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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Il nuovo custode *** Capitolo 2: *** Partenza *** Capitolo 3: *** Un nuovo nemico *** Capitolo 4: *** La carta *** Capitolo 5: *** Passato *** Capitolo 6: *** Il custode dell’equilibrio *** Capitolo 7: *** Gli occhi di Dark *** Capitolo 8: *** Ritorno a casa *** Capitolo 9: *** Rimpatriata *** Capitolo 10: *** Acciaio *** Capitolo 11: *** Scontro tra custodi *** Capitolo 12: *** Il torneo *** Capitolo 13: *** Dark VS Sasuke *** Capitolo 14: *** Zack VS Squall *** Capitolo 15: *** Sora VS Kairi *** Capitolo 16: *** Ed VS Riku *** Capitolo 17: *** Sakura VS Al *** Capitolo 18: *** Naruto VS Rachel *** Capitolo 19: *** Takuya VS Rika *** Capitolo 20: *** Cloud VS Kaxihri *** Capitolo 21: *** Dark VS Zack *** Capitolo 22: *** Sora VS Riku *** Capitolo 23: *** Al VS Naruto *** Capitolo 24: *** Takuya VS Kaxihri *** Capitolo 25: *** La prima semifinale: Dark VS Sora *** Capitolo 26: *** Naruto VS Kaxihri *** Capitolo 27: *** La finale della verità: Dark VS Kaxihri *** Capitolo 28: *** Il ritorno di un vecchio nemico: tutti insieme per la fine del torneo! *** Capitolo 29: *** Il viaggio riprende *** Capitolo 30: *** Un nuovo alleato? *** Capitolo 31: *** Pandora *** Capitolo 32: *** Incontro tra custodi *** Capitolo 33: *** Non permetterò che la storia si ripeta! *** Capitolo 34: *** Un aiuto inaspettato *** Capitolo 35: *** Malefica *** Capitolo 36: *** Un altro universo *** Capitolo 37: *** Balance *** Capitolo 38: *** Follia *** Capitolo 39: *** Tradimento! *** Capitolo 40: *** Lust *** Capitolo 41: *** Wrath *** Capitolo 42: *** X-Blade *** Capitolo 43: *** Gluttony & Ager *** Capitolo 44: *** Envy *** Capitolo 45: *** Light *** Capitolo 46: *** Gli ultimi peccati! Siamo arrivati troppo tardi? *** Capitolo 47: *** L’inizio della seconda guerra del Keyblade *** Capitolo 48: *** David *** Capitolo 49: *** Una promessa per il futuro *** Capitolo 50: *** Dieci anni: un allenamento improvviso *** Capitolo 51: *** Coma. La verità sul ragazzo che cercò di rimuovere i sentimenti. *** Capitolo 52: *** La sfera *** Capitolo 53: *** La ladra e la fine del tabù *** Capitolo 54: *** Nuovo potere e dipartita. Tu... mi ami? *** Capitolo 55: *** Procedere con l’evacuazione. Dark… sarai in grado di sconfiggermi? *** Capitolo 56: *** La storia si ripete. Che cosa vuoi? *** Capitolo 57: *** L’ultimo addestramento. Per il momento… Sayonara. *** Capitolo 58: *** Nuova Gummiship. L’ordine dei mondi comincia a collassare? *** Capitolo 59: *** Il ritorno. Il potere di colui che inghiottì la divinità *** Capitolo 60: *** Luce e Oscurità: la decisione di una custode *** Capitolo 61: *** Riunione! La fine del viaggio *** Capitolo 62: *** Dark e Dark. Il segreto è svelato! *** Capitolo 63: *** Il pre-esame! Missione: salvare Aqua! *** Capitolo 64: *** Incontro speciale! Vuoi sapere come finirà? *** Capitolo 65: *** L’esame! Chi diventerà Master? *** Capitolo 66: *** In missione! Un'inaspettata riunione! *** Capitolo 67: *** Dichiarazione di guerra! La rottura dell’equilibrio! *** Capitolo 68: *** Dichiarazione d’amore! Dipartita e arrivo del custode! *** Capitolo 69: *** Draghi e maghi. Il gruppo si riunisce? *** Capitolo 70: *** Spiriti e spettacoli! L’oscurità dentro di noi *** Capitolo 71: *** Il grande potere! Sono pronto a tutto! *** Capitolo 72: *** Detective liceale VS Detective divino! La riunione delle entità! *** Capitolo 73: *** Verso la guerra! Diventare Lord del Keyblade? *** Capitolo 74: *** La prima prova! Changes e nuovi incontri! *** Capitolo 75: *** Seconda prova! Fantasmi, maghe e reincarnazioni? *** Capitolo 76: *** Terza prova! Accademia, allievi e... umani? *** Capitolo 77: *** Quarta prova! Il vero potere dei custodi! *** Capitolo 78: *** Quarta prova! Affrontare gli incubi e credere nel proprio cuore! *** Capitolo 79: *** Quinta prova! Incontro del mito *** Capitolo 80: *** Supereroi, alieni e attacchi! L’ultima prova è infine giunta? *** Capitolo 81: *** Rivelazioni e riunioni! Il fallimento dell’ultima prova? *** Capitolo 82: *** Flashback Kairi: gioco mortale? *** Capitolo 83: *** Flashback Saiko e Marco: Diari e cellulari *** Capitolo 84: *** Flashback Sora: popoli nascosti e viaggiatori dello spazio-tempo ***
Ed eccomi di ritorno con una nuova
fan fiction. Se alcuni di
voi si stanno chiedendo se ho sospeso le altre la risposta è
no. Anzi, sto
andando avanti, ma essendo collegate tra di loro, preferisco scrivere
prima
finire di scrivere la lunga serie di capitoli, per poterli
così rivedere.
Invece ora vi propongo una fan fiction completamente nuova.
Torno ancora sul mio videogioco preferito, ma questa volta ci aggiungo
un nuovo
misterioso personaggio. Come dalla descrizione della ff,
toccherà a questo nuovo personaggio mantenere
l’equilibrio tra luce e tenebre.
Riuscirà nella sua impresa?
A voi scoprirlo.
Buona lettura a tutti e grazie a tutti coloro che leggeranno
e commenteranno.
Capitolo 01: Il nuovo
custode
Una notte normale, come tante altre.
Questo era lo spettacolo che appariva davanti ai suoi occhi,
in un’altra notte che avrebbe passato insonne.
Non ci sarebbe stato niente di strano nel vedere un ragazzo
che non riesce a dormire la notte, se non fosse per il fatto che il
ragazzo in
questione in quel momento si trovava sospeso nel vuoto a circa cento
metri
d’altezza, con addosso un impermeabile nero provvisto di
cappuccio, che in quel
momento copriva quasi completamente il suo volto, lasciando scoperta
solo la
bocca, in modo tale che nessuno fosse in grado di vederlo in mezzo alle
tenebre
che lo avvolgevano.
I suoi occhi azzurri continuavano a scrutare le strade sotto di lui,
in cerca di qualcosa.
Nonostante fosse notte piena e la luna fosse coperta dalle
nuvole, il ragazzo non sembrava aver difficoltà nello
scrutare nelle tenebre.
Anzi, sembrava a suo agio.
Non si preoccupava di essere visto. Dopotutto, sarebbe stato
difficile notarlo, e anche se qualcuno ci fosse riuscito, avrebbe
creduto o di
aver avuto un’allucinazione per via dell’ora oppure
sarebbe stato preso per
pazzo.
E anche se per pura fortuna qualcuno si fosse dovuto
avvicinare a lui tanto da poter scorgere un pezzo del suo viso, non
sarebbe
stato possibile capire chi fosse realmente. L’importante era
non parlare.
Fin da piccolo si era esercitato in quell’arte, in modo da
resistere a dire qualunque cosa, in qualunque contesto.
Non poteva permettere che qualcuno scoprisse chi era
veramente.
Mentre era immerso in questi pensieri, i suoi occhi finalmente
si fermarono su quello che stava cercando.
Sotto di lui, una creatura nera, affiancata da una bianca,
si aggirava furtiva, come se stesse cercando qualcosa.
Qualcosa che il ragazzo conosceva bene, come sapere che doveva
impedire loro di ottenere: cuori.
A una velocità impressionante, il ragazzo scese a terra e
facendo apparire nelle sue mani due strane spade simili a chiavi
giganti, una
nera e una bianca, eliminò in un colpo solo le due creature,
che sparirono nel
nulla, senza fare alcun rumore.
Il ragazzo non disse niente.
Non esultò e si limitò a portare dietro la
schiena le due
armi, che scomparvero nel nulla.
Sempre rimanendo in silenzio, spiccò di nuovo il volo, per
poi scomparire nelle tenebre della notte.
Dopo circa
dieci minuti di volo si fermo di fronte a una
casa, dove entrò da una finestra, come ormai faceva da
così tanto tempo che ormai
aveva perso il conto.
Facendo attenzione a non fare in minimo rumore, si tolse
l’impermeabile e lo nascose sotto una piastrella del
pavimento appositamente
modificata, in modo che nessuno potesse trovarlo.
Poi andò davanti allo specchio, dove si tolse le lenti a
contatto per poi rimettersi gli occhiali.
Quello era uno dei motivi per cui sarebbe stato assai difficile
riuscire a risalire a lui.
Poi una volta messe a posto le lenti, andò a letto, dove
però, nonostante la stanchezza, non riuscì a
prendere sonno.
I suoi occhi cominciarono a esaminare la stanza, come era
solito fare quando si annoiava.
Era una normalissima stanza, priva di poster, con una
piccola televisione e una mensola piena di videogiochi, fumetti e
oggetti
riguardanti il computer.
Ne era sicuro. Nessuno sarebbe potuto risalire a lui. Aveva
previsto quasi ogni possibilità.
E in fondo, nessuno aveva motivo di cercarlo.
Dopotutto non faceva attenzione a rimanere nell’anonimato
perché faceva qualcosa che non doveva, anzi, proteggeva la
città ogni notte da
un’orda di creature che arrivavano ogni notte, a volte poche
(come quella
notte) e a volte in quantità tali da far invidia a un
esercito.
Rinunciando a prendere sonno, il ragazzo si alzò e prese un
fumetto dallo scaffale davanti al letto. Avrebbe preferito mettersi a
giocare
alla play, ma sapeva perfettamente che avrebbe svegliato tutti in casa,
ed era
l’ultima cosa che voleva.
Il fumetto in questione era quello ispirato al suo
videogioco preferito, e che normalmente avrebbe considerato solo come
una
semplice fantasia, se non fosse per il fatto che sapeva che non era
affatto
così.
Ed era da molto tempo che ne era a conoscenza.
Nei suoi occhi rivisse nuovamente il momento in cui aveva
ottenuto i suoi due Keyblade: il Portafortuna e il Lontano Ricordo, che
per
pura coincidenza erano usati anche dal suo personaggio preferito di
Kingdom
Hearts, Roxas, che il ragazzo vedeva come una copia di sé,
dato che si comportavano
in maniera molto simile.
C’era però una differenza sostanziale tra loro
due: Roxas
desiderava avere un cuore per provare sentimenti, mentre il ragazzo
faceva di
tutto per ignorarli, non potendoci rinunciare definitivamente.
Nei primi tempi il ragazzo era stato costretto a contrastare
gli Heartless e i Nessuno a viso scoperto, limitandosi a indossare un
semplice
maglione con cappuccio, ma quando aveva trovato in vendita lo stesso
modello di
impermeabile ispirato a quegli usati dall’Organizzazione XIII
in Kingdom Hearts
II, aveva subito optato per prenderlo.
In questo modo nessuno sano di mente avrebbe mai potuto
immaginare che il tranquillo Dark (il soprannome che il ragazzo si era
dato e
con il quale si faceva chiamare da tutti, preferendolo al suo vero
nome), il
ragazzo che se ne stava sempre da solo, ad ascoltare musica con un paio
di
cuffie e famoso per la sua passione per il computer (dove ci passava
sopra intere
giornate) di notte potesse diventare una specie di giustiziere,
eliminando
mostri che cercavano di impossessarsi dei cuori delle persone, per
poterne
avere uno tutto loro.
Dark sapeva che non erano passati inosservati, e questo lo
sapeva grazie a internet, dove c’erano diverse persone che
avevano visto quei
mostri aggirarsi nelle vie della propria città, ma erano
stati presi nello
stesso modo in cui sono presi chi dice di aver visto gli alieni.
E Dark preferiva così.
Non era uno che amava mettersi in mostra, per questo aveva
tenuto nascosto a tutti, nessuno escluso, quello che faceva di notte, e
spiegava le occhiaie, che ormai erano parte integrante del suo volto,
come la
conseguenza di una semplice insonnia, che tutti attribuivano al fatto
che
stesse tanto sul computer.
Dark a pensare ciò non poté resistere alla
tentazione di
fare un sorrisetto.
Uno dei pochi sorrisi che concedeva.
Infatti ormai era considerato da tutti proprio come un
Nessuno di Kingdom Hearts.
Ed era quello che voleva.
Aveva impiegato anni per riuscire a mettere da parte i suoi
sentimenti, ma alla fine c’era riuscito. Non in modo
definitivo, ma ormai quasi
tutto gli passava indifferente.
Non sorrideva, non piangeva. Non provava più niente.
E come avrebbe potuto, con tutto quello che aveva passato?
Da quando aveva ottenuto i Keyblade, il suo unico pensiero
era quello di eliminare qualunque Heartless e Nessuno che incontrasse.
Doveva farlo, e non solo perché era un custode.
A furia di continuare a pensare ciò, Dark si decise a
mettere via il fumetto e a spegnere la luce.
L’indomani avrebbe dovuto lottare di nuovo contro la
stanchezza per quella notte, per poi riprendere i combattimenti la
notte
successiva.
Ma prima di addormentarsi, voltò lo sguardo verso la
finestra, dalla quale si potevano vedere le stelle.
E fu in quel momento che notò qualcosa di strano.
Una stella stava emanando più luce rispetto alle altre e
all’improvviso si spense, come se non fosse mai esistita.
Dark si addormentò pochi minuti dopo, immaginando che il
giorno dopo avrebbe scoperto di più ascoltando i
telegiornali, sebbene sapesse
che quello era solo l’inizio di un’era infausta
“Avete sentito? Sembra che anche ieri notte siano state
viste ancora quelle creature, e come l’ultimo avvistamento,
è arrivato quel
tipo che gli elimina.” disse un ragazzo, che stava seduto
dietro a Dark.
Dark finse di non essere interessato alla discussione,
mentre in realtà ascoltava con attenzione.
Doveva verificare che nessuno potesse anche solo
lontanamente vedere un collegamento tra lui e il ‘misterioso
individuo’.
“Bah, secondo me è solo fantasia. Sono anni che
ormai gira
questa voce, e mi sembra strano che questa persona non abbia niente di
meglio da
fare che eliminare mostri immaginari ogni notte. Poi da quanto dicono
pare si
vesta come un membro dell’Organizzazione XIII di Kingdom
Hearts, e questo mi rende
ancora più difficile credere che esista. E come se qui
davanti a scuola
atterrasse la Gummiship con dentro Sora, Riku, Kairi, Paperino, Pippo e
Re
Topolino… Suvvia, è assurdo!” fece un
altro ragazzo.
“Sembra che questa persona in realtà sia un
ragazzo. O
almeno, rispetto alla sua prima apparizione, dove i testimoni dicono
che era
piuttosto piccolo d’altezza, ora è più
alto. E non dimenticare che è sempre
stato visto volare via!” ribatté il primo ragazzo,
per poi rivolgersi a Dark.
“Ehi, Dark, tu cosa ne pensi?” chiese.
Dark fece finta di non aver prestato attenzione.
“Di cosa state parlando? Scusate, ma non stavo
ascoltando…”
rispose Dark, simulando un sorriso imbarazzato, che però,
come sapevano tutti,
era finto.
“Parlavamo di quell’individuo che si dice combatta
contro
quelle creature che appaiono in Kingdom Hearts. Tu dici che esiste
realmente oppure
no?” chiese il secondo ragazzo.
“Bah, tutte stupidaggini.” rispose Dark.
“Non potrebbe
esistere nemmeno immaginandolo nella realtà, una persona
così, e tantomeno gli
Heartless e i Nessuno. Voi ve li immaginate in mezzo alla strada?
Secondo voi
qualche fotografo non gli avrebbe già fotografati o
filmati?”.
“Si, è vero. Però devi ammettere anche
tu che sarebbe bello
se esistessero nella realtà, no? Chissà, magari
arriverebbero veramente Sora e
gli altri custodi.” disse un altro ragazzo, facendo una
risata per la sua
stessa battuta.
“Già, e nell’attesa quei mostri ci
ruberebbero a tutti il
cuore... Sai che bellezza…” disse Dark, simulando
disinteresse sull’argomento.
“Comunque le poche persone che l’hanno visto dicono
che
proprio come in Kingdom Hearts impugna due Keyblade, uno bianco e uno
nero,
facendoli apparire e sparire dal nulla!”
“Certo, erano sicuramente due Keyblade.” rispose
Dark con
ironia.
Uno dei compiti più difficili che aveva era quello di
sminuire quelle voci, anche se a volte temeva di ottenere
l’effetto contrario.
“Piuttosto…” disse Dark, cercando di
cambiare argomento.
“Qualcuno di voi ha un giornale? Questa notte mi è
sembrato di vedere uno
strano fenomeno, ma potrebbe essere stata colpa
dell’ora.”
“Ancora con quei problemi di insonnia?” chiese un
ragazzo,
mentre gli passava un giornale, che era ancora chiuso nella sua
pellicola.
“Purtroppo… Grazie” rispose Dark,
prendendo il giornale e
aprendolo.
Se aveva ragione, la notizia doveva essere alle prime
pagine, se non la prima.
E i suoi sospetti infatti trovarono subito conferma.
Dark non mosse un ciglio, ma i suoi compagni invece,
leggendo la notizia non rimassero tranquilli.
“Cosa? Come fa una stella a sparire nel nulla in pochi
secondi?” chiese uno di loro, finito di leggere
l’articolo.
“Ah, non lo chiedere a me. Non mi sono mai interessato alle
stelle” rispose un altro.
Dark però non stava pensando al fatto in se, ma a
ciò che ne
era la causa.
Dopotutto solo lui sapeva che in realtà la maggior parte
delle stelle rappresentava un mondo, anche se queste agli occhi di
telescopi e
strumenti apparivano come un ammasso di gas, e se ne spariva una,
voleva dire
che il mondo che rappresentava era stato distrutto.
E questo non era per niente un fatto positivo.
Voleva dire che la situazione era peggiore di quanto
immaginasse.
Era stato avvertito che prima o poi i mondi avrebbero
ricominciato a sparire, e lui doveva essere pronto
all’eventualità di lasciare
il suo, anche se questo significava non farci più
ritorno…
“Ehi, Dark, che succede?” chiese un ragazzo,
notando come
Dark fosse immerso nei suoi pensieri.
“Eh? No niente, scusatemi, mi ero perso nei miei
pensieri.”
disse, per poi prendere un quaderno e cominciare a portarsi avanti con
i
compiti nei pochi minuti che rimanevano dell’intervallo.
Nello stesso momento, molto lontano, per la precisione in
un
altro mondo, tre amici stavano leggendo una lettera appena arrivata, la
quale sembrava
essere molto importante.
I tre erano molto famosi in diversi mondi.
Infatti erano stati loro, insieme ad alcuni amici, a
eliminare gli Heartless e i Nessuno che avevano minacciato
l’esistenza di quei
mondi.
Ma nonostante avessero sconfitto tutti i loro nemici, la
lettera che avevano appena letto non portava loro una grande speranza
di
continuare a vivere in pace.
“Non è possibile…” disse
Kairi. “Gli Heartless e i Nessuno
non avrebbero dovuto cessare di esistere dopo la sconfitta di
Xemnas?”
“Così sarebbe dovuto essere.” disse
Sora, piegando la
lettera e mettendola in tasca.
“È difficile che il Re si sbagli. Questo vuol dire
che i
mondi rischiano di essere nuovamente attaccati e, nel peggiore dei
casi,
distrutti.” aggiunse Riku.
“Già, e questo può significare solo una
cosa…” cominciò
Sora. “Ed è riprendere il nostro viaggio. Il re ci
ha scritto che passerà oggi
stesso a prenderci con la Gummiship. Deve essere della massima
priorità per non
poter aspettare qualche giorno in più.”
Proprio mentre finiva quella frase, un rumore rimbombò nelle
loro orecchie, e davanti a loro atterrò la Gummiship del re,
dalla quale però
non scese nessuno ma solo la scala per salirci.
“Sembra che non abbiamo molto tempo a disposizione per
salutare i nostri.” commentò Sora, salendo per
primo sulla Gummiship, seguito
da Riku e Kairi.
“Sora!” esclamò Pippo, saltando addosso
al suo amico e
compagno di viaggi.
“Off, Pippo. Fa piacere anche a me rivederti, ma evita di
stritolarmi, ok?” scherzò Sora, facendo scoppiare
tutti a ridere.
“Grazie per aver accettato.” disse il Re, facendo
decollare
di nuovo la Gummiship.
“Beh, non mi sembra che abbiamo avuto tutta questa
scelta.” replicò
Riku. “Ma tanto avremmo accettato lo stesso.”
“Dove siamo diretti?” chiese Sora.
“Yen Sid mi ha detto che c’è un mondo
che rischia di essere
distrutto. Ha resistito per anni all’attacco di Heartless e
Nessuno, ma ora si
sta muovendo una grande quantità di Heartless, decisi a
distruggerlo.”
“Cosa? Ha detto che sono anni che resiste agli attacchi
degli Heartless? Ma com’è possibile?”
chiese stupida Kairi, ricordandosi di
come la loro isola fosse caduta nel giro di pochi minuti sotto il
potere delle
tenebre.
“Sembra che qualcosa o qualcuno si stia opponendo. Ora,
credo che sappiamo tutti che c’è solo un tipo di
persona in grado di fare ciò.”
“Un custode!” risposero in coro i tre amici.
“Precisamente. Non credo possano esserci altre
possibilità.
Però dubito che da solo possa resistere a lungo a un tale
attacco.” rispose il
re.
“Ed è per questo che vi abbiamo chiamato
d’urgenza.”
aggiunse Paperino.
“Fortunatamente la Gummiship è veloce. Saremmo in
quel mondo
in pochi giorni.” disse il Re.
“È così lontano?” chiese
Sora, ricordandosi di come nessuno
dei suoi precedenti viaggi fosse durato così tanto.
“Purtroppo sì.”
“Beh, non possiamo fare più di tanto. Possiamo
solo aspettare” fece
Riku.
E finalmente ecco qui il secondo capitolo.
Prima di tutto ringrazio Fly89 per avermi aiutato nella correzione
degli
errori, sui quali purtroppo i miei occhi si chiudono XD.
Come potrete leggere, da questo capitolo in poi si prederà
una piega decisamente
diversa.
Lo so, mi rendo conto che il primo capitolo assomigliava a quello di
Fly89, ma non l'ho
fatto volutamente. È stata una semplice
coincidenza, lo stesso punto di partenza.
Detto questo, non mi
resta che augurarvi buona lettura
a tutti e grazie a tutti quelli che hanno commentato.
Capitolo 02: Partenza
Come ogni notte, Dark indossò l’impermeabile e
andò a fare
il suo solito giro per le strade della città.
Sebbene cercasse di concentrarsi a ciò che poteva accadere
attorno a lui, non riusciva a togliersi di dosso quella strana
sensazione che
lo attagliava.
Erano anni che non la sentiva più, e l’ultima
volta che
l’aveva avuta non ne era derivato nulla di buono.
Ma in quel momento aveva altre preoccupazioni, come quella
di impedire agli Heartless e Nessuno di attaccare gli abitanti del suo
mondo.
Sapeva benissimo che l’unico modo per fermarli
definitivamente era quello di sigillare la serratura, ma trovarla non
era di
certo un’impresa facile.
E almeno in quel modo poteva rimanere allenato.
E proprio mentre era immerso in questi pensieri, sotto di
lui cominciarono ad apparire una decina di creature nere, pronte ad
attaccare.
Dark dentro di lui non aspettava altro che quel momento.
Prima che anche solo una di esse potesse avere il tempo di
disperdersi per le strade, Dark scese in picchiata, evocando i due
Keyblade e,
nel giro di pochi secondi, le creature sparirono nella stessa
oscurità dalla
quale erano venute.
Dark tirò dentro di lui un sospiro di sollievo.
Fortunatamente era stato abbastanza facile, ed era filato
tutto liscio.
Fece per far scomparire i Keyblade, quando una luce
improvvisa, anche se non potente, lo illuminò da dietro.
Controllando con attenzione che il cappuccio gli coprisse
bene il volto, si girò.
Davanti a lui c’era un ragazzo, con in mano una macchina
fotografica, che non appena vide Dark girarsi verso di lui,
cominciò a
scappare.
“C’è l’ho fatta!”
disse il ragazzo. “Sono riuscito a
fotografarlo! Ora ho la prova che esiste realmente!
Guadagnerò un bel po’ di
soldi vendendo queste foto ai giornali!”.
Il monologo del ragazzo venne però interrotto da Dark, che
volando lo superò e atterrò di fronte a lui,
interrompendo la sua fuga.
Dark non fece sparire i Keyblade.
Non aveva intenzione di attaccare il giovane fotografo, ma
solo di spaventarlo, in modo da costringerlo a lasciare la fotocamera,
e per
farglielo capire, gli porse la mano, facendo segno di consegnargliela.
“N-No!” balbettò il ragazzo.
“Non posso consegnartela!
Questo è il più grande scoop possibile! Non ti
permetterò di rovinarmelo!”
disse, prendendo coraggio per finire la frase.
Sentendo ciò, Dark capì che con le buone non
avrebbe
ottenuto niente.
Esaminò velocemente con gli occhi la fotocamera, e usando i
Keyblade, riuscì a tagliarla a metà, proprio
dov’era conservata la memoria
esterna e facendo cadere all’indietro il ragazzo per lo
spavento.
A quel punto Dark fece per andarsene, ma il giovane
fotografo prese la parte vicino ai piedi dell’impermeabile,
costringendolo a
fermarsi.
“Sono un tipo molto ostinato! Non ti permetterò di
andartene!” disse il ragazzo, facendo un leggero ghigno.
Vedendolo, Dark sgranò gli occhi.
Quel ghigno… era uguale a quello che aveva visto tanti anni
fa, e che non avrebbe mai potuto dimenticare.
Si distolse da quei pensieri e ringraziò il fatto che ormai
era in grado di trattenersi dal parlare e dal reagire impulsivamente,
perché
altrimenti a quell’ora gli avrebbe già tagliato le
mani.
Perciò fece l’unica cosa che poteva fare, per
impedirgli di
toglierli l’impermeabile.
Dosando bene la potenza, assestò un calcio deciso nella
pancia del ragazzo.
Non era un calcio forte, ma era sufficiente perché lasciasse
la presa.
Purtroppo per Dark, mentre il ragazzo cadeva all’indietro,
riuscì a strappare un pezzo dell’impermeabile.
Dark però non poteva fermarsi a recuperarlo,
perciò
approfittò di quel momento per volare via.
Sapeva benissimo che quello che era appena successo non
sarebbe passato inosservato.
Per la prima volta, in tutti quegli anni, c’era una prova
materiale della sua esistenza.
Ed era per questo che ora doveva fare di tutto perché fosse
creduta solo la fantasia di un ragazzo.
Il giorno dopo, come previsto da Dark, a scuola non si
parlava d’altro.
Il ragazzo di quella notte continuava a raccontare a tutti
di come aveva incontrato l’individuo che andava in giro di
notte armato di
Keyblade e mostrava a tutti il livido provocato dal calcio e il pezzo
d’impermeabile.
Di conseguenza ora non si parlava d’altro che di quello.
Quasi tutti i ragazzi volevano sapere di più su quel
misterioso personaggio.
Tutti tranne Dark, che come al solito fece l’indifferente.
“Ehi, Dark! Non t’interessa quello che sta dicendo
quel
tipo?” gli chiese un suo compagno.
“Ti riferisci a quello che sta raccontando a tutti di aver
incontrato quel tizio inesistente che si diverte a distruggere
Heartless e
Nessuno di notte? Perché dovrei dar retta alle stupidaggini
di un ragazzo che
vuole solo un po’ di fama?” rispose Dark.
Per sua sfortuna, proprio in quel momento vicino a lui passò
quel ragazzo, che sentì la sua frase.
“Quindi secondo te mi starei inventando tutto?”
chiese questi,
arrabbiatosi.
“Non lo penso. Ne sono sicuro! E mi chiedo come fanno tutti
a venirti dietro” rispose Dark.
“Perché ho delle prove!” disse il
ragazzo, mostrando il
livido e il pezzo d’impermeabile.
“Tutto qui? Una botta che ti sarai fatto cadendo e un pezzo
di un vestito nero? Che prove inconfutabili.” disse ironico
Dark.
A sentire ciò il ragazzo strinse i denti.
Dark aveva colpito nel segno.
“Ero anche riuscito a fotografarlo, e se non mi avesse
tagliato a metà la macchina fotografica a
quest’ora ci sarebbe una foto a
documentarlo. Lo avevo fotografato proprio mentre impugnava due
Keyblade!”
“Sì, certo. Ed io sono in grado di
volare.” disse Dark,
facendo una risata finta.
“Tu no, ma lui sì! Mi è volato davanti
mentre scappavo, e
alla fine è andato via nello stesso modo!” rispose
il ragazzo.
“Ma ti senti quando parli? Un tipo che vola e che usa delle
armi inesistenti per far fuori dei mostri. La prossima volta inventa
storie più
verosimili, altrimenti corri il rischio di finire in
manicomio.”
A quel punto il ragazzo non riuscì più a
resistere e tirò un
pugno a Dark, mirandolo alla faccia. Pugno che Dark evitò,
anche se solo per un
soffio.
“La verità brucia, eh?” chiese Dark,
senza però rispondere
ulteriormente alla provocazione e allontanandosi.
“Ti sfido!” disse il ragazzo. “Se
riuscirò a dimostrare in
modo inconfutabile che quel tipo esiste, dovrai chiedermi scusa davanti
a tutti
per l’affronto di oggi!”
Dark si fermò. Una sfida… erano anni che non ne
accettava
più una. Da quando…
“Non accetto nessun tipo di sfida.” rispose.
“Anche quelle
dove sono sicuro di poter vincere. Per quanto ne so io, saresti capace
di
ferirti da solo o di travestirti da quel tipo pur di, quindi non
m’interessa.”
e detto questo, si allontanò.
Il ragazzo rimase fermo per qualche secondo, colpito da
quella reazione.
“Se speravi di smuoverlo un po’ con la storia della
sfida ti
sbagliavi di grosso. Dark non è il tipo da cedere alle
provocazioni, e non gli
interessa minimamente se si pensa a lui come un codardo.”
spiegò un altro
ragazzo.
“E devi comunque ammettere che la sua spiegazione dei fatti
è verosimile. Ha saputo dare una spiegazione logica a tutto
ciò che dici di
aver visto e subito, e sinceramente credo più a lui che a
te.”
E così, in pochi minuti, tutti quelli che avevano creduto
alle sue parole ci ripensarono e lo lasciarono da solo.
“Maledizione!” esclamò il
ragazzo. “Quel
tipo mi ha reso ridicolo davanti a tutti… non gliela
posso far passare liscia.” Continuò a bassa voce.
“E
poi… sono sicuro che lui
sappia più cose di quello che dimostra.”
Come ogni pomeriggio, Dark stava tornando a casa,
rilassandosi ascoltando la musica.
Tuttavia, mentre era intendo ad ascoltarla, senti qualcosa.
C’erano dei rumori che non coincidevano con il ritmo della
musica, e sapendola praticamente a memoria ed essendo essa priva di
parole, era
praticamente impossibile che si fosse confuso.
Utilizzando i suoi occhiali, riuscì a vedere nel riflesso
delle lenti un ragazzo che lo stava seguendo.
All’inizio fece finta di niente, poi all’improvviso
si
fermò.
“Adesso ti diverti anche a inseguire le persone?”
chiese
Dark, per poi girarsi e ritrovarsi di fronte lo stesso ragazzo che lo
aveva
scoperto quella notte, che rimase spiazzato.
“C-Come hai fatto?” chiese questi, sorpreso di come
si fosse
accorto di lui.
“Dovresti fare meno rumore quando cammini, ti si sente
benissimo.” rispose Dark.
“Ok, ma come hai fatto a sentirmi mentre ascoltavi la
musica?” chiese il ragazzo.
“Non sarei tenuto a rispondere, ma in fondo non è
di certo
un segreto di stato. Semplicemente non sopporto la musica ad alto
volume,
quindi lo tengo basso, riuscendo così a sentire anche i
rumori esterni. E come
ti ho detto, non ti sei sforzato più di tanto per nascondere
il rumore che
facevi. E ora dimmi: perché mi stai seguendo?”
chiese.
“Beh… Oggi mi hai fatto fare la figura
dell’idiota, e non
potevo sopportarlo!”
“E con questo? Hai forse intenzione di pestarmi?”
“No. Non sono così stupido da attaccare briga in
questo
modo. Semplicemente sono convinto che tu sia a conoscenza di
più cose rispetto
a quello che dimostri su quel misterioso individuo!”
Dark non mostrò nessun segno di sorpresa, anche se dentro di
lui cominciava a preoccuparsi.
Quel ragazzo stava cominciando a diventare una spina nel
fianco.
“Come ti ho già detto oggi, penso sia solo la
fantasia di
qualcuno, e tu ci sei cascato dentro fino all’orlo. Anche se
hai veramente
visto qualcuno, vedrai che sarà stato qualche stupido
scherzo”
“No!” rispose deciso il ragazzo. “Sono
certo di averlo
visto, come è evidente il mio livido e la mia macchina
fotografica tranciata a
metà. E credo di poter affermare che deve essere uno bravo
con gli oggetti
elettronici, visto che è riuscito subito a individuare
dov’era la scheda di
memoria, distruggendo così anche la foto!”
“Senti, ora mi stai veramente seccando.” disse
Dark. “Lo
vuoi capire che non esiste una persona del genere? Secondo te chi
potrebbe
resistere alla tentazione di diventare famoso, se è davvero
in grado di evocare
dei Keyblade e di distruggere dei mostri?” domandò.
Il ragazzo non rispose subito. “Beh, potrei dire per lo
stesso motivo per cui nei fumetti tutti i supereroi hanno
un’identità segreta:
per non mettere in pericolo i loro cari.”
Dark scosse la testa.
“Tu guardi troppa televisione e leggi troppi fumetti. Eroi
del genere non possono esistere nella realtà. Nessuno
resisterebbe alla
tentazione di diventare famoso.”
“Sarà anche come dici, ma sono sicuro di una cosa:
chiunque
sia, prima o poi riuscirò a fotografarlo e a portare in
salvo una sua foto,
così da dimostrare a tutti che ho ragione, al contrario di
quello che continui
a dire!”
“Per quanto ne so, tu non hai nemmeno visto una persona
questa notte. Se fosse vero, dovresti essere in grado di descriverlo.
Avrà pur
parlato, no?” chiese Dark, sapendo benissimo che non era
così.
“Beh, a essere sincero no… prima mi ha fatto segno
di
consegnargli la fotocamera, ma io mi sono rifiutato, e a quel punto
l’ha rotta.
Posso solo dire quanto era alto, e si avvicinava alla tua altezza. Se
non fosse
per il fatto che se avesse avuto gli occhiali lo avrei notato di
sicuro, potrei
anche dire che sei proprio tu!” disse il ragazzo, facendo una
risata.
Dark cominciava a preoccuparsi sul serio.
Senza volerlo, quel ragazzo aveva scoperto la verità.
E lo aveva incastrato.
Se si fosse allontanato in quel momento avrebbe attirato su
di sé i sospetti, quindi era costretto a continuare la
conversazione.
“Io?” chiese, facendo finta di essere sorpreso.
“Secondo te
io potrei essere quel tipo? Rispondimi sinceramene, secondo te io sarei
davvero
in grado di fare tutte quelle cose che dici di avergli visto fare?
Volare,
saltare, evocare Keyblade… e secondo te non ne
approfitterei, per esempio per
arrivare prima a casa o per sistemare le persone che come te mi
assillano? Poi
non so se qualcuno te l’ha riferito, ma io non ho tutta
quella forza fisica che
invece dovrebbe vantare quel tipo. E non sogno nemmeno di
averla.” Replicò, per
poi cercare di riprendere a camminare, ma venendo fermato nuovamente
dal
ragazzo.
“Dammi un calcio.” disse l’altro, serio.
“Cosa?” chiese Dark, stavolta realmente sorpreso.
“Voglio solo verificare una cosa, tutto qui. Cosa ti costa?
Dopotutto sono io che te lo sto chiedendo.”
“Ma tu hai qualche problema.” rispose.
“Poi io non sono
assolutamente il tipo che va a tirare pugni e calci a chiunque senza un
buon
motivo. E ora lasciami andare. Oggi è stata una giornata
stancante, e voglio
finire i compiti il prima possibile.”
E senza aggiungere nient’altro, continuò a
camminare,
lasciando il ragazzo indietro.
“Strana reazione, per uno che dice di non credere alle
fantasie. Scommetto che mi avrebbe tirato più che volentieri
un calcio, ma non
l’ha fatto...” Mormorò il ragazzo.
“Per di più, dice di non avere forza, ma la
sua corporatura lo tradisce. Mi viene veramente il dubbio che possa
essere lui.”
proseguì, per poi tornare indietro, ma deciso a non lasciare
la faccenda in
sospeso.
Poco lontano, un corvo gracchiò sonoramente.
Quella sera
Dark decise di non uscire. Era troppo
pericoloso.
Sospettava che quel ragazzo non avrebbe demorso facilmente,
ed era probabile che in quel momento fosse fuori da casa sua,
aspettando magari
di vederlo uscire dalla finestra.
Il giorno dopo, la giornata cominciò come sempre.
Le prime ore passarono senza che nessuno nominasse il
misterioso tipo, e anche quel ragazzo non disse niente.
Tuttavia Dark notò come continuava a fissarlo, come se
stesse aspettando qualcosa di strano da lui.
Fu verso la fine delle lezioni che la situazione precipitò
drasticamente.
Mentre la classe di Dark era impegnata in un compito
scritto, la terra cominciò a tremare.
“Un terremoto!” urlò un ragazzo,
mettendosi subito sotto il
tavolo, imitato poi da tutti gli altri, come prevedevano le regole in
caso di
terremoto.
“Ma va, non l’avevamo capito” rispose un
altro, con ironia.
Ma Dark temeva ben altro.
Quel terremoto stava durando più tempo del normale. Non era
forte, ma ormai era quasi un minuto che continuava senza fermarsi.
Poi improvvisamente, si placò.
“Presto, scappate!” urlò un ragazzo,
correndo per i
corridoi. “Evacuate la scuola, scappate il più
lontano possibile! Stiamo
venendo attaccati da dei mostri!”
Dark spalancò gli occhi a sentire quelle parole.
Non poteva essere.
Gli Heartless e i Nessuno non attaccavano mai di giorno, e
comunque mai in un luogo con tante persone come una scuola.
“Ma cosa sta dicendo quello là?” fece un
ragazzo, uscendo da
sotto il tavolo e andando a guardare fuori dalla finestra.
“Ci sono solo qualche migliaio di esseri neri e bianchi che
stanno marciando verso la scuola.” disse come se niente fosse.
Tutti quanti lo fissarono, senza dire niente.
Passò qualche secondo prima che si rendesse conto di
ciò che
aveva appena visto, per poi rimettere nuovamente la testa fuori dalla
finestra
per verificare.
“Oh mio-” si lasciò sfuggire, prima di
cominciare a
camminare all’indietro e inciampare, cadendo a terra.
“Che cosa succede?” chiese un ragazzo, guardando
come stava
reagendo il compagno.
“C-ci s-sono d-davvero d-degli strani e-esseri lì
fuori!” esclamò
balbettando l’altro.
In pochi secondi, tutti si precipitarono alla finestra, e
come loro anche le altre classi.
Fu questione di qualche attimo.
Il terremoto non aveva spaventato più di tanto, ma ora la
scuola era in preda al panico più totale.
Tutti cominciarono a uscire di fretta dalle loro classi per
scappare fuori dall’edificio scolastico. Tutti tranne Dark,
che rimase
nell’aula immobile a osservare la scena.
“Dark, cosa fai?! Vieni via, subito!” gli
urlò un suo
compagno, prima di scappare.
Lui invece rimase fermo.
Preferiva aspettare che fossero usciti tutti prima di
intervenire.
Non aveva dietro l’impermeabile, per cui avrebbe dovuto
agire a volto scoperto.
“D’accordo. È arrivato il giorno tanto
atteso.” disse, prima
di evocare i Keyblade e partire all’attacco.
“Oh,
no!” esclamò il Re, guardando i monitor della
Gummiship.
“Che cosa succede, Maestà?” chiese
Paperino.
“L’attacco è già cominciato!
Guardate i monitor, ci sono
migliaia di Heartless e Nessuno, tutti nella stessa zona. Devono aver
scovato
il custode!”
“Allora non perdiamo tempo!” disse Sora.
“Se le cose stanno
realmente così, non possiamo perdere neanche un
secondo!”
“Purtroppo ci vorrà circa mezz’ora prima
di riuscire ad
atterrare. Dobbiamo sperare che riesca a resistere fino
allora” disse Paperino.
Dark trapassò in pieno un Heartless facendolo
sparire,
mentre con l’altro Keyblade colpiva un Nessuno, facendogli
fare la stessa fine.
“Questa volta sono veramente tanti. Chissà se la
fortuna mi
darà un piccolo aiuto… Altrimenti sarò
costretto a usarlo.’ pensò, posando per
un secondo lo sguardo sulla sua tasca.
Ma purtroppo per lui, la fortuna non era completamente dalla
sua.
Infatti non si era accorto che non tutti avevano evacuato
l’edificio.
Lo stesso ragazzo che lo aveva perseguitato il giorno prima
era ancora all’interno, rimasto indietro perché
voleva a tutti i costi
recuperare l’unica prova del suo incontro con il misterioso
individuo.
E fu proprio dopo aver recuperato il pezzo d’impermeabile
che vide uno di quegli esseri correre davanti a lui, verso un punto
specifico.
“Che cosa sta succedendo?” si chiese, andando a
controllare.
E lo spettacolo che vide lo fece congelare.
Davanti alla scuola c’erano centinaia, se non addirittura
migliaia,
di creature bianche e nere, che un appassionato di Kingdom Hearts
avrebbe
subito riconosciuto come Heartless e Nessuno.
E davanti a quell’esercito di mostri, c’era un
ragazzo, che
impugnando due Keyblade, stava eliminando uno dopo l’altro
quei mostri, senza
però ottenere risultati vistosi.
“Alla faccia di Dark!” esclamò il
ragazzo. “Esiste veramente
un custode qui!”
“Vedo che qui quasi tutti sono al corrente
dell’esistenza
degli Heartless e dei Nessuno.” Disse una voce, dietro di lui.
Il ragazzo fece un salto e si girò, per trovarsi di fronte
ad una donna, vestita di nero e con un paio di corna sulla testa, che
riconobbe
subito.
“M-Malefica?” disse sorpreso.
“Allora ragazzo, so che vuoi dimostrare che i custodi
esistono realmente. Ma purtroppo per te c’è un
altro ragazzo che si ostina a
dire che non è così, facendoti fare sempre la
figura dell’idiota. Dico bene?”
chiese Malefica.
Il ragazzo abbassò lo sguardo.
“Sì, è così. Ma Dark
è riuscito a convincere tutti del
contrario…”
“Forse perché non vuole che si sappia la
verità” rispose la
donna.
“Come?” chiese stupito il ragazzo.
“Il custode che sta combattendo adesso, guardalo
attentamente: non lo riconosci?” fece la strega, sorridendo.
Il ragazzo obbedì, facendo come diceva.
Dovette aspettare che il custode si girasse per riuscire a
riconoscerlo.
“D-Dark? È lui il custode?” chiese
incredulo.
“Sì, e nonostante questo ti ha fatto passare per
un idiota e
un matto. Dimmi, ti piacerebbe vendicarti? Se lo desideri, io posso
aiutarti.”
Il ragazzo ci pensò su un attimo.
“Se accetto… mi assicuri che sarò in
grado di batterlo?”
“Certamente.” rispose Malefica, sorridendo
nuovamente e
aprendo un varco oscuro davanti a sé.
Il ragazzo esitò un attimo, ma poi lo attraversò,
seguito
dalla strega.
Dark continuava a eliminare Heartless
e Nessuno senza mai
fermarsi.
Quell’esercito non finiva più, e per quanto lui
potesse
continuare a eliminarli, sapeva benissimo di non poter continuare
all’infinito…
e non voleva arrivare a usare quello.
Ma la fortuna non aveva abbandonato del tutto Dark.
Un rumore proveniente da sopra di lui lo costrinse ad alzare
gli occhi.
E quello che vide fu una delle poche cose che lo sorprese,
anche se per pochi secondi.
Sopra di lui c’era la Gummiship, dalla quale stavano
scendendo tutti insieme Sora, Riku, Kairi, Paperino, Pippo e Re
Topolino, che
atterrarono proprio intorno a lui.
“Sembra che non siamo arrivati troppo tardi.” fece
Sora,
rivolgendosi a Dark.
“Sembra di no, custode della Catena Regale.”
rispose. “Mi
serviva proprio un po’ d’aiuto.”
I cinque custodi dovettero impiegare tutte le loro forze per
riuscire a sterminare l’esercito di Heartless e Nessuno che
li stava
attaccando, ma alla fine riuscirono nel loro intendo.
“Uff… è stata una delle battaglie
più lunghe che ho mai
sostenuto. E dire che ho affrontato anche mille Heartless da
solo.” disse Sora,
facendo scomparire il Keyblade, per poi essere imitato anche da Riku,
Kairi e
dal Re.
“Uff… mi stavo appunto chiedendo quando sareste
arrivati.” fece
Dark, facendo scomparire i suoi Keyblade. “Sinceramente
cominciavo a temere non
sareste più arrivati.”
“Come facevi a sapere che saremmo arrivati, scusa? Non ci
siamo mai visti prima.” chiese Riku.
“Vi spiegherò tutto più tardi. Ma ora
seguite un mio
consiglio: tornate sulla Gummiship e volate via. Vi coprirò
io le spalle e vi
raggiungerò il prima possibile. A condizione ovviamente che
rimaniate
nell’atmosfera.” disse Dark, vedendo che gli
studenti della scuola stavano
tornando per controllare che cosa stava succedendo.
“Perché? Non ci vivisezioneranno mica?”
disse Pippo.
“A voi tre probabilmente sì” rispose
freddo Dark, indicando
il Re, Paperino e Pippo, che si congelarono a quelle parole.
“Che cosa vuoi dire, scusa?” chiese Paperino, che
stava
ancora diventando più bianco di quanto fosse teoricamente
possibile per lui.
“Ora non c’è tempo per le spiegazioni,
ma se non ci
sbrighiamo ad andarcene, faremo tutti una brutta fine.” disse
Dark, alzandosi
in volo.
“Guardate, quello è Dark!” disse uno
studente.
“Sta volando!”
“Com’è possibile?”
“Allora era lui quel misterioso individuo che era avvistato
di notte!”
“Ehi, ma quelli sono…”
Se la scoperta della vera identità di Dark aveva creato
scalpore, quando tutti videro i personaggi che stavano dietro di lui,
tutti si
fermarono e si zittirono.
“Perché ho una brutta sensazione?”
sussurrò Kairi a Sora.
“Non è possibile…”
“Inaudito!”
“Come possono essere reali?!”
Queste frasi si levarono dal gruppo di ragazzi che stava
osservando il gruppo di ‘alieni’.
“Presto” disse Dark. “Salite sulla
Gummiship e decollate.
Restate dietro di me, devo prima passare a prendere una cosa”
E senza rispondere a nessuna domanda, Dark evocò i Keyblade,
pronto a proteggere il gruppo nel caso qualcuno avesse provato ad
attaccarlo.
Quando vide che la Gummiship stava decollando, si alzò ancor
di più in volo, per poi partire a tutta velocità
verso casa, seguito dalla Gummiship
e dagli sguardi increduli di tutti.
Dark arrivò a casa tranquillamente, se non per il fatto che
tutti alzavano lo sguardo verso di lui e la Gummiship.
Vedere nello stesso momento due cose che teoricamente
dovevano essere impossibili era un caso unico.
Dark entrò dalla finestra, e pochi minuti dopo
uscì di
nuovo, ma stavolta con addosso l’impermeabile nero,
dopodiché salì sulla Gummiship,
che decollò immediatamente verso lo spazio, scomparendo alla
vista di tutti.
“Scusate
se vi ho messo fretta e mi sono autoinvitato sulla
Gummiship.” fece Dark, togliendosi il cappuccio.
“Non ti preoccupare.” disse il Re. “Se
era veramente
pericoloso rimanere… ma ci potresti spiegare il
motivo?”
“Già. Prima di tutto, perché indossi
gli stessi vestiti
dell’Organizzazione XIII?” chiese Riku.
“Semplicemente perché mi riconosco in uno di loro.
E tu
Riku, da come avrai capito dai miei Keyblade, dovresti aver capito il
perché.”
“Roxas…” rispose Riku.
“Come fai a conoscere tutto su di noi? E come fai a sapere
dei Keyblade, Heartless e Nessuno?” chiese Paperino.
“Per quanto riguarda te, Pippo e Topolino, su questo mondo
non c’è una persona, e dico una persona, che non
vi conosce.”
“Come scusa?” chiese il Re. “Come sarebbe
a dire che siamo
conosciuti da tutti?”
“Forse dovrei trovare un modo più delicato per
dirlo, ma…
tutti voi, nessuno escluso, siete apparsi su questo mondo sotto forma
di un
videogioco, di un fumetto o di un cartone animato.”
La notizia inizialmente non sorbì nessun effetto e per
qualche secondo nessuno disse niente.
Dark, prevedendo che cosa sarebbe successo, decise di
alzarsi in volo di pochi centimetri.
E come previsto, la Gummiship inchiodò di colpo, facendo
volare tutti verso il posto di guida, tranne Dark, che dato stava
volando,
evitò quella fine.
“Che cosa?!?!” urlarono poi tutti gli altri rivolti
a lui.
“Lo so, è parecchio strano, e forse non avrei
dovuto
rivelarvelo, ma mi piace mettere subito in chiaro le cose.
Probabilmente il mio
mondo è in grado di ricevere informazioni dagli altri, e
alcune persone
rielaborano queste informazioni per scrivere storie, o creare
videogiochi di
successo e così via dicendo. O almeno, questa è
l’unica idea che mi viene in
mente.” rispose Dark, atterrando nuovamente sul pavimento
della Gummiship.
“Quindi tutti noi per te, fino a poche ore fa, non eravamo
altri che personaggi inventati?” chiese Kairi.
“Sì, o almeno così ci hanno fatto
credere. A questo punto mi
vedo costretto a ricredere a molte cose che ho imparato e che davo per
scontato… ma questo lo sapevo fin da quando ho ricevuto i
miei Keyblade.”
“Comunque è strano questo fatto…
teoricamente ogni mondo è
separato da un altro, e non mi è sembrato che voi foste
abituati a vedere Gummiship,
dalle facce che hanno fatto gli altri quando ci hai detto di
andarcene.” disse
Re Topolino.
“Già. A quest’ora
quest’episodio sarà già conosciuto in
metà
del pianeta, e per stasera lo sapranno praticamente tutti. Di me
parleranno
come il ragazzo volante, mentre di voi… se non vi avessero
visto combattere e
poi volare via su una navicella, di sicuro vi avrebbero scambiato per
semplici
ragazzi che volevano fare qualche scherzo. Di sicuro, siamo stati
classificati tutti
quanti come extraterrestri…”
“Scusa se t’interrompo.” fece Sora.
“Ma cosa intendi con
pianeta, navicella, extraterrestri…”
“Ah, già, scusate. Mi ero dimenticato che voi
usate altri
termini. Per pianeta intendo mondo, la navicella, chiamata anche
astronave, è la
Gummiship e per extraterrestri… beh, solo abitanti di altri
mondi, anche se
fino a oggi la maggior parte li credeva di colore verde e
deformati.” Rispose
Dark. “Comunque sia, ormai non posso più fare
ritorno. Sapevo che prima o poi
sarebbe successo. Nel momento in cui sarei stato scoperto, avrebbero
cominciato
a non lasciarmi un attimo in pace, fino a quando non mi avrebbero preso
per poi
tenermi rinchiuso da qualche parte per venire sottoposto a qualche
esperimento…
e lo stesso succederà nel momento in cui io dovessi
ritornare.”
“Quindi sei praticamente esiliato?” chiese Riku.
“Sì.” disse Dark, senza perdere la calma
e sempre senza
dimostrare nessun tipo di risentimento.
“Scusaci. Non immaginavamo che ti avremmo creato un simile
problema” disse il Re.
“Non sarebbe cambiato niente. Mi avrebbero scoperto lo
stesso oggi. Non sarei riuscito a combattere tutti quegli Heartless
senza
essere riconosciuto, soprattutto perché non ero vestito come
al solito, e cioè
così. Anzi, se non fosse stato per voi, ora sarei costretto
a nascondermi da qualche
parte per non venire preso. Quindi grazie.”
“Beh, adesso cos’hai intenzione di fare?”
chiese Riku.
“Non mi sembra di avere molte
possibilità…” rispose Dark.
“Quindi, se a voi non dispiace, mi unirei volentieri al
vostro gruppo.”
“Beh, per me non ci sono problemi.” disse Sora
“Nemmeno per noi.” dissero insieme Riku e Kairi.
“Concordo. E poi, se il tuo mondo era veramente in grado di
ricevere informazione dagli altri, tu potresti aiutarci in parecchie
occasioni.”
“Se va bene per il Re, va bene anche per noi!”
esclamarono
insieme Pippo e Paperino.
“Grazie. Comunque, per i mondi, vi aiuterò per
quanto mi è
possibile. Non mi ritengo nemmeno lontanamente uno dei maggiori esperti
mondiali.” Disse Dark, per poi andare
all’oblò e osservare per l’ultima volta
il
suo pianeta d’origine, mentre la Gummiship si allontanava
sempre di più.
Istintivamente si portò la mano in tasca.
Capitolo 03: Un nuovo
nemico Dark passò gran parte dei giorni successivi a
guardare lo
spazio.
Molti potevano pensare che dopo un po’ si ci potesse
annoiare a guardare sempre lo stesso panorama, invece Dark
scoprì che lo spazio
era molto diverso da quello che tutti credevano.
Era difficile annoiarsi di fronte a quello spettacolo.
Nonostante ciò però rimase sempre freddo.
Un giorno Dark sentì Kairi che si lamentava con Sora proprio
su questo, ma decise di ignorarla.
Dopotutto, loro non potevano sapere il perché non mostrava
mai un minimo di emozioni.
Sinceramente Dark sperava di trovare un mondo dove ci fosse
bisogno di loro il prima possibile. Almeno avrebbe avuto
qualcos’altro da fare.
E fu proprio mentre pensava ciò che avvistarono un mondo che
aveva qualcosa di
strano. Come aspetto era simile, se non uguale, a quello di Dark, ma
intorno
c’era uno strano alone oscuro.
“Sembra che in quel mondo ci sia qualche problema.”
disse
Sora, avvicinandosi.
“Già…” rispose Dark
“Assomiglia al tuo, sbaglio?”
“Si, ma non è uguale. Di sicuro in quel mondo le
cose
funzionano diversamente. E credo che ci siano molti mondi simili o
uguali al
mio, come aspetto ovviamente.”
“Capisco…” disse Sora, allontanandosi.
In quel momento, Paperino cominciò le manovre per atterrare
su quel mondo.
Ma la manovra fu talmente improvvisa che Dark perse
l’equilibrio e cade all’indietro
Riuscì a evitare di cadere a terra rovinosamente, riuscendo
a girarsi velocemente e usare le mani per evitare la caduta. Ma
nonostante
questo, qualcosa cadde dalla sua tasca.
Era qualcosa di piccolo, e Dark si precipitò a recuperarlo e
a rimetterlo in tasca.
In pochi minuti, si trovarono nell’atmosfera del pianeta.
Dark aveva consigliato a Paperino di attivare qualche
marchingegno per impedire che la Gummiship venisse vista da qualcuno,
ma
Paperino gli aveva detto che solitamente era lui con la sua magia a
renderla
invisibile a tutti tranne che a loro, e che era stato per la fretta che
non lo
aveva fatto anche nel suo mondo.
Quando furono abbastanza vicini, videro uno spiazzo in mezzo
ad un bosco e decisero di atterrare lì.
Dark scese per primo dalla Gummiship e osservò il cielo. Il
Sole stava tramontando.
“Non ci conviene allontanarci, per adesso.” disse
agli
altri. “Non conosciamo il posto, e rischieremo solo di
perderci.”
“Non fatico a crederci.” commentò Riku,
guardando l’enorme
foresta che li circondava.
Dark però aveva posato il suo sguardo su un falco, che li
stava osservando attenti, come se fosse interessato a quello che stava
accadendo.
‘Chissà se…’
pensò Dark, prima che venisse
richiamato dagli altri a tornare nella Gummiship.
E in quel momento il falco volò via.
Era notte
fonda.
Dark era uscito fuori senza far rumore per poi andare ad
appoggiarsi sul tetto della Gummiship.
Fu solo allora che mise la mano in tasca per tirare fuori
l’oggetto che gli era caduto prima.
Si assicurò che non si fosse graffiato per la caduta e, con
suo sollievo, ne era uscito indenne.
“Allora nascondi davvero qualcosa.” disse una voce
alle sue
spalle, che lo fece trasalire.
“Che cosa ci fai qui, Kairi?” chiese Dark,
rinfilando in
fretta e furia l’oggetto in tasca.
“Potrei farti la stessa domanda.” rispose lei.
Dark rimase zitto per qualche secondo. “Stavo solo
riflettendo su alcune cose…”
“Guardando quella cosa?” chiese Kairi, indicando la
tasca di
Dark.
Dark si alzò in piedi. “Non mi piacciono i
ficcanaso, Kairi.
Li ho sempre detestati.” rispose freddo, lasciando di stucco
Kairi.
Fu allora che sentirono un rumore provenire dagli alberi
vicini.
Kairi fece subito per evocare il Keyblade, ma Dark gli fece
segno di fermarsi.
“Non evocarlo, se non sei sicura di avere davanti un
nemico,”
disse, guardandosi intorno.
Purtroppo essendo notte e trovandosi in un bosco, la loro
vista era piuttosto limitata, e quindi dovettero arrendersi a cercare
la fonte
di quel rumore.
Anche se Dark un sospetto lo aveva.
In fondo, poteva tranquillamente essere che anche quella
storia fosse reale.
“Torniamo dentro, Kairi.” disse, per poi saltare
giù dalla Gummiship
ed entrare, seguito da Kairi, che continuava a guardarlo in modo
interrogativo.
Era sicura che quell’oggetto che Dark nascondeva avesse un
qualche significato importante.
Il giorno dopo, Dark decise di avviarsi a fare un giro oltre
il bosco. Riku, Sora e Kairi si offrirono per accompagnarlo, curiosi
anche loro
di scoprire com’era il mondo dov’erano atterrati.
Invece Re Topolino, Pippo e Paperino dovettero rimanere
sulla Gummiship per sorvegliarla. E poi c’era la
possibilità che anche in quel
mondo potessero venire riconosciuti.
Ci misero qualche ora prima di riuscire ad uscire dal bosco,
e si ritrovarono davanti ad una fattoria.
Dark disse agli altri tre di seguirlo.
Più andavano avanti, più Dark era convinto di
sapere
dov’erano finiti.
E se aveva ragione, dovevano fare attenzione.
Seguirono la strada, fino a ritrovarsi in mezzo ad una serie
di palazzi ed edifici di ogni dimensione.
“Wow, che città enorme!”
esclamò Sora, sorpreso dalle
dimensioni di quel posto.
Dark invece stava leggendo un volantino appeso ad un palo.
Per sua fortuna era nella stessa lingua del suo mondo
d’origine.
E quel volantino confermò i suoi sospetti.
“Sora, Riku, Kairi, fate attenzione. Non fate niente di
sospetto e cercate di non rimanere sorpresi di fronte a
nulla.” disse subito ai
tre custodi.
“Cosa? È perché?” chiese Riku.
“Ho capito in che mondo siamo, e vi posso dire che siamo
già
stati scoperti.” disse Dark, senza tradire emozioni.
“E quando?” chiese Kairi.
“Fin dal primo momento in cui siamo arrivati.”
“Ma allora dobbiamo tornare subito alla Gummiship!”
esclamò
Sora.
“No, non c’è pericolo. Per il momento,
chi ci ha scoperto
non ha intenzioni malvagie, con noi almeno.” disse Dark.
“Come fai a dirlo?”
“Fidatevi. E a questo punto, direi che possiamo anche
continuare il nostro giro. Basta che non vi fingiate troppo sorpresi, e
se
qualcuno vi ferma, ditegli che veniamo da un'altra città e
siamo in gita,
chiaro?”
“Va bene.” risposero in coro i tre, non troppo
convinti, per
poi seguire Dark.
Solo Dark si accorse dei due cani che sembravano seguirli a
distanza.
Solitamente li avrebbe scacciati, ma ora non poteva farlo.
Dopotutto, quei due cani non li avrebbero di certo
attaccati.
Non loro, almeno.
Continuarono a
camminare per quasi due ore.
“Uffa… che fatica… ma perché
dobbiamo camminare così tanto?”
chiese Kairi.
“Perché dovevamo stare in giro per circa due ore.
Non vi
siete accorti di quei due cani che ci stanno seguendo fin da quando
siamo
arrivati in città?” disse Dark, indicando i due
cani, che si fermarono, come
spaventati.
Poi, sorprendendo tutti, si rivolse a loro.
“So chi siete. Non spaventatevi, non abbiamo intenzioni
ostili. Credo che il vostro amico vi abbia già informati su
di noi. Quindi se
desiderate parlarci, tutti e sei ovviamente, sapete dove
trovarci.”
Dark poteva perfettamente percepire gli sguardi sorpresi e
interrogativi dei tre custodi che si trovavano con lui.
“Non preoccupatevi voi tre. Non sono diventato matto. Se ho
parlato a questi due… credo che al momento li posso chiamare
anche cani, ho un
motivo ben preciso. Ora possiamo anche tornare. E voi
due…” disse rivolgendosi
di nuovo ai cani. “Le due ore sono quasi scadute o
sbaglio?”
Sentendo questo, i due cani cominciarono a correre, per poi
sparire pochi secondi dopo dietro i palazzi.
“Insomma Dark, ci vuoi spiegare che ti prende?”
chiese Riku
“Vi ho detto di fidarvi. Forse stanotte avrete tutti i
chiarimenti su questa storia, ma non posso darveli io.”
Ma in quel momento una sgradevole sensazione lo colpì.
Sentiva che c’era qualcosa che non andava in quel mondo, e
non era per quello che sarebbe dovuto accadere normalmente.
“Beh, direi che possiamo anche andare.” disse Dark,
riprendendosi
e avviandosi.
“Oh, no. Non un'altra camminata
infinita…” fece rassegnato
Sora.
Mentre tornavano indietro, i quattro incrociarono un
ragazzo, che lì fissò per qualche secondo.
“Scusate, voi non siete di qui, vero?” chiese poi.
Dark prese subito la parola.
“No. Stiamo approfittando del fatto che la nostra scuola
è
chiusa per lavori per farci un giro in varie città. E oggi
siamo capitati qui.”
disse, come se niente fosse.
“Capisco…” disse il ragazzo, continuando
a fissarli.
“Sentite, non so se vi può interessare, ma stasera
nel parco
di questa città ci sarà una specie di festa. Ci
saranno tanti ragazzi e ragazze
e si faranno diverse attività: grigliate, partite a
calcio…”
“Partite a calcio? Che cosa…Ahi!” disse
Sora, ricevendo una
pedata da Riku.
“Una cosa fantastica, vero Sora?”
completò Riku, lanciando
un occhiataccia all’amico.
“Sora? Non è un nome comune da queste
parti.” disse il
ragazzo.
“È di origini giapponesi.” si
affrettò a rispondere Dark.
“Ah, ecco perché mi sembrava strano. È
difficile trovare
giapponesi da queste parti.” continuò il ragazzo,
infilandosi una mano in tasca
e tirando fuori un volantino.
“Comunque sono sicuro che sarete lo stesso i benvenuti. Ecco
qui un volantino con le indicazioni per arrivare al parco. Spero di
vedervi
stasera.” disse, per poi consegnare il volantino a Riku e
andarsene.
“Cosa… Dark, riesci a leggerlo?” chiese
Riku, passando il
volantino a Dark.
“Si… l’avevo già letto prima
su un palo. Dice soltanto che
al parco cittadino ci sarà una grande festa aperta a tutti
da parte della
Comunità.”
“Beh, non sarebbe male andarci.” disse Kairi.
“Già, non lo sarebbe… se non fosse per
il fatto che grazie a
Sora non ne usciremmo facilmente.” Commentò gelido
Dark.
“Cosa? Perché?” chiese il diretto
interessato.
“Hai appena chiesto cosa fosse il calcio. Su molti mondi
è
forse lo sport più famoso. Gli hai praticamente confessato
che non siamo di
questo mondo. O comunque gli hai fatto sorgere un bel po’ di
dubbi. E comunque
prima dobbiamo parlare con sei individui, ve lo siete
dimenticati?”
“Ah, già. L’incontro con i
cani.” disse ridendo Sora.
In quel momento passarono accanto a loro due ragazzi e una
ragazza, che sembravano stessero parlando tra di loro.
Uno di loro sembrava avesse problemi di vista, visto che
continuava a socchiudere gli occhi per vedere meglio, mentre
l’altro sembrava
facesse fatica a camminare.
Dark andò a sbattere ‘casualmente’ su
quest’ultimo, che
cadde all’indietro.
“S- Scusami.” disse Dark, per poi tenderli la mano
per
aiutarlo ad alzarsi. “Ero assorto nei miei pensieri e non mi
sono accorto che
ti stavo venendo contro”
“Non è niente. Nte. Nte…”
rispose il ragazzo, ripetendo
l’ultima parte della frase, lasciando sorpresi i tre abitanti
dell’isola.
“Scusatelo.” disse la ragazza. “Ha
qualche problema a
parlare e li capita spesso di ripetere alcune parole.”
Dark non ne sembrò sorpreso.
“Capisco. Comunque non importa, non siamo tipi che si
sorprendono
per queste cose.”
“Voi non siete di qui, vero?” chiese
l’altro ragazzo.
“Ma è così ovvio?” chiese
Sora, prima di venire linciato
dalle occhiate degli altri.
“Se ci volete invitare alla festa di stasera al
parco,” riprese
Dark, tirando fuori il volantino “ci hanno già
invitato. Tuttavia temo proprio
che stasera non potremmo.” disse, guardando negli occhi il
ragazzo, che sembrò
spaventarsi per quello sguardo.
“Stasera dobbiamo incontrarci con alcune persone, quindi
credo proprio che non potremmo andarci. Comunque sono sicuro che ci
rivedremo
prima della nostra partenza, o almeno lo spero.”
Riku continuava ad osservare con curiosità i tre ragazzi
davanti a loro.
Soprattutto quello che Dark aveva fatto cadere. Guardava
Dark come se fosse… Riku non riusciva a trovare un termine.
“Dove alloggiate?” chiese la ragazza.
“Siamo in campeggio, poco fuori città.”
rispose tranquillo
Dark, ricevendo sguardi sorpresi dai suoi compagni di viaggio
“E ora è meglio
che ci avviamo. Non vorremo fare tardi. Alla prossima!” si
congedò, per poi
avviarsi seguito dagli altri custodi.
Dark vide con la coda dell’occhio altri due ragazzi che si
riunivano al trio.
Per il momento le cose corrispondevano perfettamente a come
se le ricordava.
Finalmente, arrivarono di nuovo alla fattoria dietro la
quale c’era il bosco dove erano atterrati.
In quel momento, una ragazza si avvicinò a loro.
“Ehi, voi! Dove state andando?” li chiese, con una
leggerà
aggressività.
“Stiamo andando a fare una passeggiata nel bosco. Non mi
risulta sia vietato.” rispose Dark.
In quel momento un falco volò sopra di loro.
“Ah, ok… No, certo che non è vietato.
Di recente ci sono
stati diversi casi di bracconaggio, ma a guadarvi meglio non mi
sembrate
proprio i tipi. Beh, allora buona passeggiata.” fece la
ragazza, lievemente
sorpresa, per poi tornare indietro.
“Strano, ha cambiato atteggiamento
improvvisamente.” disse
Sora. “Ora possiamo parlare tranquillamente?”
chiese poi.
“Si, credo di si.” disse Dark.
“E allora ci puoi spiegare cosa sta succedendo?
Perché
accidenti hai continuato a parlare per enigmi?”
“Non posso rivelare cose di un altro mondo. Posso solo, come
dire… fare piccole anticipazioni, ma senza rivelarne il
succo. Quello bisogna
scoprirlo da soli. Voi dovreste saperlo bene, no?” rispose
Dark.
“Ah, già. Per preservare l’ordine dei
mondi…” disse Sora.
“Ma allora perché hai parlato con quei
cani?” chiese Riku.
“Vi posso solo dire questo: siete sicuri di aver visto
quello che avete visto?” chiese Dark, per poi proseguire come
se niente fosse.
“Un giorno o l’altro giuro che lo lego ad una sedia
e lo
costringo a rivelarci tutto quello che sa…”
bofonchiò Sora, per poi seguirlo
insieme ai due amici che si misero a ridere.
Passò
qualche ora dal loro ritorno alla Gummiship prima che
accadesse qualcosa.
Sora era appoggiato ad un albero, intendo a guardare il Sole
che tramontava, quando sentì un rumore vicino a lui, e si
ritrovo con una lama
puntata verso la gola. ‘Non osate fare un passo, o il vostro compagno si
ritroverà senza testa’ disse una voce,
che risuono nella mente di tutti i
custodi, che si precipitarono verso l’uscita.
“Chi ha parlato?” chiese Riku, mentre usciva di
fretta dalla
Gummiship.
“Adesso lo scopriremo” rispose Kairi, mentre Dark
rimase in
silenzio.
Solo il Re, Paperino e Pippo rimasero all’interno della
Gummiship.
Non appena furono fuori videro Sora appoggiato all’albero,
con
la lama puntata sul collo.
Era una lama strana. Era attaccata a qualcosa di blu, che
finiva dietro l’albero. ‘Chi siete?’ chiese ancora la
voce.
“Ma come fa a parlarci nella mente?” chiese Sora
Dark lo guardò male. “Non hai mai sentito parlare
di telepatia?”
chiese, prima di alzare la voce.
“So chi sei. Come vi ho già detto prima, non
abbiamo
intenzioni ostili verso di voi.” ‘Come facciamo ad esserne sicuri?’ Chiese
un'altra
voce, sempre nella loro testa.
“E noi come facciamo a sapere che non decapiterete il nostro
amico?” replicò Riku.
“Ci penso io Riku. Ho ottimi argomenti per costringerli a
lasciare Sora.” Fece Dark.
Ma non appena finì la frase vennero circondati da quattro
lupo, mentre sopra di loro apparve quello stesso falco che avevano
visto la sera
del loro arrivò e quel pomeriggio.
“Cosa abbiamo fatto per metterci contro gli animali di
questo mondo?” chiese Kairi, terrorizzata.
“Cosa succederebbe se rivelassimo a tutti chi siete
realmente?” chiese Dark, rivolto alla voce e agli animali,
che cominciarono a
muoversi lentamente intorno a loro, mentre la lama si
avvicinò ulteriormente al
collo di Sora.
“Dark, non per mettere in dubbio i tuoi metodi, ma
così la
questione si avvicina troppo… alla gola!” disse
Sora, cominciando a sudare
freddo.
“Non ti preoccupare. Non ti uccideranno. Non siamo
controller, quindi non hanno nulla da temere da noi.”
“Controller? Insomma, si può sapere di cosa stai
parlando?”
chiese Kairi.
‘Come mai solo tu sai così tante cose su
di noi?’
chiese ancora la voce, questa volta sentita solo da Dark.
“E io ti chiedo come mai un Andalita aiuta degli esseri
umani.” rispose Dark.
A questa frase i lupi cominciarono a girare solo intorno a
Dark, lasciando da parte il resto dei custodi.
“Avete intenzione di girare così per tutte e due
le ore? Io
non sceglierei di rimanere un lupo per niente, sapete?”
“Rimanere un lupo? Cosa intendi con ‘Rimanere un
lupo’?”
chiese Riku.
“Oh, basta! Non riesco a stare dentro mentre tutti voi
urlate! Si può sapere che cosa-”
esclamò Paperino, uscendo dalla Gummiship e
vedendo Dark circondato dai lupi e Sora con la lama puntata sulla gola. ‘Paperino?’ chiese la voce.
“Ringrazia il fatto che ho una grandissima pazienza,
Paperino.” disse Dark. “Altrimenti ti colpirei
volentieri con il Keyblade.
Quando vi dico di non uscire perché potreste essere
riconosciuti, ci sarà pure
un motivo, no?”
In quel momento la lama verso Sora sparì dietro gli alberi.
I custodi puntarono lo sguardo su ciò che stava uscendo da
dietro gli alberi.
All’inizio si notarono solo un paio di zoccoli, ma pochi
secondi dopo si ritrovarono davanti un animale davvero strano.
“Non sono un grande esperto di animale, ma non mi risulta ne
esista uno così.” fece Riku, osservandolo.
Era una specie di cavallo, ma era di colore blu, la coda era
più lunga del normale e terminava con la lama che aveva
minacciato Sora, mentre
al posto della normale testa del cavallo c’era un busto,
anch’esso di colore
blu, dal quale spuntavano due braccia e alla fine c’era una
testa simile a
quella umana, ma priva di bocca, e dalla quale spuntavano due antenne,
che
terminavano con due occhi, che continuavano a guardarsi intorno a 360
gradi. ‘Non siete di questo pianeta, vero?’
disse la voce.
Al sentirla, i lupi fissarono lo strano essere.
Dark sospirò.
“Vostra Maestà, Pippo, potete anche venire
fuori.”
Pochi secondi dopo anche gli ultimi due assenti raggiunsero
il gruppo, rimanendo allibiti come Paperino.
“Bene, ora noi ci siamo tutti. Che ne dite di ritornare
normali?” chiese Dark. “Sono stufo di parlare verso
chi non mi rivolge nemmeno direttamente
la parola. Cosa volete, che stiamo legati per tre giorni per garantirvi
che non
siamo controller?” ‘E va bene… Ragazzi,
trasformiamoci.’ disse
un’altra voce.
“In che senso trasformarsi?” chiese Sora.
Purtroppo per lui, la risposta non si fece attendere.
I lupi si erano messi davanti allo strano animale, e avevano
cominciato a cambiare forma
In pochi secondi, davanti agli occhi increduli di tutti,
escluso Dark, i quattro lupi diventarono esseri umani.
“C-C-C-Che cosa?!?!” urlò Kairi, cadendo
all’indietro per lo
spavento.
“Chi siete?” chiese la ragazza, che riconobbero
essere la
stessa che quel pomeriggio si trovava con i due ragazzi, che
però non erano tra
i presenti.
“Come fate a sapere tutte queste cose sul nostro
conto?”
chiese un altro ragazzo, che non avevano mai visto prima.
“Grazie.” disse Dark “Ax, Tobias,
potreste trasformarvi in
umani anche voi, in modo che possiamo associare la voce a
qualcuno?” chiese
Dark.
“Come fai a sapere come si chiamano?” chiese un
altro
ragazzo.
“Spiacente, segreto professionale.” rispose Dark.
“Ma non
temete, non abbiamo intenzioni ostili. Io mi chiamo Dark. Piacere di
conoscerti, Jake.” disse, porgendoli la mano.
Il ragazzo rimase un po’ interdetto, ma poi ricambio la
stretta.
“Vedo che non c’è bisogno di
presentarmi.”
Nel frattempo, sia il falco, sia l’essere che Dark chiamava
Andalita
cominciarono a cambiare forma, sotto lo sguardo spaventato degli altri
custodi,
e in breve, al loro posto, apparvero i due ragazzi che avevano
incontrato assieme
alla ragazza.
“Allora avevi ragione prima.” disse Kairi, rivolta
a Dark.
“Direi di passare alle presentazioni. Come ho già
detto a
Jake, il mio nome è Dark. Mentre loro sono Sora, Riku e
Kairi. Gli altri tre
direi che non c’è bisogno di
presentarveli.” fece Dark, indicando gli
interessati.
“Piacere. Io sono Jake, mentre loro sono Marco, Tobias,
Rachel, Cassie e Ax.” disse Jake, indicando i suoi amici.
“Yuk! Sono più bravi di Paperino con la
magia.” disse Pippo
ridendo, pochi instanti prima di venire fulminato da un tuono a ciel
sereno.
“Dicevi?” fece Paperino, abbassando lo scettro,
mentre Pippo
cadeva a terra fumante.
“Da quanto in qua Paperino è in grado di lanciare
fulmini?”
chiese il ragazzo falco, ovvero Tobias.
“E soprattutto da quando Topolino, Pippo e Paperino esistono
e viaggiano su una navetta spaziale?” aggiunse Marco.
“Credo che sia lo stesso discorso di come cinque ragazzi
possano trasformarsi in animali.” replicò il Re.
“Ho viaggiato per molti mondi,
ma questa è la prima volta che mi capita di vedere una cosa
del genere.”
“Come fai a conoscere la nostra storia? Ria,
ria…” disse l’Andalita,
ripetendo ancora le ultime lettere e rivolgendosi a Dark.
“Ax, devi smetterla di ripetere le ultime lettere. Dai
fastidio, sai?” disse Jake.
“D’accordo, principe Jake” rispose il
ragazzo
“E non chiamarmi principe!” disse Jake.
“Si, principe Jake” rispose Ax, facendo scuotere la
testa a
un rassegnato Jake.
“Comunque credo che ora ci dobbiate un po’ di
spiegazioni.”
disse Rachel. “O ve la vedrete con noi.”
“Guarda che siamo usciti vivi da situazioni ben
peggiori.” replicò
Kairi.
“Si, certo. E ora magari salta fuori malefica sotto forma di
drago.” scherzò Marco
“A essere sinceri l’abbiamo già
eliminata.” rispose
tranquillo Sora, facendo congelare Marco.
“Ah, bene… quindi voi avete sconfitto
Malefica… e magari
anche Jafar, Ursula, Capitan Uncino, qualche pazzo che intendeva
distruggere
l’universo…”
“Dark, ma le nostre imprese si sono diffuse in
così tanti
mondi?” chiese Sora, facendo cadere a terra Marco.
“No, è solo che Marco credeva fosse tutto
inventato.”
rispose tranquillo Dark.
“A proposito, scusa se mi permetto, ma non è un
po’ strano
il tuo nome?” chiese Tobias.
“Non siamo qui per discutere sul mio nome.” rispose
Dark,
cambiando subito argomento.
“Ora, so che morite dalla voglia di sapere come faccio a
sapere quasi tutto su di voi, ma purtroppo non posso dirvelo.
È come per Ax,
che non vi può rivelare tutto sulla tecnologia
Andalita.”
“Ma perché ci sono sempre tutti questi segreti
nell’universo?” chiese ironicamente Rachel.
“Comunque, qual è il vostro piano? Sono sicuro che
avete
qualcosa in mente per la festa di stasera.”
continuò Dark.
“Insomma, si può sapere che cosa
c’è di male nell’andare ad
un festa?” chiese Kairi.
“Niente, se non fosse che la metà delle persone
che ci vanno
diventa subito schiava di un popolo alieno con manie di
protagonismo.” replicò
come se fosse una battuta Marco.
“E realmente?” chiese Riku, convinto che fosse
realmente una
battuta.
“È proprio come ha detto Marco” gli
rispose Dark.
“Si tratta di Yeerk, alieni che sono in grado di entrarvi
nella testa e prendere possesso del vostro corpo, impedendovi di fare
qualsiasi
cosa. Non potete più parlare liberamente, non potete
più muovervi liberamente…
è il peggior tipo di schiavitù
esistente”.
“Ah…” fu l’unico commento di
una Kairi incredula.
“Mi piacerebbe sapere da dove vieni, sai? A differenza dei
tuo compagni di viaggio, tu sembri essere a conoscenza di parecchie
cose sul
nostro conto.” disse Cassie.
“Come ho detto prima, non posso dirvelo. E poi, se vi
dicessi da dove vengo io, credo che darei il colpo di grazie alla
vostra sanità
mentale, parlando secondo il linguaggio di Marco.” rispose
Dark
“Ehi, come sarebbe a dire?” chiese il diretto
interessato,
facendo scoppiare tutti a ridere, tranne Dark e Ax.
Dark perché non rideva mai, e Ax perché non
capiva il perché
avrebbe dovuto ridere.
“Tornando alla festa, purtroppo non possiamo fare niente.
Non possiamo di certo andare gli in mezzo a schiacciare o mordere le
persone. Ci
sono un sacco di innocenti, convinti che sia una normale
festa.” disse Jake.
“Lo immaginavo. Per questo, se anche Sora, Riku e Kairi sono
d’accordo, ci andremo noi. Altrimenti posso andarci
anch’io da solo.” disse
tranquillo Dark.
“Cosa?!” chiesero tutti insieme.
“Ma ti rendi conto di ciò che stai dicendo? Come
speri di
resistere? Se si accorgono che non sei di questo pianeta, ti
cattureranno e ti
faranno diventare subito un controller!” esclamò
Rachel.
“Lo so, ma è un rischio che sono pronto a correre.
E poi
temo che stasera la festa diventerà un po’
movimentata. Vedete, c’è una specie
di maledizione su di noi.” disse Dark.
“Ah, ti riferisci a quello?” chiese Riku, intuendo
a cosa si
stesse riferendo.
“Precisamente.”
“Perfetto. Ci mancavano solo gli alieni maledetti. Magari
per stasera arriverà anche uno ancora più pazzo
di Visser terzo con dietro una
marea di alieni pronti a fare a pezzi le persone per mangiarsi il loro
cuore.”
disse Marco.
“Non sei andato molto lontano dalla verità. A
parte qualche
piccola incongruenza, come quello ancora più pazzo di Vister
sesto o quello che
è.” disse Sora, che divenne verde dopo aver
ricevuto sul piede sia quello di
Riku che quello di Kairi.
“Come?” chiese stupito Marco.
“Ci mancava solo questa. Se succede davvero questo abbiamo
veramente toccato il fondo.” commentò Rachel,
scuotendo la testa.
“Non posso crederci!”
esclamò arrabbiato Sora.
Si trovavano in mezzo a circa mezzo centinaio di persone, tutte
riunite al parco per la festa della Comunità.
“Come ho fatto a farmi convincere?” chiese ancora
Sora.
“Non te lo abbiamo chiesto, te lo abbiamo
ordinato.” Replicò
secco Dark.
“Ma come faremmo a distinguerli?” chiese Riku
“Oh, vedrai, li riconosceremo.” Rispose Dark.
“E poi, abbiamo la nostra spia, no?” fece Kairi,
alzando gli
occhi al cielo, dove c’era un falco che volava sopra di loro.
“Oh, vedo che siete riusciti a liberarvi.” disse
una voce
dietro di loro. I quattro si girarono e videro lo stesso ragazzo che li
aveva
invitati quel pomeriggio. ‘Fate attenzione: è il fratello maggiore
di Jake Tom, ma
è un controller.’ gli disse
telepaticamente Tobias.
“Già. I nostri amici hanno avuto un imprevisto e
non sono
potuti venire, così ne abbiamo approfittato.”
rispose Dark.
“Ah, se solo mio fratello fosse come voi.” Disse
lamentandosi
il ragazzo. “Sono mesi che sto provando a convincere Jake a
venire a queste
feste, ma lui rifiuta sempre. Non riesce proprio a capire che cosa si
perde.
Magari se vi va, dopo potete provare voi a convincerlo. Magari
ascoltando dei
suoi coetanei, si convincerà.”
“Non saprei, non mi piace convincere le persone a fare
ciò
che non vogliono.” disse Dark, ricevendo un occhiataccia da
Sora.
“Capisco… comunque spero di rivedervi ancora
stasera. Ci
sarebbe un mio amico a cui vorrei presentarvi.” disse, per
poi allontanarsi.
“Un suo amico?” chiese Riku. ‘Cattive notizie’ gli disse
Tobias “C’è Visser
terzo in persona. Solitamente è un Andalita come Ax, ma
adesso è sotto metamorfosi
ed è un umano come tutti gli altri.’
spiegò velocemente. “Allora credo di sapere chi
sia questo
amico” disse Dark. “E direi che è il
momento di far scattare la trappola.”
Dark disse così, ma qualcosa dentro di lui gli diceva che
stava per accadere qualcosa che andasse ben oltre le loro immaginazioni.
Tobias stava
volando sopra la zona dove aveva avvistato
Visser terzo.
Non riusciva a vederci bene essendo notte, ma proprio il
buio in quel caso per lui era un vantaggio, dato che non poteva essere
visto.
Fu in quel momento che capitò una cosa strana. Come se
niente fosse, un ragazzo si avvicinò alla forma umana di
Visser terzo e
cominciò a parlargli. Non ci sarebbe stato niente di strano,
se non fosse stato
per i vestiti del ragazzo. Era uno strano abbigliamento, uno che Tobias
non
aveva mai visto prima, nemmeno nei fumetti o cartoni animati.
Anche Visser terzo sembrò incuriosito, ma durante la
conversazione doveva essere successo qualcosa, perché
improvvisamente il
ragazzo venne accerchiato da degli uomini, che li puntarono contro
delle strane
armi e fecero subito fuoco, facendo uscire dei raggi laser dalle armi.
Tobias non riuscì a capire cosa successe, ma pochi secondi
prima che i raggi colpissero il ragazzo, essi si spezzarono, per poi
sparire.
E il ragazzo non solo era rimasto illeso, ma in quel momento
puntava una strana arma al collo di Visser terzo.
Tobias in quel momento sperò che il ragazzo proseguisse la
sua opera.
Invece fece sparire nel nulla la strana spada.
Dark percepì qualcosa di strano.
Ma questa volta era più di una sensazione, visto che la
testa cominciò a girarli, e per un momento
barcollò.
“Che cosa succede?” chiese Kairi.
“C’è qualcosa di strano.”
rispose Dark. “Sta per accadere
qualcosa… e non sarà positiva.”
“Ah, eccovi.” disse Tom, avvicinandosi nuovamente
ai
custodi.
“Ciao. Ci stavi cercando?” chiese Dark,
riprendendosi.
“Si. Vi spiacerebbe venire con me? Vorrei farvi conoscere il
mio amico.”
Dark guardò gli altri tre custodi.
“A questo punto possiamo anche andare, vero?”
disse, facendo
un occhiolino.
“Si, direi di si.” rispose Riku, che aveva capito
cosa
intendeva dire.
Seguirono Tom per qualche minuto,
allontanandosi sempre di
più dal centro della festa.
Dark guardò in alto, e vide che Tobias li stava ancora
seguendo.
“Peccato che non ci sono anche gli altri nostri
amici.”
disse rivolto a Sora, Riku e Kairi, ma facendo in modo di venire
sentito anche
da Tobias. “Sono sicuro che anche a loro sarebbe piaciuto
partecipare a questa
festa.”
Tobias capì il messaggio e volò via.
“Avete altri amici?” chiese Tom.
“Oh, si” rispose Dark. “Ma stanno male, e
non sono potuti
venire.”
“Fa niente. Sono sicuro che presto si uniranno anche loro
alla nostra causa.” disse Tom
“Uh? Causa?” chiese Sora.
“Benvenuti.” disse una voce.
Si trovavano davanti ad gruppo composto da circa dieci
persone, al centro del quale c’era un uomo, il cui solo
aspetto scuoteva una
specie di terrore “Vi stavo aspettando.”
“Anche noi eravamo curiosi di
conoscerti…” disse Dark,
guardandolo negli occhi “Visser terzo”
A sentire ciò, Sora, Riku e Kairi spalancarono gli occhi.
Era arrivato il momento di far scattare la trappola.
I quattro custodi evocarono insieme i loro Keyblade, e nello
stesso istante, gli altri uomini gli spararono addosso dei laser, che
però
vennero deviati grazie ai Keyblade.
“Incredibile.” disse Visser terzo.
“Credevo che nulla
potesse resistere ai nostri raggi, e invece nel giro di pochi minuti e
già la
seconda volta che assisto alla smentita di questa mia
convinzione”
“Seconda volta?” chiese Dark, sorpreso.
“Già.” disse un’altra voce.
“Ci ho già pensato io, ma a
differenza vostra, io volevo solo dimostrargli la mia forza, e
condividerla con
lui.”
“Questa voce…” fece Dark. “Non
è possibile!”
“Perché reagisci così? Non sei
contento…” disse la voce,
mentre il proprietario usciva allo scoperto. “di rivedere un
tuo compagno di
scuola?”
Dark spalancò gli occhi.
Davanti a loro c’era quello stesso ragazzo che negli ultimi
giorni che era rimasto sulla Terra lo aveva in un certo senso
perseguitato.
Ma ora era diverso.
Indossava la stessa tuta che un tempo aveva indossato anche
Riku, quando era al servizio di Malefica e di Ansem, e in mano teneva
una
spada, che in qualche modo ricordava il Keyblade, anche se la forma era
totalmente
diversa, dato che aveva la lama affilata.
“Tu!” Esclamò Dark. “Che cosa
ci fai qui?”
“Lo conosci?” chiese Riku.
“Se lo conosco? Quel ragazzo ha fatto di tutto per
infastidirmi negli ultimi giorni che ero sulla Terra. Ha provato a
svelare a
tutti chi era in realtà la persona che eliminava Heartless e
Nessuno, e si è
avvicinato alla verità più di chiunque altro. Ma
di certo non pensavo che
sarebbe riuscito a seguirmi anche su altri mondi.”
“Oh, questo è il minimo che posso fare. Ma
purtroppo per
voi, sono qui per ben altri motivi. Malefica è stata chiara
su questo punto.”
disse, preparandosi a combattere. “Eliminare i
custodi.” e schioccò le dita.
Attorno a loro apparvero decine di Heartless e Nessuno, che
cominciarono a sparpagliarsi in giro, al ché gli altri
umani, compreso Visser
terzo, decisero saggiamente di scappare.
“Malefica? Ma quella quante vite ha? Conosco gatti che
sopravvivono meno volte di lei.” commentò Sora.
Dark impugnò più forte il Keyblade.
“Quindi sei diventato uno di loro.” disse, freddo
come non
lo era mai stato.
“Ah, già, tu detesti quelli come me, vero? Dopo
quello che
ti hanno fatto poi-”
“Non parlo con i traditori!”
“Questa frase non è nuova, sai? Aspetta,
dov’è che l’ho
sentita… Ah, ora ricordo. L’ha detta lei,
vero?” disse il ragazzo,
sghignazzando.
Dark spalancò gli occhi.
“Come fai-”
“Come faccio a sapere di lei, nonostante risulti
inesistente?” continuò il ragazzo. “Devo
ringraziare Malefica. È stata lei a
illuminarmi sul tuo passato. Povero Dark, certo che non hai avuto una
bella
infanzia. Un evento del genere avrebbe portato alla morte qualsiasi
altro
bambino, ma tu invece sei sopravvissuto.”
“Sta zitto…”
“Com’è stato tenerla in braccio?
Scommetto che eri felice,
vero?”
“Sta zitto!” urlò Dark, spaventando gli
altri custodi per
quella reazione.
“Povero Dark, sei stato lì ad assistere alla sua
morte,
senza poter far nulla. E poi, quello che è successo
dopo… come reagirebbero gli
altri se lo sapessero? E poi ora che insinui di non avere
sentimenti… come fai
a mentire così spudoratamente?”
“Non so chi te lo ha detto, ma ribadisco il
concetto.”
rispose Dark, riprendendosi un poco di auto controllo. “Io ho
rinunciato a
qualsiasi sentimento. E ora ti conviene sparire!”
“Altrimenti cosa? Mi taglierai a metà? Con quei
ridicoli
Keyblade. Ma se non sei nemmeno stato capace di usarli contro di
lui!”
Questa fu l’ultima goccia.
Prima che chiunque potesse rendersene conto, Dark era già
davanti all’avversario, sebbene fino a neanche un secondo
prima era a poco meno
di cento metri di distanza e lo colpì immediatamente con i
Keyblade
Il ragazzo però riuscì a parare
l’attacco con la sua spada.
“Niente male, Dark. Ma purtroppo per te, oggi non
è il
momento giusto per affrontarti. Ci rincontreremo nel prossimo mondo in
cui ti
dirigerai.”
Detto ciò, alle spalle del ragazzo apparve un varco
oscurò,
che lo inghiotti e si chiuse prima che Dark potesse attraversalo per
seguirlo.
In quel momento arrivarono anche gli altri ragazzi,
trasformati ancora in lupi, tranne uno, che era un gorilla, che
spiaccicò con
la mano un Heartless, come se niente fosse.
‘Ci siamo persi qualcosa? Il qui presente King Kong
avrebbe voglia di un bel stufato di Visser terzo’
disse Marco
telepaticamente.
“È scappato. E ci conviene farlo anche
noi.” Disse Dark,
avvistando la Gummiship che stava arrivando, seguendo Tobias.
“E con gli Heartless e Nessuno cosa facciamo?”
chiese Sora,
eliminandone uno.
“Temo che ci dovrò pensare io” disse
Dark, facendo sparire i
Keyblade e alzandosi in volo. ‘Wow, può volare anche senza
trasformarsi.’ esclamò
Rachel.
“Tutti voi, salite sulla Gummiship e tornate al luogo di
prima. Io vi seguirò tra poco.” disse Dark.
“Ok” disse Riku, seguendo gli altri a bordo della
Gummiship,
che era appena atterrata e stava facendo salire per primi i lupi e il
gorilla.
“Pazzesco! Non ci posso credere che stiamo facendo salire
degli animali così grossi dentro la nostra
Gummiship!” fu il commento di
Paperino.
Pochi minuti dopo, la Gummiship decollò nuovamente, sparendo
nell’oscurità della notte. ‘Bene’ pensò Dark,
mettendo le mani davanti. ‘Posso
procedere. Meglio usarne solo due, non vorrei fare troppi
danni.’
I custodi stavano aspettando il ritorno di Dark.
Anche gli altri ragazzi, che nel frattempo erano tornati
nella loro forma originale erano in attesa, più che altro
per sapere se era
riuscito ad eliminare quelle strane creature.
“Certo che avevano un saporaccio quelle
creature…” commentò
Rachel, che mentre era un lupo aveva azzannato un Heartless.
“Dubito che l’oscurità pura possa avere
un buon sapore,
sai?” disse Riku.
“Allora, ricapitoliamo:” cominciò Marco.
“Stasera uno
sconosciuto ha incontrato Visser terzo, che ha provato ad attaccarlo e
ha visto
che le sue armi erano inefficaci. Poi questo stesso sconosciuto a
sguinzagliato
per la città quelle creature, che voi chiamate Heartless e
Nessuno, che sono
alla continua ricerca di cuori, con l’intento di distruggere
il nostro pianeta.
E ora una sola persona sta fronteggiando tutte quelle creature per
eliminarle,
giusto?”
“Esatto.” rispose il Re.
“Non so il perché, e non si offenda, ma il fatto
che me lo
venga a dire uno che fino a poche ore fa credevo esistesse solo nella
fantasia
non mi risulta molto convincente.” fu il commento di Marco.
“Allora credo che ci voglia una prova più
materiale, vero?”
disse Dark, atterrando davanti a loro.
“Dark!” esclamarono i custodi.
“Tutto sistemato. Non è rimasto nemmeno un
Heartless o
Nessuno in giro. Almeno per il momento. Dobbiamo comunque trovare la
serratura
il prima possibile, o questo mondo potrebbe venire attaccato
nuovamente.”
“La serratura? A casa mia ce ne sono una decina”
disse
ridendo Marco.
“Ancora una di quelle tue battute e giurò che ti
sbatto in
testa il Keyblade” lo minacciò Sora.
“Se lo desideri ti posso dare una mano.”
commentò Rachel.
“Grazie mille.” rispose Marco sarcastico. ‘Beh, se mi sapete indicare
com’è fatta questa
particolare serratura, posso cercarla io.’ si
offrì Tobias, prima di
illuminarsi.
“Tobias, che cosa ti succede?” chiese preoccupato
Jake.
Dark non perse tempo.
Evocò i due Keyblade e li puntò contro Tobia, che
era
rimasto come sospeso nel vuoto, incapace di muoversi.
“Fermo!” urlò Rachel.
“Non preoccuparti, non gli succederà niente.
Abbiamo
semplicemente trovato la serratura.” disse, mentre la punta
dei suoi Keyblade
si illuminava.
Pochi secondi dopo due raggi di luce partirono dai Keyblade
e colpirono in pieno Tobias.
Si sentì chiaramente il rumore di lucchetto che scatta.
E subito dopo Tobias riprese a volare normalmente. ‘Si può sapere che
cos’è successo?’ chiese
stordito
“Ci hai aiutato a trovare la serratura, come ci avevi
detto.”
disse Kairi.
“Ehi, Tobias. Potevi anche dircelo che eri una serratura
vivente.” scherzò Marco, per poi abbassare la
testa giusto in tempo per evitare
un falco che mirava in pieno volto. ‘Un’altra battuta così e
cercherò di essere più preciso’
fece Tobias
“Beh, allora per noi è il momento di
andare.” disse Dark.
“Già. Con questo, il nostro compito qui
è finito.” aggiunse
Sora
“Beh, è stato un piacere conoscervi.”
disse Jake.
“Anche per noi.” gli rispose Riku, salendo sulla
Gummiship
“Senti Dark, so che non puoi dircelo, ma proprio non puoi
rivelarci da dove vieni?” chiese Cassie.
Dark si fermò un attimo.
“Se ve lo dicessi, potrei sconvolgere l’ordine dei
mondi.
Anche perché è abbastanza difficile da spiegare.
Posso solo dirvi che è molto
lontano e allo stesso tempo molto vicino a questo mondo.”
Rispose enigmatico,
per poi salire anche lui sulla Gummiship, che chiuse lo sportello e
decollò,
lasciando giù i quattro ragazzi, Tobias e
l’Andalita osservarli mentre
sparivano nello spazio.
Ed ecco qui il quarto capitolo!
Mi scuso subito se la seconda parte potrebbe risultare noiosa, ma non
sono
riuscito a fare di meglio.
In compenso, credo che il prossimo capitolo, che sarà uno
dei più importanti
della fan fiction, vi soddisferà di più.
Attenzione: in questo capitolo sono presenti diversi spoiler sul
prossimo
capitolo. Mi piacerebbe sapere le vostre impressioni e ipotesi.
Detto ciò, vi lascio alla lettura!
Capitolo 04: La carta
Dark non parlò nei giorni seguenti, rimanendo tutto il tempo
in disparte, a pensare.
Perché quella storia continuava a perseguitarlo?
Come aveva fatto quel ragazzo a scoprirla?
Sulla Terra era stata classificata come un normale caso di
vandalismo, sebbene non lo fosse nemmeno lontanamente.
Dark mise di nuovo la mano in tasca, per tirare fuori
l’oggetto.
Non sapeva spiegarsi il perché guardarlo lo tranquillizzava,
nonostante le circostanze in cui lo aveva ottenuto non erano state per
nulla
tranquille e pacifiche.
Ed era un momento che non avrebbe mai dimenticato.
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Sangue.
Un fiume di sangue che attraversa delle piccole
mani.
“No, non può essere. Non puoi andartene!”
Dark
si sveglio di colpo.
Si trovava nella stanza che doveva condividere a forza con
Sora e Riku, per cui si accertò immediatamente di non averli
svegliati,
dopodiché, senza far rumore, uscì per andare
nella sala dei comandi, che in
quel momento era deserta. ‘Fortuna che c’è il pilota
automatico’ pensò Dark
Andò a prendersi una bottiglia d’acqua dal
frigorifero.
Quando lo aveva visto la prima volta fece un po’ di fatica a
crederci, dato che era convinto che la Gummiship ne fosse sprovvista.
Ma se per questo, credeva fosse anche più piccola, cosa che
invece
non era.
“Ehi, tutto bene?” chiese Sora, arrivando anche lui
in quel
momento, e cogliendo Dark di sorpresa.
“Sì, tutto bene, grazie.” rispose Dark,
cercando di rimanere
il più tranquillo possibile.
“Scusa se prima ho fatto finta di dormire, non volevo
metterti a disagio. Ma mi sembri abbastanza sconvolto.”
continuò Sora.
Dark lo guardò storto.
“Insomma, ti sei svegliato così, di soprassalto.
Immagino
che hai fatto un incubo…” cercò di
riprendere il custode, intimorito da quello
sguardo.
Nella mente di Dark passarono di nuovo quelle immagini.
Perché quel ragazzo aveva riportato a galla quella ferita?
Perché?
“Solo un semplice incubo. Niente di
più.” Rispose infine
Dark.
“Aveva a che fare con quello che ha detto quel ragazzo,
vero?” chiese Sora.
Dark lo guardò sorpreso.
“Allora sei più sveglio di quello che sembri. E
non intendo
dire perché ti sei alzato da poco.”
“Lo prenderò come un complimento.”
rispose Sora, sorridendo.
Poi si fece di nuovo serio.
“Senti, non vorrei infastidirti, ma cosa intendevi dire con
‘Io ho rinunciato a qualsiasi
sentimento’?”
Dark si sedette su una poltrona.
“Quello che ho detto. Ho rinunciato ad avere sentimenti
molto tempo fa. Fin da piccolo ho sempre capito che le emozioni, per
quanto
possano essere belle all’inizio, alla fine terminano sempre
con il dolore.”
“Come fai a dirlo?”
“In qualunque contesto analizziamo le emozioni, esse portano
tutte alla stessa conclusione. Odio, amore, solitudine, rabbia,
felicità…
alcune all’inizio ti possono anche rendere felice, ma come ho
già detto, alla
fine c’è solo dolore.”
“Ne sei davvero convinto?”
“Sì.” rispose immediatamente Dark.
“Ne sono sicuro al cento
per cento. L’ho verificato sulla mia pelle, più
volte. Per questo ho deciso di
rinunciare ai sentimenti. E credimi, se non fosse che per diventare
nessuno
dovrei rinunciare alla mia vita, lo farei. Ma buttare via la vita come
se
niente fosse, solo per esaudire un desiderio… no, non potrei
accettarlo. E lei non
mi perdonerebbe mai.”
“Lei?” chiese Sora. “Di chi stai
parlando?”
“Del motivo per cui ho rinunciato ai miei
sentimenti.”
“Però non sei riuscito ad eliminarli tutti,
vero?”
“Credi forse che basti dire ‘Non voglio
più avere
sentimenti’ per perderli? Se fosse così sarei a
posto. Ma è un lungo processo,
e non è per niente indolore, credimi.”
“Io non riesco a capirti: i Nessuno desideravano ardentemente
un cuore proprio per avere emozioni, e tu invece desideri il
contrario?!”
“I Nessuno erano convinti che con un cuore avrebbero
ottenuto qualcosa in più. Ma essendo privi di emozioni, non
potevano capire
cosa volesse realmente significare avere un cuore. Loro avevano solo il
ricordo
di com’era averlo.”
“Uhm… ora che ci penso… Dark non
è il tuo vero nome, vero?”
chiese Sora, cambiando argomento.
Dark abbassò lo sguardo.
“Il ragazzo che risponde al mio vero nome è morto
anni fa, e
se proprio lo vuoi sapere, fu quando ottenni i Keyblade.”
“Sembra quasi che tu odi te stesso com’eri prima di
diventare come sei adesso.”
“Infatti è così. Prima ero un debole,
una persona legata dai
sentimenti. Solo dopo ho compreso che per portare a termine la mia
missione di
custode dovevo privarmi di tutto ciò che potesse farmi
influenzare sulle
decisioni.”
“Ora spero di non riaprire vecchie ferite, ma chi non sei
riuscito a difendere?”
Dark non rispose.
Si limitò ad alzarsi e ad andarsene.
“Ehi, Dark…” disse Sora, capendo che
aveva chiesto troppo.
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Due
bambini combattevano tra di loro. Non sembrava
avessero intenzioni ostili, ma di certo non si stavano trattenendo nei
colpi.
Ad un tratto una sfera di fuoco e una di ghiaccio si
scontrarono, creando una fitta nebbia attorno ai due combattenti.
Dark si
svegliò nuovamente di colpo.
Erano passati un paio di giorni dall’ultima volta che gli
era successo.
Quei ricordi continuavano a tormentarlo.
Sebbene fosse ancora intontito per il brusco risveglio, si
accorse che la porta della stanza si stava chiudendo. ‘Avrei preferito dei compagni di viaggio meno
impiccioni…’ pensò.
Si mise velocemente il suo impermeabile e uscì, raggiungendo
gli altri.
“Buongiorno Dark, dormito bene?” gli chiese Kairi.
“Ho passato notti migliori, ma credo sia perché
non sono
abituato a dormire nello spazio.” rispose lui secco.
“Comunque il tuo tempismo è perfetto. Abbiamo
appena
avvistato un nuovo mondo, dove sembra ci siano un po’ di
Heartless.” disse
Riku.
“Perfetto. Speravo proprio di potermi sgranchire un
po’!”
esclamò lui.
“Lo so, ma purtroppo la Gummiship non può
sopportare
allenamenti a bordo.” Rispose il Re.
“Speriamo che tu possa darci ancora una mano nel muoverci in
questo mondo.” fece Sora “Non oso nemmeno
immaginare che fine avremmo potuto
fare in quello precedente se tu non ci avessi aiutato.”
“Non potete contare sempre su di me. Potrebbe
tranquillamente capitare un mondo di cui ignoro ogni cosa.”
“Fiducia in se stessi al massimo, eh?”
“Solo i presuntuosi si affidano al cento per cento a se
stessi. Non bisogna mai sottovalutare chi ti sta di fronte, amico o
nemico che
sia.”
Questo ragionamento, sebbene avesse la sua logica, spiazzò
Sora, che non seppe come rispondere.
“Comunque è possibile visualizzare sui monitor
questo nuovo mondo?”
chiese Dark a Paperino.
“Certo! Ecco qui!” rispose lui, facendo apparire
sul monitor
ancora una volta un mondo uguale a quello di Dark.
“Ma possibile che i mondi di forme strane siano capitati
solo a noi?” sbuffò Sora, facendo scoppiare quasi
tutti a ridere.
Dark li guardò con attenzione.
Risate… Da quanto tempo era che non rideva più?
Molto. Forse troppo.
Si riprese da quei pensieri. Non doveva nemmeno pensare di
tornare indietro.
Ormai aveva intrapreso quella strada, e l’avrebbe seguita
fino alla fine.
“Yu, uuuu! Gummiship chiama Dark. Rispondi.” lo
chiamò
Kairi, battendoli una mano sulla fronte per farlo ritornare tra loro.
Pochi secondi dopo Kairi si ritrovò con una borsa del
ghiaccio sulla testa, mentre Dark faceva scomparire il Keyblade.
“Prova ancora a saltare fuori dal nulla in quel modo e la
prossima volta userò tutti e due i Keyblade,
chiaro?” chiese, ricevendo dalla
rossa un assenso.
“Ricordami di non farlo infuriare in nessun modo.”
bisbigliò
Sora a Riku.
“Accidenti, questa non ci voleva!”
esclamò Paperino.
“Che succede?”
“Gli Heartless hanno già cominciato ad
attaccare.”
“Allora non dobbiamo perdere tempo. Paperino, riesci a
velocizzare la discesa della Gummiship?” chiese Dark al
pilota, che fece un
sorriso che preoccupò gli altri.
“Se è questo che vuoi… allora tenetevi
forte!”
“Oh, no…” fece Pippo, sedendosi su un
sedile e mettendosi la
cintura di sicurezza, seguito a ruota da Sora e dal Re.
“Ehm… che succede?” chiese Kairi.
“Se ci tieni a non avere un altro bernoccolo, ti consiglio
vivamente
di sederti anche tu e ti metterti la cintura! E lo stesso vale anche
per voi
due!” le rispose Sora.
Riku e Kairi decisero di seguire il consiglio dell’amico.
Se Sora era preoccupato, allora c’era veramente di che
spaventarsi.
Dark invece si limitò ad alzarsi in volo di pochi
centimetri.
Non passò nemmeno un minuto che la Gummiship
cominciò a
scendere ad una velocità che si avvicinò di molto
a quella del suono.
Tutti coloro che si erano seduti sentirono la pressione
della discesa che li schiacciava sui sedili e anche Dark la
subì in minima
parte, più che altro perché dovette cominciare a
evitare tutti gli oggetti
vaganti che continuavano a volare verso di lui.
Per fortuna di tutti i presenti, tutto ciò durò
pochi
minuti.
La Gummiship frenò bruscamente sopra la zona infestata dagli
Heartless. ‘Terrò a mente di non chiedere
più a Paperino di
aumentare la velocità’ si disse
mentalmente Dark, per poi aprire il
portellone e saltare giù, seguito anche dagli altri custodi
umani, mentre il
Re, Paperino e Pippo rimasero a bordo, pronti ad intervenire se le cose
si
fossero complicate.
Dark
atterrò proprio in mezzo all’esercito di
Heartless,
seguito a ruota anche dagli altri.
“Bene.” disse Sora “Vediamo di fare
presto!”
Ma prima che anche uno solo di loro potesse evocare i
Keyblade, successe una cosa strana.
Gli Heartless, invece di attaccarli, cominciarono a
confluire in un unico punto.
“Ma cosa…?”
Sotto gli occhi increduli dei quattro custodi, gli Heartless
cominciarono a fondersi tra di loro.
“Non credevo che gli Heartless potessero fare una cosa del
genere.” Fece Dark, guardando lo spettacolo di fronte a loro.
“Ma quello è…”
Sora fu quello che rimase più sconvolto.
Davanti a loro si stava alzando in tutta la sua altezza un
Darkside, il primo Heartless di grosse dimensioni che Sora aveva
affrontato.
“Pirosfera!” urlò una voce, seguita da
una sfera di fuoco
che li superò colpendo in pieno il Darkside, senza
però arrecarli alcun danno.
“Voi, allontanatevi da qui!” disse un ragazzo, che
stava
correndo verso di loro, con dietro un essere tutto rosso simile a un
piccolo
dinosauro e con delle orecchie tipo ali da pipistrello.
“E quello che cos’è?!” disse
Kairi sorpresa.
“Sembra un dinosauro, ma non mi risulta che seguissero gli
esseri umani.” Fece Riku.
“Ehi, bada a come parli!” Esclamò la
creatura, passando
accanto a loro e facendo venire un colpo a tutti tranne che a Dark.
“Io sono un Digi-Sauro, non un dinosauro qualunque.
Pirosfera!” urlò, lanciando dalla bocca
un’altra sfera di fuoco, che purtroppo
ottenne lo stesso risultato di quella precedente.
Nel frattempo Kairi cercò di riprendersi.
“Ricapitoliamo:” cominciò
“Davanti a noi c’è un Darkside
nato dalla fusione di centinaia di Heartless, poi
c’è un ragazzo più piccolo di
noi con dietro una specie di dinosauro rosso che cammina su due zampe,
parla e
lancia sfere di fuoco?”
“Sai…” le rispose Dark. “In
questo mondo è relativamente
normale”
“Ehi, voi!” disse il ragazzo. “Vi ho
detto di allontanarvi.
Può essere pericoloso per voi!”
“Guarda che siete voi in pericolo!” gli rispose
Riku.
“Stavolta mi ritrovo a dare ragione a Takato.”
disse una
voce femminine.
I custodi si girarono verso la fonte, per trovarsi una
ragazza che indossava dei jeans e una maglietta a maniche corte con
disegnato
sopra un cuore spaccato a metà.
E dietro di lei c’era una specie di volpe di colore giallo,
che
stava in piedi su due zampe.
“Già. Per voi può diventare veramente
un problema rimanere
qui.” disse una seconda voce, stavolta appartenente ad un
altro ragazzo dai
capelli blu, che aveva sulle spalle una specie di cane con delle
orecchie
esageratamente lunghe.
Dark non poté trattenere un piccolo sorrisetto.
Tra tutti i mondi in cui potevano capitare, erano finiti proprio
in uno di quelli che conosceva meglio.
“I famosi Digimon Tamers” disse infine.
“Ah, vedo che ci conosci già. Questo
faciliterà le cose.” fece
la ragazza, cominciando a camminare verso il primo ragazzo che era
arrivato.
“Non intromettetevi.” Sibilò ai custodi,
mentre gli passava
accanto.
“Ma chi si crede di essere quella?” disse Kairi
“Momentai!” esclamò l’essere
sopra le spalle del secondo
ragazzo.
“Rika è fatta così. Ma stavolta seguite
il suo consiglio.”
continuò la creatura, prima che l’essere umano che
lo trasportava raggiungesse
i suoi amici.
“Certo che qui sono tutti un po’
suonati.” disse Sora.
“Suonati? Mai termine fu più sbagliato.”
gli rispose Dark.
“Quei ragazzi hanno già salvato questo mondo in
passato.”
“Questo
è un osso duro” commentò Takato,
vedendo i due amici
raggiungerlo.
“Ma che Digimon è? L’analizzatore non
riesce a riconoscerlo.”
“Non ne ho idea. Ma direi che siamo tutti d’accordo
che c’è
una sola cosa da fare. Siete pronti?” chiese il ragazzo dai
capelli blu.
Tutti, compresi i Digimon, annuirono.
I tre ragazzi tirarono fuori uno strano aggeggio, che poi
puntarono verso l’alto.
“Matrix Evolution!” urlarono in contemporanea, per
poi
venire circondati da una fortissima luce.
Sora, Riku e
Kairi guardarono sorpresi la luce che diventava
sempre più forte e più grande.
“Cosa sta succedendo?” chiese Sora.
Dark non rispose.
Si limitò a guardare la scena.
Quando finalmente la luce sparì, al posto dei tre ragazzi e
dei mostri che gli accompagnavano, erano apparsi altre tre creature, di
aspetto
ben diverso.
Due di essi avevano una forma umanoide, sebbene uno fosse
ricoperto da un armatura bianca, rossa e oro, impugnando in una mano
una lancia
e nell’altra uno scudo; l’altro invece sembrava una
donna anch’essa ricoperta
di una specie d’armatura, anche se non completamente come
l’altro, di colore
giallo, l’elmo a forma di muso di volpe e nella mano teneva
uno strano bastone
d’oro.
La terza creature invece era quella più vistosa.
Come altezza raggiungeva il Darkside, solo che era di colore
verde e dall’aspetto sembrava un enorme cane robotico capace
di stare su due
zampe.
“E quelli che cosa sono?” chiese un esterrefatta
Kairi.
“Quegli sono gli stessi ragazzi con i loro
‘mostri’ che
abbiamo incontrato prima.” rispose tranquillo Dark, al che
tutti si girarono
verso di lui.
“Che cosa?!”
Il
più grande dei tre mostri cominciò subito
l’offensiva.
I custodi dovettero rettificare le loro impressioni.
Non sembrava un enorme cane robotico.
Era un enorme cane robotico pieno di armi.
Infatti da ogni parte del suo corpo partirono decine di
missili, tutti diretti verso l’Heartless, che non
riuscì ad evitarli, venendo
coperto dal fumo dell’esplosione.
“Colpito e affondato!” esclamò
l’enorme robot.
Ma proprio nel momento in cui abbassò la guardia, un pugno
nero proveniente dall’interno del fumo lo colpì in
pieno, facendolo cadere
verso i custodi, che riuscirono a scappare pochi secondi prima di
finire
schiacciati come formiche.
“MegaGargomon!” urlarono i due mostri rimasti, per
poi
rivolgere l’attenzione al Darkside, che era uscito indenne
dall’attacco.
“Ma che razza di Digimon è quello?!”
esclamò il cavaliere,
prima di vedere qualcosa sfrecciare veloce accanto a lui, diretto verso
l’Heartless.
“Dark,
cosa dici di fare?” chiese Sora, senza però
girarsi
verso il compagno di viaggio.
Nessuno rispose.
“Ehi Dark, ci sei?” chiese di nuovo, girandosi.
“No, direi che non ci sei…” aggiunse,
vedendo che il custode
era scomparso.
“Da quella parte Sora!” disse Riku, indicando Dark
che
volava veloce verso il Darkside, con i due Keyblade in mano.
Il custode sparì proprio a pochi centimetri
dall’avversario,
per poi riapparire alle sue spalle, facendo svanire i Keyblade.
“Ehi, tu! Ti avevamo detto di allontanarti!” lo
rimproverò
la donna con la maschera da volpe.
“Scusatemi, ma mi era sembrato aveste bisogno di una
mano.”
“In che senso, scusa?”
“Guardate.”
I due obbedirono e sgranarono gli occhi.
L’Heartless che aveva resistito al colpo più
potente del
loro alleato era stato tranciato in due, e stava svanendo nel nulla.
“Ma quando…”
“…è successo?” dissero
completandosi a vicenda i due
guerrieri.
Dark però notò qualcosa di strano nel mostro.
È vero che stava scomparendo, ma dal punto in cui si trovava
si stava alzando una flebile colonna di luce.
“Beh, meglio così. Non dovremmo impazzire per
cercarla.”
disse Dark, evocando il Portafortuna e puntandolo verso la colonna, che
rivelò
la serratura.
Il solito click echeggiò nelle orecchie di tutti.
“C-Come
hai fatto?” chiese Sora
“A fare cosa?”
“A tagliarlo in due senza neanche fermarti!”
“Ah, ti riferisci a quell’Heartless? L’ho
semplicemente
colpito”
“Si, certo. E io sono Ansem.”
“Uhm… dalle mie parti girava questa voce, sebbene
non avesse
alcun fondamento.” replicò Dark, ignorando Sora
che cadeva all’indietro.
“Ehi, voi tre!” esclamò il cavaliere,
indicando Kairi, Riku
e Sora.
“Che razza di Digimon è quello?” chiese,
indicando Dark.
“Digi-che?” chiesero i tre custodi, prima che Dark
li
interrompesse.
“Mi spiace deludervi, ma non sono un Digimon. Sono un
‘semplice’ essere umano.”
Il cavaliere, insieme ai due compagni, lo guardò per qualche
secondo.
Poi tutti e tre si illuminarono e diventarono più piccoli,
fino a dividersi nelle loro forme originali.
“Come fai a dire di essere un umano, quando hai fatto fuori
come se niente fosse, e senza usare nulla, un essere che tre Digimon al
livello
mega non sono nemmeno riusciti a scalfire?” chiese il ragazzo
che rispondeva al
nome di Takato.
“Livello mega? Ma di che accidenti stanno
parlando?” chiese
Kairi.
“Le apparenze ingannano. Tanto per cominciare, quello non
era un Digimon, ecco perché non siete riusciti a
danneggiarlo.”
“E allora che cos’era?” chiese la ragazza.
“Mi dispiace Rika, ma questo non possiamo
rivelarvelo”
“Ehi, come fai a conoscere il mio nome?”
“Potrei risponderti perché so che sei la Regina
dei Digimon,
ma come scusa non reggerebbe, quindi ti dico solo che so che vi
chiamate Rika
con Renamon, Takato con Guilmon e Henry con Terriermon.
Punto.”
“Non ci fate caso, anche con noi è successa la
stessa cosa.”
fece Sora ai tre ragazzi, che guardavano Dark come se avessero davanti
un
mostro.
“Già. È sempre insopportabile quando ha
questo atteggiamento
da so-tutto-io.” commentò una voce alle loro
spalle.
“No, non ancora.” esclamò Kairi, mentre
appariva un varco
oscuro, da cui uscì il nuovo apprendista di Malefica.
“E quello che cos’è? Un nuovo mezzo di
trasporto?” chiese
Takato
“È incredibile quante persone si incontrano delle
quali tu
sai tutto solo perché sono apparse in un anime o in un
videogioco, vero Dark?”
“Come sarebbe a dire in un anime o un videogioco?”
chiese
Henry.
Dark non rispose.
“Ah, già. Scusate, mi ero dimenticato di come voi
custodi
facciate di tutto per tenere all’oscuro
dell’esistenza di altri mondi paralleli
eccetera.”
“Basta così! Thundaga!” urlò
Paperino, arrivando in quel
momento e lanciando la magia verso l’avversario, che la
schivò facilmente.
“Comincio ad avere le visioni. Mi è sembrato di
vedere
Paperino reale e che faceva cadere a terra un
tuono…” fece una sconvolta Rika.
“Yuk! Paperino, non dovevi scendere, lo sapevi.”
disse
Pippo, raggiungendo l’amico, per poi essere seguito anche dal
Re.
“Credete forse di potermi contrastare solo perché
siete in
tanti?” chiese il ragazzo-
“Come pensi di poter affrontare cinque custodi, un mago e un
cavaliere da solo?” chiese Sora, evocando il Keyblade.
“Per vostra fortuna, non sono qui per questo. Non
ancora.”
“E allora cosa vuoi?”
“Consegnare a Dark questa.” Rispose, lanciando una
carta
verso il destinatario, che la prese al volo.
“Tieni! Sai già dove usarla, vero? Io ti
aspetterò lì.
Voglio vedere se riuscirai a raggiungermi per la vera e propria
battaglia.” fu
la sua ultima frase, prima di sparire in un varco oscuro.
“Una carta?” chiese sorpreso Sora.
Dark però non rispose, limitandosi a metterla in tasca.
“Direi che qui abbiamo finito.” Disse.
“Aspettate, ci potete spiegare che cosa sta
succedendo?”
chiese Takato.
“Come vi ho già detto, non ci è
possibile.”
Poi tutti i custodi più Paperino e Pippo tornarono sulla
Gummiship,
che partì subito.
Dark tirò fuori la carta per
osservarla meglio.
C’erano disegnati sopra i suoi due Keyblade, e sullo sfondo
si
intravedevano due figure umane.
Ed ecco qui finalmente il capitolo 5.
Come vi avevo già anticipato, questo capitolo si
può
definire il cuore della ff. tutte le vostre domande e i vostri dubbi troverano risposta.
Poi per rendere diciamo più gustosa la lettura, ho preparato
per voi un paccheto di
canzoni da ascoltare durante
la lettura (ovviamente è facoltativo), troverete scritto tra
parantesi quando e quale
canzone ascoltare.
Vi ricordo che dovrete cancellarle entro 48 ore a me no che non siate in possesso dei dischi
originali.
Detto ciò, vi lascio a questa interminabile lettura, e vi
chiedo in anticipo scusa sia per la lunghezza del capitolo, sia per il
contenuto. (per chi mi cercherà successivamente per vendetta
e affini,
sappia che sn
introvabile XD)
Capitolo 05: Passato
Dark osservò ancora la
carta che gli aveva consegnato il
nuovo apprendista di Malefica. ‘Tieni! Sai
già dove usarla, vero? Io ti aspetterò
lì.
Voglio vedere se riuscirai a raggiungermi per la vera e propria
battaglia’
Quelle parole ancora risuonavano
nella sua testa.
E Dark temeva di conoscere fin troppo
bene il contenuto di
quella carta.
“Dark?” chiese
Riku, apparendo come dal nulla alle sue
spalle.
“Che
c’è?” rispose Dark, distogliendosi dai
suoi pensieri.
“Non so se ti
può interessare, ma io so dove potrebbe
funzionare quella carta.”
“Ti ringrazio, ma lo so
anch’io: al castello dell’oblio.”
“Castello
dell’oblio? Mai sentito.” disse Sora.
Dark guardò Riku e il Re.
“Vedo che non glielo avete
ancora detto.”
“Che cosa?”
chiese Sora, rivolgendo lo sguardo ai due
accusati, che si guardarono tra loro prima di annuire.
“Vedi Sora… tu,
Paperino e Pippo siete già stati al castello
dell’oblio, come ci siamo stati anch’io e il
Re.”
“Cosa? Noi non siamo mai
stati in nessun castello chiamato
dell’oblio. Ce lo ricorderemo, no?” disse Paperino.
“E non vi siete mai chiesti
perché avete dormito un anno
intero? Oppure perché avete sconfitto solo otto membri
dell’organizzazione
XIII, includendo Roxas? E gli altri cinque che fine hanno
fatto?” intervenne
Dark.
A queste domande Sora, Paperino e
Pippo non seppero rispondere.
Non ci avevano mai pensato seriamente.
“Vedete, è stato
in quel castello che sono stati sconfitti
quei cinque membri dell’organizzazione. Due gli ho eliminati
io, ma gli altri
tre siete stati voi.” Gli spiegò Riku.
“Ma
com’è possibile? Non possiamo di certo essercene
dimenticati!” disse Sora, quasi arrabbiato.
“È stata
Naminè.” rispose il Re. “Aveva il potere
di
manipolare i tuoi ricordi e di tutti quelli che erano collegati a te.
Infatti,
anche se nessuno se lo ricorda, esclusi noi due, Paperino e Pippo,
tutti
avevano dimenticato la tua esistenza.”
“Naminè?”
chiese Kairi, stupita. “Io credevo fosse solo un
Nessuno che non era d’accordo con le idee
dell’Organizzazione.”
“No. In realtà
era una schiava dell’organizzazione XIII. Era
stata costretta dai cinque membri del castello dell’oblio a
cancellare la
memoria di Sora, lasciando solo i ricordi Riku, Paperino, Pippo e
Naminè, che
si era sostituita a Kairi.” rispose Dark. “Sora,
una volta arrivato di fronte al
membro che aveva il controllo del castello, Marluxia, il numero XI, hai
rischiato che la tua esistenza venisse cancellata. Infatti per vincere,
Marluxia
ha chiesto a Naminè di cancellare completamente la tua
memoria. Ma per tua
fortuna si è rifiutata, causando così la
sconfitta di Marluxia.”
“Sai una cosa Dark? Un
po’ mi da fastidio il fatto che tu
sappia tutto di noi ma noi niente di te.” fece Kairi.
Dark la guardò.
“Se è come penso, temo che fra poco il mio
passato vi sarà chiaro a tutti.” disse,
più serio di quanto lo avessero mai
visto.
“Come sarebbe a
dire?” chiese stupito Sora.
“Il castello
dell’oblio ha una caratteristica particolare:
per salire di piano in piano devi usare una carta creata dai ricordi di
qualcuno,
che materializza in ciascun piano un ricordo, rendendolo
reale.” rispose Dark,
mostrando la carta.
“Sono pronto a scommettere
che questa carta è stata creata
in qualche modo dai miei ricordi. E temo di sapere anche
quali.”
“Beh, meglio
così, no? Almeno sai già cosa ti
aspetta.”
disse Kairi, che si zittì sotto lo sguardo di Dark.
“Voi non avete la
più pallida idea… di che cosa ho
passato.”
si limitò a dire, per poi andare in stanza, sotto lo sguardo
sorpreso di tutti.
Una volta dentro, tirò
fuori sia la carta, sia il misterioso
oggetto che teneva nella tasca.
“Non so se sono
pronto…” mormorò, come se stesse
parlando a
qualcuno. “Non so se riuscirò ad affrontarti
nuovamente.”
E una leggera luce uscì
dall’oggetto, ma troppo debole
perché potesse illuminare anche solo la mano del
proprietario.
Raggiunsero il castello
dell’oblio in poche ore.
Nonostante fosse stato abbandonato,
non sembrava essere
cambiato.
Dark fu il primo ad avvicinarsi al
portone.
Ma non entrò subito e si
girò verso gli altri.
“Ascoltatemi tutti.
Ciò che vedrete da adesso in poi
potrebbe sconvolgervi. Non mi meraviglierei se decideste di non
viaggiare più
con me in futuro, e non potrei biasimarvi. Perciò ve lo
chiedo chiaramente:
siete disposti a entrare qui dentro con me, sapendo che potrebbe essere
pericoloso?”
“Che cosa credi?”
chiese Sora. “Pensi veramente che ti
lasceremo combattere da solo contro di lui?”
“Ti aiuteremmo per quanto
ci sia possibile” aggiunse Riku.
Dark abbassò lo sguardo.
“D’accordo.”
disse infine, per poi varcare l’ingresso.
Una volta arrivati davanti alla porta
del primo piano, Dark
alzò la carta, come aveva visto fare a Sora e Riku in
Kingdom Hearts Chain of
Memories.
E proprio come nel gioco, la carta
s’illuminò, facendo
aprire la porta, che i custodi attraversarono uno alla volta.
“Ma
cosa…?” chiese Kairi, guardandosi intorno.
Si trovavano in un parco, dove
c’erano diversi bambini che
correvano da tutte le parti. ‘Come
pensavo.’
pensò Dark, guardandosi intorno, fino a trovare con lo
sguardo una banchina,
lontana dalle altre e dove c’era seduto sopra un bambino.
Senza dire niente, Dark si
avvicinò.
Gli altri lo imitarono.
Era un bambino piccolo, non
avrà avuto più di sei anni.
Ma a differenza degli altri stava da
solo, a fissare la
terra.
In quel momento si
avvicinò una bambina, che doveva avere
più o meno la sua stessa età.
Il Re vedendola sussultò.
“Ciao.” disse
lei, allegra, salutando il bambino.
“Ciao…”
rispose malinconico lui, senza alzare lo sguardo.
“Sei nuova? Non ti ho mai
vista prima…” chiese poi.
“Si, sono arrivata da poco.
Non conosco ancora nessuno qui.
Poi ho visto che tu eri qui da solo, così ho deciso di
venire a salutarti.” fece
lei, sempre con il sorriso sulle labbra. “Come mai sei qui da
solo e non con
gli altri bambini?”
“Non mi diverto con loro. E
loro non mi considerano nemmeno.”
rispose il bambino. “Perciò preferisco rimanere in
disparte.”
La bambina lo guardò per
qualche secondo.
“Hai una
‘chiave’, vero?” chiese infine, facendosi
un
pochino seria.
A sentire quella parola il bambino
alzò subito lo sguardo,
rivelando così i suoi due occhi azzurri.
“Ho indovinato,
vero?” chiese la bambina, tornando a
sorridere.
“Cosa?
Quel bambino avrebbe
un Keyblade?” chiese stupito Sora.
“Non credevo che anche i
bambini potessero averlo.” aggiunse
Riku. “Almeno, noi lo abbiamo ottenuto che eravamo
più grandi…”
“Non
ti preoccupare. Te
l’ho chiesto solo perché anch’io ne
possiedo
ho una.” disse la bambina.
“Come fai a saperlo? Non
l’ho detto a nessuno. Credevo non
fosse normale.” disse il bambino.
“Beh, per essere normale
non lo è. Solo poche persone in
tutto l’universo possono averla e usarla.”
“Poche persone in tutto
l’universo? Ed io sarei una di
queste? Com’è possibile?”
“Sono le
‘chiavi’ a scegliere chi le deve possedere. E ogni
volta indovinano.” disse la bambina, allontanandosi di
qualche metro.
“Che ne dici? Facciamo una
piccola sfida tra di noi, giusto
per vedere come sappiamo usarle?” propose, fermandosi.
“Una sfida? Non
saprei… non sono molto bravo…”
“Cosa ti costa provare.
Forza, evocala al mio tre. Uno… Due…
e tre!”
In contemporanea, il bambino e la
bambina evocarono due
Keyblade.
Il bambino aveva il Lontano ricordo,
mente la bambina il
Portafortuna.
“Sei pronto?”
“S-Sì…”
rispose insicuro il bambino.
“Allora via!”
disse la bambina, partendo all’attacco verso
l’avversario, che riuscì a parare il colpo con il
Keyblade.
Poi, sorprendendo la bambina,
respinse l’attacco con un fendente,
la cui forza superava le sue previsioni.
Sora, Riku,
Kairi, Paperino e Pippo
avevano letteralmente
gli occhi fuori dalle orbite.
Come potevano quei due bambini
possedere già un Keyblade a
quell’età e saperlo usarlo così bene?
Gli unici che non sembravano troppo
sorpresi erano Dark e il
Re, che in quel momento erano immersi nei loro pensieri. ‘Com’è
possibile? È vero, era stata data per dispersa…
ma che ci fa nei ricordi Dark? E soprattutto, perché sta
combattendo contro un
bambino…’ si chiese il Re, per poi
girarsi verso Dark, che continuava a
guardare la scena, ma con occhi spenti.
La bambina
atterrò in
piedi.
“Te la cavi bene, per uno
che dice di non essere bravo.”
disse.
“A essere sincero, avevo
paura a dire che sapevo combattere.”
Rispose il bambino, accennando a un piccolo sorriso. “Ma vedo
che anche tu non
sei male.”
“Beh, meglio
così. Ci divertiremmo di più, no?” fece
lei,
per poi ripartire all’attacco.
Spiccò un salto che
normalmente non sarebbe possibile per un
essere umano, per poi atterrare davanti al bambino, sorpreso per quel
salto, e
con un colpo deciso, colpì il suo Keyblade, facendoglielo
scivolare via dalle
mani.
Nonostante questo però non
si fermò e, facendo un salto
all’indietro, riparti all’attacco, decisa a colpire
in pieno il bambino.
Ma proprio pochi secondi prima
dell’impatto, il bambino fece
anche lui un salto in alto, evitando così d'essere colpito.
Poi mise la mano davanti e
lanciò una sfera di fuoco.
Aveva deciso di fare sul serio.
La bambina si sorprese, ma
reagì subito mettendo anche lei
la mano davanti e lanciando una sfera di ghiaccio, che si
scontrò con quella dell’elemento
opposto, creando così una nube di vapore, che in pochi
secondi ricoprì l’intero
parco.
“Vedo che sai usare anche
la magia.” disse la bambina.
“E non sono
l’unico, a quanto pare.” rispose il bambino,
mostrando per la prima volta un sorriso sincero ed evocando nuovamente
il
Keyblade.
“Questo renderà
tutto ancora più interessante.”
E i due ripartirono in contemporanea
all’attacco, facendo
incontrare nuovamente i due Keyblade, con una forza tale da far
scaturire
scintille dal colpo e far alzare una folata di vento intorno ai due
contendenti.
“I-Incredibile!”
commentò Sora, impressionato da quella
dimostrazione di forza. “Avrei paura a incontrarli quei due.
Non oso nemmeno
immaginare quanto siano forti oggi”
Dark spostò lo sguardo
verso di lui, per poi scuotere
leggermente la testa.
I due bambini si allontanarono di
qualche metro.
Fu la bambina a riprendere per prima
l’attacco.
Creò nuovamente davanti a
se una sfera questa volta di elettricità,
che lanciò verso l’avversario.
Il bambino però non si
fece cogliere impreparato.
Fece sparire il Keyblade e mise tutte
e due le mani davanti.
E davanti a lui si formarono due
sfere. Una di fuoco, e
l’altra di ghiaccio.
“Cosa?”
esclamò incredula la bambina.
E il bambino lanciò le due
magie verso la sfera che lo stava
per colpire, provocando un’esplosione che sovrastò
qualsiasi altro rumore.
Quando la nube causata
dall’esplosione scomparve, i due
bambini avevano già ripreso a combattere, e ora i loro
Keyblade si stavano
scontrando di nuovo.
“I miei
complimenti.” fece la bambina. “Non è da
tutti usare
due magie diverse in contemporanea.”
“Grazie. Ma se per questo
non è nemmeno da tutti usare una
chiave gigante così bene. Non credevo di trovare qualcun
altro.”
“Che ne dici di fermarci?
Altrimenti finiremmo col
distruggere questo posto.” propose la bambina.
“Per me va bene, anche se
sinceramente non me ne importa più
di tanto di questo posto.” replicò
l’altro, indietreggiando e facendo sparire
il Keyblade, per poi essere imitato anche dalla bambina.
Poi i due sparirono lentamente, come
anche lo spazio intorno
a loro, lasciando solo una porta. “Dobbiamo
proseguire” disse Dark, dirigendosi verso la
porta.
“Aspetta!”
esclamò il Re.
Dark si fermò.
“Che succede?”
“Quel bambino…
eri tu, vero?” chiese Topolino.
Tutti si girarono verso Dark, che
annui.
“Si, ero io, poco tempo
dopo aver scoperto che ero in grado
di evocare il Keyblade e di poter usare tutti e cinque elementi come
magia.”
“Che cosa?!”
urlò Sora. “Tu da piccolo eri già in
grado di
combattere in quel modo?! Ricordami di non sfidarti per nessun motivo
al mondo,
voglio rimanere in vita!” continuò sconvolto, e
ricevendo un pugno in testa da
parte di Kairi.
Dark però non si fermo
ulteriormente, e attraversò la porta.
Questa volta il paesaggio era diverso.
Si trovavano di notte, in una strada
vuota.
Videro la bambina, che stava
appoggiata a un muro, come se
stesse aspettando qualcuno.
“Ciao!” sentirono
dire dal bambino, che stava arrivando di
corsa.
“Finalmente. Cominciavo a
pensare che non saresti più venuto.”
“Scusami, ma ho dovuto
aspettare che i miei si
addormentassero. Altrimenti non sarei potuto venire qui. Tu non hai
avuto
problemi con i tuoi genitori?”
“I miei
genitori…” cominciò la bambina,
cercando di velare
la sua tristezza. “In questo momento sono molto lontani da
qui. Non ho questo
problema.”
“Da come parli, potrei
pensare che si trovino su un altro
pianeta.”
“Potrebbe
essere…” rispose la bambina, lasciando sbigottito
il bambino.
“Sai qual è
l’errore degli abitanti di questo mondo? Che non
riescono a vedere oltre a loro, e reputano mostri chiunque sia anche
solo
leggermente diverso da loro. Anche tu la pensi così,
vero?”
“Non sono sicuro di aver
afferrato il senso di quello che
hai detto… Ma penso che dovrebbero smettere di considerare
dei mostri chi è in
grado di fare qualcosa che non sia normale, come me e te. Per questo
non ho
detto a nessun altro cosa sono in grado di fare.”
“Per essere un bambino, sei
più intelligente di quanto si
possa pensare.” disse la bambina
“I-Io intelligente? No, non
credo proprio. Sotto quel punto
di vista sono un bambino come tutti gli altri, credimi.”
La bambina lo guardò
sorridendo.
“Però credo che
tu possa sapere la verità.”
“Di cosa stai
parlando?”
“Vedi, io non sono di
questo mondo.”
Il bambino rimase un attimo spiazzato.
“Come sarebbe a dire che
non sei di questo mondo?”
“Devi sapere che a
differenza di quanto dicono i vostri
scienziati, ci sono un infinita di mondi abitati oltre a questo, e la
maggior
parte non sono altro che una versione alternativa di questo.”
“Sto facendo fatica a
seguirti, ma la cosa m’interessa, vai
avanti.”
“Okay, cercherò
di semplificartelo il più possibile: questo
mondo, nonostante le apparenze, è particolare. Sembra
infatti che sia influenzato
dagli altri, e ciò si riflette in alcune persone, che
convinte di avere avuto
un’idea fantastica, la mettono in atto, creando nuove
tecnologie o inventando
nuove storie. Ah, se ti stai chiedendo come faccio a sapere tutte
queste cose
su questo mondo, mi sono documentata oggi in una biblioteca.”
“Ah, okay. Anche se
sinceramente continuo a fare fatica a
seguirti, eh, eh…” rispose il bambino imbarazzato,
mettendosi una mano dietro
la testa.
“In realtà io
sono venuta qui in missione. Il mio compito
era di trovare un custode e di verificare le sue
potenzialità.”
“E lo hai
trovato?”
La bambina sorrise.
“Sì, e ho avuto
la conferma che ha ottime potenzialità. Potrebbe
diventare un ottimo custode, se solo avesse
l’opportunità di allenarsi.”
“E dove si trova?”
“C’è
l’ho proprio davanti ai miei occhi.”
Il bambino spalancò gli
occhi.
“Io?!”
esclamò esterrefatto, indicandosi.
“Proprio così.
Ho capito subito che eri un custode, perché
all’inizio
abbiamo la tendenza a isolarci, anche se alla fine finiamo per lavorare
in gruppo
tra di noi.”
“Scusa, ma potresti
spiegarmi cosa significa esattamente
‘custode’?”
“Un custode è
una persona in grado di evocare la chiave,
anche chiamata Keyblade” spiegò, evocando la sua
arma.
“Ah, allora
c’è l’ha un nome” rispose il
bambino, evocandolo
anche lui.
“Il compito di un custode
è quello di difendere i vari mondi
dalle forze dell’oscurità, conosciute come
Heartless e Nessuno. Entrambi sono
una specie di mostri senza cuore.”
“Senza cuore? E allora come
fanno a vivere?”
“Sai che sei veramente un
tipo curioso? Purtroppo per te,
sono partita prima che spiegassero questa parte.”
“Ma perché,
c’è una scuola apposita per i custodi?”
“Certo. È da
lì che partono tutti i custodi per le loro
missioni.”
“Wow… mi
piacerebbe tanto vederla!”
“Beh, il mio compito in
effetti comprenderebbe anche di
portarti nella mia scuola per ricevere un adeguata istruzione. Ma devi
essere
tu a volerlo. Sappi che dovresti abbandonare questo mondo, per
rivederlo forse
solo tra molti anni.”
Il bambino non sembrò
pensarci su troppo.
“Beh, sinceramente credo
che starei meglio in un posto dove
mi accetterebbero per quello che sono… perciò
accetto volentieri la tua offerta!”
“Non pensi ai tuoi
genitori?”
“Sono sicuro che capiranno,
ma glielo dirò solo quando avrò
finito questi studi. Se glielo dicessi adesso non mi crederebbero, e
comunque
non mi farebbero partire.”
“Capisco… forse
sei proprio adatto a diventare un custode.
Anche perché, essendo di questo mondo, forse hai una
conoscenza in più rispetto
agli altri.”
“Dici?”
“Beh, per esempio oggi mi
è capitato di vedere in un negozio
un fumetto sopra il quale era disegnato un amico di mio
padre… aspetta, come si
chiamava… assomiglia a un enorme topo…”
Tutti,
compreso Dark si girarono
verso Re Topolino.
Dark si maledisse da solo.
Aveva dimenticato quella frase,
perché all’epoca non ci
aveva fatto troppo caso, ma ora era tutto chiaro.
Sotto gli sguardi sorpresi di tutti
andò verso il Re e lo
sollevo, tenendolo per il colletto della maglietta.
“Maestà!”
urlarono spaventati Paperino e Pippo.
“Tu lo sapevi
allora?” chiese Dark, arrabbiato. “Tu
l’hai
riconosciuta fin dall’inizio, vero?”
“S-Sì…”
rispose a fatica il Re, prima di venire scaraventato
a terra.
Dark ritorno a guardare il suo stesso
ricordo, ma si mise il
cappuccio per celare il suo volto.
“Vuoi
forse dire Topolino?
È l’unico topo gigante che mi
viene in mente in un fumetto…” rispose il bambino
“Sì, esatto!
Viene spesso a far visita a mio padre, ma lo
vedo solo quando entra ed esce. Per il resto si chiude nello studio con
mio
padre e restano a parlare tutto il tempo.”
“Faccio un po’ di
fatica a crederci, scusa.”
“Non mi sorprende. Comunque
credo che sia vero che questo
mondo sia in grado di ricevere informazioni da tutti gli altri, anche
se in
modo alterato. Mi piacerebbe tornarci un giorno per poterlo studiare
meglio.”
“Beh, puoi farlo
tranquillamente. Potrei accompagnarti io
stesso, quando avrò finito gli studi” propose il
bambino.
“Mi farebbe
piacere.” “Oh, ma tu
guarda, Una coppia di stupidi neo custodi che
fanno progetti sul futuro…” fece una
voce.
I due bambini si guardarono intorno,
alla ricerca della
fonte della voce, che si materializzò dal nulla davanti a
loro.
La bambina evocò
immediatamente il Keyblade, mentre il
bambino semplicemente indietreggiò.
“Un custode delle
tenebre.” Commentò aspra la bambina.
“Oh, vedo che sai
già da che parte sto… bene, questo
faciliterà le cose. Oh, ma che bella sorpresa!”
esclamò il misterioso
individuo, che si fermò sotto la luce di un lampione,
rivelandone l’aspetto.
Era un uomo sui trent’anni,
ed era vestito uguale a Riku,
quando era sotto il controllo delle tenebre.
“Non ci credo! La figlia di
Ansem il saggio si trova proprio
qui davanti ai miei occhi! Non posso credere a una tale
fortuna!” continuò
l’individuo, sorridendo.
Quest’ultima
frase sorprese
tutti, tranne il Re.
Anche Dark, da sotto il cappuccio,
spalancò gli occhi.
Come aveva fatto a dimenticare tutti
quei particolari così
importanti?
Avrebbe potuto ottenere delle
risposte alle sue domande fin
da quando aveva incontrato il Re e gli altri, ma quei ricordi si erano
perduti
in mezzo agli altri…
No… gli aveva
deliberatamente rimossi.
“L-La f-figlia di
A-Ansem?” ripeté incredulo Sora.
“Non mi aveva mai detto di
avere una figlia, e che per di
più era anche una custode!” esclamò Riku
“Ansem
il saggio? Chi
è?” chiese il bambino.
“È mio
padre.” rispose la bambina. “Ed è uno
degli studiosi
più famosi e importanti del mio mondo, tanto che
è considerato da tutti il capo.”
continuò, fissando con odio il custode delle tenebre.
“Umph. Ti saresti dovuta
unire a noi insieme a tutti gli
altri, invece di continuare a rimanere in quella scuola-”
“Taci! Non parlo con i
traditori!”
“Traditori di cosa? Ah, si,
parli dell’ordine dei custodi.
Beh, ho una brutta notizia per te, mocciosa: quell’ordine,
assieme alla scuola
e al mondo che gli ospitava, sono appena stati distrutti dal nostro
capo in
persona!”
La bambina spalancò gli
occhi.
“Che cos’hai
detto?”
“Hai capito benissimo. E il
tuo adorato padre è scomparso
nel nulla. Molto probabilmente a quest’ora sarà
già diventato un Heartless e un
Nessuno.” e si mise a ridere.
La bambina chiuse la mano libera a
pugno.
“Master
Xehanort… come ha potuto ordinare una cosa del
genere?” si chiese ad alta voce.
Poi, senza perdere un secondo in
più, parti all’attacco,
preparandosi ad affondare il Keyblade nell’avversario.
Purtroppo per lei, anche lui
evocò un Keyblade dall’aspetto
piuttosto strano, tutto nero con diverse lame che lo ricoprivano, e con
quello
riuscì a parare l’attacco.
“Che cosa sei venuto a fare
qui?” chiese la bambina.
“Master Xehanort ha
avvertito una potentissima energia
provenire da questo mondo. È convinto che qui si trovi un
custode dalle
capacità straordinarie, e ovviamente vuole far di lui un
custode delle tenebre,
rendendolo spietato. E credo di averlo già
trovato.” rispose l’avversario, indicando
il bambino, che arretrò spaventato.
“Non te lo
permetterò! Voi avete già fatto fin troppi danni,
non vi posso permettere di corrompere altri custodi!”
ribatté la bambina
“Immagino che tu non ti
unirai a noi nemmeno in cambio della
tua vita, vero?”
“Immagini bene.”
rispose lei, impugnando meglio il Keyblade.
“In questo caso…
Muori!” urlò, lanciandosi all’attacco
verso
la bambina, che provò a parare il colpo con il Keyblade
In pochi secondi però
l’avversario riuscì a farglielo volare
via, lasciandola indifesa.
Sebbene avesse davanti a
sé solo una bambina, l’avversario
non si trattene dal dargli un calcio in pieno stomaco, tanto potente da
farla
volare di diversi metri, e finire a poca distanza dal piccolo Dark, che
guardava la scena terrorizzato.
“Tutta qui la tua
resistenza? Non c’è nemmeno gusto nel
torturarti… tanto vale farti subito fuori.” disse
il custode delle tenebre,
avvicinandosi alla bambina, pronto a colpirla in pieno petto.
“F-fermo!” sclamò balbettando il
bambino, mettendosi in
mezzo, spalancando le braccia.
“N-Non osare f-farle del m-male”
“Allontanati, moccioso!” disse lui, dandogli un
calcio e
facendolo cadere a terra.
Sebbene il colpo fosse stato forte, il bambino non demorse e
provò a trattenere l’uomo dai vestiti.
A quel punto l’uomo perse la pazienza.
Rifilò a Dark un altro calcio, che lo allontano di circa un
metro, ma invece di proseguire contro la bambina, si girò
verso di lui.
“Sai, credo proprio che neanche tu ti unirai a noi, vero? In
questo caso eliminerò per primo te!” e
lanciò il Keyblade contro di lui,
mirando al petto.
“No!”
urlò Dark.
Dimenticandosi di trovarsi solo in un suo ricordo, corse
verso se stesso da bambino, mettendosi in mezzo.
Ma il Keyblade passo attraverso di lui, come se fosse un
fantasma, continuando la sua corsa omicida.
E sotto lo sguardo sorpreso e spaventato dei due Dark, la
bambina si alzò e correndo più velocemente
possibile, si mise in mezzo alla
traiettoria dell’arma, ricevendo in pieno petto il Keyblade,
che le spuntò
dall’altra parte del corpo con la punta.
Il Keyblade sporco di sangue scomparve, per riapparire nelle
mani del proprietario, che scoppiò a ridere.
Il bambino spalancò gli occhi, mentre il sangue delle
bambina cadeva a terra, insieme alla proprietaria, che fu presa al volo
dal
bambino.
Sangue. Un fiume di sangue attraversò le sue piccole mani.
Fu questo che videro gli occhi tremanti del bambino.
“Che stupida. Ha scelto di farsi eliminare solo per
prolungare di qualche secondo la vita di un moccioso, che non
è nemmeno in
grado di difendersi da solo. Ben gli sta!”
Dark non lo ascoltò e si limitò ad appoggiare
delicatamente
la bambina per terra.
Poi si girò verso il proprietario del Keyblade, che
arretrò.
“Che diav…”
Anche gli altri custodi, escluso Dark, rimasero sorpresi.
Intorno al bambino lo spazio aveva cominciato a contorcersi.
I colori sparivano per poi riapparire distorti, come tutto
quello che lo circondava veniva compresso su se stesso, continuando a
cambiare
forma e dimensioni.
“Tu…” cominciò il bambino,
con una voce carica d’odio.
“Tu… la pagherai cara!” urlò,
provocando un’onda d’energia
che spaccò l’asfalto sotto di lui.
Per la prima volta, il custode delle tenebre mostrò paura.
“S-Si può sapere chi diavolo sei?!”
esclamò, facendo un
passo indietro.
Il bambino lo guardò negli occhi.
“Io sono colui che ti distruggerà, usando il tuo
stesso
potere. Il mio nome è Dark.” Rispose, cominciando
ad avanzare verso
l’avversario.
L’avversario rimase sconvolto da quella frase, pronunciata
da un bambino.
Preso dal panico, cominciò a lanciare decine di sfere
d’oscurità verso l’avversario,
colpendolo in pieno.
“Uff, uff… C-Ci sono
riusciro…” fece, smettendo di attaccare
e riprendendo fiato.
Intorno al punto in cui si trovava il bambino ora non c’era
altro che una nube di fumo nero, che impediva di vedere al suo interno.
“Non pensavo che un bambino mi avrebbe fatto preoccupare
così tan… No, non è
possibile!” urlò, mentre la nube si dissolveva,
rivelando
il bambino completamente incolume, senza nemmeno un graffio sui vestiti.
“I-Io ti ho colpito in pieno, ne sono sicuro!”
“È tutto inutile. Non puoi colpirmi. I tuoi
attacchi su di
me non hanno alcun effetto.”
“Maledetto!” urlò
l’avversario, avventandosi su di lui con
il Keyblade.
Ma il bambino parò l’attacco come se niente fosse
usando
semplicemente la mano.
“I-Impossibile!” esclamò
l’uomo, incredulo.
“Sai, stai diventando ripetitivo. Direi che è il
momento di
farla finita. Addio.”
Detto questo, il bambino sparì per qualche secondo, per poi
riapparire alle spalle del custode delle tenebre, con il Keyblade in
mano.
Kairi dovette mettersi la mano davanti alla bocca di fronte
a quello spettacolo.
Anche Sora, Riku e gli altri abbassarono lo sguardo, incapaci
di reggere la vista.
Il custode delle tenebre era stato letteralmente tagliato in
due lungo tutto il corpo.
Il sangue usciva fuori come un fiume in piena, ma spariva
nell’oscurità prima di toccare terra.
“T-Tu…” disse il custode delle tenebre,
iniziando a sparire.
“Master Xehanort aveva visto giusto sul tuo
conto…”
E nel giro di pochi secondi l’avversario scomparve nel
nulla, come se non fosse mai esistito.
A quel punto l’aurea intorno al bambino sparì, e
lo spazio
attorno a lui tornò normale.
Anche il bambino sembrò ridestarsi come da un sonno,
perché
si guardò intorno con aria confusa.
Poi vide la bambina, che era ancora a terra, e corse verso
di lei.
“Tutto bene?” chiese, prendendola nuovamente tra le
braccia.
La bambina accennò a un sorriso, per poi tossire del sangue.
“Mi dispiace…” disse. “Temo
non riuscirò a portarti nella
mia scuola…”
“Non ci pensare nemmeno! Sono sicuro che ti
riprenderai!”
“È inutile farsi illusioni. A quanto pare era
questo il mio
destino. Ma l’importante è che tu non ti sia unito
a loro. Sono sicura che
diventerai un ottimo custode.”
“No, non dire così!”
“Ascoltami bene. Presto gli Heartless e Nessuno arriveranno
su questo mondo. Sono alla ricerca dei cuori dei custodi e non
risparmieranno chi
incontreranno sulla via. Ricordati che chi viene eliminato da loro
diventa a
loro volta un Heartless e un Nessuno e una volta fatto ciò,
attaccano il cuore
del mondo. È così che distruggono un mondo.
Tu devi fare di tutto per impedirgli di riuscirci. Arriverà
un giorno dove riceverai la visita di altri custodi della luce. Quando
succederà, dovrai lasciare questo mondo per seguirli.
Quando capiterà, ti chiedo solo di cercare mio padre e di
fargli sapere di me. Sono sicura che è ancora
vivo…” disse la bambina,
cominciando a illuminarsi.
“No, non può essere. Non puoi andartene!”
La bambina sorrise.
“Grazie per l’incontro di oggi…
è stato il più bello della
mia vita.” e detto questo, smise di parlare.
Il suo corpo s’illuminò completamente, per poi
dissolversi
in migliaia di sfere di luce, che volarono via.
Una di esse però volo verso Dark, per poi essere inglobata
nel suo petto.
E nella mano del bambino apparve il Keyblade che veniva
usato dalla bambina, mentre nell’altra il suo solito Keyblade.
Il bambino guardò sorpreso i due Keyblade che teneva in
mano.
Quello era stato il regalo d’addio di quella bambina.
Fu allora che sentì un rumore metallico, come di qualcosa
che cadeva a terra.
Al posto della bambina era rimasto solo un piccolo oggetto,
di una forma strana.
Assomigliava a un cuore, ma aveva cinque piccole punte che
andavano verso l’alto.
Dark raccolse l’oggetto, che s’illuminò
non appena entrò in
contatto con la sua mano.
L’oggetto cambio subito colore.
Dall’argento si divise in due colori: nero e bianco.
Il bambino fece sparire i due Keyblade e si mise in tasca
l’oggetto.
Dalle guance del bambino cominciarono a cadere giù delle
gocce d’acqua.
“NO!!!”
Un urlo di dolore uscì dal bambino, un urlo che
riempì il
vuoto della notte.
Tutto
scomparve di nuovo, lasciando la stanza bianca e un’altra
porta.
Dark non si fermò a parlare e si diresse subito verso la
porta, attraversandola.
Nessuno notò la goccia d’acqua che cade
giù dal suo cappuccio.
Questa volta si ritrovarono
in un campo all’aperto.
La prima cosa che notarono fu il piccolo Dark, con addosso
dei vestiti neri e un cappuccio che doveva essere stato preso da
qualche altro
vestito, preso ad allenarsi con i due Keyblade, facendo affondi nel
vuoto, ma senza
contenere la propria forza.
Doveva essere passato qualche anno dal precedente ricordo,
perché questa volta Dark era più alto.
Dark continuò per diversi minuti ad allenarsi in quel modo,
fino a quando non lanciò in aria cinque sfere di fuoco, per
poi farle scendere
tutte insieme verso di lui.
Fece sparire i Keyblade e si mise le braccia incrociate
davanti al volto, mentre le cinque sfere si univano per crearne una
sola che lo
investì completamente, creando una colonna di fuoco.
“Dark, ma veramente ti sottoponevi a simili torture per
allenarti?” chiese Riku sorpreso.
“Era necessario. Dovevo diventare più forte.
Dovevo ignorare
il dolore fisico.” Rispose lui, atono.
Il giovane Dark ne uscì vivo, ma non incolume.
I suoi vestiti erano bruciati in diversi punti, e anche lui
non era messo meglio.
La pelle sul volto e sulle braccia praticamente non c’era
più, e anche sulle gambe si notavano diverse bruciature.
“Urgh…” fece il ragazzo, cadendo a
terra. “Forse stavolta ho
esagerato…” continuò lanciando su si
sé una magia curativa, che guarì le ferite
e fece riapparire la pelle dov’era bruciata.
In pochi secondi Dark si ristabilì completamente.
“Credo che per stanotte possa bastare.” disse
infine,
guardandosi attorno.
Il campo era stato danneggiato in molti punti, con
bruciature, buche, zone congelate e molti alberi avevano i rami
spezzati come
se fossero stati investiti da una tromba d’aria.
“Anche perché ormai questo posto è
inutilizzabile. Dovrò
trovare un altro posto per la prossima volta.”
Detto questo, Dark si alzò in volo e andò via.
Lo scenario
attorno ai custodi cambio velocemente.
Questa volta si trovavano in un negozio.
Dark, questa volta vestito in modo normale, anche se sempre
con colori scuri, era intendo ad osservare lo scaffale dei videogiochi
assieme
ad un altro ragazzo.
“Allora Dark, ce n’è qualcuno che ti
interessa?” chiese quest’ultimo.
“Uhm… no, al momento non mi pare. Di Final Fantasy
vedo che
non ne è uscito nessuno nuovo.”
“Final Fantasy dici? Beh, se ti può interessare,
c’è questo
nuovo gioco.” fece il ragazzo, prendendo una confezione.
“Non sarà un Final Fantasy originale, ma ci sono
dentro i
personaggi degli ultimi episodi usciti, oltre che quelli della Disney.
Poi ci
sono ovviamente anche altri personaggi, tipo il protagonista con quella
specie
di chiave gigante-”
“Hai detto chiave gigante?” lo interruppe Dark,
strappandogli letteralmente la confezione dalle mani.
“Vedo che la trama ti ha incuriosito, vero? Ehi Dark, che
hai?” chiese, vedendo Dark che si appoggiava ad un muro,
cominciando a
respirare velocemente.
“N-Niente. Solo un giramento di testa, non ti preoccupare.
Comunque sai cosa ti dico? Lo proverò, questo gioco. Deve
essere veramente
interessante, questo Kingdom Hearts.”
“Fammi
indovinare” chiese Sora. “Il protagonista con la
chiave gigante sarei io, vero?”
Dark annui.
“Avevo capito subito che quel gioco era particolare.
Dopotutto, quante possibilità ci sono di vedere in un gioco
un arma che
teoricamente dovrebbe essere ignota al novanta per cento della
popolazione
dell’universo?”
“Direi le stesse che ci sono nell’incontrare i
personaggi di
tale gioco.” concluse Riku, accennando a un sorriso.
In quel momento le immagini attorno a loro svanirono,
lasciando solo una porta aperta.
“Finii quel gioco in più fretta possibile, bramoso
di
conoscere più particolari possibili sui custodi. Come mi era
stato detto, a
volte gli avvenimenti degli altri mondi finivano nel mio sotto forma di
idee, e
così deve essere stato anche per le vostre avventure. Anche
se per qualche
misterioso motivo, ne sono venuto a conoscenza prima ancora che questi
accadessero. Da quel momento ho preso tutte le informazioni possibili
su quel
gioco. Passarono due anni, prima di scoprire dell’esistenza
dell’Organizzazione
XIII. E un altro ancora prima di scoprire che gli stessi miei Keyblade
erano
usati anche da Roxas.
È stato allora che decisi di procurarmi diverse copie dei
vestiti dell’Organizzazione per poter contrastare gli
Heartless e i Nessuno
senza venire riconosciuto, che nel frattempo continuavano ad apparire
sempre
più numerosi. Questo fino a quando non sono partito con voi.
Desideravate conoscere il mio passato e il perché ho deciso
di fare a meno delle emozioni. Ora lo sapete anche voi.”
Detto questo Dark si avviò verso la porta, seguito dagli
altri.
Capitolo 06: Il custode
dell’equilibrio Dark fu il
primo a uscire dalla stanza.
“Allora piaciuto il film?” chiese la voce del nuovo
apprendista di
Malefica, che stava sorridendo.
“Quel tipo ora comincia veramente a darmi sui
nervi!” esclamò Sora,
evocando il Keyblade.
Ma Dark lo bloccò con il braccio.
“Perché?” chiese Riku.
“Mi dispiace, ma non voglio che lo attacchiate. Questa
è una mia
questione!” disse deciso Dark, per poi rivolgersi al nemico.
“Immagino sarai contento ora, vero?”
“Si. Mi sono divertito a vedere come soffrivi. Deve essere
stato
sconvolgente per un bambino assistere alla morte dell’unica
persona che avrebbe
potuto cambiare la sua vita. Come anche per il piccolo omicidio che hai
commesso.”
“Come osi parlare di omicidio?” chiese Kairi.
“Sei forse cieco? Quel
tipo aveva appena fatto fuori una bambina!”
“Zitta, Kairi!” urlò Dark, zittendola.
“Hai ragione…” continuò.
“Non mi sono mai perdonato per quello che
ho fatto. Ancora oggi quel ricordo non è altro che
l’unica fonte di dolore che
ho…”
“Allora consolati: presto aggiungerò ai tuoi
ricordi anche
l’eliminazione dei tuoi nuovi amici. Non vedo
l’ora!”
“Mi dispiace.” disse Dark.
“Come?”
“Mi dispiace per te. Vedi, tu hai deciso di giocare con il
fuoco…”
continuò, evocando i Keyblade. “Ma a giocare con
il fuoco ci si scotta!” e
detto questo, punto i Keyblade verso l’alto.
Pochi secondi dopo, dai due Keyblade partirono due raggi, uno bianco
e uno nero, che si fusero per poi perforare il soffitto del castello,
fino a
raggiungere il cielo e disperdersi intorno al mondo.
“Cosa stai facendo?” chiese il custode delle
tenebre.
“Ti sto tagliando ogni via di fuga” rispose Dark.
“Sto per escludere
questo mondo dai varchi oscuri. Nessuno di noi potrà
andarsene, nemmeno con la Gummiship”.
“Come sarebbe a dire che non possiamo usare la
Gummiship?” chiese Paperino.
“Uh, uh…” rise il custode delle tenebre.
“Quindi sei disposto a
sacrificare anche i tuoi amici pur di eliminarmi.
Interessante…”
“Ti sbagli.” si limitò a rispondere
Dark. “Loro potranno andarsene.
Rimarremmo solo noi due.”
Mentre diceva questo, si levò il cappuccio e si tolse gli
occhiali,
che distrusse con mano destra, e rivelando così
l’azzurro pieno dei suoi occhi.
“Mi stai prendendo in giro? Vorresti combattere contro di me
senza
vedere?” chiese l’avversario, leggermente sorpreso.
“Non ho mai detto questo. Vedi, nelle tue conoscenze manca
una parte
fondamentale sul mio conto. Tu sai che esistono due categorie di
custodi,
vero?”
“Che domande fai? Certo che lo so: quegli della luce e quegli
delle
tenebre!”
“Aspetta… Che cosa vuoi dire, Dark?”
chiese il Re.
“Vi chiedo scusa…” rispose Dark.
“Ma ciò che sto per fare vi farà
scappare da me.”
“Come puoi dire una cosa del genere?”
esclamò Sora.
“Sora! Tu, Riku, Kairi e il Re siete tutti custodi della
luce.
Mentre quel ragazzo è un custode delle tenebre. Io invece
non appartengo a
nessuna di queste categorie”
A sentire questo, il ragazzo sgranò gli occhi.
“Come sarebbe a dire
che non appartieni a nessuna categoria?”
Dark non rispose.
Mise la mano in tasca e tirò fuori l’oggetto che
negli ultimi tempi
continuava a rivedere.
Si trattava di quell’oggetto che era apparso al posto della
bambina,
il cuore a cinque punte, diviso perfettamente a metà tra il
bianco e il nero.
Dall’altra tasca tirò fuori una catenina di
metallo, nella quale
fece passare l’oggetto, formando così un ciondolo.
“È arrivato il momento…”
disse a bassa voce, mettendosi intorno al
collo il ciondolo.
“Di cosa stai parlando?” chiese Sora.
“Dovete sapere una cosa. Il fatto di usare due magie in
contemporanea non è difficile per un custode normale, sia
che appartiene alle
tenebre che alla luce… è impossibile. E non
è nemmeno l’unica cosa strana che
posso fare. Vedete, io posso usare il potere della
luce…” e nella sua mano
destra si materializzò una sfera di luce.
“e allo stesso tempo posso usare le tenebre.”
continuò, facendo
materializzare nell’altra mano una sfera
d’oscurità.
I custodi, compreso l’avversario, guardarono sorpresi le due
sfere.
“E non è finita qui.” disse, avvicinando
le due sfere.
“No, aspetta, non fare pazzie!” esclamarono insieme
gli altri
custodi.
Dark si fermò. “Mi dispiace, ma come ho già
detto, è arrivato il momento. Questa è
la mia battaglia, e utilizzerò tutti i miei poteri. Fusione
degli elementi!” urlò,
facendo scontrare tra di loro le due sfere.Sora, Riku, Kairi,
Paperino, Pippo, Re Topolino e il custode delle
tenebre dovettero mettersi la mano davanti agli occhi per non rimanere
accecati.Dark venne
immediatamente avvolto dalle due sfere, che divennero una
sola, che continuava a cambiare colore dal nero al bianco, come se
stesse
pulsando.
“Che razza di potere è questo?” chiese
il ragazzo. “Questo è il potere che mi
rende diverso da tutti gli altri custodi.”
rispose Dark, da dentro la sfera.
“In passato Master Xehanort mi aveva individuato non per la
mia
forza, ma per la grande quantità di energia negativa che
contenevo. E allo
stesso modo i guerrieri della luce mi avevano individuato per
l’energia
positiva. Non ti sei chiesto come sia potuto accadere una cosa del
genere?”
“Ma anch’io potevo usare il potere delle
tenebre!” si intromise
Riku.
“Per te era diverso. Tu usavi il potere
dell’Heartless di Xehanort,
ma non era realmente tuo. Tu appartieni alla categoria della luce, come
Sora,
Kairi e il Re.”
In quel momento la sfera cominciò a diventare più
grande, e i due
colori opposti ora cominciavano ad apparire insieme, come dei fulmini.
“Ciò che sto facendo mi cambierà per
sempre.” continuò. “Non
tornerò
mai più come prima, ma ero pronto da tempo a questo
momento.”
E in quel preciso istante la sfera si infranse, come se fosse stato
vetro
colpito da un martello.
Dark atterrò lentamente con gli occhi chiusi, sotto lo
sguardo
sorpreso di tutti i presenti.
Ad uno primo sguardo sembrava uguale a prima, ma il primo
particolare che si notava era il colore dei capelli: dal marrone di
prima, ora
erano un perfetto mix di bianco e nero.
Poi Dark aprì gli occhi. A
quella vista il custode delle tenebre arretrò.
“Tu… tu non sei umano…” fece,
quasi impaurito.
Ora gli occhi di Dark non erano più azzurri, ma quello
destro era
nero, mentre il sinistro bianco.
“Sorpreso?” chiese Dark, con la stessa voce di
sempre, ma
diffondendo paura nei presenti.
“Chi sei realmente?” chiese l’avversario.
“Vuoi sapere chi sono realmente?” ripeté
Dark. “Va bene, te lo
rivelerò.” Continuò, avvicinandosi.
“Io sono il custode dell’equilibrio.”
Nella stanza il silenzio calò come una doccia fredda.
Da una parte c’erano i custodi della luce, che erano rimasti
decisamente sorpresi, e non potevano nasconderlo, spaventati dal
cambiamento di
Dark, mentre dall’altra c’era il custode delle
tenebre, che per la prima volta
mostrava segni di paura.
“Custode dell’equilibrio? Non mi prendere in giro,
non esistono
custodi di quel tipo! Ti sei limitato a fare qualche piccolo
cambiamento al tuo
corpo per spaventarmi, ma non ci sei riuscito!”
“Mi dispiace deluderti…” intervenne il
Re. “Ma in realtà l’esistenza
di un custode dell’equilibrio è già
stata dimostrata in passato. Si dice che il
custode che riceve questo potere sia in grado di usare in modo perfetto
i due
elementi più potenti, cioè la luce e le tenebre.
Questo custode porterà la pace
o la distruzione nell’universo. Solo che erano millenni che
non appariva più, e
si era cominciato a pensare che fosse solo una leggenda. Ma direi che
non ci
sono dubbi: Dark è un custode
dell’equilibrio!”
“Grazie per la spiegazione, vostra
Maestà.” disse Dark. “E scusatemi
per ciò che sto per fare.”
Prima che il gruppo potesse realizzare quelle parole, Dark li punto
contro le mani, dalle quali uscirono due raggi dei colori opposti.
I custodi della luce dovettero chiudere nuovamente gli occhi.
Quando li riaprirono si ritrovarono sulla Gummiship, nello spazio, e
a occhio, piuttosto lontani dal castello dell’oblio.
“Non avevi detto
di aver chiuso tutti i varchi oscuri?” chiese il
ragazzo.
“Infatti non ho usato un varco oscuro. Ma un varco
dell’equilibrio. Ovviamente
solo io posso aprirli, quindi è inutile che ci provi. E se
credi che te ne aprirò
uno sei decisamente sulla strada sbagliata.”
“Hai intenzione di tagliarmi a metà come il mio
predecessore?”
Dark sorrise.
“Tagliarti a metà? Devo ammettere che
l’idea non mi dispiacerebbe.
Ma, purtroppo per te, ho in mente qualcosa di peggiore. Sono sicuro che
su
questo mondo ci troviamo solo noi due.”
“E con questo?”
“Con questo posso usare liberamente tutto il mio potere. Non
avrò
rimpianti per ciò che sto per fare, perché se tu
dovessi sopravvivere,
porteresti solo rovina nell’universo. Perciò
è mio compito da custode fermati
ora, a qualunque costo e in modo definitivo!”
“Povero illuso. Io sono molto più potente del
custode che hai
eliminato!”
“E io sono diventato più forte da allora. Hai
visto anche tu a che
torture mi sottoponevo per aumentare la mia forza, no?”
“Si, è infatti ti considero piuttosto stupido per
questo. Sei
l’unica persona che sarebbe capace di rischiare la vita solo
per questo.”
Detto questo, il custode delle tenebre partì
all’attacco, evocando
la spada e puntando verso Dark, che rimase fermo.
Fu il Portafortuna a muoversi da solo, parando l’attacco.
E nello stesso istante, il Lontano Ricordo partì
all’attacco.
L’avversario riuscì a schivare per un soffio il
colpo, procurandosi
però un taglio sulla fronte, dal quale cominciò
ad uscire sangue.
“Quindi è questo il potere di cui ti vanti tanto?
Poter usare i
Keyblade telepaticamente? Sinceramente mi aspettavo qualcosa di
più!”
“Mai fidarsi delle apparenze,
si dice nel nostro mondo.” Replicò il custode
dell’equilibrio.
“Cosa vuoi dire?”
“Quello che ho detto” rispose Dark, materializzando
dal nulla una
sfera di luce, che colpì in pieno stomaco
l’avversario, allontanandolo di
diversi metri.
“Grrr…” ringhiò
l’avversario, rialzandosi per poi lanciare una sfera
d’oscurità verso Dark.
Purtroppo per lui, questa svanì nel nulla ancora prima di
raggiungere l’obbiettivo, e senza che i due Keyblade
intervenissero.
“Dovresti imparare dagli errori del tuo predecessore. E dire
che
credevo di essere stato piuttosto chiaro sul fatto che non posso venire
nemmeno
sfiorato da quei miseri colpi.”
“Ti credi tanto forte, vero?”
“Io forte? No, semplicemente dico le cose come stanno. Non mi
reputo
invincibile, tantomeno l’essere più potente
dell’universo.”
“Sai soltanto parlare, ma non fai niente! Ti sei solo
limitato a
respingere alcuni miei attacchi, niente di più!”
“Da come parli sembra che tu non aspetti altro che io ti
elimini.”
“Perché so che non sei in grado di
farlo!”
“Stupido è chi sottovaluta l’avversario.
E anche chi si sopravaluta.”
“Quindi ti sei appena dato dello stupido.”
“È qui che ti sbagli: io non ti sto
sottovalutando, tantomeno mi
sopravaluto. Semplicemente sto portando a termine il mio
obbiettivo.”
Il custode delle tenebre si stufò di rimanere ad ascoltare,
e partì
direttamente all’attacco, tirando un pugno in pieno volto a
Dark, che non lo
schivò.
“Dov’è finita tutta la tua sicurezza
adesso, eh?” chiese lui, con un
ghigno stampato sul volto.
“Ti senti meglio ora?” rispose Dark, levando con la
mano il pugno,
mentre un fiotto di sangue cominciava a scendere dalla bocca.
“Era da tanto che
volevi farlo? Da quando ti ho fatto fare la figura
dell’idiota a scuola, no?”
“Non ti sopporto più! Hai sempre
quell’aria da presuntuoso, da so
tutto io! Non riesco a sopportare le persone come te!”
Dark rimase in silenzio.
“Sei uno stupido” si limitò a dire.
“Come?”
“Sei uno stupido. Hai confuso il dolore con presunzione,
arroganza,
orgoglio… Non hai capito niente. Sei diventato un custode
delle tenebre solo
per avere più potere, per diventare qualcuno… ed
è per questo che ti disprezzo.
Lo ammetto, se non fossi stato un custode molto probabilmente
anch’io avrei
desiderato avere più potere. È nella natura
umana. Ma arrivare a stringere un
patto scellerato solo per ottenerlo… questo non posso
accettarlo! Tu sei
disposto anche a distruggere la Terra se sarà necessario,
vero?”
“Se mi sarà d’ostacolo lo
farò senza indugi”
“Se le cose stanno così, allora non mi lasci altra
scelta.”
“Che cosa vuoi fare, mostro?”
Quella parola fece scendere il silenzio totale.
“Maledizione…
Che cos’hai intenzione di fare, Dark?”
esclamò Sora,
mentre la Gummiship viaggiava alla massima velocità
possibile per raggiungere
nuovamente il castello dell’oblio.
“E soprattutto come ha fatto ad allontanarci così
tanto insieme alla
Gummiship?” disse Kairi.
“Credo sia uno dei suoi poteri. Ma non abbiamo tempo per
discuterne
ora.” rispose il Re. “Tra pochi minuti dovremmo
essere nuovamente al castello.”
Dark rimase in silenzio.
“Che c’è mostro? Ora che ti ho chiamato
per ciò che sei realmente non
riesci più a muoverti?”
Lo derise l’avversario.
“Sei solo un mostro. Soprattutto ora che hai cambiato
aspetto!”
“Hai ragione.”
Il custode delle tenebre rimase spiazzato.
“Come?”
“Hai ragione, sono un mostro, non lo nego.”
“Vuoi ancora fare finta di non avere sentimenti?”
“No, ma ora so cosa devo fare.”
“Cioè?”
“Adempierò al mio compito di custode. Vuoi vedere
quale sia il mio
reale potere? Bene, ti accontenterò.”
“Cosa vuoi dire?”
“Ciò che ho detto. Forse se non avresti osato
tanto ti saresti
potuto salvare, ma ora è troppo tardi.”
Detto questo, Dark mise le mani davanti a se.
“Fuoco! Ghiaccio! Tuono! Terra! Aria!” e davanti a
lui apparvero
cinque sfere, ognuna contenente un elemento.
“Cosa? Cinque magie diverse insieme?!”
esclamò incredulo il custode
delle tenebre.
“Luce! oscurità!” continuò
Dark, facendo apparire altre due sfere.
Poi, muovendo leggermente le mani, quest’ultime si unirono,
cambiando forma e ricreando una versione gigante del ciondolo di Dark.
“Fuoco, Ghiaccio, Tuono, Terra, Aria! Unitevi a Luce e
Oscurità!”
Detta questa frase, i cinque elementi si andarono a fissare ognuno
su una delle cinque punte del ciondolo gigante.
“N-No, aspetta, cos’hai intenzione di
fare?” chiese l’avversario,
indietreggiando.
“Non ti è ancora chiaro? Ho unito le magie
più potenti, nonché i
cinque elementi ai due elementi maggiori.”
“N-No, non ci credo! Nessun essere vivente può
riuscire a
controllare tutti gli elementi insieme!”
“Lo hai detto tu stesso: sono un mostro.”
replicò Dark, preparandosi
ad attaccare.
“Fermo! Così morirai anche tu!”
“Se è destino che io muoia oggi, così
sarà. Se è destino che io
sopravviva, così sarà.”
“E questo mondo?”
“È disabitato, e lo sai meglio di me.”
“No, aspetta, ti supplico, non farlo!”
urlò ormai disperato
l’avversario.
“È troppo tardi. E anche volendo, non posso
più annullare l’attacco.
Per te è finita in ogni caso!”
Il custode delle tenebre non rispose subito, ma impugno la spada.
“Bene! Se le cose stanno così, allora ti
eliminerò prima che sia il
tuo stesso attacco a farlo. Muori!” urlò,
lanciandosi all’attacco.
“Addio.” fece Dark, facendo partire il suo attacco.
“Eccoci!”
disse Sora, avvistando il castello dell’oblio.
“Finalm- ma che cosa succede?” chiese Paperino,
guardando gli
strumenti di bordo, che sembravano impazziti.
In quello stesso momento, dal mondo di fronte a loro cominciarono a
uscire raggi d’oscurità e di luce.
“Presto Paperino, allontanati!” ordinò
il Re.
“Ma Maestà, Dark è ancora-”
“Non possiamo fare più niente. Se rimaniamo troppo
vicini, verremo
cancellati!”
Questo bastò a motivare Paperino a invertire istantaneamente
la
rotta della Gummiship.
Nel frattempo i raggi aumentavano d’intensità.
Poi, senza nessun preavviso, il mondo del castello dell’oblio
esplose.
La forza d’urto fu tale che la Gummiship venne sbalzata via.
Le stelle più vicine al castello vennero inglobate
dall’esplosione,
sparendo all’interno, mentre quelle poco distanti vennero
allontanate dalla
loro orbita, andandosi a scontrare tra di loro e creando una catena di
esplosioni.
Poi tutto finì com’era cominciato.
Ma del castello dell’oblio, e di coloro che erano
all’interno, non
era rimasto nulla.
Nemmeno un granello di polvere.
Ed ecco qui il nuovo capitolo!
Mi rendo conto che potrebbe risultare deludente e far arrabbiare molti
fan del
mondo in questione.
Comunque sia sto già lavorando a quello successivo, e le
idee per quegli a venire al
momento non mi mancano, perciò cercherò di farmi
perdonare.
Detto questo, vi lascio alla lettura!
Capitolo 07: Gli occhi di
Dark
Dark riaprì lentamente gli occhi.
La prima cosa che notò fu il luogo dove si trovava: sembrava
un’enorme scatola argentata, e lui era all’interno.
Alzandosi, Dark toccò con le mani la parete.
Si girò subito, ritrovandosi a guardare se stesso riflesso
nel
metallo da cui era circondato.
Due occhi, uno nero e uno bianco, risposero al suo sguardo.
Come immaginava, i cambiamenti che aveva subito erano
rimasti definitivi.
Girandosi nuovamente, si ritrovò davanti uno strano
spettacolo.
Di fronte a lui c’era un ragazzo vestito completamente
bianco, praticamente pelle e ossa e con occhiaie profonde, impegnato a
mangiare
dolci.
Dark avrebbe pensato ad una persona normale, se non fosse
stato per altri particolari: tipo le due ali che aveva sulla schiena e
il fatto
che era a testa in giù a mangiare, sospeso in aria.
“Chissà cosa sta pensando?” chiese
l’essere. “E chissà
perché sembra quasi che mi guardi…”
Dark decise di ignorarlo.
Anche perché aveva notato la telecamera che c’era
in un
angolo di quella stanza di metallo.
“Ehi, tu!” esclamò ad alta voce.
“Chiunque tu sia, posso
sapere almeno il perché mi trovo qui dentro?”
Per alcuni secondi il silenzio regno sovrano nella stanza.
“Vedo che ti sei svegliato. Hai dormito per
più di una
settimana, senza mai svegliarti.” Rispose infine
una voce, distorta con un
apparecchio elettronico.
“Come sono finito qui? Se è come dici tu, mi
dovrei trovare
in un ospedale, ma è l’ultimo luogo che questa
stanza sembra essere”.
“Sei caduto dal cielo da un’altezza di
circa 300 metri.
E i testimoni dicono che sei spuntato nel cielo dal nulla.”
“E con questo?”
“Non ti sei rotto nemmeno un osso nonostante quella
caduta, quando chiunque altro sarebbe morto sul colpo. Come hai fatto?”
“Non ne ho la più pallida idea. Non so nemmeno
come sono
arrivato qua.”
“Allora ti farò un'altra domanda: cosa
sei?”
“In che senso?”
“Ho fatto analizzare i tuoi capelli e i tuoi occhi:
i
capelli non sono tinti e non porti lenti a contatto colorate. Come fai
ad avere
quei colori?”
“Prima di rispondere a certe domande, mi farebbe piacere
ritrovarmi a faccia con chi mi sta tenendo prigioniero.”
“Intelligente il ragazzo…” disse la
creatura.
Dark si girò a fissarla, e lei cadde letteralmente
giù.
“Tu riesci a vedermi e sentirmi?”
esclamò questa,
rialzandosi.
“Che succede?” chiese la voce.
“Niente. Mi era sembrato di sentire qualcosa che cadeva, ma
devo essere ancora stordito.” Replicò il custode.
“Beh, cerca di non perdere la memoria, perché ho
un bel po’
di domande da farti.” disse altra voce, mentre da una porta
nascosta entrava
una persona con in testa un casco da motociclista.
‘Beh, almeno adesso ho capito il mondo dove sono
finito.’
pensò Dark.
“Il mio nome è M.” si
presentò la persona davanti a lui.
“Ovvero Mello.” fece Dark, facendo spaventare il
motociclista.
“Non ti preoccupare, non dirò il tuo vero nome,
anche se so
qual è.” lo anticipò Dark.
“Come fai a saperlo?”
“Ho le mie fonti, che rimarranno top secret, mi
dispiace.”
Mello per risposta li puntò contro una pistola.
“Mettiamola così: o parli chiaramente, o
assaggerai piombo.
Sarai sopravvissuto a quella caduta, ma questa di sicuro
farà male.”
Dark sorrise.
“Se sei convinto che un misero proiettile possa colpirmi,
fai pure. Sono abituato ad armi ben peggiori e molto più
efficaci.”
“Mi prendi in giro? Cosa ci può essere di
più efficace di
una pallottola in piena testa? Per come la penso io, solo
un’esplosione.”
“E per uno che è sopravvissuto
all’esplosione di un pianeta,
puoi ben immaginare quanto possa risultare temibile quella
pistola.”
Mello rimase spiazzato.
“Come sarebbe a dire l’esplosione di un
pianeta?”
“Ops… forse ho detto troppo…”
disse Dark, senza sincera preoccupazione.
Il motociclista lo fissò in silenzio per qualche secondo.
Poi si tolse il casco, rivelando così un ragazzo dai capelli
biondi con metà volto sfigurato, come se fosse stato
sottoposto al fuoco.
“Non starai cercando di convincermi che viene da un altro
pianeta, vero?” chiese lui.
“Credevo che dopo aver trovato un quaderno che uccide
semplicemente scrivendoci sopra il nome di una persona e aver scoperto
dell’esistenza degli Shinigami non ti sorprendessi
più.”
Mello puntò nuovamente la pistola verso Dark.
“Come faccio ad essere sicuro che tu non sia Kira?”
“Io Kira? Devo ammettere che sia il mio aspetto che il mio
modo di fare potrebbero farlo pensare… Ma non lo sono, e
sebbene penso anch’io
che non dovrebbe esistere gente malvagia, non sono certo il tipo da
uccidere
migliaia di persone per questo. Anche se con questo, non significa che
io abbia
la coscienza pulita.”
“Ne deduco che tu sei sulla lista di Kira delle persone da
eliminare.”
“Purtroppo per lui, non sa ancora della mia esistenza.
Immagino che tu abbia già fatto delle ricerche su di me, ma
ti abbiano dato
esito negativo, vero?”
“Interessante… mi chiedo chi dei due
avrà ragione alla
fine…” disse l’essere dietro di lui.
Dark evocò il portafortuna e lo puntò alla sua
gola.
“Sarai anche uno Shinigami, ma vedrai che questa chiave ti
può colpire tranquillamente.” disse tranquillo,
mentre l’essere lo guardava
quasi sconvolto.
“Ma con chi stai parlando?” chiese Mello,
guardandolo
sorpreso.
“Con lo Shinigami che c’è qui dentro.
Non so come faccia a
vederlo, visto che non ho toccato nessun Death Note, ma mi
dà fastidio che una
persona parli di me convinto che io non lo possa vedere e
sentire.”
“Uno Shinigami qui dentro? E tu vorresti farmi credere che
ci sia veramente? Poi se fosse così, questo significherebbe
senza dubbio che tu
sei Kira!”
Dark si girò verso di lui.
“Se io fossi Kira, a questo punto tu saresti già
morto.”
“Ehi, tu!” disse lo Shinigami.
“Uh? Credevo potessi vedere il mio vero nome,
perché mi
chiami ‘tu’?”
“Mi piacerebbe togliermi questa curiosità, ma
sfortunatamente non riesco a leggerlo. Sopra la tua testa non appare
né il nome
né la durata vitale. Comunque di’ a Mello di
portare qui un pc. A questo punto,
tanto vale che parli direttamente anche con lui.”
Dark lo guardò per qualche secondo, per poi ripetere il
messaggio ad alta voce.
Mello non sembrò tanto convinto, ma prendendo un cellulare
ordinò a qualcuno di portare un notebook.
Pochi minuti dopo arrivò un’altra persona con un
casco da
motociclista, portando il pc, per poi andarsene subito.
“Ecco qui.” fece Mello, consegnando il pc a Dark,
che a sua
volta lo consegno allo Shinigami.
“Allora è vero…
c’è veramente uno Shinigami.” fu il
commento
di Mello, vedendo il pc alzarsi in volo da solo.
Lo Shinigami cominciò a scrivere qualcosa, per poi girare lo
schermo verso i due umani.
‘Io sono L’
Era questa l’unica frase scritta sopra.
“L?” ripeterono in coro i due.
Anche Dark era rimasto sorpreso, anche se l’avrebbe dovuto
immaginare, visto che aveva visto lo Shinigami mangiare dei dolci.
“Come faccio a essere sicuro che tu sia L?” chiese
Mello.
‘Eri uno dei due miei possibili eredi. E sai bene che
erano solo cinque le persone a conoscenza di ciò, anche se
ora ne sono rimaste
solo 3’
“Okay, sei veramente tu…”
‘Già. Osservo la situazione da un po’ di
tempo. Dopo che
Kira mi ha ucciso sono tornato come Shinigami per cercare di dare una
mano, ma
finora non mi è stato possibile. Poi è arrivato
questo tipo. All’inizio ho
addirittura pensato che fosse un altro Shinigami.’
“Davvero?” chiese Dark, non troppo sorpreso.
‘Beh, cerca di capire. Teoricamente le uniche persone su
cui noi Shinigami non riusciamo a vedere il nome e la durata vitale
sono nostri
simili. Le probabilità che sia un umano dovrebbero essere
meno dell’uno per
cento.’
“Sono abituato a essere considerato come
l’eccezione che
conferma la regola.”
‘Ma ora c’è una possibilità
di sconfiggere Kira’
scrisse L. ‘Mello, devi contattare Near e farlo
venire qua. Devo parlare
anche con lui, oltre a voi due.’
Dark si
ritrovò poche ore dopo a camminare da solo per le
strade della città. ‘Uff… detesto venire usato in questo
modo… ma d’altronde
non posso lasciare questo mondo prima di aver trovato la serratura. Mi
sorprendo che gli Heartless e Nessuno non siano ancora
arrivati.’
Mentre pensava ciò, il custode guardò il cielo.
Per sua fortuna pioveva, così poteva tenere su il cappuccio
senza destare sospetti.
Anche perché sapeva che chiunque lo avesse visto in quel
momento si sarebbe spaventato.
Riprese dalla tasca il foglio che i tre detective gli avevano
lasciato per raggiungere il posto.
‘Ormai dovrei esserci.’
pensò Dark, guardando la
palazzina di fronte a lui.
Impiegò circa 10 minuti prima di ritrovarsi davanti alla
porta giusta, dove suonò il campanello.
Pochi secondi dopo un uomo aprì la porta, rimase a fissare
Dark, che aveva ancora su il cappuccio e poi cacciò un urlo,
cadendo a terra e indietreggiando
spaventato.
“Matsuda, che succede?” chiese una voce
dall’interno
dell’appartamento. “Chi c’è
alla porta?”
“L-L-La m-m-morte!” esclamò Matsuda a
fatica.
“Capisco che i miei vestiti non siano proprio da festa, ma
non ti sembra di esagerare? Non ho nemmeno la
falce…” replicò ironico Dark.
“Insomma Matsuda, si può sapere che ti
pr… ah.” fece
un'altra persona, che arrivò davanti alla porta.
Si trattava di un ragazzo che non doveva avere più di 25
anni, vestito con un completo elegante di colore marrone chiaro e con i
capelli
dello stesso colore.
“Light, lo vedi anche tu, vero?” chiese Matsuda
“E tu chi sei?” chiese Light rivolto a Dark,
ignorando
Matsuda.
“Sono un emissario di N.” si limitò a
rispondergli, come da
piano.
“N?” chiese Matsuda.
“Non so di chi tu stia parlando.” rispose Light.
“Se ti dico Near ti è più chiaro,
Kira?”
Per qualche secondo il silenzio regno sovrano.
“Capisco… quindi è veramente Near che
ti ha mandato. È
l’unico convinto che io sia Kira. Ma non è da lui
far esporre così direttamente
un suo sottoposto.”
“Oh, lui sa benissimo che io non corro nessun pericolo. Sono
immune al Death Note, per sfortuna di Kira.”
“Come fai a saperlo, hai verificato?” chiese
Matsuda,
cercando di riprendere controllo di sé.
“No, ma uno Shinigami me lo ha rivelato. Comunque non sono
qui per raccontarti di me.” tagliò corto Dark,
consegnando a Light un
biglietto.
“Questo è il luogo, il giorno e l’ora
del luogo che Near ha
deciso per mettere fine al caso Kira. Ci sarà anche Mello e
un ospite speciale.
Desidereremo che tu venga da solo, con il Death Note.” disse
Dark, per poi
cominciare ad allontanarsi.
“Fermo!” disse Light, prendendoli un lembo del
cappuccio,
che si levò, rivelando così i capelli e gli occhi
di Dark.
“Light, che succede?” chiese una voce femminile
dall’interno
dell’appartamento, e pochi secondi dopo arrivò una
ragazza dai capelli biondi,
che doveva avere più o meno la stessa età di
Light, che rimase spiazzata
vedendo Dark, che si era girato nuovamente verso i tre.
“Siamo sicuri che non è la morte?”
chiese Matsuda, guardando
gli occhi di Dark, che nel frattempo si rimise il cappuccio.
“Non sono la morte, ma non per questo mi tratterò
dall’uccidere chi si metterà sulla mia
strada.” Rispose.
“Ce lo ricorderemo. Ma non ti conviene avere questo
atteggiamento, altrimenti Kira potrebbe pensare che tu sia un
criminale, e per
te sarebbe la fine.” replicò Light.
“Come ti ho già detto, non temo Kira. Per quanto
mi
riguarda, potrebbe essere davanti a me, con tanto di occhi di
Shinigami, ma
sono sicuro che in quel caso starebbe tremando di paura.”
rispose Dark, allontanandosi.
Il giorno dopo
Dark si trovava in un capannone abbandonato, insieme
a Mello, a L e al ragazzo che risultava chiamarsi Near.
Mello e Near indossavano una maschera del volto di L quando
era ancora in vita.
Invece Dark era rimasto a volto scoperto.
“Vedo che non vi manga la sfacciataggine.” disse la
voce di
Light Yagami, che entrò in quel momento. “Voi due
osate paragonarvi al primo L,
ma sapete bene quanto me che non siete al suo livello.”
“Lo avevo detto io che era un’idea
ridicola.” fece Mello.
“Il primo L, dici?” chiese Dark. “Tu che
ne dici, L? Sono
alla tua altezza oppure no?”
“Sinceramente, individualmente no, ma ho visto che unendo le
forze sono anche in grado di superarmi, se lo desiderano.”
rispose lo Shinigami,
che stava osservando la scena.
“Con chi stai parlando?” chiese Light, insospettito
dal nome
appena procunciato.
“Mi sembra di averlo detto, con L.”
“Non dire stupidaggini. L è morto per mano di Kira
anni fa.”
“Non ho detto che è vivo. Prova a chiederlo allo
Shinigami
dietro di te, chiedigli se qui c’è o no. Se non
sbaglio Ryuk ha sempre detto di
essere neutrale, quindi non favorirà né noi
né te.” rispose Dark, osservando
l’essere dietro Light.
“Eh, tu riesci a vedermi?” chiese quello.
“Non chiedermi come, ma riesco a vedere e sentire tutti gli
Shinigami
anche senza aver toccato il loro Death Note.
“Ah, questo spiega molte cose. Infatti mi stavo appunto
chiedendo come facevi a parlare con L, visto che non gli è
ancora stato
consegnato un Death Note, e di conseguenza tu non avresti potuto
toccarlo.”
A sentire dire ciò dallo Shinigami dietro di lui, Light
spalancò gli occhi.
“Quindi è vero… L è
veramente qui, e a quanto ho capito è
diventato uno Shinigami… beh, non importa. se non ha nemmeno
un Death Note, non
può fermarmi.”
“Infatti non sarà lui a fermarti.”
rispose Near. “Ma saremmo
noi. Sappiamo che tu non hai fatto lo scambio degli occhi. È
bastato farti
sapere che ti avremmo aspettato qui da soli, e che tu saresti dovuto
venire da
solo con il Death Note, che però non puoi utilizzare, non
sapendo i nostri nomi
e senza aver visto il nostro volto.”
“E voi credete veramente che basti così poco?
È vero, ho
fatto affidamento solo al Death Note finora, ma non per
questo…” continuò
Light, tirando fuori una pistola e puntandola verso Near.
“Non sono capace anche di usare questa” disse, per
poi
sparare un colpo diretto a Near, che però non fu
raggiunto dalla pallottola.
Fu Dark a intervenire, ed evocando il Portafortuna, respinse
la pallottola, che ritornò dal mittente, colpendolo alla
mano.
“E quello che cos’è?” disse
Light, tenendosi la mano.
“Il motivo per cui sono immune al Death Note.”
Rispose il custode.
Light si guardò intorno.
Solo in quel momento capì di essere caduto in trappola.
“Non ci serve una tua confessione. Abbiamo già
tutte le
prove che ci servono contro di te. Per te è
finita.” disse Near.
“Ryuk, uccidili!” esclamò Light.
“Ucciderli?” ripeté lo Shinigami, per
poi mettersi a ridere.
“Sai Light, mi piacerebbe farlo, ma in ogni caso non ho
intenzione di morire per salvare la tua vita. E poi, potrei farne fuori
solo
due. Di uno non riesco a leggere né il nome né la
durata vitale, e l’altro è
uno Shinigami come me.”
“Arrenditi, Light Yagami. Se ti consegni di tua
volontà,
faremo in modo di non farti soffrire troppo per la tua
condanna” disse Mello.
“Arrendermi? Ryuk, non importa se non riesci a farli fuori
tutti, ma scrivi i loro nomi sul Death Note!”
“Devo scrivere i loro nomi? E va bene, come vuoi
tu…” disse
lo Shinigami, cominciando a scrivere sul suo quaderno.
I tre però rimasero impassibili.
Dark già sapeva come sarebbe finita.
Infatti lo Shinigami mostrò poco dopo il suo quaderno a
Light, ma Dark riuscì lo stesso a leggere cosa aveva
scritto: Light Yagami.
“C-Cosa significa questo?” fece spaventato Light.
“Significa che tra 40 secondi morirai.” rispose
Dark.
“Proprio come previsto.”
A quel punto Light si avvicinò al misterioso ragazzo che era
riuscito a mandare a monti i suoi piani.
“Tu… Tu chi sei? Come hai fatto?”
Dark sorrise.
“Il mio nome è Dark, ma è inutile che
tenti di scriverlo su
quel frammento di quaderno. Il mio vero nome non è quello,
ma l’ho dimenticato.
Però se ti interessa saperlo, ti posso togliere il dubbio
sul perché non potevo
venire ucciso dal Death Note. La verità è che io
non sono di questo mondo.”
“Come?” chiese Light, portandosi una mano sul petto.
“Q-Questo vuol dire che sarei stato sconfitto da
un… un
alieno?” fece infine, per poi cadere a terra, privo di vita.
“A essere sincero…” disse Dark, sapendo
di parlare al vento.
“Preferisco venire definito un viaggiatore.”
“Grazie per il tuo aiuto”
disse Mello. “Senza di te non so
se ci saremmo riusciti.”
“Ci sareste riusciti lo stesso, ma il prezzo da pagare
sarebbe stato più alto.” rispose Dark ai due
detective.
“E ora dove andrai?” chiese L.
“Credo che andrò a sistemare una situazione che ho
lasciato
in sospeso tempo fa… Sperando di non aver aspettato
troppo.”
“Tornerai da dove sei venuto, vero?” chiese Near.
“Si vede che voi tre siete i migliori detective di questo
mondo” rispose Dark, per poi aprire un varco di fronte a lui.
“E quello che cos’è?”
“Il mio passaggio… Ah, L, mi puoi togliere una
curiosità?”
“Immagino tu voglia sapere come ho fatto a diventare uno
Shinigami.”
“No. Quello che volevo chiederti e cosa hai intenzione di
fare. Ryuk ha fatto capire chiaramente che presto riceverai anche tu un
Death
Note. Hai intenzione di usarlo?”
“Gli Shinigami devono usare il quaderno per poter
vivere…”
cominciò L. “Ma io non ho intenzione di togliere
la vita ad altri per la mia.
Farò in modo di bruciare il quaderno, in modo da non cadere
in tentazione e di
non farlo usare a nessun altro.”
“La risposta che mi immaginavo.” fece Dark,
sorridendo e rimettendosi
il cappuccio, per poi attraversare il varco.
Ed eccomi qui con il nuovo capitolo!
Come vedrete, con questo capitolo arriveranno nuovi misteri nella
trama, che
come al mio solito (e soprattutto dopo lo studio di Shakespeare XD)
complicano
tutto in maniera esponenziale.
Con questo capitolo ha inizio possiamo dire la seconda parte di questa ff, e vi annuncio che
sarà una parte abbastanza lunga, che
vedrà la conclusione tra circa una decina di capitoli.
@ masterof
dark: grazie mille per la
recensione. Sinceramente mi limito a scrivere
ciò che mi viene in mente, e pensa che la maggior parte
delle volte penso che nn
sia bello, ma mi fa piacere che agli altri piaccia. Cmq ,
anche se ti ho risposto già per e-mail, ti rispondo
nuovamente qua nel caso ci
dovesse essere qualche altro lettore che ha la stessa domanda: in
realtà è
molto semplice: gli occhi di Dark sono uno di colore bianco, e uno nero
(intendo le pupille), mentre i capelli sono un perfetto miscuglio
omogeneo tra
bianco e nero. Purtroppo al momento non mi viene in mente un esempio,
mi
dispiace. Spero solo di aver reso chiara l’idea.
Ora,
dopo avervi fatto questi piccoli spoiler, vi lascio al nuovo capitolo:
Capitolo 08: Ritorno a casa
“Ma cosa…?”
fu il commento di Dark, davanti allo spettacolo che si
presentò di fronte a lui
non appena uscito dal varco.
Si trovava
in una strada della sua città, ma intorno a lui
c’erano solo macerie, mentre di
persone nemmeno una traccia.
“Non credevo
sarebbe successo tutto questo durante la mia assenza” fece
Dark, aggirandosi
per le macerie.
Poi
improvvisamente senti numerosi click, gli stessi che si sentivano
quando veniva
caricato un fucile.
“Non ti
muovere!” esclamò una voce alle sue spalle.
In pochi
secondi, Dark si ritrovò circondato da uomini armati di
fucili, tutti puntati
verso di lui.
“Non mi
aspettavo di certo un’accoglienza con fuochi
d’artificio, ma qui si va un po’
troppo agli estremi.” disse Dark, senza essere eccessivamente
spaventato e
alzando le mani in segno di resa.
“Finalmente
siamo riusciti a catturarne uno!” sentì dire da
uno di loro.
“Uno? In che
senso uno?” chiese Dark, mentre nella sua mente cominciava a
formularsi
un’ipotesi.
Un’ipotesi
che Dark si augurava non fosse vera.
“Ci prendi
in giro? Con tutto quello che tu e i tuoi undici amici avete combinato,
e
trovandoti proprio in mezzo a tutte queste macerie, tu osi fare finta
di nulla?”
“Sentite, io
sono appena arrivato. Non ho la minima idea di cosa sia successo
qui.”
“Ti abbiamo
visto arrivare con quel varco, come tutti loro. Non crederai davvero di
poterci
far credere a una simile storiella.
“Capisco…
allora ci sono veramente loro dietro a tutto ciò.”
“Ti conviene
seguirci senza opporre resistenza e accettare la tua esecuzione con
dignità, o
per lo meno quel poco che ne hai.”
“Sareste
davvero disposti a far fuori un vostro compaesano?” chiese
Dark, levandosi il
cappuccio, e facendo esclamare tutti di stupore.
“Aspetta… tu
sei Dark?” chiese un ragazzo, abbassando il fucile.
Dark
riconobbe in lui un suo compagno di classe.
“Temevamo
che non ti avremmo più rivisto.”
continuò lui, mentre anche gli altri
cominciavano ad abbassare i fucili, cominciando a mormorare tra di loro.
Dark sentì
chiaramente ‘Ma non era stato
rapito
dagli alieni?’ o ‘Ma
che razza di
mostro è diventato?’ e ancora ‘Che
cosa ci fa qui?’.
“Che cosa ti
è successo?” chiese il ragazzo, rivolgendosi
chiaramente ai capelli e agli
occhi.
“È una lunga
storia.” si limitò a rispondere Dark.
“Capisco… Scusa
se te lo chiedo, ma per caso hai visto quel ragazzo che ti stava
perseguitando
negli ultimi giorni? È sparito insieme a te.”
Dark abbassò
lo sguardo.
“Ci ha
tradito. Si è venduto ai nemici solo per avere
più potere, e ha ammesso che
avrebbe distrutto anche il nostro mondo se questo gli avesse permesso
di ottenere
più potere. Ho fatto ciò che dovevo
fare.”
“Vuoi dire
che…?”
“Non ho
avuto altre possibilità. Anche questa mia
metamorfosi… ho dovuto attuarla per
colpa sua.”
“Se le cose
stanno come hai detto tu, e cioè che era veramente disposto
a distruggere il
nostro pianeta, non puoi biasimarti per le tue azioni.”
“Ora però
basta parlare di me. Me ne sono andato da qualche mese se ho tenuto
bene il
conto. Cos’è successo durante la mia
assenza?”
“Siamo stati
invasi” rispose un altro uomo. “Dodici persone,
vestite proprio come te, sono
apparse dal nulla e hanno cominciato a seminare distruzione dovunque
passassero.”
“Ma
stranamente l’unico edificio qui vicino rimasto intero e casa
tua, che
ovviamente è stata abbandonata.”
continuò il compagno.
“Capisco…
direi che è chiaro come l’acqua che tutto questo
è colpa mia” disse Dark. “Sia
l’invasione che tutta questa distruzione sono state causate
per via della mia
esistenza e partenza. Perciò tocca a me sistemare il
tutto.”
“Cos’hai
intenzione di fare?”
“Molto
probabilmente quei dodici hanno avuto un contatto con quel ragazzo,
altrimenti
non avrebbero potuto individuare casa mia. E sono pronto a scommettere
che è
già pronta una bella trappola nel caso di un mio
ritorno.”
“Perciò?”
Dark si alzò
in volo.
“Perciò si
fa scattare la trappola.” rispose, per poi volare via.
Proprio
come
gli avevano detto, casa sua era l’unico edificio nelle
vicinanze che fosse
ancora in grado di ospitare in modo sicuro delle persone.
Dark entrò
dalla finestra, come aveva fatto per tutti quegli anni di nascosto.
Trovò camera
sua esattamente come l’aveva lasciata, senza nemmeno un
foglio spostato.
“Bene… a
questo punto non resta che aspettare.” disse, per poi
sdraiarsi sul letto.
Non passarono
troppi minuti prima che sentisse dei rumori alle sue spalle
“Vedo che ti
piace rilassarti.” fece una voce.
Dark si
rialzò.
“Detto dal
notturno melodico è tutto dire, no?” disse lui,
per poi girarsi.
Di fronte a
lui c’era l’organizzazione XIII al completo, tranne
che per Roxas e Xion
ovviamente.
“Sei stato
piuttosto imprudente a venire qua” disse Xemnas.
“Forse… ma
dopotutto, ho già sconfitto il vostro
‘consigliere’.”
“Umph, lo
avevo detto io che quel ragazzino non sarebbe riuscito a combinare
niente di
buono.” fu il commento della numero XII, Larxene.
“Ah,
scusatemi, ma il vostro castello dell’oblio non credo
sarà più utilizzabile,
visto che non ne è rimasto niente.”
“Non
importa, lo avevamo già abbandonato.”
“Lo so, ed
era disabitato. Per questo non mi sono trattenuto.”
“Sei un
ragazzo strano. Solitamente nessuno riesce a mantenere così
tanta calma.
Neppure Sora, dopo essere stato privato della maggior parte dei suoi
ricordi,
c’era riuscito.” fece il freddo accademico.
“Immagino
che tu ora mi stia considerando come un prezioso soggetto,
vero?”
“Basta così.”
intervenne Xemnas. “Abbiamo un piano da rispettare. Larxene,
lasciamo tutto
nelle tue mani.” disse il superiore, prima di scomparire in
un varco oscuro,
seguito da tutti gli altri membri esclusa la numero dodici.
“Lasciano
sempre a me i compiti più noiosi.” fece lei,
sbadigliando, per poi girare lo
sguardo verso Dark.
“Quali sono
le vostre intenzioni?”
“Oh, sta
tranquillo. Non sono rimasti su questo pianeta. Ad ognuno di noi
è stato
affidato un mondo da distruggere. Per tua sfortuna, questo è
quello toccato a
me.”
Dark
sorrise.
“Cos’è quel
sorrisetto? Credi che perché sia una femmina non sia alla
tua altezza?”
“Come ho
detto a quel ragazzo… stupido è chi sottovaluta
il nemico.”
“Cosa che
immagino abbia invece fatto, vero? Ah, è riuscito a farti
rivivere il tuo
passato?”
Dark si fece
serio.
“Dal tuo
sguardo deduco di si.”
“E io ne
deduco che siete stati voi a mostrarli come fare, vero?”
“Già. Ma non
ti preoccupare: sarai sopravvissuto a lui, ma contro di me non sarai
così
fortunato.”
Detto
questo, Larxene lanciò subito verso Dark una serie di
fulmini.
Il custode
riuscì ad evitarli, ma per farlo ricevette in pieno i due
kunai che la numero dodici
evocò e lanciò verso le sue gambe.
Ma con sua
sorpresa, Dark non rallentò nemmeno la velocità
dei movimenti, e rispose subito
lanciando una sfera di ghiaccio contro l’avversaria, che
riuscì ad evitarla
solo grazie ai suoi riflessi pronti.
“Com’è
possibile?” chiese lei, allontanandosi di qualche metro.
“Ti ho colpito in
pieno con i miei kunai, e non hai mostrato nemmeno un minimo segno di
dolore!”
“Ho superato
torture peggiori di questa.” si limitò a replicare
lui, estraendo i due
coltelli sporchi di sangue, per poi gettarli via.
Immediatamente
si mise le mani sulle gambe.
Per qualche
secondo vennero circondate da un aurea verde, mentre le ferite si
rimarginarono.
“Ecco fatto.
Sebbene non senta dolore, non sono così stupido da non
pensare ad un’emorragia.”
fece, per poi evocare i Keyblade.
Lo scontro
tra i due si riaccese subito.
I Keyblade
di Dark si scontrarono con i kunai di Larxene, facendo uscire scintille.
Il Nessuno
rispose subito all’attacco formando nella mano libera una
sfera di tuono, che
lanciò contro Dark.
Fu il
portafortuna a parare il colpo al posto del proprietario e a ripartire
all’attacco.
“Puoi usare
i Keyblade telepaticamente?” chiese sorpresa la numero 12.
“Se questo
ti sembra strano, aspetta di vedere questo.” rispose lui, per
poi volare in
alto. “Ti mostrerò una parte del potere con il
quale ho sconfitto il mio ultimo
avversario.” continuò, per poi far apparire nella
sua mano destra una sfera di
tuono, mentre nell’altra una sfera di fuoco.
“Due magie
in contemporanea? Non credevo lo potessi fare realmente!”
“Sei
fortunata. Quest’attacco non è che un decimo di
quello che ho lanciato contro
quel ragazzo.”
“Nemmeno un
decimo? Cos’è, mi consideri così
debole?”
“No,
semplicemente non voglio distruggere questo mondo.”
“Distrug- Che
cosa?!”
“Rispondi a
questa domanda, Larxene: che cosa succede se si unisce il tuono al
fuoco?”
“Il fuoco
può essere una conseguenza del tuono, ma non è
possibile unirli. Sarebbe come
unire il ghiaccio al fuoco.”
“Allora
preparati a vedere l’impossibile.”
replicò Dark, per poi fondere insieme i due
elementi in mano, creando così una sfera perfettamente
omogenea di fuoco e
fulmini.
“Ora mi è
tutto chiaro… quel tipo non aveva speranze contro di te. Ma
io sono tutta un’altra
storia. Lancia pure quella sfera, io te la rispedirò
contro!”
Dark non si
scompose.
“Può essere.
Sarà il destino a scegliere.”
“Tu credi
nel destino?”
“Potrebbe
essere.”
“Allora ora
vedremo da che parte sta.”
“Stavolta ti
devo dare ragione.” concluse Dark, per poi lanciare la magia.
Larxene fece
sparire i coltelli che teneva tra le dita per poi prendere la sfera con
le
mani.
La terra
sotto di lei cominciò a riempirsi di crepe per la pressione
del colpo, che
aumentava con il passare dei secondi.
“I miei
complimenti.” disse Dark. “Non è facile
riuscire a resistere ad una sfera di
quella potenza.”
“Urgh… sei
forte… ma hai commesso l’errore di aver usato
anche il tuono per crearla.”
Dark
spalancò gli occhi.
“Grazie a
questa tua svista, posso… controllarla!” disse,
cominciando a circondarsi di
fulmini che confluirono nella sfera.
Poi,
improvvisamente, riuscì a rispedirla al mittente.
Dark venne
colto di sorpresa.
Si preparo a
ricevere il colpo che purtroppo per lui non avrebbe fatto in tempo a
deviare.
Ma prima che
la sfera di tuono potesse colpire Dark, una colonna di ghiaccio apparve
dal
nulla, colpendo e distruggendo la sfera.
“Cosa?”
chiese Dark, sorpreso come anche l’avversaria.
“Arrivano i
rinforzi!” disse una voce, ben nota ai due combattenti.
Infatti
sopra di loro era apparsa la Gummiship, e sul suo tetto
c’erano Sora, Riku e
Kairi.
“Tu!” esclamò
Larxene indicando con odio Sora.
“Ci
conosciamo?” chiese lui.
“Capisco…”
continuò il Nessuno. “Vedo che Naminè
ha fatto un bel lavoro.”
“Riku, tu
dovrai spiegarmi nei minimi dettagli cos’è
successo in quel maledetto castello!
E anche tu, Dark!” disse Sora, scendendo dalla Gummiship,
assieme ai due amici.
“Già. Non è
stato per niente bello quello che hai fatto.” intervenne
Kairi.
“Se avessi
saputo che preferivate fare la fine di quel ragazzo e del castello
invece di
salvarvi vi avrei lasciato dov’eravate.”
“Beh, se la
metti sotto questo punto di vista, forse è meglio che sia
andata così. Poi vedo
che anche tu sei sano a salvo.” disse Riku.
“Volete
continuare lo stesso a combattere assieme a me, nonostante quello che
sono?”
“Certo, che
domande!”
“Allora
sistemiamo subito quella strega!” esclamò Dark,
per poi ripartire all’attacco,
seguito anche dagli altri custodi.
Larxene
lanciò i kunai verso Sora, che tuttavia li evitò
facilmente.
Il numero dodici
si distrasse un attimo per cercare di colpirlo di nuovo.
E
quell’attimo le fu fatale.
Dark la
infilzò con entrambi i Keyblade.
I kunai le
caddero giù, per poi svanire nel nulla.
“Complimenti…
sei riuscito ad eliminarmi. Ma non credere che sia finita qui. Gli
altri mi
vendicheranno… e tu non potrai batterli tutti quanti.
Ricordati di queste
parole… Anche tu farai la nostra stessa fine…
presto o tardi.”
Poi, proprio
com’era avvenuto in passato per opera di Sora, Larxene
cominciò a svanire
nell’oscurità, ma a differenza della precedente
volta, dal suo corpo uscì un
raggio oscuro, che sparì nel cielo.”
“E quello
cos’era?” chiese Sora.
“Non ne ho
idea.” rispose Dark.
“A quanto
pare siamo arrivati giusto in tempo, eh?” chiese Riku.
“Già, questa
volta me la sono vista brutta. Grazie per quella colonna di
ghiaccio.”
I tre
custodi si guardarono.
“Ehm… Dark,
guarda che noi non centriamo. L’abbiamo vista da lontano, ma
credevamo fosse
opera tua.”
“Cosa?
Suvvia, non mi offendo mica a ringraziarvi per una volta.”
“Ma guarda
che è così!”
“Ma allora,
se non siete stati voi, chi è stato?” chiese lui,
guardandosi in giro, per poi
sospirare. “Non importa. Ad ogni modo, come avete fatto a
ritrovarmi?”
“Beh, a
essere sinceri… abbiamo tirato a caso.” ammise
Sora.
“Abbiamo
solo immaginato che ti saresti potuto dirigere qui, visto che
è il tuo mondo
d’origine.”
“E ricordati
che prima o poi ti ripagheremo lo scherzetto che ci hai fatto
l’ultima volta.”
“Scherzetto?”
si intromise Paperino. “Per colpa di quello
‘scherzetto’, la Gummiship è
ridotta a poco meno di un rottame!” continuò,
indicando la Gummiship, che
effettivamente, non era nelle sue condizioni migliori.
Era piena di
crepe, e alcuni oblò erano stati sigillati.
“Beh, io vi
avevo allontanati per evitare questo. Siete stati voi a voler ritornare
indietro. Comunque risolvo una questione qui e poi porterò
la Gummiship a
Radiant Garden, così che Cid possa ripararla.”
“Che
questione?”
“Devo
trovare la serratura, in modo che questo mondo non possa più
venire attaccato.”
“Non sarà
facile trovarla.” fece Sora, prima che una luce accecante lo
interruppe.
Il ciondolo
di Dark si era illuminato e si stava sollevando da solo.
A veder ciò,
Dark fece una piccola risata.
“Che ironia…
l’ho cercata per così tanto tempo, e
l’ho sempre avuta dietro.” disse, per poi
togliersi la catenina, che si sollevò davanti a lui.
E come di
consueto, alzò il Portafortuna per chiudere la serratura.
Ma non
successe nulla.
“Cosa
succede?” chiese Riku.
“Perché la
serratura non si chiude?”
“Forse… devi
usare entrambi i Keyblade per questa serratura.”
azzardò Sora.
Dark seguì
il consiglio, ed evocò subito il Lontano Ricordo.
E come detto
da Sora, la serratura si chiuse.
“E anche questo
mondo è a posto.” disse Kairi.
“E ora, come
promesso, preparatevi a ritornare a Radian Garden.” fece
Dark, per poi far
spuntare sotto la Gummiship un varco, che la inghiottì,
facendola sparire.
“Ah!!! La Gummiship!”
esclamò Paperino.
“Non ti
preoccupare, è arrivata sana e salva a destinazione. Anche
se ora che ci pensò
bene, non ho controllato se sul punto di destinazione ci fosse
qualcuno… Speriamo
di no. Beh, direi che possiamo andare anche noi” disse, per
poi aprire un varco
davanti a loro, per poi attraversarlo.
Poco
lontano, una figura vestita di nero osservò il gruppo
scomparire nel passaggio.
Il
suo volto era nascosto dal cappuccio.
L’impermeabile
sventolava mosso dal vento, mentre la figura alzava una mano, aprendo
un varco
oscuro.
Senza
dire o fare nulla, lo attraversò, abbandonando quel mondo.
Vi preparo psicologicamente ad una marea di spoiler non solo
sulla ff, ma anche su bbs (anche se nn sn ancora sicuri, quindi potrebbero
anche rivelarsi falsi).
A parte questo, spero che il capitolo risulti di vostro
gradimento, e chiedo clemenza verso i fan del mondo in questione.
Capitolo 09: Rimpatriata (Attenzione, possibili spoiler di
KHbbs)
“Uff…” disse Cid, portando fuori un cartone con vari pezzi
di computer all’interno. “Devo imparare a stare zitto di fronte a Merlino, se è
vicino a un computer… lo manda sempre in mille pezzi…”
Tutto ad un tratto, sopra di lui il cielo divenne scuro.
“Non si metterà pure a piovere, vero?” disse lui, mentre
accendeva una sigaretta e alzava lo sguardo.
La sigaretta li cade giù dalla bocca per la sorpresa.
Proprio sopra la sua testa, c’era una Gummyship in caduta
libera.
Cid riuscì a spostarsi di quei pochi metri sufficienti
perché la Gummyship non lo colpisse in pieno.
“Q-Questa Gummyship… è la loro…” disse ancora scosso Cid,
per poi venire interrotto da delle voci dietro di lui che si stavano avvicinando.
“Come sarebbe a dire che non hai verificato se sotto c’era
qualcuno? Cosa facciamo nel caso ha colpito qualcuno?” chiese Paperino, non
proprio calmo.
“Suvvia, sono sicuro che non ci sia fatto male nessuno… e
poi capita anche a me di sbagliare, non sono certo perfetto”
“Speriamo solo che non sia caduta vicino a Cid…” disse Sora.
“VOI!” urlò il diretto interessato.
“Speranza vana…” sospirò il moro.
“Cid, che succede?” chiese Yuffie, uscendo dalla casa.
“Abbiamo sentito un gran trambusto e… ah, siete voi. Questo spiega tutto”
concluse, sorridendo.
“Succede che questi marmocchi a momenti mi facevano secco!”
urlò Cid.
“Chiedo scusa, è colpa mia” intervenne Dark.
Per qualche minuto calò il silenzio, mentre Cid e Yuffie
osservavano il nuovo custode.
“E tu chi sei?” chiese Cid, come se non fosse successo
niente.
“È un altro custode” rispose il Re al posto di Dark.
“Già. Il mio nome è Dark, e sono stato io a trasportare qui
la Gummyship… e ho stupidamente dimenticato di fare in modo che non finisse
addosso a qualcuno. Vi chiedo perdono”
“Un altro custode?” chiese una voce alle loro spalle,
rivelando così l’arrivo di Leon.
“Vedo che non siete cambiati di una virgola” disse Pippo,
sorridendo.
“Almeno adesso sappiamo di chi era la Gummyship in
avvicinamento” continuò Leon, ignorando Pippo.
“Come?” chiese Dark. “Impossibile. Non siamo arrivati qui
con la Gummyship”
“E come allora?”
“Grazie a dei varchi simili a quegli oscuri… a questo
proposito, non ci conviene usare quegli apposto della Gummyship?” chiese Sora.
“No, per il semplice motivo che più è lunga la distanza più
mi costa energia aprire un varco… e poi come facciamo a sapere in che mondo
fermarci senza vederlo?”
“Ah, già…”
“Aspettate… se non eravate voi, allora chi è che sta
arrivando?” chiese Aerith, arrivando anche lei davanti agli amici.
A rispondere a questa domanda fu la Gummyship in questione,
che volò sopra di loro.
Ai presenti sembrò quasi un drago per via del colore rosso e
della forma.
La navicella atterrò poco lontano da loro.
“Che cos’è oggi, la giornata delle visite?” chiese Leon,
quasi stufo di quella situazione.
“SQUALL!!!”
Un urlò squarciò il silenzio, mentre una figura azzurra
correva verso Leon, che guardava stupito la scena.
La figura azzurra si rivelò essere una ragazza, che pochi
metri prima di andare incontro a Leon fece un salto aprendo le braccia, come se
volesse abbracciarlo.
Purtroppo per lei, Leon si spostò, e lei cade rovinosamente
a terra.
“Leon!”
“Squall!”
Il primo nome fu urlato da Cid, Yuffie e Aerith con tono di
rimprovero, mentre il secondo da altre tre persone, per la precisione da due
ragazzi e una ragazza.
Nel frattempo la ragazza vestita di azzurro si rialzò.
“Perché non mi hai preso al volo?” chiese arrabbiata a Leon.
“Perché lo avrei dovuto fare con una che non conosco? E come
fai a sapere il mio vero nome?”
A sentire ciò la ragazzo sembrò star male.
“S-Stai scherzando, vero?” chiese.
“Tu non conosci Leon” la interruppe Yuffie. “Non lo abbiamo
mai visto scherzare in tutti questi anni”
“Tutti questi anni?” chiese uno dei due ragazzi, che aveva
degli strani tatuaggi sulla faccia.
“Non è che abbiamo sbagliato veramente persona?” chiese la
ragazza con gli occhiali.
“Impossibile!” le rispose l’altra. “Quante altre persone
credi possano assomigliarci così tanto, avere il Gunblade e avere la stessa
cicatrice?”
“Effettivamente…” disse il secondo ragazzo, che indossava
una specie di impermeabile.
“Oh, insomma, ma si può sapere chi siete?” chiese Leon,
cominciando a spazientirsi.
“E poi ha ancora la squallite!” disse la ragazza ridendo.
“S-Squallite?” chiese Sora.
“È un soprannome per la mania di Leon di isolarsi” rispose
Dark, che era quello meno sorpreso di tutti.
Cosa che Aerith non mancò di notare.
“Come mai sei così tranquillo?” chiese infatti.
“Oh, niente di speciale…” rispose lui.
“Suvvia Squall, ora basta con questo scherzo. Sappiamo
benissimo che non sei in grado di sostenerlo a lungo. Non ti sarai veramente
dimenticato di me, Zell?” chiese il ragazzo con il tatuaggio.
“Non chiamarmi con quel nome. Il mio nome è Leon”
“Squall, Leon… resta sempre il fatto che sei tu. Non ti
ricordi nemmeno della tua insegnante, Quistis?”
“No” rispose lui schietto.
“Deduco che non ti ricordi nemmeno del tiratore scelto,
Irvine, cioè me, vero?” chiese l’altro ragazzo.
“No, non ci credo. Non puoi esserti dimenticato di tutto
questo… non di me…” disse la ragazza vestita di blu. “Su, cerca nei tuoi
ricordi, cerca di ricordarti di me, Rinoa”
“Ti ripeto che non ti conosco”
“Ma se ti sei pure gettato nello spazio aperto e a momenti
causavi la fine del mondo per salvarla!” gli urlò contro Zell.
“Sentite…” intervenne Cid. “Ho cresciuto io Leon fin da
quando era un bambino. E non vi ho mai visti prima. Perciò mi pare evidente che
si tratta di un eccezionale coincidenza”
“No, sono sicura che è lui…” disse Rinoa.
“Emh… scusate se intervengo, ma per chi non era presente, è
possibile un riassunto?” chiese Sora, per poi girarsi verso Dark.
“Dark, tu non ne sai niente?”
“Potrebbe darsi… ma sai bene quanto me che ci è vietato
interferire con gli altri mondi”
“E chi se ne frega” intervenne Leon. “Digli solo che si
stanno sbagliando!”
“Buffo, sembra che tu ti stia comportando proprio come
quando Rinoa era sotto il controllo di Artemisia”
“Artemisia?” ripeté Leon. “E chi è?”
“Oh, basta così! Ci penso io a fargli recuperare la
memoria!” disse Zell, alzando il braccio pronto per dare un pugno a Leon.
Ma a fermarlo fu Quistis, che si rivolse a Dark.
“Tu come fai a sapere di Artemisia e di quello che ci è
accaduto? Non mi sembra di averti mai visto”
“Oh, non ci fate caso. È una sua caratteristica sapere di
tutto e di tutti e non far sapere agli altri di lui”
“Forse anche questa è una tua caratteristica come custode
dell’equilibrio” disse Kairi.
“Custode dell’equilibrio?” urlarono insieme Leon, Cid,
Yuffie e Aerith.
“Q-Quel custode?” chiese sorpreso Cid.
“Sora, toglimi una curiosità: come fai a sopportarla?”
chiese Dark, indicando Kairi.
“Segreto” rispose lui ridendo.
“Tu saresti un custode dell’equilibrio?” chiese Leon.
“Credevo fosse solo una leggenda infondata”
“E basta con le chiacchiere inutili! Squall, cerca di
ricordare. Siamo cresciuti assieme, siamo diventati SeeD e siamo riusciti a
sconfiggere Artemisia!” urlò Irvine.
“Non so nemmeno cosa siano questi SeeD!”
“Che ne dite di parlarne davanti ad una tazza di the?” li interruppe
Aerith.
“Beh, detto da una così bella ragazza, non possiamo di certo
rifiutare” disse Irvine.
“Per sua fortuna Cloud non è qui…” commentò Yuffie.
“Perché?” chiese Sora.
“Non sono affari vostri, moccioso” lo liquido Cid.
“Moccioso a chi?”
“Suvvia Squall, cerca di ricordare. Come puoi esseri
dimenticato di noi?” chiese nuovamente Rinoa.
“Per l’ennesima volta: io non vi conosco. Sono cresciuto in
questo mondo e ho combattuto per questo mondo! Non ho mai sentito parlare di
SeeD e di questa Artemisia che voi dite”
“Ma accidenti, Squall!” urlò Quistis, battendo le mani sul
tavolo. “Abbiamo passato l’ultimo anno a cercarti ovunque! Tutti i Garden sono
alla tua ricerca, e anche tuo padre è preoccupato per te!”
“Mio padre?” ripeté Leon, un po’ sorpreso. “Credevo che mio
padre fosse morto quando questo mondo era stato conquistato dalle tenebre”
“Forse ho capito…” disse Irvine. “Deve essere successo
qualcosa dopo la sconfitta di Artemisia. Non siamo riusciti a tornare nel
nostro tempo e nel nostro mondo, ma come ben sappiamo, Squall non ha più fatto
ritorno. Rinoa, tu che ne hai ereditato i poteri, dici che potrebbe essere che
Squall sia in qualche modo ridiventato bambino e sia stato scaraventato su
questo mondo?”
Rinoa si portò la mano sotto il mento.
“Non conosco bene i miei poteri… ma per una strega che era
riuscita a cancellare la differenza tra passato, presente e futuro, direi che
si, è possibile”
Mentre il gruppo parlava con Leon, i custodi si rivolsero a
Cid.
“Cid, potresti riparare la nostra Gummyship?” chiese
Paperino.
“Umh… dovrò darci un occhiata quando questo caos sarà
finito… ma per quel che ho visto, è conciata piuttosto male. Da quanto tempo è
che non viene controllata?”
Paperino e Pippo si guardarono.
“Ecco… credo da un po’ di anni…” disse vergognandosi
Paperino.
“COSA? È VOI AVETE VIAGGIATO PER TUTTO QUESTO TEMPO SENZA
MAI CONTROLLARLA?!” urlò Cid, tra l’arrabbiato e il sorpreso, facendo saltare
tutti per lo spavento.
“Ehi, scusa se abbiamo salvato qualche decina di mondi e
impedito due, tre volte la fine dell’universo!” rispose Paperino.
Dark aspettò che i due finissero di bisticciare, poi si
rivolse a Cid.
“Cid, ti posso fare una domanda?”
“Se ha a che fare con la Gummyship, ho già risposto a
Paperino”
“No, è su un'altra questione. Riguarda Ansem”
A quella parola tutti smisero di parlare, e Cid si fece
serio.
“Cosa vuoi sapere?”
“Voi conoscevate sua figlia?”
Cid, Leon, Aerith e Yuffie rimasero in silenzio.
“Tu come fai a saperlo?” chiese Leon
“L’ho conosciuta di persona. E ho assistito alla sua fine”
“Oh, no…” disse Aerith, sedendosi. “Tutti gli abitanti hanno
sempre sperato che fosse ancora viva e che non fosse tornata perché era alla
ricerca del padre…”
“Come sarebbe a dire che hai assistito alla sua fine?”
chiese Cid.
“Era arrivata sul mio mondo anni fa. Ma si è sacrificata per
salvarmi la vita. Ora però voglio risolvere un mistero: che cos’era la scuola
per i custodi?”
Cid sospirò.
“Quella scuola era un mistero per tutti noi. Si trovava
sotto il palazzo della fortezza oscura, e all’epoca era un centro di ritrovo
per tutti i custodi”
“Aspettate un secondo” si intromise Sora. “Ma i custodi non
dovrebbero essere un ristretto gruppo di persone in grado di usare il
Keyblade?”
“Oggi, ma in passato, erano centinaia. Poi un giorno arrivò
lui”
“Master Xehanort, giusto?” chiese Dark. “È il nome che lei
ha nominato di fronte al suo assasino, un custode delle tenebre”
“Proprio lui. All’inizio aiutò i custodi nell’istruzione, ed
era ritenuto da tutti un saggio alla pari di Ansem. Ma in realtà era tutta una
maschera. Lui e Vanitas attaccarono i custodi, cogliendoli di sorpresa. Molti
di loro decisero di unirsi a lui per eliminare i custodi superstiti, ricevendo
così potere in più. Solo tre di loro opposero resistenza e non vennero
eliminati, ma non si è più saputo che fine abbiano fatto loro e Master
Xehanort”
“Quindi potrebbero essere ancora vivi?” chiese Kairi.
“Potrebbe…”
“Aspettate! Per caso uno di loro indossava un armatura?”
chiese Sora.
“Tu come fai a saperlo?”
“Perché ci ho combattuto contro, vero Paperino e Pippo?”
“Si, è vero. Ed è stato un osso duro. Ancora più difficile
di Sephiroth. Siamo riusciti a raggiungerlo grazie ad un varco nel castello
Disney, che però si è chiuso quando siamo usciti”
“Perché non me lo avete mai detto?” chiese il Re.
“Beh, non ci sembrava il caso, e sinceramente… se lo siamo
dimenticati”
“Questo lascerebbe pensare che allora siano riusciti a
sconfiggere Master Xehanort. Ma il mistero rimane aperto” disse Leon, mentre
evitava l’ennesimo tentativo di Rinoa di abbracciarlo.
“Così pare” disse
una voce, proveniente da fuori.
“Questa voce…”
“Non è possibile…”
“Ah, già, dimenticavo” disse Dark. “Tutti i membri
dell’Organizzazione XIII, esclusi i numeri 13 e 14 sono tornati in vita”
“14? E chi è?” chiese Riku.
“O, nessuno d’importante… vero Sora?”
“Eh? Guarda che io mica lo conosco. Io mi ricordo solo di
Xemnas, Xaldin, Xigbar, Saix, Axel, Demyx, Luxord e Roxas”
“Mentre noi sappiamo dell’esistenza anche di Vexen, Zexion,
Leaxeus, Larxene e Marluxia” aggiunse Riku.
“Beh, risolveremo questa faccenda dopo. Adesso abbiamo un
avversario che ci aspetta se ho capito bene, no?” intervenne Zel.
Tutto il gruppo uscì dalla casa, per ritrovarsi di fronte al
numero 1, Xemnas.
“Ben arrivati, custodi”
“Xemnas! Cosa ci fai qui?”
“Devo solo distruggere questo mondo, ed eliminare il custode
dell’equilibrio”
“Devo farti i complimenti Dark” disse Kairi. “Sei l’unico
che riesce a farsi nemici anche chi non conosci”
“Che devo dire? Sarà il destino” rispose lui.
Xemnas evocò le due spade laser, e senza perdere tempo,
colpì Dark, che parò il colpo grazie ai Keyblade.
“Sai, non se l’unica persona che conosco che crede nel
destino. Ma l’ultima ha fatto una brutta fine. Non è così, custode
dell’equilibrio?”
“Di cosa stai parlando?”
“Della figlia di Ansem”
Dark spalancò gli occhi.
“Quindi tu la conoscevi”
“Certo. Ero pur sempre un suo apprendista. E so cose che tu
non immagini nemmeno”
“Tipo?”
“Se ti può interessare non era figlia unica”
“Cosa?”
Ma prima che Dark potesse continuare con le domande, Xemnas
fece spuntare dal suo corpo una serie di raggi luminosi, alcuni dei quali
colpirono in pieno Dark, che cade all’indietro.
“Ne è passato di tempo dall’ultima volta”
“Già, ma non pensavo di rivederti”
-
“Cosa ti porta nuovamente qui?”
“Lo sai benissimo! Ho bisogno di più potere! Non posso
eliminarlo!”
-
“Sei sua sorella”
Queste frasi lampeggiarono all’improvviso e in continuazione
nella mente di Dark, che in quel momento si trovava in uno spazio nero vuoto,
lontano da tutti a da tutto.
Poi, come se fosse caduto un meteorite, una fortissima luce
lo investi.
E si ritrovò in uno strano posto.
Si trovava in un castello.
Di fronte a lui c’erano due bambine, delle quali però non
riusciva a vedere il volto.
Riuscì solo a distinguere il colore dei capelli. La più
grande aveva i capelli neri, mentre la più piccola rosa.
Poi lo scenario cambiò nuovamente.
Era circondato da centinaia di persone, e accanto a lui si
trovavano Sora, Riku e Kairi, che osservavano due ragazzi impegnati a
combattere.
Dark riconobbe uno di loro.
Era se stesso.
L’altro invece indossava un’impermeabile nero, che impediva
a chiunque di distinguere il suo volto.
Il Dark della visione stava combattendo usando i Keyblade,
mentre l’avversario si limitava ad usare diversi tipi di magia.
Dark si risvegliò di colpo.
Si trovava per terra, e intorno a lui c’erano tutti gli
altri combattenti, anche loro privi di sensi.
Solo Leon e Rinoa erano rimasti ancora in piedi a
combattere.
Leon con il suo fidato Gunblade, mentre Rinoa con una specie
di Boomerang da braccio affilato.
Dark si rialzò, curandosi le ferite, poi li raggiunse.
“Oh, tu allora sei ancora in piedi” disse Leon.
“Lo prenderò per un ‘fortuna che sei ancora vivo’” rispose
ironicamente Dark.
“Complimenti. Siete riusciti a uscire indenni da quel colpo.
Ma vediamo se riuscite a resistere a questo” e fece partire dalle sue mani una
serie di rami oscuri diretti tutti verso Leon.
“SQUALL!” urlò Rinoa, spigendolo via.
Ma per fare ciò, ricevette in pieno il colpo.
Dark fissò Leon.
Sul suo volto era apparsa un espressione spaventata.
“Che stupida” disse Xemnas. “Sacrificarsi per uno che non la
considera nemmeno”
“R…Rinoa…” balbettò Leon, avvicinandosi a Rinoa.
“AHHHHH!” urlò, portandosi le mani alla testa.
“Tu…” disse Dark, avvicinandosi a Xemnas. “Un tempo eri
l’apprendista di Ansem. Come hai potuto tradirlo solo per avere più potere?
Come puoi uccidere senza nemmeno un po’ di pietà?”
“E tu come hai potuto lasciare morire senza fare niente
lei?” rispose Xemnas, sorridendo.
Gli occhi di Dark divennero due fessure.
“Xemnas…” disse Leon, interropendo la conversazione tra i
due.
Dark guardò i suoi occhi.
Erano gli stessi occhi che lui aveva quando il custode delle
tenebre eliminò lei.
“Ora ricordo tutto… finalmente ricordo chi sono realmente…”
“S-Squall…” disse Zell, tentando di rialzarsi.
“Sono stato uno stupido. Per colpa mia Rinoa si è fatta
colpire. Il minimo che posso fare è eliminarti!”
“Provaci, se ci riesci” rispose Xemnas, lanciando nuovamente
lo stesso attacco di prima.
Ma questa volta fu un'altra persona ad interferire.
Infatti una sfera di fuoco spezzò di netto i raggi, che
altrimenti avrebbero colpito in pieno sia Dark che Leon.
“Chi ha osato?” tuonò Xemnas, girandosi verso la fonte della
magia.
Sia lui, che Dark che tutti gli altri spalancarono gli
occhi.
Di fronte a loro c’era una persona vestita con
l’impermeabile dell’organizzazione XIII, con il cappuccio che ricopriva
interamente il volto.
“E tu chi sei?” chiese Xemnas.
“Cosa? Non è dalla tua parte?” chiese Leon.
“No, mi dispiace ammetterlo, ma è un impostore, come il
custode dell’equilibrio. Indossa solo il nostro stesso impermeabile, non ha
niente a che fare con noi”
Ma prima che potesse continuare a parlare, il misterioso
individuo si teletrasportò di fronte a lui.
Ad averlo di fronte, Xemnas spalancò gli occhi.
“N-Non è possibile! T-Tu sei…”
Non finì mai la frase.
Il misterioso personaggio lo colpì in pieno volto con una
fulmine, lasciando il corpo privo del capo, che cominciò a sparire.
Com’era successo con Larxene, anche dal corpo di Xemnas uscì
un raggio nero, diretto verso il cielo.
Il nuovo arrivato si avvicinò a Rinoa.
Senza dire niente, posò le mani sopra di lei, e
immediatamente il suo corpo venne avvolto da un’aurea verde, che indicava la
magia di guarigione.
Infatti in pochi minuti Rinoa riaprì gli occhi.
Verificato che Rinoa stesse bene, Leon si avvicinò a lei e
la aiuto a rialzarsi.
Dark invece continuava a fissare lo sconosciuto, che
ricambiava lo sguardo, sebbene non si riuscisse a vedere il volto.
“Ehi, e lui chi è?” chiese Kairi, avvicinandosi.
In quel momento l’individuo arretrò e aprì un varco oscuro.
“Aspetta!” urlò Dark, al che lui si fermò.
“Prima di andare rispondi a questa domanda: sei stato tu a
salvarmi sulla Terra dall’attacco di Larxene?”
Lui si limitò ad annuire con la testa.
“Allora ti ringrazio, ti sono debitore”
Il misterioso individuo non rispose.
Fissò nuovamente prima Dark e poi Kairi.
Poi sparì nel varco, che si richiuse alle sue spalle.
“Così era veramente come dicevano loro, eh Leon?” chiese
Yuffie.
“Così pare. Quando Rinoa è stata colpita, mi è tornato in
mente tutto quello che abbiamo passato insieme.”
“Quindi ora cosa farai?” chiese Cid.
“Se non vi dispiace, vorrei partire con loro. A quanto pare,
ci sono un po’ di persone che mi stanno aspettando.”
“Già. Dopotutto si tratta solo di Cid, Laguna, Ellione,
tutto il mondo…”
“Ehi, ma allora tu non sei l’unico Cid dell’universo”
scherzò Merlino.
“Molto spiritoso, vecchio. Comunque, fa’ pure.”
“Cid, Aerith, Yuffie, Merlino. Vi ringrazio di tutto.
Salutatemi anche Cloud se passa di nuovo di qua”
“Contaci”
Poi Leon si rivolse ai custodi.
“Voi cosa avete intenzione di fare?” gli chiese.
“Beh, prima di tutto aspetteremo la riparazione della
Gummyship, poi…” cominciò Sora, prima di venire interrotto da un colpo di tosse
di Cid.
“Ah, già la Gummyship…” cominciò lui. “Temo ci sia un
problema… ma prima voglio la vostra parola che permettere quel papero maniaco
di Gummyship”
Prima che Paperino potesse rispondere, il Re e Pippo lo
fermarono.
“Continua pure Cid”
“Ecco… durante lo scontro con Xemnas di prima… uno dei suoi
colpi ha colpito in pieno il garage dove l’avevo portata per ripararla… e
purtroppo non è rimasto granché di utilizzabile…”
Questa notizia ebbe due risultati.
Il primo fu il creare un silenzio sovrano nella stanza.
Il secondo fu lo svenimento di Paperino.
“Ma non vi preoccupate. Comincerò subito a costruirvene una
nuova” li tranquillizzò Cid. “Dopotutto, è successo in un mio garage, quindi mi
prendo la responsabilità. Ci metterò circa una settimana per finirla, dovrete
aver pazienza fino ad allora”
“Altrimenti nel frattempo possiamo usare uno dei varchi di
Dark” propose Sora.
“Ma non sappiamo in che mondo andare. Non possiamo vederli
da fuori se usiamo i varchi”
“Scusate…” intervenne Irvine. “Ma come fate a capire se un
mondo ha bisogno del vostro aiuto?”
“Beh, solitamente è avvolto da una strana aurea oscura, ma
non sempre è così” rispose il Re.
Irvine guardò Rinoa.
“Allora forse possiamo dirvi il prossimo mondo che dovrete”
continuò, prendendo un pezzo di carta dalla tasca e scrivendo sopra qualcosa,
per poi consegnarlo a Dark.
“Queste sono le coordinate di un mondo che abbiamo visto,
che corrisponde alla vostra descrizione. Credi di poterci arrivare così?”
“Posso provarci. Grazie”
“Ehi, Squall, hai per caso attaccato la squallite a quel
ragazzo?” chiese Zell.
“Oh, no, ne soffro da molto prima che lo conoscessi” rispose
tranquillo Dark.
“Ah, ok…”
“Beh, ora per noi è il momento di andare” disse Dark,
aprendo il varco.
“Allora torneremo qui tra una settimana per la nuova Gummyship”
disse Sora, prendendo con l’aiuto di Pippo Paperino, che era ancora privo di
sensi, per poi seguire Dark nel varco.
“Allora, a che punto sei?”
“I lavori sono finiti. Ma sei sicuro di volerlo fare?”
“Te l’ho già detto: ha insistito, e poi sinceramente non mi
sembra una cattiva idea”
“D’accordo… allora ci pensi tu ad andare a contattare i
canditati?”
“Immagino di non avere scelta… vorrà dire che comincerò
subito, altrimenti non cominceremo tanto presto…”
ed ecco qui il nuovo capitolo.
Devo ringraziare ancora liberty89 per avermi fatto scoprire l'anime che ho
scelto per questo capitolo, e spero di non far infuriare nessun fan di tale
serie.
Come al mio solito, ho lasciato un po' di indizi (anche importanti). ma al
momento nn posso rivelare di più.
non posso fare altro che augurarvi buona lettura
@ masterof dark:quante domande XD. Purtroppo
per te posso risponderti solo a quella riguardante Axel, e ti dico che le cose potrebbero
non essere come sembrano. Ma se ti dico ti più, ti rivelo la storia XD. Cmq ti
ringrazio per i tuoi commenti e mi fa piacere sapere che questa storia ti stia
piacendo così tanto.
I custodi si ritrovarono in mezzo ad una distesa d’erba.
“Beh, poteva andarci peggio”
“Emh… Sora, non per abbattere il tuo entusiasmo, ma guarda
meglio dove siamo finiti” disse Riku.
“Uh, cosa intendi dire?”
“Mah… forse che ci troviamo in un cimitero?” chiese Dark,
indicando numerose lapidi intorno a loro. “E per questo ci conviene uscire il
prima possibile da questo posto. Non mi piace mancare di rispetto”
Kairi nel frattempo prese di forza Sora, che era rimasto
abbastanza traumatizzato dalla scoperta.
Una volta usciti, si misero ad analizzare attentamente il
paesaggio, ma purtroppo per loro non c’era niente d’interessante. Solo una
casa, poco lontana.
“Ehi, Dark, hai capito dove ci troviamo?” chiese Sora, riprendendosi.
“Non ancora. Poi come vi ho già detto, non è detto che
conosca tutti i mondi che visiteremo”.
“Emh… scusa Dark, ma potresti spiegarmi come mai quel tipo
di prima continuava a fissare me e te?” chiese Kairi.
“Umh… sinceramente non lo so… non
riesco a capire chi possa essere, e soprattutto perché si vesta come
l’organizzazione XIII. Poi mi ha già aiutato due volte… e come se ci stesse
seguendo…”.
Dark si ricordò della visione che aveva avuto.
Possibile che l’avevano già incontrato?
E perché in quella visione, Sora, Riku e Kairi assistevano
senza intervenire a quel combattimento? Sembrava quasi che stesero assistendo a
uno spettacolo…
E di chi erano quelle voci che aveva sentito? Dark era
sicuro di averle già sentite, ma non riusciva a ricordarsi dove…
Chi è che non poteva eliminare?
Perché di una cosa era sicuro: era stato lui a chiedere alla
voce più potere.
Dark spalancò gli occhi.
Si chiese come mai non ci aveva pensato subito.
Soltanto una persona era in grado di dargli più potere, ma
si era ripromesso di non incontrarla mai più.
“Ehi Dark, ci sei?” chiese Riku, interoppendo
i suoi pensieri.
“Uh, si, ci sono... scusate, mi ero perso nei miei pensieri…
Paperino, Pippo, Re Topolino. Mi dispiace dovervelo chiedere, ma vorrei che voi
tornaste a Radiant Garden” disse, aprendo davanti a loro un varco.
“Cosa? E perché?”
“Potrebbe essere pericoloso per voi rimanere qui. Tornate
indietro e aspettateci”
“Ne sei sicuro?”
“Non preoccupatevi. Siamo pur sempre quattro custodi, ce la
caveremo in qualche modo”.
Il Re guardò anche gli altri custodi, che annuirono.
“Va bene. Vi aspetteremmo a Radiant Garden allora” disse,
per poi attraversare seguito da Paperino e Pippo il varco.
In quel momento, videro due persone che si avvicinavano.
Uno era vestito di rosso, con due guanti bianchi alle mani,
mentre l’altro aveva addosso un armatura.
Quando quello di rosso passò accanto a loro Sora non riuscì
a trattenersi.
“Ehi, Kairi, hai visto quant’è basso quel tipo?” sussurrò
all’amica, facendo notare la statura del ragazzo.
Purtroppo per lui, non a un volume sufficientemente basso
per non venire sentito dalla persona in questione, che si fermò.
“Suvvia fratellone, non farci caso…” disse l’armatura, come
se stesse cercando di evitare che l’altro facesse qualche pazzia.
“Chi è…” disse lui, ignorando l’armatura e unendo le mani.
“…che hai…” continuò, per poi appoggiare la mano sinistra
sul braccio destro.
“…chiamato BASSO?” urlò, per poi far spuntare dal braccio
destro una lama e partire all’attacco verso Sora, che riuscì a evocare in tempo
il Keyblade per parare.
“Cosa?” chiese il ragazzo. “Senza cerchio alchemico?”
“Fratellone… Pensi anche tu quello che penso io?” chiese il
tizio in armatura.
“Si Al… Ehi, voi!” disse, indicando i quattro custodi.
“Che c’è?” chiese Riku.
“Siete alchimisti?”
Sora stava per chiedere di cosa stava parlando, ma Dark lo
interruppe prima che potesse parlare.
“Potrebbe essere. E se ben ricordo, voi due siete i famosi
fratelli Elric, Edward, l’alchimista di stato, chiamato anche l’alchimista
d’acciaio, con suo fratello minore Alpholse…”.
“Beh, vedo che la nostra fama come al solito ci precede”
disse Edward, ridendo.
“Nonché due alchimisti che hanno tentato una trasmutazione
umana.” concluse Dark.
Il sorriso si gelò sull’alchimista d’acciaio.
“Chi siete?” chiese Al.
“Chi lo sa? Potremmo essere
alchimisti, homunculus o semplici nemici”.
“Emh… Dark, si può sapere cosa stai dicendo?” chiese Sora a
bassa voce.
“Voglio solo testare la reale forza di questo nanetto”
rispose Dark.
E come previsto, la ‘parola magica’ funzionò.
Infatti Edward non perse tempo.
Unì nuovamente le mani per poi appoggiarle a terra.
Pochi secondi dopo dal terreno partino
una serie di punte fatte di terra, tutte dirette verso Dark, che si limitò a distruggerle
con una sfera di fuoco.
“Cosa? Sei riuscito a usare il fuoco senza nemmeno usare le
mani?”
“Cosa c’è di strano?” chiese Sora. “Tu non sei capace di
farlo?”
“Sora, sta zitto!” gli urlarono tutti.
“Questo vuol dire… che voi tutti possedete una pietra
filosofale, vero?” chiese Edward, preparandosi a combattere con il braccio.
“Come avete potuto sacrificare delle vite umane?”
“Vite umane?” chiese Kairi. “Cosa vuoi dire?”
“Gli ingredienti per una pietra filosofale… sono degli
esseri umani” rispose Dark.
Ma prima che potesse continuare a parlare, Edward partì
all’attacco, pronto a infilzarlo con la lama, ma prontamente Dark rispose
all’attacco, e tagliò a metà il braccio destro di Edward.
“FRATELLONE!” urlò la persona nell’armatura, ma Dark arrivò
Davanti a lui e lo tagliò a metà lungo la vita.
“DARK?” Cosa ti salta in mente?” chiese Riku, scioccato come
gli altri per il comportamento di Dark.
“Non preoccupatevi, non si sono fatti niente… come può far male
un braccio di metallo? O un’armatura vuota? Non vedete che non esce nemmeno
sangue da nessuno dei due?”
Infatti dalla parte di braccio rimasta a Edward e dal corpo
di Alpholse non scendeva nemmeno una goccia di sangue.
“C-Cosa? L’armatura è vuota!” disse Sora.
“E quel braccio non era vero” aggiunse Riku
“Ma com’è possibile?”
“Semplice: questo è ciò che si ottiene se si tenta di
resuscitare una persona” rispose Dark.
“Oh, no… no nonononononono…” disse Edward,
guardandosi il braccio.
Poi si rivolse a Dark.
“Ehi, ti rendi conto di quello che hai fatto? Ora per colpa
tua dovremmo rischiare la vita!”
“Emh… scusa la domanda… ma come fate a rischiare la vita se
non state nemmeno perdendo sangue?” chiese Kairi. “Non vi basta ripararvi… emh… come posso dire?”
“È proprio QUELLO il problema! Voi non avete idea…” disse
deglutendo “di ciò che dovremmo passare ora…”
“Suvvia fratellone… vedrai che Winry capirà la situazione… e
dimentichi che anch’io non sono messo tanto meglio…”
“Ti ricordo che è la seconda persona più pericolosa per noi
due. E per di più non posso ripararti in questo stato!”
Dark aprì un varco dietro di loro.
“E… E questo cos’è?”
“È un passaggio per Rush Valley. Non è lì che si trova Winry?”
“E tu come fai a saperlo?”
“Inutile chiederglielo… lui sa tutto di tutti di tutto
l’universo” disse Sora, sospirando.
“Certo, nei miei sogni” rispose Dark, pensando che in fondo
la cosa non fosse troppo lontana dalla verità.
“Quindi…” disse Al, guardando il varco “questo ci
condurrebbe automaticamente a Rush Valley? È Sicuro?”
“Certo!” disse Kairi, prendendo per un braccio Sora.
“E-Ehi Kairi, cosa vuoi fare?” chiese lui
“Oh, solo dimostrare che è sicuro” disse lei, per poi
lanciarlo all’interno del varco.
A veder ciò, Riku, Dark, Edward e Al la guardarono sorpresi.
“Riku, ma Kairi ha bevuto qualcosa di strano prima, che tu
sappia?” chiese Dark. “Perché per quel che mi risulta, solitamente non è così…”
“Che ti devo dire… avrà avuto un momento di pazzia…”
“Ehi, voi!” disse Sora, rispuntando fuori dal varco, con un
bernoccolo sulla testa .“Vi spiacerebbe venire anche voi? C’è una pazza che
continua a lanciarmi oggetti addosso… Chissà perché poi…”
“Winry” dissero i due fratelli Elric sospirando, per poi
entrare anche loro nel varco, seguiti anche dai custodi.
“Ed! Al! Che piacere rivedervi!” disse una ragazza,
vedendoli spuntare fuori dal varco.
“Ciao Winry” dissero i due fratelli. Edward fece bene
attenzione a nascondere il braccio destro e il pezzo tagliato.
“Allora quel ragazzo di prima era con voi?”
“Sfortunatamente si…” disse Sora, massaggiandosi la testa,
mentre vedeva sbucare dal varco anche Riku, Kairi e Dark.
“Cosa vi porta da questa parti?” chiese la ragazza,
sorridendo.
“Questo!” rispose Ed, mostrando il pezzo di braccio.
Per qualche secondo tutto rimase immobile, con Winry che
sorrideva, senza dire niente.
“Questo silenzio non mi piace…” disse Riku.
Pochi secondi dopo dal posto dove si trovava la ragazza,
partirono un centinaio di attrezzi tra cui cacciaviti, chiavi inglesi, trapani…
tutti che colpirono il povero Ed, senza che lui potesse fare niente per
evitarli
“Ehi, calmati, maniaca di automail!”
gridò Edward.
“Questa scena mi ricorda qualcosa…” disse Riku.
“Già. Il nostro caro maniaco di Gummyship” continuò Sora.
“Ecco qui” disse Winry, mettendo un nuovo braccio meccanico
ad Ed. “Aggiungo anche questo ai tuoi debiti”
“Tanto per cambiare” rispose Ed sbuffando, per poi provare
subito a muovere il braccio.
“Perfetto! Grazie mille Winry!” disse, per poi dirigersi
verso le due metà dell’armatura.
“Ora tocca a te Al” disse, unendo di nuovo le mani e
mettendole sopra le due parti.
Immediatamente le due parti si riunirono, facendo tornare
come nuova l’armatura.
“Però. Deve essere comodo per voi avere un braccio
intercambiabile e un corpo immortale.” disse Sora.
Questa frase però invece di far ridere ebbe l’effetto di far
piombare i tre ragazzi in depressione.
“Emh… ho detto qualcosa di sbagliato?” chiese lui.
“No, niente. Dopotutto tu non sai la verità…” disse Al.
“Già. Lui no, ma quell’altro si!” disse Ed, indicando Dark.
“Come fai a sapere così tante cose di noi? E soprattutto, come fai a effettuare
delle trasmutazioni senza fare lo scambio?”
Dark sospirò.
“Purtroppo per voi, non posso rivelarvi chi sono, da dove
vengo e come faccio ad avere certe informazioni, come non possono nemmeno i
miei compagni di viaggio”
“Siete dell’esercito?”
“Esercito?” chiese Sora. “L’unico esercito che abbiamo
incontrato era di un migliaio di creature nere che volevano distruggere un
mondo”
“Non credo di aver capito a che cosa vi stiate riferendo, ma
di una cosa sono sicuro: voi siete in possesso di una pietra filosofale, vero?”
“No. Non so se dire fortunatamente o sfortunatamente, ma non
ne abbiamo nemmeno mai vista una”
“E allora come fate a effettuare trasmutazioni come se
niente fosse?”
“Mai sentito parlare di magia?” chiese Kairi.
“Magia?”
“Kairi, tra te e Sora non so chi sia quello che combina più
pasticci. Certo che sei…” cominciò Dark, mettendosi una mano sulla fronte per
calmare una fitta improvvisa.
‘…una tale
pasticciona, non fa altro che combinare guai…’
“Ehi Dark, che ti prende?” chiese Riku, notando lo sguardo
spento del custode, che si riprese subito.
“Uh, oh niente… solo una fitta alla testa…”
Quella notte i custodi vennero ospitati da Winry, che era
riuscita a trovare del posto libero nella sua officina, mentre ai letti ci
avevano pensato Ed e Al, che li avevano creati a partire da dei pezzi di legno.
Ma Dark non riusciva a prendere sonno, perciò decise di
uscire.
S’incamminò fuori dalla città, fino a ritrovarsi sopra delle
montagne e si fermò a osservare le stelle.
Cosa stava succedendo?
Perché continuava ad avere visioni, anche se la maggior
parte di esse erano solo orali?
Che il suo subconscio stesse cercando di metterlo in
guardia?
E se così fosse da che cosa?
Dark allontanò questi pensieri, per poi cominciare a
parlare.
“Puoi anche uscire allo scoperto, so benissimo che sei lì”
“Come hai fatto a vedermi?” chiese uno, uscendo dal suo
nascondiglio dietro delle rocce.
Il colore della sua pelle era scuro, sul volto s’intravedeva
una cicatrice bianca a forma di X e aveva un paio di occhiali da sole che li coprivano
gli occhi, sebbene fosse notte piena.
“Oh, sono molto bravo a percepire le persone”
“Sei un alchimista?”
“No, no… ho poteri simili, ma non sono un alchimista… E
comunque ti sconsiglio di attaccarmi. Le ultime persone che ci hanno provato
non hanno avuto una bella esperienza”
“Allora tu devi essere il famoso Dark” disse il misterioso
individuo.
“Dark, attento!” urlò Edward, arrivando di corsa inseguito
dal fratello.
Prima che Dark potesse rispondere, Ed diede un calcio
all’individuo, facendolo volare contro una roccia.
“Che ci fa qui Scar?” chiese Al.
“Quello non è Scar…” rispose Dark
“COSA?” urlarono i due fratelli insieme.
“Quello è Envy”
La persona colpita
da Ed si rialzò, per poi mettersi a ridere.
“Mi aveva avvisato
che eri al corrente di tutto ciò che accadeva qui…” disse, prima di
illuminarsi.
“Ma non pensavo fino
a questo punto” continuò, trasformandosi in un ragazzo dai lunghi capelli
verdi, con dei vestiti neri che ricoprivano la parte superiore del petto fino
al collo, lasciando scoperta la pancia e le braccia, mentre sotto aveva una
gonna.
I piedi e le mani
erano ricoperte completamente escluse le dite.
E infine sulla
fronte aveva una fascia con uno strano triangolo rosso disegnato sopra.
“Dannazione… ci
mancava lui ora…” disse Ed.
“Chi ti ha contattato?” chiese Dark.
“E se non avessi intenzione di dirtelo?”
Dark evocò entrambi i Keyblade.
“In questo caso ti costringerò a rivelarmelo con la forza”
disse, per poi partire all’attacco.
“Ehi, aspetta, non puoi attaccarlo così!” urlò Ed inutilmente.
Ma prima che Dark potesse portare a termine l’attacco, fu
costretto a fermarsi.
“Beh, che succede?” chiese Envy, ridendo dopo essersi trasformato.
Dark serrò gli occhi
a quella vista.
“Non è possibile”
disse
“E quella…”
“…chi è?” dissero i
due fratelli, vedendo una bambina dai capelli neri che apparentemente non aveva
più di sei anni.
Dark indietreggiò.
“Che succede Dark?
Perché ti sei fermato?” chiese Ed, per poi vedere il volto di Dark.
Un volto di
sorpresa, paura e rabbia uniti.
“Allora anche il
custode dell’equilibrio può spaventarsi” disse una voce alle loro spalle.
Tutti si girarono
verso la fonte, per vedere un varco oscuro che si apriva.
E pochi secondi dopo
videro uscire il numero III, Xaldin.
“Così ci sei tu
dietro tutto questo, eh?” chiese Dark, guardando il feroce lanciere.
“Già. È Stato così
gentile da offrirmi i fratelli Elric su un piatto d’argento, se fossi riuscito a
eliminarti” disse Envy, usando la voce della bambina.
“Come hai fatto? Tu
ti dovresti trasformare solo in ciò che vedi…”
“In questo caso…”
disse Xaldin, tirando fuori una carta “Anche un oggetto apparentemente inutile
può diventare prezioso”
“Capisco… quindi
avete fatto più copie dei miei ricordi, eh?”
“Allora Dark, hai
davvero intenzione di uccidermi di nuovo?” chiese Envy, usando la voce della
bambina e mettendosi davanti a Xaldin.
Dark rimase per
qualche secondo in silenzio.
“Ero certo che non
avresti avuto il coraggio. Dopotutto sei sempre un umano” disse Xaldin.
Dark alzò lo sguardo
verso i due avversari.
“Davvero credete che
questo basterà a fermarmi?” chiese poi.
“Cosa?” chiese il
numero III, per poi ritrovarsi con un Keyblade infilzato nel petto.
Mentre Envy era
stato trapassato in piena fronte.
“M-Mi hai colpito lo
stesso… s-sebbene avessi l’aspetto di lei…” disse lui, prima di riprendere le
sue sembianze e cadere a terra.
“Già… come hai
potuto? Nessun comune mortale avrebbe avuto questo coraggio…” chiese Xaldin
“Davvero credevate
che sarebbe bastato questo per fermarmi? Vuol dire che sono davvero bravo come
attore allora. È Morta tra le mie braccia, è vero, ma se non avessi colpito
Envy nonostante avesse il suo aspetto, sarebbe stato un insulto alla sua
memoria” rispose Dark, per poi fissarlo negli occhi.
Xaldin saltò dalla
sorpresa.
“Quegli occhi… io li
conosco…” disse, per poi scoppiare a ridere, cominciando a sparire.
“Ma certo. Che
stupidi che siamo stati. E noi volevamo affrontarti… non potevamo fare scelta
più sbagliata… Ora ho capito chi sei realmente, custode dell’equilibrio… Ma non
credere di essere invincibile! Per tutti c’è un inizio è una fine, anche per
te…” concluse, per poi sparire.
Anche dal suo corpo
partì un raggio oscuro verso il cielo, che scomparve in pochi secondi.
Dark fece scomparire
i Keyblade.
“Chi era quello?”
chiese Ed
“Uno dei tipi che mi
dà la caccia. Il loro obiettivo è eliminarmi”
“Urgh… non è stato
carino da parte tua…” disse Envy, rialzandosi, mentre il buco nella testa si rimarginava
completamente.
“Colpire una bambina
indifesa… che gesto crudele”
“Parli proprio tu,
che hai sparato a un bambino che stava giocando!” urlò Al.
“Peccato che Glutony
non sia qui… sembra che toccherà a me mangiarti stavolta” disse Envy, cominciando
ad aumentare di dimensioni.
“Ed!” chiamo Dark
“Mi confermi che al suo interno c’è la pietra filosofale, vero?”
“Si, l’ho vista e
usata personalmente”
“Bene. Allora
fidatevi di me. Al, quando sarà sul punto di mangiarmi, avvicinati a me”
“Cosa? Ma sei
impazzito? Io ne sono uscito vivo per miracolo! Non permetterò ad Al di correre
un rischio del genere!”
“Per favore,
fidatevi di me. Desideri che Al ritorni in possesso del proprio corpo, vero?
“Fratellone… lasciami
andare” chiese Al.
Ed fissò per un
attimo Dark e Al.
Ma prima che potesse
dare una risposta, Envy completò la sua metamorfosi.
Ora non aveva più
niente di umano, sembrava di più un’enorme e orribile cane gigante di colore
verde, con il corpo rinvestito da delle specie di cadaveri urlanti.
Non perse tempo e,
dopo aver spalancato la bocca, saltò verso Dark.
“Adesso!” urlò Dark,
vedendo Al raggiungerlo proprio un secondo prima che la bocca del mostro si
chiudesse attorno a loro.
“Dark!” urlò Sora,
arrivando di corsa seguito da Riku e Kairi.
“Al! Ed!” urlò
Winry, correndo dietro loro.
“Dannazione, questa
non ci voleva… non dovevo mangiare anche lui… nostro Padre non la prenderà
bene…”
“Maledetto!” disse
Sora, evocando il Keyblade.
“Fermo!” urlò Ed.
“Se lo elimini, eliminerai anche Al e Dark!”
“Al?” ripeté Winry
“Vuoi dire che Al è dentro quel mostro?”
“Dark gli ha chiesto
di farsi mangiare assieme a lui. Sembra che così potrà ritornare nel proprio corpo…”
Dark venne
immediatamente circondato da centinaia di cadaveri che tentavano di farlo
sprofondare sempre di più all’interno di Envy.
“Al, mi senti?”
chiese
“Si, sono dietro di
te”
“Riesci a vedere la
pietra filosofale?”
“No, mi spiace”
‘Maledizione… devo fare in fretta…’ pensò Dark, guardandosi attorno.
E finalmente la
vide.
La pietra rossa
dalla quale uscivano tutti quei cadaveri.
“Eccola!” urlò, per
poi farsi largo con i Keyblade seguito da Al.
“Cosa vuoi fare?”
chiese Al.
“Credo ci sia una
persona che ti sta aspettando da tempo” rispose Dark.
“Di chi stai
parlando?”
“Del tuo corpo”
rispose lui, per poi ingoiare la pietra.
“Cosa stai facendo?
Così rischi di morire o di diventare un Homunculus!”
“Non ti preoccupare”
rispose Dark, cominciando a tossire. “Non corro nessuno dei due rischi, per il
semplice fatto che la pietra su di me non ha effetto. La posso usare solo per
aprire un varco speciale”
“Un varco speciale?”
“Un varco per una
porta” rispose Dark, aprendo davanti a loro il varco. “Dobbiamo attraversarlo!
Devi fidarti ancora di me!”
“Va bene” rispose
l’armatura, per poi varcare il passaggio seguito da Dark.
“Ti dono questi. Fanne buon uso. Ricordati
questo: le tenebre e la luce possono essere usate sia per il bene che per il male.
Sta a te decidere per quale parte usare l’una e l’altra.”
“Come faccio a non sbagliare?”
“Segui sempre il tuo cuore”
“E se dovessi perderlo?”
“In quel caso, dovrai…”
Dark riaprì gli occhi.
Cos’era stato?
Chi stava parlando?
Ma a distoglierlo da quei pensieri fu Al.
“N-Non posso crederci…” disse, guardando la persona davanti
a loro.
Si trattava di un ragazzo, che sembrava fosse cresciuto con
il minimo indispensabile, tanto che si potevano distinguere la forma delle ossa
sulla pelle.
Dietro di lui c’era un’enorme porta, che però era chiusa.
“Finalmente sei arrivata… anima mia” disse lui.
“Direi che ora puoi essere sicuro al 100% di essere reale e
non un invenzione di tuo fratello, vero?” chiese Dark, dando le spalle ai due
Al.
Percepì soltanto una fortissima luce.
Pochi secondi dopo sentì il fracasso dell’armatura di Al che
cadeva per terra.
Quando si girò, trovò ai suoi piedi l’elmo dell’armatura e
poco lontano il resto.
Davanti a lui invece c’era Al, che respirava a fatica e non
riusciva a rimanere in piedi.
“Sono… sono tornato nel mio corpo…” disse a fatica.
Dark però prese l’armatura e la lanciò ai suoi piedi.
“Mi dispiace dovertelo chiedere, ma dovresti indossare
nuovamente l’armatura. Adesso dobbiamo uscire da qui, e ho visto che stavano
arrivando anche gli altri”
“E perché mi devo rimettere l’armatura?” chiese Al.
“Se tu non lo avessi notato, mentre il tuo corpo era qui non
ha avuto di certo l’occasione di andare a comprarsi dei vestiti, e tu essendo
stato fino a pochi minuti fa solo un armatura di ferro non ne possiedi…”
Al capì al volo il messaggio e obbedì. Si rimise a
malavoglia l’armatura, che però ora gli stava decisamente larga.
“Sai, ho una fame pazzesca… e anche tanto sonno…” disse Al,
mentre Dark lo aiutava a reggersi.
“Beh, sono anni che il tuo corpo non può né mangiare né
dormire, perciò non me ne stupisco… ora pensiamo ad uscire da qui. Non
allontanarti da me se ci tieni alla tua ritrovata pelle. Creerò una barriera
attorno a noi, in modo che il colpo non ci possa ferire”
“Quale colpo?”
“La pietra filosofale purtroppo ha perso tutto il suo potere
quando l’ho usata per aprire il varco. In teoria io non sarei potuto arrivare
fin qui, ma grazie al suo potere ci sono riuscito. Ma ora mi tocca distruggere questo
posto per poter uscire. Così anche Envy sparirà, essendo stato privato del suo
cuore”
“Tu riusciresti a distruggere questo posto?”
“Dovrò limitare i miei poteri. L’ultima volta che li ho
usati al massimo, non è rimasto niente del mondo sul quale mi trovavo”
“Cosa? Vuoi dire che hai distrutto un intero pianeta da
solo?”
“Sorpreso? Sta tranquillo, era disabitato. Ora, ti devo
chiedere di non riferire a nessuno ciò che vedrai” disse Dark, per poi tirare
fuori il ciondolo.
“Maledetto… sputali immediatamente!” urlò Riku.
“Fossi pazzo e poi anche volendo non potrei” rispose la
creatura.
“Accidenti… ma quanto ci mettono ad uscire?” chiese Ed.
“Beh, a questo punto posso eliminare tutti voi, tranne
ovviamente il piccoletto”
“Chi hai chiamato piccoletto?” urlò Ed, partendo
all’attacco.
Ma prima che potesse colpire l’homunculus, esso s’illuminò.
“C-Cosa succede?” chiese l’essere spaventato, vedendo che
stava cominciando a gonfiarsi.
Ma prima che potesse capirlo esplose, circondandosi di una
luce fortissima.
Quando essa si affievolì, al posto di Envy c’erano Dark e
Al.
“Al! Dark! State bene!” urlarono tutti.
Dark aiutò Al a camminare, al che Ed si preoccupò.
“Al, tutto bene?” chiese
“Mai stato meglio, fratellone” rispose Al, con la sua voce
vera, e non più distorta dal metallo.
“Al, la tua voce…” disse Winry, mentre Al dall’interno
dell’armatura faceva volare via l’elmo, rivelando così il suo volto.
“Finalmente sono tornato in possesso del mio corpo…” disse,
per poi svenire.
“Al! Alpholse!” urlò Ed, predendo
il fratello minore.
“Sta tranquillo, sta bene” rispose Dark.
Ma prima che potesse continuare, una fitta al cuore lo
colpì.
E tutto divenne buio.
“Maestro, dove va?”
“Devo partire per una
missione. Tornerò, non preoccuparti”
“Ok, ti aspetterò”
“Ah, stavo
dimenticando: buona fortuna per la tua prima missione”
“Grazie”
“Mi dispiace non
poterti assistere, ma questa è una questione che non posso rimandare”
“Non si preoccupi.
Parte con Vanitas, vero?”
Dark riaprì gli occhi.
“Ah, finalmente. Cominciavamo a temere il peggio” disse Riku.
“C-Cos’è successo?” chiese Dark.
“Sei svenuto. Al ci ha raccontato tutto. Ma come ti è
saltato in mente di inghiottire una pietra filosofale?” chiese Ed.
“Eh, eh… come ho detto ad Al, era l’unico modo per arrivare
davanti alla porta… A proposito, come sta?”
“Devo dire che per la prima volta ho visto una persona che
mangia con più voracità di Sora” disse ridendo Kairi.
“Ehi, grazie tante!” rispose lui, fingendo di essere offeso.
“Ora sta dormendo… sono tre giorni di fila e non si è ancora
svegliato…” disse Winry, senza nascondere un velo di preoccupazione.
“Beh, allora direi che abbiamo quasi finito…” disse Dark,
alzandosi. “Non ci resta che trovare la serratura di questo mondo e andarc…”
cominciò, prima di venire interrotto da un fortissimo rumore sopra di loro.
Immediatamente tutti quanti uscirono fuori, e quello che
videro li fece rimanere abbastanza scioccati.
Una Gummyship era sopra di loro, ed era talmente grande da
coprire una decina di case.
“E quella cos’è?” chiese Ed.
“Ehi, voi laggiù!” disse una voce, ben conosciuta ai
custodi.
Sopra la Gummyship apparve Paperino, con un sorriso stampato
in faccia.
“Paperino! Che ci fai lì sopra?” chiese Sora.
“Non ci arrivi? Questa è la nostra nuova Gummyship” rispose
il mago di corte.
“Però… Cid non è un tipo che non mantiene le promesse…”
commentò Dark.
“Aspettate… state dicendo che quello è il mezzo con cui
viaggiate?” chiese Winry, per poi tirare fuori una chiave inglese.
“DEVO scoprire come funziona” disse, prima di venire fermata
da un Ed abbastanza preoccupato.
“Suvvia Winry… non fare pazzie…” disse a fatica.
“Guarda guarda i due piccioncini…”
disse Kairi ridendo.
“Eh, ma di che cosa stai parlando? Sei per caso impazzita?
Io e lei insieme? Ma cosa ti salta in mente?”
“Cotto” fu la risposta di Riku.
In quel momento nelle mani di Dark apparvero i Keyblade.
“Cosa succede?” chiese Ed.
“La serratura è qui vicino e i miei Keyblade l’hanno
individuata… infatti eccola lì” disse Dark, indicando l’armatura di Al, che era
stata appoggiata ad un muro, che si era illuminata.
In pochi secondi si sollevò in volo.
Dark puntò entrambi i Keyblade e si senti il classico rumore
della serratura che veniva sigillata.
“Cos’è successo?”
“Questo mondo ora è al sicuro. Non dovreste ricevere altre interferenze”
“Avete visto, padlone?”
“Si. Dobbiamo assolutamente seguirli. Non peldiamoli di vista!”
“Beh, ora è veramente ora di andare… Uh, Ed, avevi finito i
vestiti?” chiese Dark
“Perché questa domanda?”
“Perché quegli che hai addosso mi sembra ti vadano corti…
Mah, forse è una mia impressione.” Continuò, aprendo un varco davanti a loro.
“Chissà, magari ci rivedremo in futuro” disse Sora.
“Salutateci Al non appena si sveglia”
“Contateci, e grazie ancora. Vi siamo debitori”
Poi i quattro custodi attraversarono il varco.
“Adesso!” urlò una voce.
Ed e Winry videro solo due figure muoversi velocemente e
buttarsi nel varco, proprio prima che esso si chiudesse dietro di loro.
“Dimmi che non erano loro…” disse Winry.
“Beh, in quel caso se ne siamo liberati per un po’…”
“Scusate…” disse
una voce alle loro spalle. “Sto cercando
i fratelli Elric. Sapreste indicarmi dove sono?”
“Io sono Edward Elric” rispose Ed, girandosi. “Posso sapere
chi… e tu COSA sei?”
e finalmente ecco qui il nuovo capitolo.
ho deciso di applicare qualche taglio, e con questo chiudo questa parte di ff. nn preoccupatevi, avrete le risposte a molti quesiti nella
prossima parte, sulla quale voglio lavorare il meglio possibile.
ma ora basta parlare, vi lascio all'11 capitolo.
@ masterof dark: alla seconda domanda troverai risposta in questo capitolo,
mentre per la prima dovrai aspettare il prossimo
Non appena usciti dal varco, i custodi avvertirono una
specie di colpo di vento che li investì da dietro.
“Cos’è stato?”
“Sembrava un colpo di vento” rispose Riku, guardandosi
attorno. “Dopotutto, qui non c’è niente. Forse c’è stata una folata di vento
mentre attraversavamo il varco e l’abbiamo involontariamente portata dietro. Tu
che dici Dark?”
“Sinceramente non ho mai verificato questo, ma non credo sia
impossibile…” rispose Dark, non troppo convinto.
“Ehi, finalmente siete arrivati!” disse Paperino, arrivando.
“Ehila Paperino” lo salutò Sora. “Vedo che Cid ci ha messo
meno tempo del previsto”.
“Una settimana esatta” lo corresse Paperino.
“Non è possibile. Noi siamo stati su quel mondo solo quattro
giorni!”.
“Ma può essere che nei mondi il tempo possa scorrere
diversamente” rispose Dark. “Ma nessuno ha mai verificato questa possibilità,
non essendo così diffusa la pratica dei viaggi attraverso più mondi”.
“Comunque sia questa nuova Gummyship è gigantesca” disse
Kairi.
“A proposito, dovete farvi identificare” disse Paperino,
premendo un bottone sul muro e facendo apparire una specie di buco a forma di
mano.
“Appoggiate la vostra mano qui sopra, in modo che possiate
vedere la Gummyship anche quando è in modalità invisibile”.
“Ne deduco che Cid non si è trattenuto dall’usare tutta la
sua conoscenza” disse Sora ridendo e appoggiando la mano, seguito anche da
tutti gli altri.
“E questo è niente. Ora ognuno di noi ha la propria stanza.
Cid ha addirittura pensato che visto che ultimamente abbiamo aumentato il
numero della nostra squadra, di aggiungere una camera in più per sicurezza. Ah,
Dark, ha pensato anche ai tuoi varchi”.
“Ai miei varchi?” chiese Dark, prima di essere trascinato da
Paperino in una stanza poco lontana.
“Già. Ha predisposto questa stanza solo per i varchi. Dice
che invece di apparire in un qualsiasi punto della Gummyship rischiando di far
venire un mezzo infarto a eventuali presenti, sia meglio avere una stanza
adibita solo a questo. Che ne pensi?”
“Beh, come idea non è male”
“E ha anche pensato a un passatempo per i viaggi più lunghi”
continuò Paperino, indicandoli un’altra porta, al momento chiusa.
“È una sala addestramento. È possibile allenarsi tra di noi
o contro delle copie virtuali create da un perfetto miscuglio di tecnologia e
magia”.
“Quindi c’è anche lo zampino di Merlino”
“Ha insistito. Ora dentro ci sono Sua maestà e Pippo, che
stanno facendo un amichevole incontro”.
Proprio mentre pronunciava queste parole, la porta si aprì e
un fumante Pippo cadde fuori.
“Amichevole?” chiese Sora preoccupato. “Se tu questo lo
chiami amichevole, non voglio sapere cosa intendi con ‘all’ultimo sangue’”
Paperino non seppe cosa rispondere.
Nel frattempo il Re uscì fuori, andando a soccorrere il
cavaliere.
“Scusa Pippo, mi sono lasciato prendere la mano” si scusò, aiutando
Pippo ad alzarsi
“Non si preoccupi, non è nulla di grave… Ehi, siete
arrivati!” rispose lui, notando i quattro custodi per poi svenire.
“Terrò a mente di non sfidare il Re” disse Sora.
“Che ne dite se vi faccio vedere le vostre stanze e poi ci
ritiriamo a dormire?” chiese Paperino per cambiare discorso.
“Beh, effettivamente ho un po’ di sonno…” disse Sora
sbadigliando.
“Non sei cambiato per niente” rispose ridendo Kairi.
Dark si guardò attorno.
Dovette ammettere che Cid aveva fatto proprio un bel lavoro
per la nuova Gummyship.
Ma prima che potesse fare altri commenti intorno a lui tutto
divenne buio.
“Mangiare una pietra
filosofale… devo ammettere che neanche a me sarebbe venuto in mente… i miei
complimenti” disse una voce, ridestando Dark.
“D… Dove mi trovo?” chiese Dark.
Poi osservò le immagini che c’erano sotto di lui.
“Non è possibile…” disse, mentre si sollevava in volo per
vedere meglio i disegni.
Si trovava sopra un pavimento circolare, avvolto
dall’oscurità.
E sul pavimento si potevano distinguere chiaramente la sua
immagine, circondata da tante altre, ognuna che rappresentava un personaggio o
persona che conosceva.
“Come mai sono qui?”
“Credevo lo avessi già
capito…” disse la voce
“CHI SEI?” urlò Dark, evocando i Keyblade.
“Speri forse di potermi
ferire con quei Keyblade? Mi spiace, ma nessuna arma può colpirmi, per il
semplice fatto che non esisto”
“Non esisti? In che senso?”
“Non mi sembri
sorpreso”
“Dovrei esserlo? Con tutto quello che mi è capitato
recentemente secondo te potrei veramente sorprendermi per così poco?”
“Hai ragione. Sei
sempre stato un tipo diffidente dopotutto. Mi ricordo ancora la prima volta che
ci siamo incontrati”
“Di cosa stai parlando? Non so nemmeno chi sei!”
“Ne sei sicuro?”
“Ma certo, so riconoscere la voce di una persona quando la
sento!”
“Vedo che ti stai
alterando…”
“E secondo te non dovrei? Sto parlando con una persona che
non conosco e che non vedo. Secondo te dovrei fidarmi?”
“Non ti chiedo tanto…
so che non ti fidi nemmeno di te stesso”
“Come fai a sapere tutte queste cose su di me?”
“Ti osservo da tempo.
Per la precisione fin dal primo momento che hai usato il Keyblade”
“Cosa? Non prendermi in giro, me ne sarei accorto! Sei per
caso quel tipo che mi ha già aiutato due volte?”
“Oh, no. Come ti ho
già detto, non esisto. Non posso intervenire personalmente”
“Basta parlare così! Mostrati se ne hai il coraggio!”
“Vuoi un volto con cui
parlare? Va bene, ti accontenterò”
Davanti a Dark, dall’oscurità stessa cominciò a formarsi il
profilo di una persona, che divenne solido in pochi secondi.
“E questo che significa?” chiese Dark, ritrovandosi davanti
ad un suo clone.
“Semplice: io sono te,
come quello prima di me era me.”
“Tu sei me, e quello prima di te era te?” ripeté Dark,
confuso da quella frase.
“Proprio così. È sempre
stato così. Anche l’ultima volta che ci siamo visti hai reagito nello stesso
modo… anche se all’epoca non avevi ancora sviluppato i tuoi poteri”
“Che cosa vuoi da me?”
“Solo darti un
consiglio: il tuo potere è solo all’inizio. Se lo desideri, posso mostrarti la
via per aumentarlo” rispose il clone, porgendo la mano.
Dark però la scaccio.
“Non intendo farmi annebbiare la vista dal potere. Per il
momento quello che ho è sufficiente! Ho già ricevuto in passato la stessa
proposta, e l’ho rifiutata anche allora”
“Ma sai che in futuro
ne avrai bisogno, vero?”
“Il futuro non è decifrabile. Ci rendiamo conto di ciò che
avverrà solo quando sta accadendo. Non prima, non dopo”
“Come desideri. Ma
fatti dire solo questo: tu sei convinto che la pietra filosofale sia svanita
perché hai usato tutto il suo potere. Ma ne sei convinto?”
Detto questo, il clone sparì nella stessa oscurità dalla
quale era venuto.
“Cosa avrà voluto dire?” si chiese Dark, prima di venire
investito da un enorme quantità di luce.
Dark si svegliò di colpo.
Era caduto per terra.
‘Che strano sogno… o non lo era?’ si chiese rialzandosi.
“Accidenti… devo bere un po’ d’acqua…” disse uscendo, per
poi dirigersi alla cucina che Paperino gli aveva mostrato prima di portarlo in
stanza.
Ma quando era in procinto di entrare, si accorse che la
porta era socchiusa e la luce accesa.
‘Strano… qualcuno deve aver lasciato la porta aperta e non
ha spento la luce’ pensò entrando.
Pochi secondi dopo il Lontano ricordo volò attraverso la
stanza per conficcarsi nel frigorifero, proprio sopra la testa di un ragazzo
che lo aveva appena chiuso.
“C-Calma! N-Non è il caso di allabbialsi” disse lui.
“Sapevo che non poteva essere un semplice colpo di vento. Non
ho voluto creare panico, ma avevo capito subito che era arrivato qualcun altro,
e che era molto veloce. Sempre alla ricerca dell’immortalità, vero Ling?”
“Oh, vedo che sai già chi sono… beh, questo lendelà tutto
più semplice. Ola Lan Fan!”
Dark si girò in tempo per parare con l’altro Keyblade una
spada, impugnata da un guerriero mascherato.
Dark lo colpì con una sfera di fuoco, spedendolo contro la
parete.
“LAN FAN!” urlò Ling, afferrando il Keyblade che Dark gli
aveva lanciato prima, che però sparì non appena lo prese in mano.
“Uh, è questa che diavolelia è?”
“Mi spiace, ma questi li posso usare solo io” rispose Dark,
evocando il Keyblade nella mano libera.
“Che succede?” chiese il Re, entrando di corsa ed evocando
il Keyblade.
“Intrusi” rispose Dark
“Eh? È come hanno fatto ad entrare?”
“Sono passati dentro il varco che ho aperto prima senza che
ce ne accorgessimo”
“Un topo gigante parlante? Avevo visto che eli blavo con
l’alchimia, ma non pensavo fino a questo punto”
“Alchimia? E che roba è?” chiese il Re.
“Un arte usata nell’ultimo mondo che abbiamo visitato, che
permette di modificare ciò che ci circonda come preferiamo”
Ma prima che potesse continuare a spiegare, Dark fu
interrotto da Lan Fan, che lanciò un fumogeno in mezzo alla cucina.
“Scappiamo Padlone!” urlò.
Dark avvertì lo spostamento d’aria al passaggio dei due, ma
non riuscì a fermarli.
“Maestà, vada a svegliare gli altri. Tanto non possono
lasciare la Gummyship”
“Va bene”
“Io intanto li corro dietro”
“Accidenti, non pensavo fosse così folte” disse Ling,
riposandosi un attimo.
“Folse non è stata una buona idea entlale qui dentro”
“No, ti sbagli! Se nel nostlo mondo non esiste un modo pel
diventale velamente immoltali, questo non significa che non sia possibile in
altli mondi”
“Sei davvero convinto che la vita eterna porti felicità?”
chiese Dark, raggiungendo i due intrusi.
“E perché non dovlebbe?”
“Prova a pensarci seriamente: tu riusciresti a sopportare di
vedere morire tutti le persone attorno a te, anche persone a cui tieni, mentre
tu continui a vivere come se niente fosse?”
“È un plezzo da pagale per questa benedizione!” s’intromise
Lan Fan.
“Benedizione? Tu la chiami benedizione? Io la chiamo la
peggiore delle maledizioni!” rispose Dark. “Preferisco vivere poco piuttosto
che vivere per sempre. E sono sicuro che la maggior parte delle persone
dell’universo la pensano come me”
“Tu non hai paula della molte?”
“Rispondi a questa domanda: come fa uno che a sei anni ha
visto morire tra le sue braccia un’amica che ti aveva portato speranza ad avere
paura della morte?”
“Vuoi dile che tu salesti plonto a molile anche adesso?”
“Se il destino vorrà questo, accadrà”
“Destino… pfui. Tutte scuse che si usano”
Dark agì d’istinto.
Appoggiò le mani per terra e dal pavimento spuntò una lancia
che si fermò a pochi centimetri dal collo di Ling.
“PADLONE!” urlò Lan Fan.
“A-Avevo capito che tu non potessi usale l’alchimia”
Dark guardò sorpreso la lancia.
“Infatti ne ero convinto anch’io”
“Dark, tutto bene?” chiese Riku, raggiungendolo, seguito
anche dagli altri.
“Uh, sanno usare l’alchimia?” chiese Sora, guardando la
lancia.
“No… sono stato io…” rispose Dark.
“Umh… potleste rispondele ad un domanda?” chiese Ling,
avvicinandosi a dei macchinari alle sue spalle. “Dove ci troviamo adesso?”
“No, so che vi basta aplire uno di quei varchi per salvalvi”
In quel momento la Gummyship cominciò a perdere quota.
“Proprio adesso che siamo sopra un mondo questo pazzo doveva
danneggiare i comandi della Gummyship?” disse Riku.
“Tenetevi forte, cercherò di rallentare la caduta” disse
Paperino, correndo ai comandi e spingendo via Ling.
Purtroppo per loro, la cosa non si rivelò tanto semplice.
Nonostante Paperino tentasse di tutto per rallentare, la
Gummyship era ormai entrata nell’atmosfera del mondo, ed acquistava velocità
ogni secondo che passava.
“Dannazione, è inutile! Temo dovremmo affidarci al sistema
di emergenza di Cid!” disse Paperino.
“E… sarebbe?”
“Una frenata decisamente brusca pochi secondi prima
dell’imbatto. Vi consiglio di aggrapparvi saldamente a qualcosa di fisso”
Pochi minuti dopo, tutti si ritrovarono per terra, dopo
essere stati sbalzati per la stanza durante la caduta.
In sistema di emergenza di Cid non si era rivelato
nient’altro che un semplice sistema di airbag giganti che uscivano fuori dalla
Gummyship poco prima dell’impatto, impedendo così la sua distruzione.
“Ohi, ohi… che botta…” disse Sora, massaggiandosi la testa-
“Accidenti… quei due sono scappati” disse Riku, vedendo i
due intrusi che si allontanavano.
“Non dobbiamo perderli di vista, o non riusciremmo più a
rispedirli nel loro mondo”
“Uff… non pensavo salebbe successo tutto questo, plemendo
quei bottoni…” disse Ling, per poi fermarsi dietro alcuni alberi, seguito da
Lan Fan.
“Padlone, cledo che stavolta abbiate esagelato”
“Temo tu abbia lagione, Lan Fan. Ma togliti pule quella
maschela, tanto ola non può vedelti nessuno, e anche se ti vedesse qualcuno,
cosa cambielebbe? A quanto pale non siamo più sul nostlo pianeta, quindi non
potlesti venile liconosciuta”
“Come ordinate” disse Lan Fan, togliendosi la maschera e
rivelando così il suo volto, quello di una ragazza dai capelli neri che li arrivavano
fino al collo.
“Secondo voi qui potlemo trovale la folmula
dell’immoltalità?” chiese lei.
“Non ne ho idea… ma spelo di si. Altlimenti avlemmo creato
ploblemi a quei lagazzi per niente…”
“C’è qualcosa che vi pleoccupa padlone?”
“Stavo pensando a quel lagazzo che ci ha attaccati. Mi
sembla di alerlo già visto molto tempo fa”
“Cosa? Ne è siculo?”
“Beh, potlei sbaglialmi, ma se non è così, quanto elo
piccolo, avevo incontlato uno stlaniero… e aveva i suoi stessi occhi”
“I suoi occhi?”
“Non mi dile che non li hai notati. Elano uno bianco e uno
nero. Sebbene li celasse sotto il cappuccio, sono difficili da nascondele”
“Ma… è impossibile! Nessuno può avele occhi di quel colole!”
“Lo so. Pel questo la plima volta che li ho visti non sono
più liuscito a dimenticalli… ATTENTA LAN FAN!” urlò Ling, estraendo da dietro
la sua schiena una spada e parando un’altra spada.
Immediatamente Lan Fan tirò fuori un paio di kunai che
lanciò contro il suo attentatore, che però gli schivò con facilità
impressionante.
“Chi sei?” chiese Ling
“Questo lo dovrei chiedere io a voi. Anche se sinceramente m’interessa
sapere da dove venite, per essere sbucati fuori da un oggetto caduto dal cielo”
rispose un ragazzo, vestito di bianco e che impugnava una spada.
“Scusaci, ma non abbiamo intenzione di diltelo” rispose
Ling, impugnando la spada.
“Padlone…”
“Non pleoccupalti, Lan Fan. Sistemerò questo ragazzino in
pochi secondi”
“Tu vorresti combattere contro di me?”
“Beh, hai paula?”
“Io paura. Lascia che ti dimostri la potenza di Sasuke Uchiha”
Ling lo guardò un attimo.
“Lan Fan, allontanati da qui. Se ti è possibile, cerca quel
lagazzo e poltalo qui. In fletta!”
“Subito” disse Lan Fan, per poi sparire nel nulla.
“È una ninja, vero?”
“E con questo?”
“Beh, m’interessava sapere contro che genere di avversario
avrei combattuto dopo di te”
“Sei così siculo di potelmi battele?”
“Lascia che te lo dimostri” disse Sasuke, per poi far
emettere dalla spada delle scintille.
“Oh, vedo che sei un’alchimista…”
“Non so di cosa tu stia parlando” rispose l’avversario, per
poi chiudere un attimo gli occhi.
Quando gli riaprì, fece venire un colpo a Ling. Dal nero che
erano prima, erano diventati rossi, con 3 sfere che ruotavano attorno al
centro, anch’esso nero.
“Che lazza di occhi sono quelli?” chiese, per poi ricevere
come risposta un colpo di spada, che riuscì a parare per puro caso.
“C-Che velocità”
Ma Sasuke non perse tempo, e senza esitare tagliò in due la
spada di Ling e si preparò al colpo di grazia.
Ma prima che potesse affondare la spada nel petto di Ling,
qualcosa di azzurro tentò di colpirlo, costrigendolo
ad arretrare di qualche metro.
“Così ora hai cominciato ad attaccare anche i civili,
Sasuke?” chiese un ragazzo, vestito di arancione e dai capelli biondi, con in
mano una sfera blu che emanava pura energia, che si mise tra Sasuke e Ling.
“Non intrometterti, Naruto!”
“Non ti permetterò di continuare così! Questa volta la
faremmo finita definitivamente!”
“Così finalmente ti sei deciso?”
“Ho capito che era inutile continuare a cercare una persona
che ormai è morta, che non esiste più”
“Molto bene” rispose Sasuke, mettendo via la spada e
mettendo la mano davanti a se. In pochi secondi il suo intero braccio si
ritrovò avvolto da energia elettrica.
“Mille falchi!” urlò Sasuke cominciando a correre verso
l’avversario, mentre anche Naruto partì all’attacco, portando avanti la sfera.
“Rasengan!”
Ma prima che i due
colpi potessero scontrarsi, due Keyblade gli fermarono, e in mezzo ai due
contendenti apparve Dark, che impugnava entrambi i Keyblade.
“Cosa?” disse
Naruto, indietreggiando, imitato anche da Sasuke.
Ling sospirò per il
sollievo.
“Tu chi sei?” chiese
Sasuke.
“Solo un semplice
essere umano”
“Non prenderci in
giro! Come hai fatto a fermare i nostri attacchi?” intervenne Naruto.
“Vedo che sei sempre
facile preda della rabbia, vero Naruto Uzumaki?”
“Uh, gli conosci?”
chiese Ling
“Solo di fama, ma
sufficientemente per sapere le loro tecniche e poterli così contrastare”
“Umph!” disse
Sasuke, per poi andare via, correndo tra gli alberi.
“Sasuke, fermati!” urlò
Naruto inutilmente.
“Naruto, sei qui?” chiese una voce femminile.
Pochi secondi dopo, arrivò una ragazza dai capelli rosa e
vestita dello stesso colore.
“Sei arrivata tardi, Sakura” disse Naruto. “Grazie a questo
tipo, Sasuke è scappato prima che lo potessi sconfiggere”
“Padlone, eccoci!” urlò Lan Fan, arrivata seguita dagli
altri custodi e da Paperino, Pippo e il Re.
“E quelli cosa sono?” chiese Naruto, indicando gli ultimi
tre.
“Quasi quasi preferisco quando ci
riconoscono e semplicemente si sorprendono” disse Paperino.
“Così finalmente vi abbiamo trovati” disse Riku, indicando
Ling e Lan Fan. “Ci avete creato un bel problema, sapete?”
“Eh, eh… scusateci, ma elavamo culiosi di visitale altri
mondi…”
“Ma come accidenti parla quel tipo?” chiese Sakura.
“Sta zitta, lacchia” disse Ling. “Io pallo come mi pale”
Naruto si allontanò immediatamente da Sakura.
“S-Suvvia Sakura, c-cerca di controllarti…” disse
balbettando, osservando la compagna.
“Come… mi hai… chiamata, scusa?” chiese lei rivolta a Ling,
chiudendo le mani a pugno.
“Perché questa scena mi è famigliare?” si chiese Sora. “Ah,
si, succede la stessa cosa quando chiamiamo quell’alchimista basso”
“Lacchia ti ho chiamata, qualche ploblema?”chiese Ling, per
poi ritrovarsi pochi secondi dopo scaraventato sulla cima dell’albero dietro di
lui, mentre Sakura riapriva la mano destra, con la quale lo aveva appena
colpito.
“Meglio non indagare su dove abbia trovato quella forza…”
disse Riku, per poi rivolgersi a Dark. “Allora adesso cosa facciamo?”
“Prima di tutto mi occuperò di riportare i due intrusi sul
loro mondo. Poi… partirò alla ricerca di quel misterioso individuo che ci ha
aiutato”
“Cosa, e perché?” chiese Sora.
“Devo chiedergli un po’ di cose. Voi restate qui fino a
quando non trovate la serratura e sigillatela”
“Emh… scusate se v’interrompo… ma potreste spiegarci cosa
sta succedendo? Chi sei tu, per essere riuscito a fermare come se niente fosse
un Rasengan e un Mille Falchi?”
“Cos’hai detto Naruto?” chiese Sakura
“Hai capito bene! Quel ragazzo è riuscito a fermare i nostri
attacchi usando quelle sue strane armi”
“Mi dispiace, ma non rientra nelle nostre possibilità
rivelarvi ciò” rispose Dark girandosi.
“Non prendermi in giro!” disse Naruto, per poi partire alla
carica verso Dark.
Ma prima che Dark potesse rispondere, Sora si mise in mezzo,
ricevendo in pieno petto un pugno, che lo fece volare contro un albero.
“SORA!” urlarono tutti.
Ma mentre si avvicinavano, accade qualcosa di strano.
Il corpo di Sora cominciò a venire avvolto all’oscurità.
“Naruto, cos’hai fatto?” chiese Sakura
“I-Io niente. Ho solo dato un pugno”
“State indietro!” urlò Dark. “Non avvicinatevi a lui!”
“Cosa? E perché?”
“Se lo toccate, rischiate di cancellarlo. Qualcosa si sta
impadronendo del suo corpo, e se interferite rischiate di cancellare sia Sora
sia chi sta cercando di prendere il suo corpo”
“Prendere il suo
corpo?” disse una voce, proveniente dal corpo di Sora. “Perché dovrei cercare di prendere una cosa già mia?” e detto
questo, il corpo di Sora sparì all’interno di una sfera di oscurità.
Dark riuscì a parare i due Keyblade che uscirono dalla sfere
giusto in tempo.
Si trattava di un Lontano Ricordo e di un Porta fortuna.
“I miei complimenti, custode dell’equilibrio” disse la voce,
mentre la sfera si dissipava, rivelando chi impugnava i due Keyblade.
I vestiti erano gli stessi di Sora, ma la faccia era
diversa.
“ROXAS?” urlarono Riku e Kairi.
“VEN?” urlarono il Re, Paperino e Pippo.
I due gruppi si guardarono.
“Scusate, come avete chiamato Roxas?” chiese Riku.
“Q-Quello è l’aspetto del nessuno di Sora? Ne sei sicuro,
Riku” chiese il Re.
“Certo che ne sono sicuro! Dimentica che ho combattuto
contro di lui”
“Maestà, com’è possibile? Non possiamo esserci sbagliati. È
uguale a lui!”
Il Re guardò di nuovo Roxas.
“Non ne ho idea…”
“Allora, custode dell’equilibrio, sei sorpreso?”
“Perché dovrei essere sorpreso?”
Roxas fece un sorrisetto. “Nel rivedere un tuo vecchio amico
dopo tanto tempo”
“Di cosa stai parlando? Non ti ho mai visto di persona”
“Capisco… allora ci deve essere riuscito alla fine…” disse
Roxas, impugnando i Keyblade. “ Stando così le cose, dovrai essere tu, in veste
di suo erede, a mettere fine a quel vecchio discorso”
“Insomma, si può sapere di chi stai parlando?”
“Perché non lo chiedi a quel topo che vi portate dietro? Lui
saprà risponderti”
Tutti si girarono verso il Re, tranne Paperino e Pippo.
“Chi sei?” chiese lui.
“Credevo lo sapesse, sono Roxas, il nessuno di Sora”
“Si, niente male come copertura. Sarai anche nato quando
Sora ha perso il cuore, ma allora spiegaci un particolare: come mai non hai il
suo aspetto?”
Roxas lo guardò. “Vedo che non hai perso la tua perspicacia,
Topolino. Ma ora non è il momento di parlare di questo. Sono qui per sistemare un’altra
questione”
“Oh, insomma, si può sapere che sta succedendo? Non ci sto
capendo più niente!” urlò Naruto.
“Il colpo che hai dato prima a Sora ha risvegliato in
qualche modo una sua parte che era chiusa nel suo cuore” spiegò Dark,
impugnando anche lui i Keyblade. “E quella parte, per qualche motivo ci tiene a
combattere contro di me”
“Proprio non ricordi, eh? Allora ci penserò io a farti
ritornare la memoria”
“Provaci” rispose Dark, in tono di sfida.
E un secondo dopo i quattro Keyblade si scontrarono, creando
un’onda d’urto che spazzò via i presenti di qualche metro.
Anche Ling, che era ancora sull’albero ne avverti la
potenza.
Giù i due contendenti tenevano i loro Keyblade contro quegli
dell’avversario, senza demordere.
Intorno a loro si generò una specie di barriera.
“Dannazione, non riesco a starmene qui fermo! Rasengan!” urlò Naruto, generando una nuova
sfera di energia e correndo verso Roxas.
Ma non riuscì
nemmeno ad avvicinarsi che venne respinto dalla barriera.
“Ugh… ma cosa è
successo?” chiese stordito, rivolto a Sakura.
“Io… non lo so. Sei
stato come colpito da qualcosa…”
“È impossibile
avvicinarsi a loro, per il momento” disse il Re.
“Perché?” chiese
Riku.
“Già quando due
Keyblade si scontrano si genera un campo di forza, sebbene minimo e infatti
solitamente non percepibile. Ma ora stiamo parlando di ben quattro Keyblade.
Dovranno vedersela da soli”
“Non chiedo di
meglio” disse Dark. “Ho sempre desiderato di potermi confrontare contro di lui
di persona”
“Allora cominci a
ricordarti”
“Non fraintendere.
Ancora non ho capito a cosa ti stai riferendo. Quello che intendo io…”
continuò, per poi far sparire i Keyblade e fare un salto all’indietro ponendo
le mani davanti.
“È che volevo
combattere contro di te, numero XIII, Roxas, la chiave del destino!” disse, per
poi formare davanti a lui una sfera di fuoco e una di ghiaccio, che lanciò
contro il nessuno, che le parò con i Keyblade.
Poi i due custodi
sparirono dalla vista degli altri”
“E ora dove sono
finiti?” chiese Kairi, cercandoli con lo sguardo.
“Emh… cledo siano
qui sopla” disse Ling, indicando due punti nel cielo che si muovevano a
velocità incredibile e che sembravano scontrarsi”
“Sora nascondeva
tutta questa forza dentro di lui?” chiese stupito Paperino.
“No, non è Sora
quello” disse il Re. “Non ho idea di chi sia realmente, ma sono sicuro che non
è Sora”
In alto i due
avversari continuavano il loro scontro ad alta velocità.
I loro Keyblade si
scontravano ad ogni singolo movimento, ma nessuno dei due riusciva ad avere il
soppravvento sull’altro.
“Complimenti” disse
Dark, parando l’ennesimo colpo. “Ma dove hai trovato tutta questa forza? Per
quello che mi risultava eri forte, ma non fino a questo punto”
“Semplicemente
questo è uno scontro che aspettavo da molto tempo, e la cosa mi diverte”
Dark stava per
rispondere, quando notò una persona che gli osservava dalla cima di un albero.
Era la stessa che lo
aveva già salvato due volte, che in quel momento lo stava fissando.
“Cerca di ricordare”
Questa frase risuono
nella testa di Dark e intorno alla sua mente tutto divenne buio.
Il corpo di Dark
emanò un’ondata di energia pura che investì Roxas, allontanandolo.
Anche Ling ne fu
investito e cade giù dall’albero.
“Che cos’è
successo?” chiese Riku
“Il vostro amico…
gli è successo qualcosa”
“Scusa per l’attesa,
Roxas” disse Dark. “Ho fatto un po’ di fatica ad impadronirmi di questo corpo”
“Non ti preoccupare.
Così ho anche avuto la conferma che ci sei riuscito”
“Non ho avuto
scelta. Ma ora direi che vuoi soddisfare il tuo desiderio prima che Sora riesca
a riprendersi il suo corpo”
“Mi dispiace, ma
purtroppo sei arrivato tardi. Il mio tempo è finito… ma non dimenticare che la
questione tra noi due è ancora aperta. Se non saremmo noi, saranno i nostri
eredi a confrontarsi. Forse non avrò più i miei ricordi la prossima volta che
uscirò, ma non importa. L’impronta che abbiamo lasciato è troppo forte per
venire cancellata”
“Hai ragione…
probabilmente sarà lo stesso anche per me… ma ti avverto, lo allenerò nel
limite delle mie possibilità”
“E io farò lo
stesso”
Detto questo,
entrambi i custodi persero conoscenza.
Il volto di Roxas
sparì lasciando quello di Sora.
Poi entrambi caddero
giù.
Dark riaprì gli
occhi.
Si trovava di nuovo
in quel posto.
“Ben svegliato” disse il suo clone, apparendo alle sue
spalle.
“Cos’è successo?”
“Ho preso momentaneamente il tuo posto. Ma
sfortunatamente non sono riuscito a mantenere quella forma a lungo”
“Deduco che era con
te che Roxas si voleva confrontare”
“Già, ma quello con cui hai combattuto non
era il vero Roxas”
“Era per caso quel
Ven che ha nominato il Re?”
“No, nemmeno lui. Era solo un’ombra del vero
Roxas. Ma non è detto che prima o poi si risveglierà completamente. A quel
punto dovrai essere pronto a combattere contro di lui usando tutta la tua
forza”
“Ti ricordo che
usava il corpo di Sora. Non potevo ferirlo più del necessario”
“È vero anche questo. Ma ricorda che potrebbe
essere necessario anche un sacrificio per arrivare all’obbiettivo”
“Non ucciderò gente
che non c’entra niente. Non posso rinnegare ciò che sono, ma non per questo
devo abusare del mio potere”
“Ven avrebbe detto che i suoi amici sono la
sua forza, ma in fondo il concetto è sempre quello: il potere non va usato per
fare del male, ma solo per difendere” disse il clone, per poi sparire.
Dark riaprì gli
occhi.
Si trovava per
terra. Doveva aver fatto una bella caduta.
“Finalmente si è
svegliato” disse Kairi, accorgendosi che si era alzato.
“Come sta Sora?”
chiese Dark.
“Sta bene.
Stranamente non ha nemmeno un graffio”
“Forse perché non
era lui a combattere” disse il Re.
Dark si voltò verso
di lui. “Vostra Maestà, non dovreste darci qualche spiegazione?”
Topolino girò lo
sguardo. “Non posso farlo, mi dispiace”
Dark scosse la
testa.
Avrebbe dovuto
cercare da solo le informazioni che voleva.
“Ah” disse,
ricordandosi “Ho incontrato di nuovo quella persona incappucciata”
Tutti si zittirono.
“Vuoi dire che è
venuta anche qui? A questo punto direi che è ovvio che ci sta seguendo” disse
Sora.
“Umh… credo voglia
qualcosa da noi… ma il punto è cosa…”
Dark ripensò a
quella frase che aveva sentito prima di perdere conoscenza: “Cerca di ricordare”.
Perché aveva
l’impressione che quella frase fosse stata detta da quella persona?
E cosa doveva
ricordare?
“Beh, ola cosa vuoi
fale con noi?” chiese Ling.
“Come ho detto
prima, vi riporterò indietro e vi consegnerò a Ed di persona. Dopodiché tornerò
sulla Gummyship”
“Capisco… quindi non
ci aiutelai nella licelca della pietla filosofale, velo?”
“Indovinato. E
comunque ribadisco quello che vi ho già detto: vivere in eterno non è così
bello come sembra” disse, per poi accorgersi di un particolare.
“Ehi, dove sono
Naruto e Sakura?”
“Boh, sono spariti
nel nulla. E questo è un bel problema. Dovremmo trovare la serratura senza
indizi” disse Riku.
“Non è detto…” disse
Dark, girandosi verso l’albero dove Sora era andato a sbattere dopo il colpo
ricevuto da Naruto.
Punto i Keyblade
verso l’albero, che s’illuminò.
“C-Come hai fatto ad
individuarla così facilmente?” chiese Sora
“Il colpo che hai
ricevuto prima era carico di una energia particolare, che ha permesso il
risveglio temporaneo di Roxas. Ma ha anche spostato la serratura, che molto
probabilmente era dentro Naruto”
“In che senso era
dentro Naruto?”
“Sapete che non
posso rivelarvi tutto” disse Dark per poi chiudere la serratura.
“E ora possiamo
andare. Voi tornare pure sulla Gummyship” disse aprendo un varco “Io tornerò il
prima possibile” aggiunse, per poi aprirne un altro, prendere a forza Ling e
Lan Fan e buttarli dentro, per poi seguirli, mentre gli altri entrarono
nell’altro varco.
Quando il silenzio
regnò nuovamente, Naruto e Sakura sbucarono fuori da dietro gli alberi.
“Che razza di
tecnica era quella?” chiese Naruto.
“Non ne ho idea, ma
quei ragazzi mi spaventano. Soprattutto quello vestito di nero… non ho mai
visto tanta forza. Era pari alla tua quando ti trasformi” disse Sakura.
“Naruto Uzumaki e
Sakura Haruno, giusto?” chiese una voce alle loro spalle, facendo girare subito
i due ninja.
“E tu cosa sei?”
chiese Naruto.
“Scommetto che vi
piacerebbe combattere contro quel tipo e contro Sasuke, vero? Allora seguitemi.
Sasuke Uchiha ha già accettato”
“Vuoi dire che
Sasuke ha deciso spontaneamente di seguirti?”
“Si. Lo attira il
fatto di poter combattere contro quel tizio che avete incontrato, e anche
contro di te”
“Beh, se le cose
stanno così, non possiamo di certo ritirarci”
“Eccoci qui” disse
Dark, uscendo dal varco che si era aperto proprio davanti all’abitazione di
Winry. “Ora non resta che trovare i fratelli Elric”
“Arrivate troppo
tardi” disse una voce.
Dark si girò, e si
ritrovò a faccia con uno che doveva essere un pezzo grosso di qualche esercito,
vestito di blu con tre stelle su ciascuna spalla.
“Sono spariti da
qualche giorno, subito dopo l’avvistamento di quella grossa nave nel cielo”
“Cosa?”
“Purtroppo non ci
sono testimoni, ma i fratelli Elric e la signorina Winry sono spariti nel nulla
da quel momento”
“Cioè, sta dicendo
che nessuno ha visto niente?” chiese Ling “E ora io come falò a tlovale la pietla
filosofale senza di lolo?”
Dark non lo sentì.
“Devo andare.”
disse, per poi aprire un varco e sparire al suo interno.
“No, fermati! Non
puoi farmi questo!” disse Vexen, cadendo all’indietro, con il suo scudo
spaccato a metà.
“Suvvia Vexen, non
fare il difficile. È per una nobile causa” disse una voce.
“No, non mi farò
eliminare di nuovo così facilmente. E comunque nel peggiore dei casi, gli altri
mi vendicheranno! Non l’avrai vinta!”
“Ah, non ti ho detto
una cosa… quegli che non avevano combattuto contro il custode dell’equilibrio gli
ho già eliminati io stesso”
“C-COSA?” urlò il
numero IV, per poi venire trafitto in pieno petto e dissolversi.
Anche da lui uscì un
raggio, ma stavolta, invece di andare nel cielo, finì nella mano
dell’avversario.
e finalmente, posso cominciare la seconda parte di questa ff, sulla quale cercherò di dare il meglio di me. prima di
tutto vi preparo psicologicamente al fatto che i capitoli di questa saga
saranno + corti del solito, esclusi alcuni casi eccezzionali.
E ora, con infinito piacere, vi lascio al capitolo
@ masterof dark:
troverai tutte le risposte (o quasi) in questo capitolo. E complimenti per l’intuizione
Dark uscì di fretta dal varco dirigendosi nella sala, dove
si erano riuniti tutti gli altri.
“Ehi Dark, che succede?” chiese Riku, notando la sua
espressione.
“Siamo nei guai… qualcuno sta prelevando da diversi mondi
delle persone”
All’inizio nessuno capì il senso di quella frase.
“In che senso, scusa?”
“I fratelli Elric e Winry sono spariti subito dopo la nostra partenza. Sono
appena tornato dal mondo di Naruto, e anche lì Naruto e Sakura sono spariti nel
nulla”
“Cosa? Ne sei sicuro?”
“Si, ho chiesto in giro. Dicono che sono spariti nel nulla,
senza dire niente a nessuno”
“Ma chi può essere stato?”
“Umh… e se fosse stato quel tipo
incappucciato?” suggerì Kairi.
“No, non credo” disse Dark. “Non mi sembra il tipo che va in
giro a rapire gente da ogni mondo”
In quel momento sullo schermo appeso sul muro cominciò a
lampeggiare una spia.
“Emh… Paperino, cosa significa?”
chiese Sora, indicandola.
Il mago di corte si diresse subito li davanti e premette un
bottone.
“Semplicemente che qualcuno ha avviato una trasmissione
verso di noi” rispose lui.
E nello schermo apparvero due figure famigliari a Sora,
Paperino e Pippo.
“Erc!
Fil! Siete proprio voi?” chiese sorpreso il custode.
“Ehila,
eroi” li salutò Ercole.
“Come avete fatto a mettervi in
contatto con noi?” chiese il Re.
“Oh, scusatemi, sono stato io”
disse un’altra voce, mentre sullo schermo appariva Leon.
“Leon!” urlarono tutti.
“Chiamatemi Squall”
disse lui.
“Che cosa ci fai al Monte
Olimpo?”
“Mi hanno portato loro” disse,
indicando Ercole e Fil.
“Cosa? E come avete fatto?”
“Ecco, diciamo che siamo stati aiutati. E ora veniamo al
motivo della chiamata” disse Fil, facendosi serio.
“Abbiamo ricevuto la richiesta di organizzare un torneo…”
“Cosa c’è di strano?” lo interruppe Sora.
“Se mi lasci finire forse lo scopri! Dicevo, un torneo
particolare. Infatti questa volta non si combatterà contro Heartless o Nessuno,
ma bensì contro guerrieri selezionati dall’organizzatore stesso”
“Che sarebbe?” chiese Dark.
“Lui” rispose Ercole, facendo cenno a qualcuno di venire
avanti.
Quello che videro li fece arretrare e impietrire.
Ora nello schermo era apparso un personaggio incappucciato.
Dark capì subito che non si trattava di un membro
dell’organizzazione ma della stessa persona che lo aveva aiutato.
“Si, lo so cosa state pensando, ma non fa parte
dell’organizzazione” disse Fil, confermando i suoi pensieri.
“Quindi è stato lui ad organizzare questo torneo?” chiese
Riku.
“Si, è parteciperà lui stesso. Ora, grazie a lui, abbiamo
già riunito tutti i partecipanti. Ma mancano i quattro più attesi: Sora, Riku,
Kairi e Dark” continuò Fil, leggendo un foglio.
“Noi quattro?” chiese Kairi stupita.
“Ehi, e noi?” chiese Paperino.
“Mi dispiace, non apparite nella lista. Allora, accettate?”
I quattro custodi si guardarono tra di loro.
“Io partecipo” disse Dark. “Normalmente avrei rifiutato, ma
questa occasione sembra interessante”
“Io sono già stato nominato eroe al monte olimpo, quindi non
credo di poter mancare” aggiunse Sora.
“E per me potrebbe essere l’occasione per poterti
sconfiggere amichevolmente” commentò Riku.
“E io non intendo starmene da parte!” disse Kairi.
“Allora accettate tutti e quattro?” chiese Fil.
Come risposta Dark aprì un varco, e nello schermo videro
apparire dietro i presenti l’altra parte.
“D’accordo. Noi vi raggiungeremo con la Gummyship” disse il
Re, vedendo i quattro custodi attraversare il varco, mentre la comunicazione si
interrompeva.
“Maestà, voi che ne pensate?” chiese Pippo.
“Non lo so… ma per il momento raggiungiamoli”
I quattro uscirono dal varco per ritrovarsi davanti Fil e
Ercole.
“Ehi, non sapevamo che potevate usare anche voi quei varchi”
disse Fil.
“Beh, a dir la verità li può usare solo Dark” disse Sora,
per poi rivolgere lo sguardo al custode, che però in quel momento stava
guardando l’organizzatore del torneo.
Dopo qualche secondo si avvicinò a lui.
“Tu sei la stessa persona che mi ha aiutato, vero?” chiese,
per ricevere come risposta un accenno con la testa.
“Allora ancora grazie”
“Bene” disse Fil. “Allora ora che siete arrivati posso
cominciare i preparativi. Il torneo comincerà tra qualche ora. Se lo desiderate
potete andare a conoscere gli altri partecipanti e gli ospiti che si sono
portati dietro”
“Va bene. Grazie Fil” disse Sora, per poi allontanarsi con
gli altri.
“Wow, non pensavo a così tante persone” disse Kairi,
guardando le decine di persone che si stavano allenando”
“Non ti preoccupare” disse una voce alle loro spalle. “Non
partecipano tutti. Siamo solo in sedici a quanto ho capito”
“Aspetta ma tu sei…” disse Riku, riconoscendolo “Tu sei Al!”
“Eh, eh… Ciao a tutti” disse lui ridendo, mentre anche la
persona accanto a lui salutava.
“Allora partecipi anche tu?” chiese Kairi.
“Già, insieme a mio fratello”
“C’è anche Al? E dov’è?” chiese Sora.
A quel punto la persona a fianco di Al cominciò a tossire.
Sora lo guardò.
Era più alto di lui di tutta la testa, ma ora riusciva a
riconoscerlo.
“E-Ed?” disse sorpreso.
“Eh, già, tappeto!” disse lui, ridendo. “Non pensavo che un
giorno dire questa parola mi avrebbe fatto sentire meglio”
“Ma chi? Quando? Come? Dove? Perché?”cominciò a balbettare
Sora.
“Ehi, calmati. Semplicemente sono cresciuto di colpo dopo
che Al ha riottenuto il suo corpo. Non chiedetemi il perché, visto che non lo
so nemmeno io”
“Ehi, speriamo di non incontrarci subito” disse Al. “Mi
piacerebbe andare un po’ avanti nel torneo prima di venire battuto”
“Non dipende da noi” disse Dark “Ma vi avverto che se sarete
miei avversari, non mi farò scrupoli di nessun tipo”
“Non chiediamo di meglio” rispose Ed.
“Parla per te! Io non vorrei averlo come avversario” disse
il fratello
“Non ci credo, ci siete anche voi?” disse una voce alle loro
spalle.
I custodi si girarono, per vedere tutti e sei gli Animorphs che li stavano raggiungendo.
“Quindi partecipate anche voi?” chiese Kairi.
“Oh, no. Qui l’unica pazza che ha voluto partecipare è stata
Xena”
“Xena?” chiese Sora
“È il nome idiota con cui mi chiama Marco” rispose Rachel.
“Non capisco perché continua a ripetere che sono pazza a voler partecipare ad
un torneo, visto che possiamo pure trasformarci liberamente”
“Ah, ecco perché Ax è nella sua
forma originale” disse Riku, indicando l’Andalita.
“A quanto pare questa è una rimpatriata” disse un'altra
voce, per poi rivelare i tre Digimon Tamers che
stavano arrivando.
“Sembra che conosciamo praticamente tutti dei partecipanti,
eh?” disse Sora ridendo.
“Così pare, ma di noi parteciperanno solo Rika e Renamon. Filotette dice che per questa volta può chiudere un occhio
e farle partecipare come se fossero un unico concorrente” rispose Henry
“Beh, vedete di non mettervi sulla mia strada” disse un
guerriero dai capelli biondi, dagli occhi azzurri con un enorme spada sulla
schiena, che Sora conosceva bene, accompagnato da un altro guerriero che sembrava
la sua fotocopia, se non fosse per i capelli che erano neri. “Non sarà per il
fatto che siete ancora dei bambini che ci andrò leggero”
“Non ti preoccupare Cloud, me lo
ricordo ancora bene” disse Sora.
“Beh, immagino che anche Squall
parteciperà al torneo” disse Dark.
“Ehi, ecco un gruppo che non conosciamo” disse Kairi,
indicando dei ragazzi che se ne stavano per conto loro.
“Ah, loro si fanno chiamare leggendari guerrieri” rispose Rika. “Ma parteciperà solo uno di loro, quello con gli
occhiali tipo Takato”
“Ehi, lo dici come se fosse un male” rispose il diretto
interessato.
“Dipende dai punti di vista”
“Ehi, ehi, calma” disse Henry.
“Invece ecco lì Naruto e Sakura” disse Kairi, indicando i
due, che li salutarono da lontano.
Poco più in la c’era anche un ragazzo vestito di bianco che
se ne stava per conto suo.
“E quello chi è?” chiese Riku.
“È sempre del mondo di Naruto, si chiama Sasuke”
rispose Dark. “A quanto pare era proprio Fil il misterioso rapitore” disse,
facendo un sorrisetto.
“Bene” disse Fil, dopo aver radunato tutti i partecipanti.
“È arrivato il momento di annunciarvi le coppie per gli incontri”
“Bene, non vedo l’ora di cominciare” disse Naruto, tirando
un pugno a vuoto.
“Le coppie verranno decise in questo modo: Ercole estrarrà
da questo sacchetto” e alzò in bella vista l’oggetto in questione “il biglietto
con il vostro nome e quello del vostro avversario. In questo modo gli incontri
saranno puramente casuali”
“Bene, ma vediamo di cominciare” disse Ed, impaziente.
Ercole mise la mano dentro in sacchetto, per poi estrarre i primi
due nomi.
“Ecco i partecipanti del primo girone. La prima coppia che
si batterà è formata da: DARK e SASUKE UCHIHA!”
Sasuke rivolse lo sguardo verso
Dark. Entrambi rimasero indifferenti
“La seconda coppia che si batterà è formata da: ZACK FAIR e
SQUALL LIONHEARTS!”
Il ragazzo dai capelli neri che era affianco a Cloud sorrise.
“Speriamo sia divertende” disse.
Squall invece rimase impassibile,
come al solito.
“La terza coppia si batterà è formata da: SORA e KAIRI!”
“Oh, no!” dissero insieme i due custodi.
“La quarta coppia che si batterà è formata da: EDWARD ELRIC
e RIKU!”
Ed e Riku si guardarono.
“Sarà una bella sfida” disse Ed.
Ercole continuò l’estrazione.
“Per il secondo girone, la prima coppia che si batterà è
formata da: SAKURA HARUNO e ALPHOLSE ELRIC!”
“Non la sottovalutare” gli disse a bassa voce Sora. “Ha
fatto volare un tipo del vostro mondo sopra un albero con un solo pugno”
“Ah, ecco che fine aveva fatto Ling.
Ad ogni modo, se è così, mi basterà far finta che sia la nostra maestra” disse
Al.
“La seconda coppia che si batterà è formata da: RACHEL e
NARUTO UZUMAKI!”
“Beh, allora sarà più facile del previsto. Devo combattere
contro un ragazzino”
“Non mi sottovalutare. Non mi farò di certo sconfiggere da
una come te”
“La terza coppia che si batterà è formata da: TAKUYA KAMBARA
e RIKA NONAKA, che combatterà assieme a RENAMON!”
“Ehi, che storia è questa?” chiese il ragazzo con gli
occhiali. “Perché devo combattere contro due avversari?”
“Che c’è, hai paura?” chiese Rika,
in tono di sfida.
“Certo che no! Ma non lo trovo giusto!”
“Non ti preoccupare. Combatterà solo Renamon.
Io rimarrò in disparte, tranne nel caso le cose dovessero mettersi male, ma ne
dubito”
“Grr… ti farò rimangiare quelle
parole, stanne certa!”
“Infine, l’ultima coppia che si batterà è formata da: CLOUD
STRIFE e ???”
Cloud si girò verso la persona
incappucciata, che non disse nulla.
“Ehi, perché non hai detto il suo nome?” chiese Naruto.
“Per il semplice fatto che non lo sappiamo nemmeno noi”
rispose Fil, portando via il sacchetto.
“Bene!” disse Ercole. “I combattenti sono stati selezionati.
Domani comincerà il torneo. Intanto vi spiegherò le regole:
Regola n.1: Non ci sono limiti di tempo. Il duello finisce
quando l’avversario non è più in grado di continuare lo scontro o si arrende.
Se uno dovesse continuare a colpire l’avversario dopo una di queste due
condizioni, verrà squalificato e la vittoria andrà all’avversario.
Regola n.2: Vietato uccidere. Nessuno di voi ha il diritto
di eliminare l’avversario, pena la squalifica.
Regola n.3: Considerando queste regole, sono ammessi tutti i
colpi e armi che volete.
Detto questo, rilassatevi fino a domani” e con questo,
Ercole si congedò.
“Umph, e io che speravo di potermi
battere subito con Sasuke” si lamentò Naruto. “E
invece mi tocca affrontare una ragazzina che non pensa ad altro che vestirsi
bene”
“Ehi, come ti permetti! Non è colpa mia se sei invidioso
perché io sono alla moda” rispose Rachel
“Tu alla moda? Ma non farmi ridere, racchia” la derise
Naruto, ignorando gli altri Animorphs che
trattenevano Rachel a forza per impedirgli si scagliarsi contro di lui.
“L’unico a cui è andata veramente bene è Sasuke.
Almeno lui ha un avversario degno di se”
“Umh… non per abbatterti, ma non
credo che Sasuke riuscirà a sconfiggerlo facilmente”
disse Cassie.
“Uh, è perché?” chiese Sakura.
“Beh, l’ultima volta che l’ho incontrato era diverso
d’aspetto… non aveva ancora quegli occhi e capelli, e ha provocato danni per
milioni. Dopo che se n’è andato, abbiamo trovato la città mezza distrutta,
sebbene non ci siano state vittime”
“Non è colpa mia se gli Heartless si stavano diffondendo
ovunque” rispose Dark, apparendo alle loro spalle.
“Si, ma potevi cercare di limitarti un pochino” disse Marco.
“Il parco è rimasto inutilizzabile per settimane!”
“Suvvia, tanto non avete avuto di certo problemi nel cercarne
uno nuovo”
“Umph, non m’interessa che cosa
sei in grado di fare. Fatto sta che se sarai sul mio cammino per affrontare e
sconfiggere Sasuke, ti supererò”
“Moscerino a chi? Vediamo se riesci a calpestarmi”
“È il caso di dirglielo che ha scelto l’espressione più
sbagliata di tutte?” chiese Marco a bassa voce a Dark, che scosse la testa.
“Non è il caso. Nemmeno lui scherza, credimi” gli rispose,
lasciandolo basito.
“Tu sei Sakura, giusto?” chiese Al, arrivando accompagnato
dal fratello.
“Si. Tu invece sei AlpholseElric, giusto?”
“Si, ma chiamami solo Al”
“Ah, eccovi qui voi due!” disse una voce, seguita dal ronzio
di una chiave inglese che colpì in pieno la testa di Al.
“Ahi! Winry, non c’è bisogno di
colpirmi con un attrezzo ogni volta solo perché per diversi anni non ho sentito
nessun dolore”
“Eh no, fratellino. Ora anche tu sentirai il dolore
provocato dalla nostra Win- AHI!” urlò Ed, dopo aver
ricevuto un martello in testa.
“Non credere che perché ora sei più alto di me io non abbia
il coraggio di colpirti!”
Naruto e Sakura guardarono stupiti la scena.
“Mi chiedo se avere un’avversaria del genere non fosse stato
più pericoloso” disse Naruto, facendo arrabbiare nuovamente Rachel, che dovette
venire trattenuta nuovamente dai suoi compagni.
“Aspetta, non puoi farlo ora! Verresti di sicuro
squalificata!” gli urlò Cassie.
“Uffa… avete vinto voi…” disse, per poi guardare Tobias. “Tobias, ti conviene
tornare normale. Le due ore sono quasi scadute”
“Ah, grazie” disse Tobias, per poi
cominciare la sua metamorfosi sotto gli sguardi disgustati dei fratelli Elric e di Naruto e Sakura, finché non torno nella forma di
un falco.
“C-Cos’è successo?”
“Niente di strano. Semplicemente non può rimanere umano per
più di due ore” rispose Dark, per poi rivolgere lo sguardo a Sasuke, che era rimasto da parte.
“Ehi Dark, allora che ne dici? Potrebbe crearti qualche
difficoltà?” chiese Sora.
“No, non di gravi. Ma non è comunque un avversario da
sottovalutare”
“Invece noi due ci dovremmo confrontare, eh Riku?” disse Ed.
“Beh, non credere ci andrò leggero”
Dark poi rivolse lo sguardo a ???.
In quel momento a Dark tornò in mente la visione che aveva
avuto un po’ di tempo prima.
ecco qui il nuovo capitolo. anche questo è breve, e mi scuso
per questo, ma cercherò di rifarmi con i prossimi.
ah, con questo capitolo reintroduco la musica durante la lettura. trovate l'mp3
all'inizio del capitolo.
@ masterof dark: ebbene si, hai indovinato. Per quanto
riguarda le descrizioni, quelle sn sempre state il
mio tallone d’achille, ma sto cercando di fare il
meglio possibile per me. Mentre per ???... scusa, ma dovrai aspettare più
avanti
@Giulia__chan: Grazie, mi fa piacere che ti
piaccia e spero che continuerai a seguirla (sei la seconda persona su efp che recensisce questa ff)
Il giorno dopo tutti si svegliarono presto per potersi
dirigere subito al ring dove si sarebbero tenuti gli scontri.
I non partecipanti si andarono a sedere sugli spalti su
consiglio di Fil, mentre gli altri concorrenti si sedettero intorno al ring.
“Sono proprio curioso di vedere questo scontro” disse Naruto. “Almeno vedremo Sasuke all’opera e potremmo
inventarci qualcosa per contrastarlo”.
“Scusate” chiese Al, sedendosi vicino a Naruto
e Sakura “Ma mi pare di capire che conoscete quel Sasuke”.
“Certo che lo conosciamo. Un tempo faceva parte della nostra
squadra ninja. Poi ci ha tradito per potersi vendicare del fratello e dopo
esserci riuscito, ha continuato a seminare terrore e distruzione per tutto il
nostro mondo” rispose Naruto.
“Deduco che sia molto forte”
“Già, anche se io resto il più forte di tutti” rispose lui,
sorridendo.
“Io però credo che vincerà Dark. Ho visto cosa sa fare, e mi
ha detto che non era che una minima parte del suo reale potere. Sinceramente
spero di non doverlo affrontare”.
“Già. Mi dispiace per lui, ma contro Dark non ha possibilità”
disse Sora, sedendosi insieme a Riku e Kairi accanto a loro.
“Insomma, manco avesse distrutto un pianeta da solo” sbottò
Sakura, stufa di sentire quei commenti.
I tre custodi si guardarono tra di loro.
“No, meglio non dirlo” disse Riku a bassa voce. “Creeremo
solo panico”
“Si, hai ragione”
“Di cosa state parlando voi tre?” chiese Ed.
“Eh, oh, niente d’importante” rispose Sora.
Dark salì sul ring nello stesso instante di Sasuke, che
stava salendo dalla parte opposta.
“Benvenuti a tutti al torneo del Monte Olimpo!” disse Fil,
rivolto principalmente al pubblico.
“L’ incontro di oggi è tra Dark e Sasuke Uchiha. Per
informare gli avversari e il pubblico, dovete sapere che Dark è un custode del
Keyblade, mentre Sasuke è un ninja. Maggiori informazione ci sono sconosciute”.
Sasuke guardò Dark.
“E così tu saresti un custode del Keyblade? Che cosa
sarebbe?”
“Oh, lo vedrai presto”
“Ricordo ai partecipanti che è loro concesso l’uso di
qualsiasi arma vogliano, a condizione che questa non sia usata per scopi letali.
E ora…” continuò Fil, allontanandosi dal ring “Due parole: COMINCIATE!”
“Ma non era una?” chiese Sakura a bassa voce.
“Si, ma non ci fare caso” rispose Sora.
“Mille falchi!” urlò Sasuke, senza perdere tempo e lanciando
verso Dark una scarica elettrica.
Dark mise davanti una mano e formò dal nulla una sfera di
terra, che assorbì il colpo.
Sasuke non si scompose ed estratta la spada, partì
all’attacco.
In contemporanea Dark evocò il Porta Fortuna e partì alla
carica anche lui.
E le due armi si scontrarono tra di loro.
“Così è quello il Keyblade, vero?” chiese Sasuke. “In
effetti è un’arma ben strana”
“Oh, questo è il minimo. FIRAGA!” urlò, generando una sfera
di fuoco che colpì in pieno Sasuke, facendolo allontanare di qualche metro.
“Urgh… fuoco eh? Vediamo se sai resistere a questo: Palla di
fuoco suprema!”.
Sasuke cominciò ad aspirare aria, per poi sputarla fuori dal
proprio corpo sotto forma di un’enorme sfere di fuoco che investì in pieno
Dark, avvolgendolo al suo interno.
“Eh, eh… nessuno può uscire indenne da questo colpo”
“Mi dispiace per te, ma ho sopportato di peggio” disse Dark,
spezzando in due la sfera con il Keyblade, uscendole solo con qualche
bruciatura sull’impermeabile.
“Impossibile!” disse Sasuke, questa volta seriamente
sorpreso.
“E questa sarebbe la famosa palla di fuoco suprema? Senza
offesa, ma le tecniche di fuoco a cui mi sottoponevo erano decisamente più
efficaci”
“Ma quello non è umano!” disse Sakura, con gli occhi fuori
dalle orbite.
Si ricordava bene come quella tecnica aveva messo in
difficoltà anche i Ninja più forti, e quel ragazzo ne era uscito illeso.
“Umh… chissà se sarò così fortunato da battermi contro di
lui” si chiese Takuya.
“Se metti così le cose, allora mi costringi ad usare tutta
la mia forza”
“Usa pure lo Sharingan, se lo desideri. Non ho paura dei
tuoi occhi”
Sasuke lo guardò sorpreso.
“Non so come tu sia a conoscenza dei miei occhi, ma ti
pentirai di questa richiesta” disse, mentre i suoi occhi diventavano rossi con
tre sfere intorno ad una sfera al centro della pupilla.
Immediatamente il paesaggio intorno a Dark cambiò.
Il pubblico sparì nel nulla come il ring e tutto il resto,
lasciando Dark e Sasuke in una distesa di deserto.
“E così è questo il tuo potere?” commentò Dark, senza
scomporsi.
“Beh, che succede?” chiese Ed, vedendo che i due avversari
si erano fermati.
“Sasuke sta usando una sua tecnica. In questo momento stanno
combattendo, ma in un'altra dimensione, se così possiamo dire” rispose Sakura.
“Qui il padrone sono io. Non potrai mai sconfiggermi” disse
Sasuke.
“Umh… si, potrebbe anche essere come dici tu” disse Dark.
“Se non fosse per il fatto che hai commesso un grave errore portandomi qui”
“Cosa? E perché?”
“Perché qui posso usare una buona parte del mio reale
potere” disse, per poi far sparire il Keyblade.
“Sinceramente speravo di divertimi di più con te, ma non ti
sei rivelato all’altezza” continuò, formando tra sfere davanti a lui: una di
fuoco, una di ghiaccio e una di tuono.
“Tre elementi?” chiese Sasuke. “Com’è possibile? Qui dovrei
essere io a decidere cosa puoi e non puoi fare”
“Ah, è vero, che sbadato. Mi sono dimenticato di dirti una
cosa” disse Dark, togliendosi il cappuccio, rivelando così a Sasuke il colore
dei suoi occhi. “Su di me lo Sharingan non ha effetto”
Pochi secondi dopo, sul ring Sasuke cominciò a sputare
sangue, mentre Dark riprendeva l’uso del suo corpo.
“C-Cosa è successo?” chiese Naruto.
“Non avrà sconfitto Sasuke mentre usava lo Sharingan, vero?”
Sakura guardava la scena incredula.
Ora cominciava veramente a temere che le voci su Dark
fossero vere.
Sasuke era considerato uno dei ninja più pericolosi, era
difficile credere che fosse stato sconfitto così facilmente.
“Urgh…” fece Sasuke, continuando a sputare sangue. “I… miei
complimenti… non è da tutti riuscire a sconfiggere lo Sharingan… ma ho ancora
un asso nella manica.
“Giocalo allora, non ti temo. Trasformati pure” rispose
Dark.
“Oh, no…” disse Sakura, preoccupandosi.
“Dannazione, se si trasforma questo combattimento rischia di
finire male”
“In che senso si trasforma?” chiese Jake.
“Più o meno come il vostro amico: è in grado di cambiare
aspetto, anche se non completamente, e di aumentare così la sua forza. Dark ha
fatto male a provocarlo”
“Forse non vi abbiamo detto un particolare” disse Riku.
“Che sarebbe?”
“Anche Dark è trasformato, anche se per lui è una cosa
perenne”
“Allora è per questo che il suo aspetto è diverso dal nostro
ultimo incontro?” chiese Rachel
“E… non è tutto” continuò Riku. “Non dovremmo dirvelo, ma è
giusto che sappiate a che cosa andate incontro: Dark in passato ha distrutto da
solo un intero mondo, sapendo che era però disabitato”
“No, scusa, fammi capire bene. Quel ragazzo se solo lo
desiderasse potrebbe spazzarci via tutti?” chiese Ed, stupito.
“Non è il tipo che usa tutto il suo potere per qualunque
cosa. Quella volta stava combattendo contro un avversario che lo aveva
provocato in un modo poco piacevole” continuò Riku, osservando nel frattempo il
corpo di Sasuke che diventava più scuro, mentre sulla schiena stavano crescendo
un paio di ali che assomigliavano di più a due mani giganti.
Anche i suoi capelli diventarono più lunghi, finché l’intero
corpo di Sasuke non divenne dello stesso colore e le ali non smisero di
crescere.
“Bene, custode” disse Sasuke. “Ora prova ad affrontarmi”
Sakura non riuscì a resistere.
“Sasuke, arrenditi finché sei in tempo!” urlò.
“Arrendermi? Spero tu stia scherzando” disse, estraendo
nuovamente la spada, che venne subito avvolta da energia elettrica, mentre
nella mano libera preparava di nuovo un mille falchi.
“Mi occuperò di questo qui e poi anche di voi, così vi
dimostrerò chi è il più forte” per poi prepararsi all’attacco.
“MILLE FALCHI!” urlò Sasuke, partendo all’attacco verso
Dark, che rimase fermo fino all’impatto, che fece innalzare un nuvolone di
polvere intorno ai due guerrieri.
“Chi avrà vinto?” si chiese Sora, aspettando con ansia che il
polverone sparisse.
Ma prima che potesse farlo, Dark uscì dal nuvolone,
perfettamente illeso.
“Aiutatelo. Non l’ho colpito troppo forte, ma non credo sarà
in grado di rialzarsi per un po’ di tempo” disse rivolto a Fil, che andò subito
a controllare, mentre la polvere finalmente si dissipava, rivelando a tutti lo
spettacolo.
Sasuke era a terra, privo di sensi, con parecchie bruciature
su tutto il corpo.
La sua metamorfosi era sparita ed era tornato normale.
E a pochi metri di distanza c’era metà della sua spada, che
era stata tagliata di netto.
“Sasuke ha perso…” disse Naruto.
“Non immaginavo che Dark fosse così forte. Spero veramente
di non doverlo affrontare” disse Al.
Anche gli altri combattenti erano rimasti sorpresi da quella
manifestazione di forza.
“Bene! Il primo Match è terminato. Il vincitore è Dark!”
annunciò Fil, per poi portare Sasuke via con l’aiuto di Ercole.
Dark scese dal ring per poi ritirarsi nella stanza che gli
era stata affidata.
Davanti alla porta trovo ??? che lo aspettava.
Dark gli passò davanti, ma lui non disse niente, permettendo
così a Dark di entrare nella stanza senza problemi e di chiudersi dentro.
A quel punto Dark tirò fuori il ciondolo.
Non aveva più avuto bisogno di usarlo da quella volta, ma
qualcosa gli diceva che presto lo avrebbe dovuto usare di nuovo.
Dark non si accorse che ??? lo stava osservando dalla
finestra, per poi allontanarsi in silenzio.
scusate per il ritardo, ma ho avuto vari imprevisti. ma soppratutto volevo finire di scrivere il capitolo dopo
questo, cosa che fortunatamente sono riuscito a fare XD.
@ Avis: prima di tutto ti ringrazio per aver recensito. Poi ti
ringrazio anche per avermi fatto scoprire la parola Gary Stu,
di cui ignoravo completamente l’esistenza. E a tal proposito, il mio consiglio
è quello di aspettare la fine prima di dire ciò verso Dark, perché le sorprese
non sono ancora finite (ma al momento nn posso dire
di più, sorry)
@ Giulia__chan: a quanto pare non sei l’unica che desiderava
vedere Sasuke pestato a sangue… sinceramente, a me nn è mai andato giù XD
@ masterof dark: eh, lo so che a
molti è dispiaciuto che non abbia ancora inserito quella parte di capitolo… ma ti
consiglio di leggere i prossimi capitoli per scoprire cos’è successo, perché lo
rivelerò di sicuro.
Ma ora vi lascio al nuovo capitolo
Capitolo 14: Zack VS Squall
(Nota dell’autore: vi consiglio di ascoltare la seguente canzone per la lettura
del capitolo: www.megaupload.com/?d=Z3MPDC36
)
Dark uscì dalla stanza solo il giorno successivo, per andare ad assistere
l’incontro di quel giorno.
Mancavano ancora diversi minuti prima dell’inizio, e infatti video Zack che si stava allenando assieme a Cloud. Squall invece era seduto tranquillamente davanti al
ring aspettando l’ora.
“Ah, eccoti finalmente” disse Sora, vedendo arrivare Dark.
“Credevamo te ne fossi andato, non sei più uscito da dopo lo scontro”
“No, e che semplicemente ero stanco” rispose Dark, sebbene non fosse la verità.
In realtà aveva passato la maggior parte di quel tempo a pensare.
“Dannazione a te!” intervenne Naruto. “Sasuke ancora non si è svegliato! Cosa gli hai fatto?”
“Un buon guerriero è colui che non rivela i suoi segreti prima di un incontro.
Potrei averti come avversario, e rivelarti i miei trucchi andrebbe a mio
svantaggio”
“Secondo me sei troppo serio, custode” disse Takuya Kambara,
raggiungendo gli altri partecipanti. “Dopotutto che male c’è nel rivelare
qualche parte delle tue tecniche?”
“Se la pensi così, perché non hai detto a Rika cosa
sei capace di fare, leggendario guerriero?”
Questo spiazzò Takuya.
“Tu sai…”
“Si, so chi sei realmente, ma non ti preoccupare. Come tutti noi preferiamo
rivelare le nostre carte alla fine, immagino anche tu voglia sfruttare
l’effetto sorpresa”
“Comunque sono curioso di vedere questo scontro” disse Sora. “Una volta ho
affrontato Leon ops, Squall
e mi ha battuto come se niente fosse”
“Mi dispiace deluderti, ragazzino” disse Zack,
arrivando anche lui vicino a loro. “Ma questo scontro lo vincerò io, parola di Soldier”
“Soldier?” chiese Riku. “E che cos’è?”
“Questo posso spiegarvelo io” intervenne Ercole, raggiungendoli. “Vedete, Zack è già stato qui tempo fa, faceva parte di un gruppo di
guerrieri scelti. Sebbene all’epoca fosse solo un ragazzino, si dimostro in
gamba. Ma poi un giorno decise di andarsene in cerca di avversari più forti”
“E a quel punto incontrò me” disse Cloud. “Infatti Zack è il mio maestro”
“COSA?” urlò Sora. “Se lui è il tuo maestro, significa che è più forte di te,
giusto?”
“Beh, non ci siamo mai affrontati seriamente, quindi non saprei chi è il più
forte”
“Ed eccoci al secondo giorno del torneo!” annuncio Fil. “L’incontro di oggi si
svolgerà tra Zack Fair e SquallLionhearts. Il primo ha già combattuto in quest’arena
diversi anni fa, mentre il secondo ha aiutato i custodi in più occasioni a
ripristinare l’ordine dei mondi”
“Ancora non ho capito bene cosa avete di speciale voi custodi” chiese Sakura a
Kairi. “Mi sembrate dei ragazzi normali in tutto e per tutto, tranne che potete
evocare dal nulla quelle chiavi giganti e potete usare liberamente i cinque
elementi”
“Come se fosse poco” commento Ed. “Tu almeno non devi combatterci contro fin
dall’inizio. Dopo aver visto lo scontro di ieri, comincio a temere per la
incolumità”
“Guarda che Riku non è più così assettato di vittorie” disse Sora ridendo.
“Come sarebbe a dire ‘Non è più’?” chiese Ed preoccupandosi.
“Oh, si sta ancora riferendo a qualche anno fa quando ho seminato un po’ di
caos e distruzione in vari mondi perché cercavo di salvare Kairi, fino a quando
non ho perso il controllo del mio corpo che è stato usato da un pazzo che ha
tentato di distruggere tutto l’universo e che al momento il suo potere è ancora
rinchiuso dentro di me” spiegò velocemente Riku, come se niente fosse.
“Ritiro la mia esclamazione di prima” disse Sakura.
“E ora, che il combattimento abbia inizio!” annunciò Fil, allontanandosi dal
ring.
Per qualche secondo i due contendenti si guardarono tra di loro, senza dire
niente.
Poi, senza che la maggior parte degli spettatori se ne rendesse conto, i due
partirono a tutta velocità uno contro l’altro, per poi far scontrare le loro
spade, facendo uscire scintille.
“Sei bravo” disse Zack “Non mi capita spesso un
avversario così forte”
“Lo stesso vale per me”
Poi i due si allontanarono, per poi ripetere l’attacco.
“Però forse ho dimenticato di dirti un particolare…” disse Squall,
mentre si sentì un click provenire dalla sua spada. “Questa non è una semplice
spada: è un Gunblade!” Zack riuscì a ritirare la spada e a evitare così il
proiettile di Squall, che si limitò a tagliarli
qualche capello.
“Urgh… bella mossa. Vediamo che ne pensi di questa!”
rispose Zack, per poi tirare un fendente per terra,
creando una spaccatura che arrivò fino all’avversario, che riuscì ad evitarla
saltando in aria.
Ma per sua sfortuna, Zack apparve dietro di lui,
pronto a colpirlo. Squall riuscì a parare il colpo diretto grazie alla
spada, ma il contraccolpo lo fece finire a terra, facendoli scavare una buca
intorno a lui.
“Pazzesco!” disse Marco “Quei due la stanno prendendo un po’ troppo sul serio”
“Dici?” chiese Cloud. “Io non credo proprio. Si
stanno ancora trattenendo”
“Scusa Sora, tu non hai già combattuto contro Squall
in passato?” chiese Kairi.
“Si, e sono stato battuto in men che non si dica. Ma
è stato anche il mio primo vero e proprio scontro, quindi non ti saprei dire se
ora sarei in grado o no…”
Dark osservava attentamente l’incontro.
Chi di loro avrebbe vinto sarebbe stato il suo prossimo avversario.
‘Che succede, Dark? Sei forse preoccupato?’ chiese una voce nella sua testa.
Dark si guardò subito in giro.
‘Chi sei?’ chiese Dark
‘Oh, presto lo scoprirai’
Zack e Squall si
scontrarono ancora, senza che però nessuno dei due riuscisse a prevalere
sull’altro.
All’improvviso Zack tirò fuori dalla tasca una sfera
rossa, che lanciò in aria.
“Uh? Cosa…” chiese Squall, per poi ottenere la
risposta.
La sfera che Zack aveva lanciato in aria aveva
cominciato a ingrandirsi e a venire circondata da fiamme.
“E quello che diavoleria è?” chiese Ed, guardando sorpreso la sfera, che
diventava sempre più grossa.
“Quindi ha deciso di usarlo subito…” disse Cloud
“Di cosa stai parlando?” chiese Riku
“Di Infrit, l’essere di fuoco” rispose Dark,
guardando la sfera che si rompeva, liberando un enorme essere rosso, circondato
da fiamme che continuava a bruciare dal nulla.
“A-Accidenti…” disse Naruto, indietreggiando
d’istinto, imitato da molti dei presenti.
“Quindi puoi usare anche tu dei GF?” chiese Squall,
senza sembrare troppo sorpreso.
“GF? E cosa sono?”
“Questo!” rispose l’avversario, mettendo la mano libera davanti e facendo
uscire del ghiaccio dal nulla.
In pochi secondi il ghiaccio ricoprì interamente un buon metro quadrato, per
poi spezzarsi, rivelando così un essere fatto di ghiaccio dalle fattezze
femminili.
“Un altro?” chiese Sora.
“Questo si chiama Shiva, e controlla il ghiaccio”
“Quindi sarà uno scontro tra fuoco e ghiaccio?” chiese Riku
“Così pare” rispose Cloud.
I due esseri cominciarono subito l’attacco. Infrit formò davanti a se una sfera di fuoco, mentre
Shiva fece lo stesso con una di ghiaccio, per poi scagliarle contro
l’avversario, con il risultato di creare una fitta nube di vapore, che oscurò
la vista a tutti.
Nel bianco della nebbia si continuavano a sentire i rumori delle due spade
continuare a scontrarsi, segno che i due spadaccini non avevano ancora
intenzione di arrendersi.
Zack venne infilzato alla spalla dalla punta del Gunblade, mentre lui rispose colpendo la gamba
dell’avversario.
Entrambi cominciavano a non avere più energie, e lo stesso era per le loro
evocazione, che dopo il primo attacco iniziale avevano continuato a scontrarsi
senza però usare la magia.
“Direi che può bastare così” disse Zack, facendo
sparire Infrit, mentre Squall
faceva lo stesso con Shiva.
“Ben detto. Quest’attacco deciderà il vincitore!”
Poi i due, impugnando la propria spada, partirono per l’ultima volta
all’attacco.
La nebbia sparì immediatamente per la forza del colpo.
Gli spettatori dovettero coprirsi gli occhi con le braccia.
A Dark volò via il cappuccio, ma non fu l’unico.
Poco lontano, anche a ??? si levò il cappuccio, ma riuscì a rimetterselo su
prima che qualcuno avesse il tempo materiale di vederlo in volto.
Sul ring, Zack e Squall
erano entrambi in piedi.
Entrambi continuavano a respirare a fatica, ma nessuno sembrava avesse
intenzione di cadere.
Poi Squall si portò la mano sulla fronte.
“Non pensavo sarebbe finita così” disse, per poi cadere a terra privo di sensi. Zack invece si sostenne grazie all’aiuto della sua
spada.
“Il vincitore del secondo round è ZACK FAIR!” urlò Fil.
“Come immaginavo” disse Cloud, sorridendo.
“I-Inaudito…” disse Takato. “E sono semplici esseri umani!”
“Mi sa tanto che stavolta Xena stia cominciando ad
avere seri ripensamenti sulla sua scelta, vero?” disse Marco rivolto a Rachel.
“E siamo solo all’inizio” disse senza trattenere un po’ di paura Al.
Dark non disse niente.
‘Così il mio prossimo avversario sarà Zack, eh?’
pensò tra se, per poi essere distratto da un rombo poco lontano.
Tutti i presenti si girarono verso la fonte di quel rumore, per vedere
atterrare la Gummyship.
“Beh, di certo adesso è difficile passare inosservati…” disse Sora, per poi
correre verso i tre arrivati.
Dark invece tornò nuovamente nella stanza a lui assegnata.
Ma davanti all’ingresso trovò ad aspettarlo Ed.
“Che succede?” chiese direttamente.
“Voglio solo parlarti” rispose l’alchimista.
Dark sospirò. “Che cosa vuoi sapere?”
“Ho saputo cos’hai fatto un po’ di tempo fa. Non so i particolari, ma a quanto
ho capito per te distruggere un mondo è una bazzecola”
“Credi forse che io sono una di quelle persone che prova così tanto piacere nel
distruggere?”
“No, questo non lo penso. So riconoscere una persona del genere, e tu non sei
così. Ma quello che ti voglio chiedere è questo: come fai ad essere così
forte?”
Dark rimase per qualche secondo in silenzio.
Era una domanda che non si era mai posto. Lui aveva solo pensato ad allenarsi
per fronteggiare gli Heartless e i Nessuno.
“Il combattimento di ieri…” continuò Ed. “Naruto ci
ha spiegato che la tecnica che Sasuke ha usato contro
di te non avrebbe dovuto lasciarti scampo. Ma tu sei riuscito a contrastarla e
a sconfiggere Sasuke. Questo mi sembra esagerato per
un comune essere umano. Nemmeno gli Homunculus possono uscire indenni da uno
scontro. Ma tu sei riuscito a resistere a quella sfera di fuoco come se si
trattasse della fiamma di una candela”
“È solo questione di allenamento. Sono abituato a sopportare il fuoco sin da
bambino. Lanciavo io stesso attacchi di fuoco contro me stesso per riuscire a
sopportarli senza provare dolore”
“Quindi la tua aspirazione era non provare dolore” intervenne Al, raggiungendo
il fratello. “Io ho vissuto per diversi anni in un corpo che non poteva provare
dolore, freddo, caldo, sonno, stanchezza o qualunque altra cosa ti venga in
mente. E non è stata una bella cosa, credimi”
“Ho i miei buoni motivi, credetemi”
“Quale motivo ti può spingere a rinunciare a una parte di te stesso?”
“Lo stesso che mi spinge a non provare emozioni, per quanto questo possa essere
difficile”
“Non provare emozioni? Tu veramente desideri questo?”
“Si” rispose Dark.
“Ma sei forse impazzito?” chiese urlando Ed. “Nessuno persona sana di mente può
desiderare una cosa del genere!”
“Se per questo nessuna persona sana di mente tenta di riportare in vita una
persona morta”
A queste parole Ed si fermo e si toccò il braccio metallico.
“Si, ho sbagliato e ne abbiamo pagato le conseguenze… Ma questo non vuol dire
che non possa impedire ad altri di fare il mio stesso errore!”
“Forse hai ragione…” disse Dark, per poi andare avanti “Forse non sono un
semplice essere umano, ma non ti so dire chi o che cosa sia” ed entrò nella
stanza.
“Uff… certo che il vostro amico è più che strano…”
disse Ed, rivolto a Riku e Kairi, che erano rimasti poco lontano da dove si era
tenuta la discussione.
“Beh, basta farci l’abitudine” disse Kairi.
“Comunque mi sembra chiara una cosa” disse Al. “Non ci vuole una scienza per
capire che nasconde qualcosa”
“Si, ma leggere nei suoi pensieri è impossibile, e non intendo in senso
letterale. Credo che nemmeno lui abbia le idee chiare… cos’è questo suono?” si
interrupe Riku, sentendo un suono lontano.
Dark girò la testa per cercare di capire da dove venisse quel suono.
Gli ricordò una delle canzoni che ascoltava spesso quando era sulla Terra.
E quel rumore proveniva di certo da un violino.
ed ecco qui a tempo di record il nuovo capitolo. mi scuso
per la sua lunghezza decisamente corta, ma trattandosi solo di combattimenti
singoli più di questo nn riesco.
cmq vi annuncio che in questo capitolo ci sn parecchi
indizi, a voi trovarli
@ Avis: beh, dipende chi dai per scontato (nn correre a vedere il grafico a fine pagina per saperlo
subito XD). E le sorprese, nonostante il capitolo sia breve, non mancheranno.
@ masterof dark: beh, nella storia
originale (nn leggere se nn
vuoi rovinarti la trama di ff7) zack era un membro di
soldier, un corpo militare speciale, mentre cloud un semplice soldato. Dopo vari avvenimenti (che nn mi metto a scrivere perché nn
finirei + XD) cloud in qualche modo acquista la
memoria e le abilità di zack, quindi tecnicamente si
potrebbe dire così. Poi fai conto che questa è una ff,
e che alcuni personaggi di final fantasy nn potrebbero apparire nemmeno in kh.
Capitolo 15: Sora VS Kairi
(Nota dell’autore: vi
consiglio di ascoltare la seguente canzone per la lettura del capitolo:
Non aveva voglia di incontrare nuovamente Ed e gli altri.
Ora aveva un'altra domanda in mente: da dove proveniva quel
suono della sera prima?
Possibile che se lo fosse solo immaginato?
E poi c’era anche un'altra questione… non poteva più
rimandarla.
“Ehi Dark, tutto bene?” chiese Sora, arrivando in quel
momento da solo.
“Si… E tu? Tra poco comincerà il tuo incontro”
“Già…”
“Cos’hai intenzione di fare?”
“In che senso, scusa?”
“Combatterai contro Kairi seriamente o la lascerai vincere?”
Sora non rispose.
“Se la fai vincere apposta, non credo che Kairi sarebbe
contenta”
“Si, ma se dovessi vincere? Come la potrebbe prendere?”
“Tu dai per scontato che sia una debole, vero?” disse Dark,
per poi cominciare ad andarsene. “Ricordati che è pur sempre una delle sette
principesse. Non credo che il suo unico potere sia quello di avere un cuore
privo di tenebre. Io farei attenzione al tuo posto”
“Toglimi una curiosità Dark”
“Dimmi pure”
“Non vorrei sembrare invadente, ma quando hai combattuto
contro quella bambina, come hai fatto? Cioè, combattere senza avere come
obbiettivo l’eliminazione dell’avversario?”
“È più semplice di quanto tu creda. Basta solo non volerlo
eliminarlo”
“La fai facile, la fai…”
“Per questo genere di cose, solo tu puoi trovare la
soluzione… ora però ho bisogno di chiederti un favore”
“Uh? Di cosa si tratta?”
Sora salì sul ring, mentre dalla parte opposta saliva anche
Kairi.
“Ed eccoci alla terza giornata del torneo!” Annunciò Fil.
“Oggi si scontreranno Sora e Kairi. Entrambi sono custodi del Keyblade e sono
amici di vecchia data. Ma ora baldo alle ciance e diamo il via al terzo round!”
Riku era poco lontano, curioso di sapere chi dei due avrebbe
vinto.
Ora che ci pensava sarebbe stata la prima volta che
avrebbero visto Kairi combattere seriamente, da quella volta al castello che
non esiste. Non aveva avuto altre occasioni in seguito.
“Che strano…” disse Naruto,
guardando in giro. “Sbaglio o manca Dark?”
Riku se ne accorse solo in quel momento.
“Hai ragione… strano, credevo sarebbe venuto a vedere
quest’incontro…”
“Forse non dovevamo farli tutte quelle domande ieri” disse
Ed.
“No, non è per quello” intervenne Al. “Stamattina ho visto
che parlava qui con Sora”
“Ha parlato con Sora?” ripeté Riku. “Allora vorrà dire che
aspetteremo la fine dell’incontro per sapere qualcosa in più”
Sora e Kairi si guardarono negli occhi.
Nessuno dei due aveva ancora evocato il proprio Keyblade, e
continuavano a fissarsi rimanendo fermi.
Fu Kairi a prendere l’iniziativa.
Muovendosi velocemente, evocò il Keyblade e attaccò subito
Sora, che riuscì a schivare il colpo.
“Che ti succede, Sora?” chiese Kairi. “Non vuoi combattere?”
Come risposta, Sora evocò il Keyblade e l’attaccò senza
pensarci due volte, costrigendola a parare con il
Keyblade.
“Mi dispiace Kairi....”disse lui. “Ma non ho intenzione di
lasciarti partita vinta”
Kairi sorrise. “Non chiedo di meglio”
Poi saltò all’indietro e lanciò una sfera di ghiaccio verso
l’avversario, che la tagliò in due con il Keyblade.
Ma prima che avesse il tempo di rispondere, Kairi le era già
ripiombata addosso, costrigendolo alla difesa.
A Sora tornò in mente lo scontro contro Roxas.
Anche in quell’occasione era stato costretto alla difesa
sotto una raffica continua di attacchi.
Solo che questa volta non poteva sperare di usare la stessa
tattica.
Poi accade una cosa improvvisa.
Senza che Kairi se ne rendesse conto, il suo Keyblade colpì
male quello avversario, e volò via dalla mano, rimanendo così disarmata.
Kairi sentì alcune risate provenire dai spettatori.
‘Sei sempre la stessa
pasticciona’
Questa frase risuonò nella sua mente.
Pensò subito a Tobias e ad Ax, che tra i presenti erano gli unici a poter usare la
telepatia, ma qualcosa le diceva che non erano stati loro.
Kairi si chiese se poteva essere stata la sua immaginazione.
Fu Sora a riportarla alla realtà, lanciandole contro una
sfera di fuoco, che la mancò di pochi centimetri.
“Ehi, che succede? Ti sei incantata?”
“Certo che no!” rispose lei, rievocando il Keyblade e
partendo nuovamente all’attacco.
Questa volta i due Keyblade si scontrarono a metà strada,
impedendo all’altro di continuare il proprio attacco.
E nello stesso instante, i due Keyblader
lanciarono a testa una sfera di fuoco, che scontrandosi con la gemella,
crearono un esplosione che costrinse i due custodi ad allontanarsi.
Senza perdere un secondo, i due partirono nuovamente
all’attacco, ottenendo lo stesso risultato di prima.
Kairi saltò all’indietro.
Poi caricò nella mano libera una sfera di luce.
“Scusa Sora” disse “Ma non ho intenzione di perdere tanto
facilmente” e lanciò la sfera.
“E quella cos’è?” chiese Sora, prima di venire colpito in
pieno.
Tutti i presenti furono costretti a coprirsi gli occhi per
non rimanere accecati.
“In questo momento quasi rimpiango i miei occhi
dell’armatura” disse Al.
“E menomale che sono amici” disse Ed, per poi rivolgersi a
Riku. “Ma voi custodi avete sempre l’asso nella manica, vera?”
“Guarda…” rispose lui. “Questa cosa è nuova anche per me.
Non avevo idea che Kairi fosse così forte”
Kairi era l’unica che riusciva a guardare la luce senza
problemi.
Forse perché era lei stessa una delle sette principesse dal
cuore di pura luce, pensò, per poi chiedersi se non ci fosse andata giù troppo
pesante.
Infatti quando Sora riemerse dalla sfera di luce, aveva
numerosi tagli sul corpo e il suo vestito era rotto in diversi punti.
“Urgh… non pensavo che la luce
potesse fare così male…” disse, senza però nascondere un sorriso. “Devo
ammettere che Dark aveva ragione: mai sottovalutare l’avversario”
Poi, senza che nessuno se ne accorgesse, apparve davanti a
Kairi e la colpì nello stomaco, senza però esagerare con la forza.
Ma il colpo fu sufficiente per mettere KO Kairi, che cade a
terra svenuta, ma anche lei con il sorriso sulle labbra.
“Mi dispiace…” disse Sora. “Ma quell’attacco che hai usato
prima di ha privato di quasi tutte le forze, me ne sono accorto subito. Sarebbe
stato pericoloso per te continuare” disse a bassa voce Sora, per poi
allontanarsi dall’arena, mentre Fil annunciava la sua vittoria e correva a
soccorrere Kairi.
“Ehi, Sora!” lo chiamò Riku.
“Se è per dirmi che ci sono andato giù pesante, lo so
anch’io, e non c’è bisogno che me lo dici anche tu”
Riku rimase spiazzato da quella risposta. “Va bene, parliamo
d’altro allora: tu sai che fine ha fatto Dark? Non s’è visto all’incontro, ma
Al dice di averti visto parlare con lui prima dell’incontro”
Sora sospirò.
“Dark è andato a fare delle ricerche. Ha detto che tornerà
tra qualche giorno, ma non mi ha detto di più”
“Delle ricerche? Che cosa accidenti può essere andato a
cercare?” si chiese Riku.
Davanti a lui c’era un enorme porta di metallo chiusa.
Dark si guardò intorno per vedere se c’era qualche
interruttore da premere per aprirla, ma non vedendole nessuno, puntò i Keyblade
verso la porta, che si aprì subito.
“Bentornato, custode
dell’equilibrio” lo accolse una voce.
ed ecco qui uno degli incontri + attesi.
scusate per il ritardo, ma ho avuto alcuni problemi di memoria del pc che mi hanno portato alla perdita di gran parte dei miei
file... motivo per cui la canzone di questo capitolo la trovate su you tube e nn su mega come al
solito.
A parte questo spero che questo capitolo risulti di vostro gradimento
@ Giulia__chan: chissà perché, ma tutti tifano per Riku…
cmq, nn ti resta che leggere il capitolo XD. Cmq giusto
una piccola precisazione ad una parola nel tuo commento: sono un autore XD.
@ masterof dark: chissà… potrebbe
esserci stato come non potrebbe esserci stato… o forse entrambi (no, non sn ancora impazzito, nn
preoccuparti XD). Sarà un mistero per ancora un po’ di capitoli.
@ Avis: beh, anche lei deve avere un ruolo, no? E poi nn ci sarebbe stato gusto ad una vittoria troppo facile,
no?
“Ed, sei sicuro di voler combattere?” chiese Winry, controllando che il braccio e la gamba di Ed fossero
a posto.
“Certo! Non posso di certo tirarmi indietro. E poi ho un mio
piano”
Winry sospirò.
“Lo spero per te”
“Non ti preoccupare, non perderò”
“No, non intendevo quello…” disse, mostrando con aria
minacciosa una chiave inglese. “Sai cosa ti accadrà se i miei automail non ne usciranno interi, vero?”
Ed deglutì. “S-Si, c-certo che lo so. Ma ti ho già detto che
ho un piano”
“Ehi, fratellone, vedi di rilassarti. Non fa bene essere
spaventati prima di un incontro” disse Al, arrivando.
“Parli tu, che non hai più di questi problemi” sbuffò Ed.
“Eh eh… Ah, Winry,
prima che me ne dimentico, a che punto sei con quel lavoro?”
“Mi spiace Al. È una cosa totalmente nuova per me e ci vuole
tempo. Temo che non saranno pronti per il tuo incontro”
“Capisco… beh, non ti preoccupare. Mi rendo conto che sia
una richiesta singolare”
“Chiamala singolare…” disse Ed. “Ma ricordarti di chi è
l’idea originale”
“Si, non ti preoccupare fratellone, non ti ruberò il merito”
“Allora, cosa ne pensi?” chiese il Re a Riku.
“Non lo so… Un punto a mio favore è il fatto che so che è in
grado di modificare gli oggetti attorno a noi usando l’alchimia, mentre lui non
mi ha mai visto all’opera”
“Si, ma dopo aver assistito all’incontro di Dark e al nostro
credo si sia fatto un’idea abbastanza chiara di quello che possiamo fare”
intervenne Sora.
“Già… e temo che dopo il mio piccolo colpo possa immaginare
che tu sia in grado di usare un colpo simile al mio, e rimarrà all’erta” disse
Kairi.
“Già… e visto che è stato lui a ripararmi i vestiti dopo
quel colpo, cosa per la quale ringrazio la sua alchimia, dubito che non sia un
pochino spaventato. Senza considerare che sa che Dark ha distrutto un intero
mondo da solo… Ormai gli altri partecipanti ci vedono come una specie di
mostri”
“A proposito di Dark…” disse il Re. “Ancora nessuno
notizia?”
“No” disse Riku. “Non è ancora tornato… Sora, ma possibile
che non ti abbia detto di più”
“Mi spiace” rispose Sora, distogliendo lo sguardo.
Non poteva venire meno alla promessa fatta.
Aveva promesso a Dark che non avrebbe rivelato a nessuno
dove si era diretto.
Dark fece sparire i Keyblade.
‘Ingegnoso, lo devo
ammettere…’ pensò, per poi proseguire.
Doveva trovare quelle informazioni, ora più che mai.
Non si aspettava certo di trovare quel luogo completamente
privo di difese, e infatti non era rimasto deluso.
Nel pensare ciò si coprì con la mano una ferita ancora
sanguinante sul braccio.
‘Ora non ho tempo per curarmi’ pensò, varcando un'altra
porta.
“Uff…” disse Cid
sbuffando. “Da quando Leon se né andato non succede più niente d’interessante…”
“Beh, meglio così. No?” chiese Yuffie,
mentre si esercitava.
“Si, ma non mi dispiacerebbe qualcosa di nuovo da fare oltre
ad occuparmi sempre di questo computer. Andrebbe bene anche qualche Hear-”
Cid venne interrotto da
un’esplosione sufficientemente potente da far tremare la terra.
“C-Cid, mi chiedo che cosa mi
trattenga dal colpirti in questo momento” disse Yuffie,
aggrappandosi ad un mobile lì vicino.
“Oh, sta zitta! Mica ho piazzato io delle bombe sotto la…!”
“Non mi dire che pensi quello che penso io?”
“Presto!”
Dark spostò delle macerie.
‘Accidenti… che razza di sistema di sicurezza’ pensò,
rialzandosi ma poi ricadendo a terra per il dolore alla gamba, dalla quale
stava uscendo del sangue.
‘Beh, almeno sono riuscito a scoprire quello che mi
interessava… direi che è il momento di far ritorno all’arena adesso, prima che
arrivi qualcuno attirato dall’esplosione’.
“Ehi, tutto bene?” chiese una voce già conosciuta a Dark.
“Che cosa ci fai qui?” chiese Yuffie.
“E chi ti ha ridotto in quello stato?” aggiunse, notando le ferite alle braccia
e alle gambe.
“Nessuno, e non è niente di grave” rispose in fretta Dark,
per poi aprire un varco e sparire al suo interno.
“Ehi, aspetta!” urlò invano Cid.
Dark uscì dal varco proprio davanti alla porta della sua
stanza.
Per sua fortuna non c’era nessuno lì vicino. Molto
probabilmente erano tutti all’arena a vedere lo scontro.
A quel punto Dark non riuscì più a rimanere cosciente e
cadde a terra privo di sensi.
“L’incontro di oggi prevede il combattimento tra Riku, un
custode del Keyblade, e Edward Elric, alchimista”
annunciò come al solito Fil.
“Così finalmente tocca a noi, eh?” disse Ed, togliendosi la
giacca rossa.
“Così pare”
“Non ti aspettare che ci vada leggero” disse Ed, battendo le
mani e facendo diventare una parte del suo braccio di acciaio una spada
“Lo stesso vale per me” rispose il custode, evocando il
Keyblade.
“Forza fratellone!” urlò Al.
“Vedi di non rompere il mio automail,
Ed!” urlò Winry.
“Ma quella ci tiene di più all’amico o al suo braccio?”
chiese Kairi a Sora, che si limitò ad alzare la spalle.
“Secondo me è tutta scena” disse Rachel dietro di loro.
“Riesco a capire quando qualcuno mente per nascondere la preoccupazione”
“Dobbiamo dire chi è che di solito fa’ sempre così oppure
no?” aggiunse Marco
“Perché piuttosto non mi dici un buon motivo per cui non
dovrei spiaccicarti come una mosca in questo istante?”
???, che stava osservando il tutto, si allontanò dagli
spalti, cosa che non sfuggì a Kairi.
“Ehi, tu non rimani a vedere lo scontro?”
??? si girò verso di lei.
Sebbene non si riuscisse a vedere sotto il suo cappuccio,
Kairi provò una strana sensazione nel guardare quel tipo.
??? smise di fissarla e continuò a camminare.
“Che strano tipo” disse lei.
“In parte mi ricorda Dark, sai?” disse Sora. “Sembra che si
comporti allo stesso modo. Sono pronto a scommettere che quando Dark combatteva
da solo sulla Terra, non parlava mai, e preferiva rimanere nell’oscurità, senza
mai venire visto.”
“Forse è come dici tu… ma in quel tipo sento qualcosa di
strano”
Ed fu il primo a partire all’attacco.
Batté subito le mani e toccò la lama della sua
spada/braccio, che si illuminò per un secondo per poi tornare normale.
E poi colpì subito il Keyblade di Riku, senza però scalfirlo
minimamente.
Poi ripeté subito la stessa operazione di prima, ottenendo
sempre lo stesso risultato.
“Cos’è? Speri forse di potermi rompere il Keyblade?” chiese
Riku, per poi respingerlo dopo altri attacchi come quello.
“No…” rispose Ed, per poi battere ancora una volta le mani.
“Non mi è mai passato per la testa di romperlo”
“E allora cosa volevi ottenere continuando a colpirlo?”
“Oh, molto semplice” disse, appoggiando la mano sinistra sul
braccio sinistro. “Volevo valutare più o meno il grado di resistenza della tua
arma, per poterla così imitare”
“Cosa?” chiese Riku incredulo, mentre vedeva sotto i suoi
occhi il braccio destro di Ed cambiare completamente forma, fino a diventare
simile al Keyblade di Sora.
“AHHH!!!” urlòWinry. “EDWARD ELRIC! Come
hai osato fare quello al mio perfetto automail?”
Fu Al a doverla trattenere dal lanciare l’intero contenuto
della sua borsa d’attrezzi addosso ad Ed.
“Incredibile, non pensavo potesse copiare un Keyblade” disse
Sora.
“Beh, credo che mio fratello abbia studiato il vostro stile
di combattimento nei vostri scontri. Mio fratello è fatto così: preferisce
usare la stessa arma dell’avversario per batterlo”
“Ah si? Interessante…” disse Kairi, per osservare il
Keyblade di Riku scontrarsi contro quello falso di Ed.
Tra i due cominciò un veloce scambio di colpi continuo,
senza però che un’arma riuscisse ad avere la meglio sull’altra.
“Complimenti” disse Riku. “Sei riuscito ad emularlo quasi
perfettamente.”
“Grazie. È bastato renderlo duro come il diamante per poter
eguagliare l’originale”
“Diamante, eh? Beh, vediamo se riesce a resistere a questo!”
disse Riku, facendo un salto indietro e lanciando una sfera di fuoco oscuro
verso Ed.
Ed batté subito la mano contro il braccio/Keyblade e poi
l’appoggiò a terra, creando di fronte a lui un muro che lo separò dall’attacco.
Pochi secondi dopo però vide il muro cadere giù in due parti
esatte, e oltre di lui Riku, con il mano il Keyblade.
“Dannazione…” disse Ed, battendo nuovamente i due arti e
lanciando immediatamente dal nulla una sfera di fuoco verso l’avversario, che
sebbene colto dalla sorpresa, riuscì a schivarla.
“Sapevo che mi sarebbe tornato utile prima o poi il
colonnello” disse sorridendo Ed, per poi lanciare un’altra ondata di fuoco
verso Riku, che rispose con una sfera di ghiaccio oscuro.
‘Accidenti…’ pensò Riku. “In momenti come questi non mi
dispiacerebbe avere un po’ di potere in più…’
Poi rispose subito all’attacco lanciando una dietro l’altra
sfere oscure sia di fuoco che di ghiaccio.
“Non potrò crearle insieme, ma posso crearle una dietro
l’altra”
Questa volta fu Ed a rimanere sorpreso, solo che a differenza
di Riku venne colpito da tutte le sfere, non essendo riuscito a muoversi in
tempo.
Quando il fumo sparì, apparve Ed, ancora in piedi, sebbene
fosse ferito in più punti, anche se non gravemente”
“Fratellone!” urlò Al
“Ed!” lo imitò Winry.
Poco lontano, ??? sentì le urla provenire dall’arena, ma non
si preoccupò.
Davanti a lui c’era Dark, ancora svenuto.
??? si levò il cappuccio e si avvicinò, per poi porre le sue
mani sopra Dark, ricoprendolo di un’aurea verde.
Piano piano le ferite di Dark si
rimarginarono.
Non appena ??? vide Dark cominciare a muovere gli occhi
sotto le palpebre, si affrettò a rimettersi il cappuccio e ad allontanarsi,
facendo cadere un foglio per terra.
Dark riuscì appena a vederlo andare via.
Poi notò il foglio, che raccolse subito.
‘Trovato ciò che
cercavi?’ c’era scritto sopra, in una calligrafia che Dark non aveva mai
visto prima.
“Chi sei realmente?” si chiese a bassa voce, per poi recarsi
anche lui all’arena, incuriosito dalle urla.
Riku, approfittando di quel momento di debolezza, riuscì ad
avvicinarsi a sufficienza, e con un fendente preciso, tagliò in due il Keyblade
di Ed, che cadde all’indietro, ma rimanendo cosciente.
“Accidenti…” disse rialzandosi. “Per colpa tua ora finito lo
scontro, sia da vincitore o da perdente, sono morto” continuò, spostando lo
sguardo su Winry, che come solo Ed e Al sapevano,
sotto quello sguardo sorpreso si nascondeva un vero e proprio signore della
guerra pronto a colpirlo.
“Suvvia, sono certo che capirà” disse Riku, preparandosi a
colpire. “Ora niente di personale, ma qualcuno deve mettere la parola fine a
questo scontro”
“Non ho mai detto che mi sarei arreso facilmente” disse Ed,
battendo la mano sinistra sul pezzo di braccio rimanente e appoggiando
quest’ultimo al pezzo per terra.
Illuminati da una luce rossa, i due pezzi si fusero,
riformando l’automail originale che era prima.
“Quindi sei anche in grado di riparare il tuo braccio
destro, eh? Allora mi costringi a metterti fuori uso per un po’”
“Provaci” disse Ed, facendo diventare nuovamente la mano
destra una lama, mentre con la sinistra faceva segno a Riku di avvicinarsi.
“L’hai voluto tu!” disse Riku, lanciandosi contro
l’avversario, mentre Ed faceva lo stesso.
La prima cosa che Dark vide all’arena fu Riku, che con la
parte piatta del Keyblade, aveva colpito Ed nello stomaco, mentre la sua arma
aveva infilzato il braccio sinistro di Riku, dal quale scendeva sangue.
Ed la ritrasse, per poi cadere all’indietro, privo di sensi.
Riku fece sparire il Keyblade e si coprì la ferita con la
mano, per poi venire aiutato da Paperino che curò subito la ferita.
A quel punto Dark tornò nella sua stanza.
C’era solo una cosa da fare per risolvere quel mistero, e
Dark sapeva bene di cosa si trattava.
ed ecco qui il nuovo capitolo. quello + atteso da tutti
direi, visto che finalmente ci sarà la rivelazione tanto attesa.
Purtroppo stavolta non sn riuscito a trovare una
canzone adatta, mi dispiace. spero che il contenuto sostituisca questa mancanza
XD.
Ah, non azzardatevi a guardare prima di aver finito di leggere il grafico, miracomando XD.
@ masterof dark: per i colpi di
scena, credo questo capitolo risponda alle tua aspettative. Per quanto riguarda
il resto… il tempo risponderà da se XD
@ Giulia__chan: beh, Ed una volta tanto meritava di perdere
(poi sembra che dopo che l’ho fatto diventare un po’ + alto, tutti abbiano
cominciato ad odiarlo XD). Cid invece credo stia
preparando una richiesta di danni morali e a oggetti per Dark XD
“Allora sei sicuro di volerla affrontare lo stesso?” chiese Winry ad Al.
“Certo. Dopotutto, non potrà certo essere peggiore della
maestra” disse lui ridendo.
“O di una certa fanatica di automail
quando si infuria” aggiunse Ed, per poi schivare di mezzo millimetro una chiave
inglese.
“Certo che te le vai a cercare, fratellone” rispose il
minore dei fratelli Elric ridendo nuovamente. “Ehi,
guardate chi sta arrivando!” aggiunse per poi indicare Dark che stava
raggiungendo l’arena.
“Beh, finalmente ti sei deciso a farti rivedere” disse Ed
rivolto al custode, che però non rispose, limitandosi a passargli accanto.
“Ehi, aspetta un secondo: cos’è successo al tuo vestito?”
chiese Al, indicando i punti dell’impermeabile dove Dark si era ferito, ancora
rotti e sporchi di sangue.
“Niente di grave. Semplicemente qui mancano i sarti”
“Beh, in questo caso…” disse Al, battendo le mani e appogiandole all’impermeabile di Dark. “Si rimedia subito”
concluse, per poi far aggiustare da soli i punti rotti.
“Non ce n’era bisogno…” disse Dark, guardando il suo
impermeabile messo a nuovo. “Ma grazie lo stesso. Buona fortuna per l’incontro
di oggi. Ah, per sdebitarmi ti do’ un consiglio: non offenderla, o quello che
ti ha fatto passare la tua maestra sarà niente in confronto” dopodiché se ne
andò.
“Io proprio non ti capisco…” disse Ed scuotendo la testa.
“Perché devi aiutare tutti, anche quegli che non lo meriterebbero?”
“Tu non ti sei chiesto come abbia fatto a ferirsi, vero?”
gli chiese il fratello.
“Cosa?”
“SasukeUchiha
non si è ancora svegliato da quella specie di coma in cui è finito, mentre
Dark, nonostante abbia ricevuto in pieno più di un attacco ne è uscito indenne.
Cosa può essere riuscito a ferirlo fino a fargli uscire del sangue?”
“Beh, ecco… non ne ho idea, ma sono affari suoi. Se ha
trovato un modo per farsi ammazzare buon per lui”
“Non lo so… ma ho sempre una strana sensazione al suo
riguardo… sa troppe cose per essere un semplice ragazzo, custode o no”
intervenne Winry. “Come anche il suo nome: perché lo
ha rinnegato? Cosa può essere successo per averlo indotto ad una simile
decisione?”
“Sarà uno che la pensa come Scar”
rispose Ed.
“Non ne ho idea…” disse Al “Ma ho l’impressione che presto
lo scopriremo, ma non so se questo sarà positivo oppure no”
“Beh, allora io vado” disse Sakura.
“Buona fortuna Sakura! Vedi di non farlo troppo nero,
altrimenti rischi la squalifica” le disse Naruto.
“Non ti preoccupare, ci andrò leggera… per quanto mi sarà
possibile”
“E la cosa non mi tranquillizza…”
“Scusa, puoi ripetere?” disse Sakura, mentre si metteva dei
guanti per combattere, guardando in modo minaccioso il compagno.
“No, no. Non ho detto niente!” disse lui frettolosamente,
per poi farsi serio. “Fa attenzione, Sakura. Molto probabilmente riesce ad
usare gli stessi poteri del fratello”
“Lo so… ma non ho intenzione di arrendermi facilmente. E
poi… un pugno ben assestato lo sistemerà subito”
“Io sinceramente spero di non arrivare in finale… non vorrei
dover affrontare lui”
“Già… se penso a com’è riuscito a mettere fuori gioco Sasuke in modo quasi definitivo, mentre noi ci proviamo da
anni senza successo…”
“Non posso tollerarlo!” disse Naruto,
sbattendo un pugno contro un muro. “Dovevo essere io a sconfiggere Sasuke, non uno sconosciuto proveniente da chissà dove…”
“Allora fai in modo di poterti fronteggiare contro di me”
disse Dark, apparendo alle loro spalle e facendogli prendere un mezzo infarto.
“A-Ah, s-sei tornato” disse a fatica Naruto,
tenendosi una mano sul petto per lo spavento.
“Se davvero ci tieni a sconfiggere Sasuke,
al momento l’unico modo è quello di sconfiggere me”
“Beh, se sarà il caso, allora ti affronterò e di
sconfiggerò!”
“Ma se pochi minuti fa dicevi che avevi paura ad
affrontarmi”
“Scusa, ma da quanto tempo stavi ascoltando?”
“Abbastanza. Ma ora è meglio che vada. Sbaglio, o tra pochi
minuti comincerà il nuovo incontro?” disse, per poi allontanarsi, lasciando i
due ninja da soli.
Dark si sedette di fronte al ring, aspettando l’arrivo di
tutti gli altri.
Ma con sua sorpresa, fu ??? a sedersi vicino a lui.
Dark rimase in silenzio per qualche secondo.
“Grazie per ieri” disse senza girarsi, e senza ottenere
risposta, mentre con la coda dell’occhio vedeva gli altri custodi arrivare.
“Di niente” rispose ???.
Dark e gli altri custodi si girarono verso di lui.
O meglio, verso di lei, visto che la voce era femminile.
“M-Ma allora… parla! Ed è una
femmina!” disse sorpreso Sora.
“Cosa intendi con ‘è una femmina’?” chiese fingendo di
essere offesa Kairi.
??? si alzò e cominciò ad andarsene.
“Non ti fermi a vedere l’incontro, donna incappucciata?” chiese
Riku.
“Il mio nome è Kaxihri!” rispose lei. “Non dimenticatelo, perché
non lo ripeterò ancora”.
Dark spalancò gli occhi.
“Aspetta!” disse. “Ci siamo mai visti prima?” chiese.
Sapeva che sarebbe stato difficile vederla parlare nuovamente
in futuro.
Kaxihri si girò verso di lui, senza però levare il
cappuccio.
“No, mai” disse schietta.
“E allora perché mi hai salvato la vita più volte? E perché ieri
hai curato le mie ferite?”
“Perché ero da quelle parti. Tutto qui” disse, per poi
andarsene.
Gli altri custodi si girarono verso Dark.
“Kaxihri…” ripeté lui. “Kaxihri…”
“È andato” disse Kairi.
“Mi dispiace, Sora, Riku” disse poi Dark improvvisamente.
“Uh, e di cosa?” chiese Riku.
“Chiunque di voi due vincerà, verrà sconfitto da me. Ho intenzione
di arrivare in finale. A qualunque costo!”
I due custodi lo guardarono.
“Beh, se pensi che ti faremo vincere, non ti illudere. Useremo
tutta la nostra forza contro di te”
“Non chiedo di meglio”
“Bene! I partecipanti dello scontro di oggi sono Sakura Haruno e AlpholseElric. La prima è una ninja, proveniente dallo stesso mondo
di Sakuke, mentre Alpholse
è il fratello minore di Edward Elric” annunciò Fil,
mentre i due concorrenti salivano sul ring.
“Senza rancore, ragazzino” disse Sakura, battendo i pugni. “Ma
non ho intenzione di lasciarti partita vinta solo perché sei più piccolo di me”
“Oh, non ti preoccupare. Sai, non è poi così male essere
piccoli” rispose l’alchimista.
“COMINCIATE!” urlò Fil, correndo via dal ring.
Immediatamente Al batté le mani e le appoggiò al pavimento,
dal quale si formarono decine di spuntoni tutti diretti verso Sakura, che
riuscì a evitarli per il rotto della cuffia.
Ma prima che riuscisse a reagire, Al venne sollevato dal
ring assieme ad una colonna di terra, dalla quale spuntarono altri spuntoni,
tutti diretti verso Sakura.
A quel punto, Sakura colpì in pieno uno di quei spuntoni con
un pugno, disintegrandolo.
“Dark aveva ragione. È ai livelli della maestra” disse Ed. “O
almeno del generale Amstrong”
Sakura si mise correre verso la colonna, distruggendo uno
dietro l’altro tutti gli spuntoni diretti verso di lei.
Una volta arrivata dinnanzi, cominciò a percorrerla
verticalmente come se stesse camminando normalmente, continuando a schivare i
vari proiettili di terra.
Al guardava sorpreso la scena.
“Non pensavo che i ninja potessero fare anche questo” disse
battendo nuovamente le mani. “Ma non mi arrenderò di certo per così poco!”
Subito dopo, da terra spuntarono fuori due mani giganti,
dirette anch’esse verso la ninja.
“Ehi, ma così non vale!” disse Naruto.
“Ha il controllo completo del ring!”
“Mi dispiace per te, biondino” disse Rachel. “Ma il
regolamento parla chiaro: si può usare qualsiasi arma. E credo che in questo
caso il ring sia considerato tale”
“Guarda che anche tu sei bionda” disse Naruto,
ignorando completamente il suo discorso.
“Deduco che non hai sentito quello che ho detto…”
Sakura tirò fuori dalla tasca due fogli di carta, che legò a
due kunai, lanciando ciascuno di essi verso una mano.
Pochi secondi dopo l’intero ring venne ricoperto dal fumo
creato da due esplosioni, provocate da quei due kunai,
che fecero saltare in aria le due mani.
E pochi secondi dopo Sakura raggiunse la cima della colonna,
ritrovandosi di fronte ad Al.
“Sei piuttosto brava”
“Grazie”
“Mi ha sorpreso che una ragazza, anche se non carina, sia
riuscita ad evitare tutti quei colpi.
“Ahia” disse Naruto,
indietreggiando.
“Che succede?” Chiese Ed.
“Mi dispiace per tuo fratello” rispose il ninja. “Ma è
spacciato”
“Cosa? È perché?”
“C’è una sola cosa che non bisogna dire di fronte a Sakura,
e tuo fratello l’ha appena fatto”
“Cos’hai detto, scusa?” chiese Sakura, facendosi scura in
volto.
In quel momento ad Al tornò in mente l’avvertimento di Dark
di prima.
“Oh, oh… sono stato uno stupido…” disse, per poi osservare
la ninja preparare un pugno…
E colpire il pavimento della colonna, che cominciò a
tremare.
Prima che Al potesse reagire, venne colpito da un pugno sotto
al mento da Sakura, che lo sollevò di diversi metri.
Poi, saltando anche lei, lo raggiunse e lo superò, per poi
dargli un pugno da dietro, che lo fece precipitare sulla colonna, che crollò
immediatamente con Al sotto di essa.
“AL!” urlarono in contemporanea Ed e Winry.
Al riemerse dalle macerie, non proprio in ottime condizioni.
Tutto il suo colpo era pieno di tagli e botte, e da parecchi
punti continuava ad uscire del sangue.
Al si guardò, per poi scoppiare a ridere.
Questa sua reazione lasciò tutti interdetti.
Sakura atterrò sorpresa di fronte a lui.
“Non pensavo…” disse Al, continuando a ridere. “Non pensavo
sarebbe stato così bello poter sentire nuovamente il dolore!”
Ed guardava scioccato il fratello.
“Scusa, credo di non aver capito bene…” chiese Sakura. “Hai
detto proprio che è bello per te sentire nuovamente il dolore?”
Al smise di ridere.
“È una cosa che molti danno per scontato” rispose. “Ma per
uno che non ha potuto provare niente per anni, anche il dolore può diventare
una fonte di gioia!”
“Non provare niente? Che cosa intendi?”
“Devi sapere che fino a poco tempo fa ero considerato da
molti come un mostro. Oppure come un immortale. E tutto perché avevo perso il
mio corpo”
“P-Perso il corpo? Scusa, ma non è una cosa che ti può
cadere fuori da una tasca!”
“Ma se tenti di riportare in vita una persona si. Ed è per
lo stesso motivo che mio fratello non ha una braccio e una gamba”
“R-Riportare in vita una persona? Ma è impossibile!”
“Ora lo sappiamo, ma abbiamo dovuto pagare il nostro prezzo
per capirlo. E ora scusami…”
“Per che cosa?”
“Per questo!” disse battendo le mani e appoggiandole
nuovamente al pavimento.
Prima che Sakura si rendesse conto di ciò che stava succedendo,
si ritrovò per aria, colpita da un’altra colonna spuntata dal pavimento.
E imitando la sua stessa tecnica, Al fece muovere la colonna
in modo che colpisse da dietro Sakura, spedendola per terra.
Quando il polverone sparì, Sakura era a terra, priva di
sensi.
“Mi dispiace, ma bisogna essere pronti ad ogni eventualità. È
questo che si impara nella vita” disse Al, allontanandosi mentre Fil annunciava
la sua vittoria.
Poco lontano, Kaxihri aveva osservato tutta la scena.
ed ecco qui il nuovo capitolo (si lo so, ho finito di
scriverlo prima del solito XD)
a differenza degli altri, questo è venuto abbastanza lungo, e le idee che ho
messo qui dentro le avevo in mente da un po', e spero di riuscirvi a
sorprendere (come mi sn sorpreso io quando ci ho
pensato XD)
Ah, attenzione: ci saranno spoiler su Naruto, quindi sconsiglio a chi nn è ancora arrivato al volume 45 di leggere questo capitolo
ritorno anche con la canzone di sottofondo: ecco qui il link di youtube: Sign
@Giulia__chan: spiacente, stai parlando con la
persona sbagliata. Guarda che è me che devi tentare di corrompere, non kaxihri XD. Per quanto riquarda
Al… leggi l’inizio del capitoloXD
@ ShaLon91:
benvenuto anche a te in questa ff XD. Concordo per il
pestaggio continuo… ma nnsn
un tipo troppo sanguinario, quindi non ci saranno mai troppi spargimenti (anche
se rimango colui che ha distrutto l’universo XD)
@ Masterof dark: in guerra e amore tutto è lecito dice un
detto… e Al lo ha sfruttato in tutto e per tutto XD. No, nn
mi sn basato su Kairi e Kahiri
per il nome, e per quando riquarda le sorprese…
questo capitolo dovrebbe dartele qualcun’altra XD.
@ Inuyasha_Fede:
benvenuta anche a te. Rispondo a te per conto di tutti: Kahixri,
per quanto possa risultare difficile da credere, non mi è venuto in mente pensando
a Kairi, ma da tutt’altro ragionamento. Non sn così sprovveduto
come sembra nel scegliere i nomi… tutto ha il suo tornaconto, tranquilla. A tempo
debito, si saprà tutto.
“Io quel ragazzo lo riduco ad una poltiglia!” urlò Sakura,
riprendendosi il giorno dopo l’incontro nell’infermeria del monte olimpo.
“S-Sakura, non dovresti agitarti così appena svegliata” le
disse Naruto, che era rimasto seduto accanto a lei tutto il tempo, sebbene
avesse dormito quasi tutto il tempo.
“Uff… mi ha distratta con quei suoi discorsi deliranti e mi
ha colpito a tradimento…”
“Scusa, ma dovevo pur inventarmi qualcosa per vincere contro
di te” disse Al, entrando in quel momento seguito da Ed.
“TU!!!” urlò Sakura alzandosi dal letto e dando un pugno ad
Al, che finì spiaccicato al muro.
“Sakura, calmati per piacere” le disse Naruto.
“No, non fa niente. Me lo sono meritato” disse Al,
riprendendosi come se niente fosse.
“Almeno potevi inventarti una storia migliore di quella
dell’immortalità”
“Emh…” disse Ed. “A dir la verità non ha mentito…”
“Cosa? Volete dire che avete veramente tentato di far
ritornare in vita una persona?” chiese Naruto sorpreso.
“Si trattava di nostra madre. È morta prematuramente per
colpa di una malattia. E noi come due stupidi credevamo di poter ricreare il
suo corpo e trasferire la sua anima lì dentro. E come punizione… io ho perso la
gamba sinistra, mentre mio fratello tutto il suo corpo” spiegò il maggiore dei
fratelli.
“Emh… scusa se ti interrompo… ma se tu hai perso solo la
gamba e tuo fratello tutto il corpo, come mai ora tu non hai nemmeno un braccio
mentre tuo fratello è nel suo corpo?”
“Se mi lasciassi finire… Per non perdere mio fratello, ho
usato l’alchimia per legare la sua anima ad un’armatura. Ma per farlo ho dovuto
sacrificare il braccio. È stato poi Dark, quando è arrivato nel nostro mondo
che ha usato la pietra filosofale per restituire il corpo a mio fratello”
“Ed è per questo che ieri sono scoppiato a ridere quando mi
hai colpito: sono rimasto in quell’armatura per anni, senza poter mangiare,
dormire, provare dolore… molti credono stupidamente che questo sia un bene, ma
vi posso assicurare che non è così”
“Che storia interessante…” disse Rachel, entrando in quel
momento.
“Non mi sembri troppo sorpresa” le disse Sakura.
“Ci vuole ben altro per sorprendermi, credimi”
“Suvvia Xena, lasciali in pace” disse Marco, raggiungendola.
“La vuoi smettere di chiamarmi in quel modo? Solo perché ho
deciso di partecipare a differenza vostra… manco ci fosse Visser III tra gli
avversari…”
“Visser III?” chiese Ed.
“Oh, è solo un alieno pazzo che vuole controllare tutti gli
abitanti del nostro mondo infilando nei loro cervelli dei lumaconi che sono in
grado di leggere i tuoi pensieri come un libro aperto, controllare il tuo corpo
e rinchiuderti in un angolo del tuo cervello” spiegò velocemente Marco.
“Non sembra una bella cosa…” disse Naruto
“Noooo, guarda, siamo tutti ansiosi di perdere il controllo
del nostro corpo e diventare schiavi di lumaconi spaziali” disse sarcastica
Rachel.
“Ehi calmati! Non c’è bisogno di scaldarti tanto!”
“Umph. Tanto tra poco ti potrò sistemare per bene… sto
ancora decidendo se spiaccicarti o farti a fettine”
“Si, certo. Magari mi fai a fette usando quelle tue
unghiette, vero?” la prese in giro il ninja.
“Oh, vedrai. Tanto è solo questione di minuti…”
“Bene. Vorrà dire che andrai incontro ad una rovinosa
sconfitta”
“Se lo dici tu, moscerino, va bene… resta pure convinto di
ciò…” disse lei per poi andarsene.
“Naruto, posso dirti una cosa?” chiese Sakura
“Si, che c’è?”
“Non mi è piaciuto come ha sottolineato le parole
‘spiaccicarti’ e ‘moscerino’, sai?”
“Che cosa vuoi che faccia? Che diventi grande come un
elefante e mi schiacci con un piede?” rispose lui ridendo.
Naruto schivò l’enorme zampa grigia che minacciò di
schiacciarlo vivo. E non ebbe nemmeno il tempo di riprendersi che dovette
evitare la proboscide che si avventò contro di lui.
‘Dannazione… Devo smetterla di pensare le cose più
imprevedibili prima di uno scontro…’ pensò il ninja, osservando l’elefante che
in quel momento c’era di fronte a lui.
Naruto ancora faceva fatica a crederci.
Quella ragazza, non appena cominciato l’incontro, aveva
cominciato ad aumentare di dimensioni e a cambiare colore della pelle, fino a
diventare l’animale che ora lo fronteggiava.
‘Ti vedo preoccupato,
moscerino’ disse la voce telepatica di Rachel, che risuonò nella mente di
Naruto.
“E smettila di parlare telepaticamente!” urlò lui. “Non mi
va di parlare con qualcuno mentre tutti gli altri mi credono pazzo!”
“Lo sapevo che lasciar andare Rachel in maniera
completamente indipendentemente non era una buona idea…” commentò Marco. “Da
quel poco che ho visto di Naruto, riuscirà a provocarla decretando la sua fine”
“Beh, l’importante è che non faccia qualcuna delle sue
idiozie come al solito”
“Jake, è tua cugina è sai benissimo che non si fa’ nessun
problema”
‘Beh, una cosa non la
può fare: sa’ che siamo tutti contrari’ disse Tobias telepaticamente.
Accanto a loro, Sakura, Ed, Al, e tutti gli altri
concorrenti, esclusi i custodi, Paperino, Pippo e Kaxihri erano rimasti
letteralmente con gli occhi fuori dalle orbite.
“Ora capisco perfettamente il perché sottolineava quelle
parole…” disse Sakura. “Speriamo solo che non spinga il suo corpo al limite,
altrimenti…”
Naruto venne colpito in pieno da una zampata di Rachel, che
schiacciò le sue gambe sul pavimento.
‘Colpito!’ disse lei
esultante.
Ma con sua sorpresa, Naruto sparì in una nuvola di fumo.
“Da questa parte, mammifero troppo cresciuto!” disse Naruto,
apparendo alle sue spalle con in mano una sfera azzurra che continuava a
ruotare da sola sopra il palmo.
“rasengan!”
‘Ma cos-’ fece in tempo a dire l’animorphs prima di venire
colpita in pieno volto dalla sfera.
‘AHHHH!’ urlò lei, e sebbene fosse un urlo telepatico, venne
sentito da tutti.
‘Rachel!’ urlò Tobias, mentre anche gli altri animorphs
cominciavano a preoccuparsi.
L’elefante arretrò di qualche metro, mostrando sul suo volto
un enorme buco in mezzo agli occhi, tramite in quale si riusciva a vedere la
carne.
“Tsk. Grande e grossa, e basta un solo attacco a metterti in
ginocchio” la prese in giro il ninja, vedendo l’animale cadere a terra e
cominciare a rimpicciolire, fino a tornare ad avere sembianze umane.
“Maledetto…” disse Rachel, riprendendo fiato. “Che razza di
attacco era quello? Non ne ho mai subito uno simile”
“Era una sfera di puro chakra concentrato”
“Chakra? Non so cosa sia, ma non importa. Vediamo se riesci
a sconfiggere questo!” disse, ricominciando a trasformarsi.
Il suo primo cambiamento su l’altezza: infatti divenne alta
più di due metri, mentre il colore della sua pelle diventava verde.
Poi improvvisamente le spuntò una coda, dalla quale uscivano
diverse lame affilate.
E la stessa cosa successe al resto del suo corpo. Infatti in
breve spuntarono lame sia sulle gambe che sulle braccia, trasformando così la
ragazza in un mostro ricoperto di lame.
Naruto guardò sconvolto la trasformazione.
‘Beh, che dici? Incuto
terrore, vero?’ chiese Rachel telepaticamente.
“Di certo sai come sorprendere” disse Naruto, muovendo le
mani in delle strane posizioni. “Ma di certo non sei l’unica: Tecnica superiore
della moltiplicazione del corpo!”
In pochi secondi, l’intero ring si ritrovò invaso da decine
di Naruto, che avevano circondato il mostro.
“Cosa? Come ha fatto a moltiplicarsi?” chiese Ed sorpreso.
“È una nostra tecnica ninja. Solitamente i ninja normali non
riescono a fare troppe copie di se stessi, ma Naruto è in grado di fare anche
più di mille copie di se stesso”
“Cosa? Più di mille?”
Rachel si guardò intorno: non vedeva da nessuna parte una
via di fuga, tantomeno riusciva ad individuare quale fosse il vero Naruto.
‘Ottima mossa,
moccioso’ disse.
“Grazie!” dissero
in contemporanea tutti i Naruto, creando così un rimbombo che risuono per tutta
l’arena.
“Forza, all’attacco!” disse uno di loro, cominciando a
correre verso l’avversaria, che per tutta risposta lo tagliò a metà con le sue
lame, facendolo sparire in una nuvola di fumo.
“Quelle tue lame sono piuttosto affilate” disse Naruto.
“Cavolo, hanno fatto male”
‘Ma di cosa stai parlando? Se ho colpito una delle tue
copie!’
“Beh, devi sapere che questa tecnica è particolare: tu molto
probabilmente sei convinta che io mi stia muovendo ad una velocità tale da
sembrare in più posti contemporaneamente, e che quella che hai colpito altri
non fosse che una specie di ologramma, vero?”
‘Beh… si. Perché, non è così?’
“No. Quella era una mia vera copia fisica. E io so tutto
quello che succede ad una mia copia, come se fossi stato io stesso a subire o a
fare l’attacco”
Rachel a quel punto cominciò a preoccuparsi.
Questo voleva dire che era da sola contro decine di
avversari.
Un solo pensiero balenò nella sua mente.
‘Allora attaccatemi tutti insieme, su forza!’ disse sfidando
il ninja.
“Come desideri!”
dissero tutti i Naruto, partendo all’attacco simultaneamente.
Rachel cominciò a ruotare su se stessa, lasciando fuori le
braccia e la coda.
L’effetto fu come un tornado per le copie del ninja.
Tutti quelli che si avvicinavano venivano fatti a fettine
prima ancora di riuscire a toccare la creatura, sparendo in una nuvola.
‘Allora, sei ancora convinto di avere la partita in mano?’
chiese lei, eliminando l’ultima delle copie e aspettando che il fumo provocato
dalla sparizione di quest’ultime sparisse, rivelando così il vero Naruto.
Ma con sua sorpresa, sul ring non c’era nessuno.
Davanti a lei c’era solo un buco nel terreno.
Poi si sentì tirare giù dai piedi.
Cogliendola di sorpresa, il ninja era riuscito ad andare
sotto il ring scavando una galleria e a catturarla per i piedi, trascinandola
per metà nella terra.
“Allora, ti arrendi?”
‘Mai!’
“In questo caso…” disse Naruto, creando altre copie. “Vorrà
dire che ti metteremo K.O.!”
Rachel a quel punto decise di giocare la sua ultima carta, e
cominciò a riprendere le sue sembianze.
“Ma cosa sta facendo quella stupida?” chiese Marco ad alta
voce. “Così non ha un briciolo di possibilità si uscirne viva!”
“A me no che…” disse Cassie “Non abbia intenzione di fare
quello!”
Gli altri animorphs la guardarono sorpresi e preoccupati.
“Beh, ti vuoi arrendere?” chiese Naruto, mentre Rachel
usciva dal buco nel terreno, ormai nuovamente umana.
“Certo che no. Semplicemente ho intenzione di fare un ultima
trasformazione. Grazie a te, ora so in cosa devo trasformarmi per vincere”
“E sarebbe?” chiese lui, prima di venire afferrato al polso
dall’avversaria.
“Te stesso!” disse lei, mentre le copie di Naruto sparivano
e l’originale piombava in una stato di catalessi.
“NO, STUPIDA! FERMATI SUBITO!” urlò Marco.
“Lo sai benissimo che non dobbiamo prendere del dna umano!”
aggiunse Jake
“Oh, suvvia, che cosa volete che succeda? Poi questa
trasformazione potrebbe tornarci utile contro gli Yeerk.”
“Che cos’è successo a Naruto?” chiese Sakura preoccupata.
“Rachel sta copiando il suo dna” rispose Dark al posto degli
animorphs.
Naruto riprese il controllo di se stesso pochi secondi dopo.
“Che cos’hai fatto, strega?” chiese lui, saltando
all’indietro.
“Semplice: sto per trasformarmi nell’essere che a mio
malgrado devo riconoscere essere uno dei più forti mai incontrati finora… cioè
in te!”
“In me? Che cosa int…” ma Naruto
si interrompe, vedendo che i lineamenti di Rachel stavano cambiando.
Sulle sue guance apparvero dei segni simile a baffi, uguali
a quelli che aveva Naruto.
Nello stesso tempo i suoi capelli lunghi diventarono più
corti, e si alzò leggermente, mentre il suo petto diminuiva di dimensioni.
Per un breve secondo, si intravide la sua pancia, e sopra di
essa uno strano disegno.
“No…” disse Naruto. “Non può essere vero…”
“Beh, che c’è?” chiese Rachel, con una voce completamente
diversa. Quella di Naruto. “Non avevi mai nemmeno pensato di affrontare te
stesso, vero?” disse, assumendo lo stesso sorriso beffardo di Naruto.
“IDIOTA!” urlò Sakura rivolta a Rachel. “Torna
immediatamente nella tua forma originale! Non sai cosa stai rischiando!”
“Ma cosa succede?” chiese Tobias, che nel frattempo aveva
preso le sue sembianze umane, preoccupato dalla reazione della ninja.
“Ha commesso un terribile errore a trasformarsi in Naruto:
lei non è in grado di controllarla!”
“Controllare chi, scusa?” chiese Ed.
“La volpe”
“È fantastico…” disse Rachel. “Sento proprio la forza dentro
di me. Non mi ero mai trasformata in un essere così forte”
“Dammi retta, per piacere! Non parlo perché voglio vincere,
ma per il tuo bene!” disse Naruto, preoccupato. “Torna immediatamente nel tuo
corpo originale o lei ne approfitterà!”
“Lei? Di chi stai parlando?”
“Del mostro dentro di me! La volpe a nove code!”
“Dannazione!” disse Dark, evocando i Keyblade. “Se non si
ritrasforma subito, saremmo tutti in pericolo!”
“Insomma, si può sapere di cosa state parlando tutti
quanti?” chiese Sora. “Chi è questa volpe a nove code?”
“È un demone estremamente potente” spiegò Sakura. “Anni fa
attaccò il nostro villaggio, e mancò poco che lo distrusse. Il nostro capo, per
sconfiggerlo, sacrificò la sua vita. Ma non era possibile uccidere un essere
del genere, perciò fece l’unica cosa che poteva fare in quel momento: rinchiuse
la volpe nel corpo di suo figlio, allora appena nato”
“Aspetta un secondo!” la interrupe Jake. “Vuoi dire che
Naruto è quel bambino, vero? E che quel mostro vive ancora dentro di lui?”
“Precisamente”
“E quindi ora, inconsapevolmente, Rachel ha acquisito anche
la volpe” continuò Dark.
“Il problema è che solo Naruto ha la forza di volontà per
resistergli”
“Non so di cosa tu stia parlando” disse Rachel. “Ma ora
finalmente sono in grado di sconf-” ma si interrupe
all’improvviso, non riuscendo più a muoversi.
“C-Cosa succede?” si chiese, mentre vedeva che il suo corpo
stava cominciando a venire ricoperto da una strana aurea rossa.
“Oh,no, troppo tardi” disse Naruto, per poi sedersi
chiudendo gli occhi.
“E ora che fa Naruto? Dorme?!” chiese Al stupito.
“Lasciamo fare. Sa benissimo che la situazione è grave.”
Disse Sakura, osservando Rachel che veniva completamente ricoperta da
quell’aura rossa, che finì per oscurare completamente il suo corpo.
Naruto nel frattempo continuava a rimanere fermo in
meditazione, senza muoversi, nemmeno di fronte al ruggito proveniente
dall’ammasso rosso dove prima si trovava Rachel.
Pochi secondi dopo l’area rossa si disperse, ma lo
spettacolo che lasciava al suo posto era peggiore.
Davanti a loro c’era una specie di volpe rossa, con sei
code.
Tutto il suo corpo era ricoperto da una specie di scheletro,
e non pareva essere rimasto niente di cosciente dentro quell’essere.
“R-Rachel…” disse incredulo Marco.
“Questo è quello che temevo” disse Sakura. “Ci è andato
proprio male. Ha sei code…”
“Cosa c’entrano le code?”
“La volpe, come dice il suo nome, a nove code. Quando Naruto
si trasforma, li spuntano queste code. A seconda del numero, la sua forza
aumenta, e allo stesso modo perde il controllo”
La volpe si girò verso il bersaglio a lei più vicino:
Naruto, che era ancora seduto e non accennava a muoversi.
Attaccò immediatamente il ninja, che continuava a rimanere
con gli occhi chiusi.
Ma prima che portasse a termine l’attacco, Naruto alzò una
mano e con essa fermo come se niente fosse la volpe.
“Ti avevamo avvisata… non è una cosa che si poteva
controllare” disse lui.
“Sbaglio, o c’è qualcosa di diverso in lui?” chiese Marco,
osservando il ninja.
“Lo scontro si può definire concluso” disse Sakura. “Non
credo che la volpe, in quello stadio, possa sconfiggerlo ora come ora”
“Ma se fino ad un secondo fa ne parlavi come l’apocalisse
stessa!” disse Sora.
“È come dice lei” disse Dark, facendo scomparire i Keyblade.
“Possiamo anche rilassarci e tornare a vedere l’incontro”
Naruto riaprì gli occhi, rivelando così due pupille
rettangolari.
“Spiacente, è arrivata l’ora della tua sconfitta!” disse,
per poi mordersi un dito facendo uscire un po’ di sangue.
Senza perdere un secondo porto subito la mano per terra.
“Tecnica del richiamo!” urlò, venendo circondato da un
enorme nuvola, che diventava sempre più grande.
Pochi secondi dopo, Naruto si ritrovò a diversi metri
d’altezza, sopra la testa di un’enorme rospo, che indossava una giacchetta e si
portava dietro una spada altrettanto grande.
“NARUTO!” urlò il rospo. “Che cosa ti salta in mente di
evocarmi così all’improvviso?”
“Suvvia Gamabunta, lo so benissimo che non vedevi l’ora di
combattere nuovamente assieme a me”
“Ma anche no! Sia benissimo che ti det-“
ma fu interrotto da un tentativo d’attacco da parte della volpe, di cui il
rospo se ne accorse solo in quel momento.
“Scusa Naruto, vorresti gentilmente spiegarmi come fa la
volpe a essere di fronte a me, mentre tu sei sopra la mia testa vivo, vegeto e
non trasformato?!”
“E secondo te perché ti ho chiamato? Mi serve il tuo aiuto
per sconfiggerla senza eliminarla!”
Il rospo alzò lo sguardo verso il ninja.
“Scusa, e perché non dovremmo eliminarla? Tu sei in modalità
eremita, dovresti avere chakra sufficiente per eliminarla!”
“Beh, ecco… se lo faccio verrei squalificato…”
“Squalificato? Non vorrai dirmi che stai facendo una specie
di gioco?!”
“Beh, era così fino a poco fa a essere sincero…”
“Lo sai che sono tentato di lasciarti al duo destino?”
“Suvvia, fallo per il maestro pervertito”
A quella parola il rospo fece una smorfia.
“Vedo che continui a chiamarlo in quel modo assurdo…”
“Preferisci Don Giovanni?” chiese ridendo il ninja.
“Va beh, ho capito. Vediamo di sistemare subito questa
questione” disse il rospo, estraendo la spada.
“Ok, ora mi posso dichiarare ufficialmente matto da legare”
disse Marco. “Ho appena visto apparire dal nulla un enorme rospo vestito con
una spada, che parla con un ninja che ora ha le pupille rettangolari… mentre
una nostra amica è diventata una specie di mostro sanguinario e il suo
avversario sta perdendo tempo a parlare e scherzare… Ho dimenticato qualcosa?”
“Non preoccuparti, quei due sanno che cosa stanno facendo”
lo tranquillizzò Sakura.
“All’attacco!”urlò Naruto, mentre Gamabunta saltava verso la
volpe, che non parve intimorita dalla differenza di dimensioni.
“Ecco il piano: dobbiamo fare in modo che il suo chakra si
disperda, ma senza farla a pezzettini”
“E immagino che tu sappia come fare, vero?”
“Emh… no” rispose il ninja.
“Bene. Come al solito ci lanciamo in un attacco senza nessun
schema… il tuo classico direi”
“Eh eh… Ma ora basta chiacchiere! Colpiscila
con la spada sulla schiena!”
“D’accordo!” rispose il rospo, cadendo sopra la volpe e
colpendola proprio dove Naruto gli aveva detto, trapasandola.
“RACHEL!” urlarono tutti gli animorphs preoccupati.
“Ma non doveva eliminarla!” urlò Sora.
“Non lo ha fatto” rispose Dark. “Rachel è pur sempre
trasformata in Naruto. E lui possiede una grandissima capacità di auto
guarigione abbastanza rapida. In pratica prima di farlo fuori ce ne vuole”
Sotto gli occhi di tutti, il rosso della volpe cominciò a
diminuire non appena il rospo estrasse la spada dal bersaglio.
“Beh, il mio lavoro qui è finito” disse, mentre al ninja tornavano
gli occhi normali. “La prossima volta chiamami per un motivo più serio”
“Temo di dovrò chiamare abbastanza presto invece” disse in
ninja, per poi saltare giù mentre il rospo sbuffava e spariva in una nuvola.
Ora di fronte al ninja c’era Rachel, ancora trasformata in
Naruto, con la pelle tutta bruciata che mostrava la carne.
“Hai capito ora perché ti dicevamo di non trasformarti in
me?”
Rachel riuscì a malapena a sorridere. “Perfettamente…”
disse, cominciando a riprendere le sue sembianze originali, per poi cadere a
terra sfinita.
“Mi arrendo!” disse ad alta voce. “Non ho più forze per continuare…”
continuò, per poi svenire completamente.
“Incredibile… ha perso sebbene fosse diventata un mostro
assettato di sangue che non avrebbe esitato a farci fuori tutti” disse Marco,
in fondo contento per la sconfitta della sua amica. Non avrebbe voluto
affrontarla in quella forma, mentre Fil annunciava la vittoria ufficiale di
Naruto per poi portare Rachel in infermeria.
e finalmente ecco qui il nuovo capitolo.
mi scuso per il ritardo e per il capitolo, che sinceramente non lo trovo molto
bello, ma meglio di così non sn riuscito a fare,
chiedo perdono.
in compenso credo troverete interessante la prima parte.
@ masterof dark: beh, Naruto è Naruto XD. Per quanto riquarda il ring… beh, quello originale del monte olimpo
conteneva tranquillamente cerbero, quindi…XD Per quanto riquarda
la volpe, troverai la risposta nel capitolo.
@ Inuyasha_Fede:
appartengono alla serie di libri (ben 54 + 11 special)
chiamata proprio Animorphs. La trama sarebbe troppo
lunga da spiegare qui, ma se vuoi puoi trovare tutte le informazioni su wikipedia (anche perché purtroppo io possiedo solo la prima
metà, mentre la seconda è introvabile).
Si trovava ancora in quel luogo… Quel luogo che ancora non
aveva scoperto dove si trovava.
“Come potrei non esserlo? Sono finito qui senza nemmeno
rendermene conto.”
“Sbaglio, o di recente
stai perdendo la tua proverbiale pazienza?” disse un’altra voce, facendo
così apparire il clone di Dark.
“Chissà come mai…” disse lui sarcastico. “Dovresti saperlo
anche tu, visto che mi tieni sotto controllo continuo, il perché…”
“Non mi dirai che sei preoccupato per il torneo?” chiese
lui.
“Trovane una migliore”
“E va bene, va bene… ti stai ancora chiedendo chi sia in
realtà Kaxihri, vero?”
“Wow, stiamo facendo progressi…”
“Potrei offendermi, sai?”
“E allora?”
“Perché cerchi di nascondere i tuoi pensieri? Eppure lo hai
detto tu prima che so tutto ciò che fai e che pensi”
“Se lo sai, allora perché me lo chiedi?”
“Perché devi essere tu
ad ammetterlo… noi non possiamo fare niente” disse una terza voce, che
rimase immateriale come la prima.
“Finché non ho prove, non posso dire niente…” rispose Dark.
“Ah, la tua morale ti potrebbe portare alla sconfitta, lo
sai vero?” disse il clone quasi esasperato.
“Vorrei vedere te al mio posto. Non mi pare di avere molte
possibilità, no?”
“Già… purtroppo hai ragione. Il nostro tempo ormai è finito…
ma non ha importanza”
“Però quel ragazzo era
forte…” disse un’altra voce. “Come che si chiama… Naruto,
giusto?”
“Si, ma meglio lasciarlo per conto suo… se dovesse perdere
il controllo sarebbe difficile riportarlo alla ragione. Avete visto anche voi
cos’è successo con Rachel, no?”
“Già… a proposito, ma teoricamente non si sarebbe dovuta
trasformare semplicemente in Naruto? Come mai ha
copiato anche la volpe?”
“Probabilmente la volpe e Naruto
sono legati anche sotto il punto di vista del dna e non solo come corpo. E di
conseguenza Rachel ha acquisito entrambi”
“Certo che è proprio imprevedibile questo torneo… E oggi ci
sarà un altro incontro che si preannuncia interessante”
“Tanto non ha importanza chi vincerà…” disse Dark.
“Lo dai già per scontato, eh?”
“Kaxihri… devo scoprire chi è realmente, a qualunque costo!”
“Come preferisci… ma fai attenzione: hai già rischiato la
squalifica per via di Sasuke… Non ci sarai andato giù
troppo pesante? Dopotutto ha solo usato quella vecchia tecnica…”
“Io ho solo risposto al fuoco con il fuoco. Se lui si è
rivelato essere decisamente più debole del previsto non è colpa mia” disse,
mentre osservava tutto ciò che lo circondava sparire, dissolvendosi.
Dark aprì gli occhi.
Si trovava nella sua stanza.
“Un sogno…” si disse da solo. “Un altro sogno…”
Lo sguardo ricadde su un foglio appoggiato lì vicino.
Il foglio che Kaxihri aveva fatto cadere quando aveva curato
Dark.
Perché non aveva parlato in quell’occasione?
Perché aveva deciso di rivelarsi solo il giorno dopo?
Perché lo aveva curato?
Queste domande continuavano ad affollare la mente di Dark,
che per tutta risposta indossò l’impermeabile e uscì, sebbene fosse ancora
mattina presto.
E fu a quel punto che sentì di nuovo quella musica
Dark si guardò intorno per cercare di capire da dove
provenisse quella musica.
Ma non vide nessuno.
“Cerca di non andarci giù troppo pensante, Rika” disse Takato rivolto all’amica.
“Umph. È solo un ragazzino, quale
difficoltà può darmi? Basterà Renamon per sistemarlo
a dovere”
“Non dimenticare che finora nessuno dei concorrenti si è
dimostrato di poco conto… quelli che sembravano i più deboli si sono rivelati
essere i più forti.
“Ma quel ragazzo non ha nessuna arma, nessun segno
particolare, niente di niente!”
“Non so… ho una strana sensazione su di lui… è troppo
sicuro…” commentò Henry.
“Sei troppo sicuro di te, Takuya. Sei convinto che potrai
batterle come se niente fosse…” disse un ragazzo con la bandana.
“Suvvia Koji, cosa vuoi che
faccia? Una sarà si e no di livello intermedio, e l’altra è un semplice essere
umano. Ho già vinto”
“Se lo dici tu…” disse l’unica ragazza del gruppo.
“Comunque ho sempre a disposizione il piano b, nel peggiore
dei casi”
Rika e Renamon
osservarono il ragazzo di fronte a loro.
Apparentemente non aveva niente di particolare. Nessun
oggetto, nessuna arma… solo un sorriso beffardo.
Non appena Fil ebbe dato via al combattimento, Rika non perse tempo.
“Renamon, attaccalo
immediatamente” disse tirando fuori dalla tasca uno strano oggetto che strinse
in mano, mentre con l’altra tirava fuori alcune carte.
“Uh? Delle carte? Vuoi forse giocare a rubamazzetto?” chiese
Takuya.
“Credo che a te piacerebbe di più. CARD SLASH! Carta della
potenza!” urlò, facendo strisciare la carta nell’oggetto che teneva in mano.
Immediatamente, Renamon venne come
avvolta da una specie di aurea, e cominciò a correre verso l’avversario,
dopodiché salto in aria e formò davanti a se una serie di raggi azzurri, che
presero la consistenza di diamanti.
Pochi secondi dopo tutti i diamanti partirono a raffica verso
il ragazzo, che venne colpito in pieno, per poi essere coperto dal fumo
creatosi dall’attacco.
“Troppo facile” disse Rika.
“Dici?” chiese il ragazzo, mentre la polvere spariva,
rivelando così uno scudo di fuoco davanti all’avversario.
“Cosa?” disse la Tamers sorpresa.
“Uff… sapevo che avevo fatto bene
ad imparare ad usare i miei poteri anche fuori dalla trasformazione…” disse
Takuya, facendo sparire lo scudo e rivolgendosi alle due avversarie.
“Quindi usi il Digivice per potenziare il tuo Digimon
tramite delle carte… Interessante…”
“Come fai a sapere che questo è un Digivice e che Renamon è un Digimon?” chiese Rika.
“Semplice…” rispose lui, tirando fuori dalla tasca un
oggetto che ricordava vagamente un cellulare, solo che era più grosso e di
colore rosso.
“Perché avete avuto la sfortuna di incontrare l’unico
partecipante oltre a voi che è a conoscenza dei Digimon!”
“Ha anche lui un Digivice…” disse Rika
a bassa voce. “Ma non vedo il suo Digimon…”
“Non lo puoi vedere” rispose lui, sorprendendo Rika. “Semplicemente perché sono io”
“Cosa?”
Takuya non rispose, ma il suo Digivice si illuminò,
ricoprendolo con una sfera azzurra.
“Sembra che Takuya voglia mettere la parola fine subito,
vero?” chiese il ragazzo più piccolo del gruppo di Takuya.
“Hai ragione, Tommy. Chissà come finirà” rispose un ragazzo
piuttosto robusto.
Poco lontano, Takato e Henry osservano stupiti la scena.
“E io che credevo che eravamo gli unici a poterlo fare…”
disse Takato.
“Beh, invece pare che lui ci riesca anche se da solo… sta digievolvendo…”
Pochi secondi dopo, al posto di Takuya apparve un essere
decisamente più grande, che ricordava vagamente un drago, solo che stava su due
piedi ed era ricoperto da un armatura.
“Sorprese?” chiese lui.
“Rika?” chiese Renamon
alla compagna.
Di tutta risposta, Rika sbatté
furiosamente le carte in tasca e puntò il Digivice verso l’avversario.
“Niente… Nessuna informazione su di lui…”
“Cosa facciamo?”
“Non mi pare abbiamo tante alternative… preparati!”
“Cosa avete intenzione di fare ora?”
“Tu ci hai sorpreso trasformandoti in un Digimon…” cominciò Rika, mettendo davanti a lei il Digivice. “Ora, permettici
di ricambiarti il favore.”
E immediatamente dall’oggetto uscì una luce che avvolse
completamente sia Rika che Renamon.
“Però… non mi aspettavo di certo che Rika
usasse subito questa carta…” disse Henry.
“Beh, è l’unica possibilità che ha per poter contrastare
Takuya… un Digimon può essere sconfitto da un Digimon, non ci sono altre vie”
“Emh, scusate se vi interrompo…”
disse Tommy. “Ma cosa intendevate dire?”
“Che il vostro amico non è l’unico essere umano che può
diventare un Digimon”
Questa volta fu Takuya a rimanere sorpreso.
Davanti a lui ora c’era una donna ricoperta da un’armatura
gialla, che teneva in mano una lunga lancia e che i capelli bianchi erano
legati in due fasce e arrivavano fino a terra.
“Si, lo devo ammettere, è stata una vera sorpresa… E io che
pensavo eravamo gli unici a poterlo fare”
La maga non rispose e si limitò a cominciare subito
l’attacco, colpendo in pieno stomaco Takuya, che barcollò per il colpo.
Ma Rika e Renamon
non ebbero nemmeno il tempo di esultare.
Takuya si riprese immediatamente, e prima che l’avversario
potesse rendersene conto, lanciò una sfera di fuoco che la investi
completamente.
Quando la sfera scomparve, il Digimon era ancora intero, ma
ora si teneva appoggiata alla lancia.
“Bene… vedo che in fondo non avete una grande resistenza”
disse Takuya.
“Non… sottovalutarci…” rispose l’avversario a fatica,
rialzandosi.
Poi fece sbattere la lancia per terra, facendola illuminare.
Dalla lancia partirono una serie di raggi simili a delle
volpi blu dirette verso Takuya, che per tutta risposta lanciò un’altra sfera di
fuoco.
I due attacchi si scontrarono, e per qualche secondo
rimasero uno contro l’altro, senza che uno dei due avesse la meglio.
Poi, sorprendendo Rika e Renamon, Takuya lanciò una seconda sfera, che unitasi con l’altra,
annientò l’attacco avversario, investendo il Digimon e creando un esplosione.
Quando il nuvolone sparì, a terra c’erano Rika e Renamon, entrambe prive di
sensi.
Fil arrivò subito per verificarne le condizioni, poi
annunciò la vittoria di Takuya, che tornò nella sua forma umana.
Dark osservò Takato e Henry che aiutavano Fil a portare via Rika e Renamon, poi rivolse lo
sguardo a Kaxihri.
‘Domani finalmente la vedremo combattere’ pensò. ‘Così potrò
avere la mia conferma… speriamo che Cloud usi tutta la
sua forza, altrimenti sarà uno scontro troppo veloce…’
ed ecco qui il nuovo capitolo.
chiedo venia a tutti i lettori per il contenuto, e spero sinceramente che non
prendiate falci e forconi intenzionati a colpirmi XD.
@ Giulia__chan: non ti preoccupare per non aver recensito lo
scorso capitolo, non è successo niente di grave. Per quanto riguarda il secondo
punto… non ti resta che leggere il capitolo XD
@ Soruccio: benvenuta anche in questa ff
XD. Lo so, con “The last battle” la cosa si sta
facendo lunga, ma sto cercando di rimediare. Cmq si, Koichi
è presente, ma se dovessi far parlare tutti i personaggi che ho inserito non
finirei più XD
@ Inuyasha_Fede: beh, non potevo far scontrare tutti i personaggi tra di loro, altrimenti
non sarebbe stato un vero e proprio torneo XD.
@masterof
dark: mi fa piacere sapere che sn riuscito a rendere la scena chiara anche a chi non ha
seguito le due serie che ho scelto. Per quanto riguarda “le voci”, beh, temo ti
tocchi attendere ancora un po’ di capitoli, mi dispiace. Invece a quale tecnica
ti riferisci, scusa? Dark non ha usato nessun tecnica in questo capitolo.
Detto questo, per non fare troppi spoiler, vi lascio al
capitolo
Capitolo 20: Cloud VS Kaxihri
(Ringrazio francix94
per avermi consigliato la seguente traccia audio da ascoltare in questo
capitolo: http://www.youtube.com/watch?v=VC3VM13ELOY)
“Hei,
ora che ci penso, non ci siamo ancora presentati!”
“È vero! Piacere, io
sono ---”
“Io sono ---, ma preferisco
farmi Dark”
“D-Dark? Come mai
questo soprannome? E decisamente diverso dal tuo nome...”
“Diciamo che è… una
specie di tradizione”
“Beh, che ti prende,
custode dell’equilibrio? Non riesci a rimediare al caos?”
“Sta zitto! Non ho
ancora perso!”
“Allora rimediamo
subito”
“Se sei così sicuro di
eliminarmi così facilmente, accomodati”
“No, non andartene!
Continua ad addestrarmi!”
Dark si svegliò di colpo.
Continuava a respirare velocemente, senza riuscire a
calmarsi.
“Perché mi perseguitano?” si chiese a bassa voce, per poi
prendere dal comodino il ciondolo.
Emanava ancora una lieve luce, ma da quando lo aveva usato
l’ultima volta, non si era più attivato.
“Sbaglio, o sei molto
legato a quel ciondolo?” disse una voce alle sue spalle.
Dark si girò subito, per ritrovarsi di fronte Kaxihri,
sempre incappucciata.
“Non dovresti usare i varchi oscuri per entrare nelle stanze
degli altri, sai?” disse Dark, rimettendo il ciondolo a posto.
“E tu non dovresti usare i tuoi varchi per distruggere
luoghi antichi”
“Antichi… funzionavano ancora perfettamente”
“Erano stati fatti per durare, fino a quando non sei
arrivato tu”
“Ma tu come fai a sapere tutto questo?”
“Ho le mie fonti”
“E io dovrei fidarmi? Non so nemmeno il tuo volto!”
Kaxihri fece una piccola risata.
“Se proprio desideri ottenere tutte le risposte che
desideri, allora arriva in finale. Se mi affronterai, potrei anche rispondere”
“Sei così sicura di poter arrivare in finale?”
“Non ho intenzione di fare favoritismi” disse lei, per poi
sparire in un varco oscuro, lasciando Dark da solo.
“Chi sei realmente?” chiese Dark, per poi mettersi
l’impermeabile e raggiungere l’arena.
“Uff… non posso accettare di aver
perso così stupidamente!” si lamentò Rika.
“Suvvia, non è niente di grave…” cercò di calmarla Takato,
senza però ottenere buoni risultati.
“Ehi, Cloud, non sottovalutare
l’avversario solo perché è una femmina”disse Zack,
osservando l’amico che si allenava facendo delle flessioni.
“Non ti preoccupare. Non ho intenzione di far durare a lungo
questo scontro. E poi alla peggio, posso usare quella tecnica. Nemmeno
Sephiroth è riuscito a rimanerne illeso.”
“Lo so, ma ho una strana sensazione…”
“Suvvia, cosa vuoi che posa mai succedere? Di certo non mi
farò sconfiggere facilmente”
“Lo so”
“Ed eccoci all’ultimo incontro dei primi round” Annunciò
Fil. “E oggi vedremo all’opera Cloud, Ex combattente
del Monte Olimpo, contro Kaxihri, l’organizzatrice di questo torneo!”
“È strano…” disse Ed.
“Che cosa?”
“Solitamente l’organizzatore non partecipa mai al suo
torneo. Mi chiedo perché lei lo abbia fatto”
“Avrà avuto le sue ragioni, fratellone”
“Già… ma il fatto che si vesta come Dark non mi
tranquillizza. Ormai chiunque vedo con un impermeabile nero mi incute timore.
Non dirmi che non ti ricorda quella simpatica vecchietta armata di falce!””
“Wow, Ed, l’alchimista d’acciaio, che si fa intimorire così
facilmente?” lo prese in giro Winry.
“Adesso vedremmo se ho ragione oppure no”
“Cominciate!” urlò Fil.
Cloud partì subito all’attacco,
brandendo la spada e preparandosi ad un affondo a Kaxihri, che rimase ferma.
E come se niente fosse, fermò con una mano la spada.
“Cosa?” disse sorpreso Cloud,
sentendo anche dagli spettatori numerose espressioni di sorpresa.
“Tutto qui il tuo attacco? Speravo in qualcosa di meglio”
disse lei, per poi allontanare la spada.
“No, non è possibile!” disse Cloud,
ripetendo l’attacco, che ebbe lo stesso risultato di prima.
A quel punto Cloud si allontanò,
per poi lanciare una sfera di ghiaccio verso l’avversaria.
Kaxihri, per tutta risposta, mise la mano davanti a lei e
fece partire una sfera di fuoco, che annientò come se niente fosse quella di
ghiaccio.
“Oooooook. Le ipotesi sono due: o
sono impazzito completamente, o quella ragazza ha veramente fermato con la mano
una spada e annientato una sfera di ghiaccio con una di fuoco” disse Marco.
“Sarei propensa a dirti che è la prima possibilità, ma
questo vorrebbe dire che lo sono anch’io” disse Rachel.
“Impossibile! Nessuno può essere così forte!” disse Zack.
“Ma chi è quella?” chiese Sora.
Kairi e Dark rimasero in silenzio ad osservare sorpresi la
scena.
“Non ci credo… Come hai fatto?” chiese Cloud.
“Mi sono limitata ad usare una piccola parte della mia
forza, tutto qui” rispose lei.
“Mi stai prendendo in giro, vero?” disse, per poi partire
all’attacco nuovamente, questa volta saltando davanti a lei e preparandosi a
tagliarla a metà.
Stavolta Kaxihri non fermò il colpo ma si limitò a
spostarsi. Ma lo fece ad una velocità tale da non essere nemmeno vista.
Prima che Cloud se ne rendesse
conto, lei gli assestò un calcio nella schiena, facendolo volare contro gli
spalti, creando una piccola fossa dentro essi.
“Ok, ritiro quello che ho detto prima” disse Winri.
“Lo avevo detto che non c’era da fidarsi”
Cloud si rialzò a fatica.
“Mi rifiuto…” disse “Mi rifiuto di perdere così!” urlò,
partendo nuovamente all’attacco, venendo avvolto da una specie di aurea
azzurra.
Quando fu di fronte a Kaxihri provò nuovamente un affondo,
ma come le altre volte, lei lo fermò con la mano.
Stavolta però Cloud sorrise.
Come se niente fosse, la sua spada si divise in sette
diverse spade più piccole, di cui una rimase in mano a Kaxihri.
Cloud afferrò subito la prima e
fece un nuovo affondo, che Kaxihri fermò con l’altra mano.
Poi, senza fermarsi, prese la terza e attaccò nuovamente.
A quel punto, Kaxihri si liberò delle altre due spade e
fermò anche la terza, e ciò si ripeté anche con le altre quattro spade.
Quando Cloud si ritrovò senza armi
fu costretto ad arretrare, recuperando le sette spade e riunendole nuovamente
in quella più grande.
“L’attacco non era male, ma ti manca la forza”
Cloud continuava a respirare
velocemente per lo sforzo.
“CLOUD! Usa quella tecnica, non ti rimane altra scelta!” gli
urlò Zack dagli spalti.
L’ex-soldier annuì.
Preparandosi nuovamente all’attaccò, saltò in aria,
rimanendo però sospeso nel vuoto.
“Questa è la stessa tecnica con la quale ho sconfitto
Sephiroth… Non potrai uscire illesa anche da questa!”
Poi la sua spada si divise nuovamente nelle altre sette, che
andarono a formare una specie di cerchio intorno a Kaxihri, e Cloud venne ricoperto nuovamente dall’aurea azzurra.
Muovendosi velocemente, prese la prima spada e colpì
l’avversaria, lasciando al posto della spada una specie di sua copia azzurra;
poi andò a prendere la seconda, lasciando anche lì una sua copia e colpì
nuovamente Kaxihri e fece lo stesso anche con le altre spade.
Dopo averla colpita con tutte e sette le spade, e avendo
lasciato sei suoi cloni azzurri, Cloud e tutte le sue
copie, ognuna armata di una spada, si avventarono contro Kaxihri, che venne
colpita in pieno.
Il colpo fu talmente forte da creare una nuvola di polvere
intorno all’avversaria.
Cloud non se ne curò e atterrò
davanti alla nuvola, mentre le sei spade cadevano intorno a lui, infilzandosi
nel terreno.
“Complimenti” disse Kaxihri da dentro la nuvola,
sorprendendo tutti i presenti. “Sei riuscito a ferirmi…”
Quando la nuvola si dissipò, apparve Kaxihri, perfettamente
illesa tranne che per un piccolo taglio sul braccio, che nonostante
l’impermeabile si poteva vedere chiaramente.
Lei non ne tenne troppo conto e lo curò subito.
“I-Impossibile! Quest’attacco avrebbe dovuto farti a
pezzettini nella peggiore delle ipotesi, ma non posso credere che tu nei sia
uscita con un semplice graffio!”
“Infatti non mi sono limitata a parare i tuoi attacchi.
Osserva le tue spade” disse lei.
Cloud fece come aveva detto e vide
che tutte le sue spade erano crepate nei punti dove avevano colpito Kaxihri.
Ma prima che potesse commentare, Kaxihri si mosse
velocemente per poi ritrovarsi di fronte a lui, ormai disarmato.
“Game Over” disse, per poi
preparare una sfera di fuoco e lanciandola addosso a Cloud,
che venne scaraventato nuovamente contro gli spalti, stavolta perdendo i sensi.
Immediatamente Fil andò a soccorrerlo, seguito a ruota da Zack, mentre Kaxihri si allontanava dal ring come se niente
fosse.
“I-Inaudito! Ha sconfitto Cloud
come se niente fosse!” disse sorpreso Sora.
“Comincio a pentirmi di aver partecipato…” fu il commento di
Al.
“E quella dovrebbe essere la tua prossima avversaria?”
chiese spaventato Tommy a Takuya, che non seppe che cosa rispondere.
“È peggio di Tsunade!” disse
Sakura.
Dark non disse niente.
Si limitò a fissare Kaxihri che si allontanava, per poi
sparire in un varco oscuro.
e finalmente ecco qui il nuovo capitolo.
mi rendo conto del mio enorme ritardo e chiedo venia, ma questi capitoli sono
quegli che mi stanno risultando più difficili da scrivere.
@ Giulia__chan: Su, forza, riprenditi. Non voglio avere recensori sulla coscienza XD. Cmq
ne deduco che ti ho lasciato decisamente sorpresa da Kaxihri, vero? E chiedo
perdono per ciò che c’è scritto nel capitolo, sperando di non venire linciato
XD.
@ masterof dark: beh, di certo non sarà una
passeggiata nemmeno per Dark… ma ovviamente non posso anticipare niente. E lo
stesso vale anche per i luoghi antichi. Ma presto rivelerò tutto.
@Inuyasha_Fede: che dire, sono troppo prevedibile… ma spero di sorprendervi tutti con i
prossimi capitoli. Sinceramente non ho voluto immaginare Kaxihri intenda a
distruggere mondi, ma credo che se solo lo volesse potrebbe creare un bel po’
di danni si.
@ Soruccio: a essere sinceri, il darkroxas92 dell’altra
ff e Dark sono due persone diverse, perciò non è onnipotente.
Anche se non nego che si assomiglino veramente tanto… in fondo, il soggetto
base è sempre lo stesso XD. Per le altre ff, ci sto
lavorando, ma non riesco ad essere soddisfatto del risultato, ma una volta
finita questa parte di questa ff, forse riuscirò a dedicarci
più tempo. Per quanto riquarda il tuss
(per chi nn lo sa, intendiamo Sora)… *colpo di tosse*
Dark guardò giù da una grattacielo, uno dei pochi rimasti in
piedi del mondo che non esiste.
“Che ti succede? Sembri preoccupato” disse la voce del suo clone.
Dark fece un piccolo sorriso.
“Non hai parlato per anni e tutto ad un tratto diventi così
loquace?”
“Se vuoi posso ritornare ad essere muto come prima”
“Umph. Certo che sei permaloso,
per uno che non esiste.”
“Che ci vuoi fare? Devo pur trovare un modo per passare il
tempo. Tu piuttosto, perché sei venuto in un posto del genere?”
“Volevo stare tranquillo…”
“Dì la verità: sei rimasto sorpreso da Kaxihri, vero?”
“Chi non lo è rimasto? Cloud di
certo non era un avversario da niente, e lei ne è uscita con un semplice taglietto.
Mentre lui è parecchio malconcio…”
“Eh, hai proprio ragione… e tu cos’hai intenzione di fare?”
“Chissà… Forse dovrei smetterla…”
(per lo scontro consiglio
questa canzone: http://www.youtube.com/watch?v=1cAOVBWvUHc)
Dark salì per primo sul ring.
Dall’altra parte cominciava a salire Zack,
che stava già prendendo la spada dalla schiena.
“Bene! Finalmente la prima serie di incontri è finita. Oggi
comincia quella per decidere chi altra in semifinale”
Ma Dark non riusciva a sentire quello che Fil stava dicendo.
Osservava Zack, che aveva messo la
spada davanti alla testa e sembrava stesse parlando.
“Bene, che l’incontro abbia inizio!” annunciò Fil,
allontanandosi.
Zack partì subito all’attacco.
Dark evocò i Keyblade e si preparò a parare il colpo.
Ma Zack invece di colpirlo con la
spada lanciò un fascio di fulmini, che colpirono in pieno Dark.
Poi passò al vero attacco, colpendolo con la parte piana
della spada e facendolo volare indietro di qualche metro.
Dark si rialzò senza troppi problemi, giusto in tempo per parare
un secondo attacco, questa volta un fendente.
“Sbaglio, o sei più debole di quello che dimostri?” gli
chiese Zack, per poi saltare all’indietro ripetendo
l’attacco.
Dark si limitò a pararlo nuovamente.
“Beh, come mai non
reagisci?” chiese una voce dentro la sua mente
A sentire quella frase Dark fece sparire i Keyblade.
“Che fai, ti arrendi?” chiese Zack.
“No…” rispose tranquillo Dark, per poi lanciare una sfera di
fuoco senza che nessuno lo dive farlo, colpendo in pieno Zack,
allontanandolo di qualche metro.
“Ho intenzione di vincere. Per questo ho fatto sparire i
Keyblade: non sei alla loro altezza.”
“Come ti permetti!” disse Zack,
partendo nuovamente alla carica.
“Cosa succede?” chiese Sora. “Dark solitamente non si
comporta così. O almeno, finora non si era mai rivolto così ad un avversario
qualsiasi.”
“Deve avere qualche cosa in mente, per forza… COSA?” urlò
Riku, vedendo cosa aveva appena fatto Dark.
Infatti, senza usare i Keyblade, aveva fermato la spada di Zack con il semplice uso della mano sinistra.
“C-Com’è possibile?” chiese Zack. “Perché sei riuscito a fermarla così facilmente?”
“Per un semplice motivo…” disse, per poi avvicinare la mano
libera versa il terreno, che cominciò ad alzarsi in un punto preciso. “Ho
deciso di non trattenermi più!” concluse, finendo di formare dal terreno una
copia esatta della spada avversaria.
Ed e Al erano rimasti con gli occhi fuori dalle orbite.
“F-F-Fratellone, hai visto anche
tu o sono i miei occhi che mi tradiscono?”
“Se ti riferisci al fatto che Dark ha appena usato
l’alchimia per creare una copia di quello spadone, no, hai visto perfettamente”
“Ma com’è possibile?”
“Emh… scusate se ve lo chiedo, ma
cosa c’è di strano? Non può aver imparato la vostra alchimia?” chiese Sakura.
“Se fosse stata alchimia di base certo, avrebbe potuto, ma
come hai visto non ha nemmeno battuto le mani per effettuarla!” rispose Ed.
“E ciò comporta…” chiese Naruto.
“Comporta che è in grado di fare tutto quello che vuole con
l’alchimia.” Concluse Al.
“Come hai fatto?” chiese Zack, arretrando.
“Te l’ho già detto. Ho smesso di trattenermi. D’ora in poi
userò tutta la mia forza”
“Intendi dire che nel tuo precedente scontro, quando hai
mandato in coma quel ragazzo, ti stavi trattenendo?”
“Si” rispose schiettamente Dark.
“Non prendermi in giro!” urlò Zack,
ripetendo nuovamente l’attacco, che stavolta venne fermato dalla spada-copia.
“Dunque è veramente tutta qui la tua forza? Mi deludi, Zack”
“Va bene… Allora mi costringi a usare anche tutta la mia
forza!” disse, per poi saltare all’indietro.
“Non ho mai provato questa tecnica…” continuò, predendo dalla tasca una specie di sfera rossa. “Spero solo
che sia un effetto temporaneo”
“Hai intenzione di effettuare un evocazione?” chiese Dark.
“Non una semplice evocazione…” rispose il soldier, avvicinando la sfera alla bocca e inghiottendola.
A vedere ciò, Dark si mise in posizione di difesa.
Pochi secondi dopo, il corpo di Zack
cominciò ad aumentare di dimensioni.
“Accidenti… non pensavo l’avrebbe veramente provato a fare…”
disse Cloud, guardando l’amico che diventava sempre
più grande, per poi venire avvolto in una sfera di fuoco.
Pochi secondi dopo, al posto di Zack,
apparve nuovamente Infrid.
L’unica differenza che c’era dalla sua precedente
apparizione era che ora sopra la sua testa c’era il busto di Zack, che impugnava ancora la sua spada.
“Allora, che ne dici?” chiese il busto del soldier, mentre l’evocazione batteva i piedi per terra,
facendo tremare tutto.
“Non male” ammise Dark, per poi creare sotto di lui una
colonna per arrivare alla stessa altezza dell’avversario. “Ma nonostante ciò,
non sei ancora alla mia altezza”
“Allora prova a resistere a questo fuoco!” disse Zack, facendo uscire dalla bocca di Infrid
diverse sfere di fuoco tutte dirette verso Dark, che le distrusse una ad una
usando la spada.
Questo però gli impedì di vedere l’avversario che stava
preparando una sfera più grande delle altre, che gli lanciò contro, colpendolo
in pieno.
Anche gli spettatori dovettero coprirsi gli occhi per non
venire investiti dallo sbalzo termico creatosi dal colpo.
Il soldier guardò soddisfatto il
polverone creatosi in seguito al colpo.
“Non può aver respinto anche quest’attacco”.
“Dici?” disse Dark da dentro il nuvolone.
“Cosa? Non è possibile!”
“Hai ragione, non l’ho potuto né evitare, né respingere”
continuò, mentre il nuvolone cominciava a sparire. “Ma non per questo puoi credere
che basti così poco a sconfiggermi” concluse, rivelandosi nuovamente a Zack.
Questa volta, a differenza del precedente scontro, l’impermeabile
di Dark era decisamente più rovinato, e il cappuccio non esisteva più,
lasciando così in bella vista i capelli neri e bianchi.
“Devo ammettere che me la sono vista brutta stavolta. Sono
stato costretto ad usare i Keyblade per parare il colpo. Ora permettimi di
ricambiare”
Senza che Zack avesse il tempo di
reagire, si ritrovò a volare per aria, colpito dai due Keyblade.
Non fece nemmeno in tempo a ricadere che venne colpito
nuovamente da Dark, che questa volta lo tagliò letteralmente a metà.
Sakura dovette girarsi per non continuare ad assistere a
quello spettacolo, e non fu l’unica.
In molti non riuscirono a sostenere lo sguardo dell’enorme
essere che si divide in due parti lungo la vita, per poi svanire nel nulla,
lasciando cadere per terra Zack, privo di forze.
Dark come se niente fosse fece sparire i Keyblade.
Poi appoggiò le mani all’impermeabile che si riparò
completamente, per poi allontanarsi dal ring sparendo in un varco.
E finalmente ecco il nuovo capitolo.
Sinceramente temevo di metterci più tempo a scriverlo e spero di non aver fatto
troppi errori XD.
E cercate di perdonare questo povero scrittore di ff
per ciò che ci sarà scritto nel capitolo XD
@ Inuyasha_Fede:
Spero di aver soddisfatto almeno in parte i tuoi pensieri. Purtroppo questo è
il meglio che mi viene senza copiare lo scontro di KH1 XD.
@ Giulia__chan:
Mi dispiace averti scandalizzato due volte di seguito XD. Cmq io farei
attenzione a ciò che scrivo. Sono un maestro nel seminare indizi dove nessuno
se lo aspetta (tanto che me li devo segnare per non dimenticarli XD) e ogni
capitolo ne ha almeno uno, perciò non preoccuparti che fa tutto parte di un
piano ben preciso (ma dovrai aspettare ancora qualche capitolo perché venga rivelato
il tutto)
@ masterof
dark: Beh, ha semplicemente capito che è inutile fingere. E poi non mi pare
di aver detto che Kaxihri si sia trattenuta. Per quanto riguarda i cloni… si
dice che i pazzi siano i migliori (chiedo venia, ho appena visto Alice in
Wonderland XD)
@ Soruccio:
Io ho solo tossito, non ho detto niente. Beh, è ovvio che qui è più serio,
visto quello che gli aspetta… ma non posso parlare troppo. Per il momento,
posso solo suggerire a Ruby di non guardare. Non vorrei cadesse preda di crisi
d’identità XD
“Ormai non posso più
ignorare questa situazione. È mio compito annientarlo definitivamente”
“E se fallirai?”
“Per questo devo
partire prima. Devo riuscire a prendere le misure di sicurezza necessarie per
questa eventualità”
“Ma in quel caso…”
“Non preoccuparti. E
poi, dobbiamo ancora finire il nostro scontro. Non me ne andrò prima di aver
determinato chi di noi due è il più forte”
“E lei?”
“Al momento è in
missione. Molto probabilmente, quando tornerà sarà già troppo tardi. Digli che
mi dispiace”
“Come vuoi. Allora
buona fortuna”
“Grazie, ne avrò
bisogno”
Dark si svegliò di colpo.
“Un altro sogno…” disse a bassa voce.
Sora si stava allenando con il Keyblade quando Dark arrivò
al ring.
“Vedo che sei abbastanza nervoso, eh? Chiese Dark.
“Conosco Riku, e so che non è da sottovalutare” rispose il
custode.
“Vuoi dire che oggi ti impegnerai di più rispetto al tuo
precedente incontro?”
“Come fai a dire che non mi sia impegnato? Non c’eri”
“Uno scontro tra due Keyblader
difficilmente lascia il campo di battaglia integro, se si usa tutto il proprio
potere. È non mi sembra che il ring abbia ricevuto grossi danni”
“Io continuo a chiedermi come fai a rimanere quasi sempre
indifferente. Non ti annoi mai a non provare emozioni?”
“Chissà… Forse il destino mi riserverà qualcosa che mi potrà
‘sbloccare’, ho semplicemente cadrò nell’oblio”
“E questo non ti fa’ paura?”
“Perché dovrebbe? Cadere nell’oblio significa venire
dimenticato da tutti, e sinceramente, credo che qualche lato positivo ci sia in
questo” rispose Dark, per poi allontanarsi.
“Ricorda, Sora. Chi cerca di lasciare troppi segni di se,
finisce per venire dimenticato, e viceversa. Sta a noi scegliere che fine fare.
Non è così, Ven?” disse infine a bassa voce.
(Per lo scontro consiglio la
seguente canzone (Deep Drive):http://www.youtube.com/watch?v=Kke_QeYmpGw)
Sora e Riku salirono in contemporanea sul ring, uno dalla
parte opposta dell’altro.
“E così, dopo un bel po’, finalmente ci battiamo di nuovo,
vero Sora?”
“Già… l’ultima volta che ci siamo battuti è stato quando eri
sotto il controllo di Ansem, no?”
“Vedo che ti ricordi bene. Stavolta però decideremo una
volta per tutte chi di noi due è il più forte”
I due non sentirono nemmeno Fil che dava inizio
all’incontro.
Partirono nello stesso momento uno contro l’altro, evocando
i Keyblade solo all’ultimo secondo e facendoli scontrare tra di loro.
Non ci fu nessun scambio di battute tra i due, che saltarono
all’indietro per poi ripetere ancora l’attacco.
Fu Riku a cambiare tattica per primo.
Con la mano libera creò una sfera di fuoco oscuro, che
lanciò verso Sora, che per evitarla creò uno scudo attorno a lui.
Poi contrattaccò lanciando una sfera di ghiaccio verso Riku,
che la tagliò a metà con il Keyblade.
“Però… non si stanno trattenendo quei due” disse Marco.
“Invece sono solo all’inizio” gli rispose Dark. “Sembra che
abbiano deciso di dare il meglio di loro per questo scontro”
I due custodi si scontrarono ancora, facendo uscire
scintille dai loro Keyblade.
All’improvviso, Riku venne avvolto da una strana aura, che
formò una specie di pellicola intorno a lui.
Sora non perse tempo, e cominciò a lanciare una serie di
sfere di fuoco verso l’amico.
Purtroppo per lui, esse ribalzarono di netto sulla pelle
dell’avversario, senza danneggiarlo minimamente.
Riku non perse l’occasione per tentare un nuovo attacco,
lanciando una sfera di ghiaccio oscuro, che però venne facilmente evitata.
Sora a quel punto si alzò in volo, e puntato il Keyblade in
alto, fece cadere una serie di fulmini sul ring, circondando Riku con una
spirale di fulmini.
In quel momento, i due avversari lanciarono in contemporanea
due sfere di fuoco, che si scontrarono a metà strada, provocando un esplosione.
Riku, che era a terra, venne solo spinto di più verso il
suolo, senza conseguenze gravi.
Sora invece, che si trovava in aria, venne colpito in pieno
dal contraccolpo, andando a sbattere contro il muro degli spalti, per poi
cadere a terra apparentemente privo di sensi.
Dark ebbe un tremore.
E non sembrava essere stato l’unico.
“C’è qualcosa che non torna…” disse a bassa voce.
“È già finito?” chiese Ed.
“No…” rispose Kairi, guardando con preoccupazione Sora
Anche Riku, che si stava rialzando in quel momento,
continuando a tenere stretto in mano il Keyblade, non sembrava tranquillo,
nonostante il suo avversario fosse a terra inerme.
“Questa sensazione…” disse piano. “L’ho già sentita…”
Di fronte a lui, nel punto in cui si trovava Sora,
cominciava a uscire dal terreno una specie di fumo nero.
In pochi secondi quel fumo avvolse completamente il corpo di
Sora, creando attorno a lui una specie di uovo nero.
Dopodiché sue lame, una bianca e una nera, uscirono fuori
dall’uovo, tagliandolo a metà.
“IMPOSSIBILE!” urlò Riku.
Davanti a lui si trovava Roxas, che indossava i vestiti di
Sora e teneva in mano il Lontano Ricordo e il Portafortuna.
“È da tanto che non ci vediamo, Riku” disse lui.
“R-Roxas! Com’è possibile?”
“Devo ringraziare te. Hai indebolito Sora, permettendomi
così di prendere possesso del suo corpo. Ho aspettato questo momento per molto
tempo. Finalmente potrò rimediare alla tua precedente vittoria!”
“Si può sapere che cosa è successo stavolta?” chiese Rachel.
“E io che prima di venire qui credevo che eravamo gli unici a poterci
trasformare in qualcos’altro!”
“Non so come mai…” rispose il Re. “Ma il Nessuno di Sora ha
preso il suo posto”
“Nessuno?” chiese Al.
“Esseri senza cuore. Solitamente hanno l’aspetto di mostri,
ma in casi particolari, prendono sembianze umane, simili se non uguali al loro
originale” spiegò Dark.
“Non sarò un grande esperto…” disse Takuya. “Ma quello non
mi ricorda nemmeno vagamente Sora, tranne che per i capelli”
Dark non rispose a quella esclamazione.
‘Vediamo cosa sai fare… Roxas!’ pensò, per poi tornare a
guardare l’incontro.
Roxas non perse tempo.
Brandendo entrambi i Keyblade, partì immediatamente
all’attacco, facendo incontrare i due Keyblade contro quello avversario.
“Sai Riku? È un peccato che tu non abbia più l’oscurità
dalla tua. Se non sbaglio l’ultima volta hai vinto solo grazie ad Ansem”
“Se per questo tu sei rimasto in ‘letargo’ per un bel po’ di
tempo. Cosa ti fa’ credere di poter vincere?”
“Il fatto che ora sono unito al mio ‘io’. E di conseguenza,
ora ho anch’io un cuore!”
Riku fece una piccola risata.
“Cosa c’è da ridere?”
“Tu stai dando per scontato che io non possa più
trasformarmi” continuo, mentre dietro di lui la sua ombra diventava più grande.
“E in parte è vero… Ma il potere di Ansem, per quanto possa cercare di
rinnegarlo, è ormai parte di me!”
E in quel momento la sua ombra divenne materiale, uscendo
fuori dal terreno, rivelando così l’Heartless che un tempo faceva da scudo
all’Heartless di Xehanort.
“Cosa?” disse Roxas, prima di venire preso dal mostro per le
spalle.
“Fai sempre lo stesso errore, Roxas”
“Ne sei sicuro?” disse lui, prima di sparire.
Riku si girò giusto in tempo per parare l’attacco dell’ex
nessuno, che era apparso dietro di lui.
“Come hai fatto?”
“Semplice: ho aperto un varco oscuro solo intorno a me. Non
è stato facile, lo ammetto, ma in questo modo sono riuscito a passare solo io,
senza portanti dietro.
“Capisco… Allora vuol dire che questa volta stai ragionando
lucidamente, a differenza dell’altra volta. Continuavi a dire che dovevi
distruggere Kingdom Hearts”
“Questa volta le cose stanno diversamente” rispose Roxas,
preparandosi nuovamente ad attaccare. “Questo sarà il mio ultimo attacco, in un
modo o nell’altro”
“Bene, allora fatti sotto!” disse Riku, impugnando il
Keyblade.
I due avversari partirono all’attacco in contemporanea, per
poi far scontrare nuovamente i loro Keyblade, che crearono un esplosione che
investì i due partecipanti.
Quando il fumo si dissipò, videro Riku, ancora in piedi, ma
senza il mostro alle spalle, e dall’altra parte Roxas che giaceva svenuto a
terra.
“Mi dispiace… ho vinto anche stavolta…” disse a fatica Riku,
facendo scomparire il Keyblade e girandosi.
Ma fu colpito alla schiena senza che se lo aspettasse da
Roxas stesso, che si era rialzato e muovendosi velocemente, aveva raggiunto
Riku per poi colpirlo a tradimento.
“Mi dispiace…” disse lui, mentre vedeva l’avversario cadere
a terra privo di sensi. “Ma questa volta ho vinto io…” concluse, per poi venire
avvolto da un’aurea nera, che una volta sparita rivelò Sora, che si teneva
appoggiato al Keyblade per non cadere a terra.
Ed ecco qui il nuovo capitolo. Ammetto che non lo considero un capolavoro... spero solo di rifarmi con i prossimi
@ Inuyasha_Fede: Mi fa piacere che ti sia piaciuto come capitolo. Però spero di rifarmi presto con qualcosa di ancora migliore
@ Giulia__chan: Beh, non lo faccio apposta… semplicemente è così la storia. Cmq si, l’idea di Roxas è stato un colpo di genio che ha sorpreso pure me XD
@ masterof dark: Beh, era necessario, credimi. Per quanto riguarda il prossimo incontro… presto lo saprai
@ Soruccio: Beh, se per te quando Riku viene impossessato da Ansem e diventa quella specie di mostro gigantesco non è barare, allora per me non lo è questo XD
Capitolo 23: Al VS Naruto
(Note dell’autore: contiene spoiler su Naruto. Ringrazio liberty89 per aver fatto da betareader)
“No! Mi rifiuto di accettarlo! Non se questo significa…”
“Lo so. Anch’io ho dovuto affrontare la stessa scelta in passato, è questo il nostro destino”
Dark aprì gli occhi.
“Perché… Era veramente impossibile evitarlo?”
“Cerca di non perdere, frattellino” disse Ed.
“Non ti preoccupare… Me la caverò!”
“AL!” urlò Winry, arrivando di corsa, tenendo in mano una valigetta.
“Che succede Winry?” chiese il minore dei due fratelli.
“Ce… Ce l’ho fatta in tempo… Ecco qui quello che mi hai chiesto…”disse riprendendo fiato e appoggiando la valigia per terra, aprendola.
“Sei sicuro?” chiese Ed. “Non ti sarà solo d’intralcio?”
“No, ne sono sicuro.” Rispose il fratello, prendendo dalla valigia un braccio metallico.
“Come mi avevi chiesto, funziona come un automail e ti permette libertà quasi assoluta nei movimenti. Ricordati che però non assorbirà nessun danno nel caso venissi colpito” disse Winry, osservando l’amico indossare il braccio.
“È perfetto!” disse, provando a muovere il braccio. “Vediamo se funziona…” continuò, battendo le mani.
Il braccio immediatamente si trasformò in una spada.
“Evvai! Posso tranquillamente usare l’alchimia e trasformare il braccio metallico come desidero” disse, riportando alla normalità la semi-protesi.
“Naruto… Cerca di fare attenzione…” gli disse Sakura.
“Non preoccuparti! Non perderò! Ho visto come combatte, riuscirò a tenergli testa.”
Naruto schivò il proiettile di terra pochi secondi prima dell’impatto, per poi dover evitare l’affondo di Al.
‘Accidenti… non pensavo sarebbe stato così difficile affrontarlo…’ pensò tra se e se il ninja, mentre si moltiplicava circondando l’alchimista.
“Tutto qui?” chiese lui, facendo sbucare dal terrena una serie di punte di terra che trafissero uno ad uno i vari Naruto, lasciando solo l’originale che riuscì a schivarli.
Questa mossa però gli costo cara.
Infatti non si accorse degli altri proiettili che si trovavano alle sue spalle, e che lo colpirono in pieno.
“Che ti succede, ragazzino?”chiese una voce dentro Naruto, una voce che lui conosceva bene.
Naruto si ritrovava di fronte al cancello che lo separava dallo spirito della volpe a nove code.
“Non vuoi vincere? Non vuoi affrontare colui che ha sconfitto il tuo avversario?” chiese la volpe.
“Non ti libererò, se è questo che speri” rispose Naruto. “Non commetterò lo stesso errore che stavo per fare in passato”
“Umpf. Come vuoi. Ma se perdi, non prendertela con me”
“Naruto non ha bisogno del tuo aiuto per sconfiggere quell’alchimista” disse un’altra voce, mentre una figura si avvicinava al ninja.
“Tu!” tuonò la volpe. “Hai anche il coraggio di apparire qui?”
“Ascolta Naruto…” continuò la voce. “Credo sia arrivata ora di usare quel potere che ti ho donato tempo fa… Credo che questa sia l’occasione giusta, dato che Sasuke è fuori gioco”
“Ma non so nemmeno che cosa mi hai donato…”
“Non preoccuparti, te ne accorgerai presto…” concluse la voce.
Naruto venne avvolto da una nuvola, lasciando al suo posto un tronco di legno.
Il ninja riapparve alle spalle di Al con gli occhi chiusi.
“Come hai fatto?” chiese l’alchimista.
“Niente di particolare… Una semplice tecnica della sostituzione” rispose il ninja, riapprendo gli occhi.
A Sakura venne un mezzo infarto, e non fu l’unica.
Anche gli altri spettatori rimasero stupiti nel vedere quello spettacolo.
“N-Naruto!” disse a fatica Sakura. “Come hai fatto?”
“Uh? A fare cosa?” chiese Naruto.
“A… Ad avere quei occhi!”
“Quagli occhi, scusa?”
“Lo Sharingan!
Naruto rimase un attimo fermo.
“Sakura, che razza di scherzo stai facendo? Sai benissimo che io non posso avere lo Sharingan! Non sono del clan Uchiha!”
“Ma Sakura non sta scherzando” intervenne Al. “I tuoi occhi… ora sono uguali a quelli che Sasuke ha usato contro Dark”
Naruto a quel punto fece un sorrisetto. “Capisco… così è questo il potere che mi hai lasciato…”
Detto questo, rimase fermo a fissare Al, e anche Al rimase immobile.
“D-Dove mi trovo?” chiese l’alchimista, guardandosi attorno, ma senza riuscire a vedere nulla.
“Ti trovi in un’altra dimensione… Una dimensione che ho creato grazie a questi occhi…” rispose Naruto.
“Dove sei?”
“Che succede, Alpholse?” chiese una voce. “Hai paura a ritornare in questo posto?”
“Chi parla?”
In quel momento davanti a lui apparve un uomo senza lineamenti, di cui si intravedeva solo il contorno.
“Non mi riconosci?”
Al cade a terra privo di sensi.
Naruto per tutta risposta chiuse gli occhi, e quando li riaprì essi erano tornati normali.
“Mi dispiace…” disse all’avversario. “Temo di aver esagerato con questo nuovo potere”
Mentre Al veniva portato via in infermeria, Sakura raggiunse Naruto.
“NARUTO UZUMAKI!” gli gridò dietro. “Tu ora mi spieghi per filo e per segno come accidenti fai ad avere lo Sharingan! Non doveva essere una prerogativa degli Uchiha?”
Naruto rimase qualche secondo in silenzio.
“È stato il dono che mi ha fatto Itachi prima di morire” rispose infine, per poi allontanarsi, mentre Dark lo guardava andare via senza però esserne troppo sorpreso.
Ed ecco qui il nuovo capitolo.
Mi rendo conto del quasi completo fallimento del precedente, ma spero di
rifarmi con questo, o con il prossimo, che ho già scritto! Quindi per fine
settimana ci sarà anche il tanto atteso Dark VS Sora.
Ora, purtroppo al momento sono a corto di canzoni adatte, ma anche per questo
mi sto attrezzando.
@ Giulia__chan:
No, è una mia idea. Nel manga non è ancora stato rivelato il dono di Itachi.
@ Soruccio:
Eh già, chissà che faccia farà Sasuke quando lo vedrà.
@ Inuyasha_Fede:
Più che inventiva, io lo chiamo frutto di una mente malata XD
@ masterof
dark: Il motivo preciso per cui Itachi ha donato
qualcosa a Naruto non si sa ancora. Per i capitoli
invece, ho già scritto tutti e due le semifinali, quindi non preoccuparti:
arriveranno presto.
“Come sarebbe a dire
che è partito? E il mio addestramento?”
“Mi dispiace, ma non
poteva rimandare oltre una questione. Ha detto che tornerà il prima possibile”
“C-Come
eliminato? COME SAREBBE A DIRE CHE è
STATO ELIMINATO?”
“Non sappiamo i
particolari, ma i nostri sensori non captano più la sua presenza. Mi dispiace,
ma questo può significare una sola cosa”
“Chi… Chi è stato?”
“Non ne abbiamo idea.
Stiamo cercando di contattare il suo compagno di viaggio, ma sembra essere
sparito nel nulla, e con lui il suo maestro”
“Chi era il suo
compagno? Per favore, dimmelo!”
“Allora parti anche
tu?”
“Si. Ho deciso di
seguire le sue tracce. E poi mi hanno affidato una missione proprio nello
stesso mondo dove si trovava prima di sparire.”
“Speri ancora di
trovarlo, vero?”
“Non posso credere che
sia stato sconfitto. Non è da lui lasciarsi sconfiggere senza fare niente”
“Potresti non trovare
la risposta che speri, lo sai vero?”
“Cosa intendi?”
“Che ciò che potresti
scoprire o trovare potrebbe distruggere completamente quella poca speranza che
hai”
“Lo so… ma preferisco
sapere se è veramente finita o se c’è ancora una possibilità di trovarlo vivo”
“Come speri di
trovarlo? Ti hanno detto che quello non è un mondo come tutti gli altri, no?”
“Perciò mi porto
dietro questo. Me lo ha regalato lui, dicendomi che grazie a questo, lo troverò
ovunque.”
“Ma quello è…”
“Che cosa?”
“No, niente. Allora
buona fortuna. Spero di rivederti il prima possibile”
“Grazie. Lo stesso
vale per me.”
Dark si diresse al ring come tutte le mattine per assistere
allo scontro odierno.
‘Chissà se anche
l’incontro di oggi di Kaxihri sarà facile come l’altro che ha sostenuto…’
pensò Dark, mentre vedeva Takuya che parlava con i suoi amici.
“Ne sei sicuro?” chiese Koji. “Non
è rischioso? E se perdessi il controllo?”
“Correrò il rischio. Ma quella non è un avversaria da
sottovalutare. Quel Cloud non mi sembrava un
avversario da niente, ma il massimo che è riuscito a fare è stato graffiarla, e
per di più lei si è guarita immediatamente.”
“Stavolta devo dare ragione a Takuya. Spero solo che non
abbia cattive intenzioni, o finito questo torneo, per noi saranno guai.”
“Vi lasciate spaventare per così poco?” intervenne Rika, che aveva ascoltato da poco lontano la conversazione.
“Io al vostro posto non mi lascerei di certo intimorire”
“Ma se hai perso contro di me!”
“E con questo? Ho già incontrato in precedenza avversari che
sembravano imbattibili, ma io e Renamon siamo sempre
riusciti a sconfiggerli assieme. Compreso uno che aveva quasi cancellato il
nostro mondo!”
“Suvvia Rika, calmati” la
interrupe Takato, arrivando in quel momento.
“Umpf. Io non mi arrenderò di
certo. Affronterò la mia avversaria e la sconfiggerò. Anche a costo di usare
ogni singola mia energia!” concluse Takuya, per poi allontanarsi.
Takuya e Kaxihri salirono insieme sul ring, per poi mettersi
uno di fronte all’altro.
“Non trattenerti” disse Kaxihri.
“Cosa?”
“Se vuoi realmente sperare di vincere, non trattenerti. Usa
pure tutta la forza che hai fin dall’inizio. Non farti alcun scrupolo.”
Continuò lei, mentre Fil dava inizio all’incontro.
“Non prendo ordini da un avversario!” disse Takuya, per poi
venire subito avvolto dalle fiamme e uscendo fuori da esse sotto forma di una
specie di cavaliere rosso, più alto della sua forma originaria.
Kaxihri non si scompose.
“Ti avevo detto di non trattenerti. Peggio per te” disse,
per poi sparire nel nulla.
“Cosa?”
Riapparve alle spalle dell’avversario, e di fronte a lei
c’era una sfera di ghiaccio, che lanciò contro Takuya, colpendolo in pieno.
I Digimon si rialzò quasi subito, circondandosi con una
fiammata.
Quando la fiammata si spense, aveva cambiato nuovamente
forma, diventando lo stesso essere che aveva sconfitto Rika.
“Ora sei contenta?” chiese lui, per poi sparare dalla bocca
una serie di sfere di fuoco verso Kaxihri, che però le evitò come se niente
fosse.
“Ti stai ancora trattenendo. So benissimo in cosa ti puoi
trasformare. E per dimostrartelo, ti posso dire che hai ancora tre forme da
mostrare”
Dark ebbe un sussulto a sentire questo.
‘Come fa a saperlo?
Teoricamente non dovrei saperlo nemmeno io, è vero, ma essendo cresciuto sulla
Terra, so le avventure di Takuya e dei suoi amici grazie ad un anime. Ma lei
come fa a saperlo? È vero, era stata sulla Terra quando mi ha aiutato, ma non è
stato un tempo sufficientemente lungo per scoprirlo’
Dark non era l’unico a essere sorpreso.
“Come fa a saperlo?” chiese Tommy ad alta voce. “Non lo ha
mai detto a nessuno, e solo noi ne eravamo a conoscenza!”
“Non ne ho idea, Tommy” rispose Zoe. “Ma ora le cose si
complicano per Takuya”
“Beh, devo dire che mi hai sorpreso.” Disse Takuya. “Ma non
ho intenzione di sconfiggerti subito usando tutta la mia forza. Ne andrebbe del
mio orgoglio!”
“Orgoglio…” disse Kaxihri, infilandosi una mano in tasca. “È
proprio vero che l’orgoglio rende ciechi. E va bene… vorrà dire che ti
costringerò ad usare tutte le armi a tua disposizione!” disse, per poi tirare
fuori dalla tasca una spada.
“C-Cosa? Hai tirato fuori dalla tasca una spada? Ma come hai
fatto?” chiese Takuya.
“Questo è un mio piccolo segreto. Ma ora… è il momento
dell’attacco!” disse, per poi partire subito all’attacco, tagliando subito la
coda al drago, che ruggì dal dolore.
“MALEDETTA!” urlò poi, cominciando ad emettere una fiammata
dalla bocca, che venne facilmente evitata anche questa.
Takuya spalancò gli occhi, mentre Kaxihri lo trafiggeva in
pieno petto con la spada.
Takuya emise un urlo di dolore, per poi venire circondato da
una specie di uovo azzurro, uscendole fuori illeso ma con uno strano cerchio
azzurro che gli ruotava attorno.
“Urgh… Come hai fatto? Non avresti
dovuto trapassarmi così facilmente…”
“Io ti avevo avvertito di non sottovalutarmi. Ma il tuo
orgoglio ti ha offuscato la vista”
Takuya per tutta risposta tirò fuori il Digivice, avvolgendo
la sua mano dello stesso cerchio che prima ruotava attorno a lui, venendo
immediatamente avvolto da esso.
“Scusate…” chiese Naruto, rivolto
agli amici di Takuya. “Ma che cos’è quella cosa azzurra che lo circonda?”
“Si chiamo digicodice, ed è grazie
a quello se Takuya può trasformarsi. Ma nel caso qualcuno dovesse prenderlo
dopo averlo sconfitto, Takuya svanirebbe nel nulla” rispose JP, per poi venire
zittito dagli altri.
Quando il digicodice svanì, al
posto di Takuya stavolta c’era un incrocio delle sue prime due trasformazioni.
Infatti il corpo principale era lo stesso della sua prima trasformazione, ma in
più aveva le ali e la coda della seconda.
Takuya non perse tempo e partì subito all’attacco. Infatti
dalle lance che aveva sulle mani partì una raffica di sfere infuocate, che
colpirono tutto il campo attorno all’avversaria.
“Colpita!” disse lui, poco prima di vedere il campo di fuoco
venire spazzato via come se niente fosse, rivelando Kaxihri incolume.
“Non è ancora abbastanza!” disse lei, colpendolo nuovamente
con la spada per poi spedirlo a terra usando una sfera di ghiaccio.
Takuya si rialzò a fatica, per poi venire nuovamente avvolto
dal codice azzurro e tornando alla sua forma umana.
“Non è ancora finita!” disse, per poi farsi avvolgere
nuovamente e trasformandosi nuovamente, questa volta in un altro cavaliere, che
però ricordava ancora vagamente il drago, anche se solo per la forma
dell’armatura. La cosa che si vedeva di più era l’enorme spada rossa che teneva
in mano.
“Questa volta combatteremo ad armi pari!” disse, per poi
prepararsi ad un affondo, che venne però parato dalla spada avversaria, senza
grandi difficoltà.
“Maledizione! Non posso venire sconfitto ancora!”
“È inutile. Tu non sei alla mia altezza. Avresti avuto una
minima possibilità se avresti usato subito la tua ultima trasformazione, ma non
lo hai fatto. E ora ne pagherai le conseguenze!”
“STA ZITTA!” urlò lui, per poi farsi avvolgere dal fuoco
assieme a Kaxihri.
Ma il fuoco non si limitò solo ai due guerrieri, ma continuò
a estendersi fino a raggiungere gli spalti, costringendo gli altri ad
allontanarsi.
Poi d’un tratto le fiamme si estinsero di colpo, rivelando
Takuya nuovamente trapassato dalla spada avversaria cadere a terra per poi venire
nuovamente avvolto dal digicodice, trasformandosi in
una specie di ragazzo con sembianze vagamente umane, ma ancora simile ad un
Digimon.
“Oh, questo non era previsto” disse Kaxihri, senza però
sembrare troppo sorpresa.
“Dannazione…” disse Takuya. “Questa non ci voleva… Non sono
riuscito a tornare umano…!”
Ma Kaxihri non sembrò voler desistere dall’attacco.
Infatti riparti subito, cercando di colpire Takuya con la
spada. Per sua fortuna stavolta riuscì ad evitarla, ma per farlo non vide il
tuono sopra di lui, che lo colpì in pieno, facendolo cadere a terra quasi privo
di conoscenza.
“Ugh… Com’è possibile? Un tuono
non sarebbe dovuto essere così efficace contro di me…”
“Scusami, ma non ho dosato la potenza. Ora, se vuoi
gentilmente trasformarti nuovamente, in modo da darmi un minimo di
soddisfazione in quest’incontro scadente, mi faresti un enorme piacere”
A quelle parole Takuya sembrò non vederci più.
“BASTA COSì!”
urlò. “TI CREDI MIGLIORE DI TUTTI SOLO perché SEI FORTE?”
“Anche se fosse?”
“Non vi sopporto… Voi che vi date tante arie, solo perché
avete potere… Non posso tollerarlo!” continuò Takuya, per poi venire avvolto
nuovamente dal codice azzurro.
“Finalmente” disse Kaxihri. “Finalmente ti sei deciso a
mostrarmi tutto il tuo potere” continuò, vedendo uscire dal fuoco un altro
cavaliere, che però era più possente di quegli precedenti, e sembrava emanare
puro potere.
Takuya non perse tempo: l’elmo sopra la sua testa si chiuse
immediatamente, oscurandogli la vista.
E nello stesso momento, davanti a lui apparve una specie di
cannone.
“Spostiamo tutti da qui, presto!” urlò Zoe, cominciando a
correre per allontanarsi.
Gli altri spettatori, sebbene chiedendosi perché, decisero
di non obbiettare.
Solo Dark rimase al suo posto.
Non aveva intenzione di perdersi quel momento.
Dal cannone uscì fuori una specie di spada laser, dallo
stesso aspetto di una normale spada, ma dalle dimensioni decisamente maggiori:
infatti questa era lunga diversi metri, e Takuya sembrava riuscire a impugnarla
senza problemi.
“Prova a resistere a questa!” urlò, per poi alzarla e
abbassarla verso Kaxihri, che prima si sparire sotto di essa alzò la sua, per
difendersi.
Il colpo fu tale da tagliare a metà il terreno e gli spalti,
oltre che provocare uno spostamento d’aria tale da far spostare alcuni degli
spettatori che si erano allontanati.
Dark riuscì a vedere in mezzo a quel polverone che Kaxihri
era stata colpita in pieno, e aveva perso il cappuccio. Ma quando la polvere
svanì, Kaxihri, oltre che a reggere l’enorme spada solo con la sua, era anche
riuscita a rimetterselo.
Per Takuya fu un brutto colpo.
“No… Non è possibile! Mi rifiuto di crederlo! Non puoi aver
fermato il mio colpo così facilmente!”
“Eppure… è così!” rispose lei, tagliando a metà la spada
laser, per poi sparire nel nulla.
Ricomparve alle spalle di Takuya, affondando nuovamente la
spada nell’avversario, che svanì in migliaia di puntini, lasciando cadere a
terra Takuya, avvolto dal digicodice, ormai inerme.
“E quella sarebbe la mia prossima avversaria? Ma è peggio di
Pain!” disse Naruto, senza
nascondere la sua paura.
Nel frattempo Fil andò a soccorrere Takuya, che stavolta non
riprese i sensi.
“Takuya!” urlano i suoi compagni, raggiungendolo.
Kaxihri si volto e se ne andò, sparendo in un varco oscuro,
per poi ricomparire dietro Dark.
“So cosa stai pensando. Ma credimi, ci sono anche andata
leggera. Sto tenendo il meglio per un incontro che vale la pena” disse, per poi
sparire nuovamente.
Capitolo 25 *** La prima semifinale: Dark VS Sora ***
E finalmente ecco qui il capitolo che tutti voi stavate aspettando. Vedo che molti qui odiano profondamente Sora... beh, a questo punto spero che il capitolo vi piaccia. Con questo capitolo reintroduco le canzoni come sottofondo, le trovate sparse lungo il testo. Ovviamente è sempre facoltativo ascoltare, le inserisco giusto per nn rendere troppo monotona la lettura.
@ Inuyasha_Fede: umh… ti faccio un elenco veloce: Agunimon, BurningGreymon, Aldamon, Flamon, KaiserGreymon e Susanoomon (teoricamente non la può fare da solo, ma ho ignorato questo particolare…). Per quanto riguarda il tempo di scrittura… tutto dipende dalle idee che ho in mente, il tempo che ho libero e l’ispirazione che ho XD
@ masterof dark: come hai detto tu, purtroppo non posso dirti di chi sono le voci a inizio capitolo, ma avranno un ruolo relativamente importante, ma dovrete aspettare come minimo la finale per scoprirne il segreto. Il premio… beh, lo vedrai alla sua consegna, no? XD
@ Soruccio: Beh, per lo scontro di Naruto, dovrai aspettare il prossimo capitolo. Per Sora… beh, c’è il capitolo qua sotto XD
“Perché? E forse per via che sei apparso dal nulla?”
“E tu come-”
“Ti ho visto uscire fuori da una specie di buco bianco e nero in mezzo al nulla. Mi spieghi come hai fatto?”
“Beh, purtroppo non è una cosa che possono fare tutti. Bisogno avere un oggetto particolare…”
“Come questa?”
“C-Come hai fatto?”
“Per quello che mi ricordo, l’ho sempre potuto fare. Ora che ti mostrato questo, puoi spiegarmi come hai fatto ad apparire dal nulla?”
“Qui il padrone sono io. Non potrai mai sconfiggermi” disse Sasuke.
“Umh… si, potrebbe anche essere come dici tu” disse Dark. “Se non fosse per il fatto che hai commesso un grave errore portandomi qui”
“Cosa? E perché?”
“Perché qui posso usare una buona parte del mio reale potere” disse, per poi far sparire il Keyblade.
“Sinceramente speravo di divertimi di più con te, ma non ti sei rivelato all’altezza” continuò, formando tra sfere davanti a lui: una di fuoco, una di ghiaccio e una di tuono.
“Tre elementi?” chiese Sasuke. “Com’è possibile? Qui dovrei essere io a decidere cosa puoi e non puoi fare”
“Ah, è vero, che sbadato. Mi sono dimenticato di dirti una cosa” disse Dark, togliendosi il cappuccio, rivelando così a Sasuke il colore dei suoi occhi. “Su di me lo Sharingan non ha effetto”
“No… Non è possibile… Come fai ad averli? COME?”
“Ora lascia che ti mostri il TUO di incubo!”
Sasuke si mosse nel letto, senza però riprendere conoscenza.
“Sasuke…” disse Sakura, che era lì vicino.
“Ancora niente?” chiese Naruto, raggiungendola.
Sakura scosse la testa.
“Continua ad agitarsi, ma non si riprende. E come se fosse in un incubo perenne. Naruto, non è che ora che puoi usare lo Sharingan, tu…”
“No, non posso. Non ho idea di quale tecnica abbia usato contro di lui Dark, e rischierei solo di peggiorare la situazione”
“Capisco…”
“Ora è meglio che raggiungiamogli altri. Altrimenti ci perderemmo l’incontro. E sinceramente sono curioso di vedere cosa tireranno fuori quei due”
“Va bene…”
Dark non era ancora uscito dalla stanza.
“Che ti succede? Hai forse paura?” chiese la voce.
“No, semplicemente voglio rimanere da solo ancora per un po’”
“Beh, vedi di non deludermi. Questo scontro chiuderà un vecchio conto in sospeso da anni”
“Lo so. Me lo ricordo bene” rispose Dark, per poi avviarsi.
Mentre si avviava al ring, incontrò Kaxihri.
“Allora oggi vuoi impegnarti oppure no?” chiese lei.
“Farò ciò che sarà necessario. Ma non preoccuparti: non perderò” rispose lui, senza fermarsi.
“Cerca di non farti sopraffare dai sentimenti, altrimenti renderai tutto più difficile” disse lei, senza farsi sentire. “Devo ancora valutare la tua forza”
“Sora, fai attenzione: non è un avversario come noi. Sai benissimo che cosa è in grado di fare. E non credo che stavolta potrà bastare l’aiuto di Roxas” disse Riku.
“Lo so… Ma non ho intenzione di arrendermi. Vincerò, a qualsiasi costo”
“Buona fortuna allora” gli disse Kairi.
“Grazie, ne avrò bisogno!”
Dark salì dalla parte opposta rispetto a Sora.
“E così, ci troviamo nuovamente uno contro l’altro, custode della luce” disse lui.
“Così pare. Ma cerca di non andarci leggero. Non voglio venire considerato uno che ha vinto perché l’avversario lo ha sottovalutato”
“Oh, non preoccuparti. Noi non ti sottovalutiamo”
‘Noi? Avrà sbagliato a parlare?” si chiese Sora
“Ora, cominciamo subito quest’incontro!” disse Dark, evocando il Portafortuna e il Lontano Ricordo, imitato da Sora con la Catena Regale.
Fil a quel punto diede inizio all’incontro, scappando subito lontano dal ring.
E i due non persero tempo: partirono uno contro l’altro nello stesso instante, per poi far scontrare i loro Keyblade, con una forza tale da creare uno spostamento d’aria che investì anche gli spettatori.
Ma non si fermarono a questo: nello stesso instante infatti i due custodi lanciarono verso l’avversario una sfera di fuoco, che provocò un’esplosione che li costrinse ad indietreggiare.
Dark ripartì subito all’attacco, lanciando il Keyblade verso Sora, che lo respinse usando il suo e lo prese in mano, preparandosi ad attaccare.
Dark però richiamo il Keyblade, facendolo sparire dalla mano di Sora per poi riapparire nella sua, per poi farlo scontrare nuovamente con quello avversario.
Questa volta però i due rimasero più a lungo uno contro l’altro, tanto che il terreno cominciò a creparsi sotto di loro, come se fosse fatto di gesso, per poi cominciare a tremare.
“A-Accidenti… Sora non aveva mai mostrato tutta questa forza in un torneo prima d’oggi” disse Paperino, cercando di rimanere in piedi, cosa che Pippo non fu in grado di fare e cadde a terra.
“Yuk, che male. Comunque è vero… quasi non lo riconosco”
“Ma siamo sicuri che sia Sora?” chiese Kairi. “Sembra quasi un'altra persona, dalla forza che sta usando!”
“È questa la vera forza di un custode?” chiese Ed.
“No…” rispose Topolino. “Si stanno ancora scaldando”
Nel frattempo, attorno a Dark e a Sora cominciò a crearsi una specie di campo energetico, visibile per via delle scosse che gli passavo attraverso.
Poi improvvisamente i due avversari si allontanarono nello stesso instante.
Dark lanciò subito una sfera di fuoco e ghiaccio unito verso Sora, che la respinse usando Reflex.
Poi fu il turno di Sora di attaccare: infatti lanciò una dietro l’altra una serie di raffiche di ghiaccio e fuoco verso Dark, che si difese usando i Keyblade, spedendo le sfere magiche tutt’attorno, creando così un polverone che coprì completamente il campo di battaglia.
Gli spettatori non riuscirono a vedere niente, ma continuavano a sentire il rumore dei Keyblade che si scontravano.
Quando riapparvero si trovavano in aria, continuando il loro scontro apparentemente infinito e alla pari.
Ad ogni colpo di Dark, Sora rispondeva, e viceversa.
“Sai una cosa, Sora? Mi sono sempre domandato come sarebbe stato un incontro contro di te, quando ancora credevo fossi un semplice personaggio di un videogioco. E dire che mi aveva anche detto che un giorno mi sarei dovuto scontrare contro un avversario molto forte”
“Insomma, si può sapere di chi stai parlando?” chiese Sora.
“Ven, dunque non gli hai rivelato niente?”
“Di chi stai parlando? Chi è questo Ven?”
“Allora questo vuol dire che non è ancora il momento per noi due di scontrarci” concluse Dark. “Se tu non sei stato messo al corrente, significa che non sei ancora pronto! In questo caso… mettiamo subito fine a quest’incontro!” disse Dark, per poi emanare dal proprio corpo una raffica di raggi di luce e d’oscurità, che colpirono in pieno Sora, facendolo precipitare a terra, causando una fossa nel terreno.
La reazione fu immediata: Sora venne avvolto nuovamente dal fumo nero, diventando di nuovo Roxas.
“Ugh.. disse lui “Certo che sei proprio forte… Non credevo che Sora sarebbe finito in difficoltà dopo averli prestato parte della mia forza… Ma ora è il momento di cambiare le carte in tavola!” concluse, creando attorno a se una specie di fontana di luce.
Dark a quel punto si ritrovò circondato da una serie di raggi di luce che continuavano a ruotare attorno a Roxas.
‘Maledizione!’ pensò, cominciando a volare per evitarli.
“Che ti succede, custode dell’equilibrio? Il mio attacco di incute timore?”
“No, anzi!” rispose Dark, per poi sparire e riapparire proprio dietro Roxas. “Anzi, lo conosco perfettamente!” continuò, attaccando Roxas alle spalle.
Lui però riuscì a parare il colpo e a spedire Dark in aria.
Dark per tutta risposta fece sparire i Keyblade e batté le mani, facendo spuntare dal terreno una serie di spuntoni tutti diretti verso Roxas, che si vide costretto a interrompere il suo attacco per tagliarli a metà.
“Maledizione… Mi ero dimenticato che potevi usare anche l’alchimia…” disse Roxas, rivolto all’avversario che però era già sparito.
“E non è l’unica cosa che so fare in più” disse Dark, riapparendo di fronte a lui, con gli occhi spalancati.
“Ah, è vero, che sbadato. Mi sono dimenticato di dirti una cosa” disse Dark, togliendosi il cappuccio, rivelando così a Sasuke il colore dei suoi occhi. “Su di me lo Sharingan non ha effetto”
“No… Non è possibile… Come fai ad averli? COME?”
“Ora lascia che ti mostri il TUO di incubo!”
Dark mostrò a Sasuke lo Sharingan che c’era nei suoi occhi, di colore diverso, essendo nero nell’occhio bianco e viceversa in quello nero.
Sasuke si sentì come paralizzato. Non riusciva più a muoversi.
“Come hai fatto? Lo sharingan dovrebbe essere un esclusiva degli Uchiha! Come fai ad averlo?”
“Questo… è un mio piccolo segreto. E ora, Sasuke Uchiha, preparati a vivere il tuo peggiore incubo!”
Attorno a Sasuke apparvero centinaia di Naruto, Sakura, e altri personaggi che Sasuke credeva morti.
“No… State lontani da me!” urlò, prima che essi cominciassero ad attaccarlo tutti assieme.
Sasuke si alzò di colpo dal letto.
“No, non è possibile…” disse, per poi correre fuori.
“Inaudito!” urlò Sakura.
“È peggio del maestro Kakashi” commentò Naruto, usando anche lui lo Sharingan per non cadere vittima di eventuali illusioni.
“Come fa ad avere anche lo Sharingan?” chiese Al.
Sasuke li raggiunse in quel momento.
“Troppo tardi…” disse, vedendo Dark che aveva già tirato fuori lo Sharingan.
“Sasuke! Ti sei svegliato finalmente!” disse Naruto, girandosi verso di lui.
“N-Naruto!” disse Sasuke, sorpreso di vederlo con quei occhi. “Ma c’è stata una svendita di Sharingan di recente?”
“È una lunga storia, ma ora ti consiglio di non sforzarti troppo. La prossima volta che si scontreremmo saremmo ad armi pari, ti basti sapere questo!”
“Quindi sai usare anche lo Sharingan… Beh, non credere di potermi sorprendere più di tanto!”
“Temo che tu non sappia gli esatti poteri di questi occhi, vero?”
“Che vuoi dire?”
“Avrai notato anche tu che Sasuke si è finalmente svegliato, no? Ma non ti sei chiesto cosa lo ha fatto rimanere in coma per undici giorni, vero?”
“Non è stato in seguito al tuo scontro?”
“Si, ma per essere precisi in seguito al mio utilizzo dello Sharingan. Avevo fatto in modo che Sasuke non si svegliasse prima del mio prossimo uso di questi occhi. E infatti si è svegliato quando gli ho usati oggi”
“Come hai fatto a controllare il tempo del suo coma?”
“Semplice: usando questi occhi, posso creare illusioni realistiche. Infatti tutti voi siete convinti che io abbia in qualche modo respinto l’attacco di Sasuke. In realtà avevo sconfitto Sasuke subito dopo che ha usato lo Sharingan, ma ho fatto credere a tutti che in realtà Sasuke fosse ancora cosciente e mi abbia attaccato nuovamente, per poi essere sconfitto nuovamente. E purtroppo per te, ora tutti voi, tranne Sasuke e Naruto, gli unici in grado di usare lo Sharingan oltre a me, siete sotto il mio potere!”
“Cosa?”
“Proprio così: E ora…” disse Dark, mentre attorno a Roxas apparvero centinaia di altri Roxas. “Vediamo come te la cavi contro te stesso!”
Roxas non riuscì a reagire in tempo a quella vista, e venne colpito da tutti i suoi cloni nello stesso momento.
Dark fece sparire lo Sharingan, mentre vedeva Roxas cadere a terra inerme.
“Questo scontro l’ho vinto io. Mi dispiace Roxas, ma nemmeno tu eri alla mia altezza” disse girandosi.
Ma proprio mentre si allontanava, percepì una strana energia dal corpo di Roxas, che lo costrinse a girarsi immediatamente.
Infatti non sembrava stesse tornando al suo aspetto originario, ma si era alzato in volo sebbene fosse incosciente, per poi venire avvolto ancora una volta dall’oscurità.
“Credi forse che ti lasceremmo partita vinta così facilmente?” chiese una voce femminile dall’interno della sfera d’oscurità.
“Cosa?” chiese Dark, per poi evitare giusto in tempo la Catena Regale che venne lanciata da dentro la sfera.
E subito dopo l’oscurità scomparve, rivelando una ragazza simile alla Kairi di Kingdom Hearts 1, solo che era nei vestiti di Sora e aveva i capelli neri.
Tutti gli spettatori rimasero con gli occhi fuori dalle orbite e la bocca spalancata, soprattutto Riku e Kairi.
Anche Kaxihri sembrò sorpresa, sebbene si limitò ad alzare lo sguardo.
“E… E… E…” Kairi non riusciva a proferire parola.
“Siamo sicuri che non sia un’altra illusione di Dark?” chiese Naruto.
“No” rispose Sasuke. “Potrebbe esserlo solo se Dark non avesse fatto sparire lo Sharingan. E poi mi sembra troppo sorpreso anche lui”
“Ma che ci fa una ragazza al posto di Sora?” chiese Riku, non credendo ai propri occhi.
“Oooook. Credevo di aver visto di tutto in questo torneo, ma a quanto pare mi sbagliavo” disse Marco. “Appena torniamo nel nostro mondo voglio trovare uno psichiatra di fiducia che non sia un controller”
“Bene, bene, bene…” disse Dark. “Questa si che è una sorpresa. Non mi aspettavo proprio che tu potessi ancora riapparire. Credevo fossi sparita per sempre… Numero XIV: Xion, il pupazzo!”
“Tu sai chi sono?”
“Certo. Perché nel mio mondo la tua storia non è stata dimenticata come dai qui presenti.”
“Come sarebbe a dire?” chiese Riku.
“Semplicemente che alcuni di voi, come te o Roxas, avevano già conosciuto Xion in passato. Ma con la sua sconfitta, tutti voi l’avete dimenticata, come se non fosse mai esistita”
“E allora che ci fa al posto di Sora?” chiese Kairi.
“Semplice” rispose Xion. “Io sono un Nessuno artificiale di Sora. Il mio compito originario era quello di acquisire Roxas, per diventare un Nessuno completo che obbedisse ciecamente all’Organizzazione. Però Roxas è riuscito a sconfiggermi, e io mi sono riunita a Sora. Come abbia fatto ad uscire fuori adesso non ne ho idea nemmeno io”
“Però non credere che io mi farò problemi a combattere contro di te” disse Dark, impugnando i Keyblade. “Nessuno vero o no, dimenticata o no, tu per me rimani comunque un avversaria da battere. E in fondo, Sora è ancora in quel corpo. Ed è contro di lui che voglio vincere, non contro dei Nessuno che prendono il suo posto!”
“E tu non illuderti che mi farò sconfiggere facilmente! Sono più forte di quello che credi!”
“Oh, lo so bene” rispose lui, per poi partire all’attacco, facendo scontrare i tre Keyblade tra di loro.
Xion rispose all’attacco lanciando una sfera di ghiaccio contro Dark, che la respinse con un calcio rispedendola alla mittente, che fu costretta a ritirarsi dall’attacco per evitarla.
Dark non perse tempo e lancio una serie di raffiche di tuono seguite da una mitragliata di proiettili di terra creati grazie all’alchimia.
Xion non riuscì ad evitarli tutti quanti e venne colpita in pieno.
Pochi secondi dopo però spazzò via la polvere alzandosi in seguito al colpo, rivelando che ora era coperta completamente da un’armatura, e teneva in mano uno strano Keyblade, che ricordava vagamente un oggetto proveniente dalla Città di Halloween.
Con quello, Xion tentò nuovamente di attaccare Dark, che però evito l’attacco librandosi in volo.
Da lì, fece scendere una vera e propria cascata di fuoco, seguita anche da una proveniente da terra, che investirono in pieno Xion.
Pochi secondi dopo, quando Dark fece sparire il fuoco, sul ring c’era Sora, privo di sensi.
“Questa volta è veramente finita” disse Dark, atterrando.
“Non… Non cantare vittoria… così presto!” disse Sora, rialzandosi.
“Hai ancora la forza di alzarti?” chiese Dark, quasi stufo di quella storia.
“E non solo lui!” disse Roxas, colpendolo alla schiena con i Keyblade.
Dark si curo subito, giusto in tempo per evitare un attacco da parte di Xion.
“Cosa?” chiese stupito, vedendo Sora, Roxas e Xion tutti insieme.
“Questa volta sei veramente sorpreso, vero?” chiese Sora, evocando il Keyblade.
“Lo devo ammettere… questo scontro si sta rivelando più duro del previsto… Ma non è ancora sufficiente per battermi!”
“Lo vedremo!” dissero i tre custodi, partendo in contemporanea all’attacco.
Dark riuscì a parare i Keyblade di Roxas con i suoi, mentre per gli altri evocò dal terreno un muro di protezione.
Per tutta risposta, i tre custodi si alzarono in volo, per poi lanciare rispettivamente una sfera di fuoco, di ghiaccio e una scarica elettrica, che colpirono in pieno Dark, che venne rinchiuso in un campo elettromagnetico.
“Colpito e affondato!” disse Sora, per poi venire sfiorato da un raggio d’oscurità.
“Lo hai detto tu prima: non cantate vittoria così presto!” disse Dark, tagliando a metà il campo con il Keyblade e volando a tutta velocità verso Roxas, che colto impreparato, venne tagliato in due, sparendo nel nulla.
“ROXAS!” urlò Xion, poco prima di venire raggiunta da Dark per poi fare la stessa fine dell’amico.
“Roxas! Xion!” urlò Sora, poco prima di ritrovarsi di fronte Dark.
“Questa volta… è finita davvero!” disse Dark, preparando davanti a se una sfera d’oscurità e una di luce, che poi scaglio contro il custode.
Sora venne scaraventato sugli spalti, e il colpo fu talmente potente che trapasso quest’ultimi, finendo oltre.
Nonostante tutto, Sora trovò la forza di rialzarsi ancora, sebbene con parecchie ferite sul corpo, compreso un grosso taglio sulla fronte.
“No… Non è ancora finita… FIRAGA!” urlò, lanciando un’enorme sfera di fuoco, che riattraversò il buco che aveva formato lui prima attraverso gli spalti e colpì Dark, sorpreso da quell’ultimo attacco, investendolo in pieno.
“Ho vinto io…” disse Sora, appoggiandosi al Keyblade.
Ma con sua grande sorpresa, la sfera di fuoco venne tagliata a metà, rivelando un Dark anch’esso ferito, con il corpo pieno di bruciature, ma salvo e apparentemente ancora pieno di forze.
“N-No…” disse Sora, per poi cadere a terra privo di forze.
Immediatamente Kairi, Riku, Paperino, Pippo, il Re e Fil andarono a soccorrerlo.
“Curaga!” urlò il mago, ricoprendo Sora della luce verde curativa, che guarì le ferite, lasciando purtroppo una cicatrice al posto del taglio sulla fronte.
Nello stesso momento, Dark cadde per terra, non prima di essere riuscito ad aprire un varco sotto di lui.
Pochi secondi dopo riapparve nella sua stanza, dove si curò immediatamente le ferite.
‘Lo ammetto… L’ho sottovalutato…” disse, per poi cadere privo di sensi sul letto.
mancano solo due scontri per la fine del torneo (e dò per scontato che abbiate già capito chi sarà il secondo
finalista XD) e sono sicuro che non vediate l'ora di leggere questi ultimi due
capitoli.
@ Inuyasha_Fede:
Eh si. Diciamo che anch’io mi ero un po’ stufato della sua completa
invincibilità. E per quello che ho in mente, Sora è l’unico suo degno
avversario… o no? (lo so, con una risposta così mi vorresti uccidere XD). Mi fa
piacere sapere che ti è piaciuto lo scontro.
@ masterof
dark: Beh, in effeti Dark si è trovato costretto
ad usare quasi tutte le sue carte… e lo stesso anche Sora (anche se lui ne era
inconsapevole). Cmq si, Sora e Xion sono tornati all’interno
di Sora. Diciamo che erano tipo le copie di Naruto,
solo dotati di entità e volontà propria.
Ma ora, è il momento di lasciarvi al nuovo capitolo:
Capitolo 26: la seconda semifinale: Naruto
VS Kaxihri
Dark si risveglio nel solito posto dove si trovava il suo
clone.
“Ben svegliato” disse lui
“Cosa ci faccio qua?”
“Sei uscito piuttosto malconcio dallo scontro contro l’erede
di Ven”
“Ma lui non si è manifestato come speravi”
“Significa che, come hai detto tu, non è ancora il momento.
Ora pensa solo al tuo prossimo incontro. Questa volta non commettere l’errore
di sottovalutare l’avversario”
“Una lezione mi è sufficiente”
“Ti sei trovato costretto ad usare anche lo Sharingan. Credevo non avessi intenzione di usarlo
nuovamente prima della finale”
“Infatti era così. Ma questa era un’altra ottima occasione
per usarlo. E poi, chi si aspettava che Sora avesse tutta quella forza? Di
certo avere due nessuno dentro se per lui è un ottimo punto di forza.”
“Già, anche se non mi aspettavo di rivedere lei…”
“Parli di Xion?”
“Tu non l’hai riconosciuta, vero?”
“Di cosa stai parlando?”
“Niente. Presto ti sarà chiaro anche questo” concluse il
clone, per poi svanire nel nulla assieme a tutto il resto.
“Accidenti…” disse Fil, osservando il ring. “Non ho mai
visto un ring così danneggiato…”
“Si vede che non sei mai stato nel mondo di Dragon Ball,
vero?” chiese Marco, prima di ricevere una gomitata nella pancia da parte di
Rachel.
“No, mai sentito. Ma da come ne parli, deve essere un mondo
pieno di guerrieri”
“Ti dirò: prima di incontrare Dark e Kaxihri, avrei
affermato senza dubbio che lì risiede il guerriero più forte dell’universo. Ma
ora non ne sono più sicuro” continuò Marco.
“Va beh, ormai siamo alla fine di questo torneo. E poi quel
mondo non era nemmeno nella lista dei possibili mondi da cui prendere i
partecipanti. Ora scusatemi, ma devo pensare a rimettere in sesto il ring prima
del prossimo scontro”
“Le dispiace se ci pensiamo noi?” chiese Ed, avvicinandosi
assieme ad Al.
“Uh? Volete dire che potete ripararlo da soli?”
“E anche in pochi secondi” disse l’alchimista d’acciaio, per
poi battere le mani e appoggiarle a terra, imitato dal fratello.
Il ring si illuminò e in pochi secondi tutte le crepe che
c’erano si chiusero, compreso il buco che s’era formato negli spalti in seguito
al volo di Sora.
Fil rimase letteralmente senza parole.
“L’alchimia può fare tutto, tranne riportare in vita i
morti” disse Al, quasi a voler spiegare.
“Peccato che non so fino a che punto sia stato utile
ripararlo” disse Takuya. “Devo ricordarvi chi sono i due guerrieri di oggi?”
“Beh, dopo quello che ho visto ieri, non mi sorprendo più.
Va bene tutto, ma uno che riesce a trasformarsi in due persone diverse… Questo
per me supera la fantascienza, eppure l’ho visto” disse Sakura.
“Beh, e noi allora per te che cosa siamo?” chiese Rachel.
“Ah, vero… Scusatemi…”
Naruto era poco più lontano,
impegnato a combattere contro dei suo cloni, mentre altri tre erano seduti poco
lontani e sembravano in meditazione.
La cosa più evidente di quel combattimento era che entrambi
i Naruto stavano usando lo Sharingan.
“Ehi, cerca di non stancarti troppo” disse Dark, raggiungendolo
in quel momento.
A sentirlo, Naruto fece sparire il
clone, lasciando però gli altri tre.
“È un mio problema. E poi non mi stanco così facilmente!”
rispose il ninja.
“Come vuoi, ma se permetti ti do’ una mano lo stesso” e
detto questo Dark lanciò una magia curativa a Naruto.
“Wow! Mi sento pieno di energie! Ma perché lo hai fatto?”
“Non fraintendermi: chiunque di voi vinca, sarà il mio
avversario. E voglio solo studiare a fondo il vostro modo di combattere”
“Ci avrei scommesso… Mi sembrava strano che mi aiutassi di
tua spontanea volontà…”
“Dark, posso parlarti un attimo?” chiese Sasuke,
raggiungendolo in quel momento.
“Se è per il fatto di averti mandato in coma, non
lamentarti: sai benissimo che potevo farti di peggio”
“No, non è per quello. Quello che voglio sapere è questo:
tu, prima di incontrarci nel nostro mondo, c’eri già stato?”
Dark rimase un attimo spiazzato da quella domanda.
“No, perché me lo chiedi?”
“Solamente perché mentre ero in coma, mi sono tornati in
mente anche i ricordi di mio fratello: e un giorno mi aveva raccontato che
aveva incontrato uno straniero, con degli strani occhi. Occhi che mio fratello
definì ‘non umani’. E i tuoi occhi direi che corrispondono a questa
descrizione”
“No, ti sbaglio. Io non sono mai stato nel vostro mondo
prima di quando ci siamo incontrati” rispose il custode, per poi allontanarsi.
Naruto e Kaxihri salirono uno
dalla parte opposta all’altro.
Non appena Fil diede il via, Naruto
fece sparire uno dei suoi cloni rimasti sugli spalti, e i suoi occhi divennero
subito come quelli di una rana.
“Bene. Vedo che a differenza dei tuoi predecessori, tu non
stai abbassando la guardia” disse Kaxihri, tirando fuori dalla tasca la spada.
“Non sono come Shikamaru, ma non
sono così stupido da non capire quando bisogna tirare fuori tutte le proprie
carte” rispose il ninja, mordendosi un dito in modo da far uscire un po’ di
sangue.
Poi l’appoggio per terra e venne circondato da diverse
nuvole.
Pochi secondi dopo Naruto si
ritrovò in testa allo stesso rospo che aveva evocato nel suo primo incontro,
questa volta circondato da altri due dalle stesse dimensioni.
In più sulle sue spalle ce n’erano due più piccoli e che
sembravano vecchi, tanto che uno aveva anche la barba bianca, mentre l’altro
sembrava una vecchietta.
“Naruto! Perché ci hai chiamato?”
chiese quello sotto di lui.
“Per lo stesso motivo dell’ultima volta, solo che stavolta
siamo di fronte ad un avversario più forte”
“Intendi quel tipo incappucciato?” chiese il rospo anziano.
“Si. Di lei so solo che si chiama Kaxihri, e che possiede
una forza inaudita”
“Quanto inaudita?”
“Sarei pronto a dire più di Pain”
“E allora che cosa aspettiamo?” chiese il rospo più grande,
tirando fuori la spada. “Sistemiamola subito!” concluse, per poi cominciare ad
attaccare Kaxihri, cercando di colpirla con la spada.
Con grande sorpresa dei rospi, lei fermò la spada usando la
sua, che rispetto a quella avversaria poteva venire paragonata ad uno spillo.
A quel punto, il rospo accanto, che sembrava avesse delle
corna come prolungamento degli occhi, impugno la sua arma, che assomigliava
vagamente ad un tridente, e attacco anche lui, per venire fermato con la mano
libero dall’avversaria.
“Accidenti… è veramente forte…” disse il vecchio rospo,
mentre Naruto preparava in una mano una specie di shurinken azzurro, che girava su se stessa, che poi lanciò
contro Kaxihri, colpendola in pieno e creando un’esplosione.
In quel momento gli occhi di Naruto
ritornarono normali.
Senza perdere un secondo, Naruto
fece sparire un altro clone, facendo così ritornare i suoi occhi nuovamente
quegli di una rana.
“Ora vediamo di usare questa nuova tecnica!” disse,
chiudendo gli occhi.
Quando gli riaprì, aveva sempre la pupilla rettangolare, ma
ora attorno ad essa c’erano anche tre simboli simili a delle virgole.
“E questo quando lo hai imparato a fare?” chiese il rospo.
“Solo adesso!” rispose il ninja.
“Incredibile…” disse Sakura. “È riuscito a fondere lo Sharingan con la modalità eremita… Non pensavo fosse una
cosa possibile…”
Sasuke, che era lì vicino,
guardava sorpreso Naruto, senza riuscire a
capacitarsi di ciò che stava vedendo.
Kaxihri riapparve dietro di lui, apparentemente illesa dal
colpo.
“Naruto, dietro di te!” urlò il
vecchio rospo, facendo girare il ninja verso l’avversaria.
“Sei mia!” disse, per poi fissarla con gli occhi.
Pochi secondi dopo, si ritrovarono entrambi, senza più
nessun rospo, in uno spazio nero apparentemente infinito.
“Bene, anche questa tecnica funziona” disse Naruto, per poi formare un altro Shurinken,
che poi lanciò nuovamente contro Kaxihri, mancandola, ma alzando un vento tale
da farle volare via il cappuccio.
“Cosa?” disse Naruto, vedendo il
suo volto. “Com’è possibile?”
Kaxihri si rimise subito su il cappuccio.
“Hai fatto un grave errore, vedendomi in volto. Ora sono
costretta a metterti fuori gioco fino a domani.
“Provaci!” disse Naruto, facendo
cambiare nuovamente forma agli occhi.
Questa volta, sempre mantenendo la pupilla rettangolare, il
resto dell’occhio divenne a forma di stella.
“Sharingan ipnotico!” urlò Naruto, facendo avvolgere Kaxihri dalle tenebre.
Subito dopo Kaxihri si ritrovo circondata da migliaia di Naruto, tutti pronti a colpirla con uno Shirinken
azzurro.
“Tutto qui il potere del famigerato Sharingan
Ipnotico?” chiese Kaxihri, impugnando la spada. “Speravo in qualcosa di
meglio…”
“ALL’ATTACCO!” urlarono tutti i Naruto,
lanciando in contemporanea tutti gli Shurinken.
Kaxihri, muovendosi ad un velocità impressionante, riuscì a
respingerli tutti usando la spada, rispedendoli ai mittenti, che vennero
colpiti in pieno.
“Com’è possibile?” chiese Naruto,
apparendo dal nulla. “Come hai fatto a reagire? Qui teoricamente dovresti
essere sotto il mio completo controllo!”
“Purtroppo per te, come Dark, io sono immune allo Sharingan. Ma a differenza sua, io non ho bisogno dello Sharingan stesso. Io lo sono naturalmente, punto.”
“Non dire stupidaggini! Nessuno può essere immune allo Sharingan senza fare niente!”
“Hai appena detto le cose proprio come stanno. E ora…
Mettiamo fine a quest’incontro!” disse, per poi illuminarsi ed emanare una luce
fortissima, che investì in pieno Naruto, annullando
la sua tecnica.
Pochi secondi dopo ritornarono sul ring.
I rospi sparirono immediatamente, mentre Naruto
cadeva a terra, privo di sensi.
“Te lo avevo detto io: non ti risveglierai prima di domani.”
Disse Kaxihri, per poi sparire in un varco, riapparendo affianco a Dark.
“Preparati per domani. Non ci andrò leggera”
“Non ho nessun dubbio su questo, Kaxihri. Anch’io userò
tutta la mia forza per lo scontro di domani”
“Bene. Non voglio favoritismi…” disse allontanandosi a
piedi.
“Non preoccuparti Kaxihri…”
“Domani sarà il momento della verità!” dissero i due assieme.
Capitolo 27 *** La finale della verità: Dark VS Kaxihri ***
finalmente... dopo 16 capitoli, finalmente eccoci alla fine del torneo. E con questo capitolo, finalmente i misteri cominceranno a venire spiegati. Purtroppo non ho trovato musiche adatte a questo capitolo, ma spero risulti lo stesso di vostro gradimento.
@ masterof dark: Chissà. Comunque non preoccuparti. In questo capitolo, si saprà tutta la verità (come vedi dal titolo XD)
@ Inuyasha_Fede: Beh, se ci fosse stato Goku (cosa che a essere sincero all’inizio volevo fare), chissà, forse si sarebbe tutto svolto in maniera diversa… ma il motivo per cui l’ho eliminato era proprio perché non sapevo come inserirlo XD
Ma ora, è il momento della
Capitolo 27: La finale della verità: Dark VS Kaxihri
Davanti a lui c’era il custode delle tenebre, che impugnava il Keyblade.
Dietro c’era la bambina, a terra.
“N-Non osare f-farle del m-male!”
“Allontanati, moccioso!” rispose lui, dandogli un calcio e facendolo finire a terra.
Dark tentò di rialzarsi, ma non ci riuscì a causa del dolore. A quel punto tentò di fermarlo tenendolo per i vestiti, ben sapendo che era inutile.
Il custode non sembrò gradire, e gli diede un altro calcio, che stavolta lo allontanò, facendolo finire vicino alla bambina.
“Sai, credo proprio che neanche tu ti unirai a noi, vero? In questo caso eliminerò per primo te!” disse il custode, lanciando il suo Keyblade contro Dark, che era impotente.
Dark si stava già preparando alla fine.
Ma con sua sorpresa, la bambina si alzò e si mise tra lui e il Keyblade.
Poi lo schizzo di sangue lo colpì in faccia, mentre nei suoi occhi si imprimeva per sempre quel momento.
Dark si alzò di colpo dal letto.
Il cuore gli batteva ad un ritmo frenetico, e non accennava a voler smettere.
“Perché…” disse la voce dentro di lui. “Perché lo ha fatto?”
“Non ne ho idea… non ha avuto il tempo di dare una spiegazione al suo gesto…”
“Cambiando argomento… Oggi è il gran giorno, eh?”
“Così pare… speriamo che Fil non si arrabbi troppo… dubito che il ring possa rimanere in piedi a lungo… e non può di certo mettere i fratelli Elric a ripararlo di continuo…”
“E già… oggi prevedo scintille… sarà uno scontro epocale. Fil potrò ritenersi soddisfatto nell’assistere ad uno scontro come questo. Chissà come sarà la sua vera forza…”
“Accidenti… non sono tranquilla” disse Sakura. “Naruto non si è ancora svegliato…”
“Non sei l’unica… ho una pessima, ma veramente pessima sensazione…” disse Marco.
“Sarà perché siamo stati tutti sconfitti da loro…” disse Sora, mettendosi la mano sulla cicatrice, che ogni tanto gli doleva ancora.
“Già… sarà solo una nostra autosuggestione…” disse Takuya.
In quel momento arrivò Kaxihri, che uscì da un varco, per poi dirigersi subito al ring.
Pochi minuti dopo arrivò anche Dark, che imitò l’avversaria, dirigendosi al ring.
“Qualcosa mi dice che dovrò essere pronto a creare qualche scudo oggi… non c’è aria di pace…” disse Edward.
Dark salì dalla parte opposta rispetto a Kaxihri.
“Signori e Signore, finalmente è giunto il giorno della finale!” disse Fil “Abbiamo assistito a combattimenti senza precedenti. Ma solo due partecipanti sono riusciti ad arrivare alla finale. Certo, non sono passati inosservati, e alcuni dei loro avversari se la sono vista brutta. Ma ora, è il momento di lasciare i due finalisti al loro incontro!” concluse, per poi lasciare il ring.
Immediatamente l’aria si fece più pesante e delle piccole crepe cominciarono a formarsi attorno ai due guerrieri.
“Se questo è l’inizio, che tra parentesi è roba da far invidia a Goku, ho paura di vedere il resto” disse Marco.
Kaxihri tirò fuori la spada, mentre Dark evocava i Keyblade.
Poi i due partirono all’attacco, facendo scontrare le loro armi, il cui solo contatto creò altre spaccature sul terreno.
Poi cominciarono a scambiarsi una serie di colpi, alzandosi in volo.
I due non sembravano voler smettere, come nemmeno le loro armi sembravano voler cedere a quelle avversarie.
La forza dei colpi era tale da creare spostamenti continui d’aria, che investivano gli spettatori.
“Rettifico quanto detto prima: qua lo scudo non servirebbe a niente” disse Ed, cercando di pararsi dalle raffiche di vento con il braccio.
I due continuavano a scambiarsi i colpi, senza avere la meglio sull’altro.
“Allora Dark, tutto qui?” chiese Kaxihri.
“Non fingere. Sai benissimo che non è così. E lo stesso vale per te”
“Allora che ne dici se aumento il livello del duello?”
“Fai pure, non ho paura”
“In questo caso…” disse Kaxihri, allontanandosi di qualche metro e facendo sparire nel nulla la spada.
“…permettimi di mostrarti la mia arma!” continuò, evocando un violino bianco.
“Come pensavo… Dunque eri tu quella che suonava qualche giorno fa, vero?”
“Proprio così. Ma la musica che suonerò adesso sarà ben diversa… Preparati alla sconfitta, custode dell’equilibrio!”
“Non ne sarei così sicuro”
Kaxihri non rispose e comincio subito a suonare.
All’inizio con una melodia lenta e calma.
Poi improvvisamente cominciò ad andare più veloce, mettendoci anche più forza.
Sotto di loro, il terreno cominciò a tremare e senza nessun preavviso, dal terreno spuntarono fuori una serie di piante che si diressero verso Dark, che riuscì a schivarle per pochi centimetri.
Per contrastare l’attacco, Dark lanciò una serie di sfere di fuoco verso le piante, con l’intenzione di bruciarle, ma con sua grande sorpresa, esse invece di prendere fuoco, o inglobarono le sfere o le spensero.
“Cosa?”
“Sorpreso Dark?”
“Devo proprio ammetterlo: si, non me lo aspettavo. Ma non credere che basti questo per fermarmi!” disse, preparando nella mano una sfera contenente sia fuoco che ghiaccio, che lanciò contro una pianta, distruggendola.
Questo però lo fece distrarre da quella dietro, che lo colpì in pieno.
Il suo corpo venne come investito da una carica elettrica, fino a quando Dark non riuscì a tagliare la pianta con il Keyblade.
“A quanto pare mi costringi già ad usarlo…” disse Dark, chiudendo gli occhi.
“Ti riferisci allo Sharingan?”
“No…” rispose lui, mentre attorno ai suoi occhi si rendevano più evidenti i nervi.
Quando riaprì gli occhi, essi erano completamente bianchi, e dai nervi attorno sembrava che stessero richiedendo un’enorme massa d’energia.
“Ok… quindi oltre allo Sharingan ha anche il Byagukan… Bene…” disse Sakura. “MA CHI ACCIDENTI è QUEL TIPO?!”
“Di cosa stai parlando Sakura?” chiese Al.
“Quei occhi… nel nostro mondo ci sono tre tipi diversi di occhi oltre a quelli normali. Ma è impossibile che uno ne possieda due tipi diversi!”
“Ma Naruto non aveva sia gli occhi da eremita che lo Sharingan?” chiese Takuya
“Quello è un discorso diverso” rispose Sasuke. “Gli occhi da eremita non provocano cambiamenti per quanto riguarda la visione. Semplicemente indicano chi è in modalità eremita, perciò non ha creato problemi usare lo sharingan con essi. Ma come ha detto Sakura, uno non può avere nello stesso corpo sia lo Sharingan che il Byagukan! È contro ogni legge naturale!”
“Ma voi siete veramente convinti che quei due siano sottoposti alle leggi naturale?” chiese Marco. “Noi abbiamo a che fare con alieni quasi ogni giorno nel nostro mondo, e loro non sono immuni alle leggi fisiche. Ma loro due…”
Dark vide subito, grazie al Byagukan, che in realtà le piante non erano vegetali, ma erano nientemeno che un insieme di fuoco, ghiaccio o tuono.
“Allora è per questo che una magia da sola non è sufficiente…” disse, facendo sparire i Keyblade. “In questo caso… meglio distruggere subito queste piante!” disse, per poi far uscire dal suo corpo una serie di raggi di ogni elemento che colpirono distruggendo ogni pianta.
Kaxihri fu costretta a diverse manovre per evitare i raggi, e anche gli spettatori furono costretti a spostarsi per evitarli.
“Temo sarà impossibile rimanere qui fermi senza correre rischi” disse Riku.
“Umpf. Vedo che hai distrutto subito le mie piante” disse Kaxihri, mentre Dark faceva sparire il Byagukan.
“Già. Ma ora permettimi di contrattaccare!” rispose lui, mentre il cielo cominciava a diventare scuro.
“Che cosa succede ora?” chiese Zack, guardando il rapido cambiamento di tempo.
“Non è possibile… non può diventare scuro in così poco tempo!” disse Fil.
“Preferisco combattere nell’oscurità se non ti dispiace” disse Dark, mentre il buio completo scendeva su di loro, nascondendolo alla vista.
Kaxihri si guardò intorno, impugnando il violino, cercando di percepire il minimo spostamento d’aria.
Spostamento che arrivò pochi secondi dopo, quando Dark cercò di colpirla con i Keyblade.
Lei riuscì a parare il colpo con il violino, ma venne scaraventata a terra, mentre il violino si ruppe a metà, per poi svanire nel nulla.
Kaxihri si rialzò, accorgendosi della distruzione della sua arma.
Sopra di lei, Dark stava già formando una sfera di fuoco, questa volta più grande del solito, che poi lanciò contro l’avversaria.
Kaxihri per tutta risposta ne creò una di ghiaccio, che lanciò contro quella di elemento opposto.
Le due sfere si scontrarono, rimanendo una contro l’altra per diversi secondi, aumentando sempre più di dimensioni.
Sia Dark che Kaxihri sembravano stessero mettendo tutta la loro forza in quell’attacco.
Poi, senza alcun preavviso, le due sfere esplosero, ricoprendo tutto di vapore.
“È una mia sensazione…” chiese Sora. “O noi abbiamo già visto questa scena?”
Kaxihri venne nuovamente scaraventata a terra, mentre in alto, Dark cominciò la picchiata verso di lei, impugnando i Keyblade.
L’impatto che avvenne fu tale da spazzare via le nuvole e il vapore che avevano ricoperto il cielo, oltre che sbalzare all’indietro tutti gli altri presenti.
Al centro dell’arena, o meglio, di quello che ne rimaneva, c’era Dark, ancora sospeso a mezz’aria, con Kaxihri che teneva testa ai suoi Keyblade, usando…
“Un Keyblade?!” urlò Sora, vedendo la nuova arma di Kaxihri.
“Anche lei è una custode? Ma non dovreste essere ben pochi, scusate?” chiese Paperino all’amico.
“Non è un Keyblade qualunque…” disse il Re, tremando. “Guardatelo bene…”
“Il Portafortuna?” chiese Dark. “Quindi le cose stanno così…”
“Allora ora ti è tutto chiaro…” disse lei, facendo vedere un sorriso oltre il cappuccio “…Giovanni?”
Dark a sentire quella parola, sembro mettere ancora più forza nell’attacco, che venne però interrotto da Kaxihri, che saltò all’indietro.
“Aspettate, credo che tutti questi spostamenti d’aria mi abbiano dato qualche problema alle orecchie… Come ha appena chiamato Dark?” chiese Marco.
“Allora siamo in due” disse Naruto, arrivando in quel momento.
“Naruto! Ti sei svegliato!” urlò Sakura.
“Proprio come mi aveva detto lei.. Non mi sarei svegliato prima del suo incontro…”
“Quel nome…” disse Dark. “Quel nome… L’ho abbandonato tanto tempo fa… e tu dovresti sapere benissimo il perché! Non è così, Hikari?”
“Oh, allora ti ricordi ancora di me… Temevo che mi avessi rimossa dai tuoi ricordi…”
“Mi stai prendendo in giro, vero? Come farebbe un bambino…” disse Dark, mentre Kaxihri si levava il cappuccio “…a dimenticare colei che si è sacrificata davanti ai suoi occhi ed è morta tra le sue braccia per salvarli la vita?!” concluse, vedendo finalmente il volto di Kaxihri.
“È proprio Hikari!” disse il Re, cadendo all’indietro.
“Maestà! La conoscete?” chiese Riku.
“Certo che la conosco! È la figlia di Ansem!”
Tutti i custodi si voltarono verso di lui.
“Come ha detto, scusi?” chiese Sora.
“Quella ragazza… è vero, è cresciuta, ma la riconoscerei lo stesso. Stesso modo di parlare, stesso colore di capelli… è proprio Hikari, la figlia di Ansem il Saggio!”
Davanti a Dark c’era una ragazza dai capelli neri, che sembrava la fotocopia di Xion, tranne che per il fatto che aveva i capelli lunghi.
“Vedo che quell’episodio ti ha creato una ferita difficile da rimarginare… Non pensavo te la portassi ancora dietro, G-”
“NON NOMINARE Più QUEL NOME!!!” urlò Dark. “La persona a cui apparteneva quel nome è morta!”
“Va bene, va bene, come vuoi… Dark. Vedo che sei diventato decisamente più forte dell’ultima volta che si siamo scontrati apertamente. Ma non credere di potermi battere!”
“Che presunzione…” disse Dark, con una voce leggermente diversa dalla sua. “E da quando un’apprendista si permette di dire al suo maestro di essere più forte di lui?”
“Cosa?” chiese Kaxihri, sorpresa. “Quella voce…”
“Stai dentro, tu!” disse Dark, usando la sua voce normale. “Se sarà il caso, dopo ti farò parlare! Ma prima voglio risolvere una vecchia questione… Se non sbaglio, sono più di dieci anni che abbiamo sospeso quello scontro, vero Hikari?”
“Si, è vero. Ma preferirei che anche tu continuassi a chiamarmi con il mio nuovo nome, se non ti dispiace”
“Come vuoi, Kaxihri” rispose Dark, per poi partire all’attacco, facendo scontrare i tre Keyblade tra di loro, creando così un campo d’energia attorno a loro.
“Cosa intendeva dire Dark prima? In che senso l’apprendista non si dovrebbe permettere di dire al maestro di essere più forte? Che cosa significa?” chiese Sora.
“Io mi preoccupo di più del fatto che per un momento ha cambiato voce e dopo sembrava parlare con qualcun altro” disse Riku, per poi accorgersi di Kairi, che guardava lo scontro con attenzione.
“Che succede Kairi?”
“Hikari… Perché questo nome non mi è nuovo…”
Il Re la guardò e sospirò.
I due custodi continuarono a scontrarsi con i Keyblade, che ad ogni colpo emanavo sia scintille che colpi di vento.
“Sai…” disse Dark, mentre tentava un affondo, che venne fermato dal Keyblade avversario. “Da quando sono andato alla vecchia scuola dei custodi a Radiant Garden, e ho dovuto affrontare quel sofisticatissimo robot-clone… Avevo messo in preventivo questa possibilità… Ma dimmi, come hai fatto? Ti ho vista scomparire nel nulla, come fai ad essere ancora viva?”
“In realtà non lo avevo previsto. Ma è strano che tu mi faccia questa domanda. Dovresti immaginarlo bene” rispose lei, continuando lo scambio di colpi.
“Kaxihri… Hikari… Quando mi hai rivelato il tuo nome, sapevi che lo avrei associato, non è vero?”
“Diciamo che ci speravo. Come speravo che non venissi a chiedermi spiegazioni”
“Allora che ne dici di smettere di fingere? Tu non puoi provare speranza, no?”
“Vedo che hai capito…”
“Sei diventata una Nessuno. Ecco spiegato il perché del nome Kaxihri.”
“Beh, a essere sincera, non è obbligatorio aggiungere la X al nome per distinguersi dagli esseri umani veri e propri… Ma dopo aver giocato ai vari Kingdom Hearts, ho pensato che non fosse una cattiva idea”
Dark riuscì a colpirla in maniera sufficientemente forte per allontanarla di qualche metro, senza però ferirla.
“Kingdom Hearts? Vuoi dire che per tutto questo tempo sei rimasta sulla Terra?” chiese Dark.
“Proprio così. Non potevo far ritorno a casa. Mi avrebbero eliminata in quanto nessuno… E non potevo nemmeno ripresentarmi da te… Non eri ancora pronto. Così ho deciso di vivere come una normalissima bambina del tuo mondo. In questo modo sono riuscita a tenerti continuamente sotto controllo, senza che tu te ne accorgessi”
“Capisco… Quindi è per questo che eri a conoscenza delle varie trasformazioni di Takuya”
“Già. E nello stesso modo, ho potuto selezionare alcuni dei guerrieri più forti presi da vari mondi.”
“Non so se considerarlo un grande onore o una delle sfortune più grandi…” disse Marco. “Sinceramente volevo evitarmi di vedere scontri sufficienti a mandarmi dallo psichiatra più volte di quanto già non ne avessi bisogno…”
“Sapevo che avevi lasciato la Terra seguendo colui che era stato scelto come nuovo custode della luce, assieme ai suoi amici” continuò Kaxihri.
“Della serie che mi tenevi sotto controllo continuo…”
“Nonostante questo, ho deciso di rimanere sulla Terra. Non potevo ancora rivelarmi. Poi hai fatto ritorno da solo, con un nuovo aspetto, e lì ho temuto il peggio: infatti credevo che gli altri custodi fossero stati eliminati”
“E noi cosa centriamo in tutto questo, scusa?” chiese Kairi.
“Kairi, possibile che tu non lo abbia ancora capito?” chiese Dark.
“Che cosa?”
“Come avete visto, Kaxihri assomiglia in modo impressionante a Xion, che era un Nessuno artificiale contenente i ricordi di Kairi. Questo non vi fa pensare?”
“Se Xion e Kaxihri sono praticamente uguali… !” disse Sora, guardando prima Kairi e poi Kaxihri.
“Proprio così, custode della luce” rispose Kaxihri. “Io sono la sorella maggiore di Kairi!”
Kairi rimase come paralizzata da quella notizia.
Infatti non riuscì a parlare e si limitò a cadere per terra con le ginocchia.
“Kairi…” disse Sora, senza però sapere come continuare.
“Ora che ho rivelato tutto… Tocca a te spiegare un po’ di misteri” disse Kaxihri, rivolgendosi a Dark. “Perché negli ultimi scontri hai cominciato a parlare al plurale? C’è forse qualcun altro qui che noi non possiamo vedere?”
Dark sospirò, per poi impugnare i Keyblade.
“Questa è una questione un po’ più seria e delicata della tua. Non mi è concesso parlare, ma se tu riuscissi a sconfiggermi, le cose cambierebbero…”
“Stesso modo di parlare… E va bene, come desiderate allora! Non sono riuscita a farmelo dire nemmeno da lui, quindi toccherà a te rivelarmi il vostro segreto!” disse Kaxihri, per poi partire all’attacco.
Questa volta però sembrava una furia.
Come se aver rivelato il tutto gli avesse rimosso ogni tipo di limite che si era imposta.
Infatti oltre che un continuo attacco di fendenti, con la mano libera continuava a lanciare una raffica di magie diverse, in modo tale che Dark non riuscisse a rispondere con un altro attacco.
“E va bene, è arrivato il momento di fare sul serio” disse lui, riuscendo ad allontanarsi.
“Vuoi dire che puoi diventare ancora più forte?” chiese Kaxihri.
“Diciamo che ho preso in prestito un allenamento da Goku” rispose Dark, togliendosi i guanti.
“Da Goku?” chiese Marco, per poi assumere un espressione spaventata. “Per piacere, ditemi che non è in grado di diventare anche un Super Sayan, o è la volta buona che mi trasformo in un falco e me ne scappo più lontano possibile! Senza offesa, Tobias”
“Insomma, lo hai nominato anche prima: chi è questo Goku?” chiese Ed.
“Oh, nessuno di particolare…” rispose Takuya. “Tranne il più forte dell’universo, stando alla storia che è arrivata da noi”
“Ok, è che tipo di allenamento sostiene questo Go-”
Ma Ed venne interrotto dall’impermeabile di Dark, che li precipitò addosso, schiacciandolo letteralmente.
“Aiuto! Non riesco a levarmelo di dosso!” gridò l’alchimista, cercando di levarsi da sopra l’impermeabile.
“No, non ditemelo…” disse Sasuke. “Non ditemi che finora ha combattuto con sopra un vestito da chissà quanti chili…”
“Cinquanta, per la precisione” rispose Dark, ora in pantaloni e maglietta neri.
“C-C-C-Cinquanta chili?!” urlarono tutti.
“E finora non ha avuto la minima difficoltà nel muoversi” disse Zack.
“Fin da piccolo mi porto nei vestiti dei pesi. In questo modo sono riuscito a contenere parte della mia forza, e nello stesso tempo ad accrescerla. Però riconosco che non è sufficiente al momento per batterti… per questo…” disse Dark, mentre attorno a lui l’aria sembrava contorcersi e venire privata di colore “Ho deciso di usare tutto il mio potere!”
Kaxihri sembrò preoccupata.
“Vuoi dire che oltre ad avere tutto quel peso sopra, nascondevi altro potere?”
“Sono un ottimo attore, vero? Vi ho fatto credere a tutti che avevo una sola trasformazione… ma non è così”
“Cosa? Che vuoi dire?” chiese Riku.
“Voglio dire… che ho un’altra trasformazione a mia disposizione!” disse, per poi farsi avvolgere dall’aria deformata, che lo fece sparire dalla vista di tutti.
“No, non va bene per niente…” disse Riku, cercando nel cielo Dark, che però sembrava sparito nel nulla.
Poi, senza nessun preavviso, un’ala nera sbucò fuori dal nulla.
E attorno ad essa l’aria andò come in mille pezzi, rivelando un spazio privo di colore, al centro del quale c’era Dark, dalla cui schiena sbucavano fuori l’ala nera e un’ala bianca.
Un altro cambiamento erano i capelli: infatti a differenza di prima, che erano bianchi e neri senza un preciso ordine, ora si dividevano perfettamente a metà, con i colori opposti rispetto all’ala corrispondente.
Infine anche i suoi occhi avevano subito un ulteriore cambiamento: infatti ora il colore delle pupille si era esteso anche al resto dell’occhio, rendendolo uno completamente bianco e l’altro completamente nero, questa volta con i colori uguali alla relativa ala.
Alle sue spalle il “buco” nell’aria cominciò a chiudersi, riacquistando pian piano colore.
Dark sbatté le ali, creando una volata di vento sufficiente a spostare tutti da dove si trovavano, compresa Kaxihri.
“Urgh… Sei diventato ancora più forte…” disse lei, fissandolo.
“E non solo quello” disse Dark, alle sue spalle, nonostante fosse ancora davanti a lei.
“Com-“
“Impressionante, vero? Riesco a muovermi così velocemente da lasciare la mia immagine dove mi trovavo prima…” osservò lui, mentre la sua immagine scompariva.
“Non sapevo… Non sapevo di una seconda trasformazione…” disse il Nessuno, girandosi.
“Un buon guerriero non rivela mai tutte le sue carte” rispose Dark, facendo ricomparire i Keyblade.
Subito dopo Kaxihri venne investita da una raffica di fendenti che la colpirono in pieno, riempiendola di graffi e tagli, facendola anche precipitare a terra.
Non perse tempo e guarì immediatamente le ferite, per poi riuscire a parare appena in tempo il nuovo colpo di Dark, che era sceso in picchiata pronto a colpirla con i Keyblade.
“Dark è diventato ancora più potente…” disse Riku.
“Ed ora Kaxihri sembra parecchio in difficoltà… Credo che ormai nessuno sia più in grado di tenerli testa…” disse Sora, indietreggiando dopo l’ennesima folata di vento.
“Ne sei sicuro, custode della luce?” chiese una voce, che riecheggiò per tutto lo stadio, facendo fermare anche i due custodi.
Poi un raggio nero partì dal cielo, attraversando il ring e colpendo in pieno petto Sora, trappasandolo.
Capitolo 28 *** Il ritorno di un vecchio nemico: tutti insieme per la fine del torneo! ***
Ed ecco qui il tanto atteso capitolo che segna la fine del torneo (come vedete dal titolo). Questo è il capitolo più lungo che io ho mai scritto. spero solo risulti di vostro gradimento. Ho notato che alla fine tutti, chi più, chi meno, avevate già dei sospetti su Kaxihri. Ma le sorprese, non sono ancora finite.
@ masterof dark: A essere sincero, il nome lo avevo in mente già da un po’. È precedente ovviamente alla scelta del nome Kaxihri. Per quanto riguarda Sora… con questo capitolo ogni mistero sarà finalmente svelato.
@ Inuyasha_Fede: Beh, devo ammettere che l’idea del torneo stessa è presa da Dragon Ball, quindi è il minimo che per molti versi mi sia basato su esso. Comunque, se torni a qualche capitolo indietro, si legge che Hikari, quando abitava con Ansem, aveva già incontrato Topolino, e di conseguenza, lui si ricordava ancora di lei. Infatti non si riferisce ad Ansem, ma proprio a lei. L’idea del nessuno invece… Beh, volevo un suo ritorno, ma dopo averla fatta sparire nel nulla, non potevo di certo riportarla come se niente fosse.
@ Ottoperotto: Grazie per aver votato la storia come miglior personaggio originale. Sinceramente, credevo di aver reso Dark troppo poco definito, ma pare che come al solito, le mie impressioni siano l’opposto della realtà XD.
Detto questo, non posso dirvi altro che buona lettura
Capitolo 28: Il ritorno di un vecchio nemico: tutti insieme per la fine del torneo!
Stranamente però il colpo, nonostante lo avesse trapassato, non aveva lasciato nessun segno.
“SORA!” urlò Kairi, andando a soccorrerlo.
“Chi è stato?” chiese Dark, guardando in alto.
“Ma come? Non mi hai riconosciuto?” chiese la voce, mentre davanti a Dark e Kaxihri si apriva un varco oscuro.
Dark spalancò gli occhi.
“No… Non è possibile…” disse, mentre dal varco usciva il nuovo custode delle tenebre, con in mano la spada.
“Ehilà Dark. È da un po’ che non ci vediamo” lo salutò, senza cancellare quel ghigno in volto.
“Inaudito!” urlò Riku. “Abbiamo visto tutti il Castello dell’Oblio venire spazzato via come se niente fosse. E tu non potevi usare nessun varco per scappare!”
“Già…” rispose il custode. “Infatti non sono riuscito a salvarmi… Ma come per lei, anche per me la morte non è stata la fine!” continuò, indicando Kaxihri.
“Vuoi dire…” disse Dark. “Che sei diventato un Nessuno?”
“Proprio così, mio caro custode” disse un’altra voce, femminile, mentre accanto al custode delle tenebre si apriva un altro varco, dal quale uscì Malefica, seguita da Pietro.
“Malefica!” urlò Riku, riconoscendo colei che in passato era riuscita a corromperlo.
“Ma allora non stavate scherzando, quando avete detto che avevate affrontato Malefica!” disse Marco.
“Non pensavo potesse esistere anche lei… E c’è anche Gambadilegno…” disse Henry, arretrando.
“Ottimo lavoro, Rexenet” disse Malefica.
“Rexenet? E questo sarebbe il tuo nome da nessuno? Potevi avere un po’ più di fantasia nel trovare un acronimo di tenebre, sai?” disse Dark, impugnando i Keyblade.
“Io non riderei se fossi in te. È vero, il mio nuovo nome sarà anche banale, ma rappresenta in pieno quello che sono”
“Che presunzione…” disse Kaxihri, impugnando anche lei il Keyblade. “Ti credi in grado di controllare pienamente le tenebre? Sei uno stupido! Hai interrotto il nostro incontro, poi hai ferito Sora… E ora speri di riuscire a sconfiggerci? Nemmeno Malefica ti sarà d’aiuto!”
“Oh, ma io so benissimo che al momento non sono in grado di battervi…” disse Rexenet. “Per questo mi sono permesso di riportare qui una tua vecchia conoscenza, custode dell’equilibrio!”
“Una mia vecchia conoscenza? Di chi stai parlando?”
Rexenet si limitò ad indicare Sora, che in quel momento stava venendo soccorso da Sakura e da Paperino.
“Non ti sei mai chiesto che cos’erano quei raggi che partivano dai membri dell’Organizzazione che sconfiggevi? Non ti sei chiesto perché oltre a Roxas e Xion, tu non hai incontrato nessun’altro membro oltre quelli che hai eliminato? Ma soprattutto… non ti sei chiesto il perché ti affrontavano?”
“Non era perché erano in debito verso di te?” chiese il Re.
“Questo è quello che credevano… Ma in realtà mi serviva la loro sconfitta per incanalarli qui dentro” disse, mostrando una pietra nera.
“Una… pietra nera…” disse Kaxihri. “OH NO!”
“Proprio così, mia cara figlia di Ansem… Tu sai che cos’è, vero?”
Dark fissò Kaxihri, che era rimasta come paralizzata.
“Tu… Hai eliminato tu i membri mancanti, vero?” chiese lei.
“Proprio così. Avendo capito che se avessi aspettato che tu o Dark li eliminaste tutti, ci sarebbe voluto troppo tempo…”
“Che cos’è quella pietra?”
“Quella…” spiegò Kaxihri. “È una pietra di sigillo. I custodi la usavano solo contro avversari che non era possibile battere…”
“Questo significa… Che lì dentro c’è un avversario che altri custodi non sono riusciti a battere?”
“Risposta sbagliata, Dark” disse Rexenet, sorridendo. “Qui C’ERA un avversario…”
“Questo significa che…” disse Kaxihri, voltandosi subito verso Sakura, che stava tentando di far riprendere Sora, usando una specie di Energiga, in seguito al tentativo di Paperino che era andato a vuoto.
“ALLONTANATEVI SUBITO DA Lì!!!”urlò
“Uh, e perché dovremmo farlo?” chiese Ed. “Che pericolo può mai ess-”
Ed venne interrotto di netto da un Keyblade.
Un Keyblade nero tenuto in mano da Sora, che li aveva trapassato il petto alle spalle.
“fratellone!” urlò Al, vedendo suo fratello che cadeva a terra, senza dar segnali di vita.
Tutti si girarono verso il proprietario del Keyblade, che in quel momento stava sorridendo.
Ma non con uno dei soliti sorrisi di Sora.
Era un sorriso malvagio.
“Sora…” disse Kairi, indietreggiando spaventata.
Sora non disse niente, ma venne immediatamente avvolto dall’oscurità.
“Noi vi lasciamo” disse Rexenet, apprendo un varco dietro di lui, che fu attraversato subito da Pietro che scappava a gambe levate.
“Sono sicuro che ti divertirai, Dark” continuò, per poi attraversare il varco assieme a Malefica.
“Maledetto…” rispose il custode dell’equilibrio, per voi voltarsi nuovamente a guardare la nuvola oscura che aveva avvolto Sora.
In quel momento sia la terra che l’aria cominciarono a tremare, come se fossero stati investiti da un’enorme energia.
Dark mise le ali davanti a se per diminuire la forza d’urto, ma non bastò nemmeno quello a proteggerlo dal contraccolpo dovuto all’esplosione della nuvola, che lo fece allontanare di diversi metri, come tutti gli altri.
Quando vide nuovamente Sora spalancò gli occhi.
Al posto di Sora, c’era una personaggio ricoperto da un armatura nero, con un elmo nero sulla testa. Sul petto c’era disegnato uno strano disegno rosso. E anche lui ricordava Riku quando era sotto il controllo dell’Heartless di Xehanort.
A quella visione, la mente di Dark sembrò scoppiare.
“Non è possibile!”
“Non ci credo!”
“Possibile che nessuno lo abbia sconfitto?”
“Che cos’ha fatto al ragazzo?”
Per poi confluire in unica parola che Dark disse d’istinto:
“Vanitas”
“Maledetto!” urlò Winry, lanciandosi contro il guerriero con una chiave inglese.
Vanitas non fece niente, ma Winry venne scaraventata in aria, per poi cadere a terra, proprio come Ed.
“Winry!” urlò Al, andando a soccorrerla.
“Sora! Che ti prende?” chiese Riku.
“Sora? Quindi era così che si chiamava il proprietario di questo corpo” disse il guerriero, usando la voce di Sora. “Mi dispiace, ma ormai non esiste più”
Quella frase fu un fulmine a ciel sereno.
Vanitas guardò in alto, verso Dark.
“Così sei ancora vivo, custode dell’equilibrio, Dark! Anche se non sei più lo stesso…”
Dark sembrava paralizzato.
Non riusciva a capacitarsene.
Fu Kaxihri a prendere l’iniziativa e a partire all’attacco.
“VANITAS!!!” urlò, per poi attaccarlo con il Keyblade, che venne però parato da quello avversario.
“Oh, ci sei anche tu?” chiese Vanitas. “Credevo saresti rimasta in quella scuola per l’eternità”
“Tu…”
“Fammi indovinare… Mi porti ancora rancore per quella storia, vero? Non mi perdoni per aver eliminato Dark, giusto?”
“Tu… Tu… NON POSSO PERDONARTI!” urlò Kaxihri, mettendoci ancora più forza nell’attacco.
“Cosa intende dire? In che senso ha eliminato Dark?” chiese Marco. “Dark è la sopra! Come può essere vivo se è stato eliminato?”
“O è anche lui un Nessuno?” chiese Rika.
“Umph! Il custode dell’equilibrio ha ben altre possibilità per non morire, invece che diventare un Nessuno” rispose Vanitas, respingendo Kaxihri.
“Ma voi non saprete mai quali sono!” disse, mentre si preparava a colpire il terreno con il Keyblade.
“Fermo!” urlò Hercules, intervenendo per la prima volta e fermando la mano di Vanitas.
“Osi interrompermi?” chiese Vanitas, per poi scaraventare in aria anche lui.
“Dite le vostre preghiere. E sentitevi onorati di essere le prime vittime dopo il mio ritorno!”continuò, colpendo il terreno con la Keyblade.
Dal quel punto partirono una serie di raggi neri, che coprirono tutto, impedendo a Dark di vedere cosa stesse accadendo.
Quando Dark si sveglio, si trovava in un posto dove non era mai stato prima.
Di fronte a lui c’erano due persone, di cui una gli assomigliava in modo incredibile.
Anzi, avrebbe giurato che fosse lui, se non fosse per i vestiti.
Infatti indossava un’armatura, che si divideva come per i capelli a metà tra bianco e nero.
L’altra persona invece era la copia sputata di Roxas, tranne anche lui per i vestiti.
“Allora, hai intenzione di affrontarlo?” chiese Ven.
“Ormai non posso più ignorare questa situazione. È mio compito annientarlo definitivamente”
“E se fallirai?”
Il clone di Dark abbassò la testa.
“Per questo devo partire prima. Devo riuscire a prendere le misure di sicurezza necessarie per questa eventualità”
“Ma Dark, in quel caso…”
“Non preoccuparti. E poi, dobbiamo ancora finire il nostro scontro. Non me ne andrò prima di aver determinato chi di noi due è il più forte”
Ven sorrise.
“Sei sempre lo stesso… E lei? Hikari non la prenderà bene…”
“Al momento è in missione. Molto probabilmente, quando tornerà sarà già troppo tardi. Digli che mi dispiace”
“Come vuoi. Allora buona fortuna!”
“Grazie, ne avrò bisogno” disse Dark, avviandosi.
“Si, me lo aveva raccontato Ventus” disse Kaxihri, apparendo a fianco di Dark.
“Kaxihri! Che ci fai qua?”
“Non ne ho idea. Mi sono ritrovata qui. Dalla tua reazione, immagino che questi siano i tuoi ricordi, non è vero?”
“No, non credo…” rispose Dark. “Io non ho mai visto quest’episodio prima d’ora… E come avrei fatto a conoscerti da bambino, se qui ero già grande?”
“Non ne ho idea…” rispose lei, mentre attorno a loro il paesaggio si frantumava, venendo sostituito da un altro, questa volta un parco.
“Ma questo è…” disse Dark, riconoscendo il parco dove aveva conosciuto Kaxihri anni prima.
E infatti vide se stesso da bambino.
Solo che sembrava leggermente più piccolo rispetto al suo incontro con Kaxihri.
“Che significa?” si chiese, osservando il bambino che si recava in una zona abbastanza isolata.
In quel momento, davanti a lui, si aprì un varco, uguale a quelli che usava Dark.
E infatti da lì uscì il suo clone.
Kaxihri ebbe un sussulto nel vederlo.
Il bambino si avvicino subito al nuovo arrivato, che sembrò sorpreso dalla sua presenza.
“Ciao! Chi sei?” chiese.
“Mi dispiace piccolo, ma non posso dirtelo”
“Perché? E forse per via che sei apparso dal nulla?”
“E tu come-” chiese lui, sorpreso.
“Ti ho visto uscire fuori da una specie di buco bianco e nero in mezzo al nulla. Mi spieghi come hai fatto?”
Il clone sembrò in difficoltà.
“Beh, purtroppo non è una cosa che possono fare tutti. Bisogno avere un oggetto particolare…”
“Come questo?” chiese il bambino, evocando una Catena Regale.
Il clone quasi cade all’indietro per la sorpresa.
“C-Come hai fatto?”
“Per quello che mi ricordo, l’ho sempre potuto fare. Ora che ti mostrato questo, puoi spiegarmi come hai fatto ad apparire dal nulla?” chiese ancora il bambino, facendo sparire il Keyblade.
Il clone si riprese.
“Ne sei sicuro? Non è facile come credi…”
“Non importa! Almeno eviterò un po’ di fatica in più.”
“E va bene allora… In teoria non potrei, avendo già un apprendista, ma credo che farò un eccezione. Ti andrebbe di imparare anche qualche altra tecnica oltre a quella del varco? Sappi che ti saranno molto utili”
“Va bene, Maestro!”
“Chiamami pure Dark”
“Come vuole, Maestro Dark” rispose il bambino, sorridendo
“Com’è possibile?” chiese Kaxihri. “Era un tipo così rigido alle regole… Non le avrebbe mai violate così facilmente…”
“Sai…” disse Dark, nuovamente con una voce diversa dalla sua. “Quanto sai che sta per giungere il tuo momento, non ti fai troppi problemi”
Kaxihri sembrò guadarlo stupita, mentre attorno a loro tutto comincio ad andare avanti nel tempo velocemente, fino ad arrivare ad una notte.
La prima cosa che videro fu Dark che si allenava con il clone, usando sia i Keyblade che le magie, che venivano annullate come se niente dal maestro.
“Tutto qui quello che sai fare? E dire che sono diversi giorni che ti sto allenando” disse lui.
“Non ho ancora finito!” rispose il bambino, lanciando il Keyblade contro l’avversario, che lo deviò. Per farlo non si accorse della sfera di fuoco che il piccolo Dark aveva formato e lanciato contro, e che infatti lo colpì in pieno.
“Ugh… Bravo, sei riuscito a colpirmi… Allora forse è il momento…”
“Il momento per cosa?”
“Ecco, devi sapere che non è solo per simpatia o perché hai quella chiave che ho deciso di allenarti. Vedi, in realtà tu…” ma venne interrotto da un rumore, mentre poco lontano si apriva un varco, questa volta completamente nero.
“Presto, nasconditi! E non farti scoprire a nessun costo! Anche se dovessi venire ferito, resta nascosto!” disse il maestro, impugnando i Keyblade, mentre Dark obbediva.
“Che storia è questa?” chiese Kaxihri. “Sembra quasi che se lo aspettava…”
“Certo che me lo aspettavo” rispose Dark. “Era il motivo per cui ho abbandonato la scuola”
“A-Aspetta… Quindi tu sei…”
“Prima di finire la frase, continua a guardare. Fai finta di trovarti al cinema” disse Dark, accennando ad un sorriso.
Dal varco uscì fuori lo stesso essere che aveva preso il posto di Sora.
“Vanitas…” disse Dark. “Mi stavo appunto chiedendo quando ti saresti presentato… In teoria, avresti dovuto farmi da supporto a questa missione fin dall’inizio…”
“Baldo alle ciance, Dark. Sai benissimo che non sono venuto qua per una chiacchierata” rispose lui, evocando il Keyblade.
“Come vuoi… Vanitas! Dopotutto è così… l’equilibrio deve vincere sul caos… E così sarà!” concluse Dark, partendo all’attacco.
Quando i due Keyblade si scontrarono, crearono una corrente d’aria sufficientemente forte da sradicare gli alberi più vicini.
Tra i due custodi cominciò un veloce e continuo scambio di colpi, che sembravano non avere la meglio su quegli avversari.
Ad un tratto, Vanitas, grazie ad una veloce manovra, riuscì a colpire Dark, lasciandoli una profonda ferita sul petto, che lo costrinse ad arretrare.
“Beh, che ti prende, custode dell’equilibrio? Non riesci a rimediare al caos?” chiese Vanitas.
“Sta zitto! Non ho ancora perso!” rispose Dark, rialzandosi
“Allora rimediamo subito” continuò l’avversario, preparandosi a colpire Dark in pieno petto, questa volta con un affondo
“Se sei così sicuro di eliminarmi facilmente, accomodati!” rispose il custode dell’equilibrio. “Ma sappi che ci sarà sempre qualcun altro che ti eliminerà. Se non sarò io, sarà un altro!”
“Ti riferisci alla tua apprendista? Oh, non preoccuparti. Ti raggiungerà molto presto. Di sicuro cederà alla tentazione di venirti a cercare, e lì ci penserà un altro custode delle tenebre ad eliminarla”
“Tu…”
“Ma ora, Equilibrio, per te è arrivato il momento di andartene. Addio.” Concluse Vanitas, per poi infilzare in pieno petto Dark.
Quando Vanitas fece sparire il Keyblade, il custode cadde a terra, mentre il sangue cominciava ad uscire fuori.
“Sei stato una delusione. E io che speravo potessi divertirmi di più… E va beh. Ti lascerò qui ad agonizzare. Ti ho trapassato il cuore, perciò non ti resta molto tempo. E nemmeno l’energia per tornare ad avvertire la scuola.” Concluse, per poi sparire avvolto dalle tenebre.
Kaxihri cade in ginocchio.
“Quindi è così che è andata…” disse.
Il piccolo Dark uscì da un cespuglio, dal quale aveva osservato tutta la scena.
“Maestro… Tutto bene?” chiese, avvicinandosi.
“Ugh…” disse lui, cercando di rialzarsi senza successo. “Grazie… Mi hai evitato un sacco di problemi… Ma ora ti devo chiedere scusa…”
“Per che cosa maestro?”
“Il mio tempo ormai sta per giungere al termine… Tra poco me ne dovrò andare…”
“No, non andartene! Continua ad addestrarmi!”
“Eh eh eh… Vedi, tu non avrai più bisogno del mio addestramento…”
“Cosa?”
“Io diventerò parte di te”
Il bambino rimase un attimo in silenzio.
“Come sarebbe a dire?! Perché?”
“Non c’è altro modo, mi dispiace”
“No! Mi rifiuto di accettarlo! Non se questo significa…”
“Lo so. Anch’io ho dovuto affrontare la stessa scelta in passato. È questo il nostro destino”
“Il nostro destino?”
“Ascoltami attentamente: le persone in grado di evocare il Keyblade, la chiave che usiamo per combattere, si chiamano custodi. Solitamente si dividono in due gruppi: quelli della luce e quelli delle tenebre. Ma ci sono altre due categorie. Ed esse prevalgono sulle altre: quella dell’Equilibrio, e quella del Caos. Io appartengo alla prima, mentre il custode che mi ha sconfitto alla seconda. Ora: devi sapere che non possono esistere due custodi dell’equilibrio in contemporanea. Quello vecchio… deve sempre passare il testimone a quello nuovo.”
“Vuoi dire che sono io? Perché non può essere un altro?”
“Mi dispiace… Ma sei tu il prescelto per questo ruolo. Ti ho allenato negli ultimi giorni per verificare ciò. Nonostante tu non ti fossi mai allenato prima, sei riuscito a tenermi testa. E questo poteva farlo solo il mio successore. Teoricamente, il passaggio di testimone avviene dopo uno scontro all’ultimo sangue tra maestro e allievo. Ma come vedi… Di sangue non me ne rimane molto…”
“Maestro…”
“Ma non voglio obbligarti… Se non te la senti, puoi rifiutare…”
“Maestro…” disse il bambino, facendosi serio. “Non posso dire di essere completamente convinto di ciò… Ma tu sei il mio maestro, e non dica che lo è stato solo per pochi giorni. Se lei ha deciso così, va bene. Mi dica cosa devo fare”
Dark guardò sorpreso il bambino, per poi accennare un sorriso.
“Grazie mille. Mi dispiace lasciarti un simile fardello… Ma non preoccuparti. Per un po’ di anni non ti ricorderai nemmeno di quello che è successo in questi giorni…”
“Cosa? E tutto il tempo passato ad allenarmi?”
“Vedi… Tutte le mie tecniche… Capacità… Ricordi… Diventeranno tutti tuoi” disse, cominciando a svanire.
“M-Maestro!” disse il bambino, mentre il suo Keyblade comparve da solo, cominciando a cambiare gradualmente aspetto.
“Quando il tuo Keyblade finirà di cambiare… Il processo sarà ultimato. Con il tempo, potresti anche imparare ad usarne un secondo. Ma c’è tempo per questo… Allora arrivederci… Piccolo Dark…” concluse, per poi sparire nel nulla, mentre la Catena Regale diventava definitivamente il Lontano Ricordo.
Kaxihri si voltò verso Dark.
“Allora adesso hai capito come sono andate le cose?” chiese Dark, questa volta con una voce doppia, mentre attorno a loro tutto si frantumava, rivelando il pavimento con Dark di sfondo.
“Ma questo è… Il tuffo nel cuore!” disse Kaxihri, riconoscendo il luogo.
Ma cosa che la sorprese ancor di più fu che ora davanti a lei c’erano due Dark: uno, che era quello contro cui aveva combattuto pochi minuti prima, mentre l’altro era quello della visione appena vista.
“Maestro!” disse lei. “Ma com’è possibile?”
“Vedi Kaxihri…” cominciò Dark. “Il mio predecessore non è svanito nel nulla come tutti credevano.”
“È vero, sono sparito dai radar che potevano ritracciarmi, perché effettivamente ero morto… Ma il mio spirito ha continuato a vivere dentro il mio successore”
“È come lui, anche noi” disse un'altra voce, mentre alle spalle dei due Dark appariva un altro clone.
E poco alla volta ne apparvero molti altri.
“Questo è il nostro destino” disse un clone. “Continuare a vivere nel cuore del nostro successore, e trasferirci in quello dopo assieme a tutti coloro che ci hanno predetto”
“Se pensò che ho detto a Ling che essere immortali è la peggiore delle maledizioni… E noi siamo colpiti proprio da essa…” disse Dark.
“Quindi…” disse Kaxihri. “Per i custodi dell’equilibrio è impossibile venire eliminati?”
“No” rispose il suo ex maestro. “Come hai visto, io sono stato sconfitto. Molto probabilmente, anche se non avessi trovato un successore, il mio potere sarebbe finito comunque da Dark, in un modo o nell’altro. Ma poteva anche rimanere disperso per anni prima di ciò.”
“Già. Ma avendo incontrato personalmente il mio predecessore, per me non è stata una completa sorpresa. Anche il nome… Quando ci siamo incontrati la prima volta, ti dissi che era per una tradizione che mi facevo chiamare Dark…”
“E infatti finora tutti noi ci siamo sempre dati questo sopranome” continuò un altro clone. “Per poterci distinguere dagli altri custodi, e per ingannare il nemico”
“Quando tu hai passato involontariamente a Dark il mio vecchio ciondolo” continuò l’ex maestro. “I veri poteri del custode dell’equilibrio sono finiti in qualche modo imprigionati dentro esso. Solo con lo scontro al castello dell’oblio, quando Dark ha risvegliato questi poteri su mio consiglio, il ciondolo li ha restituiti al legittimo proprietario”
“Solo che per contenerli, il mio corpo non aveva sufficiente forza. Per questo sono stato costretto a trasformarmi. E anche prima, quando ho usato la seconda trasformazione, l’ho fatto per poter usare ancora maggiore potere”
“E come fai ad usare lo Sharingan? Il Byaugan? L’alchimia? Questi non sono i poteri di un custode, e tu non sei di nessuno dei loro mondi!” disse Kaxihri.
Dark sospirò.
“Questo è uno dei nostri segreti. Siamo in grado di copiare alcune tecniche di altri mondi. E le abilità che apprendiamo vengono passate di custode in custode. Ma solitamente preferiamo non farlo.” rispose un clone.
“Ma in questo caso, ci siamo visti costretti. Lo Byaugan lo avevo prelevato io in uno dei miei viaggi in previsione delle scontro contro Vanitas. Ma si è rivelato inutile…”
“Io invece ho raccolto lo Sharingan e l’alchimia. In questo modo potevo essere pronto ad ogni evenienza.” Rispose Dark.
“Ma ora, nostro ultimo successore” cominciò il clone più lontano, che però riuscì a far riecheggiare la voce per tutto lo spazio attorno a loro.
“Abbiamo fatto il modo che Kaxihri potesse sapere tutta la verità. È la prima, oltre a noi, ad entrare in questo luogo. Ora però devi decidere: il custode della luce è caduto vittima del caos, diventando il suo nuovo emissario. Volendo hai tutta la forza per eliminarlo-”
“No” rispose Dark. “Sora ha troppi legami con altre persone. E in fondo, è più importante di me. Se siete d’accordo, userò quella tecnica”
“Quale tecnica?” chiese Kaxihri.
“Ne sei sicuro?” chiese l’ex maestro. “Sai cosa ti succederà, vero?”
“Lo so, ma non ha importanza”
“Come vuoi… Allora è arrivato il momento della battaglia finale di questo torneo” disse il primo clone, per poi svanire nel nulla assieme a tutto il resto.
Quando Dark riaprì gli occhi si ritrovò sospeso nel vuoto.
“Dark! Finalmente ti sei svegliato!” disse Riku, anche lui sospeso in aria.
“Co… Cos’è successo?” chiese, per poi guadarsi in giro.
Però non riuscì a vedere niente.
Nero.
C’era solo nero attorno a loro.
“Cos’è successo?” ripeté Dark, girandosi verso Riku, che abbassò lo sguardo.
“Vanitas… Quel suo attacco… Non è rimasto niente…”
Dark spalancò gli occhi.
“Vuoi dire che…”
“Solo noi custodi siamo rimasti illesi” disse Kairi, arrivando anche lei, seguita da Kaxihri e dal Re.
“Già… Tutti gli altri purtroppo…” disse il Re, indicando tutte le altre persone che erano presenti all’arena, che galleggiavano nel vuoto senza dare segni di vita.
“No… Non è possibile…” disse Dark. “E il Monte Olimpo?”
“Sparito! Disintegrato!” disse una voce alle loro spalle, mentre dall’oscurità usciva fuori Vanitas.
“E i cuori di tutti loro… Ora fanno parte di me!”
I cinque custodi rimanenti fissarono Vanitas con odio.
“Non posso perdonarti…” disse Kaxihri. “Hai ucciso il mio maestro. Hai condannato la mia scuola con il tuo tradimento… Hai ucciso tutte quelle persone… Sarò anche un Nessuno, ma non posso rimanere a guardare!”
“Avrai anche preso il corpo di Sora… Ma non per questo non posso colpirti. Sono sicura che anche lui sarebbe d’accordo!”
“Concordo con Kairi. Sora, so che puoi sentirci! Non ti lasceremmo nelle sue grinfie!” aggiunse Riku.
“Ci siamo già confrontati in passato. Hai sempre portato disordini nei mondi. Credevo fossi stato sconfitto, ma non è così. È ora di farla finita una volta per tutte!” disse il Re
Dark fu l’ultimo a parlare.
“Vanitas! Sono passati diversi anni dall’ultima volta che ci siamo affrontati. Ma oggi finirà diversamente da allora. Non sarà il custode dell’equilibrio a cadere!”
“E come credi di fare?” chiese il custode del caos. “Ho già sconfitto il tuo predecessore. E lui non può aver fatto in tempo ad addestrarti!”
“Ne sei sicuro?” chiese la voce del clone.
“Cosa?”
“Sorpreso, vero?” disse il clone, apparendo come un ologramma accanto a Dark.
“E quello chi è?” chiese Riku.
“Il maestro mio e di Dark. Il precedente custode dell’equilibrio” spiegò Kaxihri.
“Te lo avevo detto che non mi avresti eliminato così facilmente” disse l’ex custode.
“Come hai fatto? So che per trasmettere i tuoi poteri devi essere a contato con il tuo successore, ma nello stato in cui ti avevo lasciato, non puoi averlo fatto!”
“Purtroppo per te…” intervenne Dark. “Io ero lì presente, e ho assistito a tutta la scena. Ed è stato dopo che te ne sei andato, che mi ha passato i poteri”
“Capisco… Questo comunque non cambia le cose! Ho eliminato il tuo predecessore, credi che non possa farlo con te?”
“Vedi…” disse il clone. “Tu sei convinto di avermi battuto mentre ero al pieno delle mie energie. Ma in realtà, non ho usato tutto il mio potere. Tu mi hai interrotto mentre allenavo Dark. Se non fossi arrivato tu, lo avrei sottoposto all’esame. Tu hai solo rovinato quest’ultimo, costringendomi a cambiare i piani”
“E che cosa vorresti farmi ora che sei tornato? Lo sai benissimo: per distruggermi, dovresti usare tutto il tuo potere, ma questo comporterebbe la cancellazione dei tuoi amici, non è così?”
“Credi che non lo sappia? Ma ho trovato una soluzione perfetta per te”
“Cosa?”
“Sulla Terra alcune persone dicono che c’è una punizione giusta per ogni cosa. Per te ho trovato quella perfetta” disse Dark. “Non ti farò perdere il tuo potere, ma farò in modo che non sia tu ad usarlo!”
Vanitas si mise a ridere.
“E come credi di fare? Non puoi eliminarmi lasciando in vita il mio potere!”
“Infatti sarà Sora che lo userà d’ora in poi”
Vanitas rimase per qualche secondo in silenzio.
“Forse non ti è chiaro un concetto… Sora, come tutti gli altri presenti oltre a voi custodi, è stato assorbito da me! Non esiste più!”
“Non consideri il fatto che Sora è l’unico che è riuscito a mantenere la sua volontà anche sotto l’aspetto di un Heartless. Il suo cuore non può essere stato oscurato completamente.”
“Ma non puoi fare nulla!”
“Invece può” disse il clone.
“Posso usare il mio vero Keyblade!” disse, evocando il Lontano Ricordo e il Porta Fortuna, che cominciarono a lievitare da soli davanti a lui.
“Cosa? Il tuo vero Keyblade?” chiese sorpreso Riku.
Dark non rispose, e si limitò a creare tra le mani due sfere: una di luce e una di oscurità, che poi avvicinò ai Keyblade, che venendo assorbiti, sparirono nel nulla.
Poi Dark unì le due sfere, creando un’esplosione di luce e di oscurità che lo investì.
Pochi secondi dopo, la sfera formatasi attorno a Dark sparì, rivelandolo il custode che impugnava un nuovo Keyblade.
Apparentemente era uguale al Lontano Ricordo, ma il colore era diverso: infatti ora era metà bianco e metà nero, con il ciondolo di Dark che penzolava dall’impugnatura.
“Cosa?” gridò Vanitas, sorpreso, mentre il custode dell’equilibrio li puntava contro il Keyblade.
“Voi…” disse rivolto agli altri custodi. “Volete ancora aiutarmi?”
“Certo” rispose Riku. “Non staremo di certo fermi a guardare!”
“Ben detto! Sora è nostro amico, non lo abbandoneremo” aggiunse Kairi.
“E di certo non ti lasceremmo tutta la gloria a te” concluse Kaxihri.
Dark sorrise.
“Bene…” disse aprendo un varco. “Attraversate quel varco”
“Dove conduce?” chiese il Re.
“Dentro il cuore di Sora. In questo momento, grazie al mio nuovo Keyblade, sono riuscito a creare un collegamento. Ma non durerà che pochi secondi, quindi sbrigatevi!”
“Cosa?” chiese Vanitas. “Com’è possibile? Non ti sei nemmeno mosso!”
“Le apparenze ingannano, Vanitas. Il fatto che il Keyblade non abbia dato nessun segno, non significa che non abbia fatto niente” disse, mentre guardava gli altri custodi attraversa il varco.
“E ora, scusami, ma devo salvare un custode” concluse, entrando anche lui nel varco, che si richiuse di colpo subito dopo.
Quando Dark uscì dal varco, si ritrovo nuovamente in una specie di spazio vuoto.
“Ehi, ma quelli sono…” disse una voce alle loro spalle.
“Già, è proprio Dark, assieme agli altri custodi!” disse Ed, raggiungendoli da dietro.
“Ed? E tutti voi…” disse Kairi, vedendo tutti gli altri che erano presenti al torneo. “Siete ancora vivi?”
“Vanitas non li ha uccisi” spiegò Dark. “Si è limitato a rubare e acquisire il loro cuore”
“In un certo senso siamo come fantasmi?” disse Marco.
“Dark, guarda!” disse Kaxihri, indicando una persona che non si muoveva.
“Ma quello è… SORA!” urlò Kairi, andando a soccorrere l’amico, che però non dava segni di vita.
“Non siamo riusciti a svegliarlo…” disse Sakura. “Appena lo abbiamo visto, abbiamo capito che quello che ci ha colpiti non era lui. Ma se non facciamo qualcosa, Sora…”
“Ed è proprio quello che succederà!” disse Vanitas, apparendo dal nulla.
Tutti si allontanarono immediatamente, tranne Dark.
“Ottima mossa quella di entrare nel cuore di questo ragazzo… Ma come vedete, completamente inutile! Il cuore di Sora ormai è stato corrotto dalle tenebre, e più tempo passa, più io mi rafforzo”
Dark non rispose.
“Tutti voi…” disse. “Siete pronti a combattere?”
“E come facciamo? Le nostre armi si sono rivelate inutili!” disse Al.
Per tutta risposta, Dark si limitò ad alzare le mani.
“Vanitas!” urlò. “Questa sarà l’ultima volta che un custode dell’Equilibrio si confronterà con uno del Caos!” e detto questo, dietro di lui appairono dal nulla centinaia di Keyblade, uno diverso dall’altro.
“Non è possibile!” disse Vanitas, sorpreso a quella vista.
Nello stesso instante, attorno a Dark apparvero tanti cloni quanti i Keyblade apparsi.
“Vanitas… Oggi, tutti noi custodi dell’equilibrio… Metteremo la parola fine alla tua esistenza!” disse l’ex maestro, mentre tutti gli altri annuivano.
“Pazzi! Non crederete di potermi fermare solo grazie a qualche ologramma, vero?”
“Ragazzi…” disse Dark. “Ognuno di voi prenda un Keyblade e attacchi!”
“Va bene… Facciamolo!” disse Naruto, prendendo un Keyblade e colpendo il pieno Vanitas.
“Non sopporto l’idea di venire sconfitto come si niente fosse… Prendi questo!” urlò Sasuke.
“Non mi sono allenata per morire qui e ora!” lo imitò Sakura.
“Hai interrotto il miglior torneo che avessi mai visto finora… Non posso tollerarlo!” disse Fil.
“E hai distrutto il nostro mondo!” aggiunse Hercules.
“Per colpa tua, non credo che uno psichiatra mi sarà più sufficiente!” fu il commento di Marco.
“Sempre a fare lo stupido, eh Marco? Ma stavolta ti devo dare ragione. Non posso sopportare di essere stata sconfitta senza nemmeno aver reagito!” urlò Rachel.
“Ehi, e non è finita qui!” aggiunse Jake, per poi venire seguito anche da Tobias, Cassie e Ax, che lo colpirono tutti assieme.
“Mi hai colpito a tradimento… E hai anche colpito Winry… Prendi questo!” urlò Ed.
“Anch’io non posso perdonarti per ciò che hai fatto ad Ed!” urlò Winry, colpendolo.
“Io e mio fratello abbiamo passato troppe cose per morire ora!” fu il commento di Al.
“Anche noi abbiamo passato momenti peggiori nel nostro mondo…” dissero Takato e Guilmon assieme. “Non possiamo continuare a lasciarti fare!”
“Se non ti eliminiamo ora, userai la nostra forza per eliminare altri mondi… Dobbiamo fermarti!” aggiunsero Henry e Terriermon.
“E se c’è una cosa che non sopporto, è di venire usata! Vero, Renamon?” concluse Rika, per poi colpire ancora Vanitas.
“E nemmeno io ho intenzione di arrendermi solo per questo!” urlò Takuya, per poi venire seguito anche da Koji e Koichi.
“Sarò anche piccolo… Ma so capire quando arriva il momento di farla finita!”
“Ben detto Tommy!” disse Zoe, colpendo Vanitas assieme all’amico.
“E io non posso essere da meno!” disse JP.
“Io ho una persona che mi sta aspettando… Non posso morire ora!” aggiunse Squall.
“Lo stesso vale per me…” disse Cloud.
“E io non sarei un Soldier se perdessi ora!” concluse Zack.
“Ho combattuto tante di quelle volte contro Sora… Non posso permetterti di impossessarti del suo corpo! So cosa sta provando in questo momento, e anche se l’unica soluzione fosse quella di eliminare anche lui, so che sarebbe d’accordo!” disse Riku, prendendo un secondo Keyblade e attaccandolo.
“Sono d’accordo con Riku. Sora mi ha già salvato in passato. Ora tocca a me ricambiare il favore. Sora, cerca di resistere: presto il tuo incubo finirà!” disse Kairi.
“Noi abbiamo promesso di aiutare il possessore della chiave. E lo faremo fino in fondo!” aggiunse Paperino.
“E poi Sora è nostro amico. Non possiamo lasciarlo nelle tue mani!” confermò Pippo.
“Già in passato Sora ha perso il suo cuore, ma è riuscito a ritrovarlo. Anche stavolta ce la farà! Ne sono sicuro!” commentò il Re.
“Tu hai già condannato molti altri custodi, facendoli sparire nelle tenebre. Io, in quanto figlia di Ansem e ultima allieva della scuola, ti eliminerò!” urlò Kaxihri, colpendola.
Infine, fu la volta di Dark.
In contemporanea, tutti i suoi cloni presero ognuno un Keyblade, mentre Dark si limitò ad impugnare meglio il suo.
“Per te è la fine, Vanitas!” urlò, attaccandolo assieme a tutti i suoi cloni.
Vanitas cade all’indietro, ma non sembrò ancora sconfitto.
“P-Pazzo! Non è ancora finita!”
“Invece si!” disse Dark. “Ora! Attacchiamolo tutti insieme!” disse, correndo verso di lui, imitato da tutti gli altri.
“NO! STATE INDIETRO!” urlò Vanitas, pochi secondi prima di venire colpito da tutti e mille i Keyblade in contemporanea.
“NOOOO!!!!!!!” urlò Vanitas, sparendo nella luce che investì tutti.
Kaxihri riaprì gli occhi pochi secondi dopo, accorgendosi che i suoi piedi erano appoggiati a qualcosa di solito.
Con sua grande sorpresa, vide che tutti quanti si trovavano di nuovo sul Ring.
“Com’è possibile?” chiese Ed. “Credevo che questo mondo fosse stato distrutto!”
“E non è l’unica cosa strana!” aggiunse Winry. “Tutti noi siamo ritornati nei nostri corpi!”
“È vero!” disse Naruto. “Questo significa che c’è l’abbiamo fatta!”
“Aspettate… Dove sono Sora e Dark?” chiese Kairi, guardandosi intorno.
“Lassù!” urlò Rachel, vedendo Dark in volo di fronte a Vanitas.
“No, non è possibile! È ancora vivo?” chiese stupito Riku.
Ma come risposta, l’armatura di Vanitas si frantumò, rivelando Sora, che cade a terra privo di sensi.
“Sora!” urlò Kairi, andando a soccorrere l’amico.
“Dark… C’è l’hai fat-!” disse Kaxihri, interrompendosi vedendo Dark.
Infatti dark stava perdendo gradualmente colore.
“Kaxihri…” disse. “Lascio tutto nelle tue mani… Trova Rexenet, ed annientalo da parte mia…” disse, per poi vedere le proprie ali scomparire nel nulla, mentre i capelli e gli occhi tornavano com’erano in origine.
Dal suo corpo uscì una sfera di luce, che si diresse verso Kaxihri, venendo inglobata.
“DARK!” urlarono tutti, vedendo che il suo colore continuava a sparire.
Poi, come se niente fosse, il corpo di Dark si frantumò in migliaia di pezzi, che sparirono nel nulla, senza lasciare traccia.
Vedo con piacere che l'ultimo capitolo vi ha sorpreso tutti.
Ebbene si, Dark se ne è andato. Ora, molti di voi staranno pensando che questo potrebbe addirittura essere l'ultimo capitolo.
Invece vi dico che non è così. Nonostante il protagonista non ci sia più, la ff andrà avanti. E la fine è sia vicina che lontana (ovvero che ancora nn so quando farla XD).
Questo capitolo, lo premetto fin dall'inizio, è un intermezzo tra la seconda e la terza parte della ff, quindi non consideratelo troppo fondamentale per la trama XD
@ masterof dark:Beh, cerca di capirla: si ritrova senza nemmeno rendersene conto una sorella, quindi dalle un po' di tempo per realizzarlo. mentre per l'altro punto... il capitolo spiega tutto.
@ Inuyasha_Fede:Sinceramente non ho ancora preso in considerazione una loro possibile apparizione... ma si vedrà. Per Dark invece... così avevo deciso fin dall'inizio
Ma ora basta parlare, eccovi il nuovo capitolo
PS:
Chiedo a chiunque capirà l'ultima parte di non scriverlo nei commenti. Vorrei mantenerlo segreto fino al prossimo capitolo
Kaxihri rimase a guardare il punto in cui si trovava Dark, senza riuscire a credere a ciò che aveva visto.
Dark era svanito nel nulla, disintegrandosi come polvere.
Kaxihri si portò la mano al petto d’istinto, e fu allora che sentì che qualcosa non andava.
Sentiva il battito di un cuore.
Il suo cuore.
“Dark…” disse, cominciando a piangere. “Perché lo hai fatto?”
Lo sguardo di tutti era ancora fisso nel cielo, quando Sora cominciò a riprendere i sensi.
“Sora!” disse Kairi. “Finalmente ti sei svegliato”
“Kairi… Cos’è successo?” chiese, aprendo gli occhi.
La prima cosa che notò oltre a Kairi fu lo sguardo di tutti.
Uno sguardo triste.
Poi vide Kaxihri che stava piangendo.
“Cos’è successo?” richiese, per poi cercare con lo sguardo Dark. “Dov’è Dark?”
Quando vide tutti abbassare lo sguardo, capì.
“No…” disse. “Ditemi che non è così…”
“Mi dispiace…” disse Riku. “Dark non c’è più…”
“Dannazione!” urlò Naruto, sbattendo un pugno su un muro. “Perché lo ha fatto?”
“Forse…” rispose Kaxihri. “Perché era l’unico modo per sconfiggere Vanitas senza eliminarlo…”
“Kaxihri…” disse Kairi.
“No.” Rispose lei. “Chiamatemi pure Hikari. Dark mi ha restituito il cuore… Non sono più un Nessuno…”
“Dark ti ha… Com’è possibile?” chiese Squall.
“Molto probabilmente, quando anni fa sono morta davanti a lui, il mio cuore deve essere rimasto in qualche modo chiuso dentro al suo corpo… E ora che ha usato tutte le sue forze, deve averlo liberato senza nemmeno accorgersene…”
“Maledizione… Non immaginavo potesse finire così…” disse il Re, chiudendo le mani a pugno.
Sora si guardò le mani, tremando.
“Sono stato io, vero?” chiese infine. “Sono stato io a provocare la sua morte, vero?”
“No” rispose Hikari. “Non è colpa tua, Sora. È tutta colpa di Rexenet…” continuò, chiudendo anche lei le mani a pugno. “Sarà lui a pagarla per questo…”
“Ben detto!” disse Kairi. “Non possiamo permetterli di farla franca”
“Deve pagare per ciò che ha fatto” disse Riku.
“Grazie…” disse Hikari, per poi avvicinarsi al Re.
“Sua maestà, le devo chiedere un grosso favore”
“Dimmi pure”
“Dovrebbe lasciarci la Gummyship, e tornare al suo mondo. E assieme a lei, anche Paperino e Pippo.”
“Cosa? E perché dovremmo farlo?” chiese Paperino, per venire interrotto dal Re, che li mise una mano davanti.
“Hikari… Capisco come tu ti senta… Mi piacerebbe dire che la vendetta non porta a nulla, ma so che sarebbe una frase inutile. Va bene, faremo come chiedi”
“Ma Maestà!” disse Paperino, per venire nuovamente fermato, stavolta da Pippo.
“Grazie” rispose Hikari, per poi aprire numero varchi oscuri, uno per ogni persona, esclusi i custodi.
“Questi varchi vi riporteranno nei vostri mondi. Vi ringrazio per aver partecipato a questo torneo… E mi dispiace per com’è finito…”
Tutti guardarono i custodi, senza però sapere che cosa dire, per cui attraversarono il varco in silenzio.
“Allora andiamo anche noi” disse il Re. “Se avrete bisogno d’aiuto, non esitate a chiamarci” poi si rivolse a Sora, che ancora non riusciva a capacitarsi di ciò che aveva fatto.
“Sora, cerca di riprenderti. Non è stata colpa tua” disse il Re, per poi attraversare il varco, seguito dal mago e dal cavaliere.
A quel punto fu Fil a parlare.
“Senti… Mi dispiace per come sono andate le cose… Non avrei mai pensato che questo torneo potesse finire in questo modo… Ma per quanto non lo voglia fare, devo comunque proclamarti vincitrice…”
“No” rispose Hikari. “Il vincitore è Dark. Se non fosse stato per lui, nessuno di noi sarebbe qui” concluse, per poi allontanarsi verso la Gummyship, venendo seguita da Kairi e Riku, che aiutarono Sora ad arrivarci, dato che ancora non era in grado di muoversi.
Fu Riku a mettersi alla guida della Gummyship, mentre Sora si ritirò nella sua stanza.
Kairi e Hikari invece rimasero nella sala principale, in silenzio.
Fu proprio Hikari a rompere il silenzio.
“Non hai ancora detto niente, sul fatto che sono tua sorella”
Kairi non rispose subito.
“Ho perso la memoria anni fa. Non mi ricordavo nemmeno da dove venissi. I miei ricordi partono da quando mi ha trovata Sora sulla spiaggia…”
“Deve essere stato nostro padre a spedirti su quell’isola. Tra le due, ha sempre avuto più attenzione per te. In fondo, tu sei una principessa della luce, e all’epoca non potevi evocare il Keyblade. Io invece, sono sempre stata una persona indipendente, e non ho perso l’occasione per andarmene di casa con una buona giustificazione…”
“…Perché lo hai fatto?” chiese Kairi. “Potevi tornare. Potevi anche tentare di spiegarmi tutto!”
Stavolta fu Hikari a non avere la risposta pronta.
“Temevo mi avresti rifiutata come sorella. Devo dire che sono rimasta sorpresa di vederti in un gioco di quel mondo, ma quando poi ti ho rivista di persona, non ho avuto il coraggio di-”
“Smettila di mentire!” disse Kairi. “Non avevi un cuore. Non potevi avere coraggio, è vero, ma nemmeno la codardia”
“Hai ragione. Proprio perché non avevo un cuore, non mi sono mai presentata da te” rispose Hikari, allontanandosi.
Sora era seduto sul letto, incapace di dormire o di rilassarsi.
“Com’è potuto succedere?” si chiese. “Come ho potuto fare una cosa del genere…”
Lentamente, nella sua memoria cominciavano a riaffiorare ciò che era successo in quei minuti.
Vide se stesso trafiggere alle spalle Ed.
Si vide mentre distruggeva il Monte Olimpo, acquisendo i cuori di tutti i presenti.
A quei ricordi Sora diede un pugno al muro, tanto forte da far uscire del sangue dalla mano.
“Maledetto Dark… Non ti sei mai fatto scrupoli finora… dovevi farteli proprio quando sapevi che c’era la tua vita in palio?”
“Sai…” disse Hikari, entrando in quel momento nella stanza. “Dovresti abbassare il volume della voce, se non vuoi farti sentire”
Sora non rispose.
“Dark si è sacrificato per darti una seconda possibilità” continuò Hikari. “Gliel’ho sentito dire chiaramente: gli era stato proposto di eliminarti, ma lui ha rifiutato. Ha preferito lasciar vivere te. Ha detto testualmente “Sora ha troppi legami con altre persone. E in fondo, è più importante di me”. Non lo ha fatto perché tu cadessi in depressione. Ti abbiamo già detto che non è stata colpa tua, ma di Rexenet. E io ho intenzione di rispettare l’ultima volontà di Dark, con o senza il tuo aiuto, custode della luce” concluse, per poi lasciare Sora da solo.
“Non sarai stata un po’ dura?” chiese Riku, vedendo Hikari avvicinarsi.
“No. Ho solo detto quello che pensavo. E tu non dovresti origliare le conversazioni altrui grazie alle varie telecamere che sono installate, sai?”
“Colto in fragrante… Comunque hai idee su come ritracciare Rexenet e Malefica?”
“L’unica che mi viene in mente è quella di cercare mondi attaccati dagli Heartless. Rexenet ha ereditato la stessa presunzione dei suoi predecessori: di sicuro si aspettava che alcuni di noi sarebbero sopravissuti, e ci avrà di sicuro preparato qualche trappola. E noi ci limiteremmo a farle scattare”
“E va bene… Allora partiamo subito alla ri-” ma Riku venne interrotto dagli strumenti di bordo, che cominciarono a suonare.
“Sembra che dovremmo aspettare meno del previsto” disse Hikari, guardando il monitor del computer che indicava un mondo, che in quel momento stava venendo attaccato dagli Heartless.
“Però… Cid ci ha dato proprio dentro con questa Gummyship…” commentò Riku, osservando anche lui il monitor.
“Bene” continuò Hikari, aprendo un varco davanti a loro. “Allora non perdiamo tempo”
“Aspettate, vengo anch’io!” disse Kairi, arrivando di corsa.
“E Sora?” chiese Riku.
“Ci sono anch’io”rispose il diretto interessato, arrivando in quell’istante.
“D’accordo. Allora andiamo” disse Hikari, attraversando per prima il varco, per poi essere seguita dagli altri.
Quando uscirono, la prima cosa che notarono fu di essere su una specie di isola, dato che attorno a loro c’era dell’acqua.
“C’è qualcosa che non mi torna…” disse Riku, guardandosi attorno.
Infatti, oltre l’acqua, si vedevano degli alberi, che erano decisamente più alti del normale.
“Curioso…” rispose Hikari. “Non so come, ma uscendo dal varco, siamo diminuiti di dimensioni… Non credevo fosse possibile…”
“Cioè, stai dicendo che siamo diventati più piccoli del normale?” chiese Kairi sorpresa.
“Niente di strano. In passato, sono diventato anche più piccolo di ora” rispose il custode della luce, per poi girarsi, trovandosi di fronte ad un boccaporto gigante.
“Un… boccaporto?” chiese sorpreso Sora?
Subito dopo, dal un buco lì vicino che non avevano notato, uscirono fuori a tutta velocità quattro figure nere e bianche, che atterarono dietro di loro, costrigendoli a voltarsi.
“Kowalski, opzioni!” disse un pinguino, che assieme agli altri quattro, era in posa da combattimento.
“Dei… pinguini… parlanti?” disse stupita Kairi.
“Umh…” disse uno di loro, tirando fuori dal nulla un quaderno e una penna. “Apparentemente sembrano umani decisamente piccoli… Potrebbero essere il risultato di una mutazione genetica apportata su pinguini!”
“Emh… E perché non potrebbero essere dei semplici umani straordinariamente piccoli?” chiese un altro pinguino.
“Suvvia Soldato, pensiamo solo a possibilità reali”
“Hikari, temo che i computer si siano sbagliati. Io qui di Heartless non ne vedo, e ci sono solo questi quattro pinguini parlanti, che per di più parlano da pazzi” disse Riku.
“Umh… Già, probabilmente, nemmeno i computer di Cid sono infallibili…”
“Allora torniamo a bordo della Gummyship?” chiese Kairi.
“Non credo proprio” disse il pinguino che aveva parlato per primo. “Rico, dinamite!”
L’unico pinguino che ancora non aveva parlato, e che aveva una strana cicatrice sul becco, cominciò a ridere in maniere sadica, e come se niente fosse, sputò fuori un candelotto di dinamite accesso.
“Ho paura di scoprire come ha fatto…” disse Riku.
“Fuo-” fece per dire il pinguino, prima di ritrovarsi il Keyblade di Hikari puntato sul collo.
“Skipper!” urlò Soldato.
“Kowalski, suona l’allarme rosso immediatamente!” ordinò Skipper. “I danesi mi hanno trovato!”
Kowalski ubbidì immediatamente, facendo apparire dal nulla un panello elettrico, con un pulsante rosso al centro, che premette.
Immediatamente, tutto attorno risuono una sirena, e come se niente fosse, attorno a loro si alzarono dei panelli di metallo che chiusero al loro interno tutta l’aria circostante, creando una specie di gabbia gigante.
“Ora provate a scappare, Danesi”
“Danesi? Ma che stai dicendo?” chiese Kairi.
“Credo che non vi sia chiara la situazione… Primo, dite al vostro amico di spegnere la dinamite, se ci tenete alla sua vita” disse Hikari, avvicinando ulteriormente il Keyblade alla gola di Skipper.
“Rico… Obbedisci” disse lui, facendo così ingoiare il candelotto.
“Ora… Si può sapere che vi prende?”
“Queste informazioni sono Top Secret, non siamo autorizzati a rivelarvele” disse Skipper.
“Già. Non possiamo di certo dire che in realtà li abbiamo visti uscire fuori da una specie di buco nero in mezzo al nulla proprio davanti al nostro boccaporto” disse Soldato.
“Kowalski, pensaci tu”
“Subito Skipper!” rispose lui, dando uno schiaffo sulla testa a Soldato.
“Oh, insomma! Si può sapere con quale motivo osate interrompere il mio sonellino pomeridiano?” disse un altro animale, arrivando in quel momento. “Io sono il Re, e non ammetto interferenzeeeeeeeeeee” concluse, cadendo in un varco che si era aperto sotto di lui.
“Tu ovviamente non c’entri niente, vero Hikari?” chiese Kairi alla sorella.
“Direi che ci sono già troppi animali parlanti per i miei gusti… e poi l’ho solo spedito fuori da questa gabbia…”
“Interessante… Pare che questo umano geneticamente modificato sia in grado di usare una specie di teletrasporto…” disse Kowalski.
“Ma ora basta con gli scherzi. Rico, motosega boomerang!” ordinò Skipper.
Rico sputò fuori una motosega che mise subito in funzione, per poi lanciare verso Hikari, che fu costretta a spostare il Keyblade per parare l’attacco.
“Io comincerei a farmi venire dei dubbi su chi sia l’essere geneticamente modificato qui…” disse Riku.
“Oh, ma allora è veeeeero quello che diceva quel tizio” disse un’altra voce, mentre attorno ai custodi e ai pinguini si aprivano decine di varchi oscuri, dai quali cominciarono ad uscire degli Heartless.
“Kowalski, opzioni!”
“Direi che si trattano anch’essi di esperimenti genetici. Oppure siamo in preda ad un allucinazione collettiva.”
“Io avrei detto che sono esseri fatti di pura oscurità che sono venuti fin qua per prendere i nostri cuori”
“Soldato, ti ho già detto di dire cose più sensate” rispose Skipper, senza accorgersi dell’Heartless che lo stava per attaccare alle spalle, che però venne prontamente eliminato da Riku, che aveva evocato il Keyblade, facendo così uscire come al solito il cuore dal nemico.
“O forse no…” dovette ammettere Skipper. “Squadra, pronta al combattimento!” disse, per poi mettersi nuovamente in posa di combattimento assieme ai compagni.
“Stavolta non vi serviranno le vostre tecniche, pinguiiiiini” disse la voce, mentre da un varco, uscì fuori un delfino, con un casco che copriva la parte destra della testa, e che si muoveva su una specie di monopatino.
“Ci mancava pure il delfino…” disse Kairi, eliminando un altro Heartless.
Sora era l’unico che non aveva ancora evocato il Keyblade, e sembrava continuare ad allontanarsi dal campo di battaglia.
“Blowhole!” urlò Skipper. “Quindi questi mostri sono opera tua?”
“No” rispose Hikari. “Molto probabilmente lui ha solo ricevuto il potere di controllarli. Ma gli Heartless esistono da un bel po’ di tempo”
“Proprio come mi aveva detto quell’umaaaaaano… Però secondo lui ci sarebbe dovuto esseeeeeeere un ragazzo con delle ali…”
“Rexenet!” urlò Hikari. “È stato un umano con questo nome a darti questo potere, vero?”
“Non mi ha detto il nome… Mi ha giusto detto che grazie a queeeeeesto potere avrei potuto conquistare il mondo, e tanto mi basta. Ora, Heartless, attaaaaaaccate i pinguini!” ordinò il delfino, facendo lanciare tutti gli Heartless contro i quattro animali.
“Soldato, caramelle!” disse Skipper, per poi prendere un sacchetto di caramelle da Soldato e facendole mangiare tutte assieme a Rico.
Poi prese quest’ultimo come se stesse impugnando un bazuka, e abbassata l’ala, cominciò a sparare contro gli Heartless le caramelle, che però risultarono completamente inutili, senza nemmeno riuscire a rallentare l’avanzata nemica.
“Kaboom?” chiese Rico, mentre Skipper lo rimetteva per terra.
“Si Rico, kaboom” rispose lui, mentre Rico sputava fuori una bomba accesa che lanciò contro gli Heartless, vedendoli così saltare in aria.
“Ottimo lavoro, Rico” disse il capo, per poi ritrovarsi circondato assieme ai tre compagni dagli Heartless.
“Va bene…” continuò “Temevo non arrivasse mai questo giorno… Kowalski, disattiva il congegno che tiene sotto controllo il limite di pietà e pudore di Rico!”
“Skipper, ne sei sicuro?”
“È un ordine”
“Ok…” rispose, prendendo un altro telecomando e premendo il bottone sopra.
Subito dopo, Rico sputò fuori un lanciafiamme e la motosega, mentre i suoi occhi divennero gli stessi di un maniaco omicida, per poi accanirsi sugli Heartless.
“Ugh… Questo spettacolo è rivoltante…” disse Soldato girandosi.
“Concordo, ma dobbiamo essere forti…” rispose Skipper, per poi colpire un Heartless con una mossa di karate.
Poco lontano, Sora era ormai al muro, ma non aveva ancora evocato il Keyblade.
“Sora!” urlò Hikari, eliminando un altro Heartless “Cosa aspetti ad evocare il Keyblade?”
“I-Io… Non posso… Non posso farlo…” rispose Sora.
A quel punto Hikari cominciò ad eliminare gli Heartless che circondavano Sora, fino ad arrivare di fronte a lui.
E gli diede un pugno in faccia, facendolo cadere di lato.
“SORA!” urlò Kairi, venendo però fermata da Riku, che scosse la testa.
Sora si rialzò, ma ricevette subito un altro pugno.
“Però… Ci sa fare quella ragazza…” disse Skipper.
“Già. Ottimo destro” confermò Soldato.
“Sei un idiota, Sora!” disse semplicemente Hikari. “Cosa credi di ottenere non usando il Keyblade?”
“M-Ma io…” disse Sora a fatica, ancora sorpreso per quel gesto.
Ma non fece in tempo a finire la frase che venne tirato su per il coletto della maglietta.
“Per cosa credi si sia sacrificato Dark? Per farti eliminare dagli Heartless?”
“Tanto Dark tornerà… Proprio come avete fatto tu e Rexenet…”
“Invece no…” rispose Hikari, abbassando lo sguardo. “Per diventare un Nessuno, bisogna perdere il proprio cuore, diventando un Heartless. Dark si è disintegrato, cuore compreso! Non potrà più tornare!”
“Beh, non ho caaaaapito bene cosa stia succedendo… Ma questo è il momento perfetto! Heartleeeeees, attaccate!” ordinò Blowhole.
Hikari però non sembrava voler venire interrotta e distrusse tutti gli Heartless con una raffica di sfere di fuoco.
“Dark era convinto che tu l’avresti potuto sostituire! Ti ha lasciato tutti i poteri di Vanitas, in modo che tu potessi usarli. Non per farti distruggere dai sensi di colpa!”
“Ah, quindi è proprio vero…” disse la voce di Rexenet, che apparve dietro di loro. “Dunque Dark si è realmente sacrificato per questa sottospecie di custode… Che idiota…”
“REXENET!” urlò Hikari, che lasciato cadere a terra Sora, si lanciò contro di lui, venendo facilmente schivata.
“E vedo che tu hai riottenuto il cuore… Che spreco… Potevi continuare a rimanere una Nessuno, in modo da non avere rimorsi nell’attaccare qualcuno…”
Quelle parole colpirono in pieno la mente di Sora
“Sta zitto! Proprio tu parli?” disse Sora, alzandosi in piedi, per poi pulirsi con la mano un rivolo di sangue che stava scendendo dalla bocca in seguito ai pugni di Hikari.
“Ti ringrazio, Hikari…” continuò. “Mi hai aperto gli occhi… E ho capito un'altra cosa…”
“Cioè?”
“È vero che Dark ha chiesto a te ti eliminarlo… Ma ciò non significa che io non possa darti una mano…” concluse, evocando il Keyblade.
Keyblade che però non era la Catena Regale, ma bensì lo stesso che usava Vanitas.
“Cosa?” disse Rexenet, per poi riuscire ad evitare a malapena un fendente di Sora.
“Hikari ha ragione… Se Dark mi ha lasciato questi poteri, è stato per poter sconfiggere gente come te!” continuò il custode, tentando di attaccare nuovamente Rexenet, che si spostò velocemente vicino a Blowhole.
“Beh, mio caro dottore, sembra che quei pinguini siano riusciti a resisterle ancora…”
“Maleeeeedizione! Dammi altri Heartless, e vedrai che li eliminerò di sicuuuuuro!”
“Farò si meglio… Ti darò il potere di eliminarli personalmente!” disse Rexenet, per poi scagliare nel petto di Blowhole una sfera d’oscurità.
“Cos’hai fatto?” chiese Skipper
“Oh, niente di particolare…” rispose il custode delle tenebre, cominciando a sparire in un varco. “Semplicemente, temo che voi non siate più alla sua… altezza”
Non appena sparì, tutti rivolsero lo sguardo verso il pinguino, che stava venendo avvolto dall’oscurità.
“Siiiiiiii, sento il potere dentro di meeeeee” disse, cominciando a crescere di dimensioni.
“Per tutti i tritoni fritti…” disse Skipper, spalancando il becco, osservando il suo avversario diventare sempre più grande.
“Kowalski, opzioni!”
“Beh, potremo darcela a gambe in preda al panico, usando Rico per sfondare la gabbia.”
“Oppure?”
“Oppure potremmo tentare di attaccarlo con ogni nostro mezzo, con il 99% di possibilità che sarà l’ultima cosa che faremo.”
“Umh… La prima opzione mi sembra la più adatta… Ma vada per la seconda. Rico!”
Al solo nome, Rico cominciò a sputare fuori diversi tipi di esplosivi e armi, che lanciò subito contro il delfino, senza però sorbire effetto.
“Non so se essere più sorpresa per il delfino gigante o per quel pinguino/armeria ambulante…” disse Kairi, impugnando il Keyblade.
“Per voooooi è finita!” disse Blowhole, cercando di schiacciare gli avversari con le pinne.
“Kowalski, il sistema d’emergenza in caso di mostro gigante è operativo?”
“Si, ma non è testato”
“Poco importa, questo è il momento adatto per testarlo!”
Immediatamente, dalla gabbia attorno a loro, spuntarono fuori una serie di raggi laser tutti diretti verso l’avversario.
Purtroppo per loro, essi ribalzarono su di esso e tornarono indietro, distruggendo buona parte della gabbia.
“Skipper, sembra invulnerabile ai laser” disse Soldato.
“Ho visto Soldato, ho visto… Come ho visto che Rico è rimasto senza armi” aggiunse, vedendo l’amico che tentava di sputare qualcos’altro senza però riuscirci.
“Cosa facciamo, Skipper?”
“L’unica cosa che ci è possibile… Pinguini, è stato un onore lavorare con voi.” Disse Skipper, per poi lanciarsi all’attacco verso il delfino, seguito dai tre compagni, tentando di colpirlo con le pinne.
Blowhole però rispose all’attacco semplicemente muovendosi, buttandoli all’aria, per poi farli precipitare per terra rovinosamente.
“Ugh… È dannatamente forte…” disse Skipper, cercando di rialzarsi, senza però riuscirci.
“Bene, pinguiiiiiini. Finalmente è arrivato il momento della resa dei contiiiii! Vi schiaccerò come mosceeeeerini!”
“Non credo proprio!” disse Sora, saltandogli in faccia e colpendolo sulla maschera meccanica.
“ARGH!!!” urlò lui.
“Sembra che il suo punto debole sia proprio quella specie di casco” disse il custode, atterrando affianco agli altri.
“Ma certo!” disse Skipper. “La vecchia ferita che gli ho provocato anni fa. Kowalski, perché non ci hai pensato?”
“Scusami Skipper, stavo calcolando le possibilità di sconfitta certa”
“Beh, non importa. Adesso che sappiamo il suo punto debole…” disse Hikari, alzandosi in volo. “Possiamo sconfiggerlo!”
“S-Skipper, quell’umano sta volando…” disse Soldato.
“Lo vedo Soldato… Kowalski, prepara il modulo per le missioni da classificare oltre il top secret”
“Sarà meglio finire il prima possibile questo combattimento… o rischio di uscire fuori di testa” disse Riku, volando anche lui verso l’obbiettivo, seguito da Sora e Kairi.
“Che cosa creeeeedete di fare, umani?” chiese il delfino, girandosi verso di loro.
“Sconfiggerti!” disse Hikari, preparando una sfera di fuoco in mano.
“Come desideri venire cucinato, pesce?” chiese Sora, preparandone una anche lui.
“PESCE!!!” urlò Rico, sputando fuori una forchetta, un coltello e una pentola.
“Sono un mammifero, non un pesce!” lo corresse il delfino.
“Si, si… È uguale, sempre nell’acqua vivete.” Si affrettò a dire il custode, mentre Kairi e Riku preparavano anch’essi due sfere di fuoco.
“ORA!” urlò Hikari, lanciando la sfera in contemporanea agli altri custodi, colpendo Blowhole in pieno volto.
Subito dopo il suo urlo di dolore, il delfino cominciò a tornare alle sue dimensioni normali, cadendo in acqua.
“Lo hanno sconfitto…” disse sorpreso Kowalski. “Ciò non era nelle opzioni”
Pochi secondi dopo, dall’acqua uscì una bolla d’aria al cui interno si trovava il delfino, nuovamente sul suo monopattino e delle dimensioni normali.
“Avete vinto anche stavolta, pinguiiiiiini. Ma sentirete ancora parlare del Dottor Blowhole!” disse, volando in aria sparendo alla vista di tutti.
I custodi atterrarono di fianco ai pinguini, per poi guarirli subito con la magia.
“Che razza di congegno avete usato?” chiese Kowalski, sorpreso dalla velocità di guarigione.
“Semplice magia” rispose Kairi.
“Stupidaggini! La magia non esiste!” disse Skipper.
“Ma Skipper, si sono messi a volare, hanno creato dal nulla delle sfere di fuoco reali e poi ci hanno guarito” disse Soldato.
“È vero anche questo… Per il momento ci limiteremmo a considerare che tutto ciò non sia mai successo. Voi non avete visto niente, chiaro?” rispose il capo.
“Va beh, meglio lasciarli perdere” disse Riku. “Cerchiamo la serratura di questo mondo, così ce ne possiamo andare in fretta”
“Serratura? Ma non avete una casa con delle porte voi?” chiese Kowalki.
“Casa nostra di recente è solo la Gummyship” rispose Sora.
“Gummyship?”
“Inutile spiegare. Ci metteremo troppo tempo” disse Hikari, avviandosi.
Ma alle sue spalle cominciò a brillare una luce.
I custodi si girarono verso la fonte, vedendo che proveniva dalla bocca di Rico.
“No, ditemi che non è quel che penso…” disse Riku, mentre osservava uscire dal becco di Rico un raggio di luce che colpì il cielo, creando una serratura.
“Beh, di sicuro se la cercavamo non l’avremmo trovata” rispose Sora, evocando il Keyblade e puntandolo sulla serratura, chiudendola.
“Ok… Un pinguino che oltre ad avere un intero arsenale di armi nel proprio stomaco era in possesso della serratura di questo mondo… Poi Marco si lamentava che doveva andare dallo psicologo. E noi dove dovremmo andare?” chiese Kairi, suscitando le risate dei custodi.
“Kowalski, opzioni per ciò che è appena successo”
“Mi dispiace Skipper, ciò non è assolutamente classificabile. Tutto ciò che riguarda Rico non è calcolabile sotto il punto di vista scientifico”
“Beh, ora si che possiamo andare” disse contento Riku, aspettando che Hikari aprisse il varco.
“Aspettate!” disse Soldato. “Grazie per l’aiuto! Senza di voi non saremmo riusciti a sconfiggere Blowhole”
“Soldato, che cosa dici?” chiese Skipper. “Ci saremo riusciti lo stesso, in un modo o nell’altro. Siamo pur sempre pinguini!”
“Hai ragione. Scusami Skipper”
I custodi decisero di non girarsi nuovamente verso di loro, e attraversarono subito il varco che Hikari aveva aperto.
“Uff… E anche per oggi abbiamo finito” disse un uomo, con addosso un camice bianco, mentre usciva da una casa, per poi accendersi una sigaretta.
Improvvisamente alle sue spalle senti il tonfo di qualcosa che cadeva a terra.
e finalmente ecco qui il nuovo capitolo. ho visto con piacere che il precedente capitolo vi è piaciuto a tutti. effetivamente era un po' che volevo inserire i pinguini (dopo aver guardato l'intera seria era il minimo XD). Ma ora, è il momento di lasciarvi al nuovo capitolo, dove troverete la risposta alla domanda "Chi è il tipo in camice bianco?" (Oltre che farvi venire l'istinto omicida nei miei confronti, ovvio XD)
@ masterof dark: emh... credo che ci sia un equivoco: Hikari non ha preso i poteri di Dark, si è solo ripresa il suo cuore che era rimasto dentro Dark, perciò non è il nuovo custode dell'equilibrio XD. Per Sora invece no, potrà usare solo il suo nuovo Keyblade.
@ Inuyasha_Fede: No, sinceramente, le superchicche non sono lontanamente nelle mie idee XD. Ma credo che alcuni fan di manga e anime lo possano riconoscere facilmente.
@ Shakuma92: beh, benvenuto anche qui allora. Eh si, volevo sorprendere tutti, e quello era uno dei modi che avevo in mente. Un altro lo trovi in questo capitolo XD. e per i pinguini... eh si, vi vorebbe un intero esercito di heartless per farli arrendere. Per il personaggio di punta... al momento posso solo dirti di leggere XD
Capitolo 30: Un nuovo alleato?
“Ichigo! Vieni, presto!” urlò l’uomo, gettando via la sigaretta e parlando a qualcuno dentro la casa.
“Che succede papà?” rispose un ragazzo dai capelli arancioni, uscendo.
Davanti a lui c’era il padre, che stava soccorrendo un ragazzo vestito di nero, con i capelli lunghi dello stesso colore, che li coprivano completamente gli occhi, che era svenuto.
“Aiutami a sollevarlo e a portarlo dentro. Avremmo anche chiuso, ma non possiamo di certo ignorare una persona che sta male!”
Ichigo non disse niente e si limitò ad aiutare a portare dentro il ragazzo, per poi metterlo su un lettino uguale a quegli degli ospedali.
Immediatamente il padre di Ichigo cominciò a visitarlo per verificare le sue condizioni.
“Allora?” chiese lui.
“Apparentemente sta bene… Semplicemente sembra che abbia sostenuto uno sforzo fisico esagerato e-” si interrupe nel vedere che il ragazzo si stava svegliando.
“Ah, meno male” disse l’uomo. “Si è già ripreso… Tutto bene?” chiese al ragazzo.
“D-Dove mi trovo?” chiese lui, guardandosi attorno.
“Sei al sicuro. Ti trovi nell’ambulatorio Kurosaki, il migliore al mondo!” disse l’uomo, prima di ricevere un pugno in testa dal figlio.
“Se eviti di darti così tante arie faresti una figura migliore, sai?”
“Oh, sta’ zitto! Dico le cose come stanno!” Poi si rivolse al ragazzo. “Se ci dai il numero di telefono, possiamo avvertire i tuoi che sei qui”
“Numero di telefono?” ripeté il ragazzo. “N… Non me lo ricordo…”
“Allora dici il nome. Internet fa’ miracoli in questi casi” disse Ichigo.
“Non me lo ricordo…” ripeté il ragazzo. “Non mi ricordo chi sono… Né da dove vengo…”
“Oh cavoli…” si lasciò sfuggire il ragazzo dai capelli arancioni.
Hikari stava osservando lo spazio, mentre aspettava che gli strumenti segnalassero un nuovo mondo invaso dagli Heartless.
Ma nei suoi occhi continuavano a ripetersi le immagini della fine di Dark.
Non voleva credere che fosse veramente finita così, ma sapeva che era vero.
“Hikari…” disse Kairi, avvicinandosi alla sorella.
“Non riesco ad accettarlo…” rispose lei. “Per quanto sappia che è vero, non riesco a farmene una ragione… È già la seconda volta che perdo un custode dell’equilibrio… Prima il mio maestro, ora il suo erede… Possibile che sia questo il loro destino?”
Kairi stava per rispondere, quando improvvisamente gli strumenti cominciarono a suonare.
“Pare che abbiamo trovato un nuovo mondo da salvare” disse infine, sorridendo.
Hikari si alzò, accennando anche lei ad un lieve sorriso, per poi dirigersi nella sala guida, dove c’erano sia Riku che Sora.
“Ah, eccovi qui” disse quest’ultimo, vedendo Hikari e Kairi arrivare.
“Non è passato nemmeno un minuto da quando gli strumenti hanno cominciato a suonare… Come mai tanta impazienza?”
“Semplicemente spero di incontrare Rexenet, in modo da poterlo annientare” rispose il custode, per poi dirigere lo sguardo verso il monitor, dove appariva un immagine del mondo individuato.
“Che strano…” disse Hikari. “Ho come una strana sensazione su quel mondo…”
“Allora Rexenet forse si trova realmente lì!” disse Riku. “Cosa faccio? Atterro con la Gummyship o usiamo il varco?”
“Credo sia meglio atterrare con la Gummyship. Tanto può diventare invisibile agli occhi di tutti tranne nostri, no?”
“Si” confermò il custode, per poi attivare il commando richiesto e cominciando la discesa verso il mondo.
“Allora Ichigo? Ti ci vuole ancora tanto?” chiese il ragazzo, aspettando alla porta il diretto interessato.
“Si, si, arrivo… Mamma, mai visto uno con così tanta voglia di andare a scuola…”
“Beh Ichi, cerca di capirlo. È una possibilità per recuperare la memoria” disse una bambina dai capelli castani, intenda a preparare la collazione.
“Sarà… Ma è qui già da diversi giorni e non accenna nessun miglioramento…” rispose Ichigo.
“Certo che se tu credi che la memoria si possa realmente recuperare come se niente fosse…” commentò un'altra bambina, questa volta con i capelli neri.
“Ichigoooo!!!” urlò il padre, colpendo alle spalle con un calcio il figlio, facendolo volare fino a sbattere sul muro.
“Ma che vuoi, padre degenere! Devo ancora fare collazione!”
“Cerca di fare attenzione. E di non perderlo di vista” disse a bassa voce al figlio.
“Si, me lo hai già detto mille volte… Come se in una scuola si potesse perdere…” rispose lui scocciato, per poi raggiungere l’ospite a avviarsi.
“Scusatemi, vi sto creando una marea di problemi” disse il ragazzo, mentre camminavano.
“Non preoccuparti. Dopotutto è nostro dovere prendersi cura di chi sta male, e finché non recupererai la memoria, per noi sarai considerato tale”
“Ehila, Ichigo” disse una voce femminile, anticipando una ragazza dai capelli neri a caschetto, che raggiunse i due ragazzi.
“E lui chi è?” chiese, rivolgendosi al nuovo arrivato.
“Ah, bella domanda” rispose Ichigo. Lo abbiamo trovato qualche giorno fa svenuto davanti alla porta, e non si ricorda minimamente chi è, tantomeno il nome”
“Piacere” disse lui. “Mi piacerebbe dirti il mio nome, ma purtroppo, come ti ha già detto Ichigo, non me lo ricordo”
“Piacere. Io sono Rukia, una vecchia amica di Ichigo”
“E non sai quanto vecchia…” disse a bassa voce Ichigo, ricevendo un occhiataccia dall’interessata.
Poi i tre ripresero a dirigersi verso la scuola.
“E così, non ti ricordi proprio niente, eh?” chiese Rukia.
“Vuoto totale. Il primo ricordo che ho è di essermi svegliato nell’ambulatorio di Ichigo.”
“È un bel mistero… Dovresti ricordarti almeno come ci sei arrivato, no?”
“Purtroppo no. È come se prima di allora non fossi mai esistito…”
In quel momento davanti a loro cominciarono ad apparire all’orizzonte quattro ragazzi, che Ichigo e Rukia non avevano mai visto prima, ma non ci fecero troppo caso.
Quando i due gruppi si incrociarono, la ragazza dai capelli neri dell’altro gruppo si girò verso di loro, come se gli stesse squadrando, per poi fermarsi.
“Che succede Hikari?” chiese Kairi, fermandosi anche lei.
“…Niente. Continuiamo a cercare.” rispose lei, riprendendo a camminare.
Questo gesto però non era passato inosservato a Rukia, che si rivolse a bassa voce a Ichigo.
“Ichigo, lo hai sentito anche tu, vero?”
Il ragazzo annui, guardando con la coda dell’occhio i quattro ragazzi allontanarsi.
“Hanno qualcosa che non quadra…” disse infine. “Ma è meglio parlarne in un altro momento…”
“Insomma Hikari, si può sapere che ti prende?” chiese Kairi. “Da quando abbiamo incontrato quei ragazzi sembra che sei finita tra le nuvole”
“Non so il perché, ma quei ragazzi non mi sembravano proprio normali…” rispose lei.
“In che senso?” chiese Sora
“Mi è sembrato che stesero nascondendo qualcosa…”
“Sarà stata solo una tua impressione, vedrai.”
“Speriamo… Ma non ne sono troppo convinta…”
Il ragazzo si trovava sul tetto della scuola.
Ichigo aveva spiegato la sua situazione alla classe, in modo che non creassero problemi per il suo arrivo, anche se il preside aveva detto di essere d’accordo.
Ora stava osservando da lontano Ichigo e Rukia che stavano parlottando tra di loro, apparentemente di qualcosa di serio, viste le loro espressioni.
“Ah, non ci badare a loro due” disse un ragazzo, avvicinandosi. “Piacere, io sono”
“Mizuiro Kojima” concluse il ragazzo. “Ti sei già presentato 5 volte in un ora. Avrò anche perso la memoria, ma non sono ridotto così male”
“Ah, ok…” rispose spiazzato Mizuiro. “Comunque stavo dicendo che loro fanno sempre così. Manco avessero un segreto di stato da custodire… Oppure c’è qualcosa tra di loro” concluse, facendo una piccola risata.
“Bah, affari loro. Io dopotutto sono solo un ospite di Ichigo”
“Ma si può sapere che ti prende?” sentirono urlare Ichigo, rivolto a Rukia, che gli fece cenno di abbassare il tono di voce.
“Vedrai, ti abituerai. Soprattutto considerando il fatto che al momento vivi da Ichigo. Se ti capitano cose strane, è nella norma. Pensa che una volta un camion ha sfondato la loro clinica”
“E se tu la smettessi di spifferare a tutti questa storia, di cui non mi sembra il caso di vantarsi, faresti un favore a tutto il mondo” disse Ichigo, apparendo alle spalle del compagno.
“Niente!” disse Sora. “Nemmeno un Heartless, e abbiamo girato per tutto il giorno. A momenti conosciamo a memoria questa città!”
“Beh, almeno sappiamo che domani dovremmo cercare altrove” disse Kairi.
Solo Hikari non era tranquilla.
C’era sempre qualcosa che non le quadrava.
A interrompere i suoi pensieri fu una specie di ruggito, che fece voltare i custodi.
“Sora, lamentati ancora una volta e provvederò io a farti stare zitto per qualche ora!” disse Riku, guardandosi attorno.
Purtroppo il buio della notte non permetteva loro di distinguere bene le forme, e in quel momento si trovavano in una zona non illuminata dai lampioni.
“Sta arrivando qualcosa…” disse Hikari, evocando anche lei il Keyblade.
Un secondo ruggito li costrinse a voltarsi nuovamente e stavolta si ritrovarono di fronte ad un’enorme mostro, con una maschera bianca sopra il volto.
“Oooook, alzi la mano chi ha visto questo Heartless prima d’oggi” disse Sora, preparandosi a combattere.
Ma prima che uno solo di loro facesse in tempo ad agire, una figura nera li superò da dietro, e con un arma che i custodi non riuscirono a vedere, tagliò a metà il mostro, che scomparve nel nulla.
La figura atterrò poco lontano, ma della sua arma non era rimasto segno, mentre di lui non si riusciva a distinguere niente.
“Ehi, tu! Fermati!” disse Riku, cercando di correrli dietro.
Ma prima che riuscisse a raggiungere la figura, essa era già scomparsa nelle tenebre.
“Chi sarà stato?” si chiese Kairi.
“È possibile che fosse un custode?”
“No, non credo” disse Hikari. “Ma ora è meglio che ci allontaniamo, quei ruggiti avranno di sicuro attirato l’attenzione di qualcuno” concluse, per poi volare via seguita dagli altri, senza accorgersi della figura, che da poco lontano, gli stava osservando.
Pochi minuti dopo arrivò un ragazzo, vestito di nero, con in mano un’enorme spada, lunga quanto lui.
A quel punto la figura corse via.
“Accidenti…” disse il ragazzo, guardandosi attorno, per poi vedere un pezzo di maschera bianco, che non appena lo prese in mano si sgretolò. “Sono arrivato tardi anche stavolta…”
“Chissà chi era quel tipo…” pensò Kairi ad alta voce, una volta ritornati sulla Gummyship.
“Più che lui…” rispose Hikari. “Siamo sicuri che quello che abbiamo incontrato fosse un Heartless?”
“E cosa poteva mai essere?” chiese Sora. “Ce ne sono così tanti tipi che è impossibile memorizzarli tutti a memoria, quindi può starci che fosse uno che non abbiamo mai affrontato”
“Non lo so, Sora… Effettivamente nemmeno io sono troppo convinto che fosse un Heartless… Aveva qualcosa di inquietante… E quando è stato sconfitto, non ha liberato il cuore…” disse Riku.
“E già questo lo esclude a priori dall’essere un Heartless”
“Quindi mi state dicendo che questo mondo è attaccato da altri mostri? Perfetto, come se non avessimo già abbastanza avversari”
“Se sono originari di questo mondo, la cosa non ci riguarda. Dovranno sbrigarsela loro” sentenziò Hikari.
“Come se alla fine ignorassimo veramente i problemi degli altri mondi…” sbuffò Sora.
“Allora Ichigo?” chiese Rukia, da dentro l’armadio della camera del ragazzo, che stava rientrando in quel momento dalla finesta, vestito di nero e con una spada sulla schiena.
“Niente, sono arrivato tardi anche stavolta” rispose lui, per poi rivolgere lo sguardo sul letto, dove c’era una persona uguale identica a lui, solo che sembrava senza vita.
Non appena Ichigo lo tocco, sparì, per poi riaprire gli occhi pochi secondi dopo nel suo corpo.
“Capisco…” disse Rukia, sdraiandosi nuovamente nel letto all’interno dell’armadio. “Ci è sfuggito anche stavolta…”
“Ma come fa?” chiese Ichigo, battendo un pugno nel palmo dell’altra mano. “Per quanto sia veloce, arrivo sempre tardi… O sa teletrasportarsi o non si tratta di una sola persona”
“Ne hai parlato anche con gli altri? Magari sono loro…”
“Già fatto, e mi hanno tutti risposto che nemmeno lo sapevano… Poi ora abbiamo pure quell’altro problema…” disse, rivolgendo lo sguardo alla porta.
“Già… Quel ragazzo è un bel mistero… Però non noto niente di strano in lui”
“Beh, non è uno spirito, altrimenti mio padre e gli altri non lo avrebbero potuto vedere. E poi non mi pare che gli spiriti soffrano di memoria, anzi”
“È un riferimento piuttosto velato alla mia età?” chiese lei.
“Suvvia, non te la sarai veramente presa per oggi, vero?”
“Ringrazia che ho lasciato perdere questo tipo di stupidaggini e DIETRO DI TE, ICHIGO!” urlò, vedendo una figura nera passare davanti alla finestra.
“Accidenti…” disse Ichigo, sporgendosi fuori da essa, senza però riuscire a vedere niente. “Chi sarà stato?”
“Era vestito di nero… Ma più di questo non sono riuscita a vedere niente…” disse Rukia, affacciandosi anche lei dalla finestra.
“Ehi, Ichigo, si può sapere cos’è tutto questo chiasso?” chiese una voce, anticipando il ragazzo che entrò nella stanza, con gli occhi arrossati dal brusco risveglio.
Ritrovandosi così di fronte a Ichigo e Rukia, che lo guardarono spaventati.
“Dunque è così che stanno le cose” disse il ragazzo, sorpreso da quella vista.
“Ah, non è come sembra, credimi!” disse frettolosamente Ichigo.
“Aveva ragione Mizuiro, quando diceva che c’era qualcosa tra di voi”
“Ma che cosa st- AHI!” disse il ragazzo dai capelli arancioni, dopo aver ricevuto una gomitata nello stomaco da parte di Rukia.
“Accidenti… Ci ha scoperto, Ichigo, Te l’ho sempre detto che non era una buona idea farmi venire a ripeterti a quest’ora le lezioni”
“Lezioni? Strano, non vedo nessun libro in giro…” disse il ragazzo, per poi girarsi. “Va beh, almeno cercate di fare meno rumore possibile. So di essere solo un ospite, ma all’una di notte non mi dispiacerebbe poter dormire, sapete?” concluse, per poi uscire dalla porta.
I due rimassero qualche secondo in silenzio.
“Secondo te se l’è bevuta?” chiese Rukia.
“Beh, nella realtà è pur sempre più probabile di quello che gli ha detto Mizuiro, che domani provvederò a pestare per bene per questo”
Il giorno dopo, i quattro custodi si incamminarono nuovamente per le strade di quella città.
“Ne sei sicura, Hikari?” chiese Kairi.
“Si. In questa città ci deve essere qualcosa di strano, lo sento”
“Sarà, ma per me ti stai sbaglia-!” cominciò Sora, per poi fermarsi all’improvviso, come se avesse sentito qualcosa di strano.
“Che succede Sora?” chiese Riku.
“Heartless” sibilò lui, evocando il Keyblade, proprio pochi instanti prima che venissero circondati da essi.
“Però… Mai pensato di fare l’indovino?” chiese l’argenteo, evocando anche lui il Keyblade.
“Ah, sta’ zitto!” rispose l’amico, eliminando un Heartless.
“Quel Mizuiro… Ah, ma appena lo vedo…” disse Ichigo, mentre si dirigeva a scuola assieme a Rukia e al ragazzo.
“Suvvia, calmanti. Dopotutto ha solo detto ciò che pensava” disse quest’ultimo.
“Ma non mi va che lo vada a dire ad ogni singola persona che incontra!”
“Uh, che succede?” chiese Rukia, sentendo dei rumori lontani.
“Di cosa stai parlando?” disse Ichigo.
“Sembrano i rumori di uno scontro…” rispose il ragazzo, per poi cominciare a correre verso la loro fonte.
“Ehi, aspetta!” urlò Ichigo, inseguendolo assieme a Rukia.
Hikari tagliò a metà un altro Heartless.
“Uff… Ma quanti sono?” si lamentò Kairi, cominciando a sentire la stanchezza per tutti quei colpi.
Infatti nonostante continuassero ad eliminarli, continuavano ad apparirne altri.
“Ehi, voi! Tutto bene?” chiese il ragazzo, raggiungendoli.
“Allontanati!” gli urlò Sora. “È troppo pericoloso per te qui!”
“E quelli COSA sono?” chiese Ichigo, raggiungendo il luogo, per poi guardare Rukia, che scosse la testa.
Il ragazzo però non sembrò voler ubbidire all’ordine di Sora, e presa una sbarra di ferro che si trovava lì a terra, si lanciò contro gli Heartless, cominciando a colpirli, senza però fargli niente.
“Maledizione!” urlò Ichigo, raggiungendo il ragazzo e dando un calcio ad un Heartless. “Gli allenamenti involontari con mio padre saranno pur serviti a qualcosa!”
“Voi due, allontanatevi subito!” disse Hikari, preprando due sfere di fuoco. “A me no che non desideriate bruciare vivi, ovvio”
“Cos-?” chiese Ichigo, prima di venire allontanato a forza dagli altri custodi, assieme al ragazzo.
Pochi secondi dopo, l’intera zona invasa dagli Heartless venne ricoperta da una colonna di fuoco, che gli eliminò tutti.
Hikari ne uscì solo con qualche lieve bruciatura, che però guarì subito.
“Voi due!” disse poi rivolta a Ichigo e al ragazzo. “Se vi diciamo di non intervenire, ci sarà pure un motivo, no?”
Poco lontano, Rukia osservava la scena sorpresa, quasi non credesse ai propri occhi.
“Chi siete?” chiese Ichigo.
“Mi chiamo Hikari. Ti basti sapere questo”
“Io invece sono Sora”
“Riku”
“Kairi”
“Ichigo Kurosagi”
“Rukia”
L’unico a non dire niente fu il ragazzo.
“E tu non ti presenti?” chiese Sora, chiedendosi il perché.
“Mi dispiace, ma non mi ricordo come mi chiamo” rispose tranquillamente il ragazzo.
“Già. Stiamo cercando di fargli recuperare la memoria, ma al momento ancora niente” disse sbuffando Ichigo. “E se evitasse di lanciarsi in mezzo al pericolo come se niente fosse ci farebbe anche un favore”
“Parla quello che se n’è stato al suo posto tranquillo…” disse Rukia.
“Lo sai benissimo il perché l’ho fatto! Se solo…” ma si interruppe prima di finire la frase.
“Voi piuttosto” disse il ragazzo. “Perché combattevate contro quei… mostri?”
Hikari lo guardò un attimo sorpresa.
“Si chiamano Heartless, e il loro obbiettivo e far cadere tutto nell’oscurità. Noi ci limitiamo ad eliminarli”
“Strano” disse Rukia. “Prima di trasferirmi qui, ho girato a lungo, ma non gli ho mai nemmeno sentiti nominare…”
“È difficile da spiegare… Ma l’importante è che non li affrontiate, chiaro?” disse Sora.
“Credo sia il momento di andare, prima che arrivino curiosi attirati dalle fiamme” disse Hikari, per poi correre via seguita dagli altri custodi..
“Che tipi strani… Tu che dici, Rukia? Possono essere…” chiese Ichigo, senza concludere la frase.
Rukia scosse la testa.
“No. Ma non chiedermi come hanno fatto a scatenare quella fiammata” rispose lei, cominciando ad allontanarsi seguita da Ichigo.
Il ragazzo invece rimase un attimo fermo.
“Hikari significa luce, giusto?” chiese poi ai due.
“Uh? Si, perché?”
“Niente, è che mi sembrava strano… Mi da la sensazione di un antagonismo nei suoi confronti…”
“Sarà una tua impressione…”
“Perché te ne sei voluta andare via così di fretta?” chiese Kairi.
“Continuavo a percepire qualcosa di strano in quei ragazzi… Di sicuro nascondono qualcosa… Soprattutto quello che dice di aver perso la memoria…”
“Dici? A me sembrava normale…” disse Sora.
“Sarà… Ma non riesco a stare tranquilla…”
“Gli svantaggi di aver un cuore” disse ridendo Kairi.
“Ehi, tutto bene?” chiese Ichigo, rivolto al ragazzo, parlandolo attraverso la porta, senza però ottenere una risposta.
“Insomma, ti decidi a rispondere?” disse lui, aprendo la porta con un calcio.
Ma davanti a lui non trovò nessuno, solo la finestra aperta.
“Oh cavolo…” disse, per poi correre fuori.
“Quindi secondo te potremmo trovare un altro di quei mostri?” chiese Riku, mentre si aggiravano nuovamente per le strade della città.
Hikari annui. “E se saremmo fortunati, incontreremmo nuovamente quella persona”
“Bah, sper-” disse Sora, prima di venire interrotto da un ruggito.
“Come non detto” aggiunse, evocando il Keyblade.
Davanti a loro era apparso un altro mostro con una maschera bianca, uguale a quello che gli aveva già attaccati.
E come la volta precedente, la figura nera arrivò immediatamente, tagliando a metà anche quel nuovo avversario.
Ma stavolta Hikari gli lanciò subito contro una sfera di fuoco, che lo colpì in pieno, spedendolo contro un muro.
“Colpito!” disse sorridendo.
Ma per tutta risposta, una sfera di ghiaccio uscì fuori dal polverone dell’esplosione precedente, sfiorando Hikari, che per tutta risposta lanciò una raffica di sfere infuocate contro l’obbiettivo.
“Ehi, voi!” disse Ichigo, arrivando di corsa in quel momento seguito da Rukia. “Si può sapere che cosa state facendo?”
“Risolviamo una questione con un certo tipo misterioso” rispose fredda Hikari. “È già la seconda volta che incontriamo un mostro con una maschera bianca in volto, e tutte e due le volte quel tipo è intervenuto, eliminandolo prima che potessimo farlo noi”
“Volete dire che quel tipo ora è in mezzo a quel polverone?” chiese Rukia. “E che voi avete visto un mostro con una maschera bianca in volto?”
“Ne deduco che non sia ordinaria amministrazione per voi…” disse Riku.
“Ti sbagli” rispose Rukia, tirando fuori dalla tasca un paio di guanti con disegnato sopra un teschio, che si mise sulle mani. “Sei pronto Ichigo?”
“È inutile che me lo chiedi. Sono giorni che aspetto questo momento” disse lui, prima che Rukia lo colpisse con i guanti, facendo uscire dal suo corpo una sua copia perfetta, solo vestito di nero e con una spada lunga quanto lui sulla schiena.
“Per noi Shinigami è normale amministrazione!” concluse Ichigo, estraendo dal fodero la spada. “E tu ora vedi di uscire allo scoperto. Mi sono stufato di questa situazione. Vuoi eliminare gli Hollow? Fallo pure, ma almeno mostrati!”
“Va bene, va bene…” disse una voce da dentro il polverone. “Così si chiamano Hollow quegli esseri, eh?”
“Vuoi dire che gli eliminavi senza nemmeno sapere cosa fossero?” chiese sorpresa Rukia.
“Beh, mi sembrava un buon modo per ringraziarvi” disse la voce, mentre la polvere spariva, rivelando il ragazzo dai capelli lunghi che si scrollava dai pantaloni la polvere.
“Cosa? TU?!” chiese sorpreso Ichigo. “Credevo non ti ricordassi realmente niente”
“È vero” rispose lui. “Non ricordo ancora niente di me. Ma, fin da quando mi sono svegliato, mi sono accorto che potevo fare cose non normali. Come evocare quest’affare” continuò, evocando un Keyblade.
“UN KEYBLADE?!” urlarono sorpresi i custodi.
“Quindi anche tu sei un custode!” disse Hikari. “Ma com’è possibile che hai QUEL Keyblade?” continuò, indicando il suo Keyblade.
Lo stesso che aveva usato Dark nel suo combattimento finale.
“Keyblade? Custode? Non ho la più pallida idea di cosa tu stia parlando”
“Perché non ci hai detto niente?” chiese Ichigo
“Per lo stesso motivo per cui tu uscivi ogni sera dalla finestra, vestito in quel modo assurdo, continuando a brandire quella spada. Non mi pare che ne parlassi in famiglia”
“Cosa? Quindi fin dall’inizio…”
“Certo. Come sapevo anche di Rukia. Sapete, bisticciate un po’ troppo per voler passare inosservati”
“Impossibile…” disse Hikari, lasciando cadere a terra il Keyblade, che svanì nel nulla.
“Hikari, non starai pensando quello che penso anch’io, vero?” chiese Sora.
“Dark…” disse lei. “Sei proprio tu, Dark?”
Il silenzio calò sul gruppo.
“Dark?” ripeté il ragazzo. “Questo nome non mi è nuovo…”
“Aspettate, voi lo conoscete?” chiese Ichigo.
“Hikari, lo sai che non può essere!” disse Riku. “Dark si è disintegrato davanti ai nostri occhi. E poi non ci assomiglia nemmeno!”
“Lo so, ma sono anche convinta che sia proprio lui. Altrimenti come farebbe ad avere il suo Keyblade?”
“Disintegrato…” ripeté il ragazzo.
“Dark, cerca di ricordare!” gli urlò Hikari. “Ricordati di noi. Di me. Hai detto tu stesso che non ti saresti potuto dimenticare di me!”
“Io non vi conosco…” disse il ragazzo. “Ma credo che prenderò il nome che mi avete affibbiato. Chiamati pure Dark, ma sappiate che non ho niente a che fare con quello che conoscete voi” disse, per poi sorridere.
Un sorriso che però non fece stare tranquilli gli altri.
“Sembra un’altra persona…” disse Ichigo “Non sembra per niente il ragazzo che abbiamo trovato davanti alla porta svenuto…”
Attorno a Dark lo spazio cominciò a contorcersi.
Poi, senza nessun preavviso, lanciò una raffica di magie diverse contro i custodi e gli Shinigami, che furono costretti a pararle usando le loro armi, tranne Rukia che dovette ripararsi dietro Ichigo, che cominciava ad arretrare di fronte alla potenza di quei colpi.
“Ugh… Ma chi è realmente?” si chiese, cercando di rimanere al suo posto.
Anche i custodi continuava a respingere le magie usando i Keyblade.
“Ora ne sono sicura: si tratta per forza di Dark, non ho nessun dubbio”
“Non mi pare. Dark non ci avrebbe mai attaccato in questo modo!” disse Sora. “E poi rimane la questione del suo aspetto: è troppo diverso, e non è sotto una delle sue metamorfosi”
“Potrebbe essere diventato realmente un Nessuno. Se solo sapessimo se ora come ora ha un cuore…”
“Che cosa intendi con ‘ha un cuore’?” chiese Ichigo.
“È possibile che il nostro amico, quando si è sacrificato, abbia perso il proprio cuore, mantenendo però il corpo” spiegò Kairi.
“No, allora non è così. Lo abbiamo visitato quando lo abbiamo trovato, e il cuore gli batteva normalmente”
“Allora com’è possibile? Solo Dark sapeva usare due o più magie diverse in contemporanea”
“Vi ho già detto che non ho niente a che fare con il Dark che conoscete voi!” disse il ragazzo, senza smettere di lanciare magie.
A quel punto Hikari sembrò non vederci più.
Mettendo più forza nel respingere i colpi, riuscì ad avvicinarsi a Dark, per poi tirargli in faccia un pugno, facendolo così cadere interrompendo l’attacco.
“Se non sei Dark, allora smettila di usare le sue tecniche, il suo nome e il suo Keyblade!” gli disse. “Ma se sei Dark, torna in te!”
Il ragazzo rimase in silenzio.
“Ripeto che non ho idea di chi fosse questa persona di cui state parlando. Ma non m’importa…” continuò, mostrando il Keyblade. “Questa è mia, e intendo usarla liberamente” concluse, cercando di colpire Hikari, cogliendola di sorpresa.
Ma fu una lama dorata ad impedirgli di concludere l’attacco.
“Beh, che ti prende, Dark? Non è da te attaccare così chi ti sta parlando” disse un ragazzo, vestito di bianco, con capelli biondi e occhi marroni, con in mano la Catena Nobile.
“E tu chi sei?” chiese Hikari, osservando sorpresa il nuovo arrivato.
“Ma quello è il Keyblade del Re!” urlò Riku, riconoscendo l’arma.
“Re? Ma di chi state parlando? Non c’è nessun Re qui” disse Ichigo, cominciando a non capire più niente di ciò che stava accadendo.
“Anche tu sei convinto che io sia questo Dark?” chiese il ragazzo, ritirando il Keyblade.
“Beh, ad un fratello direi che è concesso riconoscere suo fratello maggiore” rispose il nuovo arrivato.
“Fratello? Che cosa intendi dire?”
“Già! Dark non aveva fratelli. Figuriamoci se non lo avrebbe mai detto!” disse Sora.
“Fra me e Dark non è mai corso buon sangue, per questo non vi avrà mai parlato di me. Dopotutto, anche il mio nome è testimone di ciò.”
“Ho osservato Dark per molto tempo sulla Terra.” Disse Hikari. “È vero, aveva un fratello, ma non era in grado di evocare il Keyblade. Gli unici che infatti erano in grado di usarlo sul suo mondo eravamo io e lui”
“E come ho già detto prima, non è mai corso buon sangue tra di noi. Pensa che non sapevo nemmeno che era anche lui un custode. L’ho scoperto dopo che se n’è andato con voi”
“E tu vorresti farci credere che sei veramente suo fratello? Ma non prenderci in giro!”
“Light…” disse il ragazzo, cominciando a tenersi la testa.
“Cosa?” chiese Hikari.
“Come volevasi dimostrare. Nonostante tutto, la tua amnesia non è definitiva. Troppe novità per mantenere la tua copertura, vero?” disse Light, sorridendo.
“Ba… Basta… Andatevene… ANDATEVENE VIA!!!” urlò il ragazzo, sprigionando dal proprio corpo un’onda d’urto che investi tutti i presenti.
Solo Hikari e Light riuscirono a rimanere ai loro posti, mentre Sora, Riku, Kairi, Ichigo e Rukia vennero sbalzati in aria.
“Ugh…” disse Light, tenendo il Keyblade di fronte a se per ripararsi dall’onda. “Non pensavo fosse così forte…”
“Dark… Ora ricordo… Questo è il mio nome…” disse il ragazzo. “Ma voi… Voi proprio non riesco a ricordarvi… Perciò fatemi il favore di sparire!” continuò, infondendo ulteriore forza nell’onda, che stavolta sbalzò via Light, facendo rimanere nuovamente solo Hikari a contrastare Dark.
“Dark, torna in te!” gli urlò Hikari. “Non è da te comportarti così!”
“STA ZITTA!!!” urlò lui di risposta, per poi prepararsi ad attaccare.
“Umh… Credo che mi convenga tornare in un altro momento…” disse una voce sopra di loro, facendo si che tutti si girassero verso essa, facendo così interrompere l’attacco di Dark.
Di fronte a loro si trovava Gambadilegno.
“Tu!” urlò Hikari. “Dov’è Rexenet?”
“Rexenet? E perché dovrei saperlo?”
“Basta così, Gambadilegno! Vi abbiamo visto andare via assieme a Malefica, perciò smettila di fare finta di niente!”
“Ma è la verità! Non mi interessa niente di quel damerino. Per quel che mi riguarda, può fare quel che vuole”
“In questo caso… Sarai tu a pagarla a posto suo!” disse Hikari, per poi volare verso di lui.
Ma venne preceduta da Light, che punto il Keyblade direttamente sulla gola di Pietro.
“Ti conviene parlare, sai?” disse lui. “A differenza di mio fratello, io non amo parlare e non ci penso due volte ad eliminare qualcuno, credimi”
“Basta così, Light!” urlò Dark.
“Dark!” urlò Sora. “Vuoi dire che-”
“No. Non mi sono ancora ricordato di voi. Ma non so perché, mi ricordo del suo nome.”
“Beh, è pur sempre un passo avanti” disse Kairi.
“Ump. Avrai anche perso la memoria, ma rimani sempre il solito presuntuoso” disse il fratello, lasciando andare Gambadilegno.
“S-Stolti! Non dovevate fare questo errore!” disse, per poi far apparire dal nulla centinaia di Heartless attorno a loro.
“Affrontateli tutti e sconfiggeteli, se ci riuscite!” continuò, per poi sparire in un varco oscuro.
“ASPETTA!!!” urlò Dark, volando a tutta velocità verso esso, riuscendo ad entrare pochi instanti prima che si chiudesse.
“DARK!” urlò Hikari, per poi eliminare un Heartless che cercò di colpirla.
“Accidenti…” disse Ichigo, tagliando lungo la testa un Heartless. “Ma che razza di Hollow sono questi? Dovrebbero avere almeno un pezzo di maschera!”
“Non sono Hollow, ma Heartless” rispose Sora, andandogli a dar man forte.
Improvvisamente però tutti gli Heartless si fermarono.
“Uh? Che succede?” chiese Light.
Poi, tutti quanti cominciarono ad arretrare, come attirati da qualcosa.
Solo allora notarono la creatura che si stava avvicinando.
Un Hollow più grande degli altri, che in quel momento stava venendo ricoperto dagli Heartless.
“Pazzesco…” disse Hikari, osservando l’essere aumentare di dimensioni.
“Sta inglobando gli Heartless…”
“O sono gli Heartless a inglobare lui?” chiese Sora.
Di fronte a loro ora si ergeva un Hollow alto diversi metri, con la maschera completamente nera.
“Mai visto una cosa del genere… E sono anni che non faccio altro che eliminarli…” disse Rukia.
“Non ho idea di cosa siano questi Hollow, ma non ha importanza. Al momento mi basta sapere che Dark è ancora vivo. Ora non resta che fargli recuperare la memoria!” disse Hikari.
“Buona fortuna allora” disse Light. “Provaci pure, ma per quel che mi importa, può rimanere anche così. Dopotutto a me interessa solo affrontarlo”
“Cosa?” chiese Sora. “E perché? Non è tuo fratello!”
“Proprio per questo. Fin da piccoli non facciamo altro che litigare tra di noi. E ora sinceramente ci sarà più gusto. E se non vi dispiace, io vado” concluse, aprendo un varco di luce davanti a lui.
“Ah, dimenticavo: non consideratemi vostro alleato. Il mio unico scopo è affrontare Dark. Di ciò che succede ai vari mondi e ai loro abitanti non me ne importa niente” aggiunse, per poi attraversare il varco.
“Menomale che è suo fratello” disse Riku, preparandosi ad attaccare. “Se fosse stato solo un suo nemico, avrei timore di affrontarlo”
“Emh… Scusate, ma vi ricordo che di fronte a noi c’è un Hollow… si dice geneticamente modificato?” chiese Rukia rivolta a Ichigo.
“E me lo chiedi a me? Sei tu lo shinigami! Io sono solo il tuo sostituto!” rispose lui, impugnando la spada. “In ogni caso, non mi pare una creatura da lasciare libera di agire” concluse, per poi partire all’attacco, seguito dai custodi.
“Colpitelo sulla maschera!” gli urlò dietro Rukia.
“Ricevuto” rispose Hikari, per poi fermarsi in volo di fronte alla maschera.
“Prendi questo” disse, per poi lanciare una sfera di fuoco sulla creatura, in contemporanea ai fendenti di Ichigo e degli altri custodi, che tagliarono a metà la testa dell’Hollow, che scomparve nel nulla.
“Beh, è stato più facile del previsto” disse lo shinigami, atterrando affianco a Rukia, che stava cercando qualcosa in tasca.
“Mica tanto…” disse Sora, facendo scomparire il Keyblade. “Ho dovuto usare quasi tutta la mia forza…”
“Ad ogni modo…” disse Ichigo, rivolgendosi verso di loro. “Ora gradiremo qualche spiegazione. Chi era quel ragazzo?”
“Si chiama Dark” rispose Hikari. “Ed è un custode come noi.”
“Custode?”
“Si chiamano così le persone in grado di evocare il Keyblade” precisò Riku, mostrando l’arma.
“E che ci faceva qui?”
“Non ne abbiamo idea. L’ultima volta che lo avevamo visto, è stato quando si è disintegrato di fronte a noi per sconfiggere… un avversario molto potente…” rispose Hikari.
“Disintegrato? Cosa intendete dire con disintegrato?”
“Quello che abbiamo detto. Ma se non è diventato un nessuno, com’è possibile che sia ancora vivo? Non può essere sopravissuto. Non in quel modo!” rispose Sora.
“Sempre ammesso che fosse realmente Dark” disse Hikari. “Era troppo diverso come aspetto. E poi, quando ha detto di ricordare il suo nome, non mi sembrava troppo convinto”
“Per non parlare di Light. Possibile che fosse realmente suo fratello?”
“Come ho già detto, ero a conoscenza che Dark avesse un fratello, ma non l’ho mai visto. Perciò non vi so dire se era veramente lui. Certo, a questo punto mi viene da chiedere come sia possibile che anche lui abbia un Keyblade. Solitamente, i custodi non sono mai parenti tra di loro.”
“E noi allora?” chiese Kairi.
“Tu hai ottenuto il Keyblade da Riku. Teoricamente non sei stata scelta come custode”
“Scusatemi…” disse Rukia, avvicinandosi a loro. “Vorrei non doverlo fare, ma sono costretta”
“Uh? Di cosa stai parlando?” chiese Riku, prima che Rukia gli gettasse in faccia una specie di nuvola uscita da un piccolo oggetto simile ad un pacchetto di caramelle.
“Coff, coff… Ma si può sapere che ti prende?” chiese lui, continuando a tossire.
“Cosa?” disse lei sorpresa, osservando l’oggetto in mano. “Saresti dovuto cadere a terra svenuto per poi risvegliarti senza ricordare niente di quel che è successo”
“Temo che quell’affare non sia efficace con noi” disse Hikari. “Semplicemente perché non siamo di questo mondo”
“E con questo? Nemmeno io lo sono” rispose la shinigami.
“E da dove viene allora, scusa?” chiese Sora.
“Beh, dall’altro mondo, ovvio. La Soul Society.” Rispose Ichigo, prima di venire zittito da Rukia.
“Credo ci sia un equivoco…” disse Riku. “Noi proprio non siamo di questo mondo, o pianeta, come preferite chiamarlo”
“Cioè siete Extraterrestri?” chiese Ichigo.
“Una specie” aggiunse Hikari. “Su, ora cerchiamo subito la serratura e ripartiamo subito. Dark potrebbe essere finito ovunque!”
“Si, hai ragione!” disse Sora, poco prima che il suo Keyblade si evocasse da solo, per poi puntare su Ichigo.
“Che cosa succede?” chiese lui, osservando la sua spada illuminarsi per poi volare in alto da sola.
“Beh, ci va sempre bene” disse Sora, prendendo in mano il Keyblade. “Non appena diciamo che dobbiamo cercare la serratura, essa salta fuori subito”
“Lamentati…” lo riprese Kairi, osservando l’amico far partire un raggio dal Keyblade, che colpì la serratura che era apparsa sopra la spada di Ichigo, chiudendola.
“Rukia, le Zampakuto possono fare anche questo?”
“In centinaia d’anni che lavoro, non ho mai visto niente del genere…” disse lei, sorpresa nel vedere quella scena.
“Centinaia d’anni? Ma se avrai più o meno la nostra età!” disse Kairi.
“Le apparenze ingannano…” disse Ichigo. “Anch’io, quando l’ho incontrata la prima volta facevo fatica a crederci…”
“Ringrazia che non posso usare la mia Zampakuto, o ti farei volentieri a fettine…” disse lei gelida.
“Cambiando argomento… Allora cercherete voi Dark?” chiese lo shinigami, deglutendo per la minaccia appena ricevuta.
“Diciamo che è nostro dovere. E dobbiamo farlo prima che venga trovato da Rexenet o Light” rispose Hikari, per poi aprire un varco dietro di loro.
“Grazie per avergli badato in questi giorno” disse Kairi.
“Figuriamoci. È stato mio padre a trovarlo, e gestiamo una clinica. Era il minimo che potevamo fare.” Rispose Ichigo, osservando i quattro custodi attraversare il varco per poi sparire.
“Ben detto, Ichigo” disse una persona vestita proprio come lui, sorridendo, osservando da lontano la scena.
“L-Lasciami andare!” urlò Gambadilegno, mentre Dark lo teneva su per il collo.
“Dove siamo?” chiese lui. “Parla, o potrei perdere la pazienza!”
“Ti ripeto che non ne ho idea! Ho aperto il varco a caso per la fretta!”
“Sei inutile…” rispose il custode, lasciandolo cadere a terra. “Vattene. Non vale neppure la pena eliminarti” aggiunse, osservandolo scappare via in un varco.
“E ora, cerchiamo di capire dove siamo” disse, osservando l’enorme foresta che lo circondava.
Chiedo scusa per l'enorme ritardo, ma sono impegnato in un corso d'aggiornamento (alias BBS XD), quindi al momento, sebbene abbia le idee, non riesco a scrivere.
Comunque sia cercherò di scrivere il prima possibile il prossimo capitolo.
@ masterof dark: Beh, di certo ho ancora un po' di assi nelle maniche da tirare fuori XD. Il titolo invece si riferiva a entrambi
@ Inuyasha_Fede: Mi fa piacere sapere che ti sia piaciuta l'idea. Avevo deciso fin da quando ho cominciato a vederlo (cioè a Natale XD) di inserirlo, e finalmente ci sono riuscito. Il fratello invece è molto + recente come idea. E mi fa piacere esserti stato d'aiuto per il nome del keyblade del re.
@ Shakuma92: Beh, non so fino a che punto Mizuiro possa agire negativamente, ma credo che questo superi anche il suo limite XD. Lo so, il fratello è stata una cosa veloce, ma è stato un effetto voluto. Per la foresta invece temo proprio di no, non è nessuna delle due XD
Ma ora, è il momento di lasciarvi andare su
Capitolo 31: Pandora
Dark si guardò intorno per qualche minuto, per poi cominciare a camminare.
‘Chissà se quello che dicevano quei tipi era vero…’ si chiese. “Dark… Sarà veramente questo il mio nome?’
Ma i suoi pensieri vennero interrotti dal ruggito proveniente da uno strano animale, di colore blu, che era apparso davanti a lui, e che non sembrava avere intenzione di giocare.
“Cominciamo bene…” sospirò lui, per poi congelarlo velocemente con la magia.
Una cosa però colpi l’attenzione di Dark.
Oltre alla coda che aveva, quell’animale ne possedeva una seconda, che alla fine si divideva in più fili, come se fosse un cavo reciso.
“Che strana coda…” disse, avvicinandosi.
In questo modo evitò, se pur involontariamente, una freccia che altrimenti lo avrebbe colpito in piena testa.
“Cos-” disse, per poi doverne evitare un'altra.
Dark si guardò attorno, ma non riusciva a capire da che parte provenissero.
E per di più, ad una prima vista, erano frecce decisamente più grandi del normale.
Ad un certo punto sentì qualcuno parlare in una strana lingua.
“Chi sei?” chiese ad alta voce “Chiunque tu sia, vieni subito fuori!”
Ma fu costretto a fermarsi dopo aver sentito qualcosa di appuntito sfiorarli la testa.
“Non so come fai a respirare…” disse una voce. “Ma non ha importanza. Tu ora mi seguirai senza protestare, chiaro?”
“Come se lo facessi veramente…” rispose Dark, creando una barriera attorno a lui, che spezzò la freccia a metà.
“E ora vediamo chi sei” disse il custode, girandosi, mentre un’altra freccia veniva scoccata alle sue spalle.
“Che strano posto…” disse Kairi, mentre scendeva dalla Gummyship.
Erano atterrati su quella che in passato doveva essere stata proprio una piattaforma di atterraggio, dato che tutto attorno c’erano diversi hangar, anche se tutto era in uno stato d’abbandono.
“Già, e per di più sembra disabitato… Perché mai gli Heartless dovrebbero attaccare un posto del genere?” chiese Sora.
“Beh, il loro obbiettivo a far cadere tutti i mondi nell’oscurità. Non credo stiano a vedere in che stato è il mondo che hanno scelto” gli rispose Riku.
“Io comunque direi di entrare lì dentro.” Propose Hikari, indicando l’hangar più grande, che conduceva ad un’enorme edificio. “Forse potremmo trovare qualche informazione più precisa”
“Si, ottima idea”
Ma non appena entrati, la prima cosa che notarono fu la conferma che quel posto era abbandonato da diversi anni.
Infatti per terra c’erano diversi pezzi di vetro e qualche maschera, come quelle che si usano quando si fa fatica a respirare.
“Sembra che questo posto sia stato abbandonato in fretta…” disse Riku.
“Oppure sono stati costretti ad abbandonarlo.” aggiunse Hikari.
“Cosa te lo fa pensare?”
“Se fosse stato abbandonato in fretta, ci sarebbe più di qualche pezzo di vetro in giro. Comunque andiamo avanti, chissà se non troviamo qualche traccia di quel che è successo”
I custodi continuarono la loro avanzata dentro l’edificio, fino a quando non arrivarono in una sala piena di computer.
“Se c’è qualcosa, deve essere qui” disse Hikari, per poi dirigersi ai computer, cercando di avviarli.
Pochi secondi dopo, tutti gli schermi si accesero, e di fronte a loro apparve una specie di mappa olografica.
“Deve essere una specie di mappamondo” disse Riku, osservandola.
“Credo anch’io” aggiunse Hikari, continuando a digitare sulle tastiere, cercando qualche dato.
“Ehi, non è che succede come a Radiant Garden, che finiamo dentro il computer, vero?” chiese Sora.
“Non credo proprio. Quel sistema l’aveva creato mio padre solo per casi eccezionali” rispose la custode, per poi far apparire al posto del mappamondo una serie di scritte.
“Uh? Che c’è scritto?” chiese Kairi.
“Purtroppo i dati sono danneggiati… O meglio, sembra che qualcuno gli abbia danneggiati appositamente. Come se non volessero che si venisse a sapere cosa c’era scritto…” rispose la sorella, soffermandosi a leggere un file, che non veniva visualizzato sull’ologramma.
“Quindi questo posto è stato lasciato volontariamente…”
“Già… Ma quello che mi sto chiedendo ora…” continuò Hikari, prendendo una maschera che era appoggiata lì vicino. “E il perché di queste maschere respiratorie. E come se senza di queste, chi ci viveva qui prima non potesse respirare…”
“Non credo, altrimenti non potremmo nemmeno noi.” Disse Sora
“Ehi, venite, presto!” urlò Kairi da una sala vicina.
I custodi accorsero subito, per ritrovarsi in una sala piena di enormi vasche chiuse con del vetro, e nella polvere, ancora delle tracce di passi visibili, seguite da quelle di ruote.
“Strano…” disse Hikari, seguendo la striscia di orme con lo sguardo. “Sembra che l’ultima persona che è passata per di qui abbia preso qualcosa da queste vasche…” continuò, evocando il Keyblade. “E quindi potrebbe ancora esserci qualcuno qui…”
“Ah, che bello” commentò Sora, evocando anche lui il Keyblade. “Basta solo che non salti fuori qualche fantasma…”
I quattro custodi entrarono nella stanza in cui si dirigevano le orme.
E si ritrovarono circondati da diverse capsule rotte, come se qualcuno le avesse colpite con violenza per assicurarsi che non fossero più usate.
Dietro esse doveva esserci una specie di panello di vetro, ormai ridotto in frantumi.
Al centro della stanza invece c’erano diversi computer, che dovevano esserci accessi assieme agli altri.
“Sembra che di qua ci sia passato un tifone…” commentò Kairi.
“No, non credo un tifone” disse Hikari, indicando una freccia incastonata nel muro. “Credo di più un attacco…”
“Ma l’hai vista quella freccia? È enorme! Chi mai potrebbe riuscire a lanciarla?”
“Non vorrei fare un ipotesi azzardata, ma credo che in quella vasche ci fossero gli stessi esseri che hanno attaccato…”
“Ma chi pu-” chiese Kairi, venendo interrotta da un vociferare poco lontano da loro, in una lingua che non riuscivano a comprendere.
“Allora aveva ragione. Siete veramente tornati, umani” disse una voce.
Riku e Kairi evocarono anche loro il Keyblade.
“Chi sei?” chiese Hikari, per poi vedere una freccia diretta verso di lei, che venne tagliata a metà da Kairi.
“Grazie” rispose la sorella, per poi guardarsi attorno.
“Ve lo dirò una sola volta: andatevene via subito. Non abbiamo intenzione di tollerarvi ulteriormente.” Disse la voce.
“Non ce ne andiamo!” disse Sora. “Non prima che tu ci abbia detto chi sei e che cos’è successo in questo posto”
“Come se non lo sapeste… Siete venuti qui con lo scopo preciso di riprendere le vostre attività”
“Ma se non sappiamo nemmeno che cosa succedeva qua dentro!” urlò Riku.
Pochi secondi dopo, davanti a loro saltò fuori un’enorme creatura umanoide, alta quasi il doppio di un normale essere umano, di colore blu, con la coda e una specie di treccia che finiva divisa in più fili che si muovevano da soli.
E in mano aveva un arco puntato verso i custodi.
“Vi ho detto di andarvene!” disse la creatura, mostrando i denti come un animale arrabbiato. “O potrei ripensarci”
“Hikari, dimmi che sai di che creatura si tratta” chiese quasi supplicando Kairi.
“No, mi spiace. Non l’ho mai vista prima. La Terra sarà anche un antenna ricevente informazioni, ma non credo riceva proprio tutto. Come anche il precedente mondo, non conoscevo quei tipi…”
“La Terra… Quindi ammettete che provenite da quel pianeta!” disse la creatura, senza smettere di minacciarli.
“Sai, mette sotto pressione, quell’arco” disse Sora, per poi avvicinarsi velocemente alla creatura e tagliare a metà l’arco.
Poi tentò di colpire la creatura, ma essa, semplicemente usando la coda, lo scaraventò contrò il muro, facendoglielo demolire.
“SORA!” urlò Kairi.
“Ugh… Sto bene, non preoccuparti… Sono stato colpito da creature anche più grosse…” disse lui, rialzandosi.
Ma a quel punto si ritrovarono circondati da altre creature come quella che avevano appena fronteggiato, che li puntarono contro sia archi che lance.
Una di esse andò a consegnare una lancia a quella che aveva attaccato i custodi, dicendo qualcosa in una lingua incompressibile.
“Vi conviene seguirci senza fare storie. Tenete” disse la creatura, passandogli alcune maschere.
“A cosa ci servono?” chiese Kairi, predendole una.
“Uh? Come sarebbe a dire? Come siete entrati, scusate?” chiese la creatura, mentre anche le altre guardavano i custodi, sorpresi.
“Camminando, come sennò?”
“Senza usare le maschere?”
“No”
Le creature guardarono quella che era saltata fuori per prima.
“Capisco… In questo caso, temo che non potremmo lasciarvi andare” disse essa, per poi intimarli a seguirlo.
“Ma perché tutti gli imprevisti possibili capitano solo a noi custodi?” si chiese Sora.
Impiegarono diverse ore per arrivare al luogo dove le creature li stavano conducendo.
Una volta arrivati si ritrovarono di fronte ad un enorme albero, che doveva essere caduto da diverso tempo, ma che sembrava stesse venendo riutilizzato da quelle creature come abitazione.
Al loro passaggio tutti fissarono i custodi come se fossero dei criminali.
“Qualcosa mi dice che quelli che abitavano in quello strano posto devono aver combinato qualcosa di grave…” disse Kairi a Sora.
“E anche tanto, per creare tutto questo odio…” rispose lui, senza riuscire ad ignorare gli sguardi che gravavano su di loro.
Improvvisamente una di quelle creature corse verso quella che aveva catturato i custodi, dicendogli qualcosa, per poi indicare i quattro ragazzi.
Lui gli guardò per qualche secondo, per poi correre via.
“Sarà una mia impressione, ma credo siamo finiti in un ulteriore guaio…” disse Riku. “Hikari, non credi sia il caso di scappare?”
“No, non ancora.”
Dark si estrasse dalla spalla la freccia, per poi guarire subito la ferita con la magia.
“Ugh… Non so come faccio a sapere queste cose, ma mi tornano piuttosto utili…” disse, cercando di tornare a respirare normalmente osservando il paesaggio attorno a lui, mutato in terra bruciata.
Si era ritrovato costretto a bruciare tutto per riuscire a scampare all’agguato, ma per farlo aveva lasciato scoperta la spalla, che ne aveva pagato le conseguenze.
‘Quegli indigeni erano ben organizzati… Mi conviene trovare un rifugio prima che tornino con i rinforzi…’
Dark cominciò a cercare una via d’uscita da quella foresta gigante, fino a quando non si ritrovò in uno spiazzo che si apriva sul cielo.
Sopra di lui si erigevano delle montagne volanti, sopra le quali si intravedevano enormi uccelli volare.
“Accidenti… Se mi mettessi a volare rischierei di venire colpito da quegli uccelli…” disse Dark.
“E allora? Non devi per forza volare” disse una voce alle spalle di Dark.
Dark si girò subito, per ritrovarsi di fronte un ragazzo che indossava un impermeabile nero, coi capelli corti neri e bianchi e con gli occhi dei colori opposti l’uno rispetto all’altro.
“E tu chi sei?” chiese Dark
Il ragazzo sorrise.
“Questo non è né il luogo né il momento adatto per parlarne. Sappi solo che dovrai essere tu a ricordarti di te”
“Tu sai chi sono?”
“Potrebbe essere. Ma mi dispiace, non ho intenzione di renderti la partita facile. Come ti ho appena detto, dovrai essere tu a ricordarti”
Dark evocò il Keyblade, per poi puntarlo sul ragazzo.
“Basta così! Ti ordino di dirmi tutto ciò che sai di me!”
“Tsk. Credi di potermi minacciare con quel semplice Keyblade? Purtroppo per te, non è ancora il momento per noi due di combattere. Ma nel frattempo, una cosa posso rivelartela: hai presente come sei arrivato qui, no?”
“Seguendo quello strano ciccione in quella specie di buco nero”
“Bene. Devi sapere che anche tu sei in grado di aprire passaggi simili”
“Cosa?”
“Ti basta pensare dove vuoi andare e ti si aprirà davanti, pronto a condurti dove vuoi. Forza, prova”
“Non ne sono troppo convinto…” disse Dark, per poi provarci.
Pochi secondi dopo davanti a lui apparve un varco nero e bianco.
“Incredibile! Ma come facevi a-” disse rivolto al ragazzo, che però era scomparso nel nulla
“Accidenti… Vorrei sapere com’è possibile che tutte le difficoltà le incontriamo noi…” disse Kairi, mentre venivano condotti all’interno dell’albero.
“Fate silenzio voi” disse uno degli indigeni, puntandogli contro un mitra.
“Ehi piano! Già siamo sorpresi di vedere degli indigeni che impugnano dei mitra, concedici almeno di parlare tra di noi” disse Sora.
Ma improvvisamente, gli indigeni che gli stavano scortando si fermarono, tutti rivolti verso lo stesso punto.
Sora si voltò, per ritrovarsi di fronte ad un altro indigeno, verso il quale tutti gli altri avevano abbassato la testa.
A quel punto quello che li aveva catturati si mise davanti a loro e cominciò a parlare nella loro lingua.
“Qualcosa mi dice che è il loro capo…” disse a bassa voce Riku a Sora.
Passò qualche minuto prima che i due finissero di parlare.
Poi il capo si diresse verso di loro.
“Così siete tornati di nuovo per cacciarci via” disse, senza nascondere nelle sue parole l’odio che provava.
“Ascolta, noi non abbiamo la minima idea di cosa sia successo qui!” disse Sora.
“Sora” gli disse dietro Riku. “Sai che non possiamo interferire. Noi non gli abbiamo attaccati per primi, ci siamo solo difesi, perciò non faremmo niente contro di loro nemmeno ora”
“Non so di cosa voi stiate parlando, ma ora ho un'altra domanda da farvi: come fate a respirare?” chiese il capo.
“Sai, quando inspiriamo ed espiriamo aria con il naso o con la bocca” rispose ironicamente Riku, per poi ritrovarsi una lancia sul collo.
“Forse non mi sono spiegato bene… Dovreste essere morti dopo pochi minuti senza le maschere. Avete qualche altro marchingegno addosso che vi permette di respirare?”
Hikari sbuffò.
“È vero, non siamo di questo mondo, e questo potrebbe essere il motivo per cui riusciamo a respirare. Ma credici, non siamo venuti qui con l’intenzione di nuocervi. Anzi, non sapevamo nemmeno della vostra esistenza”
“E voi vi aspettate chi io ci creda? Sono il loro capo” disse rivolgendosi agli altri indigeni. “Mi hanno scelto per guidarli e per proteggerli, non posso permettere loro di correre nemmeno il minimo pericolo. Perciò voi non lascerete questo villaggio vivi” decretò infine.
“Fantastico. Non bastavano Heartless e Nessuno, custodi che perdono memoria e controllo o che spuntano ogni due per tre. Ora ci voleva pure una condanna a morte!” disse Sora, evocando il Keyblade per poi puntarlo verso il capo, sebbene esso fosse decisamente più alto di lui.
“Senti, noi non abbiamo nessuna intenzione di morire qui, chiaro? Perciò ci farai il piacere di lasciarci andare via tranquillamente. Giusto il tempo di trovare un luogo” continuò, incurante delle lance che lo circondarono.
“Sei coraggioso, per essere solo un ragazzo… E non avevo mai visto un arma del genere… Nemmeno sulla Terra…”
“Vuoi dire che sei stato sulla Terra?” chiese Kairi.
“Basta così!” disse lui, per poi rivolgersi agli altri nell’altra lingua.
Pochi secondi dopo i custodi vennero sollevato con la forza, e stavano per essere portati fuori, quando arrivarono due indigeni, che sembravano aver affrontato un incendio.
Uno dei due, una femmina, si diresse subito dal capo, cominciando a parlargli, ignorando completamente i custodi.
Una volta che ebbe finito di parlare, il capo volse nuovamente lo sguardo verso i custodi, che vennero lasciati cadere a terra dopo un suo ordine.
“Ahi!” disse Sora, per poi zittirsi di colpo, guardando il volto dell’indigeno, che non prometteva niente di buono.
“Neytiri mi ha riferito che ha avvistato un essere umano nella foresta… Un essere umano senza maschera, come voi. Ha provato ad attaccarlo dopo che egli ha ucciso un animale, ma le prime due volte ha evitato le frecce, mentre la terza l’ha spezzata senza nemmeno toccarla.”
“Non so chi possa essere, ma mi pare di capire che si è solo difeso” disse Riku.
“Ha commesso un grave crimine invece” disse Neytiri. “Dopo che siamo riusciti a colpirlo alle spalle, trafiggendogliele una, non so come abbia fatto ma ha evocato dal nulla del fuoco, distruggendo una buona parte di foresta. Non possiamo tollerare ciò!”
“Cioè, solo perché si è difeso voi lo vorreste…” disse Sora, per venire interrotto da Hikari.
“Il mio nome è Hikari, non umana. E faccio questa domanda per il semplice fatto che potrebbe essere una persona che voglio eliminare personalmente”
Neytiri guardò il capo.
“Jake…” disse, per poi ricevere una risposta affermativa dal capo.
“Indossava vestiti simili ai vostri, ma erano tutti neri. Anche i capelli erano dello stesso colore, e gli coprivano completamente gli occhi”
“Oh no…” disse Kairi.
“Maledizione! Ma che gli passa per la testa!” commentò arrabbiato Sora.
“E ovvio che non è in lui. La perdita di memoria deve essere più grave del previsto” rispose Hikari.
“Deduco che voi lo conosciate” disse Jake, minacciandoli con una lancia. “Quindi ora vi conviene parlare, se volete avere una speranza di vivere”
I custodi si guardarono tra di loro.
“Va bene, ma ti chiediamo giusto di far uscire tutti gli altri tranne te. Se vuoi possiamo consegnare i nostri Keyblade ai tuoi guerrieri per assicurarti che non ti attaccheremo”
Jake rimase in silenzio qualche secondo.
“Va bene, ma rimarrà anche Neytiri. E consegnerete le vostre… spade ai miei guerrieri”
I custodi fecero apparire i Keyblade, che poi consegnarono agli indigeni, che uscirono lasciandoli soli con Jake e Neytiri.
“Ora spiegateci come stanno le cose. Chi siete, cosa ci fate qui, chi era quell’umano e quali sono le vostre intenzioni”
Fu Hikari a prendere la parola.
“Noi apparteniamo ad un gruppo ristretto di persone, scelte in tutto l’universo, chiamati Custodi, in grado di evocare i Keyblade. In questo momento siamo alla ricerca di due persone: una è una nostra vecchia conoscenza, di nome Dark, che sta girando per l’universo senza ricordarsi più niente, è che probabilmente è la stessa persona che ha bruciato la foresta. L’altra persona invece è un altro custode, Rexenet, il cui obbiettivo è quello di far cadere tutti i mondi nell’oscurità. E il mio obbiettivo è eliminarlo in modo definitivo. È l’erede di colui che in passato ha contribuito all’eliminazione del mio maestro, di colui che mi ha eliminato e della scomparsa di Dark.”
Jake e Neytiri rimasero in silenzio.
“Siamo arrivati su questo mondo perché abbiamo rilevato la presenza di Heartless, creature d’oscurità, usate da Rexenet per raggiungere il suo obbiettivo. Non abbiamo nessuna idea di ciò che sia successo in questo mondo, e in ogni caso noi possiamo solo limitarci ad intervenire per quanto riguarda gli Heartless. Le questioni interne di ogni mondo non sono di nostra competenza” continuò Sora.
“E voi vi aspettiate che vi crediamo?” chiese Jake. “Prima di tutto, c’è una grande falla nel vostro racconto: avete detto che questo vostro compagno, come quella ragazza, sono stati eliminati. Allora com’è possibile che siano ancora in vita?”
Hikari abbassò lo sguardo.
“Per quello che mi riguarda, diciamo che ho usato una specie di scappatoia. Mentre per Dark non ne abbiamo la minima idea… Ma è la verità”
Prima che i due indigeni potessero rispondere, si sentirono delle urla provenire da fuori.
“Cosa succede?” chiese Sora, per poi essere spinto a lato da Jake e Neytiri, che corsero fuori.
“Qualcosa mi dice che ci conviene andare a vedere cosa sta succedendo” disse Riku, per poi correre fuori seguito dagli altri.
Una volta usciti videro centinaia di Heartless che stavano attaccando gli indigeni.
“Maledizione!” disse Sora, evocando il Keyblade. “Lo sapevo che era questione di poco”
“Come hai fatto?” chiese Jake. “Avevi consegnato la tua arma ai miei guerrieri!”
“Ci dispiace, ma siamo stati costretti a mentire sul fatto che la possiamo richiamarlo ovunque esso si trovi” rispose Hikari, evocando il suo, per poi partire all’attacco contro gli Heartless, eliminandone subito uno.
“A mali estremi…” disse Riku, lanciando una sfera che congelò un Heartless, per poi sgretolarlo.
“Voi andatevene!” disse Kairi agli indigeni. “Non siete in grado di affrontarli. Ci pensiamo noi!”
“Nemmeno per sogno!” rispose Jake, impugnando una lancia mentre Neytiri prendeva un pugnale. “È il nostro villaggio, non lo abbandoneremmo di nuovo!”
“Certo che voi Na’Vi siete veramente testardi” disse una voce, che risuono sopra di loro.
“REXENET!” urlò Hikari, riconoscendo la voce.
“Brava, vedo che mi hai riconosciuto subito” disse lui, uscendo da un varco oscuro davanti a loro.
“Un altro essere umano? Ed è apparso dal nulla?” disse sorpreso Jake.
“Oh, come sei drastico. In fondo, non eri anche tu un essere umano in passato?”
Jake spalancò gli occhi. “E tu come fai a…”
“Hai lasciato tutto nei computer della base” rispose Hikari. “Anch’io ne ero venuta a conoscenza nello stesso modo, ma ho fatto finta di niente. Se hai rinunciato ad essere un umano, avrai avuto i tuoi motivi, e come ti abbiamo detto, noi non dobbiamo interferire con gli avvenimenti dei mondi”
“Parlò colei che ha organizzato un torneo tra i guerrieri più forti dell’universo…” la canzonò Rexenet.
Prima che Hikari potesse reagire, Jake diede l’ordine ai guerrieri là vicino di colpire Rexenet con le frecce.
Ma con loro grande sorpresa, esse si fermarono a mezz’aria, per poi prendere fuoco.
“Cosa?” disse sorpresa Neytiri. “Di nuovo…”
“Attacco inutile. E ora, preparatevi a diventare parte delle tenebre, assieme a questo mon-!” ma Rexenet venne interrotto da una sfera di fuoco.
I custodi si guardarono attorno per riuscire a capire chi fosse stato.
“Non dovrei essere io a parlare…” disse Dark, uscendo da un varco. “Ma non mi pare il caso di mettersi ad attaccare senza un motivo ben giustificato, no?”
“Dark!” urlò Hikari.
“Tu?” disse sorpresa Neytiri, riconoscendolo.
“Mi dispiace per prima. Ma ignoravo il motivo del vostro attacco. E scusatemi se ho origliato la vostra conversazione. Ma ora permettetemi di ripagarvi in parte” disse, per poi rivolgersi a Rexenet.
“Ehi, tu! Ti chiami Rexenet, giusto?”
“Allora è vero. Sei ancora vivo, sebbene senza memoria. Pietro ogni tanto ne indovina una” rispose lui.
“Lo prendo per un si” rispose Dark, sparendo alla vista di tutti, per poi riapparire alle spalle di Rexenet, puntandogli sulla schiena il Keyblade.
“Ultime preghiere?” chiese il custode, preparandosi ad affondare l’arma nell’avversario.
“Complimenti, vedo che nonostante tutto ti sono rimaste le tue capacità. Purtroppo per te non sono sufficienti…” rispose Rexenet, sparendo nell’oscurità, sotto gli occhi increduli di Dark.
“Maledizione” disse lui, aprendo un varco e tuffandosi dentro.
“DARK!” urlò Hikari, senza però ottenere risposta.
Gli Heartless rimasti vennero fatti fuori velocemente dai custodi, che poi si diressero da Jake.
“Gli Heartless per il momento si sono ritirati… Ma se non troviamo la serratura continueranno ad arrivare fino a far cadere questo mondo nell’oscurità…” disse Hikari.
“Serratura? Che cosa intendete?” chiese Neytiri.
“È letteralmente la serratura di questo mondo. Finché è aperta, gli Heartless continueranno ad arrivare”
Come se volesse rispondere al loro desiderio, l’albero gigante si illuminò, cominciando ad emanare luce.
“Cosa succede?” disse sorpreso Jake, mentre Sora evocava il Keyblade.
“La serratura si è rivelata. E ora è arrivato il momento di chiuderla!” rispose il custode, puntando il Keyblade verso la serratura, che venne chiusa dal classico rumore.
L’albero tornò subito al suo stato originario, con grande felicità degli indigeni, che si misero attorno ai custodi, ma apparentemente non per attaccarli.
“Grazie mille” disse Jake. “Mi devo ricredere. Non eravate venuti qui per farcene andare”
“Ve lo avevamo detto che noi non centravamo niente” disse Kairi, osservando la sorella aprire il varco.
“In futuro cercate di essere meno previdenti verso gli umani” disse Hikari. “È vero, molti sono malvagi, ma ce n’è un equivalente di buoni. Male contro bene, l’equilibrio infinito. Ricordatevi che senza queste due forze, l’universo stesso collasserebbe su se stesso, senza possibilità di scampo” concluse, per poi attraversare il varco.
ora che ho finito bbs finalmente mi è tornata sia l'ispirazione che la voglia di scrivere, cosa che dovrebbe durare fino a quando non verrò preso da FF13 ovviamente XD.
A questo proposito, ne approfitto per chiedere un parere a tutti voi lettori, anche a quelli che finora non hanno mai recensito: come ho scritto poco fa, ho finito bbs, e ciò ha scatenato nella mia mente una serie di teorie per la ff. Il punto è questo: ho paura di spoilerarvi troppo. Percui vorrei sapere più o meno fino a che livello sareste disposti ad accettarli, tipo l'inserimento di alcuni nemici (boss finali ovviamente esclusi) o semplicemente se siete d'accordo oppure no. mi basta anche solo un si o un no, e in base alla maggioranza vedrò se inserirli oppure no.
Ringrazio in anticipo tutti coloro che mi faranno sapere.
Ma ora pensiamo alle recensioni:
@ masterof dark: Beh, purtroppo questi capitolo saranno un po' veloci + che altro che momentanea carenza di idee lunghe XD. Comunque per il "vecchio Dark" chissà, ma posso dirti che presto verrà rivelato anche questo mistero
@ Inuyasha_Fede: Beh, Pandora lo avevo in mente fin da quando ho visto Avatar, quindi non potevo non inserirlo XD. Per quanto riguarda le mie idee... Sto ancora cercando di farne una mappa XD
E ora, ecco qui il
Capitolo 32: Incontro tra custodi
(ATTENZIONE: leggere la nota a fine capitolo)
Light si coprì gli occhi con la mano per evitare di venire colpito dalla sabbia.
“Ugh… Certo che ce n’è di vento qui…” disse, cercando di guadarsi attorno.
All’improvviso, alle sue spalle, sentì il rumore della sabbia che andava a sbattere contro qualcosa di metallico.
Sorridendo, Light si girò.
“Finalmente ti ho trovato” disse, evocando il Keyblade, all’armatura di fronte a lui, inginocchiata di fronte ad un Keyblade conficcato nella terra.
“Chi sei?” chiese una voce proveniente dall’armatura.
“Oh, nessuno in particolare. Un semplice custode che vuole misurare la propria forza”
L’armatura rimase in silenzio.
“Beh, che ti prende? Hai forse paura?”
“Non sei tu… Non sei tu il mio avversario…”
“Come vuoi… Vorrà dire che attaccherò per prima io!” urlò Light, partendo alla carica.
Hikari si svegliò di colpo, facendo saltare dallo spavento la sorella, che le era seduta accanto.
“AHHH!” urlò Kairi, tenendosi una mano sul cuore. “Ti sembra questo il modo di salutare tua sorella?”
Hikari non rispose.
“Che succede?” chiese Sora, arrivando subito dopo aver sentito l’urlo.
“N-Niente. Solo uno spavento” rispose subito Kairi, agitando le mani. Poi si rivolse nuovamente alla sorella.
“Che cos’è successo?”
“Ho avuto una strana sensazione… Come se stesse per accadere qualcosa di terribile…” rispose lei.
“Qualcosa di terribile? Che cosa intendi?” chiese Sora.
“Non ne ho idea…” disse Hikari, per poi venire interrotta dall’allarme della Gummyship.
Dark uscì fuori dal varco, ritrovandosi in una città, in piena notte.
“Devo ancora capire bene come funzionano questi passaggi…” disse, guardandosi attorno.
Di fronte a lui c’era un campanile, la cui cima sovrastava i palazzi attorno.
E proprio in quel momento le campane cominciarono a suonare.
Dark guardò verso esse istintivamente, per poi rimanere ad ascoltarne il suono.
Ma questa pace venne interrotta da un gruppo di Heartless e Nessuno che apparvero attorno a lui.
“Ancora questi esseri?” disse lui. “Sembra proprio che ovunque vada sia destinato ad affrontarvi”
Stava per evocare il Keyblade, quando un ombra nera gli passò davanti, facendo sparire dietro di lei gli Heartless e i Nessuno, apparentemente senza nemmeno averli colpiti, e lasciando interdetto Dark.
Di fronte a lui c’era una persona che indossava un cappotto nero senza maniche, lungo fino alle gambe e con un cappuccio che copriva il volto, e da sotto di esso si riusciva a sentire un minimo di musica.
E in mano impugnava due Keyblade entrambi neri, ma mentre il primo aveva l'elsa blu a forma di cuore con un ciondolo a forma di luna crescente metà nero e metà argento, il secondo aveva una stella come pendente e una fiamma nera come elsa.
‘Quelle armi…’ pensò Dark. ‘Sono simili alla mia… e a quelle di quei ragazzi…’
Il custode misterioso non disse una parola, ma rimase per qualche minuto ad osservare in silenzio Dark.
Alla fine fu Dark ad interrompere il silenzio.
“Chi sei?”
Ma il custode non rispose.
Disse qualcosa, ma con un tono di voce così basso che Dark non riuscì a distinguerlo bene.
Poi, come se niente fosse, tutte i lampioni della strada e interne alle case si spensero, facendo ricoprire tutto dall’oscurità.
“Cos-“ disse Dark sorpreso, perdendo di vista il custode.
Pochi secondi dopo la luce ritornò, ma di lui non c’era più traccia.
“Che cos’ha fatto…” si chiese Dark, per poi accorgersi di alcune finestre che si aprivano per scoprire la causa del black-out, e quindi volare via prima che qualcuno di accorgesse di lui.
Ma poco lontano, da una finestra, due occhi erano riusciti ad osservare l’incontro tra i due custodi.
“Ma solo a me capitavano mondi unici?” disse Sora, guardandosi attorno.
“Che ci vuoi fare? L’universo è bello perché è vario” gli rispose Riku.
“Più che vario… io definirei questo mondo una copia della Terra…” disse Hikari, leggendo alcuni cartelli. “Qui le città e i luoghi hanno gli stessi nomi…”
“Strano... Teoricamente non dovrebbe essere così, giusto?” chiese Kairi.
“Però non è impossibile. Per esempio: la Terra è il nome comune di molti mondi. Prendete quello di Jake: dubito fortemente che provenisse dalla Terra di Dark, tuttavia ne conosceva il nome”
“È vero!” disse Sora battendo il pugno nel palmo dell’altra mano. “Non ci avevo fatto caso”
“Non avevamo dubbi, Sora” gli rispose Riku, per poi scoppiare a ridere.
“Ehi, venite a vedere” li interruppe Kairi, indicando un muro lì vicino, sul quale c’erano segni di bruciature.
“Beh, che c’è di strano?” chiese Hikari. “Può trattarsi di un semplice atto vandalico… Sai, sono più diffusi di quanto di pensi…” concluse, per poi cominciare a camminare.
“Dove vai?”
“Ad esplorare il mondo, no? O avete intenzione di aspettare che gli Heartless o Nessuno vengano a bussarvi sulla porta della Gummyship?”
“Quasi quasi la preferivo quando non faceva queste battute…” disse sottovoce Sora a Riku.
“Guarda che ti sento benissimo” gli rispose Hikari, facendo spaventare Sora.
“Chissà se anche Dark si trova qui…” disse infine, guardando in alto.
“Beh, che ti prende?” chiese una voce nella testa di Dark, che si fermò immediatamente.
“Chi ha parlato?” chiese, senza però vedere nessuno.
“Sono sempre io” disse il ragazzo dai capelli neri e bianchi, che apparve di fronte a lui.
“Cosa vuoi stavolta?”
“Che modi. E dire che la volta scorsa ti ho pure aiutato a risvegliare un tuo potere…”
“Umpf. Te ne approfitti solo perché sai chi sono realmente, mentre io no…”
“Suvvia, ti posso assicurare che tra non molto ti sarà tutto chiaro” rispose il ragazzo. “Comunque credevo saresti partito subito alla ricerca di Rexenet…”
“Non mi interessa. L’altra volta l’ho affrontato solo per ripagare in qualche modo il mio debito verso quegli indigeni… Finché non farà qualcosa contro questo mondo, ammesso che sia qui, non è affar mio”
“Come vuoi…” rispose il ragazzo cominciando a svanire.
“Ah, dimenticavo” continuò. “Quell’arma, come la chiami tu, si chiama Keyblade. Per la precisione, il tuo si chiama Balance” concluse, sparendo, lasciando Dark da solo.
“Balance…” disse lui, evocando il Keyblade. “E così sia allora” concluse, facendo sparire la chiave per poi dirigersi verso una strada più grande.
“Allora non ne hai proprio idea?” chiese una ragazza dai corti capelli neri ad una sua amica dai capelli castani, che scosse la testa.
“No. Come ti ho già detto, non avevo mai visto nessun altro che lo possedeva oltre a me…”
“E io che pensavo fosse un tuo amico segreto… Anche se effettivamente, per come vi siete incontrati, non si sarebbe potuto nemmeno pensare…”
“Tu sei sempre alla finestra nella speranza di vedermi in azione, eh?” disse la castana, per poi mettersi a ridere.
Ma le sue risate si fermarono di colpo, vedendo un ragazzo dai lunghi capelli neri che coprivano anche gli occhi passarli accanto. E come lei, anche l’amica smise di ridere.
Dark si girò un attimo verso si loro, non avendo potuto fare a meno di vedere come avessero cambiato atteggiamento non appena lo avevano visto.
“Ci conosciamo?” chiese poi. “Se si, dovete scusarmi, ma i miei ricordi risalgono solo a pochi giorni fa”
“N-No. Semplicemente ci ricordavi una persona di nostra conoscenza… Scusaci” rispose la castana, per poi allontanarsi portandosi dietro l’amica.
“Che strane…” disse Dark, per poi alzare le spalle e riprendere la camminata.
“Uffa… Non c’è niente di niente in questo mondo…” si lamentò Sora.
“Giuro che se in questo momento succede qualcosa di non normale, è la volta buona che ti uso per allenarmi con il Keyblade!” gli disse Riku, facendolo deglutire.
“O-Ok, messaggio ricevuto”
Poi, senza che nessuno se ne rese conto, una ragazza dai capelli castani andò a sbattere in pieno contro Riku.
“Ahi” disse lui “Fai più attenzione a dove cammini”
“Jessie, tutto bene?” chiese un'altra ragazza dai capelli neri, raggiungendola.
“S-Sì Andrea, tutto ok… E mi scusi” rispose Jessie, rivolta a Riku.
Una cosa che il custode non mancò di notare fu il fatto che la ragazza sembrava leggermente scossa.
“Ehi, sicura che va tutto bene?” chiese
“Sì, non si preoccupi…”
“Questo rientra tra le cose non normali oppure no?” chiese Sora, per poi ricevere una gomitata nello stomaco da parte di Kairi.
“Grazie Kairi…” disse Riku.
“Uh, ma che bel quadretto” disse una voce sopra di loro.
“Rexenet!” Urlò Hikari, evocando il Keyblade. “Fatti vedere!”
“Pazienza, mia cara custode… Per vostra fortuna, non è ancora arrivato il momento della vostra cancellazione… Voglio che ci siano tutti e sei i custodi presenti su questo mondo prima di procedere”
“Rexenet!” urlò nuovamente la custode, senza però ottenere risposta.
“Sei custodi?” ripeté Sora. “Ma siamo solo quattro. Cinque nel caso Dark si trovasse veramente qui”
“A me no che non ci sia anche Light…” disse Kairi.
“M-Ma quello…” disse Jessie, indicando l’arma di Hikari. “Quello è un Keyblade!”
A sentire quella parola i quattro ragazzi si ammutolirono.
“Come… Come fai a sapere come si chiama?” chiese sorpresa Hikari.
“Accidenti Jessie, ma vi siete dati appuntamento? È già la seconda persona che incontri in meno di un giorno che possiede un Keyblade.
“La seconda?” chiese Riku. “Vuoi dire che hai visto un altro custode?”
“Prima di rispondere a questa domanda… Potreste dirmi chi siete? A chi apparteneva quella voce?”
Sora, Riku e Kairi si guardarono tra di loro, per poi annuire.
Pochi secondi dopo tutti e tre evocarono il loro Keyblade.
“Wow!” disse meravigliata Andrea. “E io che fino a ieri sera credevo esistessero solo quelli di Jessie”
Jessie si limitò a sorridere.
“Allora era vero che non ero l’unica custode” disse, evocando due Keyblade.
Dark continuò a camminare finché non arrivò la notte.
Era curioso di incontrare nuovamente quella persona, chiunque essa fosse.
E sembrò che il suo desiderio si fosse realizzato.
Di fronte a lui, in volo, c’era la stessa figura della notte precedente, con in mano i due Keyblade.
“Dark, giusto?” chiese una voce femminile da sotto il cappuccio.
“Così mi chiamano da qualche giorno, ma il mio vero nome non me lo ricordo. Come fai a saperlo?”
“Mi sono arrivate delle voci. Per la precisione da quattro ragazzi”
“Umpf. Dovevo immaginarlo che mi avrebbero seguito anche qui. E ora dove si trovano?”
“Se ne sono andati. Gli ho detto di averti sistemato personalmente ieri notte”
Dark rimase un attimo in silenzio, per poi scoppiare a ridere.
“E tu gli avresti veramente raccontato una cosa del genere? Figuriamoci se se ne sarebbero andati così come se niente fosse. Mi stanno seguendo ovunque vada, e dubito che se qualcuno dovesse riuscire ad eliminarmi, loro farebbero finta di niente. La persona che gli ricordo deve essere molto importante per loro.”
“Non te le bevi facilmente, eh?” disse lei, togliendosi il cappuccio, rivelando così una ragazza dai capelli castani e gli occhi marroni coperti da degli occhiali. “In tal caso, dovrò far diventare ciò realtà!”
“hai intenzione di affrontarmi?” chiese Dark, evocando il Keyblade. “Allora buona fortuna”
I tre Keyblade si scontrarono tra di loro, creando un vortice d’aria che li circondò, senza però riuscire a smuoverli.
“Ugh…” disse Dark, usando tutta la sua forza per rimanere al suo posto, e come lui anche la custode stava facendo lo stesso.
“Beh, di certo sei decisamente più forte dei soliti Heartless e Nessuno che affronto… Ma non credere di spaventarmi”
“E chi ne ha l’intenzione? Mi basterà sconfiggerti!”
“Provaci”
“Volentieri!” rispose Dark, creando con la mano libera una sfera di fuoco che scagliò contro la custode, colpendola in pieno e facendola arretrare di qualche metro.
Ma stranamente lei non sembrò aver riportato danni evidenti.
“Mi dispiace… Ma una fiammella del genere non può ferirmi…” disse lei, per poi preparare dalla punta dei due Keyblade un enorme sfera di fuoco.
“Permettimi di mostrarti cosa sia il vero fuoco!” urlò, lanciandogliela contro Dark, che venne investito in pieno dalla fiammata, che poi esplose attorno a lui.
Dark venne scaraventato in aria dal contraccolpo dell’esplosione, mentre i suoi vestiti erano bruciati in diverse parti e aveva riportato diverse bruciature sul corpo.
Ma prima che Jessie potesse lanciargli un altro attacco, Dark rimase sospeso in aria, per poi venire avvolto da un’aurea verde, che rigenerò le ferite come se niente fosse.
“Niente male come attacco…” ammise Dark. “Sei la prima persona che riesce a ferirmi senza colpirmi alle spalle”
“Lo prenderò come un complimento”
“Ma ora vediamo se riesci a resistere a questa magia” disse Dark, facendo sparire il Keyblade e creando una sfera di ghiaccio e una di tuono, che poi fuse in un unico globo.
“Cosa?” disse stupita Jessie, per poi prepararsi a parare il colpo con i Keyblade.
“Provaci!” urlò Dark, scagliando la sfera contro la custode.
Non appena essa entrò a contatto con i due Keyblade, si generò un campo che avvolse completamente la custode, per poi esplodere lanciando tuoni e pezzi di ghiaccio tutt’attorno.
Incredibilmente la custode era ancora nello stesso punto dove si trovava prima di venire colpita, sebbene con diversi tagli sui vestiti e sul volto.
“Ugh… Non mi aspettavo una fusione di magie…” disse, appoggiandosi ad un Keyblade, mentre con l’altro si preparava ad attaccare nuovamente.
Ma sopra di lei, Dark cominciò a creare una nuova sfera, questa volta usando oltre ai due elementi precedenti anche il fuoco.
“Hai detto che la mia era solo una fiammella, giusto? Vediamo se penserai la stessa cosa ora!” disse, per poi lanciare nuovamente il globo.
Ma prima che esso potesse raggiungere la custode, un Keyblade proveniente da poco lontano lo tagliò in due, facendolo esplodere a mezz’aria.
“Basta così!” urlò Hikari, ponendosi in mezzo ai due custodi.
“Mi dispiace… L’ho preso troppo alla leggera…” disse Jessie, rialzandosi.
“Non ti preoccupare. Nemmeno noi pensavamo che fosse in grado di usare tutte le sue tecniche… O meglio, speravamo che non se le ricordasse ancora…”
“Beh, ormai ha poca importanza” disse Sora, raggiungendo le due custodi accompagnato da Riku e Kairi. “Nemmeno questo trattamento è riuscito a fargli tornare la memoria. Scusa se ti abbiamo coinvolta, Jessie”
“Non importa. Almeno ora so che c’è qualcuno in grado di tenermi testa… Anche se è vero che finora ho affrontato solo Heartless e Nessuno”
“Quindi era tutto una messinscena?” chiese Dark.
“Sì, ma solo perché vogliamo che tu recuperi la memoria.” disse Kairi.
“Vi ho già detto che non sono la persona che credete!”
“Allora dicci chi sei! Hai il Keyblade di Dark, non puoi essere nessun’altro!” disse Hikari.
Dark si portò le mani sulla testa, cominciando a sentire un dolore lancinante provenire da dentro.
“B…Basta… Per piacere… smettetela…”
“Oh, povero Dark…” disse la voce di Rexenet, anticipando il custode oscuro. “Sembra proprio che i tuoi ricordi siano ben sepolti, eh?”
“Tu…” disse Dark, girandosi verso di lui. “Che cosa vuoi da me?”
“Una sola cosa: la tua cancellazione!” rispose lui, evocando la spada.
“Beh, non credere che sia così facile arrivare a lui” disse Hikari, mettendosi tra i due. “Prima dovrai riuscire a sconfiggermi”
“Già. Mi hanno detto quali sono le tue intenzioni: vuoi far cadere anche questo mondo nell’Oscurità, vero?” chiese Jessie.
“Tutti i mondi cadranno nell’Oscurità, che voi custodi lo vogliate o meno!” disse il custode oscuro. “E tu” disse rivolgendosi a Jessie “Non hai paura che qualcuno ti scopra?”
“Oh, non ti preoccupare, ho già pensato anche a questo”
‘Jessie, questa te la farò pagare!’ pensò Andrea.
“Allora stanno veramente girando un film in quel quartiere?” chiese una signora.
“Sì. Hanno anche deciso di sperimentare nuovi tipi di effetti speciali, che sembreranno più reali che mai”
“Capisco…” disse Rexenet, per poi schioccare le dita, facendo così apparire dietro di lui un enorme varco oscuro.
“In tal caso, permettetemi di rendere questi ‘effetti speciali’ ancora più realistici!” concluse, mentre alle sue spalle usciva dall’Oscurità un Darkside rosso, alto quanto il campanile lì vicino.
“E quello cos’è?” chiesero ad Andrea, che era rimasta sorpresa quanto loro.
I custodi guardarono sorpresi e leggermente spaventati il nuovo Heartless appena apparso.
“REXENET!” urlò Hikari. “Ti rendi conto di ciò che hai appena fatto?”
“Certo. Sono riuscito dove Xehanort ha fallito. Kingdom Hearts ora è in mio potere! E questo Heartless ne è la prova!”
“Cosa?” chiese Sora, senza riuscire a crederci. “Sei riuscito a… impossessarti di Kingdom Hearts?”
“Per la precisione solo ad una sua minima parte… Ma state tranquilli che presto sarà completamente mio!”
“Non ho idea di cosa sia questo Kingdom Hearts…” disse Dark, preparandosi ad attaccare. “Ma non ti lascerò campo libero!” urlò, scagliandosi all’attacco.
Purtroppo per lui il Darkside lo colpì in pieno, scaraventandolo su un palazzo, facendoglielo trapassare e cadere a pochi metri da Andrea, che era rimasta da sola dopo che gli altri abitanti erano scappati via, non più troppo sicuri della finzione del tutto.
“Tutto bene?” chiese lei al custode, che però non sembrava in grado di riprendere conoscenza.
“REXENET!!!” urlò Hikari, riuscendo a superare il Darkside e scagliandosi contro l’avversario, che parò il colpo con la spada.
“Tutta qui la tua forza di vendetta? Mi deludi…”
“SILENZIO!” rispose lei, lanciando una sfera di ghiaccio contro di lui, che sparì nell’oscurità prima di venire colpito.
“Ora come ora non siete nemmeno in grado di raggiungere il mio livello” disse la sua voce, che risuonò nel buio della notte.
“Maledetto…” disse la custode, per poi rivolgere l’attenzione all’Heartless.
Sora e Riku stavano cercando di colpirlo alla testa, senza però riuscire ad ottenere risultati evidenti, mentre Kairi e Jessie tentavano di metterlo in difficoltà con la magia.
Hikari volò subito verso di loro, preparandosi ad affondare il Keyblade nel corpo dell’Heartless, cosa che riuscì a fare.
Ma con sua sorpresa, gli passò attraverso, senza riuscire a danneggiarlo.
“COSA?” urlarono tutti gli altri custodi.
“Dannazione… Ognuno lanci una magia diversa, SUBITO!” ordinò Hikari, lanciando una sfera di ghiaccio, mentre Jessie una di fuoco, Sora di tuono, Riku di terra e Kairi di aria.
Purtroppo nemmeno quel mix di magie ebbe effetto.
“Maledizione… Le nostre tecniche non sono efficaci contro di lui…” disse Kairi.
Poi, senza che nessuno se ne rese conto, una scia bianca attraverso l’Heartless dalla testa fino ai piedi, tagliandolo così a metà.
L’Heartless sembrò cercare di rimanere unito, ma scomparve nell’oscurità prima di riuscirci.
E dove c’erano i suoi piedi, si trovava Dark, con in mano il Keyblade, mentre i capelli, che erano diventati bianchi e neri, cominciavano a tornare del loro colore originale.
Poi senza nemmeno girarsi, aprì un varco, sparendo al suo interno.
“Grazie per l’aiuto Jessie” disse Hikari, stringendo la mano alla custode.
“Di niente, anzi, grazie a voi. Mi sarei trovata in seria difficoltà senza il vostro intervento”
“Ma se perdevi, sapevi che te l’avrei fatta pagare cara…” disse Andrea.
“Più caro di un mese di bar gratis? Ti ricordo che è questo il prezzo che hai richiesto per il tuo aiuto di ieri…” rispose la custode, ridendo.
“A proposito, sei sicura di non voler venire con noi? Ci saresti d’aiuto…” chiese Riku.
“Ti ringrazio per l’offerta e credimi, mi piacerebbe. Ma non posso. Preferisco rimanere e continuare ad affrontare gli Heartless qui. Poi ora che so della serratura, mi metterò alla sua ricerca”
“Allora ti ringraziamo ancora. Ci risparmi del tempo”
“Di niente. Voi pensate giusto a ritrovare il vostro amico e a fargli recuperare la memoria. Quella è la cosa più importante al momento”
“Grazie, speriamo di riuscirci” disse Hikari, aprendo un varco, per poi sparire all’interno seguita dagli altri.
Light venne scaraventato all’indietro, cadendo nuovamente nella sabbia.
“Ugh… Sei decisamente più forte di quanto credesi…” disse rivolto all’armatura, che si stava rimettendo nelle stessa posa che aveva prima della battaglia.
Light la guardò con rabbia, per poi aprire un varco e sparire al suo interno.
Ringrazio Liberty89/Fly89 per avermi concesso per questo capitolo in prestito i personaggi di “Jessie” e “Andrea”, che appartengono alla sua storia “Sclero di una notte di mezza estate” e per avermi aiutato nella stesura.
Capitolo 33 *** Non permetterò che la storia si ripeta! ***
Ed ecco qui il nuovo capitolo.
Mi scuso per il ritardo, ma c'è voluto più tempo del previsto per scrivere questo capitolo (che come vedete, è leggermente più lungo del solito... spero solo sia venuto bene XD).
Ma ora passiamo alle recensioni:
@ Inuyasha_Fede: Grazie. Beh, credo che la fan fiction originale la conoscano tutti XD.
@ masterof dark: Grazie anche a te. L'idea mi è venuta all'improvisso, e dopo aver chiesto il permesso a liberty89, l'ho messa per inscritto. Per BBS... vedrò di rallentare il più possibile i tempi, in modo da non rivelarli prima dell'uscita italiana del gioco, ma purtroppo non posso più eliminare gli spoiler dalla trama della fan fiction, mi dispiace.
@ ENS: Chiamami tranquillamente darkroxas92 o Dark XD. Ti rispondo subito alla questione Hikari x Dark. In effetti ho fatto in modo che Hikari provi qualcosa per lui, ma a differenza di quello che tutti si aspettano, in questa fan fiction non ci sarà nessun riferimento a innamoramenti e cose del genere, quindi mi dispiace deluderti, ma tra loro due non nascerà mai niente. E si, Marco sarebbe un ottimo paziente per Sigmund... Ma quella è un altra storia XD
E ora, è il momento di lasciarvi al
Capitolo 33: “Non permetterò che la storia si ripeta!”
Rexenet si trovava sulla cima di un grattacielo, intendo ad osservare le strade trafficate sotto di lui.
Non poté fare a meno di sorridere.
“Presto… Presto avrò abbastanza potere…” disse a bassa voce.
Non appena Dark uscì dal varco si ritrovò in una via vuota.
La prima cosa che fece fu appoggiarsi ad un muro lì vicino, continuando a respirare velocemente
“Maestro, dunque è giunto il momento?”
“Come farò a capire quando sarà il momento?”
Dark si mise le mani sulla testa per cercare di calmare il dolore.
Un dolore proveniente dai suoi ricordi.
Poi la sua attenzione si rivolse alla mano sinistra, che era diventata più scura, con alcuni pezzi, sebbene piccoli, completamente spariti.
“Che cosa mi sta succedendo…?” si chiese Dark, osservando con paura mista a sorpresa la mano.
Poi riprese come se niente fosse la sua sicurezza, nascondendo la mano in tasca.
Fu a quel punto che si accorse di avere qualche moneta dietro.
Dark le tirò fuori per osservarle.
“Vero… Ichigo mi aveva prestato un po’ di soldi nel caso mi fossero serviti… Chissà se valgono anche qui…” disse a voce bassa, avviandosi verso l’uscita di quella via, per ritrovarsi così in una più grande.
Dark fece ben attenzione a nascondere la mano in tasca.
Sapeva che una mano che stava scomparendo non sarebbe passato tanto inosservata.
“E ora pensiamo ad una copertura migliore” disse, per poi mettersi a cercare un negozio adatto.
Impiegò diversi minuti prima di trovare un market dov’erano esposti dei guanti neri.
Dark guardò nuovamente le monete.
“Speriamo bene…” disse entrando.
Dark non fece caso ad un gruppo di cinque bambini che era dentro, intendo a scegliersi un gelato, accompagnati da una ragazza che stava aspettando che scegliessero.
Il custode dell’equilibrio si diresse direttamente alla vetrina dove aveva visto i guanti, per poi prenderli e dirigersi alla cassa.
“Salve” disse, consegnando i guanti e le monete “Sono sufficienti?”
La commessa si mise a contare le monete.
“Si, sono giusti giusti” disse, per poi stampare lo scontrino e consegnare i guanti a Dark. “Grazie e arrivederci”
“Arrivederci” rispose il custode, per poi cominciare ad allontanarsi.
Ma prima che riuscisse ad uscire, nel negozio entrarono di corsa due persone con un passamontagna e in mano una pistola, che uno puntò subito su Dark, mentre il complice sul gruppo di bambini.
Poi quello che puntava la pistola su Dark si rivolse alla commessa: “Se vuole evitare che faccia saltare le cervella a questo ragazzo, ci dia tutto l’incasso!”
“S-Subito” rispose lei, per venire interrotta da Dark.
“Non faccia niente” disse il custode, per poi sentire anche l’altra pistola venire puntata su di lui.
“Chi ti credi di essere per fare simili affermazioni, eh, ragazzino?” chiese uno dei due rapinatori.
“Purtroppo per voi…” disse Dark, tirando fuori la mano “So benissimo cosa sono, mentre al chi… non ancora”
“L-La tua mano…” disse uno dei due rapinatori, allontanandosi di qualche centimetro.
“Fa impressione, vero?” rispose lui, infilandosi i guanti.
A quel punto il rapinatore non ci vide più e fece fuoco.
Ma nonostante la distanza ravvicinata, Dark riuscì ad evocare il Keyblade e a farsi scudo con esso.
I bambini dietro di lui cominciarono a urlare entusiasti nel poter vedere una scena del genere dal vivo.
O meglio, tutti tranne due: uno dai capelli neri corti con un paio di occhiali e una bambina dai capelli a caschetto biondi scuri, che osservano sorpresi e interessati quel ragazzo vestito di nero.
Dietro di loro, la ragazza più grande sembrava stesse invece aspettando.
“C-Cos’è… Cos’è quell’affare?” chiese il rapinatore, indietreggiando.
“Oh, niente di importante… Si tratta solo del mio fedele Balance” rispose Dark, per poi vedersi nuovamente puntata contro la pistola.
Ma stavolta il rapinatore non fece nemmeno in tempo a mettere il dito sul grilletto che Dark tagliò a metà la pistola, rendendola inutilizzabile.
Ma per farlo presto poca attenzione al rapinatore dietro di lui, che stava per colpirlo con il gancio della pistola.
“Sogni d’oro” disse lui, per poi cadere a terra privo di sensi.
Dietro di lui si trovava la ragazza, che aveva assestato un pugno sulla testa del rapinatore.
“Grazie mille” disse Dark, per poi colpire l’altro con la parte piatta del Keyblade, facendolo svenire accanto al compare.
“Uff… È piuttosto difficile non tagliarli a metà…” disse il custode, facendo sparire il Keyblade, per ritrovarsi così circondato da tre dei bambini.
“Mitico! Come hai fatto?” chiese uno di loro, abbastanza robusto.
“Sei un mago?” chiese una bambina.
“E da dove vieni? Non ti abbiamo mai visto prima…” disse il terzo bambino.
“Già. Nemmeno io ti ho mai visto…” disse la ragazza. “E dire che apparentemente hai la mia stessa età… Ti sei appena trasferito?”
Dark, che era rimasto spiazzato dai bambini, cercò di rispondere. “Beh, in un certo senso posso dire di si…”
“In un certo senso?” chiese il bambino con gli occhiali rimasto da parte. “Come puoi rispondere ‘In un certo senso’?”
“Suvvia Conan, non fare il maleducato” lo rimproverò la ragazza.
Dark però rimase ad osservare il bambino in silenzio, per poi rivolgere l’attenzione alla bambina accanto, che ebbe un fremito.
“Umh… Voi due siete piuttosto maturi per la vostra età, vero? Siete gli unici che non mi sono saltati addosso e non sembrano sorpresi per ciò che ho fatto…”
“Perché non hai fatto niente di speciale, tutto qui” rispose Conan.
“Ma cosa dici Conan?” chiese il ragazzo robusto. “Non hai visto che ha fatto apparire dal nulla quella chiave gigante?”
“Ben detto Genta!” disse il bambino accanto, mentre la bambina annuiva.
“È molto semplice: molto probabilmente teneva la sua arma nascosta, e usando un qualche congegno, ha creato quella luce, durante la quale la metteva a posto”
Dark guardò sorpreso il bambino.
“Mi dispiace piccolo, ma stavolta hanno ragione loro” rispose, evocando il Keyblade. “Questo lo posso far apparire dove e quando voglio, ma non chiedermi come faccio” continuò, per poi fermarsi nel sentire le sirene della polizia.
“Accidenti… Non mi conviene farmi trovare dalla polizia… Dovrei spiegarli un po’ troppo cose…” disse Dark, aprendo un varco davanti a se.
“Grazie ancora per l’aiuto” disse girandosi verso il gruppo.
Ma prima di attraversare il varco, Conan riuscì a lanciare qualcosa di piccolo verso Dark, senza che nessuno tranne la bambina accanto lo vedesse.
“Vedo che anche tu hai avuto la mia stessa sensazione, vero Ai?” disse Conan alla bambina, che annui senza nascondere un po’ di tremore.
“Vestito di nero… Non è da escludere che sia coinvolto…” disse lei a bassa voce.
“Senti Hikari…” disse Sora, cercando di non muoversi. “Non per mettere in dubbio la tua capacità di usare i varchi oscuri, ma teoricamente non dovresti aprirli in posti sicuri?”
“Se voi non mi aveste seguito immediatamente, ora non ci ritroveremo in questa situazione!” gli rispose lei.
Infatti i quattro custodi si ritrovavano circondati da una serie di raggi rossi, e loro erano usciti dal varco proprio di fronte ad un teca, al cui interno di trovava un diamante.
Solo che ora non gli era possibile fare nessun movimento.
“Ma siamo sicuri che non siano solo dei segnalatori?” chiese Riku.
“Potrebbe essere, ma se così non fosse? Tu avresti il coraggio di provare?” chiese Sora.
Ma prima che qualcuno potesse rispondere, un rumore proveniente da sopra di loro anticipò un pezzo di vetro cadere proprio dietro di loro.
“Ma che-” disse Sora, guardando in alto, dove intravide nell’oscurità della notte una persona con un cappello in testa.
“Pare ci sia un problema…” disse lui, spostandosi il cappello con una pistola.
“Fantastico… Venire coinvolta in un furto mi mancava ancora tra le cose da fare” disse ironicamente Hikari
“Furto?” chiese Kairi.
“Quante persone secondo te entrano in un posto dove si trova un diamante circondato da raggi laser passando dal tetto?”
“Guarda guarda…” disse un’altra voce, anticipando un uomo con la giacca rossa che si avvicinò a loro facendo attenzione ad evitare i raggi laser. “Non credevo che ci fossero ladri così giovani da tentare un colpo del genere… Certo che avete tecnica nel mettervi nei guai…”
“Parla quello che fa di tutto per evitarli…” disse l’uomo sopra il tetto, mettendosi in bocca una sigaretta spenta.
“Non siamo ladri!” rispose Sora.
“E allora che ci fate attorno ad un diamante da un milione di dollari?” chiese la persona, facendosi così vedere in volto dai custodi.
Hikari rimase sorpresa per un secondo.
“Ma tu guarda…” disse poi “Tra tutte le persone… proprio Lupin III dovevamo incontrare… Certo che l’universo sa essere proprio bizzarro…”
“Lo conosci?” chiese Riku.
“Dove sono rimasta per tutti quei anni lo conoscono tutti… La sua fama di ladro inarrestabile lo ha reso famoso…”
“Grazie, grazie…” disse lui.
“Come anche la sua abilità di don Giovanni incapace…” disse Hikari sorridendo, facendo cadere a terra Lupin dalla sorpresa di quell’esclamazione.
“Suvvia, non dire così… Potrei offendermi, sai?” disse lui, rialzandosi e tirando fuori uno specchio.
“Uno specchio?” chiese sorpresa Kairi.
“Già… Può tornare molto utile se necessario…” rispose il ladro, per poi infrangere uno dei raggi con l’oggetto, che riflesse il raggio verso un altro specchio più lontano, creando così un passaggio tra l’uscita e il diamante e liberando così i custodi.
“Beh, almeno ora siamo liberi…” disse Sora.
“Già… ma teoricamente ora dovremmo metterlo fuori gioco…” disse Hikari, per poi rivolgere lo sguardo a Lupin.
“Non vorrai veramente costringermi a comportarmi male con una ragazza, vero?” chiese lui sorridendo.
Hikari non rispose.
“Ma per stavolta lasceremo perdere. Dopotutto ci ha pur sempre liberato… e poi non abbiamo il potere di fermalo finché non mette a repentaglio questo mondo” disse, per poi aprire un varco e sparire al suo interno, seguita dagli altri custodi.
“Mettere a repentaglio questo mondo? Tu hai capito che cosa volesse dire, Jigen?” chiese Lupin, mentre l’uomo che si trovava sul detto lo raggiungeva attraverso una corda, seguito da un altro vestito da samurai che saltò direttamente giù.
“Spiacente. Mi chiedo di più come hanno fatto a sparire in quel modo… Nemmeno tu riusciresti a fare un simile trucco…”
“La frase mi sembra chiara” disse il samurai. “Sanno che sei un criminale, ma a quanto pare, tu non rientri nei loro interessi… E che loro stanno cercando una persona che non appartiene a questo mondo…”
“Suvvia, ci manca solo che ora veniamo invasi dagli alieni…” disse Lupin. “Beh, ora occupiamoci di quel gioiellino…”
“‘Alieni’ è un termine un po’ grossolano, non trovi, Lupin III?” disse una voce sopra di loro.
“Cos-?” disse lui, guardando in alto, per vedere così un ragazzo vestito di bianco sospeso nel vuoto.
“Secondo me quei quattro potrebbero tornarci utili… il loro metodo di trasporto è decisamente interessante, non trovi?” disse lui, atterrando davanti ai tre ladri.
“Il famoso Kaito Kid…” disse Lupin. “Non credevo ti avrei mai visto di persona… la tua fama ha quasi raggiunto la mia”
“Detto dal ladro più famoso del mondo, è un onore”
“Ma ora parliamo d’affari: sono curioso di sapere che cos’hai in mente”
“Semplice: sono sicuro che quei quattro siano in possesso di una tecnologia molto avanzata, se non addirittura di una magia, in grado di teletrasportarli. Ora immagina una capacità del genere al nostro servizio”
“Non ci sarebbe gusto” disse il samurai, tirando fuori dal fodero la sua spada. “Per quel che mi riguarda, preferisco usare questa”
“Suvvia Goemon, non prendere decisioni immediate” gli disse Lupin. “La cosa mi interessa parecchio… Ma come facciamo a ritracciare dei tipi che possono teletrasportarsi?”
In tutta risposta Kaito mostrò un palmare, sul quale c’era una mappa con un puntino che lampeggiava.
“Anche la tecnologia sa fare le sue magie” disse sorridendo.
“Allora piccoletto, si può sapere perché mi hai chiamato?” chiese un ragazzo a Conan, mentre egli guardava sulle lenti dei propri occhiali una cartina virtuale, con un puntino luminoso che lampeggiava.
“Primo, non chiamarmi piccoletto; secondo, stiamo cercando una persona, e per farlo ho bisogno del tuo aiuto, mio caro Heiji”
“E chi è questa persona per attirare la tua attenzione? Sherlock Holmes?” disse il ragazzo, per poi ridere della propria battuta.
“Forse si tratta di un membro dell’organizzazione” rispose il bambino.
Heiji smise subito di ridere.
“Ne sei sicuro? Cosa te lo fa pensare?”
“Beh, il particolare più insignificante credo siano i vestiti, che erano completamente neri. Ma il fatto più evidente è che era in grado di far apparire dal nulla una spada a forma di chiave. E poi ha aperto una specie di buco nero sempre dal nulla, che poi ha attraversato”
“Dal nulla? Mi meraviglio di te, solitamente non ci caschi nei numeri di magia”
“Infatti all’inizio non ci ho creduto. Ma quando lo ha fatto davanti ai miei occhi… Ho dovuto ricredermi. E terzo… ho avuto una strana sensazione su di lui”
“In che senso strana?”
“Come se non fosse chi fa credere di essere”
“Umh… secondo me è solo uno che non è completamente a posto”
“Ma c’è un ultimo particolare, che Ran e gli altri non hanno notato”
“E cioè?”
“La sua mano. La sua mano, a differenza del corpo, era nera e le mancavano alcuni pezzi, sebbene minuscoli, ma non in modo lineare. Era come se la sua mano si stesse disintegrando. E infatti era entrando nel negozio per prendersi un paio di guanti con cui coprirsela.”
“Accidenti… Certo che solo tu riesci a trovare i tipi più strani… Ma con Ran come la metti?”
“È uscita poco fa dicendo che sarebbe stata via qualche ora, quindi se non ci mettiamo troppo non si accorgerà di niente”
“Certo che non d’invidio. Mi sto ancora chiedendo come fai a resistere dalla tentazione di dirglielo”
“Sinceramente, al mio posto, tu avresti il coraggio di dirglielo, sapendo che ti potrebbe prendere e usarti come cavia per le tecniche di karate?”
“Un punto a tuo favore…”
“Ci siamo!” disse Conan, interrompendo il discorso e fissando il puntino sulla lente.
“Da che parte si trova?”
Conan rimase un attimo in silenzio.
“Se-Secondo il radar… Si trova proprio dove ci troviamo ora…” disse, per poi guadarsi attorno.
“Cosa? Ma allora dov’è?”
“Sopra di voi” disse una voce, facendo girare i due verso la fonte.
Al che si ritrovarono Dark sopra di loro, sospeso nel vuoto.
“Niente male il trucco della microspia” disse lui, lanciando l’apparecchio a Conan, che lo prese al volo. “Ma purtroppo per te, inefficace. Gli altri non se ne saranno accorti, ma ti ho visto distintamente lanciarmi qualcosa contro”
“Sei più in gamba di quanto pensassi… Certo che ti piacciono proprio i trucchi di magia, vero?”
“Trucchi di magia?” ripeté Dark. “Certo che ti sei fissato con questa storia. Cos’è, devo farti il giro della morte per dimostrarti che ora sto realmente volando?”
“Ho in mente qualcosa di migliore!” disse Heiji, cercando di colpirlo con un pugno.
Pugno che Dark evitò semplicemente spostandosi.
“E quello era qualcosa di migliore? Ma se non sei nemmeno riuscito a sfiorarmi”
“Tu…” disse Heiji, riprovandoci e ottenendo lo stesso risultato.
“Chi sei?” chiese Conan.
“Il mio vero nome non me lo ricordo a causa di un amnesia totale, ma alcuni mi chiamano Dark. Tu invece sei Conan, giusto? O almeno così ti ha chiamato quella ragazza…”
“Che cosa vuoi da noi?”
“Niente. Anzi, questa domanda la dovrei fare io a te” disse Dark, atterrando e avvicinandosi al bambino. “Che cosa vuole da me un marmocchio, a tal punto da attaccarmi una microspia?”
Conan sorrise.
“Sono un detective, è mi piace risolvere misteri. E tu mi sei sembrato fin dall’inizio un tipo abbastanza misterioso… Appari dal nulla, evochi una spada di cui nessuno aveva mai nemmeno sentito parlare, voli… Che cosa sei esattamente?”
“Hai l’aspetto di un bambino… Ma i tuoi ragionamenti non sono tali” disse Dark, ignorando la domanda. “Prima di impicciarti negli affari degli altri, pensa a risolvere i tuoi.”
“È quello che sto facendo” disse Conan.
“Conan Edogawa…” disse Dark. “Ovvero Shinichi Kudo”
Conan spalancò gli occhi.
“E lui come fa a-” chiese Heiji
Dark sembrò ridestarsi come da un ipnosi.
“Ugh… Ma cosa mi succede?” disse, portandosi le mani alla testa, e infine per cadere a terra svenuto.
“Ancora non ho capito perché te ne sei voluta andare via così” disse Sora.
“Mi sembrava di essere stata chiara”
“Ma perché hai usato il varco di fronte a loro? Ora gli sarà venuto sicuramente il dubbio che non siamo di questo mondo, e non era necessario farglielo capire!”
“Lo avrei fatto, se non fosse per il fatto che qualcuno ci aveva già visto uscire dal varco”
“Cosa?” chiese Kairi.
“La stessa persona che mi ha appiccicato sull’impermeabile questa” rispose la sorella, mostrando una microspia che lampeggiava.
“Che cos’è?” chiese Sora.
“Un segnalatore per poterci ritracciare ovunque andiamo, o almeno fino a quando rimaniamo su questo mondo”
“È stato quel Lupin ad attaccartelo?”
“Rientrerebbe nel suo stile, ma stavolta non è opera sua… Non è vero, Kaito Kid?” chiese lei ad alta voce.
“Sei più furba di quanto credessi” disse una voce dall’alto, anticipando l’atterraggio di un ragazzo vestito di bianco, con un monocolo a coprirlo l’occhio destro e un cilindro sempre bianco.
“Sono cresciuta rimanendo nell’ombra, facendo attenzione a non farmi scoprire da nessuno. Davvero credevi che non mi sarei accorta di un simile trucco?”
“Suvvia, non essere così aggressiva. Dopotutto ho usato il sistema più elegante per seguirvi”
“E perché ci volevi seguire?” chiese Riku, prima di ritrovarsi puntata contro una pistola.
“Mentre noi preferiamo metodi leggermente più brutali per convincere delle persone ad ascoltarci” disse Jigen sorridendo.
Allo stesso tempo Lupin puntava un’altra pistola contro Sora, mentre Goemon teneva sia Hikari che Kairi sotto la minaccia di una spada.
“Eh no! Non di nuovo!” sbuffò Sora. “È già la seconda volta di seguito che veniamo catturati!”
“Non scaldarti Sora” gli disse Hikari, senza lasciarsi prendere dal panico. “Finché non avranno ottenuto ciò che vogliono, non ci faranno niente”
“Consolante la cosa…” fu il commento di Riku, mentre Kaito Kid si avvicinava ai custodi.
“Spiacente, ma per il momento devo augurarvi buona notte” disse, per poi lanciare un fumogeno davanti ai custodi.
“Che cos’è?” chiese Sora, per poi cominciare a tossire.
“Maledizione… È gas soporifero…” gli rispose Hikari, per poi cadere a terra addormentata, seguita anche dagli altri.
“Dunque è giunto il momento??”
“Si. È Arrivata l’ora per noi di congedarci, in modo definitivo. Non sottovalutarmi, non andrò leggerlo”
“Se proprio non si può evitare…” disse un bambino, evocando una Catena Regale. “Allora preferisco combatterti al meglio, senza avere favoritismi!”
“Bene, allora preparati. Questo sarà un addio, per entrambi. Devi combattere con l’intenzione di eliminarmi, e non fermarti di fronte a niente!”
“Come desidera… Maestro!” rispose il bambino, partendo all’attacco.
Dark si svegliò di colpo.
“Finalmente ti sei svegliato” disse la voce di Conan.
Solo in quel momento Dark si accorse che si trovava su un divano, probabilmente della casa di Conan.
“Ran!” urlò Conan, assumendo un tono da bambino “Si è svegliato!”
“…Cos’è successo?” chiese Dark.
“È successo che Conan ed Heiji ti hanno trovato a terra svenuto e ti hanno portato qui” rispose la ragazza che aveva aiutato Dark nel negozio, arrivando assieme a Heiji. “E per tua fortuna, apparentemente non ti sei fatto niente”
Dark gli guardò.
“Perché mi avete aiutato?” chiese poi.
“E cosa dovevamo fare? Lasciarti a terra finché non ti avrebbe soccorso qualcun altro?” rispose Heiji.
Dark rimase un attimo in silenzio.
“Vi ringrazio” disse infine. “Ma non posso rimanere”
“Cosa? È perché?” chiese Ran. “Si vede lontano un miglio che non sei in forma!”
“Se resto qui, rischio solo di fargli arrivare…” disse Dark, cercando di muoversi ma senza successo.
“Visto? Te lo avevo detto. Da quando tempo è che non mangi più?”
Dark rimase sbigottito da quella domanda.
Ora che ci pensava, non aveva più mangiato da quando se ne era andato dal mondo di Ichigo.
“Ad essere sincero… è da parecchio tempo…”
Conan e Heiji lo continuavano a guardare con curiosità, cosa che non sfuggì a Dark.
“A questo punto direi che sono costretto ad accettare la vostra ospitalità, vero?” chiese poi.
“Temo proprio di si” rispose Ran, avviandosi verso un'altra stanza. “Come temo che sarò costretta a preparare una seconda cena stasera…”
Dark aspettò che Ran fosse nell’altra stanza prima di poter parlare con i due rimasti.
“Cos’è successo realmente? Mi ricordo solo che stavo dicendo di non impicciarvi nei miei affari e poi ho un vuoto”
Conan guardò Heiji, per poi emettere un piccolo sospiro di sollievo.
“E poi sei svenuto” rispose Conan, parlando stavolta con un tono più maturo. “Ma se dici anche tu che è da parecchio che non mangi, non me ne meraviglio”
Dark non rispose.
Gli continuava a tornare in mente quel sogno.
Possibile che fosse legato con il suo passato?
Dark si portò nuovamente le mani alla testa.
“Ehi, che ti succede?” chiese Heiji.
“La testa… E come se mi stesse scoppiando…” rispose il custode.
“Beh, direi che ormai è quasi l’ora…” disse una voce dentro la sua testa, prima che tutto attorno a lui diventasse buio.
Quando riuscì a vedere nuovamente si trovava circondato dall’oscurità, tranne che per il terreno, che altri non era che un enorme mosaico illuminato, sul quale era disegnato il suo Keyblade, circondato da tanti altri, tra i quali Dark scorse quelli che appartenevano agli altri custodi.
“Ben tornato” disse una figura incappucciata apparsa di fronte a lui.
“Chi sei?”
“L’attuale proprietario di questo luogo, come un giorno lo sarai anche tu”
“Che cosa intendi?”
“È ancora presto per te… Lan…” disse la figura, prima di sparire assieme al luogo.
“Ehi, svegliati!” urlò Conan.
Il custode riaprì gli occhi.
“Fiu… Di questo passo prima o poi finiremmo col credere che ti troveremo morto… Ti conviene mangiare più che puoi, sai?”
“…Non sono svenuto…”
“Cosa?”
“Sono andato a parlare… e a ricordare…”
“Ricordare… che cosa?” chiese Conan, preoccupandosi.
“Un nome… Il mio vero nome… Lan…” rispose il custode, mentre nella sua mente il suo vero nome si faceva spazio tra i ricordi, che cominciavano a riapparire.
“Vuoi dire che a forza di svenire stai recuperando la memoria?” chiese Heiji.
“Così pare…” rispose Lan, alzandosi, con la testa che finalmente smetteva di pulsare.
Hikari riaprì lentamente gli occhi.
La prima cosa che vide furono Sora, Riku e Kairi legati davanti a lei, ancora addormentati, e che anche lei era legata con una corda.
“Ben svegliata” disse la voce di Lupin.
“Non riesco proprio a capirvi…” disse lei. “Cosa volete da noi? Come avrete sicuramente già verificato, non abbiamo niente di prezioso”
“Oh, non è quello che c’interessa” disse Kaito, arrivando e mettendosi di fronte alla custode. “Ciò che desideriamo da voi, o meglio, da te, è sapere come usare quella specie di buco nero”
Hikari lo guardò un attimo sorpresa, per poi mettersi a ridere.
“Voi… Voi vorreste usare i varchi oscuri?” chiese. “Poveri schiocchi! Non è una cosa che può usare chiunque!”
“Oh, siamo tipi molto flessibili” disse Lupin. “Siamo in grado di imparare qualsiasi cosa”
“Sareste anche disposti a morire, per ottenere un simile potere?”
Kaito e Lupin rimasero in silenzio.
“Perché è quello il prezzo da pagare per sperare di ottenere quel potere. Ma non vi basterebbe nemmeno morire. Come vi ho detto, sono ben poche le persone in grado di usare i varchi oscuri. Sinceramente, credo ci siano ben poche persone in tutto l’universo ad esserne capaci”
“S-Stai scherzando, vero?” chiese Jigen. “Altrimenti come potresti es-“
“Come faccio ad essere qui? E perché dovrei venire a rivelarvelo proprio a voi?” disse Hikari. “Ma posso dirvi una cosa: lasciateci andare, vi conviene”
“Altrimenti che cosa ci fate?” chiese Lupin. “Siete tutti quanti legati come salami, e dubito fortemente che riusciate a liberarvi come faccio io”
“Non intendevo dire questo…” disse Hikari. “Il pericolo non proviene da noi”
Prima che uno dei tre ladri potesse replicare, la parete accanto a loro cadde giù, rivelando un Goemon svenuto.
“Cosa? Goemon!” urlò Lupin, andando a vedere come stava l’amico.
“Accidenti… Non pensavo che la polizia arrivasse a tanto…”
“Non… Non è stata… la polizia…” disse Goemon, riprendendosi a fatica.
“E allora chi?”
“Q-Quelle cose…” rispose il samurai, indicando una serie di creature nere che marciavano verso di loro.
“Che cosa sono?” chiese Kaito, prima di venire sfiorato da una sfera di fuoco proveniente da dietro di lui, che colpì i primi mostri, eliminandoli.
“Si chiamano Heartless…” rispose Hikari, abbassando la mano e togliendosi le funi bruciacchiate. “E solo loro il vero pericolo. Ovunque noi andiamo, ci seguono. E lo faranno finché non ci avranno preso i nostri cuori!” concluse, evocando il Keyblade, per poi liberare gli altri custodi, che però erano ancora sotto l’effetto del gas.
“Cosa? I vostri cuori?” chiese Jigen, sparando contro gli Heartless senza successo. “Ma di cosa sono fatti? I proiettili non gli fanno nulla!”
“Solo noi custodi, chi possiede un arma particolare o chi possiede un grande potere riesce ad eliminarli!” rispose la custode, lanciando una serie di sfere di fuoco e ghiaccio contro gli Heartless, eliminandole una buona parte.
“Ok, non pensavo avrei mai avuto a che fare con dei mostri…” disse Kaito.
“Dovreste diventare come loro per poter ottenere il mio potere” disse Hikari. “Sono ben poche le persone che sono riuscite a ritornare normali dopo ciò. Anzi, credo che le uniche persone rimaste siamo io e Sora”
“Credo che desisterò da quel potere, sapete?” disse Lupin sorridendo nervosamente.
“Buona scelta. Ma ora scusami Lupin…”
“Per che cosa?” chiese il ladro, prima di venire circondato da una barriera, e come lui anche tutti gli altri presenti.
“Rimarrai senza base” rispose la custode, per poi farsi avvolgere dalle fiamme, che poi esplosero con un boato attorno a lei, eliminando tutti gli Heartless ma distruggendo l’edificio in cui si trovavano, creando una colonna di fuoco che arrivò fin sopra i grattacieli.
“Che cosa succede?” chiese Conan, andando alla finestra dopo aver sentito come il rumore di un’enorme esplosione.
“Non è possibile…” disse Heiji, osservando una colonna di fuoco che poco lontano sovrastava i palazzi attorno.
“È ora…” disse Lan, aprendo un varco di fronte a se, per poi attraversarlo.
Stranamente però il varco non si rinchiuse subito dietro di lui, ma rimase aperto.
“Che cosa vuoi fare, Shinichi?” chiese Heiji.
“Tu che dici?” rispose lui, per poi correre verso il varco, seguito dall’amico.
I due però non si accorsero di Ran, che stava tornando in quel momento nella stanza, e che vide i due attraversare il varco.
“Ehi, dove andate?” chiese, correndogli dietro, attraversando il varco proprio pochi secondi prima che esso si chiudesse.
“Sembra che sia il momento del ritrovo…” disse Rexenet, avviandosi verso la colonna di fuoco, che cominciava a diminuire di dimensioni.
Lupin uscì fuori dalle macerie dell’edificio incolume, e come lui anche tutti gli altri.
Con loro sorpresa Hikari era ancora integra, senza nemmeno una scottatura.
“Come hai fatto a-”
“L’occhio del ciclone è sempre immune ai suoi effetti” si limitò a rispondere lei, prima di sentire un battito di mani provenire dall’alto.
“Bene, ottimo lavoro, custode della luce” disse Rexenet, per poi smettere di battere le mani.
“Rexenet… Dunque ci sei ancora tu dietro quest’attacco?”
“Indovinato. Ho scelto questo mondo come scenario per la fine della vostra esistenza”
“Che fortuna…” disse Jigen, per poi spararli contro un proiettile, che venne però fermato dalla spada dell’avversario.
“Credevi veramente di poter colpire un essere dell’oscurità con un proiettile?” disse una voce dietro di loro, anticipando l’apertura di un varco nero e bianco, dal quale uscirono prima il custode dell’equilibrio, seguito da Conan, Heiji e Ran.
“Ran! Che cosa ci fai qui?” chiese Conan.
“E voi? Perché vi andate sempre a cacciare nei guai?”
“Dark!” urlò Hikari.
“No” rispose lui, evocando il Keyblade. “Non mi chiamo Dark. Il mio nome è Lan!”
“Lan?” chiese Rexenet. “Certo che la fantasia non ti manca, eh? Sei ancora convinto di non essere Dark dunque…”
“Non ne sono convinto…” rispose il custode. “SO di non essere lui! La memoria finalmente sta cominciando a ritornare. Ho ancora qualche vuoto, ma sono sicuro che presto riacquisterò tutti i miei ricordi!”
“Se lo dici tu…” rispose il custode delle tenebre, per poi aprire un enorme varco oscuro dietro di se. “Ma prima permettimi di sistemare i tuoi compagni di viaggio!” disse, per poi vedere uscire dal varco un mostro enorme, simile ad un drago, ma tutto nero.
“COS’È QUEL MOSTRO?!” chiese Lupin, indietreggiando.
“È sempre un Heartless…” disse Riku, finalmente svegliandosi, come Sora e Kairi.
“Kingdom Hearts è un ottima fonte di Heartless. Tu lo dovresti sapere bene Riku. Non sei forse rimasto chiuso al suo interno?” disse Rexenet, per poi sparire in un varco e riapparire di fronte a Lan.
“Ma questa sfida riguarda solo noi due, Dark!”
“Ti ho già detto che non sono Dark” rispose Lan, preparandosi a combattere. “Ma se vuoi combatte, non mi farò da parte!”
“Come vuoi… Lan…” disse Rexenet, per poi partire all’attacco.
“Accidenti… Non pensavo che esistessero così tanti Heartless di grosse dimensioni…” disse Sora, evocando il Keyblade.
“Cerchiamo di non fare troppi danni” aggiunse Riku. “Dubito che questa città possa reggere ad uno scontro del genere”
“Non preoccuparti” rispose Hikari. “Ho creato una barriera attorno a questa zona. Nessuno e niente potrà entrare o uscire”
“Cosa?” chiese Lupin. “Vuoi dire che dovremmo rimanere qui? Per quel che mi riguarda, io vi dico bye bye!” disse, per poi cominciare a correre.
Fino a quando un paio di manette non gli bloccarono le mani.
“Finalmente ti ho preso Lupin!” disse un uomo, vestito con un impermeabile beige. “Ora mi seguirai senza storie alla centrale!”
“Uff…” rispose Lupin, scocciato. “Senza offesa Zazà, ma come vedi avrei una certa premura a mettermi in salvo”
“Non ci casco. Sarà il tuo solito trucco, vero?” rispose il poliziotto.
“EHI, voi due, spostatevi!” urlò Kairi, poco prima che l’Heartless cominciasse ad emettere una fiammata verso i due, che grazie a Kairi riuscirono a schivarla in tempo.
“Non avrai esagerato stavolta?” chiese Zazà.
“Stavolta non è opera mia” rispose il ladro.
“Confermo” rispose Kaito, apparendo dietro di loro. “Quel mostro è sbucato fuori dal nulla”
“E perché mai dovrei credere a due ladri come voi?”
“Perché se non lo fa…” rispose Riku, mettendosi in mezzo e creando una barriera, impedendo così ad una nuova fiammata di colpirli. “…finirà presto arrosto!”
“Mettetevi al sicuro!” urlò Hikari, per voi volare contro il drago, seguita da Sora, Riku e Kairi.
“M-Ma quei ragazzi… Stanno volando!” urlò il poliziotto, senza credere ai suoi occhi.
“Incredibile, vero?” rispose Lupin, togliendosi come se niente fosse le manette. “E ora io sarei propenso a seguire il loro consiglio” concluse, per poi cominciare a scappare seguito dagli altri.
Il Keyblade di Dark si scontro contro la spada di Rexenet, creando una folata di vento che avvolse i due.
“Sei forte, per essere un falso” disse il custode delle tenebre.
“Lo stesso vale per te. Ti fai chiamare custode delle tenebre, ma non hai nemmeno un vero Keyblade”
Rexenet digrignò i denti.
“Bada a come parli, potrei infuriarmi”
“Oh, che paura” rispose Lan, preparando una sfera di ghiaccio nella mano libera. “Sto già tremando” concluse, per poi lanciarla contro l’avversario, che rispose prontamente con una di fuoco, facendole così esplodere tra di loro.
“Ma quegli non sono ragazzi normali” disse Heiji, osservando da una parte il gruppo di Hikari che si lanciava contro il drago e dall’altra Lan, intendo ad uno scontro apparentemente all’ultimo sangue contro Rexenet.
“Già… Ero convinto che cose del genere non potessero accadere nella realtà…” commentò Conan, senza nascondere la sua preoccupazione.
Dietro di loro c’era Ran, visibilmente sconvolta da ciò che stava vedendo.
Ma senza che se ne rendesse conto, sul terreno dietro di lei cominciavano ad apparire delle piccole macchie oscure, dalle quali uscivano delle antenne nere.
“Prendi questo!” urlò Sora, lanciando una sfera di ghiaccio contro l’Heartless, che si limitò a inghiottirla come se niente fosse.
“Maledizione…” disse Hikari, allontanandosi di qualche metro. “È decisamente un osso duro da battere”
“Beh, non so voi, ma io non ho intenzione di arrendermi così facilmente!” rispose Riku, per poi partire nuovamente all’attacco, preparando nella mano libera una sfera oscura.
“Resisti a questo se ci riesci!” urlò, lanciandogliela contro.
Non appena essa lo colpì, lo avvolse completamente con una fiammata oscura, che lo fece scomparire in pochi secondi.
“Uff… Ci sono riuscito…” disse il custode, abbassando la guardia.
“Riku! DIETRO DI TE!” gli urlò Kairi.
Ma non appena si girò, l’unica cosa che Riku vide fu la bocca del drago chiudersi sopra di lui.
“RIKU!!!” urlarono Sora e Kairi assieme.
Hikari si limitò a cominciare a lanciarli contro una raffica continua di magie diverse, che ribalzarono sul corpo dell’Heartless, senza riuscire a ferirlo.
“MALEDIZIONE!” urlò lei, preparando altre magie.
Ma prima che potesse lanciarle, tre sfere, rispettivamente una di ghiaccio, una di fuoco e una di tuono, colpirono in pieno l’Heartless, seguite da una piccola Gummyship che gli esplose contro, facendolo così cadere a terra.
Lan e Rexenet continuavano a scambiarsi colpi, senza che nessuno dei due riuscisse ad avere la meglio sull’altro.
“Arrenditi!” disse Rexenet. “Non puoi vincere contro l’oscurità!”
“Dimentichi ciò che sono” rispose Lan. “Io rappresento l’equilibrio. Io sono sia luce che oscurità!”
“Ma hai detto tu stesso che non sei Dark”
“Non ho mai detto di non essere un custode dell’equilibrio! E tantomeno…” disse, attaccandolo con forza, costringendolo alla difesa. “Non ho mai detto che non conosco Dark!”
Rexenet rimase un attimo in silenzio.
“Capisco… Allora è così che stanno le cose…” disse, per poi arretrare. “Ciò significa che altro non sei che uno che tenta di imitarlo, dico bene?”
Lan continuava a guardarlo, con occhi pieni d’odio.
“Tu non hai idea di chi sono realmente. Non puoi azzardarti a sparare sentenze senza sapere il resto!” urlò, scatenando attorno a lui una vera e propria ondata di energia.
“Se lo dici tu… Ma io farei più attenzione a ciò che sta per accadere ai tuoi amichetti laggiù”
Disse il custode, indicando un gruppo di Heartless che stava per colpire alle spalle Conan e gli altri.
Lan si girò subito e corse verso di loro, lanciando il Keyblade per eliminare il gruppo di Heartless.
“Cos-” fece giusto in tempo a dire Conan, prima di vedere il Keyblade sfrecciarli accanto, investendolo con un’onda di energia.
E per pochi instanti, attorno a Conan apparve la sagoma di un altro ragazzo, che gli somigliava vagamente.
Cosa che non sfuggì né a Heiji né a Ran.
“Ah, già. Dimenticavo…” disse Rexenet, avvicinandosi a Conan.
Ma prima che arrivasse troppo vicino Lan si mise in mezzo.
“Non fare un passo in più! Sarai anche un custode delle tenebre, ma non sei autorizzato nemmeno tu ad interferire nell’ordine dei mondi!”
“Sai, ti preferivo smemorato. Non me ne importa niente dell’ordine dei mondi. Ormai dovresti saperlo bene che il mio obbiettivo è portare il caos e la distruzione. Questo mondo verrà distrutto assieme a voi. Ma prima voglio divertirmi un po’!”
“Non te lo permetterò!” disse Lan, preparandosi nuovamente a combattere.
“Ho perso la voglia di giocare con te” rispose semplicemente l’avversario, per poi cominciare a venire avvolto da un’aurea oscura.
“Che cosa succede ora?” chiese Conan, senza ottenere subito una risposta da Lan, che stava ancora cercando di capire le intenzioni di Rexenet.
Che gli apparirono chiare tutte d’un tratto.
“PRESTO! Scappate subito da qui!” urlò, pochi instanti prima che lui e tutti gli altri venissero investiti da un’ondata nera proveniente da Rexenet.
“Ehi, come ti permetti”
“di fare del male”
“agli amici di zio Paperino?” dissero uno dietro l’altro tre voci appartenenti a tre piccoli paperi, che atterrarono davanti a Hikari, Sora e Kairi, brandendo ognuno uno scettro.
“Qui? Quo? Qua?” chiese Sora sorpreso. “Che cosa ci fate qui? E come fate a saper usare la magia?”
“Ciao Sora!”
“È stato lo zio a chiederci di venirvi ad aiutarvi”
“dato che lui non poteva” risposero i tre.
“Ma io credevo che non eravate in grado di usare la magia!”
“Lo zio Paperino ci ha fatto da insegnante”
“così ora”
“siamo in grado di usarla perfettamente!”
Sora sorrise.
“Quel Paperino… non cambierà mai, fa sempre tutto di testa sua…” disse, prima di venire interrotto dal ruggito del drago, che si stava rialzando.
“Beh, ne parleremo dopo” disse Hikari. “Ora dobbiamo pensare a come salvare Riku!”
“Credo che tutte queste esplosioni stiano cominciando a danneggiarmi il cervello” disse Lupin, stropicciandosi gli occhi. “Mi è appena sembrato di vedere tre paperi giganti che hanno lanciato delle sfere di fuoco, di ghiaccio e di tuono, seguite da una specie di astronave…”
“Allora siamo in due” disse Kaito. “Ma almeno, dopo stasera, tutti saranno convinti che la magia esiste per davvero”
Lan riaprì a fatica gli occhi.
Ciò che era rimasto dei palazzi là attorno altro non era che un cumulo di macerie.
Ma prima che potesse notare altro, Lan si ritrovo a sputare sangue, e non appena abbassò lo sguardo spalancò gli occhi.
Dal suo stomaco usciva fuori una sbarra di metallo, che lo aveva trafitto in pieno, appendendolo al muro, fortunatamente evitando organi vitali.
“Umph, vedo che sei ancora vivo. Teoricamente non sarebbe dovuta rimanere traccia di te” disse Rexenet, avvicinandosi.
“T… Te lo avevo detto… Che l’oscurità su di me… non avrebbe avuto troppo effetto…” rispose a fatica Lan, per notare solo in quel momento heiji, che si trovava poco lontano da lui, incolume ma privo di sensi.
E poco più in là invece si trovavano sia Conan che Ran, che erano ancora in grado di rimanere in piedi, sebbene a fatica.
A quel punto Rexenet si girò verso il bambino.
“Bene, bene, bene. Chi abbiamo qui? Un ottimo attore direi…”
“FERMATI!” urlò Lan. “Non puoi farlo!”
Rexenet lo ignorò.
“Cosa vuoi da me?” chiese Conan, mentre andava a toccare un punto preciso della sua cintura.
“Solo mostrare a tutti i qui presenti la verità”
“Non so…” rispose lui, per portare la mano libera vicino alla scarpa e poi premere un bottone della cintura, facendo uscire fuori un pallone da calcio. “…di cosa tu stia parlando!” concluse, lanciando il pallone con una forza inaudita, tanto che il pallone si schiacciò su se stesso.
Ma con sua sorpresa, Rexenet lo fermo semplicemente con una mano, per poi farlo scoppiare.
“Tentativo patetico…”
Conan a quel punto premette un bottone del suo orologio, il cui schermo si alzò, diventando una specie di mirino, e dal quale uscì come una piccola freccia, diretta verso il custode, che la distrusse con la spada.
“Hai finito? Io non sono né come i normali criminali che hai affrontato finora né come Goro. Non ci casco in trucchetti come un piccolo narcotizzante o un pallone a gonfiaggio rapido” continuò lui, per poi continuare la sua avanzata verso Conan, che a quel punto decise di correre verso di lui, pronto a colpirlo con un calcio, mentre le sue scarpe venivano illuminate come da un energia interna.
Ma la sua corsa finì non appena si avvicino a Rexenet, che lo prese subito per il collo, alzandolo di peso.
“Conan!” urlò Ran, assistendo impotente.
“Vedo che ti preoccupi per lui” disse il custode. “Ma continuerai a farlo, una volta scoperta la verità?”
“T-Ti prego…” disse a fatica Conan. “N-Non farlo…”
Rexenet per tutta risposta gli prese il papillon che teneva sopra la camicia, e poi butto a terra il bambino, che venne soccorso da Ran.
“Com’è che funziona quest’affare?” chiese tra se il custode, continuando a premere quelli che sembravano bottoni all’interno del papillon. “Ah, ecco” disse, mettendosi l’oggetto davanti alla bocca, cambiando voce.
“Ma questa voce… È la voce di mio padre!” disse Ran, guardando sorpresa prima il custode, poi Conan, che abbassò lo sguardo.
“Oh, ma questa è ancora meglio, vero?” continuò Rexenet, cambiando ancora voce.
Stavolta Ran spalancò gli occhi, rifiutandosi di credere a ciò che aveva sentito.
“Q-Questa è la voce… La voce di… Shinichi…” disse, cadendo a terra con le ginocchia. “Com’è possibile?”
“È molto semplice: vedi, in realtà, il tuo caro Conan Edogawa altri non è”
“FERMATI!” urlò Lan, senza poter fare niente.
“che il tuo amato Shinichi Kudo!” concluse Rexenet, lanciando il Papillon ai piedi di Ran.
“No, non è possibile. Dimmi che non è vero!” urlò Ran, rivolgendosi a Conan, che continuava a tenere lo sguardò abbassato.
“Mi dispiace Ran…” disse lui, togliendosi gli occhiali e guardandola in faccia “Ma credimi, non ti ho detto niente per un motivo ben preciso”
A quel punto Ran scoppiò in lacrime, senza più riuscire a contenerle.
“Ah, che bella cosa rovinare il lavoro durato mesi per proteggere una persona. Ma non preoccuparti, Shinichi Kudo” disse Rexenet, preparandosi a colpire con la spada.
“Ran non soffrirà ancora a lungo!”
A quel punto Conan si spostò davanti a Ran, facendole da scudo.
“Non ti permetterò di colpirla! Dovrai prima eliminare me!”
“Come vuoi”
“FIRAGA!” urlarono in coro i tre paperi gemelli, creando così un'unica sfera di fuoco, che poi lanciarono contro il drago, assieme ad una di ghiaccio, di tuono e di terra provenienti dai custodi.
Il drago inizialmente sembrò uscirne indenne, ma pochi secondi dopo su tutto il suo corpo si crearono diverse crepe.
“Sembra che Riku nonostante tutto non sia facilmente digeribile” disse Hikari, osservando la punta di un Keyblade sbucare fuori dallo stomaco dell’Heartless, seguita dal resto dell’arma e dal proprietario.
“Uff… Stavolta me la sono vista brutta…” disse lui.
“RIKU!” urlarono assieme Sora e Kairi.
“Ehilà! Se aspettavo voi due sarei stato digerito con tutta calma, eh?” disse Riku sorridendo.
“Ehi, scusaci se abbiamo cercato di non colpirti” rispose Sora fingendosi offeso, per poi scoppiare a ridere.
“Ma ora pensiamo a sconfiggerlo definitivamente” disse, facendosi serio.
“Ugh…” disse Heiji, riprendendo i sensi. “Mi sono perso qualcosa?”
“Niente di importante…” disse Lan ironicamente, attirando la sua attenzione. “Tranne un esplosione di dimensioni gigantesche e Rexenet che ha rivelato la verità su Conan a Ran, che ora sta per essere eliminata.
“Cosa?” urlò lui, per poi girarsi verso i due amici, e vedere Conan, senza occhiali, davanti ad una Ran in preda alle lacrime, e di fronte a loro Rexenet, con la spada in mano e pronto a colpirlo.
“Maledizione…” disse Heiji.
“Il mio tempo qui ormai è giunto al termine…” disse Lan, evocando il Keyblade. “Heiji, per piacere… usa il mio Keyblade per rompere la spada che mi tiene attaccato a questo muro…”
“Ma se ti muovi…”
“Non preoccuparti. In un caso o nell’altro, questa sarà l’ultima volta che mi vedrai. Ma se mi aiuti, almeno potrò impedire che Shinichi e Ran facciano la mia stessa fine!”
Heiji lo guardò per un attimo, poi prese il Keyblade.
“Ne sei sicuro allora?”
Lan annui.
“E va bene…” rispose il ragazzo, per poi fare come aveva chiesto il custode, che cadde a terra.
“Tutto bene?”
“S-Si…” rispose Lan, facendo sparire il Keyblade dalle mani di Heiji per farlo apparire nella sua. “Grazie mille” disse, per poi correre verso Rexenet.
“Allora sei pronto?” chiese il custode delle tenebre.
“Ho protetto Ran per tutto questo tempo, anche se mi trovavo nel corpo di un bambino. Non permetterò che tu le faccia del male, dovesse costarmi la vita!”
“E va bene… Sinceramente pensavo di farti diventare un Heartless, ma va bene anche così. E ora…”
“E ora basta, Rexenet!” urlò Lan, correndogli incontro. “Non permetterò che la storia si ripeta! Ne ora, ne mai! CHANGE TIME!” urlò, facendo uscire dal proprio corpo un campo energetico nero e bianco, che avvolse in pochi secondi tutta la zona.
“Che cosa succede?” chiese Hikari, poco prima di venire avvolta dal campo, seguita da tutti gli altri, Heartless compreso.
Lan si guardò intorno.
Si trovava di nuovo nel tuffo nel cuore.
E davanti a lui c’era il ragazzo dai capelli neri e bianchi.
Lan abbassò la testa immediatamente.
“Perché fai così?” chiese il ragazzo.
“Maestro… Mi dispiace aver dovuto finire in anticipo la missione…” disse Lan, per venire interrotto.
“Non so nemmeno di cosa tu stia parlando. Ma ti ringrazio per avermi sostituito, permettendomi di ristabilirmi”
Lan abbassò lo sguardo. “È vero, tu ancora non puoi saperlo…” disse, mentre cominciava a sparire. “Ma ora per me è arrivato il momento di tornare al luogo a cui appartengo”
Il campo energetico cominciò ad affievolirsi gradualmente.
Hikari e gli altri custodi ne uscirono indenni e, purtroppo per loro, anche il drago.
Poco lontano anche Lupin e tutti gli altri ne uscirono indenni.
Più in là invece, proprio dove il campo stava collassando su se stesso, Hikari notò subito che qualcosa non quadrava.
Rexenet aveva lo sguardò pietrificato, e dietro di lui c’era la stessa ragazza che era uscita dal varco assieme a Lan, a Heiji e a Conan… Solo che Hikari vedeva Heiji, ma non riusciva a vedere il bambino.
E in più, davanti a Ran, c’era un ragazzo, che era a terra svenuto. E stranamente i suoi vestiti assomigliavano a quelli del bambino…
E al centro del campo, che stava sparendo definitivamente, c’era un’armatura nera e bianca, che impugnava il Keyblade di Dark.
“N-Non è possibile…” disse, stropicciandosi gli occhi.
“Che succede?” chiese Sora.
“Quella… Quella è l’armatura del mio maestro… di Master Dark!”
“E adesso cos’è successo?” si chiese Heiji, osservando il tizio in armatura. “Che fine ha fatto Lan?”
Rexenet sembrò riprendersi solo in quel momento.
“Chi sei?” chiese rivolto al nuovo arrivato.
“Strano, ero convinto che mi avresti attaccato seduta stante” rispose il tizio, per poi cominciare a togliersi l’elmo.
“Anche perché… Sarà l’ultima cosa che farai!” concluse, gettando l’elmo a terra.
Due occhi, uno nero e uno bianco, con tre sfere attorno alla pupilla, e i nervi attorno in vista, come se fossero sottoposti ad un grande sforzo,
I capelli invece erano corti, ed erano una perfetta unione di nero e bianco, facendo risultare impossibile quale dei due colori prevalesse sull’altro.
“E tu… chi sei? Che fine ha fatto Lan?” chiese Heiji.
“Lan ha fatto ciò che doveva fare. Grazie a lui ora sono tornato in piene forze. E per rispondere alla tua prima domanda… Io solo colui con qui Lan è stato scambiato finora. Il mio nome è Master Dark!”
“È proprio Dark!” disse Sora. “Ma allora era veramente sopravvissuto!”
“Ma dove ha trovato quell’armatura?” chiese Kairi, guardando la sorella.
“Non ne ho idea… credevo fosse andata distrutta…” rispose lei, prima di venire interrotta dal ruggito del drago. “Ma ora direi che la nostra priorità è questo animaletto!”
“Animaletto? Certo che i suoi punti di vista sono decisamente diversi dai nostri” disse Lupin, prima di essere circondato, assieme agli altri, da centinaia di Heartless.
Nello stesso momento, anche attorno a heiji, Ran e il ragazzo apparì un numero apparentemente infinito di Heartless.
“Oh no, ancora!” urlò Heiji, prima di vedere sbucare fuori dal terreno una spada. “E questa che stregoneria è?”
“Non è una stregoneria” rispose Dark. “Ma semplice alchimia”
“Alchimia?” chiese Rexenet, riprendendosi dallo shock. “Allora è così che hai aiutato Shinichi, vero?”
“Se ti riferisci al fatto che gli ho evitato un risveglio piuttosto imbarazzante, si, è stata opera mia… Ma di come sia tornato grande, non ne ho la più pallida idea” rispose il custode dell’equilibrio, facendo sbucare dal terreno una spada rispettivamente davanti a Shinichi, Ran, Lupin, Goemon, Jigen, Zenigata e Kaito Kid.
“Usate queste spade. Vi permetteranno di contrastare gli Heartless!” urlò Dark, rivolto agli interessati, per poi avvolgere Shinichi in un aurea verde.
“Cosa sta succedendo?” chiese Ran, ancora sconvolta per ciò che stava assistendo.
“So che sei sotto shock Ran, ma mi serve anche l’aiuto tuo e di Shinichi. Io non posso occuparmi degli Heartless, quindi devo affidarli a voi” rispose il custode, osservando Shinichi che riprendeva lentamente i sensi.
“Shinichi!” urlò Ran.
“Ugh… Cosa… Cos’è successo?” chiese lui, riaprendo gli occhi, mentre l’aurea verde scompariva.
“Vi spiegherete tutto più tardi. Ora, se volete arrivare a quel più tardi, prendete quelle spade e cominciate a combattere!” urlò Dark, per poi rivolgersi a Rexenet.
“E così, ci ritroviamo nuovamente uno contro l’altro”
“Ma stavolta finirà diversamente dall’ultima volta, te lo assicuro. Sono diventato molto più forte!”
“Meglio…” rispose Dark, preparandosi ad attaccare. “O ci sarebbe stato poco gusto ad eliminarti!” concluse, per poi teletrasportarsi alle spalle di Rexenet, abbassando il Keyblade.
Lupin prese la spada, per poi cominciare subito ad attaccare gli Heartless, imitato anche dagli altri.
“Chi avrebbe mai immaginato… Che mi sarei trovato a combattere contro dei mostri assieme a te, eh, Zazà?”
“Di certo non io… Ma ora la vita credo sia più importante della tua cattura, che avverrà non appena finirà questa storia!” rispose l’ispettore, eliminando anche lui un Heartless.
“Questa spada è ottima…” disse Goemon, continuando a tagliare un Heartless dietro l’altro, aiutandosi anche con la sua.
“Già. E dire che è sbucata fuori dal terreno” commentò Jigen. “Solo che sono ben poco pratico ad usarla…”
“Non avevo mai visto una magia del genere. Creare una spada dal nulla… Superbo! Dovrò farmi spiegare come ha fatto” disse Kaito Kid.
Poco lontano, anche Heiji era intendo ad eliminare gli Heartless.
“Certo che sono tanti…” disse, cercando di riprendere fiato.
“Che ti succede?” chiese Shinichi, in quel momento impegnato vicino a Ran nell’eliminazione delle creature. “Credevo ti ci volesse di più per metterti fuori gioco”
“Ah, sta zitto, moccioso!” rispose lui, tagliando a metà un Heartless.
“BLIZZARD!” urlarono i tre paperi, riuscendo a congelare temporaneamente il drago, anche se pochi secondi dopo il ghiaccio evaporò di colpo, lasciando libero il drago.
“Quest’Heartless è anche più forte di Xemnas…” disse Sora, osservando come tutti i loro attacchi stessero andando a vuoto.
“Ma non può essere invincibile!” esclamò Riku. “DEVE avere un punto debole! In fondo è pur sempre un Heartless!”
“Heartless?” ripeté Hikari, come illuminata da un idea. “Ma certo!”
“Hai scoperto come batterlo?” chiese Kairi.
“Forse. Ma mi serve tutto il vostro aiuto”
“Dici pure”
“Dobbiamo riuscire a creare un unico attacco di luce. Gli Heartless sono esseri d’oscurità, quindi non possono sopportarla!”
“È vero! Come abbiamo fatto a non pensarci?” disse Sora, per poi puntare il Keyblade verso il drago, imitato dagli altri custodi.
“E ora di farla finita!” urlò, facendo partire dal Keyblade un raggio di luce, imitato da tutti gli altri, che colpì in pieno l’Heartless, proprio nel buco che aveva creato Riku prima.
Dark fece un salto all’indietro, per poi lanciare una sfera di fuoco, che venne tagliata a metà dall’avversario, che rispose con una di ghiaccio.
Il custode dell’equilibrio tentò di colpirlo creando una vera e propria mitragliatrice dal terreno, cominciando così a sparare una raffica di colpi, che però vennero facilmente evitati da Rexenet, che cercò di colpirlo con un affondo.
Dark riuscì ad evitarlo, per poi far partire da sotto i piedi dell’avversario una vera e propria montagna, che ebbe così l’effetto di colpire come un enorme pugno Rexenet.
Per tutta risposta, lui fece partire dalla spada un raggio nero, diretto verso Dark, che rispose con uno bianco.
Quando i due raggi di scontrarono, crearono attorno ai due custodi un campo di energia tale da distruggere le pietre e le macerie al suo interno.
Dark vide con la coda dell’occhio il drago cominciare a sparire avvolto dalla luce.
“Sembra che il tuo alleato sia stato sconfitto” disse, tornando a concentrarsi sullo scontro.
“Non era altro che una pedina. Ho ancora altre carte da giocare!”
“Ammettilo: non riuscirai mai a batterci. Hai provato con Vanitas, e hai fallito. Hai usato il potere di Kingdom Hearts, e hai fallito.”
Rexenet fece un sorrisino.
“Sei sicuro che con Vanitas sia realmente finita?” chiese
“Certo. Ho eliminato la sua identità, lasciando tutta la sua forza a Sora”
“Ma sembra che tu non abbia considerato ciò che è successo dopo che il tuo predecessore è stato eliminato”
“Cosa?”
Rexenet non rispose, e si limitò ad aprire un varco oscuro dietro di se.
“Lo scoprirai presto…” disse, sparendo dentro l’oscurità.
Immediatamente anche tutti gli Heartless rimasti cominciarono a sparire nell’oscurità.
“Codardo…” disse Dark, per poi andare verso gli altri.
Non appena gli Heartless scomparvero, le spade che Dark aveva creato si dissolsero come neve al sole, lasciando così disarmati chi le aveva usate.
Nel frattempo, Sora, Riku, Kairi e Hikari, seguiti da Qui, Quo e Qua, scesero a terra, per poi andare incontro a Dark, che intanto aveva recuperato il suo elmo.
Pochi instanti prima di venire raggiunto dagli altri, la sua armatura si illuminò, per poi svanire, lasciando posto ai suoi soliti vestiti, con l’unica aggiunta di un pezzo di armatura attorno alla spalla.
In contemporanea Ran andava verso Shinichi.
E come se si fossero messi d’accordo, sia Dark che Shinichi ricevettero un pugno in volto, rispettivamente da Hikari e Ran.
“Glom…” disse Riku. “Hikari non ha preso bene il fatto che Dark si sia finto prima morto e poi smemorato, vero?”
“Già… Ma credo che Dark si sia lasciato colpire apposta…”
“Invece Ran ha avuto la reazione che Shinichi si aspettava… Dopotutto è un esperta di arti marziali…” disse Heiji, osservando sorpreso l’amico che cadeva a terra dopo il pugno.
“Eh eh eh…” disse Shinichi, rialzandosi. “Direi che questo me lo sono meritato in pieno…”
“Puoi ben dirlo, stupido!” gli rispose Ran.
Nel frattempo anche Dark si rialzò da terra.
“E tu cos’hai da dire?” chiese Hikari.
“Semplicemente che anche per me è stata una sorpresa.”
“Emh…” disse Lupin, intervenendo. “Se non è di troppo, potreste spiegarci cos’è successo? E poi che fine ha fatto Conan?”
“Emh… Sono io…” disse Shinichi.
“Ah… Vedo che quindi hai recuperato la tua vera età…”
“Lui lo sapeva?” chiese Ran, girandosi verso l’ex bambino, che comincio ad agitare le mani per dire di no.
“No, non è come sembra, lui lo ha scoperto da solo dopo quel caso di qualche tempo fa… Non gliel’ho detto di mia spontanea volontà!”
“Già. L’unico modo per far ammettere a Conan di essere Shinichi era quello di scoprirlo da soli…” disse Heiji, per poi tapparsi la bocca.
Purtroppo troppo tardi, come capì dal pugno che ricevette anche lui da Ran.
“Quindi fatemi capire bene… Praticamente ne erano a conoscenza quasi tutti… tranne io?”
“Se ti può consolare, nemmeno tuo padre ne è a conoscenza… Comunque dire che un po’ di spiegazioni non faranno male a nessuno” disse Shinichi.
“Quindi è così che è andata…” disse Kairi. “Sei tornato bambino solo per via di una pozione…”
“Ling pagherebbe oro per averla. Credo si avvicini molto alla sua idea di immortalità…” commentò Riku, per poi vedere Lupin che si avvicinava.
“E dimmi… dove posso trovare questo Ling? Sai, potrei trovare in poco tempo quella formula…” disse, prima di venire interrotto da Shinichi.
“In realtà è un veleno. Solo che il suo effetto collaterale è il ringiovanimento. Ma non funziona così per tutti. Teoricamente si dovrebbe morire…”
“Ah…” disse il ladro.
“E te invece?” chiese Ran, rivolta a Dark. “Non hai lo stesso aspetto di prima. Cosa ti è successo?”
Dark sospirò.
“Temo che stavolta dovrò violare la regola…” disse. “Ecco, in realtà il ragazzo che è apparso alla fine del torneo, dopo il mio sacrificio…”
“Sacrificio? Vuoi dire che eri morto?” chiese Zazà, così sorpreso da quello che stava scoprendo da dimenticarsi di arrestare Lupin.
“A essere sincero, anch’io credevo di essere morto. Attorno a me non c’era più niente, solo buio. Ed è stato a quel punto che ho incontrato Lan. Lan in realtà è un custode dell’equilibrio, proprio come me. Ma non di questo tempo.”
“Aspetta” lo interruppe Heiji. “Vuoi dire che, poco prima di sparire, quando ha urlato ‘change time’, voleva proprio dire…”
“Si. Proprio ‘cambio tempo’. Era venuto dal futuro appositamente per farmi riprendere le forze. Ma per farlo, doveva ospitare sia me che il mio corpo dentro il suo cuore. Ma sapeva che così sarebbe stato facilmente ritracciabile dagli Heartless e da Rexenet. E nel caso fosse stato catturato, ci sarebbe stato il rischio di rivelare qualcosa del futuro. Per questo ha pensato bene di cancellarsi la memoria, fino a quando io non avessi recuperato le forze. Non ho idea del perché lo abbia fatto. Forse era destino che andasse così…”
“E quell’armatura?” chiese Hikari. “L’ultima volta che l’ho visto la indossava il mio maestro… Come hai fatto ad ottenerla?”
“È stato proprio lui a consegnarmela. Come credo ormai sappiate, dentro il mio cuore sono conservati i cuori di tutti i miei predecessori. Ed è stato proprio così che me l’ha consegnata.”
“Quindi voi siete una specie di… alieni…?” chiese Heiji.
“Dipende dai punti di vista. Come vedete, siamo umani come voi…”
“E loro?” chiese Jigen, indicando i tre paperi.
“Beh, da dove veniamo noi non capitano troppo spesso esseri umani… E solitamente non viaggiamo per i mondi…” risposero in coro i tre.
“A proposito… Vi ringraziamo per il vostro aiuto, ma per voi è troppo pericoloso rimanere qui.” disse Hikari, aprendo un varco davanti a loro. “E poi credo che Paperino sia un po’ in pensiero per voi. Avete distrutto la vostra Gummyship per salvarci, quindi non vi rimane che questo modo per tornare a casa.”
“Dobbiamo proprio andare?” chiesero i tre.
“Mi dispiace. Ma vedetela così: se il vostro mondo dovesse finire nei guai, sarete in grado di difenderlo, no?”
I tre paperi annuirono, per poi salutare tutti e buttarsi nel varco, che si richiuse dietro di loro.
“Quello si che è un modo comodo per viaggiare…” disse Shinichi. “Ma dubito che possiate dirci come imparare ad usarlo, vero?”
“Mi dispiace, ma non è nemmeno possibile”
“E va beh… Direi che ora possiamo anche andare…” disse Lupin, cercando di muoversi, venendo però trattenuto dalla mano, che era nuovamente circondata da delle manette.
“Non così in fretta Lupin. Ti dichiaro in arresto!”
“Paparino, ancora non lo hai capito?” disse lui, mentre Goemon tagliava a metà le manette. “Non è così facile prendermi” finì, per poi cominciare a scappare assieme ai suoi complici.
“Aspetta Lupin!” disse l’ispettore, per poi mettersi a corrergli dietro.
“Non so se scoppiare a ridere oppure no…” disse Sora.
“Beh, direi che è il momento di andare…” disse Dark, aprendo un varco di fronte a loro.
“Dovete proprio? Perché non rimanete qui un po’?” chiese Ran.
“Ran…” disse Shinichi. “Credo che se potessero lo farebbero volentieri, vero?”
“Beh, noi negli ultimi anni siamo stati a casa ben poco tempo, quindi ormai siamo abituati a non rimanere nello stesso posto per più di qualche giorno…”
“Tranne eccezioni tipo un sonno durato un anno…” disse Riku.
“Ehi, guarda che mica è colpa mia se tutti i cattivi dell’universo cercano di farmi fuori” disse Sora.
“Ma la tua capacità di attirarti i guai è senza equagli, credimi” disse Kairi ridendo.
Dark fece per attraversare il varco, ma si fermò e si girò verso i tre abitanti del mondo.
“Grazie di tutto” disse, per poi svanire nel varco, seguito dagli altri custodi.
“E se ne sono andati…”
“Ora però ci conviene sparire anche a noi…” disse Shinichi.
“E perché?” chiese Heiji.
“Se tu sei in grado di trovare una valida scusa della nostra presenza in mezzo a tutta questa devastazione, rimani pure. Ma io sono bravo a scoprire la verità, non a nasconderla.”
“Parla quello che per mesi e mesi si è finto un bambino…” disse Ran.
Ok, ammetto di essere in un mostruoso ritardo, e chiedo pietà per questo. Ma purtroppo ho avuto diversi impegni, è questo capitolo si è rivelato più difficile da scrivere di quanto credessi.
cmq sia, finalmente posso presentarvi questo nuovo capitolo, per il quale ringrazio liberty89 per aver fatto da beta reader.
Ah, anche se l'ho scritto sotto, avverto che ci saranno leggeri spoiler su kh bbs (non sotto il punto di vista della trama, tranquilli. per quelli cercherò di aspettare l'uscita italiana del gioco XD).
e ora, prima del capitolo, ecco le risposte alle recensioni:
@ masterof dark: ok, come hai letto, qui ci saranno piccoli spoiler, ma niente che possa rovinare la trama. Mentre per Dark... possiamo semplicemente dire che ha ereditato completamente il suo titolo, tutto qui.
@ Inuyasha_Fede: mi fa piacere sapere che il cross over ti sia piaciuto. l'inserimento di kid mi è venuto in mente mentre scrivevo, mentre tra lupin e conan era già accaduto nell'anime, quindi quello non è una mia idea XD
@ Poldovico: beh, questa non è la fan fiction di 8x8, quindi qui Dark non è lontanamente darkroxas92, ergo non può usare quelle armi XD. Per quanto riguarda il Gary Stu e la Mary Sue, come avrai letto qualche capitolo addietro, inizialmente ignoravo persino il loro significato. e poi, mi piacciono le apparenze, come vedrai in questo capitolo. Invece, per quel che riguarda Rexenet, sono consapevole che manca una b, ma è un errore voluto, tranquillo. se l'avessi inserita, il nome non avrebbe avuto lo stesso effetto. Per quanto riguarda alcuni errori che troverai in giro, purtroppo individuarli non è il mio forte, e nonostate rillega il capitolo proprio per vedere alcune correzioni involontarie, non riesco a trovarle tutte, ecco tutto XD.
@ ENS: come ho detto a Poldovico sopra, è un errore voluto. cmq mi fa piacere che ti sia piaciuta l'idea del cross over.
@ Ciccio85: sei riuscito a recensire in tempo direi, no? XD Mi fa piacere avere un altro lettore, e sono contento che reputi questa storia tale da poter diventare anche il prossimo KH3 (cosa che non potrebbe accadere neanche nei più lontani universi per il semplice fatto che per via dei diritti verebbe a costare uno sproposito XD). Per Dark, beh, hai già risposto da solo. E a tempo di record (per te) ecco qui il nuovo capitolo
E ora, buona lettura a tutti
Capitolo 34: Un aiuto inaspettato
(Leggeri spoiler di Kingdom Hearts Birth by Sleep)
Dark continuava a guardare fuori dall’oblò.
“Sei sicuro che con Vanitas sia realmente finita?”
“Certo. Ho eliminato la sua identità, lasciando tutta la sua forza a Sora”
“Ma sembra che tu non abbia considerato ciò che è successo dopo che il tuo predecessore è stato eliminato”
‘Che cosa voleva dire…’ si chiese Dark. ‘Ho eliminato Vanitas, non dovrebbe in alcun modo tornare’
Dark poi volse lo sguardò al pezzo d’armatura che aveva sulla spalla.
“Stupido…” disse, mentre nella sua mente ritornavano i momenti in cui l’aveva ottenuto.
= Flashback =
“Com’è possibile che sia ancora vivo? Mi avevate detto che sarei scomparso!” urlò Dark, rivolto ai suoi predecessori.
“E in effetti sarebbe dovuto succedere questo… Anche per noi è un mistero…” disse il suo maestro.
“A me no che non ci sia stato un intervento esterno” asserì un altro dei custodi.
“Un intervento esterno?”
“Qualcuno potrebbe essere riuscito ad impedirti di sparire, ma si è limitato a recuperare il tuo cuore per poi, possiamo dire, ‘ricostruire’ il tuo corpo”
“È possibile una cosa del genere?”
“Non ne sono sicuro, ma non posso escluderlo”
“Ma chi mai potrebbe volermi salvare?”
Il suo maestro sembrò mettersi a pensare.
“Umh… è un bel mistero… Sinceramente è la prima volta che sento una cosa del genere… Ma se le cose stanno così, significa che sei ancora in gioco”
“Che cosa intendi dire?”
“Che il tuo ruolo non è ancora finito. Puoi ancora aiutare gli altri custodi nella loro missione”
“Ma come posso farlo? Sarò ancora vivo, ma al momento non riesco ad uscire da questo posto”
“Beh, credo che per farlo…” disse il maestro, facendo apparire tra le sue mani un pezzo di un’armatura, di colore nero. “Credo ti servirà questa”
“Cos’è?” chiese Dark, osservando l’oggetto.
“Questa è l’armatura che viene passata da custode a custode. Fornisce una protezione ulteriore a chi la usa. Un tempo, quando non si era in grado di aprire i varchi, questa veniva usata per viaggiare tra i mondi. Ha anche altri poteri ma credo che questi sia meglio che li scopra tu da solo” spiegò, porgendogli l’oggetto. “Questa, assieme a Balance, rappresenta il tuo potere. Ricordatelo sempre”
Dark prese l’oggetto, che si illuminò immediatamente per poi sparire, riapparendo sulla sua spalla.
Poi tutto fu avvolto da una fortissima luce, e quando Dark riuscì a riaprire gli occhi, si ritrovo da solo.
= Fine flashback =
“Dark?” lo chiamò una voce, ridestandolo dai ricordi.
Si trattava di Hikari.
“Oh, ciao” la salutò.
Per qualche minuto tra i due rimase il silenzio assoluto.
In questo frangente Dark notò dietro alla porta un ciuffo di capelli castani e uno rosso.
“Se voi due sperate di sentire qualcosa di privato, vi sbagliate di grosso” disse lui, facendo cadere Sora e Kairi dallo spavento.
“N-No, ti sbagli, noi stavamo solo passando da questa parte e…” cercò di scusarsi il castano, senza però ottenere troppo successo.
“Ehi, venite a vedere. Sembra che… E voi cosa ci fate per terra?” chiese Riku, vedendo i due amici.
“Niente” dissero i due in coro, alzandosi di colpo, e facendo così scoppiare a ridere tutti quanti.
“Che cosa succede?” domandò poi Dark.
“Siamo vicini a un altro mondo che sembra in procinto di venire attaccato dall’oscurità” rispose Riku, mentre si avviavano nella sala principale, dove poterono vedere i monitor che trasmettevano l’immagine di un nuovo mondo.
“Chissà cosa troveremo stavolta…” si chiese ad alta voce Kairi, mentre Dark apriva un varco.
“Chi lo sa…” disse Riku, per poi seguire Dark e gli altri nel varco.
Non appena uscirono, la prima cosa che sentirono fu un urlo agghiacciante, che attraversò il loro cervello come se li avessero colpiti con un martello.
Poi, quando l’urlo cessò, da una casa vicina uscì una decina di persone incappucciate e vestite di nero che li circondarono, puntandogli contro una specie di bastone ben lavorato a testa.
“Beh, l’ultima volta mi sono lamentato di Hikari, ma nemmeno tu hai molta fortuna nel scegliere il posto dove uscire, vero Dark?” esclamò Sora. “Ormai mi è successo così tante volte di venire minacciato che la cosa comincia a non farmi più né caldo né freddo… e non so se questa e una buona cosa…”
“Bene bene… abbiamo qui dei ficcanaso…” esordì una delle figure incappucciate. “Consegnateci immediatamente le vostre bacchette e non vi faremo troppo male”.
“Bacchette?” domandò Riku, per poi osservare i bastoni con i quali li stavano minacciando. “Intendete quei pezzi di legno che avete in mano?”
A quella domanda alcune figure incappucciate cominciarono a parlare tra di loro.
“Volete dire che non sapete cos’è una bacchetta magica?” chiese un'altra figura.
“Beh, loro non ne sapevano niente della loro esistenza…” rispose Hikari.
“In compenso noi due ne sappiamo qualcosa…” disse Dark, creando in una mano una sfera di luce, che illuminò tutt’attorno. “Ma per quel che mi riguarda, ne posso anche fare a meno” concluse, lanciando in aria la sfera, che divenne come un piccolo sole, illuminando la via.
“Cosa?!” esclamò la figura incappucciata, indietreggiando. “Ha usato la magia… senza una bacchetta!”
“Impossibile! L’avrà nascosta da qualche parte” gli rispose un altro.
Dark nel frattempo attivò il Byaukan, rendendo così evidenti i nervi attorno agli occhi.
“E così…” disse, per poi accennare un sorriso. “Non siamo stati gli unici a far scattare quella specie di allarme…”
Hikari sembrò capire al volo.
“Vuoi dire che ci sono anche loro?” chiese.
Dark annui.
“Beh, dopotutto dovevo immaginarlo… Altrimenti non si sarebbe spiegata questa massiccia presenza di Mangiamorte…”
“Mangiamorte?” ripeté Sora. “E con ‘loro’ a chi vi riferite?”
“A tre ragazzi che in questo momento ci stanno osservando…” rispose Dark, mentre sotto lo sguardo sorpreso dei Mangiamorte faceva sbucare dal terreno un’enorme mitragliatrice.
“Ti piace proprio quell’arma, eh?” chiese Hikari.
“Sai com’è, preferisco finire subito i lavoretti facili… E loro non sono di certo difficili da mettere fuori gioco…”
“Come ti permetti, marmocchio? AVADA KEDAVRA!” urlò uno degli incappucciati, facendo partire dalla sua bacchetta una specie di raggio verde, diretto verso Dark.
“Sei morto!” urlò il Mangiamorte, vedendo il raggio ormai a pochi centimetri dal suo obiettivo.
Ma con enorme sorpresa di tutti, Dark si limitò ad ostacolarlo con una mano, facendolo sparire.
“Credevo che l’anatema che uccide fosse più efficace…” disse. “O forse siete voi che non siete in grado di lanciarne uno decente?”
Poi, prima che una delle persone incappucciate potesse riprendersi dallo shock, Dark si preparò a far fuoco con il mitra.
“Voi tre” disse, senza però far capire a chi si stava rivolgendo. “Non preoccupati, posso vedervi solo io. Mettetevi al sicuro, o non potrei garantire la vostra integrità” concluse, per poi cominciare a far fuoco verso i Mangiamorte, che crearono attorno a loro una specie di campo d’energia, che però cedette dopo pochi secondi sotto la raffica di colpi, costringendoli così alla fuga.
“Umph… Credevo avessero un po’ più di coraggio…” sbuffò Dark, leggermente deluso, facendo sparire il mitra nuovamente nella terra.
“Ma cos’è successo prima?” chiese Sora. “Cos’era quel raggio verde? E con chi stavi parlando?”
“Non ci credo!” urlò una voce.
Pochi secondi dopo, alle loro spalle sbucò fuori dal nulla la testa volante di un ragazzo dai capelli rossi.
“AHH!!!” urlò Kairi, facendo un salto all’indietro.
“Niente panico Kairi. Non è una testa volante” la rassicurò Hikari, mentre anche il resto del corpo a cui apparteneva la testa appariva, assieme ad un altro ragazzo dai capelli neri e con un paio di occhiali e una ragazza dai capelli lunghi e biondo scuro.
“Non posso crederci!” ripeté il ragazzo dai capelli rossi. “Come avete fatto?”
“Emh… a fare cosa?” chiese Riku.
“A fermarli! Nessuno c’era riuscito con questa facilità!”
“In effetti Ron ha ragione” disse la ragazza. “Ma quello che mi chiedo di più è come ha fatto quel ragazzo a fermare l’Avada Kedavra con una mano…”
“O a usare la magia senza l’ausilio di una bacchetta” aggiunse il terzo ragazzo. “E anche come ha fatto a vederci mentre eravamo sotto il mantello”
“Qualcosa mi dice che voi custodi dell’equilibrio proprio non amate rimanere nell’ombra, eh?” disse Hikari, canzonando Dark.
“Beh, in fondo rappresento anche la luce, oltre che l’ombra…” rispose lui, facendo sparire la sfera di luce sopra di loro.
“Chi siete?” chiese il ragazzo con gli occhiali.
“Hikari”
“Sora”
“Riku”
“Kairi”
“Dark. Voi invece non avete bisogno di presentazioni, vero Harry Potter, Ron Weasley e Hermione Granger?”
“Potrei chiedere come fate a sapere i nostri nomi, ma immagino che ci abbiate visto da qualche parte, dato che siamo ricercati” disse Harry. “O più semplicemente perché hai visto questa?” continuò, indicando una cicatrice a forma di fulmine sulla sua fronte.
“Cos’ha di strano quella cicatrice, scusa?” chiese Kairi.
“Come cos’ha di strano?” disse Ron. “Harry finora era stato l’unico a sopravvivere all’Avada Kedavra, e quello è il segno che gli è rimasto da quella volta. Ancora non riesco a capacitarmi che il vostro amico l’abbia fermata semplicemente con la mano!”
“Era così potente quel raggio verde?” chiese Riku, sorpreso di come stava reagendo.
“Potente? Quel raggio uccide all’instante chiunque venga colpito!”
“Ah, ecco perché allora: Dark è praticamente immune alla morte” disse Sora.
“Sora!” urlarono assieme Riku e Kairi.
“Non preoccupatevi. A questo punto dubito che la regola dell’ordine dei mondi possa più essere seguita” disse il diretto interessato.
“Cosa? E perché?”
“Lui è qui” rispose il custode, volgendo lo sguardo verso un castello che si intravedeva poco lontano.
“Intendi Rexenet? Come fai a saperlo?” chiese Hikari.
“Percepisco l’oscurità aumentare di forza… e poi, solitamente dove ci sono gli Heartless, c’è anche lui”
“Rexenet?” chiese Hermione. “Chi sarebbe?”
“Una persona come noi…” cercò di spiegare Riku. “Solo che a differenza nostra, lui usa il suo potere per tentare di distruggere tutto ciò che trova”
“E chi è? Un seguace di Voi-Sapete-Chi?”
“Di chi, scusa?” chiese Kairi.
A quella domanda i tre ragazzi sembrarono ancora più sorpresi.
“Come sarebbe a dire chi è Tu-Sai-Chi?” chiese Ron. “Nessun mago lo ignora, soprattutto in questo momento!”
“Spiacente” disse Dark. “Noi siamo semplici Babbani, non maghi. Solo che io e Hikari siamo a conoscenza di ciò che sta avvenendo.”
“Babbani?” chiese Hermione. “Impossibile! Prima avete usato la magia. E per di più sapevate di noi!”
“Il fatto che sappiamo usare la magia non significa che siamo dei maghi come voi” rispose Dark, creando nel suo palmo una piccola sfera di fuoco. “E comunque, le nostre magie non sono complesse come le vostre”
“E quella cosa che hai creato prima?” chiese Ron. “Se quella per te non era complessa, allora Tu-Sai-Chi è il mago più buono della storia!”
“Quella non era magia, ma alchimia” spiegò Hikari, anticipando Dark.
“L’alchimia può fare cose del genere?” domandò sorpreso Harry. “Credevo che il massimo fosse creare la pietra filosofale!”
“Una pietra filosofale? Come quella che hai mangiato tu, Dark?” chiese Kairi.
“No. La loro è diversa. Diciamo che ha… meno funzioni, ecco”
“Tu… Tu avresti mangiato una pietra filosofale?” domandò scioccata Hermione.
Dark ignorò la domanda.
“Per quando riguarda Rexenet, non è un seguace di Voi-Sapete-Chi” disse. “Però vi posso dire che è decisamente più forte, oltre al fatto che possiede un proprio esercito”
“Più potente di Voi-Sapete-Chi? Impossibile!” esclamò Ron, prima di vedersi apparire di fronte a sé una specie di buco nero, solo che era sia bianco che nero.
“Se non sbaglio, volevate dirigervi a Hogwarts, vero?” chiese Dark. “Questo passaggio vi porterà direttamente alla stanza delle necessità. E credo che una volta arrivati lì non sarete da soli.”
“Noi che facciamo?” chiese Hikari.
“Se ben ricordo, l’ingresso è sorvegliato dai Dissenatori…” rispose Dark.
“Dissenatori? Hogwarts? Babbani? Insomma, si può sapere di cosa state parlando?” chiese Sora, alzando la voce.
Dark e Hikari lo guardarono sorpresi.
“Hai detto che c’è anche Rexenet qui, no? E allora cosa aspettiamo ad affrontarlo ed eliminarlo?” continuò il castano, evocando il Keyblade.
“Sora, calmati” intimò Kairi, senza quasi riuscire a riconoscere l’amico.
“Kairi ha ragione” disse Dark, senza nascondere un velo di preoccupazione. “Non possiamo attaccare direttamente come se niente fosse, potremmo mettere in difficoltà gli abitanti di questo mondo”
“Sai quanto me ne frega? Sono stufo di seguire tutte queste regole! Chi se ne importa del fatto che proveniamo da mondi differenti e se siamo custodi o no? Ha così importanza?”
A quel punto, prima che chiunque riuscisse a intervenire, Riku diede un pugno in pieno volto a Sora, facendolo cadere all’indietro.
“Vuoi darti una calmata?!” urlò, per poi prendere l’amico per la maglietta, sollevandolo di peso.
“Posso capire come ti senti. Ti ricordo che pur di lasciare la nostra isola ho ceduto all’Oscurità, con il risultato di distruggere la nostra casa!”
Sora non rispose.
A quel punto Riku lo lasciò cadere nuovamente a terra, senza aggiungere altro.
“Emh… credo che noi cominceremo a raggiungere la scuola…” disse Ron, avviandosi verso il varco. “È sicura questa cosa?”
“Beh, di certo lo è più che camminare o volare” rispose Kairi. “E così si risparmiano pure forze”
“È una specie di smaterializzazione?” chiese Hermione.
“Si potrebbe definire così. Ma come ha detto Kairi, questo è forse il mezzo più veloce e sicuro esistente”
“E voi cosa fate alla fine?” chiese Harry.
Dark guardò nuovamente il castello.
“Temo che la nostra reazione di prima sia stata sufficiente per avvertire Voldermort.” Rispose lui, evocando il Keyblade.
A vederlo, Ron balzò all’indietro.
“Q-Quello…” disse balbettando.
“Che cosa succede?” gli chiese Hermione.
“Quella chiave… è un Keyblade, vero?” continuò il ragazzo, lasciando sorpresi tutti quanti.
“Come fai a saperlo?” chiese Hikari. “La conoscenza del Keyblade è riservata a ben pochi mondi. E non mi risulta che questo ne faccia parte.”
“L’ho letto su un libro, in biblioteca, tempo fa”
“Tu… lo hai letto su un libro diverso da quelli sul Quidditch?” chiese Hermione, soffocando a fatica una risatina.
“Il fatto che non impazzisco a studiare non implica che non legga libri. Anche se a essere sincero l’ho trovato per caso…”
Ma Hikari non ascoltava.
Certo, c’erano sempre state eccezioni nel fatto che i mondi non dovessero essere a conoscenza del Keyblade, ma che fosse scritto addirittura in un libro…
“Non preoccuparti” disse Dark. “È stato un mio predecessore. Era venuto in questo mondo per vedere in che condizioni era, e all’epoca non c’era niente di strano. Molto probabilmente qualcuno lo avrà visto usare il Keyblade e così ha deciso di scriverlo”. Poi si rivolse a Ron.
“Che cosa diceva il libro sul Keyblade?”
“Ben poco. Oltre al nome dice solo che è un’arma leggendaria, il cui potere può portare sia pace che distruzione”
“Questa l’ho già sentita…” disse Sora, evocando anche lui il Keyblade. “Ma sinceramente, non ho mai sentito parlare di un custode che sia riuscito a portare distruzione nell’universo. Almeno, non completamente”.
“Un altro Keyblade?” chiese Ron stupito.
“Se devi meravigliarti per ogni Keyblade, allora preparati a farlo per altre tre volte” disse Kairi, sorridendo. “Siamo tutti e cinque in grado di evocarlo”
“Beh, direi che per il momento abbiamo parlato abbastanza” disse Dark. “Abbiamo visite”
“Mangiamorte?” chiese Harry, tirando fuori la bacchetta.
“No, peggio” rispose Riku, preparandosi a combattere.
E pochi secondi dopo sul terreno si crearono delle macchie nere, dalle quali uscirono delle piccole creaturine nere.
“E questi cosa sono?” chiese Ron, puntando contro di loro la bacchetta. “Stupeficium!” urlò, facendo partire un raggio rosso verso di loro, che però risultò completamente inefficace.
“La vostra magia non funziona con loro” disse Sora, creando in mano una sfera di fuoco. “Ma non preoccupatevi. Noi sappiamo come trattarli”
“Presto, attraversate il varco!” ordinò Dark.
Immediatamente, i tre maghi seguirono l’ordine, sparendo dentro il varco, che si richiuse dietro di loro.
“E ora?” chiese Hikari.
“Direi che possiamo dare il via alle danze” rispose il custode dell’equilibrio, facendo sparire il Keyblade e creando una sfera di fuoco e una di ghiaccio.
Impiegarono pochi minuti per sbaragliare gli Heartless.
“Strano…” disse Dark. “È stato troppo facile…”
“Di cosa ti lamenti?” chiese Sora. “Non è che devono per forza essere un esercito, sai?”
“Stavolta sono d’accordo con Sora” disse Kairi.
“Temo invece che Dark abbia ragione. Questa mossa potrebbe essere nientemeno che una trappola per tenerci lontani” rispose Hikari.
“Lontani da cosa?” chiese Riku, prima che una voce fredda risuonasse per l’aria.
“So che vi state preparando a combattere. I vostri sforzi sono futili. Non potete fermarmi. Io non voglio uccidervi. Nutro un enorme rispetto per gli insegnanti di Hogwarts. Non voglio versare sangue di mago.”
Ci fu una breve pausa, durante la quale nessuno dei custodi parlò.
“Consegnatemi Harry Potter e a nessuno verrà fatto del male. Consegnatemi Harry Potter e lascerò la scuola intatta. Consegnatemi Harry Potter e verrete ricompensati. Avete tempo fino a mezzanotte.”
“Beh, la risposta direi che è più che chiara…” disse con un filo di voce Kairi.
“E poi dici a me, eh?” fece Sora rivolto all’amico, che era ancora sorpreso per la risposta involontaria appena ottenuta.
“E così avete conosciuto Voldermort, o come dicono quasi tutti, Colui Che Non Deve Essere Nominato” disse Dark, per poi cominciare a volare. “A questo punto direi che non ci resta nient’altro da fare che dirigerci al castello.”
I cinque custodi impiegarono diversi minuti per raggiungere il castello e quando si trovarono ai suoi piedi, videro una figura nera allontanarsi verso una foresta lì vicino.
“E quello chi era?” chiese Sora.
“Nessuno di importante. Non per noi almeno” rispose Dark. “Ma direi che ora abbiamo qualcun altro di cui occuparci” continuò, evocando il Keyblade.
Gli altri prescelti si girarono subito verso il punto dove Dark stava guardando e videro Rexenet, sospeso in aria, affianco a una persona dalla pelle bianca, quasi priva di naso, con gli occhi rossi e completamente privo di capelli.
“Rexenet!” urlò Sora, evocando il Keyblade.
“Ma l’altro chi è?” chiese Kairi.
“Oh, che maleducato” rispose Rexenet. “Non vi ho presentato il mio nuovo socio, Lord Voldermort”
“E così sarebbero questi i ragazzi di cui mi hai parlato?” chiese il Signore Oscuro, con la stessa voce che pochi minuti prima aveva riempito l’aria. “Non sembrano essere così pericolosi come me li hai descritti”
“Umph!” sbuffò Sora. “Vieni e affrontaci, invece di stare in disparte, pelato!”
Tutti si girarono verso di lui, sorpresi.
‘Maledizione…’ pensò Dark. ‘Cos’è che non ha funzionato?’
Prima che qualcuno potesse replicare, Voldermort intervenne personalmente.
“Come vuoi, moccioso. Avada Kedavra!” urlò, lanciando contro Sora il raggio verde.
Ma prima che esso potesse raggiungere il suo bersaglio, Dark si mise in mezzo, venendo così colpito al suo posto, ma uscendone indenne.
“Oh, capisco…” disse il mago. “Quindi quel ragazzo è immune alla magia…”
“Non proprio” rispose Rexenet. “Diciamo solo che ha una grande resistenza alla morte. Non è così, Dark?”
“Beh, possiamo dire che non è ancora arrivata la mia ora” rispose il custode, creando in mano una sfera di fuoco, che poi lanciò contro i due avversari, ma che venne tagliata a metà da Rexenet.
“Qui ci penso io” disse. “Vai pure ad occuparti di Potter. Posso assicurarti che nessuno di loro interferirà”
Voldermort non replicò e si limitò ad avviarsi verso la foresta.
“Fermo!” urlò Sora, per poi cominciare ad inseguirlo, ma venendo fermato da una macchia nera di fronte a lui.
“Maledizione! Altri Heartless!”
“Spiacente Sora, ma stavolta ho di meglio” rispose Rexenet, con un ghigno stampato sul volto.
“Credi forse che i Nessuno siano tanto diversi da battere?” chiese Hikari.
“Oh, ma io non sto parlando di Nessuno”
“Cosa?” chiese Dark. “Dimmi che non sei stato un tale pazzo da rievocarli!”
“Ne devo dedurre che i tuoi predecessori ti hanno informato bene”
“Di cosa state parlando?” chiese Sora, mentre dal varco davanti a lui cominciava ad uscire l’elmo di un armatura rossa, anticipando così un mostro che assomigliava vagamente alla Guardia di Ferro.
“Sora, allontanati subito da lì!” urlò Dark. “Non cercare di attaccarlo!”
Tutti rimasero per un secondo sorpresi.
“Vedo con piacere che per una volta non sottovaluti il tuo avversario” asserì Rexenet, aprendo un varco oscuro dietro di lui. “Ci rivedremo presto, ammesso che riusciate a sopravvivere, ovvio” concluse, sparendo nelle tenebre.
“Maledetto…” disse Dark, per poi rivolgersi agli altri.
“Tutti voi, andate ad aiutare le persone che si trovano nel castello!”
“Cosa? E tu cosa farai?” chiese Kairi.
“Io…” rispose il custode, battendo un pugno sul pezzo di armature, che emanò una luce tale da avvolgerlo per poi dissiparsi dopo pochi secondi, rivelando Dark rivestito completamente dall’armatura. “Penserò a sistemare quella creatura!”
“Ma che cos’è? Rexenet ha detto che non è né un Heartless né un Nessuno. È un mostro di questo mondo allora?” chiese Hikari.
“No. È peggio. Ma per voi è ancora presto per saperlo” rispose Dark, evocando il Keyblade. “Ora basta perdere tempo! Andate!”
Gli altri custodi stavano per protestare, ma la creatura li anticipò, creando davanti a sé una piccola sfera di luce, da cui partì un raggio che mancò di poco il gruppo, ma che demolì una parete del castello.
“Allora buona fortuna Dark” disse Sora, per poi correre verso l’entrata del castello, da dove si cominciavano a sentire delle urla.
“Fortuna… temo proprio che stavolta ne avrò molto bisogno” mormorò Dark, prima di volare contro il mostro preparandosi a colpirlo.
“Voi che dite, ce la farà?” chiese Riku.
“Beh, stiamo pur sempre parlando di Dark. Sinceramente, se dovesse far fatica lui, non so se potremmo avere qualche speranza di sconfiggerlo” rispose Hikari.
“Ma tu proprio non sai che cosa fosse quella creatura?” chiese Kairi.
“Non avevo mai sentito parlare di altre creature d’oscurità oltre agli Heartless e ai Nessuno. E sinceramente mi rifiutavo di credere che potesse esistere un’altra categoria” concluse Hikari, arrivando in un piazzale, dove rimasero sorpresi nel vedere decine e decine di persone, tutte armate di bacchetta, combattersi tra di loro.
“Però… Stavolta sembra siamo capitati proprio in mezzo ad una guerra…” commentò Sora.
“Ehi, voi, finalmente vi fate vivi!” esclamò Ron, apparendogli davanti.
“Che succede?” chiese Riku.
“Che succede?” ripeté Ron. “Succede che quelle creature sono apparse anche nel castello!”
“Cosa?” disse Hikari. “Quindi Rexenet aveva già pianificato tutto… mentre noi dovevamo essere impegnati con quella creatura lui aiutava qui Voldermort lasciandogli gli Heartless…”
“Beh, ad ogni modo dovete aiutarci! Noi non riusciamo nemmeno a scalfirli, e ora abbiamo anche altre grane a cui pensare”
“Certo che quando aiuti una volta poi devi aiutare per sempre” disse Sora, scrollando le spalle ed evocando il Keyblade.
Ma prima che potessero fare qualsiasi altra cosa, sopra di loro un’intera ala del castello saltò in aria, minacciandoli di schiacciare coi detriti.
Hikari intervenne prontamente, ricoprendo tutte le persone lì vicino con un Protega. I detriti andarono a sbattere contro un muro invisibile, dopodiché furono avvolti da fiamme così calde da distruggerli.
“E voi sareste SEMPLICI Babbani?!” chiese sorpreso Ron, sottolineando la parola semplici. “Non voglio sapere cosa sareste stati in grado di fare se eravate maghi!”
“Pensa che il nostro amico è anche più forte di noi. O almeno, di me sicuramente. Non è bastato che fossimo in tre contro uno per batterlo” disse Sora.
“Dove sono Harry e Hermione?” chiese Hikari, tagliando corto.
“Non ne ho idea. Ci siamo divisi quando sono arrivati i mostri. E per di più ci sono Mangiamorte dappertutto!”
“Senti” gli disse Hikari. “Tu torna a occuparti assieme agli altri maghi dei Mangiamorte. Noi penseremmo agli Heartless”
“Va bene” rispose Ron, per poi correre via.
“Direi che è decisamente nervoso, vero?” chiese Sora.
“Tu non lo saresti?”
“Basta chiacchiere! Sbaglio, o abbiamo alcuni Heartless da eliminare?” chiese Riku.
I tre custodi entrarono immediatamente nel castello, anche se ora l’ingresso era quasi ridotto a un cumulo di macerie.
In una sala vicino all’ingresso videro altri maghi intenti a combattere tra di loro, ma decisero di ignorarli e di proseguire, salendo le scale, ritrovandosi così di fronte agli Heartless.
“Alcuni Heartless, eh?” chiese ironico Sora a Riku, mentre osservava l’intero piano del castello invaso dalle creature nere.
“Tu non sbagli mai?” replicò l’argenteo, evocando il Keyblade.
Ma prima che potessero dire altro, le loro voci furono sovrastate da un altro rombo dovuto ad un’esplosione, e da come cadeva la polvere dal soffitto, intuirono che era avvenuta al piano di sopra.
“Sperando che questo posto rimanga in piedi sufficientemente a lungo” terminò Kairi, evocando il Keyblade e partendo all’attacco.
Dark riuscì a schivare di poco un altro raggio della creatura.
“Maledizione…” disse. “Non pensavo fosse così forte…” aggiunse, prima di distrarsi nel vedere Harry che si stava allontanando da solo verso la foresta.
Ma quell’attimo di distrazione gli costò un pugno alla schiena da parte del mostro, che lo scaraventò a terra proprio vicino a Harry, che si girò subito verso di lui.
“Tutto bene?” chiese, nascondendo in fretta un piccolo oggetto.
“Non preoccuparti, non è niente” rispose il custode, rialzandosi, attivando subito lo Sharingan. “Tu piuttosto, non mi sembri uno al settimo cielo”
“Da quella parte ci sono centinaia di persone che stanno combattendo e la colpa è tutta mia. Mentre io posso fare solo una cosa”
“E allora sbrigati” rispose Dark. “La morte non è una cosa poi così dura da affrontare, sai?”
Harry rimase sorpreso da quell’esclamazione.
“Non provi a fermarmi?”
“Perché dovrei? Se sei sicuro della via che vuoi seguire, non avrai nessun problema. Te lo dice uno che ci è già passato…”
“Cosa intendi dire?”
“Non c’è tempo per le spiegazioni. Entrambi abbiamo il nostro da fare. Tu devi occuparti di Voldermort, mentre io devo impedire a questo mostro di arrivare dagli altri” rispose Dark, per poi avvolgere il Keyblade col fuoco.
“Non posso assicurare che su questo prato l’erba potrà ricrescere tanto presto, spero non vi dispiaccia” aggiunse, accennando un sorrisetto. “Ora vai!”
Harry rimase lì un secondo, ma vedendo che il mostro si stava pericolosamente avvicinando a loro, si gettò addosso un mantello, diventando così invisibile, sparendo dalla vista.
“E ora tocca a me!” urlò Dark, partendo all’attacco contro la creatura, impugnando il Keyblade.
Ma prima che riuscisse a colpirla, una fitta al petto lo costrinse a fermarsi a mezz’aria.
“Umph! Certo che sei diventato un rammollito. In passato non avresti esitato a sacrificare l’intero mondo per sconfiggere un nemico”
Dark spalancò gli occhi sia per il dolore che per la sorpresa.
Quella voce… non era la stessa che aveva sentito finora, era un'altra.
La prima cosa che gli venne in mente fu che quella voce stessa emanava oscurità pura.
Ma quell’attimo di dolore e di esitazione gli costò caro.
Infatti il mostro, approfittando della situazione, gli diede un pugno diretto, facendolo volare contro il castello, con una forza tale da fargli sfondare la parete, gettandolo in un’enorme sala, in quel momento piena di persone intente a battersi a colpi di magie.
Nessuno si sorprese per la parete che veniva colpita da qualcosa, ma quando videro che era stata una persona, la guardarono andare a sbattere contro una parete, che cedette in parte, sommergendola con le macerie.
Dark impiegò qualche minuto per riuscire a riprendersi.
Stavolta il colpo non solo lo aveva preso di sorpresa, ma era anche stato più che efficace.
A quel punto Dark riuscì a liberarsi delle macerie che lo coprivano, per poi riemergere con l’armatura completamente coperta dalla polvere.
“Ehi Dark, tutto bene?” chiese Hikari, che aveva visto dall’ingresso della sala la caduta dell’amico, anche se si era resa conto solo in quel momento che si trattava di lui.
“Incredibile, è ancora vivo!” esclamò sorpreso Ron, guardando prima Dark e poi la parete che aveva demolito.
“Cos’è successo?” chiese Sora.
Dark riuscì ad alzarsi in piedi, anche se dovette appoggiarsi al Keyblade. “Mi ha colto di sorpresa. Mi ero fermato a parlare un attimo con Harry, e non sono riuscito a reagire in tempo…”
“Harry?” chiese Hermione, arrivando in quel momento. “Vuoi dire che lo hai visto?”
“Temo che tra qualche minuto tornerà…”
“Perché dici che lo temi?”
“Nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive, non è così?” rispose il custode. “E così sarà. Vi conviene uscire, mentre noi pensiamo a sistemare quel mostro…”
“Quale mostro?” chiese Ron, pochi instanti prima di vedere un’enorme mano coperta da un’armatura rossa sbucare fuori dal buco creatosi nella parete.
“Da quando i giganti indossano armature?” chiese lui stupito.
“Non è un gigante” rispose Hikari. “Ma non preoccupatevi, a lui ci pensiamo noi”
“Ben detto” aggiunse Sora, preparandosi a combattere, mentre tutti gli altri correvano fuori dalla sala.
Ma prima che i custodi riuscissero a cominciare l’attacco, la terra sotto di loro iniziò a tremare.
“E ora cosa succede?” chiese Riku, cercando di rimanere in piedi.
“Non può essere quella creatura!” urlò Dark. “Non può alterare la struttura di un mondo a tal punto da farlo tremare!”
Poi, sotto i loro occhi stupiti, un varco di luce apparve di fronte al mostro, e veloce come il vento, qualcosa ne uscì fuori, dirigendosi contro la creatura, trafiggendola alla testa.
Per alcuni secondi, i custodi lo osservarono rimanere immobile, per poi cadere per terra, cominciando a svanire.
“Cosa… Cos’è successo?” chiese Kairi.
A rispondergli, fu l’oggetto che aveva eliminato la creatura, che ora stava tornando indietro.
“Ma quello… è un Keyblade!” esclamò Sora, per poi cercare di osservarlo meglio.
Aveva una forma strana: era di colore marrone chiaro, con i contorni dorati e l’impugnatura azzurra.
E in quel momento stava ritornando in mano al proprietario, che era completamente ricoperto da un’armatura dello stesso colore, e che stava uscendo in quel momento dal varco.
“Impossibile!” urlò Hikari.
“Ma quello… come fa a trovarsi qui?” chiese stupito Sora, riconoscendo il nuovo arrivato.
“Tu lo conosci?” chiese Kairi.
“L’ho incontrato poco prima di dirigermi al Mondo che Non Esiste. È uno degli avversari più forti che io abbia mai incontrato. Potrebbe essere anche più forte di Xemnas!”
Riku invece rimase in silenzio.
“Quel Keyblade…” disse. “Perché non mi è nuovo?”
“Terra!” lo chiamo Hikari. “Allora sei ancora vivo!”
L’armatura si volto verso di loro, ma non disse nulla.
“Terra?” chiese sorpreso Sora. “Lo hai già incontrato?”
“Sinceramente non lo conosco bene. So che era un grande amico di Ventus, ma dato che la scuola era andata distrutta, credevo che anche lui…”
Il cavaliere però non rispose, si limitò a girarsi e a rientrare nel varco, che si richiuse dietro di lui.
“Accidenti… Non è proprio un tipo da molte parole…” disse Sora.
Dark rimase in silenzio per qualche secondo.
Poi, come se niente fosse, il castello si illuminò completamente, mentre il Keyblade di Dark cominciò a muoversi da solo verso il cielo.
Come ormai i custodi erano abituati a vedere, nel cielo apparve l’enorme serratura del mondo, che venne chiusa subito da Dark.
“Abbiamo finito anche qui” disse lui, facendo sparire il Keyblade e aprendo un varco. “Possiamo andare?”
“E Harry e gli altri?” chiese Kairi.
“Oh, non preoccuparti” rispose Hikari. “Se la caveranno senza problemi” concluse, per poi attraversare il varco seguita dai compagni.
Ok, stavolta fortunatamente sono stato più veloce nel scrivere il capitolo.
Come avete visto nel precedente capitolo, ho gettato le basi per quanto riguarda la storia di bbs, ma come già detto, per chi non sa la storia, aspetterò ancora a rivelare ciò che potrebbe risultare importate, perciò mi limiterò solo ad acceni.
Preciso fin d'ora che il "mondo" che ho scelto per questo capitolo non lo conosco proprio bene, non avendo mai visto tutta la serie (cosa che se avessi fatto adesso, probabilmente avreste avuto il capitolo molto più in là) e questo è il motivo dei pochi personaggi presenti. Spero solo risulti lo stesso di vostro gradimento.
Come ultimo avvertimento, vi dico che potrebbe esserci una scena che alcuni potrebbero vedere come... cruenta (o almeno, a me da' quell'impressione).
Detto questo, ecco le risposte alle recensioni:
@ Ciccio85: Eh, mi dispiace per te, ma io sono un patito dei misteri, perciò temo ne troverai altri XD. A parte questo, ti ringrazio sia della pubblicità che per l'idea, che temo non sfrutterò per il semplice motivo che ignoro in modo completo chi sia questa Yuuko.
@ Inuyasha_Fede: mi fa piacere che l'idea dell'arrivo di Terra ti sia piaciuta. Anche se non ho capito perché ti dispiace che ciò sia avvenuto nel mondo di Harry Potter
@ Poldovico: eh si, Rexebnet non avrebbe assolutamente avuto lo stesso effetto. Anche perché come credo abbiano notato tutti, la pronuncia di Rexenet ricorda vagamente un'altra parola. per quanto riguarda l'altra questione... eh si, nonostante i momenti comici (tipo il mondo dei pinguini XD) questa fan fiction non è nata per essere comica. Anche se non disprezzo qualche momento così.
E ora, buona lettura
Capitolo 35: Malefica
“Come sarebbe a dire che non ti ricordi come si chiamano?!” chiese Sora urlando.
“Mi dispiace, ma è così. Non ho il completo accesso ai ricordi dei miei predecessori, so solo che appartiene ad una terza categoria di creature d’ombra. Ma tutti credevano che ormai non esistessero più”
“Fantastico…” sbottò Riku. “Come se gli Heartless e i Nessuno non fossero sufficienti per conto loro!”
“Ma com’è possibile che Rexenet abbia sotto controllo anch’essi?” chiese Hikari. “Mi rifiuto di credere che possa esistere una persona in grado di controllare ben tre categorie di creature d’oscurità!”
“Non ne ho la più pallida idea” ammise Dark. “Malefica non può essere stata in grado di insegnarli cose che lei stessa probabilmente ignora.”
“E con quel custode come la mettiamo?” chiese Sora. “Al momento ci ha aiutato, ma in futuro? L’ultima volta che l’ho incontrato aveva nominato Ventus e un’altra persona, per poi dire che non ero io che aveva scelto. Infine, dopo aver ripetuto più volte Xehanort mi ha attaccato. Chiedete a Pippo e Paperino che cosa significhi affrontare quell’essere!”
“Aspetta!” lo interruppe Hikari. “Hai detto che oltre a Ventus ha nominato un'altra persona?”
“Si, ma non riesco a ricordarmi il suo nome…”
“Ad ogni modo…” disse Dark, dirigendosi verso i monitor. “Avremmo tempo per fare luce su questo mistero. Secondo me, non vedremmo per un po’ nessun’altra di quelle creature”
“Cosa te lo fa pensare?”
“Non vi siete chiesti come mai, se fosse stato in possesso di altre creature simili, ne avrebbe mandata solo una contro di noi, per poi affiancarla con semplici Heartless?”
“Effettivamente, non ha molto senso. Se una sola di loro è riuscita a mettere in difficoltà pure te, con più di una avrebbe avuto partita vinta…” disse Sora.
A quelle parole Dark si perse un attimo nei suoi pensieri.
Aveva deciso di non rivelare il vero motivo per cui era stato colpito da quell’essere. Dopotutto, nemmeno lui sapeva con precisione che cos’era successo.
Quella voce era stata solo un frutto della sua immaginazione dovuto a quel dolore improvviso? E se era così, come mai gli era venuto quell’attacco al cuore?
“Ehi, Dark, che ti prende?” chiese Kairi, interrompendo così i suoi pensieri.
“Uh? No, niente…” rispose lui, per poi venire sovrastato dall’allarme proveniente dai monitor.
“A quanto pare Rexenet non conosce il significato della parola vacanze…” disse Sora. “Speriamo solo che stavolta non ci ritroviamo nuovamente circondati da una banda di assassini o ladri”
“Beh Sora, ti dirò che quasi quasi preferivo il nostro benvenuto classico” disse Riku, non appena furono usciti dal varco.
Infatti si erano subito ritrovati zuppi, dato che pioveva a dirotto.
“Eh eh…” rispose ridendo il castano, mettendosi la mano dietro la testa.
“Uff… Effettivamente nemmeno a me piace l’idea di stare sott’acqua” disse Dark, creando sopra di loro un piccolo scudo trasparente, facendolo così fungere da ombrello.
“Uao… Questa ancora non l’avevo vista…” commentò Kairi.
“Beh, va bene tutto, ma quando pioveva avevo qualche difficolta ad allenarmi, così ho dovuto imparare ad usare questa magia in questo modo” rispose Dark. “Ora possiamo anche cercare gli Heartless o chi altro ci sarà. Tanto non credo troveremo tante persone in giro con questo tempo”
I cinque custodi girarono per le vie di quella città fortunatamente senza problemi.
Come previsto da Dark, quella pioggia teneva tutti chiusi in casa all’asciutto.
“Beh, però qui non c’è proprio nessuno. Siamo sicuri di esser scesi sul mondo giusto?” chiese Sora, cominciandosi a stufare della mancanza totale di persone, Heartless e Nessuno.
“Ne dubito fortemente. Molto probabilmente abbiamo solo sbagliato zona” rispose Riku, prima di sentire una voce avvicinarsi dietro di loro.
“…e ovviamente ci mancava pure questa pioggia fredda, come se non fosse abbastanza…” disse una ragazza dai capelli rossi raccolti in una coda, che stava camminando dietro di loro, senza correre e priva d’ombrello, con lo sguardo verso il basso, e che sembrava avvolta nei suoi pensieri.
Tanto che non si accorse nemmeno di andare verso il gruppo di Dark, fino ad arrivare sotto il loro ombrello provvisorio.
Inizialmente non si accorse dell’improvvisa mancanza di pioggia, tanto che passò in mezzo ai custodi per poi uscire nuovamente dalla zona coperta, ritrovandosi nuovamente sotto la pioggia.
Poi, come illuminata, si fermò improvvisamente.
Dark però fece sparire immediatamente la protezione sopra di loro, con grande disapprovazione degli altri, in modo tale che la ragazza pensasse di esserselo solo immaginato.
“Uh, che strano… mi era sembrato che per un momento avesse smesso di piovere…” disse lei girandosi, notando così i cinque ragazzi.
“E voi chi siete?” chiese. “Non mi pare di avervi mai visto prima…”
“Ecco… siamo di passaggio. Abbiamo deciso di fare il giro del mondo, e ora siamo capitati qui…” disse Sora, dicendo la prima scusa che gli veniva in mente.
Dark stava già per riprenderlo, quando la ragazza parlò per prima.
“Dite la verità, state girando il mondo per allenarvi, vero?”
I custodi rimasero un secondo in silenzio.
Fu Kairi a prendere parola: “Emh… si, proprio così. Non volevamo dirlo perché sembra un po’ assurdo che qualcuno lo faccia realmente…”
“Bah, io non ci trovo niente di strano. Anch’io sono andato in giro per il mondo con mio padre, per cui ormai ci sono abituato” rispose la ragazza.
Dark rimase un attimo a ripetersi mentalmente la frase detta dalla ragazza.
‘Perché ha parlato al maschile?’ si chiese, sorpreso da quel particolare.
Evidentemente era stato l’unico ad accorgersi di quel particolare, perché gli altri non sembrarono notarlo.
“Comunque, mi pare di capire che non abbiate un posto dove dormire, giusto?”
“Beh, a dir la verità, abbiamo lasciato le nostre tende fuori città” rispose Hikari.
“Se volete potete venire da me. In questi giorni ci sono solo una mia amica e mio padre, ma solitamente quella casa è piena zeppa, quindi non credo rifiuteranno di ospitarvi”
“Beh, ecco… vedi, ci dispiace, ma non possiamo accettare”
“Suvvia, non fatevi problemi. Al massimo sarò io quello a rischiare di più…” disse, abbassando il tono di voce alla seconda frase.
I custodi si guardarono tra di loro.
“E va bene… Ma sappi che se dovesse accadere qualcosa di strano per le strade, dovremmo andarcene subito per la vostra incolumità” rispose Dark.
“E che cosa siete? Alieni in fuga dal loro pianeta?” chiese la ragazza ridendo.
“No, no, non siamo alieni” rispose Riku, per poi cominciare a seguire la ragazza assieme agli altri”
“Umh… Sai, quel tono di voce di prima l’ho già sentito…” disse Kairi, mettendosi a pensare. “Non è lo stesso che aveva Ed quando doveva andare da Winry con l’automail rotto?”
“Si, in effetti hai ragione…” commentò Sora. “Tipico di chi ha paura di recarsi da qualcuno…”
“Lo stesso motivo per cui sei stato via per un intero anno?” chiese la custode, facendo una piccola risata.
“E-Ehi, e questo che cosa centra?”
“Non credo voi possiate capire…” disse la ragazza, abbassando lo sguardo.
“Dopo che hai visto una ragazza tirare un intero set di attrezzi da lavoro in testa al suo ragazzo solo perché ha rotto un… possiamo definirlo oggetto, devi riconsiderare molti tuoi punti di vista sulla tollerabilità, credimi” rispose Riku.
“Beh, sempre un motivo più valido rispetto ad una semplice litigata. E poi non è l’unico problema… credetemi, la situazione è più complicata di quanto possiate immaginare…”
“Beh, siamo tipi di larghe vedute. E poi abbiamo visto di tutto, anche se non possiamo raccontarlo in giro” rispose Sora.
“E se tu evitassi di farlo magari prima o poi riusciremmo in questo proposito” lo ribeccò Hikari.
Sora a quel punto rimase in silenzio, e il gruppo continuò a seguire la ragazza, finché non si fermarono davanti ad una villa.
“Eccoci arrivati” disse la ragazza. “Entrate pure e…”
Ma mentre stava parlando, la porta d’ingresso saltò come in aria, e qualcosa di nero e bianco si diresse verso la ragazza.
I custodi evocarono di riflesso i Keyblade, ma proprio mentre stavano per attaccare, si accorsero che si trattava di un enorme panda.
Come se niente fosse, la ragazza fece un salto, in modo tale da risultare più in alto dell’animale, e poi gli diede un forte calcio sulla testa, facendolo finire contro un muro.
“PADRE DEGENERE!!!” gli urlò dietro. “Possibile che non perdi mai l’occasione per cercare di cogliermi di sorpresa?!”
I custodi guardarono i due decisamente sorpresi.
“P-Padre?!” chiese stupito Sora, mentre lui e gli altri facevano sparire i Keyblade. “M-Ma è un panda!”
La ragazza, sentita la domanda, cominciò ad agitare le mani.
“N-No, non è così, lo chiamo padre solo come soprannome, ma non è realmente mio padre…”
“RANMA!!!” urlò una voce femminile proveniente dalla casa, anticipando un tavolo che ruppe una finestra, diretto contro la ragazza, che riuscì a schivarlo per pochi secondi.
“Un… tavolo…” disse Riku, quasi non credendo ai propri occhi “Buttato… fuori da una finestra… come se niente fosse…”
“Akane, sei forse impazzita?!” urlò Ranma, rivolto alla ragazza dentro la casa, che per tutta risposta gli tirò dietro anche una serie di sedie.
“TU!” urlò la ragazza, che stava uscendo in quel momento da ciò che restava dell’ingresso. “Vedo che non ti manca il coraggio per ritornare così presto dopo la figura che mi hai fatto fare!”
“Oh, ancora con quella storia. Solo perché ti ho battuta a quell’incontro a scuola…” rispose la rossa, evitando per un pelo un'altra sedia.
“Non è solo per quello, e lo sai bene! Se tu non avessi cominciato a vantarti come sei solito fare non me la sarei presa, e lo sai bene!”
“Ok Akane, ma potremo rimandare a dopo la discussione? Abbiamo ospiti…” disse, indicando i cinque custodi, che erano rimasti a guardare la scena senza osare proferire parola.
Akane rimase qualche secondo ad osservarli, per poi guardare ciò che rimaneva della facciata della casa e di buona parte del mobilio.
“Ah… emh… volete entrare?” chiese poi.
“Se non rischiamo niente volentieri…” disse Sora.
“SORA!” lo riprese Kairi. “Non dire così!”
“Oh, non preoccuparti, sono abituata a certe battute sarcastiche”
“Come ha dimostrato prima…” disse Ranma.
Ma lo sguardò con qui Akane la guardò la zittì seduta stante.
“Noi due parleremmo per bene dopo, e lontano da qui in modo da non disturbare i nostri ospiti con le tue urla di dolore. E vai a recuperare tuo padre da quel muro!”
“Non ordinarmi cosa devo fare!”
“Vuoi forse combattere ancora?!”
“Volentieri! Tanto sai già che sono più forte di te!”
Ma prima che le due potessero cominciare ad attaccarsi a vicenda, fu il panda stesso a mettersi in mezzo, impendendo cosi alle due di scontrarsi, ma in compensò ricevendo in pieno i due calci, che lo spedirono in cielo.
“Ok, è ufficiale: Sakura e Winry hanno altre due concorrenti per il torneo ‘La ragazza più forte’…” disse piano Sora, per non farsi sentire.
Fortunatamente, sembrò che alle due ragazze fosse bastato picchiare qualcuno, dato che rientrarono in casa piuttosto calme, ignorando completamente il panda che ricadeva a terra, finendo in un piccolo laghetto che si trovava nel giardino.
“Emh… non per dire, ma non dovremmo aiutarlo?” chiese Kairi.
Ma con sua grande sorpresa, il panda tirò fuori dal nulla un cartello con scritto sopra ‘Non importa, tanto ci sono abituato…’
“Ah, ok…” rispose la custode, leggermente scioccata, per poi rivolgersi a Sora. “Ma solo a me sembra strano?”
“Sai com’è, quando diventi un tritone, un leone, un mostro d’halloween o un cartone animato, vedere semplicemente un panda che ti risponde con un cartello non crea nessuna preoccupazione. Certo, nel caso impossibile che dovessi vedere una ragazza che diventa un ragazzo allora sì che mi preoccuperei della mia salute mentale” rispose lui ridendo.
“Si, certo. E perché non un umano in un animale già che ci siamo” disse Riku, per poi ricevere uno sguardo dagli altri custodi. “Ah già, Jake e gli altri, che sbadato…”
Ranma, nel frattempo, come Akane, era rimasta paralizzata alla frase di Sora.
“È successo qualcosa?” chiese Kairi.
“N-No, niente. Semplicemente non riesco a capire i vostri discorsi, tutto qui”
“Credici, meglio così” rispose Dark. “E poi, se noi ti spieghiamo questo, voi potreste spiegarci come mai Ranma parla di se stessa al maschile…”
Ranma a quel punto cominciò a sudare freddo.
“N-No, dev’essere stata la tua immaginazione. Non mi pare di averlo fatto…” disse agitando le mani per negare.
“Umh… sarà. Ma non ha importanza. Dopotutto non siamo qui per farci i vostri affari” disse Hikari, mentre entravano nella casa.
“Allora…” disse Akane, mentre portava una brocca d’acqua calda per il tè sul tavolo, dove aveva fatto alloggiare gli ospiti “Come mai siete da queste parti?”
“Stiamo cercando una persona” rispose Dark. “Per chiudere i conti in maniera definitiva.”
A quelle parole Ranma e Akane si aspettavano una reazione dagli altri, che però non arrivò.
“E… come si chiama questa persona? Forse ne abbiamo sentito parlare…” chiese Ranma.
“Il suo nome è Rexenet. Ma se ne aveste sentito parlare o addirittura incontrato, a quest’ora probabilmente non sareste qui a parlarne”
“Da come ne parli si direbbe un serial killer…”
“Quella è una parola leggera per lui” rispose Sora. “Con quello che ha fatto e che vuole fare, serial killer è quasi un complimento…”
“Che cosa può aver mai fatto? Ha forse distrutto un pianeta?”
“No, finora siamo riusciti ad impedirlo” disse tranquillamente Dark, per poi prendersi una tazza di tè.
“Scusate la domanda…” intervenne Ranma “Ma voi da dove ven-”
Ma Ranma venne interrotta da Kairi, che si era allungata sul tavolo per prendere anche lei la brocca, ma per farlo si era messa a dondolare avanti con la sedia, con il risultato che era caduta proprio sul tavolo, facendo così finire in volo la brocca d’acqua calda, che cadde addosso a Ranma.
Ranma cadde all’indietro per via della temperatura dell’acqua.
“S-Scusate!” disse imbarazzata Kairi, per poi andare a soccorrere Ranma.
Ma una volta vicina a lei, arretrò.
“Accidenti…” disse una voce maschile, proveniente proprio da dove si trovava Ranma. “E io che speravo di non dover fare questa figuraccia anche con degli stranieri…”.
A quel punto Ranma si alzò in piedi, con il risultato di far cadere Sora e Riku all’indietro e lasciando Dark e Hikari parecchio sorpresi.
Infatti ora non erano più di fronte ad una ragazza dai capelli rossi, ma bensì ad un ragazzo dai capelli neri, che era vestito uguale identico a Ranma.
“S-Sapevo che era sospetto che parlasse al maschile, ma da lì a pensare che fosse un maschio ce ne passava di strada” disse Hikari.
“O-Ok, come direbbe Marco, ora sì che ho bisogno di un bravo psicologo” aggiunse Sora, rialzandosi a fatica.
“Ma cos’è, Vanitas aveva il potere di prevedere il futuro?” chiese Kairi. “Cioè, se Sora ha ereditato i suoi poteri, com’è che ora tutte le cose assurde che dice si realizzano?”
“Suvvia Kairi, non esageriamo” disse Riku, cercando senza successo di rimanere calmo.
“Sigh… per una volta che facciamo realmente di tutto per non farlo scoprire…” commentò Akane. “Sembra proprio che questa tua maledizione sia maledetta in tutto e per tutto…”
“Grazie mille, eh…” rispose Ranma, per poi guardare i cinque custodi, ancora evidentemente scossi.
“Emh… cosa posso dire in più? Avete scoperto il mio segreto… Eh eh eh…”
“Ranma, si può sapere che succede? Hai litigato ancora con Akane?” chiese un uomo che aveva gli occhiali ed era vestito di bianco, entrando in quel momento nella stanza, trovandosi così di fronte i cinque custodi.
“Ah, vedo che lo hanno scoperto…” disse semplicemente. “La mia vergogna di padre…”
Per tutta risposta, Ranma lo colpì con un calcio in pieno volto, facendolo volare in giardino direttamente nel laghetto.
“Non perde mai l’occasione…” disse lui.
“Ti piace proprio prendere a calci chiunque, eh?” chiese Riku. “Prima quel panda, ora quell’uomo…” ma non fece in tempo a finire la frase che dal laghetto saltò fuori il panda gigante, che senza mezzi termini prese Ranma e li fece fare la stessa fine dell’uomo di prima.
“Perdonateli” disse Akane rivolta ai custodi. “Spesso e volentieri si dimenticano che non sono da soli…”
Prima che i custodi potessero replicare, dal laghetto sbucò fuori Ranma, solo che stavolta era nuovamente una ragazza.
“Maledetto di un padre…”
Il panda per tutta risposta, tirò fuori un altro cartello ‘Hai cominciato tu…’
“Q-Quindi, se ho capito bene, quel panda è realmente il padre di Ranma?” chiese Kairi ad Akane.
“Si, anche se come avete visto prima, non è il suo reale aspetto…”
“Temo che ci convenga spiegargli tutto con calma…” rispose Ranma, riempiendo nuovamente da un lavandino la brocca d’acqua calda, che poi si buttò nuovamente addosso, ridiventando un ragazzo.
“Più precisamente a seconda della temperatura dell’acqua” precisò Akane.
“Beh, noi ne abbiamo viste parecchio, ma non avevamo mai sentito qualcosa del genere. Di umani in animali si, ma di un ragazzo che diventa ragazza e viceversa mai”
“È tutta colpa di quel vecchio” disse Ranma, gettando la brocca d’acqua calda sul panda che si ritrasformò così nello stesso uomo che era entrato prima.
“Vecchio a chi? Cerca di dimostrare un po’ di rispetto per tuo padre!”
“Rispetto per uno che mi ha condannato ad una vita del genere? Certo che ne hai coraggio!”
“Tu ti lamenti? E io cosa dovrei dire, con una vergogna del genere come figlio?”
Ranma stava già saltando contro il padre, mentre egli stava facendo la stessa cosa contro il figlio, quando Dark si mise in mezzo fermando entrambi con le mani.
“Scusate, ma sinceramente sono un po’ stufo di vedervi ammazzare ogni volta” disse lui, per poi tornare al suo posto.
“L-Li ha fermati come se niente fosse…” commentò stupita Akane, mentre i custodi ormai erano abituati a scene simili.
Anche Ranma e il padre rimasero completamente spiazzati.
Per loro era la prima volta che qualcuno riusciva a fermare i loro attacchi come se niente fosse.
“C-Come ci sei riuscito?” chiese Ranma.
“Per uno che è stato rifiutato anche dall’oblio non risulta difficile.”
“Rifiutato dall’oblio? Cosa intendi?” intervenne Akane.
Dark abbassò lo sguardo, per poi fare una piccola risatina.
“Il mio corpo è stato completamente disintegrato, eppure come vedete sono ancora qui…”
“D-Disintegrato? Questo significa che s-sei…” disse Ranma, cominciando ad indietreggiare.
“No, non sono un fantasma. Non ho ancora capito bene come, ma il mio corpo si è in qualche modo salvato, permettendomi il ritorno…”
“Come se non accettasse il tuo ritiro…” aggiunse Akane, intuendo cosa volesse dire il custode.
“E come potrebbe accettarlo?” chiese una voce, proveniente da fuori.
Una voce che ridestò in Riku una rabbia sopita.
“Questa voce…” disse lui, alzandosi. “Malefica! Dove sei?”
Immediatamente, di fronte a loro apparvero dal nulla delle fiamme verdi, dalle quali uscì la strega, da sola.
“Vedo che stavolta non ti sei portata nessuno dietro” disse Hikari, evocando il Keyblade. “Peggio per te!”
“Non ho bisogno di loro per sconfiggervi” rispose Malefica.
“E quella chi è?” chiese Ranma.
“La responsabile della quasi avvenuta fine dei mondi di qualche anno fa” rispose Riku, evocando anche lui il Keyblade. “È riuscita a manipolarmi usando la mia oscurità, permettendo così, sebbene involontariamente, che un pazzo s’impossessasse del mio corpo, e con quello era arrivato ad un passo dal distruggere tutto!”
“COSA?!” urlarono i tre abitanti del mondo.
“Vuoi dire che abbiamo rischiato di sparire nel nulla, e non se ne siamo nemmeno accorti?” disse stupita Akane.
“A quanto pare è così… un motivo in più per prendere quella specie di cornacchia a calci!” urlò Ranma, lanciandosi contro la strega.
“Povero stupido” disse lei, rispedendo indietro Ranma senza nemmeno toccarlo, facendogli così sfondare un muro.
“Che cosa vuoi da noi?” chiese Dark, attivando immediatamente l’armatura.
“Oh, vedo che sei già sul piede di battaglia, custode dell’equilibrio.” Rispose Malefica. “Peccato che non hai possibilità di vittoria!”
“Lo vedremmo, strega!” gli urlò di rimando Sora, evocando anch’egli il Keyblade.
“Oh, e chi abbiamo qui? Vanitas…”
“Lui non è Vanitas!” urlò Kairi, preparandosi a combattere.
“Siete in grado di dimostrarlo? Chi vi dice che finora non abbia solo finto di essere il vostro amico?”
“Come osi?” tuonò Riku. “Siamo suoi amici, credi forse che siamo così stupidi?!”
“Riku, sta zitto” disse Sora, lasciando tutti sbigottiti.
“Ma… Sora, lei ha det-” cominciò Kairi, prima di venire interrotta dal custode.
“So benissimo cos’ha detto. Non sono sordo. Ed è per questo che vi chiedo di farvi da parte.” Continuò lui, mettendosi di fronte a Malefica, con il Keyblade pronto ad attaccare. “Ci penserò io personalmente a lei!”
Dark rimase per qualche secondo in silenzio, poi cominciò ad allontanarsi.
“Come vuoi, Sora. Cerca solo di non sottovalutarla” disse, per poi andare a curare Ranma, che aveva riportato giusto qualche ferita.
“Accidenti… quella… cosa non solo mi ha respinto come niente fosse, ma è anche riuscita a ferirmi… e dire che non so quante volte ho demolito case uscendone praticamente indenne” disse lui, senza accorgersi al momento che le sue ferite si stavano rimarginando da sole.
“Ma Dark, non possiamo lasciarlo combattere da solo!” protestò Kairi.
“No, Dark ha ragione. Se Sora desidera affrontarla da solo, è libero di farlo. Che però sia chiaro:” disse Hikari, rivolta al custode. “se sarai in difficoltà, noi interverremo, che tu lo voglia o no!”
Sora sorrise.
“Non ce ne sarà bisogno…”
“E così credi veramente di potermi sconfiggere?”
“Oh, no, non lo credo… ne sono certo!” rispose il custode, mentre attorno a lui cominciava a crearsi una specie di campo elettromagnetico.
Ma prima che qualcun altro potesse replicare, Sora partì a tutta velocità contro Malefica, pronto ad affondare il Keyblade, ma venne intercettato dal bastone di quest’ultima, dal quale partirono una serie di fiammate che colpirono in pieno Sora, che fu costretto ad arretrate per guarirsi le bruciature.
Non passarono che pochi secondi che il custode ripeté l’attacco, stavolta creando nella mano libera una sfera di ghiaccio, che lanciò contro la strega, che rispose con le sue fiamme, creando così una nebbia che avvolse i due combattenti.
“P-Pazzesco!” disse Ranma. “Ma com’è possibile? Quel ragazzo ha appena creato dal nulla del ghiaccio! Mentre quella strega del fuoco!"
“Semplice” rispose Dark. “Noi tutti siamo in grado di farlo, e questo perché siamo custodi, persone che sono state scelte per impugnare il Keyblade, quella spada a forma di chiave che ci avete visto evocare.”
“A questo punto, più che da quale città venite, temo dovremmo chiedervi da quale pianeta, vero? Non credo che qui ci possa essere qualcuno così forte” disse Akane, mentre un nuovo colpo tra il Keyblade di Sora e il bastone di Malefica creò una nuova folata di vento.
“Questo… non possiamo rivelarvelo. Abbiamo già violato il nostro tabù, di più non possiamo dire” spiegò Hikari.
“SORA!” urlò Kairi, mentre l’amico veniva sbalzato all’indietro, perdendo il Keyblade dalla mano.
“Ugh…” disse lui, rialzandosi e rievocando l’arma. “Non è ancora finita!”
“Invece credo proprio di si!” urlò Malefica, alzando lo scettro e venendo avvolta dalle fiamme. “Immagino che tutti voi vi ricordiate di questa forma, vero?”
Sora e Riku spalancarono gli occhi.
“E come potremmo dimenticarla…” rispose l’albino, stringendo i pugni, mentre davanti a loro appariva al posto della strega un drago verde e nero, che cercò subito di colpirli con una fiammata.
Fu Dark a creare immediatamente una barriera attorno ai presenti.
“I-I-Impossibile! È diventato un drago?!” urlarono sorpresi Ranma e Akane. Invece il padre di Ranma se l’era data letteralmente a gambe.
“Tsk. Credi forse di spaventarmi?” chiese Sora, per poi alzare il Keyblade verso il cielo. “Lascia che ti mostri un potere a te sconosciuto”
Non appena ebbe finito di parlare, attorno al custode si alzò un fortissimo vento, tale da sollevare anche alcuni pezzi di terra sotto di lui.
In pochi secondi oltre al vento cominciarono a crearsi dal nulla anche dei piccoli fulmini, che cadevano solo attorno a lui.
Dark cominciò a preoccuparsi.
“Non ha usato quel potere quando ha combattuto contro di me…” disse. “Perché lo avrebbe dovuto tenere nascosto?”
“Cosa vuoi dire?” chiese Kairi.
“Sta dicendo che quel potere lo ha ottenuto dopo il torneo. Ma a questo punto la domando è: quando?” le rispose Hikari.
“Non potrebbero essere i poteri di Vanitas?” azzardò Riku.
“Forse, ma dobbiamo sperare di no. Non avete notate che sta lentamente perdendo il controllo di se stesso?”
A quella frase di Dark, gli altri si girarono verso Sora, che era ancora circondato dal vento e dai fulmini.
I suoi occhi avevano perso quella vitalità che gli apparteneva, e Riku avrebbe giurato di aver visto una leggere sfumatura dorata sopra il loro azzurro.
“Cosa possiamo fare?” chiese Kairi. “Non possiamo far finta di niente!”
“È crudele da dire, ma al momento ci conviene lasciarlo fare. Se ci mettessimo in mezzo, rischieremo solo di peggiorare la situazione”.
Nel frattempo, il drago e Sora continuavano a fissarsi, senza che nessuno dei due facesse la prima mossa.
Fu il custode a iniziare.
Senza che nessuno se ne accorgesse, si portò sopra la testa del drago, sempre avvolto dal vento e dai fulmini, che sembravano seguirlo ovunque andasse, per poi tentare un affondo, che fallì.
Il drago a quel punto cercò di colpirlo con una fiammata, ma il vento ebbe l’effetto di fai scivolare le fiamme a lato, lasciando incolume il custode, al quale bastò volare a lato per evitare una zampata della creatura.
Poi, senza perdere un secondo, Sora portò in alto la mano libera, creando istantaneamente una sfera di fuoco enorme, che avrebbe potuto tranquillamente contenere al suo interno un’intera casa.
Senza dire niente, lanciò la sfera contro l’avversario, che spalancò gli occhi mentre veniva investito dalla sfera, che dopo averlo avvolto, esplose, creando un’onda d’urto sufficiente a spaccare i vetri di tutte le case vicine, e a far letteralmente volare via tutti i presenti, tranne i custodi che riuscirono a rimanere, sebbene a fatica, al loro posto.
“Ma quello non è normale! E detto da me è tutto dire!” urlò Ranma, aiutando Akane a rialzarsi.
Ignorandolo completamente, Sora contemplò il risultato del suo attacco.
Il drago era ancora intero, ma non si poteva definire sano.
Sebbene il fuoco fosse il suo elemento, aveva parecchie bruciature su tutto il corpo, e faticava a respirare.
“Non è ancora finita…” disse il custode, creando un’altra sfera, stavolta simile ad una nuvola.
Ma quando il colpo raggiunse e circondò il drago, divenne un’enorme blocco di ghiaccio, che rinchiuse al suo interno l’avversario.
Situazione che non durò a lungo, dato che il drago, grazie alla sua temperatura elevata, riuscì a sciogliere il ghiaccio.
Ma non aveva fatto in tempo a liberarsi dei frammenti, che si ritrovò di fronte un Sora, senza Keyblade e con entrambe le mani impegnate a tenere una sfera gialla, più piccola delle precedenti e avvolta da piccoli fulmini.
“Finiamola qui” disse lui, lanciando la sfera.
L’esplosione fu tale da avvolgere completamente i due avversari, facendoli completamente sparire dalla vista degli altri.
Come se non bastasse, quest’esplosione fu tale da costringere gli altri custodi ad alzarsi in volo per evitare di essere travolti dall’onda d’urto, che fu tale da abbattere l’intera facciata della casa.
Quando il nuvolone dell’esplosione finalmente sparì, i custodi videro a terra un Sora privo di sensi, mentre di fronte a lui c’era Malefica, ancora in piedi sebbene gravemente ferita, con un corno che era stato reciso di netto.
“Mal… Maledetto moccioso…” disse lei, cercando di rimanere in piedi. “Questa sarà l’ultima volta che interferirai con i miei piani. Addio, custode…”
“Si, concordo in pieno. Questa sarà l’ultima volta che interferirà con i tuoi piani…” disse una voce.
Sora riuscì ad aprire gli occhi, ma non riuscì ad alzarsi.
Vide che Malefica, che era pronta per dargli il colpo di grazia, si era immobilizzata appena sentita la voce, e il motivo era più che evidente al custode.
Infatti dal petto di Malefica fuoriusciva una punta dorata, e dietro di lei c’era una persona vestita di bianco, con il cappuccio che gli copriva il volto.
E il mano aveva il Keyblade dorato.
“Perché non avrai altri piani. Stavolta sarà la tua fine decisiva!” concluse Light, estraendo il Keyblade dal corpo della strega, che lasciò cadere a terra il suo bastone, facendolo così svanire nel nulla.
“N-No! Non posso andarmene così!” disse lei, cercando di non perdere le forze rimastogli.
Ma Light non se ne curò.
“Addio… Malefica” disse, per poi colpirla in pieno con il Keyblade.
I custodi la guardarono senza riuscire a credere ai loro occhi. Poi, senza nessun preavviso, la sua testa, che era rimasta per qualche secondo attaccata al corpo, come se niente fosse, si staccò e cade a terra, senza però riuscire a raggiungere il suolo e scomparendo prima, assieme al resto della strega.
Il silenzio scese su tutti i presenti.
Sora ancora faticava a crederci.
Se non fosse stato per Light, probabilmente avrebbe fatto lui quella fine… Ma nonostante ciò non riusciva a credere alla crudeltà che aveva mostrato quel ragazzo, colpendo alle spalle e decapitandola.
“E così… vedo che finalmente ti è tornata la memoria, vero fratello?” chiese Light.
“Ma che sorpresa…” rispose Dark, digrignando i denti. “E così, sei anche tu un custode… Non me lo sarei mai aspettato…”
“Lo stesso avrei potuto dirlo io quando l’ho scoperto. Ma tu eri sparito, e quanto ti ho ritrovato, non ti ricordavi più niente.”
“Devi perdonarmi, ma non ero in condizioni di poter ricordare in quel momento. Se sei qui, ne deduco che vuoi combattere” rispose il custode dell’equilibrio, evocando il Balance.
“Vorrei, ma mi sono reso conto che, per quanto odi ammetterlo, non sono ancora al tuo livello. Ho provato a battere Terra, ma non ci sono riuscito. E sono certo che tu sei all’incirca al suo stesso livello. Per questo per il momento sono costretto a rimandare”
“E allora cosa sei venuto a fare qui?” chiese Riku. “E soprattutto, c’era così bisogno di infierire tanto su un avversario che ormai era quasi sconfitto?”
“Ero qui di passaggio, quando ho avvertito la vostra presenza. Per quanto riguarda quella strega… se non l’avessi eliminata, lei avrebbe eliminato il vostro amico. Volevate veramente ciò?”
“L’avremmo impedito!” urlò Kairi.
“Umpf. Finché non entrerete nell’ottica che dovete essere spietati con i vostri avversari, non vincerete mai…” rispose il custode, per poi sparire in un varco.
“Non cambierà mai…” disse Dark. “È sempre stato convinto di essere il migliore, per poi rendersi conto che non era così. Poi da quando si è messo in testa di volermi superare…”
“S-Scusate, temo di aver perso qualche passaggio…” lo interruppe Ranma. “Cioè, prima c’è quell’esplosione che a momenti ci distrugge la casa, poi c’è la strega che sta per eliminare il vostro amico e poi dal nulla appare un altro che come se niente fosse la decapita?!”
“Così pare” rispose Hikari.
Riku rimase qualche secondo in silenzio, fissando il punto in cui colei che l’aveva manovrato era scomparsa definitivamente.
“Riku…” lo chiamò Kairi, senza però sapere cosa dire.
“È finita…” disse lui infine. “L’incubo di Malefica ha finalmente avuto un epilogo.”
“Già…” confermò Sora, raggiungendo gli altri. “Ma mi duole ammettere che senza Light me la sarei vista brutta…”
“Hai rischiato per tutt’altro motivo” gli disse Dark. “Ti rendi conto che ti sei praticamente lasciato impossessare dalla rabbia? Non eri nemmeno più in grado di ragionare lucidamente! Creare magie così potenti in un luogo abitato… è un miracolo che nessuno sia rimasto coinvolto!”
Sora rimase spiazzato.
“S-Scusatemi… Non sono riuscito a trattenermi…”
“Tutto qui? Immagino tu ti ricordi cos’è successo l’ultima volta che non ho avuto nessun timore a trattenere il mio potere, vero? O ti devo ricordare che il mondo del castello dell’oblio non esiste più? Credi forse che io sia realmente così tanto più forte rispetto a voi?”
“Come sarebbe a dire, scusa?” chiese Riku.
“Semplicemente che io vi sembro più forte perché sono riuscito a rimuovere i miei limiti. Ma tutti voi potreste tranquillamente raggiungere il mio stesso livello se necessario”
“A-Aspettate” gli interruppe Akane, rivolgendosi poi a Dark. “Cosa volevi dire quando hai detto che il mondo del castello non mi ricordo di cosa non esiste più?”
“Quello che ho detto. Era un mondo disabitato, e sono stato costretto a distruggerlo per cercare di eliminare un nemico, che è comunque sopravvissuto”
“Ok, quindi è chiaro che c’è qualcuno decisamente più forte di te, Akane” disse Ranma facendo un sorrisetto, pochi instanti prima di venire scaraventato dalla diretta interessata su uno dei pochi muri ancora interi della casa, facendola definitivamente crollare.
“Ops…” disse lei, rendendosi conto del danno. “Sarà dura da spiegare questa storia…”
“Non preoccuparti” rispose Dark. “Ci penso io a risolvere tutto.” Concluse, per poi battere le mani e appoggiarle a terra.
Sotto gli occhi stupiti di Ranma e Akane, il terreno sotto di loro si illuminò completamente, coprendo il territorio che era stato danneggiato dall’incontro.
Poi, come se niente fosse, tutte le macerie si illuminarono, fino a diventare così luminose da non essere visibili.
Quando la luce sparì, i due abitanti di quel mondo rimasero con gli occhi spalancati.
La loro casa, come anche tutto il resto che era stato distrutto, era tornato intero come se non fosse successo niente.
“Incredibile!” esclamò Ranma. “Come hai fatto?”
“Semplice alchimia” rispose Dark, prima di vedere il proprio Keyblade puntare da solo contro la casa, che si illuminò nuovamente.
“E ora cosa succede?” chiese Akane.
“Per noi è arrivato il momento di andare” le rispose Hikari. “Questa è l’ultima azione che faremmo qui”
Pochi instanti dopo, dalla casa partì un raggio luminoso verso il cielo, facendo apparire la serratura, che venne prontamente chiusa dal custode.
“Uao… Niente male come porta…” commentò Ranma, per poi accorgersi che i cinque custodi erano spariti.
Questo capitolo sarà una specia di special, diciamo una pausa abbastanza divertente... e credo che diversi lettori capiranno subito quale mondo ho scelto...
I crediti di questo capitolo li trovate alla fine.
Ma non voglio anticiparvi troppo, perciò rispondo subito alle recensioni:
@ Inuyasha_Fede: Beh, credo proprio che nemmeno Ranma dimenticherà presto quest'incontro XD. Per il discorso dei film... beh, prevalentemente saranno tutti anime e manga, ma credo che un paio di film li inserirò ancora... ma vedrò in futuro. Non sarà una cosa a breve comunque
@ Ciccio85: Purtroppo non ho molto tempo per vedere vari anime, comunque terrò in considerazione il tuo suggerimento. E mi fa piacere sapere che ti sia piaciuta l'idea di Ranma, mentre per Sora... aspetta e lo scoprirai.
@ Poldovico: motivo per cui questa ff non verrà nemmeno lontanamente usata come base per un futuro KH XD. Per Sora, riporto la risposta precedente. Mi dispiace, ma mancano ancora un po' di capitolo per scoprire la verità.
E ora, buona lettura
Capitolo 36: Un altro universo
Dark era nuovamente occupato ad osservare lo spazio.
“Cosa succede?” chiese Hikari.
“Sto ripensando a ciò che è accaduto a Sora l’altro giorno. Per un attimo aveva perso la sua identità. Ma ciò non sarebbe dovuto succedere…”
“Vuoi dire che era la volontà di Vanitas?”
“Probabile, anche se preferirei credere il contrario…”
“Ma non l’avevi eliminata? Avevi detto che a Sora sarebbe rimasta la forza, ma non la volontà di quel mostro… Com’è possibile?”
“Non lo so, ma lo devo scoprire.”
“Non puoi chiedere al maestro cosa fare?”
Dark abbassò lo sguardo.
“Non posso…”
“Perché?”
“Non riesco più a comunicare con i miei predecessori. Da quando mi hanno donato l’armatura, sono spariti. Probabilmente è una loro prova, ma al momento me la devo cavare per conto mio.”
“Capisco…” rispose la custode, prima di venire attirata dai monitor, che cominciarono a lampeggiare, senza però suonare.
“E ora cosa succede?” chiese, portandosi di fronte, seguita da Dark.
“Sembrano impazziti… Come se ci fosse qualche interferenza…” disse Hikari, poco prima che la Gummyship cominciasse a tremare.
“Chi è che si è messo ai comandi?” chiese Riku, entrando seguito dagli altri nella sala.
Si vedeva che erano stati svegliati dal tremare della Gummyship.
“Nessuno, ma i comandi sono impazziti all’improvviso, come se ci fosse un interferenza, e poco dopo la Gummyship ha cominciato a tremare”
“Ecco perché!” urlò Kairi, indicando un punto oltre l’oblò.
I custodi rimasero qualche secondo ad osservare quel buco nero di fronte a loro, che stava per inghiottirli.
“Maledizione!” esclamò Riku, mettendosi ai commando e cercando di tornare indietro, purtroppo senza successo.
“Perché non risponde ai comandi?” chiese Sora preoccupato, mentre si avvicinavano sempre di più al buco nero.
“Non ne ho ideaaaaaaaa!” urlò Riku, proprio mentre entravano in contato con il corpo celeste, che li inghiotti in un secondo al loro interno, oscurandogli vista e coscienza.
Dark aprì gli occhi.
Gli ci volle qualche secondo per riunire i ricordi, e non appena ciò avvenne, si alzò subito in piedi.
Si trovava ancora nella Gummyship, solo che essa era andata a schiantarsi su un mondo, riportando gravi danni.
Infatti Dark si accorse di diversi cavi elettrici che sbucavano dalle pareti, sprizzando piccole scintille.
Poi si mise ad aiutare gli altri, che erano ancora tramortiti dall’impatto.
“Ehi, svegliatevi” disse lui, lanciando sui compagni un curaga.
Hikari fu la prima a riprendere i sensi, seguito subito dopo dagli altri.
“Cos’è successo?” chiese Sora.
“In qualche modo ce la siamo cavata, ma… non posso dire lo stesso della Gummyship…”
“Emh… non per dire, ma dove siamo finiti?” chiese Riku, guardandosi attorno.
“A occhio e croce, su un giardino. E che è notte.” osservò Kairi, guardando fuori.
“Beh, non possiamo fare molto al momento. Ci conviene scendere e accertarci delle condizioni della Gummyship.” Disse Hikari.
Una volta usciti, poterono constatare che la situazione non era migliore.
Infatti la loro nave aveva riportato varie crepe, e sembrava impossibilità a volare.
“Questo è un bel problema…” disse Dark, prima che venisse interrotto da Kairi.
“R-R-Ragazzi…” disse lei. “Ditemi che ho preso una botta in testa e ho le visioni…”
“Come mai questa richiesta?” chiese Sora, girandosi verso di lei e rimanendo senza parole.
“Non è possibile!” urlò Riku.
I cinque custodi infatti erano di fronte ad un castello uguale identico a quello dell’Organizzazione XIII che avevano distrutto in passato.
Solo che a differenza di quello, questo non era sospeso in aria, ma era a terra e circondato da un giardino, di cui una parte era stata completamente bruciata dall’atterraggio della Gummyship.
“E quello cos’è?” chiese Hikari, indicando un cespuglio che doveva essersi trovato sulla rotta di caduta, dato che si vedeva che gli mancava una buona parte. Ma ciò che era rimasto sembravano delle zampe.
“Ma dove accidenti siamo finiti stavolta?” chiese Sora, prima che un urlò sovrastasse ogni parola.
“Il mio giardino!” urlò una persola, correndo verso il cespuglio.
“Ma quello è…” disse Dark, sorpreso come forse non lo era mai stato prima. “Marluxia…”
“Come hai detto, scusa?” chiese Sora. “Ma non faceva parte dell’Organizzazione XIII ed era stato eliminato prima da me e poi da Rexenet?”
“S-Si” rispose Dark. “O almeno così credevo…”
“Dovevo immaginarlo” disse un'altra voce. “Dove ci sono disastri, ci sei sempre tu, tuss!”
I custodi si girarono verso la fonte, per ritrovarsi così di fronte a Xaldin.
I cinque ragazzi evocarono immediatamente il Keyblade, pronti a combattere.
“Ehi Ehi, si può sapere cosa state facendo?” chiese il numero tre, per poi osservarlo meglio. “Ehi, cosa ti è successo Sora?”
“Di cosa stai parlando? E come mai sei ancora vivo?” chiese lui.
“Ancora vivo? Guarda che non sono mica morto.”
“Certo, come no. Se non fosse che ti ho trapassato io stesso avrei avuto anche qualche dubbio!” rispose Dark.
“E voi due chi siete?” chiese, indicando il custode dell’equilibrio e Hikari. “Non vi conviene tirare in ballo certe idee, potreste finire nei guai, sapete?”
“Umpf. E in che guai potremmo mai finire, sentiamo” disse Riku.
“Tu sta’ al tuo posto, Riku. O devo convincere Xemnas a lasciarti alle cure di Larxene?”
“Xemnas? Larxene? Sono vivi anche loro?!” chiese Kairi.
“Insomma, si può sapere cosa vi è successo a voi tre? Kairi, hai incontrato Larxene ieri sera al bar, com’è possibile che non te lo ricordi?”
“Cosa?” disse la custode stupita.
“E poi, come mai voi tre sembrate più grandi? Non potete essere cresciuti tanto in una sera! A me no che non siate andati a far visita al laboratorio di Vexen… Cosa che spero di no per il vostro colore.”
“Il nostro colore? Laboratorio di Vexen? Più grandi?” chiese Sora, per poi puntare il Keyblade sulla gola del numero 3. “Ci puoi spiegare cosa accidenti sta succedendo?”
“Questo – coff – dovremmo esserlo – coff – noi a chiederlo – coff – monello!” disse una voce dietro di loro, anticipando il numero 4.
“Capiti al momento giusto Vexen. Sei tu il responsabile di questo loro cambiamento?” chiese Xaldin.
“No. - coff – Al momento sto – coff – lavorando ad una – coff – nuova variante del – coff – ModT X-99. Niente – coff – che possa influenzare – coff – un cambiamento e una – coff – maleducazione del genere!”
“MOdT X-99?” chiese Sora. “E che cos’è?”
Quella domanda ebbe l’effetto di far scendere il silenzio sui due membri dell’organizzazione.
“Sora, - coff – sei sicuro di – coff – non aver accettato – coff – niente da Saïx?”
“Già. Solitamente fai salti di dimensioni olimpioniche non appena senti pronunciare quel nome…” disse Xaldin.
“Ok, ora mi sto stufando di questa situazione” rispose il custode. “Non ho la più pallida idea di cosa stiate parlando, ma so che voi due dovreste essere morti e sepolti!”
“Ehi! – coff – Modera i termini! Io – coff – ho intenzione di – coff – vivere ancora a – coff – lungo!”
“Come se finora non lo avesse fatto…” disse ironico Xaldin.
“Ok Dark, per piacere, apri un varco e spariamo da qui prima che perda il controllo…” chiese Riku, senza però ottenere risposta.
“La cosa non ti farà piacere…” disse infine in custode. “Ma non riesco ad aprire i varchi…”
“Cosa?”
“Già. Nemmeno io ci riesco…” confermò Hikari.
“State dicendo che non possiamo scappare usando i varchi?” chiese Kairi.
“Già, pare proprio che sia così” rispose tranquillamente Dark, per poi battere le mani e appoggiarle a terra, facendo così illuminare il terreno.
“Ma per fortuna l’alchimia è ancora utilizzabile.” Disse, pochi secondi prima che il terreno gli inghiottisse, per poi chiudersi sopra di loro.
“Ahia!” si lamentò Sora. “Potevi anche avvisarci…”
“Se lo avessi fatto ci avrebbero potuto fermare” rispose Dark, cominciando a scavare una galleria usando l’alchimia.
“E la Gummyship?” chiese Riku.
“Al momento non possiamo recuperarla, ma è talmente grossa che ci vorrà un po’ per poterla spostare, quindi per il momento possiamo stare tranquilli”
“Ma com’è possibile? L’organizzazione XIII teoricamente non dovrebbe essere stata eliminata per permettere il ritorno di Vanitas?” chiese Sora.
“Così credevo, ma a quanto pare ci sbagliavamo…”
“E poi perché ci parlavano come se ci conoscessimo? Per di più sembrava che si aspettassero fossimo più piccoli…”
“Non ne ho la più pallida idea…” rispose il custode dell’equilibrio, per poi cominciare ad aprire un passaggio sopra di loro. “Ora dovremmo essere abbastanza lontani dal castello… vediamo se scopriamo di più…”
In pochi secondi, i cinque custodi sbucarono fuori dalla buca, ritrovandosi così in una strada vuota.
“Uff… per fortuna non c’è nessuno…” disse Sora, guardandosi attorno. “Ma sbaglio, o siamo nella stessa città del Mondo che non esiste?”
“In effetti ci somiglia parecchio… solo che questa sembra essere abitata anche da qualcun altro oltre l’organizzazione XIII… dato che ci sono pure dei negozi…” aggiunse Riku, mentre si avvicinavano proprio ad uno di questi.
Poi, senza che potessero impedirlo, la porta del negozio si aprì, rivelando due ragazzi il cui volto era coperto da dei sacchetti di carta, da cui si vendevano spuntare alcune verdure.
“Salutatemi Xaldin e fatemi sapere se la roba andava bene!” disse la voce del proprietario del negozio.
“Senz’altro!” rispose uno dei due ragazzi, che a causa del sacchetto, andò a sbattere direttamente contro Sora, con il risultato che entrambi caddero a terra.
“Ehi Sora, tutto bene?” chiese l’altro ragazzo, riuscendo a muovere la testa quel tanto che bastava per vedere cos’era successo.
La conseguenza fu che lascio cadere il sacchetto per la sorpresa.
Dark, Hikari, Kairi e Riku guardavano la scena con una faccia che era l’unione tra il spaventato e l’incredibilità.
Infatti di fronte a loro c’erano Roxas e un altro Sora. Solo che entrambi sembravano più piccoli rispetto a loro.
“Ohi ohi…” disse il Sora più giovane, rialzandosi, trovandosi così faccia a faccia con l’altro Sora.
Tra i presenti scese il silenzio totale, che venne interrotto dai due Sora, che parlarono nello stesso instante.
“Certo che hai dei capelli strani, sai?” dissero assieme, facendo letteralmente cadere per la sorpresa gli altri.
“Ok… Temo che Xaldin dovrà aspettare per la sua minestra… Temo che prima dovremmo andare da un buon psicologo…” disse il numero 13, sbattendo gli occhi.
“Ehi, ma tu sei Roxas! Com’è possibile?” chiese il Sora grande.
“Lo conosci?” chiese l’altro Sora a Roxas.
“Ok, dopo Ranma ero preparata psicologicamente a tutto, ma non a questo. Non a questo!” disse Kairi, scandendo l’ultima frase.
“Emh… Sora?” chiese Riku.
“Si, che c’è Riku?” risposero i due Sora, per poi guadarsi nuovamente in faccia.
“Aspetta, ti chiami anche tu Sora?” chiese il custode grande.
L’altro, per tutta risposta, continuò a osservarlo per qualche secondo.
“Oh, cactus…” disse infine, per poi svenire.
I custodi guardarono il Sora del loro gruppo, che per tutta risposta rimase a fissare il suo gemello.
“Cactus?” disse infine. “Cosa accidenti centra una pianta?”
“Scusa Sora, ma non ti sei accorto di niente?” chiese Riku.
“Cosa? Del fatto che ho appena incontrato me stesso più giovane? Come facevo a non accorgermene, scusa?”
“Ah, ok, l’importante è che ne sei conscio…”
“N-No, aspettate un secondo!” li interruppe Roxas. “Si può sapere chi accidenti siete? Sarei stato propenso a chiamarvi Riku e Kairi, ma dubito fortemente che possiate essere loro! E come fa ad esserci un altro Sora, per giusta più grande?!”
“Emh…” disse Kairi. “A dir la verità noi siamo Kairi e Riku… e lui è realmente Sora… per quanto la cosa sembri assurda…”
Roxas rimase in silenzio per qualche secondo.
“Credo che a questo punto ci convenga andare dal buon vecchio Freud…”
“Freud? E chi sarebbe?” chiese Kairi.
“Un psicologo, mi sembra ovvio”
“Ah, perfetto. Con questo, abbiamo visto veramente di tutto…” disse Sora, per poi prendere il custode svenuto e appoggiandolo sulle spalle.
“Mi sembra il minimo portarlo io, dato che credo sia colpa mia se è svenuto”
“Già… Speriamo solo che non ci sia nessun altro oltre a loro…” disse Roxas, cominciando a fare strada.
“Di chi stai parlando?” chiese Dark.
“Oh, presto lo saprete. Intanto potreste spiegarmi da dove venite e come fatte ad essere uguali a Sora, Riku e Kairi, tanto da avere sia lo stesso aspetto che lo stesso nome?”
“A dir la verità questa dovrebbe essere la nostra domanda. Abbiamo viaggiato in lungo e in largo, abbiamo visto cose che credevamo impossibili, ma finire in un mondo dove tutti sembrano conoscerti, i tuoi nemici che ti parlano come amici, e infine incontrare la copia perfetta di un tuo amico ma in versione ringiovanita non era minimamente pensabile” disse Hikari.
“Fino a prova contraria sono io quello che sta trasportando se stesso, ergo sono io quello che dovrebbe essere più sorpreso.”
“Povero Sora però…” disse Roxas. “Non fa in tempo a riprendersi da una minaccia che gli capita questo… Comunque siamo arrivati” concluse, indicando un palazzo di fronte a se.
“Perfetto. Cominciavo a stancarmi. Che piano?” chiese Sora.
“Ultimo, perc-“ chiese, prima di vedere Sora cominciare a volare.
Prima che potesse dire qualcosa, le sue braccia vennero prese da Riku, che si alzò anch’egli in volo, seguito dagli altri custodi.
“M-Ma voi volate!” disse lui stupito, mentre si allontanavano sempre di più dal terreno.
“Così pare” rispose Dark.
Ci misero pochi secondi ad arrivare all’ultimo piano, dove Sora bussò tranquillamente alla finestra.
“Crisantemo d'una passiflora vallesana! Si può sapere chi è che bussa a quest’ora?!” disse una voce proveniente dall’abitazione.
“Vado a vedere io… Hanno bussato alla mia finestra dopotutto…” rispose un'altra voce, poco prima che la finestra di aprisse, rivelando un signore anziano, che doveva essersi appena svegliato.
“Ciao Freud…” lo salutò Roxas.
“Ciao tuss. Cosa ti porta da noi a quest’ora?” chiese lui, per poi accorgersi dei due Sora. “Oh, ciao anche a voi, Sora.”
Per alcuni secondi nessuno parlò.
“Uh, aspettate un secondo!” disse infine Freud. “ROXAS! Tu stai volando!”
“A essere più precisi sono tenuto in sospeso nel vuoto… Ma non è questa la questione…”
“Ah, ti riferisci forse al fatto che di fronte a me c’è un Sora più grande di com’era ieri, in volo e che tiene sulle spalle un altro Sora?”
“Precisamente”
“Dunque mi stai dicendo che tutto ciò non è frutto della mia immaginazione svegliata da uno che ha bussato al vetro della finestra?”
“Proprio così”
“Capisco… COSA?!?!” urlò infine.
“Insomma Siegmund! Si può sapere che cosa ti prende?” chiese una voce femminile, anticipando l’arrivo di una donna, che osservava la scena senza riuscire a capire il perché il suo amico fosse caduto all’indietro dopo aver urlato.
“Roxas? Cosa ci fai fuori dalla finestra?”
“Beh, sai com’è, di recente va di moda farsi sollevare in volo… Potreste gentilmente aprire completamente la finestra che così possiamo entrare?!”
“Ok, ok, non agitarti tanto…” disse lei, facendo come chiesto.
Ma quando vide entrare dalla finestra Riku che portava Roxas, seguito da Kairi, Dark, Hikari e infine dai due Sora.
“Ehi, come mai ci sono due Sora?!” chiese vedendo quest’ultimi.
“Li ho portati qui proprio per scoprirlo… e anche perché uno dei due Sora, quello che conosciamo noi, è svenuto alla sua vista…”
“Non fatico a crederlo… E sono pure un psicologo!” disse Freud.
“Tuss!” urlò arrabbiata una terza persona, entrando in quel momento.
Era un ragazzo sulla ventina d’anni, che indossava un’impermeabile e un capello.
“Spero che voi abbiate un valido motivo per svegliarci!” continuò lui. “O avrò un valido motivo per testare il MOdT X-99 che mi ha inviato Vexen!”
I custodi non capirono il perché Roxas fosse corso a nascondersi dietro ai due Sora.
“A-Aspetta Ottoperotto… guarda chi c’è qui…”
Il ragazzo si fermò ad osservare per un secondo il Sora del gruppo di Dark, senza accorgersi che sulle spalle c’era l’altro Sora.
“Sora, sei andato nuovamente nel laboratorio di Vexen?”
“Emh… Otto, non vedi niente di strano?” chiese la donna.
“Che cosa dovrei vedere di più strano del tuss che sembra avere due o tre anni in più rispetto a ieri, Voce fuori campo?”
“Ma, non saprei… forse che sulle sue spalle c’è un altro Sora uguale identico al nostro tuss?!”
Ottoperotto a quel punto si accorse del particolare.
“Ok, appoggia a terra Sora e spiegami chi o cosa sei” disse semplicemente, per poi guardare gli altri custodi. “Poi anche perché sia Kairi che Riku sembrano più grandi e se mi presenti gli altri due sconosciuti se ti è possibile”
“Ok che solitamente sono uno che prima di mostrare la propria sorpresa ne fa passare di tempo, ma qui si esagera. Come fatte a conoscere Sora, Riku e Kairi?” chiese Dark.
“Forse perché sono nostri amici?” rispose Freud.
“Guarda, avrò anche perso la memoria nel castello dell’oblio, ma di voi proprio non mi ricordo” disse Sora. “E poi si può sapere che cos’è questo MOdT x-99 di cui parlate tutti?”
I tre rimasero in silenzio.
“Cioè, ci stai dicendo che non solo non ti ricordi minimamente di noi, ma che non sai nemmeno cosa sia il MOdT X-99?” chiese Voce fuori campo.
“Se dico di si vi offendete?”
“Impossibile… a me no che…” disse Ottoperotto. “Voi da dove venite?”
“Beh, a questo punto…” rispose Dark. “Temo che proveniamo da un diverso universo.”
“Aspetta. Vuoi dire che quando siamo finiti in quel buco nero siamo stati sbalzati in un'altra dimensione?” chiese Riku.
“Non ne sono sicuro… Ricordati che da dove vengo io quasi tutti credevano che i custodi, Kingdom Hearts e praticamente tutti gli altri mondi esistenti non fossero altro che il frutto dell’immaginazione di qualcuno, e non mi trovavo in un altro universo…”
“Un altro universo?” ripeté Voce fuori campo. “Sarei tentata di non crederci, però…”
“Beh, ci sono due modi semplice per vedere se è uno scherzo piuttosto astuto…” aggiunse Ottoperotto, per poi prendere da un mobile lì vicino una spazzola.
“Cosa ti viene in mente guardando questa spazzola… e ignorando il numero 13 che è corso fuori dalla stanza, se ti è possibile…” chiese a Sora.
“Beh, che è una spazzola… e se speri di riuscire a pettinarmi, ti dico subito che è una causa persa…”
“Incredibile… non ha avuto nessuna reazione…” disse Fred. “E ci ha confermato che qualunque Sora è conscio di avere una pettinatura impossibile…”
“Ok, questo era il primo modo. E il secondo?”
“Beh, se quella cassa messa sul mobile sopra Riku dovesse cadergli in testa, ciò confermerebbe che è veramente Riku, sottoposto a non so qualche esperimento del numero 3…”
“E perché dovrebbe cadermi in testa?” chiese il diretto interessato, per poi riuscire ad evitare per poco la suddetta cassa che era caduta giù.
“Ritiro la domanda…” disse lui deglutendo.
Ma l’attenzione di tutti si rivolse all’instante al Sora giovane, che non appena aveva ripreso i sensi, aveva cercato di attaccare l’altro Sora, che per tutta risposta aveva anch’egli evocato il Keyblade, con il quale aveva parato l’attacco.
“Credevo che un me stesso più giovane sapesse che non bisogna mai attaccare senza motivo...” disse quest’ultimo.
“Chi sei?”
“Sono te, Sora. Per quanto questo potrebbe costarmi una buona parte della mia salute mentale, di recente messa troppe volte alla prova…”
“Beh, come ho già detto, stavolta anch’io sono piuttosto sorpreso… ti ricordo che ho eliminato, aiutato da Hikari, ben tre membri che erano già stati eliminati una volta, e rivedere uno di loro che ti tratta come un ragazzo che conosce da tempo non è stato un bel colpo…”
“E se lo dice Dark è tut-” cominciò Hikari, prima di venire interrotta.
“DARK?!” urlarono assieme Ottoperotto, Freud, Voce fuori campo, Sora giovane e Roxas.
Pochi secondi dopo Dark si ritrovò puntati contro una spada laser molto simile a quelle usate da Xemnas, un libro, una padella e due Keyblade.
“Non ti avevamo mai visto in volto, ma non credevo che saresti arrivato a recitare fino a questo punto!” gli disse Voce fuori campo, brandendo la padella.
“Emh… Sono cosciente che potrebbe servire a poco, ma potrei chiedervi il perché di tale reazione se possibile?”
“E ce lo chiedi pure, distruttore dei nostri stivali?” chiese Roxas. “Sei venuto qui per farci rossi sia me e Sora!”
“Distruttore? Rossi? Non capisco…” disse Hikari, per poi evocare il Keyblade e prepararsi ad aiutare Dark. “Ma non mi ritirerò dal battermi se sarà necessario”
“Non preoccuparti Hikari… Se dovesse essere necessario li metterò temporaneamente fuori gioco… Comunque sia, da queste parti ci dev’essere anche un mio omonimo… e dalla loro reazione dubito che abbia passato la sua infanzia ad eliminare Heartless e Nessuno come ho fatto io…”
“Emh… Io sarei un Nessuno, sai…” disse Roxas.
“E allora?” chiese Hikari. “Anch’io lo sono stata, ma non per questo ho esitato ad eliminare Xemnas e innumerevoli Nessuno.”
“Cosa? Xemnas è morto?” chiese Freud. “E la notizia non si è diffusa? E dire che la morte di un politico dovrebbe saltare in prima pagina immediatamente…”
“Politico?” chiese Riku sorpreso. “L’ultima volta che lo abbiamo visto ha tentato di farci a fette a essere sinceri…”
Ma stavolta Riku venne interrotto da un bussare piuttosto forte alla porta d’ingresso.
“E ora cosa cactus succede?” chiese Ottoperotto, per poi vedere la porta cadere giù sotto un altro colpo, ritrovandosi così di fronte al numero 3, accompagnato da una suora, che aveva le mani chiuse a pugni.
“Lo sapevo che ti avrei trovato qui tuss. Grazie ancora per l’aiuto sorella” disse Xaldin.
“Deduco che era piuttosto urgente per chiedere a Nausicaa di venire a predicare la fratellanza qui…” commentò Freud.
“Aho! Rispetto, ne'?!” rispose la suora, per poi vedere i due Sora. “Ma cos’è, ti sei andato ad infilare in una fotocopiatrice formato 1:1?”
“Ah… allora non era stato il tuss…” disse Xaldin.
“A fare cosa?” chiese Voce fuori campo.
“A demolire la parte di giardino di Marluxia, colpendo in pieno il suo elefantino con una Gummyship versione villa, ecco a fare cosa!”
“Glom! Buona fortuna, me stesso…” disse il Sora giovane.
“Senza considerare che ora Vexen è caduto in depressione, temendo che il suo unico mezzo di minaccia ora sia inefficace…”
“Beh, questo è un lato positivo, no?” chiese Roxas.
“Lo sarebbe, se non fosse che nel frattempo sta studiando un nuovo metodo!”
“Beh, più tardi spiegherò io la situazione a Vexen… Molto più tardi, se possibile…” disse Ottoperotto. “Ora direi che la priorità è mettere momentaneamente fuori gioco darkroxas92…”
“Ah, ecco perché tutti quanti lo state minacciando” disse Nausicaa, per poi rendersi conto di cosa aveva detto. “Darkroxas92? Quell'infingardo'gnorante distruttore di mondi della domenica?”
Dark sospirò quando vide Xaldin evocare le sue sei lance e la suora tirare fuori dei tirapugni d’acciaio.
“Sentite, credo che ci sia un piccolo equivoco… Il mio nome non è darkroxas92…”
“Confermiamo!” disse Kairi. “Il suo vero nome è…”
“No!” la interruppe il custode dell’equilibrio. “Ho già detto che la persona che rispondeva a quel nome è morta molto tempo fa! Il mio nome è semplicemente Dark. Niente di più, niente di meno.”
“Ben detto!” disse una voce proveniente da fuori.
“Oh no, non può averci seguito anche qui!” disse Sora. “Vieni fuori, Rexenet! Così possiamo farti fare la stessa fine di Malefica!”
“Rexenet?” chiese la voce. “Non ho la più pallida idea di chi stiate parlando… Per quel che mi riguarda, non appena ho saputo che c’erano ben due Sora, non ho perso tempo a recarmi qui per impartire a entrambi la giusta punizione…”
“Questa voce…” disse il Sora giovane. “Non è possibile…” continuò, mentre dalla finestra entrava un tipo incappucciato, del quale non si riusciva a vedere il volto.
“Darkroxas92!” urlarono tutti tranne i cinque custodi, che lo guardarono con curiosità.
“Ah, dunque è lui quello per cui mi avete confuso? Errore direi comprensibile… dato che effettivamente ci assomigliamo sia per nome che per gusti di vestiti, anche se ho abbandonato l’anonimato da un po’ di tempo…”
“Umpf. Non osare paragonarti a me, misero umano. Sono ad un livello superiore al tuo, sappilo.”
“Di cosa stai parlando? Mi sembri un umano anche tu” disse Hikari.
“Il fatto che tecnicamente è un uomo, non fa di lui uno al nostro livello” disse Freud. “Quell’essere ha già distrutto sei mondi, mandati in rovina altri due ed è sinonimo di flagello in almeno 14 dialetti diversi!”
“Però…” commento Sora. “Niente male…”
“Cosa?” chiese darkroxas92. “Dopo aver sentito tutto quello che ho fatto non sai dire altro che ‘niente male’? Si vede che vieni da un altro universo… infatti il tuo omonimo si è già rifugiato al sicuro dietro a quel detective”
“Sai com’è, ci tengo alla mia salute!” rispose lui.
“Bah, niente di speciale” disse Hikari.
“Cosa?!” chiese Ottoperotto. “Ma veramente non vi stupite di ciò?”
“Perché dovrebbero? Mi hanno visto disintegrare un intero mondo in pochi secondi. E anche Sora non scherza.” Rispose Dark.
“Ah, bene…” disse Voce fuori campo. “…COS’HAI DETTO?!”
“Non preoccupatevi, era un mondo disabitato. Finora ho ucciso solo due persone…”
“Ah che bello…” disse Roxas. “Aspetta, perché hai detto che nemmeno Sora scherza?”
“Scusa, ma preferisco non ricordare quel momento. Potrei perdere il controllo…”
“Da come parli sembra che tu sia una specie di bomba ad orologeria” disse Xaldin.
“Non lo so…” rispose il custode. “Ma so che se dovessi perdere il controllo, diventerei molto pericoloso per chiunque”
“Calmati Sora” gli disse Dark. “Il fatto che tu lo abbia perso una volta, e comunque verso una persona che ha provocato solo male non implica che tu sia destinato a doverlo fare ogni volta che combatti. Comunque sia non preoccuparti, qui ci penso io”
“Sicuro di potercela fare da solo? Saremo anche in un altro universo, ma ci è sempre vietato interferire con altri mondi!”
“Non preoccuparti Hikari. Non ho intenzione di ripetere ciò che ho fatto da bambino. Avrò una reazione simile solo nello scontro finale con Rexenet. Per ora…” rispose Dark, attivando sia lo Sharingan che lo Byaukan.
“Certo che i tuoi occhi sono strani” disse darkroxas92, creando nella propria mano una sfera d’energia. “Ma non pensare che ci andrò leggero perché siamo in un’abitazione”
“Mi dispiace” disse Dark rivolto agli abitanti di quel mondo. “Poi ricostruirò tutto” concluse, per poi creare una sfera di ghiaccio e una di fuoco.
“Gli affido a voi.” Disse, per poi unire le due sfere e lanciare l’unione verso l’avversario, che lanciò la sua, facendo così scontrare i due attacchi, che come risultato fecero saltare in aria la casa.
Ottoperotto e gli altri si salvarono grazie a quattro custodi, che avevano lanciato una magia di protezione attorno a loro.
“Cos’è successo?” chiese Freud. “Se ho visto bene, ha creato dal nulla del fuoco e del ghiaccio in contemporanea…”
“È l’unico custode in grado di farlo” rispose Hikari, mentre lo scudo di protezione portava a terra gli altri. “È in grado di fondere assieme tutti i tipi di magia”
“Ma lo ha fatto una sola volta con tutti e sette i tipi” disse Sora. “E come conseguenza, il mondo su cui si trovava è sparito nel nulla. Purtroppo per lui, l’unico vero obbiettivo di quell’attacco è in qualche modo riuscito a diventare un Nessuno…”
Ma qualunque risposta venne coperta dal rumore di un esplosione sopra di loro.
Infatti Dark e il suo avversario avevano scagliato nello stesso instante due sfere di fuoco, che scontrandosi tra di loro ne avevano creato una terza, che esplose, sbalzando all’indietro i due combattenti, che si fermarono a mezz’aria come se fossero andati a sbattere contro la terra.
“Sapevo che darkroxas92 era forte… Ma [CENSURA!] Non pensavo che esistesse un altro come lui!” commentò Xaldin.
“Peggio che quella 'gnoranta di Sorella Khatrina!” disse Nausicaa. “Sorella Khatrina?” chiese Kairi.
“NO!!!” urlarono assieme Ottoperotto, Freud, Voce fuori campo, Xaldin, Roxas e Sora.
“Uh, brutta storia. Allora, eravamo in campeggio estivo, con quelle due o tre cose che il signore ci concede, tipo le tende termiche col frigo bar e i camper con parabola che ti riceviamo il TG venusiano...
Allora, era sera, e per fare atmosfera, la meschina ha deciso di accendere un bel fuoco scoppiettante di legna...
Questo perché aveva adocchiato una legnaia dei guardiacaccia abbandonata da anni, e, pensando di fare cosa buona, ha preso una cassa di ciocchi di legno...
Solo che quello non era una legnaia, ma il ripostiglio esplosivi dei partigiani, abbandonato nel '43...
Ora, la Khatrina, sai, 88 anni e una vista da far ridere al confronto a Tiresia (che era cieco,'gnorante), ha preso un ciocco e lo ha gettato nel fuoco...
Non era un candelotto di TNT?”
“E… si è fatta male?” chiese Riku.
“L'abbiamo dovuta raccogliere con il pennello da barbiere quella ’gnoranta (con quello che usa suor Macho per farsi la ceretta, per intenderci)... Ma poi l'abbiamo affidata a suor Rubrika, che ha la fissa dei giochi di puzzle e via dicendo... Più o meno è tornata come prima, anzi, meglio... Sono avanzati due pezzi come un femore e il pancreas, ma è stato comunque un miglioramento...”
“Ok, ora sono sicuro che non troverò mai un mondo dove non succede niente di strano…” disse Sora, per poi tornare a guardare in alto. “Speriamo solo che Dark si sbrighi a finirlo…”
Dark fu costretto ad attivare l’armatura per riuscire a diminuire il colpo che stava per ricevere.
Effettivamente il colpo in sé non risultò troppo efficace, ma fu sufficiente a spedirlo contro il palazzo, facendolo crollare.
“Menomale che i nostri vicini ci avevano raccomandato ‘Cercate di non demolire il palazzo mentre siamo in crociera’… Secondo voi la prenderanno bene?” chiese Freud.
“Come il numero tre quando scopre che due tuss sono entrati nel suo laboratorio…” rispose Ottoperotto.
“EHI!” urlarono assieme Sora e Roxas.
“Ho paura di scoprire cosa succeda al mio omonimo qui…” disse sottovoce a Hikari il Sora del gruppo di Dark.
Nel frattempo il custode era tornato di fronte a darkroxas92, che lo guardava divertito.
“Non credevo che un umano potesse resistere tanto a lungo… i miei complimenti” disse.
“Grazie. Anche tu non te la cavi male, sebbene non sei al mio livello…”
“Scusate se lo dico, ma il vostro amico non ha tutte le rotelle a posto. Prende in giro uno che come minimo non esiterebbe un secondo a disintegrarlo potrebbe risultare nocivo alla sua salute, sapete?” disse il numero tre.
“Abbiamo visto anche quello…” disse Riku.
“Come, scusate?”
“Nel senso che abbiamo visto Dark finire in miliardi di briciole, se proprio vogliamo essere il più chiari possibili…”
“Però… quindi ora è un Nessuno?” chiese Roxas.
“No, non è diventato un Nessuno”
“Un essere Asceso?” chiese Ottoperotto.
“Non sappiamo nemmeno cosa sia. Comunque è rimasto un comune essere umano. Il suo corpo in qualche modo si è salvato…”
“Capisco… quindi non temi di morire…” disse darkroxas92 rivolto al custode.
“L’oblio si rifiuta di accettarmi. L’ultima volta mi ha rispedito indietro. Non sono così stupido da dire di non temerla.”
“Vorrà dire che sarò io stesso a far sì che ti accetti!” rispose il distruttore, creando nella mano una sfera d’energia più grande delle precedenti, che poi scagliò contro il custode, che la parò con il Keyblade. Solo che stavolta la potenza fu tale da farlo indietreggiare di qualche metro.
Ma proprio quando Dark stava per desistere e lasciare che la sfera andasse contro altri palazzi, Sora andò a darli man forte.
“Lo so che solitamente preferisci fare tutto da solo, ma credo che stavolta una mano serva anche a te. E poi pare che il mio me stesso di questo universo abbia un qualche terrore verso questo tipo… Chissà se così non riesca a convincerlo a ribellarsi”
“Come vuoi Sora.” Disse Dark, per poi respingere assieme al custode la sfera verso il mittente. “Allora immagino che voglia essere tu a metterlo fuori gioco, vero?”
“Se non ti dispiace”
“Cerca solo di non perdere il controllo come l’ultima volta però, ok? Avrò già abbastanza da fare per ricostruire il tutto senza che tu mi aumenti il lavoro…”
“Non preoccuparti” disse il custode, per poi partire all’attacco.
Darkroxas92 rimase sorpreso da quel cambio d’avversario.
“E così, hai il coraggio di affrontarmi… Sarà divertente…” disse, per poi tirare fuori dalla tasca quello che sembrava un bastone di metallo.
“E quello cos’è?”
“Ah già, dimenticavo che tu non lo conosci, ma sono sicuro che ne hai già sentito parlare…” disse, mentre dal bastone usciva fuori una specia di laser, che prese una forma molto simile a quella di una racchetta da ping pong. “Perciò lascia che ti presenti il tanto famigerato MOdT X-99!”
Sora rimase sorpreso.
“Tutto qui?” chiese infine. “Una semplice spada laser dall’aspetto diverso?”
Tutti, tranne i custodi, spalancarono la bocca sorpresi.
“V-Vuoi dire che non ti preoccupi per niente?”
“Il mio corpo è stato impossessato da un pazzo che voleva distruggere l’universo” disse Sora. “E dopo aver incontrato un me stesso più piccolo, credo che ormai non sia rimasto più niente in grado di sorprendermi!”
“Cosa?”
“Sora…” disse Dark. “Non imparerà mai a stare zitto…”
“Quindi anche tu hai conosciuto il potere, ma nonostante questo ci hai rinunciato?” chiese sorpreso darkroxas92.
“Si. Io non sono fatto per lasciarmi controllare facilmente. Soprattutto se chi ti controlla di costringe a fare del male alle persone a cui tieni.”
“Che stupidaggini…” rispose il distruttore, per poi prepararsi ad attaccare. “Il potere è tutto!”
“Come vuoi…” disse il custode, mentre il suo Keyblade si illuminava. “Allora farò in modo che quell’arma non minacci più nessuno” concluse, lanciandosi all’attacco.
Lo scontro tra le due armi fu tale da creare dei piccoli fulmini attorno ai due guerrieri, che nonostante tutto continuavano a rimanere uno di fronte all’altro, con le rispettive armi occupate a tentare di avere la meglio sull’altra.
A quel punto Sora creò con la mano libera una sfera di fuoco, che scagliò contro darkroxas92, provocando un esplosione che spedì il distruttore per terra, facendogli creare un piccolo cratere.
Quando la polvere cominciò a sparire, tutti videro darkroxas92, che aveva ancora in mano il MOdT X-99 rotto a metà.
Poi, senza dire niente, il distruttore gettò a terra l’arma e sparì nel nulla.
“N-Non ci credo!” disse Sora. “Ha sconfitto darkroxas92!”
“Niente male per un tracagnotto” commentò Nausicaa.
Sora nel frattempo atterò tranquillamente.
“E anche questa è fatta… ora non ci resta che trovare un modo per tornare nel nostro universo…”
“Beh, direi che è semplice. Se siete arrivati qui con un buco nero, vi basterà riattraversalo, no?”
Un silenzio imbarazzante calò sui presenti.
“Ecco… teoricamente si potrebbe fare… ma ci sono due problemi…” disse Dark.
“Che sarebbero?” chiese Ottoperotto.
“Il primo sarebbe ritrovare il buco nero giusto. Non credo ne esista uno solo…”
“Potrebbe trattarsi di quello che si trova qui vicino. Non credo che abbiate fatto tanta strada, se vi siete schiantati qui…”
“Ah…” commentò Riku.
“Il secondo?” chiese Freud.
“Beh, il fatto che la nostra Gummyship non è nelle sue condizioni migliori… Sono in grado di ripararla, ma il programma non posso ricrearlo, e quello temo sia andato distrutto…”
A quel punto tutti si girarono verso Nausicaa, tranne i custodi che si chiesero il perché.
“Nausicaa, tu saresti in grado di fare un programma di navigazione per una Gummyship?” chiese Roxas.
Per alcuni secondi la suora non rispose.
“’Gnoranti!” disse infine. “Datemi del fil di ferro, un tamagotchi e due pezzi di lego e vedrete he Navigummy ti faccio su, vedrete!”
“Cosa?” chiese sorpresa Kairi. “Basta così poco?”
“Credimi, l’abbiamo vista creare una bomba atomica con una confezione di Chanterelles ed una di fagioli Borlotti ci aspettiamo di tutto da lei…” disse Voce fuori campo.
“Dimentichi il mio acceleratore di particelle costruito con un tubo di gomma e due calamite…” commentò Ottoperotto.
“Allora, dov’è ‘sta Gummyship?” chiese Nausicaa.
“Qualche minuto e sarà qui” rispose Dark.
“Impossibile, si trova nel nostro castello” disse Xaldin.
“E allora?” chiese Dark, battendo le mani e appoggiandole a terra. “Non sarò io a portarla qui!”
Il terreno sotto di lui si illuminò, fino a coprire l’intera strada.
Poi, come se niente fosse, un’enorme mano di pietra arrivò verso di loro, e sopra di essa c’era la Gummyship”
“Non ringrazierò mai abbastanza Ed per aver inventato tanti trucchi con l’alchimia” disse Dark, battendo nuovamente le mani, per poi appoggiarle sulle macerie del palazzo, che si illuminarono per poi tornare a compore in pochi secondi la loro forma originale.
“Come promesso vi ho rimesso a posto la casa” disse infine, guardando il gruppo di Ottoperotto, che era rimasto con gli occhi spalancati.
“Incredibile… Come ci sei riuscito?” chiese Roxas.
“Basta inghiottire una pietra filosofale ed è fatta. Ora… pensiamo alla Gummyship” disse il custode, battendo ancora una volta le mani, appoggiandole poi sui resti della nave, che tornò in pochi secondi come nuova.
“Ok, allora la lasciamo a te Nausicaa, ok?”
“Aho! Rispetto, ne'?! Altrimenti ti faccio fare la fine di-”
“Grazie Nausicaa, sono sicuro che vorrebbero sentire la tua storia, ma immagino abbiano fretta di tornare nel loro universo” la interruppe Ottoperotto.
“E va bene… Voce, mi potresti passare l’occorrente?”
Come se niente fosse, Voce fuori campo tirò fuori dalla sua borsa gli oggetti chiesti da Nausicaa, che poi entrò nella Gummyship armata di una chiave inglese.
Pochi minuti dopo i custodi sentirono i motori della Gummyship accendersi e videro Nausicaa uscire.
“Ecco fatto ‘gnoranti! Ora andrà meglio di prima!”
“Grazie mille” disse Hikari. “Certo, questo è stato un incontro un po’ particolare, ma in fondo, sempre interessante”
“Concordo…” disse Sora. “Ma ora che ci penso, non dovremmo sigillare la serratura anche di questo mondo?”
Rispondendo alla sua domanda, i resti del MOdT X-99 si illuminarono, per poi far partire un raggio verso il cielo, facendo apparire la serratura.
“Ricordami che se dovessi tornare sulla Terra, tu mi dirai sei numeri a caso” disse Dark a Sora, per poi puntare Balance verso la serratura, chiudendola.
“Ora si che possiamo andare” aggiunse, rivolgendosi agli abitanti di quel mondo.
“Dubito che ci rincontreremo di nuovo, perciò temo che questo sia un addio”
“Peccato” disse il Sora giovane. “È stato bello vedere me stesso sistemare darkroxas92”
“Beh, la prossima volta potresti occupartene tu, no?”
“Chissà… Ma ora vi conviene andare”
“Solo una cosa, Sora parallelo” disse ad un tratto Ottoperotto.
“Uh?”
“Da quello che ho visto, mi sembri un bravo ragazzo…” sorrise “Ma sa scopri, e al scopri, varda, cha t’è fai ul discul ‘n dal to univers, a l’importa mia ‘ndu cha l’sa trova, tal giur cha vegni la (a so mia cumee, ma ‘l fo, preocupat mia!) e t’an ciapat su ‘na ca’ cha ta padret mia setat gioo par ‘n mese, ciar, tuss?” terminò, semiserio.
“CHE HA DETTO?!” chiesero in coro Dark e Sora, fissando prima il detective, poi gli altri.
“Ehhh…” sospirò Voce fuori campo “Ha detto che, anche se sa che sei un bravo ragazzo, se scopre, e lo scopre, che nel tuo universo hai fatto il discolo, non importa dove, ti giura che viene a cercarti, non sa come, ma viene a cercarti, e allora, te ne da abbastanza per farti star in piedi per un mese…”
“A-aspetta…” Sora parve un attimo incredulo “Cioè, stai dicendo che mi – ”
“Solo se farai il monello, tuss…” sorrise Ottoperotto, scompigliando i capelli del giovane.
“Ehi!”
“Ora andate… Ho il fondato sospetto che abbiate del lavoro da fare…”
“E qualche collega mio da cui andare a prendere appuntamento…” ridacchiò Sigmund.
“Su questo, non ci piove…” mormorò divertita Kairi.
I custodi salutarono tutti, per poi salire sulla Gummiship.
“Tu che dici, funzionerà?”
“Non ne ho idea… ma al momento direi che non ci resta che attraversare nuovamente il buco nero, cercando di rimanere coscienti stavolta”
“E se dovessimo finire in un altro universo?” chiese Sora.
“Lo sapremmo subito. Abbiamo verificato che i nostri varchi funzionano solo nel nostro universo. Se saremo in grado di aprirli, sarà andato tutto bene” rispose Hikari, proprio pochi secondi prima che la Gummyship attraversasse il buco nero.
Stavolta i custodi sapevano cosa li aspettava, perciò riuscirono a rimanere coscienti.
Quando uscirono dal passaggio interdimensionale, la prima cosa che fecero fu verificare se i varchi si aprivano.
Toccò a Dark provarci, e per loro grande fortuna, davanti ai loro occhi il varco nero e bianco si aprì, permettendogli così di tirare un sospiro di sollievo.
(Ringrazio Ottoperotto per la concessione dei personaggi e per l’aiuto nella stesura del capitolo. La parte di Suor Khatrina e il discorso finale di Ottoperotto sono opera sua.)
Con questo capitolo, si avvicina la fine del preludio della nuova saga della ff, che se tutto va bene, introdurrò con il prossimo capitolo. (alla fine del quale troverete torce e forconi per inseguirmi XD).
Ho visto con piacere che il precedente capitolo è piaciuto parecchio, e ringrazio ancora 8x8 per avermi concesso i personaggi e aiutato nella stesura.
Non ho altro da dire per il momento, quindi rispondo subito alle recensioni:
@ masterof dark: Grazie. e credo che in futuro ti dovrai aspettare parecchio che non ti aspettavi. Per Sora... presto sarà tutto chiaro.
@ Ciccio85: No, no, non morire. saresti la seconda vittima di questo capitolo. L'inserimento di me stesso nella ff... se vogliamo proprio vedere, è avvenuto fin dall'inizio, nella mia vera e propria copia, ma come nick... in effetti è solo la seconda volta che lo faccio, e la prima riconosco io stesso che è stato un distastro XD.
@ Soruccio: Non credo che Nausicaa apparirà più in questa ff. Anche perché con ciò che accadrà ora... Cmq credo di poter ancora sorprendere. Mi resta ancora qualche asso nella manica, e il primo lo giocherò (salvo imprevisti) nel prossimo capitolo.
@ Poldovico: è proprio vero che non c'è due senza tre XD. Sei la terza vittima di questo capitolo... non pensavo di fare una simile strage. Beh, credo che uno scontro tra i due era inevitabile, no?
@ ENS: Non preoccuparti per il ritardo. cmq mi fa piacere che ti sia piaciuto questo speciale cross-over. Però temo proprio che sarà l'ultimo, perché presto la follia (nn mia XD) potrebbe cominciare ad apparire...
E ora, buona lettura
Capitolo 37: Balance
“Speriamo solo che tutto vada bene…” disse a voce bassa. “Ci sono stati troppo imprevisti…”
“Ma finora non ci sono stati intoppi gravi” rispose un’altra voce.
“L’unico lato positivo. Ma ci sono stati troppi avvenimenti non previsti”
“Si, non c’è bisogno che continui a ripeterlo.”
“Piuttosto, perché sei venuto qui? Lo sai che nessuno deve scoprire che siamo in contatto”
“Non preoccuparti, non c’è modo che qualcuno lo scopra.”
“Vero. Ma la precauzione non è mai troppa. Perciò parla”
“Non c’è tanto da dire. Hai visto anche tu che nonostante i tuoi sforzi, c’è ancora un problema che rimane”
“Noi al momento non possiamo fare niente. Sapevamo bene che ci sarebbero stati dei rischi, ma né io né te possiamo fare qualcosa al momento. Toccherà a lui fare la prossima mossa, sperando che tutto vada secondo i piani. E che loro risultino essere all’altezza della situazione…”
“Non ci resta che sperarlo… Nel frattempo continuerai con la tua recita?”
“Ho altre possibilità?”
“Effetivamente no… Certo che tutto ha preso una strana piega, eh?”
“Puoi ben dirlo… Puoi ben dirlo… Ora però ti conviene andare, o potresti venire scoperto. Non sappiamo dove si trovi, e potrebbe essersi accorto della tua assenza”
Ma nessuno rispose, segno che uno dei due interlocutori se n’era andato.
“Senti Dark…” gli chiese Hikari, la mattina dopo.
“Si, che c’è?”
“Avrei una richiesta da farti. Potremmo dirigerci in un mondo preciso?”
“Perché?”
“Si tratta di uno di quei pochi mondi che sono a conoscenza dei custodi. E là si trova una persona con quei desiderei parlare. C’ero stata nel breve periodo in cui il maestro mi allenava.
Dark rimase qualche secondo in silenzio.
“Va bene. Dì pure a Riku le coordinate”
“Grazie” disse la custode, per poi raggiungere l’albino e riferirli le coordinate.
“Ne sei sicura?” chiese lui. “Non è proprio dietro l’angolo”
“Lo so, ma credo che lì potremmo trovare le risposte che stiamo cercando”
“Per curiosità, di che mondo si tratta?” chiese Dark.
“Immagino tu ti ricordi bene chi è Yoda, no?”
Dark rimase un attimo in silenzio.
“Quindi i Jedi sono a conoscenza dell’esistenza dei custodi?”
“Sì, anche se solitamente non ci incontrano tra di noi. Ma mi ricordo che quando sono andata da loro assieme al Maestro, sono rimasta piuttosto colpita dalla loro organizzazione e dal loro potere. Sono riusciti a capire subito che ero nervosa, dato che quello era il mio primo viaggio in altri mondi, sebbene io non lo dimostrassi.”
“Quindi credi che possano esserci d’aiuto per risolvere quel mistero?”
“Sì”
“Manca ancora tanto?” chiese Kairi.
“Secondo il computer ormai ci dovremmo essere…”
“Lo sapremmo quando verremo intercetati” disse Hikari.
“Intercettati? Cosa intendi?”
Ma non appena Sora ebbe terminato la domanda, davanti a loro apparve un’altra Gummyship, solo che era decisamente più grande.
“Intentificatevi”disse una voce che risuonò all’interno della Gummyship.
Hikari andò subito a prendere il microfono per rispondere.
“Siamo un gruppo di custodi. Vorremo atterrare per poter parlare con il consiglio dei Jedi.”
Per qualche secondo il silenziò regno attorno a loro.
“Custodi?”chiese la voce.“Siete in grado di dimostrarlo?”
Hikari si avvicinò subito all’oblo.
“Che cosa succede?” chiese Sora.
“Vogliono una prova che siamo veramente custodi. Anche l’ultima volta lo avevano chiesto.”
“E in cosa consiste?”
“Semplicemente in questo” rispose la custode, puntando il Keyblade verso l’oblò, facendo così partire un raggio che attraversò come se niente fosse il vetro, per poi creare una serratura nello spazio.
“Una serratura?” disse stupito Riku. “Com’è possibile?”
“Non è una vera e propria serratura. È una semplice copia che si può aprire solo nello spazio vuoto e non in un mondo.”
“Va bene. Siete autorizzati ad atterrare.” Disse la voce. “Vi guideremo noi.”
“Cosa intendono con ‘Vi guideremo noi’?” chiese Riku.
“Ci manderanno dua astronavi per scortarci” rispose la custode.
“Addirittura?” disse Sora. “Siamo così importanti?”
“No” rispose Dark. “Probabilmente non sono sicuri al 100% che siamo chi diciamo di essere. Devono essere sicuri della nostra itendità”
Mentre parlavano, due piccole astronavi arrivarono ad affiancare la Gummyship, che cominciò così la discesa verso un pianeta là vicino.
Non appena entrati nell’atmosfera, i custodi notarono che tutto il pianeta sembrava un’enorme città, con palazzi di cui non si vedeva nemmeno la base, e a posto della auto tradizionali c’erano solo auto volanti.
“Wow. Incredibile!” commentò Kairi, mentre Riku si occupava di seguire le due astronavi cercando di evitare i vari palazzi.
Dopo qualche minuto i custodi atterarono di fronte ad una struttura di forma ovale.
Sull’hangar dove si erano fermati c’era una persona che indossava un mantello nero.
“Benvenuti custodi.” disse quest’ultima, mentre vedeva scendere dalla Gummyship i cinque detentori del Keyblade. “Non ci avevano avvertito del vostro arrivo”
“Non sarebbe stato possibile” rispose Hikari. “Ma preferirei parlarne in presenza del Maestro Yoda se è possibile.”
“D’accordo. Ma prima dovreste intendificarvi. Io sono il Maestro Skywalker.”
“Hikari, custode della luce.”
“Sora, custode della luce.”
“Riku, custode della luce.”
“Kairi, custode della luce.”
“Dark, custode dell’equilibrio.”
“Hikari. Se non sbaglio eri già venuta qui in passato.” Disse Skywalker.
“Si. Ero venuta qui come apprendista di Master Dark per accompagnarlo in una sua missione.”
Skywalker annui.
“Bene. Seguitemi, vi porterò dal Maestro Yoda.” Disse, entrando nel palazzo, seguito dai custodi.
“Non credevo che esistesse un luogo del genere dove noi custodi potevamo entrare tranquillamente” disse Sora, guardandosi attorno.
Impiegarono diversi minuti per arrivare a destinazione.
Ad un certo punto Skywalker aprì una porta, all’interno del quale c’era una stanza con delle poltrone posizionate a cerchio.
“Eccoci arrivati” disse il Maestro, per poi premere un bottono.
“Maestro Yoda, riesce a sentirmi?” disse ad alta voce.
Con grande sorpresa di Sora, Riku e Kairi, in una delle poltrone vuote apparve l’ologramma di un piccolo essere verde, che teneva in mano un bastone.
“Giovane Skywalker. Come mai questa improvisa chiamata?”
“È arrivato un gruppo di ragazzi che dicono di essere custodi e desiderano parlare con lei”
“Custodi?” chiese Yoda, per poi osservare i cinque ragazzi di fronte a lui. “Capisco…”
“Maestro Yoda, è un piacere rivederla” lo salutò Hikari.
“Sei tu Hikari, no? Come mai da queste parti tu sei venuta, senza avvisare il consiglio?”
“Non mi è stato possibile avvisare, questo perché la mia scuola è stata distrutta una decina d’anni fa. Io probabilmente sono l’unica custode di quella scuola rimasta in vita.”
Il Maestro abbassò lo sguardo.
“Triste questa notizia è. Noi niente abbiamo saputo in proposito.”
“Siamo stati traditti da colui che consideravamo il più saggio tra di noi. Sapevamo dei suoi tentativi di impradonirsi delle tenebre, ma non avremmo mai immaginato che avrebbe usato quel potere per attaccarci.”
“E loro chi sono?” chiese Yoda.
“Sono i nuovi custodi, coloro che hanno ereditato il peso dei nostri predecessori” rispose lei, indicando con la mano uno ad uno i custodi. “Sora, Riku, Kairi e Dark.”
“E del tuo Maestro, Master Dark, che fine egli ha fatto?”
A quel punto intervenne Dark.
“Io sono stato il suo ultimo allievo. Ho assistito alla sua fine e sono il suo successore, nonché nuovo Master Dark.”
Yoda abbassò lo sguardo.
“Mi dispiace… Ignoravo io questa notizia… Covinto ero che salvato si era…”
“Maestro, avrei bisogno di parlarne in privato di alcune questione, se è possibile” lo interuppe Hikari.
“D’accordo. Skywalker, uscire tu devi.
“Come vuole Maestro”
Anche gli altri custodi fecerò per uscire.
“Dark, aspetta. Vorrei che rimanessi anche tu. Credo che potresti essermi d’aiuto nel spiegare alcune cose” lo chiamò la custode.
Dark annui, per poi tornare di fronte all’ologramma, mentre gli altri uscivano dalla sala.
“Mi perdoni se sono stata così diretta, ma non so quanto tempo abbiamo prima di dover lasciare questo mondo”
“Problema nullo questo è. Più grave immagino sia quello di cui parlare volete, vero?”
“Si tratta di un nostro compagno di viaggio. Credo abbiate già capito a chi ci stiamo riferendo”.
“Parli del giovane Sora.”
“Credo che la colpa sia in parte mia” intervenne Dark. “Ho chiuso dentro al suo cuore la forza di essere malvagio, convinto di essere riuscito ad eliminare la sua essenza. Ma temo che non sia andato come previsto”
“Il suo cuore disturbato è. Molta confusione lo circonda. Egli nasconde il lato oscuro della forza.”
“È quello che temevamo. Le vorrei chiedere di vederlo di persona se possibile. So che a distanza è difficile fare un’analisi precisa.”
“Spiace a me, ma possibile al momento non è. In guerra io sono. Come visto avrete, al tempio pochi rimasti sono. Pochi maestri e tanti padawain. Come Skywalker, che tu avevi già incontrato l’ultima volta, ricordi, no?”
“Intende quel bambino che aveva appena cominciato il suo adestramento per diventare Jedi? Non lo avevo riconosciuto”
“Cambiato molto egli è. E non solo d’aspetto purtroppo. Molto potente egli è diventato.” Ma a dire ciò Yoda non riuscì a nascondere un velo di preoccupazione.
“Attenzione fate a lui. E anche il cancelliere Palpatine non sottovalutate. Sento il lato oscuro della forza circondare tutti noi.”
“D’accordo, seguiremo questo consiglio. Se non le spiace, vorremo fermarci per qualche giorno qui, nella speranza di non venire individuati”
“Preoccuparvi non dovete. I benvenuti voi siete.”
“Grazie mille, Maestro Yoda.”
“Chissà cosa dovrà dirgli Hikari… Ci ha praticamente buttato fuori a tutti…” si lamentò Sora.
“Boh… forse ha a che fare con la sua precedente visita”
“Scusate se v’interrompo…” disse Skywalker. “Ma quindi voi siete gli ultimi custodi rimasti?”
“Beh, a essere sinceri ce ne sono di sicuro altri tre. Uno ci ha aiutato nei nostri precedenti viaggi. Un altro è il fratello di Dark. Il terzo invece lo abbiamo solo visto combattere” rispose Riku.
“Parla per te! Io ci ho anche combattuto contro!” gli urlò dietro Sora.
“Ah già, me ne ero dimenticato, scusa” disse ridendo l’albino.
“Sinceramente per me è la prima volta che ne incontro uno. Ma il mio maestro mi aveva raccontato della vostra esistenza. Si dice che siate creature molto potenti, in grado di infrangere l’ordine dei mondi, portando sia pace che caos, è vero?”
“Questa frase ce la dicono in molti, ma finora di custodi realmente cattivi non ne abbiamo incontrati. Ma sappiamo che ci sono stati. Come questo famoso Master Xehanort…”
“A proposito, possibile che non abbia nessun legame con il Xehanort che conosciamo noi?”
“Non direi. Altrimenti, come Roxas, Xemnas sarebbe dovuto essere in grado di usare il Keyblade”
“E ditemi… voi siete in grado di evitare la morte di una persona?” chiese Skywalker.
A quella domanda i custodi non risposero subito.
“Noi siamo in grado di curare ferite, avvelenamenti, paralisi…” rispose Kairi. “Ma la morte è una cosa inevitabile, e questo lo sappiamo bene.”
“C’è una possibilità di salvezza solo se il cuore si salva. Altrimenti nemmeno avendo il potere dell’universo stesso ci sarebbe concesso evitare una morte naturale o già avvenuta”
Ma il discorso venne interrotto dalla porta della sala, che si aprì nuovamente, facendo uscire i due custodi rimasti dentro.
“Skywalker” chiamo poi Yoda.
“Si maestro?”
“I custodi da noi ospiti saranno. Il tuo compito scortarli sarà.”
“Come vuole, maestro” rispose lui, mentre l’ologramma scompariva.
“E così tu saresti il piccolo Anakin?” chiese Hikari, osservando Skywalker. “Se non me lo avesse detto Yoda, non ti avrei mai riconosciuto.”
Lui sembrò sorpreso.
“Come fai a sapere il mio nome?”
“Ti ho visto nel mio precedente viaggio. All’epoca ero solo una bambina, decisamente più piccola di te, ma mi ricordo bene di un bambino che era appena stato preso come apprendista jedi.”
“Mi dispiace, ma non riesco a ricordarmi di te”
“Jedi?” chiese Kairi. “Cosa significa?”
“Come noi siamo custodi, detentori dei Keyblade, loro sono jedi, cavalieri di questo mondo con il compito di mantenere la pace” rispose Dark.
“Sembri ben informato, anche se a quanto ho capito non provieni dalla scuola” disse Anakin.
“Non direttamente. Ma ho ereditato molte conoscenze sia dal mio mondo d’origine che dal mio maestro.”
“Capisco… Comunque sia, devo chiedervi di seguirmi. Il maestro Yoda mi ha chiesto di scortarvi. Sicuramente intendeva dire di portarvi in un posto dove potrete riposarvi.”
“Non preoccuparti. Se diamo problemi possiamo anche stare nella nostra Gummyship”
“Gummyship? Intendete quella strana astronave?” chiese Anakin. “Comunque no, il vostro mezzo è stato portato via per controllare le sue condizioni. Se ci sono guasti, verranno sistemati.”
“Bah, non credo… l’alchimia solitamente non lascia le cose danneggiate, no Dark?”
“Solitamente no, ma una revisione non può fare che bene. Non credo che Cid se la prenderà troppo per questo.”
Era passata qualche ora da quando i custodi erano stati portati dal jedi in un hotel, che aveva lasciato a bocca aperta Sora, Riku e Kairi per il fatto che era praticamente sospeso nel vuoto, se non fosse stato che per un pezzo era agganciato ad un grattacielo.
“Che posto fantastico!” disse Kairi. “Non pensavo ci potessero essere mondi così evoluti sotto il punto di vista tecnologico!”
“Già. Beh, almeno non è uguale agli altri mondi che abbiamo già incontrato” disse Dark. “E dovremmo essere al sicuro da Rexenet per un po’.”
“A proposito di Rexenet… Che cosa farà ora? Tuo fratello ha eliminato Malefica che era, possiamo dire, il suo capo. Ma ora?”
“Conoscendo Rexenet, in questo momento si starà divertendo a far cadere nell’oscurità chissà quanti mondi…”
“E noi stiamo qui fermi?” urlò Sora.
“Non è bello da dire, ma è impossibile evitarlo…”
“E con questo?”
“Ma tu credi veramente che finora abbiamo impedito a Rexenet di distruggere qualche mondo?” chiese urlando il custode dell’equilibrio. “Quando lo abbiamo incontrato siamo solo stati fortunati. Ma sicuramente aveva già distrutto vari mondi. O pensavi che ci aspettava comodamente per poi vedere i suoi piani fallire?”
Sora non rispose.
Ma prima che qualcuno potesse replicare, il rumore di una forte esplosione attirò la loro attenzione.
“Che cosa succede?” chiese Hikari, correndo verso la finestra, seguita dagli altri.
“No!” esclamò Riku, vedendo del fumo salire dallo stesso posto dove erano arrivati qualche ora prima.
“Maledizione!” disse Dark. “Dubito si tratti di un comune incidente. Qualcuno sta attaccando-”
“Precisamente” lo interruppe una voce alle loro spalle, anticipando una serie di spari che demolirono la porta.
I custodi rimasero fermi, osservando una persona, che indossava una tunica nera e con il volto completamente sfigurato, entrare scortato da una decina di militari, che puntarono contro i custodi delle pistole.
“E voi… non avete possibilità di fuga” disse lui, facendo un sorriso che fece tremare i custodi.
“Immagino voi siate il cancelliere Palpatine, vero?” chiese Dark.
“Vedo che siete ben informati. Purtroppo per voi, ora sono l’imperatore Palpatine. I Jedi ci hanno tradito e hanno tentato di uccidermi. E ora, stanno venendo tutti sterminati, con l’approvazione dell’intero senato.”
“Cosa? I Jedi vi avrebbero tradito?” chiese Hikari. “Non ci credo! Non posso assolutamente credere a questa follia!”
L’imperatore si mise a ridere.
“Dovevo immaginarlo da dei custodi. Non è facile ingannarvi, eh? Purtroppo per voi è tardi. Come potete vedere, il mio nuovo apprendista ha già attaccato il tempio dei jedi, e tra poco avrà finito di eliminare tutti i traditori che si trovano lì.”
“Dark…” disse Sora. “Tu puoi arrivare subito al tempio, vero?”
“Sora, cosa vuoi dire?” chiese Kairi.
“È ovvio” rispose Hikari, facendo un sorrisetto. “Vuole togliere a Dark il divertimento di affrontare questo buffone e lo vuole rilegare a salvare il tempio.”
“Siete sicuri di farcela?” chiese il custode dell’equilibrio.
“Non ci sottovalutare. Sappiamo essere forti, e non sarà questo vecchio a fermarci.”
“D’accordo. Buona fortuna allora!” disse Dark, per poi aprire un varco e sparire al suo interno.
“Interessante… E così voi vi credete in grado di sconfiggermi?” chiese Palpatine, mentre dietro di lui arrivavano rinforzi. “Ma io non sono da solo.”
“Sora, Riku, Kairi. Voi occupatevi dell’esercito. A lui ci penserò io.” Ordinò Hikari, per poi evocare il Keyblade e partire all’attacco.
Lo scenario che Dark si ritrovò di fronte li fece gelare il sangue nelle vene.
Qualche ora prima non si erano accorti di loro, ma ora di fronte a lui c’erano decine di corpi di bambini e ragazzi, senza considerare l’enorme numero di soldati e adulti.
“Maledizione…” disse, mentre le mani tremavano dalla rabbia. “Non può succedere una cosa del genere. Non deve succedere!”
“Ti vedo turbato, custode” disse una voce alle sue spalle, che Dark riconobbe essere quella di Skywalker.
“Tu…” rispose il custode, girandosi verso di lui. “Sei tu il responsabile di tutto questo?”
“I jedi hanno tentato di prendere il commando della repubblica, e io non ho intenzione di tradirla. Per questo ho dovuto eliminare qualsiasi jedi mi sono trovato davanti.”
“Anche i bambini… loro che colpa ne avevano? Molto probabilmente sapevano a malapena di quello che accadeva nella vostra repubblica!”
“Cosa ne puoi sapere tu? Sei arrivato solo oggi, non sai cosa ci può essere dietro!” disse il jedi, per poi tirare fuori un bastone metallico dal quale uscì un raggio laser, creando una specie di spada dal colore blu.
“Ad ogni modo… tu rappresenti un altro ostacolo per la pace.”
“Pace? Hai un idea piuttosto stramba del significato di questa parola.” Replicò il custode, mentre attivava l’armatura ed evocava il Keyblade.
“Quindi è quello il famoso Keyblade… l’arma in grado di sconvolgere l’ordine dell’universo, di distruggere la pace… È mio compito assicurarmi di distruggerla definitivamente.”
“Distruggere un Keyblade? Buona fortuna allora. Finora non ho mai sentito di un Keyblade che sia stato distrutto, e ti assicurò che non sarà Balance il primo.”
“Ma ci dovrà pur essere una prima volta, no?”
“Cosa ti è successo? Non sei lo stesso di questo pomeriggio.”
“L’imperatore mi ha mostrato la verità. Mi ha fatto comprendere che finora sono stato usato. E cosa più importante, assieme a lui potrò vincere la morte.”
“Vincere la morte? È una sfida pericolosa, spero che tu te ne renda conto. Non sperare che possa essere così facile come credi. Te lo dice una persona che ci è già passata.”
“Non ha importanza. Mi basta sapere che usando il lato oscuro posso riuscirci. L’importante per me è salvarla!”
“Salvarla? Non ho idea di chi tu stia parlando, ma non credo sarebbe felice di sapere che per salvare lei, hai messo fine a così tante vite. Ciò che hai fatto è imperdonabile!”
“Proprio tu parli?” chiese il cavaliere jedi. “Riesco a percepire la tua forza. È la prima volta che ne sento una così: sembra emanare luce e oscurità assieme. Ma se emana oscurità, ciò significa che anche tu hai ceduto al lato oscuro”
Dark non rispose subito.
“È vero… in passato ho ceduto all’oscurità. Sono stato accecato da essa e ho perso il controllo, compiendo un gesto di cui probabilmente, per quanto possa essere stato giusto, non riuscirò mai a perdonarmi. Ma in fondo, chi non ha mai ceduto all’oscurità? Sono solo sette i cuori completamente privi di essa. Purtroppo per te, il mio cuore è particolare… La luce non può avere la meglio sull’oscurità, ma nemmeno l’oscurità puoi vincere la luce. Io rappresento l’equilibrio perfetto, e permettimi di dimostrarlo.”
Detto questo, il custode partì all’attacco, pronto a colpire il cavaliere, che si difese usando la spada.
“Equilibrio, eh? Allora siamo uguali. Anch’io dovevo portare equilibrio nella forza!” replicò lui, respingendo Dark. “Ma ho capito che l’oscurità è più forte della luce. La luce non ti permette di violare i propri limiti!”
“E non ti sei mai chiesto perché esistano tali limiti? Non è forse perché superarli farebbe perdere la nostra stessa identità? Rispondi Swywalker!”
“Spiacente, Skywalker ormai è morto. Il mio nome è Darth Vader.”
“Darth Vader, eh? Forse abbiamo veramente più cose in comune di quanto crediamo. Anch’io ho abbandonato il mio nome anni fa, assieme alla persona al quale apparteneva. Ma io non l’ho fatto perché diventassi un pazzo che non pensa ad altro che come vincere la morte. L’ho fatto solo per abbandonare la mia debolezza!”
“Non vedo tutta questa differenza. Ma sarà questo duello a decretare chi dei due ha ragione, no?”
Hikari riuscì ad evitare l’affondo della spada laser rossa usata dall’imperatore, ma per farlo fu costretta a sfondare la finestra per poi tentare di coglierlo alle spalle entrando da un'altra.
Purtroppo per lei, nonostante le apparenze, Palpatine era decisamente forte.
Per sua fortuna non doveva preoccuparsi degli altri custodi, che riuscivano a tenere testa senza problemi ai soldati, che cadevano sotto i loro stessi colpi che ribalzavano sui Keyblade.
“Pare che il mio apprendista abbia cominciato a combattere contro il vostro amico” disse l’imperatore. “Non ha speranze di vincere. Darth Vader lo sconfiggerà facilmente.”
“Dark sconfitto? Credimi, non è così facile come credi. Dark probabilmente è il più forte tra di noi, e questo perché detiene i due poteri portanti.”
“Un custode dell’equilibrio quindi. Ho sentito parlare di loro. Se ben ricordo, è stato uno di loro a portare per primo il caos nell’universo.”
A quella frase Hikari spalancò gli occhi sorpresa.
“Che cosa vuoi dire?” chiese.
“Oh, vuoi dire che gli altri custodi hanno seppellito la questione? E come dargli torto. Per loro quella è una macchia indelebile.”
“Tu vaneggi! Il mio maestro era un custode dell’equilibrio, e non ha mai fatto niente contro la luce. E lo stesso vale per Dark!”
“Non lo metto in dubbio. Ma nonostante ciò, sono gli eredi di quell’evento. Ma non sarò io a raccontartelo… potrai chiederlo direttamente a loro quando li raggiungerai.”
“Allora temo che dovrò aspettare un po’. Perché non ho intenzione di arrendermi, e anche se dovessi venire sconfitta, non incontrerei nessuno.” Rispose la custode, per poi lanciare contro Palpatine una sfera di fuoco.
Vader tagliò facilmente a metà la sfera infuocata che stava per colpirlo, per poi parare un affondo da parte di Dark.
“Sei forte per essere solo un ragazzo.”
“Non bisogna fai rasi ingannare dalla apparenze, dovresti saperlo”
“Hai ragione…” rispose il cavaliere, per poi portare una mano di fronte a Dark, che venne scagliato in aria da una forza invisibile.
“Ma contro il lato oscuro della forza tu non puoi niente”
Dark atterrò lentamente, riprendendo fiato.
“Tu chiami questo il meglio del lato oscuro? Allora lascia che ti dimostri cosa può fare la vera oscurità” disse il custode, per poi creare nella mano libera una sfera nera, che scaglio contro il jedi, che volò contro un muro.
“C-Cos’era?”
“Era la vera oscurità” rispose Dark. “Non quella che tu cerchi di ottenere in questo modo. Questa invece…” e creò una sfera bianca. “è la vera luce, quella che tu hai abbandonato” e gliela scagliò contro, facendoli sfondare il muro.
“Ugh… Quindi è questo che intendi col dire che sei il custode dell’equilibrio… per te oscurità e luce sono la stessa cosa…”
“Non esiste la luce senza oscurità, come non esiste oscurità senza luce. Il bene e il male sono da sempre in lotta tra di loro, e nessuno dei due può avere definitivamente la meglio sull’altro. È questo il reale significato dell’equilibrio. Se ciò dovesse cambiare, l’intero universo collasserebbe su se stesso, portandolo alla sua estinzione. È questo che vuoi, Skywalker?”
“Il mio unico desiderio è salvare Padme. Non mi importa di nient’altro! E ora muori!”
Vader partì a tutta velocità, senza che Dark si aspettase una ripresa così rapida.
Parò l’affondo con il Keyblade, ma stavolta c’era qualcosa che non andava.
La spada del jedi sembrava fosse molto più forte di pochi minuti prima, e stava avendo lentamente la meglio sulla presa del custode.
Poi, come se niente fosse, il Keyblade venne traffito dal laser, che colpì in pieno petto Dark, per poi uscire dalla schiena.
Dark spalancò gli occhi per il dolore e per la sorpresa, mentre le due metà del suo Keyblade cadevano a terra.
“Pare che sia stato proprio il tuo Keyblade il primo a infrangersi. E ora, questa è la tua fine.” Disse Darth Vader, estraendo la spada dal corpo di Dark, che cadde a terra.
“I-Impossibile… Balance…” disse lui a fatica, mentre vedeva Skywalker prepararsi a decapitarlo con la spada.
“Non può… finire così… non può!” urlò alla fine, per poi venire avvolto da una luce proveniente dai resti del Keyblade.
Hikari si fermò di colpo, assieme a tutti gli altri presenti, compreso l’imperatore.
“Cosa succede” disse preoccupata, per poi osservare una colonna di luce uscire dal tempio jedi e salire verso il cielo.
“Questa forza… non può esistere una simile forza!” disse l’imperatore, per poi far sparire la spada laser. “Consideratevi fortunati, custodi. Ho priorità maggiori rispetto alla vostra eliminazione. Ma sono sicuro che qualcun altro lo farà a posto mio.” Continuò, allontanandosi dalla sala, seguito dai soldati rimasti.
“Se ne va via così?” chiese Sora stupito. “Menomale, credevo non avremmo più finito di combattere…”
“Hikari, cosa succede?”
“N-Non ne ho idea… Ma poco fa mi era sembrato che la forza di Dark stesse diminuendo, mentre ora… Quella luce è potere allo stato puro…” rispose lei, aprendo un varco. “Meglio andare a verificare subito!”
Il colpo del jedi era stato fermato da Balance, solo che non era Dark a impugnarlo.
Tra i due avversari, uscito dalla luce di poco prima, ora si trovava un altro ragazzo.
Aveva una scarpa bianca e una nera, i pantaloni lunghi erano completamente neri, mentre la maglietta a maniche corte bianca.
Ai polsi aveva rispettivamente un braccialetto nero e uno bianco.
Il volto era la copia perfetta di quello di Dark, eccezione fatta per gli occhi che erano di un azzurro vivo, e i capelli erano invece castani.
“Ehi ehi… Non credevo ti saresti fatto battere così facilmente Dark…” disse il ragazzo, appoggiando il Keyblade sulla spalla.
“Chi sei?” chiese Vader, sorpreso da quella apparizione avvenuta dal nulla.
Il ragazzo non rispose e si limitò a lanciare una magia curativa a Dark, facendogli rimarginare la ferita.
Quando il custode dell’equilibrio volse lo sguardo verso il nuovo arrivato spalancò gli occhi.
“Tu… Non può essere… Tu dovresti essere morto!” disse, senza nascondere preoccupazione e sorpresa.
“Un ‘Ciao’ sarebbe stato meglio, sai?” rispose il ragazzo. “Sentirsi dire dopo così tanto tempo che dovevo essere morto non è proprio il saluto che mi aspettavo.”
“T-Tu sei-”
“Non sforzarti a dire il mio nome. So che lo detesti quanto me. Dopotutto, mi hai ucciso molto tempo fa, no? Puoi tranquillamente chiamarmi Balance.”
“Balance, eh? Quindi era lì che ti sei rifugiato per nasconderti da me, eh?”
“Il miglior nascondiglio è quello più in vista, non è forse così? Il posto più ovvio è il più sicuro.”
Ma Balance venne interrotto da Vader, che li si scagliò contro, colpendolo sulla schiena con un affondo.
Ma con sua grande sorpresa e quella di Dark, il raggio laser si infranse, come un pezzo di vetro che va a sbattere violentemente su un muro.
“Cosa?” chiese stupito Skywalker, mentre Balance si girava verso di lui, perfettamente incolume.
“Non sai che è maleducazione interrompere due persone che stanno parlando?” chiese, per poi spostare il Keyblade verso Dark. “Immagino che non mi perdoneresti se mi prendessi tutto il divertimento, vero?”
Dark sbuffò divertito. “Mi fai credere per tutti questi anni di averti eliminato e poi viene a fare lo sbruffone… Ma in fondo, da te non potevo aspettarmi altro.”
“Senti chi parla. Credi che non sappia cos’hai in mente? Ma non preoccuparti, non ho intenzione di rovinare tutto.”
“Ti conviene… o non esiterei ad eliminarti nuovamente, e stavolta mi assicurerò che sarà in maniera definitiva” disse il custode, prendendo il Keyblade.
Sotto lo sguardo sorpreso di Dark, una copia perfetta della sua arma rimase in mano a Balance, che la riportò nuovamente sulla spalla.
“Cos’è? Credevi che avrei combattuto a mani nude?”
“Umpf. Sei tornato da pochi minuti e già faccio fatica a sopportarti…”
“Ti da’ così tanto fastidio la mia esistenza?”
“Ho passato praticamente la maggior parte della mia vita ad odiarti. E se non sbaglio, tu lo sai bene.”
“Già, già… Ma ora pensiamo a sistemare questo buffone.”
“Come vuoi!” urlò Dark, partendo all’attacco simultaneamente a Balance, entrambi diretti verso il Jedi, che riuscì a schivare i due colpi per pochi secondi.
“Chi siete in realtà?” chiese lui, facendo uscire nuovamente il raggio laser dalla spada.
“È difficile trovare una risposta alla tua domanda. Ma sappi solo questo…” disse Balance, cominciando ad emanare luce. “…Noi siamo coloro che detengono l’equilibrio dell’universo, e siamo anche coloro che ti sconfiggeranno!” concluse, lasciando indietro Dark e partendo a tutta velocità verso Skywalker.
Dark non riuscì a vedere cosa successe.
L’unica cosa che riuscì a distinguere fu una grande luce che lo investiva, e poi il buio.
“Dark! Dark, riprenditi!” lo chiamò una voce.
Il custode aprì lentamente gli occhi, ritrovandosi così circondato dagli altri detentori del Keyblade.
“Menomale. Cominciavamo a temere il peggio” disse Hikari.
“D-Dove mi trovo?” chiese lui.
“In salvo tu sei.” Disse una voce, anticipando Yoda, seguito da un’altra persona, che era vestito come la creatura verde.
“Quando siamo arrivati al tempio siamo stati investiti da una forte luce. E al suo interno c’erano due persone, di cui una ti somigliava incredibilmente. Cos’è successo?”
“Skywalker… È stato lui ad attaccare il tempio e a uccidere tutte le persone al suo interno.”
“Come dimostrano anche i video della sorveglianza…” disse il nuovo arrivato, senza nascondere l’amarezza nelle sue parole.
“A quel punto abbiamo cominciato a combattere, ma stavolta ho avuto troppa fiducia nelle mie capacità. Non so come sia stato possibile, ma il Keyblade si è rotto a metà dopo aver parato un colpo della sua spada laser, che mi ha trafitto in pieno. Poi… è apparso dal nulla quella specie di mio gemello” e a dire quella parola Dark chiuse le mani a pugni. “Che impugnava il mio Keyblade e che ha detto di chiamarsi Balance.”
“Balance? Ma è lo stesso nome del tuo Keyblade” disse Sora.
“Skywalker scappato è. Ma a lui noi penseremo.” Lo interruppe Yoda.
“Mi dispiace, non sono riuscito a fermarlo. Ma quell’apparizione improvvisa mi ha lasciato spiazzato.”
“Non devi preoccuparti. In fondo non avevi mai combattuto contro un jedi.” Rispose l’altro cavaliere. “Ma mai avrei pensato che Anakin sarebbe arrivato a far ciò…”
“Nessuno immaginarlo poteva. Ma ora questione da jedi essa è. I custodi andare devono.”
“Ma la nostra Gummyship è ancora dentro il tempio.” Disse Riku. “Non siamo riusciti a recuperarla, e l’alchimia di Dark non funziona con l’aria.”
“La vostra navetta è stata portata via da persone fidate. La stanno portando qui in questo momento.”
“Bene, allora non ci resta che trovare la serratura” disse Dark, per poi venire interrotto da Hikari.
“Non ce n’è bisogno. Ci avevamo già pensato noi nel nostro precedente viaggio.”
“Capisco…” disse Dark, per poi osservare il soffitto.
Ed ecco l'ultimo capitolo prima della prossima saga.
Lo so, ho fatto uscire pochi giorni fa un capitolo, ma dato che domani parto e starò via probabilmente per tutto il resto del mese, volevo lasciarvi almeno questo capitolo.
So quanti dedestino il tipo di finale che ho scelto per codesto capitolo, ma se non avessi fatto così non avrebbe sortito lo stesso effetto, credetemi.
Dato che non voglio anticiparvi troppo ora, passo subito alle recensioni:
@ Ciccio85: Il gemello di Dark... credo che presto saprai tutto di lui. Comunque nn credo che questa ff arriverà ai 100 capitoli, ma chissà.
@ Inuyasha_Fede: Come ho scritto sopra, non so ancora quanti capitoli scriverò ancora. so che la prossima saga durerà circa una decina di capitoli, ma dato che potrebbe venirmi in mente qualcos'altro, meglio che non lo diate per scontato.
@ ENS: In parte hai indovinato. Solo che Balance non è Dark prima di diventare un custode, ma pensì un'altra versione di Dark. Non è la sua parte di luce. Però hai praticamente capito tutto, complimenti. Ma credo che con questo capitolo ti stupirò ancora una volta (o almeno lo spero XD)
@ Poldovico: per saghe intendo le parti principali della ff. per esempio la prima era quella fino all'inizio del torneo. La seconda il torneo stesso. La terza la parte con Lan. E la quarta è la prossima. Comunque ho chiamato Anakin maestro perché, quando nel film uccide i bambini, essi lo chiamano Maestro Skywalker, e poi si sa che Anakin si considerava un maestro XD
E ora, dopo aver visto che vi siete procurati torce e forconi, vi lascio al capitolo e auguro a tutti buon agosto!
Capitolo 38: Follia
“Allora, si può sapere il perché di questa convocazione?” chiese una voce.
“Già. Era da molto tempo che noi tre non ci vedevamo più in questo modo.” Aggiunse un’altra.
“So che è rischioso, ma non potevo più aspettare. Nell’ultimo mondo dove sono stato è accaduto un imprevisto che stavolta non possiamo ignorare.” Rispose una terza.
“Cioè?”
“Il vecchio me stesso ha preso vita propria.”
“Com’è possibile? Credevo lo avessi eliminato!”
“Ne ero convinto anch’io. Invece me lo sono ritrovato davanti. E in più è a conoscenza del piano.”
“Quindi ora che si fa?”
“Dobbiamo anticipare i tempi. Dobbiamo mettere immediatamente in atto il piano.”
“Come vuoi. A questo proposito, immagino che possa interessarti questo…” disse una delle due figure, lanciando una carta alla terza.
“Lì sopra sono segnate le coordinate del prossimo mondo che Rexenet attaccherà. È un mondo particolare, che fa a caso nostro.”
“Perfetto. Allora cercherò di far sì che i custodi si trovino da quelle parti, in modo che i computer di Cid individuino subito gli Heartless.”
“Come credi che la prenderanno?”
“Non bene. Ma se tutto va secondo i piani, avranno altro a cui pensare. Dobbiamo giocare bene le nostre carte. Se falliamo adesso, tutti i nostri anni di allenamento salteranno come se niente fosse.”
“Si, lo sappiamo. Ma tu in fondo hai avuto la parte più facile, non hai dovuto faticare come noi.”
“Sapete bene il perché ho ideato questo piano. E poi, essendo io il regista, come minimo mi spetta la parte apparentemente più facile.”
“Non perdere tempo a fare il filosofico. Non ci interessa. Dopotutto, non avremmo potuto cambiare i ruoli nemmeno volendo.”
“Cerca solo di non farti prendere dai sentimentalismi quando sarà il momento.”
“La parte di me che lo avrebbe potuto fare, sebbene non sia stata eliminata, ora è separata da me. So già che mi odieranno per questo, ma è un sacrificio che posso sostenere senza problemi.”
“Sei proprio senza sentimenti, eh?” disse una voce ridendo.
“Allora, ora da che parte andiamo?” chiese Riku, senza perdere di vista i monitor.
“Potremmo andare a Radiant Garden per far controllare la Gummyship.” propose Sora. “O più semplicemente girare a caso nell’universo finché non troveremo Rexenet.”
“La fai un po’ troppo facile…” commentò Kairi.
“Sarebbe bello se Cid fosse stato in possesso dei progetti dei computer dei custodi, ma di sicuro sono stati distrutti quando la scuola è stata attaccata… Con quegli era possibile trovare subito i mondi che erano sotto attacco.” Disse Hikari.
“Umh… e se provassimo a tirare a caso?” Propose Dark, lasciando tutti spiazzati.
“D-Dark, ti senti bene?” chiese Sora.
“Mai stato meglio, perché?”
“Beh… tu che proponi una cosa del genere era praticamente impossibile… fino a pochi secondi fa…”
Il custode dell’equilibrio sbuffò e si diresse verso i computer, per poi digitare delle coordinate a caso.
“Ecco fatto” disse, facendo finta di non vedere gli sguardi sorpresi degli altri.
Solo Hikari lo guardava con degli occhi freddi.
“Come mai quest’idea?” chiese.
Dark ricambiò il suo sguardo.
“Cos’è? Mi è forse vietato essere ogni tanto meno serio?”
“Non è questo il punto.” Rispose la custode, osservando i monitor. “Ma ha dell’incredibile che tu, schiacciando numeri a caso, sia stato così fortunato da trovare un mondo.”
“Ci sono tanti mondi quante le stelle. Non ci vedo nulla di strano nel fatto che ne abbia trovato uno a caso.”
“Suvvia Hikari, ha ragione Dark.” Disse Sora. “Dopotutto, nei miei primi viaggi non è che io abbia fatto tanto diversamente. E poi, senza offesa Dark, come farebbe a conoscere le coordinate di un mondo a lui sconosciuto? Dubito fortemente che sulla Terra siano arrivate giuste, e anche se fosse, sarebbe difficile ricordare a memoria un simile numero.”
Hikari rimase in silenzio.
“Fate come volete.” Disse infine, per poi lasciare la sala.
“Ma che le prende?” chiese Kairi.
Dark rimase a fissare la porta per qualche secondo.
“Vado a riposarmi” disse, avviandosi verso la porta, senza girarsi verso gli altri. “Chiamatemi quando saremo arrivati. Dai dati del computer, sembra che non manchi troppo tempo.”
I tre custodi rimasti si guardarono tra di loro.
“Cosa sta succedendo oggi? Sembrava quasi che Hikari non si fidasse di Dark…”
“Già. Non l’avevo mai vista comportarsi così…”
“Ok, ormai lo sapete, abbiamo visto di tutto…” disse Sora, osservando il cielo. “Ma un cielo rosso con il sole che ride ancora non mi era capitato! Tantomeno di vedere un edificio enorme con tre teschi e due candele giganti!”
“Sora, io ormai ho rinunciato di trovare un mondo perfettamente normale” commentò Riku. “E comunque fortunatamente non sono tutti uguali alla nostra isola, no?”
“Non riuscirai mai a digerirla, vero?” chiese Kairi, per poi ridere.
Dark continuava ad osservare il cielo, assorto nei suoi pensieri.
“Ehi, voi!” li interruppe una voce, mentre vedevano una ragazza dai capelli biondi scuri, vestita con un impermeabile nero e accompagnata da un ragazzo dai capelli bianchi circondati da una fascia con una spilla, vestito di giallo e coi denti che ricordavano vagamente a quelli di uno squalo.
“Chi siete?” chiese il ragazzo. “Non vi abbiamo mai visto prima da queste parti”
“Ecco…” cominciò Sora. “stiamo facendo un viaggio lungo tutto il mondo e siamo finiti qui senza nemmeno accorgersene…”
“Una scusa piuttosto scadente. Non sai inventarti niente di meglio?” chiese la ragazza. “Se non ci dite la verità saremmo costretti ad attaccarvi.”
“Provateci” rispose Dark, portandosi davanti agli altri custodi.
“Come vuoi. Soul, sei pronto?”
Il ragazzo sorrise, per poi illuminarsi e perdere la forma umana.
La luce andò direttamente nella mano della ragazza, per poi prendere la forma di una falce con la lama di colore rosso e nero.
“Cosa? Si è trasformato in una falce!” disse sorpreso Riku.
“Umpf. Questo mi rende le cose più difficili. Non potrò usare tutta la mia forza.” Commentò Dark, facendo per evocare il Keyblade.
Ma invece di apparire l’arma, davanti a lui si creò una luce, all’interno del quale si materializzò nuovamente Balance, che impugnava il Keyblade.
“Ancora tu?” chiese Dark. “Credevo che non mi avresti più disturbato.”
“Suvvia. Fammi partecipare adesso. Poi ti lascerò in pace per tutto il resto del tempo necessario. Te l’ho già detto che non interferirò” rispose il ragazzo. “E poi, mi sembrava curiosa l’idea di combattere contro un altro ragazzo-arma. Non credi?”
“Se credi che così facendo guadagnerai il mio rispetto ti sbagli. Sai benissimo che non ti accetterò mai volontariamente.”
“Certo che oggi sei scontroso. È forse per via di tutta questa follia?”
“Follia?” chiese Hikari. “Cosa intendi dire?”
“Oh, niente d’importante” rispose Balance, per poi lanciare il Keyblade a Dark. “Comunque sia, che tu lo voglia o no, ti aiuterò.” Disse, ritrasformandosi in luce e finendo nel Keyblade.
“Dunque sei anche tu un Maestro?”
“Dipende da cosa intendi con quella parola” rispose il custode dell’equilibrio.
“Maka, quella non era un arma normale” disse la voce di Soul proveniente dalla falce.
“Cosa intendi dire?”
“Intendo dire che quel ragazzo non era un arma!”
“Però, per essere una falce sei acuto” disse Dark. “In effetti quel tipo è solo una scocciatura che credevo di aver eliminato anni fa, ma che a quanto pare ha trovato rifugio dentro la mia arma, ed è in grado di usarla anche lui.”
“Quindi tu non sei un Maestro… Sei solo un semplice ragazzo in possesso di un arma particolare…” commentò Maka, impugnando meglio la falce. “In questo caso, sei da considerare come intruso!”
“Fermati Maka!” disse una voce proveniente dall’interno dell’edificio.
“Professor Stein! Questi sono probabilmente spie o di Medusa o di Arachne!” rispose il ragazzo, facendo uscire la testa e un braccio dalla lama della falce.
“Possibile che solo per via dell’aspetto diverso non abbiate riconosciuto quell’arma?” chiese una persona che sembrava anziana per via delle numerose cicatrici che aveva lungo il corpo e che coprivano anche i vestiti. Ma il particolare che non poteva sfuggire a nessuno era sulla sua testa.
“H-H-Ha una… vita nella… testa…” disse balbettando Kairi, prima di svenire.
“Credo che Kairi non debba mai visitare la Città di Halloween, o rischia di rimanere secca sul serio…” commentò Sora, per poi cercare di far riprendere i sensi all’amica.
“Cosa intende dire professore?” chiese Maka.
“È lo stesso tipo di arma di quel ragazzo.” Rispose lui, ignorando la reazione di Kairi alla sua vista, e anzi, si mise a girare la vite come se niente fosse.
“Un altro ragazzo?” chiese Riku ad alta voce. “Avete visto un ragazzo con un arma simile? Potete dirci dove?”
“Possiamo fare di più. Possiamo mostrarvelo. Si trova nella nostra scuola. Lo abbiamo trovato privo di sensi e con parecchie ferite. Sembrava quasi che fosse stato coinvolto in uno scontro mortale.”
“Per caso vi ha detto come si chiama?” chiese Dark.
“No, non ha detto niente. Non ha ancora ripreso conoscenza. Abbiamo solo trovata una chiave dorata gigante accanto a lui.”
“Light? Che cosa ci fa’ ferito in questo mondo?” chiese Sora, rendendosi troppo tardi dell’errore commesso.
“Mondo?” chiese Maka, mentre la falce si illuminava per tornare ad avere sembianze umane. “Come intendi dire con ‘questo mondo’?”
Sora non seppe cosa rispondere.
“Certo che sei una vera e propria frana.” Disse Dark. “Finora non sei ancora riuscito in un misero mondo a tenere segreta la nostra provenienza.”
“Ci state forse dicendo che venite da un altro pianeta?” chiese Soul.
Dark non rispose.
“Vorrei vedere il ragazzo che avete trovato. Ci sono buone possibilità che si tratti di mio fratello.”
“Come facciamo a credere che non tu non voglia attaccare la scuola dall’interno?”
“Forse a partire dal fatto che non so nemmeno di che scuola si tratti. Come ha detto il mio compagno di viaggio, non siamo di questo mondo. Non abbiamo idea di che cosa succeda qui. Ma se il ragazzo che avete trovato è mio fratello, allora è mio dovere rimetterlo in sesto. In modo da poterlo affrontare al pieno delle sue forze.”
Dark rispose in maniera così atona da lasciare tutti sorpresi.
“E va bene…” disse l’uomo con la vite. “Allora seguitemi. Vi porterò da lui.”
“Ditemi solo in che punto preciso si trova” rispose il custode dell’equilibrio.
“Beh, in infermeria, ovvio. Perché?” chiese lui, per poi sgranare gli occhi come Maka e Soul, mentre Dark apriva davanti a loro un varco.
“Così faremo prima.” Disse il custode, attraversando il varco.
“Scusatelo, ma non è mai stato un tipo dalle troppe spiegazioni” disse Sora, mentre aiutava Kairi a rialzarsi. “Anche se ultimamente aveva cominciato ad essere un po’ più disponibile…”
“Ma… dov’è andato?” chiese sorpresa Maka.
“Ha raggiunto l’infermeria usando questo passaggio. È una specie di scorciatoia che può portare ovunque si desideri. Tranquilli, è sicuro.” Disse Hikari, per poi attraversare il varco.
“Ovviamente non siete obbligati a passare di qui, ma almeno non dovrete camminare troppo in questo modo.” Disse Sora, mentre attraversava il varco assieme a Kairi.
“Professore… cosa facciamo?” chiese Maka, mentre Soul si avvicinava al varco.
“Sono dei tipi interessanti… ma mi chiedo se in realtà non siano in grado di usare la magia… di sicuro quel varco non è una cosa normale.” Rispose il professore.
“Ha importanza? Vi devo ricordare chi abbiamo lasciamo a guardia di quel ragazzo? Come credete che reagirà vedendosi cinque tipi sbucare fuori dal nulla?” disse sorridendo Soul.
“Ora chi mi ci fai pensare… Non vorrei essere nei loro panni…”
“Immagino che tu non abbia guardato le loro anime, vero?” chiese il professore.
“Uh? No, perché?”
Non appena Dark uscì dal varco si ritrovò di fronte ad un ragazzo dai capelli azzurri, affiancato da una ragazza che dai vestiti ricordava vagamente un ninja.
“E tu chi sei?” chiese il ragazzo, per poi partire verso Dark pronto a dargli un pugno, cosa che il custode evitò semplicemente spostandosi.
“Sei un osso duro, eh? Ma non hai speranze contro di me, Black Star, colui che supererà anche le divinità!”
Dark lo guardò un po’ seccato.
“Ma se non sei nemmeno riuscito a colpirmi…” fece notare, facendo andare su tutte le furie il ragazzo.
“Come ti permetti di parlarmi così? Tsubaki, vieni!” disse lui rivolgendosi alla ragazza, che annui per poi trasformarsi in una piccola spada nelle mani del ragazzo.
“Vediamo se stavolta sarai ancora fortunato!” urlò, lanciandosi nuovamente contro Dark, che evocò il Keyblade parando con estrema facilità il fendente.
“Cosa? E quella chiave extralarge da dove salta fuori?”
“Spiacente, quest’informazione è riservata” rispose il custode, per poi disarmare velocemente Black Star e lanciando la spada per terra, che si ritrasformò nella ragazza di prima.
“Maledetto…” disse il ragazzo, che corse nuovamente contro Dark cercando di colpirlo, senza risultati.
“Voi che dite, è il caso di uscire dal varco?” chiese Sora, che era rimasto assieme agli altri custodi sull’orlo a osservare quello scontro.
“Beh, dubito che possa succederci qualcosa, no?” rispose Riku. “Dopotutto, non mi sembra forte quel ragazzo…”
Dietro di loro arrivarono anche Maka e Soul, che videro giusto Black Star mancare ancora l’avversario.
“Si può sapere cosa stai facendo?” chiese Soul al ragazzo, che si accorse solo in quel momento degli altri ragazzi.
“Uh? E voi che ci fate lì dentro? E chi sono quelli?”
“Se tu non avessi subito tentato di colpirmi, ti avrei spiegato che quel ragazzo che si trova svenuto qui è mio fratello” rispose Dark, indicando Light, che giaceva privo di sensi e pieno di ferite in un letto.
“Cosa gli è successo?” chiese Riku. “Credevamo che nessuno sarebbe riuscito a ridurlo in un simile stato facilmente… sembra che abbia affrontato un intero esercito da solo…”
“Non lo sappiamo. Lo abbiamo trovato in quello stato e le nostre cure sono risultate inutili.”
Dark sbuffò, per poi puntare il Keyblade verso il fratello, che venne avvolto da un aurea verde.
Sotto gli occhi sorpresi dei quattro abitanti del mondo, i tagli di Light cominciarono a rimarginarsi da soli, per poi sparire come se non fossero mai esistite.
“Impossibile! Come ha fatto” chiese Maka.
“Magia” rispose Sora. “Ha semplicemente usato una magia per far recuperare energia e curare le ferite.”
“Magia?” ripete Soul sorpreso. “Allora avevo ragione a dire che eravate capaci di usarla. Ma non mi sembrate alleati delle streghe…”
“Streghe? Non sappiamo nemmeno di cosa tu stia parlando” disse Hikari.
“Ugh…” la interruppe Light, aprendo gli occhi. “Dove mi trovo?”
“In un infermeria” rispose Dark. “E devo dire che eri ridotto piuttosto male. Come speri di potermi sconfiggere se non riesci nemmeno ad uscire illeso da uno scontro?”
“Ah, sei qui anche tu… Umpf, dovresti farti gli affari tuoi una buona volta. Tu non hai mica dovuto affrontare quel mostro in armatura…”
“Intendi dire Terra?” chiese Sora.
“Si, lui. Ho provato a sconfiggerlo per testare le mie capacità, ma sono stato sconfitto come se niente fosse. Sono riuscito ad eliminare Malefica solo perché era già debilitata dallo scontro contro di te e perché l’ho colta di sorpresa. Così quando mi sono trovato di fronte a Rexenet, sono riuscito a fare ben poco…”
Dark rimase qualche secondo in silenzio.
“Rexenet?” chiese poi. “Dove lo hai affrontato?”
“Credo in questo stesso mondo. Ma non so per quale motivo, era più forte di quanto credessi. Come se qualcosa li avesse fornito più forza…”
“Non so chi sia questo Rexenet di cui state parlando…” lo interruppe Maka. “Ma se si trova in questo mondo, potrebbe essere stato contagiato dalla follia.”
“Follia?” chiese Hikari. “Per quel che mi risulta, la follia non è contagiabile.”
“La questione è più complicata” disse una voce, mentre un ragazzo dai capelli neri con tre righe bianche orizzontali sulla parte sinistra della testa e che aveva un papillon a forma di teschio, entrava dalla porta accompagnato da due ragazze vestite identiche. “Fatto sta che qui dobbiamo tutti fare attenzione a non cedere alla follia.”
“Kid! Quindi sei anche tu al corrente di loro?” chiese Black Star.
“Io e mio padre li abbiamo visti uscire da quella specie di passaggio nero. Ma c’è una cosa che ci ha sorpreso in modo particolare.”
“Solo una cosa?” chiese ironico Sora.
“Le vostre anime...” cominciò il ragazzo. “Non sono per niente simmetriche!”
I custodi lo guardarono sorpresi da tale esclamazione, mentre gli altri si portavano una mano in faccia.
“Sono completamente asimmetriche! Sono orribili! Sono senza senso!” continuò Kid, cominciando a piangere per la disperazione.
“Non fateci caso” disse Maka ai custodi. “È un maniaco della simmetria, non sopporta che qualcosa non lo sia.”
“Ma nessuno gli ha detto che il suo aspetto non è simmetrico?” chiese Riku, per poi osservare il ragazzo sedersi a terra depresso.
“Lo so, ma non è colpa mia…” disse con un filo di voce.
“Certo che i mondi strani li troviamo solo noi…” commentò Light, per poi scendere dal letto. “Allora fratello, ti sei deciso ad affrontarmi?”
“Perché dovrei affrontare un debole?” chiese Dark. “Prima cerca di diventare più forte. Se riuscirai a tenere testa a Rexenet allora potrei anche ripensarci.”
Light stava per rispondere, quando il pavimento sotto di loro cominciò a tremare.
“Che cosa sta succedendo?” chiese Black Star, cercando di rimanere in piedi.
“Qualcosa sta colpendo la scuola” rispose Soul, avvicinandosi alla finestra per osservare meglio. “Ehi, c’è un ragazzo volante che sta… colpendo la scuola con delle sfere di fuoco?!”
A sentire quella frase, Kid sembrò ritrovare forze.
“Cosa?! Sta danneggiando la scuola perfettamente simmetrica di mio padre? Liz, Patti”
“Ci risiamo” disse la ragazza più alta, mentre assieme all’altra si trasformava in una pistola nella mani di Kid, che le impugnò con il grilletto verso l’alto.
“No, aspettate!” urlò invano Kairi, mentre il ragazzo faceva apparire dal nulla uno skateboard volante, con il quale si scaraventò fuori dalla finestra.
“Maledizione, quello è Rexenet!” urlò Sora. “Non ha nessuna speranza contro di lui.”
“Rexenet, eh? Potrebbe essere una sfida interessante… Andiamo Tsubaki!” urlò Black Star, mentre la sua compagna si ritrasformava in una spada per poi buttarsi giù dalla finestra.
“Non vorrai rimanere fuori dalla festa, vero Maka?” chiese Soul, trasformandosi nella falce.
“Anche se volessi con te non potrei” rispose lei sorridendo, per poi seguire Black.
“Accidenti… è inutile parlare con loro…” disse Hikari, per poi volare fuori dalla finestra seguita da Sora, Riku e Kairi.
Dark e Light rimasero da soli nell’infermeria.
“Sembra che sia giunta l’ora dello scontro.” Disse Light.
“Già. Dopo tutti questi anni, metteremo la parola fine.” Rispose Dark, per poi attivare l’armatura e volare fuori seguito dal fratello.
Kid sparò subito due colpi verso Rexenet, che li deviò come se niente fosse con la spada.
Da sotto, Black Star saltò verso l’alto, pronto a colpirlo con la spada.
Ma Rexenet prese la spada con la mano libera e usandola come trainante, spinse via il guerriero.
Dietro di lui invece stavano arrivando Maka e Soul, pronti a colpirlo in pieno, ma anche loro vennero fermati come se niente fosse.
“Accidenti, è veramente forte…” commentò la voce di Soul da dentro la falce.
“Sparite, deboli” disse Rexenet, per poi allontanare i tre guerrieri semplicemente alzando del vento attorno a lui.
Infatti stavano arrivando a tutta velocità Hikari e gli altri tre custodi, tutti pronti a colpirlo.
Il custode delle tenebre parò col la spada l’affondo di Hikari, mentre lanciò tre sfere di fuoco verso gli altri, che si videro costretti a fermarsi per distruggerle.
“Cos’hai intenzione di fare questa volta?” chiese Hikari.
“Il solito. Portare caos nell’universo. E questo è il mondo adatto.”
“Non te lo permetteremo, lo sai bene!”
“Vedremo” rispose lui, per poi scagliare una sfera di ghiaccio contro l’avversaria, costringendola ad arretrare.
Così facendo riuscì a parare un colpo da parte di Sora.
“Oh, ma tu guarda. Il custode di Vanitas…”
“Basta con questa storia!” urlò Sora. “Vanitas è Vanitas, e io sono io! È tutta colpa tua se ora me lo ritrovo dentro di me!”
“Ne sei sicuro? Non ti sei chiesto il perché abbia scelto proprio te? Avrei potuto passare il suo potere a Dark. In questo modo avrei avuto un alleato molto forte, non credi?”
“Non sottovalutarmi! Sono in grado di batterti!”
“Non sei nemmeno riuscito a finire Malefica e vorresti sconfiggermi? Questa è bella!” rispose Rexenet, per poi prendere Sora per il collo e lanciandolo contro Riku, facendo precipitare a terra entrambi.
“Ora tocca a noi!” dissero assieme Dark e Light, per poi scagliare a testa una sfera nera e bianca, che colpirono in pieno Rexenet, scagliandolo contro la scuola.
“Noi abbiamo provato a colpirlo senza successo e loro come se niente fosse lo hanno preso…” disse Soul, nuovamente nella sua forma umana. “Ma chi sono quei due ragazzi?”
Maka invece aveva gli occhi spalancati.
“Non può essere…” disse a fatica.
“Cosa succede?” chiese Black Star.
“Immagino che te ne sia accorta anche tu, vero?” disse Kid, guardando verso Dark.
“Com’è possibile?”
“Di cosa state parlando?” chiese Sora, uscendo dalle macerie che lo avevano sommerso.
“Il tuo amico… Ha un anima parecchio strana…” rispose Kid.
“Scusa, ma non credo sia il momento più adatto per dire che la sua anima, che tra parentesi ancora non ho capito come facciate a vederla, non sia simmetrica.”
“Non è quello. Vedi, ognuno di noi ha una forma particolare dell’anima. Ma la sua… Sembra che ce ne siano decine, o addirittura centinaia attorno a lui!” disse Maka.
“Tutto qui? Non mi sembra niente di strano. Dark contiene centinaia di cuori al suo interno, perciò non mi sorprende che voi vediate un centinaio di anime”
“Come sarebbe a dire che ha un centinaio di cuori?”
“Quello che ho detto. Lui contiene i cuori di tutti i suoi predecessori.”
“È quasi inquietante…” disse una delle pistole di Kid.
“Comunque sia, voi restate qui. Rexenet non è un avversario della vostra portata. Se avesse fatto sul serio, a quest’ora sareste stati tutti quanti cancellati.” Rispose Sora, per poi volare nuovamente verso Rexenet.
“Mi dispiace, ma non ho intenzione di dargli retta. Tsubaki, modalità spada demoniaca!” disse Black Star, mentre la spada cambiava forma e sulla sua faccia apparivano dei segni neri.
“Chi rovina la simmetria della scuola non la può passare liscia. Liz, Patti, preparatevi per il Death Cannon!” disse Kid, mentre le sue pistole cominciavano a cambiare forma.
“E noi cosa facciamo Maka?” chiese Soul, per poi ritrasformarsi in falce.
“Direi che il cacciatore di streghe potrà tornare utile” rispose lei, mentre la falce si illuminava e diventava più grande.
Rexenet uscì dalle macerie e si diresse a tutta velocità contro Dark e Light, lanciandoli contro due sfere di ghiaccio, che vennero facilmente evitate.
Senza dargli tregua, Rexenet alzò la mano libera verso il cielo, per poi far cadere già una scarica di tuoni, che colpì in pieno i due custodi.
“Che onore” disse Rexenet. “Non pensavo che tutti e due mi avreste affrontato assieme!”
“Ti stai dimenticando di noi!” urlò Sora, raggiungendolo seguito anche dagli altri custodi.
“Arrenditi Rexenet” gli disse Riku. “Siamo in vantaggio numerico, non puoi vincere!”
“Allora credo che sarò costretto a mostrarvi la mia vera forza!” rispose Rexenet, per poi tendere di fronte a se la mano libera.
“Osservate il vero potere dell’oscurità!” urlò, evocando un Keyblade che aveva la stessa forma della Catena Regale, solo che era completamente nero.
“Un Keyblade?” disse sorpresa Kairi.
“Vi presento Yami of Darkness!” rispose sorridendo Rexenet.
“Maledizione…” commentò Kairi. “Questo non era previsto… Era già forte senza, ora la sua potenza sarà aumentata ulteriormente…”
“Non ha importanza!” rispose Sora, preparandosi ad attaccare. “Dobbiamo sconfiggerlo ora che ne abbiamo la possibilità!”
“Vorreste sconfiggermi ora? Proprio adesso che siamo alla vigilia?”
“Vigilia?” chiese Riku. “Di cosa stai parlando?”
“Lo scoprirai presto” rispose il custode delle tenebre, per poi far uscire dal suo corpo, come una tempesta, l’oscurità, che investì in pieno i custodi, facendoli arretrare.
Gli unici che riuscirono a rimanere al loro posto furono Dark e Light.
“Certo che il destino è proprio beffardo… Facciamo tutti e tre parte dello stesso mondo, ma ci scontriamo in un altro, molto lontano dal nostro.” Disse Light, impugnando meglio il Keyblade. “Ma è ora di farla finita!”
“Pronti?” chiese Rexenet, per poi creare una sfera di tenebre di fronte a se, in contemporanea a Dark, mentre il fratello ne creò una di luce.
Le tre sfere andarono a scontrarsi in pieno cielo, creando così un campo di forze tale da creare come delle crepe nel cielo.
“Ora!” urlò Black Star, puntando verso Rexenet con in mano Tsubaki.
“Death Cannon!” urlò da terra Kid, mentre le sue due pistole erano diventate simile a due bazooka, e che in quel momento spararono due raggi di energia diretti verso il custode delle tenebre.
Infine, dietro il raggio, c’era Maka, la cui falce ora era il doppio rispetto a prima che si stava preparando a colpire il custode.
Il primo attacco a raggiungere Rexenet fu il Death Cannon, che lo investì in pieno, sebbene lo lascio illeso.
Poi fu la volta di Star Black, che cercò di colpirlo con la spada, ma l’unico risultato che ottenne fu quello di venire scaraventato indietro come da una forza invisibile.
E alla fine lo stesso risultato lo ottenne anche Maka, che venne rispedita a terra come se niente fosse, mentre Soul tornava nella sua forma umana.
“E ora di farla finita!” urlò Rexenet, creando un’altra sfera d’oscurità che scagli contro le altre, creando così un esplosione che investi tutti i presenti, facendoli precipitare a terra.
Kairi riaprì lentamente gli occhi.
Dovette sbattere le palpebre un paio di volte per riuscire a mettere a fuoco.
La prima cosa che gli balzò all’occhio fu il cielo: non era più rosso, ma bensì nero. Ma non come la notte: un nero totale, che impediva a qualsiasi luce di passare.
“Cosa… Cos’è successo?” chiese, alzandosi in piedi.
“Kairi! Tutto bene?” le chiese Sora, raggiungendola.
“Si… Sai cos’è successo?”
“Non in modo chiaro. So che gli attacchi di Dark, Light e Rexenet si sono scontrati, esplodendo. Poi mi sono risvegliato e il cielo era diventato nero.”
“Il cielo è diventato nero…” disse la voce di Dark. “Perché l’oscurità ha avuto la meglio.”
“Dark! Allora stai bene!”
“Mai stato meglio” rispose lui, avvicinandosi.
A vederlo Kairi emise un sussulto di sorpresa.
“Dark, cosa ti è successo? I tuoi occhi…” disse Sora, notando che ora entrambi gli occhi di Dark erano completamente neri. E non era l’unico cambiamento: anche i suoi capelli ora erano dello stesso colore degli occhi.
“L’oscurità ha finalmente avuto la meglio!” rispose lui. “E ora il mio piano può avere inizio! Il caos invaderà l’intero universo. E questo grazie a te, Sora!”
Sotto gli occhi schioccati dei due custodi, Dark evocò il Keyblade, e senza nessun ripensamento, infilzò Sora in pieno petto, proprio dove c’era il cuore.
Avverto che da questo momento in poi, la ff comincerà a includere PESANTI spoiler su BBS, quindi non biasimo chi non vorrà leggere questi capitoli. Questo ovviamente solo fino al 12 settembre (suvvia, vi lascio anche due giorni per finire bbs XD).
Idiozie a parte, da questo momento potete dimenticarvi tutto ciò di cui eravate convinti su questa ff, perché sto per stravolgere tutto.
Ma ora basta con le anticipazioni. Ecco le risposte alle recensioni, per le quali ringrazio tutti coloro che l'hanno lasciata, nuovi e vecchi recensori.
@ BlackKnight: ti rispondo qui per tutte le recensioni. Mi fa piacere che ti sia piaciuta come storia, e credimi, spero continuerà a sorprendere.
@ Poldovico: beh, il manga in questione è "Soul Eater". E cmq sono sadico, ormai dovrebbe essere chiaro XD. E per quanto riguarda il rimandare all'infinito... non ti so dire se la mia fantasia è infinita o no, dipende da questo XD.
@ Inuyasha_Fede: mi dispiace per il ritardo, ma prima non mi è stato possibile postare. spero che il risulta sia soddisfacente lo stesso.
@ WhiteDream: umh... non pensavo che leggere di seguito questa ff potesse avere simili effetti, potrei brevettarla come idea XD. e cmq si, Dark ha una personalità molto... elastica (se così si può definire XD).
@ xlovelessx: per rispondere alla tua domanda ti basterà leggere le prime righe di questo capitolo. spero di non aver esagerato XD
E ora, buona lettura (e fatemi sapere le vostre idee sui misteriosi individui)
Capitolo 39: Tradimento!
Kairi rimase con gli occhi privi di ogni tipo di espressione.
Vide Dark tirare fuori il Keyblade dal petto di Sora.
Vide il corpo del custode rimanere in piedi per qualche secondo, per poi cadere all’indietro, con gli occhi privi di vita.
Poi un urlo riecheggiò nell’oscurità.
“SORA!!!” urlò Kairi.
Un urlò carico di dolore. E rabbia.
“DARK!!!” urlò ancora la custode, evocando il Keyblade e attaccandolo.
Ma prima che il Keyblade potesse raggiungerlo, una lama nera impedì che ciò avvenisse.
“Cosa?” disse sorpresa la custode, vedendo che Rexenet aveva difeso Dark.
“Cosa pensavi di fare a Dark?” chiese Light, raggiungendoli.
“Ha trafitto Sora in pieno petto! Deve Pagarla!” urlò lei, cercando di attaccare nuovamente il custode dell’equilibrio, ma stavolta sia il Keyblade nero che quello oro si misero in mezzo.
“Perché mi fermate?” chiese lei. “Non è anche vostro nemico? Lasciatemelo uccidere!”
“Nemico?” chiese Dark. “Perché dovrebbero considerarmi loro nemico?”
“Come?”
“Povera stupida. Non riesci proprio a capire?” chiese Rexenet. “Tutto quello successo finora faceva parte dei nostri piani. O meglio, quasi tutto. Era previsto l’attacco di Heartless sulla Terra. Era previsto che io mi unissi a Malefica. Era previsto che Dark mi distruggesse per farmi diventare un Nessuno. Era previsto il mio arrivo per impiantare dentro di Sora i resti di Vanitas. Era previsto il finto sacrificio di Dark per far finta di purificare Sora. Ma cosa più importante, il fatto che Dark vi abbia aiutato finora, questo è stato il clue. È stata tutta una finzione!”
“No… Non ci credo…”
“È così” le rispose Light. “Anche il nostro odio era una finzione. Come il fatto che Dark e Rexenet non si conoscessero prima di quell’episodio!”
Kairi osservava i tre custodi con gli occhi sgranati.
“Ci siamo allenati assieme per anni. Con l’unico obiettivo di poter un giorno far trionfare il caos nell’universo. Abbiamo finto di non conoscerci, di odiarci tra di noi solo per far cadere tutti in trappola. Tutti hanno creduto che fosse realmente così! Malefica, il Re, voi…” disse Dark.
“Ma tu sei il custode dell’equilibrio!” urlò la custode. “Tu dovresti impedire che il caos trionfi, non aiutarlo!”
“Le cose non sono mai come sembrano” rispose lui, per poi girarsi e parare l’affondo da parte di Hikari, che si era buttata contro di lui con il Keyblade.
“Oh, ma guarda, c’è l’imprevisto.” Disse Light, girandosi verso la custode.
“Come hai potuto? Noi ci fidavamo di te! Sora ha sofferto quando ha scoperto che ti eri sacrificato per lui, e ora vieni fuori dicendo che era tutto pianificato?”
“In effetti qualcosa non lo avevamo previsto…” rispose lui. “A partire da te. Ti credevo morta definitivamente. E non pensavo nemmeno lontanamente che il tuo cuore avesse trovato rifugio dentro al mio. Come non avevo nemmeno previsto l’arrivo di Lan. In teoria doveva essere Light a recuperarmi dall’oblio usando la sua luce, ma fortunatamente il risultato è stato lo stesso. E infine, e potrei definirlo l’imprevisto più grave, l’apparizione di Balance, cioè come sarei stato se non avessi ceduto all’oscurità!”
“Aspetta… Stai forse dicendo che voi… Avete pianificato tutto ciò solo per arrivare a questo punto? Quali sono le vostre intenzioni?”
“Vanitas.” Rispose il custode dell’equilibrio.
“Vanitas?”
“Il potere che ho passato a Sora alla fine del torneo non è mai stato sufficiente per il suo risveglio.” Disse Rexenet.
“Risveglio? Aspetta, non stai forse dicendo…”
“Vanitas è sempre stato dentro il cuore di Sora. Sepolto, irraggiungibile, ma sempre presente! Questo fin dalla sconfitta di Vanitas, avvenuta anni fa.”
“Cosa vorreste insinuare?” chiese Riku, arrivando in quel momento, tenendosi la mano sul braccio sinistro, dal quale scendeva un fiotto di sangue. “Sora non si è mai dimostrato malvagio prima del vostro contagio! Sarei uno sciocco se dicessi che anche dopo non è successo niente.”
“Proprio tu parli? Tu che hai assistito a quel momento?”
Riku spalancò gli occhi.
“Di cosa stai parlando?” chiese.
“Se il vostro piano era quello di risvegliare Vanitas… Perché hai colpito a morte Sora? Così hai fatto fallire tutto, no?”
“Cos’è successo quando Sora ha sconfitto Riku quando era impossessato dall’Heartless di Xehanort?” chiese Dark.
Hikari spalancò gli occhi.
“Sora… si è trafitto il petto con il Keyblade dei sette cuori puri… Diventando un Heartless e un Nessuno…”
“Purtroppo ciò non è possibile per una seconda volta. In compenso è possibile un altro avvenimento.” Disse Light.
“Ma purtroppo occorrono diverse ore perché esso si realizzi una seconda volta.” Continuò Rexenet.
“E noi aspetteremo quel momento nel luogo dove avverrà. Siete liberi di raggiungerci se lo desiderate, ma vi toccherà passare per la via lunga, dato che io sono il solo a poter raggiungere quel luogo direttamente.” Concluse Dark, lanciando una carta a Hikari, che la prese al volo.
“Cosa? Ma questa carta… serve per il castello dell’Oblio… che tu hai distrutto…”
“Quel mondo era solo una brutta copia” rispose Rexenet. “Il vero castello non si sarebbe distrutto così facilmente.”
“Una copia?” chiese Riku sorpreso. “Siete in grado di creare mondi finti?”
“Luce…” disse Light.
“Oscurità…” aggiunse Rexenet.
“Gli elementi dell’equilibrio… la base stessa dell’universo… non siamo in grado di creare un vero e proprio mondo, ma solo delle imitazioni” disse il custode dell’equilibrio, aprendo un varco di fronte a se. “Raggiungete il castello e usate quella carta. Aprirà il cuore di Sora. Hikari, credo che tu sappia cosa dovrai fare una volta successo ciò, vero? Sempre se desiderate provare a salvare Sora, ovvio” e detto ciò, attraversò il varco, seguito da Light e Rexenet.
“DARK!!!” urlò Kairi, cercando di raggiungerlo prima che il varco si chiudesse, cosa che avvenne proprio pochi instanti prima che la custode lo raggiungesse.
Hikari chiuse le mani a pugni, tremando dalla rabbia.
“Dark…” disse a bassa voce. “Non posso perdonarti…”
“Come facciamo a raggiungere il castello? Se quello era un falso dove potrebbe essere?” chiese Riku, mentre si lanciava addosso un Curaga.
Kairi invece rimase in silenzio.
“Hikari…” disse infine. “Ti devo chiedere un favore. Lo so che in questo momento provi esattamente ciò che sto provando io… Ma ti chiedo di lasciarmi affrontare Dark. E da sola.”
“Kairi, cosa stai dicendo? Non è al tuo liv-“
“Non dirmi che non sono forte Riku!” urlò lei. “Voglio eliminarlo personalmente per quello che ha fatto. Te lo chiedo in ginocchio Hikari, lasciamelo a me!”
Hikari fissò la sorella.
“Come vuoi. Non mi metterò in mezzo.”
“Hikari, come puoi dire così?” chiese Riku.
“Non c’è tempo per discutere su questo. Se ha deciso così non la intralcerò. Ora, pensiamo a Sora.”
“Cosa intendeva dire che quella carta aprirà il cuore di Sora?” disse Riku, rassegnandosi alla questione e prendendo Sora di peso.
“Non ne sono sicura, ma se è così, la questione è molto più spinosa di quanto possiamo immaginare…”
“Perché?”
“Perché dovremmo rincorrere ad una magia che i custodi avevano bandito per la sua pericolosità verso chi la usa.” Rispose la custode, aprendo un varco oscuro.
“Cosa? Una magia bandita?”
“Dark era l’unico che non ne aveva bisogno. I suoi varchi possono raggiungere qualsiasi luogo… cuori compresi.”
“Come? Dark potrebbe raggiungere i…”
“Probabilmente a quest’ora si trovano già nel cuore di Sora.” Ammise Hikari. “Ma ora dobbiamo raggiungere subito il castello dell’oblio, non c’è un minuto da perdere. Se a Sora restano veramente le ore contate prima che Vanitas si risvegli definitivamente, dobbiamo agire al più presto possibile!” concluse, per poi aiutare Riku a portare Sora attraverso il varco, anticipati da Kairi che corse avanti.
Quando i custodi uscirono, si ritrovarono di fronte ad un enorme portone, in una stanza completamente bianca.
“Kairi!” disse Hikari, lanciandole la carte. “Attiva tu la porta.”
“D’accordo.” Rispose lei, per poi mostrare la carta al portone, che s’illuminò aprendosi.
Una volta dentro, i custodi si ritrovarono in una stanza dove sulle pareti era disegnato un simbolo che non avevano mai visto prima, ma che per qualche motivo ricordava loro il simbolo dei Nessuno.
E al centro c’era una poltrona di pietra vuota.
“Che posto è questo?” chiese Riku, guardandosi attorno.
Hikari invece impallidì alla vista di quel simbolo.
“Non è possibile…” disse a fatica, per poi scuotere la testa. “Adesso non ha importanza. Riku, portiamo Sora su quella poltrona.”
I due custodi, aiutati anche da Kairi, adagiarono il corpo di Sora sulla sedia.
“E ora cosa dobbiamo fare?” chiese Kairi.
“In cosa consiste questa magia proibita?”
Hikari abbassò lo sguardo.
“Prima di tutto dovete sapere che in passato i custodi sorvegliavano l’intero universo. È stato ancora prima della creazione della scuola. Purtroppo capitava spesso che alcuni custodi cadessero vittima dell’oscurità, diventando essi stessi suoi emissari. Ma prima che ciò accadesse, c’era una possibilità per loro di salvarsi. Bisognava usare una magia molto potente per poter entrare nel cuore del custode corrotto, ed annientare, possiamo dire, manualmente le tenebre. Ma spesso accadeva che il custode inviato non tornasse, perciò i custodi decisero all’unanimità di bandire questa magia. Ma non di eliminarla. Per questo veniva insegnata alla scuola.”
“Non ha importanza tutto questo! Dici solo cosa dobbiamo fare!” la interruppe Kairi.
“Dobbiamo unire i nostri cuori a quello di Sora.” Rispose la custode.
Il silenzio scese nella stanza.
“Come sarebbe a dire che dobbiamo unire i nostri cuori a quello di Sora?” chiese Riku.
“Quello che ho detto. L’unico modo che abbiamo per entrare nel suo cuore è questo. Ma è pericoloso. Se venissimo sconfitti, non potremmo tornare indietro e verremmo assimilati da Sora.”
“Assimilati… Vuoi dire che diventeremo un tutt’uno con lui?”
“No. La nostra volontà verrebbe annientata, e tutta la nostra forza diventerebbe sua.”
“Tutto qui? È solo questo il rischio?” chiese Kairi. “Allora che cosa aspettiamo? Procedi pure Hikari. Sappi che se necessario andrò anche da sola!”
“Kairi…” disse la sorella.
“Non crederai davvero che ti lasceremo andare da sola, vero?” rispose Riku. “Almeno, io ti seguirò. Sora ci ha sempre aiutati, e ora tocca a noi fare altrettanto!”
Hikari sorrise.
“Molto bene. Allora preparatevi.”
“Cosa dobbiamo fare?”
“Il procedimento in sé è molto semplice. Solitamente si dovrebbe prima aprire la serratura del cuore principale, ma a quanto pare ci ha già pensato Dark, quando lo ha colpito…” rispose lei, puntando il Keyblade verso Sora, sopra il quale apparve una serratura.
“E poi…” continuò, girando il Keyblade verso se stessa. “Ci si deve colpire con il proprio Keyblade!” concluse, colpendosi in petto con la propria arma.
Per alcuni secondi non successe nulla.
Poi il corpo di Hikari si illuminò, svanendo, lasciando solo una sfera di luce che attraversò la serratura di Sora, sparendo.
“Bisogna… Bisogna colpirci da soli con il proprio Keyblade…” disse spaventato Riku.
“E sia!” urlò Kairi, per poi imitare la sorella.
Proprio come Hikari, anche il suo corpo si illuminò per poi sparire, lasciando una sfera di luce che entrò nella serratura.
“Maledizione… Non posso di certo tirarmi indietro!” disse il custode rimasto, per poi guardare il corpo di Sora.
“Cerca di resistere… ti salveremo!” aggiunse, mentre si colpiva con il Keyblade.
“A quanto pare sono entrati.” disse Dark.
“Ci hanno messo meno tempo del previsto… Ma ovviamente ciò è stato possibile solo grazie a Hikari… Ci ha facilitato di molto il compito…” commentò Rexenet.
“Ma non sanno ancora cosa gli aspetta… vero, ragazzi?” chiese Light a sette persone che erano di fronte a loro, tutte incappucciate.
“Finalmente potremo divertirci… Senza considerare che quelle due sembrano proprio due bei bocconcini… Eh Eh Eh…” disse una di esse.
“Il solito pervertito… Non credere di poter sistemare tutto tu. Dell’albino me ne voglio occupare io, ho un conto in sospeso con lui.”
“Che rottura… Dovete sempre fare così? Non potete semplicemente eliminarli?”
“Come se ne fossero capaci… Io sono l’unico in grado di riuscirci, lo dovreste sapere, dato che sono il più forte.”
“Sì, come no! Aspetta che mi impossessi dei loro poteri, poi le riparleremo.”
“Sempre se prima non lo faccio io. Sapete, ho parecchia fame…”
“Umpf. Quei tre non dovrebbero nemmeno essere qui. Sono stati fortunati, tutto qui”
“Se non vi sbrigate, arriveranno qui prima che voi possiate fare niente… e non vorrete che ciò accada prima che lui si risvegli, vero?” chiese Dark.
“Certo che no! Anche perché se non si risvegliasse non potrei dimostrarli la mia forza, e ciò non mi piacerebbe.” Rispose una delle sette figure, per poi sparire nel nulla, seguita una ad una dalle altre.
“C-Che posto è questo?” chiese Riku, ritrovandosi immerso nell’oscurità.
L’unica cosa che emanava luce era il pavimento, sul quale erano disegnati al centro Sora affiancato da Roxas e da Vanitas.
Attorno a loro riusciva a vedere distintamente un suo ritratto, quello di Kairi e anche quello di Hikari.
“Questo è il tuffo nel cuore” rispose Hikari. “Ovvero il cuore di un custode. Ognuno di noi ha al suo interno un luogo come questo. Ma il disegno del pavimento cambia a seconda dei momenti e di ciò che c’è nel cuore.”
“Ma qui cosa possiamo fare?” chiese Kairi. “Non c’è niente!”
“Dobbiamo aprire la porta” rispose semplicemente la custode, per poi puntare il Keyblade verso il centro del pavimento, che s’illuminò.
Sotto gli occhi sorpresi di Riku e Kairi, al centro del pavimento si creò un buco, dentro il quale si potevano scorgere delle scale che scendevano, e delle quali non si riusciva a vedere la fine.
“Il centro del cuore si trova in fondo a questo palazzo” disse Hikari. “Ma da questo punto in poi non potrò esservi più d’aiuto. Non so cosa ci aspetti. Di sicuro non sarà una semplice discesa. Potrebbero intervenire Dark e gli altri in persona. Ma di sicuro alla fine troveremo Vanitas.”
“Vanitas? Vuoi dire che dovremmo affrontarlo?”
“Ne sono quasi sicura. Ma dobbiamo sbrigarci a raggiungerlo, o per Sora sarà troppo tardi.”
Come avete visto nel precedente capitolo, Dark ha rivelato le sue vere intenzioni, e ora i tre custodi rimasti hanno solo poche ore per salvare Sora.
E oltre a Dark, Rexenet e Light ci sono altri sette individui pronti a impedire che ciò avvenga.
Da come hanno parlato, immagino che tutti voi vi siate fatti un'idea sulla loro intendità, che in realtà è più scondata di quanto credessi XD.
Poi volevo avvertire che dal prossimo capitolo ci saranno spoiler ancora più pesanti su BBS (si parlerà del finale), quindi approfitando anche della mia assenza della prossima settimana, il prossimo capitolo verrà pubblicato solo dopo l'uscita italiana del gioco.
Ringrazio Liberty89 per avermi fatto da betareader per questo capitolo.
Detto questo, ecco le risposte alle recensioni:
@ Inuyasha_Fede: Perfetto! Proprio ciò che volevo XD. nn trovi che una ff che ad ogni capitolo sconvolge la storia sia più interessante? (o forse sono io che preferisco le cose intrigate, boh XD)
@ WhiteDream: Nah, non mi preoccupo di trovare degli assasini sotto casa. Ci sono sempre stati XD. Cmq per il Roxas sul pavimento... chissà... potrebbe essere lui o no... ma si scoprirà + avanti.
@ Poldovico: scusa, ma temo di non aver capito a chi tu ti stia riferendo XD. Cmq dato che io torno il 12 dalle vacanze, e il gioco esce il 10, considerando che ci vogliono solo una trentina d'ore per finirlo (a me no che non voglia sfidare il boss segreto europeo, definito imbattibile dai suoi stessi creatori, che hanno impiegato giorni per batterlo XD), direi che dovrebbero esserci problemi.
Dettp questo, vi auguro buona lettura (sperando di tornare vivo dal viaggio e poter continuare XD)
Capitolo 40: Lust
I tre custodi continuavano a correre scendendo le scale.
“Ma quanto sono lunghe?” chiese Riku. “Sono già più di dieci minuti che corriamo e non si vede nemmeno la fine!”
“Stiamo attraversando un intero cuore. Non ti sarai davvero aspettato che fosse poca la strada da fare, vero?”
“Ehi, laggiù c’è una luce!” disse Kairi, indicando un punto luminoso sotto di loro.
“Allora forse ci siamo” rispose Hikari, raggiungendo per prima l’uscita.
Quello che videro li lasciò sorpresi.
Si trovavano in un enorme campo di fiori, percorso da un lieve venticello.
“E questo cosa significa?” chiese Riku, guardandosi attorno.
“A quanto pare ci sono più piani in questo posto.” Rispose Hikari, per poi indicare delle scale poco lontane, che continuavano a scendere.
“Era troppo bello, vero?” disse il custode, per poi dirigersi verso le scale, seguito dalle due compagne.
Riku raggiunse le scale senza problemi, ma si fermò quando vide che né Kairi né Hikari erano dietro di lui.
Quando si girò verso di loro, vide che erano rimaste bloccate poco prima delle scale, e che stavano sbattendo i pugni contro una specie di muro invisibile.
“Spiacente, ma voi due non potrete proseguire” disse una voce che riecheggio nel campo.
“Chi sei?” urlò Kairi, per poi vedere apparire dal nulla di fronte a se una figura vestita come l’organizzazione XIII, incappucciata.
“Solo Riku potrà proseguire senza problemi. Ma voi due dovrete prima battermi, e sappiate che non ho intenzione di lasciarmi sfuggire due bocconcini come voi… Eh eh eh…”
“Kairi! Hikari!” urlò Riku, provando a raggiungerle senza successo, venendo fermato anch’esso dalla barriera.
“Non preoccuparti per noi Riku. Vai avanti e raggiungi Vanitas il prima possibile. Ti seguiremo non appena avremo battuto questo sbruffone!” disse la custode.
Riku si girò verso Kairi, che annuì.
“Va bene… Vi aspetterò alla fine delle scale!” disse, per poi ricominciare la discesa.
“Povero stupido, è veramente convinto di poter raggiungere Vanitas così facilmente?” chiese ad alta voce il nuovo arrivato. “È stato fortunato che non è nel mio interesse, o non avrebbe avuto scampo fin dall’inizio. Ma ci penseranno i miei fratelli a sistemarlo.”
“I tuoi fratelli?” chiese Kairi, evocando il Keyblade. “Quindi non sei da solo, giusto?”
“Esattamente. Ma avevo chiesto di lasciarmi voi due. Come ho già detto, non potevo lasciarmi sfuggire due bocconcini come voi…”
“Da come parli sembri un pervertito” disse Hikari, puntandogli contro il Keyblade.
“Forse, dato che il mio nome è proprio Lust.”
“Lust?” chiese Kairi. “E che cosa significa?”
“Lussuria” rispose la sorella. “Fammi indovinare, i tuoi fratelli a questo punto immagino siano sei, vero?”
“Oh, vedo che hai capito subito. Dopotutto da te me lo aspettavo, a differenza di quell’oca di tua sorella, che non è nemmeno riuscita a fermare Dark quando ne aveva l’occasione.”
“Come fai a saperlo? Ci conosciamo?”
“Stavolta mi deludi” disse la figura, cominciando a togliersi il cappuccio. “E dire che non dovreste esservi dimenticati di me.”
Le due custodi guardarono inorridite il volto dell’avversario, che evocò la Catena Regale.
“Allora… rimaste senza parole? Ma così non ci sarà divertimento” disse Sora, leccandosi il labbro superiore.
“Impossibile… Come può essere?” chiese Kairi.
“Il colpo di Dark.” Rispose Lust. “Non si è limitato ad aprire solo la serratura del Sora originale, ma ha liberato le sue sette personalità nascoste. Immagino che Hikari abbia già capito ormai chi è che sta aspettando Riku al piano di sotto, vero?”
“Dark… Cos’hai fatto?” chiese Hikari, per poi lanciarsi all’attacco, creando in mano una sfera di fuoco con la quale colpì in pieno l’incarnazione della lussuria, che volò diversi metri più in là.
“Kairi, non lasciarti ingannare dall’aspetto!” disse. “Quello non è Sora. Almeno, non il Sora che abbiamo conosciuto noi. Dobbiamo eliminarlo, senza alcun timore!”
“Eliminarmi?” chiese lui, rialzandosi come se niente fosse. “Credete di potercela fare da sole?”
“Non ci sottovalutare!”
“Come vuoi…” rispose lui, sorridendo. “Allora vi dirò una cosa: fin dal primo momento che avete messo piede su questo piano vi siete condannate da sole.”
“Cosa vuoi dire?”
“Questo campo… non è altri che una mia arma. Lasciate che ve lo dimostri.”
Non appena Lust terminò la frase, il vento cominciò ad aumentare d’intensità, sollevando sempre più petali.
“Devo ammettere che non è granché come vista” disse il custode. “Ma è efficace.”
Prima che Hikari e Kairi potessero reagire, tutti i petali sollevati dal vento si diressero verso di loro.
Invece di essere semplici petali, essi risultarono essere come delle piccole lame, che colpirono in pieno le due custodi, con tanta forza da riuscire anche a sollevarle da terra, e riempiendole di tagli.
Quando le due ricaddero a terra, il terreno sotto di loro cominciò a tingersi di rosso, mentre Lust faceva sparire il Keyblade.
“Che delusione… E dire che credevo sareste state più difficili da battere… Lui non sarà contento di sapere che qualcuno le ha eliminate prima di lui, ma se sarà fortunato si occuperà di Riku…”
“Non…” disse Kairi, alzandosi a fatica. “Non ho ben capito chi tu sia… Ma non ti permetto… Non ti permetto di usare il corpo di Sora per parlare in questo modo…”
“Oh, sei ancora viva? Allora il fatto che sei una delle sette principesse significa qualcosa. Anche se forse non meriteresti nemmeno più quel titolo, dato che l’oscurità è entrata anche dentro di te.”
“Come?”
“Una principessa non potrebbe evocare un Keyblade, per il semplice motivo che esso non è fatto solo di luce. Se tu riesci ad evocarlo significa che il tuo cuore non è più puro.”
Kairi non rispose subito.
“Forse hai ragione…” rispose infine, evocando la sua arma. “Ma se l’unico prezzo da pagare è quello di rinunciare al titolo di principessa, mi sta più che bene. In fondo, non mi sono mai sentita tale!”
“A quanto pare di te me ne dovrò occupare personalmente… Meglio così!” disse Lust, evocando anche lui il Keyblade. “Ma sai che se dovessi usare nuovamente l’attacco di prima, per te e la tua sorellina non ci sarebbe scampo, vero?”
“Non riuscirai più a colpirci.”
“Ma se tu riesci a malapena a stare in piedi, mentre lei ancora non ha ripreso i sensi, sempre se non sia morta.”
“Ne sei sicuro?” chiese Hikari alle sue spalle, colpendolo con il Keyblade.
Lui riuscì a spostarsi giusto in tempo per essere preso di striscio, continuando a fissare l’altra Hikari che era ancora a terra.
“Com’è possibile? Come fanno ad esserci due Hikari?”
Ma non appena lo ebbe chiesto, il corpo della custode a terra svanì nel nulla.
“Credevi forse che non avessi qualche asso nella manica? È vero, mi consuma molte energie, ma quell’immagine olografica viene decisamente bene, non pensi anche tu?”
“Maledetta…”
In tutta risposta, Hikari evocò il suo violino.
“E non sei nemmeno l’unico in possesso di una seconda arma”
Non appena finì la frase, Hikari cominciò a suonare.
Prima che Lust potesse reagire, dal suolo partirono verso di lui una serie di piante, che lo colpirono fulminandolo.
“Urgh… Credevo che non essendo più un Nessuno non potessi più utilizzare quest’attacco…”
“Le apparenze ingannano. Io sono la stessa di quando ero un Nessuno, con l’unica differenza che sono rientrata in possesso del mio cuore.”
“Se le cose stanno così… Allora non mi resta altra scelta…” disse la copia di Sora, per poi venire assorbita dal campo.
“Sono in grado di usare ogni pianta come desidero…” disse la voce di Lust.
“E posso manipolarle a mio piacimento!” continuò, mentre di fronte alle due custodi si alzava una piccola montagna.
“Non avrò nessuna pietà di voi. Diventerete parte di Vanitas!” urlò la montagna, mentre sulla cima si creava una copia di Lust, che però aveva i piedi fissati dentro la terra.
“Niente male… Quindi è davvero in grado di controllare completamente questo elemento…” commentò Hikari, preparandosi a colpire.
“Me ne occupo io. Tu pensa a proteggerti.” Disse Kairi alla sorella.
“Cosa?”
“Se non sono in grado di sconfiggere lui, non avrò nessuna speranza contro Dark. Per questo voglio pensarci personalmente!”
La sorella maggiore la osservò, per poi sospirare e far sparire il Keyblade.
“Non c’è nessuna possibilità che tu desista, vero?”
“Già…”
“Allora non mi resta che augurarti buona fortuna.”
“Grazie.”
Detto ciò, Kairi venne avvolta dal fuoco.
“Lust, Sora, o chiunque tu dica di essere. Sappi che non posso perdonarti per aver preso quell’aspetto. Perciò preparati a scomparire!”
Come risposta, dalla montagna partirono una serie di vere e proprie braccia di terra dirette verso la custode, che le tagliò usando il Keyblade, per poi cominciare a correre verso Lust, facendo avvolgere anche la sua chiave dalle fiamme.
“Prendi questo!” urlò, per poi lanciarsi contro la montagna, trafiggendola e sbucando fuori dall’altra parte.
Per qualche secondo non accadde niente.
“Tutto qui?” chiese l’incarnazione della lussuria, girandosi verso di lei.
“Sì, tutto qui. È finita.” Rispose la custode, mentre le fiamme attorno a lei si spegnevano e il Keyblade spariva.
Lust fece per replicare, ma dal buco creato da Kairi cominciarono a uscire una serie di fiamme, che finirono con il far esplodere l’intera montagna, creando così un vortice di fuoco che bruciò completamente il campo, senza lasciare intero nemmeno un misero petalo.
Quando il vortice sparì, le due custodi videro a terra Lust, che era ancora in piedi, sebbene era chiaro che non sarebbe riuscito più a muoversi.
“Complimenti…” disse lui. “Sconfiggere la lussuria usando il fuoco… la cosa è quasi ironica…”
“Dicci quali sono le vostre vere intenzioni. Se Vanitas dovesse avere la meglio, non perireste anche voi?” chiese Hikari.
Lust scoppiò a ridere.
“Credi davvero che sia così? Se non fosse per Vanitas noi non esisteremmo nemmeno!” rispose, cominciando a sparire. “Comunque sia, ricordatevi questo: avete vinto questo round, ma restano ancora i miei sei fratelli. E probabilmente per quando raggiungerete il vostro amico, egli sarà già stato sconfitto…”
“Non credere che Riku si faccia battere così facilmente.” Disse Kairi.
“Lo vedrete… coi vostri stessi… occhi…” commentò Lust, per poi sparire completamente, lasciando cadere a terra un cristallo bianco.
“E questo cos’è?” chiese Hikari, prendendo il cristallo.
“Non abbiamo tempo per fermarci a domandarcelo. Dobbiamo raggiungere Riku il prima possibile!”
“Giusto.” Rispose lei, mettendosi il cristallo in tasca, per poi correre assieme alla sorella giù per le scale.
E finalmente ecco qui il nuovo capitolo! Ebbene sì, ormai siamo nel bel mezzo della vera battaglia per Sora: i custodi hanno ben poco tempo per raggiungerlo e salvarlo. E come promesso, da questo capitolo in avanti ci saranno spoiler su bbs (in questo capitolo minori, cioè niente che non si sapeva già prima, ma dal prossimo, titolo compresso, ci saranno pesanti spoiler, compreso il finale). Ma non voglia anticiparvi troppo ora, tranne che la discesa è ancora bella lunga... E nonostante i capitoli saranno più brevi del solito spero risultino di vostro gradimento.
E ora rispondiamo alle recensioni:
@ Mikhi: beh, prima di tutto benvenuta tra i fan di questa fan fiction XD. Dark, modestamente, credo sia il personaggio che mi è riuscito meglio, forse perché è la mia proiezione nella ff (ok, keyblade, occhi e poteri sovraumani a parte ovviamente XD), e da lui ci si può aspettare di tutto. Kairi nel videogioco è inutile, parliamoci chiaro XD. Per Riku... in questo capitolo potrebbe ricevere dell'aiuto innaspetato. @ Poldovico: Beh, Sora è un personaggio più complicato di quel che sembra, come capirai da bbs e codec. Per il finale, come ho già scritto prima, lo rivelerò nel prossimo capitolo, quindi se non hai finito tutti e cinque le storie di consiglio di aspettare a leggerlo XD. @ Ciccio85: E già, un colpo di scena che non si aspettava nessuno. Difficilmente si vede il protagonista cambiare partito in questo modo (almeno, di uno che ha finto fin dall'inizio al momento mi viene in mente solo Blue Dragon XD) @WhiteDream: A essere sincero ci ho messo una settimana con la versione jap, mentre quella ita l'ho cominciata solo tre giorni fa e ho finito solo Terra (a lv 29 in modalità eroica XD). Cmq sia questo capitolo è ancora leggibile, e il prossimo che è tabù per chi nn ha giocato XD @ ENS: non preoccuparti. Piuttosto mi fa piacere sapere che sono riuscito a sorprenderti. e spero di riuscirci ancora XD.
Ok, fatto ciò, annuncio che probabilmente la ff subirà un leggero rallentamento, causa esami, ma cercherò di aggiornare il prima possibile (quindi fine periodo tabù causa bbs XD).
E ora, buona lettura
Capitolo 41: Wrath
“Accidenti… certo che Sora ha un cuore bello profondo…” si lamentò Riku, continuando a scendere.
Ma il rumore di un esplosione lo costrinse a guardare in alto, vedendo così del fuoco uscire dall’inizio delle scale.
“Speriamo che stiano bene…” si disse, per poi riprendere la discesa, intravedendo finalmente l’uscita.
“Finalmente…”
Ma quando uscì, si ritrovo in una stanza completamente in preda alle fiamme.
“Ugh… Ci mancava questa…” disse il custode, coprendosi il volto.
“Prima di reagire dovresti verificare. Questo fuoco non brucia… Non ancora almeno…” disse una voce, mentre una figura incappucciata si avvicinava al custode, passando in mezzo alle fiamme come se niente fosse.
“Chi sei?”
“Il mio nome è Wrath. E sono il tuo avversario.”
“Wrath? Mai sentito prima…”
“Umpf. Figuriamoci. Dopotutto non hai pensato altro che a come diventare più forte in questi ultimi anni, o sbaglio? Di certo non potevi documentarti…”
“Bada a ciò che dici!”
“Lust avrebbe dovuto fare più attenzione. Ma in parte preferisco così. Almeno mi potrò occupare anche di loro.”
“Loro? Intendi forse Kairi e Hikari?”
“Bingo. Hanno appena sconfitto mio fratello. E ciò mi rende furioso, sai?”
“E con questo?” chiese Riku, evocando il Keyblade.
“Con questo segnerò la tua fine” rispose l’avversario, evocando un Keyblade rosso.
“Un Keyblade?”
“Sorpreso, vero?” disse la figura incappucciata, mostrandogli il volto.
“Sora?!”
“Una parte se vogliamo essere precisi. Come queste fiamme, io rappresento l’ira di Sora. Per questo il mio nome è Wrath.”
“Quindi Dark è arrivato fino a questo punto… Quindi anche quello di prima era…”
“Lui rappresentava la lussuria, ma a essere sincero, era il più debole di noi. Forse perché alla fin fine era il sentimento praticamente inesistente di Sora.”
“Noi? Vuoi dire che ce ne sono altri?”
“Ascoltami bene perché detesto ripetermi: esistono sette sentimenti che solitamente vengono sempre nascosti. Lussuria, ira, gola, accidia, gelosia, superbia e avarizia. Anche se il nome con il quale solitamente vengono chiamati è Peccati Capitali. Dark si è semplicemente limitato a tirarci fuori dal cuore di Sora, facendoci così prendere vita propria e facilitando il lavoro di Vanitas.”
“Dov’è il vero Sora?” chiese Riku.
“In fondo alle scale. Ma come immagino avrai già capito, oltre a me ci sono altri cinque sentimenti capitali da sconfiggere. E dato che non riuscirete a sconfiggere nemmeno te, potete anche dimenticarvi di Sora. Presto Vanitas avrà la meglio.”
“Non lo permetterò! Ti sconfiggerò, come anche i tuoi fratelli. In fondo, uno è già fuori gioco a quanto ho capito, no?”
“I tipi come te proprio non li sopporto. Sanno già che perderanno ma non lo ammettono… Sei proprio uno stupido.”
“Meglio stupido che traditore, no?”
Non appena ebbe detto quella frase, il fuoco sembrò aumentare.
“Attento a come parli.” Disse Wrath, puntando il Keyblade contro Riku. “O potrei eliminarti in pochi secondi senza lasciare nessuna traccia della tua esistenza.”
“Questo è da vedere!” rispose il custode, per poi creare e lanciare contro l’avversario una sfera di ghiaccio, che venne inghiottita dalle fiamme prima che raggiungesse l’obiettivo.
“È inutile. Qui il fuoco è ai miei ordini.” Rispose Wrath, per poi farsi avvolgere dal fuoco.
Ma prima che riuscisse ad attaccare, tra i due avversari comparve dal nulla un’altra persona incappucciata.
“Sloth, spero che tu abbia un ben valido motivo per sbucare fuori dal nulla in questo modo.”
“Un altro?” chiese Riku sorpreso.
“Dedesto farlo, ma è il mio dovere. Ci sono altre due persone che sono arrivate. Ho già avvertito Dark, Rexenet, Light e gli altri nostri fratelli. Ora mi manca solo Lust.” Disse il nuovo arrivato, senza mostrare nessun tipo di emozione nella sua voce.
“Lust è stato eliminato. Ma sei riuscito a indentificarli?”
“No, non li ho percepiti prima. Anche se uno sembra famigliare, come se fosse già stato qui…”
“Impossibile! Nessuno può essere entrato prima d’oggi, e lo sai bene! Dark cos’ha detto?”
“Si è lamentato del fatto che sembra che il destino non voglia lasciare che il suo piano abbia successo. E in più ci ha detto che se dovessimo incontrarli di non provare ad ostacolarli, dato che contro di loro non avremmo nessuna possibilità di vittoria.”
“In pratica dovremmo scapare con la coda tra le gambe, eh? Di chiunque si tratti, non possono di certo essere più temibili di questi ragazzini.”
“Sono coloro che in passato hanno sconfitto Vanitas.” Disse Sloth, facendo spalancare gli occhi sia a Riku che a Wrath.
“Stai scherzando, vero?”
“Non ho nessun interesse nel scherzare. Ma tu e Pride sembrate che non riusciate a capirlo. Lui ha tentato di eliminarmi quando gliel’ho detto.” Concluse, per poi sparire nel nulla.
“Sembra che non ci sia più tempo per divertirmi…” disse l’incarnazione dell’ira, per poi prepararsi a colpire Riku.
Ma prima di riuscirci, davanti a Riku apparve un Keyblade, che parò l’attacco.
“Cosa?” chiese sorpreso Wrath. “Che trucco è questo?”
“Nessun trucco.” Rispose una voce alle spalle di Riku, anticipando due persone.
Riku riconobbe subito l’armatura di Terra, che avanzava verso di loro accompagnata da un’altra armatura, più piccola.
Il nuovo Keyblade sparì per riapparire nelle mani di quest’ultimo.
“E tu chi sei?” chiese la copia di Sora.
“Ottima domanda. Purtroppo per te, non posso risponderti. Niente di personale, ma abbiamo fretta di raggiungere il tuo capo e dirgliene quattro.” Rispose l’armatura.
“Allora siete voi gli intrusi, vero? Non importa, eliminerò anche voi!”
Detto questo, le fiamme avvolsero completamente le due armature, creando un ciclone di fuoco.
“Resistete a questo se ci riuscite!”
Ma sotto gli occhi sorpresi di Wrath e Riku, il ciclone si spezzò letteralmente a metà, rivelando Terra che aveva in mano il Keyblade.
“Sembra che tu ci stia sottovalutando” disse lui. “Tu che dici, Ventus?”
“Non vale niente. Possiamo anche lasciarlo a Riku. Noi continuiamo tranquillamente.” Rispose l’altra armatura.
“Ventus?” chiese Riku. “Aspetta, ma allora tu…”
“Non c’è tempo per le spiegazioni. Ogni minuto che passa Vanitas prende sempre di più il sopravento, e non possiamo permetterlo. Lasciamo questa brutta copia di Sora a te. Sono sicuro che non avrai nessun problema.” Rispose il custode, per poi avviarsi verso l’uscita seguito da Terra.
“Non vi farò passare!” si mise in mezzo Wrath.
Ma prima che potesse fare qualsiasi cosa, venne sbalzato in aria da una forza invisibile, per poi ricadere davanti a Riku.
“Non provare a ostacolarci. La prossima volta non avremo pietà.” Disse Terra, per poi proseguire assieme a Ven verso l’uscita.
“Grr…”
Wrath chiuse le mani a pugno per la rabbia.
“Maledizione… Ci mancavano solo loro due…”
“Così sono stati loro a sconfiggere Vanitas, eh?” chiese Riku.
“Non so come siano andate esattamente le cose, ma so che sono stati loro a combatterlo, dopodiché sono spariti assieme a lui. Almeno, questo è ciò che ci ha detto Dark.”
“Stai dicendo che Dark potrebbe essere a conoscenza della verità?”
“E chi lo sa. L’importante è che sa quello che sta facendo. E così presto arriverà anche lui.”
“Lui? A chi ti stai riferendo?”
Ma prima che riuscisse a ottenere la risposta, un oggetto sfrecciò accanto al volto di Riku.
Pochi secondi dopo, il volto di Wrath venne trapassato in pieno da un Keyblade, che il custode riconobbe immediatamente.
“Tutto bene Riku?” chiese Kairi, raggiungendolo accompagnata da Hikari, mentre l’incarnazione dell’ira svaniva nel nulla, lasciando cadere a terra un cristallo bianco, che Riku prese, per poi girarsi verso le due custodi, notando che erano entrambe ferite.
“Si, mi è andata bene, ma solo grazie a-“
“Terra e Ven, vero?” lo interruppe Hikari.
“Sì. Sono andati avanti. Dark ha ordinato a questo… clone di Sora di non attaccarli, ma lui l’ha voluto fare lo stesso. Lo hanno letteralmente fatto volare in aria senza nemmeno toccarlo…”
“Ora come ora sono gli unici in grado di fermare Vanitas… Anche se al momento manca il terzo elemento del trio…”
Ebbene, ora che ho finito KH BBS finalmente mi è chiaro anche quel poco che mi era sfuggito, e con ciò ho trovato nuove idee per la ff.
Come avevo già anticipato, in questo capitolo ci saranno PESANTI spoiler su BBS, compreso il finale è l'identità di Vanitas, quindi sconsiglio la lettura a tutti coloro che non hanno ancora finito la storia di Terra e Ventus (anche se è consigliabile aver finito il gioco e visto il finale segreto).
Detto questo, passiamo alle recensioni:
@ Mikhi: Beh, in effetti i sette peccati hanno più uno scopo rappresentativo che di avversari XD. Gola dici? Chissà... Comunque hai ragione, al momento Riku non ha fatto ancora tanto, ma sto pensando a come rimediare...
@ WhiteDream: beh, se avesso finito il gioco in critica potrei capire che sia un evento XD (cmq si, l'ho finito in eroica compreso last episode XD). Come ho detto prima, i peccati non sono veri e propri nemici, perciò sono abbastanza facili da battere... E per gli Unbirths, sempre Unbirths saranno (Nesciens? Ma che significa?!)
@ Inuyasha_Fede: Presto... Molto presto li vedrai... e i custodi scopriranno la verità XD
@ cece95: Benvenuto tra i recensori e grazie. Spero di poterti ancora sorprendere (per la seconda parte della tua recensione nn ti rispondo qui perché sarebbe spoiler, se vuoi mandami un email con eventuali dubbi su bbs, credo che + o - la situazione mi è chiara XD)
E ora, buona lettura
Capitolo 42: X-Blade
“Aspetta…” chiese Riku, continuando a procedere per le scale. “Ci stai dicendo che poco più di dieci anni fa, questi tre custodi hanno affrontato Xehanort e Vanitas?”
“Non lo so con sicurezza. Vi ricordo che io sono rimasta bloccata sulla Terra quando ciò è accaduto.”
“E non è sopravvissuto nessuno in grado di dirci la verità oltre ai diretti interessati?”
“La prima cosa che ho fatto dopo aver lasciato la Terra è stato dirigermi nella sede principale della scuola. Ma non sono stata in grado di trovarla...”
“Sede principale?”
“Quella a Radiant Garden non era quella principale. Non c’ero mai stata, ma ne avevo sentito parlare. Là c’era uno dei tre grandi Maestri del Keyblade.”
“Uh? Di chi stai parlando?”
“Anni fa c’erano tre custodi che si distinsero. Uno di loro era Xehanort.”
“Ehi, aspetta. Ci stai dicendo… che Xehanort era un custode del Keyblade?” chiese Riku.
“Sì, è così”
“Ma non è possibile! Se fosse stato così, perché non lo avrebbe usato contro di noi? Abbiamo combattuto ed eliminato sia il suo Heartless che il suo Nessuno!”
“Non so chi fosse in realtà quel tipo che avete affrontano, ma non era il Xehanort di cui ero a conoscenza io.”
“Cosa?”
“Il Xehanort a cui mi sto riferendo era un vecchio. Infatti un altro dei tre custodi è Yen Sid.”
“Yen Sid? È anche lui un custode?” chiese sorpresa Kairi.
“Sì, anche se ha rinunciato alla carica. E infine c’era il Maestro Eraqus.”
“Non l’ho mai sentito prima…”
“Purtroppo non ho la più pallida idea di che fine abbia fatto…” concluse Hikari, entrando nella sala successiva.
Si ritrovarono circondati da orologi e clessidre giganti sospese a mezz’aria.
“Che posto è questo?” chiese Kairi.
“Non mi risulta che i sette vizi siano legati agli orologi…”
“Infatti è così.” Disse una figura che si stava avvicinando a loro.
Immediatamente i tre custodi evocarono il Keyblade.
“Tu… Quindi anche tu sei dalla loro parte, Balance?” disse Hikari, mentre il ragazzo si fermava di fronte a loro.
“Faccio parte di Dark, di conseguenza condivido i suoi pensieri, idee, poteri… E avevo già detto che non avrei interferito con il suo piano.”
“Però credevo non l’avresti aiutato. Se ho capito bene, tu altri non sei che il Dark che sarebbe esistito se io non l’avessi incontrato, giusto?”
“Sbagliato. È vero, io sono una versione alternativa di Dark, ma non perché lui ti ha incontrato… ma bensì perché tu sei stata sconfitta davanti ai suoi occhi.”
“Come?”
“Pensi che quel momento abbia semplicemente risvegliato i suoi veri poteri? Era pur sempre un bambino, sebbene mostrasse ben poche volte che aveva anche lui dei sentimenti.”
“E allora?” chiese Riku. “Non mi sembra un valido motivo per cercare di portare nell’universo il caos!”
“Forse hai ragione… ma quando Dark scoprì gli altri due custodi presenti sulla Terra, decise con loro di mettere in atto questo piano.”
“Vanitas ha eliminato il precedente Dark, per giunta sotto i suoi occhi! Perché dovrebbe riportarlo in vita?”
“Perché ha capito che Vanitas è imbattibile. Nemmeno usando tutto il suo potere potrebbe riuscire a batterlo. Questo almeno fino a quando esisteranno Sora e Ventus.”
“E loro cosa c’entrano con Vanitas?” chiese Kairi.
“Hikari! Rispondi a questa domanda: hai mai visto in volto Vanitas?”
La custode rimase spiazzata da quella domanda.
“No… Non se l’è mai levata…”
“Ti ricordi la sua voce? Intento prima del suo ritorno.”
“La sua voce… Era la stessa… E allora?”
“Suvvia, e dire che è così facile. Per tutto questo tempo siete stati affianco di un’altra persona con la stessa identica voce e non te ne sei nemmeno accorta?”
“La stessa voce… Aspetta… Vuoi dire che…”
“Sora non ha al suo interno Vanitas… Sora È Vanitas!”
A quell’affermazione l’aria stessa sembrò fermarsi.
“Cos’hai detto?” chiese sorpreso Riku. “Come può Sora essere Vanitas?”
“Potete anche non credermi. Ma non appena Vanitas si risveglierà vi sarà tutto chiaro. Ad ogni modo, potete dimenticarvi il Sora che conoscevate. Non lo rivedrete mai più!”
A quel punto Kairi evocò il Keyblade.
“Non permetteremo che ciò succeda! Salveremo Sora ad ogni costo!”
“Non volete proprio capire, vero? È già troppo tardi per salvarlo.”
Detto questo, Balance creò una sfera davanti a se, dentro la quale apparve il volto di Sora.
I custodi notarono subito che c’era qualcosa di diverso in lui.
I capelli non erano più a punta, ed erano tutti giù, lunghi fino alle spalle. In più sembravano anche più scuri.
Il suo volto era leggermente diverso, come se fosse un pochino più vecchio, anche se aveva mantenuto gli stessi lineamenti.
Gli occhi invece erano chiusi.
“Cosa gli avete fatto?” chiese Kairi.
“Il risveglio di Vanitas è un procedimento molto lento. Per questo abbiamo deciso di accelerarlo.”
“Accelerarlo? Vuoi dire che…”
“Precisamente. In questo momento Sora si trova in una sfera dove il tempo è alterato e scorre più velocemente. Credo che nel giro di qualche ora Sora cesserà di esistere, lasciando il posto a Vanitas.”
“Maledetti… Vorrà dire che impediremo che il procedimento si concluda!”
“E poi ci sono anche Terra e Ventus. Non riuscirete nel vostro intendo!”
“Terra e Ventus dite… E voi credette di potervi fidare di loro?”
“Cosa intendi dire?”
“Hikari, tu non hai mai visto nemmeno Terra senza armatura, giusto?”
“Uh? No, non l’avevo mai visto prima, ne ho solo sentito parlare da Ven. Perché?”
“Perché se conoscessi il suo volto, non ti fideresti di lui facilmente.”
“Basta chiacchere!” lo interruppe Riku.
“Come vuoi. Allora lasciate che vi mostri la mia arma!”
Detto ciò, Balance fece apparire il Portafortuna e il Lontano Ricordo.
“Lasciate che vi mostri uno dei Keyblade più potenti dell’universo!”
In quel momento i due Keyblade si illuminarono, diventando due luci: una nera e una bianca.
“Uno dei Keyblade più potenti? Di cosa stai parlando?” chiese Hikari, mentre Balance incrociava le due luci.
“Dell’X-Blade.” Rispose il custode, mentre le due luci sparivano, lasciando nella sua mano una nuova arma.
Il Portafortuna e il Lontano Ricordo si erano incrociati tra di loro, formando una X, e nello spazio tra le due lame s’era creata una terza lama, uguale a quella di una spada.
“L’X-Blade?!” ripeté spaventata Hikari. “Non è possibile!”
“Di cosa state parlando?” chiese Riku.
“L’X-Blade… Si dice che il primo custode fosse in suo possesso, e che fosse un’arma invincibile. Chi la possiede è imbattibile… Tanto che molti anni fa i custodi ingaggiarono tra di loro una guerra senza precedenti per entrarne in possesso… La stessa guerra che ha causato la divisione dei mondi…”
“Cosa? Vuoi dire che non abbiamo nessuna speranza?”
“Non preoccupatevi.” Disse Balance, abbassando l’X-Blade. “Questo X-Blade è ancora incompleto. Devo essere unito a Dark per poterlo completare. E comunque sia, non voglio vincere facilmente. Che ne dici, Hikari, se oggi concludiamo quello scontro iniziato anni fa?”
“Vuoi dire quello che abbiamo ingaggiato quando ci siamo incontrati la prima volta? Dubito che sia possibile, e lo sai bene.”
“Tu dici? Bene, allora direi che è il momento di usare un altro dei poteri di custode dell’Equilibrio.”
Non appena ebbe detto ciò, l’X-Blade s’illuminò, avvolgendo tutti i custodi con la sua luce.
Hikari riaprì gli occhi qualche minuto dopo.
Si ritrovò sdraiata per terra.
La vista era ancora annebbiata per via della luce.
Cercò di alzarsi in piedi e di muoversi, ma non appena ebbe fatto il primo passo cadde a terra, come se fosse inciampata in qualcosa.
“Ma cos-” fece lei, per poi accorgersi che la manica le scivolava via dal braccio.
“Che cos’è successo?” chiese una voce.
Una voce che a Hikari ricordo quella di un bambino.
“Non lo so… ehi, la mia voce è cambiata!” rispose Kairi.
Fu solo allora che Hikari si rese conto che tutti e tre erano tornati bambini.
“Balance!” urlò lei. “Cos’hai fatto?”
Ma prima di ottenere una risposta, il pavimento venne attraversato da una specie di scarica elettrica, che colpì i tre custodi, senza però arrecarli nessun danno.
Nel giro di pochi secondi i loro vestiti si adattarono alla loro nuova età, permettendogli così di muoversi liberamente.
“Ho modificato il tessuto dei vostri abiti. Ora sono come quelli di Sora e non avrete problemi nel caso doveste cambiare aspetto, dimensioni o altro.” Disse un bambino dai capelli marrone scuro e con gli occhi azzurri, avvicinandosi a loro.
“Cosa? Anche tu?”
“Tutti gli esseri umani che si trovano in questa stanza sono soggetti a questo cambiamento. Io non faccio eccezione.” Rispose Balance, puntando contro Hikari l’X-Blade.
“Perché? Perché sei così fissato con questo scontro?”
“Non mi piace lasciare le cose in sospeso. Ma la cosa riguarda solo noi due: Riku e Kairi, per quel che mi riguarda, possono anche proseguire.”
Hikari guardò i due custodi, per poi fargli cenno di andare.
“Non possiamo lasciarti da sola!” urlò Kairi.
“Non preoccuparti. Me la saprò cavare. Nonostante sia tornata bambina, sento che ho mantenuto la stessa forza che avevo prima. Non è così, Balance?”
“Esattamente. L’unica cosa che è cambiata è il nostro aspetto, il resto è rimasto invariato.”
“Va bene, allora noi ti passiamo avanti Hikari. Cerca di fare presto!” disse l’albino, per poi superare Balance, seguito da Kairi.
“Credevo che ci avresti impedito a tutti e tre di raggiungere Sora.”
“Dimentichi che non ci sono solo io. Ci sono ancora cinque peccati da eliminare, e dopo di loro dovranno vedersela con Rexenet, Light e Dark. Non metto in dubbio che volendo possano anche sconfiggerli, ma non uno dietro l’altro. Probabilmente riusciranno ad eliminare tutti i peccati rimanenti, ma contro gli altri non hanno speranze.”
“Io non li sottovaluterei se fossi al vostro posto. Mentre noi non facevamo niente sono stati loro a salvare l’universo per due volte di seguito. Non sarà facile sconfiggerli!”
“Forse hai ragione. E dimentichi che è stato Sora il personaggio principali in tutto ciò. E in più, qualcosa ha trattenuto il loro avversario.”
“Xehanort sarebbe stato trattenuto da qualcosa? La vedo dura, sai?”
“Vedo che non ti è ancora chiaro il piano completo. Vedi, quello che Sora, Riku e Kairi hanno affrontato e sconfitto non era il vero Xehanort. O meglio, non era solo lui…”
Hikari spalancò gli occhi.
“Cosa intendi dire?”
“Quello che ho detto. Se mi sconfiggerai, ti dirò tutta la verità.”
Non appena ebbe finito di parlare, Balance posizionò l’X-Blade per attaccare.
“E va bene… se proprio non c’è altra soluzione…” rispose la custode, evocando il Keyblade e partendo all’attacco.
L’impatto tra i due Keyblade fu di tale potenza da far tremare l’intera sala, creando delle crepe sul pavimento nel punto dell’impatto.
“Pare che lo scontro sia cominciato” disse Rexenet.
“Sarei tentato di andare a vedere come finirà…”
“Ricordatevi che non possiamo lasciare incustodito Sora. Riku e Kairi non saranno ai loro livelli, ma sono di certo forti e non dobbiamo sottovalutarli. Senza considerare che presto arriveranno Terra e Ventus.” Rispose Dark, per poi girarsi verso una sfera dietro di lui, dentro la quale c’era Sora. “E presto sarà il momento di rivelare tutto il nostro potere…”
“E con Balance? Credi veramente che andrà fino in fondo? Dopotutto la sua indole è buona, potrebbe non trovare il coraggio…”
“Non preoccupatevi. Balance proprio come noi è interessato a svegliare Vanitas. Ma solo perché vuole eliminarlo personalmente.”
“Umpf. Per sconfiggere Vanitas la prima volta ci sono voluti ben tre custodi. Crede veramente di poterlo sconfiggere?”
“Chissà… forse la sua è solo testardaggine… dopotutto anch’io sono un tipo testardo, quindi credo sia l’opzione più probabile…” disse Dark. “Ma per sicurezza, credo sia il caso di fermare Terra e Ventus. Light, te la senti? Ora non hai più bisogno di trattenere la tua forza…”
Light si girò verso l’uscita.
“Non aspettavo altro. Farò vedere a Terra chi dei due è più forte.” Rispose, per poi allontanarsi.
Riku e Kairi furono costretti a fermarsi per non perdere l’equilibrio.
Avevano riacquistato la loro età non appena aveva cominciato a scendere le scale, e sapevano che lo scontro tra i due custodi non sarebbe stato proprio facile, ma non pensavano che potessero arrivare a far tremare quel luogo.
“Dobbiamo muoverci.” Disse Riku, per poi ricominciare a scendere, seguito dall’amica.
Hikari e Balance vennero spediti uno dalla parte opposta della sala a causa del contraccolpo.
Ma non passò nemmeno mezzo minuto che i due erano di nuovo in rotta di collisione.
Hikari creò nella mano libera una sfera di ghiaccio, mentre Balance una di fuoco.
Quando i due custodi si scontrarono nuovamente, Keyblade contro X-Blade, fuoco contro ghiaccio, crearono un campo di forza che li avvolse completamente.
Senza perdere tempo, Hikari saltò in alto, facendo scoppiare il campo e facendo cadere a terra una raffica di fulmini, che vennero spazzati via da una colonna di fuoco.
“Vedo che ti piace proprio usare il fuoco, vero?” chiese Hikari.
“Il fuoco distrugge tutto, incondizionatamente. Anche l’acqua alla fine ha la peggio contro di lui. Per questo lo prediligo agli altri elementi.” Rispose il custode, per poi creare una sfera di fuoco e una di ghiaccio, che poi fuse assieme.
“Ma questo non significa che non usi anche gli altri!” disse, lanciando verso Hikari la sfera.
Hikari fece per evitarla, ma a pochi metri da lei essa esplose, colpendola in pieno e facendola schiantare per terra.
“Maledizione…” fece lei, per poi puntare il Keyblade verso Balance e far partire un raggio di luce, che venne però distrutto come se niente fosse dall’X-Blade.
“È inutile, Hikari. Non sei in grado di battermi.”
“Io aspetterei a parlare!” urlò lei, evocando il violino e cominciando a suonare.
Immediatamente dal terreno sbucarono fuori una miriade di piante, che puntarono tutte verso Balance.
Ma prima che potessero raggiungerlo, la terra sotto il custode si alzò, colpendo e distruggendo le piante.
“Vedo che anche tu come Dark usi spesso l’alchimia…”
“Oh, se temi che sia monotono risolvo subito!”
Non appena ebbe finito di parlare, attorno a lui si crearono dal nulla decine di sfere azzurre, che sembravano girare su se stesse.
“Il Rasengan?!”
“Già… come vedi non ho nemmeno bisogno di crearlo manualmente.”
Prima che la custode potesse replicare, la serie di Rasengan partì verso di lei, ad una velocità tale da impedirle di rispondere all’attacco e spedendola contro il muro.
All’impatto Hikari sputò fuori del sangue e cadde a terra in ginocchio.
“Tutto qui?” chiese Balance, avvicinandosi.
Hikari tossì ancora sangue.
“Non…Non sottovalutarmi, traditore!”
Balance la guardò per qualche secondo, chiudendo gli occhi.
Quando gli riaprì, essi erano diventati uno nero e uno bianco.
“Traditore dici? Come potrei tradire qualcuno che non ho mai nemmeno considerato un compagno?” disse, per poi far di nuovo avvolgere tutto dalla luce.
Quando Hikari riaprì gli occhi scoprì che il suo aspetto era cambiato nuovamente. Solo che non era tornata alla sua età originale, ma sembrava essere andata oltre.
“Scusa, ma credo che dovremmo provare a combatterci con questo aspetto.” Disse Balance, anche lui più grande di prima.
“Ancora non ho capito dove vuoi arrivare con queste tue trasformazioni…”
“Sinceramente, non ho un motivo preciso. Diciamo solo che voglio dimostrarti che sono in grado di batterti in qualunque modo. E poi, questo scontro non è altro che un allenamento per entrambi. Chiunque vinca, si troverà a combattere contro un avversario più forte.”
Hikari spalancò gli occhi.
“Cosa vuoi dire?”
“Tanto non è un segreto per Dark e gli altri. Il mio vero scopo è quello di affrontare Vanitas ed eliminarlo personalmente.”
“Se è così perché ci stai ostacolando?”
“Mi sembra ovvio: se voi doveste impedire a Sora di trasformarsi in Vanitas, io non potrei affrontarlo. E comunque, ti ho già detto che ho intenzione di chiudere tutti i conti lasciati in sospeso. E tu, come Vanitas, sei uno di questi.”
“Capisco… A quanto pare anche i custodi dell’equilibrio possono cadere vittima dell’oscurità… Perché il Dark che credevo di conoscere non avrebbe mai messo in primo piano i suoi interessi personali… e ha finito con il contagiare anche la sua parte che doveva essere di luce…” disse la custode, puntando il Keyblade verso il possessore dell’X-Blade. “In questo caso farò ciò che è mio dovere! Balance, Dark, o come vuoi farti chiamare… Ti eliminerò una volta per tutte!”
“Non farai in tempo…” rispose lui, sparendo nel nulla.
Pochi secondi dopo Hikari spalancò gli occhi, lasciando cadere a terra il Keyblade.
L’X-Blade l’aveva trafitta in pieno stomaco, e il terreno sotto di lei si stava riempiendo di sangue.
Hikari con un ultimo sforzo spostò lo sguardo verso il Volto di Balance.
“Ora diventerai parte di Vanitas.”
Il custode estrasse l’X-Blade dalla custode, facendolo poi sparire.
Hikari fece un sorriso, per poi cominciare a cadere all’indietro.
Ma prima che riuscisse a toccare il suolo, sparì in una miriade di luci.
L’unica cosa di Hikari che rimase fu il Keyblade.
Balance tornò alla sua età originale, dopodiché prese il Portafortuna e sparì nel nulla.
e dopo un mese e sei giorni eccomi di ritorno con il nuovo capitolo!
Si, lo so, sono in ritardo mostruoso, ma tra teorico (che ieri ho finalmente superato XD), interogazioni, verifiche, fan sub vari, etc, riesco a pubblicarlo solo adesso.
Sinceramente temo di star cominciando a cadere nello scontato, ma nel prossimo capitolo (che sto già scrivendo ed è quasi alla fine XD) credo che mi rifarò.
Ricordo che questi capitoli sono SCONSIGLIATI a tutti coloro che non hanno finito KH BBS al 100% (cioè coloro che non hanno visto il filmato segreto, quello che dura circa 10 minuti per intenderci).
Ma ora, passiamo alle recensioni (che sono con mia grande gioia in aumento):
@ Mikhi: Ho tanti nemici per motivi simili... XD. Ma ti dispiace per Hikari perché è stata eliminata da Balance o perché speravi in qualche suo ruolo futuro? (giusto per sapere XD). Per quanto riguarda il mandare in tilt... è la mia specialità (non per niente, nei miei occhi lampeggia continuamente la scritta S.O.S. XD). Mi dispiace averti rovinato il finale di BBS (se vuoi mandami un e-mail che ti mando un indirizzo dove puoi vedere tutti i video in italiano del gioco). E per Vanitas... beh, è un ottimo personaggio (uno dei pochi che è entrato a far parte del mio desktop XD).
@ cece95: Non preoccuparti... leggi e sarai soddisfatto XD
@ Inuyasha_Fede: Curioso... Hikari non andava giù quasi a nessuno ma a tutti è dispiaciuto che se n'è andata XD. scherzi a parte, mi fa piacere essere riuscito a sorprendere ancora una volta.
@ WhiteDream: Si, ho visto il gruppo di assassini... ma se ne sta occupando Skipper con la sua squadra XD. Si, il fatto che avessero detto fin dall'inizio che il doppiatore giapponese di Vanitas era lo stesso di Sora, si intuiva che c'era qualche collegamento (i giapponesi non usano quasi mai la stessa voce per due personaggi, a me no che non siano completamente indipendenti l'uno dall'altro). Cmq, cosa succede se ti dico che ora ho veramente finito Terra in modaltà critica? XD Ad ogni modo... *consegna pacco chiuso* ecco qui gli assasini, potrai rimandarmeli nuovamente se lo desideri XD
@ Ciccio85: Sinceramente, dal primo momento che ho visto l'X-Blade originale l'idea mi era saltata in testa... E ora l'ho realizzata XD.
@ Poldovico: Chiamiamola... libertà creativa, ecco! Per quanto riguarda Vanitas-Sora-Ventus, in futuro spiegherò il tutto, tranquillo!
Bene, e ora... vi lascio al nuovo capitolo
Capitolo 43: Gluttony & Ager
Kairi si fermò all’improvviso.
“Cosa succede?” chiese Riku.
“Non lo so…” rispose lei, portandosi una mano sul cuore. “Ho come l’impressione che sia successo qualcosa…”
“Tranquilla, sono sicuro che Hikari sta bene. Sai bene che se c’era uno in grado di tenere testa a Balance era proprio lei. Vedrai che ci raggiungerà presto.”
Kairi sospirò.
“Hai ragione Riku.” Rispose, per poi ricominciare a scendere, arrivando finalmente all’entrata della nuova sala.
Quando entrarono rimasero sorpresi.
Erano letteralmente circondati da quintali di roba da mangiare.
E al centro della sala videro un tavolo, al quale era seduta un’altra copia di Sora, intenda a mangiare.
“Ah, finalmente siete arrivati.” Disse, smettendo di mangiare giusto per parlare.
“Deduco che ci stavi aspettando.” Rispose Riku, evocando il Keyblade.
“Balance mi ha avvertito che vi ha lasciati andare avanti, mentre lui si occupava di Hikari.”
Kairi spalancò gli occhi.
“Aspetta, vuoi dire che lo scontro è già finito?”
“Certo, e Balance ha vinto.”
Kairi deglutì.
“Stai mentendo! Hikari non potrebbe perdere!” urlò, evocando il Keyblade.
“Sapevo che non ci avreste creduto, perciò mi sono fatto lasciare la prova di ciò.” Disse la copia di Sora, evocando il Portafortuna, che lanciò ai piedi dei custodi.
“Lo riconoscete, no?” chiese sorridendo.
“Non è possibile…” disse Riku, abbassando lo sguardo.
“Ora la vostra amica è diventata parte di Vanitas. E presto anche voi farete la sua stessa fine. Oh, ma che sbadato, non mi sono ancora presentato: il mio nome è Gluttony, e rappresento la gola.”
“Credi che ora non ti elimineremo?” chiese Riku, preparandosi ad attaccare.
“Fermo Riku!” urlò Kairi, che aveva lo sguardo verso il basso.
“Uh? Interessante… Non dirmi che la notizia della morte di tua sorella ha deciso di farti unire a noi, principessa…” disse Gluttony, pochi secondi prima di venire sfiorato da un fulmine, lanciato dalla custode.
“Riku, tu vai avanti. A lui ci penserò io.” Disse Kairi.
“No! Non ti lascerò affrontarlo da sola. Se combattiamo assieme faremo prima!”
Ma Kairi si voltò verso di lui, fulminandolo con gli occhi.
Occhi di colore oro.
“Ho detto che ci penso io a lui. Non costringermi a usare la forza per convincerti.”
Riku rimase per qualche secondo sorpreso, dopodiché spostò lo sguardo.
“Maledizione… fai come ti pare!” disse infine, per poi correre verso l’uscita.
Gluttony invece continuava a osservare Kairi sempre mangiando, come se nulla fosse.
“Allora principessa, hai deciso di farla finita?”
La custode si girò verso di lui.
“Non chiamarmi principessa. Sono stufa di questa storia. Preparati a patire le peggiori sofferenze che tu possa immaginare!”
Prima che Gluttony potesse replicare, vide apparire attorno alla custode un’aurea nera, che l’avvolse completamente.
“Sembra… che non potrò continuare a mangiare…” disse, alzandosi per la prima volta ed evocando il Keyblade.
Ma prima che se ne rendesse conto, Kairi scomparve, per riapparire dietro di lui.
“Cos-” fece lui, per poi urlare dal dolore.
Infatti non fece in tempo a girarsi che il suo braccio libero cadde a terra, per poi svanire nell’oscurità.
“Ugh… Questo non era previsto… Credevo che il suo cuore non potesse lasciarsi controllare dall’oscurità…” disse l’incarnazione della gola, cercando di arginare la perdita di sangue.
Kairi nel frattempo, ignorando completamente l’avversario, andò a recuperare il Keyblade di Hikari, che fece sparire nel nulla.
“Tu… Tu non sei Kairi…”
La custode si girò verso di lui.
“Chissà…” rispose, facendo un sorriso sadico.
Pochi secondi dopo, Kairi volò verso di lui, puntandoli contro il Keyblade.
Gluttony si spostò giusto in tempo per non venire colpito in pieno, ma la custode riuscì comunque a tagliarli via un orecchio.
Un nuovo urlo di dolore riempì la sala.
“Maledizione… Lo dicevo io che dovevano farmi andare per primo, almeno sarebbero stati più deboli…”
Kairi si girò nuovamente verso di lui.
“Vuoi sapere chi sono?” chiese la custode, mentre il colore dei suoi capelli cominciava a cambiare, diventando più scuro, fino ad essere completamente neri.
Gluttony la fissò, mostrando pura paura nel suo volto.
“No… Non è possibile…”
“Il mio nome è Anger. Grazie a voi Kairi ha lasciato entrare l’oscurità nel suo cuore. Ma come saprai, ciò non è possibile in un cuore di pura luce.”
“A-Aspetta… Vuoi dire che tu… ti sei impossessata del corpo di Kairi, vero?”
“Indovinato. Io non sono altro che la sua ira, ira che lei non poteva tenere dentro di se. Perciò, lascia che ti ringrazi a dovere per avermi fatto nascere”
Detto ciò, la custode creò di fronte a se una sfera nera, che poi lanciò contro l’avversario, che mise di fronte a se il Keyblade.
Riku si fermò all’improvviso, per poi voltarsi indietro.
Dall’ingresso delle scale vide uscire fuori un’aurea oscura, che cominciava a diffondersi lungo tutto il percorso.
“Cosa? Oscurità?” si chiese lui, ricominciando a correre per non venire raggiunto da essa.
“Kairi… si può sapere cosa stai facendo?”
Kairi aprì lentamente gli occhi.
Di fronte a se vedeva solo della sabbia.
Ma non la comune sabbia a cui era abituata.
Questa sembrava avere qualcosa di… oscuro.
Non appena se ne rese conto si alzò immediatamente.
Si trovava in un posto completamente al buio, anche se riusciva a vedere ciò che la circondava, anche se non era molto.
Di fronte a lei c’era un mare nero, del quale non riusciva a vedere la fine.
“D-Dove sono?” si chiese ad alta voce, guardandosi in giro.
“Ti trovi nel mondo dell’oscurità.” Disse una voce femminile dietro di lei.
La custode si girò subito, ritrovandosi di fronte ad una ragazza dai capelli blu e che indossava un abito che Kairi aveva l’impressione di aver già visto da qualche parte.
“Come sarebbe a dire nel mondo dell’oscurità? E tu chi sei?”
“Questo è il mondo delle tenebre, dove nascono gli Heartless. Dove la luce non esiste…Invece il mio nome e Aqua, e sono una Master del Keyblade… o meglio, lo sono stata…” rispose la ragazza, senza però mostrare nessuna emozione.
“Aqua?!” ripeté sorpresa la rossa. “L’amica di Terra e Ventus?”
La Master alzò subito lo sguardo verso la custode.
“Li conosci?”
“Beh, non personalmente… Ma so che sono stati loro, assieme a te, a sconfiggere Vanitas.”
“Sai dove si trovano?”
“Forse… Terra l’ho incontrato assieme ad altri custodi mentre cercavamo la serratura di un mondo. Ventus invece solo poche ore fa, nel cuore di un mio amico.”
“Nel cuore di un tuo amico? Cosa intendi?”
“Credo di doverti spiegare tutto con calma…” rispose la Keyblader.
“Quindi Vanitas è ancora vivo…” disse infine Aqua. “Ed è proprio l’erede di Master Dark che lo sta facendo risvegliare attraverso Sora…”
“Già… E ora anche mia sorella Hikari è stata sconfitta…”
“Hikari? Ti riferisci all’apprendista del precedente custode dell’equilibrio? Non sapevo avesse una sorella…”
“Sì, proprio lei. Ha affrontato una specie di incarnazione di Dark, e a quanto pare, non è riuscita a sconfiggerlo, visto che il nemico che ci siamo trovati di fronte aveva il suo Keyblade…” rispose la custode.
Aqua sospirò.
“Sembra che non sia servito a niente tutto quello che abbiamo fatto… Io sono finita rinegata quaggiù per salvare Terra…”
“Salvare Terra? Cosa intendi dire?”
“Non so quanto tempo sia passato da allora, ma io, Terra e Ventus ci siamo trovati costretti ad affrontare Xehanort e Vanitas, in un luogo chiamato Cimitero dei Keyblade… Il mondo dove riposano le chiavi rimaste senza padrone. Lo stesso luogo dove molti anni fa si svolse la guerra che determinò la separazione dei mondi. Xehanort voleva che Vanitas e Ventus si fondessero per ricreare l’X-Blade, e con quello dare il via ad una nuova guerra dei Keyblade. Terra affrontò da solo Xehanort, mentre io e Ven combattemmo contro Vanitas.”
“E come andò?”
“Non so cosa sia successo esattamente… Dopo aver affrontato un altro alleato di Xehanort, venni colpita alle spalle da Vanitas, e persi i sensi. Quando mi risvegliai, Vanitas si era impossessato del corpo di Ventus, e con l’aiuto di Topolino, fui costretta a sconfiggerlo. Ora, non so come sia stato possibile, ma l’X-Blade si ruppe durante lo scontro, cominciando a generare un esplosione che avvolse l’interno mondo. Quando ripresi conoscenza, Topolino mi aveva portata da Yen Sid assieme a Ventus. Lui però aveva perso il cuore…”
“E Terra?”
“Terra probabilmente non riuscì a sconfiggere Xehanort. Dopo aver lasciato Ventus nel mondo dove eravamo cresciuti, che si era trasformato dopo che io ebbi chiuso la sua serratura, sentii la voce di Terra che mi chiamava. Lo ritrovai a Radian Garden, ma non era il Terra che conoscevo. Il suo cuore era stato acquisito da quello di Xehanort, che si era così impossessato del suo corpo, cambiandone alcuni tratti, come il colore dei capelli e degli occhi. Decisi di affrontarlo nella speranza di riportare indietro Terra, ma proprio quando quest’ultimo era finalmente riuscito a riprendersi quasi completamente il suo corpo, Xehanort si infilzò con il Keyblade, per poi cadere nell’oscurità. Io mi buttai dietro di lui per salvarlo, ma purtroppo non c’era nessuna possibilità di raggiungere assieme la luce, che rappresentava l’uscita da questo mondo. Così decisi di lasciargli la mia armatura e il mio Keyblade, in modo che potesse raggiungere la luce da solo. Io invece sono rimasta in questo mondo di tenebre…”
“Aspetta… Questo significa che noi non abbiamo mai affrontato il vero Xehanort finora!” disse Kairi, guardando la Master. “Significa che abbiamo combattuto sempre contro Terra!”
“Cosa?” chiese Aqua. “Come sarebbe a dire che avete combattuto contro Terra?”
“Il Xehanort che abbiamo affrontato noi non era vecchio come ci ha detto Hikari. Ciò significa che alla fine Xehanort è riuscito a impossessarsi completamente del corpo di Terra, e poi ha tentato di far cadere i mondi nell’oscurità!”
“Se così fosse… sarei io la responsabile di tutto questo… sarebbe solo colpa mia se Xehanort ha potuto mettere in atto il suo piano…”
“No!” la interruppe la rossa. “Tu non hai nessuna colpa. Volevi solo salvare il tuo amico, nient’altro! Ti sei autoesiliata in questo mondo per Terra! Sono io quella che ha sbagliato tutto… Ho permesso all’oscurità di prendere possesso del mio corpo… Probabilmente è per questo che sono qui…”
Aqua la guardò.
“Se le cose stanno così, devi tornare nel cuore del tuo amico ed eliminare la tua oscurità.”
“Ma sarò in grado di farlo?”
“Ne sono sicura. Il mio incantesimo non è debole come credi.” Rispose la Master, sorridendo.
“Il tuo incantesimo? Cosa vuoi dire?” chiese la custode, mentre dietro di lei si apriva un varco di luce.
“La prossima volta che ci incontreremo te lo spiegherò. Ora vai.”
“Tu non vieni?”
Aqua scosse la testa.
“Non posso. Sono rimasta in questa oscurità troppo a lungo, e poi, mi ritroverei nel cuore del tuo amico. Credimi, è meglio per me rimanere qui.”
“Tornerò a prenderti! È una promessa, Aqua!” disse la custode, per poi lanciarsi nel varco, che si chiuse subito dietro di lei.
“Perché hai rifiutato quella che poteva essere la tua unica possibilità per andartene da questo posto?” chiese una voce proveniente dall’oscurità, anticipando una figura incappucciata.
“Potrei farti la stessa domanda. O meglio, perché non sei uscito a salutare tua figlia?”
“Non credo di meritarmi un simile privilegio…”
“La stessa cosa vale per me”
Kairi uscì fuori dal varco, ritrovandosi in un posto simile al cuore di Sora.
Solo che il disegno per terra era diverso: al centro c’era lei, circondata dai volti delle altre sei principesse del cuore. Disegnata dietro di lei si poteva vedere Hikari di schiena, mentre al suo fianco vedeva chiaramente Riku e Sora.
“E così, sei riuscita ad uscire dalle tenebre…” disse una voce dietro di lei, costringendola a voltarsi.
Anger era lì, con in mano lo stesso Keyblade che l’Heartless di Xehanort aveva creato con i cuori delle principesse.
“Non potevo lasciarti usare il mio corpo senza nemmeno oppormi.” Rispose la custode, evocando il suo Keyblade. “Anche se ti devo ringraziare. Ora grazie a te so più cose di prima.”
“Cosa vuoi dire?”
“Nel mondo dell’oscurità ho incontrato una persona che ha vissuto in prima persona le vicende accadute dieci anni fa con Vanitas e Xehanort, e mi ha raccontato come sono realmente andate le cose. Ora ho un motivo in più per salvare Sora!”
“E dire che Balance è stato chiaro: è troppo tardi per salvarlo. Anche se ci riuscissi, non sarebbe più lo stesso Sora che conoscevi. Il tuo desiderio non si è realizzato!”
Kairi non rispose, ma si limitò a puntare contro Anger il Keyblade.
“Basta così.” disse infine, cominciando a venire avvolta da una specie di aurea luminosa. “Sora non è un debole, riuscirà a resistere a Vanitas. E saprà anche eliminarlo dal suo cuore!”
“Eliminarlo dal suo cuore? Povera schiocca, se lo facesse si eliminerebbe da solo. L’ha detto anche Balance: Sora e Vanitas sono la stessa cosa! Elimini uno ed eliminerai l’altro!”
“Non è detto… Sora ha già perso una volta il cuore, ma è riuscito a tornare in sé lo stesso. Anche stavolta andrà così. E tu, come tutti gli altri avversari, non potrete impedirlo! Anche a costo della vita, salverò Sora!”
“Come vuoi… Allora affronta la tua ira, principessa della luce!” rispose Anger, per poi partire all’attacco, avvolgendo il Keyblade con l’oscurità.
Le due lame si incrociarono, e con loro la luce e l’oscurità.
Il colpo fu di tale potenza da riuscire a spaccare a metà il palazzo su qui si trovavano.
Le due Keybladers saltarono all’indietro, ognuna su una metà, che cominciavano a cadere all’indietro.
“Sei cosciente che questo posto è il tuo cuore, vero?” chiese Anger.
“Certo. Proprio per questo qui posso combattere liberamente. Finché sono qui, comando io questo posto!” rispose la custode, mentre sopra di loro si creava un altro palazzo.
Kairi volò immediatamente sopra esso, seguita a ruota da Anger.
La custode creò nella mano libera una sfera di luce, che scagliò contro l’avversaria, che rispose con una oscura, creando una nuova esplosione.
Senza perdere un secondo, le due custodi attraversarono l’esplosione, per poi far scontrare nuovamente i loro Keyblade.
Tra le due cominciò uno scambio senza sosta di fendenti, parati dall’avversaria senza difficoltà.
“La nostra forza è la stessa” disse Anger. “Nessuna di noi può prevalere sull’altra! Questo scontro è destinato a durare all’infinito!”
“Ne sei sicura?”
“La luce e l’oscurità hanno sempre lo stesso potere. In questo momento io sono il tuo esatto opposto, perciò come tu incarni la luce, io incarno l’oscurità pura”
A sentire ciò, Kairi sorrise.
“Che c’è da ridere?”
“Sembra che tu abbia dimenticato un piccolo particolare…”
“Cioè?”
“Tu stessa hai detto che questo è il mio cuore… E ti ricordo che come mi hai ricordato prima, sono una principessa del cuore, una delle sette persone nell’universo con il cuore di pura luce!”
Detto ciò, l’intero luogo si illuminò, come se il Sole fosse spuntato all’improvviso, accecando Anger, che fu costretta a coprirsi con le mani gli occhi.
Per Kairi fu sufficiente.
Approfittando della distrazione dell’avversaria, affondo il Keyblade nel suo stomaco.
“È finita… Torna nell’oscurità da cui sei venuta, e vedi di non tornare mai più!”
Detto ciò, il Keyblade della custode si illuminò, cancellando l’avversaria, come se non fosse mai esistita, e avvolgendo completamente quel luogo di pura luce.
Quando Kairi riaprì gli occhi si ritrovò sdraiata a terra, nella sala di Gluttony.
Si alzò e si guardò intorno.
Non c’era nessuna traccia né di Gluttony né di Anger.
A quel punto Kairi si concesse un sorriso.
“Grazie mille… Aqua. Salvato Sora ti raggiungerò. È una promessa!” disse, per poi correre verso le scale.
Come avete potuto vedere, in questi giorni ho lavorato alle opening per questa fan fiction (lo so, sono semplici spezzoni messi assieme sui quali ho messo una canzone, ma le mie conoscenze mi permettono di fare solo questo...). Faccio presente che la seconda contiene pesanti spoiler su BBS (anche se credo che ormai non siano più da considerare tali... Boh XD)
Oltre a questo, al momento sono in leggera crisi, perciò non so quando sarà pronto il prossimo capitolo, anche se ovviamente spero presto.
Detto ciò, passiamo alle recensioni!
@ lettore 01: Beh, prima di tutto benvenuto tra i recensori! Per quanto riguarda il tuo dubbio... siamo in milioni che se lo stanno chiedendo XD
@ Inuyasha_Fede: Beh, di certo ha più stile malvagia che la solita buona a nulla, no?
@ cece95: No, non è stato il cuore di Ventus a creare Roxas. Non ti so spiegare il perché, ma Roxas è proprio il nessuno di Sora. Probabilmente è stato il lagame con Ventus a dargli lo stesso aspetto... ma solo Nomura sa la verità XD
@ WhiteDream: no, te li ho restituiti tutti... il mio finanziatore è Paperone, e non avrebbe gradito una bocca in più da sfamare XD. E non preoccuparti per la tua futura fan fiction, anzi, ben vengano nuove fan fiction.
@ Mikhi: Vedo che Anger ha già cominciato a diventare famosa XD. Dopotutto, il suo originale effettivamente fa ben poco... e dopo questo capitolo, temo aumenterò l'odio verso di lei XD
Riku si fermò, vedendo l’oscurità sparire come se niente fosse.
“Dunque Kairi alla fine è riuscita a vincere…” disse sorridendo, per poi riprendere la discesa.
Ma pochi metri dopo fu costretto a fermarsi.
Di fronte a lui si trovava Sora, che indossava l’armatura di Vanitas.
I suoi capelli erano ancora a punta, ma completamente neri, mentre i suoi occhi erano color oro.
“Sora?” chiese titubante il custode.
“Ora che il mio corpo sta per morire…” disse Sora. “Tu e io ci dovremo fondere! Il X-Blade sarà forgiato!”
Riku evocò il Keyblade. “Di cosa stai parlando, Sora?” chiese, mentre il corpo dell’amico veniva avvolto dall’oscurità, da cui sbucarono fuori una serie di mostri.
Ma con grande sorpresa del custode, essi gli passarono attraverso.
A quel punto si voltò, vedendo che dietro di lui si trovava Ven, con la sua armatura ma privo di elmo. E così vide che il suo volto era realmente identico a quello di Roxas.
Le creature lo avvolsero completamente, impedendogli di muoversi.
“Gli Unbirths… Sei tu a generarli?” chiese Ventus a Sora.
A sentire ciò il custode sorrise.
“È successo quando ci siamo separati. L’energia negativa si è incarnata in questi mostri.” Rispose, mentre da dietro di lui apparivano altri mostri, tutti diversi.
“Loro sono le mie sensazioni: un’orda di emozioni che sottostà al mio comando. Li ho scatenati in ogni mondo possibile… sperando di farti allontanare da casa e isolarti dal tuo Maestro.” Continuò, avvicinandosi a Ventus.
“Avevamo bisogno di renderti più forte. Gli Unbirths erano gli avversari perfetti. E sai, non importa quante volte li sconfiggi… la loro negatività torna sempre in me.”
Riku vide che le creature stavano sparendo nell’oscurità, come risucchiate dal corpo di Sora.
“Non potevi sconfiggerci, Ventus.”
Detto ciò, Sora si avvicinò ulteriormente a Ventus, e nel momento in cui i due avrebbero dovuto scontrarsi, una luce li avvolse, facendoli sparire nel nulla.
Riku si guardò attorno, senza però riuscire a vedere nessuno dei due.
“Cos’è successo?” si chiese infine. “Sembrava quasi che non mi vedessero… E che fine hanno fatto?”
“Quello che hai visto era solo un ricordo…” disse una voce, che riecheggiò nel vuoto. “I ricordi di Vanitas hanno cominciato ad entrare dentro il cuore di Sora… Il procedimento è quasi alla fine…”
“Chi sei?!” urlò Riku, evocando il Keyblade.
“Lo scoprirai presto. Ti aspetto nella prossima sala… Riku…”
Non appena finì la frase, il silenzio tornò a regnare attorno al custode, che fece sparire il Keyblade.
“Maledizione… Se diceva la verità, allora siamo veramente alle strette!” disse, per poi riprendere a correre.
Pochi minuti dopo vide di fronte a se l’entrata della sala successiva, che attraversò senza indugi.
Si dovette fermare per la sorpresa.
Quella sala era completamente bianca, priva di qualsiasi colore.
“Ma che razza di posto è questo?” si chiese il custode, guardandosi attorno.
“Il posto perfetto… per il tuo riposo eterno!” disse la stessa voce di prima, mentre di fronte al custode appariva dal nulla un’altra copia di Sora.
“Quale peccato sei?” chiese subito Riku.
“Non vuoi proprio perdere più tempo, eh? Come vuoi. Il mio nome è Envy, e rappresento la gelosia, l’invidia… come preferisci chiamarla… un peccato a te ben noto, no?”
“Non so a cosa tu ti riferisca, ma se ci tieni alla tua esistenza, fatti da parte!”
“Hai già dimenticato quindi che la tua brama di potere, la tua invidia verso Sora, ti hanno fatto cadere prigioniero dell’oscurità?”
“Stai raccontando fatti passati, che ormai non considero nemmeno più. Ho abbandonato l’oscurità che c’era dentro di me!”
“Sì, hai ragione. Ora non ‘puzzi’ più d’oscurità. Ma ciò non significa che il tuo cuore ne è privo. Come hai visto, neppure Sora può vantare di un cuore privo d’oscurità, mentre la tua amica ha rischiato di venire cancellata dall’oscurità che non poteva ospitare.”
“Cosa?”
Envy sorrise.
“Come, non lo avevi capito? C’è mancato un pelo che Kairi rimanesse nel mondo delle tenebre, mentre il suo corpo veniva usato dalla sua oscurità. Come ben sai, nel suo cuore non possono convivere assieme luce e tenebre. Ciò che non sapevi era che non dev’esserci per forza la luce!”
Riku evocò il Keyblade.
“Ma a quanto pare Kairi si è rivelata più forte di quanto pensaste, vero?”
“Sì, in effetti è così… Ma non c’è di che preoccuparsi. La vostra corsa finisce qui.”
“Non credo proprio. E poi sbaglio, o ci sono ancora Terra e Ventus avanti? E credo che loro siano abbastanza forti da fermare tutti voi.”
“A loro ci sta pensando Light. E nella sala successiva, e in questo momento sta combattendo contro di loro.”
“Cosa? Ma Light ha detto di aver perso già una volta contro Terra… Come spera di poterli sconfiggere entrambi?”
“Non aveva usato tutto il suo potere… E poi, come avrebbe potuto sconfiggere uno spirito?”
“Uno spirito? Cosa vuoi dire?”
“Lo potresti scoprire tra poco… ti basterà eliminarmi per saperlo.”
“Come vuoi!” disse il custode, partendo all’attacco.
Ma un raggio bianco lo trafisse alla testa.
Envy abbassò il Keyblade.
“Prima dovrai vincere la tua invidia…” disse piano, per poi sedersi a terra, osservando il custode, che era rimasto come paralizzato.
Riku riaprì gli occhi pochi minuti dopo.
Ma ciò che vide lo costrinse ad alzarsi di colpo.
“Dove sono?” si chiese, guardandosi attorno, ma non riuscendo a riconoscere il luogo.
Era di fronte ad un castello ormai in rovina.
Al pavimento su cui si trovava mancava un intero pezzo di terra, mentre il cielo era completamente nero.
Ma non il nero della notte: un nero privo di qualsiasi luce, coperto da nuvole nere, proprio come quando…
“Proprio come quando le isole sono state distrutte…” disse Riku a bassa voce, chiudendo le mani a pugno.
“ENVY!” urlò più forte che poteva. “Dove mi hai mandato?!”
“Riku, sei proprio tu?” chiese una voce alle sue spalle.
Il custode si girò immediatamente, per trovarsi di fronte ad un’armatura blu, che impugnava un Keyblade dello stesso colore.
“Chi sei?” chiese, evocando anche lui il Keyblade e preparandosi a combattere.
“Ma come, non mi riconosci?” chiese l’armatura, mentre si portava le mani sull’elmo, per poi toglierselo. "Sono io, Kairi”
Riku spalancò gli occhi nel riconoscere l’amica.
“Kairi? Ma com’è possibile? Eri rimasta indietro…”
“Di cosa stai parlando? Tu piuttosto, come fai ad essere qui? Credevo che Vanitas ti avesse eliminato!”
Riku la guardò sorpreso.
“Eliminato da Vanitas? Cosa vuoi dire? E dove siamo?”
“Sicuro di stare bene Riku? Mi sembri piuttosto confuso…”
“Togli il piuttosto. Fino a pochi minuti fa mi trovano nel cuore di Sora per evitare che diventasse Vanitas. Dove siamo finiti ora?”
Kairi abbassò lo sguardo.
“Riku, ma hai perso la memoria? Quello è successo anni fa, e abbiamo fallito… Vanitas è riuscito a prendere il controllo su Sora.”
“Cosa?” disse il custode, facendo qualche passo indietro. “Dimmi che stai scherzando, ti prego…”
Kairi lo guardò, cominciando a piangere.
“Secondo te mentirei veramente su una cosa del genere? Tu avrai dimenticato, ma io no! Non ho dimenticato di come Sora abbia eliminato sotto i nostri occhi Terra e Ventus. Di come ha usato Kingdom Hearts per diffondere il caos nell’universo intero. Della battaglia nel Cimitero dei Keyblade! Di come ho visto Sora eliminare uno dietro l’altro tutti i nostri amici. E credevo che anche tu fossi caduto sotto i suoi attacchi. Avrei giurato di averti visto venire trafitto e poi fatto esplodere!”
Riku ascoltava senza riuscire a credere a ciò che sentiva.
“Sono riuscita a recuperare l’armatura e il Keyblade di Aqua. È così che sono riuscita a far riapparire questo mondo. L’unico mondo sul quale siamo ancora al sicuro…”
“L’armatura di Aqua? Vuoi dire che sei riuscita a incontrarla?”
“È stato nel cuore di Sora. Per una serie di circostanza finii nel mondo dell’oscurità, dove incontrai Aqua. Fu lei a raccontarmi la verità su Xehanort e Vanitas, e mi raccontò che per salvare Terra lasciò il suo Keyblade e la sua armatura a Radiant Garden. Le avevo promesso che l’avrei salvata, ma non ho fatto in tempo. Vanitas ha attaccato tutti i mondi con cui è entrato in contato, compreso quello dell’oscurità. Non è possibile sconfiggerlo…”
“No!” urlò Riku. “Mi rifiuto di crederlo! Sora non può essersi arreso a Vanitas… mi rifiuto di crederlo…”
“Eppure è così… Anch’io ho fatto fatica ad accettarlo…”
“E Dark e gli altri? Che fine hanno fatto?”
Kairi fece una risatina amara.
“Sono diventati i bracci destri di Vanitas, mi pare ovvio. Come potere si equivalgono, quindi sarebbe stato impossibile avere la meglio uno sull’altro. Perciò hanno deciso di unire le forze, come volevano fare fin dall’inizio.”
Riku chiuse le mani a pugno.
“Envy… Si può sapere dove mi hai mandato?” sibilò a voce bassa.
“Cos’hai detto?”
“Niente.” Rispose il custode, per poi cominciare ad allontanarsi.
“Come faccio a lasciare questo mondo?”
“Lasciarlo? E perché?”
“Mi sembra ovvio. Voglio affrontare Vanitas. Non m’importa quanto possa essere forte, ci devo almeno provare.”
“Parole coraggiose, custode.” Disse una voce sopra di loro.
Riku si girò verso l’alto, per vedere Vanitas uscire da un varco oscuro.
Aveva lo stesso identico aspetto che Riku aveva visto nella visione, tranne che per i capelli, che erano lisci.
E in mano impugnava un X-Blade composto da due Catena Regale.
“Peccato che siano prive di significato”
Riku evocò il Keyblade.
“Dunque sei tu Vanitas. Restituisci il corpo a Sora!”
“Restituirlo? Idiota, non potrei neanche volendo. Sora è stato cancellato. Il suo cuore non esiste più!”
L’albino gli puntò contro il Keyblade.
“Non posso credere a ciò! Sono sicuro che Sora è ancora lì da qualche parte, anche se incapace di agire. Sono stato impossessato anch’io dall’oscurità, perciò parlo per esperienza personale!”
Ma si dovette fermare quando sentì alle sue spalle il rumore di un Keyblade che veniva evocato, e la cui punta gli sfiorava il collo.
“Basta così, Riku.” Disse Kairi, senza abbassare l’arma. “È inutile che poni resistenza, contro di lui non puoi nulla.”
Il custode deglutì.
“Kairi… Cosa accidenti stai facendo?!”
“Si vede che non hai nessun ricordo di ciò che è successo… Prima ti ho mentito: non è stato Vanitas colui che ti ha sconfitto… Sono stata io.”
Vanitas scoppiò a ridere.
“Mi sembra di vivere un déjà-vu! Anche l’altra volta Riku non riusciva a crederci” disse, per poi aprire un varco. “Occupatene pure tu.” Concluse, sparendo nell’oscurità.
“Allora, le tue ultime parole quali sono?” chiese Kairi, preparandosi a colpire.
“Le mie ultime parole?” ripeté Riku calmo. “Che mi hai deluso Kairi. Non pensavo che potessi arrivare a tanto… E ti chiedo scusa…”
“E per che cosa?” chiese ridendo la custode.
“Per questo!” rispose l’albino, creando in una mano una sfera di ghiaccio che scaglio contro l’ex amica, costringendola ad arretrare.
Senza perdere un secondo evocò il Keyblade e partì all’attacco, ma Kairi rispose all’attacco, difendendosi con il Keyblade.
“Quindi hai deciso di combattermi? Mi sorprendi Riku”
“Farò ciò che devo. Se hai deciso di batterti per le tenebre ti eliminerò, come eliminerò anche Vanitas.”
“Provaci allora, povero stolto. Sono più forte di quello che credi!” disse la custode, circondandosi di sfere di fuoco, che partirono in contemporanea contro Riku, che non riuscì a difendersi e venne scagliato a terra.
“Ugh…” fece lui, rialzandosi e lanciandosi addosso un curaga. “È vero… sei più forte di quel che credessi… Ma non mi arrenderò per questo!”
Detto ciò partì nuovamente all’attacco, saltando in alto per poi scendere in picchiata verso la rossa, che cominciò a lanciarli contro una serie di magie, che l’albino evitava sfruttando la discesa libera che stava facendo, e preparandosi a colpire con il Keyblade.
Fu questione di secondi.
Il sangue schizzò sul volto di Riku nel preciso istante in cui portò a termine l’attacco.
Kairi continuava a fissarlo con gli occhi aperti, ma spenti.
Riku l’aveva colpita in pieno petto, proprio dove si trovava il cuore.
Il custode fece subito sparire il Keyblade, per poi prendere al volo il corpo dell’amica, che gli cade addosso.
“K-Kairi…” disse lui, tremando. “Kairi, rispondimi!”
Ma la rossa non accennava al minimo movimento.
“Cos’ho fatto… KAIRI!!!” urlò, riempiendo il vuoto che alleggiava in quel mondo.
Elvy osservò Riku cadere finalmente a terra, dopo diversi minuti che era rimasto immobile.
Il Keyblade del custode cade a terra assieme al padrone, che continuava a fissare il vuoto.
“Sembra che la tua invidia abbia avuto la meglio…” fece la copia di Sora. “Chissà come se la caverà Kairi…”
Kairi continuava a scendere per le scale.
“Resistete… Sto arrivando…” disse, per poi fermarsi.
Di fronte a lei c’era Aqua, svenuta per terra.
“Aqua!” disse la custode, cercando di soccorrerla.
Ma con sua grande sorpresa le passo attraverso.
“Cosa? Come mai non riesco a toccarla?” chiese sorpresa, riprovando nuovamente.
Ma proprio in quel momento vide arrivare un’altra figura.
Una figura che conosceva bene.
Re Topolino si avvicinò a Aqua, che aprì gli occhi poco dopo.
“Ehi, sono contento che stai bene!” disse il Re.
Aqua si alzò in piedi.
“Ven!” urlò, guardandosi attorno.
Kairi vide apparire poco lontano da lì un’altra figura.
Aveva addosso un’armatura, e in mano impugnava due Catena Regale unite, e tra le quali si era formata una lama dorata.
“Roxas?” disse sorpresa Kairi, riconoscendo l’aspetto del ragazzo, che aveva lo sguardo puntato verso il basso.
“Oh, grazie al cielo, Ven!” disse Aqua, correndogli incontro. “Stai bene!”
Ven non disse niente.
Re Topolino si fermò poco lontano, fissando il X-Blade.
Ma prima che potesse fare qualcosa, Ven alzò la testa, rivelando due occhi dorati e un sorriso malvagio stampato in volto.
Alzò subito il X-Blade contro Aqua, che era rimasta sorpresa.
Ma per fortuna della custode, il Re si mise in mezzo, parando il colpo con il suo Keyblade.
“Che Keyblade è quello?” chiese Kairi, notando che l’arma di Topolino non era la Catena Nobile.
“Ven?” disse sorpresa Aqua.
“Quello non è Ven!” rispose il Re, senza far sparire il Keyblade e preparandosi a combattere.
“Esatto. Non sono Ventus.” Disse il ragazzo, la cui voce era doppia, e a Kairi venne in mente quella di Sora oltre a quella di Roxas, mentre l’armatura spariva per essere sostituita da un'altra. La stessa di Vanitas.
“Il suo cuore è ora parte del mio.” Continuò Vanitas, puntando il X-Blade verso l’alto.
Kairi spostò lo sguardo, e vide una luna a forma di cuore.
“Il X-Blade aprirà una porta che conduce a tutti i mondi! I possessori di Keyblade giungeranno qui da ognuno di quei mondi per combattere, per la luce di Kingdom Hearts!” disse Vanitas. “Come narra la leggenda, la Guerra dei Keyblade avrà inizio!”
Aqua si mise affianco al Re, pronta a combattere.
“Zitto!” disse. “Basta con queste sciocchezze! Restituisci a Ven il suo cuore!”
Poi, come se niente fosse, la scena sparì nel nulla, lasciando Kairi da sola.
“Cos’è successo?” si chiese. “Questo… Questo era un ricordo di Aqua!”
“Non è esatto…” disse una voce. “Quello era un ricordo di Vanitas. Il processo è quasi ultimato, e ora i suoi ricordi si stanno fondendo con quelli di Sora. Presto avrà la meglio.”
“Chi sei?” chiese Kairi.
“Sono colui che ha sconfitto Riku… E che presto sconfiggerà te… Ti aspetto, principessa della luce…”
“Colui che ha sconfitto Riku?” ripeté sorpresa la custode, per poi ricominciare a correre, più veloce che poteva.
Quando finalmente Kairi entrò nella sala bianca, la prima cosa che vide fu Riku, che giaceva a terra, senza muoversi.
“RIKU!” urlò, raggiungendolo immediatamente e sollevandolo da terra.
I suoi occhi continuavano a fissare il vuoto, incapaci di vedere l’amica.
“No… Non è possibile… Non anche tu…” disse la custode.
“Non preoccuparti, non è morto.” Disse Envy, apparendo dietro di lei. “È solo prigioniero della sua invidia.”
Kairi si girò verso di lui. “Cosa intendi dire?”
“Quello che ho detto. Non è riuscito ad avere la meglio sui suoi sentimenti, e quello è il risultato. Non è morto, ma è come se lo fosse. Non sarà mai in grado di risvegliarsi.”
“Tu… Cosa gli hai fatto?” chiese la custode, evocando il Keyblade.
“Ciò che ora subirai anche tu!” rispose Envy, puntandoli contro il Keyblade e colpendola alla testa con un raggio bianco.
“Ehi, Kairi, svegliati.” Disse una voce.
Kairi riaprì gli occhi.
Dovete sbatterli più volte prima di rendersi conto che aveva la testa appoggiata ad un tavolo.
“Su, la lezione è finita, puoi anche svegliarti ora.” Disse la stessa voce di prima, che concluse la frase con una piccola risata divertita.
A quel punto Kairi alzò la testa dal tavolo e si girò verso la fonte della voce.
Spalancò subito gli occhi e fece un salto all’indietro… o meglio, cercò di farlo, ma andò a sbattere contro un altro tavolo, finendo così a terra.
Immediatamente sentì diverse risate attorno a lei.
“Ehi, che cosa combini? Sembra quasi che tu abbia visto un fantasma” disse il ragazzo di fronte a lei. Aveva i capelli marrone scuro, gli occhi di un azzurro accesso ed era vestito di nero.
“D-Dark! Che cosa ci fai qui?” chiese Kairi, cercando di indietreggiare senza successo.
“Dark? Di chi stai parlando?” chiese il ragazzo, guardandola un po’ male. “E poi dove dovrei essere a fine lezioni? Al mare?”
“L-Lezioni?” ripeté la custode, guardandosi attorno.
Vide una serie di banchi, e attorno a lei c’erano diversi ragazzi e ragazze, che la guardavano ridendo.
“Si può sapere cos’hai sognato per sconvolgerti così?” chiese il ragazzo.
“D-Dove sono?” chiese Kairi, senza riuscire a capire cosa fosse successo.
“Certo che sei un bel po’ svanita, eh Kairi?” disse un altro ragazzo, avvicinandosi.
“Rexenet?”
“Rexenet? Temo tu stia sbagliando un po’ di nomi. Però la cosa è preoccupante: se nei suoi sogni abbiamo simili nomi, non voglio sapere cosa siamo” continuò il ragazzo, mettendosi a ridere.
A quel punto Kairi si alzò in piedi e pose la mano davanti a se, pronta a evocare il Keyblade. Ma con suo stupore, esso non apparve.
Sentì le risate aumentare, mentre i suoi occhi non volevano credere a ciò che vedevano.
La sua mano continuava ad essere vuota, senza la benché minima traccia di luce.
A quel punto il primo ragazzo si fece serio. “Sei sicura di stare bene Kairi?”
“P-Perché?” disse lei, ignorando la domanda. “Perché non riesco ad evocarlo? Dov’è il Keyblade?!”
“Keyblade?” intervenne un terzo ragazzo, uguale a Light. “E che cosa sarebbe questa ‘spada chiave’, scusa?”
“Light? Ma cosa sta succedendo qui?”
“Anche tu sei finito nei suoi sogni a quanto pare” disse Rexenet ridendo, per poi prendere uno zaino. “Credo sia meglio che domani stai a casa a riposarti. Dubito che ora come ora tu sia in grado di intendere e di volere.”
Ma prima che potesse fare un passo, Kairi lo prese per la maglietta.
“Di cosa stai parlando? Dove sono? E soprattutto, cosa ne avete fatto di Sora?! E Riku?!”
“Sora? Riku?” ripeté Dark. “E chi sarebbero?”
“Non mi prendere in giro Dark!” fece lei, lasciando Rexenet e girandosi verso di lui. “Sono quelli che voi tre avete eliminato!”
“Eliminato? Guarda, il massimo che abbiamo eliminato è stato un insetto.” Rispose Light. “Io comincio ad andare a casa, ci vediamo dopo.” Disse rivolto a Dark.
“Ok, ti raggiungo tra poco.” Rispose lui, per poi prendere anche lui lo zaino, mentre anche tutti gli altri cominciavano ad allontanarsi.
“Bah, io invece vado vedere se è uscito qualche videogioco nuovo… Ci vediamo domani.” Disse Rexenet. “E cerca di far tornare la memoria giusta a quella lì, o avrà seri problemi.” Continuò, per poi andarsene.
“Farle tornare la memoria… Manco fossi un psicologo…” rispose Dark, per poi girarsi verso Kairi, che continuava a fissarlo con odio.
“Si può sapere che ti prende? Non sei mai stata molto sveglia a scuola, ma addirittura confondere un sogno con la realtà… Direi che è ora di finirla con questa farsa, Kairi. E smettila di guardarmi in quel modo, sei quasi inquietante…”
“E come dovrei guadarti?” rispose lei. “Non posso dimenticare ciò che hai fatto. Avrai anche creato quest’illusione con lo Sharingan, ma i miei ricordi sono ancora vivi. Per colpa tua mia sorella è morta, Riku non può più svegliarsi, e Sora rischia di svanire nel nulla… Pensi davvero che questa stupida illusione possa farmi dimenticare tutto ciò?!” urlò.
Dark la guardò sorpresa.
“Io sarei il responsabile della morte di tua sorella?” ripeté sorpreso. “E questa sarebbe un’illusione? Ma ti sei per caso fatta di qualcosa?”
“Fatta… di qualcosa?” ripeté Kairi, non capendo di cosa stesse parlando. “Che cosa intendi?”
Dark sospirò. “Temo di si… E doveva essere anche bello forte per farti un simile effetto… Bah, contenta tu… Sei almeno in grado di tornare a casa oppure no?”
“Tornare… a casa? Ma se non so nemmeno dove sono! E per giunta sono senza Gummyship!”
“Ho capito… Meglio se chiamo i tuoi. Non preoccuparti, gli dirò solo che non stai troppo bene… Poi te la vedrai tu…” disse Dark, tirando fuori dalla tasca un telefonino.
Kairi rimase ad osservarlo mentre componeva un numero e cominciava a parlare con qualcuno.
‘Si può sapere cosa sta succedendo?’ si chiese. ‘Non riesco ad evocare il Keyblade… Dark e gli altri sembrano veramente non avere idea di cosa stia parlando… E per giunta sono diversi da quelli che conosco io…’
In quel momento a Kairi tornarono in mente le parole di Envy: “È solo prigioniero della sua invidia. Non è riuscito ad avere la meglio sui suoi sentimenti, e quello è il risultato.”
“Ma certo, Envy!” disse Kairi ad alta voce, facendo sobbalzare Dark.
“Envy?” ripeté lui.
“Si, questa dev’essere opera di Envy. È stato lui a spedirmi qui!”
“Temo tu abbia visto troppe puntate di FullMetal Alchemist… Non credo proprio che esista uno che abbia veramente come nome Envy… Tantomeno Dark, Rexenet o Light… No, forse quest’ultimo in Giappone viene usato…” disse il ragazzo, per poi prendere lo zaino e avviarsi all’uscita della classe. “Tra poco i tuoi saranno qui, ci vediamo quando starai meglio.” Continuò, prima di uscire.
Kairi aspettò di non sentire più i suoi passi, dopodiché usci anche lei dall’aula, cercando subito l’uscita dalla scuola.
Envy osservo Kairi cadere a terra affianco a Riku, con il suo stesso sguardo.
“Peccato… Sembra che nessuno di voi sia riuscito ad avere la meglio sulla proprio invidia…” disse, dirigendosi verso l’uscita.
Ma fu lì che incontrò un ostacolo.
Di fronte a lui c’era un ragazzo in armatura, che impugnava un Keyblade all’indietro.
“Ma quale onore, Ventus. Come mai sei tornato indietro?” chiese Envy, mentre il custode lo superava, raggiungendo i due ragazzi.
“Li hai rinchiusi nel loro cuore…” disse lui, togliendosi l’elmo. “Ma se non ti dispiace, non ho intenzione di lasciarli dove sono.”
“Credi davvero di poter rompere la mia illusione?” rispose Envy, per poi scoppiare a ridere. “Provaci pure, ma quell’illusione non s’infrangerà nemmeno se dovessi venire eliminato. L’unica possibilità per loro è quella di riuscire a superare i loro pensieri, cosa che non sono stati in grado di fare.”
L’armatura di Ven s’illuminò, per poi sparire, lasciando posto a dei vestiti che ricordavano vagamenti quelli di Roxas.
“In questo caso… Entrerò io stesso nella loro illusione.” Disse, prima di diventare luce e sparire nel nulla.
Envy rimase in silenzio, per poi sorridere.
“Interessante… Pare che il fatto di essere stato in questo posto così a lungo ti permetta alcuni privilegi… Ma vedremo se riuscirai nel tuo intendo.”
Riku depositò a terra il corpo dell’amica, per poi allontanarsi.
“Vanitas…” disse a denti stretti. “Non so come faccio ad essere finito qua, ma ti giuro che ti eliminerò. Sora, perdonami, ma temo sarà necessario…”
“Ti arrendi così facilmente, custode?” disse una voce alle sue spalle. Una voce che aveva già avuto modo di sentire diverse volte.
Riku si girò, trovandosi di fronte ad un ragazzo dai capelli dorati e dagli occhi azzurri.
“Roxas? Com’è possibile?” chiese sorpreso.
Il ragazzo sorrise.
“Spiacente, non sono Roxas. Il mio nome è Ventus, ma credo che tu non mi abbia riconosciuto per il semplice fatto che non mi avevi ancora incontrato personalmente.”
“Ventus? Ma com’è possibile? Kairi aveva detto che Sora ti aveva eliminato!”
Ventus gli venne incontro.
“Quella che hai incontrato non era la vera Kairi. In questo momento ti trovi dentro un’illusione creata da Envy. E nel tuo stesso stato c’è anche Kairi, anche se intrappolata in un’altra…”
“Cosa? Quindi tutto questo è falso…” disse Riku, sorridendo.
Ma pochi secondi dopo il sorriso si spense nuovamente.
“Se le cose stanno così… Come faccio a essere sicuro che tu sei reale? Non potresti essere anche tu parte di quest’illusione?”
Ventus evocò il Keyblade.
“Se il problema è questo, allora affrontami, Riku. Ma sappi che non mi tratterò. So come combatti, ho visto tutto grazie a Sora.”
“Cosa vuoi dire?”
“Per dieci anni sono stato suo ospite. Quando affrontai Vanitas, il mio cuore si ruppe. Fu Sora ad accogliermi nel suo, come tempo prima mi aveva aiutato a ricostruire la parte mancante che Xehanort mi sottrasse per creare Vanitas. E anche per questo che Envy ha potuto creare quest’illusione. Questo posto è stato il luogo dove io, Terra e Aqua ci siamo allenati. Il posto dove il mio corpo ha riposato per dieci lunghi anni. Lo stesso posto che ti ha permesso di uscire dal mondo delle tenebre. Lo stesso posto di cui Xehanort ha cercato a lungo di scoprire la stanza dove riposavo, probabilmente nella speranza di ricreare nuovamente il X-Blade.”
“Aspetta… Hai detto che questo è lo stesso luogo che mi ha permesso di uscire dalle tenebre? Questo significa…”
“L’aspetto reale di questo mondo è diverso da come lo vedi qui. Xehanort lo distrusse dopo aver eliminato Master Eraqus, il nostro maestro. Ma a quanto pare non ha finito bene l’opera. È stata Aqua a chiudere la serratura, e con essa il vero aspetto del mondo, creandone uno fittizio. Uno che non avrebbe permesso all’oscurità di entrare in possesso dei suoi segreti: oggi è conosciuto come Castello dell’Oblio.”
“Il Castello dell’Oblio?” ripete sorpreso Riku.
“C’è un motivo preciso per cui il potere di Naminé aveva effetto solo su Sora e solo in questo posto: E questo è perché era qui che riposavo. Avendo condiviso con me il suo cuore, Sora era influenzato da questo posto, e questo ha permesso all’Organizzazione di manipolarlo.”
“Ma tu come fai a sapere tutto questo?”
“Il mio cuore è tornato nel suo corpo originale quando Sora si trafisse con il Keyblade dei sette cuori. Ma non riuscii subito ad uscire dal castello. Aqua ha fatto le cose per bene, ha fatto in modo che solo un Maestro del Keyblade potesse accedere a quella stanza. Perciò sono rimasto rinchiuso lì dentro. Solo dopo che Sora chiuse nuovamente la serratura riuscii finalmente ad uscire. E fu in quel occasione che ti vidi combattere contro quell’essere… Lo chiamavi Ansem, giusto?”
“In realtà era l’Heartless di Xehanort. Ma questo lo scoprii solo dopo aver conosciuto il vero Ansem.”
“Capisco… Quindi alla fine Terra non c’è la fatta…”
“Che centra Terra?”
“Capirai tutto a tempo debito. Ma se non ti dispiace, ora dobbiamo sbrigarci. Terra in questo momento sta combattendo da solo, ma non è in grado di combattere al pieno delle sue potenzialità. Ci serve anche il vostro aiuto.”
“Il nostro aiuto? Ma cosa possiamo fare? Non siamo stati in grado di salvare Sora, Hikari… Come possiamo esservi utili?”
“Tu e Kairi rappresentate i successori di Terra e Aqua. Ad essere più precisi, solo tu sei stato scelto da loro. Terra non mi ha spiegato bene, non appena abbiamo percepito qualcosa di strano vi abbiamo raggiunto e superato, nella speranza di riuscire ad arrivare in tempo da Sora. Ma a quanto pare non siamo nemmeno stati gli unici ad essere entrati dopo di voi…”
“Cosa? Chi altri è entrato?”
“Non ne abbiamo idea, ma abbiamo un sospetto. Se così fosse, dobbiamo muoverci. Riku, devi pensare con tutte le tue forze di tornare alla realtà. È l’unica possibilità che hai per uscire da questo incubo. Poi ti condurrò da Kairi.”
Riku lo fissò per qualche secondo, per poi chiudere gli occhi.
Quando gli riaprì si trovo sdraiato a terra, affianco a Kairi, nuovamente nella stanza bianca.
“Vedo che ci sei riuscito, Ventus…” fece Envy, osservando l’albino riprendere i sensi, mentre al suo fianco riappariva Ven.
“Kairi!” urlò Riku, vedendo l’amica a terra.
“Su, sbrighiamoci” disse Ven, per poi toccare una spalla di Riku e sparire assieme a lui.
“Umph. Credo sia meglio intervenire personalmente…” fece Envy.
Finalmente Kairi riuscì a trovare l’uscita.
“Accidenti… è un vero e proprio labirinto questo posto…” disse, allontanandosi dall’edificio.
“Sapevo che avrei fatto bene a verificare che non te ne andassi prima che arrivassero i tuoi.” Disse una voce dietro di lei, che la costrinse a voltarsi.
“Non so nemmeno di chi tu stia parlando, Dark.” Rispose la custode.
“Ancora con questa storia? Come te lo devo dire che questo Dark che continui a nominare non esiste?”
“Basta così, Dark! Non so come tu e Envy siate riusciti a impedirmi di evocare il Keyblade, ma se necessario ti colpirò anche a mani nude!”
Il ragazzo si mise una mano dietro la testa.
“Bah, se lo dici t-” ma si dovete interrompere per evitare un pugno della rossa.
“E ora che cosa ti prende?” chiese, evitando un calcio.
“Faccio quello che ho detto! Su, cosa aspetti ad evocare il tuo X-Blade e a farmi fuori, come il tuo gemello ha fatto con mia sorella?!”
“Gemello? X-Blade? Ma si può sapere di cosa stai parlando?” chiese Dark, indietreggiando.
“BASTA!” urlò Kairi, portando la mano di fronte a se, e riuscendo finalmente ad evocare il Keyblade.
“E quello cos’è?” chiese Dark, spaventato per l’apparizione dell’arma, mentre anche Kairi la fissava contenta.
“Finalmente ci sono riuscita. Mi sembrava strano.” Disse, per poi puntare il Keyblade contro Dark.
“Su, muoviti. Non mi va di eliminarti mentre sei indifeso.”
“Eliminarmi?” ripeté spaventato Dark. “Si può sapere chi sei?” disse infine. “Tu non puoi essere Kairi. Lei di solito la parola eliminare la usa solo in matematica, e di certo non è in grado di far apparire dal nulla chiavi giganti…”
“Continui ancora con questa farsa? E va bene, non ha importanza. Ti costringerò a combattere!” rispose la rossa, creando una sfera di fuoco che lanciò contro il ragazzo, che la schivò buttandosi a terra.
“Una sfera di fuoco?” disse sorpreso Dark, rialzandosi e guardando l’albero colpito dalla magia bruciare.
“Se preferisci il ghiaccio basta dirlo!”. La custode stavolta creò una sfera di ghiaccio, che colpì in pieno Dark, facendolo volare indietro di qualche metro e facendogli sputare un po’ di sangue.
“Ugh… Ma com’è possibile…?” disse lui, rialzandosi a fatica.
“E se vuoi ci sono anche questi!” rispose la custode, alzando la mano libera in cielo, per poi abbassarla di colpo.
In quello stesso instante attorno a Dark caddero una serie di fulmini, che lo evitarono per pochi centimetri.
Il ragazzo fissò la custode, che sembrava veramente intenzionata ad eliminarlo.
“Accidenti… Ma dove l’ha trovato un simile potere…”
“Lo desideri anche tu?” disse una voce.
“Chi sei?” rispose Dark.
“Un amico… Vuoi che dia anche a te quel potere?”
Dark fece per rispondere, ma dovete buttarsi a lato per evitare un affondo da parte della custode.
“Se puoi farlo fallo, altrimenti rischio di lasciarci le penne!” disse infine.
Non appena finì la frase, nella sua mano apparve dal nulla una chiave gigante argentata, con la quale parò un nuovo colpo di Kairi.
“Finalmente ti sei deciso, eh Dark?”
Ma il ragazzo sembrava non ascoltarla, intendo ad ammirare l’arma nella sua mano.
“Incredibile…” disse infine. “Questa chiave… sembra quasi che mi sia dando più forza di quanta ne abbia…”
“Vuoi finirla con questa farsa Dark?!” urlò Kairi, lanciandosi contro di lui, pronta a colpirlo.
Il ragazzo tornò immediatamente alla realtà e mise davanti a se il Keyblade, parando così l’attacco.
“Fermati Kairi! Non ho intenzione di combattere contro di te!”
“Si, certo, come no?” rispose lei, per poi puntargli contro il Keyblade, la cui punta si era illuminata, formando di fronte a se una sfera di pura luce.
“Sparisci, Dark!” urlò la custode, lanciando la sfera.
Ma una lama che lei conosceva bene si mise in mezzo, deviando l’attacco, che svanì nel cielo.
“Calmati Kairi. Questo ragazzo non è Dark.” Disse Riku, facendo scomparire il Keyblade.
“Riku?! Ma allora sei vivo!”
“Già, tutto grazie a Ven.” rispose l’albino, indicando il custode dietro di lui.
“Ven? Cosa ci fai qui?” chiese Kairi.
“Uh? Sbaglio, o non ti meraviglia il mio aspetto?”
Kairi scosse la testa, facendo scomparire anche lei l’arma.
“No, ho visto un ricordo di Aqua, che corrispondeva a quanto mi aveva detto, per questo non mi sono sorpresa nel vederti con lo stesso aspetto di Roxas.”
Ventus spalancò gli occhi.
“Hai incontrato Aqua? Sta bene? Sai dov’è?” chiese.
Kairi abbassò lo sguardo.
“Sta bene, ma si trova nel mondo dell’oscurità…”
“E tu come fai a saperlo?” chiese Riku.
“È successo nello scontro contro Gluttony. Ho perso il mio corpo, e mi sono ritrovata in quel mondo. È così che ho conosciuto Aqua. Mi ha raccontato ciò che è successo dieci anni fa…”
Ven annui.
“Almeno è viva. Questa è già una bella cosa. Io e Terra non siamo riusciti a ritrovarla da nessuna parte…”
“Scusate…” disse il ragazzo, interrompendoli. “Ma si può sapere chi siete?”
“È difficile da spiegare…” rispose Riku. “Ma non preoccuparti, ce ne andiamo subito.”
“Oh, non credo proprio…” disse una voce.
Prima che i custodi riuscissero ad individuare la fonte della voce, attorno a Dark apparve un’aurea nera, che lo ricoprì completamente.
Pochi secondi dopo, dall’oscurità uscì Envy, con in mano il Keyblade.
“Sarete riusciti a eludere le mie illusioni grazie a Ventus, ma non crediate di poter uscire vivi da qui. Sarò io stesso a eliminarvi!”
Detto ciò, l’incarnazione della gelosia puntò verso di loro il Keyblade, dal quale cominciarono a partire una serie di raggi neri, tutti diretti verso i custodi, che furono costretti a evitare i colpi saltando di lato.
“Maledizione… E chi l’avrebbe detto che sarebbe entrato nella sua stessa illusione?” disse Riku, per poi partire all’attacco, impugnando il Keyblade e pronto ad affondarlo nell’avversario.
Ma prima che ciò potesse avvenire, Envy sparì nel nulla.
“Cosa?” fece l’albino, guardandosi attorno.
“Riku! Sotto di te!” urlò Kairi, notando che sotto il custode si stava creando una macchia scura.
Anticipando Riku, Ven corse verso di lui, spingendolo a lato e puntando il Keyblade verso la macchia.
“Mi dispiace, ma questa storia finisce qui!” disse, facendo partire dall’arma un raggio di luce che colpì in pieno la macchia, e avvolgendo tutto quando.
Quando i custodi riaprirono gli occhi, si ritrovarono nella sala bianca.
Di fronte a loro c’era Envy, che aveva il petto trapassato di netto, tanto che si riusciva a vedere oltre esso.
“M-Maledizione… Per quanto i nostri poteri siano grandi… Non siamo molto forti… Tutta colpa di quel moccioso… Lui e la sua bontà…” disse, per poi cominciare a svanire.
“Ma non ha importanza… Ormai è tardi… Custodi! Vi rimangono solo due ore per sconfiggere i miei fratelli rimasti e i tre custodi... Dopodiché… potrete dire addio a Sora!” concluse, sparendo definitivamente, e lasciando cadere a terra tre cristalli bianchi.
“Uh?” disse Riku, recuperando i tre gioielli. “Perché stavolta sono tre?”
“Credo che uno sia quello che aveva tenuto Hikari…” rispose Kairi, incupendosi al ripensare alla sorella. “L’altro invece potrebbe essere quello di Gluttony. Non l’ho visto quando sono uscita dalla tenebre. Forse Envy aveva già recuperato entrambi i cristalli e li aveva tenuti per se…”
“Si, direi che è la cosa più probabile.” Rispose Ventus. “Ma ora, se non vi dispiace, dobbiamo sbrigarci. Terra e forte, ma da solo difficilmente riuscirà a battere tutti quei nemici.”
“Giusto. E dopotutto, siamo in debito con te, te lo dobbiamo!” disse Riku, per poi correre assieme agli altri verso l’uscita.
Ormai sembra che il tempo stringa sempre di più. E mentre io ho finito bbs in modalità critica con tutti i personaggi, Riku, Kairi e gli altri corrono contro il tempo.
Con questo capitolo, la corsa giunge verso la fine. Presto si saprà se i custodi riusciranno a raggiungere in tempo Sora o se Dark riuscirà a portare a termine il suo piano.
Ma non voglio anticiparvi di più, perciò passiamo alle recensioni:
@ Inuyasha_Fede: Sì, hai ottime ragioni per credere che le cose si faranno interessanti.
@ WhiteDream: Spiacente, purtroppo i pezzi avanzati mi sono stati rubati da un certo Naraku (giusto per dire che ho cominciato a guardare Inuyasha XD). Cmq mi dispiace dirti che Babbo Natale usa il Death Note per i bambini cattivi, perciò dubito che possa cedere al ricatto XD. Per quanto riguarda la fan fiction... beh, il rating rosso esiste anche per quelle scene, no? Cmq, il motivo di quelle scene assurde è che Envy ha creato delle illussioni usando desideri nascosti (nel caso di Kairi che desiderava una vita tranquilla, o almeno così credo io XD) e Riku, che desiderava riuscire a salvare Sora (solo che nel suo caso, Envy li ha fatto credere che fosse successo il contrario).
Beh, ora non mi resta che augurarvi buona lettura.
Capitolo 45: Light
Non appena i tre custodi arrivarono nella nuova sala vennero immediatamente investiti da un'onda d’urto che minacciò di rimandarli indietro.
“Ugh… Ma cosa succede?” chiese Kairi, cercando di rimanere al proprio posto.
Di fronte a loro c’era Terra, sempre in armatura, impegnato nello scontro contro Light.
“Sembra che siano arrivati i tuoi rinforzi” disse Light, creando una sfera di fuoco che lanciò contro l’avversario, che rispose con una sfera gemella, provocando così un’altra onda d’urto.
Terra non aspettò che Light facesse la sua prossima mossa: lanciò in aria il Keyblade, per poi seguirlo.
Il Keyblade venne avvolto dalla luce, che inglobò anche il custode.
Quando finalmente i custodi riuscirono a guardare meglio, videro che Terra era sopra ad una specie di navicella, la quale puntava contro un Light sorpreso.
“Ma cos’è successo?” chiese Riku.
“Ha trasformato il suo Keyblade in un mezzo di trasporto.” Rispose Ven, che era l’unico a non essersi sorpreso.
“È possibile una cosa del genere?” disse Kairi.
“Beh, a dir la verità non lo sapevo nemmeno io finché non ho visto farlo a Terra. Ma è un mezzo molto comodo per viaggiare tra i mondi.”
“No, aspetta.” Lo interruppe Riku. “Vuoi dire che voi viaggiate per i mondi… usando i vostri Keyblade?!”
“Beh, fino a poco fa credevo che fosse l’unico modo per farlo oltre ai varchi oscuri. Ma a quanto pare, la tecnologia è cresciuta in questi dieci anni…”
Nel frattempo, Terra cominciò a sparare dei raggi laser dal suo mezzo, tutti diretti verso Light, che si vide costretto a scansarsi lateralmente per evitarli.
“Maledizione… a quanto pare ti eri trattenuto l’altra volta. Ma non sperare di vincere!” urlò lui, per poi creare una sfera di luce che scagliò contro il custode, che colto alla sprovvista, venne colpito in pieno e scaraventato giù dal mezzo, che sparì nel nulla.
Quando Terra colpì il terreno, l’elmo saltò via, per poi rotolare fino ai piedi di Riku.
L’albino guardò un attimo l’elmo, per poi voltare lo sguardo verso il suo proprietario.
Ciò che vide gli fece spalancare gli occhi.
Di fronte a lui c’era un ragazzo che somigliava incredibilmente all’Heartless di Xehanort. L’unica differenza era il colore dei capelli e degli occhi, che erano rispettivamente marroni e azzurri.
Riku a quel punto perse il controllo.
Prima che Ven e Kairi se ne accorgessero, evocò il Keyblade e partì all’attacco.
“XEHANORT!!!” urlò, preparandosi a colpire Terra.
Il custode si girò verso di lui, per poi parare il colpo rievocando il Keyblade.
“Come fai ad essere ancora vivo, Xehanort?” chiese Riku, senza mollare la presa.
“Fermo Riku!” urlò Kairi. “Quello non è Xehanort!”
“Kairi, possibile che tu non l’abbia riconosciuto? Guardalo, è uguale a lui!”
“Questo perché…” cominciò la custode, per poi venire interrotta da Terra.
“Riku, eh? Certo che sei cresciuto parecchio dall’ultima volta che ti ho visto. Alla fine sei riuscito a lasciare il tuo mondo…”
“Certo, e l’ho distrutto perché mi sono lasciato corrompere da te! Te lo sei forse dimenticato?”
Terra abbassò lo sguardo.
“Non ero io. O meglio… Non ero io che parlavo, che mi muovevo, che agivo, che combattevo…”
“E ti aspetti che ti creda?”
“Riku, sta dicendo la verità!” urlò Kairi.
A quel punto, l'argenteo allentò leggermente la presa.
“Cosa stai dicendo, Kairi?”
“Non ho avuto il tempo di dirtelo… Me l'ha detto Aqua… Xehanort si era impossessato del corpo di Terra, ecco perché aveva il suo stesso aspetto!”
“Aqua? Vuoi dire che l’hai vista?” chiese Terra.
“Sembra proprio di sì. Si trova nel mondo dell’oscurità. Sta bene, ma non è in grado di tornare indietro.” Rispose Ventus al posto della custode.
“Senti senti…” li interruppe Light. “E così, anche Aqua è ancora in gioco… credevo che dopo tutto quel tempo nell’oscurità fosse stata divorata da essa.”
“Si vede che tu non conosci Aqua!” esclamò Ventus, evocando il Keyblade. “Aqua non si arrende di certo facilmente. Come nemmeno noi!”
Riku nel frattempo fece sparire il Keyblade, per poi cadere seduto a terra.
“Quindi… ti ho attaccato per niente?” chiese infine al custode in armatura.
“Beh, era comprensibile. Anch’io al tuo posto avrei reagito allo stesso modo, ma se non ti dispiace, parleremo dopo. Se non sbaglio, il tuo amico è in difficoltà, e se perdiamo tempo in chiacchiere, per lui sarà la fine.”
“Sì, è vero.” rispose l’albino, rialzandosi ed evocando nuovamente la sua arma.
“Interessante… quattro contro uno…” fece Light, per poi cominciare a volare sopra di loro.
“Sembra… che non mi rimanga altra scelta… Mi dispiace Dark, dovrai continuare da solo!” urlò, per poi far sparire il Keyblade.
“Ti arrendi?” chiese Ventus, senza però far sparire l’arma.
“No… Semplicemente, farò ciò che un custode non dovrebbe mai fare… nemmeno per salvare l’universo stesso...”
“Di cosa stai parlando?” chiese Riku.
“Aspetta, non vorrai mica…” disse Terra, per poi spalancare gli occhi. “FERMO! NON FARLO!”
“Cosa vuole fare Terra?” chiese Ven.
“Libererò tutto il mio potere… e per voi sarà la fine!”
“Idiota! Vuoi danneggiare l’equilibrio dell’universo?!” urlò spaventato il custode in armatura.
“Tsk. C’è Dark. Lui è in grado di ripristinare i danni di questa mia mossa. Certo, ciò non significa che non succederà niente… Ma alla fine, è un piccolo prezzo per la vostra sconfitta!” replicò Light, per poi cominciare ad illuminarsi.
“Maledizione… Ventus, proteggi Riku e la ragazza!” disse Terra, per poi partire all’attacco contro il custode.
Tuttavia prima di poterlo raggiungere, venne scaraventato indietro da una forza invisibile, che lo spedì contro il muro.
“Terra!” urlò Ventus, per poi voltarsi verso il custode della luce, che stava venendo completamente inglobato dalla luce stessa.
“Accidenti… Riku, Kairi, dovete aiutarmi. La mia magia da sola non basterà. Dobbiamo raggiungere Terra e creare una barriera.”
“Siamo già in grado di creare una barriera da soli.” Disse Kairi.
“Quella non è sufficiente. Se ho visto bene, quella luce prestò distruggerà qualsiasi cosa toccherà!” rispose Ven, per poi andare verso Terra, che si stava rialzando a fatica.
I due custodi lo seguirono a ruota, per poi cominciare a lanciare la magia per la loro difesa.
Ven e Terra non persero tempo e li imitarono, creando attorno a tutti e quattro una barriera che sembrava avere più strati.
Pochi secondi dopo, la luce creata da Light esplose letteralmente. Quando raggiunse la barriera, i custodi vennero colpiti dall’onda d’urto dell’impatto.
“Argh! Ma che cosa sta succedendo?” chiese Kairi, cercando di mantenere attiva la magia.
“Ha liberato la sua essenza di custode! Ha violato il tabù di ogni custode!” rispose Terra.
“Tabù?” ripeté Riku.
“Ci sono cose che un custode non dovrebbe nemmeno sapere, Riku. E questa è una di quelle. Mi chiedo come faccia quel ragazzo a conoscerla…”
“Se qualche custode dell’equilibrio ne era a conoscenza, automaticamente anche Dark lo è. E dubito che non lo avrebbe rivelato a suo fratello, visto che a quanto pare vanno decisamente più d’accordo di quel che credevamo…” rispose Kairi, per poi notare un particolare sul suo Keyblade.
La chiave leggendaria, l’arma indistruttibile, aveva una crepa a lato.
“Cos-… Il mio Keyblade si è danneggiato!” disse sorpresa.
“Cosa?!” chiesero assieme gli altri.
“Accidenti… questo significa che quell’attacco è decisamente più potente di quel che credevo… Ci vuole una potenza a dir poco inimmaginabile per poter anche solo graffiare un Keyblade… figuriamoci per romperlo! Kairi, fallo sparire subito, o rischierai di perderlo per sempre!”
“Ma se lo faccio… La barriera rischierà di cedere! E perché solo il mio ha questo problema?”
“Temo… che la colpa sia mia…” rispose Riku. “Quel Keyblade te l’ho dato per poter combattere contro gli Heartless e i Nessuno nel mondo che non esiste… Ma non è il tuo vero Keyblade…”
Kairi spalancò gli occhi.
Se lo era dimenticato che era stato in quel modo che era riuscita ad entrare in possesso del Keyblade… Non era riuscita ad evocarlo da sola.
“Non preoccuparti Kairi.” La rassicurò Terra. “Il Keyblade dovrebbe rigenerarsi automaticamente non appena scompare. Sarà questione di secondi e potrai rievocarlo intero e usare nuovamente la magia. Non siamo così deboli da non poter resistere qualche secondo!”
La ragazza guardò i compagni, che annuirono.
A quel punto sospirò, facendo sparire il Keyblade, per poi rievocarlo subito.
Come aveva detto Terra, la crepa era sparita.
Kairi non perse tempo e lanciò nuovamente la barriera.
Ma pochi secondi dopo, la luce cominciò a tornare indietro.
“E ora cosa succede?” chiese Riku.
La risposta apparve di fronte a loro.
Non appena la luce sparì, di fronte a loro riemerse Light. O meglio, quello che doveva essere Light.
Perché di fronte ai custodi ora c’era solo luce, una luce che aveva la forma di un essere umano. Un essere umano privo di bocca, occhi, naso… privo di qualsiasi cosa che potesse in qualche modo distinguerlo.
“C-Chi è quello?” chiese Kairi, mentre la loro barriera svaniva.
“Allora, che ne pensate della mia vera forma?” chiese la luce, mentre dalla sua mano si creava un Keyblade, anch’esso fatto di pura luce.
“Tu…” cominciò Terra. “Tu… Come hai potuto fare una cosa del genere?”
“Come vedi, l’ho fatto. Ho acquisito un potere immenso, un potere con cui potrei distruggere mezzo universo se solo lo volessi! Per voi è finita!”
“Che cosa ti è successo, Light?” chiese Riku.
“Ho usato la luce, il mio elemento, per crearmi un nuovo corpo. Un corpo che è in grado di contenere qualsiasi potere. Anche se purtroppo, per un tempo limitato. Questo corpo durerà solo dieci minuti, non uno di più, non uno di meno.”
“Perché ci stai dicendo tutto questo?” chiese Ventus.
“Perché…” rispose Light, per poi sparire.
“…A me servirà decisamente meno tempo per eliminarvi tutti!” continuò, riapparendo alle spalle di Kairi, che si girò giusto in tempo per vedere un raggio di luce colpirla in pieno.
La custode venne letteralmente scaraventata in aria dalla potenza dell’attacco, tanto che andò a sbattere contro il soffitto, per poi cadere a terra in pochi secondi.
“KAIRI!” urlò Riku, facendo per raggiungerla.
Ma venne anticipato dal custode di luce.
“Lei era una principessa del cuore, e non aveva tenebre. E come hai visto, il mio attacco l’ha ridotta ad uno straccio. Cosa succederà contro uno che si è lasciato controllare dall’oscurità?” chiese con un tono divertito Light, per poi creare una sfera di luce di fronte a sé.
“Riku, spostati!” urlò Terra, spingendo a lato l’albino e puntando il Keyblade contro l’avversario. In pochi secondi l’arma cambio forma, diventando una specie di cannone.
Nello stesso instante in cui Light lanciò la sfera, Terra fece partire un colpo, facendo così scontrare i due attacchi, che si annullarono a vicenda.
“Terra!” urlò Ventus, per poi raggiungere l’amico e lanciare il Keyblade contro la luce.
Ma con sua grande sorpresa, il Keyblade gli passò attraverso.
“Cosa?!” fece sorpreso il custode, facendo riapparire la chiave.
“Sorpreso? Strano, dovresti sapere che è impossibile colpire la luce!” disse Light, per poi cominciare a creare altri Keyblade di luce attorno a lui.
“E ora cosa sta facendo…?” domandò Riku, osservando aumentare il numero di chiavi.
“Se non possiamo colpirlo… significa che qualsiasi nostro attacco sarà inutile…” asserì Kairi, rialzandosi a fatica.
Terra continuava a fissare l’avversario, deglutendo.
“Questa non ci voleva… Per noi potrebbe essere davvero la fine… sono pronto a scommettere che non potremmo nemmeno respingere quei Keyblade…”
Kairi evocò nuovamente la sua arma, per poi fermarsi a fissarla.
“Forse…” disse a bassa voce, per poi voltare lo sguardo verso Light.
“Per voi è finita, custodi. Ma non preoccupatevi. Diventerete parte di Vanitas, e con lui getterete nel caos l’universo intero!” disse Light.
Ma prima che riuscisse a lanciare l’attacco, qualcuno lo prese alle spalle, bloccandogli qualsiasi movimento.
“Ma cos-?” fece lui, cercando di girare un po’ la testa.
“Non dovresti abbassare la guardia, sai?” rispose la principessa, sorridendo.
“Kairi!” urlò Riku.
“Come hai fatto? Dovrei essere immateriale per tutti e per tutto!”
“Beh, temo che tu non abbia considerato la mia origine. Anch’io, come te, sono di pura luce. Per questo posso toccarti senza problemi. Ed è per questo, che solo io posso eliminarti.”
“Idiota! Tu potrai anche toccarmi, ma le armi no!”
“Ed è qui che ti sbagli. Un’arma c’è!”
“Di cosa stai parlando?”
“Il mio Keyblade. O meglio, il Keyblade che uso. Proprio per questo motivo, non appartiene né alla luce né alle tenebre. E di conseguenza, può ferirti.”
“E credi forse che io me ne starò qui con le mani in tasca?”
“Secondo te perché ti sto bloccando io stessa?”
Riku spalancò gli occhi.
“No Kairi, non farlo!” urlò, intuendo cosa volesse fare l’amica.
“Hai intenzione di sacrificarti solo per potermi sconfiggere? Sei proprio idiota, eh?”
“Non preoccuparti, non ho alcuna intenzione di sacrificarmi… Ti sconfiggerò e raggiungerò Sora. Fosse l’ultima cosa che faccio!”
Detto ciò, di fronte a loro apparve il Keyblade di Kairi.
“No, ferma! Non posso venire sconfitto così!”
“Mi dispiace, Light, ma è finita. VAI!” urlò la custode.
Non appena ebbe finito la frase, il Keyblade partì verso di loro.
E pochi instanti dopo riemerse dalla schiena di Kairi.
Prima Light e lei immediatamente dopo erano stati trapassati in pieno stomaco.
Gli altri custodi lo verificarono a loro malgrado riuscendo a vedere attraverso la ferita.
“S-Sei dunque impazzita, Kairi? Hai preferito morire pur di sconfiggermi?”
“N-Non morirò. Tu ora sei come pura luce, giusto?” chiese Kairi, per poi infilare la mano nella ferita dell’avversario. “Perciò userò la tua stessa luce per rigenerarmi!”
Detto ciò, come se la luce avesse ascoltato, cominciò a svanire dal corpo di Light, per fluire dentro quello della custode.
Sotto gli occhi sorpresi di tutti, la sua ferita cominciò a rimarginarsi, fino a chiudersi completamente.
Pochi secondi dopo, entrambi i custodi caddero a terra, privi di sensi.
Light riprese il suo aspetto originario, ma la ferita non sparì, anzi, del sangue comincio a uscirne lento e inesorabile.
“Kairi!” urlò Riku, raggiungendo l’amica.
“Non preoccuparti, è solo svenuta. Quello che ha fatto è stato piuttosto azzardato. È normale che sia rimasta senza energie.”
“Capisco…” disse l’albino, per poi prendere la rossa e caricarsela sulle spalle.
“E di lui cosa ne facciamo?”
Ven si avvicino a Light, per poi prenderlo e spostarlo verso il muro, appoggiandolo come se si fosse seduto.
“Lasciamolo qui. La ferita è grave, non avrà comunque possibilità di salvarsi.”
Detto ciò, i custodi si allontanarono, lasciando Light da solo.
Dopo qualche secondo, sul volto del custode sconfitto apparve un ghigno.
“Stupidi… La loro pietà prima o poi li potrebbe costare cara…” disse, prima di sparire in un vortice di luci.
Capitolo 46 *** Gli ultimi peccati! Siamo arrivati troppo tardi? ***
E sorprendemente, ecco qui il nuovo capitolo a tempo di record!
Prima di tutto ringrazio Fly89 per avermi fatto da betareader.
Con questo capitolo, la fine di questa saga si avvicina. Nel prossimo, tutti i misteri verrano finalmente chiariti (e io finiro al manicomio inseguito da Nomura XD).
A questo proposito, faccio presente che alcune parti di questo capitolo potrebbero ricordarvi un passo di Harry Potter, ma credetemi, non c'entra niente.
Detto ciò, passiamo alle recensioni:
@ lettore 01: Beh, diciamo che tra la Kairi incapace e la Kairi coraggiosa preferisco la seconda XD. Purtroppo la lunghezza dei capitoli è decisamente variabile (anche questo è piuttosto corto purtroppo), ma ciò dipende da quante cose posso metterci all'interno... preferisco non dilungarmi inultimente, e non essendo bravo nelle descrizioni, il testo s'accorcia ulteriomente XD
Bene, sembra non ci sia nessun'altro, perciò vi lascio al capitolo.
Buona lettura a tutti (e fatemi sapere dove volete che mi chiudano per pazzia XD)
Capitolo 46: Gli ultimi peccati! Siamo arrivati troppo tardi?
“Light è stato sconfitto.” Disse Rexenet, come se niente fosse.
Dark annuì la testa.
“Sì, l’ho sentito anch’io.”
“E sono già riusciti a sconfiggere ben quattro peccati. A questo punto, credo che nemmeno mandare Balance serva a qualcosa, vero?”
“Umph!” disse una voce dietro di lui. “Basto io. Per mia fortuna, i miei fratelli hanno fallito, così quei custodi saranno tutti per me!” continuò, per poi mettersi a ridere.
“Bah, se proprio vuoi, occupatene tu.” Disse un’altra voce, uguale a quella precedente.
“Come se uno di voi fosse in grado di batterli… quello posso farlo solo io!” disse una terza voce gemella.
“No… Mi spiace Pride, ma tu da solo non puoi batterli. Nemmeno Sloth e Greed da soli possono riuscirci. Sono diventati più forti per arrivare fino a questo punto…” spiegò Dark, girandosi verso i tre peccati rimanenti. “Kairi ha cominciato ad usare il suo vero potere, mentre Terra e Ventus, ora che hanno scoperto che Aqua è ancora viva, sono più determinati di prima ad impedire che Vanitas si risvegli.”
“Cosa facciamo? Se arrivano qui prima del risveglio di Vanitas, sarà stato tutto inutile. Sarà sufficiente che lo risveglino un secondo prima per nullificare il processo.”
Dark si portò un pugno sotto il mento, intento a pensare.
“Non c’è altra soluzione. Sebbene Hikari sia stata sconfitta, nemmeno loro sono da sottovalutare. Greed! Sloth! Pride! Occupatevene assieme. Non ammetterò litigi da parte vostra!” esclamò, fulminando con lo sguardo Greed.
“Ok, ok, come vuoi. Dobbiamo solo trattenerli ancora per un po’, vero?” chiese lui.
“Venti minuti. Secondo la nostra ultima stima, sono questi i minuti che mancano al risveglio di Vanitas.”
“Non credo che vi costi tanto riuscire a resistere venti miseri minuti.” Aggiunse Dark, per poi girarsi verso la bolla dove si trovava Sora, ormai con i capelli completamente neri, che avevano raggiunto metà schiena. I suoi vestiti erano chiaramente diventati troppo corti, con il risultato che ora sembrava un bambino troppo cresciuto per stare nei suoi abiti preferiti.
“Ormai siamo vicini alla fine.” mormorò Dark, mentre i tre peccati sparivano.
“Già… Quei sette sono stati un’ottima trovata per perdere tempo. Senza di loro, avremmo faticato non poco a trattenerli il tempo sufficiente.”
“Lui sta arrivando, no?” chiese il custode dell’equilibrio, senza girarsi.
Rexenet creò una sfera nera, dentro la quale si poteva scorgere una figura non distinta camminare tranquillamente.
“Sì. È dietro i custodi, che non possono accorgersi della sua presenza per via dell’oscurità di Vanitas. Probabilmente si presenterà solo al risveglio di quest’ultimo…”
“Perfetto. Speravo proprio che si presentasse. Se riusciamo a farlo diventare un nostro alleato, per l’universo sarà la fine.”
I custodi continuavano a correre.
Avevano fatto solo una piccola pausa quando Kairi aveva ripreso i sensi, ma erano ripartiti dopo pochi minuti.
Furono però costretti a fermarsi nuovamente quando una folata d’oscurità li investì in pieno.
“Urgh! Cosa succede?” chiese Riku, prima di cominciare a sentire le scale tremare.
“Brutto segno!” rispose Ven, per poi guardare dietro di loro.
Le scale stavano cominciando a cadere giù.
“Maledizione! Correte!” urlò Terra.
I custodi accelerarono il passo, cercando di ignorare il tremore sotto i loro piedi.
“Ma cosa significa?” chiese Kairi.
“Vorrei dirti di non saperlo, ma questo significa che il tempo è quasi scaduto. Non ci rimane più di qualche minuto. Il cuore di Sora sta cominciando a collassare su se stesso e l’oscurità di Vanitas sta cominciando a riempire lo spazio vuoto che si sta creando.” Rispose Ventus.
“Cosa? Vuoi dire che ormai è finita?” chiese Kairi.
“NO!” urlò l’albino. “Abbiamo promesso che l’avremmo salvato e lo faremmo ad ogni costo!”
“Ben detto Riku!” annuì Terra, mentre cominciavano a scorgere l’entrata della nuova sala.
A differenza delle volte precedenti, non si fermarono al suo ingresso, ma continuarono a correre, direttamente verso l’uscita.
“Come mai non c’è nessuno ad aspettarci?” chiese Riku sorpreso.
“Non ne ho la più pallida idea… ma meglio così. Non fermiamoci!”
I custodi cominciarono subito a scendere le nuove scale.
Queste però erano diverse dalle altre.
Erano a chiocciola, e il loro colore era nero e bianco.
“Credo che queste siano le ultime scale… Alla fine di queste è probabile che troveremo Dark ad aspettarci…” disse Kairi.
“Già… Ma non abbiamo tempo per pensare se sarà così o no.” Disse Terra, per poi buttarsi giù dalle scale. “Sbrighiamoci, o non faremmo in tempo!”
Gli altri custodi lo seguirono immediatamente, senza perdere un secondo.
Durante la loro caduta, attorno ai custodi apparvero come dei fili, che salivano verso l’alto.
Kairi notò in uno di essi lei che parlava a Sora, dandogli in mano un piccolo oggetto giallo.
“Questi sono…”
“Questi sono i ricordi di Sora. Siamo arrivati nel nucleo del suo cuore!” concluse Ventus, mentre sotto di loro appariva una sfera di luce, che fu attraversata dai custodi come se niente fosse.
Una volta dentro, i custodi videro che sul pavimento c’era disegnato Roxas.
In corrispondenza della sua testa c’era una porta.
“Presto!” urlò Kairi, dirigendosi verso la porta.
Ma prima che riuscisse a raggiungerla, di fronte a lei si aprirono tre varchi oscuri.
La custode si fermò e saltò all’indietro, evocando il Keyblade.
Di fronte a lei erano apparsi altri tre peccati capitali, e tutti loro impugnavano il Keyblade.
“Siete stati veloci” disse il primo di loro, sorridendo.
“Ma purtroppo per voi, è la vostra fine. Sarà un piacere dimostrare chi è il più forte.”
“Ci è stato ordinato di trattenervi per altri cinque minuti. Non dobbiamo fare altro.”
Gli altri tre custodi si fermarono dietro la ragazza, per poi guardarsi a vicenda ed annuire.
“Kairi… vai avanti.” Disse Riku.
La custode si voltò verso di lui. “Come?”
“Ci pensiamo noi a loro. Tu corri a salvare Sora. Sbrigati!” urlò Ven.
Kairi li guardò per qualche secondo, per poi annuire.
“Va bene. Vi aspetteremo di là!” disse, per poi ricominciare a correre verso la porta.
“Dove credi di andare?” chiese Pride, facendo per attaccarla, ma venendo fermato da Terra.
“Non così in fretta! Dovrete prima occuparvi di noi!”
Kairi non si girò verso di lui e continuò a correre.
Sentì che anche Riku e Ventus fecero lo stesso con Sloth e Greed, ma non si preoccupò.
“Ragazzi… fate presto!”
La custode corse più veloce che poté, fino a raggiungere la fine del corridoio.
Si ritrovò in una sala completamente bianca, al centro della quale prendeva posto una bolla d’aria, al cui interno si trovava Sora.
“Prendi questo!” urlò Riku, scagliando contro Greed una sfera di fuoco, che venne tagliata a metà con il Keyblade.
“Tutto qui?” chiese lui deluso. “E io che speravo in un po’ più di forza!” Detto ciò, creò di fronte a se una sfera di ghiaccio, dalla quale partì una raffica di schegge, che colpirono in pieno l’albino, facendolo arretrare.
“Maledizione…” disse il custode, per poi far avvolgere il proprio Keyblade dalle fiamme. “L’ho detto e lo ripeto. Salveremo Sora a qualsiasi costo! Dovessi bruciare il mio stesso corpo, farò in modo che Vanitas non si risvegli!” concluse, partendo all’attacco.
Ventus avvolse il suo corpo con una barriera di vento, che assomigliava molto a un ciclone.
“Cosa vuoi fare?” chiese Sloth, senza mostrare il minimo timore.
“Ti insegnerò cosa significa provare paura!” rispose il custode, per poi lanciare il ciclone contro l’avversario, che si preparò a parare il colpo.
Terra respinse un fendente di Pride, per poi trasformare il proprio Keyblade in un cannone, con il quale sparò subito, colpendo il peccato, che però ne uscì indenne.
“Tsk. Non sei forte come credevo.”
“Non dovresti abbassare la guardia, sai?” rispose il custode, ritrasformando il Keyblade e lanciandolo contro l’avversario.
Ma prima che i colpi arrivassero a destinazione, l’aria attorno a loro pulsò, come se ci fosse stata un’onda d’urto.
“Cosa succede?” chiese Riku, per poi osservare i tre peccati, che nel frattempo si stavano riunendo.
“Succede che è finita.” Disse Pride, sorridendo.
Kairi si avvicinò alla sfera.
“S-Sora…” disse, facendo fatica a riconoscere l’amico, ormai decisamente diverso dall’ultima volta che lo aveva incontrato.
Tuttavia, prima che potesse fare qualcosa, una luce la avvolse improvvisamente, assieme al bozzolo dove si trovava il custode.
Quando riaprì gli occhi, si trovava in uno spazio completamente bianco e vuoto, del quale non riusciva a vedere né l’inizio né la fine.
“Dove sono?” si chiese, guardandosi attorno.
“In uno spazio vuoto, se così possiamo definire questo posto ancora da riempire.” Disse una voce ben nota alla ragazza.
La custode si girò subito, trovandosi di fronte a Sora, uguale all’ultima volta che l’aveva visto, che le stava sorridendo.
“S-Sora?” disse sorpresa. “Ma allora stai bene!”
Il custode annuì, per poi fare qualche passo verso di lei.
“Vieni, andiamo verso la spiaggia.”
Kairi non disse niente e si limitò a seguirlo.
Come se quel luogo obbedisse al custode, vicino a loro apparve una spiaggia, molto simile a quella delle Isole del Destino.
Sora si butto a terra, sdraiandosi sulla spiaggia, come se fosse la cosa più normale del mondo.
“Sai, era molto che non mi rilassavo così… Libero da ogni preoccupazione…” disse, mentre una brezza proveniente dal nulla li investiva.
“È stato su una spiaggia come questa che mi hai chiesto di non cambiare mai, ricordi?” chiese il custode.
Kairi rimase in silenzio, tornando con la mente a quella sera di parecchio tempo prima.
Se lo ricordava bene quel momento.
“Si, me lo ricordo.” Rispose infine.
A quel punto il volto di Sora si fece cupo.
“Mi spiace di non esserci riuscito. Nonostante i miei sforzi, il destino alla fine è riuscito ad avere la meglio.”
Kairi lo guardò sorpresa.
“Non devi preoccuparti di questo. In fondo, è impossibile rimanere sempre gli stessi. Anch’io sono cambiata da allora, e lo stesso vale anche per Riku. È normale, dopotutto siamo cresciuti.”
Il custode abbozzò ad un sorriso.
“Come al solito, riesci sempre a trovare una soluzione ad ogni mio pensiero negativo. Si vede che sei una principessa della luce, Kairi.”
“Sora…” disse lei, senza sapere cos’altro dire.
Ma prima che potesse rendersene conto, si ritrovò abbracciata da Sora, che si era alzato di colpo.
“Mi dispiace…” disse lui, cominciando a piangere. “Mi dispiace per quel che ho fatto e sto per fare…”
Kairi rimase in silenzio.
Dopo qualche secondo decise di ricambiare l’abbraccio.
“Sora… Non preoccuparti, so che non è stata una tua scelta… Vedrai, riusciremo a sistemare Dark e Rexenet…”
“È inutile… è troppo tardi… Questo posto ne è la prova. Vanitas ormai ha preso quasi completamente possesso del mio corpo… Anche se…” disse lui, senza però finire la frase.
“Anche se?”
“C’è ancora una speranza per sottomettere Vanitas… Ma ora ascoltami bene Kairi. Qualunque cosa succederà dal momento in cui uscirai da questo posto, qualunque cosa io dirò o farò, sappi che sarà Vanitas a parlare, non io. Ma non è ancora finita. Combatterò fino alla fine per avere la meglio… e per far sì che lui sia eliminato per sempre…”
“Sora, con lui intendi Dark?”
Il custode la guardò per qualche secondo serio, per poi rivolgerle uno dei suoi sorrisi.
“Se tutto andrà secondo i piani…” disse, mentre lui e tutto quel posto cominciavano a sparire “…presto capirai a chi mi riferisco. A presto, Kairi…”
Sul bozzolo attorno a Sora apparve una crepa.
Kairi ritornò in sé immediatamente, ridestata da quel rumore.
Il liquido che circondava Sora cominciò a uscire fuori dalla sfera dov’era rimasto contenuto finora.
Poi, come un fulmine a ciel sereno, il bozzolo esplose, riempiendo la sala di fumo.
Davanti agli occhi stupiti dei custodi, le ultime tre incarnazioni dei peccati cominciarono a scomparire nel nulla, lasciando al loro posto tre cristalli.
Come attirati da una forza misteriosa, anche quelli che contenuti nella tasca di Riku volarono fuori, riunendosi ai loro gemelli, per poi volare attraverso la porta che li separava da Kairi.
“Accidenti…” disse l'argenteo, per poi corrergli dietro, seguito da Terra e Ventus.
Kairi vide sette luci volare verso di lei.
Ma quando la raggiunsero, si limitarono a superarla, per finire nel punto dove si trovava Sora.
“Perfetto…” disse una voce proveniente dal nucleo del fumo.
Una voce malvagia, ma che la custode conosceva bene.
“No…” sussurrò, mentre la nebbia cominciava a sparire.
La prima cosa che vide fu la punta della Catena Regale, subito seguita da un’altra, e al centro delle due spuntava fuori una terza lama, rivelando così il X-Blade.
“Finalmente sono completamente in possesso di questo corpo…” disse la voce, mentre dietro alla custode arrivavano di corsa Riku, Terra e Ven, che rimasero allibiti dallo spettacolo.
Il fumo finalmente sparì, lasciando così vedere chiaramente Vanitas, con in mano il X-Blade completo.
“Ora la seconda guerra del Keyblade può finalmente avere inizio!” esclamò, fissando i custodi con i suoi occhi color oro.
Capitolo 47 *** L’inizio della seconda guerra del Keyblade ***
Anno nuovo, capitolo nuovo!
Scusatemi per il ritardo, ma questo capitolo è stato veramente difficile da scrivere.
Sinceramente, mi chiedo come ho fatto anche solo a pensare a ciò che state per leggere, perciò non sono responsabile di ciò che farete al vostro computer, psp, ps3, televisore, telefonino o altro che usate per leggere XD
Idiozie a parte, spero di non essere caduto nel banale, e soprattutto, spero che non ve la prenderete troppo contro codesto povero autore con la giustizia dalla sua parte *mostra Light Yagami imbavagliato e a testa in giù dietro di lui*
Perciò passiamo alle penultime recensioni di questa saga della ff, che tranquilli, e ancora (spero) lontana dalla fine! (più la scrivo, più penso che sarebbe adatta per fare un manga XD)
@ Mikhi: Beh... io avevo avvertito che era ad alti livelli di follia (dopotutto ho messo pure il mondo di Soul Eater XD). Per le altre tue domande... troverai la risposta in questo capitolo, tranquilla.
@ lettore 01: come ho scritto sopra, la ff continua... ma chiedermi il numero esatto è troppo anche per il mio sesto senso XD
@ WhiteDream: Non preoccuparti, ho fatto in modo che non venisse a saperlo (cmq... ecco la prova). E ora che ho finito Inuyasha e mi sono portato alla parti con Tutor Hitman Reborn (e aspettando di vedere kh bbs fm XD). Ti ringrazio, ma credo che l'unico manicomio adatto a me, sia lo stesso che Marco (quello degli Animorphs XD) sta ancora cercando... quindi ancora niente purtroppo (per voi XD).
@ Inuyasha_Fede: eh già, ora se ne vedranno delle belle...
@ DarknessTime: prima di tutto grazie per la recensione. Poi ti confermo la tua ipotesi, dovevo pur anticipare in parte i poteri di Sora, no? (e poi credimi, mettere su quel torneo non è stato facile... anche se mi sono divertito a farlo). Il mio consiglio per migliorare (che è lo stesso che uso io, anche se può sembrare banale) è scrivere come ti piacerebbe leggere. Spiegandomi meglio, io cerco di scrivere qualcosa che avrei piacere di leggere se fosse scritta da qualcun'altro (anche se nelle descrizioni rimango cmq negato XD). Infine, per i peccati, ecco qui la traduzione: Greed=Avarizia - Sloth=Acidia - Pride=Superbia
@ Xanum: Mi fa piacere sapere che la ff ti abbia preso (tranquillo, sono un anti-yaoi convinto). Per quanto riguarda le tue idee sul futuro della storia... temo proprio che con questa mia follia sarai costretto a rifomularle XD.
Ok, detto questo, vado a rifuggiarmi nel bunker anti-atomico e vi lascio alla lettura
Capitolo 47: L’inizio della seconda guerra del Keyblade
I custodi evocarono subito i loro Keyblade, ad esclusione di Kairi, che si limitò a cadere con le ginocchia per terra.
“Sora…” disse, mentre delle lacrime cominciavano a uscire dagli occhi.
“Sembra che non ci siate riusciti per pochi secondi. Un vero peccato.” Disse la voce di Rexenet, mentre quest’ultimo appariva accanto a Vanitas, seguito da Dark.
“Dark… Bastardo!” urlò Riku, lanciandosi contro il custode, ma venendo letteralmente scagliato in aria prima ancora di potersi avvicinare.
“È inutile, non potete nulla contro di noi. Rassegnatevi, è finita. Il X-Blade originale è stato nuovamente forgiato. E stavolta non può essere distrutto.” Rispose Dark.
Ventus e Terra continuavano a fissare il loro antico nemico, che ricambiò il loro sguardo.
“Ventus… è da tanto che non ci si vede… Da quando mi hai eliminato distruggendo il tuo stesso cuore a essere più precisi…”
“Vanitas… Vedo che non ti è passata l’abitudine di usare corpi a te estranei…”
“Però devi ammettere che questo corpo è incredibilmente simile al mio. Forse proprio perché il cuore di questo ragazzo ti ha salvato la vita non appena è stato creato.”
“Quali sono le tue intenzioni?” chiese Kairi, senza alzare lo sguardo.
Vanitas la guardò sorridendo.
“L’ho già detto. Ora che il X-Blade è stato forgiato definitivamente, darò il via alla seconda guerra del Keyblade. Tutti i custodi dispersi per l’universo verranno richiamati a combattere per poter ottenere la luce di Kingdom Hearts. Ma a differenza della precedente guerra, questa volta il loro obbiettivo è già in mio possesso. Non dovranno combattere per ottenere il X-Blade, ma dovranno soccombere sotto di esso!”
“E credi che te lo permetteremo?” chiese Riku, rialzandosi ed evocando nuovamente il Keyblade. “Ti costringeremo a restituire il corpo e il cuore a Sora, e stavolta ci assicureremo che la tua esistenza venga eliminata definitivamente!”
“Se ne sei così sicuro…” rispose Vanitas, puntandogli contro il Keyblade. “Fatti sotto.”
“Non ce lo facciamo ripetere due volte!” urlò Terra, lanciandosi all’attacco.
Vanitas parò il colpo con facilità, per poi contrattaccare, costringendo il custode ad arretrare.
“VANITAS!!!”
Riku creò in mano una sfera di fuoco, che scagliò contro l’avversario, il quale rimasse immobile e venne colpito in pieno.
“Colpito!” fece Riku.
“Sicuro?” chiese Vanitas, apparendo alle sue spalle completamente incolume, con in mano una sfera oscura. “Stupidi, vi state trattenendo per la paura di fare del male a Sora. Ma volete capire…” continuò, colpendo in pieno Riku con la sfera, facendolo volare contro la parete, distruggendola, “…che Sora ormai non esiste più?”
Alle sue spalle comparve ventus, pronto a colpirlo con il Keyblade.
Ma prima di riuscirci, Vanitas scomparve in una macchia d’oscurità sotto di lui.
In pochi secondi, l’intero pavimento diventò completamente nero.
“E ora cosa succede?” chiese l’albino, guardandosi attorno.
“È un’abilità di Vanitas, fate attenzione! Potrebbe sbucare fuori da qualunque parte…”
“Proprio così!” disse la voce del custode oscuro, mentre dal pavimento partirono una serie di raggi neri, che colpirono in pieno Terra, Ventus e Riku, trafiggendoli agli arti e costringendoli a inginocchiarsi.
Di fronte ai loro occhi, dal pavimento uscì lentamente Vanitas, con un ghigno stampato sul volto.
“E ora… vediamo di eliminarvi definitivamente!” disse, per poi alzare il X-Blade, preparandosi a colpirli.
“Fermo.” Disse Kairi, rialzandosi.
“Uh? A quanto pare, la principessa della luce si è decisa. Che cosa vuoi fare allora? Ti unirai a me, o rimarrai a struggerti nel dolore?”
“Kairi…” disse Riku a fatica, ricordandosi l’illusione di Envy.
“Io… Non farò nessuna delle due cose.” Rispose la custode, senza alzare lo sguardo.
“Che cosa farai allora? Riesco a percepire i tuoi sentimenti. Non potresti mai attaccarmi finché ho questo corpo, e lo sappiamo tutti quanti!”
“È vero… Ma forse ti stai sopravalutando…”
“Cosa?”
“La luce… la sento ancora… la luce di Sora è ancora dentro di te, e sta continuando a combattere!”
Per un momento, Vanitas rimase in silenzio, per poi sorridere.
“Divertente… veramente divertente… Così, dici che Sora è ancora dentro di me?” ripeté, per poi creare una sfera trasparente, che scagliò contro gli altri custodi, chiudendoli in una barriera.
“Cosa significa?” chiese Riku, cercando di attraversare la barriera, ma senza riuscirci.
“Ti dimostrerò che Sora non esiste più… e lo farò eliminandoti con il suo stesso corpo!”
Kairi alzò la testa.
Vanitas fece un’espressione sorpresa, come anche gli altri.
Gli occhi di Kairi non erano più azzurri, ma bensì di un bianco accesso, e sembravano emanare pura luce.
“In questo caso… Ti estrarrò personalmente dal suo corpo, e mi assicurerò che tu non faccia più male a nessuno!” disse la custode, evocando il suo Keyblade.
Il Keyblade rimasse nella sua mano per qualche secondo, ma poi si disintegrò sotto gli occhi di tutti.
“Uh? Questo non era previsto…” disse Rexenet, per niente preoccupato, rivolgendosi a Dark, che però rimase impassibile.
“Capisco…” continuò in custode delle tenebre. “A quanto pare, avevi previsto anche quest’eventualità…”
“Nell’arrivare qui, è stata Kairi quella che si è mostrata più determinata. Hikari aveva tentato di arrivare fin qui solo per farmela pagare. Riku solo per ricambiare Sora di ciò che aveva fatto per lui in passato. Terra e Ventus solo per chiudere la partita con un loro vecchio nemico. L’unica che è venuta qui solo per salvare Sora è stata Kairi, perciò era ovvio che avrebbe risvegliato i suoi veri poteri. Ma se non farà attenzione, finirà come Light…” rispose il custode dell’equilibrio.
“Cosa? I suoi veri poteri?” chiese Terra. “Cosa intendi dire?”
“Non lo sai? Kairi non è una vera custode. Il suo Keyblade gliel’ha donato Riku per poter combattere. Per questo nello scontro contro Light è stato l’unico a danneggiarsi. Ed è per questo che ora si è distrutto.” Replicò Dark, sorridendo. “Ora probabilmente sta per ottenere il suo vero Keyblade…”
Prima che qualcun altro potesse fare domande, Kairi mise di fronte a se le mani, dalle quali cominciarono ad uscire due piccole sfere di luce, che gradualmente le ricoprirono completamente.
La custode avvicinò le due sfere, che non appena entrarono in contatto si fusero, formandone una più grande.
Poi, senza fare nessun rumore, la sfera esplose, rivelando una nuova arma, che la custode impugnava senza difficoltà.
“Ma quello è…” fece Ventus sorpreso.
“Il X-Blade della luce…” concluse a posto suo Rexenet, ammirando i due Keyblade, entrambi bianchi, sui quali erano disegnati a testa tre cerchi, all’interno dei quali si potevano vedere le altre sei principesse della luce.
Sulla spada centrale invece c’era come disegno Kairi stessa, con in mano l’ X-Blade.
“Vanitas… Preparati alla sconfitta!” urlò la custode, per poi svanire nella luce.
“Cosa?” fece sorpreso il custode, guardandosi attorno.
“Dietro di te!” disse la voce della rossa, prima di colpire alle spalle Vanitas con un taglio, per poi lanciargli contro una sfera di luce, facendolo volare verso Dark e Rexenet, che lo schivarono senza troppi problemi.
“Q-Quella è veramente Kairi?” chiese Riku, facendo fatica a riconoscere l’amica.
Infatti i suoi occhi non erano solo diversi come colore, ma non emanavano nessun tipo di emozione.
Ma prima che potesse dire altro, le macerie creatosi dall’impatto di Vanitas esplosero, rivelando il custode avvolto da un’aurea nera.
“Umph…” fece lui, sputando del sangue a terra. “Non male… Non avrei pensato di dover usare subito tutti i miei poteri…”
La custode non si scompose.
“Provaci.” Si limitò a dire, mettendo il X-Blade di fronte a se.
“Con piacere!” urlò Vanitas, volando verso di lei, con il X-Blade pronto ad affondare.
Kairi non si scompose, e partì anche lei alla carica, imitandolo anche nella posizione d’attacco.
“Quei due… Sono forse impazziti?” chiese Terra.
“Non lo so… uh?” fece Riku, girando di colpo la testa.
“Che succede?”
“Non lo so… Per un momento… no, niente…” rispose lui, scuotendo la testa.
‘Com’è possibile… Per un momento… ero sicuro di aver avvertito la sua presenza, ma non è possibile…’ pensò preoccupato l’albino.
Quando i due custodi si scontrarono, attorno a loro apparve rispettivamente un’aurea bianca e una nera, che come risultato portarono ad una sfera che si divideva perfettamente a metà.
“Sora, so che mi senti!” urlò Kairi. “Cerca di tornare in te, so che Vanitas non può aver vinto così facilmente!”
“È inutile, Kairi… È tutto inutile.” Rispose il custode.
A sentire ciò, Kairi spalancò gli occhi, deconcentratosi.
Il risultato fu che la sfera la colpì in pieno, spedendola contro in muro e infliggendoli parecchie ferite e tagli su tutto il corpo.
“O-Ora capisco tutto… era veramente tutto inutile…” disse, prima di cadere a terra priva di forze.
“KAIRI!” urlò Riku, cercando di superare la barriera, ma senza successo.
Il custode del caos si avvicinò alla custode, per poi prenderla per il collo e sollevarla.
“Se una delle sette principesse dovesse venire eliminata… Il caos non avrebbe più nessun ostacolo. È stata furba, o fortunata, nel fatto che le altre principesse, probabilmente avendo capito che c’era qualcosa che non andava, gli hanno donato la loro forza, permettendogli di forgiare questo X-Blade di luce… Peccato che questa custode non fosse pronta per un tale passo. Il X-Blade non è un comune Keyblade, ci vuole molta più forza per poterlo usare. È la punizione per la sua arroganza… Sarà la vita!”
Detto ciò, lanciò in aria la custode, per poi scagliarle contro una sfera nera, che la colpì in pieno.
Non fece nessun danno, ma la custode cadde a terra, senza dare segni di vita.
Il X-Blade che era rimasto a terra svanì immediatamente in una scia di luce.
“Ottimo lavoro, Vanitas. Efficiente come sempre.” Disse una voce, proveniente dall’ingresso della sala.
Terra e Ventus spalancarono gli occhi, girandosi verso la sua fonte.
Anche Dark e Rexenet si girarono verso l’uomo anziano che sorrideva con un ghigno malvagio stampato sul volto.
Teneva le mani dietro la schiena, e avanzava lentamente.
“Master… Xehanort…” disse a fatica Ventus, cominciando a tremare.
Nel rivedere quella figura, la sua mente fu invasa dei ricordi che lo riguardavano, e una rabbia lo invase.
“Com’è possibile?!” urlò Terra. “Tu dovresti essere morto!”
“Quello… sarebbe Xehanort?” chiese Riku, distogliendo lo sguardo dal corpo di Kairi.
“Terra, Ventus, Riku… è un piacere rivedervi.” Disse lui, senza smettere di sorridere.
“Master Xehanort, ben tornato.” Fece Vanitas, avvicinandosi a lui e mettendosi dietro di lui, come una guardia del corpo.
“Vanitas, vedo che non hai perso l’abitudine di infierire sui tuoi avversari. Mi fa piacere sapere che sei tornato nel pieno delle tue capacità.”
“La ringrazio, ma se sono potuto tornare, lo devo solo al nuovo custode dell’Equilibrio e al custode delle tenebre che lo accompagna.”
Xehanort si girò verso i due.
“Come mai l’erede dell’equilibrio ha deciso di collaborare a far piombare l’universo nel caos, il suo nemico naturale?”
“Questo universo ormai è marcio.” Rispose Dark. “L’equilibrio è solo un sogno irrealizzabile. E da un certo punto di vista, anche il caos può diventare equilibrio.”
“Capisco… A quanto pare, neppure voi siete in grado di resistere all’oscurità… Beh, una cosa in più che entra nelle mie conoscenza. Ti sono debitore, grazie a te, ora potrò finalmente vedere e studiare la luce derivante dalla guerra del Keyblade. Come ha detto Vanitas, presto vecchi e nuovi custodi dispersi nell’universo saranno chiamati a combattere tra di loro, tutto per poter ottenere la luce suprema, la luce di Kingdom Hearts. La stessa luce che ha diviso il mondo originale ora li riunirà tutti, facendo collassare l’universo stesso!”
“Già. Il mondo originale tornerebbe in poco tempo al suo aspetto originario…” fece Rexenet. “…se non fosse per un particolare…”
Xehanort si girò verso di lui.
“Cosa intendi, custode delle tenebre?” chiese.
“Intende dire…” disse una voce, pochi instanti prima che dal petto di Xehanort spuntasse fuori la punta di un Keyblade. “…che non permetteremo che ciò accada!”
Dietro Xehanort c’era Hikari, completamente incolume, anche se il sangue di Xehanort stava colando sulla mano che impugnava la chiave.
“ORA!” urlò Dark, creando una sfera bianca e nera in mano, imitato subito da Rexenet con una solo nera.
“Non dimenticatevi di me!” disse Kairi, rialzandosi e creando anche lei una sfera di luce in mano.
“Accidenti… Certo che non si può riposare nemmeno un secondo…” fece una seconda voce, mentre dall’ingresso appariva Light, con in mano un’altra sfera bianca.
“Già… Ma almeno questa recita è finita!” disse Vanitas, creando una sfera nera che lanciò in contemporanea agli altri custodi contro Xehanort.
L’esplosione gli investì completamente, costringendoli ad arretrare.
“Ma cosa…?” chiese Terra, mentre la barriera svaniva.
“Su, cosa aspettate?” chiese Hikari. “Credete forse che sia bastato così poco per eliminarlo?”
“H-Hikari? Light? Ma com’è possibile?!” chiese Riku, per poi girarsi verso Kairi. “E come mai tu sei perfettamente a posto? Credevo che quel colpo ti avesse…”
“Era una magia curativa.” Rispose Vanitas, mentre il colore dei suoi capelli tornava marrone, mentre gli occhi azzurri. “E allo stesso tempo mi ha permesso di passare informazioni direttamente a Kairi, senza dover parlare.”
“S-Sora? Ma allora…” fece Ventus, girandosi verso Dark.
“Era tutto un piano… Un piano ideato diversi anni fa, ma che solo ora sta vedendo la sua conclusione… Il piano per eliminare definitivamente Master Xehanort.” Rispose lui, continuando a guardare la nuvola di fumo creatosi dopo l’esplosione.
“Cosa?!”
“Però potevate almeno farcelo capire in maniera più… come si può dire… delicata?” chiese Kairi, massaggiandosi la pancia. “Sarà stata anche una sfera curativa, ma l’impatto ha comunque fatto male…”
“Scusa Kairi, ma era l’unico modo per calmarti. Forse ho fatto male a non informati subito di tutto quanto…” rispose Sora, mettendosi una mano dietro la testa.
“Dovevamo fare attenzione. Un minimo errore, e Xehanort si sarebbe accorto della nostra messinscena.” Continuò Light.
“Nel momento stesso in cui Dark ha visto una stella spegnersi, ormai mesi fa, abbiamo dato subito inizio a questo piano. Ci siamo sempre allenati separatamente, proprio per evitare che qualcuno potesse scoprirci. Abbiamo anche finto di non andare per niente d’accordo o addirittura di non conoscerci neppure. Siamo stati costretti a parlare come se tutto ciò che stava accadendo fosse qualcosa di nuovo per noi. Poi, come previsto, Rexenet ha fatto la sua apparizione, sotto le spoglie di un comunissimo studente impiccione in cerca di gloria. In questo modo, ha attirato l’attenzione di Malefica.”
“Quella stupida strega era convinta che fossi un pupazzo facile da manovrare, e non si è mai accorta che invece era proprio il contrario. Sono riuscito a manipolare i suoi ricordi e quelli di Pietro, facendogli credere di essere stati loro a rivelarmi il passato di Dark, mentre in realtà sapevo già tutto. Ho attaccato i vari mondi usando il mio potere delle tenebre per controllare gli Heartless e i Nessuno, ma mi sono sempre assicurato che non si avvicinassero troppo alla serratura. Poi, non appena ho trovato il Castello dell’Oblio, ho dato il via alla seconda parte del piano.”
“Dovevamo far sì che anche voi entraste a conoscenza del mio passato, in modo tale da non venire presi alla sprovvista. E il modo migliore era quello di farvelo vedere. All’epoca ignoravamo ancora che Hikari fosse sopravvissuta, perciò non ci siamo preoccupati di ciò che stava accadendo nei vari mondi. Perciò, dopo aver messo su quella battaglia, dove ho distrutto la copia del castello e aver fatto credere a tutti della fine di Rexenet. Quando sono tornato sulla Terra, mi sono confrontato con le illusioni create da Light, che era rimasto ad aspettare. Come previsto, tutti hanno creduto che fosse veramente l’Organizzazione XIII. Anche grazie a Rexenet, che ha finto di sconfiggerli per ricreare il cristallo che conteneva l’essenza di Vanitas, che invece aveva trovato sul luogo che aveva visto la sua sconfitta.”
“E qui sono arrivata io, ignara di tutto questo. Ho eliminato la copia di Xemnas facendo attenzione a non farmi notare, ma probabilmente per il fatto che avrei dovuto dare spiegazioni sul perché ero ancora viva. Tuttavia, sapevo che ciò era inevitabile, perciò ho cominciato a seguirvi e a radunare persone da vari mondi, dando vita al torneo.”
“Nel frattempo, mentre Dark era impegnato nel torneo e Rexenet a convincere Malefica di essere tornato come Nessuno, io ho cercato di trovare informazioni su Hikari. Così scoprii chi era in realtà e avvertii Dark. Poi, come previsto, Rexenet raggiunse i custodi, impiantando dentro Sora la parte oscura di Vanitas.”
“Era un passo necessario, non potevamo evitarlo. Sora quella volta perse realmente il controllo, lasciando piazza pulita a Vanitas. Ma grazie all’intervento di Dark, la sua volontà venne eliminata, e la sua forza sigillata dentro il cuore di Sora.”
“È stato allora che è apparso il secondo imprevisto: Lan. Il suo arrivo non era previsto, e tuttora non sappiamo ancora il perché sia tornato dal futuro ad aiutare Dark, tantomeno perché avesse i suoi stessi poteri. Come vi abbiamo già detto, il mio compito era quello di recuperare Dark dal mondo delle tenebre dov’era finito. Quando però vidi che dal suo corpo era uscito anche il cuore di Hikari, capii che c’era qualcosa che non quadrava.”
“Ma Lan recuperò il mio cuore, permettendomi così di recuperare le forze. Ma per fare ciò, perse temporaneamente la memoria, finendo poi con il mischiarla alla mia. Ma alla fine, sono riuscito a riprendere il controllo, e Lan è tornato al suo tempo originario. A questo punto, con Light che era entrato in campo, si poteva dare inizio alla terza parte.”
“Non ci rimaneva che testare la forza di Sora, così con un stratagemma, convinsi Malefica ad attaccarvi. Sora si è dimostrato più forte del previsto, ed è riuscito a costringerla ad usare tutte le sue forze. A quel punto per Light è stato facile eliminarla, facendo credere a tutti che io avrei preso il suo posto.”
“È stato solo allora che Dark mi disse tutto quanto. Per la parte finale del loro piano, serviva la mia collaborazione, volontaria o meno. Con lo stesso trucco che ho usato prima verso Kairi, Dark durante un allenamento mi mise a conoscenza di tutto quanto. E così, arriviamo qui al Castello dell’Oblio.”
“Per permettere a Sora di controllare il potere di Vanitas ed usare così il X-Blade, dovevamo farlo crescere. Nel vero e proprio senso della parola. Per questo, dopo aver estratto l’oscurità del suo cuore, e aver dato vita ai suoi sette peccati capitali, abbiamo rinchiuso Sora in una sfera temporale, dove il tempo per lui è passato decisamente più velocemente.”
“Ci eravamo accorti che da dopo il torneo, Xehanort non avesse smesso di seguirci, così ho fatto in modo che alcuni particolari di Sora cambiassero, in modo tale da fargli credere che fosse realmente Vanitas. Ma ora restava Hikari di cui occuparsi. Così, grazie all’aiuto di Balance, che è stato un puro colpo di fortuna, abbiamo fatto credere a tutti che fosse stata eliminata, mentre in realtà l’abbiamo solo nascosta dentro il cuore di Sora, mettendola al corrente di tutto.”
“Il terzo imprevisto è stato l’arrivo di Terra e Ventus, come anche il fatto che Aqua si trovasse nel mondo dell’oscurità, dove ha incontrato Kairi. Per loro, occuparsi di quei deboli peccati non era niente di difficile, perciò siamo stati costretti a mandare Light a trattenervi.”
“E in questo modo abbiamo potuto testare anche la vostra forza. Certo, devo ammettere che è stata Kairi quella che è diventata più forte.”
“E infine arriviamo qui. Dovete sapere che in realtà non c’era un vero e proprio conto alla rovescia. Ero io che dovevo decidere quando risvegliarmi, e avevamo concordato che ciò sarebbe dovuto avvenire solo quando Kairi fosse riuscita ad arrivare qui. Ma per convincere definitivamente Xehanort di essere realmente diventato Vanitas, ho fatto sì che Kairi credesse veramente che io ero rinchiuso da qualche parte nel mio cuore.”
“E ora…” disse Dark, evocando il Keyblade “È arrivato il momento di mettere la parola fine a questa storia! Xehanort, per te è giunta la fine!”
Dalla nube non ci fu nessuna risposta.
“Un bel piano, custode dell’equilibrio. Un ottimo piano, i miei più sinceri complimenti. Soprattutto considerando il fatto che quando lo avete deciso dovevate essere tutti e tre poco più che bambini.” Disse la voce del maestro decaduto, proveniente dall’ingresso. “Ma temo che voi, nonostante tutto, mi abbiate sottovalutato. È vero, ci sono cascato in pieno. Non pensavo che sareste riusciti realmente ad eliminare Vanitas, passando tutti i poteri a Sora… Ma non sono un tipo che da tutto per scontato… E tu, mio caro Dark, non sei di certo l’unico che sa fare proprie le tecniche altrui.”
Continuò Xehanort, mentre attorno ai custodi apparvero decine di sue copie.
“Cosa? E questo cosa significa?” domandò Riku, evocando il Keyblade.
“Significa che vi siete dati da soli il colpo di grazia. Perché ora…” disse il custode anziano, apparendo alla spalle di Sora. “…sarò io stesso ad iniziare la seconda guerra del Keyblade!”
Detto ciò, scagliò contro Sora una sfera di fuoco oscuro, cogliendolo di sorpresa e facendogli cadere di mano il’X-Blade.
La leggendaria arma rimase per terra, mentre il suo proprietario finì contro il muro.
“Finalmente…”disse Xehanort, raccogliendo il X-Blade. “Ora sarò io stesso a dettare le leggi! Per prima cosa, direi di tornare alla realtà, e di sciogliere il sigillo che quello stupido di Eraqus ha fatto applicare!”
Non appena concluse la frase, alzò la spada verso l’alto.
Immediatamente cominciò ad emanare pura luce, che presto investì completamente tutti i custodi, offuscandogli la vista.
Quando finalmente essa tornò, i custodi erano tutti distesi sopra un prato.
“Cosa…” fece Dark, alzandosi.
Ma non appena fu in piedi, spalancò gli occhi.
“Non è possibile…” disse Ventus, mettendosi in piedi anche lui. “Credevo non avrei più visto questo posto…”
“Questa è… la Terra di Partenza, il nostro mondo di origine!” concluse Terra, mentre nella sua mente tornava il ricordo di lui che affrontava il suo Maestro, e di ciò che fece Xehanort.
Ma i suoi pensieri furono interrotti dalla risata di quest’ultimo.
“Incredibile… Eraqus ha fatto un’ottima scelta di eleggere Aqua Master. Ma purtroppo per lui, non aveva messo in conto la sua stupidità. Così ora le forze della luce hanno un solo Master, che però si rifiuta di usare nuovamente il Keyblade.” Disse, per poi alzare nuovamente il X-Blade.
“Osservate, custodi! Questo è l’inizio di un nuovo universo! Presto tutto ciò che voi conoscete avrà fine! Il mondo originale verrà ricreato, e per impedire che ciò avvenga, tutti i custodi dell’universo tenteranno di fermarmi, fallendo miseramente!”
Mentre diceva ciò, il corpo di Xehanort cominciò a cambiare.
A poco a poco, le rughe che lo riempivano scomparirono.
La sua schiena ricurva tornò nuovamente dritta, mentre i suoi capelli cominciavano a ricrescere.
“Il potere del X-Blade va oltre ogni immaginazione! Grazie a lui, finalmente posso usare il mio vero potere, grazie al mio vero corpo!” disse, mentre anche la sua voce cambiava, diventando uguale a quella del suo Heartless.
“Non è possibile… è ringiovanito!” disse Hikari.
Ma prima che potesse aggiungere altro, dal X-Blade partì un raggio di luce, che colpì il cielo, creando una sfera luminosa.
Da essa, partirono centinaia, o forse migliaia se non di più, di raggi, che si dispersero nel cielo.
“Cos’hai fatto, Xehanort?” urlò Dark.
Il custode nemico sorrise.
“Ho dato il via al procedimento di riunione dei mondi. Da questo momento in poi, i mondi smetteranno di allontanarsi, e torneranno a riunirsi, ricreando il mondo originale! Hai fallito, custode dell’equilibrio! Ora tutto l’universo è condannato! Mi basterà sviluppare nuova oscurità nei vari mondi perché essi piombino definitivamente in essa, riunendosi così a Kingdom Hearts!”
“Credi davvero che noi ce ne staremo con le mani in tasca? Ti fermeremmo, Xehanort!” urlò Sora, evocando la Catena Regale.
“Oh, non lo dubito…” rispose sorridendo Xehanort, prima di sparire in un varco oscuro.
E con un notevole ritardo, finalmente sono lieto di presentarvi il nuovo capitolo!
Lo so, non ho scuse se non quella che questo capitolo è il più lungo da me scritto finora (ben 16 pagine), perciò spero sia sufficiente a ripagarvi per l'attesa.
Nel frattempo, come avrete capito, con il precedente capitolo si è conclusa la seconda saga della fan fiction; di conseguenza, con questo inizia la terza, che se mi riuscirà bene, potrebbe costarmi una condanna a morte per quel che inserirò XD.
Ringrazio nuovamente Fly89 per avermi fatto da betareader.
Perciò, non mi resta che lasciarvi alle risposte delle recensione e al nuovo capitolo (se mi cercate, sono al manicomio del mondo che non esiste, via dei nobody n. 92 XD)
@ Inuyasha_Fede: Eh no! Non paragonare questo mio perfetto caos mentale ad una soap XD. Cmq per Terra, forse ti è sfuggito il pezzo in cui Riku lo attacca, convinto che sia Xehanort.
@ thegreatsaiyaman28: Beh, se l'avessi chiamata KH3, poi quando uscirà il gioco sarebbe stato troppo chiara la sua provenienza, no? XD E cmq, l'idea di Vanitas ammetetelo, non ve lo sareste mai aspettato, vero?
@ lettore 01: Beh, non proprio dall'inizio, ma quasi XD. Per quanto riguarda l'opening 3, ci sto ancora pensando su, ma non la pubblicherò subito per non fare troppi spoiler XD
@ WhiteDream: Ti ringrazio per l'info su Reborn, ho già visto anche quei episodi, e devo dire che rispetto ad altri doppiaggi italiani (chi ha nominato "Bleach il film"?) devo dire che è fatto decisamente bene. Per quanto riguarda "l'odissea", come ho detto prima, non proprio dall'inizio, ma diciamo dal momento in cui Vanitas si è impossesato di Sora alla fine del torneo XD. Ad ogni modo, mi sono liberato della yaoiste scagliandogli contro Ranma... Ho dovuto ascoltarmi 100 ore di musica deprimente per riuscirmi a riprendere XD. Per quanto riguarda l'altra domanda... ti basterà leggere questo capitolo XD
@ Xanum: No, no, non ho pagato nessun diritto a Shinichi... Diciamo che un buon Bazooka può convincere molte persone a fare generose donazioni XD. E spero che questo capitolo ripaghi l'attesa, dato che temo che tra poco violerò i confini scritti finora dalle fan fiction XD
@ DarknessTime: Beh, chi lo sà. Come hai detto tu, da me potete aspettarvi di tutto, anche un Pikachu a lv1 che sconfigge Xehanort XD. Per quanto riguarda il piano... beh, di sicuro non l'hanno presa proprio bene come una tazza di cioccolata calda con panna XD. E ti dò ragione: se Xehanort si fosse chiamato "Gino", avrebbe conquistato l'universo senza nemmeno muovere un dito XD
@ Franz3v: Ti ringrazio. Spero solo di non cadere nel banale.
Wow, vedo con enorme piacere che le recensioni aumentano!
Capitolo 48: David
“Maledizione!” urlò Rexenet, scagliando una sfera di fuoco per terra, creando una piccola voragine. “È stato tutto inutile, anzi, gli abbiamo pure fornito una nuova arma!”
“Ci ha imbrogliati per bene… Eravamo convinti di poterlo ingannare ma alla fine è sempre lui ad avere la meglio…” disse Dark, poco prima di ricevere un pugno in faccia da Riku.
“Fermati Riku!” urlò Kairi.
“Fermarmi?! Mi chiedi di fermarmi? Dopo tutto quello che ci ha fatto passare?!”
“Calmati, ti abbiamo già spiegato tut-” cominciò Sora, prima di essere costretto ad evitare anche lui un pugno da parte dell’albino.
“E tu! Noi siamo i tuoi amici! Come hai potuto ingannarci? Kairi ha sofferto come non so chi in quell’inferno del tuo cuore!”
Sora abbassò lo sguardo.
“Non vi chiedo di perdonarmi per questo. Riconosco di aver sbagliato, ma non avevo scelta…”
Riku gli sputò in faccia.
“Sai cosa me ne frega! Dovevi pensarci bene prima di fare tutto questo! Potevi farcelo capire in qualche modo!”
“Non poteva, te lo abbiamo già detto.” Rispose Light.
Riku lo guardò male.
“Non me ne importa niente… Fatto sta che ora grazie al vostro brillante piano, Xehanort è in possesso del X-Blade, e ora potrà fare quello che vuole. L’universo è nei guai a causa vostra! Se voi foste stati fermi, tutto questo non sar-”
Ma prima che potesse continuare, Riku ricevette uno schiaffo da parte di Kairi.
I presenti non osarono fiatare, mentre Riku si massaggiava la guancia.
“Kairi, perché lo hai fat-”
“Smettila di lanciare accuse a destra e a manca, Riku!” gli urlò lei. “Hanno fatto tutto questo solo per cercare di salvare l’universo! E questo lo sai bene anche tu! Se non fosse stato per loro, probabilmente Xehanort sarebbe potuto arrivare ad eliminare Sora stesso pur di ottenere il X-Blade!”
Riku rimase in silenzio.
“E ora, cerchiamo di fare il punto della situazione.” Disse la custode, dandogli le spalle.
“Beh, la questione è semplice.” Intervenne Terra. “Se quello che Xehanort ha detto corrisponde a verità, questo significa che ora i mondi sono uniti tra loro.”
“In che senso sono uniti?” chiese Hikari.
“Ora i mondi funzionano come pezzi di ferro, attirati da una calamita. Lentamente, tutti quanti si riuniranno in un unico punto dell’universo, e sono pronto a scommettere che si tratta del Cimitero dei Keyblade.”
“Il Cimitero dei Keyblade?” ripeté Kairi.
“È il luogo dove si è svolta la prima guerra del Keyblade. Ed è lo stesso dove abbiamo affrontato Xehanort anni fa. Ho sentito dire che è stato in quel momento che i mondi si sono divisi. Se in quel posto sono rimasti i Keyblade di tutti i precedenti custodi, questo significa che è lì che si riunirà tutto.”
“Capisco… Allora non ci resta altro da fare che fermare Xehanort prima che ciò accada.” Disse Dark.
“Se non vi dispiace…” lo interruppe Ventus. “Noi vorremmo andare a cercare Aqua. Ora che sappiamo che è viva, non ci resta nient’altro da fare che riportarla da noi. Ed è l’unica Master che abbiamo… Forse lei è a conoscenza di qualcosa che ancora ignoriamo.”
“Si, direi che è la cosa migliore da fare. Yen Sid ha rinunciato alla sua carica, mentre Xehanort purtroppo è tutt’oggi un Master. Non ci resta che Aqua.”
“Allora ci divideremo qui.” concluse Terra, facendo ricomparire l’elmo. “Io e Ventus partiamo subito. Sono già più di dieci anni che è nel mondo dell’oscurità, dubito che ci voglia rimanere ancora a lungo. Ed è tutta colpa mia…”
“Non preoccuparti, ce la faremo.” Disse Ventus, facendo riapparire la sua armatura, per poi lanciare in aria il Keyblade, che si trasformò in una specie di skateboard volante.
“Nel caso doveste scoprire qualcosa, fatecelo sapere per piacere!” disse Terra, facendo comparire il suo mezzo.
“Lo stesso vale per voi.” Rispose Dark, aprendo un varco dietro di se. “Noi torneremo alla Gummyship, e da lì cercheremo i vari mondi in crisi. Solo così potremmo trovare Xehanort.”
‘Maledizione! Perché mi è successo questo! Non doveva finire così, no!’
Una voce continuava a urlare queste parole, che risuonavano nel vuoto su una piccola isola rocciosa.
‘Dovevo diventare il padrone di questo mondo… dovevo avere in controllo totale… E invece sono ridotto in questa forma!’
La voce non si accorse dell’arrivo di una persona, apparsa dal nulla, sull’isola.
“Desideri la vendetta?” chiese Xehanort.
‘Chi sei?’ chiese la voce. ‘Certo che desidero la vendetta! La devono pagare per quello che mi hanno fatto!’
“Io posso offrirti l’aspetto che hai perso e un potere maggiore di quello che avevi in precedenza. Ma te lo offrirò ad una sola condizione. Sei disposto a soddisfarla?”
‘Dovesse trattarsi di superare le sofferenze dell’inferno, sono disposto a tutto pur di avere la mia vendetta!'
Non appena la voce disse questo, di fronte a Xehanort saltò fuori un piccolo topo bianco.
“Molto bene allora… Se farai ciò che ti dirò, questo mondo cadrà ai tuoi piedi.”
Nella Gummyship regnava il silenzio.
Sebbene con qualche protesta da parte di Riku, alla fine anche Rexenet e Light erano partiti con loro, ma da allora nessuno aveva più fiatato.
Riku pilottava la Gummyship senza dire niente, facendo attenzione ai vari mondi che superavano.
“Dubito che Xehanort sia rimasto con le mani in tasca. Avrà cominciato subito la sua opera…” disse Light.
“Conoscendo il tipo, sarà andato alla ricerca di qualcuno che possa cadere facilmente sotto l’oscurità… E sono parecchi.”
Dark non rispose.
Hikari fece per dire qualcosa, ma alla fine decise di rimanere in silenzio.
“Uh?” fece Kairi, guardando improvvisamente fuori dall’oblò. “Guardate quel mondo!”
I custodi lo fecero subito.
Il mondo aveva una specie di anello nero che gli ruotava attorno, e sembrava aumentasse poco a poco di dimensioni.
“In quel mondo…” intervenne Riku. “Ci siamo già stati”
“Davvero?” chiese Kairi.
“È la Terra degli Animorphs.” Rispose l’albino.
“Cosa? Ma abbiamo chiuso la serratura, com’è possibile che l’oscurità sia tornata?”
“Forse… è colpa di Xehanort. Potrebbe aver riaperto tutte le serrature da noi chiuse in precedenza…” azzardò Dark.
“Se così fosse, sarebbe terribile.” Disse Sora. “Dobbiamo andare a vedere, subito!”
“Sì, credo sia la cosa migliore da fare… Anche se dubito che io e Dark saremmo i ben graditi…” commentò Rexenet. “Dopotutto, io gli ho quasi uccisi, mentre per Dark sono convinti che si sia disintegrato dopo il torneo…”
“Beh, non credo che faranno una reazione esagerata…” disse Kairi. “Dopotutto, dovrebbero essere abituati a tutto, no?”
“Accidenti… Ci mancava solo questa ora!” disse Marco, lasciandosi sprofondare su una poltrona.
“La questione è grave…” aggiunse Cassie.
“Chiunque sia, ci mette di fronte ad un bel problema… Forse più grave degli Yeerk stessi…”
“Tu non sei mai positivo, eh Jake?” chiese Rachel, sbuffando. “Non possono essere solo dei casi?”
“Se il fatto che qualcuno sta facendo fuori i Controller lo chiami ‘caso’, allora non so…” gli rispose Marco. “Accidenti… prima la storia di David, poi il torneo, e ora questo… Come se gli Yeerk non fossero un problema per conto loro…”
“Già… Quel torneo però non credo potrò mai dimenticarlo. Almeno lì abbiamo potuto usare liberamente i nostri poteri.” Commentò Rachel.
“Già. Peccato che a momenti siamo stati divorati da un essere che ambiva alla distruzione dell’universo, e che il più forte dei presenti, che secondo me se avesse combattuto contro Goku avrebbe provocato veramente la fine dell’universo, è finito in mille pezzi per salvarci la pelle. Sinceramente, ora ci manca solo che il suo fantasma appaia qui chiedendo aiuto!”
Mentre Marco parlava, non si era accorto che all’improvviso le espressioni dei suoi amici si erano trasformato in puro orrore.
Se ne rese conto solo alla fine della frase.
“Beh, che c’è? Non mi direte forse che solo parlare di fantasmi vi abbia spaventato? Suvvia, abbiamo viaggiato per l’universo, ci siamo ritrovati calpestati come mosche e voi vi spaventate per un piccolo accenno ai fantasmi?”
“Emh… Marco… Cosa dicevi su Dark prima?” chiese Jake.
“Beh, che era il più forte, che è finito in mille pezzi e che il suo fantasma non apparirà di certo qui…”
“E… sei sicuro dell’ultimo punto?” chiese Rachel.
“Insomma, si può sapere cos’avete da-”
“Emh… Temo che il mio arrivo gli abbia leggermente scossi…” disse Dark, che era uscito qualche minuto prima assieme agli altri custode da un varco alle sue spalle.
Marco si girò verso di lui, per poi tornare verso gli altri.
“Ok… Ditemi che quello dietro di me non è il fantasma di Dark… O è la volta buona che vado veramente a cercare un psicologo…”
“Tranquillo, non sono un fantasma, sono proprio io. Nessun fantasma.”
“Ah… Allora immagino che neanche Rexenet che è al tuo fianco sia un’illusione… giusto?”
“Dark, temo che la mia reputazione come custode buono sarà rovinata per molto tempo…” disse Rexenet.
“Scusa, ma dopotutto eri l’unico che poteva usare i poteri delle tenebre a tuo piacimento…”
“Ok…” fece Marco. “QUALCUNO PUÒ DEGNARSI DI DARCI QUALCHE SPIEGAZIONE?!”
“Però… Non è successo nient’altro dopo il torneo?” chiese ironica Rachel. “Insomma, non vi manca nessun tipo di esperienza… o di piani assurdi da mettere in pratica…”
“Beh, sai com’è… i piani più assurdi sono quelli più efficaci.” Disse Light.
“Per carità, non dare retta a Xena, o finirà con il trascinarti al suo fianco a caccia di Yeerk!” sbottò Marco. “Piuttosto, cosa ci fate qui? Qualcosa mi dice che non è una visita di cortesia, vero? C’entra questo Senanort, o quello che è?”
“Temiamo di sì.” Rispose Dark. “Il vostro mondo sta venendo avvolto dall’oscurità. È stato per pura fortuna che siamo passati da queste parti.”
“E quindi cosa dobbiamo fare?” chiese Jake.
“Beh, l’unica cosa che possiamo fare e guardare in giro. A quanto ho capito, avete ancora problemi con gli Yeerk, no?”
‘Stavolta in maniera non diretta’ disse la voce di Tobias, mentre dalla finestra entrava un falco dalla coda rossa. ‘Scusatemi se entrò solo adesso, ma temevo che sarebbero potuti volare tavoli e sedie…’
“Sei molto spiritoso Tobias. Se dovessi rompere qualcosa, poi come lo spiego a mio padre non appena torna a casa?” domandò Marco. “Comunque, hai scoperto qualcosa?”
‘Temo di si… e non vi farà piacere saperlo…’
“Cosa intendi dire?”
‘È stato trovato il corpo di un altro Controller. Sono riuscito a vederlo prima che lo portassero via. Sul petto gli era stato scritto con il sangue “I prossimi siete voi, Animorphs!”’
“COSA?!” urlò Jake, saltando in piedi. “Chi può essere stato? Nessuno sa di noi!”
“Jake… A dir la verità, c’è una persona che lo sa… Anche se non si può più chiamare tale…” fece Rachel.
“Appunto, non può essere stato lui. Ci siamo assicurati che diventasse inoffensivo, e grazie alle sue stesse urla continua a rimanere isolato. Deve trattarsi di qualcun altro…”
“Di chi state parlando?” chiese Riku.
“È successo poco dopo il torneo. Per una serie di motivi, ci siamo trovati costretti a far entrare nel gruppo un sesto Animorph, David. All’inizio credevamo fosse dalla nostra parte, ma lui vedeva la metamorfosi come un mezzo per soddisfare i suoi desideri, e in breve, ha cercato di eliminarci. Grazie al fatto che si era convinto di aver ucciso Tobias, siamo riusciti a farlo cadere in una trappola, intrappolandolo definitivamente in una metamorfosi. Non avevamo altra possibilità, era arrivato a uccidere il cugino di Jake pur di soddisfare i suoi desideri.”
“Accidenti… Una specie di Xehanort all-” fece Hikari, per poi fermarsi.
“No… dimmi che non lo stai pensando anche tu…” fece Kairi.
“Che cosa?” chiese Jake.
“Potrebbe essere… che Xehanort si sia alleato con questo David.”
“No.” Disse Marco. “Ora come ora, David si trova su un isoletta disabitata, con l’aspetto di un topo bianco. E credimi, ci sarebbe una cosa sola in grado di permettergli di cambiare nuovamente aspetto, e dubito che lo faccia. Ha fatto un’eccezione solo con Tobias.”
“E chi sarebbe?” chiese Kairi.
“Un’entità superiore, che fa più o meno quello che gli va. Tobias desiderava tornare umano, ma ha solo ottenuto la possibilità di usare nuovamente la metamorfosi e un piccolo viaggio nel passato per poter prendere il suo stesso DNA.” Spiegò Jake. “Ma come ha detto Marco, non aiuterebbe mai David.”
“Sentite, so che siete convinti che non sia così… ma potreste accompagnarci su quest’isola?” chiese Sora.
“Se proprio ci tenete… Ma noi verremo come gabbiani, d’accordo?” rispose Rachel.
“Va bene. Verremo solo io, Sora, Hikari e Light.”
“Cosa?” disse Rexenet. “E noi perché dovremmo rimanere in disparte?”
“Per il semplice fatto che nel caso dovessimo incontrare dei Controller, io e Sora abbiamo cambiato bene o male aspetto, mentre Hikari e Light sono loro totalmente sconosciuti. E direi che dopo il tiro che gli hai fatto, gli Yeerk non ti considerino proprio nella loro top 10 dei preferiti…”
“Umph. È proprio vero che a fare i malvagi non si guadagna mai niente. Vi prenderete voi tutto il divertimento… E a noi non rimarrà niente!”
“Detto così sembra quasi che tu voglia realmente dichiarare guerra agli Yeerk in maniera aperta…” disse Cassie.
“L’idea probabilmente è quella…” commentò Riku acido, mentre guardava Jake e Rachel uscire assieme a Dark e agli altri.
“Non sarò un esperto, ma deduco che proprio non ti va giù la mia presenza, giusto?” domandò Rexenet all’albino.
“Strano, credevo di essere stato fin troppo chiaro in proposito.” Rispose lui.
“Ma che bello… Proprio due alleati disposti a sacrificarsi l’uno per l’altro…” commentò Marco, mentre osservava andarsene anche Tobias.
Riku rimase in silenzio per qualche minuto, per poi decidere di uscire dalla stanza.
“Riku…” fece Kairi, senza però inseguirlo.
“Lascialo sbollire.” Fece Rexenet. “Riconosco anch’io che quello che abbiamo fatto sia stato esagerato. Anche se mai quanto la sua reazione. Tu e Hikari siete state decisamente più elastiche sulla questione…”
“Sinceramente, se non fosse stato per il fatto che Sora, aspetto a parte, è rimasto uguale, credo avrei reagito anch’io come lui...” disse ridendo la custode.
“Beh, in effetti andare per mezzo universo fingendo di essere uno spietato assassino desideroso di sangue non è proprio la maniera più facile di farsi amare…” disse Marco.
“Primo, non era uno spietato assassino. L’unica persona che ho eliminato è stata Malefica. Secondo, credimi, è stato piuttosto facile fingere.”
“Non so perché, ma questo non mi fa stare tranquillo…”
Riku uscì dalla casa, cominciando a girovagare per le strade della città.
“Accidenti a loro…” disse a bassa voce.
Senza che se ne accorgesse, un ragazzo dai capelli biondi lo affiancò.
“Ciao” fece lui, sorprendendo il custode. “Ti sei perso? Mi sembri un po’ spaesato.”
“Io… Sono solo un turista, sto giusto guardando in giro…” rispose l’albino.
“L’ho sempre detto che questa città ha poche attrattive per i turisti. Qui la cosa più interessante sono gli incontri della comunità… Immagino che anche nelle altre città se ne parli, no?”
“Sì… ho sentito qualcosa in proposito… Ma non mi sembra così interessante come dicono tutti.”
“Girano voci che ogni tanto capiti qualcosa di strano in quegli incontri. Per esempio, c’è chi dice che qualche mese fa sono apparsi dei mostri che hanno attaccato tutti i presenti… Ma poi, come se la terra si fosse aperta, sono spariti nel nulla, lasciando al loro posto solo fuoco. Una strana storia, vero?”
“Cosa vuoi?” tagliò corto Riku, capendo che il ragazzo voleva andare a parare da tutt’altra parte.
“Sei nervoso… Riku?”
Non appena il custode sentì pronunciare il suo nome si fermò ed evocò il Keyblade, che puntò alla gola del ragazzo. “Come fai a sapere il mio nome?”
L’altro sorrise.
“Una persona mi ha spiegato come riconoscerti. E mi ha anche detto che probabilmente saresti stato di pessimo umore...”
“Immagino tu sia il famoso David, vero?”
“Vedo che gli Animorphs ti hanno già informato… E dimmi, dove posso trovarli? Sai, ho un piccolo conto in sospeso con loro…”
“E cosa ti fa credere che te lo dirò?”
“Niente. So benissimo che non lo dirai spontaneamente…”
“E tu sei convinto di potermi costringere a farlo?”
“Io no… Ma temo che Jake non ti abbia rivelato un particolare su di me…” disse David, mentre attorno a loro cominciavano ad arrivare decine di uomini armati con pistole laser. “E cioè che io mi alleo con chiunque, Yeerk compresi.”
Dark e gli altri raggiunsero l’isola in poche ore.
“Accidenti… Non potevamo volare? Avremmo fatto prima…” si lamentò Light.
“Scusaci…” disse Jake, mentre riprendeva sembianze umane. “Ma qui non siamo abituati a vedere uomini volanti. Avremmo potuto attirare di quel pochino l’attenzione…”
“Bando alle ciance… David, fatti vivo! Sappiamo che sei qui, per un topo come te è impossibile lasciare quest’isola!” urlò Rachel.
Ma non arrivò nessuna risposta.
“Strano… Conoscendolo, a quest’ora avrebbe dovuto tentare di attaccarmi…” disse la ragazza, guardando Jake.
“Tobias, vedi qualcosa?” chiese lui al falco sopra di loro.
‘Niente. Nessun topo bianco da nessuna parte’
“Accidenti… Questo significa che i nostri sospetti erano fondati.” Disse Sora.
“La questione ora è il dove potrebbe essere andato… E soprattutto, se è ancora un topo o se è tornato ad essere un umano…”
“Questo Xehanort è così potente da poterlo aiutare?”
“Xehanort è forse uno degli esseri più subdoli dell’universo.” Rispose Hikari. “E non c’è niente che non possa fare…”
“Dobbiamo tornare indietro, subito.” Disse all’improvviso Dark, sentendo il suo orologio suonare.
“Uh? Perché, hai un appuntamento da qualche parte?” chiese Rachel.
“No.” Rispose Light, mostrando anche lui un orologio identico a quello di Dark. “Questi orologi non servono solo per leggere l’ora, ma funzionano anche come trasmettitori. Quello era un segnale da parte di Rexenet.”
“Aspetta, questo significa che è successo qualcosa?”
“Non lo so…” disse Dark, aprendo il varco. “Fatto sta che se è stato veramente Rexenet a chiamarci, ciò può significare solo guai.”
Rexenet lanciò contro l’avversario una sfera di fuoco, costringendolo ad arretrare.
“Accidenti… Non pensavo fossero così vigliacchi…” disse, mentre lui e Kairi cercavano di proteggere Marco e Cassie.
Erano stati attaccati all’improvviso, e loro non avevano avuto il tempo di trasformarsi prima che nella casa facessero irruzione una decina di uomini, tutti armati di laser.
“Com’è possibile? Sono venuti qui a colpo sicuro …” disse Cassie.
“Più che altro, mi chiedo come sia possibile che abbiano scoperto questo posto… è solo una comune casa come tante altre. Accidenti, dovrò trovare un’ottima scusa con mio padre per spiegare la demolizione della casa…”
“Non preoccuparti, ci penserà Dark a sistemartela… sempre ammesso che arrivi in tempo…”
“Spero proprio di sì, o sarà stato tutto inutile.” Disse una voce proveniente da dietro gli uomini.
“Q-Questa voce…” fece Marco, deglutendo. “Non è possibile…”
“Che c’è, sorpreso di rivedermi, Marco?” fece David, superando i Controller, che non fecero niente.
“David! Allora c’eri proprio tu dietro a tutto questo… e vedo che sei tornato umano…” fece Marco.
“Cosa c’è, credevate veramente che sarei vissuto come un topo come se niente fosse? Allora siete proprio stupidi. Grazie ad un certo Xehanort, ho potuto riprendere le mie vere sembianze… e vi dirò di più: non sono più soggetto a quello stupido limite delle due ore.”
Marco spalancò gli occhi.
“Come sarebbe a dire?” chiese Cassie. “Potrai anche essere tornato umano, ma non puoi aver imbrogliato la tecnologia Andalita!”
“Oh, se è per questo, non mi sono limitato solo a ciò. Vedete, ho deciso di andare oltre la morale. Presto non sarò più un comune essere umano…”
Rexenet lo guardò, come se stesse cercando qualche particolare.
“Per smettere di essere umano, dovresti morire. O essere in possesso di un potere che vada oltre ogni immaginazione… Credi forse che sia così facile?”
“Vedrai, presto tutti voi mi obbedirete ciecamente.”
“Non credo proprio!” disse Riku, arrivando in quel momento.
Aveva una piccola ferita alla testa, da cui usciva un po’ di sangue, ma per il resto era sano e salvo.
“Tu?” fece David, non troppo sorpreso dal suo arrivo. “Come hai fatto a sopravvivere?”
“È stato un errore andartene senza assicurarti che i tuoi Yeerk riuscissero ad eliminarmi. Ora stanno tranquillamente dormendo con un bel bernoccolo in testa.”
“Umph…” fece David, mentre dalle sue braccia cominciavano a spuntare delle piume. “Sei stato solo fortunato, Riku. La prossima volta vi eliminerò tutti quanti. E farò soffrire gli Animorphs per quello che mi hanno fatto. E Rachel sarà la prima.”
David completò la sua trasformazione, per poi volare via, lasciando i controller di fronte ai custodi.
“Cosa facciamo?” chiese Kairi. “Sono pur sempre esseri umani, non possiamo ucciderli…”
“Ci penso io.” Disse una voce, mentre dietro di loro si apriva un varco, dal quale uscirono Dark e gli altri.
Il custode dell’equilibrio creò subito delle sfere bianche tra le mani, che poi scagliò contro i Controller, intrappolandoli al loro interno.
“Cosa gli hai fatto?” chiese Rachel.
“Ho creato delle sfere temporali…” rispose Dark. “Tra qualche secondo gli Yeerk dentro i loro cervelli moriranno…”
“È la stessa tecnica che hai usato con me, vero?” chiese Sora.
“Esatto.” Disse Dark, mentre dalle orecchie dei controller cominciava ad uscire qualcosa.
In pochi secondi, ai piedi di tutti i Controller c’erano i corpi di esseri simili a delle grosse lumache grigie.
“Comodo!” disse Marco, mentre la barriera attorno agli ex-Controller scompariva, lasciandoli cadere a terra svenuti. “Non puoi insegnarci anche a noi questo trucco? Non sai quanto ci tornerebbe utile.”
“Mi spiace…” disse Dark, sedendosi per terra. “Ma non è una cosa che si può imparare. E non si deve usare più del dovuto nel mondo reale. Stavolta ho fatto un’eccezione, ma alterare il tempo non è una cosa su cui scherzare.”
“Peccato…” fece l’Animorph.
“Non direi. Che gusto c’è a vincere così facilmente?” chiese Rachel.
“Beh, scusa tanto, Xena, ma il rivedere un ragazzo che è stato trasformato definitivamente in topo tornato umano, che blatera del fatto che ora non è più sottoposto al limite delle due ore e che ci giura vendetta… beh, di certo non rientra nella mia top ten di cose preferite.”
Rachel si zittì subito.
“Quindi è vero…” disse piano.
“Già. E questa volta sembra intenzionato a farcela pagare.” Rispose Cassie.
“Ma come mai ce l’ha con te, Rachel?” chiese Kairi. “Ha espressamente detto che la prima sarai tu…”
La bionda sbuffò.
“In passato David si era convinto di potermi fare sua. Ma alla fine sono stata proprio io a farlo cadere in trappola, e non me l’ha mai perdonato…”
“Capisco…” disse Riku, che era rimasto in disparte. “Ma temo che questa volta possa contare sull’aiuto di Xehanort… Almeno, sapeva di noi custodi e lo ha nominato. E dubito fortemente che un ragazzo rimasto topo per mesi possa conoscere uno che va in giro per l’universo nel tentativo di farlo cadere nell’oscurità.”
“Dalle tue ferite, dev’essere stato comunque un avversario difficile.” Fece Light.
“Mi ha colto alla sprovvista. Io ignoravo il suo aspetto, mentre lui era a conoscenza del mio. Così mi ha distratto rivelandomi della sua vendetta, mentre i suoi amici mi hanno attaccato alle spalle. Per fortuna me ne sono accorto in tempo, così me la sono cavata solo con qualche graffio.”
‘Ora però mi chiedo… cosa può aver convinto quegli Yeerk a collaborare con lui? Visser III di certo non lo aiuterebbe senza avergli prima messo uno Yeerk nella testa…’ disse Tobias.
“Possiamo dire che è un nostro… infiltrato.” Rispose Marco. “Ma prima, doppiamo occuparci di queste persone…”
“Non possiamo portale a casa…” fece il custode dei due opposti, aprendo un varco di fronte a loro. “Ma possiamo portarli altrove, tipo una grotta fuori città, no?”
“In fondo, non possiamo fare altro. E nel caso quel David dovesse seguirci sotto qualche metamorfosi, almeno così non scoprirà dove si trovano. Da quel che ho visto, non mi sembra un ragazzo che si fa troppi scrupoli…”
“Hai ragione… Ehi, Dark, ora che ci penso…” chiese Marco, mentre trascinava verso il varco uno degli uomini. “Funzionano tipo il teletrasporto di Goku, vero?”
“Non proprio” rispose Hikari. “Sono delle semplici scorciatoie, non effettuano un vero e proprio teletrasporto. Immaginali come buchi neri, con la differenza che possiamo scegliere dove finire, a patto che abbiamo in mente il posto. Altrimenti rischiamo anche di ritrovarci in mezzo all’acqua o per aria, anche se è difficile.”
Riku era rimasto in disparte, limitandosi a guardare fuori dalla finestra.
“Uff… E con questo, abbiamo finito!” fece Light, osservando il varco chiudersi. “Certo che però mi sento un po’ in colpa… in fondo, li abbiamo trattati quasi come oggetti…”
“Non c’era altra scelta. E ora, occupiamoci di David. Jake, prima avete parlato di questo Erek. Ci sai dire dove trovarlo?”
“Purtroppo non prima di tornare a scuola.” Rispose lui. “Potrebbe essere un poliziotto o un gelataio, perciò l’unica volta che siamo sicuri di incontrarlo e quando viene a scuola.”
Ma prima che qualcuno potesse aggiungere altro, il campanello suonò.
I ragazzi si guardarono tra di loro.
“Forse abbiamo fatto troppo casino prima…” disse Kairi.
“Avevo eretto una barriera attorno alla casa, in modo che nessuno venisse a curiosare. Nessuno può aver visto o sentito nulla.” Rispose Rexenet.
“Ehi, voi, ho qui la pizza che avete ordinato!” disse una voce dietro la porta.
“Pizza?” chiese Marco. “Ma non abbiamo ordinato nessuna pizza… Aspettate, me ne libero subito…”
Il ragazzo andò ad aprire la porta, ritrovandosi così di fronte al fattorino.
“Emh… Mi dispiace doverglielo dire, ma deve aver sbagliato indirizzo… Non abbiamo ordinato nessuna pizza.”
“Lo so.” Rispose lui. “Ma una scusa mi serviva comunque, no?”
I custodi sentendo ciò si prepararono ad evocare i Keyblade, ma si fermarono vedendo che Marco stava facendo entrare lo sconosciuto.
“Capisco… Di cosa si tratta…” disse, mentre le sembianze del fattorino cambiavano di colpo, diventando quelle di un ragazzo. “…Erek?”
“Ecco… Non so, vedo che avete ospiti…” disse lui.
“Non preoccuparti, sono dalla nostra parte.” Lo rassicurò Jake. “Sono a conoscenza del nostro segreto, e puoi fidarti di loro.”
“Beh, in fondo, sono solo in grado di diventare qualsiasi animale vogliono, non mi sembra una cosa tanto strana…” ironizzò Rexenet. “E poi, immagino che lo sia anche tu, no?”
“Non proprio…” rispose Erek “Più precisamente, sono un droide lasciato come eredità a questo pianeta millenni orsono.”
“Ah, un droide… Cos’altro ci manca oggi?” chiese Riku, ridestandosi dalla sua ipnosi.
“Benvenuto nel nostro mondo!” disse Marco ridendo. “E devo dire che mai frase fu più azzeccata di questa… dato che non siete di questo mondo!” concluse ridendo.
“Davvero?” chiese Erek. “Anche voi siete alieni mutaforma?”
“Beh, in passato cambiavo abbastanza spesso aspetto, ma di recente il massimo che mi è capitato è stato quello di dover accogliere dentro di me la forza di un essere che poco più di dieci anni fa ha rischiato di sconvolgere l’universo intero.”
“Capisco… vita movimentata allora…” disse Erek. “Ad ogni modo, sta succedendo qualcosa tra gli Yeerk-”
“Lasciaci indovinare: un gruppo di loro ha disertato ed è scomparso nel nulla?” chiese Rachel.
“Li avete già incontrati?”
“Sfortunatamente sì… e sappiamo che hanno seguito David, misteriosamente tornato umano e deciso più che mai a vendicarsi… Ma immagino che Visser non si sia lasciato sfuggire troppo su questa fuga, vero?”
“Immagini giusto. La posizione dello Yeerk a me assegnato non è sufficientemente alta per scoprire di più, mi dispiace.”
“Nah, non preoccuparti.” Fece Light. “Resteremo qui finché questa crisi non sarà superata.”
“Beh, avere dalla nostra un gruppo di ragazzi che volendo potrebbero annientare il pianeta mi consola…” commentò Marco, per poi fare un sonoro sbadiglio. “Però temo che ora non possiate fare altro che dormire… Potete rimanere qui, mio padre non tornerà prima di qualche giorno…”
“D’accordo. Non sono ancora abituato a viaggiare sulla Gummiship… rimanere a terra non mi dispiace affatto!” rispose Rexenet.
Dark era sdraiato per terra, e dormiva tranquillamente.
Aveva deciso di dormire in cucina per il semplice fatto che preferiva rimanere da solo e non venire disturbato.
La porta si aprì silenziosamente, facendo entrare qualcuno che rimase avvolto nell’oscurità.
Senza fare rumore, questi andò verso la finestra, aprendola.
Prima ancora che potesse finire di spalancarla, un uccello entrò dentro velocemente.
In pochi minuti, di fronte a Dark apparve David.
Ma il ragazzo rimase umano per ben poco tempo: infatti le sue dimensioni diminuirono immediatamente.
“Dark?” fece Hikari, entrando in cucina e accendendo la luce.
Di fronte a lei c’era il custode, in piedi, intendo a guadarsi le mani con occhi sorpresi, mentre Riku, che si trovava vicino alla finestra, stava sorridendo.
“È successo qualcosa?” chiese lei.
“Finalmente…” disse Dark. “Finalmente ho il potere…”
Hikari lo guardò male.
“Potere? Di cosa stai farneticando, Dark?”
Ma lui si limitò a girarsi verso di lei, sorridendo.
“Sto dicendo che ora quegli odiosi Animorphs la pagheranno cara per ciò che mi hanno fatto, mia cara Hikari…”
La custode evocò subito il Keyblade.
“Chi sei?”
“Oh, è vero, tu non hai ancora avuto l’onore di conoscermi… Il mio nome è David…” disse Dark, creando una sfera di fuoco in mano. “…e ho appena preso possesso di questo corpo!”
Hikari non fece in tempo a parare la sfera che questa la colpì in pieno, facendole attraversare il muro e finire nella stanza accanto, dove dormivano anche tutti gli altri.
“C-Che diavolo…?” fece Marco svegliandosi di colpo, ritrovandosi di fronte ad una Hikari che si teneva la mano sulla pancia, dalla quale usciva del sangue.
“Hikari!” urlò Kairi non appena la vide.
“Chi è stato?” chiese Light, evocando il Keyblade.
Dalla cucina sentirono una risata.
“Fantastico… Sapevo che facevo bene a prendere questo corpo…” disse Dark, raggiungendoli seguito da Riku.
“N… Non è Dark…” fece Hikari. “È David… Non so come, ma si è impossessato di Dark…”
“Cosa?!” fece Marco, per poi girarsi verso il ragazzo, arrabbiato. “David! Dimmi che non lo hai fatto… Dimmi che non ti sei trasformato in uno Yeerk!”
“Sei perspicace, umano.” Disse Riku.
“Riku? Anche tu…?”
“Riku è stato il primo a cadere sotto il mio controllo. Vi ho fatto credere di essermi limitato ad attaccarlo, mentre invece ho infilato uno Yeerk nel suo cervello… che stanotte mi ha permesso di prendere possesso di Dark.”
“Sei uno stolto! Credi davvero di poter gestire il potere di Dark così facilmente?” chiese Rexenet.
“Certo che no. Per questo non ho preso il suo DNA. Vedi, devi sapere che gli Yeerk si limitano a comandare al Controller cosa fare, cosa dire… ma la persona rimane la stessa. È per questo che non vi siete accorti di Riku. E sappiate che so tutto di voi. Non appena sono entrato dentro Dark, ho avuto accesso completo ai suoi ricordi.” David a quel punto sorrise. “E ho scoperto parecchie cose interessanti… Così quel signore che ho incontrato, aspira alla distruzione dell’universo attuale?”
“David, tu vuoi noi Animorphs, loro non c’entrano, lasciali andare!” disse Marco.
“Lasciarli andare? Stai ancora fingendo di fare lo stupido, Marco?” chiese il ragazzo. “Ora che posso controllare un simile potere? Hai voglia di scherzare!” disse, per poi creare in mano una sfera bianca e nera.
“Cosa?” fece Light. “Ha creato subito una sfera di luce e oscurità fuse assieme?”
“Come vi dicevo, ho scoperto parecchie cose... E ora, dite addio a questo insulso pianeta!” urlò David, lanciando contro i custodi la sfera.
“Maledizione…” disse Rexenet, creando una sfera d’oscurità. “Light, sei pronto?”
“Ho possibilità?” chiese lui, creando una sfera di luce.
Immediatamente, i due custodi lanciarono le loro sfere contro quella di Dark, facendole scontrare.
Non appena si toccarono, l’onda d’urto distrusse l’intera casa, spedendo fuori tutti i presenti, tranne Dark, Light e Rexenet, ancora concentrati a mantenere le loro sfere.
“L-L-La m-mia c-casa…” mormorò Marco.
“Ringrazia che è stata solo casa tua. Quel colpo mirava a distruggere l’intero pianeta…” disse Hikari.
“Cosa?!”
“David ha intenzione di disintegrarci tutti in un colpo solo…” rispose Kairi. “Sa perfettamente di poter scappare usando i varchi…”
“Maledizione… stavolta David ha aumentando i suoi sogni di grandezza…” disse Marco, mentre Riku li raggiungeva, con il Keyblade in mano.
“Gli ordini di David sono chiari” disse. “Rendere inoffensivi gli altri custodi, e di prendere il cubo della metamorfosi.”
“Cubo della metamorfosi? E che cos’è?” chiese Hikari.
“È l’oggetto… che ci ha donato i poteri…” rispose Marco, deglutendo. “Non si è ancora arreso… vuole ancora creare il suo gruppo personale di ragazzi dotati di poteri…”
“Già. Grazie a lui, noi Yeerk potremo vivere liberi, senza più doverci preoccupare di nulla! E lo faremo in corpi in grado di trasformarci in qualsiasi essere noi vogliamo!”
“Credi davvero che ve lo permetteremo?” chiese Kairi, evocando il Keyblade.
“Dimentichi che in questo momento sto controllando Riku. L’unico modo per uccidermi è uccidere Riku.”
“Riku non sopporta l’idea di essere controllato. Se leggi la sua mente, dovresti saperlo bene.”
“Certo che lo so. In questo momento Riku sta urlando disperato, supplicandomi di fermarmi. Perché lui sa cosa sto per farvi.” Disse il Controller, sorridendo.
Hikari e Kairi si misero davanti a Marco, pronte a difendersi.
Light e Rexenet continuavano a lottare, cercando di resistere alla forza dell’attacco nemico.
“Certo che è forte Dark…” disse Light.
“Beh, in fondo è sempre stato lui ad occuparsi di tutto... direi che è ovvio, no?” aggiunse Rexenet. “E se lo conosco abbastanza bene, non si è fatto fregare così facilmente…”
“Come se fosse possibile sovrastare la mia volontà.” Rispose David. “Presto voi e tutti gli altri verrete sconfitti. Se sarete fortunati, diventerete miei schiavi.”
“Tuoi schiavi?” ripeté ridendo Rexenet. “Povero idiota, credi davvero che perderemo contro di te? Mi dispiace deluderti, ma quello che tu dici essere il pieno potere di Dark non è ancora niente del suo reale potenziale. Se solo lo volesse, ci spazzerebbe via come se niente fosse!”
“Non sottovalutarmi, custode! Io n-non…”
Ma improvvisamente i movimenti di David si fecero più lenti.
“C-Cosa succede?” si chiese lui.
‘Tsk, Questa è la tua forza di volontà?’ disse una voce dentro la sua testa. ‘Patetico… Lascia che ti mostri cos’è il vero potere!’
Prima che qualcuno potesse realizzare cosa stesse succedendo, David sparì nel nulla, come risucchiato in se stesso, e con lui la sfera, permettendo così ai due custodi di interrompere l’attacco.
“Dove sono?” chiese David, nuovamente nel suo aspetto umano, guardandosi attorno.
Si trovava in una strana stanza, bianca e nera, dove i due colori si scontravano a metà di essa.
“Ti trovi nel mio mondo.” Rispose Dark, apparendo di fronte a lui, con il Keyblade in mano. “Come ti ho detto, sei patetico. Non sei nemmeno riuscito a leggere completamente i miei pensieri. Così non ti sei accorto che ti stavo trascinando in questo posto. Ritieniti fortunato: ben pochi oltre ai custodi dell’equilibrio hanno avuto l’onore di visitare questo luogo.”
“Dove siamo?” ripeté David.
“Se proprio vuoi una risposta, puoi immaginare questo posto come una dimensione parallela, inaccessibile a chiunque. Solo chi voglio io può entrarvi o uscirvi.”
“Capisco… Una specie di prigione quindi…”
“Se la vuoi vedere così… Ma bando alla ciance. Immagino tu sappia cosa ti aspetta, non è vero? Tuttavia, voglio essere generoso: ti permetterò di sopravvivere, ma ti rimuoverò poteri e memoria, e in più ti trasferirò in un altro mondo, in modo tale che tu non possa fare più nulla. Potrai ricominciare da zero. Che ne dici?”
David lo guardò per qualche secondo, per poi scoppiare a ridere.
“Fammi capire bene: tu vorresti in pratica cancellarmi come esistenza, lasciandomi solo come entità vuota, giusto?”
“Il senso è quello.”
“Mi sbagliavo. Credevo che tu fossi intelligente, ma devi essere piuttosto stupido per propormi una cosa del genere. Pensi davvero che io accetti una cosa simile? Idiota, non esiste che io lo faccia!”
Dark sospirò.
“Come vuoi. In questo caso, ti mostrerò come il tuo piano cadrà, e ti eliminerò sotto gli occhi di tutti, in modo tale che nessuno possa pensare che tu sia ancora vivo.” Disse Dark, per poi schioccare le dita.
Il pavimento della stanza cominciò a sciogliersi, facendo sprofondare lentamente i due al suo interno.
Pochi secondi dopo la sparizione di Dark, una luce apparve di fronte ai custodi.
Dark uscì da essa portandosi sulle spalle David, svenuto.
La prima cosa che fece fu lanciare una sfera contro Riku, rinchiudendolo al suo interno.
Com’era successo con gli altri Controller, dopo pochi minuti dalle orecchie dell’albino uscì un grosso lumacone grigio.
Dopo ciò, Dark lasciò cadere a terra David.
“Come hai fatto?” chiese Marco. “Sei riuscito a sovrastare uno Yeerk, anche se fasullo…”
“Credeva davvero che controllarmi fosse facile, e questo è stato il suo errore. All’inizio ha avuto via libera grazie al fattore sorpresa, ma poi sono riuscito a riprendere il controllo del mio corpo il tempo sufficiente per trasferirci in una dimensione parallela… dove l’ho espulso dalla mia testa e l’ho fatto tornare al suo vero aspetto…”
“Accidenti… Certo che tu nei sai una più del-” cominciò Marco, per poi interrompersi guardando David che riprendeva i sensi.
“P-Perché… Perché deve sempre finire così…” disse, rialzandosi, ritrovandosi così puntati sul collo sei Keyblade.
“Non fare alcuna mossa. Ti uccideremo prima ancora che tu possa arrivare a metà della metamorfosi.” Disse Rexenet.
“Quel tipo… mi aveva assicurato che avrei avuto un potere incredibile… Un potere con il quale avrei distrutto questo mondo per sempre…” disse il ragazzo, senza voltarsi.
Dark lo guardò per qualche secondo, per poi spalancare gli occhi.
“Presto, allontanatevi da lui!” urlò agli altri custodi.
“Cosa succede?” chiese Hikari.
“Il suo potere… sta aumentando… L’oscurità lo sta avvolgendo!” rispose il custode. “Ed è un’oscurità forte… Quasi allo stesso livello di quella di Vanitas…”
“Cosa?!” fecero gli altri custodi.
Ma prima che Dark potesse rispondere, attorno a David apparve un alone oscuro, che lo fece alzare in aria.
“E ora cosa diavolo succede?” chiese Marco.
“La sento…” disse David, sorridendo. “LA SENTO!!! QUESTA È L’OSCURITÀ CHE VOLEVO!” urlò, facendo partire dal suo corpo una vera e propria nuvola di oscurità, che si scagliò contro i custodi, chiudendoli al suo interno.
Marco corse subito da loro, ma prima ancora che potesse avvicinarsi alla sfera, venne sbalzato via da una forza invisibile.
Quando l’Animorph spostò lo sguardo in alto, vide che l’oscurità attorno a David si stava riunendo in un solo punto, ovvero la sua mano destra.
Lentamente, essa prese forma.
La forma di una chiave.
Dark scagliò una sfera contro la barriera che gli avvolgeva, senza però riuscire a infrangerla.
“Maledizione…” disse Riku, riprendendo i sensi. “Venire controllato da una lumaca gigante mi mancava… Cos’è successo?” chiese, accorgendosi di dove si trovavano.
“Quel David… Ha sviluppato dell’oscurità, ed è riuscito a controllarla… chiudendoci al suo interno! Neppure i varchi funzionano!” sbraitò Light, dando un pugno alla barriera.
“Nemmeno la mia magia riesce a infrangerla…” aggiunse Dark. “O meglio, la magia più potente che posso usare qui senza rischiare di distruggerci con il contraccolpo…”
“E allora cosa possiamo fare?” chiese Riku. “Siamo tutti chiusi qui dentro, mentre David è libero di fare ciò che vuole!”
“No.” Disse il custode dell’equilibrio. “Fuori c’è ancora Marco.”
“Quello è… un Keyblade!” urlò incredulo Marco, osservando l’arma creatosi nella mano di David, che in quel momento era come privo di vita.
I suoi occhi erano spenti, e fissavano il vuoto.
“Com’è possibile?” chiese l’Animorph. “Avevo capito che i Keyblade fossero usati solo da poche persone nell’universo… Possibile che David sia una di queste?”
Prima che Marco potesse pensare ad altro, gli occhi di David si rianimarono, per poi girarsi verso il Keyblade.
“Capisco… Quindi è questo il mio vero compito… E va bene, come vuoi…” disse.
“David! Cos’hai fatto stavolta?” chiese Marco.
Il nuovo custode si girò verso di lui.
“Marco, dovresti congratularti. Hai di fronte il primo dei nuovi custodi delle tenebre!”
“Come? Cosa vuoi dire con questo?”
“Sono stato eletto. Tra le miliardi di persone su questo mondo, le tenebre hanno scelto me per rappresentarle nella guerra che sta per avere inizio!”
“La… guerra?” ripeté Marco.
#Flashback#
“La guerra dei Keyblade?” ripeté Rachel. “Di cosa si tratta?”
“Molto tempo fa, i custodi del Keyblade erano decisamente più numerosi di adesso: se dovessimo fare una proporzione, ce n’erano due a mondo. Con la differenza che all’epoca esisteva un solo mondo, che li racchiudeva tutti.”
“Aspetta, stai forse dicendo che in passato il nostro mondo era unito ad un altro?” chiese Jake.
“Proprio così. I custodi dovevano vigilare su questo mondo, impedendo che la luce e l’oscurità potessero prevalere l’una sull’altra. Ma è stato durante questo periodo che avvenne la tragedia.”
“Tragedia?” disse Marco. “Cosa può essere successo di così grave?”
“Non vi siete chiesti il perché questo mondo si sia separato, formando quelli attuali?” chiese Dark. “È stato il risultato di una terribile lotta avvenuta tra i custodi che proteggevano la luce e quelli che proteggevano le tenebre.”
“Lasciami indovinare: quelli delle tenebre volevano che tutto piombasse dentro esse, vero?” chiese ironicamente Marco. “Come in tutte le storie dopotutto.”
“No. In questa storia, i cattivi sono i custodi della luce.”
“Cosa?!” fecero tutti, compresi gli altri custodi, che stavano ascoltando anche loro per la prima volta quel racconto.
“È così: i custodi della luce attaccarono per primi, per timore che prima o poi le tenebre potessero avere la meglio. Ma l’unico modo perché una delle due forze potesse vincere, era ottenere il X-Blade. Per ottenerlo, i custodi ingaggiarono una guerra senza precedenti. Milioni di persone persero la vita durante questo scontro. Tutti custodi che erano convinti di poter avere la meglio, e di essere dalla parte giusta della bilancia. Fu allora… che apparve il primo custode dell’equilibrio. Purtroppo non so molto su di lui, posso solo dire che fu in grado di mettere fine alla guerra. Ormai il mondo era ferito, ferito dalla guerra che da anni continuava senza accennare a smettere. L’unica soluzione… era l’eliminazione di tutti i custodi.”
“L’eliminazione… di tutti i custodi?” ripeté Riku sorpreso.
“Stai dicendo che… il tuo primo predecessore…”
“Esatto. Eliminò tutti i custodi, ormai esausti dalla battaglia. Ma questo non era sufficiente: l’equilibrio era stato irrimediabilmente infranto. Così, il primo custode dovette sacrificare se stesso per ristabilirlo, e l’unica maniera era quella di dividere in milioni di pezzi il mondo originario. Si potrebbe pensare che ci siano voluti chissà quanti anni, ma in realtà è stato una questione di pochi secondi. Il custode dell’equilibrio scomparve nel nulla, e i mondi come li conosciamo oggi nacquero.”
“E… Che cosa succederebbe se dovesse iniziare una seconda guerra dei Keyblade?” chiese Marco.
Dark si voltò verso di lui. “Ormai è tardi. La guerra è già iniziata. Presto verranno scelti nuovi custodi, provenienti dai vari mondi. Tutti saranno chiamati a combattere per la propria fazione, in una guerra per la salvezza dei mondi attuali. Se dovessimo perdere, tutti i mondi si riunirebbero nel mondo originale, cancellando tutto ciò che è successo su di essi. In poche parole, l’esistenza cesserebbe di esistere.”
“Potevi scegliere altre parole, sai?” disse Marco. “E poi… Fantastico, veramente fantastico! Per quel che ne sappiamo, potremmo riuscire a sconfiggere gli Yeerk proprio un secondo prima di sparire nel nulla! Cos’altro si può volere dalla propria vita?”
#Fine Flashback#
“No…” disse il ragazzo, indietreggiando. “Non è possibile… Stai dicendo… che sei stato scelto per prendere parte alla guerra dei Keyblade?”
“Vedo che sei già informato, Marco. Proprio così, io sono stato scelto per portare questo universo all’annientamento! Io porterò un nuovo ordine! Io comanderò la nuova generazione di esseri viventi! E voi… sparirete ora!” disse David, per poi creare in mano una sfera oscura. “E tu per primo, Marco. Consideralo il mio ringraziamento per avermi fatto diventare tempo fa un Animorph!”
“Credo che quella sarà l’azione per cui mi pentirò per tutta la vita… Un errore che non dovevo fare…” rispose il ragazzo, deglutendo, mentre osservava il nuovo custode lanciarli contro la sfera.
‘Certo… che è ironico.’ Pensò l’Animorph. ‘Ero sicuro che sarei morto da formica, schiacciato da una scarpa… Di certo non da un umano impazzito…’
Marco chiuse gli occhi, ormai rassegnato all’inevitabile.
Il ragazzo non sentì niente.
Riaprì lentamente gli occhi, per poi spalancarli immediatamente.
Si trovava immerso nell’oscurità, sopra una specie di pavimento grigio.
“E ora… dove accidenti sono finito?” chiese, guardandosi attorno, ma senza vedere niente.
“Sei stato scelto…” disse una voce. Una voce chiara, tranquilla.
“Chi sei?” chiese Marco ad alta voce.
“Non ha importanza chi io sia… Almeno, non ancora… Marco, tu sai dove ti trovi?”
L’Animorph avrebbe voluto chiedergli come faceva a sapere il suo nome, ma non lo fece.
“No, non ne ho idea. Non sono mai stato in un posto del genere. Sei per caso Ellimist?”
“No, non sono lui. Ma come sostanza, siamo simili. Rispondimi, Marco. Tu desideri fermare David, vero?
“Certo che lo desidero! Se non lo faccio, il mio mondo verrà distrutto. I miei amici… la mia famiglia… le battaglie che abbiamo sostenuto… Sarebbe stato tutto inutile!”
“Molto bene allora! Marco, ciò che stai per ricevere potrebbe cambiarti per sempre. È un potere maggiore di quello già in tuo possesso, e assieme ad esso, potrebbe rivelarsi ancora più efficace.” Continuò la voce, mentre di fronte a Marco appariva una sfera di luce.
“Toccala, e tutto avrà inizio. Toccala, e sarai artefice del tuo destino. Toccala, e perderai la pace.”
“Pace?” disse Marco. “A quella ho detto addio molto tempo fa ormai… Non ho rimpianti per quello.” Concluse, toccando la sfera.
Non appena lo fece, il strato di pavimento sotto di lui si illuminò, per poi volare via sotto forma di piume spinte dal vento, rivelando un mosaico che lo rappresentava, circondato dagli altri animorphs.
“Questa è stata la tua scelta. Cerca di non pentirtene Marco, custode della luce!” disse la voce, mentre la sfera in mano a Marco prendeva forma, diventando prima un semplice Keyblade di luce, e poi gradualmente cambiando leggermente aspetto: il ciondolo a forma di corona si trasformò in uno a forma di A, mentre il grigio della lama veniva sostituito da varie immagini di animali.
“Questo è il tuo Keyblade.” Continuò la voce, mentre Marco cominciava a sparire.
Alle sua spalle apparve una figura avvolta in un vestito bianco.
“Sostieni colui che aprirà la porta… E quando sarà il momento, dagli ciò che gli appartiene.” Disse, sparendo assieme a tutto.
Marco riaprì gli occhi, evocando il Keyblade e parando la sfera che lo stava per colpire.
“Giusto in tempo!” disse, cercando di non cedere alla forza dell’avversario.
“Cosa? Un Keyblade?” disse David incredulo. “Com’è possibile? Sono io l’eletto! Come può una nullità come te averlo?”
“Mi spiace David…” disse Marco, per poi riuscire finalmente a respingere la sfera d’oscurità, facendola sparire. “Ma il prezzo di questo Keyblade è la tua fine. Perciò preparati: farò ciò che non abbiamo avuto il coraggio di fare in passato!”
“Speri davvero di potermi sconfiggere? Ti ricordo che io posso in ogni caso gestire qualsiasi metamorfosi per il tempo che desidero!”
“Questo non mi spaventa affatto. Per il semplice fatto che sia da umano, che da animale, che da alieno, io ti eliminerò!”
“Provaci” rispose il custode delle tenebre, sfidandolo con la mano a raggiungerlo.
Marco non se lo fece dire due volte.
Saltò subito in alto, raggiungendolo in pochi secondi.
“Sembra che il Keyblade aumenti anche le proprie capacità fisiche…” disse, prima di cercare di colpire David, che parò il colpo.
“Il mio Keyblade è più potente del tuo. Contiene tutto il mio rancore verso di voi!”
“Hai troppa fiducia nella tua arma… Eppure, dovresti saperlo. Un’arma da sola non è sufficiente!” disse Marco, per poi dare un calcio nello stomaco a David, facendolo precipitare a terra.
La perdita di concentrazione di David fu sufficiente a sciogliere la barriera attorno agli altri custodi, che così poterono vedere cosa stava succedendo.
“Temo di aver perso qualche passaggio…” commentò Kairi, osservando prima David che si stava rialzando e poi Marco, che stava tornando a terra. “Quando David e Marco sono diventati custodi?”
“Ah, non guardare me Kairi.” Disse Light. “Ne so quanto te!”
“Sono stati scelti…” rispose Dark. “Loro sono i primi a rappresentare la guerra che sta per arrivare.”
Marco non si girò verso di loro, ma si diresse subito verso David, per poi puntargli contro il Keyblade.
“È finita David. Non rendermi le cose ancora più complicate.”
“Io… Non mi arrenderò… né ora né mai!” rispose l’altro.
“Ben detto, David.” Disse una voce, mentre alle spalle del custode si apriva un varco oscuro.
Pochi secondi dopo, a fianco di David c’era Xehanort.
“Tu sei…” disse il custode delle tenebre.
“Ero sicuro che saresti entrato in possesso del Keyblade. Ora, desideri ulteriore potere? Se mi seguirai, ti insegnerò tutto ciò che so sull’oscurità e sul Keyblade. Diventerai uno degli essere più potenti dell’universo.”
“Proposta allentante… Direi che mi conviene accettare. In fondo, per questo mondo è giunta la fine.”
“Cosa vuoi dire?” chiese Riku.
“Non ve ne siete ancora accorti?” rispose lui. “Questo mondo si sta fermando. Presto tutto ciò che si trova qui diventerà come di pietra!”
“Cosa stai dicendo?”
“La verità.” Disse Xehanort. “Nel momento stesso in cui sono stati eletti i due custodi, questo mondo ha smesso di vivere, e con lui tutti coloro che lo abitano. Torneranno normali solo alla fine della guerra. Ammesso che questo mondo non venga distrutto ovviamente.” Concluse, sorridendo.
“Xehanort…” disse Dark.
“E per te, custode dell’equilibrio, ho un piccolo regalo: un viaggio in un altro mondo, ma in solitaria!” aggiunse l’ex Maestro, lanciando contro Dark una sfera oscura, che lo avvolse, facendolo sparire.
“Dark!” urlarono gli altri custodi.
“Dove lo hai mandato?” chiese Hikari.
“Trovatelo…” rispose Xehanort, sparendo nel varco oscuro assieme a David.
“Maledizione!” urlò Marco, facendo sparire il Keyblade. “Quella voce… non mi aveva detto che sarebbe successo questo prendendo il Keyblade!” continuò.
“Marco… Lo so che non vorresti, ma dobbiamo andare. Se le cose stanno come ha detto Xehanort, non possiamo fare più niente qui.” disse Sora, mentre Hikari apriva un varco.
“Lo so…” rispose il neo custode. “Ma non volevo che finisse così…”
“L’unica cosa che possiamo fare per far tornare tutto alla normalità è vincere la guerra. Mi dispiace, ma ora anche tu ne sei partecipe.”
“Lo so. Era il prezzo da pagare per fermare David… Cosa che ho intenzione di portare a termine!” disse l’animorph, per poi seguire gli altri nel varco, mentre attorno a loro tutto cominciava a perdere colore.
“Jake, Tobias, Rachel, Cassie, Ax, Erek… Vi prometto che farò di tutto per tornare indietro…” disse, girandosi nuovamente verso il suo mondo, mentre il varco si chiudeva davanti a lui.
Stavolta metto la parte la mia poca autostima e posso dire che l'idea che mi è venuta in mente per questo capitolo è unica XD. Infatti il mondo che ho scelto probabilmente sarà la prima e ultima volta che apparirà in una ff di KH XD.
Ringrazio nuovamente Fly89 per avermi fatto da Betareader.
Ma non voglio anticiparvi troppo, perciò passiamo subito alle recensioni:
@ Ciccio85: Bentornato! Certo che sono contento di sentirti di nuovo. Beh, per Riku direi che era scontato. In fondo è quello che ne ha passate di più XD. Per Kairi... Beh, diciamo che era l'unica che poteva farlo senza rischiare di perdere la testa. Per quanto riquarda Marco e David... vedrai, vedrai...
@ lettore 01: Beh, sono contento di riuscire ancora a sorprendere. In effetti, credo che nessuno si aspettase l'elezione di un nuovo custode (a me no che non avesse una mente malatta come la mia ovviamente U.U). Per la guerra... se l'ho detto, è perché ho qualcosa in mente, tranquillo. Il risultato non sarà quello che stai pensando, credimi.
@ Xanum: Purtroppo qui in Italia gli Animorph sono passati innoservati (ho scoperto che hanno pure trasmesso la serie tv, ma non si trova nemmeno un secondo in italiano...). Cmq mi fa piacere esserti stato d'ispirazione
@ Inuyasha_Fede: Mi spiace, la storia durerà ancora un po', e il caos è appena all'inizio. Perciò mettiti comoda e preparati alle pazie più pazze che vedrai XD
@ Franz3v: Ti ringrazio. Sì, ho visto che hai postato una fiction, ma al momento non ho il tempo di mettermi a leggere altre ff, mi spiace. Vedrò in futuro.
@ WhiteDream: Umh... dici che arriverano altri custodi e che bisognerà allargare la Gummyship? Chissà... Cmq si, Dark è il lato oscuro, e di conseguenza lo faccio cadere spesso e volentieri nell'oscurità XD. Per Riku... emh... vedo che Qualcuno ha ancora Titty che li vola intorno alla testa, perciò nn dirò nulla. Per le yaoiste invece, ho trovato un altro sostituto *mostra Light Yagami legato ad una sedia) e ringrazio tuo cugino per aver cercato di salvarmi, e spero che la ff piaccia anche a lui. Per l'ortografia, non posso farci niente, è mia nemica dalla prima elementare XD. Per le altre tue domande, troverai la risposta in questo capitolo (per l'ultima... beh, ormai sono abituato alla follia, perciò non preoccuparti XD)
Ok, e ora... buona follia (perché non si può definire in altro modo XD)
Capitolo 49: Una promessa per il futuro
Dark fu scaraventato fuori dal varco oscuro come spinto da qualcuno.
Ciò avvenne in aria, a poca distanza da un palazzo.
“Maledizione… Non riuscirò a fermarmi in tempo!” disse Dark, preparandosi all’urto, che avvenne pochi secondi dopo, facendolo schiantare all’interno di un’abitazione, dove perse i sensi.
“Quindi questa è la vostra famosa Gummyship?” chiese Marco, guardandosi attorno. “Beh, è abbastanza diversa dalle altre astronavi che ho visto finora. Sembra quasi una casa.”
“Abbiamo un buon meccanico” gli rispose Sora, continuando a guardare i monitor.
Non appena erano tornati sulla Gummyship erano subito ripartiti, cominciando a scandagliare i vari mondi nella speranza di ritrovare Dark.
“Accidenti a Xehanort…” disse Light. “A quanto pare, sapeva perfettamente cosa fare… Ma non pensavo realmente che sarebbero stati eletti altri custodi.”
“Temo dovremmo prepararci a trovarne altri lungo il nostro viaggio. Per quanto ne sappiamo, ogni mondo ora potrebbe avere uno o più custodi.”
“Beh, ora abbiamo altre questioni a cui pensare. Dark non è di certo un tipo ad avere problemi ad essere da solo, ma non abbiamo idea di dove Xehanort lo abbia spedito.” Disse Hikari, per poi rivolgersi a Marco. “Inoltre, dopo averlo trovato, dovremmo procedere con il tuo addestramento.”
“Addestramento?” ripeté Marco.
“Beh, di certo non crederai di poter controllare facilmente tutti i tuoi nuovi poteri, vero?” chiese Riku. “Anche per noi è stata una cosa graduale, e credimi, per niente facile a volte.”
“Fantastico…” sbottò l’animorph. “Non mi bastava la stanchezza della metamorfosi, ora c’è anche quest’altra storia… Cos’ho fatto per farmi odiare così tanto dall’universo?”
“Ehi, tutto bene?” chiese una voce.
Dark riaprì lentamente gli occhi, trovandosi così il viso di una ragazza davanti.
“Ah, menomale, ha ripreso i sensi!” disse lei, rivolgendosi a due ragazzi che le erano accanto.
“D-Dove sono?” chiese Dark, cercando di rialzarsi, ma fu costretto a fermarsi per un dolore al petto.
“Non muoverti, o rischi di peggiorare la situazione!” disse uno dei due ragazzi, indicandogli una ferita, che doveva essersi fatto nella caduta.
“N-Non è niente…” rispose lui, per poi portarsi la mano sopra la ferita, per poi cominciare a guarirla.
“Cosa sta succedendo?” chiese l’altro ragazzo, sorpreso. “La ferita… si sta rimarginando da sola!”
“Mi dispiace per questo mio arrivo imprevisto e rocambolesco…” disse Dark, rialzandosi. “Ma credetemi, non è stato volontario. Non ho fatto male a nessuno, vero?”
“N-No, hai solo distrutto il nostro studio…” disse uno dei due ragazzi. Aveva i capelli marroni e indossava un paio di jeans e un maglione rosso. Portava gli occhiali e aveva attorno al collo un paio di cuffie.
“Ma ora siamo più curiosi di sapere come accidenti hai fatto a guarire quella ferita. Sei forse un guaritore?” chiese l’altro, che aveva i capelli neri e blu, anche lui vestito con un paio di jeans e con una maglietta a maniche corte.
“No, non proprio… Diciamo solo che me la cavo bene, date le ferite che riportavo dopo i miei allenamenti…” rispose il custode, per poi guadarsi attorno.
Era in uno studio pieno di manga, con dei banchi dove erano appoggiati sopra dei fogli disegnati.
La cosa che notò subito fu la finestra, o meglio, quello che ne restava, dato che era il punto da cui era caduto.
“Scusate, rimedio subito.” Disse, per poi appoggiare a terra le mani.
In pochi secondi, la finestra tornò come nuova.
“Ecco fatto.” Commentò, ignorando i tre ragazzi che lo guardavano come se avessero davanti un mostro.
“O-Ok, temo di aver disegnato troppo negli ultimi giorni…” disse il ragazzo dai capelli blu. “Perché ho appena visto un ragazzo sbucato da chissà dove guarire una ferita e riparare una finestra come se niente fosse in pochi secondi…”
“Ehm… sì, immagino sia difficile da accettare che un personaggio come me esista realmente… E in effetti, anche Edward ha fatto fatica ad accettare la mia esistenza…”
“Edward chi?” chiese la ragazza.
“Edward Elric.” Rispose tranquillo Dark. “Ehm, diciamo che è un grande esperto di arti mag-”
“Sappiamo benissimo chi è Edward Elric!” disse il ragazzo con gli occhiali. “Ed è proprio per questo che non possiamo crederti!”
“Uh?”
“Non so da quale manicomio vieni… Ma Edward Elric è il protagonista del manga, ormai concluso, Fullmetal Alchemist!”
Dark rimase interdetto per qualche secondo.
“Aspettate un secondo… per caso siamo sulla Terra?” chiese poi.
“Beh, per quel che mi risulta, non c’è stato un trasferimento di massa di abitanti in un altro pianeta negli ultimi giorni…”
“Com’è possibile? Tra tutti i mondi, Xehanort mi ha rispedito proprio nel mio?”
“Xehanort? Che c’entra ora l’antagonista della saga di Kingdom Hearts?”
“Ehm… Shujin, potresti spiegarmi di chi o cosa state parlando?” chiese la ragazza.
“Non preoccuparti Kaya. Questo ragazzo probabilmente deve aver preso una bella botta in testa. Non credi anche tu, Saiko?” rispose lui.
“Vorrei darti ragione… Ma ancora non riesco a spiegarmi quel che ha fatto… E poi hai visto di che colore sono i suoi occhi e i suoi capelli?”
“Beh, può avere un paio di lenti a contatto ed esserseli tinti… Anche se io avrei scelto altri colori, ma i gusti sono gusti.”
Il custode sospirò.
“Accidenti… Beh, credo che ormai sia inutile conservare ulteriormente l’ordine dei mondi…” disse, chiudendo gli occhi.
Quando li riaprì, lo Sharingan aveva sostituito i suoi occhi normali.
“Allora? Questo è sufficiente per dimostrarvi che sto dicendo la verità? O devo farvi cadere in un’illusione?” chiese Dark, guardando i tre ragazzi.
Saiko e Shujin lo guardarono per qualche secondo, per poi guadarsi in faccia.
“Io comincio a fare gli schizzi!” disse ad alta voce Saiko, correndo alla scrivania.
“Io invece mi occupo di tirargli fuori tutto quello che sa!” commentò Shujin, avvicinandosi a Dark.
“Strana reazione…” fece lui, osservando il ragazzo che lo squadrava con lo sguardo.
“Uhm… Kaya, posso chiederti un favore? Credo che a… Scusa, come ti chiami?”
“Dark.”
“Credo che a Dark mangiare un po’ lo aiuterà a parlare!” disse, per poi rivolgersi al custode. “Dark? Non è un po’ strano per essere un vero e proprio nome?”
“Ho abbandonato il mio nome molto tempo fa.” Rispose lui, cercando di ignorare Shujin che cominciava a scrivere qualcosa su dei fogli.
“Fantastico! Posso già immaginare il perché! Immagino che sia per non farti riconoscere dagli altri, vero?”
“Ehm… Scusate la domanda, ma si può sapere cosa vi è preso tutto d’un tratto? No, perché finora la maggior parte delle persone che hanno visto queste cose non ha reagito bene… Almeno, Sakura voleva prendermi a pugni…”
“Sakura Haruno?” chiese Saiko, cominciando a disegnare. “Ma scusa, quanti personaggi di manga hai incontrato finora?”
Dark fece un profondo respiro.
“Accidenti a Xehanort… So che non l'ha fatto apposta, ma solo lui poteva trovare due ragazzi che accettano come se niente fosse una cosa del gen-“ ma fu costretto ad interrompersi per evitare un pugno da parte della ragazza.
“Kaya, cosa stai facendo?” chiese Shujin.
“Beh, volevo verificare che non fosse un’allucinazione collettiva, tutto qui. Ma dato che ha evitato il mio pugno, direi di no…”
“Mi hanno dato del fantasma, ma allucinazione mi mancava… Comunque potreste degnarvi di rispondere, prima che perda la pazienza?!”
“Beh, siamo Mangaka. Credo tu possa ben immaginare cosa significhi per noi trovare un modello vivente per il nostro prossimo lavoro, no?” rispose Saiko, mentre Kaya usciva dalla stanza.
“Mangaka? Accidenti, questa è la prima volta che ne incontro… Beh, non che ne abbia avuto la possibilità…”
“Da dove vieni?”
Dark sospirò.
“Dalla Terra, ma temo, un’altra. Altrimenti, la notizia di una città rasa al suolo dovrebbe aver fatto il giro del pianeta.”
“Accidenti, nient’altro?”
“Oh, niente di che… Solo che l’universo sta collassando su se stesso…” rispose come se niente fosse, nello stesso instante in cui Kaya tornava con qualche panino in mano, che gli caddero di mano.
“COS’HAI DETTO?!?!” urlarono i tre assieme.
Dark li guardò male.
“Non vi siete sorpresi nel vedermi con lo Sharingan e vi sorprendete per così poco?”
“Ehm… Da quanto il collasso dell’universo è roba da niente?” chiese Saiko, cercando di riprendere il controllo.
“Da quanto passi tutta la tua vita ad addestrarti buttandoti in mezzo a torri di fuoco in grado di fondere l’acciaio... e da quanto vedi decine di mondi diversi tra loro.”
“Vuoi dire che hai viaggiato in più mondi?” chiese Kaya.
“In parecchi. Tutti diversi tra di loro. Ma ora, tutto questo sta per finire.”
“Cos’è successo?” chiese Shujin.
“È una lunga storia…”
“Tranquillo, abbiamo ancora qualche ora prima che arrivi il nostro assistente.”
Dark sospirò.
“E va bene…”
“E quando sono uscito dal varco, sono precipitato nel vostro studio. Il resto lo sapete anche voi.” Concluse Dark.
I tre ragazzi rimasero in silenzio per qualche secondo.
“Quindi noi che ci siamo appena sposati potremmo scomparire anche tra poche ore?” chiese preoccupata Kaya a Shujin.
“Sposati?” chiese Dark, guardando i due. “Ma sarete poco più grandi di me. Non è un po’ prematuro?”
“Direi di no, perché? Sei forse invidioso?” chiese Shujin.
“Certo che no. Ho gettato via l’amore molto tempo fa. Solo, mi sembra strano, tutto qui.”
“Gettato via l’amore? Come puoi dire una cosa del genere?” disse Saiko, alzando la voce.
“Semplice: come ho fatto poco fa.” Rispose lui.
“Quello che stai dicendo è impossibile! Tu devi provarlo, anche se in minima parte!”
Dark a quel punto lo guardò male.
“L’amore è una cosa completamente inutile, da idioti. Sono cresciuto odiando l’amore, provando disgusto verso chi lo manifestava apertamente o passava ogni minuto a sbaciucchiarsi con qualcuno.”
“Accidenti… Menomale che non ci hai incontrato qualche anno fa allora.” Fece Shujin.
“Non preoccuparti, mica prendevo il Keyblade e glielo tiravo in testa. Semplicemente, sopportavo, anche se a fatica.”
Prima che qualcun altro potesse replicare, qualcuno bussò alla porta.
“Oh, ecco, dev’essere arrivato.” Disse Kaya, andando ad aprire.
Dark si girò verso la porta, per poi spalancare gli occhi.
“E-Eccomi. Scusate per il ritardo!” disse un ragazzo, dai capelli bruni e con gli occhi azzurri, chinando la testa per chiedere scusa.
“Non preoccuparti Gadian. Come puoi vedere, oggi abbiamo un ospite. Si chiama Dark e… Ehi, tutto bene?” chiese Saiko, notando l’espressione del custode, che era un misto tra il sorpreso e lo spaventato.
“Ah, piacere… Mi chiamo Gadian.” Disse il ragazzo, facendo finta di nulla.
Ma qualcosa nel suo sguardo fece capire al custode che nascondeva qualcosa.
“Piacere mio… Dark.” rispose l’altro, dubbioso.
‘Com’è possibile?’ pensò Dark. ‘Questo ragazzo… è la mia fotocopia di com’ero prima!’
“Ehi, tutto bene?” ripeté Saiko.
“S-Sì, scusa… solo… che il suo aspetto mi ha ricordato una persona che non c’è più…”
“M-Mi spiace, non era mia intenzione.” Si scusò Gadian.
“Non preoccuparti… Non è colpa tua…” disse Dark, per poi dirigersi verso la porta. “Scusate, ma ho bisogno di fare una passeggiata per schiarirmi le idee. Torno tra poco.”
I ragazzi rimasero fermi a guardare la porta per qualche secondo.
“Ho fatto qualcosa di sbagliato?” chiese Gadian.
“No, non credo… Solo, è un tipo… particolare.” Rispose Shujin. “Beh, ora è meglio che scrivo qualcosa, o finisco con dimenticarmi le nuove idee che mi sono venute grazie a Dark!”
Dark si allontanò dal palazzo a piedi.
‘Accidenti… Non sono più abituato a camminare a lungo… Preferisco decisamente volare…’ pensò, senza fermarsi. ‘Però ora ci sono problemi più importanti. Non posso tornare dagli altri e poi ritornare qui da solo… ma se tornassimo qui tutti, di certo gli Heartless avvertirebbero la nostra presenza e attaccherebbero questo mondo… Anche se non è escluso che ciò possa succedere anche solo con me…’
Dark guardò in alto.
“Maledizione… Mai un giorno tranquillo…”
“Beh, lo sai che ciò non sarà possibile finché esisterà l’universo, no?” disse una voce dentro di lui.
“Oh, ma guarda chi si fa finalmente sentire... il mio caro predecessore.” Rispose il custode. “Cominciavo a credere che avessi trovato un modo per morire.”
“Spiacente, non ancora.” Commentò l’altro. “Ma vedo che ti sei dato da fare durante la mia assenza.”
“Se è per questo, mi hai mandato dietro Balance. Credevi non avessi capito che è opera tua la sua apparizione? Doveva rimanere chiuso nel mio cuore per molto più tempo.”
“Su, su, non fare così. Piuttosto… Sappi che stavolta io non c’entro niente con quel Gadian.”
“Lo immaginavo… Il tuo potere non è sufficiente per creare una mia copia in un altro mondo… E poi sembra che qui lo conoscano già da un po’…”
“Ma qualcosa mi dice che quel ragazzo non è normale.”
“Non so… Mi sembrava troppo impacciato per avere qualche sorta di potere.”
“Ti consiglio di tenerlo sotto controllo. Se Xehanort dovesse notarlo… potrebbe finire nei guai.”
“Lo so.” Rispose Dark, per poi tornare indietro.
“Trovato!” disse Riku, indicando un mondo di fronte a loro.
“Beh… è molto simile alla Terra…” commentò Marco.
“Molti mondi lo sono.” Rispose Rexenet. “Ma sono tutti diversi tra di loro.”
“Capisco… Ma ora come facciamo a scendere? Qualunque mondo sia, dubito che vedere un’astronave sia normale…”
“Ti sei già dimenticato dei varchi?” chiese Light.
“Ah già, è vero. Scusate, ma sono abituato ai teletrasporti e cose del genere…”
“Beh, spiacente, per quello dovrai come minimo sperare di incontrare Goku.”
“Basta chiacchiere e muoviamoci.” Disse Sora, mentre Hikari apriva il varco.
I custodi uscirono dal varco, ritrovandosi in una sala con due tavoli, sui quali erano appoggiati decine di fogli disegnati e varie matite e penne.
“Dove siamo finiti? Sembra lo studio di qualche pittore…” disse Marco, guardandosi attorno.
“Più che di un pittore…” disse Light, prendendo uno dei fogli. “…direi che si tratta di un Mangaka.”
“Mangaka?” ripeté Sora. “E cosa sono?”
“Nel mondo di Dark i Mangaka sono coloro che scrivono i fumetti.” Spiegò Hikari. “Nel nostro caso, solo coloro che ricevono inconsapevolmente gran parte delle informazioni degli altri mondi.”
“Ah… Ecco spiegato perché quel tipo su quel giornale sembra Ichigo…” disse Kairi, indicando una rivista appoggiata a Terra.
“Eh sì, è proprio lui… Certo che faccia un certo effetto vederlo così… almeno, per noi che lo abbiamo visto dal vivo.”
“Ehm… Ragazzi?” fece Marco.
“Che succede?”
“Sono nuovo e non so come funziona… Ma immagino che quel tipo che ci sta osservando con lo spazzolino in bocca, immobile da diversi minuti, non avrebbe dovuto scoprirci, vero?”
Gli altri custodi si girarono subito verso la direzione che Marco stava indicando, vedendo così un ragazzo vestito di viola, coi capelli anch’essi viola e con delle piume attaccate alla maglietta.
“No… Questo non doveva succedere…” rispose Riku.
Il ragazzo si tolse lo spazzolino di bocca, per poi aprirla.
“PIKIIIIN!” urlò, incrociando le braccia, cominciando a muoversi come un uccello.
“Sbaglio… o si è messo ad imitare un uccello?” chiese Marco, con un tic all’occhio.
“Fantastico!” disse il ragazzo. “Probabilmente è un sogno, ma è fantastico!”
“Questo qui non ha tutte le rotelle a posto…” disse a bassa voce Rexenet a Light, che annuì.
“È il sogno di ogni Mangaka incontrare dei personaggi inventati in carne ed ossa!” continuò il ragazzo, girando per la stanza continuando a fare i versi di un corvo.
“Posso dargli una botta in testa?” chiese Sora. “Magari si riprende… Potrebbe essere stata la nostra apparizione improvvisa a ridurlo in quello stato…”
“Non vorrei offendere qualcuno, ma non credo che qualcuno possa reagire così… o meglio, se si fosse messo ad urlare o fosse svenuto, sarebbe stato un conto, ma questo…”
“Oh, potrei chiamare i maestri Ashirogi per avvertirli di questo evento fantastico e unico! Ma immagino che voi non vogliate, vero? Chi siete?”
“No, aspetta un secondo…” lo interruppe Riku. “Se non ci conosci come puoi dire che siamo personaggi inventati?”
“Beh, siete sbucati fuori da un buco nero apparso dal nulla in casa mia, dubito siate personaggi reali.” Rispose lui, fermandosi.
“Fantastico… venire preso da personaggio inventato per un ragionamento del genere…” commentò Rexenet.
“Beh, non ha tutti i torti…” disse Sora.
“Ad ogni modo, sì, ti saremo grati se non dicessi a nessuno chi siamo.” Disse Hikari.
“Roger!” rispose lui, portandosi la mano sulla fronte come un militare.
“Grazie… io mio nome è Hikari.”
“Sora”
“Riku”
“Kairi”
“Rexenet”
“Light”
“Marco”
“Piacere. Io sono Niizuma Eiji, il numero uno della rivista Jump!” disse il ragazzo, mettendosi nuovamente in posa, per poi rivolgersi a Marco. “Marco, giusto? Sei l’unico del gruppo ad avere un nome abbastanza strano, sai?”
“Strano?” chiese il diretto interessato. “Se lo dici tu…”
“Niizuma, sapresti dirci dove siamo e se è accaduto qualcosa di strano nelle ultime ore?”
“Certo! Siete a Tokyo e no, non è successo niente di strano oltre al vostro arrivo. Ma oggi non sono uscito, però se volete posso chiedere ai maestri Ashirogi.”
“Beh, noi vorremo mantenere l’anonimato se possibile…” disse Light.
“Tranquilli, userò come scusa che mi serve un consiglio. Anche se finora è successo il contrario…” disse Eiji, prendendo un telefonino e componendo un numero.
Dark rientrò nello studio nello stesso instante in cui un cellulare si mise a suonare.
“Bentornato Dark.” Disse Shujin, mentre tirava fuori dalla tasca il cellulare, per poi spalancare gli occhi vedendo il nome.
“È Eiji!” disse a Saiko, che smise immediatamente di disegnare.
“Niizuma? Cosa può essere successo per chiamarci?” chiese lui, mentre l’amico rispondeva.
“Ehilà Eiji! Cosa succede?” chiese.
“Ashirogi-sensei!” disse una voce dall’altra parte del telefono, sufficiente alta da venire sentita anche dagli altri presenti. “Come va?”
“B-Bene. Perché?”
“Volevo chiedervi se per caso vi era capitato qualcosa di strano. Sapete, ho bisogno di qualche idea per Crow, e magari potete darmi una mano!”
“Q-Qualcosa di strano?” ripeté Shujin, guardando Dark. “Beh, direi il fatto che ci hai chiesto aiuto, solitamente succede il contrario…”
Dark distolse l’attenzione, per poi osservare Gadian, che nel frattempo aveva continuato a disegnare.
“Come mai non ti sei fermato?” gli chiese, facendolo saltare.
“Beh… Perché se m’interrompo troppo spesso, finisco con il perdere la voglia.” Rispose lui, guardandolo.
“Capisco… Scusa allora…” disse Dark, facendo per allontanarsi, mentre Shujin metteva via il telefonino.
“Scusa la domanda… Ma da dove vieni?” chiese Gadian a Dark, facendolo fermare.
“Perché questa domanda?”
Saiko, Shujin e Kaya stavano guardando la scena con curiosità.
“Ecco… non so perché, ma mi sembra di averti già visto da qualche parte… o meglio, mi sembri famigliare… Non saprei, come se ti avessi visto in un sogno…”
“Chissà… Sono un mistero anche per me stesso… Potrebbe anche starci.” Rispose il custode.
“Un mistero? Cosa intendi dire?” chiese Kaya.
“Quello che ho detto, perché-” cominciò Dark, per poi bloccarsi.
“Che succede?” chiese Saiko.
“Scappate.” Disse Dark, evocando il Keyblade. “Scappate il più lontano possibile, subito!”.
Prima che gli altri potessero capire il perché, la finestra fu colpita da una serie di sfere di fuoco, che la fecero esplodere in mille pezzi.
“Di nuovo?” chiese Shujin, che però si zittì guardando Dark.
“Vi ho detto di scappare, se rimanete qui rischiate di morire!”
“E tu cosa farai?” chiese Gadian.
“Io combatto da quando ero un bambino.” Rispose il custode, alzandosi in volo, mentre centinaia di Heartless apparivano di fronte al palazzo. “E combatto quelle creature fin da allora.” Continuò, scagliando una sfera di ghiaccio che si divise in decine di pezzi, colpendo gli Heartless.
“Già… Un vero e proprio custode, ligio al suo dovere…” disse la voce di Xehanort, anticipandolo. “Peccato che tu non sia in grado di sconfiggermi.”
“Xehanort… Sapevo saresti arrivato… Cosa vuoi, distruggere anche questo mondo?”
“D-Distruggere questo mondo?!” ripeté spaventata Kaya. “Non starete parlando sul serio, vero?!”
Ma Dark non rispose, e si limitò ad aprire un varco.
“Pensate a qualcuno e attraversate quel varco! Fidatevi, non è pericoloso!” disse. “Poi rimetterò a posto io qui, tranquilli.”
“Ma… Se quello è Xehanort, non dovrebbe essere tipo il boss finale del gioco?” chiese Saiko.
Dark sorrise. “Se questo fosse come un videogioco, avrei già vinto… Dimenticati dei videogiochi, questa è la pura realtà!” disse, per poi fargli cenno di muoversi.
I ragazzi, sebbene riluttanti, alla fine fecero come gli aveva detto.
“Speri davvero di poter fare qualcosa?” chiese Xehanort.
“Beh, riuscirò a trattenerti a sufficienza.”
Xehanort si mise a ridere.
“Certo che è facile aggirarti, Dark. Non ho intenzione di fare niente in questo mondo.”
“Cosa?”
“Vedi Dark, qui non c’è bisogno del mio intervento… Succederà tutto senza che io faccia niente…” rispose il custode oscuro, per poi sparire in un varco, assieme a tutti gli Heartless.
“Non c’è bisogno del suo intervento… Cosa vorrà dire?” si chiese Dark.
“Ahhh!!!” urlarono i quattro ragazzi, mentre venivano scaraventati fuori dal varco.
“A-Accidenti… Ma che cos’era quella cosa? E dove siamo?” chiese Shujin.
“M-Mashiro! Kaya! Shujin! Cosa ci fate qui? E come avete fatto a sbucare fuori dal nulla?” chiese una voce femminile, che gli fece sobbalzare, soprattutto Saiko.
“A-Azuki?” disse lui, sorpreso. “Vuoi dire che siamo a casa tua?”
“S-Sì. Ma come avete fatto? Ho visto una luce e poi voi siete sbucati fuori dal nulla…”
“È una lunga storia… Così lunga che non la conosciamo nemmeno noi…” rispose Kaya, ridendo nervosamente.
“Era l’unico modo per farvi scappare subito dallo studio, nel caso avessero attaccato in maniera più pesante.” Disse Dark, uscendo anche lui da un varco.
“Ma si può sapere chi o cosa sei esattamente? Okay, verrai anche da un altro pianeta, avrai visto dei mondi venire distrutti, pietrificati o quello che è, potrai guarirti le ferite e ricostruire ciò che vuoi, ma mi pare un po’ troppo esagerato!” sbraitò ad alta voce Shujin.
“Shujin…” disse Kaya a bassa voce, indicando con un dito prima Azuki e poi Gadian. “…ti sei rincitrullito?!” urlò, dando un pugno a Shujin, facendolo volare contro il muro.
“Tu vieni da un altro mondo?” chiese Gadian e Dark.
“E cosa significa che ne hai visti alcuni venire distrutti?” aggiunse Azuki. “E che cosa c’entriamo noi con tutto questo?”
“Ecco… Accidenti, ma è possibile che sia sempre tutto così complicato?”
“Ashirogi-sensei!” urlò una voce, pochi instanti prima che un varco oscurò apparisse di fronte a loro, facendo uscire un ragazzo che saltellava.
“Che bello, state bene! Quando ho sentito che il vostro studio era saltato per aria ho temuto il peggio!”
“N-Niizuma? Come hai fatto?”
“Colpa nostra. Ha sentito la notizia in tv ed è come impazzito… Ah, ci sei anche tu Dark? Ci stavamo appunto chiedendo se tu c’entrassi in quella notizia…” disse Rexenet, uscendo seguito anche dagli altri custodi.
“Quindi ci siete anche voi, eh? Sembra che tutti i custodi si siano riuniti qui…” disse Dark.
“Così pare, compreso il novellino.” Commentò Light.
“Beh, scusa tanto se finora ho passato le giornate ad affrontare assieme a pochi altri un intero esercito alieno…”
“M-Ma quanti sono?” chiese Shujin, sorpreso.
“Sono tutti i custodi al momento attivi per la Luce.” Disse Gadian, con lo sguardo abbassato.
Tutti si girarono verso di lui.
“Gadian, cosa stai dicendo?” chiese Kaya.
“State indietro.” Disse Dark, evocando il Keyblade. “Quello non è Gadian.”
“Risposta sbagliata e corretta, custode dell’equilibrio…” disse Gadian, alzando lo sguardo.
I suoi occhi erano diventati completamente neri, e anche il colore dei suoi capelli cominciava a diventare tale.
“Sai, ho aspettato a lungo il tuo arrivo… Questo stupido ragazzo era il corpo ideale per riposarmi, e ora finalmente potrò affrontarti. Anche se prima voglio farti soffrire.”
“Chi sei?” chiese Dark.
“Ma come, non ti ricordi? Oh, è vero, era uno dei tuoi predecessori. In fondo, sono secoli che non ci affrontiamo più… Allora lasciami rinfrescarti la memoria. Il mio nome è Hakai.”
“Hakai?” ripeté Shujin. “Distruzione… Cosa significa questo, Gadian?”
“Gadian era solo il povero, stupido e incapace ragazzo che inconsapevolmente mi ospitava… Questo fino a pochi minuti fa. Ora siamo diventati una cosa sola. La mia volontà ora è la sua.” Disse, evocando un Keyblade, nero come il petrolio. Una catena regale nera, con il ciondolo a forma di un cuore nero.
“Un altro custode delle tenebre?” chiese Sora, preparandosi a combattere.
“Custode delle tenebre? Non paragonarmi a quella feccia. Io sono ciò che Vanitas credeva di essere… io sono un custode del caos!”
“Un custode del caos?” ripeté Hikari. “Impossibile! Vanitas era il custode del caos, ne siamo sicuri!”
“Non riuscite proprio a capire, eh? Vanitas non era che uno stupido, uno stupido che credeva di essere una persona che non era. Io sono l’unico in grado di controllare il caos.”
“E che cosa vuoi fare ora?” chiese Dark. “Vuoi ingaggiare subito una battaglia all’ultimo sangue, che vinceresti tu perché non stai usando il tuo vero corpo?”
“Ti sbagli. Questo è il mio vero corpo ora… Gadian non esiste più!”
“Queste… sono tutte menzogne!” urlò Shujin, lanciando contro Hakai una sedia, che si ruppe prima ancora di raggiungerlo.
“Cosa credevi di fare, Shujin?” chiese il custode del caos, per poi scagliare il ragazzo contro il muro.
“Shujin!” urlò Kaya, andando a soccorrerlo.
“E ora… lasciate che vi mostri il mio potere!” continuò Hakai, creando una sfera rossa e nera.
“Addio.” Disse come se niente fosse, lanciando la sfera.
“Maledizione!” urlò Dark, mettendosi davanti ai ragazzi e creando una barriera, imitato subito dagli altri custodi, ad esclusione di Marco, che si rifugiò dietro a quella di Hikari.
Nel momento stesso in cui la sfera toccò la barriera, la stanza saltò in aria, scagliando tutti quanti fuori dalla casa.
Dark e gli altri custodi, che erano i più vicini, caddero a terra rovinosamente, mentre le loro barriere si infrangevano come se fossero state di vetro.
Saiko, Shujin, Kaya, Azuki e Niizuma invece grazie ai custodi riuscirono ad evitare gravi danni.
“Ugh… C-Com’è possibile…” fece Saiko, cercando di rialzarsi. “Azuki, Shujin, Kaya, state bene?”
“S-Sì… Anche se camera mia ormai è inutilizzabile…” rispose Azuki.
“Q-Quello è un mostro… non può essere reale, mi rifiuto di crederci…” commentò Shujin.
“Già, è proprio un mostro, non c’è dubbio. He’s a Monster!” urlò Niizuma, anche se il suo volto faceva capire che era più preoccupato di quello che sembrava.
“Oh, ma così mi offendete.” Disse Hakai, apparendo alle loro spalle.
I ragazzi arretrarono immediatamente.
“Gadian, cerca di tornare in te!” urlò Shujin.
“Come posso farvi capire che Gadian non esiste più?” chiese il custode del caos, per poi schioccare le dita. “Ma certo! Mi basterà eliminare uno di voi… Ad esempio… Azuki?” disse, alzando il Keyblade.
“Fermo!” urlò Saiko, mettendosi davanti ad Azuki. “Non te lo permetterò!”
“S-Stupidi… scappate! Immediatamente!” urlò Dark, cercando di rialzarsi.
Il contraccolpo era stato più forte del previsto, e non era riuscito ad erigere una barriera sufficientemente forte.
“Sarebbe inutile. Se solo volessi, potrei distruggere questo mondo con un solo colpo.” Disse Hakai. “Anche se in fondo, questo mondo ormai è condannato.”
“S-Stai dicendo che…” fece Marco, interrompendosi non trovando la forza per parlare.
“Proprio così. In un modo o nell’altro, questo mondo scomparirà, unendosi agli altri sotto Kingdom Hearts, quando la seconda guerra del Keyblade avrà luogo. Sono rimasto isolato su questo mondo, ma le notizie mi sono giunte lo stesso.”
“Guerra.. del Keyblade?” ripeté Shujin. “Qualcosa mi dice che è qualcosa che va oltre la nostra immaginazione…”
“E ora… Spostati, Saiko, così potrò eliminare la tua ragazza davanti ai tuoi occhi!” disse Hakai.
“Mai! Preferisco farmi uccidere piuttosto che lasciarti far del male ad Azuki!”
Hakai si mise a ridere.
“Sei patetico, Mashiro. Hai promesso che non avresti incontrato Azuki prima di aver avuto una serie anime, ma nonostante ciò, non esiti a sacrificarti per lei… È una cosa disgustosa questo amore. Ma se proprio vuoi… va bene, ti accontento volentieri. Ucciderò te per primo!” disse il custode, per poi abbassare il Keyblade contro Saiko.
Il ragazzo vide il Keyblade abbassarsi su di lui come se fosse al rallentatore, e di punto in bianco esso scomparve, assieme a tutto il resto.
Saiko si guardò intorno, sorpreso.
Si trovava su un grande pavimento bianco, circondato dalle tenebre più profonde.
“D-Dove sono finito?” chiese.
“Ti trovi nel luogo che ti appartiene, Moritaka Mashiro. Sei nel tuo cuore.” Disse una voce, riecheggiando per tutto il luogo.
“Il mio cuore? Cosa intendi dire?”
“Questo luogo altri non è che il tuo cuore. Ti ho chiamato al suo interno per farti scegliere. Ho assistito a lungo al tuo amore per Azuki. La ami, su questo non c’è nessun dubbio. Il tuo cuore è pieno di quel sentimento.”
Non appena la voce smise di parlare, di fronte a Saiko apparve un Keyblade bianco, privo di colore e di ciondolo.
“Questa è… l’arma di quei ragazzi…”
“Il suo nome è Keyblade, un’arma leggendaria, in grado di portare pace o caos a seconda di chi la usa. Tenebre o Luce, queste sono le due categorie dei Keyblade. Con quest’arma, potrai combattere per la Luce, per poter proteggere chi ami… per salvare il tuo mondo.”
Saiko rimase in silenzio per qualche secondo.
“Gadian… no, Hakai, ha detto che il mio mondo ormai è condannato… Quest’arma potrebbe evitarlo?” chiese, senza però ottenere una risposta.
“Rispondimi, non importa quale sia la risposta, devo saperlo!” urlò.
“È vero, il tuo mondo ormai è condannato a fermarsi, ma non a sparire. Questo dipende tutto da chi vincerà la guerra. Il tuo mondo potrà venire ripristinato con la vittoria della Luce, o cadere nelle tenebre eterne se essa perderà.”
“E se decidessi di non combattere? Io in fondo i combattimenti li ho visto solo in manga e anime, non so nient’altro. Come potrei essere utile?”
“Se non combattessi, nulla cambierebbe poiché è destino che la guerra si compia... però, alla Luce verrebbe meno un chicco di riso.
Non ha importanza quante e in che forma si manifestino le tue conoscenze: nessun custode era consapevole del proprio destino, finché non ha ricevuto il Keyblade. Avrai tempo sufficiente per apprendere ciò che è necessario. I custodi che ti accompagneranno sono gli unici rimasti, oltre ad altri quattro, che ora stanno viaggiando per conto loro.
Ora tocca a te scegliere: combatterai per far sì che il tuo mondo possa salvarsi, o rimarrai a guardare, senza far niente per equilibrare i piatti della bilancia?”
Saiko sbuffò, per poi prendere il Keyblade.
“Non potrei guardare più Azuki in faccia se non dovessi riuscire a proteggerla… Ma se mi hai mentito, userò quest’arma per fartela pagare, dovessi viaggiare per l’intero universo!”
Mentre diceva ciò, il Keyblade cominciò a colorarsi di nero, e i disegni di vari tipi di penne apparvero su di esso, assieme al ciondolo, anch’esso una penna.
Sotto i piedi di Saiko, il pavimento s’illuminò, e pochi secondi dopo la luce cominciò a sparire, come piume in mezzo al vento.
Ora sul pavimento c’era un mosaico, che rappresentava Saiko, Azuki e Shujin, attorniati da personaggi disegnati, che Saiko riconobbe essere i protagonisti dei suoi manga.
“Ti ringrazio, Saiko, custode della Luce.” Disse la voce, mentre tutto scompariva. “E ricordati: verrà il giorno in cui dovrai restituirgli ciò che gli appartiene.”
Saiko evocò il Keyblade, riuscendo così a parare il colpo, sorprendendo tutti quanti.
“Cosa? Un Keyblade?” fece Hakai, facendo qualche passo indietro, ma senza spaventarsi troppo. “Dunque anche tu sei un custode… Interessante…”
“Saiko, ma quando…?” chiese Azuki, osservando l’arma.
“Il Keyblade!” disse Dark. “Saiko è stato scelto per combattere… come custode della Luce di questo mondo…”
“Wow! This is incredible!” urlò Niizuma. “Moritaka-sensei è diventato un eroe da manga!”
“Così pare… anche se faccio fatica a crederci…” fece Shujin.
“Fatico a crederci anch’io Shujin, credimi… Ma almeno ora potrò difendervi…” rispose il nuovo custode, cercando di impugnare meglio il Keyblade, anche se con poco successo.
Per tutta risposta, Hakai si mise a ridere.
“Che idiota! Sei veramente un idiota, Saiko!” disse. “Credi veramente di potermi affrontare, e magari sconfiggermi? Guardati, non sai nemmeno tenerlo per bene!”
“Stai zitto! Non me ne starò con le mani in tasca mentre tu distruggi il nostro mondo!”
“Vedi Saiko… sei stato tu a dar inizio alla sua distruzione.” Rispose Hakai, mentre anche gli altri custodi si rialzavano.
“Non starà succedendo la stessa cosa accaduta nel mio mondo, vero?” chiese Marco.
“Se il tuo mondo si è pietrificato, e con essi tutti i suoi abitanti, allora è così. Nessuno oltre ai custodi potrà lasciare questo mondo! Complimenti Saiko, hai appena condannato la tua fidanzata e il tuo migliore amico a passare l’eternità come statue di pietra!” rispose il custode del caos, sparendo nel nulla.
“Cosa? Cosa voleva dire?” chiese Saiko, rivolgendosi agli altri custodi.
Ma prima ancora che potessero rispondere, attorno a loro i colori cominciarono a sparire.
“Oh, no…” fece Dark, aprendo un varco. “Se volete salvarvi, entrate qui, presto!”
Saiko aiutò Azuki ad alzarsi e la portò verso il varco.
Ma con grande stupore di tutti, il varco respinse la ragazza prima ancora che potesse raggiungerlo.
“Cosa significa?” chiese Sora. “I varchi non dovrebbero permettere a tutti di lasciare un mondo?!”
“Non lo so… Non era mai successo prima…” rispose Hikari, guardando Saiko e gli altri ragazzi.
“Sembra… che per un po’ non potremmo lavorare ai manga…” disse Niizuma, sorridendo.
“Già…” confermò Shujin, prendendo per mano Kaya. “Saiko, tu devi andare. Sono sicuro che potrai rimediare a tutto questo.”
“Ma Shujin, non posso, lo sai…” disse il nuovo custode, guardando Azuki, che scosse la testa.
“Mi dispiace, Mashiro...”
“Dobbiamo andare!” fece Rexenet, attraversando il varco, seguito dagli altri, lasciando per ultimo Dark.
“Saiko, non possiamo costringerti a venire con noi. La scelta è solo tua, e nessuno ti biasimerà se deciderai di rimanere qui. Il varco rimarrà aperto ancora per qualche secondo.” Disse, per poi attraversarlo.
“Io…” fece Saiko, prima di venire interrotto da Azuki.
“Mashiro… perdonami!” disse, per poi spingere il ragazzo dentro il varco.
“Azuki!” urlò lui, cercando di tornare indietro, ma inutilmente, dato che il varco stava già cominciando a chiudersi.
“Ti aspetterò! Sono sicura che tornerai sano e salvo, e ci salverai tutti…” fece Azuki, cominciando a diventare di pietra, come gli altri ragazzi. “Fatti valere anche al di fuori di questo mondo, e non arrenderti mai!”
“AZUKI!!!” urlò Saiko, riuscendo a vedere la ragazza diventare completamente di pietra, per poi sparire oltre il varco.
Capitolo 50 *** Dieci anni: un allenamento improvviso ***
*Lancia fuochi d'artificio*
Ed è con grande piacere che finalmente vi presento il 50° capitolo di questa fan fiction!
Devo ammettere che quando l'ho cominciata, non pensavo di arrivare a così tanti capitoli, e ancora meno credevo sarebbe piaciuta a così tante persone.
Perciò prima di tutto vi ringrazio infinitivamente per il supporto e i commenti che mi avete dato per questi 50 capitoli!
E come piccola sorpresa per festeggiare questo traguardo, vi annuncio che ho creato un forum (non posso mettere il link perché sarebbe spam) per questa fan fiction, all'interno del quale potrette trovare informazioni sui vari mondi e personaggi apparsi nella fan fiction. Spero di non violare il regolamento dicendovi di contattarmi per mp se desiderate ricevere il link, anche se ci vorrà qualche giorno per riempirlo.
Ok, detto ciò, passiamo alle recensioni!
@ Inuyasha_Fede: In effetti Eiji è un po' buffo (cioè per circa il 90% delle volte che appare XD). E con Bakuman, credo di aver messo in questa fan fiction il mondo più impensabile... o no? XD
@ lettore 01: Eh si, si può proprio dire che in questo caso è Saiko il più esperto. In fondo, a differenza di Dark, Saiko viene proprio dal Giappone, la patria dei manga e anime XD
@ WhiteDream: Accidenti, spero di non doverti avere sulla coscienza XD. Ma egoisticamente parlando, mi fa piacere sapere che la fic ti prende a tal punto! Il prossimo custode... chissà XD Invece, per gli altri quattro custodi... ecco... credo che Terra, Ventus, Aqua e Topolino ti siano famigliari come nomi XD Per quanto riguarda il rating... personalmente la cosa + violenta che ho visto finora è stato Supernatural, mentre per l'altro lato del rosso, diciamo che lo evito accuratamente XD. Per il colpo di scena decente... ci sto lavorando, perciò tranquillizza tuo cugino. Arriverà, e sorprenderà tutti.
@ Franz3v: L'unico personaggio inventato in questo capitolo è Gadian/hakai. Gli altri sono stati presi dal manga/anime "Bakuman".
@ thegreatsaiyaman28: Emh... consideranto che i primi tre che hai nominato mi sono ignoti, non saprei... per Babbo Natale, beh, ho avuto qualche problema quando si è impossessato del Death Note, perciò sto cercando di rimediare XD
@ Xanum: Accidenti, di questo passo mi ritroverò con una denuncia per aver costretto a stare al pc con la febbre XD In ogni caso, nuovamente parlando egoisticamente, mi fa piacere essere arrivato al punto da prendere così tanto XD
Ok, e ora, vi lascio al 50° capitolo!
PS:
Come avrete notato, le opening sono sparite causa cancellazione canale... *si trattiene dal dire ciò che pensa del tubo* perciò le riupperò in futuro.
Capitolo 50: Dieci anni: un allenamento improvviso
Dark continuava a fissare il vuoto dello spazio, ripensando ai recenti avvenimenti.
‘Perché… Come mai i mondi con custodi si pietrificano… Perché?’
“È il destino.”gli rispose una voce nella sua testa. “Non si può evitare.”
“Lo so… Tutto dovrà accadere…” rispose lui, per poi girarsi.
“A cosa ti riferisci?” chiese Saiko, entrando nella stanza.
“Niente, pensavo ad alta voce…” rispose il custode. “Che cosa c’è?”
“Voglio sapere la verità. Cosa dovremo fare d’ora in poi?”
“Non ne ho idea… Combattere, questo è sicuro.”
“Per quanto tempo?”
“Pretendi di sapere troppo, non posso saperlo. Giorni, mesi, anni… e chi lo sa?” disse Dark, prima di venire presso per il colletto da Saiko.
“E chi lo sa?” ripeté Saiko, con le lacrime agli occhi. “Tu mi dici così? Ho visto Azuki pietrificarsi davanti ai miei occhi! I miei amici, il mio mondo… Sono ridotti a pezzi di pietra! E tutto per colpa di questa stupida guerra che tu e i tuoi amici avete causato!”
Dark sospirò.
“L’ho sempre detto io che l’amore fa male… Sono contento di essermi liberato di tale sentimento, o anch’io avrei potuto reagire senza pensare…” disse, prima di venire lasciato da Saiko.
“Non so se dovrei colpirti per rabbia o no. Di certo mi fai pena. Se quello che hai detto è vero, fai veramente pena Dark.”
“Pena? Non credo proprio. Ho sempre considerato l’amore come debolezza, e non ne ho mai avuto il bisogno. Ho combattuto fin da quando ero bambino, crescendo con duri allenamenti. Tra questi c’era la rimozione completa dei sentimenti. Purtroppo ho fallito. Temo sia impossibile riuscirci senza perdere il cuore…”
“Una vita priva d’amore… Per me sarebbe l’inferno.”
“Come per me è il contrario. Ma in fondo, sono solo punti di vista. Non posso di certo andare in giro a torturare tutte le coppie che incontro, anche se devo dire che ad ogni 14 febbraio ero piuttosto tentato… Credo sia stata l’unica festa che ho mai odiato…”
“Bah… Non credo potrò mai capirti… Ma in fondo, sei tu quello che rimarrà da solo, non io. Io farò tutto quello che mi sarà possibile per tornare da Azuki e coronare il nostro sogno.” Disse Saiko, uscendo, ignorando Marco che era rimasto fuori ad ascoltare.
“Non saprei dire chi dei due avesse ragione…” disse, entrando. “Avevate entrambi ottimi argomenti…”
“Per quel che mi importa, può avere ragione lui. Io non sono un tipo che cambia idea facilmente.” Disse il custode, prima di aprire un varco.
“Dove vai?”
“La Gummyship è piena. Se dovessimo incontrare altri custodi non potrebbero venire con noi. Vado a rivolgermi ad una professionista per risolvere questo problema” rispose Dark, sparendo nel varco.
“Una professionista?” ripeté curioso Marco. “Ma per allargare la Gummyship senza lavorarci sopra servirebbe un tocco di bacchetta magica…”
“Dovevo giocare al lotto, sarei diventato ricco…” disse Marco, una volta scoperto di chi si trattava la ‘professionista’.
“Allora, ricapitoliamo… Devo solo aumentare lo spazio interno di questa astronave?” chiese una ragazza, che indossava una tunica nera.
“Proprio così Hermione… Purtroppo abbiamo raggiunto il limite dei posti, e la mia alchimia e magie non possono aumentare lo spazio stesso…” rispose Dark.
“Beh, dovevamo immaginarlo…” disse Light. “In fondo, Hermione è considerata una delle streghe migliori, e la sua magia stavolta ci può essere parecchio d’aiuto…”
Saiko invece era sorpreso all’ennesima.
“N-Non ci credo… Hermione Granger in persona?! Ma quanti manga o film che conosco esistono realmente?”
“Credo tutti, più altri che probabilmente non sono giunti come informazioni nel tuo mondo…” rispose Rexenet, mentre Hermione cominciava a muovere la bacchetta, lanciando una serie di incantesimi.
In breve, le dimensioni interne delle Gummyship aumentarono, e grazie all’alchimia di Dark, la navetta si riempì di nuove stanze e corridoi.
“Finito.” Disse infine Hermione, mettendo via la bacchetta. “L’ho allargata al massimo, più di così non era possibile.”
“Credo sarà sufficiente.” Commentò Riku sorpreso. “Non credo arriveremmo ad ospitare più di qualche centinaio di custodi…”
“Chissà che faccia farà Cid quando la vedrà… Anche se probabilmente ci urlerà dietro…” disse Sora.
“Ti ringrazio.” Fece Dark, aprendo il varco davanti ad Hermione. “E spero che il vostro mondo non venga coinvolto nel conflitto che sta per arrivare…”
“Lo spero anch’io… e grazie per l’aiuto con i lavori.” Rispose lei, sparendo dentro il varco.
“Lavori?” chiese Kairi.
“Beh, il loro castello era un po’ a pezzi… diciamo che ho dato una mano nella ricostruzione…”
“Capisco… Peccato che l’alchimia non si possa apprendere, potrebbe tornare parecchio utile…” disse Marco, prima di venire interrotto dall’allarme.
“E questo cosa significa?” chiese Saiko.
“Che c’è un mondo minacciato dall’oscurità vicino a noi.” Rispose Riku, raggiungendo i monitor.
“Di già? Siamo in viaggio solo da qualche giorno…” fece Kairi.
“I mondi in questo momento sono tutti in subbuglio. Come hai visto, nemmeno quelli di cui abbiamo chiuso la serratura possono considerarsi al sicuro…”
“Questo però è un mondo nuovo per noi. Almeno, gli strumenti non riescono a riconoscerlo.” Disse Riku, mostrando il mondo sui monitor.
“Non è molto diverso dalla Terra…” commentò Saiko.
“I mondi non sono molto diversi tra di loro.” Rispose Sora. “Ma al loro interno possono esserci differenze sostanziali.”
“Della serie che potresti ritrovarti a camminare sul pianeta delle scimmie.” Disse Rexenet.
“Ah, bello… Beh, spero solo di poter trovare buone idee per un manga… Almeno per giustificare il tempo che passerò a far niente…”
“Fantastico… Abbiamo un mangaka che non riesce a non pensare al suo lavoro…” disse Light, mentre Dark apriva il varco.
“Allora, ora cosa facciamo?” chiese un ragazzo vestito di nero, con lunghi capelli albini, ad un uomo seduto su una poltrona, vestito uguale, ma con capelli neri corti e spettinati e una cicatrice sul volto.
“Abbiamo perso, non possiamo fare altro… Ma di certo non lo accetterò mai come boss…”
“Lo immaginavo. Quindi vuoi rimanere per conto tuo, eh?”
“Per il momento…”
“Davvero non vuoi più combattere contro quel moccioso?” chiese una voce.
“Chi sei?” chiese il ragazzo albino, estraendo una spada. “Fatti vedere?”
“Io la metterei via quella spada… rischi di far male a qualcuno…”
“Tsk, con chi credi di avere a che fare? Sono il miglior spadaccino del mondo, so quel che faccio.”
“Davvero?” continuò la voce, mentre di fronte ai due si aprì un varco oscuro, dal quale uscì un ragazzo, che indossava dei pantaloncini neri, con una maglietta dello stesso colore con disegnato sopra un teschio.
“A vederti non mi sembri questo granché, sai?”
“Come osi?” disse il ragazzo, partendo all’attacco contro l’intruso, che senza muoversi tagliò a metà la spada dell’avversario.
“Cosa?” fece lui, sorpreso, poco prima di ritrovarsi una chiave gigante puntata sulla gola.
“Proprio come aveva detto il Maestro… Non sei per niente forte… Superbia Squalo…”
“Come fai a conoscere il mio nome?”
“Mi sono documentato… Piacere, il mio nome è David. Voi invece dovete essere Xanxus, vero?”
“Hai un bel coraggio ad entrare qui e mettere alle strette il mio sottoposto… Ma devo dire che mi hai impressionato… Da dove vieni?”
“Per quanto possa risultarti difficile crederlo, vengo da un altro mondo. E ho un affare da proporti.”
“Non m’interessa. Sarai anche forte, ma non intendo accettare aiuto da qualcuno che non fa parte della famiglia.”
“Nemmeno se ti dessi il potere necessario a fermare colui che ti ha rubato il posto che ti spettava? Dev’essere frustante per te… tu, che sei cresciuto convinto di diventare boss, scoprire che tale onore è invece stato affidato a un ragazzino imbranato, incapace di combattere… Veramente, non so come fai a sopportarlo… Io avrei già distrutto questo mondo, proprio come ho fatto con il mio…”
“Stai forse dicendo che tu avresti così tanto potere da distruggere un pianeta? Ma non farmi ridere, moccioso!” gli rispose Squalo, poco prima di venire interrotto da Xanxus.
“David hai detto, vero? Hai ottimi argomenti… parla, ti ascolto.”
Il custode sorrise.
“Umh… sembra il tetto della mia scuola…” disse Saiko, guardandosi attorno. “Di certo anche questo mondo deve avere il Giappone, dato che per quel che so, questa struttura viene usata solo lì.”
“Accidenti… Della serie che la scuola ci perseguita ovunque!” rispose Marco.
“Da noi le scuole erano tutte diverse, non esisteva un sistema preciso per costruirle” disse Rexenet.
“Ah, che fame…” disse una voce, anticipando l’apertura di una porta.
“Decimo, prenda pure il mio pranzo.” Rispose un’altra voce, mentre due ragazzi uscivano dalla porta.
Il primo aveva i capelli castani e all’insù, in maniera simile a come li teneva Sora. Indossava una divisa scolastica in un paio di pantaloni scuri, una camicia con una cravatta e sopra un maglioncino. Attorno al collo aveva una collana con appeso un anello.
L’altro ragazzo era vestito allo stesso modo, ma aveva i capelli grigi. Come il primo aveva un anello al collo.
“Non ti preoccupare, il mio basterà. E poi anche tu devi mangiare, no?” rispose il castano, per poi fermarsi notando i custodi.
“Ciao. Siete nuovi?” chiese.
“Sì, siamo arrivati da poco, e… è un po’ imbarazzante, ma ci siamo persi…” disse Dark.
“Vi siete persi in una scuola? Ma come avete fatto?” chiese il ragazzo dai capelli grigi.
“Che c’è, Saiko?” chiese Kairi, notando che il ragazzo era pensieroso.
“Non so… ma mi sembra di averli già visti da qualche parte…” rispose lui, attirando l’attenzione del grigio.
“Forse ci hai visto per strada. Giriamo spesso per la città, potrebbe starci” rispose il castano. “Comunque piacere, sono Sawada Tsunayoshi, ma potete chiamarmi Tsuna, mentre lui è Hayato Gokudera.”
“Piacere. Io sono Dark,”
“Sora.”
“Riku.”
“Kairi.”
“Hikari.”
“Light.”
“Rexenet.”
“Marco.”
“Saiko.”
“Umh… Certo che alcuni di voi hanno nomi proprio strani…”
“Gokudera!” lo rimproverò Tsunayoshi. “Potrebbero arrabbiarsi, e direi che ho già sufficienti nemici, no?”
“Mi perdoni, decimo. Non ho saputo trattenermi.” Rispose l’altro.
“Ma certo! Sawada Tsunayoshi, il decimo boss della famiglia Vongola!” disse Saiko, schioccando le dita.
A sentire ciò, il volto dei due ragazzi cambiò immediatamente. Nel caso del primo assunse un’espressione disperata, mentre nel caso del secondo arrabbiata.
“Chi siete? Come fate a saperlo?” chiese.
“Famiglia Vongola? Decimo boss?” chiese Sora. “E che cosa significa?”
“Aspetta… per famiglia intendevi come legame di sangue, vero?” chiese Light. “Non intendevi dire una famiglia mafiosa, vero?”
“Light… se ha detto ‘boss’, dubito si riferisca ad una famiglia con legami di sangue…” gli rispose Rexenet, sbuffando. “Ma forse avremo dovuto dire al novellino di non gridare ai quattro venti le sue conoscenze…”
“Scusate, ma non sono riuscito a trattenermi…” fece Saiko, facendo una risatina nervosa. “È stato più forte di me…”
“Ripeto la domanda: chi siete veramente?” chiese Gokudera, tirando fuori dei candelotti di dinamite. “Parlate, o ve la vedrete con me!”
“Dinamite?” disse sorpreso Marco. “Quel tipo va in giro con la dinamite in tasca!”
“Che cos’è questa dinamite? Non l’ho mai sentita nominare prima d'ora…”
“È un esplosivo.” Rispose Hikari. “Per questo Marco si è sorpreso così tanto nel vederglielo tirare fuori dalla tasca come se niente fosse… Ma di certo non è pericoloso.”
“Io non ne sarei così sicura, ragazza! Questa dinamite può fare parecchio male!” disse, mentre i candelotti si accendevano da soli. “Provateli su voi stessi!” concluse, lanciandoglieli contro.
“Gokudera, no!” urlò Tsuna invano.
Ma prima che potesse fare qualcosa, Dark evocò il Keyblade e tagliò a metà l’esplosivo, rendendolo inoffensivo.
“Cosa? E quella da dove spunta fuori?” chiese Gokudera, tirando fuori altra dinamite. “Non importa, la farò saltare in aria lo stesso!”
“Far saltare in aria il Keyblade? Buona fortuna allora.” Gli fece Sora. “Credo sia una cosa impossibile.”
“Non mi resta che provare, no?” rispose il ragazzo, accendendo i candelotti.
Ma questa volta furono dei proiettili a spegnerli.
“Basta così Gokudera.” Disse la voce di un bambino, mentre dal pavimento sbucava fuori una specie di ascensore, dal quale uscì un bambino piccolo, forse di un anno, vestito di nero e con un cappello dello stesso colore. E in mano aveva una pistola verde.
“Un bambino… con una pistola?!” fece Kairi, non riuscendo a credere a ciò che vedeva.
“Io non sono un bambino… Sono il miglior assassino del mondo.” Rispose il bambino, mentre la pistola si trasformava in un camaleonte dello stesso colore, che andò a riposarsi sul cappello.
“Reborn! Avevi un rifugio anche lì?!” urlò Tsuna.
“Ormai dovresti saperlo che ho rifugi ovunque, e sarà così finché non sarai diventato il decimo boss della famiglia Vongola.”
“Accidenti… Potevate dirmi che quasi tutti i manga che conosco sono reali…” disse a bassa voce Saiko a Rexenet.
“Ad ogni modo, abbiamo altri problemi ora… Come questi ragazzi.” Disse Reborn.
“Allora sono veramente pericolosi? Lasciate che me ne occupi io!” rispose Gokudera, poco prima di venire colpito in faccia da un calcio del bambino.
“Stupido. Non hai visto cosa sono in grado di fare? La tua dinamite non li raggiungerebbe nemmeno.”
“Ma non posso lasciarli fare del male al decimo, o non sarei degno del titolo di suo braccio destro…” rispose lui.
“Guarda che sei stato tu ad attaccarci. Noi non vogliamo farvi proprio niente.” Disse Riku.
“Ma siete a conoscenza della famiglia Vongola!”
“Già. E considerando come sono arrivati qui, direi che è il momento delle spiegazioni.”
“Uh? Cosa intendi dire? Si sono forse lanciati da un aereo?”
“No, sono sbucati fuori dal nulla. Letteralmente. In tanti anni che servo la famiglia, non avevo mai visto niente del genere… Tranne una volta, molto tempo fa…”
Dark a sentire ciò si avvicino al bambino.
“Hai incontrato qualcuno con una chiave simile a questa?” chiese.
“Sì, con quella chiave e con occhi e capelli come i tuoi.” Rispose lui.
“Capisco… Allora doveva essere un mio predecessore…”
“Di cosa state parlando?” chiese Tsuna.
“Puoi fidarti di loro, Tsuna. Non ti faranno del male. Non percepisco nessuna furia omicida in loro.”
“Ci mancherebbe altro…” rispose Marco. “Accidenti, la situazione diventa sempre più paradossale… Quasi quasi preferivo gli Yeerk…”
“Yeerk? Sono delle caramelle?” disse una voce, anticipando l’arrivo di un altro bambino che indossava un costume da toro, e con capelli neri a forma di cespuglio.
“E-Ecco, non proprio…” rispose il custode, cercando di non far caso al costume del bambino.
“Uffa… Lambo vuole le caramelle!” urlò il bambino.
“Stupida mucca! Possibile che non pensi ad altro?!” disse Gokudera, dandogli un pugno in testa.
A quel punto Lambo cominciò a piangere a squarcia gola.
“N-Non ce la faccio…” disse tra le lacrime, mettendosi le mani nei capelli, per poi tirare fuori come se niente fosse un bazooka.
Senza perdere un secondo, Dark appoggiò le mani per terra, provocando un piccolo tremore con l’alchimia, sufficiente a far perdere l’equilibrio al bambino, che cadde a terra, facendo volare il bazooka verso Dark.
“Attento!” urlò Tsuna.
“Tranquillo, non può farmi niente. E anche se dovesse far fuoco, non credo potrebbe farmi male…”
“Quel bazooka non serve a far del male! Spostati Dark!” urlò Saiko, poco prima che il bazooka colpisse Dark, per poi fare fuoco.
Dark venne ricoperto dal fumo dell’esplosione, sparendo alla vista dei presenti.
“Oh, no…” fece Tsuna. “Questa non ci voleva…”
“E perché? Ha solo fatto un po’ di fumo, nient’altro…”
“Non è per quello!” disse Saiko. “Come ho detto, quel bazooka è speciale… Non può fare male a nessuno, però-”
Ma il neo custode venne interrotto dal suono di una sveglia digitale, che si era messa a suonare da dentro il polverone.
“Accidenti…” disse una voce da dentro la nuvola di polvere, mentre il rumore si interrompeva di colpo. “Ho sbagliato di qualche secondo…”
I custodi evocarono immediatamente il Keyblade, ad esclusione di Marco e Saiko.
“E questo cosa significa?” chiese Marco, cercando di evocare il Keyblade, senza riuscirci.
“Fermatevi, non dovete attaccarlo!” disse invece Saiko.
“Uh? E perché? Quella non è la voce di Dark.” Rispose Rexenet.
“Ne sei sicuro?” disse la figura che cominciava ad apparire oltre la polvere.
Pochi secondi dopo, di fronte a loro c’era un ragazzo di quasi trent’anni, vestito di nero e con diverse cicatrici sul volto. I suoi capelli erano neri e bianchi, come i suoi occhi.
“E tu chi sei?” chiese Sora.
“Dark.” Rispose lui tranquillo. “Accidenti, vi ricordavo meno scontrosi…” continuò, per poi guardare l’orologio. “Eh si, ho proprio sbagliato di qualche secondo…”
“Dark? Non prenderci in giro, non puoi essere Dark!”
“Ehm… A dire la verità è proprio il vostro amico…” disse Tsuna. “O meglio, è lui tra dieci anni…”
A sentire ciò, i custodi si misero a fissare il ragazzo.
“Come hai detto, scusa?”
“È la verità. Io sono il Dark del futuro. E in questo momento il Dark che conoscete voi si trova al mio posto… E non lo invidio. Lambo ha avuto un pessimo tempismo nell’usare quel bazooka… Ma se ricordo bene com’ero, non dovrebbe succedergli niente di grave…”
“Cosa stavi facendo? Combattevi contro Xehanort?” chiese Kairi, sorpresa da quelle parole.
“Xehanort? Oh, no, contro un avversario forse più pericoloso…”
“Più pericoloso di Xehanort? Non credo sia possibile…” disse Rexenet.
Dark lo guardò male. “Xehanort nel mio tempo è l’ultimo dei problemi, credimi. Ma non posso mettermi a rivelarvi il futuro, perché rischierei di tornare al mio tempo e di trovarlo mutato. Perciò cerchiamo di non perdere tempo.”
“Cosa vuoi dire?” chiese Sora.
“Devo allenare i due nuovi custodi. Ed è una cosa che solo io posso fare. Nel frattempo, anche il me stesso del passato seguirà lo stesso addestramento, anche se ad opera di un altro custode…”
“Ehm… Scusa se ti interrompo, ma cinque minuti ti saranno sufficienti? Perché l’effetto del bazooka non dura di più…” disse Tsuna.
“Oh, è vero, ci sei anche tu Decimo. Beh, diciamo che ho dovuto chiedere il tuo aiuto per risolvere questo problema… Anche se sono riuscito a convincerlo ad allungare l’effetto solo a qualche ora…”
“Di cosa stai parlando?” chiese Gokudera.
“L’ho già detto: non posso rivelarvi troppo del futuro: rischierei di alterare il corso degli eventi.” Rispose il custode, per poi evocare il Keyblade, puntandolo contro i due nuovi custodi. “Su, evocate il Keyblade e preparatevi a combattere. Voi altri state da parte, non voglio nessuna interferenza.” Disse, senza il minimo dubbio.
Marco e Saiko misero le mani davanti, cercando di evocare il Keyblade, ma senza riuscirci.
“Capisco… Siete proprio all’inizi, eh? Molto bene, in questo caso… Cercate di sopravvivere!” urlò Dark, creando istantaneamente una decina di sfere di fuoco che volarono contro i due custodi.
“Cosa?” fece Marco, buttandosi a lato per evitare le sfere, che esplosero una volta toccato il pavimento, creando diverse piccole voragini.
“Ehi, cerca di controllarti! Se ci avessero colpito, a quest’ora…” urlò Saiko.
“Credete forse che nella guerra che vi aspetta i vostri nemici saranno caritatevoli? Il mio scopo è abituarvi in più fretta possibile. Perciò…” disse il custode, appoggiando le mani per terra. “…è meglio far evacuare questa scuola prima che venga demolita!”
“Demolita?!” fece Tsuna spaventato. “Cosa intendi dire con demolita?!”
“Quello che ho detto!” disse, mentre dal punto in cui Dark aveva appoggiato le mani cominciarono a partire dei piccoli fulmini che percossero tutto il pavimento, per poi scendere ai piani sottostanti.
Sotto gli occhi sorpresi di Tsuna e Gokudera, dalle finestre uscirono una serie di braccia giganti di cemento, che portavano fuori a forza tutti gli studenti e professori.
“Ma com’è possibile?” fece Gokudera, mentre Reborn rimase a guardare il tutto senza dire niente.
“Molto bene… e ora, preparatevi, perché non ho intenzione di trattenermi!” disse Dark ai due neo custodi, alzandosi in volo. “Marco dovrebbe esserne a conoscenza, mentre Saiko non ancora… Ovviamente mi riferisco al mio potere.”
“Il tuo potere?” chiese Saiko. “Cosa intendi dire?”
“I custodi normalmente possono usare solo uno dei cinque elementi per volta, mentre possono usare solo luce o solo oscurità. Io sono in grado di usarli tutti assieme, senza nessuna difficoltà. Per questo non mi risulta difficile fondere il tuono…” disse, creando una sfera di fulmini che lanciò sopra di lui, facendola rimanere in sospeso. “…e il ghiaccio…” continuò, creando e lanciando una sfera dell’elemento contro l’altra.
Il risultato sorprese anche gli altri custodi: la sfera di tuono era stata congelata, ma nonostante questo, potevano vedere chiaramente che non il movimento dei fulmini non si era fermato.
“Vi avverto: se la evitate, questa sfera distruggerà completamente la scuola, senza lasciarne nessuna traccia. Ma con questo non voglio mettervi tensione, tranquilli. Di certo, io non ho paura della reazione di Hibari… Ma credo che con due novellini come vuoi, possa farvi parecchio male…”
“È- È vero… Hibari non la prenderebbe per niente bene!” disse Tsuna, tremando. “Reborn, cosa facciamo?”
“Niente.” Rispose il bambino, tirando fuori una tazza di tè. “Siediti e osserva Tsuna, potrebbe tornati parecchio utile.”
“Quello parla di distruggere la scuola e tu ti metti a bere del tè?!” urlò Tsuna arrabbiato.
“Tranquillo Decimo, non permetterò a nessuno di farle del male!” disse Gokudera, tirando fuori altra dinamite.
“Non so, ma ho paura che potresti solo peggiorare la situazione…”
“Allora, preparatevi. Tre, due, uno… Via!” urlò Dark, lanciando la sfera contro i due custodi.
“Maledizione… in un caso o nell’altro, verremo comunque colpiti…” fece Marco, continuando a cercare di evocare il Keyblade.
“Cosa posso fare?” si chiese Saiko, provandoci anche lui. “Non posso morire ora, Azuki… Azuki mi sta aspettando!” disse, ricordandosi le ultime parole della ragazza. “Non posso arrendermi ora!” urlò, evocando finalmente la chiave, giusto in tempo per parare il colpo, deviandolo in cielo.
Pochi secondi dopo, la sfera esplose, provocando un’ondata di vento che investì tutti quanti, e che infranse tutti i vetri dell’edificio.
Tsuna, Gokudera e Lambo vennero letteralmente fatti volare all’indietro dalla forza d’urto, mentre tutti gli altri, compreso Reborn, riuscirono a rimanere al loro posto, sebbene non proprio senza nessuna difficoltà.
“Q-Quel colpo avrebbe distrutto la città, non solo la scuola!” urlò Gokudera. “Ma come può aver creato come se niente fosse una cosa così pericolosa?”
“Bravo Saiko, ottimo lavoro.” Disse Dark, per poi creare direttamente un’altra sfera identica alla prima. “Ma ora vediamo come te la cavi contro due attacchi in contemporanea” continuò, creando nell’altra mano una sfera simile, solo di fuoco con il nucleo di terra.
“Dark, cerca di non esagerare, o finirai con distruggere questo mondo!” urlò Light.
“E allora? Sarebbe solo un mondo in meno da proteggere, no?”
“Come scusa?” chiese Hikari. “Come sarebbe a dire?”
“Dieci anni passati a combattere una guerra cambiano. Per me è diventata normale amministrazione distruggere i mondi dove combatto. Dopotutto, per quel che contano nel mio tempo…”
“H-Ho capito bene, o ha detto che ha distrutto qualche mondo?!” chiese spaventato Tsuna. “Lambo, tu e il tuo maledetto Bazooka! Possibile che con tutti quelli che c’erano hai colpito l’unico che nel futuro è un pazzo omicida?!”
“Ti sbagli.” Disse Reborn. “Quel tipo non è un pazzo omicida. In lui non avverto niente di malvagio. Sta solo dicendo quel che ha dovuto fare.”
“E tu come fai a saperlo?”
“Dimentichi che sono il miglior assassino del mondo. So riconoscere una persona che uccide, e quel tipo di certo ha eliminato parecchia gente, ma lo ha fatto per un motivo ben valido.”
“Sarà, ma se non lo fermiamo, seminerà distruzione per tutta la città!”
Ma prima che Reborn potesse rispondere, Dark lanciò le due sfere.
La prima si diresse verso Saiko, che riuscì nuovamente a deviarla con il Keyblade.
L’altra invece andò dritta verso Marco, che non era ancora riuscito ad evocare il Keyblade.
“Maledizione… Perché non riesco ad evocarlo?”
“Cerca di ricordare ciò che pensavi quando lo hai ricevuto!” gli urlò Saiko.
“Quando l’ho ricevuto?” ripeté Marco, cercando di tornare a quel momento.
“Io… Volevo solo fermare David…” disse.
Non appena finì la frase, nella sua mano apparve il Keyblade.
Ma il custode non poté gioire subito, dato che la sfera lo stava per raggiungere.
Proprio come Saiko, anche lui riuscì a deviarla nel cielo.
“Mamma… Nemmeno con gli Yeerk rischiavo così tanto la vita…”
“Molto bene. Ora possiamo passare alla prima parte del vero e proprio allenamento.” Disse Dark, mentre alle sue spalle cominciarono ad apparire centinaia di sfere, di tutti i tipi di elemento.
“C-Cosa?!” fece Sora, sbiancando. “Dovrebbero deviare tutte quelle magie? Ma è impossibile!”
“Non hanno tempo per allenarsi in maniera normale, perciò sono costretto ad accorciare i tempi e ad aumentare la difficoltà.” Rispose il custode dell’equilibrio, alzando una mano, per poi abbassarla di colpo.
Immediatamente, tutte le sfere precipitarono verso il tetto della scuola.
“Maledizione!” fece Riku, volando verso Tsuna e Reborn, prendendoli a peso e volando via, mentre Rexenet faceva lo stesso con Gokudera e Lambo, seguito da Sora, Kairi, Hikari e Light.
Saiko e Marco rimassero al loro posto, impugnando il Keyblade.
“Beh, credo che se sopravvivo, non avrò difficoltà ad immaginarmi scene di manga di combattimento…” fece Saiko.
“E io di certo non mi spaventerò più per qualche raggio laser…” disse Marco, pochi instanti prima che le sfere li raggiunsero, provocando un’esplosione che distrusse come se niente fosse la scuola.
“L-La scuola è… andata distrutta…” fece Tsuna, senza riuscire a credere ai proprio occhi.
“E ringrazia che è stata solo la scuola a sparire… Credimi, volendo avrebbe potuto far sparire l’intero mondo come se niente fosse…” gli rispose Light.
“Devo farmi insegnare quella tecnica! Le mie esplosioni diventerebbero senza eguali…” disse Gokudera, meravigliato da quello spettacolo.
Dalle macerie della scuola uscirono i due neo custodi, con diversi tagli sui vestiti, dal quale usciva del sangue.
“C-Cavolo… E una forza del genere non è sufficiente per vincere la guerra? Avrebbe eliminato metà esercito nemico come se niente fosse…” disse Marco, reggendosi sul Keyblade.
“È una cosa spaventosa… Se non l’avessi provata su me stesso non ci avrei creduto…”
“Beh, vi arrendete per così poco?” chiese Dark, apparendo alle loro spalle.
“Così poco? Hai distrutto una scuola come se niente fosse in pochi secondi!”
“Dovevate evitarlo, non è colpa mia.”
“Evitarlo? Ma sei forse pazzo? Come se quelle sfere si potessero evitare!”
“Quindi è colpa vostra…” disse una voce da sotto le maceria, anticipando un braccio che mandava in aria un mattone.
Nel giro di pochi secondi, di fronte ai custodi emerse un ragazzo, con addosso la divisa della scuola, e in mano due aste di ferro.
“Non dircelo Dark… Lui è Hibari, vero?” chiese Marco, deglutendo.
“Già…”
“Ma era dentro la scuola? Credevo avessi costretto tutti ad uscire.”
“Ah, quindi siete stati voi a creare quelle braccia giganti… spiacente, l’ho distrutta prima che potesse portarmi fuori.”
“Umh… Vedo che anche in quest’epoca sei piuttosto forte Hibari… Ti va un patto?” chiese Dark.
“Parla, prima che decida di mordervi a morte tutti quanti…”
“Ricostruirò la scuola esattamente com’era prima… Ma solo se affronterai a duello questi due ragazzi, senza trattenerti. Ci stai?”
“Uguale identica a prima?” chiese Hibari.
“Fino all’ultimo granello di polvere.”
“…Va bene, mi sembra un ottimo affare. Ma non azzardarti più a distruggerla, o la prossima volta te la dovrai vedere con me.”
“Me ne ricorderò.” Disse Dark, per poi creare tre sfere verdi, che lanciò contro i tre ragazzi di fronte a lui.
Nel giro di pochi secondi, tutte le loro ferite sparirono, rimarginandosi.
“Molto Bene. La prima parte consisteva nel sopravvivere al mio attacco.” Disse il custode, allontanandosi a piedi. “La seconda consiste nello sconfiggere Hibari.”
“EH?! Ma non ho la più pallida idea di come si combatte!” urlò Saiko spaventato.
Purtroppo per lui, sapeva cos’era in grado di fare Hibari, e la cosa non lo metteva per niente a suo agio.
“Beh, in fondo si tratta solo di un ragazzo, che male può fa-” cominciò Marco, poco prima di venire colpito in pieno stomaco da una delle sbarre di Hibari, che lo spedirono nuovamente tra le macerie.
“Marco!” urlò Saiko, poco prima di ritrovarsi di fronte Hibari, che lo colpì, facendoli raggiungere il compagno.
“Ok, mi sbagliavo…” fece Marco, rialzandosi. “Temo che un umano non sia sufficiente per contrastarlo…” continuò, facendo sparire il Keyblade.
“Cosa vuoi fare?” chiese Saiko.
“Usare il mio potere. Chissà come se la cava contro un gorilla…” rispose l’altro, mentre le sue braccia cominciavano ad aumentare di dimensioni, come le gambe.
Sotto gli occhi sorpresi e spaventati di Saiko, Marco in pochi secondi si trasformò in un gorilla, partendo subito all’attacco contro Hibari.
Il ragazzo non sembrò troppo sorpreso dalla trasformazione e si limitò a mettersi in posizione di difesa con le sue armi.
Purtroppo per lui non fu sufficiente: infatti Marco lo colpì con un pugno, facendolo volare all’indietro, sebbene il colpo fu attutito dalle due sbarre.
‘Beccati questo!’ disse Marco mentalmente.
“Ma… com’è possibile?” chiese Saiko.
‘Oh, niente di ché. Solo un piccolo dono fattomi da un alieno assieme ai miei amici. Posso trasformarmi in qualsiasi essere vivente per due ore, a condizione che lo abbia toccato.’ Gli rispose l’animorph, per poi battere i pugni. ‘Ma ora vediamo di sistemare quel pagliaccio!’
“Non male…” disse Dark, apparendo dietro di loro. “Ma se ti limiti a dare pugni, prima o poi smetteranno di far effetto. Devi risvegliare il tuo vero potere, il potere che il Keyblade ti ha assegnato. E lo stesso vale anche per Saiko.”
“Il potere che ci ha assegnato il Keyblade? Cosa vuoi dire?” chiese Saiko, mentre Marco tornava nuovamente umano.
“Ogni Keyblade ha un potere nascosto. Quello di Sora, ad esempio, è in grado di cambiare forma, anche se la più potente rimane quella di base. Riku, la sua è un arma in grado di contrastare sia la luce che le tenebre, sebbene possa controllare solo la prima. E così via. Anche i vostri Keyblade hanno qualche potere nascosto, credetemi. So che ce la potete fare tranquillamente, perciò ora smettetela di perdere tempo e datevi da fare!” rispose Dark, alzandosi in volo, mentre Hibari si rialzava.
“Perfetto… Quindi dobbiamo usare qualcosa che non sappiamo nemmeno che esiste… Perfetto…” disse Marco, evocando il Keyblade. “Se penso che non sappiamo ancora usare nemmeno la magia…”
“Beh, temo che non abbiamo altra scelta… Accidenti, in momenti come questi mi piacerebbe avere le conoscenze ninja di Naruto… Almeno avrei potuto lasciare combattere una mia copia…”
“Stai parlando di Naruto Uzumaki? Beh, di certo non è uno facile da sconfiggere… ha battuto una mia amica evocando una specie di rospo gigante…”
“Aspetta, vuoi dire che hai incontrato Naruto?”
“Certo, assieme a Sakura, Sasuke, Edward, Alphonse, Winry e un bel po’ di altri personaggi strani… Ma per fortuna, all’epoca avevo deciso di non combattere. Certo, il destino deve proprio odiarmi per avermi scelto come custode…”
“Beh, siamo in due ad avere il destino contro… Tutto questo ritardo di certo non gioverà alla serializzazione di un mio manga…” disse Saiko, mentre Hibari ripartiva all’attacco.
“Sempre a pensare ai manga, eh?” chiese Marco, parando il colpo con il Keyblade, cercando di respingerlo, ma senza riuscirci.
“Certo, ho passato gli ultimi anni a lavorarci sopra, di certo non me dimentico facilmente…” rispose l’altro, attaccando il ragazzo, che però si difese con l’altra arma.
“Oh, ma che sorpresa… quindi anche voi siete qui.” disse una voce, facendo voltare i presenti.
Sopra di loro c’era David, che stava osservando la scena.
“David!” urlò Marco, lasciando perdere Hibari e lanciandoli contro il Keyblade, che venne facilmente deviato.
“Vedo che non hai fatto progressi di nessun genere… Sei veramente patetico, Marco. Dopo lo spettacolo del tuo mondo che diventava di pietra, credevo avresti messo tutto te stesso per potermi sconfiggere.
Saiko si girò verso il compagno.
Non sapeva che anche il suo mondo aveva avuto lo stesso destino che era spettato al suo.
“Ma vedo… che ci sono un paio di personaggi che non ho visto prima… nuovi custodi?” chiese David a Saiko e Dark.
“Spiacente, io sono Dark, solo cresciuto di qualche anno.” Rispose il custode dell’Equilibrio. “L’unico nuovo è Saiko.”
“Tu invece… Immagino che non sei un nostro alleato…” fece il diretto interessato.
“Però, vedo che non ti manca la perspicacia… Complimenti per l’intuizione. Ma ora mi chiedo: riuscirete ad evitare che questo mondo sprofondi nelle tenebre, o permetterete che faccia la stessa fine dei vostri?”
“Che razza di domanda è? Faremo tutto il possibile per salvare questo mondo!” rispose Marco, prima di ritrovarsi una delle armi di Hibari a coprirgli la vista.
“Se ho capito bene, tu vorresti distruggere questo mondo, giusto?” chiese.
“Sì, la sostanza è quella. Qualcosa in contrario?”
“Beh, con il mondo, verrebbe distrutta anche la scuola… e questo non te lo posso permettere. Preparati, perché ora ti morderò a morte.” Concluse Hibari, partendo all’attacco e saltando contro il custode.
David non si mosse di un millimetro.
Si limitò a creare una sfera oscura che scagliò contro il ragazzo, che sebbene provò a difendersi con le armi, sotto i suoi occhi, esse si ruppero, facendo sì che la sfera lo colpisse in pieno, scagliandolo al suolo e avvolgendolo con la polvere delle macerie.
“Cosa?” disse sorpreso Saiko. “Noi non siamo riusciti a malapena a colpirlo, mentre lui…”
“David… cosa sei diventato ora?!” urlò Marco. “Non ti basta mai il potere, vero?”
“Il potere è infinito. Finché ci sarà, io farò sì di acquisirlo. Diventerò l’essere più potente dell’universo, e quando l’ordine verrà ripristinato, comanderò incontrastato su tutto e su tutti!”
“Stupidaggini!” urlò Saiko. “Quello che vuoi è impossibile. Nessuno può diventare il più forte dell’universo, incontrerai sempre qualcuno più forte di te!”
“Poveri stolti… Allora lasciate che vi mostri il mio vero potere!” disse il custode oscuro, alzando la mano in alto.
“Questo è il vero potere dell’oscurità! Un potere in grado di annullare l’esistenza stessa di un mondo!” continuò, mentre sopra il palmo della mano cominciava a creare una sfera nera, che aumentava sempre più di dimensioni.
“R-Reborn, ti prego, dimmi che quella sfera fa parte del tuo addestramento…” disse Tsuna, mentre da lontano osservava la sfera d’oscurità che diventava sempre più grande.
“Spiacente, io non c’entro niente in tutto questo. Oggi avevo intenzione di lasciarti riposare, ma sembra che non sarà possibile.”
“Questa non ci voleva…” disse Riku. “Se quella sfera dovesse andare a segno, difficilmente questo mondo potrebbe resistere…”
“Cosa? State dicendo che questi potrebbero essere i nostri ultimi minuti?!” chiese Gokudera.
“Dark… si può sapere cosa stai combinando?” domandò Hikari.
“Dunque quel tipo parlava sul serio, quando diceva che volendo poteva distruggere questo mondo come se niente fosse…” disse una voce dietro di loro, costringendoli a voltarsi.
Di fronte a loro c’era Xanxus, da solo.
“Xanxus? Che cosa ci fai qui?” chiese Tsuna, ricordandosi cos’aveva passato per colpa di quel tipo.
“Diciamo che… ho ricevuto un’offerta che non potevo rifiutare…” rispose l’uomo.
“Perfetto… questa ci mancava ancora… Non credevo avrei mai sentito questa frase in un contesto reale…” disse Light. “E purtroppo per noi, l’unico che potrebbe dirci qualcosa su questo tipo ora sta combattendo di là…”
“Quel ragazzo, David… Mi ha dato un potere in grado di battere la tua fiamma, Sawada.” Continuò Xanxus, senza curarsi dei custodi. “Stavolta non potrai battermi, e diventerò io il capo della famiglia.”
“Aspetta, fammi capire bene: ti sei messo in combutta con quel tipo che sta per distruggere il nostro mondo… per poter diventare il capo della famiglia?!” chiese Gokudera. “Ma sei impazzito completamente?! E in più il decimo ti ha sconfitto lealmente, non dovresti più tentare di sostituirlo!”
“Non accetterò mai che Sawada diventi il decimo boss della famiglia Vongola. Preferisco annientarla e ricostruirla da zero.”
“Maledizione… Ma tutte oggi devono capitare?!” disse Tsuna, poco prima di sentire il click di una pistola dietro di lui.
“Tsuna, sai già cosa ti aspetta vero?” chiese Reborn, senza abbassare l’arma.
“E-Ehi, cosa vuoi fare?” chiese Sora.
“Temo che non potrò evitare lo scontro… Ok, spara, Reborn” disse Tsuna, per poi venire colpito in piena fronte da un proiettile, cadendo all’indietro.
“Lo ha ucciso?!” fece sorpresa Kairi. “Ma perché?”
“No.” Disse Rexenet. “Non lo ha ucciso… Non mi sembrava uno che volesse farsi uccidere quando ha detto di far fuoco.”
“Sbagliato.” Rispose il bambino. “È morto veramente. Ma ora tornerà.”
“Cosa vuoi dire?” chiese Riku, per poi vedere da solo la risposta.
Sulla fronte di Tsuna, nel punto in cui era stato colpito dal proiettile, era apparsa una piccola fiammella.
Di colpo, la fiamma aumentò d’intensità, e Tsuna saltò in piedi.
I suoi occhi ora erano pieni di determinazione, e senza dire niente, prese dalla tasca un paio di guanti invernali. Non appena ci infilò dentro le mani, essi mutarono forma, diventando dei guanti metallici, dai quali uscì del fuoco, che permise a Tsuna di volare verso Xanxus, che si limitò ad alzare una pistola.
“Te l’ho già detto: non potrai fare nulla stavolta.”
“Ti ho già sconfitto una volta, posso farcela una seconda.” Rispose atono Tsuna, per poi portare di fronte a sé una mano, da cui partì un getto di fuoco.
Ma l’avversario sorrise, premendo il grilletto.
Prima che Tsuna potesse cambiare rotta, dalla pistola uscì un raggio oscuro, che lo colpì in pieno, facendolo piombare a terra.
“Decimo!” urlò Gokudera, per poi guardare Reborn.
“Questo non era previsto… Che fiamma ha usato?” si chiese il bambino.
“Nessuna fiamma. Quella era pura oscurità.” Rispose Rexenet, creando nella sua mano una piccola sfera nera. “Proprio come questa.”
“Ciò significa che David ha già appreso la capacità di trasferire il potere dell’oscurità ad altri… Non va bene…” disse Hikari.
“Urgh… E questo cosa significa, Xanxus?” chiese Tsuna, rialzandosi. “Quella non è una fiamma normale…”
“Infatti. Come stavano dicendo quei ragazzi, è pura oscurità. Oscurità con la quale ti sconfiggerò.”
“Non te lo permetterò… Farò sì che quella tua oscurità sparisca… e che non torni più…”
“Vorresti eliminare l’oscurità? Per quel che mi risulta, non è possibile. Ma per fartelo capire, credo proprio dovrò farti sprofondare in essa.”
Non appena ebbe detto ciò, sotto i piedi di Tsuna apparve una macchia oscura, che cominciò ad inghiottirlo.
“Cosa?” fece lui, cercando inutilmente di uscire, e continuando a sprofondarci dentro sempre più velocemente.
“Decimo!” urlò Gokudera, cercando di raggiungerlo in tempo.
Ma prima che ci riuscisse, il ragazzo affondò completamente nell’oscurità, sparendo alla vista di tutti.
“Dove lo hai mandato?” chiese Reborn a Xanxus.
“Non ne ho idea. Mi sono limitato a farlo sprofondare nell’oscurità, non so proprio dove sia finito.”
“Ma si può sapere cosa ti passa per la testa?” urlò Sora. “L’oscurità non è un gioco. Più la usi, più verrai corrotto da essa, per poi finire con diventarne parte tu stesso!”
“Se questo mi permetterà di diventare il boss della famiglia, per me va bene.” Rispose Xanxus, mentre la sua pistola veniva avvolta dall’oscurità. “Sono disposto a tutto per raggiungere questo obbiettivo, anche a distruggere questo stesso mondo!” disse, mentre dall’oscurità usciva fuori un Keyblade nero, la cui forma ricordava quella di un fucile.
“Maledizione! Ha ottenuto un Keyblade!” disse Riku, evocandolo anche lui, per poi rivolgersi a Reborn e Gokudera. “Voi due, andatevene, scappate. Contro quell'arma non potete nulla!”
“Non ce n’è bisogno.” Rispose il bambino. “Sono sicuro che Tsuna tornerà presto e lo sistemerà a dovere.
“No, non può niente contro il Keyblade. Solo noi custodi possiamo occuparcene.”
“Io ho fiducia in Tsuna. In fondo, è il mio allievo.”
“Vedete? Questo è il potere che vincerà! Grazie a lui, potrò piegare l’universo stesso!” urlò David, continuando a tenere la sfera, che ormai era diventata grande come un palazzo, sulla mano.
“Si può sapere perché sei così assettato di potere?” chiese Saiko. “Anche se dovessi riuscire ad avere tutti sotto i tuoi piedi, cosa ti cambierebbe?”
“Lascia perdere Saiko. È sempre stato così. Ha anche provato ad eliminarci solo per avere un ostacolo in meno. Se penso che è anche colpa mia se ora è così…”
“Se la pensi così, allora tocca a te rimediare.” Gli disse Dark. “Ma ricordati questo: se combatti per vendetta, non otterrai niente. Nemmeno la soddisfazione.”
“Parli come un personaggio da fumetti, sai?” commentò Saiko. “Ma ha ragione, Marco.”
“Lo so benissimo! Ma nonostante ciò, non posso perdonarlo. I suoi sogni di potere hanno condannato il mio mondo…” disse, mentre il suo Keyblade cominciò ad illuminarsi. “Io lo sconfiggerò, fosse l’ultima cosa che faccio!”
“Non ne avrai il tempo!” rispose David, lanciando la sfera.
Dark si mise subito in mezzo alla traiettoria della sfera, fermandola con le mani.
“Però… non male, ottima oscurità. Purtroppo per te… rimane insignificante per me!” disse, per poi rispedirla indietro, e creando nella propria mano una piccola sfera nera.
“Le dimensioni sono insignificanti per la potenza. Osserva bene, David.” Continuò, per poi lanciare la sua sfera contro quella nemica.
Non appena la sfiorò, le due sfere esplosero, provocando un’onda d’urto di tale intensità da far volare all’indietro David.
“Cosa? Ha annientato la mia sfera come se niente fosse… Come ha fatto?” chiese il custode oscuro, senza accorgersi di Marco, che approfittando della confusione creatosi, era partito all’attacco.
“David!” urlò, puntandogli contro il Keyblade.
Prima che qualcuno potesse realizzare cose stesse succedendo, dalla punta del Keyblade uscì fuori una figura fatta di luce, che si diresse contro David.
Prima che riuscisse a raggiungerlo, la figura prese la forma di un gorilla, che colpì il custode in pieno volto con un pugno.
Ma il colpo non si limitò a quello: non appena lo ebbe toccato, su tutto il corpo di David apparvero decine di tagli, e davano l’impressione di essere stati provocati da qualcosa all’interno del corpo.
David urlò immediatamente, aprendo un varco oscuro nel quale sparì nel giro di pochi secondi.
“Cosa… Cosa è successo?” si chiese Marco, osservando il suo Keyblade e l’animale di luce, che stava scomparendo.
“Hai risvegliato il tuo potere.” Gli rispose Dark, per poi volgere lo sguardo nel punto in cui si trovavano gli altri custodi. “E ora, vediamo se lui sarà all’altezza del compito che gli spetta…”
“Dove mi trovo?” domandò Tsuna, cercando di vedere qualcosa nelle tenebre in cui era finito, e continuando a precipitare in esse. “Non riesco a vedere niente…”
Al ragazzo quella caduta sembrò essere durata ore quando finalmente cominciò ad intravedere qualcosa.
“Sembra quasi… acqua…” disse, pochi secondi prima di cadere in un mare d’acqua nera.
Tsuna riaprì gli occhi qualche minuto più tardi.
Si trovava su una spiaggia, anch’essa scura come l’acqua.
“Ah, ti sei svegliato. Meno male, cominciavo a temere di non aver fatto in tempo…” disse una voce alle sue spalle.
Il ragazzo si girò subito, per ritrovarsi di fronte ad una donna dai capelli blu, che indossava un completo che in qualche modo ricordava vagamente un'armatura.
“C-Chi sei?” chiese il ragazzo.
La donna sorrise.
“Il mio nome è Aqua. Tu invece sei…?”
“Tsunayoshi Sawada. Ma puoi chiamarmi anche solo Tsuna.”
“Ok Tsuna. Dimmi, come sei finito quaggiù?”
“Io… stavo affrontando una persona, quando questa mi ha fatto precipitare in una specie di buco nero… dal quale non sono più riuscito ad uscire…”
“Una persona ha usato l’oscurità? Cosa significa questo? Credevo che i mondi fossero al sicuro ora... Dopo che Kairi è tornata indietro, ero sicura che sarebbe riuscita a risolvere la situazione…”
“Da quello che quei ragazzi hanno detto, l’universo è nei guai. I mondi stanno cominciando a spegnersi o venire distrutti uno dietro l’altro, e uno di quei ragazzi ha parlato di una certa guerra…”
“Guerra?!” ripeté sorpresa Aqua. “Di che guerra stai parlando?”
“Il nome non me lo ricordo, ma subito dopo, due di loro hanno evocato una specie di chiave gigante, con la quale hanno tentato di affrontare un mio amico…”
Aqua spalancò gli occhi.
“Ti prego, dimmi che non si tratta della Guerra del Keyblade!” chiese, prendendo per le spalle Tsuna.
“Sì, il nome era proprio quello, è vero!”
“Questa non ci voleva…” fece la custode, guardando in alto. “Devo riuscire ad uscire al più presto da questo mondo…”
“Questa guerra è così grave?”
“Se dovesse cominciare, l’universo stesso sarebbe in pericolo. E le perdite sarebbero inimmaginabili: io ho combattuto nello stesso luogo dove avvenne la prima guerra. Era un mondo ricoperto dai resti di quest’ultima. Migliaia di Keyblade rimasti senza padrone…” Aqua chiuse le mani a pugno. “Non posso permettere che ciò succeda di nuovo! Io sono l’ultima Master rimasta, è mio compito evitarlo!” disse, evocando un Keyblade grigio.
“Tsuna, so che ti sto chiedendo tanto, ma io purtroppo non posso ancora lasciare questo posto, però posso aprirti una strada. Starà a te riuscire ad attraversarla e a ritornare nel tuo mondo. Non ho idea di cosa potrebbe succederti, dipenderà tutto dalla forza del tuo cuore. Sei disposto a questo rischio?”
Tsuna abbassò lo sguardo.
“Mi hanno sempre chiamato ‘Ibranatsuna’ a causa del fatto che sono incapace in tutto… Però… Da quando è arrivato Reborn le cose hanno cominciato a mutare. Prima che me ne rendessi conto, mi sono ritrovato circondato da amici disposti a tutto per me. Per questo non posso deluderli!” disse, mentre sulla sua fronte riappariva la fiamma. “È compito mio salvarli, e per farlo sono disposto a tutto!”
Aqua annuì.
“Molto bene allora. Non ho altro da dirti, se non buona fortuna.” Disse, per poi puntare il Keyblade contro Tsuna. “Mi dispiace, ma farà male. Dovrò colpirti il cuore. Sei pronto?”
“Vai.”
La Master guidò l’arma dritta contro il petto di Tsuna.
Immediatamente il corpo del ragazzo s’illuminò, per poi scomparire in una serie di sfere di luci, che salirono verso l’alto, sparendo nelle tenebre.
“Spero che tu ce la faccia, Tsuna…”
Quando Tsuna riaprì gli occhi, si ritrovava sdraiato su una specie di pavimento circolare bianco.
“E ora dove sono finito?”
“Aqua ti ha mandato nel tuo stesso cuore.” Rispose una voce. “Per permetterti di conoscere il tuo destino.”
“Chi sei?”
“Non ha importanza. Questa sarà probabilmente l’unica volta che mi sentirai. Sono qui per farti un'offerta.”
“Giuro che se dici che è un'offerta che non posso rifiutare, do’ di matto!”
“Tranquillo, non era mia intenzione, ma sembra che in fondo la cosa non ti dispiaccia troppo. Certo, il fatto che sei destinato a diventare un boss non ti va per niente a genio, ma è grazie a ciò se sei riuscito a farti dei veri amici, disposti a tutto per te.”
Davanti a Tsuna apparve una chiave gigante che emanava luce.
“Questa è…” fece lui.
“È il Keyblade, l’arma più potente di tutte. Con essa potrai combattere contro Xanxus e colui che lo ha fatto precipitare nelle tenebre.”
“Perché la soluzione a tutto sono sempre i combattimenti?” chiese il ragazzo. “Possibile che non esista altro modo?”
“Chissà, potresti essere tu stesso a trovare quel modo. Ma ti avviso: nel momento stesso in cui toccherai quell’arma, tutto cambierà. Il destino del tuo mondo sarà nelle tue mani. Solo tu potrai ripristinarlo. Ma per farlo, dovrai combattere nella guerra.”
“La guerra? Ma secondo quella ragazza, Aqua, quella guerra-”
“Questa sarà la seconda e ultima guerra. Se vinceranno le tenebre, l’universo sparirà dentro esse. Se vincerà la luce, l’universo sarà salvo.”
Tsuna osservò nuovamente il Keyblade.
“Fortuna che Reborn non è qui… o a quest’ora mi avrebbe già picchiato. Credo di non avere scelta. Il mio mondo così ha una possibilità di salvarsi, vero?”
“Sì.”
“Molto bene allora.” Disse, impugnando l’arma, che subito cambiò colore, diventando nera, con incisi lungo il manico dei simboli, che ricordavano il cielo, una tempesta, un tuono, una nuvola, il sole, la nebbia e una goccia d’acqua.
Il ciondolo invece raffigurava un proiettile in uno stemma, affianco del quale c’erano due pistole.
“Ma questi simboli sono gli stessi degli anelli!” disse Tsuna, prendendo l’anello che aveva al collo e confrontando i due disegni, senza badare al fatto che tutto intorno a lui stava cominciando a sparire, e che sul pavimento era apparsa la sua immagine, circondata da sette anelli con affianco una persona, e come sfondo c’era il disegno del ciondolo.
“Ti ringrazio, Sawada Tsunayoshi.” Disse la voce, mentre alle spalle del ragazzo appariva una figura, che lanciò ai piedi di Tsuna un sacchetto. “Credo proprio che queste ti serviranno…” disse, scomparendo assieme a tutto prima che Tsuna riuscisse a voltarsi.
Improvvisamente, di fronte agli occhi dei custodi e di Xanxus, apparve una fortissima luce, quasi fosse un varco.
“Cosa significa?” chiese il nuovo custode oscuro, mettendosi una mano davanti agli occhi.
“Significa… che è arrivato il momento di chiudere i conti!” disse Tsuna, uscendo dal varco, con la fiamma che ardeva forte come non mai sulla sua fronte e con il Keyblade impugnato saldamente nella mano, mentre con l’altra teneva un sacchetto.
“Decimo!” urlò felice Gokudera. “Allora state bene!”
“Già. Anche se ho fatto degli incontri che non mi sarei mai aspettato. Xanxus, non ti permetterò di fare ulteriori gesti avventati! Ti fermerò qui, ora!”
Xanxus rimase sorpreso per qualche minuto, per poi scoppiare a ridere.
“Sei un idiota, Sawada!” disse alla fine. “Non hai la minima idea di cos’hai combinato, vero?”
“Cosa intendi dire?” chiese Tsuna.
“Intende dire che questo mondo è condannato a fermarsi.” Disse Dark, raggiungendolo assieme a Marco e Saiko. “E purtroppo, solo tu e Xanxus potete lasciare questo mondo.”
“Come sarebbe a dire?” chiese Gokudera. “Il decimo se ne dovrà andare da questo mondo da solo? Non se ne parla proprio!”
“Gokudera, basta così!” ordinò Reborn.
“Beh, buona fine del mondo allora!” disse Xanxus, mentre alle sue spalle appariva un varco oscuro. “Sawada, ci rivedremo durante la guerra. Fino ad allora, vedi di non farti uccidere. Quello è un privilegio che tocca solo a me!” concluse, sparendo nell’oscurità del varco.
“Maledizione!” disse Gokudera, sbattendo un pugno per terra, mentre Tsuna faceva sparire il Keyblade e la fiamma si spegneva. “Perché quel bastardo di Xanxus è arrivato a tanto?”
“È stato corrotto dalle tenebre.” Rispose Tsuna. “Almeno, così mi ha detto quella voce…”
“Già. Anch’io ho percepito qualcosa di strano in lui.” Fece Reborn. “Tsuna, sembra che stavolta te la dovrai cavare senza il mio aiuto. Ma da quello che ho visto, non avrai problemi ad allenarti per poter ricoprire al tuo ritorno il ruolo che ti spetta.”
“Reborn…” cominciò Tsuna, prima di venire distratto da del fumo, che aveva avvolto Dark.
“Dev’essere finito il tempo a sua disposizione…” commentò Gokudera,
Ma quando il fumo sparì, i custodi trovarono Dark privo di sensi, con parecchie ferite lungo tutto il corpo.
“Dark!” urlarono tutti insieme.
“Ma cosa gli è successo?” chiese Sora. “Dark non è di certo un tipo da lasciarsi ridurre in questo stato!”
“Ne riparleremo sulla Gummyship.” Rispose Light, prendendo di peso Dark e aprendo un varco. “Ora dobbiamo andare.”
“Ma io…” fece Tsuna, poco prima di venire colpito in testa da un calcio di Reborn, che lo fece volare nel varco.
“Almeno così non farà troppe storie.” Disse il bambino. “Ve lo affido. Io purtroppo non posso seguirlo, perciò mi tocca passare temporaneamente il testimone. Ah, Marco?”
“Sì?” chiese il custode.
“Può stringermi la mano per piacere?”
Marco lo guardo per qualche secondo, per poi fare come diceva.
“Sicuro?” chiese.
“Certo.” Disse Reborn, prima di ‘spegnersi’ per qualche secondo.
Non appena Marco interruppe la stretta, Reborn tornò nuovamente come prima.
“Bene. Allora ciaos!” disse, mentre i custodi attraversavano uno ad uno il varco, che si richiuse dietro di loro.
Capitolo 51 *** Coma. La verità sul ragazzo che cercò di rimuovere i sentimenti. ***
E finalmente, dopo poco più di un mese, il nuovo capitolo!
Chiedo scusa per il ritardo, ma tra impegni, mancanza d'ispirazione e difficoltà di stesura (della serie che questo è stato forse il capitolo più difficile da scrivere XD), sono riuscito a finirlo solo pochi giorni fa, dopodiché l'ho affidato alla revisione della mia betareader di fiducia, Fly89, che dovete ringraziare se vi eviterete un mal di testa leggendo il capitolo XD.
Ok, prima di rispondere alla recensioni, voglio avvisarvi che alcune parti sono scritte ispirandosi a mie esperienze personali, e spero non possando offendere nessuno.
E ora... le recensioni!
@ Xanum: mi fa piacere sapere che nonostante tu non segua Tutor Hitman Reborn, sia riuscito in qualche modo a far comprendere i personaggi. Ad ogni modo, tranquillo: ho ancora qualche asso da giocare, perciò questa fiction riserverà ancora diverse sorprese.
@ lettore 01: Beh, 50 capitoli sono pur sempre un bel traguardo. Sinceramente non pensavo di prolungare così tanto questa fiction, ma fortunatamente, le idee non mi sono mancate! Per quanto riguarda Dark... forse in questo capitolo si saprà la verità...
@ Inuyasha_Fede: Beh, mi serviva qualcuno che potesse sostenere tale ruolo, e dato che era l'unico disponibile (quello dell'ultima saga dell'anime non l'ho messo perché è troppo complicato per i miei gusti XD), ho scelto lui.
@ DarknessTime: Non preoccuparti, posso capirti. Io stesso sono rimasto sconvolto alla sola idea di un pinguino custode (non dico che non ci ho pensato XD). Ad ogni modo, ti ringrazio per le tue critiche, che sono più che giuste, però diciamo che per Xanxus sono cosciente che aveva rinunciato al posto da decimo, però mi serviva qualcuno adatto al ruolo che gli ho affidato, e lui era l'unico. Per Natsu, non ho voluto inserirlo perché come puoi ben immaginare, gestire troppi personaggi non è proprio facile, e poi nella fiction, il mondo di Reborn è quello subito dopo i Varia, quindi prima della saga del futuro. E infine, per Gokudera, si, lo so che nel manga usa una sigaretta, ma mi era più semplice la versione anime XD (lo so, sono un pigro XD)
@ Shakuma92: Beh, prima di tutto, benvenuto tra i recensori XD. Per quanto riguarda il 'Gary Stu', credimi, le apparenze ingannano spesso e volentieri. E questo capitolo te ne darà la prova (o almeno lo spero XD). Per quanto riguarda il fatto che ti sembra che la fic stia diventando monotona... Aspetta e vedrai, aspetta e vedrai...
@ WhiteDream: Chissà... magari finiro con 100 capitoli giusti giusti, o proprio con 92 (numero che ultimamente mi segue ovunque XD). per quanto riguarda tuo cugino... ops XD E per i colpi di scena... altro ops XD. Per Squalo, io avevo letto proprio Superbia XD E tranquilla: starò BEN lontano da Boku no Piko *nasconde bazooka puntato su tutte le copie di anime/manga (nn mi ricordo a quale delle due categorie appartiene XD)*
@ Ciccio85: Non preoccuparti, mi basta sapere se il capitolo è piaciuto o meno.
E ora... a voi il capitolo, e buona lettura!
Capitolo 51: Coma. La verità sul ragazzo che cercò di rimuovere i sentimenti.
“Maledizione…” fece Light, continuando a lanciare magie curative su Dark, senza però sortire nessun miglioramento.
“Ma contro chi accidenti ha combattuto?” chiese Sora. “Chi può avergli inflitto ferite così gravi da non poter essere curate con la magia?”
“Non ne ho idea, ma la cosa mi spaventa…” rispose Rexenet. “In tutti questi anni, non era mai successo che Dark si riducesse in questo stato. Chiunque sia stato, è ben oltre il nostro livello attuale…”
“In pratica, se dovessimo incontrare questa persona, per noi sarebbe la fine?” chiese Tsuna.
“Però Dark è finito nel futuro… Per quanto ne sappiamo, adesso potrebbe essere un normalissimo essere umano senza nessun potere, com'eravamo noi fino a poco tempo fa…” rispose Saiko. “Ok, forse com’ero io fino a poco tempo fa, dato che a quanto pare sia Marco che Tsuna avevano già qualche potere…”
“A essere sincero, il mio potere derivava dai proiettili che Reborn usava su di me. Ma quella voce che mi ha dato il Keyblade mi ha fornito queste.” Fece Sawada, tirando fuori un sacchetto.
“Cosa c’è lì dentro?” chiese Sora.
“Pillole dell’ultimo desiderio. In pratica mi basta ingoiarne una per attivare la mia fiamma, senza dover usare i proiettili.”
“Comodo… Anche perché immagino che morire ogni volta non sia proprio bello, eh?”
“Guarda, con Reborn come maestro, la vita la si rischia in altri modi… Tipo quando ti lascia cadere giù da una montagna per poi fartela scalare a mani nude, senza nessun tipo di sicurezza…”
“Accidenti… E dire che sembra così innocuo…” commentò Kairi, volgendo lo sguardo alla sorella, che continuava a fissare Dark.
“Pazzesco… L’ho tenuto sotto controllo per tanto tempo… L’ho visto sottoporsi ad allenamenti strazianti, ma mai l’avevo visto in questo stato…”
“Come facciamo a curarlo?” chiese Riku.
“Se nemmeno la magia ha effetto, non ne ho idea… Non possiamo di certo portarlo in un ospedale, ci chiederebbero come si è procurato quelle ferite e immagino che la risposta ‘Oh, nulla di che: è solo finito nel futuro dove ha combattuto contro non so chi e quando è tornato era in questo stato’ ci procurerebbe un biglietto di sola andata per un manicomio…”
“Effettivamente se non lo avessi visto non ci avrei creduto. Ora però, mi sorge un’altra domanda: se il Dark del futuro stava combattendo contro questa persona, e non mi sembrava troppo malconcio, questo significa che si è trattenuto con me e Saiko. Qual era il suo vero potenziale?” intervenne Marco.
“Probabilmente, se solo lo avesse voluto, ci avrebbe spazzati via tutti senza muovere un dito…” rispose Light, prima che l’allarme iniziasse a farsi sentire forte e chiaro.
“Accidenti, questa non ci voleva…” fece Riku, dirigendosi ai monitor.
“Non preoccupatevi.” Disse Hikari. “Voi andate pure, rimarrò io qui con Dark.”
“Ne sei sicura?” chiese Rexenet.
La custode annuì.
“D’accordo.” Fece lui, aprendo un varco oscuro. “Cercheremo di fare il prima possibile.”
“Ehm… devo venire anch’io?” domandò Tsuna, guardando con timore il varco.
“Tranquillo, credo sia il modo di muoversi più sicuro nell’intero universo. In più, una volta che hai visitato un mondo, puoi apparire dove vuoi.”
“E la prima volta?”
“Beh, lì c’è il rischio di ritrovarsi sopra il mare o in pieno cielo… ma tanto sappiamo volare-”
“VOI sapete volare!” gli urlarono in coro i tre neo custodi.
“Ops, vero. Ma non preoccupatevi, capita difficilmente. E alla peggio, vi prenderemo al volo.”
“Che bello… Ripeto, quasi quasi preferivo l’invasione Yeerk. Era più monotona e c’erano meno sorprese. Speriamo solo che stavolta non ci sia in mezzo David…” asserì Marco con un sospiro.
“Dopo la batosta che gli hai dato, dubito che si ripresenterà tanto presto.”
“Non è bastato trasformarlo in un topo per farlo stare calmo, e dubito fortemente che quel che gli ho fatto sia riuscito in questa impresa…” rispose l’animorph, attraversando il varco.
“Beh, direi che stavolta ci è andata bene.” fece Sora, mentre camminavano tranquilli per le strade di una città. “Siamo sbucati fuori in un bosco a pochi metri da una strada.”
“Già, e almeno per ora non sembrano esserci Heartless o Nessuno… Anche se dovremmo aspettare…” intervenne il custode dell'Alba.
Tuttavia, mentre parlavano di ciò, videro che dietro di loro una folla di persone urlanti stava correndo senza controllo, come se fossero spaventate da qualcosa.
“Voi che dite? Ho parlato troppo presto?” chiese Riku.
“Sembra proprio di sì…” rispose Light, dirigendosi velocemente verso il punto da cui scappavano tutti, seguito dai compagni.
Prima ancora di arrivarci, però, videro chiaramente cos’era stato a scatenare il panico e la conseguente fuga di tutta quella gente.
“Cavolo! Questo proprio non me l'aspettavo…” fece Rexenet.
“State dicendo che finora non vi era ancora capitato di incontrare un mostro alto decine di metri impegnato nel radere al suolo una città?” chiese Saiko.
“Beh, diciamo non così alto…” rispose Sora, studiando l'essere.
“Perfetto… e cosa facciamo ora?”
“Che domande, com-”
“Che cosa ci fate qui?! Sbrigatevi a scappare!” ordinò una voce alle loro spalle, che fu rapidamente sostituita da cinque persone che li superarono, puntando il mostro.
“No… Questo è troppo…” fece Light, chiudendo a metà un occhio e mettendosi una mano in faccia.
“Okay… Vedete anche voi cinque ragazzi in tuta colorata, rispettivamente di rosso, blu, verde, rosa e giallo, più comunemente chiamati Power Rangers?” chiese Marco.
“Guarda, se c’era una cosa di cui ero convinto che fossero una nostra completa invenzione, erano proprio loro…” rispose Rexenet.
“E chi sarebbero?” domandò Sora.
“Sono un gruppo di ragazzi che sono in grado di combattere mostri come quello.”
“Una sorta di custodi?”
“Se la vuoi vedere così, allora sì. Solo che puntualmente vengono sconfitti e ricevono nuovi poteri con cui annientano il nemico… Direi che è una cosa piuttosto normale per loro…” disse Saiko, mentre osservava i rangers che combattevano contro il mostro.
“Che dite? Gli diamo una mano?” chiese Rexenet, creando una sfera di fuoco.
“Direi che bastiamo noi due…” aggiunse Light, creandone una di ghiaccio.
Poi insieme le scagliarono contro il mostro, investendolo con una potentissima esplosione, che alla fine non lasciò tracce del bersaglio.
“Era così poco potente? Non mi aspettavo di certo di eliminarlo con tanta facilità!” fece il custode oscuro.
“Cos’è successo?” chiese il ranger rosso, girandosi verso i custodi, imitato dai suoi quattro compagni.
“Forte! Quei ragazzi… hanno eliminato il mostro come se niente fosse!” fece quello blu.
“Chi siete?” domandò il ranger rosa, rivelando così di essere una ragazza.
“Non ha importanza chi siamo.” Rispose Riku. “Piuttosto, è stato imprudente da parte vostra cercare di attaccare quel mostro senza nessun tipo di arma o potere particolare…”
“Guarda che noi combattiamo mostri tutti i giorni!” esclamò il ranger blu, irritato da quelle parole.
“Calmati.” Gli disse il rosso, per poi rivolgersi ai custodi. “In ogni caso, credo vi dobbiamo ringraziare… Probabilmente ci avremmo messo più tempo ad eliminarlo senza il vostro intervento.”
“Non c’è bisogno che ci ringraziate. È il nostro dovere.” Rispose Sora, per poi venire interrotto da una musichetta, proveniente dai braccialetti dei rangers.
“Rangers, tornate subito al centro di commando. È importante.” Disse una voce metallica.
“Okay Alpha, arriviamo subito.” Rispose il rosso, per poi schiacciare in contemporanea agli altri quattro un tasto del bracciale.
Immediatamente diventarono dei fasci di luce dello stesso colore delle loro tute, e volarono via, sparendo in pochi secondi dalla vista dei custodi.
“Accidenti… Ma si può sapere chi erano?” chiese Tsuna agli altri.
“Immagino che tu non abbia mai visto telefilm americani, vero?” disse Marco.
“Capisco…” asserì Tsuna, mentre lui e gli altri si sedevano ad un tavolo, dopo aver ordinato da bere.
“Ma come facevi ad avere dietro i soldi giusti?” chiese Sora a Light.
“Beh, mettendo in preventivo una possibilità del genere, ho fatto qualche cambio nel nostro mondo, in modo tale da avere un po’ tutti i tipi di moneta…”
“E ora cosa facciamo? Non possiamo di certo rimanere seduti in un bar finché non appariranno Heartless o Nessuno… Senza considerare Dark…”
“Suvvia, scommetto che si è già svegliato e se la starà spassando con Hikari!” esclamò Saiko con una risata.
A quel punto furono Light e Rexenet a scoppiare a ridere.
“Prima che ciò avvenga, l’universo farà in tempo a venire distrutto cinque o sei volte, credimi!” Disse il custode oscuro, smettendo di ridere.
“Ehm… e come mai?” chiese Saiko.
“Perché lo conosciamo da più tempo di te e sappiamo bene che l’unica cosa che ha in testa è di vincere questa guerra.”
“E dopo cosa farà? Possibile che non ci ha mai pensato?”
A quella domanda i due custodi abbassarono gli sguardi.
“Sentite, Dark non vorrebbe che vi venisse detto, ma credo sia giusto farlo invece. Vi chiedo solo di non riferirlo a Hikari e di non chiedere spiegazioni a Dark, quando riprenderà i sensi.” Disse Light.
“E così grave la questione?” chiese Sora.
“Dark non può sopravvivere alla guerra.” Rispose Rexenet. “Potrà uscirne vittorioso, ma in ogni caso scomparirà.”
“Cosa?!” urlò Riku, sbattendo le mani sul tavolo. “Cosa significa?!”
“Fin da quando ha avuto accesso ai ricordi dei suoi predecessori Dark era conscio di questo epilogo. Nel momento stesso in cui la guerra si concluderà, per lui sarà la fine. Purtroppo non sappiamo dirvi di più. Abbiamo provato per anni a farci dare qualche altra informazione, ma niente…”
“Beh, sappiamo per certo che tra dieci anni è vivo. A questo punto viene da chiedersi se ciò significa che la guerra durerà più di dieci anni…”
“Non è detto…” disse Tsuna. “Il Dark arrivato dal futuro potrebbe non essere lo stesso del nostro futuro…”
“Vuoi dire che potrebbe provenire da una dimensione alternativa?”
“Il Lambo del futuro mi ha detto che il futuro è soggetto a continui cambiamenti. Basta toccare un fiore, dire una frase diversa, e il futuro cambia.”
“Anche questo è vero.” fece Light. “Ad ogni modo, Dark rimane un mistero anche per me che sono suo fratello. Credetemi, temo proprio che dovremmo aspettare la guerra per-”
“Guerra? State parlando di un videogioco?” chiese improvvisamente una voce dietro di loro, che li fece sussultare dalla sorpresa.
“S-Sì, è un nuovo videogioco…” rispose Light, girandosi e trovandosi davanti un ragazzino dagli occhi marroni, con capelli a caschetto castani che indossava un paio di jeans, una maglietta a maniche corte blu e un orologio al polso.
“Dev’essere veramente interessante per prendervi a tal punto. Cavolo, per un momento credevo che steste parlando sul serio!”
“No, no. Stiamo solo facendo ipotesi. Nessuno di noi è ancora riuscito a finirlo, perciò…”
“Se volete posso provarci io. Me la cavo bene, sapete?”
“Ecco… noi non siamo di qui e lo abbiamo lasciato a casa nostra…”
“Peccato. Era da un po’ che cercavo una nuova sfida…”
“Mi spiace…” s'interruppe il custode non conoscendo il nome del ragazzino.
“Justin! Voi invece siete?”
“Io sono Light, mentre loro sono Rexenet, Sora, Riku, Kairi, Tsuna, Saiko e Marco.”
“Accidenti, certo che siete in tanti! State passando le vacanze insieme?”
“Proprio così.” Rispose Rexenet. “Ma come mai tutte queste domande?”
“Curiosità. Non capita spesso di vedere stranieri da queste parti. Tutti preferiscono rimanere alla larga da questa città…”
“Come mai?”
“Negli ultimi anni è stata soggetta a continui attacchi da parte di mostri, che hanno rischiato più volte di distruggerla.”
“E come mai nessuno qui mi sembra preoccupato?”
“Perché ci sono i Power Rangers a proteggerci!”
“Ah, è vero, i Power Rangers…” rispose Light. “Scusaci, ma ne siamo venuti a conoscenza da poco tempo, e ancora fatichiamo a crederci…”
“Beh, se sarete fortunati nella sfortuna, potrete incontrarli. Anche se questo significherebbe che la città è sotto attacco.”
“Allora speriamo di no.” Fece Riku. “Preferiamo rimanere fuori dagli scontri se possibile.”
“Immagino! Soprattutto ora che l’agenzia spaziale ha localizzato una navicella che si trova nello spazio vicino alla Terra!”
A sentire ciò i custodi ammutolirono.
“Cos’hai detto scusa?” chiese Saiko.
“Che hanno localizzato una navetta spaziale non identificata. Speriamo solo che non si tratti di nuovi pazzi che vogliono conquistare o distruggere questo pianeta…”
“Sbaglio, o non sembri troppo preoccupato?”
“E perché dovrei? Ve l’ho già detto, ci sono i Power Rangers. E inoltre, sono già partiti alla volta della navicella, per scoprire da dove viene e se c’è qualcuno al suo interno.”
“E… Cosa farebbero se trovassero qualcuno?” chiese Tsuna.
“Dipende da chi ci sarà, ma difficilmente arrivano ad eliminare qualcuno.”
Light guardò i compagni.
“Okay… Temo che per noi sia ora di andare.” disse, alzandosi assieme agli altri. “Grazie per la chiacchierata Justin.”
“Ve ne andate di già?”
“Sì, vogliamo tornare indietro presto… c'è un nostro amico che non sta bene…” disse Rexenet, uscendo dal locale con gli altri custodi, venendo però seguito da Justin.
“Volete una mano per ritrovare l’hotel?”
“No grazie, ce la caveremo da soli.”
“Ne siete sicuri?”
“Scusa se te lo dico, ma noi siamo più grandi di te. E credici, non sarà difficile per noi ritrovare l’hotel.”
A quel punto Justin si fermò. “Non è che non avrete difficoltà per il semplice fatto che non avete nessun hotel in cui tornare?” chiese, con tono serio.
“Come scusa?” chiese Sora, girandosi verso il ragazzino.
“Non è che in realtà siete solo di passaggio, eh?” rispose il ragazzino, tornando al suo tono normale.
“Accidenti… Ci hai scoperto, eh?” fece Saiko, ridendo.
“Ok, allora temo proprio che dovrò lasciarvi andare. È stato un piacere parlare con voi!” disse Justin, correndo via.
“Finalmente!” esclamò Light qualche secondo dopo. “Temevo che non se ne sarebbe più andato…”
“Voi che dite? Parlava sul serio riguardo alla navicella? Non vorrei che fosse la nostra Gummyship…”
“Impossibile. Cid aveva previsto eventualità del genere e l’ha schermata. Nessuna tecnologia dovrebbe poterla trovare.” Fece Riku, mentre si allontanavano.
Per loro sfortuna, non si erano accorti che Justin non se n’era andato, ma si era solo nascosto dietro un muro, e aveva ascoltato tutto.
“Nessuna tranne la nostra…” mormorò a bassa voce, per poi schiacciare un tasto del suo orologio. “Alpha, mi senti? Di’ agli altri di procedere pure. I sospetti sono confermati.”
“Okay.” Rispose una voce dall'orologio.
“E ora pensiamo ad un diversivo…” fece Justin, osservando i custodi allontanarsi.
Hikari provò nuovamente a lanciare una magia curativa su Dark, ottenendo però lo stesso risultato.
“Si può sapere cosa ti è successo nel futuro?” chiese all'amico pur sapendo che non le avrebbe risposto, dopodiché si allontanò e andò a controllare i monitor. “Cosa posso fare? La magia non ha effetto e le ferite non sono di quelle che si rimarginano facilmente da sole…” fece, prima di venire distratta da un rumore proveniente dai computer. “Uh? E ora cosa succede?” domandò, guardando i monitor.
Poco ci mancò che rimanesse con la bocca spalancata per la sorpresa.
Sui monitor c’erano 4 fuoristrada che volavano nello spazio e che si stavano dirigendo verso la Gummyship.
“E questo cosa significa?” fece, uscendo di corsa dalla stanza e dirigendosi verso il portellone della nave, evocando il Keyblade e sigillando le altre porte.
“Okay Alpha, ringrazia Justin da parte nostra. Noi faremo il prima possibile, sperando che non ci sia nessuno ad aspettarci.” Disse il Red Ranger, parlando tramite il bracciale.
“Ve lo auguro! Abbiamo già abbastanza guai con Divatox!”
“Ci siamo, quello dev’essere il portello d’ingresso!” disse la Yellow Ranger, avvicinandosi, seguita dagli altri.
“Che strano… Sembra che non sia stato usato tanto di recente…” fece il Green, per poi tirare fuori una pistola. “Speriamo in bene…” disse, sparando al portellone, provocandone l'apertura.
Tuttavia, non appena lo ebbero aperto completamente, si trovarono di fronte ad Hikari, che li osservava con il Keyblade in mano, incurante del fatto che l’ossigeno stava sparendo.
“Chi siete?” chiese, puntandogli contro l'arma leggendaria. “E come avete fatto a scoprire questa Gummyship? Parlate, o non esiterò a disintegrarvi!”
“Ehi, calmati bellezza! Non abbiamo cattive intenzioni!”
“Strano, dalle mie parti, chi ha buone intenzioni non colpisce con una pistola laser una porta!”
“E da noi le persone normali non possono respirare nello spazio aperto.”
“Ho i miei metodi per riuscirci. Ora vi invito gentilmente a tornare da dove siete venuti senza fare storie. Se possibile, preferirei evitare di combattere qui.”
“Ma noi non abbiamo nessuna intenzione di combattere.”
“Ve lo dirò un’ultima volta: andatevene.”
“Non possiamo. Che tu lo voglia o no, dobbiamo esplorare quest’astronave. Se non ci aiuterai, saremmo costretti a renderti inoffensiva.”
“Credete davvero di poterci riuscire? Giusto per avvertirvi, sono già tornata una volta dall’ultimo viaggio che una persona può compiere e sappiate che su di me quei raggi laser sono perfettamente inefficaci.” Disse, serrando meglio le dita attorno all'elsa del Keyblade, e creando nella mano libera una sfera di fuoco.
Il Red Ranger la guardò per qualche secondo. “Immagino che non sia possibile una soluzione pacifica che soddisfi entrambi, vero?”
“Vi ho già detto cosa dovete fare per non rischiare la pelle. Credetemi, uno solo dei miei colpi e quelle vostre tutine colorate finiranno in mille pezzi. E dubito che voi possiate sopravvivere senza nello spazio aperto…”
“Rangers, fatemi parlare con lei.” Disse una voce proveniente dai braccialetti dei quattro rangers.
“Zordon, Ne sei sicuro?” chiese il Pink Ranger.
“Zordon?” ripeté Hikari, mentre il Red Ranger toccava una serie di tasti del braccialetto.
Pochi secondi dopo, davanti ai rangers apparve la testa gigante di un uomo, completamente bianca.
“Come immaginavo… Dunque sei una custode.” Disse Zordon, osservando Hikari.
“Come hai fatto a capirlo?” chiese lei, senza far sparire il Keyblade.
“Il Keyblade è un’arma che solo i custodi possono usare… Ma se un custode è giunto fin qui, di sicuro non è un buon motivo.”
“Infatti. È la guerra ad averci portato qui. E anche la ricerca di una cura per un nostro compagno.”
“Di chi parli?” chiese il Red Ranger.
“Di un mio amico, che in seguito ad uno scontro ha riportato ferite tali da non essere ancora riuscito a riprendere i sensi. Abbiamo provato con tutto ciò che abbiamo, ma non siamo riusciti a curarlo.” Rispose la custode, facendo finalmente sparire la sua arma.
“Allora è per questo che non volevi combattere qui, vero?” chiese la Pink Ranger.
“Esatto.”
“Potrei vederlo?” chiese Zordon.
“In questo momento se dovessi aprire la porta, tutto l’ossigeno presente nella sua stanza sparirebbe, e lui al momento non è in grado di farne a meno, perciò non potrei portarlo da te neanche volendo. E poi, perché dovrei fidarmi di voi?”
“Perché Zordon potrebbe avere le conoscenze necessarie per curare il tuo amico.” Rispose il Green Ranger.
Hikari rifletté per qualche secondo, per poi sospirare. “In momenti come questi quasi rimpiango di essere rientrata in possesso del mio cuore…” mormorò, per poi rivolgersi a Zordon. “E va bene, ma ho bisogno di sapere il posto preciso in cui devo portarlo. Sarebbe meglio se uno di questi quattro in tuta potesse accompagnarmi.”
“Questo non possiamo farlo! Non pos-” cominciò la Yellow, venendo però interrotta da Zordon stesso.
“Va bene. Tommy, accompagnala tu.” Disse, per poi sparire.
“Cosa?!” fece il Red Ranger, cercando di parlare nuovamente con Zordon. “Ma perché dovremmo portarla al centro di commando? Non sappiamo nemmeno chi sia!”
“Il mio nome è Hikari e come ha detto quel tipo, sono una custode, ovvero una di coloro che combattono per proteggere l’universo dall’oscurità. O dalla luce, a seconda dei custodi. Vi basti sapere questo.” Disse, aprendo poi un varco accanto a lei. “Non so chi di voi sia Tommy, ma lo pregherei di seguirmi. Non mi va di cercare per ogni angolo del mondo.” Concluse, sparendo al suo interno.
“È-È sparita!” fece la Yellow Ranger, osservando il varco, per poi girarsi verso il Red.
“È un ordine di Zordon… Non posso tirarmi indietro.” Disse quest’ultimo, per poi seguire la custode.
Quando uscì dal varco si ritrovò nella stanza accanto, e vide Hikari che stava prendendo di peso Dark, per poi appoggiarlo sulle proprie spalle.
“Oh, quindi sei tu?” chiese, accorgendosi del ranger.
“Che cos’era quel varco?”
“Il nostro mezzo di trasporto. Può potarci ovunque vogliamo, a condizione che conosciamo il posto, altrimenti ci porta in un punto a caso. Per questo avevo bisogno di qualcuno che mi guidasse.” Rispose la custode, aprendo un varco vicino a Tommy. “Ti basterà pensare a dove dobbiamo uscire. E ti conviene non giocarmi brutti tiri, o questa volta non mi fermerò.”
“È un ordine di Zordon, non potrei rifiutare neanche volendo.” rispose Tommy, entrando nel varco seguito da Hikari.
“Proprio così. Ordini di Zordon.” Rispose una voce femminile dall’altra parte.
“Prima ci chiede di sorvegliarli e poi di portarli al centro di commando?! Si può sapere perché questo cambio di idee?”
“Ne sappiamo quanto te Justin.”
“D’accordo, ho capito… Allora ora ci penso io agli altri… Cavolo, ho appena fatto la figura del moccioso petulante per poter scoprire qualcosa sul loro conto, sarà difficile…”
“Mi spiace, lo so che odi fare cose simili, ma era necessario…”
“Non preoccuparti, lo so benissimo.” concluse il ragazzo, tornando a guardare verso i custodi, per poi sospirare e correrli incontro. “Ehi, voi!” urlò, raggiungendoli.
“Ancora tu?” chiese Rexenet, girandosi.
“S-Scusate per prima…” disse Justin, riprendendo fiato. “Mi rendo conto di essere stato un po’ troppo petulante, ma purtroppo non è nella mia natura fingere quel ruolo in maniera normale…”
“Fingere? Cosa intendi con fingere?” chiese Sora.
“Ho un messaggio per voi: Hikari e Dark sono assieme ai Power Rangers.”
I custodi lo fissarono ad occhi sgranati.
“Cos’hai detto, scusa?” chiese Light.
“Ho detto che Hikari e Dark sono con i Power Rangers.”
“Ascoltami moccioso, non so come tu sappia quei nomi, ma ti assicuro che è impossibile.” Disse arrabbiato Rexenet.
“Li hanno raggiunti sulla vostra navicella e Hikari ha deciso di seguirli nella loro base, dopo aver minacciato di disintegrali con una specie di chiave gigante. E se ho capito bene il termine, è una custode, o qualcosa del gen-” ma Justin fu bruscamente interrotto da Light, che lo prese per la maglietta e lo alzò di peso.
“Parla: come fai a sapere tutte queste cose?”
“N-Non respiro…” disse il ragazzo, venendo lasciato cadere a terra. “Ahia… Un po’ di delicatezza no?” chiese, per poi ritrovarsi il Keyblade di Kairi puntato sul collo.
“Rispondi alla domanda di Light.” Disse la custode.
Justin deglutì. “Ok, temo proprio di non aver scelta… Io sono il Blue Ranger, per questo so cos’è successo con Hikari e Dark.”
“Tu… il Blue Ranger?” ripeté incredulo Rexenet, scoppiando a ridere. “Inventane un’altra, questa è assolutamente non credibile. L’abbiamo visto il Blue Ranger, ed era più alto di te!”
“D’accordo, se non mi credete allora lasciatemelo dimostrare. Non qui però, potrebbe vedermi qualcuno.”
“Beh, perché non provare?” intervenne Sora. “Ne abbiamo viste di tutti i colori, non mi sorprenderebbe più di tanto vederlo diventare uno di quei tipi che abbiamo visto prima. In più, è a conoscenza di Dark e Hikari, e già questo non è da sottovalutare.”
“Sora ha ragione.” Confermò Riku.
Rexenet sbuffò, per poi aprire un varco dietro di lui. “Seguici. Andremo dove nessuno potrà vederti.” Disse, attraversandolo seguito da tutti gli altri.
“D-Dove siamo?” chiese Justin, guardandosi attorno e correndo a guardare lo spazio dall’oblò.
“Fantastico!” fece.
“Ok, e ora dimostraci di essere il Blue Ranger. Qui non ti vedrà nessun’altro oltre a noi.”
Justin si girò, per poi annuire. “Va bene.” Disse, portandosi il braccio sinistro davanti al volto.
Il suo orologio s’illuminò, trasformandosi in una specie di telefono da polso.
Contemporaneamente, nella mano destra di Justin apparve una luce blu, che anticipò l’apparizione di una chiave, simile a quelle delle automobili. Il ragazzo inserì la chiave nel telefono, venendo avvolto da una luce blu. Pochi secondi dopo, al suo posto c’era il Blue Ranger.
“Ecco fatto. Direi che è sufficiente, no?” chiese lui.
“Wow… Mi puoi dire come hai fatto a crescere così di colpo?” chiese Tsuna.
“Mi spiace, ma questo è un mistero anche per me. Ora, potete seguirmi per piacere? Vi porterò da Dark e Hikari.”
Rexenet sbuffò.
“Accidenti, non ci avrei scommesso un centesimo… E va bene!” disse, aprendo un varco dietro il ranger. “Ti basterà attraversare quel varco pensando a dove vuoi portarci. Noi ti seguiremo.”
Quando i custodi uscirono dal varco, si ritrovarono in una sala piena di schermi e di computer.
Di fronte a loro c’erano due ragazze e due ragazzi, dietro i quali si intravedeva Hikari, al cui fianco c’era Dark, sdraiato su un lettino, analizzato da vari strumenti.
“Ahia ahiai! Zordon, sono arrivati!” disse una voce dietro di loro, rivelando così la presenza di un robot dalla forma umanoide, ma con la testa ovale e un fulmine inciso sul petto.
“Hikari, si può sapere che succede?” chiese Sora.
“Questo ve lo posso spiegare io.” intervenne una voce, che sembrava provenire da un enorme cilindro di vetro davanti a loro.
Pochi secondi dopo, all’interno di esso apparve un enorme testa bianca.
“Pazzesco…” si lasciò sfuggire Saiko. “Questo non avrei nemmeno lontanamente immaginato di viverlo veramente…”
“Basta chiacchiere. Tu sei Zordon, giusto? Come mai Dark e Hikari si trovano qui?” chiese Light.
“La vostra compagna ha acconsentito a portare il vostro amico qui per cercare di curarlo. In questo momento i miei strumenti lo stanno esaminando.” Rispose la testa.
“Dopo che questi ragazzi hanno fatto irruzione nella Gummyship, ho subito cercato di mandarli via, ma poco prima che cominciassi l’attacco, Zordon è intervenuto, e alla fine, non ho ancora capito bene nemmeno io il perché, mi sono lasciata convincere a portare qui Dark.” Disse la custode, mentre gli strumenti venivano spenti dal robot.
“E gli altri mi hanno chiesto di avvisarvi.” Disse il Blue Ranger, poco prima di illuminarsi e far riapparire Justin. “Il resto lo sapete già.”
“Ma si può sapere cos’ha fatto il vostro amico per ridursi in questo stato?” chiese una delle due Rangers.
“Guarda, se lo sapessimo te lo diremmo volentieri.” Rispose Light. “Mio fratello è finito nel futuro per qualche ora, e quando è tornato, era in quello stato.”
“Nel futuro? Siete in grado di viaggiare nel tempo?” chiese Justin.
“Non proprio… diciamo che un mio amico che può farlo ce l'ha spedito per sbaglio…” disse Tsuna, portandosi una mano dietro la testa.
“Ahia ahiai! La situazione non è per niente buona!” esclamò il robot, avvicinandosi ai custodi.
“Cosa intendi dire Alpha?” chiese un ragazzo dai capelli lunghi e dalla maglietta rossa.
“Che il custode in questo momento è vittima di un potente attacco, per il quale non esiste cura, Tommy.” Rispose Zordon.
“Cosa?!” chiesero gli altri custodi.
“Come sarebbe a dire che non esiste cura?” domandò Rexenet.
“Il vostro amico in questo momento sta combattendo una battaglia dentro il suo cuore. È impossibile intervenire per aiutarlo!” rispose Alpha.
“Dentro il suo cuore? In pratica è come se stesse combattendo contro se stesso, giusto?” fece Saiko.
“In questo caso… Temo non ci sia altra soluzione…” disse Hikari, evocando il Keyblade.
“Cosa vuoi fare?”
“La stessa cosa che ho fatto con te, Sora. Entrare nel suo cuore e aiutarlo direttamente!” Rispose la custode, puntando l’arma contro Dark.
“No! È troppo pericoloso!”
“Lo so, ma non abbiamo altre possibilità. Cercherò di fare il prima possibile, tranquilli.” Detto ciò, dal Keyblade partì un raggio di luce, che colpì il petto di Dark.
Istantaneamente, sopra di lui apparve una serratura di luce, la quale cominciò a risucchiare l’aria al suo interno.
“E quella cosa sarebbe?” chiese Tommy.
“L’entrata del cuore di Dark.” Rispose Hikari, avvicinandosi e facendo per entrare.
Ma prima di riuscirci, una forza invisibile la scaraventò indietro, facendola andare a sbattere contro i macchinari presenti nella sala.
“Hikari!” urlò Kairi, andando a soccorrere la sorella. “Tutto bene?”
“Ugh… Sono stata respinta…” disse lei, rimettendosi in piedi a fatica.
“Respinta? Come sarebbe a dire?” chiese Rexenet, per poi avvicinarsi anche lui alla serratura, ma prima di poterla anche solo toccare, la sua mano fu colpita da una piccola scossa.
“E questo cosa significa?” domandò Light, ricevendo lo stesso trattamento. “Perché non possiamo entrare?”
“Forse… Dark non vuole che si entri nel suo cuore…” azzardò Riku, provando anche lui senza risultato ad avvicinarsi al custode. “O forse, nessuno che ha uno spazio al suo interno può farlo…”
“In poche parole, solo chi non conta niente per Dark può accedere al suo cuore?” chiese Marco. “Solo io ho l’impressione che questa storia finirà male?”
“Perché?” domandò Tsuna.
“Indovina. Secondo te, tra i custodi qui presenti, chi conta meno per Dark?” fece l’animorph.
“Oh…”
“Mi spiace, ma come vedete, a noi è impossibile anche solo avvicinarsi…” disse Sora.
“Per piacere, almeno evitate. Sigh, comincio veramente a rimpiangere i cari vecchi Yeerk…” Detto ciò, Marco, Saiko e Tsuna evocarono il proprio Keyblade, per poi riuscire finalmente ad avvicinarsi alla serratura.
“Aspettate!” disse Justin, raggiungendoli. “Verrò anch’io!”
“Justin, ma cosa dici?” chiese Tommy.
“Almeno così potranno rimanere in contatto con voi.” Rispose il ragazzo, mostrando l’orologio. “E alla peggio, un po’ d’aiuto non guasta mai!”
“Ne sei sicuro?” domandò Light. “Un cuore non è un posto da sottovalutare. Potresti rimanere al suo interno anche per giorni, e credimi: conosco poco mio fratello, ma so che il suo cuore contiene segreti molto importanti, e difficilmente saranno incustoditi.”
“Ah, perfetto! Qualche altra notizia positiva o possiamo andare tranquillamente verso la nostra fine?” chiese Marco.
“Marco… Smettila di fingere.” Disse Hikari. “E vedi di fare attenzione. Gli Yeerk potrebbero realmente rivelarsi un giochetto da bambini in confronto a ciò che stai per affrontare.”
L’animorph la guardò per qualche secondo, per poi sbuffare. “Accidenti… E dire che se non faccio così finisco con l’innervosirmi… E va bene, cercheremo di salvare Dark, tranquilli!”
Detto ciò, i tre custodi e il ranger si lanciarono all’interno della serratura, sparendo nel nulla.
“Speriamo bene…” mormorò Kairi.
***
“Aiuto!!!” urlò Tsuna, con le lacrime agli occhi, mentre lui e gli altri tre ragazzi continuavano a precipitare nel vuoto.
“Maledizione! Lo sapevo che avremo dovuto imparare a volare! Mi chiedo se sia così difficile come sembra…” esordì Saiko, cercando di reprimere la paura.
“Ehm… Da come ne parlate, deduco che per voi vedere gente che vola sia normale…” fece Justin
“Per esperienza personale, ti posso dire che dopo aver visto il proprio corpo mutare in ogni modo possibile, vedere una persona che vola ti può sembrare quasi normale… Però credimi, quando questa persona volendo può distruggere un mondo… Beh, i punti di vista cambiano…” rispose Marco.
“Scusa, ma questo sarebbe un giro di parole per dirmi che siamo appena entrati nel cuore di uno che è in grado di farlo?”
“Precisamente.”
“Ma che bello… Uh? E quello cos’è?”
Justin indicò una luce che proveniva dal basso, che nel giro di pochi secondi, li inghiottì.
“Ehi, tutto bene ragazzi?” chiese Marco, non appena riprese i sensi.
“Ohi… Diciamo che ho visto di peggio. Con Reborn come tutor, sono abituato a shock simili…”
“Ehm… Noi in teoria siamo nel cuore di Dark, giusto?” domandò Saiko, guardandosi attorno. “Anche se sinceramente, mi sembra più il cuore di Ichigo…”
“Teoricamente parlando, anche se non mi spiego il perché ci sia una città…” fece Justin.
“Sinceramente mi preoccupa di più quel sole… Almeno, è la prima volta che vedo un sole per metà nero e per metà bianco…”
“Semplice… Perché quello è il mio sole.” Disse una voce dietro di loro.
“Cosa?” fece Marco, voltandosi, senza trovare nessuno.
“Chi ha parlato?” chiese Justin, guardandosi attorno.
“Ha importanza?” chiese la voce, mentre davanti ai ragazzi compariva per qualche secondo l’immagine disturbata di un bambino.
“Cosa succede?”
“Siete voluti entrare qui? E ora dovrete pagare questa vostra scelta.”
“Hai intenzione di combattere?” chiese Saiko, evocando il Keyblade.
“Certo che no. Sarebbe da stupidi. Però, vi mostrerò ciò che è nascosto in questa città…”
Il silenziò calò sui presenti per qualche minuto.
“Cavolo, spero per Dark che nessuno venga mai a sapere tutto questo…” disse Saiko.
“Uh? Perché?” chiese Justin.
“Ha fuso assieme parti di Final Fantasy VII, Bleach e credo qualche altro anime e manga… Dovrebbe pagare ingenti cifre in copyright…” rispose lui, mentre entravano nella città.
Non appena furono dentro furono colpiti da un forte vento.
“Ma che razza di città è?!” esclamò Tsuna, coprendosi il viso dalle sferzate d'aria.
All’esterno sembrava piena di palazzi, ma ora che erano al suo interno la trovarono completamente vuota.
“Questo posto è vuoto… Perché il cuore è vuoto…” spiegò la voce, mentre attorno a loro il paesaggio cambiava, facendo apparire alberi e panchine.
“E questo che posto è ora?” domandò Marco, per poi sentire diverse voci di bambini di circa tre, quattro anni dietro di loro.
Apparvero uno alla volta, tutti impegnati a correre.
“Ehi, aspettate, e lui?” chiese uno, indicando un bambino rimasto indietro.
“Oh, lascialo stare! Non sa nemmeno parlare, perché dovrebbe venire con noi?” rispose un altro.
I bambini corsero via, lasciando indietro quel bambino, che si era fermato a riprendere fiato e quando aprì la bocca per comunicare con i compagni, non uscì nessun suono. Rendendosene conto, smise di provare ad emettere qualsiasi suono e abbassò lo sguardo, triste e amareggiato per la piega presa dagli eventi, mentre il suo volto veniva rigato da una scia di lacrime.
“Quel bambino è… muto?” chiese Justin.
“Temo proprio di sì… Certo che quei bambini saranno stati anche piccoli, ma di certo sono senza cuore…” fece Saiko, osservando meglio il bambino.
D’improvviso spalancò gli occhi. “Non è possibile…” disse.
“Che succede?”
“Osservate bene quel bambino… non vi ricorda qualcuno di nostra conoscenza?”
“E chi dovr-! No, non è possibile!” rispose Marco.
“Insomma, di chi parlate?” chiese Justin.
“Dark… Quel bambino dev’essere Dark…”
“Cosa?!” dissero assieme Tsuna e Justin, guardando bene il bambino.
“Ne siete sicuri? Non mi sembra proprio… il colore dei capelli è diverso…” fece il ranger.
“Quando l'ho incontrato per la prima volta, i suoi capelli erano normali, come anche i suoi occhi. È stato in seguito che ha cambiato aspetto.”
“Ma se quel bambino è Dark, allora lui non dovrebbe essere muto?”
“Non saprei… Potrebbe essere anche muto per una questione psicologica…” azzardò Marco.
“No, non credo…”
“Ma allora… cosa significa tutto questo?”
“Questi sono ricordi. Ricordi che Dark stesso ha preferito rimuovere, allontanare da sé… Sebbene sia stato incapace di eliminarli completamente…” intervenne la voce.
“Ricordi? In pratica stiamo assistendo al passato di Dark? E questo come ci aiuterebbe a salvarlo?” urlò l’animorph, senza però ottenere risposta. “Maledizione… Un contagocce ci darebbe più informazioni…”
“Beh, credo che dovremmo seguirlo a questo punto…” disse Justin, indicando il bambino che si stava allontanando.
“Già…”
Seguirono Dark per diversi minuti, fino ad arrivare a casa sua. Fu lì che si resero conto di essere invisibili per ogni presente.
“Che bello… ridotto ad una specie di fantasma…” commentò Tsuna, mentre, estranei a quel mondo fatto di memorie, accompagnavano il bambino nella sua camera.
Lo videro sedersi sul letto, per poi sdraiarsi e fissare il soffitto, mentre nuove lacrime scendevano silenziosamente dai suoi occhi.
“Cavoli… Comincio a capire perché Dark agisca ben poche volte in prima persona…” commentò Marco. “Chi non reagirebbe così?”
Tuttavia, prima che qualcuno potesse rispondere, il bambino si alzò di colpo, volgendo lo sguardo verso i custodi.
“Dite che ci ha visti?” chiese Justin.
“N-Non saprei… Ma di certo, se ci avesse notati, difficilmente ci avrebbe fatto entrare in casa…”
Dark scese dal letto e si diresse verso di loro. Muoveva gli occhi come se fosse in cerca di qualcosa che non riusciva a vedere.
“Tranquillo. Non ho intenzione di farti del male.” Disse una voce alle loro spalle.
Sia Dark che i custodi sgranarono gli occhi.
Di fronte a loro c’era un essere per metà nero e per metà bianco.
Era impossibile scorgere qualsiasi segno che ne delineasse i tratti del viso, sembrava quasi un manichino. Dark fece un passo indietro spaventato, finendo però con l’inciampare e cadere sul pavimento.
“Ti ho già detto di non preoccuparti. Voglio solo palarti.” Disse l’essere con calma e serietà.
A sentire ciò, Dark abbassò lo sguardo, per poi indicarsi la gola.
“È proprio quello l’argomento. Dimmi, ti piacerebbe poter parlare?”
Dark spalancò gli occhi, fissando lo sconosciuto.
“Chi sarà quel tipo?” chiese Marco.
“Di certo non è umano…” rispose Justin.
“Immagino che quell’espressione fosse un sì. Molto bene allora.”
Non appena ebbe detto ciò, dal corpo del misterioso essere cominciò a fuoriuscire una specie di liquido, che formò una sfera che prese a galleggiare fino a raggiungere Dark, che la guardò con gli occhi che tremavano, increduli e stupiti da ciò che stava avvenendo.
“Se afferrerai quella sfera, essa ti guarirà dal tuo problema. Ma ti avverto: prendila, e la tua pace finirà. Prendila, e conoscerai solo dolore. Prendila, e dovrai salvare l’universo dalla crisi più grande che dovrà mai affrontare! Quella sfera non ti permetterà di parlare subito. Dovrai essere tu, gradualmente, ad imparare, come prevede il corso naturale delle cose. Sei disposto ad accettare tutto questo? Sappi che se rifiuterai, condannerai l’universo ad una fine certa.”
“Quel tipo non conosce minimamente il significato della parola ‘tatto’…” commentò Saiko, guardandolo quasi con disgusto. “Parlare in questo modo ad un bambino…”
“Aspetta, guarda.”
Dark si rialzò, osservando attentamente la sfera, che era alla stessa altezza dei suoi occhi. Era immerso nei suoi pensieri e il dubbio lo stava dilaniando dall’interno, come un veleno che si diffonde nel corpo della sua vittima, e si poteva capire dalla rapidità dei movimenti delle sue iridi, che schizzavano da una parte all'altra forse in cerca di una risposta.
Poi, d’un tratto, li chiuse, respirando profondamente. Quando li riaprì, ogni traccia di dubbio era svanita nel nulla, era stato completamente spazzato via dalla sua nuova determinazione.
“Capisco… Quindi accetti, sebbene non per poter guarire, ma solo perché non te la senti di dover vivere con il rimorso di aver condannato l'intero universo all'estinzione…” disse l’essere, ricevendo un'occhiata stranita e sorpresa da parte del bambino. “Sì. Sono in grado di leggerti nella mente.” Aggiunse, colmando la sua curiosità. “Incredibile, sei così piccolo e già compi questi ragionamenti, molto più grandi di te… Il fato è stato proprio maligno nei tuoi confronti…”
Dark a quel punto alzò le mani, osservandole, dopodiché le spostò verso la sfera, afferrandola. Non appena lo ebbe fatto, essa esplose, liberando nella stanza un liquido completamente nero, affiancato da uno bianco.
Contemporaneamente l’essere cominciò a sciogliersi.
“Grazie…” disse, prima di sparire, fondendosi con quello strano liquido, che cominciò a riempire velocemente l’intera stanza.
“Questa roba… non ci sta toccando.” disse Justin, provando ad afferrare senza successo il liquido.
“Ma lo stesso sembra non valere per Dark! Guardate!” urlò Tsuna, indicando il bambino, che invano tentava di allontanare la sostanza da sé, poiché lo stava gradualmente ricoprendo.
I ragazzi guardarono impotenti il piccolo Dark che fu completamente avvolto dal liquido, scomparendo al suo interno.
“Non possiamo fare proprio niente? Di questo passo morirà annegato!” disse Justin.
“Non siamo nemmeno in grado di toccarlo. Come possiamo salvarlo?” rispose Marco, stringendo i pugni.
Ma proprio in quell'istante, il liquido s’illuminò, cominciando a diminuire.
Fu allora che lo videro: il liquido stava venendo assorbito dal corpo di Dark, i cui occhi ora erano completamente vuoti. Nel giro di pochi secondi scomparve del tutto senza lasciare tracce del suo silenzioso passaggio, lasciando il bambino in mezzo alla stanza, in piedi ed immobile.
Poi, lentamente, cadde in avanti, andando a sbattere contro il pavimento.
Dalla sua mano cominciò a fuoriuscire lo stesso liquido che poco prima aveva inconsciamente assorbito, con l'unica differenza che questa volta assunse gradualmente una forma ben precisa. Lentamente, cambiò colore, tingendosi di prezioso argento. E infine, tra le mani di Dark si creò una Catena Regale.
La scena scomparve con una fortissima luce, lasciando i custodi nuovamente per le strade della città.
“C-Come siamo finiti qui?” chiese Justin.
“Siete pur sempre nel mio cuore. Sono io a controllare tutto.” Disse una voce dietro di loro, che li costrinse a voltarsi.
Di fronte a loro c’era Dark da bambino, che li guardava tenendo le braccia incrociate. “Beh, cosa sono quelle facce idiote?” chiese. “Vi aspettavate il me stesso più grande, vero?”
“Sinceramente parlando, sì.” ammise Marco.
“Tsk. È ancora presto per incontrarlo. Il cuore è ancora troppo danneggiato…”
“Cos’è successo nel futuro?” domandò Saiko.
Il bambino lo guardò male. “Ho incontrato una persona la cui forza superava la mia immaginazione. Ho subito danni di tale portata che le barriere che avevo eretto attorno al mio cuore hanno ceduto e questa è la conseguenza: l’impossibilità a risvegliarsi finché i danni non saranno stati riparati. Per farlo però, è necessario rivivere i momenti cruciali della mia vita, compresi quelli dimenticati.”
“Beh, immagino che da qui sia possibile accedere senza problemi a tutti i ricordi, no?”
“Non è quello il problema. Il punto è che è troppo doloroso rivivere quei momenti… Sono pur sempre un essere umano, sebbene abbia provato a rinunciare a questa mia natura…”
“Cosa intendi dire?”
“Capirete presto…” rispose il bambino, sparendo in una scia di luce talmente intensa, che costrinse i ragazzi a chiudere gli occhi per evitare di restare accecati.
Quando finalmente la luce diminuì, si ritrovarono nuovamente nel parco.
La loro attenzione si rivolse subito a due bambini: uno lo identificarono subito come Dark, sebbene cresciuto di circa un paio d’anni rispetto al ricordo precedente, mentre l’altra era una bambina dai capelli neri. Dark era seduto su una panchina, con lo sguardo rivolto verso il basso.
I ragazzi si avvicinarono per sentire che cosa stavano dicendo.
“Non mi diverto con loro. E loro non mi considerano nemmeno” disse Dark.
La bambina rimase in silenzio qualche secondo.
“Hai una ‘chiave’, vero?” chiese infine, costringendo il bambino ad alzare lo sguardo.
“Ho indovinato, vero?” aggiunse lei, sorridendo. “Non ti preoccupare. Te l’ho chiesto solo perché anch’io ne ho una”
Dark continuò a fissarla. “Come fai a saperlo? Non l’ho detto a nessuno. Credevo non fosse normale”
“Beh, su questo ha ragione…” commentò Saiko, poco prima di ricevere una gomitata nello stomaco da parte di Marco.
“Come facciamo a sentire se tu parli?”
“Che ne dici? Facciamo una piccola sfida tra di noi, giusto per vedere come sappiamo usarle?” propose la bambina, allontanandosi di qualche passo dalla panchina.
“Una sfida? Non saprei… non sono molto bravo…” ammise il bambino, alzandosi.
“Cosa ti costa provare? Forza, evocala al mio tre! Uno… Due… e tre!”
Davanti agli occhi sorpresi dei ragazzi, i due bambini evocarono un Keyblade a testa.
“Sei pronto?” domandò la bambina
“S-Si” rispose insicuro Dark.
“Allora via!”
Marco, Saiko, Tsuna e Justin non riuscivano a credere ai loro occhi.
Quei due bambini avevano cominciato uno scontro di un tale livello che tremarono dall'incredulità.
“S-Secondo me quella bambina dev’essere Hikari…” azzardò Marco, cercando di riprendersi.
Ma prima che avessero il tempo di realizzarlo, lo scenario cambiò all'improvviso.
Si ritrovarono in mezzo ad un strada, e lo spettacolo davanti a loro li fece inorridire. La stessa bambina di poco prima si trovava in piedi, con le braccia aperte, e un Keyblade incastrato nel petto.
Dietro di lei c’era Dark, a terra, che la guardava con occhi increduli, mentre di fronte a tutti e due c’era una persona che indossava un’impermeabile nero.
Il Keyblade scomparve nel nulla, ricomparendo nelle mani dello sconosciuto, mentre dalla sua lama continuavano a cadere gocce scarlatte provenienti dal corpo di Hikari.
La bambina sputò sangue, che si unì a quello che stava uscendo senza sosta dalla ferita, dopodiché cadde all’indietro, ma evitò l'impatto col suolo grazie a Dark che la prese tra le braccia.
“Che stupida. Ha scelto di farsi eliminare solo per prolungare di qualche secondo la vita di un moccioso che non è nemmeno in grado di difendersi. Ben gli sta!” esclamò l’uomo.
“N-Non… Non può essere…” fece Tsuna, tremando. “Hikari è viva! L’abbiamo vista tutti quanti! Dev’essersi salvata, vero?!”
“No…” rispose Marco. “O meglio, è riuscita a non perdere la propria identità… Ma non pensavo che le cose fossero andate in questo modo…”
Ma prima che potesse aggiungere altro, fu distratto dal bambino. Attorno al suo corpo, i pochi colori che era possibile vedere, a causa del buio della scena, stavano sparendo, venendo sostituiti da un tetro grigio.
E non era l’unica anomalia: gli oggetti, la strada, i lampioni e tutto ciò che si trovava vicino a Dark stavano cambiando forma, piegandosi su se stesso per poi tornare normale, in un ciclo infinito.
“Tu…” disse il bambino con la voce colma d'odio, alzando lo sguardo, rivelando due occhi azzurri ridotti a fessure, mentre le mani tremavano, come se fossero preda delle convulsioni. “Tu la pagherai cara!!!” urlò, facendo saltare l’asfalto sotto di lui, che si disintegrò completamente, e dando vita ad un piccolo sisma.
“C-Cavoli… Ripeto che dobbiamo solo sperare che Dark e Goku non si affrontino mai in un duello, o la guerra non farà nemmeno in tempo a cominciare!” disse Marco, cercando di rimanere in piedi.
“Era così forte già da bambino? Mi preoccupa sempre di più scoprire chi può essere riuscito a sconfiggerlo…”
“Qualcuno è riuscito a sconfiggerlo?” chiese Justin. “Speriamo di non incontrarlo mai!”
“Io sono colui che ti distruggerà, usando il tuo stesso potere. Il mio nome è Dark.” Disse il bambino, avvicinandosi all’uomo, sul cui volto era comparsa la paura.
Infatti, preso dal panico, cominciò a lanciare una serie di sfere oscure, che colpirono in pieno il bambino, ma che crearono una nube nera e fitta che celava a tutti i presenti il destino di Dark.
“Uff, uff… ce l’ho fatta” ansimò l’uomo.
“Beh, quel tipo la pensa proprio come noi…” fece Saiko, sovrastando ciò che stava dicendo l’uomo.
Quando però, vide che il bambino era uscito dall’attacco perfettamente incolume, dovette faticare parecchio per non mettersi ad urlare.
“È tutto inutile. Non puoi colpirmi. I tuoi attacchi su di me non hanno effetto” affermò Dark, per poi parare un fendente dell’avversario.
Poi, dopo aver detto qualcosa, scomparve nelle tenebre, riemergendo alle spalle del nemico, e infine, mosse velocemente il Keyblade contro di lui.
Per qualche secondo non successe niente.
Alla fine, di punto in bianco, l’uomo si spaccò a metà, sparendo lentamente in una scia d'oscurità.
Saiko, Marco, Tsuna e Justin osservarono sconvolti la scena.
“I… Incredibile…” fece l’animorph, faticando a parlare.
Lentamente, gli occhi di Dark tornarono normali, dopodiché si misero a guadarsi attorno alla ricerca della compagna ferita. Quando l'ebbe scorta con lo sguardo, non perse altro tempo e la raggiunse.
“Tutto bene?” chiese
“Mi dispiace…” rispose lei. “Non riuscirò a portarti nella mia scuola…”
“Non ci pensare nemmeno! Sono sicuro che ti riprenderai!”
“È inutile farsi illusioni. A quanto pare era questo il mio destino… l’importante è che tu non ti sia unito a loro… Sono sicura che diventerai un ottimo custode.”
“No, non dire così!”
“Ascoltami bene. Presto gli Heartless e i Nessuno arriveranno su questo mondo… Sono alla ricerca dei cuori dei custodi e non risparmieranno coloro che incroceranno sulla loro strada… Ricordati che chi viene eliminato da quegli essere diventa a sua volta un Heartless e un Nessuno, poi si uniscono ai loro compagni per attaccare il cuore del mondo… È così che si distrugge un mondo… Tu devi fare di tutto per impedirglielo.
Arriverà il giorno in cui riceverai la visita di altri custodi della luce… Quando succederà, dovrai lasciare questo mondo per seguirli. Quando capiterà, ti chiedo solo di cercare mio padre e di fargli sapere di me. Sono sicura che è ancora vivo…” disse, cominciando a illuminarsi.
“No, non può essere! Non puoi andartene!”
La bambina sorrise. “Grazie per l’incontro di oggi… è stato il più bello della mia vita…” detto questo, smise di parlare, lasciando cadere a terra le mani.
Il suo corpo s’illuminò completamente, per poi dissolversi in migliaia di sfere di luce, che volarono via.
La scena cominciò a scomparire mentre il bambino si chinava per prendere qualcosa.
Quando i ragazzi si ritrovarono nuovamente al centro della città, si lasciarono cadere a terra, sconvolti da ciò che avevano visto.
“C-Cavoli… Ora mi sono chiare molte più cose…” commentò Marco. “Ora comprendo perché Dark è così freddo. Una simile esperienza avrebbe segnato chiunque!”
“Non è stato così facile come può sembrare.” intervenne Dark, riapparendo di fronte a loro, questa volta con lo stesso aspetto che avevano appena visto.
“Posso ben immaginarlo…” fece Justin.
“Quello… è stato solo l’inizio del mio dolore… La pace era finita due anni prima, sebbene dubito tutt’oggi che ci sia mai stata…”
“Ma perché ti sei caricato tutto questo peso da solo?” chiese il ranger. “Non c’era nessuno che poteva aiutarti?”
Dark abbassò lo sguardo. “Io sono l’unico in grado di portare questo peso… Nessun altro può farlo…” rispose, scomparendo.
Il terreno sotto ai custodi cominciò a tremare, prima di far uscire dal nulla un palazzo proprio sotto i loro piedi.
“E ora cosa succede?!” urlò Tsuna.
“Dirò l’ovvio, ma pare che un grattacielo stia crescendo alla velocità della luce sotto di noi!” rispose Marco.
La salita durò qualche secondo, dopodiché finalmente il palazzo si arrestò e i ragazzi poterono rialzarsi. Attorno a loro era buio, e nell’aria si sentiva forte l’odore di un imminente temporale.
Senza dare ai ragazzi nemmeno il tempo di riprendersi, di fronte a loro apparve la figura di un ragazzo, di circa dodici anni. Indossava un completo scuro a maniche corte, con un cappuccio che cadeva sulla schiena e i capelli che si concludevano in un piccolo codino. Attorno al collo portava una collana, con un ciondolo a forma di cuore a cinque punte. Infine, sul polso destro c’era un braccialetto nero, in cui era incastrata una striscia di metallo con sopra disegnata un’onda.
“Quello… Sarebbe Dark?” chiese sorpreso Saiko. “Devo dire che è la prima volta che lo vedo così diverso…”
“Beh, credo che lo stesso valga anche per me…” rispose Marco.
Ad un tratto, però, Dark cade in ginocchio, evocando un Keyblade per tenersi su, mentre portava l’altra mano sul petto.
“Maledizione…” fece, faticando a respirare e stringendo con forza il petto. “Non posso continuare così… O finirò con l’andarmene ancor prima che il mio viaggio cominci…”
“Cosa… Cosa succede?” chiese Tsuna. “Non mi avevate detto che era malato!”
“Infatti non ne avevamo idea… Almeno, in nostra presenza non è mai stato male!”
“Questi sentimenti… mi uccideranno…” continuò Dark, rialzandosi. “Maledetto amore… Maledetta tristezza… MALEDETTI TUTTI I SENTIMENTI!!!” urlò, alzando la testa verso il cielo e lanciando una sfera di fuoco.
Subito dopo, dalle scure e tetre nubi, cadde un fulmine, che illuminò a giorno il tetto del palazzo, anticipando la pioggia che cominciò a cadere lenta ma fitta.
Dark abbassò la testa.
I ragazzi non riuscirono a capire se le gocce che stavano scendendo dal suo volto appartenessero al cielo o ai suoi occhi.
“Perché… Perché devo sopportare questi sentimenti… Non sarebbe meglio non averli?”
“Ragazzi… credo stiamo per scoprire qualcosa di cruciale del passato di Dark…” fece Saiko.
“Perché, gli altri due eventi tu li chiami cose da niente?” domandò ironico Marco.
Prima che potessero dire altro, Dark guardò il Keyblade. “Diventare un Nessuno… Se non fosse per il fatto che corro il rischio di perdere la mia volontà, sarei tentato di diventarlo… Però, forse posso fare qualcosa di simile…” disse, girando la punta del Keyblade contro il suo petto. “Basterà non andare troppo a fondo nel mio cuore… In questo modo, dovrei riuscire a rimuovere solo i sentimenti…”
Sotto gli occhi stupidi dei custodi, dal Keyblade di Dark partì un raggio, che lo colpì in pieno, proprio dove si trovava il cuore. Immediatamente, Dark cacciò un urlo di dolore straziante, che risuonò nel rumore del temporale notturno. Nonostante il male che stava provando, il ragazzo non fermò il raggio, finché dal suo petto non uscì una piccola sfera di luce, che prese in mano poco prima di cadere in ginocchio, esausto.
“B-Bene… Ci sono riuscito… Ecco i miei sentimenti… Sebbene siano solo alcuni, dovrebbero essere quelli più importanti… Giovanni non mi disturberà più…”
Detto ciò, portò la sfera verso il Porta Fortuna, che l’assorbì non appena l’ebbe toccata.
La scena scomparve, riportando i ragazzi nuovamente al centro della città.
“D-Ditemi che ho visto male…” chiese Justin. “H-Ha rimosso… i suoi sentimenti…”
“Ora capisco perché è sempre così chiuso.”
“Non c’era altra soluzione.” Disse Dark, apparendo di fronte a loro, anche questa volta con l’aspetto della sua ultima apparizione.
“Se non lo avessi fatto, i miei sentimenti mi avrebbero consumato, portandomi alla cancellazione.” Disse un altro Dark, quello che aveva incontrato Hikari, apparendo al fianco del primo.
“E se fosse successo, l’universo sarebbe stato condannato.” Concluse un terzo Dark, il bambino che avevano visto all’inizio.
“Cosa… Come mai siete tutti qui?”
“Per prepararvi. Adesso il mio destino dipende da voi…”
“Cosa volete dire?”
“Colui che mi ha sconfitto nel futuro. Una sua copia è rimasta all’interno del cuore. Per questo non posso risvegliarmi. Dovete sconfiggerla.”
“Aspetta, aspetta, aspetta!” lo interruppe Marco. “Fammi capire bene… Tu vorresti che noi quattro, di cui solo tre in possesso del Keyblade e ben poche conoscenze in proposito, sconfiggessimo un nemico che TU, che ti alleni da quando sei un bambino, non sei riuscito a battere?!”
“Ad essere sincero, non sono nemmeno riuscito a sfiorarlo.” Risposero i tre Dark.
“Ah, che bello…” fece Tsuna. “Qualcos’altro?”
“Sì. Se non riuscirete a sconfiggerlo, sarà la fine per tutti noi. Voi non potrete più uscire da questo cuore.”
“COSA?!” urlarono i quattro.
“Ma tu sei pazzo!” disse Justin, per poi vedere le tre apparizioni svanire nel nulla. “Accidenti, se ne sono andati!”
“E ci hanno lasciati qui in mezzo al nulla… senza dirci nient’altro…”
“Ma voi non avete bisogno di nient’altro…” disse una voce dietro di loro.
I ragazzi si girarono, trovandosi di fronte ad una persona che indossava un impermeabile nero, con il cappuccio che nascondeva completamente il suo volto.
Marco, Saiko e Tsuna evocarono subito il Keyblade.
“E tu chi sei?”
“Non è ovvio? Sono colui che ha sconfitto Dark!”
“Era ciò che temevo…” commentò Marco. “Justin, ti direi ti scappare via, ma so benissimo che sarebbe inutile. Perciò preparati ad una dura battaglia… Non sarà facile…”
“Lo so perfettamente!” disse lui, facendo apparire la chiave che girò nel suo orologio, facendo così apparire la sua tuta da Blue Ranger.
“All’attacco!” urlò Marco, correndo verso l’avversario, pronto a colpirlo con il Keyblade.
Ma egli lo bloccò usando semplicemente una mano. “Tutto qui?” chiese ironico, per poi lanciare una sfera di ghiaccio dietro di lui, colpendo in pieno Saiko, che stava per colpirlo alle spalle.
“Maledizione…” fece lui, rialzandosi. “Riesce a prevedere le nostre mosse…”
“Niente di più facile.”
Tsuna nel frattempo prese il suo sacchetto, dal quale tirò fuori due caramelle, che ingoiò subito.
Immediatamente sulla sua fronte apparve la consueta fiamma, e Tsuna volò verso l’uomo, preparandosi a colpirlo sia con il Keyblade che con il fuoco. Tuttavia, con sua grande sorpresa, l’uomo allontanò Marco con un calcio, per poi evocare un Keyblade nero, con il quale disperse le fiamme e poi parò il colpo, rispedendolo indietro.
“Prendi questo!” urlò Justin, colpendolo con dei raggi laser, che però gli rimbalzarono contro.
“Siete solo delle nullità! Proprio come Dark!” urlò lui, per poi far sparire il Keyblade e portando le mani davanti a sé.
I quattro ragazzi vennero investiti da un’ondata di forza talmente potente da farli volare all’indietro e cadere poi a terra rovinosamente.
La tuta di Justin si illuminò, per poi sparire nel nulla.
Il cinturino del suo orologio si ruppe, facendolo così cadere a terra, proprio ai piedi dell’uomo, che si era avvicinato ai suoi avversari.
“Interessante…” disse, prendendolo in mano. “Quindi questo è uno dei famosi morpher…”
“Lascialo… stare…” fece Justin, cercando di rialzarsi.
“Un oggetto completamente inutile!” esclamò l’individuo, distruggendo l’orologio, stringendolo nel pugno.
Gli occhi del ranger si spalancarono, mentre i pezzi di quello che una volta era il suo morpher cadevano a terra. “No… Non è possibile…”
“La pagherai cara!” sentenziò Tsuna, facendo sparire il Keyblade e volando contro di lui.
Solo all’ultimo evocò nuovamente l’arma, per poi avvolgerla completamente tra le fiamme.
L’avversario lo imitò richiamando la propria arma, con cui parò il colpo, ma non il fuoco che per la prima volta, riuscì a toccarlo, facendo bruciare i suoi vestiti, anche se solo per pochi secondi.
“Non male… Quindi sei riuscito anche tu a risvegliare il potere del tuo Keyblade…”
“Non ne ho idea. So solo che ho una voglia matta di sconfiggerti!” Disse il decimo, preparandosi nuovamente ad attaccare.
“Cerca di non fare troppo il presuntuoso!” urlò il tipo, sparendo per poi riapparire davanti a Tsuna, colpendolo in pieno stomaco con un pugno.
Sawada rimase fermo per qualche secondo, per poi volare letteralmente via a causa della forza del colpo ricevuto.
“Tsuna!” urlò Marco, per poi rivolgere lo sguardo all’avversario. “Maledetto!”
L’animorph partì nuovamente all’attacco, ma anche stavolta senza successo.
“Mi potete spiegare come sperate di potermi sconfiggere, se nemmeno Dark c’è riuscito?” chiese lui, rifilando a Marco un calcio, che lo fece andare a sbattere contro Saiko, mettendoli entrambi K.O.
“Sta zitto!” urlò Justin, cercando di colpirlo con un pugno, che venne facilmente evitato. “Non importa quanto tu sia forte, non possiamo arrenderci!”
“Proprio tu parli? Guardati, ora non sei altro che un comunissimo ragazzo. Non puoi più diventare un Power Rangers. Non puoi usare la magia. Non possiedi una forza particolare. Sei solo un insetto!”
Justin lo guardò con rabbia. “Potrà essere così, ma anche gli insetti possono dar fastidio! E per quanto mi riguarda, io mi arrenderò solo quando non avrò più fiato in corpo!”
“Molto bene allora… Accontenterò il tuo desiderio!” urlò l’uomo, lanciando due sfere di fuoco contro il ragazzo, che chiuse gli occhi, preparandosi all’impatto.
Ma prima che le sfere potessero raggiungerlo, tra le sue mani apparve un Keyblade, completamente blu, che si mosse da solo, distruggendo i dardi.
“Cosa? E questo com’è arrivato qui?” chiese Justin, osservando l’arma.
Ma prima di poter anche solo pensare ad una risposta, impugnò istintivamente il Keyblade, per poi partire all’attacco.
Mentre raggiungeva il nemico, per un secondo, gli parve di vedere un sorriso nell’ombra del cappuccio. Un sorriso buono.
Quando finalmente gli fu di fronte, tentò un affondo con la chiave, che però, fu parato dall'avversario, provocando il classico stridio di metallo contro metallo.
Dalle due lame cominciò a fuoriuscire della luce, che lentamente avvolse tutti.
“Hai scelto bene, Justin, nuovo custode della luce.” Disse l’uomo, sparendo lentamente nella luce. “Vedi di non perdere i tuoi ideali… Ti torneranno utili nella guerra che dovrai affrontare…”
***
Il corpo di Dark s’illuminò, per poi sparire in una scia di sfere luminose.
“Cos’è successo?” domandò Sora, osservando stupito l’avvenimento. “Perché il suo corpo è sparito?”
“Justin!” urlò Tommy. “Cosa gli è successo?!”
“Io… Non lo so… Non sarebbe dovuto succedere…” rispose Hikari, mordendosi un labbro.
“Non preoccupatevi, sta bene.” Disse una voce dietro di loro.
Tutti si girarono, vedendo così Dark, in piedi, che aiutava i quattro ragazzi a stare in piedi, e con in mano il morpher di Justin, nuovamente intero. “Ma se non vi spiace, avrei bisogno di una mano… Sapete, sono pur sempre quattro da tenere su, e io mi sarei appena svegliato…” disse, sorridendo divertito. “E per quanto riguarda Justin… è stato scelto anche lui. È un custode.”
Ok, forse risulterà un po' magro, ma credetemi, con il prossimo (che, ahime, segnerà una pausa della fic causa impegni assoluti...) mi rifarrò, o almeno lo spero XD, dato ciò che dovrò passare per scrivere un capitolo che sarà l'apoteosi (e che potrebbe spingervi al suicidio o uccidervi, a seconda dei casi XD)
Ok, idiozie e spoiler a parte, dico subito che Justin non è andato via non i custodi, ma è rimasto sul suo mondo. Capirete in futuro il perché di questa scelta.
Ringrazio Fly89 per aver fatto da Betareader.
E ora, passiamo alle recensioni!
@ lettore 01: Beh, in effetti la loro presenza era in parte voluta anche per la comicità XD Per quanto riguarda il tizio... temo dovrai aspettare parecchio per scoprirlo, mi spiace (sia se ti riferivi all'entità misteriosa sia che ti riferivi all'avversario alla "Misteriose figure" di BBS XD
@ Mikhi: Cavoli, se mi muori per quello, nel prossimo capitolo cosa fai? XD rischi di mandarmi a monte il mio piano di sterminio della razza umana... XD. Per le armi, beh, considerando che il 90% delle persone non ha mai sentito il termine "tonfa" (almeno, io non l'avevo mai sentito XD), lascio sbarre per comodità, ma ti ringrazio per avermelo fatto notare. E non ti preoccupare se non recensisci tutti i capitoli, l'importante è che continuino a prenderti!
@ Inuyasha_Fede: Temo di doverti rispondere con una citazione di Anakin Skywolker: "Tu sottovaluti il mio potere!" XD Cmq, no, non fumo niente, il che è preoccupante...
@ Xanum: beh, mi fa piacere che sono riusciti a far andare giù anche i power rangers XD. Per quanto riguarda l'uomo... chissà...
@ digiprescelta97: purtroppo al momento con quelle sono bloccato. Conoscendomi, finché non finirò questa non riuscirò a trovare idee adate, mi spiace. E poi, mi sto già occupando di Xros Wars, e al momento mi porta via abbastanza tempo XD
@ Poldovico: *Sottovoce* Accidenti, ha scoperto il mio piano segreto... *colpo di tosse* Emh, emh... Dicevo... Beh, questo è solo l'inizio della mia follia/pazzia/malattia mentale XD
@ WhiteDream: Emh... *fischietta innocentemente* Non credevo che i Power Rangers sarebbero stati così devastanti... Glom... E ho paura di cosa succederà con il prossimo capitolo, dato ciò che scrivero... Per Marco, è vero che lo conosce da quasi l'inizio della fic, ma in compenso, non ha viaggiato con lui e sapeva cmq meno cose rispetto agli altri. per quanto riguarda il problema di Dark... beh, diciamo che è un tributo a me stesso. E per la figura-misteriosa-che-credi-di-sapere-chi-è, mandami un mp per farmi sapere chi pensi che sia, che sono curioso di vedere se è così scontato oppure no XD. Il braccialetto invece no, non ha proprio niente a che fare con Naruto, è semplicemente un mio braccialetto XD. Beh, mi fa piacere di essere risultato profondo, anche se temo che con questi nuovi capitoli ci ripenserai su nuovamente XD
@ DarknessTime: Beh, direi che è veramente ottima! Finisce direttamente nella lista dei preferiti! Complimenti per l'idea XD
Bene, e ora... buona lettura!
Capitolo 52: La sfera
Un varco oscuro si aprì in mezzo ad una foresta.
Hakai uscì lentamente dal varco, guardandosi attorno.
“Dovrebbe essere qui vicino…” disse, cominciando ad avanzare tra gli alberi. “Lo sento chiaramente…”
“Ehi, e tu chi sei?” chiese una voce alle sue spalle.
“Si parla del diavolo…” rispose il ragazzo, girandosi. “Cercavo proprio te!”
“Vuoi combattere?”
“No… Ho solo intenzione di usarti per seminare caos nell’universo. Che dici, sei d’accordo?”
“Non devi avere tutte le rotelle a posto. Da come parli, sembra che tu sappia chi sono, perciò dovresti sapere che non faccio cose del genere!”
“Immaginavo che avresti risposto così… Ed è per questo che ti costringerò ad aiutarmi!” disse, per poi creare una sfera rossa e nera che gli scagliò contro, colpendolo in pieno.
“E ora… Aspettiamo che i pesci abbocchino all’amo…”
“Beh, stavolta è andata piuttosto bene, no?” fece Kairi, guadagnandosi occhiatacce da parte di Marco, Saiko e Tsuna.
“Parla per te! Tu non hai dovuto affrontare quel… mostro…” rispose l’animorph.
“Già… Era ben più forte di Dark, almeno, da quel che abbiamo visto finora…”
“A proposito… Dov’è andato Dark?” chiese Riku.
“Credo sia in camera sua. Da quando si è ripreso, non ha più parlato…” disse Hikari.
I tre neo custodi abbassarono lo sguardo.
Loro potevano ben immaginare il perché Dark si fosse chiuso in se stesso, ma il compagno li aveva minacciati di farli a pezzi se avessero rivelato ciò che avevano visto nel suo cuore. Gli aveva concesso di parlare solamente dell’avversario finale.
“Ad ogni modo, credo sia meglio lasciarlo stare. Qualche anno fa succedeva spesso che avesse simili periodi di isolamento, ma alla fine si riprendeva.” Rispose Light.
Dark continuava a fissare il soffitto con occhi spenti.
Istintivamente si portò una mano alla gola.
“Lo avevo completamente rimosso…” disse a bassa voce, mentre una lacrima scendeva dall’occhio destro. “E dire che è stato l’inizio di tutto…”
Ma i suoi pensieri vennero interrotti dal bussare sulla porta.
“Dark, posso entrare?” chiese Hikari.
“Sì.” Rispose lui, togliendosi la lacrima con un dito.
Hikari entrò lentamente, per poi fermarsi di fronte a lui.
“Cos’è successo realmente?” chiese infine.
Dark la guardò per qualche secondo, per poi sorridere.
“Sarebbe inutile dire che oltre al combattimento non ci sia stato nient'altro, vero?” domandò infine. “Ad ogni modo, mi spiace deluderti, ma niente che tu non sappia già.”
“Cioè?”
“Semplicemente Marco, Saiko, Tsuna e Justin hanno visto il nostro primo incontro, tutto qui.”
“Non è vero. Sarai riuscito a mantenere per anni un’ottima messinscena, ma se devi mentire ora, fai pena Dark. Cos’hanno visto esattamente?”
Il custode dell'equilibrio si alzò dal letto, mettendosi in piedi e affiancandosi a Hikari.
“Nient’altro che il mio passato. Niente di più, niente di meno. E a scanso di equivoci, non volevo mostrarlo a nessuno. Per questo motivo avevo eretto quella barriera attorno al mio cuore. Solo gli estranei potevano entrarvi. Tu, come gli altri custodi con più esperienza, fate ad ogni modo parte del mio cuore.”
Hikari rimase in silenzio per qualche istante prima di rispondere. “Perché non ti sfoghi mai? Ti farebbe bene, sai?”
“Non ne ho bisogno. Ho già versato troppe lacrime in passato, e il mio corpo ormai le rifiuta. Inoltre… quei sentimenti non mi appartengono più…” rispose il ragazzo, lasciando la stanza.
“Stupido…” disse Hikari, mentre per terra cadevano delle piccole gocce d’acqua, involontariamente liberate dai suoi occhi. “Sei proprio uno stupido, Dark… Non riesci proprio a capire quando puoi lasciarti andare…”
“Oh, eccoti qui.” fece Sora, vedendo arrivare Dark. “Allora, va meglio?”
“Come al solito…” rispose il custode, dirigendosi verso i monitor.
“Cavolo, certo che un po’ d’entusiasmo in più non guasterebbe, sai?” fece il castano.
“Allora, novità?” chiese Dark a Riku, ignorando completamente Sora.
“N-No, nessuna…” rispose lui, guardandolo come se fosse uno sconosciuto.
“Si può sapere cosa ti prende? Sembra quasi che non vedi l’ora di trovare un altro mondo in pericolo!” disse Kairi.
“E anche se fosse?”
“Dark, adesso basta.” Fece Rexenet.
Dark sbuffò, prima di voltarsi per allontanarsi, ma fu interrotto dal suono dell’allarme.
“Sembra che non dovrai aspettare molto.” Gli rispose Hikari, entrando anche lei nella sala.
Il custode non rispose, ma si limitò ad osservare gli schermi, dopodiché aprì il varco.
“Umh… Siamo sicuri che sia una foresta normale?” chiese Marco.
“Apparentemente sembra sia così… Ma mai abbassare la guardia, ricordatelo.” Rispose Light, mentre avanzavano tra gli alberi.
“C’è qualcosa di strano nell’aria…” fece Dark, guardandosi attorno.
“Heartless?”
“No… Non sembra… Qualcosa di peggio…”
“E cosa ci può essere di peggio? Un super Sayan che ha guardato la luna piena?” ironizzò Saiko.
“Uh? Che c’entra la luna piena?” chiese Sora. “E poi, ancora non ho ben capito cosa sarebbero questi super Sayan…”
“Beh, ecco… Come spiegartelo facilmente…”
Mentre i due ragazzi discutevano, Kairi rimase indietro di qualche metro, attirata da un bagliore che proveniva da sotto alcune foglie.
Facendo attenzione, si avvicinò, per poi spostarle.
Davanti a lei c’era una sfera arancione con quattro piccole stelle nere al suo interno.
“Uh? Che bella…” disse, prendendola in mano.
“Kame…” urlò una voce alle sue spalle.
“hame…”
“Kairi, spostati subito da lì!” urlò Dark, lanciandole contro una sfera di fuoco, che la colpì in pieno e facendola volare qualche metro più in là.
“Ehi Dark, si può sapere cosa ti salta in men-”
“ha!”
Prima che Sora potesse finire la frase, il punto in cui prima si trovava Kairi venne investito da un raggio d’energia azzurro, che spazzò letteralmente via tutto ciò che incontrò sul suo cammino.
“…te…” concluse il castano, non trovando altre parole.
“C-C-Cos’era quella cosa?!” urlò spaventata la principessa della Luce.
“Se è quel che ho visto, temo che i dubbi di Sora saranno presto chiariti…” fece Marco, evocando il Keyblade.
“Finalmente siete arrivati… Vi stavo aspettando, custodi…” disse la voce, mentre in mezzo agli alberi cominciava ad apparire una figura umana.
Pochi secondi dopo, di fronte a loro si presentò un bambino. Aveva lunghi pantaloni arancioni, con sopra una maglietta blu senza maniche che si chiudeva incrociando tra di loro le due estremità e una cintura bianca teneva legati assieme i due vestiti.
I capelli erano completamente neri e tutti all’insù in una bizzarra acconciatura, e i suoi occhi erano dello stesso colore dei capelli. La cosa che però, attirò l'attenzione dei custodi fu la coda che fuoriusciva dai pantaloni del ragazzino, esibendosi in un ipnotico e lento dondolio.
“Sora… Ti presento Son Goku…” fece Marco, deglutendo.
“Cosa?! Ma è solo un bambino!” rispose il custode.
“Sono molto più vecchio di quanto sembro. E ora preparatevi a combattere!” disse il Sayan, mettendosi in posa da combattimento.
“Ehi, aspetta un secondo!” lo interruppe Saiko. “Tu non sei solito non attaccare in questo modo le persone?”
“Spiacente, ma devo eliminare tutti i custodi della luce e dell’equilibrio che mi appaiono davanti. Preparatevi a morire!”
“Andatevene.” Disse Dark, mettendosi di fronte a Goku, evocando il Keyblade. “Ci penso io a lui.”
“Cosa? Dark, sei forse impazzito del tutto?!” urlò Marco. “Vuoi veramente far finire l’universo in anticipo?!”
“E voi credete forse di poterlo affrontare? Gli è successo qualcosa, su questo non ci sono dubbi, e dato che è bambino, immagino sia in grado di arrivare al quarto livello…”
“È- È vero… Ma ciò non toglie che nemmeno per te sarà una passeggiata!” replicò Saiko.
“Non preoccupatevi… Direi che è il momento di scoprire quanto sia realmente forte Goku.”
“Basta chiacchiere! Combatti!” urlò il Sayan, lanciandosi all’attacco.
Dark strinse la presa sulla sua arma e la girò di piatto, parando così il pugno di Goku.
La forza d’urto fu comunque tale da farlo sprofondare di qualche centimetro nella terra e di allontanare gli altri custodi.
“C-Che cavolo… è un bambino ed è in grado di emanare tutto questo potere?!” fece Riku.
“Non è un bambino.” Rispose Rexenet. “O meglio, il suo corpo è quello di un bambino, ma in realtà è quasi cinquantenne… Ed è considerato l’essere più potente dell’universo…”
“Allora Marco parlava sul serio?!” esclamò sorpreso Sora.
“Ehi, quando ho detto che se Dark e Goku avessero mai dovuto combattere l'universo avrebbe rischiato la fine, non stavo mica scherzando!”
“Accidenti… E dire che stavo per venire colpita solo per essermi fermata a prendere questa…” fece Kairi, tirando fuori la sfera.
Marco e Saiko quasi soffocarono vedendo l’oggetto.
“M-Ma quella è… Una sfera del drago!” urlò il mangaka, prendendo la sfera, sbiancando. “Ed è quella con le stelle nere…”
“Quindi Dark aveva ragione…” Disse Light.
“Ma cos’è quella sfera? Serve a qualcosa?” domandò Sora.
“Da sola, è perfettamente inutile. Ma se riunita alle sue sei gemelle, che si differenziano solo per il numero di stelle, può esaudire un desiderio…”
“Davvero? Interessante!” disse una voce sopra di loro, poco prima che il suo proprietario spuntasse da un albero, a testa in giù. Indossava uno strano completo, con due spade dalla lama ricurva chiuse nei loro foderi e lunghi capelli biondi raccolti dietro la nuca. E infine, era appeso ad un ramo di un albero grazie ad una coda.
Il ragazzo prese velocemente la sfera dalle mani di Saiko, portandosela davanti agli occhi.
“Wow, veramente bella!”
“Cosa? E questo qui chi sarebbe? Un altro Sayan?” fece Riku, evocando il Keyblade.
“Ehi, calmati, faccio solo il mio lavoro!” rispose il ragazzo, saltando giù dall'albero.
“Cioè?”
“Il ladro.” Rispose Rexenet. “Perché è questo quello che sei, vero Gidan?”
“Uh, mi conosci? Beh, ovvio, chi è che non conosce colui che ha salvato il mondo?”
“E questo buffone chi sarebbe?” chiese Marco, facendo cadere per terra il ragazzo.
“Come non detto…” disse lui, rialzandosi. “Ad ogni modo, se quello che avete detto è vero, questa sfera potrebbe tornarmi davvero utile! Finalmente potrei regalare a Garnet qualcosa che non ha già!”
“Spiacente, ma non ti è possibile esprimere il desiderio.” Disse Light. “Le altre sei sfere non sono su questo pianeta, perciò è inutile.”
“E chi mi dice che stai dicendo la verità?”
“Ghiru ghiru! Sfera del drago localizzata!” disse una voce robotica.
Un piccolo robot bianco piuttosto esile si avvicinò ai custodi, che lo osservarono incuriositi, come fece del resto anche Gidan.
“E questo cosa sarebbe?” chiese il ladro, avvicinandosi al robot e sollevandolo, rivoltandolo più e più volte, per puoi scuoterlo violentemente .
“Pericolo, pericolo!” urlò impaurito il robot, facendo sparire le gambe e le braccia e volando via.
“Ehi Gil, tutto bene? Hai trovato la sfera?” chiese la voce di una ragazza, anticipando il suo arrivo.
Indossava un paio di jeans chiari e una maglietta a maniche corte rossa. I lunghi capelli neri erano rinchiusi in una bandana arancione e sulle spalle portava uno zaino blu.
“E voi chi siete? Gil vi ha disturbato?” chiese, accorgendosi dei custodi.
“Beh, ecco… ATTENTA!” urlò Light, avvisando giusto il tempo la bambina, che riuscì a spostarsi evitando un altro raggio di energia blu.
“Ma cosa…? Quella era un’onda energetica…” fece la ragazzina, girandosi nella direzione da cui era partito il colpo. “Nonno, cosa stai facendo?!” esclamò poi, volando verso il bambino.
“Nonno?!” dissero sorpresi Sora, Riku, Kairi, Tsuna e Gidan.
Quest’ultimo fece un fischio.
“Cavoli… Così giovane e ha già una nipote…”
“Pan, vattene via!” ordinò Goku. “Devo eliminare questi ragazzi!”
“Nonno, ma cosa stai dicendo? Non li conosciamo nemmeno!”
“Sono un pericolo per l’universo stesso!”
“Chi te l'ha detto?” domandò Dark.
“Una persona che è scampata per puro miracolo alla vostra follia omicida! Mi ha raccontato tutto sul vostro conto, e mi ha detto che se non vi elimino, per l’universo sarà la fine!”
“Capisco… Non credevo ti saresti lasciato manipolare così facilmente, ma se le cose stanno così… Vorrà dire che dovrò sconfiggerti.”
“Provaci!” urlò il bambino, facendo rizzare in piedi i suoi capelli, che cambiarono istantaneamente colore, diventando biondi. Anche i suoi occhi cambiarono colore, e dal profondo nero mutarono in un vivo smeraldo.
“Cavoli… è diventato un Super Sayan…” fece Marco, deglutendo. “Le cose si mettono male…”
“Nonno, si può sapere che ti prende? Non è da te comportarti così!” urlò la ragazza.
“Pan, vattene via, è l’ultima volta che te lo dico!” rispose il Sayan, per poi partire all’attacco contro Dark, colpendolo in pieno con un pugno, scaraventandolo parecchi metri indietro.
“Dark!” urlò Hikari.
Senza rispondere, il keyblader dell'equilibrio volò nuovamente verso Goku, creando una sfera di fuoco, che scagliò contro il Sayan, che la distrusse senza difficoltà.
“Tutto qui?”
“Certo che no!” rispose il custode, creando una sfera di ghiaccio e una di tuono, che poi fuse assieme. “Ora tocca a me lanciare il mio raggio d’energia!” disse, facendo partire dalla sfera un raggio composto dai suoi stessi elementi.
Goku portò indietro le mani.
“Kame… hame… ha!” urlò facendo partire dalle mani il raggio azzurro, che si andò a scontrare contro quello di Dark.
La terra sotto di loro cominciò a riempirsi di crepe, e gli alberi vennero letteralmente spazzati via.
“Che diavolo succede?” fece Gidan, cercando di non farsi scaraventare via dall’onda d’urto.
“Ciò che temevo! Quei due non si sarebbero dovuti scontrare… Questo mondo rischia di venire cancellato!” fece Marco
“Cos’hai detto?!” fece il ladro, estraendo le spade. “Se le cose stanno così, devo fermarli!” disse, per poi correre verso i due avversari, che erano ancora intenti a lanciare contro l’altro il proprio attacco.
“Non farlo!” urlò Sora.
“Voi due… vedete di darvi una calmata!” gridò Gidan, ignorando il custode e lanciando le proprie spade ai guerrieri, che furono così costretti ad interrompere l’attacco per evitarle.
“Non ti mettere in mezzo!” urlò Goku, lanciando contro il ragazzo una sfera d’energia.
Gidan sarebbe stato colpito in pieno, se Dark non si fosse messo in mezzo e avesse distrutto la sfera con il Keyblade.
“Sta perdendo il controllo…” mormorò. “Pan, so che non ci conosciamo, ma devi andartene via subito. E lo stesso vale anche per te, Gidan. Non posso garantire per la vostra incolumità.”
“E chi se ne importa! Voi due stavate distruggendo l’intera foresta!”
“Dopo sistemerò tutto quanto, tranquillo. Il mio potere mi permette di farlo… Ma ora, andate!”
“Non posso lasciare mio nonno in quello stato! Non sa più cosa sta facendo!”
“Lo farò rinsavire io, ma temo sarò costretto ad usare la forza…”
“Ma è impossibile! Mio nonno è il guerriero più forte dell’universo, non puoi affrontarlo!”
“Questo è da vedere!” disse Dark, facendo apparire in un occhio lo Sharingan, mentre nell’altro il Byagukan.
“I tuoi occhi…” fece Gidan, prima di venire preso di forza da Dark e lanciato contro gli altri custodi.
“Andatevene via subito!” urlò, per poi creare tra le mani una sfera bianca e una nera. “Temo dovrò usare gran parte del mio potere per poterlo fronteggiare!”
“Non ti lascerò fare niente!” rispose Goku, mentre attorno a lui appariva una luce, che lo avvolse completamente.
Pochi secondi dopo, al suo posto apparve un uomo. Indossava dei pantaloni gialli, mentre la parte superiore del corpo era priva di una maglietta. Le sue braccia erano coperte di pelo rosso, che si espandeva fino al centro del petto e dell'addome, dove invece era visibile la pelle, ma soprattutto il profilo dei muscoli.
La coda, più grossa e lunga di prima, era anch’essa completamente rossa, e infine i capelli erano tornati neri, ma più lunghi e avevano assunto una pettinatura più morbida, che li lasciava ricadere sulla schiena ampia e forte.
“Accidenti, il nonno ha raggiunto il quarto livello…” fece Pan, volando via assieme ai custodi.
“È possibile far evacuare il pianeta?” chiese Saiko. “Dubito che reggerà ad un simile scontro.”
“Ma siete impazziti? Avete idea di cosa ho fatto assieme ai miei amici per evitare che questo pianeta venisse distrutto?!” urlò Gidan, che li seguiva saltando da un albero all'altro.
“Ad ogni modo, questo mondo è condannato a sparire nell’oblio.” Disse una voce sopra di loro, anticipando una sfera rossa che colpì il terreno.
“Questa voce… Hakai!” urlò Saiko, evocando il Keyblade, mentre il ragazzo appariva di fronte a loro.
“Ehilà Saiko, è un po’ che non ci vediamo!”
“Tu! Dovevo immaginarlo, c'eri tu dietro al comportamento di Goku, perché è opera tua, vero?”
“Oh, accidenti, mi avete scoperto subito! Povero me, cosa posso fare ora?” ironizzò Hakai. “Ho solo piantato nel suo cuore del sano caos! Per quanto possa essere puro, vi ricordo che esistono solo sette cuori di pura luce nell’universo e quello di Goku non è nella lista.”
“Cos’hai fatto a mio nonno?” chiese Pan.
“Posso dire che lentamente Son Goku sta cadendo sotto il mio controllo. Gli basterà eliminare una sola persona, e il caos che ho inserito nel suo cuore avrà la meglio, rendendolo mio schiavo.”
“Tu… La devi smettere di agire in questo modo!” urlò Saiko, partendo all’attacco affiancato da Gidan, che estrasse le sue daghe.
Ma prima che potessero anche solo avvicinarsi, una forza sconosciuta li respinse, spedendoli contro degli alberi, che caddero immediatamente sotto la pressione ricevuta.
“Saiko!” urlarono gli altri custodi, evocando anche loro il Keyblade.
“Bastardo… È così potente?” fece Marco, deglutendo.
“E dall’altra parte c’è Goku… Dark ce la farà da solo?” chiese Riku.
“Non è da solo.” Rispose Kairi. “Non vedete che Hikari non è qui?”
Dark lanciò la sfera, che andò a scontarsi contro quella dell’avversario, provocando una nuova esplosione, ma il custode decise di non lasciare tregua al Sayan e batté subito le mani, per poi appoggiarle a terra.
Immediatamente, dietro al guerriero sbucarono dal terreno decine di spuntoni, che puntarono dritti verso di lui.
“Ridicolo!” urlò Goku, distruggendole semplicemente spostando una mano. “Speri davvero di potermi sconfiggere così facilmente?”
“Certo che no!” rispose Dark, apparendo di fronte a lui, mentre l’indice e il medio della sua mano destra venivano circondati da un’aurea nera e bianca.
“Troppo lento!” fece il Sayan, sparendo e riapparendo dietro il custode, che venne colpito da un pugno che lo scaraventò a terra.
Goku però, non ebbe nemmeno il tempo di abbassare lo sguardo, che dal punto in cui era caduto Dark partirono centinaia di piccole sfere di fuoco, unite a ghiaccio e tuoni.
Il Sayan mise le braccia a croce di fronte a sé, ricevendo in pieno tutti i colpi, ma senza riportare alcuna ferita.
“Maledizione… È più forte del previsto… Forse… mi tocca usare quella tecnica…” disse Dark, rialzandosi e facendo apparire delle luci sulle punte delle dita.
“Serve una mano?” chiese la voce di Hikari, che atterrò al suo fianco.
Il custode fece sparire le luci. “Come mai sei tornata indietro?” chiese.
“Beh, per due motivi: il primo, mi sembravi in difficoltà. Secondo: non vedevo l’ora di poter affrontare Goku. Non l’ho invitato al torneo solo perché avrebbe sconfitto facilmente tutti gli altri.”
“Capisco… Molto bene allora! Riesci a tenerlo occupato quel tanto da permettermi di toccarlo in fronte?”
“Uh? Come mai?”
“Qualcuno ha iniettato nel suo cuore del caos… L’unico modo per calmarlo è di rimuoverlo, e per farlo devo colpirlo con questo.” Rispose Dark, facendo nuovamente apparire attorno all’indice e al medio i due colori che lo caratterizzavano.
“Quello è…”
“Puro Equilibrio. Normalmente, chi viene colpito da questa tecnica non riesce a sopravvivere, ma in questo caso, dovrebbe annientare il caos nel suo cuore. O almeno, lo spero…”
“Quindi nemmeno tu ne sei sicuro, eh?”
“Io ne sono immune, perciò non ho idea dei reali effetti di quest’attacco. L’ho subito una volta soltanto…” fece Dark, abbassando lo sguardo, cosa che Hikari non poté fare a meno di notare.
“Come vuoi. Cerca di non mancare il bersaglio.” Disse, per poi volare contro il Sayan, creando nella mano una sfera di ghiaccio.
“Prendi questo!” urlò, colpendo il pieno l'avversario con la sfera, che però si infranse come se fosse stata di sabbia.
“Cosa speravi di fare? La tua forza non è lontanamente paragonabile a quella del tuo amico. Lascia che ti dimostri cosa significhi la parola potere!”
Detto ciò, Goku alzò una mano, mentre sopra di lui cominciò lentamente a formarsi una sfera d’energia gigantesca, che aumentava di volume secondo dopo secondo.
“Non vorrà…” fece Hikari, arretrando e osservando meglio la sfera.
“…usare la Genkidama?!” concluse Dark, osservando il Sayan che teneva sollevata l’enorme sfera d’energia.
“E quella cos’è?” chiese Gidan, rialzandosi e osservando la sfera.
“Spero di sbagliarmi, ma temo sia la Genkidama… E se è così, siamo nei guai…” disse Saiko.
“Perché?”
“Se quella sfera dovesse toccare il suolo… Questo mondo sparirebbe nel nulla…”
“Cosa?!” urlò Gidan, girandosi verso Hakai, che era impegnato ad affrontare, senza troppe difficoltà, gli altri custodi, che riuscivano a malapena ad avvicinarsi.
“Dobbiamo fermarlo o mio nonno finirà con il distruggere tutto!” disse Pan, atterrando al loro fianco.
“Ma come possiamo farlo?” chiese Gidan. “Prima ci ha mandato K.O. senza nemmeno muoversi…”
“Forse…” rispose Saiko, evocando il Keyblade. “Forse posso creare un’apertura, ma poi voi dovete attaccarlo senza perdere un secondo. Credete di potercela fare?”
“Conta pure su di me! Se questo è l’unico modo per fermare mio nonno, sono disposta a tutto!”
“E io non lascerò che questo mondo vada distrutto per un suo capriccio!”
“Va bene… Allora via!” urlò Saiko, mettendosi a correre contro Hakai, con il Keyblade pronto a colpire.
“Cosa speri di fare?” chiese il custode del caos, alzando verso Saiko la mano, provocando una folata di vento che lo investì in pieno, facendolo arretrare di qualche passo.
“N-Non posso… arrendermi…” disse lui, recuperando lentamente terreno. “NON POSSO!!!” urlò, facendo uscire dal suo Keyblade una corrente d’energia che andò a scontrarsi con quella dell’avversario, annullandosi a vicenda.
“Ora!” urlò, correndo dritto contro Hakai e colpendolo in pieno volto con un pugno.
Contemporaneamente, dietro di lui arrivò Gidan, che lo trafisse ai fianchi con le daghe, mentre Pan rimase ferma dietro a Saiko, con in mano una sfera d’energia, pronta a lanciarla contro l’avversario.
“Sono… Sono riusciti a colpirlo!” urlò felice Marco, sorpreso come gli altri custodi.
“Uff, uff…” fece Saiko, togliendo il pugno dal volto di Hakai, che si accasciò sul petto, poiché il ragazzo era ormai privo di sensi.
“Cavoli… alla fine è bastato un pugno per metterlo fuori uso…” fece Sora, avvicinandosi, mentre Gidan faceva attenzione a non muovere le due spade.
“Cosa facciamo? Se non lo eliminiamo, Goku lancerà la Genkidama…” fece Rexenet, alzando il Keyblade. “Mettetelo a terra. Chi non vuole vedere si giri dall'altra parte.”
“Vuoi…?” chiese sorpreso Tsuna.
“Siamo in guerra. Se non lo facciamo fuori, potremmo pentircene in futuro!”
“Vi prego… Uccidetemi…” mormorò Hakai, senza alzare la testa.
“Cosa?” fece Sora, sorpreso.
“Fatelo… prima che Hakai abbia di nuovo il sopravvento… Non voglio tornare suo schiavo…”
“Credi forse che questa tua messinscena possa funzionare?”
“Ti prego Saiko, devi credermi!” esclamò Hakai, alzando lo sguardo, rivelando due occhi spaventati. “Sono io, Gadian!”
Tra i custodi scese un silenzio pesante.
“G-Gadian?” ripeté sorpreso Saiko. “Ma come-”
“Non sono riuscito a resistergli… Hakai si è impossessato del mio corpo e io mi sono ritrovato come sospeso nel tempo… Vi supplico, eliminatemi ora, prima che possa riprendersi!”
“Impossibile. In ogni caso, ti rimane poco da vivere. Le mie daghe ti hanno trafitto in punti vitali, ormai per te è finita.” Disse Gidan.
“No! Lui si rigenererà e vi sconfiggerà come se niente fosse accaduto!”
“Basta così!” esclamò Pan, portandosi di fronte a Gadian.
“Non so chi tu sia, ma so che per colpa tua, mio nonno è impazzito. Fallo tornare subito alla normalità, o non avrò pietà!”
“Purtroppo… anche se io dovessi morire, l'effetto del potere di Hakai non svanirebbe. L’unico modo sarebbe quello di eliminare il caos dentro il cuore di Goku… ma non ho idea di come si possa fare…”
“Cosa?”
“Non preoccuparti.” La rassicurò Saiko. “Se è come penso, la cura per tuo nonno in questo momento è di fronte a lui, e ci sta combattendo contro. Dark sa di sicuro cosa fare…”
“Dark è l’unico in grado di eliminare Hakai. Sono due opposti e solo uno di loro può sopravvivere…” disse Gadian. “Ora però, vi prego, eliminatemi! Se mi eliminate, Hakai non tornerà presto. Dovrà prima trovare un altro corpo adatto ad ospitarlo, e non sarà facile!”
“Io…” fece Rexenet, guardando il Keyblade. “Io ero pronto ad eliminarti perché ero convinto che dentro di te ormai non ci fosse altro che caos… ma se tu sei ancora cosciente…”
“Non abbiamo mai ucciso nessuno, se questo non si è dimostrato un pericolo… e tu da solo non sei pericoloso…” aggiunse Light.
“Non potete lasciarmi vivo!” urlò Gadian. “Oramai sono macchiato anch’io delle colpe di Hakai! Merito di morire nel più atroce dei modi!”
“Dicono che la tortura peggiore sia vivere.” Disse Marco.
Gadian li guardò uno ad uno, per poi abbassare lo sguardo. “Allora vi chiedo questo: speditemi via, molto lontano da qui. In questo modo, Hakai non riuscirà a raggiungervi subito.”
Rexenet guardò gli altri, che annuirono.
“Va bene, ma ricordati questo: non arrenderti. Potresti essere tu a stabilire da che lato penderà l’ago della bilancia.” Disse, aprendo un varco dietro il ragazzo, facendo poi segno a Gidan di estrarre le lame dal suo corpo.
Il ladro obbedì, ma non appena le ebbe tolte, Gadian urlò di dolore, portandosi le mani alla testa.
“Sta tornando! Presto!” urlò, per poi prendere per il collo Pan. “Troppo tardi!” esclamò, mostrando un sorriso malvagio.
“Maledizione!” fece Rexenet, cercando di attaccarlo.
Purtroppo per loro, Hakai sparì nel varco, portandosi dietro la ragazzina.
“Lasciami andare!” urlò Pan, scalciando inutilmente i piedi.
“Come vuoi!” rispose il custode del caos, scaraventandola a terra.
“Ahi! Lo sapevo! Stavi recitando prima, non è vero?”
“Sbagliato. Prima era veramente Gadian che parlava. Il ragazzo a cui appartiene questo corpo. Ora, però, basta parlare di me!” disse, creando di fronte a sé una sfera rossa e nera.
“Sai dove ci troviamo?” chiese alla ragazza.
Lei si guardò intorno, vedendo un infinito spazio bianco. “No… Non ne ho idea…”
“Ti ho portata sul confine tra l’esistenza e la non esistenza. Se dovessi venire sconfitta qui, spariresti per sempre. Non ci sarebbe possibilità di salvezza per te, nemmeno con le vostre amate sfere.”
“Cosa?” chiese spaventata la Sayan, osservando la sfera di fronte a sé. “Non può essere…”
“Però è così. Mi basterà dire a Goku che sei stata uccisa dai custodi per convincerlo ad eliminarli definitivamente. Perciò, addio, Pan.”
Detto ciò, lanciò la sfera contro la ragazza, che mise le mani di fronte a sé, cercando di parare l’attacco.
Dark e Hikari osservavano la sfera, che diventava sempre più grande.
“Hikari… Sembra che la fortuna sia dalla nostra parte. Quell’attacco è il più potente a sua disposizione, ma per fortuna, gli impedisce di muoversi mentre lo prepara. Non è ancora al massimo, credi di riuscire a deviarlo verso lo spazio?”
“Sì, credo di potercela fare.” Rispose lei.
“Perfetto! Conto su di te!” disse il custode, per poi volare verso Goku, tenendo la mano destra dritta come se fosse una spada.
“Questa follia è finita, Goku!” urlò, facendo apparire attorno alla mano una specie di lama bianca e nera, con la quale trafisse la fronte del Sayan.
Per qualche secondo non successe niente, poi la sfera cominciò a cadere verso il suolo, mentre Goku tornava ad essere bambino e veniva preso al volo da Dark.
“Ora Hikari!” urlò il custode.
La ragazza non se lo fece dire due volte e creò diverse sfere di fuoco, che lanciò contro la Genkidama, spingendola lentamente nello spazio aperto, dove esplose senza provocare danni al pianeta.
“Perfetto. E ora torniamo dagli altri.”
Pan stava galleggiando nel vuoto.
Attorno a lei c’era il nulla assoluto.
“Sono morta?” si chiese.
“Non ancora.” Rispose una voce. “Ma ho dovuto ingannare Hakai per farglielo credere e l’unico modo per farlo era di portarti qui.”
“Chi sei?”
“Non ha importanza. Prima di tutto, ti comunico che tuo nonno è sano e salvo. I custodi lo hanno liberato dalla maledizione che lo aveva colpito.”
“Davvero? È fantastico!”
“Ma ora… ho una domanda per te, Pan. Hai visto cosa sta succedendo nell’universo. Ormai, l’ordine stesso delle cose sta cedendo, e la luce ha bisogno di guerrieri. Accetteresti il compito di combattere per salvare il destino dell’universo?”
“Cosa? Io? Ma mio nonno sarebbe più adatto…”
“Goku purtroppo ha il difetto di non pensare troppo a qualcosa prima di farla. Tu invece sei un mix perfetto, e saresti un’ottima custode. La scelta, però, è solo tua.”
Di fronte a Pan apparve un Keyblade argentato, privo di qualsiasi altro colore o segno di riconoscimento.
“Beh, potrebbe essere interessante. In fondo, potrei diventare più forte.” Disse, prendendolo in mano.
Immediatamente una linea dorata cominciò a circondare l’argento.
“Ottima scelta.” Disse la voce, poco prima che una fortissima luce accecasse la mora.
“Pan, svegliati!” la chiamò Goku.
La ragazza riaprì gli occhi, ritrovandosi circondata da tutti. “C-Cos’è successo?”
“Questo ce lo dovresti dire tu.” Fece Hikari. “Quando abbiamo portato qui Goku, ci hanno detto che Hakai ti aveva rapito. E pochi secondi dopo, sei sbucata fuori dal nulla, con in mano un Keyblade.”
“Beh… Non lo so nemmeno io… Una voce mi ha chiesto se volevo contribuire a salvare l’universo, e io ho accettato, prendendo in mano quella chiave gigante…”
“Quindi sei anche tu una custode ora.” concluse Dark.
“Perfetto! Abbiamo anche una Sayan tra i custodi!” fece entusiasta Marco. “Ormai la guerra è già vinta!”
“Nonno, temo di dover interrompere il viaggio con te e Trunks.” Disse Pan, rivolgendosi al bambino.
“Non preoccuparti. Sono sicuro che Gohan e Videl capiranno.” Rispose lui, sorridendo.
“Beh… Allora immagino di doverti restituire questa.” Esclamò Gidan, consegnando al Sayan la sfera. “Da quando l’ho presa, questo pianeta ha rischiato di venire distrutto più volte in pochi minuti… Meglio se la portate via!”
“Grazie. E scusa ancora per il disturbo.” Disse Goku, prendendola.
“Comunque nonno, io non sono preoccupata per il papà e la mamma… ma per la nonna. Non la prenderà bene quando lo saprà!”
Di colpo il Sayan sbiancò.
“Cavoli, è vero! Chichi non la prenderà per niente bene! Mi riempirà di padellate in testa!” esclamò, facendo scoppiare tutti a ridere.
Sì, IL capitolo, perché non saprei chiamare in altro modo questo mostro di 26 pagine XD.
Beh, non voglio anticiparvi troppo, ma chiedo alle persone soggette ad infarti o a mancamente d'aria di provedere alla loro sicurezza, perché in questo capitolo non mancherà niente (e non sto scherzando XD)
Con questo capitolo, non mi meraviglierei se mi contattase il Guiness World Records XD
Prima di rispondere ai commenti, ringrazio Fly89 per avermi fatto da betareader (e avermi aiutato parecchio nel sistemare questo capitolo XD), e poi la ringrazio nuovamente assieme a Ottoperotto (capirete il perché XD)
E ora... alle recensioni!
@ Xanum: Beh, diciamo che non volevo risultare troppo maschilista XD. cmq il Keyblade di Pan è come una Catena Regale, con l'aggiunta di linee dorate che lo circondano.
@ Poldovico: Concordo: Chichi sa come far disperare l'essere più forte dell'universo XD
@ WhiteDream: Strage? *fischietta innocentemente* Q-Quale strage? Quella che compirò con questo capitolo e il prossimo, i quali contengono idee che al momento sono stato l'unico al mondo a pensare, e che potrebbero decretare la mia fine a causa di un esercito assettato del mio sangue? Emh... ok, forse non dovevo dirlo... XD Cmq scoprirai in questo capitolo perché Justin non è andato con gli altri custodi.
@ lettore 01: Non dico di non aver pensato ai Simpson... ma poi mi sono detto che sarebbe stato troppo... (e poi, di recente ho cominciato a non soppotarli, perciò... nisba XD)
Umh... stavolta meno recensioni del solito... beh, spero di rifarmi con questo "Capitolino" XD
PS:
Vediamo chi riesce a tenere conto del numero di eventi di questo capitolo XD
Capitolo 53: La ladra e la fine del tabù
“Maestro, la prego, mi lasci andare. Sono sicuro di poterli affrontare!” esclamò David, ricoperto di bende in diverse parti del corpo.
“No. È troppo presto e in più non ti sei ancora ripreso del tutto dall'ultimo scontro.”
“Ma di questo passo aumenteranno notevolmente di numero!”
Xehanort sorrise.
“Ed è proprio questo che voglio. Più custodi ci saranno, più grande sarà la guerra! I mondi stanno scomparendo uno a uno, e questo sta alterando la struttura stessa dell’universo.”
“Capisco… Allora il nostro obiettivo è sempre più vicino…”
“Tsk, che stupidaggini.” Commentò Xanxus. “Ad ogni modo, non importa: per me è sufficiente liberarmi di Sawada.”
David si girò verso di lui.
“Certo che tu hai ben poche ambizioni. Con il potere che otterremo, potremmo comandare sull’intero universo, e tu non pensi ad altro che a uccidere un insignificante moccioso?!”
“Basta così. I vostri obiettivi sono più simili di quanto crediate.” Disse il Master, per poi lanciare una carta a David, che la prese al volo.
“Quelle sono le istruzioni per la tua prossima missione. Cerca di rispettarle.”
Il ragazzo lesse la carta, per poi metterla in tasca e aprire un varco.
“Come desidera, Maestro.” Disse, scomparendo al suo interno.
“Uhm… Non è un po’ strano come posto?” chiese Marco, guardandosi attorno.
“Non saprei… ma ti dico solo che mi sa tanto di déjà-vu…” commentò Sora, osservando il grosso diamante che brillava di fronte a loro, dall’interno di una teca.
“Speriamo solo che non salti fuori qualcuno tipo Lupin III… O almeno, qualcuno un po’ più delicato…” disse Kairi.
“Non mi dirai che avete incontrato pure lui? Accidenti, certo che avete incontrato un bel po’ di personaggi…” fece Saiko, poco prima che un’ombra gli passasse sopra.
“Uh? E ora cosa succede?” chiese Rexenet, guardando l’ombra, che atterrò tra loro e il diamante, rivelando così una figura femminile, con addosso un completo scuro da maga e con lunghi capelli dorati raccolti in una coda, e di cui una parte, grazie alla frangia, coprivano gli occhi.
“E voi chi siete?” domandò la ragazza. “Alan era occupato con Rina e ha mandato voi?”
“Alan? Rina? E chi sarebbero?”
Sul volto della ragazza apparve un sorriso.
“Quindi ne devo dedurre che siete dei ladri interessati a questo diamante. Peccato, ma ci sono prima io. Sapete, c’è una persona che lo rivuole indietro, e non mi piace far aspettare la gente.”
“Da come ne parli, sembra quasi che fai del furto qualcosa di giusto.” Fece Dark.
“Mi limito solo a restituirlo al legittimo proprietario. Niente di più.”
“Non lo avrei mai detto…”
“Beh, mi spiace per voi, ma sono costretta a mettervi a nanna. Spero non mi odierete per questo.”
Detto questo, la maga girò una mano, facendo apparire un cilindro e una bacchetta, che poi sbatté l'uno contro l'altro.
Prima che i custodi potessero fare qualcosa, dal cappello uscì del fumo, che riempì completamente la stanza.
La ragazza si mise un fazzoletto davanti alla bocca per proteggersi dal suo stesso attacco.
“E ora pensiamo al diamante!” disse, poco prima di venire investita da una folata di vento.
La maga si girò subito, vedendo che il gas stava sparendo grazie ad un colpo di vento proveniente dal centro della stanza.
“Cosa?” fece lei, per poi vedere Pan, con i capelli che restavano in aria e attorno alla quale il gas ruotava come se fosse in un ciclone, per poi sparire.
“Accidenti… Dovremmo imparare tutti ad usare l’aurea come te Pan, sai? Ci tornerebbe parecchio utile!” disse Saiko.
“Ti basterebbe imparare ad usare tutti e cinque i tipi di magia e saresti a posto.” Commentò Light, mentre la neo custode sorrideva, tirando fuori la lingua.
“I miei complimenti. Siete i primi che riescono ad eludere i miei trucchi così facilmente e al primo colpo.” Fece la maga, per poi far apparire delle carte.
“È inutile. I tuoi sono semplici trucchi, mentre noi non scherziamo.” Disse Dark, creando una sfera di fuoco.
“Interessante. Vediamo quale tra le nostre illusioni avrà la meglio allora.”
“Credi ancora che quella sfera sia finta? Dark, se fossi al tuo posto, gli dimostrerei che non è così.” Fece Rexenet.
“Tu dici? E va bene…”
Detto ciò, Dark lanciò la sfera verso il tetto.
Pochi secondi dopo, l’esplosione investì tutti i presenti, distruggendo gran parte del tetto.
La ladra fece uscire dal suo cilindro diversi palloncini gonfiabili, che la coprirono giusto in tempo per evitare che dei pezzi di cemento le cadessero addosso.
“Visto?” chiese Dark, abbassando la mano. “Questa è vera magia.”
“C-Come hai potuto distruggere questo posto solo per dimostrarlo?” chiese la ragazza, facendo scoppiare i palloncini.
“Preferivi forse che usasse quella magia contro di te?” chiese Saiko. “Credimi, ti avrebbe fatto parecchio male.”
“Tu… Saresti davvero capace di usare quel potere contro una persona?”
“Se necessario, sì.”
“SEYA!!!” urlò una voce, pochi instanti prima che la porta venisse sfondata da diversi poliziotti, seguiti da un ragazzo che indossava un completo nero elegante.
“Si può sapere cos’hai combinato?” chiese lui rivolgendosi alla ragazza.
“Io proprio nulla. Sono stati questi tipi a distruggere il tetto.” Rispose lei, per poi mostrare la mano, nella quale si vedeva chiaramente il diamante. “In compenso, grazie a loro sono riuscita a prendere questo, che ora restituirò al suo legittimo proprietario. Ci vediamo Alan!”
Detto ciò, la ladra fece roteare il cilindro, dal quale uscirono altri palloncini che la sollevarono in volo.
“Fermati Seya!” urlò Alan, cercando di salire sulle macerie per raggiungerla.
“Beh, non è un po’ lenta come fuga?” chiese Dark, volando dietro a Seya.
“Cosa? Ma tu stai volando!” fece lei.
“Così pare… Allora, cosa dovrei fare? Farti andare via, o far scoppiare i tuoi amati palloncini?”
La ragazza non si girò.
“Se dovessi scegliere la seconda opzione… Rovineresti il sogno mio e di Alan.” Disse infine.
“Sogno?”
“Abbiamo promesso che sarà solo lui a catturarmi e a smascherarmi. Sono sicura che non ti perdonerebbe mai se dovessi essere tu a farlo.”
“E tu credi che io abbia paura di un ragazzino?”
“A te la scelta.”
Dark rimase in silenzio, per poi aprire un varco, imitato subito da Hikari.
“Andiamocene.” Disse, sparendo nel nulla assieme agli altri custodi.
La ragazza non si girò, ma mentalmente ringraziò Dark per averla lasciata andare.
“E così, questa volta Seya ha combinato un bel guaio, eh?” chiese un ragazzo, parlando con Alan.
“Ti ho già detto che non è stata Seya! C’erano altri ragazzi, che però sono letteralmente scomparsi nel nulla. E non come fa Seya!” rispose lui.
Dark sentì questo non appena uscì dal varco.
Avevano deciso di dividersi per poter osservare meglio la situazione di quel mondo.
“Conto su di te.” Disse il custode, apparentemente parlando all’aria.
Sopra di lui, un falco sembrò annuire, per poi volare via.
“E ora…” fece, mettendosi il cappuccio per celare il proprio volto. “Cerchiamo di scoprire qualcosa su questa Seya.”
Senza perdere ulteriore tempo, si avvicinò lentamente al gruppo di Alan, rimanendo leggermente indietro.
“Beh, ad ogni modo, alla fine il risultato è stato lo stesso di sempre: Seya che porta a termine il furto a te annunciato e tu che rimani con le mani vuote, senza essere nemmeno riuscito a vederla in volto!” rise uno dei ragazzi.
“Vedrai che la prossima volta la prenderò! Dopotutto, io sono il solo che può farlo!”
“Sì, lo dici tutte le volte.” Disse una voce femminile alle spalle di Dark, poco prima che venisse superato da due ragazze, che raggiunsero il gruppo di Alan.
Una aveva dei lunghi capelli dorati lasciati liberi, mentre l’altra li aveva a caschetto ed erano castani. Entrambe indossavano una divisa scolastica viola.
“Grazie tante Lisa! Sai sempre come sollevarmi il morale…” commentò il ragazzo. “Vorrei vedere te, al mio posto!”
“Di sicuro l’avrei già presa, ma io non ho nessun interesse nel farlo.”
Dark osservava la scena incuriosito.
“Possibile…” disse a bassa voce.
“Ehi, e tu chi sei?” chiese Lisa, girandosi verso di lui, facendolo così notare anche agli altri presenti. “Non sei della scuola, vero?”
Dark non rispose subito.
“No, infatti. Sono solo di passaggio.” Disse, cercando di rendere leggermente più profonda la sua voce, in modo che non potessero riconoscerla.
“Un turista, eh?” fece Alan. “Spero che lei non sia venuto qui alla ricerca di Seya, perché in tal caso le dico già di lasciar perdere.”
“Seya? E chi sarebbe?”
“Non conosci Seya?” domandarono tutti insieme, increduli. “Ma da dove vieni, da un altro mondo?”
“Beh, in un certo senso si può dire così… mi piace rimanere isolato.”
“Ma secondo me tu sei più che isolato. Poi, conciato come sei, non mi è difficile crederlo…”
“Come mi vesto è affare mio.”
“Ad ogni modo, Seya è un ladra abilissima. Finora nessuno è ancora riuscito nemmeno a vederla in volto. E il nostro qui presente Alan è l’unico incaricato di indagare sul suo conto per poterla arrestare! E in più, non si sa il perché, Seya lo avvisa in anticipo di ogni suo colpo.” spiegò uno dei ragazzi.
“Nonostante ciò, ancora non è riuscito a prenderla!” disse sorridendo Lisa.
“Ma vedrai che presto leggerai sui giornali che ci sarò riuscito! E a quel punto per Seya non ci sarà altro che la prigione!”
A Dark parve che per un secondo gli occhi di Lisa tremassero.
“Capisco… Ma come fa a scappare ogni volta? Immagino che la polizia la circondi immediatamente, no?”
“Sì, ma lei riesce sempre a fuggire. Poi stanotte è successa una cosa anormale…”
“Cioè?”
“Quando sono arrivato, ho sentito una forte esplosione che ha distrutto il tetto del museo, e quando l’ho raggiunta, l’ho trovata con dei ragazzi, che poi sono letteralmente scomparsi nel nulla. A essere sincero, per un momento mi è sembrato che uno di loro stesse volando… Ma è impossibile!”
“Già…” disse Dark, per poi girarsi. “Grazie mille per le informazioni.”
“Di niente… Ma ora cosa vuoi fare?” chiese la ragazza accanto a Lisa.
“Chissà. Credo che per oggi rimarrò ancora in questa città, ma tutto dipenderà…”
“Da che cosa?”
“Da eventuali fattori esterni… E poi, mi piacerebbe incontrare questa Seya…”
“Tranquillo, non succederà. Se fosse così facile, l’avrebbero presa da tempo.” Disse Lisa.
“Ho i miei mezzi e aiuti per riuscirci, tranquilla.”
“Cosa intendi dire? Sei forse in possesso di mezzi che mancano alla polizia?”
“Chissà…”
“Aspetta.” Lo fermò Alan.
“Sì?”
“Nel caso impossibile in cui tu dovessi avvicinarti a Seya, sappi che io sono il solo che può catturarla, chiaro?”
“Non preoccuparti. Se solo lo volessi, a quest’ora avrei già scoperto la sua identità. Sebbene… dovrei seguire il sospetto per assicurarmene…” rispose il custode.
“Come sarebbe a dire? Fino a pochi minuti fa non sapevi nemmeno chi era!”
“E voi potete essere certi che io abbia detto la verità?”
“Ci stai forse dicendo che stavi mentendo?” chiese Lisa.
“Chissà…” disse Dark, cominciando ad allontanarsi.
“Ehi, aspetta un secondo!” esclamò Alan, afferrando Dark per il cappuccio, facendoglielo così cadere sulle spalle.
Dark si allontanò con un salto, rigirandosi immediatamente verso i ragazzi.
“Ma tu sei quel tipo di stanotte!” urlò Alan. “Cosa ci fai qui?”
“Raccolgo informazioni.”
“Beh, ora verrai con me dalla polizia! I danni che tu e i tuoi amici avete causato sono piuttosto ingenti!”
“Se è solo per i danni, posso riparare il tutto in pochi minuti. E poi, sono stato solo io, gli altri non c’entrano niente.”
“E tu come avresti fatto a combinare tutti quei danni da solo in pochi secondi?” chiese Lisa, decisamente spaventata, guardando Dark con terrore.
“Segreto professionale. Anche se in un certo senso, credo di essere come Seya. In fondo, ne ho combinate tante anch’io…” rispose il custode, girandosi e allontanandosi. “Non provate nemmeno a seguirmi. Ad ogni modo, sparirei prima che voi possiate anche solo avvicinarvi.”
I ragazzi rimasero fermi, osservandolo andare via.
“Ma chi è quel ragazzo?” chiese Alan.
“Chiunque fosse, porta un gran peso dentro di sé.” Disse l’amica di Lisa.
Dopo aver girovagato per ore, Dark si sedette su una panchina, chiudendo gli occhi per concedersi qualche minuto di riposo.
‘Disturbo?’ domandò Marco, atterrando al suo fianco.
“Non preoccuparti, ho solo chiuso gli occhi, sono sveglio. Allora, scoperto qualcosa?”
‘Beh, pare che questa Seya sia piuttosto famosa in questa città. Una ladra che riesce in tutti i suoi colpi, che però sono finalizzati solo a riparare ad un torto subito da qualcuno. In più, sembra che prima di ogni suo colpo avverta un ragazzo che ha il compito di arrestarla, e che puntualmente fallisce nell'impresa.’
“Capisco… Allora credo di essere stato più fortunato io. Probabilmente ho già scoperto chi è Seya. Almeno, la somiglianza è evidente, sebbene normalmente non ci scommetterei un soldo…”
‘Ma proprio per questo è una delle maggiori sospettate, vero?’
“Bingo. Dovresti vederla facilmente, è entrata in quella scuola qualche ora fa, e ormai dovrebbe essere già uscita. Si chiama Lisa. Fammi sapere se scopri qualcosa in più.”
‘Va bene. Fortunatamente mi sono appena ritrasformato, altrimenti rischierei di superare il mio limite.’ Disse l’animorph, per poi volare via.
“Lisa e Seya… Caratterialmente sembrerebbero una l’opposto dell’altra… ma in fondo, credo di essere stato l’unico idiota a mantenere lo stesso carattere anche quando andavo in giro di notte a salvare il mondo…” mormorò il custode.
Qualche minuto dopo, un rumore lo distrasse dai suoi pensieri.
“C'è qualche problema?” chiese una voce femminile, con una nota di apprensione.
“No, nessun problema. Perché me lo chie- Oh…” disse Dark, aprendo un occhio e vedendo così di fronte a sé una giovane suora, che indossava un abito bianco.
“M-Mi scusi.” Si affrettò a dire, stupito e sorpreso da quell'incontro. “Ignoravo che questo luogo fosse religioso, altrimenti non mi sarei permesso di mettermi a riposare.”
“Non si preoccupi. È pur sempre un parco e dormire non è vietato, però come vede, sono riuscita a trovarla, anche se involontariamente.”
“Uh? Cosa intende dire?”
“Non mi ha riconosciuto, vero? Sono una delle ragazze che avete incontrato stamattina, quando avete discusso con Alan.”
“Cosa? Ma non l’ho vista prima… Non sarà l’amica di Lisa, vero?”
“Proprio così. Di mattina vado a scuola, ma poi mi dedico a rispettare la mia vocazione.”
“Capisco… Allora, immagino voglia farmi delle domande, non è vero?”
“Non ho potuto fare a meno di notare che dentro di voi c’è una grande tristezza. Cosa c’è che la turba così tanto?”
“Primo, potrebbe smettere di darmi del lei?”
“A condizione che lo faccia anche lei.”
“E va bene… Comunque mi spiace deluderti, ma non c’è nulla che mi turba.”
“Non sei bravo a mentire. Si vede chiaramente che stai soffrendo silenziosamente per qualcosa.”
Dark non rispose.
“Dimmi… Tu ci tieni a questo mondo, non è vero?” chiese il custode dopo qualche secondo.
“Beh, come tutti. Perché, tu no?”
“Non è questo il punto. Per me ormai tutto questo è normale, ma se io fossi il responsabile della fine di tutto ciò?”
“Cosa intendi dire?”
“Se ti dicessi che per colpa mia tutto quello che vedi, che conosci, potrebbe presto giungere alla sua fine? Cosa faresti?”
“Personalmente, trovo impossibile che questo sia vero. Ma se così fosse, cercherei di scoprire il perché hai causato la fine di cui parli.”
Dark si alzò, cominciando ad allontanarsi.
“E io risponderei dicendoti che cercavo di salvare tutti e tutto.” confessò, andandosene.
La ragazza rimase lì qualche minuto.
“Ora puoi uscire.” Disse infine, per poi vedere la testa di Lisa sbucare fuori da un cespuglio.
“Uff, temevo di non riuscire a resistere di più in quel cespuglio… Ad ogni modo, grazie mille, sei una vera amica!”
“Di niente, però mi chiedo cosa intendesse dire con quelle frasi…”
“Sarà stato un modo assurdo per dire che ha commesso qualche crimine.” Rispose Lisa, facendo apparire sulla sua mano una piccola nuvola di fumo, in mezzo alla quale apparve una piccola sfera di ferro. “Beh, stanotte cercherò di far luce su questo mistero. Se quel tipo è veramente sulle mie tracce, allora non si lascerà sfuggire il mio prossimo furto, no?”
“Non faresti meglio a fare attenzione? Mi hai detto tu stessa che quel ragazzo non è normale… Usa magia vera, no?”
“No, impossibile. Sappiamo entrambe che la magia non consiste in nient’altro che illusioni. Solo, diciamo che è piuttosto bravo. Ma gliela farò vedere io! Anzi, sarà Seya a fargli rimangiare tutto!” disse, per poi correre via, lasciando l’amica con un sorrisetto arrendevole stampato in volto.
Sopra di loro, Marco aveva osservato l’intera scena.
‘Cavolo! Dark ha indovinato! Devo volare ad avvisarlo!’
“Ehi, tu!” urlò Alan, sorprendendo Dark alle spalle. “Finalmente ti ho ritrovato!”
“Accidenti, vi ho proprio sottovalutati. Sei già il secondo che mi trova…” commentò il custode.
“Il secondo?”
“Anche l’amica di Lisa mi ha trovato. Solo che lei mi ha sorpreso, dato che non mi sarei mai aspettato che fosse una suora…”
“Beh, in effetti posso capirti… Ad ogni modo, ora devi darmi qualche spiegazione! Il tetto del museo è tornato uguale identico a prima, com’è possibile?”
“Chissà… Magari è stato un colpo di magia, no?”
“Non prendermi in giro, la magia non esiste!”
“Ne sei sicuro?”
“Sicurissimo!”
“Molto bene allora…” disse il custode, battendo le mani e appoggiandole a terra.
Immediatamente, dal terreno cominciò a crearsi una sfera di terra, che infine scivolò fino ai piedi di Alan.
“Ecco fatto. In effetti non è vera e propria magia, ma semplice alchimia.”
“N-Non è possibile…” fece Alan, prendendo il globo in mano per verificare che fosse vero. “Inaudito…”
Ma i due vennero distratti dal verso di un falco, che stava volando sopra di loro.
“Un falco?” disse Alan. “Strano, da queste parti non se ne vedono molti…”
Dark invece sorrise non appena sentì il rapporto.
“Mi dispiace Alan.” Disse infine. “Ma sembra che sia riuscito nella mia impresa. Ho scoperto chi è Seya.”
Alan si girò subito verso di lui. “Cos’hai detto?” domandò incredulo.
“Sto dicendo che le mie fonti hanno scoperto la vera identità di Seya. O meglio, hanno confermato i miei sospetti. Vuoi sapere chi è?”
Ma prima che Alan potesse rispondere, sopra di lui ci fu una piccola esplosione, e una serie di coriandoli cominciarono a cadergli addosso, assieme ad un bigliettino.
Caro Alan,
stasera ho intenzione di rubare la verità
dell’individuo apparso la scorsa notte
tua Seya
“È uno scherzo…” fece Alan, rileggendo il bigliettino più volte.
“Umh… Quindi vorrebbe rubarmi la verità?” chiese Dark, per poi scoppiare a ridere. “Mi senti, Seya? So che sei qui vicino. Accetto la tua sfida, voglio proprio vedere come riuscirai in questa impresa!” disse. “Ma sappi che se fallirai, rivelerò a tutti la tua vera identità. E il primo sarà proprio Alan.”
“No!” disse lui. “Tu non farai nulla di tutto questo! Sarò io da solo a scoprirlo, non voglio interferenze!”
Dark lo guardò, per poi alzare le spalle. “Come vuoi. Quindi immagino che non riuscirò a levarti dai piedi, vero?” domandò il custode, sospirando. “Accidenti, era più facile quando andavo in giro di notte e nessuno mi vedeva… Sono durato più di dieci anni…”
“Vuoi forse dire che sei anche tu un ladro?”
“Certo che no. Solo, per uno che ha passato la mia infanzia, credimi, si arrivano a fare cose impossibili per gli altri…”
“Cosa intendi dire?”
“Sarebbe inutile spiegartelo, e poi-”
“Qualcuno mi sente?”
Dark e Alan spalancarono gli occhi assieme.
“Chi parla?” chiese Alan, guardandosi attorno, senza però vedere nessuno.
“Quella voce… Sembrava provenire da lontano…” fece il custode, guardando in alto. “Da un posto remoto…”
“Tu nei sai qualcosa?” chiese il ragazzo.
“No, niente.”
“Allora dev’essere Seya che prova a distrarci!”
“No. Quella voce non era opera di Seya. È qualcosa di più profondo… Ad ogni modo, ti avverto: io stasera svelerò la vera identità di Seya, che tu lo voglia o no.”
“Non te lo permetterò! Solo io ho questo diritto!”
“Ah, quindi sei riuscito a ritrovarlo!” disse una voce dietro di loro, anticipando l’arrivo di Lisa.
“Lisa! Dov’eri finita?”
“Scusami, mi sono fermata a parlare e ho perso tempo.” Rispose lei, senza guardare Dark.
“Seya ha appena annunciato il suo prossimo colpo.” Disse lui, costringendola a voltarsi.
“D-Davvero?”
“Già. Sostiene di essere in grado di scoprire i miei segreti… Questa Seya dev’essere davvero stupida…”
“Non è vero!” esclamò Alan, stringendo i pugni. “Guarda, sarei quasi tentato di lasciarla fare, ma il mio compito ha la priorità. Ma tu come persona mi disgusti. Sembra quasi che tu sappia tutto!”
Dark socchiuse gli occhi.
“Forse. Ma se per qualche motivo Seya dovesse riuscire nel suo furto, allora vedremo se le tue idee rimarranno le stesse.”
“Cos’hai fatto di così grave da non poterti perdonare?” chiese Lisa.
Dark non rispose e si limitò ad allontanarsi. “Ci vediamo stasera. Mi troverete al museo di ieri notte. Bye bye.” Disse, sparendo in un varco oscuro.
“Maledizione! Un altro tipo odioso che devo proteggere! Certo che Seya potrebbe scegliere persone un po’ meno scontrose!”
Dark era seduto sul tetto del museo, con gli occhi chiusi.
Il vento gli muoveva i capelli, ma non sembrava dargli fastidio.
‘Quella voce… Chi poteva essere? Eppure mi sembrava in qualche modo famigliare… Possibile che sia qualcuno che conosco?’ si chiese, per poi aprire gli occhi.
“Mi stavo appunto chiedendo quanto ci avresti messo ad arrivare… Seya…” disse senza girarsi, mentre la ladra atterrava dietro di lui, lasciando volare via i palloncini che aveva appena usato.
“Però, sei molto abile. Ti sei accorto del mio arrivo senza nemmeno girarti. I miei complimenti.”
“Anch’io come te viaggiavo spesso per i tetti della mia città. Sebbene lo facessi con l’unico scopo di difenderla. E devo dire che ci sono riuscito per più di dieci anni.”
“Devo dedurne che non approvi quello che faccio?”
“Da quel che ho capito, rubi solo a chi ha rubato e per poter restituire l’oggetto in questione al legittimo proprietario. In un certo senso, rubando fai giustizia. E poi, io sono l’ultima persona che può farti la predica. Qualcosa l'hai già sentito oggi, mentre origliavi nascosta in quel cespuglio.”
“Cosa? Come fai a saperlo?”
Ma prima che potesse ottenere la risposta, sopra di loro si sentì il verso di un falco, che atterrò a fianco di Dark.
“Un… falco?” chiese sorpresa Seya.
“Non esattamente…” rispose il custode, mentre il volatile aumentava di dimensioni, perdendo le piume.
Pochi secondi dopo, al posto del falco c’era Marco.
“Cavoli, ancora un po’ e avrei superato il mio limite…” disse, sgranchendosi le braccia.
“I-Impossibile!” fece Seya spaventata, indietreggiando. “C-Come hai fatto?”
“Un mio piccolo potere.” Rispose l’animorph. “Niente a che vedere con la magia ovviamente. Solo tecnologia.”
“Come vedi, Seya, è stato grazie a Marco che ho scoperto che mi stavi spiando. Hai mandato la tua amica per farmi parlare, ma non hai capito granché di quello che dicevo. Perciò hai poi ripiegato su questa messinscena. Purtroppo per te, Marco ha visto tutto, mia cara Lisa.”
I due custodi sentirono la ladra deglutire.
“Lisa? Non so di chi stiate parlando…”
“Basta fingere.” Disse Rexenet, uscendo da un varco oscuro dietro di lei, assieme agli altri custodi, che la circondarono.
“Cosa volete da me?”
“Diciamo che ti stiamo usando come esca. Tu sei senza dubbio una parte importante di questo mondo, e per questo sei in pericolo.”
“Pericolo? Cosa volete dire? E cosa intendete dire con ‘di questo mondo’?”
“Prima aspettiamo che arrivi anche il tuo caro detective.” Disse Light. “Dopodiché vi spiegheremo tutto quanto.”
“E sembra che non dovremmo aspettare molto. È appena arrivato.” Fece Sora, indicando Alan, che aveva appena finito di arrampicarsi sul tetto.
“Scappa Alan!” urlò Seya. “Non c’è da scherzare con questi tipi!”
“Cavoli, parli di noi come se fossimo dei criminali.” Disse Riku.
“Beh, in effetti finora non ci siamo comportati proprio bene…” fece notare Tsuna.
“Ok, ora che sono tutti e due qui possiamo pure lasciarla libera.” Disse Dark, per poi dirigersi verso Alan. “Non preoccuparti, non abbiamo intenzione di rivelarti chi è Seya. Ti lasceremo nel dubbio finché non lo scoprirai da solo. Ma dovevamo far sì che tutti e due foste qui stasera.”
“Perché?”
“Come forse avrete capito, non siamo di qui. E non indentiamo come città o nazione, ma proprio come pianeta. Siamo arrivati qui affrontando un esercito che ha come obiettivo la distruzione dell’universo.”
“Cosa? E vi aspettate che crediamo a una storia simile?”
“Liberi di non farlo, ma sappiate che in questo momento, voi due avete alle costole quell’esercito, o meglio, la parte mandata qui.”
“Davvero? Strano, ma non mi sembra di vederlo da nessuna parte.”
“Perché agisce nelle tenebre, dato che ad esso appartiene. Se vi girate, lo vedrete.” Rispose Hikari, evocando assieme agli altri il Keyblade.
“Cosa?” fece Seya, girandosi assieme ad Alan.
Di fronte a loro si trovavano centinaia di Heartless, che si stavano muovendo lentamente verso di loro.
“Il vostro cuore è particolarmente forte e quelle creature ne sono attirate.” Spiegò Dark, creando una sfera di fuoco. “Non appena li avremo eliminati vi spiegheremo tutto meglio.”
Ma prima che potesse fare qualcosa, una luce apparve in mezzo all’esercito di Heartless, facendoli scomparire nel nulla.
“Cosa?!” dissero assieme gli altri custodi, mentre Dark guardava quello spettacolo con gli occhi spalancati.
“Finalmente ci siamo riusciti.” Disse una voce, mentre davanti a ciascuno di loro appariva l’ologramma di una donna dai capelli blu.
“Aqua?!” esclamarono assieme Hikari, Kairi e Tsuna, mentre i custodi rimanenti guardarono sorpresi l’immagine, come stavano facendo anche Seya e Alan.
“Mi rivolgo a tutte le persone dell’universo. Il mio nome è Aqua e sono una Master del Keyblade.”
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“Come starete costatando in questo momento, non sono un’allucinazione. Vi sto parlando da un mondo remoto, collegato a tutti i vostri.”
“E questa qui chi è?” chiese Naruto, osservando assieme a Sakura la donna. “E come mai parla del Keyblade?”
“Questo non lascia presagire nulla di buono… L’ultima volta che abbiamo avuto a che fare con dei Keyblade ci siamo ritrovati coinvolti in uno scontro epocale…”
“Keyblade? Di cosa si tratta?” chiese un uomo dai capelli argentati che si trovava al loro fianco.
“Si ricorda quando siamo spariti per qualche giorno?”
“Certo.”
“Eravamo stati convocati in un altro mondo, per disputare un torneo. Ed è lì che abbiamo affrontato dei ragazzi che erano in possesso di quell’arma… Il loro potere era inimmaginabile…” rispose Naruto.
“Soprattutto uno di loro, che alla fine si è sacrificato per salvarci tutti quanti…”
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“Sì, avete capito bene. Il vostro mondo non è unico. Ci sono tanti mondi quante stelle in cielo e ognuno di essi è isolato dagli altri!”
“Prendi questo!” urlò un ragazzo che indossava un kimono rosso e aveva dei capelli bianchi, cercando di tagliare a metà la custode con un’enorme spada, senza però riuscirci.
“Inuyasha, calmati!” gli urlò una ragazza al suo fianco.
“Ma Kagome, questo demone non vuole morire! E per di più non sembra nemmeno vederci!”
“Questo perché non è un demone.” Disse un monaco, avvicinandosi.
“Sembra davvero di un altro mondo…” aggiunse una ragazza, che aveva sulla schiena un grosso boomerang.
“Per me ha ragione Inuyasha. È apparsa dal nulla…” commentò un bambino, che aveva una coda da volpe.
“Qualcosa mi dice che sta per succedere qualcosa di grave… Forse più grave di Naraku stesso…” disse Kagome.
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“In questo momento vi starete chiedendo come sia possibile che non lo siate venuti a sapere fino ad oggi, e la risposta è il fatto che questa scelta è stata presa per preservare ogni singolo mondo, per impedire che si ripetesse l’evento che li ha creati.”
Attorno all’ologramma di Aqua c’erano nove persone.
“Non credo di avere capito bene…” fece uno con una maglietta rossa e un capello di paglia.
“Neppure io… Ma sembra stia parlando di qualcosa d’importante…” disse un altro dai capelli verdi con una bandana nera, e tre spade appese al fianco.
“È così bella!!!” commentò un ragazzo vestito di nero e dai capelli biondi, con gli occhi fuori dalle orbite che avevano preso la forma di cuore.
“Non sembra stare molto bene…” commentò una piccola renna che stava in piedi sulle zampe posteriori, con un cilindro rosa in testa.
“Umh… Chissà se possiede qualche tesoro…” si chiese una ragazza dai capelli arancioni.
“Mi chiedo cosa intenda dire con ‘Master del Keyblade’…” disse uno con un grosso naso e un paio di occhiali da aviatore sulla fronte.
“Piuttosto mi chiedo come sia possibile che ci stia parlando. Dev’essere in possesso di qualche tecnologia a noi sconosciuta!” disse un grosso uomo, che indossava solo un paio di slip e una camicia hawaiana a maniche corte.
“Dev’essere a conoscenza di importanti segreti…” fece una donna dai capelli neri.
“I miei occhi si sarebbero sgranati a questa visione… Peccato che non ho più gli occhi! Yohohoho!!!” disse uno scheletro, con dei nerissimi capelli afro che era impegnato a suonare un violino.
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“Sto parlando della guerra del Keyblade. La guerra che diede vita all’universo come lo conosciamo oggi! Una guerra di dimensioni inaudite, peggiore di qualunque altra possiate anche solo immaginare!”
Una ragazza con un cannone attaccato al braccio sinistro osservava in silenzio l’ologramma della custode. Indossava un lungo maglione blu con una stella bianca sulla schiena, i suoi capelli erano del medesimo colore con due lunghe ciocche che cadevano ai lati e i suoi occhi erano di puro azzurro, e dall’occhio sinistro usciva una specie di fumo azzurro.
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“In questo momento mi trovo in un posto da cui non posso andarmene. Ma sono comunque venuta a conoscenza delle ultime novità dell’universo. E la situazione non è buona.”
“Allora, sei riuscito ad eliminare quel virus?” chiese un ragazzo rivolto ad un piccolo televisore che teneva in mano, al cui interno si vedeva un altro ragazzo, che indossava una tuta blu e aveva al posto del braccio destro un piccolo cannone, con il quale stava cercando di colpire l’ologramma di Aqua, che era apparso al suo fianco.
“Niente da fare Lan. I miei colpi non hanno effetto. E sembra che non stia succedendo solo qui. Mi sono connesso alla rete, e tutti i Navi del mondo stanno riscontrando lo stesso problema.”
“Stai dicendo che non è un virus di cattivo gusto?!”
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“Per questo sono giunta a questa conclusione. È giunto il momento che tutti sappiano la verità. In qualità di ultima Master rimasta in vita, me ne prendo la piena responsabilità. Da questo momento in avanti basta segreti, basta tabù.”
Terra e Ventus stavano ascoltando in silenzio la loro amica.
“Ottimo lavoro, Aqua. Sapevo di poter contare su di te.” Disse una voce da dentro Terra.
“Terra? Cosa succede?” chiese Ventus.
“Non preoccuparti, Ven. Era solo una nostra vecchia conoscenza che esprimeva la sua gioia per una scelta fatta anni or sono, e con la quale sono perfettamente d’accordo.” Rispose il custode.
“Aspetta… Mi stai dicendo che…?”
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“Per colpa di un traditore, il cui nome è Xehanort, l’universo è entrato nel suo periodo più buio. Xehanort ha dato il via a una seconda guerra del Keyblade!”
“Xehanort? Già il nome non mi piace…” disse un essere che ricordava un piccolo drago rosso, con la fronte a forma di V e un paio di cuffie sulle orecchie.
“Concordo Shoutmon. La cosa non mi piace per niente.”
“Cavoli… E dire che non abbiamo ancora vinto la guerra qui…” fece un altro ragazzo, scivolando disperato a terra con vistose lacrime agli occhi.
“Suvvia Zenjirou, non fare così. Vedrai che risolveremo tutto quanto. E poi lo sai, non posso voltare le spalle a chi ha bisogno!”
“Ed ecco la solita pessima abitudine di Taiki… Sob…” fece una ragazzina dai capelli rossi.
“Beh Akari, è la mia natura. Non posso farci niente.” Disse Taiki, sorridendo.
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“Interessante… Potrebbe essere un occasione per guadagnare ulteriore oscurità…” disse un enorme armatura nera. “Che ne dici, Yuu?”
Un ragazzino dai capelli biondi dietro di lui sorrise.
“Già. Veramente interessante…”
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“Questo significa che tutti i mondi sono in pericolo. Nessuno può ritenersi al sicuro.”
“Oh, no…” fece una ragazza dai capelli blu, mettendosi una mano in faccia.
“Che succede Chidori?” chiese una ragazza vicino a lei.
“Ha detto l’unica cosa che non doveva dire mentre parla a tutti quanti…”
“Cioè?”
“Ma è ovvio! Ora quello psicopatico di -”
La ragazza, però, venne interrotta da un'esplosione di fronte a lei, che fece saltare tutti i vetri della scuola in cui si trovavano.
“…Sousuke…” concluse, osservando il devastante e purtroppo, abituale scenario che si mostrava ai suoi occhi.
“Strano…” fece un ragazzo, emergendo dalla nuvola di fumo e osservando l’ologramma di Aqua. “L’esplosione dev’essere stata poco potente… Forse dovrei riprovarci…”
“Non provarci nemmeno!” urlò Chidori, dandogli un calcio e spedendolo nuovamente in mezzo alle macerie.
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“Neppure avere un intero esercito dotato di armi di enorme potenza potrà salvarvi dalla minaccia incombente.”
“Beh, l’unica nota positiva è che Dewey stavolta non potrà usare tutto ciò a suo favore…” disse un uomo dai capelli grigi, osservando l’ologramma, mentre poco dietro di lui, un ragazzo dai capelli castani, assieme ad una ragazza dai capelli azzurri, guardavano con timore la custode, tenendosi per mano.
“Renton… Cosa succederà ora?” chiese la ragazza.
“Non lo so… Ma qualunque cosa avverrà, io rimarrò sempre al tuo fianco, tranquilla!”
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“L'esercito di Xehanort va oltre la vostra immaginazione. Miliardi di creature indistruttibili sono a sua disposizione.”
“Fantastico… nient’altro?” chiese un’enorme tartaruga, con una bandana rossa che gli copriva la parte attorno agli occhi, come una maschera.
“Beh, per lo meno Shredder non potrà disporre di un secondo esercito…” rispose un’altra tartaruga, anch’essa con una maschera, ma di colore blu.
“Più che altro mi chiedo come stia facendo quest’umana a parlare a così tante persone insieme… Dev’essere in possesso di qualche tecnologia potentissima!” Fece un’altra, con la maschera viola.
“Per quel che mi riguarda, io direi di prenderci una pizza e di aspettare che arrivi quest’esercito e sistemarlo.” Disse infine una quarta tartaruga, con la maschera arancione.
“Michelangelo!” urlarono le altre tre.
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“L'unica arma che può distruggerle... è il Keyblade!” detto ciò, Aqua evocò il Keyblade, mostrandolo chiaramente.
“Cavoli, quella sì che è una chiave!” commentò un ragazzo dai capelli rosa, sputando fuori una fiammella di fuoco. “Che razza di spirito potrà evocare, Lucy?”
“Non saprei… finora le uniche chiavi magiche di cui ero a conoscenza erano come queste…” rispose una ragazza dai capelli biondi, tirando fuori un mazzo di chiavi, le quali erano o argentate o dorate. “Non avevo mai sentito nominare questo ‘Keyblade’…”
“Aye!” fece un gatto, facendosi spuntare un paio di ali bianche e volando a fianco del ragazzo dai capelli rosa. “Natsu, deve trattarsi di qualcosa di molto potente, se può far fuori un intero esercito! Chissà, magari è utile anche per prendere del pesce…”
“Sempre a pensare a quello, eh?” commentò sconsolata Lucy.
“Happy ha ragione. Sono tutto infuocato all’idea di poter affrontare qualcuno così forte!”
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“Quest'arma leggendaria è unica nel suo genere. E ogni mondo ha due persone in grado di evocarla.”
“Evocarla? Quindi è come le ombre?” domandò un bambino dai capelli neri spettinati, con una maglietta nera e dei pantaloni gialli.
“No, credo funzioni diversamente… Anche se non ho idea di come…” rispose una ragazza dai lunghi capelli argentati, con una bandana con disegnato sopra un teschio, che le copriva la testa.
“Ho una brutta sensazione…” disse una bambina, dai capelli castani che indossava un completo rosa.
“Tsk. Che si facciano avanti. Li eliminerò come eliminerò Nene.”
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“Una potrà evocare il Keyblade della luce. L'altra... verrà scelta per usare il Keyblade delle tenebre.”
Jessie osservava l’ologramma, che illuminava l’oscurità della notte.
“Quindi… io da che parte verrò chiamata?” chiese, guardando giù dal campanile decine di persone intente anche loro ad ascoltare le nefaste parole di quell'ologramma apparso all'improvviso.
Fu distratta dai suoi pensieri dalla vibrazione del suo cellulare, così lo pescò dalla tasca destra dei jeans e senza neanche controllare chi fosse lo portò sotto il cappuccio e vicino all'orecchio.
“Dimmi.” disse, sapendo già chi gli avrebbe risposto.
“Jessie cosa significa tutto questo?” domandò Andrea, con voce preoccupata.
“Non ne sono molto sicura, ma temo che presto verrò chiamata anch’io a combattere questa cosiddetta ‘Guerra del Keyblade’… Solo, vorrei sapere da quale parte…” rispose, senza distogliere lo sguardo dall'immagine della Master.
“Sono sicura che andrà tutto bene e che te la caverai senza problemi!” cercò di incoraggiarla, mettendo da parte la propria ansia.
“Lo spero…” replicò Jessie con un sospiro. “Ora dovrò fronteggiare tutte le persone che cercheranno di trovare i custodi di questo mondo… Senza considerare che grazie a questo ologramma scoppierà il panico. Sta praticamente annunciando la fine dell’universo… L’oscurità ne approfitterà sicuramente…”
“Beh, finché ci saranno custodi come te e quei ragazzi dell’altra volta, non succederà! E ricordati che sei tu a scegliere da che parte combattere!”
Jessie sorrise con gratitudine alle parole dell'amica di sempre, per poi annuire.
“Sì… Hai ragione.”
******
“La scelta di questi custodi potrebbe essere determinante per il fato dell'universo.”
“Bene…” disse un uomo, estraendo un pugnale dal petto di una persona a terra. “Non bastavano demoni e angeli, vero?”
“Non vorrei fare l’uccello del malaugurio, ma qualcosa mi dice che ciò di cui sta parlando potrebbe risultare anche peggiore di tutto ciò che abbiamo affrontato finora…” rispose un altro tipo, mettendo in una macchina un fucile.
******
“Ma non dovete lasciare che il panico si impossessi dei vostri cuori.”
“T-Temo s-sia troppo t-tardi!” balbettò un cane, saltando in braccio ad un ragazzo affianco a lui.
“C-Concordo in pieno! Non potevano organizzare un’abbuffata universale piuttosto di una guerra?”
“Ma possibile che voi due non pensiate ad altro che al cibo?” chiese una ragazza con un paio di spessi occhiali dalla montatura nera.
“Beh, ora dovremo mangiare sempre come se fosse il nostro ultimo pasto!”
******
“Se ciò dovesse accadere, per voi non ci sarebbe più scampo.”
“Kowalski, opzioni!” ordinò Skipper.
“Beh, diciamo che ce ne sono parecchie…”
“Elencale tutte!”
“La prima è che questo sofisticato ologramma sia solo una nostra illusione collettiva, ma tenderei ad escludere tale opzione.”
“E perché?” chiese Soldato.
“Beh…” rispose Kowalski, accedendo il televisore e mostrando un telegiornale dove veniva mostrata una piazza piena di persone, ognuna intenta ad osservare l’ologramma. “Per quanto possa essere verosimile come allucinazione, non credo possa colpire tutti gli esseri viventi del mondo.”
“Giusto. La seconda?”
“Beh, la seconda è che potrebbe essere un elaborato complotto di Blowhole per farci cadere vittima del panico.”
“Umh… no, è troppo anche per lui…”
“Terza opzione: potrebbe essere un segnale del nostro pianeta per dirci di diminuire l’inquinamento… o di mettere a freno la furia di Rico…”
“Umh… Opzione interessante…”
“E se tutto quello che avesse detto fosse vero? In fondo abbiamo già incontrato delle persone che avevano quella chiave…” intervenne Soldato.
“Soldato, quante volte te lo devo dire? Solo teorie possibili, non che vanno oltre la pinguina immaginazione!”
“Scusami Skipper, non riesco a stare zitto…”
******
“Nonostante tutto questo, ho comunque una buona notizia per voi.”
“Meno male. Stavo seriamente cominciando a pensare di prendere quest’ologramma a pugni!” fece un ragazzo dalla maglietta bianca con sopra una giacchetta arancione.
“Ben detto Aniki!” fece un piccolo dinosauro arancione.
“Di male in peggio… possibile che quei due non facciano altro che pensare a fare a pugni con chiunque?” fece una ragazza dai capelli rossi che indossava una maglietta rosa.
“Beh, è il loro modo per esprimere sorpresa, Yoshino…” fece una voce proveniente da un cellulare che teneva in mano.
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“In questo momento, ci sono almeno undici custodi che, sono sicura, stiano viaggiando per l'universo...”
“Beh, dopo averli visti in azione, posso direi che è una consolazione.” Fece Edward, rivolgendosi a due grossi uomini dietro di lui e a Ling.
“Sono così forti questi custodi?” chiese uno dei due.
“Beh, sono sicuro che se dovessero venire qui, sconfiggerebbero in due secondi il Padre.”
“Tsk. Non credo sia possibile.” Fece Ling, con una voce diversa dal solito.
“Greed, dovresti chiedere a Ling. Anche lui ha incontrato dei custodi, e sa di cosa sono capaci.”
“Concoldo! Elano potentissimi, oltle ogni immaginazione! Soplatutto quel tipo con gli occhi stlani…” rispose lui, usando il suo tono di voce normale.
“Purtroppo lui non c’è più… Io e Al l’abbiamo visto finire disintegrato nel nulla…” fece Ed, per poi guardare il cielo. “Temo proprio che ce la dovremmo cavare da soli… Almeno con il Padre…”
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“...ma non escludo che ora siano aumentati di numero.”
“Questo significa che possiamo essere salvati?” chiese una ragazza dai capelli rossi.
“Bah… Non ho di certo bisogno di undici buoni a nulla per poter proteggere mia moglie…” gli rispose un ragazzo dai capelli argentati, che indossava uno strano completo, che si concludeva con uno strambo capello, sul quale erano appoggiati un paio di occhiali da aviatore.
“Inoltre, chi vuoi che ci venga a cercare nello stomaco di un drago?”
“Considerando l’ingresso teatrale che hai fatto per portare via Emma, direi che non è più un segreto dove vivi…” fece un gatto nero lì vicino.
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“Purtroppo non sono in grado di dirvi chi sono.”
“Non importa…” disse Biancaneve.
“Già. In fondo, li abbiamo incontrati quasi tutti.” Commentò Cenerentola.
“Speriamo solo che riescano a salvare i mondi…” fece Belle. “Non voglio che proprio ora che l’incantesimo si è sciolto, finisca tutto.”
“Vedrai che non avranno problemi. Sora è il custode scelto per questo compito, sono sicura che riuscirà ad impedire la fine, come ha già fatto.” La tranquillizzò Jasmine.
“Giusto. Dobbiamo avere fiducia in lui e negli altri custodi!” esclamò Alice.
“Sora, Riku, Kairi… E tutti gli altri. Il destino dell’universo è nelle loro mani.” Disse Aurora, mentre tutte e sei voltavano lo sguardo verso il cielo.
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“Ne conosco solo alcuni, e credo sia meglio che rimangano nell'anonimato.”
“Beh, sembra che questi custodi abbiano qualcosa in comune con noi guardiani…” fece un papero con addosso una tuta nera e una maschera attorno agli occhi, rivolgendosi ad una sfera verde all’interno della quale si poteva vedere la testa di un altro papero, che era proiettata da uno strano scudo attorno al braccio destro.
“Già… Sebbene nemmeno il consiglio sia ancora riuscito a trovare nessuna informazione su questi Custodi e su questo Keyblade…”
“Mi stai dicendo che siamo di fronte a qualcosa che neppure un consiglio millenario conosce?”
“Non solo il consiglio. Pare che nessuno tra i pianeti con cui siamo in contatto sia a conoscenza di ciò…”
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“Non è possibile misurare la loro forza, perché essa deriva dai loro cuori.”
“Beh, per lo meno non dovrà essere il solito uomo ragno di quartiere a dover risolvere il problema…” disse una persona, che indossava una tuta rossa e blu con tatuato sul petto un ragno nero, e che indossava una maschera integrale attorno alla testa, mentre era tranquillamente appoggiata coi piedi sui vetri di un grattacielo.
“Brutto pasticcio, vero Spidey?” fece una persona che indossava un camice bianco, da dentro la finestra.
“Beh, non facciamo in tempo a battere un nemico che spunta fuori un esercito invincibile… Non la trovi monotona come vita, Reed? A proposito, mi puoi passare dell’acqua per piacere?”
L’uomo prima di rispondere allungò letteralmente un braccio verso l’altro, porgendoli una bottiglia d’acqua.
“Beh, ormai ci siamo abituati. Ad ogni modo, quella ragazza dev’essere simile a noi… Sta comunicando con miliardi di persone in contemporanea senza usare alcuno strumento… Sbalorditivo…”
“Beh, se quello che dice è vero, temo che usare il termine ‘miliardi’ sia restrittivo…”
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“E, suona un po' buffo, con la loro magia possono risolvere qualsiasi problema.”
“Lo sapevo! La magia esiste!” fece un uomo dai corti capelli neri e con un paio di occhiali spessi, saltando in aria e contorcendosi. “Finalmente il mondo intero ha la prova che esiste!”
Davanti a lui, un gruppo di bambini seduti ai propri banchi osservava esasperato la scena, tranne uno che indossava un berretto rosa, che invece parlò a bassa voce alle sue due gomme appoggiate al banco.
“Wow ragazzi… Quando ho detto ‘Come vorrei che qualcosa distraesse Crocker’, non avrei mai pensato che avreste tirato fuori una cosa del genere…”
“Vero? Nemmeno noi!” rispose la gomma verde, facendo apparire un paio di occhi e una bocca, cosa che fece anche l’altra di colore rosa.
“Come sarebbe a dire ‘nemmeno voi’?” chiese il bambino.
“Vedi Timmy… Noi non abbiamo fatto proprio niente…” fece la gomma rosa.
“COSA?!” urlò il bambino, attirando lo sguardo di tutti i presenti.
“Beh, una reazione un po’ ritardata per l’appena annunciata fine dell’universo, no?” chiese la gomma verde.
******
L’ologramma di Aqua sparì per qualche secondo, per poi riapparire con qualche disturbo nell’immagine.
“Temo che la comunicazione stia per saltare...” disse.
“Sono sicuro che se fossi stato io a occuparmene, la comunicazione non avrebbe avuto nessun problema!” fece un bambino dai capelli biondi.
“Elroy! Non mettiamo in dubbio le tue capacità, ma dubito che tu possa fare qualcosa.” Lo rimproverò una donna dai capelli rossi.
“Però mi chiedo se quello che ha detto è vero… Se così fosse, secondo voi verremo coinvolti anche noi?” chiese una ragazza dai capelli bianchi. “Non vorrei perdere il concerto.”
“Come fai a pensare al concerto in questo momento?” chiese un uomo dai capelli rossi. “Sinceramente, mi meraviglierei se non venisse cancellato… Come qualsiasi altro evento…”
******
“Fortunatamente vi ho già detto tutto il necessario.”
“Finalmente! Pensavo già che ci annunciasse che l’esercito ci avrebbe attaccato a momenti!” fece un ragazzino che indossava un capello di paglia e dei vestiti con vari rattoppi.
“Tu non hai paura?” chiese una bambina dai capelli neri.
“Bah! Chi vuoi che possa mai venire a disturbarci qui, sulle montagne?”
“Per esempio…” disse una voce alle loro spalle, anticipando l’apertura di un varco oscuro. “…qualcuno che non è mai riuscito a sopportare questo mondo, no?” fece Hakai, apparendo di fronte a loro con in mano una sfera rossa e nera, che si muoveva freneticamente.
“E tu chi sei?” chiese il ragazzo, mettendosi davanti alla bambina per proteggerla.
Hakai si limitò ad evocare il Keyblade.
“Aqua voleva rovinarmi i piani… Perciò non mi resta che cominciare subito. La sfortuna ha voluto che fossi vicino al vostro mondo…”
“Cosa vuoi fare?” domandò la bambina con terrore.
Il custode del caos sorrise.
“Farvi sparire nel caos assieme a questo mondo.” Rispose, per poi lanciare a terra la sfera, che non appena toccò il suolo, esplose, ingrandendosi ad una velocità molto vicina a quella della luce.
******
“Ricordatevi questo: dovete credere nella luce!”
“Luce…” disse una ragazza dai capelli castani, che indossava una maglietta rosa e bianca, e che al collo aveva appesa una fotocamera.
“Hikari…” la chiamò un ragazzo dai capelli biondi coperti da un cappello da pescatore.
“Sembra che non possiamo stare in pace nemmeno per un giorno, vero? E io che speravo che con la sconfitta di MaloMyotismon finalmente ci saremmo potuti riposare…” si lamentò un ragazzo dai capelli rossi e con un paio di occhiali da avviatore.
******
“Non dovete farvi sopraffare dalle tenebre, qualunque cosa succeda!”
“Farmi sopraffare dalle tenebre?” chiese un uomo, con addosso un armatura, nera come i suoi capelli, seduto su un trono. “Impossibile. Io stesso ho creato le tenebre di questo inferno, dove tutti giungono alla fine.” Disse, per poi girarsi verso l’ingresso della sala, dove apparve un ragazzo che indossava un armatura bianca.
“Quindi non ti sei fermato ad ascoltare, a differenza dei tuoi compagni… Dovevo aspettarmelo da te… Tenma…”
“Aron… dunque anche questa visione collettiva è opera tua?”
“No, ti sbagli. Nemmeno io ho idea di chi sia questa Aqua… Ma immagino che tu non sia giunto qui per parlare, vero? Speri ancora che Aron possa tornare, vero?”
“Mi rifiuto di credere che Hades possa aver avuto il sopravvento su di te.”
Hades sorrise.
“Vorrà dire che ti dimostrerò una volta per tutte che Aron ormai non esiste più!” fece, evocando una spada nera, che puntò contro l’altro.
******
“Io... cercherò di tornare al più presto nel vostro universo...”
L’ologramma di Aqua veniva attraversato dall’acqua della pioggia, che velocemente si mescolava con la pozzanghera di sangue attorno al corpo Zack, sdraiato a terra e con decine di fori provocati da proiettili sul petto.
“M-Mi dispiace…” disse lui. “Ma… temo che non potrò rivederti, Aqua. Spero solo che tu riesca a tornare sana e salva…”
Poco lontano, Cloud stava strisciando verso Zack, incapace di alzarsi in piedi.
Zack sorrise, vedendolo finalmente arrivare.
Spostò il suo sguardo verso la sua spada, ancora impugnata dalla mano destra.
‘Temo… sia l’ora di passare il testimone… Mi spiace solo di non averla più vista…’ pensò, mentre nei suoi occhi appariva l’immagine sfocata di una ragazza vestita di rosa.
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“Terra, Ventus... Aspettatemi, vi raggiungerò appena mi sarà possibile!”
“Aqua…” disse, per poi girarsi verso Paperino e Pippo, che scattarono sull’attenti.
“Sembra che siano successe parecchie cose da quando abbiamo lasciato Sora e gli altri. Dobbiamo raggiungerli immediatamente! Preparate subito la Gummyship!” ordinò.
“Topolino…” disse una voce, non appena il cavaliere e il mago di corte se ne furono andati, anticipando l’apparizione di Yen Sid.
“Maestro!”
“Credo sia giunto il momento… Aqua non è a conoscenza di Dark, che può essere considerato a tutti gli effetti un Master, sebbene non abbia superato l’esame, ma ha ragione: è l’ultima Master rimasta in vita.”
“Cosa possiamo fare allora?”
“Non appena riesci a trovare Sora e gli altri… Conducili da me. In qualità di Ex Master, sottoporrò i nuovi custodi all’esame!”
“Cosa? Ne è sicuro?” chiese il re.
Yen Sid annuì. “Anche se non lo fossi, non abbiamo altra scelta. La seconda Guerra del Keyblade ormai è imminente. I mondi stanno nuovamente cominciando a sparire nelle tenebre e anche nel caos.”
Topolino fece un cenno con la testa.
“D’accordo! Ci metteremo il prima possibile in contatto con Sora, e la raggiungeremo immediatamente!”
“S-Sì… Ho consumato più energie di quanto credessi, ma almeno sono riuscita ad avvertire tutti. Mi rendo conto che il mio messaggio possa aver gettato nel panico molte persone, ma altrettante ora possono affrontare questa nuova crisi.”
L’uomo non disse niente, e si limitò a girarsi verso il mare.
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“Peter!” urlarono i bimbi sperduti. “Cosa facciamo?”
Peter si alzò in volo, portandosi un pugno sotto il mento in segno di riflessione.
“Umh… Beh, intanto sappiamo che Aqua e Ventus stanno bene. Mentre sono sicuro che uno di quegli undici custodi è Sora… Direi che possiamo continuare a tormentare il vecchio stoccafisso senza problemi! Molto probabilmente il nemico verrà eliminato prima ancora che possa arrivare qui!”
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Auron sorrise, portandosi sulla spalla l’enorme katana.
“Cos’hai da ridere?” chiese un ragazzo dai capelli biondi
“Niente. Sto solo pensando che questa volta, la loro storia potrebbe non essere completamente indipendente dalle altre. Sarà interessante vedere come finirà.”
“Da come parla, sembra che lei sappia di chi stava parlando quella ragazza.” Disse una ragazza, che indossava un kimono, che lasciava scoperte le spalle, e impugnava un’asta.
“Chissà…” rispose Auron. “Ma ora, pensiamo a seguire la nostra storia.”
“Ben detto!” fece il ragazzo.
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“Uh?” fece Sora, alzando di colpo la testa.
“L’hai sentita anche tu questa sensazione?” chiese Roxas.
“Sì… Il senso da monello si è attivato improvvisamente, superando il suo stesso limite!”
“Forte perturbazione nella forza sentito io ho…” fece Yoda, che era impegnato a giocare a ping pong contro Nausicaa usando dei MOdT-X99.
“’Gnorante! Ci sono altri metodi per distrarre l’avversario, il tuo ormai è vecchio come la Superiora!”
“Ma verità essa è.”
“Concordo. Anche noi abbiamo un pessimo presentimento…” fece Ven, avvicinandosi assieme a Vanitas.
“Per una volta che avevamo deciso di passare le vacanze assieme, dopo varie peripezie (e retribuzioni), qualcosa deve andare storto…”
“Beh, cosa sono quelle facce preoccupate? Vexen vi ha buttato fuori dal laboratorio?” chiese Ottoperotto, arrivando in quel momento.
“Peggio Otto… Forse molto peggio… I nostri sensi da tuss sono schizzati al massimo tutti assieme… E questo non è un buon segno! Per di più, anche Yoda ha percepito un disturbo nella forza!”
“Tutti assieme? Cos’è successo? Qualcuno ha impostato Loony su darkroxas92?”
“Oh, no, no. Loony al momento è impostato su distributore di aforismi, e sta parlando laggiù con Oma…” fece Vanitas, indicando una persona identica ad Otto, che stava parlando con una donna, mentre Xaldin era impegnato a sbattere reiteratamente la testa contro un muro.
“Vedo… E per curiosità, chi è stato?”
“Demyx, involontariamente. Si è solo chiesto ad alta voce come sarebbe stato Loony versione Oma per trenta minuti senza mai cambiare, e poi ha schioccato le dita quando l'ha capito…”
“Ah, ecco perché scappava a tutta velocità…”
“Già…”
“[CENSURA…]” fece il numero III, senza smettere di sbattere la testa. “Quando lo becco, mi assicurerò non dica più niente di simile!!”
“’Gnorante! Basta usare una chiave del ’13 e vedrai che non oserà più! O anche una bella parabola…”
“Beh, ad ogni modo, se tutti voi tuss e Yoda avete avvertito questo pericolo, cosa può significare? Che darkroxas92 ha inventato qualche nuova arma?”
“No, non credo…”
“Ma non [coff!] è possibile!” disse Vexen, arrivando e interrompendo Sora.
“Cosa succede?”
“Succede che [coff!] anche quella ragazzaccia di [coff!] Aqua si è messa a [coff!] disturbare i miei [coff!] esperimenti!”
“Cosa? Aqua?” chiese Ven. “E quand’è arrivata?”
“È apparsa sul [coff!] mio nuovo proiettore di ologrammi [coff!] ultradimensionale! [coff!] Si è messa lì a [coff!] parlare di una guerra di dimensioni [coff!] universali che potrebbe portare [coff!] alla fine dell’esistenza [coff!] stessa! Quindi non sono [coff!] riuscito a testare efficacemente [coff!] la mia invenzione!”
“No, aspetta un attimo!” lo interruppe Ottoperotto. “Hai appena usato una tua invenzione per contattare altre dimensioni, e hai visto Aqua che parlava di una guerra?”
“Proprio così! [coff!] E quando le ho chiesto maggiori informazioni, [coff!] non si è degnata nemmeno di rispondermi! [coff!]”
“E… sta ancora parlando, vero?” chiese Roxas.
“Lo avrebbe [coff!] fatto, se non avessi [coff!] definitivamente cancellato [coff!] quella frequenza!”
“Quindi tu hai appena cancellato ogni possibilità di scoprire cosa stava succedendo nell’universo qui vicino di così terribile da venire avvertita pure dai tuss e da Yoda, giusto?”
“Beh, era solo uno [coff!] scherzo di quella [coff!] custode maleducata!”
“Otto, possiamo? Per favore!” chiesero in coro Sora, Roxas, Ven e Vanitas.
“Umh… In circostanze normali, vi direi di no… Ma dato che ha appena distrutto l’unica speranza di scoprire cosa vi affligge tanto, e che probabilmente sta coinvolgendo i voi stessi di un altro universo, e temo di sapere quale… Va bene, permesso accordato. Poi parlerò io con Chuck, Xaldin, Eraqus e Xehanort.”
“Grazie mille!” risposero i quattro, per poi evocare i Keyblade e saltare contro Vexen, cominciando a suonargliene.
“Uh, bel destro Sora! Ma io avrei usato più forza, ‘gnorante!” fece Nausicaa, osservando la zuffa.
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“Sembra che i fantasmi ora passeranno in secondo grado…” commentò una ragazza dai capelli neri, in piedi di fronte ad una vecchia capannina meteorologica.
“Ehm… mi spiace deluderti, Mamiya Sakura, ma temo che Padrone Rinne in questo momento non sia in grado di risponderle…” fece un gatto nero, che stava in piedi su due zampe e aveva un volto umano, indicando un ragazzo dai capelli rossi che indossava uno strano mantello bianco, con disegnati sopra delle fiamme e delle ruote.
“Come mai sta piangendo lacrime di sangue?” chiese la ragazza, notando gli occhi del ragazzo.
“Beh, per tutte le spese che ha fatto nel tentativo di far trapassare quella ragazza prima di capire che non si trovava qui…” rispose il gatto, tirando fuori uno scontrino.
“Capisco… Immagino non abbia ascoltato la prima parte del discorso…”
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“Sob… Ma perché? Ora grazie a quella tipa, tutti sono a conoscenza che la magia esiste…” fece uno strano essere verde, con una sfera viola attaccata al collo.
“Beh… forse non intendeva la nostra magia…” le rispose una ragazzina dai capelli rosa.
“Sigh, speriamo solo che non gli creda nessuno… o saranno guai…” continuò l’essere verde, ignorando la ragazza. “Non voglio rimanere così per sempre!”
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“Pare proprio che sia arrivato il momento di smetterla…” disse un ragazzo che indossava una maschera nera attorno agli occhi. “O almeno, devo riposarmi nel caso dovesse arrivare quest’esercito… E non mi va di combattere contro due eserciti assieme…”
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“Beh, cosa dire… Non ci fermerà nemmeno questo!” fese un ragazzo dai capelli viola, con addosso un armatura arancione e una specie di corona attorno alla fronte.
“Non so… Non credo dobbiamo sottovalutare quest’esercito…” rispose una ragazza.
“Sono d’accordo con Yakumo. Dovresti fare attenzione, Mushra!” aggiunse un ragazzo che indossava un elmo azzurro con incastonate tre perle e un mantello blu.
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“Quindi non sono l’unico in grado di viaggiare in più mondi? Interessante…” fece un ragazzo dai capelli castani, che indossava dei vestiti grigi e che al braccio aveva uno strano pezzo di armatura.
“Chissà, magari si tratta di quei ragazzi che ho visto l’altra volta parlare con Rika e gli altri…”
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“Hermione…” fece Ron, respirando profondamente. “Non è che tu lo sapevi già, visto che sei andata ad aiutarli a creare più posti sulla loro nave?”
“Beh… no, non gliel’ho chiesto… In effetti mi pareva strano che mi abbiano fatto allargare così tanto la loro astronave…”
“Punto primo, non ho idea di cosa sia un'astronave. Punto secondo: tu che vuoi sapere sempre tutto, non ti sei chiesta la cosa più importante?!”
“Ehi, scusa tanto se per una volta non sono stata curiosa!”
“La potete smettere voi due?” chiese Harry. “Direi che abbiamo già abbastanza problemi senza che vi mettiate a litigare, no?”
“Cosa vuoi fare?” domandò Ron.
“Aspettare. Non possiamo fare altro. In questo momento, sia i babbani che i maghi saranno in preda al panico. Veder apparire così dal nulla l’ologramma di una persona che annuncia la fine dell’universo… beh, non è di certo nella top ten di una persona normale…”
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Darth Vader rivolse lo sguardo fuori dall’astronave, osservando un’enorme costruzione nello spazio, che somigliava ad una luna.
“Sembri preoccupato, Lord Vader.” Disse l’imperatore, raggiungendolo.
“Pensavo solo a quello che ha appena detto quella custode, maestro.”
“Capisco… Non preoccuparti, nessuno oserà attaccarci. E con la Morte Nera, elimineremo qualunque nemico.”
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“Tsk.” Fece un ragazzo dai capelli rossi, tutti all’indietro, mentre comprava da un moguri un ghiacciolo azzurro.
“Quindi non è ancora finita? Bene, temevo proprio di essere stato tagliato fuori! Ho proprio voglia di fargliela pagare a Xehanort!” disse, sorridendo.
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“Per favore, ditemi che non c’entra quel Sora!” fece Timon.
“Beh, direi che è probabile che quella persona che non conosciamo si riferisse proprio a loro.” Replicò Pumbaa.
“Pumbaa, amico mio, vorrei farti notare un particolare: Sora è un leone, di conseguenza dubito fortemente che abbia viaggiato per mondi e mondi ad affrontare un esercito.” replicò il sulicate, scuotendo il capo.
“Ti sbagli Timon.” Intervenne Simba, arrivando in quel momento. “Sora non è un vero leone. È un umano.”
“Visto, che ti dicevo, è un umano!” esclamò Timon, per poi girarsi di colpo verso Simba.
“UN UMANO?!” urlò.
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“Ecco, lo sapevo! Lo lascio da solo e quel Sora si mette a fare l’eroe dell’universo!” brontolò Mushu. “E dire che questa volta non ha nemmeno avuto il mio aiuto…”
“Sbaglio, o sento un po’ di invidia nella tua voce?” chiese Mulan.
“Invidia? Certo che no! Sono solo sorpreso che sia diventato così famoso senza il mio aiuto…”
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“Kero, Kero, Kero… Molto interessante… Potrei approfittare dell’imminente ondata di panico per conquistare la Pekopon…” disse una specie di rana verde.
“Direi di no…” rispose un’altra rana, questa arancione, e che aveva stampato sul volto un ghigno. “Quel messaggio dice di fare attenzione alle tenebre, e dubito che una conquista venga vista come qualcosa di positivo… per i pekoponiani, almeno…”
“Davvero? Per me sarebbe la cosa migliore!”
“Stupida rana!” lo interruppe una ragazza dai capelli rosa, tirandogli un pugno in testa. “Quel messaggio era opera tua, vero?”
“N-No, ti sbagli Natsumi! Io volevo solo usare tale improvvisa fortuna per i miei piani malvagi…”
“Beh, allora possiamo stare tranquilli. Con tutte le volte che hai usato i tuoi piani malvagi, la Terra sarebbe dovuta essere conquistata ormai un centinaio di volte…”
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“Sono pazzi questi custodi!” fece un uomo piuttosto grosso dai capelli rossi raccolti in due trecce.
“Beh, in effetti dire come se niente fosse, che scoppierà una guerra a tutto l’esercito romano mentre ci sta affrontando, non è stata una buona idea… Hai visto come sono volati tutti quanti, dato che non sei riuscito a fermarti in tempo?” disse un altro uomo dai capelli biondi, molto più basso rispetto all'amico, con un elmo che aveva due ali ai lati.
“Che ci vuoi fare… Per me picchiare i romani era leggermente più importante di una ragazza apparsa dal nulla davanti a tutti quanti che annunciava la fine dell'universo…”
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“Fantastico… E io che speravo di non aver più niente a che fare con quei tipi che hanno distrutto la via in pochi secondi…” commentò Ranma, scuotendo la testa.
“Beh, però devi ammettere che erano piuttosto forti… Di certo, più di me, te e Ryoga messi insieme…”
“Deduco che voi siate a conoscenza di chi siano questi custodi…” chiese un ragazzo seduto vicino a loro.
“Purtroppo sì… E credimi, hanno poteri straordinari. Sono in grado di fare cose che non avrei potuto nemmeno immaginare…”
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“Amici!” esclamò Stitch, fissando il punto in cui era sparito l’ologramma di Aqua.
“Conosci quella persona?” gli chiese una bambina.
L’alieno tirò fuori uno strano oggetto, che ricordava una stella.
“Aqua… Terra… Ven… Amici…”
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“Beh… di certo questo mi ha lasciato di stucco…” fece un grosso cane grigio, rivolgendosi ad un gatto dello stesso colore e a un topo marrone, che annuirono con la testa.
“Allora… cosa facciamo? Tregua o continuiamo?” chiese il cane.
Per tutta risposta, il gatto prese in mano una mazza da baseball e minacciò il topo, che cominciò a scappare a gambe levate, mentre il cane, scuotendo la testa, si metteva a correre dietro al gatto.
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“Sembra proprio che Pan avrà di che divertirsi…” disse Goku, rivolgendosi ad un ragazzo dai capelli viola.
“Credi abbia fatto bene ad andare con loro?” chiese lui preoccupato.
“Sarà un ottimo addestramento per lei. Non mi sorprenderebbe se al suo ritorno fosse diventata molto più forte di ora. Chissà, potrebbe anche superarmi!”
“Superarti? Suvvia, non scherzare Goku!”
“Non stavo scherzando. Sono proprio curioso di vedere come finirà questa storia!”
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“Quindi… Quel ragazzo di nome Sora va ancora in giro, eh?” chiese Jane, per poi girarsi verso Tarzan.
“Sembra che… questa cosa chiamata guerra porterà parecchi guai…” disse Tarzan.
“Le guerre portano solo guai… Credimi…”
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“Cavoli! Quel Sora ne ha fatta di strada! Guarda, sono pronto a scommettere lo stadio che lui è uno di quegli undici, mentre tra gli altri ci saranno di sicuro Hikari, Riku e Kairi!” disse Fil.
“Già… Quei quattro sono veri eroi…” commentò Hercules, sorridendo.
“E lo hanno ampiamente dimostrato durante il torneo. Loro sono gli unici a poter vincere questa guerra.”
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“Dai, non perdiamo tempo!” fece Hayner, alzandosi in piedi.
“Dove vuoi andare?” chiese Olette.
“In spiaggia, mi sembra ovvio! Non voglio pensare a questa storia, perciò l’unico modo è distrarsi!”
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“Capisco… Quindi dopotutto per me non è ancora giunto il momento di dire addio ai custodi!” esclamò Squall, portandosi sulla spalla il GunBlade.
“E questa volta l’intero Garden ti sosterrà nell’aiutarli, puoi starne certo!” fece Rinoa.
“Lo so… E qualcosa mi dice che quel momento arriverà presto…”
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Near osservava sugli schermi i vari telegiornali che commentavano in più lingue l’avvertimento di Aqua.
“Gevanni, contatta il presidente e digli di annunciare che quell’ologramma non era altro che un test per un nuovo metodo di comunicazione. Dobbiamo evitare che il mondo piombi nuovamente nel panico ora che Kira non c’è più…”
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“Wow, avete visto? Quella ragazza assomigliava all’eroe!” dissero delle ragazze, che avevano delle orecchie da cane e tanto di coda che scodinzolava.
“Sicuro di non saperne niente?” chiese una ragazza dai capelli verdi poco lontana, rivolgendosi ad un biondo, l’unico dei presenti ad essere un normale essere umano.
“Te l’ho già detto, non so niente di questa storia! Prima di arrivare qui non mi erano giunte voci dell’imminente fine del mondo!”
“Cavoli, ma proprio un eroe così idiota dovevamo scegliere?” fece la ragazza, scuotendo la testa.
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“Cecil…” chiamò una ragazza, rivolgendosi ad un ragazzo al suo fianco, dai capelli bianchi.
“Sì, lo so… è probabile che dovremmo combattere di nuovo… anche ora che siamo in periodo di pace…”
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“Ehm… che succede amico?” chiese un coniglio grigio, intento a mangiare una carota, rivolto ad un papero nero, che stava trascinando un carrello pieno di oggetti.
“È ovvio, no?” rispose lui. “Porto al sicuro tutto quanto! Non voglio certo che quell’esercito mi privi dei miei tesori da pochi cent che un giorno rivenderò a miliardi!”
“Se ne sei convinto…”
“Come fai a rimanere così calmo?!”
“Semplice: vivo sottoterra, chi vuoi venga a cercarmi laggiù?”
Per un momento il papero rimase in silenzio.
“Bugs, caro amico mio, non è che avresti una stanza libera?” domandò, mettendosi in ginocchio davanti al coniglio.
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“Corpo di mille balene! Questo sì che è un evento raro!” esclamò un marinaio, che aveva un occhio solo.
“Dici che dovremmo metterci al riparo?” chiese una donna vicino a lui.
“Certo che no Olivia! Io e i miei spinaci sistemeremo senza problemi chiunque oserà attaccarci!”
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“Dev’essere successo qualcosa di grave nel mondo reale…” fece Tron, guardando una registrazione del messaggio di Aqua. “Mi sfugge il senso completo, ma credo che possa avere in qualche modo a che fare con quella strana stanza che ho individuato qualche giorno fa… Forse dovrei farlo sapere agli altri…”
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“Umh… sì, direi che potrei trarne idee per il prossimo Halloween… E sono sicuro che verrà fuori una festa magnifica!” disse Jack, schioccando le dita.
“Jack, ne sei sicuro?” chiese Sally.
“Certamente! Vedrai, sarà una cosa fantastica!”
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“Umh… Chissà se così potrei rubare qualcosa d’interessante…” mormorò Lupin, facendo girare tra le dita la pistola.
“Dovresti giocare di meno con quell’arma, o rischi di farti male.” Disse Kaito, apparendo alla finestra.
“Di nuovo tu? Non credevo t’avrei rivisto tanto presto…”
“Che ci vuoi fare? Dove c’è aria di furto, io ci sono. E ora che nel mondo tutti cadranno nel panico, perché non approfittarne?”
“La stessa cosa che pensavo io.” rispose il primo ladro con un ghigno divertito.
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“Magia? Quindi possono usare poteri simili ai nostri?” chiese una ragazza dai capelli rossi.
“Non ne ho idea… non avevo mai sentito parlare di questi custodi… E la cosa mi preoccupa…” rispose un ragazzo dai capelli castani, che si trovava sospeso in aria a qualche metro d’altezza, avvolto da del vento.
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“Cavoli… Ci mancava solo questa…” fece Ichigo. “Non bastavano Aizen e tutto il resto, si dovevano mettere in mezzo anche loro…”
“Cosa vuoi fare?” chiese una ragazza dai capelli arancioni.
“Quello che ho sempre fatto: combatterò contro chiunque si metterà contro di me. Non mi va certo di fare fatica inutile per sconfiggere Aizen!”
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“Potrebbe essere una sfida interessante…” commentò un bambino dai capelli bianchi, sorridendo. “Potrei mettere alla prova le mia capacità, se quest’esercito dovesse rivelarsi veramente forte…”
“Concordo. Anch’io non vedo l’ora di nuove sfide!” disse un altro bambino, dai capelli verdi e neri.
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“Jake…” fece Neytiri. “Cosa intendi fare?”
“Non intendo attaccare senza motivo. Combatteremo solo se ci attaccheranno. Anche se mi auguro che ciò non avvenga…”
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“Umph… Spero solo che quest’esercito non mi disturbi mentre suono…” commentò un bambino, mentre era intendo a suonare un pianoforte, che si trovava in uno spiazzo dentro una foresta. “Altrimenti, rischierei di perdere la concentrazione…”
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“Il Keyblade è portatore di caos… Pare che stavolta, sia ben peggio…” commentò Re Tritone. “Sora… tu sei l’unico che può mettere fine a tutto questo… il nostro destino è nelle tue mani…”
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“Veramente interessante… Potrei trovare nuove ispirazioni per le mie invenzioni…” disse un bambino che indossava un camice bianco è un paio di occhiali spessi. “E chissà, magari potrei riuscire a levarmi di torno quella mia maledetta sorella…”
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“Magia? Quindi questi custodi sono come noi folletti?” chiese un piccolo esserino, che assomigliava ad un bambino.
“No, credo siano umani, come me.” Rispose una ragazza dai capelli biondi, sorridendo.
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“Ancora quei custodi?” fece arrabbiato Black Star. “Credevo fossero stati ridotti in mille pezzi dopo quell’esplosione!”
“Suvvia, calmati Black Star…” fece inutilmente Tsubaki.
“È inutile.” Disse Soul. “Non si calmerà prima di qualche ora… a meno che non arrivi un avversario forte…”
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“Quindi dovremmo affrontare un altro nemico?” chiese una ragazza dai capelli rosa, che portava sulla schiena una spada chiusa nel suo fodero.
“Fantastico… come se essere ricercati e odiati da tutto il mondo non fosse sufficiente…” commentò aspramente un ragazzo dai capelli argentati.
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“Luce e tenebre… Pare che quell’Aqua non fosse a conoscenza del fatto che possano essere anche alleate…” disse Koji, guardando suo fratello Koichi.
“Già.” Confermò Takuya. “E il fatto che voi due rappresentate la luce e le tenebre ne siete la prova. E vedrete che tutti insieme riusciremo a eliminare Lucemon!”
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“Cos’hai intenzione di fare, Justin?” chiese Tommy.
“Per il momento rimango ancora qui, quando sarà il momento, raggiungerò gli altri custodi. In fondo, sono pur sempre il Blue Ranger, no?”
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“Non c’è problema!” fece un ragazzino dai capelli castani raccolti in un berretto tenuto al contrario. “Nessun esercito ci fermerà, parola di Genki!”
“Giusto. In fondo, abbiamo già la nostra missione, no?” disse una ragazza, annuendo con la testa.
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“Aslan… Tu sai di cosa si tratta?” chiese una bambina, rivolgendosi ad un grosso leone, che camminava al suo fianco.
“Purtroppo sì, piccola Lucy, e non è niente di buono, credimi. Prevedo momenti difficili d’ora in poi…” rispose lui.
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“Che ne dici, Saphira?” chiese un ragazzo, parlando al drago blu che stava cavalcando, mentre entrambi si libravano in volo.
‘Quella ragazza dev’essere a conoscenza di qualcosa che a noi non è concesso sapere. Sono curiosa di sapere di cosa si tratta…’ rispose lei telepaticamente.
“Chissà se Brom ne era a conoscenza…” chiese il ragazzo, rivolto più a se stesso che alla sua compagna.
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“Quindi è una nuova sfida, eh?” disse un ragazzo dai capelli neri, con le punte viola e una grangia bionda.
“Sembra proprio di sì.” Rispose una voce dentro di lui. “Ma dubito fortemente si tratterà di una sfida a Duel Monsters…’
“Già, credo anch’io…” disse il ragazzo ridendo.
******
“Ehi Jack, cosa vuoi fare?” chiese Will, osservando il pirata mettere via la bussola.
“Per il momento… si va a prendere il rum. Senza rum, non si può ragionare a mente lucida! Comprendi?”
“Non proprio, ma lascerò perdere.”
******
“Pare proprio che non avessi nessuna speranza contro di loro… Se sono così famosi, devono essere fortissimi!” esclamò Gidan, facendo ruotare in arie le daghe.
“Mi chiedo cosa succederà d’ora in poi…”
******
Dark guardò gli altri custodi.
“Quindi, possiamo dire ufficialmente che la guerra è iniziata, vero?” chiese Rexenet.
“Già…” rispose Hikari.
“Quindi ora cosa succederà?” chiese Seya.
“Voi per il momento rimanete qui. Se sarà necessario, vedrete che riuscirete a salvarvi.” Disse Light.
“Noi invece cosa facciamo?” domandò Sora.
“Mi sembra ovvio. Andremo alla ricerca di Aqua. A questo punto, abbiamo bisogno anche del suo aiuto.” Rispose Dark.
“Ma Aqua si trova nel mondo delle tenebre. Come possiamo raggiungerla?”
“È quello che dovremo scoprire.” Disse il custode dell’equilibrio, aprendo il varco di fronte a loro.
Capitolo 54 *** Nuovo potere e dipartita. Tu... mi ami? ***
(mettendo davanti a se un manichino di se stesso, che viene subito trafitto da qualche migliaio di armi diverse) O-Ok, credo di aver fatto un leggero ritardo...
Perciò, per prima cosa, vi chiedo scusa per questo mese di sospensione della fiction, ma non è stato un capitolo facile da scrivere (anche se non difficile quanto il 55...)
Beh, anticipo ringraziando infinitivamente Fly89 per aver pazientemente rivisto il capitolo, stando alzata fino all'uno di notte XD.
Poi, immaginando che vi stiate facendo un test per verificare di non essere impazziti... No, il titolo del capitolo è proprio quello... E non chiedetemi cosa mi sono preso, sarà lo stress pre-esami XD
Perciò, dopo il crossover di 75 anime/manga/libri/film/etc che ho fatto nel precedente capitolo (sto ancora aspettando il premio per il record del mondo XD) vi lasciò ad un'altra mia follia... che potrebbe avere conseguenze permanenti sulla vostra psiche (perciò non accetto reclami di alcun tipo, chiaro? XD)
Ok, detto ciò... passiamo alle recensioni!
@ lettore 01: Umh... beh, questi e altri mondi che non sapevo inserire velocemente XD (no, forse non proprio tutti, ma quasi...). Eh, sì, Bugs Bunny, Popeye e tutti gli altri... preparatevi alla follia, altro che Kishin XD (cmq si, ho giocato a dissidia)
@ Inuyasha_Fede: Beh, la mia pazzia mi permette di inventarmi storia con qualunque personaggio (anche se solo per farlo a pezzi, come ho fatto con CofHeicoffdicoff XD). Cmq mi spiace deluderti, ma quelli sono solo una minima parte di anime/manga/etc XD. Sono solo quasi tutti quelli che conosco io. Per quanto riguarda la parte di Roxas & Co., i personaggi mi sono stati prestati da Ottoperotto, proveniente direttamente dalla sua ultima fan fiction.
@ Xanum: Beh, non mi aspettavo certo che qualcuno potesse conoscere ben 75 storie diverse (o meglio, che conosca proprio quelle che conosco io XD). Cmq non so... non credo di fare un capitolo per mondo, a me no che non mi vengano le idee giuste XD In compenso, potrebbero esserci anche altri anime/manga che non ho scritto... XD
@ WhiteDream: (lascia cadere a terra il gruppo di yaoiste, tutte con gli occhi a girandola e che mormorano "S-S-S-S...") Emh... temo che l'aver letto chi appare in questo capitolo le abbia messe fuori gioco... credo definitivamente... mentre gli assasini si sono tutti ritirati ad una vita da eremiti sull'Everest... Il titolo dell'anime dell'ultimo capitolo, come ti ho scritto per mp, è "Lisa e Seya (in originale "Saint Tail"). Per Dark... temo dovrai leggere il capitolo per la risposta, mentre ormai avrai già letto che ho fatto ben 75 crossover XD. Per quanto riguarda Yen Sid e KH3D... le mie possono essere solo ipotesi, non avendo accesso all'archivio della square XD. Ah, spero il mal di testa ti sia passato, perché altrimenti non vorrei averti sulla coscienza dopo questo capitolo... XD
@ masterof dark: Non preoccuparti, l'importante è che recensisci di nuovo XD. Cmq si, più o meno la struttura e quella... almeno, finora... Mentre per Black Rock Shooter... beh, grazie per il nobel XD
@ DarknessTime: Credo che la tua reazione sia stata condivisa da molti XD (guarda, io dopo 5 ore che cercavo di battere Xigbar per la prima volta, quando finalmente riesco a sconfiggerlo, arriva mio padre e mi stacca la corrente alla play... Devo dire che ho dovuto reprimere tutti i miei instinti per non lanciarli contro il letto XD). Cmq per il mondo distrutto... Ecco... ti lascio la sigla, non odiarmi per questo: http://www.youtube.com/watch?v=RI3qPvtYnv0
@ Poldovico: Chissà, magari in futuro questa storia farà collaborare i vari autori originali per fare la versione anime XD. Cmq non ho letto quella storia, perciò non so nemmeno di cosa parla... XD (cmq sono solo 6 serie di Digimon XD)
@ Ciccio85: Non preoccuparti, non c'è fretta, mi basta anche solo una recensione dove mi dici se ti è piaciuto o no il capitolo.
Ok... E ora, preparatevi alla follia pura, sperando che Toriyama mi perdoni XD
Capitolo 54: Nuovo potere e dipartita. Tu… mi ami?
Hikari si avvicinò alla porta di Dark, alzando il braccio per bussare.
Ma pochi secondi prima di farlo, si fermò.
“Perché non ti sfoghi mai? Ti farebbe bene, sai?”
“Non ne ho bisogno. Ho già versato troppe lacrime in passato, e il mio corpo ormai le rifiuta. Inoltre… quei sentimenti non mi appartengono più…”
Quelle parole riecheggiarono nella sua mente, mentre la mano tornava al suo posto.
“Hikari, che succede?” chiese Tsuna, passando lì vicino e notandola.
La custode saltò per lo spavento.
“N-Niente, non preoccuparti…” rispose lei, allontanandosi.
Tsuna la guardò, per poi sospirare e guardare la porta di Dark.
“Cavoli… certo che l’amore colpisce proprio le persone sbagliate…” commentò, per poi andarsene.
“Grazie Kairi, non li sopportavo più i capelli così lunghi!” esclamò Sora, passandosi le mani tra le ciocche castane, ritornate alla loro consueta misura e forma.
“Di niente Sora, anche a me faceva strano vederti così!” rise la rossa.
“Allora, novità?” chiese il castano avvicinandosi a Riku.
“Nessuna… Nessun mondo incontrato finora risultava essere in pericolo… Forse l’annuncio di Aqua ha sortito il suo effetto…”
“Non sperateci troppo.” Intervenne Dark, entrando in quel momento nella sala.
“Perché dici così?” domandò Marco.
“Se quel messaggio è stato ricevuto da tutto l’universo, come credi l’abbia preso la maggior parte della gente?”
“Beh… Non bene immagino…”
“Già. Purtroppo Aqua ha gettato nel panico l’intero universo, nella speranza di poterlo salvare…”
“Ma forse è meglio così.” Intervenne Rexenet. “Ora non dobbiamo più nasconderci. Ormai tutti sono a conoscenza di noi, sebbene non possano riconoscerci istantaneamente.”
“Ad ogni modo, non mi sarei mai aspettato un simile risvolto…” commentò Riku. “Credevo che questa guerra sarebbe passata inosservata ai più…”
“Questa guerra coinvolgerà l’universo intero.” Disse Hikari, entrando nella sala assieme agli altri custodi. “Nessun mondo può considerarsi al sicuro, proprio come ha detto Aqua. È meglio che lo sappiano fin d’ora e combattano per proteggerlo.”
“Non so… Ma di sicuro, ora saremo noi a pagare le conseguenze di questa scelta…” rispose l’albino, mentre l’allarme cominciava a suonare.
“Ci siamo.” Disse, facendo apparire sui monitor il mondo individuato.
“Bene. Vediamo di non perdere tempo.” Fece il custode dell’equilibrio, aprendo un varco.
Quando Dark e gli altri uscirono, si ritrovarono in mezzo ad una strada.
Prima che potessero realizzarlo, il suono di un clacson dietro di loro li costrinse a volare subito in alto, portando chi non era in grado di farlo.
“Cominciamo bene… tanti cari saluti ad una misera possibilità di anonimato…”fece Light, atterrando sul marciapiede assieme ai compagni, mentre i passanti cominciavano ad indicarli.
“E quelli chi sono?”
“Possibile che siano quei famosi custodi?”
“No, non può essere… Perché dovrebbero essere venuti qui da noi?”
“Perfetto…” sospirò Sora. “Quest’esperienza mi mancava…”
“Voi… Siete i famosi custodi?” chiese una ragazza, avvicinandosi assieme ad altre due.
“Ormai sarebbe inutile negarlo.” Rispose Dark, girandosi verso di loro.
Per qualche secondo nessuno parlò.
“Fantastico!” urlò infine una delle tre ragazze. “Dovete venire assolutamente con noi, vogliamo sapere tutto quanto!”
Questa reazione lasciò di stucco tutti i custodi.
“Ehm… Niente panico per via della nostra presenza?” domandò esterrefatto Marco.
“Scherzi? Potremo vantarci di aver parlato con i salvatori dell’universo! Chi se la lascia sfuggire un'occasione del genere?”
“Ah, ecco, mi pareva strano…” fece sottovoce Rexenet a Light.
“Cosa facciamo?” chiese Riku.
“Beh, forse in questo modo potremo scoprire cosa mette in pericolo questo mondo. Va bene, risponderemo alle vostre domande. Solo… non qui in mezzo alla strada.” Disse Hikari.
“D’accordo! Allora seguiteci!” dissero insieme le tre ragazze, per poi avviarsi, mentre le altre persone aprivano letteralmente il passaggio ai custodi.
“Ehi, se tutti i mondi dove andiamo ci accolgono così, a me va più che bene!” commentò Marco.
“Umh… Questa è la prima volta che vedo un fast food pieno zeppo di persone svuotarsi così di colpo…” fece Rexenet, non appena si fu seduto ad un tavolo assieme agli altri.
“Sembra che voi tre siate le uniche persone che non ci temono.” Osservò Kairi.
“Beh, diciamo che mettiamo da parte la paura. E se ci fosse stata una nostra amica, lei di sicuro non avrebbe fatto il benché minimo cenno. Purtroppo è nuovamente malata… Non l’abbiamo ancora vista da quando c’è stato il messaggio di quell’Aqua…”
“Ci confermate quindi che qui tutti l’hanno visto, vero?”
“Certo. La notizia sta ancora riempiendo tutte le testate giornalistiche della Terra.”
“A proposito… Dark, temo che quel nuvolone sia per noi.” Disse Light, indicando un polverone che si avvicinava velocemente.
“Ehm… Temo siano giornalisti…” fece Saiko.
Dark non rispose e si limitò a battere le mani, per poi appoggiarle a terra.
Istantaneamente, di fronte al ristorante si alzò una barriera di cemento, che li chiuse all’interno.
“Ecco fatto, così non verremo disturbati.” Disse come se niente fosse.
Le tre ragazze fissarono il nuovo muro con occhi spalancati.
“C-Come hai fatto…?”
“Semplice alchimia, niente di che.” Rispose il custode. “Allora, diteci: oltre ad Aqua, è successo qualcosa di strano in questo mondo?”
“B-Beh, oltre alla nostra amica che continua a prendersi tutte le malattie esistenti al mondo, direi di no…” esclamò una delle tre.
“Come sarebbe a dire tutte le malattie?” domandò Tsuna.
“Beh, ormai è da poco più di un anno che è così. Continua ad ammalarsi e ad assentarsi da scuola. Suo nonno non ci permette nemmeno di vederla… E dire che abita pure in un tempio.”
“Questo è strano.” Commentò Riku. “Non sono molto esperto, ma difficilmente una malattia dura così a lungo… e poi voi avete parlato di più malattie, giusto?”
“Già. Dopo qualche giorno ritorna a scuola sana come un pesce e preoccupata per lo studio che ha perso.”
“È fin troppo palese che non sta realmente male.” Disse Dark. “Sta solo nascondendo qualcosa.”
“Lo sapevo! C’entra quel suo fidanzato!” esclamò una delle tre.
“Parli di Inuyasha?” chiese una delle due rimanenti. “Non credo, ogni volta che lo vediamo è sempre preoccupato per Kagome, dubito fortemente che le faccia qualcosa…”
“Però devi ammettere che non è uno normale. Insomma, va bene odiare le scarpe, ma andare in giro per la città a piedi scalzi e portare la propria ragazza per tutto il tragitto sulle spalle è leggermente strano, no? Senza contare quello che sembra il fodero di una spada che ha sempre dietro. Poi avete notato le sue unghie? Non se le taglierà da almeno qualche anno…”
“Scusate se vi interrompo… ma potremmo evitare di cadere nel pettegolezzo, per piacere?” chiese Rexenet.
“Oh, sì, scusateci. È che ogni volta che ci pensiamo, rimaniamo sempre sorpresi dal fatto che la nostra amica si sia innamorata di un tipo del genere.”
“Potreste portarci da questa vostra amica?” domandò Dark, attirando su di sé lo sguardo degli altri custodi.
“Pensi che abbia a che fare in qualche modo col destino di questo mondo?” azzardò Pan.
“È probabile. Come ho detto, nasconde qualcosa.”
“Beh, lo faremo volentieri, ma tu hai chiuso l’unica uscita…”
“Mi basterà far sparire il muro. Ma non andremo a piedi.”
“Ci porterete via volando?”
“No, con un altro mezzo di trasporto, decisamente più veloce e comodo.” Rispose il custode, facendo aprire un varco accanto a loro.
“E questo cos’è?!” chiesero le tre ragazze assieme.
“Potete vederlo come una specie di teletrasporto. Vi basterà entrare e pensare a dove andare, e arriverete in quel luogo.”
“Aqua aveva proprio ragione. Voi custodi superate l’umana immaginazione!”
“E fortuna che non hanno visto il tuo potere, Marco.” Fece sottovoce Saiko all’animorph, ridendo.
“Spiritoso…” rispose lui, mentre entravano nel varco, guardando con la coda dell’occhio Dark che faceva sparire il muro, rivelando decine di giornalisti che fecero subito irruzione del fast food, ma senza riuscire a raggiungerli in tempo.
Il varco si riaprì di fronte ad un grosso albero, che era circondato da una piccola recinzione.
“Fantastico!” urlò una delle tre ragazze. “Siamo veramente arrivati subito al tempio di Kagome!”
Dark non prestò ascolto alle loro parole e si guardò attorno.
C’erano diversi edifici, tutti uniti tra di loro da un giardino, al centro del quale c’era un signore anziano, intento a pulire il terreno dalle foglie.
“Ehilà!” lo salutarono le tre ragazze.
“Salve!” rispose lui, girandosi. “Mi spiace, ma Kagome sta di nuovo male. Stavolta le è venuta la varicella.”
“Di nuovo? Ma è già la terza volta!”
“Si tratta di una forma particolare e rarissima. Purtroppo è anche altamente contagiosa. Mi spiace, ma non potete salutarla.”
“Ehi, vecchio!” fece Pan, interrompendolo. “Perché stai mentendo?”
Il signore smise di pulire.
“Come ha detto, scusi? E poi, lei chi sarebbe?”
“Siamo i famosi custodi.” Disse Light, raggiungendo Pan assieme agli altri.
“E io sono in grado di sentire le auree delle persone. E in nessuno di questi edifici c’è qualcuno. Quindi o è morta, o non c’è.”
“E-Ecco… In verità è in ospedale…” rispose lui, mentre una goccia di sudore scivolava lungo la testa.
“Davvero? Allora ci dica dove, che l’andiamo a trovare.”
“Vi ho detto che non può ricevere visite, è contagiosa.”
“Siamo immuni a qualsiasi virus o batterio. Non abbiamo paura.” Fece Rexenet.
“Basta così! Vi ho detto che sta male e che non può vedere nessuno! Ora andatevene!” disse il signore, cercando di mandarli via.
“È chiaro che la vostra amica non è in casa. E nemmeno in ospedale.” Osservò Dark, parlando alle tre ragazze.
“Ma non è che vi state intestardendo sulla questione?” chiese una delle tre.
“C’è un solo modo per verificarlo…” disse il custode, chiudendo gli occhi. “Scoprire la verità!” esclamò, riaprendoli e rivelando lo Sharingan.
“Vuoi… scavare nella sua memoria?” domandò sorpreso Sora.
“Solo quel che basta per vedere dove si trova sua nipote. Non gli farò del male.” Rispose lui, avvicinandosi al signore, fissandolo negli occhi e impedendogli così una probabile fuga.
Qualche secondo dopo, egli cade a terra, svenuto.
“Ehi, tutto bene?” chiesero le tre ragazze, soccorrendolo.
“Venite.” Fece Dark, avviandosi verso uno degli edifici laterali e aprendone la porta.
Era completamente vuoto, tranne che per una scala che portava di fronte ad un vecchio pozzo.
“E questo cosa significa?” chiese Pan. “Non sento nessuna aura nemmeno qui.”
“Da quel che ho visto, la famosa Kagome scompare in questo pozzo. Purtroppo non ho potuto scavare ulteriormente nella sua memoria, o avrei finito col danneggiarla.”
Detto ciò, il custode dell’equilibrio si avvicinò al pozzo, per poi evocare il Keyblade.
“Vediamo se nasconde qualcosa…” fece, puntando la punta dell’arma verso il fondo.
Immediatamente, una luce illuminò il pozzo intero, dall’interno del quale cominciò ad uscire una folata di vento, accompagnato da alcune foglie.
“Cosa?” disse Sora sorpreso.
“Dobbiamo buttarci qui dentro.” Rispose Dark, per poi saltare dentro il pozzo.
“Come sarebbe a dire?” domandò Tsuna, osservando i compagni imitarlo.
“Dobbiamo… davvero scendere là dentro?” disse infine sconsolato, per poi fare come gli altri.
“Quanto tempo pensi di stare via?” chiese un ragazzo dai capelli bianchi, con un paio di orecchie da cane e un kimono rosso, rivolgendosi ad una ragazza dai capelli neri che indossava un completo scolastico e che sulla schiena portava un arco assieme a delle frecce, mentre si avvicinavano ad un pozzo.
“Non lo so. Devo recuperare diverse materie, e in più voglio scoprire se anche nel mio tempo è stato ricevuto quello strano messaggio.”
“Capisco… quindi non più di tre giorni.”
“Ti ho appena detto che non ne ho idea!” rispose lei urlando, per poi interrompersi, distratta dal pozzo, che s’illuminò di colpo.
“Cosa sta succedendo?” chiese il ragazzo, tirando fuori da un fodero una spada piuttosto rovinata, che però cambiò subito aspetto, diventando più grande e spessa. “Perché il pozzo si è attivato prima che tu lo raggiungessi?”
“N-Non lo so… Ma sembra stia per arrivare qualcuno…” rispose la ragazza, impugnando l’arco e preparando una freccia.
Pochi secondi dopo, dal pozzo uscì Dark, seguito a ruota dagli altri custodi, ad esclusione di Saiko, Marco e Tsuna, che non sapendo volare, rimasero sul fondo.
“Cavoli… Dobbiamo proprio farci spiegare come fanno…” fece l’animorph, per poi cominciare a scalare i rampicanti che c’erano sulle pareti del pozzo, insieme agli altri due.
Il resto del gruppo nel frattempo atterrò di fronte ai due abitanti di quel mondo, che non posarono le armi, anzi, si prepararono a colpire.
“Lascia perdere, Kagome! Due di loro hanno un odore simile a Naraku, devono essere delle sue emanazioni!” urlò l’altro, partendo all’attacco brandendo la spada. “Siete finiti!”
Ma Dark, senza neppure evocare il Keyblade, si mise di fronte a lui e fermò la lama con la mano, arretrando di qualche centimetro.
“Non male… Hai una forza notevole e la tua spada è piuttosto affilata. Sono pochi coloro che riescono a tagliarmi…” disse, mentre dal palmo della mano scendeva del sangue.
“Cosa?” fece l’uomo cane, saltando all’indietro. “Ha fermato Tessaiga a mani nude, facendosi solo un taglietto?!”
“Inuyasha, lascia fare a me!” urlò Kagome, scoccando la freccia, verso Rexenet, che la fermò con due dita.
Tuttavia, dovette immediatamente lasciarla cadere a terra, coprendosi le dita con l’altra mano.
“Cavoli, è bollente!” fece, osservando la scottatura che era apparsa sulla sua pelle.
“Impossibile… Ha fermato la mia freccia sacra con due dita…”
“Freccia sacra?” chiese Rexenet. “Ah, ora capisco tutto. Dev’essere piena di luce… E per un essere di tenebre come me, può essere nociva…”
“Inuyasha! Kagome!” urlò una voce sopra di loro, anticipando l’arrivo di un grosso gatto bianco volante, che somigliava ad una volpe con tre code.
Sulla sua schiena si trovava una ragazza in armatura accompagnata da un uomo vestito da monaco, sulle cui spalle c’era un bambino con una coda da volpe.
I tre saltarono giù, atterrando a fianco dei due.
“E questi chi sono?” chiese il monaco, cominciandosi a togliere una specie di collana che aveva attorno ad un pezzo di stoffa sul palmo della mano destra.
“Non ne abbiamo idea… sono sbucati fuori dal pozzo Mangiaossa, e sono incredibilmente forti… Hanno fermato sia Tessaiga che una freccia sacra, rimanendo solo leggermente feriti.”
“Allora proviamo con questo!” fece il monaco, puntando verso i custodi il palmo della mano destra e togliendo la collana, facendo così cadere la stoffa.
Immediatamente, si creò un forte vortice, che cominciò a risucchiare verso di sé tutto quanto, con un'incredibile forza.
“Che razza di tecnica è?!” urlò Pan, cercando di resistere alla furia del vento.
Dark non si scompose e creò una sfera nera, che lanciò verso il monaco, ma prima che essa potesse raggiungerlo, venne risucchiata dallo strano vortice che aveva sul palmo della mano.
“È inutile! Il mio vortice risucchia tutto senza distinzioni e-”
Il monaco, però, fu fermato da una fitta proveniente dal suo corpo, che lo costrinse a cadere sulle ginocchia e a chiudere la mano, annullando così il vortice.
“Argh! C-Cosa mi hai fatto?” chiese con rabbia, rivolgendosi al custode.
“Non preoccuparti, non dovrebbe succederti niente di grave. Ti ho dovuto fermare, visto che ci avete attaccato senza motivo.”
“Già! Si può sapere cosa vi passava per la testa? Attaccate chiunque vi si presenti davanti?” chiese Kairi.
“Beh, voi non siete chiunque. Che razza di demoni siete?” chiese Inuyasha.
I custodi si guardarono tra di loro.
“Demoni?” chiese Marco, uscendo finalmente dal pozzo assieme agli altri. “Non sappiamo di cosa tu stia parlando…”
A vederlo, gli occhi di Inuyasha si ridussero a due fessure.
“E allora perché tu hai addosso l’odore di non so quanti animali? Anzi, sembra che sia tu stesso ad emanare quegli odori!”
“Aspetta un momento, cosa stai dicendo?” chiese l’animorph, non capendo il senso della frase.
“Il mio olfatto è molto sviluppato e nessuno di voi è un comune umano! Senza considerare quelli che hanno fermato la freccia di Kagome e Tessaiga, che sembrano veri e propri demoni!”
“Ok, questa nomea credo di meritarmela…” fece Rexenet. “Certo, non mi aspettavo di finire in un mondo dove qualcuno scoprisse così facilmente la mia oscurità…”
“Mondo?” ripeté Kagome, mentre nella sua mente tornava il discorso di Aqua. “Voi siete dei custodi?”
A sentire quella parola, i suoi amici si girarono verso di lei.
“Cosa stai dicendo, Kagome?” chiese Inuyasha. “Non possono essere custodi, non hanno nemmeno quel coso, come si chiamava…”
“Ti riferisci per caso…” fece Dark, evocando la sua arma. “…al Keyblade?”
Subito dopo, anche gli altri custodi lo imitarono.
A quel punto, l'uomo che aveva scatenato il vortice cominciò a contarli. “Undici… Proprio come diceva Aqua…” disse, rialzandosi con l’aiuto della ragazza in armatura. “Quindi voi dovete essere i custodi che stanno viaggiando per l’universo…”
“Temo che quel numero includa anche altri custodi, che in questo momento non sono con noi.” Esclamò Sora, sorridendo. “Il nostro numero aumenta di giorno in giorno. Come ha detto Aqua, ogni mondo sta scegliendo i propri custodi.”
“E cosa vi porta su questo?” chiese Inuyasha, alzandosi e preparando nuovamente la spada per attaccare.
“A cuccia!” urlò Kagome, per poi sentire il tonfò di Inuyasha che cadeva a terra di colpo, come se fosse stato tirato giù a forza.
“Si può sapere cosa ti prende?!” urlò, rialzandosi a fatica.
“Cosa mi prende? Cosa prende a TE piuttosto! Prima abbiamo sbagliato, ma ora direi che come minimo dobbiamo ascoltarli, no?”
“Umph.” Rispose l’altro, mettendosi poi seduto per terra, voltando il capo dalla parte opposta.
“Scusateci ancora.” Disse il monaco, avvicinandosi a Hikari e Kairi e inchinando la testa.
“Di nient-” Ma Hikari fu interrotta dal rumore del Keyblade di Sora, che era andato a sbattere sulla testa del monaco, il quale aveva la mano sinistra tesa in avanti, verso la parte bassa del fianco destro della custode.
“E tu cosa credevi di fare?” chiese indignato.
“Uh?” fece Kairi, non capendo cosa fosse successo.
“Perdonatelo.” Disse la ragazza in armatura, prendendo per un orecchio il monaco e trascinandolo via. “È un pessimo vizio di Miroku.”
“Ma di cosa state-”
“Non preoccuparti, Kairi. Non è nulla che tu debba sapere.”
“Insomma Sango, che modi! Sono pur sempre un monaco!” fece Miroku.
“Sì, un monaco pervertito!” replicò lei.
“Allora…” intervenne Kagome, troncando il discorso dei compagni. “...potreste spiegarci con chiarezza cosa sta succedendo? Fino a poco fa credevamo che l’unico altro mondo esistente fosse l’aldilà, mentre ora sembra che ce ne siamo molti di più. È vero?” chiese la mora.
“Come potete vedere voi stessi, non siamo di questo mondo.” Rispose Dark. “Io, Light e Rexenet proveniamo dallo stesso luogo; Sora e Riku da un altro; mentre i rimanenti ognuno da un mondo diverso. Hikari e Kairi invece provengono dallo stesso mondo, ma hanno vissuto su due mondi diversi: Kairi in quello di Sora e Riku, e Hikari nel nostro.”
Inuyasha però prestava poco ascolto, poiché sembrava più interessato ad osservare Marco.
“Ehm… Si può sapere che c’è?” chiese lui, notando l'insistenza del suo sguardo.
“Non riesco proprio a capire. Emani l’odore di diversi animali, come se tu stesso fossi tutti loro.” Rispose l’altro.
“Ah… Beh, diciamo che il motivo è semplice… anche se preferisco non dirlo così facilmente. Almeno, non ora che siamo conosciuti ovunque.”
“Parla o ti farò a pezzi!” esclamò Inuyasha, puntandogli contro la spada.
“Inuyasha, smettila!” urlò Kagome.
“Vorresti sfidarmi pur di conoscere il mio segreto?” fece Marco. “E va bene, ti accontenterò… Ma prima, che ne dici di stringerci la mano? Ah, per curiosità, tu cosa saresti per l’esattezza?”
Il ragazzo lo guardò stranito, per poi porgergli la mano destra.
“Un mezzo demone.” Disse.
“Davvero? Devo dire che mi mancava nella mia collezione…” commentò l’animorph, stringendogli la mano.
Immediatamente il ragazzo cane cadde a terra, con gli occhi spenti.
“Inuyasha!” urlarono i suoi amici, tirando nuovamente fuori le loro armi.
“Non preoccupatevi, non gli ho fatto nulla.” Fece Marco, lasciando andare la mano dell'altro.
Come se niente fosse, il mezzo demone si risvegliò da quell'improvviso stato di trance.
“C-Cos’è successo?” chiese.
“Diciamo che ho intenzione di combattere ad armi pari… Fortunatamente, come corporatura siamo simili.” Rispose il custode, allontanandosi di qualche passo.
“Cosa intendi dire?” chiese Kagome.
“È il suo potere.” Disse Dark. “Non notate niente di strano in lui?”
“Cosa dovremmo not-” Miroku però s'interruppe, vedendo i capelli di Marco cominciare a crescere, fino a raggiungere la stessa lunghezza di quelli di Inuyasha.
“Cosa?!” fece lui, brandendo meglio la spada.
“Incredibile… Certo che sei piuttosto forte…” disse l’animorph, mentre i capelli cambiavano colore, diventando bianchi. In contemporanea anche le unghie delle sue mani cominciarono ad allungarsi, come anche i denti.
In breve tempo, di fronte a loro c’era un altro Inuyasha, con l’unica differenza dall’originale che indossava i vestiti di Marco.
“Credo di star male… Sto vedendo due Inuyasha!” fece il bambino volpe.
“Non sei l’unico Shippo… e la cosa non so perché, non credo sarà positiva…” commentò Sango.
“Interessante…” disse il mezzo demone, sorridendo. “Quindi il tuo potere consiste nel trasformarti in chi tocchi…”
“Più precisamente, dopo aver toccato un qualsiasi essere vivente, posso trasformarmi in esso ogni volta che voglio, anche se con un piccolo limite, che ovviamente non ti dirò.”
“Allora non mi resta che scoprirlo!”
Ma prima che potessero partire all’attacco, una nuvola nera apparve sopra di loro.
“Mai visto un temporale scatenarsi così velocemente…” fece Sora, scrutando il cielo.
“No… Quella nuvola non è di un temporale…” rispose Sango, prendendo il grosso boomerang che aveva sulla schiena, mentre Kagome preparava l’arco e Miroku cominciava a togliere la collana dalla mano.
“Deduco che voi sappiate cosa significhi quella nube, vero?” chiese Dark.
“Beh, considerando che solitamente quando questa nube appare, arriva sempre lui… Non è nulla di buono, credetemi!”
“E hanno ragione a crederlo.” affermò una voce, mentre di fronte a loro si apriva un varco oscuro, dal quale uscì David.
“Ehilà! E da un po’ che non ci si vede, vero?”
A sentire quella voce, Marco si girò subito verso di lui.
“DAVID!!!” urlò, correndogli contro, evocando il Keyblade, che venne parato da quello dell’avversario.
“Uh, vedo che anche tu stai collezionando nuove metamorfosi, eh?”
“Taci! Devo ancora fartela pagare per ciò che è successo agli altri!”
“Tsk. Pare che tu non abbia preso solo l’aspetto, ma anche il carattere di Inuyasha…” disse una voce proveniente dalla nuvola.
Un uomo dai capelli neri, con addosso una strana armatura, apparve di fronte a loro, rimanendo circondato dalla nube.
“Naraku!” urlò Inuyasha. “Ora pagherai per ciò che hai fatto a Kikyo!”
Detto ciò, comincio a correre verso di lui, per poi saltare e prepararsi a colpirlo con Tessaiga.
Ma prima che potesse raggiungerlo, sopra Naraku si aprì un varco oscuro, dal quale uscì uno Shadow, che venne colpito al suo posto, dissolvendosi.
“Cosa?” fece il mezzo demone, saltando all’indietro. “E quello cos’era? Un'altra delle tue emanazioni?”
“Sbagliato.” Rispose Dark, mettendosi in mezzo ai due. “Quello era un Heartless, un componente di quell’esercito di cui parlava Aqua. Uno dei membri più deboli, ad ogni modo.”
“Immagino tu sia il famoso Dark.” Fece Naraku. “David mi ha parlato di te. Se ho ben capito, devo ringraziare te se ora l’universo è nel caos più totale, giusto?”
“Io non parlerei al tuo posto. È vero, la colpa è mia, ma ciò non significa che non farò niente per impedire che ciò avvenga!” rispose il custode, evocando il Keyblade.
“Cosa? Come sarebbe a dire che è grazie a lui se l’universo è nel caos?” chiese Kagome agli altri custodi.
“Dark, io e Light avevamo ideato un piano per poter sconfiggere definitivamente Xehanort…” cominciò a spiegare Rexenet. “Sfortunatamente, proprio nella parte finale, Xehanort si è rivelato più furbo di quanto credessimo, e si è impadronito dell’arma che avrebbe dovuto eliminarlo, ed è stata con quella che ha dato il via alla guerra… Per questo è colpa nostra…”
“La colpa è anche mia. Ero l’unico a poter evocare quell’arma, anche se non volontariamente. Ma non sono stato in grado di evitare che la prendesse…” aggiunse Sora.
“Tsk. E dire che Master Xehanort vi è così grato per questo.” Fece David. “Anche se non ha preso bene il messaggio di Aqua. Per questo, abbiamo deciso di accelerare tutto il nostro piano. Faremo cadere nelle tenebre tutti i mondi, in modo tale che la guerra volga a nostro favore!”
“E tu credi che te lo permetteremo?” chiese Marco, cominciando a riprendere il suo aspetto originale. “Ti fermeremo, qui e ora!”
“Non se io ve lo impedirò.” Disse Naraku, avvolgendo tutti con la nube. “Vi imprigionerò in un’illusione, in modo tale che non possiate combattere insieme! Affronterete i vostri incubi peggiori, e farò sì che siano ancora più terribili degli originali!”
Dark si coprì gli occhi, cercando di rimanere cosciente.
Ma in pochi secondi, la sua vista si oscurò completamente, assieme alla sua mente.
“Ugh…” fece Sora, rialzandosi.
“Sora, tutto bene?” chiesero insieme Kairi e Riku.
“S-Sì… Ma cos’è successo?”
“Non ne abbiamo idea…” disse Pan, raggiungendoli con Marco e Saiko. “Ma gli altri sembrano spariti nel nulla… senza considerare che non è possibile uscire da questa nebbia… Ho provato anche con l’onda energetica, ma niente…”
“Naraku vi ha separati su mia richiesta.” Fece la voce di David, poco prima che egli apparisse di fronte a loro.
“Naraku si occuperà personalmente di Dark e Hikari, mentre gli altri in questo momento stanno dormendo profondamente, circondati da una nube di veleno.”
“Cosa?” chiese Sora.
“Avete capito bene. E direi che gli rimane circa un’ora, o poco più… Tempo sufficiente per me di eliminarvi… definitivamente!” urlò l’ultima parola, creando attorno a lui centinai di sfere di fuoco, che partirono contro i custodi, colpendoli in pieno.
“Grrr…” fece Riku, per poi volare contro l’avversario, assieme a Sora, impugnando il Keyblade.
“È inutile!” replicò David, allontanandoli con due sfere di ghiaccio e facendoli precipitare a terra.
“Non cantare vittoria troppo presto!” gridò Marco, per poi puntarli contro il Keyblade, dal quale uscì un gorilla, che caricò il custode delle tenebre.
“Speri davvero che lo stesso trucco funzioni due volte?”
Detto ciò, il custode tagliò a metà il gorilla, che scomparve nel nulla.
“Maledizione…”
“Tutti insieme!” ordinò Sora, rialzandosi. “Dobbiamo attaccarlo tutti insieme!”
“Okay!” risposero gli altri, per poi correre tutti contro l’avversario, che si limitò a sorridere.
“Poveri stolti.” Disse, per poi creare attorno a lui una barriera, che rispedì indietro tutti i Keyblader.
“Cavoli… è diventato ancora più forte dall’ultima volta…” commentò Marco, rialzandosi a fatica con l’aiuto del Keyblade.
“Se solo ci fossero Trunks e zio Goten… Con la fusione avrebbero risolto tutto quanto…”
A sentire quella parola, il volto di Saiko s’illuminò.
“Hai detto fusione?” chiese a Pan.
“Sì, perché?”
“La fusione non ci tornerebbe utile. In più, la posso effettuare solo in presenza di Pippo o di Paperino.” Fece Sora.
“No, non si tratta di quella fusione!” replicò Saiko eccitato. “È una fusione migliore, in grado di unire mente e corpo!”
“Di cosa stai parlando?” chiese Kairi.
“È una tecnica che mio nonno ha appresso mentre era nell’aldilà.” Rispose Pan. “Permette a due persone di rimanere per mezzora fuse, come se fossero la stessa cosa. Ma è una tecnica difficile… e io non l’ho mai vista in pratica…”
“Kairi!” la chiamò Marco.
“Che c’è?”
“Credo di aver capito dove voglia arrivare Saiko. Vuoi far fondere due di noi, vero?”
“Sì… ma mi serve almeno un'altra persona oltre a me in grado di sapere come funziona.”
“Sei fortunato: anch’io sono un fan di Dragon Ball. Posso darti una mano a spiegare come funziona, ma non t’aspettare che la effettui. Kairi, pensi di riuscire a distrarre David per qualche minuto?”
“Certo!” rispose la custode.
“Ci pensiamo noi a distrarlo, voi pensate a questa tecnica!” la interruppe Riku.
“Mi spiace Riku, ma tu ci servi, come Sora.” Disse Saiko. “Perché sarete proprio voi due ad effettuare la fusione!”
Per qualche secondo nessuno parlò.
“COSA?!?!” urlarono i due custodi in contemporanea.
“Siete forse impazziti?!” disse Riku.
“No, è che voi due siete gli unici simili tra di loro. La vostra corporatura è simile, come anche la vostra forza…” disse Marco, mentre Kairi, guardandoli come due pazzi, prendeva il suo posto e andava contro David.
“Ora, ascoltateci bene: vi mostreremo cosa dovete fare per effettuare la fusione. Non dovete sbagliare, o il risultato sarà disastroso.”
“Ah, perfetto. Qualche altra cosa poco rassicurante?” chiese ironico Sora.
“Non preoccuparti, al massimo verrebbe fuori una creatura infinitamente più debole degli originali. “Ma se invece andrà tutto bene, il risultato sarebbe qualcosa che va oltre ogni immaginazione. La vostra forza e le vostre capacità aumenterebbero a dismisura.”
“Okay, okay, basta che ci sbrighiamo.” Lo interruppe Riku.
“Ok, allora guardate attentamente.” Disse Marco, affiancandosi a Saiko. “Dovete allontanarvi di sei passi, così.” iniziò, compiendo tre passi lateralmente, imitato dal compagno. “Poi dovete tenere le braccia distese in modo che non siano puntate verso l’altro, con i palmi aperti e orientati in avanti.”
“A questo punto dovete dire FU, e in contemporanea dovete spostarvi di lato verso l’altro di tre passi, spostando le braccia al di sopra della testa in modo tale che finiscano per essere orientate contro le altre.” Spiegò Saiko, facendo vedere come funzionava, lasciando con gli occhi spalancati Sora e Riku.
“Dopodiché dovete dire SIO, spostando le braccia dall'altra parte del corpo, girandole in modo che il palmo sia orientato verso il basso e chiudendo i pugni. Contemporaneamente, muovete la gamba più esterna in modo tale che sia ad angolo retto, cosicché il piede alzato sia a livello del ginocchio.”
“Infine, dovete gridare NE!! e inclinare il torace in modo che sia rivolto verso il compagno. Portate in alto le braccia al di sopra della testa, in modo che le punte degli indici si tocchino. Se farete tutto giusto, eseguendo tutti i movimenti in maniera perfettamente simmetrica, la fusione sarà riuscita!”
“E noi dovremmo eseguire quella specie di balletto?!?!” urlò Sora, mentre l'argenteo si sbatteva la mano in faccia.
“Esatto. È l’unico modo. L’altro, che al momento non è possibile, sarebbe quello di usare un paio di orecchini speciali, che però rendono permanente la fusione.”
Sora e Riku deglutirono, per poi girarsi uno verso l’altro con un sospiro rassegnato.
“Badate bene che se non funziona, David non avrà il privilegio di eliminarvi perché ci penserò io a farlo!” ammonì Riku, affiancandosi a Sora e allontanandosi di tre passi, come fece anche il suo amico.
“FU…” dissero, cominciando ad avvicinarsi.
“SIO…”
“NE!” urlarono infine, portando a termine la danza.
Non appena i loro indici si toccarono, furono avvolti da una luce talmente intensa che costrinse i presenti a coprirsi gli occhi per non restarne accecati.
“Cosa sta succedendo?” chiese David, respingendo un attacco di Kairi.
“Pare… che ci siano riusciti…” disse lei, guardando l'avversario con un sorriso. “Sembra che Pan avesse ragione. Temo proprio che per te sia finita!”
“Pan? Cosa inten-” Ma il custode delle tenebre s'interruppe, capendo cos’era appena successo.
“No… no! Voi state bluffando!” urlò. “La fusione non può funzionare anche fuori dal suo mondo!”
“Sembra che con lo sconvolgimento dell’equilibrio, questa regola non sia più valida.”
Quando la luce scomparve, di fronte ai tre custodi c’era un nuovo ragazzo.
I vestiti erano gli stessi di Sora, ma in mano aveva sia la Catena Regale che la Via per l’Alba.
I lineamenti del viso erano pressoché identici a quelli di Riku, solo gli occhi erano diversi, perché erano azzurri come quelli di Sora, ma fermi e determinati come quelli dell’albino.
Infine i suoi capelli, che al centro erano argentati come quelli di Riku, mentre ai lati le ciocche erano castane.
“I-Incredibile… Ci sono riusciti al primo tentativo!” fece Saiko, ammirando sorpreso il nuovo custode.
“Quindi è così che funziona la fusione…” esclamò Pan. “Come ti senti, ehm… come dobbiamo chiamarti?”
“Soku.” Rispose lui, usando sia la voce di entrambi i keybladers. “Il mio nome è Soku.”
“Beh, direi che rispetta le regole della fusione…” disse Marco, poco prima che i suoi capelli si appiattissero all’indietro, come conseguenza dello spostamento del custode, che apparve immediatamente di fronte a David.
“Mettiti al sicuro, Kairi.” Disse, per poi puntare la Catena Regale contro l’avversario. “A lui ora ci penso io.”
Per qualche secondo la ragazza rimase ferma ad ammirare il risultato della fusione, per poi annuire e raggiungere gli altri.
“Ultime preghiere?” chiese Soku.
“Non credere… di potermi battere così facilmente!” rispose l’altro, cercando di colpirlo con il Keyblade, che il custode evitò facilmente, compiendo un piccolo balzo all'indietro.
“Tutto qui?”
“Maledetto!” urlò David, lanciandogli contro una sfera di fuoco, che colpì anche lui per la vicinanza, seppure con pochi danni.
Il custode delle tenebre ansimò, sperando di essere riuscito almeno a ferirlo.
Ma la risposta non si fece attendere a lungo.
Dalla nube creatasi in seguito all’esplosione uscì un raggio bianco, che si legò attorno a David, stritolandolo come le spire di un serpente.
“ARGH!!!”
L’urlò di dolore di David risuonò per tutta l’area circostante.
“Fantastico… Lo ha già messo alle strette…” disse Marco.
“R-Ridicolo… Se non fosse stato per quella mocciosa… Non vi sarebbe nemmeno lontanamente venuta in mente una cosa del genere…” fece David, cercando di liberarsi. “Ma… non ho… nessuna intenzione… di morire qui!” urlò mentre i suoi occhi diventavano completamente neri.
La fune di luce si spezzò, mentre attorno a David l’oscurità diventava sempre più fitta.
“Non vi permetterò di intralciare i miei piani! Conquisterò il nuovo universo, e lo piegherò ai miei voleri!”
“Provaci.” Disse Soku, preparando i due Keyblade per colpirlo.
La nube fu assorbita dal corpo del custode, che poi schizzò a tutta velocità contro Pan, pronto ad affondare il Keyblade.
“È tutta colpa tua!!!” gridò con voce colma d'ira e follia.
Ma prima che riuscisse a raggiungerla, il braccio che teneva il Keyblade si staccò di netto dal suo corpo, cadendo a terra, mentre David portava il moncone sanguinante al petto e si guardava attorno come una bestia braccata dal cacciatore.
Soku l’aveva raggiunto e superato, tagliandogli l’arto prima che potesse anche solo accorgersene.
“M-Maledetto…” disse lui.
“Addio.” Disse il custode, per poi affondare entrambi i Keyblade nel suo petto e, infine, tagliarlo a metà.
“Impossibile… Io… non posso… morire… così…”
David cominciò a scomparire nella sua stessa oscurità.
“Tornerò! State tranquilli… che tornerò… e la mia… vendetta… vi farà cadere… nella più totale… disperazione…” concluse, sparendo definitivamente.
Marco osservò la dipartita del suo nemico con gli occhi sbarrati.
“Amici…” disse infine, mentre alcune lacrime cominciavano a scendere dal suo volto. “Siete… stati vendicati…”
Soku atterrò davanti a lui.
“Mi dispiace. So che avresti voluto dargli tu il colpo di grazia, ma non potevo farmi sfuggire quest'occasione.”
“No… Hai fatto bene… Probabilmente io non avrei avuto il coraggio di dargli il colpo di grazia…” rispose l’animorph, lasciandosi cadere a terra.
“Quando durerà ancora la fusione?” chiese Kairi.
“Direi poco più di venti minuti.” Fece Saiko. “Non mi aspettavo che potessero diventare così forti una volta uniti… Con un potere del genere, non mi meraviglierei se riusciste a tenere testa a Dark stesso…”
“Sperando che nemmeno Dark ricorra a tale tecnica… altrimenti ho paura di conoscere le conseguenze!”
“Beh, come ho detto, bisogna essere simili in tutti gli aspetti per poter fare la fusione. Dark non ha nessuno al suo stesso livello di potenza, ad esclusione di Hikari, con la quale però la fusione è impossibile, essendo fisicamente troppo diversi.”
“A proposito… Dite che se la stanno cavando bene?” chiese Pan. “Io non riesco a sentire le auree di nessun altro oltre a noi…”
“Finché non riusciamo a lasciare questa specie di dimensione alternativa, significa che quel Naraku è ancora vivo. Nel momento stesso in cui verrà sconfitto da Dark e Hikari, saremo liberi.”
Hikari camminava in quell’oscurità completa, senza riuscire a trovare una via d’uscita.
“Dove… sono finita?” si chiese, fermandosi.
“Nel tuo incubo peggiore.” Rispose la voce di Naraku, che risuonò nell’aria come il rimbombo di un tuono.
“Cosa vuoi da me?”
“Niente in particolare. Diciamo solo che la tua eliminazione mi tornerà utile. E poi, detesto chi cerca qualcuno con qui vivere per sempre.”
“Cosa?”
“Non sei un mistero per me. Sono in grado di capire qualcuno che cerca un amore non corrisposto. Dark proprio non si è accorto di te, vero?”
“Sta’ zitto!” urlò la custode, evocando il Keyblade.
“Sembra proprio che io abbia toccato il tasto sbagliato, eh?” rise Naraku, apparendo di fronte a Hikari, che lo tagliò subito a metà.
“È inutile.” Disse lui, rigenerandosi. “Puoi anche farmi a pezzi, ma non morirò.”
“Maledizione…”
“Però proprio non capisco cosa ci trovi in un tipo come lui. Freddo, insensibile…”
“Dalle mie parti, si diceva che sono proprio i tipi così ad attirare di più le donne…” replicò Hikari, facendo un sorrisetto. “Ma questa non è una questione di tuo interesse.”
“Davvero? Che strano… Secondo me, invece, mi riguarda eccome... Io potrei mostrarti la verità. Che ne dici di unirti a me? Potrei farti diventare più forte…”
“Spiacente, ma non ne ho bisogno. Sono sufficientemente forte per eliminarti, senza considerare che alla peggio, Dark ti sistemerà personalmente!”
“Dark, eh? Mi dispiace doverti dare questa notizia… ma Dark è prossimo alla morte.”
Hikari spalancò gli occhi.
“Cos’hai detto?”
“Se vuoi saperne di più, prosegui per questa strada…” disse il demone con voce melliflua, scomparendo nella nebbia, mentre davanti alla custode appariva una nuova strada.
“Dark… È una trappola o è la verità?” si chiese, per poi cominciare a correre lungo la strada.
Diversi minuti dopo raggiunse uno spazio più grande, simile ad una piazza, ma sempre avvolta dalle tenebre.
Al centro si trovava Dark, a terra e ricoperto di un liquido viola, da cui usciva del fumo.
“Dark!” urlò Hikari, correndogli incontro e creando un colpo di vento, che spazzò via il veleno.
“Curaga!” disse, avvolgendo Dark con la magia curativa.
Pochi secondi dopo, il custode riaprì gli occhi, sbattendoli più volte.
“C-Cos’è successo?” chiese, mettendosi seduto.
“Non ne sono sicura… probabilmente ci troviamo in una specie di illusione creata da quel Naraku…”
“Vero, ora ricordo… mi ha colto alle spalle, coprendomi con quello strano veleno, che mi ha subito fatto perdere i sensi…”
“Dici che gli altri saranno qui da qualche parte?”
“Non lo so…” disse lui, alzandosi. “Ma direi che non ci resta che cercarli…”
“Sicuro di farcela?”
“Tranquilla, sono abituato a ben peggio. Andiamo.”
Hikari seguì Dark in silenzio, assicurandosi che si fosse realmente rimesso.
Andarono avanti per qualche ora, senza che nessuno dicesse niente o che trovassero qualcun altro dei loro compagni.
“Allora, come mai così silenziosa?” chiese Dark all’improvviso. “Di recente mi era parso che fossi piuttosto curiosa su ciò che sto passando…”
Hikari lo guardò sorpresa.
“Beh… Ho capito che è inutile… Il dolore che porti dentro di te è troppo grande perché tu possa rivelarlo ad altri… E non ho intenzione di finire col venire scambiata con una che non sa quando arrendersi…”
“Capisco… Quindi preferisci arrenderti…”
“Non era ciò che volevi?”
“Sì…”
I due continuarono a camminare.
“Però… forse di recente sono stato un po’ troppo duro…” riprese Dark.
“Sbaglio, o Dark, l’essere freddo per eccellenza, sta chiedendo scusa?” chiese ironica l’altra.
A sentir ciò, Dark si fermò.
“Che succede?” gli chiese stupita.
“Io… non ce la faccio più…” rispose Dark, mentre dal suo volto cadevano alcune gocce d’acqua salata.
Hikari lo guardò sorpresa e incredula.
“Sono stufo di dover mostrare questa stupida maschera!” urlò il custode, cadendo sulle ginocchia, e portandosi le mani alla testa.
“Dark, che ti prende?” domandò preoccupata la custode, portando una mano sulla spalla dell'altro.
“BASTA; ESCI DALLA MIA TESTA!!!!” urlò ancora più forte Dark, facendola indietreggiare di un passo. “Non voglio più sentirti, vattene!”
A quel punto, Hikari fece la prima cosa che le venne in mente.
Si mise davanti a Dark e lo abbracciò.
Il custode sembrò calmarsi.
“Hikari…” disse sorpreso.
“Non so cosa ti sia preso, ma sappi che se devi sfogarti, io sono qui.” rispose la custode.
“Hikari… Sei più stupida di quanto pensassi!” continuò Dark, sorridendo ed evocando il Keyblade.
Ma prima che potesse colpire Hikari, venne trapassato al petto da un Keyblade.
“Lo stupido sei tu, razza di copia mal riuscita.” Disse un altro Dark, facendo scomparire l’arma.
“N-Non è possibile…” disse l’altro, mentre il suo aspetto cambiava, prendendo quello di una volpe dalla forma umanoide. “N-Naraku mi aveva assicurato… che ti aveva sistemato…”
“Quel sonnifero mi ha fatto dormire solo per qualche minuto, mi spiace.” Rispose il custode, per poi creare una sfera di fuoco, con la quale colpì il demone, facendolo sparire nel nulla.
Nel frattempo Hikari era caduta all’indietro per lo spavento.
“Si può sapere che ti è preso?” gli chiese Dark. “Credevo fosse più difficile farti cadere in trappola!”
“I-Io… Ero sicura che fossi tu…”
“Tsk. Quel Naraku mi ha addormentato usando un gas soporifero. Probabilmente ci troviamo in una sua illusione, grazie alla quale è riuscito ad accedere ai miei ricordi, riuscendo così a farmi emulare da quel tipo… Qualunque cosa fosse…”
Hikari si rialzò, guardandolo.
“Capisco…”
“Beh, muoviamoci. Dobbiamo uscire da qui al più presto. Poco fa ho sentito una strana energia, il che non mi fa stare tranquillo…”
“Una strana energia?”
“Non ho idea di cosa significhi… Ma non possiamo perdere tempo…” disse, avviandosi.
Hikari lo segui.
“Quindi quella creatura aveva copiato i tuoi ricordi?”
“Così pare.”
“Perciò… quello che diceva lo diceva in base a ciò che pensavi…”
Dark si fermò.
“Non ho idea di cosa ti abbia detto, ma dubito che possa avermi compreso a pieno per potermi copiare.”
Dark fece per riprendere la camminata, ma fu fermato da Hikari, che lo prese alle spalle, abbracciandolo.
Dark non fece niente.
“Cosa stai facendo?” si limitò a chiedere.
“Dark…” fece la custode, cominciando a piangere. “Tu… mi ami?”
Dark spalancò gli occhi, sorpreso.
“Cos’hai detto, scusa?” chiese, sempre atono.
“Ti ho chiesto se mi ami!”
Dark sospirò.
“No.” Rispose infine. “Mi spiace, ma ti sei decisa troppo tardi. Io… ho rinunciato per sempre all’amore. È un sentimento per deboli, che ti rende incapace di ragionare…”
“No! Non è quello che stai pensando. Te l’ho già detto: non sei bravo se devi mentire all’instante!”
Dark sorrise.
“È vero… in passato, anch’io ho provato quel sentimento… Ma alla fine, si è rivelato troppo potente per me. Non mi è stato possibile gestirlo… e così l’ho eliminato!” disse, evocando il Keyblade. “L’ho sigillato, facendo sì che non possa più tornare, sebbene di recente ci abbia provato tramite un’emanazione, che però, avendo preso spunto da me, non è comunque riuscita a riportare fuori quel sentimento.”
Detto ciò, Dark si liberò delle mani di Hikari, per poi girarsi verso di lei, abbassando la maglietta dal colletto, facendole così vedere una cicatrice a forma di chiave in prossimità del cuore.
“Questo è tutto ciò che rimane del mio amore. L’ho rimosso anni fa, quando mi stava consumando dall’interno. Mi fa ribrezzo ammetterlo, ma il mio amore era così grande che non sono mai riuscito a perdonarmi per quella notte… E quel sentimento che tutti voi continuate a decantare come la forza che vi manda avanti… Mi stava uccidendo. Ero arrivato ad un punto in cui il dolore era diventato fisico e mi piegava letteralmente in due.”
Hikari si accasciò a terra.
“No… Non posso crederci…” disse lei, mentre dai suo occhi continuavano a scendere lacrime.
“Eppure è così.” Rispose il custode, rimettendosi a posto la maglietta.
“Quindi… è tutta colpa mia…?”
“Non direttamente. Non credo proprio tu volessi diventare un Nessuno quella notte.”
“Però… Se solo mi fossi ripresentata da te… Se solo ti avessi fatto sapere che ero ancora viva… Ti ho sempre tenuto sotto controllo, mi sono iscritta sempre alle tue stesse scuole solo per poterti vedere…”
“Allora perché non ti sei mai fatta viva?” chiese Dark, girandosi. “Eri un Nessuno. Non avevi nessun sentimento che ti intrappolasse.”
“Io… credevo ti avrei potuto sconvolgere ulteriormente… Credevo… che ti avrei fatto impazzire…”
“Impazzire?” ripeté il custode. “Impazzire?!” urlò, girandosi nuovamente verso di lei.
“Hai la minima idea di come mi sia sentito in tutti questi anni?! Ho vissuto convinto di essere stato la causa della tua morte! Ero convinto che per colpa mia tu te n'eri andata per sempre! Tu, la prima mia coetanea che non mi aveva allontanato! Sono nato muto e questo mi ha sempre escluso dalla compagnia degli altri! Ricevetti la voce assieme al Keyblade grazie ad un patto scellerato, che mi prometteva solo sofferenza! Sono sempre stato emarginato da tutti!”
Hikari non seppe cosa dire.
Non si sarebbe mai aspettata quello sfogo.
“Sono arrivato ad odiarmi! A rifiutarmi! A disprezzarmi con tutto me stesso! E questo non ha fatto altro che danneggiarmi il cuore! Tanto che alla fine ero arrivato a desiderare di essere un Nessuno! Ma la mia codardia ha avuto la meglio e invece di togliermi tutto il cuore, ho solo rimosso il sentimento più odioso, il più pericoloso, e allo stesso tempo… il più potente…”
Dark gli mostrò il Keyblade.
“L’ho sigillato qui dentro, in modo tale da poterlo usare come arma, e sapendo perfettamente che era impossibile recuperarlo, dato che i Keyblade sono l’unica arma indistruttibile! E anche se andasse distrutto, quel sentimento farebbe la sua stessa fine!”
Hikari tremò.
Solo in quel momento si rese conto del suo errore.
“Oh, ma che duro che sei stato…” disse la voce di Naraku, anticipando il suo arrivo. “A quanto pare sei proprio come me. Un essere che odia l’amore più di ogni altra cosa. Allora non capisco… perché combatti per proteggere coloro che invece seguono quell’insulso sentimento?”
Dark si girò verso di lui.
“Hai ragione… Odio l’amore più di ogni altra cosa… E non riuscirò mai a capire perché gli altri continuino a seguire un sentimento così futile. Tuttavia, non sono così stupido da non riconoscere che per molti, l’amore è la loro forza.”
“Cosa intendi dire?”
“Per esempio Saiko: ha cominciato questo viaggio nella speranza di poter salvare la persona che ama. Lo trovo ancora ridicolo, è vero, ma questo gli ha permesso di fare passi da gigante in poco tempo.”
“Capisco… Dunque nonostante il tuo odio non puoi fare a meno di riconoscerne i meriti… In questo caso, allora permettimi di mostrarti cosa significa odiare realmente l’amore!”
Dark gli puntò contro il Keyblade.
“Io farei attenzione al tuo posto. Ho visto che sei in grado di rigenerarti, ma questo non significa che per te sia impossibile morire.”
“Davvero? Proviamo allora!” rispose il demone, facendo partire dal suo braccio destro una serie di schegge di diamante, tutte dirette verso Hikari, ancora incapace di rialzarsi.
Ma il colpo non arrivò a destinazione.
Dark si mise in mezzo e deviò i proiettili con il Keyblade.
Hikari alzò lo sguardo verso di lui, per poi spalancare gli occhi a quella vista.
Dal Keyblade di Dark stava scendendo dell’acqua.
“Sembra… stia piangendo…” mormorò la custode.
Dark non se ne accorse e partì all’attacco, rivolgendo la punta del Keyblade contro la testa di Naraku.
“Addio.” Disse, per poi lanciare una sfera di fuoco che lo colpì in pieno.
Nello stesso instante in cui la sfera andò a segno, le mura di tenebre che li avvolgevano si infransero, rivelandogli così il cielo azzurro sopra di loro.
“M-Maledetto…” fece Naraku, avvolto dalle fiamme, volando via. “Non mi scorderò di te, custode dell’equilibrio!”
Dark fece sparire il Keyblade, per poi guardarsi attorno.
Poco lontano da loro c’erano Rexenet e Light, assieme a Tsuna e al gruppo di Inuyasha.
“Ehi, tutto bene?” chiese suo fratello, raggiungendolo e vedendo Hikari.
“Sì…” rispose lui, allontanandosi. “Gli altri dove sono?”
“Non lo sappiamo… Credevamo fossero con te…” fece Rexenet, raggiungendo Hikari e aiutandola ad alzarsi.
“Capisco… Allora devono essere qui vicino. Quanto tempo è passato realmente? Temo che in quell’illusione il tempo sia stato alterato.”
“Credo poco meno di mezzora… Ma si può sapere cos’è successo?”
“Niente di grave. Ha solo avuto le risposte che cercava.”
“Le risposte che cercava? Cosa int-” ma Rexenet venne interrotto dalle urla di Pan, che li stava raggiungendo in volo assieme agli altri.
“Uh? Sora e Riku dove sono?” chiese Tsuna, accorgendosi della loro mancanza.
Ma Light, Rexenet e perfino Dark guardarono sorpresi il custode a loro sconosciuto, che atterrò di fronte a loro.
“No… Ditemi che non è chi penso…” disse Rexenet, con un tic all’occhio.
“Beh, credo possiate chiamarmi Soku, anche se ancora per pochi minuti!” rispose il custode, mettendosi una mano dietro la testa.
“Ok… Cos’è successo?” chiese Inuyasha. “E perché questo qui ha lo stesso odore di quei due ragazzi che sono spariti?”
“Perché questo ragazzo è la fusione di loro due.” Rispose Dark.
Per qualche secondo nessuno disse niente.
“Cos’hai detto, scusa?” chiese Miroku. “Temo di non aver capito bene…”
“Si chiama ‘Fusione’. È una tecnica particolare che permette di fondersi con un'altra persona, anche se solo per un tempo limitato. In questo momento, Sora e Riku è come se non esistessero, e al loro posto c’è Soku.”
“COSA?!?!?” urlarono infine gli altri.
“Ma è impossibile!” urlò Kagome. “Potrei capire se uno dei due avesse assimilato l’altro… ma fondersi… mi sembra eccessivo…”
“Eppure è co-” fece Soku, prima di illuminarsi.
Pochi secondi dopo, al suo posto riapparvero Sora e Riku, che caddero subito a terra.
“Ahi!” si lamentò Sora.
“Uff… è finita…” disse Riku, rialzandosi e facendo girare le braccia per sgranchirle.
“Siete stati fantastici!” urlò Saiko. “E dire che fino a poco fa non credevo nemmeno possibile una fusione reale, mentre oggi l’ho vista di persona!”
“Già… Anche se quel balletto spero di non doverlo rifare…” scherzò Sora.
“E… David che fine ha fatto?” chiese Light.
“Eliminato.” Rispose Marco. “Grazie a Soku non ci darà più fastidio.”
“Beh, almeno una buona notizia…” disse Dark, aprendo un varco davanti a loro.
“Aspetta… Quel varco vi farà andare via, giusto?” chiese Kagome.
“Sì, perché?”
“Beh… Perché al momento vi trovate circa 400 anni prima del vostro tempo d’origine…” rispose lei.
I custodi si girarono tutti verso la ragazza.
“Ah… quindi quel pozzo era un passaggio temporale…” fece Dark impassibile come sempre, per poi alzare una mano verso il varco, che s’illuminò. “Grazie per l’informazione. Ho fatto sì che il varco ci riporti nel nostro tempo.”
“Aspetta… Vuoi dire che puoi manipolare anche il tempo?!” chiese sorpreso Marco.
“È un potere che ho acquisito nel mondo di Tsuna. Mi sembrava interessante come potere e l’ho copiato, ma preferisco non usarlo troppo spesso… meglio non interferire troppo con il tempo…” rispose il custode, girandosi verso Kagome e gli altri.
“Beh, per me è l’unico modo per venire qui ad aiutarli, e sono l’unica in grado di farlo.” Disse la ragazza.
“D’accordo… Solo, fai attenzione al tuo ritorno. Temo… troverai qualche centinaio di giornalisti…”
“Giornalisti?” ripeté Kagome, sbiancando. “Come sarebbe a dire, giornalisti?!”
“Beh… Diciamo che il nostro arrivo non è passato inosservato…” rispose Dark, entrando nel varco, seguito dagli altri.
Hikari rimase indietro, camminando più lentamente rispetto agli altri.
Continuava a pensare a ciò che gli aveva detto Dark, e non riusciva a farsene una ragione. A causa sua, il ragazzo che amava aveva perso per sempre quel sentimento che avrebbe potuto legarli ben oltre la semplice amicizia, ma che l'aveva portato sull'orlo della follia.
“Che cosa ho fatto?” domandò a se stessa la custode, mentre il varco si richiudeva alle sue spalle e un enorme peso cadeva sul suo cuore, da poco tornato al suo legittimo posto.
Capitolo 55 *** Procedere con l’evacuazione. Dark… sarai in grado di sconfiggermi? ***
Ed eccomi qui con il nuovo capitolo!
Ok, anticipo che a causa di un fenomeno paranormale più comunemente chiamato "esami", questo capitolo potrebbe essere l'ultimo per un po', dato che poi dovrò recuperare le forze e la fantasia per scrivere il prossimo XD.
Detto ciò, ringrazio nuovamente Fly89 per avermi fatto da betareader e per avermi suggerito la canzone che trovate ad un certo punto del capitolo.
Infine non mi resta che augura un "in bocca al lupo" a tutti i lettori che come me si apprestano all'esame, per poi passare subito a rispondere alle recensioni:
@ masterof dark: Eh eh... Sapevo che Soku avrebbe colpito XD (ancora mi chiedo cosa mi abbia portato ad inventarlo...). Per Balance... credo che questo capitolo possa bastarti come risposta XD (solo, non predentemi per più pazzo di quello che sono XD)
@ lettore 01: Beh, tutti voi sottovaluta il mio profondo odio per l'amore. Cosa c'è di meglio nell'illudere per poi colpire in quel modo, distruggendo psicologicamente l'individuo? XD (si zittisce vedendo i fucili puntati contro di lui)
@ Xanum: Jaken... come custode delle tenebre? *immagina la scena e cade a terra scoppiando a ridere e battendo i pugni* Non sarebbe male, ma credo che vincerebbe sempre per il semplice fatto che tutti quelli che lo vedono morirebbero dal ridere, Shessumaro compreso XD. Per Soku... questo è solo l'inizio, MUAHAHAHAHAHAHAHAH
@ DarknessTime: Umh... Aspetta, per "Gino" chi intendi? Xehanort o Hakai? Per Balance invece... temo proprio che con questo capitolo la sua fine sia stata segnata, aorry. Invece per Dark super sayan... non dico di non averci pensato, ma se già adesso mi accusate Dark di essere un gary stue, dopo come me lo chiamate? XD Invece per i pinguini... *ripete scena avvenuta prima con Jaken XD*
@ Poldovico: Emh... diciamo un po' tutti di quei motivi, con un pizzico di licenza poetica XD. Invece per il "sadismo psicologico"... ecco... diciamo che l'ho usato per scaricare un po' del mio reale odio verso l'amore (una delle poche cose che io e Dark condividiamo realmente XD). E cmq, ormai dovreste saperlo che mi piace demolire psicologicamente i personaggi! E infini: perfetto, ho creato un personaggio che fa paura, MUAHAHAHAHAHAH
@ Inuyasha_Fede: Incredibile, ormai davo per scontato che dopo questo capitolo tutti avrebbero odiato Dark per quella sfuriata, e invece non è così XD Meglio così, significa che posso fare di meglio! Per le facce di Sora e Riku... dubito che si dimenticheranno mai di tale esperienza XD
@ Franz3v: Certo che non mi smentisco: sono e sarò sempre l'essere umano senza amore XD
Ok, dopo queste recensioni che esprimono la mia totale follia, vi lascio al capitolo! Buona lettura a tutti!
P.S.:
Non odiatemi per la frase finale, ma ditemi voi se non ci stava bene XD
Capitolo 55: Procedere con l’evacuazione. Dark… sarai in grado di sconfiggermi?
“Allora, cosa succede?” chiese Rexenet, raggiungendo Dark assieme a Light in una delle stanze vuote della gummiship.
“È stato emesso il verdetto.” Rispose atono il custode.
“Quindi?”
“È come pensavamo. Sarà quel mondo il campo di battaglia.”
“Merda!” esclamò Rexenet, dando un pugno alla parete.
“In fondo, era la cosa più prevedibile…”
“Già… Ora però dobbiamo occuparci del problema più grave…”
“Fammi indovinare… l’evacuazione di miliardi di persone?” chiese ironico Rexenet.
“Una bazzecola…” fece Light.
“Mi spiace, ma dovrete occuparvene voi due da soli… Gli altri custodi non sono ancora pronti ad affrontare questa questione… e temo che per un po’ Hikari non sarà nel pieno delle sue forze…”
“A proposito… non credi di essere stato un po’ troppo duro? L’hai letteralmente demolita psicologicamente… Non è uscita dalla sua stanza nemmeno per mangiare, e non fa entrare nessuno a parte Kairi…”
“Era inutile farle avere illusioni. Almeno in questo modo, soffrirà subito e poi dopo starà meglio. Altrimenti, avrebbe continuato a tormentarsi inutilmente per chissà quanto tempo.”
“Io proprio non ti capisco… Hai fatto tutto questo per lei, per rispettare la promessa che le hai fatto anni fa… e quando finalmente potrebbe andare tutto bene, la tratti in quel modo?!”
“Non era solo per la sua promessa… ci sono altri fattori in mezzo di cui non mi è possibile parlare…”
“Come sarebbe a dire?!” urlò Rexenet, prendendo per la maglietta Dark. “Ora cominci a non dire più niente anche a noi? Passi per l’entità che ti rivela il campo di battaglia e che ti dà le istruzioni su cosa fare, ma per il resto credevo non ci fossero segreti fra noi tre!”
“Mi spiace, ma non posso proprio. Se ve lo dovessi rivelare… sarebbe la fine…”
Il custode delle tenebre lo spinse a terra, per poi aprire un varco.
“Tsk. Quando fai così, sei insopportabile… Va beh, allora noi cominceremo con l’evacuazione… Light, da chi dici di iniziare?”
“Direi che ci conviene con il Presidente…”
“Era ciò che temevo… Nuovamente circondati da decine di pistole senza alcun motivo…”
“Potremmo considerarci fortunati se non useranno il nucleare…”
“Bella consolazione…” detto ciò, Rexenet tornò serio. “Beh, allora questa sarà l’ultima volta per un bel po’ che ci salutiamo, eh?”
“Già… Ci rivedremo quando inizierà la guerra. Conto su di voi.”
“Tranquillo. Non abbiamo intenzione di vedere il nostro universo finire. Costi quel che costi, lo salveremo! E tu vedi di non distruggerlo prima, chiaro?” chiese ironicamente.
“Farò il possibile.” Rispose il custode, accennando a un sorriso divertito, mentre gli altri due scomparivano dentro il varco.
Dark si ridestò dal suo breve sonno a causa di qualcuno che stava bussando insistentemente sulla porta.
Il custode sospirò, per poi andare ad aprire, ritrovandosi di fronte Kairi.
“Posso entrare?” chiese lei.
Dark si tolse da davanti alla porta, lasciandola entrare.
“Sei qui per Hikari, vero?”
La custode annui.
“Sì… Sono preoccupata. Da quando siete usciti da quell’illusione, è caduta in depressione, e non mi vuole dire il perché. Continua solo a ripetere che è colpa sua… Tu sai di cosa sta parlando?”
Dark sbuffò.
“Temo sia colpa mia… Diciamo che ho perso in controllo e le ho spiattellato in faccia la verità, senza usare un minimo di tatto…”
“Verità? Quale verità?”
“Il perché sono così. Il perché disprezzo con tutto me stesso l’amore. Il perché preferisco rimanere da solo. In poche parole, gran parte di ciò che sono diventato è per via di Hikari. Perché non mi ha fatto sapere che era sopravvissuta, sebbene fosse diventata un Nessuno. Immagino si possa definire come trauma infantile…”
“Quindi tu le hai detto…”
“Hikari mi si è dichiarata.” La interruppe lui. “Mi ha chiesto se l’amavo, ed io le ho detto che era troppo tardi, e che è stata colpa sua…”
Il silenzio che avrebbe dovuto prendere posto in quella triste discussione fu anticipato dal rumore dello schiaffo che Kairi rifilò a Dark, il cui suono riecheggiò nel vuoto della stanza.
Il custode rimase in silenzio, col viso girato per la forza della principessa della Luce.
“Io… Io… Io non riesco proprio a capirti!” urlò la custode. “Credevo che ci tenessi a Hikari! Credevo che nonostante tutto le volessi bene! E tu… tu…”
“Non ho scusanti, lo riconosco. Come riconosco che sono stato un emerito bastardo. Definirmi senza cuore sarebbe un complimento… Credi forse che non ne sia consapevole? Sbagli, lo so perfettamente… ho sempre saputo tutto…”
La custode si diresse a passi pesanti verso la porta.
“Non so i particolari… Ma mi rifiuto di credere che il tuo amore possa essere sparito così nel nulla. Nemmeno un Nessuno dimentica completamente quel sentimento, sebbene non possa provarlo… E tu che sei ancora un umano completo dovresti provarlo senza problemi. Come disse Sora tempo fa, anche nell’oscurità più profonda si trova la luce… e lo stesso vale per il tuo cuore.”
“No, credimi. È impossibile per il mio amore ritornare.”
“Nulla è impossibile. Sono sicura che Hikari farà riemergere quel sentimento che tu tanto disprezzi… E non te ne pentirai…” disse Kairi, andandosene e chiudendo la porta.
“Nel momento stesso in cui quel sentimento dovesse tornare da me… Quello che ho fatto adesso a Hikari mi ucciderebbe… il mio cuore collasserebbe su se stesso, incapace di sopportarlo.” Disse il custode, guardandosi le mani, per poi chiuderle a pugno.
I custodi erano tutti riuniti attorno al tavolo, intenti a finire la colazione, quando Dark entrò nella stanza.
Noto subito l’assenza sia di Hikari sia di Kairi.
“Light e Rexenet se ne sono andati.” Disse, sorprendendo tutti.
“Andati? Cosa intendi?” chiese Riku.
“Abbiamo scoperto quale sarà il campo di battaglia per la guerra, ma è abitato. Sono andati a evacuarlo, ma potrebbero volerci settimane, se non mesi. Probabilmente li rivedremo solo all’inizio dello scontro.”
“Vuoi dire che sapete già una cosa così importante?” domandò Saiko, saltando in piedi. “Allora perché non andiamo subito laggiù, e ci prepariamo ad accogliere il nemico?”
“Stupido! Se non troviamo altri custodi, finiremo in una situazione di minoranza rispetto al nemico… e non possiamo permettercelo. Poi come vi ho detto, Light e Rexenet dovranno prima convincere e poi far evacuare miliardi di persone… e questo nel minor tempo possibile. Nel frattempo, noi ci occuperemo di fare altre due cose, altrettanto fondamentali.”
“Che sarebbero?”
“La prima, come ho già detto, consiste nel riunire più custodi possibili dispersi nell’universo, per poterli così guidare al campo di battaglia. Secondo… l’addestramento di quelli nuovi, cosa di cui mi occuperò io stesso, a partire da oggi.”
“Perché ho come un brutto, ma proprio brutto presentimento?” chiese Marco, mentre assieme a Tsuna e Saiko deglutiva.
“Finalmente! Cominciavo ad annoiarmi! Allora, di cosa si tratta? Fare il giro di un mondo in 5 minuti? Migliorare la mira?” chiese Pan.
“Per il momento, dobbiamo compensare il fatto che Marco, Saiko e Tsuna non sono capaci di volare. Poi Pan, avrò bisogno del tuo aiuto per insegnare a tutti ad individuare l’aurea di altre persone, in modo da non rischiare di cadere in agguati.”
“Ci insegnerai veramente a volare?” chiese Saiko sorpreso.
“Beh, tu dovresti aver già avuto modo di seguire il corso… Siccome userò lo stesso metodo di Gohan…”
“Intendi mio padre?” chiese la Sayan.
Dark annuì.
“Diciamo che ho avuto modo di osservare le lezioni di volo che ha dato a tua madre.”
“Come? Ma è successo anni fa, è impossibile che tu possa averci assistito!”
“Questo è un segreto, che per il momento è meglio non rivelarti, mi spiace. Ma quando arriverai sul campo di battaglia, temo ti sarà tutto chiaro.”
Il custode poi si rivolse agli altri tre neo custodi. “Su, seguitemi. Andremmo nella stanza d’addestramento.”
“Stanza d’addestramento? C’è una cosa del genere qui sopra?” chiese Tsuna.
“Non è stata praticamente mai usata dopo la prima prova ma credo che per noi vada più che bene.” Disse Dark, per poi avviarsi, seguito dai quattro.
“Allora… direi che prima di tutto, debba spiegarvi per bene cosa significa essere un custode. Per cui dovrai ascoltare anche tu, Pan.” Cominciò il custode dell’equilibrio.
“Beh, a preservare la pace nell’universo, no?” rispose lei.
“Questa è la versione corta e facile. Come tutti voi avete potuto costatare, il Keyblade vi permette di ottenere poteri solitamente inaccessibili. Ne sono la prova Sora e Riku, che sono riusciti ad usare la fusione sebbene non appartenessero al mondo di Pan. In poche parole, il Keyblade vi rende potenzialmente in grado di usare qualsiasi tecnica, ma sempre a condizione che abbiate il Keyblade. E questa è la differenza tra i custodi normali e i custodi dell’equilibrio. Io infatti sono in grado di acquisire i poteri degli altri mondi indipendentemente dal fatto che usi o meno il Keyblade.”
“Immagino sia per questo che tu sia in grado di usare lo Sharingan, il Byagukan e l’alchimia, vero?” chiese Saiko.
“Esatto. Tuttavia, anche per gli altri custodi ci sono possibilità di apprendere diverse arti di altri mondi. Un esempio è proprio il volo, che nel caso di Sora, Riku e Kairi, proviene dal mondo di Peter Pan.”
“Peter Pan? Vuoi dire che in giro per l’universo c’è anche lui?”
“E Sora ci ha avuto a che fare un paio di volte. Ed è stato grazie a lui e ovviamente a Trilli che hanno appreso la capacità di volare.”
“E tu?” chiese Pan. “Da quanto ho capito, non sei stato in viaggio con loro fin dall’inizio.”
“Io sono custode praticamente da quando sono nato. Saiko, Marco e Tsuna lo hanno visto quando sono stati costretti ad entrare nel mio cuore. E nel mio caso, è stata la mia volontà a farmi imparare a volare… oltre che allenamenti massacranti, che consistevano anche dal buttarsi giù da un palazzo.”
“Cavoli… A momenti rimpiango Reborn…” deglutì Tsuna.
“Oh, credimi. Nemmeno Reborn arriverebbe a far fare allenamenti come quelli a cui mi sottoponevo io. Mi circondavo da tornado di fuoco, mi facevo colpire ripetutamente da fulmini, mi scagliavo contro tempeste di neve… A volte tutto questo assieme…”
“Altro che allenamenti, i tuoi erano tentativi di suicidio!” fece Marco. “Nemmeno noi con gli Yeerk siamo arrivati a tal punto!”
“Punti di vista. Ad ogni modo, non dobbiamo parlare di me. I Keyblade sono una chiave e non solo per la loro forma. Sono in grado di aprire e chiudere i mondi. E, come è successo in passato, sono anche lo strumento con cui è possibile distruggerli…”
“D-Distruggerli? I Keyblade sono così potenti?”
“Sono un’arma leggendaria. In condizioni normali, solo una persona all’universo dovrebbe esserne in possesso. Ma dato che per condizioni normali intendo un periodo di pace assoluta, capite bene che è un’utopia.”
“Quindi ci sono sempre stati diversi custodi?”
“Beh, mai come adesso. Prima erano un numero ridotto, e erano individuati e addestrati in apposite scuole. Una si trovava a Radiant Garden, mentre quella principale aveva un mondo tutto suo, ora inagibile e conosciuto come Castello dell’Oblio.”
“Cosa?” fece Saiko. “Vuoi dire che il Castello dell’Oblio altri non è che la vecchia scuola per custodi?”
“È il suo nuovo aspetto, ma non ha più quella funzione. Come ben sai, chi entra in quel castello si perde nella propria memoria o, com’è successo con Sora, perde gradualmente i ricordi, man mano che ci si addentra.”
“Quindi alla fine è inutilizzabile…”
“Non proprio. Aqua è l’unica in grado di riportarlo al suo aspetto originario, ma per farlo, deve prima uscire dalle tenebre in cui si trova ora. Ad ogni modo, la scuola sarebbe inutile in questo momento.”
“Perché?”
“Provaci tu a riunire migliaia di custodi, se non di più, e addestrali. Io stesso mi limiterò a voi quattro. Gli altri se la dovranno cavare da soli.”
“Ok, abbiamo capito. Ora puoi mostrargli il tuo metodo per volare, così passiamo alla pratica e lasciamo perdere questa noiosissima teoria?” lo interruppe Pan.
Dark sospirò.
“Come vuoi. Beh, allora la questione è molto semplice. Il Keyblade ha sbloccato i vostri poteri nascosti, quindi in teoria sapete già volare. L’unico problema è che non ne siete consci, come non lo siete per la magia.”
“Perciò?”
“Vi basterà pensare di voler volare. Ma dovrete concentrarvi, almeno all’inizio.”
I tre custodi lo guardarono straniti.
“Tutto qui?” chiese Marco.
“Certo, credevi fosse più complicato?” rispose Pan. “Anzi, a quanto ho capito, voi potete pure saltare la parte del riunire le energie… che è la parte più difficile. Perciò vedete di non lamentarvi!”
“Okay… Allora proviamoci.” Disse Saiko, chiudendo gli occhi, imitato anche dagli altri.
“Dovete pensarci intensamente, o non ci riuscirete. Pensate di poter volare, e succederà davvero!”
Per qualche minuto i tre custodi rimasero fermi a terra.
Poi Saiko riuscì a sollevarsi da terra di qualche centimetro, rimanendo sospeso in aria.
“W-Wow!” esclamò, riaprendo gli occhi. “Ci sono riuscito!”
“Ben fatto, Saiko.” Disse Dark, per poi osservare gli altri due, che come se fossero nel bel mezzo di una sfida, cercarono di concentrarsi meglio.
Qualche minuto dopo, anche Tsuna si alzò in volo, seguito subito dopo da Marco.
“Cavoli…” fece il decimo. “Pensavo fosse più facile… come quando uso le fiamme…”
“Beh, le fiamme ti spingono in alto, e non puoi usarle sempre. In questo modo invece puoi volare quando desideri. Su, ora atterrate e riprovateci.”
Nel frattempo, Sora e Riku osservavano gli schermi, nel caso fosse apparso un nuovo mondo in pericolo.
“Kairi ti ha detto niente?” chiese l’albino.
Sora scosse la testa.
“No. L’ultima volta che l’ho vista stava rientrando nella stanza di Hikari e sembrava arrabbiata…”
“Chissà cos’è successo in quell’illusione… Non credevo che Hikari potesse ridursi in un simile stato…”
“Qualcosa di grave. E temo che solo Dark e Hikari possano rispondere a questa domanda, ma dubito che qualcuno dei due voglia farlo…”
“Già…”
Il discorso dei due fu interrotto dall’allarme, che risuonò per l’intera Gummiship.
“Come sempre, quando meno te lo aspetti…” sospirò Riku, girandosi verso gli schermi.
“Io vado a dire a Kairi di rimanere qui con Hikari. Sarebbe inutile costringerla a venire.”
“Buona idea.”
“L’avevo detto io che ci saremmo ritrovati subito circondati da decine di pistole…” fece Rexenet, sbuffando.
“Beh, credevi forse di poter apparire di fronte al presidente allo stesso modo di come appari davanti a qualsiasi altra persona?” rispose Light, guardando l’uomo seduto dietro la scrivania, che si trovava al centro di una grande stanza circolare, in quel momento piena di soldati che gli stavano puntando contro sia pistole che fucili.
“Chi siete?” chiese l’uomo, alzandosi.
“Credo che l’unico modo per dirglielo senza venire presi per pazzi sia questo…” disse Light, evocando il Keyblade.
A vedere l’arma, tutti gli uomini sussultarono, mentre quello di fronte a loro sbiancò.
“Quello è…”
“Un Keyblade. E dalla vostra reazione deduco che il messaggio di Aqua sia arrivato anche qui.”
“Già… e potrei sapere voi due da che parte state?”
“Da quella della luce. In più, siamo entrambi di questo mondo. Possiamo dire che è una delle eccezioni che conferma la regola, dato che può vantare ben tre custodi.” Rispose Rexenet.
“E cosa vi porta ad apparire dal nulla di fronte a me?”
“Ci serve il suo aiuto. Lei è l’uomo più potente del pianeta, perciò a lei daranno più ascolto che a due ragazzi.”
“Cosa dovrei fare?”
“Dichiarare l’evacuazione dell’intero pianeta.” Rispose senza problemi Light.
Per qualche secondo il silenzio scese nella stanza.
“Cosa dovrei fare, scusate?”
“Purtroppo questo pianeta è stato scelto come campo di battaglia della guerra. Se gli abitanti non lo abbandonano il prima possibile, rischiano di venire uccisi tutti quanti.”
“Ridicolo! Non abbandoneremo la Terra! Parteciperemo anche noi alla guerra! Tutti gli eserciti del pianeta saranno più che disposti a farlo!”
“Sarebbe inutile. Solo noi due volendo potremmo distruggere questo mondo come se niente fosse, e resistere tranquillamente all’esercito.”
A quelle parole, i soldati attorno a loro alzarono la propria arma, preparandosi a far fuoco.
“E presto arriveranno migliaia, se non milioni o peggio, di custodi coi nostri stessi poteri, se non superiori. Questo mondo diventerà un vero e proprio inferno.”
“E dove dovremmo andare allora? E in più, come facciamo ad andarcene tutti?”
“Abbiamo trovato un mondo in grado di ospitarvi tutti, che è disabitato. È molto simile al nostro, e un nostro amico ha già provveduto a riempirlo di città simili, se non uguali, a quelle della Terra.”
“Rimane il ‘come’.”
“Per quello… ci siamo noi.” Disse Light, aprendo un varco al suo fianco. “Ci vorrà molto tempo, ma con questi varchi possiamo far lasciare la Terra a tutti quanti in un tempo relativamente veloce. Ma come ben immagina, non possiamo andare di casa in casa.”
“Lasciatemi indovinare… Dovrei fare un annuncio dicendo a tutti di radunarsi nello stesso posto per lasciare il pianeta, probabilmente per sempre?”
“Proprio così. Ci rendiamo conto che sia una scelta difficile, ma così facendo possiamo salvare la vita a miliardi di persone.”
L’uomo si sedette.
“Capisco… Abbassate le armi.” Ordinò ai soldati, che obbedirono subito.
“E va bene!” disse, rialzandosi e osservando i due custodi. “Farò come volete, a condizione che voi due siate al mio fianco durante la conferenza e che spieghiate voi la situazione. Ma ditemi… questa guerra… sarà così gravosa?”
“Come ha detto Aqua, è una guerra che la mente umana non può nemmeno immaginare… Basti pensare che la prima ha creato l’universo come lo conosciamo ora. In un certo senso, è stata il Big Bang.”
“Quindi questo pianeta…”
“Potrebbe non sopravvivere alla guerra, esatto. E questo in caso di vittoria. Se dovessimo perdere, questo e tutti gli altri mondi sparirebbero. Può ben comprendere la gravità della situazione.”
L’uomo sospirò, per poi fare il giro della scrivania e dirigersi verso la porta.
“Vi farò sapere a breve quando ci sarà il comunicato per l’evacuazione. Vi avverto che però non ci crederanno tutti…”
“Porteremo come prova il fatto che le stelle si stanno spegnendo una dopo l’altra.” Disse Light. “È inutile fingere che sia colpa dell’inquinamento. Sapete bene che ogni giorno spariscono delle stelle. Ogni stella corrisponde ad un mondo, perciò quando una di esse si spegne… Significa che un mondo è appena sparito nell’oscurità.”
Quando i custodi uscirono, si ritrovarono in mezzo ad una città, circondati da grattacieli, ma senza neanche una persona che girasse là attorno.
“Umh… Ho visto più persone durante gli scontri quasi apocalittici di mio nonno…” fece Pan, guardandosi attorno.
“Però… questa città non mi sembra abbandonata… almeno, non da troppo tempo…” disse Riku, notando una tazza fumante all’interno di un bar.
“E cos’è successo allora? Si sono vaporizzati tutti quanti?” chiese Marco.
“No…” rispose Dark, girandosi. “Solo… credo che possa centrare quello.”
I custodi si girarono istantaneamente, ritrovandosi di fronte ad un Neo Shadow gigante, grande quanto i grattacieli.
“Ah, perfetto! Aspettare qualche altro secondo per dirlo no, vero?” domandò Saiko, evocando il Keyblade.
“Beh, cosa volete farci, me ne sono accorto anch’io poco prima di dirvelo…”
Ma prima che qualcuno potesse rispondere, un raggio laser colpì in pieno l’Heartless, senza però sortire alcun effetto.
“E quello da dove veniva?” chiese Sora, alzandosi in volo e superando la cima dei palazzi.
“È meglio se venite qua anche voi… Perché non credo di potervi descrivere quel che vedo…” disse pochi secondi dopo.
Uno ad uno, gli altri lo raggiunsero, con Marco, Saiko e Tsuna che arrivarono per ultimi, data la difficoltà nel volo.
“Cavoli… cominciamo subito con le grandi altezze…” disse il decimo deglutendo, guardando giù, per poi girare lo sguardo.
Di fronte a loro c’erano tre robot alti quanti i palazzi.
Uno era blu, quello al centro viola e il terzo rosso.
Tutti e tre tenevano in mano un fucile, puntato contro l’Heartless.
“Sperano davvero di distruggere un Heartless in quel modo?” chiese Sora. “Più grandi sono, più è difficile che armi che non siano i Keyblade siano efficaci…”
“Cosa facciamo?” chiese Riku a Dark. “Li avvisiamo?”
“No.” Rispose il custode, per poi volare verso l’Heartless. “Lo eliminiamo subito, così la questione finirà subito.”
“Sapevo che avrebbe detto così…” disse sconsolato Marco, raggiungendolo assieme agli altri.
Tutti i custodi tranne Dark evocarono il Keyblade e partirono all’attacco.
Dark invece si girò verso i tre robot, che avevano cominciato a camminare verso di loro.
“Tsk.” Disse, per poi voltarsi verso l’Heartless e fare per evocare il Keyblade.
Ma nella sua mano non apparve niente, nemmeno una piccola luce.
“Cosa?” fece sorpreso, riprovandoci. “E questo cosa significa?”
Ma prima che potesse trovare una risposta, il robot rosso alzò il fucile, cominciando a sparare una serie di proiettili, diretti sia contro l’Heartless che contro i custodi.
Dark lasciò perdere il Keyblade e alzò le mani, facendo apparire di fronte a se una barriera di fuoco, che impedì ai proiettili di raggiungerli.
Dietro di lui intanto Sora e Riku, aiutati anche se di poco dagli altri, riuscirono a colpire l’Heartless, che scomparì nell’oscurità.
“Beh, non è stato troppo difficile…” disse Sora sorridendo.
“Ormai gli Heartless sono insignificanti per noi. Sono altri i nemici che dobbiamo temere…”
“Ad esempio un attacco militare di ingenti proporzioni?” chiese Marco preoccupato.
“Perché dici questo?”
“Perché è ciò che ci sta per colpire!” rispose Saiko, indicando decine di proiettili che stavano cadendo sopra di loro.
“Maledizione!” urlò Pan, lanciando una raffica di onde d’energia che distrussero i proiettili.
“Temo che l’Heartless non fosse l’unico obiettivo di quei robot e di chi li comanda…” disse Tsuna, voltandosi verso Dark, che stava facendo sparire la barriera.
“Già.” Rispose lui. “Direi che ora siamo noi il loro nuovo obiettivo…”
Mentre parlavano, i tre robot si misero a correre verso di loro, puntandogli contro i fucili.
“Ok, capisco che noi custodi non siamo certo messaggeri di pace, però questo mi sembra esagerato!” commentò Sora, per poi osservare i proiettili uscire dai fucili, diretti contro di loro.
“Cosa facciamo?” chiese Marco. “È probabile che ci siano degli esseri umani là dentro, non possiamo distruggerli!”
“Allora basterà danneggiarli agli arti. In questo modo non potranno attaccarci.” Rispose il custode dell’equilibrio, creando in mano una sfera di fuoco e nell’altra una di ghiaccio, per poi volare dritto contro il robot viola.
“Bene… E noi quale robot affrontiamo?” chiese Saiko, impugnando il Keyblade.
“Direi che va bene il primo che capita… Perciò spero nessuno…” rispose Marco, imitandolo.
“Allora mi spiace deludervi ragazzi… Ma temo che quello blu stia mirando proprio a noi!” esclamò Pan, indicando il robot che correva contro loro quattro, mentre quello rosso puntava contro Sora e Riku.
“Siete sicuri di farcela?” chiese l’albino.
“Ma certo che sì! Sono solo degli stupidi robot, cosa possono mai far-” cominciò Pan, poco prima che un pugno improvviso del robot la colpisse in pieno, spedendola contro un palazzo che crollò su se stesso, seppellendo la ragazza.
“Pan!” urlò Saiko, per poi riuscire a evitare giusto in tempo un altro pugno.
Senza perdere tempo, fece girare tra le mani il Keyblade, per poi tagliare la mano al robot.
Non appena la mano si staccò dal braccio, cominciò ad uscire un vero e proprio fiume di liquido rosso, che bagnò sia Saiko che Marco.
“Q-Questo è…”
“Sangue!” urlò spaventato Marco, cercando di pulirsi.
“Cosa?” chiese Sora. “Come fa ad essere sangue? Non dovrebbero essere robot?”
“Non lo so… a questo punto non ne sono più tanto sicuro…”
Pan fece volare via un pezzo di muro che la schiacciava, riuscendo finalmente ad uscire dalle macerie del palazzo, con solo qualche taglio.
“Coff, coff… Maledetto robot… Colpire in questo modo una ragazzina…”
“Ehi, tu, fai più attenzione!” disse una voce poco lontana.
Pan si girò verso la fonte, vedendo un signore sui trent’anni, con i capelli legati indietro in una coda, intendo ad annaffiare delle piante.
“Tu… riesci a rimanere lì tranquillo in mezzo a tutto questo caos?” chiese sorpresa la sayan.
“Beh, se proprio devo morire, preferisco che succeda mentre faccio qualcosa che mi piace, piuttosto che chiuso in un rifugio sottoterra… Tu piuttosto… sei un Angelo?”
Pan lo guardò come se fosse un pazzo.
“Angelo? Ho forse l’aureola? Certo che no, non sono mica morta!”
“Capisco… però temo tu non sia aggiornata sul termine ‘Angelo’… io non intendo la visione classica. Ma se hai reagito così, immagino tu non sappia nemmeno di cosa stia parlando…”
“Proprio così. E ora scusami, ma ho degli amici da aiutare. Se non lo avessi notato, quei tre robot giganti non sono proprio pacifici.”
“Parli degli Eva? E dire che qui molti li considerano come portatori di pace…”
“Non mi pare proprio.” Disse Pan, alzandosi in volo ma fermandosi, dopo che l’uomo le puntò contro una pistola.
“Spiacente. Ma una ragazza in grado di volare e di sopravvivere ad un colpo diretto di un EVA e alla conseguente caduta, non mi sembra una ragazza che si diverte facendo shopping. Per come la vedo io, voi tutti potreste essere il dodicesimo Angelo.”
“Ascoltami bene: primo, non voglio farti del male; secondo, puoi anche colpirmi con tutti i proiettili che vuoi, non mi farai nemmeno un graffio; terzo, non ho la più pallida idea di chi siano questi Angeli di cui continui a parlare e quarto… hai ragione, detesto fare shopping!”
“E allora cosa sei se non un Angelo?”
Pan sospirò, per poi evocare il Keyblade.
“Immagino sia inutile spiegarti cos’è quest’arma, vero?” chiese.
L’uomo rimase sorpreso per qualche secondo, per poi abbassare la pistola.
“Cavoli… Quindi siete i famosi custodi che hanno gettato nel panico l’universo… Beh, temo di non poter far molto allora.”
“Finalmente!” esclamò Pan, volando via verso gli altri.
L’uomo si girò a guardarla volare via.
“Dunque questo scontro è già perso… Sarebbe inutile chiamare la base, non cesserebbero l’attacco…”
Dark si fermò di fronte alla testa del robot.
“Allora, cosa vuoi fare?” chiese, mostrando le due sfere. “Volendo potrei distruggerti con enorme facilità…”
Detto ciò, fece sparire le due magie.
“Ma dato che sono sicuro che tu sia un umano nascosto qui dentro, preferirei evitarlo.”
Per qualche secondo il robot rimase immobile, per poi puntargli contro il fucile.
Ma Dark non perse tempo e creò subito una sfera di ghiaccio, che scaglio contro l’arma, congelandola.
Subito dopo ne creò una di fuoco, che lanciò contro il fucile, riducendolo in mille pezzi.
Il robot però rispose subito, chiudendo le due mani attorno al custode.
“Niente male. Ma con così poca forza, non hai speranza di potermi anche solo ferire…” disse il custode.
“Chi siete?” chiese una voce proveniente dal robot, appartenente ad una donna.
“Non l’avete ancora capito? E dire che ormai tutti dovrebbero conoscerci…”
“Non hai risposto alla domanda!” disse la voce, mentre la stretta attorno a Dark aumentava.
“Non vedo perché dovrei rispondere. Sbaglio, o siete voi che state cercando invano di uccidermi?”
“Noi siamo la NERV, ed è nostro dovere eliminare tutti gli Angeli che ci minacciano!”
Dark guardò il robot, per poi scoppiare a ridere.
“Angeli?” ripeté, per poi tornare serio. “Credetemi, di recente temo che nessuno ci chiami in quel modo, dato che ormai siamo visti come i salvatori dell’universo o come i suoi distruttori. Nel mio caso… si può dire che sono colui che ha dato inizio alla fine…”
Probabilmente la voce avrebbe risposto subito, ma furono tutti distratti dal robot blu, che dovette arretrare assieme a quello rosso dopo essere stati danneggiati dai Keyblader.
“Cosa siete allora?” chiese la voce.
“La parola ‘Custodi’ ti dice qualcosa?” rispose Dark, mentre gli altri lo raggiungevano, pronti ad attaccare anche il terzo robot.
Per qualche secondo la voce rimase in silenzio.
“Custodi?” chiese infine. “Quei custodi? Quelli del Keyblade?”
“Cosa?!” chiese una seconda voce, sovrastando la prima. “Questi mocciosi sarebbero le uniche persone in grado di salvarci? Allora possiamo pure metterci l’anima in pace, siamo spacciati!”
“Silenzio, Asuka!” disse la prima.
“Ok, un litigio tra voci mi mancava…” commentò Sora, mentre il robot viola lasciava andare Dark.
“Molto bene.” Riprese la voce. “Allora vi chiediamo di seguire gli EVA. Vi condurranno nella nostra base.”
Non appena concluse la frase, tutti e tre i robot si girarono, dirigendosi verso dei palazzi, che si aprirono come degli ascensori, facendoli entrare.
“Cosa facciamo?” chiese Riku a Dark.
“Direi di seguirli. Per il momento, ci conviene.”
Pochi minuti dopo, i custodi si ritrovarono dentro l’ascensore del robot viola, e stavano scendendo velocemente.
“Cavoli, chi avrebbe mai pensato che sotto quella città ci fosse una simile struttura?” esclamò Saiko, quando ad un tratto fu possibile vedere fuori dall’ascensore.
Si ritrovarono di fronte a diversi palazzi, di cui alcuni sbucavano dall’alto.
“Però… Quasi da far invidia agli Yeerk… Ma immagino non sia una città normale…” disse Marco, guardando il robot.
Quando finalmente l’ascensore si fermò, uscirono, ritrovandosi di fronte ad una donna dai capelli viola, che indossava una tuta rossa.
“Shinji, ci vediamo quando esci dall’EVA. Voi invece dovreste seguirmi.” Disse.
I custodi obbedirono, seguendola in un labirinto di corridoi.
“Così siete voi i famosi custodi… Sinceramente, mi aspettavo qualcuno più grande…”
“Beh, che importanza ha l’età, se volendo puoi distruggere mezzo pianeta con un colpo?” chiese Pan.
“Capisco… Ma immagino che voi non siate quei tipi che distruggono tutto… almeno, non completamente…”
“Beh, giusto per farlo notare, non siamo stati noi ad attaccare, ma sono stati quei tre robot. E dire che vi stavamo solo aiutando.”
“Credevamo foste degli Angeli… Angeli dalla forma umana…”
“Senti, non per criticare, ma la mia idea di angeli non è quella di esseri che distruggono tutto quanto…” disse Marco.
“Non qui.” rispose la donna, fermandosi di fronte ad una porta e facendo passare una carta in un lettore al suo fianco.
La porta si aprì da sola, rivelando così una sala piena di computer, al cui interno c’erano diverse persone intente a battere le dita sulle tastiere.
In fondo ad essa c’era un panello di vetro, dal quale era possibile vedere i tre robot, ora fermi.
“Ho portato qui i custodi, come avevate chiesto.” Disse la donna, facendo un saluto militare ad un uomo di fronte a loro.
Aveva i capelli e la barba color castano scuro, e indossava un paio di occhiali da sole.
“Grazie Capitano Katsuragi. Può andare dai Children. Immagino avranno molte domande da fare.”
“Alle quali non potrò rispondere per il semplice fatto che non conosco la risposta…” disse la donna, uscendo e lasciando i custodi.
“Da come si comporta, deduco che lei sia il capo di tutto questo, giusto?” chiese Dark.
“Esatto. Il mio nome è Gendo Ikari, e sono il capo operativo della NERV.”
“Piacere. Io sono Dark, mentre loro sono Sora, Riku, Marco, Saiko, Tsuna e Pan.”
“Dunque siete voi i famosi custodi…”
“Già. Immagino sappiate già che la nostra visita non è un bel segno.”
“Bel segno o no, per colpa vostra i nostri EVA sono stati danneggiati. Nel caso dovesse arrivare un vero Angelo, non saremmo in grado di fronteggiarlo.”
“Tutto qui?” chiese Dark. “Se le cose stanno così, posso riparare quei robot in pochi secondi.”
“Impossibile!” Disse una voce femminile, anticipando l’arrivo di una donna dai capelli biondi, in camice bianco.
“Gli EVA non sono robot qualunque. Sono il miglior ritrovato della tecnologia e della scienza umana. È impossibile che tu possa ripararli, figuriamoci in pochi secondi!”
“Non si preoccupi. Dark è un esperto in riparazioni e costruzioni, non importa di cosa si tratta.” Disse Sora.
“Lascia perdere. È meglio se glielo dimostro direttamente.” Rispose il custode, battendo le mani e appoggiandole a terra.
In pochi secondi, da sotto la sua mano cominciò ad uscire dal pavimento una lancia, che infine fece girare tra le mani, per poi trasformarla in una sfera, che lasciò cadere a terra.
“Posso manipolare a mio piacimento qualsiasi materiale, per crearne di nuovi o per riparare oggetti. Ho ricostruito città intere, perciò quei robot non possono di certo essere un problema.”
“Ma-”
“Va bene, accettiamo.” Disse Gendo, interrompendo la donna.
“Chi ci garantisce che riuscirà a ripararli realmente? E poi-”
“Ho detto che accettiamo, dottoressa Akagi.” Ripeté l’uomo, con tono che non ammetteva repliche.
La donna fece per rispondere, ma scelse di rimanere in silenzio.
Silenzio che venne infranto da una ragazza dai capelli color rame, che indossava una tuta rossa, sul cui petto c’era scritto 02, che entrò sbraitando nella stanza.
“VOI!” urlò rivolta ai custodi. “Come avete osato rovinarmi la scena?!”
I custodi la guardarono straniti.
“E tu chi saresti?” chiese Sora.
“Come sarebbe a dire chi sono?! Sono la ragazza contro la quale avete combattuto pochi minuti fa!”
“Aspetta… Vuoi dire che c’eri tu dentro quel robot?” domandò Riku.
“Wow, che intelligenza acuta, genietto…” rispose ironica lei. “Sono Asuka Sōryū Langley, vedete di ricordarvelo bene!”
“Beh, nome facile…” commentò Marco.
“Hai qualche obiezione?” chiese Asuka, mostrandoli un pugno.
“Non mi sfidare, volendo potrei darti un pugno sufficiente a cambiarti definitivamente i connotati!”
“Davvero? E dire che sembri proprio debole… Mi chiedo come sia possibile che il destino dell’universo gravi su tipi come voi… Sarebbe più sicuro se ci pensassi io!”
“Ma davvero?” intervenne Pan. “Beh, si da caso che io sia la nipote dell’uomo più forte dell’universo, e che sono stata scelta per salvare l’universo!”
“Che strano… io avrei detto che tu fossi solo una bambina capricciosa!”
“Come osi…”
“Basta!” disse Dark. “Non ho voglia di sentire stupidi litigi.”
“E tu chi ti credi di essere, eh?” chiese Asuka.
“Una persona che volendo può distruggere questo mondo nel giro di pochi secondi, perciò vedi di non farmi arrabbiare, per quanto difficile possa essere.”
A sentire ciò, la ragazza rimase in silenzio.
“Distruggere questo mondo… in pochi secondi…?” chiese la voce di un ragazzo, proveniente dall’ingresso.
Di fronte a loro c’era un ragazzo che indossava una camicia a maniche corte bianca e un paio di pantaloni neri.
“Ah, finalmente sei arrivato, stupiShinji!” fece Asuka, guardandolo quasi con disprezzo.
Ma il ragazzo non l’ascoltò, e rivolse lo sguardo al capo della NERV.
“Papà… Perché mi hai fatto chiamare?” chiese.
“Shinji, desidero che tu accompagni quel ragazzo dagli EVA. Dice di poterli riparare, facendoci così risparmiare le spese.”
“D’accordo…” rispose lui, per poi uscire, attendendo che Dark lo seguisse.
“Allora io vado… Ci vediamo dopo.” Disse il custode, per poi uscire e andarsene assieme al ragazzo.
“Grr… Quello stupido di Shinji! Come al solito subisce e obbedisce senza fare nessuna storia!” protestò Asuka.
“Asuka, tu invece porterai a casa vostra gli altri custodi e li terrai sotto controllo.”
“Cosa?!” fece lei. “Non se ne parla nemmeno! Non voglio avere niente a che fare con quel gruppo di smidollati!”
“Certo… che potevano parlarne dopo averci fatto uscire…” commentò Saiko.
“Sono in momenti come questi che mi chiedo a che pro ho salvato per due volte l’universo…” aggiunse Sora, sospirando.
Dark segui Shinji in silenzio.
“Così… tu sei un custode…” fece lui.
“Già. Immagino che vi aspettaste qualcun altro dalla descrizione di Aqua, vero?”
“No… non mi ero fatto nessuna idea su di voi… Semplicemente speravo di non incontrarvi…”
“Credimi, non scegliamo noi i mondi. Quell’essere che avete cercato di affrontare, più comunemente chiamato Heartless, è il segno che il vostro mondo è in pericolo.”
“Ma tu… Hai detto che volendo potresti distruggerlo facilmente… e io poco fa ti ho quasi stritolato…”
Dark guardò il ragazzo.
“Stai dicendo che c’eri tu dentro quel robot viola?”
Shinji si limitò ad annuire.
“Capisco… Comunque tranquillo, ci vuole molto di più per farmi del male. Sono stato ridotto in mille pezzi, eppure come vedi sono ancora qui.”
“Quanto è vero?” chiese l’altro.
“Cosa?”
“Quello che ha detto Aqua. Quanto è vero?”
Dark sospirò.
“Tutto. Non so come facesse ad essere così informata, ma ha detto la verità. L’unica cosa che non sapeva, è la causa che ha permesso a Xehanort di cominciare la seconda guerra del Keyblade.”
“Causa che immagino tu conosca invece.”
“Sì, la conosco… Ma non ho intenzione di rivelarla.”
“Come vuoi…”
Dark guardò il ragazzo.
“Dimmi… sei sempre così arrendevole?”
“Sono fatto così. Non mi piace mettermi a discutere, perciò faccio ciò che mi dicono…”
Dark non rispose subito.
“Farai meglio a liberarti di questo modo di pensare, o non finirai bene. Te lo dice uno che ci è già passato…”
“Cosa intendi dire?”
“Devi eliminare la tua debolezza, o essa diventerà sempre più forte, fino a quando non comincerà a consumarti. E a quel punto, per te sarà finita.”
Sul volto del ragazzo apparve un sorriso arrendevole.
“Come se mi potesse importare… In fondo, io sono solo uno strumento che serve per combattere… Nulla di più…”
“Siamo tutti pedine del destino… ma non per questo, non possiamo fare nulla per evitare che accada qualcosa. Il destino si può cambiare e, allo stesso modo, tu potresti cambiare questa tua condizione.”
Shinji non rispose, e si limitò a far passare una tessera in un lettore vicino ad una porta, che si aprì immediatamente.
“Eccoci arrivati.” Disse, indicando i tre robot. “Con cosa li vuoi riparare?”
“Mi basterà toccarli con le mani.” Disse, alzandosi in volo e atterrando sulla testa del robot blu.
Shinji osservò in silenzio il custode battere le mani e appoggiarle sull’EVA.
Esso fu investito come da un’onda elettrica, che convogliò nel suo braccio danneggiato, dal quale in pochi secondi uscì una nuova mano.
In contemporanea, anche gli altri danni si rigenerarono, lasciando un robot praticamente nuovo.
“E uno è fatto.” Disse Dark.
‘Però che strano… Ho avuto una strana sensazione… Come se fosse… vivo…’ pensò, rialzandosi in volo.
Qualche minuto dopo atterrò di fronte a Shinji.
“Ecco fatto. Tutti e tre i vostri EVA sono riparati.”
“Grazie… Ma come hai fatto?”
“Oh, una piccola eredità di uno dei miei precedenti viaggi. Si chiama Alchimia, e mi permette di manipolare tutta la materia esistente.”
“Capisco… quindi è questo che significa essere un custode…”
“Oh no, no… Io sono un caso a parte. Gli altri custodi non hanno questa capacità. Diciamo che… io sono unico.”
“Unico?”
“L’unico custode dell’equilibrio all’universo… Colui che ha dato il via alla guerra… e colui che metterà la parola fine ad essa!” rispose Dark, per poi aprire un varco. “Io torno dagli altri… Immagino siano ancora con tuo padre di là, ma non ho voglia di fare nuovamente tutta quella strada… Vuoi un passaggio?”
“Cos’è?”
“Potrei definirlo una specie di buco nero. Passandoci attraverso, posso andare ovunque io desideri.”
“Capisco… No grazie, preferisco tornare a casa.” Disse Shinji, allontanandosi, mentre il custode attraversava il varco.
“Ok… avrò affrontato Heartless, Nessuno, mostri e cose del genere, ma quasi quasi preferisco loro a questo…” commentò Rexenet, mentre di fronte a loro il presidente stava annunciando a centinaia di persone sedute di fronte a lui che aveva un’importante comunicazione, rivolta a tutti gli abitanti del pianeta.
“Come sapete…” continuò. “Qualche settimana fa tutti noi abbiamo ricevuto il messaggio di Aqua, che annunciava che presto si sarebbe svolta una guerra che avrebbe deciso le sorti dell’universo. Ebbene, oggi ho ricevuto la visita di due custodi.”
Non appena ebbe pronunciato quella parola, un mormorio generale si alzò nella sala.
“Sì, avete capito bene. Da quanto hanno detto, sono i custodi del nostro pianeta, sebbene lo abbiano lasciato tempo fa per cercare di impedire questa crisi. Ma credo sia meglio che lasci direttamente a loro la parola.” Disse il presidente, per poi far cenno a Rexenet e Light di superare le tende che li celavano al mondo.
“Ripeto: avrei preferito affrontare qualche milione di Heartless…” fece Rexenet sottovoce mentre, assieme all’amico, raggiungeva il centro del palco, dove il presidente lasciò loro il posto.
Per qualche secondo il silenzio calò sulla platea.
Tutte le persone presenti, giornalisti e fotografi compresi, rimasero stupiti nel vedere due semplici ragazzi.
“Sì, lo so cosa state pensando.” Disse Light, interrompendo il silenzio. “Ma è la verità: noi siamo due dei tre custodi di questo mondo!”
Detto ciò, mise davanti a sé la mano destra, nella quale apparve in una scia di luce il Keyblade.
Subito dopo Rexenet lo imitò.
“Come potete vedere, questi sono i famosi Keyblade. Un’arma leggendaria, in grado di portare sia pace che caos nell’universo. L’unica arma in grado di poter affrontare gli Heartless e i Nessuno, le creature che compongono l’esercito di Xehanort.”
“Come mai vi fate vedere solo ora?” lo interruppe un giornalista, alzandosi in piedi.
“Come ha detto anche Aqua, fino a poco fa per noi custodi era assolutamente vietato rivelare la nostra esistenza. Tant’è che noi abbiamo salvato questo mondo per più di dieci anni, e senza che nessuno di voi lo sapesse!” rispose Rexenet. “Ma non siamo qui solo per farvi vedere che la Terra ha i suoi custodi. Siamo qui per un motivo più grave. Molto più grave.”
“Siamo venuti a conoscenza di quale mondo sarà il campo di battaglia della seconda Guerra del Keyblade. E purtroppo… è proprio questo pianeta!”
Non appena finì la frase, tutte le persone presenti si alzarono in piedi.
“State scherzando, vero?”
“Non è possibile!”
“Perché proprio questo pianeta?”
“Non hanno detto che esistono tanti mondi quante stelle?”
“Insomma!” urlò Rexenet. “Possibile che basta una misera frase per farvi cadere nel panico? Ho visto bambini più coraggiosi di voi!”
“Voi la fate facile, con i vostri Keyblade. E poi, come potete provarci che esistono altri mondi? E che questi siano tutti in pericolo?”
“Le stelle” rispose Light. “Credo sia arrivato il momento di rivelarvi ciò che i governi di tutto il mondo stanno nascondendo. Avrete notato anche voi che ogni notte ci sono sempre meno stelle nel cielo. Ogni stella che scompare, corrisponde ad un mondo che ha perso la sua luce, un mondo inghiottito dalle tenebre, un mondo… che ha visto la sua fine.”
“E non è tutto! In questo momento, tutti i mondi, sebbene lentamente, si stanno dirigendo in questa direzione. In poche parole, l’universo sta collassando proprio sulla Terra! È questo il piano di Xehanort: cancellare il vecchio universo per crearne uno nuovo. Usare la luce di Kingdom Hearts per ricreare una nuova esistenza, che sottostia ai suoi ordini!”
“Ma Kingdom Hearts non è solo un videogioco?”
“No! La Terra è un mondo particolare: tutti ciò che noi inventiamo come storia, in qualunque forma essa sia, altro non è che un ricordo che riceviamo da un altro mondo. In poche parole, ogni fumetto, ogni film, ogni manga, ogni romanzo, ogni anime, ogni videogioco, ogni misera fantasia, altro non è che ciò che è successo, che sta avvenendo, o che potrebbe succedere in un altro mondo!”
“Ci state dicendo che tutti i personaggi che crediamo inventati in realtà esistono veramente?”
“Precisamente. Noi stessi abbiamo viaggiato a lungo con Sora, Riku e Kairi, i protagonisti di Kingdom Hearts. E loro hanno realmente vissuto le avventure che noi abbiamo riprodotto e che la maggior parte dei ragazzi conoscono!”
“E non solo loro. Naruto Uzumaki, Son Goku, Paperino, Pippo, Topolino, Edward Elric, Harry Potter… Ne abbiamo incontrati a decine, e i nostri compagni in viaggio stanno continuando a incontrarne altri!”
“E allora cosa possiamo fare per salvarci?” chiese un altro giornalista.
“Bisogna evacuare la Terra.” Rispose Light.
A quella frase, non solo la sala, ma tutte le persone che in quel momento stavano guardando la conferenza nel mondo s’immobilizzarono.
Anche all’estero, i cronisti che stavano traducendo in tempo reale la conferenza non riuscirono a tradure quella frase.
Frase che rimbalzò a tempo di record per tutto il web, venendo tradotta in tutte le lingue.
“E-Evacuare… la Terra…” ripeté il cronista, barcollando all’indietro.
“Se rimarrete qui, non appena i due eserciti arriveranno, per voi sarà la fine. Questo mondo rischia di scomparire anche nel caso dovessimo vincere. Come ha detto Aqua, questa guerra va oltre ogni immaginazione. La prima ha creato l’universo per come lo conosciamo oggi. Una seconda non sarà da meno, anzi, potrebbe essere peggiore, perché stavolta l’oggetto per il quale si scatenò la prima, il X-Blade, è già in mano a Xehanort! Ed è l’arma più potente di tutte. Più potente anche dei nostri Keyblade.”
“E… come faremmo ad abbandonare il pianeta? Ci sono miliardi di persone, e non abbiamo la più pallida idea di dove andare!”
“Il terzo custode della Terra ha già provveduto a risolvere il problema. Abbiamo trovato un mondo simile a questo, dove vi sarà possibile continuare a vivere normalmente. Il nostro amico ha già costruito città in grado di ospitarvi, e ha anche fatto sì che ci sia corrente elettrica e altre comodità di cui ormai la maggior parte di voi non può fare a meno. Per quanto riguardo il trasporto…”
Light non concluse la frase.
Si limitò ad alzare un braccio e a far apparire dietro di lui un varco bianco, mentre dietro a Rexenet ne appariva uno Nero.
“Questi varchi vi condurranno in quel nuovo mondo. Saremo noi stessi a tenerli aperti. Ma come potete ben immaginare, essendo soltanto in due e non potendo aprire un varco per persona, potremo trasferire le persone una alla volta, con un totale di venti varchi, il massimo che possiamo tenere aperti per molto tempo…”
“Quindi ci state dicendo di abbandonare il nostro pianeta natale, per farlo diventare il campo di battaglia di una guerra? E credete davvero che accetteremo? Se riusciamo a far combattere assieme tutti gli eserciti della Terra, noi-”
“Non basterebbe usare l’intero armamento atomico contro quei nemici!” lo interruppe Rexenet. “È questa la realtà: i comuni esseri viventi non possono nulla contro Xehanort e il suo esercito! Solo noi e gli altri custodi della luce possiamo fermarli! E ora vedete di decidere! O rimanete qui e vi fate eliminare, diventando così parte dell’esercito nemico, che è composto solo dai resti di esseri viventi che si sono lasciati sopraffare dall’oscurità, oppure vi mettete in salvo, con la speranza di poter tornare un giorno sulla Terra!”
A quel punto intervenne il presidente.
“Io ho già dato il mio permesso per questa evacuazione, rendendomi conto che è la nostra unica speranza di sopravvivenza. Ora mi rivolgo a tutti i capi di stato e a tutti i cittadini: come hanno detto i custodi, questa è la nostra sola possibilità. Io ho deciso di credere in loro, confidando che possano risolvere questa crisi, per poterci far così tornare a casa alla fine di tutto.”
“Ed è inutile che ve lo teniamo nascosto: se dovessimo perdere questa guerra, tutti voi, assieme a tutti gli altri abitanti dell’universo, verreste letteralmente cancellati dall’esistenza. Per questo non vogliamo interferenze: se qualcuno di voi restasse qui, ci impedirebbe di combattere al pieno delle nostre potenzialità, perché penseremo a proteggerlo. Per questo vi supplichiamo di accettare questa nostra offerta! Faremo andare via tutti, fino all’ultimo, senza nessuna distinzione. Noi da adesso in poi cambieremo ogni giorno città, passando per tutte le capitali di stato: chi desidera andarsene, attenda lì. L’unica cosa che vi chiediamo è di non cadere nel panico. È l’ultima cosa che deve succedere.”
Quando Dark uscì dal varco, si ritrovo in una sala, dove gli altri custodi erano tutti seduti per terra, mentre di fronte a loro c’erano Asuka e la donna dai capelli viola, assieme ad una ragazza dai capelli blu, che indossava un completo dello stesso colore con sotto una camicia bianca.
“Ehilà!” lo salutò il capitano Katsuragi, appoggiando sul tavolo una latina di birra. “Non ci siamo ancora presentati! Io sono Misato Katsuragi! Piacere!”
“Dark, piacere” rispose il keyblader, osservando la donna. Ora indossava dei vestiti più corti, e a Dark dava l’impressione che avesse bevuto un po’ troppo.
“Allora, li hai riparati?” chiese Sora.
“Sì. Sono tornati come nuovi. Anche se…” e mentre diceva ciò, spostò lo sguardo verso i due membri del NERV. “…ho avuto l’impressione che non fossero semplici robot… ma qualcosa di più elaborato…”
“Cosa intendi dire?” fece Riku.
“In qualche modo… non so il perché, ma ho pensato a degli esseri umani…”
Sentendo ciò, la donna dai capelli viola rimase in silenzio.
“In che senso?” chiese.
“Non saprei… ma ho consumato più energie di quanto avessi previsto…”
“Questo perché gli EVA non sono robot qualunque.” Lo interruppe la ragazza dai capelli blu.
“E allora cosa sono?” chiese Marco. “Io ho combattuto a lungo contro degli alieni, ma non avevo mai visto un robot perdere sangue!”
“Non so spiegarvelo… Lo so e basta.”
“E figuriamoci se la bambola parlava di sua spontanea volontà!” esclamò Asuka, sbattendo arrabbiata le mani sul tavolo. “Tra te e stupiShinji, non so chi sia il peggiore!”
“Bambola?” chiese Dark. “Perché ti chiama così?”
“Perché mi limito a fare ciò che mi dicono, tutto qui.”
Ma prima che qualcuno potesse replicare, un allarme risuonò per la casa.
“E ora cosa succede?” chiese Saiko.
La donna si alzò di colpo in piedi.
“Un Angelo.” Disse, uscendo di casa e sporgendosi dal balcone, seguita dagli altri.
Di fronte a loro, sebbene ancora a diversi chilometri di distanza, c’era un’enorme sfera nera, ricoperta di righe bianche, che si stava avvicinando alla città.
“E quello cosa diavolo sarebbe?!” esclamò spaventato Tsuna.
“Quello è un Angelo.” Rispose Misato. “Asuka, Rei, andiamo!”
“Dove state andando?” chiese Sora.
“Ma che domande sono? A combatterlo, ovvio! Io e il mio 02 lo faremo fuori subito, perciò state a guardare!” fece Asuka, correndo via assieme agli altri due membri della NERV.
“Immagino sia ovvio anche il fatto che noi combatteremo contro quell’essere, vero?” domandò Riku.
“Già.” Rispose Dark, alzandosi in volo. “Andiamo.”
I custodi decollarono, dirigendosi subito verso la creatura e fermandosi a pochi metri di distanza.
Non molti minuti dopo, furono raggiunti dai tre robot, che impugnarono subito un fucile a testa, pronti a far fuoco.
“Però… veloci…” commentò Sora, evocando il Keyblade, imitato da tutti ad esclusione di Dark.
“Come mai niente Keyblade?” chiese Riku.
“Non ne ho bisogno.” Rispose lui, preparando una sfera di fuoco e una di ghiaccio, che poi fuse assieme.
Ma prima che potesse lanciare l’attacco, una serie di proiettili provenienti dal robot viola lo superarono, diretti verso l’Angelo.
Ma proprio quando furono in procinto di colpirlo, l’essere scomparve nel nulla.
“Cosa? Come ha fatto?” esclamò Pan. “Anche la sua aurea è sparita.”
Dark si guardò in giro, cercandolo con lo sguardo.
I suoi occhi si soffermarono ad una specie di ombra che stava apparendo sotto i piedi degli Eva viola e rosso.
Il custode spalancò gli occhi per la sorpresa.
“Attenti!” urlò ai due robot, che però non riuscirono ad accorgersene in tempo.
L’ombra divenne completamente nera, inghiottendo al suo interno i due robot, e cominciando ad aumentare di dimensioni.
L’EVA blu riuscì a saltare all’indietro, evitando così di venire inghiottito anche lui dall’oscurità.
“Voi rimanete qui!” ordinò Dark, per poi volare verso l’ombra e buttandosi al suo interno.
“Dark!” urlarono gli altri custodi.
Hikari aprì gli occhi.
“Ti sei svegliata finalmente.” Disse Kairi, che era seduta accanto a lei. “Ti sei addormentata di colpo e hai dormito per ore…”
La custode non rispose, limitandosi a mettersi seduta sul letto.
“Dark… mi ha raccontato ciò che è successo…” continuò la rossa, facendo spalancare gli occhi alla sorella.
“Io… Io non posso perdonarmi… è tutta colpa mia… è colpa mia se ora è diventato così…” disse lei, mentre le sue mani tremavano.
“Hikari…”
“Sono stata un vero mostro. Avrei preferito non riavere indietro il cuore se avessi saputo di soffrire così tanto!”
“Non devi dire così!” rispose Kairi, alzandosi in piedi. “Tu non hai nessuna colpa.”
“Invece sì! Se io non avessi tenuto all’oscuro Dark, forse lui ora… forse ora…”
Dagli occhi di Hikari cominciarono a scendere nuovamente delle lacrime.
“Lui… mi ha in parte rivelato come ha ottenuto il Keyblade… Ha parlato di un patto scellerato che gli prometteva solo dolore… E io non ho fatto altro che alimentare questo dolore! Sarei dovuta scomparire nell’oscurità, sarebbe stato meglio per tutti!”
A sentire ciò, Kairi perse il controllo e le diede uno schiaffo.
“Ma perché dovete sempre reagire così?” chiese, mentre anche lei cominciava a piangere. “Tu e Dark… siete proprio uguali! Vi fate carico di tutto ciò che succede. Ma lo volete capire che non siete da soli?”
Hikari non rispose, limitandosi a portare una mano a coprire la parte arrossata del viso.
“Io…” disse lei, senza però trovare le parole per continuare.
Quando Dark riaprì gli occhi, si ritrovò a galleggiare nell’oscurità.
“Dove… sono…” si chiese, cercando di vedere qualcosa attorno a sé, ma senza risultato.
“Dentro l’Angelo.” Rispose una voce.
Dark spalancò gli occhi.
“Chi c’è?”
“Presto lo scoprirai… anche se la cosa non ti farà per niente piacere…”
“Vieni fuori!” disse Dark.
Ma la voce non diede nessuna risposta.
Pochi secondi dopo, di fronte al custode apparvero due sfere di luce, all’interno del quale cominciarono ad apparire le sagome di Shinji e Asuka.
Quando la luce scomparve, i due vennero lasciati galleggiare nell’oscurità.
Dark si diresse subito verso di loro, creando una sfera di luce per illuminare la zona.
“Ehi, voi due, tutto bene?” chiese quando li raggiunse.
“C-Cos’è successo?” chiese Asuka, riprendendo i sensi.
“Siete stati inghiottiti da un’ombra gigante, e io vi ho seguiti nel tentativo di salvarvi.”
“Cos’hai detto? E dov’è lo 02?”
“Non ne ho idea… Siete apparsi dal nulla, circondati dalla luce.” Continuò il custode, mentre anche Shinji riprendeva conoscenza.
“E come facciamo ad andarcene?” chiese lui.
“Non lo so ancora… Ad essere sincero, questa è la prima volta che mi ritrovo nell’oscurità assoluta…”
“Da come parli, sembra quasi che per te sia normale.” Fece Asuka.
“Io sono un essere che sopporta sia la luce che le tenebre… Per me sono la stessa cosa. Non sono diverse e nessuna delle due ha la meglio. Per questo io sono il custode dell’equilibrio…”
“Già. Tu sei il custode dell’equilibrio…” disse la voce di prima, mentre sotto di loro cominciava ad apparire una luce, che venne rapidamente sostituita da un pavimento, sul quale era disegnato il simbolo dello Yin e Yang.
“E questo che posto è?” chiese Shinji, mentre tutti e tre atterravano lentamente.
“Questo è un campo di battaglia…” continuò la voce, mentre di fronte ai custodi appariva una sfera metà bianca e metà nera.
“Chi sei?” chiese Dark.
“Non mi hai ancora riconosciuto?” disse la voce, mentre la sfera aumentava di dimensioni e cambiava forma, prendendo delle sembianze umane.
Rapidamente, attorno ad essa apparvero dei pantaloni e una maglietta bianca, mentre i suoi capelli divennero castani.
Il colore originario della sfera cominciò a venire sostituito da una pelle molto chiara, prossima al bianco, mentre le palpebre della figura si alzavano, rivelando due occhi azzurri.
“Balance?” chiese Dark.
“No.” Rispose lui, usando lo stesso tono di voce del custode. “Questa volta nessuna emanazione.”
“Che storia è questa? Perché ha la tua stessa voce?” domandò Asuka.
Ma Dark aveva gli occhi spalancati, fissi sul ragazzo di fronte a loro.
“Dunque non ti vuoi ancora arrendere… vero Giovanni?”
“Lo hai detto tu stesso: l’amore è comunque la più grande forza dell’universo. Non puoi eliminarmi.”
Il custode chiuse le mani a pugno, stringendole con forza.
“Tu… Come osi farti rivedere? Quando ti ho tolto a forza dal mio cuore, credevo ti sarebbe stato chiaro che non avevo più intenzione di riaverti tra i piedi!”
“E tu credevi davvero che il tuo amore potesse rimanere seduto a far niente? Soprattutto dopo ciò che hai fatto a Hikari?”
“Tu sei solo l’incarnazione della mia più grande debolezza! Tu non dovresti nemmeno esistere!”
“Emh… Asuka, tu hai capito cosa sta succedendo?” chiese Shinji.
“No… non ne ho la più pallida idea… E questo mi manda sui nervi!”
Giovanni sorrise.
“Davvero la pensi così? Strano… quando hai conosciuto Hikari, non mi sembravi dello stesso parere.”
“Tu… Devi solo stare zitto!” urlò Dark, facendo per evocare il Keyblade, ma senza riuscirci.
“Vuoi questo?” chiese l’altro, evocando il Keyblade.
“Cosa?”
“Ho bloccato il Keyblade. Mi serviva che tu arrivassi qui. E quell’Angelo mi è stato di infinito aiuto.”
“Come sarebbe a dire? Vuoi dire che hai collaborato con l’Angelo?” chiese Asuka.
“In un certo senso. Ho fatto in modo che inghiottisse qualcuno di voi, in modo che Dark lo inseguisse per salvarlo. Io posso prendere forma solo in questo mondo di tenebre, perciò era l’unica soluzione.”
“Ci stai dicendo di averci usato come esche?”
“Precisamente, e me ne scuso. Ma era l’unica soluzione.”
“Come mai proprio noi? Potevi usare qualcuno dei suoi amici.”
“Questo perché… voi due siete i potenziali custodi della luce di questo mondo.” Rispose Giovanni, per poi lanciare il Keyblade a Dark, che lo prese al volo.
“E ora? Vuoi metterli alla prova per vedere chi riuscirà ad evocarlo?” chiese lui.
“Proprio così.” Rispose l’altro, per poi schioccare le dita.
Sotto i due piloti degli EVA apparve una nuova ombra, che li inghiottì.
“Chi di loro riuscirà ad affrontare l’oscurità e ad uscirne, sarà il nuovo custode. E così, non saranno un tuo limite.”
“Cosa vuoi dire?”
“Non ti è ancora chiaro?” chiese Giovanni, mentre tra le sue mani prendeva forma un Keyblade.
“Dark… sarai in grado di sconfiggermi? Sarai in grado di annientare il tuo stesso amore?”
Il custode lo guardò di traverso, per poi puntargli contro il Keyblade.
“Se questa sarà la battaglia per eliminarti definitivamente, accetto volentieri la sfida. Tu non entrerai più nella mia vita!”
“Davvero? Allora forza, affrontami. Chi vincerà: Giovanni, l’incarnazione del tuo amore, o Dark, il custode dell’equilibrio che ha rifiutato tale sentimento?”
“La risposta mi sembra ovvia…” rispose Dark, per poi partire all’attacco contro l’altro. “L’amore non può vincere!”
Come se fosse d’accordo, dal Keyblade del custode partì un raggio oscuro, che si diresse verso Giovanni, il quale lo infranse semplicemente muovendo il X-Blade.
“Tutto qui?” chiese, per poi imitarlo, colpendolo in pieno stomaco con un calcio e spedendolo diversi metri indietro, facendogli sputare sangue.
“Ho la tua stessa forza, i tuoi stessi poteri… L’unica differenza tra noi due è che io ho tutti i tuoi sentimenti, con l’aggiunta dell’amore, mentre tu sei privo di quest’ultimo.”
Il custode si rialzò con l’aiuto del Keyblade.
“Interessante… Dunque se hai i miei stessi punti di forza…” disse, creandosi due piccole barriere attorno alle orecchie. “…hai anche i miei punti deboli!”
Detto ciò, appoggiò il Keyblade a terra e cominciò a muoverlo, facendo pressione e provocando così uno stridio.
Giovanni lasciò cadere il X-Blade, portandosi le mani alle orecchie per attutire il rumore.
Pochi secondi furono sufficienti a Dark per restituire il calcio ricevuto, assieme ad un pugno sul naso.
“Urgh… non male…” fece l’incarnazione, rialzandosi e pulendosi con la mano il sangue che colava dal naso.
Dark fece scomparire le barriere.
“Ho sempre avuto un udito fino, e non ho mai sopportato simili rumori. Perciò anche per te doveva essere la stessa cosa.”
“E… Perché non mi hai eliminato subito?” chiese Giovanni, sorridendo divertito.
Il custode si girò.
“Non vale la pena darmi da fare contro un avversario di così poco valore.”
“Forse non ti è chiaro un concetto…” disse l’altro, per poi corrergli incontro, con il X-Blade pronto a colpire Dark, che parò l’attacco.
“Solo uno di noi uscirà vivo da qui, e chiunque sarà avrà il controllo completo del tuo corpo!”
“Quindi vorresti riprenderti ciò che hai perso?”
“Proprio così. Tu… Non hai la benché minima idea di come mi sia sentito l’altro giorno!” fece Giovanni, cominciando a piangere. “Tu… Hai mandato tutto all’aria. Ti devo forse ricordare cos’hai fatto quanto hanno ferito a morte Hikari?”
“Non ne ho bisogno, grazie.” Disse Dark respingendo l’attacco, per poi battere velocemente le mani a appoggiandole a terra.
Immediatamente dal pavimento sbucarono fuori un centinaio di spilli giganti, tutti diretti verso Giovanni, che si limitò ad imitare la sua controparte, creando una barriera che contrastò l’attacco avversario.
“Ottima idea, ma non sufficiente.” Disse, per poi alzare il X-Blade, facendo partire un raggio rosso verso il cielo nero.
Dark spostò lo sguardo verso l’alto, sgranando gli occhi quando vide migliaia di sfere infuocate cadere giù, come le gocce di pioggia di un improvviso temporale.
Fece per creare una barriera ma Giovanni lo attaccò prima che potesse crearla, costringendolo ad uno scambio continuo di affondi e parate, mentre attorno a loro le sfere toccavano il suolo ed esplodevano.
“Sei solo uno stolto Dark. Tu non potrai mai vincere. Non adesso. Il tuo gesto non ha fatto altro che fortificarmi. Sei riuscito a farmi provare il desiderio di vendetta!”
“Quanto mi dispiace.” Rispose ironico l’altro. “Purtroppo per te, non ho intenzione di cedere facilmente!”
Detto ciò, diede una ginocchiata in pieno volto all’altro, che però lo imitò.
I due si allontanarono, tenendosi entrambi il naso.
“Te l’ho già detto: tu non sei più forte di me, come io non lo sono di te. Arrenditi e lascia che io torni al mio posto.” disse l’incarnazione dell’amore.
Dark si pulì il sangue con la mano, per poi scoppiare a ridere.
“Credi davvero che rinuncerò a tutto ciò che ho fatto per diventare così? Sei tu lo stolto, ma in fondo, lo sei sempre stato.”
“Io almeno non cerco di fingere di essere privo di sentimenti!”
“E io non mi faccio rodere il cuore per uno di essi! L’ho detto e lo ripeto… i sentimenti sono per i deboli!”
“E allora perché l’Organizzazione XIII è stata sconfitta?”
“Perché loro cercavano di riottenere i loro cuori! Loro volevano dei sentimenti! Per me è il contrario!”
Il Keyblade di Dark si illuminò.
“Ti eliminerò qui, ora! Tu la smetterai di interferire con le mie decisioni!”
“Come vuoi. Vorrà dire che sarò io ad eliminare te. Nel tuo stato attuale non vinceresti la guerra. Non puoi affrontare Xehanort. Ti sconfiggerò e ti acquisirò, diventando così completo a tutti gli effetti e ricreando il me stesso originale!”
“Non credo succederà! Se non riuscirò ad eliminarti, allora ti farò tornare nel Keyblade, e lì resterai per sempre!”
“In questo caso, allora non ci resta che mettere la parola fine a questa storia.” Disse Giovanni, impugnando meglio il X-Blade.
“Per una volta, sono d’accordo!” rispose Dark, per poi partire all’attacco in contemporanea al suo sentimento mancante.
I Keyblade dei due custodi si sfiorarono l’uno contro l’altro, trapassando ad entrambi il petto.
I due sputarono in contemporanea del sangue, che andò a sporcare ulteriormente il volto di ambe due.
Giovanni sorrise.
“M-Maledizione… Per… pochi… centi… metri…” disse, mentre su Balance scendeva il suo sangue. “Non ci… sono… riuscito…” concluse, per poi dissolversi come polvere al vento, assieme al X-Blade.
Dark si accasciò a terra, tenendosi coperta la ferita al petto.
“E cerca di non tornare… più…” fece, mentre rimarginava la ferita con la magia.
Dopo essersi assicurato di aver fermato l’emorragia, si sdraiò a terra, con il volto rivolto verso l’alto e gli occhi chiusi, cadendo poi nel sonno.
Senza che se ne accorgesse, il pavimento su cui riposava cominciò a dissolversi nell’oscurità, facendolo così precipitare nuovamente dentro essa.
“Si può sapere dove diavolo siamo finiti?” esclamò arrabbiata Asuka, cercando una via di fuga da quelle tenebre complete.
“È inutile. Non c’è via di scampo. Non siamo custodi, non abbiamo i nostri EVA… Siamo inutili…” fece Shinji.
“Ottimista come sempre, eh? Io non ho intenzione di morire qui, senza essere vista da nessuno. Preferirei venire spazzata via mentre piloto l’EVA, sotto gli occhi di tutti!”
“Davvero desideri ciò?” chiese una voce.
“Questa voce… non è la stessa di prima…” disse Shinji, guardandosi attorno.
“Che sia… l’Angelo?”
“No. Non sono l’Angelo…”
Mentre diceva ciò, sotto i loro piedi apparve un nuovo pavimento, completamente bianco.
Al centro di esso si trovava una Catena Regale bianca, sospesa nel vuoto.
“La scelta è vostra. Purtroppo non posso concedere ad entrambi il Keyblade… Ma voi due siete gli unici su questo mondo in grado di usarlo, se solo lo desiderate. Il destino per voi ha comunque grandi progetti. Sia che accettiate o no.” Disse la voce.
“Cos’è, sei in contatto con chi controlla il destino? O sei proprio tu a controllarlo?”
“Il destino non è alla mia portata. Posso solo fare delle previsioni. Shinji Ikari. Asuka Sōryū Langley. Chi di voi due accetterà, si farà carico di un grande onere. Dovrà lasciare questo mondo, e dovrà combattere nella guerra che presto avrà luogo.”
“Dobbiamo proprio?” chiese Shinji. “In fondo, a noi cosa può importare? Non siamo in grado di fare qualcosa…”
“Tsk. Immagino che chi parteciperà a questa guerra, diventerà famoso in tutto l’universo, vero?”
“Non è detto. Forse se riuscisse a distinguersi, e solo nel caso in cui i custodi della luce dovessero vincere.”
“Tutto qui? Ok, allora non ci sono problemi!” disse Asuka, dirigendosi verso il centro del pavimento e prendendo in mano il Keyblade, che divenne subito rosso.
“Io, Asuka Sōryū Langley, diventerò famosa in tutto l’universo. Tutti mi riconosceranno come colei che ha collaborato al suo salvataggio!”
“Asuka…” fece Shinji, guardandola sorpresa.
“Come vuoi.” Disse la voce. “Allora se lo desideri, posso mandarti subito sul mondo in cui avrà luogo la guerra.”
“Puoi davvero farlo?”
“Sì. Lì troverai altri due custodi, che in questo momento stanno evacuando quel mondo. Potresti anche venire riconosciuta da molti, dato che in quel mondo una buona parte della popolazione è a conoscenza di ciò che avviene su questo e altri mondi.”
Detto ciò, di fronte ad Asuka apparve un varco di luce.
“Davvero? Ottimo, eviterò inutili presentazioni!” disse, attraversando il varco senza degnare di uno sguardo Shinji.
“E io, ora cosa dovrei fare?”
“Ti farò tornare a bordo dell’EVA. Tu devi continuare a difendere questo mondo dai suoi eventi interni. Asuka un giorno potrebbe tornare e in quel caso deve trovare un mondo in vivere.”
Di fronte a Shinji apparve una fortissima luce.
Il ragazzo, sebbene a fatica, riuscì a vedere cosa c’era di fronte a lui.
Ciò che vide gli fece spalancare gli occhi.
“Ora devi andare.” Disse la figura di fronte a lui. “Dark è già in salvo. Distruggi quest’Angelo e fai attenzione a ciò che succederà da questo momento in avanti.”
Shinji provò a dire qualcosa, senza però riuscirci.
La luce lo illuminò, facendolo scomparire nel nulla.
“Dark! Dark, riesci a sentirmi?”
La voce di Sora risuonò nelle orecchie del custode, mentre finalmente apriva gli occhi.
“Menomale, stai bene.” Disse il custode.
Dark era sdraiato a terra, e attorno a lui c’erano tutti i Keyblader.
“Cos’è successo là dentro?” chiese Riku. “Eri pieno di ferite, quasi allo stesso livello dell’altra volta.”
Dark sorrise.
“Ho… sistemato un vecchio conto in sospeso… Shinji e Asuka?”
“Hanno provato a tirarli fuori, ma hanno recuperato solo l’EVA di Asuka e… lei non c’era… Hanno trovato solo la tuta che indossava.”
“Tuta? Ma non indossava una tuta quando l’ho vista lì dentro.”
“Come sarebbe a dire?”
“Era vestita come l’avevamo vista oggi e non era dentro l’EVA, e lo stesso valeva per Shinji. Ma li ho persi di vista…”
Prima che qualcuno potesse replicare, la terra cominciò a tremare.
“Ehi, guardate l’ombra!” esclamò Marco.
I custodi si girarono verso essa, vedendo che si stava crepando. Dalle crepe in continua formazione prese a uscire una grande quantità sangue, come se l’ombra nera stesse venendo ferita.
“L’Angelo…” disse Riku, osservando la sfera nel cielo, che divenne completamente nera.
Improvvisamente cominciò ad agitarsi dall’interno, fino a quando una mano gigante non lo trafisse da dentro, per poi spaccarlo a metà, riversando sulla città una vera e propria cascata di sangue, che i custodi evitarono alzandosi in volo.
Dall’Angelo uscì l’EVA viola, completamente ricoperto di sangue.
Solo che ora, a differenza di prima, aveva una bocca, completamente spalancata, e stava urlando versi incomprensibili.
“Cosa… Cos’è successo a quel robot?” domandò Saiko, mentre le due parti dell’Angelo cadevano a terra, prive di vita.
I membri della NERV tirarono fuori Shinji che era privo di conoscenza.
“Ci penso io.” Disse Dark, per poi far avvolgere il ragazzo da un’aurea verde.
Pochi secondi dopo, egli aprì gli occhi, mettendosi seduto.
“Dove… sono?”
“Fuori dall’Angelo. Non ricordi niente?” chiese Sora.
“Io… Mi ricordo solo…” poi si fermò, spalancando gli occhi. “È vero! Asuka!”
“Sai cosa le è successo?” chiese Dark.
“Una voce ci ha offerto un Keyblade. Asuka l’ha preso, e la voce ha detto che l’avrebbe spedita sul mondo dove si svolgerà la guerra… ed è sparita in un varco di luce!”
“Davvero? Allora puoi stare tranquillo. Là ci sono due nostri compagni, ci penseranno loro ad accoglierla.” Lo calmò Dark, per poi girarsi verso gli altri custodi.
“Okay, direi che qui abbiamo finito. Possiamo andarcene.”
“Sicuro?”
“Sì. Siamo finiti qui solo per soddisfare il desiderio di un ragazzino viziato, che ha avuto ciò che meritava.”
“Aspetta… vuoi dire che hai incontrato Hakai?” chiese Saiko.
“No. Si trattava di un altro ragazzo, molto più temibile… almeno per me…” concluse il custode dell’equilibrio, enigmatico come sempre, aprendo un varco e sparendo al suo interno.
“Ma ora te ne starai buono per sempre…” mormorò, poco prima di arrivare sulla Gummiship.
“Argh!” urlò Asuka, cadendo fuori dal varco e finendo per terra.
“Che modi…” disse, rialzandosi.
Cioè che vide la lasciò di stucco.
Di fronte a lei c’erano centinaia di persone, distribuite in venti file, al cui capo c’erano sia varchi uguali a quello che l’aveva portata lì, sia neri.
“Cosa sta succedendo qui?” domandò ad alta voce.
“E tu chi sei?” chiese una voce dietro di lei.
Asuka si girò, ritrovandosi di fronte a Rexenet e Light, entrambi con il Keyblade in mano.
“Oh, allora siete voi i custodi di cui parlava quella voce!” esclamò. “Beh, ho il piacere di presentarvi la nuova custode che salverà l’universo! Il mio nome è-”
“Impossibile! Quella è Asuka Sōryū Langley!” disse una voce proveniente da una delle file.
“Ma allora è vero che quei personaggi esistono realmente!”
“Wow, non pensavo avrei mai visto nulla del genere!”
Asuka sorrise.
“Non pensavo di essere così famosa…”
Un ragazzo dai capelli azzurri si svegliò lentamente.
La prima cosa di cui si accorse era di essere sdraiato su un letto, e che quella non era camera sua.
“Dove sono finito…” si chiese, mettendosi seduto.
“Oh, finalmente ti sei svegliato.” Fece una voce proveniente dalla porta.
Un ragazzo di circa vent’anni, coi capelli rossi tutti all’insù, si avvicinò a lui.
“Ti ho trovato privo di sensi per la strada, e la cosa più ovvia che ho pensato è stata quella di aiutarti. Dopotutto, non sia mai detto che voglia essere ricordato solo per essere stato un membro dell’Organizzazione XIII.”
“Chi sei…?”
“Il mio nome è Lea, piacere. E il tuo?”
“Il mio è Black Star.”
“Allora dimmi Black Star, da dove vieni?”
“Beh, è ovvio, io vengo dalla-”
Ma si interruppe, mentre finalmente nella sua mente tornavano i ricordi di ciò che era successo.
Nei suoi occhi rivisse le scene a cui aveva assistito.
“Il mio mondo… è stato distrutto…”
A sentire ciò, Lea si fece serio.
“Cos’hai detto?” chiese.
“Un certo Hakai… è arrivato e ha cominciato a distruggere tutto… Io l’ho attaccato per primo, ma… Mi ha steso come se niente fosse e ha distrutto… Ha distrutto…”
Senza alcun preavviso, diete un pugno alla parete, lasciandolo il segno.
“MERDA! NON SONO RIUSCITO A SALVARLA!” urlò arrabbiato.
“Ehi, cerca di calmarti!” fece Lea.
“Tsubaki… Ha ucciso per prima Tsubaki, distruggendola… Poi ha fatto lo stesso con tutti i miei amici… e poi…”
Mentre pensava ciò, nella sua mano destra apparve un Keyblade azzurro, che aveva come ciondolo una stella gialla. “Mi sono ritrovato con questo in mano e non ho pensato due volte prima di attaccare. Non mi ricordo altro…”
“Quello è un Keyblade.” Disse Lea. “Era da parecchio che non ne vedevo uno di persona…”
“Io l’ho visto la prima volta quando quei ragazzi sono arrivati tempo fa… e poi durante il messaggio di Aqua…”
“Cosa vuoi fare allora?” chiese l’ex membro dell’Organizzazione.
“E ovvio, no?” disse Black Star, alzandosi in piedi sul letto. “Io, Black Star, l’uomo più grande di una divinità, vendicherò i miei amici e il mio mondo, trovando ed uccidendo con le mie mani Hakai!”
Lea sorrise.
“E poi… scusa, potresti ripetermi come ti chiami per piacere?” chiese Black.
“Lea. Got it memorized?” disse lui, evocando due Chakram avvolti dalle fiamme.
Capitolo 56 *** La storia si ripete. Che cosa vuoi? ***
E dopo aver finalmente concluso gli esami, eccomi qui con il nuovo capitolo!
Beh, questo capitolo è un po' lunghetto, ma tranquilli, il prossimi sarà più corto rispetto al solito.
Detto ciò, ora la fic potrebbe andare più a rilento, perché esauritosi lo stress da esami, la mia creatività è andata in vacanza XD
Ringrazio Fly89 per avermi rivisto il capitolo.
Beh, detto ciò, è ora di rispondere alle recensioni:
@ lettore 01: Eh già, Lea è ancora vivo, e chissà il suo ruolo futuro... Per BlackStar... si vedrà presto, tranquillo.
@ Xanum: Eh, è quello che mi chiedo tutti i giorni XD. probabilmente questa fan fiction non ci sarebbe XD. Per la parte fan... Credevo non esistessero fan di Axel/Lea XD
@ Franz3v: Beh, io e Dark per quanto riguarda i sentimenti la pensiamo allo stesso modo. Solo che io, oltre a disfarmi dell'amore, non sono riuscito a fare nulla per gli altri XD
@ DarknessTime: *Imitando Anakin Skywalker* Tu sottovaluti il mio sesto senso! XD Per quanto riguarda il terzo personaggio... dimmi giusto se appartiene ad uno dei 75 mondi che ho nominato qualche capitolo fa oppure no XD (e per curiosità, non ricordandomi se lo hai già detto o no, chi è il primo?)
@ Inuyasha_Fede: *risata malvagia di sottofondo* Tu sottovaluti il mio profondo sadismo... no aspetta, l'ho già detto una frase con questo tono... Comunque non preoccuparti... anche a me ha sempre dato fastidio quel lato di Asuka. Perciò dopo averle fatto trucidare in maniera molto sadica e malvagia Kaworu le darò quel che spetta... no, aspetta questo era uno spoiler, cancella tutto XD
@ Poldovico: *Lancia fuochi d'artificio* fiinalmente Dark si è levato il titolo di Gary Stu! E sono contento di aver ottenuto il mio scopo (cioè creare il peggior essere umano nella storia delle fan fiction XD) Per quanto riguarda l'annientamento psicologico... ringrazia che non ho studiato psicanalisi, altrimenti il risultato avrebbe fatto diventare Zeno una persona utile e non un inetto XD
@ masterof dark: Balance non era altro che una proiezione di Giovanni, però ancora senza il sentimento che lo carratterizza. Per Riku... so che mi guadagnerò l'odio di Fly89, ma resterà da solo, come cmq tutti i miei personaggi. Non sono nemmeno in grado di simulare l'amore, perciò mi limiterò a qualcosa di plateare, come ho fatto finora (perciò scordatevi fin da ora anche un semplice bacio sulla guancia XD)
Ok, e ora che ho risposto alle recensioni, che la forza sia con voi! Emh, volevo dire, buona lettura! (si vede che ho letto un po' di ff su Star Wars XD)
Capitolo 56: La storia si ripete. Che cosa vuoi?
Hikari uscì dalla stanza nel bel mezzo della notte.
Facendo attenzione a non produrre alcun rumore, si diresse verso la cucina, dove prese del pane e qualche affettato.
“Sapevo che non avresti potuto resistere a lungo.” Disse la voce di Dark, facendola trasalire.
“Come mai sei qui?” chiese lei.
“Non stavo dormendo e il mio udito è piuttosto fino.”
Hikari non disse altro e si limitò a mangiare silenziosamente il panino, che aveva preparato nel frattempo.
Il custode non commentò, limitandosi a prendere un bicchiere d’acqua e a sedersi dalla parte opposta del tavolo rispetto a Hikari.
“In quale mondo sono andati Light e Rexenet?” chiese infine lei, non appena ebbe terminato il panino.
“Sulla Terra. Sarà quello il mondo dove si svolgerà la guerra.”
“Capisco… in fondo, era prevedibile…”
Dark appoggiò il bicchiere sul tavolo, per poi alzarsi e dirigersi verso la porta.
“Ora stai meglio?” chiese, bloccandosi sulla porta, mentre le tenebre della notte celavano i suoi occhi.
“Sì…”
“Bene, meglio così.” Concluse lui, uscendo dalla stanza.
Hikari rimase ferma qualche minuto a osservare la porta.
“Riuscirò a rimediare ai miei errori?” disse infine a bassa voce.
“Maestro…” fece Xanxus. “Cosa facciamo ora?”
Xehanort si girò verso di lui.
“David è stato sconfitto… proprio come previsto. Direi che è il momento di cercare nuovi alleati…”
“Ha già in mente qualcuno?”
“Sfortunatamente no. I migliori canditati di cui ero a conoscenza purtroppo sono già stati sconfitti tutti… Perciò ho intenzione di contattare lui…”
“Chi, Maestro?”
“Il custode del caos… Hakai…”
Xanxus spalancò gli occhi.
“Cos’ha detto?! Ma è una mina vagante! Distrugge tutti i mondi dove mette piede, senza farsi scrupoli! Anche gli altri custodi hanno problemi nell’affrontarlo!”
“Proprio per questo dobbiamo allearci con lui. Insieme, l’universo sarà alla nostra mercé. Distruggeremo tutti i nuovi custodi della luce prima che possano ricevere il Keyblade, dopodiché elimineremo tutti i custodi ancora in giro… E per prima, Master Aqua.” Disse, pronunciando con disgusto il nome della ragazza.
“Non le bastava avermi costretto a rimandare di dieci anni il mio piano… doveva cercare di mandare a monte anche questo! Ho sbagliato a non eliminarla subito, ma rimedierò presto… E lo farò di fronte a Terra e Ventus!”
Hakai uscì dal varco, ritrovandosi in uno spazio circolare viola, al centro del quale si trovava un uovo gigante dello stesso colore.
“Chi sei?” chiese una voce dall’interno di esso.
“Oh, bene. Temevo di aver sbagliato posto.”
“Non hai risposto alla mia domanda.”
“Giusto, che maleducato. Piacere, io sono Hakai, custode del caos. Piacere di conoscerti… Lucemon…” rispose il ragazzo, facendo un piccolo inchino.
“Come fai a conoscermi?”
“Le tue gesta sono famose in tutto l’universo. Un essere angelico che si è venduto alle tenebre e ha reso schiavo un mondo intero… Un ottimo curriculum.”
“Umph. Non cercare di nascondere l’ironia con cui parli. Se sei qui, immagino tu sappia bene che sono sigillato qua dentro, e finché i miei cavalieri non acquisiscono l’ultimo codice, non potrò liberarmi.”
“Lo so, lo so… Come so anche che al momento ci sono sei guastafeste che vogliono impedire che ciò accada… Come si chiamano… ah sì, i Leggendari Guerrieri…”
A quelle parole, Hakai sentì la voce reprimere un piccolo moto di rabbia.
“Non sono un problema.” Disse il proprietario di quest’ultima. “Il mio potere è sufficiente per annientarli definitivamente.”
“Non lo metto in dubbio, ma diciamo che voglio esserne sicuro… Per questo, ho portato una persona che ti potrebbe aiutare in quest’impresa, e che i tuoi nemici avranno qualche difficoltà a sconfiggere. E non intendo per via della forza…”
Il custode schioccò le dita, facendo aprire un varco oscuro al suo fianco.
Poco dopo, una persona uscì da esso.
Per qualche secondo la voce non disse nulla.
“Interessante…” disse infine, con un tono divertito.
Dark era sdraiato sul letto, tenendo gli occhi chiusi.
“Quindi… ora cosa dovrei fare?” chiese a bassa voce.
La domanda cadde nel vuoto.
“Immagino… di dover aspettare un qualche segnale…” continuò, alzando le palpebre e sollevando il braccio destro, portando la mano a coprire la sua visuale.
Poi lentamente la chiuse a pugno.
“Riuscirò a portare a termine la mia missione, o la codardia avrà la meglio?”
“Cosa succede Dark?” chiese Sora, entrando a sorpresa nella stanza. “Cominci ad avere ripensamenti?”
“E tu da quando entri nelle stanze altrui senza bussare?” chiese il custode dell’equilibrio, abbassando la mano e mettendosi seduto.
“Da quando sento qualcuno parlare da solo al suo interno.”
“Non fare troppi giri di parole, Sora.” Disse Dark. “So benissimo che anche tu sei qui per Hikari, o per sapere come facevo a sapere che sarebbe stata la Terra il campo di battaglia.”
“No. Non sono qui per nessuno di questi motivi.” Rispose il custode. “Sono qui per sapere se tu sei sicuro di ciò che stai facendo.”
Dark lo guardò stranito.
“Credi forse che mi potrei tirare indietro all’improvviso?”
“No, ma credo tu possa cedere. Non puoi continuare a tenere su quella maschera. Tu sei pur sempre un uomo, un essere in grado di provare emozioni! Come puoi desiderare il contrario?”
“Non credo tu abbia bisogno di saperlo.”
“Davvero? Cos’è, hai forse paura dei tuoi sentimenti?”
“E se anche fosse? C’è qualcosa di male?”
Ma prima che potesse dire altro, Sora li corse contro, tenendo alzato un pugno e pronto a colpirlo in piena faccia.
Dark si sdraiò velocemente sul letto, evitando così il diretto e rispondendo con un calcio, che colpì Sora allo stomaco e lo fece indietreggiare.
“Ecco, questo è uno dei motivi per cui voglio liberarmi dei sentimenti.” Continuò, mentre il castano sputava a terra del sangue.
“Davvero? Strano, il calcio che mi hai dato sembrava spinto anche dalla rabbia, oltre che dall’autodifesa…”
“Disgraziatamente, l’unico sentimento di cui sono riuscito realmente a liberarmi è l’amore… Gli altri sono rimasti, anche se decisamente sopiti.”
“Un cuore non può vivere senza un sentimento, qualunque esso sia. Un cuore deve provare i piaceri e i dispiaceri! Deve saper superare le difficoltà!”
“E rispondimi: un cuore che ha fatto tutto questo, come dovrebbe essere?”
Quella domanda fece spalancare gli occhi a Sora.
“Un cuore come fa a superare il dolore? Come fa a provare piacere, se prima non ha provato il dispiacere? Come fa a riconoscere cos’è il bene e cos’è il male? Come fa a capire cos’è l’amore? Come credi possa essere un cuore che è riuscito a fare tutto questo? Su, rispondi, Sora!”
“I-Io…”
“Rispondo io per te: non può. Non esiste un cuore in grado di fare tutto questo. Il tuo stesso cuore ha provato cosa significhi avere a che fare con l’oscurità. Ti ricordo che il tuo cuore è stato plasmato da quello di Ventus e di conseguenza anche da Vanitas. Il tuo corpo è la copia di quello di Vanitas per questo motivo! Proprio perché tu, non appena sei venuto all’esistenza, hai offerto una parte di te al cuore danneggiato di Ventus!”
Sora rimase in silenzio.
“Allora, riesci a trovare ancora qualcosa da dirmi?”
“Io… Non capisco… So che hai passato momenti molto dolorosi… ma perché odi così tanto ciò che stai proteggendo con tutto te stesso?”
“Perché è la mia missione. In fondo, non sono tanto diverso da Shinji… Sto solo portando a compimento ciò per cui sono nato…”
“Ciò per cui sei nato?” ripeté Sora, evocando il Keyblade. “Ma mi prendi in giro?!” urlò, puntandogli contro l’arma. “Cos’è, credi forse di essere nato solo per questa stupida guerra?!”
“Proprio così.” Rispose Dark, senza fare nulla. “Il mio unico scopo è questo. Rexenet e Light ve l’hanno detto, no? Io sono destinato a sparire alla fine di questa guerra, sia che vinca o che perda.”
“E tu sei disposto ad accettarlo così?” chiese la voce di Hikari, anticipando il suo ingresso, mentre lei entrava barcollando.
“Hikari…” fece Sora, sconvolto nel vederla in quello stato.
Dark invece si limitò a osservarla avvicinarsi.
“Davvero non vuoi fare nulla per cambiare il tuo destino?!” urlò lei, per poi colpire Dark con un pugno sulla guancia, senza però sufficiente forza da spostarlo.
Il custode dell’equilibrio non rispose, e non si pulì nemmeno il piccolo rivolo di sangue che scendeva dalle labbra, che erano state in parte colpite.
“Perché…” continuò lei, abbracciandolo e piangendo. “Perché sei così arrendevole?”
“L’ho già detto. Il mio destino è questo, non si può cambiare. Posso solo variare la via, ma la fine è sempre la stessa.” Rispose, senza guardare negli occhi né Hikari né Sora.
“Dark…” fece Sora, facendo sparire il Keyblade e avvicinandosi ai due.
“Hikari… Devi riprenderti. Devi dimenticarmi. Devi considerarmi come un qualunque custode.” Disse Dark.
“Ma io non…”
“Se continui così, finirai proprio come me. L’amore è un sentimento potente… ma se non controllato, finirà per consumarti. Io non sono la persona giusta per te.”
Hikari sciolse l’abbraccio, senza dire nulla.
“Non posso farlo… Non posso fare finta di nulla… Aspetterò, anche per tutta la vita se necessario, e sopporterò il dolore. Combatterò, mi riprenderò… ma non dimenticherò.”
“Questa storia non avrà un lieto fine. Cerca di capirlo.”
“Non lo avrà solo se tutti vorremo che sia così. Ma finché io lo desidererò, andrà tutto bene.”
Dark sorrise, abbassando la testa.
“Fa come ti pare. Io ho fatto quello che potevo…” disse, mentre Sora accompagnava fuori Hikari, chiudendo la porta.
“…ho fatto tutto quello che ho potuto per non farti soffrire ulteriormente… razza di stupida…”
Ma prima che potesse continuare il monologo, una fitta alla testa lo colpì in pieno, pochi secondi prima che l’allarme risuonasse per la Gummyship.
“Cosa… Cosa significa questo…” disse, portandosi la mano alla testa. “Per un momento… mi è sembrato… di avvertire un potere simile al mio…”
Lentamente, si avvicinò all’oblò, osservando così il mondo individuato.
Quando lo vide spalancò gli occhi.
Di fronte alla Gummyship c’era un mondo composto solo da rotaie sospese nel vuoto, che davano al pianeta una forma sferica.
C’era un unico pezzo di terra tra questi binari, e al centro di quel mondo c’era un alone d’oscurità, che sembrava avvolgere qualcosa.
“Ehi, Taiki!” fece un draghetto rosso, rivolgendosi a un ragazzo dai capelli castani spettinati circondati da degli occhiali da aviatore, che indossava un paio di bermuda beige e una maglietta metà blu e metà rossa, con inciso sulla parte sinistra uno stemma bianco vagamente simile alla testa del drago, mentre, assieme ad un ragazzo dai capelli biondi che indossava una tuta blu e una ragazza vestita con un completo rosa e bianco, anch’essa dai capelli castani, sebbene più chiari, che terminavano in due code che salivano verso l’alto, per poi ricadere giù ai lati, percorrevano un tunnel colorato, volando al suo interno.
“Che c’è Shoutmon?”
“Dici che il prossimo Generale della Morte sarà un osso duro o no?”
“Che razza di domanda è?” chiese sprezzante, il ragazzo biondo. “Se sono i membri più forti di Bagura, nessuno di loro può essere debole.”
“Su, su, Kiriha, non c’è bisogno di agitarsi tanto.” Rispose Taiki. “In fondo, potrebbe essere anche più debole di quelli che abbiamo già sconfitto, no?”
“Non dovresti essere così ottimista, Taiki-kun…” fece la ragazza.
“Ahhh, non ti ci mettere anche tu, Nene…” si lamentò il drago, girandosi dall’altra parte, fingendosi offeso.
Per un secondo, ai suoi occhi sembrò di scorgere qualcosa passare velocemente al loro fianco.
“E quello cos’era?” chiese, cercando di riprendere l’oggetto con lo sguardo, senza però riuscirci.
“Di cosa stai parlando?”
“Qualcosa ci ha appena superato!”
“Impossibile.” Disse Kiriha. “Siamo gli unici oltre all’esercito di Bagura a poter viaggiare qui. E dubito che loro si sarebbero limitati a superarci…”
“Ad ogni modo, teniamo gli occhi aperti.” Continuò Nene, mentre davanti a loro appariva una luce. “Siamo giunti all’uscita.”
“C-Che razza di mondo è questo?!” esclamò Tsuna, guardando giù dal dirupo che c’era al confine di quell’unico pezzo di terra, che era completamente ricoperto di fiori bianchi, e al centro del quale c’era un castello.
“Non lo so… è la prima volta che vedo qualcosa del genere…” fece Sora. “Ho visto mondi cadere nell’oscurità… ma non in questo modo…”
“Non ha nulla a che fare con gli Heartless e simili.” Disse Dark. “Questa situazione è interna a questo mondo. Però…” continuò, avvicinandosi al confine e guardando giù. “Là sotto c’è qualcosa di poco positivo… Un potere tremendo…”
“Ok… Se non l’avesse detto Dark, non l’avrei preso troppo sul serio…” commentò Marco. “Perfetto, e ora cos’altro ci sarà? Un’invasione di formiche giganti? Uno scontro tra titani? No, ora voglio proprio sap-”
Ma prima che potesse concludere la frase, dietro di lui l’aria si spaccò letteralmente, finendo in frantumi come vetro e lasciando uno spazio verde a forma di imbuto.
“…erlo…” terminò l’animorph, per poi indietreggiare di colpo ed evocare il Keyblade.
“Allora Generale della Morte, vieni subito fuori! Il futuro re è qui per eliminarti!” disse una voce proveniente dal suo interno, poco prima che un piccolo drago rosso saltasse fuori, impugnando un’asta che terminava con una specie di microfono.
Ma quando vide chi aveva di fronte, s’immobilizzò.
“Shoutmon, potresti anche aspettare prima di attaccare…” disse un ragazzo, uscendo dal varco, seguito da un altro ragazzo e da una ragazza. “Altrimenti rischi di… Eh? Umani?” esclamò, vedendo i custodi.
“Com’è possibile? Credevo ci fossimo solo noi!” disse Nene.
“Qualcosa mi dice che siamo capitati in un mondo dove gli esseri umani sono poco popolari…” fece Tsuna.
“Mondo? Perché, non sapete di essere nel Mondo Digitale?” domandò Shoutmon.
“Mondo Digitale? Aspetta… tu sei un Digimon?” chiese Sora.
“Uh? Certo! Perché, non si vede?”
“Di nuovo…” commentò Riku. “Ma cos’è? Ci sono così tanti mondi abitati da Digimon? Quello di Takato, quello dei leggendari guerrieri…”
“Beh, so che ci sono diverse versioni… a quanto pare, ognuna corrisponde a un mondo a parte…” rispose Dark.
“Aspettate un secondo…” fece Nene, indicando Marco. “Ma quello… non è un Keyblade?”
“Questo?” fece lui, alzando l’arma. “Vediamo… forma a chiave, poteri inimmaginabili… sì, direi che è un Keyblade…”
“Cosa?!” esclamò il Digimon. “Voi siete custodi?!”
“Non mi abituerò mai a questa reazione… dall’anonimato totale siamo passati all’esatto opposto…”
“Taiki.” fece Kiriha, dopo essersi avvicinato al burrone. “C’è qualcosa che non torna…”
“Che cosa?”
“La bandiera… Non c’è la bandiera di Bagura e, in più, c’è solo questo pezzo di terra e nient’altro… solo vuoto…”
“Cos’hai detto?” ripeté Taiki, raggiungendolo, per poi guardare in alto, alla ricerca di qualcosa.
“È vero…” disse Nene. “Non ci sono nemmeno i passaggi… Dove siamo finiti?”
Ma prima che qualcuno potesse dire qualcosa, si sentì un treno fischiare.
Tutti si girarono verso il binario più vicino, sul quale c’era un treno che stava arrivando a tutta velocità.
“Ehi! Sora, Riku, Kairi!” urlò una voce, mentre da uno dei finestrini di esso si sporgeva fuori una ragazza dai lunghi capelli biondi.
“Ma quella è…” fece Sora, riconoscendo la guerriera leggendaria. “Zoe!”
“Quindi se c’è lei, ci devono essere anche gli altri guerrieri…” disse Riku. “Ehi, Dark, dici che reagiranno male vedendoti? Dopotutto, l’ultima volta che ti hanno visto, tu ti sei sgretolato sotto i loro occhi…”
“Bah, nulla di grave… Anche Marco era nella loro stessa situazione…”
“E infatti mi hai avvicinato ulteriormente a richiedere una visita da uno psichiatra…” rispose lui ironico.
Pochi minuti dopo, il treno si fermò di fronte a loro.
“Lo sapevo che Aqua parlava di voi!” disse Takuya, scendendo dal treno, seguito dagli altri cinque. “Dopotutto, siete gli unici custodi che conosciamo.”
“Già… Anche se ce ne sono altri disseminati per i mondi, oltre a noi.” Intervenne Dark, lasciando di stucco i sei ragazzi.
“Dark?” fece JP. “Com’è possibile? Credevamo tu fossi…”
“Morto? Oh, no, non è così facile eliminarmi, tranquilli.”
“Insomma, si può sapere cosa sta succedendo qui?!” urlò Shoutmon. “Come mai di punto in bianco appaiono tutti questi umani? E dov’è il Generale della Morte?!”
“Generale della Morte?” chiese Koichi. “E chi sarebbe?”
“State dicendo che non ne sapete niente? Allora chi è che tiene questo Regno sotto il suo controllo?” domandò Kiriha.
“Regno? Di cosa state parlando? Questo è l’ultimo luogo rimasto del Mondo Digitale. L’ultimo barlume di speranza rimasto ai Digimon…”
“Comincio a temere che non siamo finiti in uno dei sette regni…” disse Nene.
“Ok… Dichiaro ufficialmente che non ci sto capendo niente!” esclamò Saiko.
“Credo sia meglio se tutti quanti spieghiamo dall’inizio la nostra situazione…” fece Taiki. “Beh, noi siamo i team Xros Heart e Blue Flare, gli unici che si stanno opponendo all’esercito di Bagura, che ha conquistato l’intero Mondo Digitale… almeno, quello dov’eravamo finora. Io, Kiriha e Nene siamo Generali, coloro che guidano i Digimon che si ribellano all’imperatore Baguramon. Stavamo viaggiando per liberare il Mondo Digitale, e l’unico modo che conosciamo è quello di eliminare i sette Generali della Morte, che sono a comando dei sette regni in cui è stato diviso il mondo. Lui invece e Shoutmon.”
“Il futuro re dei Digimon!” precisò quest’ultimo.
“Capisco…” fece Koji. “Noi invece siamo i guerrieri leggendari, umani che hanno ricevuto in eredità il potere dei dieci guerrieri che molto tempo fa portarono la pace, sigillando a costo della loro stessa vita un Digimon che era riuscito a rendere suo schiavo tutto il mondo. Purtroppo, come potete vedere voi stessi, quel Digimon, grazie a due suoi tirapiedi, è riuscito ad acquisire quasi l’intero Mondo Digitale. L’unico pezzo rimasto è questo, e il nostro compito è quello di proteggerlo, costi quel che costi.”
“Chi era quel Digimon?” chiese Taiki.
“Il suo nome era Lucemon. Un Digimon angelo che aveva il compito di far regnare la pace, ma che è stato corrotto dal suo stesso potere, diventando un tiranno.”
“Lucemon?” fece Shoutmon. “Tutte queste storie per un Digimon come quello? Lo abbiamo sconfitto senza grandi difficoltà un po’ di tempo fa.”
A sentire questa frase, tutti e sei i guerrieri leggendari spalancarono gli occhi.
“COS’HAI DETTO?!” chiesero urlando tutti assieme.
“È la verità. Lo abbiamo eliminato tempo addietro, dopo che ci aveva fatto credere di essere buono. Invece era tutta una messinscena per ottenere potere, e dopo qualche scontro, Shoutmon e gli altri l’hanno cancellato.”
“Quindi in poche parole loro hanno fatto ciò che voi state facendo con una fatica senza precedenti?” chiese Marco, senza però ottenere risposta.
“Oh, ma questo Lucemon è ben diverso da quello che avete affrontato voi.” Disse una voce dietro di loro.
Tutti si girarono verso la sua fonte, vedendo un ragazzino dai capelli biondi, al cui fianco c’erano due armature, una rosa, con uno scudo giallo sul quale era incisa una croce dello stesso colore dell’armatura; e l’altra bianca, e il cavaliere somigliava vagamente ad un drago, grazie anche alle ali viola dietro di lui.
“I cavalieri reali!” esclamarono i guerrieri leggendari.
Invece il gruppo di Taiki guardava il ragazzo.
“Yuu… Quindi anche tu sei qui…” fece Nene, abbassando lo sguardo.
“Ciao sorellona!” lo salutò lui. “Hai visto? Si è sbloccato un livello nascosto di questo gioco! Ora per superarlo non mi resta che aiutare Lucemon ad acquisire quest’ultimo pezzo di mondo!”
“Cosa? Stai dalla parte di Lucemon?” chiese Takuya.
“Il sommo Lucemon ci ha ordinato di seguire gli ordini di questo umano. Dice che è in grado di sconfiggervi senza problemi.” Disse uno dei due cavalieri.
“Yuu… Perché non riesci a capire che questo non è un gioco?” chiese Nene, poco prima che Dark si mettese in mezzo ai due.
“Dunque voi vorreste distruggere questo mondo e consegnarlo alle tenebre? In questo caso non posso lasciarvi liberi di agire.” Disse, evocando il Keyblade.
“Wow! Ci sono anche i custodi allora! Questo gioco migliora di livello in livello!”
“Gioco?” domandò Koichi. “Questo non è un gioco, è la realtà! Se aiuti quei due nel loro obiettivo, per tutti noi sarà la fine!”
“E allora? Vi basterà ricominciare il gioco, no?” disse Yuu, per poi tirare fuori dalla tasca un cellulare nero.
“Crusadermon! Dynasmon! DigiXros!” urlò.
Non appena concluse la frase, i due cavalieri s’illuminarono, per poi sparire all’interno di una sfera di luce.
“Maledizione! Taiki, tocca a noi!” fece Shoutmon.
“Ok!” rispose il ragazzo, mentre sia lui che Kiriha prendevano in mano un cellulare identico a quello di Yuu, solo rispettivamente di colore rosso e blu.
“Shoutmon! Ballistamon! Dorulumon! Starmons! Beelzebumon! Sparrowmon! DigiXros!” urlò Taiki, mentre dall’apparecchio uscivano fuori quattro luci, assieme ad un’altra proveniente da una tasca di Nene, confluendo nel corpo di Shoutmon, che s’illuminò.
“Greymon! MailBirdramon! DigiXros!” urlò Kiriha, mentre anche dal suo cellulare uscivano due luci, che si unirono di fronte a lui.
Pochi secondi dopo, di fronte a Taiki apparve una creatura a quattro zampe, due nere e due bianche e arancio. Come un centauro, un busto robotico sostituiva la testa, con due braccia, una delle quali impugnava una spada infuocata e l’altra aveva attaccato due fucili.
La testa era simile a quella di un robot, e le due spalle avevano la forma di una testa di lupo arancione e l’altra della testa di un coleottero blu. Sulla schiena aveva dei propulsori gialli.
“Shoutmon X5B!” urlò la creatura ad alta voce.
Nello stesso instante, al suo fianco apparve un grosso dinosauro blu, il quale aveva attaccate alle spalle un paio di ali metalliche, simile a quelli degli aerei, anch’essere di colore blu.
“MetalGreymon!” urlò lui.
Di fronte a loro invece, dalla sfera dietro a Yuu era uscito un essere che aveva lo stesso corpo del cavaliere bianco, ma che teneva in mano lo scudo dell’altro e i colori delle loro armature si erano fusi.
“Impossibile… ha fuso assieme i due Cavalieri Reali…” disse Tommy.
“Non abbiamo tempo per rimanere sorpresi!” urlò Takuya, mentre assieme agli altri cinque faceva apparire attorno alla mano destra una sfera azzurra, che poi fece passare attraverso il loro Digivice.
Immediatamente furono tutti avvolti da un gigantesco uovo azzurro.
“E ora cosa sta succedendo?” chiese Nene, osservando il luogo dove si trovavano i sei ragazzi.
“Si stanno preparando a combattere.” Rispose Dark. “Se ho capito bene, quel ragazzo è tuo fratello, giusto?”
“Sì…” rispose lei triste. “Non so cosa gli sia successo… non era così…”
“Attorno e dentro di lui c’è una grande oscurità… Non so se sia possibile salvarlo…”
Nel frattempo, al posto dei sei guerrieri, erano apparsi sei Digimon diversi: il primo era un grosso drago rosso; il secondo era un lupo bianco robotico; il terzo era un robot blu a forma di coleottero, con due mitra al posto delle mani; il quarto era una specie di angelo dal corpo di donna, ricoperto da un’armatura leggera e con due ali sia sulla schiena che al posto delle orecchie; il quinto era una specie di orso bianco, che stava in piedi su due zampe e che impugnava due asce; l’ultimo invece era un leone robotico, di colore marrone con striature d’oro.
“Cosa? Sono diventati dei Digimon?” fece sorpreso Taiki.
“Ci penserete dopo! Ora pensiamo a sconfiggerli!” urlò Dark, per poi creare una sfera di fuoco che lanciò contro la fusione dei due cavalieri, che però la distrussero senza troppe difficoltà.
“Fantastico!” disse lui. “Questo potere è impressionante! Sento di poter sconfiggere chiunque!”
“Non te lo permetteremo!” urlarono i sei guerrieri leggendari, per poi usare ognuno il proprio attacco, in contemporanea agli altri due Digimon.
Non appena gli attacchi colpirono l’obiettivo, la zona fu ricoperta da un’ampia nube di fumo.
Ma quando sparì, il cavaliere era ancora al suo posto.
“È tutto inutile! E ora osservate questo mondo sparire per sempre!” disse, per poi alzare il braccio, pronto a colpire il terreno.
“Non così presto!” urlò una voce sopra di loro. “Energia Addominale!”
Un raggio blu colpì in pieno il cavaliere.
“Ben detto! Insect Lord!” urlò un’altra voce, poco prima che uno sciame di insetti lo colpisse in pieno.
“E non è ancora finita! Anelli Esplosivi!” proseguì una terza voce, anticipando questa volta una serie di cerchi rossi, che esplosero contro l’obiettivo.
“Coda Spaccatutto!” disse un grosso essere giallo, cadendo dal cielo e colpendo con la coda chiodata il cavaliere, che dovette arretrare per il colpo ricevuto.
“Raggio Celestiale!” disse un’altra voce ancora, mentre un raggio arancione colpiva in pieno il nemico.
“Freccia Sacra!” una freccia di luce cadde dal cielo, colpendo in pieno l’essere.
“MegaMeteora!” disse una voce, mentre una sfera di fuoco cadeva contro il cavaliere.
“Turbine Rovente!” disse un’altra, anticipando un raggio blu.
Pochi secondi dopo, dal cielo atterrarono altri otto Digimon.
Il primo era completamente blu, con una X bianca sul petto e ricordava anch’egli un drago, sulle cui spalle era seduto un ragazzo dai capelli rossi. Il secondo era verde e sembrava un insetto umanoide, e anch’egli teneva sulle spalle un ragazzo, dai capelli neri. Il terzo era una grossa aquila rossa, che portava sulla schiena una ragazza che indossava un casco arancione e un paio di occhiali. Il quarto ricordava un dinosauro, ed era di colore giallo con una grossa coda che terminava con una sfera chiodata, che accompagnava un ragazzino dai capelli castani. Il quinto era un angelo, con un elmo che copriva gli occhi, e che teneva in mano un bastone dorato, mentre sull’altro braccio era seduto un ragazzo dai capelli biondi, coperti da un cappello da pescatore. Il sesto era anch’esso un angelo, quasi identico al primo, solo dalle linee femminili, e anch’essa teneva su un braccio una ragazza, dai capelli castani. Gli ultimi due invece erano un tirannosauro arancione e un lupo dal pelo blu.
Sul primo c’era un ragazzo dai capelli castani, mentre sul secondo uno dai capelli biondi.
“Ehi, voi, tutto bene?” chiese quest’ultimo. “Io sono Yamato, mentre lui e Garurumon. Loro invece sono Daisuke e ExVeemon, Ken e Stingmon, Yolei e Aquilamon, Cody e Ankylomon, Takeru e Angemon, Hikari e Angewomon e infine Taichi e Greymon. Scusateci, ma ci presenteremo meglio dopo!”
“Argh!!!” urlò Tsuna, cominciando a sbattere la testa a terra. “Ma cos’ho fatto di male per ritrovarmi circondato da così tanti mostri?!”
“Okay… sembra che Tsuna abbia ceduto per primo…” fece Marco.
“Tsk. Se basta così poco, non ha speranza.” Disse Pan, per poi alzarsi in volo e posizionarsi di fronte al cavaliere che non sembrava aver subito troppi danni dai colpi appena ricevuti.
“Vediamo se resisti anche a questa! Kame…” disse, mettendosi in posa e pronta a colpirlo. “…hame… ha!”
Non appena concluse la frase, dalle sue mani partì un raggio d’energia, che investì in pieno l’avversario, facendolo volare qualche metro indietro.
“Ben fatto Pan!” disse Dark, per poi cominciare a lanciare una serie di sfere di fuoco.
Pochi secondi dopo, anche tutti gli altri custodi, assieme ai Digimon, cominciarono a lanciare una serie di attacchi, tutti diretti verso il cavaliere, che alla fine, s’illuminò nuovamente, scomponendosi nei due esseri originali.
“Wow! Sono riusciti a sconfiggerlo!” disse Yuu sorridendo, per poi puntare il suo cellulare verso la terra. “Peccato che loro siano inutili.” Disse, mentre dallo schermo usciva un raggio, che colpì in pieno il terreno.
Immediatamente esso divenne azzurro, e una specie di codice a barre riempì completamente lo spazio che componeva ogni oggetto.
Pochi secondi dopo, tutto scomparve, lasciando sia i ragazzi che i Digimon sospesi nel vuoto.
Gli unici che scomparvero assieme al terreno furono i due Cavalieri Reali, che assieme al codice creatosi dalle terra, divennero una sfera azzurra, che rimase sospesa nel vuoto qualche secondo, prima di volare verso il centro dell’oscurità sotto di loro.
“Oh no!” fece Takuya, poco prima che la sfera venisse inglobata dallo spazio viola.
Per qualche secondo non successe nulla.
Poi come una folata d’aria, una potente onda d’energia investì tutti, costringendoli ad arretrare di qualche passo.
Solo Dark rimase al suo posto, con il Keyblade in mano.
“Sta arrivando qualcuno.” Disse, mentre una luce sotto di loro cominciava ad illuminarli.
Pochi secondi dopo, dall’oscurità uscì una persona.
Indossava un’armatura, aveva i capelli biondi dai quali spuntavano due piccole ali, a destra dalle piume angeliche, e a sinistra demoniache.
Sequenza che si ripeteva anche per le ali più grosse che spuntavano dalla schiena.
“Lucemon!” fece Shoutmon X5B.
“Dunque è proprio lui Lucemon…” disse Koji.
“Evvai, ci sono riuscito!” esultò Yuu, raggiungendo l’essere e mettendosi al suo fianco.
“Così siete voi i famosi guerrieri leggendari e custodi…” disse il Digimon. “Proprio come mi ha detto quell’umano… Deduco quindi che tra di voi ci sia anche il custode dell’equilibrio…”
“Sono io.” Rispose Dark. “Tu invece non hai bisogno di presentazioni a quanto pare…”
“Esatto. Io sono il grande Lucemon, colui che conquisterà questo mondo e tutti gli altri!”
“Quale mondo?! L’hai appena distrutto!” gli urlò contro Takeru.
“Oh, no, ti sbagli umano. In questo momento è al mio interno. Ora possiedo il potere di tutto il Mondo Digitale… Di conseguenza, sono invincibile. E ve lo dimostrerò subito!”
Lucemon alzò una mano, e solo questo gesto fu sufficiente ad alzare una potente folata di vento che fece volare indietro tutti i presenti.
“Tutti voi…” disse Dark. “Andatevene.”
Quella frase lasciò di stucco tutti.
“Come sarebbe a dire?!” chiese Takuya. “Non vorrai affrontarlo da solo, vero?”
“Non è alla vostra portata… lui ha il mio stesso potere…”
“Cosa intendi dire?” domandò Riku.
“Non ve ne siete accorti? Quell’essere emana sia luce che tenebre!”
“Aspetta… stai dicendo che quel tipo ha poteri simili ai tuoi?” esclamò Marco.
“Precisamente… Perciò andatevene tutti. Questa volta non posso garantire la vostra incolumità.”
“Perché, l’ha mai fatto?” mormorò a bassa voce Tsuna a Saiko, che scosse la testa.
“Povero stupido. Credi davvero che li lascerò scappare?” disse Lucemon, per poi creare in una mano una sfera bianca, mentre nell’altra una nera, che poi fece scontrare tra di loro.
Immediatamente, di fronte agli occhi sorpresi di tutti, si creò una sfera divisa a quadrati, che giravano tra di loro, e su ogni quadrato era inciso un quadrato, un cerchio, un triangolo e una x.
“Evitate questa!” urlò il Digimon, per poi scagliare la sfera.
Dark si mise subito davanti, pronto a deviare il colpo.
Ma quando fece per colpirla con il Keyblade, la sfera gli passò attraverso.
“Cosa?” fece lui, girandosi verso gli altri. “Spostatevi!” urlò.
Ma purtroppo, solo Ken, Taichi, Koichi, Koji e Taiki riuscirono a spostarsi in tempo.
I custodi si misero attorno agli altri ragazzi, creando una barriera che li avvolse tutti.
Ma quando la sfera li raggiunse, inglobò completamente la barriera, per poi sparire nel nulla assieme ad essa.
Per qualche secondo i sopravvissuti guardarono con occhi spalancati il punto dove i loro amici erano scomparsi, per poi girarsi verso Lucemon e Yuu.
“Wow! Che colpo! Ha fatto fare Game Over a quasi tutti loro!” fece quest’ultimo.
“Game Over?” fece Ken, chiudendo le mani a pugno. “Ti rendi minimamente conto di ciò che l’essere che hai liberato ha fatto? Ha ucciso tutti i nostri amici!”
Dark non disse niente.
Si limitò a fissare Lucemon, con gli occhi nascosti dal cappuccio.
“Ragazzi… andatevene subito da qui…” disse a bassa voce.
“Te lo puoi scordare!” disse Koichi. “Noi resteremmo qui e combatteremo!”
“No… Andatevene… O rischierete di venire cancellati…”
“Oh, quindi anche tu te ne sei reso conto, eh? Il mio potere supera la vostra immaginazione!” rise Lucemon.
“No…” rispose Dark, togliendosi il cappuccio, e rivelando i suoi occhi ridotti a due fessure. “Intendo dire che dopo il mio attacco, di questo mondo potrebbero non rimanere nemmeno gli atomi!”
Non appena ebbe finito di parlare, attorno a lui lo spazio cominciò a deformarsi.
“E ora cosa succede?” chiese Taiki.
“Di nuovo quel potere…” fece Koji.
“Quale potere?” domandò Taichi.
“Un potere che va oltre la nostra immaginazione, credimi… Probabilmente, potrebbe annientare chiunque… e senza fare il minimo sforzo… Voi non lo avete visto combattere… e la cosa che mi preoccupa è che allora non era arrabbiato…”
Dark non disse niente.
Fece sparire il Keyblade e alzò le mani, per poi chiuderle come se volesse afferrare l’aria. Poi, quasi senza essere visto da nessuno, volò contro Lucemon, tenendo le mani di fronte a sé.
Il Digimon all’inizio rimase al suo posto, con un ghigno stampato sul volto, ma quando gli fu quasi addosso, la sua espressione mutò di colpo, e si tuffò lateralmente, evitando per un soffio il colpo, che lasciò dietro di sé una scia nera.
“Urca, questo sì che è un attacco speciale!” fece Yuu, arretrando di qualche passo. “Temo proprio che qui ci vorrà un piccolo aiuto. Reload, DarkKnightmon!” urlò, puntando il cellulare di fronte a sé.
Immediatamente una luce illuminò lo schermo, per poi uscire fuori, prendendo la forma di un grosso cavaliere nero, che impugnava una lancia e una falce.
“Eccomi, Yuu.” Disse lui.
“Cosa? Ha fatto uscire un Digimon dal proprio Digivice?!” urlò sorpreso Taichi.
“Digivice?” chiese Taiki. “Non so di cosa tu stia parlando, ma quello è un Xros Loader. Proprio come questo.” Disse, indicando il suo. “Purtroppo, tutti i membri più potenti del mio esercito erano fusi assieme a Shoutmon… Se chiamassi gli altri li metterei solo in pericolo…”
“Esercito? Scusa, ma tu quanti Digimon hai?”
“Ne porto con me circa una trentina, poi ce ne sono molti altri sparpagliati per il Mondo Digitale.” Rispose lui. “Ma purtroppo, in questo momento non posso fare molto… E ciò mi manda sui nervi. Detesto dover voltare le spalle a qualcuno…”
Dark però non ascoltò una sola parola di ciò che stavano dicendo gli altri e si limitò a girarsi nuovamente verso Lucemon.
“Capisco… quindi anche uno come te può perdere il controllo di se stesso… Fammi indovinare… ho eliminato una persona a cui tenevi in particolar modo?”
“Taci… Non peggiorare ulteriormente la tua situazione…” rispose il custode, evocando il Keyblade e creando sulla sua punta una sfera bianca e nera, circondata dal fuoco.
“Prendi questo!” urlò, alzando l’arma e scagliando la sfera contro l’avversario, che rispose con una sfera di luce.
Ma questa fu letteralmente cancellata dalla prima, che proseguì la sua avanzata contro l’avversario, che chiuse le ali attorno a sé come scudo.
L’esplosione che scaturì dall’impatto scaraventò all’indietro tutti, ad eccezione di Dark e Yuu, che fu protetto dal cavaliere nero.
Il contraccolpo fu tale da far tornare normali Koji e Koichi.
“Cosa?!” fece sorpreso Ken. “Siete umani?”
“Già…” rispose il primo, sistemandosi la bandana.
“Presto Koji, dobbiamo attaccarlo subito. Forse c’è ancora una speranza di salvare i nostri amici!” disse il fratello.
“Mi spiace, ma temo di non potervelo lasciar fare.” Disse DarkKnightmon, avanzando verso di loro assieme al biondo. “Yuu, sei pronto?”
“Sì! Xros-”
Ma Yuu fu distratto da un raggio rosso, simile ad una frusta, che lo mancò di pochi centimetri.
“Tsk, tsk.” Disse una voce sopra di loro, proveniente da un ragazzo dai capelli castani, tutti all’insù, che stava facendo il segno di no con un dito.
“Non si fa. Dovresti combattere lealmente, senza usare trucchi.” Continuò, scendendo alla loro stessa altezza. “Altrimenti potresti pentirtene.”
“E tu chi sei?” chiese Taiki, per poi accorgersi del volto terrorizzato che aveva assunto Taichi.
“N-Non è possibile…” disse lui, guardando meravigliato il nuovo arrivato.
“Che c’è, Taichi?” Fece lui, guardandolo con freddezza. “Vuoi fingerti nuovamente mio amico?”
“R-Ryo… allora sei ancora vivo!” continuò il primo.
“Ovvio. Non potevo di certo farmi sconfiggere tanto facilmente, come invece tutti voi avete fatto. Sbaglio, o mi avete completamente abbandonato?”
“No, non è vero! Lo sai bene che abbiamo fatto tutto quello solo per aiutarti!”
“Già, è vero… Io ero l’unico in grado di batterlo, bla, bla, bla… Beh, sappi che non ci sono riuscito, ma che alla fine è diventato parte del mio Digimon… che ora ho perso…” detto ciò, voltò lo sguardo verso Ken, che lo guardava con aria interrogativa.
“L’unico per cui mi dispiace veramente è Ken. È stata colpa mia se è diventato l’Imperatore Digimon… E io non ho potuto fare niente per impedirlo, ma solo assistere a tutto ciò da un televisore…” concluse, per poi girarsi verso Yuu. “Ma va beh, non sono qui per lanciare accuse o chiedere scusa… Non so chi, ma una voce mi ha chiamato, dicendomi di attraversare un varco… e io ho obbedito.”
Detto ciò tirò fuori il suo Digivice, dal quale uscì una frusta rossa. “Non avrò più il mio Digimon, ma sono ancora un domatore. Ho affrontato esseri ben peggiori di te, cavaliere nero. Fatti sotto!”
“Divertente… Tu vorresti affrontare un Digimon con una semplice frusta?”
“Il mio Digimon aveva un pessimo carattere… Ti consiglio di non sottovalutarmi!” disse, per poi lanciare la corda alla gamba del cavaliere, riuscendo ad avvolgerla.
Immediatamente tirò con forza, sorprendendo DarkKnightmon e facendogli fare un giro della morte sul posto.
“Allora, ancora sicuro che io sia inutile? Non sono stato soprannominato il Domatore Leggendario senza un motivo specifico!”
“Tsk…” fece l’avversario, rialzandosi. “Non male, lo ammetto… Ma per quanto forte, rimani sempre un essere umano!”
“Forse lo è…” intervenne Koichi.
“Ma noi invece non siamo comuni umani!” continuò Koji, per poi tirare fuori il Digivice assieme al fratello, per poi farsi avvolgere nuovamente dal codice blu.
Pochi secondi dopo, c’erano due cavalieri: uno di colore bianco con l’armatura a forma di lupo, mentre l’altro nero e con l’armatura a forma di leone.
“Umph. Qui la situazione comincia a diventare bollente…” fece DarkKnightmon, per poi girarsi. “Beh, direi che quell’Hakai potrà fare a meno di noi. E poi, Lucemon ha già eliminato Nene, Kiriha e gran parte di Xros Heart. Anche se Taiki dovesse tornare nel nostro mondo, io vincerei lo stesso. Andiamocene Yuu.” Disse, per poi avvolgere il ragazzo e se stesso con il proprio mantello, sparendo alla vista di tutti.
“Che codardo.” Fece il lupo, per poi volarsi verso il punto in cui Lucemon era stato colpito qualche minuto prima.
Il fumo non era ancora scomparso, ma si sentivano chiaramente i rumori dovuti al combattimento tra i due detentori dei due poteri opposti.
Dark lanciò una sfera di ghiaccio contro l’avversario, che la deviò usandone una fatta di oscurità.
“Non male, custode…” disse, allontanandosi di qualche metro.
“Dove li hai mandati?” chiese Dark. “So perfettamente che non li hai uccisi, ora voglio sapere dove sono finiti.”
“Oh, mi hai scoperto subito. Peccato…”
“I tuoi colpi non sono sufficientemente potenti per sconfiggere noi custodi. Non in quel modo almeno.”
Sul volto di Lucemon apparve un piccolo ghigno.
“Davvero?” fece lui, per poi creare un’altra sfera uguale a quella che aveva lanciato contro i custodi.
“Allora vediamo con questa!” disse, per poi lanciare la sfera verso Koji.
Dark volò subito verso essa, nel tentativo di fermarla, ma la distanza tra i due era troppo diversa.
“Koji, attento!” urlò Koichi, spingendo via il fratello.
Pochi secondi dopo, sotto gli occhi di tutti, la sfera colpì in pieno il cavaliere leone, inglobandolo al suo interno.
Ma a differenza di prima, questa volta la sfera rimase al suo posto, e all’interno si poteva vedere Koichi, tornato nuovamente umano, soffrire in maniera pazzesca, colpito di continuo da centinaia di fulmini.
“Koichi!” urlò il fratello, cercando di colpire la sfera ma venendo respinto immediatamente, tornando anche lui umano.
“Maledizione!” disse Dark, lanciando una serie di sfere di luce e d’oscurità, nel tentativo di annullarne l’effetto, ma purtroppo senza sortire risultato.
“N-Non… preoccupatevi… per me…” disse Koichi, cercando di aprire gli occhi e di guardare il fratello.
“I-Io… in realtà… sono già morto…”
“Cosa?” esclamò Taiki. “Come sarebbe a dire che sei già morto?”
“Sono arrivato… Argh!” si dovette interrompere per una scarica più forte di fulmini. “C-Come fantasma… sono morto… nel tentativo di raggiungere Koji…”
“Koichi…” fece lui, guardando con terrore la sfera.
“Ma sono contento… di essere riuscito a incontrarlo e di avergli detto la verità… Ora posso andarmene… in pace…”
Detto ciò, la sfera s’infranse, lasciando il corpo di Koichi sospeso nel vuoto, avvolto da un alone azzurro.
Il guerriero leggendario fece apparire tra le sue mani due piccole statue, che ricordavano le sue due trasformazioni.
“Koji, prendi i miei Spirit delle Tenebre… E sconfiggi Lucemon anche da parte mia!” disse, per poi far volare le due statue verso il fratello, che le assorbì nel proprio petto.
“Sono felice di averti potuto incontrare…” continuò, mentre sul suo corpo cominciavano ad apparire delle interferenze.
“Addio…” disse, per poi trasformarsi in codice blu, che volò verso il palmo della mano di Lucemon, che lo assorbì al suo interno.
“Che sciocco. Ha solo anticipato la sua ora.” Disse lui, ammirando il codice digitale nella sua mano.
“Che bastardo…” disse Ken, stringendo i pugni.
“Koichi…” ripeté Koji, piangendo e portandosi le mani al petto.
“Te la faremo pagare!” urlò Taichi, muovendosi direttamente contro Lucemon, seguito dagli altri ad esclusione di Dark e Koji.
Gli occhi del custode stavano rivivendo ciò che era successo con Hikari.
“Lucemon…” disse, mentre attorno a lui cominciava ad apparire un’aurea nera e bianca. “Non puoi giocare così con la vita delle persone… E io… sono solo un debole… non ho potuto evitare che la storia si ripetesse…” continuò, per poi girarsi verso Koji, notando che dal suo petto stava uscendo un alone nero.
“Maledetto!” urlò Ryo, cercando di colpire Lucemon con la frusta ma venendo respinto.
Taiki e Taichi provarono a colpirlo insieme con i pugni, ma anche loro vennero allontanati solo dal potere del Digimon.
“È troppo potente… e senza i nostri Digimon non possiamo niente…” fece Ken.
Lucemon a sentire quelle parole si mise a ridere.
“Finalmente lo avete capito! E ora assorbirò anche voi!”
“Non se noi abbiamo qualcosa in contrario!” disse Dark, che portava su una spalla Koji, che si teneva ancora il petto con una mano, e che sembrava stesse soffrendo atrocemente.
“Voi? E cosa sperate di fare? Guardalo, non riesce nemmeno a contenere le tenebre di suo fratello. Tra non molto verrà inghiottito da esse!”
“No…” disse lui, alzando la testa. “Le tenebre di mio fratello… non mi sconfiggeranno!” disse, staccandosi la mano dal petto e portandola avanti.
Sotto gli occhi meravigliati di tutti, lentamente prese forma un Keyblade completamente bianco, che aveva come ciondolo una riproduzione delle due statue di Koichi.
“Finché avrò vita, farò di tutto per esaudire l’ultimo desiderio di mio fratello!” urlò, per poi volare verso di lui non appena Dark lo lasciò andare.
“Questo è per il Mondo Digitale!” urlò, creando una sfera di luce che lanciò contro il Digimon, colpendolo in pieno.
“Questo è per i miei amici!” continuò, creandone una di fuoco che segui il destino della prima.
“E questo… è per mio fratello!” concluse, facendo avvolgere il Keyblade da un’aura bianca e colpendo in pieno Lucemon, tagliandolo a metà.
“I-Impossibile…” fece l’essere, cominciando anche lui ad avere dei disturbi. “Io… non posso venire sconfitto… da un umano!”
“Lucemon, preparati a venire acquisito!” disse il neo custode, tirando fuori il Digivice, puntandolo contro l’avversario. “Code Scan!” urlò.
Lucemon lanciò un urlo di dolore, mentre dal suo corpo cominciava ad uscire una stringa di codice, che entrò nel Digivice.
Nel giro di pochi minuti, il Digimon fu completamente assorbito, sparendo così dalla vista di tutti.
Koji fece sparire il Keyblade, per poi accasciarsi privo di sensi.
“Incredibile… è riuscito a sconfiggerlo da solo…” disse Ken, soccorrendolo.
“No…” lo interruppe Dark. “Non è ancora finita…”
“Cosa te lo fa pensare?” chiese Taiki.
“Quello…” rispose il custode, indicando un uovo nero, che stava crescendo rapidamente dietro di loro.
“Un Digiuovo?!” fece sorpreso Ryo, saltando all’indietro. “Com’è possibile?”
Pochi secondi dopo, l’uovo cominciò a mutare aspetto, prendendo le sembianze di un enorme drago viola, con un elmo dorato che gli copriva gli occhi e una sfera di tenebre che teneva tra le zampe.
“E questo ora chi è?” esclamò Taichi, indietreggiando.
Dark osservò il mostro di fronte a sé, notando di sfuggita un varco oscuro richiudersi.
“Hakai…” mormorò, impugnando il Keyblade e rivolgendo uno sguardo a Koji, ancora privo di sensi.
“Pare proprio… che dovrò usare quel potere…” disse, per poi portare il proprio Keyblade in posizione orizzontale di fronte a sé, avvolgendolo nell’aurea dei suoi due elementi.
“Aspetta!” lo interruppe Ryo.
“Che succede?” chiese lui.
“Guarda quella sfera. È piuttosto grossa… forse dentro ci sono gli altri di cui parlavate prima.”
Dark la osservò, facendo sparire l’energia attorno al Keyblade.
“Verifico subito.” Disse, facendo apparire il Byagukan.
“Hai ragione…” fece. “Non posso attaccarlo liberamente… Distruggerei anche gli altri…”
“Sono lì dentro? E come stanno?” chiese Taiki.
“La barriera dei miei amici li sta proteggendo dalle tenebre, ma non so quanto durerà ancora… Certo, se solo gli venisse in mente di fondersi, potrebbero aumentare almeno per mezzora la resistenza, ma non credo lo faranno…”
“Che cosa facciamo?”
Dark osservò l’essere di fronte a loro.
“Bisogna eliminarlo senza attaccare la sfera.”
“D’accordo.” Fece Ryo. “Io nel frattempo cercherò di creare un passaggio al suo interno, in modo da farli scappare.”
“Ottima idea!” rispose Taiki.
Dark sorrise.
“Mi spiace, ma voi ora tornerete subito nel vostro mondo…”
Detto ciò, fece apparire sotto tutti loro dei varchi, che li inghiottirono.
“Ehi, aspetta, non puoi far-” ma le parole di Taichi sparirono assieme a lui.
Solo Ryo fu abbastanza svelto da evitarlo, saltando all’indietro, mentre Koji fu lasciato galleggiare nel vuoto.
“Immagino di non potermi liberare di te…” fece il custode.
“Ho una certa dimestichezza con i passaggi inter-dimensionali. E poi, io non appartengo più a nessun mondo. All’inizio vivevo nello stesso di Taichi e Ken, poi dopo un po’ di vagabondaggio, mi sono ritrovato in quello di Rika e i suoi amici.”
Voltò lo sguardo verso il custode.
“Per questo sapevo anche prima del messaggio di Aqua dell’esistenza dei custodi. Rika non ha aperto bocca, ma Takato e Henry mi hanno parlato di voi senza problemi. Anche se immagino, che la parte del custode potente che si disintegrava non fosse esatta…”
“In un certo senso è vero… io mi sono effettivamente disintegrato… Ma poi sono tornato.”
“Capisco… Beh, allora che ne dici? Sistemiamo questo Lucemon definitivamente?”
“Concordo!” disse Dark, partendo subito all’attacco, mentre Ryo si dirigeva verso la sfera.
Non appena la raggiunse, cominciò a prenderla a pugni, nella speranza di poterla infrangere.
“Urgh… In momenti come questi, vorrei ancora poter diventare Justimon… Avrei il potere di infrangere questa sfera…” fece, cercando di ignorare il dolore che si stava infliggendo.
“Lo vuoi davvero?” chiese una voce.
Ryo tutto d’un tratto si ritrovò in un altro posto, sebbene ancora sospeso nel vuoto.
Si accorse che lentamente stava scendendo verso il basso, per poi infine toccare un suolo nero.
“Dove sono finito?” chiese, guardandosi attorno.
“Ti trovi nel luogo che ti appartiene, il posto dove solo tu puoi avere accesso.”
“Oltre a te immagino.” Disse con un tono leggermente divertito il Digimon Tamer.
“Io sono un caso a parte. Posso apparire in questo luogo solo per questa occasione.”
Dal nulla, di fronte a Ryo apparve una Catena Regale bianca.
“Questo è… un Keyblade…”
“Esatto. Se lo desideri, è tuo. Ma dovrai intraprendere un altro viaggio, che ti condurrà ancora più lontano di dove ti sei spinto finora.”
Il ragazzo osservò l’arma.
“Dimmi, hai parlato anche con quell’altro custode nuovo prima?”
“Sì. Ma lui ha deciso che sarebbe rimasto qui fino a quando la guerra non avrebbe avuto inizio. Ma in te non vedo il desiderio di rimanere fermo in un luogo. Tu, che hai sofferto molto quando sei stato costretto a cambiare mondo... Ora non desideri altro che vederne di nuovi, e accrescere così le tue conoscenze… Nella speranza di poter recuperare il tuo amico.”
“Come fai a sapere tutte queste cose?”
“Io vedo tutto…”
“Sei una divinità?”
La voce rise.
“No, non sono una divinità… anche se molti mi scambiano per una di esse…”
Ryo osservò nuovamente il candido Keyblade che restava in immobile attesa.
“Se accetto… dovrò viaggiare con gli altri custodi, vero?”
“Sì.”
“E va bene…” disse, afferrando il Keyblade, che divenne subito viola, mentre il ciondolo prendeva la forma del suo Digivice.
Immediatamente, il pavimento s’illuminò, per poi far apparire una serie di figure, che il neo custode riconobbe.
“Capisco… Quindi in fondo… devo comunque ringraziare anche loro…” disse, per poi scomparire nella luce.
Ryo evocò il Keyblade, riuscendo così finalmente ad infrangere la sfera.
Usando tutte le sue forze, cominciò a muovere il Keyblade verso il basso, allargando così la crepa creatosi.
“Ehi, voi là dentro, mi sentite?” urlò. “Se sì, sbrigatevi ad uscire da qui, non resisterò ancora a lungo!”
Senza farsi attendere, la barriera che circondava i ragazzi e i custodi cominciò a muoversi verso l’uscita, per poi scontrarsi con essa.
Ryo venne sbalzato indietro per il colpo ricevuto, per poi osservare il gruppo uscire finalmente dalla sua prigione.
“Menomale.” Fece Sora, facendo sparire la barriera. “Cominciavo a temere che non saremmo più usciti da lì.”
“E tu chi sei?” chiese Kairi.
“Un nuovo custode, ma ora allontaniamoci da qui. Dark, sono tutti liberi!” urlò Ryo al custode sopra di loro, che stava distraendo il mostro con una serie di attacchi magici.
“D’accordo! Hikari, fai tornare subito nel loro mondo i ragazzi e i Digimon che non appartengono a questo!” urlò di risposta il custode dell’equilibrio.
La custode annuì, per poi aprire i varchi.
“Andate.” Disse rivolta agli altri.
“No! Dov’è finito mio fratello? E Ken?” fece la sua omonima.
“Dark li ha già spediti a casa.” Rispose Ryo, avvicinandosi a loro. “E voi ora dovreste raggiungerlo.”
A vederlo, Hikari e Takeru spalancarono gli occhi.
“Aspetta, ma tu sei…”
Ma Ryo non gli diede tempo di finire la frase, spingendoli dentro il varco.
“Mi dispiace, ma non ho ancora dimenticato. Se mai dovessi tornare, allora forse ne riparleremo. Portate le mie scuse a Ken.”
“Perché l’hai fatto?” chiese Daisuke.
“Sei ancora troppo giovane per capirlo. Ora andate anche voi!”
Il gruppo di Daisuke lo guardò storto, per poi obbedire e sparire dentro il varco.
“E Taiki invece dov’è? Non ci avrebbe mai voltato le spalle!” fece Shoutmon.
“Infatti non l’ha fatto. È stato spedito via con la forza.”
“E Yuu?” chiese Nene.
“Se ti riferisci a quel ragazzino biondo, è scappato con il cavaliere. Probabilmente sono tornati anche loro nel vostro mondo.”
La ragazza annui.
“Grazie.” Disse, prima di sparire assieme agli altri nel varco.
“E Koji e Koichi?” chiese Takuya.
A quella domanda, Ryo abbassò lo sguardo.
“Koji è svenuto dopo aver sconfitto la forma precedente di Lucemon, ed è diventato anche lui un custode…”
“Davvero? Fantastico!” fece JP.
“E… Koichi?” domandò Tommy.
Ryo non rispose subito.
“Che fine ha fatto Koichi?” richiese Zoe.
“Koichi… è stato acquisito da Lucemon…”
A quella notizia, non solo i guerrieri leggendari, ma anche gli altri custodi sussultarono per la sorpresa.
“Cos’hai detto?” chiese incredulo Takuya, prendendo per il colletto Ryo. “Ripetilo se hai coraggio!”
“Mi dispiace… Non siamo riusciti ad impedirlo…”
Il guerriero leggendario lo lasciò cadere a terra, per poi voltarsi verso Dark.
“Non ci resta che sperare che riesca a vendicarlo…”
Dark scansò una sfera oscura che il mostro gli lanciò contro dalla bocca.
“Beh, dato che ora sono tutti in salvo…” disse, puntando il Keyblade contro il mostro. “Posso anche farti sparire definitivamente. Non posso perdonarti per quel che hai fatto… Sparirai dentro Kingdom Hearts, per l’eternità!”
Detto ciò, caricò sulla punta dell’arma una sfera bianca, al cui interno si poteva vedere una sfera più piccola di colore nero.
“Addio, Lucemon!” urlò, per poi prendere la sfera e lanciarla contro il mostro, che la inghiottì.
Pochi secondi dopo, l’avversario cominciò ad agitarsi, e dal suo interno il corpo iniziò a deformarsi.
Sotto gli occhi di tutti, il Digimon esplose, rilasciando centinaia di codici blu che tornarono verso il nucleo del mondo.
Lentamente, le terre e gli oceani cominciarono a ricomparire.
“Ci sei… riuscito…” fece Koji, riprendendo i sensi e osservando lo spettacolo.
“Già, ma il tuo intervento è stato fondamentale. L’hai colto di sorpresa, e questo ti ha permesso di sconfiggerlo.” Rispose il custode, mentre tutti loro cominciavano ad atterrare sul mondo rinato.
“Finalmente il Mondo Digitale è tornato al suo antico splendore!” esultò JP.
“Però… Koichi non potrà vederlo…” mormorò Koji.
“Non è detto.” Disse Dark. “Lucemon aveva acquisito tutto il mondo, ma ora che è stato sconfitto, esso sta tornando al suo aspetto originario, quindi è probabile che anche a tuo fratello sia stato riservato lo stesso destino.”
Gli occhi di Koji si illuminarono.
“Probabilmente vi starà aspettando da qualche parte.” Continuò il custode. “Tu rimani pure qui a cercarlo. Quando la guerra avrà inizio, verrai chiamato. Purtroppo non puoi tirarti indietro.”
“Lo so. Me l’ha detto anche quella voce… ma non importa. L’importante è che Lucemon sia stato eliminato e che ci sia ancora una speranza di poter riabbracciare mio fratello.”
Dark annuì, per poi girarsi verso Ryo.
“Tu invece cosa vuoi fare?”
“Mi sembra ovvio, no?” rispose lui, portandosi il Keyblade sulla spalla. “Avete un posto libero, vero?”
“Non so il perché, ma ho l’impressione che abbiamo appena trovato un altro pazzo come noi.” Disse ridendo Marco, facendo scoppiare l’ilarità nell’intero, meno che Dark e Hikari.
Hikari era nuovamente sdraiata sul letto, senza alcuna volontà di fare qualcosa.
Fu il bussare alla porta a distrarla leggermente, anche se non sufficientemente per rispondere.
“Sono Dark. Posso entrare?”
Quella frase però fu abbastanza per riportarla alla realtà.
“Dark? Che cosa vuoi?” chiese sorpresa, mentre la porta si apriva, lasciando entrare il custode.
“Hikari… devo parlarti di una cosa. Ti chiedo solo di ascoltare fino alla fine.” Disse Dark, lasciando che la custode lo guardasse con aria interrogativa.
Capitolo 57 *** L’ultimo addestramento. Per il momento… Sayonara. ***
E finalmente, eccomi qui con il nuovo capitolo!
Ora che ho in mano un bel 80/100 (cosa di cui mi accontento, avendo la media del 6 XD), finalmente posso riprendere con la fiction!
Perciò parto subito con questo capitolo, che credo vi getterà ulteriomente in confusione e aumenterà la vostra rabbia omicida nei miei confronti XD.
Con questo, dichiaro conclusa anche quest'altra saga della fiction, per poi cominciare dal prossimo capitolo quella nuova, che secondo i miei calcoli attuali, ci accompagnerà fino all'inizio della Seconda guerra del Keyblade!
Ok, perciò prima di rispondere alle recensioni, ringrazio Fly89 sia per avermi fatto da betareader sia per la canzone che mi ha consigliato per questo capitolo (trovate il link durante la lettura).
D'accordo, e ora... le recensioni!
@ lettore 01: allora... per le serie dei Digimon, solo cinque crossover XD (Adventure, Adventure 02, Tamers, Frontier e Xros Wars); per il finale... beh, lo sai come sono fatto XD (ma credo che questa volta il finale ti potrebbe soddisfare un po' di più...). Infine per l'opening... ora che la saga è finita, vedrò cosa riesco a fare.
@ masterof dark: Beh... la fiction è ancora lunga... e Dark potrebbe ancora nascondere delle sorprese (ma ribadisco che non dovete aspettarvi che si metta assieme a Hikari XD). Beh, credo che Angemon e T.K. (o Takeru in giapponese) siano una delle coppie più famose della prima serie XD. Per i custodi invece la questione è + complicata: in realtà il mondo è quello di Digimon Frontier, quinti appartente al gruppo di Takuya. Gli altri provengono da altri mondi, ed è per questo che sia Koji che Ryo sono diventati custodi della luce (e non mi chiedere perché non ho scelto nessuno di Adventure 1,2 e Xros Wars XD). Per quanto riguarda Koji e Koichi... si, il potere è simile, ma Koji ha ricevuto l'oscurità dal fratello, non è sua. Diciamo che è più simile a Riku che a Dark.
@ Inuyasha_Fede: a dir la verità sono 5 serie XD. E cmq, questo capitolo sarà esclusivamente Kingdomheartsiano... ok, questo termine potevo evitarmelo XD.
@ DarknessTime: Beh, Koji per il momento si è salvato dal vedere Dark veramente arrabiato... come anche tutti gli altri all'universo XD. Per Hitsugaya... si vedrà, si vedrà...
@ cece95: Beh, la Great Xros non l'ho messa perché era troppo presto (chi guarda la serie ha capito XD). Ryo... beh, ottima domanda... credo si possa considerare a se stante, o se proprio vuoi, più vicino al mondo di Tamers... Certo, è cmq l'unico personaggio che appare in ben 4 serie diverse (adventure, adventure 02, Tamers e V-Tamer), senza considerare tutti i videogiohi XD. (Ah, cmq no, non mi fumo/bevo/assumo/mangio nulla di strano... il che mi preoccupa... XD)
@ Franz3v: Beh, cerco sempre di mettere un po' di suspance... quanto ci riesco XD.
@ Ciccio85: Bentornato! Beh, era un capitolo che avevo in mente da molto tempo... e finalmente sono riuscito a scriverlo. Per Hikari e Dark... poche righe e saprai la risposta!
Ok, e ora che ho risposto a tutti... è il momento della verità!
Capitolo 57: L’ultimo addestramento. Per il momento… Sayonara.
Ryo osservava lo spazio scorrere davanti ai suoi occhi.
“Ehi, ma qui è sempre così silenzioso?” chiese a Tsuna.
“Beh, diciamo che non c’è molto da dire… solitamente, viaggiamo per giorni prima di trovare un mondo in pericolo…”
“Capisco… beh, di certo un bel cambio di stile rispetto a quando viaggiavo per il mondo…”
“Facevi il vagabondo?”
“In un certo senso… diciamo solo che desideravo conoscere e aiutare. Feci il viaggio con un mio amico, che ora è stato costretto ad andarsene… anche se spero sempre di poterlo rivedere un giorno…”
“Ah… immagino tu non l’abbia presa bene…”
“La mia vita è sempre stata piena di abbandoni. Tu invece? Cosa facevi nel tuo mondo?”
“Beh, ecco… in teoria sarei dovuto essere un semplice studente… ma per un pessimo gioco del destino, mi hanno scelto come decimo boss di una famiglia mafiosa… eh eh…”
“Uh? Tu saresti a capo di una famiglia mafiosa?”
“Non ancora, e sinceramente non ardo dal desiderio di diventarlo… ma purtroppo, il mio predecessore mi aveva mandato un tutor che mi preparasse… credimi, con lui l’inferno diventa reale…”
“Addirittura?”
“Già… senza contare che mi uccideva di continuo…”
“Nel senso che ti faceva stancare in continuazione?”
“No, nel senso che mi sparava alla testa quasi ogni giorno.” Rispose Tsuna ridendo.
“Come sarebbe a dire?”
“Era il suo modo per risvegliare i miei poteri nascosti… Poi ho trovato un metodo meno doloroso.” Disse, mostrando il sacchetto di caramelle.
“Di cosa state parlando?” chiese Sora, entrando in quel momento nella sala.
“Oh, niente di specifico. Era solo per passare un po’ di tempo… ma voi non vi annoiate mai?”
“Dopo un po’ ci si fa l’abitudine…” rispose il custode. “Anche se quando ho cominciato, solo l’idea di poter viaggiare per più mondi mi entusiasmava… in più, volevo ritrovare a tutti i costi Riku e Kairi… Non avrei mai immaginato sarebbe successo tutto questo…” continuò sorridendo.
“E Dark e Hikari invece?” chiese Ryo.
“Loro sono custodi da più tempo rispetto a me, ma hanno cominciato questo viaggio solo poco più di un anno fa…”
“Non era questo che volevo sapere.” Lo interruppe il neo custode. “Intendo dire: qual è il rapporto tra di loro?”
“Come mai così diretto?”
“Non so il perché, ma Dark mi ha ricordato in maniera impressionante una mia amica, che fingeva di disprezzare ogni cosa positiva.”
“Qui la situazione è più drastica.” Intervenne Riku, raggiungendoli.
“In che senso?” domandò Ryo, notando Tsuna abbassare la testa.
“Dark prova un vero e proprio odio verso l’amore. Arriva addirittura a dire che ha eliminato quel sentimento…”
“Certo, come no… Scommetto che sta facendo di tutto per cercare di reprimerlo, senza riuscirci. Vedrete che prima o poi dimostrerà che non è vero.”
“Purtroppo… ha già dimostrato che è la verità. Hikari qualche settimana fa li ha confessato il suo amore. Ma lui l’ha trattata con freddezza, per poi rinfacciarle che era colpa sua se aveva rinunciato all’amore…”
Sentendo ciò, Ryo spalancò gli occhi.
“Cosa?”
“Vedi… Dark e Hikari si sono conosciuti quando erano bambini. Ma Hikari venne ferita a morte da un custode delle tenebre, in seguito eliminato da Dark. È morta tra le sue braccia. Questo ha lasciato un segno dentro il suo cuore, che probabilmente lo porta ad avere questo atteggiamento. E il fatto che Hikari, tornata in vita sotto forma di Nessuno, un essere privo di cuore, non li abbia detto di essere sopravvissuta, ha contribuito.”
“No.” Fece Tsuna, sorprendendo tutti. “Non è il solo motivo…”
“Aspetta… Vuoi dire che tu sai qualcosa in più di noi?” chiese Sora.
“Io… non posso dirvelo, mi dispiace. L’ho giurato a Dark…”
“Cerca di capire Tsuna, potrebbe servirci per aiutare Hikari!” esclamò Riku.
“No, servirebbe solo ad aumentare il suo dolore, credetemi.”
“È qualcosa che avete visto nel cuore di Dark, vero?”
“Proprio così.” Disse Marco, entrando assieme a Saiko, seguiti da Pan e Kairi. “Tsuna, direi che a questo punto, è il caso di raccontargli quel che è successo là dentro…”
“Ma Dark ci ha detto di-”
“Lasciamo perdere quello che ci ha detto!” esclamò Saiko. “È giusto che anche loro sappiano la verità!”
“Quindi è così…” disse Sora, finendo di ascoltare il racconto.
“Non pensavo che un sentimento potesse arrivare a tanto… ma comunque non riesco proprio a capire Dark… perché rimuovere l’intero sentimento, piuttosto che trovare un modo per diminuire il dolore?”
“Non ne abbiamo idea… Sappiamo solo che-”
Ma Saiko venne interrotto dal rumore di un’esplosione, seguito subito dopo da un tremore del pavimento.
“Un terremoto… nello spazio?!” esclamò Marco, cercando di rimanere in piedi.
“Cosa succede? Stiamo venendo attaccati?” chiese Sora, mentre Riku si dirigeva ai monitor.
“No!” rispose lui. “Proveniva dalla stanza di Hikari!”
“Cosa?!” urlò Kairi, per poi correre subito verso la stanza della sorella, seguita dagli altri.
Ma prima che potessero raggiungerla, videro Dark volare contro di loro, come se avesse ricevuto un colpo in pieno.
“Spostatevi da lì, non riuscirò a fermarmi in tempo!” urlò il custode, facendo sì che gli altri si buttassero a terra, evitando così di venire colpito dal compagno, che andò a schiantarsi contro un muro.
“Si può sapere cosa diavolo sta succedendo?!” esclamò Tsuna, girandosi prima verso Dark e poi dal punto da cui era sbucato fuori.
“Niente di grave… stiamo solo sistemando un conto in sospeso…” rispose il custode dell’equilibrio, rialzandosi e mettendosi a correre verso la stanza di Hikari, la quale uscì fuori, impugnando in una mano il Keyblade e nell’altra una sfera di fuoco, che scagliò contro Dark.
Il custode evocò anch’egli la sua arma, tagliando a metà la sfera, facendola così esplodere dietro di sé.
“E questo cosa significa?” chiese Pan. “Si può sapere cosa gli ha detto stavolta Dark per farla infuriare così?”
“Ho paura di scoprirlo…” rispose Marco, deglutendo.
Nel frattempo i due custodi fecero scontrare i loro Keyblade, facendo uscire scintille da essi.
“Fermatevi!” urlò Sora. “O di questo passo farete saltare in aria la Gummiship!”
“Non preoccuparti… l’ho protetta con una barriera, non rischia nulla.” Rispose Dark, per poi creare una sfera di fuoco, mentre Hikari una di ghiaccio, che si scontrarono pochi secondi dopo tra le mani dei due custodi, provocando uno spostamento d’aria che fece volare all’indietro tutti gli altri.
Nonostante le due magie si fossero scontrate, esse erano ancora ognuna nella mano del suo proprietario, e nessuno di loro sembrava voler cedere.
“Non… mi arrenderò…” disse Hikari, aumentando la forza della sua magia.
“E io non sarò da meno!” rispose l’avversario, imitandola.
Gli altri custodi nel frattempo cercarono di avvicinarsi, senza però riuscirci a causa del campo di forza creatosi tra i due.
“Dobbiamo fermarli, in qualsiasi modo!” urlò Sora, guardando le crepe riempire i muri attorno a loro.
“Ottimo! Allora vai e fermali, perché io non riesco a fare un passo!” rispose di rimando Saiko, con il Keyblade di fronte a se, per coprirsi dal vento provocato dallo scontro.
D’improvviso, i due custodi si staccarono, facendo qualche salto all’indietro.
Senza perdere un secondo, Hikari creò due sfere di tuono, che lanciò contro Dark, che rispose con due di vento.
La nuova esplosione stavolta spezzò in due la Gummiship, lasciando da una parte Dark e gli altri custodi e dall’altra Hikari.
“La Gummiship… si è spezzata a metà!” urlò Kairi, tenendosi ad una porta per attutire il tremore dovuto a ciò che stava succedendo.
Ma tutto d’un tratto, le due parti smisero di allontanarsi, come se qualcosa le stesse trattenendo.
“Vi ho già detto di non preoccuparvi, la barriera impedirà ai detriti di andarsene a zonzo per lo spazio, come impedirà la fuoriuscita di ossigeno.” Spiegò Dark, per poi partire nuovamente contro Hikari, che fece lo stesso, alzando il Keyblade.
Quando le due armi si scontrarono nuovamente, l’intera Gummiship venne nuovamente travolta da un piccolo terremoto.
“Smettetela!” urlò Kairi.
“No.” Rispose Hikari, cercando di non deconcentrarsi. “Finirà solo quando uno di noi due non potrà più combattere! E non sarò io!”
“Mi hai tolto le parole di bocca!” fece Dark, per poi creare una sfera di terra che scagliò a sorpresa contro l’avversaria, che precipitò all’indietro, andando a sbattere contro il muro.
Fece per rialzarsi, ma si ritrova la lama di Balance puntata sul collo.
“Maledizione…” disse, facendo sparire il Keyblade. “Ho fallito…”
“No, direi di no… Master Hikari…” rispose Dark, facendo sparire anche lui l’arma e tendendoli la mano. “Hai superato la prova. Mi hai messo in seria difficoltà.”
Hikari lo guardò sorpresa. “Ma avevi detto che…”
“Sì, lo avevo detto, ma sapevo che non ci saresti riuscita. Perciò ti ho tenuta all’oscuro del vero obiettivo.”
La ragazza sorrise, per poi prendere la mano.
“Capisco… In fondo l’esame non è mai qualcosa di ovvio…”
“Stop! Fermi! Un attimo!” esclamò Marco, raggiungendoli. “Si può sapere cosa sta succedendo qui?! Fino a un minuto fa stavate cercando di ammazzarvi e ora siete lì a parlare tranquillamente di non so cosa?!” urlò, mostrando un tic nervoso all’occhio.
“Beh… Era un esame…” rispose Dark, aiutando Hikari ad alzarsi.
“Esame?” ripeté Sora. “Cosa intendi dire?”
“Questo era l’esame che ho scelto di far sostenere a Hikari il rango di Master del Keyblade.” Spiegò il custode. “Un esame che può essere indetto solo da un altro Master.”
“Aspetta, ho perso un passaggio…” lo interruppe Saiko. “Tu saresti un Master del Keyblade?”
“Diciamo che ho acquisito tutte le conoscenze e abilità del mio predecessore, e assieme ad esse anche il rango di Master.”
“Quindi tu saresti un pari di Aqua?!” domandò Tsuna.
“Di Aqua, Yen Sid e ora anche di Hikari.” Rispose Dark.
“E in cosa consisteva quest’esame?” chiese Riku.
“Dark mi aveva detto che sarei diventata Master se fossi riuscita a batterlo qui, sulla Gummiship.”
“In realtà mi bastava che riuscisse a mettermi in difficoltà.”
“E perché non sottoponi anche noi a quest’esame?” fece Pan. “Siamo abbastanza forti anche noi!”
Dark non rispose subito.
“Non siete ancora pronti. Per quanto forti possiate essere, vi manca l’esperienza. Ma vedrete che prima o poi anche a voi capiterà l’occasione di poter sostenere l’esame.” Rispose infine, per poi battere le mani e appoggiarle a terra, riparando la Gummiship.
“Non sapevo che ci fosse un esame per diventare Master…” disse Sora. “Credevo fosse un rango che si guadagnasse per esperienza…”
Dark si avviò verso un’altra stanza, seguito da Hikari.
“Ci sono molte vie per diventare Master.” Disse. “Ora però, è arrivato il momento per voi di imparare ad usare i varchi.”
“Ehi, cos’è questo cambio improvviso d’argomento?” chiese Pan.
Dark non rispose e si limitò ad avviarsi verso la sala principale.
Hikari invece lo guardò andare via, per poi tornare nella sua stanza, senza rivolgere lo sguardo a nessuno dei presenti.
“Cos’è successo in realtà?” chiese a bassa voce Kairi. “Ci stanno tenendo nascosto qualcosa, ne sono certa…”
“Vuoi vedere che sotto sotto se la sono spassata prima del duello quasi all’ultimo sangue…” disse con un sorriso divertito Saiko.
“Sì, certo… Solo un mankaga può pensare certe cose… Adesso magari mi verrai a dire che faranno una fuga d’amore, eh?” lo prese in giro Marco.
“Tu sottovaluti il potere dell’amore!” rispose l’altro, per poi scoppiare a ridere.
Gli unici a non ridere furono Sora, Riku e Kairi.
“Molto bene.” Disse Dark. “Come vi ho detto prima, ora vi insegnerò ad usare i varchi. Non potete sempre contare su me o Hikari per usarli. E vedrete che è molto più facile di quel che pensate.”
“Immagino funzioni tipo il teletrasporto del nonno, vero?” chiese Pan.
“Molto simile, vero. Solo che come hai potuto vedere, il varco consiste nel creare una specie di buco nero, che permette di attraversare anche l’intero universo in poco tempo.”
“E come facciamo ad usarlo?” fece Marco.
“Il metodo è lo stesso che avete usato per volare. Vi basterà pensare al varco ed esso apparirà.”
“Allora perché io non sono più riuscito ad aprirlo?” domandò Riku.
“Tu usavi il varco usando un potere non tuo. Era l’oscurità di Xehanort a permetterti il suo utilizzo. Ora dovrete tutti usare un varco della luce, come quello che usava Light.”
“E perché quello di Hikari è nero?”
“Perché io ho imparato ad usarlo mentre ero un nessuno, e ho continuato anche dopo aver recuperato il cuore.” Spiegò lei, raggiungendoli.
Kairi notò delle macchie nere sulla mano destra, ma non ci fece troppo caso, mentre non notò il lieve movimento che la custode fece con la testa rivolta a Dark, che annuì.
“Su, ora provateci.” Disse lui.
“Sì, maestro.” Disse ridendo Marco, zittendosi all’instante quando Dark evocò il Keyblade.
“Scusa, cos’hai detto?” chiese lui, facendo sbattere il Keyblade sulla mano libera.
“C-Che ci p-provo subito!” si affrettò a correggersi l’animorph, tirando un sospiro di sollievo vedendo l’arma sparire.
“Bene… e anche questa è fatta…” disse Dark, sedendosi sul suo letto.
Silenziosamente, prese in mano il suo ciondolo, riguardandolo.
“Avrò preso la decisione giusta?” si chiese, abbassando il capo, lasciando che i suoi capelli, ormai non tagliati da un bel po’ di tempo, scivolassero davanti ai suoi occhi.
I suoi pensieri vennero interrotti dal bussare alla porta.
“Vieni pure.” Rispose il custode, sapendo già chi era.
La porta si aprì, lasciando entrare Hikari, con in mano uno zaino.
“Eccomi.” Disse, guardando Dark, che portò indietro i capelli.
“D’accordo… Allora ne sei sicura? Ti ho già detto a cosa vai incontro…”
“Non importa. Sono pronta a sopportarlo. E riuscirò ad impedire quell’epilogo…”
Dark sorrise, scuotendo la testa.
“Si vede che abbiamo avuto lo stesso maestro. Entrambi testardi…” disse, alzandosi in piedi, e prendendo anche lui uno zaino lì vicino.
“Sora, hai visto Dark?” chiese Riku, avvicinandosi all’amico.
“No. Perché?”
“Non lo vedo da nessuna parte… Dopo l’allenamento è sparito nel nulla…”
“E lo stesso anche Hikari. Ho provato a bussare alla sua porta, ma non mi risponde.” Intervenne Kairi, raggiungendoli.
“Strano…” fece il castano, portandosi un pugno al mento. “Non possono di certo essere spariti nel nulla così, senza dire niente…”
“O forse sì…” lo interruppe Riku. “Non vi è sembrato strano che abbia voluto insegnarci ad usare i varchi così, all’improvviso?”
“Suvvia, non starai davvero pensando che se ne siano andati via da soli, vero?” lo riprese l’amico. “Ti sei forse lasciato contagiare da Saiko?”
“E io cosa centro?” chiese il diretto interessato, arrivando assieme agli altri.
“Voi avete visto Dark e Hikari?” fece Kairi.
“Io no… non li vedo da quando è finita la lezione…” rispose Pan.
“Ma allora dove…” cominciò la rossa, per poi vedere Sora passarli davanti.
“Non ci resta che andare a vedere direttamente se sono nelle loro stanze o no.” Disse lui, avviandosi verso la stanza di Dark.
Gli altri rimasero al loro posto per qualche secondo, per poi seguirlo.
Quando raggiunsero la porta di Dark, Sora bussò subito forte.
“Dark, sono Sora!” disse ad alta voce.
Ma non arrivò nessuna risposta.
Il custode girò la maniglia, che però non fece scattare la serratura.
“L’ha chiusa a chiava… ma ci prende per scemi?” chiese, evocando il Keyblade e puntandolo contro la porta, che si aprì subito.
“Wow…” fece Ryo. “Può essere usato anche per cose del genere?”
“Sì, ma diciamo che non lo usiamo quasi mai per delle comuni porte…” rispose Riku, mentre l’amico apriva la porta.
Dentro era tutto vuoto.
“E questo cosa significa?” chiese Marco. “Non è che abbiamo sbagliato stanza? In fondo sono tutte uguali…”
“No…” rispose il custode. “La stanza è giusta… è Dark che non c’è…”
Prima che potesse fare altro, vide Kairi correre via, diretta verso la camera della sorella.
Senza nemmeno provare a vedere se era chiusa a chiave, la custode evocò il Keyblade, puntandolo sulla serratura, che scattò subito.
Kairi spalancò la porta.
Come temeva, anche la stanza di Hikari era completamente vuota.
Tranne che per una busta bianca, appoggiata sul letto.
Kairi si avvicinò ad essa, mentre gli altri custodi la raggiungevano, rimanendo però sull’uscio.
La custode prese in mano la lettera, sulla quale c’era scritto il suo nome.
Lentamente, la aprì, cominciandola a leggere.
A Kairi:
prima di tutto, perdonami per essermene andata senza dirti niente ma per me sarebbe stato troppo difficile dirtelo in faccia.
In fondo, per queste cose sono sempre stata una codarda.
Se stai leggendo questa lettera, significa che sicuramente io me ne sono già andata via.
Scusami per questa decisione improvvisa, ma ho preso questa decisione assieme a Dark solo stamattina.
Abbiamo deciso di viaggiare per conto nostro.
Dark dice che la sua presenza potrebbe costituire a lungo andare un pericolo per tutti voi.
Ma ha detto che l’unica persona che era disposto a portasi dietro ero io.
Mi ha detto fin dall’inizio che la questione non cambierà, ma io sono l’unica in cui abbia completamente fiducia, nonostante mi abbia fatto soffrire molto, soprattutto nell’ultimo periodo.
Ti chiedo di non cercarci, e di riferirlo anche agli altri.
Ci rivedremo di sicuro sulla Terra, quando avrà inizio la guerra.
Perdonami.
Hikari
Kairi appoggiò delicatamente la lettera sul letto, per poi lasciarsi cadere a terra sulle ginocchia.
Riku e Sora corsero subito ad aiutarla, mentre Ryo prendeva la lettera e la leggeva anche lui, per poi passarla a Sora.
Il custode la lesse velocemente.
“E ora cosa facciamo?” chiese Riku, dopo aver letto anche lui la lettera.
“Dobbiamo cercarli!” esclamò Saiko. “Non possiamo fare finta di nie-”
“No.” Disse Kairi. “Hanno detto di non cercarli… e non lo faremo…” disse, per poi alzarsi e uscire, seguita dai due amici.
“Pare… che anche questo gruppo abbia cominciato a disfarsi…” commentò Ryo.
“Sembra che tu abbia scelto un pessimo momento per unirti a noi…” rispose Marco.
Sora, Riku e Kairi erano al monitor.
“Ed è per questo che dovete raggiungerci il prima possibile.” Disse Re Topolino, parlando attraverso lo schermo.
“Capisco…” rispose Sora. “Dunque è arrivato anche per noi il momento di andarcene…”
“Mi spiace… Soprattutto dopo ciò che mi avete raccontato…”
“Non si preoccupi.” Fece Riku. “E poi, oramai Marco e gli altri sono più che in grado di viaggiare da soli. E poi, quando abbiamo cominciato noi, non avevamo la loro esperienza. Eravamo semplici ragazzini.”
“Passerò a prendervi con la mia Gummiship, così potrete lasciare la vostra agli altri custodi.”
“Non c’è ne bisogno. Dark ci ha insegnato ad usare i varchi della luce, vi raggiungeremo direttamente da Yen Sid.”
“Molto bene. Vi aspetto laggiù. E portate le mie scuse ai nuovi custodi.” Concluse il re, interrompendo la comunicazione.
“Così anche voi ve ne andate…” fece Marco, facendoli sobbalzare.
L’animorph era appoggiato alla porta dietro di loro.
“Hai sentito tutto, vero?” chiese Kairi.
“Già. E non solo lui.” Disse Saiko, apparendo di fronte a loro assieme agli altri neo custodi.
“Allora non c’è bisogno che vi diamo ulteriori spiegazioni.” Rispose Riku. “La Gummiship ormai dovreste sapere come funziona, dato che la maggior parte di voi non ha fatto altro che osservarmi mentre impostavo il computer ogni volta.”
“E alla peggio, è pur sempre una macchina, non sarà difficile capire come funziona.” Fece Ryo sorridendo.
“Attento a ciò che dici: in fondo, il pezzo principale del computer è stato costruito con un tamagotchi, un fil di ferro e due pezzi di lego!” disse ridendo Sora.
“Non male come battuta!” replicò Marco.
“Battuta? Quale battuta?” chiese Sora.
“Quella sui materiali del computer…”
“Guarda che non stava scherzando, è stato veramente costruito così.” Disse Riku serio. “Anche se mi sto ancora chiedendo come sia possibile…”
“No, aspettate… vuoi dire che finora abbiamo viaggiato nell’universo… grazie ad un tamagotchi?!” urlò Marco.
“Già…” disse Sora, per poi aprire un varco dietro di loro.
“Allora noi andiamo. Lasciamo qui quel poco che ci siamo portati dietro. Ricordatevi di fare attenzione. Ora che tutti sono a conoscenza dei custodi, il vostro lavoro potrebbe essere più facile, come anche più difficile.”
“Amo le buone notizie…” ironizzò Marco, per poi farsi serio.
“Non preoccupatevi. Siamo custodi, e adempiremo al nostro dovere. In fondo, c’è una guerra che ci sta aspettando, no? Non ho intenzione di viaggiare per tutto l’universo per poi farmi eliminare alla fine. Diventeremo più forti, in modo tale da poter superare qualsiasi difficoltà!”
I tre custodi più anziani li guardarono.
“Beh, allora per il momento… Sayonara.” Disse Sora, per poi attraversare il varco, seguito dagli altri due.
Quando uscirono, si ritrovarono di fronte alla torre di Yen Sid.
“Allora, pronti?” chiese Riku.
Gli altri due annuirono.
“Certo. Ormai siamo stati superati sia da Dark che da Hikari. Dobbiamo raggiungerli!” rispose Sora.
“Giusto! E poi, neanch’io voglio vedere l’universo scomparire!” aggiunse la custode.
L’albino fece un sorrisetto, per poi cominciare a salire le scale che portavano all’ingresso, affiancato dai suoi due amici.
“Bene… Allora, dove si va?” fece Ryo, sedendosi di fronte a computer.
“Ehi, chi ti ha detto che sarai tu a pilotare la Gummiship?” chiese Pan.
“Io, mi sembra ovvio. Ho avuto a che fare con cose elettroniche più di quanto voi possiate immaginare, credetemi. Sarà uno scherzo imparare a guidare questo coso!” disse, per poi schiacciare forte il pedale dell’acceleratore.
La Gummiship aumentò drasticamente velocità, facendo volare all’indietro gli altri custodi, che non avevano fatto in tempo ad aggrapparsi da nessuna parte.
“Ops… Scusate, troppa foga!” fece Ryo, con un sorrisetto nervoso.
“Io lo ammazzo…” commentò Pan, rialzandosi.
Dark osservò il crepuscolo di fronte ai suoi occhi.
Lui e Hikari erano seduti sullo stesso posto dove in passato Roxas, Axel e Xion passavano i loro pomeriggi a chiacchierare, con il sottofondo della campane che suonavano.
Dark appoggiò al bordone del campanile la stecca del ghiacciolo che aveva appena finito.
“Cavoli… Era veramente sia dolce che salato…” commentò.
“Già… Era da molto che non ne mangiavo più uno…” rispose Hikari.
“Sai, mi sono sempre chiesto come sia possibile che qui ci sia sempre il tramonto… Almeno, nei videogiochi era sempre così…”
“Credo che nel nostro caso, oggi sia stata solo una coincidenza.”
“Probabile…” disse Dark, alzandosi in piedi.
“Ormai a quest’ora avranno già letto la lettera…” fece la custode.
“Già. E se non sono qui, vuol dire che hanno accettato la nostra decisione. Tu piuttosto, sei ancora convinta di voler venire con me?”
“Certo! E poi, sono sicura che troverò un modo per salvarti e per farti tornare quel che eri prima!”
Il Keyblader sorrise.
“Non ti arrendi, eh?” aggiunse, volgendo nuovamente gli occhi al crepuscolo.
“No! E preparati, perché non lo farò mai!” replicò la compagna.
“Molto bene allora. Chissà chi dei due avrà ragione alla fine. Sono proprio curioso di vedere se riuscirai dove io stesso ho fallito.” Concluse Dark, per poi aprire di fronte a loro un varco.
“Non illuderti. L’allievo alla fine supera sempre il maestro!” rispose la custode, per poi correre nel varco.
“Già… Ma dipende da chi è il maestro…” disse il ragazzo, seguendola.
Capitolo 58 *** Nuova Gummiship. L’ordine dei mondi comincia a collassare? ***
Eccomi qui! *si ritrova qualche centinaio di fucili puntati contro* G-Glom... lo sapevo io... scrivo una fiction (quasi) romantica e prima mi capitano tutti gli incidenti che possono capitare, seguiti da crampi continui, dall'aparizione di Dark che voleva usare la mia testa per vericare la resistenza del Keyblade e ora anche le minacce... Un genere che io non dovevo proprio incontrare XD
Ok, stupidate a parte, ecco qui il capitolo 58 della Fiction (che probabilmente sarà l'ultimo fino al mio ritorno dalle vacanze... cioè circa fine agosto... *maledice la mancanza di conessione internet*), perciò ho pensato di lasciarvi con un capitolo un po' diverso, anche se non è proprio una novità... Per questo vi invito a leggere la nota a fine capitolo.
Ok, e ora passiamo alle recensioni (che pagano anche loro il fatto di essere in periodo estivo XD)
@ lettore 01: Beh, alla fine la divisione del gruppo era inevitabile... E per quanto riguarda la Gummiship, avrai sentito della scomparsa misteriosa di quell'asteroide, no? XD Sul non crepare... beh, diciamo che in questo capitolo cercheranno di mostrargli la via... Per la tua rabbia omicida... emh... posso suggerire di aspettare il prossimo capitolo...
@ Ciccio85: Sul superare il maestro... si vedrà XD Per quanto riguarda la scena delle campane, la volevo scrivere da un po' di tempo, ma non mi era ancora capitata l'occassione giusta. Mentre per quel che m'inventerò ora... Se tu potessi leggermi nella mente, mi manderesti da Freud seduta stante XD
@ DarknessTime: Prima di tutto grazie per lo special! Mi ha fatto veramente morire dal ridere! Solo che mi chiedo cosa ti verrà in mente dopo questo capitolo... temo che la camicia di forza non basterà più per il nostro animorph XD. E come ti ho scritto, non mi dispiace affato che tu scriva degli special, anzi!
@ Poldovico: *fingendosi sorpreso* il mio sadismo? Quale sadismo? Ah, intendi forse quello che mi ha fatto fare più volte qualche b......a? Se sì, allora hai indovinato XD Il mio sadismo si sta ancora riscaldando, MUAHAHAHAHAHAHAH!!! Poi ti chiederei spiegazioni sui personaggi da te citati, ma dato che al 90% (stando a quanto dice L) con questo capitolo qui il tuo odio nei miei confronti aumenterà in maniera proporzionale, evito XD E per le saghe mancanti... dipende da quanta ispirazione trovo. Potrei scrivere due capitoli in un giorno come uno in due mesi... quello purtroppo non dipende da me... (e poi sono in crisi... non so più cosa leggere/vedere XD)
Ok, e detto ciò... Buona lettura a tutti! (E buone vacanze a chi non è ancora partito!)
Capitolo 58: Nuova Gummiship. L’ordine dei mondi comincia a collassare?
“Uff… Certo che è dura procedere alla restaurazione da quando Leon se n’è andato…” fece Cid, rientrando in casa. “E ora anche quel mago da quattro soldi è scappato via…”
“Ti riferisci forse a Merlino?” chiese Dark, uscendo da un varco dietro di lui, accompagnato da Hikari.
“Ahh!!!” urlò il meccanico, girandosi di colpo e portandosi una mano sul cuore. “Ma si può sapere cosa ti salta in mente, Dark?! Volevi farmi morire d’infarto?!”.
“Ehi, ehi, tranquillo Cid.” Disse Hikari sorridendo.
“Uh? E tu chi sei? Come fai a sapere come mi chiamo?” chiese lui.
“Beh, in effetti è passato molto tempo dall’ultima volta che sono venuta qui… Ma credo che il nome Hikari ti dica qualcosa, vero?”
“Hikari?” ripeté Cid, per poi lasciar cadere a terra la sigaretta che aveva in bocca. “QUELLA Hikari?!” urlò, cadendo all’indietro e allontanandosi.
“Com’è che solo con te non reagiscono in quel modo?” chiese la custode a Dark.
“Non saprei… qui è colpa mia, perché gli avevo detto io che eri morta...”
“A-Aspetta… stai dicendo che è veramente la figlia di Ansem?!” esclamò sorpreso il meccanico. “Allora era riuscita a sopravvivere!”
“Diciamo che la questione è più complicata…” fece Hikari, poco prima che la porta dell’appartamento venisse sfondata da una bomba di Yuffie, che entrò seguita da Aerith.
“Che succede Cid?” chiesero assieme, impugnando la propria arma.
“Ciao.” Le salutò Dark.
“Uh? Ciao Dark. E tu chi sei?” chiese come se niente fosse alla custode.
“Prima di dirvelo, promettetemi che non reagirete come lui…” rispose lei, indicando con il pollice Cid.
“Suvvia, perché dovremmo spaventarci così? Non sarai mica la figlia di Ansem tornata dall’aldilà, no? Anche se una vaga somiglianza c’è ora che ci faccio caso…” disse la ninja, abbozzando un sorriso.
“Togli la parte del ‘tornata dall’aldilà’ e avrai la tua risposta.”
Yuffie rimase con il sorriso sul volto, assumendo però un’espressione da ebete, mentre indietreggiava di qualche passo.
“Come hai detto, scusa?”
Hikari per tutta risposta evocò il Keyblade.
“Cos’è, devo fare una conferenza stampa per dire che sono ancora viva oppure posso evitare?!” disse, mentre Dark sospirava.
Yuffie la guardò sorpresa, per poi scuotere la testa.
“S-Scusami… Solo che ormai avevamo accettato il fatto che eri morta… anche perché il tuo ragazzo ci aveva detto così…”
“Il mio… ragazzo…?” ripeté Hikari, guardando Dark, che scosse la testa.
“Non stiamo assieme.” Disse lui. “Stiamo solo facendo lo stesso viaggio.”
“Ah, giusto!” disse Cid, riprendendosi. “Come mai ci siete solo voi due? Sora e gli altri?”
“Ci siamo separati dal gruppo. Immagino sappiate bene cosa significhi il messaggio di Aqua, no?”
“Già… Quindi è tutto vero?”
“Proprio così… Comunque non siamo qui per questo… Cid, puoi costruirci un’altra Gummiship per piacere?”
“Cosa? E perché?”
“Non possiamo di certo viaggiare di mondo in mondo a caso. Dobbiamo sapere quali sono in pericolo e quali no.”
“Questo lo so, ma intendo dire: quella vecchia?”
“L’abbiamo lasciata a Sora e agli altri. Per te non è un problema, no?”
“No, no… e va bene, ma mi ci vorrà qualche giorno. Immagino non la vogliate grande come l’altra volta, vero?”
“Infatti.”
“Beh, direi che alla fine, non è troppo difficile guidarla.” Commentò Ryo, dopo aver impostato il pilota automatico.
“Già… anche se quell’accelerata iniziale potevi evitarla…” fece Pan, andando ad osservare il panorama da un oblò.
“Certo che è un po’ una noia il viaggio…” disse Saiko. “Come vorrei aver preso qualche manga da portare dietro… O almeno gli strumenti per poter disegnare…”
“Ehi…” li interruppe Tsuna “Cos’è quella?”
Di fronte a loro c’era una specie di cicatrice bianca, che apriva uno squarcio nello spazio.
“Non saprei, non ne avevo mai vista una… Uffa!! Ma perché non c’è un indice degli imprevisti spaziali?”
“Beh, cosa facciamo? Andiamo a dare un’occhiata? Potrebbe esserci qualche mondo in pericolo oltre quella cosa…” disse Ryo.
“Immagino che non abbiamo scelta.”
Ryo impostò nuovamente i comandi manuali e guidò la Gummiship verso la cicatrice, per poi attraversarla.
Di fronte a loro apparve subito una luna rossa come il sangue.
“Bello… E noi dovremmo andare lì?” chiese Saiko.
“Beh… è il mondo più vicino, e magari sapranno dirci qualcosa…” disse Ryo, aprendo un varco e attraversandolo, seguito dagli altri.
Non appena usciti dal varco, Marco fu costretto ad abbassarsi di colpo per evitare che una padella lo colpisse in faccia.
“Che cavolo… Neanche il tempo di uscire…” disse, rialzandosi, per poi spalancare gli occhi, imitato dagli altri.
Di fronte a loro c’era un vero e proprio esercito composto da suore e ragazzini, che affrontavano un altro esercito a colpi di cibo e padellami vari.
“Okay… Alzi la mano chi vede questo spettacolo oltre a me…” fece Saiko, deglutendo.
“Io invece suggerisco di usare quella porta dietro di noi per far finta di nulla e scappare da questo manicomio…” disse Pan.
Ma prima che potessero girarsi, la porta si spalancò, lasciando entrare un essere tutto viola, che si diresse subito verso il centro della battaglia.
“Insomma! Si può sapere cos’è successo stavolta?!” urlò.
“La colpa è sempre di Paperone.” Rispose uno dei ragazzi. “Ci ha dato solo formaggio ultra stagionato assieme a un pezzo di pane secco!”
“Quel papero… non vuole proprio capire che così facendo non mi crea altro che problemi? Se darkroxas92 dovesse tornare ora, ci userebbe tutti come manichini per migliorare la sua mira!”
“darkroxas92?” ripeté Tsuna agli altri custodi. “E chi sarebbe?”
“Non lo so, ma già il fatto che inizi per dark, non promette nulla di buono…”
Prima che potessero dire altro, fece il suo ingresso in scena un aquilotto dalle sembianze umane, con in mano un computer portatile.
“Oozi, abbiamo un problema.” Disse, avvicinandosi all’essere viola.
“Che cos’altro c’è stavolta, Archimede?”
“Ho rilevato una Gummiship nell’orbita di Orissa Phacap. E non è nessuna di quelle che abbiamo registrato. In più ho provato a contattarla, ma non risponde nessuno, sembra disabitata.”
“Beh, almeno non è darkroxas92… non avrebbe reagito bene a questo spettacolo… uh?” fece, guardando oltre Archimede, vedendo così i custodi che cercavano di uscire dalla porta.
“Ehi voi, dove state andando?” chiese, facendo così fermare la ‘guerra’ e facendo finire i custodi sotto lo sguardo di tutti.
“Fuga anonima fallita…” disse Pan.
Ma non appena si mise davanti agli altri custodi, un urlo riempi la sala.
“Una tusa?!” urlarono molti ragazzi.
“Cosa ci fa una tusa qui?!”
“Vuoi vedere che darkroxas92 ha intenzione di estendere le sue torture anche a loro?”
“No, impossibile, loro sono escluse!”
“Ho come l’impressione che qui non vedano molto spesso delle ragazze…” mormorò Marco.
“Certo che non le vedono spesso! Questo posto è pieno di soli tuss da riportare sulla dritta via!” disse Oozi.
“Tuss? E cosa sarebbero?” chiese Marco.
“Come scusa? Siete qui e non sapete nemmeno cosa significhi ‘tuss’?”
“Ecco…”
“Aspettate… voi da dove venite?” chiese Archimede.
“Beh… siamo alcuni dei custodi in viaggio, come immagino sappiate…”
“Custodi? E cosa sarebbero?”
Marco lo guardò un po’ stranito.
“Beh, coloro che possono impugnare il Keyblade ovviamente.”
Per qualche secondo nessuno disse niente.
Fu l’essere viola a interrompere il silenzio, scoppiando in una sonora risata.
“Voi sapreste evocare… i Keyblade? Questa sì che è bella come battuta!”
“Scusa, hai forse qualcosa da dire, mostro viola?” chiese Marco.
Sentendo ciò, tutti i ragazzi della sala andarono a schiacciarsi contro il muro, come spaventati.
“E le tue buone maniere dove sono finite? Il mio nome è Oozi, vedi di ricordartelo la prossima volta.”
“Spiacente, ma non sono portato a ricordare il nome dei mostri.”
“C-Credo ti convenga smetterla, o finirai male…” disse uno dei ragazzi.
“Molto bene. Vorrà dire che ti ricorderò chi comanda. Passatemi un MOdT X-99!” ordinò alle guardie, che gli lanciarono una specie di bastone argentato.
“Sei ancora in tempo a chiedere scusa, tuss.”
“Il mio nome è Marco, non tuss. E cosa credi di farmi con quel pezzo di latta?”
Come a rispondere, Oozi premette un bottone, facendo uscire un raggio laser, che prese la forma di una racchetta da ping pong.
“Vorrà dire che passerò subito alle maniere forti!” disse, per poi caricare Marco, che evitò il colpo alzandosi in volo.
“Dovrai fare di meglio. Ho affrontato un intero esercito di alieni, oltre ad aver visto svariati mondi. Tu non mi spaventi di certo.” Fece l’animorph, rimanendo in volo.
“Tu… sai volare?!”
“Certo, anche se da poco tempo. Ancora convinto che io non sia un custode?”
“Tsk. Non prendermi in giro! Al momento di custodi ci sono solo Sora, Roxas, Vanitas, Ventus, Terra, Aqua, Eraqus e Xehanort.”
“Cosa?” lo interruppe Saiko. “Li conosci?”
“Uh? Beh, no… li ho solo sentiti nominare da darkroxas92… Perché?”
“Come sarebbe a dire perché?!” esclamò Tsuna. “Scusa, ma tu come l’hai ascoltato il discorso di Aqua?”
“Discorso? Di quale discorso state blaterando? Aqua si sta allenando con Eraqus, Terra e Ven.”
I custodi si guardarono tra di loro.
“Scusate, ma Dark non ci aveva detto che Eraqus era stato eliminato? E Aqua non ci ha parlato dal mondo delle tenebre?”
A sentire ciò, un mormorio si alzò tra i ragazzi della sala.
“Eraqus… eliminato?” ripeté Oozi. “Da quel che ne so, in questo universo non viene più eliminato nessuno da un bel po’…”
“Confermo.” Disse un uomo incappucciato, entrando anche lui nella sala.
“Sidious. Finalmente ti fai vedere anche tu! Si può sapere dov’eri finito?” fece Oozi.
“Sono rimasto intrappolato da una delle parabole di Nausicaa… E poi ho dovuto salvare Paperone dal linciaggio da parte sua…”
“E ora dove si trovano?”
“In cucina, che stanno facendo bollire l’acqua per cuocerlo…” rispose Sidious, scuotendo la testa. “Ma perché il Maestro ci ha lasciato qui quella pazza di una su-”
Ma prima che potesse finire, una chiave inglese attraversò la porta, andando a sbattere sulla testa del nuovo arrivato.
“Strano, mi era sembrato di sentire qualcuno che si lamentava di me.” Disse una suora, entrando in quel momento.
“Ahia…” fece Sidious, massaggiandosi la testa. “Sempre delicata, eh?”
“Rispetto, ne’! Altrimenti vengo lì e ti faccio ingoiare il lato oscuro della forza, ‘Gnorante!”
Marco stava per dire qualcosa, ma il suo istinto gli disse di rimanere in silenzio, perciò si limitò a rimettere i piedi per terra.
“E a te cosa ti è preso? La sindrome di Peter Pan?” chiese la suora al custode.
“Sindrome… di Peter Pan?” ripeté lui. “Ma qui nessuno di voi sa volare?”
“Non senza usare la catapulta, ‘Gnorante!” rispose la suora, per poi girarsi verso gli altri custodi. “E voi chi siete? Non vi ho mai visti primi, e ormai conosco tutti i tuss presenti su questa luna.”
“Ecco… noi siamo custodi… E siamo qui solo per dare un’occhiata…”
“Custodi?” ripeté Nausicaa. “Oh, ma allora voi ‘Gnoranti dovete conoscere quello ‘Gnorante di Dark!”
“Conosci Dark?” chiese sorpreso Saiko.
“E certo che lo conosco! Quando l’ho incontrato gli ho dovuto costruire io il Navigummi a quell’Gnorante!”
“Aspetta… vuoi dire che sei tu la pazza che ha assemblato un Navigummi con un fil di ferro, un tamagotchi e due pezzi di lego?!” chiese esterrefatto Marco.
Non appena concluse la frase, vide tutti, ragazzi, suore, soldati e anche Oozi, Archimede e Sidious allontanarsi di colpo.
“Come mi hai chiamato, scusa?” chiese la suora, con un tono che lasciava presagire ben poco di buono, mentre faceva scrocchiare il collo.
“Beh, scusami, ma non sapevo che altro termine usare…”
Prima che potesse continuare, un’altra chiave inglese volò nella sua direzione, costringendolo ad evocare il Keyblade per deviarla.
“Ehi, sei ammattita del tutto?!” chiese, abbassando l’arma.
“H-Ha veramente evocato un Keyblade!” fece stupito Oozi.
“Tsk. Non male, per un ‘Gnorante come te!” disse Nausicaa, facendo scroccare le nocche delle mani. “Pare dovrò mostrarti cosa significa affrontare Suor Nausicaa del Convento delle Piccole Lucidatrici dei Bulloni Zincati del Carroarmato benedetto del Meccanico fedele cugino del Pastorello penitente con la pecorella bionica di Nostra Signora del Referendum Vinto dai Sì... del Bergamone!”
Per qualche secondo nessuno fiatò.
“CHE?! Chi l’ha inventato un nome così ridicolo?!” esclamò Marco.
“Peggiori la tua situazione di minuto in minuto, ‘Gnorante d’un tuss!” disse Nausicaa, prendendo altre due chiavi inglesi, che fece girare tra le mani con noncuranza.
“Non costringermi a combatterti… preferirei evitare se possibile…” fece il custode.
“Tsk. Ho solo intenzione di mostrarti la strada per la pace… eterna ovviamente!”
“Beh, buona fortuna allora. Ormai ho perso il conto di quante volte hanno provato a farmela percorrere, quella strada…”
“Vedrai che io non fallirò!” rispose la suora, per poi lanciare una delle due chiavi nuovamente contro il custode, che la respinse come la prima.
“Tutto qu-” cominciò, poco prima che un pugno da parte della suora lo facesse volare contro il muro, sopra gli altri ragazzi, lasciando la sua impronta stampata sopra esso, per poi cadere rovinosamente a terra.
“Marco!” urlò Saiko, evocando anche lui il Keyblade, imitato anche dagli altri.
“Cosa?!” esclamò Oozi, sorpreso assieme a tutti gli altri presenti. “Cos’è, la Migros ha fatto un corso su come ottenere i Keyblade?!”
“Migros?” chiese Marco, rialzandosi da terra. “Non so cosa sia… Ma i custodi stanno aumentando rapidamente nel giro di poco tempo. Ne sta venendo scelto almeno uno per mondo…”
“Tsk! Credete forse di potermi fermare?” chiese Nausicaa, recuperando la chiave inglese e girandosi verso gli altri custodi.
“Mai voltare le spalle al tuo avversario!” la avvertì l’animorph, per poi puntarle contro il Keyblade.
Dando giusto il tempo all’avversaria di girarsi, dall’arma uscì la figura di un gorilla, che si mise a correre verso Nausicaa, che lo scansò effettuando un salto in aria.
“Insomma, si può sapere cosa sta succedendo qu-” chiese un uomo dai capelli neri e con le basette, apparendo davanti alla porta, poco prima di ricevere in pieno il colpo di Marco e venendo scagliato lontano.
Da dentro la sala si poté sentire chiaramente il rumore dell’uomo che andava a sbattere contro qualcosa di fragile, seguito da un tonfo sordo e dal rumore di un crollo.
“Temo di aver colpito la persona sbagliata…” disse Marco.
“H-Ha appena fatto volare via… Xaldin…” mormorò uno dei ragazzi.
“Xaldin? Ecco perché mi sembrava di averlo già visto…” fece Saiko.
“Tracagnotto, temo che tu ti sia appena fatto un altro nemico…” disse Nausicaa. “Il giamaicano non la prenderà bene…”
“[CENSURA!] di un [CENSURA!] di [CENSURA!]!!!” urlò la voce della persona di prima.
“Okay… chiunque sia, bisogna dire che almeno si censura da solo… Non voglio nemmeno sapere cosa volesse dire in origine…” fece Tsuna, deglutendo, mentre dalla porta riemergeva Xaldin, con un secchio di vernice rossa rovesciato sui capelli, mentre il resto del corpo era completamente ricoperto di fuliggine, rendendo così l’impermeabile nero quasi bianco.
“Chi [CENSURA!] è stato a lanciarmi contro quel [CENSURA!] di un gorilla?!” urlò, evocando le sue sei lance, che si misero a volare attorno a lui.
“Cavoli…” fece Marco. “Scusa, sono stato io, però non volevo colpire te! Ma quella suora!”
Xaldin lo guardò con uno sguardo omicida, che mutò in sorpresa quando vide cosa impugnava.
“E tu cosa ci fai con un Keyblade?!”
“‘Gnorante d’un giamaicano! Non vedi che anche quei quattro ‘Gnoranti dietro di te ne tengono in mano uno?” disse la suora.
Il membro dell’Organizzazione si girò, vedendo gli altri quattro custodi.
“Ma che [CENSURA!]…”
“Non avrei saputo dirlo meglio, Xaldin.” Disse una donna, apparendo dal nulla al suo fianco.
“ARGH!!!” urlò lui, cadendo a terra e tenendosi la mano sul cuore. “OMA! Quante volte ti ho detto di non farmi morire d’infarto?!”
Per un momento la donna lo guardò, per poi fare per parlare.
“No, ti prego! Non un aforisma! Ti prego!” la supplicò Xaldin, inginocchiandosi di fronte a lei.
“… stavo per dire ‘Sì’” rispose lei, per poi voltarsi verso i custodi, mentre Marco si ricongiungeva a loro.
“Avevo avvertito una strana presenza, ma non pensavo appartenesse a ben cinque esseri viventi di un altro universo…”
“Un altro universo?” ripeté Xaldin, guardandoli. “Aspetta, non mi direte forse che siete amici di Dark, vero?”
“Pare che sia abbastanza famoso anche qui, eh?” disse Ryo.
“Scherzi? Lui, quella ragazza e i cloni di Sora e company hanno causato non pochi problemi quando sono venuti qui l’ultima volta. Ci ho messo ore a far riprendere Vexen…”
“Ad ogni modo, cosa ci fanno qui gli amici di quel semi signore della distruzione?” chiese il membro dell’Organizzazione.
“Ne deduco che voi siete gli unici nell’universo a non aver ricevuto il messaggio di Aqua…”
“Come ho detto prima…” disse Oma, interrompendo Saiko. “Questo non è il vostro stesso universo. E se voi siete qui, questo può significare una cosa sola…”
“Vedo che non c’è bisogno di spiegazioni: il nostro universo è sull’orlo del collasso totale”
“Lo Xehanort del nostro universo ha dato inizio alla fase finale del suo piano. Tutti i mondi si stanno dirigendo verso lo stesso punto, e presto ci sarà una guerra di proporzioni titaniche, che vedrà scontrarsi tutti i custodi del Keyblade. Da una parte quelli guidati da Xehanort e dall’altra quelli guidati da Dark.”
“Dark? Vuoi dire che quell’Gnorante è il capo del vostro esercito?” fece sorpresa Nausicaa.
“Già.”
“Mi dispiace per voi.” Continuò la suora.
“Oh beh, noi avremmo combattuto lo stesso. Il mio mondo è stato pietrificato per colpa di questa guerra, come quello di Saiko e Tsuna.” Rispose Marco.
“Senza contare che oltre a Xehanort c’è un altro custode, il cui unico obiettivo è quello di seminare caos nell’universo, distruggendo tutto ciò che incontra…”
“Dev’essere un parente del Maestro…” disse Sidious, poco prima che si sentisse una suoneria provenire dalla sua tasca.
Sulla sala scese immediatamente il silenzio, mentre l’incappucciato tirò fuori una specie di disco, sul quale apparve l’ologramma di una persona anch’essa incappucciata.
“M-Maestro! Qual buon vento la porta a chiamarci?” disse, mentre tutti i ragazzi della sala scappavano via, come terrorizzati da quella visione.
“Tsk, solo normale amministrazione. Volevo giusto avvisarvi che sono riuscito a convincere Ottoperotto e Sora a fare una sosta sulla mia luna, per controllare che il lavoro proceda come sempre, e che i tuss non stiano scampando dalla loro più che meritata punizione.”
I custodi notarono subito il volto di Oozi sbiancare di colpo, e se solo avessero potuto vederlo, anche quello di Sidious.
“E-E quando pensate di arrivare?”
“Direi nel giro di qualche minuto, siamo appena entrati nell’orbita. Sarò lì a breve, e sarà meglio per voi che sia tutto come l’avevo lasciato.” Disse darkroxas92, chiudendo la comunicazione.
Sidious mise via l’apparecchio, per poi deglutire sonoramente.
“Cosa facciamo?” chiese a Oozi. “Quando si accorgerà che per colpa di qualcuno che non posso nominare perché altrimenti mi tira in testa una chiave inglese, i tuss sono rimasti impuniti tutto questo tempo, ci farà fare il giro completo di tutti i suoi gironi, e non da visitatori!”
“Su, non perdere la calma… vedrai che troveremo una soluzione…”
“Ma questo darkroxas92 è così temibile?” chiese Tsuna.
“Temibile? Direi che è un eufemismo! Ha distrutto sei mondi, mandati in rovina altri due ed è sinonimo di flagello in almeno 14 dialetti diversi!”
“Però, non male come curriculum… anche se siamo abituati a ben peggio…”
“Di chi state parlando?” chiese una voce alle loro spalle, anticipando l’entrata nella sala di due uomini sulla ventina d’anni, uguali come due gocce d’acqua.
“Otto! Anche tu qui?” chiese sorpreso Xaldin.
“Beh, dato che non potevo lasciare darkroxas92 libero di agire come meglio credesse, io e Loony abbiamo deciso di tenerlo sotto controllo. Ma a quanto vedo, abbiamo visite, giusto?”
“Già. Amici di Dark.” Fece il membro dell’Organizzazione.
“Uh? Novelli distruttori di mondi?”
“Emh… l’altro Dark…” fece Marco, poco prima che un urlo li sovrastasse.
Sidious e Oozi deglutirono immediatamente.
“Cos’è successo alla mia statua?!” urlò darkroxas92, piombando nella sala, seguito da Sora.
“Sora?” fece sorpresa Pan, per poi guardarlo meglio. “Ah, no… gli somigli, ma non sei lui…”
“Emh… teoricamente sarei Sora… Ma qualcosa mi dice che voi siete amici dell’altro Sora, vero?”
“Cosa?!” esclamò darkroxas92, girandosi verso i custodi. “Voi tuss sareste amici di quell’essere che ha osato ridicolizzarmi?!”
“Dipende… prima di tutto, tu devi essere il famoso darkroxas92…”
“In persona. E voi?”
“Marco, Saiko, Tsuna, Pan e Ryo, detentori dei Keyblade della luce.” Rispose l’animorph.
“Keyblade della luce?” chiese Ottoperotto. “Cosa intendete dire?”
“Ma è ovvio!” intervenne il suo gemello. “Intendono dire che i loro Keyblade sono quelli scelti dalle forze della luce per contrastare quelle delle tenebre capitanate da uno Xehanort mille volte più malvagio di quello che conosciamo, affiancato da un vero signore della distruzione!”
“Ehi! Io sono l’unico vero signore della distruzione!” lo interruppe offeso darkroxas92.
“Oppure, cosa più probabile, hanno inventato delle torce a forma di Keyblade.” Continuò Loony.
“Emh… no, la prima era giusta… almeno questo significa che una persona ha visto il messaggio di Aqua…”
“Messaggio di Aqua?” chiese Ottoperotto. “Quale messaggio?”
“Quello in cui averte della prossima fine dell’universo…”
“Maledetta mummia! Lo sapevo che quel messaggio era importante…” fece Sora.
“Sora!” lo riprese Xaldin.
“Scusa, ma stavolta ho ragione io! Chissà cos’altro ci siamo persi!”
“Beh, se avete un po’ di pazienza, ve lo spieghiamo noi… anche se farete fatica a crederci…”
“Riepiloghiamo:” cominciò darkroxas92. “Il vostro Master Xehanort, dopo una messinscena degna di entrare nella storia da parte di Dark, suo fratello e un loro amico, assieme alla collaborazione di Sora, è entrato in possesso di questo X-Blade, con il quale ha dato inizio alla stessa guerra che in passato diede vita ai mondi come li conoscete. Come se non bastasse, stanno venendo scelti in ogni mondo nuovi custodi, sia della luce che delle tenebre. Oltre a Xehanort poi c’è questo Hakai, custode del caos, che si è impossessato del corpo di un ragazzo che non farebbe del male a una mosca per cominciare a spargere caos e distruzione nell’universo. Come se non bastasse Dark è scappato via con la sua ragazza, dopo averla nominata Master del Keyblade, mentre Sora, Riku e Kairi sono stati chiamati a sostenere lo stesso esame da Yen Sid… Ho dimenticato qualcosa?”
“Direi solo che l’intero nostro universo sta collassando su se stesso come se fosse risucchiato in un tritarifiuti…” disse Marco.
“Eh no!” fece Loony. “È imperdonabile! Non si può sprecare tutta quella materia per gettarla nel tritarifiuti! È imperdonabile!”
“Loony… resta in silenzio per un po’…” disse Ottoperotto, schioccando le dita.
Immediatamente il suo gemello si zittì.
“Comunque stavolta sono d’accordo con lui, è imperdonabile…” continuò darkroxas92.
“Darky, sicuro di stare bene?” chiese Sora.
“Certo tuss.”
“Allora perché hai detto…”
“È imperdonabile che qualcuno stia distruggendo i mondi senza avermi consultato! Insomma, sono il signore della distruzione, un minimo di rispetto per il rango che porto! Non ho distrutto sei mondi così, perché mi andava.”
I custodi videro gli sguardi di tutti puntati su di lui.
“Beh, che c’è? È il mio dovere, no? Perché non dite mai nulla a Soruccio, quando ha i suoi attacchi?”
“Beh, i suoi attacchi sono innocui per tutti… tranne forse per la banca del sangue…” disse riflettendo Sora.
“Beh, quindi voi siete arrivati qui come se nulla fosse, attraverso quella strana cicatrice nello spazio che abbiamo visto prima… Ero convinto che fosse uno degli esperimenti di Archimede…”
“Spiacente, stavolta non c’entro niente.” Rispose il diretto interessato.
“Ma il vostro autore non ha niente di meglio da fare?” chiese Oozi, rivolgendosi ai custodi.
“Autore? Di cosa parli?” chiese Saiko. “Io sono un disegnatore di manga, ma non credo sia rilevante…”
“Aspettate… ora che ci penso… Possibile che voi non siate guidati da nessun autore?” chiese Ottoperotto.
“Parli come se fossimo in un libro…” disse Pan.
“Beh, non so da voi, ma qui è come se lo fosse. Le nostre azioni sono guidate dall’Autore, anche se solitamente ci lascia libero arbitrio. Sfortunatamente ora un’altra autrice vuole toglierci tale diritto…”
“Ok… Dovrò cominciare a tenere il conto delle assurdità che vedo in giro…” commentò Marco.
“Beh, se rimani qua, preparati un’intera fabbrica di quaderni per scriverne.” Rispose Sora. “Abbiamo visto di tutto e di più, compresa la creazione di un Kingdom Hearts artigianale.”
“E qualcosa mi dice che c’entra quella semi-suora…”
“Ehi, rispetto né? Altrimenti vengo lì e ti restituisco con gli interessi ciò che non ti ho dato prima!” rispose l’interpellata.
“Ad ogni modo, questo Hakai sembra un tipo pericoloso… E sembra che le sue intenzioni siano più serie di quelle di darkroxas92…”
“Ti ricordo che se non fosse per una certa ‘Grande Regola’, io a quest’ora sarei in giro a distruggere mondi, proprio come feci con la tua cara Atlandite…” rispose lui.
“Grrrrazie per avermelo ricordato, Darky. E comunque ti ricordo che, tecnicamente, è ancora intera…”
“Il mio più grande fallimento in effetti…”
“Siete sicuri che non dobbiamo eliminarlo?” chiese la sayan.
“Io ti risponderei volentieri, ma dato che devo ancora viaggiare con lui per salvare la nostra libertà, eviterò di rispondere…” fece Sora.
“Vedo che qualcosa l’hai imparato, tuss.”
“Farò finta di non cogliere il ben poco velato insulto…”
I custodi guardarono sorpresi il gruppo di fronte a loro, che stava cominciando a litigare amichevolmente.
“Cavoli…” disse Saiko. “E dire che dopo aver visto fondersi assieme Sora e Riku credevo di aver visto tutto…”
A sentire ciò, le reazioni degli altri furono diverse: darkroxas92, che aveva preso un bicchiere d’acqua, sputò l’acqua per terra, tossendo forte; Sora si girò lentamente verso di loro, con gli occhi che sembravano due pezzi di ghiaccio; Nausicaa, assieme a diversi altri presenti, s’immaginò la scena, per poi scoppiare a ridere; Ottoperotto mormorò qualcosa sull’aver preso troppe botte in testa, mentre Loony tirò fuori un puzzle, cominciando a metterne insieme i pezzi.
“Sigh… Certe notizie dovrebbero essere date con più delicatezza…” disse Oma Desala, indicando un armadietto da cui stava uscendo un fiume di sangue. “Credo che Soruccio, nella speranza di fare qualche foto, abbia appena perso il 90% del proprio sangue nell’immaginarsi tale fusione…”
“Aspettateaspettateaspettate!” urlò Sora tutto d’un fiato. “Io mi sarei fuso con Riku?!”
“Beh, sì… anche se solo per mezzora… È stato uno spettacolo interessante… Soku era inflessibile e potente. Molto potente. Ha eliminato senza troppi problemi un custode che ci aveva messo alle strette.”
“E-Eliminato?” ripeté Ottoperotto. “Per eliminato intendete dire che lo ha sconfitto in un videogioco, vero?”
“Dato che prima gli ha tagliato un braccio e poi lo ha tagliato a metà, direi proprio di no…”
“Interessante…” fece darkroxas92, tirando fuori da una tasca un libro nero. “Questa la metto sotto la categoria ‘Colpe di Sora paralleli’.”
“Emh… okay…” fece Marco. “Ripeto che quando questa storia finirà, manderò in panico anche il miglior psichiatra dell’universo…”
“Al momento temo che non sia disponibile.” Rispose Ottoperotto.
“Chi?”
“Il padre della psicanalisi, Sigmund Freud.”
“Beh, lo immagino bene, dato che sono passati diversi anni dalla sua-”
“Non qui. O meglio, nonostante sia morto, è ancora qui a fare il suo lavoro.” Lo interruppe Sora.
“Ah… Bello…”
“Tsk. Comunque mi chiedo come abbiano fatto gli altri custodi a lasciare a voi il compito di salvare l’universo…” fece darkroxas92. “Lo hanno praticamente condannato e io non sono nemmeno la causa principale!”
“Quanto mi dispiace…” fece sottovoce Sora, guadagnandoci un’occhiataccia.
“Beh, qui però siamo al sicuro. Non credo possa arrivare qui. Se è così potente, dovrebbe essere quasi una divinità, e qui non può agire.” Disse Loony.
“Davvero?” fece una voce sopra di loro.
I custodi non appena la sentirono evocarono immediatamente i Keyblade.
“Fatemi indovinare…” disse Ottoperotto, portandosi una mano sulla tempia. “Quella voce era di Hakai, vero?”
Prima che qualcuno potesse rispondergli, di fronte a loro si aprì un varco oscuro, dal quale uscì il custode del caos.
“Così sei tu il famigerato Hakai…” disse Nausicaa, mettendosi di fronte a lui. “Beh, sei solo un altro ‘Gnorante qualunque!” detto questo, tirò fuori una delle sue chiavi, che poi lanciò contro l’avversario.
Ma prima che potesse raggiungerlo, essa si disintegrò completamente.
“Cosa?!” fece Xaldin, evocando le sue lance, mentre Sora impugnava il Keyblade.
“State indietro!” disse Saiko, mettendosi di fronte a loro. “Non è alla vostra altezza.”
“Tsk. ‘Gnorante che non sei altro! Io vengo dal Bergamone! Con una chiave e una lampadina ti costruisco un Keyblade della luce!” disse la suora, per poi partire di corsa contro Hakai.
Ma venne subito scagliata all’indietro da una forza invisibile, che la spedì contro il muro dall’altra parte della sala, facendola cadere a terra svenuta.
“Nausicaa!!!” urlarono tutti gli altri.
“Tsk. E dire che dalle informazioni che ho raccolto, doveva essere un avversario temibile…” fece Hakai. “A momenti è stato più difficile distruggere il mondo di Heidi…”
“Oh, sì… durante il messaggio di Aqua, ad essere precisi. Poverina, non ha nemmeno avuto il tempo di realizzare cosa stava succedendo.” Continuò il custode, per poi scoppiare a ridere sonoramente.
“Otto…” chiese Sora, deglutendo. “C-Cerca di calmarti…”
“Uh? Perché, era sua amica?” chiese Pan.
“No… Ma è il luogo dove si trovava il suo mondo che sta particolarmente a cuore a Ottoperotto…” spiegò Xaldin.
Prima che qualcuno potesse dire altro, Ottoperotto tirò fuori un bastone argentato, dal quale uscì una spada laser viola.
“Tu… Preparati a pagarla cara!” urlò, partendo all’attacco, ignorando i custodi che cercarono di fermarlo.
All’inizio sembrò che Hakai non avesse fatto niente, ma a pochi metri da lui, il detective andò a sbattere contro una barriera invisibile.
“Dunque nemmeno il Magister riesce ad affrontarmi… una vera delusione…”
“Cosa vuoi da noi?”
“Quello che voglio ovunque: portare caos! I mondi collasseranno su se stessi, incapaci di mantenere il proprio ordine. Ma prima, diciamo che voglio qualche alleato. darkroxas92!” disse, rivolgendosi a lui.
“Che c’è?”
“Da ciò che ho sentito, tu sei molto temuto in questo universo. Anzi, pare tu sia la divinità che rappresenta la distruzione stessa, giusto?”
“Esatto.”
“Allora che ne dici? Unisciti alla mia causa! Insieme potremmo piegare questo universo sotto i nostri colpi, lasciandone solo un cumulo di macerie!”
darkroxas92 sorrise.
“Mi piacerebbe, ma purtroppo sono limitato dalla Grande Regola. Essa mi impedisce di usare i miei poteri per interferire.”
“Tutto qui? Posso rimuovere io quel limite. Il mio potere può questo e ben altro!”
“Povero illuso. Darky non si abbasserà mai a distruggere l’universo con qualcun altro!”
“Ne sei sicuro tuss?” disse lui, avvicinandosi ad Hakai.
“Fermati Lan!” lo richiamò Oma.
darkroxas92 si fermò un secondo.
“Non so di chi tu stia parlando.” Si limitò a rispondere, per poi proseguire.
“Lan?” ripeté Saiko, per poi avere un’illuminazione.
“Ma certo!” disse, battendo un pugno contro l’altra mano. “darkroxas92 non è il suo vero nome! È proprio come Dark! Non è altro che una maschera!”
“Cosa? Ne sei sicuro?” chiese Marco, osservando il signore della distruzione raggiungere Hakai.
“Allora confermi che puoi farmi aggirare senza problemi la grande regola?” domandò nuovamente.
“Certo.” Rispose l’altro, per poi evocare il Keyblade e puntandolo contro darkroxas92. “Curioso… non sei un Nessuno, ma sei privo di cuore…” continuò, mentre dal Keyblade uscì un raggio nero, che entrò nel petto di darkroxas92, sparendo dopo pochi secondi.
La divinità si guardò le mani, chiudendole più volte a pugno.
“Allora, chi vuoi distruggere per primo?”
darkroxas92 sorrise.
“Direi… TE!” urlò, scagliando una sfera d’energia contro Hakai, spedendolo contro il muro, che crollò per il colpo subito.
“Tsk. Per una volta il tuss aveva ragione. Non ho bisogno d’aiuto per distruggere questo universo. Mi serviva giusto qualcuno che mi liberasse da quelle condizioni…”
Il custode del caos riemerse dalle macerie come se niente fosse.
“Me l’aspettavo… Questo universo è proprio strano… Ma per fortuna, avevo già trovato un buon alleato… vagava per una giungla, ma la sua malvagità mi ha permesso di percepirlo subito.”
“Giungla?” ripeté Ottoperotto, per poi sgranare gli occhi. “Oh, no!” disse, mentre si apriva un secondo varco.
“Oh sì…” rispose Hakai, schioccando le dita e facendo aprire un varco.
I custodi si misero in posizione, pronti a subire qualsiasi attacco.
Ma dal varco uscì un uomo che indossava un impermeabile nero con il cappuccio alzato. Il volto era completamente bianco, come anche le sue mani, e i suoi occhi esprimevano tutta la sua follia.
Non appena uscito dal varco mise una mano all’interno dell’impermeabile, tirando poi fuori un cucchiaio.
“E ora chi è questo pazzoide?” chiese Marco. “Vuole combattere con un cucchiaio?”
“Non fate l’errore di sottovalutarlo!” disse Ottoperotto. “Quello è il Ginosaji! Un essere indistruttibile, in grado di resistere a qualunque colpo, e con quei cucchiai rappresenta un essere molto temibile! Siamo riusciti a sconfiggerlo solo grazie a Loony…”
“A lui?” domandò Saiko, osservando il soggetto interessato intento a fare parole crociate, incurante di ciò che stava succedendo.
“So che può sembrare difficile crederlo, ma è così…”
“Beh, alla peggio lo spediremo da qualche parte nello spazio aperto!” fece Pan, facendo girare nella mano l’elsa del Keyblade.
“Oh, non credo ci possiate riuscire…” disse Hakai, per poi colpire il Ginosaji con una sfera rossa e nera. “Non con il Caos dalla sua parte!”
Per qualche secondo, il Ginosaji rimase immobile.
Poi sotto gli occhi sorpresi di tutti, da sotto il suo impermeabile cominciò a muoversi qualcosa.
Pochi secondi dopo, tre paia di braccia spuntarono fuori dalla creatura, la quale aprì subito il suo vestito, rivelando così un’intera scorta di cucchiai.
Ne prese uno a mano e cominciò ad avanzare contro i custodi.
“Che diavolo…! Cos’ha combinato questa volta quel bastardo?!” fece Saiko, preparandosi a combattere.
“Ginosaji, lascia perdere Saiko e Marco. A loro ci voglio pensare personalmente. Gli altri sono tuoi.” Disse Hakai, avvicinandosi ai due custodi appena nominati.
“Non così in fretta.” Lo interruppe darkroxas92, mettendosi in mezzo e facendo scroccare il collo. “Non credere che ti lascerò fare i tuoi comodi sulla mia luna.”
“Tu vorresti sconfiggermi?”
“Non solo lui.” Disse Sora, raggiungendolo assieme a Ottoperotto. “Non so chi tu sia, ma se sei pericoloso, dovremo fermarti qui e ora!”
“Per una volta sono d’accordo con il moccioso.” Fece il signore della distruzione, sorridendo, creando una sfera d’energia in mano.
“Prendi questa!” urlò, scagliandogliela contro.
La sfera raggiunse Hakai, esplodendo immediatamente.
Tutti i presenti vennero scagliati letteralmente fuori dalla sala, che crollò su se stessa, mentre una piccola nuvola a forma di fungo si alzava verso il cielo.
“U-U-Un’esplosione… nucleare!” fece spaventato Tsuna, rialzandosi e osservando lo spettacolo di fronte ai loro occhi.
“Tsk, non mi è venuta bene, ma non potevo fare di più senza rischiare di distruggere la luna…” rispose darkroxas92.
“Ma sei forse impazzito?!?!” urlarono in sincrono Sora e Ottoperotto, riemergendo dalle macerie.
“Sempre a lamentarvi… l’ho sistemato, no?”
“No, direi di no.” Rispose Hakai, poco prima che un raggio rosso colpisse in pieno petto darkroxas92, trapassandolo e spedendolo contro un’altra costruzione, che crollò su se stessa.
“darkroxas92!” urlarono insieme tutti.
“Tsk, tutto qui quello che può fare?” disse il custode del caos, uscendo indenne dalla nuvola di fumo, accompagnato dal Ginosaji.
“Quei due sono dei veri mostri…” fece Marco, deglutendo. “Saiko… il pensiero raccapriccia anche me… ma temo che non ci rimanga scelta. Da soli, i nostri poteri sono insufficienti…”
Saiko lo guardò con aria interrogativa.
“Dobbiamo usare anche noi la fusione…”
“Cosa?! Ma ne sei sicuro? Potrebbe non funzionare… in fondo, non è detto che abbiamo lo stesso livello di potenza… e poi non credo che siamo abbastanza simili, senza considerare che proveniamo da due mondi diversi…”
“Dobbiamo almeno provarci!”
“Cosa volete fare?” chiese Ottoperotto.
“Vogliono usare una tecnica particolare che potrebbe aiutarci… Solo che gli serve un po’ di tempo…” spiegò Pan.
“Capisco… Non preoccupatevi, ci penserà Loony a procurarvelo…”
“Loony? Ne sei sicuro?”
“Basterà impostarlo su qualcosa di pericoloso ma che sia utile per noi…”
“Impostarlo?”
“Basta dire cosa volete che diventi (come carattere) e schioccare le dita… E il gioco è fatto… Solo che avendo sconfitto darkroxas92, non so cosa possa fermare quei due…”
Tsuna si mise un attimo a pensare.
“Può diventare qualsiasi cosa?” chiese a conferma.
“Sì, perché?”
“Perché forse ho trovato qualcosa che potrebbe esserci utile. Loony!” urlò, rivolto al gemello di Ottoperotto.
“Sì?” disse lui, smettendo di costruire un castello con le macerie.
“Diventa un custode dell’equilibrio!” urlò, schioccando le dita.
Pochi secondi dopo, una nuova esplosione sovrastò nuovamente i presenti.
“C-Cavoli…” deglutì Sora. “Credo di non aver mai visto Loony così pericoloso…”
“Io forse, ma solo perché era più sadico… Ok, ora tocca a voi tuss!” gridò Ottoperotto, girandosi verso i due custodi, che nel frattempo si erano messi in posizione.
“D’accordo! Marco, sei pronto?” chiese Saiko.
“No, ma non ha importanza. Spero solo che nessuno possa riprenderci a fare questa stupida tecnica…”
“Con quella ‘gnorante di Soruccio ancora nascosta da queste parti, non ci giurerei troppo… Ma se siete fortunati, forse la telecamera si è rotta…”
“Sigh… ma cosa lo chiedo a fare…” disse l’animorph, per poi cominciare ad eseguire la danza della fusione.
“Emh… L’attacco consiste nel far morire il nemico dalle risate?” chiese Xaldin, sforzandosi di non scoppiare a ridere.
“Oh, no. Solitamente l’avversario che subisce questa tecnica, ben poche volte può raccontarlo in giro…” disse la Sayan.
“Nel senso che gli viene cancellata la memoria?”
“Nel senso che non può più parlare… e non perché ha perso la voce…” rispose acida Pan.
“Ah… Così lettale quel bal-”
Ma prima che Xaldin concludesse la frase, gli indici dei due custodi si toccarono, provocando una grande luce.
Pochi secondi dopo, di fronte a loro c’era un nuovo ragazzo.
Aveva mantenuto il volto di Saiko, mentre i capelli erano quelli di Marco.
I vestiti invece erano un perfetto incrocio dei due originali.
E in mano teneva entrambi i Keyblade.
“…letto…” concluse Xaldin, rimanendo paralizzato.
Tsuna, Pan e Ryo guardarono giusto un poco sorpresi il risultato della tecnica, mentre gli altri rimasero letteralmente con gli occhi fuori dalle orbite.
“C-C-C-C-C-C-Cactus… Cosa cactus è successo?!?!” esclamò Sora.
“[CENSURA!]…” si aggiunse Xaldin.
“Devono essersi appannati gli occhiali… Ho appena visto due tuss ‘Gnoranti diventare uno solo…” fece Nausicaa, prendendo gli occhiali e pulendoli sulla veste.
“Oh, Maestro…” disse Sidious.
“Per tutta la famiglia Adams…” aggiunse Oozi, mentre dietro di lui tutti gli altri ragazzi della luna, che erano rimasti a debita distanza di sicurezza, guardarono con il loro stupore più grande il nuovo custode.
“N-Non avrei saputo dire frasi più azzeccate…” disse Ottoperotto.
“Concordo…” fece darkroxas92, riemergendo dalle macerie, con giusto qualche graffio. “In tanti millenni che sono all’opera, non avevo mai visto nulla del genere…”
“E l’altro me avrebbe fatto questo con Riku?” chiese Sora a Pan.
“Esattamente. Anche se devo dire che la sua aurea era decisamente più terrificante… Era nettamente superiore a quella di mio nonno…”
“Che, per pura curiosità, sarebbe?” chiese Loony.
“Beh, Goku ovviamente.”
“L’hai capito il Sayan? Si è dato da fare, eh?”
“Loony! Ma si può sapere cosa stai dicendo? Ci sono dei tuss in… Aspetta un secondo, perché sei qui?” chiese Ottoperotto.
“Beh, perché mi ero stufato di giocare con quei due tipi. Perciò sono venuto qui.”
Per qualche secondo nessuno disse nulla.
“Emh… fusione di Marco-Saiko-”
“Mi chiamo Marko.” Rispose lui, avanzando verso gli avversari.
“Ma che fantasia…” mormorò a bassa voce darkroxas92.
Ma prima che potesse direi altro, Marko cominciò a correre, risultando invisibile ai molti.
Non appena fu vicino ad Hakai e al Ginosaji creò una sfera di fuoco, che scagliò contro i due.
Li superò immediatamente, per poi girarsi verso di loro e puntando i propri Keyblade al loro indirizzo.
Dal Keyblade di Marco uscì fuori la sagoma di Inuyasha, mentre quello di Saiko si trasformò in un pennello gigante, che imbrattò di nero la sagoma, che tornò al suo colore originale dopo pochi secondi.
Gli occhi di Inuyasha sembrarono prendere vita, e tra le sue mani apparve la sua spada, con la quale corse all’attacco verso il Ginosaji, tagliandolo in due parti, che esplosero immediatamente.
Inuyasha si girò dalla parte opposta, mettendosi l’arma in spalla.
“Umph. Non era niente di ché.” Disse, per poi sparire nel nulla.
Hakai si girò contro il nuovo custode, guardandolo divertito.
“Interessante… Dunque anche se la base è composta da due mezze cartucce, la fusione è comunque potente…”
“P-Pazzesco!” urlò Ottoperotto. “Ha eliminato il Ginosaji!”
“Era prevedibile…” rispose Pan.
“Non è questo il punto! Il fatto è che qui da noi, ormai sono millenni che non viene più ucciso nessuno!”
“Davvero? Che universo strano…” fece la Sayan.
“Credo che molti vorrebbero un universo del genere, sai?” disse Ryo.
Ma prima che qualcun altro potesse parlare, Marko partì all’attacco, assestando ad Hakai un calcio nello stomaco, facendolo volare in aria.
Senza perdere un secondo scomparve, per riapparire alle spalle del custode del caos, colpendolo con un fendente alla schiena, facendolo così schiantare a terra e lasciandolo privo di sensi.
“E ora… pagherai per ciò che hai fatto!” disse Marko, per poi alzare in alto i Keyblade, dai quali cominciò a crearsi una sfera bianca.
“Sparisci per sempre!” urlò, scagliando la sfera.
Non appena l’ebbe lanciata, il suo corpo s’illuminò, dividendosi in quelli originali.
“Cosa? Perché è già finita?” chiese Marco.
“Probabilmente nell’ultimo attacco abbiamo usato tutte le nostre energie…” rispose l’altro, osservando la sfera continuare la corsa contro il custode nemico.
Ma prima che essa potesse raggiungerlo, sotto di lui apparve un varco oscuro, che lo inghiotti assieme alla sfera, facendolo scomparire alla vista di tutti.
“Cosa?!” esclamò Ryo, osservando il passaggio oscuro richiudersi. “Chi è stato ad aprirlo? Hakai era completamente privo di sensi!”
“Non ne ho idea…” disse Marco, riatterrando a terra e cadendo in ginocchio per la stanchezza. “Ma lo scopriremo presto… ne sono sicuro…”
“Ehi, tutto bene?” chiese Ottoperotto, raggiungendoli.
“Sì… solo che quell’attacco ci ha tolto quasi tutte le forze…” rispose Saiko, che era nelle stesse condizioni del compagno.
“Direi che ci conviene tornare sulla Gummiship.” Fece Ryo, apprendo un varco davanti a loro.
“Beh… allora noi andiamo.” Disse Pan, rivolgendosi agli altri.
“Un secondo! Per colpa vostra e di quell’Hakai, la mia luna è a pezzi! Chi mi pagherà i danni?” esclamò darkroxas92.
“Emh… la prossima volta che vediamo Dark gli chiederemo di venire qui a riparare tutto, ok? Per lui sarà uno scherzo…” rispose Saiko, alzandosi in piedi assieme a Marco.
“Vedete di non fallire tuss!” fece Ottoperotto. “O ci toccherà venire a soccorrervi!”
“Se potete, evitatelo… La guerra che sta per cominciare va oltre la vostra immaginazione… come va oltre la nostra…”
“Bah! Se ci fossi io, tutti quelli ‘gnoranti scapperebbero via in pochi secondi!” commentò Nausicaa.
“Non ne dubito…” rispose Marco, per poi attraversare il varco, seguito dagli altri.
“Ogni volta che vengono qui, provocano solo danni!” disse Xaldin. “Sicuro che non siano una minaccia?”
“No, non credo proprio… in fondo, stanno solo facendo il loro dovere…”
“Però beati loro! Io salvo l’universo e rischio di subire una tortura coi controfiocchi, mentre loro ne causano la possibile fine e a momenti vengono considerati dei veri e proprio eroi…” fece Sora.
“Il loro universo è diverso dal nostro. A quanto pare, mentre noi siamo in una fan fiction comico demenziale, loro sono in una fan fiction decisamente più seria… sempre se di fan fiction si tratta…”
“Se è una fan fiction, spero di non incontrare mai il loro autore, [CENSURA!]…”
Nota dell'autore:
Ringrazio Ottoperotto per avermi concesso il permesso di usare i suoi personaggi originali e non per questo capitolo.
Capitolo 59 *** Il ritorno. Il potere di colui che inghiottì la divinità ***
E finalmente, ecco qui il nuovo capitolo!
Lo so, lo so, sono in ritardo... ma consolatevi, sono pieno di idee XD.
In teoria ci sarebbe anche la terza opening, ma purtroppo né youtube né megavideo sembrano disposti a farla vedere... sob...
Ad ogni modo, questo è stato uno dei capitoli più difficili da scrivere, ed è l'inizio di qualcosa di molto grande, o almeno così spero XD.
A questo proposito, avverto che molte frasi sono prese dalla versione doppiata in italiano dell'anime che ho scelto per questo mondo.
E ringraziondo Fly89 per la pazienza che dimostra nel farmi da beta reader, con tutte le idee strampalate che mi vengono in mente, ora è il momento di rispondere alle recensioni!
@ DarknessTime: Umh... chissà... Hakai magari non siè salvato... Ok, no, lo ammetto: in quel momento la banda bassoti stava cercando di raggiungere Paperone, e per sbaglio hanno recuperato Hakai... *si da un colpo in testa* questa potevo evitarmela, lo so... Ad ogni modo, spero che questo capitolo ti risulti più facile da comprendere, o almeno, più facile di com'è stato per me scriverlo XD
@ Poldovico: Ma no, tienili quei buoni. Potresti averne presto bisogno XD con quel che ho in mente per i prossimi capitoli poi... Cmq no, non scuotono le fondamenta... le distruggono direttamente XD E per quanto riguarda il mio incontro con i personaggi... *indossa il cappello da regista* chissà...
@ cece95: Heidi secondo me dovrebbe venire inclusa nelle torture psicologiche, assieme ad una certa Anna dai capelli rossi e simili... Cmq mi fa piacere sapere che ti ha fatto ridere... non so se scriverò un altro capitolo così comico, perciò ricordatelo bene XD
@ WhiteDream: Non preoccuparti... conosco bene i tuoi problemi... e io sono reduce di tre settimane privo di una sola linea d'internet e con 30 gradi all'ombra (il ché non sarebbe strano, se non che ero a parecchi metri d'altezza...). Cmq non pensavo di traumattizarti così tanto con il 57... a questo punto ho paura di postare i prossimi. Potrei creare delle vittime XD. E per quanto puoi aspettarti da me... siamo solo all'inizio, MUAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!! Non potete lontanamente immaginare ciò che accadrà nei prossimi capitolo... lascerò giusto questo indizio: sarà molto simile alla forse più famosa scena della storia del cinema XD
Ok, e ora... *batte le mani e le appoggia al foglio* buona lettura a tutti!
Capitolo 59: Il ritorno. Il potere di colui che inghiottì la divinità
“Allora, a che punto sei?” chiese Hikari, avvicinandosi a Cid.
“Uff… Ho quasi finito…” rispose lui, appoggiando a terra una chiave inglese e prendendo un cacciavite. “Avete fretta di partire, vero?”
“Già… Questa crisi non aspetterà di certo noi…”
“E Dark dov’è?”
“È andato in piazza… credo stia cercando qualche indizio su Aqua. In fondo, sembra sia sparita proprio in questo mondo…”
“Capisco…”
Dark si fermò al centro della piazza, che era stata ricostruita da poco tempo.
‘Qui è successo qualcosa d’importante, lo sento… Ma di cosa può trattarsi?’ si chiese, guardandosi attorno.
“Che sia avvenuto qui… lo scontro tra Aqua e Xehanort?” disse, sapendo bene che nessuno poteva fornirgli una risposta.
“Prima regola dell'assassino: nasconditi nell'ombra e cela il tuo respiro!” disse una voce.
Il custode si girò subito, cercandone la fonte.
“Seconda regola dell'assassino: osserva il tuo nemico e sfrutta le sue debolezze!” continuò la voce, anticipando una sfera di ghiaccio, che Dark evitò saltando all’indietro.
“Terza regola dell'assassino: elimina il bersaglio prima che si accorga della tua presenza!”
Non appena concluse quella frase, dalla cima delle scale di fronte alla piazza si alzò un polverone, che continuava a scendere in direzione del Keyblader, che evocò immediatamente la propria arma.
Pochi secondi dopo, Balance si scontrò contro un Keyblade azzurro, impugnato da un ragazzo con i capelli dello stesso colore.
“Ehilà! È da un po’ che non ci si vede, vero?” rispose lui, saltando all’indietro. “E vedo che riesci a prevedere le mie mosse senza difficoltà! Non male, ma non sei ancora ai livelli di una divinità come me!” urlò, facendo scomparire l’arma e alzando l’indice destro verso il cielo.
Dark sospirò, per poi far sparire anche lui la sua arma.
“Cosa ci fai qui? E soprattutto, da quando sei un custode?”
“Alla prima domanda non ti so rispondere: mi sono ritrovato qui dopo che un bastardo di nome Hakai ha distrutto il mio mondo. La seconda, l’ho ottenuto poco prima di perdere i sensi e di risvegliarmi qui.”
“Hakai… ha distrutto il tuo mondo?” ripeté Dark. “Dunque ha già cominciato a muoversi…”
“Allora immaginavo bene: tu lo conosci.”
“Ci ho già avuto a che fare un paio di volte, ma non credevo che avrebbe distrutto dei mondi senza la nostra presenza… Ma in fondo, se lui vuole portare caos, quello è un metodo rapido…”
“Non so di cosa tu stia parlando, ma voglio mettere in chiaro una questione:” disse Black Star, guardandolo serio negli occhi. “Hakai lo eliminerò io personalmente.”
“Non è così facile: Hakai non è un avversario alla tua portata. Io stesso fatico a tenergli testa.”
“Ed è per questo che sta prendendo lezioni da me. In fondo, tra assassini ci si aiuta.” Disse un’altra voce.
Dietro a Black Star arrivò un uomo dai capelli rossi, che Dark riconobbe subito.
“Axel?” esclamò sorpreso, evocando il Keyblade. “Perché sei ancora vivo? Saresti dovuto essere eliminato da Rexenet!”
“Non so di cosa tu stia parlando. Anche se sinceramente non so nemmeno io perché sono ancora vivo, dato che mi ricordo perfettamente di essermi sacrificato per aiutare Sora. Però c’è una novità in tutto questo…” fece, portandosi una mano sul petto. “Ora possiedo nuovamente un cuore, motivo per cui ho ripreso il mio vecchio nome.”
“Che sarebbe?”
“Lea. Got it memorized?” rispose lui, sorridendo.
“Tsk. Vedo che quella frase non vuoi proprio smettere di usarla, vero?”
“Che ci vuoi fare? Finché fa effetto… Piuttosto… tu devi essere Dark… il custode dai cento e passa cuori di cui mi ha parlato Black Star, giusto?”
“In persona. Anche se sono conosciuto di più come custode dell’equilibrio.”
“Custode dell’equilibrio? Credevo esistessero solo quelli della luce e delle tenebre…”
“Purtroppo non è così. Esistono altre due categorie, entrambe composte da un solo membro: Equilibrio, il cui rappresentante sono io; e Caos, il cui rappresentante è Hakai. Però a differenza mia, Hakai usa un corpo non suo per combattere.”
“Cosa intendi dire?” chiese Black Star.
“Hakai sta usando il corpo di un altro ragazzo di nome Gadian, che in realtà non farebbe del male a una mosca.”
“Dunque non posso eliminarlo direttamente, è questo il succo del discorso, giusto?” fece l’assassino.
“Vorrei trovare un modo per separarli. Una volta che Hakai sarà da solo, potremmo eliminarlo senza problemi.”
“E credi di riuscirci?” domandò Lea.
“Non lo so… è colpa mia se ora Xehanort possiede il X-Blade… Perciò devo riuscire a risolvere anche quella questione… Nel frattempo, potrei chiedervi un favore?”
“Di cosa si tratta?”
“Poco più di dieci anni fa, su questo mondo si è disputato lo scontro tra Aqua e Xehanort… Potreste cercare informazioni in proposito? Aqua ha detto di essere scomparsa qui… Ma non credo sia passata inosservata…”
“Umh… Xemnas si recava spesso in un posto che Xigbar chiamava ‘Stanza del sonno’… Dato che Xemnas era il Nessuno di Xehanort, forse lì potrei trovare qualche indizio… Mentre mi ha mandato nel Castello dell’Oblio alla ricerca di un’altra stanza che ha chiamato ‘Stanza del risveglio’…”
“Il luogo dove riposava Ventus fino al suo risveglio.” Spiegò Dark. “Quindi è probabile che ci sia veramente un legame tra le due stanze… Solo che non abbiamo la più pallida idea di dove si trovi… E non possiamo nemmeno chiederlo a Terra, dato che non so come ritracciarlo…”
“Cosa c’entra Terra?”
“Xehanort ha usato il suo corpo per diventare Heartless e Nessuno. Perciò dovrebbe essere a conoscenza di tutto ciò che hanno fatto questi ultimi.”
“Xehanort aveva proprio pensato a tutto, eh? Va bene, ci metteremo alla ricerca di informazioni. In fondo, è lo stesso lavoro che facevo per l’Organizzazione. Come facciamo ad aggiornarti su eventuali novità?”
“Andate da Cid e chiedetegli di mettervi in comunicazione con la nostra Gummiship. Poi c’è un’altra questione da sistemare.” Continuò Dark, guardando Black Star.
“Ora che sei stato scelto come custode, dovrai partecipare anche tu alla guerra, lo sai vero?”
“Diciamo che lo immaginavo. Come ho detto prima, mi basta eliminare Hakai. Se questo significa partecipare a una guerra, non ha importanza.”
“Perfetto. Allora io vado. Ci sentiamo.” Disse il custode dell’equilibrio, avviandosi verso la casa di Cid.
‘Dunque Lea è ancora vivo… com’è possibile?’ si chiese. ‘E soprattutto… sarà l’unico o anche gli altri membri hanno avuto lo stesso destino?’
“Ecco qui!” fece Cid, pulendosi le mani sporche d’olio su un panno, e mostrando una Gummiship alle sue spalle. “Come promesso l’ho costruita nel minor tempo possibile. Certo, non avrà tutte le comodità della precedente, ma può portare lo stesso fino a cinque persone, e ovviamente ha sempre la sala comandi, la cucina e tutte le stanze separate.”
“Grazie mille Cid!” esclamò Hikari. “Mio padre lo diceva sempre che tu eri il miglior meccanico del mondo!”
“Solo di questo mondo? Potrei offendermi, sai?” rispose lui ridendo e accedendosi una sigaretta. “Allora, immagino partirete subito, vero?”
“Già, però devo avvisarti che potresti ricevere la visita da parte di due persone.” Disse Dark.
“Uh? E chi sarebbero?”
“Due assassini di professione, di cui uno custode, ai quali ho chiesto di fare una piccola indagine. Se troveranno qualcosa, verranno da te per comunicarmi eventuali novità.”
“Aspetta… uno di loro ha per caso i capelli azzurri e una stella tatuala sulla spalla?”
“Deduco che l’hai già incontrato…”
“E chi non l’ha fatto? Sbuca fuori dal nulla urlando a squarciagola che un assassino deve agire in silenzio…”
“Black Star, vero?” chiese Hikari a Dark, che annuì.
“Il suo mondo è stato distrutto da Hakai, e qui è stato soccorso da Lea.”
“Lea? Aspetta… Non è il vero nome di Axel?”
“Precisamente. Non lo sa nemmeno lui come, ma è tornato com’era in origine, con tanto di cuore. Questo significa che probabilmente anche gli altri membri saranno in giro da qualche parte… anche se non possiamo esserne certi…”
“Speriamo di no!” lo interruppe Cid. “Direi che ne abbiamo già abbastanza di guai!”
“Già… D’accordo, allora noi andiamo!” fece Hikari, per poi cominciare a entrare nella navicella. “Grazie ancora!”
“Ci mancherebbe! Se posso aiutare in qualche modo in questa guerra, lo faccio volentieri. Non ci tengo a vedere l’universo sparire. Perciò vedete di non perdere, o ve la dovrete vedere con me!”
“D’accordo, messaggio ricevuto.” Commentò Dark, per poi seguire Hikari.
Pochi minuti dopo la Gummiship si alzò in volo, per poi sparire nel cielo.
Dark e Hikari uscirono dal varco.
“Incredibile…” disse il custode. “Proprio come l’ultima volta che sono stato a Radiant Garden, il primo mondo che incontro in pericolo è questo…”
“Ma cosa potrebbe essere successo di così grave? Dopotutto, non avevi già aiutato Edward e Alphonse?”
“Già… ma a quanto pare, non è bastato…” continuò Dark, per poi osservare la grande voragine che c’era di fronte a loro.
I due custodi si avvicinarono, per poterla osservare meglio.
“È stata creata da una reazione alchemica… Ci sono ancora i segni…”
“Dici una battaglia?”
“Non lo so… purtroppo non ho il potere di vedere nel passato…”
Ma prima che potessero dire altro, sentirono un tonfo dietro di loro.
Si girarono immediatamente, vedendo solo allora un bambino, privo di sensi, che doveva essere appena caduto per terra.
Lo raggiunsero di corsa, notando così che era pieno di ferite e di tagli, anche profondi.
“Cosa gli è successo? È ridotto malissimo!” esclamò Hikari, mentre Dark lanciava una magia curativa, che cicatrizzò all’instante le ferite.
Pochi secondi dopo, il bambino aprì gli occhi.
“Ehi, tutto bene?” chiese subito la custode.
“S-Sì…” rispose lui, per poi alzarsi in piedi.
“Chi sei?” chiese Dark.
“Il mio nome è Selim, e sono il figlio del Comandante Supremo.”
“Comandante Supremo?” ripeté Hikari, mentre recuperava i ricordi che aveva su Fullmetal Alchemist. “Quindi ti chiami Selim, esatto?”
Il bambino annuì.
“Come mai eri ridotto in quello stato?”
“È tutta colpa dei fratelli Elric e dei loro amici!” urlò Selim.
“I fratelli Elric? Cosa vuoi dire?”
“Stanno organizzando un colpo di stato, e hanno già ucciso mio padre in un attentato!”
“Impossibile.” Fece Dark. “Conosciamo bene Ed e Al, non lo farebbero mai… A meno che…”
“Stai pensando che ci possa essere lo zampino di Hakai?”
“Era riuscito a corrompere anche Goku… Non vedo perché non possa aver fatto lo stesso anche con altri…”
“E voi chi siete? Non vi ho mai visto prima…”
“Siamo vecchie conoscenze dell’Alchimista d’Acciaio. Veniamo da un paese lontano. Siamo venuti qui per incontrare proprio i due fratelli, ma non eravamo a conoscenza di questa situazio-”
Ma Dark fu interrotto dal rumore di un’esplosione, proveniente da poco lontano.
“Hanno già cominciato l’attacco!” urlò Selim. “Stanno attaccando Central City!”
Dark si voltò verso la direzione da cui era provenuto il suono.
“Cosa facciamo? Come custodi, non possiamo ignorare la situazione…” domandò Hikari.
A sentire ciò, il bambino s’irrigidì.
“C-Custodi?” ripeté. “Voi sareste due dei famosi custodi?”
“Proprio così. Io sono Dark, custode dell’equilibrio, mentre lei è Hikari, custode della luce.”
Per un momento sul volto di Selim apparve un piccolo sorriso.
“Wow! Davvero!” esclamò poi, esordendo in un sorriso completo a trentadue denti. “Fantastico! Non credevo ne avrei mai incontrato uno, figuriamoci due!”
“Beh, come immagino saprai, la nostra presenza non è mai un buon segno…”
“Invece capita a proposito! Voi sarete di sicuro in grado di sedare la rivolta senza troppe difficolta! Solo a nominarvi, sono sicuro che molti scapperanno via! E sono sicuro che se mio padre fosse ancora vivo, vi sarebbe molto grato!”
Hikari guardò Dark, in attesa di sapere cosa fare.
“Umh… purtroppo non ho seguito troppo il manga… perciò non so se quest’evento dipende dall’attuale situazione dell’universo o no…” spiegò lui, per poi guardare Selim. “Se però è vero che Ed e Al stanno attaccando, un motivo ci deve pur essere… sperando che non siano stati veramente corrotti dalla tenebre o dal caos…”
Hikari abbassò la testa, mentre Selim si spostava alle loro spalle.
“Speriamo…”
“Però c’è una cosa che mi ricordo della storia…” continuò Dark, guardando Hikari. “Ed è…”
Prima di continuare, Dark evocò il Keyblade, parando un colpo proveniente dall’ombra di Selim. “…che il Comandante Supremo in realtà è un Homunculus!”
La custode evocò subito anche lei il Keyblade.
“Non male.” Disse Selim, usando una voce più profonda rispetto a quella di prima. “Ma in fondo dovevo aspettarmelo da colui che ha sconfitto Envy…”
“E a te andrebbe un oscar per la recitazione… inscenare un bambino quando in realtà sei un essere immortale dotato di poteri… Non male…”
“Sai che questa frase volendo la si potrebbe usare anche con te, vero?” commentò Hikari, sorridendo.
“Lo so perfettamente… Però devi ammettere che quella recita mi è venuta bene…” rispose l’altro, per poi allontanare l’ombra di Selim.
“Come hai fatto a capirlo? A quanto ho sentito, sapevi di Wrath, ma non di me…”
“Semplice: le tue ferite. Sai, ti ho solo fatto rimarginare la pelle, non la carne. Ma stranamente, ti sei ripreso lo stesso… Strano, per un bambino che era messo decisamente male… Immagino tu ci abbia visto arrivare e te le sia auto inflitte per cercare poi di scoprire le nostre intenzioni.”
“Complimenti, custode dell’equilibrio. Sai, non vedevo l’ora di incontrarti… Envy ha continuato a sbraitarti contro, non appena il Padre è riuscito a farlo tornare tra noi…”
“Cosa?” fece Hikari sorpresa. “Credevo che una volta tolta la pietra filosofale, per voi Homunculus fosse la fine…”
“Beh, si da il caso che il tuo compagno ne abbia presa solo un pezzo. La restante è stata recuperata e restituita a nostro Padre, che è riuscito così a riportarlo in vita. E sai, è molto impaziente di conoscere l’essere umano che ha sconfitto uno dei suoi figli…”
“Grazie, ma credo che ne farò a meno. Immagino che Ed e Al stiano combattendo contro gli altri Homunculus, vero?”
“Non proprio… stanno realmente affrontando l’esercito dello stato, ma questo solo perché i loro ufficiali sono sotto il nostro diretto comando.”
“Come immaginavo… Allora dovremo eliminare te per primo.”
“Credi che sia così facile? Io sono il primo Homunculus. Avrò l’aspetto di un bambino, ma sono quello con più esperienza, l’Homunculus più importante. Lasciate che mi presenti di nuovo: il mio nome è Pride.”
“Pride, eh? Beh, l’orgoglio in effetti non ti manca…”
“Purtroppo per te, non ti basterà per sconfiggerci!” aggiunse Hikari, preparandosi a combattere.
“Tsk. Non sono così stupido da battervi adesso che sono debole. Un conto sarebbe stato cogliervi di sorpresa, ma così consumerei tutta la mia pietra… Tanto tra poco, anche voi diventerete parte del Padre, assieme a tutti gli abitanti di questa nazione!”
“Cos’hai detto?” esclamò Dark, per poi vedere l’ombra degli alberi aumentare.
“Dark… il Sole!” disse Hikari, indicando la stella sopra di loro.
Il custode si voltò subito, vedendo un piccolo spicchio nero comparire a lato del Sole.
“Quando l’eclissi sarà al suo massimo… Si attiverà un cerchio alchemico, che trasformerà in una pietra filosofale tutti gli abitanti di questo paese. Pietra che permetterà al Padre di ottenere i poteri del Fondatore!” spiegò Selim, cominciando a scomparire nella propria ombra. “Chissà se voi custodi riuscirete a impedirlo… o se raggiungerete Edward e gli altri quattro sacrifici…”
I Keyblader osservarono sparire l’Homunculus, per poi far svanire le proprie armi.
“Ma perché non incontriamo mai un cattivo il cui piano segreto consiste nel battere a scacchi il proprio acerrimo nemico?” chiese Hikari, sospirando, mentre Dark apriva un varco.
“Perché in quel caso non sarebbe un cattivo. Su, ora sbrighiamoci a raggiungere Ed e gli altri!”
Quando uscirono dal varco, si ritrovarono dietro ad una decina di soldati che indossavano uniformi bianche, tranne uno, che indossava un impermeabile blu, che aveva i capelli da moicano e al posto del braccio destro aveva una specie di tenaglia di acciaio.
Attorno a loro c’erano diversi corpi di altri soldati, mentre tutti gli altri erano girati verso un uomo che indossava una camicia bianca e un paio di jeans, con una benda nera che gli copriva l’occhio sinistro e che teneva una spada nella mano destra.
Prima che potessero fare qualcosa, il moicano partì all’attacco verso l’uomo, cercando di colpirlo con il braccio d’acciaio, ma con una velocità incredibile, l’altro lo colpì in pieno con la spada, provocandogli una ferita lungo tutto il torace e costringendolo a cadere a terra, apparentemente privo di sensi.
“E voi chi siete?” chiese l’uomo, rivolgendosi ai due custodi, facendo così accorgere della loro presenza i soldati.
Dark osservò per qualche secondo il militare a terra.
“Sei piuttosto veloce… Ho fatto fatica a vedere quel fendente…”
“Non hai risposto alla mia domanda.”
“Presentati prima tu.”
“Tsk. Si vede che non siete di queste parti. Sono il comandante supremo King Bradley, e vi ordinò di dirmi i vostri nomi.”
“Comandante supremo?” ripeté Hikari. “Il padre di Pride dunque…”
A sentire ciò, l’occhio di Bradley divenne più sottile.
“Come fate a saperlo?”
“Oh, vero, scusa.” Disse Dark. “Io sono Dark, mentre lei è Hikari. E siamo due custodi del Keyblade.”
Non appena ebbero pronunciato quella parola, i soldati alzarono lo sguardo sorpresi.
“Capisco… Quindi voi siete i famosi custodi…” rispose Bradley, per poi girarsi pochi instanti prima che il moicano riuscisse a colpirlo, stavolta distruggendogli completamente il braccio artificiale, che finì a pezzi lungo tutto il pavimento.
“Tu invece dovresti essere il capo di questa nazione. Fatico a credere che tutti abbiano fiducia in te…” fece Dark, evocando il Keyblade e putandoglielo contro. “Non metterti contro di noi e ritirati, o non avrò nessuna pietà.”
“Un umano come te vorrebbe sconfiggermi? Non prendermi in giro.” Disse il comandante, per poi togliersi la benda, rivelando un tatuaggio rosso al posto dell’iride dell’occhio. “La mia vista perfetta mi permetterà di sconfiggerti, e non saranno quei tuoi strani occhi a salvarti!”
“Questi? O, ma sono solo i miei occhi normali…” rispose il custode, chiudendo gli occhi, mentre attorno ad essi cominciavano a vedersi i nervi.
Quando li riaprì, avevano attivati sia il Byagukan che lo Sharingan.
“Vuoi usarli entrambi?” chiese sorpresa Hikari.
“Voglio chiudere questa situazione il prima possibile. È vero che contro di lui basterebbe ben poco, ma non vorrei che avesse qualche asso nella manica… Tu resta qui e aiuta i soldati feriti, okay?”
La custode annuì, dopodiché vide Dark avvicinarsi a Bradley.
“Dunque sei proprio intenzionato a sfidarmi?”
“Non sarà uno stupido Homunculus a fermarmi. E poi, se non riuscissi a battere te, non avrei nessuna speranza di poter vincere la guerra.”
“Giusto, come ha detto quell’Aqua, voi custodi vi state preparando a una guerra di dimensioni enormi… Beh, non m’importa… Il Padre presto avrà un potere tale da poter sconfiggere chiunque.”
“Ma davvero? Questo vostro Padre dev’essere davvero forte… o veramente stupido…”
“Tsk.” Fece Bradley, per poi partire all’attacco, cercando di colpire Dark, che parò senza problemi il fendente.
“È inutile, Bradley!” disse una voce sopra di loro.
Tutti si girarono verso la fonte.
Di fronte a loro c’era Ling, che indossava un impermeabile nero con una manica strappata.
“Quell’umano non è lontanamente alla tua portata, come non lo è alla mia. E forse nemmeno a quella del nostro amato Padre…” disse, pronunciando con sarcasmo le ultime parole, per poi saltare giù e mettersi al fianco del custode.
“Ling. Vedo che alla fine, hai rinunciato alla pietra filosofale…”
“Spiacente, ma non sono Ling. Il mio nome è Greed, e per quanto riguarda Ling… pur di ottenere la pietra, ha rinunciato al suo corpo.”
Dark girò lo sguardo verso di lui.
“Capisco… Quindi sei anche tu un Homunculus…”
“Se ti può consolare, abbiamo lo stesso obiettivo. Sbaglio, o mi sembri intenzionato a sconfiggere Wrath?”
“Così pare…” rispose il custode, osservando con la coda dell’occhio Hikari guarire le ferite del militare con un braccio solo.
“Due contro uno, eh?” fece Bradley, per poi sparire alla loro vista.
“Dov’è andato?” esclamò Greed, poco prima che il comandante riapparisse di fronte a lui, tagliandogli un braccio come se nulla fosse.
“Ling!” urlò Dark, per poi correre verso l’avversario, fermando un secondo colpo, questa volta destinato a decapitare l’altro Homunculus, che nel frattempo stava facendo ricrescere il braccio.
“Non male… sei riuscito a parare il mio colpo… Ma questo ti fa forse credere di potermi sconfiggere?” chiese Bradley.
“Lui forse da solo non ci riuscirà…” disse il soldato rimasto ferito, mentre finiva di legarsi attorno al braccio rimasto una corda simile a quella di una motosega, proveniente dal suo automail.
“Capitano Buccaneer!” urlarono gli altri militari, sorpresi quanto i custodi per la sua tenacia.
“Dovresti capire…” fece il Comandante Supremo, girandosi e correndo verso di lui. “…quando è il momento di arrendersi!”
Detto ciò, prima che chiunque potesse fermarlo, trapassò allo stomaco Buccaneer, prendendolo di sorpresa.
Il capitano rimase qualche secondo fermo, per poi rigettare una grossa quantità di sangue dalla bocca, che si aggiunse a quella che stava già uscendo dalle sue ferite.
“M-Maledetto…” disse, per poi cercare di colpire Bradley con il braccio, costringendolo ad allontanarsi, lasciando la spada nel corpo del soldato, che cadde in ginocchio.
Hikari si avvicinò subito, ma lui la fermò.
“Non preoccuparti per me… Va bene così, sto bene…”
“Non dire stupidaggini! Morirai sicuramente di questo passo!”
“Non importa… Se sei veramente una custode, sconfiggi Bradley… Aiuta il tuo amico…”
Hikari lo guardò sorpresa, per poi annuire.
“D’accordo, come vuoi.” Fece, per poi raggiungere Dark ed evocare il Keyblade.
“Ci siete solo voi due su questo mondo?” chiese Greed. “Secondo Ling, dovrebbero esserci altri custodi, senza considerare che non si ricorda minimamente di lei.”
“Ci siamo separati dal gruppo principale. Ci siamo solo noi qui.” Rispose Dark, preparandosi a combattere.
“Davvero? Peccato… speravo di poterlo eliminare subito, in modo da raggiungere il prima possibile il mio caro Padre e prendere il suo potere…”
“Vorresti rubare il potere al Padre?” domandò Bradley, recuperando due pugnali da uno dei cadaveri a terra.
“Non posso permettertelo. Ti ho già ucciso una volta Greed, posso farlo una seconda.”
“Provaci… Wrath…” rispose l’homunculus, partendo all’attacco, mentre le sue braccia diventavano più scure, fino a raggiungere un grigio molto scuro, e le sue mani si allungavano in artigli.
Senza aspettare i custodi, Greed attaccò Bradley usando le mani, che si scontrarono contro i due pugnali come se fossero anch’esse delle armi.
Ma il Comandante Supremo lo respinse con un calcio, per poi cercare di colpirlo a sua volta.
Prima che ciò potesse accadere, un’ombra si mise in mezzo ai due, parando il colpo di Wrath.
Era un vecchio vestito come lo era Lan Fan quando si era intrufolata sulla Gummiship assieme a Ling.
“Grazie vecchio. Mi hai salvato.” Disse Greed.
“Non ho salvato te. Ho salvato il corpo di Sua Altezza.” Rispose l’uomo, per poi guardare King Bradley. “E lui chi sarebbe?”
“Non lo conosci? È il Comandante Supremo.” Fece l’homunculus.
L’uomo spalancò gli occhi.
“Capisco…” disse, alzando la spada. “Quindi è lui l’uomo che ha tagliato il braccio a mia nipote…”
Detto ciò, partì all’attacco, cercando di colpire Wrath, che si scansò in tempo, per poi rispondere con un fendente, che venne parato.
“Presto, diamogli una mano!” disse Dark.
Ma prima che i due custodi potessero muoversi, vennero circondati da decine di Heartless e Nessuno, che ostruirono tutte le vie di fuga.
“E questi cosi cosa sono?!” chiese Greed sorpreso.
“L’esercito di cui parlava Aqua. Creature oscure che nascono dall’oscurità degli esseri viventi, e ciò che resta di loro dopo aver ceduto a essa… Creature che possono essere sconfitte solo dai Keyblade o individui decisamente potenti… Heartless e Nessuno, questi sono i loro nomi…” spiegò Dark, per poi alzarsi in volo. “Hikari, alza una barriera attorno ai soldati, potrebbero farsi male.”
“Quel ragazzo… sta volando!” fece uno dei soldati, poco prima che attorno a lui comparisse dal nulla un campo di forza, cosa che avvenne anche per gli altri.
“E ora cosa vuole fare?” domandò Greed, per poi girarsi verso il vecchio, che stava riuscendo a tenere testa all’avversario, anche se con evidente fatica.
Nel frattempo, Dark creò una sfera di fuoco nella mano, che divenne di colpo gigantesca.
“Prendete questo!” urlò, scagliandola contro i nemici.
L’esplosione fu devastante.
Hikari e i soldati riuscirono a rimanere al loro posto grazie alle barriere, mentre Greed, assieme a Wrath e all’uomo vennero sbalzati via dall’onda d’urto.
Anche l’edificio su cui si trovavano subì diversi danni, riempiendosi di crepe.
Dark vide un corridoio chiuso che collegava il campo di battaglia a un punto più basso della città collassare su se stesso.
Per quanto riguardava gli Heartless e i Nessuno invece, essi scomparvero completamente, avvolti dalle fiamme.
Il custode creò subito una sfera d’acqua, che poi scagliò in cielo, facendo così cominciare a piovere, spegnendo così le fiamme, dopodiché atterrò di fronte a Bradley.
“Tu… cosa sei? Un alchimista non è in grado di fare cose del genere…” disse lui, senza però mostrare troppa sorpresa.
“Mi sembrava fosse chiaro: sono un custode. A essere precisi, il custode dell’equilibrio, ma non credo che a te possa interessare troppo, vero?”
“Custode dell’equilibrio? Non è altro che un titolo… Come il tuo nome suppongo.”
“I miei complimenti, anche se non era così difficile capire che Dark non è il mio vero nome. Purtroppo, il mio vero nome è stato cancellato assieme alla morte del vecchio me.”
“Interessante… la stessa cosa che è successa a me… Sarebbe dunque una battaglia tra due persone che hanno ripudiato il proprio nome, ma temo dovrò rimandare. Se perdessi tempo con te, i soldati di Briggs s’impadronirebbero del Quartier Generale… e non posso permetterlo!”
“Mi spiace deluderti, ma non ti lascerò fermarli. Sono molto più potente di quanto hai visto… A occhio e croce, direi che quello era il 5% del mio potenziale effettivo… Volendo, potrei cancellare questo mondo in pochi secondi.”
“Ma non lo farai, vero? Altrimenti non cercheresti di sconfiggermi normalmente.”
“Aspetta un secondo!” li interruppe Greed. “Stai parlando sul serio? Tu possiedi davvero un potere del genere?”
Dark lo guardò senza spostare la testa.
“Certo, anche se l’ho usato una sola volta e su un mondo fittizio. Quando si è in grado di combinare la luce alle tenebre, diventi potenzialmente invincibile. Anche se preferisco evitare.”
Greed rimase con lo sguardo stupito per qualche secondo, per poi sorridere.
“Interessante… Hai un potere davvero interessante, custode! Potresti anche sconfiggere il Padre senza troppe difficoltà!”
“Sconfiggere il Padre? Non dire stupidaggini, Greed!” fece Bradley, preparandosi a colpire. “Nessuno può sconfiggerlo, e tu lo sai bene.”
“Non so chi sia questo Padre…” disse il vecchio, rialzandosi e aprendo la giacca, rivelando così diversi esplosivi. “Ma se è colui che ti comanda, e quel ragazzo è in grado di sconfiggerlo, è mio dovere fargli risparmiare più forze possibili. E in questo modo, anche il principe sarà salvo!”
Detto ciò, accese tutte le candele di esplosivo, e si lanciò contro Bradley, che non si mosse di un millimetro.
Sotto gli occhi sorpresi di tutti, si limitò a muovere uno dei pugnali, tagliando di netto tutte le micce.
Per qualche secondo l’uomo rimase fermo, per poi vedere apparire di colpo un taglio lungo tutta la vita.
Bradley abbassò la guardia, ormai sicuro che non il vecchio non potesse fargli più nulla.
Ma proprio in quel momento, un dolore dalla pancia lo costrinse a spalancare gli occhi.
Buccaneer, dopo essersi estratto la spada dal corpo, aveva superato di corsa i custodi e Greed, trafiggendo il vecchio assieme a Bradley.
“Anche se hai gli occhi di un essere superiore… non hai modo di evitare un attacco… che non vedi arrivare…” disse a fatica.
“Sono qui vecchio…” continuò. “Ti accompagno all’inferno… non ti lascio andare da solo… vengo anch’io con te!”
L’uomo sorrise.
“A-Allora… hai tutta… la mia gratitudine…” rispose, per poi smettere di respirare.
Wrath spalancò ulteriormente gli occhi, per poi dare un calcio a entrambi, allontanandoli assieme alla spada che lo aveva ferito.
Bradley non fece nemmeno in tempo a riprendersi che dietro di lui Greed e Dark arrivarono a tutta velocità, il primo con la mano pronta a colpire, il secondo con il Keyblade.
Il Comandante Supremo cercò di difendersi con il pugnale, ma esso fu spezzato a metà dall’homunculus dell’avarizia, che lo colpì all’occhio, mentre il custode lo colpì nello stesso punto in cui era già stato ferito grazie al sacrificio del vecchio e di Buccaneer.
L’onda d’urto dei due colpi fu sufficiente a spedire Bradley contro il muro, che crollò, facendolo cadere giù.
Dark si diresse subito verso quel punto, per verificare che fine avesse fatto l’avversario.
Ma quando lo raggiunse, vide che oltre il muro si trovava un canale artificiale molto vasto e profondo, e in un punto di esso, si poteva vedere una chiazza di sangue.
“È morto?” chiese Hikari, raggiungendolo.
“Ne dubito. Ma credo che sia ferito. Non era in grado di rigenerarsi, altrimenti sarebbe guarito subito non appena colpito. E in quello stato, non potrà andare molto lontano. Ora occupiamoci di loro.” Disse, girandosi verso i due feriti, ormai entrambi in un lago di sangue.
“Foo! Lispondimi Foo!” urlò Greed, usando la voce di Ling, scuotendo il corpo del vecchio, che però non dava risposta.
Dark lanciò subito la magia curativa sia su di lui che su Buccaneer.
Ma non ebbe nessun effetto.
“È troppo tardi…” ammise il custode, per poi girarsi verso il capitano, che ancora respirava, sebbene a fatica.
“S-Sembra… che nemmeno la vostra… strana alchimia possa salvarmi…” disse, accennando a un sorriso.
“Capitano!” fecero i suoi uomini, mettendosi attorno a lui.
“L’aria di città… è troppo pesante per me…” continuò l’uomo, per poi portarsi la mano sulla fronte, eseguendo un saluto militare. “Vado oltre le cime di Briggs… Vi precedo…”
Detto ciò, la mano cade esanime a terra.
Dark osservò i due cadaveri, per poi aprire un varco.
“Greed… dove posso trovare questo Padre?”
“Ora sono di nuovo Ling…” rispose lui. “Ad ogni modo, lo puoi tlovale nei sottellanei… Attenzione, è molto potente.”
“Grazie per l’avvertimento.” Fece Hikari, per poi attraversare il varco assieme a Dark.
Quando i due uscirono dal varco, si ritrovarono in una sala sotterranea, piena di tubature.
“Oh, mi stavo appunto chiedendo quando sareste arrivati.” Li accolse una voce.
Di fronte a loro c’era un essere completamente nero, il cui intero corpo era pieno di occhi disposti in maniera completamente caotica, con un occhio al centro di quel che doveva essere il volto, sotto il quale c’era una bocca priva di labbra, che mostrava solo i denti acuminati.
Dark e Hikari evocarono immediatamente i Keyblade.
“Tu devi essere il fantomatico Padre, giusto?” chiese il Keyblader dell’equilibrio.
“Risposta esatta, Dark.” Disse un’altra voce dietro di loro, che gli fece spalancare gli occhi.
“Xehanort!” urlò Hikari, voltandosi verso il Master caduto, che sorrise.
“Era da un po’ che non ci vedevamo, eh?” rispose lui, muovendosi verso di loro, per poi superarli e affiancarsi al Padre.
“Immaginavo sareste arrivati qua, così ho deciso di dare una mano. Se il piano di questo Homunculus andrà in porto, tutte le persone di questa nazione diventeranno Heartless, che aumenteranno il mio esercito. E dai cuori più forti, nasceranno ottimi Nessuno!”
“Folli! Non ve lo permetteremo mai!”
“Davvero? Allora lasciate che vi faccia incontrare una vostra vecchia conoscenza…” rispose l’ex Master, schioccando le dita e aprendo un varco dietro di lui.
Immediatamente un piede fuoriuscì, seguito subito dal resto del corpo.
Dark guardò con un misto di rabbia e sorpresa l’individuo uscito dal varco.
“David… dunque sei ancora in giro…” si limitò a dire alla fine.
“Non è completamente esatto… Sfortunatamente, Soku era riuscito realmente a eliminarmi, ma la mia sete di vendetta era troppa. Perciò sono tornato da Kingdom Hearts… come Nessuno: Xadvid!” disse, urlando l’ultima parola.
“Vedo che il tuo ego non ha subito danni, anche se ora stai solo fingendo di averlo…” commentò Hikari, mentre Xehanort spariva in un varco.
“Come anche la codardia del suo maestro è sempre la stessa.”
“I miei poteri ora sono aumentati. Avrei voluto sistemare Marco e Soku prima di voi, ma posso accontentarmi.”
“Provaci!” fece Dark, impugnando il Keyblade.
Ma prima che potesse fare qualcosa, un piccolo terremoto percorse il pavimento.
“E ora cosa succede?” domandò Hikari, alzandosi in volo per non subire le vibrazioni.
“Stanno arrivando gli altri sacrifici.” Rispose il Padre, mentre la sua bocca si apriva in un’enorme sorriso.
Mentre diceva ciò, dalla sua pancia sbucava fuori una testa, appartenente a un uomo, dai capelli e occhi dorati.
“Scappate! Non potete affrontarlo!” urlò ai custodi.
“Hohenheim. Così turbato dall’imminente arrivo dei tuoi figli?” commentò divertito l’essere nero.
“Cosa vuoi dire?” chiese Dark, per poi sentire un rumore sopra di sé.
Lui e Hikari alzarono subito lo sguardo, vedendo tre occhi giganteschi apparire dal nulla e spalancarsi.
Dalla pupilla al loro centro uscirono tre figure umane, di cui due ben note ai custodi.
Edward e Alphonse Elric atterrarono di fronte a loro, mentre poco lontano cadde una donna vestita di bianco, dai capelli neri divisi in trecce.
“D-Dove siamo?” chiese l’Alchimista d’Acciaio, rialzandosi, ritrovandosi così di fronte a Dark.
Per qualche secondo rimase in silenzio.
“Al, temo proprio che stavolta siamo morti.” Disse infine, rivolgendosi al fratello, che era rimasto anche lui a fissare il custode.
“Ah, menomale.” Fece Hikari. “Stavolta non sono io quella che passa per un fantasma…”
“Hikari! Sei morta anche tu?” chiese Ed.
“Certo che no! E nemmeno voi lo siete!” rispose lei.
“Quindi è Dark a essere un fantasma, giusto?”
“Non proprio, diciamo che nemmeno il disintegrarmi mi ha eliminato…”
“Ma cos’è? Sei più immortale tu di un Homunculus!” esclamò arrabbiato Edward.
“Intendi quello alle tue spalle?”
A sentire ciò, i due fratelli Elric si voltarono, vedendo così l’Homunculus nero.
“Papà!” esclamò Al, rivolta alla testa che sbucava dalla pancia dell’essere.
“Mi dispiace, credevo di riuscire a sconfiggerlo…” disse, prima di venire inglobato nuovamente dall’essere.
“Ohi… Si può sapere che diavolo sta succedendo?” chiese la donna, alzandosi anche lei.
“Maestra! Tutto bene?” fece Ed, andando ad aiutarla.
“Sì, anche se sono stata meglio… cos’è successo?”
“Semplice, miei sacrifici.” Rispose l’Homunculus. “Ho radunato qui nel mio castello quattro dei cinque sacrifici. Il quinto vi raggiungerà presto, tranquilli.”
“Il quinto? Vuoi dire che non è ancora pronto?” fece Edward, per poi battere le mani e trasformare il suo automail in una lama.
“Ci stanno pensando i miei figli. Lo convinceranno a effettuare la trasmutazione umana, proprio prima dell’eclissi.”
“Non sei noi abbiamo qualcosa in contrario ovviamente.” Lo interruppe Dark, mettendosi assieme a Hikari davanti ai tre alchimisti.
“E voi chi siete?” chiese la maestra.
“Oh, solo due custodi in viaggio per l’universo.” Spiegò la Keyblader.
“Custodi? Quei custodi?!” ripeté sorpresa.
“Credete davvero di potermi tenere testa?”
“Oh, non lo crediamo…” rispose Dark, battendo le mani e appoggiandole a terra, creando così attorno all’essere nero una gabbia, che lasciava scoperto solo il lato di fronte.
Senza perdere un secondo, il custode creò tra le mani una sfera di fuoco e una di ghiaccio, che fuse e lanciò contro l’avversario, provocando un’esplosione che disintegrò completamente la gabbia.
“Che cavolo… Chi è quel ragazzo?” chiese la maestra.
“Si fidi, quello è il minimo che sa fare, lo abbiamo visto fare di peggio… E poi abbiamo saputo che ha distrutto un intero pianeta in pochi secondi…” spiegò Edward, abbassando la voce mentre finiva la frase.
“Incredibile…” disse una voce proveniente dal fumo, pochi instanti prima che il Padre riemergesse da esso. “Puoi usare anche tu l’alchimia senza cerchio alchemico e a livelli avanzati.”
“Ha usato l’alchimia assieme a semplice magia.” Spiegò Xadvid.
“E lui chi è?!” urlarono in contemporanea i fratelli Elric.
“Oh, è vero, che scortese che sono. Piacere, Xadvid, custode delle tenebre.” Si presentò lui, sorridendo.
“Homunculus!” continuò lui. “Credi di potergli tenere testa al momento?”
“Potrei, mai gli altri potrebbero essermi d’intralcio. Non avevo messo in preventivo che potesse essere così potente…”
“Quanto tempo ci metterà Pride?”
“Dipende se Mustang decide di collaborare o no. Comunque non credo più di qualche minuto.”
“Perfetto!” rispose il Nessuno, schioccando le dita.
Attorno ai custodi e agli alchimisti si aprirono centinaia di varchi oscuri, dai quali uscirono un corrispondente numero di Heartless.
“E questi cosa sono?” chiese l’Alchimista d’Acciaio.
“Heartless. L’esercito di Xehanort.” Spiegò Hikari. “Maledizione, hanno proprio intenzione di tenerci occupati più tempo possibile…”
“Ci penso io!” disse la maestra, battendo le mani e appoggiandole a terra.
Il pavimento s’illuminò, per poi modificarsi in un cannone gigante.
“Spostatevi!” urlò, per poi sparare.
Il colpo esplose proprio contro il gruppo di Heartless, che però ne uscirono indenni.
“Cosa? Sono immortali anche loro?”
“No, semplicemente non possono essere colpiti da armi normali.” Rispose Dark, creando una sfera di vento, che scagliò contro i nemici, provocando un piccolo tornado che risucchiò al suo interno più della metà delle creature d’oscurità, che svanirono in essa.
“Ci pensiamo noi due a loro. Voi occupatevi del Padre!” fece Hikari, preparando e lanciando una sfera di fuoco contro gli Heartless.
“D’accordo!” rispose Edward, per poi dirigersi verso l’Homunculus grazie ad un passaggio creatosi tra i nemici.
“Dunque sarete voi ad affrontarmi?” chiese la creatura nera, sorridendo, per poi girare lo sguardo verso il soffitto, sul quale era apparsa una luce rossa.
“Sembra sia arrivato anche il quinto.” Disse, mentre un nuovo occhio si apriva, lasciando cadere un uomo che indossava una divisa militare blu.
“Colonello!” urlò Alphonse, andando a soccorrerlo
“Urgh… Al, sei tu?” chiese lui, mettendosi seduto. “Come hai fatto a trovarmi in questo buio?”
“Eccomi Padre.” Disse una voce, mentre delle ombre scendevano giù dal soffitto, per poi prendere le sembianze di Selim, che si portò subito una mano sul volto, come a voler nascondere qualcosa.
“Ottimo lavoro, Pride.”
“Buio?” ripeté l’Elric più giovane, ignorando l’arrivo dell’Homunculus.
“Mi stai dicendo che tu non riesci a vedere quest’oscurità?” chiese Mustang.
Edward spalancò gli occhi, capendo cos’era successo.
“Pride… cos’è successo là sopra?”
“Semplice. Ho costretto Mustang ad aprire il portale e a incontrare la verità.”
“E la verità gli ha dato la giusta disperazione.” Continuò il Padre, avvicinandosi a un tavolo là vicino.
“Non dire stupidate!” urlò. “Posso capire me, Al, la maestra, che abbiamo violato volontariamente il tabù… ma lui no!”
“Beh, caro Alchimista d’Acciaio, ora non c’è molto tempo per parlare… ormai l’eclissi è quasi al suo punto massimo. Presto voi sacrifici adempierete al vostro scopo.”
Ma prima che qualcuno potesse replicare, il soffitto esplose, costringendo i presenti a mettersi al riparo, tranne i due Homunculus.
Dal buco creatosi saltò giù una bambina, che atterò proprio di fronte al Padre.
“May!” urlò Alphonse.
“Al! Ci sei anche tu?” fece la bambina, girandosi verso di lui, mentre un piccolo panda la raggiungeva, mettendosi sulle sue spalle.
“Cielo.” Fece il Padre, guardando in alto. “Hai distrutto di nuovo la mia casa.”
“Anche se hai un altlo aspetto ti liconosco. Tu sei l’Immoltale!” disse la bambina, usando lo stesso accento di Ling, indicandolo. “Livelami il tuo segleto!”
“May, stai attenta! Non è un nemico alla tua portata!” urlò Edward.
“Dimenticate che io ho dalla mia parte Alkahestry! Posso usare senza problemi l’alchimia!”
“Vedo che ne hai di nemici, eh?” fece Xadvid, sorridendo. “Beh, immagino che il voler sacrificare un’intera nazione non sia visto da tutti come una cosa positiva…”
Proprio in quel momento, sopra di loro, grazia all’esplosione, era possibile vedere il cielo, che ormai era quasi completamente buio.
Dark girò lo sguardo verso l’alto, vedendo così l’ultimo spicchio di sole scomparire dietro la luna.
“Ci siamo!” urlò l’Homunculus principale, aprendo le braccia.
Dal suo corpo sbucarono fuori altre quattro braccia, che si allungarono fino a catturare i quattro alchimisti, intrappolandoli.
“E ora cosa…?” fece Hikari, mentre l’essere nero faceva uscire dalla pancia la sagoma intera di Hohenheim, che girò la testa verso di lui.
“Avete mai pensato al mondo come un essere vivente? O meglio, ad un sistema? Che cosa succederebbe se io potessi aprire la porta che mi permetterebbe di ottenere tutto il suo potere?” chiese l’Homunculus, mentre Pride sorrideva divertito.
Dark e Hikari lo guardarono con aria interrogativa, per poi spalancare gli occhi.
“Aspetta… Tu per fondatore cosa intendi?” chiese il custode dell’equilibrio.
“Semplice. Intendo l’essere che sovrasta tutti. La divinità che ci tiene legati!”
“In poche parole… tu vorresti acquisire un dio?” chiese sorpresa Hikari.
“Proprio così.” Rispose Xadvid, mettendosi in mezzo, e creando una barriera attorno a lui e ai due Homunculus. “Puoi procedere.”
“Grazie.” Rispose l’essere, avvicinandosi ad una scacchiera e togliendo i pezzi, rivelando così un cerchio alchemico.
“E ola cosa vuole fale?” chiese May, affiancandosi ai due custodi.
“Attiverà il cerchio di trasmutazione per creare una nuova pietra filosofale, per poi poter ottenere i poteri del fondatore.” Spiegò Greed, saltando giù e raggiungendoli.
“Bastardo! Non puoi farlo!” urlò Edward, cercando di liberarsi.
“Troppo tardi!” disse il Padre, appoggiando con forza una mano sul cerchio, dal quale uscirono subito diverse luci rosse.
Immediatamente sulla pancia dei cinque sacrifici si aprì un occhio, dai quali uscirono decine di braccia nere, che cercarono di afferrare l’Homunculus, che sorrise.
“Così! Bravi portali! Affrontatevi! E aprite per me la porta verso il fondatore!”
Dicendo ciò, attorno a lui si creò una sfera nera, che cominciò ad aumentare drasticamente di dimensioni, inghiottendo l’intera sala e uscendo dalla struttura, lasciando intatte le pareti.
Dark e Hikari volarono subito verso l’alto, riuscendo a superare la velocità d’espansione della sfera e uscirono, ritrovandosi nel cielo aperto.
Sotto di loro, i raggi rossi partiti dal cerchio alchemico si stavano diffondendo, seguiti da delle scosse di terremoto.
Con lo sguardo inorridito, i due custodi videro i raggi prendere forma lungo tutta la città, andando anche oltre.
Poi, tutte le persone che c’erano per le strade, che si guardavano attorno spaventante, improvvisamente cominciarono a cadere a terra.
“S-Sta… Sta veramente… uccidendo tutti…” disse Hikari, non riuscendo a credere ai suoi occhi.
Dark continuò a fissare l’orribile spettacolo che si stava svolgendo sotto di loro.
“Xehanort non è l’unico pazzo a quanto pare e la cosa mi preoccupa…”
“Aspetta un secondo! Se prenderà le anime di tutti… Significa che nemmeno Winry, i soldati e tutti gli altri che abbiamo visto…”
Prima che Dark potesse rispondere, sopra di loro cominciò a materializzarsi una porta gigantesca, che percorreva come lunghezza ben oltre il diametro della città.
La porta poi si aprì, rivelando nuovamente il cielo, con l’eclissi che si stagliava sopra di loro, come ad osservare lo spettacolo.
Dalla città cominciarono ad uscire centinaia di braccia nere, che puntavano verso essa.
“Presto, via da qui!” urlò Dark, volando il più velocemente possibile oltre la porta, seguito a ruota da Hikari.
Mentre i due si mettevano al sicuro, di fronte al sole oscurato cominciò ad apparire una seconda porta, che si aprì lentamente.
Al suo interno si trovava un occhio, che fissava la terra.
“Fondatore!!!” urlò una voce.
I due Keyblader abbassarono lo sguardo, vedendo che la sfera nera stava cominciando a cambiare forma, assumendone una umana, sempre nera, ma gigantesca, con un solo occhio e una bocca.
Essa si alzò in piedi, mentre le braccia della città si allungavano, e nello stesso instante anche dall’occhio sbucarono uno stesso numero di arti, che andarono a scontrarsi con le altre, creando così un collegamento.
“Fondatore! Rispondi al grido della mia anima! Vieni!” urlò l’Homunculus, cominciando a tirare giù le braccia.
L’occhio iniziò a scendere, non riuscendo a rimanere al proprio posto.
“Sì, vieni! Sì! Da adesso, non dovrò più essere legato a te!” continuò l’essere, senza smettere di portare verso sé l’occhio. “Perché io ti tirerò giù e ti renderò parte di me!
Prima che i due custodi potessero reagire alla sorpresa, l’Homunculus raggiunse l’occhio, prendendolo.
Immediatamente una fortissima luce li avvolse, oscurandogli la vista.
“Che diavolo… E ora cosa sta succedendo?” chiese Hikari, coprendosi gli occhi.
“Dobbiamo tornare da Ed e gli altri! Subito!” disse Dark, aprendo vicino a loro un varco, che attraversarono subito, mentre la luce avvolgeva tutto.
Quando i custodi uscirono dal varco trovarono Ed e tutti gli altri a terra, privi di sensi.
“Ben tornati.” Disse una voce.
Di fronte a loro, comodamente seduto su un trono di pietra, c’era un giovane uomo dai capelli e occhi dorati. Indossava un abito vecchio stile, che gli lasciava scoperta la parte superiore del corpo, e guardava annoiato i custodi, mentre al suo fianco Pride continuava a osservarli con aria di superiorità.
“Tu… sei sempre il Padre, vero?” chiese Dark. “Che fine ha fatto Xadvid?”
“È scappato poco fa. Diciamo che non ha apprezzato il mio tentativo di impadronirmi anche di lui, e così se n’è andato dicendo che non avrei più contato sul suo aiuto. Ma che importa?”
“T-Tu…” fece Edward, rialzandosi a fatica assieme agli altri. “Bastardo… Tu… hai preso la vita di tutti…”
“Già. E grazie alle oltre cinquanta milioni di anime degli abitanti di Amestris, sono entrato in possesso di tutti i poteri del fondatore… Tanto che ora…” spiegò l’uomo, per poi creare sopra la mano una sfera gialla. “…posso creare anche dei soli in miniatura. È inutile che vi dica che ora voi non mi servite più.”
Detto ciò, scagliò il sole contro di loro.
Hohenheim si alzò subito in piedi, pronto a parare il colpo, ma di fronte a lui si mise Dark, che prese il sole a mani nude.
Il custode cominciò subito ad urlare, mentre le mani cominciavano a riempirsi di scottature.
“Dark!” urlò Hikari.
“Spostatevi immediatamente! Non potrò trattenere questo sole ancora per molto!” urlò il Keyblader.
“Incredibile… sei un comune essere umano, eppure riesci ad opporti al mio potere…” disse l’Homunculus, creando un secondo sole, che lanciò contro Dark, che fu costretto a reggere l’altro con una mano sola, utilizzando l’altra per evitare di essere colpito.
Sotto di lui il pavimento cominciò a rompersi.
“I-Io… non sono un… comune essere umano…” rispose a fatica, cercando di non cedere all’attacco nemico. “Io sono… Master Dark, il custode dell’equilibrio!” urlò, per poi cominciare ad avvolgere i due soli con dell’oscurità, facendoli scomparire.
“Tu… hai ucciso tutte quelle persone… per ottenere questo potere… Tu… sei imperdonabile!” tuonò, mentre cadeva a terra, ansimando per la fatica.
“Davvero? Trovi imperdonabile che io abbia commesso un piccolo sacrificio per poter acquisire una conoscenza infinita? No, non direi.”
“Piccolo sacrificio?!” ripeté Hikari, mentre lanciava su Dark una magia curativa. “Il tuo piccolo sacrificio ha privato un’intera nazione di tutti i suoi abitanti! Tu non meriti nemmeno la più piccola briciola di pietà!”
L’Homunculus la guardò con indifferenza.
“Basta, mi avete annoiato.” Disse, creando un altro sole, questa volta più grande di circa dieci volte dei precedenti. “Ora vedete di raggiungere l’altro mondo definitivamente!”
Ma mentre diceva ciò, il suo corpo fu pervaso da un tremore.
“Cosa?” fece sorpreso.
“Mi dispiace, nano nell’ampolla…” disse Hohenheim, guardandolo. “Ma avevo previsto quest’eventualità. E ho adottato delle misure per contrastarla.”
“Tu cosa?!” urlò l’altro, cominciando a sudare vistosamente, come se stesse sostenendo un grande sforzo, mentre faceva scomparire la piccola stella.
“Vedi… ho disseminato per tutta la nazione diverse parti della mia pietra filosofale. In questo modo, si sarebbero attivate subito dopo l’avviamento della tua trasmutazione, innescando così una reazione.”
“E quindi?!”
“In questo momento, sopra Amestris si sta formando un secondo cerchio alchemico, che farà tornare al proprio corpo tutte le anime che hai preso! Hai perso Homunculus. Le tue cinquecento anime di Xerxes non sono sufficienti per trattenere il fondatore!”
L’Homunculus lo guardò con odio, mentre cadeva in ginocchio, portandosi una mano sul volto.
Poi, improvvisamente, dalla sua bocca uscì un tornado rosso, dal quale si potevano sentire urla di disperazione e di dolore, che poi si diresse verso il cielo, disperdendosi in esso.
Dark si girò verso il padre dei fratelli Elric, sorpreso.
“Poteva anche dircelo in qualche modo…” fece, per poi accennare ad un sorriso e rialzandosi, evocando il Keyblade.
“Ora ci pensiamo noi a sistemarlo definitivamente.” Disse Hikari.
“Non ve lo permetterò!” s’intromise Pride, mettendosi in mezzo.
Dietro di lui il Padre fu circondato dalla classica luce rossa, che anticipò una trasmutazione, che creò una piccola torre sotto di lui, portandolo verso l’alto.
“Maledizione!” urlò Greed, cominciando a saltare per raggiungerlo.
“Presto, dobbiamo fermarlo! Cercherà di creare un’altra pietra filosofale!” fece Hohenheim, creando sotto di loro un’altra torre.
Solo Dark, Hikari e Edward rimasero fuori.
“Voi andate avanti. Noi ci occupiamo di Pride!” fece l’alchimista, rivolto principalmente a suo fratello, che annuì.
“D’accordo! Vi aspettiamo!” disse, per poi partire assieme agli altri verso l’uscita.
I custodi osservarono il gruppo sparire, per poi voltarsi verso l’Homunculus della superbia.
“Umpf. Quindi voi sperate di potermi tenere testa? Anche ammesso, non avete nessuna speranza contro il Padre.”
“Sono riuscito a tenergli testa prima. Ora che è più debole non dovrei avere difficoltà.” Rispose Dark, puntandogli contro il Keyblade.
“Mentre per quanto riguarda te, guardati: il tuo corpo non riesce più a restare integro. Immagino che sia perché hai forzato una trasmutazione.” Fece Edward, preparandosi a colpirlo con il suo braccio modificato.
“Purtroppo è vero… questo contenitore non potrà reggere ancora a lungo… ed è per questo che mi prenderò il tuo corpo!”
“Non sarà facile per te. Se sei veramente messo così male, non potrai di certo tenere testa a tutti e tre.”
“Non sottovalutarmi, umano. Io sono superiore a voi.”
“Ma davvero?” domandò Dark, sorridendo. “Quella frase porta sfortuna, sai? Ho sentito di decine, se non centinaia di persone, che dopo averla detta sono state puntualmente eliminate da altrettanti umani.”
“Saranno stati degli incapaci.” Disse, mentre le ombre dietro di lui diventavano più grandi, per poi cambiare forma, creando un’enorme bocca, che si aprì. “Grazie alla pietra di Gluttony, posso mangiarvi tutti e tre. Ma lascerò fuori l’alchimista d’acciaio, che diventerà il mio nuovo contenitore. In fondo, siamo una sorta di fratellastri…”
“Fratellastri?” chiese Hikari.
“Sfortunatamente, quell’essere dalle manie d’onnipotenza è nato dal sangue di Hohenheim. Ed essendo io suo figlio…”
“Ora basta parlare, Edward Elric! Dammi il tuo corpo!” urlò Pride, mentre metà del suo volto si disgregava, rivelando così un occhio nero, molto simile a quello del Padre.
Dalle ombre partirono una serie di raggi neri, che superarono i custodi e raggiunsero Edward, conficcandosi nella sua pelle, facendolo urlare di dolore.
“Ed!” urlò Dark, creando subito una sfera di fuoco e preparandosi a colpire l’Homunculus.
“NO!” tuonò l’alchimista. “A lui ci penso io!”
Detto ciò, batté le mani, per poi toccare l’ombra che lo stava attaccando.
Immediatamente una serie di scosse percorsero l’intero essere, che cadde in ginocchio.
“Tu… Cosa vuoi fare?” chiese, rialzando lo sguardo.
L’ultima cosa che vide fu Edward avvicinarsi, preparandosi a colpirlo con un pugno del braccio reale, che si conficcò nella testa dell’Homunculus.
L’alchimista rimase in quella posizione per qualche secondo.
Improvvisamente il corpo di Pride cominciò a sgretolarsi come polvere, sparendo nel nulla e lasciando libera la mano di Ed, che quando l’aprì, rivelò un neonato minuscolo, che non occupava nemmeno il suo intero palmo.
“Questo è il suo vero aspetto…” disse, per poi togliersi il mantello e piegarlo, appoggiandoci sopra la creatura. “Dopo chiederò scusa alla signora Bradley.”
“Complimenti.” Fece Dark. “Come hai fatto?”
L’alchimista fece un sorriso.
“Mi sono dovuto temporaneamente trasmutare in una pietra filosofale, entrando così nel suo corpo e colpendolo direttamente.”
“Certo che l’alchimia ti torna proprio utile, eh?” commentò Hikari, per poi farsi seria. “Ma ora dovrai usarla fino al limite delle tue possibilità. L’ultimo nemico che ci rimane avrà perso quasi tutta la sua forza, ma a quanto ho capito, il Fondatore è ancora dentro di lui.”
“Lo so. Dobbiamo solo raggiungerlo.” Disse, prima di venire circondato da una barriera. “Ehi, cosa…?”
“Tranquillo. Ti porteremo su noi volando. Ma immagino tu preferisca così piuttosto che farti sollevare di peso, no?”
“In effetti…” fece Ed, mentre la barriera che lo circondava si alzava in aria trasportandolo con sé, assieme ai custodi, per poi decollare a tutta velocità.
“Come si fa a rallentare questo coso?!” urlò l’alchimista, schiacciato dalla velocità.
Il gruppo superò diversi piani, vedendo in uno di essi Greed, che si era fermato a vedere qualcosa a terra, assieme ad altre persone, che guardarono i due custodi e l’alchimista con crescente stupore, sparire sopra di loro.
Quando raggiunsero l’uscita, lo spettacolo che si presentò ai loro occhi li sorprese.
C’erano decine di soldati feriti, mentre di fronte agli altri alchimisti c’era un vero e proprio esercito di uomini, privi di vestiti, che avanzavano verso di loro.
Dietro loro c’era il Padre, che non appena vide Edward sorrise, mentre attorno a lui apparvero delle piccole saette.
Dark spalancò gli occhi capendo cosa stava per fare, e lasciando indietro Hikari e Edward, corse di fronte all’Homunculus, evocando il Keyblade e mettendosi a fare da scudo.
Pochi secondi dopo, dal Padre partì un raggiò che investì in pieno il gruppo di alchimisti, nonostante Dark si fosse messo davanti, e disintegrando l’esercito di uomini che li stava fronteggiando.
Hikari cercò di alzare una barriera che proteggesse lei e i presenti, ma non fece in tempo e fu investita anche lei dal raggio, mentre la magia che circondava Edward si disintegrava sotto la potenza del colpo, e l’automail del braccio faceva la medesima fine sotto gli occhi stupiti del proprietario, prima che la vista fosse completamente oscurata dalla luce.
Quando Edward riaprì gli occhi, si accorse di essere in un luogo buio, illuminato appena da una luce lontana.
“Cosa… è successo…?” chiese, alzandosi in piedi, ma cadendo immediatamente, provando dolore alla gamba sinistra.
“Ma cos-!” fece, guardando la gamba e spalancando gli occhi, per poi portarli subito verso il braccio destro.
I suoi automail erano scomparsi, lasciando spazio a un braccio e a una gamba reali. Entrambi gli arti sembravano non essere stati curati da anni, come dimostravano le lunghe unghie.
“Com’è possibile? Come ho fatto a riottenere i miei arti?!” urlò sorpreso l’alchimista.
“Sono stata io a farteli restituire.” Disse una voce.
“Chi sei?”
“Sono colei che tu potresti chiamare Verità, dato che il mio ruolo è molto simile al suo. Sono colei che mostra la via ai custodi della luce. Sono colei che sceglie i guerrieri della luce.”
Di fronte ad Ed apparve una fortissima luce, che poi si compresse, prendendo la forma di una Catena Regale bianca.
“Questo è… un Keyblade!” disse lui sorpreso, ammirando l’arma.
“Esatto. Edward Elric, Alchimista d’Acciaio! Sei disposto a viaggiare e a combattere per la luce? Non sarà un viaggio facile, ma ti permetterà di salvare coloro che ami, coloro a cui vuoi bene.”
“Uno scambio equivalente in poche parole. Io ti offro la mia disponibilità a combattere e tu in cambio mi dai il potere di salvare chi voglio, giusto?”
“Sì. Se accetti, ti basterà prendere in mano il Keyblade. Da quel momento, diventerai anche tu un custode. Dovrai viaggiare con gli altri prescelti e sostenere lo scontro finale durante la guerra. Non posso garantirti che la battaglia volgerà in nostro favore. L’oscurità è molto forte, come hai potuto vedere tu stesso. L’Homunculus che si fa chiamare Padre ne è la prova.”
“Con questo potere potrei affrontarlo ad armi pari?”
La voce rimase in silenzio.
“Rispondimi!”
“Posso far sì che il Keyblade amplifichi la tua alchimia, producendo gli stessi effetti di una pietra filosofale, questa volta però, infiniti e senza un sacrificio di sangue. Tuttavia, non potrai comunque violare i tabù che conosci, dato che essi sono uguali in tutto l’universo.”
“Addirittura? Però, vedo che sei decisamente più generosa di quella Verità bastarda che conosco io.” Rispose l’alchimista con un ghigno, per poi afferrare il Keyblade. “E va bene. Ti chiedo solo di darmi il tempo di salutare una mia conoscenza prima di partire.”
Mentre diceva ciò, il Keyblade cominciò a cambiare colore, diventando rosso come la mantella che Ed era solito indossare, mentre il simbolo che era dipinto sulla schiena divenne il ciondolo dell’arma.
“Ma immagino che dessi già per scontata questa mia risposta, vero?” chiese, mentre il pavimento sotto di lui s’illuminava, e l’oscurità spariva lentamente come se fosse composta da piume che vengono trascinate via dal vento.
La voce non rispose.
“È già andata via!” esclamò un’altra voce, ben nota all’alchimista, costringendolo a girarsi.
Di fronte a lui c’era una creatura bianca, alta come Edward, che come un pupazzo ancora sterile era priva di qualsiasi segno fisico, fatta eccezione per la larga bocca che spiccava sul suo viso.
“E tu che ci fai qui?”
“Come? Ti ho restituito il tuo braccio e la tua gamba e tu mi tratti così?”
“Cos’hai preso al posto di questi?” chiese l’alchimista, indicando i suoi ritrovati arti, mentre sia lui che la creatura cominciavano a sparire nella luce.
“Oh, diciamo che anch’io devo sottostare al volere di un’entità superiore… E ricordati di sconfiggere quello stolto che crede di potermi controllare, Edward Elric!” esclamò l’essere, mostrando un ghigno, che scomparve assieme a lui.
Edward sgranò gli occhi.
“Un’entità… superiore alla Verità?” si domandò, prima di scomparire.
Edward sbatté le palpebre, rendendosi conto di trovarsi in mezzo a delle macerie.
Porto subito lo sguardò verso il braccio destro, vedendo che era il suo vero braccio.
Sorrise, alzando lo sguardo.
E il sorriso si congelò sulle labbra.
Di fronte a lui c’era Hikari, che gli aveva fatto da scudo usando se stessa.
Lo sguardo era basso, mentre la schiena era completamente ustionata.
“M-Maledizione…” fece a fatica, cadendo a terra e venendo presa al volo dall’alchimista. “Che razza di potere… ha usato…” concluse, perdendo i sensi.
Edward l’appoggiò a terra, spostando lo sguardo verso il punto da cui era partito il raggio.
Vide che suo fratello e gli altri erano volati decisamente lontani dal punto in cui si trovavano, ma che tranne per qualche ferita superficiale, stavano bene.
Poi voltò lo sguardo verso il Padre, vedendo che di fronte a lui c’era ancora Dark, in piedi e con il Keyblade stretto tra le dita.
Edward all’iniziò pensò che fosse riuscito ad uscire indenne dall’attacco, ma poi vide che il suo corpo stava fumando, e che, insieme al cappotto che lo copriva, gran parte della pelle sul corpo del custode praticamente non esisteva più.
“Che stupidi che siete, voi custodi. Avete preferito usare tutto il vostro potere per impedire che io colpissi qualcun altro…” disse l’Homunculus, avvicinandosi a Dark, che aveva ancora lo sguardo rivolto verso il basso.
“Ora posso eliminarvi senza troppe difficoltà. I miei complimenti per essere riusciti a sopravvivere fino a questo punto, lodevole. Immagino tu avessi capito che quel colpo avrebbe potuto annientare questo pianeta come se niente fosse… ma non avevi fatto anche tu qualcosa del genere? O forse…” continuò, per poi dare un pugno in pieno stomaco a Dark, che incapace di reagire, volò all’indietro per la forza del colpo, atterrando poco lontano da Edward, che andò subito a soccorrerlo.
“Dark, tutto bene?” chiese senza osare toccarlo, per evitare di procurargli altri danni.
Il custode tossì sangue.
“S-Stanno tutti bene?” chiese, respirando a fatica.
“Sì. Hikari mi ha fatto da scudo, ma non è ridotta male come te, mentre gli altri hanno solo qualche ferita superficiale…”
“Perfetto… E tu sei diventato un custode…”
“Come fai a-”
“Riesco… a percepire la presenza dei Keyblade… Ora va. Quel tipo… non ha di certo la forza… per usare ancora… un colpo del genere…”
Edward si girò verso il Padre, evocando il Keyblade.
“Oh, quindi anche tu ti sei unito a loro? E cos’hai sacrificato per ottenere quel Keyblade e riavere indietro il tuo corpo?” chiese lui.
“Il prezzo che ho pagato? Semplice…” rispose l’alchimista, per poi puntargli contro il Keyblade. “È la tua sconfitta!”
L’uomo lo guardò, per poi scoppiare a ridere.
“La mia sconfitta?” ripeté, per poi creare di fronte a sé una torre di pietra, che si diresse velocemente verso Edward.
L’alchimista non si mosse di un millimetro.
Di fronte a lui si alzò dal nulla un muro, che gli evitò di venire colpito.
“Cosa?” fece Alphonse, che stava guardando lo scontro. “Come ha fatto mio fratello… a usare l’alchimia senza le mani?”
Altrettanta sorpresa apparve sul volto dell’Homunculus.
“Sorpreso?” chiese Edward, sorridendo. “Era compreso nel pacchetto da custode: Keyblade, braccio e gamba, e il potere di usare l’alchimia come se fossi in possesso di una pietra filosofale!”
Prima che l’avversario potesse rendersene conto, al suo fianco si crearono due colonne di pietra, che lo schiacciarono sul volto.
“Com’è possibile? Non puoi avere un potere pari a quello della pietra!” urlò, distruggendo le due colonne.
“È inutile, sono più potente di te. Questo mio nuovo potere è infinito: non è basato sulla vita delle persone, e non si consuma con l’uso. Se dovessimo combattere, la tua pietra si esaurirebbe prima della fine dello scontro.”
L’Homunculus guardò con odio l’alchimista.
“Hai capito, Padre?” fece Greed, spuntando fuori dal nulla e cercando di colpirlo. “Per te è finita!”
“Greed!” urlò lui, girandosi e colpendo l’incarnazione dell’avidità, infilzandolo con il braccio. “Giusto in tempo: restituiscimi la tua pietra filosofale!”
“Greed!” urlò Edward, creando subito dei mitragliatori dal terreno, i cui proiettili però s’infransero su una barriera attorno all’Homunculus, sul cui braccio erano in bella vista tutte le vene, che si erano gonfiate, come se stessero cercando di portare più sangue di quanto potessero.
Improvvisamente però il braccio cominciò a diventare nero.
“Adesso, Lan Fan!” urlò Greed.
Sorprendendo tutti, la guardia del corpo di Ling arrivò, tagliando il braccio del Padre e la parte rimasta dentro il corpo di Greed scomparve nell’aria.
“Greed!” urlò lui, usando la voce di Ling, rivolto all’Homunculus, che stava diventando completamente nero.
“G-Greed! Perché ti rivolti contro tuo padre?” gridò lui, spalancando la bocca.
Al suo interno era possibile vedere una maschera rossa dotata di occhi e bocca.
“Considerala come una tardiva fase di ribellione.” Fece l’essere. “Con la capacità di carbonizzare che mi hai donato, trasformerò entrambi nel più debole e fragile carbone che esista!”
“Demone che non sei altro!” urlò il Padre, spalancando la bocca per infilarci la mano ancora integra e strappare ciò che rimaneva di Greed dall'interno del suo corpo.
Tuttavia, l'homunculus dell'avidità, ormai inserito a fondo nel caotico interno del Padre, vi rimase attaccato anche dopo essere stato tirato fuori oltre la bocca e i denti.
“Ora vattene, idiota!” continuò lui, prima di recidere il contatto, chiudendo i denti con forza.
Greed volò verso l’alto, mentre la mano del Padre scomparve come polvere.
Lentamente, l’Homunculus dell’avarizia cominciò a dissolversi.
Rivolse un’ultima occhiata a Edward e a Ling, sorridendo, per poi sparire definitivamente.
Il Padre rimase a guardarlo, non accorgendosi subito che l’Alchimista d’Acciaio si era messo a correre contro di lui.
Fece giusto in tempo a girarsi prima di venire trafitto dal suo braccio sinistro, in pieno petto.
Il punto colpito si era infranto con estrema facilità, poiché, come detto da Greed, era ormai fragile e composto da legami deboli.
Edward ritrasse il braccio, per poi fare qualche passo indietro.
L’Homunculus barcollò per qualche instante.
Poi, dal buco creato da Ed, uscì un secondo tornado rosso, e proprio come il primo, anch’esso si disperse nel cielo.
“No…” fece lui, guardandosi il petto. “La pietra… La mia pietra filosofale…”
Mentre diceva ciò, all’interno del punto colpito cominciarono ad apparire delle mani nere, che uscirono, prendendolo per diverse parti del corpo.
“Ma… Che cosa…? Che cosa succede?!” chiese lui, guardando le mani che lo afferrarono.
Edward guardò sorpreso la scena, per poi farsi serio.
“Torna pure da dove sei venuto, Nano nell’ampolla, o meglio, Homunculus!” gridò infine.
Lui lo guardo sorpreso, per poi venire afferrato alla testa dalle mani, che la portarono a forza verso il petto, mentre le sue braccia e gambe sparirono, chiudendosi su se stesse.
“No, perché? Volevo soltanto conoscere tutto di questo mondo senza… senza essere vincolato da nulla! Essere libero, nella vastità dell’universo!” urlò, mentre cercava di resistere alla presa. “Era questo che-”
Nessuno sentì mai l’ultima parola. Le mani gli entrarono nella bocca e lo trascinarono al centro del suo corpo, che sempre più velocemente implose su se stesso, lasciando un piccolo cratere nel terreno come una traccia della sua esistenza.
Edward sospirò, per poi correre in soccorso dei due custodi, raggiunto subito da Alphonse.
“Fratellone, ce l’hai fatta!” esclamò lui, contento, per poi fermarsi vedendo le condizioni di Dark.
“Ma cosa…?”
“Ha parato buona parte di quel corpo…” disse Hikari, raggiungendoli a fatica, aiutandosi con il Keyblade. “Senza di lui, probabilmente saremmo stati sbalzati via tutti quanti… Nemmeno la mia barriera attorno a Ed è riuscita a resistere a dovere… anche se vedo, che qualcuno è intervenuto in tuo aiuto…”
Detto ciò, Hikari alzò la sua arma, avvolgendo se stessa e Dark con un’aurea verde.
Lentamente, la pelle di Dark cominciò a riformarsi, come la scottatura della custode cominciò a diminuire, fino a sparire completamente.
Il respiro dei due custodi tornò regolare, e Dark riaprì gli occhi.
“Vedo che ce l’hai fatta…” disse.
“Ehi, sono l’Alchimista d’Acciaio! Non il primo che passa per la strada!”
“E ora sei anche un custode! E hai riottenuto anche il tuo corpo!” gli ricordò suo fratello. “Fantastico!”
“Già… Ecco, a proposito Al… Prima ho detto che il prezzo da pagare era la sconfitta del Padre… In realtà, il prezzo è un altro…”
L’Elric minore si fece serio.
“Di cosa si tratta?”
“Una voce, che la Verità ha definito superiore anche a lei, ha detto che avrei dovuto viaggiare con gli altri custodi, e combattere nella guerra che si svolgerà…”
“Cosa? E tu hai accettato?!” chiese sorpreso e arrabbiato il fratello.
“Non avevo altra scelta! Era l’unico modo per poterlo sconfiggere…” rispose, per poi girarsi verso Dark, che si stava rialzando. “Immagino dunque di dover venire con voi…”
“Solo per un po’. Ti insegnerò le basi dell’essere custode, dopodiché potrai decidere se raggiungere il mondo dove si svolgerà la guerra oppure se andare dagli altri custodi in viaggio.”
“Capisco… Beh, prima avrei un favore da chiedervi: quei vostri varchi posso portare ovunque, giusto?”
“Sì, perché?” chiese Hikari.
“Ci sarebbe una persona che vorrei incontrare prima di partire! L’ho chiesto anche alla voce, ma non mi ha risposto…”
“Lasciami indovinare…” fece il fratello. “Si tratta di una ragazza dai capelli biondi, il cui nome inizia per “W” e finisce con “y”?”
L’Alchimista d’Acciaio divenne subito rosso.
“D’accordo.” Disse Dark, aprendo un varco.
“Aspettate!” li chiamò Hohenheim, raggiungendoli.
Dark notò subito che qualcosa non andava in lui.
“Fatemi venire con voi… Devo raggiungere Resembool…” disse.
“E perché devi venire proprio con noi?” chiese Edward.
“Perché sono vostro padre, e in quanto tale, ho un ultimo compito da svolgere.”
Quella frase la disse con determinazione.
Edward stava per replicare, ma Dark parlò prima di lui.
“Va bene. Dimmi, c’è un posto in particolare dove vuoi andare in quella città? Se sì, entra nel varco. Ti porterà automaticamente dove desideri.”
L’uomo guardò Dark sorpreso.
“Sei disposto ad aiutarmi anche se non mi conosci?”
“Sei il padre di Ed e Al, e hai riportato in vita tutti gli abitanti di questo paese. È il mio modo per ringraziarti.”
Hohenheim lo raggiunse.
“Grazie.” Disse.
“Di nulla. E buon riposo…” rispose il custode, mentre lui attraversava il varco.
“Perché l’hai fatto? Poteva anche andare per conto suo!” fece Edward.
“È tuo padre e non l’hai capito…” disse Hikari. “Questa è stata l’ultima volta che lo avete visto.”
“Come?”
“È giunto alla fine. Non credo che gli rimanga più di qualche minuto.”
Edward li guardo sorpresi, come anche Al.
“Stupido d’un padre… se ne va di nuovo senza dirci niente…” disse, reprimendo le lacrime.
“Voi invece immagino non vogliate andare alla sua stessa destinazione. Su, attraversate il varco, noi vi seguiremo.”
Edward si asciugò gli occhi, per poi correre dentro il varco, seguito subito dagli altri.
Una piccola creatura nera dalla forma sferica, da cui spuntavano due braccia corte, con un occhio solo e una bocca, si ritrovò a dar le spalle ad un’enorme porta grigia, isolata in un infinito mare di terra bianca.
“Per quale ragione…” disse girandosi verso essa. “Perché non sei voluto diventare mio? Fondatore, cosa di me non ti piace?”
“Il fatto è che non hai creduto in te stesso.” Disse una voce alle sue spalle.
L’essere si girò, ritrovandosi di fronte ad un suo gemello, solo che esso era bianco e privo dell’occhio.
“Tu hai rubato i poteri che possiedi agli altri, eppure essendo nato da una persona, non hai fatto altro che appoggiarti al Fondatore. Perciò è come se non fossi mai cresciuto! Pensavi che separandoti dai tuoi sette desideri, avresti potuto superare gli essere umani? Che idea ridicola!” sputò l’essere bianco.
“Non hai capito che io volevo diventare l’essere perfetto! Volevo conoscere tutto il mondo! Che c’è di male in questo? Che c’è di male nel mio desiderio? Perché non posso sperare che si avveri?!”
L’essere bianco rimase in silenzio, continuando a mostrare il suo inquietante sorriso.
“Avanti, dimmi: tu che cosa saresti? Che razza di nome ti hanno dato? Insomma, chi credi di essere?”
Il sorriso dell’essere scomparve.
“Io sono… quello che chiamano Mondo! O forse, Universo! O magari, Fondatore! Oppure Verità! O tutte queste cose insieme! O nessuna di queste! E comunque sia… io sono anche te! La Verità dà agli umani giusta disperazione, così che non diventino troppo vanitosi!”
La creatura nera spalancò l’occhio.
“E quindi adesso, farò provare quella disperazione anche a te!”
Non appena ebbe detto questa frase, la gigantesca porta si aprì, rivelando un occhio, da cui uscirono decine di braccia, decise ad afferrare Homunculus.
“Non voglio tornare là… Non lo fare!” disse, supplicandolo. “Fermati! Non sopporto di essere confinato laggiù! NOOOOO!!!” urlò, venendo afferrato dalle braccia, che cominciarono a trascinarlo verso l’occhio.
“No! No! No!”
“Disperazione per chi diventa troppo superbo!” Continuò l’altro essere.
“Che cosa avrei dovuto fare, me lo spieghi?!” domandò Homunculus, continuando inutilmente a dimenarsi.
“Questo è il risultato che hai desiderato!”
“Dimmi, che cosa avrei dovuto fare!” urlò Homunculus, prima che la porta si chiudesse, confinandolo al suo interno.
“Eppure devi aver visto per forza la risposta…” disse l’essere.
“Oh, ma che discorso interessante…” fece una voce alle sue spalle, cogliendolo di sorpresa.
“Chi sei?” chiese, girandosi, ritrovandosi così di fronte a Xadvid.
“Oh, solo uno che è venuto a recuperare una persona… E così, tu saresti il famoso fondatore… Mi aspettavo qualcos’altro…”
“Cosa vuoi da-”
Ma l’essere fu preso dalla mano del custode, mentre con l’altra evocava il Keyblade, puntandolo contro la porta.
Un raggio oscuro partì dalla chiave, colpendo l’obiettivo, che cominciò ad aprirsi nuovamente, lasciando uscire Homunculus.
“Tu… qui?” chiese lui sorpreso.
“Se fosse stato per me, ti avrei lasciato marcire lì dentro. Ma Xehanort ti vuole dalla sua parte…”
Poi, sotto l’occhio spalancato della creatura, distrusse il suo gemello bianco, che lasciò spazio ad una piccola gemma nera.
“Se la prendi, riotterai i tuoi poteri e il tuo corpo, assieme ad un Keyblade oscuro. Ma se la prendi, dovrai seguirmi e obbedire a tutti gli ordini che io e Xehanort ti daremo. Altrimenti, ti richiuderò io stesso in quella porta, e la sigillerò con il Keyblade. E in quel caso, niente la potrà riaprire.”
L’Homunculus guardò la gemma.
“E va bene… Mi basta la prospettiva di potermi vendicare del figlio di Van Hohenheim! Sento che il mio caro donatore di sangue se n’è andato… perciò potrò vendicarmi solo sull’altro che ha la colpa di tutto ciò!”
Xadvid sorrise.
“Perfetto.” Disse, consegnando all’Homunculus il cristallo, che prese subito la forma di un Keyblade nero.
Dark e Hikari rimasero da parte, mentre Ed e Al entravano in casa.
Pochi minuti dopo ai due parve di riconoscere il rumore di una chiave inglese che andava a sbattere contro una testa.
“Ma veramente credi di poter fare a meno di tutto ciò?” chiese Hikari.
“Certo. E continuerò a farne a meno, per quanto tu ti ostini a non volerlo capire.”
“Però oggi sembravi sul serio arrabbiato contro quel tipo…”
“Non ho mai sopportato chi sacrifica gli altri per i propri scopi. Soprattutto se si parla di milioni di persone…”
“In effetti non credevo ci potesse essere qualcuno tanto egoista… Attento!” urlò Hikari, evitando di poco una chiave inglese.
“Voi!” urlò Winry, raggiungendoli, seguita a ruota da Al e Ed.
Sulla testa di quest’ultimo era possibile vedere diversi bernoccoli pulsanti.
“Deduco che non hai preso bene la notizia di Ed, vero?” domandò Dark.
“C-Cosa te lo fa pensare?” rispose quasi ironico Edward, per poi mettersi al sicuro dietro al fratello, nascondendosi allo sguardo omicida dell’amica.
“Maledizione… che giornataccia… prima finisco in un posto pieno di disperazione, poi ritorno qui, poi perdo uno dei pochi clienti fissi che avevo e infine… vedo un mio amico partire per chissà dove e che tornerà chissà quando…”
“Tranquilla Winry. Tornerò presto.” Le disse Ed, uscendo dal ‘nascondiglio’.
“Ti conviene, o verrò a cercarti di persona!” rispose lei, puntandogli contro una chiave inglese.
“C-Capito!” disse lui, per poi sorridere.
“Perfetto. Allora per noi è il momento di andare…” disse Dark, aprendo il varco.
“Dove andremo?”
“Come primo posto, sulla Gummiship. Non è la stessa che hai visto l’ultima volta, è un po’ più piccola... Ma dovremmo starci lo stesso…”
“D’accordo.” Fece l’alchimista, per poi girarsi verso il fratello e l’amica. “Allora ci vediamo presto!”
“Certo! E vedi di batterli tutti, fratellone!”
“Ovvio! Sono pur sempre l’Alchimista di Stato più giovane che sia mai esistito! Non troverò di certo troppi nemici potenti come quel vech-”
Ma il discorso di Ed venne interrotto da una forte scossa di terremoto.
“E ora cosa sta succedendo?” chiese Winry, mentre il cielo diventava nuovamente nero, questa volta senza che il sole si oscurasse.
“Questo…” fece Hikari, spalancando gli occhi.
“Cosa significa questo?” domando Edward.
“È impossibile… Abbiamo sigillato la serratura, non può essere successo!” esclamò Dark.
“Insomma, cos’è successo?”
“Qualcuno… ha distrutto il cuore di questo mondo… Presto, attraversate tutti il varco, non c’è tempo da perdere!”
Ma proprio com’era successo nel mondo di Saiko, Winry e Al non riuscirono ad attraversare il varco.
“Maledizione…” disse Dark, mentre una goccia di sudore freddo scivolava giù dalla testa. “Proviamo così!”
Aprì un secondo varco, questa volta dietro i due.
Al provò ad avvicinarsi, vedendo che poteva attraversarlo.
“Meno male… Allora significa che non potete seguire direttamente noi… Sentite, quel varco vi porterà in un mondo composto da una sola città: La città di Mezzo. È probabile che non troverete nessuno, era un mondo usato da coloro che riuscivano a scampare alla distruzione del loro, ma che è stato abbandonato dopo il ripristino di tutti i mondi. Lì sarete al sicuro!”
“E gli altri? La nonna, il colonello…”
Dark abbassò lo sguardo.
“Non possiamo aprire un varco per tutti gli abitanti di questo mondo… Ci dispiace…” spiegò Hikari. “Ma se dovessimo vincere la guerra, è probabile che i mondi distrutti, assieme ai loro abitanti, tornino in vita.”
“Capisco… Allora ora ho un motivo in più per combattere.” Disse Ed. “Voi andate. Ci rivedremo presto, ne sono sicuro” continuò, senza girarsi.
“Va bene. Tu vedi di non strafare e di ricordarti che non hai più un automail al posto del braccio.” Gli raccomandò Winry, per poi attraversare il varco assieme ad Al.
“Ora sbrighiamoci!” disse Dark, oltrepassando l’altro assieme ai due custodi.
Non appena arrivarono sulla Gummiship, girarono tutti lo sguardo verso il vetro che dava sul mondo di Ed, giusto in tempo per vederlo esplodere, sparendo alla vista di tutti.
Capitolo 60 *** Luce e Oscurità: la decisione di una custode ***
Ed ecco qui il capitolo 60!
Wow... non pensavo avrei raggiunto tale numero con i capitoli. E ormai il mio documento viaggia verso le 600 pagine... *Alla Burns* Perfetto!
Ok, direi che prima di lasciarvi alla lettura, sia il caso di precisare alcune cose: prima di tutto, ringrazio infinitivamente Fly89, sia per avermi fatto da Beta Reader sia per avermi permesso di scrivere questo capitolo (capirete presto cosa intendo dire XD).
Come per il precedente capitolo, anche qui ho preso parecchi spunti dall'opera originale.
Poi comincio ad avvisare: uno dei prossimi capitoli sarà a rating rosso. Sì, non arancione, ma rosso. Quando faccio qualcosa, lo faccio per bene XD.
E dopo aver incuriositò, dire che è ora di rispondere alle recensioni!
@ lettore 01: Sarebbe a dire che Megavideo è più di un mese che mi dice che sta elaborando il video, e youtube mi dice che viola diversi copyright... sob... dopo il tempo che ci ho perso dietro... Il capitolo l'ho finito più o meno alla 25^ ora del 13^ mese dell'anno XD E se me lo chiedi per il 59, aspetta di leggere il 62... lì non mi accuserete solo di essermi fatto di qualcosa... Amesso che riuscirete a finire di leggerlo prima di mettervi a cercarmi XD
@ DarknessTime: Se hai visto l'anime del 2003, buona parte dei personaggi che ho usato non è apparsa, perciò potrebbe avere causato un po' di confusione XD. Per Black Star... tranquillo, tornerà presto sugli schermi, e stavolta potrebbe non essere solo una spalla...
@ Inuyasha_Fede: Eh, purtroppo mi serviva che il loro mondo andasse distrutto... capirai presto il perché...
E ora, direi di lasciarvi al capitolo! Buona lettura a tutti!
Capitolo 60: Luce e Oscurità: la decisione di una custode
Un Heartless stava per attaccare la porta di una casa, ma un Keyblade lo tagliò a metà, facendolo tornare nelle tenebre.
“Uff… Da quando c’è stato quell’annuncio, sembra che gli Heartless e i Nessuno siano aumentati…” disse Jessie, facendo scomparire i Keyblade e lasciandosi cadere seduta a terra. “E faccio sempre più fatica a mantenere l’anonimato… Ci manca solo che si venga a sapere che sono una custode e genererei il panico totale…”
La ragazza rimase seduta per qualche minuto, per poi sospirare e alzarsi.
“Va beh, meglio tornare a casa ora. L’alba è vicina, e non voglio far preoccupare nessuno…”
Stava per alzarsi in volo quando un rumore alle sue spalle attirò la sua attenzione.
La custode si girò subito, vedendo così un varco oscuro aperto e davanti a esso, c’era il pupazzo di un leoncino arancione.
“È lo stesso varco che aveva usato Hikari… Ma come mai si è aperto così all’improvviso?” si chiese, evocando la Via del Tramonto nella mano destra e avvicinandosi con cautela.
Ma prima che potesse raggiungerlo, il varco si richiuse, lasciandola sola con il pupazzo.
La custode fece scomparire l’arma, per poi avvicinarsi al pupazzo e prendendolo in mano.
Aveva gli occhi chiusi e, se fosse stato una creatura viva, dall’espressione avrebbe detto che fosse stato tramortito.
“Che strano…” disse, cercando di scoprire se nascondeva qualche trucco.
Quando a un certo punto schiacciò con più forza il pupazzo, esso spalancò gli occhi, per poi cacciare un urlo di dolore.
La custode lo lasciò andare subito, saltando all’indietro ed evocando entrambi i Keyblade.
“Ahia…” fece il pupazzo, per poi alzarsi sulle zampe posteriori e mettersi in posizione eretta. “Insomma, si può sapere che razza di modi usi, Ichi-” ma si fermò quando vide chi aveva di fronte.
“Cosa sei?” chiese la Keyblader, senza abbassare la guardia. “Parla, o mi assicurerò di ridurti a brandelli!”
“EH?! Calma, calma!” esclamò spaventato il pupazzo, alzando le zampe anteriori in segno di resa. “Piuttosto, dovrei essere io a chiedere chi sei! Come hai fatto a prendermi? E dov’è Ichigo?” poi si guardò intorno. “E perché non siamo a Karakura?!”
“Karakura?” ripeté la custode. “Non ho mai sentito nominare nessun posto che avesse tale nome. E tantomeno ho mai sentito parlare di questo Ichigo…”
“Vuoi dire che non siamo a Karakura? È impossibile! Dovrei essere nella Soul Society…”
“Soul Society? Certo che per essere un Heartless ne hai di fantasia…”
“Heartless?” chiese il pupazzo. “Non so nemmeno cosa siano. Io sono Kon, un’anima modificata! E ti consiglio di fare attenzione, so essere molto pericoloso!”
“Fatico a crederlo… Cos’è, stendi gli avversari a suon di pugni e calci magari?” domandò scettica la castana.
“Ehm… Quando non sono in questo corpo, sì…” rispose l’altro, per poi notare solo in quel momento le armi della ragazza.
“A-Aspetta… Quelli sono… Keyblade!” disse sorpreso.
“Quindi anche tu hai visto il messaggio di Aqua…”
“Certo! Mi ricordo anche il panico che si è creato… Ichigo continuava a dire che c’entravano alcuni ragazzi che aveva incontrato tempo fa…”
Jessie sospirò.
“Scommetto che c’entrano i custodi che ho conosciuto… Beh, non importa. Kon, giusto?”
“Esatto!”
“Allora dimmi: come hai fatto ad aprire un varco oscuro e ad arrivare qui? Ormai ti sarà chiaro che questo non è il tuo mondo…”
“L’avevo immaginato…” sospirò. “Beh, ecco, io non saprei… so che stavo vigilando sulla città come mi avevano richiesto, quando all’improvviso ho perso conoscenza… e mi sono risvegliato quando tu mi stavi schiacciando!”
“Capisco… in poche parole, qualcuno ti ha preso e ti ha buttato qui… Ma perché hanno mandato un pupazzo?”
“Ho detto che sono un’anima modificata!!!” urlò l’altro, prima di fermarsi e spalancare gli occhi.
“Che succede ora?” chiese la ragazza, evocando nuovamente l’arma nella mano destra.
“D-Dietro di te…”
La custode si girò, vedendo un secondo varco oscuro.
Edward continuava a fissare lo spazio fuori dall’oblò della gummiship.
“Quindi è così che stanno le cose…” disse senza girarsi.
“Esatto. Xehanort ha ottenuto quel potere per colpa mia…”
“L’uomo che cerca di avvicinarsi al Sole, finisce per scottarsi…” fece l’alchimista. “Non posso dirti niente… Ho provato su me stesso, cosa significhi pretendere troppo…”
“Ma come ti abbiamo detto, è probabile che una volta finita la guerra, se riusciremo a vincere, tutti i mondi distrutti siano ripristinati, assieme ai loro abitanti.” Cercò di consolarlo Hikari.
“Temo di non aver ancora realizzato il tutto, è successo troppo in fretta… Ma se questo Xehanort è il responsabile della fine del mio pianeta, allora gli farò fare la stessa fine di Homunculus!” affermò l’alchimista, chiudendo le mani a pugno.
“Ahia!” esclamò, riaprendo di colpo la mano destra, che stava sanguinando. “Cavoli! Mi ero dimenticato che questo braccio è rimasto per diverso tempo da tutt’altra parte… devo proprio prendermene cura adesso…”
“Beh, se tuo fratello è riuscito a recuperare senza problemi l’uso completo del suo corpo, non credo tu avrai troppe difficoltà per un braccio e una gamba, no?”
“Già, hai ragione. E poi, almeno non dovrò coinvolgere troppo Winry per via degli automail… E non rischierò più di ricevere una chiave inglese in testa ogni due per tre…” ridacchiò, passandosi una mano sulla nuca.
“Bene. Ora però parliamo del tuo addestramento…”
“Addestramento?”
“Immagino che tu voglia apprendere più cose possibili sul Keyblade, no? O vuoi continuare a usare solo l’alchimia?”
“Credo di doverlo fare, eh?”
“Già… Ma purtroppo, questa Gummiship è sprovvista di una sala d’addestramento, perciò ci penseremo nel prossimo mondo.”
“Sperando che nemmeno quello sia attaccato da un pazzo assettato di potere o preda di manie distruttive…” fece Hikari.
“Io ormai ho perso la speranza in proposito. Credo che molto presto, vedremo tutti i mondi andare in crisi… e non possiamo di certo salvarli tutti…”
Edward sbatté un pugno contro la parete.
“Maledizione… ovunque vada è sempre la stessa storia… non è possibile salvare chiunque…”
“Questo è il destino di noi custodi.” Disse Dark. “Siamo sempre chiamati a scegliere… è meglio che tu ti ci abitui presto.”
Edward stava per replicare, quando l’allarme risuonò nella Gummiship.
“Cos’è questo suono? Un telefono?” chiese lui, per poi osservare sorpreso i monitor accendersi uno dopo l’altro, che visualizzarono un mondo. “E che razza di alchimia è questa?!”
“Nessuna alchimia, solo tecnologia.” Rispose un po’ divertita Hikari, mentre Dark andava a controllare. “Dimenticavo che nel tuo mondo non era ancora stato nemmeno inventato il cinema.”
“Cos’è? Da come ne parli, sembra quasi che sia una cosa importante…”
“Beh, non proprio importante… ma diciamo che sul mondo di Dark molti ti conoscono anche grazie a quello…”
“Ah già, dimenticavo che secondo voi, io sono conosciuto in diversi mondi perché credono che io sia un personaggio inventato.”
“Non solo tu. Molti mondi fino a poco fa erano considerati solo un frutto della fantasia, ma ora questa guerra farà ricredere tutti…” continuò Hikari, per poi girarsi anche lei verso i monitor.
“Aspetta…” disse. “Io quel mondo lo conosco! Ci siamo già stati mentre tu eri… temporaneamente non disponibile.”
“Uh? Quindi nel periodo in cui Lan mi ha sostituito… Beh, eviteremo una presentazione e risparmieremo tempo. Meglio così.” Rispose Dark, aprendo un varco.
“Cosa? Andiamo subito?” chiese l’alchimista.
“Vuoi aspettare di vederlo esplodere o vuoi almeno tentare di impedirlo?” replicò Dark, attraversando il varco.
“Messa così, non ho molta scelta…” sospirò Ed, per poi seguirlo assieme a Hikari.
Jessie uscì dal varco, ritrovandosi in una città deserta.
“Dove siamo?” chiese al pupazzo, che la raggiunse pochi secondi dopo.
“Questa è Karakura. O meglio, credo sia la finta Karakura…” rispose Kon, affiancando la ragazza.
“Finta?”
“Beh, per farla breve, la vera città si trova all’altro mondo, conosciuto come Soul Society. E questo perché-”
Ma Kon fu interrotto dal boato di un’esplosione non molto lontana, seguito da una colonna di luce, che si alzò verso il cielo.
La custode si girò subito verso essa, con gli occhi spalancati.
“Come temevo, la battaglia non è ancora finita…” fece l’anima modificata. “Ed io che avevo fatto di tutto per rimanere nella vera Karakura…”
“Dove infatti mi sembrava di averti spedito…” disse una voce alle loro spalle.
I due si girarono, trovandosi di fronte ad un uomo dai corti capelli color paglia, coperti da un cappello da pescatore a righe bianche e verdi, che indossava un kimono marrone e teneva in mano un bastone da passeggio.
“S-Signor Urahara!” fece Kon, indietreggiando.
“E tu chi sei?” chiese l’uomo alla custode, mostrando un sorriso. “Credevo che tutti gli umani fossero rimasti nell’altra città.”
“Ecco, non saprei come spiegarlo… A dire la verità, non so nemmeno dove sono…” rispose la custode, cominciando a spiegare.
“Davvero?” fece l’uomo sorpreso, una volta finito di ascoltare. “Quindi tu sei una custode. Beh, sembra che per una volta Kon ne abbia fatta una giusta…”
“Come sarebbe a dire ‘per una volta’?!”
“Tu invece chi sei?” chiese Jessie.
“Io? Oh, nessuno di speciale… solo il proprietario di un negozio…”
“Davvero? Non mi sembra proprio…” replicò la giovane, squadrando Urahara da capo a piedi, ben poco convinta delle sue parole.
L’uomo rimase in silenzio per qualche secondo, senza sfuggire all’esame della ragazza, per poi farsi serio.
“Immagino che questo non sia il momento più adatto per fingere di essere qualcuno che non sono…” ammise. “Sono uno Shinigami, anche se non svolgo più questa funzione da molto tempo.”
“Shinigami? Aspetta… non significa dio della morte?”
“Precisamente, ma ora non è il momento di parlarne. Non ho idea di chi abbia aperto quei passaggi che ti hanno portata qui, ma il tuo aiuto a questo punto potrebbe essere fondamentale.”
“Anche perché oramai sono sulla barca e non mi resta che remare… Cosa sta succedendo qui?”
“Detto velocemente, posso dirti che gli Shinigami di grado più alto stanno cercando di fermare un traditore: Aizen, il cui obiettivo è sacrificare tutti gli abitanti di questa città per poter formare una chiave. Lo abbiamo rallentato trasportando la vera citta e tutti coloro che erano al suo interno nel nostro mondo, e abbiamo fermato Aizen in questa città fasulla. Purtroppo noi non siamo in grado di sconfiggerlo definitivamente… e l’unico in grado di farlo al momento non è qui, e non abbiamo idea di quando tornerà. Tu credi di poter essere in grado di tenere testa ad Aizen fino ad allora?”
“Tutto qui?” domandò con sarcasmo. “Devo solo tenere testa a uno che voi non riuscite a sconfiggere? Pensavo qualcosa del tipo affrontare un esercito e simili…”
“A quello ci abbiamo già pensato noi. Un avvertimento però: non guardare direttamente la sua spada, chi la guarda può cadere vittima delle illusioni di Aizen. È per questo che noi non possiamo affrontarlo.”
“Ricevuto!” rispose Jessie, alzandosi in volo. “Immagino che lo troverò nello stesso punto in cui si era alzata quella colonna di luce, vero?”
“Direi che è ovvio. Io ti raggiungerò al più presto. Devo prima portare a termine una certa questione…”
“D’accordo. E come farò a capire se arriverà la vostra… speranza?”
“Si chiama Ichigo, e lo riconoscerai per i suoi capelli arancioni.”
“Ichigo, capelli arancioni. Ok!”
Detto ciò, partì a tutta velocità verso il punto dove si trovava Aizen.
Pochi minuti dopo riuscì ad avvistare un uomo vestito di bianco, che si trovava sospeso in aria.
Poco lontano c’era una ragazzina, che si stava avvicinando a tutta velocità contro di lui, pronta a colpirlo con una spada.
“Immagino sia lui Aizen…” fece la custode, evocando i Keyblade.
Ma prima che potesse avvicinarsi, con la coda dell’occhio vide un altro uomo vestito di bianco, a diversi metri di distanza dalla ragazzina, estrarre la spada dal fodero.
Sotto gli occhi sorpresi della custode, la spada si allungò, fino a raggiungere la ragazza, per poi tagliarla a metà lungo tutta la vita.
La metà inferiore cadde immediatamente a terra, mentre quella superiore si girò stupita verso colui che l’aveva colpita, per poi cominciare a precipitare anch’essa.
Ma prima che potesse toccare terra, fu presa al volo da un altro uomo, che la appoggiò delicatamente a terra, rivolgendosi subito a un altro, piuttosto grosso, che aveva una mano mozzata avvolta da una specie di barriera.
Jessie ripartì immediatamente, mettendosi in mezzo ai due gruppi e lasciando di stucco tutti, tranne Aizen e il suo alleato.
“Oh… E tu chi saresti?” chiese quest’ultimo, avvicinandosi ad Aizen.
“Una che è stata chiamata da questo mondo per salvarlo.” Rispose, mettendo i Keyblade in posizione offensiva.
“Una custode.” Commentò Aizen. “Interessante… Devo ammettere che questo non era previsto, ma non importa.”
Jessie rimase in silenzio, mentre al suo fianco apparve l’uomo che aveva soccorso la ragazzina.
“Così ora è arrivata anche una custode… Beh, se quel che ha detto quell’Aqua corrisponde a verità, allora dovremmo riuscire a resistere finché non torna Ichigo.”
“Finché non torna Ichigo?” ripeté Aizen, atono. “Hai parecchia fiducia in quel ragazzino.”
“Non riesci a capirlo, vero?” replicò l’altro. “Tu che non ti fidi nemmeno dei tuoi compagni.”
“Fidarsi di qualcuno significa dipendere da lui. È un’azione da deboli.”
“Sai…” disse una voce, poco prima che uno dei palazzi di sotto cominciasse ad aumentare di numero di piani, fino a colpire con violenza Aizen, spedendolo in aria, sotto gli occhi stupiti di tutti. “Concordo in pieno, però vedi… dovresti capire la differenza tra fidarsi e dipendere.” Concluse Edward, raggiungendo la stessa altezza di Jessie grazie ad una colonna di pietra.
“E tu chi sei?” chiese la custode.
“È con noi, tranquilla Jessie!” avvertì Hikari, affiancandoli assieme a Dark.
“Hikari? Cosa ci fai qui?”
“Questo lo dovremmo chiedere noi. Non credevo avessi una Gummiship…”
“È una lunga storia…”
“Quindi quel tipo sarebbe il pericolo di questo mondo? Patetico… non è lontanamente paragonabile al Padre.” Commentò l’alchimista.
“Attento. Non credere che solo perché sei riuscito a colpirlo tu sia superiore a lui.” Disse l’uomo al loro fianco. “E poi… come hai fatto a far crescere un palazzo?”
“Oh, i vantaggi di essere un alchimista custode.” Rispose il biondo. “Meglio conosciuto come Edward Elric!”
“Cos’è? David ti ha contagiato con il suo ego?” chiese ridendo Hikari.
“E lui chi è?” Chiese Jessie, indicando Dark con un cenno.
“Oh, è vero. Tu hai conosciuto il sostituto… Ti ricordi di Dark, vero? Beh, lui è quello vero.”
La custode lo osservò.
“Beh, in effetti hai qualche tratto in comune con quel tipo… Piacere di conoscerti, sono Jessie.”
“Piacere mio, anche se sembra che il mio nome tu lo sappia già.”
“Beh, se dobbiamo presentarci, allora io sono Shinji Hirako.” Disse l’uomo. “Mentre quello che Edward ha colpito si chiama Aizen, e il suo compare è Gin.”
Aizen tornò nuovamente alla loro stessa altezza, mostrando così di non aver riportato nessuna ferita.
“Un potere davvero interessante, manipolazione pressoché totale… Non credevo che un semplice essere umano potesse arrivare a tanto.” Disse, senza mostrare alcuna sorpresa.
Dark lo osservò.
“Cavoli… perché la maggior parte dei nostri avversari hanno dei caratteri simili al mio?” disse, mostrando per un secondo un sorriso arrendevole, che sparì sotto uno sguardo serio. “Così fate sembrare anche me malvagio… Anche se in fondo, non posso di certo essere definito il migliore dei buoni.”
Detto ciò Dark sparì alla vista di tutti, riapparendo alle spalle di Aizen, con in mano una sfera di fuoco. Lo Shinigami fu colpito in pieno, andando a schiantarsi a terra, creando attorno a sé una nuvola di polvere.
“Se questa città è falsa… Posso anche trattenermi un po’ meno del solito!” fece il custode dell’Equilibrio, creando attorno a sé cinque piccole sfere, ognuna di un elemento diverso, che scagliò nello stesso punto in cui era precipitato Aizen, provocando un’ulteriore esplosione, che investì tutti quanti, distruggendo completamente i palazzi più vicini.
Hirako si coprì gli occhi con un braccio, osservando stupito lo spettacolo.
“Oh, non male come colpo.” Disse Gin, rivolgendosi verso Dark, mostrando un sorriso.
Il custode rispose con uno sguardo duro, che non lasciava presagire un minimo di pietà.
“S-Siamo sicuri che quello sia ancora Dark?” chiese Edward. “Nemmeno al torneo lo avevo visto in quello stato…”
“Temo stia usando buona parte del suo reale potere… anche se credo sia appena sopra il 50%...”
“Cosa?!” fece lo Shinigami al loro fianco. “E cosa diavolo succederebbe se usasse tutto il suo potere?”
“Probabilmente, questo pianeta scomparirebbe senza lasciare nessuna traccia.”
“Beh, se le cose stanno così…” disse Jessie con un ghigno, per poi volare verso Dark, fermandosi al suo fianco. “Direi che posso divertirmi anch’io.” concluse, portando il braccio sinistro dietro la schiena e il destro avanti a sé.
“Oh, due contro uno? Non mi sembra leale…” commentò Gin, con un tono tra il divertito e lo strafottente. “Non concorda, capitano?”
“In effetti è sleale.” Rispose Aizen, ricomparendo alle spalle dei custodi, senza un graffio. “Temo tu mi abbia mancato prima.”
Dark lo osservò per qualche secondo, per poi sorridere divertito.
“Davvero? Vorrà dire che dovrò fare di meglio… Jessie, ti lascio Gin. Io mi occuperò di Aizen.”
“Ti prendi il divertimento migliore, eh? Va bene… vedi di sistemarlo per bene però.” Rispose la custode.
“Hikari!” chiamò Dark. “Tu e Ed occupatevi dei feriti. Da qui vedo che ce ne sono parecchi.”
“Va bene. Basta solo che non esageri con la distruzione!”
“Esagerare? Cercherò di evitarlo, ma non garantisco niente…” rispose lui, spostando il Keyblade, pronto ad attaccare. “Estrai la tua spada. Non voglio che si dica che non ti ho lasciato difesa.”
“Non ne ho alcun bisogno.” Affermò tranquillo lo Shinigami traditore.
“Come vuoi!” disse Dark, partendo a tutta velocità contro di lui, pronto a colpirlo.
Ma pochi instanti prima di riuscirci, Aizen scomparve, riapparendo dietro di lui.
“È inutile. Non puoi colpirmi.”
Dark si girò verso di lui, chiudendo gli occhi.
Li riaprì attivando lo Sharingan, che prese subito a cambiare forma, assumendo la stessa del suo ciondolo.
“Non sottovalutarmi, Shinigami. Abbiamo affrontato nemici ben più forti di te!”
Quella frase fece calare appena il tono di superiorità del suo avversario.
“Abbiamo?” ripeté. “Qui mi sembra che sia tu a sopravvalutarti, se arrivi a parlare al plurale.”
“Credi che lo abbia detto solo per far effetto? In parte è così, vero… ma vedi… dentro di me, ci sono i cuori di centinaia di altri custodi, e io ho ereditato tutte le loro conoscenze e abilità!”
“Dunque tu possiedi conoscenze e poteri maggiori di quelle che dimostri? Beh, posso dirmi sorpreso. Credevo di essere l’unico.”
Dark stava per replicare, quando vide il cielo dietro Aizen spaccarsi come un vetro.
Dalla crepa creatosi uscì un ragazzo dai capelli arancioni, che indossava un kimono nero, e brandiva una katana nera.
Aizen girò appena lo sguardo, mentre la spada di Ichigo veniva avvolta da un’aurea color pece, che divenne sempre più grande.
Lo Shinigami alzò la spada, colpendo alle spalle il traditore, ma alle spalle di Aizen apparve uno scudo, che deviò il colpo, facendo spalancare gli occhi ad Ichigo.
“È parecchio tempo che non ci vediamo, eh? Fanciullo ryoka.” Fece Aizen, continuando a guardarlo senza girare la testa.
Ichigo saltò all’indietro, continuando a guardare sorpreso l’avversario.
“Un bel colpo, ma nel posto sbagliato. La nuca è il peggiore punto cieco di qualsiasi essere vivente. Pensi forse che affronterei un combattimento… senza premunirmi di proteggerlo?” continuò, mentre la barriera alle sue spalle ritornava ad essere invisibile.
“Giusto… Dietro è il punto che tutti cercano di proteggere, ma spesso finiscono col dimenticarsi del davanti!” urlò Dark, fondendo assieme una sfera di ghiaccio e una di tuono.
Per la prima volta lo Shinigami parve realmente interessato all’attacco.
“Due elementi assieme?” chiese, poco prima di venire investito dalla magia, che provocò un’altra esplosione.
“E tu chi sei?” chiese Ichigo.
“Il vero Dark… tu hai conosciuto il mio sostituto, Lan.”
“Lan? Il ragazzo privo di memoria?” domandò sorpreso.
“Proprio lui. Ora, però, non mi sembra il momento adatto per parlarne. Vediamo di sconfiggere Aizen il prima possibile.” Rispose il custode, osservando il fumo dissolversi, rivelando lo Shinigami nuovamente incolume.
“Sono qui per questo!” replicò Ichigo, portandosi una mano sul volto, facendo comparire una maschera simile a quella di un Hollow.
Jessie parò il fendente di Gin, allontanandosi solo di qualche centimetro.
“Sei più forte di quanto credessi.” Fece lo Shinigami, facendo accorciare nuovamente la propria spada.
“Sorpreso?” rispose la custode, sorridendo.
Gin continuò a mostrare il suo ghigno divertito.
“Dimmi: quei Keyblade hanno qualche potere speciale?” chiese.
La ragazza sussultò.
‘Se lui e Aizen vogliono creare una chiave per accedere ad un altro mondo… non posso rivelargli che il Keyblade può aprire qualsiasi passaggio…’ pensò.
“No. Nessuno.” Disse infine.
“Davvero? Peccato. Ero convinto che vi donasse qualche potere, o che avesse qualche caratteristica simile alle Zampakuto…”
“Zampakuto?”
“Sono le spade di noi Shinigami e ognuna ha un potere nascosto. Come hai visto, quello della mia è di allungarsi, e lo può fare fino a raggiungere la somma di cento spade.”
“Cosa?” domandò, sgranando gli occhi.
“Ma vedi, c’è un altro potere… esclusivamente dei migliori Shinigami. Ci permette di aumentare i nostri poteri e di aggiungerne altri… nel mio caso… permette alla mia katana di raggiungere la lunghezza di tredici chilometri.”
Jessie spalancò gli occhi.
“T-Tredici… chilometri?” ripeté, mentre lo Shinigami le puntava contro la spada.
“Bankai. Kamishininoyari.” Disse infine.
La sua spada si allungò all’improvviso con una rapidità impressionante.
“Protect!” urlò la custode, un secondo prima che la spada la raggiungesse, andando così a sbattere contro una piccola barriera dai riflessi azzurri, che fece sembrare la custode come chiusa in una scatola, mentre la spada la spostava con la sua forza ad un’incredibile velocità.
Quando finalmente la lama fermò la sua avanzata, la custode infranse la magia, per poi volare in direzione di Gin.
Puntò contro di lui entrambi i Keyblade.
“Flare!” gridò, facendo scaturire dalle due chiavi una fiammata, che investì lo Shinigami, che spalancò gli occhi per la sorpresa.
“Tornado!” continuò la custode, creando stavolta un piccolo ciclone, che scagliò in mezzo alla sua precedente magia, provocando così un terribile vortice di fuoco.
Jessie vide la spada ritirarsi, fino a sparire per far compagna al suo padrone.
“Credevo durasse di più.” Disse, mettendosi comunque in posizione difensiva.
“Ma dai…” disse una voce, pochi instanti prima che la magia si disperdesse.
“Sei davvero…” fece Gin, riemergendo dalle fiamme con diverse bruciature in corrispondenza ai punti dove si era bruciato il suo vestito, mostrando nuovamente il suo sorriso “…una ragazzina che mette i brividi.”
Dark osservò la maschera sul volto di Ichigo.
“Interessante… La tua energia è aumentata…” fece, per poi tornare ad osservare Aizen, che continuava a rimanere immobile di fronte a loro.
“Credi di poter arrivare al mio stesso livello?” chiese il sostituto Shinigami.
Dark sorrise.
“Ho creato e distrutto un mondo intero… Dici che può bastare?” replicò, mentre avvolgeva il Keyblade con un’aura bianca.
“Davvero? Un potere impressionante, custode. Permettimi una domanda allora:” lo interruppe Aizen. “Perché usi il tuo potere per gli altri e non per te stesso?”
Il detentore dell’Equilibrio lo guardò con occhi gelidi.
“Il mio potere ha un solo scopo e mi ha già aiutato più che a sufficienza. È il mio modo per ringraziarlo.”
“Da come parli, sembra quasi che il tuo potere sia una persona.”
“Il fatto che non abbia un aspetto preciso, non implica che non sia un’entità consenziente. Anzi, è di gran lunga più intelligente di noi umani.”
Aizen sorrise.
“Capisco… In fondo, lo immaginavo. Tu sei proprio come me. Con la differenza che tu ambisci alla salvezza dell’universo tramite il tuo potere, mentre io voglio solo soddisfare i miei desideri.”
“Ora basta con le chiacchere!” si mise in mezzo Ichigo, alzando la spada, che venne nuovamente avvolta da un’aura nera. “Getsuga… Tensho!” urlò, scagliando un colpo contro Aizen.
“Patetico…!” disse lui, facendo per muoversi ma senza riuscirci.
Attorno al suo corpo erano apparse centinaia di catene nere e bianche, che lo tenevano fermo.
“Sei caduto in pieno nella mia trappola!” disse Dark, senza distogliere lo sguardo. “Il mio occhio è in grado di creare illusioni talmente realistiche da ferire chi le subisce.”
“Maledizione!” esclamò lo Shinigami, spalancando per la prima volta gli occhi, poco prima che il colpo di Ichigo andasse a termine, scoppiando sul suo corpo.
Quando la nube scomparve, videro Aizen con un grosso taglio, che partiva dal centro del busto e terminava sulla spalla sinistra.
Poi, sorprendendo tutti, si mise a ridere, sebbene in maniera decisamente contenuta.
“Che hai da ridere?” chiese Dark.
“Non siete riusciti a uccidermi… Ichigo Kurosaki e custode. Questa è stata l’ultima occasione di potermi cogliere alla sprovvista.”
Ichigo e Dark guardarono il taglio, da cui continuava a uscire sangue.
“Però ti abbiamo ferito. Basta e avanza.” Replicò lo Shinigami dai capelli arancioni.
“Ferito…?” ripeté Aizen, mentre un rumore sinistro si alzava dal suo corpo e la ferita iniziava a rimarginarsi da sola ad una velocità sorprendente.
“Una cosa simile… voi la chiamate ferita?”
“Rigenerazione?” domandò Dark.
“Non è… rigenerazione superveloce.” Rispose l’avversario. “Pensate forse che io ricorrerei a qualcosa come… l’Hollowificazione?”
“Hollowificazione?” ripeté il custode, osservando la ferita chiudersi e scomparire, per poi guardare Ichigo. “È ciò a cui sei ricorso tu?”
“Sì…” rispose lo Shinigami, senza nascondere la sorpresa. “Ma mi chiedo come abbia fatto senza…” Ma le parole gli morirono in bocca.
Aizen aveva alzato la parte superiore del vestito, mostrando una pietra incastonata al centro del petto.
“Ma nel tuo corpo c’è…” esclamò stupefatto il ragazzo.
“L’Hogyoku. La gemma della distruzione.” Completò per lui l’avversario, mentre si toccava la spalla, prendendo in mano un rimasuglio del potere del colpo.
“Questo… è il tuo Reiatsu?” chiese, per poi continuare senza attendere la risposta. “Meraviglioso. Sei maturato, bravo. Proprio… come volevo.”
Ichigo alzò la testa sorpreso, mentre anche Dark prestava attenzione.
“Cosa?!” chiese lo Shinigami.
“Tu hai incontrato Rukia Kuchiki… poi la battaglia contro Uryu Ishida ha risvegliato i tuoi poteri di Shinigami… Combattendo contro Renji Abarai sei entrato a conoscenza della forma della tua Zampakuto… Nello scontro con Kenpachi Zaraki hai colto le basi del bankai… e quando hai affrontato Byakuya Kuchiki sei progredito verso la trasformazione in Hollow.”
Ichigo continuava a guardarlo sorpreso e sempre più incredulo.
“Durante il combattimento contro Grimmjow ne hai acquisito la padronanza… e grazie al duello con Ulquiorra, a quanto pare hai conquistato poteri ancora superiori.”
Detto ciò allargò la mano verso lo Shinigami.
“Ichigo Kurosaki… Le battaglie che hai combattuto finora sono avvenute tutte sul palmo della mia mano.”
“Davvero?” chiese Dark. “Allora devi essere decisamente stupido, a dispetto delle apparenze. Pensi veramente che tutto ciò che hai fatto possa aver guidato completamente le sue scelte?”
Aizen spostò lo sguardo su di lui.
“Sembra che tu ne sappia qualcosa in proposito… o mi sbaglio?”
Dark mostro un sorriso nervoso.
“Ho imparato per esperienza personale… che quando si cerca di manovrare qualcuno, la cosa ti si ritorce contro… il mio risultato è stata l’imminente guerra del Keyblade…”
“Il mio piano prevedeva l’eliminazione di Xehanort, ma per riuscire a ingannarlo, ho finto di aver macchinato un piano che andava avanti da anni, e che il mio scopo fosse realmente quello di gettare caos nell’universo… Invece, proprio alla fine, è andato tutto storto e per colpa mia Xehanort ha ottenuto un potere ancora maggiore. La mia ammenda sarà quella di eliminarlo di persona, ponendo fine alla guerra.”
“Quindi cerchi di porre rimedio al danno da te commesso… Ironica come situazione, no?”
“Non mi sembri la persona giusta per rimproverarmi. Tu non hai cercato di manovrare Ichigo?”
“Manovrare? Oh, no… semplicemente, lo ritengo un ottimo materiale di studio per le mie ricerche…”
“Sei disgustoso. Per te la vita degli altri non ha la minima importanza.”
“Tu sei diverso? Lo percepisco… tu non hai mai provato amore… il tuo Reiatsu è potente, non c’è dubbio, ma è impregnato di sentimenti negativi…”
“Reiatsu? Se intendi dire energia, allora sì, lo ammetto. Ma vedi… il motivo per cui sono così è che mi sono estratto l’amore dal cuore. Con le mie mani. E l’ho fatto per diventare più forte. Non ha importanza se è stato sostituito da sentimenti negativi… prima o poi riuscirò a rimuovere anche quelli.”
“Ambisci a diventare privo di sentimenti?”
“Può darsi, ma riconosco che probabilmente sarà impossibile, a meno che non perda il cuore… ma non ho problemi ad ammettere che sono un codardo a cui manca il coraggio di divenire un Nessuno.”
“Sei interessante, custode… Dark. Potresti essere il soggetto della mia prossima ricerca.”
Dark lo guardò, senza rispondere.
Alzò il Keyblade, puntandolo contro di lui.
“Quella tua pietra ti avrà donato poteri maggiori… ma saprà resistere al colpo dei due elementi più potenti?”
“Vorresti farmi credere di poter usare la luce e l’oscurità assieme?”
Dark sorrise.
“Secondo te perché sono il custode dell’Equilibrio?” chiese, avvolgendo il Keyblade con una luce nera e una bianca.
“Aspetta…” lo interruppe Ichigo, mentre la sua maschera cominciava a cadere a pezzi. “C’è una cosa che voglio chiedergli.”
Aizen lo fissò, mentre Dark annuì.
“Tu prima hai detto che… hai avuto… la certezza che io fossi ottimo materiale di studio per le tue ricerche… Perché? Su cos’è basata questa convinzione? Se mi hai osservato dal momento in cui ho incontrato Rukia… Prova a dirlo… Quando cavolo hai avuto quella certezza?!”
“Fin dall’inizio.” Rispose semplicemente Aizen.
“Non rispondere a caso!” urlò Ichigo.
“Non lo capisci? Ho detto fin dall’inizio.” Fece lo Shinigami, osservandolo serio. “Io ti conosco… da quando sei nato.”
“Una ragazzina che mette i brividi, eh?” ripeté Jessie, non troppo sorpresa.
“Hai un’enorme potere dentro di te, ma lo sento chiaramente… lo temi.” Fece Gin, sorprendendo la custode.
“E ti stai chiedendo come ho fatto a capirlo, vero? Semplice… si vede lontano un miglio che stai lottando con te stessa.”
La ragazza sorrise.
“Davvero? Strano, perché non lo sapevo nemmeno io.” Disse, prima di portare i Keyblade in posizione d’attacco.
“Tu non sai da che parte combattere.” Dichiarò lo Shinigami.
Jessie spalancò gli occhi.
“Il tuo Reiatsu… la tua energia… è particolare. Simile a quella del ragazzo che sta combattendo contro il Capitano Aizen… e allo stesso tempo, molto diversa.”
“Non ti seguo.” ammise la castana, temendo ciò che lo Shinigami intendeva dire.
“Per farla breve, tutti e due sembrate avere al vostro interno due tipi diversi di Reiatsu. Quello del custode è equilibrato e immobile. Il tuo invece è agitato, come se si stesse muovendo su se stesso… o meglio… se stesse combattendo contro se stesso.”
La custode aumentò la presa attorno ai Keyblade.
“Se cerchi di distrarmi con i tuoi discorsi, sappi che non attacca… Sono abituata a combattere senza avere distrazioni, e tu non riuscirai a disturbare il mio equilibrio!”
“Equilibrio?” ripeté Gin, per poi levarsi quel sorriso dal volto. “Se tu definisci quello una cosa equilibrata, allora devi avere le idee parecchio confuse, ragazzina custode.”
“Sta zitto!” urlò Jessie, preparando attorno ai Keyblade un altro Flare, che scagliò contro l’avversario.
Ma stavolta allo Shinigami bastò colpirlo con la spada per distruggerlo.
“Rispetto al colpo di prima… questo era niente.” Disse. “Come vedi, basta poco per disturbare quel tuo ‘equilibrio’…”
La ragazza ringhiò a denti stretti.
“Oh, cos’è, ti sei arrabbiata per così poco?”
“Taci… se non ci tieni a vedermi veramente infuriata…”
“Ma davvero? Non credo tu possa farmi più del male…”
Gli occhiali della custode cominciarono a incrinarsi, come se fossero sottoposti ad una forte pressione, nascondendo così dietro le crepe i suoi occhi marroni.
“Non sottovalutarmi… è l’ultimo avvertimento che ti do…” disse, usando un tono di voce leggermente più profondo.
Gin la fissò incuriosito.
“Come immaginavo…” disse, mentre gli occhiali si rompevano a metà, cadendo a terra e finendo così in mille pezzi. “…avevi davvero due tipi diversi di Reiatsu, ma non perché tu fossi in grado di controllarli entrambi…” continuò, mentre una goccia di sudore freddo gli scendeva lentamente dalla tempia, mentre osservava gli occhi della custode passare dal loro caldo marrone ad un freddo viola.
La Via del Tramonto scomparve dalla mano destra di Jessie, lasciando l’Artiglio della Notte come unico protagonista.
La custode alzò lo sguardo, fissandolo negli occhi.
“Già…” riprese Gin, senza riuscite ad evitare di deglutire. “Una ragazzina che mette veramente i brividi…”
“Co… sa…?!” chiese Ichigo, spalancando gli occhi.
“Dall’instante in cui sei nato, sei sempre stato un individuo speciale.” Spiegò Aizen. “Perché tu sei in parte essere umano e in parte…”
Ma il discorso dello Shinigami venne interrotto da una figura che si frappose tra di loro.
Dark rimase sorpreso per la velocità con cui era arrivato: se ne era accorto solo all’ultimo.
“Tu parli troppo… Aizen.” Disse un uomo, che indossava il kimono di uno Shinigami e che impugnava una katana.
Dark notò che Ichigo stava guardando sorpreso l’uomo di fronte a loro.
“V… Vecchio… sei tu…?” chiese incredulo.
Aizen invece sorrise, per poi sparire dalla loro vista, e riapparendo al fianco di Gin.
“Problemi?” chiese, mentre dal punto del petto in cui si trovava la pietra cominciò ad uscire un liquido bianco, che lo avvolse completamente, creando così una tuta integrale attorno a lui.
“Capitano… no, nessun problema. Volevo solo testare la sua forza e devo dire che sono rimasto sorpreso…”
“Capisco…” fece, osservando Jessie, che continuava a fissarli con freddezza, finché alzò il Keyblade e scomparve alla loro vista.
Pochi secondi dopo, la nera lama dell’Artiglio della Notte emerse dal petto di Aizen, mentre la proprietaria continuava a mettere sempre più forza nel tentativo di tagliare a metà l’avversario.
La tuta bianca si riempi di crepe, ma gli occhi, che erano rimasti l’unica parte visibile, non esprimevano nessuna emozione o segno di sofferenza.
“Quindi i custodi sono veramente tanto potenti… Capisco…” disse, prima di allontanare la ragazza usando la sua energia, costringendola ad abbandonare il Keyblade.
Aizen si girò verso di lei.
“Però…” disse, estraendo dal fodera la spada. “Non sei ancora al mio livello.”
Prima che Dark, Ichigo e gli altri custodi che osservavano da terra la scena potessero intervenire, Aizen superò velocemente Jessie.
Per qualche secondo non successe niente, poi sul corpo della custode apparvero dal nulla decine di ferite, dalle quali uscì parecchio sangue.
Gli occhi della custode tornarono normali e rimasero fissi nel vuoto, mentre lei perdeva gradualmente conoscenza e iniziava a precipitare al suolo, mentre il suo Keyblade scomparve dal petto di Aizen nella consueta scia di luci.
“Maledizione!” urlò Edward, generando dal terreno una mano che prese al volo la custode, per poi portarla a terra con delicatezza.
Aizen e Gin atterrarono poco lontano, ignorando sia i custodi sia gli Shinigami, che andarono subito a vedere le condizioni di Jessie.
“Apri il Senkaimon.” Disse Aizen al suo sottoposto. “Andiamo nella Soul Society a invadere Karakura.”
“Sissignore.” Rispose Gin, impugnando la spada, per poi colpire l’aria.
Dal nulla apparve una porta, che si aprì da sola.
Mentre i due Shinigami stavano per attraversarla, la ferita provocata da Jessie cominciò a rimarginarsi, mentre il pezzo di tuta che copriva la testa di Aizen si spaccò, rivelando nuovamente il suo volto, ma questa volta la parte bianca dei suoi occhi era stata sostituita dal nero.
Ichigo lo guardò sorpreso, incapace di agire, mentre spariva aldilà della porta, che si richiuse sparendo.
“D-Dobbiamo inseguirli…” fece Jessie, riprendendo i sensi e mettendosi seduta con qualche difficoltà, mentre Hikari terminava di curarla.
“È oltre la nostra portata…” rispose Ichigo. “Sarebbe inutile…”
Ma prima che potesse continuare a parlare, suo padre lo colpì con un calcio, facendolo volare per diversi metri.
“Che cosa ti prende, Ichigo?! Ti arrendi per così poco?” chiese urlando.
“Cavoli…” fece Edward, notando i resti degli occhiali di Jessie che recuperò e riparò, per poi consegnarli alla proprietaria. “Strano modo per dire al figlio di non arrendersi…”
L’uomo si voltò verso di loro.
“Così voi siete i famosi custodi, eh?” chiese. “Beh, in questo caso avrei un favore da chiedervi.”
“Fammi indovinare: vuoi che vi diamo una mano con Aizen, vero?”
“Precisamente. Vi posso condure alla Soul Society. Forse con il vostro aiuto, potremmo riuscire a batterlo…”
“Tsk. Abbiamo sconfitto uno che aveva acquisito il potere di un dio… quel tipo non sarà di certo un problema…”
“Sì, ma ti ricordo che l’aveva anche perso, quel potere… Non credere che i custodi siano poi così potenti.” Lo ribeccò Hikari.
“Già…” fece Jessie, guardando le proprie mani con amarezza, per poi alzarsi in piedi.
“Quindi ora andremmo a salvare la vera Karakura?” chiese Ichigo.
“Esatto.” Rispose suo padre, colpendo anche lui l’aria con la spada, facendo riapparire la porta. “Su, non c’è tempo da perdere.”
I custodi li seguirono subito, vedendo la porta chiudersi alle loro spalle.
Si ritrovarono in un luogo buio, dove l’unica cosa visibile era il percorso da seguire, ai cui lati c’erano due alti muri.
“Aspettate.” Fece l’uomo, guardandosi attorno. “Non percepisco il Kototsu…”
“Intendi quella creatura fatta solo da Reiatsu?” chiese Ichigo.
“Già… Di solito è una roba contro la quale gli Shinigami non possono nulla… A giudicare dalle tracce di Reiatsu direi che qualsiasi cosa sia successa è stata opera di Aizen…”
“È un problema se questa… cosa o quel che è non c’è più?” chiese Edward.
“Alla lunga sì. Però… ora va a nostro vantaggio.”
“Come mai?” chiese Jessie.
“Questo posto si chiama Dangai, il mondo proibito… è un luogo il cui tempo e spazio sono… separati sia da quelli del mondo terreno che della Soul Society.”
“Mondo terreno?” ripeté Ed, dubbioso. “Perché parli come se stessimo andando verso l’altro mondo?”
“Scusa Edward, ma tu dove pensavi stessimo andando?” chiese Hikari, guardando l’alchimista come se fosse caduto dalle nuvole.
“Mi stai dicendo che stiamo veramente andando all’altro mondo?!” esclamò lui spaventato.
“Tranquillo. Non dovrai morire.” lo tranquillizzò il padre di Ichigo. “Però… vi chiedo un po’ di tempo. Ho intenzione di insegnare una tecnica a Ichigo, ma ci vuole parecchio tempo…”
“Tempo che puoi trovare solo qui, dato che hai detto che scorre in maniera diversa, giusto?”
“Esatto. Potremmo rimanere qui anche per mesi se necessario… Ma fuori saranno passati solo pochi minuti.”
Dark annuì.
“Perfetto. Allora ne approfitteremo per allenarci anche noi.” Disse il custode.
“Cosa? Vuoi allenarti qui?!” urlò Ed.
“No, ho intenzione di allenare te e Jessie qui.”
“Uh? Perché anche me?” chiese la custode.
“Credi che non me ne sia accorto?” rispose lui. “Prima qualcosa si è impossessato di te…”
Mentre diceva ciò Jessie strinse il braccio sinistro e se lo portò al petto.
“Qualcosa di malvagio. Ti aiuterò ad affrontarla, ma non potrò intervenire in prima persona. Sei disposta a seguire quest’allenamento? Ti avverto che potrebbe costarti l’esistenza.”
Jessie lo guardo sorpresa, per poi chiudere gli occhi.
“È l’unico modo per capire da che parte devo combattere…” disse infine. “Se puoi farmi affrontare la mia parte oscura, per piacere, fallo! Devo scoprire chi delle due è più forte.”
“Va bene.” Rispose Dark. “Hikari, mi servirà anche il tuo aiuto.”
“Certo. Immagino tu voglia farla entrare nel suo cuore, vero?”
Il custode annuì.
“Edward, tu rimani da parte. Se vuoi, nel frattempo puoi allenarti per conto tuo.”
“Come sarebbe a dire?!” domandò scioccato.
“Perdonaci, ma la priorità al momento è un'altra.” Rispose, mentre superava Jessie, allontanandosi di una decina di metri, mentre Hikari faceva altrettanto nella direzione opposta.
“Purtroppo non siamo nella stanza del risveglio, perciò dovremmo simularla noi. Ascolta bene Jessie: tra poco noi alzeremo una barriera speciale attorno a te. Devi concentrarti, pensando con tutta te stessa di voler entrare nel tuo cuore.”
“Come faccio?”
“Immagino che ricordi il luogo dove hai ottenuto i tuoi Keyblade. Quello era il tuo cuore. Devi tornare in quel luogo. È probabile che lì troverai la tua parte oscura.”
“Ma non rischio di danneggiare il mio cuore in questo modo?” chiese con una nota di timore.
“Se agirai in maniera sconsiderata sì, ma sono sicura che riuscirai a controllarti.” La tranquillizzò Hikari.
La castana annuì, per poi sedersi a gambe incrociate.
I due custodi evocarono il Keyblade, per poi infilzarlo nel terreno.
Attorno a loro si creò una barriera, che cominciò ad aumentare di dimensioni, fino a coprire l’intera distanza tra i due, fondendosi al centro.
Jessie prese un profondo e lungo respiro, dopodiché chiuse gli occhi, pronta ad affrontare l’altro lato di se stessa.
Quando li riaprì si accorse che stava galleggiando nel buio.
Volse subito lo sguardo sotto di lei, vedendo così che si stava avvicinando ad un pavimento circolare, sul quale c’era un mosaico diviso in due parti. Il tramonto del giorno da una parte e l’alba della notte dall’altra. Al centro, il fuoco del sole abbracciava il manto gelido della luna, come se non volessero separarsi.
La custode appoggiò i piedi sul mosaico, guardandosi attorno.
“Di nuovo qui…” disse, ricordando il giorno in cui aveva ricevuto i Keyblade.
“Già. Era da tanto che volevo incontrarti.” Fece una voce alle sue spalle.
Jessie si girò subito, per poi spalancare gli occhi.
Di fronte a lei c’era una sua copia esatta, tranne che per qualche particolare. La sua controparte aveva una lunga chioma nera come la pece e gli occhi dalle iridi viola, non si trovavano oltre un paio di lenti.
“Tu chi sei?” chiese, facendo per evocare i Keyblade, ma riuscendo a richiamare solo la Via del Tramonto.
“Cosa?!”
“Cerchi questo?” chiese la sua gemella, evocando l’Artiglio della Notte.
“Come hai fatto?”
“È semplice, mia cara… io sono te.”
Jessie la guardò sorpresa, per poi sorridere, annuendo.
“Capisco… in effetti, dovevo arrivarci subito… tu sei la mia parte malvagia, vero?”
“Esatto. Complimenti per averlo capito subito…” rispose lei ironica. “Il mio nome è Jyassmie. Inutile dirti che è il tuo stesso nome, con in aggiunta la parola ‘yami’.”
“Oscurità… Un nome appropriato direi…”
“Ho gusto, vero?” domandò, portandosi una ciocca scura dietro l’orecchio.
“Smettila di perdere tempo. Sai perché sono qui, no?”
“Certo. Perché t’illudi di potermi vincere, ma sei sicura di essere la più forte tra noi due?”
“Ne sono certa.” Affermò, stringendo la presa sulla Via del Tramonto.
“Molto bene.” Fece la sua parte oscura. “Allora preparati… proprio perché tu sei la mia parte luminosa, ti eliminerò con enorme piacere!”
“Tsk! Non sarai tu a vincere!” urlò Jessie, partendo all’attacco. “Flare!” urlò, scagliando la fiammata contro l’avversaria.
“Reflex!” replicò lei, creando una barriera che rispedì al mittente la magia, che dovette evitarla saltando in alto.
“Thundaga!” urlò la custode della luce, facendo precipitare sulla sua controparte una raffica di fulmini, che fu facilmente evitata.
“Tutto qui?” chiese lei, sbadigliando.
“Certo che no!” rispose l’altra, apparendo alle sue spalle e colpendola in pieno con il Keyblade, lanciandola lontano.
“Tornado!” urlò, scagliandole subito dietro la magia del vento, che trascinò in aria l’avversaria, per poi farla schiantare velocemente a terra.
“Allora, ancora convinta di essermi superiore?”
L’incarnazione della sua oscurità si rialzò, ghignando.
“Sì… perché io ho poteri che tu non immagini nemmeno…” disse, per poi alzare le mani.
Immediatamente attorno a loro scese il buio completo.
“Io so cosa si nasconde nel tuo cuore…” fece Jyassmie.
Jessie fece per replicare, ma al suo fianco apparve per un secondo la figura di una donna dalla pelle bianca come la neve, con i capelli blu e gli occhi scuri, simili a quelli di un gatto.
“Cosa…?!” esclamò sorpresa la custode, chiedendosi se fosse stata la sua immaginazione.
Tuttavia, non fece nemmeno in tempo a pensarlo che di fronte a lei apparve un uomo in nero, dai lunghi capelli rosa che brandiva una lunga falce.
“In un altro tempo, in un'altra dimensione, questi volti per te sono importanti…” continuò la sua controparte.
Senza dare a Jessie la possibilità di controbattere l’incantesimo di Jyassmie continuò e apparve l’immagine di un ragazzo dai capelli argentati, che riconobbe essere Riku, abbracciato ad una sua copia. Subito dopo apparvero anche Sora e Kairi, che si tenevano per mano, seguiti da un topo, un papero e un cane, tutti e tre dalle caratteristiche vagamente umane. Infine dietro di loro apparvero undici persone vestite di bianco, ognuna con in mano un’arma diversa. Poi, ad un tratto, tutti coloro che erano apparsi in precedenza riapparvero assieme, ma questa volta tutti erano feriti gravemente.
Le persone vestite di bianco erano diminuite di numero, e gli altri avevano riportato ferite profonde.
Sora e Kairi giacevano a terra, e i loro corpi erano privi del soffio della vita.
L’uomo dai capelli rosa era sfigurato, ma stava ridendo assieme alla donna dai capelli blu, che invece era l’unica a non essere stata ferita.
Dietro di loro Jessie poté vedere se stessa, inginocchiata per terra, che teneva tra le braccia una persona che non riuscì ad indentificare.
Così com’erano venute, le visioni sparirono, lasciandola di nuovo nella luce del mosaico e costringendola a cadere in ginocchio.
“Allora, che ne dici? Se continui ad affidarti alla luce, lo stesso destino ti attenderà anche qui. Abbandonati all’oscurità, lascia che sia io a comandare!” fece Jyassmie, sorridendo e allungando la mano sinistra verso di lei.
Jessie continuava ad ansimare, ma si rimise in piedi.
“Non… Non ho idea… di come tu abbia fatto a creare simili illusioni… Come non so perché mi abbiano scosso in questo modo… dato che la maggior parte di quelle persone non le conosco… Ma se credi che basterà così poco… per farmi abbandonare all’oscurità… ti sbagli di grosso!” sentenziò la castana, fissando la sua parte oscura con determinazione.
Il sorriso sparì dal volto di Jyassmie.
“Capisco. E va bene! Ho provato con le buone, ora mi costringi ad usare le cattive maniere!”
“Non te lo permetterò!” urlò Jessie, puntandole il Keyblade contro, e cominciando a caricare sulla sua punta una sfera di luce.
La sua controparte la imitò, creando una sfera di oscurità.
Le due Keyblader lanciarono la sfera in contemporanea, facendole così scontrare.
Entrambe rimasero nella loro posizione, senza alcuna intenzione di arrendersi.
“Maledetta… dove trovi tutta questa forza?!” chiese Jyassmie.
“È la mia volontà di non volermi arrendere all’oscurità! Non ti lascerò prendere possesso del mio corpo!”
La parte oscura sorrise.
“Tu credi che l’unico modo che possa liberarmi sia quello di prendere possesso del tuo corpo, vero?”
Quella domanda spiazzò la custode.
“Cosa vuoi dire?”
“Che c’è un altro modo per me di diventare reale… ma vedi, serve una grande quantità d’energia… un’energia che i cinque elementi magici non sono in grado di fornire… ma la luce e l’oscurità sì…”
Jessie spalancò gli occhi.
“Vedo che hai capito.” Fece Jyassmie, per poi lasciar cadere il Keyblade e buttarsi in mezzo alle due sfere, provocando un’esplosione che investì l’intero campo di battaglia.
Dark e Hikari si erano seduti, sempre tenendo con le mani il proprio Keyblade, in attesa del ritorno della custode. Jessie era come addormentata, con il capo lievemente piegato in avanti e i lunghi capelli castani ai lati del viso, che non mostrava alcuna espressione sofferente.
Ad un tratto la barriera sembrò sussultare dall’interno.
“Cosa succede?” chiese Edward, notando anche lui il fenomeno.
“Qualcosa non va…” rispose Dark, alzandosi in piedi.
Pochi instanti dopo, la barriera s’infranse in mille pezzi.
Il corpo di Jessie cominciò a pulsare, per poi sdoppiarsi.
Una delle due aprì gli occhi, rivelando due iridi rosse, per poi cadere a terra priva di sensi, mentre l’altra si alzò in volo, con un sorriso inquietante dipinto in viso.
I suoi capelli divennero neri, dopodiché aprì gli occhi, rivelando due iridi viola.
Jyassmie prese a ridere, facendo gelare il sangue ai presenti, per poi scomparire nel buio di un varco.
Aizen fissò sorpreso la spada di Gin, che lo aveva appena trafitto al cuore.
“L’unico modo di evitare l’abilità della sua spada… è toccare la lama prima che l’ipnosi totale abbia inizio.” Spiegò Gin. “Quanti decenni ci sono voluti per sentire questa frase? Anche se nessuno nel Gotei Tredici conosceva questa cosa. Tutti avevano intenzione di ucciderla… perciò osservarli mi dava un po’ d’angoscia.”
Gin alzò lo sguardo verso di lui, divertito.
“Visto che l’unico in grado di uccidere il capitano Aizen… Sono io!” urlò, per poi ritrarre la spada, lasciando lo Shinigami in piedi, che si portò subito una mano a coprire la ferita.
“Lo sapevo… e ti ho portato qui conoscendo le tue intenzioni…” disse. “Perché volevo vedere come avresti cercato di uccidermi… Ma che peccato, Gin. Credi di potermi uccidere solo-”
“Nah, non credo.” lo interruppe lui, per poi mostrargli la spada, al centro della quale era possibile vedere che mancava una piccola scheggia.
“La vede questa piccola frattura?” chiese, per poi indicare la ferita di Aizen. “Ho messo il pezzo mancante dentro di lei… Capitano Aizen.”
Lui spalancò gli occhi.
“…Cosa…?”
“Le ho parlato dell’abilità del mio bankai, tempo fa? Mi perdoni… Ma quella era una bugia.” Continuò a spiegare Gin. “Non si estende per la lunghezza che le ho detto. E non si muove nemmeno coì velocemente. Semplicemente… si trasforma in polvere per un attimo mentre si estende e mentre si contrae. E poi… all’interno della lama… è nascosto un veleno mortale capace di annientare le cellule.”
Il capitano continuò a guardarlo sorpreso.
“Sembra che ora abbia capito… Mentre ho trafitto il suo cuore e ho ritirato la spada, ho lasciato un pizzico di quella polvere nel suo cuore.”
Aizen continuò a tenersi la mano sulla ferita.
“…GIN!” urlò.
“Se vuole parlare si affretti a farlo. Comunque sia, non importa quanto sarà veloce. Morirà lo stesso.”
Mentre diceva ciò, Gin si avvicinò a lui, per poi appoggiarli la mano sulla ferita.
“Uccidi, Kamishini no yari.” Disse.
Il foro della ferita cominciò subito ad allargarsi.
“Gin... Bastardo...!!” gridò Aizen.
“Morirà con un bel foro nel petto. Non era questa la sua preziosa ambizione?”
La ferità si allargò sempre di più, fino a separare una delle braccia dalla spalla, e lasciando la pietra libera.
Gin la afferrò al volo, per poi coprirsi subito il braccio con l’altro e saltare via, mentre Aizen cadeva all’indietro.
“…Gin…” mormorò, mentre lo Shinigami si allontanava.
Poi il suo mormorio si trasformò in un urlo di rabbia, che lo fece avvolgere da un raggio di luce, che si elevò fino al cielo.
Gin nel frattempo andò a ripararsi dietro ad un palazzo, lasciandosi cadere a terra e osservando il braccio che aveva usato per prendere la pietra, il quale sembra essere stato in parte mangiato.
‘È finita… Con questo è finita…’ pensò, permettendosi un sospiro di sollievo.
Sollievo che scomparve quando sentì l’energia del raggio.
Gin si girò verso esso, guardandolo verso la sommità.
Al suo interno era possibile vedere Aizen, nuovamente intero, con dodici ali che gli permettevano di rimanere sospeso nel cielo, sebbene non ne avesse bisogno.
“Ho vinto io, Gin...” disse. “L'Hogyoku che hai rubato, che sia dentro di me o meno... È già mio.”
La sfera nella mano dello Shinigami cominciò a brillare, come se stesse rispondendo a quelle parole.”
“Cosa… sta…” fece lui, non accorgendosi subito che Aizen si era teletrasportato al suo fianco.
Gin si girò lentamente, vedendo la spada dell’avversario alzarsi, per poi scendere su di lui, provocando un profondo taglio per tutto il suo corpo.
Lo Shinigami perse la presa sulla pietra, che volò verso il petto di Aizen.
Gin tentò di afferrarla nuovamente, ma prima di poterci riuscire, il braccio gli fu reciso dall’avversario, che poi ricambiò il favore, infilzandolo al petto.
“...La paura è necessaria all'evoluzione. La paura di poter essere annientati... in qualsiasi istante.” disse Aizen. “Grazie, Gin. Grazie ai tuoi sforzi, ho raggiunto un'esistenza che è superiore sia agli Shinigami sia agli Hollow.”
Detto ciò, lo scagliò contro il palazzo, demolendolo e facendolo finire oltre, in mezzo ad altre macerie.
Gin rimase fermo a osservare il cielo.
“GIN!!!” urlò una voce femminile, anticipando l’arrivo di una Shinigami, che scese velocemente verso di lui.
Lo Shinigami la osservò, incapace di sentire le sue urla.
‘Rangiku... non ha funzionato.’ Pensò, mentre lei lo raggiungeva. ‘Non sono riuscito a restituirti quello che ti era stato tolto. Ahhh, lo sapevo. Sono felice... di aver detto che mi dispiace.’
Aizen si avvicinò camminando ai due, senza mostrare alcuna emozione.
Ma prima che potesse fare altro, dalle sue spalle si alzò una folata di vento provocata dall’arrivo improvviso di sei persone.
Ichigo era davanti a tutti.
Era diventato più alto, e i suoi capelli erano diventati più lunghi. In più, nei suoi occhi era sparita ogni traccia di dubbio e paura.
Sulle spalle teneva suo padre, privo di sensi.
Dietro di lui invece c’erano i custodi.
Per Hikari, Dark e Jessie gli unici cambiamenti erano stati quelli dovuti ai capelli, i quali erano diventati ancora più lunghi, tanto che a Dark ormai superavano le spalle, mentre alle due custodi avevano raggiunto quasi la metà della schiena.
Il cambiamento più evidente era però quello di Edward.
Il suo braccio e la gamba recuperati da poco avevano ritrovato tutta la forza persa. Inoltre era diventato ancora più alto, mentre i suoi capelli non erano più raccolti in una coda, ma erano liberi, superando anche nel suo caso le spalle.
Ichigo ignorò gli sguardi di Aizen e di Rangiku, e appoggiò delicatamente a terra il Padre.
“Grazie… Papà…” disse, per poi girarsi verso il suo nemico.
“...Kurosaki Ichigo. Sei davvero... Kurosaki Ichigo?” chiese Aizen, incerto.
Il ragazzo lo ignorò, spostando lo sguardo verso Gin, rimanendo impassibile.
“Cosa vuoi dire?” chiese infine.
“Se sei davvero Kurosaki Ichigo, allora sono deluso.” Rispose. “Non percepisco una briciola di Reiatsu da parte tua. Anche se lo stessi sopprimendo, percepire niente è assolutamente impossibile. Hai fallito l'evoluzione. Hai fallito nell'afferrare l'ultima possibilità che ho elargito su di te.”
Ichigo non disse nulla, accorgendosi che Gin lo stava guardando.
Lo sguardo dello Shinigami ferito si poso su di lui, per poi spostarsi sugli altri e infine fermandosi su Jessie e sulle sue determinate iridi rosse come il fuoco.
‘Ne sono sicuro… I loro occhi sono forti…’ pensò, mentre il buio lo avvolgeva definitivamente. ‘Bene… in questo caso… posso affidare a voi questo…’
E lo sguardo di Gin si spense.
“Sembra… che siamo arrivati troppo tardi.” Fece Dark.
“Già! Anche stavolta non avete fatto in tempo!” esclamò la voce di Xadvid, mentre un varco oscuro si apriva di fronte a loro, lasciando così che il Nessuno facesse la sua apparizione.
“Oh, questa sì che è una sorpresa. Sono venuto qui attirato da una forte oscurità… non pensavo che però poteste crescere così tanto in pochi giorni…”
“Quello è lo stesso tipo che ha aiutato Homunculus, giusto?” chiese Edward, facendo mente locale.
Dark annuì.
“Perfetto. A lui ci penso io se non vi dispiace.” Continuò, facendo scrocchiare le dita.
“Resterò a darti una mano. Così alla peggio, potremmo tentare la tecnica che abbiamo provato.”
“Vi aiuterò anch’io.” Aggiunse Hikari.
“Bene. Allora vorrà dire che io aiuterò Ichigo. In fondo, ha eliminato lo Shinigami con cui volevo chiarire qualche punto rimasto in sospeso.” Fece Jessie.
Aizen sorrise.
“Che sfortunato. Kurosa-”
“Aizen!” lo interruppe lui. “Cambiamo posto. Non voglio combattere qui.”
“Che proposta inutile. Sono parole che possono essere pronunciate solo da coloro che possono affrontarmi. Non aver paura. Non puoi arrecarmi nessun dan-”
Ma le sue parole furono soffocate da due mani.
Ichigo e Jessie avevano afferrato per il volto lo Shinigami, volando subito via, trascinandolo con loro, sparendo subito alla vista di tutti gli altri.
“Cosa… Come hanno fatto? Quel tipo emanava energia pura…” fece sorpreso Xadvid, per poi girarsi verso i custodi rimasti.
“Xadvid, giusto?” chiese Ed, puntandogli contro il Keyblade. “Ho un messaggio per te da parte di qualche milione di persone… Muori!”
Prima che il Nessuno se ne rendesse conto, l’alchimista scomparve dal suo raggio visivo, riapparendo alle sue spalle.
“Come…” fece in tempo a dire, prima di girarsi e parare il fendente, che fu forte abbastanza da farlo schiantare a terra, provocando una voragine attorno a lui.
“Maledizione…” mormorò, emergendo dalle macerie, ritrovandosi così di fronte a Dark, che lo guardava con occhi privi di qualsiasi espressione.
Alzò la mano verso di lui, facendo comparire una sfera bianca.
Alle spalle del Senza Cuore apparve Hikari, che imitò il compagno, mentre sopra di loro anche Edward si apprestava a compiere la stessa magia.
“Sigillo dei varchi.” Dissero assieme.
Dalle loro sfere uscirono decine di raggi, che li circondarono, creando attorno a loro una gabbia di luce, che si chiuse imprigionandoli al suo interno.
“Che razza di diavoleria è questa?!” chiese il custode oscuro, vedendo i tre Keyblader atterrare di fronte a lui.
“Abbiamo creato una barriera particolare. In questo modo è impossibile lasciare questo posto. I varchi sono bloccati…” spiegò Dark, puntandogli contro il Keyblade. “Marco non sa ancora che tu sei vivo, perciò non gli dispiacerà se ti eliminiamo.”
Xadvid sentì una goccia di sudore freddo che scivolava dalla sua tempia, fino a raggiungere il collo, ma la ignorò e sorrise.
“Voi dite che per me non ci sono speranze, vero?” domandò.
“Direi di sì. Non puoi contrastarci da solo.”
Il Nessuno si alzò, evocando il Keyblade.
“Questo è da vedere!”
Ichigo e Jessie lanciarono Aizen al suolo non appena si furono allontanati di qualche chilometro dalla città.
“Impossibile…” fece il traditore, rialzandosi e guardandoli increduli. “Sono stato… dalla forza bruta…”
“Cominciamo, Aizen.” Disse Ichigo, mentre lui e la custode si preparavano a colpirlo. “Porremo fine a tutto. In un solo instante.”
“Farla finita in un istante…?” ripeté lo Shinigami, per poi sorridere. “Capisco… hai gettato via il tuo Reiatsu per sostituirlo con la forza fisica… Ma non credere che ciò sia sufficiente. Non puoi competere con la mia nuova potenza.”
“Sai una cosa?” lo interruppe Jessie, con voce seccata. “Ogni minuto che passa, ti trovo sempre più insopportabile.”
Mentre diceva ciò, creò in mano una sfera di fuoco. “Vediamo come te la cavi ora…” disse, lanciando la sfera, per poi puntargli subito contro il Keyblade.
“Flare!” urlò, creando una fiammata che investì la sua precedente magia.
Facendo ciò, provocò un’esplosione che li investì completamente, provocando una voragine attorno a loro.
Aizen si alzò in volo, giusto in tempo per parare la spada di Ichigo.
Non appena le due lame si scontrarono, il terreno sotto di loro si alzò per l’onda d’urto, creando attorno a loro delle piccole montagne.
“Sei sorpreso?” chiese Aizen. “Con un solo fendente della mia spada, posso cambiare la forma della terra. Questo è il mio attuale potere. Se posso essere onesto, nemmeno io credevo che il mio potere potesse aumentare fino a tal punto.” Continuò, allontanandosi. “Sono felice, Kurosaki Ichigo. Grazie a te… potrò mettere alla prova il mio potere che trascende gli Hollow e gli Shinigami, finché avrò voglia.”
Detto ciò, partì all’attacco, ma venne intercettato da Jessie, che lo fermò senza troppa fatica.
“Umpf. Vedo che anche tu vuoi sperimentare il mio potere…”
“Jessie.” La chiamò Ichigo. “Lascialo andare.”
La custode si girò verso di lui, per poi annuire.
“Come vuoi.” Disse, per poi allontanarsi velocemente dallo Shinigami.
Mentre Aizen la guardava allontanarsi, attorno alla mano che teneva la spada apparve un’aura nera, che l’avvolse per qualche secondo.
Quando sparì, la mano dello Shinigami si era fusa alla sua arma.
Sorridendo, ripartì all’attacco, facendo scontrare nuovamente le due lame.
“Stranamente sembra che l’aspetto simile ad un assembramento del mio braccio destro e della Zampakuto abbia portato alla luce una scoperta evolutiva. Forse è questa la forma giusta che tutte le Zampakuto dovrebbero avere… Ma ora capisco… Le dimensioni della tua evoluzione e della mia sono davvero differenti.”
Aizen ritirò la spada, preparandosi a colpire nuovamente.
“Se lo volessi davvero, potrei rompere la tua spada con un solo colpo!” urlò, facendo partire l’attacco.
Jessie sorrise, scuotendo la testa. “Certa gente non impara finché non ci sbatte il muso.”
La spada era stata fermata dalla semplice mano di Ichigo, che la tratteneva senza fatica, facendo innalzare ulteriormente le neonate montagne.
“È ridicolo…” disse Aizen, con gli occhi sgranati.
“Perché sei così sorpreso?” chiese Ichigo. “È così difficile credere che io sia riuscito a fermare la tua spada? Hai paura… di ciò che hai davanti agli occhi? E che accada qualcosa che non puoi capire?”
Aizen si allontanò di colpo.
“Non cantare vittoria… la tua forza fisica per un momento ha superato la mia, niente di più.”
“Ne sei sicuro? A me è sembrato proprio… che la tua forza fosse insignificante rispetto alla sua.” Lo provocò Jessie.
“Davvero? Bene, allora vediamo subito se accadrà di nuovo un simile miracolo! Vi ridurrò in atomi usando il Kido!!”
“Kido? È la vostra magia, giusto?” chiese la custode a Ichigo, che annuì, senza scomporsi.
“Il simbolo della torbidezza si assopisce. Un insolente recipiente di follia. Ribolle, nega l’intorpidimento, batte le palpebre, ostruisce il sonno. La principessa dell’acciaio che striscia. La bambola di fango che sempre si disintegra. Unione! Opposizione! Riempiendo la terra, conosci la tua impotenza!”
L’aria intorno ai tre divenne nera, oscurando la vista di tutto ciò che li circondava.
“Hadou 90! Bara nera!” urlò Aizen.
Attorno a Ichigo e a Jessie apparve dal nulla una gabbia nera, che man mano diveniva sempre più piccola, nel tentativo di schiacciarli.
“L’intero incantesimo della Bara Nera recitato da me, colui che ha sorpassato sia Hollow che Shinigami!!! Un torrente di gravità capace di distorcere lo spazio-tempo!! Esseri come voi non possono nemmeno lontanamente comprenderlo!!” urlò come un pazzo, rivolto ai due, mentre sparivano all’interno della magia.
Aizen sorrise sodisfatto.
Quando però, l’incantesimo si disintegrò sotto i suoi occhi, rivelando Ichigo e Jessie integri e incolumi, entrambi con in mano la propria arma, il suo sorriso si trasformò in una smorfia di terrore.
“Sembra che tu non te ne sia accorto.” Fece Ichigo.
“Ora… siamo più forti di te.” Continuò la custode.
“Ciò che ha spazzato via quella montagna… non era la tua spada. Era la mia.”
Aizen fece appena in tempo a spalancare gli occhi prima di venire colpito dalla spada di Ichigo, seguita a ruota dal Keyblade di Jessie.
L’avversario volò via, atterrando sulla cima di una montagna.
“Perché hai preso le distanze?” chiese la custode.
“…Capisco. Siete felici di aver fermato la mia spada? Siete felici di aver evitato il mio Kido? Siete felici di aver ferito il mio corpo…?” chiese lui, mentre la ferita si rimarginava.
“ABBANDONATE LA VOSTRA ARROGANZA, UMANI!!!” urlò arrabbiato, con tutto il fiato che aveva in corpo, senza destare nessuna preoccupazione nei due.
Il suo corpo cominciò a venire avvolto da un’aura oscura, per poi spaccarsi in più parti, come se fosse stata la buccia di un frutto, rivelando un mostro con tre buchi sul petto, che si avvicinò alla velocità della luce a Ichigo, afferrandolo per la gola.
“Riesci a sentirmi, Ichigo Kurosaki?” chiese “È vero che una volta hai distrutto la barriera che separa gli Shinigami dagli Hollow e sei diventato un essere trascendentale, ma ora hai perso il potere che una volta possedevi, sei soltanto l’ombra di ciò che eri un tempo. Nella forma in cui sei ora non sei nemmeno in grado di comprenderlo. Troverai la morte per la mia mano trascendentale, e il mio ucciderti invocherà la completa separazione da quelle esistenze inferiori chiamate Shinigami e Hollow. Sei finito! Kurosaki Ichigo!!”
“Finito?” ripeté lui, lasciando sorpreso il mostro. “È tutto qui quello che sai fare?” chiese.
Senza fare niente, allontanò di qualche metro Aizen.
“Poniamo fine a tutto questo, Aizen… sono stanco della tua logica. Jessie, rimani fuori da tutto questo. Lascia che li mostri… il Getsuga Tenshou finale.”
Xadvid cadde per terra, lasciando andare il Keyblade.
Prima che potesse fare altro, tutti e tre i Keyblader erano scesi su di lui, colpendolo assieme e lasciando tre profondi tagli sul petto del Nessuno.
“M-Maledizione… non posso… perdere così…” disse, mentre Edward gli puntava il Keyblade alla gola.
“Invece è finita.”
“Non mi prendere in giro! Mi sono informato sul tuo conto, tu detesti uccidere!” urlò Xadvid, dando fondo a gran parte delle sue ultime energie.
“Negli anni si cambia.”
“Anni? Ma se sono passati solo pochi-! Capisco… Dovevo arrivarci!”
“Ci siamo allenati in un posto dove mesi corrispondevano a pochi minuti di questo mondo.” Rispose Dark. “Non sei più nemmeno lontanamente al nostro livello.”
“B-Bastardi… Così non vale…”
“Cos’è? Credi forse che questa guerra sia roba da bambini? Credi davvero che ci faremo scrupoli per vincerla?” chiese Hikari.
“E ora, se credi in qualcuno, dì le tue ultime preghiere.”
Xadvid deglutì, per poi sorridere.
“Sapete… dimenticate un particolare…” disse, cominciando a diventare più piccolo. “Posso diventare qualsiasi creatura abbia toccato, compreso un insetto.”
Mentre diceva ciò, il suo corpo cominciò a perdere le caratteristiche umane, diventando sempre più simile a quello di una zanzara, fino a diventarne una, che volò via attraverso le sbarre, scomparendo alla loro vista.
“Tsk. Non ha nemmeno il coraggio di affrontare il proprio destino.” Commentò Edward, facendo sparire il Keyblade.
Ma i tre custodi furono distratti da una colonna di luce nera che si alzò verso il cielo, facendo tremare la terra.
“Quindi alla fine ha deciso di usarlo…” fece Dark.
Ichigo fu avvolto da quella sua oscurità, per riapparire pochi secondi dopo.
“Il Getsuga Tenshou Finale è quando io…” disse, ignorando le bende che gli coprivano la bocca, mentre i suoi nuovi e lunghi capelli neri, volavano disordinati da soli assieme al suo vestito, che non aveva più una forma definita. “…divento Getsuga.”
Aizen rimase ad osservarlo.
“Se uso questa tecnica, perderò tutti i miei poteri di Shinigami. Ecco perché è chiamata Finale.”
Il suo avversario continuò a guardarlo, incredulo e chiuso nei suoi pensieri.
Di colpo digrignò i denti.
“IMPOSSIBILE!! Come può essere una cosa del genere?! Come può superarmi un piccolo essere umano!? È-”
Ma fu interrotto dalla mano di Ichigo, che la mise davanti a lui.
Dal nulla apparve una piccola lama, che Ichigo prese con la mano.
“Mugetsu.” Disse infine.
Immediatamente una colonna di pura oscurità si alzò da quel punto.
Jessie trovò riparo dietro a una sua barriera, finendo presto con il non riuscire a vedere più nulla.
Quando la vista tornò, Ichigo si ritrovò sospeso nell’oscurità.
Il suo aspetto era tornato normale.
“I miei poteri stanno svanendo…” disse rassegnato. “Ma dove mi trovo ora? Cos’è successo ad Aizen?”
Mentre diceva ciò, i suoi piedi toccarono un suolo solido, che rimase sempre celato ai suoi occhi.
“Aizen non è ancora sconfitto.” Disse una voce. “Il suo potere rigenerativo è potente…”
“Sei tu, Zangetsu?” chiese lo Shinigami.
“No, sono un'altra entità. Forse Dark te ne ha parlato… sono colei che sceglie i custodi della luce.”
Ichigo rimase sorpreso per qualche secondo, per poi annuire.
“Capisco… quindi ho fallito…”
“Non completamente. Il tuo colpo ha indebolito parecchio Aizen, e non basterà la sua rigenerazione per riprendersi completamente. Io però posso donarti un nuovo potere, che ti permetterà di mantenere il tuo di Shinigami, integrandosi ad esso.”
“Di cosa stai parlando?”
La voce non rispose, facendo apparire di fronte a lui una spada nera.
“Ho forgiato questo Keyblade particolare per te. Come vedi, ha lo stesso aspetto della tua Zampakuto, ed è in grado di ereditare tutti i suoi poteri. In più, è come tutti gli Keyblade, con i medesimi poteri. Se l’accetti, sarai sì in grado di sconfiggere Aizen, ma dovrai dirigerti su un altro mondo, il mondo dove si svolgerà la guerra.”
Ichigo osservò l’arma di fronte a sé, per poi afferrarla.
“Va bene.” Disse, mentre il pavimento s’illuminava, mostrando un mosaico dove c’era lui, con diversi aspetti. “Accetto.”
Quando l’oscurità scomparve, Ichigo era sospeso a mezz’aria.
Il suo aspetto era tornato come in origine, e ora teneva in mano una spada nera, simile a quella di prima, ma con un ciondolo raffigurante un disegno.
Di fronte a lui c’era Aizen, caduto a terra e seriamente ferito, che si stava rigenerando, recuperando anche lui il suo aspetto originario.
“Così sei diventato un custode.” Fece Jessie, raggiungendolo. “Beh, non so dirti se complimenti o no. Aizen è ancora vivo…”
“Lo so… Jessie, te la senti di usare quella tecnica che ti ha insegnato Dark? L’ho vista da lontano, ma mi è sembrato alquanto potente. Io cercherò di imitarti.”
“Ne sei sicuro? Io ci ho messo settimane per apprenderla.”
“Sento di potercela fare. Ogni tanto osservavo i vostri allenamenti, mentre tentavo di controllare perfettamente il Getsuga Tenshou Finale…”
“Molto bene allora.” Disse la custode, per poi alzare verso l’alto il Keyblade.
Lentamente, da esso cominciò a fuoriuscire dell’acqua bianca, che ricoprì completamente la custode, creando un’armatura bianca, che lasciava comunque vedere la custode.
Ichigo la guardò leggermente sorpreso, per poi imitarla.
“Cosa credete di fare, umani?” chiese Aizen, rialzandosi.
“Questa tecnica è simile al Getsuga Tenshou Finale… Con la differenza che non elimina l’avversario e non fa perdere i poteri…”
“E cosa farà allora? Sentiamo!”
“Ti sigillerà nella luce.” Rispose Jessie. “Raito no shiru.”
Non appena ebbe nominato il nome della tecnica, lei e Ichigo diventarono due sfere di luce, che volarono rapidamente contro Aizen, trafiggendolo al petto, riprendendo il loro aspetto alle sue spalle, mentre l’armatura si dissolveva.
Il nemico rimase fermo per qualche secondo, per poi girarsi verso di loro.
“Voi…” disse, prima di venire distrutto da centinaia di raggi di luce, che sbucarono fuori dal suo corpo.
Ichigo guardò la luce scomparire in quella del sole, mentre Dark, Hikari e Edward li raggiungevano in volo.
“È finita.” Rispose Jessie, anticipando la domanda. “Aizen è sparito nella luce.”
“Perfetto. Starà a lui resistere o arrendersi ad essa.” Fece Dark, per poi guardare Ichigo. “Vedo che anche tu hai ottenuto un Keyblade… anche se diverso dai tradizionali.”
“Già… Una voce ha detto che avrebbe integrato i miei poteri da Shinigami a quelli da custode… e in più, mi ha detto di dirigermi nel mondo dove si svolgerà la guerra.”
“Capisco…” rispose il custode dell’Equilibrio, aprendo un varco dietro lo Shinigami. “Quel passaggio ti condurrà su quel mondo. Chiedi di Rexenet e Light. Rimani con loro ad allenarti e eventualmente ad addestrare i nuovi custodi che arriveranno in futuro. Hai assistito ai nostri allenamenti, e ti sei già dimostrato in grado di gestire tutti i poteri del Keyblade. Ce la farai.”
Ichigo annuì, per poi attraversare il varco, che si richiuse dietro di lui.
“Voi invece?” chiese Hikari, guardando Ed e Jessie. “Avete deciso?”
La custode annuì.
“Io tornerò al mio mondo. Temo che possa essere preso di mira da Jyassmie, ed è mio dovere proteggerlo. Ora che mi avete insegnato ad usare i varchi, avrò meno difficoltà.”
“Io invece raggiungerò gli altri custodi in viaggio.” Fece Edward. “A questo punto, sembra sia io quello con maggiore esperienza tra i nuovi custodi, no?”
“Già. Cerca solo di non farli spaventare con il tuo arrivo… Non vorrai ritrovarti con diversi Keyblade puntati sul collo, vero?”
“Nah, tranquillo! Non farò nulla d’avventato!” disse, aprendo il varco e sparendo al suo interno.
Jessie lo imitò, ma si fermò prima di mettere un passo al suo interno.
“Sapete… Credo che ci possano essere diverse possibilità. Non è detto che tutto vada come crediamo.”
“Cosa vuoi dire?” chiese Dark.
“Tu dici che il tuo destino è di scomparire con la fine della guerra. Non è detto che ciò accada.”
“E tu come fai a dirlo?”
Jessie sorrise.
“Quando ho affrontato Jyassmie, lei mi ha mostrato delle visioni. Non so se fossero false o meno, ma anche se alla mia mente non dicevano nulla, il mio cuore ne ha sofferto. In quelle visioni, io avevo avuto un destino parecchio diverso, perciò penso che esso non sia scritto in modo indelebile. Lo stesso potrebbe valere anche per te.” Concluse, sparendo nel varco, lasciando il custode a riflettere sulle sue parole.
Come alcuni di voi avranno notato, ho aggiornato sia le info che modificato la presentazione della fiction, e ringrazio Fly89 per avermi aiutato anche qui, oltre che per avermi fatto da Beta Reader.
Ebbene, ora siamo vicini ad un punto cruciale della fiction. E vi avverto fin d'ora: il prossimo capitolo sarà di rating rosso! Perciò a chi è sensibile o suscettibile, è sconsigliata la lettura XD (non so... sono stato alquanto sadico...)
Ma ora baldo alle ciance e passiamo alle recensioni!
@ lettore 01: Beh, la storia di Fly89 l'ho inserita come mondo a parte per più motivi: uno, è quello che hai detto tu; due, è un'ottima fiction, che consiglio a tutti; tre, è stata la fiction che mi ha convinto a cominciare a scrivere fan fiction XD. Per Megavideo, la questione è molto più semplice: ho verificato che non posso più postare video di kingdom hearts che me li cancellano, sia su you tube che megavideo XD
@ DarknessTime: Ops, errore di battitura. Ho sistemato subito, anche se lo notifico solo ora XD. Per il "Padre"... beh, basta che guardi Hohenheim prima e poi Edward dopo XD. Per Marco dallo psicologo... emh... ha voluto leggere il prossimo capitolo e hanno dovuto colpirlo per dieci minuti buoni con i fulmini per farlo rinvenire... era leggerme sottoshock... Okay, io stesso ho avuto gli incubi per ciò che ho scritto, ma questi sono particolari XD
@ Inuyasha_Fede: Jessie è la protagonista della fan fiction "Sclero di una notte di mezza estate" di Fly89 (o Liberty89, a seconda dei siti/forum) che mi ha "prestato", e se vai a vedere il capitolo 32 di Equilibrio, la trovi nella sua prima apparizione nella fiction. Ti consiglio di leggerla come fiction perché è veramente bella.
@ Poldovico: *Prova ad immaginarsi Joker al posto di Aizen* ... Okay, credo che dovrò faticare parecchio per dimenticarmi di tale visione... XD. No no, Aizen è un po' diverso XD (lo trovi facilmente su google immagini). Per il casino... emh... temo che le aspirine non basteranno con il prossimo capitolo... Perché direte addio a tutte le convinzioni che avevate finora XD
Ok, e ora, dopo avervi fatto spaventare con le piccole e insignificanti anticipazioni sul prossimo capitolo (XD) vi auguro buona lettura!
Capitolo 61: Riunione! La fine del viaggio
Xehanort comparve da un varco oscuro, sedendosi direttamente su un trono che si trovava a diversi metri di altezza dal pavimento. A partire dal suo, vi erano altri troni posti in cerchio, collocati tutti ad altezze diverse.
Pochi secondi dopo, si aprirono altri otto varchi, lasciando che i proprietari prendessero posto sugli scranni attorno al Master caduto.
Alla sua destra c’era un uomo dai capelli azzurri, con lo sguardo perso nel vuoto.
Subito dopo di lui si trovava Hakai, che guardava divertito tutti gli altri.
Dopo di lui sedeva Xadvid, che aveva addosso diverse bende, testimoni della sua ultima battaglia.
Infine c’era una donna dai capelli biondi con due vistosi ciuffi rivolti indietro, simili alle antenne di un insetto.
Alla sua sinistra, invece, sedeva un uomo con una benda sull’occhio e una vistosa cicatrice sul volto.
Accanto a lui Jyassmie, che stava osservando con curiosità quelli che sarebbero stati i suoi compagni.
Al suo fianco c’era Xanxus, che appariva indifferente.
E per finire un uomo dai lunghi capelli rosa, con un sorriso divertito stampato in viso.
“Compagni.” Iniziò Xehanort. “Come potete vedere, un nuovo membro si è unito al nostro nuovo gruppo. Jyassmie, la parte oscura di una custode, un essere fatto di pura oscurità. E anche lei è una custode.”
“Tsk. Non è nemmeno riuscita a fermare la sua controparte della luce.” Disse Xadvid. “Non mi pare così speciale… Sa solo usare l’oscurità, come tutti noi.”
“Sta zitto.” Lo interruppe l’uomo dai capelli azzurri. “Non dovresti contestare le decisioni di Master Xehanort.”
“Ma sta zitto, Isa!” rispose l’animorph traditore. “Non accetto critiche da qualcuno che non ha nemmeno un Keyblade!”
“Che ragazzino sfacciato.” Commentò divertito l’uomo con un solo occhio. “Mi ricorda tanto Terra… chissà, magari farà la stessa fine…”
“Ad ogni modo, tu credi davvero che io non sia riuscita a sconfiggere Jessie? Il mio obiettivo era di ottenere un corpo tutto mio, e ci sono riuscita. Di lei mi occuperò in futuro e poi, non accetto commenti da persone che non conosco.”
“Giusto, devo ancora presentarti gli altri membri, numero V.” disse Xehanort, per poi indicare l’azzurro al suo fianco. “Lui è Isa, il numero II. Era un membro della sconfitta Organizzazione XIII, come anche Braig, il numero III.” Continuò, indicando poi l’uomo con un solo occhio. “Poi c’è Hakai, il numero IV, custode del Caos, che si è unito a noi dopo che Xanxus, il numero VII, l’ha salvato dai custodi. Il ragazzo che ha cercato di riprenderti è Xadvid, un Nessuno, il numero VI. Infine c’è Lerane, il numero VIII, anche lei ex membro dell’Organizzazione XIII, assieme a Laruami, il numero IX. Il numero X invece, Homunculus, non è presente su mio ordine.” Concluse, indicando gli ultimi due.
“Gli altri membri hanno preferito ignorarci. Sembra che non vogliano avere più niente a che fare con noi.” Disse Braig. “L’ex numero XIII, Roxas, si è riunito a Sora, e dubito che in ogni caso ci avrebbe dato una mano.”
“Il numero VIII invece è tornato nel mondo che chiama casa e, dalle voci che ho sentito, sta addestrando un custode.” Continuò Isa. “Degli altri, non abbiamo trovato nessuna traccia.”
“Non importa. Presto la nuova Organizzazione aumenterà di numero. E allora, potremo dare veramente inizio alla grande guerra del Keyblade!”
“Dobbiamo solo eliminare quei custodi, no? Sarà un giochetto da ragazzi.” Fece Lerane. “Ora che abbiamo di nuovo un cuore, non ci fermeremo di fronte a nulla.”
“Già! Io devo farla pagare a Sora e all’originale di Naminè!” continuò il numero IX, sorridendo.
“Pazienza, amici miei. Presto tutti noi avremo la nostra vendetta. Il problema principale, però, non è solo Sora, l’eroe prescelto del Keyblade. Ci sono anche Master Dark e la nuova Master Hikari. In più, Yen Sid, assieme a Master Topolino, ha deciso di addestrare Sora, Riku e Kairi per farli elevare anche loro al rango di Master. Infine ci sono Terra, Ventus e Aqua. Anche se solo Aqua è una Master, gli altri due sono a piede libero, e rappresentano un problema. Terra al suo interno ha il cuore di Master Eraqus, mentre Ventus è direttamente collegato a Sora, con il quale ha condiviso il cuore.”
“Quindi cosa possiamo fare? Ci sono anche altri quattro custodi, al momento tutti sul mondo dove si svolgerà la guerra.” Fece Hakai. “Due di loro sono nuovi e con poca esperienza, ma gli altri due potrebbero essere delle spine nel fianco. Senza contare che ci troveremmo subito addosso anche gli altri custodi.”
“Infatti, ed è per questo che continueremo con la nostra ricerca di nuovi membri e di soldati per la nostra causa. Cancelleremo quest’universo, sostituendolo con uno nuovo, che sottostarà ai nostri voleri! La guerra del Keyblade ha dato inizio a tutto, e a tutto porrà fine!”
Marco sbadigliò sonoramente, mentre apriva il frigo per prendersi dell’acqua.
“Cavoli, non pensavo l’avrei mai detto, ma che noia…”
“Come mai?” Chiese Saiko. “Credevo che ormai non sopportassi più tutti quegli Heartless e Nessuno, assieme agli incontri stravaganti…”
“Per quanto mi riguarda, sono d’accordo con Marco.” Fece Pan. “Con voi non posso nemmeno allenarmi nel combattimento… vi farei fuori in pochi secondi….”
“Ma che bello… Reborn ha proprio trovato dei degni sostituti…” disse Tsuna, piangendo lacrime amare.
“Questo Reborn ti ha proprio fatto disperare, eh?” chiese Ryo.
“Disperare? È un eufemismo il tuo! Mi ha fatto affrontare tartarughe giganti, fatto cadere giù da ponti da altezze superiori ai cento metri… Con lui la mia vita è diventata un vero inferno… E oltre a lui, si mettevano in mezzo rivali che volevano il mio posto o altri boss decisi a non farmi diventare tale…”
“Beh, dai, poteva andarti peggio, no?” replicò il Tamer.
Tsuna stava per replicare, ma l’apparizione improvvisa di un varco lo zittì seduta stante, assieme agli altri.
“Un varco? Chi accidenti sta arrivando adesso?” chiese Marco.
Pochi secondi dopo, la risposta arrivò sotto l’aspetto di un ragazzo dai lunghi capelli biondi, che indossava un paio di pantaloni neri e una canottiera blu scuro, lasciando così in vista una larga cicatrice sulla spalla destra.
“Ehilà!” li saluto l’alchimista d’acciaio.
Tuttavia, nessuno rispose al suo saluto, guardandolo come se fosse un alieno, smorzando così il suo entusiasmo.
“Ehm… che succede ragazzi? Sembra che abbiate visto un fantasma…”
“Edward Elric?!” urlarono in contemporanea Marco e Saiko.
“Ah, ecco, sapevo che almeno tu mi avresti riconosciuto.” Rispose lui, salutando l’animorph. “Tu invece… non mi pare di averti mai visto, come anche gli altri. Ma tu perché mi conosci?”
“Beh, ecco, è una lunga storia…”
“Ah, ma certo!” disse lui, battendo un pugno nell’altra mano. “Tu sei uno di quelli che ha visto la mia storia attraverso un fumetto, giusto?”
Saiko rimase sorpreso.
“E tu come…”
“Come lo so? Semplice: Dark e Hikari mi hanno avvertito che in qualche mondo avrei potuto incontrare qualcuno che mi conoscesse per questo motivo.”
“Dark e Hikari?” lo interruppe Ryo. “Vuoi dire che li hai incontrati?”
“Certo. Mi hanno aiutato a sconfiggere un nemico e a mettere in salvo me, mio fratello e Winry prima che il mio mondo venisse distrutto. E in più, mi hanno addestrato per più di un anno.”
“Come scusa?” domandò Pan. “Ma se sono andati via poco più di un mese fa.”
“Beh, diciamo che in un mondo dove siamo andati, abbiamo approfittato di una certa condizione… E quindi, anche se nel tempo normale sono passati solo pochi minuti, io, assieme ad un'altra custode e a uno, se ho capito bene, Shinigami, ci siamo addestrati per più di un anno.”
“Shinigami?” ripeté Saiko. “Aspetta, non dirmi che era uno dai vistosi capelli arancioni e con una spada enorme!”
“Ah, quindi conosci anche Ichigo? Cavoli, il tuo mondo dev’essere parecchio aggiornato sulla situazione degli altri.”
Il mangaka, però, non lo sentì, limitandosi a rimanere paralizzato dalla sorpresa.
“Ad ogni modo, ho deciso di raggiungervi. Dato che ora sono quello con maggiore esperienza tra i presenti, Dark mi ha chiesto di farvi da supporto, inoltre, ha detto che così avreste potuto usufruire nuovamente dell’alchimia.”
“Beh, solo per l’ultimo punto, ti do il benvenuto a bordo!” rispose Marco, poco prima che l’allarme cominciasse a suonare.
“Pare che non avrò molto tempo per ambientarmi in questa Gummiship, eh?”
“Sembra proprio di no.” Rispose Ryo, andando ai monitor, visualizzando così il mondo.
“Umh… Non so perché, ma ho l’impressione di averlo già visto…” commentò Marco, osservandolo.
“Davvero? Beh, speriamo sia così, almeno avremo una guida.” Rispose Pan, per poi aprire il varco. “Su, andiamo! Speriamo che lì possiamo sgranchirci un po’!”
“Battagliera la bambina, eh?” domandò divertito Edward, poco prima di ritrovarsi un Keyblade puntato sul collo.
“Questa ‘bambina’ te la farà pagare cara se la chiami ancora così, chiaro? E ringrazia se userò solo il Keyblade e non la mia forza per ridurti ad un informe ammasso di carne!”
L’alchimista deglutì.
“M-Me lo ricorderò… Come rimpiangerò la chiave inglese di Winry…”
“Chiave inglese?!” urlò spaventato Marco. “Dimmi che non era una suora ad usarla, ti supplico, dimmi che non è così!”
“Ehm… no… sarebbe la mia… ragazza…” rispose lui, senza nascondere un po’ d’imbarazzo.
“NOOOOO!!!!” urlò Saiko, lasciando tutti sorpresi. “Perché l’hai detto? Mi hai appena rovinato il finale della tua storia!!!”
“Ehm… dubito che abbia seguito la mia vera storia…” rispose Ed, per poi attraversare il varco, assieme agli altri.
“Te l’avevo detto, Pumbaa!” esclamò Timon. “Non dovevamo fermarci per annotarci quel posto!”
“Ma Timon! Chissà quando lo avremmo ritrovato!”
“Sì, ma ora se non la ritroviamo, Simba ci farà mangiare in un sol boccone!”
“Suvvia, sono sicuro che la ritroveremo. Non può essersi allontanata troppo.”
“E se le succedesse qualcosa? E se scoppiasse un incendio?! O se tornassero le iene?!”
“Calmati Timon, vedrai che non succederà niente del genere.”
“Forse hai ragione. In fondo, le possibilità sono le stesse di vedere aprirsi dal nulla un buco nero alle mie spalle, dal quale escano sei leoni, no? Pumbaa? Mi stai ascoltando? Perché ti sei fermato all’improvviso e stai guardando alle mie spalle come se avessi visto un fantasma?”
“Ehm… Timon? Hai mai pensato di collaborare con Rafiki?”
“Perché questa domanda?” chiese titubante.
“E questo cosa significa?!” urlò una voce femminile alle sue spalle.
“Non dirmelo: dietro di me si è veramente aperto un varco da cui sono usciti sei leoni, vero?” chiese il sulicate, osservando il facocero che annuiva, sempre ad occhi sgranati.
Timon si girò immediatamente, ritrovandosi di fronte a sei leoncini, di cui uno era femmina.
Quattro di loro avevano il pelo arancione, uno nero e quello femminile invece bianco.
“Marco! Ci sei tu dietro a tutto questo, vero?” domandò quest’ultima.
“No, credimi Pan, il mio potere di metamorfosi si limita a me stesso! E, a meno che tutti voi non abbiate trovato un cubo blu con affianco un leoncino, non può essere il mio stesso tipo di metamorfosi!”
“E allora come abbiamo fatto a trasformarci?” chiese Ryo, che era il leoncino dal pelo nero.
“Se ben ricordo, la stessa cosa succedeva anche a Sora, Paperino e Pippo, quando finivano in mondi particolari… Ma credevo fosse la magia di Paperino a permetterlo…” rispose Saiko, guardandosi una zampa.
“Ma perché anche questo?” si lamentò Tsuna.
“Umh… curioso… credevo fosse impossibile effettuare una simile trasmutazione…” rifletté Edward, osservando con interesse il suo corpo.
“E voi chi cavolo siete?!” urlò Timon, interrompendo i loro discorsi.
I sei custodi si girarono verso di lui.
“No… non ditemi che non è come penso che sia…” disse Marco, battendosi la zampa sul muso, riconoscendo i due. “Ditemi che non siamo finiti nel mondo di Simba!”
“Siete amici di Sora?” chiese Pumbaa.
“Lo conoscete?” replicò Saiko.
“Amici di Sora? Ma allora aspettate… anche voi siete degli umani?!” esclamò sorpreso il sulicate.
“Già… Anche se sinceramente, faremmo fatica a crederci in questo momento…”
“E ci credo… Beh, ora scusateci, ma dobbiamo riprendere la nostra ricerca!”
“State cercando nuovi insetti da mangiare?” chiese Marco.
“Magari! No, stiamo cercando qualcosa di decisamente più raro, difficile da prendere, e soprattutto, pericoloso!”
“Cioè?”
“La principessa Kiara!” rispose Pumbaa, alzando un po’ la voce.
“Principessa?” ripeté sorpresa Pan, cercando di rimanere in equilibrio. “Cavoli, ma come fa mio nonno ad andare in giro con la coda? Ti destabilizza non poco…”
“Scusa, ma non avevate detto di essere umani?” chiese Timon sorpreso dalla sua esclamazione.
“Beh, io in teoria sono in parte Sayan, una razza molto simile agli umani, solo molto più forti e in origine tutti dotati di coda, che comportava un piccolo effetto collaterale…”
“Che sarebbe?”
“Nulla d’importante.” rispose lei, scuotendo la zampa.
“Se lei lo chiama ‘piccolo effetto collaterale’, non voglio sapere che cosa intende per ‘grande effetto collaterale’…” mormorò Saiko.
“Ad ogni modo, avete visto qualcosa di strano?” chiese Edward. “Creature nere, bianche, altri leoni sconosciuti… Qualcosa d’insolito insomma.”
“Vediamo…” fece Timon, cominciando a contare sulle dita. “Prima si sviluppa da solo un incendio, nel quale rimane coinvolta la principessa, poi viene salvata da uno dei rinnegati, e dico non uno qualunque, ma Kowu, colui che doveva diventare l’erede di Scar. Quest’ultimo dice di aver tradito la sua gente e che desidera vivere nelle Terre del Branco. Mentre Simba lo tiene sott’occhio, tra lui e Kiara nasce un profondo legame. Quando Simba finalmente decide di fidarsi di lui, si scopre che in realtà era tutto un piano dei rinnegati per eliminare Simba, che riesce a salvarsi per un pelo. Kowu poi ha avuto il coraggio di tornare, dicendo che era vero, il piano originale era quello, ma grazie ai giorni passati qui si era reso conto di sbagliarsi, ma Simba, assieme a tutti gli altri animali delle Terre del Branco, l’ha esiliato. Solo che Kiara è scappata per seguirlo e stare con lui! E se non la ritroviamo al più presto possibile, Simba lo scoprirà, e dato che dovevamo essere noi a tenerla sotto controllo, ci farà mangiare da tutte le leonesse!”
“Wow… riepilogo chiaro…” commentò Marco. “Però temo che voi non abbiate considerato un particolare…”
“Cioè?” chiese Pumbaa.
“Cioè che mi sono accorto poco dopo di voi della fuga di Kiara, e che vi sono venuto dietro per cercarla.” Disse una voce alle loro spalle, facendoli gelare sul posto.
I due si girarono, ritrovandosi di fronte ad un grosso leone dal pelo arancione e una vistosa criniera rossa.
“S-Simba! Ma che bella sorpresa trovarti qui! Bella giornata, non trovi?” cercò di dire Timon, nel vano tentativo di nascondere la verità al re.
Lui lo ignorò, superandolo e fermandosi di fronte ai sei custodi.
“Siete amici di Sora, non è vero?” chiese.
“È così ovvio, vero?” replicò Saiko.
“Beh, dopo il messaggio di Aqua, immaginavo un suo ritorno. Certo, non credevo sarebbero giunti altri custodi.”
“Al momento Sora non può venire qui. Sta venendo sottoposto ad un esame per diventare un Master del Keyblade.”
“Capisco… Ad ogni modo, credo di potermi fidare di voi come facevo con lui, no?”
“Di certo non siamo custodi cattivi, se questa è la tua preoccupazione. Piuttosto, Timon ci parlava di tua figlia. Hai idea di dove possa essere andata?”
“Purtroppo so solo che vuole raggiungere Kowu. Si è invaghita di lui e non vuole capire quanto sia pericoloso.”
“Menomale che qui non c’è anche Dark.” Fece Marco. “Altrimenti per Hikari sarebbe diventato ancora più difficile riuscire a convincerlo che l’amore non è una cosa negativa.”
“Dark?” chiese Simba curioso.
“È un altro custode, i cui poteri sono di gran lunga superiori ai nostri, ma che ha rinnegato l’amore. Non ne sono certo, ma avrebbe potuto ignorare la tua richiesta di cercare Kiara.”
“Ma è un custode della Luce?”
“Non proprio… lui rappresenta l’equilibrio. Luce e Oscurità per lui sono la stessa cosa. Ma per nostra fortuna, è dalla parte della luce. Non sarebbe stato bello avere come nemico uno che può distruggere un mondo in pochi secondi…”
“Un momento, un momento!” li interruppe Timon. “Voi avete come amico… uno che si diverte a distruggere pianeti come hobby?!”
“No, no. Finora ha distrutto solo un mondo, che per di più ha creato lui stesso.”
“Scusate, ma che poteri ha? Insomma… mi sembra esagerato…” fece Pumbaa.
“Esagerato?” ripeté Ed, per poi scoppiare a ridere. “Tu non sei stato allenato da lui per più di un anno. Ho perso il conto delle volte che ho dovuto ricostruirmi le ossa a furia di cercare di sconfiggerlo… senza esserci mai riuscito.”
“Tsk. Mio nonno avrebbe fatto di meglio. E probabilmente anch’io.”
“Dici davvero, mocciosa?”
“Sì, dico davvero! Almeno mio nonno se l’è meritato il titolo di guerriero più forte dell’universo, e dato che forse non lo sai, ha tenuto testa anche a Dark!”
“Dark dev’essersi trattenuto. Credimi, volendo potrebbe distruggere ben più di un pianeta in un colpo solo!”
“Basta!” urlò Tsuna, mettendosi tra i due. “Non è il momento di litigare.”
“Giusto, concordo con il leoncino.” Disse una voce alle loro spalle.
Tutti si girarono, ritrovandosi di fronte ad una leonessa dal pelo piuttosto rovinato, che avanzava verso di loro. “Non la pensi anche tu così, Simba?”
“Zira! Ne hai di coraggio a presentarti da sola dopo l’attentato da parte di tuo figlio.”
“Mio figlio? Ho rinnegato quel debole! Alla fine non aveva nemmeno più intenzione di ferirti. Tua figlia ha fatto un ottimo lavoro… Anni di addestramento mandati a monte in pochi giorni!”
“Cosa?” domandò allibito il leone.
“Sei più stupido di quanto pensassi! Kowu cercava di avvertiti quando ti abbiamo attaccato e ti ha salvato la vita, sacrificando quella di suo fratello maggiore. E poi è scappato via. Per colpa sua, anche le altre leonesse cominciano ad avere dubbi sul fatto che tu debba essere eliminato.”
“Quindi sei venuta da sola?” chiese Ryo.
“Sola? Oh, no, no. Ho trovato alleati più potenti… immagino che voi li conosciate piuttosto bene.”
Non appena ebbe detto ciò, attorno a lei si aprirono decine di varchi oscuri, dai quali uscirono altrettante leonesse nere, tutte avvolte da un’aurea oscura.
“Heartless!” urlò Edward, evocando tra le zanne il Keyblade, imitato da tutti gli altri.
“Com’è possibile?” chiese Simba, mettendosi davanti a Timon e Pumbaa. “Credevo fossero spariti dalle Terre del Branco!”
“Lo erano infatti…” fece una voce, mentre di fronte a loro si apriva un varco oscuro.
Pochi secondi dopo, una ragazza dai capelli neri e gli occhi viola uscì da un varco.
“Un umano?! Un umano nelle Terre del Branco?!” urlò Timon. “Non è possibile!”
“Jessie?” chiese inizialmente Edward, per poi scuotere la testa. “No… Tu sei la sua parte oscura, Jyassmie!”
“Oh, vedo che vi ha parlato di me. Bene, eviteremo inutili presentazioni. Certo, non mi aspettavo di trovarvi sotto quest’aspetto…”
“Non ci sottovalutare!” rispose l’alchimista, mentre il terreno sotto di lui cominciava ad alzarsi, creando un cannone. “Fuoco!”
Non appena ebbe dato l’ordine, l’ordigno cominciò a caricare energia, per poi scagliare un raggio di luce verso l’avversaria, che evocò sia la Via del Tramonto sia l’Artiglio della Notte, riuscendo così a deviare il raggio.
“Però… riuscire a usare in quel modo la luce… non male.”
“E questo è solo l’inizio!”
“Oh, su questo concordo. Zira, tra poco avrai la tua vendetta.” Disse la custode, creando poi tra le mani una piccola sfera luminosa.
“Cosa credi di fare?” chiese Simba.
“Sapete, Xadvid ci ha spiegato velocemente le cose più importanti su diversi mondi che conosce. Compresa una cosa interessante sul mondo di uno di voi…”
“E sarebbe?” chiese Tsuna, per poi accorgersi dello sguardo fisso della Sayan. “Pan? Che succede?”
Non appena l’ebbe nominata, Marco e Saiko guardarono la sfera, per poi girarsi verso di lei.
“Ha la coda ora!” urlarono insieme.
“E con questo? Al momento tutti noi l’abbiamo.” Fece Ryo.
“Non è la stessa cosa!” replicò l’animorph, preso dal panico. “Tu non sai cosa significa questo!”
“Ma io sì.” disse Jyassmie, per poi lanciare in aria la sfera, che venne subito avvolta da una barriera.
Una volta raggiunto il cielo, la sfera s’ingrandì di colpo, diventando simile alla luna.
“Wow… Che paura, una seconda luna…” fece Timon, prendendo un po’ di coraggio. “Cos’è? Vuoi cambiare le maree?”
“Ehm… Timon?” lo interruppe Pumbaa, cominciando a tremare.
“Che succede?”
“È normale che un leone cominci ad avere degli spasmi senza un motivo apparente, dopo aver visto la luna?”
Il sulicate si girò, vedendo Pan che tremava in maniera evidente.
“Che cosa le sta succedendo?” chiese Simba.
“Maledizione… Dobbiamo tagliarle subito la coda, o saremo nei guai!” urlò Marco, cercando di attaccarla con il Keyblade.
Ma prima che potesse avvicinarsi, una specie di colpo di vento lo fece volare all’indietro.
Nel frattempo, la figura di Pan cominciò a cambiare, riprendendo gradualmente il suo aspetto originale, mantenendo però la coda, che cambiò leggermente di forma, diventando simile a quella di una scimmia.
Poi il suo corpo cominciò a pulsare e ad ingrandirsi.
Sulla sua pelle iniziò ad apparire del pelo marrone, che in breve la ricoprì completamente.
Il suo viso si allungo, mentre i suoi denti si trasformavano in zanne.
I custodi indietreggiarono, imitati dagli altri presenti, Zira compresa, tranne Jyassmie, che invece scoppiò a ridere.
“C-Cos’è q-quel c-coso?!” urlò spaventato Timon, indicando un gorilla alto una decina di metri, che cacciò un grido che riecheggiò tutt’attorno.
“È il ‘piccolo effetto collaterale’ dei Sayan.” Spiegò Saiko, senza nascondere la sua paura. “Quando i Sayan provvisti di coda vedono una luna piena si trasformano in enormi gorilla… In qualche modo, il fatto di essere diventata temporaneamente una leonessa, e quindi entrando in possesso di una coda, ha risvegliato la sua vera natura… e la cosa peggiore, è che quando ciò avviene, chi si trasforma perde completamente il controllo su se stesso! Diventa una creatura incapace di distinguere amici e nemici, e distrugge tutto e tutti!”
“Come possiamo fermarla?” chiese Simba.
“I modi sarebbero tre: distruggere quella sfera simile alla luna, tagliarli la coda, oppure… ucciderla.”
“Beh, alla fine è solo un gorilla un po’ troppo cresciuto. Che cosa potrà mai-” cominciò Pumbaa, per poi osservare Pan spalancare la bocca e lanciare un raggio che li superò, andando poi a scontrarsi con il terreno, provocando un cratere largo una decina di metri.
“…fare…” concluse il facocero, spalancando la bocca.
“Se solo fossimo nella nostra forma umana… potremmo cercare di contrastarla, alla peggio ricorrendo alla fusione… ma nemmeno io posso tornarci in questo modo… Dovrei aver acquisito il mio DNA, ma non posso farlo!” fece Marco.
“Forse posso pensarci io…” disse Ed. “Ma mi serve un po’ di tempo… Devo effettuare un’alchimia per la quale è necessario un cerchio alchemico. Nemmeno il potere della pietra è sufficiente.”
“Forse posso riuscire a contrastarla per qualche minuto, ma mi serve il tuo aiuto.” Si propose Tsuna, avvicinandosi a Ed e mormorandogli qualcosa all’orecchio.
“Però dopo dimentica quanto ti ho detto. Se Reborn dovesse scoprire che ti ho detto queste cose, la sua punizione sarà molto dura… Forse anche più di dover affrontare Pan con uno stuzzicadenti…”
“Non preoccuparti.” Rispose Edward, alzando una zampa, sulla quale si creò dal nulla una caramella, che lanciò a Tsuna. “Sarò muto come un pesce.”
“Grazie. Per tutti e due i favori ovviamente.” Rispose il decimo, mangiando al volo la caramella.
“Scusate se v’interrompo… Ma questo non mi sembra il momento più adatto per mangiare, sapete?” fece Timon.
“Non preoccuparti.” Rispose Tsuna, mentre sulla sua fronte appariva una fiamma, e il suo tono di voce si faceva freddo. “Quella caramella mi serviva per risvegliare il mio vero potenziale.”
Prima che potesse dire altro, attorno alle sue zampe apparvero dei guanti di stoffa, che diventarono subito di ferro, con una X sopra.
“Non sono come i tuoi originali.” Spiegò Ed, mentre i fulmini dell’alchimia sparivano. “Probabilmente dureranno solo per qualche minuto, non di più.”
“Basterà.” Rispose Tsuna, per poi farsi avvolgere dalle fiamme e volare contro il gorilla.
“Vedo che Sora ha amici potenti.” Disse Simba.
“Io invece comincio a sentirmi a disagio… Sembra che sia l’unico ad essere senza poteri…” commentò Ryo, mentre dietro di lui Saiko annuiva.
“Già. Non pensavo che essere dei comuni umani potesse penalizzare così tanto…”
“Gli umani possono diventare molto forti.” Fece Ed, per poi appoggiare a terra il Keyblade. “Ma ora, lasciatemi lavorare. Non è facile disegnare usando la bocca…”
“E tu pensi che te lo lascerò fare?” si mise in mezzo Jyassmie, puntandogli contro il Keyblade. “Questo mondo cadrà nell’oscurità, e il merito sarà proprio di una custode.”
“Credi forse che quando l’effetto di quella luna sarà passato, Pan ti perdonerà per averla usata?” chiese Marco.
“Tu sottovaluti il potere delle tenebre. Quando si sarà resa conto di ciò che ha fatto, il rimorso s’impossesserà di lei, e lentamente, la porterà a perdere se stessa, e si unirà alla nostra causa.”
“Come se te lo lasciassimo fare!” urlò Saiko, mettendosi di fronte a lei, pronto ad attaccare.
“E io non ti lascerò distruggere il nostro mondo.” Fece Simba, affiancando i custodi.
“Non preoccuparti, Simba. Tu soccomberai qui, per zampa mia!” Disse Zira, affiancandosi alla custode oscura.
“Sai bene che sono più forte di te.” Replicò il re.
“Sì, ma tu non accetterai mai dentro di te il potere dell’oscurità. Io invece sì! Jyassmie, procedi pure. Non m’importa più di nulla!”
La ragazza sorrise.
“Come desideri.” Rispose.
Poi evocò l’Artiglio della Notte, con il quale colpì al cuore la leonessa.
Per qualche secondo non successe nulla.
I presenti sgranarono gli occhi quando videro il corpo di Zira diventare nero, per poi cominciare a dissolversi, lasciando solo un cuore di cristallo rosso, che rimase sospeso in aria.
Senza fermarsi, la custode puntò il Keyblade su di esso, dal quale uscì un raggio dello stesso colore, che lo colpì. Il cuore resistette al raggio, ma cominciò a mutare colore, diventando sempre più scuro, fino a raggiungere il colore dell’oscurità.
Quando Jyassmie interruppe il raggio, il cuore cominciò a girare su se stesso, per poi far uscire un denso liquido nero, che colò al suolo.
Infine, il cuore stesso cominciò a dissolversi in quel liquido, divenendone parte integrante.
“Cos’hai fatto?” chiese Ryo, osservando ciò che restava della leonessa.
“Una cosa che voi stolti custodi della luce non osereste nemmeno pensare. Ho modificato la natura del suo cuore.”
“Hai… fatto cosa?!” urlò sorpreso Edward. “Hai osato… violare il tabù…”
Senza aspettare altro, l’alchimista fece un salto, mentre le sue zampe venivano avvolte da dei piccoli fulmini azzurri.
Quando atterrò, essi scattarono verso il cielo, sparendo in esso.
“Speriamo arrivino presto…” mormorò, per poi riappoggiare il Keyblade a terra. “E ora pensiamo a distruggere la magia di questo mondo!”
Ma prima che potesse cominciare, la sostanza nera cominciò a sollevarsi, prendendo una forma sferica, e prese a galleggiare. La sfera poi cominciò ad allungarsi sia verso l’alto sia verso il basso, prendendo una forma ovale.
“Dimmi, alchimista d’acciaio. Tu hai tentato di riportare in vita tua madre, non è vero?” chiese Jyassmie. “Però hai fallito, perdendo un braccio, una gamba e l’intero corpo di tuo fratello. L’unica cosa che avete ottenuto è stato un ammasso informe di carne. Per te quindi la trasmutazione umana è impossibile.”
“Ad essere precisi, è impossibile riportare in vita una persona… L’anima, l’essenza di una persona, o come la chiamate voi, il cuore, una volta distrutto non può essere ricreato… Ma tu l’hai fatto… hai alterato un cuore…”
“E tu sai cosa significa, vero?” ghignò la custode oscura.
Edward abbassò lo sguardo.
“Modificando un cuore, alteri la natura del proprietario… Dark mi ha spiegato che il cuore è il nucleo di una persona, al cui interno ci sono tutte le informazioni su di essa. È per questo che il cuore mantiene personalità e caratteristiche della persona. Ed è stato grazie a ciò che Sora, dopo essersi trafitto con il Keyblade ed essere diventato un Heartless, è riuscito a riprendere il suo aspetto. Certo, Dark dice che potrebbe essere stata anche la presenza di una delle sette principesse della luce…”
“Ma il vero motivo è il fatto che Sora è il prescelto del Keyblade, il custode della luce per eccellenza. Sai, sono venuta a conoscenza di una certa leggenda… Pare che il predecessore di Sora non abbia portato solo pace nell’universo.”
“Lo so. Ha gettato anche il caos. Sono stato avvertito in proposito.”
“Lo stesso caos che ha generato Hakai!” continuò Jyassmie, per poi osservare la massa nera, dalla quale cominciarono a prendere forma quattro arti. “E l’universo ha risposto a ciò generando il primo custode dell’equilibrio, il quale con un costo elevato, ha riportato la situazione alla normalità, ma ora l’oscurità è più forte della luce! E tutto perché essa si rifiuta di usare mezzi che ritiene troppo ingiusti, come quello usato da me! Ho preso un cuore una volta devoto alla luce, ma contaminato nell’oscurità, e l’ho trasformato in un cuore di pura oscurità! Esistono sette principesse della luce, ma non le loro controparti… ciò significa che dovremo rimediare!”
Non appena finì di parlare, la massa oscura emanò una luce nera, che la nascose alla vista di tutti.
Quando essa scomparve, di fronte a loro c’era una donna vestita di nero.
Aveva lunghi capelli color paglia, tutti arruffati, e le unghie delle mani erano lunghe e deformi, come se non fossero curate da molto tempo.
I suoi occhi emanavano pura oscurità, e la sua bocca era deformata in un ghigno divertito.
La donna alzò le mani verso di sé, osservandole con attenzione.
“Capisco… Quindi è così essere umani…” disse, con una voce che sorprese tutti.
“Zira?!” urlò Simba, scioccato.
Tsuna fu scagliato su una roccia da una manata della Sayan, finendo sepolto dalle sue macerie.
Il decimo le spostò, riemergendo.
Lo scontro contro Pan lo stava mettendo a dura prova, procurandogli diverse ferite.
“Per fortuna… in questo stato la percezione del dolore è minore…” disse, pulendosi con la zampa un fiotto di sangue che gli usciva dalla bocca, per poi osservare il gorilla, che avanzava verso di lui.
“Maledizione… non sarei voluto arrivare a tanto… perdonami Pan.” Disse, mentre attorno alle sue zampe riapparivano le fiamme.
Sawada si alzò su due zampe, per poi alzare quelle anteriori verso la custode trasformata.
Immediatamente le fiamme aumentarono di calore e d’intensità, creando di fronte a lui una piccola colonna di fuoco.
Poi improvvisamente, le fiamme si spensero.
“Zero Chiten Toppa.” Disse Tsuna.
Non appena ebbe detto ciò, le fiamme ricomparvero tutte insieme, per poi cominciare a pulsare.
“First Edition.” Continuò Tsuna, scomparendo per un secondo e riapparendo in testa al gorilla.
Prima che Pan potesse reagire, dalle fiamme cominciò ad uscire del ghiaccio, che in pochi secondi l’avvolse completamente, congelandola.
“Mi dispiace… quel ghiaccio non si può sciogliere… è finita.” Disse Tsuna, mentre le sue fiamme scomparivano e lui scendeva dal gorilla.
“E ora vediamo di aiutare gli altri.”.
Ma non appena si girò, un rumore alle sue spalle lo fermò.
“Interessante… Quindi le tue fiamme possono creare del ghiaccio? Devo ammettere che questo non l’avevo ancora visto…” disse una voce, che lo costrinse a voltarsi nuovamente.
Tra lui e Pan era comparso un uomo dai capelli raccolti in una coda, con una benda che gli copriva un occhio e una cicatrice dall’altra parte del volto.
“Sawada Tsunayoshi, giusto? Piacere, io sono Braig.” Disse l’uomo, mostrando un ghigno. “Da come Xanxus parlava di te, credevo fossi qualcosa di più di un semplice ragazzino…”
“Conosci Xanxus?”
“Certo! Stiamo dalla stessa parte. Vedi, io sono uno dei più vecchi alleati di Xehanort.”
Sulla fronte di Tsuna riapparve subito la fiamma.
“In questo caso, ti dovrò eliminare.”
“Oh, no no. Non ho intenzione di combattere. Sono venuto qui solo per aiutare.” Spiegò, muovendo l’indice destro in segno di negazione.
“E come intendi farlo senza intervenire in prima persona?”
“Semplice. A quanto mi risulta, anche tu hai assistito al massimo potenziale della specie di Pan, giusto?”
“E con questo? Stando a quanto dice, suo nonno è uno dei più forti guerrieri dell’universo.”
“Sì, questo è quello che ho sentito anch’io…” rispose Braig, creando una sfera nera, che poi lanciò verso la luna finta.
La barriera si aprì giusto quel poco per farla passare, richiudendosi immediatamente.
La sfera bianca poi si aprì a metà, inglobando quella nera, che sparì al suo interno.
Per qualche secondo non successe nulla.
Poi la sfera cominciò a cambiare colore, avvicinandosi al giallo.
Uno scricchiolio costrinse Tsuna a spostare lo sguardo sul gorilla, attorno al quale il ghiaccio cominciò a sciogliersi.
Gradualmente il suo colore cominciò a mutare, diventando simile all’oro.
Mentre era ancora dentro il ghiaccio, riuscì a spalancare le fauci, all’interno delle quali cominciò a caricare un raggio d’energia, diretto verso il decimo.
Quando infine il ghiaccio si ruppe in mille pezzi, il colpo partì rapidamente non avendo più vincoli, in contemporanea, una luce rossa si accese sotto i loro piedi.
Zira sorrise, per poi creare tra le mani una sfera nera.
“Fantastico… non so come, ma so usare alla perfezione l’oscurità…” disse, trasformando la sfera in una lancia.
“Manipolazione degli elementi? E per di più dell’oscurità?” fece sorpreso Edward. “Com’è possibile?”
“Il suo cuore ora è completamente oscuro e ciò rende possibile fare cose altrimenti impossibili.” Spiegò Jyassmie.
“Capisco…” disse Edward, mentre sotto di lui apparivano i classici fulmini dell’alchimia. “Mi costringi ad accelerare i tempi…”
“Cosa vuoi fare?” chiese Marco.
“Creerò il cerchio usando l’alchimia stessa, ma mi porterà via parecchie energie…” fece Ed, mentre sotto alle sue zampe cominciava ad apparire un disegno, che velocemente ricoprì l’intera area.
“Così grande?” domandò Saiko, osservando il cerchio alchemico.
“E questo cos’è?!” chiese Timon, mentre il disegno s’illuminava.
“Scusatemi, non riuscirò ad escludervi dal processo. Dopo cercherò di riportare tutto alla normalità…” disse l’alchimista, mentre una luce rossa lo copriva, come tutti gli altri.
Quando la luce tornò normale, i custodi erano tutti tornati al loro aspetto originario.
Edward era in piedi, ansimante, con un piccolo sorriso sul volto.
“B-Bene… posso ancora definirmi… un genio dell’alchimia…” disse, prima di perdere i sensi.
Ma prima che toccasse terra, un uomo dai lunghi capelli rossi, che indossava un paio di pantaloncini e una maglietta a maniche corte, entrambi di colore beige, lo prese al volo.
“Non so cosa tu abbia fatto… ma devo dire che mi hai sorpreso.” Fece lui, appoggiando a terra Edward.
“Cosa diamine è successo?!” urlò un uomo poco lontano, che indossava una tuta marroncina e aveva dei corti capelli rossi, mentre si guardava le mani, con gli occhi sgranati, imitato da un altro al suo fianco, che invece aveva capelli marroni scuro e aveva addosso un completo dello stesso colore.
“Sei Simba, vero?” chiese Saiko, avvicinandosi all’uomo dai capelli lunghi. “Edward aveva detto che non sarebbe riuscito ad escludervi dalla sua alchimia… Scusateci, vi abbiamo coinvolto.”
“Non preoccupatevi. Se servirà per salvare le Terre del Branco, non importa.”
“Simba! Vedo che la tua testardaggine è indistruttibile. Vediamo se però resiste a questo!” disse Zira, per poi scagliargli contro la sua lancia.
I custodi evocarono subito il Keyblade, ma attorno a loro apparvero diversi Heartless, che li ostacolarono, lasciando Simba da solo, senza nessuna arma.
Ma poco prima che la lancia lo colpisse, qualcuno si gettò contro il re, buttandolo a terra e permettendogli così di schivare l’attacco, che andò a conficcarsi nel terreno.
“Tutto bene?” chiese l’uomo, anch’egli dai capelli lunghi, ma stavolta neri, con una cicatrice sull’occhio sinistro.
Simba lo guardò per qualche secondo, per poi spalancare gli occhi.
“Kowu?” esclamò.
L’altro annuì.
“So che non ti fidi di me, e non posso darti torto, ma permettimi di cercare di riscattarmi.”
“Kowu!” fece Zira, senza nascondere la sua ira. “Osi ancora intrometterti? Non ti è bastato aver ucciso tuo fratello?!”
Lui si girò verso la donna.
“Madre, nonostante tu sia cambiata d’aspetto, vedo che il tuo odio è rimasto invariato. Ho saputo cos’ha fatto Scar. Cose che tu mi hai tenuto nascosto, o che mi hai raccontato in maniera diversa. Mi dispiace, ma non posso condividere i tuoi ideali. Io sono dalla parte di Simba e di Kiara!”
Zira lo guardò, riducendo gli occhi a due fessure.
“Molto bene!” disse, creando tra le mani due lance d’oscurità. “Allora perirai assieme a loro!”
“Maledizione!” fece Marco, distruggendo un Heartless. “Non riusciremmo a distruggerli in tempo, e Edward è ancora privo di sensi!”
Tsuna si ritrovò d’un tratto nuovamente umano, giusto in tempo per venire afferrato da un paio di braccia, che lo spostarono in tempo, evitando così il raggio di Pan, che distrusse il terreno che colpì.
Tsuna fece per girarsi e vedere chi era stato, ma prima di riuscirci la persona che l’aveva preso inciampò, cadendo a terra e rotolando per qualche metro.
“Ahi…” fece Tsuna, mentre la sua fiamma scompariva, per poi girarsi.
Poco lontano da lui c’era una donna dai capelli biondi, che indossava un completo beige con sopra una giacchetta dello stesso colore, che in quel momento si stava tenendo la testa.
“Cavoli… che male…” fece lei. “Ritrovarsi di colpo umana non è stata una cosa che rientrava tra le possibilità…” Poi si girò verso Tsuna. “Ehi tu! Se desideri farti ammazzare, vedi di non farti far fuori da un mostro che può distruggere tutto come se niente fosse!”
“S-Scusa. Solo, non credevo potesse essere così forte… Comunque tu chi sei?”
“Mi chiamo Kiara, Sono la figlia del re, Simba. Lo conoscerai, no?”
Tsuna la guardò sorpreso.
“Come la figlia di Simba? Scusa, ma non dovresti essere una leonessa?”
“Perché, tu fino a pochi secondi fa cos’eri?” replicò lei.
“Oh, questo è interessante…” osservò Braig, avvicinandosi. “Sembra che la magia di questo mondo sia stata alterata…”
Mentre diceva ciò, evocò due fucili, che puntò subito contro i due.
“Sembra proprio che potrò divertirmi anch’io. Una volta eliminati, Pan non avrà nessuna possibilità per tornare normale. Addio.”
Ma prima che Braig potesse sparare, due grida lo distrassero, costringendolo a voltare lo sguardo verso la finta luna, che fu raggiunta da un raggio nero e da uno bianco.
La barriera sembrò resistere per qualche secondo, per poi sparire sotto i due colpi assieme alla luna.
Il gorilla, che stava avanzando verso i due custodi si fermò di colpo, per poi cominciare a diventare più piccolo, fino a tornare ad assumere l’aspetto di Pan, che rimase svenuta a terra.
“Chi è stato?” esclamò sorpreso Tsuna, poco prima che due ragazzi atterrassero di fronte a loro.
“Tsk. È stato fin troppo facile.” Disse uno dei due, che aveva dei capelli bianchi con due evidenti orecchie da cane che spuntavano da essi, con indosso un kimono rosso, mentre portava sulla spalla un Keyblade verde con riflessi argentati.
“Già. Per fortuna ci hanno fatto documentare abbastanza, così abbiamo potuto risolvere subito il problema.” Rispose l’altro, dai capelli arancioni, che indossava un kimono nero, e stringeva nella mano una katana nera.
Inuyasha e Ichigo si girarono insieme verso Tsuna e la ragazza.
“Ehi, voi due, tutto bene?” chiese un terzo ragazzo, apparendo alle loro spalle.
“E io sono Ichigo. Scusate per il ritardo, ma il messaggio ci ha messo un po’ ad arrivare.”
“Messaggio?”
“Edward ci ha chiesto aiuto usando l’alchimia. Un trucchetto che deve avergli insegnato Dark.” Spiegò Koji.
“Tipico suo. Doveva far chiamare noi invece di lui, eh?” si lamentò Inuyasha, per poi sospirare. “E usando la scusa dell’allenarsi, non possiamo nemmeno ribattere… Cavoli, Tessaiga era decisamente più facile da usare rispetto a questo Keyblade…”
“E voi chi siete?” chiese Braig.
I tre nuovi arrivati non risposero.
“Inuyasha, va a vedere come sta Pan.” Disse Ichigo, per poi puntare contro l’ex membro dell’Organizzazione XIII il proprio Keyblade.
“Eh, no! Mi spiace per te, ma non te lo lascerò!” rispose il mezzodemone. “Il suo amico ha distrutto il mio mondo…” il suo tono si abbassò. “Ha eliminato tutti tranne me…”
“Concordo con Inuyasha. Tutti noi abbiamo un conto in sospeso con questi tipi… Ci conviene aspettare Edward, e poi, non so se vi ricordate che cosa può fare quella ragazzina… Se si sveglia mentre la aiutiamo, e Ed non ha ancora riparato i suoi vestiti con l’alchimia, come minimo ci lancia contro un’onda energetica…” fece Koji.
“In questo caso, lasciate che vi dia anch’io una mano.” Disse Tsuna, recuperando il sacchetto con le caramelle e mangiandone una.
La fiamma riapparve subito, come il suo tono risoluto.
Inuyasha sorrise.
“Proprio come abbiamo letto… senza quella fiamma sembra una schiappa, ma quando è in quello stato, è proprio il decimo boss della famiglia Vongola.”
Il diretto interessato si girò verso di lui.
“E tu come…”
“Lunga storia.” Tagliò corto Ichigo. “Ora occupiamoci di lui.”
Braig sorrise.
“Interessante… Ben quattro custodi da affrontare. Chissà se siete allo stesso livello di Terra e Aqua oppure no.” Rispose l’ex Nessuno, preparandosi ad attaccare.
Simba e Kowu alzarono le mani davanti al volto, pronti a proteggersi dalle due lance.
Ma prima che esse li raggiungessero, due raggi di luce le colpirono, distruggendole.
In contemporanea, una serie di frecce illuminate colpirono tutti gli Heartless, facendoli scomparire.
“Cosa?” fece Jyassmie. “Chi è stato?”
Ma prima che potesse ottenere la risposta, il rumore di un’esplosione la costrinse a voltarsi, giusto in tempo per vedere la luna esplodere, scomparendo alla vista di tutti.
“Vedo che hai già cominciato a seminare caos.” Disse una voce, anticipando l’arrivo di Jessie, che atterrò alle sue spalle, con entrambi i Keyblade in mano.
Nello stesso momento, accanto agli altri custodi atterrarono un ragazzo dai capelli castani, lunghi fino alle spalle, i cui vestiti erano di un blu acceso e che teneva in mano un Keyblade blu; e infine una ragazza dai corti capelli color rame, che indossava un completo estivo color rosso fuoco, con una benda nera legata attorno alla testa e in mano un Keyblade dello stesso colore dei vestiti.
“Tipico. Dovevo intervenire io per risolvere la situazione.” Fece Asuka, sorridendo. “Lo dicevo che questi qui erano solo degli smidollati.”
“Asuka? Justin?” esclamò sorpreso Marco, raggiungendoli. “Cosa ci fate qui?”
“È merito di Edward.” Rispose Jessie, lanciando subito una magia curativa sull’alchimista. “Con Dark avevamo messo a punto una speciale magia che gli avrebbe permesso di contattare gli altri custodi della luce. E qualche minuto fa, Ed l’ha usata. Io l’ho ricevuta nel mio mondo, e una volta arrivata qui mi sono incrociata con loro.”
“Noi invece abbiamo ricevuto il messaggio durante il nostro allenamento. Di recente, sono arrivati diversi custodi, perciò Light e Rexenet hanno preferito lasciarci addestrare da soli.” Continuò Justin. “E devo ammettere che il loro mondo è una vera e propria fonte d’informazioni.”
I custodi furono poi distratti dai gemiti di Ed, che si stava rialzando.
“Tutto bene?” chiese Saiko.
“Sì…” rispose lui, per poi appoggiare a mano una terra, facendo partire una reazione alchemica che li superò. “Pan è tornata normale… ora le ho mandato un po’ d’energia per riprendersi, oltre che nuovi vestiti, dato che quelli vecchi immagino siano stati ridotti a brandelli…”
“Ma che premuroso…” lo prese in giro Zira. “E ora che sono arrivati i rinforzi, sperate forse di potermi sconfiggere?”
“Tu sottovaluti i custodi.” Fece Ryo, puntandole contro il Keyblade.
“Già… E ringrazia che siamo arrivati solo noi… se fosse arrivato lui, di te non ci sarebbe già più nemmeno il ricordo.” Continuò il blu ranger.
“E tu cosa vuoi fare invece?” chiese Jessie alla sua controparte, che sorrise, per poi aprire un varco oscuro dietro di sé.
“Credo tornerò alla base a fare rapporto… Siete più avanti di quanto credessimo…” disse, per poi voltare lo sguardo verso il cielo, che cominciava a diventare scuro per il tramonto. “E poi, c’è qualcuno qui che non mi piacerebbe incontrare tanto presto, sebbene la tentazione sia forte…”
Quest’affermazione lasciò sorpresi i keyblader.
“Di chi stai parlando?” domandò la custode del Tramonto.
“Poveri stupidi e sciocchi custodi della luce. Rimanete accecati da essa, incapaci di scorgere altro. Siete ancora molto lontani dal poter vincere la guerra. Zira, fanne pure ciò che vuoi.” Concluse la custode oscura, scomparendo dentro il varco.
“Volentieri.” Rispose la leonessa, armandosi di una spada nera.
“Chi ci pensa?” chiese Justin, sapendo già la risposta.
“Che razza di domande fai? Lasciate che me ne occupi io. In fondo, sono stata la prima allieva di Light e Rexenet, no?” rispose Asuka.
“Sicura di non volere una mano?” le domandò Marco.
“Tsk. Il mio obiettivo è distinguermi e dimostrare di essere la custode migliore di tutti. Non accetto aiuto da persone di una categoria infima.”
L’Animorph sorrise.
“Come vuoi. Allora noi ci metteremo da parte.” Disse, spingendo via Saiko e Ryo, mentre gli altri lo seguirono.
“Ma sei pazzo? Non ce la farà mai da sola! E poi mi da sui nervi come parla!” protestò il mangaka.
“Sta fingendo.” Rispose l’altro. “Riesce a ingannare molti, ma non può ingannare uno che finge di essere uno stupido che non riesce mai a pensare seriamente.”
“Però… l’hai capita subito e senza aver avuto bisogno di leggere nulla in proposito. I miei complimenti.” Disse Justin.
“Leggere?” chiese Jessie incuriosita.
“È una lunga storia…”
La custode annuì, capendo che non era un argomento facile, soprattutto se c’entravano le faccende di altri mondi.
“Peccato però… avrei voluto affrontare Jyassmie… quella che ha lasciato al suo posto è debole. La sua oscurità è determinata, ma non forte. Potrebbe eliminarla anche un novellino.”
“A proposito… è una mia impressione, o voi due siete parecchio simili?” chiese Saiko.
“Direi che è ovvio. È la mia parte oscura, il mio nemico naturale… Colei che devo eliminare a tutti i costi.”
“Però… sembra proprio che non ci sia un custode normale, eh?” sospirò Marco. “Ma immagino che già essere custodi precluda l’essere normali…”
“Beh, non importa.” Si mise in mezzo Kowu. “Per me, mia madre è morta da tempo.”
Simba si girò verso di lui.
“Ho sbagliato con te, Kowu. Dovevo capire che non avevi colpa, e dovevo ascoltare Kiara…”
“Kiara!” urlò lui. “E’ rimasta ad aiutare il leone che stava combattendo contro quel gorilla!”
“Cosa?” chiese Simba, mettendosi a correre verso il punto in cui si trovavano gli altri custodi.
“Tranquilli.” Disse Edward. “Sta bene. Prima ho controllato se c’era qualche ferito, e non ne ho trovati. In più, anche da loro sono arrivati dei rinforzi. E uno di loro lo conosco abbastanza da sapere che non farà alzare un dito contro tua figlia. Mentre se ora doveste raggiungerli, la mettereste solo in pericolo. Ad ogni modo, andrò io a verificare che non accada nulla di spiacevole.”
Detto ciò, l’alchimista corse verso gli altri custodi.
Il re chiuse le mani a pugno.
“Ma io non…”
“Non hai nulla da temere.” Lo tranquillizzò Saiko. “Noi custodi non permettiamo che qualcuno si ferisca per colpa nostra. Piuttosto, vi consiglio di rimanere qui, a distanza dai due scontri.”
Inuyasha partì all’attacco al fianco di Ichigo, entrambi diretti contro Braig.
Egli scomparve un istante prima di essere raggiunto, ricomparendo dietro di loro a testa in giù, sospeso nel vuoto.
“Tutta qui la vostra velocità?” chiese lui divertito.
“Non dimenticarti di noi.” Disse Tsuna, comparendo dietro di lui avvolto dalle fiamme, mentre sotto di lui Koji preparava una sfera bianca.
Prima che i custodi potessero reagire, attorno a loro apparvero centinaia di proiettili laser, fermi nell’aria ma pronti a scattare.
“Cavoli…” disse Ichigo, un attimo prima che l’attacco cominciasse.
I custodi si misero in cerchio, dandosi le spalle, per poi deviare i proiettili, che scomparivano non appena toccati dalla loro arma.
Mentre erano impegnati in ciò, Kiara osservava con stupore i ragazzi.
Su loro ordine, era andata a prendere Pan e l’aveva allontanata dal campo di battaglia.
L’aveva subito coperta con il suo gilet, e ora non riusciva a togliere gli occhi dallo scontro.
“E dire che ero convinta che gli umani fossero dei deboli…” mormorò, per poi voltare lo sguardo sulla Sayan.
Il suo sguardo rimase fisso sulla sua coda.
La principessa aveva faticato non poco per capire che non era un’allucinazione.
Era vero che non aveva mai visto prima un umano, ma a quanto sapeva, non avevano una coda, come infatti confermavano gli altri custodi.
‘Ad eccezione di quello vestito di rosso, che ha quel paio di orecchie che sembrano totalmente fuori posto…’ si ritrovò a pensare.
Ma i suoi pensieri furono interrotti da una luce rossa che stava attraversando il terreno, diretta verso di loro.
Prima che potesse fare qualcosa, la luce raggiunse Pan, avvolgendola completamente.
Poi, senza alcun preavviso, Pan aprì gli occhi.
Non appena riprese i sensi, una folata di vento l’avvolse, costringendo Kiara ad allontanarsi e a coprirsi gli occhi.
Il vento raggiunse anche Braig e i custodi, che si fermarono, voltandosi verso la fonte di quell’energia.
“E ora che succede?” chiese il cecchino, per poi sgranare l’occhio, abbassandosi di colpo.
Dal vento che avvolgeva Pan era partito un raggio d’energia, che aveva sfiorato di poco il Tiratore Libero, sfiorandogli la benda, che prese fuoco.
Braig l’afferrò e la gettò a terra, portandosi subito una mano a coprire l’occhio ferito.
“Sembra che si sia svegliata…” fece Inuyasha, sorridendo.
“Più potente di prima, proprio come vuole la razza Sayan…” continuò Ichigo, mentre il vento che circondava la custode scompariva.
Pan era sospesa in aria.
Indossava un paio di pantaloncini arancioni, mentre la sua maglietta era di un blu come il cielo, e sulla schiena c’era un Keyblade stilizzato.
Sui pantaloni c’era lo spazio sufficiente a lasciare libera la coda, che in quel momento era ritta verso l’alto.
Ma il particolare che balzava agli occhi di tutti era il colore dei capelli, che ora erano di un giallo oro, tutti all’insù, mentre i suoi occhi erano diventati verdi.
Attorno a lei c’era un’aura dello stesso colore dei suoi capelli, abbastanza potente da creare del vento.
Kiara la stava guardando con gli occhi sorpresi e in parte spaventati.
Pan invece si guardò le mani, per poi guardare il paesaggio attorno a lei.
Chiuse le mani a pugno e guardò con odio Braig, che continuava a tenersi la mano sull’occhio.
“Così mi avete costretto a combattere contro il mio volere.” Disse, senza distogliere lo sguardo dall’uomo.
“Non mi sembra che tu abbia fatto troppo per controllarti.” Rispose lui.
Per tutta risposta, Pan alzò una mano, lanciando un’altra sfera d’energia, che sfiorò il nemico.
“Speri forse di spaventarmi con così poco?” la provocò lui, cercando di nascondere il suo timore.
La Sayan non disse altro.
Si limitò ad unire le mani, per poi spostarle verso la schiena.
“Kame…” iniziò, mentre tra i palmi delle mani si creava una piccola sfera d’energia, che cominciò subito ad aumentare d’intensità.
“…hame…” continuò, senza spostare lo sguardò da Braig, che sorrise, mentre portava la mano libera dietro la schiena, cercando di farlo il più lentamente possibile.
“…ha!” concluse la Sayan, facendo partire un raggio d’energia, che investì in pieno l’ex Nessuno, che però riuscì a scomparire in pochi secondi in un varco oscuro.
“Tsk. Codardo.” Fece Pan, tornando a terra, mentre il colore dei suoi capelli e degli occhi tornava normale. “Non ha nemmeno avuto il coraggio di affrontarmi…”
“I-Incredibile…” disse Kiara, avvicinandosi. “Non avevo mai visto nulla del genere…”
La Sayan sorrise.
“Beh, io sì, anche se credevo che non sarei mai arrivata a tale livello.” Rispose, per poi venire distratta dal rumore di un’esplosione poco lontana.
“Sembra siano arrivate parecchie persone…” osservò, mentre Edward si avvicinava, ancora sorpreso per ciò che aveva visto.
Il Keyblade di Asuka si scontrò contro una sfera oscura di Zira, che esplose al contatto, lasciandola però illesa.
“Non male, lo ammetto.” Disse la custode. “Ma ora basta giocare.”
“Mi hai tolto le parole di bocca.” Rispose l’altra, preparando la spada all’attacco.
Asuka sorrise, per poi sparire alla sua vista.
“Cosa?” fece la leonessa, per poi spalancare gli occhi.
La pilota di evangelion era riapparsa dietro di lei, con il Keyblade in mano, come se avesse colpito il bersaglio.
Zira si girò verso l’avversaria, guardandola incredula.
Poi, come se niente fosse, si dissolse all’aria, come polvere, probabilmente senza avere il tempo di accorgersene.
“Missione terminata.” Disse la ragazza, facendo scomparire il Keyblade.
Gli altri custodi, assieme agli abitanti del mondo, si avvicinarono.
“Quei due non conoscono la pietà, perciò il loro allenamento è puramente intensivo.” Rispose lei.
“Cavoli… non vi invidio…” fece Jessie, per poi girarsi verso gli altri. “Beh, direi che qui il mio aiuto non è stato poi troppo necessario, credo che tornerò al mio mondo… Immagino che la prossima volta che ci rivedremo sarà durante la guerra, vero?”
“Temo proprio di sì.” Rispose Saiko, salutandola mentre apriva un varco, scomparendo al suo interno.
“E voi ora cosa farete?” chiese Justin, mentre gli altri li raggiungevano. “Noi torneremo sulla Terra, in modo da poter continuare l’allenamento e ad acquisire informazioni sui vari mondi.”
“Perché non venite con noi?” propose Inuyasha. “Più siamo, più potremo combattere tra di noi, vedendo fino a che punto possiamo arrivare.”
“Venire con voi?” ripeté Marco. “Beh, visti i risultati, sarei tentato…”
“Io ho intenzione di continuare il viaggio.” Si mise in mezzo Edward. “Ma sono in grado di farlo anche da solo.”
“E chi ti dice che sarai da solo?” chiese Pan. “Anch’io ho intenzione di continuarlo. Potrei diventare ancora più forte, e magari arrivare al secondo livello del Super Sayan.”
Saiko sorrise.
“Chissà perché, ma me l’aspettavo da te. No, io credo mi unirò agli altri. Hakai è ancora troppo forte, e voglio eliminarlo con le mie mani.”
“Io invece sono curioso di vedere questo mondo.” Fece Ryo. “E poi, sembra che quasi tutti i nuovi custodi vadano direttamente lì. Potrebbe essere interessante.”
“Anch’io verrò con voi.” Si aggiunse Tsuna. “Potrei trovare un modo per controllare meglio le mie fiamme.”
“Bene.” Disse Asuka, aprendo un varco. “Allora andiamo!”
“Aspettate un secondo!” si mise in mezzo Timon. “E noi? Volete lasciarci in questo stato?”
“Tranquillo. Non appena me ne sarò andato, tutto tornerà alla normalità.” Gli rispose Edward, per poi fermarsi e voltare lo sguardo verso il sole, che in quel momento scomparve, lasciando spazio alle sfumature della sera.
“Che succede?” chiese Ryo.
“Non so… per un momento, mi è sembrato di… no, nulla… è impossibile…” fece l’alchimista, aprendo un varco. “Beh, allora noi andiamo. Sapete dove trovarci.” Disse, sparendo dentro il varco con Pan, mentre gli altri custodi attraversarono quello per la Terra.
Una figura osservò i custodi sparire.
“Interessante… anche se per poco, è riuscito a sentirmi…” disse.
Senza fare nulla, la figura si girò.
“Credo sia arrivato il momento di rivederlo… chissà come reagirà…” si chiese, scomparendo nelle tenebre della notte in arrivo.
Capitolo 62 *** Dark e Dark. Il segreto è svelato! ***
*Entra un tizio misterioso che accende un lettore CD, facendo partire la musica*
STOP! *spegne il lettore* è ancora troppo presto! Non sono ancora scandalizzati dal capitolo!
Eccomi qui, con il tanto famigerato e temuto capitolo 62, il primo a rating rosso per il contenuto violento (aspetta, forse non dovrei essere così felice... boh...)
Allora, prima di tutto ringrazio Fly89, per avermi fatto da beta reader e avermi aiutato in parecchi punti del capitolo.
Poi, vi lascio questo bel archivio: OST Capitolo 62, dentro il quale troverete le tre musiche che ho scelto per questo capitolo. Durante la lettura, troverete i punti dove consiglio di ascoltarle.
E ora, giusto qualche piccola anticipazione prima delle recensioni XD.
Questo è un capitolo chiave della fiction, la quale d'ora in poi subirà un brusco cambiamento interno, dopo ciò che leggerete tra poco.
Poi mi rendo conto che il mondo che ho scelto per questo capitolo potrebbe confondere molti, e vi dico che fino a un paio di mesi fa ne ignoravo completamente l'esistenza... Cavoli, l'autore di quel manga e io dobbiamo avere idee molto simili... XD
Detto ciò, concludo le anticipazioni dicendo che anche i prossimi due capitoli potrebbero far rischiare un infarto ai lettori: il prossimo per l'uso di un'arma di distruzione psicologica di massa (che ovviamente non vi dirò ora XD), e quello dopo... perché sarà l'unica cosa che dopo il capitolo di oggi non vi aspetterete di leggere XD.
All right! E ora, passiamo alle recensioni!
@ lettore 01: "La fine del viaggio" perché d'ora in poi Marco, Saiko e gli altri non viaggeranno spesso per l'universo. Era così prevedibile il secondo film? XD Ah, ricordati che hai accettato la sfida di riuscire ad arrivare a fine capitolo, eh? XD
@ Inuyasha_Fede: No, non l'avevo accennato. Purtroppo non posso far vedere tutti i custodi che vengono scelti, perciò molti apparrirano dal nulla già con il Keyblade XD (e non solo custodi...). La fine mi spiace, ma credo che sia ancora presto. La saga ormai sì, è prossima, ma i tempi no XD.
@ cece95: Beh, ammetto che per l'idea di Pan Super Sayan ci ho pensato a lungo... però volevo qualcosa d'effetto XD. Comunque c'è Marluxia, solo che ora si chiama Laruami (lo so, non ho molto fantasia, nemmeno quando ho già le lettere dei nomi...). Per l'infarto... Beh, se non ti viene nei capitoli 62, 63 e 64, credo sarai a prova per il resto della fiction XD.
@ DarknessTime: Perché i cattivi sono convinti di essere superiori XD. Beh, Zira è, diciamo, andata in estasi per il potere ricevuto XD. Mentre per la tua ipotesi... *Darth Vader: Luke! IO, sono tuo padre!* (era un sacco che volevo dirlo XD). Per l'Hakuna matata... devo ancora riprendermi dall' "Avada Kedavra, morte in allegria" dei Pantellas XD
E ora... Buona lettura! (e buona fortuna XD)
Capitolo 62: Dark e Dark. Il segreto è svelato!
Hikari si avvicinò lentamente alla porta di Dark, aprendola senza fare rumore.
Al suo interno trovò il compagno, sdraiato sul letto, immerso nel mondo dei sogni.
La custode rimase a osservarlo per qualche minuto, per poi scuotere la testa.
‘Quel che ti ho fatto è stato imperdonabile…’ disse a se stessa. ‘Non mi stupisco che tu non voglia tornare a essere quello di prima…’
Poi fece per girarsi, ma si fermò guardando il volto di Dark.
Senza che lui se ne accorgesse, dal suo occhio destro uscì una lacrima, che scivolò silenziosa, attraversandogli il volto e lasciando il segno del suo passaggio.
“Dark…” mormorò Hikari, uscendo e richiudendo la porta.
“Tsk.” Fece una figura, avvolta da un mantello nero e sospesa nel vuoto, guardando la città che sotto di lui continuava come se niente fosse la sua vita, nonostante fosse piena notte.
“Umani… Esseri viventi… Non sanno fare altro che ignorare gli avvertimenti…” disse, con tono disgustato. “Sanno che potrebbero sparire tra poco e non cercano di fare nulla per salvarsi…”
La figura misteriosa si spostò, per atterrare sulla cima di un grattacielo, rimanendo in piedi sulla punta dell’antenna.
“E tu ti ostini a volerli salvare? Cavoli… ed io che speravo in te…” continuò, rivolgendosi all’aria.
Poi a un certo punto, sorrise.
“Già… è vero. È per il tuo dolore che agisci così. In fondo, forse qualche speranza c’è ancora…”
Dark spalancò gli occhi di colpo, alzandosi immediatamente a sedere.
Aveva portato d’istinto la mano sul petto, in cui il cuore martellava forte.
“Cosa…?” fece lui, portandosi l’altra mano sul viso, accorgendosi che era bagnato. “Di nuovo…”
Come se niente fosse, si asciugò le lacrime con la mano, per poi rimanere a fissare il vuoto.
“Cos’era quella sensazione…?” si chiese, guardandosi la mano. “Era come se… mi stesse chiamando qualcuno…”
“È così.” Rispose una voce dentro di lui. “Qualcuno ha cercato di mettersi in contato con te.”
Dark spalancò gli occhi, non riuscendo a riconoscere quella voce.
“Chi sei?” chiese. “Non sei Balance, non sei uno dei miei predecessori, e non sei nemmeno il mio vecchio me…”
“Suvvia, fai un piccolo sforzo. Non ti sarai dimenticato di colui che ti ha dato il Keyblade, vero?”
Il custode rimase fermo.
“Quindi sei tu… credevo non fosse rimasta nessuna traccia di te…”
“A dir la verità, la questione è più complessa di quanto credi…”
“Spiegati.”
“Io non sono un’entità esterna a te. Non dirmi che non ti sei mai chiesto il perché tu sei l’unico custode dell’equilibrio che si è ritrovato in una situazione del genere.”
“Se ben ricordo, anche il primo era messo come me.”
“Il primo… sì, è vero. Ma lui è sparito usando il suo potere, mentre tu no.”
“Cosa vuoi dirmi?”
“Devi cercare dentro di te. Devi trovare il vero te. Presto sarai messo alla prova e non sottovalutarla, perché potrebbe risultarti molto difficile da superare.”
“C’entra qualcosa lei?”
“In parte, ma tu non sai ancora nulla sul suo conto. Sai solo che dona i Keyblade ai custodi della luce ma nulla di più.”
“Dovrei?” chiese Dark, cominciando a innervosirsi per quella discussione.
“Presto ti sarà tutto chiaro… Io purtroppo non posso parlare ulteriormente… mi spiace…” concluse la voce, scomparendo com’era apparsa.
“Cercare me stesso…” rifletté Dark. “Tsk. So perfettamente chi sono… Non ho bisogno di cercare nessuno.”
Mentre diceva ciò, prese il suo ciondolo e lo fissò.
“Non mi lascerò sconfiggere da nessuno, tanto meno da me stesso.” Continuò. “È il mio giuramento… porterò a termine la guerra, e sparirò con essa… Questo è il mio destino…”
Poi si voltò verso la porta.
“Puoi anche entrare. So che sei lì.” Disse.
“Sapevo che era difficile rimanere nascosta… ma non volevo che tu pensassi stessi origliando…” rispose Hikari, entrando. “Solo che ti ho sentito parlare e sono venuta a controllare…”
“Non hai bisogno di scusarti. Ti ho già detto tutto e non ho nulla da nascondere.”
“Allora con chi stavi parlando prima? E non rispondermi con nessuno. Sentivo solo la tua voce, ma a me no che tu non soffra di uno sdoppiamento di personalità, non puoi rispondere a domande che non ci sono.”
Il custode rimase in silenzio per qualche secondo, per poi superarla e dirigendosi verso l’uscita.
“Si trattava di colui con cui ho stipulato quel patto.” Rispose, sparendo oltre la porta.
Hikari spalancò gli occhi.
“Allora… continua a perseguitarlo ancora oggi…” mormorò piano.
Poi chiuse le mani a pugno.
“Per colpa sua… è anche colpa sua se ora sta soffrendo in quel modo…”
Ma il suo monologo fu interrotto dal suono dell’allarme, che la costrinse a dirigersi subito verso la sala controllo, dove trovò Dark che stava guardando i monitor.
“Allora?” chiese, raggiungendolo.
“Ecco qui.” Rispose lui, facendo apparire sullo schermo l’immagine di un mondo, anch’esso simile alla Terra.
Ma questo aveva attorno a sé un anello di pura oscurità, che gli ruotava attorno.
“E quello cos’è?” fece la custode.
“Oscurità allo stato puro, quel mondo è decisamente in pericolo…”
“Oscurità… pura?” ripeté Hikari, voltandosi verso il compagno.
Lui non disse altro.
Si limitò ad aprire un varco.
“Vediamo di fare attenzione.” Disse infine. “Potrebbe esserci Xehanort stesso…”
La custode annuì, per poi seguirlo nel varco.
I due custodi si ritrovarono in una via completamente deserta.
“Beh, almeno stavolta non avremo troppa pubblicità.” Fece Hikari, stirando le braccia verso l’alto. “Però credo che ti convenga far sparire il tuo impermeabile. Sei troppo appariscente vestito così.”
Dark la guardò, dopodiché si fece avvolgere dall’alchimia, che trasmutò il suo abito in un completo estivo nero.
“Così va meglio?” chiese.
La custode sorrise.
“Il nero non te lo leverai mai, vero?”
“Lo preferisco. Ricordati che sebbene combatta per la luce, prediligo l’oscurità.”
I due custodi poi si avviarono verso la fine della via, ritrovandosi così in una strada più grande, in cui si muovevano decine di persone.
“Da dove partiamo?” chiese Hikari, mentre si confondevano agli abitanti di quella cittadina.
“Non saprei… qui tutto sembra andare come se niente fosse… Non c’è la minima preoccupazione per il messaggio di Aqua…”
“Quindi è meglio se cerchiamo di non agire, giusto?”
“Già. Detesto avere qualcuno alle calcagna. Mi è bastata l’esperienza con Inuyasha e i suoi amici.”
“In effetti è stata quasi una scena comica.” Fece la custode, ridendo.
I due continuarono a camminare, fino a fermarsi di fronte ad un edificio, sul quale c’era l’insegna della polizia.
“Credi che qui potremmo trovare qualche informazione interessante?”
“Forse. Ma di certo non possiamo entrare e presentarci. Getteremo solo il panico. Se ci fosse Marco, l’avrei già mandato in perlustrazione, ma stavolta dovremo arrangiarci da soli.” Disse, mentre un ragazzo dai capelli blu e con un paio di occhiali li superava per dirigersi all’entrata dell’edificio.
“Uhm… non saprei Dark… Tanto ormai tutti ci conoscono…”
Il ragazzo si fermò subito.
“Sì, ma non mi sembra comunque un motivo per entrare e dire ad alta voce che mi chiamo Dark e che sono-”
“Dark?” chiese il ragazzo, interrompendolo.
I due custodi si girarono verso di lui.
“Uh? Sì, lo so, è un nome strano e che difficilmente avrai sentito…” cominciò a spiegare Hikari.
Ma prima che potesse continuare, il ragazzo si girò, tirando fuori dalla tasca un paio di manette, che cercò di mettere attorno alle mani di Dark, che fece un salto all’indietro, evitandolo.
“Così hai avuto la faccia tosta di presentarti proprio qui, davanti alla polizia.” disse il ragazzo, per poi fare un fischio.
Immediatamente dalla centrale uscirono decine di agenti, che accerchiarono Dark e Hikari, puntandogli contro le pistole.
“Di’ Dark…” chiese la custode. “Tu o uno dei tuoi predecessori ha combinato qualcosa da queste parti?”
Il custode si portò una mano al mento, mettendosi a pensare.
“Direi di no… non ho nessun ricordo in proposito…”
“Si chiama proprio Dark e parla di predecessori…” disse uno dei poliziotti, senza abbassare la sua arma. “Dev’essere proprio lui! È la prima volta che lo vediamo nei suoi panni normali!”
“Già. Anche se devo dire che fa quasi più paura adesso rispetto al solito… Cavoli, avete visto i suoi capelli? Per non parlare degli occhi!”
Dark li guardò uno ad uno, vedendo che oltre il cerchio di poliziotti se ne stava creando un altro di spettatori.
“Una fuga senza ferire nessuno è impossibile…” rifletté Hikari, guardando il ragazzo dai capelli azzurri.
“Si può sapere di cosa sarei accusato?” chiese il detentore dell’equilibrio, guardandolo. “Non mi sembra di aver fatto nulla di sbagliato, se non camminare.”
“Devo ammettere che la tua recita funziona alla perfezione, Dark… Se non fosse stato per il nome, mi sarei lasciato ingannare anch’io. Anche perché così il sospettato che tenevo sotto controllo risulta innocente… Ma non ci sono dubbi! Anche i vostri discorsi lo lasciano capire chiaramente! Finalmente ti abbiamo presto!”
Dark guardò nuovamente le pistole che erano puntate contro di loro.
“Ripeto che non so di cosa stai parlando, ti avviso: se farete fuoco, ve ne pentirete. E non è una minaccia, ma un semplice avvertimento. Le pistole sono inefficaci con noi.”
“Speri che farti spuntare le ali e volare via ti salverà stavolta?”
Dark si fece serio.
“Come sai delle ali? Le ho usate una volta sola.” Chiese. “Non sarai uno degli sgherri di Xehanort, vero?”
A sentire quel nome, molti agenti cominciarono a parlare tra di loro.
Il ragazzo invece non reagì in nessun modo.
“Xehanort?” ripeté. “Guarda, potevi dire tutto, tranne che tirare in ballo un tizio inventato da qualcuno che ha messo a punto un nuovo tipo di comunicazione. Altri mondi, custodi, tenebre, luce… idiozie.”
“Sai Dark, credo avessi ragione: non sarebbe stata una buona idea entrare e presentarci. Non con uno scettico del genere almeno.”
“Tu invece chi sei?” chiese il ragazzo, guardando Hikari. “Mi risultava che Dark lavorasse da solo.”
“Senti un po’, mister capelli azzurri: non sappiamo chi sia il Dark di cui state parlando! Noi abbiamo viaggiato per molto tempo, e siamo arrivati in questa città solo poche ore fa. Dark poi non ha mai fatto nulla che potesse darvi un motivo per arrestarlo. Lo conosco da molti anni.”
“Davvero? E allora tutti i furti che ha commesso? Se cercate di trovare un motivo per scagionarvi, sappiate che non ci state riuscendo. Anzi, ora ti sei tirata dentro anche tu, come sua complice. Su, seguiteci senza fare storie, o saremo costretti a immobilizzarvi.”
Dark sorrise.
“Ripeto che sarebbe inutile. Non vi seguiremo e non ci faremo colpire. Piuttosto dovreste essere voi a lasciarci andare.”
“Sei più stupido di quanto sembri se credi che lo faremo!”
“Molto bene allora.” Rispose Dark, alzando la mano.
Immediatamente si creò una forte folata di vento, che fece volare via tutte le armi.
“Cosa?!” esclamò il ragazzo, portandosi le mani sopra gli occhiali per ripararsi dal vento.
Il custode però non rispose e fece sparire la corrente d’aria.
“Questo era un avvertimento. Lasciateci andare e mi limiterò a questo. Insistete…” e creò una sfera di fuoco in mano. “…e passerò alle maniere forti.”
“Dark!” disse Hikari.
“Tranquilla, mi limiterei a provocargli qualche bruciatura, niente di serio.” Rispose il custode. “Ma almeno in questo modo, forse capiranno di aver preso un granchio.”
“Q-Quel tipo sta tenendo del fuoco in mano!” urlò un agente, indietreggiando.
“Quindi il tuo potere è più grande di quanto credessimo… interessante…”
Dark lo guardò negli occhi.
“Non ti sei ancora presentato. Sembri essere un pezzo grosso, nonostante la tua età.”
“Come se non mi conoscessi, ma la tua complice forse davvero non mi conosce. Il mio nome è Satoshi Hiwatari.”
“Mai sentito.” Rispose il custode, per poi alzarsi in volo assieme a Hikari.
A vedere ciò, il ragazzo spalancò gli occhi.
“Cosa? Puoi volare anche senza ali?! E anche la tua compagna!”
“Non so come tu sappia delle ali, ma le ho usate una sola volta e non erano necessarie per volare. Il Dark di cui parli non ha niente a che fare con me, se non il nome.”
“E allora ditemi il vostro nome completo!”
“Io mi chiamo solo Dark. Ho rinnegato il mio vero nome molti anni fa.”
“Io invece Hikari. Non ho un cognome, dato che dalle mie parti non si usa.”
“Dark e Hikari, eh?” ripeté Satoshi. “Luce e oscurità… una coppia davvero strana… Comunque ricordatevi che vi prenderò entrambi!”
“Sempre se ci troverai.” Rispose Dark, aprendo un varco e scomparendo con la compagna al suo interno.
“Comandante…” fece uno dei poliziotti, avvicinandosi al ragazzo. “Cosa facciamo?”
“Quel tipo credo che fosse proprio un altro Dark… ma rappresenta comunque un pericolo. Comunicate il suo identikit e quello della ragazza a tutti gli agenti. Avranno di certo usato un trucco per scomparire in quel modo.”
L’agente annuì, per poi correre dentro l’edificio, seguito da tutti.
Sopra di loro, più precisamente sul tetto, Dark e Hikari erano rimasti nascosti, ascoltando tutto.
“Allora l’ha capito, anche se vuole comunque catturarci…” disse il custode.
“Cosa facciamo ora? Non possiamo più girare liberamente per la città e non possiamo metterci a cercare a distanza.”
“Uhm… in effetti è un bel problema…” ammise Dark. “Potrei cercare di celare la nostra presenza usando l’oscurità, ma non so quanto potrebbe essere efficace…”
“Celare?”
“In poche parole, userei il potere delle tenebre per renderci in un certo senso invisibili. Solo persone dal cuore straordinariamente forte potrebbero vederci, e non credo che ci siano molti poliziotti del genere…”
“Beh, allora proviamoci. In fondo, tu sei uno dei pochi che può usare quel potere senza farsi corrompere.”
“Vantaggi di essere abituato ai due elementi base.” Rispose lui, facendo scendere attorno ad entrambi una piccola aura nera. “Bene, ora allontaniamoci un po’ e poi riprendiamo la ricerca. A questo punto è chiaro chi dobbiamo trovare.”
“Il tuo omonimo, vero?”
Dark annuì.
“Sì. Da quel che ho capito, è uno che ha creato parecchi problemi alla polizia, ma sembra che abbia parecchie cose in comune con me…” disse, per poi saltare giù nel retro dell’edificio assieme ad Hikari, e allontanandosi.
“Cavoli…” sospirò un ragazzo dai capelli rossi, con uno strano coniglio sulla spalla, mentre attraversava la strada. “Perché mia madre non la smette ogni tanto? Ho capito che è una tradizione di famiglia, ma io sono stufo…”
“Ehi, avete sentito? Sembra che oggi alla centrale abbiano avvistato Dark!” disse una ragazza, intenta a parlare con delle amiche, mentre lo superavano.
Le orecchie del ragazzo si rizzarono, e con disinvoltura invertì la marcia, andando dietro alle ragazze per continuare a sentire il discorso.
“Sì, ho sentito. Dicono che fosse insieme con una ragazza e che ha disarmato tutti gli agenti senza nemmeno muoversi. E poi è volato via senza usare le ali! Roba da non crederci, questo significa che finora non ha ancora mostrato tutte le sue capacità!”
Il ragazzo ascoltò sorpreso, per poi allontanarsi.
“Dark si sarebbe fatto vedere… alla centrale? Ma è impossibile…” mormorò.
Poi il suo sguardò si spostò verso una coppia, che si stava avvicinando, ma che passava accanto alle persone senza che nessuno facesse qualcosa per spostarsi.
Un particolare che gli saltò subito all’occhio fu che il ragazzo aveva dei lunghi capelli di colore bianco e nero, senza una precisa distinzione tra essi.
In più, attorno a tutti e due sembrava esserci una strana aura, dato che sembravano avvolti dal colore nero.
I due si fermarono, guardandolo negli occhi, per poi avvicinarsi e fermandosi di fronte a lui.
“Ehm… salve… scusate, non volevo mettermi a fissarvi…” si scusò il ragazzo.
“Tu riesci a vederci?” chiese Dark, lasciandolo di stucco.
“Beh, scusa l’impertinenza, con quei capelli non passi di certo inosservato e-”
Ma il custode gli fece segno di tacere.
“Seguici in silenzio. Gli altri ti prenderanno per pazzo se continui a parlarci.” Disse, per poi allontanarsi assieme a Hikari.
Il ragazzo li guardò sbattendo gli occhi incredulo.
Poi scosse velocemente la testa e li seguì, fino a ritrovarsi in una strada deserta.
“Chi sei?” chiese Dark.
“Mi chiamo Daisuke. Piacere di conoscervi.” Rispose il ragazzo.
“Piacere. Il mio nome è Hikari.”
“Io ti direi il mio nome, ma sembra che in questa città sia un nome nefasto.” Fece il custode.
Daisuke spalancò gli occhi.
“Aspetta… non sarai mica Dark, vero?” chiese.
“Però, sei piuttosto sveglio. Sì, anche se non ho nulla a che fare con quello che conoscete voi e-”
Ma il Keyblader s’interruppe di colpo.
Per un momento, dietro il ragazzo dai capelli rossi, era apparsa una sagoma non definita, che però era subito scomparsa.
“E?” chiese lui.
“Beh, diciamo che questo caso di omonimia ci ha messo nei guai.” Riprese il custode dell’equilibrio. “Siamo venuti qui per cercare una cosa ma ora non ci è possibile farlo normalmente…”
“E allora perché mi avete chiesto se riuscivo a vedervi?”
“Avevo celato la nostra presenza.” Spiegò Dark. “Solo persone molto forti a livello spirituale, usando termini facili, sarebbero state in grado di vederci. Quando ci siamo accorti che ci stavi fissando, siamo rimasti sorpresi.”
“D-Davvero? Non ne avevo idea…” fece il ragazzo, imbarazzato.
“Ad ogni modo, tu sembri sapere chi è quest’altro Dark.” Disse il custode. “Saresti così gentile da spiegarci chi è? È probabile che lui sappia qualcosa in proposito a ciò che stiamo cercando.”
“Non sapete chi è Dark? Eppure qui lo conoscono tutti…”
“Non siamo di queste parti.”
“Capisco… Per farla breve, Dark è un ladro fantasma. Fino a pochi mesi fa, la sua ultima apparizione risaliva a più di quarant’anni fa, e solo di recente è tornato all’opera.”
“Quarant’anni?” ripeté il custode. “Cavoli, so di non essere un ragazzo dall’aspetto comune, ma essere scambiato per un uomo che avrà sì e no sessant’anni non è proprio il massimo.”
“È questo il punto principale attorno alla sua figura: nonostante questo, il suo aspetto e il comportamento, sono quelli di un ragazzo di diciotto anni.”
“Davvero? Beh, questo spiega già più cose, ma i capelli dubito siano uguali.”
“Avranno pensato che li hai tinti. In fondo, nemmeno il tuo colore normalmente è naturale.” Intervenne Hikari.
“Poi c’è un altro particolare del nostro Dark.” Aggiunse Daisuke, mentre il coniglio sulle sue spalle si mosse, avvicinandosi alla sua testa.
“Cioè?”
“Dark compie i furti volando, grazie alle sue ali.” Rispose il ragazzo. “È in grado di farle spuntare dal nulla, e con quelle riesce sempre a scappare.”
“Però… davvero un tipo interessante… e in effetti, ha parecchi punti in comune con me…”
“Cosa intendi dire?”
“Anch’io sono un essere che si tramanda da molti secoli. E come avrai capito, possiedo poteri… diciamo non umani.”
“Ora però dobbiamo andare. Ovviamente tu non dovrai fare parola con nessuno di questa discussione.” Fece Hikari.
Il ragazzo li guardò per qualche secondo, per poi mordersi un labbro.
“Sentite… se cercate un rifugio, perché non venite a casa mia? Lì la polizia non verrebbe mai a cercarvi.”
I due custodi lo guardarono.
“Non so se ti conviene. Non è solo la polizia a cercarci. Sinceramente, sono altri i nemici che ci preoccupano.” Rispose il custode.
“Tranquilli. Da me non vi verrebbe a cercare nessuno… Anche perché riuscire a entrare in casa sarebbe già tanto…” disse abbassando la voce.
“In che senso?” chiese Hikari.
“E-Ecco… diciamo che mia madre e mio nonno ci tengono che io sia sempre in forma…” rispose lui, ridendo imbarazzato.
Dark lo guardò con occhi intensi, come se volesse studiarlo.
“Va bene. Fai pure strada., però cerca di rivolgerci la parola il meno possibile, ricorda che per gli altri siamo invisibili.”
“D’accordo. Da questa parte allora.” Disse, avviandosi.
“Perché hai accettato?” chiese la custode.
“Non dirmi che non ti sei accorta di nulla. Già il fatto che riesca a vederci significa che non è un ragazzo normale. Chissà, magari anche lui è coinvolto in questa storia…” rispose il custode, per poi seguire il ragazzo, mentre il sole cominciava a sparire dietro i palazzi.
Hikari lo seguì subito, non accorgendosi della figura che li guardava seduta sul cornicione di un edificio, con il mantello nero che svolazzava al vento.
“Così sei tu…” disse, senza mostrare alcuna emozione. “Sei tu la causa di tutto… Mocciosa maledetta…” continuò, pronunciando le ultime due parole con odio.
“Eccoci arrivati.” fece Daisuke, fermandosi davanti ad una casa. “Ora, prima di entrare… vi avverto che i miei parenti sono un tantino eccentrici… perciò fate attenzione e seguite i miei passi alla perfezione. Preferirei non avere nessuno sulla coscienza…”
“Da come parli, sembra quasi che abbiano piazzato delle trappole mortali all’int-” cominciò Hikari, mentre il ragazzo apriva la porta.
Prima che la custode potesse finire la frase, una serie di lance sbucarono dal muro, dirigendosi verso di loro.
Daisuke spiccò un salto, per poi camminare sulle lance e superarle.
Dark invece creò attorno a sé ed Hikari una barriera, contro la quale le lance s’infransero, finendo in mille pezzi.
“I tuoi non ti tengono solo in forma… ti addestrano per sopravvivere a tutto…” commentò, dissolvendo la magia.
“Come hai fatto? Non ti ho visto muovere nemmeno un dito!”
“Una piccola magia…” rispose Hikari, mentre entravano, chiudendo la porta.
“Sono a casa!” urlò Daisuke, dopo essersi ripreso. “Abbiamo ospiti!” aggiunse subito dopo.
Dark sentì dei rumori provenire dai muri, anticipando l’arrivo di una signora, dai corti capelli castani e le iridi color cioccolato, accompagnata da un anziano, con gli occhi scuri e dalle sbarazzine e indomabili ciocche grigie come i baffi e la barba che gli pendeva dal mento, che indossava un kimono tradizionale.
“Salve.” Disse la donna. “Scusateci per l’accoglienza, ma è l’unico modo per non far impigrire mio figlio. Spero non vi siate fatti male.” Proseguì, facendo capire di essere la madre di Daisuke.
“Tranquilla signora.” La calmò Dark. “Per quel che mi riguarda, anch’io sono cresciuto nello stesso modo… con la differenza che ero io stesso a rendermi la vita difficile.”
“Davvero? Interessante, però non mi sembra di avervi mai visto prima… Chi siete?”
“Veniamo da piuttosto lontano… Lei è Hikari, mentre il mio nome è Dark.”
A sentire quel nome, i due si fermarono.
“Dark?” ripeté la signora, dando un’occhiata al figlio.
“Non sono lo stesso Dark che compie i furti.” Precisò il custode. “Ho avuto la sfortuna di chiamarmi nello stesso modo, e suo figlio, immaginando che potessi finire nei guai per questo, si è proposto di ospitarci per questa notte.”
“Capisco…” fece l’anziano, guardando negli occhi il detentore dell’equilibrio. “In questo caso benvenuti! Venite pure di là. Vi va una tazza di tè?”
“Volentieri, grazie.” Rispose Dark, seguendoli, mentre Daisuke rimase indietro con la madre.
Una volta che i custodi furono spariti assieme al signore, lei si rivolse al figlio.
“E così si chiama Dark, eh?” fece. “Se lo cercavi, non lo trovavi senza dover viaggiare su altri mondi.”
“Eh eh…” rispose lui, portandosi la mano dietro la testa. “Lo so che oggi sono impegnato… ma non me la sono sentita di lasciarli andare in giro da soli. Non con quel nome che grava su di loro.”
“Beh, hai fatto bene. Ah, a questo proposito, ho invitato una certa persona a cena stasera…”
“Uh? Cos’altro hai combinato stavolta?” chiese preoccupato il ragazzo.
“Qualcosa che ti piacerà, vedrai. Il nome Riku ti dice niente?”
Nel frattempo i custodi si erano seduti al tavolo, bevendo il tè che il signore gli aveva offerto.
“EH?!” sentirono urlare dal corridoio. “Come sarebbe a dire che stasera verrà Riku?!”
Hikari mandò giù male il tè, cominciando subito a tossire, mentre Dark aprì gli occhi sorpreso.
“Riku?!” ripeté la custode, cercando di riprendere fiato. “Che ci fa Riku qui?”
Dark non rispose subito.
“Conoscete Riku?” chiese il signore. “Credevo non foste di queste parti.”
“Infatti, ma Riku è un nome troppo particolare perché possa essere così diffuso… Solo che il nostro amico in questo momento dovrebbe essere piuttosto lontano da qui…”
“Amico?” ripeté l’anziano, sorridendo. “Allora temo proprio che sia un altro caso di omonimia. Vedete, il Riku di cui parliamo noi è la ragazza di Daisuke.”
“Ragazza?” chiese sorpresa Hikari. “Pensavo che Riku fosse un nome prettamente maschile.”
“Questo posto si fa sempre più interessante…” osservò Dark, riprendendo a bere il suo tè.
“Scusatemi.” Disse Daisuke, entrando assieme alla madre. “Ho appena saputo che stasera avremo un altro ospite. Spero non vi dispiaccia.”
“Certo che no. In fondo siamo noi l’imprevisto.” Fece Hikari. “Piuttosto, spero che la tua amica non si preoccupi sentendo il nome di Dark.”
“Temo di sì invece…” mormorò lui. “Diciamo che non gli è troppo simpatico…”
“Cos’è successo? È stata derubata da lui?”
Tutt’ad un tratto, Daisuke divenne rosso in volto.
“In un certo senso, possiamo dire di sì…” rispose. “È rimasta traumatizzata dal primo incontro che ha avuto con lui…”
“Ah, quel Dark. Un vero don Giovanni…” fece la madre di Daisuke, entrando anche lei nella stanza.
Questa volta fu il turno del custode a tossire.
“Un altro motivo per odiare quel nome…” mormorò, mentre Hikari soffocava una risata.
“Uh? Che intendi dire?”
“Nulla, nulla… pensavo solo al passato…” rispose lui.
“Però c’è da dire che il nostro Dark spesso e volentieri agisce grazie all’amore. Ah, un sentimento che può veramente molto, non credete anche voi?”
Ma quando vide l’espressione di Hikari mutare, il suo sorriso si affievolì.
“Ho detto qualcosa di sbagliato?” chiese.
“No, nulla…” rispose la custode.
“È per via del fatto che io sono privo di quel sentimento.” Spiegò Dark. “Non sono capace di amare.”
“Davvero?” fece Daisuke. “Mi stai dicendo che tu finora non hai mai amato nessuno?”
Il custode spostò lo sguardo verso di lui.
“In passato ho amato. Ma l’amore è un’arma a doppio taglio e io ho finito col ferirmi. Per questo ho gettato via quell’inutile sentimento. Non ho bisogno di nessuna debolezza.”
Hikari abbassò lo sguardo.
“Su, vediamo di parlare d’altro. Diteci, da dove venite?”
“Da un paesino europeo.” Rispose la custode. “Talmente sperduto da risultare sconosciuto a molti.”
“Venite da lontano… non mi stupisco che non sapeste nulla di Dark. In fondo, dato che ruba qui e non è mai stato preso, nessuno se ne interessa troppo fuori da questa città.” Fece la madre di Daisuke.
“Questo Dark dev’essere particolare.” Disse il custode. “Ho sentito che usa un paio di ali per volare. Non è qualcosa che hanno in molti.”
“Da quel che mi risulta, è unico.” Commentò il nonno.
“No. Anch’io conosco una persona che può usare le ali per volare, sebbene non le usi mai.”
“Però, dovete averne conosciuta di gente particolare, eh?”
“Parecchia. Le sorprese sono state molte, forse anche troppe. Per esempio il nome della tua amica, Daisuke: è lo stesso di un nostro ex compagno di viaggio.”
“D-Davvero?” disse lui, arrossendo ulteriormente.
Poi, senza alcun preavviso, scappò fuori dalla stanza, sparendo alla loro vista.
“Sta male?” chiese Hikari.
“No, no. Mio figlio è un tipo molto timido… quando s’imbarazza troppo, non riesce a rimanere in pubblico.” Rispose la madre, ridendo, per poi andare verso i fornelli.
“Ora scusatemi, ma credo che mi metterò a cucinare.” Disse.
“Noi allora ne approfitteremo per fare un giro nei dintorni, se non vi dispiace. Non ci allontaneremo troppo, e sappiamo come nasconderci dalla gente.”
“Sicuri di non avere problemi?”
“Ci siamo abituati.” Rispose Hikari, seguendo Dark fuori dalla casa.
Non appena si furono allontanati di qualche metro dall’edificio, Dark si fermò.
“Famiglia strana, vero?” chiese.
“Già. Sembra quasi che loro stimino questo Dark. A parte Daisuke, che mi sembra un po’ più restio. Però cavoli, non pensavo fosse così timido…”
“Secondo me c’è altro oltre alla timidezza.” Rispose il custode, guardando il cielo, che diventava sempre più buio.
Poi all’improvviso un’ombra volò sopra di loro.
I custodi spalancarono gli occhi, evocando subito il Keyblade.
La figura aveva attraversato il cielo usando delle ali.
Una delle sue piume si era staccata, e volteggiò fino a cadere proprio davanti ai due.
Dark la prese al volo.
Era una piuma nera.
“Sembra che abbiamo appena visto il fantomatico ladro.” Disse, facendo scomparire il Keyblade assieme a Hikari.
“Già…” commentò lei, guardando la piuma. “Dunque usa davvero delle ali per volare…”
“Sarebbe inutile seguirlo. Potrebbe essere andato da qualunque parte e non ho intenzione di cercarlo per tutta la città. Inoltre, ho avuto l’impressione che si sia fatto vedere apposta… Probabilmente sarà giunta anche a lui la voce dell’arrivo di un suo omonimo, ma ce ne occuperemo più tardi. Preferisco tenere sotto controllo quella famiglia… ho l’impressione che nasconda qualcosa…” disse Dark, tornando indietro seguito dalla compagna.
A diversi metri d’altezza, in piedi sopra il cornicione di un palazzo, un ragazzo alto, dai capelli viola, vestito di nero e con un grosso paio d’ali dello stesso colore osservò i due andarsene.
“E così i custodi esistono realmente…” disse, mentre le ali sbattevano. “Lo so, stasera ho già un impegno. Spero solo che rimangano un po’ di tempo… A te non piacerebbe divertirti un po’, With?”
Uno strano verso gli rispose dalle ali.
“Lo immaginavo… Coraggio, ora è meglio and-” cominciò, per poi fermarsi.
“Chi c’è?” chiese, senza voltarsi.
“Non male. Sei riuscito a percepire la mia presenza e dire che non sei nemmeno un custode.” Rispose una voce, mostrandosi poi con una figura avvolta da un mantello.
“With ha avvertito che qualcosa non andava.” Disse, indicando le ali, che stavano tremando. “E non sono state molte le volte che l’ho visto impaurito come adesso.”
“Creatura intelligente, ne sono colpito. A quanto pare, non tutti gli esseri viventi sono senza speranza… qualcuno ha ancora un po’ di buon senso.”
“Da come parli, sembra quasi che tu non ti ritenga un essere vivente. Cos’è, sei un robot?”
“Robot?” ripeté lui, per poi scoppiare a ridere.
Il ragazzo indietreggiò per quella risata, che gli fece venire i brividi per tutto il corpo.
“Robot? No, no… nulla del genere…” continuò, smettendo di ridere, per poi avvicinarsi.
“Vedo che anche tu sei interessato ai custodi. Dimmi, che ne pensi?”
Dark rimase sorpreso da quel cambio di atteggiamento.
“Direi che sono soggetti interessanti. Soprattutto quello che si chiama come me. Mi ha sorpreso non poco scoprire cos’ha combinato.”
L’uomo misterioso sorrise.
“Come mi aspettavo…” disse, per poi cominciare a camminare nel vuoto, come se fosse sul terreno. “Bene… allora ho un favore da chiederti… Dark Mousy.”
“Io cosa ci guadagno?”
“Mettiamola così…” rispose lui, facendo apparire dal nulla una macchia oscura, in cui apparve l’immagine di una ragazza che camminava, come se stesse guardando attraverso una finestra.
A vederla Dark spalancò gli occhi.
“Se mi accontenterai, non le torcerò un capello. In caso contrario…”
“Chi sei?” chiese Dark.
L’uomo sorrise.
“Non serve che tu lo sappia…” rispose, per poi creare dal nulla un foglio nero, sul quale apparvero dal nulla delle scritte del colore opposto, dopodiché si chiuse da solo.
“Devi consegnare questa lettera all’altro Dark.”
“Ti aspetti che entri in una casa qualsiasi per fare il postino?”
“Non prendermi in giro. Io so tutto di te. Come so tutto di ogni singolo abitante dell’universo. Non sottovalutarmi.”
Prima che il ladro potesse dire altro, l’uomo scomparve nel nulla, senza lasciare alcuna traccia.
“Cavoli… ora capisco cosa voleva dire…” disse, guardando la lettera. “E questa ora come la consegno?”
Ma i suoi pensieri furono distratti da una ragazza che stava camminando sul marciapiede alla base del palazzo.
“Ma sì… tanto non credo cambi qualcosa…” disse, per poi saltare giù.
Pochi secondi dopo, atterrò di fronte alla ragazza.
Era la stessa che l’uomo aveva fatto apparire nel suo specchio.
Lei lo guardò per qualche secondo, per poi aprire la bocca.
Ma prima che potesse cacciare l’urlo, Dark le mise la mano sulla bocca, facendole segno di stare zitta.
“Tranquilla, non ho intenzione di farti nulla.” Disse, un po’ dispiaciuto dalla reazione della giovane.
Ignorando il suo stato d’animo, prese la lettera e gliela mise in mano.
“Tra poco incontrerai un’altra persona con il mio stesso nome… Digli che questa lettera è per lui. Non so chi sia il mittente, so solo che era un tipo pericoloso. Mi raccomando, conto su di te.”
Poi, silenzioso com’era arrivato, spiccò un salto per sparire in volo.
La ragazza lo guardò sparire.
Poi, riprendendosi, cominciò a correre, fino ad arrivare davanti alla casa di Daisuke, dove suonò immediatamente il campanello.
La porta si aprì, rivelando la madre del ragazzo.
“Oh, ciao Riku! Tutto bene?” chiese, rimanendo sorpresa di come la ragazza si fiondò all’interno spaventata.
“Cos’è successo?”
“Q-Q-Quel pervertito…” rispose lei, ansimando. “Si è divertito di nuovo a spaventarmi…”
“Ti riferisci a Dark?”
“E a chi altri?” esclamò Riku, lanciando a terra la lettera. “E ora pretende pure che faccia da postino per conto suo! E poi dove lo vado a pescare un altro che si chiama come lui?”
A sentire quelle parole, l’espressione della donna si fece seria.
“Cos’hai detto, scusa?”
“Mi ha detto di consegnarla a uno che porta il suo stesso nome… perché? Ormai siamo abituati alle sue stranezze, no?”
Mentre diceva ciò, dalle scale scese Daisuke, che vedendola così spaventata, la raggiunse.
“Riku! Tutto bene?” chiese.
“Dark a parte, tutto ok…”
“Dark? Vuoi dire che l’hai incontrato?”
“Già, fuori di qui.”
“Ti ha fatto qualcosa?”
“Solo uno spavento, per fortuna…” rispose lei, per poi indicare la lettera. “E poi mi ha detto di consegnare quella lettera.”
“Insomma, che cosa sta succedendo?” chiese il nonno di Daisuke, uscendo dalla cucina seguito dai due custodi.
A vederli Riku rimase sorpresa.
“Loro chi sono?” chiese al ragazzo.
“Ospiti non previsti.” Rispose lui. “Avevano bisogno di aiuto e alla fine gli abbiamo proposto di rimanere qui per stanotte.”
“Allora piacere!” fece la ragazza. “Io mi chiamo Riku!”
“Piacere nostro. Io sono Hikari.”
Il custode invece non si presentò subito.
“Prima di dirti il mio nome, devo avvertirti che non sono chi penserai.”
La ragazza rimase sorpresa da quella frase.
“Ok… Anche se non capisco il perché…”
“Il mio nome è Dark. Piacere di conoscerti.”
Riku rimase un secondo immobile, per poi fare un passo indietro.
“Non è possibile…” mormorò.
“Sì, ho saputo del Dark di questa città, ma io fino a poche ore fa non sapevo nemmeno della sua esistenza, credimi.”
“Ma allora…” continuò lei, consegnandogli la lettera. “Lui sapeva che eri qui…”
Il custode prese la lettera.
“Lui chi?”
“L’altro Dark… mi ha detto di consegnare quella lettera ad un suo omonimo che avrei incontrato a breve… Dice che il mittente era un tipo pericoloso…”
Dark la guardò, poi spostò la sua attenzione ad Hikari e in seguito a Daisuke, che guardava curioso il foglio.
Senza dire nulla, il Keyblader aprì la lettera, cominciando a leggere.
Pochi secondi dopo spalancò gli occhi.
“Presto!” urlò. “Tutti a terra!”
Prima che qualcuno potesse capire perché, Dark eresse attorno a tutti loro una barriera.
Pochi secondi dopo, un’esplosione investì la casa, disintegrandola.
Dark aumentò l’intensità della magia per reggere al colpo, che diventava sempre più forte.
Poi così com’era venuto, scomparve, lasciando i presenti in mezzo alle macerie.
“C-Cos’è stato?” domandò spaventata Riku, mentre Daisuke la abbracciava per tranquillizzarla.
“Era una lettera di sfida.” Rispose Dark. “Diceva che non appena avrei finito di leggerla, avrebbe fatto saltare in aria la casa…”
“E così ho fatto.” Disse una voce.
I custodi si girarono subito verso la fonte, evocando i Keyblade.
“Quelli sono…” fece sorpresa la madre di Daisuke, indicando le due armi.
“Scusate se ve lo abbiamo tenuto nascosto. Speravamo di non coinvolgervi in questa storia. Vieni fuori, Xehanort! So che ci sei tu dietro a tutto questo!”
“Xehanort?” ripeté la voce. “Mi offendi, mio caro Dark. Paragonarmi a quello sciocco? Figuriamoci.”
Mentre diceva ciò, di fronte a loro apparve una figura avvolta in un mantello nero, che avanzò per fermarsi a pochi passi.
“Ottimo lavoro. La consegna è stata effettuata proprio come avevo previsto.”
“Chi sei?” chiese Dark, serrando la presa sul Keyblade. “Come fai a conoscere il mio nome?”
La figura sorrise, per poi slacciarsi il mantello che lo copriva completamente, bocca esclusa.
“Mi deludi Dark. Credevo che tu mi avresti riconosciuto all’instante.” Rispose lui.
Quando lasciò cadere a terra il mantello, i custodi si ritrovarono di fronte ad un uomo dai capelli neri, come gli occhi, in cui pupilla e iride apparivano come un unico cerchio scuro, profondo come l’universo.
Il suo pallido volto era segnato da una piccola cicatrice sul mento.
Indossava dei vestiti lunghi, completamente neri, che si concludevano in un paio di stivali e guanti.
Dark lo fissò.
“Voi…” disse, mentre un varco si apriva dietro di lui. “Attraversate quel varco e scappate. Pensate al luogo più lontano che conoscete.”
“E voi?” chiese Riku.
“Noi rimarremo qui a combattere.” Rispose Hikari, brandendo il Keyblade e puntandolo contro il misterioso nemico.
“Va bene…” disse la madre di Daisuke, prendendo la ragazza e spingendola all’interno del varco, seguita dal nonno.
Il ragazzo invece rimase al suo posto, mentre il suo coniglio gli saltava sulla spalla.
“E tu non vai?” chiese Dark, mentre il varco si richiudeva.
“Anch’io ho un conto in sospeso con quel tizio…” rispose, mentre le dimensioni del suo corpo aumentavano.
I suoi capelli cominciarono a cambiare colore, scurendosi per passare al viola.
Pochi secondi dopo, Daisuke aveva completamente cambiato aspetto.
“With, sei pronto?” chiese, accarezzando il coniglio.
Esso si trasformò immediatamente in un paio d’ali, che si attaccarono alla schiena di Daisuke, permettendogli così di alzarsi in volo.
“Ma tu guarda…” fece il custode. “Così eri tu Dark…”
“A dir la verità, semplicemente condividiamo lo stesso corpo.” Rispose lui, per poi cambiare tono di voce.
“Quando Daisuke prova amore verso qualcuno, si trasforma in me. Scusami, non immaginavo che quella lettera potesse combinare un simile guaio…”
“Non importa. Dopo sistemerò tutto quanto. Ora pensiamo a sconfiggere quel tipo.”
Il loro avversario per tutta risposta scoppiò a ridere, sinceramente divertito.
“Sconfiggermi?” chiese. “Non siate ridicoli. Non potete nemmeno sfiorarmi.”
“Questo è da vedersi!” urlò Hikari, creando una sfera di luce che scagliò contro l’avversario.
Ma lui, come se niente fosse, la tagliò a metà usando la mano.
“Cosa?!” fece sorpresa la custode.
“Questa sarebbe la tua luce, mocciosa? Deludente. Mi aspettavo di più dalla persona che ha cambiato Dark.”
“Che ha cambiato Dark?” ripeté lei, non riuscendo a capire.
“Non so chi tu sia, ma non credere di poter vantare di sapere troppo sul mio conto. Hikari non c’entra niente con il mio cambiamento. Sarebbe successo lo stesso, prima o poi. Io e l’amore siamo sempre stati incompatibili.”
Sentendo ciò, l’uomo proruppe in una nuova risata.
“Sì, hai perfettamente ragione. Lo so molto bene che tu e l’amore siete nemici naturali. Ed è qui il problema.”
Il nemico si fece serio, indicando Hikari.
“Quella ragazza ti ha deviato. Ti ha fatto conoscere un sentimento che tu non dovevi assaggiare. Ti ha allontanato dal tuo percorso!” gridò arrabbiato.
La custode lo guardò sorpreso.
“Chi sei per dire cose del genere?” chiese Dark, brandendo il Keyblade.
“Chi sono? È già la terza volta che mi si pone questa domanda… e sia, risponderò.” Sentenziò, alzando la mano.
Come se rispondessero ad un suo ordine, nel cielo si crearono dal nulla delle nubi scure, come quelle che annunciavano una violenta ed implacabile tempesta, che cominciarono a vorticare sopra di lui.
“Sono colui che esiste dall’inizio dell’universo. Colui che da sempre cerca di conquistarlo. Colui che dal principio combatte una battaglia senza fine. Io ho influito sui più grandi cambiamenti dell’universo. Io ho assistito alle grandi guerre che si sono svolte nei vari mondi. Io sono stato la causa di molte battaglie.”
I custodi spalancarono gli occhi.
“Di cosa stai parlando?” chiese il ladro.
“Non è possibile…” fece Hikari, indietreggiando spaventata.
“Io sono temuto anche da Xehanort e da quei custodi che osano definirsi delle tenebre. Io sono l’Oscurità stessa!” urlò, mentre dalle nubi cominciavano a cadere a terra violenti fulmini.
Poi, senza che nessuno potesse reagire, abbassò le mani, scagliando delle scariche di oscurità che colpirono i tre ragazzi.
Mousy fu scagliato contro un palazzo, finendo al suo interno, mentre Hikari finì rovinosamente a terra, provocando una piccola voragine.
Dark invece resistette per qualche secondo, per poi essere colpito in pieno dai fulmini oscuri.
Il custode cominciò ad urlare per il dolore, mentre l’attacco lo scuoteva completamente, sollevandolo da terra per qualche secondo.
Quando finalmente terminò. Dark cadde a terra, con la faccia rivolta verso il basso.
“Non alla mia.” Rispose l’uomo, avvicinandosi al custode.
Senza che nessuno potesse impedirlo, lo prese per il collo, sollevandolo di peso.
“Allora, hai finito con la tua ribellione?” chiese.
“R-Ribellione?” ripeté a fatica Dark. “Non so di cosa tu stia parlando…”
L’oscurità sorrise.
“Capisco… Hai rimosso tutti i tuoi ricordi… molto bene allora. Vorrà dire che ti rinfrescherò la memoria… figlio mio.”
Dark spalancò gli occhi, mentre attorno a lui, il tempo sembrò fermarsi.
Anche Hikari reagì allo stesso modo, riuscendo a spostare lo sguardo verso l’uomo.
Un impavido soffio di vento attraversò il campo di battaglia, spostando un po’ di cenere.
“Cos’hai detto?” chiese Dark, rimanendo con gli occhi spalancati, che tremavano.
“Sorpreso, figliolo?” rispose lui. “Vedo che la tua amnesia è più grave del previsto. Allora permettimi di mostrarti la storia.”
Mentre diceva ciò, sotto i suoi piedi il terreno cominciò a sparire.
Anche Hikari si ritrovò coinvolta nel fenomeno, con sua meraviglia, quando il terreno scomparve, non precipitò, ma rimase sospesa nel vuoto.
“Accade molti secoli fa…” cominciò l’uomo. “Io ero sempre impegnato nella mia lotta contro la Luce, tuttavia lei mi chiese un giorno, un solo giorno di tregua. E io accettai. Quel giorno fu l’unico in cui i due elementi portanti furono in perfetto equilibrio. L’unico giorno in cui non ci fu una singola battaglia nell’universo. E quel giorno, nacque il tuo cuore.”
Dark continuava ad ascoltarlo incredulo.
“Figlio della Luce. Figlio dell’Oscurità. Tu sei l’Equilibrio stesso. Non sei un suo semplice custode, come coloro che hanno cercato di ricoprire tale ruolo. Tu sei l’elemento stesso. Perché secondo te, sei riuscito a rimanere in equilibrio finora? Perché credi di essere l’unico custode dell’equilibrio che sia riuscito ad usare tutto il suo potere?”
Hikari ascoltava senza riuscire a credere alle parole di quell’uomo.
“Ovviamente, la tua nascita fu subito motivo di disputa tra me e Luce. Lei voleva che tu un giorno guidassi l’universo ad un’era di pace, dove Luce e Oscurità potessero finalmente convivere. Io invece non ero d’accordo. Ti volevo al mio fianco, per poter finalmente vincere la battaglia infinita che stiamo disputando ancora oggi. Tu però non sapevi con chi stare, e alla fine, il tuo cuore fuggì.
Ci vollero millenni prima che riuscisse a trovare un luogo dove stabilirsi. E il caso, o destino, volle che finisse nel mondo che tu chiami casa, dove hai creato questo tuo involucro.”
“No… tu stai mentendo… io sono un comune umano, un semplice essere umano che è stato scelto come custode dell’equilibrio…” fece Dark.
“Ancora rifiuti la tua natura? Bene, allora continuerò con il racconto. Ovviamente sia io che tua madre venimmo subito a saperlo. Lei, per il tuo bene, sigillò immediatamente i tuoi poteri, in modo tale che tu potessi essere, come dici tu, un comune essere umano. Prova a immaginare come mi sia sentito! Il mio unico figlio, anche se nato dall’unione con Luce, relegato a vivere una vita banale, senza poter conoscere una briciola di potere! Non potevo sopportarlo! Così rimossi parte del tuo sigillo, lasciando fare a te il resto. E qui avvenne un imprevisto. Durante il processo, tu entrasti in possesso del Keyblade. Probabilmente una forma di difesa che tua madre aveva inserito con il sigillo, nel caso fossi intervenuto. Tuttavia non mi diedi per vinto, e feci di tutto perché tu provassi solo odio verso gli altri. Saresti diventato il mio degno erede!”
Detto ciò, il terreno tornò nuovamente sotto i loro piedi.
“Ma lei!” urlò, indicando nuovamente Hikari, che si stava rialzando con l’aiuto del Keyblade. “Lei ha rovinato tutto! Tu, incapace ancora di odiare, eri capace di amare! Cercai subito di rimediare, inducendo Xehanort a spedire uno dei suoi uomini con l’obiettivo di prenderti. Dopo che il precedente custode dell’equilibrio ti aveva passato i suoi poteri, tu rischiavi di finire col combattere per la luce. E il custode delle tenebre obbedì ad ogni mio comando. Se ti avesse colpito, avrebbe eliminato ogni traccia di luce dal tuo corpo. Ma lei, quella dannata custode, si mise in mezzo, sacrificandosi per non farti colpire! E tu da quel giorno hai cominciato ad odiare le tenebre con tutto te stesso. Gli Heartless, che dovevano essere ai tuoi ordini, invece venivano sconfitti dal tuo potere.”
“Tu… Sei tu il responsabile di tutto allora…” disse Dark.
“Già… Ma a quanto pare, avevi scelto bene dove stabilirti. Nella famiglia da te scelta, nacque il custode della luce di quel mondo. E così, tu scopristi di non essere l’unico custode. Poi si aggiunse il custode delle tenebre, che tradì la sua stessa natura, mettendosi a collaborare con voi. Io purtroppo non potevo intervenire direttamente: tua madre ti controllava costantemente, per assicurarsi che io non ti corrompessi. Ma per mia fortuna, ci hai pensato da solo. Venuto a conoscenza di Xehanort, credesti che lui sarebbe stato una minaccia per la luce, e con i custodi della Terra, mettesti in atto quel piano che ha portato al via la seconda guerra del Keyblade. Io nel frattempo dovetti occuparmi di un altro problema. Luce, non contenta, decise di creare un custode della luce, un custode che avrebbe comandato sopra gli altri della sua categoria, per poterlo opporre a Xehanort, il mio prescelto. Immagino che non ci sia bisogno di dirti che quel custode è Sora, vero? Tu, però, nel frattempo hai commesso un gesto che né io né Luce pensavamo avresti fatto: hai rimosso dal tuo cuore l’amore, il sentimento che tua madre aveva così faticato a darti, e che io ho faticosamente cercato di trasformare in odio. Tu alla fine decidesti di rinunciarci, per porre fine al dolore che la battaglia tra odio e amore ti stava provocando.”
“Perché mi stai dicendo tutto questo…? Pensi forse che sceglierò di unirmi alla tua causa?” domandò Dark, cercando di guardarlo negli occhi.
“Umpf. Non penso che sceglierai. Tu ti unirai alla mia causa e combatterai al mio fianco. Non è una scelta.”
Dark sorrise.
“Sai… non sono mai stato un tipo che offende le persone… ma credo che stavolta potrò fare un’eccezione: fottiti.” Disse, per poi sputare contro il viso del padre.
L’Oscurità non disse nulla.
“Capisco… Quindi ti rifiuti di collaborare, eh? Molto bene allora. Tu osi sfidare l’Oscurità stessa? E te ne pentirai. Hai già visto che il mio potere è superiore al tuo. Finché sarai rinchiuso in quel corpo, non potrai mai sprigionarlo al massimo.”
Mentre parlava, una sfera di luce andò a scontrarsi contro di lui, lasciandolo però illeso.
L’uomo si voltò verso Hikari, che si era rialzata, e aveva la mano ancora protesa, davanti alla quale stava creando una seconda sfera di luce.
“Lascialo… Lascialo andare…” disse, respirando a fatica.
L’Oscurità sorrise.
“Sì… direi che può andare…” disse.
Prima che Hikari potesse fare qualcosa, un’aura verde la ricoprì, rigenerando le sue ferite.
“Voglio che tu sia al massimo delle tue forze…” spiegò l’uomo
“Come?” chiese Mousy, uscendo dal palazzo in cui era finito. “Prima la ferisci e poi la guarisci? Non sei molto coerente, sai?”
“Quella ragazza è la causa del cambiamento di Dark.” Rispose lui. “Il suo amore l’ha contaminato. Dark cerca stupidamente di ignorare il suo sentimento, che anche se staccato, continua a pulsare. Ora io porrò fine a tutto questo.”
Detto ciò, alzò la mano libera, creando sulla punta dell’indice una piccola sfera nera.
“È ora che mio figlio si lasci dominare dalle tenebre!” esclamò.
Senza che Dark potesse reagire, lo colpì alla fronte con la sfera, che fu inglobata dal suo corpo.
Subito dopo mollò la presa, lasciandolo cadere a terra.
“Hikari.” Disse, rivolgendosi alla custode. “Tu sei stata una bella scocciatura… Sorella di una delle sette principesse dal cuore privo d’oscurità, gli unici sette cuori che non posso toccare direttamente… Figlia di Ansem il saggio, colui che scoprì la vera natura dell’oscurità. La ragazza che ha condotto mio figlio sulla strada della luce. La ragazza che mio figlio ha scelto come sua compagna…”
Sentendo ciò Hikari spalancò gli occhi.
“Sì, hai sentito bene. Il suo amore ha combattuto a lungo per poterti continuare ad amare. Ha ingaggiato una battaglia contro Dark, ma ha perso, tornando nuovamente rinchiuso dentro il Keyblade. Ma Dark non è uno stupido. Sapeva bene che non avrebbe potuto resistere a lungo. Per questo ti ha sottoposto all’esame per diventare Master. Per questo ti ha scelto come sua unica compagna di viaggio.”
“Dark…” mormorò la custode, guardando l’amico a terra.
“Ma ora, ho posto io rimedio a tutto questo.” Disse, schioccando le dita.
(consiglio l’ascolto di questa canzone: Overture to 'La Forza Del Destino')
Immediatamente il corpo di Dark si alzò in volo, raggiungendo il padre.
Sotto gli occhi di Hikari e di Mousy, i capelli di Dark cominciarono a mutare colore, diventando completamente neri.
Sulla sua fronte apparve una X, che si incrociò con una sua gemella, venendo poi rinchiusa da un cerchio, a sua volta circondato da un quadrato.
Pochi secondi dopo, Dark aprì gli occhi, rivelando due iridi nere, più profonde dell’oscurità stessa, prive di qualsiasi vita.
Il custode atterò a fianco del padre, senza proferire verbo.
“Come ti senti, figlio mio?”
Dark si voltò verso di lui.
“Bene, padre.” Rispose atono.
“Dark!” urlò Hikari, cercando di richiamarlo, senza però ottenere risposta.
Il custode dell’equilibrio si girò verso di lei.
“Chi sei?” domandò.
Sul volto della ragazza di dipinse puro sconcerto, misto alla paura.
Dentro di lei sentì qualcosa spezzarsi.
“Dark…?” ripeté a fatica.
“Lei è Hikari.” disse l’Oscurità. “La tua avversaria.”
“Capisco.” Rispose l’incarnazione dell’equilibrio. “Allora va eliminata, vero?”
“Precisamente.” Fece l’uomo, mettendo un braccio attorno alle spalle del figlio.
“Non osare!” urlò il ladro, mentre le ali tornavano da lui, per poi dirigersi a tutta velocità contro i due.
Dark si girò verso di lui.
Senza poter fare nulla, Mousy fu come schiacciato da una forza invisibile, che poi lo scagliò via, ad una velocità tale da risultare invisibile, contro una serie di palazzi, facendoglieli attraversare tutti e lasciandolo a terra a qualche chilometro di distanza, privo di sensi.
Hikari guardò sorpresa l’attacco, per poi voltare lo sguardo verso Dark, che lentamente tornò a fissarla.
“Sembra che debba eliminarti.” Disse. “Perciò vedi di non muoverti troppo.”
Mentre la custode continuava a fissarlo paralizzata, il ragazzo cominciò a camminare lentamente verso di lei.
“Uccidila.” Ordinò l’Oscurità, sorridendo. “Senza pietà e facendola soffrire il più atrocemente possibile.”
“Sì, padre.” Rispose il figlio, alzando la mano.
Da essa cominciarono ad uscire due liquidi, uno nero e uno bianco, che confluirono insieme, unendosi.
Pochi secondi dopo, nella mano destra di Dark prese forma una spada.
I colori della sua lama erano perfettamente divisi a metà, tra nero e bianco, come anche l’elsa, sulla quale c’era lo stesso simbolo che appariva sulla fronte del custode.
“Dark… fermati…” disse Hikari, indietreggiando, senza però mettere il Keyblade di fronte a sé, ma lasciandolo penzolare assieme alla mano che lo impugnava.
Il figlio della Luce e dell’Oscurità non disse niente, limitandosi ad avanzare.
“Ti prego Dark, torna in te!” urlò la custode, cominciando a piangere.
Ma sul volto dell’amico non si manifestò nessuna sorta di sentimento.
“Dark!” gridò di nuovo, senza smettere di piangere.
Dark la guardò per qualche secondo, per poi scomparire dalla sua vista.
Quando la custode lo rivide, era a pochi centimetri dal suo viso, mentre la spada l’attraversava da parte a parte all’altezza dello stomaco.
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Kairi si fermò di colpò.
Stava per lanciare una magia, ma qualcosa l’aveva bloccata.
“Che succede?” chiese Sora, preoccupato per la reazione dell’amica.
Ma all’improvviso si fermò anche lui, imitato anche da Riku.
“C-Cos’è questo potere?” esclamò l’albino, aggrappandosi al Keyblade per non venire schiacciato da quella forza misteriosa.
“Non lo so… ma fa paura… mi sento come se stessi venendo scosso dal cuore stesso…” rispose il castano, cadendo in ginocchio.
Kairi fu quella ad avere la reazione peggiore.
Il cuore cominciò a pulsarle forte, costringendola a cadere rovinosamente a terra, tenendosi la mano sul petto.
“Yen Sid!” fece Topolino, tenendosi al tavolo, assieme ai due fidati compagni. “Cosa sta succedendo? L’oscurità… il potere dell’oscurità è aumentato all’improvviso…”
Il vecchio saggio era seduto al suo scranno, e anche lui mostrava segni di affaticamento.
“Temo di saperlo… anche se spero vivamente di sbagliarmi…”
Edward e Pan furono scagliati improvvisamente contro il muro della Gummiship, che si allontanò dalla rotta che stava seguendo.
“Cos’è quest’energia…?” chiese la Sayan, schiacciata al muro, come se la gravità la stesse attirando a sé.
“Questo potere… è quello dell’oscurità…” rispose l’alchimista, cercando inutilmente di muoversi. “Ma… non credevo potesse esisterne una così potente…”
Xehanort fu costretto a piegarsi in due, imitato da tutti gli altri membri dell’organizzazione.
“Cos’è tutta questa oscurità…” chiese, cercando inutilmente di controllarla. “È oltre la mia portata… Com’è possibile?”
Jyassmie cercò di opporsi a quel potere, senza però riuscirci.
“Come immaginavo… non sono ancora lontanamente vicina ad un simile potere…” disse.
Asuka, Marco e gli altri custodi sulla Terra furono investiti da una folata di vento, che li allontanò a forza di qualche metro.
“E questo cos’è?” chiese Tsuna, cercando di opporre resistenza.
“Che razza di vento è?!” sbraitò Inuyasha.
“Questo non è un vento normale…” intervenne Light, raggiungendoli assieme a Rexenet.
Sebbene cercassero di non darlo a vedere, anche loro stavano faticando per opporsi a quel potere.
“Questa è pura oscurità… come nessuno l’aveva mai vista prima…”
Black Star si portò le mani sul volto.
La folata d’oscurità stava mettendo a dura prova la sua resistenza, come anche quella delle abitazioni.
Parecchie finestre si erano già infrante come se nulla fosse, e molti edifici erano rimasti danneggiati.
“Che cos’è questo potere?” chiese a Lea. “È peggio della follia!”
“La follia in confronto è nulla…” rispose l’ex Nessuno. “Questo è il potere dell’oscurità… Questo è il nostro vero nemico…”
“Cosa?!” esclamò l’assassino. “Dov’è? Lo sconfiggerò subito!”
“Idiota! Questa è solo l’onda d’urto della sua presenza. Ed è anche debole, il che significa che è molto lontano da qui! Probabilmente tutti i mondi stanno venendo coinvolti dallo stesso fenomeno…”
Jessie rimase ad osservare dalla cima di un campanile il vento oscuro che stava coprendo il suo mondo.
“Oscurità pura…” disse. “Com’è possibile? Non ne avevo mai avvertita una del genere… Nemmeno la sua era così intensa…”
Sotto di lei, alcuni Heartless uscirono allo scoperto, venendo però subito annientati da quel vento.
“Un’oscurità tale da annientare le sue stesse creature… Di chi può essere?” domandò a se stessa, scrutando il cielo notturno trapunto di stelle.
Terra e Ventus evocarono i Keyblade, creando attorno a loro una barriera per proteggersi dall’oscurità.
“Urgh… non ho mai visto tanta oscurità… E per di più così pura…” fece Terra, per poi spalancare gli occhi. “Possibile che sia… No, è solo una leggenda…”
“Di cosa stai parlando?”
“Questo potere… è come se l’Oscurità stessa stesse combattendo… ma non è possibile…”
Aqua osservò una colonna di oscurità alzarsi verso il cielo di quel mondo di tenebre, sparendo in un varco.
“Cosa sta succedendo?” si chiese, con il Keyblade in mano. “L’oscurità non aveva mai reagito in questo modo… sta letteralmente uscendo da questo mondo… il suo stesso mondo… Che cosa può attrarla all’esterno in questo modo?”
“L’Oscurità stessa.” Rispose l’uomo dietro di lei. “È l’Oscurità che la sta richiamando a sé.”
La custode si girò verso di lui.
“Stai dicendo che… l’Oscurità ha preso forma?”
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(consiglio l’ascolto di questa canzone: Requiem Mozart)
Dark rimase fermo nella sua posizione, incurante del sangue di Hikari che stava scendendo lungo la spada, imbrattando anche le sue mani.
La custode rimase con gli occhi vacui, per poi sputare una grande quantità di sangue, che colpì il torace e il volto di Dark, che però, non fece una piega.
Il custode estrasse la spada, lasciando che Hikari cadesse a terra, priva di forze, come una bambola rotta.
Subito dopo un’aura verde la ricoprì nuovamente, rimarginando la ferita.
Lei alzò lo sguardo, sorridendo.
“Dark… ma allora…”
Quando vide il volto del compagno il sangue si gelò nelle vene.
“Ha detto di farti soffrire più atrocemente possibile.” Disse, guardandola come se non esistesse.
Prima che Hikari potesse reagire, Dark abbassò la spada, tranciandole di netto un braccio.
L’urlo della custode riecheggiò nel buio della notte, come un lampo che illumina a giorno il cielo scuro coperto di nubi.
La gente, prima attirata dall’esplosione, ora stava scappando il più lontano possibile, dopo aver visto Dark Mousy venire scagliato via come un granello di polvere.
Satoshi Hiwatari era al limite del campo di battaglia, guardando incredulo il combattimento.
“E io volevo fermarli…” disse. “Ha messo fuori gioco Dark come se niente fosse…”
Hikari portò la mano rimasta a coprirsi l’arto reciso, guardando disperata Dark.
Lui per tutta risposta abbassò nuovamente la spada, stavolta trafiggendole una gamba.
Poi, senza nemmeno darle il tempo di finire di urlare, le mise la mano davanti al volto, creando una sfera d’oscurità che le scagliò contro, facendola volare a diversi metri di distanza.
Non appena ebbe toccato il suolo, dal custode partirono una serie di fulmini rossi, che la raggiunsero.
In pochi secondi, dal braccio tagliato si creò dal nulla un nuovo arto, mentre la ferita sulla gamba scomparve.
Hikari continuò a piangere, ma non per il dolore fisico, ma per quello che le stava prendendo il cuore.
Dark si teletrasportò di fronte a lei, per poi cominciare a prenderla a pugni in faccia.
Lei non oppose alcuna resistenza, lasciando che l’amico continuasse a colpirla senza pietà.
Quando terminò, il suo volto era una maschera di sangue. Dal naso uscivano due rivoli di denso liquido scarlatto, come anche dalle labbra.
Il custode la guarì nuovamente.
La custode alzò lo sguardò verso di lui, nella speranza di vedere una qualche reazione.
Ma l’incarnazione dell’Equilibrio continuò a fissarla impassibile.
“Dark…” ansimò, interrompendosi per i singhiozzi. “Ti prego… fermati…”
Il custode alzò la mano, puntandogliela contro.
Istantaneamente, sul corpo di Hikari apparvero decine di tagli profondi, che la costrinsero nuovamente a terra.
“Perché non reagisci?” chiese Dark, guarendola, ma continuando a guadarla con una freddezza assoluta. “Perché non fai nulla per salvarti? Hai un’arma, perché non la usi nell’inutile tentativo di parare i miei colpi?”
“Io… non potrei ferirti nemmeno volendo… non se sei ridotto in questo stato…” rispose lei, ansimando. “Ne sono incapace…”
“Non capisco… Perché agisci così. Sto per ucciderti, lo capisci, vero?”
“No…” fece Hikari, fissandolo negli occhi, con sguardo determinato. “Tu non mi ucciderai… so che non lo farai… io mi fido di te…”
Dark la afferrò allo stomaco con la mano.
Poi, cose se niente fosse, strappò la carne alla custode.
Il suo urlò di dolore riempì nuovamente il silenzio della notte, gettando un’onda di terrore in tutti coloro che riuscirono ad udirlo.
Dark gettò via la carne, per poi farla ricrescere, lasciando che Hikari cadesse a terra priva di forze.
Il custode mosse la mano, facendola alzare in volo e fermandosi quando arrivò alla sua stessa altezza.
“Io non ti conosco.” Disse. “E non riesco a capire di cosa stai parlando. Perché non dovrei ucciderti? Sono il figlio dell’Oscurità… uccidere per me è come mangiare, bere e dormire. Una cosa normale.”
Dagli occhi chiusi della custode scesero due lacrime, che silenziosamente caddero a terra.
“Basta… cerca di tornare in te…” mormorò. “Tu non sei così… tu non combatti per l’oscurità. Sarai anche suo figlio, ma non la approvi…”
“Io sono in me. Ho piena consapevolezza di ciò che sto facendo.” Rispose il custode. “Ora però voglio divertirmi…”
Dicendo ciò, le diede un altro pugno sul volto, facendola volare a terra.
“Reagisci. Voglio combattere.”
Hikari si rialzò.
“No… Non ti affronterò…” disse, barcollando.
Prima che potesse dire altro, Dark si spostò velocemente di fronte a lei, dandole un pugno in pieno stomaco.
La custode sputò nuovamente sangue, mentre l’avversario le puntò il palmo contro.
Pochi secondi dopo delle fiamme nere la avvolsero completamente.
Hikari urlò nuovamente per il dolore, mentre la sua pelle veniva divorata dal fuoco.
Quando la magia terminò, lei rimase in piedi.
Dark lanciò nuovamente una magia curativa, che fece ricrescere la pelle della custode.
Da lontano, l’Oscurità guardava divertito lo spettacolo.
“Continua così, figlio mio.” Disse. “Continua a farle provare la speranza, e poi distruggila!”
Il custode si avvicinò a Hikari, continuando a brandire la spada.
“Ti ho detto di combattere. Voglio eliminarti dopo averti sconfitto. Così mi diverto ben poco.”
“No…” rispose lei. “Non… ti combatterò… dovesse costarmi… la vita…”
“Di questo passò finirà così. Tuttavia, anche se perderai comunque la vita, voglio che tu lo faccia dopo un duello.”
“Basta così!” urlò una voce.
Senza alcun preavviso, dal corpo di Dark uscì una luce.
Pochi secondi dopo, tra lui e Hikari apparve Balance, con il Keyblade dell’equilibrio stretto tra le dita.
“Finalmente ce l’ho fatta ad uscire.” Disse. “L’oscurità ha ricoperto tutto… non è stato facile…”
“Balance…?” fece sorpresa la custode.
“Ci penso io a fermarlo.” Rispose lui, puntando il Keyblade contro Dark. “Non permetterò che faccia un ulteriore scempio di Dark!”
“Tu chi sei?” chiese lui, guardando il nuovo arrivato. “Perché ti metti in mezzo?”
“Io sono una parte di te e in quanto tale, è mio dovere farti rinsavire!”
“Quindi sei anche tu un mio avversario? Tu, però, non m’interessi.”
Senza perdere tempo, alzò la spada, calandola su Balance, che parò l’attacco con il Keyblade.
“Non sarò così facile da sconfiggere!” urlò l’emanazione, respingendolo. “Io sono forte quanto te!”
“Davvero?” domandò Dark, guardandolo. “In effetti, sei riuscito a resistere ad un mio attacco… Devo verificare se puoi essere un mio degno avversario.”
Detto ciò, sollevò la mano libera, creando una sfera oscura e la lanciò contro Balance, che riuscì a deviarla, ritrovandosi però scoperto ad un nuovo fendente della spada avversaria, che lo colpì in pieno, provocandogli una ferita profonda lungo tutto il petto.
L’emanazione digrigno i denti per il dolore, saltando all’indietro e lanciandosi contro una magia curativa, che cicatrizzò la ferita.
“Ora tocca e me!” urlò, creando una sfera di fuoco e una di ghiaccio, che fuse assieme, poi lanciò il risultato contro l’avversario, che inaspettatamente non si mosse, venendo colpito in pieno dall'attacco.
L’esplosione avvolse la zona in una nuova nube di polvere e fumo, nascondendo Dark alla loro vista.
Balance continuava a guardarsi attorno, sapendo bene di non averlo ferito gravemente.
“Dov’è finito?” mormorò, stringendo più forte il Keyblade.
“Sento che hai paura…” fece la voce dell’incarnazione dell’equilibrio. “Sai di non avere possibilità contro di me, ma non mi scappi…”
“Certo che non scappo! Io sono un messaggero del vero Dark! Ed è mio compito eliminarti e farlo tornare!”
“Vero Dark?”
Prima che Balance potesse fare qualcosa, Dark apparve di fronte a lui con la spada sollevata.
“Ci sono solo io.” Affermò, calando la lama.
L’emanazione alzò il Keyblade, parando così l’attacco, che però non si fermò, e proseguì nel suo letale cammino, costringendo Balance ad abbassarsi per non essere sopraffatto.
“Basta così.” Fece Dark.
Non appena ebbe detto ciò, il Keyblade di Balance si spaccò in due, lasciando che la spada avversaria lo colpisse in pieno, tagliandolo lungo tutto il corpo.
“H-Hikari…” rantolò lui, cominciando a scomparire, mentre la sua arma si dissolveva nel nulla. “Devi… fermarlo… sei l’unica… che può farlo…” aggiunse, gettandole uno sguardo pieno di speranza.
La custode lo osservò sparire nel nulla, senza lasciare alcuna traccia.
“Balance… No…” mormorò, mentre la sua vista sbiadiva, dietro ad un velo di lacrime.
“Un idiota che non era conscio della sua debolezza.” Commentò Dark con sufficienza, voltandosi verso di lei.
Hikari abbassò lo sguardo, mentre il Keyblade riappariva nella sua mano.
“Oh? Ti sei dunque decisa?” chiese lui.
La custode alzò una mano, creando una sfera di luce che gli lanciò contro.
Ma Dark la prese con la mano libera.
“Una luce molto debole… Potrebbe fare del male solo ad un Heartless…” disse, distruggendo la sfera.
“Dark… torna in te…” ripeté Hikari, alzando lo sguardo, rivelando nuovamente il suo volto attraversato dalle lacrime. “Non voglio combatterti! Torna in te!” urlò disperata.
L’incarnazione dell’equilibrio per tutta risposta alzò la spada.
“Combatti.” sentenziò, per poi partire all’attacco.
La custode alzò il Keyblade, parando il fendente dell’amico.
“Torna in te!” urlò ancora la ragazza, mentre attorno a loro comparivano decine di sfere di luce, che gli precipitarono addosso, facendo alzare una nuvola di fumo che li nascose tra le proprie spire.
(consiglio l’ascolto di questa canzone: Nakama no Tameni)
Quando finalmente la polvere scomparve, la prima cosa che tornò visibile fu il Keyblade di Hikari, a terra.
Poco dopo apparve Dark, che teneva la mano verso l’alto.
E infine Hikari, che era tenuta sollevata dalla mano dell’amico, stretta con forza attorno al suo collo.
“È finita.” Decretò lui.
Hikari aveva le braccia che penzolavano inermi nel vuoto, incapaci di reagire.
“Molto bene.” Disse l’Oscurità, avvicinandosi. “Ora finiscila.”
Dark aumentò la presa attorno al collo della compagna.
“D-Dark…” ansimò lei, sentendo aumentare il bisogno d’ossigeno in contemporanea con il rafforzarsi della stretta.
“Addio.” Rispose lui.
Hikari non aveva più nemmeno la forza per urlare.
Solo una lacrima riuscì a sfuggire dai suoi occhi, scivolando lungo il volto e cadendo sulla fronte di Dark, proprio al centro del simbolo che era comparso poco prima.
Il ragazzo si portò la mano libera alla fronte, toccando la lacrima.
“E questa… cos’è?” chiese, guardando quella fragile e piccola goccia rimasta sul suo dito.
Mentre diceva ciò, la presa attorno al collo di Hikari si fece più leggera, fino a lasciarla cadere a terra.
La custode tossì, riprendendo pian piano a respirare.
L’uomo invece guardò sorpreso quella reazione.
“Che cosa succede, Dark?” chiese.
Ma il ragazzo non rispose, continuando a fissare la lacrima.
Hikari si alzò barcollante, mettendosi di fronte a lui.
“Quella è la prova del mio amore…” rispose, prendendo ampi respiri.
“Il tuo amore?” ripeté lui. “Cos’è l’amore?”
Hikari gli si avvicinò, per poi lasciar cadere la testa su una sua spalla.
“L’amore… è questo…” rispose lei.
Facendo ricorso a tutte le forze rimaste, alzò le braccia e preso il viso dell’altro tra i palmi, lo costrinse a voltarsi verso di lei.
Pochi secondi dopo le loro labbra entrarono a contatto. Un contatto leggero e fugace, come il tocco di una foglia appena caduta.
Dark spalancò gli occhi, che tornarono immediatamente pieni di vita e ripresero la loro pigmentazione originale, mentre il simbolo sulla sua fronte sbiadiva fino a scomparire.
Allo stesso tempo, anche il colore dei suoi capelli tornò gradualmente normale.
La spada che teneva in mano si dissolse come neve al sole, mentre il custode chiudeva gli occhi, abbandonandosi contro il corpo della compagna che lo resse nonostante le gambe tremanti.
Da lontano, suo padre sbuffò.
“Maledizione… Sembra che la cosa sarà più difficile del previsto. Ero convinto che la mia oscurità fosse sufficiente a cambiarlo definitivamente…”
Poi sorrise.
“Non importa. Avrò altre occasioni. Sarò sempre in agguato, pronto a portarti dalla mia parte.” Disse, riavvolgendosi nel suo mantello e scomparendo alla loro vista, rapido e silenzioso com’era venuto.
Hikari si accasciò a terra, trascinando il compagno con sé e rimanendo in ginocchio.
“Devo…” fece, alzando la mano e aprendo un varco al loro fianco. “…tornare indietro…”
Sollevando nuovamente Dark e chiedendo un ultimo sforzo a se stessa, si alzò e si trascinò verso il passaggio, che si richiuse dopo il loro passaggio.
Capitolo 63 *** Il pre-esame! Missione: salvare Aqua! ***
Ed eccomi qui con il nuovo capitolo! *evita le decine di coltelli che cercano di colpirlo* F-Fortuna che non ho fatto aspettare un mese, altrimenti altro che coltelli che mi lanciavano... glom...
Ebbene sì, vi propongo il secondo capitolo della trilogia che metterà a dura prova la vostra resistenza psicologica (cosa che con questo capitolo potrebbe risultare difficile...
Come avete visto, nell'ultimo capitolo il ruolo di Dark è stato completamente stravolto. Ma se sperate che sia finita qui, allora abbandonate ogni speranza, voi che leggete XD.
Prima di rispondere alle recensioni, ringrazio ancora Fly89 per avermi fatto da beta reader e vi avverto: il video che troverete ad un certo punto del capitolo è da vedere per integrare una parte che con tutta la mia buona volontà, era impossibile da scrivere... e tale video potrebbe spingervi a distruggere il computer... vi dirò solo la lettera iniziale e finale del protagonista di tale video: E-------R.
E ora... alle recensioni!
@ lettore 01: Ho comunque vinto la scomessa XD. Cmq non preoccuparti... io stesso ho avuto gli incubi per ciò che ho scritto... perciò è tutto nella norma XD.
@ Inuyasha_Fede: Devo ammettere che sono stato in dubbio per molto tempo sulle sorti di quello scontro... ma ho altri progetti, ancora da rivelare *sorride in maniera sadica*
@ Franz3v: Beh, per gli spoiler, io uso le parti che trovo più adatte, e non sempre sono arrivate qui in italia... Purtroppo non posso preoccuparmi di tutti quelli che leggono gli spoiler o no... altrimenti questa stessa fiction non avrebbe senso XD. Per le idee... beh, ognuno ha le sue, e sono sicuro che non possiamo avere le stesse identiche idee XD
@ Poldovico: Emh... no, non sono stato rapito, solo influenzato XD. Per Doctor Octagonapus... ne ignoravo completamente l'esistenza... *ordina a Dark malvagio di andare ad eliminarlo* . Per Mousy... beh, le pistole sono l'armamento base... non ho mai visto un poliziotto normale girare con un bazooka sotto la giacca XD. E per la comprensione... perdonami, ma temo che dopo questo capitolo, anche tu ti unirai alla schiera di assassini che sperano di ritracciarmi XD.
@ cece95: La vita? Nah... *tira fuori un bazooka* qualche osso però potrebbe costarti... XD. Ok, idiozia a parte... Dark malvagio... ripeto che io stesso ho avuto gli incubi per come l'ho fatto agire... e non è facile riuscire in ciò XD. Per la parte finale... un classico, no?
@ niki_: Benvenuta tra i recensori! I miei complimenti per essere riuscita a leggere l'intera fiction in 3 giorni (nemmeno io ci riuscirei XD). Davvero Dark ti sta simpatico?! Cavoli, credevo di aver creato un abominio, avendo usato me stesso come sua base XD. Dunque sei stata tu a prenotare quell'acido... dovevo immaginarlo che era diretto a me (eh sì, le mie fonti informative sono molto vaste XD) e non pensavo di far piangere qualcuno. Spaventare sì, ma non piangere. Allora mi chiedo come reagirai quando *esce Dark con un cartello sul quale c'è scritto 'Niente spoiler!'* Emh... niente, fa finta di nulla... Però c'è una cosa che non capisco... perché a tutti è piaciuta la parte finale? Io stesso l'ho trovata sdolcinata da morire XD (sarà perché non ho mai capito il gesto il sé... ma va beh XD).
@ DarknessTime: Tranquillo, questa storia vedrà una fine XD. Non vicina, ma la vedrà. Beh, se Dark potesse vincere sempre come se niente fosse, sarebbe noiosa come storia, no? E poi, ho ancora parecchie idee per lui... alcune delle quali potrebbero sconvolgervi, credimi. Per Sora, Riku e Kairi... chissà...
Perfetto! E ora, nella speranza che riusciate ad arrivare a fine capitolo, buona lettura a tutti!
Capitolo 63: Il pre-esame! Missione: salvare Aqua!
Hikari uscì dal varco, trascinando con sé Dark.
A fatica riuscì a raggiungere una parete della Gummiship, a cui appoggiò il compagno di schiena, lasciandolo seduto, col capo ciondolante da un lato.
Poi si sedette al suo fianco.
“Mi dispiace…” disse. “So che probabilmente non hai gradito… ma l’importante è che tu sia tornato in te…”
Ma mentre parlava, dagli occhi chiusi del custode cominciarono a uscire delle lacrime.
La ragazza sorrise, per poi appoggiare la testa sulla sua spalla.
“Spero non ti dispiaccia se mi addormendo così… ma non ho più nemmeno un grammo di forza…” disse, per poi perdere conoscenza.
Yen Sid osservò i due custodi attraverso la sua magia.
“È successo quel che temevo…” disse, rivolgendosi al re, che stava guardando insieme a lui.
“Come mai sono ridotti in quello stato? Sembra che abbiano consumato ogni briciola di potere.”
Il mago abbassò lo sguardo.
“Il custode dell’equilibrio ha scoperto la sua vera natura… Una natura che anch’io ero restio ad accettare…”
“Di cosa state parlando?”
“Dark è figlio della Luce e dell’Oscurità stesse. E non in senso figurato.”
“Cosa?!” esclamò Topolino, sbattendo le mani sul tavolo. “Ma non è possibile!”
“Invece è proprio così. Dark è l’incarnazione stessa dell’Equilibrio, e non un suo semplice custode. L’energia oscura che abbiamo percepito prima ne è la prova. L’Oscurità dev’essere intervenuta di persona e probabilmente è per colpa sua se sono ridotti così.”
Prima che potesse continuare, fu interrotto dallo sbattere della porta, da cui giunsero Sora, Riku e Kairi.
“Cos’è successo?” chiese la rossa. “Cos’era quell’energia di prima?”
Yen Sid sospirò, ponendo termine alla sua magia.
“Purtroppo è successo qualcosa che non avevamo messo in preventivo. L’Oscurità stessa è scesa in campo.”
“Cosa intende dire con l’Oscurità stessa?”
“Ha preso forma. Non è più solo un’essenza.”
“Come sarebbe a dire?” chiese Riku. “Può fare una cosa del genere?”
L’uomo abbassò lo sguardo.
“Ha fatto anche altro… ma per voi è ancora presto per saperlo.” Rispose. “Ora, però, è il momento di terminare il vostro addestramento. Questo sarà il vostro ultimo compito prima dell’esame e badate che non sarà facile portarlo a termine.”
“Cosa dobbiamo fare?” domandò il castano.
“Andate a Radiant Garden. Trovate l’armatura e il Keyblade di Master Aqua. E usando questi, entrate nel regno dell’oscurità e portatela in salvo.”
I tre custodi sgranarono gli occhi.
“Dobbiamo… entrare nel regno dell’oscurità?” chiese sorpreso Sora.
“Esatto. Per il vostro esame c’è bisogno della presenza di tutti i Master del Keyblade. Per questo, dopo dovrete andare da Master Dark e Master Hikari, per condurli qui da me.”
“Ricevuto!” esclamarono i tre.
“Ora andate. La salvezza di Aqua è cruciale, non solo per il vostro esame. Se riusciamo a riportarla da noi, significherebbe avere un altro Master dalla nostra parte.”
“Faremo tutto ciò che è in nostro potere!” rispose Sora, aprendo un varco e sparendo al suo interno, seguito dai due amici.
“Maestro… Ne è sicuro? Se l’Oscurità ha messo gli occhi su Dark, non sarà pericoloso mandarli da loro?”
“No. L’Oscurità è potente, senza dubbio, ma non agirà in maniera così sconsiderata da alterare l’attuale equilibrio dell’universo prima della guerra. E se salveranno Aqua, riusciranno a indebolirla all’interno.”
Sora, Riku e Kairi uscirono sulla piazza che dava al castello di Radiant Garden.
“E così… dobbiamo trovare l’armatura e il Keyblade di Aqua…” fece Riku. “Facile, dopotutto potrebbero essere ovunque, no?”
“Prendi questo!” urlò una voce alle loro spalle.
I tre si girarono giusto in tempo per vedere un’arma avvolta dal fuoco dirigersi verso di loro.
“Cosa?” domandò Sora, evocando il Keyblade e deviandola. “Chi è stato?”
“Ehi, voi!” esclamò un’altra voce, mentre un ragazzo dai capelli azzurri si avvicinava, appoggiando un Keyblade su una spalla. “Come vi permettete di interrompere il mio allenamento?”
“Black Star?!” esclamarono sorpresi i tre, riconoscendo il ragazzo.
“Cosa ci fai qui?” chiese Riku. “E perché hai un Keyblade?”
“Certo che voi custodi siete davvero monotoni con le domande.” Disse l’altra voce, mostrando il suo proprietario. “Tutti le stesse domande fate.”
“Tsk. Si vede che non sono al mio livello. In fondo, io sono colui che supererà le divinità!”
I tre custodi non lo ascoltarono, rimanendo invece paralizzati alla vista dell’altra persona.
“A-Axel?” balbettò sorpreso il castano.
“Ehilà Sora! È da tanto che non ci vediamo, vero?”
“Come fai ad essere ancora vivo?” chiese Sora. “Ti ho visto scomparire davanti ai miei occhi!”
“Ehi ehi, calmati.” Rispose lui. “Perché la risposta non la so nemmeno io. Mi sono semplicemente risvegliato qui, ed ero in possesso di un cuore.” Spiegò, prima di indicare Black Star col pollice destro. “Qualche tempo fa, ho rinvenuto per strada questo ragazzo. E dato che siamo entrambi degli assassini, e io qualcosa sui custodi la so, ho deciso di addestrarlo. Ah, dimenticavo: chiamatemi Lea d’ora in poi, ok?”
“E finché non riuscirò a batterlo non me ne andrò da qui!” urlò l’altro. “Quando riuscirò a padroneggiare perfettamente questo Keyblade, andrò subito a vendicare Tsubaki e tutti gli altri!”
“Vendicare? Cosa vuoi dire?”
“Un certo Hakai ha distrutto il suo mondo.” Li informò Lea. “E Dark, il custode dell’Equilibrio, ci ha spiegato che il suo obiettivo è quello di seminare più caos possibile.”
“Dark? Volete dire che l’avete incontrato?”
“Certo, e ci ha chiesto anche un piccolo favore. Dobbiamo trovare informazioni su Aqua, che sembra essere scomparsa in questo mondo poco più di dieci anni fa.”
“Davvero?” esclamò Kairi. “Anche noi siamo qui per lo stesso motivo! Dobbiamo trovare la sua armatura e il suo Keyblade!”
“Armatura?” ripeté Lea, per poi sgranare gli occhi. “Ma certo, che stupido!”
“Uh? Che succede?” chiese Black Star.
“L’armatura! Io quel giorno, vidi Dilan portare via un’armatura blu! Come ho fatto a non pensarci?”
“Dilan?” chiese Sora.
“Il vero nome di Xaldin.” Rispose l’ex numero VIII, per poi dirigersi a tutta velocità verso il castello.
“Seguitemi, presto!”
I custodi non se lo fecero ripetere due volte.
Una volta di fronte al portone, Lea evocò i suoi Chakram, che lanciò contro l’ingresso, distruggendolo.
“Poi pagherò i danni se necessario, ma mi sembra il momento meno adatto per cercare le chiavi.”
“Beh… su questo non posso darti torto…” fece Riku, mentre entravano.
“Questo era il castello di Ansem il saggio.” Spiegò Lea. “Dobbiamo dirigerci al suo laboratorio.”
“Tu come fai a conoscere questo posto?”
“Quando ero un ragazzo, ero un abitante di questo mondo, assieme a Isa, o Saix, come preferite. Eravamo grandi amici, e il nostro obiettivo era entrare in questo castello. Un giorno ci riuscimmo, giusto per vedere il nuovo apprendista dirigersi verso la sala computer.”
“Il nuovo apprendista?”
“Quello che credevo fosse Xehanort. Mentre a detta di Dark, era sì Xehanort, ma con il corpo di Terra. Così, scoprimmo una cosa interessante…” continuò, mentre entravano nello studio di Ansem, per poi aprire il passaggio segreto, fino a ritrovarsi di fronte al computer.
“Cioè?” chiese Kairi, mentre l’assassino cominciava a digitare sulla tastiera.
“Cioè… un’altra stanza segreta.” Rispose lui, mentre sullo schermo apparivano sei form per sei password, che Lea inserì subito.
“Inserendo il nome dei sei apprendisti di Ansem, si apre un passaggio per la sala che creava gli Heartless.” Continuò, mentre un pannello accanto a loro si alzava, permettendogli di passare.
Pochi minuti dopo si ritrovarono in uno spiazzo gigantesco.
Lea li superò, ponendosi in mezzo.
Il pavimento s’illuminò, facendo così apparire delle scale, che portavano ad una torre sotterranea.
“Dobbiamo scendere.” Disse Lea.
“Perfetto! Fate largo allora!” urlò Black Star, buttandosi giù, saltando le scale.
“Dimmi che sa volare per piacere…” fece Sora, per poi sentire un tonfo.
“No… ma dubito che si sia fatto qualcosa…” rispose Lea, grattandosi la testa.
“Beh, a questo punto tanto vale imitarlo.” Disse Riku, librandosi in volo. “Tu sai volare?”
“Purtroppo non in questo mondo.” Rispose lui.
Non appena ebbe detto ciò, attorno a lui apparve una barriera, che si sollevò assieme a lui.
“In questo modo non avrai problemi.” Spiegò Sora, per poi buttarsi giù dalle scale, seguito a ruota dagli altri.
Pochi minuti dopo, atterrarono sul fondo, ritrovandosi di fronte a un corridoio, ai cui lati c’erano decine di porte con della sbarre.
“Oh, finalmente siete arrivati.” Fece Black Star, girandosi verso di loro.
“Diciamo che non siamo pazzi come te.” Rispose Lea, superandolo e imboccando il corridoio.
“Cos’è questo posto?”
“Non te lo so dire con certezza.” Rispose il rosso. “Forse erano delle prigioni, o il luogo dove Xehanort effettuava i suoi esperimenti…”
“E cosa c’entra con Aqua?” chiese Kairi.
“C’entra per questo.” Disse lui, fermandosi alla fine del corridoio, di fronte ad una porta, che si aprì appena si avvicinarono.
“Ma quella è…” esclamò Sora, entrando di corsa.
“L’armatura di Aqua!” urlarono i custodi all’unisono, vedendo un Keyblade incastrato nel pavimento.
“Come pensavo.” Fece Lea, avvicinandosi e superando lo scranno che si trovava al centro della stanza, fermandosi di fronte all’armatura.
“Bene, allora per noi è il momento di andare.” Disse Sora, evocando il Keyblade assieme a Riku e Kairi, per poi puntarlo su ciò che Aqua aveva lasciato nel mondo della luce.
Pochi secondi dopo, davanti a loro apparve una serratura, dalla quale cominciò ad uscire una specie di fumo nero.
“Non così presto!” urlò Black Star. “Verrò anch’io con voi!”
I tre si girarono verso di lui.
“Cosa? No, è troppo pericoloso!” esclamò Riku.
“Idiozie! Io sono colui che supererà le divinità! Per me non esiste nulla di pericoloso!”
Lea sorrise.
“Allora verrò anch’io. Non sarò un custode, ma me la so cavare lo stesso.”
“Ma…” fece Kairi, venendo però interrotta da Sora.
“E va bene. Ma sappiate che potremo anche non ritornare presto. Siete disposti lo stesso ad accompagnarci?”
“Per chi mi prendi? Non mi lascerò di certo sconfiggere da qualcosa come del fumo!”
“Non è solo quello!” avvertì Riku. “Il regno dell’oscurità è il mondo degli Heartless. Laggiù potremmo trovare di tutto, anche cose che vanno oltre la tua immaginazione. Nel tuo mondo c’era la follia, giusto? L’oscurità è peggiore, e molto più potente.”
Per un attimo l’assassino rimase in silenzio, per poi evocare il Keyblade.
“Se ho ottenuto quest’arma, è per poter vendicare i miei amici.” Disse. “E non ho alcuna intenzione di violare questo mio giuramento!”
“Molto bene allora! Andiamo!” esclamò Sora, per poi correre verso la serratura seguito dagli altri, scomparendo al suo interno.
Quando i custodi recuperarono la vista, si ritrovarono su un sentiero grigio, sospeso nel vuoto.
“È diverso dal luogo che ho visto l’altra volta…” osservò Sora.
“Il mondo dell’oscurità è molto più esteso di quanto sembri.” Rispose Riku, guardandosi in giro.
“E ora cosa facciamo?” chiese Kairi. “Cominciamo a vagare alla ricerca di Aqua?”
Dietro di lei si sentì il rumore di qualcosa che sbatteva per terra con una certa forza.
“Cretini!” esclamò una voce.
Black Star s’immobilizzò, impallidendo.
“No… No, no, no! Lui no!” urlò, girandosi e ritrovandosi di fronte ad un buffo essere bianco, con in mano un bastone e sulla testa un cilindro. Il suo naso era spropositamene lungo e terminava a punta.
“TU!!!” urlò Black Star, “Perché sei ancora vivo?!”
“Cretino!” replicò l’essere, indicandolo con il bastone. “Ci vuole altro che un custode per eliminarmi.”
“Lo conosci?” chiese Sora a Black Star.
“Purtroppo sì…” rispose lui. “Ed era l’unico che non mi dispiaceva che fosse sparito…”
“E perché?” chiese Kairi, avvicinandosi. “Mi sembra così innoc-”
“Cretina!” la interruppe lui. “Non dovresti farti ingannare dalle apparenze!”
La principessa lo fissò incredula, mentre al suo occhio destro veniva un piccolo tic nervoso.
“C-Cretina?” ripeté.
“S-Su Kairi, calmati…” disse il castano, per poi rivolgersi all’essere. “E tu chi saresti?”
“Io sono Excalibur, la spada della leggenda!”
“Excalibur?” chiese Lea. “Mai sentito…”
“La mia storia ebbe inizio nel dodicesimo secolo.” Rispose lui. “Volete ascoltare la mia storia eroica?”
“Come?” fece Riku. “Ma di cosa stai parlando?”
“Cretino! Ciquecentonovantaduesima regola delle mille che dovrete seguire! Mai interrompermi mentre parlo!”
“Lo detesto!” urlò Black Star, evocando il Keyblade. “Oh, ma ora lo faccio a pezzi, lo giuro!”
Il suo attacco, però, fu facilmente bloccato con il bastone, che poi l’essere fece volare contro il punto più debole dell’assassino, che cadde a terra, con le mani in mezzo alle gambe, cercando di trattenersi dall’urlare per il dolore.
“Cretino!” ripeté Excalibur, per poi voltarsi verso gli altri, che lo guardavano stupefatti. “Come dicevo, tutto ebbe inizio quando fui contattato per quel caso di omicidio. Tutto sembrava impossibile da capire, ma non per me! La soluzione era così ovvia! Mentre l’autista giocherellava con un cacciavite, io individuai il vero colpevole che aveva manomesso i freni di quella macchina, ovvero l’assistente del commissario!”
“Credo di cominciare a capire Black Star…” fece Kairi.
“Cretina!” esclamò ancora Excalibur, puntandole contro il bastone. “La luce non è mai più forte delle tenebre. Come le tenebre non sono mai più forti della luce! L’equilibrio è la base dei mondi, e come tale dev’essere mantenuto!”
“Oh, questo sembrava sensato…” commentò Lea.
“Cretino! Il fuoco avrà sempre la peggio contro l’acqua, come l’acqua l’avrà contro il Sole!”
Mentre diceva ciò, Lea fece comparire i suoi Chakram.
“Ora te lo do io il cretino…” minacciò, avvolgendo le armi con il fuoco.
“Cretini! I mondi potranno andare distrutti, ma una loro parte finisce nell’oscurità. E questo mi riporta a quando dovetti affrontare quella banda di teppisti che avevano interrotto una delle mie esecuzioni di danza.”
“D-Danza?” chiese Sora.
“Cretino! Per ovviare alla tua ignoranza, ti mostrerò le mie arti!”
“T-Terrificante…” ammise Kairi. “Credo che potrebbe distruggere il nemico senza nemmeno dover combattere…”
“Cretina! Il valore è ciò che conta in una battaglia. Proprio come dissi quella volta a quel ragazzino che mi chiese di essere la sua spada!”
“Sei disgustoso…” dissero tutti i custodi, per poi decidere di proseguire, lasciandolo indietro, mentre continuava a parlare.
“Brr… Spero di non doverci avere mai più a che fare!” fece Riku. “Ma era così anche sul tuo mondo?”
“Purtroppo sì… in teoria è l’arma più potente di tutte, ma nessuno riesce a sopportarlo. Era stato relegato in una grotta sperduta, dove tutti lo lasciavano stare. Io ebbi la stupida idea di cercare di farne la mia arma. Lo lasciai lì pochi minuti dopo averlo trovato e-”
Ma Black Star s’interruppe, fermandosi e guardando un punto di fronte a sé.
“Non è possibile…” disse, mentre anche gli altri guardavano sorpresi davanti a loro.
La Shibusen era di fronte a loro, che si ergeva in tutta la sua maestosità.
“Perché la Shibusen si trova qui?” urlò Black Star. “L’ho vista venire distrutta davanti ai miei occhi!”
“Forse quando il tuo mondo è stato distrutto… è stata inghiottita dall’oscurità…”
“Black Star…” fece una voce, proveniente dalle tenebre di fronte a loro.
Pochi secondi dopo, Soul Eater emerse da esse, sogghignando e tenendo una mano nascosta alla loro vista.
“Finalmente sei tornato…”
“Soul!” urlò lui, sorridendo. “Allora non sei morto!”
“Già. Sono vivo e vegeto…”
“E gli altri? Stanno tutti bene?”
“Certo, stanno tutti bene…” rispose lui, mostrando una falce in mano. “E tutti sono desiderosi di eliminarti…”
“Cos-” ma fu costretto a interrompersi per evitare un fendente, che lo mancò di striscio.
“Soul! Cosa diavolo ti salta in mente?! Potevi ferirmi!”
“Ferirti?” disse un’altra voce, mentre la falce s’illuminava, facendo uscire il busto di Maka, che lo guardò con occhi pieni di follia. “Ma no, cosa vai a pensare? Noi volevamo ucciderti!”
“Maka?! Perché sei una falce?”
“Cosa c’è di strano?” chiese una voce, mentre Kid si affiancava a loro, con le sue pistole in mano. “In fondo, Maka è figlia di un’arma. Perché non dovrebbe esserlo lei stessa?”
“Kid? Anche tu…”
“Tu sei il responsabile della fine del nostro mondo…” continuò una terza voce, anticipando l’arrivo di Stein, che girò la vite nella sua testa.
“Tu sei la follia stessa. Ho fatto un errore facendoti crescere. Avrei dovuto eliminarti.” Aggiunse una quarta voce, mentre appariva una persona che indossava un vestito nero e una maschera a forma di teschio, con in mano una falce nera.
“Cosa ci fanno qui?” chiese Sora, evocando il Keyblade. “Non avrebbero dovuto raggiungere Kingdom Hearts?”
“Chi sono?” domandò Lea.
“Amici di Black Star. O almeno, quando li abbiamo incontrati erano tali.”
“Tu hai portato alla rovina il nostro mondo.” Disse Soul. “La tua presenza ha attirato Hakai.”
“No… Non è vero!” rispose Black, tenendo il Keyblade di fronte a sé. “Io non volevo!”
“Tu sei la causa della nostra follia. E in quanto tale, devi essere eliminato!” esclamò il tale con la maschera da teschio, per poi correre contro l’assassino, alzando la falce.
“Black Star!” urlò Lea, lanciando i suoi Chakram contro l’avversario, costringendolo ad allontanarsi.
Immediatamente Sora, Riku e Kairi si affiancarono al ragazzo, evocando i Keyblade.
“Cosa vi è successo? L’altra volta non eravate così…” fece Kairi.
“Sono nel mondo dell’oscurità.” Spiegò Riku. “Devo essere stati in qualche modo contaminati…”
“Basta con le chiacchere!” urlò Soul, partendo all’attacco, mentre Maka tornava ad essere una falce.
Black Star superò i custodi, per poi parare l’attacco dell’amico con il Keyblade.
“Cavoli Soul… Sei più stupido di quanto credessi!” disse digrignando i denti per lo sforzo.
“Davvero?” chiese lui, mentre la falce s’illuminava.
Pochi secondi dopo il keyblader fu colpito in pieno da un affondo di Maka, che ritrasformatasi in umana, aveva invece impugnato Soul, trasformato in arma.
Prima che potesse toccare terra, Kid cominciò a sparargli contro una serie di colpi, fino a quando Sora non si mise in mezzo, cominciando a deviare i proiettili.
“Maledizione… questa non ci voleva proprio!”
“Temo vi siate dimenticati di me!” urlò Stein, cominciando a correre verso il castano.
Ma prima che potesse raggiungerlo, un’ombra bianca lo colpì, lanciandolo a diversi metri di distanza.
“Cretino!” intervenne Excalibur, appoggiando a terra il suo bastone.
“Cosa?!” esclamò sorpreso Black Star.
“Lasciarsi corrompere così facilmente dalle tenebre… vergognoso! Da veri cretini!” continuò l’arma.
“Excalibur… dunque intendi ostacolarci?” chiese quello con la maschera.
“Shinigami… neanche tu sei riuscito a resistere?” replicò l’arma.
“Cosa vuoi fare?” chiese Riku.
“Li fermerò io. Non preoccupatevi per me, non sono un cretino. Li terrò a bada senza problemi.”
“Sono troppi anche per te!” urlò Black Star.
“Cretino! Perché credi che io sia stato l’unico a non cambiare?”
“Credevo fosse perché sei malvagio già di tuo…” rispose lui a bassa voce.
“Cretino!” replicò l’altro. “Io sono la spada della leggenda! La mia storia è molto lunga, e le mie regole sono mille. Non sottovalutatemi. E ora andate!”
I custodi lo guardarono sorpresi, per poi annuire.
“Aspettate!” disse Excalibur, per poi creare sopra una sua mano una sfera luminosa. “Prendi questo.”
La sfera si alzò in volo, per poi raggiungere lentamente Black Star.
“Evoca la tua arma, cretino!” esclamò la spada. “E ricevi il mio potere.”
“Cosa?!” esclamò sorpreso l’assassino, evocando il Keyblade.
La luce brillò ulteriormente, per poi svanire nella chiave leggendaria.
“E ora andate, cretini!” concluse Excalibur, girandosi verso i suoi avversari.
“Detesto fuggire…” disse Black Star. “Ma so capire quando qualcuno vuole risolvere un conto in sospeso. Andiamo!”
E detto ciò, cominciò a correre, lasciando indietro la sua scuola e quelli che erano stati i suoi compagni.
“Maledetto Hakai… Giuro che per questo non avrò la minima pietà nei tuoi confronti!” urlò, mentre gli altri custodi lo seguivano.
Dietro di loro si alzò una colonna di luce, dalla quale uscirono due ali dello stesso materiale, che poi crollarono al suolo, provocando una fortissima esplosione.
“Excalibur…” fece Sora. “Un tipo insopportabile, ma sembra con un grande cuore…”
I custodi continuarono nella loro corsa per diversi minuti, fino a quando non si ritrovarono di fronte ad un burrone.
“E ora?” chiese Kairi, guardando giù ma non riuscendo a vedere il fondo. “Non possiamo di certo buttarci alla cieca…”
“Perché no?” fece Black Star, guadagnandosi un pugno in testa da parte di Lea.
“Perché ci troviamo nel regno dell’oscurità, e abbiamo avuto già abbastanza sorprese.” Disse.
Ma i custodi furono distratti da un verso alle loro spalle.
Non appena si furono girati, si ritrovarono di fronte a una piccola pecora bianca.
“Ehm… Ok, non sono un grande esperto di questo mondo… Ma perché c’è una pecora?” chiese Black Star.
“Ne so quanto te… Sono rimasto qui a lungo, ma l’unica persona viva che ho incontrato qui è stato Re Topolino…” disse Riku, grattandosi la nuca.
“Ovvio, siamo arrivate qua solo poco tempo fa.” Disse una voce, mentre dall’oscurità di fronte a loro usciva una bambina dai capelli neri.
“Una bambina? Cosa ci fa qui?”
“Il mio mondo è stato distrutto da Hakai e ora vago per queste strade, nell’attesa di potermi vendicare dei responsabili…”
La bambina alzò lo sguardò, mostrando due occhi rossi come il sangue. “E sembra che tra voi custodi ci sia uno di quelli che ha causato l’inizio della seconda guerra!”
Prima che qualcuno potesse parlare, la bambina e la pecora furono avvolte da una colonna d’oscurità, che le fece scomparire alla loro vista.
Pochi secondi dopo, di fronte a loro si trovava una creatura enorme, il cui aspetto ricordava vagamente quello di una pecora, solo che il pelo era completamente nero.
Sulla sua testa invece c’era una specie di statua della bambina, anch’essa del colore delle tenebre.
Sul petto invece era inciso il simbolo degli Heartless.
“Si sono trasformati in un Heartless?!” esclamò sorpreso Sora, evocando il Keyblade.
“Questo mondo… corrompe i cuori fino a tal punto?” fece Kairi, imitandolo.
Il mostro spalancò la bocca, facendo uscire un ruggito di tale portata da far indietreggiare i custodi.
“Non è un nemico da sottovalutare…” disse Lea, evocando le sue armi.
Ma prima che potessero fare qualcosa, l’Heartless si alzò su due zampe per sbattere le anteriori al suolo e provocare un forte terremoto.
“Alziamoci in volo!” urlò Riku, per poi dirigersi verso la testa della creatura seguito da Sora e Kairi.
“Ehi, e io?!” gridò Black Star, poco prima di venire circondato, assieme a Lea, da degli Shadow.
“Stare zitto mai, neh?” fece il rosso, impugnando meglio i suoi Chakram.
“Il moccioso non c’entra nulla.” Disse una voce alle loro spalle.
Lea si girò, ritrovandosi di fronte ad un uomo dai lunghi capelli azzurri, con un’evidente cicatrice a forma di X sul volto.
“È da tanto che non ci vediamo… Lea…”
“Isa… Sei vivo anche tu?!” esclamò l’ex Nessuno, stringendo con forza le sue armi, cosa che non sfuggì a Black Star.
“Lo conosci?”
“Se mi conosce? Direi di sì, visto che siamo amici d’infanzia…”
“Non esagerare con le parole. Sai bene che non ti considero più un amico da molto tempo.” Rispose Lea. “Ti sei alleato nuovamente con Xehanort, vero?!”
“Oh, ma che perspicace… E sentiamo, ora che lo sai cosa intendi fare?”
“Indovina tu stavolta!” replicò il domatore del fuoco, facendosi circondare dalle fiamme.
Black Star indietreggiò, sia per il calore sia per la reazione del suo maestro.
“Occupati degli Heartless. Io mi occupo di lui!” ordinò Lea, per poi partire all’attacco contro Isa, che evocò il suo Claymore, con il quale si fece scudo.
Riku e Sora crearono due sfere di ghiaccio, che lanciarono contro l’Heartless, che rispose con un ruggito.
Kairi nel frattempo si diresse verso la statua, fermandosi di fronte a essa.
“Vediamo di farla finita.” Disse, alzando la mano e cominciando a lanciare una serie di sfere di fuoco.
Il mostro spalancò gli occhi, per poi alzarsi in piedi e spalancare la bocca, cacciando un urlo che fece esplodere le sfere prima che esse potessero raggiungere l’obiettivo.
La ragazza rimase sorpresa da quell’azione e fece per allontanarsi, ma dalla testa del mostro uscì una specie di frusta nera, che si avvolse attorno a una sua caviglia.
“Kairi!” urlò Sora, cercando di raggiungerla.
Ma prima che il custode ci riuscisse, la corda cominciò a rientrare nel corpo dell’Heartless, portandosi dietro la custode.
Prima che lei se ne rendesse conto, la frusta la lanciò direttamente nella sua bocca, che si chiuse, inghiottendola.
Kairi con sua sorpresa si ritrovò a galleggiare nell’oscurità.
“Cosa…?” fece, toccando un pavimento che rimase nascosto nelle tenebre.
“Ti ho portata qui per combatterti. Finché resterai qui dentro, i tuoi amici non mi attaccheranno, e non sapranno cosa ti è successo.” Disse una voce, mentre la bambina di prima riappariva di fronte a lei.
“Speri forse di potermi sconfiggere?” chiese la custode, evocando il Keyblade e puntandoglielo contro.
“Oh, sì che ti sconfiggerò. Il signore di questo posto mi ha ordinato di dare la priorità alla custode della luce. E io obbedirò.”
“Il signore di questo posto?” ripeté Kairi.
“Già… E grazie ai poteri che mi ha concesso… Ti eliminerò!” sentenziò la bambina, mentre veniva avvolta da una nuvola oscura.
Quando scomparve, davanti alla custode si trovava una donna alta, dai lunghi capelli neri che cadevano fino a oltre metà della schiena.
Indossava una tunica nera e in mano impugnava una spada dalla lama nera.
“Preparati.” Disse, usando una voce più matura rispetto a prima.
Poi, senza nemmeno dare il tempo alla principessa di vederla, scomparve, riapparendo di fronte a lei per trafiggerle il braccio.
La custode saltò subito all’indietro, stringendo i denti per il dolore mentre la spada usciva dalla ferita, lasciando che il sangue sgorgasse senza freni.
“Tutto qui? E tu saresti una custode? Patetico.”
“Non sottovalutarmi!” rispose lei, cominciando a lanciare una raffica di sfere di luce contro l’avversaria, che però le schivò facilmente.
“È inutile. Non puoi sconfiggermi, principessa. I miei ordini sono molto precisi: il mio signore vuole che io elimini la sorella di Hikari.”
Sentendo ciò, Kairi spalancò gli occhi.
“Come fai a conoscere mia sorella?”
La donna rimase in silenzio per qualche secondo, per poi scoppiare a ridere.
“Questa è troppo forte…” disse. “Non hai nemmeno capito quel che è successo… E tu dovresti essere una delle sette principesse dal cuore puro?!”
“Di cosa stai parlando?”
“Il figlio del mio signore si è risvegliato.” Rispose lei, facendosi seria. “E lui ha attaccato Hikari. Deve ringraziare solo Dark se è ancora viva, ma sappi che ora voi due custodi siete diventate il bersaglio principale del mio signore. Finché voi due sarete in vita, il risveglio completo di suo figlio e la sua vittoria saranno impossibili.”
Kairi strinse con maggiore forza il Keyblade.
“Chi è il tuo signore? Dimmelo, che voglio eliminarlo con le mie mani! Se è vero che per colpa sua Hikari è stata ferita, ci penserò io a rimediare!”
“Tu? Ma se non sei nemmeno una Master, cosa che invece è tua sorella! E ti dirò di più… lei non ha fatto praticamente nulla per difendersi. Si è arresa di fronte al figlio dell’Oscurità stessa!”
“Tu l’hai sentita, no? L’onda d’oscurità che ha investito tutti i mondi. Beh, quello era il suo potere. Il potere risvegliatosi assieme alla vera natura del figlio del mio signore. Un potere ancora al suo minimo, ma che se sviluppato, potrebbe portare l’universo alla sua fine prima ancora della guerra!”
“Beh, però a quanto ho capito, Dark l’ha sistemato, no?”
Il sorriso scomparve subito dal volto dell’avversaria.
“La colpa della sua vittoria è di tua sorella. Se non ci fosse stata lei, Dark sarebbe stato cancellato definitivamente, invece di ridursi in quello stato…”
“Quindi il vostro piano è andato in fumo. Il figlio del tuo signore è stato sconfitto, giusto?”
“Non cantare vittoria troppo presto, custode. È vero, Dark per il momento ha avuto la meglio, ma vedi, lui non può eliminarlo. Non potrebbe mai farlo.”
“Tu sottovaluti Dark. Non credevo l’avrei detto, ma la sua mancanza d’amore in casi del genere è molto utile, perché non può dimostrare alcuna pietà.”
La donna sorrise.
“Chissà… forse ha affrontato l’unica persona per cui ciò non è valido…” disse, per poi alzare la spada. “Ma ora basta parlare! È ora che tu condivida il dolore che ha provato tua sorella! O meglio, solo il dolore fisico. Quello psicologico purtroppo non posso imitarlo. Io mi posso impossessare solo di esseri caduti completamente vittime dell’oscurità, come questa bambina. Aveva un cuore così puro che non ha potuto reggere nemmeno per pochi minuti a quest’immensa oscurità.”
“Bastarda…” fece la custode, per poi partire all’attacco, alzando il Keyblade e preparandosi a colpire.
La donna parò il colpo, per poi allontanare a forza Kairi, che atterrò pochi metri più in là, coprendosi la ferità di prima.
“Tu hai troppa luce. Puoi allontanare l’oscurità, ma allo stesso tempo, quando essa ti raggiunge ha un effetto peggiore rispetto al normale.”
Kairi la guardò, mentre cercava di marginare l’uscita di sangue.
‘Maledizione…’ pensò. ‘Se mi guarissi la ferita, le lascerei il tempo sufficiente per attaccarmi…’
Ma i suoi pensieri furono interrotti dall’avversaria, che le puntò contro la spada.
“Ho saputo che in passato hai affrontato la tua parte oscura, e ne sei uscita vincitrice. Quindi anche quella piccola macchia scura nel tuo cuore è scomparsa. Perciò non sei più preparata a questo colpo.”
Non appena finì la frase, dalla spada cominciarono ad uscire delle foglie nere, che circondarono la proprietaria, come mosse da un piccolo tornado.
Prima che Kairi potesse intuire cosa stesse per succedere, le foglie si fermarono a mezz’aria, per poi volare contro di lei, colpendola in pieno petto e trapassandola da parte a parte.
La custode sputò sangue, per poi cadere a terra, dove una piccola pozza scarlatta cominciò a intravedersi, diventando sempre più grande.
“Tsk.” Fece la donna, girandosi e allontanandosi. “Idiota… Non ha nemmeno capito di chi stavo parlando…”
“Fe…Ferma…” disse Kairi, cercando di rialzarsi usando le braccia, ma senza successo.
“Oh… sei ancora viva…” rispose l’altra, guardandola. “Anche se non per molto ancora…”
Kairi alzò la testa, vedendo l’avversaria che si stava avvicinando.
“Ma per sicurezza sarà meglio staccarti la testa.”
Detto ciò, alzò la spada, pronta a decapitare la custode.
Ma prima di riuscirci, un punto lontano cominciò a brillare, per poi far apparire una freccia di luce, che mancò di poco la donna, che però, fu costretta ad allontanarsi.
“Cosa…”
“Lasciala stare!” urlò una voce femminile da lontano.
“Chi osa mettersi in mezzo?”
Pochi secondi dopo, dalle tenebre uscì una ragazza che indossava una divisa scolastica, con in mano un arco, il quale aveva un’altra freccia pronta da scoccare.
“Vattene subito! Altrimenti non avrò alcuna pietà per te!” disse Kagome, senza abbassare la sua arma.
Sora e Riku furono costretti ad allontanarsi per evitare di essere colpiti.
“Maledizione… finché Kairi rimane là dentro, non possiamo fare nulla…” fece il castano, sbuffando.
“Dobbiamo riuscire a farla uscire da lì…”
“Già… ma non sarà per niente facile…”
Ma prima che potessero fare qualcosa, i due custodi furono distratti da una sfera di luce, che si stava dirigendo velocemente verso di loro.
Ad un certo punto, da essa partì un raggio, che colpì in pieno l’Heartless, venendo così inglobato al suo interno.
“Abbassatevi!” urlò una voce, mentre la sfera li stava per raggiungere.
I due Keyblader fecero giusto in tempo ad abbassare la testa per vedere un’enorme boomerang volare sopra di loro che colpì in pieno il mostro, che rimase intontito dall’attacco.
“Ma quell’arma è…” fece Riku, voltandosi, ritrovandosi di fronte ad un uomo vestito da monaco, affiancato da una guerriera.
“Ehilà, si ci rivede, eh?” disse Miroku, salutandoli con la mano.
“Miroku? Sango? Ma cosa ci fate qui?!” esclamò sorpreso Sora.
“Detto in poche parole, il nostro mondo è stato distrutto, e noi ci siamo risvegliati qui. Per fortuna, l’aura positiva mia e della divina Kagome ci hanno impedito di venire corrotti da quest’oscurità…”
“Quindi quella luce era Kagome?” chiese il castano, voltandosi verso l’Heartless.
“E comunque… tu avresti un’aura positiva? Fatico a crederci…” fece Riku, guardando il monaco.
“È quello che ho pensato anch’io…” gli fece eco Sango.
“Come sarebbe a dire?! Guardate che io sono un monaco!”
“Sì, un monaco pervertito…” commentò di rimando la guerriera, preparandosi nuovamente ad attaccare.
Kairi alzò lo sguardo, osservando la sua salvatrice.
“Tutto bene?” chiese lei, senza però distogliere lo sguardo dall’avversaria.
“E tu chi saresti?” fece la donna, osservandola.
“Oh, nessuno di speciale. Solo una studentessa molto arrabbiata con l’oscurità che ha distrutto il suo mondo!”
Kairi spalancò gli occhi.
“C-Cos’hai… detto…?” domandò a fatica.
“Poco tempo dopo la vostra partenza, siamo stati attaccati. Prima che potessimo fare qualcosa, il nostro mondo è stato inglobato dall’oscurità e ci siamo risvegliati qui. Purtroppo eravamo rimasti solo io, Sango e Miroku. Inuyasha, Shippo e gli altri sono spariti nel nulla…”
“Ma che bella storia. Però c’è una cosa che non mi è chiara.” La interruppe la donna oscura. “Questo mondo corrompe le persone. Solo chi è in possesso di un cuore forte può resistere. Come avete fatto voi tre, che non siete nemmeno custodi?”
“Beh, inizialmente eravamo in difficoltà, è vero. Tuttavia siamo stati aiutati da una persona, che ci ha spiegato come resistere a quest’oscurità, e cosa fare per respingere gli attacchi.”
“E chi sarebbe costui?”
“Non so come si chiamasse. Ci ha solo detto che era già la seconda volta che finiva quaggiù.”
La donna spalancò gli occhi.
“Non è possibile… questo significa che è ancora vivo? Come mai non ce ne siamo accorti?”
“Oh, mi dispiace che ti sia sfuggito. Ma ora se non ti dispiace, ti eliminerò.”
“A-Aspetta…” fece Kairi, mentre il suo corpo veniva avvolto da un’aura verde, che lentamente cominciò a guarire le sue ferite. “Ti aiuterò anch’io… non ho sufficiente energia per ristabilirmi completamente, ma sarà abbastanza per concludere questo combattimento…”
“Povere stupide. Pensate di potervi opporre a me, una delle predilette del mio signore?”
“Certo che non lo pensiamo. Ne siamo assolutamente certe.” Rispose Kagome. “Pronta?”
“Quando vuoi.” Rispose la custode, evocando il Keyblade.
“Allora via!” urlò la ragazza, scagliando la freccia, mentre Kairi volò contro l’avversaria.
“E sperate di sconfiggermi con così poco?” disse, saltando ed evitando i due attacchi.
Le due ragazze sorrisero.
“Invece sei caduta nella trappola.”
“Cosa vu-” ma la donna fu costretta ad interrompersi per colpa di una freccia che le aveva trapassato lo stomaco dalla schiena.
“Utile questo trucco di manipolazione della luce, vero?” chiese Kagome. “Ci ho messo un po’ per apprenderlo, ma alla fine sono riuscita a padroneggiarlo perfettamente.” Continuò, mostrando un piccolo filo di luce legato alla freccia. “Tu, presa nell’evitare i nostri attacchi, non ti sei accorta di questo, e nemmeno di me che, tirandolo, facevo tornare indietro la freccia, che così ti ha colpito in pieno.”
“Maledette mocciose… Ma non cantate vittoria troppo presto… Hikari e Kairi sono destinate a morire, molto pr-”
“Smettila di parlare a vanvera…” disse, mentre il corpo dell’avversaria scompariva nel nulla.
Poi, senza alcun preavviso, la custode cadde a terra in ginocchio, ansimando.
“Kairi! Tutto bene?” chiese Kagome, raggiungendola e aiutandola ad alzarsi.
“Sì… Diciamo solo che sono un po’ debole e scossa… Quell’essere ha detto che mia sorella è stata ferita gravemente… ma so se crederle oppure no…”
“Ci penserai dopo. Ora pensiamo ad uscire da qui!” fece Kagome.
I custodi si fermarono, vedendo che dall’Heartless stavano uscendo diversi raggi di luce.
“E ora che diavolo…” fece Sora, per poi allontanarsi, giusto in tempo per vedere il mostro esplodere nella luce, dissolvendosi completamente.
Quando la vista tornò nuovamente, videro Kagome che sorreggeva Kairi, che sembrava ferita gravemente.
“Kairi! Kagome!” urlarono tutti, raggiungendole.
“Tutto bene?” chiese Sango.
“Sì… Per fortuna l’arrivo di Kagome mi ha salvato… altrimenti a quest’ora sarei messa molto male…”
“Su, sono sicura che te la saresti cavata lo stesso.”
“Lea e Black Star?”
“Sono rimasti poco lontani da qui. Credo stiano affrontando altri Heartless.”
“Allora è meglio raggiungerli subito.” Fece Miroku. “Il mio vortice è scomparso assieme al nostro mondo… Ma questo non significa che io non sappia combattere!”
“Molto bene allora. Vediamo di raggiugerli!”
Il Chakram e il Claymore si scontrarono, creando nuove scintille che superarono i loro proprietari, che si allontanarono subito con un salto.
Lea non perse tempo e creò una sfera di fuoco, cha scagliò subito contro l’ex amico, che la distrusse usando la sua arma.
“Sei diventato più debole.” Disse Isa.
“Umph. Mi sto solo riscaldando. E ti ricordo che sei tu quello in svantaggio, dato che qui non c’è nessuna luna.”
“Già, questo gioca a mio sfavore, lo ammetto… Però ho comunque una valida sostituta…”
Mentre diceva ciò, attorno al suo corpo si poté notare un alone nero.
“L’oscurità sarà la mia nuova forza. Ora che finalmente ho di nuovo un cuore, posso usare il mio vero potere!”
Dicendo ciò, i suoi occhi persero le pupille, diventando completamente bianchi.
“Maledizione… è entrato in Berserk!” fece Lea, mettendo di fronte a sé i suoi Chakram, pronto a difendersi dall’attacco.
Pochi secondi dopo, Isa partì a tutta velocità contro di lui, lanciando un urlo, costringendo l’ex Nessuno a usare tutte le sue forze per non cedere all’avversario, che ormai aveva perso qualsiasi traccia di controllo.
“Eh no, non sono tornato per farmi sconfiggere così!” urlò Lea, riuscendo a respingere il Claymore e saltando subito all’indietro, facendosi avvolgere dalle fiamme.
“In nome della nostra vecchia amicizia, cercherò di non farti soffrire troppo!” disse, concentrando tutte le fiamme attorno ai due Chakram, che lanciò subito contro Isa, colpendolo in pieno e facendolo cadere a terra.
“È finita…” sospirò il Soffio di Fiamme Danzanti, recuperando le proprie armi e girandosi.
Ma un dolore alla schiena gli fece spalancare gli occhi.
“Lea!” urlò Black Star, girandosi verso di lui.
Isa, nuovamente in piedi, aveva trafitto alle spalle l’ex amico con il Claymore.
“Mai voltare le spalle al nemico. Te lo sei dimenticato?” chiese il blu.
“Ba… Bastardo… colpire alle spalle… vedo che aver ottenuto un cuore non ti ha aiutato a ottenere l’onore…”
Isa sorrise, estraendo l’arma dal corpo dell’avversario, che cadde a terra.
“Maledetto!” urlò Black Star, lasciando perdere gli Heartless e raggiungendo il maestro, mettendosi di fronte a lui, con il Keyblade in mano.
“E tu cosa speri di fare?”
“Io sono colui che supererà le divinità! Non mi lascerò battere da uno come te che ignora le regole di base di ogni duello!”
“D’accordo. Allora muori!” esclamò Isa, alzando il Claymore e preparandosi a colpire l’assassino.
Ma una sfera di fuoco lo costrinse a ritirare l’attacco e a arretrare.
“Lasciali stare!” urlò Sora, abbassando la mano, mentre gli altri custodi, assieme a Kagome, Sango e Miroku si preparavano a combattere.
“Umph… Sono arrivati i rinforzi…” sbuffò il Mago che Danza sulla Luna, aprendo un varco oscuro dietro di lui. “Va beh… in fondo, ho ottenuto ciò che volevo… alla prossima, custodi.” Disse, sparendo nell’oscurità.
Tutti quanti lo lasciarono perdere, dirigendosi subito da Lea, che chiuse gli occhi mentre li vedeva arrivare.
Quando li riaprì, si ritrovò a galleggiare nel vuoto, avvolto dalle tenebre.
“Quindi è così… sono destinato a sparire nuovamente… e tutto perché ho voluto sperare…”
“Ti arrendi così facilmente, Soffio di Fiamme Danzanti?” chiese una voce.
Di fronte a Lea apparve una sfera luminosa, che cominciò ad avvicinarsi sempre di più.
Quando lo raggiunse, si dissolse, creando sotto all’ex Nessuno un pavimento bianco, privo d’immagini.
“Dove sono?” chiese lui, guardandosi in giro.
“Sei nel tuo cuore. Isa per fortuna l’ha mancato.” Rispose la voce.
“Nel mio cuore? Aspetta, non significherà forse che…”
Ma Lea ottenne la risposta grazie ad un oggetto che apparve di fronte a lui.
Un Keyblade bianco, che galleggiava nel vuoto.
“Non c’è bisogno che ti spieghi cos’è, vero?”
“Perché lo proponi a me?” domandò Lea. “Io non lo merito…”
“Suvvia Axel…” disse una voce alle sue spalle. “Non è da te arrendersi prima di provare.”
Lea sgranò gli occhi, girandosi e trovandosi di fronte a Roxas.
“Beh, che c’è? Sorpreso di vedermi?”
“Ad essere sincero sì… Credevo che tu fossi scomparso per sempre…”
“Mi sono solo riunito a Sora… Non sono scomparso. E comunque sia, ora sono solo un’emanazione dei tuoi ricordi su di me. Mi sono materializzato qui perché sapevo che non avresti accettato il Keyblade senza una spinta.”
“Io non sono sicuro di essere la persona più adatta… Non sono stato in grado di salvarti…”
“E con ciò?” domandò una voce femminile, mentre al fianco del numero XIII appariva una nuova figura. “Dovevi immaginarlo che a furia di stare in compagna di due custodi, anche tu prima o poi avresti ottenuto il nostro stesso potere.”
Lea guardò la nuova arrivata incuriosito.
“E tu chi sei?”
La ragazza sorrise.
“Tu non mi ricordi, ma io, Roxas e te in passato siamo stati grandi amici. Anche se io ero solo un burattino di Xemnas.”
L’ex Nessuno si portò un dito sulla fronte, cercando di ricordare.
Lentamente, nella sua mente cominciarono a formarsi vaghe immagini, dove quella ragazza era la protagonista.
E alla fine, un nome fece capolino.
“Xi… Xion?” chiese, guardandola.
Lei annuì, per poi afferrare il Keyblade bianco assieme a Roxas.
“Prendilo. Noi non possiamo più intervenire in prima persona. Sora agisce per noi. Ma questo non significa che dev’essere il solo.” Fece il numero XIII, porgendogli assieme al XIV il Keyblade.
Lea li fissò per qualche secondo, per poi sospirare.
“Non c’è niente da fare, con voi è impossibile avere una vita tranquilla…” disse, per poi prendere l’arma, sulla quale apparvero immediatamente dei disegni rappresentanti delle fiamme.
Il bianco del pavimento cominciò a dissolversi, rivelando un mosaico sul quale erano disegnati loro tre, tutti con in mano il Keyblade.
“Buona fortuna… Lea…” dissero i due membri dell’Organizzazione, dissolvendosi in piccole sfere di luce, che volarono verso l’alto.
“Roxas… Xion… Non vi deluderò. È una promessa.” Fece, per poi chiudere gli occhi.
Il corpo di Lea s’illumino.
Come se nulla fosse, la ferita cominciò a rimarginarsi da sola, mentre nella sua mano destra apparve il Keyblade.
“Cosa?” esclamò Sora sorpreso, mentre il neo custode apriva gli occhi.
“Eh eh… Pare che ora anch’io sia della partita…” disse, mettendosi seduto e osservando il suo Keyblade.
“Questa non me la sarei mai aspettata.” Fece Riku, per poi girarsi verso gli altri. “Beh, ad ogni modo siamo in debito con voi. Siete arrivati al momento giusto, ma come facevate a sapere dov’eravamo?”
Kagome fece un sorriso imbarazzato.
“Ecco… Noi abbiamo promesso di-”
“Va bene così Kagome. Grazie.” Disse una voce.
Pochi secondi dopo, un uomo con addosso un impermeabile dell’Organizzazione XIII apparve di fronte a loro, con il volto oscurato dal cappuccio.
“E tu chi sei?” domandò Sora, evocando il Keyblade e puntandoglielo contro.
“Chi sono? Se me lo avessi chiesto qualche tempo fa, non avrei saputo risponderti…” rispose l’uomo, per poi portare le mani sul cappuccio. “Ma ora credo sia meglio farvelo vedere, altrimenti non mi credereste…”
Quando il cappuccio cadde all’indietro, tutti i custodi sgranarono gli occhi.
Di fronte a loro c’era Ansem il Saggio, completamente incolume, che li osservava.
“A-Ansem?!” esclamò sorpreso Sora. “Com’è possibile? Ti abbiamo visto esplodere assieme a Kingdom Hearts!”
“Pare che per chi conosce i cuori, la morte sia un concetto particolare. Invece di scomparire nell’oblio, mi sono ritrovato a vagare nuovamente in questo mondo, privato dei mei ricordi. Ma ora, sono finalmente riuscito a recuperarli tutti.”
Dicendo ciò si girò verso Kairi, che continuava a guardarlo incredula.
“So che hai incontrato tua sorella, perciò immagino tu sappia, vero?” le chiese.
La custode si limitò ad annuire, per poi abbassare lo sguardo.
“Non preoccuparti. Non ti chiederò di chiamarmi padre. Non merito tale titolo. Io che ti ho mandata via da casa, verso un mondo a te sconosciuto e dopo averti cancellato la memoria… No, non merito di essere chiamato in quel modo.”
Tutti quanti osservarono quello scambio di sguardi tra padre e figlia.
“Sai…” fece infine lei. “Per molto tempo, mi sono sempre chiesta da dove venissi. Non lo davo a vedere, ma smaniavo dalla voglia di scoprire il mio passato. E ne sono venuta a conoscenza nel peggiore dei modi: il mondo dove abitavo è stato distrutto. Il mio cuore è stato costretto a rifugiarsi nel corpo di Sora per salvarsi, abbandonando il mio. La prima cosa che ho visto quando il mio cuore è tornato al suo posto è stato il mio migliore amico svanire nel nulla tra le mie braccia. Dopo il suo ritorno, sono stata costretta a separarmi da lui per un intero anno, e il suo ricordo era stato cancellato dalla mia mente.”
Ansem continuava ad ascoltare in silenzio.
“Poi quando finalmente riesco a ricordare tutto, vengo rapita e in seguito salvata dal mio Nessuno. Naminè mi ha detto che doveva essere eliminata da un certo Diz, ma che si è salvata grazie a Riku. Ho scoperto di mia sorella solo quando si è mostrata lei, ed è stato allora che ho saputo la verità. No, hai ragione: non ti meriti di essere chiamato padre… Ansem…”
L’uomo annuì, per poi girarsi verso Sora e Riku.
“I miei crimini sono tanti. Troppi. È colpa mia se siamo arrivati a questo punto. Sono stato incapace di comprendere subito gli errori dei miei studi. Permettetemi di rimediare.”
“Io sinceramente ci ho capito ben poco…” fece Black Star. “Tu chi accidenti sei?!”
“È uno studioso. Uno dei primi a scoprire gli Heartless.” Rispose Lea. “Il maestro di Xehanort…”
“Cosa?!” esclamò l’assassino. “Quindi è cattivo?”
“La mia unica colpa è stata quella di non comprendere il mio allievo. Me ne sono accorto troppo tardi… Ad ogni modo, ora vi chiedo di seguirmi. C’è una persona ansiosa di incontrarvi di nuovo.”
“Una persona… Stai parlando di Aqua?” chiese Sora.
Ansem annuì.
“Negli ultimi tempi, sono rimasto con lei. L’ho aggiornata su ciò che è successo durante la sua assenza, e insieme abbiamo trovato un modo per sapere cosa succede nei vari mondi.”
“Fantastico!” esclamò il custode. “Siamo venuti qui proprio per salvarla. E ovviamente, faremo lo stesso anche con voi! Non vi lasceremo in questo mondo!”
“Ma come contate di andarvene? Se Aqua è qui, anche lei ha il Keyblade, perciò non dev’essere così facile andarsene…” fece notare Sango.
“Tranquilla.” La tranquillizzò Kairi. “Noi non siamo finiti qui contro la nostra volontà. Sappiamo come uscire da questo posto.”
“Molto bene allora.” Disse Ansem, girandosi e cominciando ad avviarsi. “Allora seguitemi. Vi porterò da lei.”
I presenti rimasero fermi per qualche secondo, per poi seguirlo.
“Dobbiamo sbrigarci.” Fece Kairi, rivolgendosi ai due amici. “Ho paura che sia successo qualcosa a Hikari…”
“Cosa te lo fa pensare?”
“La creatura che ho affrontato prima mi ha detto che il suo signore ce l’ha con me e mia sorella… E che mia sorella è stata attaccata dal figlio dell’Oscurità…”
Sentendo ciò, tutto il gruppo si fermò, girandosi verso di lei.
“Non lo so… ma ha detto che l’onda d’oscurità che ha investito i mondi era la sua…”
“E chi sarebbe questo tipo? Una divinità?” chiese Black Star, storcendo il naso. “Non lo accetto! Io sono l’unica divinità nell’universo!”
“Un potere tale da investire tutti i mondi… La sua oscurità dev’essere a livelli più che puri. Nemmeno Xehanort può tanto.” Fece Lea, ignorando l’esuberante allievo.
Mentre i custodi erano intenti a parlare, sopra di loro, nascosti sopra una delle tante alture rocciose di quel regno spoglio, due individui osservavano il loro cammino.
“Perché non sei intervenuto prima? Avresti risolto la situazione in pochi secondi, con i tuoi poteri.” Chiese uno dei due, senza mettere via la sua Kusari Gama.
“Se la sono cavata bene anche senza il mio intervento. E poi lo sai che detesto mettermi in mostra. D’altronde, non li ho nemmeno voluti io questi poteri… E tu? Perché nemmeno tu hai fatto nulla?” rispose l’altro, scuotendo le spalle.
“Io? Avrei solo portato preoccupazione e distrazione. Non sono forte come te, e senza un Keyblade o un’arma potente, non posso fare nulla agli Heartless.”
“Già, è vero… E io purtroppo non posso condividere con te i miei poteri…”
“Beh, non importa. Continuiamo a tenerli sotto controllo, e prepariamoci a intervenire se necessario.”
“Speriamo di no… Quel Black Star, se mi vede all’opera, come minimo mi lancerà una sfida all’ultimo sangue…”
“Uh?” fece Black Star, girandosi e guardando dietro di lui.
“Che succede?” chiese Kagome.
“Non saprei… per un momento mi è sembrato di sentire qualcosa… Ma non saprei nemmeno io cosa…”
“Ti starai sbagliando. Io non percepisco nulla.” Disse Miroku.
“E poi potrebbero essere semplici Heartless.” Aggiunse Sora. “Qui ne è pieno. Dopotutto, siamo nel loro mondo.”
“Beh, speriamo che restino il più lontani possibile.”
“Non preoccupatevi. Gli Heartless non si avvicinano mai a questo luogo.” Rispose Ansem.
“Come mai?”
“Non lo so. Non mi sono mai avventurato a studiarli.”
Prima che qualcuno potesse aggiungere altro, alle orecchie dei custodi giunse un rumore, simile a quello di un’onda che s’infrange sulla battigia.
“Ci siamo.” Disse il saggio, fermandosi di fronte ad una spiaggia, il cui mare era nero.
Seduta sopra una roccia, c’era una donna che indossava dei vestiti mischiati a pezzi di armatura, entrambi blu, come i suoi capelli, rivolta verso il mare.
I custodi si avvicinarono silenziosamente, fermandosi a pochi metri da lei.
“Siete arrivati.” Disse lei, senza girarsi.
“Master Aqua, siamo qui per salvarti.” Disse Sora.
“Salvarmi?” ripeté lei, per poi fare una risatina. “Ci avete messo un po’ di tempo, no?”
“Perdonaci, ma ignoravamo la tua esistenza e il luogo dove ti trovavi.”
“Davvero? Ma che strano e dire che doveva essere così ovvio… Dopotutto, sono scomparsa dopo aver affrontato Xehanort… Dove potevo essere finita?”
“Ci dispiace, ma ora ti porteremo via da questo luogo. Ti riporteremo alla luce dei mondi.” Disse Riku.
“Ma tu guarda… Riku… il prescelto di Terra…” fece lei, girandosi.
I custodi spalancarono gli occhi ed evocarono subito il Keyblade.
Di fronte a loro c’era sì Aqua, ma i suoi occhi erano dorati, proprio come quelli di Xehanort.
“Direi che siete arrivati troppo tardi. Master Aqua è caduta sotto il mio controllo!” disse la donna, alzandosi in piedi ed evocando anche lei il Keyblade.
“Cos’è successo ad Aqua?” chiese Ansem. “Quando l’ho lasciata per andare a recuperare i ragazzi, non era caduta sotto il controllo delle tenebre!”
“È stata imprudente. Non appena ha percepito l’arrivo dei custodi, ha inconsciamente abbassato le sue difese, e io sono riuscito a impossessarmi del suo corpo.”
“Chi sei?” chiese Kairi.
“Colui che controlla questo mondo. Colui che ha creato gli Heartless e i Nessuno. Io sono l’Oscurità stessa!”
“Cosa?!” esclamò Riku sorpreso, come tutti gli altri.
“L’Oscurità stessa?” ripeté Lea.
“Quindi è una sorta di divinità!” fece Black Star.
“Volete affrontarmi come hanno osato fare Dark e Hikari? È vero, loro sono stati così stupidi da volermi combattere mentre usavo il mio vero corpo, e non uno che non può resistere all’oscurità pura, ma non per questo sono da sottovalutare.”
“Lascia andare Aqua!” urlò Sora, venendo però interrotto da Kairi.
“Cos’hai fatto a mia sorella?”
“Io? Nulla. Ho solo fatto in modo che mio figlio la torturasse, fisicamente e psicologicamente! Poverina, era proprio distrutta!” esclamò, scoppiando a ridere.
“Bastardo!” gridò la custode, partendo contro di lui, con il Keyblade pronto a colpire.
“Kairi, no!” urlarono gli altri, venendo però superati da Black Star, che raggiunse la custode in pochi secondi.
Aqua rimase ferma di fronte a loro, senza accennare a muoversi.
“Prendi questo!” urlò Kairi, caricando con il Keyblade una sfera di luce, che scagliò contro il nemico, imitata dall’assassino, che ne lanciò una di fuoco.
Ma le due sfere non raggiunsero nemmeno l’obiettivo, disintegrandosi come se nulla fosse.
“Patetico.” Disse l’oscurità, per poi alzare le mani. “Purtroppo per voi, vi trovate nel mio mondo! Uno solo dei miei colpi vi cancellerà dall’esistenza!”
Mentre diceva ciò, sopra di lui cominciò a crearsi una sfera nera, dalla quale scaturivano piccoli fulmini oscuri.
“Hikari e Dark per il momento sono riusciti a farla franca, riaddormentando mio figlio, ma presto lui si risveglierà, e per l’universo sarà la fine! Per voi invece, la fine giungerà qui e ora!”
Senza perdere tempo, scagliò la sfera contro i custodi, che si prepararono subito per respingerla.
Ma prima che potessero fare qualcosa, una figura li superò velocemente, mettendosi in mezzo e fermando la sfera con le mani.
Subito dopo, una piccola falce legata ad una catena li superò, dirigendosi verso l’Oscurità, che presa alla sprovvista fu colpita, anche se solo di striscio.
“Maledizione, dovevo essere più preciso.” Fece la voce del proprietario dell’arma, facendo girare tutti verso di sé.
Sango spalancò gli occhi, sorpresa.
“Ko… Kohaku, sei veramente tu?” esclamò.
“Ciao sorella. È da un po’ che non ci vediamo, eh?”
“Ma lui chi è?” chiese Kagome, indicando l’altro individuo, che come se niente fosse, rispedì la sfera verso l’altro, per poi creare tra le mani una lancia di luce che le lanciò contro, distruggendola.
“Detesto usare questi poteri…” disse l’individuo dai capelli castani, che indossava una camicia bianca a maniche corte e dei pantaloni neri, girandosi verso di loro. “Ma temo che sia uno degli inconvenienti dell’essere diventato una divinità.”
Sora, Riku e Kairi sgranarono gli occhi.
“Ma tu sei… Shinji Ikari!” esclamarono insieme.
Il ragazzo sorrise, salutandoli con la mano.
“Piacere di rivedervi.”
“Tu… chi o cosa sei?” chiese l’Oscurità.
Shinji si girò.
“Potrei risponderti con un’entità di poco inferiore a te, ma non voglio darmi delle arie per qualcosa che non ho voluto io.”
“Aspetta un secondo tu!” intervenne Black Star. “Che storia sarebbe che tu sei una divinità? Sei mingherlino, pelle e ossa! Non puoi essere più forte di me!”
“Più di questo, come mai ti definisci tale?” chiese Sora. “L’ultima volta che ti abbiamo visto, non avevi simili poteri!”
“È in un certo senso colpa di mio padre. Lui voleva a tutti i costi ricongiungersi con mia madre, e per farlo è arrivato al punto di sacrificare l’intera umanità. Io… sono l’unico sopravvissuto. Inizialmente anch’io avevo perso la mia umanità, ma la mia coscienza non l’ha accettato, e così ho recuperato il mio corpo e ho affrontato Lilith, l’entità superiore che nel mio mondo ha creato gli umani. Quando ho ripreso i sensi, mi trovavo in questo mondo di tenebre, e ho scoperto di avere acquisito questi poteri. Non sono immortale, ma ho i poteri di una divinità.” Fece un sorrisetto. “Non sono riuscito bene nemmeno in questo.”
“In questo caso i miei complimenti.” Fece l’Oscurità. “Certo, ti ha aiutato la mia attuale condizione. Se avessi potuto usare i miei reali poteri, avrei probabilmente distrutto questo stesso mondo. Non importa… per stavolta lascerò perdere. Ci incontreremo di nuovo, custodi. E se fossi in voi, avrei paura di colui che definite il vostro salvatore.”
Non appena ebbe detto ciò, dal corpo di Aqua uscì una nube oscura, che scomparve nell’aria.
La Master rimase in piedi per qualche secondo, per poi perdere i sensi e cominciare a cadere, venendo presa al volo da Shinji.
“L’oscurità l’ha indebolita non poco.” Disse Sora, andando ad aiutare l’ex pilota di Evangelion, che lasciò la custode al castano, che la depose a terra.
“Ma quel tipo… Possibile che fosse realmente l’Oscurità stessa?” chiese Sango.
“Credo sia possibile.” Rispose Kohaku. “Ho viaggiato con Shinji per un po’ di tempo in questo mondo, e abbiamo visto di tutto e di più, ma la cosa che mi preoccupa maggiormente, è questo suo figlio…”
“Un problema alla volta.” Fece Ansem. “Ora pensiamo ad andarcene da qui.”
“Cosa… Cos’è successo?” fece la voce di Aqua, che aveva ripreso i sensi.
“L’Oscurità ti ha controllata.” Rispose Riku, avvicinandosi assieme agli altri. “Ma non preoccuparti: se n’è andata.”
“Tu… sei un custode?” chiese la Master.
“Lo siamo quasi tutti. Siamo qui per salvarti.” Intervenne la principessa.
“Ma tu sei… Kairi. Perché sei tornata qui?”
“Come ha detto Kairi, siamo qui per salvarti.” Rispose il custode castano, sorridendole.
Aqua lo guardò.
“Tu sei Sora?” chiese infine incredula.
Il Keyblader annuì, per poi aiutarla ad alzarsi.
“Bene, e ora?” chiese Black Star. “Come ce ne andiamo?”
“Dobbiamo tornare indietro e-”
Ma Sora s’interruppe, guardando un punto oltre i suoi compagni.
Prima che potesse dire altro, si ritrovarono circondati da centinaia di Heartless, di tutti i tipi, che continuavano ad aumentare di numero.
“Heartless!” urlò Riku, evocando il Keyblade.
“Ma quanti sono?” domandò Kairi, sbiancando a quella vista, ma evocando lo stesso la sua arma.
“Tsk. Per una divinità come me, sono pochissimi! Non sai fare di meglio, Oscurità dei miei stivali?!”
Come per rispondergli, il numero delle creature oscure raddoppiò di colpo.
“Black Star… se usciamo vivi da qui, giuro che ti ammazzo dopo averti fatto fare un bagno in una vasca di liquidi infiammabili!”
“Cosa facciamo? Non possiamo eliminarli tutti!”
“Sono troppi anche per me…” fece Shinji, deglutendo.
“Serve una mano?” urlò una voce sopra di loro.
I ragazzi alzarono la testa, ritrovandosi sotto un antico veliero volante, sulla cui prua c’era in piedi un uomo vestito da pirata, che osservava il gruppo sotto di lui.
Dietro di lui arrivò volando un ragazzo vestito con una tuta verde, affiancato da una piccola luce gialla.
“Ehilà!” li salutò lui.
“Jack! Peter!” urlò Sora, sorpreso e felice nel rivederli.
“Capitan Jack Sparrow, prego.” Precisò il pirata. “E immagino che abbiate bisogno d’aiuto, vero?”
“Ma che perspicacia…” fece Riku.
“Ragazzi, credo che ci sia del lavoro per voi!” urlò Sparrow, girandosi verso il ponte.
“Perfetto!” rispose una voce, seguita pochi secondi dopo da un pinguino. “Uomini, fuoco!”
Immediatamente, altri tre pinguini sbucarono fuori, mettendosi sopra il bordo del ponte, ognuno sopra un cannone.
“Agli ordini Skipper!” risposero due di loro, mentre il terzo si limitò a dire qualcosa di incomprensibile, per poi sputare fuori tre bombe, che collocò nei tre cannoni, che fecero subito fuoco, colpendo gli Heartless vicino ai custodi, alzando del fumo.
“Su, forza voi, sbrigatevi!” fece Peter, calando una scala di corde.
Il gruppo non se lo fece ripetere due volte, e salirono velocemente sulla nave.
“Cosa ci fate qui? E perché la Perla sta volando?” chiese Sora, una volta che tutti furono sul ponte.
“Beh, alla prima domanda è difficile trovare una risposta…” cominciò Jack.
“Mentre alla seconda, immagino che tu ti ricordi bene di Trilli, vero?” continuò Peter, mentre la fatina al suo fianco incrociava offesa le braccia.
“Ehi, voi! Un po’ di gratitudine sarebbe ben accetta, sapete?” si mise in mezzo Skipper, seguito a ruota dagli altri tre.
“Un pinguino… che parla?” fece Shinji sorpreso.
“Affermativo! Date le circostanze, abbiamo deciso di rivelare la nostra vera natura di pinguini soldato!”
“Presente!” rispose uno dei pinguini, facendo un saluto militare.
“Non tu, Soldato!”
“Scusate se v’interrompo… Ma credo ci convenga andarcene da qui… Sora, tu sai già cosa fare, vero?” disse il capitano, rivolgendosi al custode.
“Dobbiamo spostarci il più possibile in alto!” rispose lui.
“Perfetto!”
Detto ciò, Jack si diresse al timone.
Pochi secondi dopo, la nave virò verso l’alto, mentre gli Heartless sotto di loro cominciavano ad ammassarsi uno sopra l’altro cercando di raggiungerli.
“E ora?” chiese Miroku.
“E ora… con l’aiuto anche di Aqua, apriremo una via d’uscita!” rispose Riku.
“Non serve… ho già provato a riaprire il passaggio con il Keyblade, ma non è servito a nulla…”
“Ma ora non sei da sola! Siamo sei custodi! Insieme riusciremo ad aprire il passaggio!” disse sicuro Sora.
La Master lo guardò per qualche secondo, per poi evocare il Keyblade.
“Molto bene allora.”
I sei custodi si misero uno a fianco dell’altro, puntando le chiavi leggendarie verso lo stesso punto.
Sulle punte dei Keyblade apparvero delle piccole sfere di luce, dalle quali partirono sei raggi, che confluirono assieme, creando un varco di fronte a loro.
“Ehi, e io come ci passo con la Perla?” chiese Jack.
“Mi dispiace, ma temo che tu non possa farlo.” Rispose Kairi.
“Beh, allora in questo caso, rimango qui. Un capitano non abbandona mai la sua nave.”
“Non essere stupido, Jack! Se rimani qui verrai eliminato dall’oscurità!” disse Sora.
“Io non me ne vado senza la mia nave.” Ribadì Sparrow.
Ma prima che potesse protestare ulteriormente, si ritrovò sospeso in aria.
“Mi dispiace.” Fece Shinji “Ma non abbiamo tempo per discutere!”
Senza lasciare il tempo al pirata di dire qualcosa, mosse una mano, scagliando Jack dentro il varco.
“E ora andiamocene tutti quanti!” urlò l’ex pilota, attraversando anche lui il varco.
“Subito!” risposero insieme tutti gli altri, correndo dentro il varco, che si chiuse pochi instanti prima che sul ponte apparissero altri Heartless.
Quando i custodi uscirono, si ritrovarono nella stanza da cui erano entrati.
Aqua si coprì gli occhi, accecata da quella luce improvvisa.
“Sono passati troppi anni dall’ultima volta che ho visto la luce…” si giustificò, per poi girarsi.
I custodi intuirono cosa stava guardando e si fecero da parte, lasciando che la Master raggiungesse la sua armatura e il Keyblade.
Aqua si abbassò, per poi toccare con la mano l’armatura, che s’illuminò, per poi scomparire.
Poi, senza dire nulla, prese in mano il Keyblade, che fece poi svanire.
“Master Aqua… bentornata tra noi!” disse Sora.
La Keyblader si girò verso di loro, sorridendo.
“Grazie.”
“Ora scusaci se andiamo subito al punto, ma come sai, il tempo che abbiamo è poco. Ti apriremo un passaggio per raggiungere Yen Sid. Desidera parlarti. Noi invece raggiungeremo Master Dark e Master Hikari.”
“Master Hikari?” ripeté Ansem. “È diventata una Master?”
“Ha sostenuto l’esame poco tempo fa, ad opera di Dark.” Spiegò Kairi. “E quanto torneremo da Yen Sid, anche noi verremo sottoposti all’esame.”
“E la mia perla? Cosa ne sarà della mia perla?” chiese Jack.
“Purtroppo temo sia andata persa per sempre…” rispose Sora.
“Ma non preoccuparti: un nostro amico te la ricostruirà senza difficoltà.”
“Però non possiamo lasciarli tutti qui a Radiant Garden…” si mise in mezzo Lea.
“Forse… La città di Mezzo potrebbe ospitarli, no?” propose Sora.
“La città di Mezzo?” ripeté Riku. “Potrebbe essere una buona idea…”
“Allora sarà meglio andarci subito.” Disse Kohaku. “Almeno potremmo allenarci senza problemi.”
“Sì, concordo. E poi, non voglio rischiare di incontrare Asuka…” fece Shinji, deglutendo. “Se scopre che il nostro mondo non esiste più, divinità o no mi elimina senza problemi!”
“Io invece vorrei assistere al vostro esame!” disse Kagome.
“Cosa? Ma divina Kagome, potrebbe essere pericoloso!” rispose Miroku.
“No, non credo. E poi, sono troppo curiosa!”
“Umph. Io verrò con voi.” Fece Black Star. “Voglio diventare più forte.”
“E io essendo il suo maestro devo seguirlo.” Aggiunse Lea, sorridendo.
“Io voglio un po’ d’azione!” intervenne Skipper. “Voglio affrontare di nuovo quegli esseri neri e suonargliene di santa ragione!”
“Ehm… Skipper, ti ricordo che l’ultima volta abbiamo perso…” li ricordò Kowalsky.
“Dettagli insignificanti.”
I custodi sorrisero, mentre Sora aprì tre varchi diversi.
“Molto bene.” Fece Aqua, dirigendosi verso il varco di fronte a sé. “Allora ci vediamo presto.”
“Vedete di non morire, ok?” disse Shinji, attraversando il suo varco assieme ai rimanenti ragazzi, lasciando solo i custodi e Ansem.
“E tu, cosa vuoi fare?” chiese Kairi.
“Tornerò al mio laboratorio. Cercherò di scoprire qualcosa in più su questa guerra che sta per arrivare. Inoltre, devo riprendere la mia posizione qui a Radiant Garden. Troppe persone hanno sofferto a causa mia… è il momento di cominciare a rimediare.”
“Perfetto. Noi andiamo.” Disse Riku, attraversando il varco assieme agli altri quattro Keyblader.
Ansem si girò verso di loro.
“Buona fortuna ragazzi…”
Quando i custodi uscirono dal varco, si ritrovarono dentro una Gummiship.
“Però, vedo che non hanno perso tempo a trovare un nuovo mezzo di trasporto…”
“Sì, ma loro dove sono?” chiese Sora, guardandosi attorno.
“Hikari! Dark!” urlò improvvisamente Kairi, correndo verso il muro, dove trovarono i due Master, seduti a terra e con la testa dell’uno appoggiata sopra l’altra, entrambi privi di sensi.
Un ragazzo spalancò gli occhi, scattando subito a sedere sul letto.
Senza aspettare, accese la lampadina sul comodino, coprendosi gli occhi per la luce improvvisa.
“Cavoli… proprio adesso…” fece, cercando di abituare gli occhi, mentre inforcava un paio di occhiali.
“Ultimamente succede sempre più spesso… dovrei cercare di trovare qualche modo per distrarmi… non posso concentrare tutti i miei pensieri solo per quella storia…” mormorò piano, guardando un orologio digitale sul muro, che segnava le tre di notte.
“Se dovesse succedere… potrebbe essere un grave danno. Per uno come te, in grado di vedere tutto quanto…” disse una voce alle sue spalle.
Il ragazzo spalancò gli occhi, ma non si girò.
‘Sto ancora dormendo… Era solo una voce immaginaria…’ pensò, senza trovare il coraggio di voltarsi.
“Beh, non vorrai dirmi che non avevi pensato, o meglio, visto, questa possibilità, vero?” continuò serafica la voce. “Ah, non preoccuparti, nessuno può sentirci in questo momento.”
Il ragazzo sorrise.
“Alla fine sono impazzito sul serio, eh?” chiese, riuscendo finalmente a girarsi.
Seduta sulla sua poltrona c’era una donna, che lo fissava.
“Avrei un favore da chiederti… anche se sai già di cosa si tratta.” Disse lei, mentre il ragazzo si faceva serio.
“Dunque…” fece lui, portandosi più indietro gli occhiali con l’indice destro. “Alla fine è veramente successo. Dimmi, come dovrei parlare con te?”
Capitolo 64 *** Incontro speciale! Vuoi sapere come finirà? ***
*si accendono una serie di luci che illuminano l'autore*
E finalmente, dopo un mese, il nuovo capitolo!
Uhm... non vedo assasini all'orizzonte... il che significa che si stanno preparando... anche perché, con vostra grande gioia (o disperazione) sto pianificando capitoli che oltre a demolire definitivamente quasiasi sanità mentale, potrebbe schockarvi a vita e oltre XD.
Beh, non voglio anticiparvi troppo, anche perché ci penserà questo capitolo, dove farà la sua apparizione, l'unico, inimitabile
Soldato(sbucando fuori dal nulla): Babbo Natale?
Ehm... no, non proprio... anzi... ma passiamo alle recensioni!
@ niki_: Ehm... i kunai fanno male... potresti cambiare con qualcosa di meno doloroso? Tipo un bazooka, o esplosivi o simili... XD. Allora, ti chiedi perché Luce non è ancora intervenuta in prima persona? Beh... credo lo scoprirai presto, molto presto... Invece Kairi, beh, anch'io ho sempre odiato la D.i.D. (Cit. Fil XD), perciò ho posto rimedio. Anche se con quel che ho in mente per la penultima saga di questa fan fiction, per la quale mi hanno diagnosticato una follia al cui confronto il Kishin è un professore di matematica e Crocker è la persona che crede di meno alla magia XD. E Dark... adesso il mio personaggio comincerà a dare il meglio di sé (sperando che non corrisponda al peggio XD)
@ Inuyasha_Fede: Vedrai, non dimenticherò nessuno. Supererò Tite Kube per numero di personaggi in una storia! *comincia a ridere prima di venire interrotto da Dark, che gli ricorda che lo ha già superato* oh, giusto XD. Per Lea... non ho mai detto che dirà addio ai Chakram XD.
@ Gerac: Cambio di nick, eh? Non pensavo di averti sconvolto tanto XD. *vede Lea fischiettare e allontanarsi*. Eh già, e anche l'essere più odioso della storia è apparso, sconvolgendo per sempre l'esistenza dei custodi XD. Heidi custode? *cade a terra in preda a risate che fanno tremare i muri* credo che nemmeno nei peggiori incubi sia possibile, tranquillo XD. Black Star, assieme a Lea, ha seguito Sora, Riku e Kairi, mentre i personaggi finali... uno lo conosci fin dal primo capitolo, e forse anche da prima, mentre l'altro, beh, non è la sua prima apparizione.
@ Poldovico: Ma no, dai. Se ti arrendi adesso, non potrai leggere la saga dove tutto ciò che pensate "ma no, è impossibile che lo scriva" si avvererà XD. E poi, non vorrai perdere l'apparizione di *viene interrotto da Dark, che gli ricorda che mancano poche righe alla sua rivelazione* Ops, giusto, niente spoiler...
Beh, perciò ringrazio nuovamente Fly89 per avermi fatto da Beta Reader e vi lascio a uno dei capitoli più inaspettati della fan fiction!
Capitolo 64: Incontro speciale! Vuoi sapere come finirà?
Kairi, con l’aiuto di Sora, prese Hikari, mentre Riku e Black Star sollevarono Dark, per portarli nelle loro stanze e stenderli sui loro letti.
“Che cosa può essere successo?” chiese preoccupata la principessa, una volta tornati in sala comandi. “Mia sorella è ridotta male… troppo male per aver dovuto affrontare un semplice nemico…”
“Se quello che si è fatto passare per l’Oscurità ha detto il vero, non dev’essere stato qualcuno ai livelli di Xehanort… direi molto più potente…” suggerì Sora.
“Cavoli!” esclamò Black Star, urlando. “Così si sono presi tutto il divertimento! Scommetto che ora quel bastardo sarà ridotto a livelli molecolari!”
“Abbassa la voce e smettila di dire idiozie. Dark e Hikari sono dei Master, chiunque sia stato a ferire Hikari in quel modo e ridurre Dark in quello stato dev’essere stato-”
“L’Oscurità…” rispose il custode dell’Equilibrio, uscendo dalla stanza, reggendosi a fatica.
“Dark!” urlarono tutti prima di avvicinarsi per soccorrerlo.
Ma lui li scacciò.
“Non merito il vostro aiuto… Anzi, meriterei il contrario… Dovreste annientarmi…” mormorò, accasciandosi a terra, ansimando.
“Cos’è successo?” chiese Sora, serio. “Ha a che fare… con l’onda d’oscurità che ha colpito i mondi?”
Dark abbassò lo sguardo.
“Quell’onda, come la chiamate voi… è stata generata… da me…”
“Come scusa?” domandò Riku, non sicuro di avere sentito bene.
“Io sono un mostro… non sono umano…” disse, guardandosi le mani, che avevano cominciato a tremare.
“Non sei umano?” ripeté Black Star. “Strano, a me sembra proprio di sì.”
Ma il custode scosse la testa.
“No… questo è solo un involucro… Uno stupido e maledettissimo involucro!” urlò, sbattendo un pugno sul muro, generando alcune crepe.
“Involucro?” fece Kairi.
“Sono un essere maledetto dalla nascita… la mia stessa esistenza è un pericolo per tutti…”
Sora sospirò.
“Cavoli Dark… il nemico che avete affrontato doveva essere davvero bravo con le parole… Ma da quel che sappiamo, doveva essere-”
“Mio padre.” Rispose il custode dell’Equilibrio, interrompendo il castano. “Era mio padre…”
Gli altri custodi lo guardarono, sorpresi.
“Cos’hai detto?” chiese Lea. “E che ci faceva tuo padre in giro per l’universo? Non mi pare che le persone comuni possano abbandonare i mondi come se-”
Ma anche Lea fu interrotto da Dark, che fece una piccola risata.
“Persone comuni?” ripeté lui. “Vorrei che tale termine potesse essere usato con esseri come noi…”
“E ora basta!” irruppe Black Star, prendendolo per il colletto della maglietta e sollevandolo da terra. “Hai degli enormi poteri, e allora? Non crederai forse di poter superare una divinità come me, vero?”
Dark continuò a tenere lo sguardo verso il pavimento.
“Divinità, dici? No… mi spiace deluderti, ma non lo sei…”
“Come osi!” replicò, alzando un pugno, ma fermandosi quando vide il volto dell’altro ragazzo.
Dai suoi occhi stavano uscendo delle lacrime. Parecchie lacrime.
“Se tu fossi una divinità… non parleresti con tanta leggerezza…”
“Dark… che ne è stato di tuo padre?” chiese Riku, scosso come tutti da quella reazione. “E cosa intendevi prima dicendo che l’oscurità è stata generata da te?”
“Mio padre… non è morto… e mai morirà…” rispose il custode. “Non è il padre che avevo sulla Terra…”
“Come sarebbe a dire che non è il padre che avevi sulla Terra?” esclamò sorpreso Sora.
“L’Oscurità… Mio padre è l’Oscurità stessa…” rivelò infine Dark.
Black Star perse subito la presa della sua maglietta, lasciando che ricadesse a terra.
Anche gli altri custodi lo guardarono increduli.
“Dark… devi essere ancora provato per il combattimento che hai sostenuto… Suvvia, non dire cose impossibili… Abbiamo incontrato anche noi l’Oscurità, e ci ha detto che suo figlio aveva sconfitto te e Hikari, o meglio, che vi aveva conciato per le feste…” cominciò Riku.
“Cose impossibili?” fece lui, senza alzare la testa. “E secondo voi, cosa poteva causare un’energia tale da scuotere tutti i mondi, se non l’Oscurità stessa. L’ho avvertito… ho sentito tutte le persone che ho colpito solo con il mio potere… Neppure Xehanort è riuscito a rimanere impassibile di fronte alla mia oscurità… all’oscurità del figlio di essa…”
“Ma ti rendi conto che stai dicendo delle assurdità?” esclamò Sora, quasi arrabbiato. “Tu saresti il figlio dell’Oscurità? Come puoi dire una cosa del genere con tanta leggerezza?!”
“Anch’io ero scettico all’inizio… ma dopo quel che mi ha fatto, non posso negarlo… non posso negarlo…”
“Cos’è successo a Hikari?” Chiese Kairi, usando un tono freddo.
Dark non rispose.
“Ti ho chiesto cos’è successo a Hikari! Chi è stato a ridurla in quello stato?” urlò lei.
“Io…”
La custode rimase spiazzata, come anche gli altri.
Dark alzò le mani, fermandole di fronte a sé.
“Io… con queste mani… l’ho torturata… In un modo che pensavo nessuno potesse nemmeno immaginare… E la cosa peggiore è che non provavo nulla. Né felicità, né tristezza, né rabbia… Era una cosa normale… come respirare… Lei mi supplicava, mi continuava a chiamare… ma io… io non riuscivo nemmeno a riconoscerla, a ricordarmi di lei…”
Kairi gli si avvicinò, per poi abbassarsi alla sua stessa altezza.
Senza che Dark reagisse, gli diede un pugno su una guancia, facendolo cadere sdraiato a terra.
“Alzati.” Disse. “Alzati e fatti colpire ancora!”
“Kairi…” fece Sora, guardandola sorpresa.
Dark obbedì, mettendosi di fronte a lei.
“Non fermarti fino a quando non ti sentirai soddisfatta… Non ho scuse e non esiste perdono per ciò che ho fatto… Ho permesso all’oscurità di mio padre di plagiarmi… di controllarmi… no, di risvegliare la mia natura nascosta… Ho distrutto il mio Keyblade, assieme a Balance… Ho devastato una città e ferito gravemente un suo abitante… Non merito alcuna pietà.”
La principessa della luce lo guardò, per poi alzare il pugno, ma fu fermata da Black Star, che scosse la testa.
“Non serve. Guardalo. Non è come un vegetale, ma ci siamo quasi.” fece. “Credevo che il custode dell’equilibrio avesse più… equilibrio…”
“Bel gioco di parole, custode della luce.” Disse una voce.
Di fronte a loro apparve dal nulla un uomo avvolto da un mantello nero.
I custodi evocarono tutti i Keyblade, tranne Dark, che rimase a terra senza dare alcun segno di iniziativa.
“Però… vedo che siete più stupidi di quanto credessi…” continuò lui, avvicinandosi. “Per vostra fortuna, non ho intenzione di rilasciare i miei poteri, o voi a quest’ora sareste già stati spazzati via.”
“Chi sei?” chiese Lea, stringendo forte il Keyblade.
“Ma come? Non mi avete ancora riconosciuto? È vero che ho un aspetto diverso, ma credevo che a questa distanza vi sarebbe stato chiaro. Soprattutto a te, Sora, dopotutto, sei il suo eletto…”
“Non so di cosa tu stia parlando e non hai risposto alla domanda.”
“Perché non lo chiedete a Dark?” fece lui. “O non hai il coraggio di dirlo?”
Il custode rimase in silenzio, senza sentire gli sguardi degli altri su di sé.
“Vuoi manipolarmi ancora? Sappi che in quel caso, prima che tu lo possa fare, distruggerò il mio cuore, e con esso questo involucro…” disse infine.
L’uomo sbuffò.
“Ne avrò di lavoro da fare con te…”
“Dark, chi è quest’uomo?” chiese Sora, cominciando a temere la risposta.
“Siete più stupidi di quanto credessi. E voi vi definireste custodi? Se è così, Xehanort avrà vita facile.”
“Basta con le chiacchere e fatti sotto!” urlò Black Star partendo all’attacco.
Ma l’uomo alzò la mano, fermandolo a mezz’aria senza alcuno sforzo.
“Sciocco moccioso.” Disse, per poi scagliarlo contro il muro della Gummiship.
“Tu…” cominciò Lea, collegando l’uomo. “Tu sei l’Oscurità, vero?”
Gli altri custodi si girarono verso di lui.
“Bingo. Sì, sono proprio io. Immagino che non vi aspettaste di incontrarmi così presto con il mio vero corpo, eh?”
“Quindi tu sei il vero aspetto… dell’Oscurità…” fece Riku, deglutendo.
“Che cosa vuoi da noi?” chiese Sora, tenendo il Keyblade di fronte a sé.
“Da voi nulla… Il mio unico desiderio al momento è farla pagare a colei che ha cambiato mio figlio.” Rispose, superando i custodi che lo osservarono senza muoversi, e raggiungendo il figlio che continuava a tenere lo sguardo rivolto al pavimento.
Dopodiché lo prese per bavero e lo sollevò come se fosse una piuma.
“Guardatelo! Ha usato solo una minima percentuale del suo potere ed è ridotto in questo stato!” esclamò, per poi lanciarlo contro i custodi, che lo presero al volo.
“Quindi il tuo obiettivo… è Hikari, vero?” domandò Kairi.
“Già, proprio tua sorella, cara la mia principessa. Riuscire a cambiare il cuore del figlio dell’Oscurità e della Luce… Ridicolo! Non posso accettare che un semplicissimo umano possa aver fatto questo!”
“Figlio dell’Oscurità… e della Luce?” ripeté Riku, guardando Dark, che continuò a non dare risposta.
“Sì, proprio così. Il ragazzo che state cercando di difendere, di cui vi fidate… Altri non è che l’Equilibrio stesso! Un’entità superiore a tutti voi! Volendo, potrebbe arrivare al mio stesso livello, ma è troppo codardo per farlo!”
“Se ogni volta che uso il mio potere…” intervenne Dark. “…perdo il controllo in quel modo, allora preferisco farne a meno. Non voglio più diventare quel mostro…”
Sentendo ciò, l’Oscurità scoppiò a ridere.
“Però è stato uno spettacolo magnifico. Vederti fare a pezzi la persona a cui tieni di più, continuando a rigenerarla per poter ricominciare da capo! È stato uno spettacolo sublime!”
“Maledetto bastardo…” sibilò Kairi, stringendo più forte il Keyblade e partendo all’attacco.
“Sciocca principessa.” Replicò il nemico, scagliandola verso la parete proprio come aveva fatto con Black Star. “Non vi è bastata una volta? Voi non siete lontanamente alla mia altezza. Osservate con attenzione… l’essenza del mio vero potere!”
Non appena lo ebbe detto, il suo corpo emanò un vento ricolmo d’oscurità, che investì i presenti.
“Cosa?” fece Lea. “E non si sta nemmeno muovendo… Potremmo essere annientati a suo piacimento…”
“Maledizione… Non posso accettare uno come lui!” urlò Black Star, rialzandosi a fatica, cercando di contrastare il vento. “Uno che non si fa scrupoli nemmeno verso suo figlio… Mi ricordi troppo una persona che conosco…”
“Oh, intendi dire Medusa? Sì, in effetti lei era decisamente piena del mio potere… Peccato che abbia fatto quella fine, ma si sa, se non usata a dovere, l’oscurità ti si ritorce contro…”
“Non ti lasceremo fare nulla!” esclamò Sora, creando una sfera di luce, che scagliò contro l’avversario, che però la prese con le mani, come se nulla fosse.
“Credevi davvero che usare il potere opposto al mio potesse ferirmi? Certo, se fosse luce pura sarebbe un conto, ma questa è solo una vile imitazione.” Disse, distruggendo la sfera. “E voi non siete ancora Master del Keyblade!”
Sotto gli occhi sorpresi dei custodi, la Gummiship cominciò a riempirsi di crepe.
“Il vostro viaggio finisce qui. In un mondo lontano da tutti gli altri, isolato. La punizione perfetta per persone che hanno cercato di affrontare i signori dell’universo!”
“Signori dell’universo? Strano, mi sembra che tu sia il solo ad avercela con noi.” Replicò Sora.
“Prendo come offesa anche la vostra affezione verso mio figlio. Lui è il mio erede, e che lo voglia o no, presto sarà di nuovo al mio fianco!” concluse l’Oscurità, scomparendo com’era giunta.
Il suo potere però non svanì, anzi, continuò a colpire la Gummiship, che si fermò all’improvviso.
“Maledizione… “ fece Sora, raggiungendo Kairi e aiutandola ad alzarsi.
“Dark!” urlò Riku. “Vedi di alzarti!”
Ma il custode non fece un passo.
“È meglio per me scomparire così…” disse, sollevando leggermente lo sguardo. “È meglio per tutti…”
Prima che qualcuno potesse replicare, la Gummiship si spaccò a metà, lasciando cadere i custodi nello spazio aperto.
Ma con loro grande sorpresa, furono tutti avvolti da delle sfere di luce, che gli permisero di riprendere a respirare.
“Chi è stato?” chiese Sora, guardando i suoi compagni, che però erano sorpresi quanto lui.
Nel frattempo, le sfere che contenevano Dark e Hikari cominciarono a scendere verso un mondo lì vicino, sparendo velocemente alla loro vista.
“Hikari!” urlò Kairi, cercando di muoversi.
“Scusatemi…” fece una voce femminile. “Ma era necessario che loro andassero per primi.”
“Chi ha parlato?” esclamò Black Star. “Fatti vedere!”
“Non ce n’è bisogno, sappiate soltanto, che sono dalla vostra parte.”
Detto ciò, le sfere cominciarono a muoversi, dirigendosi anch’esse verso quel mondo.
Hikari aprì lentamente gli occhi, accorgendosi che sopra di lei c’era un cielo azzurro.
“Cos’è… successo…?” chiese.
Ci mise qualche secondo per rendersi conto che stava cadendo giù, e che era avvolta da una sfera bianca.
Pochi minuti dopo, il globo cominciò a rallentare, per poi scoppiare, come una bolla di sapone, sopra il balcone di una casa, lasciando che la custode ci cadesse sopra.
Hikari digrignò i denti per la botta, cercando di tenere gli occhi aperti, ma la stanchezza e il dolore la stavano vincendo di nuovo.
L’ultima cosa che vide fu l’avvicinarsi di una persona.
Destati! Tendi la mano
È giunta l'ora, destati
“No, non va bene…” fece una voce bassa, seguita dal rumore prodotto dalle dita che battono velocemente su una tastiera.
Hikari riaprì gli occhi, mettendo a fuoco un soffitto bianco, mentre la musica le riempiva le orecchie.
Su rimembra, tu trepida
Su sveglia! Ehi ricorda!
“E se inserissi Edward? In fondo, ormai sono in parecchi ad aspettarselo…” continuò la voce. “E poi, potrebbe tornarmi utile in futuro…”
La custode si mise lentamente seduta, accorgendosi così di trovarsi su un letto.
Eh? Come? Non lo vuoi?
Tuttavia t'appartiene
Attorno a lei c’erano diversi mobili, tutti pieni di manga e dvd, principalmente di anime, assieme a qualche console.
Al suo fianco un enorme specchio a parete rifletteva la sua immagine.
“Oh, vedo che ti sei svegliata.” Disse la voce.
Ciò che hai perduto
Diventerà uno solo!
La musica s’interruppe, mentre Hikari si girava verso il proprietario della voce, ritrovandosi di fronte ad un ragazzo di circa diciotto anni, dagli arruffati capelli castani scuri, che indossava un paio di bermuda neri e una maglietta azzurra a maniche corte.
I suoi occhi erano azzurri, coperti da un paio di occhiali dalla montatura trasparente.
“D-Dark?” chiese lei.
“Dark?” rispose il ragazzo, un po’ sorpreso. “Ok, ammetto di aver preso spunto da me per crearlo, ma non ci vedo tutta questa somiglianza… Piuttosto come hai fatto a ritracciarmi? E soprattutto, come hai fatto ad arrivare sul mio balcone?”
Hikari lo guardò confusa.
“Crearlo? Preso spunto? Ritracciato?” ripeté, non riuscendo a capire il senso di quelle parole.
“Suvvia, non farne un mistero. Si vede lontano un miglio che sei il cosplay di Hikari, anche se questa è la prima volta che mi capita di vederne uno… non credevo fosse così popolare come personaggio…” concluse, soffocando una risata. “Comunque i miei complimenti: sembri proprio l’Hikari che m’immagino io. Non credevo di essere riuscito a descriverla così bene!”
“Tu chi… chi sei…?” domandò la custode, cercando di riordinare le informazioni che stava ricevendo.
Il ragazzo la guardò nuovamente sorpreso.
“Cioè, mi staresti dicendo che sei capitata qui per caso? Con quel costume? Non male come tentativo, e devo ammetterlo, sei la prima che arriva a tanto per conoscermi di persona.”
“Conoscerti di persona?”
“Ma sì. Darkroxas92, il sadico utente fan di Kingdom Hearts e dei Digimon, oltre che a una marea di altri anime e manga.”
“Darkroxas92?” ripeté lei, incredula. “Quindi è questo il tuo vero aspetto?”
“Beh, sì. Lo so, non sono granché, ma non m’importa per niente. Sorpresa, vero?”
“Abbastanza… non pensavo che uno che si definisce il signore della distruzione, in realtà fosse così calmo… e normale…”
Sentendo ciò, il ragazzo scoppiò a ridere.
“Quello solo nelle fan fiction di Ottoperotto, mi spiace. Nella realtà, sono del tutto contrario a qualsiasi violenza. Anche se nella finzione, sono abbastanza sadico. Un sadico che non sopporta il sangue, ecco come mi definisco. Basta una goccia per farmi stare male, perciò ti lascio immaginare lo sforzo che mi è costato portarti dentro, con quei tuoi vestiti macchiati di sangue… Non credevo che qualcuno considerasse Hikari così macabra…”
“Fan fiction? Aspetta… dove siamo?” chiese la ragazza.
“Devi aver preso proprio una bella botta in testa. Siamo sul pianeta Terra, dove vorresti essere, scusa? Su Marte? E comunque, come ti chiami?”
“Hikari… mi chiamo Hikari.”
“Certo, e io mio chiamo Dark.” Rispose il ragazzo ironicamente, senza però nascondere una lieve sorpresa. “Ma va beh. In fondo, nemmeno io sono solito rivelare il mio vero nome.”
“Che sarebbe?”
Il ragazzo non rispose subito, tornando al digitare sulla tastiera.
“Antonio. Mi chiamo Antonio.” Rispose infine.
“Capisco…” fece la custode, accennando ad un sorriso e cercando di alzarsi.
Ma una fitta la costrinse a sdraiarsi di nuovo.
“Ti sconsiglio di fare movimenti troppo bruschi. Sei conciata decisamente male, sai? In più, sembra quasi che tu sia stata coinvolta in chissà quale incidente…”
“Io…”
“Non ti azzardare a rispondere che sei reduce da uno scontro contro un’entità che si definiva superiore a tutti! Non voglio dover pensare ad un altro capitolo per colpa tua!”
“Capitolo? Si può sapere di cosa parli?”
“Ma di ‘Equilibrio’, ovvio, no?” rispose il ragazzo, come se niente fosse.
“Equilibrio? Intendi dire Dark?”
Sentendo ciò, sul volto del ragazzo apparve un’ombra.
“Come fai a saperlo?” chiese. “Non l’ho nemmeno accennato nei precedenti capitoli, come hai fatto a capirlo.”
“Beh… l’ho vissuto sulla mia pelle…”
“Ascoltami bene.” la interruppe lui. “Non ho chiamato la polizia solo perché in questi giorni sono a casa da solo e perché mi hai incuriosito con il tuo cosplay, ma se continui a comportarti come se tu fossi realmente Hikari, che se non ti è ancora chiaro, è un personaggio inventato da me, sarò costretto a farlo.”
“Un personaggio… inventato da te?”
“Già.” Rispose lui, per poi aprire la bocca come per dire qualcos’altro, ma s’interruppe portandosi una mano alla fronte, mentre con l’altra si appoggiò alla scrivania, per evitare di cadere a terra.
“Tutto bene?” domandò la custode, guardando un po’ spaventata il ragazzo, che aveva cominciato ad ansimare.
“S-Sì… solo una piccola fitta alla testa… nulla di strano…”
“Da come ne parli, sembra quasi che per te sia normale…”
Il ragazzo sorrise, ritornando lentamente a respirare in modo regolare.
“Davvero, sto bene, nulla di grave… diciamo che quando mi capita, ho sempre buone idee per la mia fiction… anche se quella che mi è venuta in mente adesso mi sembra un po’ ridicola… ma chissà, forse potrei anche usarla…”
“Di cosa si tratta?”
“No, mi spiace, niente spoiler.” Rispose lui. “Di sicuro è una cosa che potrebbe far morire dal ridere parecchi… o aumentare lo spirito omicida di una certa fan di Riku… La quale di certo verrà a cercarmi armata della sua fidata falce pieghevole per farmela pagare…” continuò, soffocando delle risate.
“Falce pieghevole? E che cosa succederà a Riku?”
“Posso solo anticiparti che lui e qualcun altro si ritroveranno in una situazione… non saprei se definirla imbarazzante o mortificante…”
Hikari lo guardò sorpresa.
Il ragazzo però non aggiunse altro, limitandosi a prendere un berretto dalla scrivania. “Sentì, io devo uscire un attimo. Aspettavo che tu riprendessi conoscenza per poter stare tranquillo. Vado a comprarti dei medicinali per quelle ferite. Io non mi sono azzardato a fare nulla, anche perché sto male vedendo anche solo una goccia di sangue, come ti ho spiegato prima. Perciò dovrai arrangiarti da sola, va bene?”
La custode annuì, ancora con le idee confuse.
“Allora ci vediamo dopo. Ti consiglio di rimanere a letto a riposarti. Se vuoi, in cucina potrai trovare una pizza che ho fatto arrivare prima, sperando che ti piaccia.” Fece il ragazzo, uscendo dalla stanza.
Pochi secondi dopo Hikari sentì una porta sbattere.
Si mise nuovamente seduta, mettendosi ad osservare meglio la stanza.
Nei mobili al suo fianco vide diverse custodie di videogiochi, tra cui facevano spiccò diversi titoli di Kingdom Hearts, affiancati da quelli di Final Fantasy, assieme a quelli di molti dvd di anime.
Di fronte a lei c’erano invece in bella vista tre scafali pieni di manga.
“Dove sono finita…?” si chiese, alzandosi a fatica dal letto e dirigendosi alla scrivania, sulla quale c’era il computer con un documento aperto.
Quando Hikari vide il titolo spalancò gli occhi.
“Equilibrio?” lesse. “Cosa significa?”
La ragazza si sedette e cominciò a scorrere velocemente le pagine, rimanendo sempre più sorpresa.
“Com’è possibile? Qui… Qui c’è tutta la nostra storia!” esclamò, arrivando velocemente alle ultime righe scritte. “Ma si ferma a quando abbiamo aiutato Edward…”
La custode voltò lo sguardo inquieto e incredulo, verso la porta.
“Chi è quel ragazzo…?”
“Sei sicuro che siano da questa parte?” chiese Edward, tenendo la cloche della Gummiship.
“Sì, avverto chiaramente le loro auree. Ci sono anche Sora, Riku, Kairi e altri due che non conosco.” Rispose la Sayan, tenendo gli occhi chiusi.
“Quindi sono su quel mondo… Speriamo stiano bene…”
“Apparentemente sembra di sì… anche se quella di Dark sembra parecchio alterata…”
“Allora cerchiamo di trovarli il prima possibile.” Esclamò l’alchimista, aprendo un varco.
Quando Dark riaprì gli occhi, si ritrovo seduto sul lato di una strada.
“Ehi, tutto bene?” gli chiese una donna, che passava in quel momento.
Il custode alzò la testa.
“Sì…” rispose, mettendosi in piedi. “Grazie… Ho solo avuto un mancamento…”
“Sicuro di non aver bisogno di aiuto?”
“No… è meglio se mi arrangio, ma grazie lo stesso…” continuò lui, mostrando gli occhi, che vedendoli la donna fece qualche passo indietro.
“Mi scusi…” fece, allontanandosi.
“Meglio se almeno questi li copro…” disse, toccando un muro e creando degli occhiali da sole per indossarli immediatamente. “Non voglio creare altro panico… Ma dove sarò finito questa volta?” si chiese, guardandosi in giro. “Assomiglia incredibilmente alla mia città… Prima che tutta questa storia avesse inizio…”
Un gruppo di ragazzi gli passò accanto, guardandolo con sorpresa per poi scoppiare a ridere.
“Ehi tu, non lo sai che carnevale è finito da un pezzo?” lo prese in giro uno di loro, subito applaudito dagli altri.
Dark non rispose, limitandosi ad ignorarli e a superarli.
“Ehi… che fai, non ci rispondi? Così però noi ci offendiamo…” disse un altro, cercando poi di colpirlo con un pugno alle spalle.
“Non toccatemi.” Fece il custode, facendolo bloccare a mezz’aria. “Lo dico per il vostro bene… non fate nulla per provocarmi. Non voglio ferire nessun altro…”
“Come osi parlarci in questo modo?!” urlò un altro, caricandolo.
Dark, senza nemmeno girarsi, si spostò lateralmente, lasciando che il ragazzo cadesse rovinosamente a terra.
“Ve lo ripeto… fate finta che io non ci sia. Meno avete a che fare con me, meglio è per voi.”
“Tsk. Cos’è, ti credi un eroe dei fumetti parlando in questo modo?”
“Eroe? No… Non lo sono… Anzi, temo di essere il contrario…”
“Ma sentitelo, il presuntuoso. Ora te la faremo pagare cara!”
“Vi ho già detto di non provocarmi… Sarò un custode, ma non ho più molta resistenza all’Oscurità.”
“Custode?” ripeté uno dei ragazzi, per poi scoppiare a ridere. “Ma da che manicomio sei uscito? Oscurità? Cos’è, sei forse convinto di essere un personaggio di Kingdom Hearts?”
Dark lo guardò.
“State dicendo che voi non avete visto il messaggio?”
“Messaggio? Di quale messaggio stai parlando?”
“Il messaggio di Aqua.”
“Aqua? Tu sei proprio fuori. Secondo te dovremmo credere alle parole di un videogioco?”
“Capisco… Beh, allora non importa. Meglio per voi. Rimanete nella vostra ignoranza e non soffrirete quando arriverà il momento.”
“Ti ho già detto di finirla con queste idiozie!” urlò uno, cercando di tirargli un pugno.
Ma il custode lo fermò con la mano, senza difficoltà.
“E io vi ho detto di non provocarmi… se dovessi perdere il controllo, vi farei a pezzi…”
“Smettila di prenderci in giro!” gridò un altro, colpendolo in faccia e rompendogli gli occhiali.
Quando però essi rivelarono gli occhi che dovevano nascondere, tutti indietreggiarono.
“C-Cavoli… certo che tu… sei fissato con quei due colori, eh?”
Dark recuperò gli occhiali, che si ripararono nella sua mano.
“Vi avevo avvertito che era meglio non avere nulla a che fare con me…” disse, inforcandoli nuovamente. “Dimenticatemi, vi conviene.”
I ragazzi non risposero, limitandosi ad indietreggiare spaventati.
“Tu… Tu non sei umano…”
Il custode si girò verso di loro un’ultima volta.
“No. Non lo sono, avete ragione, ma vorrei tanto esserlo, credetemi.”
“Scappiamo!” urlò uno, mettendosi a correre nella direzione opposta, seguito subito dagli altri.
Dark sospirò, riprendendo il suo cammino.
Si fermò di fronte ad un campanile, che proprio in quel momento cominciò a suonare.
‘Già… questo posto è la copia esatta della mia città… solo che non è possibile… Light e Rexenet dovrebbero aver già terminato l’evacuazione, e poi… Rexenet l’aveva quasi distrutta per far sì che gli Heartless e i Nessuno credessero di averla già attaccata, lasciando così in pace i suoi abitanti… E non possono averla ricostruita in così poco tempo…’ pensò.
Mentre era impegnato a riflettere, un ragazzo con un sacchetto di plastica stretto tra le dita, che lasciavano così vedere diverse bende e cerotti al suo interno, lo superò.
Dark alzò un poco lo sguardo, guardandolo.
Il ragazzo si fermò, girandosi verso di lui.
Entrambi sgranarono gli occhi, anche se quelli di Dark rimasero nascosti dietro gli occhiali.
“Incredibile…” disse il ragazzo. “Non ho mai visto un Cosplay così fedele. A dir la verità è la prima volta che ne vedo uno di Dark, ma a parte gli occhiali da sole, complimenti, molto somigliante. C’è forse qualche raduno qui vicino?”
Il custode lo guardò curioso.
“Come fai a conoscere il mio nome?” chiese.
“Eh? Guarda che non lo conosco. Ho solo nominato il personaggio che hai scelto per fare il cosplay, tutto qui.”
Dark cercò di rielaborare le informazioni.
“Ah, sì, scusa.” Disse infine. “Avevo capito male.”
“Non importa. Ora scusami, ma devo andare. Sono sicuro che vincerai il concorso per il miglior cosplay!” fece il ragazzo, allontanandosi.
Non appena si assicurò di essersi allontanato a sufficienza, sorrise.
Ignaro di ciò, il custode continuò a guardarlo andare via.
“Aspetta!” lo richiamo, correndogli dietro.
Il ragazzo si girò.
“Che c’è?”
“Tu… come ti chiami, scusa?”
“Perché lo vuoi sapere?”
“Mi ricordi moltissimo… una persona che conoscevo…”
Il giovane sorrise.
“Ho molti nomi.” Disse. “Ma credo che Dark possa andare bene come soprannome.”
“Dark?” ripeté il custode, cercando di non mostrarsi troppo sorpreso. “Non è lo stesso nome di questo cosplay?”
“Già. Un nome che racchiude la mia stessa natura… Una natura che se scoperta, sarebbe pericolosa. Per me e per gli altri.”
“Cosa vuoi dire?”
“Qualcosa mi dice che tu sei nella mia stessa situazione. Il tuo cuore è preda dei dubbi, vero?”
Il custode lo guardò serio.
“Come puoi dire di conoscere il mio cuore?”
“Semplice. So riconoscere qualcuno come me. Nemmeno tu, come me, sei capace di amare, ho ragione?”
L’incarnazione dell’Equilibrio rimase in silenzio.
“Lo prenderò per un sì.” Rispose il ragazzo, per poi girarsi. “Comunque non so se ti potrà tornare utile questa frase, ma chissà. L’oscurità è forte, vero, a volte la luce potrà anche soccombere ad essa, ma la forza più grande è quella che ognuno teme di più. Ed è quella dentro di noi. Sai, prima ti ho mentito. Credo di essere io, il solo incapace di amare.”
“Come?”
“Lo sento chiaramente… tu nascondi qualcosa, e non ti chiederò cosa. Sappi solo che non devi aver paura di ciò che sei e di ciò che provi. Se hai qualcuno che tiene a te, quel qualcuno ti accetterà per ciò che sei.”
Detto questo, il ragazzo se ne andò, lasciando Dark intontito e turbato da quei discorsi.
“Chi era quel tipo?” si chiese.
“Non mi piace…” fece Sora. “Non mi piace per niente!”
“Che cosa?” chiese Riku.
“Come ci stanno guardando tutti! Cavoli, tra chi ci parla dietro e chi scoppia a ridere, non so più cosa pensare!”
“In effetti Sora ha ragione…” ammise Kairi. “Che abbiano capito che siamo i custodi di cui parlava Aqua?”
“In quel caso, perché scoppiare a ridere?” domandò Lea. “D’accordo, non saremmo vestiti come loro, ma mi sembra un po’ poco…”
“Wow!” urlò Black Star, ignorandoli completamente. “Questo mondo ha proprio di tutto! Negozi, bar, ristoranti! Mi sembra di essere tornato a casa!”
“Black Star! Per piacere, sta zitto!” lo riprese Riku. “Preferirei evitare di attirare ulteriormente l’attenzione se possibile, grazie!”
“Uffa… certo che con voi non si ci diverte mai…”
“Prima troviamo Hikari e Dark, poi ne riparleremo.” Disse Kairi.
“…ma vi stiamo dicendo la verità! Ci ha aggrediti e minacciati!” urlò un ragazzo poco lontano, attirando la loro attenzione, mentre assieme ad alcuni suoi coetanei parlava con dei poliziotti.
“Ricapitoliamo.” Fece uno di loro. “Per strada, avete incontrato un ragazzo dai capelli neri e bianchi, che soltanto vedendovi avrebbe cominciato a minacciarvi di farvi a pezzi, per poi tentare di colpirvi. Quando uno di voi si è difeso, cercando di colpirlo con un pugno, lui l’ha fermato senza alcuno sforzo e usando una sola mano. Poco dopo uno di voi è riuscito a fargli cadere gli occhiali da sole, rompendoglieli. Quando però vi ha guardato negli occhi, avete visto che uno aveva l’iride bianca e l’altro nera, giusto? Poi quando se n’è andato vi ha detto che non era umano?”
“Esatto! E blaterava qualcosa su essere un custode e sull’oscurità… cosa senza senso!”
“Credete che possa essere lui?” chiese Sora.
“La descrizione corrisponde, ma pare che fosse solo…”
“Ehi, voi!” li chiamò uno di quei ragazzi.
I custodi lo guardarono sorpresi.
“Sì, proprio voi, vestiti come i personaggi di Kingdom Hearts! Potete venire qui un attimo?”
I ragazzi lo guardarono, per poi avvicinarsi.
“Che succede?” esclamò Black Star.
“Forse voi lo conoscete… Abbiamo incontrato un tipo strano prima, che ci ha minacciati. Dato che parlava di custodi, e voi siete vestiti da loro, magari ne sapete qualcosa.”
“Vestiti?” ripeté Riku. “A dir la verità, noi saremmo dei custodi veri…”
“Oh, no! Vede agente? Non era l’unico, è un’intera banda di pazzi!”
Il poliziotto li guardò leggermente sorpreso.
“Scusate, ma avrei bisogno dei vostri nomi.”
“I nostri nomi?” chiese il castano. “Va bene, anche se non capisco perché… io mi chiamo Sora.”
“Riku.”
“Kairi.”
“Lea.”
“Black Star, l’uomo che supererà le divinità!” urlò l’assassino.
“Sì, certo… sentite, anche mio figlio gioca a Kingdom Hearts e vede Soul Eater, perciò conosco anch’io i personaggi da cui siete vestiti. Io però voglio sapere i vostri veri nomi.”
“Ma agente, questi sono i nostri veri nomi. So che sembrerà strano, ma siamo i custodi di cui parlava Aqua nel suo messaggio, quando ha parlato a tutti i mondi!”
“Certo, certo… E va bene, allora sono costretto a portarvi in centrale con me. Seguitemi.”
“Spiacenti, ma abbiamo altro da fare. Dobbiamo trovare i nostri amici e andarcene da qui il prima possibile.”
“Vi rifiutate di eseguire?”
“Ascoltami bene, omuncolo! Non abbiamo tempo da perdere dietro a qualcuno che non crede all’evidenza.” Fece Black Star.
“Basta così!” rispose il poliziotto, impugnando una pistola e puntandogliela contro. “Cercate di seguirmi senza fare storie.”
“Una pistola?” chiese Lea, soffocando una risata. “Voi vorreste fermarci con una pistola?”
“Direi che è meglio se dimostriamo che stiamo dicendo la verità.” Disse Riku, al che Sora annuì.
“Già. Tanto direi che abbiamo già attirato troppa attenzione.” Rispose il castano, osservando il gruppo di persone incuriosite che li stavano circondando.
“Voi non farete nulla.”
“Spiacente.” Si scusò Sora, alzandosi in volo. “Ma come abbiamo già detto, non abbiamo tempo da perdere.”
Vedendolo, il poliziotto assieme ai ragazzi e alle parecchie persone lì presenti sussultarono e riempirono l’aria con esclamazioni e urla di stupore e sorpresa.
“Non sono umani nemmeno loro!” esclamò uno dei ragazzi, indietreggiando spaventato.
“Certo che siamo umani.” Rispose Riku, evocando il Keyblade. “Ma siamo anche custodi. Forse a voi risulta che siamo i protagonisti di un videogioco, o di un anime, ma siamo reali. Come potete vedere con i vostri occhi!”
“Non è possibile…” fece il poliziotto.
“Eppure è così. Siamo finiti su questo mondo per sbaglio. Non era nostra intenzione venire qui. Appena ritroveremo i nostri amici, ce ne andremo da qui, lasciandovi in pace. Fino alla guerra almeno…”
“Guerra? Di quale guerra state parlando?” chiese un ragazzo.
“Quella che coinvolgerà tutti i mondi dell’universo. Una guerra alla quale parteciperanno solo custodi, e che se dovessimo perdere, significherebbe la cancellazione di tutte le forme di vita.”
“E credete che ci fidiamo della vostra parola?”
“Siete liberi di fare ciò che volete, ma ci avete visto in volo e avete visto un Keyblade reale. Molti di voi ci hanno riconosciuto, sarebbe da idioti continuare a negare l’evidenza.” Disse Sora, aprendo un varco dietro di loro. “E ora scusateci, ma abbiamo altri due custodi da rintracciare.”
Detto ciò, sparirono nel varco, riapparendo a insaputa dei presenti su un tetto poco lontano.
“Cavoli…” fece Kairi, sbuffando. “Era più facile far finta di nulla quando gran parte dell’universo non sapeva dei custodi. Ora abbiamo pure beccato l’unico mondo che non ha ricevuto il messaggio di Aqua.”
“Silenzio.” Disse Black Star, guardandosi attorno serio.
“Che succede?”
“Qualcuno ci sta osservando.”
“Cosa?” esclamò Riku, cercando di guardare giù dal tetto senza esporsi.
Sotto di loro, in mezzo alla folla di persone che stava cercando di realizzare quel che era successo, c’era un ragazzo, con lo sguardo rivolto verso il tetto dove si erano rifugiati.
Facendo loro un sorriso, il ragazzo riprese a camminare, allontanandosi dalla folla.
“Cosa… Perché quel ragazzo ha reagito in quel modo? Credevo avrebbe avvertito gli altri…” si chiese Lea.
“La cosa che mi chiedo di più…” aggiunse Sora. “È perché ho avuto l’impressione che quel ragazzo fosse Dark?”
“Dark?” ripeté l’assassino dai capelli azzurri. “Non mi sembrava lui.”
“Però a ben pensarci, la somiglianza c’è… Com’è possibile? Non sarà Gadian, vero?”
“No. Mi sembrava troppo disinvolto per essere uno che sa di poter venire controllato in qualsiasi momento. E poi, perché sorriderci? Non sembrava nemmeno sorpreso dalla nostra presenza…”
Poco lontano, il ragazzo continuò a sorridere, portandosi una mano a coprire la bocca.
“Tutto sta andando come ho visto…” disse a bassa voce, per poi sospirare. “Cavoli però… la mia storia ne guadagnerà in popolarità, ma ne risentirà in originalità…”
“Allora… spiegami ancora una volta…” fece Pan. “Perché tutti mi starebbero guardando come una pazza?”
“È per la coda, è inutile che cerchi di non capirlo, è così. A quanto pare, in questo mondo non è normale avere una coda.”
“Nemmeno nel mio lo è, eppure nessuno guardava mio nonno così. E poi, se non l’avessi notato, stanno guardando anche te nello stesso modo.”
“Beh… Immagino sia per il mantello…” ammise l’alchimista.
“Ehm… scusate…” li interruppe un bambino, avvicinandosi a loro.
“Uh? Sì, che c’è piccolo?” chiese Pan.
“Ecco… mi chiedevo dove avete trovato dei costumi così realistici. Sembrate davvero Pan e Edward Elric…”
I due sbatterono le palpebre, per poi guardarsi.
“Ecco… diciamo che li abbiamo fatti da soli… Non si trovano in giro…”
“Davvero? Peccato… avrei fatto un figurone il prossimo carnevale. Va beh, grazie mille!” disse lui, per poi correre via.
“Ok, credo che abbiamo risolto un mistero…” fece l’alchimista, sospirando. “Il che non ci rende più facile il lavoro e poi-”
Ma prima che il biondo potesse finire la frase, mentre si girava si scontrò con un ragazzo, facendo cadere entrambi a terra.
“Ahi!” esclamò il custode, per poi rialzarsi. “Ma cos’è successo?”
“Ugh… che male…” si lamentò il ragazzo, mettendosi anche lui in piedi e recuperando il sacchetto che teneva in mano. “Scusa, non ti ho visto girare e credevo che stessi andando dritto.”
Ma Edward non lo sentì.
Lui e Pan lo stavano guardando sorpresi.
“Dark?” si azzardò a dire la Sayan.
“Beh, sì, alcuni mi chiamano così.” Rispose lui, facendosi serio. “Anche se nessuno lo fa parlandomi in faccia.”
“Co-”
“Eh, dopotutto è questo uno dei punti forti di Internet: mantenere l’anonimato, anche se ti conoscono centinaia di persone.”
“I-Internet?” ripeté Pan.
“Eh già. Una grande comodità, non trovi?” la interruppe Ed.
Il ragazzo poi li squadrò.
“Uhm… non vi ho mai visti prima… E comunque complimenti per i costumi. Potrei anche credere che non siano tali.”
“G-Grazie…”
“Però cavoli… nessuno ha parlato di questo incontro di cosplay che c’è oggi… Siete già il quarto gruppo di persone che incontro vestite come i personaggi di vari anime e di Kingdom Hearts… soprattutto di quest’ultimo.”
“È per una festa in maschera da un amico.” Rispose prontamente Pan. “Nulla di straordinario.”
“Davvero? Peccato…” fece il ragazzo, cominciando ad allontanarsi. “Speravo in qualche novità in questa monotonia… Dopotutto, dopo ciò che è successo a Hikari… o meglio succederà…”
“Cosa c’entra Hikari?!” chiese l’alchimista.
“Ops, scusatemi, ho parlato troppo. Dimenticavo che non l’ho ancora pubblicato. Devo ricordarmi cosa pubblico e cosa sto scrivendo…”
“Scritto?” chiese perplessa Pan. “Cosa vuoi dire?”
“Suvvia, non mi dirette mica che la festa in maschera, per qualche motivo a me sconosciuto, non è incentrata sulla fan fiction ‘Equilibrio’, vero?”
Sentendo ciò, i due custodi guardarono seri il ragazzo.
“Fan fiction?” ripeté Pan. “Perché la cosa mi fa venire un certo pazzo di nome darkroxas92?”
“Beh, direi perché è lui l’autore della storia.” Rispose il ragazzo, sorridendo. “Sono ben poche le persone che possono dire di averlo visto dal vivo. La sua figura, come lui desidera, è avvolta dal mistero.”
“Però sbaglio, o tu prima parlavi di scrivere?” chiese Edward.
“Sembra… che la lista delle persone che lo conoscono sia recentemente aumentata.” Rispose lui. “Però credo che non abbia nulla da temere. In fondo, nessuno di quelli che l’ha scoperto sa troppo su di lui, se non l’aspetto, che ad ogni modo è molto simile a quello del suo personaggio.”
“Adesso basta!” urlò Pan, portandosi le mani alla testa. “Mi stai facendo venire il mal di testa! Cerca di parlare chiaro!”
“Io vi ho detto tutto quello che c’era bisogno di dire.” Rispose lui, riprendendo ad andare via. “Però chissà… darkroxas92 potrebbe essere a conoscenza di qualcosa che nemmeno degli eventuali veri custodi sanno…”
I due aspettarono che sparisse dalla loro vista.
“Quel ragazzo…” cominciò Ed. “Temo che sia legato a noi più di quanto vuole far credere…”
“Che sia anche lui un custode?”
“Possibile… Ad ogni modo, non rimane che un modo per scoprirlo… Direi che è il momento di usare quel poco di conoscenze ‘aliene’ di cui mi hanno parlato Dark e Hikari.” disse, per poi appoggiare per terra una mano.
Immediatamente si crearono dei fulmini rossi, per poi far uscire dall’asfalto della strada una specie di piccolo monitor.
“Che cos’è?” chiese la Sayan.
“Ho creato un trasmettitore, o almeno così mi sembra l’abbiano chiamato. In pratica è un oggetto che ci permette di seguire a distanza una persona, a condizione che essa abbia un oggetto che risuona con quest’altro.”
“Che immagino tu abbia creato direttamente sotto le sue scarpe, vero?”
L’alchimista sorrise.
“Esattamente.”
Poi si fece serio.
“E ora vediamo di ritracciarlo.”
Hikari continuava a leggere sorpresa il racconto.
“Quel ragazzo…” disse. “Possibile che sia…”
“Una delle persone in grado di ricevere le informazioni dagli altri mondi?” completò una voce alle sue spalle.
La custode si girò, ritrovandosi di fronte il ragazzo, che si limitò a consegnarle il sacchetto che teneva in mano.
“Qui dentro dovrebbe esserci tutto il necessario per medicarti.” Continuò, avvicinandosi al computer e consegnandole il sacchetto, per poi indicarle con un dito una porta. “Lì c’è il bagno. Immagino che tu preferisca occuparti delle ferite senza nessuno che ti guardi, no? E io di certo non ho la minima intenzione di passare per un pervertito.”
La ragazza rimase in silenzio, dirigendosi verso il bagno.
Il ragazzo si sedette, fissando lo schermo con occhi vuoti.
“Andrà tutto bene?” mormorò a bassa voce, per poi staccarsi dalla scarpa una piccola ricetrasmittente. “Il sapere non mi aiuta troppo…”
Pochi minuti dopo, Hikari uscì dal bagno, rientrando nella camera del ragazzo.
“Allora, che ne pensi?” chiese infine il ragazzo. “Della mia storia, ovviamente.”
“Prima stavo fingendo, sì. Sono quasi ai livelli di Dark, vero?”
“Eppure qui nessuno sa di Aqua… sono andata su internet, e l’unico risultato che ho trovato appare nella tua fiction…”
“Già. Qui non è arrivato quel messaggio. O meglio, qui sono stato io il suo portavoce, ma non sono di certo andato a gridarlo ai quattro venti, anche perché fino a poco tempo fa, credevo fosse frutto della mia fantasia, come te e Dark.”
“Capisco…”
“E immagino avrai già intuito che io so molte cose su di voi. Cose che forse ignorate voi stessi. Ad esempio, se foste arrivati prima, io avrei saputo che Dark era l’Equilibrio stesso, come sapevo, anche se vagamente, ciò che ti avrebbe fatto sotto l’influenza dell’Oscurità.”
“Tutto qui?” chiese la custode. “Ti appare di fronte un personaggio che tu eri convinto fosse una tua creazione e questa è la tua reazione?”
“Se mi aveste colto alla sprovvista, probabilmente avrei reagito in maniera totalmente diversa.” Spiegò il ragazzo. “Ma proprio come ti ho già detto…” continuò, indicandosi la testa. “…qui dentro c’è tutto ciò che vi riguarda.”
Hikari lo guardò sorpresa.
“Vuoi sapere come finirà?” chiese lui. “Vuoi forse sapere qual è il tuo destino con l’altro me stesso? Con il personaggio che ero convinto di aver creato prendendo spunto da me, ma rendendolo ciò che io non potrò mai essere? O vuoi sapere come finirà la guerra, chi morirà, chi tornerà… O magari preferisci conoscere il passato?”
“Tu saresti davvero in grado di rispondere?” domandò incredula.
“Certo, ma sappi che gli eventi sono soggetti a continui cambiamenti. Io stesso, mentre scrivevo la storia, ho cambiato più volte lo svolgimento delle cose. Dark aveva ingannato anche me con quella sua messinscena. Inizialmente avevo intenzione di renderlo l’antagonista della storia, poi non so neanch’io perché, cambiai idea. E lo stesso vale per te: non avevo intenzione di farti tornare. Saresti dovuta rimanere un peso per Dark e sotto le vesti del misterioso aiutante ci doveva essere Balance, o qualche predecessore di Dark. Rexenet, nato unendo le caratteristiche per me più odiose, doveva essere il nemico principale di Dark, poi Light, il fratello perduto di Dark, doveva rimanere in disparte e affrontare un duello all’ultimo sangue per vendicare il suo mondo. Invece entrambi, alla fine, si sono rivelati alleati del piano di Dark, assieme a Sora.”
Hikari continuò ad ascoltare, sempre più sorpresa.
“Poi il ritorno di Xehanort: la conquista del X-Blade, l’annuncio di Aqua… la tua confessione a Dark…” disse, abbassando il tono della voce. “I vari mondi che Hakai sta distruggendo… la tua promozione al rango di Master. L’esame che dovranno sostenere a breve Sora, Riku e Kairi e… Senza considerare ciò che è successo nel mondo dell’Oscurità…”
“Cos’è successo?” lo interruppe la custode.
“Yen Sid ha mandato gli esaminandi a recuperare Aqua.” Rispose lui. “Ma tranquilla, stanno tutti bene, anzi, hanno trovato anche qualche sorpresa inaspettata. Allora, sicura di non voler sapere niente?”
La custode abbassò lo sguardo.
“No.” Fece il ragazzo, anticipando una sua possibile domanda. “Non è come pensi.”
Hikari lo guardò sorpresa.
“Dark non è privo d’amore come vuole far credere, lo ammetto. Per me è stato impossibile rimuovergli quel sentimento… sebbene io ne sia veramente privo. Fingo sempre di possederlo, ma solo per non far insospettire le persone, che altrimenti mi farebbero vedere da qualcuno, nel vano tentativo di cambiarmi. Quando lo dico, tutti credono che io lo dica scherzando. Invece è la pura realtà…” continuò, chiudendo una mano a pugno. “Dark invece è diverso. Non perdere la speranza, Hikari. Dark in questo momento sta soffrendo molto per ciò che ti ha fatto. Ha perso fiducia in se stesso, è convinto di essere una mina vagante e di certo suo padre non aiuta…”
“Cosa devo fare allora?”
“L’unica cosa in tuo potere: rimanergli vicino. Affiancarlo nei momenti difficili. Almeno credo. Come ti ho detto… sono incapace di comprendere l’amore. Per me è una cosa illogica… e io sono come un computer. Anche prima di diventare uno che passa gran parte del giorno chiuso in camera, sono sempre stato un tipo che non agisce quasi mai d’impulso. Non nego che odio molto di questo mondo. Corruzione, omicidi, stragi… sinceramente parlando, per me andrebbe anche bene se tutto finisse. La prenderei come la giusta punizione. Non m’importa se anch’io scomparissi, perché servirebbe a purificare il mondo.”
“Non hai paura della morte?”
“No…” rispose il ragazzo, chiudendo gli occhi. “Io vivo sempre come se fosse l’ultimo giorno. So perfettamente che potrei uscire di casa e venire investito da un’automobile, come rimanere chiuso in casa e rimanere vittima di qualche incidente casalingo. Per questo cerco sempre di non aver nessun tipo di rimpianto.”
“Sei un ragazzo davvero strano… tutti hanno paura della morte…”
“Citando un certo ragazzo che non voleva crescere, ti dirò questo. La morte è solo l’ultima avventura che una persona compie. Nessuno è mai tornato dall’aldilà per dirci com’è. Credo che sia un concetto che per noi semplici mortali, sia impossibile comprendere.”
Ma prima che potesse dire altro, il ragazzo barcollò, appoggiandosi nuovamente alla scrivania.
“Dovete superare quest’ultima difficoltà.”
-
“Che cosa diamine hai fatto?!”
-
“È arrivato il momento che io scelga il mio nuovo custode…”
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“Capisco… così, alla fine è intervenuta in prima persona…”
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“Mi dispiace… portate le mie scuse a tutti gli altri… ma non potrò tornare da loro.”
-
“Quindi, è così… E va bene, come vuoi!”
-
“Perché solo loro ne sono immuni?!”
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“HIKARI!!!”
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“È tempo di sottoporvi ad un ultima prova”
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“Tu, lurido bastardo… come hai osato?!”
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“Avete due ore di tempo prima che questo mondo venga distrutto!”
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“Come? Non sei felice di rivedere tua madre?”
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“Dark!”
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“Mi dispiace… dovrai aspettare per un bel po’… perdonami…”
-
“Quindi questa è la fine… eh?”
Il ragazzo continuò a stringersi forte la testa con le mani, mentre i suoi pensieri venivano come riempiti da pesanti martelli.
“No…” fece, tremante. “Non è possibile… Non può avvenire questo... È troppo… Basta, per piacere!” urlò.
La custode rimase immobile a guardarlo sorpresa e spaventata, mentre riprendeva lentamente a respirare normalmente.
“Che cos’è successo?” chiese.
“Io non… non posso dirtelo…”
“Hai avuto delle visioni, non è vero?”
Il ragazzo sorrise.
“Anche se fosse, non sono totalmente affidabili… è già successo che fossero diverse rispetto alla realtà, anche se di poco…”
Ma prima che la custode potesse chiedergli altro, la finestra alle spalle del ragazzo esplose, mostrando così Dark, sospeso in aria, dietro al quale si potevano vedere gli altri custodi.
“Vedo che avete tutti abboccato all’esca…” disse lui, girandosi verso i nuovi arrivati e guardandoli freddamente.
“Lascia andare Hikari!” ordinò Dark.
“Non la sto mica tenendo in ostaggio. È caduta sul mio balcone, e le ho permesso di medicarsi le ferite che tu le hai provocato.”
Prima che se ne rendesse conto, si ritrovò sollevato per la maglietta dal custode.
“Oh, vedo che la tua rabbia è aumentata… ora fatichi a tenerla solo per te…”
“Chi sei?” chiese Sora. “Non sembri un normale abitante di questo mondo. Sei a conoscenza di cose che non dovresti sapere, nemmeno avendo visto il messaggio di Aqua.”
“Sono uno di coloro che ricevono informazioni dagli altri mondi… nel mio caso, le informazioni riguardanti i custodi.”
“Come immaginavo…” fece Edward.
“E qui…” continuò il ragazzo, tirando fuori dalla tasca una penna USB. “Ci sono tutte le informazioni più importanti sulla seconda guerra del Keyblade.”
“Cosa?!” esclamò Lea. “Puoi vedere anche il futuro?”
“Certo. So perfettamente cosa vi succederà… ed è per questo…” disse, rimettendosi in tasca la chiavetta. “…che vi fermerò qui.”
“Cosa?” chiese Hikari, non capendo il significato di quelle parole.
“Forse non siete una mia creazione… ma io mi sento comunque responsabile di ciò che avete fatto e che farete. Soprattutto, sono responsabile di aver creato un mostro. Per questo vi fermerò.”
“E come speri di fare, sentiamo?” fece Black Star, divertito.
“Usando l’unico potere in mio possesso…” rispose lui, mentre veniva circondato da un piccolo vortice di vento. “Dark, tu hai ceduto all’Oscurità, e ti sei fatto controllare da essa… ora io farò la stessa cosa… ma con la Luce!”
Mentre diceva questo, si sollevò in cielo, come spinto da un’energia superiore.
I suoi capelli cominciarono a schiarirsi, mentre il colore dei suoi occhi cominciò a brillare.
Nella sua mano destra prese lentamente forma una spada bianca, che emanava luce.
“In guardia, custodi della Luce!” disse, per poi partire a tutta velocità, puntando per primo contro Sora.
Il custode evocò subito il Keyblade, parando così l’attacco, anche se la forza d’urto fu sufficiente a farlo schiantare a terra, creando una piccola voragine.
“Sora!” urlarono gli altri, per poi fissare l’avversario.
“E lui dovrebbe sostenere l’esame per diventare Master? Che delusione…”
“Ora tocca a me!” gridò Black Star, volandogli contro.
Ma il ragazzo fermò il suo Keyblade senza problemi.
“Black Star… il ragazzo che dice che supererà le divinità…” disse. “Non mi sono mai piaciuti i tipi con tanta presunzione!” esclamò, per poi colpire l’assassino con un’aura di luce, che lo allontanò di diversi metri.
“Maledizione! È più forte di quel che sembrava!” fece Lea, evocando in una mano il Keyblade e nell’altra uno dei suoi Chakram, entrambi avvolti dal fuoco.
“Lea, ex numero VIII dell’Organizzazione XIII. Il Soffio di Fiamme Danzanti. Attualmente, maestro di Black Star.” Disse il ragazzo, creando una barriera di luce attorno alle armi dell’avversario, che si spensero subito. “Il creatore del tanto odiato e allo stesso tempo amato ‘Got it memorized?’…”
“Prendi questo!” urlò Kairi, lanciandosi assieme a Riku contro di lui, che li evitò abbassandosi all’ultimo, per poi afferrarli ai piedi e lanciarli a terra.
“Kairi, principessa della luce. Figlia di Ansem il saggio e sorella di Hikari. E Riku, il miglior amico di Sora. Colui che si è fatto manovrare dall’Heartless di Xehanort.”
“Kame… hame… ah!” gridò Pan, diventando Super Sayan e scagliando la sua tecnica più potente, cercando di prenderlo alla sprovvista.
Il ragazzo si girò verso il raggio d’energia, per poi deviarlo con un fendente della spada come se fosse stata aria.
“Pan, nipote di Son Goku. Di recente in grado di diventare Super Sayan, ma con ancora poca esperienza.”
Ignorando la Sayan, che era rimasta sorpresa per come avesse deviato il colpo, si girò verso i tre custodi rimanenti.
“Edward Elric, ex alchimista di stato. Hai assistito alla distruzione del tuo mondo, in compenso ora puoi usare l’alchimia a tuo piacimento, senza dover più sottostare alla regola dello scambio equivalente. Una versione un po’ diversa dalla storia che è arrivata qui… anche se solo io sapevo la verità.”
“Maledetto… Sta zitto!” urlò lui, lanciandosi all’attacco, con il Keyblade pronto a colpire.
Ma l’avversario lo evitò spostandosi di lato, per poi colpirlo con una sfera di luce, facendogli raggiungere gli altri custodi a terra.
“Con Hikari ho già parlato.” Disse. “La ragazza chiave per Dark. Divenuta un Nessuno anni fa, ha riacquistato il cuore solo negli ultimi tempi. Dopo essere stata rifiutata da Dark, che in più gli ha rivelato che è praticamente colpa sua se lui è diventato così, è caduta in depressione, dalla quale è uscita solo quando è partita assieme al custode dell’Equilibrio per una missione.”
La custode non fece nulla, limitandosi ad abbassare lo sguardo.
“E infine… Dark. Conosciuto in passato come Giovanni, sebbene lui abbia rigettato il suo nome. Cresciuto come un qualsiasi umano, ha tenuto nascosta a tutti la sua capacità di usare il Keyblade, con Light e Rexenet ha messo in atto un piano durato anni, che aveva come obiettivo l’eliminazione di Xehanort. Tale piano è fallito miseramente e così hai cominciato a radunare i nuovi custodi per rimediare al tuo errore, ma, ben poco tempo fa credo, una persona di cui ignoravi l’esistenza si è fatta viva, rivelandoti la tua vera natura. Dico bene Dark, figlio dell’Oscurità e della Luce?”
Sentendo ciò, Pan e Edward spalancarono gli occhi, sorpresi.
“Dark. L’Equilibrio stesso.” Continuò il ragazzo, sorridendo. “Ero convinto di aver creato un ottimo personaggio… un personaggio in grado di far arrabbiare chiunque con il suo comportamento freddo e spesso bastardo. È stata quasi una delusione scoprire che esistevi realmente e che non eri opera mia. Devo dire che spesso t’invidiavo… In fondo, tu eri tutto ciò che io non potevo e non potrò mai essere. Sicuro di te stesso, forte, determinato… tutte caratteristiche che a me mancano...”
Mentre diceva ciò, la sua presa attorno alla spada aumentò.
“Però… potrò vantarmi… di essere l’unico autore… ad essersi scontrato contro il suo stesso personaggio!” urlò, partendo alla carica. “Difenditi, o non avrò pietà!”
“No!” rispose Dark. “Non intendo più usare il mio potere contro delle persone!”
“Capisco… Allora muori ora!”
Dark si spostò a lato, riuscendo così ad evitare l’affondo.
Ma il ragazzo non perse tempo e fece subito girare la spada, riuscendo però solo a sfiorare il custode, provocandogli un piccolo taglio.
“Hai perso il controllo, e allora?” chiese, continuando ad attaccarlo. “Hai scoperto di non essere umano, e con ciò? Se ti fermi per così poco, non rispetti la tua natura!”
“La mia natura?” ripeté Dark.
“Esatto! Tu sei sia luce che tenebre. Tu puoi usarli entrambi, senza alcun problema. Tuo padre vuole farti diventare un suo schiavo? E tu opponiti usando la tua luce! Il tuo cuore non può essere sovrastato da una delle due forze! Tu sei l’unico in cui convivono perfettamente!”
“Tu non mi conosci! Non sai quello che sto provando!”
“Ah no? Mi dispiace deluderti, ma i tuoi sentimenti, le tue sensazione, come anche quelle di tutti gli altri custodi, confluiscono in me costantemente! Io so come finirà la guerra, so già chi vincerà! E so quale sarà il tuo ruolo! So perfettamente cosa stai provando, razza di idiota! Io e te condividiamo la stessa mente, gli stessi sentimenti! Se non ti fosse ancora chiaro, io sono te!”
“Tu sei me?” disse allibito Dark.
“Il te umano! Il te non custode! Il te realmente incapace di amare! E ora togliti quella stupida maschera di preoccupazioni e combatti! Oppure…”
Senza finire la frase, il ragazzo si girò, puntando dritto contro Hikari, con la spada in avanti.
La custode spalancò gli occhi, evocando il Keyblade per difendersi.
Ma l’impatto non arrivò.
In mezzo ai due apparve Dark, con in mano il suo Keyblade, tornato al suo antico splendore come se non fosse successo nulla.
Il ragazzo sorrise, arretrando.
“Ora mi hai stufato!” fece il custode, mentre attorno alla sua arma cominciava ad apparire pura energia. “Non fare tanto il presuntuoso solo perché sai più cose di noi. Non ce ne importa niente! Noi vinceremo la guerra, costi quel che costi!”
“Molto bene allora! Fatti sotto!” rispose il ragazzo, circondando la sua spada con pura luce.
Quando i due si scontrarono, si generò una fortissima luce, che accecò i presenti, offuscandogli la vista.
Dark si ritrovò a galleggiare nel vuoto.
Ma non si trovava nel solito luogo oscuro a cui si era ormai abituato.
“Dove… sono…?” si chiese, guardandosi attorno.
Alla sua destra vedeva tutto nero, mentre alla sua sinistra tutto bianco.
“Finalmente mi hai accettato…” disse una voce, mentre in un punto di fronte a lui i due colori cominciarono ad unirsi.
Sotto lo sguardo sorpreso di Dark, un essere umano privo di qualsiasi segno anatomico che potesse distinguerlo, per metà nero e metà bianco, prese forma di fronte a lui.
“Tu sei…”
“Io sono te.” Rispose lui. “O meglio, io sono il tuo cuore. Io sono l’Equilibrio.”
“Com’è possibile?” fece il custode. “Credevo che tu… non ci fossi più…”
“Per ingannare mio padre, ho separato il mio cuore, creando un’entità a parte. Un’entità che avesse parte dei miei poteri, ma non la mia memoria. Con uno stratagemma, ti ho rivelato la mia esistenza, dopo che mia madre mi ebbe donato il Keyblade. Da quel momento, ho agito dietro le quinte. Sono stato io a muoverti, se così possiamo dire.”
Dark abbassò lo sguardo.
“Capisco… quindi alla fine, anch’io non sono altro che un burattino…”
“Sai...” rispose l’altro. “Sinceramente parlando, credo sia tu il più meritevole a continuare, tra noi due.”
“Uh?”
“Io non ho fatto altro che scappare da quando sono nato… fino a quando non ho creato te. Tu ti sei dimostrato più determinato dell’originale… Perfino mio padre ti ha riconosciuto, anche se immagino che non sia un bene, vero?”
“Cosa stai cercando di dire?”
“Suvvia, non fingere di non aver capito. Questa sarà l’ultima volta che ci incontreremo. Ti donerò tutto: poteri, ricordi, e cancellerò la mia identità. Sarai tu ad andare avanti.”
Mentre diceva ciò, cominciò a svanire.
“In fondo… sono sempre stato un codardo. È meglio che sia l’altro me… a proseguire e finire l’opera.”
Il suo corpo si sgretolò, lasciando al suo posto una sfera bianca e nera, che si diresse verso Dark.
“Prendila, e conoscerai solo dolore…” disse a bassa voce il custode, guardando la sfera che galleggiava di fronte a lui, per poi sorridere e afferrare la sfera “Ma in fondo… il dolore è l’unica via per la felicità…”
Non appena ebbe detto ciò, nella sua mente una serie di immagini cominciò a fluire a velocità impressionante, imprimendosi al suo interno.
“T-Tutto questo… Avevi pianificato tutto questo?” disse sorpreso Dark, mentre attorno a lui si accese una forte luce che lo costrinse a coprirsi il volto.
Dark riaprì gli occhi, accorgendosi di trovarsi sdraiato a terra. Accanto a lui c’erano anche gli altri custodi, tutti privi di sensi.
Alzandosi, si rese conto che erano tornati su una Gummiship, che doveva essere quella con cui erano arrivati Pan e Ed, e tutti loro non avevano alcuna traccia del combattimento appena sostenuto.
“Che cosa… è successo…?” si chiese, guardando fuori da un oblò il mondo che si stavano lasciando alle spalle.
Il ragazzo si lasciò andare sulla sedia, respirando a fatica.
“G-Grazie… per l’aiuto…” ansimò. “Avrei fatto… fatica a spiegare… i danni…”
“Di nulla. Per me far sì che qualcosa non sia successo è facile.” Rispose una voce alle sue spalle. “Ma perché sei ricorso a quel potere? Sapevi bene che avrebbe consumato gran parte della tua energia vitale.”
“Non ha importanza…” rispose lui, portandosi una mano al petto. “In fondo, se non avessi fatto tornare Dark sulla retta via, saremmo stati tutti condannati. Meglio una vita che tutte, no… Luce?”
Dietro di lui, la figura di una donna lo guardò preoccupata.
“Questo lo sai solo tu. Io non ho contatti con il destino come te.”
Il ragazzo sbuffò, aprendo un cassetto sotto la scrivania e tirando fuori una collana, il cui ciondolo era la copia perfetta di quello di Dark.
“Il destino… è ironico che io, che non ci ho mai creduto più di tanto, sia l’unico a conoscerlo…” fece, per poi voltarsi verso il computer e aprire un documento word. “Ed è un peccato… che debba finire in quel modo… avrei preferito un altro finale…” disse, rileggendo il testo.
Capitolo 65 *** L’esame! Chi diventerà Master? ***
E finalmente, ecco qui il capitolo 65!
Stavolta non vi ho fatto aspettare troppo XD.
Allora, vediamo... non voglio anticiparvi troppo su questo capitolo, perciò vi dirò questo: tra le recensioni del capitolo 62, ho ricevuto una specie di sfida: equagliare il capitolo 62. Ebbene, non mi sono limitato a equagliarlo, ma anche a superarlo! Presto, molto presto, vedrete il capitolo che sconvolgerà (come se non lo fosse abbastanza XD) questa fiction!
Mentre per i capitoli che potrebbero spingervi a sbattere la testa sul muro, dovrette aspettare un pochino di più, ma neanche troppo XD.
Beh, prima di passare alla recensioni, ringrazio Fly89 per avermi fatto da betareader e vi lascio un comunicato: la sera del 24 dicembre, controllate le nuove fiction della sezione Kingdom Hearts...
@ Franz3v: Ovvio che la fine doveva far preoccupare. Se non vi faccio preoccupare adesso, dopo mi rimanete tutti stecchiti a terra XD
@ cece95: No, no, Dark e gli altri ricordano tutto. Semplicemente Dark si chiede che cosa sia esattamente successo, tutto qui. Uhm... spero di non venire denunciato per aver creato una nuova dipendenza XD. Il mio nome invece... è rigorosamente top secret XD
@ niki_: Oh, lo so che la mia mente è contorta. Quando mi sveglio, negli occhi vedo la mappa di un labirinto per trovare il tasto di avvio XD. Comunque tranquilla, credo riuscirai ad arrivare ai 18 prima che questa fiction risulti letale... o almeno, dipende se il capitolo 67 e 70 usciranno dopo XD. Per il momento, il 67 è stato classificato come calamità naturale... Va beh XD. Per Riku... *inserisce videocassetta* si prega di vedere queste due vaghe imitazioni della mia reazione: 1 e 2 (dal minuto 13:32 al 13:44) XD. E con questo, aggiungo una seconda fan di Riku sulla lista dei miei probabili assasini... *tira fuori lista stile lista dei buoni di Babbo Natale*. Per i prossimi capitoli, tranquilla... sono solo riusciti là dove chiunque finora aveva fallito XD (rivelerò che cosa al momento giusto XD).
@ Inuyasha_Fede: Beh, se ti ho lasciato senza parole, è un buon segno XD
E ora, finalmente...
Capitolo 65: L’esame! Chi diventerà Master?
Il custode dell’equilibrio continuava a guardare fuori dall’oblò.
“Dark…” fece Sora, non sapendo però come continuare.
“Sì, come vi ho già detto, l’Oscurità è mio padre… ma è anche vero che la Luce è mia madre.” Lo interruppe lui, lasciando gli altri custodi in silenzio.
“Ma com’è possibile?” domandò Edward. “Stiamo parlando di due essenze! Credevo che per luce e oscurità s’intendesse dire buono e malvagio!”
“Per noi custodi non è così: le categorie principali sono divise secondo la forza per cui combattiamo e che ci fornisce il potere: la Luce è colei che vi ha donato i Keyblade. Ora posso rivelarvelo, ma ero in contatto diretto con lei, sebbene ignorassi cosa significasse per me.”
“Cos’hai detto?!” esclamò sorpreso Riku.
“È così. Ogni volta che stava per scegliere un nuovo custode, lei mi avvertiva. In questo modo, sapevo come agire con loro, però negli ultimi tempi non ho più saputo nulla. Certo, per alcuni era ovvio, ma per altri no. Avevo intuito che non fosse un buon segno, per questo ho deciso di andarmene.”
“Credevi che saremmo stati in pericolo?” chiese Kairi.
“Credevo che troppa luce avrebbe attirato il nemico, ma non potevo andarmene senza dire nulla a Hikari. Lei avrebbe cominciato a cercarmi e avrebbe messo in secondo piano la guerra. Per questo le ho proposto di sostenere il mio esame per diventare una Master del Keyblade. E lei ha accettato, dopo che le spiegai tutto questo, tralasciando giusto la parte di mia… madre… non perché non mi fidassi, ma perché sembrava assurdo anche a me.”
Hikari continuò a guadarlo in silenzio.
“Durante il nostro breve viaggio, abbiamo incontrato Edward, Ichigo e Jessie. I primi due sono stati scelti come custodi della Luce, mentre Jessie si è sbarazzata della sua parte oscura, che però ora ha un corpo tutto suo.”
“Poi c’è un’altra notizia.” Lo interruppe Pan. “Pare che tutti i nostri nemici si siano alleati. Quando mi sono trasformata, oltre a Jyassmie c’era un altro tizio con una benda sull’occhio, come un pirata.”
“Braig!” Esclamò Lea. “Immaginavo che anche gli altri membri dell’Organizzazione fossero tornati in vita come me. Nel regno dell’Oscurità ho avuto il dispiacere di incontrare Isa, alias Saix…”
“Se Xehanort sta mettendo su una nuova Organizzazione, è una cosa che dovremmo verificare al più presto. Ora, però, voglio sapere… cos’è successo quando hai incontrato tuo padre?” chiese Sora.
Dark abbassò lo sguardo.
“Mi ha contattato usando un mio omonimo di quel mondo. Ha distrutto come se niente fosse una casa, anche se di questo non c’è da meravigliarsi, e in poco tempo ha steso sia me che Hikari. Ha subito mostrato un evidente odio nei suoi confronti, accusandola di avermi deviato. Io non riuscivo a capire cosa intendesse dire… O meglio, non potevo, non sapendo cosa intendesse con deviato…”
“Così, dopo aver preso Dark per il collo, ci ha rivelato la verità.” Continuò Hikari. “La mia colpa era di avergli fatto conoscere l’amore, quando ci siamo conosciuti. E non è tutto… Xehanort quando a suo tempo ha inviato il custode che mi ha eliminato, era sotto la sua influenza. Sperava così di riportare Dark sulla via da lui scelta…”
“Il colpo che ha ucciso Hikari era destinato a me… ma io non sarei finito distrutto. Solo la mia parte di luce sarebbe stata eliminata, lasciandomi in balia dell’oscurità… cosa che è successa quella notte. Mio padre ha iniettato oscurità pura dentro il mio corpo, che ha così perso il suo status di equilibrio. La mia coscienza in quel momento si è spenta. Vedevo tutto, sapevo cosa stavo facendo… ma non potevo fermarmi… ero diventato un burattino dell’Oscurità… Ho sottoposto Hikari a torture che non oso nemmeno dire…”
“È vero, ma sono stata io a permetterlo. Non mi sono difesa. Non volevo attaccarti. Non ne ho avuto il coraggio…”
“Hikari…” fece la sorella, incapace di consolarla.
“E come hai fatto a tornare in te?” chiese Black Star.
Dark fece un colpo di tosse, mentre la ragazza spostò lo sguardo.
“Diciamo che alla fine… la mia coscienza ha avuto la meglio…” rispose il Keyblader, cercando di non guardare Hikari.
I custodi li guardarono, incuriositi da quella reazione.
“Ehm… è successo qualcosa di… particolare in quel momento?” domandò Pan.
“Ad ogni modo, ora fatemi un riassunto veloce di quel che è successo nel regno delle tenebre. Ho visto che anche Lea è diventato un custode.” Continuò Dark, cambiando discorso.
“Qui gatta ci cova…” disse a bassa voce la Sayan. “E scommetto che se qui ci fosse Marco, sarebbe d’accordo con me…”
**************
“Etciù!” fece Marco.
“Che fai, starnutisci durante un combattimento?” chiese Asuka, colpendolo con una sfera di fuoco, facendolo volare qualche metro addietro.
“Asuka!!!” urlò lui, rialzandosi “Ma non sai far altro che combattere?!”
“Certo che no, ma sono qui apposta per questo. Se poi tu ti metti a starnutire all’improvviso non è colpa mia.”
“Umph… non l’ho mica fatto apposta… qualcuno deve avermi nominato da qualche parte…”
“Vediamo…” fece Koji. “Yeerk? Heartless? Nessuno? Custodi? Qualche altro nemico?”
“È bello sapere quanto l’universo ti apprezzi…” commentò l’Animorph, sospirando. “Eppure ho una strana sensazione…”
“Suvvia, cosa vuoi che sia successo?” chiese Saiko. “Che Dark e Hikari si siano baciati? Quello basterebbe per causare la fine dell’universo seduta stante!”
“Vuoi vedere che era quella la causa di quel vento oscuro?” azzardò Tsuna.
I custodi rimasero in silenzio per qualche secondo.
“Nah!” fece Ryo. “Per un vento di quel tipo, dovrebbe averla prima torturata.”
“Sei fortunato che non ti senta Kairi. Mi sembra piuttosto protettiva nei confronti di sua sorella, sai?” disse Justin.
“Bah. Possiamo tornare agli allenamenti o vi devo colpire con una cicatrice del vento tutti quanti?” disse Inuyasha.
**************
“Capisco… quindi ora Yen Sid e Master Aqua ci stanno aspettando…” disse Dark, aprendo un varco. “Allora non ci conviene farli aspettare ulteriormente.”
“Aspettate un secondo!” lo interruppe Black Star. “Cos’è quest’esame di cui state parlando?”
“È un esame che serve per salire di grado, diciamo. I Master del Keyblade sono considerati i custodi migliori.”
“Capisco…” fece l’assassino, mentre entravano nel varco.
Quando uscirono, si ritrovarono di fronte alla torre del mago.
“Se la vedesse Kid, probabilmente impazzirebbe…” commentò Black Star, osservando la struttura, per poi abbassare lo sguardo.
“Non preoccuparti: l’oscurità li ha presi, è vero, ma questo non significa che non torneranno come prima. Guarda Ansem: tutti lo avevano visto esplodere, eppure è ancora vivo.”
“Infatti è così.” Confermò una voce, mentre il portone si apriva.
Yen Sid uscì dal palazzo, seguito da Aqua, Kagome, Topolino, Paperino e Pippo.
“Master Dark, Master Hikari. È un piacere incontrarvi di persona.” Disse il mago, inchinandosi.
I due custodi lo imitarono.
“Lo è anche per noi, Master Yen Sid.” Rispose Dark.
“Vedo che hai eliminato i tuoi dubbi.”
“Sì. Finalmente sono venuto a conoscenza della mia vera natura: sarò anche l’Equilibrio stesso, ma continuerò a combattere per la Luce. Non approvo i piani di mio padre, e mi opporrò con tutto me stesso.”
“Dunque è vero: tu sei veramente il figlio dell’Oscurità e della Luce.” Fece Aqua. “Non credevo potessi esistere realmente. Ero convinta che fossi semplicemente il nuovo custode dell’Equilibrio.”
Dark la guardò.
“Questa volta non avrò bisogno di alcun emissario. Agirò in prima persona. Impedirò che la storia si ripeta.”
“Decisamente determinato a quanto vedo.” Disse una voce alle loro spalle.
Terra e Ventus si stavano avvicinando al gruppo, per poi fermarsi a pochi metri di distanza.
“Aqua ci ha subito contattati non appena tornata, e siamo venuti anche noi qui per l’esame. Non siamo dei veri e propri Master, ma la nostra esperienza è sufficiente per potervi assistere.”
Yen Sid annuì.
“Ora che ci siamo tutti, possiamo andare.” Disse, per poi alzare una mano.
Prima che i custodi se ne rendessero conto, si ritrovarono da tutt’altra parte.
Di fronte a loro il Castello dell’Oblio si ergeva per tutta la sua grandezza.
“Master Aqua. È arrivato il momento di rimuovere il sigillo.”
La custode annuì, per poi evocare il Keyblade grigio, che puntò contro il portone del castello.
Immediatamente, le mura del castello furono percorse da un’onda di luce, che lo ricoprì interamente, per poi illuminarlo come un sole.
I custodi si portarono una mano sopra gli occhi per non rimanere accecati.
Quando li riaprirono, si ritrovarono di fronte ad un castello completamente diverso: la struttura di fronte a loro era in rovina, e si poteva perfettamente notare che buona parte era stata distrutta.
Ma non fu l’unico cambiamento.
Il piazzale su cui si trovavano ora era circolare e ne mancava un’enorme fetta, facendo sì che si potesse vedere l’oblio in cui galleggiava.
Anche il paesaggio era completamente mutato: attorno a loro c’erano decine di colline.
Ma il cielo, purtroppo, era rimasto nero.
“È tutta colpa mia…” fece Terra. “È solo colpa mia se ora è così… Maestro…”
“Terra…”
“Lo ricostruiremo.” Rispose Aqua. “Finita la guerra, ricostruiremo questo mondo, riportandolo al suo antico splendore.”
“Per il momento, però, dobbiamo accontentarci.” Disse Yen Sid, avvicinandosi al castello, per poi girarsi.
“Come sapete, ho deciso di far sostenere a Sora, Riku e Kairi l’esame per diventare Master del Keyblade. Oggi sarà deciso chi di loro guadagnerà tale rango. Potrebbero passare tutti e tre, come nessuno di loro.”
“Master Yen Sid.” Lo interruppe Dark. “Se è possibile, vorrei proporre un altro custode per l’esame.”
Tutti si voltarono verso di lui.
“Di chi si tratta?”
“Propongo Edward Elric. Sono convinto che possa superare l’esame. L’abbiamo allenato insieme io e Hikari per quasi un anno, in una dimensione diversa dalla nostra.”
“Cosa?!” esclamò il diretto interessato. “Scusa, ma non dovresti chiederlo prima a me?!”
“Se vuoi puoi rifiutare, ma è un’occasione che solitamente capita una sola volta ai custodi. Se lo superi, avrai accesso a maggiori conoscenze, escluse ai normali custodi.”
“E sia.” Fece Yen Sid. “Esamineremo anche il tuo candidato.”
“Eh no!” urlò Black Star. “A questo punto, voglio sostenere anch’io quest’esame!”
“Ma sei impazzito?” gridò Lea. “Sai a malapena usare la magia, e non hai sufficiente autocontrollo!”
“E con questo? Da quel che ho capito, così diventerò ancora più simile ad una divinità! Non potrei sopportare che una terza persona mi superi!”
“Black Star, eh?” fece l’anziano mago. “Ti ho osservato a lungo. La forza non ti manca, come nemmeno la determinazione. E va bene, esaudirò il tuo desiderio: sottoporrò anche te all’esame.”
“Davvero?! Yahoooo!!!” urlò l’assassino, saltando dalla gioia. “Allora, cosa dobbiamo fare?”
“Pazzesco…” commentò Kagome. “Ci sono sempre più custodi sotto esame…”
“Dark, Hikari, Terra, Ventus: avvicinatevi per piacere.” Continuò.
I quattro custodi annuirono, affiancandosi a lui e a Aqua.
“Ora vi presenterò l’esame! Data l’aggiunta dei due nuovi esaminandi, dovrò apportare qualche modifica, ma per fortuna avevo delle riserve. L’esame consisterà in un combattimento.”
“Yahoooo!!! Perfetto!” urlò Black Star. “Su, chi devo sconfiggere?”
Yen Sid lo ignorò.
“Un combattimento… contro i Master del Keyblade.”
Il sorriso di Black Star si congelò, mentre sul volto degli altri quattro apparve pura sorpresa.
“E non solo: ho deciso di richiamare dai propri mondi altri cinque guerrieri, che affiancheranno i Master nei duelli. Saranno scontri uno contro due. Tuttavia, per essere promossi non sarà necessaria la vittoria: dovrete dimostrare che i vostri cuori sono degni del Keyblade.”
“Cinque guerrieri non custodi?” ripeté Lea, affiancandosi a Kagome, Pan, Topolino, Pippo e Paperino. “Ma chi potrebbero mai essere?”
Come risposta, cinque varchi si aprirono di fronte a Yen Sid, dai quali uscirono cinque figure diverse.
“Ehi ehi, sono tutto infuocato!” disse la prima di esse, un ragazzo dai capelli rosa e una giacchetta leggera smanicata, che lasciava intravedere un tatuaggio rosso sulla spalla, e una sciarpa bianca a quadretti rossi; facendo sbattere i pugni tra di loro, dai quali uscirono delle piccole fiamme.
“Umph. E questi dovrebbero essere i temibili avversari?” fece un uomo al suo fianco, dai capelli neri tutti all’insù e una tuta blu integrale, che lasciava scoperte le braccia.
Un altro ragazzo, dagli occhi rossi e capelli azzurri che andavano sull’argento, sbadigliò. “Che noia… maledizione, tra tutti gli allenamenti, proprio questo doveva capitarmi? Speriamo solo di non morire…”
“Uhm… non ho ancora ben capito cosa dovrei fare… Però immagino di dover combattere, vero?” chiese un ragazzo, che portava un cappello di paglia e sotto l’occhio sinistro era ben evidente una cicatrice.
“Ehi, perché io sono l’unico ad avere un’arma?” chiese l’ultimo ragazzo, dai capelli argentati, portandosi sulle spalle un’enorme spada. “Mi fa sentire in qualche modo inferiore…”
“Zio Vegeta?!” esclamò Pan, riconoscendo l’umo dalla tuta blu.
“Ehilà.” La salutò lui. “Così è qui che sei finita, eh? Tuo nonno non ha saputo dircelo… Credo che tua madre lo stia ancora inseguendo assieme a quella squinternata di sua moglie.”
“Eh eh… era quello che temevo…”
“Uh? Da quando hai la coda?” chiese Vegeta, notandola solo in quel momento.
“Da poco prima di diventare una Super Sayan, eh eh…” rispose lei, ridendo vedendo la faccia leggermente sorpresa del Sayan.
“Molto bene.” Disse Yen Sid, interrompendoli. “Si sosterrà uno scontro alla volta, alla fine del quale sarà annunciato subito il risultato. L’ordine sarà il seguente…”
Tutti si girarono verso di lui.
“Il primo sarà Edward Elric. Verrà esaminato da Master Hikari, la quale sarà affiancata da Monkey D. Rufy.”
“Non ci andrò leggera, sappilo.” Disse la custode, guardando l’alchimista.
“Subito dopo sarà la volta di Riku, contro Terra e Vegeta.”
“Umph. Spero che tu sappia combattere, ragazzino.” Fece Vegeta, guardando Riku.
“Poi Kairi, contro Master Ventus e Haru.”
“Per fortuna che Elie non è qui… non avrebbe reagito bene sapendo che devo combattere contro una ragazza…” commentò l’argenteo.
“A seguire Sora, contro Aqua e Natsu.”
“Evvai!” esclamò quest’ultimo. “Spero che tu sappia farmi prendere fuoco, altrimenti non ci sarà un combattimento degno di Fairy Tail!”
“E infine… Black Star contro Master Dark e Kurogane Taito.”
“Uhm… qualcosa mi dice che quel tipo mi farà fuori…” osservò quest’ultimo, come se nulla fosse.
“Vedo che sei uno che si preoccupa molto della morte, eh?” ironizzò l’assassino. “Ma se speri di impietosirmi, ti sbagli di grosso!”
“Basta che tu ci metta più di quindici minuti per uccidermi. Mi basta questo.”
“Q-Quindici… Ma mi prendi per un debole?!”
“Basta così!” disse Yen Sid. “Edward Elric, vieni avanti. Gli altri stiano indietro.”
“Dunque devo cominciare proprio io, eh?” fece lui, fermandosi al centro della piazza, mentre Hikari e Rufy si avvicinavano a lui.
“Che fame…” fece quest’ultimo, sbadigliando. “Ehi tu, vedi almeno di farmi divertire. Ho lasciato la mia ciurma per venire qui, sai?”
“Mi dispiace, ma io non ne sapevo nulla. Cosa intendi dire con ciurma?”
“Intendo dire che stai parlando con il futuro re dei pirati, ovvio!” rispose lui, come se niente fosse.
“Se Jack fosse stato qui, non l’avrebbe presa bene…” commentò Sora con un piccolo sorriso.
“Allora Ed, sei pronto?” chiese Hikari, evocando il Keyblade.
“Ho altra scelta?” chiese lui.
“Allora cominciate!” ordinò Yen Sid.
Senza perdere un secondo, l’alchimista pose a terra le mani, facendo subito spuntare dal terreno decine di torri.
Hikari le evitò volando, mentre Rufy fu colpito in pieno.
“Spero di non avergli fatto troppo male…” fece Ed, vedendo il pirata volare in alto a causa dell’urto, per poi ricadere a terra.
Tuttavia, con sua grande sorpresa, il ragazzo invece di restare a terra, rimbalzò in alto, sorridendo come se nulla fosse.
“C-Cosa?! Non si è fatto nulla!”
“Spiacente, ma io sono di gomma! Non puoi farmi male in questo modo!” rispose il pirata, per poi tirare indietro il braccio. “Gom Gom Pistol!”
Prima che Edward potesse capire cosa stesse per fare, Rufy fece il gesto di tirargli un pugno, anche se si trovava a parecchi metri di distanza, e con grande sorpresa dell’alchimista, il suo braccio s’allungò, fino a raggiungerlo e colpirlo in pieno, facendolo volare qualche metro indietro.
“P-Pazzesco… Può manipolare il suo corpo… come se fosse veramente di gomma! Ma è impossibile! Dovrebbe essere un homunculus per poterlo fare!”
“Homunculus?” ripeté Rufy. “È una cosa che si mangia?”
“Come faccio a sconfiggerlo? Qualunque mio colpo sarà inefficace…”
“Temo che tu ti sia dimenticato che hai due avversari da affrontare.” Disse la voce di Hikari alle sue spalle, costringendolo a voltarsi, giusto in tempo per ritrovarsi una sfera di fuoco puntata contro.
Edward abbassò subito le mani a terra, creando in tempo un muro che lo separò dall’esplosione, la cui forza d’urto fu comunque sufficiente a sbalzarlo nuovamente via.
“M-Maledizione…” fece, rialzandosi, ignorando un rivolo di sangue che gli scendeva dalla testa e osservando i due avversari. “Qui la situazione non è affatto buona… la mia alchimia è inutile… Non posso di certo ferirli mortalmente…”
“Cavoli…” disse il pirata, portandosi un pollice della mano in bocca, per poi cominciare a soffiare.
In pochi secondi, il suo braccio s’ingrandì a dismisura, diventando quello di un gigante.
Nello stesso instante Hikari preparò una sfera di ghiaccio.
‘Pensa Edward, pensa!’
Ma tutto ad un tratto, l’alchimista si ritrovò in un altro posto.
“Di nuovo qui?” chiese, osservando il mosaico ai suoi piedi.
“Ehilà Acciaio!” fece una voce alle sue spalle.
Edward si girò subito, ritrovandosi di fronte ad un uomo che indossava un’uniforme militare blu, con un paio di guanti bianchi sulle mani.
“Colonello? Che cosa ci fa qui?”
“Che domanda stupida. Prima di tutto, io non sono il vero Mustang, ma solo un’emanazione dei ricordi che hai di lui. Secondo… sono qui su sua precisa richiesta.”
“Richiesta di chi?”
“Non ti viene in mente nessuno? Dopotutto, stai sostenendo l’esame per diventare Master, no?”
Edward sgranò gli occhi.
“Vuoi dire… che è stata la Luce a inviarti qui?”
“Bingo. Le è sembrato che tu fossi piuttosto agitato, e così ti ha fatto prendere questa pausa. Un Master non deve solo dimostrare la sua forza. Deve dimostrare di poter usare il suo cuore come forza.”
“Cosa vuoi dire?”
“Direi che è piuttosto semplice, Edward.” Fece un’altra voce, mentre di fronte a lui appariva un altro uomo. “Devi riuscire a usare il tuo cuore come arma.”
“Hohenheim… ci sei anche tu, eh?”
“Allora Acciaio, cos’hai intenzione di fare? Ti arrendi?”
Ed rimase in silenzio per qualche secondo, per poi sorridere.
“Sapete… credo che vi siate dimenticati di un particolare…”
“Io sono il più giovane Alchimista di Stato!” urlò, ritrovandosi nuovamente di fronte a Rufy e Hikari.
Senza perdere un secondo, evocò il Keyblade, che venne subito circondato dai fulmini dell’alchimia, per poi partire a tutta velocità contro la custode.
Hikari scagliò subito la sfera, che però fu tagliata a metà da Ed, che le puntò contro il Keyblade.
“Niente di personale, ma temo di non avere altra soluzione.” Disse, creando una sfera di luce, che lo circondò completamente.
La Master fece giusto in tempo a portare la sua arma di fronte a sé, prima di essere scagliata via dal colpo di Edward, che le lanciò contro tutta la luce che l’aveva circondato.
“E ora pensiamo a te!” disse, facendo uscire dal Keyblade dei piccoli fulmini, per poi volare contro Rufy, che per tutta risposta si preparò a colpirlo con il pugno.
“Basta così!” urlò Yen Sid, facendo così fermare i due attacchi.
“Cosa? Ma se non ho ancora fatto nulla!” si lamentò Rufy.
“Non importa. Edward Elric: complimenti. Hai dimostrato di essere degno del rango di Master.”
L’alchimista spalancò gli occhi, lasciandosi cadere a terra.
“Complimenti.” Fece Hikari, mettendogli una mano sulla spalla. “Esame superato con successo.”
“Credevo sarebbe stato più difficile…”
“Io ho fame!!!” urlò Rufy, come se nulla fosse.
“Pazzesco come lui sia tranquillo…” fece Kagome.
“Basta perdere tempo.” Li interruppe Vegeta, facendosi avanti. “Vedi di darti da fare, moccioso. Detesto i combattimenti inutili, e non credere che mi tratterrò.”
“Lo stesso vale per me. Ti ho scelto come mio erede, ma non ci andrò leggero.” Fece Terra, affiancandolo, mentre Riku si faceva avanti, evocando il Keyblade.
“Beh, direi che è il momento di mettere alla prova la mia forza. Ho abbandonato l’Oscurità, e ora dimostrerò di essere degno della Luce!”
“Belle parole, ma non m’interessano!” urlò Vegeta, portando avanti le mani, tra le quali cominciò ad apparire una sfera d’energia, che pochi secondi dopo scagliò contro il custode, che la evitò volando, lasciando che esplodesse poco lontano, provocando uno spostamento d’aria.
“Cavoli… quel tipo non scherza…”
“E nemmeno io!” fece Terra, mentre il suo Keyblade si trasformava, diventando un cannone, dal quale uscì una sfera di luce diretta contro Riku, che dovette difendersi usando la sua arma, finendo comunque spinto diversi metri più in là.
“Non male come colpo.” Disse Vegeta, osservando il Keyblade di Terra tornare normale. “Ma niente di esagerato.”
Il custode sorrise.
“Non importa. Non cerco più il potere.”
“Davvero? Mi dispiace per te. Io invece continuerò a cercarlo fino alla fine. Fino a quando non avrò sconfitto Kakaroth!” urlò il Sayan, mentre i suoi capelli diventavano biondi.
“Cosa?” esclamò sorpreso Riku. “Un super Sayan?!”
“Non te l’aspettavi, vero moccioso? E ora muori!” disse Vegeta, mostrando il palmo di una mano.
Prima che il custode potesse reagire, dalla mano uscì un raggio d’energia, che lo colpì in pieno, provocando un’esplosione attorno a lui.
“Riku!” urlarono in contemporanea Sora e Kairi.
“Fantastico! Quello sì che è potere!” esclamò Black Star. “Quel tipo dev’essere molto forte!”
“Non ha la benché minima pietà…” fece Hikari. “Speriamo che Riku sia ancora vivo…”
“Tranquilla.” Rispose Dark. “Sono sicuro di sì.”
“E tu come fa ad esserne certo?” chiese la custode, vedendo solo in quel momento dei piccoli fulmini rossi ai piedi del custode, spalancando gli occhi per la sorpresa.
Quando la polvere dell’esplosione si diradò, Riku ne uscì malconcio.
I suoi vestiti erano andati distrutti in più punti: la sua giacchetta era ormai ridotta ad un colabrodo, mentre i suoi pantaloni lunghi erano ormai diventati corti.
“C-Cavoli…” fece. “Me la sono vista davvero brutta…”
“Complimenti, sei ancora vivo. Credevo che saresti stato disintegrato nel nulla…”
“Sono stato fortunato… Tutto qui…” rispose il custode, sorridendo.
“Interessante… Per essere un semplice umano, sei piuttosto forte… Ma vediamo fino a che punto resisterai…” disse, alzando anche l’altra mano.
Ma questa volta Riku agì subito.
Saltò subito in alto, evitando così il doppio raggio d’energia, che andò invece a esplodere poco lontano.
Poi, senza dare il tempo a Vegeta di preparare un terzo attacco, li puntò contro il Keyblade, dal quale uscì un raggio di luce, che colpì in pieno in Sayan, senza però causare troppi danni e lasciando giusto qualche graffio.
“Tutto qui?” chiese lui, mentre i suoi capelli tornavano neri, per poi girarsi. “Bah… E lui dovrebbe essere uno di quelli che hanno il compito di salvare l’universo? Tanto vale andarsene.”
“Sei sicuro? Potresti pentirtene.” Fece Terra.
“Se il massimo che è riuscito a farmi è qualche graffio, non ho motivo per combatterlo. Non c’è nemmeno gusto ad eliminarlo e dire che Kakaroth mi aveva detto che i custodi sono molto forti, e che uno di loro era riuscito a tenergli testa…”
“Ehi, tu! Guarda che io non sono ancora stato sconfitto!” urlò Riku, volandogli contro, con il Keyblade pronto a colpirlo.
Il Sayan, come se niente fosse si girò, evitando l’arma per pochi centimetri e colpendo con un pugno in pieno stomaco il custode, che sputò immediatamente sangue, per poi venire schiantato a diversi metri di distanza, rimanendo a terra.
Vegeta si avvicinò, per poi alzare una mano verso di lui.
“Detesto chi non si arrende… Sei un debole, perciò tanto vale che ti elimini ora. Sono rimasto piuttosto deluso…”
Detto ciò, creò una sfera d’energia, che lanciò contro il custode, che esplose.
Quando Riku riprese i sensi, ebbe la sensazione di trovarsi avvolto dall’acqua.
‘Dove mi trovo…?’ si chiese, aprendo lentamente gli occhi, senza riuscire a vedere comunque nulla, per poi richiuderli.
‘Capisco… sono di nuovo nell’oscurità… Alla fine, non sono riuscito ad eliminarla dal mio cuore…’
“Ti arrendi così facilmente? Certo che sei ben diverso dal Riku che conosco io…” disse una voce, poco lontana da lui.
Il custode spalancò gli occhi, guardandosi subito attorno.
“Chi sei?” urlò. “Dove sei?”
“Dietro di te.” Rispose la voce.
Riku si girò, ritrovandosi di fronte ad una ragazza circondata da una leggere luce.
“Jessie? Com’è possibile? Credevo fossi rimasta sul tuo mondo…”
“Spiacente, ma non sono la Jessie che conosci tu.” Rispose lei. “Vengo da un’altra dimensione e sai, lì sono piuttosto… legata con l’altro te…”
“Non è il caso di dirtelo… piuttosto, veniamo al sodo della questione: sei sicuro di volerti arrendere così? In fondo, potresti ancora vincere, no?”
“E tu come fai a saperlo? L’hai detto tu stessa che conosci un altro me…”
“Ed è per questo che ci sono anch’io.” Fece una seconda voce, che Riku faticò ad accettare.
Lentamente, dall’oscurità accanto a Jessie apparve un ragazzo dai capelli argentati, che circondò le spalle della compagna con un braccio.
“Chi meglio di te può conoscerti?” chiese lui, guardandolo divertito.
“Quindi tu sei…” mormorò.
“Siamo venuti qui dopo aver ricevuto una chiamata piuttosto strana da una sfera di luce. Ci ha detto che avevi bisogno di aiuto per superare un esame difficile…”
Mentre diceva ciò, il Riku accanto a Jessie alzò la mano libera, dalla quale uscì una sfera d’acqua, che volò verso l’altro custode, fermandosi di fronte a lui.
“È una parte del mio potere. Non posso donartelo tutto, ma se ti dimostrerai degno, riuscirai a riportarlo alla sua forza originale.”
“Che cos’è?”
“Lo scoprirai presto.” Rispose Jessie, chiudendo gli occhi. “Ora però è meglio che tu torni indietro. Non è bene che due dimensioni restino in contatto troppo a lungo.”
Mentre diceva ciò, sia lei che l’altro Riku cominciarono a scomparire nell’oscurità, lasciando nuovamente al buio il custode.
Riku riuscì ad individuare la sfera d’acqua di fronte a lui.
“Non so perché l’altro me stesso mi ha donato questa sfera… ma dubito che l’abbia fatto senza un motivo. Proviamo ad avere fiducia in me stesso!” esclamò, afferrandola con entrambe le mani.
Vegeta fece un ghigno divertito, mentre il fumo si levava, coprendo il cratere formatosi dopo l’esplosione.
“È finita.” Disse, girandosi.
Ma non appena fece il primo passo, sentì il rumore dell’acqua che s’infrangeva sotto di lui.
“Che cosa…?!” esclamò, girandosi.
La nube di polvere fu spazzata via da un colpo di vento, rivelando così una grossa fenice d’acqua, al cui interno si trovava Riku.
Con sorpresa di tutti, non sembrava avere alcun problema a respirare, e le sue ferite si stavano lentamente rimarginando, scomparendo come se non fossero mai esistite.
“Che razza di diavoleria è questa?” fece Vegeta.
Riku sorrise, per poi muovere un braccio, imitato subito dall’ala della fenice, la quale si diresse contro il Sayan, investendolo in pieno con un piccolo tsunami, facendolo soccombere alla sua forza.
“I-Impossibile!” urlò Vegeta. “Come può essere diventato così forte da trascinarmi via?!”
Terra sorrise.
“Sembra che abbia ricevuto un piccolo aiuto…” disse, usando per un attimo due toni diversi di voce.
“L’esame di Riku si conclude qui.” Esclamò Yen Sid. “Riku è promosso al rango di Master.”
Non appena ebbe pronunciato queste parole, l’onda s’infranse, subito seguita dalla fenice, che lasciò così libero Riku, che atterrò a terra senza difficoltà.
“Fantastico!” esclamò Sora, raggiungendolo assieme a Kairi. “Dove hai imparato quella magia?”
“Sarebbe troppo difficile da spiegare… credetemi…” rispose l’albino, sorridendo e guardandosi la mano destra. “Però… credo di dover ringraziare me stesso…”
“Uh? Cosa vuoi dire?”
“Ne parlerete dopo.” Fece Dark, raggiungendoli. “Ora dobbiamo procedere con gli altri esami.”
Mentre diceva ciò, Ventus e Haru raggiunsero il centro della piazza.
Kairi fece un respiro profondo, poi li raggiunse.
“Kairi, eh?” fece Ventus. “Sarà curioso affrontarti… in fondo, anche se per poco tempo, siamo stati entrambi ospiti dello stesso cuore.”
“Già, ma come puoi immaginare, non ho intenzione di farti vincere facilmente per questo.” Rispose la custode, evocando il Keyblade.
“Principessa?” chiese Haru, mentre impugnava la spada. “Non dirmi che è di sangue regale! Ho già avuto abbastanza problemi causati da quel tipo di sangue…”
“Anarchico?” domandò Ven.
“No, teorico principe di uno stato che è stato disintegrato cinquant’anni fa. È lo stesso?”
“Spiacente, ma nel mio caso, per principessa intende una persona dal cuore privo d’oscurità.” Fece Kairi.
“Nato privo d’oscurità.” La corresse Ven. “Altrimenti anch’io dovrei far parte della categoria, dato che quando Xehanort ha estratto Vanitas dal mio cuore, io sono rimasto privo di essa.”
La custode sorrise, per poi partire all’attacco.
Haru tirò fuori dalla tasca uno strano ciondolo, dalla forma simile a una croce greca, che applicò sulla spada, che cambiò subito aspetto, diventando meno larga e facendo apparire sulla lama la scritta ‘Explosion’.
“Niente di personale.” disse, parando il fendente della custode.
Prima che Kairi potesse fare qualcosa, fu percorsa da una serie di piccole esplosioni, che la scaraventarono indietro, mentre Haru arretrò solo di qualche centimetro, ignorando qualche piccola ustione sulle proprie mani.
“Forse ti ho fatto avvicinare troppo…” fece, mentre la spada tornava nuovamente alla sua forma originaria.
“Cavoli… che razza di spada è quella?” chiese la custode, rialzandosi.
Ma prima che potesse dire altro, fu costretta ad alzare il Keyblade, parando così un attacco di Ven.
Non appena i due Keyblade si scontrarono, il custode saltò all’indietro, per poi creare una sfera di fuoco, che scagliò contro Kairi, che rispose con una di ghiaccio, facendole così annullare a vicenda e creando una piccola nube di vapore che offuscò la vista alla custode.
Quando riuscì a tornare a vedere, i suoi avversari non erano più di fronte a lei.
“Dove sono-” ma s’interruppe, distratta da un rumore proveniente da cielo.
Sopra di lei, Ven e Haru stavano volando sopra una specie di skateboard gigante, con lo spadaccino pronto a colpirla.
Kairi alzò il Keyblade e chiuse gli occhi, preparandosi all’impatto.
Per qualche secondo, rimase come sospesa nel tempo.
Pochi secondi le sembrarono minuti interi.
“Usa la luce!”
Kairi spalancò improvvisamente gli occhi, facendo scomparire il Keyblade e alzando le mani verso i due avversari.
“Che cosa-?!” esclamò Haru, per poi notare gli occhi di Kairi.
Non erano più azzurri, ma bianchi, completamente bianchi.
Prima che lo spadaccino e il custode potessero fare qualcosa, attorno a loro apparvero decine di spuntoni di luce, che volarono contro di loro.
Il loro mezzo di trasporto s’illuminò, scomparendo e lasciandoli cadere, nella speranza di evitare di essere colpiti.
Tuttavia, con loro sorpresa, invece di scontrarsi tra di loro, gli spuntoni cambiarono direzione, seguendoli.
“Maledizione!” urlò Haru, mentre la sua spada cambiava forma, assumendo la stessa di prima.
Senza perdere ulteriore tempo, colpì uno degli spuntoni, causando così una serie di esplosioni a catena, che ebbero l’unico effetto di investire lui e Ven, facendoli sparire nell’esplosione.
“Ven!” urlarono insieme Terra e Aqua.
I due caddero a terra pochi secondi dopo, con il corpo ricoperto di varie ustioni.
Kairi si girò verso di loro, mentre i suoi occhi tornavano alla normalità, osservando Ventus rialzarsi a fatica.
“Basta così.” Ordinò Yen Sid, guardando sorpreso Kairi.
‘Com’è possibile?’ pensò. ‘Il potere che ha usato…’
“Mia madre ha donato parte del suo potere a Kairi.” Fece Dark, completando inconsapevolmente il ragionamento dell’ex Master.
“Come scusa?” chiese Riku.
“Mia madre ha aumentato i suoi poteri. Il che significa che ha qualcosa in mente per lei.”
“Come sarebbe a dire?” intervenne Kairi. “Io…”
“Non ha importanza. Stando così le cose, anche Kairi diventa Master del Keyblade.” Decretò Yen Sid, per poi girarsi verso Sora. “Ora tocca a te, prescelto del Keyblade. Tu sei l’unico tra i presenti che ha ricevuto il Keyblade senza averne mai visto uno prima. Perciò tu sei da considerare come il vero custode, il prescelto della Luce. Sei pronto per sostenere la prova?”
Sora annuì, per poi dirigersi verso il centro della piazza, seguito da Aqua e Natsu.
“È passato molto tempo dall’ultima volta che ci siamo visti…” cominciò la Master. “Allora ti dissi che avresti dovuto riportare Riku sul sentiero della luce, salvandolo dalle tenebre, e così hai fatto. Ora, io ti sottoporrò al tuo esame più importante. Preparati.” Concluse, evocando due Keyblade.
Uno grigio e uno blu.
“Io sinceramente non ci ho capito molto, ma pare che quest’esame sia molto simile a quello per diventare un mago di rango S, perciò non ci andrò leggero!” esclamò Natsu, facendo sbattere tra di loro i pugni.
“Non chiedo di meglio. Mostrerò tutte le mie capacità, senza chiedere aiuto a nessuno!” rispose il custode.
“Cominciate!” disse infine Yen Sid.
Sora scomparve subito alla loro vista, riapparendo alle loro spalle con una sfera di fuoco, che scagliò subito contro i due.
Aqua alzò i Keyblade, avvolgendosi così con una barriera cristallina, che la salvò dalle fiamme, che invece investirono in pieno Natsu, facendolo scomparire tra di esse.
“Fuori uno.” Fece Sora, per poi rimanere a fissare le fiamme.
Con sua sorpresa, esse cominciarono a essere aspirate in un punto preciso, scomparendo velocemente.
Quando scomparvero, Natsu riemerse dietro quelle poche rimaste, che finirono pochi secondi dopo nella sua bocca.
“Ottime fiamme, complimenti. Tra le più buone che abbia mai mangiato.” Disse il mago, sorridendo e pulendosi la bocca con la mano.
“Ti sei… mangiato il fuoco?!” esclamò sorpreso il custode.
“Certo. Io sono come un drago… un Dragon Slayer per la precisione. Il fuoco con me non ha effetto, anzi, mi potenzia. E ora lascia che ti dimostri cos’è il vero fuoco!”
Dopo aver detto ciò, cominciò ad aspirare aria, per poi chiudere le mani a pugno, lasciando un piccolo spazio tra i palmi e mettendole una dietro l’altra davanti alla bocca, come se stesse impugnando una cerbottana.
“Ruggito del Drago di Fuoco!” urlò, facendo uscire dalla bocca un tornado di fiamme, diretto contro Sora.
Il custode lanciò subito una sfera di ghiaccio, che però fu inglobata dal tornado come se niente fosse.
“Maledizione!” urlò, lanciando attorno a sé una barriera, giusto pochi instanti prima di essere colpito.
Ma con sua sorpresa, la barriera cominciò subito a incrinarsi, per poi infrangersi e lasciandolo alle fiamme, che lo investirono in pieno, ustionandolo in più punti e scaraventandolo diversi metri più in là, dove atterrò rovinosamente.
“D-Dannazione… è forte…” fece, rialzandosi e facendo per lanciarsi contro una magia curativa.
Ma prima che potesse farlo, Aqua apparve di fronte a lui, con una mano alzata, che abbassò subito.
Sotto i piedi di Sora apparve una pozza d’acqua che pochi secondi dopo lo scaraventò in aria, come se fosse stato un geyser.
Subito dopo, una serie di fulmini lo compirono in pieno, facendolo precipitare a terra.
“Voi custodi potete usare così tanti tipi di magie?” chiese Natsu, avvicinandosi a Aqua, che annuì. “Incredibile… il vecchio farebbe carte false per avere uno di voi nella gilda, ne sono sicuro…”
“Immagino fosse un complimento… Comunque è finita.” Rispose Aqua, girandosi.
“F-Fermi…” disse Sora, rialzandosi a fatica e barcollando.
In diversi punti, nonostante l’acqua, fumava ancora per l’alta temperatura a cui era stato sottoposto, e i suoi occhi erano celati dietro i capelli, che erano scivolati avanti.
“Io… non mi sono ancora arreso…” continuò, evocando il Keyblade.
“Sei resistente. Sono pochi quelli che riescono a parlare subito dopo aver ricevuto un mio colpo.” Fece Natsu, avvolgendo le proprie mani con il fuoco, per poi lanciarsi all’attacco.
Ma con sua sorpresa, Sora lo fermò usando una sola mano.
“Basta scherzare…” disse, alzando la testa e guardandolo con occhi fermi e determinati.
Prima che Natsu potesse fare qualcosa, le sue fiamme cominciarono a trasferirsi sul corpo di Sora, avvolgendolo completamente, ma lasciandolo illeso.
“Che cosa…!”
Qualunque cosa Natsu volesse dire, fu interrotta da un pugno del castano, che lo colpì in pieno volto, scagliando contro la porta del castello, che cadde assieme al mago.
Sora cominciò ad ansimare, mentre le fiamme scomparvero nel nulla.
Aqua lo guardò, mentre si girava verso di lei, con il Keyblade ancora abbassato.
“Io… continuerò… se mi dovessi arrendere ora… non avrei speranze nella guerra…” disse il custode.
Aqua sorrise, per poi lanciare sul ragazzo una magia curativa, che guarì completamente le sue ferite.
“Esame superato. Hai la determinazione sufficiente per il rango di Master e so che riuscirai a non trasformarla in oscurità.
Sora la guardò sorpreso, per poi lasciarsi cadere a terra.
“Allora è finita… Siamo tutti Master ora…” disse, sorridendo.
“Non è esatto.” Fece Dark, raggiungendoli.
“Manca ancora il più grande di tutti!” urlò Black Star, saltando dal margine della piazza direttamente al centro di essa, di fronte a Dark.
“Quindi tocca anche a me…” fece Taito, raggiungendoli. “Cavoli… non ho neppure un’arma da usare…”
“Se vuoi, posso creartela io.” Propose Dark.
“No… userò le mie conoscenze del karate… tanto non cambierà molto…”
“Come vuoi.”
“Ehi, voi, non sottovalutatemi!” urlò Black Star, per poi alzare un dito verso il cielo. “Io sono colui che supererà le divinità!”
“Allora, Taito…” fece Dark, ignorandolo. “Se sei stato scelto, significa che non sei un comune essere umano, vero?”
“Beh, non proprio… diciamo che sono molto difficile da sconfiggere… Perciò usa pure i tuoi attacchi più potenti senza preoccuparti per me.”
“Se lo facessi, questo mondo scomparirebbe nel nulla… Hai sentito, no? Io sono l’incarnazione stessa dell’Equilibrio… Annienterei Black Star e tutti gli altri qui presenti.”
“Come se tu potessi battermi! Ti sconfiggerò, dimostrando a tutti la mia superiorità!”
“Buona fortuna allora.” Rispose il custode.
“All’attacco!” urlò Black Star, partendo a tutta velocità contro Taito. “Prima occupiamoci dei più deboli! Un colpo e sarà K.O.!”
Prima che uno dei due potesse fare qualcosa, l’assassino colpi in pieno stomaco Taito con un pugno, facendo apparire attorno a lui decine di sfere nere, sopra le quali erano incisi degli ideogrammi.
Il ragazzo spalancò la bocca per il dolore.
Poi, come se niente fosse, il suo corpo esplose, ricoprendo Black Star di sangue e facendo volare la testa del ragazzo ai piedi di Kagome.
La ragazza abbassò lentamente il volto, incrociando per qualche secondo gli occhi vuoti dell’avversario di Black Star, per poi cadere a terra, faticando a non perdere i sensi per lo spavento.
“Cosa?!” esclamò sorpreso l’assassino. “Nessuno era mai esploso per questo colpo!”
“E aveva pure detto che era difficile da sconfiggere…” fece Sora, deglutendo.
“Ehi…” disse una voce.
Tutti cominciarono a guadarsi attorno, cercando di capire da dove provenisse.
“Sono quaggiù!”
Kagome voltò nuovamente lo sguardo verso la testa di Taito, i cui occhi erano nuovamente vivi, e si muovevano velocemente come per capire dove si trovasse.
“È rimasto qualcosa del mio corpo o solo la testa?” chiese.
Kagome stavolta cadde a terra svenuta.
“È- È ancora vivo?!” urlò Black Star, mentre attorno alla testa del ragazzo apparivano diversi cerchi magici.
In pochi secondi, dalla testa riapparve il resto del corpo, lasciando così che il ragazzo si rialzasse.
“E sono a meno una…” fece, guardandosi il palmo della mano sinistra, sulla quale era apparso uno strano disegno, e di cui una parte si stava dissolvendo.
“Com’è possibile?!” gli gridò contro l’assassino. “Ti ho visto esplodere davanti ai miei occhi… il tuo sangue mi ricopre ancora i vestiti! Come puoi essere vivo e intero?!”
“Spiacente… ma sono immortale.” Rispose il ragazzo.
“Immortale?” fece sorpreso Edward. “Senza essere una pietra filosofale o un Homunculus? Cavoli… Ling avrebbe fatto di tutto per scoprire il suo segreto…”
“Beh, non è che non posso morire…” disse Taito, mostrando il palmo della sua mano. “Ho a disposizione sei vite ogni quindici minuti… Quindi al momento posso morire altre cinque volte.”
“Davvero?” domandò Black Star, sorridendo. “Interessante… Vediamo se riuscirò a sconfiggerti in questo lasso di tempo allora!”
“Temo che tu stia dimenticando un piccolo particolare…” fece Dark, preparando una sfera di fuoco. “E cioè che questo combattimento è uno contro due.”
Prima che l’assassino potesse reagire, gli scagliò ai piedi la sfera, provocando un’esplosione che lo fece volare in aria, dove venne intercettato da Taito, che avvolse la sua mano destra con un’aurea azzurra, con la quale colpì in pieno Black Star, che venne rispedito a terra, mentre la parte superiore del corpo dell’immortale esplose, per poi ricomparire qualche secondo dopo.
“E meno due…” fece, osservando sparire un altro pezzo del simbolo sul palmo. “Ma quest’attacco è così…”
“M-Maledizione… è più forte di quanto credessi…” disse Black Star, rialzandosi, sputando a terra del sangue e spostando lo sguardo verso i due avversari, mostrando così che ora nelle sue pupille era apparsa una stella.
“E quello cosa significa?” chiese Taito.
“Semplicemente finirò di scherzare.” Rispose l’assassino, per poi evocare il Keyblade e sparire alla loro vista.
“Oh, finalmente comincia a fare sul serio.” Commentò Lea, sorridendo. “Ora sì che è un avversario temibile.”
“Cosa vuoi dire?” domandò Kairi.
“Black Star, come avrete visto, è un po’ particolare. Quando vuole, però, sa il fatto suo. È riuscito a mettermi in difficoltà, quando è entrato in questa… modalità.”
Come infatti diceva l’ex Nessuno, Black Star riapparve alle spalle di Dark, cercando di colpirlo.
Ma il custode si girò, afferrando il Keyblade con le mani e mollando un calcio nello stomaco all’avversario, facendolo volare via.
“Dovrai fare di meglio per colpirmi. Ricordati con chi hai a che fare. Non sottovalutare il tuo avversario.”
Black Star si rialzò, rievocando il Keyblade.
‘Maledizione…’ pensò. ‘È veramente forte… come posso sconfiggerlo? Tsubaki… se solo ci fossi tu…’
Ma senza rendersene conto, il paesaggio attorno a lui cambiò radicalmente, ritrovandosi in piedi sopra uno specchio d’acqua viola, dal quale uscivano diversi alberi, i cui rami li facevano somigliare a uomini stilizzati.
Alle sue spalle, una luna nera, con occhi, naso e una bocca aperta in un ghigno, che si stagliava su un cielo bianco.
“Questo posto…” fece, guardandosi attorno.
“Ciao, Black Star.” Disse una voce alle sue spalle.
L’assassino spalancò gli occhi, girandosi.
Di fronte a lui c’era Tsubaki, i cui vestiti ora erano azzurri come i capelli del custode, che lo guardava sorridendo.
“T-Tsubaki…” balbettò Black Star, incredulo. “Tsubaki, sei proprio tu?!”
La ragazza annuì con un sorriso.
“Bentornato.” Disse, poco prima di ritrovarsi avvolta da un abbraccio del suo maestro.
“Che bello, sei viva! Credevo che… che…”
“B-Black Star… Ma cosa ti prende?” chiese lei sorpresa.
“Temevo… di non rivederti più… Come hai fatto a salvarti?”
“Beh… ecco…”
“Sono intervenuta io.” Rispose una voce.
Accanto a loro, apparve dal nulla la figura di una donna vestita con una tunica dorata e i capelli color oro, agitati come l’acqua di un fiume, che ricadevano delicatamente sulle sue spalle libere dal vestiario. Il suo viso invece, era impossibile da definire perché era celato da un leggero velo bianco, sorretto da una sottile tiara, poggiata sul suo capo.
“E tu chi sei?” chiese l’assassino, senza però fare nulla.
La donna sorrise.
“Credo che tu conosca la risposta. Ho salvato io Tsubaki, ma aveva comunque subito ferite gravi, perciò le ho apportato qualche modifica.”
“Modifica? In che senso?”
“Diciamo che mi ha aggiornato.” Rispose la ragazza. “Ora posso tornare ad essere a tutti gli effetti la tua arma. Ora il mio aspetto principale è quello del tuo Keyblade.”
Black Star si girò verso di lei con gli occhi spalancati.
“Cosa?! Davvero?”
“Già.” Rispose la donna. “Ora il tuo Keyblade e Tsubaki sono la stessa cosa. Tutte le sua modalità si sono aggiunte al Keyblade, quindi cerca di non fallire nel tuo prossimo compito.”
Detto ciò, attorno alla donna cominciò ad apparire della luce, che divenne sempre più forte.
“E ora… è il momento di ripristinare questo mondo.” Concluse, scomparendo alla vista dei due.
Black Star fu improvvisamente avvolto da una forte luce.
“E ora cosa sta succedendo?” chiese Sora, mentre la luce si diffondeva velocemente ovunque.
“Questo potere…” fece Aqua, girandosi verso il castello, che stava venendo anch’esso avvolto dalla luce, poco prima che essa accecasse tutti quanti.
Quando scomparve, tutti sgranarono gli occhi.
Il pavimento, prima rovinato, era stato riportato al suo aspetto originario.
L’oscurità che avvolgeva il cielo era scomparsa, lasciando un cielo blu trapunto di stelle.
E il castello ora era nuovamente intero, con tutte le parti che erano andate distrutte, ora nuovamente al loro posto.
“Il mondo… Il nostro mondo…” fece Ventus.
“È tornato al suo antico splendore!” completò Terra.
Poco lontano, Dark osservò Black Star.
“Capisco… così, alla fine è intervenuta in prima persona…” disse, sorridendo, per poi tendere un braccio verso l’avversario. “Taito, allontanati. Per te lo scontro finisce qui.”
“Cosa?! Perché?”
“Non sopravvivresti.” Rispose lui semplicemente.
“L’hai detto tu…” fece Black Star, sorridendo. “Non sottovalutare l’avversario! Tsubaki, modalità Keyblade Incantato!”
Subito dopo aver detto ciò, attorno al Keyblade apparvero decine di linee nere, che lo avvolsero, raggiungendo anche le mani del custode, circondando anche lui.
Prima che Dark potesse fare qualcosa, un secondo Black Star apparve alle sue spalle, che lo colpì con un pugno, allontanandolo di qualche metro.
Black Star, che stava per attaccarlo nuovamente, si fermò a mezz’aria.
“Cosa?! Così?!” esclamò.
“Come per Kairi, anche tu sei stato riconosciuto da mia madre. Se ti ha donato nuovamente la tua arma, significa che anche per te ha grandi progetti e sei riuscito a colpirmi. Ora che ho tutti i ricordi dei miei reali poteri, non era per niente facile farlo. Certo, non ho dato il meglio di me, ma un novellino non sarebbe riuscito nemmeno ad avvicinarsi.”
“Molto bene allora!” fece Yen Sid, avvicinandosi, assieme a tutti gli altri. “L’esame si conclude qui. Sora, Riku, Kairi, Edward Elric, Black Star. Complimenti, Master del Keyblade.”
I cinque sorrisero.
“E ora seguitemi. Ho un dono per tutti voi. Anche voi, Dark e Hikari.” Disse, per poi voltarsi verso Terra, Ventus e Aqua.
“Voi invece?”
“Resteremo qui. Ci alleneremo e quando la guerra comincerà, vi raggiungeremo.” Rispose la Master.
“Io… vorrei rimanere qua con voi.” Fece Kagome, rivolgendosi ai tre. “Voi siete in grado di insegnarmi ad usare la magia, vero?”
I tre la guardarono sorpresa.
“Perché vuoi imparare ad usare la magia?” chiese Terra.
“Voglio rendermi utile, ma i miei poteri al momento sono limitati, e nella guerra non servirebbero a molto.”
“Interessante…” commentò Lea. “Direi che potrei rimanere anch’io… Potrei aiutarti… se sono riuscito ad addestrare quel testone di Black Star, con te avrò vita facile.”
“Black Star non è un testone!” disse una voce, poco prima che il Keyblade dell’assassino s’illuminasse, lasciando il posto a Tsubaki. “Solo… è un po’ esaltato…”
Ma l’arma si fermò, notando lo sguardo di molti verso di lei.
“Ehm… che c’è?” chiese.
“Ma da dove sei uscita tu?!” esclamò Pan, indicandola. “E chi sei?!”
“Lei è Tsubaki.” Rispose Black Star, sorridendo. “La mia arma, l’unica in grado di stare al fianco di una divinità come me!”
“Aspetta… vuoi dire che la tua spada in realtà è una persona?!” domandò Natsu sorpreso. “Ma com’è possibile?!”
“Nel nostro mondo funzionava così. Ognuno aveva un partner, il quale poteva trasformarsi in un’arma.”
“Ma come mai è un Keyblade?” chiese Riku.
“Immagino ci sia lo zampino di mia madre anche in questo.” Rispose Dark, per poi aprire sei varchi. “Ma ora, direi che è il momento che ognuno torni nel suo mondo.”
“Tsk. Non è che mi sia divertito molto…” fece Vegeta, attraversando il varco di fronte a lui.
“Io invece sì! Non vedo l’ora di raccontarlo alla mia ciurma!” urlò Rufy, lanciandosi in quello davanti a sé.
“Bah… io ho solo perso due vite… per fortuna il quarto d’ora è quasi passato…” disse Taito, sparendo anche lui.
“Io invece lo voglio raccontare subito a Happy! Sono sicuro che morirà d’invidia!” disse Natsu, attraversando il quarto varco.
“Mentre io dovrò inventare una buona scusa… Se Elie scopre che sono stato qui, come minimo mi riduce in fin di vita…” sospirò Haru, attraversando il quinto.
Di fronte ai custodi rimase il sesto.
“Io credo verrò ancora con voi.” Disse Pan, sorridendo. “Ho ancora tante cose da imparare… e l’alchimia al momento è l’arte che m’ispira di più.”
“Non varrai mica che mi metta a farti da insegnante, vero?” domandò Edward sorpreso.
“Che c’è, Master? Paura?”
“Io? Figuriamoci! L’unico timore che ho è Winry… se viene a sapere che ho viaggiato con te, mi riempie la testa di bernoccoli con quella sua maledetta chiave inglese…” fece lui, attraversando il varco assieme agli altri.
“Che cos’è quella cosa?!” urlò Kid, indicando la torre di Yen Sid.
“Direi una casa…” rispose Soul, sbadigliando. “Anche se non ho capito cosa ci facciamo qui…”
“Cretini!” fece Excalibur. “Vi ci ho condotti io per salvarvi. L’oscurità vi stava conquistando!”
“Però non vedo Black Star e Tsubaki… Dove possono essere finiti?” domandò Maka, guardandosi attorno.
“Chi se ne importa?!” gridò Kid, portandosi le mani alla testa. “Quell’orrore continua a perseguitarmi! Devo rimediare! Liz, Patty, trasformatevi!”
Ma prima che le due ragazze potessero fare qualcosa, di fronte a loro apparve un varco.
“La tua paura è infondata. In fondo, ti ho solo chiesto di farmi da maestro, nient’altro.” Disse Pan, portandosi le mani dietro la testa.
“Concordo.” Aggiunse Black Star. “Cos’hai da temere? Di certo questa Winry non sarà tanto pericolosa, no?”
“Voi non la conoscete…” rispose l’alchimista, sospirando prima di fermarsi di fronte ai cinque ragazzi e a Excalibur.
“E voi cosa ci fate qui?” chiese lui, preparandosi a combattere. “Ne volete ancora?”
“Cretino!” urlò Excalibur. “Non sono più senza controllo.”
“Black Star!” urlò Kid, per poi indicare la torre. “Tu sai di chi è quella… cosa?!”
“È casa mia.” Rispose Yen Sid, con voce severa. “E se alzerai un solo dito contro la mia torre, ti scaraventerò in un mondo totalmente asimmetrico.”
Il ragazzo si pietrificò a quella risposta.
“Prima di darvi il mio regalo, vi dirò i vostri compiti.” Disse il mago. “Edward, Pan. Vorrei che voi continuiate da soli il vostro viaggio. Soccorrete i mondi che trovate in difficoltà. Lo stesso voglio che facciano anche Dark e Hikari, che in un primo momento dovranno accompagnare Black Star e Tsubaki. Sora, Riku, Kairi: voi invece andrete alla Città di Mezzo, assieme a Topolino, Paperino e Pippo, e addestrerete i sopravvissuti a combattere. A questo punto, dobbiamo avere più persone possibili dalla nostra parte, custodi e non.”
“Ricevuto!” risposero i custodi.
“Sì può sapere cosa sta succedendo?!” esclamò Soul.
“Avete di fronte a voi il nuovo Master del Keyblade, colui che supererà tutte le divinità!” rispose Black Star, puntando l’indice verso il cielo.
“Master del Keyblade?” ripeté Maka. “Aspetta… ma non è lo stesso titolo che Aqua ha detto di avere in quel messaggio?”
“Precisamente! E ora io sono al suo stesso livello!” rispose l’assassino, lasciando che i suoi amici spalancassero la bocca sorpresi e increduli.
“Ora basta parlare.” Disse Yen Sid, attirando nuovamente l’attenzione verso di sé. “Ho fatto preparare per tutti voi nuovi vestiti. Questi hanno diverse magie al loro interno, che sortiranno da scudo. Inoltre, potranno ripararsi da soli se dovessero venire danneggiati durante degli scontri.”
Dopo aver detto ciò, il mago schioccò le dita.
I vestiti dei sette custodi s’illuminarono, per poi venire sostituiti dai nuovi.
Dark si ritrovò un paio di pantaloni neri, accompagnati da una maglietta a maniche corte bianca con disegnato in nero sul davanti e sul retro il suo ciondolo, che ora si trovava attorno al suo collo con una collana argentata.
Hikari invece ebbe dei pantaloni lunghi azzurri, assieme ad una maglietta a maniche lunghe blu.
I vestiti di Sora invece rimasero sullo stesso modello, tornando però ai colori simili a quelli della sua prima avventura, con delle bretelle bianche che formavano una X sul petto.
Quelli di Riku invece rimasero pressoché invariati, limitandosi a cambiare colore ai jeans.
Kairi invece aveva una maglietta a maniche corte bianca, con disegnato sulla schiena un cuore; e un paio di pantaloncini rossi come i suoi capelli.
Black Star invece mantenne lo stesso tipo di vestiti, solo che ora erano completamente azzurri, con una stella d’oro sulla schiena e davanti.
E infine Edward si ritrovò con pantaloni lunghi e maglietta a maniche corte neri, con un mantello color oro che lo avvolgeva.
“Wow!” fece quest’ultimo, osservando il suo nuovo look. “Fantastici!”
“Concordo!” urlò Black Star. “Ora sì che sono una vera stella!”
Dark sorrise.
“Molto bene allora. Meglio non perdere altro tempo. Grazie di tutto, Yen Sid.” Disse, inchinandosi, per poi aprire un varco e rivolgersi ai suoi compagni di viaggio.
“Pronti?”
Tutti e tre annuirono.
“Andiamo anche noi.” Fece Edward, imitandolo, mentre Pan lo raggiungeva.
“Buona fortuna allora.” Disse Sora, salutandoli. “Ci vediamo presto!”
“Certo!” risposero tutti, sparendo poi nei varchi.
Capitolo 66 *** In missione! Un'inaspettata riunione! ***
*Entra piano, cercando di non fare rumore*
Forse ci sono riusc- *evita una decina di frecce* o forse no...
Ok, lo so, sono in ritardo, e vi chiedo umilmente perdono. Vi ho fatto aspettare ben... un anno XD
Ok, meglio che torno serio, o a quest'ora rischio di dire troppe cavolate XD.
Allora, dove eravamo rimasti? Ah sì, all'esame. E ora le cose cominciano a farsi interessanti.
Con il prossimo capitolo, che attenzione, probabilmente sarà nuovamente di rating rosso, inizierà una nuova era di questa fan fiction. Abbandonate ogni certezza e speranza, voi che leggete! XD
Però non voglio anticiparvi troppo, preferisco lasciarvi a fondere cercando di immaginare che cos'ho in mente (XD) perciò ringrazio Fly89 per avermi fatto da betareader e passiamo subito alle recensioni
@ niki_: Oh, fai bene a preoccuparti... anche se credo che l'infarto lo avrai intorno al capitolo 70 (come molti altri immagino... ribadisco che io stesso mi sto chiedendo quando sono malato per averlo pensato XD). Dark mi dice ti riferirti di fare attenzione a ciò che dici, altrimenti potrebbe venirti a cercare armato di pezzi di Riku... Aspetta, che cos'ha detto?! Mi serve ancora! XD *riceve secondo messaggio* e Jessie mi fa sapere di non provarci... Ma mi hanno preso per un porta lettere?! XD. Ok, tornando (o diventando) seri, Riku in futuro avrà il suo ruolo, tranquilla. Nessuno dei personaggi di questa fiction verrà dimenticato.
@ lettore 01: Nah, Roxas era già intervenuto in passato... lasciamo anche a Sora qualche momento di gloria XD (anche perché nemmeno lui passerà bei momenti in futuro XD)
@ Inuyasha_Fede: Beh, credo fosse l'unica cosa in grado di spaventare realmente Kid XD
@ Poldovico: Che cosa sta succedendo? Credo che la domanda appropriata sia "Che cosa STA per succedere?" XD. Credimi, il prossimo capitolo vi soddisferà, o almeno lo spero... non vorrei essere stato inseguito da quei tizi che mi accussavano della fine del mondo per niente... Per la forza, sono stato il secondo maestro di Lord Sidious, modestamente parlando XD
@ Gerac: Beh, non potevo far diventare Black Star troppo potente subito. Ti ricordo che manca ancora tutta la guerra, perciò le catastrofi nucleari non sono ancora scongiurate XD
@ Xanum: Non preoccuparti, sei sempre il benvenuto tra i recensori! Beh, dovevo un po' muovere le acque, e quello mi è parso un buon colpo di scena (sei il primo a dire che suo padre è simpatico XD). Per Black Star... beh, diciamo che anche lui avrà il suo ruolo... e poi, nella storia piano piano diventa leggermente più serio... e tranquillo, Dark si è fatto colpire apposta XD. Per Ed... beh, anche per lui ho grandi progetti *mostra due sagome, una alta e una piccola, con sopra la scritta "SPOILER Capitolo 67* XD. Grazie anche per aver segnalato la fiction tra le storie scelte!
Ok, dovrei aver detto tutto... perciò, buona lettura!
Capitolo 66: In missione! Un'inaspettata riunione! Asuka sbadigliò sonoramente, osservando il paesaggio di fronte a lei. “Spiegatemi di nuovo perché siamo venuti qui.” Disse, rivolgendosi a Inuyasha e Marco, che erano seduti a terra dietro di lei. “Light ci ha detto di venire qui per continuare il nostro addestramento. Ha scelto lui il mondo, non ne sappiamo più di te.” Rispose l’Animorph. “Ma poi non sai fare altro che lamentarti?” fece il mezzo demone. “Rilassati ogni tanto. Anch’io non vedo l’ora di fare a pezzi qualche Heartless o Nessuno, o magari meglio ancora qualche demone, ma dato che non c’è ancora l’ombra di un avversario, ci conviene riposarci.” “E io che mi lamentavo di Shinji…” sbuffò Asuka. “Almeno lui obbediva… Sì, è vero che lo faceva anche se non voleva, però…” “Cos’è? Un modo per farci dire ciò che abbiamo letto su Shinji, e che tu non hai potuto leggere perché altrimenti avresti potuto modificare gli eventi del tuo mondo?” la provocò Marco. “Certo che no! Sai che me ne importa! E poi so già che diventerò l’indiscussa pilota numero uno di Evangelion!” Inuyasha fatico a trattenere una risata, che comunque non sfuggì alla ragazza. “Cos’è? Prendi in giro, cagnetto?” “E tu ci tieni così poco alla vita?” replicò lui, alzandosi in piedi con un salto. “Come se tu potessi farmi del male.” “Se credi che mi tratterrò perché sei una ragazza, caschi male. E senza Kagome, nessuno può fermarmi!” disse il mezzo demone, evocando il Keyblade. “Smettetela tutti e due.” Si mise in mezzo Marco. “Ci hanno detto di non attirare l’attenzione. Anche se ormai tutto l’universo è a conoscenza dell’esistenza dei custodi, non dobbiamo farci pubblicità.” Inuyasha sbuffò, facendo scomparire l’arma, per poi sedersi nuovamente a terra. “Il solito guastafeste.” Fece Asuka, imitandolo. Rimasero in silenzio per diversi minuti. “Allora…” riprese Asuka. “Secondo voi cosa può essere successo in questo mondo?” “Non ne ho idea. Ho provato a cercare qualcosa su quei compu-cosi prima di partire, ma alla fine l’ho tagliato a metà…” “Ecco cosa succede a far conoscere un computer ad una persona del 1400.” disse Marco. “Se ti sentisse mio padre, probabilmente ti costringerebbe a fare un corso d’informatica avanzato…” “Fanatico dei computer?” chiese Asuka. “No, proprio informatico. Uno pure importante.” “Capisco… E tua madre?” domandò Inuyasha. Marco abbassò subito lo sguardo. “Morta.” Rispose infine. “Anni fa. Il suo corpo non fu mai trovato…” “S-Scusa, non volevo…” “Non preoccuparti. Ormai ci sono abituato.” “No.” Fece Asuka. “Come scusa?” “Non ci stai dicendo la verità. Come te, anch’io sono una che indossa spesso una maschera, perciò posso capirlo subito.” Marco sorrise. “Mi dispiace, ma mia madre è realmente scomparsa. Dubito tornerà…” “Se lo dici tu…” Ma prima che qualcuno potesse continuare, furono distratti dal rumore di diverse esplosioni. “Da dove provenivano?” chiese Marco, scattando in piedi, imitato subito dagli altri due. “Direi… da laggiù!” rispose Inuyasha, dopo aver annusato l’aria, indicando un punto poco lontano, nel cielo. A conferma, videro subito delle luci apparire per pochi secondi. “Presto!” urlò Asuka, alzandosi in volo e partendo subito. “Mai che ci aspetti…” fece l’Animorph, seguendola assieme al mezzo demone. Pochi minuti dopo arrivarono sul luogo, senza però trovare nulla. “Dove sono andati?” domandò Marco, guardandosi attorno. “Non possono di certo essere scomparsi così, come se niente fosse, chiunque fossero ovviamente.” “Ehi… Che cos’è quello?” chiese Inuyasha, indicando un punto sotto di loro, dove c’era un ammasso di metallo circondato dalle fiamme. “Temo che quello sia il resto di una battaglia…” fece Asuka, osservando con attenzione lo spettacolo. “Eppure… mi ricorda qualcosa…” Ma prima che potesse dire altro, un forte rumore sopra di loro li distrasse, costringendoli a voltarsi. A diversi metri da loro c’era un’enorme astronave verde e bianca, sopra la quale c’era in piedi un robot umanoide bianco e magenta, con un fucile puntato contro di loro. “Un… Un Eva?!” esclamò sorpresa Asuka, osservando il robot sopra di loro. “Impossibile! Ce ne saremo accorti se fossimo finiti sul tuo mondo, no? E poi non ti punterebbero contro un arma!” “Chiunque voi siate…” fece una voce, proveniente dall’astronave. “Vi conviene alzare le mani e salire sulla Gekko Go!” “Certo che con quel fucile la tua richiesta sa molto di minaccia, sai?” replicò Marco. “Obbedite subito, o diremo di fare fuoco!” disse una seconda voce, stavolta femminile. “Ma che bello…” commentò Asuka, alzando le mani. “Sicuri che non dobbiamo fare nulla? Una sfera di fuoco e saremmo liberi…” “No. Non sappiamo nemmeno cosa vogliono.” Rispose l’Animorph, alzando le mani assieme a Inuyasha. “Per il momento, assecondiamoli. Poi vedremo.”
“Cavoli… chissà dove sono finito…” fece Shinji, guardandosi attorno. “Temo sia stata una cattiva idea quella di viaggiare per i mondi senza un’idea precisa e per di più non sono nemmeno un custode…” Dicendo ciò, spostò lo sguardo verso l’alto. “Come se non bastasse, ho una strana sensazione… Mi sembra quasi di essere più in alto di quanto dovrei… Come se fossi su un aereo, però è impossibile.” Ma le sue riflessioni furono interrotte dal rumore di una pistola a cui veniva disinserita la sicura. “Non ti muovere.” Disse una voce alle sue spalle. “Identificati subito.” Shinji cercò di spostare un poco la testa, senza però farsi vedere, purtroppo senza riuscire a scorgere chi fosse il nuovo venuto. “Shinji Ikari. Sono un semplice ragazzo che stava camminando.” “Davvero? E allora perché stavi parlando di custodi?” “Strano, non mi ero accorto di essere seguito. Sei piuttosto bravo…” “Sono un militare, è ovvio che devo essere capace di nascondermi.” “Un militare?” ripeté il ragazzo. “Allora se non ti dispiace, ma io me ne andrei. Non ho un bel ricordo di gente come voi. Non da quando avete contribuito alla fine del mondo che conoscevo.” Il soldato sussultò. “E va bene.” disse, abbassando la pistola. “Non so chi tu sia, ma non sembri pericoloso…” “Imprudente da parte tua abbassare così la guardia. Per quel che sai, potrei aver mentito e avere una pistola con cui spararti.” “No. Conosco il tono di voce che hai usato. Lo conosco molto bene.” Shinji si girò, ritrovandosi di fronte ad un ragazzo dai capelli color castano scuro, con addosso una divisa da militare nera. “Però… credevo fossi più grande.” Fece Shinji. “Non hai ancora risposto alla mia domanda. Cosa sai sui custodi?” “Perché lo vuoi sapere?” “L’esercito li sta cercando. Vuole chiedere il loro aiuto per debellare una minaccia che sta mettendo in pericolo questo pianeta.” Shinji rimase in silenzio per qualche secondo. “Sì… potrei sapere qualcosa, ma immagino che tu sappia bene che ne parlerò solo al tuo comandante, vero?” “Lo immaginavo. Per questo, non appena ti ho sentito parlare, ho chiesto che ci venissero a prendere.” Prima che Shinji potesse chiedere altro, un rumore proveniente dal cielo lo distrasse, facendo giusto in tempo a vedere una macchia nera scendere velocemente, per poi atterrare dietro al soldato. “Ah, dimenticavo.” Fece lui. “Il mio nome è Dominic Sorel. Piacere di conoscerti, Shinji Ikari.” Ma il ragazzo lo sentì appena. “Un… Eva…?” mormorò, osservando il robot.
I tre custodi seguirono il robot, che saltò giù dall’astronave, per poi entrare subito all’interno tramite un’apertura apposita. “Mi sbagliavo.” Fece Asuka, atterrando e guardando il robot. “Quello non è un Eva. È molto più piccolo, oltre al fatto che sembra più adatto a combattere. La Nerv non sarebbe contenta di sapere dell’esistenza di qualcosa del genere.” Prima che potesse aggiungere altro, ai lati della testa del robot si alzarono due placche di metallo, mostrando così un abitacolo. Pochi secondi dopo, uscirono una ragazza dai capelli verde acqua, con due profondi occhi viola, accompagnata da un ragazzo dai capelli marroni e occhi blu. “Cosa?!” esclamò la custode. “Due piloti? E per di più vestiti normalmente?!” Ma prima che potesse dire altro, una porta lì vicino si spalancò con violenza, facendo entrare un uomo dai capelli grigi, con in mano un fucile. “Cavoli… Nemmeno il tempo di riposarci che ci puntano subito contro un altro di quegli affari sputa metallo…” fece Inuyasha. “Imparare qualche termine nuovo no, eh?” lo riprese Marco. “Senti, non è colpa mia se in cinquecento anni è stata inventata così tanta roba da usare nomi strampalati che non riesco a ricordare!” “Chi siete?” chiese la ragazza sul robot, scendendo assieme al compagno. I tre custodi si guardarono. “Ci spiace, ma al momento non possiamo rispondere.” Fece l’Animorph. “Vi conviene farlo invece!” disse l’uomo, raggiungendoli. “Come se quei proiettili ci facessero veramente paura.” Replicò Asuka. “Siamo entrati qui dentro solo perché non volevamo storie, non certo per paura.” “Ehi…” fece il ragazzo, indicando la testa di Inuyasha. “E quelle cosa sono?” “Di cosa stai parlando, marmocchio?” “Credo si riferisca alle orecchie…” mormorò Asuka. “Beh, sono orecchie, cosa c’è di strano? Ne avete tutti quanti, no?” “Sì, ma non canine… Sai, noi siamo umani al 100%...” rispose Marco, per poi notare gli sguardi dei due compagni. “Okay, okay, io non sono sempre un comune umano, ma al momento lo sono, va bene?” “State dicendo che quelle sono le sue vere orecchie?” fece sorpreso l’uomo. “Qualcosa in contrario?” rispose il mezzo demone, mostrando gli artigli. “Parlando d’altro…” s’intromise Asuka, indicando con un dito il robot. “Che cos’è quella brutta copia di un Eva?” “Eva?” ripeté il ragazzo. “E che cosa sarebbe? Quello è il Nirvash, il più potente LFO mai esistito!” “LFO? Quindi è così che si chiama questo pezzo di latta?” fece la custode, avvicinandosi e colpendo con un calcio leggero il robot. “Non toccarlo!” urlò la ragazza dai capelli verde acqua. “Gli fai male!” I custodi si girarono verso di lei. “Eureka, calmati. Sono sicuro che non aveva intenzione di fare del male al Nirvash.” Disse il ragazzo, senza però nascondere anche il suo disprezzo per il gesto commesso da Asuka. “Parlate di questo robot come se fosse una persona. Certo che siete pazzi… è solo una macchina!” “No!” replicò Eureka. “Il Nirvash è vivo! Io lo posso sentire… e anche Renton!” “Ma cosa mi tocca sentire!” fece la custode, sorridendo e portandosi una mano sul volto. “Mi sembra quasi di risentire la cocca del capitano… ‘L’Eva è la mia vita’ e cose così…” “Asuka, adesso basta.” Disse Marco. “Cos’è, stai dalla loro parte?” “E poi dicevano a me che ero uno che provocava…” commentò Inuyasha, sbadigliando, per poi girarsi verso l’uomo. “Ehi, puoi anche mettere via quell’affare. Tranquillo, non vi attaccheremo se voi non farete altrettanto. Come puoi vedere, non abbiamo armi.” “E i tuoi artigli?” “Mi spiace, ma quelli dovrai sopportarli fino alla prossima luna nuova.” “Holland… credo che possiamo fidarci di loro.” Disse Eureka. “Ma ne sei sicura? Lo avete visto anche voi… volavano, senza usare nessuna tavola da ref o congegni di qualsiasi tipo.” “Beh, sappiamo volare, e con ciò?” chiese Asuka. “Conosciamo persone che sanno fare cose ben più vistose e esagerate.” “Tipo?” “Bah, roba tipo distruggere un pianeta, o farne evacuare l’intera popolazione… extraterrestri manipola-cervelli e cose del genere…” fece Marco. “Ormai tutto nella norma, no?” Holland, Eureka e Renton lo guardarono incuriositi. “Di’… mai pensato di farti vedere da qualcuno?” chiese l’uomo. “Ci penso da un bel po’ di tempo, ma ho paura che farei scappare lo sventurato che mi prenderebbe in cura…” “Basta parlare!” urlò Asuka, sbattendo violentemente un piede a terra. “Ci avete fatto salire qui sopra per rimanere in questo container o ci volete portare da qualche altra parte, dove magari possiamo anche sederci?!” Holland abbassò finalmente il fucile. “Va bene. Vi porterò in una sala più consona. Eureka, Renton, andate a chiamare gli altri e ditegli di raggiungerci.” “Sicuro di voler andare da solo?” chiese Renton. “Tranquillo. Se dovessero tirarmi qualche tiro mancino, non farebbero comunque in tempo a fuggire.” Rispose lui, cominciando ad allontanarsi. “Tsk. Non siamo di certo persone del genere. Se proprio volessimo colpirti, lo faremmo senza tanti problemi.” Commentò Inuyasha, per poi seguirlo assieme agli altri due custodi.
In pochi minuti raggiunsero una stanza vera e propria, all’interno della quale c’era un divano, sul quale Asuka si sedette subito. “Stanno arrivando.” Disse Renton, entrando accompagnato da Eureka e tre bambini, tra cui una femmina. “Chi sono loro, mamma?” chiese quest’ultima, voltandosi verso la ragazza dagli occhi viola. “Non lo sappiamo ancora Maeter.” Rispose lei. “Mamma?” ripeté Asuka, per poi voltarsi verso Renton. “Cavoli, siete ancora due ragazzini e avete già figli così grandi? Altro che precoci!” Renton si colorò subito di rosso, per poi aprire la bocca, venendo però anticipato da uno dei bambini. “Noi non siamo figli del puzzone!” esclamò. “Abbiamo solo la mamma!” “Già!” confermò l’altro. La pilota di Evangelion scoppiò a ridere, mentre Renton cercava di prendere i due, che avevano cominciato a scappare ridendo. “E così sono loro i novelli Icaro, eh?” fece una voce femminile, anticipando una donna dai capelli neri a caschetto, con un tatuaggio a forma di fiore sul viso e vestita con una tuta. “Icaro? Cosa sarebbe?” chiese Inuyasha. “È un personaggio mitologico.” Rispose Marco. “In grado di volare, anche se ha fatto un solo volo con esito negativo.” “Cosa che a voi invece non è successa.” Disse un altro uomo, con una giacca verde, un capello rosso e una macchina fotografica in mano, entrando. “Non avevo ancora visto nulla del genere… E sono a bordo da un bel po’.” “Gli altri?” chiese Holland. “Preferiscono rimanere ai comandi. Nel caso dovessimo venire intercettati.” Fece una donna, con un camice bianco e i capelli rossi, raggiungendoli. “Ma cos’è?” domandò Asuka. “La brutta copia della Nerv?” “Che cos’è questa Nerv?” chiese Holland. “Un gruppo in un certo senso militare di cui facevo parte. Anch’io ero alla guida di un robot, anche se molto più grande del vostro, e combattevo contro entità superiori. Anche se puntualmente venivano sconfitte da me.” “Strano…” fece Inuyasha. “Se ben ricordo, il merito va maggiormente a Shinji, no?” Asuka lo congelò con uno sguardo. “Quello stupido sapeva solo sfruttare le occasioni che gli creavo io. Non era buono a far nulla. Ne è la prova che alla fine sono stata scelta io, e non lui!” “Non ho mai sentito parlare di questa Nerv, e anch’io facevo parte dell’esercito. Tantomeno so dell’esistenza di questi LFO giganti.” “Complimenti Asuka… Copertura saltata…” sbuffò Marco. “Tanto vale parlare a questo punto.” Detto ciò, evocò il Keyblade, imitato subito dagli altri due. “Noi siamo Marco, Asuka e Inuyasha, custodi del Keyblade.” Continuò l’Animorph, mostrando la sua arma ai membri dell’astronave, che assunsero tutti delle facce sorprese. “Custodi? Quei custodi?” chiese Renton, continuando a fissare il Keyblade. “Che cosa ci fate qui?” domandò la donna in tuta. “Possiamo definirlo addestramento. Ci hanno spedito qui, dicendoci di risolvere eventuali problemi. Siamo stati attirati da alcune esplosioni, ed è così che ci avete incontrato.” Rispose Asuka. “Ed è inutile dirvi che ognuno di noi proviene da un mondo diverso. Lui viene addirittura dal passato.” Continuò, indicando il mezzo demone. “Come se fosse un crimine…” commentò lui. “Voi invece, chi siete?” La donna si riprese. “Io sono Talho Yūki, l’uomo che invece vi ha scortati qui è Holland Novak.” Rispose, indicandolo. “Io invece sono Renton Thurston.” Disse il ragazzo, per poi indicare la ragazza al suo fianco. “Lei è Eureka, mentre i bambini sono Maurice, Maeter e Linck.” “Io sono Stoner, un giornalista.” Fece l’uomo con la macchina fotografica. “Mentre io sono Mischa, la dottoressa.” “E al momento vi trovate sulla Gekko Go, una nave di ribelli, che vogliono contrastare l’esercito, perché vuole sterminare una forma di vita di questo pianeta.” Disse Holland, sedendosi su una sedia. “Ribelli?” “Molti di noi facevano parte dell’esercito. Quando però abbiamo scoperto la verità, abbiamo disertato, rubando questa nave, oltre a portare via quelle che consideravano due importanti pedine.” “Ovvero?” chiese Marco. “Ovvero me e il Nirvash.” Rispose Eureka. “Io ero l’unica in grado di pilotarlo, anche se all’epoca ero come una bambola che obbediva agli ordini…” Mentre diceva ciò chiuse le mani a pugno. “Ho fatto cose orribili, di cui non potrò mai perdonarmi… Se non fosse stato per Renton, non so come avrei fatto…” “Umpf. Che sdolcinatezza. In momenti come questi, capisco perfettamente Dark…” commentò Asuka. “Ad ogni modo, cosa intendevi dire con una forma di vita?” “Noi non siamo originari di questo mondo.” Spiegò Talho. “Siamo arrivati qui con delle astronavi molto tempo fa, dopo essere stati costretti ad abbandonare il nostro pianeta. Arrivati qui, abbiamo scoperto che era già abitato da un essere che ricopre l’intero pianeta, e dai suoi simili: i Corallian.” “E immagino che l’esercito voglia eliminarlo per ottenere la supremazia, vero?” chiese Marco. “A dir la verità, non è proprio l’esercito… è mio fratello che lo vuole. Desidera annientare i Corallian, non importa come. Noi invece siamo convinti che sia possibile instaurare una conversazione con loro. E siamo a buon punto.” “Davvero? Quindi siete in contatto con questi Corallian?” “Stupidi.” Fece Inuyasha. “Ci abbiamo parlato anche noi. Si trova in questa stanza.” Tutti si voltarono verso di lui. “E tu come…?” cominciò Holland, venendo però interrotto dal custode, che si indico il naso. “I miei sensi sono più sviluppati dei vostri. C’è uno di voi che ha un odore completamente diverso dagli altri. Ma se non lo vuole dire, non sarò io a smascherarlo.” “Credo sia inutile nasconderlo…” disse Eureka, mentre stringeva la mano a Renton. “Io stessa sono un Corallian… Un Corallian dall’aspetto umano.”
Shinji seguì Dominic lungo un corridoio. “Così quel robot si chiama LFO, eh?” chiese al militare, che annuì. “Esatto. E quello che hai visto tu è il migliore il nostro possesso. Il The End, il cui pilota è Anemone, l’unica in grado di usarlo.” “Mi ricorda molto un altro tipo di robot…” “Davvero? Di che modello si trattava?” Shinji scosse la testa. “Sarebbe inutile descriverlo. Non puoi conoscerlo.” Dominic lo guardò, per poi proseguire il silenzio. Pochi minuti dopo raggiunsero una porta, che si aprì da sola, lasciando entrare i due. Si ritrovarono in una stanza enorme, alla fine della quale c’era una scrivania, dietro cui sedeva un uomo dai capelli grigi, che indossava un completo militare bianco, che lasciava capire chiaramente che era il capo. “Colonello, le ho portato il ragazzo!” disse Dominic, facendo il saluto militare. “Grazie. Puoi andare.” Rispose l’uomo. Il ragazzo lo guardò sorpreso per qualche secondo, per poi annuire e uscire, lasciando Shinji da solo con l’uomo. “Sono Dewey Novak. Benvenuto, Shinji Ikari. Ho sentito il tuo nome tramite il trasmettitore di Dominic.” “Lo so.” Rispose lui. “Avevo sentito delle interferenze, ma sono stato zitto. Non devi avere una grande fiducia nei tuoi uomini, per sorvegliarli in questo modo.” “La sicurezza non è mai troppa.” “Sa, mi ricorda una persona che odio profondamente… come lei, mi osservava da dietro una scrivania… con quel tono superiore.” “Doveva essere una persona interessante…” “Era solo uno stupido. Uno stupido che calpestava i sentimenti altrui per non ferirsi e che con il suo desiderio, ha portato alla fine il mio mondo.” “Oh, quindi immaginavo bene. Tu non sei di questo pianeta…” “Non sono un custode, se è questo che si sta chiedendo. Sono solo… una persona particolare.” “Però hai detto di essere a conoscenza di qualcosa su di loro. Parlamene.” “A dir la verità non so molto. Mi è solo capitato di incontrarne un gruppo tempo fa, e posso confermare che la loro forza è molto più grande di quanto si possa immaginare. Soprattutto di uno di loro.” “E dimmi… sai in base a cosa agiscono?” “Non seguono un ordine preciso. Aiutano i mondi in difficoltà, e al momento si stanno riunendo, preparandosi all’imminente guerra.” “Capisco… E tu? Cosa sei?” Shinji lo guardò, stringendo un poco gli occhi. “Come scusi?” “Non vorrai davvero farmi credere di essere umano, vero?” rispose l’uomo, alzandosi. “Strano, l’ultima volta che ho controllato lo ero.” “Sei coraggioso, ragazzo. Potrei farti arrestare e condannare per la tua insolenza, lo sai?” “E io potrei andarmene da qui in qualsiasi momento.” I due continuarono a guardarsi in silenzio. “Mi ha fatto venire qui solo per questo o c’è altro?” chiese infine Shinji. “In effetti, ci sarebbe un favore che vorrei chiederti…” rispose Dewey, per poi premere un tasto sulla sua scrivania. Dietro di lui uscì dal muro uno schermo, che si accese, mostrando l’immagine di un’astronave verde e bianca. “Tempo fa, questa nave è stata rubata da un militare e i suoi uomini, che hanno cominciato ad usarla per portare avanti un piano devastante. Vogliono collaborare con una razza aliena per eliminare gli uomini.” Il colonello premette un altro tasto, facendo così cambiare immagine, mostrando i volti di tre persone: il primo era un uomo dai capelli grigi, mentre gli altri due erano una ragazza dai capelli verde acqua e un ragazzo dai capelli marroni. Questi tre sono i nostri principali nemici. Il ragazzo si chiama Renton Thurston, la ragazza invece è Eureka, una delle responsabili di un massacro avvenuto qualche anno fa, infine, il loro capo… Holland Novak, mio fratello minore.” Sentendo ciò, Shinji lo guardò sorpreso. “Tu saresti in grado di catturarli, permettendoci così di salvare il nostro mondo?” continuò il colonello. “Lei e suo fratello siete nemici quindi…” fece il ragazzo. “Sicuro che le vada bene così?” “Io gli avevo dato tutta la mia fiducia, e lui l’ha tradita. Non solo, ha corrotto anche altre persone, convincendoli di essere nel giusto. Renton Thurston né è un esempio: suo padre morì anni fa, sacrificandosi per salvare il pianeta, e suo figlio ora vuole contribuire a distruggerlo.” Shinji rimase in silenzio per qualche secondo. “Dove posso trovarli?” chiese infine. Il colonello sorrise, mentre la porta si riapriva, lasciando entrare una ragazza dai capelli rosa, con occhi viola che sembravano tagliati a metà da una linea rossa. “Sarà la nostra Anemone a condurti da loro. Avrai l’onore di salire sul The End.” Il ragazzo li guardò entrambi, per poi girarsi. “No grazie, ho già il mio robot personale. Mi limiterò a seguirla.” “Che c’è, hai paura di viaggiare con me?” chiese la ragazza, sorridendo malvagiamente. “No. Semplicemente, fa parte del mio essere. Ho già fatto un’eccezione prima. Va bene se aspetto fuori da questo edificio?” “Naturalmente.” Rispose Dewey, sorridendo, per poi rivolgersi alla ragazza. “Anemone, vai a prepararti. Partirete subito.” Shinji uscì dalla stanza, ripercorrendo al contrario il corridoio. “Non so cos’hanno in mente… ma per il momento mi conviene assecondarli…” Mentre mormorava ciò, stese il braccio destro, che cominciò a cambiare colore. “Sembra sia il momento di tornare a camminare insieme… mamma…”
Asuka entrò nella stiva, dove si trovava il Nirvash. In quel momento si accorse che c’erano diverse macchine lì dentro, anche se tutte dalla forma strana. Ignorandole, si avvicinò al Nirvash, per poi alzarsi in volo, arrivando alla cabina di pilotaggio. “Così piccola?” fece, entrando dentro. “Anche se in effetti ha più comandi rispetto a un Eva…” La sua attenzione venne subito atterrata da uno strano cilindro, al cui interno sembrava esserci un liquido verde, con una scritta che galleggiava al suo interno. “E questo cos’è?” si chiese toccandolo. Non appena entrò a contatto con l’oggetto, esso emise una flebile luce, che fece ritirare la mano alla custode. “Che diavolo…?” “Dice che non aveva mai visto un umano come te prima.” Disse una voce poco lontana. Asuka si voltò, vedendo Eureka avvicinarsi, per poi arrampicarsi sul robot, sedendosi quindi sull’altro posto disponibile. “Come scusa?” “Il Nirvash è curioso. Dice che sente un grande potere provenire da dentro di te. Come anche dai due ragazzi che ti accompagnano.” Asuka sorrise. “Ovvio. Io sono la miglior custode e la miglior pilota di Evangelion che esiste!” “Però… dice anche che sei triste…” continuò Eureka, ignorandola. La custode la guardò. “Di’ un po’… ma tu puoi veramente parlarci?” “Certo. L’ho sempre fatto, fin dal momento in cui siamo stati trovati. Il piccolino all’inizio parlava solo con me, ma poi ha cominciato anche con Renton. Per questo noi due siamo gli unici a poterlo pilotare.” “Se ci fosse Shinji, sicuramente ti chiederebbe se hai paura, o perché ci sali sopra.” “Ci tieni molto a questo Shinji, vero?” domandò Eureka. Asuka scoppiò subito a ridere. “Io… che ci tengo a Shinji? Questa sì che è bella! È solo uno stupido, per di più figlio del comandante. Lui e Ayanami… sono insopportabili! Scommetto che ora che non ci sono più io, sono belli felici di non avermi più tra i piedi.” “Perché dovrebbero esserlo? Una loro amica se n’è andata…” “Oh, non ero di certo loro amica. Eravamo solo colleghi. Combattevamo insieme per respingere degli esseri che volevano distruggerci… Per ironia della sorte, li abbiamo chiamati Angeli…” “Quindi non combattevi contro altri umani…” “No, direi di no.” Eureka fece per parlare, ma la nave fu percorsa da una specie di terremoto. “Che cosa…” “Holland!” urlò una voce proveniente da dei altoparlanti. “Vieni subito! Siamo sotto attacco!” Asuka saltò subito, volando verso la porta, lasciando indietro Eureka. Pochi secondi dopo raggiunse gli altri due custodi, che stavano seguendo Holland. “Giustamente arriviamo noi e veniamo attaccati…” fece Marco, mentre entravano in una stanza, dentro la quale c’erano qualche computer e diversi postazioni di controllo. “Chi è stato?” chiese Holland, rivolgendosi a un uomo dal cappello bizzarro, con lo sguardo fisso su un monitor. “Uno è il segnale di un LFO… probabilmente il The End. E poi, riveliamo un segnale sconosciuto.” “Riesci a visualizzarlo?” “Non c’è ne bisogno!” urlò Talho, indicando fuori dai vetri. Asuka si girò spalancando gli occhi. Di fronte a loro c’era un enorme robot viola, alto diverse volte il Nirvash, sospeso nel vuoto, affiancato da un altro, che sembrava la fotocopia nera del Nirvash. “Ma quello è…” cominciò Marco sorpreso. “L’EVA 01!” gridò Asuka. “Che cosa ci fa qui?!” “Eureka, Renton! Uscite subito e allontanatevi il più possibile. Noi cercheremmo di distrarli!” ordinò Holland. “Dovete mettervi in salvo!” “Ma Holland, non possiamo-” protestò Renton. “È un ordine! Noi siamo sacrificabili, voi no!” “Ehi ehi… finché ci siamo noi, nessuno si sacrificherà.” Fece Inuyasha, facendo scrocchiare il collo e le mani. “Ho affrontato mostri molto simili a quello. Sarà un giochetto da ragazzi!” “Io invece voglio scoprire cosa ci fa qui… Dovrebbe essere molto lontano, e poi, se lui è qui, significa che non è solo…” “Stai dicendo che potresti conoscerlo?” “Probabilmente è uno stupido di mia conoscenza, sì. Anche se mi sembra strano che attacchi in questo modo…” “Basta parlare, usciamo subito!” urlò Marco, correndo fuori dalla stanza, seguito dagli altri due. “Cavoli… Non so se siamo stati fortunati a incontrarli o no…” fece Talho, venendo però interrotta dall’uomo di fronte al computer. “Holland, abbiamo un altro problema!” “Che altro c’è?” chiese lui, avvicinandosi. L’uomo si limitò ad indicare lo schermo, che gli fece spalancare gli occhi. “E quella… cosa diavolo è?!” esclamò, senza riuscire a nascondere un po’ di paura.
“Sei sicura che usciranno proprio loro?” chiese la voce di Shinji, proveniente dallo 01. “Certo. Conosco quei due mocciosi, usciranno subito, convinti di poterci sconfiggere! Poveri illusi… non mi farò battere di nuovo!” Mentre parlavano, l’astronave si spostò in posizione verticale, cominciando ad aprire un boccaporto che si trovava sotto di essa. Ma con grande sorpresa dei due piloti, non uscì un robot, ma tre ragazzi, che rimasero in volo, raggiungendoli subito. “Ehi, Shinji!” urlò Asuka, arrabbiata. “Si può sapere cosa diamine ci fai qui? E soprattutto, cosa stai facendo?” L’EVA 01 si voltò verso di lei. “A-Asuka?” esclamò sorpresa la voce di Shinji. “Perché sei qui?” “Guarda che te l’ho chiesto prima io, e comunque, sai bene che sono una custode, è normale che ogni tanto faccia qualche viaggio per i mondi, no? Sei tu che non dovresti essere in grado di farli!” “Io…” fece la voce, mentre l’EVA s’illuminava, cominciando a ridursi di dimensioni. Sotto lo sguardo sorpreso dei presenti, pochi secondi dopo, al posto del robot apparve Shinji, che rimase sospeso nel vuoto e si portò una mano dietro la testa. “Ecco… diciamo che la questione è piuttosto complicata…” Ma Asuka non lo sentì nemmeno. Era rimasta imbambolata dallo spettacolo a cui aveva appena assistito, e il suo cervello non era ancora riuscito ad assimilare il tutto. “Tu sei un Demone!” esclamò Inuyasha, evocando il Keyblade e puntandolo contro Shinji, che scosse subito le mani. “No, no! Non sono un demone! Cavoli… anche Kohaku mi aveva scambiato per un demone all’inizio…” “Kohaku?” ripeté sorpreso il mezzo demone. “E tu come fai a conoscerlo?” “Ho viaggiato con lui per qualche tempo, dopo essere finito nel regno dell’Oscurità… dal quale siamo riusciti ad uscire grazie all’aiuto di Sora e di altri custodi.” “E Kagome? Per caso hai visto anche Kagome?” “Tranquillo, è al sicuro. Hanno salvato anche lei, assieme a qualche altra persona prigioniera di quel mondo.” Rispose il pilota, mentre Inuyasha tirava un sospiro di sollievo. “Shinji Ikari!” urlò Asuka, riprendendosi. “Cosa – accidenti – ti – è – successo?” sillabò, indicandolo con un dito. “Da quando puoi diventare un EVA?!” “Ecco… Direi da quando mi sono fuso con Ayanami…” “TU COSA?!” urlò ancora più forte la custode, raggiungendolo e afferrando per il bavero della maglietta. “Quindi me ne vado e tu ti diverti come un pervertito, eh?!” “Ma che hai capito?! Io e Ayanami si siamo fusi assieme al resto degli abitanti del pianeta! Abbiamo perso… il Third Impact è avvenuto… E tutti sono spariti… sono rimasto solo io…” Asuka spalancò gli occhi. “Cos’hai detto?” “Ehm… dici che è il caso di ricordargli che c’è ancora un robot dietro di loro?” chiese Marco a Inuyasha, che scosse le spalle. “Se tu vuoi interrompere Asuka, fai pure. Ma io, per esperienza, resto in disparte.” “In effetti, sembra che anche il pilota di quel robot sia interessato al discorso…” fece l’Animorph, annuendo. “Combattevamo per la parte sbagliata. La Nerv voleva solo far avvenire il Third Impact, e per farlo, Ayanami, che in realtà era una copia di Lilith, doveva fondersi con Adam, il primo angelo… Io sono stato catturato da lei, che mi ha letteralmente inglobato al suo interno. E insieme, abbiamo acquisito tutti gli esseri viventi, trasformati in LCL… poi non ricordo nulla… mi sono risvegliato nel mondo dell’Oscurità, dove ho scoperto che-” “Ma che bella storiella!” fece Anemone, interrompendolo, mentre di fronte al suo LFO si creava una sfera di energia. “Ma mi pare di capire che siate dalla stessa parte, perciò ora vi eliminerò tutti!” Non appena ebbe detto ciò, lanciò la sfera d’energia contro Shinji e Asuka. Quest’ultima evocò subito il Keyblade, pronta a deviare l’attacco, ma fu anticipata da Shinji, che fermò la sfera con una mano sola. “Dicevo… dove ho scoperto di aver acquisito i poteri di una divinità…” continuò, per poi distruggere la sfera come se niente fosse. “E questo spiega il perché sono qui. Sto girando per i mondi, cercando di aiutare dove possibile.” Asuka lo guardò con gli occhi fuori dalle orbite. “Tu sei cosa?!” esclamò. Ma prima che potesse continuare, dalla Gekko Go uscì il Nirvash, che li raggiunse. “Ragazzi!” urlò Renton, rivolgendosi ai custodi. “Abbiamo un problema più grave!” “Di cosa si tratta?” chiese Inuyasha. Il robot alzò un braccio, indicando il cielo. “Di quella…” fece la voce di Eureka. I custodi alzarono lo sguardò, incrociandolo con un’astronave grande dieci volte rispetto alla Gekko Go. Non appena la vide, Marco sbiancò di colpo, cominciando a tremare. “Q-Q-Quella è…” cominciò, indietreggiando e attirando su di sé gli sguardi di tutti. “La conosci?” chiese Asuka, sorpresa da quel cambio di atteggiamento dell’Animorph. “Se la conosco? Se la conosco?!” esclamò lui. “Certo che la conosco! È la nave di Visser I, uno dei pezzi più grossi degli Yeerk!” “Yeerk? E che cosa ci fanno qui?” domandò Inuyasha. “Aveto capito che erano rimasti pietrificati assieme al tuo mondo.” Ma Marco non rispose, continuando a fissare con occhi spalancati l’astronave, che proseguiva nella sua discesa verso terra, superando in pochi minuti i custodi e i due LFO. “Ragazzi…” disse infine. “Qualunque cosa succeda d’ora in poi… reggetemi il gioco… E soprattutto, qualunque cosa che sentirete e vedrete… cercate di ignorarlo… Ah, e per voi, una volta finita la guerra, perderemo la memoria, chiaro?” “Cosa? Perché tutte queste storie?” domandò Asuka. “Io sto combattendo contro di loro… e finora non mi avevano mai visto nella mia forma umana…” “Forma umana?” chiese Renton. “Cosa intendi dire?” “E allora?” fece Shinji. “Crederanno che tu sia un semplice custode, no?” “Impossibile… mi avranno già riconosciuto… certo, non sanno che sono uno dei ribelli… ma sanno chi sono…” Detto ciò, cominciò a scendere a terra. “Noi andiamo ad avvisare Holland!” fece Renton, tornando a bordo della Gekko Go. “Anemone. Ti conviene scendere con noi. Continueremo dopo il discorso su chi è nemico o no. Se resti lì, rischierai la vita.” Disse Shinji. Senza protestare, anche il robot nero comincio a scendere di quota. Pochi minuti dopo, i custodi si ritrovarono di fronte al portellone d’ingresso dell’astronave Yeerk. “Umpf. Quanto vogliono aspettare ad uscire?” fece Inuyasha, continuando ad osservare l’ingresso, mentre mostrava chiaramente i suoi artigli. Come se l’avessero sentito, il portellone s’apri, lasciando uscire una donna che si diresse subito verso i custodi, correndo. Lasciando tutti di stucco, corse da Marco, abbracciandolo. “Marco! Ma allora sei vivo!” esclamò la donna. “Come sono felice di rivederti! Temevo che fossi morto assieme a tutti gli altri! Volevo morire, mi maledicevo per non essere stata lì con voi…” “Smettila.” Fece il custode. “Come? Non sei felice di rivedere tua madre?” chiese la donna. “Madre?!” gridarono gli altri ragazzi. “Lei è tua madre?!” fece Shinji sorpreso, mentre Anemone, che era scesa dal The End, mostrava un po’ più d’interesse. “No.” Rispose Marco. “Non è mia madre.” “Ma come, non mi riconosci?” “Se vuoi farmi incontrare mia madre, allora abbandona il suo corpo, lurido Yeerk.” Disse freddamente l’Animorph. “O devo chiamarti Visser I?” L’espressione della donna cambiò di colpo, per poi tornare a sorridere, ma stavolta un sorriso ben diverso da quello mostrato prima. “Oh, così sai. Mi sorprendi sempre di più, umano.” Fece. “Quando sono diventato custode, mi sono stati rivelati parecchi segreti, ma non preoccuparti: una volta finita la guerra, dimenticherò tutto ciò che è successo dopo aver lasciato il mio mondo. Non potrò rivelare al mondo la vostra invasione. E non potrò sapere che mia madre non è morta, ma schiava di un alieno. Non sai quanto mi dispiace per questo…” disse Marco, usando un tono sempre più freddo. “Sicuri che sia ancora Marco?” chiese sottovoce Inuyasha a Asuka. “Dov’è finito l’idiota che pensa solo a ironizzare?” “È quello che mi sto chiedendo anch’io… E poi, cosa intende dire con ‘abbandona il suo corpo’?” La donna si girò verso di loro. “Oh… però vedo che non hai avvertito i tuoi compagni.” “Sinceramente speravo di non avere il dispiacere di incontrarti di persona… Ma dato che sei qui…” continuò l’Animorph, evocando il Keyblade. “Ti farò uscire a forza da mia madre!” “Speri davvero che sia così facile colpirmi? Dentro la mia astronave ci sono centinaia di soldati armati di laser, pronti ad attaccare tutti i presenti… Pensi davvero che tre miseri custodi possano resistere a lungo? Per quanto possano essere grandi i vostri poteri, non siete invincibili.” “Strano, per quel che mi risulta, il vostro esercito è stato messo in difficoltà da sei Andaliti, no?” rispose a tono il ragazzo. Sul volto di Visser I apparve una leggera incrinatura. “Dunque sai anche questo… Credo proprio che dovrò catturarti…” “Provaci.” “Come desideri. Attaccate!” urlò. Dal portellone dell’astronave cominciarono ad uscire decine di esseri strani, simili a quelli in cui si era trasformata Rachel durante il torneo, accompagnati anche da umani, che avevano in mano dei fucili laser. Inuyasha e Asuka evocarono anche loro i Keyblade. “Cavoli Marco… La prossima volta, puoi anche dircelo che tua madre in realtà è una conquistatrice spaziale. Ad averlo saputo prima, ci saremmo preparati!” “Come ho detto, speravo di non incontrarla…” rispose lui, guardando i nemici. Ma prima che potessero fare qualcosa, alcuni di essi furono colpiti da dei raggi laser, provenienti dall’alto. Tutti si girarono, per vedere il Nirvash raggiungerli, continuando ad attaccare gli avversari, facendo attenzione a colpire solo gli alieni. “Non vi permetteremo di fare ciò che volete sul nostro mondo!” urlò Renton, per poi far girare il robot verso Anemone. “Stavolta potresti collaborare con noi? Dopo torneremo nemici come prima, ma ora ci serve tutto l’aiuto possibile!” La ragazza sorrise, per poi entrare dentro il The End. “Beh, almeno avete riconosciuto la mia superiorità. E va bene, vi aiuterò.” “Darò una mano anch’io.” Fece Shinji, mentre nella sua mano destra appariva dal nulla una lancia, la cui punta ad un certo punto si divideva, intrecciandosi per poi formare due lame parallele; mentre nella mano sinistra apparve una pistola. “La lancia di Longinus?!” esclamò sorpresa Asuka, osservando la prima arma. “Non credi di darti troppe arie, StupiShinji?” “Ripeto che non sono stato io a chiedere questi poteri.” “Interessante…” fece Visser I, allontanandosi. “Credo proprio che prenderò tutti voi… e così, il nostro esercito conquisterà sicuramente l’intero universo!” Non appena ebbe detto ciò, i suoi soldati partirono all’attacco. Gli alieni cominciarono a far ruotare le loro lame, avvicinandosi, mentre gli umani cominciarono a far fuoco. Shinji alzò la mano con la pistola, creando di fronte a loro una barriera a forma di rombo, sulla quale i raggi si infransero, distruggendosi. Poi, senza lasciare il tempo agli altri di fare qualcosa, punto la pistola contro gli avversari. Ma al posto di normali proiettili, cominciò a lanciare una serie di sfere d’energia, che distrussero nel nulla tutti coloro che vanivano colpiti. “Fermati!” urlò Marco. “Non sono veramente malvagi! Sono manovrati da degli alieni che si nascondono dentro i loro cervelli!” “Che schifo!” commentò Asuka. “Qualcosa di meno raccapricciante non potevano inventarselo?!” “Allora come facciamo a liberarli?” chiese Eureka. “Dobbiamo costringerli ad andarsene. Se saranno in pericolo di vita, abbandoneranno il loro ospite!” “Tutto qui?” chiese una voce alle loro spalle. Prima che potessero far altro, un’onda d’energia li superò, colpendo il terreno ai piedi degli avversari, facendoli saltare in aria, senza però ferirli gravemente. “Allora sarà un gioco da ragazzi! Ho già avuto a che fare con alieni che manovrano gli altri.” Fece Pan, abbassando la mano. “Pan?” esclamò Marco. “Cosa ci fai qui?” “Semplice. Accompagno un Master del Keyblade a salvare altri custodi.” Tutti si girarono verso di lei. “Un Master del Keyblade?!” ripeté sorpresa Asuka. “E chi sarebbe? Aqua? È stata salvata?” “Sì, Aqua è stata salvata, ma è rimasta assieme a Yen Sid, Terra e Ventus.” Disse un'altra voce, mentre Edward si avvicinava a loro, avvolto dal suo mantello color oro. “Pan si riferiva a me: Master Edward Elric, ex Alchimista di Stato.” “Master… Edward Elric…” ripeté Marco, guardandolo sorpreso, come anche Inuyasha e Asuka. “COME SAREBBE A DIRE MASTER?!” urlò infine. “Sarebbe a dire che ha sostenuto e superato l’esame.” Rispose semplicemente Pan. “Tutto qui.” “E come mai nessuno di noi è stato avvertito? Anch’io avrei potuto sostenere quell’esame!” “Con il rischio di affrontare Dark stesso? A me è capitata Hikari, assieme ad un tipo strambo fatto di gomma… Ma a Black Star, è toccato affrontare il figlio dell’Oscurità…” “Aspetta… hai detto proprio “figlio dell’Oscurità”?” chiese Shinji. “Intendi dire la stessa Oscurità che abbiamo affrontato io, Sora e gli altri quando abbiamo salvato Aqua?” “Sì… anche se lo conoscete quasi tutti…” “No… non dirmi che è chi penso che sia…” fece Inuyasha. “Intendi Dark? Temo proprio di sì, anche se ha manifestato i suoi poteri solo una volta… sebbene l’unica testimone sia Hikari. Da quel che ho sentito, Dark l’ha quasi uccisa, dopo averla fatta a pezzi non so quante volte…” “Bene… Ricordatemi di non farlo infuriare… A noi come minimo ci farebbe a pezzi a livello subatomico… Solo, posso ricordarvi l’esercito di Visser I che ci sta minacciando?” fece Marco. “Tutto qui?” rispose l’alchimista, battendo i piedi per terra e creando un’onda di terra che investì in pieno l’esercito nemico, facendo cadere a terra tutti. Visser I guardò i suoi soldati, per poi sbuffare. “Umpf. Mettere fuori gioco il mio esercito come se niente fosse… Lo ammetto, voi custodi non siete da sottovalutare…” “Vattene finché sei in tempo.” Disse Marco. “E ringrazia che non posso farti niente. Anche se sono sicuro che mia madre invece vorrebbe che ti eliminassi anche sacrificandola.” “Non sbagli, custode.” Rispose Visser, dicendo l’ultima parola con disprezzo. “Tuttavia, devo darti ragione… al momento non sono in grado di affrontarvi. Credo che aspetterò la fine di questa guerra per prendere possesso dei vincitori.” “Fai pure.” Rispose Edward. “Sappi che però dovrai affrontare l’intero esercito dei custodi della Luce. Ce ne sono molti altri oltre a noi, credi di potercela fare?” L’alieno non rispose, limitandosi a girarsi verso l’astronave, dando ordine ai soldati di rientrare. “Non sottovalutate l’esercito Yeerk.” “Ci penseranno gli Andaliti a sconfiggervi. Anche quando tutti noi perderemo la memoria, loro continueranno ad affrontarvi.” Replicò Marco. “E sono sicuro che presto anche i popoli che avete sottomesso si ribelleranno.” “Attento a ciò che dici. Potresti anche finire male, a furia di fare l’eroe.” “Me lo ripeto tutti i giorni, ormai da molto tempo. Non so se e quando tornerò dalla guerra… perciò questo messaggio è rivolto direttamente al tuo ospite: mi dispiace. Quando tornerai libera, e io non dovessi esserci, spiega tutto a papà.” Visser I non disse nulla, limitandosi a rientrare nell’astronave. “Ehi, li lasciate andare via così?” domandò Renton, osservandoli partire. “Non attacchiamo mai se non per difenderci.” Rispose Edward, girandosi verso di loro. “Molto bene.” Disse Anemone da dentro il The End, puntandogli contro la propria arma. “Ora però direi che vi conviene arrendervi!” “Anemone! Che cosa stai facendo?!” esclamò sorpreso Shinji. “Rispetto gli ordini. Dewey mi ha ordinato di trattenervi il tempo necessario al caricamento.” “Caricamento? E di cosa?” domandò Pan. Ma prima che il pilota del The End potesse rispondere, sopra di loro apparve una fortissima luce, che anticipò l’arrivo di un enorme raggio d’energia. “Di quello!” “Che razza di onda energetica è?!” esclamò Pan, osservando il raggio avvicinarsi. “Maledizione!” urlò Edward, evocando il Keyblade e puntandolo verso esso, cercando di sigillarlo in una barriera, senza però riuscirci. “Proviamoci tutti insieme!” gridò Marco, aiutandolo, subito imitato dagli altri custodi, mentre Shinji e il Nirvash si girarono verso il The End, che si era alzato in volo per allontanarsi. “Addio, stupidi!” “Renton!” urlò la voce di Holland attraverso la radio. “Dovete fermare quel raggio! Sotto di voi si trova il…” Ma la sua voce fu sovrastata dal rombo dell’attacco, che ormai stava per colpirli, e che nonostante l’intervento di tutti i custodi, non accennava a fermarsi. “Dannazione!!!” urlò Edward, per poi rivolgersi agli altri. “Ci conviene creare una barriera attorno a noi! Forse così riusciremo a resistere all’impatto!” “Ok!” rispero in coro gli altri, obbedendo, includendo dentro la barriera tutti meno il The End e la Gekko Go, che riuscirono ad allontanarsi in tempo. Riuscirono ad erigere una barriera giusto pochi secondi prima che il raggio li colpisse. “Tenete duro!” urlò Inuyasha, mentre il terreno sotto di loro cominciava a riempirsi di crepe. “Ma come hanno fatto a creare un raggio così potente?” domandò Pan. “È potente quasi come l’onda del nonno!” “Io direi che abbiamo un altro problema…” fece Shinji. “E cos’altro ci manca? Che la terra si apra e ci inghiotta?!” replicò Marco. “Da quel che vedo… temo sia questione di secondi prima che succeda…” osservò Ed, guardando le crepe sotto di loro. “Ma com’è possibile?” chiese Renton. Ma prima che qualcuno potesse rispondergli, le crepe aumentarono di dimensioni, fino ad unirsi. E pochi secondi dopo, tutti i ragazzi si ritrovarono a cadere nel vuoto, mentre il raggio li spostava assieme alla barriera, superandoli e andando a colpire una specie di albero gigante, disintegrandolo. Una forte luce li investì in pieno, offuscandogli la coscienza.
Edward riaprì gli occhi qualche minuto dopo. La prima cosa che fece fu quella di verificare se anche gli altri stavano bene, e con suo grande sollievo, tutti i custodi erano vicino a lui, privi di sensi ma apparentemente salvi. “S-Stai bene?” fece una voce poco lontana, anticipando Shinji, che lo raggiunse a fatica. Aveva riportato diverse ferite di media entità, e stava cercando di tamponare le più gravi. “Mi pare sia tu quello più grave.” Rispose l’alchimista, per poi lanciare una magia curativa sul pilota di Evangelion. “Sono contento di essere riuscito ad apprendere almeno il Curaga… Non sono molto portato per la magia…” “Io ho usato quasi tutti i miei poteri per resistere a quell’esplosione… ma sono a malapena riuscito ad attutirla… Il Nirvash è semidistrutto, ma per fortuna Renton e Eureka stanno bene…” “Forse posso ripararlo io.” Fece l’alchimista, alzandosi. “Tu resta qui ad aiutare gli altri… ok?” “Va bene. Sono poco lontani da qui… Fai attenzione, non sappiamo se potrebbe arrivare un secondo attacco del genere… Non mi aspettavo che Anemone ci facesse attaccare così…” “Credo dovresti guardare questo… Temo sia stata ingannata anche lei…” rispose Ed, indicando un punto poco lontano. Shinji spostò lo sguardo, vedendo Anemone seduta a terra, con le lacrime agli occhi, che stava osservando i resti di un LFO molto simile al The End, ma di colore bianco, il quale sembrava avergli fatto da scudo, avendo così perso la testa. “Chi può essere il responsabile di tutto questo? Mi ricorda quello che ha fatto quell’essere nel mio mondo…” fece Edward, guardando la distruzione che li circondava. C’era molta sabbia, assieme a resti di alberi. E di fronte a loro, c’era un’enorme voragine, che doveva corrispondere al punto in cui si trovava l’albero gigante, che invece era scomparso nel nulla. “Quel raggio…” fece la voce di Pan. “Era qualcosa di enorme… sembra quasi che abbiano usato l’energia stessa di questo pianeta per lanciarlo… Ma è impossibile, mio nonno è l’unico in grado di usare una tecnica del genere…” “Dev’essere stato quel Dewey che ha nominato quella mocciosa…” disse Asuka, riprendendo i sensi. “Anche se mi chiedo come sia possibile…” “Guardate!” esclamò Inuyasha, usando le poche forze rimaste per indicare due navicelle, tra cui la Gekko Go, volare sopra di loro, scambiandosi una serie continua di missili. “Raggiungiamo Renton e Eureka.” Disse Marco, rialzandosi a fatica. “Dobbiamo aiutarli…” I custodi uno ad uno si alzarono, per poi seguire Shinji, che li guidò dai due. Li trovarono seduti dentro l’abitacolo del Nirvash, il quale aveva perso le gambe, oltre ad aver riportato decine di danni che sarebbero stati difficili da riparare. Renton teneva abbracciata Eureka, la quale stava tremando. “Tranquilla…” lo sentirono dire. “Vedrai che andrà tutto bene…” Quando li raggiunsero, i custodi notarono che il braccio sinistro di Eureka era diventato completamente di un verde fosforescente, e sulla schiena gli erano spuntate un paio di ali dello stesso colore. “Che cos’è successo?” chiese Edward. “Il Cluster di Comando…” rispose ansimando la ragazza. “Hanno distrutto il Cluster… il cuore dei Corallian… Hanno dato il via al limite di questione…” “Limite di questione?” ripeté Marco. “Se non facciamo qualcosa, il nostro pianeta verrà distrutto… sarà tutto cancellato…” rispose Renton. “E che cosa possiamo fare per evitarlo?” “L’unica soluzione… è che qualcuno prenda il posto del Cluster…” Ma i loro ragionamenti furono interrotti dal rumore di un’esplosione provenite dalla nave avversaria della Gekko Go, dalla quale cominciò ad uscire molto fumo, e che stava calando di quota. “Dewey è finito.” Fece Renton. “Holland deve aver deciso di chiudere i conti con lui…” “Bene, allora vediamo di mettere la parola fine a tutto questo. Forse combinando i nostri poteri, riusciremo a riportare in equilibrio questo mondo…” disse Marco, evocando il Keyblade. Ma prima che potessero fare qualcosa, un'altra astronave li raggiunse, superandoli e dirigendosi verso le altre due. I custodi videro la Gekko Go sfondare la nave sulla quale si trovava Dewey proprio poco prima che la terza si fermasse poco lontana. “AH!!!!!!!” Tutti si girarono verso Eureka, che aveva cominciato a urlare improvvisamente, portandosi le mani al collare che aveva attorno al collo, dal quale stavano uscendo dei piccoli fulmini. “Eureka!” gridò Renton, cercando di aiutarla, ma venendo allontanato dalla ragazza. “Allontanatevi!” urlò lei, saltando giù dal Nirvash e facendo qualche passo, per poi fermarsi. Si girò giusto in tempo per mostrare a tutti il suo corpo diventare completamente verde, per poi esplodere, creando un vortice di luce rossa che avvolse tutti i presenti, che furono costretti a chiudere gli occhi per ripararsi. Il terreno sotto di loro cominciò a dissolversi. “E ora che cosa…” fece Pan, cercando di resistere alla forza dell’esplosione. “Non arrenderti!” disse una voce al suo fianco. Pan si girò sorpresa, aprendo gli occhi, ritrovandosi così di fronte a Goku, ancora bambino, il quale la guardava sorridendo, mentre sette sfere arancioni ruotavano attorno a lui. “Nonno!” urlò lei. “Che cosa ti è successo? Come mai sei qui?!” “Sono venuto a salutarti.” Rispose lui, per poi porgerli la mano. “Sei diventata forte. Continua così!” “Cosa vuoi dire? Perché parli come se…” “Ti darò una mano per l’ultima volta.” La interruppe lui. Le sette sfere s’illuminarono, avvolgendo Pan di un’aurea dorata. “Affido a te le sorti dell’universo.” Disse Goku. “E cerca di tornare. I tuoi genitori e la nonna sono molto preoccupati per te.” “Ma nonno, tu cosa…?!” fece Pan, che aveva spostato lo sguardo su se stessa per capire che cos’era successo. Ma la Sayan s’interruppe vedendo che Goku era scomparso nel nulla. “Nonno…” cominciò, poco prima che la luce la coprisse completamente, facendole perdere conoscenza.
“Maledizione… Perché è successo tutto questo…?” “Siamo stati tutti ingannanti da Dewey. Non potevamo immaginare che avesse previsto tutto questo…” Pan riaprì a fatica gli occhi, accorgendosi di trovarsi sulla Gekko Go, la quale era in volo. “Speriamo che Renton e i bambini riescano a contattarla…” disse Holland, mentre gli altri custodi erano tutti seduti per terra. “Ti sei svegliata finalmente.” Fece Inuyasha. “Che cos’è successo?” chiese la Sayan. I custodi, assieme ai membri della Gekko Go, abbassarono lo sguardo. “Pare… che Dewey avesse un altro piano, che non aveva rivelato a nessuno…” cominciò Shinji. “Non sappiamo come, ma ha manomesso il collare che Eureka indossava, provocando la sua esplosione. Ma sembra che Eureka in qualche modo sia riuscita a opporsi. E ora… sta diventando lei stessa il nuovo Cluster di comando…” “Che cosa?!” “Renton e i bambini stanno cercando di mettersi in contatto con lei usando un Compact Drive.” Continuò Talho. “Ma le speranze sono poche…” Senza dire altro, i membri dell’equipaggio si allontanarono, lasciando soli i custodi. “Maledizione!” urlò Edward. “Non siamo riusciti a fare nulla!” Nessuno riuscì a controbattere. “Sentite…” fece dopo qualche minuto Asuka. “Non è il momento di arrendersi. Alchimista, tu saresti in grado di aggiustare quel robot, vero?” “Sì, ma perché?” “Sei stupido? Per far sì che Renton possa raggiungere subito Eureka!” rispose lei, uscendo dalla sala e dirigendosi direttamente verso il garage dove era stato depositato il Nirvash. I custodi la seguirono sorpresi. Ma quando raggiunsero la destinazione, si fermarono. Di fronte a loro c’era Renton, che stava fissando il Nirvash, parlando a bassa voce, in modo che nessuno potesse sentirlo. Solo Inuyasha, grazie al suo udito fino, riusciva a capire i suoi mormorii, anche mentre il ragazzo cominciò ad arrampicarsi sul robot, entrando dentro. “Però… quel ragazzo è piuttosto determinato…” disse. I custodi si girarono verso di lui, non riuscendo a capire a cosa si stesse riferendo. “Io ho bisogno…” disse Renton, alzando la voce e attirando su di sé l’attenzione. “Io ho bisogno di Eureka al mio fianco!” urlò infine. Non appena ebbe detto ciò, il Nirvash s’illuminò. Sotto lo sguardo sorpreso di tutti, cominciò a cambiare forma e le parti danneggiate si ricostruirono da sole. Senza che nessuno potesse fare qualcosa, sfondò il soffitto, uscendo e fermandosi sul tetto della nave. “Che cosa diamine…” fece Asuka, uscendo fuori seguita da tutti gli altri. Quando raggiunsero il Nirvash, videro che attorno a loro c’erano migliaia di creature volanti, dalla forma indefinita, i quali avevano completamente circondato la Gekko Go. “Oh, grandioso! E questi cosa sono?!” domandò Inuyasha, evocando il Keyblade, imitato subito dagli altri, mentre Shinji evocava la lancia. “Non preoccupatevi!” fece la voce di Renton da dentro il Nirvash. “Ci penso io a loro!” “Sei pazzo? Hai visto quanti sono?!” replicò Marco. “So cosa fare! Accetterò le conseguenze… se Eureka mi chiamerà assassino per questo, non m’importerà! Perché io devo salvarla, a ogni costo!” Prima che potessero fermarlo, il Nirvash s’alzò in volo, lasciando dietro di sé una scia color arcobaleno. Si fermò proprio al centro del cerchio formato dalle creature, puntando contro di loro un dito del robot. Pochi secondi dopo, dal suo petto uscì un raggio d’energia, che cominciò a colpire gli esseri, disintegrandoli. Sotto lo sguardo sorpreso dei custodi, il Nirvash si limitò a girare su se stesso, sterminando in pochi secondi l’intero esercito, per poi volare via, dirigendosi verso una sfera rossa che si ergeva nel cielo. “Però…” commentò stupito Marco. “Sarà un peccato non averlo dalla nostra parte…” “Possiamo andarcene.” Fece Inuyasha, aprendo un varco, sorridendo. “Non ha bisogno del nostro aiuto.” “Ne sei sicuro?” “Saremmo solo d’impiccio. Meglio per noi allontanarci da questo mondo. Chissà, magari in futuro lo rivedremo… Gli auguro solo di riuscire a salvarla.” Detto ciò, il mezzodemone attraversò il varco, seguito poco dopo dagli altri. Asuka si fermò poco prima di attraversarlo, assieme a Shinji. “Che succede?” chiese lui. “Stavo pensando a quella ragazza… Eureka… È fortunata. Avere qualcuno che rischia così tanto per lei…” rispose lei, senza girarsi. “Asuka…?” “Però questo dimostra anche la sua debolezza! Dovrebbe essere in grado di cavarsela da sola!” precisò subito la custode, correndo dentro il varco. Shinji la guardò sorpreso. “Cavoli… mai una volta che riesca a dire le cose come stanno…” commentò, seguendola, mentre sopra di loro la sfera rossa cominciava a dissolversi.
Capitolo 67 *** Dichiarazione di guerra! La rottura dell’equilibrio! ***
E con vostra grande sorpresa, eccomi già con il nuovo capitolo!
Prima di tutto, qualche piccolà novità: prima di tutto, come vedrete tra poco, questo capitolo sarà diviso in due parti, di conseguenza teoricamente diventa un doppio capitoolo... anche se manterrà lo stesso numero.
Poi ringrazio ancora Fly89 per aver fatto da betareader, e vi communico che sia lei che io ci siamo commossi leggendo questo capitolo, quindi probabilmente il mondo finirà tra pochi giorni, visto che io non mi ero mai commosso prima in vita mia (tanto che il riuscirci era la 13^ prova di Ercole, che ovviamente aveva fallito) XD.
Infine, consiglio caldamente a tutti di premunirsi di un pezzo di ferro da tenere al proprio fianco durante la lettura della prima parte. Non mi riterrò responsabile di un treno che vi entra dalla finestra, di un alieno pluri-omicida o di qualsiasi altra cosa XD.
E come P.S., ricordo a tutti che la seconda parte sarà di rating rosso per una scena abbastanza forte... E non potete nemmeno immaginare che cosa vi aspetta...
E ora, alle (poche, sigh) recensioni!
@ niki_: Mi spiace, ma il re dei sensitivi sono io XD. Comunque tranquilla... se tu passi per pazza, io per cosa dovrei passare, visto che sono la causa della follia? XD Spero che stavolta il tempo di aggiornamento sia stato abbastanza breve (non potete chiedermi meno tempo XD). Per quanto riguarda i messaggi, Mr. Oscurità ci tiene a precisare che la tua malvagità è opera sua, quindi se solo lo desidera, può farti fare a fette Riku di tua spontanea volontà... Perché so già che sarò io a pagare per questa affermazione? Jessie invece si scusa per l'equivoco, ma senza canzoncina, era difficile capire a chi era rivolto il tutto. Spero che soppraviverai a questo doppio capitolo... però pure Light Yagami e Ryuk hanno rischiato l'infarto, perciò non so... nel caso firma qui *consegna foglio* dove mi escludi da qualsiasi responsabilità per eventuali conseguenze. Tranquilla, hai qualche giorno prima di dovermi riconsegnare il foglio XD (come vedi, anch'io posso essere pazzo a rispondere nelle recensioni XD)
@ Xanum: Allora temo che questa prima parte ti risulterà ancora più corta XD. Ad ogni modo, se ne hai l'occassione ti consiglio di vederlo Eureka Seven, uno dei migliori anime che ho visto (e tra poco esce pure il seguito, che continuerà dal finale che hai letto XD). Ad ogni modo sì, l'apparizione di Goku coincide con la fine di GT (com'era apparso a tutti nel finale originale, qui ho aggiunto anche Pan). P.S.: Evvai, un altro anti-yaoi! Rifondiamo l'ordine della sezione di Kingdom Hearts sovvrastando quel genere! (piccolo sfogo anti-yaoi XD)
@ lettore 01: Beh, ogni tanto ci vogliono anche capitoli così... anche solo per darmi modo di preparare eventi futuri XD. Purtroppo l'opening me la cancellano ovunque, perciò non so come fare... megavideo sono quasi 6 mesi che mi dice che ci sono problemi nel vedere il video...)
Ok, detto questo... buona apocal--- Ehm, Buona lettura!
Capitolo 67 (Prima parte): Dichiarazione di guerra! La rottura dell’equilibrio! “Uff… che noia…” fece un bambino, mentre camminava per strada, sbadigliando e coprendosi la bocca con la mano. “Suvvia Shi… Conan. Non è poi così male. In fondo, sei sempre il primo della classe, no?” replicò una ragazza sui sedici anni al suo fianco. “Comincio a pentirmi di aver assunto nuovamente quel veleno per rimanere nascosto… Per fortuna Ai ne ha creato una nuova versione non nociva… oltre ad avere anche l’antidoto…” “Beh, è stata una tua idea. E almeno stavolta, non devi fingere con me.” “Anche perché non ho intenzione di ripetere l’esperienza… Mi hai quasi frantumato tutte le ossa, dopo che quei ragazzi se ne sono andati…” “Eh eh… però te lo meritavi. Io ero preoccupata per te, e tu invece mi hai mentito per un sacco di tempo!” “Bah, ormai è inutile guardare al passato. Pensiamo a trovare l’organizzazione, così potrò tornare normale definitivamente.” “Oh, interessante…” fece una voce alle loro spalle, che li costrinse a fermarsi. “Così, esiste qualcosa di simile all’alchimia in grado di alterare l’età delle persone… Strabiliante.” I due si girarono, ritrovandosi di fronte ad un giovane uomo dai lunghi capelli color oro, come i suoi occhi, che indossava una tunica bianca. “Però non mi risulta che l’organizzazione sia interessata a te… almeno, non la mia…” continuò l’uomo. “Tu chi sei?” chiese Ran. “Oh, domanda interessante… Volete sapere il mio nome, eh? Beh, io sono Homunculus… ma se volete, potete chiamarmi anche Padre, com’ero conosciuto nel mio mondo.” “Il tuo mondo?” ripeté Conan. “Vuoi dire che vieni da un altro pianeta?” “Già… Pianeta che ho distrutto io stesso. Tutte le anime dei suoi abitanti scorrono dentro di me… Milioni di persone che ora posso sfruttare come voglio!” “Che cos’hai detto?” esclamarono sorpresi i due. “Ah, ovviamente sono immortale. Volendo, potrei distruggere questa città in pochi secondi… Ma ho un’idea migliore…” Dicendo ciò, alzò una mano verso di loro, mentre dal suolo intorno a lui scaturivano diversi fulmini rossi, e sul suo volto appariva un ghigno divertito. “Credo proprio… che effettuerò una trasmutazione umana alternativa.”
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“Okay… devo ammettere che i mondi sono decisamente simili tra di loro…” sbuffò Ichigo, osservando i palazzi che continuavano a superare. “Credo che la base alla fine sia la stessa, sviluppata poi in maniera diversa…” commentò Saiko. “Di certo però è sempre strano rivedere un mondo simile al tuo…” “Sinceramente, io ne farei volentieri a meno. Avrei voluto rimanere con gli altri, piuttosto di venire qui…” si lamentò Tsuna, sospirando. “Suvvia, magari siamo fortunati e non troviamo nessun problema…” fece Saiko, guadagnandosi due occhiatacce. “Con tutta la mia esperienza, ti posso garantire che ci saranno problemi, quant’è vero che io sono un mezzo Shinigami…” “Sempre positivo, neh?” Mentre parlavano, i tre custodi superarono due uomini, vestiti di nero e con un capello dello stesso colore che celava in parte il loro volto. “Se ci fosse Marco, direbbe che con tutto quello che abbiamo visto, ormai nessuno psicologo potrebbe aiutarci. E in fondo, tra Aqua, quell’ondata d’oscurità, Heartless, Nessuno e compagna bella… Ah, come mi manca la mia vita da mangaka… almeno lì rischiavo solo un esaurimento d’energie…” Sentendo ciò, i due uomini si fermarono. “Beh, consolati. Almeno avrai una storia esclusiva da raccontare, no? Dubito che lo stia già facendo qualcun altro…” “Solo che io mi occupo dei disegni. Per la storia sarebbe dovuto venire Shujin…” “Scusate…” fece uno dei due uomini, dai lunghi capelli bianchi, guardandoli freddamente, mentre il suo compagno lo guardava incuriosito, anche se si poteva capire solo dall’espressione, dato che i suoi occhi erano celati da un paio di occhiali scuri. “Ho sentito per caso i vostri discorsi… siete per caso quei famosi custodi di cui parlava quel messaggio?” I tre ragazzi si guardarono tra di loro, per poi annuire. “Però non lo racconti in giro. Preferiamo mantenere l’anonimato… anche solo per evitare di essere inseguiti da giornalisti o non so chi…” “Allora dovreste fare attenzione a come parlate. Potrebbe sentirvi qualcuno con cattive intenzioni…” “Come se avessimo paura.” Fece Ichigo. “Le pistole su di noi sono totalmente inefficaci.” “E i veleni?” chiese l’uomo. “Veleni?” ripeté Tsuna, tremando. “Non me ne parlare! Avevo in casa una maniaca di veleni, che continuava a prepararci il pranzo… Sono stati giorni da incubo… ed è ancora un eufemismo…” “Beh, se ben ricordo… avevi anche uno che girava con sì e no un centinaio di candelotti di dinamite addosso, uno che continuava a sfidare a pugni chiunque incontrava, un idiota perfetto, una ragazza che si era autoconvinta di dover essere la tua fidanzata, un pazzo che potrebbe essere scambiato per un pluriomicida, un bambino che tirava fuori di tutto e di più, armi comprese, dai capelli e poi quel tipo che se uno alzava un dito sulla sua scuola lo riduceva in fin di vita…” “Sapevo che non ve ne dovevo parlare…” “Comunque…” fece l’uomo, continuando a guardarli freddamente. “Forse v’interesserà sapere che da qualche parte, qui in Giappone, c’è una donna che è fuggita portandosi dietro la formula di un pericoloso veleno… La stiamo cercando per arrestarla, ma è come sparita nel nulla…” Mentre diceva ciò, l’uomo tirò fuori una foto, che mostrava una donna dai capelli biondi a caschetto e che indossava un camice bianco. “È una scienziata. La stiamo cercando perché se quel veleno cadesse in mani sbagliate, sarebbe una tragedia. Se la doveste vedere, chiamatemi su questo numero.” Continuò, prendendo dalla tasca un foglio di carta e scrivendo su di esso il numero, per poi consegnarlo a Saiko assieme alla foto. “D’accordo. Dubito che la incontreremo, però nel caso vi avvertiremo.” “Grazie mille.” Rispose l’uomo, allontanandosi assieme al compagno. Non appena si furono allontanati, l’altro cominciò a parlare. “Perché gli hai mostrato la foto e chiesto il loro aiuto?” “Se sono veramente custodi, la troveranno di sicuro. E in quel foglio c’è una microspia che ci permetterà di ritracciarli ovunque andranno… Se dovessero essere degli impostori, li elimineremo. Se invece ci porteranno da Sherry… non sapranno mai di aver condannato una persona.”
“Che ne pensate?” chiese Ichigo. “Sarà vero quello che hanno detto?” “Sinceramente, credo proprio che ci abbiano preso in giro… Però è anche vero che spesso le persone più sospettabili risultano essere quelle innocenti…” “E altre ancora in cui sono proprio loro. Cavoli, qui ci vorrebbe un detective…” “Hai detto un detective?” disse Tsuna, mentre il suo sguardo cadeva dall’altra parte della strada. “Sì, perché?” Il decimo si limitò ad alzare una mano, indicando un edificio di fronte a loro. “Detective Goro Mori… Secondo voi potrebbe fare al caso nostro?” “E come lo paghiamo?” replicò Ichigo. “Vorrei non dirlo… ma una volta risolto il caso, scompariamo e fine… Tanto non credo che lo rivedremo nuovamente… Oppure non appena rivediamo Dark o Edward, gli chiediamo di venire qui e di creare qualcosa con l’alchimia per ripagarlo…” “Mi sento come quanto spiammo Hattori…” commentò Saiko, sospirando. “Va beh, ormai ci conviene andare fino in fondo…”
I tre custodi raggiunsero la porta dello studio, per poi suonare il campanello. “Avanti!” disse una voce. Ichigo aprì la porta, ritrovandosi così nella sala di una casa, dove vicino alla finestra c’era una scrivania, dietro la quale c’era un uomo impegnato a leggere il giornale. “Salve.” Fece lui, chiudendo il giornale e guardandoli. “Siete per caso amici di Ran?” “Ran? No, ci spiace, non la conosciamo.” Rispose Saiko. “Ah, capisco… anche perché non l’avreste trovata. È partita improvvisamente qualche settimana fa, senza nemmeno salutarmi di persona e limitandosi a farmi una chiamata… Lei e la sua fissa per Shinichi… proprio adesso doveva decidersi di andare a cercarlo? E per di più è pure arrivata lei…” “Ci scusi se la interrompiamo… però abbiamo visto lo studio da fuori e avremmo un caso da proporle…” “Davvero? Allora siete capitati nel posto giusto! Io, il più grande detective del Giappone, risolverò qualsiasi caso!” “Il più grande detective?” “Già! Non c’è un caso che non abbia risolto!” “In questo caso…” fece Saiko, consegnandogli la foto. “Potrebbe ritracciare questa donna? Abbiamo scoperto che potrebbe avere qualcosa d’interessante per noi, ma abbiamo solo questa come indizio…” “Uhm… Che strano… C’è una somiglianza incredibile…” fece Goro, osservando la foto. “Significa che la conosce?” “No, ma assomiglia a una compagna del moccioso… Però temo che ci siano un po’ troppi anni di differenza per essere la stessa persona. È alle elementari, perciò dubito che sia lei.” “Già… Non può essere di certo lei…” “D’accordo, allora farò tutto il possibile per trovarla. Come posso rintracciarvi?” “Ecco… questo è un altro problema…” fece Tsuna. “Al momento, siamo senza dimora… siamo di passaggio, e l’abbiamo scoperto per caso…” “Uhm… capisco… E gli hotel che avete visto erano tutti pieni?” “Sfortunatamente sì.” “In questo caso, con un piccolo aumento sulla parcella, potrei ospitarvi qui.” Fece il detective. “Sempre che non vi diano fastidio i bambini.” “Se non sono serial killer professionisti o pazzi psicopatici, io non ho problemi.” commentò Tsuna. “Bambini serial killer? No, finora non mi è ancora capitato un caso simile…” “Siamo a casa!” dissero due voci, mentre la porta si apriva. Subito dopo, un bambino che indossava un completo elegante e un paio di occhiali, seguito da una bambina dai capelli castani a caschetto, entrarono nello studio. Entrambi avevano uno zainetto scolastico sulla schiena. “Uh? E loro chi sono?” chiese la bambina. “Clienti, Harumo…” rispose Goro. “Perciò tu e tuo fratello Conan filate in camera vostra a studiare, chiaro?!” “Cavoli, siete davvero giovani…” fece il bambino, ignorandolo. “Come mai vi siete rivolti a Goro?” “Se proprio lo volete sapere, mi hanno chiesto di trovare questa persona…” rispose il detective, sospirando e mostrandogli la foto. Non appena la videro, i due bambini si sorpresero. “Ma quella è…” cominciò Harumo, sbiancando. “La conosci?” chiese Tsuna, incuriosito da quella reazione. “N-No… Mai vista prima!” rispose Conan, per poi mettersi a ridere nervosamente. “Sarà come trovare un ago in un pagliaio…” fece Ichigo. “Non sappiamo nemmeno come si chiama. È Marco quello bravo a cercare informazioni… E Dark non è nemmeno qui per darci una mano…” Sentendo quel nome, i due bambini si voltarono verso i tre custodi. “Scusate… avete detto Dark?” chiese Harumo. “Uh? Sì, è un nome strano, lo so, ma lui e-” “E Hikari? Conoscete anche Hikari?” lo interruppe Conan. Saiko si fece serio. “Voi…” cominciò, per poi prendere Conan per le guance, tirandole. “Siete davvero curiosi! Venite, vi offriamo un gelato, va bene? Sempre se a lei non dispiace ovviamente.” Disse, rivolgendosi a Goro. “Se vi va di sopportarli, fate pure. Io e i mocciosi siamo nemici. Li mantengo solo perché mi pagan- AHIA!” Il discorso del detective fu interrotto da un calcio su uno stinco da parte di Harumo, che poi si girò arrabbiata. “Dovresti essere più buono con noi, zietto!” fece, per poi voltarsi sorridendo verso i tre custodi, che la guardavano leggermente sorpresi, alternando lo sguardo verso il detective, che continuava a saltare per il dolore. “Allora, questo gelato?” domandò Conan, lasciando giù la cartella e dirigendosi verso la porta. “Arriviamo.” Ma non appena ebbero chiuso la porta, i volti dei due bambini si fecero seri. “Seguiteci.” Disse la bambina, indicando le scale a fianco. Pochi minuti dopo, si ritrovarono in un altro appartamento. “Allora…” cominciò Ichigo. “Come fate a conoscere Dark e Hikari?” “Li abbiamo incontrati qualche tempo fa, prima del messaggio di Aqua. Voi invece dovete essere dei custodi, se li conoscete.” “Proprio così. Io e Tsuna abbiamo viaggiato per qualche tempo con loro, mentre Ichigo si è allenato proprio con loro due.” “E come mai state cercando quella donna?” chiese Harumo. “Abbiamo incontrato due uomini, che per sbaglio hanno sentito la nostra conversazione e scoperto che eravamo custodi. Ci hanno detto che quella donna è in possesso di un pericoloso veleno, e loro volevano solo trovarla per evitare pericoli. Non ci hanno convinto troppo, ma abbiamo pensato che fosse comunque il caso di incontrare quella donna.” Conan però aveva abbassato lo sguardo. “Per caso… erano vestiti di nero, e uno di loro aveva i capelli bianchi?” chiese. “Sì, esatto. Deduco che ci hai già avuto a che fare.” “Certo che ci ho già avuto a che fare! È per colpa loro che sono così!” urlò il bambino. “Così come, scusa?” domandò Tsuna. “Si riferisce al fatto che è un bambino.” Rispose Harumo. “E che cosa c’è di sbagliato in questo?” “Niente, se non il piccolo particolare che io ho sedici anni, e non nove.” Sbuffò Conan. “Come scusa? Vorresti dire che ti hanno fatto tornare bambino?!” esclamò sorpreso Ichigo. “Proprio così, e quel veleno, altro non è che quello che hanno usato per ridurmi in questo stato. Fortunatamente, loro sono convinti che io sia morto.” “Cavoli… Ma aspetta, il detective ci ha detto che questa donna somiglia a una vostra compagna… non sarà che…?” “Proprio così. Anche lei ha assunto quel veleno, tornando così bambina e facendo perdere le sue tracce.” “Ed io che credevo di aver visto di tutto…” commentò Tsuna. “Ma possibile che ovunque andiamo, non c’è un mondo normale?” “Consolati, almeno non sei in viaggio con Dark e Hikari. Non oso immaginare che razza di mondi hanno dovuto visitare… E speriamo che non siano rimasti coinvolti in qualcosa di grosso… Quell’onda d’oscurità continua a preoccuparmi…” “State dicendo che anche quella specie di vento forte era opera vostra?” chiese Harumo. “No, ma sappiamo solo che si trattava di oscurità pura.” Rispose Saiko, mentre prendeva il foglio con il numero di telefono dell’uomo, per poi fargli prendere fuoco. “Di sicuro era un numero che avrebbe distrutto subito dopo aver ricevuto la nostra chiamata.” disse. “Anche voi sapete usare la magia?” esclamò Conan. “A quanto pare, è una base per tutti i custodi…” “Non è stato facile, credimi… Ad ogni modo, credo sia il caso di dire a Goro che non abbiamo più bisogno di trovare quella donna… Gli diremo che per pura coincidenza, l’abbiamo incontrata mentre vi portavamo a prendere il gelato, okay?” “A proposito…” fece Ichigo, avvicinandosi a Harumo. “Da quel che ho capito, nessuno sa che Conan in realtà ha sedici anni… tu però sì. Come mai?” “Ecco… qui la questione è ancora più complicata… Ma ora che ci penso, forse voi potreste saperne qualcosa in più.” “Ovvero?” “Il mio vero nome non è Harumo.” Disse la bambina. “In realtà è Ran Mori.” I tre custodi la guardarono. “Vuoi dire la figlia del detective Goro?” chiese Tsuna. “Sei stata costretta anche tu a bere quel veleno?” “No. È stato uno strano tipo, usando non so quale diavoleria, a farla tornare bambina, oltre a farmi rimanere bloccato così anche a me, nonostante avessi finalmente un antidoto per tornare alla mia vera età.” Rispose Conan. “Aveva lunghi capelli dorati, come i suoi occhi, e indossava una tunica bianca. In più, ha detto di chiamarsi Homunculus, ma che nel suo mondo lo conoscevano con il nome di Padre.” Sentendo ciò, Saiko e Ichigo sbiancarono. “Hai detto che si faceva chiamare Padre? Oh, cavoli… ditemi che non è lui…” “Di chi stai parlando?” domandò Tsuna. “Dell’avversario di Edward, l’uomo artificiale che ha trasmutato un’intera nazione in una pietra filosofale, copiando il DNA del padre di Ed. Possiede poteri enormi, ovvero l’uso dell’alchimia in tutti i suoi rami.” “Già… Ed me ne ha parlato durante il nostro anno di allenamento. Era anche riuscito a trasmutare milioni di persone, salvo poi che grazie all’aiuto di Dark e Hikari sono riusciti a tornare se stessi, permettendo così di sconfiggerlo… Ma mi aveva detto che lo aveva eliminato. Si era disintegrato di fronte a loro.” “Temo ci possa essere Xehanort dietro a tutto ciò.” Disse Tsuna, aprendo un varco di fronte a sé. “Credo sia il caso di cercare Dark e di portarlo qui. Forse con i suoi poteri, potrebbe riuscire a riportarli alla normalità… E chissà che non ci sappia spiegare cos’è successo con l’oscurità…” “Buona idea. E poi, se questo tipo è così forte, ci servirà di sicuro il suo aiuto…” “Tornerò il prima possibile.” Fece il decimo, attraversando il varco, che si chiuse dietro di lui. “A quanto pare, quei varchi tra di voi sono di uso comune, eh?” commentò Ran. “Beh, una volta che s’impara ad usarli, tornano parecchio utili, questo è vero.” “Direi di tornare dal detective ora. Allora, per lui il nostro amico è rimasto a parlare con quella donna… a proposito, come si chiama? Nel caso dovesse chiedercelo…” “Non credo che mio padre lo farà, ma il suo nome è Shiho Miyano. Ora però rimane un problema da risolvere…” fece la bambina. “Cioè?” “Voi dove andrete a dormire? Immagino dobbiate rimanere qui per quella persona, però non essendo di questo mondo, non avete un posto dove stare, e immagino nemmeno i soldi…” “È vero… tuo padre si era offerto di farci dormire da voi, ma adesso che gli diremo che non ce n’è più bisogno…” “Non preoccupatevi.” Disse Conan, togliendosi il suo farfallino e consegnandolo a Ran. “Credo che basterà una chiamata da parte di Ran per convincerlo.” La bambina sorrise. “Già. Assieme a una bella minaccia nel caso non dovesse ascoltarmi.” “M-Minaccia?” “Sono cintura nera… e mio padre mi teme quando mi arrabbio…” “Tutti ti temono…” replicò Conan, guadagnandosi un’occhiataccia. “O-Ok, noi intanto scendiamo.” Disse, cercando di evitarla. “Ma come farà a chiamare? Non credo che possa usare la sua voce per convincerlo, no?” “Il mio papillon è un simulatore di voce. Le basterà usare quello per fargli credere che sia tutto a posto.” Rispose il bambino. “Che cosa?!” urlò Goro, proprio mentre loro stavano entrando. “Come sarebbe a dire che devo ospitarli lo stesso?!” Quando i ragazzi entrarono, trovarono il detective al telefono. “Ma perché?! E se dovessi avere qualche caso? Non posso di certo lasciarli da soli in casa mia!” “Beh, potranno venire con noi. Hanno detto che hanno già partecipato a parecchie indagini. Pensa, conoscono pure Shinichi.” Disse Conan, intervenendo. “Come? Conoscono Shinichi?” ripeté il detective, staccandosi dal ricevitore e guardando i due ragazzi. “Ehm… sì, lo abbiamo conosciuto qualche anno fa…” rispose Saiko, portandosi una mano dietro la testa. “Ma non pensavamo stesse parlando dello stesso Shinichi…” “Allora papà?! L’hai capito o no?!” urlò la voce di Ran dal telefono, a livello sufficientemente alto da essere sentita da tutti i presenti. “E va bene, e va bene! Li ospiterò. Però non mi riterrò responsabile anche per loro, chiaro?!” “Non si preoccupi.” Fece Ichigo. “Ormai è parecchio tempo che agiamo per conto nostro. E poi, io sono sempre stato un tipo indipendente. Con un padre che ogni mattina cerca di ucciderti fingendo di volerti tenere in forma…” “Ma da che razza di famiglie provenite voi?! E dov’è il vostro amico?” “È rimasto a parlare con quella donna, che abbiamo incontrato alla gelateria per un caso fortuito, e poi tornerà a casa. Noi invece preferiremo restare qui ancora qualche giorno al massimo… Sembra che succederà qualcosa d’interessante in questa città…” “Davvero?” fece il detective. “E di cosa si tratta?” I due si guardarono. “Beh, avrà di sicuro sentito parlare dei custodi, no?” “Custodi? Quelli di cui parlava quella ragazza che è misteriosamente apparsa di fronte a tutti, annunciando praticamente la guerra finale dell’universo?” “Girano voci che dovrebbero apparire da queste parti.” Continuò Saiko. “E noi saremmo interessati a vederli.” “Siete strani… credete a cose tanto assurde… Sarà sicuramente stata qualche nuovo tipo di pubblicità…” commentò Goro, mentre Harumo entrava anche lei nello studio. “Io non sottovaluterei quel messaggio.” Fece. “Ti ricordi quella misteriosa esplosione di poco tempo fa? La polizia non ha rivenuto nessun residuo di ordigni esplosivi… se non i pezzi di un oggetto fatto con un metallo che non sono riusciti a identificare.” “Bah, avranno sperimentato qualche nuovo tipo di esplosivo e dato che non è successo più nulla di simile, è probabile che chi se ne occupava sia rimasto coinvolto lui stesso nell’esplosione.” “Non c’è dubbio…” disse sottovoce Saiko a Ichigo. “È lo stile di Dark…” Ma prima che qualcuno potesse dire altro, il telefono squillò di nuovo. Il detective non perse un secondo e rispose subito. “Agenzia investigativa del detective Goro! Chi parla?” I due custodi e i bambini lo osservarono mentre prendeva un foglio di carta e cominciava a scriverci sopra qualcosa. “Sì, d’accordo. Sarò lì il prima possibile. Non vi spiace se porto con me alcuni ospiti, vero? La ringrazio.” Concluse, chiudendo la chiamata. “Sembra che dobbiate venire con me. Era il dirigente di una nota industria di videogiochi, che mi ha invitato a una festa della sua società. È preoccupato per una lettera minatoria ricevuta qualche ora fa, dove lo avvertivano di ritirare il suo ultimo prodotto, o l’avrebbe pagata cara…” “Bello… quasi a livelli di Trap… il mio manga giallo…” fece Saiko. “Il tuo manga?” chiese Conan. “Sei un mangaka?” “Lo ero. Ma per… cause di forza maggiore, sono stato costretto a prendermi una lunga pausa…” “Problemi di salute?” domandò Goro. “In un certo senso possiamo dire così…” rispose lui, sospirando. “Sono stato costretto ad andarmene in fretta e furia… lasciando il mio migliore amico e socio e la mia fidanzata… Tutto per colpa di una persona…” Mentre diceva ciò, chiuse le mani a pugno, cosa che non sfuggì ai presenti. “Se lo dovessi rivedere… non avrei alcuna pietà di lui…” continuò. “C-Cavoli… questo tipo deve aver fatto proprio qualcosa di grave per-” ma Harumo s’interruppe, vedendo una lacrima scivolare sul volto del custode. “O-Okay… spero solo che non decida di farsi vivo stasera…” fece Goro. “Per una volta, vorrei uscire senza avere un caso d’omicidio da risolvere.” “Come scusi?” domandò Ichigo. “Oh, niente di particolare.” Rispose Conan. “Solo che ovunque andiamo, solitamente muore qualcuno. Ormai ci siamo abituati.” I due custodi li guardarono, per poi girarsi uno verso l’altro. “Questi qui fanno paura…” dissero insieme. “Cavoli… nemmeno con Rukia avevo una simile media… anzi…” “Io poi… solitamente leggevo le morti, di certo non le vedevo in prima persona…” “Suvvia, non è detto che debba succedere per forza.” Fece Harumo, per poi guardare contrariata Conan, che sorrise imbarazzato. “Bah, basta chiacchere. Vediamo di andare. Per fortuna la sede è qui vicino.” Fece il detective, alzandosi. “Voi quattro, vedete di non farmi fare figuracce, chiaro?” “E chi ci pensa?” rispose il bambino. “Te ne occupi tranquillamente da solo…” “Brutto moccioso, come ti permetti?! Ti ricordo che sono io a sfamarti!” “A dir la verità usi i soldi che i miei ti hanno lasciato proprio per questo motivo.” Replicò Conan, zittendolo. “Ma tu guarda… odioso come sempre…”
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“Non so quante volte l’ho già detto, ma detesto queste feste…” fece Ichigo, osservando le decine di persone, tutte vestite elegantemente, che riempivano la sala. “Credo più o meno una ventina di volte.” rispose Saiko, sospirando. “Consolati, anch’io mi sono sempre sentito a disagio. Solo che ero obbligato ad andarci…” “E per il momento non ci sono stati problemi.” Disse Conan, guardando Goro impegnato a parlare con un uomo, che doveva essere il suo cliente. “E speriamo resti così.” Continuò Harumo. “Più che altro mi chiedo come mai Tsuna ci stia mettendo così tanto a trovare Dark… A me no che non si sia ritrovato coinvolto in qualche battaglia…” “Perché, anche lui è in grado di sostenere una battaglia?” fece sorpresa Ran. “Non l’avrei mai detto…” “Eccome se è in grado. È anche forte. Ci riesce perché perde tutta la sua… come si può dire… goffaggine…” “Ehilà Conan, Harumo!” fece una voce, facendo girare i quattro. Di fronte a loro c’era un signore decisamente robusto, accompagnato da una bambina dai capelli biondi scuri. “Dottor Agasa! Ai! Che piacere incontrarvi!” rispose la bambina, salutandoli imitata da Conan, che vide il cliente di Goro uscire dalla stanza. “Ehi!” esclamò Ichigo, indicando Ai. “Ma tu sei-” Ma prima che potesse finire, Saiko gli tappò la bocca. “Sta zitto!” gli disse, mentre la bambina cominciava a sbiancare. “Tranquilla!” gli disse subito Conan. “Sono amici. Ci possiamo fidare di loro.” “Chi sono?” domando Agasa, guardando incuriosito i due ragazzi, mentre il mangaka lasciava respirare nuovamente il sostituto Shinigami. “P-Piacere… il mio nome è Ichigo Kurosaki…” rispose quest’ultimo, continuando a riprendere fiato. “Mentre io sono Moritaka Mashiro, ma potete chiamarmi Saiko.” “E sono due custodi.” Fece a bassa voce Harumo. “C-Che cosa?!” esclamò Ai, guardando i due. “Eh già. Ve lo dimostreremmo volentieri, ma non possiamo evocare il Keyblade in mezzo a così tanta gente…” “Seminereste un pochino di panico in effetti…” “Ma come fate a conoscermi?” chiese Ai. “Stando a quanto abbiamo saputo da Conan, abbiamo avuto la sfortuna di incontrare due tipi che volevano usarci per trovarti, dicendoci che tu eri una specie di scienziata pazza…” “V-Volete dire…” “Sì, proprio loro.” Rispose Conan, incupendosi. “E inoltre, sembra che siano a conoscenza anche di quella persona che abbiamo incontrato noi due.” “Beh, non proprio… Ne abbiamo sentito parlare, ma abbiamo mandato un nostro amico a chiamare qualcuno che saprà risponderci e che potrà aiutarvi.” Ma prima che qualcuno potesse dire altro, un urlo squarciò il brusio della festa. Senza aspettare un secondo, Conan corse subito verso la fonte dell’urlo seguito a ruota dagli altri e da Goro. Uscirono dalla sala di corsa, attraversando il corridoio e fermandosi di fronte a una porta, dove c’era una donna che stava guardando con occhi spaventati un punto di fronte a sé. Conan la superò, entrando nella stanza e fermandosi come impietrito. I custodi e gli altri lo raggiunsero subito. Di fronte a loro c’era il dirigente dell’azienda, appeso al muro da una spada, con gli occhi che fissavano il vuoto. “C-Cosa?!” esclamò Ichigo. “Ma come…” “Presto, qualcuno chiami un’ambulanza e la polizia!” urlò Goro, rivolgendosi alle altre persone che li stavano raggiungendo. Nel frattempo Conan si avvicinò al corpo, cominciando ad esaminare la scena. “Non capisco… ho continuato a osservare la porta, ed era uscito solo lui dalla stanza…” Saiko si avvicinò alla spada, tendendo la mano, per poi ritrarla subito, senza nemmeno sfiorarla. “Questa spada… non è normale…” disse, in modo che solo Ichigo potesse sentirlo.
I ragazzi rimasero fuori dalla stanza ad aspettare l’arrivo della polizia, che arrivò nel giro di pochi minuti. “Goro… come al solito ci sei anche tu…” sospirò un uomo abbastanza robusto, raggiungendoli. “Salve ispettore Megure.” Rispose il Detective. “Allora, cos’è successo stavolta?” “Ero stato chiamato per investigare su una lettera minatoria ricevuta dalla vittima… ma ad un certo punto, ha voluto a tutti i costi allontanarsi da solo, dicendo che aveva un impegno improrogabile. E dopo pochi minuti, è stato scoperto il suo cadavere.” “E chiunque l’abbia ucciso, non si è nemmeno preso la briga di portarsi via l’arma del delitto.” Disse l’ispettore, indossando dei guanti e avvicinandosi. “Fermo!” urlò Saiko, bloccandolo. “Non la tocchi!” “E tu chi sei? Ad ogni modo, perché non dovrei toccarla? Dobbiamo esaminarla.” “Se la tocca, morirà.” Rispose Ichigo. “Quella spada la troncherebbe immediatamente.” “Che cosa?!” “Si può sapere cosa state dicendo?” esclamò Goro. “Quella spada è piena fino all’ultimo millimetro di pura oscurità. Quell’uomo non è morto per la ferita, ma solo per aver toccato la lama.” “La domanda giusta però è chi può aver impugnato quella spada…” continuò Saiko. “Chi siete? E si può sapere di cosa state parlando?” Saiko e Ichigo si guardarono, per poi annuire. “Ispettore, potremmo chiederle di far uscire tutti tranne Goro, Conan, Harumo, Ai e il dottor Agasa?” fece il mangaka. “Perché?” “Perché dobbiamo dirvi alcune cose che è meglio che sentano solo pochi.” “E allora perché i mocciosi possono rimanere?” “Perché noi sappiamo già di cosa si tratta.” Rispose Conan. “Lo abbiamo scoperto per caso, e ci hanno chiesto di non riferire nulla.” “E va bene, ma sappiate che i miei uomini rimarranno qui fuori, pronti ad intervenire in qualunque momento.” Disse l’ispettore, facendo cenno ai poliziotti di uscire assieme alle altre persone, per poi andare a chiudere la porta. “Allora, cosa dovete dirci di così segreto?” domandò Goro. La risposta arrivò tramite l’apparizione dei Keyblade nelle mani dei due custodi. “C-Che cosa?!” esclamò sorpreso Megure. “Keyblade?!” “Ma allora voi due siete dei custodi!” aggiunse Goro, altrettanto sorpreso. “Scusaci per non avertelo rivelato subito, ma preferivamo rimanere nell’anonimato.” “Mossa abbastanza stupida, custodi della Luce.” Fece una voce, facendo congelare il sangue a tutti i presenti. “C-Chi ha parlato?!” domandò Ai, guardandosi attorno. Ma prima che qualcuno potesse rispondere, una forza misteriosa, simile al vento, li investì, facendoli retrocedere di qualche centimetro. “A che pro nascondervi… quando io posso trovarvi ovunque?” continuò la voce, mentre di fronte a loro si apriva un varco oscuro, dal quale uscì un uomo vestito di nero, che guardava sorridendo i presenti. “E tu chi sei?” chiese Ichigo. “E come fai a gestire un’oscurità del genere?” “Vero, che maleducato, non vi ho detto subito il mio nome. Piacere, sono l’Oscurità.” Sentendo ciò, tutti i presenti sgranarono gli occhi. “L’Oscurità? Cos’è, ci prendi in giro?” “Ti sembra una presa in giro? L’hai detto tu prima, è difficile trovare qualcuno in grado di usare una simile energia negativa… E sì da il caso che quella spada possa essere toccata solo da me o da chi decido io.” “Allora sei tu il colpevole!” esclamò l’ispettore, senza però riuscire a muovere un solo muscolo. “Potrei dire di essere il mandante, però temo che un mio arresto sia fuori discussione… La disintegrerei prima ancora che abbia il tempo di tirare fuori le manette.” Senza aggiungere altro, si girò verso Conan e Harumo. “Vedo con piacere che l’idea che ho suggerito a Homunculus ha dato ottimi risultati. Sapevo che lui era in grado di gestire l’oscurità senza troppi problemi.” Sentendo ciò, i due cominciarono a guadarlo con rabbia. “Allora sei tu il vero responsabile!” esclamò Conan. L’Oscurità si limitò a sorridere. “Che cosa vuoi da noi?” chiese Saiko. “Due cose.” Rispose lui, per poi alzare una mano. Di fronte a loro, apparve un timer olografico, che segnava un’ora. “La prima è proporvi un gioco.” “Un gioco?” chiese Agasa. “Precisamente. Da quando lascerò questa stanza, avrete un’ora di tempo per trovare il vero colpevole.” “E se non ci riusciamo in tempo?” domandò Goro, deglutendo. “Oh, molto semplice. Distruggerò questo mondo.” “Che cosa?!” esclamarono tutti insieme. “Non puoi farlo!” ruggì Ichigo. “Non posso? Strano, credevo che l’Oscurità fosse libera di distruggere ciò che vuole... O voi custodi volete forse fermarmi? Vi avverto che nemmeno Dark e gli altri sono riusciti nell’impresa.” “Dark? Vuoi dire che hai affrontato anche lui?” “Affrontato? Oh, no… O meglio, lui mi ha attaccato, ma io l’ho steso in un istante.” “Che cosa? Quando ho visto Dark, non era di certo una persona che si faceva battere come se niente fosse!” esclamò Conan, mentre Harumo annuiva. “Diciamo che… i figli devono obbedire ai genitori. E Dark si era ribellato per troppo tempo.” “Figli?” ripete Saiko, per poi cominciare ad allargare gli occhi, imitato da Ichigo. “Cosa vuoi dire?!” “Che Dark è mio figlio. Sì, Moritaka Mashiro, hai sentito bene. Dark non è umano. È il frutto dell’unico giorno di tregua tra me e Luce. Lui è l’Equilibrio stesso. Ed è per questo che deve schierarsi dalla parte giusta.” “E immagino che tu per parte giusta intenda la tua, vero?” fece lo Shinigami, per poi tirare fuori dalla tasca uno strano oggetto, simile al pendaglio del suo Keyblade. “Che cosa vuoi fare?” chiese Saiko. “Contro di lui è meglio che combatta al mio meglio. E questo corpo potrebbe essermi d’impiccio!” “Aspettate, si può sapere di cosa state parlando?!” esclamò quasi arrabbiato Goro. “E chi sarebbe questo Dark?!” “Colui che ci ha salvati la notte in cui si è verificata quell’esplosione. Immagino ve lo ricordiate bene, no?” rispose Conan. “Anche se è arrivato solo alla fine…” “Purtroppo noi non conosciamo i dettagli, è avvenuto prima che diventassimo custodi.” Continuò Saiko, per poi rivolgersi nuovamente a Ichigo. “Ma sei sicuro di ciò che vuoi fare? Se esci, il tuo corpo rimarrà indifeso!” “Non avrà bisogno di essere difeso. Lo sconfiggerò prima che possa alzare un dito.” “Scusate, ma cosa intendete dire con corpo indifeso?” chiese Ai. “Non vi ho ancora detto qual era la mia precedente occupazione, prima di diventare un custode, vero?” rispose con un piccolo sorriso l’arancio. “E questo che importanza ha?” domandò l’ispettore. “Semplice…” cominciò il ragazzo, per poi sbattersi sul petto il ciondolo. Immediatamente dal suo corpo uscì una sua copia perfetta, che indossava un kimono nero e aveva già in mano il Keyblade, mentre l’altro Ichigo cadeva a terra, apparentemente privo di conoscenza. “Ero uno Shinigami.” Concluse, puntando subito il Keyblade contro l’Oscurità. “E dalle vostre facce sorprese, deduco che possiate vedermi…” “Sono stato io a permetterglielo.” Rispose l’avversario. “Voglio che tutti vedano la tua pazzia.” “U-Uno Shinigami?!” balbettò spaventato Goro, indietreggiando, imitato anche dall’ispettore e Agasa, mentre i tre bambini si limitarono a sgranare gli occhi. “Intendi proprio un dio della morte?!” esclamò Harumo. “Se intendi uno che va in giro e cerca di far riposare in pace le anime, sì, sono io, ma non vado di certo a uccidere persone ancora vive, se non per un buon motivo. Anche se finora mi è capitato solo contro persone che voi considerate già morte.” “M-Menomale…” fece l’ispettore. “Stavo già sospettando un qualche patto con Goro… visto che dove va, ci scappa sempre il morto…” “Però è strano… non c’è l’anima della vittima, e dubito che se ne sia andata così facilmente… Che cosa ne hai fatto?” chiese Ichigo all’Oscurità, che sorrise. “Mi sono limitato a spedirla nel mio regno. Come succederà presto anche a voi.” “Non ci contare!” urlò lo Shinigami, partendo all’attacco, mentre il suo Keyblade veniva avvolta da un’aurea nera. Ma l’avversario lo bloccò senza lo minimo sforzo usando un solo dito. “Tutto qui?” chiese lui, sbadigliando. “Come…” “Riprovaci!” replicò l’altro, per poi scagliarlo contro il muro, facendogli lasciare il solco. “Ichigo!” urlò Saiko, poco prima di ritrovarsi di fronte l’Oscurità, il quale aveva già in mano una sfera nera. “Tu sarai il primo.” Disse, lanciando la sfera. Prima che il mangaka potesse fare qualcosa, un oggetto volò attraversò la stanza, tagliando a metà la magia oscura, che scomparve nel nulla. “Come?” fece l’incarnazione delle tenebre, girandosi. “Pare… che continui a rovinare tutto.” Disse Dark, uscendo da un varco, seguito da Hikari, Black Star, Tsubaki, Tsuna e Edward. “Non è vero… padre?” concluse, pronunciando l’ultima parola con disgusto. “Oh, ma tu guarda chi si vede, il mio caro figliolo… con tutta la sua combriccola… Addirittura tre Master oltre a te? Vedo che non mi sottovaluti…” “Purtroppo per te, non ho più intenzione di farmi controllare… soprattutto dopo che sono entrato in pieno possesso dei miei reali poteri.” Rispose Dark, indicando l’oggetto che aveva salvato Saiko, che si rivelò essere uno shurinken di luce, che scomparve qualche secondo dopo. “Dunque, vuoi affrontarmi ancora?” “Umpf! Uno come te non potrà mai superare una stella come me! Io, Black Star, Master del Keyblade e miglior assassino dell’universo, ti eliminerò dall’esistenza!” “Black Star, non esagerare…” disse invano la sua arma, sospirando. “Assassino?!” ripeterono insieme Goro e Megure. “E così, è lui l’Oscurità…” fece Edward, evocando il Keyblade. Subito dopo, Tsubaki s’illuminò, trasformandosi e andando direttamente tra le mani di Black Star. Dark, Hikari e Tsuna li imitarono, preparandosi a combattere. “Hikari…” disse l’Oscurità. “Credevo che dopo quel che ti ha fatto mio figlio, saresti scappata via… Ma vedo che continui a rovinargli la vita…” “Rovinargli la vita?” ripeté la custode, guardandolo con odio. “Da quel che so, sei stato tu a farlo! Ed è per questo che non ti posso perdonare!” “Dura la tipa…” fece Ai, senza però nascondere un po’ di paura. “Umpf. E tu, Dark? Ti sono passati i rimorsi o le tue sono solo apparenze?” Il custode strinse con più forza il Keyblade. “No. Non mi sono passati, ma ho compreso che l’unico modo per farmi perdonare è quello di sconfiggerti!” “Dunque sei proprio deciso?” “Te lo dirò chiaro e tondo… Oscurità!” rispose Dark, puntandogli contro il Keyblade. “Ti dichiaro guerra! Spenderò ogni singolo grammo di forza che ho per farti sparire dalla faccia dell’universo! Altererò l’equilibrio se necessario, non m’importa! Perché comunque, finché tu esisterai, l’universo non conoscerà mai la pace!” L’avversario lo guardò truce. “Molto bene allora… Equilibrio… Come vuoi. Ti pentirai della tua scelta.” Detto ciò schioccò le dita. “Un’ora di tempo. Ricordatevelo. Se non troverete colui che ho inviato per eliminare quell’uomo, questo mondo verrà distrutto.” Ricordò, scomparendo nel nulla. Dark continuò a fissare il punto dov’era scomparso, per poi girarsi verso Conan. “Quindi sei di nuovo così…” disse infine. Il bambino rimase spiazzato per qualche secondo. “Beh… inizialmente per scelta personale, e poi nuovamente costretto…” rispose infine, per poi voltarsi verso Megure e Goro, che stavano guardando sorpresi i nuovi arrivati. “Immagino che se mi hai fatto venire insieme a voi, la situazione dev’essere piuttosto grave…” fece Edward a Dark, sospirando. “A dir la verità, quando Tsuna mi ha avvertito, credevo semplicemente che visto che c’entrava Homunculus, tu fossi in grado di risolvere la questione più facilmente, ma non avevo previsto l’arrivo di mio padre…” “Ehm… scusate se interrompo i vostri discorsi strampalati…” fece Goro. “Ma si può sapere chi diavolo siete voi?!” “Sono tutti custodi.” Rispose Conan, avanzando verso di loro, per poi guardare Ai, che sospirò. “Perderesti troppo tempo a nascondere la verità…” disse infine. “E pare che ne abbiamo ben poco… Fai pure.” “Verità?” ripeté Megure. “Che cosa significa?” “Significa che per tutto questo tempo, Conan vi ha mentito spudoratamente. Fin dal primo momento in cui è apparso.” Replicò Harumo. “Come dopotutto, abbiamo fatto anch’io e Ai.” “Mentito?! Come sarebbe a dire mentito?!” esclamò Goro. “Semplice…” cominciò il bambino, togliendosi gli occhiali e consegnandoli al Dottor Agasa. “Io non sono Conan Edogawa.” “Eh?! Cosa vuoi dire con ‘non sono Conan Edogawa’?!” urlò l’ispettore. “Ciò che vi stiamo per dire non deve uscire da questa stanza. Se dovesse succedere, saremo tutti in pericolo.” Disse Ai. “Ma se non sei Conan, allora lui dov’è? E tu chi sei?” “Conan Edogawa non è mai esistito.” Rispose il bambino, mentre si staccava il suo papillon. “Ho tratto il nome dai due autori Arthur Conan Doyle e Ranpo Edogawa, senza pensarci troppo.” “Ma allora tu…” fece Megure, sgranando gli occhi. “Esatto ispettore.” Rispose Conan, usando una voce diversa dalla sua. “Sono Shinichi Kudo.” Nella stanza scese il silenzio. “Tu… saresti Shinichi?!” ripeté Goro, per poi scoppiare a ridere. “Questa sì che è bella! Non credevo avessi così tanto senso dell’humor, Conan!” Il bambino non fece niente, limitandosi a puntargli contro l’orologio, dal quale si alzò una specie di mirino. “Perdonami Goro, ma al momento saresti solo d’intralcio.” Disse, prima di premere un bottone. Immediatamente, i presenti videro qualcosa sfrecciare in direzione del Detective, colpendolo al collo. Goro cominciò a barcollare, per poi cadere a terra addormentato. “C-Cosa?!” esclamò l’ispettore sorpreso. “È così che l’ho aiutato finora.” Continuò Conan, stavolta usando la voce di Goro, per poi tornare ad usare la sua. “Ispettore, lo so che è sconvolto, ma mi serve che mi dia tutto il suo supporto! Se abbiamo veramente una sola ora di tempo, dobbiamo sbrigarci!” “Cosa vuoi che faccia allora? Contro quel tipo non abbiamo alcuna possibilità!” “A lui ci penseremo noi.” Disse Dark. “Voi pensate a risolvere questo mistero in tempo.” “Fosse facile…” cominciò l’ispettore, prima di venire interrotto dal bussare alla porta. “Avanti!” ordinò. Pochi secondi dopo, un agente entrò in fretta nella stanza. “I-Ispettore… c’è un problema…” “Che cos’altro è successo stasera, Takagi?!” “Nel cielo… nel cielo è apparso un conto alla rovescia!” Tutti sgranarono gli occhi. “E quanto tempo segna?” chiese Conan. “Poco meno di un’ora.” “Allora quel tipo diceva la verità…” fece l’ispettore, guardando il bambino. “E va bene Kudo! Allora affido a te tutto quanto! Takagi, chiama la centrale e fai venire subito tutti gli agenti! Priorità assoluta!” “P-Perché?” chiese sorpreso l’uomo. “Se entro il tempo che ci rimane non troveremo il colpevole…” cominciò Ai. “Moriremo tutti quanti. Non solo noi. Non rimarrebbe nemmeno la Terra.” Takagi la guardò sorpreso, per poi fare una risata nervosa. “C-Che razza di scherzo è…?” “Non è uno scherzo, idiota! Vai, subito!!! E non farne parola con nessun altro!!!” “Agli ordini!” rispose spaventato il poliziotto, correndo fuori di corsa. “Noi intanto cercheremo di risolvere il problema di Ran. Se riusciamo con lei, con te sarà poi un giochetto.” Fece Edward, rivolgendosi a Conan. “Ran?” domandò Megure. “Perché, cosa le è successo?” “Ehm… diciamo che Shinichi non è l’unico a trovarsi più piccolo…” spiegò Harumo. “Tu?! Ma allora anche…” fece poi, girandosi verso Ai. “Esatto. Anzi, io sono la scienziata che ha creato il veleno che ha fatto tornare bambino Shinichi. Ma purtroppo, nemmeno io sono stata in grado di creare un vero e proprio antidoto. Il merito va a loro.” Spiegò Ai, indicando i custodi. “Dopo pretendo una spiegazione nei minimi dettagli, chiaro?” fece l’ispettore, per poi rivolgersi a Conan. “Ti prego, dimmi che hai già qualche indizio!” “Dovremmo riuscire a rimuovere quella spada per poter indagare meglio… Però se non si può toccare…” “Ci penso io.” Disse Dark, dirigendosi verso il cadavere. Alzò una mano, mentre con l’altra impugnò la spada, cominciando a estrarla. Quando riuscì a tirarla completamente fuori, il corpo rimase sospeso in aria, e lentamente atterrò. Dark osservò la spada, che scomparve nel nulla tra le sue mani. “Era veramente pericolosa… Nemmeno un custode delle tenebre l’avrebbe potuta impugnare senza problemi…” fece. “E tu come ci sei riuscito allora?” chiese Ran. “Sfortunatamente, come avete sentito prima, sono il figlio del responsabile di tutto questo…” rispose lui, sospirando. “Allora, credo sia meglio spostarci in un'altra stanza. Vero Edward?” “Credo di dover prima creare un cerchio alchemico per scoprire cosa gli ha fatto quel tipo. Non avevo mai sentito di una trasmutazione in grado di far ringiovanire… L’immortalità era possibile solo usando la pietra filosofale, ma non ti ringiovaniva…” “Trasmutazione? Scusa ragazzo, ma tu chi saresti? Uno scienziato?” chiese Megure. “In un certo senso direi di sì. Ma vede…” rispose Ed, battendo le mani e creando dal nulla una corda. “Io sono specializzato nell’alchimia.” “C-Come hai fatto?!” “Ispettore, non abbiamo tempo ora.” Lo interruppe Conan, mentre cominciava a controllare la ferita sul cadavere. “Allora noi andiamo.” Fece Saiko, aiutando Ichigo a rialzarsi, dopo che quest’ultimo era rientrato nel suo corpo. “Ehi, e non combattiamo?!” esclamò Black Star. “Non ancora, ma tranquillo. Conoscendo il nostro avversario, non ci mancherà un duello…” rispose Hikari, seguendo Dark e gli altri fuori, lasciando Conan e l’ispettore.
Capitolo 68 *** Dichiarazione d’amore! Dipartita e arrivo del custode! ***
Autore(guardando attraverso la serratura della porta): Sembra non ci sia nessuno... ma per sicurezza... *getta un suo manichino, che viene subito colpito da decine di raggi laser, seguiti da vari proiettili, armi ninja, falci, spade, cuscini, frecce di cupido, bombe atomiche, assasini, tizioqualunquechepassavadaquelleparti...* Autore(deglutendo osservando la scena): N-Non è colpa mia se lo scorso capitolo è coinciso con uno dei momenti più tristi di internet... sob... non oso immaginare dopo questo... Fortuna che sono in possesso di un bunker collocato in un punto impreciso dello spazio-tempo...
Ebbene sì, dopo solo due giorni, ecco qui la seconda parte! Non volevo lasciarvi lì ad aspettare troppo a lungo XD. Anche se temo che non appena avete letto il titolo di questo capitolo, metà di voi hanno già raggiunto il mio manichino... sob...
Dunque: per chi è riuscito ad arrivare fin qui dopo aver avuto a che fare con il figlio segreto della signora in giallo e di Poirot, ricordo che questo capitolo è di rating rosso
Inoltre, diciamo che se il 62 vi aveva sorpresi, questo farà di peggio... vi rimembro che io, mr. nonpossocommuovermi... mi sono commosso XD. E oltre a me, anche la mia fidata beta reader Fly89, che ringrazio infinitivamente per l'aiuto in questo capitolo.
Beh, ovviamente non mi aspettavo una marea di recensioni in soli due giorni... anche se spero che questa seconda parte ridesti nei lettori la voglia di scrivere qualcosa XD (anche solo che vogliono trovarmi per trucidarmi... va bene lo stesso XD). Perciò, e ora di rispondere e poi di lasciarvi a mangiarvi le mani e ad affilare le armi...
@ niki_: *prepara defebrillatore* se hai perso un battito nello scorso capitolo, qui mi sa che il tuo cuore si è fermato... Ormai mi conosci, perciò temo che avrai in parte già capito cosa ti aspetta in questa lettura... Per Saw... sì, sarebbe stato senza dubbio perfetto... solo che non ho mai visto Saw se non per le parodie su you tube XD. Comunque lo so che è Conan il portasfortuna, solo che l'ispettore lo ignorava (e nella serie lo ignora tutt'ora, sebbene ovunque passa il moccioso come minimo c'è una strage XD). Per il mio patto con Luce... beh, non posso variare gli eventi... se hai proteste rivolgiti a Dark... anche se te lo sconsiglio... Per i fiori mi dispiace, ma provo un profondo odio verso essi, da quando caddi sopra un cespuglio di rose... per questo ai babercue mi diverto a buttarli nel fuoco (e da cui, il mio primo soprannome, ovvero Nerone XD). Ad ogni modo, l'Oscurità ci tiene a precisare che non ha importanza, può tranquillamente controllarti senza farti esplodere, e ti ringrazia per avergli fatto sapere che anche Roxas è un tuo protetto.
@ Inuyasha_Fede: Come ha detto un famoso detective: "C'è il 100% di possibilità che dove passi Conan muore qualcuno... Infatti è stato lui a consegnare a Ryuk il Death Note, ho trovato il video che lo conferma..." XD
E ora... *si mette e toglie il cappello* buona lettura.
Capitolo 67 (Seconda parte): Dichiarazione d’amore! Dipartita e arrivo del custode! Edward disegnò attorno a Ran un cerchio grande un paio di metri, mentre Ai e il dottor Agasa lo guardavano incuriositi. Senza aspettare altro, Ed batté le mani e le posò sul cerchio, che s’illuminò di una luce scarlatta. “Non ti muovere.” Disse rivolto alla bambina, che annuì, mentre il colore rosso cominciava a scorrere anche sul suo corpo. Qualche minuto dopo le luci scomparvero. “Allora?” chiese Dark, avvicinandosi. “Senza dubbio è opera dell’alchimia, ma la cosa che mi preoccupa è che è molto simile alla mia. Nel senso che non è stata usata una pietra filosofale…” “Il che significa che Homunculus è stato aiutato a ottenere i tuoi stessi poteri. A questo punto, anche la distruzione del tuo mondo potrebbe essere opera sua…” “Se così fosse, allora stavolta mi assicurerò di portarlo io dall’altra parte del portale, per poi distruggerlo.” Rispose l’alchimista, per poi sbuffare. “Per farla tornare come prima, dovrò tentare una nuova tecnica… è da un po’ che ci penso su, e dovrebbe essere fattibile…” “Cos’hai in mente?” chiese Ai. “Beh, detto in parole semplici, proverò ad usare l’energia della mia magia per ampliare ulteriormente l’alchimia. Già di mio sono in grado di effettuare trasmutazioni di livello avanzato, ma in questo modo dovrei essere in grado di fare tutto… tranne riportare in vita una persona, ovviamente…” “Che peccato…” replicò Ai, guadagnandosi un’occhiataccia da Ed, che per tutta risposta si levò il mantello, mostrandogli la vistosa cicatrice che gli deturpava la spalla destra. “La vedi questa? È il segno di ciò che ho tentato. Ho violato il tabù e ho provato a riportare in vita mia madre. Come risultato, io ho perso una gamba, mentre mio fratello l’intero corpo. Per riportare indietro almeno la sua anima, ho sacrificato il mio braccio destro. Solo di recente sono riuscito a recuperare tutto, anche grazie all’aiuto di Dark…” “A questo proposito…” fece l’incarnazione dell’Equilibrio, aprendo la mano, mostrando così una piccola pietra rossa. “Questa è la pietra filosofale di Envy, la stessa che mangiai tempo fa. L’ho purificata, ora non usa più le anime delle persone al suo interno. Credo sia meglio che la tenga tu.” Detto ciò, la lanciò a Edward, che la prese al volo. “Come hai fatto?” “Ho inserito parte del mio potere al suo interno. Attingerà energia da lì, e solo per te.” “Ma tu chi sei esattamente? Hai detto che quel tipo era tuo padre… e a quanto ho capito era l’Oscurità stessa…” chiese Agasa. “Sono suo figlio… ma non solo. Io sono l’Equilibrio stesso. Figlio dell’Oscurità e figlio della Luce.” Rispose il custode, per poi voltare lo sguardo verso l’alto. Il conto alla rovescia era quasi terminato. “Tranquillo.” Fece Ai. “Shinichi risolve queste situazioni intorno all’ultimo secondo. Senza contare che ora può contare sull’aiuto incondizionato della polizia.” “Bene, ci sono!” esclamò Edward. “Sei pronta? Non posso assicurarti che sarà indolore… Dovrò cambiare l’intera struttura del tuo corpo.” “Non importa. Procedi pure!” rispose la bambina. “D’accordo!” disse il Master, battendo le mani. Immediatamente, sui polsi e sulla fronte dell’alchimista apparve un cerchio alchemico azzurro, mentre sotto i suoi piedi ne appariva uno più grande. Senza perdere concentrazione, Edward appoggiò a terra le mani. Una serie di fulmini rossi e azzurri scattarono subito verso la bambina, che non appena fu colpita si sollevò in aria, per poi venire avvolta da una fortissima luce, che la nascose alla vista di tutti. Qualche secondo dopo i cerchi alchemici scomparvero, lasciando Ran sdraiata a terra priva di sensi, nuovamente tornata alla sua età originaria, con addosso lo stesso tipo di vestiti che aveva prima, ma ovviamente adatti a coprire il suo vero corpo. “Incredibile… c’è riuscito!” esclamò Agasa, mentre anche Ai guardava sorpresa la ragazza, per poi andare a soccorrerla. “Ehi, sicuri che ce la faranno?” chiese Tsuna, guardando il timer, che ormai segnava meno di un minuto. “Se non ce la dovesse fare, ci penseremo noi a fermarlo.” Rispose Hikari, evocando il Keyblade, imitata subito da tutti gli altri custodi. “E in ogni caso, mio padre di sicuro non si fermerà anche se Conan dovesse riuscire a trovare il colpevole. Attaccherà lo stesso, senza ombra di dubbio.” “Ma che bello…” commentò Saiko. “E tua madre? Come mai non interviene?” Dark lo guardò. “Secondo te, un mondo normale potrebbe reggere lo scontro tra loro due? Già farà parecchio fatica a resistere sia a me che all’Oscurità, prova a pensare se tre forze del genere si scontrassero nello stesso luogo e nello stesso momento.” “Di questo mondo non rimarrebbero nemmeno gli atomi, vero?” domandò Ichigo, che ottenne dal custode solo un cenno di assenso. “Perfetto… Lo dicevo io che avrei fatto meglio a restare a casa…” sbuffò Ai, guardando il timer. I custodi strinsero con più forza il Keyblade, mentre raggiungeva i dieci secondi. “Nove…” disse Ichigo. “Otto…” Saiko. “Sette…” Tsuna. “Sei…” fece Edward. “Cinque…” Ai. “Quattro…” Black Star. “Tre…” Tsubaki. “Due…” sussurrò Hikari. “Uno…” disse Dark, preparandosi a combattere. Ma il conto alla rovescia si fermò a uno. I ragazzi rimassero immobili, senza osare muovere un muscolo. “M-Maledetto Shinichi…” fece Ran, riprendendo i sensi. “Sempre l’ultimo secondo sceglie per salvarci…” A conferma delle sue parole, l’ispettore Megure, seguito da Conan, li raggiunsero. “Ran!” esclamò il bambino, raggiungendola. “Allora ce l’hanno fatta!” “Già. E tu piuttosto, chi era il colpevole?” “Era la stessa donna che ha trovato il corpo.” Rispose Megure. “Ma la cosa strana, è che ha detto di aver agito senza nemmeno rendersene conto.” “Sarà stata sicuramente manovrata da mio padre…” fece Dark. “Complimenti, Kudo Shinichi!” esclamò il diretto interessato, apparendo di fronte a loro. I custodi saltarono immediatamente di fronte a lui, creando una barriera umana tra l’Oscurità e gli abitanti del mondo. “Vedo che sei riuscito a trovare la mia marionetta.” Continuò lui, senza curarsene. “Avresti dovuto sceglierne una in grado di mascherarsi meglio. Le sue azioni erano troppo sospette.” “Beh, volevo lasciarvi una possibilità. Shinichi, che ne dici di unirti a me? Ti concederei un potere immenso, oltre a risparmiare questo insulso mondo.” “Unirmi a te?” ripeté il bambino, sorridendo. “Credevo che un essere superiore non avesse bisogno di chiedere cose di cui sa già la risposta.” L’Oscurità sospirò. “Io proprio non vi capisco… Vi offro il potere assoluto, e voi rifiutate…” “Perché ci sono cose più importanti del semplice potere.” Rispose Black Star, guadagnandosi lo sguardo di tutti. “Beh, che ho detto?” “Sai… uno che fa la sua entrata in scena dicendo di essere colui che supererà le divinità, rende difficile credere che la pensi come hai appena detto…” “Per questo parlo di superare le divinità! Io non voglio limitarmi a diventare più forte di loro. Voglio anche agire meglio di loro! Il potere per proteggere i miei amici… il potere per non far soffrire le persone a cui tengo… è questo il potere a cui aspiro!” “E questa è sempre la vostra risposta… Anche tu Dark la pensi così, dunque?” “Il mio unico obiettivo è di portare equilibrio nell’universo e tu lo stai alterando. Ti ho già risposto prima: il potere non m’interessa, perché ne ho a sufficienza. Mi basta…” e mentre diceva ciò gli puntò contro il Keyblade. “Cancellarti definitivamente!” Gli altri custodi della Luce annuirono. “Molto bene allora…” fece l’Oscurità, schioccando le dita, facendo esplodere le mura attorno a loro, e aprendo cinque varchi oscuri al suo fianco. “Cadete nella disperazione, custodi! Proprio come volete! Desiderate il potere per proteggere le persone a cui tenete? Allora dimostratelo!” Istantaneamente, attorno a loro apparvero migliaia di Heartless, che accerchiarono l’intero edificio. “E quelli cosa sono?!” esclamò Megure, mentre i poliziotti alzavano subito le pistole. “È inutile!” urlò Edward. “Le armi normali non possono nulla contro gli Heartless!” “Come sarebbe a dire? E allora che cosa possiamo fare?” Dark alzò la mano, facendo aprire un varco di fronte a loro. “Scappare. Attraversate quel varco. Ne sto aprendo a migliaia per tutto il mondo. Andatevene subito! Vi porterà in un mondo sicuro, dove troverete altri sopravvissuti.” “Non possiamo farlo!” esclamò Goro, raggiungendoli. “Questo è il nostro mondo, non possiamo abbandonarlo!” “Idioti!” urlò Edward. “Non possiamo garantirvi di farcela! Il mio mondo è stato distrutto in pochi secondi come se nulla fosse! Andatevene subito, senza perdere altro tempo!” “Ehi, non è che stai facendo scappare anche…” cominciò Conan. “Se ti riferisci a quelle persone vestite di nero… no. Non ho aperto il varco nelle loro vicinanze.” Rispose in anticipo Dark. “Purtroppo però, saranno comunque troppe le persone che non riusciranno a salvarsi… Dannazione, dovevo pensarci prima e approfittare dell’ora di tregua…” L’ispettore guardò i custodi, per poi sospirare e prendere un telefonino. “Parla l’ispettore Megure. A tutti i poliziotti che non sono stati in grado di raggiungermi, dirigetevi verso i varchi che vi saranno stati sicuramente segnalati dai cittadini a attraversateli portando con voi più civili possibili. Diffondete questo messaggio anche in tutte le altre città e avvertite le forze dell’ordine estere.” “Ma ispettore!” fece Takagi, venendo subito interrotto. “Secondo te possiamo veramente fare qualcosa? Quel tipo è stato in grado di creare un orologio nel cielo visibile in tutto in mondo… Detesto ammetterlo, ma siamo impotenti contro di lui.” “Maledizione! Non possiamo arrenderci così! Tu sei d’accordo con me moccioso, vero?” chiese Goro a Conan, che sorrise. “Certo. Però… credo sia meglio se tu vada subito. Scusami.” Prima che il detective potesse dire qualcosa, il bambino premette un bottone sulla cintura, dal quale uscì un pallone da calcio sgonfio, che si riempì subito d’aria. Senza perdere un secondo, premette un bottone sulla scarpa destra, che s’illuminò, per poi dare un calcio al pallone, che sfrecciò contro Goro, colpendolo allo stomaco e facendolo volare direttamente dentro il varco. “Scusa Ran, ma altrimenti non ti avrebbe seguito.” Disse guardando la ragazza. “Come sarebbe a dire che non mi avrebbe seguito?” domandò lei, per poi voltarsi verso l’Oscurità e mettendosi in posa d’attacco. “Non ho mai detto di volermele andare!” “Che cosa? Non puoi, è troppo pericoloso!” “Un'altra parola e spedisco te dentro il varco.” Replicò Ran, guardandolo male. “Beh, noi invece andiamo. Non siamo così pazzi da restare senza nemmeno un’arma. E poi, saremmo solo d’impiccio.” Fece Ai, avvicinandosi al varco, fermandosi poco prima. “Vedete solo di non morire.” Continuò, prima di sparire. “Vada anche lei, dottore!” disse Conan. “Tranquillo, ci rivedremo presto!” “Allora buona fortuna Shinichi.” Rispose l’uomo, seguendo Ai dentro il varco. “Anche voi, muovetevi! Portate qui tutti gli invitati e fategli attraversare il varco!” ordinò l’ispettore. “Noi cercheremo di allontanarci il più possibile.” Fece Saiko. “Allontanarci? Buona fortuna allora, Saiko!” disse una voce proveniente da dentro uno dei varchi. Il mangaka spalancò gli occhi, girandosi verso essi. In simultanea, dai varchi uscirono cinque figure avvolte dall’impermeabile nero dell’organizzazione, di cui solo due erano senza il cappuccio, lasciando così che tutti vedessero Homunculus e Jyassmie. “Vi presento i miei veri custodi!” disse l’Oscurità. “Non m’importa più di quella stupida regola dei due custodi a mondo. D’ora in poi sceglierò quelli che considero veramente degni! E non solo…” “È da un po’ che non ci vediamo, Acciaio.” Disse Homunculus, sorridendo. “Tu… Come osi far rivedere la tua faccia?!” sbraitò l’alchimista. “Quello è lo stesso tipo che ci ha attaccati!” esclamò Ran, preparandosi a combattere. “Tu invece vedo che continui ad usare la tua oscurità, non è vero Jyassmie?” domandò Ichigo. “Ho solo deciso di seguire il mio elemento. Io sono un essere di pura oscurità, ma ho dovuto attendere prima di mettermi in contatto con il padrone del mio elemento. Senza le dovute precauzioni, sarei stata eliminata anch’io.” “Dunque avete già tradito la nuova organizzazione?” chiese Dark. “Umpf. Xehanort è convinto di essere il custode più forte, ma si sbaglia di grosso. È solo questione di tempo prima che se ne accorga.” Rispose Homunculus. “Per il momento, gli lasceremo credere il contrario.” “E cosa sperate di ottenere?” “Il potere di sconfiggere tutti voi custodi della Luce ovviamente.” Disse una delle tre figure incappucciate. Tsuna si girò verso essa. “Che cosa…?” “Io non so come comportarmi in queste situazioni…” disse la terza figura, subito sovrastata da una seconda voce. “Distruggili tutti! Annientali, falli a pezzi!” “Ma queste voci…” mormorò la voce di Tsubaki. “Ragazzi, fate cadere la disperazione tra i custodi.” Disse l’Oscurità, facendo cenno ai tre di togliersi il cappuccio. Le tre figure annuirono, eseguendo subito l’ordine. I custodi sgranarono subito gli occhi. “Tu…” cominciò Hikari, mentre i suoi occhi si riducevano a due fessure. “Argh!!!” gridò Saiko, partendo alla carica contro l’incarnazione dell’Oscurità, con il Keyblade pronto a colpirlo, mentre nell’altra mano creava una sfera di fuoco. “Saiko, no!” gli urlò inutilmente Ichigo. “Tu, lurido bastardo!” urlò, venendo però intercettato da uno dei tre nuovi arrivati, che lo costrinse a fermarsi. “Come hai osato?!” “Che c’è, Mashiro… non sei contento di rivedermi?” chiese la ragazza di fronte a lui. “Quella è… Azuki…” disse Dark, riconoscendo la ragazza, per poi spostare lo sguardo sugli altri due. Uno era un uomo con attorno al collo un camaleonte verde, che stava fissando Tsuna, il quale invece lo osservava sconvolto. “Tu sei… Reborn… Com’è possibile?!” “Dunque l’ultima persona è…” fece Ichigo, guardando un ragazzo coi capelli viola chiaro. “Crona…” rispose Black Star, impugnando più forte il Keyblade. “Di nuovo tu, come mi devo comportare con te stavolta?” fece il ragazzo, mentre dalla sua schiena usciva una specie di liquido nero, che prese la forma di un mostriciattolo umanoide, dotato di una coppia di occhi bianchi e braccia, ma privo di gambe, poiché era visibile solo la parte superiore del suo corpo. “Uccidilo!” disse lui. Dark fissò suo padre con uno sguardo pieno d’odio. “Tu…” “Che c’è? Ti sorprendi così tanto perché ho scelto le persone più care ai tuoi compagni e le ho trasformate in miei custodi?” “Che cosa?” esclamò Ran. “Azuki! Cerca di svegliarti!” urlò Saiko, saltando all’indietro. “Ma io sono sveglia. E mi sono stufata di aspettarti.” Rispose la ragazza, per poi evocare un Keyblade, imitata dagli altri due. Tutti e tre avevano in mano una Catena Regale, il cui colore era nero come la pece. “Quel tipo… ha fatto diventare malvagi…” cominciò Conan incredulo. “E la nostra promessa?!” esclamò Saiko, trattenendo a stento le lacrime. “Dovevamo sposarci quando avrei realizzato un anime! Non puoi averlo dimenticato!” “Certo che non l’ho dimenticato, ma come ti ho detto, mi sono stufata di aspettare. E comunque, non saresti mai tornato dalla guerra, visto che la Luce perderà. Unisciti a noi, Saiko. Il nostro signore sa essere molto misericordioso. Ti perdonerebbe il fatto di essere stato un servo della Luce.” Ma Saiko non la sentì nemmeno. “No… Tu non puoi essere Azuki! Lei non parlerebbe mai così!” gridò. “Che essere disgustoso…” fece Edward, fissando l’incarnazione dell’Oscurità con gli occhi ridotti a due fessure. “Allora, Tsuna, sei diventato un po’ più forte in questi mesi? O sei sempre il solito imbranato?” chiese Reborn. “Che cosa ti è successo? Perché ti sei unito all’Oscurità?!” rispose il decimo. “Sono un serial killer e ho compreso che tu non saresti mai stato adatto a guidare i Vongola. Come boss mafioso, faresti pena.” “Boss mafioso?” ripeté Megure, distraendosi dalle operazioni di evacuazione. “Quel ragazzino sarebbe un boss?!” “Ti ho sempre detto che non ho mai avuto intenzione di diventarlo, ma devo riconoscere che è stato grazie a te se ho conosciuto Gokudera e gli altri…” rispose Tsuna, tirando fuori il sacchetto con le pillole, ingoiandone due. Sulla sua fronte apparve subito la fiamma, mentre anche il suo Keyblade veniva avvolto dallo stesso fuoco. “So che non sei completamente libero di pensare. Ti farò tornare come prima, te lo prometto!” “Provaci.” “Pazzesco… Come fa a non bruciarsi?” domandò Ran, per poi guardare Crona e Black Star. “Così, sei di nuovo il mio avversario, eh?” chiese l’assassino, preparandosi a combattere. “Maka non ne sarebbe felice, sai?” “Non ho idea di chi sia questa Maka. Io sono la spada demoniaca e il mio compito è quello di seminare ovunque la follia.” Rispose Crona, mentre il mostro sulle sue spalle scompariva, lasciando posto a una spada, che il custode oscuro affiancò subito al Keyblade. “Dunque, avete intenzione di affrontarci tutti insieme, eh?” domandò Ichigo, prima di colpirsi nuovamente con il ciondolo, per poi portarsi una mano sul volto. Sotto lo sguardo sorpreso di Ran, Conan e dei poliziotti rimasti, una maschera bianca apparve dal nulla, coprendo il suo viso. “Allora non sarà il caso di trattenermi! Userò tutti i miei poteri!” “Fatti sotto allora.” Lo sfidò Jyassmie. Prima che qualcuno potesse fermarli, Ichigo, Black Star e Tsuna partirono all’attacco, scontrandosi subito con i loro avversari. “Edward, Saiko!” iniziò Dark. “Voi due tenete occupati gli altri due custodi e cercate di catturare Azuki. Ci dev’essere un modo per riportarla alla normalità, proprio com’è successo a me!” “E voi due?” chiese l’alchimista. Hikari e Dark spostarono lo sguardo verso l’Oscurità. “Noi affronteremo il nemico principale.” “Ehi, e gli Heartless?” domandò Ran. Ma prima che ottenesse una risposta, centinaia di colonne di fuoco si alzarono dal nulla, cancellando gli esseri oscuri. “Non saranno un problema.” Rispose il custode dell’Equilibrio, mentre le pupille dei suoi occhi cambiavano forma, assumendo la stessa del suo ciondolo. “Ora andatevene, o non potrò garantire la vostra incolumità!” “Dunque pensate di potermi affrontare? E magari anche sconfiggermi?” chiese l’Oscurità, togliendosi il mantello ed evocando la stessa spada che Dark aveva impugnato quando era finito sotto il suo controllo. “Come volete. Vorrà dire che vi concederò il raro privilegio di venire annientati da me in persona. Non m’importa più che tu sei mio figlio. Una volta che il tuo cuore sarà uscito dal tuo involucro, lo renderò mio schiavo, e creerò un nuovo contenitore più adatto!” “Non te lo permetterò! Sarò io a farti scappare via! Questa volta non mi manovrerai!” Lui e Hikari strinsero più forte i Keyblade. “Pronta?” chiese l’incarnazione dell’Equilibrio alla compagna, che annuì. “Sì. Anch’io voglio sistemare i conti con lui. Non posso perdonargli di aver giocato in questo modo con i sentimenti altrui!” Dark sorrise. “Molto bene allora. Diamo il via alle danze!” urlò, lanciandosi contro il padre seguito da Hikari.
Azuki creò una sfera di fuoco che scagliò contro Saiko, che si limitò a deviarla con il Keyblade. “Azuki! Torna in te!” “Io sono in me!” rispose lei, per poi volare contro di lui, preparandosi a colpirlo con la sua arma. “Non voglio combattere contro di te!” urlò lui, parando il fendente senza contrattaccare. “Allora muori come un idiota!” esclamò lei, creando una sfera di fuoco proprio di fronte a lui, colpendolo così in pieno e scagliandolo contro un palazzo. Saiko sputò del sangue, per poi cadere a terra, a pochi metri da Ran e Conan, che andarono subito a soccorrerlo. “Tutto bene?” chiese il bambino, aiutando la ragazza ad alzare il custode, che tossì altro sangue. “Perché il destino è così crudele con me…” mormorò il mangaka. “Ogni volta che mi avvicino al mio sogno, qualcosa lo infrange e lo allontana… Ma mai avrei pensato a una cosa del genere…” Ran lo guardò seriamente, per poi girarsi verso Azuki. “Ehi, tu!” gli urlò contro. “Sei soddisfatta ora?” “Certo che no. Deve soffrire molto di più di così. Questi sono gli ordini del Maestro.” “Quel bastardo…” fece Conan, girandosi anche lui. “Saiko non osa nemmeno difendersi seriamente per paura di ferirla… E lui lo sa bene.” Saiko non disse nulla, lasciandosi cadere e rimanendo immobile a terra. “E voi… morirete con lui!” urlò Azuki, partendo all’attacco contro di loro. Ran si girò verso Saiko, vedendo che il suo Keyblade era a terra. “Speriamo che funzioni…” disse, prendendolo e girandosi nuovamente, giusto in tempo per parare l’attacco dell’avversaria, che indietreggiò sorpresa. “Cosa?” esclamò, fissando il Keyblade. “Come fai a impugnarlo?” “Non lo so, ma non torcerai un capello a nessuno di noi!” rispose la ragazza, mentre sia Conan che Saiko la guardarono increduli. “Allora credo proprio che ti darò una mano.” Disse Conan, prendendo alcune macerie del palazzo colpito da Saiko, per poi premere il bottone sulla scarpa.
Jyassmie si lanciò contro Ichigo, che parò l’attacco con il Keyblade, per poi creare subito una sfera di fuoco che scagliò contro la parte oscura di Jessie, che lo evitò saltando all’indietro. “Sei migliorato ulteriormente.” Disse, guardando lo Shinigami. “Ti aspettavi il contrario?” “Umpf. Credi di essere stato l’unico? Il mio potere è oscurità pura, e in questo momento è amplificato. Sto ancora giocando con te.” “Davvero? Ma tu guarda, anch’io! Ho verificato che ora i minuti in cui posso indossare la maschera sono aumentati e non di poco, ma credo sia il momento di chiudere la partita!” urlò Ichigo, avvolgendo il Keyblade in un’aurea oscura e lanciandosi contro Jyassmie, che lo imitò. Quando le due armi si scontrarono, si creò un’onda d’urto che li superò, infrangendo i vetri delle macchine abbandonate lì vicino e anche quelli dei palazzi prossimi alla zona. “Ironico come per affrontarmi usi un potere molto simile all’oscurità, sai?” fece la custode. “Pur di sconfiggere voi custodi delle tenebre, sono pronto a tutto!” “Davvero? Vediamo fino a che punto è vero!” replicò la custode, creando una sfera d’oscurità che scagliò contro l’avversario, che rispose con una di luce, provocando un’esplosione tra i due. Quando il fumo scomparve, i due erano già uno contro l’altro, scambiandosi una serie di affondi che venivano prontamente parati dall’avversario.
“E così, siamo di nuovo uno contro l’altro… Ma stavolta, la verità non interferirà.” Fece Homunculus, mostrando il suo Keyblade a Edward. “Stavolta ho più esperienza, sono stato nominato Master del Keyblade, e poi, la voglia di vendicare tutte le persone che hai eliminato… Quella richiede di essere saziata il prima possibile!” “Oh, quindi vorresti farmela pagare?” Tra i due scese per qualche secondo un silenzio di tomba. Poi, senza che nessuno dei due muovesse un dito, di fronte a loro si alzarono due colonne di pietra, che si scontrarono in aria. Non appena si ridussero in macerie, esse si trasformarono in enormi spuntoni che andarono verso i rispettivi avversari, che li evitarono creando di fronte a sé un muro di pietra. “Pazzesco… Non possono essere semplici umani…” fece Megure, deglutendo mentre si preparava ad attraversare il varco. “Shinichi, Ran… fate attenzione…” mormorò infine, scomparendo nel passaggio, che si chiuse alle sue spalle.
Crona e Black Star si allontanarono dopo essersi colpiti a vicenda. L’assassino si portò una mano al fianco, da cui stava uscendo del sangue, mentre Crona non si curò minimamente della sua ferita, da cui stava colando sangue nero, che si solidificò immediatamente. “Sempre quel tuo maledetto sangue nero…” fece Black Star, mentre avvolgeva la mano che copriva la ferita con un’aurea verde, che cominciò a cicatrizzarla. “Non so come comportarmi contro qualcuno con quello sguardo… Perciò ti ucciderò.” “Provaci. Non m’importa come mi chiamerà Maka, ma non posso lasciarti continuare a fare i voleri di Medusa!” “Medusa? Oh, ti riferisci a mia madre?” domandò Crona, per poi assumere un sorriso inquietante. “L’ho fatta a pezzi io stesso tempo fa.” “Che cosa?!” esclamò la voce di Tsubaki. “Hai ucciso…” “Tsubaki, modalità Keyblade Incantato!” Ordinò Black Star. Sul suo corpo apparvero subito dei segni neri, che lo ricoprirono totalmente. “Ormai sei prossimo a diventare un Kishin. Come membro della Shibusen e Master del Keyblade, il mio dovere è di eliminarti!” disse l’assassino, mentre le sue pupille si trasformavano in stelle.
Tsuna saltò all’indietro per evitare un proiettile di Reborn. “Allora, sai solo schivare?” chiese il killer, guardandolo. “Sono appena agli inizi. A differenza delle apparenze, mi sono allenato parecchio, e durante il mio addestramento, ho conosciuto diversi personaggi interessanti. E da uno di essi, ho imparato una tecnica che sembra inventata appositamente per avere salva la vita con te!” “Ovvero?” “Ovvero che un killer dovrebbe aspettarsi un attacco dalle spalle!” urlò la voce di Tsuna dietro a Reborn, che riuscì a schivarlo per un secondo. “Cosa? Due Tsuna?!” esclamò sorpreso il killer, mentre i due custodi si riavvicinavano. “CI ho messo un po’ di tempo per imparare questa tecnica…” fece uno dei due Tsuna, per poi portarsi le mani di fronte a sé in una strana posa. Immediatamente, la sua copia scomparve in una nuvola di fumo. “Sei in grado di creare delle copie di te stesso?” “Più precisamente, dei veri e propri cloni. In questo modo, posso fare più cose in contemporanea. La mia idea iniziale era quella di evitare in questo modo i tuoi allenamenti, ma torna parecchio utile anche per combattere.” “Interessante. Sembra che tu stia cominciando a lasciarti alle spalle il soprannome di Imbranatsuna… Molto bene allora, dimostrami cosa sai fare!”
Hikari creò una sfera di luce, che scagliò contro l’avversario, che la distrusse con facilità, per poi girarsi e parare un fendente di Dark, che saltò subito all’indietro. I due custodi crearono in contemporanea due sfere di fuoco, che lanciarono subito contro l’Oscurità, che si limitò a fare un giro su se stesso, tagliando a metà le due magie. A quel punto, entrambi partirono all’attacco, pronti a colpirlo con il Keyblade. L’Oscurità fece un passo indietro, evitando così di essere colpito, e anzi, riuscendo a respingere insieme i due custodi, che si fermarono uno al fianco dell’altra. “Curioso…” fece l’avversario. “Siete ancora più affiatati di prima. Credevo che dopo ciò che vi ho fatto, non sareste più riusciti a collaborare…” “Se proprio lo vuoi sapere, sei proprio tu la causa di ciò che vedi. Il nostro odio verso di te è unico.” Rispose Hikari. “Già… Mi hai costretto ad agire contro la mia volontà, costringendomi a fare del male alla persona che mi ha cambiato la vita…” Sentendo ciò, la custode si girò verso di lui, che però non restituì lo sguardo. “Ed è per questo… che non posso perdonarti!” urlò Dark, partendo alla carica, mentre un’aurea bianca lo avvolgeva. Per la prima volta, l’Oscurità sgranò gli occhi. “Maledizione…” fece, creando di fronte a sé un muro d’oscurità, che fu però tagliato a metà dal Keyblade del figlio, che lo colpì ad un braccio, provocandogli una ferita, dalla quale però non uscì nemmeno una goccia di sangue. Gli scontri attorno a loro si fermarono subito. “Che cosa?!” esclamò Jyassmie incredula, girandosi verso l’Oscurità. “È riuscito a ferirlo?!” “Impossibile! Il maestro non può essere ferito!” disse Azuki, mentre respingeva un’esausta Ran ed evitava un altro sasso lanciato da Conan. Dark sorrise. “Sembra… che tu non sia così intoccabile come dici.” Disse infine. Suo padre non rispose. “Molto bene, Dark. Ti accontenterò immediatamente. Soffri come non hai mai sofferto in vita tua!” urlò all’improvviso, scagliando il custode contro un palazzo, che collassò su se stesso, seppellendolo sotto le macerie. “Dark!” urlò Hikari, poco prima che l’Oscurità apparisse di fronte a lei, prendendola per la gola e sollevandola. “Hikari!” gridò Dark uscendo dalle macerie incurante dei molti tagli e lividi che si era procurato. “D-Dark…” balbettò Hikari, faticando a respirare. “Dì addio a questo mondo, custode della Luce. Farò in modo che tu non possa più tornare indietro, neppure come Nessuno!” L’Oscurità alzò l’altra mano verso il petto della custode, il quale s’illuminò. Il Keyblade nella mano di Hikari scomparve nel nulla, disintegrandosi in centinaia di sfere di luce. “Ti ho privata del tuo potere di custode. E ora…” continuò, aumentando la presa. Dark si mise a correre contro di lui, imitato da Edward, Ichigo e gli altri, che abbandonarono i loro scontri per cercare di soccorrere Hikari. Ma prima che potessero avvicinarsi, tutti tranne l’incarnazione dell’Equilibrio furono sbalzati via come se nulla fosse. “Fermati!” gridò Dark, continuando la sua disperata corsa. Suo padre sorrise, per poi mettere ulteriore forza nella sua presa. Senza che nessuno, a parte l’Oscurità, potesse vederlo, gli occhi della custode si fecero tristi, lasciando scendere due silenziose lacrime, cercando con lo sguardo chi stava urlando per la loro proprietaria. L’ultima cosa che Dark fu in grado di sentire prima che i suoi sensi si rifiutassero di funzionare fu un rumore secco provenire dal corpo della custode. Per un secondo, che sembrò durare secoli, la testa di Hikari guardò verso l’altro, per poi abbassarsi, senza più dare alcun segno di vita. Dark sgranò gli occhi. “Hikari…” cominciò. “HIKARI!!!” urlò. Un grido disperato che riecheggiò per tutto il campo di battaglia, propagandosi per la città ormai deserta. Edward, Ichigo, Tsuna, Saiko, Black Star, Ran e Conan si girarono verso l’Oscurità. “No… non è possibile…” fece l’alchimista, guardando incredulo la scena. “Hikari… Hikari non può essere…” Ran spostò lo sguardo, incapace di sostenere quella terribile vista, mentre Conan guardava il corpo della custode con occhi tremanti dalla rabbia. Sul campo di battaglia scese un silenzio innaturale. Un silenzio che fu interrotto dalle sadiche e divertite risate dell’Oscurità. “Finalmente!” urlò. “Finalmente Hikari se n’è andata! Tieni, Dark! Tieni il risultato delle tue azioni!” Detto ciò, lanciò il corpo di Hikari a Dark, che lo prese al volo. “Hikari! Hikari rispondimi di prego!” disse subito lui, guardando il volto della compagna, i cui occhi spenti lo fissavano, incapaci però di vederlo. “Bastardo!!!” urlò Black Star, mettendosi a correre contro l’Oscurità, cominciando a lanciare una raffica di magie di tutti gli elementi contro di lui, senza però sorbire il minimo effetto. “Non ti perdoneremo!” sbraitò Edward, creando attorno a lui una gabbia chiodata, che però si disintegrò immediatamente. “Getsuga Tensho!” gridò Ichigo, lanciandogli contro il suo attacco migliore. “Zero Chiten Toppa!” urlò Tsuna, in contemporanea allo Shinigami. I due attacchi si diressero insieme contro l’obiettivo, che però li distrusse usando semplicemente una mano. “No… Non posso perdonarti tutto questo!” strillò Saiko, lanciandosi all’attacco, facendo scomparire il Keyblade dalle mani di Ran, riappropriandosene. Ma proprio come aveva fatto prima, l’Oscurità scagliò via tutti quanti senza nemmeno muoversi. Dark però non si accorse di nulla di tutto ciò. Il suo sguardo era fisso su Hikari. Non si accorse nemmeno delle lacrime che cadevano dal suo viso, finendo su quello della custode. “Hikari… Ti prego, rispondimi, non abbandonarmi… ti prego… Non voglio che mi lasci di nuovo!” urlò in preda alla disperazione. “D-Dark…” ansimò l’alchimista, stringendo i pugni. “È finita. Hikari è morta.” Disse l’Oscurità. “L’ho privata del suo potere di custode, e con esso anche della possibilità di diventare Heartless e Nessuno. Non tornerà mai più.” Dark non lo ascoltò nemmeno, portandosi il corpo di Hikari al petto. “Sono stato uno stupido… Aveva ragione lui… non dovevo indossare questa maschera…” mormorò, lasciando che le lacrime continuassero a scendere dai suoi occhi stretti. “Perché nonostante tutto… nonostante tutto… io ti ho sempre amata…” “Bleah. Che scena disgustosa!” fece l’Oscurità. “Tu…” disse Conan, avvicinandosi. “Tu sei lontanamente in grado di comprendere ciò che hai appena fatto?!” urlò. “Certo. Ho eliminato un’odiosa spina nel fianco. Colei che ha interferito con la vita di mio figlio. Finalmente, mi sono liberato della custode che reputavo più odiosa!” “Tu… tu sei un mostro…” fece Ran, affiancando Conan. “Oh, lo so. Anzi, oggi mi sento di buon umore… perciò credo proprio che metterò la parola fine anche ad una terza coppia!” Prima che qualcuno potesse fare qualcosa, l’Oscurità creò di fronte a sé un proiettile nero, che scagliò verso Ran. “Spostati!” urlò Conan, spingendo via la ragazza, venendo così colpito al suo posto in piena testa. Ran lo guardò per qualche secondo. “Shinichi!” urlò infine, prendendolo in braccio, senza che però il bambino desse alcuna risposta. “Oh, e così ha scelto di sacrificarsi? Che idiota, poteva avere salva la vita.” “Tu…” fece Black Star, rialzandosi, aiutato da Tsubaki. “Tu… Non puoi essere chiamato mostro. Sarebbe un offesa nei loro confronti! Tu sei peggio di loro! Sei peggio anche di un demone!” “Già… Per te l’inferno non basterebbe…” continuò Ichigo. “Sei un essere disgustoso, che si diverte a giocare coi i sentimenti altrui…” disse Tsuna. “Che non sopporta l’amore e non vuole che nessun altro lo provi…” sostenne Saiko. “Che non si fa alcuno scrupolo nemmeno verso il suo stesso sangue…” proseguì Edward. I cinque custodi si misero tutti contro l’Oscurità, puntandogli contro il Keyblade. “Non meriti la benché minima pietà!” urlarono insieme, creando in simultanea un raggio di luce che gli lanciarono contro. Ma con loro sorpresa, esso s’infranse sull’avversario, che non si prese nemmeno la briga di deviarlo. “Stupidi. Non l’avete ancora capito che sono invincibile!” urlò lui di rimando, scagliandogli contro un vento oscuro che li fece volare contro un palazzo, facendoli cadere all’interno.
Poco lontano, Dark continuava ad osservare il corpo di Hikari tra le sue braccia. “Possibile… possibile che io non possa fare nulla…?” Senza che se ne accorgesse, la catena che teneva il suo ciondolo si ruppe, lasciando che esso cadesse sopra Hikari. Dark spostò lo sguardo su di esso, per poi spalancare gli occhi. “Forse…” mormorò, riprendendo il ciondolo. “Forse una cosa posso farla…” Facendo attenzione, Dark poggiò a terra il corpo di Hikari, chiudendole gli occhi, mentre le nuvole sopra di lui, che avevano coperto il cielo durante la battaglia, s’illuminarono a causa di un lampo, lasciando che una goccia cadesse a terra, seguita subito dopo da molte altre. Il volto del custode s’illumino dopo un secondo lampo, mostrando i suoi occhi mascherati dai capelli. Dark si voltò verso Ran, piegata in lacrime su Conan, e poi sul palazzo dove gli altri custodi erano stati mandati. E infine verso suo padre, che non lo stava nemmeno guardando. “Perdonami Hikari… ma è l’unica soluzione…” disse, per poi alzare le mani di fronte a sé. Immediatamente, fu avvolto da un’aurea nera e bianca, che eresse attorno a lui e Hikari una specie di gabbia trasparente, dove i due colori scorrevano al suo interno. L’Oscurità si girò verso essa, senza preoccuparsene. “Che cosa vuoi fare? Non puoi eliminarmi, nemmeno usando tutto il tuo potere!” “Non è quello che ho in mente!” rispose Dark, mentre il suo ciondolo si sollevava in volo da solo, fermandosi sopra la custode. Dalle cinque punte cominciò ad uscire un liquido dello stesso colore dei due elementi portanti, che lentamente cominciò a riempire la gabbia. Il corpo di Hikari fu presto sommerso completamente, mentre Dark dovette aspettare qualche minuto in più prima di scomparire. Suo padre osservava la scena, incuriosito. “Che cos’hai intenzione di fare?” mormorò. Nel frattempo anche i custodi si stavano rialzando, osservando la scena. “Aspettate…” fece Tsuna, girandosi verso Saiko. “Non ti sembra di averla già vista una scena del genere?” Il mangaka lo guardò per qualche secondo, per poi spalancare gli occhi, mentre la gabbia veniva completamente riempita. “Aspetta, non vorrai dire che Dark…” Ma prima che potesse continuare, il terreno cominciò a tremare. “E ora che cosa succede?” domandò Ran, alzando lo sguardo. Sulla gabbia cominciarono ad apparire delle crepe, e ogni secondo che passava diventavano sempre più numerose. Quando la gabbia raggiunse il suo limite, esplose, lasciando fuoriuscire tutto il liquido, che cominciò a scomparire nel nulla. “Che cosa sta succedendo?” chiese Homunculus, portandosi di fronte ai resti, senza però riuscire a vedere né Dark né il corpo di Hikari. “Dove sono finiti?” Prima che potesse rendersene conto, una velata immagine nera e bianca gli passò accanto, tranciandogli di netto il braccio. La figura si diresse subito contro l’Oscurità, che alzò la spada, respingendo così l’attacco, sebbene la forza d’urto fu in grado di farlo indietreggiare di parecchi centimetri. Di fronte a lui c’erano Dark e Hikari, entrambi con in mano Balance. Gli occhi e i capelli di Hikari avevano cambiato colore, diventando uguali a quelli di Dark, e il suo sguardo esprimeva puro odio verso colui che aveva di fronte. “Che cosa?!” esclamò lui, fissando adirato Dark. “È arrivato il momento che io scelga il mio nuovo custode…” fece lui. “E la mia scelta ricade su Hikari!” “Il tuo nuovo custode?! Che cosa vuoi dire, Dark?!” sbraitò lui. “Vuole dire…” cominciò Hikari. “Che io sono la nuova custode dell’Equilibrio!” Senza che l’Oscurità potesse fare altro, dai due custodi cominciò ad uscire una forte aurea, che ricoprì l’intera zona. “E ora… sparisci dalla nostra vista!” urlarono insieme, facendo volare all’indietro il loro avversario, che cadde a terra, rotolando per diversi metri. “Maestro!” urlarono i suoi custodi, poco prima che i prescelti della Luce li raggiungessero. “Sembra che le carte in tavola siano cambiate!” sbraitò Edward, mentre Homunculus cercava di resistergli con un solo braccio, mentre l’altro si rigenerava. L’Oscurità si rialzò, guardando con rabbia i due custodi dell’Equilibrio, che erano rimasti al loro posto a fissarlo impassibili. “Maledizione… Non pensavo avrebbe scelto un secondo custode oltre se stesso…” fece, per poi spostare lo sguardo verso Ran e Conan. “Mi conviene ritirarmi per ora… In quello stato, potrebbero realmente alterare l’attuale equilibrio… e nemmeno io resterei troppo incolume… Ma prima…” Anticipando tutti, si diresse verso Ran, con la spada sguainata. “Prima eliminerò quest’odiosa ragazzina!” urlò. Ran si girò verso di lui, sgranando gli occhi per la paura e stringendo più forte Conan. Ma la sua attenzione fu distratta proprio da quest’ultimo, che scomparve nel nulla tra le sue braccia. “Che cosa?!” esclamò lei, mentre l’Oscurità stava per raggiungerla. Tuttavia, prima che potesse colpirla, la figura di un ragazzo apparve in mezzo ai due, con un Keyblade in mano, deviando così l’attacco, approfittando della sorpresa dell’Oscurità, che fu subito colpito nuovamente da Dark e Hikari, allontanandolo. “Scusa per il ritardo, Ran.” Fece il ragazzo, girandosi verso di lei. “Ma non è stato facile tornare qui.” “S-Shinichi… Sei davvero tu, Shinichi?!” esclamò lei, cominciando nuovamente a piangere. “E chi dovrei essere, scusa?” disse lui, prima di ritrovarsi le braccia di Ran attorno al collo. “Stupido… Perché devi sempre farmi preoccupare tanto?” fece lei, per poi sorridere. “Mi dispiace… ma non era mia intenzione. Mi ha salvato una donna, che mi ha dato questo Keyblade e mi ha permesso di arrivare giusto in tempo per salvarti.” “Una donna?” “Sicuramente mia madre.” Rispose Dark, avanzando assieme a Hikari verso il padre. “Ti ha nominato suo custode, Shinichi. E immagino ti abbia donato qualche altro potere, vero?” “Beh, in effetti sì…” ammise lui, portandosi una mano dietro la testa. “Ovvero?” domandò Ran. “Beh…” cominciò Shinichi, per poi scomparire in nuvola di fumo. “Mi ha permesso di alternare le mie due identità…” continuò una voce da bambino, mentre il fumo scompariva, lasciando vedere a tutti Conan, che indossava il suo classico completo. “Potere curioso.” Fece Hikari, senza distogliere lo sguardo dall’Oscurità, ignorando il neo custode che tornava al suo aspetto originario. “Maledizione…” disse lui, rialzandosi. “E va bene, lo ammetto. Stavolta avete vinto voi. Dark, ricordati questo: la pagherai per la tua scelta. Avevo finalmente eliminato l’umano che più odiavo, e tu l’hai riportato indietro! Non te lo perdonerò!” Dark non rispose subito, ma afferrò per le spalle Hikari, avvicinandola a sé, cingendola in un mezzo abbraccio. “Non ti lascerò più torcerle un solo capello. Ora finalmente l’ho capito. Non mi sono limitato a nominare Hikari come mia custode. Ho recuperato anche ciò di cui mi ero liberato anni fa. Ora posso finalmente dirlo. Hikari è la donna che amo, e non ti permetterò di farle nulla!” L’Oscurità cominciò a tremare per la rabbia, per poi schioccare le dita. Immediatamente, lui e i cinque custodi oscuri scomparvero nel nulla, lasciando deserto il campo di battaglia. “Azuki!” urlò Saiko. “Se ne sono andati… Codardo.” Fece Hikari, facendo scomparire il Keyblade, imitata subito da Dark. Gli altri custodi li raggiunsero subito. “Fantastico!” esclamò Tsuna. “Che gioia vedere che stai bene!” “E così ora avremo a che fare con due custodi dell’Equilibrio, eh?” commentò Black Star, sorridendo. “Ma com’è possibile? Credevo che potesse esisterne uno solo…” disse Saiko. “Come sapete, ho scoperto di essere io stesso l’Equilibrio… Ho pensato che forse, condividendo i miei poteri con Hikari, sarei riuscito a riportarla indietro, ma per farlo, anche lei doveva diventare una custode dell’Equilibrio.” “Beh, direi che il risultato è stato incredibile! Le avete suonate di santa ragione a quel tipo!” affermò Edward. “Eh eh…” ridacchiò Hikari, per poi tirare fuori da sotto la maglietta una collana identica a quella di Dark. “Questo ciondolo rappresenta il nostro legame.” Spiegò Dark. “Per questo se n’è creato un secondo.” La custode annuì, sorridendo. “Capisco… Grazie Dark. Per tutto quanto.” Il custode restituì il sorriso, per poi spostare lo sguardo su Shinichi. “Immagino tu l’abbia già capito, vero?” domandò. “Devo venire con voi, non è così?” rispose il detective. “Che cosa? Perché?” chiese Ran. “I custodi si stanno radunando. Tra non molto avrà inizio la guerra. Non possono rimanere isolati.” Ran guardò sorpresa i custodi, per poi sospirare. “Molto bene allora. Fate diventare anche me una custode!” Tutti quanti sgranarono gli occhi. “Che cosa?! Ma non possiamo!” “Come no? Dark non l’ha fatto con Hikari?” “Ma io non posso nominare un altro custode…” rispose lui. “E allora fatemi venire lo stesso con voi! Non ho intenzione di abbandonare Shinichi!” “Che cosa facciamo?” chiese Ichigo a Dark. Il custode si portò una mano sotto il mento, riflettendo. “Forse… qualcosa posso fare… Hikari, sei disposta a darmi una mano?” “Che cos’hai in mente?” “Forse potrò accontentare non solo Ran, ma anche tutte le altre persone che desiderano aiutarci.” Cominciò Dark, prendendo il suo ciondolo. Hikari lo guardò per qualche secondo, per poi imitarlo. “Ran, devi esserne sicura. Vuoi veramente cominciare questo viaggio?” “Sì!” rispose subito la ragazza. “Molte bene allora!” fece il custode, portando di fronte a sé il ciondolo, seguito da Hikari. I due pensagli s’illuminarono subito, creando attorno a loro una piccola colonna di luce, che si alzò verso il cielo. Quando raggiunse la sommità, si spezzò in centinaia, o forse migliaia fasci di luce, che si dispersero. Uno solo tornò indietro, colpendo Ran sulla fronte. Per qualche secondo non successe nulla. Poi, lentamente, nel punto colpito dal raggio, cominciò ad apparire una copia del ciondolo, completamente bianca. “E questo cosa significa?” chiese Shinichi, fissando prima Ran e poi Dark. “Significa che da questo momento in poi nasce un nuovo ordine, parallelo ai custodi.” Rispose lui. “Un nuovo ordine parallelo ai custodi?” ripeté una sorpresa Ran. “Esatto. Tu, Ran, sei la prima dei Guardiani dell’Equilibrio.” sentenziò Dark.
Capitolo 69 *** Draghi e maghi. Il gruppo si riunisce? ***
Capitolo 68
E finalmente, rieccomi qui!
Wow, a quanto pare, il precedente capitolo è a tutti gli
effetti diventato il migliore della fiction. Perfetto, il mio piano di
conquista delle menti dei lettori sta avendo successo! *si rende conto
di ciò
che ha detto* N-No, volevo dire, il mio piano di conquista del mondo!
*si morde
la lingua* E devo smetterla di rivelare le mie intenzioni segrete XD.
Allora, dove eravamo rimasti? Ah, sì, alla nascita della
nuova custode dell’Equilibrio (ammettetelo, dopo 67 capitoli
non pensavate
sarei arrivato a tanto, eh? XD) e alla creazione di un nuovo ordine,
ovvero i
Guardiani dell’Equilibrio! Ora ovviamente le cose non
potranno che farsi sempre
più interessanti.
A questo proposito, mi duole comunicarvi che il famoso
capitolo 70 subirà un ritardo e varrà posticipato
di 2/3 capitoli, i quali
serviranno, a partire già da questo, ad annunciare la
prossima saga.
Ne approfitto per ricordarvi lo special su Hikari che ho
postato dopo il precedente capitolo XD.
Ora, prima di passare alle
recensioni, devo fare un
annuncio!
Ovvero, apro un contest (se così possiamo definirlo) per
Equilibrio! Di cosa si tratta?
Semplice! Per la prossima opening, darkroxas92 ha bisogno
del vostro aiuto!
E l’aiuto consiste… in un disegno!
Ebbene sì, chiedo a voi lettori (dato che io sono
totalmente incapace in ciò) di disegnare la scena del
precedente capitolo dove
Dark tiene tra le braccia il corpo di Hikari, mostrando tutto il suo
dolore.
Se vi può tornare utile, il ciondolo di Dark potete
vederlo nel video dello special natalizio.
Come premio purtroppo non posso offrirvi altro che un
posto nell’opening, ovviamente con il vostro nick nei crediti.
Ringrazio in anticipo tutti coloro che parteciperanno!
E ora, ringrazio ancora Fly89 per
avermi fatto da
betareader e passiamo alle recensioni!
@ lettore
01:
Eh eh… Quel capitolo credo sia uno dei più
toccanti che potrò mai scrivere
(ricordo la mia totale incapacità di amare…
perciò non potete pretendere troppo
dalla mia immaginazione XD). Per i Guardiani… non
necessariamente: solo coloro
che possono essere d’aiuto e che vogliono aiutare i custodi. @ niki_: Beh,
consolati, stavolta non avrai bisogno dei defibrillatori (ma non
licenziarli…
ti serviranno a breve, fidati XD). Per Roxas… per il momento
lo lascerò stare… forse
XD.
Allora, ti risponderò anch’io per punti: 1) Nah,
era
troppo sul classico, non trovi?; 2) Beh, Jyassmie è un
essere di pura oscurità…
perciò è ovvio che ve la dovrete subire ancora a
lungo XD; 3) Oscurità ti
ringrazia, e dice che è uno dei suoi passatempi preferiti;
4) Beh, mi piace
fare le cose in grande stile XD 5) Ehm… eviterò
di riferirti ciò che ha detto
Dark… per la ferità di
Oscurità… semplicemente non è uscito
niente. Si è solo
tagliato (lo so, banale…); 6) Beh, il colpo di scena massimo
doveva esserci,
no? E cosa meglio della fine della co-protagonista? 7) Non volevo che
mi
accusaste di far morire solo ragazze XD; 8) E il mio piano per far
dominare a
Dark le menti di tutti prosegue a gonfie vele, MUAHAHAHAHAH!!!
Non preoccuparti per eventuali errori, perché tanto io
non li noto XD. Per quanto riguarda gli aggiornamenti… come
reagisci se ti dico
che il precedente capitolo è in lavorazione da agosto?
(ovviamente non da solo…
gestisco più capitoli insieme XD, altrimenti aggiornerei
veramente una volta oltre
3 mesi…) @ Inuyasha_Fede:
Beh, per ciò che ho in mente, Ran, come anche parecchi altri
personaggi, avrà
un ruolo quasi fondamentale. E poi, custodi di qui, custodi di
là… siamo spazio
anche a qualcun altro, no? XD (E Reborn tra i cattivi…
questo non se lo
aspettava nessuno, eh? XD) @ cece95: chiamami
pure Dark XD. Purtroppo però temo che aggiornamenti
così rapidi non capiteranno
più… anche per esigenze personali
(c’è molto più lavoro di quel che
può
sembrare dietro a ogni singolo capitolo XD). Per Hikari e i guardiani,
come
detto prima, dovevo dare uno scossone alla fiction… mentre
per la
trasformazione di Shinichi… a dire la verità mi
servirà principalmente per uno
dei prossimi capitoli, dove farò incontrare tra di loro tre
personaggi che
nessuno prima d’ora ha mai messo nella stessa stanza
(principalmente per il
fatto che non ne uscirebbe vivo…).
I ciondoli purtroppo nella realtà ne esiste una sola
copia, ed è in mio possesso XD. Se mai qualcuno dovesse
acquistarmi i diritti
di codesta fiction e renderla un successo mondiale, potrei pensare alla
vendita
XD. @ Xanum:
Prendi il numero e mettiti in attesa… Non sei
l’unico a volermi fare fuori XD.
Goro custode? Vuoi proprio che vinca Xehanort, eh? XD Per
GTO… sarò sincero,
l’ho solo sentito nominare, perciò dubito
entrerà a far parte della fiction, mi
dispiace. @ Gerac: Beh,
la mia intenzione era di farvi credere che per Hikari fosse finita
definitivamente. E per la macchina sforna idee… *gli lancia
una Car-Can di
Paperinik in bocca* tu non ti ricordi niente…
Per i guardiani, non lo nascondo, di certo non avranno un
Keyblade. Chissà però… magari qualcosa
oltre al power up potrebbe scapparci… E
per le ali di Dark, diciamo che gli ho voluta dare un tocco in
quell’occasione,
ma adesso sarebbero solo d’intralcio XD. @ Poldovico:
Dark godmode… se la pensi così adesso, allora
temo dovrai inventare un nuovo
termine XD. E la sua mente sì, è uno dei misteri
della fiction (modestamente, è
ricalcata dalla mia XD). Ah, dimenticavo *butta Leonida nel pozzo* Non
ho mai
visto 300, ma diversi spezzoni su you tube di quella scena
sì XD. @ Franz3v: Ti
ringrazio. Spero che anche i prossimi capitoli siano in grado di
stupirti come
questo.
Perfetto, e ora che ho risposto a
tutti… Buona lettura a
tutti!
Capitolo
68: Draghi e maghi. Il gruppo si riunisce?
“Uff…
si può sapere dove siamo finiti?!” si
lamentò un ragazzo dai capelli rosa, con
una sciarpa bianca a quadretti rossi attorno al collo e uno smanicato
nero.
“Beh
Natsu…” rispose un gatto blu, con un paio di ali
bianche che spuntavano dalla
schiena, mentre atterrava sulla testa del ragazzo, facendole
così svanire. “Io
te l’avevo detto di non attraversare quella specie di buco
nero.”
“A
dir la verità, tu volevi tuffarti subito dentro convinto che
ci fossero dei
pesci…” precisò lui.
“Beh,
c’erano alte possibilità che fosse
vero… Di certo non mi aspettavo di finire in
mezzo a un bosco che non conosciamo, e senza la minima traccia di un
pesce…”
“Ma
se non sai nemmeno come ti sei procurato quello strano segno sul
simbolo di
Fairy Tail! Il Master ti schiaccerà quando lo
verrà a sapere!”
“Suvvia,
non mi punirà per così poco… e poi ti
ripeto che non ho fatto nulla!”
Natsu
sospirò.
“Comunque,
più lo guardo, più mi sembra di averlo
già visto da qualche altra parte… Bah! E
io che speravo mi avessero chiamato nuovamente per combattere contro
qualcuno
di forte. Le fiamme di quel ragazzo erano così
buone… Anche se non come quelle
di Igneel!”
“A
proposito, pensi che potrebbe essere qui?”
“Chissà…
Di certo, si dev’essere nascosto per qualche buon motivo e se
così non è, padre
o non padre se la dovrà vedere con me!”
“Come
se avessi delle speranze contro di lui…”
mormorò il gatto.
“Ehi
Happy, ma tu da che parte stai?!”
“Dalla
tua, ovvio, ma so anche che non puoi essere forte quanto lui.”
“Cos’è,
mi credi un debole? Ti ricordo che ho affrontato e sconfitto nemici che
tutti
consideravano imbattibili!”
“Ma
mai da solo!”
“Ma
tu guarda…” cominciò Natsu, per poi
fermarsi all’improvviso.
“Che
succede?”
“Non
saprei… mi è sembrato di sentire
qualcosa…” rispose il ragazzo, guardandosi
attorno.
“Dici
che è qualche bestia pericolosa?”
“Non
ti so rispondere… di certo, non è un
coniglio…”
Ma
prima che potesse aggiungere altro, un forte ruggito li
sovrastò,
costringendoli a voltarsi.
Di
fronte a loro c’era un grosso drago rosso, sopra il quale era
seduto un ragazzo
con in mano una spada del medesimo colore delle scaglie della sua
cavalcatura.
“U-Un
d-d-drago!!!” urlò Happy, facendosi spuntare
nuovamente le ali e mettendosi a
volare.
“Un
drago!” ripeté sorpreso e felice Natsu.
“Un drago vero! Allora non sono spariti
tutti!”
Il
drago e il ragazzo li guardarono per qualche secondo.
Poi,
senza alcun preavviso, il drago alzò una zampa, pronto a
colpire Natsu, che fu
sollevato da Happy giusto pochi instanti prima che finisse schiacciato.
“Ma
che cosa gli prende?!” esclamò lui. “Non
mi sono nemmeno presentato e già mi
attacca?!”
Il
ragazzo rispose usando delle parole che sia Natsu che Happy non
capirono.
“Temo
non ti capirebbe lo stesso. Che cosa facciamo?”
“Mi
duole ammetterlo, ma temo che se lo attaccassi, otterrei ben
poco… Non mangio
da troppo tempo, e non riuscirei a colpirlo a
dovere…” rifletté Natsu, per poi
rivolgersi al ragazzo. “Ehi, tu! Riesci a capire la mia
lingua?!”
“Dunque
proprio non conosci l’Antica Lingua.” rispose
l’interpellato, nella loro stessa
lingua. “Eppure, sei riuscito a usare una magia su quel
gatto… come hai fatto?”
“Magia?”
ripeté Happy. “Beh, sì, ma non
è stato Natsu. È una mia magia.”
“Un
gatto mannaro in grado di parlare senza trasformarsi e di farsi
spuntare un
paio d’ali? Non ne avevo mai sentito
parlare…”
“Gatto
mannaro?” ripeté Natsu. “Ma si
può sapere di cosa stai parlando? Happy è un
semplice gatto in grado di parlare e di usare la magia. Certo, il suo
uovo era
simile a quello di un drago, ma è l’unica
anomalia.”
“Uovo?
I gatti non nascondo dalle uova, idiota.”
“Beh,
io sì.” Rispose Happy, come se niente fosse.
“Però Natsu, credo che lui non ci
possa essere di nessun aiuto… Non mi sembra uno molto
socievole…”
“Basta
così.” Tuonò il ragazzo, mentre il
drago spalancava le fauci. “Non siete spie
dei Varden, ma non vi lascerò comunque andare. Questi sono
gli ordini di
Galbatorix.”
Prima
che i due potessero fare qualcosa, il drago diede vita ad una poderosa
fiammata.
“Happy,
lasciami andare e mettiti al sicuro!” urlò Natsu.
“Aye!”
rispose il gatto, obbedendo.
Il
ragazzo dai capelli rosa sorrise, per poi spalancare la bocca proprio
mentre
l’attacco del drago lo raggiungeva, cominciando a inghiottire
le fiamme.
Pochi
secondi dopo, il fuoco si esaurì, e Natsu si porto il
braccio alla bocca, come
per togliersi dei rimasugli di cibo.
“Squisito!
Era da tantissimo tempo che non mangiavo fiamme di drago!”
esclamò, mentre le
sue mani venivano avvolte da nuove fiamme.
“Cosa?”
esclamò per la prima volta il ragazzo in evidente sorpresa.
“Che magia è
questa? E cosa volevi dire con il fatto che era tanto che non mangiavi
fiamme
di drago?”
“Spiacente,
ragazzo.” Rispose Natsu, mostrando due denti aguzzi,
vagamente simili a zanne.
“Ma mio padre è un drago, perciò non ho
la benché minima paura di affrontarne
uno! E come puoi vedere, il fuoco non ha effetto contro di me! A
proposito,
grazie per il pasto, ne avevo proprio bisogno!”
“Figlio
di un drago?” ripeté l’altro, osservando
Happy che si riavvicinava al compagno.
“Tu menti. Ciò che stai dicendo è
impossibile!”
“E
perché mai?”
“Perché
sono rimasti solo tre draghi in vita, e solo uno di questi è
sufficientemente
vecchio per aver potuto fare ciò che dici. Inoltre, un drago
non può di certo
avere un figlio umano!”
“Oh,
se è quello che ti preoccupa, non era il mio vero padre, ma
è stato Igneel a crescermi
e sono sicuro che è ancora vivo!”
“Igneel?
Non c’è mai stato alcun drago con questo
nome.”
“Natsu…
temo che non siamo più a Fiore…” fece
Happy, sospirando.
“Tu
dici?” domandò l’altro ironico.
“Fiore?”
domandò il ragazzo, per poi sorridere. “Spiacente,
ma vi trovate in Alagaesia,
il regno dell’imperatore Galbatorix. E io sono Murtagh, uno
dei tre cavalieri dei
draghi sopravvissuti.”
“Alagaesia?
Galbatorix? Cavalieri dei draghi? Ma di cosa diamine stai
parlando?!”
“Come
fate a non sapere nulla? E dire che qui non c’è
nessuno che ignora tutto ciò…”
Detto
ciò saltò in groppa al drago che
sbatté le ali, alzandosi in volo.
“Sono
curioso di vedere come agirai. Cercate Eragon e Saphira. Io non posso
aiutarti,
anzi, la prossima volta che ci incontreremo probabilmente
avrò l’ordine di
uccidervi o di catturarvi per condurvi da Galbatorix. E se
così fosse, anche voi
diventerete suoi schiavi.”
“Umpf.
Non credere che sia così semplice piegarmi al volere di
qualcuno!”
“Gli
basterà scoprire il tuo vero nome!”
urlò Murtagh, allontanandosi.
“Il
mio vero nome?” ripeté Natsu, inclinando la testa.
“E che cosa accidenti
significa?!”
“Io
mi chiedo di più chi siano questi Eragon e
Saphira.” Fece Happy.
“Sono
l’ultima speranza di questo mondo.” Rispose una
voce alle loro spalle.
I
due si girarono, ritrovandosi di fronte a uno strano bambino, che
indossava dei
semplici stracci.
“E
tu chi sei?”
“Tranquilli,
non sono dalla parte di Galbatorix. E so dove potete trovare Eragon e
Saphira.
Anche se temo che dopo non vi sarà tanto facile andarvene
come se niente fosse.
Sempre se dovessero scoprire cosa siete in grado di fare. Un gatto
volante in
grado di parlare normalmente e un umano in grado di mangiare il fuoco
di un
drago… Sarebbe una bella conquista per i Varden.”
“Non
hai ancora risposto alla domanda di Natsu.”
“Il
mio nome non ha importanza, però se proprio volete sapere
cosa sono… vi basti
sapere che sono un gatto mannaro.”
“Ok…
qualcuno ha idea di dove siamo finiti?” sbraitò
Inuyasha, guardandosi attorno.
“Purtroppo
no… Quando Dark è venuto a prendere Edward, non
ci ha lasciato alcuna
istruzione…” rispose Pan, sbadigliando.
“E
tu non puoi usare i tuoi poteri per scoprirlo?”
domandò Asuka a Shinji.
“Temo
che tu mi stia sopravvalutando. Non sono diventato onnisciente, ho solo
acquisito poteri che di norma un essere umano non può avere.
Non sono nemmeno
immortale.”
“Inutile
come sempre…” mormorò lei di risposta,
girandosi.
Shinji
abbassò lo sguardo, per poi alzare leggermente la manica
della maglietta, come
per osservare qualcosa sotto di essa.
“Sentite…
non so se può tornarci utile, ma laggiù
c’è un accampamento.” Disse Marco,
indicando un punto poco lontano.
Tutti
si girarono verso quella direzione.
“Beh,
almeno potremmo trovare qualche informazione su dove ci
troviamo…” ammise
Inuyasha, cominciando a incamminarsi.
“Aspetta
un secondo! Non possiamo andare così come se niente fosse!
Tu prima di tutti!”
esclamò Shinji.
“E
potrei sapere perché?”
“Ehm…
se dico ‘orecchie da cane’ ti viene in mente
qualcosa?” disse Asuka, per poi
guardare Pan. “E lo stesso vale anche per te
ovviamente.”
“Se
è per questo non sappiamo nemmeno se sono umani quelli che
si trovano in
quell’accampamento.” Replicò Marco.
“Però
c’è qualcosa che non torna…”
fece Pan. “Non percepisco nessuna aurea è come se
fossero schermati. Oppure l’accampamento è
abbandonato…”
“Tsk!
Non m’importa. In fondo, che cosa potrebbero mai farci? Siamo
tutti custodi, a
parte una divinità. Secondo voi saranno in grado anche solo
di ferirci?”
rispose ironico Inuyasha.
Marco
sospirò.
“Immagino
che tanto vale andare tutti insieme. Almeno nel peggiore dei casi
potremo
difenderci.”
Tutti
annuirono, per poi avviarsi.
“Però
che strano…” fece Shinji, mentre si avvicinavano,
osservando i tronchi di
alberi che erano stati tagliati. “Non vi pare che si siano
procurati la legna
in un modo un po’ strano?”
“Cosa
vuoi dire?”
“Guardate
i tronchi: sembrano essere stati letteralmente strappati via. E alcuni
di essi
presentano diversi segni di bruciature…”
“Forse
c’è stata una battaglia.”
Azzardò Pan. “Quando mio nonno combatte, questi
risultati sono i minimi danni che si possono riportare.”
“Non
credo che ci siano molte persone forti come tuo nonno,
Pan…” replicò Marco.
“Insomma, è una leggenda a livello universale.
Sono ben pochi i mondi che non
lo conoscono.”
“Questo
perché mio nonno è il migliore!”
Mentre
continuavano a parlare, i custodi raggiunsero l’ingresso del
campo, che apparve
completamente deserto.
“State
all’erta.” Fece Inuyasha, mostrando gli artigli.
“Potrebbe essere una
trappola…”
“In
questo caso devono essere parecchio tesi, per temere cinque apparenti
ragazzini, no?”
“Ti
ricordo che io supero il secolo di vita…” fece il
mezzo demone.
“Per
questo ho detto apparenti.”
I
cinque continuarono ad avanzare, fino a ritrovarsi in mezzo al campo.
“Okay…
se sono veramente nascosti, a questo punto mi chiedo perché
non ci hanno ancora
attaccato…”
“Pan,
senti qualcosa?”
La
Sayan scosse la testa.
“Niente
e questo è troppo sospetto. Siamo vicini a un bosco, dovrei
sentire almeno
l’aurea di qualche animale, ma niente. Vuoto
totale.”
“Non
possiamo fare qualche danno per farli uscire allo scoperto?”
domandò Asuka.
“Potrebbe anche essere che vogliano semplicemente farci
andare via, e in questo
caso non potremmo avere alcuna informazione.”
“Non
possiamo attaccarli senza motivo. Non saremo molto diversi da Xehanort
e i
suoi.” Rispose Shinji.
“Uff…
e allora cosa facciamo? Aspettiamo che arrivi un principe azzurro che
cavalca
un cavallo bianco e che faccia uscire tutti come se niente
fosse?” replicò
acida Asuka.
Prima
che qualcuno potesse dire altro, un ruggito sopra di loro li distrasse.
I
custodi alzarono subito lo sguardo, giusto in tempo per vedere
atterrare di
fronte a loro un drago blu, sopra il quale era seduto un ragazzo dai
capelli castani
e i lineamenti delicati, con orecchie leggermente a punta, che li
fissava con
occhi seri.
“Non
so se è un principe…”
cominciò Marco. “Ma temo che il suo cavallo bianco
sia un
drago blu… ti va bene lo stesso, Asuka?”
Ma
l’ex pilota di Evangelion non lo sentì nemmeno,
dato che continuava a fissare
il drago di fronte a loro con occhi spalancati e senza nascondere un
po’ di
giustificata paura.
“Chi
siete?” chiese il ragazzo.
I
custodi si guardarono tra di loro.
“Beh…
in circostanze normali, sarebbe meglio evitare…
però temo che non abbiamo
scelta.” Disse Pan, evocando il Keyblade, subito imitata da
Inuyasha, Asuka e
Marco.
“Siamo
custodi.” Disse quest’ultimo, mentre il ragazzo li
guardava sorpresi. “Mentre
lui è una divinità.” ‘Divinità?’
domandò una
voce che risuonò nelle loro menti.
L’Animorph
spalancò subito gli occhi.
“Chi
ha parlato? Chi è che può parlare
telepaticamente?” ‘Di
fronte a
voi.’
Rispose la voce.
I
custodi guardarono sorpresi il drago, che restituì loro lo
stesso sguardo.
“Un
drago… parlante?” fece Asuka. “Ok, non
dovrei essere troppo sorpresa, se
StupiShinji è entrato in possesso di poteri superiori
significa che tutto è
possibile, però questo coglie lo stesso di
sorpresa…”
“Cosa
ci fanno qui dei custodi?” chiese il ragazzo, cominciando a
scendere dal drago.
Ma
una volta sceso, i cinque rimasero un attimo a guadarlo.
“Che
razza di demone sei?” chiese infine Inuyasha, indicando le
sue orecchie. “Non
sei un umano, ma non sei nemmeno un mezzo demone.”
“Demone?
Di cosa stai parlando? Certo che sono umano, anche se ammetto, con
tratti molto
simili a quelli degli-”
“Elfi.”
Completò per lui Marco. “Esatto?”
“Sì,
hai ragione, custode.” Disse un'altra voce, stavolta
femminile, mentre dalle
tende cominciavano ad uscire decine di persone, tutte armate.
In
prima fila c’erano solo elfi, che affiancarono subito il
ragazzo e il drago,
come per difenderli.
“Però
non avete ancora risposto alla domanda: cosa ci fanno qui dei
custodi?” chiese
un’elfa dai capelli neri, guardandoli.
“Semplice
viaggio di controllo. A dir la verità, non sappiamo nemmeno
dove siamo, infatti
speravamo poteste dircelo voi.”
“Vi
trovate ad Alagaesia.” Rispose una nuova voce, mentre una
donna dalla pelle
scura si faceva largo tra i soldati, superando anche gli elfi.
“E a essere più
precisi, vi trovate nell’accampamento dei Varden.”
“Varden?
Ovvero?” domandò Marco.
“Ovvero
coloro che vogliono deporre Galbatorix, il tiranno che da
più di cento anni è a
capo di Alagaesia.”
“Eh
no! Di nuovo?! Possibile che ovunque andiamo troviamo un gruppo di
ribelli che
vuole portare la pace?!” esclamò Inuyasha.
“C’è un mondo dove non ci sia un
tiranno?!”
“Inuyasha…
tu non hai mai fatto alcun corso di autocontrollo, vero?”
domandò ironico
Shinji.
“E
tu nei hai fatti troppi.” Replicò Asuka.
“Visto che non fai mai nulla.”
“Scusateli,
è che siamo di ritorno da una situazione molto simile, e
abbiamo rischiato per
l’ennesima volta di venire spazzati via come se niente fosse.
Il mio nome è
Marco.”
“Inuyasha.”
“Asuka.”
“Pan.”
“Shinji.”
“Capisco.
Piacere di conoscervi, custodi. Io sono Nasuada, il capo dei
Varden.”
“Io
invece sono Arya, la rappresentante degli elfi.”
“Il
mio nome è Eragon.” ‘E
io sono
Saphira.’
Fece il drago, facendo uscire un po’ di fumo dalle narici.
Pan
si girò verso il cielo, notando che il sole stava
cominciando a tramontare.
“Scusate
la domanda, ma stanotte qui non c’è una luna
piena, vero?”
Tutti
tranne i custodi la guardarono straniti.
“Luna?”
“Una
grossa sfera bianca che si vede di notte…”
spiegò Pan.
“Non
abbiamo niente di simile, mi spiace.”
La
Sayan si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo.
“Menomale…
Non mi andava di rivivere
quell’esperienza…”
“E
allora perché non ti tagli la coda?”
domandò Marco.
“Perché
solo con questa posso aspirare ad arrivare al quarto livello come mio
nonno!”
replicò lei.
“Ecco,
a proposito…” fece Eragon, indicando prima Pan e
poi Inuyasha. “Voi due che
cosa sareste?”
“Io
sono un mezzo demone, perché mio padre era un demone mentre
mia madre un’umana.”
“Io
invece sono una Sayan, una razza ormai estinta,
tant’è che nemmeno io sono
Sayan al cento per cento.”
“Mai
sentiti né l’uno né l’altro.
Tu Arya?”
L’elfa
scosse la testa.
“No,
suona nuovo anche per me.” Disse, per poi girarsi, lasciando
che tutti vedessero
il palmo della sua mano.
“Che
cosa?!” esclamò Marco, raggiungendola.
“Dove hai visto quel simbolo?”
L’elfa
lo guardo leggermente sorpresa.
“Di
cosa parli?”
“Quello
che hai sul palmo destro!”
“Oh,
ti riferisci a questo? Non lo so, è comparso qualche giorno
fa.”
“Ma
Marco, quello non è lo stesso…” fece
Asuka.
“È
il ciondolo di Dark!” completò Pan. “Ma
com’è possibile?”
“Dark?
E chi sarebbe?” chiese Nasuada.
“Un
nostro amico e in un certo senso maestro. I suoi poteri sono molto
superiori ai
nostri. Se solo lo desidera, può distruggere un intero mondo
in pochi secondi.”
“È
anche lui una divinità?” chiese una voce.
I
custodi si girarono, vedendo un nano avvicinarsi a loro.
“Piacere
di conoscervi, custodi. Io sono Re Orik.” Si
presentò, per poi girarsi verso
Marco.
“Questo
Dark è veramente così potente da eguagliare i
poteri di una divinità?”
“Beh…”
cominciò Pan. “Di certo non è un essere
umano… Sappiamo che è il figlio della
Luce e dell’Oscurità e che rappresenta
l’Equilibrio stesso.”
“Che
cosa?!” esclamò sorpreso Eragon. “Esiste
una persona del genere?”
“L’ha
scoperto solo di recente. Prima anche lui era convinto di essere un
normale
umano.”
“Normale…”
commentò Marco. “Relativamente
parlando…”
“Ringrazia
che non sia qui…” replicò Inuyasha.
“Peccato.
Con lui, probabilmente la guerra sarebbe finita
subito…” fece Nasuada.
“Noi
custodi non aiutiamo chiunque senza un buon motivo.” Rispose
Asuka.
“Interveniamo solo se c’è qualcuno che
non rientra nel mondo in questione, ma
al momento, la cosa strana è quel simbolo apparso sulla mano
di Arya. Il
ciondolo di Dark rappresenta il suo elemento… non dovrebbe
disperdersi così
come se niente fosse…”
“Volete
che vada a cercarlo?” domandò Shinji, portandosi
una mano a coprire una parte
del braccio sinistro, gesto che non sfuggì ad Asuka.
“Dì
un po’ StupiShinji, ti sei forse fatto male? E ti definisci
pure una divinità?”
“Eh?
No, non mi sono fatto nulla…”
“E
allora perché ti stai tenendo il braccio?” fece
lei, avvicinandosi e scoprendogli
il braccio sinistro.
La
custode fece subito un passo indietro, vedendo che anche sul braccio
del
compagno c’era il simbolo di Dark.
“Che
cosa?!” esclamarono insieme tutti gli altri custodi.
“Anche
tu?”
Shinji
spostò lo sguardo.
“È
apparso un paio di giorni fa, ma non sapevo che cosa fosse…
Adesso che l’avete
detto, ho pensato che non fosse proprio un buon
segno…”
“Ok…
Uno era strano, ma addirittura due casi?” commentò
Inuyasha.
“Non
c’è altro da fare… Shinji, io e te
andiamo a cercare Dark per chiedere
spiegazioni. Se non sbaglio, quando Dark è venuto a chiamare
Edward, con lui
c’era anche Tsuna, che parlava di due
bambini…” fece Pan.
“Sì,
confermo.” Disse il mezzo demone. “Sono riuscito a
sentire tutta la
conversazione e dire che credevo di aver visto di
tutto…”
“Cosa
intendi dire?”
“Spiacente,
ma non andrò di certo a spifferare affari che non avrei
dovuto sapere. Ad ogni
modo, va bene Pan. Andate a cercarlo. Almeno per riuscire a scoprire
questo
mistero…”
“Va
bene.” Rispose la Sayan, aprendo un varco e attraversandolo.
Shinji
si avvicinò ad esso.
“Allora
a dopo. Cercate di non distruggere troppe cose.”
“Parla
quello che stava per demolire una nave volante senza nemmeno vedere chi
c’era
dentro.” Replicò Asuka.
“Se
l’avessi voluta realmente distruggere, voi non avreste fatto
in tempo ad
uscire.” Rispose lui, sparendo nel varco, che si chiuse
subito.
“Incredibile…
sono spariti nel nulla…” fece Nasuada.
“E
senza che abbiano avuto bisogno di parlare nell’Antica
Lingua…”
“Antica
Lingua? E che cosa sarebbe?”
“La
lingua base di questo mondo.” Rispose Arya. “Grazie
ad essa, possiamo usare la
magia, piegare al nostro volere gli avversari, accelerare la
crescita… Possiamo
fare di tutto.”
“Credo
sia simile al principio dell’alchimia di Ed.” fece
Marco. “Ha detto che in
passato era costretto a disegnare dei cerchi per poter effettuare le
trasmutazioni. Solo dopo aver visto la verità, e in seguito
ad essere diventato
custode, ne ha potuto fare a meno.”
“Bah…
Quante complicazioni.” Disse Asuka, creando una sfera di
fuoco in mano,
incurante della sorpresa che nacque nei soldati. “Una volta
che s’impara, la
magia non è così difficile da usare. Ormai
è come respirare.”
“Sai
che difficoltà… Sinceramente, ho trovato
più difficile imparare a volare… Mi
veniva naturale saltare.” Replicò Inuyasha.
“Io
continuo a pensare che per essere uno che continua a dire di volersi
far
visitare da qualcuno, sono quello più normale di
tutti…” commentò l’Animorph,
sospirando.
“E
tu?” chiese Eragon. “Tu sei un normale
umano?”
“Eh
sì! A dir la verità lo è anche Asuka,
anche se sembra più un demonio…”
“Come
sarebbe a dire?!” esclamò arrabbiata lei.
“Non sono io quella che vola come una
mosca!”
“E
a me non sembra di essere mai diventato una mosca…”
Ma
prima che potessero continuare il loro litigio, una forte esplosione
proveniente dal bosco vicino li distrasse.
Tutti
girarono lo sguardo, vedendo una colonna di fuoco alzarsi verso il
cielo.
“Castigo!”
urlò Eragon, salendo velocemente in groppa a Saphira.
“Castigo?”
ripeté Marco. “Ma che razza di punizioni date ai
bambini qui?!”
“Castigo
è il nome di un altro drago.” Spiegò
Arya. “Lui e il suo cavaliere Murtagh sono
a loro malgrado nostri nemici, dato che Galbatorix, usando appunto
l’Antica
Lingua, è riuscito a piegarli ai suoi voleri.”
“Un
altro drago… ma che bella notizia…”
disse sarcastica Asuka, per poi alzarsi in
volo assieme agli altri due. ‘Ce
la fate a
seguirmi?’
chiese Saphira.
“Umpf.
Non sottovalutarci. Ormai sappiamo volare più che
velocemente!”
Ma
prima che potessero partire, un ragazzino corse verso di loro.
Indossava
solo alcuni stracci, e stava urlando di non partire.
“Che
cosa succede? Come mai sei già di ritorno?” chiese
Nasuada, rivolgendosi ad
esso.
“Beh,
perché ho trovato una persona piuttosto
interessante… Speravo di presentarvelo
più tardi, ma ha perso la pazienza e poco fa avete visto il
risultato…”
“Che
cosa? Hai trovato un drago?” chiese uno dei soldati.
“Nulla
del genere. Si tratta di un umano, accompagnato da un gatto.”
“Davvero?”
chiese una voce, mentre una donna si avvicinava a loro. “E
quale umano, per
quanto possa essere un mago potente, può generare una
fiammata del genere?”
“Ha
tenuto testa a Murtagh, Angela.” Rispose semplicemente il
gatto.
A
sentire ciò, tutti, Eragon in prima fila, si sorpresero.
“Che
cos’hai detto?! Ne sei sicuro?”
“L’ho
visto con i miei occhi. Murtagh l’ha attaccato assieme a
Castigo, ma alla fine
se ne sono andati via, dicendogli di cercare te, Ammazzaspettri, e
Saphira.”
“E
perché mai lo avrebbe fatto?”
“Che
voi sappiate, non c’è nessun custode in grado di
usare un simile potere, vero?”
chiese Arya ai tre.
“L’unico
che potrebbe, di quelli che conosciamo noi e che sono dalla nostra
parte, è
Dark. Ma non perde la pazienza per così poco…
Anzi, ora che ci penso, non l’ho
mai visto arrabbiarsi…” disse Inuyasha.
“Ti
ha detto come si chiama?” chiese Nasuada al ragazzo.
“So
solo che si chiama Natsu, mentre il gatto Happy.”
“E
uno dei vostri?”
“No.
È una razza totalmente diversa. Sa parlare e camminare senza
trasformarsi, e in
più può farsi spuntare due ali per
volare.”
“Perfetto!
Ci mancava solo un gatto del genere!” esclamò
ironico Marco. “Non bastavano
mezzi demoni, mostri digitali, Sayan, draghi, alieni, Corallian e chi
più ne ha
più ne metta! Ora anche un gatto con le ali! E magari nato
pure da un uovo!”
“Esatto,
aye!” disse una voce sopra di loro.
“Visto?
Che vi avevo det- Aspettate… chi ha parlato?”
domandò l’Animorph, alzando la
testa.
Sopra
di loro c’era Happy, che teneva sollevato Natsu.
Pochi
secondi dopo, i due atterrarono.
“Fantastico!”
esclamò Natsu, guardando Saphira. “Due draghi in
poco tempo! Non speravo
sarebbe successo!”
“Tu
hai veramente affrontato un drago rosso?” chiese Eragon,
guardando il nuovo
arrivato.
“Certo!
I draghi non mi fanno paura! Non per niente, sono un Dragon
Slayer!”
“Dragon
Slayer? E che cosa sarebbe?” chiese Arya.
“Assassino
di draghi.” Rispose Asuka. “È questo che
significa.”
Immediatamente,
Natsu si ritrovò accerchiato da decine di uomini armati.
“Non
fare un altro passo!” ordinò Nasuada, per poi
girarsi verso il ragazzo. “E tu
non potevi consultarmi prima di portarlo qui?! Potrebbe essere un
sicario di
Galbatorix!”
“Ancora
questo Galbatorix?! Ma non so nemmeno che aspetto abbia!”
replicò Natsu. “E non
sapevo nemmeno che siamo in Alagaesia!”
Sentendo
ciò, i tre custodi si guardarono.
“Scusa
la domanda… Ma tu vieni da un altro mondo?” chiese
Marco.
“Certo,
che domande!”
“E
che cosa ci fai qui?”
“Credevo
che i custodi mi stessero convocando di nuovo! Mi avevano chiamato per
aiutarli
a sostenere un esame, e la chiamata era avvenuta tramite un
varco.”
“Che
cosa?! Tu sei uno di quelli che hanno aiutato Dark, Hikari, Aqua e gli
altri
nell’esame dei Master del Keyblade?!”
esclamò sorpresa Asuka.
“Certo!
Ho combattuto proprio insieme a Aqua! E se vi può tornare
utile, dalla parte di
chi non combatteva, c’era un topo gigante affiancato da una
papera e uno strano
cane, tutti e tre in grado di parlare e vagamente simili ad umani, poi
una
ragazza mora vestita in maniera strana… forse di qualche
scuola, con un arco
sulla schiena e-”
“Aspetta
un secondo!” esclamò Inuyasha. “Quella
ragazza si chiamava forse Kagome?!”
“Sì,
proprio così! Come fai a saperlo?”
“Perché
proveniamo dallo stesso mondo!” rispose Inuyasha.
“Ma che cosa sta combinando
quella stupida?”
“Non
lo so, poi c’erano parecchi tipi strani con magie di tutti i
tipi… uno che era
fatto di gomma, uno che poteva morire sei volte ogni quindici minuti,
uno
strano tipo che poteva diventare biondo e infine uno che aveva una
spada che
poteva cambiare forma… credo che avrebbe fatto invidia a
Elsa…”
“Di
tutti quelli che hai descritto, credo che ci fosse almeno un
Sayan…” commentò
Marco.
“Scusate
se interrompiamo il vostro discorso, ma allora questo ragazzo
è dalla vostra
parte?” chiese Eragon.
“Da
quel che ha detto, sì. Di certo, non è di questo
mondo.”
“Ma
perché invece di questi noiosi discorsi non mangiamo un
po’ di pesce?” chiese
Happy, togliendosi il suo zainetto dalle spalle, lasciando
così vedere un
tatuaggio uguale a quello che aveva Natsu sulla spalla, con
l’unica differenza
che al centro di esso c’era il simbolo di Dark.
“Anche
tu?!” esclamarono i tre custodi in contemporanea.
“Eh?
Che cosa?” chiese il gatto.
“Quel
simbolo che hai sulla schiena! Da quanto tempo è
apparso?”
“Intendete
quello scarabocchio sopra il logo di Fairy Tail? È
lì da qualche giorno.
Perché?” fece Natsu.
“Non
hai visto il ciondolo di Dark?” chiese Asuka.
Il
roseo rimase il silenzio per qualche secondo, per poi sbattere un pugno
nell’altra mano.
“Ma
certo! Ecco dove l’avevo visto! È lo stesso
simbolo che aveva il suo ciondolo!
Non ci ho fatto troppo caso perché l’ha tirato
fuori solo per pochi secondi!”
“Non
preoccuparti Natsu. So bene che hai una pessima memoria.”
Fece Happy.
“Ehi!”
rispose lui, sputando fuori una piccola fiammata. “Che cosa
vuoi dire?!”
Vedendo
ciò, tutti spalancarono gli occhi.
“S-Scusa…”
fece Nasuada. “Ma come hai fatto?”
“Eh?
A fare che cosa?” ‘A
sputare
fuoco.’
Precisò Saphira, attirando su di sé lo sguardo
del ragazzo.
“Oh,
quello? È stato mio padre a insegnarmelo. Si tratta di
semplice magia. Mi ha
reso molto simile ad un drago.” Spiegò come se
nulla fosse lui.
“Simile
a un drago?!” esclamò sorpresa Arya.
“Che cosa vuoi dire?”
“Quello
che ho detto. Posso tranquillamente tenere testa ad un drago
perché io stesso
sono come un drago.”
“Ma
chi era tuo padre per conoscere una magia del genere?”
“Era
un drago. Igneel.” Rispose Happy. “A proposito, lo
avete visto?”
Ma
la risposta non arrivò.
“Figlio…
di un drago?!” fece Eragon.
“Impossibile!”
esclamò Orik. “Quello che stai dicendo
è inverosimile!”
“Non
era il mio vero padre, ma è stato lui a crescermi. Mi ha
insegnato tutto quello
che so, fino a quando non è scomparso.” ‘Quindi
nel tuo
mondo ci sono altri draghi? O solo tuo padre?’
chiese Saphira.
“So
per certo che ne esistono altri due, perché ci sono altri
due Dragon Slayer
oltre a me.”
“Ma
come fai a resistere al fuoco? Nemmeno i draghi ne sono totalmente
immuni.”
“Eh?
Certo che lo sono! Almeno, Igneel lo era e di conseguenza lo sono
anch’io…
Anzi… Tu sei Saphira, giusto?” chiese,
rivolgendosi al drago, che annuì.
“Ti
dispiacerebbe fare una fiammata contro di me? Avrei un po’ di
fame…”
“Ti
vuoi mangiare il tuo gatto?” chiese Marco, guardandolo con
un’espressione
indecifrabile, come stavano facendo quasi tutti i presenti.
“Eh?!”
esclamò spaventato il gatto.
“Assolutamente
no! Voglio solo delle belle fiamme calde.”
“Ma
se vieni sottoposto alle fiamme di Saphira, tu-”
“Oh,
insomma! Vi costa così tanto una fiamma?!”
“Ma
perché non ci pensi tu da solo?”
Il
ragazzo guardò storto il mezzo demone.
“Tu
ti mangeresti quelle tue ridicole orecchie?” chiese.
“Certo
che no. Che razza di domanda.”
“Beh,
per me è lo stesso. Le fiamme sono le mie, e di conseguenza
non posso mangiarle!” ‘E
va bene,
ragazzo, ma io non mi assumerò alcuna
responsabilità.’
Fece Saphira,
per poi spalancare le fauci.
Prima
che qualcuno potesse fermarla, fece uscire una fiammata azzurra, che
investì in
pieno Natsu.
“Maledizione!
Non sopravvivrà!” esclamò Nasuada.
Ma
proprio mentre diceva ciò, le fiamme cominciarono a venire
risucchiate in un
vortice, per poi scomparire nella bocca di Natsu, che le stava
masticando come
se niente fosse.
“Squisite!”
gridò una volta finito. “Le fiamme di drago sono
sempre le migliori!”
Se
i custodi e gli altri erano già sorpresi prima, ora lo erano
più che mai.
“H-Ha
mangiato… il fuoco… e di gusto anche!”
esclamò Orik. ‘Come
hai
fatto?’
chiese Saphira, mentre anche Eragon faticava a credere ai propri occhi.
“Semplice:
i polmoni del drago aspirano le fiamme, le sue scaglie dissolvono le
fiamme, le
sue unghie sono rivestite di fiamme… Tutto ciò
è l’incantesimo che lo rende
simile ad un drago, un Dragon Slayer.” Rispose Happy.
Tutti
si girarono verso di lui.
“E
tu invece che incantesimo hai usato per poter parlare senza doverti
trasformare?”
“Nessuno.
Tutta la mia razza è in grado di parlare e di
volare.” Fece il gatto.
“Eh
già. Ha imparato subito dopo che si è schiuso. E
da allora è sempre rimasto a
Fairy Tail.” Continuò Natsu.
“Scusa
la domanda…” fece Arya. “Ma continui a
dire quel nome. Di cosa si tratta?”
“Fairy
Tail? È la gilda di maghi a cui appartengo, e modestamente,
è la gilda più
forte di tutte! E io sono uno dei suoi migliori membri.”
“Però
non sei ancora riuscito a battere Elsa, e non sei un mago di classe
S…” mormorò
Happy.
“E
con questo?! Sono il più forte, e ho sconfitto tutti i
nemici che ho incontrato!”
“Tranne
i membri di classe S…”
“No,
aspetta un secondo…” li interruppe Marco.
“Ci stai dicendo che in questa gilda
ci sono persone più forti di te?!”
“Non
esageriamo. Diciamo solo che per qualche disguido, non sono ancora
riuscito a
batterli…” replicò il Dragon Slayer.
“Più
viaggio, più mi convinco che gli Yeerk potrebbero essere
considerati dei
simpaticoni se confrontati con qualcuno…”
“Però
è strano…” fece Asuka, girandosi.
“Con i varchi, non dovrebbero impiegare poco
tempo per trovare Dark?”
Gli
altri due custodi si voltarono.
“Non
so… abbiamo visto Dark da lontano, eppure qualcosa non
tornava…” rifletté
Marco.
“Che
cosa vuoi dire?”
“Edward
ci ha detto che Dark ha scoperto la sua vera natura, ed è
stato manovrato da
suo padre per torturare Hikari, però non ci ha detto nulla
su come si sia
comportato dopo.”
“Non
mi sembrava troppo diverso da solito.” Fece l’ex
pilota.
“Però
ora che ci penso, il suo tono di voce era leggermente più
insicuro rispetto a
prima…” confermò Inuyasha.
Mentre
i custodi discutevano, un soldato raggiunse Nasuada, mormorandogli
qualcosa
sottovoce.
“Ne
sei sicuro?” chiese lei, ricevendo un assenso.
“Che
cosa succede?” chiese Eragon.
“Sembra
che siamo sotto attacco.” Rispose il capo dei Varden,
attirando l’attenzione di
tutti su sé.
“È
l’esercito di Galbatorix?” domandò Arya.
Nasuada
scosse la testa.
“Fatico
a credere a ciò che ho sentito… ma sembra che
siano solo sei le persone che ci
stanno attaccando e la cosa strana è che si limitano a far
svenire i nostri
soldati…”
Natsu
e Happy si irrigidirono.
“S-Sei
hai detto?” chiese il Dragon Slayer, girandosi lentamente
verso Nasuada.
“Sì,
perché?”
“E
per caso sapete l’aspetto?”
“Da
quel che hanno visto, si tratta di una donna dai capelli rossi in
armatura, un
uomo che combatte usando della magia di ghiaccio, una ragazzina dai
capelli blu
che allontana gli avversari senza toccarli, una ragazza bionda
affiancata da un
toro gigante armato di ascia e infine un ragazzo dai capelli neri, che
usa una
specie di martello integrato al suo braccio. Li conosci?”
Ma
Natsu e Happy non risposero, limitandosi a cominciare a sudare freddo.
“Siamo
morti…” fece il gatto. “Se ci trova,
questa volta ci farà a fette…”
“Già…
Il Master non avrà preso bene il fatto che io sia scomparso
di nuovo senza dire
nulla… già l’altra volta mi ha
spiaccicato più volte, soprattutto dopo avergli
detto che cos’era successo…”
“Ma
chi è questo Master per poterti spiaccicare?!”
sbraitò Asuka.
“Un
vecchietto di oltre cent’anni, ma con la forza di un
gigante… e con l’abilità
di diventare un gigante…” rispose il Dragon
Slayer, deglutendo.
“Beh,
allora sei salvo. Non ha nominato nessuno che corrisponde a quella
descrizione.”
“Se
fosse lui, non mi spaventerei di certo! Ma è-”
“Natsu!!!”
urlò una voce infuriata, che riecheggiò
nell’intero campo.
“E-Elsa!
Presto Happy, andiamocene!” esclamò il mago,
mentre il gatto si faceva spuntare
le ali.
“Aye!”
Ma
prima che ne avessero il tempo, una spada volò verso di
loro, conficcandosi nel
terreno di fronte a loro, costringendoli a fermarsi.
“Finalmente
ti abbiamo trovato, Natsu.” Fece la stessa voce di prima,
mentre una ragazza
dai lunghi capelli rossi si avvicinava, seguita da altre quattro
persone.
Saphira
ruggì, alzandosi in volo e atterrando di fronte ai nuovi
arrivati.
“U-Un
drago!!!” urlò terrorizzata la ragazza dai capelli
biondi, alzando le braccia
per la paura e nascondendosi dietro alla rossa, che invece
evocò dal nulla una
spada.
“Un
vero drago!” esclamò invece il ragazzo dai capelli
neri, mentre la ragazzina
dai capelli blu guardava meravigliata Saphira.
“Non
pensavo che ne avrei rivisto un altro!” esclamò lei
“Però
non è né Metallikana né
Grandine.” Fece il moro. “Ehi, Salamander, sicuro
che
qui non ci sia qualcuno che conosciamo?”
“Non
ditemi che volete incontrarne altri?!” gli sbraitò
contro la bionda. ‘Che
cosa
volete?’
chiese Saphira.
“Eh?
Ci stai parlando telepaticamente?” fece l’ultimo
ragazzo, mentre si toglieva la
maglietta, rimanendo a petto scoperto.
“E
tu non ti spogliare!!!” gli urlarono contro gli altri quattro.
“Okay,
okay, non scaldatevi…” rispose lui, recuperando la
maglietta, ma non prima che
i custodi notassero lo stesso simbolo che avevano tatuato Natsu e
Happy, ma
anche nel caso del ragazzo, sopra esso c’era il simbolo di
Dark.
“Ok…
O Dark si è messo a vendere il suo simbolo per mezzo
universo, o c’è qualcosa
che decisamente non va.” Fece Marco.
“A
cosa vi riferite?” chiese la bionda.
“Al
simbolo che aveva il vostro compagno.”
“Oh,
ti riferisci a questo?” chiese la ragazza, mostrandone uno
uguale sul dorso
della mano destra.
“Anche
tu?!” urlarono i tre custodi.
“Non
solo loro.” Aggiunse il ragazzo moro, mostrando la sua
spalla. “A tutti noi è
comparso quello scarabocchio sopra il simbolo di Fairy Tail. Il Master
era
furioso, soprattutto perché non ne vuole sapere di
sparire.”
“Ma
perché così tanta sorpresa? Voi sapete di cosa si
tratta?” chiese la ragazza
dai capelli rossi.
“Beh,
sì… anche se non abbiamo la più
pallida idea del perché adesso si stia
moltiplicando… in teoria dovrebbe essere
unico…”
Mentre
i custodi parlavano, Natsu e Happy avevano cominciato ad allontanarsi
lentamente.
“A-Approfittiamone
finché è occupata a parlare… Forse
riusciamo ancora a scappare…” mormorò
il
ragazzo al gatto, che si limitò ad annuire.
Ma
la loro fuga fu fermata da una spada, prontamente lanciata dalla
ragazza rossa.
“Voi
due fate un altro passo e vedrete quanta poca pietà posso
provare.”
I
due si girarono lentamente verso di lei, annuendo debolmente con le
lacrime
agli occhi.
“S-Sissignora!”
esclamarono insieme.
“Deduco
che siete venuti a cercare loro, vero?” fece Marco,
deglutendo.
“Proprio
così, ma quando siamo stati risucchiati in quella specie di
varco dimensionale,
ci siamo ritrovati qui… Abbiamo pure incontrato un gruppo di
strani mostri… ma
non erano granché…”
“Parla
per te, Elsa!” urlò la ragazza bionda, cominciando
a tremare. “Ho realmente
avuto paura di morire…”
“E
non solo mostri, a quanto pare… mi risulta che avete steso
diversi dei miei
soldati senza troppe difficoltà…” si
mise in mezzo Nasuada.
“Noi
avevamo chiesto di passare senza problemi, ma loro ce l’hanno
impedito. E dato
che avevamo appena visto l’inconfondibile marchio di Natsu,
li abbiamo convinti
con le buone maniere.”
“Buone?”
fece Eragon. “Non voglio sapere che cosa intende con
cattive…”
“È
qualcosa che anche noi speriamo di non scoprire
mai…” gli disse il ragazzo che
prima si stava spogliando, ora nuovamente e completamente vestito.
“Ad ogni
modo… voi chi siete?”
“Io
sarei il capo dell’esercito che avete appena
attaccato…” rispose Nasuada. “E
vorrei sapere io chi siete, e soprattutto per quale motivo non dovrei
farvi
giustiziare seduta stante.”
“G-Giustiziare?!”
urlò spaventata la ragazza bionda, questa volta accompagnata
dalla ragazzina
dai capelli blu.
“Il
mio nome è Elsa Scarlet.” Rispose la rossa, senza
dimostrare alcuna paura.
“Io
sono Gray Fullbuster.” Rispose il ragazzo, mentre cercava
nuovamente di
togliersi la maglietta, ma venendo subito fermato da Elsa.
“I-Io
sono Lucy Heartphilia…” si presentò la
bionda, continuando a tremare.
“Umpf.
Se credete di potermi sconfiggere cascate male. Io sono Gajil Reitfox,
il
Dragon Slayer di metallo!”
“E
io sono Wendy Marvel, p-piacere.” Disse l’ultima
rimasta, chinando la testa.
“E
il motivo per cui non dovrebbe farci giustiziare è che siamo
più forti di tutti
voi messi insieme.” Disse senza troppi problemi Elsa. ‘Ne
sei sicura?’
chiese Saphira,
facendo uscire dalle narici due nuvole di fumo.
“E-Elsa,
per piacere, cerca di non provocarli!” balbettò
terrorizzata Lucy.
“Una
sfida contro un drago, eh?” fece Gajil, facendo scrocchiare
le ossa delle mani.
“Sarebbe ottimo, come riscaldamento!”
“Come
se poteste riuscire anche solo ad avvicinarvi a lei.” Fece
Arya, estraendo dal
fodero la sua spada, imitata subito da tutti gli altri elfi e da
Eragon. “Noi
siamo su tutto un altro livello rispetto agli altri soldati.”
“Uff…
ovunque andiamo, troviamo sempre qualcuno così stupido da
volerci affrontare…”
si lamentò Gray.
Ma
proprio mentre diceva ciò, i tre custodi si portarono in
mezzo ai due gruppi.
“Capisco
che siate venuti qui per cercare i vostri compagni, ma non potete
mettervi a
combattere contro chiunque.” Disse Marco.
“Perciò seppellite l’ascia di guerra,
o saremo costretti a fermarvi noi.”
“E
voi chi sareste?” domandò Gajil.
“Siamo
tre ragazzi in grado di mettervi fuori gioco senza troppi
problemi.” Replicò
Inuyasha, mentre i suoi artigli emettevano un rumore sinistro.
“Oh,
e tu che razza di magia hai usato?” chiese il Dragon Slayer
di metallo,
sorridendo. “Beh, non ha importanza…
Preparati!”
Prima
che qualcuno potesse fermarlo, Gajil partì
all’attacco contro Inuyasha,
trasformando il suo braccio destro in una colonna di metallo, che il
mezzo
demone evitò saltando.
“Tutto
qui quello che sai fare? Ho affrontato avversari ben più
forti di un moscerino
come te!”
“Davvero?
Allora permettimi di rimediare immediatamente!”
replicò l’avversario,
trasformando anche l’altro braccio, per poi saltare verso
Inuyasha.
“Prendi
questo!” urlò, colpendolo con entrambe le braccia,
schiacciandolo nel mezzo.
“Voi
non siete preoccupati per il vostro compagno?” chiese Elsa.
“E
perché dovremmo? Inuyasha ha ragione, il vostro amico non
può niente contro di
lui.” Rispose Asuka.
“Come
mai tanta sicurezza?”
“Ecco…”
fece Natsu, raggiungendoli. “Credo che non sappiate ancora
chi sono questi tre
ragazzi…”
“E
chi sono allora?” domandò Gray.
“Avete
presente quella chiave gigante di cui aveva parlato Aqua nel suo
messaggio?”
continuò Happy.
Per
un momento, i quattro membri di Fairy Tail giunti per ultimi rimasero
in
silenzio, per poi girarsi di scatto verso Asuka e Marco.
“Voi
non sarete dei custodi, vero?!” esclamarono insieme.
Per
tutta risposta, i due evocarono il proprio Keyblade.
“È
sufficiente come risposta?” chiese ironico Marco.
“K-Keyblade!
Sono dei veri Keyblade!” esclamò Lucy,
avvicinandosi di colpo alle due chiavi,
ammirandole entusiasta. “Fantastico! Devo dire che sono
decisamente più belle
di quanto pensassi! Anche se ovviamente non reggono un confronto con le
mie
chiavi.”
Prima
che i custodi potessero chiedere chiarimenti, Gajil si
schiantò a terra,
lasciando attorno a sé una piccola voragine.
“Ti
è sufficiente, come lezione?” chiese Inuyasha,
atterrando a pochi metri di
distanza. “O ne vuoi un’altra?”
“B-Bastardo…
Credi forse che sia uno che si fa battere così
facilmente?”
“La
risposta che volevo sentire!” replicò Inuyasha,
partendo nuovamente
all’attacco.
Ma
questa volta, entrambi furono compiti da un’onda nera, che li
spedì a diversi
metri di distanza.
“Cosa?
Chi è stato?” esclamò Marco, girandosi
verso il punto da cui era partito
l’attacco.
“Umpf.”
Fece una voce. “Come custodi siete penosi. Perdete tempo in
inutili
discussioni, invece di fare il vostro dovere.
Così… Mi rendete solo la vita più
facile.”
Come
se niente fosse, un uomo dai capelli argentati apparve di fronte a
loro,
camminando lentamente e tenendo le mani dietro la schiena, mentre sul
suo volto
un ghigno malvagio salutava i presenti.
“E
tu chi diamine sei?!” domandò Inuyasha,
rialzandosi.
“No…
Maledizione, no!” esclamò Marco, indietreggiando.
“Non
dirmi che è anche lui uno Yeerk!” fece Asuka.
“No…
Peggio, molto peggio…” rispose
l’Animorph, deglutendo. “Lui
è… Xehanort…”
Sentendo
quel nome, Asuka, Inuyasha e gli altri spalancarono gli occhi.
“Xehanort?!”
ripeté incredula l’ex pilota di Evangelion.
“Ne sei certo?!”
“Non
è una persona che potrei dimenticare facilmente,
sai?”
“State
dicendo che è quel Xehanort di cui parlava Aqua?!”
domandò Elsa.
“Q-Quello
che ha dato il via all’attuale crisi
dell’universo?” continuò Lucy, per poi
tirare fuori dalla tasca un mazzo di chiavi dorate.
“Allora
è lui!” esclamò Natsu, facendo un passo
avanti, mentre le sue gambe e braccia
venivano avvolte dalle fiamme. “Sembra parecchio
forte!”
Dietro
di lui, Saphira, Eragon, gli elfi e il resto dell’esercito si
prepararono a
combattere.
“M-Maledizione…”
fece Gajil, rialzandosi. “Se quel colpo era opera sua, era
dannatamente forte…”
“Hai
avuto l’onore di essere colpito
dall’oscurità. Dovresti ringraziarmi.”
Rispose
Xehanort, fermandosi di fronte a loro.
“Che
cosa vuoi?” chiese Marco, puntandogli contro il Keyblade.
“Oh,
quanta fretta, Animorph. Ansioso di finire preda della
tenebre?”
“Ti
piacerebbe, non è vero? Spiacente, non sono più
il novizio che incontrasti
quando arrivasti sul mio mondo. E a proposito di questo… ho
ancora un po’ di
amici da vendicare! Inuyasha, prenderò in prestito la tua
forza se non ti
dispiace!”
Il
mezzo demone sorrise.
“Fai
pure, ma non ti lamentare con me se poi ti viene una furia
omicida.”
“Tranquillo…”
rispose Marco, mentre i suoi lineamenti cominciavano a cambiare,
diventano
gradualmente gli stessi di Inuyasha. “Ormai ho imparato a
controllarti
sufficientemente bene!” concluse, usando la sua stessa voce.
“Che?!”
esclamarono i membri di Fairy Tail, con gli occhi fuori dalle orbite.
“Si è
trasformato!!!”
“Non
avevo nemmeno mai sentito di una magia del genere.” Fece
Eragon, sorpreso
quanto gli altri.
Anche
gli elfi non riuscirono a nascondere il loro stupore.
“Oh,
a quanto pare, ti fai meno scrupoli di prima.” Disse
Xehanort. “Sbaglio, o ti
rifiutavi di prendere il DNA di creature in grado di pensare?”
“Quando
vedi il tuo mondo pietrificarsi, le idee possono
cambiare…” rispose Marco,
mostrando gli artigli. “Come può anche aumentare
la sete di vendetta! David non
c’è più, ma posso rifarmi su chi gli ha
dato il potere!”
“Ok…”
fece un’Asuka leggermente preoccupata a bassa voce.
“Cosa ne è stato di Marco
l’idiota?”
“Interessante,
quindi anche tu possiedi un potere fuori dalla
norma…” s’intromise Natsu,
affiancandosi a Marco e a Inuyasha. “Dunque, se eliminiamo
questo tipo, questa
famosa guerra universale non avrà luogo, esatto?”
“Credo
che sarebbe molto più facile da vincere.”
“Se
le cose stanno così, allora parteciperemo anche noi a questa
battaglia.” Fece
Elsa, mentre la sua armatura s’illuminava, per poi scomparire
nel nulla,
venendo sostituita pochi secondi dopo da un’altra, questa
volta completamente
bianca e con un paio di ali sulla schiena.
“Sapevo
che lo avrebbe detto…” commentò Gray,
battendo un pugno sul palmo dell’altra
mano, creando qualche cristallo di ghiaccio.
“Temo
di non avere scelta se voglio sperare di tornare indietro viva,
vero?” domandò
retoricamente Lucy, prendendo dal suo portachiavi una chiave.
“Tsk!
Chi se ne importa della guerra! Quel tipo deve pagarla per avermi
colpito!”
sbraitò Gajil, mentre l’ultimo membro di Fairy
Tail si metteva dietro tutti.
“Io
vi farò da supporto con la mia magia.” Disse Wendy.
“Non
dimenticatevi di noi!” esclamò Eragon, salendo
sopra Saphira. “Questo è il
nostro mondo, e non permetteremo a nessuno di conquistarlo!”
“Conquistarlo?”
ripeté Xehanort. “O no, ti sbagli, cavaliere. Io
ho intenzione di
distruggerlo.”
“Pensi
che te lo permetteremo?!” esclamò Marco, partendo
all’attacco assieme a
Inuyasha.
I
due cercarono subito di colpirlo con gli artigli, ma lui li
evitò facilmente.
“Tutto
qui?” chiese divertito. “Strano, credevo che il
desiderio di vendetta desse più
forza.”
“Leo,
pensaci tu!” urlò all’improvviso Lucy,
inserendo la chiave di fronte a sé, come
se ci fosse stata una porta.
“Apriti
porta del leone! Leo!”
Sotto
gli occhi sorpresi di tutti, dal nulla apparve un uomo vestito
elegante, con
capelli color paglia tutti all’insù e un paio di
occhiali da sole.
“Che
problema c’è, Lucy?” chiese.
“Ecco…
hai presente Xehanort, vero?”
Leo
la guardò confuso.
“Quello
che ha dato il via a una guerra di dimensioni universali?
Sì, perché?”
“Beh…
diciamo che l’abbiamo incontrato…”
sussurrò lei, indicandolo.
Leo
si girò di colpo, osservandolo.
“Capisco…
quindi siamo nei guai, eh?”
“Che
c’è Loki? Non mi dirai mica che hai paura,
vero?” chiese Natsu, sorridendo.
“Sei anche tu un membro di Fairy Tail, non puoi di certo
tirarti indietro.”
Leo
gli rispose con un sorriso.
“Non
ho mai detto nulla del genere.”
“Allora
che cosa aspettiamo?” fece Elsa, evocando dal nulla due
spade. “Fairy Tail,
all’attacco! Se perderete, ve la dovrete vedere con la
sottoscritta!”
“Agli
ordini!” urlarono gli altri membri, raggiungendo Marco e
Inuyasha.
“Okay…”
cominciò Asuka. “Temo di essermi persa qualche
passaggio…”
“Non
sei l’unica…” disse Nasuada.
“Non ho ancora capito che razza di magia
utilizzano quei tipi…”
“Magia
decisamente diversa dalla nostra. Non hanno nemmeno dovuto usare una
qualsiasi
formula o altro…” confermò Arya.
“Questo
perché la magia dei custodi è ben superiore alla
classica e inferiore magia
standard che si usa nei vari mondi.” Spiegò una
voce
Di
fronte al gruppo rimasto, si aprì un varco oscuro, da cui
uscì un divertito
Hakai.
Asuka
gli puntò subito contro il Keyblade.
“E
tu chi sei?” chiese.
“Oh,
vero, tu non mi hai ancora incontrato. Piacere, il mio nome
è Hakai.”
Sentendo
quel nome, Asuka sgranò gli occhi.
“Il
custode del caos?” domandò incredula.
“Custode
del caos?” ripeté Wendy. “Come sarebbe a
dire?”
“Semplicemente
che come esiste un custode dell’Equilibrio, esiste anche un
custode del caos.
Nulla di complicato.”
“Quant’è
pericoloso?” chiese Eragon alla custode.
“Quanto
Xehanort, da quel che mi hanno detto… Non è
assolutamente un avversario da
sottovalutare…”
‘Vediamo come se la cava con il mio
fuoco!’
esclamò Saphira, lanciando contro il custode una fiammata
azzurra, che però
venne infranta senza alcuna difficoltà.
“Cavoli,
che paura…” fece Hakai, senza trattenersi dal
ridere. “Ora però, è il momento
di dimostrare la mia superiorità rispetto al custode
dell’Equilibrio. Vi
distruggerò in pochi instanti.”
Detto
ciò, di fronte a lui si creò una sfera rossa,
all’interno del quale era
possibile vedere piccoli fulmini neri.
“Davvero?”
chiese una voce femminile, anticipando una sfera nera e bianca, che
avrebbe
colpito il custode del caos, se quest’ultimo non
l’avesse evitata all’ultimo.
“Chi…”
Ma
l’attenzione di tutti si rivolse a un varco nero e bianco che
si aprì di fronte
a loro.
“Quindi
sei ancora convinto di poter battere il custode
dell’Equilibrio?” chiese
Hikari, uscendo dal varco, per poi puntargli contro Balance.
“Allora dimostralo.”
A
quella vista, tutti i combattimenti si fermarono.
“Che
cosa… Quello è Balance, il Keyblade di
Dark!” esclamò Marco. “Ma
tu…”
“Tu
chi sei?!” urlò Hakai, senza nascondere la sua
sorpresa.
“Chi
sono? E dire che ho cambiato solo il colore dei capelli e degli
occhi…” rispose
la ragazza, sorridendo. “Oltre al Keyblade ovviamente, ma
purtroppo quello che
avevo prima è stato distrutto.”
“Aspetta…”
esclamò Inuyasha, per poi annusare l’aria di
fronte a sé. “Non è possibile! Tu
sei… Hikari!”
A
quel nome, gli altri custodi e Natsu si girarono verso il mezzo demone.
“Che
cosa?!” urlò Marco, riprendendo il suo aspetto.
“Ti rendi conto che non può
essere lei. Balance è il Keyblade del custode
dell’Equilibrio… E Hikari non lo
è! Inoltre, mi sembra parecchio
diversa…”
“Per
una volta concordo con loro.” Fece Hakai. “Tu non
puoi essere Hikari. So
perfettamente che può esistere un solo custode
dell’Equilibrio, ed è Dark!”
“A
quanto pare, tu e Xehanort non vi siete aggiornati.”
Replicò la custode. “Dark
non è il custode dell’Equilibrio. È
l’Equilibrio.”
“L’Equilibrio?
Mi prendi in giro, mocciosa?” disse Xehanort. “So
perfettamente che entità come
l’Oscurità, la Luce, l’Equilibrio e il
Caos non possono avere forma fisica, ma
solo dei custodi. Ho passato la mia intera vita a studiare tutto
questo.”
“Mi
dispiace deluderti, Xehanort, ma esistono. Io stessa sono stata
eliminata
dall’Oscurità in persona.”
“Eliminata?”
ripeté Marco, per poi sgranare gli occhi. “Stai
dicendo che sei di nuovo un-”
“No.
L’Oscurità prima di uccidermi ha distrutto il mio
Keyblade e i miei poteri di
custode della Luce. Non sarei potuta tornare nemmeno come Heartless.
È grazie a
Dark se sono ancora qui.”
“Okay…”
cominciò Asuka. “Dichiaro ufficialmente di non
star capendo più nulla… Tanto
per cominciare, chi accidenti è questa Hikari?!”
Gli
altri custodi fecero per rispondere, ma furono anticipati da
un’altra voce.
“È
la mia custode.” Disse Dark, uscendo da un altro varco,
accompagnato da Shinji,
Pan, Edward, Saiko, Tsuna, Ichigo, Black Star, Ran e Conan.
“Ovvero
la nuova custode dell’Equilibrio.”
Continuò, affiancandosi a Hikari e guardando
Hakai.
“Voi
occupatevi di Xehanort.” Disse, evocando anche lui Balance.
“Che noi pensiamo
al caos.”
“C-Chi
sono quei due?” fece Elsa sorpresa. “Emanano pura
energia…”
“Sono
Dark e Hikari, due dei custodi che ho conosciuto quando sono scomparso
l’altra
volta.” Rispose Natsu. “Anche se… Non
erano così… o meglio, Dark è rimasto
uguale, ma aveva tutto un altro tipo di aurea…”
“Sono
successe parecchie cose.” Spiegò Conan,
raggiungendoli assieme a Ran. “A lui ci
pensiamo noi, non preoccupatevi.”
“Scusa
bambino, ma come credi di affrontare un custode?” chiese Gray.
Per
tutta risposta, Conan evocò il Keyblade. “Il fuoco
si combatte con il fuoco,
no?”
“Un
custode bambino? Scelta parecchio strana… A quanto pare,
siete caduti davvero
in basso…” li derise Xehanort.
“Dunque
è lui il responsabile di tutto, eh?” fece Ran,
facendo scrocchiare i pugni.
“Tu
non sei neppure una custode, ti consiglio di andartene, se non vuoi
morire
prima della guerra.”
“Hai
ragione… io non sono una custode…”
replicò Ran, per poi scomparire e riapparire
proprio di fronte a Xehanort, che la guardò sorpreso poco
prima di essere
colpito in pieno da un suo pugno, che lo spedì a diversi
metri di distanza.
“Infatti
sono una guardiana. La prima guardiana
dell’Equilibrio!” concluse Ran,
scostando la frangia che gli ricopriva la fronte, rivelando il simbolo
di Dark.
“Guardiana
dell’Equilibrio?!” ripeterono gli altri.
“Come
sarebbe a dire guardiana?!” esclamò Marco.
“Sarebbe
a dire che Dark ha deciso di far entrare in guerra una terza categoria
di
guerrieri, che sottostà ai suoi voleri.”
Spiegò Ichigo, guardandosi attorno. “E
a quanto vedo, ce ne sono diversi di guardiani
qui…”
“Aspetta…”
fece Lucy, mostrando la sua mano destra. “Significa che tutti
coloro che hanno
questo simbolo sono dei guardiani?!”
“Precisamente.”
Rispose Conan, poco prima di svanire in una nuvola di fumo, lasciando
posto a
Shinichi. “Dark ha fondato questo nuovo gruppo per permettere
a tutti coloro
che non sono custodi di combattere, se lo desiderano.”
“È
cresciuto di colpo!!!” urlò spaventato Happy,
volando dietro a Natsu.
“Che
razza di magia è?!” domandò Elsa,
mentre poco lontano Xehanort si rialzava,
sputando a terra del sangue e guardando Ran con rabbia.
“Guardiana
dell’Equilibrio? Dunque sei convinta di poter fronteggiare il
potere delle
tenebre?”
“Oh,
non solo ne sono convinta, ne sono più che sicura. Abbiamo
affrontato
l’Oscurità stessa, tu non ci spaventi di
certo.”
“Smettetela
con questa idiozia! Lo sanno anche i bambini che
l’oscurità è solo un tipo di
energia! Proprio come lo è la luce!”
“A
quanto pare, sei piuttosto ottuso.” Disse Black Star,
avvicinandosi. “E tu
saresti quello che vorrebbe far scoppiare la guerra del Keyblade?
Cavoli,
speravo in qualcosa di meglio!”
“Ti
consiglio di non sottovalutare il potere
dell’oscurità… Potresti
pentirtene!”
urlò Xehanort, creando dal nulla due sfere oscure che
scagliò contro la
guardiana e il custode, che volarono via per il colpo ricevuto.
“Ran!”
urlò Shinichi, per poi voltarsi verso il custode oscuro.
“Dei
mocciosi insignificanti come voi non potranno mai battermi!”
sbraitò Xehanort,
evocando il suo Keyblade.
“Beh…
purtroppo per te, ci sono parecchi mocciosi insignificanti.”
Fece Natsu,
avvicinandosi assieme ai suoi compagni. “E siamo tutti
intenzionati a suonartele
di santa ragione!”
Per
tutta risposta, Xehanort soffocò una risata.
“Davvero?
Allora affrontate questi!”
Detto
ciò, attorno al gruppo di ragazzi apparvero subito decine e
decine di Heartless
di diverso tipo.
“E
questi che cosa sono?” domandò Gray, per poi
colpirne uno con un pugno,
congelandolo sul posto.
“Che
cosa?” esclamò sorpreso Saiko.
“È riuscito a colpirlo!”
“E
con ciò?” fece Elsa, tagliandole a metà
uno. “Non mi sembrano tanto difficili
come avversari.”
“Impossibile!”
disse Xehanort. “Solo i custodi e ben poche altre persone
possono eliminare gli
Heartless!”
“Mi
dispiace, vecchio…” rispose Ran, rialzandosi.
“Ma anche i guardiani sono in
grado di farcela! E loro sono dei guardiani proprio come me!”
“Allora
perché il mio fuoco non ha alcun effetto?!”
sbraitò Natsu, cercando di colpire
un Neoshadow, senza però provocarli alcuna ferita.
“A
quanto pare… tu non sei né un custode
né un guardiano…” fece Elsa, ottenendo
come risultato solo la rabbia del compagno, che si fece completamente
avvolgere
dalle fiamme.
“In
pratica non posso combattere contro questi cosi?!”
sbraitò il Dragon Slayer,
per poi voltarsi coltro Xehanort. “Molto bene! Allora mi
occuperò di lui!”
Prima
che qualcuno potesse fermarlo, si scagliò contro il custode
oscuro, che per
tutta risposta portò la mano libera di fronte a
sé.
“Natsu,
fermati!” gli urlò dietro Gray, senza
però venire ascoltato.
“Prendi
questo!” gridò Natsu, preparandosi a colpire con
un pugno il volto di Xehanort.
Pugno
che non arrivò mai a destinazione.
Senza
che nessuno se ne accorgesse, Xehanort aveva creato una lancia
d’oscurità, con
la quale aveva trafitto allo stomaco Natsu.
“Natsu!”
urlarono tutti i membri della gilda.
Il
ragazzo rimase in aria grazie alla lancia, ancora impugnata da Xehanort.
“Cosa
volevi fare, ragazzino?” chiese, cominciando a girare la
lancia su se stessa,
facendo urlare per il dolore Natsu.
“Speravi
davvero che mi lasciassi cogliere nuovamente impreparato? Vi ho
sottovalutati a
sufficienza! Ora perirete tutti per mano mia!”
Senza
dire altro, lanciò in aria il ragazzo, estraendo la lancia
dal suo corpo, che
scomparve subito.
Al
suo posto apparve una sfera nera.
“E
ora, muor-”
Ma
stavolta, Xehanort fu costretto ad interrompersi a causa di due pugni,
che lo
colpirono alla schiena spedendolo contro un albero, che cadde pochi
secondi
dopo, coprendo il custode con la sua chioma di foglie.
“Per
uno che vuole distruggere l’universo, parla un po’
troppo…” disse una ragazza
dai lunghi capelli neri che indossava un completo dello stesso colore,
ancora
con il pugno alzato, mentre una seconda ragazza dai capelli rosa, con
una
maglietta rossa e un paio di pantaloncini beige, prendeva al volo
Natsu,
portandolo a terra.
“È
una brutta ferita… Qualcuno di voi sa usare la magia
curativa? Sarà di certo
più efficace delle mie cure.” disse appoggiandolo
a terra.
“Vado
a chiamare Wendy!” esclamò Happy, volando via.
“Possiamo
pensarci anche noi.” Disse Marco, avvicinandosi, assieme a
Saiko e agli altri
custodi.
“Tu
sei… Marco?” fece sorpresa la ragazza.
“E
se ben ricordo tu sei Sakura.” Replicò
l’Animorph. “È dal torneo che non ci
vediamo.”
“Cosa
ci fai qui?”
“Sai
com’è, Heartless, Nessuno, signori della
distruzioni, custodi oscuri… il solito
tran tran di noi custodi della luce.” Disse Saiko, mentre
lanciava insieme agli
altri una magia curativa su Natsu, che però non
sembrò avere effetto.
“Li
conosci?” chiese l’altra ragazza, raggiungendoli,
mentre i custodi riprovavano.
“Non
tutti, Tifa, però sono dalla nostra parte, questo
è sicuro.”
Dark
e Hikari rimasero fermi ad osservare Hakai.
“E
così… l’equilibrio è stato
alterato…” cominciò il custode del caos.
“Nessuna
alterazione.” Rispose Dark. “Solo, le carte sono
cambiate. Ora, Hakai, tu cosa
vuoi fare? Ti arrendi e abbandoni il corpo di Gadian o dobbiamo
costringerti con
la forza?”
“Solo
perché adesso siete in due credete di potermi battere
facilmente?”
“Abbiamo
tenuto testa all’Oscurità stessa… Ti
basta?”
“Umpf.
Lasciatemi verificare!” urlò Hakai, lanciando
decine di sfere di fuoco, che
però s’infransero sul nulla prima di poter
raggiungere i loro obiettivi.
“Cosa?”
esclamò sorpreso il custode, guardando incredulo il punto
dove il suo attacco
era scomparso.
“Tutto
qui?” chiese Dark. “Mi dispiace, ma ormai ho
risvegliato i miei completi
poteri. Lascia che ti diamo una dimostrazione. Hikari?”
“Sì.”
Rispose lei.
Senza
perdere ulteriore tempo, i due custodi scomparvero nel nulla,
riapparendo
davanti e dietro ad Hakai.
Lentamente,
ma ugualmente veloci, cominciarono a girare intorno
all’avversario, il quale si
ritrovò impossibilitato a muoversi.
Poi,
improvvisamente, sul suo corpo cominciarono ad apparire decine di
tagli, alcuni
profondi, altri meno.
E
infine, un’esplosione lo investì in pieno,
spedendolo a parecchi metri di
distanza, mentre Dark e Hikari fermarono il loro vortice, fissando il
punto
dove il loro avversario era finito.
“Incredibile…”
disse Eragon, guardandoli sorpresi come gli altri. ‘Già…
Quei due
non sono persone comuni… Per niente…’
concordò Saphira.
“Beh,
temo che ora affrontarli sia completamente fuori discussione per
chiunque…
Probabilmente, nemmeno tutti i custodi insieme riuscirebbero a
sconfiggerli…”
disse Edward, per poi girarsi nel vedere Happy avvicinarsi a tutta
velocità.
“Wendy!!!”
urlò con le lacrime agli occhi, fermandosi di fronte alla
ragazza dai capelli
blu. “Devi venire subito, Natsu è stato
ferito!”
“Arrivo
subito.” Rispose la ragazza, cominciando ad avviarsi.
Ma
prima che potesse fare qualche metro, un raggio rosso le
passò avanti,
costringendola a fermarsi.
“Che
cosa…” fece Saiko, girandosi verso la fonte.
Di
fronte a loro, Hakai, grondante di sangue, era in piedi, con la mano
alzata
verso di loro.
“Mai…
Mai nessuno… era riuscito a ferirmi
così…” disse, mentre Dark e Hikari si
mettevano in mezzo ai due gruppi.
“Non
sai proprio arrenderti, vero?”
“Arrendermi?
Quella parola non esiste sul mio vocabolario… Esiste
solo… la vostra
sconfitta!”
Mentre
diceva ciò, attorno a lui apparve un’aurea rossa,
e il terreno cominciò a
tremare.
“C-Come
diamine…” fece Eragon, cercando di rimanere in
equilibrio, come tutti gli
altri.
“Tutti
voi… sparirete nel caos!” urlò Hakai,
cominciando a diventare più grande.
Sotto
lo sguardo terrorizzato della maggior parte dei presenti, il corpo del
custode
del caos cominciò a mutare aspetto.
Dalla
schiena gli spuntarono due ali simili a quelle di un pipistrello, ma
completamente rosse.
La
sua testa si allungò, mentre i suoi denti si fecero sempre
più affilati.
Allo
stesso modo le sue mani cominciarono a ricoprirsi di scaglie rosse, e
le sue
unghie si trasformarono in artigli.
Dalle
spalle spuntarono dal nulla altre due teste, mentre le pupille degli
occhi
della testa centrale si riducevano a due fessure gialle.
E
pochi secondi dopo, un drago a tre teste alto quasi un centinaio di
metri
ruggì, sputando fuoco nero.
“D-D-D-D-Drago!!!”
urlò terrorizzato Happy, mentre anche gli altri custodi e
maghi gli
raggiungevano.
Dark
e Hikari erano rimasti di fronte al custode del caos, guardando la sua
metamorfosi.
“Così
è questo il tuo vero aspetto.” disse Dark.
Il
drago si voltò verso di lui, spalancando le fauci, dalle
quali uscì sia fuoco
che saliva.
“Ha
perso la ragione…” fece Hikari, preparandosi a
combattere.
“Stolti!”
urlò una voce dietro di loro, mentre Xehanort riappariva,
con diverse ferite,
anche se nessuna di esse poteva ritenersi grave. “Avete di
fronte il Caos puro.
La nemesi dell’Equilibrio!” continuò,
sorridendo e aprendo un varco oscuro. “Vi
lascio a divertirvi con lui. Voglio proprio vedere come ve la
caverete!”
Mentre
diceva ciò, attraversò il varco, scomparendo
nelle tenebre.
“Il
solito codardo…” osservò Dark, per poi
voltarsi verso Hakai.
“Tutti
voi, andatevene subito da qui!” ordinò.
“Che
cosa?!” sbraitò Gajil. “Credi davvero
che scapperemo via come quel tipo?”
“Non
è un avversario alla vostra portata.”
“E-E
chi se ne importa…?” chiese Natsu, portandosi una
mano sulla ferita e
rialzandosi, senza riuscire a nascondere diversi gemiti di dolore.
“Più è forte
l’avversario… più
c’è gusto nel sconfiggerlo!”
“Non
fare idiozie!” esclamò Elsa. “Nel tuo
stato, non sei in grado di fare nulla.”
“E
con ciò? Finché non proverò, non lo
saprò!” replicò Natsu, mentre con il
fuoco
cicatrizzava la ferita. “Quel tipo ha osato creare quella
brutta copia di un
drago… E io non posso perdonarlo!”
Mentre
diceva ciò, il corpo di Natsu fu completamente avvolto dalle
fiamme, mentre
piccole scaglie apparivano sulla sua pelle.
Dark
lo guardò, per poi annuire.
“Come
vuoi. Ti lasciamo campo libero.” Disse.
“Che
cosa?!” esclamò sorpresa Hikari.
“Non
preoccuparti. Se non ce la farà, interverremo, ma lasciamolo
pure agire come
preferisce.”
“Umpf.
Quel tuo tono fa intendere che tu sia il più
forte… Ma io aspetterò di sfidarti
per stabilirlo.” Urlò Natsu, mentre le sue fiamme
aumentavano d’intensità.
I
suoi compagni si allontanarono per il calore che stava producendo.
“D-Da
dove viene tutto questo potere magico?!” si chiese Elsa.
Il
Dragon Slayer per tutta risposta portò in avanti una mano,
le cui fiamme
cominciarono a cambiare forma.
Sotto
gli occhi di tutti, le fiamme assunsero la forma di un Keyblade, che il
ragazzo
impugnò senza problemi.
E
ora a noi due, draghetto da strapazzo!” urlò
Natsu, saltando verso l’avversario
e superando in un secondo tutti.
Il
drago per tutta risposta cominciò a preparare una tripla
fiammata tra le fauci.
“PRENDI
QUESTO!!!” urlò con tutto il fiato che aveva il
Dragon Slayer, facendo partire
dal Keyblade un getto di fuoco, nel quale continuavano a confluire le
sue
fiamme.
Nello
stesso momento, Hakai lanciò il suo attacco.
Quando
le due fiamme si toccarono, un’esplosione investì
tutti, costringendoli a
chiudere gli occhi per ripararsi sia dalla luce che dal calore.
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Una
ragazza alzò la testa.
Era
seduta sopra la carcassa di quello che doveva essere stato un robot.
Il
suo occhio sinistro cominciò ad emettere una fiamma azzurra.
“Capisco…”
disse, alzandosi in piedi.
Il
paesaggio attorno a lei ricordava un’enorme scacchiera.
Sia
il terreno che il cielo infatti erano composti da quadrati bianchi e
neri, che
si estendevano all’infinito.
“La
guerra sta per cominciare… Ed è il momento che io
esegua i miei ordini… Non è
vero?” chiese, rivolgendosi ad una figura poco lontana, che
indossava un
impermeabile bianco, con il cappuccio a coprirle il volto.
“Esatto.
Ormai sono pronti. Dark si è risvegliato completamente,
Hikari è la nuova
custode dell’Equilibrio, e Sora, Riku e Kairi sono tutti e
tre Master. Anche
Dark sa che il momento è vicino.”
“Allora
sarà meglio per me andare…” fece la
ragazza, alzando una mano e aprendo un
varco di fronte a sé. “Prima
però… vorrei farti una domanda.”
“Se
mi è possibile, ti risponderò
volentieri.”
“Come
mai non vuoi intervenire in prima persona?”
Sotto
il cappuccio, la figura fece un sorriso.
“Li
ho già incontrati, e ho già emesso il mio
giudizio su di loro. Per me, possono
farcela. Dark in particolare. E poi… non ho sufficiente
forza per potermi
confrontare nuovamente con loro. Mi limiterò a continuare a
scrivere ciò che
fanno, in modo che i posteri non ripetano la storia.”
“Capisco…
Dunque immagino che questo sia un addio.”
“Eh,
temo proprio di sì. Non mi troverai al tuo
ritorno.” Rispose come se niente
fosse la figura, mentre la ragazza scompariva nel varco.
“Sempre
che tu riesca a tornare, ovviamente…”
mormorò a bassa voce. “Non la pensi
così
anche tu?”
Da
dietro il robot uscì un’altra figura
incappucciata, questa volta con un
impermeabile nero, ma con diversi orologi bianchi disegnati sopra, le
cui
lancette erano tutte sul 12, ferme.
“Da
quanto tempo sapevi che ero lì?” chiese la nuova
figura, rivelando così di
essere un ragazzo.
“Dovresti
saperlo: io so tutto ciò che sta succedendo… E
sapevo che stavi ascoltando, ma
soprattutto, so chi sei.”
“E
ora? Cosa vuoi fare?”
“Non
preoccuparti. Non dirò a nessuno che sei tornato…
anche perché stavolta non hai
intenzione di farti vedere, vero?”
“Esatto.
Sono qui solo per osservare. Devo vedere con i miei occhi i prossimi
eventi…
Solo così potrò capire il
perché…”
“Allora
siamo in due… custode."
Capitolo 70 *** Spiriti e spettacoli! L’oscurità dentro di noi ***
69
Signori e signori…
Finalmente ecco qui il nuovo capitolo!
Lo so, sono in ritardo… ma credetemi, sto lavorando
già
ai prossimi capitoli, e spero ne valga la pena… Soprattutto
quello che costerà
la sanità mentale a molti XD
Okay, baldo alle ciance, ho due annunci da fare!
Il primo è che ho deciso di dividere ufficialmente in
saghe la fiction! Purtroppo su EFP non è possibile dividere
l’indice, perciò
riassumerò qui il tutto:
- Saga di Dark: Capitoli 01-09
- Saga del torneo: Capitoli 10-28
- Saga di Lan: Capitoli 29-37
- Saga dei sette peccati: Capitoli 38-47
- Saga dei nuovi custodi: Capitoli 48-57
- Saga della verità: Capitoli 58-71
- Saga dell’e- *pensavate ve lo dicessi, eh? XD*
Tuttavia, salvo cambi di piano, la
fiction conterà in
totale otto saghe.
Perciò, lentamente e inesorabilmente, ci stiamo
avvicinando alla fine della mia più lunga fan fiction, anche
se non mancheranno
colpi di scena, anzi, preparatevi, perché la prossima saga
sarà qualcosa che
non potrete immaginare neanche lontanamente! Ho già steso la
povera Fly89, che
ringrazio ancora per avermi fatto da beta reader, con uno di quei
capitoli XD.
E gli altri non saranno da meno! *inserire risata malvagia*
Okay, detto ciò, passiamo alla seconda notizia!
Mentre aspetto il disegno, sperando di trovare qualcuno
disposto a disegnarlo XD, ho preparato la V1 dell’opening
quattro.
Lo so, la tre non c’è ancora, ma non è
colpa mia…
Ad ogni modo, vi avverto che in questa opening troverete
spoiler sugli ultimi mondi che ho scelto per questa saga,
perciò guardate a
vostro rischio e pericolo XD.
(purtroppo you tube mi ha tolto
l’audio, perciò addio
video in HD…)
E ora, passiamo finalmente alle
recensioni!
@ niki_:
Esattamente, i Guardiani alla fine non hanno ricevuto altro che un
Power Up.
Per la carneficina… *sorriso sadico* non ancora, non
ancora… Ran mi dice ti
riferirti che la prossima volta provvederà… se
sopravvivrà all’incontro che ho
in mente ovviamente XD. Ad ogni modo… chi è
Ruggeri? Per la tua latitanza,
Oscurità mi fa presente che ti può trovare
ovunque, non importa dove ti
nascondi, e anzi, che tra 5 secondi darai un pugno a Roxas *aspetta i
cinque
secondi* mentre per Marco… lasciamelo almeno fino alla
guerra XD. Non è ancora
sufficientemente provato psicologicamente per essere pazzo, ma ci
porrò rimedio
io. @ Gerac: Di
nuovo antagonista… Perfetto! Per il tizio alla
fine… mi spiace, dovrai
aspettare ben più di un capitolo… @ Ciccio85: Già,
quello è il mio vero progetto XD @ Inuyasha_Fede: Uhm…
vedo che non sei una fan di Lucy… sinceramente, la trovo un
ottimo personaggio
per via dei suoi poteri e di come reagisce di fronte a ciò
che combina la Gilda
XD (come hai visto, ho rimosso tutto ciò che poteva passare
come fan service
XD). Per il ciclo dell’Eredità… diciamo
che volevo inserirlo da un po’ di
tempo. Infine, la ragazza che appare alla fine… se vuoi,
puoi trovare la
risposta nel video, altrimenti dovrai aspettare la fine della saga
(anche se
credo non ce ne sarà bisogno XD). @ Xanum:
Credimi, anch’io vorrei vedere tante scene di
Equilibrio… ma a me no ché non mi
contati un mangaka, non so quante possibilità ci siano XD. @ lettore 01: Beh,
ho fatto in modo di creare nuovi dubbi… e ne seguiranno
ancora molti XD @ Poldovico:
Homestuck? Che cos’è? Scusa, ma non conosco tutto
XD. Come Dovahki, che ho
dovuto cercare su google per scoprire che è un personaggio
di un videogioco che
non comprerò mai XD. Per la chuckmode… mi spiace,
già per me prima chuck era un
attore qualsiasi, ma da quando ha fatto gli auguri a J.B. (non
dirò il nome
completo per non scatenare una guerra XD) ha perso anche
quell’1 per cento di
stima che poteva avere da me XD. Quindi una darkmode è
sufficiente XD. Per il
patto con i custodi… diciamo che Dark controlla direttamente
nelle loro menti,
bypassando il contatto diretto. E per il loro scopo… aspetta
e vedrai…
Ok, e ora… posso
lasciarvi al nuovo capitolo!
Capitolo 69: Spiriti e spettacoli!
L’oscurità dentro di
noi.
“Ugh… Che cosa…” fece Ichigo,
riprendendo i sensi.
“Finalmente ti sei svegliato.” Disse una voce
vicino a
lui.
Lo Shinigami si voltò, ritrovandosi di fronte Natsu,
mentre poco lontano c’era Asuka, ancora priva di sensi,
appoggiata al tronco di
un albero.
“D-Dove siamo?” chiese, alzandosi.
“A prima vista, direi in una foresta.” Rispose il
Dragon Slayer.
“Ma di sicuro non nello stesso mondo di prima. Cavoli, quel
drago sì che era
forte! Ma non mi ricordo nulla dopo il nostro scontro. Mi sono
risvegliato qui
e c’eravate solo voi due. Happy e gli altri sono come
scomparsi nel nulla.”
“Probabilmente quel colpo ci ha spedito su mondo
diversi…
Hakai rappresenta il caos, perciò non ne sarei troppo
sorpreso…”
“Dunque era un pezzo grosso, eh? Però,
trasformarsi in un
drago… non credevo fosse possibile.”
“A proposito… Che cos’hai fatto poco
prima dello scontro?
Mi è sembrato di vedere un Keyblade tra le tue
mani…”
“Oh, ti riferisci a questo?” chiese Natsu, evocando
delle
fiamme che assunsero subito la forma del Keyblade. “A quanto
pare, mi basta
pensarci per manipolare le mie fiamme e crearlo, in
più…” e lo sbatté sulla
mano libera. “È un tipo di fuoco piuttosto
robusto!”
“Credo proprio che tu sia l’unico a poter usare
quel
Keyblade…” fece Asuka, svegliandosi.
“Una persona comune si ustionerebbe le
mani tenendolo anche solo per pochi secondi…”
“Tutto bene?” le domandò subito Ichigo.
“Diciamo che non posso lamentarmi… Ma dove diavolo
siamo
finiti?”
“È quello che cercavamo di capire. Prima
però… mi
dev’essere sfuggito il tuo nome...”
“Natsu. Natsu Dragneel, conosciuto anche come Salamander,
mago del fuoco. Voi invece?”
“Asuka Sōryū Langley, ex pilota di Evangelion.”
“Kurosaki Ichigo, ex Shinigami.”
“Shinigami?!” ripeté sorpreso Natsu.
“Strano… Non hai
nessuna falce con te…”
“Temo che l’immagine di Shinigami sia parecchio
diversa
dalla realtà, almeno, questo vale per il mio mondo.
C’è una vera e propria
organizzazione di Shinigami, con il compito di far riposare in pace le
anime di
chi se n’è andato…”
“Quindi è così che funziona? Cavoli,
questa sì che è una
sorpresa…” commentò Natsu.
“Io in teoria sono un comune umano, ma per varie
circostanze, fin da bambino sono stato in grado di vedere fantasmi. E
per altre
circostanze, sono diventato un sostituto Shinigami.”
“Se ci fosse stata Lucy, sono sicuro che sarebbe saltata
per lo spavento e avrebbe urlato-”
“Tu vedi i fantasmi?!” urlò una voce
femmine.
“Esatto, proprio questo!” esclamò Natsu,
sbattendo tra di
loro le mani. “Ehi, aspettate un attimo…”
Tutti e tre si girarono verso la fonte della voce,
ritrovandosi di fronte ad una Lucy con i capelli tutti
all’aria, che guardava i
tre con gli occhi fuori dalle orbite.
“Lucy! Così ci sei anche tu!” disse
Natsu, poco prima che
la ragazza si avvicinasse in tutta fretta e cominciasse a scuoterlo con
forza.
“Natsu, cosa diamine hai combinato stavolta?!” gli
sbraitò contro, continuando a scuoterlo.
“E-Ehi… Così lo metterai fuori
gioco…” cercò di fermarla
Ichigo.
Lucy infine mollò la presa, lasciando che il ragazzo
cadesse a terra con gli occhi che continuavano a girare, per poi
voltarsi verso
i due custodi.
“Ok, voi mi sembrate più affidabili…
Cos’è successo?”
“In parole semplici… siamo stati scagliati in un
altro
mondo.” Rispose Asuka.
“Che cosa?! Come puoi dirlo con così tanta
facilità?!”
“Beh, noi due stiamo viaggiando per i mondi già da
un po’
di tempo…”
“Senza considerare che, stando a quanto mi ha detto
StupiShinji, il mio mondo ormai è deserto, visto che lui e
Ayanami si sono
bevuti l’intera popolazione mondiale.”
Continuò Asuka.
“Ugh… Non vi invidio… chissà
che tormento viaggiare per
così tanto tempo…”
“A dir la verità ci mettiamo pochi minuti grazie
ai
varchi. Possiamo andare ovunque desideriamo senza dover salire su alcun
tipo di
mezzo di trasporto.”
“Che cosa?!” esclamò Natsu, scattando in
piedi. “Potete
davvero fare a meno di viaggiare?!”
“Beh… sì, ma perché tutto
questo entusiasmo?”
“È interessato perché è
allergico ai mezzi di trasporto.”
Rispose Lucy, sospirando.
“Ma che razza di stupida allergia è?”
fece Asuka,
girandosi. “Ad ogni modo, vediamo di capire dove siamo finiti
e se anche gli
altri sono nei dintorni. Come la bionda, potrebbe esserci qualcun
altro.”
“Ehi, io mi chiamo Lucy, non bionda!”
replicò la ragazza.
“Sì, sì, okay… Bionda”
disse l’ex pilota, sottolineando
l’ultima parola e allontanandosi.
“Ma è sempre così?” chiese
Natsu a Ichigo.
“Non lo so… non è che ci abbia
viaggiato per troppo tempo
insieme a lei…”
“Ehi, voi, venite qui! Ho trovato qualcosa!”
esclamò la
voce di Asuka.
I tre la raggiunsero, ritrovandosi di fronte ad una
piccola casetta in legno.
“Beh, almeno questo significa che non è un posto
abbandonato…” disse Ichigo, avvicinandosi.
“Anzi, sembra che ci viva qualcuno,
visto com’è sistemato…”
“Possibile? Mi sembra un po’ misera come
abitazione.”
fece Lucy.
“Dici? Non mi sembra tanto diversa dalla tua
attuale…
Certo, se invece ti riferisci alla tua prima casa, dubito che ne
troverai mai
un’altra grande come una
città…”
“Sei così ricca?” chiese Asuka,
leggermente interessata
all’argomento.
“Non più. Ormai vivo in una semplice casa, ma
l’avevo
deciso prima ancora di perdere tutti i soldi… Senza
considerare che è successo
in un certo senso per colpa mia…”
“E voi chi siete?” chiese una voce.
Ichigo voltò subito la testa, vedendo all’ingresso
dell’edificio una ragazza dai capelli color paglia, con
addosso una tunica
bianca smanicata e notò che era a piedi scalzi.
“Questo è il luogo di ritrovo dei Super Busters
della
pace, e chi non ne fa parte non può entrare.”
“Super Busters della pace?” ripeté
Ichigo.
“Eh? Di cosa stai parlando?” chiese Asuka,
girandosi
verso di lui, mentre si avvicinava alla ragazza, per poi superarla come
se
niente fosse ed entrare dentro l’edificio.
Ichigo la fissò per qualche secondo, per poi spostare
nuovamente lo sguardo verso la ragazza.
“Mi hai sentito?” chiese lei, guardandolo.
“Non mi dirai che tu… sei un fantasma?”
chiese lo
Shinigami.
“Un fantasma?!” esclamò spaventata Lucy.
“Dove?! Dov’è?!”
“Di che cosa stai parlando?” chiese Natsu, mentre
Asuka
usciva di nuovo.
“Proprio di fronte a noi, c’è una
ragazza. Voi non la
vedete?”
“Che cosa?” fece Asuka, guardandosi attorno.
“Guarda che
qui non c’è nessuno.
“Questo sì che è
strano…” disse la ragazza, camminando
verso Ichigo. “Sei la prima persona che riesce a vedermi
oltre a Jintan. Come
fai?”
“Io ho sempre visto i fantasmi… Anche se tu sei
diversa.
Sembri proprio reale se non che… sono l’unico che
riesce a vederti.”
“Davvero?! Puoi vedere i fantasmi? Ma è
fantastico!”
esclamò felice la ragazza, battendo le mani.
“Insomma Ichigo, si può sapere di che cosa stai
parlando?
Non vorrai davvero farmi credere che qui c’è un
fantasma, vero?” fece scocciata
Asuka.
“Beh, a meno che tutti voi non mi stiate prendendo in
giro dicendo di non vederla, direi che è
così… E come ho già detto, tra i miei
poteri c’è sempre stata la capacità di
vedere gli spiriti.”
“Allora perché non fai il tuo dovere di Shinigami
e la
fai risposare il pace?” chiese Natsu.
Sentendo ciò, la ragazza spalancò gli occhi,
facendo un
passo indietro.
“Tu… sei qui per farmi andare via?”
chiese.
“No, tranquilla… Dubito che qui gli spiriti che
vanno in
giro diventino pericolosi… inoltre, probabilmente qui non
otterrei nulla.”
“Spiriti pericolosi?” chiese Lucy.
“Da me, chi non veniva fatto riposare in pace, a lungo
andare si trasformava in un mostro, che attaccava chiunque. Uno dei
miei
compiti era anche quello di eliminare quelle creature.”
“Ehi voi! Allontanatevi subito da lì!”
urlò una voce.
Questa volta tutti si girarono verso la fonte, vedendo un
ragazzo dai capelli neri a caschetto e una maglietta rossa correre
verso di
loro.
“Questa è la casa di un mio amico, non potete
stare qui!”
continuò, avvicinandosi alla ragazza, che gli sorrise.
“Tu devi essere Jintan.” Disse Ichigo, facendogli
spalancare gli occhi.
“E tu come-”
“Me l’ha detto lei.” Rispose
semplicemente l’arancio.
“Tu la vedi?” esclamò sorpreso
l’altro. “Ma come…”
“Non è fantastico Jintan?” chiese la
ragazza.
“Beh, sì, immagino di sì… ma
credevo di essere l’unico.”
“Però è strano… Non emani
alcun tipo di energia
spirituale…” continuò Ichigo,
squadrando il nuovo arrivato.
“Non so di cosa tu stia parlando. Ma chi sei?
Cos’hai a
che fare con Menma?”
“Menma? Ma che razza di nome è?”
esclamò Asuka. “Ah, ma
cosa lo chiedo a fare? Sto chiedendo qualcosa a due che dicono di
vedere un
fantasma… Si vede che a furia di stare con dei custodi sto
impazzendo anch’io…”
“Custodi?!” ripeté Jintan.
“E tanti cari saluti
all’anonimato…” sbottò lo
Shinigami,
lanciando un’occhiata storta a Asuka.
“Voi siete custodi?!”
“Proprio così.”
“Custodi?” chiese Menma, guardando curiosa i tre.
“Ah, già, tu non puoi saperlo… Se ho
capito bene, sono
una specie di eroi che viaggiano per l’universo…
Però come faccio a sapere che
voi siete dalla parte della luce e non
dell’oscurità?” chiese Jintan.
“Se fossimo custodi dell’oscurità, tu a
quest’ora saresti
già un Heartless, credimi.” Replicò
Asuka. “E probabilmente, non staremo
perdendo tempo a cercare qualche informazione e avremo distrutto questo
posto.”
“Sinceramente parlando, tu non mi sembri una che sia
tanto restia dal farlo…” mormorò Jintan.
“Ma Jintan! Se sono degli eroi, sono nostri colleghi! Non
mancargli di rispetto!”
“Colleghi?” ripeté Ichigo.
“Lunga storia…” sospirò il
ragazzo, per poi essere preso
per un braccio dalla ragazza, che lo trascinò dentro.
“Su, forza, entrate tutti!” esclamò
felice.
“O-Ok…” fece tremante Lucy.
“C-Come mai quel ragazzo è
stato trascinato dentro… dal nulla?”
“Ma come Lucy, non lo hai ancora capito? Eppure Ichigo
è
stato chiaro: è stato il fantasma.” rispose come
se niente fosse Natsu,
lasciando pietrificata la bionda.
“Perché tutto a me… E dire che quando
siamo stati
risucchiati stavamo solo andando alla gilda…”
Gli altri tre accennarono ad un sorriso, per poi seguire
il fantasma e Jintan all’interno della casa, imitati pochi
secondi dopo da una
sconsolata Lucy.
“Quindi, se ho capito bene, Menma, ovvero la ragazza
fantasma che solo tu e Ichigo potete vedere, è qui
perché vuole che tu e i suoi
vecchi amici esaudiate il suo desiderio, di cui però non
avete la più pallida
idea di cosa sia, esatto?” chiese Asuka, ricevendo un assenso
da Jintan.
“Sì!” esclamò Menma, alzando
la mano destra.
“E ti aspetti che io creda a una simile storia?!”
urlò
Asuka contro il ragazzo. “È la cosa più
assurda che io abbia mai sentito in
vita mia! Chi muore non torna di certo come fantasma!”
“Ehm… Asuka, ti faccio presente che io posso
diventare
una specie di fantasma quando voglio…”
“Che cosa?” fece Jintan, guardandolo sorpreso.
“Come
sarebbe a dire?”
Ichigo sospirò, per poi tirare fuori il suo ciondolo.
“Credo che una dimostrazione sul campo sia la cosa
migliore… non so se tu mi vedrai o no, dato che sembri poter
vedere solo Menma,
ma lei dovrebbe potertelo riferire.”
“Che cosa vuoi fare?” chiese Lucy.
“Oh, niente di che…” disse, battendosi
il ciondolo sul
petto.
Immediatamente, il suo corpo cadde per terra, facendo
uscire una sua copia, con addosso il classico kimono nero.
“Ed eccomi qui.” Disse, rivolgendosi a Menma, che
lo
stava guardando con gli occhi sgranati per la meraviglia, come anche
Jintan.
Gli altri tre invece non sembravano vederlo.
“Ehi, stai bene?” chiese Natsu, prendendo la mano
di Ichigo,
spalancando gli occhi subito dopo.
“C-Che succede?” chiese Lucy.
“Il polso… Non sento il
polso…”
“Che? Non mi dirai che è morto davvero? Cavoli,
credevo
ci volesse ben più di un pezzo di legno per
ucciderlo…” commentò Asuka.
“Ehm… scusate se vi
interrompo…” fece Jintan, per poi indicare
un punto di fronte a sé. “Ma il vostro
amico… è qui di fronte a me… Anche se
ha
cambiato vestiti…”
“V-Vuoi dire… c-che è davvero diventato
un fantasma?”
chiese Lucy, con gli occhi ridotti a due puntini per la paura.
“A dir la verità sono solo un sostituto
Shinigami…”
rispose Ichigo.
“Tu sei cosa?!” gli urlò contro Jintan.
“Tranquillo, non andrò in giro a prendermi le vite
di non
so chi. Vengo da un altro mondo e lì mi limitavo a far
riposare in pace gli
spiriti vaganti, ma qui probabilmente sarebbe inutile.”
“Dunque tu sei in grado di diventare un fantasma proprio
come me!” esclamò Menma. “Wow! Doveva
essere un mondo davvero interessante il
tuo!”
“Beh, ogni mondo è interessante per qualcosa. Ora
però è
meglio se rientro nel mio corpo… Non mi piace come Natsu
stia cercando di
svegliarmi usando il fuoco…”
Infatti il Dragon Slayer aveva fatto apparire sulla punta
delle dita delle piccole fiammelle, che stava avvicinando al volto di
Ichigo.
“Ma come fa?!” esclamò Jintan,
osservandolo con gli occhi
spalancati.
“A fare cosa?” chiese Natsu, guardandolo.
“Si riferisce al fatto che stai usando il fuoco a mani
nude, razza di idiota.” Gli rispose Asuka.
“A chi hai dato dell’idiota, scusa?”
“A te ovviamente. StupiShinji non è qui, Ichigo
è morto e
quel ragazzo ha evidenti problemi mentali, quindi rimani tu.”
“Non so se essere contenta o no del fatto che mi abbia
completamente escluso…” mormorò Lucy,
mentre Ichigo riapriva gli occhi.
“Beh, io non sono di certo morto.” fece, alzandosi
come
se niente fosse.
“AH!!!!” urlò la bionda, saltando
letteralmente
all’indietro. “È tornato
dall’al di là per vendicarsi!!!”
“Certo che no! Sono solo rientrato nel mio corpo. Questo
ciondolo mi permette di far uscire la mia anima, ed essendo comunque
uno
Shinigami, assumo le vesti del mio lavoro.”
“Quindi puoi davvero morire quando vuoi e tornare
indietro…” fece Natsu. “Non avevo mai
visto prima una simile magia…”
“Okay… immagino che ti aiuti molto diventare un
fantasma,
vero?” chiese ironica Asuka.
“In teoria sì, dato che mi permette di usare tutti
i miei
poteri da Shinigami.” Rispose Ichigo, poco prima che il suo
ciondolo venisse
preso da Natsu.
“Mi sbaglierò, ma non è lo stesso che
c’è anche sul tuo
Keyblade?”
“Non toccarlo!” esclamò lo Shinigami,
recuperandolo. “Se lo
usi, potrebbe tirarti fuori l’anima dal corpo. E
io… beh, con me è un conto, ma
non saprei farti tornare dentro…”
“In pratica… morirebbe?”
domandò Jintan.
“Non subito. A differenza di me, dovrebbe rimanere un
legame con il corpo. Tuttavia, non so cosa potrebbe succedere a un non
umano…”
“Guarda che io sono umano al cento per cento.”
replicò
Natsu.
“Davvero?” fece Asuka. “Credevo che con
la tua indole di
mezzo drago avessi perso
l’umanità…”
“Mezzo drago?” ripeté Menma.
“Che cosa vuol dire?”
“Ecco…” cominciò Ichigo, per
poi voltarsi verso Natsu.
“Cosa intende dire Asuka con mezzo drago?”
“Si riferisce al fatto che sono stato cresciuto da un
drago e che posso usare i suoi poteri, ma non capisco perché
tanta sorpresa…”
“Sai com’è, anche per me che
già ero una maga è stato un
po’ difficile da comprendere…” rispose
Lucy.
“Una maga?!” esclamò Menma, correndo
verso di lei e
cominciando a strattonarla. “Su, fai qualche magia, per
piacere!”
“C-Che c-cosa s-sta s-succedendo?!” urlò
balbettando
Lucy, sentendosi scuotere, ma senza vedere nessuno.
“Non preoccuparti, Menma ti sta solo chiedendo di fare
qualche
magia.” Rispose Jintan senza nascondere un sorriso.
“O-Ok…” fece la maga, non appena la
ragazza la lasciò
andare. “Preferisco non attirarmi le ire di un
fantasma… soprattutto se può
toccarmi!”
Sotto gli sguardi di tutti, tirò fuori una chiave argentata,
che puntò verso il nulla.
“Apriti, porta del Canis Minor! Nicola!”
urlò, facendo
scaturire dalla chiave una fortissima luce.
Pochi secondi dopo, di fronte a loro era apparso una
specie di cane bianco, in grado di stare in piedi su due zampe, con la
testa
rotonda e che al posto del naso aveva un corno a spirale, simile a una
trivella.
“Pun!” fece il nuovo arrivato, cominciando a
tremare,
senza sembrare volersi fermare, e alzando una zampa verso
l’alto.
“Oh, ma che carino!” esclamò Menma,
prendendolo in
braccio e sollevandolo.
Questa volta, anche Asuka si vide costretta a spalancare
gli occhi.
Infatti per tutti meno Ichigo e Jintan, Nicola si era
sollevato in volo da solo, mostrando anche lui un’evidente
sorpresa per quella
condizione.
“Quindi c’è davvero uno spirito
qui…” fece l’ex pilota.
“Perché, avevi ancora dei dubbi?” chiese
Natsu.
“Umpf. Ho imparato a credere solo a ciò che vedo.
I
fantasmi non rientrano tra le cose a cui credo facilmente.
Cos’è, credete che
solo il fatto di aver affrontato un drago o Heartless o non so
cos’altro vi
renda superiori alla sottoscritta? Ho affrontato esseri molto peggiori,
e prima
ancora di diventare una custode. E che sia chiaro: non me ne frega
nulla
dell’universo. Mi basta dimostrare la mia
superiorità. Il salvataggio dei mondi
è solo un effetto collaterale.”
Detto ciò, uscì dalla casa, lasciando basiti gli
altri.
“Cos’ho detto di sbagliato?” chiese Natsu
dopo qualche
secondo, ancora sorpreso da quella reazione.
“Non lo so, ma deve avere avuto qualche esperienza che la
porta a comportarsi così. La sua voglia di essere sotto i
riflettori… di certo
non è normale.”
Asuka si inoltrò nel bosco, per poi fermarsi dopo circa
cinque minuti.
“Maledizione!” urlò, sbattendo forte un
pugno contro la
corteccia di un albero, sbucciandosi la mano. “Come osa
quel…”
Ignorando il dolore e il sangue che usciva dai graffi,
Asuka staccò il pugno dall’albero, per poi
riprendere la sua camminata.
“Io sono Asuka! La migliore pilota di Evangelion e la
custode più forte di tutti! Come osa quel rosato parlarmi in
quel modo?!”
sbraitò. “E anche Ichigo… Si
è dovuto a tutti i costi mettere in mostra, lui,
quella Menma e quel suo ciondolo che lo fa diventare un
fantasma!”
Mentre Asuka continuava a inveire, poco lontano da lei un
ragazzo dai capelli castano chiaro, che indossava un paio di jeans e
una
camicia bianca era bene attento a non perdersi una parola di
ciò che stava
dicendo.
“Così, sono arrivati anche dei custodi…
E a quanto pare,
hanno già incontrato Jintan e la sua
Menma…” mormorò, riflettendo.
“Allora forse…”
Senza dire altro, accelerò il passo, fino a ritrovarsi
dietro Asuka, che si girò subito.
“E tu chi sei?” chiese, evocando subito il
Keyblade. “Ti
avverto, se sei un nemico, sono già decisamente incavolata
di mio, perciò se ci
tieni alla pelle, vattene!”
“No, tranquilla custode. Non ho cattive intenzioni.
Passavo di qua, ti ho sentito parlare ad alta voce e-”
Ma quella frase ebbe solo l’effetto di far arrabbiare
ulteriormente l’ex pilota, che colpì il ragazzo in
pieno stomaco con un pugno.
“In pratica, ti sei messo ad origliare ciò che
dicevo,
vero?” chiese lei, con un tono che lasciava presagire ben
poco di buono.
“A-All’inizio
involontariamente…” rispose il ragazzo,
boccheggiando. “P-Poi, quando hai nominato i custodi, mi sono
incuriosito…”
“Tsk. Non male come scusa. Non è che speravi di
cogliermi
alla sprovvista per farmi chissà che, eh? So bene cosa
pensate voi uomini!”
“No, ti sbagli… a dir la verità, volevo
proporti un
patto…”
Asuka cambiò sguardo, facendosi curiosa.
“Un patto?” ripeté. “E
cos’avresti da offrire alla
miglior custode in circolazione?”
“Da quel che ho capito, tu desideri che venga
riconosciuto il tuo valore… Esatto?”
“Può essere. E con ciò?”
“Potrei mettere su una piccola recita… Dove io
farei la
parte del malvagio e tu quella dell’eroe che mi scopre e mi
costringe a
scappare…”
“Tutto qui? Abbiamo affrontato draghi e altre creature
peggiori. Non sarà di certo una cosa del genere a
inebriarmi.”
“E se ti offrirsi l’occasione di vendicarti di quei
due
che si credono superiori a te?” propose il ragazzo, mostrando
un sorriso.
Asuka lo guardò di nuovo.
“Spiegati meglio.”
“Se io facessi in modo che quei due si ridicolizzino di
fronte a tutti?”
“La cosa potrebbe essere interessante… Ma come
conta di farlo
un misero essere umano?”
“Questo lo vedrai al momento giusto. Tuttavia, ti chiedo
una cosa in cambio…”
“Ovvero?”
“Il ciondolo del tuo amico… quello in grado di far
diventare fantasmi.” Rispose il ragazzo, guardandola
determinato negli occhi.
“Capisco…”
fece Jintan, dopo aver ascoltato da Ichigo ciò
che era successo finora nei vari mondi. “Così non
era un’invenzione…”
“Purtroppo no.”
“Ma è pazzesco!” esclamò
Lucy. “I custodi corrono tutti
questi pericoli?! E i guardiani come me?!”
“Credo sia la stessa cosa.” Rispose come se niente
fosse
Natsu, beccandosi un pugno in testa.
“Come fai a parlare con così tanta
leggerezza?!” gli urlò
contro la bionda. “Tu che sei un custode, dovresti temere
almeno un po’ per la
tua vita! E dovresti preoccuparti di proteggere i guardiani come
me!”
“Voi invece? Da quel che ho capito, fate parte di un
gruppo più grande, esatto?” chiese Ichigo ai due
abitanti del mondo, cercando
di ignorare Lucy.
“Non proprio…” rispose Jintan.
“I Super Busters che ha
nominato prima Menma era il nome del nostro gruppo quando eravamo
bambini.
Tuttavia, ci siamo sciolti e abbiamo preso strade diverse.”
“Non è vero!” gli urlò contro
Menma. “I Super Busters
sono tutti amici! E la loro amicizia non finirà mai! E
insieme salveranno il
mondo!”
“E… che cos’è successo a
Menma, se posso chiederlo?” disse
serio Ichigo.
Il ragazzo di fronte a lui abbassò lo sguardo.
“Un giorno… mentre eravamo tutti riuniti
qui… Una delle
nostre amiche mi fece una domanda. Io…”
Ma Jintan si interruppe, non riuscendo a trovare le
parole per continuare.
“Subito dopo, Jintan si è messo a correre. Io
l’ho
inseguito, ma sbadata come sono… sono scivolata, finendo nel
fiume.” Rispose
Menma, mentre il suo sorriso si faceva triste.
Ichigo chiuse con forza le mani a pugno, sebbene dal suo
volto non trasparì nulla.
“Capisco…” disse calmo.
“Però… perché sei tornata? E
perché non hai l’aspetto di una bambina?”
“Non lo sappiamo.” Rispose Jintan.
“Quando mi è apparsa
di fronte, mi ha chiesto di esaudire un suo desiderio… Ma
nemmeno lei sa quale.”
“Un bel problema in effetti.” Commentò
Natsu,
massaggiandosi la testa. “Hai provato a dargli una botta in
testa per fargli
tornare la memoria?”
“Guarda che io non ho problemi di memoria!”
replicò Menma.
“Io sinceramente trovo inquietante come voi due ci
possiate parlare senza problemi mentre noi no.” Fece Lucy.
“Siete ancora qui a parlare?” chiese Asuka,
rientrando.
“Cavoli, solo voi potete perdere tempo in questo
modo…”
“Ti sei allontanata, e così ne abbiamo
approfittato per
spiegare la situazione.”
“Contenti voi. Allora che cosa volete fare? Ci fermiamo
qui nell’improbabile caso che qualcuno attacchi questo mondo
o ce ne andiamo?”
Ichigo si girò verso di lei.
“Io direi di restare qui almeno per stanotte. Purtroppo,
ovunque andiamo gli Heartless ci inseguono… sperando che si
tratti di Heartless,
ovviamente.”
“Allora perché stasera non venite con noi allo
spettacolo
di magia? Se siete tutti maghi, potrete rivelarci i trucchi che
useranno!”
esclamò Menma.
Ichigo la guardò sorpreso.
“Spettacolo di magia?” ripeté.
“Ah, già… in città
è arrivato un duo che stasera
allestirà uno spettacolo di magia…”
spiegò Jintan. “Come si chiamava quel
tipo…”
“Magic Kaito.” Rispose una voce femminile.
Tutti si voltarono verso la porta, ritrovandosi di fronte
ad una ragazza dai capelli castani raccolti in due code, una camicia
bianca e
una gonna porpora, che stava guardando annoiata il gruppo di fronte a
lei.
“Chi sono questi tipi, Yadomi?” chiese rivolgendosi
a
Jintan, il quale entrò subito in panico, guardando i custodi.
“Ecco Anjo… loro sono…”
cominciò lui, non sapendo se
rispondere o no.
“Medium.” Fece Asuka. “O meglio, capelli
color di carota
è il medium. Noi siamo solo in viaggio con lui.”
“Asuka!” esclamò Ichigo.
“Medium? Ancora con la storia di Menma? Cavoli…
Sei
proprio un caso disperato…”
“È quel che ho detto anch’io.”
Gli fece eco Asuka.
“Magic Kaito?” ripeté Ichigo, ripensando
al nome detto da
Anjo. “Dov’è che l’ho
già sentito…”
“Stando a quel che si dice in giro, è un semplice
ragazzo, ma molto bravo nei trucchi di magia.”
“Scommetto che questo non lo sa fare.” Disse Natsu,
creando tre sfere di fuoco e facendole volare come un giocoliere.
Ichigo si portò una mano sul volto, mentre Lucy si
limitò
a sospirare.
Anjo invece guardava con gli occhi sgranati il mago.
“M-Ma che cosa…” fece, girandosi verso
Jintan.
“P-Pare che anche lui sia un mago… se la cava bene
con i
trucchi che usano il fuoco…”
“Trucchi? Di cosa-”
Ma prima che Natsu potesse completare la frase, Lucy gli
pestò il piede, interrompendolo.
“Suvvia Natsu, sappiamo bene che non vuoi rivelare come
fai e ti ostini a volerci far credere che sia tutto vero. Ma sappiamo
bene che
la magia vera non esiste.”
“P-Però… è veramente
abile… Non avrete intenzione di
combinare qualcosa stasera, vero?”
“Dipende…” cominciò Asuka.
“Se questo ‘ladro magico’ sarà
una noia, potrei decidere di ravvivare la serata…”
“Beh Asuka, non credo che Kaito corrisponda per forza a
ladro… Anche se, ora che ci penso, Dark mi aveva parlato di
un abile ladro che
usava la magia per i suoi furti…”
“Davvero?” chiese Natsu. “E nessuna gilda
lo ha mai
fermato?”
“Gilda? Intendi dire polizia?”
“Sì. Non ci fare caso, quell’idiota usa
termini
sconosciuti per indicare cose comuni… E io che credevo che
StupiShinji fosse il
più stupido…”
“Non è bello parlare male degli assenti, sai
Asuka?” fece
una voce proveniente da fuori, anticipando Shinji, che entrò
nella casa
accompagnato da un ragazzo decisamente robusto e alto.
“Ehilà Jintan! Ciao anche a te, Anaru!
C’è anche Menma?”
disse quest’ultimo.
“Certo che ci sono!” esclamò la ragazza
fantasma, alzando
la mano, mentre Jintan annuiva.
“Sei anche tu un amico di Menma?” chiese Ichigo.
“Certo che sì! Potete chiamarmi Poppo! E voi? Chi
siete?”
“Sono gli amici che stavo cercando.” Rispose
Shinji. “Ero
sicuro che qualcuno di loro doveva essere finito qui.”
“Umpf. Cos’è, non vuoi usare il tuo
essere superiore
all’uomo per trovarci e ti affidi a chi incontri per
primo?” chiese Asuka,
fulminandolo con lo sguardo.
“B-Beh, no… semplicemente, Poppo mi ha trovato
svenuto in
mezzo al bosco e mi ha aiutato a riprendere i sensi. Così ho
deciso di
accompagnarlo qui, dopo avermi detto che stava tornando a casa per
prepararsi
ad un incontro con dei suoi amici. Immaginando che anche voi foste
potuti
essere finiti qui vicino, l’ho seguito.”
“Da come parli, sembra quasi che proveniate da
chissà
dove.” Commentò Anaru.
“Ci siamo persi per il bosco.” Spiegò
Ichigo. “Noi
abbiamo trovato questa casa e incontrato Menma,
dopodiché-”
“Aspetta, aspetta, aspetta!” lo interruppe Poppo.
“Chi
avete incontrato?”
“Ichigo è convinto di vedere il fantasma di una
ragazza.
Proprio come il vostro amico.” Rispose Asuka.
“Davvero puoi vedere Menma?” esclamò il
ragazzo,
guardando Ichigo.
“Beh, sì… so che può
sembrare strano, ma io sono in grado
di vedere i fantasmi…”
“Davvero?” fece scettica Anaru.
“Dimostracelo allora.”
“E come? Se uno non ci crede, non posso di certo
costringerlo a farlo. Io vedo fantasmi fin da bambino… e
questo mi ha procurato
diversi problemi… Tra cui, uno decisamente simile al
vostro.”
“Che cosa vuoi dire?” chiese Jintan, mentre gli
sguardi
di tutti si spostavano sullo Shinigami.
“Credi forse di essere l’unico a portarsi dietro il
peso
di una scelta sbagliata, Jintan?” chiese lui, girandosi verso
il ragazzo.
“Anch’io ho perso una persona a me cara…
per un mio errore.”
“Di cosa stai parlando?” chiese Asuka.
“Uno spirito malvagio mi ha portato via mia madre…
E
qualche anno dopo, ha usato il suo ricordo per cercare di
uccidermi.”
“Come può un ricordo ucciderti? E soprattutto,
perché ce
l’aveva con te?” chiese Menma, titubante.
“Non sapevo la verità quando l’ho
incontrato… il mio
dovere era solo quello di eliminarlo… Possiamo dire che si
è difeso.” Rispose
lo Shinigami.
“Tutto qui?” fece Asuka, girandosi.
“Pensavo chissà che
cosa…”
“Come puoi parlare così?!”
esclamò Shinji.
“Credi forse che la mia storia sia semplice?”
replicò
l’ex pilota. “Ho solo deciso di rinegare il mio
passato e il fatto che io non
ti abbia detto nulla è perché ti considero uno
stupido. Tu e tutti gli altri.”
“Di’ un po’,
ragazzina…” cominciò Anaru.
“Credi forse di
poter sputare sentenze sugli altri così
facilmente?”
“Certo. Io dopotutto sono superiore a voi.”
“Adesso basta Asuka.” Disse Shinji. “Stai
ferendo molti
dei presenti. Non hai il diritto di farlo.”
“Davvero? E in base a cosa tu puoi dire che sto ferendo
qualcuno? Non mi sembra che nessuno di loro abbia ferite o altro. O
vuoi farmi
credere che in quanto divinità puoi leggere nella
mente?”
“Sai bene quanto me che ci sono ferite non visibili. Noi
piloti di Evangelion abbiamo in comune molto più di quanto
tu creda. Io cosa
dovrei dire? Ho un padre che pur di ricongiungersi con mia madre ha
sacrificato
l’intera popolazione mondiale! Come credi mi senta, con un
simile ricordo?
Soprattutto considerando ciò che mi è successo
subito dopo?”
“Di cosa stanno parlando?” chiese Jintan a Ichigo.
“Non lo so… Ma non ho intenzione di
chiederlo.” Rispose
lui.
“Evangelion?” chiese Poppo, ripetendo
l’unica parola che
era riuscito a cogliere da quel lungo e fin troppo rapido discorso.
“Che cosa
sarebbe?”
Shinji spalancò gli occhi non appena si accorse
dell’errore commesso.
“E-Ecco… sono dei prototipi di nuove
macchine… Non
possiamo dirvi i dettagli… sapete, non è ancora
sicuro…” azzardò.
“Umpf! Sei sempre il solito stupido.” Disse Asuka,
per
poi rivolgersi agli altri. “Allora, tra quanto
c’è questo spettacolino da
quattro soldi e dove?”
“Stasera alle otto, nella piazza centrale della
città e-”
cominciò Anaru.
“Bene.” La interruppe Asuka. “Allora ci
vediamo lì.”
“Ehi, aspetta un attimo!” esclamò
Ichigo, prendendola per
una spalla.
La reazione non tardò ad avvenire.
Asuka si girò, colpendo con un calcio lo stomaco dello
Shinigami, che boccheggiò per un attimo.
L’ex pilota lo afferrò per la maglietta.
“Prova a fermarmi ancora e ci andrò ancora
più pesante!”
scandì, per poi buttarlo a terra e uscire.
“Ichigo! Tutto bene?” chiese Lucy.
“Sì… non mi ha fatto nulla…
Sono abituato a venire
trafitto da spade e a pugni di giganti… Questo era
nulla…” rispose lui,
rialzandosi.
Fuori, Asuka sorrise, tirando fuori dalla tasca il
ciondolo di Ichigo.
“Lo dico io che siete degli stupidi. Per quel che mi
riguarda, sono a posto così.” disse, sorridendo e
osservando l’oggetto.
“Allora vuoi proseguire lo stesso?” chiese una
ragazza
dai capelli castani, con addosso una divisa scolastica, rivolgendosi ad
un
ragazzo, anche lui dai capelli castani che però indossava un
semplice paio di
jeans e una maglietta a maniche corte.
“Certo. In fondo, siamo finiti qui per puro caso e ti
ricordo che siamo senza un soldo. Tanto vale…”
cominciò lui, mostrandole il
palmo della mano, che fece girare su se stessa, facendo apparire dal
nulla un
mazzo di fiori. “…usare un po’ di
magia.” Completò sorridendo e offrendole il
mazzo.
“Sei il solito stupido, Kaito.” Fece la ragazza,
sorridendo. “Tuttavia, devi sperare che quel verme di Kaito
Kid non sia finito
qui anche lui. Altrimenti, conoscendo le sue manie di protagonismo,
rischia di
mandare a monte lo spettacolo.”
“Tranquilla. Ormai abbiamo appurato che siamo finiti in un
altro mondo. Quante possibilità ci sono che sia qui anche
lui?”
“Dato che parliamo di Kaito Kid, direi elevate. È
come un
caso di omicidio e il detective Goro! Dove c’è
uno, c’è anche l’altro!”
“Più che quel buono a nulla, io direi dove
c’è il bambino…”
mormorò il ragazzo, rivolto a se stesso.
“Hai detto qualcosa?” chiese la ragazza.
“No, no, non ho detto nulla, Aoko.” Si
affrettò a
rispondere Kaito.
“Comunque, spero che mio padre stia bene… Ho
sentito che
gli è arrivato l’ordine di condurre quante
più persone possibili verso quegli
strani varchi…”
“Tant’è che ha preso me e te e ci ha
letteralmente
scaraventati dentro.” Completò il ragazzo,
sospirando. “Speriamo solo che non si
sia messo in testa di cercare anche Kid approfittando del caos di quel
momento…”
“Non credo avrebbe messo Kid prima della sicurezza degli
altri. Quando ha ricevuto l’ordine, è impallidito,
per poi guardare il cielo.”
“Mi chiedo… se possano essere coinvolti quei
ragazzi…”
fece Kaito, portandosi una mano sotto il mento.
“Di chi parli?”
“Ricordi l’esplosione che è avvenuta
qualche tempo fa?
Alcuni testimoni affermarono di aver visto il famoso ladro Lupin,
assieme a Kid
e altri ragazzi, che però non sono stati in grado di
riconoscere. Oltre a loro,
furono coinvolti anche la figlia del detective Goro, il bambino che
abita con
loro e un certo Zenigata…”
“E tu come fai a sapere tutte queste cose?”
“C-Come?” ripeté il ragazzo, deglutendo.
“Semplice: è
stato proprio quel bambino a raccontarmele. L’ho incontrato
per puro caso per
strada e gli ho chiesto di darmi qualche dettaglio in più,
ma purtroppo, oltre
a dirmi chi era coinvolto, non mi ha detto altro.”
“Ti fidi parecchio di quel… si chiama Conan,
giusto?”
“Dovresti farlo anche tu. In fondo, è stato
proprio lui a
scoprire più volte Kid durante i suoi furti. È
piuttosto sveglio per la sua
età.”
“Avevo sentito qualcosa in proposito… Ma credevo
fossero
solo voci.”
“Ad ogni modo…” continuò il
ragazzo, prendendo un cilindro
bianco e infilando la mano al suo interno. “È il
momento di prepararsi. Dai il
benvenuto…” mentre diceva ciò,
tirò fuori dal cappello un mantello bianco, che
lo coprì completamente.
“All’inafferrabile ladro Kaito Kid!”
completò, mentre il
mantello finiva dietro la schiena, rivelando un’elegante
completo bianco, con
tanto di cilindro e monocolo.
“Wow… Sei davvero uguale a
lui…” commentò Aoko,
guardandolo. “Ma mi chiedo se sia una buona idea travestirsi
da lui… Se per
caso mio padre fosse qui, non esiterebbe ad arrestarti, sai?”
“Beh, ho una testimone più che valida che
può dimostrare
che non sono un ladro, no? Soprattutto in questa notte di luna
nuova.” disse
Kaito, sorridendo.
“Sbruffone!” replicò lei, senza
cattiveria.
“Scusate…” fece una voce, proveniente da
poco lontano. “Ma
da quel che ho capito, nemmeno voi siete di qui…”
I due si girarono, ritrovandosi di fronte ad un ragazzo
dai lunghi capelli neri, con addosso un kimono rosso.
“E ovviamente, non intendo che provenite da una
città
diversa, ma da un altro mondo.” Continuò lui,
sorridendo.
“E tu chi sei?”
“Non preoccupatevi. Non ho intenzione di farvi del male.
Sono un custode. Il mio nome è Inuyasha.”
“Un custode?” ripeté Aoko, sgranando gli
occhi.
“Già. Purtroppo non posso dimostrarvi la mia vera
forza…
Questa è una pessima serata… Cavoli, proprio in
un mondo con la luna nuova
dovevo finire…”
“Che cosa vuoi dire?”
“Solo che se qualcuno dovesse attaccare stanotte, sarei
più debole del solito… Forse dovrei cercare Dark
e vedere se con i suoi immensi
e sconosciuti poteri può cambiare le fasi della
luna...”
“Dark?!” esclamò Kaito. “Tu
conosci Dark?”
Inuyasha si girò verso di lui.
“Certo che lo conosco. Come conosco Hikari. Tu
piuttosto…
come fai a conoscere il custode dell’Equilibrio?”
Aoko si girò verso di lui.
“Qualcosa da dire, Kuroba kaito?” chiese,
sospettosa.
“B-Beh… L’ho incontrato poco prima di
quell’incidente…
Anche se solo per pochi minuti. Mi aveva detto di essere un custode,
tutto
qui.”
“Strano… Da quel che mi risulta, Dark non
è il tipo da
rivelarlo facilmente. Certo, c’è da dire che non
mi aspettavo nemmeno che in
realtà fosse l’Equilibrio stesso… Ad
ogni modo, come siete finiti qui? Per chi
non è un custode, dovrebbe essere impossibile cambiare
mondo… a meno che esso
non sia stato distrutto.”
“D-Distrutto? Che cosa vuoi dire con distrutto?!”
esclamò
spaventata Aoko.
“Quello che ho detto. Il mio mondo ad esempio, non esiste
più. E come il mio, molti altri.”
“No… impossibile…”
“Il nostro mondo… distrutto?”
ripeté Kaito, incredulo.
“Ovviamente non ne posso essere certo… Come siete
finiti
qui?”
“Siamo stati buttati in un varco.” Rispose il
ragazzo.
“Ne sono apparsi a decine, e la polizia ha avuto
l’ordine di farli attraversare
da più persone possibili.”
“Polizia? Che cosa sarebbe?”
I due lo fissarono increduli.
“Come sarebbe a dire che cos’è la
polizia?!” esclamò Aoko.
“Non puoi non averla mai sentita nominare! Anche i bambini la
conoscono!”
“Uhm… strano… in duecento anni, non
l’ho mai sentita… è
una specie di esercito?”
“Duecento anni? Ma se ne avrai sì e no
diciasse-”
“Le apparenze ingannano, dite voi umani, no?”
rispose
Inuyasha, senza nascondere una vena di divertimento.
“Stai dicendo che non sei umano?” chiese Kaito.
“Non completamente. O meglio, di solito solo al cinquanta
per cento, mentre adesso lo sono del tutto…”
“Da come lo dici, non ne sembri contento.”
“Tu saresti contento di essere un mostro? Beh, per me
è
la stessa cosa. Senza considerare che gli umani sono così
deboli… Comunque, se
avete attraversato un varco, significa che qualcuno vi ha condotto qui.
E se è
come penso, è stato proprio Dark.”
“E perché questo Dark ci avrebbe dovuto portare
qui? E se
le cose stanno così, dove sono tutti gli altri che
l’hanno attraversato?”
chiese Aoko.
“Probabilmente sono stati distribuiti su vari mondi. Io
mi trovo qui perché a quanto pare, un altro mezzo umano si
è divertito a
provocare il caos…”
“Ammetto che neppure io ci sto capendo
granché…” disse
Kaito, sospirando. “Ad ogni modo, devo chiederti di aspettare
per continuare la
nostra conversazione. Avremmo un impegno…”
“Parlate di quel mucchio di persone che si trovano nella
piazza qui vicino? Sentivo che parlavano di uno spettacolo di magia o
qualcosa
del genere…”
“Proprio così. Io, il fantastico Kaito, mi
esibirò per
loro.” Esclamò il ragazzo, facendo apparire delle
carte tra le mani, per poi
farle scomparire allo stesso modo.
“Uh, non male. E senza usare il fuoco, da quel che ho
visto.” Replicò Inuyasha, creando una sfera di
fuoco, che tenne sollevata sopra
il palmo. “Anche se non mi spiego quei pezzi di carta. Senza
considerare il tuo
ridicolo vestito… mentre la tua amica, immagino provenga da
uno di quei posti
che chiamate scuole…”
“Perché sembra che sia l’unica cosa che
conosci?”
“Beh, perché anche Kagome era vestita allo stesso
modo. E
visto che preferiva studiare su montagne di libri piuttosto che
viaggiare alla
ricerca della sfera… questo posto che chiamate scuola
dev’essere una specie di
prigione.”
“Giusto per curiosità… tu da dove
vieni?”
“Uhm… Kagome quando si riferiva al mio tempo, lo
chiamava
Sengoku.”
“Che?!” esclamarono sorpresi i due.
“Tu vieni dall’epoca Sengoku?!”
domandò Aoko. “Ma sono
passati più di 400 anni!”
“E con ciò? Ho solo viaggiato nel tempo, tutto
qui. Quando
sono diventato custode, sono stato scaraventato nel futuro.”
“Un viaggiatore del tempo… Questa sì
che è una grande
magia!” esclamò estasiato Kaito.
“Tuttavia, ne riparleremo dopo. Ora… This is
the show time!”
Detto ciò, buttò a terra una strana pallina, che
scoppiò
non appena toccò il suolo, creando una nube di fumo che
impedì al mezzo demone
di vedere qualsiasi cosa.
Quando riuscì a riaprire gli occhi, dei due era sparita
ogni traccia.
“Non male, per essere un umano… davvero niente
male.”
commentò Inuyasha.
“Allora, quando
comincia?!” esclamò Menma, continuando a
girare intorno a Jintan, che sospirò sconsolato.
“Calmati. Dovrebbe iniziare a momenti.” Rispose
Ichigo.
“Io però non vedo ancora né Yukiatsu
né Tsuruko.” osservò
Poppo.
“E allora? Avranno preferito non venire. Conoscendoli,
è
probabile.” fece Anaru.
“Sono vostri amici?” chiese Lucy.
“Una volta.” Rispose una ragazza dai lunghi capelli
neri
e con una divisa scolastica addosso, che li raggiunse in quel momento.
“Oh, Tsuruko! Ben arrivata!” la salutò
Menma, senza però
ottenere risposta.
“Yukiatsu non verrà. L’ho sentito poco
fa, e mi ha detto
che aveva già un impegno per stasera.”
“Che cosa?!” urlò Menma. “Ma
se non viene, i Super
Busters non saranno al completo!”
“Immagino che sia l’ultimo membro del vostro
gruppo,
esatto?” chiese Shinji.
“Proprio così!” rispose Poppo.
“Noi sei in passato
eravamo molto uniti!”
“Piuttosto…” lo interruppe Natsu.
“Asuka non si è ancora
fatta viva.”
“Probabilmente non verrà nemmeno lei.”
Rispose l’ex
pilota.
“Vi riferite a quella pazza psicopatica? Strano che una
divinità come te non voglia darle una
lezione…” fece una voce.
Tutti si girarono, ritrovandosi di fronte a Inuyasha.
“E tu chi sei?” chiese Ichigo.
“Tsk. Non mi avete riconosciuto? E dire che non sono
cambiato poi troppo.”
Shinji spalancò gli occhi.
“Non sarai… Inuyasha, vero?”
“Inuyasha?” ripeté Natsu, guardandolo
meglio, per poi cominciare
ad annusare l’aria. “Ecco perché mi
sembrava di aver già sentito il tuo odore.”
“Anche lui è un vostro amico?” chiese
Jintan a Ichigo,
che annuì.
“Esatto. Fa parte del nostro gruppo.”
“Però… che fine hanno fatto le tue
orecchie?” domandò
Natsu.
Inuyasha lo guardò storto.
“Non fare domande di cui potresti pentirti, umano.
È già
abbastanza frustante di per sé.”
“Orecchie? Umano? Divinità? Ma si può
sapere di che
accidenti state parlando?!” sbraitò Anaru.
“Molto semplice, mocciosa. Noi siamo-”
“Un gruppo teatrale itinerante!”
completò Lucy, tappando
la bocca al mezzo demone. “Ognuno di noi interpreta vari
ruoli, e ci capita
spesso di confonderli con la realtà! Eh,
eh…”
“E come mai vi trovate qui?” chiese la nuova
arrivata.
“Hanno trovato il nostro rifugio, e così abbiamo
chiacchierato
un po’.” Spiegò Jintan.
“Inoltre, questo tipo dice di poter vedere Menma.”
Continuò Anaru, indicando Ichigo.
“Davvero? E come farebbe?”
“Vedo i fantasmi fin da quando ero bambino. Per me
è
normale.”
Ma i loro discorsi furono interrotti da un’esplosione
silenziosa, che avvenne proprio in mezzo alla piazza, dove tutti
avevano
lasciato uno spazio vuoto.
“Signore e signori, perdonate l’attesa.”
Disse una voce,
mentre il fumo cominciava a scomparire.
Dal suo centro partirono dei fuochi d’artificio, che
esplosero pochi metri sopra di loro, disegnando la scritta
‘Magic Kaito!’, che
scomparve dopo pochi secondi.
Contemporaneamente, il fumo scomparve, rivelando Kaito
avvolto dal suo mantello, accompagnato da Aoko, che si fece subito da
parte.
“Così è lui, eh?” fece Natsu.
“Devo dire che come
ingresso non è stato niente male. Quasi quanto i
miei.”
“Su questo avrei qualche dubbio… Tu solitamente ti
limiti
a distruggere la porta…” commentò Lucy.
“Che strano.” osservò Ichigo.
“Gli somiglia parecchio…”
“A chi?” chiese Shinji.
“Al miglior detective che ho incontrato finora. Lo avete
visto anche voi, no?”
“Oh, ti riferisci a quel bambino?” saltò
fuori Natsu.
“Quello accompagnato da quella ragazza con il simbolo di Dark
sulla fronte?”
“Esatto. Conan e Ran. O meglio, Shinichi e Ran.”
“Soprannome?” chiese Menma.
“In un certo senso… diciamo piuttosto
che… è uno che si
mimetizza facilmente.”
“Certo che voi siete parecchio strani…”
disse Tsuruko,
mentre Kaito faceva uscire delle colombe dal cilindro. “Anche
se mai quanto lui.”
“Beh, a dir la verità-”
Ma Ichigo fu interrotto da un’esplosione, questa volta
rumorosa
e distruttiva, che si verificò in una via poco lontana.
Kaito e Aoko spostarono lo sguardo sorpresi, come tutti
gli altri presenti.
“Che cosa…” fece Poppo, cercando di
vedere cos’era
successo.
“Fate attenzione.” Disse Ichigo, portandosi di
fronte a
tutti assieme al resto dei custodi.
“Che bello spettacolino.” Disse una voce, mentre
due
figure apparivano nel fumo, avvicinandosi alla piazza.
Non appena usciti dalla coltre, due figure incappucciate con
un impermeabile nero si fermarono di fronte alla folla.
“L’organizzazione!” esclamò
Shinji, facendo apparire una
pistola, mentre Ichigo, Inuyasha e Natsu evocarono il loro Keyblade.
Lucy invece prese il suo mazzo di chiavi, affiancandosi
agli altri quattro.
“Quelli sono…” fece Anaru, osservando le
tre chiavi
leggendarie.
“Keyblade!” completò Poppo.
Non appena nominò quella parola, molti dei presenti si
voltarono verso di loro.
“Custodi?” ripeté Tsuruko, guardandogli.
“Così era questo
che ci stavate nascondendo!”
Immediatamente, le persone di fronte a loro si
allontanarono, creando un percorso che portava ai due membri
dell’organizzazione.
“Tu guarda un po’… credevo ci avreste
permesso di divertirci
un pochino prima di uscire allo scoperto, e invece non avete perso
tempo…”
disse una delle due figure, che puntò contro di loro una
pistola verde. “Avete
poca voglia di vivere, a quanto pare.”
“Quell’arma… Tu sei il maestro di Tsuna,
non è vero?”
chiese Ichigo.
“Non va bene, Reborn. Ti sei fatto scoprire
subito.”
Disse l’altra figura, per poi ridere.
“Potresti evitare? Le risate finte mi
innervosiscono.” Fece
l’assassino, togliendosi il cappuccio.
“Oh, scusa. Dimenticavo che voi esseri completi non
andate granché d’accordo con noi
Nessuno…” continuò l’altro,
imitandolo, e
rivelando così la sua identità.
“E se non sbaglio… tu sei Xadvid, non è
vero?” domandò
Ichigo, riconoscendolo.
“Hai buona memoria, Shinigami.”
“S-Shinigami?!” ripeterono diverse persone.
“Anche tu. Ti ricordi il mio vecchio lavoro, sebbene mi
hai incontrato solo per pochi minuti.” Replicò
Ichigo, puntandogli contro il
Keyblade. “E se mi hanno raccontato giusto, sei scappato via
quando hai capito
di non avere possibilità. Immagino che Xehanort non ne
sarà stato contento.”
Xadvid lo guardò impassibile.
“Ti ricordo che sono un Nessuno. Non posso provare
rabbia. Posso solo fingere di averla. Ma ora…”
Mentre diceva ciò, alzò una mano, creando una
sfera di
pura elettricità, che cominciò a lanciare piccoli
fulmini attorno a lui. “Direi
che è arrivato il momento di creare un po’ di
Heartless. Non mi aspettavo così
tante persone per un insulso spettacolo di magia.”
Ma prima che potesse fare qualcosa, una carta da gioco
volò contro di lui, colpendolo al polso e facendogli perdere
la concentrazione,
annullando così la magia e permettendo alla maggior parte
del pubblico di
scappare, lasciando solo il gruppo composto dai custodi e dai loro
nuovi amici.
“Insulso? Non sei per niente gentile.” fece Kaito,
abbassando
una pistola. “Non solo l’hai interrotto, ma osi
pure giudicarlo? No, no, non si
fa così.”
“Infatti!” urlò Menma. “Era
uno spettacolo fantastico, e
voi due lo avete interrotto!”
“Di che cosa stai parlando, mocciosa? Era uno spettacolo
decisamente noioso!” replicò Xadvid.
Non appena pronunciò quella frase, sia Ichigo che Jintan
spalancarono gli occhi.
“Ma con chi sta parlando?” chiese Anaru.
“Tu la vedi?” esclamò Jintan.
“Anche tu sei in grado di
vederla?!”
Xadvid lo guardò con aria interrogativa.
“Non dovrei?”
“Temo che tu sia stato colpito da
un’allucinazione.” Fece
Reborn. “Non ha parlato nessuna mocciosa.”
“Vuoi vedere che… si tratta di un fantasma
allora?”
continuò Xadvid.
“Menma, Jintan. State indietro.” Disse Ichigo.
“Finalmente posso divertirmi anch’io!”
urlò Natsu,
prendendo fuoco. “Contro quell’Hakai e Xehanort non
ho avuto modo di dimostrare
tutte le mie abilità… Mi rifarò
stavolta!”
“Io vorrei tanto farli a fette con i miei artigli, ma
temo mi dovrò accontentare di sporcare il Keyblade con il
loro sangue!”
“F-Fanno paura…” fece Lucy,
indietreggiando, per poi
fermarsi e scuotere la testa. “No, non è il
momento di scappare. Apriti, porta
del Toro!” urlò, prendendo una chiave dorata e
infilandola in una serratura
invisibile.
Immediatamente, un enorme toro dall’aspetto umanoide,
armato di un’ascia bipenne, apparve dal nulla.
“Ai tuoi ordini, Lucy-sama!” esclamò
quest’ultimo, per
poi voltarsi verso la proprietaria con gli occhi a forma di cuore.
“E sei magnifica
come sempre!”
“Ti ho già detto di evitare queste tue
uscite…” disse
sconsolata la maga.
“M-ma che diamine…” fece Anaru,
guardando il gruppo di
fronte a loro.
“Così sono questi i famosi custodi?”
disse Poppo.
“Già. Sono un gruppo piuttosto vario…
Umani, demoni,
mezzi draghi… Tutti possono diventare custodi.”
Fece Shinji.
“Lo sei anche tu?”
“No. Io sono un Guardiano
dell’Equilibrio… e sono una
divinità.” Rispose, mentre la sua pistola
cominciava ad aspirare aria, creando
sulla punta una piccola sfera d’energia.
Senza dire altro, Shinji si alzò in volo, per poi sparare
contro le due figure.
Reborn rispose sparando anche lui un colpo, che si
scontrò a mezz’aria, provocando
un’esplosione che generò una folata di vento.
“Sembra che questa battaglia sarà piuttosto
impegnativa.”
Commentò l’ex pilota, evocando anche la sua lancia.
“Così è scoppiato veramente uno
scontro…” commentò un
ragazzo, che stava osservando la scena da poco lontano.
Dietro di lui, appoggiata a un muro, c’era Asuka, che
sembrava priva di sensi, con una piccola ferita sulla testa, dalla
quale era
uscito un po’ di sangue, già seccato.
“Non pensavo sarebbe stato così facile ingannare
un
custode…” continuò lui, osservando il
ciondolo di Ichigo.
“Jintan… Adesso non potrai più vantarti
di essere l’unico
a vedere Menma…” disse, per poi portarsi il
ciondolo al petto.
Pochi secondi dopo, il ragazzo cadde a terra, lasciando
scivolare poco lontano il ciondolo.
Il rumore che provocò fece aprire leggermente gli occhi a
Asuka.
“Idiota…” mormorò, per poi
digrignare i denti per il
dolore alla testa. “Colpirmi alle spalle… Ma forse
sono stata io la più stupida…
per averti dato retta.”
La sua attenzione fu attirata dal rumore di
un’esplosione.
“Maledizione… devo riuscire… ad
alzarmi…” fece, cercando
di alzarsi, ma ricadendo subito a terra.
“Ehi, serve una mano?” chiese una voce sopra di lei.
L’ex pilota alzò a fatica lo sguardo, scorgendo
così la
sagoma di un gatto con un paio di ali.
“Tu che dici…?” replicò
ironica Asuka, poco prima che
un’aurea verde la ricoprisse, rimarginando la ferita e
restituendole le
energie.
“Cosa…?” fece lei sorpresa, mentre Happy
atterrava di
fronte a lei.
“Ecco fatto, aye!” disse, alzando una zampa e
sorridendo.
“Tu non sei… il gatto di quel mezzo
drago?” chiese.
“Se parli di Natsu, sì, sono proprio io,
Happy!”
“Ma come hai fatto? Credevo potessi solo volare.”
“Anch’io, ma i miei poteri magici sono
aumentati… E
mentre cercavo Natsu, ti ho vista qui ferita, ma lui chi
è?” domandò il gatto,
indicando il ragazzo.
“Un tipo che voleva morire.” Rispose Asuka,
guardandolo.
“Che cosa vuoi dire?”
“Mi ha ingannato, chiedendomi di portargli un oggetto che
estrae lo spirito dal corpo…” spiegò
Asuka, recuperando il ciondolo. “E ha ben
pensato di mettermi fuori gioco e di usarlo su se stesso… un
vero idiota!”
“Ma questo significa che… il suo fantasma potrebbe
essere
qui!!!” esclamò spaventato Happy.
“Sciocchezze! I fantasmi non esistono.”
“A-Allora… perché il corpo di quel
ragazzo si sta
sollevando da solo?”
Asuka si girò subito, vedendo così che il corpo
si era
sollevato da terra, come se qualcuno lo stesse tenendo sulla schiena, e
lo
stava spostando sul lato della strada, appoggiandolo a un muro.
“Che diamine… Ma allora questo
affare…” fece incredula
Asuka, guardando il ciondolo.
“Ma perché uno dovrebbe voler diventare un
fantasma?”
chiese Happy.
“Forse…” rifletté Asuka, per
poi spalancare gli occhi.
“Possibile che possa essere arrivato a tanto pur di
incontrarla?”
“Di chi stai parlando?”
“Del fantasma che in questo momento probabilmente si
trova insieme a Ichigo, Natsu e gli altri. Credevo fosse solo
un’invenzione, ma
a quanto pare non è così!”
“Natsu è con un fantasma?!”
urlò Happy.
“Tranquillo, da quel che ho capito, è il fantasma
di una
ragazza-”
“Natsu è con il fantasma di una
ragazza?!” si corresse il
gatto, facendosi spuntare le ali. “Natsu, arrivo!”
Ma prima che potesse andarsene, Asuka lo prese per la
coda.
“Di’ un po’ tu… Hai qualche
rotella fuori posto?”
“M-Ma-”
“Se lo raggiungi adesso, rischi solo di essergli
d’intralcio. Di sicuro, anche il fantasma di questo tipo sta
andando da loro.
Tu hai visto lo scontro contro Xehanort, no? E se ci fosse ancora
lui?”
Happy rimase in silenzio.
“Però-”
“Tranquillo.” Continuò Asuka, evocando
il Keyblade. “Non
ho intenzione di starmene da parte. Andrò a dargli una mano
anch’io.”
Tirando indietro il gatto, Asuka si alzò in volo,
dirigendosi verso la fonte dell’esplosione.
“Natsu…” fece Happy.
“Ha ragione Asuka.” Disse una voce alle sue spalle.
“Non
preoccuparti per lui. È insieme ad altri custodi molto
forti. Se la caverà.”
Il gatto volante si girò subito, spalancando gli occhi
per la sorpresa.
“E voi chi siete?” chiese, poco prima che una
fortissima
luce lo costringesse a chiudere gli occhi.
“Non preoccuparti. Siamo dalla tua parte.” Rispose
un’altra voce, che trasmise ad Happy una sensazione di calma.
Xadvid saltò in alto, evitando così un affondo da
parte
di Ichigo.
“Tutto qui, Shinigami?” chiese il Nessuno,
sorridendo.
“Direi di no!” replicò Lucy.
“Ora, Tauros!”
“Agli ordini!” rispose il toro, apparendo alla
spalle
dell’avversario, con l’ascia alzata.
Xadvid evocò il Keyblade, parando l’attacco,
sebbene fu
sufficientemente forte da farlo volare a terra, dove Natsu lo aspettava.
“Ottimo passaggio!” esclamò lui,
avvolgendo tutto il
fuoco attorno al suo pugno destro, con il quale colpì in
pieno il Nessuno,
spedendolo contro un palazzo, dove lasciò il solco.
“Tutto qui, custode oscuro?” lo prese in giro il
Dragon
Slayer. “Speravo in un avversario più
forte!”
“Davvero? Va bene… vorrà dire che ti
accontenterò subito!”
replicò l’Animorph traditore.
“Che cosa vuole fare?” domandò Lucy.
“Da quanto mi hanno detto Dark e Hikari, possiede il
potere della metamorfosi.” rispose Ichigo.
“Metamorfosi? Ovvero?”
“Ovvero posso diventare qualsiasi essere vivente io
tocchi… indipendentemente da cosa esso sia!” disse
Xadvid.
“Qualsiasi essere?”
“E non è tutto… Quell’idiota
di Marco non l’ha ancora
scoperto, o forse è così stupido da non voler
osare tanto…” continuò,
diventando sempre più grande, mentre le unghie delle sue
mani si facevano più
affilate. “Posso anche mischiare più DNA tra di
loro… creando così nuovi
esseri!”
Ichigo spalancò gli occhi.
“DNA? E che cosa sarebbe?” chiese Natsu.
“Il DNA è ciò che ci rende
unici… in pratica, è un codice
che contiene tutte le informazioni sul nostro
conto…” spiegò lo Shinigami,
mentre all’Animorph spuntavano un paio di corna sulla testa,
tra le quali passò
una piccola scarica d’elettricità.
Allo stesso tempo, gli spuntò una coda bianca, simile a
quella di una lucertola.
Il volto rimase lo stesso, sebbene gli occhi divennero
rossi.
“E il bello è… che non ci sono effetti
collaterali!”
urlò, per poi creare una sfera d’energia tra le
mani, che scagliò contro i tre.
“Attenzione!” urlò Ichigo, alzando il
Keyblade per
proteggersi, pochi instanti prima che la sfera li raggiungesse,
esplodendo.
L’onda d’urto investì tutti i presenti,
facendoli volare
a qualche metro di distanza, mentre i palazzi più vicini
riportarono diversi
danni, alcuni anche gravi, mentre l’asfalto si
disintegrò letteralmente,
sparpagliandosi per tutta la piazza.
Shinji e Inuyasha si coprirono gli occhi, mentre Reborn
rimase al suo posto come se niente fosse.
“Ma quei tipi… non possono essere
umani!” esclamò Jintan,
rialzandosi. “Tutto bene?” chiese, girandosi verso
gli altri.
“Ugh… sono stata decisamente
meglio…” rispose Anaru,
rialzandosi assieme agli altri tre.
Poco lontano, Menma era ancora a terra, sebbene non
avesse riportato alcuna ferita.
“Menma!” urlò Jintan, correndo verso di
lei e aiutandola
ad alzarsi. “Tutto bene?”
“Sì… credo di
sì…” rispose lei, accennando ad un
sorriso.
“Voi?”
“Anche noi.” Rispose il ragazzo, lasciandosi
sfuggire un
sospiro di sollievo.
“Sei più stupido di quanto credessi,
Yadomi.” Disse una
voce alle sue spalle.
Jintan si voltò subito, ritrovandosi di fronte al ragazzo
che aveva stordito Asuka.
“Yukiatsu! Quando-” cominciò Menma, per
poi interrompersi.
Dal petto del ragazzo spuntava una catena, che continuava
per parecchi metri, scomparendo dietro una via.
“Finalmente posso rivederti, Menma.” Disse il
ragazzo,
sorridendo.
Jintan spalancò gli occhi.
“P-Puoi vederla anche tu?” chiese, attirando
l’attenzione
su di sé.
“Con chi stai parlando, Jintan?” chiese Poppo.
“No…” fece Menma, avanzando di qualche
passo. “Non può
essere…”
“Yukiatsu… Che cos’hai
fatto!?” urlò Jintan.
“Yukiatsu? Che cosa c’entra adesso?”
domandò Anaru.
“Dov’è?” esclamò
Tsuruko, guardando Jintan.
“Voi… voi non lo vedete?” chiese Jintan,
mentre i suoi
occhi cominciavano a tremare.
“Stai dicendo che ora è qui tra noi?”
disse Poppo,
guardandosi attorno.
“Non vorrai mica dire che…”
cominciò Tsuruko.
“Proprio così. Ora anch’io sono come
Menma.” Rispose
Yukiatsu, sebbene solo Jintan e Menma lo sentirono.
“Perché?!” gridò la ragazza.
“Perché l’hai fatto?!”
“Per rivederti. E per portarti in salvo. Jintan si
è
dimostrato incapace di salvarti. Lascia che sia io ad
aiutarti.”
“T-Tu…” fece una voce, anticipando
Ichigo, che si stava
avvicinando a loro.
Dalla fronte usciva diverso sangue, e anche il resto del
corpo non era messo meglio.
“Sei stato tu, anche se non so come, a prendermi il
distintivo, vero?” chiese, fermandosi di fronte al gruppo.
“Devi aver sentito a
cosa serviva e come un perfetto idiota hai voluto
usarlo…”
“Allora puoi farlo tornare dentro il suo corpo?!”
chiese
Menma, preoccupata.
“Non lo so… l’avevo detto che non ho mai
fatto tornare
nel suo corpo nessuno… Però so che è
possibile. Finché quella catena non si
rompe, il vostro amico non sarà morto a tutti gli
effetti.”
Yukiatsu si guardò il petto, afferrando la catena con le
mani.
“Allora è per questo che fa così
male?” chiese.
“Torna al tuo corpo e aspettami laggiù. Voi altri,
seguitelo e-”
“E secondo te, io li lascerò andare
via?” chiese Xadvid,
apparendo alle sue spalle. “Con cuori come i loro, nasceranno
dei magnifici
Heartless e Nessuno!”
Senza perdere altro tempo, creò di fronte a sé
una spada
d’energia, preparandosi a colpire i cinque ragazzi.
“Non te lo permetterò!” urlò
Ichigo, mettendosi in mezzo
proprio mentre abbassava l’arma.
“Eccomi!” urlò Asuka, raggiungendo la
piazza, creando una
sfera di fuoco, che scagliò subito contro Reborn, superando
Shinji e Inuyasha.
“Asuka!” urlò l’ex pilota.
“Che cos’è successo?”
“Un piccolo disguido. Diciamo che mi hanno
trattenuta.”
Rispose la custode, per poi voltarsi verso l’assassino, che
nel frattempo aveva
deviato la magia.
“Purtroppo… sei arrivata tardi.” Disse
lui, sorridendo.
“Che cosa vuoi dire?” chiese Inuyasha.
“Per batterti, è
arrivata giusto un secondo prima che ti facessi a pezzi.”
“Intendo dire per salvare il vostro amico.” Rispose
Reborn, per poi aprire un varco. “E stavolta, non
c’è Dark a salvarvi.”
Detto ciò, scomparve nelle tenebre.
“Che cosa voleva dire?” chiese Asuka, poco prima
che un
urlo li raggiungesse.
I tre custodi si voltarono, spalancando gli occhi.
Poco lontano, Ichigo era in piedi di fronte a Xadvid.
Ma il suo petto era stato trafitto in pieno dalla sua
spada d’energia, la cui lama si era fermata a pochi
centimetri dal volto di
Menma, che stava guardando lo Shinigami con gli occhi spalancati, come
anche
gli altri.
“Voi custodi… commettete sempre lo stesso errore,
non è
vero?” chiese il Nessuno, sorridendo.
Ichigo rimase fermo, mentre il sangue cominciava ad
uscire dalla ferita, finendo a terra.
“H-Ho… sopportato… ferite
molto… peggiori… di questo
graffietto…” rispose lui, afferrando la lama con
le mani.
“Sciocco!” disse Xadvid, per poi far scorrere
dell’elettricità nella lama.
Lo Shinigami urlò immediatamente per le scosse ricevute,
che lo costrinsero a lasciare la presa.
“M-Maledetto…” fece Natsu,
raggiungendoli, anche lui con
diverse ferite.
Dietro di lui, un orologio a pendolo fornito di piedi e
braccia camminava lentamente, e al suo interno era possibile vedere
Lucy,
rannicchiata su sé stessa.
“C’è mancato un soffio, dice.”
Fece l’orologio, indicando
la ragazza dentro di lui, per poi scomparire in una nuvola di fumo,
lasciando
Lucy libera.
“Potere interessante il tuo, ragazzina.” Fece
Xadvid,
guardandola. “Sei in grado di evocare creature di altri mondi
che obbediscono
ai tuoi voleri.”
Mentre diceva ciò, fece scomparire la lama
d’energia,
lasciando che Ichigo cadesse a terra.
Sotto di lui cominciò a formarsi una pozza di sangue, che
si estendeva velocemente.
Asuka osservava la scena incredula.
“Questo… Questo è successo…
per colpa mia…” disse,
lasciando cadere a terra il Keyblade, che scomparve in un fascio di
luci.
“Direi piuttosto… che è stato un
insieme di sfortunate
coincidenze.” rispose Kaito, arrivando in quel momento
accompagnato da Aoko.
Entrambi avevano riportato solo graffi superficiali,
grazie alla prontezza di riflessi che il ladro aveva avuto,
allontanandosi dal
centro della piazza pochi instanti prima dell’esplosione.
“No… Questo è il frutto del mio
egoismo… e della mia
stupidità…” continuò la
pilota, per poi rivolgersi a Xadvid.
“Ma ora… sistemerò io quel pallone
gonfiato!” urlò, rievocando
il Keyblade e partendo a tutta velocità contro il Nessuno,
che si limitò ad
alzarsi in volo.
“Povera stupida. Credi davvero di potermi affrontare con
quell’ira?” la canzonò lui, atterrando a
qualche metro di distanza.
Asuka non disse nulla.
Alzò una mano, aprendo un varco.
“Voi.” Disse, rivolgendosi ai ragazzi vicino allo
Shinigami. “Prendete lui e quello stupido che è
diventato fantasma e
attraversate il varco. Vi condurrà al corpo del vostro
amico. Anche voi altri,
andate con loro e curateli. Siete ancora in tempo.”
“E tu che cosa farai?” chiese Natsu.
“Io mi sfogherò usando tutto il mio potere contro
questo
tizio!” rispose Asuka.
“Ma come puoi essere così testarda? Hai visto
quanto è
forte, vero? E tu alla fine sei pur sempre una comune uma-”
“Va bene.” Disse il Dragon Slayer, interrompendo
Inuyasha. “Però vedi di non fallire, o dovrai
vedertela con me.”
“Okay, okay lucertolina. Ora però
andate.” Replicò l’ex
pilota, senza voltarsi.
Uno ad uno, tutti attraversarono il varco.
Tutti tranne uno, che invece si affiancò ad Asuka.
“Cos’è, ti mancava così tanto
fare l’eroe?” chiese la
custode a Shinji, che per tutta risposta puntò sia la lancia
che la pistola
contro Xadvid.
“Certo che no. Tuttavia, nemmeno a me va giù quel
tipo.
Devo dire… che non provavo un simile odio da molto
tempo.”
“Allora per una volta siamo d’accordo su qualcosa.
Vedi
però di non intralciarmi come tuo solito.” Disse
ironica Asuka.
“Non preoccuparti.”
“Avete finito di parlare voi due?”
“Direi…”
“Di sì!” urlarono i due insieme,
partendo in
contemporanea all’attacco.
Shinji caricò subito un proiettile d’energia, che
scagliò
contro l’avversario, che lo deviò con il Keyblade.
Subito dopo, Asuka si preparò a colpirlo con un fendente,
che Xadvid evitò spostandosi a lato, rimanendo tuttavia
scoperto di fronte alla
lancia di Shinji, che però riuscì a colpirlo solo
di striscio.
“Ugh…” fece lui, saltando
all’indietro e portandosi una
mano sulla ferita. “Appuntita,
quell’arma…”
“Ed è solo l’inizio… direi
che devi provare anche tu ciò
che ha provato Ichigo.” Replicò Shinji, alzando
una mano.
Come se niente fosse, su tutto il corpo del custode
oscuro apparvero immediatamente decine di tagli, che lo costrinsero a
cadere in
ginocchio.
Prima che Xadvid potesse reagire, si ritrovò il Keyblade
di Asuka fermo a pochi millimetri dal collo.
Shinji li raggiunse subito, alzando anche lui la lancia
contro il Nessuno.
“Allora? Che ne pensi?” domandò la
custode, gelida.
Xadvid rimase in silenzio per qualche secondo, per poi
scoppiare a ridere.
“Non c’è che dire. Voi custodi della
luce siete davvero
bravi. Tuttavia, sbagliate se credete che noi stiamo dando il
meglio.”
“E con ciò? Ti abbiamo sconfitto. È
questo ciò che
conta!” fece Shinji, fissandolo con due occhi rossi.
“Allora forza, eliminatemi.” Li sfidò
Xadvid. “Forza! Che
cosa aspettate?”
Asuka rimase ferma al suo posto.
“Io…” cominciò. “Io
non…”
“Tu non hai mai ucciso nessuno, non è vero?
Nessuno che
fosse umano, almeno.”
Asuka spostò lo sguardo, allontanando leggermente il
Keyblade.
Gli occhi del Nessuno brillarono, ma Shinji impedì
qualsiasi suo movimento.
“Shinji?” lo chiamò Asuka, guardandolo e
accorgendosi
solo in quel momento dei suoi occhi.
“Questo discorso, purtroppo per te, con me non
funziona.”
Disse lui, freddo. “Io ho già ucciso, con queste
mie sporche mani!”
Xadvid spostò lo sguardo su di lui.
“Capisco… Allora anche i prescelti dalla luce
hanno un
proprio lato oscuro…” commentò,
sorridendo.
“Non paragonarmi a te, Nessuno!” gli
sbraitò contro lui,
alzando la lancia, pronto a colpirlo.
“Non farlo Shinji!” gli urlò Asuka,
spaventata da quel
comportamento.
Ma il ragazzo la ignorò completamente, facendo per
concludere l’attacco.
Attacco che non fu portato a termine, grazie a un
Keyblade argentato che si mise in mezzo.
Prima che Shinji potesse vedere il proprietario, un colpo
al collo gli fece perdere i sensi.
Il corpo del ragazzo fu preso al volo prima che toccasse
terra, ma le sue armi scomparvero, permettendo così a Xadvid
di scappare usando
un varco.
“Sembra che siamo arrivati giusto in tempo per non
perderlo…” disse Sora, facendo svanire il
Keyblade, mentre Riku adagiava a
terra l’ex pilota.
“Ma quel codardo ne ha approfittato per scappare
via…”
fece l’albino.
Ma Asuka non lo sentì.
Si limitò a cadere in ginocchio, mentre silenziose
lacrime scendevano dagli occhi.
“Che cos’ho fatto…? È per
colpa mia se Shinji è…”
cominciò, ancora non riuscendo a credere di aver visto il
suo collega ridotto
in quello stato.
I tre custodi la guardarono seri.
“È per come l’ho sempre trattato?
È per questo?” continuò
la ragazza, fissando Shinji.
“Allora?” chiese Lucy, mentre Inuyasha continuava a
lanciare una magia curativa dietro l’altra a Ichigo.
“La ferita è grave, ma per fortuna reagisce alla
magia e
sembra che il varco abbia ricongiunto quell’idiota al suo
corpo…” rispose il
mezzo demone, osservando Yukiatsu, che era ancora immobile, appoggiato
al muro,
con gli occhi tremanti.
“Già…” fece Jintan, senza
nascondere un velo di tristezza
e di rabbia. “Però Menma… è
scomparsa.”
“E non è l’unica cosa strana.”
Disse Natsu, continuando
ad annusare l’aria. “Sento chiaramente
l’odore di Happy, ma è come scomparso
nel nulla…”
“Forse… è riuscito ad aprire un varco
ed è tornato alla
gilda.” azzardò Lucy.
“O forse… è intervenuto qualcun
altro.” Fece la voce di
Sora, che li raggiunse in volo insieme agli altri.
Shinji era trasportato da Riku, mentre Asuka si era
appoggiata a Kairi, incapace di fare qualsiasi cosa.
“Sora! Riku! Kairi!” esclamarono insieme Inuyasha e
Natsu.
“Ma tu guarda chi si rivede…” fece
Kaito, sorridendo,
mentre Aoko lo guardava interrogativa.
“Tu non sei il ladro del mondo di Conan?” chiese
Kairi,
per poi voltarsi verso gli altri, senza aspettare una risposta.
“Ad ogni modo,
forse i vostri amici sono stati trattenuti da qualcun
altro…”
“Ladro?!” ripeté Aoko, girandosi di
colpo verso Kaito.
“Come sarebbe a dire?!”
“Ti spiegherò tutto dopo…”
rispose deglutendo Kaito,
redendosi conto dell’errore fatto.
“E chi sarebbe questo qualcun altro?” chiese
Ichigo,
riaprendo gli occhi.
“Davvero non lo immaginate?” replicò
Riku. “È la stessa
entità che tutti noi custodi della luce abbiamo incontrato
almeno una volta.”
Il gruppo lo guardò spaesato.
“Non starete forse parlando di…”
“Sì.” Lo interruppe Sora.
“Proprio di lei.”
Quando Menma riaprì gli
occhi, si ritrovò a galleggiare
in uno spazio bianco.
“Dove…” cominciò, guardandosi
attorno, ma senza vedere
niente.
“Ho forse finito la mia missione?” si chiese. “No.” Rispose una voce.
La ragazza si voltò, senza per vedere nessuno.
“Chi ha parlato?” “Lo scoprirai presto. Ora però, avrei un
favore da
chiederti…”
“Di cosa si tratta?” “So che il tuo desiderio è reincarnarti
per poter di
nuovo parlare con i tuoi amici… Tuttavia, devo chiederti di
pazientare ancora
un po’. L’universo ha bisogno del tuo
aiuto.”
“Ma io… Io cosa posso fare? Non sono
più viva…”
“E con ciò?” chiese una voce, mentre dal
nulla prendeva
forma un ragazzo. “Solo per un piccolo problema come questo
credi di non essere
all’altezza?”
“Anche noi credevano di non potercela fare…
Abbiamo
incontrato mille difficoltà, ma siamo sempre riusciti a
superarle.” Continuò
una seconda voce, mentre una ragazza si materializzava al suo fianco.
“Anch’io ho visto un sacco di avversari difficili e
apparentemente impossibili da sconfiggere… ma ho visto anche
i miei amici dare
il meglio di loro, aye!” concluse una terza voce, lasciando
posto a Happy, che
apparve in volo.
La ragazza guardò stupita i tre di fronte a lei, per poi
sorridere e annuire.
“Allora ditemi che cosa devo fare!”
esclamò.
“È molto semplice.” Cominciò
un’altra ragazza, dai lunghi
capelli neri e con un occhio che emanava una luce azzurra, avvinandosi,
accompagnata da un’altra figura che però Menma non
riuscì a distinguere.
“Il tuo desiderio è encomiabile.” Disse
quest’ultima. “Ma
per esaudirlo, devi prima salvare chi ti è caro.”
“Come direbbero gli alchimisti, è uno scambio
equivalente.”
Menma guardò i cinque di fronte a lei.
“Ma io… posso davvero aiutarvi?” “Se lo desideri, tutto diventerà
possibile.”
Continuò la voce, mentre dietro ai cinque apparve dal nulla
una sfera di luce,
che prese velocemente la forma di una donna dai lunghi capelli dorati,
legati
in una treccia. Addosso aveva una semplice tunica bianca, mentre i suoi
occhi erano
verdi, con riflessi azzurri.
La ragazza la fissò stupefatta.
“Tu… chi sei?” chiese infine.
La donna sorrise, avvicinandosi e porgendole la mano
destra.
“Io sono molte cose. Ma tu puoi chiamarmi semplicemente
Lucis.” Rispose lei.
“Lucis…” ripeté Menma,
stringendo la mano, mentre anche
le altre cinque figure sorridevano.
Capitolo 71 *** Il grande potere! Sono pronto a tutto! ***
70
E finalmente eccomi con il nuovo
capitolo!
Che dire... ormai la fine di questa saga è alle porte, e di
conseguenza gli ultimi due capitoli (questo e il prossimo XD) saranno
più corti del solito.
Ma tranquilli, non per questo saranno inferiori! Anzi, diciamo che sono
decisamente importanti, entrambi.
Però non voglio anticiparvi troppo, perciò...
passiamo subito alle recensioni!
@
niki_: Scusa la domanda, ma se lo hai chiuso a chiave e
dimenticato dove si trova, come farà a sopravvivere? Prima o
poi i viveri finiranno, no? *risata malvagia di Oscurità*.
Ebbene sì, finalmente Lucis ha fatto la sua apparizione in
chiaro! Tuttavia temo non potrà aiutare Roxas e Riku...
Anzi, sarà anche lei una di quelle che li demolirano,
MUAHAHAHAHAHAH *si riprende* Ehm, dicevamo... No, non è un
errore, perché il capitolo 67 è diviso in due
parti, che nella mia numerazione, corrispondono entrambe al 67.
Purtroppo l'indice di efp non si può modificare, di
conseguenza risulta distorto per un capitolo. Ma la numerazione esatta
è quella che trovi prima del capitolo (infatti quello di
oggi è il 70 e non il 71). Marco temo proprio di
no. Al momento è ancora sotto psichiatra per ciò
che succederà (ufficialmente) dal capitolo 72 in poi, e con
lui gran parte dei custodi XD. Fly89 invece ti ringrazia per l'offerta,
ma declina gentilmente (ormai dopo il 72 è al sicuro da ogni
shock... anche perché mi sta ancora inseguendo con la falce
XD)
@
Inuyasha_Fede: Eh, ormai i miei capitoli devono essere
decifrati XD. E si, Asuka lo è non poco XD (anche
perché questa Asuka è la fusione di tutte le
varie versioni disponibile tra anime e manga... insomma, un mix
esplosivo XD)
@
Xanum: l'anime è Ano Hana, un anime di soli 11
episodi in onda in questo periodo su rai 4.
@
lettore 01: Beh, diciamo che Cosmos corrisponde alla mia
idea per Lucis XD. La reazione di Asuka, come ho scritto poche righe
sopra, è dovuta al fatto che non ho usato solo quella
dell'anime originale, ma il suo carattere l'ho "creato" usando quello
delle sue varie versioni, prendendo ciò che ritenevo
più opportuno. E incredibile a dirsi, nei manga Asuka
è stra-cotta di Shinji (sebbene lo chiami sempre StupiShinji
XD)
Bene, e ora... buona lettura a tutti!
Capitolo 70: Il grande potere! Sono pronto a tutto!
“Uff… un’altra noiosa
città…” si lamentò Ryo,
sospirando.
“Beh, meglio una noiosa città piuttosto che un
attacco di
Heartless, no?” fece Justin, sorridendo.
“Su questo concordo.” Disse Koji.
“Tuttavia, dubito che
questa sia una città noiosa.”
“E che cosa te lo fa pensare?” domandò
il tamer.
“Semplice: osservate i palazzi. Molti hanno segni di
bruciature, senza contare che ci sono parecchi cantieri, direi
troppi…”
“Hai ragione, forse c’è stata
un’esplosione… Dite che potrebbero
essere stati gli Heartless?”
“Possibile, però cerchiamo di non scendere a
conclusioni
affrettate. Potrebbe essere stato anche un semplice incidente di
qualche tipo.”
I tre custodi continuarono la loro camminata, con gli
occhi di qualcuno puntati alla schiena: un ragazzo dagli strani abiti e
il capo
coperto da un cappello nero, con accanto una scimmia gigante in
armatura,
sedeva a una panchina con un sorriso compiaciuto ad allungargli le
labbra.
“Interessante. Così, anche loro hanno fatto la
loro
apparizione…” disse, alzandosi in piedi.
“Tuttavia, uno in particolare, sembra
avere qualcosa che mi potrebbe tornare assai
utile…”
La scimmia si girò verso di lui, guardandolo incuriosita.
“Andiamo Sally.” Sentenziò il ragazzo,
girandosi e allontanandosi,
venendo seguito dall’animale.
“Uff…”
fece Ryo, lasciandosi cadere su dei gradini.
“Niente di niente. Tranne quei particolari che ci hai fatto
vedere prima, direi
che è una normalissima città.”
“Meglio così.” Disse Justin, togliendosi
il morpher dal
polso, lasciandolo libero.
“Come mai lo tieni ancora?” chiese Koji.
“Beh, sono ancora un ranger, sebbene sia anche un
custode. Me ne sono andato quando ho visto che la situazione si faceva
pericolosa,
ma Zordon ha insistito perché continuassi a tenere io il
morpher. Ha detto che
ne avrebbe creato un altro per il mio successore.”
“Capisco… Proprio un eroe tuttofare,
eh?” fece Ryo,
sorridendo. “A quanto pare, io sono stato l’unico
eroe a essere stato trattato
male…”
“Non dire così. Da quel che ho visto, era il
contrario.”
Replicò Koji.
Ma il tamer scosse la testa.
“Non sto dicendo che non tenessero a me, ma non
potrò
dimenticare certi comportamenti avuti nei miei
confronti…”
“Vedrai che quando la guerra sarà finita, potrai
chiarire
tutto quanto.” Disse Justin.
“Già… lo spero.”
Ma prima che potessero continuare, una serie di
proiettili superò i custodi, esplodendo dietro di loro.
“Che cosa-” fece Koji, girandosi.
Di fronte a loro c’era una decina di esseri dalla forma
umana, sebbene totalmente coperti da una strana armatura integrale.
Dietro di loro invece si ergeva un altro essere,
completamente rosso, simile a un mostro, che aveva due fucili al posto
degli
arti superiori.
“Arrendetevi, umani!” esclamò
quest’ultimo. “E
sottomettetevi al grande impero di Zangyack!”
I tre custodi lo osservarono per qualche secondo, per poi
girarsi come se niente fosse.
“Sì, certo, come no.” rispose
ironicamente Ryo,
sbuffando.
“Cosa facciamo? Non sono Heartless o Nessuno… e
nemmeno
custodi oscuri…” fece Koji.
“Uhm… Sentite ragazzi… vi spiace se mi
diverto un
pochino?” chiese Justin, rimettendosi il morpher.
Gli altri due lo guardarono per qualche instante.
“Fa come ti pare. Ormai il tabù è stato
cancellato e se
non usi i tuoi poteri da custode, non credo ci siano
problemi…”
“Per me vale lo stesso discorso.” Fece Koji.
“Allora te
ne occupi tu?”
“Certo! Ci metterò giusto qualche
minuto.”
Detto ciò, il ragazzo si girò verso i mostri,
sorridendo.
“Oh, almeno tu hai deciso di arrenderti, eh? Sei un umano
intelligente!” esclamò il mostro.
“Arrendermi? Oh, no di certo… Solo, ho intenzione
di
darvi una piccola lezione…”
Mentre diceva ciò, fece apparire nella mano destra una
chiave, che inserì subito nel morpher.
Justin s’illuminò di blu, mentre la sua altezza
aumentò immediatamente.
Pochi secondi dopo, il Blue Ranger era di fronte ai suoi
avversari, con un fucile stretto in mano e la canna appoggiata alla
spalla.
“Su, chi di voi si fa sotto per primo?” chiese
Justin,
intimandoli ad avvicinarsi con la mano libera.
Ma con sua sorpresa, i mostri lo stavano osservando
spaventati.
“Un pirata?!” esclamò quello
più grande. “Non mi
risultava che avessero un bambino nel loro gruppo!”
“Ehi, a chi hai dato del pirata?”
replicò offeso Justin.
“Sono un Power Ranger, uno dei protettori della giustizia.
Non mi abbassò di
certo al livello di un pirata!”
“Power Ranger? Mai sentito prima! E comunque, devi essere
per forza un pirata! Solo loro possono usare quei ridicoli
costumi.”
Sentendo ciò, Justin e gli altri due custodi rimasero
interdetti.
“Come scusa? Mi stai dicendo che hai già visto
qualcuno
vestito come me?” domandò il ranger.
“Beh, non di persona, però sono ricercati su vari
mondi!”
“Ricercati?”
“Certo, sono i pirati che agiscono contro l’Impero!
Vuoi
forse farmi credere di non avere nulla a che fare con loro?”
“Questa sì che è una situazione
curiosa…” fece Ryo, poco
prima che un’ombra lo coprisse.
“Uh? E ora che cosa-?” iniziò a chiedere
Koji, alzando lo
sguardo e interrompendo la sua domanda.
Sopra di loro era apparso un galeone rosso, con una
bandiera pirata, che sventolava alta sul pennone ma che al posto delle
due consuete
ossa incrociate presentava due sciabole con una chiave nel mezzo a
dividerle.
La nave si fermò sopra di loro e da una botola uscirono
cinque corde, che si fermarono a pochi metri da Justin.
Subito dopo, tramite le funi scesero cinque ragazzi,
dagli evidenti tratti orientali, tutti con in mano una sciabola e una
pistola.
“Ancora Zangyack, eh?” fece quello al centro del
gruppo,
che indossava una giacca rossa e guardava divertito il gruppo di mostri
di
fronte a sé.
“Marvelous, credo abbiamo un altro tipo di
problema.”
Disse un altro ragazzo, dalla giacca blu, indicando con la spada Justin.
“Non è possibile!” esclamò
una ragazza vestita di giallo,
per poi tirare fuori una miniatura del Blue Ranger. “Vedete?
Abbiamo noi la
Ranger Key del Blue Racer!”
“Sarebbe ‘Blue Ranger’ a dir la
verità.” Precisò Justin
punto nel vivo, guardando sorpreso il gruppo appena arrivato.
“E voi come fate
da avere una mia copia giocattolo?”
“Blue Ranger?” ripeté un altro ragazzo
dai disordinati
capelli biondi, tirando fuori un libro e cominciando a sfogliarlo
velocemente.
“Strano… Non c’è nessun Blue
Ranger…”
“Che cos’è quello?!”
esclamò il ranger, prendendogli a
forza il libro.
“Ehi!” fece l’altro.
“Com’è possibile? Qui ci sono le foto di
tutti i ranger,
e ce ne sono parecchi che non ho mai visto prima! Anche se per fortuna
sembra
che non sappiate chi sono realmente..."
“Ranger? Scusi, ma a chi si sta riferendo?” chiese
l’ultima ragazza, rivolgendosi elegantemente a Justin,
riprendendosi il libro.
“A loro!” replicò il ragazzo, indicando
una foto dove
c’era un gruppo vestito come i Turbo Ranger.
“Quelli sono i Carranger.” Rispose Marvelous.
“Spiacente,
ma ti stai confondendo. Quelli delle foto sono tutti i trentaquattro
Super
Sentai.”
“Super Sentai?” domandò Ryo,
raggiungendoli.
“Mi sembra di averli già sentiti, ma non ricordo
dove…”
continuò Koji. “Quindi lo siete anche
voi?”
“Umpf. Non paragonarci a quegli eroi. Noi non abbiamo
alcuna intenzione di proteggere questo pianeta. Siamo pirati, non
poliziotti.”
“Che cosa?!” esclamò Justin.
“Allora siete voi i pirati
di cui parlava quel tipo!”
“Direi di sì. Problemi?”
domandò la ragazza vestita di
giallo.
“Non provocarlo, Luka.” La ammonì il
compagno in blu.
“Potrebbe essere più forte di quel che
sembra.”
“Joe ha ragione. Anch’io e Don-san apparentemente
siamo
deboli.”
“Io sono debole, Ahim…” fece il biondo,
sospirando.
“Ehm… scusate se v’interrompo, ma io
starei aspettando…”
fece il mostro, poco prima di essere raggiunto da sei proiettili laser
e due
piccole sfere di fuoco.
Il mostro rimase in piedi qualche secondo, per poi cadere
all’indietro ed esplodere, facendo scappare via i suoi
compari.
“E noi stiamo parlando, perciò vedi di
aspettare.” Sentenziò
Marvelous, abbassando la pistola assieme agli altri quattro e a Justin,
mentre
Ryo e Koji abbassarono le mani.
“Wow, potete lanciare fuoco dalle mani?”
esclamò Don,
osservando i due custodi. “Intendo, così, con
l’aspetto umano?”
“Aspetto umano? E tu come fai a saperlo?”
domandò il
guerriero leggendario.
“Beh, è ovvio. Gli umani non potrebbero
farlo.”
“Tsk. Se vi stupite per così poco, allora dovete
essere
facilmente impressionabili.” Fece Justin. “Ad ogni
modo…” e mentre diceva ciò,
alzò la pistola contro Marvelous. “Se siete
pirati, siete miei nemici. Ho già
avuto a che fare con una piratessa spaziale, e non intendo ripetere
l’esperienza.”
“Davvero? Strano, credevo che i ladri andassero
d’accordo
con i pirati… Visto che hai rubato il potere di una delle
nostre chiavi.”
“Rubato? Io non sapevo della vostra esistenza fino a
pochi minuti fa, e poi non ho di certo bisogno di rubare una chiave che
è stata
forgiata appositamente per me!”
“Ma davvero? E allora come mai puoi trasformarti?”
domandò Joe.
“Perché questi sono i poteri che ho ricevuto per
proteggere prima il mio pianeta, e poi l’universo.”
“Aspettate…” fece Don, mettendosi in
mezzo. “Non è
possibile rubare il potere delle Ranger Key. Usarlo sì, ma
non rubarlo.”
“Don-san ha ragione.” Concordò Ahim, per
poi girarsi
verso Justin.
“Vi chiediamo scusa per averla aggredita in questo
modo.”
Disse, chinando la testa.
Il ranger rimase spiazzato da quel comportamento.
“Ecco… io…”
“Cos’è? Adesso ti comporti come un
ragazzino imbarazzato?”
Fece Marvelous, mettendo via le armi, imitato dagli altri.
“Beh, in realtà…”
cominciò Justin, illuminandosi e
tornando come prima. “Lo sono…”
Per la prima volta, il gruppo di pirati si sorprese
realmente.
“Un bambino?!” esclamò sorpreso Don.
“Ehi, non ditemi che avete già
finito!!!” urlò una voce,
poco prima che un altro ragazzo dai capelli biondi scuri li
raggiungesse di
corsa, con diversi sacchetti di alimentari in mano.
“Allora, dov’è Zangyack?”
esclamò, appoggiando a terra i
sacchetti e alzando i pugni in gesto di sfida.
“È scappato.” fece Luka.
“Però arrivi proprio al momento
giusto, Gai.”
“Uh? Davvero?”
“Già… Tu che sei il più
grande esperto, hai mai visto
questo moccioso?” continuò, prendendo per le
spalle Justin e spingendolo di
fronte al nuovo arrivato.
Il ragazzo si avvicinò a Justin, squadrandolo
attentamente.
“No, mai visto prima. Perché?” disse
infine, girandosi
verso gli altri.
“Perché si è trasformato in un Sentai.
Senza usare alcuna
Ranger Key.”
“Oh, capisco…” commentò Gai,
girandosi come se niente
fosse.
“Che cos’hai detto?!” urlò
all’improvviso, guardando
Marvelous.
“In Blue Racer, per essere precisi.” Disse Don.
“Impossibile! Ricordo bene il suo aspetto, e oltretutto
sono passati troppi anni perché possa essere lui! Aveva
diciotto anni quando ha
combattuto per salvare la terra!”
“Scusa, ma non so di cosa tu stia parlando… Sono
passati
solo pochi mesi da quando me ne sono andato… E comunque,
temo di essermi
dimenticato di un particolare…” fece Justin.
“Ovvero?”
“Ovvero che non siamo di questo mondo.” Rispose
Koji. “E
ovviamente, del fatto che ci stiamo preparando alla più
grande guerra dell’universo.”
Sentendo ciò, i sei pirati li squadrarono meglio.
“Ci state forse dicendo che voi mocciosi
siete…” cominciò
Joe, poco prima di ritrovarsi il Keyblade di Ryo puntato al collo.
“Chiamaci ancora mocciosi, e ti dimostrerò che
cos’è in
grado di fare una persona che ha viaggiato tra dimensioni e
tempi.”
“Oh, dunque abbiamo a che fare con i famosi
custodi… Mi
stavo appunto chiedendo se ci sarebbe mai capitato di
incontrarli.” fece
Marvelous, per poi prendere una specie di cellulare dalla tasca,
digitando dei
numeri.
Immediatamente, il galeone sopra di loro cominciò a
scendere di quota, fino ad atterrare al loro fianco, provocando una
piccola
scossa tellurica.
“Credo sia meglio parlare al coperto. Zangyack potrebbe
ascoltarci se rimaniamo qui, e a meno che non vogliate finire anche voi
ricercati, vi conviene non esporvi troppo.”
Justin guardò il gruppo con diffidenza.
“Perché dovremmo fidarci di voi,
pirati?” chiese.
“Beh, semplice… Perché tra i cattivi,
siamo i più buoni. Zangyack
non ci penserebbe due volte a eliminarvi.” Rispose Luka.
“O a rendervi suoi burattini.” fece Joe, senza
girarsi
verso i custodi.
“Dovrebbero prima riuscire ad avvicinarci. E poi, meglio
per loro che non stuzzichino troppo noi custodi. Dalla nostra parte ne
abbiamo
uno che non conosce mezze misure… Questo Impero sarebbe
annientato in pochi
minuti, se non secondi.”
“Addirittura? Chi avete come alleato, un distruttore di
mondi?” fece Marvelous ghignando, per poi zittirsi vedendo
Ahim che abbassava
lo sguardo.
“Scusa.” Disse semplicemente.
“Beh, noi non c’eravamo, ma pare che abbia creato e
poi
distrutto un mondo, ovviamente disabitato.” Fece Justin.
“Ed io ho visto cos’è
in grado di fare… e cos’ha passato.”
“Eh?!” esclamò Gai, spalancando gli
occhi. “Dovete
portarlo qui! Se elimina Zangyack, salverà centinaia di
pianeti!”
“In effetti, se è veramente così
potente, mentre lui si
occupa dell’Impero, noi potremmo ottenere il tesoro
più grande dell’universo.
Ormai ci manca veramente poco.”
“Il tesoro più grande
dell’universo?” ripeté Ryo.
“Venite dentro. Se voi ci spiegherete tutto, noi risponderemo
alle vostre domande.” Fece Joe, entrando nella nave seguito
dagli altri pirati.
“Non mi fido.” Ribadì Justin.
“Nemmeno noi, ma vediamo di scoprire qualcosa in
più. E
poi è vero: tra i due, loro mi sembrano i meno
pericolosi.”
“E va bene, ma al primo segnale di ostilità,
attaccherò.
Divatox è ancora troppo viva nei miei ricordi per
dimenticarla così
facilmente.”
“Dunque è
così che stanno le cose…” fece
Marvelous,
seduto su una poltrona al centro della stanza, la quale era composta da
uno
schermo piatto sul muro di fronte al capitano, un tavolo e un divano,
lasciando
comunque parecchio spazio libero.
Sullo schienale della poltrona invece vi era appollaiato
uno strano pappagallo robotico, che continuava a fissare i tre custodi.
“Non pensavo che l’universo fosse in un simile
pericolo…”
disse Ahim, mentre offriva a tutti una tazza di tè.
“E la cosa peggiore è che voi custodi lavorate
gratis.
Come fate? Insomma, rischiare la vita senza avere nulla in
cambio…” aggiunse
Luka.
“Sono cose che voi pirati non potete capire.”
Replicò
gelido Justin. “Noi rischiamo la nostra vita per salvare
quella degli altri!”
“Esatto! È proprio così che parla un
Super Sentai!”
esclamò Gai, indicando il ragazzino.
“Però lui dice di essere un Power Ranger. E in
più, non
ha bisogno di questa per trasformarsi.” Disse Don, mostrando
nuovamente la
miniatura del Blue Ranger.
“Non ho ancora capito che cos’è quella
specie di
giocattolo. A cosa vi serve?”
“Ci serve… per arrivare al tesoro più
grande
dell’universo.” Rispose Marvelous, prendendo un
baule vicino a lui e aprendolo.
Al suo interno c’erano centinaia di miniature di Power
Rangers, tutte diverse tra di loro.
“Che cosa…?”
“Ma quanti sono?!”
“Più di duecento. Sono tutti i Super Sentai che
hanno
combattuto per questo pianeta, e che hanno perso i loro poteri tre anni
fa,
affrontando Zangyack.” Rispose Luka.
“C-Che cosa?!” esclamarono increduli i tre custodi.
“Ma prima del mio gruppo, non ce ne sono stati
così tanti…
oltre al fatto che molti dei miei compagni hanno continuato la loro
opera,
anche se con poteri diversi.”
“In pratica erano riutilizzati? E dei loro precedenti
poteri che cosa ne è stato?”
“Solitamente, Zordon creava nuovi poteri dopo che quelli
precedenti
erano stati distrutti o si erano rivelati insufficienti contro il
nemico.”
rispose Justin.
“Zordon?” ripeté Gai. “Non
l’ho mai sentito nominare…”
“È la fonte dei nostri poteri.”
“Ad ogni modo…” lo interruppe Marvelous,
richiudendo il
baule. “Devi consegnarci il tuo grande potere.”
Justin lo guardò con aria interrogativa.
“Il mio che cosa?” chiese.
“Non vorrai farci credere che non sai neppure che
cos’è,
vero?” fece Luka.
“Ma è così. Non ho mai sentito parlare
di questo grande
potere.”
“Il potere che ti permette di trasformarti. In pratica,
devi autorizzarci a usare il tuo potere.”
“Che cosa?!” urlò Justin, saltando in
piedi. “Ve lo
potete scordare!”
“Concordo con Justin.” Disse Koji. “Non
può cedervi un
potere che sicuramente gli tornerà utile nella
guerra.”
“Sentite, a noi non importa nulla di questa
guerra.”
Replicò il capitano. “Noi vogliamo solo quel
tesoro. E quel tesoro è composto
dai grandi poteri di tutti i Super Sentai, e dato che quel moccioso
è un loro
doppione, avremmo un potere in più!”
“Non vi cederò i miei poteri di Power
Rangers!” ripeté
Justin . “E tanto meno vi darò
l’autorizzazione a usarli! Non ho intenzione di
aiutare dei pirati!”
“Ehi, ehi, calmatevi!” si mise in mezzo Gai.
“Tu sta zitto!” gli urlarono insieme Justin e
Marvelous.
“Credo ci sia solo un modo per risolvere la
questione.”
fece il capitano, puntando la spada contro Justin.
“Temo anch’io.”
“Marvelous-san, sai che non puoi ottenere il suo grande
potere in questo modo!” esclamò Don.
“Umpf. Se questo ragazzino non ce lo vuole dare di sua
spontanea volontà, allora prenderemo il suo potere con la
forza.”
“Sapevo che non ci si può fidare dei
pirati…” fece
Justin, evocando la sua chiave e infilandola nel morpher, lasciando
così il
posto al Blue Ranger.
“Credi davvero di potermi tenere testa? Sono il ricercato
numero uno dell’Impero… E non lo sono per
niente!” replicò il capitano.
“Ho incontrato molti che si vantavano di essere i numeri
uno in qualcosa e tutti loro sono finiti in mille pezzi.”
disse Justin, facendo
apparire anche lui una spada, insieme al Keyblade.
Prima che qualcuno potesse fermarli, i due partirono
all’attacco.
Marvelous parò senza troppe difficoltà il doppio
affondo
di Justin, che saltò subito all’indietro, creando
una sfera di tuono che lanciò
contro l’avversario, colpendolo in pieno e spedendolo contro
un muro, che crollò
a causa del colpo.
“Marvelous!” urlarono gli altri pirati, impugnando
subito
le loro spade.
“No!” ordinò il capitano, rialzandosi e
sorridendo.
“Questa è una sfida che porterò a
termine da solo. Sei più forte di quel che
sembri, ragazzo.”
“Non ho passato giorni ad allenarmi contro esseri di
tutti i tipi per niente!”
“Ehi, potrei offendermi.” Fece Koji. “Se
non fosse per
me, non saresti così bravo con la spada.”
“Sei uno spadaccino?” chiese Joe, squadrandolo.
“Non in questo momento. Preferisco tenere le mie carte
segrete finché possibile.”
“Ne devo dedure che sei forte?”
“Sono considerato uno dei migliori.”
Ghignò Koji.
“Abbiamo fatto l’errore di sottovalutarvi per via
del
vostro aspetto, ma rimedierò subito a questa
svista!” esclamò Marvelous,
prendendo dalla tasca la miniatura di un Red Ranger e infilandola come
una
chiave nel suo cellulare.
Pochi secondi dopo, al suo posto era apparso un Red Ranger,
che aveva mantenuto la sciabola in mano.
“Ora facciamo sul serio.”
“Mi hai tolto le parole di bocca.”
I due partirono nuovamente all’attacco, facendo scontrare
le loro lame.
“Direi di cambiare tattica.” Fece Marvelous,
evocando
anche la pistola, che puntò subito contro Justin, che per
tutta risposta gli
puntò contro il Keyblade.
In contemporanea, un proiettile laser e una sfera di
fuoco si scontrarono, sbalzando entrambi ai lati della stanza.
I due non appena colpito il muro s’illuminarono, tornando
nuovamente normali, mentre le loro armi scomparvero.
“Ugh…” fece Justin, rialzandosi.
“Non male… Decisamente
non male… ormai credevo che nessun pirata potesse
più tenermi testa…”
“Umpf. Non hai ancora visto nulla…”
replicò il capitano,
imitandolo. “Ho ancora… molti poteri dalla mia
parte…”
“Adesso basta!” si mise in mezzo Ahim, alzando le
mani
per fermare i due. “Non potete combattere così,
per niente!”
“Per niente? Volete portarmi via i miei poteri ed io
dovrei lasciarvelo fare?” esclamò Justin, evocando
il Keyblade.
Ma Ryo gli mise una mano sulla spalla per calmarlo.
“Direi che hai dimostrato di essere alla sua altezza.
Sono sicuro che ora potrete trovare una via di mezzo che vada bene a
entrambi.”
Il custode stava per rispondere, quando la loro
attenzione fu attirata dal pappagallo meccanico, che
cominciò a volare per la
sala.
“Che cosa succede, Navi?” chiese Don.
“Sta arrivando.” rispose il robot, per poi
cominciare a
volare sempre più velocemente.
“Let’s Navigate!” urlò, prima
di andare a sbattere con la
testa sul soffitto.
“Il più grande potere si scontrerà con
il corrotto. Fate
attenzione alla fine.” Disse, cadendo lentamente a terra, per
poi scuotere la
testa. “Ecco fatto!”
“E questa che razza di profezia sarebbe?” chiese
Marvelous.
“E cosa intendi dire con ‘il più grande
potere’?”
aggiunse Luka.
“Il più grande potere…”
ripeté Koji. “Che si riferisca a Dark?”
“Dark?” fece il capitano. “E chi
sarebbe?”
“Quel custode di cui vi parlavamo prima… Il
detentore
della luce e dell’oscurità…”
“Aspetta, aspetta, aspetta!” lo interruppe Gai.
“Voi
custodi che volete salvare l’universo non dovreste essere
solo della luce?!”
“Dark è un caso particolare.” Rispose
Justin. “Lui è il
custode dell’Equilibrio, è in grado di usare sia
la luce che l’oscurità, ma per
nostra fortuna combatte per la luce.”
“Inoltre, le tenebre non sempre corrispondono al male.
Mio fratello possedeva i poteri dell’oscurità, ma
era in grado di usarli per
combattere il male.” Aggiunse Koji.
“Avete un amico pericoloso, a quanto pare.”
“Già… anche se quando l’ho
incontrato la prima volta, non
era proprio in forma… Una sua compagna di viaggio a momenti
eliminava i miei
amici solo perché erano andati a controllare la loro nave
spaziale per sapere
chi c’era all’interno.”
“Se ho ben capito, voi custodi ruotate attorno alla
figura di questo Dark, esatto?” domandò Joe.
“Sì, direi che possiamo definirlo il nostro capo.
Anche
se lui è un tipo che preferisce agire da solo.”
rispose Ryo.
“Se arrivasse qui, di certo non avrebbe difficoltà
a
tenere testa da solo al vostro caro Zangyack.”
“Se arrivasse qui, sarebbe solo perché ci sarebbe
una
minaccia ancora più grave.”
“Una minaccia più grave di Zangyack? Mi
è difficile anche
solo immaginarla…” fece Don.
“Ad ogni modo, sembra che quel potere per te sia
veramente importante.” Disse Marvelous a Justin.
“Temo proprio che dovrò
rinunciarci, e poi, sarebbe troppo comodo imbrogliare per arrivare al
tesoro.”
“Questa però…” fece una voce
che riecheggiò nella nave.
“È solo una tua opinione, Marve-chan.”
Immediatamente, la nave fu colpita da qualcosa, che la
fece tremare e fece cadere a terra tutti quanti.
“Che cosa…?” fece Justin, per poi
girarsi verso le scale
che portavano in quella stanza.
Una persona, armata con una pistola simile a quella dei
pirati, uscì dal bivio e prese le scale per giungere fino a
loro, camminando
lentamente e misurando ogni passo, in modo tale che il loro suono
echeggiasse
tra le pareti del galeone. Quando raggiunse l’uscio della
stanza, lo
sconosciuto mostrò la sua figura avvolta in abiti tipici da
pirati, dal
cappello agli stivali, fatta eccezione per il lungo cappotto di raso
rosso e
per il boa di piume bianche che teneva sulle spalle.
“E tu… chi sei…?” fece Ryo,
rialzandosi.
Il nuovo arrivato si girò verso di lui, sorridendo.
“Sono solo un pirata, e sono venuto qui a prendermi il
mio tesoro.” Si limitò a rispondere.
“Basco…” lo chiamò Marvelous,
rialzandosi anche lui ed
evocando la sciabola. “Come osi attaccare e intrufolarti
nella mia nave?”
“La tua nave? Marve-chan, ti ho già detto che
tutto
questo sarebbe dovuto essere mio… è stato solo il
sacrificio di Aka Red a
salvarti, e lo sai.” Disse il nuovo giunto come se niente
fosse, mentre si
avvicinava ai tre custodi. “Tuttavia, credo proprio che
potrei lasciarti quel
tesoro… Dato che questi ragazzi sono stati così
gentili da portarmene uno ben
maggiore.”
“Che cosa vuoi dire?” chiese Koji, evocando assieme
agli
altri due il Keyblade.
“Oh, vedo che siete agguerriti… Bene,
sarà più divertente!
Tuttavia, voi due non mi interessate, io voglio il tuo potere, Blue
Racer.”
Continuò Basco, indicando Justin.
“Non capisco proprio come mai il mio potere interessi
così
tanto a voi pirati, ma non te lo cederò di certo senza
combattere!”
“Tu dici?” chiese lui, tirando fuori una strana
tromba
che aveva nascosta all’interno del cappotto rosso: a
differenza di una tromba
normale, questa aveva cinque pistoni sulla cui cima erano presenti le
serrature
per le Ranger Key. “Vediamo se funziona anche con
te.”
Senza che nessuno riuscisse a fermarlo, Basco cominciò a
suonare.
Justin cacciò subito un urlo, per poi cadere a terra in
ginocchio, mentre attorno a lui appariva un’aura blu, che
cominciò a volare
verso lo strumento musicale, che lentamente la assorbiva.
“Dobbiamo bloccarlo!” esclamò Gai.
“O ruberà tutti i
poteri del vostro amico!”
“Non c’è bisogno di dirlo!”
rispose Koji, mentre attorno
alla sua mano destra appariva un cerchio azzurro.
“Spirit Evolution!” urlò, venendo
completamente
circondato da un uovo azzurro composto da dati, sotto lo sguardo
sorpreso dei
pirati e di Basco.
Pochi secondi dopo, al suo posto apparve un lupo umanoide
con addosso un’armatura, il quale aveva in mano una spada
laser e il Keyblade.
“Vediamo di intervenire anche noi…” fece
Ryo, puntando il
Keyblade di fronte a sé.
Dal nulla apparve la sagoma di un piccolo drago viola,
che si girò sorridendo verso Ryo, dopodiché
svanì in una sfera di luce e volò
verso il Tamer, che per tutta risposta tirò fuori dalla
tasca il suo Digivice.
“Matrix Evolution!” urlò, scomponendosi
in dati, che si
riconfigurarono pochi secondi dopo, lasciando il posto a un guerriero
in
armatura, anche lui con in mano il Keyblade.
“Quello è il loro vero aspetto?”
esclamò Don.
“Incredibile…”
Tuttavia Basco si limitò a sorridere, senza smettere di
suonare.
Con un gesto della mano libera, una scimmia in armatura
apparve dietro di lui, aprendo subito uno sportello che aveva in
prossimità
della pancia.
Immediatamente, ne uscì una luce rossa, trasformandosi
nel mostro che avevano sconfitto quando avevano incontrato i pirati.
“Maledetto… Non vuole interferenze.”
Disse Marvelous,
mentre lui e gli altri cinque prendevano in mano le loro Ranger Key,
inserendole nei loro cellulari, trasformandosi subito.
“Gokai Blue.” Disse Joe.
“Gokai Yellow!” aggiunse Luka.
“Gokai Green!” esclamò Don. “Gokai
Pink.”
Fece Ahim.
“Gokai… Silver!”
urlò Gai, evocando al posto della sciabola un tridente.
“Ragazzi attacchiamo!” Ordinò Marvelous,
puntando sia la
spada che la pistola contro il mostro.
Ma prima che potessero fare qualcosa, Justin cacciò un
urlo ancora più forte, mentre l’aura aumentava
d’intensità.
“Incredibile…” mormorò a
denti stretti Basco, senza
smettere di suonare. “È un potere veramente
enorme… Più di qualsiasi altro Sentai
che abbia mai visto.”
“Smettila immediatamente!” urlò Koji,
partendo contro di
lui assieme a Ryo, ma venendo intercettati dal mostro.
“No, no, no. Non potete avvicinarvi.” Disse lui,
alzando
l’indice e confermando la sua negazione.
“E tu credi davvero di poterci fermare?” chiese
Ryo,
creando una sfera d’energia. “Ho affrontato un
nemico la cui potenza andava ben
oltre la tua, e non ero ancora un custode, perciò vedi di
tornare dove ti
avevamo spedito prima!” urlò, scagliandogli contro
la magia, disintegrando la
parte superiore della creatura.
“E ora pensiamo a-”
“Attenzione!” urlò Koji.
Ryo si girò giusto in tempo per evitare un calcio della
parte rimanente del mostro.
“Può ancora muoversi?!”
“Spiacente, ma ho ottime capacità
rigenerative!” rispose
il mostro, mentre in un instante il suo corpo tornava come prima.
“Questa volta Basco ha deciso di giocare pesante,
eh?”
fece Marvelous, preparandosi anche lui ad attaccare.
Ma tutto a un tratto, Basco smise di suonare, mentre
l’aura attorno a Justin scompariva rapidamente, lasciando
cadere a terra il
ragazzo, privo di sensi, mentre la sua tuta svaniva nel nulla e il
morpher
cadeva accanto al suo padrone, completamente bruciato.
“Justin!” urlarono insieme gli altri due custodi,
andando
a soccorrerlo.
“Un potere veramente grande…” disse il
pirata, mentre da
un vano della tromba tirava fuori una statuetta che rappresentava il
Blue
Ranger. “Direi superiore a qualsiasi altro grande
potere.”
“Che cos’hai fatto?” chiese Koji,
puntandogli contro il
Keyblade.
“Ha rubato il potere del vostro amico. L’ha preso
con la
forza.” Rispose Luka.
“E adesso speri di potertela cavare così
facilmente?”
domandò Ryo.
“Dimenticate che il vostro amico è privo di sensi,
e noi
siamo in tre.”
“Alla scimmia e a quell’altro ci pensiamo
noi.” Fece
Marvelous. “Però assicuratevi di non sconfiggerlo.
Devo essere io a dargli il
colpo di grazia.”
“Non posso assicurartelo. Solitamente, i miei avversari
vengono eliminati senza mezzi termini.” Replicò
Koji, alzando la sua spada
contro Basco.
“Interessante. Allora direi di non nascondere i miei veri
poteri.” Rispose lui, illuminandosi e cambiando aspetto,
trasformandosi in un
mostro dall’aspetto umanoide, ricoperto da
un’armatura rossa.
Koji impugnò più forte le proprie armi.
“Ryo, occupati tu di Justin. A lui ci penso io.”
“Sicuro di farcela?”
“Non preoccuparti, ho affrontano un nemico che aveva
acquisito un intero mondo. Questo buffone non mi fa paura!”
“Io un buffone?” chiese Basco, mettendosi a ridere.
“Lo
dice un essere umano vestito da lupo mannaro?”
“Io non lo sottovaluterei al tuo posto.” Disse una
voce,
mentre alle spalle del pirata si apriva un varco oscuro.
“Quei due sono guerrieri molto famosi nel loro mondi e
ora che sono custodi sono ancora più forti. Sei stato
fortunato a riuscire a
rubare i poteri di quel moccioso, ma con loro non avresti vita
facile… di norma.”
“Chi sei?” urlò Ryo, mentre i pirati
riuscivano a colpire
tutti insieme l’altro mostro, facendolo esplodere nuovamente.
“Oh, che maleducata.” Continuò la voce,
mentre dal varco
usciva una figura incappucciata. “Dimenticavo che voi non mi
avete ancora
incontrata, dato che sono apparsa solamente durante il combattimento
contro
Dark e Hikari…”
“C-Che cos’hai detto?” chiese Koji.
“Ho detto che ho partecipato al combattimento contro
l’incarnazione dell’Equilibrio e la sua prescelta,
ma lasciate che mi presenti.”
Continuò lei, togliendosi il cappuccio. “Sono
Azuki Miho, l’ex ragazza di
Saiko. Credo che voi tre lo conosciate, no?”
“La ragazza di Saiko?” ripeté Ryo.
“Com’è possibile? Ci
aveva detto che era-”
“I poteri del mio signore sono molto grandi.” Lo
interruppe
lei, avanzando e superando Basco, che la guardava sorpreso.
“Il tuo signore?” chiese Marvelous. “Di
chi parli?”
“L’Oscurità.” Rispose Azuki,
evocando il suo Keyblade.
“L’Oscurità stessa è il mio
signore!”
Sentendo ciò, i due custodi spalancarono gli occhi.
“L’Oscurità stessa? Che cosa vuoi
dire?”
“Oh, quindi voi ancora non lo sapete?”
“Sapere che cosa?”
“La battaglia tra luce e oscurità non è
solo un modo di
dire. Luce e Oscurità sono due esseri reali.”
“Non dire idiozie.” Esclamò Basco.
“Come possono essere
reali?”
Azuki sorrise.
“E non è tutto. Volete sapere un’altra
cosa riguardante
il vostro caro Dark?” chiese, avvicinando a Koji.
“Lui non è il custode
dell’equilibrio. O meglio, non è un banale custode
dell’equilibrio.”
“E che cos’è allora?” fece Ryo.
“Lui è l’Equilibrio stesso. Il figlio
dell’Oscurità e
della Luce.”
Sentendo ciò, tutti i presenti sgranarono gli occhi.
“Figlio… della Luce e
dell’Oscurità?” ripeté Joe.
“Com’è
possibile?”
“Ugh… Quindi Dark… non è
umano?” chiese Justin, riprendendo
i sensi.
“Proprio così. È
un’entità superiore a tutti voi. Così
superiore da riuscire a infrangere il suo stesso limite.”
Continuò Azuki. “È
riuscito a far infuriare suo padre, con un gesto che non doveva osare
compiere.”
“Vuoi dire che quei due si sono incontrati?”
“Oh, certo che si sono incontrati, e più di una
volta. Al
loro primo incontro, il mio signore è riuscito a controllare
Dark,
costringendolo a ridurre in fin di vita Hikari, rea di averlo cambiato.
Poi
quando si è mostrato ai futuri Master del Keyblade,
rivelandosi di persona. E
infine…” e qui Azuki allargò il suo
sorriso. “Quando ha eliminato Hikari.”
“Quando ha eliminato…” ripeté
Koji, allargando gli occhi.
“Oh, è stato magnifico! Dark era disperato come
non
l’aveva mai visto nessuno!”
“B-Bastardi…” fece Justin, cercando di
alzarsi.
Ma qui, il sorriso di Azuki si spense.
“Ma il mio signore l’aveva sottovalutato. Preso
dalla
disperazione, suo figlio ha compiuto un atto che non doveva…
Ha riportato
indietro Hikari, trasformandola in una custode
dell’Equilibrio. E non solo, ha
anche istituito un ordine parallelo ai custodi.”
“Tutto molto interessante…” la
interruppe Marvelous,
puntandole contro la sua sciabola. “Ma ora sarebbe gradito
che tu te ne
andassi. Vorrei evitare di dover ferire una ragazza.”
Ma non appena ebbe detto ciò, una sfera oscura lo
colpì
in pieno, spedendolo contro il muro della stanza.
“Marvelous!” urlarono gli altri pirati.
“Tu credi davvero di potermi anche solo sfiorare? Ho con
me il potere dell’oscurità, non sono una ragazzina
indifesa.”
Ma questa volta si ritrovò la spada di Basco sul collo.
“Non mi piace chi mi interrompe, sai?”
“Davvero? Mi dispiace. Tuttavia, sono venuta qui con un
compito preciso… e tu, anche se involontariamente, mi hai
aiutato.”
“Che cosa vuoi dire?” chiese il pirata, per poi
spalancare di colpo gli occhi.
Con una velocità impressionante, Azuki si era girata,
evitando la spada, e aveva trafitto in pieno l’essere con il
Keyblade.
“Il potere di Justin. Se non ti spiace, lo prendo
io.”
Basco la guardò sorpreso, mentre la custode estraeva il
Keyblade dal suo corpo, lasciando che indietreggiasse, portandosi la
mano sopra
la ferita.
“M-Maledetta… Come hai osato?!”
esclamò.
Ma Azuki si limitò a creare una sfera nera.
“Consegnami quella Ranger Key e ti lascerò andare
via.
Non ti prenderò nient’altro, ma se rifiuti,
sarò costretta a eliminarti.”
“Umpf… Solitamente… non accetterei una
simile proposta…
ma non ho intenzione di andarmene all’altro mondo.”
Dicendo ciò, Basco fece scomparire la sua spada, per poi
prendere la miniatura del Blue Ranger e lanciarla ad Azuki, che la
prese al
volo.
“Ottima scelta.” Disse lei, mentre la scimmia del
pirata
raggiungeva il padrone, che nel frattempo tornò al suo
aspetto umano.
“Buona fortuna, Marve-chan. Dubito, però, che ci
incontreremo di nuovo.” Disse, per poi scomparire nel nulla
assieme al suo
sottoposto.
“R-Restituiscimela…” fece Justin,
evocando il Keyblade e
scagliandosi contro Azuki.
“No Justin!” gli urlarono insieme Ryo e Koji.
Ma il ragazzo non li ascoltò, preparandosi a colpire la
ragazza, che però parò il fendente senza
difficoltà.
“Umpf. Tutto qui, Ranger?” lo derise, per poi
scagliarlo
come se niente fosse contro il muro, che cedette per la forza
dell’urto,
lasciando cadere il ragazzo nel vuoto.
“Justin!” urlò Koji, cercando di
raggiungerlo, ma venendo
fermato da una sfera di fuoco.
“E siamo a meno uno.” Fece Azuki. “Ora
mancano solo due
custodi.”
“Tu sei… un essere spregevole!”
esclamò Ahim. “Come hai
potuto-”
“Sono dalla parte dell’Oscurità. Per me
non esistono cose
come la pietà e simili.” Rispose lei, per poi
creare un’altra sfera oscura. “E
ora, vi distruggerò tutti.”
“Non te lo permetteremo!” urlarono insieme Ryo e
Koji,
creando due sfere di luce, mettendosi di fronte alla custode oscura.
“Vorreste davvero far scontrare le due forze portanti
dell’universo su questa nave? Solo l’onda
d’urto la distruggerà, lasciando
precipitare quei sei.”
“E allora basterà costringerti a
uscire!” urlò una voce,
mentre dal punto da cui era caduto Justin una luce rossa
entrò nella nave,
colpendo in pieno Azuki e portandola contro il muro della parte
opposta, che si
infranse per la forza.
“Ma chi…” fece Ryo, uscendo subito
seguito da Koji,
mentre i sei pirati si limitarono ad avvicinarsi al muro danneggiato.
Di fronte a loro c’erano sei Power Rangers,
rispettivamente rosso, blu, nero, giallo, rosa e argento, tutti in
piedi sopra
una strana tavola da surf volante.
Quello argentato aveva tra le braccia Justin, nuovamente
privo di sensi.
“Pare… che abbiamo fatto giusto in
tempo.” Disse quello
rosso.
“I Megaranger?!” Esclamò Gai sorpreso.
“Com’è
possibile?!”
“Voi chi siete?” chiese Koji.
“Non preoccupatevi.” Rispose quello nero.
“Siamo amici di
Justin.”
“E così, sono arrivati altri
intrusi…” fece Azuki. “Non
importa, eliminerò anche voi.”
“Non ti sarà così facile.”
Rispose la Yellow Ranger. “Non
sottovalutare gli Space Rangers. Ormai è parecchio che
viaggiamo tra mondi, e
ne abbiamo viste di tutti i colori.”
“N-No ragazzi…” fece Justin, aprendo gli
occhi. “Non
dovete affrontarla… è troppo forte per
voi.”
“Non preoccuparti Justin. Siamo in sei contro uno. Non
riuscirà a resistere a lungo.” Rispose il Silver,
per poi riportare il ragazzo
sulla nave, lasciandolo a terra. “Tu resta qui.”
“No… Non fatelo…”
“Il vostro amico ha ragione.” Disse Azuki,
sorridendo,
creando due sfere nere. “Non ve ne andrete in maniera
indolore.”
“Non ci fai paura!” risposero i sei Rangers.
“Lasciate che vi dimostri… il vero potere
dell’oscurità.”
Continuò la ragazza, mentre il cielo sopra di loro si
riempiva velocemente di
nuvole nere, che portarono il giorno a diventare come la notte.
“Quella ragazza… come fa a essere così
potente?” chiese
Don, osservando il cambio di tempo, mentre i sei Rangers e i due
custodi si
preparavano ad affrontare Azuki.
“L’oscurità…”
rispose Justin. “È l’oscurità
annidata nel
suo cuore a renderla così.”
“L’oscurità è veramente
così potente?”
“Azuki… Azuki in passato non era così.
Saiko me l’ha
raccontato: era una ragazza gentile, che non si sarebbe mai sognata di
fare del
male a qualcuno, ma se ora è così…
significa solo che le tenebre l’hanno
cambiata completamente, oltre ad averla resa una custode.”
Ma Justin si interruppe, portandosi una mano sopra il
volto per ripararsi dal vento oscuro che Azuki aveva lanciato contro i
suoi
avversari.
Koji e Ryo erano riusciti a rimanere al loro posto,
mentre gli altri sei erano stati allontanati di diversi metri.
“Io…” riprese Justin, alzandosi ed
evocando il Keyblade.
“Io non posso rimanere qui… mentre i miei amici
rischiano la vita!”
Marvelous lo fissò, per poi sciogliere la trasformazione.
“Dimmi…” cominciò.
“Pensi davvero che tutti i pirati
siano uguali?”
Il ragazzo si voltò verso di lui.
“Che cosa vuoi dire?” chiese, poco prima di vedere
due
oggetti sfrecciare verso di lui, prendendoli così al volo.
“Che cosa…?”
Ma sgranò subito gli occhi vedendo che cos’erano.
Marvelous gli aveva appena lanciato il suo cellulare,
assieme alla loro miniatura del Blue Ranger.
“Mi piacciono le persone determinate.” Fece il
pirata,
sorridendo. “Il tuo potere ora è nelle mani di
quella custode. Usa il nostro
per affrontarla!”
Justin lo guardò sorpreso, per poi annuire.
Afferrò la sua miniatura, che si aprì come una
chiave.
Senza perdere un secondo, la infilò nel cellulare,
venendo ricoperto da una luce blu, che lasciò il posto al
Blue Ranger.
“Credo… che voi siate pirati solo per modo di
dire.”
Disse, prima di volare contro Azuki.
“Come mai gli hai dato il tuo morpher, Marvelous?”
gli
chiese Gai.
“Sono solo curioso di vedere fin dove può arrivare
con la
sua determinazione.” Rispose il capitano, sorridendo
divertito. “Ma dopo dovrò
fargliela pagare: non può definirci dei falsi pirati e
credere che noi staremo zitti.”
Azuki si voltò verso
Justin, che si stava avvicinando a
lei a tutta velocità, con il Keyblade pronto a colpirla.
“Che cosa? Come fai ad avere ancora i tuoi
poteri?!”
esclamò sorpresa, parando in tempo l’attacco del
Blue Ranger.
“Mi dispiace per te, ma non ho intenzione di arrendermi
senza combattere! Userò ogni singola goccia del mio potere
per proteggere i
miei amici!”
“Molto bene allora! Dimostralo!”
Justin non se lo fece dire due volte: fece scomparire il
Keyblade, per poi aprire le mani verso di lei.
“Mi dispiace per Saiko, ma non posso riservarti un
trattamento di favore!”
Azuki sorrise, creando l’ennesima sfera nera.
“Non ti preoccupare, riferirò io a Saiko queste
tue
parole.” Lo derise.
Tra le mani di Justin cominciò a crearsi una sfera di luce,
che in pochi secondi diventò più grande di lui.
“Non sottovalutare il potere della luce! Vinceremo
noi!”
urlò, scagliandogliela contro.
“Lo vedremo!” replicò lei, rispondendo
all’attacco.
Le due sfere, nonostante le differenze di dimensioni, si
scontrarono a metà del tragitto, rimanendo una contro
l’altra, creando un’onda
d’urto che investì tutti, allontanando il galeone
e gli altri combattenti.
“Aveva ancora così tante energie quel
moccioso?!” esclamò
Luka, cercando di rimanere in piedi.
“Incredibile… I custodi sono a un simile livello?
Zangyack
in confronto è nulla.” Fece Joe.
“Marvelous!” urlò Navi, volando verso il
capitano.
“Che succede, uccello?” chiese lui, guardandolo.
“Il baule! Guarda il baule!” rispose il robot,
indicando
con l’ala il baule al cui interno si trovavano le Ranger Key,
il quale era
circondato dalla luce.
Azuki creò una seconda
sfera, che lanciò verso l’altra
per aumentarne la potenza, riuscendo così ad allontanare da
lei le due magie,
che si avvicinarono lentamente verso Justin.
“È inutile!” esclamò,
sorridendo. “Non sei
sufficientemente potente per mantenere ancora a lungo quella sfera di
luce.”
“Non… sottovalutarmi… Sarò
ancora un ragazzino, ma sono
pur sempre un custode, e prima ancora un Power Ranger! Sono pronto a
tutto pur di
compiere il mio destino, qualunque esso sia! Se oggi sparirò
per sconfiggerti,
mi andrà più che bene!”
“Sparirai, senza dubbio, ma senza riuscire a
sconfiggermi.”
Fece Azuki, lanciando una terza sfera, che avvicinò
ulteriormente l’attacco a
Justin.
“M-Maledizione… Non posso arrendermi, non
ora!” urlò lui. “Ben detto,
ragazzo!” disse una voce dietro di lui.
Justin da dentro il casco spalancò gli occhi, senza
però
riuscire a girarsi. “La tua forza di
volontà è encomiabile. Sei disposto a tutto pur
di portare a termine il tuo
compito.” Fece un’altra voce.
Sotto lo sguardo sorpreso di tutti, dietro Justin
cominciarono ad apparire dal nulla decine di Rangers, tutti diversi tra
di
loro, aumentando sempre più di numero.
“E ora che cosa…?” fece il Silver
Ranger, guardando
sorpreso quello spettacolo come gli altri.
“I Super Sentai hanno deciso di aiutare il vostro
amico!”
esclamò Gai, rispondendoli.
“Incredibile… era successo solo una volta che
tutti
i loro poteri prendessero corpo per aiutare!”
“Che diavoleria è questa?!” fece Azuki,
guardando il
numero di Super Sentai aumentare sempre di più.
“Nessuna diavoleria! Solo la nostra volontà di
sconfiggerti!” urlò Justin, creando una seconda
sfera di luce, al cui interno
confluirono tutti coloro che si trovavano dietro di lui.
Senza perdere tempo, la scagliò subito contro le altre,
che furono inglobate al suo interno, per poi proseguire contro Azuki,
che
rispose lanciando il Keyblade contro la magia di luce.
Quando l’arma si scontrò con la sfera, essa
esplose,
investendo in pieno i due guerrieri, e scagliando lontano tutti gli
altri.
Il galeone precipitò a terra, riportando però
solo
qualche danno superficiale, mentre Ryo, Koji e gli altri sei Rangers si
ritrovarono schiantati a terra.
I due custodi s’illuminarono, tornando al loro aspetto
umano.
Poco lontano, Azuki precipitò a terra, rotolando per
diversi metri.
Aveva riportato diverse ferite ed era ustionata in più
punti.
Sopra di loro invece Justin era ancora in volo.
La sua trasformazione si era sciolta, lasciando cadere a
terra il morpher di Marvelous e la Ranger Key.
“C-Ci sono… riuscito…”
ansimò.
“Non ancora…” fece Azuki, riaprendo gli
occhi ed evocando
il Keyblade per aiutarsi ad alzarsi.
“Azuki… non l’hai ancora
capito?” fece una voce, che
risuonò nell’aria.
“E ora chi…?” cominciò Ryo,
aprendo gli occhi e guardando
verso Justin, subito imitato da Koji e gli altri.
“Per eliminare un custode…”
continuò la voce, mentre
un’ombra appariva alle spalle di Justin. “Bisogna
colpirlo dritto al cuore.”
Lasciando al ragazzo giusto il tempo di girarsi, l’ombra
evocò un Keyblade, con il quale trafisse in pieno petto
Justin, proprio in
prossimità del cuore.
I due custodi a terra, assieme ai sei Rangers
spalancarono gli occhi.
“Justin!” urlarono insieme.
“Homunculus… come osi interferire nel mio
combattimento?!” esclamò Azuki, mentre
l’ombra prendeva forma.
“Sei ancora troppo legata al tuo passato. In guerra tutto
è concesso, e ora…”
Mentre diceva ciò, creò una sfera
d’oscurità, mentre
Justin continuava a guardarlo incredulo, cercando di resistere al
dolore,
mentre il suo sangue scorreva sulla lama dell’avversario.
“N-Non credere… che m-me ne andrò
s-senza fare n-nulla…”
ansimò Justin, mentre il suo Keyblade s’illuminava.
Homunculus sorrise, incurante dell’affermazione appena
sentita.
“Bye bye, Blue Ranger.” Disse semplicemente.
Senza che nessuno potesse impedirlo, colpì in pieno
Justin con la magia oscura.
Il Keyblade che Justin teneva in mano scivolò dalla presa
delle dita, cadendo silenziosamente verso terra, per poi riempire
l’inquietante
silenzio creatosi con i suo ritocchi macabri, che risuonarono nel vuoto.
Homunculus fece sparire il suo Keyblade, lasciando che il
corpo di Justin seguisse il percorso della sua stessa arma.
Tuttavia, non arrivò mai al suolo.
Sotto gli occhi increduli di tutti, cominciò a
disgregarsi come un castello di sabbia di fronte a un tornado,
scomparendo nel
nulla.
Nessuna luce o altro apparve, lasciando come unico
lascito del custode il suo Keyblade, che lentamente perse il suo
colore,
diventando completamente grigio e freddo, come una pietra silenziosa e
priva di
anima.
Azuki impugnò la Ranger Key che aveva preso a Basco,
giusto in tempo per vedere anch’essa frantumarsi, scomparendo
nel nulla.
“Justin!!!” urlarono i Rangers, mentre Ryo e Koji
guardavano
increduli il Keyblade a terra.
“L’ha…
l’ha…” balbetto il tamer, non riuscendo
a
elaborare ciò che aveva visto.
“Abbiamo finito qui.” Disse Homunculus,
rivolgendosi ad
Azuki. “Il maestro desidera vederci.”
Azuki lo guardò seria.
“Non c’era bisogno di eliminarlo in quel modo!
Dovevo
essere io a concludere quello scontro!” esclamò,
chiudendo la mano libera in un
pugno.
“Che importanza ha? È morto, questo è
quello che conta.”
Rispose l’altro, per poi sparire in un varco oscuro.
“Dannato… Io questa non la considero una
vittoria.”
“Voi…” fece l’altro Blue
Ranger, rialzandosi. “Come
avete… osato… uccidere Justin?!”
urlò, scagliandosi contro di lei.
Ma Azuki non fece un passo e lo respinse con un’ondata
d’oscurità.”
“Prendetevela con Homunculus. Io avevo intenzione di
eliminarlo in uno scontro leale. Non colpendolo a tradimento come ha
fatto
lui.”
Detto ciò. La ragazza aprì anche lei un varco.
“Aspetta.” Fece Koji, rialzandosi a fatica.
“Dimmi… come
ti senti… ad aver rinnegato tutti i tuoi valori?”
Azuki si fermò, senza però girarsi.
“Dimmi come ti sentirai quando Saiko scoprirà
perché
Justin è morto!” urlò.
“Justin era nostro amico! Non doveva morire!”
“Siamo in guerra. Non ditemi che non eravate preparati
alla morte. E per Saiko… tu cosa ne puoi sapere?”
replicò, inacidendosi. “Che
cosa puoi saperne tu, di me e Saiko?”
Sentendo ciò, Koji spalancò gli occhi, mentre la
ragazza
scompariva nel varco.
Il custode cadde a terra, privo di forze.
“Non ci credo…” fece Marvelous, uscendo
dal galeone, con
una mano che copriva un taglio sull’altro braccio.
“Non credevo che sarebbe
finita così…”
Mentre diceva ciò, si avvicinò al Keyblade di
Justin, che
era caduto in prossimità della Ranger Key e del suo
cellulare.
“Era riuscito a usare i poteri di tutti i Super
Sentai… E
nonostante questo ha perso.” Continuò, recuperando
i suoi oggetti. “Però… non
credo di aver mai conosciuto un ragazzo più coraggioso di
lui. Sarebbe stato
senza dubbio… uno dei pirati migliori.”
Dicendo ciò, spostò lo sguardo sul Keyblade.
Questo improvvisamente si alzò in volo, rimanendo sospeso
a qualche metro da terra.
Ryo lo guardò sorpreso decollare verso il cielo,
attraversando le nubi nere evocate da Azuki, che si dissolsero
istantaneamente,
mentre la chiave leggendaria scompariva nello spazio senza lasciare
traccia di
sé.
Capitolo 72 *** Detective liceale VS Detective divino! La riunione delle entità! ***
71
E finalmente eccomi con il nuovo
capitolo!
*evita la solita scia di armi* sapevo che eliminare Justin era una
pessima idea, sembra che nessuno l'abbia presa bene...
Beh, per consolarvi, vi porto una novita spero gradita!
Da questo capitolo in poi posterò sempre il link per le info
sul capitolo in questione, causa aperta sito di codesta fan fiction!
Questo capitolo potrebbe risultare nocivo e portatore di parecchia
sfortuna, dato che i personaggi al suo interno sono letali
già individualmente, e io ho giustamente pensato di farli
incontrare tra di loro XD.
Perciò prima di passare alle recensioni, eccovi le info,
di cui però vi consiglio la lettura solo a fine capitolo,
altrimenti sarebbe spoileroso XD.
@ lettore 01:
E già... questa è stata la prima vera e
propria morte nella fiction. Però... io non ho mai detto
dov'è finito il Keyblade... *sorriso sadico* @ Inuyasha_Fede:
descrizione perfetta per Homunculus XD. Tranquilla, ho in mente
progetti ben precisi per lui... @ niki_: Mi
preoccupa sempre di più per ciò che vedrete tra
due capitoli XD. Larxene e Pikachu potrebbero risultare
insufficienti...anche se centuplicati XD. Per quanto riguarda la mie
idee... *mostra armadio pieno di idee* sono ritenute
pericolose dalla maggior parte dei mondi dell'universo, e la loro fonte
è top secret XD. Ad ogni modo, credo che molti di voi
avranno un attacco di cuore con la prossima saga. Comunque no, non odio
Roxas e Riku... semplicemente, mi piace torturarli XD (ma non credere,
anche tutti gli altri personaggi XD) @ Poldovico:
Una visione costante di tutte le puntate di porta a porta?!?! E poi
date a me del malvagio? Quella è una tortura considerata
tale in tutto l'universo! (di peggiore c'è solo la visione
simultanea di beatiful, cento vetrine e un'altra serie di cui non mi
ricordo il nome XD). Comunque non mi preoccupo di lui, Hakai ha
già distrutto il suo mondo, sigillandolo in una dimensione
parallela, perciò sono al sicuro XD. Ad ogni modo, io finora
vi HO risparmiato per la sanità mentale XD, sarà
tra due capitoli che comincerò a nuocerla gravemente XD. E
un solo set di coronarie temo non sia sufficiente XD
E ora, buona lettura!
Capitolo 71: Detective liceale VS
Detective divino! La
riunione delle entità!
Un bambino dai capelli color
paglia e vestito con un
completo nero, sbadigliò sonoramente.
“Perché non viene mai nessuna bella
ragazza…?” fece,
sbuffando.
“Suvvia, non fate così.” rispose un
uomo, porgendogli una
tazza di tè. “Di recente si è occupato
di molti casi. Non credo che un po’ di
riposo possa farle male.”
“Sai bene che non mi lamento per il riposo, Yamino. Solo,
vorrei vedere qualche bellezza che non sia fissata con il-”
“Mistero!!!” urlò una voce femminile,
anticipando una
ragazza dai capelli rosa che entrò a tutta
velocità nella stanza, con addosso
una divisa scolastica e un paio di occhiali con disegnate delle spirali
sulle
lenti, che di fatto le impedivano di vedere.
“Appunto…” disse sconsolato il bambino,
sospirando. “Che
cos’è tutta questa, per niente strana, tua
agitazione, Mayura?”
“Leggi!” replicò la ragazza, porgendoli
un giornale.
Il bambino la guardò annoiato, per poi prenderlo e
leggere la prima pagina.
Ma pian piano che leggeva, la sua espressione si fece
sempre più seria.
“E questo che cosa significa? Non è uno di quei
giornali
finti, vero?”
“Certo che no.” Rispose la ragazza, togliendosi gli
occhiali e mettendoli via. “La polizia sta indagando, ma non
riesce proprio a
capire che cosa stia succedendo. Per loro è scientificamente
impossibile, e i
casi sono troppo precisi per trattarsi di coincidenze.”
“Già… è impossibile che si
tratti di coincidenze.”
“Che cos’è successo?” chiese
Yamino, porgendo una tazza
di tè anche a Mayura, che lo ringraziò.
“Pare che i criminali stiano morendo uno dietro
l’altro.
Non solo quelli in prigione, ma anche quelli ricercati.”
“Beh… magari c’è qualcuno che
vuole liberarsi di loro.”
“Probabile, ma è la causa della morte ad essere
strana.”
Yamino guardò il bambino, facendosi serio.
“Ovvero?”
“Tutti per arresto cardiaco, nessuno escluso.”
“Sta pensando che…”
“Penso che sia un caso perfetto per me, il grande
Detective Loki.” Rispose il bambino, mostrando un sorriso
divertito, che tuttavia
nascondeva qualcosa di malvagio.
-------------------------------
“Eliminato!”
disse un giovane uomo dai capelli castani,
scrivendo velocemente qualcosa su un quaderno, mentre di fronte a lui
un
computer era aperto su una pagina con diversi nomi e fotografie.
“Eliminato! Eliminato!” ripeté
nuovamente.
“Vedo che ti stai dando da fare…” fece
una voce.
L’uomo si fermò e si girò, ritrovandosi
di fronte
all’Oscurità.
“Già… mi hai offerto un nuovo mondo da
poter riportare
sotto la giustizia e mi hai donato un nuovo Death Note. Il minimo che
possa fare
è compiere il mio dovere e diventare così il dio
di questo mondo!”
L’Oscurità si mise a ridere.
“Light Yagami, la tua sete di giustizia è qualcosa
di
encomiabile, senza dubbio. Sono certo che riuscirai nei tuoi
intenti.”
“Senza L e i suoi successori tra i piedi, nessuno
potrà
ostacolarmi.”
“Attento a non sottovalutare gli avversari. Se non
sbaglio, già una volta ti è costato la vita,
no?”
“Se non ci fossero stati gli eredi di L e quel custode,
avrei vinto sicuramente, ma qui non c’è nessuno di
loro!”
“Molto bene. Allora ti lascio alla tua opera di
purificazione.” fece l’entità del male,
scomparendo nel nulla.
“Oh, tranquillo… Non mi sfuggirà
nessuno!” fece Light,
mostrando due inquietanti occhi rossi.
-------------------------------
Conan
riaprì lentamente gli occhi.
Si trovava in mezzo a dei cespugli, e poco lontano da lui
anche Ran era a terra svenuta.
“P-Per fortuna… siamo vivi…”
fece, alzandosi e tornando
Shinichi, per poi andare ad aiutare l’amica.
La ragazza si risvegliò pochi minuti dopo.
“Dove siamo?” chiese, non appena si fu rialzata.
“Non ne ho idea… Siamo stati scaraventati via da
quell’esplosione e poi mi sono risvegliato qui.”
“Temo sia colpa mia.” fece una voce, anticipando
Saiko,
che si trovava qualche metro più in là.
“Ho aperto un varco, ma non ho la più
pallida idea di dove siamo finiti…”
“L’importante è che siamo
salvi.” Disse Shinichi, per poi
guadarsi attorno.
“Dobbiamo essere finiti in un parco… Ma la domanda
è di
quale mondo?”
“Non ci resta che dare un’occhiata per sicurezza,
prima
di tornare dagli altri.” Fece Saiko.
“Ok… Allora, sempre per sicurezza, credo sia
meglio tornare
Conan.” disse il detective, trasformandosi.
“Non ho ancora capito il
perché…”
“Beh… semplice…” rispose il
bambino, mentre i tre si
allontanavano superando una panchina dove c’erano seduti un
bambino, una
ragazza dai capelli rosa e un uomo dai capelli neri, intenti a parlare
tra di
loro.
“Chi mai sospetterebbe di un semplice bambino?”
“Chi mai sospetterebbe di un semplice bambino?”
Il trio si fermò subito, girandosi verso la panchina,
mentre i tre seduti li guardarono sorpresi.
“Ma cosa…?” fece Conan, guardando
l’altro bambino, che gli
restituì il suo stesso sguardo indagatore.
“Non pensavo che qualcuno m’imitasse.”
disse quest’ultimo,
mostrando un sorrisetto sadico.
“Imitarti? Mi sembra che sia stato tu a copiarmi. Anche
se devo ammettere che il tuo sincronismo è stato
impressionante.”
“Non cercare di fare il superiore, moccioso. Io sono un
detective, non un comune bambino.”
“Che cosa?!” esclamò Ran. “Oh
no, non un altro!”
“Un altro?” chiese la ragazza dai capelli rosa,
tirando
fuori dalla tasca un paio di occhiali con delle girandole sulle lenti.
“Un
altro Loki? Mistero!”
“Loki?” ripeté Conan, guardando il
bambino. “Non è lo stesso
nome di quel dio nordico a cui erano attribuiti gli inganni e i
dispetti? I
tuoi genitori hanno scelto uno strano nome.”
“Davvero? E sentiamo, tu come ti chiami?” chiese
divertito
Loki, mentre l’uomo al suo fianco si faceva serio.
“Conan Edogawa.”
“Nemmeno i tuoi genitori erano tanto a posto, per creare
il tuo nome usando Arthur Conan Doyle e Ranpo Edogawa come
base.”
Per un momento, a Ran, Saiko, Mayura e Yamino parve di
vedere un piccolo fulmine percorrere la distanza tra gli occhi dei due
bambini.
“Interessante… Sei il primo che giunge da solo a
questa
conclusione.” fece Conan.
“E tu sei il primo a collegare il mio nome al dio
nordico.”
“Chi diavolo sei?” dissero insieme.
“Oh… è difficile vedere
quell’espressione di sfida sul
viso di Loki.” commentò Mayura, togliendosi gli
occhiali.
“Io invece con Sh-Conan ormai ci sono
abituata…”
“Se è come penso, credo che non lo trovavamo
nemmeno se passavamo
a setaccio tutto l’universo…”
“Certo che no.” Fece il bambino, girandosi verso il
custode. “Io sono l’unico e inimitabile Loki. Di
professione detective
privato.”
“Si da il caso che anch’io sia un detective,
Loki.”
Replicò Conan.
“Un altro detective bambino?” fece Yamino.
“Strano…
credevo che Loki fosse l’unico.”
“Oh, davvero? Ma che curiosa coincidenza… e
sentiamo, da dove
vieni?”
“Ecco…”
Ma prima che Conan potesse rispondere, Mayura si mise in
mezzo.
“Loki, dato che anche lui è un detective, potresti
chiedergli aiuto per risolvere quel caso, no?”
“Caso? Di cosa si tratta?”
Loki sospirò.
“Credo sia meglio parlarne nel mio studio,
seguitemi…”
Mentre i ragazzi si allontanavano, Saiko si girò
all’improvviso, scrutando l’intera area.
“Che succede?” chiese Ran.
“Non saprei. Mi è sembrato di sentire qualcosa di
strano…
Come se qualcuno ci stesse osservando…”
“Davvero? Io non ho percepito nulla…”
“Forse mi sono sbagliato…”
concordò il mangaka, per poi
allontanarsi.
Pochi minuti dopo, da dietro un albero uscì un ragazzo
dai capelli castani.
“Due detective bambini?” fece, sorridendo.
“Non ho nulla
di cui preoccuparmi. Inoltre, non potranno mai arrivare a immaginare
l’esistenza del Death Note. Tuttavia,
m’incuriosisce sapere il perché di quei
nomi. È un peccato che non sia riuscito a vederli in
volto.”
“Non sei l’unico a domandartelo.” Fece
una voce dietro di
lui.
Il ragazzo si voltò di colpo, trovandosi di fronte a due
uomini vestiti di nero.
“E voi chi siete?” chiese, prima di ritrovarsi una
pistola puntata alla testa.
“Ma è uno studio o una casa degli
orrori?” chiese Ran,
osservando un occhio che galleggiava in un barattolo, affiancato da un
cervello.
Il corridoio che stavano attraversando il quel momento
era pieno di provette simili, mentre verso la porta c’erano
diverse armature
provviste di asce.
“Concordo. Non devono essere molti i clienti che riescono
ad arrivare alla porta…” commentò Conan.
“A dir la verità negli ultimi tempi abbiamo avuto
diversi
clienti.” Fece Loki.
“Soprattutto grazie alla mia campagna pubblicitaria! Se
non fosse per me, non sarebbe così famoso!”
precisò Mayura.
“Già, già…” disse
il bambino, sospirando e aprendo la
porta, facendoli così entrare in uno studio.
Lui andò subito dietro la scrivania, sedendosi sulla
poltrona.
“Yamino, portaci del tè.”
Ordinò all’uomo, che annuì,
allontanandosi.
“Devi essere molto ricco, per permetterti una simile casa
e un maggiordomo.” osservò Conan.
“Maggiordomo? Oh, no, Yamino mi serve di sua spontanea
volontà e in maniera totalmente gratuita. Mi limito a dargli
vitto e alloggio.”
Rispose Loki.
“E non protesta mai?” domandò Saiko.
“Non vedo perché dovrebbe. Ad ogni modo, signor
detective…”
e detto ciò indicò Conan. “Quanti casi
hai risolto finora?”
“Quanti casi?” ripeté Conan, per poi
girarsi verso Ran.
“Tu per caso ne hai tenuto il conto?”
“Ti pare che faccia una cosa così macabra?! Da
quando sei
arrivato tu, abbiamo avuto a che fare con centinaia di omicidi,
sventato
stragi, assistito a esplosioni, dirottamenti,
affondamenti…”
“M-Ma che bella lista…” fece Mayura, con
gli occhi
ridotti a due punti, come anche Loki.
“P-Però… Non male… E li hai
risolti tutti?”
“Direi di sì… ne ho giusto uno ancora
in corso, ma non me
ne preoccupo al momento.”
“Come mai?”
“Diciamo che dubito che possa ripresentarmisi ancora di
fronte.”
“Capisco… E eventi paranormali? Hai mai avuto a
che fare
con quelli?”
“Sono un detective, non credo in certe cose.”
“Ma sei sicuro di essere un bambino?”
domandò Mayura.
Conan guardò Ran, dopodiché sorrisero entrambi.
“Chissà…”
“Dunque tu non credi nel paranormale, eh?”
ripeté Loki,
un po’ deluso. “Peccato, per un detective
è fondamentale.”
“Non per me. Ho visto cose che farebbero impallidire
qualsiasi cosa fuori dalla norma, credimi.”
“Non quanto il caso di cui mi sto occupando al momento,
ne sono certo.”
“Mettimi alla prova.”
“Molto bene.” Rispose Loki, aprendo un cassetto
della
scrivania e lanciando a Conan il giornale che gli aveva portato Mayura.
“Leggi.”
Conan obbedì, mentre Yamino tornava dentro portando del
tè per tutti.
“Come sarebbe a dire? È uno scherzo,
no?” chiese qualche
minuto dopo, appoggiando il giornale di fronte a Loki.
“È quello che ho pensato anch’io. Decine
di criminali che
muoiono ogni giorno di arresto cardiaco… Non avevo mai
sentito nulla del gene-”
Saiko sputò subito il tè, cominciando a tossire,
attirando su di sé gli sguardi di tutti.
“C-Che cosa hai detto?!” esclamò,
riprendendo fiato. “Hai
letto proprio ciò che ho sentito?!”
“S-Sì… ma perché una simile
reazione?”
“Non è possibile… Non credevo che anche
lui fosse reale…”
disse il mangaka con paura.
“Di chi stai parlando?”
“Kira.”
I ragazzi lo guardarono per qualche secondo.
“Che cos’è, un cane?” chiese
Loki, sorridendo.
“No, il più grande serial killer della
storia… Ha ucciso
migliaia di persone, portando il suo mondo a un periodo di paura, dove
nessuno
osava andare contro di lui… e chi osava farlo trovava la
morte.”
“Il suo mondo? Da come parli, sembra quasi che-”
cominciò
Mayura, venendo però interrotta da Loki.
“Continua.” Disse lui semplicemente.
Saiko annuì.
“Secondo la sua idea, tutti i criminali dovevano
scomparire, in modo da creare un mondo perfetto, dove lui sarebbe stato
un vero
e proprio dio.”
“E per quanto strano sia, cos’ha a che fare con
questo
caso?” chiese Conan.
“Semplice: la maggior parte delle sue vittime moriva per
arresto cardiaco. Non importa quanti anni avessero e dove si
trovassero. Tutti
morivano d’infarto.”
“Proprio come questa volta, ma perché dici che
è
impossibile?”
“Beh… prima di tutto perché non credevo
potesse essere
reale… e secondo, perché alla fine anche Kira
morì.”
“E qualcuno non può aver scoperto come faceva e
continuare al suo posto?”
“Sì, in teoria è fattibile, ma non sono
molte le persone
in grado di uccidere come se niente fosse migliaia di
persone.”
“Immagino che non si sia mai scoperto come faceva,
vero?”
domandò Mayura, senza nascondere la sua paura.
“La sua arma… era un oggetto che possiede
chiunque. Un
oggetto apparentemente inutile, ma che per lui era
fondamentale.”
“Ovvero?” fece Ran.
“Una penna.”
“Una penna?” ripeté Loki.
“Scusa, ma non provocava un
infarto? Come avrebbe fatto usando una penna?”
“La penna serviva per scrivere sopra il suo quaderno: il
Death Note. Era quello la vera causa. Gli bastava conoscere nome e
volto di una
persona, ed era fatta. Scriveva il suo nome, e dopo quaranta secondi
moriva di
arresto cardiaco, ma non si limitava a questo. Più avanti
scoprì che poteva
provocare la morte di qualcuno in maniera più specifica,
purché fattibile, e
anche dove e quando.”
“E come ha fatto a creare una simile arma?”
“Non era opera sua. Uno Shinigami lo fece cadere a terra,
e Kira lo trovò per puro caso.”
“Uno Shinigami? Come Ichigo?” fece Ran, per poi
tapparsi
la bocca.
Questa volta furono Loki e Yamino a tossire, mentre Mayura
si limitò a spalancare gli occhi.
“C-Che cosa?! Voi conoscete uno Shinigami?!”
esclamò
Loki.
“Beh… sì…” fece
Conan, sospirando. “Ma è molto diverso da
come immaginate. Sembra un semplice ragazzo, e non va in giro ad
uccidere le
persone. Anzi, da quanto ci ha detto, è da un po’
che non svolge più
quell’attività.”
“Uno Shinigami che non lavora… Mistero!”
esclamò Mayura,
indossando nuovamente i suoi occhiali.
Loki invece sorrise.
“Voi tre siete davvero interessanti…
Perciò ora
rispondetemi, chi siete veramente?”
“Dato che continui a chiederlo, ti risponderemo.”
Fece
Conan, per poi evocare il suo Keyblade, imitato subito da Saiko.
“Noi due siamo custodi della luce. Mentre
Ran…”
Mentre parlava, la ragazza si scostò la frangia che le
copriva la fronte, mostrando così il simbolo di Dark.
“Io sono una guardiana dell’Equilibrio, alleata con
i
custodi della luce.”
“C-Custodi?!” esclamò Yamino, guardando
spaventato Loki,
che invece rimase tranquillo.
“Capisco… Dovevo immaginarlo. Dunque non siete di
questo
mondo.”
“Esatto. Siamo qui perché-”
“Fantastico!” urlò Mayura, saltando di
fronte a Conan e
prendendogli di mano il Keyblade. “Non pensavo che avrei mai
visto la soluzione
del mistero dei custodi. Certo che però, scegliere un
bambino come custode è
strano…”
Ma l’attenzione della ragazza fu distolta da una nuvola
di fumo, che circondò Conan.
“Se non ti spiace…” fece la voce di
Shinichi, mentre la
sua mano spuntava fuori dal fumo, afferrando il Keyblade.
“Questo è meglio che
lo riprenda io.”
“Che… cosa…”
mormorò Mayura, osservando Shinichi, che
fece subito sparire il Keyblade.
Ma prima che potesse completare la frase, Loki saltò
letteralmente addosso al ragazzo, cominciando a strattonarlo per la
camicia.
“Dimmi come hai fatto!” urlò.
“Come hai fatto a crescere
in così pochi secondi?!”
“Ecco… è una lunga storia…
per riassumere, diciamo che è
uno dei miei poteri da custode.”
“Signor Loki, si calmi…” fece Yamino,
prendendolo e
riportandolo alla sua poltrona. “Capisco come si sente,
però non può aggredire
così chiunque…”
“Non vorrai forse dirmi che anche tu…”
Ma Shinichi si fermò quando vide il bambino portarsi un
dito sopra la bocca, intimandolo a tacere, per poi indicare con gli
occhi Mayura,
ancora scossa.
“Non ci credo!” fece Ran. “E io che
pensavo che tu fossi
l’unico…”
“Ma come… Che mistero! Un bambino che si trasforma
in un
ragazzo!” urlò infine Mayura, riprendendosi.
“Dunque voi custodi avete altri poteri oltre al
Keyblade.”
continuò Loki, ignorandola. “Che mi pare di
capire, cambino a seconda dei
custodi.”
“Esatto. Come hai visto, io posso alternarmi a Conan.
Mentre Ran… diciamo che può usare una parte dei
poteri dell’Equilibrio.”
“Equilibrio? Già quando l’ha nominato
prima mi ha incuriosito…
Di che cosa si tratta?” domandò Yamino.
“In teoria, è un nostro compagno.
L’incarnazione stessa
dell’Equilibrio, figlio della Luce e
dell’Oscurità.” Rispose Saiko.
“I suoi
poteri sono molto superiori ai nostri. È in grado di
distruggere un mondo in
pochi secondi come se niente fosse.”
“Davvero?” fece Loki, veramente sorpreso.
“Significa che
è più potente di noi…”
mormorò a bassa voce.
“Come sarebbe a dire figlio della Luce e
dell’Oscurità?”
domandò Mayura.
“Vedete, abbiamo scoperto che non sono solo due nomi per
indicare il bene e il male. Sono due entità vere e proprie,
in guerra tra loro
da sempre. A quanto pare, hanno fatto tregua solo per un
giorno… e quel giorno
nacque Dark. So che sembra assurdo,
però…”
“Non è per niente assurdo.” Rispose
serio Loki. “Avevo
già sentito una storia simile, ma anche tra le
divinità è sempre stata una mera
legenda.”
“Anche tra le divinità? E tu come fai a saperlo,
Loki?”
chiese Mayura.
“Segreto professionale.” Rispose sorridendo il
bambino,
chiudendo un occhio.
“Ad ogni modo…” lo interruppe Saiko.
“Tornando a Kira,
continuò la sua opera di ‘purificazione’
per quasi dieci anni. Praticamente fin
dall’inizio, il più famoso e abile detective del
suo mondo, L, si mise sulle
sue tracce, scoprendolo abbastanza facilmente. Tuttavia, Kira non era
per
niente stupido e non lasciò alcuna prova dietro di
sé. Alla fine, L morì per mano
di Kira, proprio ad un passo dal riuscire a smascherarlo.”
“L? Per cosa stava?” domandò Loki.
“Semplicemente L. Sembra assurdo, ma era il suo vero nome.
Con la sua scomparsa, sembrava che Kira avesse vinto, ma per fortuna, L
aveva
designato due eredi. Uno di loro fece la sua stessa fine, aiutando
però l’altro
a rivelare a tutti la sua identità. Messo alle strette, Kira
chiese allo
Shinigami di uccidere tutti i poliziotti che lo
circondavano… peccato che non avesse
alcun interesse nel farlo. Così scrisse sul suo Death Note
il nome di Kira,
uccidendolo. Poi da quel che so io, l’erede di L
bruciò il Death Note.”
“Storia parecchio interessante… che mi ha dato uno
spunto
per scoprire chi è questo imitatore.”
“Sempre che sia un imitatore.” osservò
Conan. “Se per
qualche motivo, l’Oscurità avesse deciso di
attaccare questo mondo, potrebbe
anche averlo riportato indietro…”
“Quest’Oscurità è
così potente?”
“Potente? È un eufemismo.” Rispose Ran.
“Ha attaccato il
nostro mondo ed è riuscito a far diventare malvagie persone
che in passato
avevano aiutato altri custodi.”
“Compresa la mia fidanzata.” Disse atono Saiko.
“Era
rimasta pietrificata nel nostro mondo, e l’ho rincontrata che
cercava di
uccidermi.”
“Signor Loki, credo sia il caso di lasciar perdere questo
caso. È troppo pericoloso.” Fece Yamino.
“Suvvia… per una volta che
c’è qualcosa di veramente
divertente, tu vorresti farmelo perdere?”
“Allora, qual è il tuo piano?” chiese
Conan.
“Ehi, tu!” fece Loki, indicando il mangaka.
“Il mio nome è Saiko.”
replicò con una nota di
irritazione il custode.
“Come vuoi. Dimmi, questo L, aveva un qualche modo per
farsi riconoscere senza mostrarsi di persona?”
Saiko sorrise.
“L non si mostrava quasi mai di persona, ma solo tramite
videomessaggi.” Rispose.
Light era seduto di fronte alla televisione, in silenzio.
Continuava a riflettere su ciò che gli avevano rivelato
quei due uomini, sebbene la domanda principale nei suoi pensieri fosse
rivolta
alla loro identità.
“Che cosa volevano dire con ‘Non è chi
sembra’…?” si
chiese, per poi voltare lo sguardo verso il televisore, il quale
continuava a
trasmette con l’audio spento.
“Meglio non pensarci troppo… Vediamo i nuovi
criminali da
eliminare…” fece, ripristinando il volume, proprio
mentre cominciava un
telegiornale. “Buonasera a tutti.
Come annunciato nell’anteprima, è stato scoperto
il nome del responsabile delle
recenti morti di criminali.” Annunciò
la presentatrice.
Light spalancò gli occhi incredulo.
“Che cosa…?” “Qualche ora fa,
alla polizia è stato mandato un videomessaggio, che le
autorità ritengono
attendibile, dove viene rivelato il suo nome. Abbiamo avuto il permesso
di
trasmetterlo.”
Subito dopo, sullo schermo del televisore apparve una L in
carattere gotico. “Chi vi parla è
l’unica persona a conoscenza di ciò che sta
succedendo in questo momento. Io
sono L.” Disse una voce modificata al computer, che
fece spalancare gli
occhi a un incredulo Light. “Il responsabile
dei recenti omicidi dei criminali più famosi del mondo non
è altri che un
serial killer, che già in passato ha compiuto una simile
strage. So che molti
di voi si stanno chiedendo quando, ma la domanda giusta da porsi
è dove. Perché
questo individuo viene da un altro mondo, proprio come me. Il suo nome
è Kira.”
“È impossibile!” urlò Light,
scattando in piedi. “Non può
essere lui!” “Kira, credevi di
esserti liberato di me, vero? No, non sono né N
né M, se te lo stai chiedendo.
Sono proprio io, colui che credevi morto di fronte a te. A quanto pare,
il
nostro conflitto non è ancora finito. Questa volta non
userò nessuna cavia per
dimostrare la tua esistenza. Questa volta so già del
quaderno, e so come
funziona. Vuoi forse cercarmi per tutto questo mondo? Se sei qui,
significa che
qualcuno ti ha permesso di tornare… E lo stesso vale per me.
Tuttavia, sebbene
non abbia più il supporto di tutta la polizia mondiale, ho
altri alleati.
“Immagino che tu,
come tutti gli altri, sappia di chi sto parlando. I custodi della Luce
mi affiancheranno
nella tua ricerca. Questa volta tutti e due sappiamo chi
cercare… perciò
vincerà il più fortunato. Chi prima viene
trovato, prima viene ucciso. Inoltre,
è giusto che tutti sappiano che se tu non conosci nome,
cognome e volto, non
puoi uccidere nessuno. Di conseguenza, se non verranno più
trasmesse le foto dei
criminali, sarai costretto a fermarti. E a differenza
dell’altra volta, non
puoi accedere ai file della polizia.”
“Bastardo… Osi affrontarmi di nuovo?!”
sbraitò Light,
chiudendo le mani a pugno, sapendo bene che nessuno poteva
rispondergli. “Ti
opponi di nuovo alla mia giustizia?! Come fai a non capire che sono io
a
decidere che cosa è giusto e cosa è
sbagliato?!”
“Perché puzzi
d’oscurità.” Disse una voce femminile
alle
sue spalle.
“Chi…” fece l’uomo, girandosi
e ritrovandosi di fronte a
Ran, con un cappuccio che le celava il volto, appoggiata alla porta.
“E tu chi
sei?!”
“Credi davvero che ti dica il mio nome, Kira?”
continuò
lei.
“Sei una custode, non è vero?”
“Chissà… ma posso dirti che sono qui su
richiesta di L.
Come vedi, non è stato difficile trovarti…
facendoti arrabbiare con quel video,
hai cominciato ad emettere pura oscurità… che io
ho ritracciato
immediatamente.” Spiegò la ragazza, creando tra le
mani una tenue sfera oscura.
L’uomo la guardò per qualche secondo, per poi
scoppiare a
ridere.
“Capisco… Una custode oscura che si è
ribellata al suo
padrone… Non credevo ci fosse qualcuno così
stupido. Tuttavia, c’è una cosa che
L non può sapere.”
“Fammi indovinare… Sei in grado di vedere i veri
nomi
delle persone, assieme al tempo che gli rimane da vivere?”
disse un'altra voce,
che risuonò nella stanza.
Ran mostrò un piccolo trasmettitore che nascondeva in
tasca.
“Quella voce…”
“È da tanto che non ci sentiamo…
Light.” fece la voce di
L.
“Sai,
credevo che il nostro scontro fosse terminato con
la tua morte.” Disse Saiko, parlando con il papillon di
Shinichi, mentre
quest’ultimo lo osservava, assieme a Loki e a Yumino.
“A me risultava che fosse finito con la tua, di
morte.”
Rispose la voce di Light.
“Diciamo che sono stato… aiutato a tornare per
finire
l’opera. Sai, non pensavo che fossi realmente tu. Piuttosto
un imitatore.”
“Dunque aveva ragione.” osservò Loki,
bevendo un po’ di
tè. “Esiste una persona con un simile
potere.”
“Signor Loki… cosa crede succederà
adesso?”
“Umph. Non credo che il superiore rimarrà
fermo… se è
veramente coinvolta un’entità così
potente, di sicuro non la lascerà agire come
vuole. Chissà, potrebbe anche restituirmi i miei
poteri…”
“I tuoi poteri?” chiese Conan. “Ora che
Mayura non c’è,
puoi dirlo chiaramente. Tu sei veramente il Loki della mitologia
nordica, non è
vero?”
“Bingo, Shinichi. Sono stato esiliato per motivi non
ancora troppo chiari, e sono relegato in questo corpo di bambino, con i
miei
poteri magici ridotti al minimo. Puoi ben immaginare quanto sia
frustrante
tutto ciò per uno come me…” e qui
sospirò. “Il mio fascino è andato
perso…”
“Certo che sei uno che si preoccupa di molte cose.”
replicò acido il detective, per poi voltarsi verso Saiko.
“Speriamo vada tutto
bene. Non mi piace pensare a Ran di fronte a un serial
killer…”
“Però devo dire che la tua ragazza ha validi
argomenti
per convincere le persone.” disse Loki, osservando un buco
nel muro dietro di
lui.
“Già…”
“Loki!!!” urlò una voce, poco prima che
la porta venisse
buttata giù, lasciando a tutti vedere un ragazzo dai capelli
castani, vestito
di nero e con una spada di legno in mano.
“Si può sapere che cosa stai
combinando?!” continuò a
urlare.
“Narugami, silenzio!” gli rispose Loki, guardando
Saiko,
che si era affrettato a coprire con la mano il trasmettitore.
“Loki?” fece la voce di Light. “Ma
certo… che stupido che
sono stato. Tu non sei L.”
“Maledizione, ci ha scoperti! Ran, scappa!”
urlò
Shinichi, prendendo in mano il trasmettitore.
Ran non se lo fece dire due volte.
Prima che Light potesse fare qualcosa, aprì dietro di
sé
un varco, sparendo in esso e richiudendolo subito dopo il suo passaggio.
Light guardò furioso il punto in cui era scomparsa la
ragazza, per poi tornare a volgere la sua attenzione al trasmettitore,
che Ran
aveva fatto cadere per la fretta.
“Complimenti, custodi.” Disse, prendendolo in mano.
“Non
so come abbiate fatto a scoprire tutte quelle cose sul mio conto e su
quello di
L e a imitarne la voce, ammetto che eravate quasi riusciti a
ingannarmi.
Ringraziate quel tipo che vi ha fatto scoprire da parte mia. Tuttavia,
sappiate
che la prossima che ci incontreremo, scriverò i vostri nomi
sul Death Note.
Come avete detto voi prima, ora sono in grado di vedere i nomi di
chiunque io
voglia. Siete stati fortunati con la ragazza, ma d’ora in poi
guarderò i nomi
di chiunque, sempre. Voglio vedere come riuscirete a fuggire alla mia
mano di
giustizia.”
“Narugami…”
fece Loki, guardando storto il ragazzo appena
arrivato. “Complimenti, hai rovinato un piano
geniale.”
“Piano? Di che cosa stai parlando.”
“Ne parleremo dopo.” rispose il bambino, per poi
farsi
consegnare il trasmettitore da Shinichi, mentre Ran usciva dal varco,
lasciando
di stucco Narugami.
“Light, giusto?” disse Loki, rivolgendosi
direttamente
all’uomo dall’altra parte della conversazione.
“E tu chi sei?”
“Il mio nome è Loki. È inutile che
cerchi informazioni su
di me, non le troverai. L’idea di usare il nome del tuo
antico rivale è stata
mia. Mi sono fatto consegnare tutte le informazioni in proposito da uno
dei
custodi, che ne era a conoscenza. Quindi, mi dispiace per te, ma siamo
in
vantaggio noi. Sappiamo tutto di te, mentre tu non sai nulla di noi. Il
mio
nome non ti sarà di alcun aiuto, e nemmeno quello di Ran e
Narugami.”
“Ne sei sicuro? Loki… Anche il tuo nome inizia con
quella
lettera… A quanto pare, è destino che io continui
a confrontarmi con lui…”
“Umpf. Non so che razza di demone si sia impossessato di
te fino al punto di renderti così, ma il mio compito
è quello di esorcizzarti,
e di consegnarti alla giustizia.”
“Mi dispiace, ma sono io la giustizia!”
“E quel tipo così presuntuoso chi
è?” chiese Narugami.
“Il serial killer di criminali degli ultimi
giorni.”
Rispose Ran.
“Che cosa?! E osa parlare di giustizia?! E cosa
più importante…
perché Loki sta parlando con lui?!”
sbraitò il ragazzo.
“Tu saresti la giustizia?” continuò il
bambino.
“Interessante… Sai, sono sempre stato un
po’ restio ad essa… ma se tu sei la
giustizia, allora non mi farò alcun problema a ignorarla. Ci
vedremo presto,
Kira.”
Detto ciò, spense il trasmettitore.
“Certo che ci è andata bene… Per
fortuna non può uccidere
chi non conosce.” disse, per poi voltarsi verso Narugami.
“E se non fosse stato
per te, saremmo riusciti a coglierlo di sorpresa…”
“Come?”
“Il mio compito era quello di farmi vedere da lui,
facendogli così credere di essere lì solo per
parlare.” Spiegò Ran. “Poi, lo
avrei stordito non appena avesse abbassato la guardia e lo avrei
portato qui.”
“E io stavo simulando la voce del suo avversario, in modo
da fargli credere che fosse tornato in vita, proprio come
lui.”
“Quindi io ho appena… mandato tutto a
monte?” chiese
Narugami, deglutendo.
“Già. Ah, e giusto per tua informazione, quel tipo
è
stato fatto tornare in vita probabilmente da uno di loro tre.”
“Uno di loro tre?” ripeté il ragazzo,
per poi spalancare
lentamente gli occhi. “Per loro tre… intendi dire
QUEI tre?!”
“Esattamente. Pare che i qui presenti custodi siano in
stretto contatto con uno di loro.”
“Di cosa state parlando?” chiese Saiko.
“Da noi, Luce, Tenebre e Equilibrio sono considerati tre
entità a parte, superiori anche a noi, dato che sorreggono
l’universo stesso.”
Spiegò Loki. “Ma finora, nessuno di noi le aveva
mai incontrate di persona. Voi
siete le prime persone che dicono di averlo fatto.”
“Sfido… io sono stato pure ucciso da una di
loro.”
commentò aspro Shinichi.
“E riportato indietro da un’altra.”
Continuò Ran.
“Ma è impossibile!” esclamò
Narugami. “Quei tre non
possono essere intervenuti in prima persona! Non l’hanno mai
fatto prima d’ora!”
“La guerra del Keyblade.” Fece Saiko.
“Sarà una guerra
che supera ogni immaginazione. E questa guerra sarà guidata
dall’incarnazione
dell’Equilibrio.”
“L’Equilibrio in persona? Ma credevo che non
intervenisse
mai, dato che lui ha il compito di non far prevalere la luce e
l’oscurità.”
“Diciamo che per… questioni familiari, si
è alleato con Luce.”
Rispose Shinichi.
“Ad ogni modo, un problema per volta.” Disse Loki.
“Prima
occupiamoci di Kira. Sappiamo dove si trova e mi pare di aver capito
che lo
possiate trovare anche se si spostasse, giusto?”
I custodi annuirono.
“Perfetto. Allora non ci resta che coprirci il volto e andare
subito a-”
Ma Loki fu interrotto dal rumore di uno sparo, seguito
subito da Shinichi che cadeva a terra, portandosi la mano destra a
coprirsi la
spalla sinistra.
“Chi è stato?” urlò Narugami,
alzando la sua spada di
legno. “Fatti vedere!”
“Umpf. Sei stato fortunato. Qualcosa ha deviato il
proiettile.” Disse una voce, al che, sentendola, Shinichi
spalancò gli occhi.
“Scusa, colpa mia.” Fece Loki, guardando verso la
porta.
“Mi dispiace non essere riuscito a deviarlo del tutto, ma me
ne sono accorto
troppo tardi. Allora, chi è che vuole uccidere uno dei miei
soci?”
“A-Attenzione…” lo avvertì
Shinichi. “Quello è…”
“Non ti sforzare, detective. Rischi di morire e
così mi
toglieresti il piacere di eliminarti di persona.” Disse un
uomo vestito di nero
dai lunghi capelli bianchi, entrando dalla porta e tenendo puntata la
pistola
contro Shinichi.
Dietro di lui c’era un altro uomo, vestito allo stesso
modo ma fisicamente più robusto, con un paio di occhiali da
sole a coprirgli
gli occhi, che sorrideva divertito.
“Gin… Com’è possibile? Dark
mi aveva assicurato che non
aveva aperto nessun passaggio vicino a voi
dell’organizzazione…”
“Lui è Gin?” fece Ran, guardandolo con
sorpresa mista a
paura, mentre Shinichi si lanciava contro una magia curativa,
rigenerando la
ferita.
“Come immaginavo. Devi essere entrato in contatto con
Sherry per conoscere il mio nome.”
“Speri che ti dica dove si trova?” rispose lui, per
poi
evocare il Keyblade. “Non credere che ti lascerò
andare via velocemente.”
Saiko evocò anche lui il Keyblade, mentre Narugami e Ran
si misero al loro fianco, pronti a combattere.
“Così sei anche tu un custode. Dovevo immaginarlo,
lui
aveva detto che sarebbe stato possibile.”
“Lui?”
“Voi custodi della Luce siete ai comandi
dell’Equilibrio
al momento, no?” chiese Gin. “E dovreste sapere
bene chi è il suo avversario.”
“L’Oscurità… è
stata l’Oscurità a salvarvi, non è
vero?”
domandò Saiko, stringendo con forza la sua arma.
Gin sorrise, mentre la pistola che aveva in mano veniva
avvolta da un’aurea nera.
Pochi secondi dopo, al suo posto si trovava un Keyblade
nero, che a differenza degli altri sembrava essere in grado di sparare.
“No!” esclamò Shinichi, incredulo.
“Non può essere!”
“Temi la concorrenza, Kudo Shinichi? O dovrei chiamarti
Edogawa Conan? Sì, l’Oscurità mi ha
rivelato il segreto tuo e di Sherry.
Immagino che non ti aspettassi nemmeno questo, vero?”
“E probabilmente, non si aspettavano nemmeno del nostro
patto.” Disse una terza voce, mentre dietro i due uomini in
nero appariva una
terza figura.
Con un ghigno terrificante stampato sul volto, Light
Yagami superò Gin e Vodka, fermandosi di fronte ai custodi.
“E così, ecco qui i famosi custodi.”
Disse, guardandoli
uno ad uno. “Siete fortunati. Sembra che io non possa vedere
i vostri nomi, ma
poco importa.”
“E tu chi sei?” chiese Narugami.
“Cominciano ad esserci
troppe persone in questa stanza.”
“Io sono Kira.” Rispose Light. “Ma a
quanto pare, solo
due di voi conoscevano il mio volto.”
“È più arrogante di quanto
credessi… Si vede che la
finzione non rispecchia completamente la realtà.”
Commentò Saiko, deglutendo.
“Già. Non hanno lontanamente pensato che tu
potessi avere
degli alleati, che avrebbero usato il loro stesso trucco per
ritracciarli.”
Fece Vodka. “E chi si aspettava di incontrare proprio
quell’impiccione di un
ragazzo?”
“E così sei tu quello che si fa passare come la
nuova
giustizia, eh?” fece Narugami, alzando la spada verso Light.
“Non credo di
poterti perdonare.”
“Credi di potermi far male con una spada di legno?”
chiese divertito Kira.
“Con una spada di legno no di certo…”
rispose il ragazzo,
per poi lanciarsi contro Light, mentre la spada veniva circondata da
decine di
fulmini.
“Ma credo che la mia Mjolnir possa ferirti
sufficientemente!” urlò, preparandosi a colpire il
killer.
Solo che con sua grande sorpresa, Light alzò la mano
destra, facendo apparire anche lui un Keyblade nero, con il quale
parò
l’attacco.
“Che cosa?!” esclamò Saiko.
“Anche lui ha un Keyblade?!”
“Credete davvero che l’Oscurità si fosse
limitata a farmi
tornare in vita e a donarmi nuovi poteri e un nuovo Death
Note?” chiese lui,
sorridendo, per poi affiancarsi a Gin.
“E ora… direi che è arrivato il momento
di eliminare
delle persone piuttosto scomode.”
“Narugami, mi deludi.” Fece Loki, avvicinandosi a
loro.
“Se Thor si fa respingere così facilmente, noi
altri non facciamo di certo una
bella figura.”
Narugami sorrise.
“Allora ci vuoi provare tu, Loki?” chiese.
“Oh, non sai quanto mi piacerebbe. Dopotutto sono famoso
anch’io per la mia malvagità… Se solo
potessi usare tutti i miei poteri
ovviamente.”
“Chi vi credete di essere voi due? Siete solo due
ragazzini con un giocattolo.” Li derise Vodka.
“Non irritarmi, umano.” Replicò Loki con
gli occhi
stretti in due fessure. “Ragazzino a me? Forse non hai fatto
un collegamento
importante con il mio nome… io sono il dio Loki.”
Disse, mentre dietro di lui apparivano
dal nulla decine di serpenti, che si misero attorno a lui, come per
difenderlo.
“Il solito esibizionista.” Commentò
Narugami, alzando di
nuovo la spada, ancora avvolta dai fulmini. “Ad ogni modo,
io, Thor, non vi
lascerò continuare la vostra opera!”
“Quindi abbiamo di fronte due divinità,
eh?” fece Gin,
alzando il Keyblade verso di loro. “Interessante, vediamo se
siete veramente
immortali come si dice in giro.”
“Gin…” lo interruppe Light.
“Lascia che a loro due ci
pensi io. Non ho ancora potuto provare il mio Keyblade… E
dato che con loro il
mio Death Note è inutile, dovrò procedere in
maniera manuale per la loro
eliminazione.”
“Saiko…” fece Shinichi.
“Proteggi Ran per piacere, me la
vedrò io con Gin. Tu metti fuori gioco Vodka.”
“Neanche per sogno!” esclamò Ran,
creando in mano una
sfera di fuoco. “Non me ne starò di certo da
parte! Combatterò anch’io!”
“Non importa in quanti combattete.” Fece Gin,
puntandoli
contro il Keyblade. “Tanto morirete tutti qui. E poi
andrò a cercare anche
Sherry, eliminando lei e tutti coloro che la circondano.”
“Ormai ti sarà impossibile. La polizia
è al corrente
della vostra esistenza. Non riuscirai neanche ad avvicinarla. Anzi,
è probabile
che ora sia sotto la protezione di altri custodi.”
“Allora eliminerò anche loro. Dopotutto, un
custode della
Luce se n’è già andato.”
Sentendo ciò, i tre spalancarono gli occhi.
“Che cos’hai detto?” fece Saiko.
“Impossibile!”
“Oh, invece sì. E ti dirò di
più: è stata Azuki a
sconfiggerlo. L’Oscurità mi ha detto che il
custode di nome Saiko era il suo ex
fidanzato… e se ho capito bene, ti chiami così,
no?”
Il mangaka cominciò a tremare.
“Azuki avrebbe… No! Mi rifiuto di
crederci!” urlò.
“E vuoi sapere chi vi ha lasciato?”
continuò Gin, che
sembrava divertirsi. “Un ragazzino… uno che era in
grado di indossare una
specie di tuta blu con tanto di casco…”
“Justin…” mormorò Saiko.
“Stai dicendo che Justin è-”
“Distrutto definitivamente, assieme al suo cuore. Niente
Heartless o Nessuno. Non è rimasto nulla di lui.
È stato cancellato
dall’universo ed è stato solo il primo. E ora
ammirate… il vero potere
dell’Oscurità!”
Gin urlò l’ultima parola, venendo completamente
avvolto
dalle tenebre, che poi confluirono nel suo Keyblade, formando un
proiettile di
oscurità.
L’uomo in nero prese la mira, per poi sparare contro i
tre.
“Maledizione!” urlò Shinichi, creando
insieme a Ran e a
Saiko una sfera di luce che lanciò contro il proiettile,
riuscendo a fermarlo.
Pochi instanti dopo la sala saltò in aria per
l’onda
d’urto dell’esplosione causata
dall’incontro tra i due elementi.
Loki, Narugami e Yamino saltarono fuori dalla casa,
riuscendo ad evitare le macerie, mentre gli altri li seguirono avvolti
da delle
barriere.
“La mia casa!” esclamò Loki, per poi
voltarsi verso
Light. “Avete la più pallida idea della fatica che
Yamino farà per rimetterla a
posto?!”
“Perché nomina solo me?” chiese lui,
afflitto e ormai
arreso a ciò che purtroppo lo aspettava.
“Io non me ne preoccuperei. Piuttosto direi al tuo
maggiordomo di cominciare a scavare la terra.”
“Sei davvero convinto di poterci sconfiggere
dunque?”
chiese Narugami. “E sentiamo, come vorresti eliminare due
divinità?”
“Con il Keyblade ovviamente.” Rispose lui, alzando
la
chiave verso di loro.
Ma prima che potesse fare una mossa, si ritrovò
circondato dai serpenti di Loki.
“Non credo ne avrai la possibilità. Quei serpenti
sono
velenosi. Fai un solo passo e per te sarà la fine. Non credo
tu sia immortale,
perciò morirai anche se sei ritornato in vita.”
Light sorrise.
“I tuoi serpentelli non mi fanno paura. Come ho detto
prima, non ho solo il Death Note come mezzo per uccidere…
Solo che l’altro non è
indiretto come lui.”
Mentre diceva ciò, il suo Keyblade venne avvolto da
un’aurea nera, che pian piano lo circondò
completamente, fino a coprire anche i
serpenti.
In pochi secondi, tutti gli animali caddero a terra privi
di vita.
“Che cosa?” esclamò sorpreso Loki,
guardando i suoi
serpenti.
“Come ha fatto?”
“Il mio Keyblade è
particolare…” spiegò divertito Light.
“Il solo contatto con esso è letale per chiunque
oltre a me. E se voglio, come
ho fatto adesso, posso espandere di qualche metro il suo effetto. Ora
capite?
Mi basterà avvicinarmi a voi e non avrete scampo.”
“Questo tipo si rivelerà piuttosto difficile da
affrontare…” commentò Narugami,
deglutendo.
Loki invece alzò la testa verso l’alto.
“Ehi, superiore!” urlò. “Ti
vuoi decidere a restituirmi i
miei poteri?! Non vedi che qui la situazione è abbastanza
critica?!”
“Credi davvero che ti ascolterà?”
“Se l’Oscurità è intervenuta
in questa maniera nel nostro
mondo, di sicuro a Odino la cosa non è andata giù
facilmente. E anche se mi
farà un favore temporaneo, non credo disprezzerà
una vendetta nei suoi
confronti.” Rispose il dio dell’inganno, sorridendo.
Mentre diceva ciò, il suo corpo cominciò a
diventare
lentamente più grande, mentre i suoi vestiti si adattavano
alle nuove misure.
Pochi secondi dopo al posto del bambino c’era un ragazzo
con i suoi stessi tratti, che chiuse e riaprì le mani un
paio di volte.
“Perfetto… e ora comincia il divertimento. Sei
pronto,
Thor?”
“Che razza di domanda! Sono un alleato della giustizia,
è
mio compito aiutarla. E se stavolta sei dalla sua parte, ti
aiuterò!”
“Perfetto!”
“Come se voi due poteste vincere contro di me.”
Ghignò
Kira.
“Non ci resta che scoprirlo di persona, no?” fece
Loki,
per poi lanciarsi contro di lui seguito da Narugami.
Shinichi, Ran e Saiko tornarono a
terra, dissolvendo la
barriera, mentre Gin e Vodka li imitavano a qualche metro di distanza.
“C’è una cosa che non riesco a
spiegarmi…” fece Shinichi,
rivolgendosi al suo avversario. “Tu sei un custode
dell’Oscurità… ma lui?”
“Finché mi sarà utile, lo
terrò al mio fianco. Mi
conosci, no?” rispose l’uomo, sorridendo.
“Una persona veramente disgustosa.”
commentò Saiko,
brandendo il Keyblade. “Mi chiedo come faccia ad essere
ancora vivo… credevo
che una persona del genere avesse vita breve.”
“Non nel suo caso purtroppo.” Rispose Shinichi,
preparandosi a combattere, mentre anche Ran alzava i pugni, pronta a
intervenire.
“Poveri stolti. Due custodi e un guardiano non saranno
sufficienti per battermi!” urlò Gin, lanciando un
nuovo colpo oscuro verso i
tre.
Ma prima che potessero fare qualcosa, dal terreno sotto
di loro si alzò dal nulla un muro, che prese in pieno
l’attacco.
“Che cosa?” esclamò sorpreso
l’uomo.
“Hai ragione… Due custodi e un solo guardiano non
sono
sufficienti…” disse una voce, mentre il muro
tornava nella terra, lasciando che
un ragazzo dai capelli dorati a caschetto, avvolto da un mantello
rosso, si posizionasse
davanti ai tre.
“Ma se ci sono più guardiani, la cosa per te
comincia a
diventare più difficile, no?” chiese Alphonse
Elric, guardando freddamente Gin.
“Al?!” esclamò sorpreso Saiko.
“Che cosa ci fai qui?!”
“L’oscurità di questo mondo si
è sentita in tutto
l’universo. Siamo venuti subito ad aiutarvi.”
“Siamo?” ripeté Ran.
“Esatto.” Rispose una ragazza dai lunghi capelli
biondi,
con addosso una tuta da meccanico, affiancandosi ad Alphonse.
“Siamo venuti in
parecchi.” Concluse Winry, lanciando in aria una chiave
inglese, riprendendola
al volo.
Gin non fece una piega.
“Non importa. Due mocciosi in più non mi
preoccupano di
certo!”
“Allora impara a contare meglio!” urlò
una voce alle sue
spalle.
Gin si voltò giusto in tempo per venire colpito da
centinaia di pugni in sequenza, che lo colpirono alla
velocità della luce,
facendolo volare in aria.
“Capo!” esclamò Vodka, girandosi e
vedendo un ragazzo con
addosso un’armatura bianca, con il braccio disteso in avanti
e la mano chiusa a
pugno.
“Parla tanto e poi si fa colpire come se niente fosse.
Non è molto coerente con se stesso.” Disse Seiya,
abbassando il braccio. “E mi
è bastato usare il cosmo.”
Gin cadde a terra poco lontano, rialzandosi a fatica, con
il corpo pieno di lividi.
“M-Maledizione… come ha fatto?” chiese,
guardando i nuovi
arrivati.
“Da quel che ho capito, è in grado di usare
l’energia
dell’universo per attaccare…” rispose un
ragazzo con addosso una calzamaglia
verde, che stava volando sopra di loro, con in mano un pugnale e
accompagnato
da un gatto azzurro con le ali. “E devo dire che è
decisamente forte.”
Loki e
Narugami saltarono indietro giusto in tempo per
evitare che il Keyblade di Light li colpisse.
“Maledizione… così non riusciamo
nemmeno a sfiorarlo…”
fece Thor.
“Non ci resta che continuare ad attaccarlo, sperando in
una sua mossa falsa.”
“Non ne farò, tranquilli.”
“In questo caso allora sarà meglio costringerti a
farla.”
Esclamò una voce, poco prima che una fiammata investisse in
pieno Light.
Loki e Narugami si girarono, vedendo un uomo con addosso
un uniforme militare blu e la mano aperta di fronte a sé.
Light spazzò via le fiamme con il Keyblade, guardando con
rabbia il nuovo arrivato.
“E tu chi sei?” chiese, senza nascondere il suo
disappunto per la nuova situazione.
“Un guardiano dell’Equilibrio. Proprio come
noi!” disse
un’altra voce, poco prima che una pioggia di spade
raggiungesse Light che riuscì
ad evitarle per un soffio.
“Però, in gamba.” Disse una ragazza dai
capelli rossi con
addosso un’armatura bianca con riflessi argentei, provvista
di un paio di ali.
“Non è da tutti evitare un mio attacco, ma credo
che la tua sia stata la
fortuna del principiante.”
“Elsa ha ragione.” Fece un ragazzo al suo fianco,
che
indossava un semplice paio di jeans e una maglietta.
“Scommetto che di solito
non lascia scampo.” Concluse Eiji, sorridendo.
“E voi chi siete?” chiese Loki, guardando sorpresi
i tre
guardiani.
“Lo hanno detto poco fa.” Replicò
tranquillamente un uomo
dai lunghi capelli neri, interamente coperto da un mantello rosso
sangue dal
collo così alto che lasciava scoperta solamente la parte
superiore del viso,
mostrando così le sue iridi cremisi, e puntando una pistola
a tre canne contro
Light. “Siamo tutti guardiani, giunti qui per aiutare questo
mondo.”
“Maledetti… credete forse di farmi paura solo
perché
siete in tanti?” fece Light.
“Certo che no.” Rispose Elsa, facendo apparire dal
nulla
una spada. “Speriamo di farti paura perché
facciamo paura!”
Gin
saltò all’indietro, riuscendo ad evitare una
lancia
di Al.
“Non così in fretta!” esclamò
Winry, avvolgendo la sua
chiave con del fuoco e lanciandola contro di lui, colpendolo allo
stomaco.
“Questi poteri da guardiano sono veramente comodi.”
Commentò la ragazza, sorridendo, fermandosi sentendo il
rumore di un grilletto
dietro di lei.
“Poteri o no, un proiettile in testa ti sarà
fatale.”
Disse Vodka, senza abbassare l’arma.
“Non ne avrai il tempo!” urlò una voce,
anticipando una
folata di vento che allontanò a forza l’uomo,
facendogli cadere la pistola.
Winry si girò, vedendo Inuyasha con il Keyblade in mano.
“Quelle armi da fuoco le detesto.”
Commentò, sbuffando.
“Oltre al fatto che contro di noi sono perfettamente
inutili.”
Fece Natsu, raggiungendoli insieme a Shinji, Asuka, Shinji, Ichigo,
Lucy, Sora,
Riku e Kairi.
“C’è una vera e propria riunione,
eh?” commentò l’omonimo
del cielo, sorridendo divertito. “A quanto pare, questa volta
ai custodi delle
tenebre non è andata bene.”
Gin socchiuse gli occhi, guardando il gruppo di custodi
appena arrivato.
“Ora cominciano a essere troppi…” disse,
mentre vedeva
Light che si avvicinava a lui, con i guardiani alle sue spalle.
“Questo non era previsto.” fece Kira, riuscendo a
raggiungerlo,
seguito da Vodka.
“Già e non mi piacciono gli imprevisti. Credo
proprio che
questa volta dovremo ritirarci.”
“Non ce ne sarà bisogno.” Disse una voce
alle loro
spalle.
Shinichi, Ran e Saiko spalancarono gli occhi.
Alle spalle dei custodi oscuri si aprì un varco, dal
quale uscì l’Oscurità.
“E tu chi sei?” domandò Inuyasha,
facendo per partire
all’attacco.
“Fermati Inuyasha!” ordinò Saiko.
“Non attaccarlo!”
Il mezzo demone si fermò, guardandolo sorpreso.
“Come sarebbe a dire?”
“Lui… è
l’Oscurità.” Rispose Shinichi,
deglutendo.
“L’Oscurità?”
ripeté incredulo Narugami. “Quindi è
intervenuto in prima persona… Loki, che cosa
facciamo?”
Ma il ragazzo continuò a fissare incredulo il nuovo
arrivato.
“Credo… che non ci resti che sperare.”
rispose infine.
“La senti anche tu, no? Emana pura energia, e per nulla
positiva.”
“Non possiamo di certo arrenderci come se nulla
fosse!”
esclamò Elsa, brandendo la spada.
“Non è un avversario alla nostra portata, nemmeno
unendo
le nostre forze!” replicò Ichigo, chiudendo le
mani a pugno per la rabbia.
“Anche Hikari e Dark hanno avuto difficoltà contro
di lui!”
“Precisamente, custodi e guardiani.” Rispose
l’Oscurità,
per poi stendere un braccio verso di loro, spalancando la mano.
“E ora, mi
farete il piacere di raggiungere nell’oblio il vostro amico
Justin.”
Non appena ebbe detto ciò, creò in un instante un
raggio
d’energia oscura che li investì in pieno,
facendoli volare tutti contro gli
edifici vicini, e spazzandone via altri.
“Umpf. A quanto pare, non sono stato sufficientemente
veloce. Sei riuscito ad attutire il mio attacco…”
fece l’incarnazione
dell’oscurità, rivolgendosi a qualcuno.
“A-Attutito?” ripeté Narugami,
riemergendo da una casa.
“Per fortuna che non c’era nessuno in questa casa,
altrimenti ci sarebbe stata
una strage.”
“Ho fatto andare via tutti gli abitanti di questo
quartiere facendo inoltrare un falso allarme bomba.”
spiegò Loki, che era
finito poco lontano da lui. “Ma di certo non credevo che
sarebbe successo
qualcosa di decisamente più grave di quanto avevo
programmato…”
“L’hai detto… Anche noi temevamo
l’arrivo di questo
giorno… una delle tre entità si è
presentata di persona. Credo che per noi sia
finita…”
“Vi sbagliate.” Disse una voce alle loro spalle,
poco
prima che un’aurea verde ricoprisse loro e tutti gli altri
custodi e guardiani.
“E su due punti.” Continuò Hikari,
superandoli. “Non solo
per voi non è finita, ma stasera ci sono ben due
entità superiori presenti.”
“Due?” ripeté Loki.
“Dark.” Rispose Sora, raggiungendo assieme a Riku e
Kairi
Hikari. “Non è vero?”
Hikari annuì, sorridendo ai loro sguardi sorpresi nel
vederla con il suo nuovo look.
“Proprio così!” esclamò Black
Star, mentre lui, Tsuna,
Edward, Marco e Pan li raggiungevano.
“Ma che cosa ti è successo?” chiese
Kairi, trovando il
coraggio di fare quella domanda.
La custode dell’Equilibrio creò una sfera per
metà di
luce e per metà d’oscurità, per poi
guardare la sorella.
“Diciamo solo che… non sono più una
custode della Luce.”
Rispose infine.
“Esattamente.” Disse la voce dell’unico
che mancava
ancora all’appello, mentre da dietro una delle case rimaste
in piedi, sbucava
Dark.
“Hikari è la mia nuova custode.”
Continuò, dirigendosi
verso l’Oscurità e fermandosi di fronte a lui.
“Una cosa per cui non ti perdonerò mai.”
Disse lui.
“Sai bene che non me ne pento… padre.”
Rispose Dark,
aspro.
“Padre?” ripeté Loki. “Vuol
dire che quel ragazzo…”
“Sì. È l’Equilibrio. La
seconda delle tre entità
superiori.” Replicò Hikari, evocando Balance e
raggiungendo il compagno.
“Ma com’è successo?” chiese
Riku, ancora incredulo.
“L’Oscurità aveva eliminato
Hikari.” Rispose Shinichi,
raggiungendoli insieme agli altri custodi, mentre i Guardiani rimasero
al loro posto,
a fissare Dark e Hikari. “Ma Dark l’ha riportata
indietro, come custode
dell’Equilibrio.”
“Pazzesco… quindi sono veramente oltre la nostra
immaginazione.” fece Loki, riprendendo di colpo le sue
sembianze di bambino.
“Ehi, è questo che significa?!”
esclamò arrabbiato.
“Probabilmente Odino non ritiene più necessario
che tu
combatta.” Rispose sorridendo Narugami, per poi farsi serio e
voltando anche
lui lo sguardo verso Dark, Hikari e l’Oscurità.
“Così… osate affrontarmi di
nuovo.” Ringhiò quest’ultimo.
“E continueremo ad osare fino a quando non ti avremo
sconfitto.” Replicò Dark, puntandogli contro il
Keyblade insieme a Hikari.
“O fino a quando non sarete voi due a sparire.”
“Non succederà.”
“Lo stesso vale per me.”
Senza alcun preavviso, i tre lanciarono in contemporanea
due sfere di luce e una d’oscurità, che si
scontrarono a mezz’aria, rimanendo sospese
nel vuoto.
“Non speriate di potercela fare. Anche se doveste
attaccarmi tutti insieme, non riuscirete a sconfiggermi!”
urlò l’Oscurità.
“E se intervenissi io?” chiese una voce, mentre i
tre
attacchi svanivano nel nulla.
L’Oscurità spalancò gli occhi, come
molti custodi, che
avevano riconosciuto immediatamente quella voce.
Le tenebre della notte scomparvero, dissolvendosi in una
fortissima luce proveniente da un punto preciso del cielo.
Lentamente, con gli sguardi di tutti su di sé, una donna
dai capelli dorati, avvolta da una tunica bianca e con gli occhi
chiusi, atterrò
lentamente, mettendosi in mezzo tra Dark e
l’Oscurità.
“Tu!” urlò lui con rabbia.
“Come osi farti vedere?!”
Luce aprì lentamente gli occhi.
“Sono qui per fermarti. Non ho intenzione di far
combattere adesso nostro figlio.” Rispose pacatamente.
“Tutte e tre le entità… riunite nello
stesso posto…”
commentò Marco, incredulo come tutti gli altri.
“Non credevo sarebbe successo davvero...” fece Sora.
“E credi che te lo lascerò fare?!”
sbraitò l’Oscurità,
creando una sfera nera che scagliò contro Lucis, la quale
alzò una mano per
dissolverla.
“Ci scontriamo da tempi immemori. Sai bene che nessuno di
noi può avere la meglio sull’altro.”
Fece lei, per poi girarsi verso Dark.
“Figlio mio, lo tratterò io. Tu porta con te i
tuoi
prescelti e porta a compimento ciò che hai progettato.
È già tutto pronto.
Hikari, aiutalo in questo suo compito, per piacere.”
Dark e Hikari la guardarono per qualche secondo, per poi
annuire e correre verso gli altri.
“Non te lo permetterò!” disse
l’Oscurità, facendo per
corrergli dietro.
Ma Lucis lo fermò.
“Tu non farai nulla… Nigrae.”
L’Oscurità spalancò gli occhi.
“Osi chiamarmi con il mio vero nome?”
“Oso. E ora farò in modo che tu rimanga
per un po’ al tuo posto.”
“E come speri di fare?”
Per tutta risposta, la luce attorno a Lucis
aumentò ulteriormente.
“Distruggerò il tuo corpo, in modo che tu
non possa uscire dal tuo regno finché non ne creerai uno
nuovo. E so che ti ci
vorrà del tempo.”
“Non ci riuscirai.”
Lucis alzò le mani, tra le quali cominciò
a crearsi una sfera di luce.
“Miei custodi! Guardiani!” urlò, senza
girarsi. “Vi mostrerò il vero potere della luce.
Sarà questo quello che dovrete
usare nella Guerra che vi attende!”
Dark fissò suo madre, per poi creare due
varchi.
“Sora, Riku, Kairi, Tsuna, Marco, Black
Star, Edward, Pan, Saiko, Conan, Ran, Ichigo, Asuka,
Shinji, Inuyasha!”
chiamò. “Voi dovrete venire con me e Hikari. Vi
spiegheremo tutto a tempo debito. Tutti gli altri…
aspettateci sulla Terra.
Continuate ad allenarvi e preparatevi per la guerra! Ci rivedremo in
quell’occasione.”
Tutti annuirono, per poi attraversare il
varco al loro fianco, mentre i custodi e i due guardiani, seguiti da
Happy,
attraversarono l’altro, che si richiuse dietro di loro. “Gin, Light,
Vodka.” Disse l’Oscurità. “Potete
andare anche voi.
Riferite agli altri di ostacolare il gruppo di Dark in tutti i modi
possibili.
Degli altri non m’interessa nulla.”
Gin si trattenne dal mostrare il suo
disappunto per essere costretto a obbedire e annuì.
“Va bene.” Rispose, prima di sparire con
gli altri due in un varco oscuro.
“Non riusciranno a fermare Dark, e lo
sai.”
“Dark no, ma gli altri sì. E comunque,
prima che tu mi colpisca, sappi che la mia vendetta sarà
atroce. Non ti
perdonerò questa tua intromissione. Il mio nuovo corpo
sarà molto più forte di
questo, e nessuno riuscirà a colpirlo, nemmeno tu.”
“Questo lo vedremo. Per il momento…
sparisci.”
Detto ciò, scagliò contro
l’Oscurità la
magia di luce.
Nigrae non fece nulla e aspettò che lo
raggiungesse.
Ma pochi instanti prima di essere
raggiunto e disintegrato, l’incarnazione delle tenebre si
concesse un sorriso.
‘Tu non hai la più
pallida idea… delle conseguenze di questo tuo
gesto.’ Pensò divertito,
mentre il suo corpo veniva cancellato.
Loki e Narugami si coprirono gli occhi, mentre l’onda di
luce stava per raggiungerli.
“Presto, dateci la mano!” dissero insieme due voci.
Le due divinità si girarono, ritrovandosi due mani tese
verso di loro.
I volti dei proprietari erano coperti dalla fortissima
luce, ma i due non aspettarono un secondo, afferrando le mani e
scomparendo
tutti e quattro, mentre la luce copriva ogni cosa come una gigantesca
onda
marina.
Capitolo 73 *** Verso la guerra! Diventare Lord del Keyblade? ***
Ed eccomi qui, dopo solo una settimana, con il nuovo capitolo!
Consideratelo come un regalo, visto che questi ultimi capitoli sono
stati più corti del solito, ma tranquilli, dal prossimo
torneranno come prima XD.
Mi pare giusto avvertire che sebbene sarete portati a pensare a Kingdom
Hearts 3D, questo capitolo NON contiene spoiler su esso (visto che me
ne sono tenuto ben alla larga, quindi ignoro ancora tutto XD).
Ringrazio Fly89 per avermi fatto da beta reader e per avermi
risparmiato sapendo che cosa succederà nel prossimo capitolo
XD (ormai dovreste averlo capito che sarà un capitolo di
pura follia XD).
Detto questo, passiamo alle recensioni!
@ Inuyasha_Fede:
Esiste un'altro Loki bambino detective? E io che credevo che "Il mitico
Detective Loki" fosse unico XD. Beh, la riunione è stata la
prova generale della vera riunione che avverrà con la guerra
(e credimi, sarà un'opera masotontica XD) @ Jimmopolis:
Tranquillo, e benvenuto tra i recensori! Ti ringrazio per i consigli,
ma risulterebbe monotono corrompere di nuovo un custode
dell'Equilibrio, no? Per gli Heartless... ho ben altro in mente XD. Per
quanto riguarda le fan fiction alternative che hai in mente, preferirei
prima sapere tramite messaggio personale maggiori info se non ti
spiace. Più che altro perché essendo questa
(modesti a parte XD) la mia fan fiction migliore, preferisco
tenere monitorato tutto ciò che ha a che fare con essa XD. @ Poldovico:
Prova a pensare a Cosmos XD. È lei che ho usato
come base per il personaggio di Lucis XD. Il manga in questione
è "Il mitico detective Loki", e Thor è stato
costretto a rendere Mjolnir una spada di legno perché...
beh, va a scuola XD. Comunque ha mantenuto tutte le sue caratteristiche
originali, perciò dovrebbe essersi salvato XD. Ad ogni
modo... che cos'è un BanHammer? La mia ignoranza si fa
sempre viva XD @ lettore 01:
Non ho detto in che stato ne è uscito quel mondo XD. E
comunque, non hanno combattuto tutte e tre insieme. Per il ritorno di
Kira... mi serviva un personaggio psicopatico, perciò ecco
perché ho scelto lui XD. Mentre per Seiya, diciamo che era
per salvarlo come personaggio... dopo la figura fatta in Saint Seiya
Omega perlomeno... Nigrae sì, dovrebbe essere latino... se
è sbagliato è colpa di google! XD. Per il
Keyblade.... chissà, forse in questo capitoli avrai parte
della risposta... (cmq sì, la storia dei guardiani l'ho
fatta anche per poter usare diversi personaggi che non potrei inserire
in un capitolo normale. E non sai ancora quali altri guardiani ho
scelto XD) @ niki_:
*consegna patatine, pop corn e bibite* Ecco qui! E già, la
prima vera e propria riunione pre-guerra. Ottima per finire la
terz'ultima saga della storia, no? Per la conga... Marco ti fa sapere
che grazie a te il suo cervello si è definitivamente
autodistrutto XD (avrò gli incubi a vita ripensando a tale
visione XD). Per il prossimo capitolo, quello che da tempo continuo a
dire che sarà sconvolgente... non so ancora come potreste
reagire voi lettori XD (io me la sono cavata con un'inseguimento da
parte di quasi tutti i custodi e guardiani XD). Per la lapide...
perché spendere soldi, visto che la terra finirà
tra poco più di un mese? (sempre secondo gli catastrofisti
ovviamente XD). Quel "Tu non hai la più
pallida idea... delle conseguenze di questo tuo gesto"
sarà un punto chiave in futuro... ma tra un po' XD.
Okay, e ora... vi lascio al primo capitolo della penultuma saga!
Capitolo 72: Verso la guerra!
Diventare Lord del Keyblade?
Un ragazzo dai capelli color grano era seduto sopra il
cornicione di un palazzo, osservando la città sotto di lui,
che procedeva
tranquilla la sua vita di sempre.
“Finalmente ci rivediamo.” Disse senza girarsi,
mentre un
varco si apriva dietro di lui, lasciando uscire una figura avvolta da
un
impermeabile blu scuro, con il volto coperto dal cappuccio, dal quale
uscivano
due lunghe code di capelli neri.
“Il tempo è giunto.”
Sentenziò una voce femminile
proveniente dalla nuova arrivata.
Il ragazzo sorrise.
“Lo immaginavo. Mi stavo appunto chiedendo quanto tempo
ci avrebbe messo dopo il messaggio di Master Aqua.”
“Tuttavia, è sorto un piccolo intoppo.”
“Davvero?” fece il ragazzo, mostrandosi leggermente
sorpreso. “Se ti riferisci al fatto che non è lo
stesso dell’ultima volta, ne
sono consapevole.”
“Non è solo quello. Questa volta sono
due.”
“Due?” ripeté il ragazzo, girando per la
prima volta la
testa. “Come sarebbe a dire due?”
“Il primo di loro non è ciò che sembra.
È molto di più. È
la base stessa.”
Il ragazzo rimase in silenzio per qualche secondo, per
poi sorridere nuovamente.
“Capisco… Dunque, alla fine, sembra proprio che
questa
sarà l’ultima guerra. Se si è
risvegliato lui, la cosa non è da sottovalutare.
Immagino che tu voglia un giorno, vero?”
“Esatto. Purtroppo non posso rimanere a lungo in questa
forma, presto dovrò lasciarle il posto. Tuttavia, se mi
fornisci del potere, potrò
agire anche senza espormi direttamente. Almeno all’inizio.
Lei farà il resto.
Sa già come comportarsi.”
“Come vuoi.” Fece lui, alzandosi in piedi, per poi
lanciarle una spilla, che lei prese al volo.
“Quando arrivano, usala.” Continuò,
camminando verso la
sua interlocutrice, per poi superarla. “Annullerà
tutto ciò che è in corso e ti
permetterà di gestire la situazione come vuoi. Io
rimarrò a guardare. Solo…
vedi di non fare nulla a questi tre.” Disse, lanciandogli un
cellulare con lo
schermo richiudibile.
La ragazza lo afferrò al volo, aprendolo subito e vedendo
diverse foto.
“Non ti preoccupare. Non romperò i tuoi
giocattoli. Anzi,
potrebbero tornarmi utili.”
“Fai conto che mi servono per altre due settimane.”
“Basterà che eseguano le istruzioni, no? Non sono
queste
le tue regole?”
“Esatto.” Rispose il ragazzo, prima di scomparire
nel
nulla.
La ragazza tornò ad osservare la spilla.
Era di colore nero, e sopra era ben evidente il simbolo
dell’Equilibrio.
La fece volare in aria, riprendendola al volo.
“Dark, Hikari…” disse, guardando verso
il cielo. “Vi sto
aspettando.”
Dark era
seduto di fronte ai monitor della Gummiship, in
silenzio, con Hikari al suo fianco.
Dietro di loro gli altri custodi, assieme a Ran, Shinji e
Happy, li guardavano.
“Allora Dark… Perché ci hai fatti
venire tutti qui?”
chiese Sora.
“E che cosa voleva dire tua madre? Che cos’hai in
mente?”
fece Asuka.
Dark sospirò, per poi girarsi verso di loro.
“Ormai la guerra è alle porte.” Rispose.
“I custodi sono
quasi tutti riuniti, come anche i nuovi guardiani.”
“Quindi ci stiamo dirigendo verso la terra?”
esclamò
Marco.
“No.” Rispose Hikari. “Per voi non
è ancora il momento di
raggiungere gli altri.”
“Come sarebbe a dire?!” sbraitò Black
Star. “State forse
insinuando che non siamo sufficientemente forti?!”
“No, tutt’altro.” Replicò
Dark. “Anzi, alcuni di voi sono
anche Master del Keyblade, ma ciò non sarà
sufficiente per la guerra.”
I custodi guardarono Dark sorpresi.
“Per affrontare questa guerra sarà necessario che
voi
superiate il rango di Master.”
“Superare il rango di Master?!” ripeté
incredulo Sora.
“Esiste un rango superiore?!”
“Solitamente è un rango a cui non si
può accedere.”
Rispose Hikari. “Anzi, in questo momento, siamo solo in tre a
farne parte.”
“Siamo?” fece Kairi. “Stai dicendo che
tu-”
“Hikari, io e Hakai.” Disse Dark. “Noi
tre siamo custodi
speciali. Essere custodi dell’Equilibrio e del Caos ci pone
su un livello totalmente
diverso da quelli della Luce e
dell’Oscurità.”
“In pratica ci stai dicendo che contro tuo padre e Hakai
non avremmo una chance?” domandò Ichigo.
“In teoria, non in pratica. Per poter combattere al
nostro stesso livello… Dovrete diventare Lord del
Keyblade.”
Non appena Dark finì la frase, nella sala scese il
silenzio totale.
“Lord… del Keyblade?” ripeté
Edward sorpreso.
“In pratica, verrete elevati anche voi a un rango
superiore.”
“Cioè diventeremo delle
divinità?” esclamò entusiasta Black
Star.
“Possiamo dire di sì.”
“E perché ce ne parli solo adesso?”
chiese Inuyasha.
“Perché era qualcosa che avevo rimosso
volontariamente
dai miei ricordi.” Rispose l’incarnazione
dell’Equilibrio. “Qualcosa che avevo
predisposto subito dopo la prima guerra del Keyblade. Non è
un rango a cui
possono accedere tutti. Dovevo selezionare i custodi più
meritevoli.”
“E Light e Rexenet?” fece Sora.
“Loro hanno rifiutato questa carica. Non vogliono una simile
responsabilità.”
“E perché ce la dovremmo prendere noi
allora?!” esclamò
Tsuna, arrabbiato. “Io sono stufo di questa storia! Ogni
giorno sbucano fuori
sempre più nemici, e sempre più forti!”
“È per questo che dovrete diventare più
forti a vostra
volta e superare il limite dei Master del Keyblade. Se ci riuscirete,
avrete a
vostra disposizione un potere che va oltre la vostra
immaginazione!”
“Per quel che mi riguarda, io ci sto!” fece Black
Star.
“Non mi lascio di certo sfuggire l’occasione di
venire riconosciuto per ciò che
sono!”
“Ma tu sentilo.” Replicò Asuka,
sorridendo e incrociando
le braccia. “Credi forse di essere l’unico?
Sarà una passeggiata. Se
StupiShinji è una divinità, può
diventarlo chiunque!”
Il pilota non replicò, rimanendo in silenzio, cosa che
infastidì Asuka, che però non aggiunse altro.
“E noi Guardiani?” chiese Ran.
“Ho deciso di portare anche voi perché sono sicuro
che
avrete il vostro ruolo fondamentale in tutto quello che ci
aspetta.”
“Ehi…” li interruppe Pan, guardandosi in
giro. “Sbaglio,
o manca il mezzo drago?”
“Ehm… Natsu è
laggiù…” rispose Happy, indicando
Natsu,
che era sdraiato a terra, piegato su se stesso, con il volto contorto
in
un’espressione sofferente, mentre si teneva chiusa la bocca
con una mano.
“A-Aiuto…” ansimò a fatica.
“F-Fate fermare questo
affare…”
“Ma che cosa gli prende?” domandò
Shinichi, guardandolo
incredulo.
“Allora è veramente allergico ai mezzi di
trasporto? Io
credevo stesse scherzando…” commentò
Ichigo, mentre Edward sospirò,
avvicinandosi al Dragon Slayer.
“Non posso garantirti nulla, ma posso tentare di
aiutarti…”
disse, aiutandolo a mettersi seduto, per poi battere le mani e
appoggiarle
sulla sua schiena.
Natsu fu attraversato da una serie di fulmini rossi,
saltando subito in piedi.
“E-Ehi, che cosa stai facendo?!”
esclamò, avvolgendo un
pugno con il fuoco.
“Dalla tua reazione, direi che ti ha guarito, aye!”
rispose Happy.
Natsu lo guardò in silenzio, per poi voltarsi verso un
oblò, per assicurarsi che si stessero ancora muovendo.
“Perché non hai detto subito di essere un mago
dell’aria
come Wendy?” chiese poi a Edward, che sorrise.
“Niente magia. Pura e semplice alchimia. Ho inibito i
tuoi nervi per non farti sentire la sensazione di viaggio…
è andata bene, era
la prima volta che tentavo una trasmutazione del genere.”
“Mi stai dicendo che mi hai usato come cavia?!” gli
sbraitò contro il Dragon Slayer, sputando una piccola
fiamma, facendo scoppiare
tutti a ridere.
“Però ha fatto bene.” Fece Dark.
“È meglio per te non
avere più quel problema. Non so che cosa vi
aspetta.”
“Come sarebbe a dire? Non hai detto che sei stato tu a
preparare questo… allenamento?” domandò
Riku.
“E come vi ho detto, ho cancellato tutti i miei ricordi
che lo riguardano. So solo una cosa.”
“Ovvero?”
“Una persona ci sta aspettando in un mondo preciso. Ed
è
lì che stiamo andando.”
“Allora andiamoci subito!” esclamò Black
Star, aprendo un
varco.
“No, è meglio se riposate. È troppo che
state viaggiando,
dormendo solo saltuariamente. Molti di voi sono stati feriti anche in
maniera
grave, e la magia guarisce solo fino a un certo punto. Approfittate di
questo
viaggio per riprendervi.”
I custodi rimasero in silenzio, guardandolo increduli.
“No, aspetta… ci hai detto chiaramente di metterci
tranquilli mentre la guerra sta per cominciare? Dobbiamo sbrigarci a
superare
il rango di Master, altrimenti-” cominciò
Inuyasha, per poi venire interrotto
dal custode dell’Equilibrio.
“Avete sentito mia madre, no? Tratterrà
l’Oscurità per il
tempo necessario e la guerra non comincerà prima del nostro
ritorno. Non ho
idea di quanto tempo vi porterà via questa prova. Potrebbe
durare poche ore,
come giorni, se non mesi.”
“Mesi?!” ripeté incredula Kairi.
“Mi conoscete. Se ho architettato qualcosa, non
sarà
qualcosa di semplice. Ad ogni modo, la persona che ci sta aspettando
conosce
più dettagli di me. Gli ho affidato il compito di custodire
quelle informazioni
che io stesso ho dimenticato.”
“Ci sta aspettando dalla fine della prima guerra del
Keyblade?! Ma allora sarà un essere decrepito.”
“Lo vedrete presto.” Rispose Hikari. “Ora
fate come ha
detto Dark e andate a riposarvi. Direi che ci sono sufficienti stanze
in questa
Gummiship.”
Edward sospirò, per poi girarsi.
“E va bene, vorrà dire che ne
approfitterò. Sarei tentato
di andare a trovare mio fratello e Winry, visto che prima non ho avuto
nemmeno
il tempo di salutarli, ma dato che non so quanto tempo ci
vorrà, mi limiterò a
recuperare un po’ di sonno arretrato.” Disse, per
poi girarsi e uscire dalla
sala, salutando gli altri con la mano.
Dopo Edward, anche gli altri se ne andarono, lasciando
indietro solo Dark, Hikari e Kairi, che rimase di fronte ai due.
“Che c’è?” chiese Dark,
guardando la custode.
“Voglio delle spiegazioni. Shinichi prima l’ha
accennato,
ma voglio sentirlo da voi. Perché Hikari adesso è
una custode dell’Equilibrio?”
La sorella la guardò, per poi girarsi verso Dark, che
annuì.
“Come già sai, l’Oscurità
aveva messo i suoi occhi su di
me, ritenendomi responsabile del cambiamento di Dark. Durante la nostra
battaglia contro di lui, dopo aver allontanato Dark da me, mi ha preso.
Mi ha
privata di tutti i miei poteri da custode della Luce e
infine… mi ha uccisa.
Mi sono ritrovata nell’oblio, e ormai mi ero arresa a
rimanere in quello stato. Ma Dark…”
“Io non l’ho accettato.”
Continuò il custode, alzandosi.
“Non potevo… non potevo assistere di nuovo allo
stesso scenario. Per questo ho
usato tutti i miei poteri per raggiungerla, ma l’unico modo
per riportarla
indietro era di donarle i miei stessi poteri.”
“E questo che conseguenze avrà?” chiese
Kairi. “Tu ci hai
detto più volte che sparirai dopo la guerra e Hikari? Che
cosa ne sarà di
Hikari?!” esclamò.
Sua sorella le mise una mano sulla spalla.
“Non mi ha resa sua custode senza chiedermelo. L’ho
accettato di mia volontà e me ne assumerò la
responsabilità.” Rispose,
sorridendo, per poi uscire assieme a Dark dalla sala.
La principessa della Luce rimase immobile, mentre due
silenziose lacrime scendevano lungo le guance.
“Perché…” disse solamente.
Un ragazzo dai lunghi capelli biondo scuro tutti
all’insù, lasciando che la chioma dritta andasse
indietro, con un paio di
cuffie viola che gli coprivano le orecchie e che indossava un paio di
pantaloni
lunghi beige e una maglietta senza maniche viola provvista di cappuccio
tirò
fuori dalla tasca il suo cellulare, controllando i messaggi.
“Ancora niente?” chiese una ragazza al suo fianco,
dai
capelli rossi coperti da un buffo cappello, che indossava un paio di
stivali,
dei cortissimi pantaloncini marroni con attorno un marsupio e una
maglietta
simile a una giacchetta rosa che le copriva solo la parte superiore del
busto,
che teneva tra le braccia il pupazzo di un gatto nero, tirando anche
lei fuori
un cellulare.
“Così pare.” Rispose atono il ragazzo,
sospirando. “È
strano, non è mai passato così tanto
tempo.”
“Forse hanno deciso di farci riposare un giorno.”
Azzardò
la ragazza.
“Non lo farebbero mai, stalker.”
“Il mio nome è Shiki! Quante volte te lo devo
dire,
Neku!” gli urlò contro la ragazza.
“Per me rimani solo una stalker.”
Replicò gelido lui
“Ah, quando fai così non ti sopporto! Ad ogni
modo, ti
ricordo che dovrai sopportarmi per tutta la settimana, a meno che tu
non
preferisca scomparire.”
“E ringrazia questo fatto se non me ne sono ancora
andato. Avrei di meglio da fare piuttosto che partecipare a questo
gioco.”
La ragazza stava per replicare, quando i loro cellulari
suonarono insieme.
“Finalmente.” Sbottò Neku, andando
subito a leggere il
messaggio appena arrivato, per poi spostare leggermente di lato la
testa. “E
questo che cosa significa?”
“Oggi la vostra
esistenza sarà messa a
dura prova.” Lesse ad alta voce
Shiki. “Il Game Master
non avrà nessun potere, ma un essere più potente
di lui ha preso il suo posto.
Scoprite chi è, ma fate attenzione ai nuovi ostacoli. Nessun
limite di tempo.”
“Non era mai arrivato un messaggio così
lungo.” Commentò
la ragazza, rileggendo mentalmente il testo. “E come sarebbe
a dire che il Game
Master non ha nessun potere? Il gioco non si basa sui suoi
ordini?”
“Sembra che stavolta ci sia stata un’interferenza
nei
piani alti.” Disse una voce alle loro spalle.
I due si girarono, ritrovandosi di fronte ad una ragazza
dai capelli neri a caschetto, che indossava una divisa scolastica, che
stava
mettendo via il suo cellulare.
“Se è arrivato un messaggio così
strano, significa
soltanto che qualcuno ha attaccato e sconfitto il Game Master, oppure
che è
riuscito a convincerlo a fare ciò che vuole.”
Continuò, per poi guardare
sorridendo i due. “Piacere, io sono Kuroi Mato!”
esclamò.
“P-Piacere. Io sono Misaki Shiki, mentre
lui…” e indicò
il suo compagno. “…è Sakuraba Neku. Sei
anche tu una giocatrice?”
“Già… anche se un po’
particolare. Come potete vedere, mi
è stato concesso di giocare in solitaria.”
“Come mai questo privilegio?” domandò
Neku.
“Non ne ho la più pallida idea. A essere sincera,
mi sono
risvegliata qui senza nemmeno sapere come ci sono arrivata. Ho trovato
un
foglio che mi spiegava velocemente le regole, ed eccomi qui.”
“E come fai a combattere? Se non sbaglio, bisogna essere
in due per attivare i propri poteri.” Fece Shiki.
“Anche questo per me è un mistero… Ero
una normalissima
studentessa del liceo, ma da quando mi sono risvegliata
qui…”
Mentre diceva ciò, porse verso di loro il braccio sinistro,
che s’illuminò, trasformandosi in un enorme
cannone blu.
“Sono in grado di fare ciò che vedete. Non so
spiegarmelo
neppure io, però è comodo contro quei
mostri.”
“Vuoi dire che tu non usi nessuna spilla per
combattere?”
chiese Neku, per la prima volta sorpreso, come Shiki.
“Spille? Come quella del giocatore?” chiese Mato,
tirando
fuori una spilla nera con disegnato sopra un simbolo che ricordava
vagamente
quello dei Nessuno.
“Ce ne sono anche altre, in base alle quali puoi usare
diversi poteri. Come questa.” Spiegò Neku, tirando
fuori una spilla rossa, e
facendo apparire dal nulla una sfera di fuoco.
La ragazza fece per rispondere, ma un luccichio nel cielo
la distrasse.
I tre alzarono lo sguardo, vedendo una scia luminosa
volare sopra di loro scomparendo velocemente alla loro vista.
“Una stella cadente… in pieno giorno?”
fece sorpresa
Shiki.
Ma prima che potessero dire altro, attorno a loro si aprirono
sull’asfalto della città decine di varchi oscuri,
dai quali uscirono degli
Shadow.
“E questi che razza di Noise sono?!”
esclamò Neku,
affiancandosi a Shiki, mentre Mato puntava la propria arma contro le
creature.
“Mi sembrano parecchio diversi dai soliti Noise… E
se
fossero i nuovi ostacoli del messaggio?”
“Se è così allora dobbiamo eliminarli!
Non ho intenzione
di arrendermi facilmente.” Replicò Neku, per poi
colpire con una sfera di fuoco
un Heartless, che però rimase incolume.
“Che cosa?”
“Lascia fare a me!” esclamò Mato,
mettendosi di fronte a
loro, mentre il cannone cominciava ad aspirare aria, creando una sfera
d’energia.
Pochi secondi dopo la ragazza fece fuoco, scagliando
un’enorme sfera d’energia contro i nemici, che
furono polverizzati
all’instante.
Mato abbassò il braccio, mentre l’arma scompariva
nel
nulla.
“Erano piuttosto deboli.” Disse, mentre dal luogo
dove si
trovavano gli Heartless si alzavano verso il cielo diversi cuori,
lasciando
sorpresi i tre.
“Ma quelli… non erano assolutamente dei
Noise.” fece
Shiki, guardando volare via i cuori.
“Già, e la domanda è che
cos’erano?” Disse Neku,
guardando la sua spilla. “Ma soprattutto, perché
non sono riuscito a colpirlo?”
“Qualunque cosa fossero, adesso sono spariti.”
Commentò
Mato, per poi girarsi verso il punto dove la stella cadente era
sparita. “Sarà
stata una coincidenza, però è successo subito
dopo.”
Gli altri due capirono subito a che cosa si stava
riferendo.
“Sarà sicuramente caduta fuori Shibuya, e noi non
possiamo lasciare questo quartiere.” Fece Shiki, portandosi
una mano sotto il
mento per riflettere.
“Allora non ci resta che aspettare e vedere che
cos’altro
succede. Se non vi dispiace, rimarrò con voi. Dopotutto,
sembra che io sia
l’unica in grado di abbattere quei mostri.”
“Sarebbe fantastico! Non lo pensi anche tu, Neku?”
“Fa come ti pare. Sai bene che preferirei agire da
solo.”
Mato guardò incuriosita il ragazzo, mentre la sua
compagna sospirava.
“Se speri di mandarmi via così facilmente, ti
sbagli di
grosso.” Disse infine, sorridendo. “Anzi,
così facendo non fai altro che farmi
venire voglia di aiutarti ad uscire dalla tua solitudine.”
“Buona fortuna allora. Non avrò più
nessun ricordo, ma
non sono minimamente attirato dal fare amicizia con qualcuno.”
“Perché
hai voluto far atterrare la Gummiship?”
chiese
Hikari a Dark, mentre uscivano da un varco insieme al resto del gruppo,
ritrovandosi in una via deserta della città.
“Non sappiamo per quanto tempo non la useremo, e lasciarla
nello spazio mi sembrava la cosa meno adatta.” Rispose lui.
“Allora, dov’è questo
messaggero?!” esclamò Black Star,
guardandosi attorno. “Voglio venire riconosciuto subito come
divinità!”
“Come faremo a individuarlo?” chiese Sora,
ignorando
l’azzurro.
“Sarà lui a riconoscerci, ma non è da
escludere che
decida di non apparire subito.” Rispose Dark.
“E noi nel frattempo che cosa facciamo?” fece
Inuyasha.
“Direi che la risposta è semplice. Giriamo per
questa
città.”
I custodi lo guardarono increduli, mentre Hikari
sorrideva divertita, per poi girarsi e cominciare ad allontanarsi
assieme a
Dark.
“È una mia impressione… o Dark
è diventato decisamente
strano rispetto al suo standard?” chiese Marco.
“Quindi sarebbe lui il vero Dark?”
“No.” Rispose Kairi, gelida e cominciando a
seguirli.
“Non è altro che la sua ennesima maschera. Solo
che anche Hikari ha imparato a
indossarla.”
Sora e Riku la guardarono sorpresi, per poi seguirla,
imitati poco dopo da tutto il resto del gruppo.
Solo Pan rimase ferma, guardandosi attorno.
“Che cosa succede?” chiese Edward, accorgendosene.
“Niente… solo che mi sembra di sentire delle
auree…
deboli, come se fossero lontane, ma allo stesso tempo molto
vicine… Non mi era
mai successo prima.”
“Forse sono solo gli abitanti di questo mondo, no?”
“Sì… forse hai ragione. E comunque, non
sono lontanamente
al nostro livello.” Rispose la Sayan,
per poi raggiungere assieme a Ed il resto del gruppo.
Poco lontano, seduti sopra il cornicione di un palazzo, una
donna dai capelli rossi, con un paio di ali nere scheletriche,
affiancata da un
uomo dai capelli arancioni, anch’esso con le identiche ali,
osservavano il
gruppo andarsene.
“Com’è possibile?!”
esclamò la donna. “Perché oggi non
possiamo intervenire in prima persona? Ho un conto in sospeso con quei
due!”
“Questi sono gli ordini. In più, non dobbiamo
interferire
con gli intrusi. Quella ragazza ci ha quasi notati, dobbiamo fare
attenzione.”
“Ma il nostro compito è quello di ostacolare i
giocatori!
Ricordi?!”
“E di obbedire al Game Master.” Replicò
l’uomo. “Inoltre,
te ne sei accorta pure tu, no?”
“Ti riferisci a quei mostri? Certo che me ne sono
accorta!”
“E hai visto come i giocatori non sono stati in grado di
attaccarli. Devi ringraziare quella ragazza se i tuoi giocattoli sono
ancora
vivi.”
La donna sbuffò.
“Ma come mai ci siamo accorti della sua presenza solo
adesso? Eppure è una giocatrice.”
“Forse il nuovo Game Master la teneva nascosta. Dopotutto
non sappiamo niente sul conto di entrambi.”
“È stato il Compositore a ordinare il cambio,
giusto?”
“Così pare. Restiamo a guardare…
proprio come stanno
facendo loro.”
“Loro?” chiese la donna, guardandolo curiosa.
“Gli altri osservatori giunti oggi.” Rispose
l’uomo,
alzando lo sguardo verso un altro palazzo, sul cui tetto si notavano
quattro
figure ammantate di bianco, intente proprio come loro a osservare la
città sottostante.
“Quindi
tu giocavi a basket?” chiese Shiki a Mato, che
annuì.
“Proprio così e nonostante la mia altezza, non me
la
cavavo male. Poi però, quando è arrivato il
messaggio di Aqua, i vari club si
sono svuotati. I miei compagni avevano paura che potessero essere
attaccati
mentre giocavano. Tutti hanno cominciato a temere un attacco e alla
fine le
attività sono state sospese. Questo è tutto
quello che ricordo. Devo essere
svenuta e mi sono risvegliata qui,
però…”
“Però?”
“Non so, è come se avessi un vuoto.”
“Probabilmente quei ricordi sono stati il tuo prezzo per
partecipare a questo gioco. Proprio com’è successo
a me.” Replicò Neku.
“No, non credo… Anche perché non ho
idea di che cosa ho
pagato. Ho tutti i miei ricordi tranne quella sensazione di
vuoto.”
“Non devono essere per forza dei ricordi.” Fece
Shiki,
abbassando lo sguardo. “Il prezzo da pagare può
essere qualsiasi cosa, ma di
solito uno sa che cos’ha pagato.”
“Io però proprio non lo so. In
più-” ma Mato si fermò,
girandosi di colpo.
“Che succede?” chiese Neku.
“Sta arrivando qualcuno…” rispose la
ragazza, facendo
subito apparire la sua arma. “Ed è
potente…”
“E tu come fai a saperlo?”
“Non lo so, ma lo sento chiaramente.”
“Impressionante.” Disse una voce poco lontana.
I tre si girarono, notando un varco oscuro, dal quale
uscì una persona con addosso un impermeabile nero, e il
cappuccio a celarle il
volto.
“Speravo di cogliervi di sorpresa, come ho fatto poco fa,
ma mi è andata male. Peccato.”
“Chi sei? Il nuovo Game Master?” chiese Neku,
prendendo
in mano una spilla.
“Certo che no, moccioso.” Rispose la figura,
togliendosi
il cappuccio e rivelando dei capelli biondi, con due ciuffi che
andavano in
avanti.
“E non ho idea di chi sia.” Continuò
Larxene, sorridendo.
“Ma non importa. Tanto per voi finisce qui.”
“Questo significa che non sei una Reaper?”
esclamò
sorpresa Shiki. “Ma come può vederci se
è estranea al gioco?”
“Non lo so… ma dobbiamo metterla fuori gioco se
vogliamo
andare avanti!”
Dicendo ciò, Neku strinse con più forza la
spilla,
facendo cadere del fulmini contro Larxene, che però li
parò con le mani.
“Pessima scelta di elementi.” Rispose lei, mentre
il suo
corpo veniva avvolto da altri fulmini. “Non serve a molto
colpire un fulmine
con un fulmine, no?”
“Che cosa? Ma che razza di creatura è?”
“Io sono un’ex Nessuno.” Fece Larxene,
evocando i suoi
kunai. “Un essere che era stato privato del proprio cuore. In
poche parole, un’alleata
di Xehanort.”
“Xehanort?” ripeté Neku, facendo un
passo indietro.
“Quello che ha nominato Aqua… colui che vuole
distruggere l’universo…”
Mato lo superò, puntando contro Larxene la sua arma.
“Se le cose stanno così, ti dovremo eliminare
immediatamente!”
“Che cosa speri di fare, mocciosa?”
“Sono molto più pericolosa di quello che
credi… Ex numero
12.”
Fece
la ragazza, mentre per un istante la sua voce si sdoppiò.
“Come…” cominciò Larxene,
guardandola sorpresa. “Tu chi
sei esattamente?”
“Una semplice studentessa che si è ritrovata in un
posto
che non conosce.” Rispose lei, mentre Neku e Shiki la
guardavano increduli.
“Tu vorresti attaccare una creatura
dell’oscurità? Povera
stupida. Non sei neppure una custode!”
“E con ciò?” chiese una voce dietro
all’ex Nessuno. “Non
per questo è impossibile attaccarti.”
Larxene sgranò gli occhi, buttandosi di lato giusto in
tempo per evitare una freccia di luce.
“Chi osa-” cominciò, senza
però riuscire a vedere l’autore
dell’attacco.
Ma quella distrazione permise a Mato di raggiungerla e di
puntarle il cannone contro la testa.
“Non so da dove provenisse quella freccia, ma a quanto
pare le sono debitrice. E ora…”
L’arma di Mato cominciò nuovamente ad aspirare
aria,
preparandosi a fare fuoco.
Ma una sfera rossa la colpì in pieno, spedendola contro
il muro di un’abitazione.
“Mato!” esclamò Shiki, girandosi verso
la direzione da
cui proveniva la magia.
“Larxene… Cosa ti succede?” chiese una
voce, mentre Hakai
faceva la sua apparizione, raggiungendo l’ex Nessuno.
“Mi ha solo colta di sorpresa. Non montarti la testa,
Caos.”
“Oh, perdonami per averti salvato.”
Replicò lui
divertito.
“Peccato che tu non abbia usato una magia più
potente.”
Disse la voce di Mato, mentre quest’ultima si rialzava,
incurante delle ferite
subite.
“Ma quanta forza ha?” fece Neku, guardandola
sorpreso.
“Speravo di rimanere nascosta più a
lungo…” continuò
Mato, usando una voce leggermente diversa dalla sua. “Ma Mato
non è in grado di
sostenere questo combattimento.”
Il volto di Hakai si fece serio.
“Tu chi sei realmente?” chiese il custode del Caos.
“Chi sono io?” ripeté lei, mentre i suoi
vestiti
cominciavano a cambiare, trasformandosi in un lungo maglione nero,
mentre i
suoi capelli si allungarono, prendendo delle sfumature blu e
chiudendosi in due
code.
Il suo occhio sinistro prese come fuoco, dando vita ad
una fiamma blu, e evocò una spada con la mano libera, per
poi puntare entrambe
le armi contro gli emissari di Xehanort.
“Il mio nome è Black Rock Shooter.”
Rispose infine,
fredda, mentre alle sue spalle appariva un’immagine del
simbolo dell’Equilibrio.
“E sono qui per ordine preciso del mio signore.”
“Il tuo signore? Intendi dire il custode
dell’Equilibrio?” chiese Larxene.
“No. Non il custode. L’Equilibrio stesso.”
“Quindi sempre Dark.”
“Ma che cosa sta succedendo?” chiese Shiki,
ascoltando
incredula lo scambio di battute, come Neku.
“Shiki, Neku. Mi dispiace avervi dovuto far mentire da
Mato.”
“Come sarebbe a dire? Non siete la stessa persona?”
“Non proprio. Io e Mato siamo l’una la controparte
dell’altra. Lei non è a conoscenza della mia
presenza. O meglio, non sa
esattamente che esisto. Le ho concesso di poter usare parte dei miei
poteri
durante la sua permanenza in questo mondo. E ora… ecco la
vostra nuova
missione.”
“La nostra- che cosa?” esclamò Neku.
“Sono io il Game Master di oggi.” Disse
semplicemente Rock
Shooter, mostrando una spilla che aveva il simbolo di Dark.
“Ed ecco il vostro
vero compito: aiutatemi ad affrontare questi membri
dell’organizzazione finché
non arriverà il mio signore con i suoi prescelti.”
“E come facciamo? I nostri attacchi non hanno effetto su
di loro!” fece Shiki, mentre Neku chiuse le mani a pugno.
“Mi sembravano strani quei poteri…”
disse, digrignando i
denti. “Allora, Game Master…”
continuò, nominando con disprezzo le ultime due
parole. “Come facciamo?”
“Non vi ho fatti contattare per puro caso.” Rispose
Black
Rock Shooter. “Ho sentito dentro di voi un potere simile al
mio. Non vi resta
che risvegliarlo.”
“E come facciamo?”
“Concentratevi.” Replicò la ragazza, per
poi cominciare a
caricare un nuovo colpo, che scagliò subito contro i due
avversari, che
saltarono in aria per evitarlo.
“La fa facile… Avessimo meno stress e
più tempo…”
commentò Shiki, cominciando a guardarsi in giro nervosa.
Neku invece chiuse gli occhi. ‘Un
potere nascosto dentro di noi…’
pensò. ‘Ma
come faccio a trovarlo? E se fosse stato portato via
insieme ai miei ricordi?’
Proprio mentre pensava questo, nei suoi occhi chiusi
riapparve il simbolo dell’Equilibrio.
“Un potere simile al suo…”
ripeté ad alta voce, per poi
aprire la mano destra e tenderla davanti a sé.
Sotto lo sguardo meravigliato di Shiki, il suo palmo
s’illuminò, facendo apparire lo stemma di Dark,
che brillò per qualche secondo.
Neku agì d’istinto.
Chiuse a pugno la mano, per poi riaprirla immediatamente
e creando un fascio di luce, che prese la forma di una spada, che
impugnò
subito.
“Arrivo!” urlò, partendo
all’attacco contro Larxene, che
riuscì a parare il suo attacco con i kunai.
“Che cosa?!” esclamò lei sorpresa.
“Dove ha trovato un
simile potere?!”
“Siete convinti che solo l’Oscurità
possa donare poteri?”
chiese Rock, rimanendo sempre impassibile.
“Allora vediamo chi la spunta tra Caos e
Equilibrio.”
Chiese Hakai, creando una sfera del suo elemento di fronte a
sé.
“La risposta è ovvia: vince
l’Equilibrio!” rispose una
voce, poco prima che un raggio d’energia lo sfiorasse.
“Chi-”
“Prendi questo!” urlò Natsu,
lanciandogli contro un raggio
di fuoco, affiancato da Tsuna che lo imitò.
“Ehi, non sapevo che anche tu usassi il fuoco.”
Commentò
il Dragon Slayer, divertito.
“Ne parlerete dopo!” esclamò Edward,
battendo le mani e
appoggiandole a terra, creando una serie di lance che partirono da sole
contro
i due nemici, che riuscirono a schivarle per poco.
“Maledizione! Sono arrivati tutti i custodi?”
esclamò
Larxene, poco prima di ritrovarsi Ran dietro di lei, pronta a colpirla
con un
pugno.
“Ci siamo anche noi Guardiani!” esclamò,
portando a
termine l’attacco e spedendola a terra, provocando una
piccola voragine.
“Dannazione, sono troppi anche per me…”
fece Hakai, per
poi spostare lo sguardo.
“Tu che dici così?” chiese Dark,
affiancato da Hikari,
entrambi con il Keyblade in mano. “Si vede che la guerra
è vicina.”
“Dark e Hikari… Dovevo immaginarlo che sareste
arrivati…”
Gli altri custodi li raggiunsero, mettendosi al loro
fianco.
“Quelli… sono tutti
custodi…?” fece Shiki sorpresa,
guardando il gruppo.
“Ma quanti sono?” si chiese Neku, mentre la sua
spada
scompariva.
“Solo un piccolo gruppo…” rispose Black
Rock Shooter,
raggiungendo i due. “Ma composto dai custodi più
forti dell’universo, e tra di
loro c’è una delle tre entità che
sorreggono l’universo.”
“E sono venuti qua per aiutare noi?”
“Non ti montare la testa, ragazzino.” Rispose
Asuka. “Ci
siamo solo trovati di fronte a due membri
dell’organizzazione. Il vostro
salvataggio è solo un effetto collaterale.”
“Non dovresti parlare così, Asuka.”
Replicò Shinji.
“Umpf.” Fece lei, per poi spostare lo sguardo.
“Che cosa facciamo?” chiese Larxene, rialzandosi e
guardando Hakai.
“Affrontarli adesso solamente noi due forse è
pretendere
troppo.” Rispose il custode del Caos, facendo scomparire il
Keyblade. “E io non
mi sono ancora del tutto ripreso dalla mia precedente trasformazione.
Per il
momento ci ritiriamo.”
Dicendo ciò, i due membri dell’organizzazione
scomparvero
in un varco oscuro, lasciando i custodi a fissare il punto dove erano
spariti.
“Codardi, come sempre.” Commentò Sora,
per poi girarsi
assieme agli altri verso Black Rock Shooter.
“Vi stavo aspettando.” Disse lei, rivolgendosi a
Dark e
Hikari.
“Così sei tu.” Disse
l’incarnazione dell’Equilibrio.
“È un piacere rivederla, signore.”
Continuò la ragazza.
“Non c’è bisogno di chiamarmi
così.”
“Ehi, tu!” lo interruppe Black Star, saltando di
fronte
alla ragazza. “Dimmi subito come diventare una
divinità!”
Ma prima che Rock potesse rispondere, il Keyblade
dell’assassino tornò ad essere Tsubaki, che lo
colpì in testa e lo allontanò.
Black Rock Shooter fece finta di nulla, riportando lo
sguardo verso Dark e Hikari.
“È tutto pronto. Come custode delle prove, ho
scandagliato i mondi, scegliendo quelli più adatti per
sostenerle, proprio come
mi avevi ordinato di fare alla fine della precedente guerra.”
Dark annuì serio.
“Allora che cosa dobbiamo fare?” chiese Marco.
“È tempo di
sottoporvi ad un’ultima
prova.” Rispose la ragazza. “Dovrete superare
quest’ultima difficoltà, ma non
sarà facile. Verrà testato il vostro stesso
equilibrio.”
“Il nostro stesso equilibrio?” chiese
Sora.
“Sì. Luce e oscurità convivono in ogni
singolo cuore… solo sette sono i cuori privi delle tenebre,
ma nemmeno questi
ne sono immuni. Le prove che vi attendono superano la vostra
comprensione. Non
solo per la difficoltà e il tipo, la vostra stessa esistenza
verrà
riconfigurata più volte.”
“Che cosa vuoi dire?” esclamò Inuyasha.
“Non basta una battaglia per testarvi.
Non è così semplice. Dovrete dimostrare di
potervi mantenere in equilibrio in
ogni situazione. Solo così i vostri cuori diventeranno
più forti, ma fate
attenzione: se non dovreste superare anche una sola prova, non potrete
tornare
indietro. I cambiamenti che subirete, fisici e mentali, spariranno solo
se
supererete la prova che li ha provocati. Altrimenti, rimarrete in
quello stato
per sempre.”
Diversi custodi deglutirono.
“Siete pronti?” chiese la ragazza, mentre
Dark e Hikari si avvicinavano a lei, per poi girarsi verso gli altri.
“Ormai siamo qui.” Fece Tsuna,
sospirando. “Tanto vale finire questa tortura…
sperando dopo di poter restare
in pace.”
“Ne dubito. Dopo ci aspetta direttamente
la guerra.” Rispose Ichigo, sorridendo. “Per quel
che mi riguarda, va bene.
Ormai ho visto di tutto.”
“Concordo con lo Shinigami.” Disse
Edward. “Non credo ci possa essere ancora molto in grado di
sorprendermi!”
“Io ormai ho rinunciato alla sanità
mentale, perciò ci sto.” Affermò Marco.
Uno ad uno, tutti i custodi annuirono.
“Molto bene allora.” Esclamò Black Rock
Shooter, alzando una mano al suo fianco e aprendo un varco nero e
bianco.
“Andate, custodi della Luce! Attraversate
questo varco e date il via all’ esame
dell’Equilibrio!”
I custodi annuirono, per poi attraversare uno ad uno il
varco, lasciando per ultimi Dark e Hikari.
Nel frattempo, Neku e Shiki, che erano rimasti in
disparte, si riavvicinarono.
“Che cos’è successo
esattamente?” chiese il ragazzo,
rivolgendosi ai due custodi rimasti.
“Questo mondo era stato designato per il nostro incontro
con Black Rock Shooter.” Rispose Dark. “Ci dispiace
aver portato scompiglio, ma
adesso, almeno per un po’, non dovreste avere
problemi.”
“Esatto. Io riporterò indietro Mato, e
aspetterò il
giorno dell’inizio della guerra prima di rifarmi
viva.” Fece Rock, per poi
girarsi verso i custodi dell’Equilibrio. “Ora
però è meglio che andiate anche
voi. Gli altri custodi avranno bisogno del vostro supporto, anche se
non
potrete interferire con il loro esame.”
“Grazie per tutto.” Disse Dark. “Ora il
tuo compito è terminato.”
“Solo la prima parte. Terminerà definitivamente
solo
quando l’Oscurità
scomparirà.” Rispose Black Rock Shooter,
osservando i due
custodi sparire nel varco, che si richiuse dietro di loro.
“Ottimo lavoro.” Disse una voce alle sue spalle,
mentre quattro
figure avvolte da un mantello bianco si facevano avanti lentamente.
“E loro chi sono?” esclamò Shiki,
facendo un passo
indietro.
“Non preoccupatevi, non sono nemici.” Li
tranquillizzò la
ragazza, per poi rivolgersi ai nuovi arrivati. “Allora
continuerete voi?”
“Sì. Tu hai fatto la tua parte, ora, il resto
tocca a
noi. Possiamo seguirli in ogni mondo in cui andranno, e se
sarà necessario, potremo
intervenire.”
“Non devono fallire questo esame. L’esito della
guerra
dipende da loro.”
-------------------------------------
Azuki era
appoggiata a un muro, con gli occhi chiusi.
Poco lontano da lei, Jyassmie era in piedi in mezzo alla
stanza.
“Così l’Oscurità al momento
non può tornare qui…” disse
quest’ultima.
“Così ha detto.” Rispose Gin, apparendo
come dal nulla da
un’altra parte.
“Lucis gli ha giocato un bel tiro mancino.”
Continuò
Light.
“Ma è stato tutto inutile. Sono ere che si
combattono, e
finora nessuno ha avuto la meglio.” Affermò
Homunculus, sorridendo.
“Già. È solo questione di tempo prima
che torni, più
forte di prima.” Commentò Reborn.
“Io non so come comportarmi con le
attese…” fece Crona.
“Bah! Voi fate come volete. Io vado a divertirmi.”
Sbottò
Jyassmie. “Dopotutto, tra i presenti sono l’unica
ad essere una creatura
totalmente oscura. Seminare disordini nei mondi non sarà
difficile. Homunculus,
tu continua a tenere sott’occhio Xehanort. Non vorrei che
interferisse troppo
con noi.”
“Non mi dare ordini. Non sei tu a comandare.”
Jyassmie ghignò divertita, per poi scomparire in un varco
oscuro.
Azuki continuò a rimanere in silenzio, per poi staccarsi
dal muro e avviarsi verso l’uscita della sala, seguita dagli
sguardi degli
altri.
“Che succede? Non dirmi che sei ancora arrabbiata
perché
ho interferito nel tuo scontro?” chiese Homunculus, senza
mostrare alcuna
emozione.
La ragazza non si fermò nemmeno, scomparendo nelle
tenebre.
Azuki
entrò nella sua stanza, andandosi a sedere sul
letto.
“Perché…?” si chiese.
“Perché continuò a rivedere quel
momento… e il mio cuore ne è turbato?”
La custode oscura spostò lo sguardo, che si fermò
a
fissare un Keyblade grigio, privato della sua luce, incastonato nel
pavimento
della sua stanza.
Capitolo 74 *** La prima prova! Changes e nuovi incontri! ***
In occasione del compleanno di Dark, ecco qui il nuovo capitolo!
Finalmente l'esame dell'Equiilibrio ha inizio! E con esso, anche una
serie di capitoli di quella che verrà definita "Follia
Darkroxasiana", dato che non so come altrimenti definire queste idee XD.
Inoltre, questo capitolo è anche un mio ringraziamento a
Fly89, per l'enorme aiuto che mi da come beta reader.
E ora, prima di lasciarvi a tanto attesso capitolo 73, le risposte alle
recensioni!
@ Jimmopolis:
No, no. I Lord del Keyblade possono essere scelti solo da Dark,
perché devono dimostrare di possedere Equilibrio (e quindi,
né Oscurità né Luce possono nominare
Lord qualcuno). Per Dark e Hikari... il finale è ancora
lontano, c'è tempo XD. @ Inuyasha_Fede:
Già... e a quanto pare, questa fiction porta fortuna agli
anime / manga che scelgo, visto che hanno annunciato la versione
italiana di Black Rock Shooter XD. Comunque non lo conosco quel manga,
proverò a darci un'occhiatta @ niki_:
Nah... Nessun gruppo di persone sottopagate... *carica fucile e lo
punta contro l'esercito nascosto nell'armadio* Tuttalpiù, un
esercito di persone minacciate... Ma essendo oggi un giorno speciale,
lì darò una fetta di torta XD. Ammetto che a una
nuova Kairi oscura ci avevo pensato, però sarebbe troppo
scontato, no trovi? No, no, ho in mente di peggio (anche
perché, con quello che succede in questo capitolo, Marco non
sarà più il solo pazzo XD). Azuki pentita? A me
sembra di più che sia tormentata da qualcosa... o qualcuno,
no? Basta, non posso dirti di più XD (e comunque, chi non ha
un keyblade privo di vita nella sua stanza? *guarda le mani che si
alzano* Okay, solo io tengo i Keyblade del cimitero dei Keyblade in
camera...). Ad ogni modo, gli incubi gli avrò per la visione
della conga, anche se sinceramente non so neppure che cos'è
XD. Per la lapide, perché non so se questo capitolo
lascerà superstiti *le da un assegno da 10000 munny* spero
bastino come parte... *sottovoce* tanto gli ho presi da Paperon de
Paperoni... XD @ lettore 01:
Eh già, niente cimitero per il Keyblade di Justin, ma solo
un uso come mobile XD. Mi fa piacere che il nuovo rango sia stato
così apprezzato, anche se ora tutti i custodi si pentiranno
di aver accettato XD
Detto ciò, vi lascio al nuovo capitolo! E se avete dubbi sui
personaggi, ricordatevi di guardare le info a fine capitolo!
Capitolo 73: La prima
prova! Changes e nuovi incontri!
Un bambino dai capelli castani sospirò.
“Che noia… non succede mai nulla
d’interessante…” si
lamentò.
“A chi lo dici.” Rispose un altro bambino, dalla
pelle
scura e privo di capelli. “E io che speravo che dopo
l’annuncio di Aqua
avrebbero sospeso le lezioni per farci apprendere tecniche di
combattimento!”
“Magari! Invece ci hanno relegato come se niente fosse
alla solita monotonia scolastica.” aggiunse un terzo bambino
dai capelli
biondi, con un vistoso apparecchio sui denti.
“Come vorrei che accadesse qualche
novità…” fece il
castano, per poi abbassare la testa verso il tavolo.
“Ovviamente non è una
frase rivolta a voi.” mormorò.
“Davvero?” rispose una voce, che sembrava provenire
da
una gomma verde. “E dire che ero già pronto ad
esaudire la tua richiesta.”
“Cosmo! Non vorrai combinarne un’altra delle tue,
vero?!”
fece la matita rosa accanto.
Il ragazzo sospirò.
“Direi che sono già abbastanza nei guai. Tra poco
ci sarà
un test e io prenderò la mia ennesima
F…”
“Ehm… e l’imminente guerra
annunciata?”
“Tanto non succede nulla! C’è stato
giusto quel piccolo
venticello…”
“Ehi Timmy!” disse il bambino con
l’apparecchio. “Non per
interrompere il tuo monologo con la cancelleria, ma quel
‘piccolo’ venticello
ha provocato danni da milioni di dollari.”
“Senza considerare che gli strumenti più
tecnologici non
sono riusciti a capire da dove provenisse.” Fece
l’altro.
“Sai che roba. Qui gli scienziati non saprebbero capire
nemmeno se una stella è spenta o no.”
Il bambino sospirò nuovamente.
“Non chiedo troppo, solo un po’ di-”
Ma mentre stava per concludere la frase, il muro alle sue
spalle esplose, lasciando giusto una sagoma di cemento precisa a lui.
“…movimento…”
terminò, per poi girarsi lentamente.
“Alchimista da quattro soldi!” urlò una
voce maschile,
poco prima che una ragazza dai lunghi capelli biondi, avvolta in un
mantello
dorato facesse il suo ingresso dalle rovine della parete, atterrando
tra i
banchi.
“Ti ho già detto che io non c’entro
niente!” urlò
rivolgendosi a qualcuno.
“Idiozie! Tu sei l’unico che poteva
farlo!” rispose un
ragazzo dai corti capelli color rame, con addosso una tuta rossa come
il fuoco,
entrando anche lui nell’aula, con una sfera di fuoco in mano.
“Perciò preparati a dire le tue ultime
preghiere!”
“Fermati!” disse una voce femminile, mentre una
seconda
ragazza, dai lunghi capelli castano scuro e con una maglietta bianca a
maniche
corte, li raggiungeva.
“Che vuoi tu?” gli sbraitò contro il
ragazzo.
“Se non te ne fossi accorta, siamo sbucati in mezzo ad
una scuola!” rispose lei.
Il ragazzo a quel punto si fermò, guardandosi attorno.
Gli studenti li stavano guardando con occhi spalancati.
“T-Timmy…” fece il bambino calvo.
“La prossima volta che
desideri interrompere la monotonia, vedi di far accadere cose di
entità
‘leggermente’ meno grave…”
Ma il bambino non rispose, limitandosi a guardare i tre
nuovi arrivati.
Poi, senza pensarci due volte, prese la gomma e la
matita, per poi uscire di corsa dall’aula.
“Uhm… io sarei della sua stessa
idea…” disse il bambino
biondo. “Per quanto questo scontro potrebbe risultare
fantastico, quella sfera
di fuoco m’ispira poca fiducia…”
“Cavoli…” fece il ragazzo, facendo
sparire la magia. “Se
non fosse che ho paura delle conseguenze, non mi fermerei di certo. La
mia
vendetta sarà molto lenta e dolorosa.”
“Ma perché capitano tutte a me… Prima
Winry che mi tirava
le chiavi inglesi in testa, ora la pazza psicopatica che è
convinta di essere
la migliore, ma che alla fine si fa battere da
tutti…”
Sentendo ciò, il ragazzo chiuse le mani a pugno.
“Scusa, potresti ripetere le ultime parole? Credo di non
aver capito bene…”
“Forza Asuka, calmati…” fece
l’altra ragazza.
Ma prima che potesse aggiungere altro, una sfera di fuoco
la colpì in pieno, facendola volare indietro.
“E tu sta’ zitto, StupiShinji! Credi che non abbia
capito
che cosa stai pensando?! Dopotutto sei pur sempre un pervertito, altro
che
divinità!”
“Sinceramente, credo che dargli del pervertito sia come
dire che Dark è buono e innocuo come un
agnellino… E credo che se dovessimo
vederlo così, possiamo pure considerarci
spacciati.”
“Ehm… scusate se
v’interrompo…” fece il bambino biondo,
avvicinandosi con timore. “Ma avete intenzione di conquistare
o di distruggere
la Terra? No, giusto per sapere…”
“Distruggere? Non ne abbiamo la minima intenzione.”
fece
Shinji, rientrando nell’aula, mentre le bruciature sul suo
corpo scomparivano
nel nulla. “Però Asuka, dovresti controllarti
meglio. Se fossi stato un normale
essere umano, sarei potuto morire.”
“Umpf. Tanto non lo sei, no? Tu sei il grande Shinji
Ikari, la divinità che ci aiuta… Ma fammi il
piacere!”
“Potrei sapere come mai ti rivolgi a lei come se fosse un
maschio? E perché la chiami divinità?”
“Perché uno, lui non è una ragazza;
secondo, perché è
veramente una divinità.”
Sentendo ciò, i due ragazzi si girarono verso Shinji, con
occhi spalancati.
“Ehm… che cosa vi prende?” chiese lui,
osservando uno
strano luccichio nei loro occhi.
“Quindi hai usato i tuoi poteri divini per trasformarti e
mischiarti a noi?!” esclamò il bambino biondo.
“Piacere, io sono Chester.
Dimmi, accetti apprendisti?”
Ma prima che potesse continuare, fu spinto via
dall’altro.
“Io sono A.J.! Immagino che tu sia a conoscenza di
tecnologie decisamente superiori alle nostre. Sei disposto a
condividere le tue
conoscenze con il più grande scienziato di questo pianeta,
ovvero me?”
“Modesto, il bambino…” fece una voce
maschile, mentre un
bambino con una coda, molto simile a Goku entrava nell’aula,
passando per la
porta. “Di sicuro però è più
intelligente di voi… esistono le porte, sapete?”
“Aspetta… tu non sarai mica…”
“Già, sono Pan, e la situazione è
già abbastanza
imbarazzante di per sé, perciò se non vuoi che ti
distrugga, evita di
commentare. Altrimenti potrei farti una foto e mandarla a Winry e a tuo
fratello.
Chissà le risate che si farebbero.”
“Non oserai…”
“Suvvia Pan, siamo tutti un po’ a
disagio.” fece una voce
femminile, anticipando un gruppo di sei ragazze, che entrò
nell’aula.
“Anche voi?!” esclamarono in contemporanea Ed e
Asuka.
“Per piacere, non ricordatemelo. Se Azuki o Takagi lo
scoprono, non avrò più il coraggio di farmi
vedere…” disse una ragazza dai
capelli neri misti al blu, che cadevano fino alle spalle.
“Nemmeno Shujin nelle
sue idee più malate era arrivato a tanto.”
“E io che dovrei dire? Già prima avevo bisogno di
un bravo
psichiatra ma ora dove lo trovo uno che riesca a resistere
più di cinque minuti
prima di scappare o di farmi rinchiudere in manicomio?!” fece
un’altra, con i
capelli scuri e corti. “Non bastava affrontare decine di
migliaia di creature
diverse, vero?”
“Maledizione!” sbraitò una ragazza dai
capelli bianchi,
con due orecchie da cane che sbucavano tra essi. “Questa
situazione è
decisamente peggiore di quando c’è la luna
nuova… almeno in quell’occasione non
mi copro di ridicolo.”
“Per quel che mi riguarda, sono contento che non ci sia
nessun altro del mio mondo. Già quando divento un Hollow mi
considerano
spaventoso… ma se mi faccio vedere così,
sarò io ad aver bisogno di uno
Shinigami.”
Dietro di loro si poteva vedere l’ultima ragazza, seduta
a terra impegnata a disegnare dei cerchi col dito.
“Perché a me… Prima un bambino serial
killer decide di
farmi diventare un boss mafioso, poi vengo trascinato per
l’universo, e ora
questo… Cos’ho fatto per meritarmi
ciò?”
“Tsuna è quello che l’ha presa peggio di
tutti, eh?” fece
Shinji, avvicinandosi al gruppo di custodi.
“Dunque è questa la prima
prova…” disse Saiko. “Credevo
in qualcosa stile battaglia all’ultimo sangue o
simili.”
“Piuttosto… dove sono finiti gli altri?”
domandò Pan.
“Non ne abbiamo idea, ma sinceramente… sono un
po’
curioso di vedere Dark.” replicò Inuyasha,
sorridendo.
“Se ci tieni così poco alla tua vita, fai pure. Io
spero
di non vederlo… perché so che scoppierei a
ridere, e conoscendolo, mi ritroverei
a vagare nello spazio aperto diviso in atomi.”
“Cavoli… di nuovo così, eh?”
fece una voce, mentre una
ragazza dai capelli azzurri, con una stella sulla spalla e una tuta
bianca li
raggiungeva, affiancata da un ragazzo dai capelli neri raccolti in una
lunga
coda, con pantaloni e uno smanicato neri e delle bende attorno alle
mani. “Almeno
sembra che stavolta siamo cambiati solo d’aspetto.”
“Già. L’altra volta a
quest’ora avevamo già cominciato a
dimenticarci cos’eravamo in origine.” fece il
ragazzo.
“Black Star e Tsubaki?” chiese Asuka, ricevendo due
assensi come risposta. “Come sarebbe a dire
‘l’altra volta’?”
“Ci è successa la stessa cosa nel nostro mondo.
Noi e
tutti gli altri, tranne Kid, ci siamo trasformati, però
speravo che non mi
capitasse più.”
“Mondo? Scusate, ma voi da dove venite?” chiese A.J.
“Da dove veniamo… Ognuno di noi, o quasi, viene da
un
mondo diverso.” Rispose Inuyasha
“Che cosa?! Venite da altri mondi?! Ma allora voi
siete-”
“Sì, siamo custodi, lo sappiamo.”
completò Asuka, come
recitando una frase a memoria.
“Custodi?! Volete dire che non siete piloti di
Evangelion?” domandò sorpreso Chester.
Asuka e Shinji sgranarono gli occhi, per poi girarsi
verso il bambino.
“Dove hai sentito quel nome?!” esclamarono insieme.
“L’ha detto una ragazza che abbiamo visto qualche
giorno
fa.” Rispose A.J. “Ha detto che era un ex pilota di
un robot gigante chiamato
Evangelion, e che proveniva da un altro mondo.”
I due piloti si guardarono.
“Rei Ayanami!” esclamò Shinji.
“Ma com’è possibile?”
“Se non lo sai tu! Non dicevi che era scomparsa dopo che
vi siete fusi?”
“Così credevo.”
Mentre i
custodi chiedevano maggiori informazioni ai due
bambini, Timmy guardava da lontano la scena, per poi correre a
nascondersi in
un corridoio buio.
“Okay, ora spiegatemi…” disse,
girandosi. “Non vi avevo
detto di non esaudire il mio desiderio?”
Di fronte a lui apparvero dal nulla due esseri volanti
dall’aspetto umano, entrambi con una corona sospesa sulla
testa, un paio di ali
che gli permettevano di volare e una bacchetta dorata in mano.
La prima aveva dei capelli rosa, mentre il secondo dei
capelli verdi.
“Infatti non abbiamo fatto nulla. Non abbiamo nemmeno
alzato la bacchetta!” fece la rosa.
“E allora perché quei tipi sono spuntati fuori dal
nulla?! Distruggendo metà classe per di più!
Crocker si metterà subito alla
vostra ricerca, convinto che ci siate voi dietro! E sapete bene che se
vi
scopre, dovrete andarvene!”
“Non ne abbiamo idea! Forse è stato qualcun
altro…”
“O forse sono arrivati qui per conto loro!” disse
l’altro, per poi alzare la bacchetta e far apparire dal nulla
una macchina
fotografica. “Però direi che avresti ottimo
materiale per uno scoop!”
“Non m’interessa! Desidero che tutti loro tornino
da dove
sono venuti!”
“Agli ordini!” esclamarono i due insieme, alzando
le
bacchette, che s’illuminarono.
Ma pochi secondi dopo, le due bacchette emisero uno strano
rumore, per poi afflosciarsi come se fossero state di carta.
“E ora che cosa succede?” chiese Timmy, deglutendo.
“È strano… sembra che il nostro potere
non sia
sufficiente. Com’è possibile?!”
“Che siano anche loro degli esseri magici?”
azzardò il
bambino.
“Anche se fosse, la nostra magia non dovrebbe fallire
così. Non era mai successo prima…”
“Timmy Turner!” urlò una voce, poco
prima che una nuvola di
fumo apparisse dal nulla, lasciando al suo posto un uomo decisamente
alto e dai
muscoli ben sviluppati, anch’egli con una corona volante
sulla testa e in mano
una bacchetta gigante, alta come lui.
“Jorgen Von Strangle!” esclamò Timmy.
“Che cosa ci fai
qui?!”
“Sono qui per causa tua! Hai attirato in questo mondo un
essere superiore!”
“Cos’ho fatto?!”
“Ehm… no, non è
così.” intervenne la fata dai capelli
rosa.
“Che cosa vuoi dire, Wanda?”
“Sto dicendo che io e Cosmo non abbiamo fatto nessuna
magia per far arrivare qui un essere superiore!”
“E allora come sono arrivati lui e la sua combriccola?!
Magari sanno usare la magia per conto loro, eh?!”
“Maledizione!” fece una voce femminile, mentre di
fronte
a loro passavano una ragazza dai capelli rosa, affiancata da un gatto
con delle
ali. “Se scopro chi ha fatto questa
magia…” Mentre diceva ciò
sputò una
fiammata dalla bocca. “Giurò che lo faccio
arrosto!”
“Suvvia Natsu, sai anche tu che esistono molti tipi di
magia. Ora però, pensiamo a trovare gli altri.”
Senza che si accorgessero dei quattro, Natsu e Happy se
ne andarono, lasciandoli basiti.
“Okay, forse come ipotesi non è impossibile,
però la
domanda che resta è: perché sono qui?”
“Forse vogliono attaccarci. Dall’entrata che hanno
fatto
potrebbe anche essere.”
“Allora perché non facciamo venire qui dei
guerrieri in
grado di tenergli testa e che non abbiano intenzione di attaccarci o di
conquistare il nostro mondo?” propose Cosmo.
I tre si girarono verso di lui, con occhi spalancati.
“Presto, devo ordinare l’evacuazione del nostro
mondo!”
esclamò Jorgen, facendo sbattere la bacchetta per terra e
sparendo in una
nuvola di fumo.
“Il fatto che Cosmo abbia avuto un’idea
così geniale
potrebbe davvero causare la fine del Fantamondo.” fece Wanda,
scuotendo la
testa.
“Ma si può sapere che cos’ho
detto?” chiede l’altro
essere, non riuscendo a comprendere la loro reazione.
“Niente, non preoccuparti. Beh, allora direi di mettere
in pratica la sua idea. Desidero che portiate qui dei guerrieri in
grado di
tenere testa a quei tipi e che non abbiano intenzione di farci del
male!”
“Agli ordini!” esclamarono i due, alzando le
bacchette,
che s’illuminarono di nuovo.
Immediatamente, al loro fianco apparve una nube.
“Come stavo dicendo…” fece una voce
proveniente dal suo
interno. “Se noi aggiungessimo questa micro carica di
plutonio, le nostre armi
diventerebbero ancora più potenti.”
“Teoria interessante, ma secondo me, se uniamo al
plutonio anche dell’idrogeno, la carica sarebbe
maggiore.”
Quando la nube cominciò a svanire, di fronte a Timmy,
Cosmo e Wanda si resero visibili quattro pinguini, di cui tre seduti
per terra,
mentre il quarto era di fronte ad una lavagna, affiancato da un bambino.
“Potremmo anche aggiungere questo fattore
mutageno.” Fece
quest’ultimo, tirando fuori dalla tasca una fiala al cui
interno c’era un
liquido verde ben poco rassicurante.
“E farlo bere a Rico, creando così un super
pinguino mutante
distruttivo! Con lui, non avremmo nessun problema nella
guerra!”
“Io ho paura…” disse Soldato, tremando
vistosamente.
“In effetti, comincio ad avere dei seri dubbi sul fatto
di aver approvato la loro collaborazione, ma la cosa più
preoccupante, è vedere
Rico prendere appunti sulle loro idee.” fece Skipper,
osservando l’ultimo
pinguino con in mano un block notes e una matita con cui scriveva con
evidente
passione e interesse.
Timmy nel frattempo si girò verso Cosmo e Wanda.
“Pinguini parlanti e un bambino? Scusate, ma per guerrieri
che cosa intendete voi Fantagenitori?!”
“Abbiamo usato tutta la magia a nostra disposizione, e
poi, non sappiamo nemmeno che cosa sono in grado di fare.”
Solo in quel momento i cinque nuovi arrivati si girarono
verso di loro.
Immediatamente, Cosmo e Wanda nascosero le bacchette
dietro la schiena.
“Skipper, ho l’impressione che non ci troviamo
più nella
Città di Mezzo.” osservò Kowalski.
“Ma davvero, non l’avrei mai capito.”
rispose ironico
lui. “Kowalsky, opzioni!” ordinò.
“Ad una prima analisi, direi che ci troviamo in una
scuola elementare. Siamo arrivati qui senza usare alcun varco,
perciò è
probabile che siamo stati risucchiati da un buco nero
extra-dimensionale.”
“Oppure uno dei miei amici potrebbe averci inghiottito
dopo aver mangiato una scuola.” azzardò il bambino.
“Lio, per quanto i tuoi amici, tra i quali ricordo in
particolar modo il cupo mietitore, possano essere strani, non ti
avrebbero mai
mandato in una scuola, con tutti i tuoi tentativi di distruggerla,
no?”
“Suvvia, solo per qualche esplosione atomica e delle
distorsioni
spazio temporali…”
“Quel ragazzo mi è simpatico.” Fece
Timmy, attirando
l’attenzione su di sé.
“Rico, mitra!” ordinò Skipper, ricevendo
subito l’arma
dal pinguino, che la sputò dalla bocca come se niente fosse.
“Chi sei?!” chiese, puntandogliela contro.
“Un pinguino che può sputare un mitra?
Fantastico!”
esclamò il bambino.
“Skipper, ci ha scoperto, che cosa facciamo?”
domandò
Soldato.
“Potremmo sottoporlo a strazianti torture che farebbero
chiedere pietà a chiunque… oppure potremmo usarlo
come cavia per gli
esperimenti di Kowalsky e Lio.”
“Ecco… a dir la verità sono stato io a
farvi arrivare qui.”
fece Timmy.
“Oppure potremmo estorcergli le sue conoscenze
scientifiche per scoprire che cos’è in grado di
fare!” s’intromisero i due
scienziati.
“Ecco…” cominciò Timmy,
guardando con panico Cosmo e
Wanda.
“Timmy è un brillante scienziato, e noi siamo le
sue
invenzioni, in grado di realizzare qualsiasi cosa chieda!”
esclamò Cosmo.
Timmy e Wanda lo guardarono con occhi sgranati.
“Okay, cominciò a perdere sempre di più
la speranza di
riuscire ad arrivare a fine giornata. È già la
seconda idea geniale in pochi
minuti. Non lo pensi anche tu, Wanda? Wanda?”
Ma l’interpellata stava stringendo forte il collo di
Cosmo, il cui colore della faccia stava diventando blu.
“Tu chi sei?! Cosa ne hai fatto di mio marito?!”
urlò
Wanda, continuando a stringerlo con forza.
“M-Ma cara, s-sono io!” rispose lui a fatica,
cercando inutilmente
di riprendere aria.
“In grado di esaudire ogni tuoi desiderio in pratica,
eh?” ripeté Skipper scettico.
“Dimostracelo! Chiedigli un laboratorio
attrezzato dove possiamo eseguire ogni sorta di esperimento!”
Timmy lo guardò per qualche secondo.
“Desidero quello che ha chiesto il pinguino!”
esclamò
infine.
Wanda e Cosmo, col il volto ormai completamente blu
tendente al viola, alzarono le bacchette.
Tutto il gruppo scomparve, riapparendo in una stanza
piena di ogni tipo di macchinario e di computer.
“Fantastico!!!” gridarono insieme Kowalsky e Lio,
mentre
i loro occhi cominciarono a brillare per la gioia.
Skipper osservava il tutto con il becco spalancato.
“Incredibile…” riuscì solo a
dire, per poi girarsi.
“Ragazzo, hai tutta la nostra attenzione! Perché
ci hai chiamato?”
“La situazione è piuttosto
complicata…” cominciò Timmy,
cercando di non far caso ai due scienziati, che avevano ricominciato
con le
loro teorie.
“Se lo trovo, giuro che lo riduco in
poltiglia!” urlò un
ragazzo dai capelli rossi a caschetto, camminando e mostrando un
evidente
nervosismo.
“E noi cosa dovremmo dire?!” esclamò una
ragazza dai
capelli argentati, raccolti in due code. “Di’, hai
visto come siamo conciati io
e Sora?!”
“Già… a te è andata anche
relativamente bene, Kairi.”
fece un’altra ragazza, dai lunghi capelli castani,
sospirando, mentre
continuavano a camminare per i corridoi di quella che doveva essere una
scuola.
“Direi che è chiaro che si tratta di magia molto
potente.”
aggiunse una bambina dai capelli neri dietro di loro, affiancata da un
ragazzo
di circa sedici anni dai corti capelli castani. “E non
c’è bisogno che lo dica
un detective come me.”
“Shinichi, come mai sei rimasto bambino?” chiese il
ragazzo al suo fianco, soffocando una piccola risata.
“Come se ti offrissi la possibilità di ridere
ulteriormente di me, Ran! Credi non sappia che me lo rinfacceresti per
molto
tempo?!”
“Oh, come sei permalosa-”
“Non sono una ragazza!!!” gli urlò
contro lui. “E se non
fosse per questa stupida magia, non ti sarebbe nemmeno passata in mente
un’idea
del genere!”
Senza che il gruppo se ne accorgesse, dentro uno dei
corridoi laterali, una persona aveva involontariamente sentito tutto.
“Magia?” ripeté, facendo un salto e
contorcendosi a
mezz’aria in preda a dei strani spasmi.
“Interessante… Allora, ci sono più
esseri in grado di usarla. Devo saperne di più!”
Mentre diceva ciò, tirò fuori dalla tasca una
retina per
catturare farfalle.
“Bah…” continuò Kairi.
“Per ora, mi basta trovare Dark e
non m’importa quel che dirà Hikari, ma come minimo
lo faccio a pezzi!”
“Buona fortuna allora. Se ci dovessi riuscire,
diventeresti una dei custodi più forti.” fece
Sora. “Anche se nemmeno a me
dispiacerebbe fargliela pagare…”
“Ma cerchiamo anche di essere realisti. Che cosa potremo
mai riuscire a far-”
Ma Riku s’interruppe quando un piccolo retino gli
coprì
la testa.
“Ce l’ho fatta! Ne ho catturato uno!”
esclamò un uomo
dietro di loro.
Aveva dei cortissimi capelli neri, un paio di occhiali
dello stesso colore e un’espressione da pazzo.
“Finalmente ho catturato una creatura magica! E devo
aggiungere che è anche piuttosto carina.”
Sulla fronte di Riku apparve una piccola vena, mentre
lentamente si toglieva il retino dalla testa.
“Dimmi, omuncolo…” cominciò,
creando una sfera di fuoco
tra le mani. “Preferisci venire disintegrato o preferisci
finire lentamente arrosto?”
Sora e Kairi lo fermarono subito.
“Calmati.” Gli disse l’amico.
“Sai che non possiamo
ferire senza motivo gli abitanti dei mondi.”
“Uno solo… e poi mi sembra sufficientemente pazzo
da
legare per ridurlo al silenzio!” gli sbraitò
contro l’argenteo.
“M-Ma come hai fatto?!” esclamò
incredulo l’uomo,
osservando la retina a terra. “Non saresti dovuto essere in
grado di
rimuoverla!”
“Una retina per farfalle? E che cosa avrebbe dovuto
farmi?”
“Tutti gli esseri magici diventano incapaci di fare qualsiasi
cosa una volta presi con quella!” ribatté lui.
“Si da il caso che noi non siamo esseri magici.”
Replicò
Ran.
“Come sarebbe a dire? Vi ho sentiti parlare di
magia!” Non
appena ebbe detto ciò salto in aria preda di nuovi spasmi,
lasciando interdetti
i custodi.
“Beh… Il fatto che ne parliamo non ci rende
creature
magiche.”
“Però non sembrate scettici alla sua
esistenza!”
“Certo che no.” Fece Sora. “Abbiamo visto
tante di quelle
cose, soprattutto l’ultima, che ormai non dubitiamo
più dell’esistenza di
nulla. E comunque, sappiamo della magia da anni.”
“Come da anni?! Scusate, ma voi chi siete?!”
I cinque si guardarono.
“Noi siamo custodi.” Fecero quattro di loro,
evocando il
Keyblade.
“Io invece sono una Guardiana.” Disse Ran,
mostrando il
suo simbolo.
L’uomo sgranò gli occhi.
“Custodi? Quei custodi?!” esclamò,
saltando nuovamente in
aria per contorcersi.
“Beh, non ce ne sono molti tipi…”
“Anche quella mocciosa?” chiese l’uomo,
indicando Conan.
“Ma quale mocciosa?! Io ho sedici anni! E sono un
ragazzo!”
“Uhm… capisco. Quindi dev’esserci per
forza lo zampino…
dei Fantagenitori!!!”
Questa volta l’uomo saltò ancora più in
alto, aumentando
il numero di spasmi.
“Fantache?” chiese Ran, non appena si riprese dalla
scena.
“Sono creature fatate, che aiutato i bambini, ma nessuno
è mai stato disposto a credermi, e mi hanno reputato
pazzo.”
“Non fatico a crederlo…”
mormorò Kairi a Sora, che
soffocò una risata.
“Ma se ora ci siete voi custodi, sono sicuro che mi
aiuterete a dimostrare la verità a tutti!”
“Spiacente.” Fece Riku. “Ma non ci
è permesso interferire
senza motivo. Inoltre, un nostro amico non la prenderebbe bene se
interferissimo con questo mondo.”
Ma proprio mentre diceva ciò, la parete affianco a loro
crollò, lasciando che un ragazzo vestito di nero e borchie,
che sembrava
parecchio malconcio gli passasse avanti, demolendo anche
l’altro muro.
“Ma quello era Francis…” fece
l’uomo, guardando
attraverso il buco nella parete, dove il ragazzo era a terra, svenuto.
“Non avrai esagerato?” chiese una voce femminile,
mentre
dall’altra parte due persone incappucciate attraversarono
come se nulla fosse
le aule, dove tutti gli studenti si giravano a guardarli.
“Stava per colpirti con un sasso. L’ho fermato
prima che
potesse farlo.” Rispose una voce maschile con
ovvietà.
“Non ti credevo così protettivo, sai?”
ridacchiò l’altra
figura, fermandosi di fronte al gruppo.
Per qualche secondo nessuno fiatò.
“Dobbiamo aver sbagliato varco…” fece la
voce di Dark,
mentre si toglieva il cappuccio, rivelandosi così a tutti.
“Tu dici?” chiese Hikari, togliendosi anche lei il
cappuccio.
“Suvvia, mi sembra ovvio che non sono loro. Per quanto
possano assomigliargli, direi che decisamente non sono loro.”
“Fatemi capire…” fece Ran, avvicinandosi
con un pugno
alzato. “Perché voi due siete rimasti
uguali?!” esclamò, colpendo il muro con
il pugno, facendolo così crollare definitivamente.
“Ran?!” esclamò sorpreso Dark, per poi
girarsi verso gli
altri quattro.
“Non ci credo…” fece Hikari, portandosi
una mano davanti
alla bocca, per non mostrare il suo sorriso.
“Non c’è nulla da ridere!” gli
urlò contro la sorella.
Questa volta però Hikari non riuscì a resistere
di più,
mettendosi a ridere sonoramente.
“Perché
solo loro
ne sono immuni?!” urlò una voce, mentre il
restante gruppo di custodi li
raggiungeva.
“Cavoli… questo sì
che è strano.” fece Dark, accennando anche lui ad
un sorriso.
“Lo trovi
divertente, non è vero, Equilibrio dei miei
stivali?!” gli inveì contro Asuka.
“E comunque la domanda di Marco è giusta:
perché solo tu e Hikari non vi siete
trasformati?”
“Direi i vantaggi
di essere un’entità superiore e di essere la sua
prescelta…” rispose tranquilla
Hikari.
“In altre parole:
questo è un esame in cui dovete dimostrare di possedere
sufficiente equilibrio,
e io, che sono l’Equilibrio stesso, e Hikari, che
è la mia custode, non abbiamo
bisogno di dimostrarlo.”
“In pratica,
starete tranquillamente comodi a guadarci?”
domandò Inuyasha.
“Se la vuoi vedere
così…”
Il mezzo demone però
non volle sentire altro, e mostrò subito gli artigli.
“Ma io vi faccio a
fette!” urlò.
“Ehm… scusate se
interrompo la vostra interessante e soprattutto pacifica
discussione…” li
interruppe A.J., mettendosi in mezzo ai due. “Ma non ci avete
ancora detto
perché dei custodi sono giunti fin qui.”
“Chiedetelo a Mr.
Equilibrio.” Fece Saiko.
“Mr. Equilibrio?
Che cosa vogliono dire?” chiese l’uomo.
I due bambini si
girarono verso di lui, sgranando gli occhi.
“Il professor
Crocker!” urlarono, prima di scappare via.
“Reazione curiosa…
so di professori che fanno paura, ma questa le supera tutte.”
fece Marco.
“Si riferiscono al
fatto che io sono l’incarnazione dell’Equilibrio.
In pratica, sono un essere
superiore.”
“Dici davvero?”
domandò il professore, tirando fuori dalla tasca una specie
di console
portatile, che puntò verso Dark.
Prima che potesse
leggerci qualcosa sopra, l’oggetto esplose tra le sue mani.
“Inaudito… il tuo
potere magico supera l’umana comprensione! Dimmi, come hai
fatto ad ottenerlo?”
“Basta essere una
forza che sostiene l’universo.”
“È preoccupante che
lo dica come se stesse parlando del tempo.”
osservò Edward, per poi appoggiare
una mano al muro, creando dal nulla una lancia, che puntò
subito contro Dark.
“Ora ci devi dire in che cosa consiste questa prova! Voglio
tornare come prima
il più velocemente possibile!”
Dark prese la
lancia, che si trasmutò subito in un semplice bastone.
“Come vi ho già
detto, dopo aver creato queste prove, ho cancellato i miei ricordi
riguardo ad
esse, proprio per non poter nemmeno cadere in tentazione di aiutarvi a
superarle. E in più vi ricordo che se non supererete
l’esame, rimarrete così
come siete adesso.”
“Che cosa?!” gli urlarono contro tutti quanti.
“Non se ne parla nemmeno! Facci tornare subito normali
con i tuoi poteri!” gridò Inuyasha.
“Spiacente, ma non posso. Dovrete cavarvela da soli. Io e
Hikari vi aspetteremo alla porta di questo mondo. Inutile dirvi che ce
ne andremo
se nessuno di voi ci riuscirà.”
Hikari lo guardò sorpresa.
“E come facciamo se non sappiamo nemmeno che cosa
fare?”
domandò Riku.
Dark aprì un varco dietro lui e Hikari.
“Non lo so. Beh, buona fortuna.” Rispose il
custode,
prima di sparire assieme alla compagna.
“Quel bastardo…” fece Black Star,
facendo sbattere i
pugni. “Oh, ma la prossima volta che lo vedo lo
uccido!”
“Bah, vediamo piuttosto di scoprire che cosa fare. Non ho
la minima intenzione di restare così.” Fece Sora.
“Ehm… scusate se vi
interrompo…” cominciò Crocker.
“Qualunque sia la domanda, la risposta è
no.” Tagliò
corto Asuka. “Siamo piuttosto presi da una questione
sicuramente più
importante!”
Detto ciò, i custodi si alzarono in volo, attraversando
il passaggio creato da Dark, per poi allontanarsi dalla scuola,
lasciando da
solo il professore.
“Maledizione! Non sono riuscito a provare
l’esistenza
della magia nemmeno stavolta.”
“Immagino che però tu voglia farlo il prima
possibile,
vero? Magari vorrai anche vendicarti di tutti coloro che non ti hanno
creduto.”
fece una voce alle sue spalle.
Crocker si girò subito, ritrovandosi di fronte a
Jyassmie, che lo guardava seduta da sopra un armadio.
“E tu chi sei?”
Come risposta, la ragazza evocò il Keyblade.
“Diciamo che sono la tua chiave per la vendetta e il
successo.” rispose la custode, sorridendo.
“Puoi davvero aiutarmi in questo?!”
“Certo, e non solo. Ti farò eliminare con le tue
mani
Timmy Turner e i suoi Fantagenitori, assieme a tutti gli altri. Ho
giusto
trovato qualche alleato disposto a supportare la tua causa.”
continuò lei,
mentre alle sue spalle apparirono dal nulla un piccolo essere volante
vestito
di grigio con un grosso capello a punta, affiancato da un altro dalla
pelle
completamente blu, molto simile a Cosmo, ma con un elegante monocolo
sopra
l’occhio destro.
“E ora… vediamo di renderti più
potente.” Concluse,
creando una sfera nera tra le mani, che scagliò contro il
professore, che ebbe
giusto il tempo di spalancare gli occhi.
“Capisco… Quindi vorresti il nostro
aiuto per sconfiggere
questi misteriosi distruttori.” fece Skipper, dopo aver
ascoltato la
spiegazione di Timmy. “E perché non lo chiedi alle
tue invenzioni?”
“È una cosa che va oltre la nostra
portata.” Rispose
Wanda. “A quanto pare, ci sono esseri che sono allo stesso
livello di una
divinità.”
“Divinità? Interessante… è
un tipo di nemico che non
abbiamo ancora affrontato. Kowalsky, opzioni!”
Il pinguino si girò verso di lui, tirando fuori dal nulla
una lavagnetta.
“Contro una divinità, abbiamo poche speranze con
le
nostre armi normali. Potremmo contattare qualche custode per farci
aiutare, ma
nemmeno loro sono così potenti. Se escludiamo il famoso Dark
di cui abbiamo
tanto sentito parlare ovviamente.”
“Preferirei evitare l’aiuto di un distruttore di
mondi,
anche se buono. Altre opzioni?”
“Potrei cercare di creare un buco nero di dimensioni
ridotte assieme all’aiuto di Lio, ma ci sono alte
possibilità che ne perdiamo
il controllo e finisca col distruggerci tutti quanti.”
“Ma che bello… E ora allora che cosa possiamo
fa-”
cominciò Timmy, poco prima che un allarme cominciasse a
suonare dal nulla.
“Uomini, in posizione! Siamo sotto attacco!”
urlò
Skipper, poco prima di mettersi in posa di combattimento assieme agli
altri
tre, mentre Lio tirava fuori un bazooka.
“Cosmo, Wanda, cosa succede?!” domandò
Timmy, guardando i
due, che però erano sbiancati di colpo.
“Questo è… Il codice rosso
assoluto!” rispose con un filo
di voce la rosa.
“Ovvero?”
“Ovvero l’allarme più grave del
Fantamondo.” Rispose
Cosmo. “Ma non era mai successo che suonasse prima
d’ora.”
“E che cosa comporta?”
“Comporta l’annullamento di tutti i divieti imposti
a noi
Fantagenitori!” tuonò Jorgen Von Strangle,
apparendo in una nuvola di fumo di
fronte a loro.
“Tutti i Fantagenitori devono tornare immediatamente nel
loro mondo! I folletti stanno attaccando la Terra, assieme a strani
esseri
neri!”
“Esseri neri? Somigliano per caso a formiche?”
chiese
Soldato.
“E voi come…”
“Heartless!” fece Skipper, assottigliando lo
sguardo.
“Dunque sono arrivati anche qui.”
“Heartless?!” ripeterono i quattro abitanti del
mondo.
“Quelli del messaggio di Aqua?!” domandò
Timmy.
“Proprio loro. Siamo nei guai, sono ossi molto duri da
rompere. Rico, arsenale da guerra! Immediatamente!”
Il pinguino annuì, per poi sputare una decina di armi
diverse, che i pinguini presero subito tra le ali.
“Molto bene! Portateci di fronte a loro,
immediatamente!”
esclamò Skipper, mentre Lio si affiancava al quartetto,
mettendosi sulla
schiena un lanciafiamme.
“Piuttosto pericolosi questi pinguini…”
commentò sorpresa
e leggermente spaventata Wanda.
“Cosmo, Wanda!” esclamò Jorgen,
puntandogli contro la
bacchetta. “Siete autorizzati ad esaudire ogni tipo di
desiderio ai danni di
chi metterà in pericolo la Terra! Io intanto farò
muovere l’esercito verso i
folletti! Non fallite!”
Detto ciò, sbatté a terra la bacchetta,
scomparendo alla
vista di tutti.
“Desidero che ci portiate tutti di fronte a questi
Heartless!” urlò Timmy.
“Subito!” rispose i due Fantagenitori, alzando le
bacchette e facendo sparire tutti.
Quando riapparvero, si trovarono di fronte ad un migliaio
di Shadow, che avanzano lentamente verso di loro.
“Ma quanti sono?!” esclamò il bambino,
poco prima di
venire superato dai quattro pinguini e da Lio.
“Qui ci pensiamo noi. Tu vedi di far arrivare qualcuno,
possibilmente custodi o comunque persone in grado di
eliminarli.” Fece Soldato.
“Custodi? E dove li trovo?!”
Dietro di lui si sentirono due colpi di tosse, mentre alle
spalle di Cosmo e Wanda apparve dal nulla un cartello con una freccia
luminosa
che li indicava.
“Giusto! Desidero che facciate arrivare qui dei guerrieri,
possibilmente custodi, in grado di eliminare questi Heartless! E
desidero che
usiate tutto il potere magico che vi è possibile!”
“Come vuoi!” rispose i due insieme, per poi tirare
fuori
dalle bacchette due cavi della corrente, che attaccarono a due prese
che erano
per puro caso là vicino.
“Ci vorrà qualche minuto per caricare sufficiente
energia!” fece Wanda.
“Speriamo che resistano fino ad allora.”
mormorò Timmy,
girandosi verso il gruppo da lui evocato.
“Ma tu guarda.” fece una voce poco lontana.
“A quanto
pare, non siamo soli.”
Il bambino e i due Fantagenitori si girarono,
ritrovandosi di fronte al gruppo di custodi, tutti con in mano il
Keyblade.
“Custodi?!” esclamarono sorpresi loro.
“E voi chi siete?” domandò Sora, girando
lo sguardo verso
di loro.
“Ecco-”
“Ci risponderete dopo. Prima occupiamoci degli Heartless
e vediamo di aiutare i pinguini.” Lo interruppe Riku, per poi
creare una sfera
di fuoco, che scagliò contro un gruppetto di Heartless.
“Finalmente ci si diverte!” esclamò
Black Star, mentre Tsubaki
si trasformava.
In pochi secondi, l’intero gruppo si era lanciato contro
gli avversari, lasciando soli i tre abitanti del mondo.
“Quindi erano buoni?” domandò Cosmo.
“Pare di sì… Beh, allora potete
interrompere-”
Ma proprio mentre diceva ciò, dalle due bacchette
uscì un
raggio di luce, che si disperse nel cielo.
“…il desiderio…”
completò Timmy, mentre di fianco a loro
si apriva un varco di luce.
“Uh? E questo che posto è?” fece una
voce, mentre dal
varco usciva un tizio con addosso un impermeabile bianco, con vistose
cicatrici
sul volto e l’occhio sinistro coperto da una benda.
“Non sembra proprio la Gummiship…” disse
un altro, dai
capelli biondo scuro tutti all’insù, vestito come
lui.
“Mi sembra palese…” aggiunse un altro
dello stesso
gruppo, dai lunghi capelli azzurri e una cicatrice a forma di X che
passava in
mezzo agli occhi.
“Strano però, non avevamo mai sbagliato ad aprire
varchi.” Fece un quarto uomo, dai capelli argentei.
“Tranquillo capo, capita a tutti di sbagliare.”
Replicò
uno dalla folta chioma rossa.
“Ma non eri stato tu ad aprire il varco?”
domandò una
donna dai capelli biondi, con due ciuffetti in bella vista.
“Suvvia, non è successo nulla di grave,
no?” disse una
voce, mentre un ragazzo dai capelli castani appuntiti usciva dal varco,
affiancato
da una ragazza dai lunghi capelli rossi.
“Infatti. Vediamo se c’è un motivo
preciso oltre alla
coincidenza per cui siamo finiti qui, e poi ce ne andiamo.”
Aggiunse una
ragazza castana, uscendo dal varco seguita da un ragazzo
anch’esso con i capelli
argentati.
Timmy, Cosmo e Wanda rimasero a guardarli esterrefatti.
“Beh, di sicuro sembrano forti…” fece
Cosmo, attirando
l’attenzione su di sé.
“E voi chi siete?” chiese la ragazza castana.
“Beh, noi siamo coloro che vi hanno evocato
qui…”
“Evocato?” domandò l’argenteo.
“Come sarebbe a dire?”
“Ecco… volevamo l’aiuto di alcuni
custodi per
fronteggiare quei cosi…” spiegò Timmy,
indicando gli Heartless.
“E tu come fai a sapere dei custodi?”
domandò il rosso.
“C-Come lo sanno tutti quanti…”
balbettò il bambino, un
po’ spaventato.
“Come tutti quanti?!” esclamarono gli ultimi
quattro
arrivati.
“Stai scherzando, vero?” chiese quello con i
capelli a
punta.
“No che non scherza! Tutto l’universo è
a conoscenza
dell’esistenza dei custodi, fin da quando è
cominciata la guerra!” rispose
Wanda.
“Guerra? Ma di quale guerra state parlando?”
“Ma voi siete o no custodi?!” esclamò
Timmy. “È stata
proprio una Master del Keyblade a parlarcene!”
“Master del Keyblade?” chiese l’argenteo
più grande. “E
che cosa sarebbe?”
Ma prima che qualcuno potesse rispondergli, una fiammata
si alzò sotto l’esercito di Heartless, facendoli
scomparire nell’oscurità.
“Così imparano a farci perdere tempo!”
esclamò Asuka,
facendo scomparire il Keyblade, imitata dagli altri.
“È stato più facile del previsto,
no?” fece Sora.
“Già. È bastata una fiammata congiunta
per eliminarli.”
aggiunse Riku, per poi girarsi insieme a tutti gli altri, ritrovandosi
di
fronte al nuovo gruppo.
“L’organizzazione XIII!”
esclamò Kairi, evocando subito
il Keyblade, imitata da tutti gli altri.
“Che cosa?!” fece il biondo. “Sono tutti
in possesso del
Keyblade?!”
“Impossibile!” disse la castana, portandosi avanti,
ed
evocando due Keyblade. “Non possono essercene così
tanti!”
Ma quando superò i membri dell’Organizzazione,
affiancata
dall’albino, il gruppo di custodi
s’immobilizzò.
“Che cosa…” cominciò
incredulo Riku.
“Jessie?!” esclamarono insieme Ichigo e Edward.
“Come fate a conoscermi?” chiese la ragazza,
rivolgendosi
ai due con un sopracciglio inarcato.
“Ma come, non ti ricordi? Ci siamo allenati insieme per
quasi un anno!” rispose l’alchimista.
“Li conosci?” chiese il ragazzo argentato al suo
fianco.
“No Riku, mai visti prima.” rispose lei.
“Riku?!” esclamarono i custodi.
“Allora non era una mia impressione…”
fece Sora. “In effetti,
è uguale a quello che conosciamo noi…”
“Chi siete?” chiese il ragazzo castano,
raggiungendo
Jessie e l’altro Riku. “E come fate a conoscere
Jessie e Riku?”
“Sora?!” esclamò il gruppo di custodi,
sempre più
incredulo.
“Questo è troppo! Ora anche i doppioni si dovevano
mettere in mezzo?!” fece Marco, cominciando a sbattersi il
Keyblade sulla testa.
“Temo che abbia raggiunto il suo limite di
sopportazione.”
commentò Saiko, socchiudendo incredulo un occhio.
“A quanto pare, Xehanort o l’Oscurità
hanno deciso di
giocare pesante…” disse Riku, alzando una mano di
fronte a sé. “Perciò è ora
di
rispondere con il mio nuovo potere.”
“Ne sei sicuro?” chiese Kairi. “Non
riesci ancora a
controllarlo a dovere…”
“Ce la farò!” replicò il
custode, mentre di fronte a lui
si creava una bolla d’acqua, sospesa in aria.
“Che cosa…?” fece l’altro
Riku, mentre la bolla prendeva
le sembianze di una fenice.
“Omi?!” esclamò Jessie. “Come
può essere? Credevo che tu
fossi l’unico a poterlo usare.”
“Il suo Keyblade. Guardate il suo Keyblade!” fece
il Sora
al loro fianco. “È la Via per
l’Alba!”
“E non è il solo. Quella ragazza… ha la
Catena Regale!”
esclamò Axel. “Che cosa diavolo sta succedendo
qui?”
“Ne parleremo dopo! Ora fermiamo quella ragazza!”
urlò
Riku, mentre un orecchino nascosto sotto i suoi capelli
s’illuminava e liberava
una scia di gocce d’acqua cristallina, che presero la forma
di una fenice, identica
a quella avversaria.
“Che cosa? Anche lui può usarla?” fece
sorpreso Inuyasha.
“Un po’ troppo fedele per essere un
doppione…”
Ma prima che potessero continuare il discorso, i membri
dell’Organizzazione li raggiunsero, evocando le loro armi.
“E così, siamo di fronte ad un bel po’
di custodi.” fece
Xigbar, appoggiandosi l’arma sulla spalla.
“Sarà uno scontro divertente!”
“Credete forse di poterci battere?”
domandò Pan,
avanzando verso di lui. “E poi, io ho ancora un conticino in
sospeso con te!”
“Spiacente ragazzino, ma non ti ho mai incontrato prima.
E cos’è quella specie di coda che hai?”
“È la mia coda, te ne sei già
dimenticato?” rispose la
Sayan, poco prima che i suoi capelli diventassero dorati, liberando
attorno a
sé un’ondata d’energia.
“Chi cavolo è?!” esclamò
Demyx, poco prima di ritrovarsi
di fronte a Ichigo.
“Una Sayan ovviamente. Io invece sono uno
Shinigami.”
Fece lui, mentre il suo Keyblade veniva avvolto da un’aurea
nera.
“Oscurità?” chiese il numero IX,
evocando il suo Sitar e
parando l’attacco. “A quanto pare, non sei da
sottovalutare.”
“Non è oscurità…
è il mio potere!” Rispose l’arancio,
mentre i suoi vestiti cambiavano, trasformandosi in una tunica, e
lasciando
dietro di sé una sua copia.
Black Star
batté i pugni tra di loro.
“Interessante… così hanno replicato
anche te… Lea.”
disse, rivolgendosi al rosso, che lo guardò stranito.
“E tu come fai a conoscere il mio vero nome?”
chiese lui,
evocando due Chakram.
“Niente Keyblade? Guarda che non mi tratterrò
dall’usare
tutto il mio potere. Dopotutto, non hai nessuna possibilità
contro una divinità
come me!”
“Keyblade? Guarda che io non sono un custode, e tu non mi
sembri una divinità.”
“Le apparenze ingannano…” fece Shinji,
avvicinandosi a
Black Star. “Io sono una vera divinità. Eppure
sembro una schiappa. Black Star
è molto forte, e non è una vera
divinità. Cambia molto alla fine?”
“Come ti permetti?! Guarda che io sono molto più
divino
di te!” gli sbraitò contro l’altro.
“Due ragazze che si credono divinità…
Cavoli, avrei
preferito combattere contro qualcun altro.” Si
lamentò il rosso.
Xemnas
osservò Natsu e Edward, entrambi di fronte a lui,
mentre Happy era volato in alto.
“Quindi abbiamo due che si credono custodi.”
“Non sottovalutarlo, Natsu!” esclamò
Edward. “Non so come
possa essere qui, ma è il Nessuno di Xehanort, e non
possiamo contare
sull’aiuto di Dark.”
“E con ciò? Più l’avversario
è forte, più mi sento infiammato!”
replicò l’altro, facendosi avvolgere dalle fiamme.
“Una maniaca del fuoco, eh? Ormai dovrei esserci
abituato… Ma non vi permetterò di fare del male a
Jessie e agli altri custodi!”
Sentendo ciò, il Master lo guardò un
po’ stranito.
“Che cosa intendi dire? Tu sei il capo
dell’Organizzazione XIII, mi hanno raccontato tutto sul tuo
conto. Non credere
di poterci ingannare con le tue parole!”
Xemnas per tutta risposta evocò le sue due spade laser.
“Capisco… Dunque siete davvero convinti di potermi
affrontare.”
“Oh, vedo che ci sono
due ragazzi piuttosto coraggiosi…”
fece la numero XII, evocando i suoi kunai.
Asuka e Ran rimasero ferme ad osservarla.
“Questa situazione è piuttosto
confusionaria…” fece la
Guardiana, chiudendo le mani a pugno, mentre Asuka strinse con
più forza il
Keyblade.
“Puoi dirlo forte. Dovrò dare ragione a Marco per
il
nostro livello di sanità mentale… è
peggio del venire contaminati da un angelo.”
“Si può sapere di cosa state parlando?”
domandò Larxene,
facendo cadere un fulmine ai loro piedi.
“Sai, non si dovrebbe giocare con i
fulmini…” fece Ran,
creando tra le mani una sfera di tuono, circondata da delle scie di
fuoco.
“Potresti scottarti.”
“Due elementi insieme?!” esclamarono insieme Asuka
e
Larxene.
“Beh, sono una Guardiana dell’Equilibrio. Non posso
usarli a pieno potere, però posso parzialmente combinarli
tra di loro… Me l’ha
mostrato Dark.” rispose Ran.
“Guardiana dell’Equilibrio? Che storia sarebbe
questa?”
“Spiacente, ma non abbiamo tempo per le
chiacchere!”
disse la Guardiana, preparandosi a combattere.
Marco,
Saiko e Inuyasha si posizionarono di fronte
all’ultimo membro dell’Organizzazione.
“Volete affrontarmi?” chiese Saix, mostrando la sua
Claymore.
“Umpf. Non credere di farci paura!” disse Inuyasha,
mostrando i suoi artigli.
“In effetti, fai molta più paura tu.”
replicò Marco,
sospirando.
“Io ricordo che sono l’unico umano al cento per
cento dei
tre.” commentò Saiko.
“Beato te… Io ormai, tra una cosa e
l’altra non so più
come considerarmi.” disse l’Animorph, facendo
scomparire il Keyblade, mentre le
sue braccia cominciavano a diventare più grosse, diventando
lentamente grigie.
Sulla testa, che si stava lentamente trasformando in un
muso, apparve un grosso corno bianco.
Pochi secondi dopo, di fronte a un sorpreso numero VII,
apparve un rinoceronte, che caricò subito
l’avversario, che lo evitò saltando
in aria.
“Si è trasformata?!” esclamò
lui incredulo, riatterrando
poco lontano.
“Piuttosto sorpreso per essere un Nessuno!”
gridò
Inuyasha, alzando il Keyblade in alto. “È il
momento di mostrare i miei poteri!
Cicatrice del vento!”
Dal Keyblade partì una forte folata di vento, che
colpì
in pieno l’avversario, facendolo volare qualche metro
indietro.
“Questi
non sono umani normali…” fece Jessie, mentre di
fronte a lei, Sora e Kairi si preparavano ad affrontarla.
“Già.” fece il Sora al suo fianco,
mentre anche l’altra
Kairi li raggiungeva.
“Chi possono essere per poterci tenere testa così
facilmente?” domandò quest’ultima.
“Questo dovremmo essere noi a chiederlo!”
esclamò il Sora
femminile, puntandogli contro il Keyblade. “Perché
avete il nostro aspetto e i
nostri nomi?”
“Di cosa stai parlando? Mi sembra che siamo abbastanza e
decisamente diversi!” replicò l’altro
castano.
“Ma davvero? Strano, io l’ultima volta che ho
controllato,
mi chiamavo Sora, e se non fosse per uno stupido incantesimo, non avrei
questo
aspetto!”
Sentendo ciò, i tre custodi avversari rimasero fermi.
“No, scusate un attimo.” cominciò
Jessie, guardandolo
incredula. “Cioè, voi
sareste…”
“Io sono Sora, e lei è Kairi!” rispose
il custode seccato.
“Ci siamo trasformati per colpa di un nostro…
amico.”
“Quindi quello che sta combattendo contro Riku
è…”
continuò la custode castana, per poi perdere l’uso
della parola.
“È Riku, esatto.” Rispose Kairi.
Jessie rimase ferma a quelle parole, mentre i due Riku
continuavano ignari il loro combattimento.
“No.” disse infine la castana, mentre attorno ai
suoi due
Keyblade apparivano delle fiamme. “Voi state mentendo. Non so
chi o cosa siate,
ma non potete essere altro che dei doppioni.”
Sora e Kairi si misero nuovamente in posizione, pronti
all’attacco.
“Perciò prima vi metteremo fuori gioco, e poi
scopriremo
la verità!” urlò, scagliando una lingua
infuocata contro i due custodi.
Ma prima che esse potessero raggiungerli, due ombre nere
e bianche apparvero tra i due gruppi, fermando le fiamme.
“Si può sapere… che cosa state
combinando?” domandò Dark,
distruggendo con la mano le fiamme, mentre Hikari lo imitava.
Tutti quanti si fermarono, girandosi verso i due.
“Avete fermato le mie fiamme? Com’è
possibile?” esclamò
sorpresa Jessie, mentre Hikari guardava la propria mano.
“Fiamme impregnate
d’oscurità… Curioso, per una custode
che sembra appartenere alla luce.” Disse, girandosi verso
Jessie.
“Dark! Hikari!” esclamò Sora.
“Come mai ci avete raggiunti?” domandò
Riku,
avvicinandosi a loro.
“Abbiamo percepito la presenza di più cuori
esterni di
quanti ci sarebbero dovuti essere.” Rispose Dark, per poi
girarsi verso il
gruppo di Jessie, che si stava riunendo.
“Tu chi sei?” domandò
quest’ultima, studiando il nuovo
arrivato con occhio critico.
“Il mio nome è Dark, custode
dell’Equilibrio e
incarnazione stessa di quest’ultimo.”
“Custode dell’Equilibrio?”
ripeté la custode. “Non ho mai
sentito nominare questo tipo di custode.”
“A quanto pare, siamo di fronte a una seconda
Jessie.”
Fece Hikari. “Visto che dovrebbe conoscerci abbastanza bene,
dato che l’abbiamo
addestrata per quasi un anno. E poi… è
diversa.”
“Come fai a dirlo? A parte per gli occhiali, che lei non
ha, non mi sembra troppo diversa…” fece Edward.
“Dovresti cercare di affinare di più la tua
percezione
della luce e dell’oscurità. Questa
Jessie… è in un certo senso simile a me e
Hikari.” Rispose Dark.
“Come sarebbe a dire simile a te?” chiese
l’altro Sora.
“Dentro di me, e da poco tempo anche dentro Hikari, luce
e oscurità convivono assieme, in perfetta armonia.”
“È per questo che siamo chiamati custodi
dell’Equilibrio.” Continuò Hikari,
creando una sfera di luce e una di tenebre.
“Luce e oscurità… in
armonia?” ripeté Jessie, per poi spostare
velocemente il braccio di fronte a sé, per negare.
“Impossibile! Sono due forze
che si combattono per natura! Non possono convivere insieme in
pace!”
“La teoria vorrebbe questo, ma quando si è figli
della
Luce e dell’Oscurità stessi, il discorso
cambia.” Replicò Dark.
“Figli della Luce e dell’Oscurità? Che
cosa vuoi dire,
ragazzo?” domandò Xemnas.
“Quello che ho detto. Voi immagino proveniate da un
universo parallelo a questo… Il che spiega perché
non ci riconoscete, e non
sapete nulla su ciò che sta succedendo qui.”
“Chi ti credi di essere per parlarci in un tono
così
superiore?” chiese Larxene. “Non sei altro che un
umano, come tutti noi, no?”
“Umano? Ma se voi siete Nessuno!”
esclamò il Sora del
gruppo di Dark.
“Non più.” Rispose Demyx, portandosi una
mano sul petto.
“Siamo Ritornanti, ex Nessuno ora in possesso di un cuore e
che combattono per
la Luce… Beh, quasi tutti almeno… Abbiamo un
membro traditore, ma Jessie l’ha
già conciato per le feste.”
Hikari li squadrò.
“Non ho mai sentito parlare di questi Ritornanti. Quando
un Nessuno torna in possesso del suo cuore, torna ad essere il suo vero
se
stesso. Lo so bene, perché io stessa ero un
Nessuno.”
“Ad ogni modo…” fece il Riku del gruppo
di Jessie,
indicando la sua controparte. “Come fate ad avere Omi? Dovrei
essere l’unico a
poterla evocare! Senza considerare i Keyblade che quelle due ragazze
hanno!
Perché sono uguali al mio e a quello di Sora?!”
“Ecco Riku, a questo proposito…”
cominciò la rossa vicino
a lui.
“Perché anch’io sono Riku!”
rispose la ragazza argentea
di fronte a lui.
“Ah, capisco…” disse semplicemente
l’altro.
I custodi rimasero in silenzio a guadarlo.
“Jessie, ho per caso preso una botta in testa durante il
combattimento?” chiese infine lui, girandosi verso la
castana, che scosse la testa.
“Come sarebbe a dire che anche tu sei Riku?!”
urlò infine l’albino, sgranando
gli occhi e indicando l’altro.
“Chiedetelo al qui presente Dark. È opera
sua.” fece
Black Star.
“Come opera tua?” domandò Saix.
“Sei così potente?”
“Il mio potere è superiore a quanto possiate
immaginare,
e non lo dico per vantarmi, lo dico perché è la
verità. Dopotutto, sono una
delle tre forze che sorreggono questo universo. Il frutto di
un’unione reputata
impossibile.”
“E noi dovremmo crederti? Dimostraci che quello che dici
è vero!” fece Jessie, puntandogli contro il
Keyblade.
“Ho fermato il tuo attacco senza dover evocare il
Keyblade. Volete provare ad usare anche la luce contro di me? Fate
pure, non vi
temo, e non preoccupatevi, per ferirmi ci vuole molta forza…
tanta quanta ne
servirebbe per distruggere questo mondo. In effetti, l’unico
che è veramente
riuscito a ferirmi, corpo, anima e cuore, è stato solo mio
padre, l’Oscurità
stessa…”
“Okay, anche ammesso che sia vero…”
cominciò Sora, per
poi indicare i custodi dietro a Dark e Hikari.
“Perché hai costretto le nostre
controparti a una simile pagliacciata?”
“Li sto sottoponendo ad un esame. Alcuni di loro sono
già
Master del Keyblade, ma quest’esame gli permetterà
di usare tutti i loro poteri
nella guerra che ci aspetta.”
“Abbiamo già sentito nominare questa
guerra… di cosa si
tratta? Credevo che i custodi non dovessero più affrontare
in una guerra le
forze dell’oscurità.”
“Xehanort.” Rispose semplicemente Dark.
“È lui il nostro
nemico. È tornato ad essere il vero Xehanort, ed
è entrato in possesso di un
potere molto forte… E non c’è solo lui.
Anche mio padre ha intenzione di
affrontare la Luce. In ogni mondo sta venendo scelto un custode per
entrambe le
fazioni. E io ho deciso di partecipare come alleato di mia madre, della
Luce.
Per questo io e i miei Guardiani combatteremo contro
l’Oscurità!”
“I tuoi Guardiani?”
“Come Equilibrio, non posso avere troppi custodi. In
teoria, posso permettermene uno solo, ma essendo io stesso sia custode
che
elemento, ho potuto nominare Hikari custode dell’Equilibrio.
Tuttavia, non per
questo non posso nominare dei guerrieri.”
“In pratica, persone come me, che non sono state scelte
né dalla Luce né
dall’Oscurità, ma che hanno le qualità
necessarie, possono
diventare suoi Guardiani.” Spiegò Ran, mostrando
il simbolo sulla fronte.
“Credo sia il caso di abbassare le armi e di farci
spiegare per bene la situazione.” cominciò Riku.
“Anche perché quel bambino che
dice di averci evocato, che in questo momento si sta mangiando
tranquillamente
dei pop corn assieme a quei quattro pinguini e un altro marmocchio,
comincia a
innervosirmi.”
Qualche metro più in là, i diretti interessati
deglutirono.
“Temo se ne siano accorti…” fece
Soldato, lanciando a
Rico i suoi pop corn, che furono inghiottiti in un instante.
“Quindi
è così che stanno le cose.” fece Dark.
“Avete
visto l’entrata di Asuka, e avete pensato che fossero
malvagi.”
“Già… ignoravo che fossero custodi,
altrimenti non
avremmo fatto nulla, poi abbiamo scoperto che uno tra di voi era un
essere
superiore e allora…” disse Timmy, lasciando in
sospeso la frase.
“Bah, ormai è fatta.”
Commentò Hikari. “Basta che non
interferiate più con l’esame.”
“Io però ancora non ho ben chiaro il
perché di un esame
del genere.” Fece Jessie.
“Devono dimostrare di essere degni
dell’Equilibrio.”
Rispose Dark. “E per farlo, devono provare di tutto. Se non
saranno in grado,
rimarranno così come sono.”
“Ehi, vedi di non scherzare!” fece il Riku affianco
alla
castana. “Se loro sono come noi, di certo non accetteranno
mai una cosa del
genere!”
“Trovami un idiota che lo farebbe.”
mormorò Asuka.
“Che situazione… E dire che credevo di aver visto
ormai
tutto.” commentò Axel.
“Quindi voi siete Ritornanti.” fece il Sora
femmina,
squadrando nuovamente il gruppo di ex Nessuno. “A quanto
pare, nel vostro
universo le cose funzionano in maniera abbastanza diversa. Come vi ha
detto
prima Hikari, qui i Nessuno che tornano in possesso del loro cuore,
tornano ad
essere se stessi, e i Nessuno sconfitti, tornano in vita.”
“Come sarebbe a dire?” chiese la sua controparte.
“Xehanort. Abbiamo sconfitto sia il suo Heartless che il
suo Nessuno. E ora il vero Xehanort è tornato, deciso a
portare tutto
nell’oscurità.”
“Strano però…” fece Xemnas.
“Come mai il mio me di questo
universo si è comportato così dopo essere stato
sconfitto? Non dovremmo essere
uguali?”
“Direi di noi. Ci sono sostanziali differenze: ad esempio
Axel.”
“Eh? Io?” chiese il rosso.
“Qui da noi sei tornato come essere umano normale, e mi
hai addestrato ad usare il Keyblade, e non è tutto: anche tu
sei un custode.”
Fece Black Star.
“Io… un custode?” ripeté
incredulo l’altro.
“Già. Ovviamente anche la Jessie che conosciamo
noi lo è.
Tuttavia, lei si è liberata della sua
oscurità.” Disse Dark, guardando la
custode.
“Come ha fatto?” domandò la castana,
sgranando gli occhi.
“Con il nostro aiuto.” Rispose Hikari.
“L’abbiamo fatta
entrare nel suo cuore, dove l’ha affrontata. Sfortunatamente,
la sua oscurità
ha preso vita, ha acquisito un corpo indipendente, ed è
scappata.”
“Capisco…” fece Jessie.
“Dunque, l’altra me è riuscita
dove io ho fallito…”
“Mentre Omi come fa ad essere in tuo possesso?”
chiese
Riku alla sua controparte.
“Sembrerà ridicolo… ma sei stato
proprio tu a
consegnarmela.”
“Come scusa?”
“È stato durante l’esame per diventare
Master. Credevo di
essere spacciato, ma tu e Jessie siete apparsi di fronte a me,
donandomi quella
fenice d’acqua, che mi ha permesso di uscire vivo da quella
situazione.”
“I vostri cuori devono aver risposto alla chiamata di
quello di Riku.” Spiegò Dark. “Ora
però, c’è un altro problema.”
“Ovvero?” domandò Jessie.
“La tua presenza. Non passi inosservata. Speriamo solo
che mio padre non decida di intervenire… L’altra
volta siamo riusciti a
respingerlo, ma solo perché non ha voluto rischiare di
alterare l’equilibrio.”
“Perché l’ha fatto?”
“Perché mio padre non desidera il caos. Mio padre
vuole
semplicemente l’annientamento della luce, ma se invece di
distruggerla dovesse
alterarla, il caos comincerebbe a ricoprire
l’universo… e il suo custode
avrebbe la meglio su di noi.”
“Custode? Aspetta… vuoi dire che
c’è un altro tipo di
custode?”
“Il custode del Caos, Hakai.” Rispose Saiko.
“E non è
tutto… l’Oscurità ha cominciato a usare
contro di noi le persone a cui teniamo.
Questa guerra non avrà alcuna pietà,
né per noi né per chiunque altro.”
Jessie abbassò lo sguardo.
“Mi ricorda la guerra che il nostro universo ha subito
molto tempo fa.”
“Davvero?” fece una voce alle loro spalle.
“E io che
credevo che tu sperassi in una simile guerra…”
“Chi va là?” esclamò Riku,
mettendosi davanti a Jessie
per proteggerla.
“Jyassmie.” Fece Ichigo, evocando il Keyblade,
imitato
subito da tutti gli altri.
Una risata riecheggiò nell’aria, mentre di fronte
a loro appariva
una ragazza dai capelli color pece e due iridi viola.
“Ehilà, custodi dell’Equilibrio.
È passato un po’ di
tempo dall’ultima volta che ci siamo visti.”
“E questa chi è?” esclamò
Xigbar, evocando la sua arma,
assieme agli altri membri.
Jyassmie si girò verso di loro.
“Non pensavo vi avrei mai incontrato di persona…
Vi ho
visto solo tramite visioni… Visioni che ho usato per
torturare il mio lato
luminoso.”
“Tu… che cosa sei?” domandò
Jessie, temendo la risposta,
mentre fissava le iridi viola di quella ragazza che le somigliava fin
troppo.
“Cosa sono? Oh, molto semplice, mia cara… sono
l’oscurità
della tua controparte. Proprio così, sono la tua
oscurità.”
“Che cosa vuoi, Jyassmie?” domandò Dark,
puntandogli
contro il Keyblade.
“La solita cosa… portare distruzione e
disperazione!”
“Non senza la nostra autorizzazione! Uomini,
all’attacco!”
urlò Skipper, mentre lui e gli altri tre le saltavano
addosso.
Ma la custode alzò una mano, facendoli volare via di
qualche metro.
“Non crederete davvero di potermi ferire?”
“Uhm… che ne dici di questo?” chiese
Lio, tirando fuori
un telecomando e premendo un bottone rosso.
Attorno a Jyassmie si verificò subito una serie di
esplosioni, che la investirono in pieno.
“E voi dicevate che era una cattiva idea piazzare delle
bombe.” commentò lui.
“Peccato che siano completamente inutili!” fece la
voce
della custode, poco prima che una folata di vento facesse volare via il
bambino.
“E ora, di’ le tue preghiere, moccioso!”
sentenziò
Jyassmie, creando una sfera d’oscurità.
“Non così in fretta!” urlò
Jessie, evocando una sfera di
fuoco accanto a sé e spedendola contro Jyassmie, mentre
s’ingrandiva ad ogni
centimetro percorso, e costringendo l’avversaria a girarsi
per evitarla.
“Credi di potermi fermare?” domandò
Jyassmie, evocando il
Keyblade.
“Ma quello è…” fece Xemnas,
guardando incredulo l’arma.
“L’Artiglio della Notte!”
completò Jessie, guardando la
chiave gemella che impugnava. “Com’è
possibile?”
“La Jessie di questo universo ha anche lei entrambi i
Keyblade, ma io, quando mi sono separata da lei, ho copiato il suo
Keyblade
oscuro.”
“Keyblade oscuro?” domandò Edward,
guardando le due
ragazze.
“Oh, già, dimenticavo: tu hai ancora
l’oscurità dentro di
te. E a quanto vedo, è ben sviluppata. Anzi, direi proprio
che smania dal
desiderio di soffocare la tua luce.”
Jessie portò la mano destra a stringere la mancina, ovvero
quella che impugnava l’Artiglio della Notte.
“Che c’è? Cerchi forse di nascondere la
tua natura
oscura? O forse, ti serve un piccolo aiuto per risvegliarla?”
continuò
Jyassmie, creando una sfera oscura in mano.
“Tu non le torcerai un capello!” esclamò
Riku, mettendosi
di fronte alla compagna.
“Speri di fermarmi tu, custode della Luce?”
“Della Luce?” ripeté lui.
“Spiacente, io sono il custode
dell’Alba.
“Davvero? Dunque da voi esistono altri tipi di categorie
per i custodi…” fece l’altro Riku,
affiancandosi al suo doppione. “Io invece
sono un semplice custode della luce, ma credo che in fondo, questo non
ha
importanza.”
Jyassmie sorrise, preparandosi a combattere.
“Molto bene allora… Soccombete di fronte al potere
dell’Oscurità stessa!” urlò,
venendo avvolta da un’aurea nera, che trasformò il
suo impermeabile in un’armatura nera.
“Fino a che punto riesci ad usare Omi?” chiese il
Riku
maschile alla sua controparte.
“Solo per curarmi e per attaccare.” Rispose
l’altro,
mentre una bolla d’acqua prendeva forma di fronte a lui.
“Allora basterà.”
“Vi darò una mano anch’io. Dopotutto,
lei è legata a me,
anche se in una maniera assurda.” Si fece avanti Jessie,
posando la Via del
Tramonto sulla spalla.
“Fuoco e acqua insieme solitamente non vanno
bene…” fece
Hikari, raggiungendoli. “Per questo credo vi
servirà un piccolo aiuto per
combinarli assieme.”
“Credi di potercela fare?” domandò
Jessie.
Per tutta risposta, la custode evocò Balance.
“Sono una custode dell’Equilibrio. Uno dei miei
poteri è
proprio quello di combinare tra di loro gli elementi.”
“Che cosa dobbiamo fare allora?” chiese Riku.
“Dovrete colpirmi con i vostri attacchi. Io li
unirò e li
spedirò contro Jyassmie.”
“Dobbiamo aiutarli!” esclamò
Sora, poco prima di essere
colpito da una sfera di energia.
“Sora!” urlarono tutti, per poi girarsi verso il
proprietario dell’attacco.
“Incredibile… questi poteri sono
fantastici!” urlò
Crocker, chiudendo la mano appena usata per creare la sfera.
La cosa che balzò subito agli occhi dei custodi e dei
Ritornanti
fu il fatto che ora indossava un’armatura verde, con uno
scettro in mano.
“Crocker!” urlò Timmy, portandosi
davanti a tutti. “Come
hai fatto?”
“Timmy Turner! Finalmente potrò ripagarti per
tutte le accuse
di pazzia che ho dovuto sopportare a causa tua! Non ho più
alcun interesse
verso i Fantagenitori, ora che ho acquisito il potere totale!”
“Sempre tutti uguali gli esaltati…” fece
Inuyasha,
sbuffando. “Sono sempre convinti di essere i
migliori.”
“Ma noi lo siamo.” Fece un'altra voce, mentre un
essere
alato completamente blu appariva al fianco del professore, assieme ad
un altro
con addosso un completo grigio.
“Impossibile!” esclamò Wanda, mentre
Cosmo si nascondeva
dietro di lei.
“Anti-Cosmo e HP, il capo dei folletti!”
esclamò Timmy,
riconoscendo i due esseri.
“Già, proprio così.” Rispose
il folletto, con tono atono.
“Abbiamo deciso di allearci per distruggerti, Timmy
Turner.”
“E per conquistare questo e altri mondi
ovviamente.”
Continuò Anti-Cosmo, facendo apparire dal nulla una tazza di
tè, che bevve
silenziosamente.
“Ok, so che non dovrei chiederlo…”
cominciò il Sora
femmina. “Ma perché quel tipo sembra
l’esatto opposto di quest’altro?”
“Perché è il suo opposto. Anti-Cosmo
è tutto ciò che
Cosmo non è.” Spiegò Wanda.
“Ovvero intelligente e furbo, oltre che decisamente
gentiluomo.” Rispose l’essere blu, finendo di bere
il tè e facendo scomparire
la tazzina.
“Quindi un avversario altamente temibile, vorresti dire
questo?” chiese Sora, preparandosi a combattere.
“Non sottovalutare noi
custodi! Siamo molto più pericolosi di quanto
sembriamo!”
Jyassmie
riuscì ad evitare l’attacco combinato dei due
elementi, sebbene rimase leggermente ferita a un braccio, e
l’armatura che lo
ricopriva era stata letteralmente sciolta.
“Non male…” ammise, sorridendo e
rivolgendo lo sguardo ai
quattro custodi di fronte a lei. “Ma non basta
ancora!”
Jessie strinse con forza i due Keyblade.
“D’accordo, adesso giochiamo pesante.”
Sussurrò, facendo
scomparire la Via del Tramonto.
“Jessie, che vuoi fare?” chiese il custode
dell’Alba
preoccupato.
“Le farò vedere chi è la custode del
Tramonto.” Rispose,
alzandosi in volo per raggiungere la keyblader oscura.
Jyassmie ghignò quando la castana si fermò a un
metro di
distanza da lei. “Che c’è? Vuoi uno
scontro singolo?”
“Quando mi donarono i Keyblade, mi dissero che ero una
figlia della Luce, ma che mi sarei mossa nelle tenebre,
perché sono la custode
dell’ultima luce.” Rispose al ghigno.
“Sei pronta a perderti nell’oscurità che
dici di essere? Buio!”
Sorprendendo Jyassmie per prima e gli osservatori con i
piedi a terra, una fitta nube di nebbia nera, ampia poco più
di quattro metri,
circondò le due ragazze, celandole alla vista di chiunque.
“Ma cosa sta succedendo?!” esclamò
Hikari, incredula.
“Ha usato la magia Buio.” Intervenne Riku, fissando
con apprensione
la manifestazione dell’incantesimo. “Solo Jessie
riesce a muoversi al suo
interno senza perdersi. Mi auguro che le conseguenze non la
feriscano.”
Aggiunse, venendo affiancato da Dark, anch’egli stupito che
una custode
appartenente alla Luce potesse scatenare tanta oscurità.
All’interno della nube, la Keyblader oscura si guardava
intorno confusa alla ricerca dell’avversaria.
“Perché non riesco a vederla?” disse tra
i denti, mentre
proseguiva nella ricerca di un misero segno della presenza della nemica.
Al contrario, la custode del Tramonto si muoveva senza
impicci all’interno della nebbia, riconoscendo ogni singolo
granello al suo
passaggio. Si fermò, dopo aver fatto l’ennesimo
giro intorno alla ragazza dai
capelli viola così uguale a lei eppure così
diversa.
“Davvero non mi vedi? Dicevi di essere la mia
oscurità,
eppure ci sei dentro.” Replicò la castana,
comparendo alle sue spalle, facendo
voltare l’altra che alzò appena in tempo per
contrastare l’attacco
dell’identica chiave.
I due Keyblade identici si scontrarono più e più
volte,
in perfetta sincronia come due perfetti ballerini, in una strana e
incredibile
parità. Finché Jyassmie non ringhiò,
anticipando un urlo di battaglia che diede
maggiore forza ad un suo montante. Jessie cercò di
contrastarlo, ma l’unica
cosa che ottenne fu essere sbalzata via, all’esterno della
fitta nebbia fatta
di ombre, che si estinse pochi attimi dopo.
Ritrovato il controllo del proprio corpo, la castana
fissò l’altra keyblader che scoppiò
nell’ennesima risata di scherno.
“Cosa ne dici? La tua oscurità è
potente vero?” chiese
con un mefistofelico sorriso.
“Dimmelo tu…” replicò la
custode del Tramonto. “Ti ci sei
persa dentro persino tu, che sei un’altra versione della mia
oscurità. Non sei
altro che un doppione!” esclamò, facendo infuriare
l’altra che la investì con
un getto di pura oscurità, che la spinse fino al suolo dove
per fortuna riuscì
ad atterrare senza ferirsi.
“Jessie!” chiamò Riku, affiancandola e
aiutandola ad
alzarsi. “Tutto bene?” chiese in ansia.
“Sì… non mi ha fatto niente. Ora che
non sono più al
Castello Disney, usare quella magia non è più
così difficile, però…” disse
la
ragazza, fissando Jyassmie e lasciando che il Keyblade svanisse.
“…è così simile alla
mia… è davvero così forte la mia
oscurità?” si chiese a bassa voce.
“Allora, io…”
Il custode dell’Alba si girò verso di lei, con
l’intenzione di rassicurarla, ma fu anticipato da una voce
femminile ben
conosciuta dalle sue orecchie.
“Ehi, non mi risulta che sia così facile
demoralizzarti!”
esclamò quest’ultima, mentre di fronte ai quattro
si apriva un varco, dal quale
uscì una figura incappucciata. “L’altra
volta mi eri sembrata ben più
determinata di così!” continuò, girando
leggermente la testa verso la custode,
che la guardò sorpresa.
“E tu chi-”
“Così, hai deciso di intervenire in prima persona,
eh?”
la interruppe Jyassmie, puntandole contro il Keyblade. “Speri
di farcela
stavolta?”
La figura incappucciata per tutta risposta evocò anche
lei la Via del Tramonto, lasciando sorpresi Jessie e Riku.
“Che cosa-”
“E così, hai percepito la sua presenza,
eh?” fece Hikari,
mentre assieme all’altro Riku si affiancava alla nuova
arrivata.
“Ho seguito il suo consiglio, e ho sentito subito la sua
fiamma. Ci ho messo un po’ per trovare il mondo giusto, ma
alla fine sono
arrivata in tempo.” Rispose lei.
“Vuoi dire che l’hai già
incontrata?”
“In un certo senso… anche se credo fosse di un
altro
tempo. Però…” cominciò,
girandosi verso Riku. “Che cosa ti è
successo?”
“Lunga storia, e direi che non è il momento di
parlarne.”
rispose il custode, sospirando.
“Concordo.” Fece Jyassmie, facendosi avvolgere da
delle
fiamme nere. “Preparatevi alla vostra sconfitta!”
“Non così in fretta.” Replicò
la ragazza, mentre delle
fiamme bianche apparivano dal nulla, circondando il suo Keyblade.
“Non credere
che me ne sia stata tranquilla ad aspettare la guerra. Ho continuato ad
addestrarmi, senza sosta. Ormai, da me tutti hanno scoperto che sono
una
custode, così posso allenarmi anche in pieno giorno senza
problemi.”
“Quindi da te nessuno si fa troppe domande, eh?”
fece
Jessie, affiancandosi alla nuova arrivata e creando una sfera di fiamme
scarlatte
accanto a sé, che prese a modellarsi secondo la sua
volontà, espandendosi.
“Forse, da un certo punto di vista, è meglio
così. Almeno eviti numerose
scocciature.”
“Non direi.” Rispose l’altra, sorridendo.
“I giornalisti
che vogliono uno scoop sanno essere peggio degli Heartless.”
“Come immaginavo. Sai, non dovrei essere sorpresa di
vederti, in fondo, sono qui da poco tempo e ho visto un sacco di cose
assurde,
però fa comunque uno strano effetto.”
“Tuttavia, dovrai far finta di non aver capito.”
replicò
la ragazza. “Dopotutto, noi tre non dovremmo trovarci nello
stesso posto.”
“Di cosa state parlando?” chiese il Riku
dell’universo di
Jessie.
“Non preoccuparti.” Rispose quest’ultima
con un sorriso,
richiamando la Via del Tramonto, con l’ala sulla
sommità aperta e pronta per
volare. “Possiamo fidarci di lei.”
“Come fai ad esserne certa?”
Jessie sorrise, alzando il Keyblade contro Jyassmie, in
contemporanea all’incappucciata.
“La fiamma del Tramonto è
inconfondibile.” Disse, per poi
partire all’attacco, mentre Hikari incrociò le
braccia.
“Credo che non ci sarà bisogno del mio
intervento.” Fece,
per poi alzare lo sguardo verso il cielo, che stava cominciando a
riempirsi di
nuvole bianche.
“Attento!” urlò Wanda,
spostando Timmy e evitando così
che venisse colpito da una sfera d’oscurità
lanciata da Crocker.
“Che c’è, Turner? Cosa aspetti ad usare
la magia per
salvarti?” chiese quest’ultimo, per poi scoppiare a
ridere assieme ai suoi due
alleati. “Ah,
Ah.” Rise atono HP. “Non hai
possibilità contro la magia e il potere
dell’oscurità.”
“Già. È un mix micidiale, in grado di
sconfiggere
chiunque.” Confermò Anti-Cosmo.
“Ma davvero?” fece Marco, mettendosi in mezzo ai
due,
assieme al resto dei custodi e ai due guardiani, mentre Dark, tornato a
controllare la situazione, rimase in disparte.
“Non è molto leale combattere in diciannove contro
tre,
tuttavia, credo che non ci sia molto tempo da perdere.”
“Diciannove?” ripeté Skipper,
raggiungendoli assieme al
resto della sua squadra. “Contate meglio, siamo in
ventiquattro!”
“Io ripeterei i vostri calcoli.” Fece
un’altra voce,
mentre una ragazza dai lunghi capelli arancioni, con addosso dei
pantaloni neri
e una maglietta a maniche corte verde, giungendo in quel momento, con
dietro
decine di Heartless.
“No! Lei no!” urlò Timmy. “Non
Vicky!”
“Ehilà, moccioso!” esclamò
lei, generando dal nulla un
lanciafiamme, che puntò subito contro il bambino.
“Finalmente potrò divertirmi senza
problemi!”
“Cavoli…” fece Saiko. “Ne devi
aver combinate di cotte e
di crude per avere tante persone che ti vogliono eliminare.”
“Non è colpa mia!” replicò
Timmy. “Lei è la causa di
tutto! L’unica cosa di cui le sono debitore è che
è grazie a lei se ora-” ma si
interruppe di colpo, guardando Cosmo e Wanda.
“Umpf. Qualche Heartless non ci spaventa di certo!”
esclamò Inuyasha, mostrando gli artigli.
“Rico, preparati!” ordinò Skipper, per
poi ricevere
direttamente dallo stomaco del compagno un mitra.
“Timmy, credo che per noi sia meglio
andarcene…” fece
Wanda, rivolgendosi al bambino.
“Non credo che vi sarà concesso tale
privilegio.” Disse
HP, apparendo di fronte ai tre, assieme ad Anti-Cosmo. “I
custodi saranno
impegnati con gli Heartless e i due umani. A te, Timmy Turner, ci
penseremo noi
personalmente.”
Detto ciò, tirò fuori da una tasca della sua
giacca un
cellulare, che puntò contro il bambino, mentre Cosmo e Wanda
si mettevano in
mezzo, alzando le bacchette.
“Non ti lasceremo sfiorare Timmy nemmeno con il
più
debole degli incantesimi!” esclamarono insieme.
“Ottime parole!” confermò una voce, poco
prima che un
proiettile rosso li superasse, colpendo in pieno il telefonino, che
cade a
terra in mille pezzi.
“Chi è stato?” chiese sempre atono HP.
“Contro quei due sarà fin troppo
facile.” Fece Xigbar,
sorridendo e abbassando la sua arma, mentre al suo fianco gli altri
Ritornanti
si preparavano a combattere. “Quel bambino è la
chiave del nostro ritorno,
perciò non ve lo lasceremo distruggere. Inoltre…
Non siamo più dalla parte
dell’oscurità. Voi usate le tenebre? E noi usiamo
la luce!”
Detto ciò, Xigbar scomparve alla vista di tutti,
riapparendo al fianco di Timmy, Cosmo e Wanda, prendendoli e
scomparendo con
essi.
Pochi secondi dopo, l’ex numero due riapparve dietro agli
altri, lasciando a terra i tre e riunendosi ai compagni.
Senza lasciare ai due esseri magici il tempo di fare
qualcosa, i sei lanciarono insieme i propri attacchi.
Anti-Cosmo sgranò gli occhi, mentre HP si limitò
a
guardare.
“Oh, mamma.” Disse infine sempre atono, pochi
instanti
prima che il raggio d’energia creatosi dai sei attacchi li
colpisse, facendoli
sparire nel nulla.
“Troppo facile.” Disse Saix, apparendo
insoddisfatto.
“L-Li avete…” fece incredulo Timmy.
“Non capisco perché ti preoccupi per loro, ma
tranquillo.
Ho sentito chiaramente che sono scappati prima di essere
distrutti.” Rispose Xemnas.
“Beh, semplicemente perché non potrei mai
desiderare che
qualcuno ci rimetta la pelle per colpa mia!”
“Beata innocenza.” Fece Larxene divertita.
“Noi ormai non
ci facciamo simili problemi da molto tempo.”
Inuyasha tagliò a
metà l’ultimo Heartless, per poi
girarsi verso i due umani, che li guardarono un po’ sorpresi.
“Quindi è questo il potere dei custodi?”
fece Crocker,
indietreggiando assieme a Vicky.
Ma alle loro spalle apparve Dark, che li prese ognuno con
una mano.
“Direi che così può bastare.”
Disse, per poi scomparire
assieme ai due.
“Che cosa?!” esclamò Asuka.
“Credevo avesse deciso di non
intervenire in prima persona!”
“Scusatemi, ma voi probabilmente li avreste
eliminati.”
Spiegò Dark, riapparendo da solo. “Io invece li ho
condotti su un mondo
solitario. L’oscurità gli aveva donato dei poteri,
ma non erano sufficienti per
resistere a tutti voi. E credo che in fondo, non meritino proprio la
cancellazione. Ovviamente, se così non dovesse
essere… ci penserò io stesso a
rimediare a questa mia pietà.”
Detto ciò, Dark spostò lo sguardo verso il cielo.
“Che cosa succede?” chiese Ran.
“Sta arrivando qualcosa…” rispose il
custode. “Ma non
riesco a capire di cosa si tratta…”
“Il che è un buon segno o no?”
“Percepisco una forte luce. Non credo sia qualcosa che ci
è avverso.”
Non appena ebbe detto ciò, nel cielo una piccola luce
brillò, spazzando via le nubi.
Jessie respinse un affondo della sua avversaria, per poi
saltare indietro, lasciando il posto all’incappucciata, che
lanciò con il
Keyblade una fiammata bianca, che però fu evitata da
Jyassmie.
“Non male… Siete entrambe potenti. Tuttavia, non
avete
possibilità contro di me!” fece lei, per poi
alzare il Keyblade verso l’alto.
Il terreno cominciò subito a tremare, mentre attorno alla
chiave oscura si generavano dei fulmini neri, che avvolsero le fiamme.
“A differenza tua, Jessie, io non ho la luce a limitare
il mio potere! L’oscurità è sotto il
mio completo volere!”
La custode strinse con maggiore forza i Keyblade, mentre
anche i due Riku le raggiungevano.
“Temo stia per usare una magia più potente delle
precedenti…” fece la ragazza incappucciata,
preparandosi a ricevere il colpo.
Ma prima che Jyassmie potesse lanciare la magia, il suono
di un flauto risuonò nell’aria.
“Che cosa…?” fece sorpreso Sora,
guardandosi attorno.
“Aspettate… Mi sento più
forte…” disse Riku, per poi
alzare lo sguardo insieme a tutti verso il cielo, dove le nuvole
stavano
scomparendo, lasciando passare una scia luminosa, diretta contro di
loro.
“E ora che cosa succede?” esclamò
sorpresa Jessie, come
tutti gli altri, anche se al contrario fu costretta a coprirsi il viso
con il
braccio destro per proteggersi da tutta quella luce.
“Emana una luce fortissima.” Fece Hikari.
“Ma com’è
possibile?”
La scia colpì con forza il terreno in mezzo ai custodi e
a Jyassmie, creando una colonna di luce.
Nello stesso instante, diverse piume bianche cominciarono
a riempire l’aria.
Quando finalmente i custodi riuscirono a guardare, videro
un bozzolo di piume bianche.
Sotto gli occhi sorpresi di tutte, il bozzolo si aprì,
rivelandosi così essere un’ala bianca,
appartenente ad un uomo dai lunghi
capelli argentati e vestito di nero, che teneva abbracciata una ragazza
con
addosso un impermeabile blu, come i suoi occhi e con lunghi capelli
ambrati.
“Sembra che siamo arrivati in tempo.” Disse
quest’ultima,
per poi evocare un Keyblade.
Sembrava una catena regale, ma era completamente d’argento,
attraversata dai disegni di fiamme blu e azzurre, mentre il suo
ciondolo
rappresentava un flauto.
“Già.” Fece l’uomo, sorridendo.
“S-Sephiroth?!” esclamarono increduli i due Sora,
assieme
a Saiko e a Marco.
“Com’è possibile?” chiese
Dark. “Sephiroth è un essere
oscuro, in più eliminato da Cloud. Tu chi sei?”
“In questo universo le cose sono andate così, ma
nel
nostro, Sephiroth è diventato un essere di luce.”
Rispose la ragazza appena
arrivata, per poi puntare il Keyblade contro Jyassmie.
“Mentre quell’essere
emana pura oscurità!”
“E tu chi saresti?” chiese Jyassmie, guardandola
con
curiosità mista a disgusto.
“Se proprio ci tieni a saperlo, mi chiamo
Nadia…” rispose
la ragazza. “Custode del Keyblade della vita e della
morte!”
“Un’altra categoria di custodi?!”
esclamò Marco. “Ma
cos’è, c’è stata una svendita
al reparto ‘Custodi’ del centro commerciale
dell’universo?!”
“Senso dell’umorismo alto, eh?” fece
Nadia a Marco,
mentre dietro di lei Jessie, che ora aveva abbassato il braccio, e
l’incappucciata la guardavano sorprese.
“Sembra che qui le cose siano decisamente diverse
rispetto al posto da cui veniamo.” Commentò
Sephiroth. “Da noi non esistono
così tanti custodi…”
“Beh, scusa tanto se qui siamo alle porte di una guerra
di dimensioni universali.” Replicò ironico il Sora
femmina.
Questa volta i due nuovi arrivati sgranarono gli occhi.
“Sora? Sei davvero tu?” fece la ragazza, cercando
di non
ridere.
“È già abbastanza umiliante di per
sé… e poi, come mai
continuiamo a incontrate persone di altre dimensioni che ci
conoscono?”
“Temo che la nostra magia questa volta sia stata
eccessivamente potente.” rispose Wanda.
Jyassmie guardò il gruppo di custodi di fronte a lei,
digrignando
i denti.
“Devo ammettere che adesso siete decisamente troppi, e
senza l’Oscurità a fornirmi energia, non riuscirei
ad affrontarvi.”
Sentendo ciò, Dark si portò avanti a tutti.
“Come sarebbe a dire?”
Jyassmie sorrise. “Oh, vedo che non sai che cos’ha
fatto
tua madre.” Rispose. “Per vostra fortuna,
è riuscita a sigillare
temporaneamente il mio signore, distruggendo il suo corpo.”
I custodi sgranarono gli occhi.
“Questo significa… che
l’Oscurità non può più
intervenire
in prima persona?” esclamò Ran.
“Oh, non ci contate troppo.” Rispose Jyassmie,
cominciando a svanire nell’oscurità.
“Sono certa che presto tornerà, più
forte
e vendicativo di prima.”
Detto ciò scomparve, lasciando tutti increduli.
“A quanto pare siamo serviti solo come numero.”
Fece
Nadia, facendo scomparire il Keyblade e girandosi verso gli altri.
“In fondo
però, eravamo decisamente troppi per un solo
nemico.”
“Così impara a volerci affrontare!”
esclamò Black Star.
“Una divinità come me non si fermerà di
fronte a nulla!”
“Umpf. Per me è stato fin troppo facile.
Sinceramente,
trovo più difficile accettare di avere questo
corpo.” Replicò Asuka, per poi
girarsi verso Dark. “Allora, come deve finire questo
esame?”
Il custode dell’Equilibrio sorrise.
“Direi che ve la siete cavata alla grande. Avete
dimostrato che nonostante ciò che è successo ai
vostri corpi, vi preoccupate
sempre e comunque degli altri, prima di pensare a voi stessi. Molti
sarebbero
impazziti al vostro posto.”
“Io credo che dopo aver visto un’astronave cadermi
avanti, aver ottenuto il potere della metamorfosi, aver incontrato voi
custodi,
aver visto quel torneo, aver visto te spuntarmi da dietro nonostante ti
avessi
visto finire in mille pezzi, aver visto il mio mondo diventare di
pietra,
incontrato personaggi talmente strani e assurdi, che in confronto il
più pazzo
dei pazzi sembrerebbe una persona normalissima, e aver viaggiato in
decine di
mondi, non ci dovrebbe essere nulla in grado di farmi impazzire
ulteriormente.”
Replicò Marco, contando ogni esperienza sulle dita.
“E poi, a cosa sarebbe servito impazzire?”
intervenne
Shinichi. “Non saremmo tornati normali in quel modo.
L’unica cosa da fare era
capire e superare l’esame. E dato che siamo pur sempre
custodi, doveva avere
qualcosa a che fare con gli Heartless o qualche custode oscuro. Quel
che mi
chiedo… erano previsti fin dall’inizio?”
Dark sospirò.
“Come vi ho detto, non ho alcun ricordo sulle prove che
ho creato per quest’esame. Tuttavia, dubito che vi avrei
realmente messo in
pericolo. Jyassmie dev’essere stata un’intrusione
non prevista. Forse il
massimo che avreste dovuto fare sarebbe stato salvare Timmy, visto che
sembra
essere lui la chiave di questo mondo.”
“Io… la chiave di questo mondo? Come sarebbe a
dire?”
chiese il bambino.
“Direi che anche per una come me che viene da fuori sia
chiaro. Tu hai il potere di alterare il tuo piano di esistenza a tuo
piacimento. Questo mondo è impregnato della tua
essenza.”
“Credo si riferisca alle decine di volte che ce
l’hai
fatto riconfigurare come desideravi.” Fece Cosmo.
“E questo… comporta qualcosa?” chiese il
bambino.
“Oh, niente di particolare… solo, ti rende un
ottimo
bersaglio per tipi come Jyassmie.” Rispose Hikari.
“Ma non preoccuparti. Se sei
d’accordo, ti trasferiremo in un mondo dove avrebbero
parecchie difficoltà a
eliminarti.”
“Mi volete far andare in un altro mondo?
Definitivamente?” esclamò incredulo Timmy.
“Almeno fino alla fine della guerra. Non sei un custode,
e di conseguenza non potresti tenere testa ai nemici.” Fece
Dark.
“E noi?!” chiesero insieme Cosmo e Wanda.
“Ovviamente lo seguirete. Non mi è ancora chiaro
il
legame che c’è tra voi, ma di sicuro è
molto forte.”
“Okay, ora che hai sistemato il bambino… vuoi
farci
tornare normali?!” gli urlò contro Kairi.
“Tornerete normali non appena lasceremo questo
mondo.”
Rispose Dark. “Ma prima…” e mentre
diceva ciò si girò verso il gruppo di Jessie
e a Nadia e Sephiroth. “Direi che è il caso di far
tornare loro nell’universo
che gli appartiene.”
“Se non è di troppo disturbo.” Fece
Axel. “Ma come
intendi fare? Userai di nuovo quei due?” chiese, indicando
Cosmo e Wanda.
“Dimenticate che sono un essere superiore. Mi
basterà
usare un po’ di energia in più per aprire un varco
dimensionale.”
“Un essere superiore?” ripeté Nadia.
“Dunque quello che
ha detto quella tipa era vero? Tu sei veramente il figlio
dell’Oscurità e della
Luce?”
Il custode annuì.
“L’ho scoperto io stesso solo di
recente.” Disse, facendo
un sorriso amaro. “E nel peggiore dei modi. Io sono
l’Equilibrio stesso… Per
questo tu e Jessie avete poteri simili ai miei.”
“Come sarebbe a dire?”
“Jessie, almeno, quella esterna a questo universo,
è in
lotta tra la luce e l’oscurità del suo cuore.
Proprio come in passato lo era
quella che conosciamo noi. Tu invece, Nadia, hai detto di essere la
custode della
vita e della morte. Credo si possano definire sempre come luce e
oscurità,
anche se in una forma diversa. Sei stata tu a cambiare Sephiroth,
vero?”
“Però, decisamente perspicace.” Rispose
divertito
quest’ultimo.
“Già. Ho ottenuto questo Keyblade dopo che il mio
mondo è
stato distrutto…” e qui lanciò
un’occhiataccia a Saix, che la guardò
incuriosito da quell’odio represso. “…da
un membro dell’Organizzazione XIII.
Credevo che sarebbe scomparso dopo essermi vendicata, ma invece mi
è stato
lasciato, assieme ai miei poteri.”
“Che immagino, consistano nel ridare energia, o meglio,
vita. Eri tu prima a suonare, non è
così?” chiese Sora.
Nadia annuì, per poi evocare il Keyblade, che si
trasformò in un flauto.
“Esatto. Posso dare vita… o toglierla. Il secondo
potere
tuttavia…”
“Comporterebbe la tua fine.” Completò
Hikari.
“Per ottenere qualcosa, bisogna dare in cambio qualcosa
che abbia il medesimo valore.” fece Edward. “Un
principio che va ben oltre
l’alchimia.”
La ragazza incappucciata aprì un varco.
“Allora io torno al mio mondo.” Disse, salutando
tutti
con la mano. “Ci rivedremo presto. Finirò di
spiegare la situazione e poi
raggiungerò Rexenet e gli altri sulla Terra
principale.”
“D’accordo.” Rispose Dark.
“Grazie per il tuo aiuto.”
“Non c’è bisogno che mi ringrazi. Dovevo
ricambiare un
favore.”
“Però…” intervenne Jessie.
“Non capisco di cosa tu stia
parlando. Io non ti ho mai visto prima.”
“In un certo senso è vero, non mi hai mai vista.
Ma
chissà… il concetto di tempo è
relativo. Passato, presente, futuro…”
“Cosa vuoi dire?” chiese il Riku accanto alla
custode del
Tramonto.
“Semplicemente che le sono debitrice, e se solo questo
incontro fosse avvenuto in altre circostanze, mi sarebbe piaciuto
parlare di
più con voi, ma temo che sia impossibile.”
Detto ciò, scomparve nel varco, lasciando i presenti con
diverse domande in mente.
“Dark…” cominciò Hikari,
abbassando la voce. “Pensi che…”
“Sì. Le due Jessie si sono già
incontrate, ma solo una di
loro lo sa.” Rispose lui, per poi fare qualche passo in
avanti.
“Aspetta un attimo!” lo interruppe Shinji.
“Che cosa c’è?”
“Gli amici di Timmy prima ci hanno detto che su questo
mondo è giunta una ragazza che era a conoscenza degli
Evangelion! E può essere
una sola persona!”
Mentre diceva ciò, Asuka sbuffò sonoramente.
“Uhm… mi
sbaglierò…” azzardò Marco,
avvicinandosi. “Ma
sento puzza di gelosia profonda-”
L’Animorph non fece in tempo a finire la frase che si
ritrovò un Keyblade puntato alla gola.
“E io sento una tua incredibile voglia di passare a
miglior vita!” replicò algida lei.
“Sì, è così!”
confermò Timmy. “Una ragazza dai capelli
azzurri è spuntata fuori dal nulla qualche tempo fa,
parlando di Evangelion, a
sua detta, dei robot giganti, ma è sparita così
com’è venuta.”
“Capisco…” disse Shinji, abbassando pian
piano la voce e
la testa, per poi sospirare.
“Beh, pensa positivo.” Fece Saiko.
“Almeno sai che è
viva. E dato che non ha torto un capello agli abitanti di questo mondo,
deve
essere tornata in sé.”
“Perfetto! Allora noi andiamo!” esclamò
Skipper.
“Soldato, Rico! Prendete il bambino e le sue due invenzioni e
rendeteli
incapaci di agire!”
“Agli ordini!” rispose Soldato, poco prima di
ricevere da
Rico tre corde, che usò subito per legare i tre.
“Kowalsky, Lio! Varco!”
“Signorsì!” rispose i due, per poi
tirare fuori due
telecomandi con un solo bottone, che premettero subito.
Di fronte a loro si aprì un varco di luce.
“Allora uomini, ci rivediamo alla guerra! Noi pinguini
useremo tutte le nostre abilità per aiutarvi!”
disse Skipper, per poi tuffarsi
nel varco seguito dagli altri.
“Un gruppo di animali piuttosto strano.” fece Demyx.
“Già, ma nonostante tutto sanno il fatto
loro.” Rispose
Dark. “Certo, non sono ai livelli di un custode, ma sanno
distinguersi.”
Detto ciò, alzò le mani, facendo aprire due
varchi
affianco ai gruppi esterni.
“Questi vi riporteranno nel vostro universo. Mi spiace
che siate stati coinvolti in una battaglia che non aveva nulla a che
fare con
voi.”
“Non importa. Sinceramente, non ho fatto nulla di
che.”
rispose Nadia. “Beh, non credo che ci rivedremo. Immagino che
possa esistere
anche una mia controparte del vostro universo, ma temo proprio che sia
diversa
da me. Anche solo per come sono andate le cose. Addio e buona
fortuna!”
Detto ciò, lei e Sephiroth sparirono.
“Io mi sono divertito.” Fece Xigbar.
“Anche se quei due
sono scappati, mi è piaciuto vedere la sorpresa almeno su
uno di loro. L’altro
credo fosse peggio di un Nessuno, per quanto riguarda i
sentimenti.”
“Io invece, non posso che essere preoccupato per
ciò che
sta succedendo qui.” Disse Xemnas. “Cosa
succederebbe se doveste perdere la
guerra?”
“Non ve lo nasconderò: il nostro universo,
così come lo
conosciamo, scomparirebbe nel nulla. Sappiamo che alcune dimensioni
parallele
hanno cominciato ad avvicinarsi a questa, perciò potrebbe
anche coinvolgervi.”
“Allora riferite all’altra
me…” disse Jessie, per poi
prendere per mano Riku e avvicinarsi al varco.
“…di fare del suo meglio,
altrimenti non la perdonerò!”
“Riferiremo, tranquilla.” Rispose sorridendo
Hikari,
mentre tutto il gruppo di Jessie spariva dentro il varco.
“Bene, allora possiamo andare anche noi.” Disse
Dark,
aprendo un altro varco, questa volta più grande, di fronte
al gruppo di
custodi.
“Finalmente! Non vedo l’ora di tornare ad avere il
mio
magnifico corpo!” esclamò Asuka, attraversando
subito il passaggio.
“Beh, la cosa positiva è che difficilmente
potrà
capitarci qualcosa peggiore di questo, no?” fece Marco.
“Non parlare. Se questa era solo la prima prova, tremo
per le prossime.” replicò Tsuna.
“Sicura che vada bene così?”
chiese una ragazza dai
capelli verde acqua, rivolgendosi ad un’altra dai capelli
azzurri, mentre
osservava il varco chiudersi.
“Sì.” Rispose questa.
“È meglio così. Non sono ancora
pronta per affrontarli. Non riuscirei a sostenere lo sguardo di
Ikari… E
probabilmente, Asuka mi prenderebbe a pugni.”
“Come vuoi, però secondo me, hai fatto male a non
farti
vedere. Mi sembrava davvero dispiaciuto di non averti
incontrata.”
“È in quello stato per colpa mia. No, non potevo
presentarmi. Non finché non scoprirò come
riportarlo alla normalità.”
La ragazza sospirò, per poi alzare una mano e aprire un
varco di luce.
“Allora andiamo. Qui ormai non abbiamo più nulla
da
vedere.”
Rei Ayanami annuì, per poi seguire la ragazza nel varco.
Capitolo 75 *** Seconda prova! Fantasmi, maghe e reincarnazioni? ***
a
Dunque, dunque, dunque, dov'ero rima- *evita lancia da parte
dei fan dei vari custodi* ...sto.... glom...
Okay... questa me l'aspettavo dopo ciò che ho combinato nel
precedente capitolo, però... a volte bisogno coprire di
ridicolo i propri personaggi, no? *gli arriva una lettera dove chiedono
perché non ha riservato lo stesso trattamento anche a Dark e
Hikari* ... Dicevamo, perciò, dopo il primo capitolo
sconvolgente, direi di passare al secondo, dove cominceranno i nuovi
colpi di scena, che vedranno la loro conclusione nel capitolo
più lungo (al momento ancora in corso e sono a oltre i 50
personaggi e le 30 pagine XD) e sconvolgente dell'intera fan fiction!
(Lo so, adoro far nascere curiosità XD)
Ordunque, non perdiamo ulteriore tempo in ciancere!
Ringrazio ancora Fly89 per avermi fatto da betareader!
E ora... le recensioni!
@ niki_:
Beh, devo dire che hai retto meglio di quanto avrei fatto io XD (non so
le volte che sono collassato mentre scrivevo il capitolo XD). Comunque
Dark versione femminile... sarebbe stato uguale a Hikari, e viceversa
XD. E Marco ci ha azzeccato in pieno, come al solito. Non per niente
è a capo del mio esercito nascosto nell'armadio, eh eh.
Anche se dopo aver letto ciò che ho scritto nel capitolo che
sto scrivendo (che, ahimè, è il capitolo finale
di questa saga, quindi dovrete aspettare un po'), ha cominciato a dare
testate sul muro... sono due settimane che continua, forse dovrei
fermarlo... Invece per le mattanze, colpi di scena e tragiche morti...
non ti resta che aspettare per scoprirlo XD (Marco: Scapppate
finché siete in tempo! Non è pazzo, è
un miliardo di volte peggio!) @ Poldovico:
Scomettiamo che riesco a sconvolgerti ancor di più? XD.
Intanto prevetto questo nuovo metodo di creare Nessuno... Xemnas mi
pagherà a caro prezzo per quest'informazione XD. Comunque
no, non sei ancora uno zombie, anche se a quanto pare Kowalski e Lio
stanno facendo degli esperimenti in proposito... XD @ Inuyasha_Fede:
Preparati, perché come ho già detto, in questa
saga ci saranno tutte le mie idee più malate e contorte che
finora vi avevo evitato... solo che qui saranno super concentrate tra
di loro XD. Comunque sì, Sephiroth, Nadia, Jessie e gli
altri sono tutti personaggi proveniente dalle fan fiction di Fly89 (Per
maggiori info ti consiglio di guardare il suo profilo o di leggere le
info del capitolo). @ Jimmopolis:
Già, Dark è tranquillo proprio perché
è più forte degli altri, altrimenti a quest'ora
la guerra era già finita XD. Comunque ti ringrazio per il
suggerimento, ma non conosco Sonic sufficientemente bene da poterlo
usare nella storia. Comunque tranquillo, anch'io mi sogno i capitoli...
o meglio, resto nel letto a immaginarli mentre cerco di prendere sonno
XD. Forse è per questo che sono tanto assurdi... va beh XD. @ lettore 01:
Beh, preparati a una serie di capitoli simili... credo ce ne
sarà un altro altrettanto comico... che probabilmente
sarà l'ultimo del genere che apparirà nella
fiction XD.
Ok, e detto questo... Buona lettura!
Capitolo 74: Seconda
prova! Fantasmi, maghe e
reincarnazioni?
Un ragazzo dai capelli
rossi a caschetto, con addosso un
mantello bianco sopra il quale era disegnata una ruota rossa, che
sembrava
emettere fiamme dorate, sospirò, prendendo un portamonete da
una tasca della
tuta che indossava, lo aprì e rovesciò, vedendo
tuttavia, che non ne usciva
niente.
“Questa volta è stato veramente
dispendioso… Tutti i miei
risparmi si sono volatilizzati.” si lamentò,
rimettendo a posto il borsellino e
proseguendo per la via deserta.
“Però sei riuscito perfettamente nel compito,
no?” cercò
di consolarlo una ragazza dai lunghi capelli castano scuro, raccolti in
due
trecce, con addosso una divisa scolastica, che si trovava dietro di lui.
Sulla sua spalla era appoggiato uno strano gatto nero,
che aveva il volto simile a quello di un bambino.
“Lo sai anche tu che padron Rinne è molto
suscettibile
alle spese, Mamiya.” Disse quest’ultimo,
rivolgendosi alla ragazza.
“Però quello spirito è stato piuttosto
difficile da
mandare nell’aldilà. Dai, per festeggiare, vi
offro a tutti e due un piatto di
riso, che ne dite?” propose Mamiya.
Immediatamente, Rinne si girò, guardandola con occhi
commossi.
“Saresti davvero disposta a spendere così tanto
per noi?”
chiese, sperando in una risposta affermativa.
“T-Tranquillo… Non saranno tre piatti di riso a
mandarmi
al verde.” rispose la ragazza, sorridendo.
Ma tutto ad un tratto, il ragazzo si fece serio, come
anche il gatto.
“Che cosa succede?” chiese Mamiya, notandolo.
“C’è qualcuno che ci osserva.”
Rispose Rinne, togliendosi
il mantello.
“Non è imprudente per te toglierlo
così?”
“Se ci stanno seguendo, di sicuro non avranno pensato che
fosse normale che una ragazza parlasse con un gatto e con
un’entità invisibile,
no?”
“In effetti…”
“Oh, quindi eri invisibile?” chiese una voce
femminile,
mentre da dietro il muro di una casa, una figura con addosso un
impermeabile
bianco, il cui cappuccio le copriva il volto, si faceva vedere.
“Credevo che
potessero vedervi tutti. Infatti mi stavo appunto chiedendo se qui i
gatti
potessero parlare normalmente o se era
un’eccezione.”
“Tu mi hai visto?” chiese sorpreso Rinne.
“A dir la verità, vi osservo già da un
po’. Sto cercando
uno… credo Shinigami… Cavoli, troppi
nomi!” si lamentò la nuova arrivata,
togliendosi il cappuccio.
Si trattava di una ragazza dai capelli color paglia, che
sorrise subito ai tre.
“Chi sei?” chiese Mamiya, osservandola curiosa.
“Oh, vero, che maleducata. Piacere, il mio nome è
Meiko
Honma, ma potete chiamarmi anche Menma!” rispose la ragazza,
salutandoli con la
mano e avvicinandosi.
“Piacere. Io sono Sakura Mamiya.” Si
presentò la ragazza,
per poi indicare il ragazzo. “Lui invece è Rinne
Rokudo.”
“E io sono Rokumon!” aggiunse il gatto, alzando una
zampa.
“Wow, sai che sei veramente carino?” fece Menma,
trattenendosi dal prendere il gatto e abbracciarlo.
“Che cosa vuoi da noi?” chiese Rinne.
Menma si girò verso di lui.
“Ho un messaggio da consegnare allo Shinigami che si
occupa di far reincarnare le anime dei defunti.” Disse.
“Lo conoscete?”
“Dipende: sei una creditrice o sei qui per conto di
qualcuno che vuole dei soldi?” chiese sospettoso il rosso.
“Eh? No, no. Non voglio chiedergli dei soldi!” si
affrettò a dire Menma.
“Allora sono io colui che stai cercando.” Rispose
Rinne,
tranquillizzandosi.
“Perfetto!”
“Dì Rokumon…”
sussurrò Sakura al gatto. “Non ti sembra un
po’ assurda come situazione?”
“A dir poco.”
“Sono qui su precisa richiesta di una delle tre
entità
portanti dell’universo.” Disse come se niente fosse
Menma. “Per essere precisi,
mi manda Lucis, colei che voi chiamate Luce.”
Per qualche secondo, i tre rimasero in silenzio.
“Luce?” ripeté Mamiya, non riuscendo a
capire di chi
parlava.
“Che cosa?!” esclamarono invece Rinne e Rokumon
insieme.
“Che cosa vuole da me uno degli esseri più potenti
dell’universo?!” continuò incredulo il
ragazzo.
Menma sorrise.
“Tranquillo. Vuole soltanto che tu sappia che a breve
questo mondo sarà lo scenario di una battaglia.”
“E tu lo dici come se si trattasse di una partita a
carte?!”
“Perdonatemi, ma non vedo nulla di grave in questo.
Perché presto una delle entità
arriverà qui.”
“Come scusa?” chiese Rokumon. “Vuoi dire
che in questa
battaglia parteciperà un essere superiore?!”
“Un essere superiore e, se ben ricordo, una
divinità. Oh,
vero, ci sarà anche un tuo collega.”
Continuò Menma, indicando Rinne.
“Un mio collega? Intendi dire un altro Shinigami?”
“Già. Quando l’ho incontrato, era
l’unico oltre a Jintan
con cui potessi parlare.”
“In che senso?” chiese Sakura.
“Beh… per farla breve, io non dovrei essere
qui.” Rispose
la ragazza. “Ma mi hanno chiesto di aspettare ancora un
po’ prima di andarmene
per reincarnarmi.”
“Vuoi dire che sei-”
“Già, ma credo che fino alla fine della guerra,
non potrò
cambiare il mio stato. Ora però scusatemi, ma devo andare.
Presto arriverà un
altro emissario di Lucis, i cui poteri sono maggiori rispetto ai
miei.”
“E noi cosa dovremmo fare?” chiese Rinne.
“Solo stare ad osservare. Non dovete interferire.”
“Tutto qui? Pensavo peggio… partecipare a lotte
non
indispensabili è solo un costo eccessivo.”
“Non mi sembra il momento adatto di pensare ai soldi,
padron Rinne!” lo riprese Rokumon, sospirando, per poi
girarsi verso Menma, la
quale però era scomparsa nel nulla.
I tre si guardarono attorno, senza riuscire a vederla da
nessuna parte.
Poco
lontano, Menma sorrise, mentre passava accanto ad un’altra
ragazza, dai lunghi capelli neri e che indossava anche lei una divisa
scolastica.
“Complimenti. Ora saranno costretti a cercarli.”
Disse
quest’ultima, senza però mostrare alcun sentimento
nella propria voce.
“Come voleva Lucis, no?” rispose la ragazza.
“E la tua sparizione direi ha stimolato ulteriormente la
loro curiosità. Adesso non ci resta che vedere come si
evolverà la situazione.”
“I tuoi poteri non ti possono essere
d’aiuto?”
“Dimentichi che non ho più alcun potere di quel
tipo.
Tuttavia, non posso non chiedermi perché è stata
coinvolta anche lei. Comunque,
dato che mi ha assicurato che non le succederà nulla, non
posso fare altro che
fidarmi e stare al gioco.”
“Però devi fare attenzione: alcuni di loro
potrebbero
capire le tue vere origini.” Osservò Menma.
“Finora nessuno l’ha capito senza un mio aiuto.
Saranno
anche custodi, ma non ci riusciranno. Forse Dark e Hikari potrebbero
farcela,
ma loro non dovrebbero parlare.”
“Mi chiedo come saranno. Anche Ichigo e gli altri ne
hanno parlato, ma non ho mai avuto l’occasione di
vederli.”
“Del nostro gruppo, credo che solo Happy e Black Rock
Shooter li abbiano visti. Ad ogni modo, meglio che tu vada.”
Disse la ragazza.
Menma annuì, per poi trasformarsi in una sfera di luce e
volare via.
L’altra rimase ferma per qualche secondo, finché i
suoi
vestiti non s’illuminarono, cambiando colore e stile.
Sul dorso della mano sinistra apparve un cristallo viola,
che si incastonò all’interno di essa, mentre sul
braccio apparve uno strano
scudo, poco più largo del braccio stesso, sul quale erano
disegnati tre cerchi
in linea retta, tutti e tre dello stesso colore del cristallo.
Senza curarsi della possibilità di essere vista,
portò la
mano destra sotto lo scudo, per poi ritrarla, portandosi dietro un
fucile di
circa un metro.
“E ora… vediamo di passare al test.”
Disse seria.
“Okay…”
cominciò Conan, con gli occhi sgranati. “So che
non dovrei sorprendermi più per nulla…
Però questo è strano… parecchio
strano.
Oltre che decisamente ironico.”
Attorno a lui, oltre a Dark e Hikari, c’erano diciassette
bambini della sua stessa età, tutti voltati verso i due
custodi
dell’Equilibrio.
“E questo che
cosa significa?!” tuonò furioso Inuyasha.
“Beh, per me non è cambiato poi troppo.”
fece Pan.
“Parla per te!” replicò Asuka, per poi
sospirare. “Ma
almeno, è sempre meglio di quel che ci è successo
nel precedente mondo…”
“Certo che ne avevi di fantasia, quando hai creato queste
prove.” Disse Hikari a Dark.
“Ti dirò, sto cominciando a dubitare di essere
stato
proprio io.” ammise il custode, per poi guadarsi attorno.
“Comunque, sembra che non ci abbia visto nessuno.”
Continuò.
“Che cosa dovremmo fare questa volta?” chiese Sora,
avvicinandosi assieme a Kairi e Riku.
“Immagino trovare la chiave di questo mondo e
proteggerla, com’è successo con Timmy.”
Ma Dark si fermò all’improvviso, come anche
Hikari, cosa
che non sfuggì agli altri.
“Che cosa succede?” chiese Edward, sorpreso.
“In questo mondo… c’è
qualcosa di strano.” disse l’incarnazione
dell’Equilibrio, portandosi una mano al petto.
“Okay… se lo dice lui, la cosa
dev’essere davvero
preoccupante!” esclamò Marco.
“È qualcosa che sta rispondendo ai nostri
poteri…” cercò
di spiegare Hikari.
“Ora che lo dite…” fece Ichigo,
chiudendo gli occhi.
“Anch’io percepisco qualcosa di strano.”
“Piccola richiesta dai comuni mortali… Potete
spiegarci
che cosa sta succedendo?!” chiese Asuka, sbattendo forte un
piede a terra.
“Non dobbiamo abbassare la guardia.” Rispose Dark.
“E perché?” uscì Inuyasha.
“Che cosa ci può capitare? Un
esercito di Heartless ormai è impotente contro di
noi.”
“Heartless?” ripeté una voce, poco prima
che attorno al
gruppo di custodi apparissero decine di persone, tutte con addosso un
kimono nero
e una maschera da scheletro.
Dark e Hikari evocarono immediatamente Balance, mentre il
resto dei custodi formava un cerchio, richiamando anche loro i Keyblade.
“Oh, un gruppo di custodi. Anche se quasi tutti
bambini…”
Fece una delle figure. “Potreste essere un ottimo bottino.
Sabato-sama ne sarà
felice!”
“Sabato? Ora abbiamo contro anche i giorni della
settimana?” sbottò Marco.
“Lasciate che ci pensi io a questi tipi!”
esclamò Natsu,
mentre prendeva fuoco per qualche secondo.
“Non crederai che ti lasceremo tutto il divertimento,
vero?” chiese Pan.
Dark e Hikari sorrisero, per poi alzarsi in volo e
andarsi a sedere sul tetto di una casa lì vicina.
“Allora noi resteremo a guardare.” Disse la custode
dell’Equilibrio. “Solo, ricordatevi di non fargli
troppo male.”
“Sarò nel corpo di un
bambino…” cominciò Inuyasha,
mostrando gli artigli. “Ma a dieci anni uccidevo
già senza problemi! La
difficoltà sarà nel ferirli senza
ucciderli!”
“Io ho affrontato nemici ben più forti. Non mi
spaventano
di certo questi tipi!” esclamò Pan, per poi
diventare Super Sayan.
“Noi due invece siamo già abituati a essere dei
finti
bambini, no Shinichi?” fece Ran, sorridendo al compagno, che
annuì.
“A quanto pare, anche uno Shinigami come me questa volta
deve affrontare delle brutte copie della morte, eh?”
esordì Ichigo.
Ma non appena ebbe detto quella frase, il gruppo che li
circondava cominciò a parlare.
“Shinigami?” ripeté uno sorpreso.
“Tu sei uno Shinigami?
Uno Shinigami custode?!”
“Questo non era previsto… E il suo sguardo incute
decisamente timore. Forse è il figlio di qualche Shinigami
importante...”
I custodi non poterono fare a meno di ascoltare, non
sapendo come reagire.
“Beh… sì, mio padre è uno
Shinigami, ma dubito fortemente
che voi lo conosciate.” fece l’arancio.
Nel frattempo, Dark e Hikari ascoltavano con attenzione.
“Non sarai… un mezzo Shinigami, vero?”
chiese una delle
figure.
A quel punto Ichigo li puntò contro il Keyblade.
“E anche se fosse? Voi in che rapporto siete con gli
Shinigami? Parlate, o vi costringerò a farlo.”
“Credevo che il presidente e suo figlio fossero gli
unici!”
“Dobbiamo andare a fare rapporto! Se così fosse,
potremmo
guadagnare qualcosa da questi tipi. Essendo custodi, devono essere
ricchissimi!”
Sentendo ciò, Asuka scoppiò a ridere.
“Noi… ricchi?” ripeté,
cercando di smetterla, ma senza
successo. “Non so come possiate aver pensato a
un’idiozia del genere, ma noi
custodi non abbiamo stipendio o altro.”
“Che cosa?!” urlarono tutti quanti.
“Ma è inconcepibile! Dovete avere qualcosa! Come
fate a
mangiare? A dormire? Non starete mica in mezzo alla strada?”
“A cosa serve avere i soldi…”
cominciò Ed, appoggiando a
terra una mano, creando dietro di lui un tavolo.
“…quando possiedi poteri che
ti permettono di farne a meno?”
Vedendo ciò, molte delle figure scomparvero immediatamente
nel nulla.
“Questa sì che è una notizia
importante! Ci rivedremo,
custodi!” disse una di loro, mentre l’intero gruppo
scompariva. “La Damashigami
Company si farà viva prima di quanto voi crediate!”
Quando i custodi rimasero da soli, fecero scomparire i
Keyblade.
“Damashigami Company?” ripeté Ichigo.
“Che cosa
significa? Qui gli dei degli inganni hanno una propria
compagnia?”
“Dei degli inganni?” chiese Marco.
“Damashigami in giapponese significa quello.”
Spiegò Asuka.
“Ehi Dark, tu sai-” cominciò Saiko,
girandosi verso il
tetto dove si erano seduti i due custodi, senza però vederli.
“Dove sono andati?” esclamò Shinji,
guardandosi attorno.
“Non avranno deciso di osservarci senza nemmeno farsi
vedere, vero?” fece Black Star. “Una
divinità come me non può accettarlo!”
“Sei
sicuro che non avranno problemi?” chiese Hikari,
mentre seguiva in volo Dark.
“Sono pur sempre custodi. Sono solo ringiovaniti, non
vedo nessun pericolo per loro. Tuttavia, sono incuriosito da quelle
persone.
Hanno abbandonato questo mondo, senza usare varchi o altro. Ci
dev’essere qualcosa
che non riusciamo a vedere e-”
Ma Dark s’interruppe, per poi indietreggiare di colpo,
evitando così una freccia d’energia rosa.
“Che cosa…” cominciò Hikari,
evocando il Keyblade,
vedendo decine di frecce dello stesso colore dirigersi verso di loro.
Dark si mise davanti, deviandole tutte quante.
“Quelle frecce… Erano di pura energia!”
esclamò,
leggermente sorpreso. “Un energia simile a quella di
Shinji.”
“Vuoi dire che c’è una
divinità dietro a tutto questo?”
chiese Hikari.
“Non ne sono sicuro… ma chiunque fosse,
è già sparito.
L’ho percepito solo per qualche instante, ma è
svanito nel nulla.”
“Che fosse uno di quei tipi?”
“Lo escludo. Non erano così potenti.”
Ma questa volta, Dark fu interrotto da una luce
proveniente dal cielo.
I due custodi si girarono, intravedendo un’enorme ruota
rossa, immobile nel cielo.
“Okay…
E ora che cosa facciamo?” chiese Happy. “Non ci
converrebbe cercare qualche informazione?”
“Sì, credo sia la cosa migliore da
fare… Ma dove le
troviamo?”
“Che ne dite di una scuola? Solitamente lì si
trova di
tutto, no?” continuò il gatto.
“Non male come idea… Ma come ti è
venuta in mente?”
chiese Asuka, fissando dura Happy.
“B-Beh… visto che anche nel precedente mondo ci
siamo
trovati in una scuola, l’ho semplicemente pensato,
aye!” rispose titubante lui.
Marco, assieme alla maggior parte dei custodi, lo fissò
sospettoso.
“Però ha ragione.” Fece Ichigo.
“E poi, sembra che almeno
quella non dovremmo cercarla.” Continuò, indicando
un edificio poco lontano,
dove si potevo vedere diversi ragazzi affrettarsi ad entrare.
“Perfetto. Allora non ci resta che entrare in un liceo
mentre siamo tutti dei marmocchi. Non ci noterà
nessuno.” Disse con ironia
l’Animorph.
“Shinichi, tu non potresti…”
cominciò Ran.
“Ci ho già provato, ma sembra che non possa
trasformarmi.
Probabilmente il mio potere è stato bloccato. Questa volta
dovrò rimanere per
forza un bambino.”
Mentre il gruppo parlava, un gatto nero li supero
tranquillo, dirigendosi verso l’edificio.
In quel momento, tutti si voltarono verso Marco.
“P-Perché mi state guardando in quel
modo?” chiese lui.
“Se non sbaglio, tu puoi trasformarti in me, no?”
fece
Inuyasha.
“Scusami, ma dubito che un mezzo demone passi più
inosservato di un bambino, anzi!” replicò
l’Animorph. “Su questo devo dargli
ragione. La cosa migliore sarebbe prendere uno studente e fargli
acquisire il
DNA…” disse Asuka. “Ehi,
StupiShinji!”
“C-Che c’è?” chiese lui.
“Usa i tuoi poteri superiori per far svenire uno studente
qualsiasi. In questo modo, Marco può trasformarsi in lui ed
entrare nella
scuola senza destare sospetti.”
“No!” esclamò l’Animorph.
“Non ho alcuna intenzione di
acquisire il DNA di un essere umano! Ho fatto un eccezione con
Inuyasha, ma
solo perché i suoi poteri potevano tornarmi utili!”
“E allora insegnaci la tua tecnica!”
replicò la pilota.
“Non hai detto tu stesso che l’hai appresa da un
alieno? Ti avrà lasciato detto
come fare, no?”
“Abbiamo trasmesso i nostri poteri a una sola
persona… e
quella persona era David. Non è un potere che tutti sono in
grado di gestire
senza abusarne. Inoltre… non sono più in possesso
dell’oggetto che mi
permetterebbe di farlo.”
“Questo è un bel problema. Immagino che anche una
trasmutazione alchemica sarebbe inutile…”
rifletté Edward.
“Eh?” fece una voce poco distante da loro, mentre
un
ragazzo dai capelli neri che terminavano in un codino si avvicinava a
loro,
assieme a una ragazza dai capelli dello stesso colore, tenuti
però a caschetto.
“Tu guarda se quei tre mocciosi non assomigliano a Sora,
Riku e Kairi.” Fece il ragazzo, fermandosi.
“Già, hai ragione. Sono di dieci anni
più piccoli, ma
sembrano la loro fotocopia.”
Saiko spalancò gli occhi nel vederli, come anche i tre
custodi da loro nominati.
“Ranma? Akane?” esclamò Sora.
“Siete proprio voi?!”
“Come fai a conoscere i nostri nomi?” chiese il
ragazzo
sorpreso.
“Ma perché siamo proprio noi!” rispose
il castano,
evocando il Keyblade.
“Che?!?! E da quando siete tornati bambini?! Non ditemi
che siete caduti in qualche fonte maledetta anche voi!”
“La fonte in questione si chiama Dark.”
Replicò Asuka.
“Che se solo potessi, farei soffrire atrocemente per
ciò che ci ha fatto
neanche qualche ora fa.”
“Un’altra ragazza violenta, come se Akane non fosse
sufficien-” si lasciò sfuggire Ranma, poco prima
di ritrovarsi letteralmente
spiaccicato a un muro, mentre Akane abbassava il pugno.
“Stupido Ranma!” fece lei, senza girarsi verso il
ragazzo, che cadde miseramente a terra.
“Però! Sei forte!” disse Ran.
“Sei anche tu un’esperta di
arti marziali?”
“Mio padre aveva una palestra.” Rispose la ragazza,
sorridendo. “Però… se non sbaglio,
l’altra volta il numero di custodi era
decisamente minore, no?”
“O-Ottima osservazione…” fece Ranma,
riprendendo i sensi
dopo una magia curativa di Sora.
“Direi che è giunto il momento di dare qualche
spiegazione.” disse Riku, sospirando.
“Quindi
Dark si è rivelato essere niente di meno che
l’Equilibrio stesso, e vi sta sottoponendo a una serie di
test.” riassunse
Ranma, per poi sospirare. “E il primo test vi ha fatti
diventare del genere
opposto… con la possibilità di rimanere bloccati
in quella forma. Mentre adesso
vi ha resi dei bambini.”
“Già.”
“Dovrò rivalutare gli allenamenti del mio
vecchio…
Sarebbe stato un incubo rimanere in quello stato per sempre.”
“Io direi un inferno.” Fece Natsu. “Ma
non credo tu possa
capire… è un’esperienza che non ti
raccomando assolutamente.”
Akane soffocò una risata, mentre Sora, Riku, Kairi e
Saiko cercarono di non sorridere.
“Voi sì che sapete come far stare a proprio agio
qualcuno, eh?” sbottò il ragazzo, guardandoli male.
“Perché state reagendo così?”
domandò Ichigo.
“Beh, semplicemente perché-”
cominciò Sora, prima di
venire interrotto da Ranma.
“A questo punto, tanto vale dimostrarlo direttamente.
Riuscite a creare dell’acqua fredda e poi calda?”
“Non è un problema.” Rispose Edward,
battendo le mani e
creando dal nulla un secchio pieno di acqua fredda. “Ma
perché?”
Ma Ranma e Akane lo stavano fissando con gli occhi fuori
dalle orbite.
“C-Come hai fatto?!” esclamò la ragazza.
“Oh, niente di che. Sono un alchimista, e da quando sono
custode posso creare praticamente qualsiasi cosa. Tranne la vita,
ovvio!”
“O-Ovvio…” ripeté Ranma,
prendendo il secchio. “Senti,
non è che puoi creare anche un muro per non farci vedere?
Preferisco non farlo
sapere ai quattro venti. Voi non dovreste sorprendervi, ma comunque
cercate di
controllarvi.”
“Perché?” chiese Marco, mentre Edward
creava il muro.
“Che cosa ti succederà bagnandoti con
dell’acqua fredda?”
“Questo.” Rispose il ragazzo, versandosi
l’acqua addosso.
Sotto gli occhi sorpresi della maggior parte dei custodi,
Ranma si trasformò all’instante in una ragazza dai
capelli rossi, leggermente
più bassa di lui.
“EH?!?!” esclamarono, increduli.
“Per colpa di un padre degenere, ogni volta che mi bagno con
dell’acqua fredda, mi trasformo in una ragazza, e torno
normale solo con
l’acqua calda. Ormai ci sono abituato, ma non sapete che cosa
darei per
togliermi questa maledizione!”
“Cavoli… Più viaggio, più
vedo cose sempre più assurde.”
commentò ancora incredulo Marco, osservando Ed, altrettanto
sorpreso, creare
dell’acqua calda, che consegnò a Ranma, che si
buttò subito addosso, tornando
come prima.
“Ma voi che cosa ci fate qui?” chiese Sora.
“Non vorrete
farci credere che siamo nel vostro mondo, vero? Mi sembra un
po’ diverso
dall’ultima volta.”
“Infatti hai ragione.” Rispose Ranma.
“Siamo qui per
colpa di un nostro… chiamiamolo conoscente. Uno stupido e
odioso conoscente.”
“Ranma! Non parlare in questo modo di P-chan!” lo
riprese
Akane.
“P-chan?” ripeté Kairi, per poi voltarsi
verso Saiko, che
stava cercando di non ridere.
“Non mi starete dicendo che lo avete seguito,
vero?”
chiese lui, riprendendosi.
“A dir la verità, stavo combattendo contro
Ryoga… E un varco
si è aperto all’improvviso, poi è
arrivata anche l’altra scocciatrice… ed
è
stato un mix che ci è costato una caduta nel varco, che poi
si è richiuso.”
“Quindi ci sono altre persone del vostro mondo oltre a
voi?” chiese Pan.
“Direi di sì… anzi, dalla nuvola di
fumo che vedo in
lontananza, direi che ne sta arrivando uno. E solo con una settimana di
ritardo!”
“Ranma!!!” urlò una voce, anticipando un
ragazzo con
addosso una maglietta gialla e un paio di pantaloni scuri, dai capelli
neri
avvolti da una bandana gialla.
Sulla schiena aveva uno zaino da escursionismo, da cui
sporgeva un ombrello rosso.
“Questa volta ti sconfiggerò!”
continuò a urlare, poco
prima di essere fermato a mezz’aria da un piede di Pan, che
lo colpì in pieno
volto.
“Ehi tu… non puoi abbassare un po’ la
voce?” chiese, per
poi prenderlo per un braccio e lanciarlo contro un muro.
Ranma e Akane la guardarono con gli occhi fuori dalle
orbite.
“C-Come hai fatto?”
“Ho solo usato una minima parte della mia forza.”
Rispose
come se niente fosse la bambina. “Sapete, sono la nipote
dell’uomo più forte
dell’universo, eh eh.”
“Ehi, Ryoga, come va?” chiese Ranma, avvicinandosi
al
muro, dove il ragazzo era ancora spiaccicato.
“C-Che mossa era quella?” chiese lui, intontito.
“A occhio e croce, direi una semplice scarpa in faccia.
Seguita da un giro della morte con lancio sul muro.”
“Mio nonno è l’uomo più forte
dell’universo, mentre
l’altro mio nonno era considerato, anche se ingiustamente, il
più forte del mio
mondo. Mi sono allenata fin da piccola nelle arti marziali!”
spiegò Pan.
“E non l’avete ancora vista quando fa sul
serio…”
aggiunse Marco.
“Vuoi dire che è veramente più forte di
così?!” esclamò
spaventato Ryoga.
“Lui chi è? L’altra volta non lo abbiamo
visto.” Chiese
Sora, guardandolo.
“Io sono Ryoga Hibiki.” Rispose il ragazzo, cadendo
giù e
rialzandosi subito. “Il rivale di Ranma!”
“Con un senso dell’orientamento che definire nullo
è un
complimento.” commentò Ranma. “La data
della sfida era una settimana fa… dove
sei finito questa volta? Sulla Luna?”
“M-Maledetto… Sei tu che come al solito non ti
presenti
mai!”
“Beh Ryoga, noi due andiamo anche a scuola… non
può
aspettarti per una settimana saltando le lezioni.” Disse
Akane.
Sentendo ciò, il ragazzo si diresse verso il muro,
piegandosi sulle ginocchia.
“Perché lo difende?” si
lamentò, cadendo in un’evidente
stato di depressione, lasciando i custodi stupiti.
“Ad ogni modo…” riprese Ranma, indicando
Inuyasha e Ran.
“Che cos’è successo a voi due?”
“Che cosa intendi dire?” chiese Pan.
“Beh, la tua coda e le sue orecchie… Non sono di
certo normali.”
“Di’ un po’… Ci tieni
così poco alla tua vita?” fece
Inuyasha, mostrando gli artigli. “Sarò pure nel
corpo di un moccioso, ma sono
più forte di qualsiasi misero umano!”
“Lo stesso vale per me. Come ho già detto, sono al
minimo
della mia forza. Volendo potrei disintegrare completamente una casa, e
se mi ci
metto d’impegno, anche più
città.”
“Ma voi custodi non dovreste essere completamente
buoni?”
chiese Akane.
“Sì, certo. Buoni, misericordiosi,
pazienti… Ma ci credi
forse dei santi?” replicò Asuka. “Tu
piuttosto, non mi dirai che sei la
fidanzata di quel pervertito al tuo fianco, vero?”
“P-Pervertito?” ripeté Ranma,
arrabbiandosi. “Ma come osi-”
“Non vorrai farmi credere che non hai mai approfittato
della tua situazione, non è vero?”
“Ad ogni modo… Noi non siamo fidanzati!”
esclamò Akane.
“Infatti. Chi mai vorrebbe stare con una ragazza con
così
poca classe?” aggiunse l’altro, venendo subito
colpito da un pugno che lo fece
finire nuovamente sul muro.
“È già la seconda volta…
Quel ragazzo deve avere una
resistenza di non poco conto.” disse Tsuna.
“Comunque…” riprese Pan. “Per
rispondere alla tua
domanda, io non sono completamente umana. Sono anche una Sayan, per i
quali era
normale avere la coda.”
“Mentre io sono un mezzo demone.” Disse Inuyasha.
“Oh, quindi anche dei non umani possono diventare
custodi?” domandò Ranma, massaggiandosi la testa.
“Non è che noi altri siamo proprio normali,
sai?” rispose
Marco.
“Tirami fuori. Io sono umano al cento per cento.”
Fece
Saiko. “L’unico… forse
c’è giusto Asuka
oltre a me… ma non ne sono così sicuro.”
“Vuoi morire?” replicò la ragazza.
“Come sarebbe a dire che siete gli unici umani
normali?”
chiese Akane, guardando gli altri.
“Beh, ci siamo anche noi tre.” Disse Sora,
indicando se
stesso, Riku e Kairi.
“Sapete che potrei offendermi? Anch’io sono umana,
sapete?” fece Ran.
“E voi altri invece?”
“Divinità.” Rispose Shinji.
“Ho il potere della metamorfosi.” fece Marco.
“Solitamente posso cambiare età, passando da
bambino a
ragazzo.” disse Shinichi.
“Posso combattere usando delle fiamme particolari…
Anche
se non volevo venire coinvolto in tutto questo.”
sospirò Tsuna.
“Lo avete già visto prima. Posso manipolare la
materia come
preferisco.” Disse sorridendo Ed.
“Dragon Slayer!” urlò Natsu, facendosi
avvolgere dalle
fiamme.
“Io invece sono colui che supererà le
divinità, l’unico e
inimitabile Black Star!”
“Io sono la sua arma, nonché Keyblade.”
aggiunse Tsubaki.
“Che cosa?!” esclamarono insieme Ranma e Akane.
“Come
sarebbe a dire?!”
Tsubaki sospirò, per poi illuminarsi e trasformarsi nel
Keyblade di Black Star, che lo prese al volo.
“I-Incredibile.” commentò Ryoga.
“E infine io sono un ex Shinigami.” Concluse Ichigo.
“Un ex Shinigami?” ripeté sorpreso
Ranma. “Questa è la
professione più assurda che abbia mai sentito! Insomma, come
puoi essere un ex
Shinigami?”
“Quando sono diventato custode, ho dovuto lasciare il mio
mondo. Di conseguenza, non ho potuto continuare il mio
lavoro.”
“Sì, ma uno Shinigami in teoria non dovrebbe avere
una
falce, avere l’aspetto di uno scheletro e così
via?”
“No. Almeno, non nel mio mondo. Anzi, c’era una
vera e
propria organizzazione di Shinigami.”
“Okay, ora che vi abbiamo detto tutto sul nostro
conto…
potreste darci una mano?” fece scocciata Asuka.
“Che cosa vi serve?”
“Solo qualche informazione.” Rispose Sora.
“C’è qualche
problema in questo mondo? Eventi anormali o roba simile?”
“Direi di no.” fece Ranma. “Almeno, non
in questa città.”
“Però ora che ci penso, qualcosa di strano
c’è.” Disse
Akane. “Ed è proprio nella nostra
scuola!”
“Ti riferisci a quello?” chiese il ragazzo.
“Di cosa si tratta?” li interruppe Riku.
“Nel giardino della nostra scuola c’è
una vecchia capannina
meteorologica. Da qualche tempo gira la voce che se qualcuno ha dei
problemi
particolari, solitamente di natura sovrannaturale, e lascia al suo
interno dei
soldi e del cibo, il suo problema viene risolto nel giro di qualche
giorno al
massimo.” Spiegò Akane.
“Ovviamente io ho voluto provare, ma al posto dei soldi e
del cibo ho trovato solo una lettera che mi diceva che non era un
problema di
sua competenza… Che rabbia!” disse Ranma.
“Interessante. Quindi c’è qualcuno che
risolve i problemi
di tutti a quel prezzo.” fece Conan. “Per come la
vedo io, è solo qualcuno che
crea quelle situazioni e poi finge di risolverle.”
“L’ho pensato anch’io, così ho
tenuto sotto controllo la capannina.
E quel che ho visto è stato incredibile!”
“Cos’è, il cibo e i soldi sono spariti
da soli?” lo prese
in giro Asuka.
“Precisamente! Il cibo è stato divorato dal nulla,
mentre
i soldi sono spariti!” rispose Ranma.
“Un fantasma quindi.” Fece Ichigo.
“Sembra che di recente
li incontriamo sempre più spesso.”
“Beh, allora tu dovresti risolvere il mistero, no?”
disse
Inuyasha. “Dopotutto, non sei in grado di vederli?”
“Rimane sempre il particolare che non possiamo entrare in
un liceo con questo aspetto.”
“Tutto qui?” chiese Ranma.
“Basterà che entriate dicendo
di voler fare un’offerta alla capannina meteorologica e fine.
Credetemi, non vi
fermerà nessuno.”
“Vi ci porterò io!” si propose Ryoga.
“Così che Akane non
rischi di arrivare in ritardo!”
“Se li accompagni tu, si ritroveranno come minimo
dall’altra parte del Giappone.” commentò
Ranma.
“Ho sentito bene?” chiese una voce dietro di loro.
“Volete andare alla capannina?”
Il gruppo si girò, ritrovandosi di fronte a una ragazza
dai capelli castano scuro.
“Oh, Mamiya!” la salutò Akane.
“Credevo fossi già
entrata.”
“Stamattina ho fatto un po’ di ritardo. Ma loro chi
sono?”
“Ecco… sono i figli di alcuni nostri parenti. Ci
hanno
raggiunto a sorpresa proprio oggi. E non appena sono venuti a sapere
della capannina
meteorologica hanno cominciato a lamentarsi per andare a
vederla.”
Mentre Ranma diceva ciò, i custodi si voltarono tutti
verso di lui, guardandolo in cagnesco.
“Come mai?”
“È da un po’ di tempo che sentiamo come
una presenza che
ci insegue.” Spiegò Conan, prendendo parola e
cominciando a parlare proprio
come un bambino. “E allora volevamo sapere se almeno questo
poteva aiutarci.”
“Capisco… Va bene, allora vi ci porterò
io. Tanto ormai
sono famosa proprio per essere quella che suggerisce a tutti di andare
laggiù.”
Sentendo ciò, Conan spalancò gli occhi. ‘Ecco perché Ranma
non ha perso un secondo.’ pensò,
sorridendo e seguendola assieme a tutti
gli altri.
Poco lontano, dietro il muretto di una casa, una ragazza
dai capelli rosa legati in due code laterali, con addosso una divisa
scolastica
e con sulla spalla uno strano gatto bianco, il quale sembrava aver
stampato un
volto con un sorriso perenne, osservò il gruppo allontanarsi.
“Così sono loro.” disse.
“Sembra che chiunque ci ha
convocato qui, violando il tempo e lo spazio, abbia poteri ben
superiori a
quelli mostrati.”
“E con ciò?” chiese un’altra
ragazza dai lunghi capelli
rossi, vestita allo stesso modo. “Il nostro compito
è di affrontarli, no?
Basteranno due minuti contro quei mocciosi. E poi ancora non capisco
come osi
darti tutte quelle arie!”
“Proprio tu parli?” esclamò
un’altra, dai capelli blu a
caschetto. “Non puoi pensare semplicemente di attaccarli,
così come se niente
fosse. Sono pur sempre custodi, e quindi da non
sottovalutare!”
“Concordo con te.” Aggiunse una quarta ragazza dai
capelli biondi, legati in due code a spirale. “È
probabile che i loro poteri
siano anche superiori ai nostri.”
“Tsk. Codarde.”
“Basta così.” Disse una voce proveniente
dallo strano
gatto. “Il vostro compito vi è già
stato detto. Attaccare i custodi e lei.
Limitatevi a far ciò.”
La rosa sospirò.
“Preferirei evitare, e lo sai. Ma d’altronde, non
abbiamo
altra scelta.” Disse, per poi illuminarsi, facendo cambiare i
suoi vestiti,
subito imitata dalle altre tre.
“Aspetteremo che siano indifesi… e li
colpiremo.”
Concluse, evocando dal nulla un arco dorato.
“Eccoci
qui.” Disse Mamiya, fermandosi di fronte a una
casetta bianca in miniatura, sulla quale c’era uno sportello
per aprirla.
“Basterà che inseriate un po’ di yen e
del cibo assieme a
una lettera con la vostra richiesta, e se sarà possibile, il
vostro problema
sarà risolto.”
“Per il cibo non c’è
problema… ma non abbiamo nemmeno un
centesimo con noi.” Disse Riku.
“Quanto cibo avete?” chiese allora la ragazza.
“Quanto ne vogliamo.” Rispose Edward, sorridendo,
mentre
nascondeva le mani dietro la schiena, creando così un piatto
di riso. “Sperando
che il riso vada bene.” Continuò, mostrandolo.
“Ma non desterà dei sospetti a tirarlo fuori
così dal
nulla?” chiese sottovoce Ranma a Sora.
“In effetti… Però Ed è
sempre stato uno che ama fare le
cose in maniera teatrale. E fidati, nonostante ciò, anche
lui è un Master.”
“Lui è cosa?!” gli urlò
contro Ranma, attirando su di sé
l’attenzione degli altri.
“N-Niente…” fece Sora agli altri,
indicando con gli occhi
Mamiya, che però non sembrava averci dato troppa attenzione.
“Del riso? Direi che è perfetto, ma giusto per
curiosità,
sapete qualcosa in più su questa entità che vi
perseguita? Non so, oggetti che
si spostano, strani comportamenti di qualcuno…”
“Semplicemente, ogni tanto appaiono delle luci misteriosi
e alcuni oggetti cadono da soli. Niente di ché,
però vorremo giusto sapere che
cosa-” ma Ichigo si interruppe, vedendo alle spalle di Mamiya
un ragazzo dai
capelli rossi, avvolto da un kimono bianco, che si avvicinò
subito al piatto di
riso che Ed aveva appena messo dentro la capannina.
“Che cosa…?” chiese la ragazza,
aspettando che
proseguisse e lanciando anche lei uno sguardo verso il ragazzo, senza
però dire
o fare nulla.
“Cosa succede Ichigo?” chiese Shinji.
“È qui.” Si limitò a
rispondere lui.
“Chi è qui?” chiese Ryoga.
“Un ragazzo. Un ragazzo che in questo momento ha le mani
attorno al piatto di riso, e che solo io e Mamiya sembriamo
vedere.”
Sentendo ciò, la ragazza spalancò gli occhi,
mentre il
rosso si girò di colpo verso di lui, per poi prendere il suo
kimono e
togliendoselo di colpo.
“Che cosa?!” esclamò Tsuna, saltando
all’indietro. “E
questo tipo da dove spunta?!”
“Come hai fatto a vedermi?” chiese lui.
“Gli umani
normali non dovrebbe essere in grado di farlo mentre indosso
questo.” Continuò,
indicando il suo kimono.
“Spiacente, ma io sono in grado di vedere i fantasmi. E
tu quando indossi quello sembri diventarlo a tutti gli
effetti.”
“Perspicace. Non sono in molti a capirlo subito.
Ovviamente perché sono pochi a potermi vedere mentre lo
indosso. E voi chi
siete? E soprattutto…” e mentre diceva
ciò, indicò il piatto di riso. “Come
fate ad avere così tanto riso da donare come se niente
fosse?!”
“R-Rinne?” fece sorpreso Ranma. “Ma che
cosa significa
questo?”
“Saotome, Tendo.” Fece lui. “Come fate a
conoscere dei
bambini così strani?”
“Io a dir la verità ho più di duecento
anni.” Commentò
Inuyasha.
Mamiya lo guardò sorpresa.
“Non sarai uno spirito, vero?”
“Certo che non sono uno spirito! Sono un mezzo
demone!”
“Mezzo demone?” ripeté Rinne,
guardandolo curioso. “E tu
invece? Chi sei?” chiese a Ichigo.
“Sono un ex Shinigami.” Rispose lui. “E
giusto per essere
precisi, qui l’unica bambina vera è Pan.”
“Ehi!” esclamò la diretta interessata,
creando una sfera
d’energia tra le mani. “Sarò anche una
bambina, ma sono ben più forte di te!”
“Davvero? Vuoi verificarlo?”
“Alt!” li bloccò subito Saiko,
mettendosi in mezzo ai due
litiganti. “Questo non è il momento di
litigare!”
“Shinigami?” ripeté invece Rinne,
incredulo, per poi
evocare dal nulla una falce. “Così sei
tu!” esclamò, brandendola.
I custodi si girarono sorpresi, come anche Ranma, Akane e
Ryoga.
“E quella da dove salta fuori?!” esclamò
Akane, guardando
l’arma del rosso.
“Mi avevano detto che sarebbe arrivato un mio collega. E
che sarebbe arrivato in prossimità di gravi sconvolgimenti
per il nostro
mondo.”
“Un tuo collega?” fece Ichigo, per poi portarsi il
suo
ciondolo al petto, lasciando cadere all’indietro il suo corpo
e indossando
istantaneamente le vesti da Shinigami. “Dunque finalmente
incontro uno
Shinigami dotato di falce, eh?”
“Che cos’è successo?” chiese
Ryoga, osservando il corpo
di Ichigo e avvicinandosi, prendendoli il polso.
“Ehi, ma… non c’è
battito!” esclamò.
“Tranquilli.” Rispose Asuka. “Si diverte
spesso a
diventare un fantasma. In questo momento probabilmente è di
fronte a noi.”
“Un fantasma?!” urlò Ranma.
“Come sarebbe a dire un
fantasma?!”
“Quella bambina ha ragione.” Disse Mamiya.
“È proprio
davanti a voi, anche se ora indossa una tunica nera… e ha
una chiave gigante in
mano.”
“Un Keyblade. Quindi sei un custode.” Fece Rinne,
portando la falce di fronte a lui, come per difendersi.
Ichigo annuì, per poi puntargli contro la propria arma.
“Non voglio attaccarti. Dicci giusto chi ti ha avvertito
del nostro arrivo.”
Il rosso rimase in silenzio per qualche secondo, per poi
far sparire la falce.
“Va bene, ma non qui. Seguitemi, andiamo in un posto dove
non ci possa sentire nessuno.” Disse, per poi allontanarsi
seguito da Mamiya.
“Che cosa facciamo?” chiese Kairi.
“Non mi sembra che abbiamo molte
possibilità.” Rispose
Sora, mentre Ichigo rientrava nel proprio corpo. “Dobbiamo
seguirlo.”
“Veniamo anche noi.” Fece Ranma. “Ormai
direi che siamo
coinvolti in questa storia, no?”
“Ehi, volete muovervi o no?” gli urlò
Rinne.
“Arrivia-” cominciò Pan, per poi girarsi
di colpo,
lanciando una sfera d’energia, che colpì in pieno
una freccia composta dalla
stessa materia.
“Chi…?” cominciò Tsuna, per
poi vedere decine di frecce
volare sopra di loro, affiancati da diverse spade e dei nastri di
colore
giallo.
“Maledizione!” esclamò il decimo,
ingoiando subito le sue
caramelle e facendosi spuntare la fiamma sulla fronte, mentre attorno
alle sue
mani apparivano dei guanti di ferro.
Senza perdere un secondo spostò le mani di fronte a
sé,
mentre Natsu gli si affiancava, cominciando ad aspirare molta aria nei
polmoni.
Pochi instanti dopo i due lanciarono due raggi di fuoco,
che colpirono in pieno gli attacchi nemici, dissolvendoli.
“Chi va là?” esclamò Edward,
evocando il Keyblade.
“Però, siete più bravi di quanto
credessi.” Disse una
voce femminile, mentre una ragazza dai lunghi capelli rossi si
avvicinava a
loro, alzando una mano, nella quale apparve una luce, che si
trasformò in una
lancia.
“Tuttavia… non siete alla mia altezza.”
“E lei chi è?” chiese Akane.
“Non ne abbiamo la più pallida idea.”
Rispose Riku,
evocando assieme a tutti gli altri il Keyblade. “Ma se vuole
una battaglia, non
esiteremo.”
“Che presuntuosi!” esclamò
un’altra voce, mentre dietro a
Rinne e Mamiya appariva come dal nulla una ragazza dai capelli blu, con
in mano
una spada. “Vogliono paragonarsi a noi maghe.”
“Beh, dopotutto non ci conoscono.” Aggiunse una
ragazza
dai lunghi capelli biondi, con in mano un fucile a pietra focaia,
apparendo di
fianco ai custodi.
“E queste da dove saltano fuori?!”
esclamò Inuyasha,
mostrando i suoi artigli, mentre Rinne prendeva in braccio Mamiya e
saltava
all’indietro, ricongiungendosi al gruppo di custodi.
“Come ha detto Sayaka, siamo maghe.” Rispose una
quarta
ragazza, dai capelli rosa e con in mano un arco d’oro, che
apparve al lato
rimasto libero, concludendo così il cerchio attorno ai
custodi. “E siamo qui
per eliminarvi.”
“Maghe?” ripeté Natsu. “Certo
che siete strane. Tra tutte
le maghe che ho incontrato, voi siete le uniche vestite più
o meno allo stesso
modo.”
“Io invece devo dire che tra i miei incontri mancavano
veri maghi.”
“Madoka, non perdiamo tempo ed eliminiamoli.” Disse
la
ragazza dai capelli rossi, puntando contro di loro la lancia.
“Per una volta, sono d’accordo con
Kyoko.” Fece la
bionda, mentre alle sue spalle apparvero dal nulla decine di fucili
identici a
quello che impugnava, che rimasero sospesi nel vuoto.
“Ben detto Mami!” esclamò Sayaka,
facendo apparire anche
lei decine di copie della sua arma.
“Interessante…” commentò
Edward sorridendo, per poi
battere le mani e appoggiarle a terra.
Dal terreno si innalzarono quattro pugni di pietra, che
si diressero immediatamente contro le maghe, che si limitarono a
saltare di
lato per evitarli.
“Possedete poteri davvero singolari, sapete?” fece
Kyoko,
sorridendo.
“Allora che ne dici di questo?” chiese Ranma,
raggiungendola alle spalle e cominciando a girarle lentamente intorno.
Con sua sorpresa, la maga si rese conto di non riuscire a
muoversi, e che la velocità del ragazzo cominciava ad
aumentare sempre di più.
Prima di poter reagire, si ritrovò in mezzo ad un
tornado, che la fece volare in alto, provocandole diversi tagli.
“Maledizione!” esclamò lei, mentre le
ferite si
rimarginavano e atterrando qualche metro più in
là. “Nemmeno lui è un normale
essere umano!”
“Dobbiamo fare attenzione!” gli disse Sayaka, poco
prima
di ritrovarsi i pugni di Akane e Ran diretti contro il suo volto.
“Ben detto!” esclamarono insieme, colpendola in
pieno e
facendola volare contro un muro.
Sayaka sputò del sangue per il colpo ricevuto, per poi
cadere a terra.
“Non aveva una grande resistenza.” Disse Ran, per
poi
spalancare gli occhi.
La maga infatti si rialzò barcollando.
“A cosa serve la resistenza…” disse,
mentre dei cerchi
simili a quelli alchemici apparivano attorno a lei. “Quando
puoi rigenerarti
all’infinito?”
“Rigenerazione?!” esclamò Asuka, mentre
assieme a Pan
evitava i colpi di Mami. “In pratica non possiamo
ferirle?”
“Proprio così.” Rispose Madoka, per poi
puntare contro di
loro il proprio arco, da cui partirono altre frecce.
Ma con sua grande sorpresa, furono tutte abbattute da dei
proiettili d’energia.
Tutti i presenti si fermarono, girandosi verso la fonte
dell’attacco.
Una ragazza dai lunghi capelli neri, con lo sguardo
perso, lanciò all’indietro un’enorme
fucile.
“Che cosa? Un’altra?” esclamò
Black Star.
“A loro ci penso io.” Disse la nuova arrivata,
avvicinandosi al gruppo di custodi e mettendosi di fronte a Madoka.
“Voi
andatevene da qui con i varchi.”
“Chi sei?” chiese Sora.
“Homura.” Rispose Madoka, senza nascondere un velo
di
tristezza nella sua voce. “Perché ci
affronti?”
“Non posso permettervi di far loro del male.”
Rispose la
ragazza, per poi tirare fuori dallo scudo che aveva sul braccio una
bomba a
mano. “Anche a costo di doverti affrontare, Madoka.”
“Traditrice!” le urlò contro Sayaka,
preparandosi a
colpirla con la spada.
Ma prima che ci riuscisse, Ichigo parò l’attacco.
“Che cosa stai facendo?” chiese Homura.
“Ti aiuto, mi pare ovvio! Non avresti possibilità
contro
di loro se combatti da sola!”
“Non ce n’è bisogno.” Rispose
lei, mentre la bomba
scomparve nel nulla.
Kyoko si girò subito, ritrovandosi con l’ordigno
alle sue
spalle.
“Maledetta!” esclamò, pochi instanti
prima che
l’esplosione la investisse in pieno.
“Andate!” urlò Homura.
“Ascoltiamola Natsu!” fece Happy, cercando di
spostare
l’amico.
“Ma non possiamo abbandonarla…” disse
Kairi, mentre Sora
apriva un varco.
“Purtroppo dobbiamo darle retta. Dobbiamo organizzarci
contro di loro, e trovare il modo per neutralizzarle.”
Esclamò quest’ultimo,
per poi rivolgersi a Rinne.
“Entra qui dentro e pensa a un posto lontano da qui e
sicuro!”
“Che cosa…?” fece per protestare lui,
poco prima che
Asuka lo spingesse poco gentilmente dentro il varco.
“Vedi di non perdere tempo, Shinigami!” gli
sbraitò
contro.
Rinne la guardò sorpresa, per poi sospirare.
“E va bene…” disse, inoltrandosi nel
varco, seguito da
tutti gli altri.
Homura spostò leggermente lo sguardo per assicurarsi che
il varco si fosse richiuso senza lasciare nessuno fuori.
“Così ti opponi ancora a noi.” Disse una
voce, mentre una
creatura bianca simile a un gatto si avvicinava a loro, per poi saltare
sulle
spalle di Madoka.
“Chi vi ha contattato? E come avete fatto a raggiungere
questo mondo?” chiese Homura, per poi scomparire e riapparire
alle loro spalle.
“Per quanto tempo vuoi fermare e far ripartire il
tempo?”
gli fece Sayaka, mentre Kyoko si rialzava, facendo rigenerare le ferite.
“Fin quando sarà necessario.” Rispose
lei.
“Però… immagino tu non sia
più in grado di manipolare
ulteriormente il tempo, vero?” disse Madoka.
La ragazza non rispose, limitandosi ad estrarre dal suo
scudo un arco identico a quello della rosa.
“Non costringermi a farti del male, Madoka.”
Il restante gruppo di maghe si affianco alla rosa,
preparandosi a combattere.
Ma prima che potessero fare un passo, una serie di raggi
laser colpirono il terreno ai loro piedi, costringendole ad arretrare.
“Chi è stato?” esclamò
Homura, sorpresa come le altre,
girandosi ma senza riuscire a vedere nessuno.
“Madoka, ritiriamoci per il momento.” Disse il
gatto.
“Va bene Kyubey.” Rispose quest’ultima,
mentre una fitta
nebbia le avvolgeva, facendole scomparire nel nulla.
Homura ripose l’arco, per poi guadarsi attorno.
“Chi è stato?” ripeté, senza
però ottenere nemmeno
stavolta una risposta.
Poco lontano, dietro ad un muro, una figura avvolta da un
mantello grigio rimase immobile, mentre uno strano luccichio
sembrò rispondere
al sole da sotto il cappuccio.
Il
varco si riaprì in prossimità di un vecchio
edificio
apparentemente disabitato, facendo uscire uno ad uno tutti quanti.
“Dove siamo?” chiese Ranma.
“A casa mia.” Rispose Rinne, incredulo.
“Ma non credevo
che esistesse un modo per viaggiare così
velocemente…”
“Lo puoi vedere come una specie di teletrasporto.”
Rispose Riku. “E ora, sperando che non ci attacchi
più nessuno, possiamo
continuare il nostro discorso?”
Lo Shinigami annuì.
“È successo pochi giorni fa. Avevo appena mandato
al
Nirvana uno spirito, e aggiungo che mi è costato tutti i
miei risparmi, quando
ci siamo accorti di essere seguiti da qualcuno. Non appena ci siamo
fermati,
abbiamo scoperto che si trattava di una ragazza di nome Menma, che a
quanto
pare era un fantasma e-”
“Menma?!” esclamarono insieme Ichigo e Asuka.
“Indossava un vestito bianco, camminava a piedi scalzi e
aveva i capelli color paglia?”
“La conoscete?” chiese Rinne.
“In un certo senso. L’unico che l’ha
vista è Ichigo, dato
che era un fantasma.” Rispose Natsu.
“Però sembrava scomparsa nel nulla. Che
cosa ci faceva qui?”
“Era qui per conto di Lucis.” Disse Mamiya.
Sentendo quel nome, tutti ad esclusione di Happy si
meravigliarono.
“Che cosa? Vuoi dire che sta collaborando con la madre di
Dark?!” esclamò Kairi.
“Ed è sempre stata lei ad avvertirmi che sarebbe
arrivato
un mio collega.” Continuò Rinne, guardando Ichigo.
“E che questo mondo sarebbe
stato lo scenario di una battaglia.”
“Dunque non ha a che fare con
l’esame…” rifletté Sora.
“Anche se non capisco il senso di tutto questo.”
“E infine… che sarebbe giunta anche
un’altra delle entità
superiori. Voi sapete di chi si tratta?”
“Dark.” Rispose Saiko. “Un nostro
compagno, che però è
scomparso nel nulla assieme a Hikari dopo che siamo stati attaccati da
dei
strani tipi…”
“Strani tipi?” chiese Rinne.
“Dei tipi incappucciati con delle maschere da teschio sul
volto. Hanno detto di appartenere ad una certa Damashigami
Company…” fece
Ichigo, mentre Rinne abbassava sconsolato la testa.
“Ancora loro.” Sbottò. “Che
cos’ha in mente questa
volta?”
“Ha?” ripeté Marco.
“Il presidente della Damashigami Company.”
Spiegò lo
Shinigami. “Lo affronto praticamente da quando sono bambino.
La sua… azienda…
ha come scopo quello di raccogliere più anime possibile a
scopo di lucro, e non
importa se le anime in questione hanno ancora un corpo in vita o
no.”
“In pratica… uccidono?” disse con un fil
di voce Tsuna.
“Esatto. A loro basta prendere più anime
possibili.”
“E avendo visto un gruppo di apparenti bambini come noi,
avranno deciso di attaccarci… Peccato che non avessero
considerato il fatto che
siamo custodi.”
“Però prima di andarsene, hanno detto qualcosa sul
fatto
che conoscevano un mezzo Shinigami come me.”
Ricordò Ichigo. “E che era il
figlio del presidente.”
In quel momento tutti si girarono verso Rinne, che
sospirò.
“Inutile che lo nasconda.” Disse.
“Sì, il presidente
della Damashigami Company è mio padre… ma io non
ho alcuna intenzione di
diventare come lui. Inoltre… è a causa sua se
sono perennemente in rosso!”
“Eh?” esclamò Pan. “No,
aspetta, fammi capire… tuo padre
è il capo di un gruppo di non-so-che-cosa-siano e tu ti
preoccupi dei soldi?!”
“Quando tuo padre ti entra come un ladro in camera per
rubarti il salvadanaio e per farla franca ti dice che tua madre
è morta, un
piccolo trauma ti rimane, sai?” replicò Rinne.
“Mi ricorda vagamente qualcuno…”
mormorò Ranma.
“Okay, e un mistero è risolto. Ora possiamo
cercare di
capire chi erano quelle quattro ragazze invincibili?” propose
Ryoga.
“Ottima domanda. Peccato che non ne abbiamo la più
pallida idea.”
“Forse però sappiamo chi è
l’ultima arrivata.” Disse
Mamiya.
“Ovvero?” fece Shinji.
“Un altro emissario di Lucis. Menma ci aveva detto che ne
sarebbe arrivato uno più forte di lei.”
“Però conosceva le ragazze che ci hanno aggredito.
Forse
ci conviene tornare indietro e prenderne almeno una per farla
parlare.” Disse
Inuyasha.
“Non credo sia così facile.”
Replicò Pan. “C’era qualcosa
di strano nelle loro aure.”
“Aure? Vuoi dire che tu sei in grado di percepire la
presenza delle persone?” chiese Rinne.
La Sayan annuì.
“E la loro… era tutta concentrata in un solo
punto. Non
mi era mai successo con nessun altro. Okay, sono abituata a quella di
mio
nonno, che quando usa tutta la sua forza si sente anche a mondi di
distanza,
però…”
“Senza considerare la loro incredibile capacità di
rigenerazione.” Continuò Edward. “Era
allo stesso livello di quella degli
Homunculus.”
“E si definivano maghe.” Rifletté Natsu.
“Però i loro
poteri erano veramente singolari.”
“Speriamo solo di non doverle più
incrociare.” Disse
Shinji.
“Stai scherzando, vero?” esclamò Black
Star. “Io vado
subito a cercarle e dimostrerò che sono una
divinità!”
“Non essere idiota!” gli urlarono tutti contro.
“Dobbiamo prima studiare una strategia decente per
affrontarle. E inoltre dobbiamo superare questa prova.” Disse
Sora.
“Certo che voi ne avete di problemi, eh?”
“E siamo fortunati che nonostante la sua
presenza…” e qui
Ran indicò Conan. “…ci limitiamo a
questi.”
Il bambino alzò gli occhi verso il cielo.
“Te l’ho già detto: è solo
una pura coincidenza se nel
nostro mondo ovunque andassi c’era qualche caso di omicidio
da risolvere.”
Rinne lo guardò sorpreso.
“In pratica se ti dovesse seguire uno Shinigami, con te
non mancherebbe mai il lavoro?” chiese.
“È più o meno la stessa cosa che mi ha
detto un ispettore
di polizia del suo mondo.” Rispose Ichigo.
“Padron Rinne!!!” urlò una voce, che
risuonò nell’aria.
Sopra tutti, apparve dal nulla un’enorme nuvola nera
provvista di occhi e bocca, che si diresse verso Rinne, per poi
trasformarsi in
un piccolo gatto nero con il volto umano.
“U-Un gatto!!!” urlò Ranma, saltando
all’indietro con il
terrore stampato sul volto.
Tutti si girarono verso di lui sorpresi, tranne Akane e
Ryoga, che invece sospirarono.
“Padron Rinne, siamo nei guai!” continuò
ad urlare,
fermandosi di fronte allo Shinigami.
“Che cosa succede Rokumon?” chiese lui.
“La ruota… la ruota si è
fermata!”
“La ruota?” ripeté Asuka. “Che
cos’è, non avete la ruota
di scorta della macchina voi gatti parlanti?”
Tuttavia Rinne si fece serio.
“Ne sei certo?”
“Sì! Sono tutti in agitazione, non era mai
successo
prima. Tua nonna mi ha chiesto di venirti a prendere.”
“Va bene, arrivo subito.” Rispose, facendo per
mettersi
il suo mantello, ma venendo fermato da Ichigo, che afferrò
il vestito.
“Che cos’è successo? Di che ruota state
parlando?”
Rinne lo guardò serio.
“La ruota della reincarnazione.” Rispose.
“Padron Rinne! Non potete parlarne a normali-”
“Sono quasi tutti custodi. E questo bambino è
anche lui
uno Shinigami.” Replicò il ragazzo, zittendo il
gatto nero.
“La ruota della reincarnazione?” chiese Edward.
“Ovvero?”
“Qui da noi funziona così: quando una persona
passa a
miglior vita, si ritrova nell’aldilà.
Là deve salire sulla ruota della
reincarnazione, che provvederà appunto a far reincarnare
l’anima in un nuovo
corpo, ma se si è fermata…”
“Significa che in questo momento le anime si stanno
accumulando,
senza riuscire a tornare sulla Terra. È
così?” completò per lui Ichigo,
ricevendo un assenso in risposta.
“Allora che cosa aspettiamo?” esclamò
Ranma. “Portaci
davanti a questa ruota! Un colpetto e ripartirà senza
problemi!”
“Per una volta sono d’accordo con lui.”
Disse Ryoga.
“Dove si trova questa ruota?”
“Dove vuoi che si trovi?” rispose Rokumon.
“Nell’aldilà.”
“E come si ci arriva? Intendo, oltre a dover morire ci
dev’essere un altro modo, no?”
Rinne guardò il gruppo di fronte a sé.
“Rokumon, quante persone riesci a portare?”
Il gatto lo guardò sorpreso.
“N-Non troppe… Ma non vorrà portarli
con noi, vero?”
“Sono quelli che stavamo cercando. Coloro che Lucis ci ha
annunciato.”
Rokumon si girò verso il gruppo, per poi sospirare.
“Dovrò fare più viaggi.”
Disse, per poi trasformarsi in
un’enorme testa di gatto volante. “Forza, salite
finché non vi dirò io basta.
Poi tornerò a prendere gli altri.”
“Senza offesa…” fece Pan, alzandosi in
volo. “Ma se si
tratta solo di volare, sono in grado di farlo da anni.”
“Che cosa?” disse sorpresa Mamiya, mentre tutti i
custodi
si alzavano in volo. “Voi potete anche volare?”
“Dopo un po’ ti abitui.”
Replicò Marco. “E con tutto
quello che ci è successo, questa è la cosa meno
strana, credimi.”
“Beh, questo ci aiuta notevolmente.” Disse Rokumon,
per
poi girarsi verso il gruppo di Ranma e Mamiya. “Allora se
siete solo voi
quattro non dovrei aver problemi.”
“Tre!” esclamò Ranma, nascondendosi
dietro Akane. “Io
sopra un gatto non ci salgo!”
“Si può sapere che cosa gli prende?”
chiese Asuka,
avvicinandosi.
“Ecco… Ranma ha un puro terrore verso i
gatti.” Spiegò
Akane. “Suo padre dopo averlo comparso di pesce
l’ha gettato in un covo di
gatti affamati... E gli è rimasto il trauma.”
“E lo credo bene.” Commentò Marco.
“Chiunque avrebbe paura
dopo una simile esperienza, però questo è un bel
problema… Con questi corpi non
possiamo nemmeno trasportarlo.”
“Allora rimarrà qui, semplice no?” fece
Asuka, per poi
andare più in alto.
“Asuka…” intervenne Ichigo, per poi
alzare una mano verso
Ranma. “Sai bene che in questo caso basta avvolgerlo con una
barriera e
trascinarcelo dietro.”
Non appena ebbe detto ciò, il ragazzo con il codino si
ritrovò avvolto dalla magia, cominciando a sollevarsi di
qualche centimetro da
terra.
“Come…” cominciò Ranma,
venendo subito interrotto da
Sora.
“Insegnarti a volare ci porterebbe via più tempo
di
quanto ne abbiamo. Questa è la soluzione più
veloce che abbiamo per far volare
qualcuno che non è in grado di farlo.”
“Aspetta… stai dicendo che chiunque può
imparare a
volare?!” esclamò Ryoga.
“Certo.” Rispose Pan. “Io ho imparato a
pochi anni, senza
alcun problema. E nel mio mondo, erano diverse le persone in grado di
farlo.”
“E avevano tutti quanti la coda?” chiese Mamiya.
“Nel mondo d’origine di mio nonno sì, ma
è stato
distrutto molti anni fa, e gli unici sopravvissuti sono mio nonno e
Vegeta.”
“Il buon vecchio pacifico Vegeta…” disse
ironico Marco.
“Le sue gesta, come quelle di tuo nonno, sono arrivate un
po’ ovunque.”
“Eh eh…”
“Okay, ora basta perdere tempo. Seguitemi.” Fece
Rinne,
mettendosi addosso il suo kimono, sparendo alla vista di tutti tranne
che di Mamiya,
Ichigo e Rokumon.
“E noi come facciamo a seguirti se non possiamo né
vederti né sentirti?” chiese Asuka.
“Seguite me.” Rispose Rokumon, mentre Akane, Ryoga
e
Mamiya salivano sulla testa. “Io posso scegliere se essere
invisibile o no.”
“Perfetto.” Disse Riku. “Allora
andiamo!”
Rokumon si alzò in volo, per poi dirigersi verso il
cielo, seguito da tutti i custodi.
Non appena furono abbastanza lontani, Homura apparve da
una via, guardando il gruppo diventare sempre più piccolo.
“Buona fortuna. Io purtroppo non posso fare di
più. Spero
solo che le altre non vi diano altri problemi…”
Ma il rumore di un passo la distrasse, costringendola a
girarsi.
Dietro di lei c’era la figura ammantata di grigio, che
rimase ferma ad osservarla.
“E tu chi sei?” chiese lei, estraendo dal suo scudo
un
fucile, che gli puntò contro.
La figura rimase in silenzio, limitandosi ad avvicinarsi
lentamente alla ragazza, per poi superarla.
Homura si girò subito.
“Tu…” fece incredula. “Non
è possibile… Come puoi-”
Ma fu interrotta dalla figura, che tirò fuori da sotto il
mantello la mano sinistra, avvolta da un guanto bianco, portando
l’indice di
fronte al volto oscurato, intimandola a fare silenzio.
Homura sembrò prendersela per quell’ordine
silenzioso, ma
alla fine sospirò.
“Non so che cosa tu ci faccia qui… Ma guai a te se
fai
qualcos’altro contro di loro. Ti ringrazio per avermi salvata
prima, ma non
credere che questo sia sufficiente perché io mi fidi di
te.”
La figura non rispose, limitandosi ad alzarsi in volo e
seguire a distanza i custodi.
Homura si girò, allontanandosi e scomparendo nel nulla.
“Ma fin dove dobbiamo
salire? Nello spazio?” esclamò
Asuka.
“Siamo quasi arrivati.” Rispose Rokumon.
Neanche il tempo di dirlo che lo scenario attorno a loro
cominciò a cambiare, cominciando a diventare sfocato, per
poi prendere
lentamente i contorni di una piccola città, al centro della
quale c’era
un’enorme ruota rossa, immobile, circondata da un lago, unito
ad un fiume che
attraversava il centro abitato.
Tutto ad un tratto, Rinne tornò visibile a tutti,
nonostante continuasse ad indossare il suo mantello.
“Q-Questo… sarebbe
l’aldilà?!” esclamò sorpresa
Asuka,
guardandosi attorno.
“Non è molto diverso dalla Soul
Society…” commentò
Ichigo, mentre atterravano su una strada ai bordi del fiume.
La barriera attorno a Ranma si infranse, liberandolo.
“E con questo, direi che sono stato in tutti i posti
esistenti.” Fece Ryoga, scendendo da Rokumon, seguito dagli
altri.
“Ce ne avete messo di tempo.” Disse una voce.
Tutti si girarono verso la sua fonte, vedendo Dark e
Hikari che li salutavano con le mani.
“Hikari?” chiese sorpresa Akane, guardando la
custode.
“Lunga storia.” Rispose lei, sorridendo.
“Dark, tu sai che cosa sta succedendo qui? E
soprattutto…
come avete fatto a giungere qui da soli?” chiese Sora.
“Ottima domanda.” Aggiunse Rinne. “Senza
essere guidati
da uno Shinigami, o purtroppo anche Damashigami, per i comuni mortali
dovrebbe
essere impossibile raggiungere questo luogo.”
“Temo proprio di non rientrare nella categoria dei comuni
mortali.” Rispose Dark. “E a essere sinceri, siamo
arrivati qui per puro caso.”
Rinne evocò la sua falce.
“Cosa intendi dire?”
“Intende dire che lui non è un normale
umano.” Replicò
una voce, anticipando una signora dai capelli bianchi e un kimono nero,
dal
volto tuttavia giovanile.
“Nonna!” esclamò Rinne. “Tu lo
conosci?”
Ma la nuova arrivata non rispose, limitandosi ad
avvicinarsi a Rinne e poi sfregarli con forza i pugni sulla testa.
“Quante volte ti ho detto di non chiamarmi così ma
signorina?” disse, mantenendo un sorriso sul volto.
“I-Inquietante…” commentò
Ranma, attirando così su di sé
l’attenzione della donna.
“Ma dimmi… c’è stata una
strage per aver dovuto portare
tutte queste persone insieme? E la maggior parte sono
bambini.”
“Ehi, guarda che noi siamo ancora vivi!”
esclamò Marco.
“Sono quasi tutti custodi.” Spiegò
velocemente Rinne.
“Però ora vorrei sapere che
cos’è successo. La ruota dovrebbe essere
impossibile da fermare!”
“È stata
l’oscurità.” Rispose Hikari.
“Ma non siamo
ancora riusciti a individuarne la fonte.”
“L’oscurità?”
ripeté il rosso. “Insomma, si può
sapere
chi siete?! Siete anche voi dei custodi?”
“Sì e no.” Fece Dark. “Ma da
quel che ho sentito, un
emissario di mia madre ti aveva avvertito del mio arrivo.”
Rinne spalancò gli occhi.
“Non sarai…”
“E io che credevo che fosse un’esagerazione degli
altri.”
Intervenne Ranma. “Dunque sei davvero su un altro livello
rispetto a noi, eh?”
“Sinceramente, non mi cambia poi troppo.” Rispose
l’incarnazione dell’Equilibrio.
“Sarò anche un essere superiore, ma per tanto
tempo sono stato convinto di essere un umano con dei semplici
poteri.”
“E all’epoca era già in grado di
distruggere un mondo…”
fece ironico Marco.
“Tu quindi saresti un essere superiore?” chiese
Ryoga,
squadrando Dark. “Se lo dite voi… Secondo me lo
posso stendere in pochi
secondi.”
“Ha tenuto testa a mio nonno, e lui è molto
più forte di
me.” Disse Pan. “E io ti ho steso usando una minima
parte della mia forza. Sicuro
di ciò che affermi?”
“Senza contare che Dark e Hikari hanno affrontato
direttamente l’Oscurità stessa.”
Aggiunse Ichigo.
“Senti Dark…” cominciò Ranma.
“Visto che adesso sei in
possesso di nuovi poteri, non è che riusciresti a rimuovere
una certa
maledizione?”
“Ancora con questa storia?” si intromise Rinne.
“Lo avevi
chiesto anche a me, senza però dirmi i dettagli, motivo per
cui ho rifiutato.”
“È imbarazzante… E preferisco non
scendere nei dettagli
se-”
Ma mentre il ragazzo parlava, inciampò, cadendo
direttamente nel fiume.
“E tanti cari saluti al segreto.”
Commentò Akane,
sospirando, mentre Ranma usciva fuori dall’acqua.
“Maledizione! Neppure nell’aldilà evito
certe figuracce!”
esclamò, mentre Rinne, Mamiya e Rokumon lo guardavano
increduli.
“M-Ma che cosa ti è…
successo?” chiese la ragazza, mentre
Ranma si strizzava i vestiti.
“È la mia maledizione. Ogni volta che mi bagno con
dell’acqua fredda, mi trasformo in una ragazza.”
“Oh cielo, questo sì che è un
problema.” Fece la nonna di
Rinne.
“Mi dispiace.” Disse Dark. “Ma non posso
alterare solo
per te l’ordine dei mondi. In più questo non
è neppure il tuo mondo d’origine,
di conseguenza non posso aiutarti.”
Sentendo ciò, Rinne si girò verso Ranma, Akane e
Ryoga.
“Come sarebbe a dire?”
“Beh, la verità è che noi proveniamo da
un altro mondo, e
siamo capitati nel vostro per puro caso.” Rispose Akane.
“Ecco perché siete apparsi di punto in bianco
nella
nostra scuola.”
“Comunque…” li interruppe Sora.
“Non eravamo venuti qui
per un altro motivo?”
“In effetti, la situazione al momento è piuttosto
grave.”
Disse la nonna di Rinne, facendosi seria. “Le anime
cominciano ad accumularsi,
e questo non va bene.”
“Per una volta concordo con te.” Disse una voce,
mentre
da poco lontano un uomo vestito di bianco si avvicinava.
I custodi rimasero sorpresi nel constatare l’incredibile
somiglianza che aveva con Rinne, e ancora di più quando
quest’ultimo, senza
perdere troppo tempo, gli sbatté in testa la parte piatta
della falce.
“E tu che ci fai qui?” chiese freddo lo Shinigami.
“Mi hanno avvertito che alcuni miei sottoposti hanno
stupidamente attaccato dei custodi privi di soldi, e così
ero venuto a scusarmi
con loro. Poi ho saputo della ruota e sono venuto a
controllare.”
“Perché ho l’impressione che sia
più dispiaciuto per il
fatto che eravamo senza soldi piuttosto che per l’averci
attaccato?” commentò
Marco.
“Cosa vuole guadagnarci il presidente della Damashigami
Company?” chiese la nonna di Rinne, guardando minacciosamente
l’uomo.
“Non te la si può fare, eh?”
“Nonostante tutto sono tua madre, e so bene che cosa ti
passa per la testa, Sabato.”
L’uomo sospirò.
“La questione è molto semplice. Se la ruota non
riprende
a girare, noi Damashigami non avremmo più alcun guadagno nel
portare le anime
nell’aldilà, perciò è tutto
nel nostro interesse aiutare a ripristinare la
situazione.”
Rinne continuò a guadarlo male, per poi girarsi verso
Dark e Hikari.
“Dicevate che è stata
l’oscurità a fermare la ruota. Come
può averlo fatto?”
“Escludo tramite degli Heartless. Temo che ci sia un
custode oscuro dietro a tutto questo.”
“E io credo di sapere di chi si tratta.” Fece Black
Star,
serio.
“Dici sul serio?” chiese Shinji.
“Non sono mai stato un asso nella percezione delle
anime…
anzi, faccio prima a dire che sono mai stato in grado di usarla.
Tuttavia ho
una strana sensazione da quando siamo arrivati qui. Una sensazione che
ho già
affrontato più volte.”
Dark annuì.
“Capisco. Allora se le cose stanno così, direi che
il
vostro compito è quello di fermarlo.”
Black Star sorrise, mentre Tsubaki si trasformava in
Keyblade.
“Consideralo già fatto.” Rispose, per
poi saltare in
alto, creando una sfera di fuoco che lanciò verso la ruota.
“Fermo! Così la distruggerai!”
esclamò Rinne.
Ma con sua sorpresa, dalla ruota uscì una lama nera, che
distrusse la magia come se niente fosse.
“Che cosa…?” fece Ranma, preparandosi a
combattere.
“Non so come comportarmi…” disse una
voce, mentre sulla
ruota si apriva un varco oscuro, da cui uscì Crona.
“…con chi mi scopre.”
“Quello è Crona!” esclamò
Saiko, riconoscendo
l’avversario ed evocando il Keyblade.
“Chi è?” chiese Rinne.
“Un custode oscuro, scelto direttamente
dall’Oscurità.”
Rispose Tsuna, mentre sulla sua fronte appariva la fiamma e il suo
sguardo si
faceva serio.
“Vediamo di ridurlo a un mucchio di cenere!”
esclamò
Natsu, creando attorno a sé un tornado di fuoco.
Nello stesso instante intorno a Pan si alzò dal nulla un
forte vento, mentre i suoi capelli andavano verso l’alto, per
poi cambiare di colpo
colore, diventando di un forte biondo.
I vestiti di Ichigo cambiarono subito, lasciando dietro di
sé il suo corpo ed evocando il Keyblade, che fu subito
avvolto dalla sua aurea
nera.
Shinji invece evocò la sua lancia, che puntò
subito
all’indirizzo di Crona.
Black Star invece rimase fermo sopra di loro, con il
Keyblade in mano.
“Non sottovalutatelo.” Disse semplicemente.
Come se volesse dargli ragione, dalla schiena del custode
oscuro cominciò ad uscire una vera e propria onda nera, che
prese lentamente le
sembianze di un enorme essere umanoide nero con una grande X bianca sul
volto
ai cui lati si trovano gli occhi, anch’essi completamente
bianchi.
Improvvisamente, sul vuol volto apparve una bocca, che
spalancò subito, emettendo un urlo che costrinse tutti a
tapparsi le orecchie.
“Che cos’è quella cosa?!”
urlò Ranma.
Mentre diceva ciò, Crona alzò le mani di fronte a
sé,
creando una sfera oscura che lanciò contro i custodi.
“Maledizione!” sbraitò Black Star,
colpendo con una di
fuoco e distruggendola.
Il mostro chiuse la bocca, che si volse subito a un
sorriso inquietante, imitato da Crona.
Di fronte a lui apparvero quattro varchi oscuri, da cui
uscirono le quattro ragazze che prima li avevano attaccati.
“Cosa?!” esclamò Ichigo, guardandole
sorpreso. “Quindi
erano dalla sua parte?”
“La follia è molto potente se unita
all’oscurità.”
Rispose Crona.
“La follia?” ripeté Mamiya.
“È la forza di Crona, e se è riuscito a
unirla
all’oscurità, il mix potrebbe rivelarsi veramente
pericoloso.” Rispose Edward.
“Esatto mocciosi!” urlò il mostro di
Crona. “È grazie a
questo mix che siamo riusciti a manipolare queste quattro ragazze,
facendole
passare dalla nostra parte!”
“E sembra senza che loro se ne possano rendere
conto…”
commentò Pan.
“Ecco perché sentivo che c’era qualcosa
che non tornava.”
Disse Tsuna. “Sono come vuote.”
“E tu come fai a dirlo?”
Il decimo sorrise.
“Diciamo che non ho ancora usato tutte le carte a mia
disposizione contro i nostri nemici.” Rispose, per poi far
partire dalle mani
due fiammate, raggiungendo Black Star.
Madoka evocò il suo arco, che puntò contro di
loro, per
poi lanciare diverse frecce nella loro direzione.
I due custodi le evitarono facilmente, per poi
avvicinarsi ulteriormente.
“Non possono vincere contro di loro.” Disse una
voce
dietro agli altri custodi.
Tutti si girarono, ritrovandosi di fronte Kyubey.
“Tu non sei quello strano animale che stava con
loro?”
chiese Edward, puntandogli contro il Keyblade.
“Sì. Sono stato io a farle diventare delle maghe.
E
sempre io a dirle di attaccarvi, ma non pensavo di essere manovrato. Mi
avevano
garantito che sconfiggendo voi custodi avrei potuto impedire
l’entropia
dell’universo. Purtroppo, ho scoperto troppo tardi che non
era così.”
I custodi lo guardarono curiosi.
“Cos’hai a che fare con
l’entropia?” chiese Dark.
“Voi meglio di me sapete che l’universo
è prossimo alla
sua scomparsa. Il mio compito è quello di impedire che la
sua energia si
esaurisca. Per questo, da sempre, mi sono occupato del mondo da cui
provengono
Madoka e le altre. Trasformando alcune specifiche ragazze in maghe, la
loro
energia permette all’universo di resistere, ma ora nemmeno
questo era
sufficiente, per questo ho cercato altre soluzioni.”
“Che stupidaggine.” Fece Asuka. “Se
bastasse così poco,
noi custodi saremmo inutili, no?”
La creatura non fece una piega, mostrando sempre il suo
sorriso.
“Ma non è tutto, vero?” disse Dark,
guardandolo. “Che
cosa fai esattamente a quelle ragazze?”
“Io offro loro un desiderio, che possono usare per
chiedere quello che vogliono. Un oggetto, la guarigione di una persona,
anche
di cambiare la struttura dell’universo, se il loro potenziale
è sufficiente.”
“Bello… e dov’è la
fregatura?” chiese Marco.
“La loro anima viene estratta dal loro corpo, venendo
compressa in una gemma, la Soul Gem. Grazie ad essa, non devono
preoccuparsi di
ciò che succede ai loro corpi, perché non
proveranno alcun dolore. E finché la
Soul Gem sarà integra, non possono morire.”
“Ecco perché la loro aurea era
diversa…” fece Pan.
“In pratica le hai rese… degli zombie!”
esclamò incredula
Ran.
“Voi umani le definite sempre così, ma non
è tutto. A
lungo andare, le maghe esauriscono il loro potere. E quando questo
succede… si
trasformano in streghe. L’oscurità si impadronisce
delle loro Soul Gem e le
trasforma.”
“Questo significa…” cominciò
Edward, per poi spalancare
gli occhi.
“Dobbiamo fermare Crona subito!” esclamò
Ichigo.
Ma proprio mentre diceva ciò, Crona creò una
lancia
d’oscurità, che scagliò contro di loro,
più precisamente contro Saiko.
Il mangaka evocò il Keyblade e cercò di deviarla.
Ma prima che lo raggiungesse, una figura avvolta da un
mantello grigio si mise in mezzo, facendo deviare la lancia con un
raggio laser
proveniente da dentro il mantello.
Dark e Hikari, come gli altri, guardarono sorpresi la
figura.
“E tu chi sei?” chiese Saiko, fissando il nuovo
venuto.
Lo sconosciuto si girò per guadarlo, senza però
levarsi
il mantello che gli oscurava il volto.
“Attento!” urlò Shinji.
La figura si voltò, riuscendo ad evitare per un soffio la
lancia di Kyoko, che prese solo il mantello, portandoglielo via.
“Che cosa?!” esclamò Riku incredulo,
come anche Marco e
diversi altri custodi.
Di fronte a loro c’era il Blue Ranger, con in mano la sua
pistola laser.
“J-Justin?” fece Saiko al ranger, che
però non rispose e
alzò verso Kyoko la pistola.
“E tu chi sei?” chiese quest’ultima.
“Un amante dei
costumi strani?”
Il Blue Ranger sparò subito una serie di proiettili
laser, che la maga deviò con la lancia.
“Ti ci vorrà ben altro per sconfiggermi!
Riprovaci!”
Ma non appena ebbe detto ciò, il Blue Ranger scomparve,
riapparendo alle sue spalle e colpendola alla testa con qualcosa che i
custodi
non riuscirono a vedere subito.
Solo quando Kyoko cade a terra priva di sensi i custodi
riuscirono a distinguere l’oggetto.
Era il Keyblade di Justin, ancora completamente privo di
colori, che il Blue Ranger impugnava senza difficoltà.
Poi, senza dire niente, alzò una mano verso le restanti
maghe.
Dal nulla apparvero decine di catene, che circondarono
subito le tre ragazze, per poi farle cadere a terra incapaci di
muoversi.
“Cosa?” fece Crona, senza però mostrare
alcuna emozione.
“Come ha fatto? Non so come comportarmi con gli
imprevisti!”
“Idiota!” gli fece la sua creatura. “Sai
bene chi è! E
deve morire!”
Crona mostrò subito lo stesso sorriso di prima.
“Giusto.”
“Non te lo permetteremo!” esclamarono insieme Black
Star
e Natsu, scagliandosi contro di lui, entrambi con un pugno.
“Ugh…” fece Natsu, arretrando e
guardandosi la mano. “Ma
di che cos’è fatto? Mi è sembrato di
colpire il ferro.”
“È in grado di solidificare il suo sangue,
rendendolo sia
un’arma che una difesa perfetta.” Spiegò
l’assassino, mentre la sua mano libera
veniva avvolta da degli strani fulmini. “Per questo bisogna
colpirlo
direttamente… con l’anima!”
urlò, lanciandosi nuovamente all’attacco e
colpendolo in pieno.
Questa volta il custode oscuro si piegò per il dolore,
sputando del sangue nero.
“Anima, eh?” fece Pan, cominciando a caricare la
sua onda
energetica. “Vediamo se va bene anche l’energia.
Spostatevi da lì!”
Black Star e Natsu obbedirono, lasciando Crona da solo.
Pochi instanti dopo la Sayan lanciò il suo attacco, la cui
onda d’urto spinse indietro Rinne e gli altri non custodi.
Il mostro si mise di fronte a Crona, poco prima che
entrambi venissero investiti in pieno dall’onda, scomparendo
dentro essa.
“C-Chi accidenti è quella bambina?”
balbettò incredulo
Ranma, mentre Pan faceva esaurire l’attacco.
Sopra di loro, non appena l’onda scomparve, riapparve
Crona, senza però il suo mostro e con diverse bruciature su
gran parte del
corpo.
“Dolore…” disse, guardando il suo sangue
uscire e cadere
giù.
Dietro di lui l’enorme ruota ricominciò lentamente
a
girare.
“È finita Crona!” gli urlò
Black Star. “Faresti bene ad
arrenderti!”
“Non posso… Non so come comportarmi se mi
arrendo…”
Ma prima che potesse continuare, il Blue Ranger apparve
dal nulla davanti a lui, con il Keyblade in mano.
Crona spalancò gli occhi spaventato, mentre il suo
avversario spostava velocemente la chiave leggendaria per dargli il
colpo di
grazia.
“No!” fece in tempo ad urlare Crona, prima di
ritrovarsi
infilzato dalla chiave leggendaria all’altezza dello stomaco.
“AHHHH!!!!” continuò ad urlare, mentre
dal suo corpo
uscirono decine di spuntoni neri, che il Blue Ranger evitò
saltando
all’indietro.
“MALE!!!” gridò il custode oscuro,
sparendo in un varco.
Il Blue Ranger rimase fermo al suo posto, limitandosi a
girare la testa verso i custodi.
“J-Justin…” fece Marco. “Sei
tu?”
Il Blue Ranger come risposta creò una sfera di luce, che
lo avvolse completamente, accecando i presenti.
Quando essa scomparve, di lui non c’era più alcuna
traccia.
“Perché se n’è andato
così?” esclamò Saiko.
“Justin era stato eliminato.” Disse Dark, sorpreso
quanto
gli altri. “Ryo e Koji hanno detto che il suo cuore non
è volato via quando il
suo corpo si è dissolto, il che significa che è
stato distrutto.”
“Però quello era senza dubbio il suo Keyblade. E
solo lui
poteva usarlo.” Continuò Hikari, altrettanto
incredula. “E indossava la sua
tuta, che poteva essere indossata solo da lui, e che era andata persa
con la
sua sconfitta.”
“Quindi sarebbe un impostore?” esclamò
Tsuna. “Mi rifiuto
di crederlo! Perché ci avrebbe aiutato altrimenti? Ne sono
sicuro, non aveva
cattive intenzioni!”
“Sono d’accordo con loro.” Fece Rinne.
“Uno non aiuta gli
altri senza motivo. Soprattutto se questi vengono tutti da mondi
diversi.”
“Ad ogni modo, l’importante è che la
ruota abbia ripreso
a girare.” Disse sua nonna, per poi voltarsi verso le quattro
maghe. “Però di
loro che ne facciamo?”
“Non preoccupatevi.” Rispose Kyubey, avvicinandosi.
“Le
riporterò io nel loro mondo d’origine. E
farò in modo che dimentichino tutto
quello che è successo. La loro psiche potrebbe uscirne
sconvolta se dovessero
rendersi conto di aver aiutato un essere oscuro. Gli umani…
non li capirò mai.”
Dark lo guardò andare dalle ragazze, per poi scomparire
nel nulla con esse.
“Quello sì che era un essere strano.”
Commentò Shinji.
“Ma a noi non importa.” Fece Dark, per poi aprire
un
varco. “Ad ogni modo, complimenti. Direi che anche la seconda
prova è
superata.”
“Adesso che cos’hai in mente per noi?”
chiese Marco. “Renderci
un esercito di zombie?”
“Ti ho già detto che non ricordo le prove.
L’unico modo
per scoprirle… è andare avanti.”
“Evvai…” fece sarcastico Sora.
“Mi sono bastati due mondi
per averne abbastanza di trasformazioni… spero che sia
finita.”
Detto ciò, tutti i custodi attraversarono il varco,
lasciando indietro solo i due rappresentati dell’Equilibrio.
“Così ve ne andate già?”
chiese la nonna di Rinne. “Il
nostro mondo è in debito nei vostri confronti.”
“Aspettate a festeggiare. La guerra è sempre
più vicina.”
“Beh, significa che la mia società avrà
più lavoro.”
Commentò Sabato, poco prima di ricevere nuovamente la falce
del figlio sulla
testa.
“Tu te ne starai buono per un po’!” disse
Rinne.
“E noi?” chiese Ryoga. “Puoi almeno
riportarci al nostro
mondo?”
“Credo sia meglio per voi restare qui.” Rispose
Hikari.
“E poi, avrete modo di imparare nuove tecniche, no?
Chissà, forse potreste
esserci d’aiuto nella guerra.”
“Se ci sono avversari forti, volentieri!”
esclamò Ranma,
per poi rivolgersi a Rinne. “Accetti allievi? Sembra che la
tua professione di
Shinigami ti porti spesso a combattere, se vai in giro con una
falce.”
“Non proprio sempre, ma qualche volta capita.”
Rispose
Mamiya.
“Allora ci vediamo la prossima volta. Cercate di
resistere all’oscurità.” Disse Dark,
sparendo con Hikari nel varco.
“Allora noi possiamo tornare nel mondo dei vivi.”
Fece
Rokumon.
Ranma si girò lentamente verso di lui, per poi saltare in
alto e andare a nascondersi dietro ad Akane.
“Perché non gli ho chiesto di insegnarmi a
volare?!” urlò
terrorizzato, facendo scoppiare tutti a ridere.
Equilibrio - Capitolo 75: Terza prova! Accademia,
allievi e... umani?
E finalmente eccomi quà con il nuovo capitolo! *si ferma per
colpire un Dream Eater* Scusatemi, ma come potete immaginare, dopo aver
impreccato in aramaico e ostrogoto antichi per la non traduzione del
gioco, mi vedo comunque costretto a giocarci in inglese XD.
Ma non siamo qui per parlare di questo, ma per vedere la mia terza
follia! (che sarà comunque insignificante rispetto alla
Follia Finale che ho già scritto... mi sono fatto paura da
solo... 40 pagine e più di settanta personaggi... un record
XD. Ma tranquilli, ho deciso di dividerlo in due capitoli,
perciò non vi darò il colpo di grazia in un
solo... colpo XD.
Ma prima di quel momento, c'è ancora qualche prova che i
nostri amici custodi devono sostenere... e non solo loro!
La guerra è sempre più vicina, i nemici
aumentano, come anche gli alleati... Che cos'ha il serbo il destino per
l'universo?
In più c'è da considerare anche il misterioso
ritorno del Blue Ranger, il quale però non sembra
intenzionato a riunirsi ai custodi...
Beh, presto la risposta a tutte queste domande!
E ora, le risposte alle recensioni!
@ Inuyasha_Fede:
Mi fa piacere che il capitolo ti sia piaciuto! Purtroppo
Lamù non l'ho inserita per il semplice motivo che forse, e
dico forse, avrò visto una puntata in tutta la mia
vità... XD. E per la questione Justin... vedrai, vedrai...
presto si saprà tutta la verità. @
Jimmopolis: Come l'armatura di BBS, eh? In effetti come
idea non va troppo lontano... però io ho fatto di meglio XD.
Vedrai, ciò che ho in mente vi lascerà
sconvolti... e chissà se 3D non mi aiuterà a
inventare idee ancora più assurde... sebbene da quel che ho
visto finora nel gioco, è stato Nomura a prendere le mie
idee XD. Per l'esercito di morti... Boh! XD @ niki_:
Uhm... la follia cominciare a colpire i lettori... Perfetto, tra poco
potrò partire alla conquista del mondo! *inserire risata
malvagia qui*. Comunque per Justin, come ho già scritto
sopra, la questione sarà più complicata di quanto
possiate immaginare... Posso solo dire che qualche indizio
c'è disseminato per i capitoli XD. Per il premio... potrai
vantarti di aver resistito alla saga XD (sempre se riuscitò
a scrivere i prossimi due capitoli in tempi brevi XD). Per
l'aspirina... come hai letto, i personaggi sono aumentati di numero XD,
perciò non saprei se basta... Invece, Skipper mi chiede di
riferirti che nessuno potrà essere carino e coccoloso come
loro mentre sono sotto copertura, nemmeno dei custodi tornati bambini XD @ Poldovico:
Direi reazione comprensibile. Solo, temo dovrai cominciare a pensare a
un nuovo termine per il capitolo finale di questa saga XD. @ lettore 01:
Eh, mi spiace, ma se vi dico il numero di prove, come faccio a
demolirvi completamente la sanità mentale? XD. E per il
"Sentimento Persistente"... tranquillo, è tutto ben
calcolato, anche se dovrai aspettare qualche capitolo prima di scoprire
il perché di questo ritorno. @ ganduil:
Beh, diciamo che il peggio è passato... forse... Per quanto
riguarda il Blue Ranger, non posso dire nulla... ma sono sicuro che
ciò che ho in mente non è quel che hai pensato tu
XD (altrimenti significherebbe che sei malato quanto me, e non credo
sia un bene XD)
Bene, e ora... Buona scuola a tutti! *legge quel che ha scritto* Ehm,
volevo dire, Buona lettura a tutti!
Capitolo
75: Terza prova! Accademia, allievi e... umani?
“Ah…” esclamò un ragazzo dai
capelli neri, che indossava
una divisa scolastica verde, sbadigliando e alzando le braccia verso
l’alto.
“Finalmente posso uscire da qui! Non ne potevo più
di stare sdraiato su quel
letto!”
“Però eri ferito piuttosto gravemente.”
Gli ricordo una
ragazza dai vistosi capelli rosa, che indossava una divisa dello stesso
colore
e portava un grosso rosario attorno al collo.
“Lo so, ma ho perso un sacco di giorni di lezione. Ora mi
toccherà recuperare tutto in fretta e furia. Come se non
avessi già abbastanza
problemi…” disse, spostando involontariamente lo
sguardo verso un braccialetto
che aveva attorno al polso destro.
Cosa che la ragazza non mancò di notare, abbassando anche
lei lo sguardo.
“Mi sp-”
“Non fa niente! L’importante è che ora
sono nuovamente in
forma!” esclamò lui, non permettendole di finire
la frase e sorridendole.
La ragazza lo guardò sorpresa, per poi sorridere anche
lei.
“Già! E ad ogni modo non c’è
bisogno che ti preoccupi. Il
programma è stato sospeso.”
“Davvero? Come mai?”
“Beh, mentre eri in infermeria, c’è
stata qualche
novità.”
“Ovvero?”
“Il preside, per facilitare il rapporto tra noi e gli
umani, ha deciso di convocarne un gruppo qui. Ha detto che avrebbe
scelto gli
elementi migliori per sostenere questo ruolo.”
“Che cosa?!” esclamò sorpreso il
ragazzo. “Ma credevo
fosse assolutamente vietato! Almeno, è la prima cosa che mi
hai detto quando
sono arrivato.”
“Girano voci che il preside sia stato obbligato a fare
questa scelta.”
“Obbligato? La vedo dura e-”
Ma il ragazzo non fece in tempo a finire la frase che si
ritrovò il collo morso dalla ragazza, che si fece indietro
qualche secondo
dopo, lasciandogli due fori.
“Scusami, ma era tanto che non bevevo il tuo
sangue.”
Disse lei, pulendosi la bocca dal sangue, mentre il ragazzo scivolava a
terra,
per poi portarsi subito una mano a coprirsi i due buchi.
“Moka! Sono appena uscito dalla convalescenza e tu
cominci subito a bermi il sangue?!” esclamò,
leggermente irritato.
“Beh, mi sono trattenuta finora. Direi che è stato
un
record, no? E poi lo sai che il tuo sangue è così
dolce, Tsukune.”
Il ragazzo sospirò rassegnato, rialzandosi.
“Se altri umani verranno qua, cerca di non farti vedere
mentre mi bevi il sangue, o rischi di fargli venire un infarto. Sai
bene che
sono pochi quelli che non si spaventano vedendo un vampiro.”
“Tranquillo, saranno avvertiti di ciò che
potrebbero
incontrare. E comunque, pare che dopo gli verrà fatto
dimenticare tutto.”
“E le altre novità?”
“A dir la verità ce n’è solo
un’altra. Noi due siamo
stati temporaneamente trasferiti in un'altra classe.”
Tsukune la guardò sorpresa.
“Come mai?”
“Beh, è arrivata un’intera nuova classe
di studenti. A
quanto pare, sono stati per tanto tempo isolati sia da noi che dagli
umani,
perciò il preside ha chiesto che due studenti
dell’accademia li aiutassero ad
ambientarsi.”
“E perché hanno scelto proprio noi
due?!” esclamò il
ragazzo.
“Beh, tu perché sei stato in infermeria, e
così potrai
riposarti ancora per un po’, e io perché sono
stata nel mondo degli umani,
quindi posso aiutare, dato che gli umani saranno inseriti proprio nella
nuova
classe. Il che direi che per te è un vantaggio,
no?”
“Moka, abbassa la voce!” gli mormorò
Tsukune,
assicurandosi che vicino a loro non ci fosse nessuno in grado di
sentirli.
“Suvvia, sai che non ti farei di certo scoprire.”
Lo
tranquillizzò la ragazza.
“Ad ogni modo… tu li hai già
visti?”
“I nuovi studenti? Sì, anche se sinceramente non
so cosa
pensarne… sono strani.”
“Strani?”
“Credo sia meglio che li veda tu stesso.” Rispose,
fermandosi di fronte ad una porta. “Siamo arrivati.”
“Sono così terrib-” cominciò
a chiedere Tsukune,
fermandosi quando il muro affianco alla porta esplose, facendo volare
un
ragazzo dai capelli castano scuro che indossava la sua stessa divisa,
trafitto
da un tubo di metallo allo stomaco, contro l’altro muro del
corridoio.
Tsukune si girò lentamente e a scatti, mentre Moka
sospirava sonoramente.
“M-Ma l’hanno u-ucciso…”
balbettò incredulo il ragazzo.
“Questo faceva male, sai?” si lamentò
quello appena
volato fuori dall’aula, rivelando due occhi rossi e alzandosi
per poi togliersi
come se niente fosse il tubo dallo stomaco, lasciando che la sua ferita
si
rimarginasse in pochi secondi.
“Come ha fatto?!” esclamò Tsukune,
mentre dal buco nel
muro usciva un altro ragazzo, dai vistosi capelli azzurri a punta, che
aveva
strappato le maniche alla divisa.
“Divinità dei miei stivali! Non puoi continuare a
rigenerarti come se niente fosse! Vieni qui e affrontami da uomo a
uomo!”
sbraitò quest’ultimo.
“Ti ho già detto che non ho intenzione di
combattere
contro un demone.” Rispose calmo l’altro.
“Sarebbe solo una perdita di tempo. E
poi guarda che cos’hai combinato!”
Tsukune continuò ad osservare incredulo i due, mentre la
porta al suo fianco si apriva, rivelando un ragazzo dai lunghi capelli
dorati,
come i suoi occhi, che guardò annoiato lo spettacolo.
“È già la terza volta oggi…
Potrei anche stufarmi di
sistemare i vostri guai, sapete?” disse, per poi appoggiare
una mano al muro,
che si riparò all’instante, venendo avvolto da
fulmini rossi.
“Nessuno ti ha chiesto nulla, umano.” Fece il
ragazzo dai
capelli castani.
Sulla tempia del dorato apparve una visibile vena, mentre
univa le mani, battendole e venendo avvolto anche lui dai fulmini rossi.
Pochi instanti dopo il suo corpo era avvolto da
un’armatura di metallo, mentre in mano impugnava una spada.
“A chi hai dato dell’umano? Non mettermi ai livelli
di
quella razza inferiore! Io sono un alchimista che ha superato quel
limite!”
“Allora potevi dirlo subito che volevi la guerra!”
esclamò l’azzurro, chiudendo una mano a pugno, che
venne subito avvolta da dei
fulmini bianchi.
“M-Ma chi sono questi tipi?” chiese Tsukune, mentre
Moka
si avvicinava a lui. “Fanno paura solo a guadarli!”
“Sono tre dei nuovi studenti.” Rispose la ragazza.
“Il
castano si chiama Shinji Ikari, e a quanto pare è una
divinità, come hai potuto
notare dalla sua elevata capacità di rigenerazione. Quello
con i capelli
azzurri invece è Black Star, un demone, anche se non sa
nemmeno lui di che
tipo, pare possa colpire direttamente le anime delle sue vittime. Il
terzo,
invece, è Edward Elric: sembra che una volta fosse umano, ma
i suoi studi nel
campo dell’alchimia l’hanno portato a perdere tale
natura.”
“E sono tre idioti!” continuò una voce,
poco prima che di
fronte all’entrata dell’aula apparisse una ragazza
dai capelli rossi, che in
quel momento erano tutti in aria, come a provare la sua ira, con in
mano una
sfera composta da fulmini. “Che non fanno altro che
disturbare la quiete!”
Tsukune saltò letteralmente all’indietro per lo
spavento.
“Su Asuka, calmati.” Fece un’altra
ragazza, dai capelli
castani, affiancata da una dai capelli neri, che terminavano in una
lunghissima
coda che superava la schiena.
“È inutile Ran.” Disse un bambino dai
capelli neri e con
un paio di occhiali. “Dopotutto, calmare un demone come lei
è praticamente
impossibile.”
“U-Un bambino?” esclamò sorpreso Tsukune.
Conan sorrise, per poi farsi avvolgere da una piccola
nube di fumo, lasciando il posto a un ragazzo più grande.
“Spiacente, ma sono più grande.” Disse
come se niente
fosse.
Nel frattempo, la ragazza dai capelli neri raggiunse
Black Star, per poi trasformare il braccio destro in una lama, che
sbatté di
piatto sulla testa del ragazzo.
“Ahi! Tsubaki, ma che cosa fai?!”
esclamò lui.
“Questo dovrei chiederlo io a te. Quante volte ti ho
detto di calmarti?”
Tsukune nel frattempo continuava a guardare con gli occhi
fuori dalle orbite la scena.
“Te l’avevo detto che sarebbe stato meglio per te
vederli
di persona.” disse Moka.
“Così è lui l’altro studente
che ci farà da guida?”
chiese una voce, mentre dall’aula usciva un ragazzo dai
capelli castano chiaro,
con una vistosa fiamma che bruciava sulla fronte. “Mi
aspettavo qualcuno di
più… forte.”
“Suvvia, magari è solo apparenza. Forse il suo
vero
aspetto è decisamente più pericoloso!”
esclamò un altro ragazzo, dai capelli
rosa e una sciarpa attorno al collo, nonostante indossasse anche lui la
divisa
come gli altri.
“No, il decimo ha ragione.” Replicò una
bambina, che li
raggiunse, mostrando la propria coda, che si agitò per aria.
“Quello lì non ha
un grammo di forza. Lo definirei quasi umano. Quasi perché
ci sono sicuramente
umani decisamente più forti di lui.”
“Suvvia Pan, non essere ridicola.” Si intromise un
ragazzo dai capelli bianchi, tra i quali spuntavano due orecchie da
cane. “Se è
in questo istituto, significa che qualcosa deve valere. Certo, non
sarà ai miei
livelli, però forse qualcosa sa fare.”
“Per me sono più forte io in questa
forma.” Aggiunse un
ragazzo dai capelli neri.
“Ora però che ne dite di rientrare
tutti?” chiese uno dai
capelli arancio. “Direi che avete spaventato a sufficienza il
nuovo arrivato. E
non fatemelo ripetere, altrimenti vi porto direttamente
all’altro mondo.”
“Non ti pare di esagerare? Dopotutto ci siamo abituati,
no?” chiese un altro ragazzo, dai capelli neri con striature
blu, seduto
davanti a un banco preso a disegnare sopra un quaderno.
“Per me sei troppo calmo per essere un mago,
Saiko.” fece
un ragazzo dai capelli castani a punta, con due canini in bella mostra,
affiancato da una ragazza dai capelli rossi, che aveva i suoi stessi
denti.
“V-Vampiri?!” esclamò sorpreso Tsukune,
guardando Moka, che
sorrise.
“Qualche problema?” chiese un terzo vampiro, dai
capelli
argentati, che si avvicinò. “Se hai paura che ti
mordiamo, non preoccuparti.
Siamo vampiri particolari, e non abbiamo bisogno di bere il
sangue.”
“Credimi, quello sarebbe il minore dei
problemi…”
commentò il ragazzo, lanciando un’occhiata a Moka,
che si portò una mano dietro
la testa sorridendo.
“Quindi è lui il famoso Tsukune.” Fece
Black Star,
rivolgendosi a lei. “Avevi detto che era un tipo in gamba, ma
non mi pare
niente di straordinario.”
“Ecco… non sono uno che ama mettersi in
mostra…” cercò di
replicare il ragazzo.
“Che mostro sei tu?” chiese Pan. “Direi
che tu ormai ci
hai già visti tutti, ma tu sembri proprio un comunissimo
umano.”
“I-Io… Ecco… preferirei non
dirvelo.” Rispose titubante.
“Tanto rimarrò sempre con il mio aspetto da
umano.”
“Contento tu.” Disse Inuyasha. “Mi
risultava che tutti
odiassero la propria forma umana, ma a quanto pare non è
così.”
“Stai forse insinuando che chi ha l’aspetto di un
umano è
più debole di voi che siete incapaci di
trasformarvi?” chiese Marco.
“Precisamente! Ed è un dato di fatto!”
“Prova a ripeterlo se ne hai il coraggio,
cagnaccio!”
“Credi che ne abbia paura, psicopatico?”
Ma prima che i due potessero scendere alle mani, un
piccolo shurinken bianco sfrecciò tra di loro,
incastonandosi nella lavagna.
“La potete piantare?” chiese gelida una ragazza dai
lunghi capelli neri e bianchi seduta a un tavolo assieme a un ragazzo
dagli
stessi capelli, entrambi con un libro davanti. “Noi staremo
cercando di studiare.”
Tsukune si voltò sorpreso verso lo shurinken, che
scomparve nel nulla.
“S-Scusateci…” rispose Marco, calmandosi
come tutti gli
altri.
“E loro chi sono?” chiese Tsukune a bassa voce
all’amica.
“So che si chiamano Dark e Hikari, però non si sa
molto
su di loro. Sono distaccati rispetto al resto della classe, che sembra
temerli
per qualche motivo ignoto. Inoltre, non sono ancora riuscita a capire
quali
siano i loro poteri.”
“Ma sono parenti? È difficile trovare qualcuno con
quei capelli
ma due insieme-”
“Qualche problema sui nostri capelli?” chiese Dark,
guardandolo, rivelando così i suoi occhi neri e bianchi.
Occhi freddi e duri, che misero subito in soggezione
Tsukune, che fece istintivamente un passo indietro, quasi terrorizzato.
“Beh, è comprensibile.” Fece Hikari,
girandosi anche lei
è rivelando gli stessi occhi. “Ci scambiano spesso
per parenti, ma non è così,
anzi.”
“Per quanto riguarda che mostri siamo… credimi,
meglio
per voi non saperlo. E comunque… io ci metterei un cerotto
sul collo, o
rischierai di morire dissanguato.” Aggiunse Dark.
Tsukune si riportò subito la mano sul collo, accorgendosi
che il morso aveva ripreso a sanguinare.
“A-Accidenti...” fece, per poi guardare avanti e
ritrovarsi di fronte Hikari.
“Lascia, ci penso io.” Gli disse, alzando una mano
avvolta da un’aura verde verso il suo collo, che smise subito
di sanguinare.
“Come hai fatto?” esclamò sorpresa Moka.
“Segreto professionale.” Rispose Hikari, per poi
tornare
al suo posto.
“Maledizione…”
si lamentò una ragazza dalla pelle scura,
che in qualche modo tradiva la sua natura di non umana, con addosso uno
strano
cappello bianco a strisce blu che le sostituiva i capelli e una tuta
marrone,
in quel momento seduta di fronte ai comandi di una piccola navetta
spaziale.
“Questa volta non me la sono cavata troppo
bene…”
continuò, cercando di impedire al sangue di uscire
ulteriormente dal braccio
sinistro.
“Devo trovare rifugio… e scappare da
lui…” fece, per poi
fare una smorfia di dolore e cominciando a digitare una serie di
comandi sul
computer di bordo.
Non appena terminò si lasciò scivolare sulla
poltrona,
perdendo i sensi.
Tsukune
continuava a guardare nervosamente i nuovi
arrivati.
“Tranquillo.” Fece Moka. “Sarà
solo per qualche giorno,
poi torneremo nella nostra classe.”
“Certo che sei davvero un fifone.”
Commentò Asuka, che in
quel momento stava dondolando sulla sedia, con i piedi appoggiati sul
banco.
“Io non lo sottovaluterei al tuo posto.”
Replicò Moka. “È
molto più forte di quel che sembra!”
“Per piacere Moka, non istigarla…”
intervenne Tsukune,
spaventato dall’idea di dover affrontare anche solo uno di
quegli strani
compagni.
“Parlando d’altro…” disse Ed,
sbadigliando sonoramente.
“Oggi dovrebbero arrivare anche gli umani, giusto?”
“Così ho sentito.” Rispose la vampira.
“E infatti stanno per arrivare con il pullman.”
Fece una
donna, entrando in aula.
La cosa che saltava subito all’occhio erano le orecchie e
la coda da gatto di cui era provvista.
“Professoressa, sa dirci qualcosa in più su di
loro?”
chiese Tsukune.
“Spiacente, ma nemmeno noi professori sappiamo nulla, sono
stati scelti personalmente dal preside. Ad ogni modo, li
conoscerete
molto presto.”
“Basta che siano forti!” esclamò Black
Star, saltando sul
banco. “Voglio un avversario alla mia altezza!”
Per tutta risposta, Asuka gli lanciò in piena testa un
libro,
facendolo cadere miseramente a terra.
“Bene, allora se non ci sono altre domande, andrò
ad
aspettare il loro arrivo. Akashiya, Aono, affido a voi la loro
integrazione.”
Disse l’insegnante, rivolgendosi a Moka e Tsukune.
“Ricevuto!” Risposero insieme i due.
“Certo che ne ha di fiducia in voi due.”
Commentò Hikari,
chiudendo il libro che stava leggendo.
“Beh, probabilmente perché sa che solitamente
siamo noi a
risolvere i principali problemi… Anche se di recente sono
stato io la causa di
quest’ultimi…” rispose Tsukune,
abbassando la voce verso la fine della frase.
“Devi averne passate proprio di tutti i colori.”
Fece
Riku. “Però se sei ancora qui, significa che te la
sai cavare.”
“Diciamo che ho avuto… vari aiuti.”
Rispose lui,
sorridendo, mentre Moka spostava il suo sguardo verso il braccialetto
del
compagno.
“Ad ogni modo…” continuò
Marco. “Mi chiedo fino a che
punto potranno resistere degli umani qui dentro. Secondo me, qualche
ora e
scaperanno a gambe levate.”
“Secondo me no.” Fece Tsukune. “O meglio,
dipende dalla
loro personalità.”
“Sono pur sempre umani.” Disse Shinji,
appoggiandosi al
muro accanto alla porta. “Gli basterà vedere Pan e
Inuyasha e scapperanno via,
vedrai. Sono tutti dei miserabili codardi-”
Ma proprio mentre diceva ciò, una spada di legno
perforò
il muro al suo fianco, mancandolo di pochi centimetri.
Shinji si girò sorpreso verso questa, mentre la porta si
apriva lentamente.
“A chi è che hai dato della codarda?”
chiese una ragazza
dai capelli color paglia, che entrò guardando truce Shinji,
mentre tirava fuori
dal muro la spada, che mise a posto dietro la schiena, infilandola
nella
maglietta della divisa.
“T-Taiga… non potevi cercare di fare
un’entrata… meno
d’effetto?” chiese un ragazzo dai capelli blu,
entrando dopo di lei. I suoi
occhi esprimevano malvagità, ma il suo tono di voce lo
tradiva completamente.
“Sta zitto, cane!” gli urlò contro la
ragazza. “Dove
speri di andare con quell’atteggiamento? Sai bene dove siamo
finiti, no?”
“Sì, lo so… ed è proprio per
questo che ti chiedo di
calmarti… hai quasi ucciso quel ragazzo!”
“Tranquillo.” Rispose Shinji. “Anche se
mi avesse
colpito, non mi avrebbe fatto nulla di grave. Dopotutto, è
pur sempre una
misera umana.”
“E sentiamo, tu che cosa saresti? Intendo oltre a uno che
sta cercando un modo per farsi massacrare, ovviamente.”
“Simpatica quell’umana.”
Commentò Black Star, rialzandosi
di colpo da terra.
Tsukune invece osservava incredulo i nuovi arrivati.
“Per essere un’umana, fa più paura di
parecchi mostri…”
commentò, attirando su di sé lo sguardo di Taiga.
“Oh, vedo che qualcuno ha capito subito la mia
natura.” Fece,
poco prima di venire distratta da un tonfo.
Si girò subito assieme agli altri verso la porta, dove a
terra c’era una ragazza che guardava incredula il gruppo
all’interno dell’aula,
mentre dal naso cominciava ad uscire del sangue.
“Kushieda!” esclamò il ragazzo dai
capelli blu, andando a
soccorrerla. “Lo sapevo, non doveva venire anche
lei…”
“Lo sai anche tu, Ryuji, che Minori è una fan
dell’horror
a tal punto da non riuscire a resistere nonostante la sua paura. Non te
l’avrebbe
mai perdonato se tu le avessi impedito di venire.”
“P-Proprio così, Taiga…”
balbettò la ragazza, per poi
cercare di rimettersi in piedi.
“E così questa è una scuola di
mostri…” fece un’altra
ragazza, questa volta dai lunghi capelli blu, entrando
nell’aula. “Non mi
sembra troppo diversa da una normalissima scuola.”
“Le apparenze ingannano, sai?” replicò
Natsu,
avvicinandosi, per poi avvolgere la sua mano destra con del fuoco.
“Dubito che
da te qualcuno faccia qualcosa di simile.”
La ragazza lo guardò sorpresa per qualche secondo, per
poi riprendersi.
“Farsi avvolgere dal fuoco no, in compenso-”
Ma non fece in tempo a finire la frase che dalle sue
spalle partirono decine di proiettili, tutti diretti verso Natsu, che
riuscì a
erigere in tempo una barriera di fuoco con cui li fuse.
“Che cosa…?” fece lui, mentre alle
spalle della ragazza
appariva come dal nulla un ragazzo dai capelli neri, con vistose
cicatrici sul
volto e con addosso decine di armi da fuoco e bombe.
“Non osare più minacciare Kaname Chidori in mia
presenza.” Disse, guardando serio Natsu. “Mostro o
no, diventerebbe
automaticamente mio compito eliminarti.”
“Scusate un secondo…” fece Chidori,
girandosi verso di
lui, per poi fare un profondo respiro e prendendo il ragazzo per un
braccio.
Sotto lo stupore di tutti, lo sollevò, per poi
scaraventarlo fuori dalla finestra, distruggendola.
“Sei un idiota, Sousuke!” gli urlò
contro.
“M-Ma sono veramente umani?!” esclamò
Tsukune,
deglutendo.
“Certo che siamo umani, che razza di domanda
idiota!”
Replicò Taiga.
“Beh, allora che ne dite di presentarvi?” fece
Dark,
guardando verso di loro.
La ragazza si fermò, come anche gli altri, nel vedere i
suoi occhi.
“T-Tu chi sei?” chiese Chidori.
“Il mio nome è Dark, e questo vi deve
bastare.” Rispose
lui, poco prima che una bomba gli volasse contro, esplodendogli a pochi
centimetri dal volto.
“Non parlare in questo modo a Kaname.” Disse
Sousuke,
rientrando dalla finestra.
“H-Ha… appena colpito Dark?” fece Marco,
indietreggiando,
come spaventato, mentre il fumo si dissipava, rivelando Dark
perfettamente
incolume, con semplice fuliggine sul volto.
“Che cosa? Come ha fatto ad uscirne perfettamente
illeso?”
esclamò il ragazzo, tirando fuori un’altra bomba
dalla tasca.
Ma questa gli volò via dalla mano, finendo direttamente
fuori dall’aula, dove esplose senza provocare danni.
“Ringrazia il fatto che ho una buona dose di
pazienza…”
gli fece Dark, guardandolo truce. “O a quest’ora
saresti diventato tu stesso
una bomba umana.”
Poi, senza aggiungere altro, si avviò verso la porta,
uscendo dall’aula.
“Scusatelo.” Disse Hikari, seguendolo e lasciando
l’aula
nel silenzio.
“M-Menomale che si è
trattenuto…” commentò Saiko, tirando
un sospiro di sollievo.
“Perché, che cosa avrebbe potuto
provocare?” chiese il
ragazzo dai capelli blu.
“Se ci andava bene, solo la distruzione di
quest’aula.”
Rispose Tsuna. “Ma per nostra fortuna, una mera esplosione
non basta di certo a
farlo infuriare.”
“E permettono a uno così pericoloso di frequentare
l’accademia?!” esclamò Tsukune.
“Su, andiamo a vedere se va tutto bene.” Disse
Moka,
prendendolo per un braccio e trascinandolo fuori. “Voi non
muovetevi da qui,
torniamo subito!”
Moka e Tsukune cominciarono a girare per i corridoi,
finché non li trovarono qualche corridoio più in
là, in un’ala deserta della
scuola, dove Dark era appoggiato a un muro, mentre Hikari era in piedi
poco
lontano, con un sorriso sul volto.
I due studenti rimasero nascosti, vedendo che i due
stavano parlando.
“Come mai quella scenata?” chiese Hikari, non
riuscendo a
trattenere una piccola risata, mentre Dark si toglieva di dosso la
fuliggine.
“Con un tipo che lancia bombe e che è fornito di
mitra,
non potevo di certo mostrarmi troppo accondiscendente, no?”
rispose lui. “Almeno
così ci staranno tutti alla larga. Dopotutto, sembra proprio
che noi due siamo
gli unici ad aver mantenuto i nostri ricordi originali.”
“Certo che è curioso come siano convinti di essere
dei
mostri. Probabilmente non si riconoscerebbero nemmeno loro stessi. In
fondo,
sono quasi tutti umani provvisti di poteri particolari.”
“Beh, le uniche eccezioni credo siamo io, Inuyasha, Pan,
Shinji e Tsubaki. Però è stata una sorpresa
vedere come alcuni di loro abbiano
cambiato completamente atteggiamento. Come anche Tsuna che continua a
mantenere
la sua fiamma. È già qualche giorno che siamo
arrivati in questo mondo, eppure
non riesco ancora ad abituarmici.”
“Certo che, per essere un essere superiore, ne hai avuta
di fantasia per ideare simili prove.”
“Probabilmente ho pensato che se fossero riusciti a superare
questa situazione senza usare i loro ricordi originali, sarebbero stati
in
grado di diventare più forti. Purtroppo non mi ricordo
proprio nulla, ma il
fatto che il preside di questa scuola avesse precise istruzioni su cosa
fare
dopo il nostro arrivo significa che sapevo bene ciò che
facevo.”
“Mi preoccupano quei ragazzi. In fondo, si ritrovano
coinvolti in qualcosa più grande di loro. Cinque umani privi
di poteri in una
scuola di mostri…”
“Non c’è pericolo. Hai visto anche tu
che non sono da
sottovalutare. Quel dinamitardo potrebbe anche rivelarsi pericoloso,
per chi
non ha poteri di rigenerazione o una grande resistenza fisica. E poi,
non sono
gli unici umani.”
Sentendo ciò, Tsukune e Moka spalancarono ulteriormente
gli occhi.
“Ti riferisci a quel Tsukune?” chiese Hikari.
“Sinceramente, mi chiedo come abbia fatto a resistere in
questa scuola tanto
tempo. È chiaramente un umano, e del nostro gruppo sono
stati in parecchi a
capirlo. Figuriamoci se Pan, Ichigo, Natsu o Inuyasha non se ne sono
resi
conto.”
“Però in lui c’è qualcosa che
non quadra. Come anche
nella sua compagna. Non sono riuscito a individuarlo chiaramente, ma
c’è come qualcosa
che li tiene sigillati.”
“Quindi come vuoi procedere? Farai saltare la nostra
copertura?”
“No, non ce ne sarà bisogno. Presto gli altri si
troveranno di fronte alla loro prova, e in quel momento la
verità verrà
sicuramente a galla. Inoltre, è probabile che qualche altro
sottoposto di mio
padre o di Xehanort interferisca. Se così fosse, nemmeno
questa scuola di
mostri potrebbe reggere contro di loro.”
“È un bel problema. Purtroppo continuano a
seguirci obbedendo
agli ordini di tuo padre.”
“Ad ogni modo, per il momento continuiamo a far finta di
nulla. Nel momento in cui dovesse succedere qualcosa,
interverremo.”
Hikari annuì, per poi allontanarsi assieme a Dark,
lasciando Tsukune e Moka increduli.
“C-Chi sono veramente quei due?” fece il ragazzo.
“Non lo so… ma mi preoccupa ciò che
hanno detto. Hanno
capito subito cosa sei, e che entrambi abbiamo un sigillo. Sono
pericolosi,
senza dubbio.”
“Che cosa facciamo? Avvertiamo i professori?”
“Meglio di no. Se quello che hanno detto è vero,
il
preside è al corrente della situazione. E se li ha fatti
entrare all’accademia,
deve aver avuto un buon motivo.”
Quando
Tsukune e Moka rientrarono, videro che Dark e
Hikari erano al loro posto.
“Oh, allora siete tornati. Ecco perché non vi
trovavamo.”
Fece la rosa, per poi raggiungere assieme al compagno il suo posto,
aspettando
l’inizio delle lezioni.
Quando qualche ora dopo la campanella segnalò la fine
della giornata, Dark e Hikari furono i primi a prepararsi per andarsene.
“Certo che quei due sono strani.”
Commentò Taiga,
parlando ad alta voce. “Si credono superiori a tutti, e la
cosa mi fa
infuriare!”
“Beh, dopotutto sono dei m-m-mostri…”
rispose Minori,
mentre pronunciando l’ultima parola riprendeva a sanguinare
dal naso.
“Sicuri che stia bene?” chiese Edward.
“Non mi risulta
che sanguinare così tanto faccia bene.
Inoltre…”
L’alchimista indico con un dito Moka, Sora, Riku e Kairi,
che restituirono lo sguardo. “Con quattro vampiri, non so se
è sicuro perdere
in questo modo tutto quel sangue.”
“Guarda che noi non assaliamo qualunque umano che perde
un po’ di sangue…” replicò
Riku.
“In effetti, sono pochi i vampiri che lo fan-”
cominciò
Tsukune, interrompendosi quando Moka gli saltò di nuovo al
collo, cominciando a
bere il suo sangue.
Questa volta Minori svenne direttamente.
“Scusatemi…” fece Moka, pulendosi la
bocca, mentre
Tsukune scivolava nuovamente a terra più per lo spavento che
per il morso. “Ma
non riesco a resistere al suo sangue, è così
buono!”
“Non osare avvicinarti a Chidori!”
esclamò Sousuke,
impugnando subito una pistola, mentre anche Taiga tirava fuori la sua
spada.
“Non preoccupatevi…” fece Tsukune,
rialzandosi. “Moka
beve solo il mio sangue. E poi tranquilli, è solo una
diceria quella che se un
vampiro vi succhia il sangue vi rende un suo simile.”
“E tu come lo sai?” chiese Black Star.
“Beh, ecco… è
perché-”
“Ovviamente perché anche Tsukune è un
vampiro.” Rispose
Moka.
“E da quando in qua un vampiro beve il sangue di un altro
vampiro?” chiese Ryuji.
“Non c’è scritto da nessuna parte che
è vietato.” Replicò
la ragazza, poco prima che cinque piccole lame rosse le passassero
davanti alla
vista.
“L’hai fatto ancora, eh? Come te lo devo dire di
smetterla?” chiese una ragazza dai capelli azzurri, rivelando
così che le
cinque lame altro non erano che le sue unghie.
“Kurumu.” fece Moka, diventando improvvisamente
gelida.
“Che cosa ci fai qui?”
“Mi sembra ovvio. Sono venuta a trovare il mio
Tsukune.”
Rispose lei, facendo tornare normali le unghie e abbracciando il
ragazzo, che
divenne subito rosso dall’imbarazzo.
“Come scusa?” commentò Marco, inarcando
un sopracciglio.
“Vuoi dire che non è Moka la sua ragazza? Ero
pronto a scommetterci.”
“N-No, vi state sbagliando…”
provò a dire inutilmente
Tsukune, mentre Moka lo prendeva per un braccio.
“Lascialo subito andare.” Sibilò
all’altra ragazza, che
per tutta risposta mostrò di nuovo le sue unghie.
“Scommetto che non appena ti
hanno detto che saresti stata in classe con lui senza di me hai fatto i
salti
di gioia. Mi dispiace, ma non te lo lascerò così
facilmente!”
Prima che Moka potesse replicare, le due si ritrovarono
avvolte dal ghiaccio.
“Che storia è questa?” fece una terza
ragazza dai capelli
viola, entrando nell’aula, portando con sé una
folata di freddo.
“Mi sembrava di essere stata chiara: Tsukune è il mio ragazzo.” Disse,
sottolineando il
mio.
“Mizore, liberaci subito!” esclamò
Kurumu, cercando di
rompere il ghiaccio.
“No, aspettate un secondo…” fece Asuka,
portandosi una
mano sulla fronte, mentre le altre due ragazze si liberavano del
ghiaccio.
“Quello sfigato… non ha una, ma ben tre ragazze
che gli vanno dietro? E io che
credevo di averne viste di tutti i colori!”
Non appena ebbe detto ciò, le tre ragazze si voltarono
verso di lei.
“Come hai detto, scusa?” chiese Kurumu, allungando
le
unghie, mentre Moka si limitò a guadarla male e Mizore
creava degli artigli di
ghiaccio.
“I miei complimenti Asuka.” Gli disse Shinji,
sghignazzando divertito. “Sei riuscita a mettere
d’accordo tre rivali in amore.
Un’impresa che definirei unica.”
Asuka si girò verso di lui con occhi che lanciavano
fiamme.
“Vuoi morire così presto, divinità dei
miei stivali?!”
Ma prima che potesse continuare, si ritrovò a dover schivare
una serie di lame di ghiaccio, che finirono contro il muro,
infrangendosi.
“Così mi dichiarate guerra, eh?” fece
lei, creando una
sfera di elettricità. “Vorrà dire che
fulminerò voi e quel tipo!”
Non appena ebbe detto ciò, una pentola d’oro
apparve dal
nulla sopra di lei, cadendole in testa.
“Non farai del male a Tsukune e Moka!”
esclamò una
bambina dai capelli castani vestita da strega. “La qui
presente Yukari Sendo te
lo impedirà!”
“Ha anche una bambina come spasimante?” fece Ran
sorpresa. “Si potrebbe pensare parecchio male, sai? A meno
che lei non sia come
Shinichi, ovvio…”
“No, no, è proprio una bambina.” Rispose
Moka.
Tsukune nel frattempo era rimasto paralizzato dove si
trovava.
“Uhm… temo che bambina o non bambina, quando Asuka
riprenderà i sensi farà una strage.”
Commentò Edward, osservando il bernoccolo
apparso sulla testa dell’ex pilota.
“Come se una sciocca ragazzina potesse farci
paura.”
Replicò Mizore.
“Avete finito?” chiese Dark, che era rimasto a
guardare
impassibile la scena con Hikari. “Vorremo andarcene, visto
che le lezioni sono
finite.”
Le nuove arrivate si girarono verso di loro, rimanendo
sorprese per il loro aspetto.
“E voi che cosa siete?” fece Kurumu.
“Due che vi conviene non affrontare, credimi.”
Rispose
Hikari. “Soprattutto lui.”
Dark la guardò, mostrandosi leggermente sorpreso.
“Se parli in quel modo, mi fai passare per un serial
killer, sai?”
“E con ciò? Dopotutto è la
verità. Se ti dovessero
attaccare, tu non ti dimostreresti certamente misericordioso nei loro
confronti, no?”
“Come osate…!” cominciò la
ragazza di ghiaccio,
fermandosi quando Moka le mise una mano davanti, intimandola a fermarsi.
“Non stanno scherzando. Potrebbe spedirti sul muro senza
nemmeno muoversi.” Disse seria.
“Oh, vedo che almeno qualcuno l’ha capito subito.
Con
Black Star ci ho messo decisamente più tempo per riuscire a
convincerlo a non
attaccarmi.”
“Confermo… Non so quante volte ho dovuto
ricostruire il
muro a causa della testa dura di quell’assassino.”
Fece Edward, guadagnandosi
un’occhiataccia del diretto interessato.
“Umpf!” disse Taiga, tirando fuori la sua spada.
“Mi sono
stufata di te! Ti credi forse così superiore? Affrontami
senza usare i tuoi
poteri, se ne hai il coraggio!”
“T-Taiga!” esclamarono insieme Ryuji e Minori, che
aveva
appena ripreso i sensi.
“Tranquilli, ci metterò un minuto a battere questo
tipo!”
Dark la fissò duro, per poi sospirare.
“Come vuoi.” Disse, spalancando la mano, dalla
quale si
creò dal nulla una spada di legno identica a quella della
ragazza. “Ma poi non
ti lamentare.”
“Vuoi davvero accettare?” chiese sorpresa Hikari.
“Beh, visto che è convinta che io sappia usare
solo i
miei poteri, le dimostrerò che non è
così.”
“Ancora con quel tuo tono superiore?!”
urlò Taiga,
partendo all’attacco e cercando di colpirlo.
Dark alzò la sua spada, limitandosi a parare senza
difficoltà l’affondo della ragazza.
“Purtroppo per te, mi esercito nell’uso della spada
fin
da bambino.” Fece il custode dell’Equilibrio.
“E credimi, ne ho sconfitti
parecchi di avversari.”
“E tu non mi sottovalutare!” replicò la
ragazza,
aumentando la forza dell’affondo, senza però
riuscire a muovere di un
millimetro la spada avversaria. “Non per niente mi chiamano
tigre!”
“Tigre?” ripeté Marco.
“Curioso… mi chiedo il
perché… non
le assomigli per niente.”
“Non l’hai vista scatenarsi, ecco
perché.” Rispose Ryuji,
sospirando. “Nella nostra scuola è la
più temuta di tutti.”
“Se è per questo anche tu incuti un certo timore,
Takasu.” gli disse Minori.
Non appena ebbe detto ciò, il ragazzo cercò di
coprirsi
gli occhi con i capelli.
“Lo sai perfettamente che è per colpa di questi
stupidi
occhi…”
Ma il loro discorso fu interrotto da Taiga, che fu fatta
volare all’indietro da Dark, subito dopo che la sua spada si
era spaccata in
due parti.
La ragazza cadde a terra, scivolando fino al muro.
“Taiga!” urlarono i due compagni, andando subito a
soccorrerla.
Dark nel frattempo lasciò cadere a terra la spada,
allontanandosi seguito da Hikari.
“Non preoccupatevi, non le ho fatto nulla di grave.
Qualche minuto e sarà nuovamente in piedi. Ditele pure che
si può tenere la mia
spada in cambio della sua.”
Tsukune, come tutti gli altri, lo guardò sorpreso
andarsene dall’aula.
“Quel tipo…” fece Mizore, scivolando a
terra scioccata.
“Chi è veramente?”
“Su questo punto…” le
sussurrò Moka all’orecchio.
“Sarà
meglio tenere una riunione tra poco al club. Io e Tsukune arriveremo
subito.”
La ragazza annuì.
“Farete meglio a non fare tardi. Dobbiamo scrivere
quell’articolo entro stasera!” esclamò,
per poi fare cenno a Kurumu e Yukari di
seguirla.
“Articolo?” chiese Ichigo, osservando le ragazze
andarsene.
“Noi siamo i membri del club di giornalismo
dell’accademia.” Rispose Tsukune. “E
siamo in ritardo per il prossimo numero
del giornale. Perciò scusateci se vi lasciamo da soli, ma
non possiamo proprio
perdere tempo.”
Detto questo, anche lui e Moka uscirono di fretta
dall’aula.
“Mostri… che si occupano di giornali?”
fece Sousuke,
leggermente sorpreso.
“Beh, perché no? Siamo pur sempre in una scuola
e-” ma
Pan s’interruppe, voltandosi di colpo verso la finestra.
“Che succede?” chiese Ryuji.
“Sta arrivando qualcuno…” disse, per poi
spalancare gli
occhi. “No… Non è qualcuno…
Sono decine, forse centinaia di auree che si stanno
avvicinando…”
“Ne sei sicura?” fece Ichigo, chiudendo gli occhi,
come
per concentrarsi.
“Hai ragione.” Disse qualche secondo dopo,
riaprendo gli
occhi. “Anch’io percepisco un gran numero di
anime… ma è strano. Sembrano quasi
tutte uguali.”
“Anime?” fece Taiga, dopo un colpo di tosse.
“Come
sarebbe a dire anime?”
“Sono uno Shinigami, di conseguenza posso percepire le
anime.” Spiegò l’arancione, deglutendo.
“E una di queste è dannatamente
nera…”
“Per i comuni mortali?” chiese Asuka, riprendendo i
sensi.
“Significa che qualcuno di estremamente malvagio sta
arrivando qui.”
“Che si faccia avanti! Non gli permetterò di
torcere un
solo capello a Chidori!” esclamò Sousuke,
prendendo due bombe a mano.
“Tranquillo, non è ancora così vicino.
Anzi… Se devo fare
una stima, direi che si trova ancora nello spazio. E questo mi
preoccupa non
poco. Se sono riuscito a percepirlo a una tale distanza, significa che
è
veramente forte. Le altre auree le percepisco per via della
quantità.”
“Che cosa facciamo?” chiese Sora. “Sembra
si tratti di un
qualche esercito.”
“Forse sarebbe meglio avvisare Dark e Hikari. Dopotutto,
sono più forti di noi e-” Fece Kairi.
Ma mentre diceva ciò, un forte boato proveniente dal
giardino distrasse tutti.
Dark si
fermò nel giardino della scuola.
Subito dopo di lui, anche Hikari si fermò, volgendo lo
sguardo verso il cielo.
“Sta arrivando qualcuno.” Fece la custode.
“Ma è debole. Troppo debole.”
Continuò Dark, per poi
alzarsi in volo, seguito da Hikari, ignorando lo sguardo sorpreso degli
altri
studenti.
“Dici che la copertura salterà?”
“Probabile.” Si limitò a rispondere lui.
Sopra di loro apparve improvvisamente un piccolo
luccichio, ben visibile sebbene fosse pieno giorno.
Pochi secondi dopo, una sagoma nera cominciò a prendere
forma, diventando più grande ogni instante che passava.
“Dobbiamo andare più in alto, o il nostro
tentativo di
fermarla distruggerà la scuola.” Disse il custode,
volando verso l’oggetto in
caduta.
Hikari annuì, seguendolo subito.
Quando furono a qualche centinaio di metri di altezza, i
due portarono avanti le braccia, pronti a prendere al volo
l’oggetto, che ormai
si rivelava per ciò che era, ovvero una piccola navicella
spaziale.
“Ora!” urlò Dark, avvolgendo le proprie
mani con la luce,
imitato subito da Hikari.
I due custodi presero in pieno la nave, la cui forza fu
tale da trascinarli a terra con essa, sebbene a velocità
notevolmente ridotta,
provocando un boato con la loro collisione con il suolo, fortunatamente
in
un’area deserta del giardino.
Dark e Hikari riemersero da sotto la navicella con i
vestiti rovinati e le braccia ricoperte di lividi e bruciature, che
tuttavia
scomparvero in pochi secondi.
“Una navicella spaziale qui? Com’è
possibile?” chiese la
custode, guardandola sorpresa.
Prima che Dark potesse formulare qualche ipotesi, il
portellone dell’astronave si aprì, per poi lasciar
uscire fuori una ragazza
dalla carnagione scura, con il braccio sinistro ferito.
“A-Aiuto…” ansimò, prima di
cadere giù dalla navetta,
finendo a terra.
Dark e Hikari si precipitarono subito a verificarne le
condizioni, mentre attorno a loro cominciavano ad arrivare gli altri
studenti,
incuriositi, con in prima fila il club di giornalismo.
“È ferita gravemente.” fece Hikari,
mentre Dark batteva
le mani e le poggiava sulla pancia della ragazza, avvolgendola con
piccoli
fulmini rossi, mentre la custode le lanciava una magia curativa.
Sotto gli occhi sorpresi di tutti, la ferita sul braccio
dell’aliena cominciò a cicatrizzarsi, mentre il
suo respiro tornò lentamente
nella norma.
Qualche secondo dopo, la ragazza riaprì gli occhi,
guardandosi intorno confusa.
“Tranquilla, sei al sicuro.” Le disse subito
Hikari,
intimandola a rimanere sdraiata.
“Master Dark…” fece lei, facendo
spalancare gli occhi ai
due custodi. “Devo trovare… Master
Dark…”
“Sono io.” Rispose il custode
dell’Equilibrio. “Tu chi
sei? Perché mi stai cercando?”
“Ho un messaggio… da parte del maestro
Yoda.” ansimò la
ragazza, chiudendo nuovamente gli occhi.
“Yoda?” ripeterono i due custodi, guardandola
increduli.
Ma le loro domande furono interrotte da Moka e Tsukune,
che si avvicinarono.
“È meglio portarla in infermeria.” Disse
la vampira. “Se
rimane qui fuori, rischia solo di stare peggio.”
Dark annuì, per poi prendere la ragazza tra le braccia e
seguire i membri del club, mentre gli altri li facevano passare, ancora
increduli per l’accaduto.
Nel frattempo Hikari continuò a lanciare altre magie
curative per far riprendere del tutto la ragazza.
Pochi minuti dopo il gruppetto entrò
nell’infermeria, in
quel momento deserta, lasciando così che Dark appoggiasse su
un letto la
ragazza.
“Grazie.” fece lei, accennando a un sorriso.
“È stata una
vera fortuna, averti incontrato qui. Sono stata costretta a un
atterraggio di
emergenza.”
“Come ti chiami?” chiese Dark.
“Il mio nome è Ahsoka Tano, è come
avrete già immaginato,
sono una Jedi.”
“Jedi?” ripeté Tsukune. “E il
nome del tipo di mostri a
cui appartieni?”
“No.” Rispose Dark. “È un
gruppo, ormai quasi
completamente estinto, di guerrieri con il compito di salvaguardare i
mondi
sotto il loro controllo. Sono stati sterminati qualche tempo fa,
proprio sotto
i nostri occhi.”
“Voi chi siete esattamente?” chiese Moka, facendosi
seria.
“Chi lo sa?” replicò Hikari, leggermente
divertita.
“Quella ragazza ti ha chiamato Master Dark.” fece
Kurumu.
“E sinceramente, l’unico Master che ho sentito
nominare è stata Master Aqua,
durante quel famoso annuncio.”
Ahsoka guardò i due custodi, che si erano fatti seri.
“E con ciò?” chiese Dark, spostando lo
sguardo verso di
loro.
“E con ciò gradiremmo sapere chi e cosa siete
veramente.”
disse Mizore.
“Come ha detto Ahsoka, io sono Master Dark, e lei
è Master
Hikari. E sì, siamo due custodi.”
“Custodi? E che cosa ci fanno due custodi qui?”
chiese
Kurumu. “E soprattutto, perché si fingono due
studenti di un’accademia
frequentata da soli mostri?”
“No, non è così.” Fece
Tsukune, rivolgendosi a Dark. “Tu
che cosa sei? Vi abbiamo sentito parlare prima. E Hikari si rivolgeva a
te come
essere superiore. Che cosa intendeva dire?”
“Essere superiore?” ripeté Ahsoka,
guardando il custode.
“Complimenti, siete riusciti a nascondere la vostra
presenza.” Disse. “Sì, hai ragione. Non
sono un semplice custode
dell’Equilibrio.”
Mentre diceva ciò, si girò verso di loro,
fissandoli.
“Io sono l’Equilibrio stesso,
l’entità che controlla luce
e tenebre allo stesso modo. Contenti della risposta?”
Per qualche secondo il gruppo rimase in silenzio.
“E-Equilibrio?!” esclamò infine Ahsoka.
“Stai scherzando,
vero?”
“È serissimo.” Rispose Hikari.
“E io sono la sua custode.
Per questo il mio aspetto è così simile al
suo.”
“State dicendo… che nella nostra scuola
c’è un essere
così potente?!” esclamò Tsukune,
spaventato.
“Non mi stupisce che ha capito subito che
cos’eri.” fece
Moka, portandosi una mano sul rosario al collo.
“Avete già visto che cosa siamo in grado di fare.
Non vi
conviene attaccarci. Inoltre, non abbiamo intenzioni ostili verso di
voi. Ora
Ahsoka, che cosa devi riferirmi da parte del maestro Yoda?” La
Jedi
si riprese subito.
“Darth Vader.” disse, senza nascondere un velo di
amarezza nel pronunciare quel nome. “È alla vostra
ricerca. Sta cercando i
custodi su ordine dell’Imperatore. Ha già
attaccato molti mondi per cercarvi,
senza dimostrare alcuna pietà verso i suoi
abitanti.”
“Skywalker…” rifletté Hikari,
venendo subito interrotta
da Ahsoka.
“Lui non è Skywalker!”
esclamò, irritata. “Lui è il suo
assassino, non osate paragonarli!”
“Darth Vader? Imperatore? Skywalker? Di che cosa state
parlando?” chiese Moka.
“Da dove vengo, molti mondi avevano deciso di formare
un’alleanza, che per mille anni è stata chiamata
semplicemente ‘La Repubblica'.
Ma Darth Vader ha aiutato uno dei politici a prendere il controllo
assoluto su
tutti i nostri mondi. Darth Vader era un Jedi come me, ma ci ha
tradito,
sterminando la maggior parte di noi. Per quanto ne so… siamo
sopravvissuti solo
in tre.”
“T-Tre? Su quanti?”
“Centinaia, anche di più. Darth Vader ha ucciso
tutti!
Non ha risparmiato neppure gli apprendisti bambini. E anche il mio
maestro è
stato eliminato dalla sua oscurità.”
“Non eravate granché, se è bastata una
sola persona a
sterminarvi.” Commentò Kurumu, poco prima di
ritrovarsi due spade laser verdi
puntate al collo, che Ahsoka aveva estratto e attivato velocemente.
“I Jedi si fidavano di Darth Vader! Sono stati colpiti
alle spalle! Inoltre, Darth Vader aveva dalla sua parte un intero
esercito, che
l’ha aiutato. Milioni di soldati privi di volontà
che hanno attaccato i Jedi
che stavano aiutando, tutto per un misero ordine di quello che adesso
si fa
chiamare Imperatore! Non osare più definire debole un Jedi
in mia presenza!”
Ma la
Jedi
s’interruppe quando Dark tirò un pugno al muro.
“Ho sbagliato… Ho sbagliato tutto con quel mio
maledetto
piano.” Disse, mentre Hikari abbassava lo sguardo.
“Per proseguire con il mio piano ho lasciato andare via
Vader e l’Imperatore… E l’unica cosa che
ho ottenuto è stata una guerra che
potrebbe distruggere l’universo… Il karma si
è proprio preso gioco di me, eh?”
continuò lui.
“Tu non ne hai nessuna colpa.” Fece la custode
dell’Equilibrio. “Xehanort si è
semplicemente rivelato essere a un livello più
alto di quanto avevate previsto.”
“Non è una scusa!” urlò Dark.
“Non è affatto una scusa… e
lo sai bene quanto me.”
“Ehm… Riassunto per chi non sa di cosa state
parlando?”
chiese Mizore.
“Io sono il responsabile di questa guerra del Keyblade
che è ormai alle porte. Ed è per questo che
sarò io a porle termine… qualsiasi
sia il costo che dovrò pagare.”
Ahsoka fece per parlare, fermandosi però di colpo.
“Oh no…” fece, voltandosi verso la
finestra.
Nello stesso momento anche Dark e Hikari si voltarono,
evocando i loro Keyblade.
“Sta arrivando qualcuno…” disse
l’incarnazione
dell’Equilibrio. “No… non
qualcuno… molti di più.”
“Mi hanno seguito!” esclamò la Jedi,
senza riuscire a
nascondere un velo di paura.
“Chi ti ha seguito?” chiese Tsukune.
“Darth Vader e il suo esercito. E io li ho portati
direttamente dai loro obiettivi!”
“Non ti preoccupare.” Le disse Dark, appoggiando la
mano
libera sul muro, creando una porta che dava direttamente sul giardino.
“Sarebbe
finita così in ogni caso.”
“Okay, e sentiamo, in quanti sono?” chiese Moka.
Ahsoka alzò lo sguardo verso il cielo.
“Migliaia…” rispose Ahsoka, mentre sopra
di loro
cominciavano ad apparire i profili di decine di navi spaziali,
decisamente più
grandi di quella con cui era arrivata la Jedi.
“Tu che dici Dark? In fondo non si tratta di Heartless.
Sono pur sempre esseri viventi.” Fece Hikari.
“Se vi state ponendo problemi per questo, sono tutti dei
cloni!” esclamò Ahsoka. “Non provano
niente e obbediscono solo agli ordini.”
“In questo caso…” disse Dark, alzando le
mani e creando
una sfera di luce affiancata da una d’oscurità.
“Non gli permetterò nemmeno di
avvicinarsi!”
Ma l’attenzione di tutti loro fu distratta da un profondo
respiro, amplificato come da una specie di microfono.
“Master Dark.” Disse una voce robotica.
“E non solo. C’è
anche una sporca Jedi superstite.”
Tutti si girarono, ritrovandosi di fronte a un uomo
vestito di nero, con una maschera integrale dello stesso colore che gli
copriva
la testa.
Sul petto aveva uno strano macchinario, e un mantello
nero svolazzava dietro di lui, mosso dal vento.
“E questo qui chi è?” chiese Mizore,
creando nuovamente
degli artigli di ghiaccio.
“Darth Vader!” rispose Ahsoka, attivando le sue
spade
laser.
“Così hai usato il tuo esercito per mascherare il
tuo
arrivo. Complimenti.” Disse Dark, facendo scomparire le sfere
e puntandogli contro
il Keyblade, affiancato da Hikari.
Il rumoroso respiro di Vader risuonò ancora
nell’aria.
“Ho atteso questo momento per molto tempo. Tu sei
responsabile quanto i Jedi di queste mie condizioni.”
“Colpa dei Jedi?!” esclamò Ahsoka.
“Tu hai ucciso tutti!
Hai ucciso anche Padme! Te lo sei forse dimenticato?”
“Io non ho ucciso Padme!” rispose irato il Sith.
“Siete
stati voi Jedi a costringerla a tradirmi, e a toglierle la vita. E tu,
rifiutando di passare al Lato Oscuro, ti sei resa loro complice,
furbetta.”
“Non chiamarmi in quel modo! L’unico che poteva
farlo era
il mio maestro, che tu hai ucciso con la tua oscurità. E non
dire che sei tu
Sky-coso. Il mio maestro è morto quando tu sei
nato.”
“Se questo tipo vuole attaccare il nostro mondo, è
nostro
compito fermarlo.” Disse Kurumu, allungando le sue unghie.
“Davvero? E mentre voi affronterete me, chi
affronterà il
mio esercito?” Chiese Vader, mentre le navi spaziali si
facevano sempre più
vicine.
“Spiacente di doverti comunicare che non siamo gli unici
custodi presenti su questo mondo.” Replicò Dark.
“Che cosa? E dove sono gli altri?” chiese Tsukune.
“Li avete già conosciuti tutti.” Fece
Hikari, sorridendo.
“Sono quattordici, più due guardiani
dell’Equilibrio. Mi dispiace dirtelo, ma
il tuo esercito non è nemmeno lontanamente alla loro
altezza.”
“Che
cosa sta succedendo?” chiese Sora a Riku, mentre
rientravano in aula. “Come mai Dark
e Hikari hanno soccorso quella ragazza? E perché lei si
è rivolta a Dark chiamandolo Master?”
“Non lo so…” rispose l’albino.
“È come se mi stesse
sfuggendo qualcosa d’importante…”
“Ragazzi…” li interruppe Marco, che si
era affacciato da
una delle finestre del corridoio. “Temo che quella ragazza
non fosse sola…”
“Che cosa vuoi dire?” fece Conan, raggiungendolo
assieme
agli altri.
Ma qualunque altra frase che poteva venirgli in mente,
morì nei suoi pensieri.
Nel cielo sopra di loro, una decina di gigantesche navi
spaziali si stavano preparando ad atterrare nei pressi della scuola.
“Alieni?! E così tanti?!”
esclamò Shinji.
“Magari hanno buone intenzioni, no?”
azzardò Natsu.
“Per quel che so io, gli alieni mossi da buoni propositi
non atterrano con una decina di astronavi, che sembrano proprio pronte
a fare…
fuoco…” rispose l’Animorph, abbassando
il tono di voce nel vedere che di fronte
alle navi cominciavano ad apparire diversi raggi laser.
“Maledizione, ci stanno davvero per attaccare!”
disse
Pan, uscendo dalla finestra, seguita dagli altri. La
Sayan
spostò le mani dietro la schiena, cominciando a creare una
sfera di energia.
“Kame…”
“Che cosa sta facendo?” chiese Taiga.
“hame…”
“Pensate solo a tenervi forte!” rispose Ichigo.
“…ha!” completò Pan,
scagliando l’onda energetica contro
i raggi laser, distruggendoli e colpendo in pieno
un’astronave, che esplose in
pochi secondi.
“Che?!” esclamò incredulo Sousuke,
guardando i resti
della nave cadere verso il suolo avvolti dalle fiamme.
“Troppo facile, non ho avuto nemmeno bisogno di
trasformarmi.” Fece la Sayan,
sorridendo.
“Dobbiamo distruggere anche le altre, e sono
parecchie.”
Fece Shinji, osservando le astronavi rimanenti.
Ma prima che potessero fare qualcosa, da esse
cominciarono a uscire centinaia di veicoli più piccoli.
“Hanno proprio intenzione di attaccarci, eh?”
commentò
Natsu, avvolgendo le mani con il fuoco.
“Se solo avessi un AS a portata di
mano…” fece Sousuke.
“Sarebbe uno scherzo eliminarli tutti…”
“AS?” chiese Marco.
“Sono dei robot che uso per combattere.”
“Oh, allora credo che ne abbiamo uno dalla nostra
parte.”
Fece Inuyasha, osservando Shinji che cominciava a diventare
più grande.
Sotto gli occhi sorpresi del gruppo di umani, l’EVA 01
fece la sua apparizione.
“Il solito esibizionista.” Commentò
Asuka, sorridendo.
“Vedi almeno di farne fuori il più possibile,
StupiShinji.”
Il ragazzo non disse nulla, limitandosi a spiccare un
salto verso una nave, colpendola con un pugno e provocandone
l’immediata
distruzione.
“E noi occupiamoci dei pesci piccoli!”
esclamò Natsu,
preparandosi a colpire le navette che stavano per raggiungerli.
Ma prima che potesse fare qualcosa, un raggio rosso colpì
quelle più vicine, facendole esplodere.
“Che cosa?!” esclamò Saiko, girando lo
sguardo verso la
fonte del raggio.
“Non credevo che qualcuno potesse essere così
folle da
creare un esercito di cloni.” Disse un uomo che indossava una
tuta blu, sul cui
petto spiccava una S rossa all’interno di un pentagono
giallo, avvolto da un
mantello rosso, che era tranquillamente in volo di fronte alle
astronavi.
“Che ci vuoi fare.” Fece un’altra voce,
proveniente da
dietro i custodi.
Apparteneva a un tipo che indossava una tuta rossa e blu
integrale, su cui sembrava essere disegnata un’enorme
ragnatela, con degli
occhi bianchi sulla maschera che li copriva il capo, in quel momento a
testa in
giù sotto un lampione del giardino, appeso per un filo
bianco.
“In fondo, ci sono sempre dei pazzi in giro per
l’universo.”
“Che cosa?!” esclamò Ryuji, guardando i
due nuovi
arrivati. “Come possono essere reali?!”
“Ehi ragazzino!” gli rispose Spiderman, girandosi
verso
di lui. “Hai idea di quanta strada abbiamo fatto per arrivare
qui in tempo? Il
mio mondo è decisamente lontano da questo. E neppure quello
di Super è tanto
vicino.”
“Ma chi sono quei due?” fece Asuka, guardandoli
male.
“Due pazzi scappati da un manicomio?”
Prima che potesse aggiungere altro, Spiderman lanciò
dalle mani due ragnatele gigantesche, che presero in pieno una
navicella.
Poi come se niente fosse, l’uomo ragno prese i due fili
di ragnatela e li mosse di colpo, facendo finire la navicella contro
una sua
gemella, facendole esplodere.
“Prego?” chiese infine alla pilota di Evangelion,
che si
era zittita.
Superman invece cominciò ad aspirare aria, per poi
soffiare contro le navette, provocando una tromba d’aria che
le fece scontrare
tra di loro.
“Umpf! Credono di mettersi in mostra con così
poco?”
commentò Inuyasha, mentre Edward appoggiava le mani a terra,
creando una scala
verso le altre navette che stavano arrivando.
“Sarà abbastanza facile vincere. Shinji da solo
riuscirà
a distruggere quelle navi, mentre noi ci occuperemo di quelle
più piccole.”
Disse Ichigo.
“E non dimenticatevi di noi!” esclamò
Taiga, impugnando
la sua spada, mentre Sousuke consegnava agli altre tre umani una
pistola,
tenendosi per sé un mitra e qualche bomba a mano.
“E questa come si usa?!” fece Ryuji, guardando
l’arma
appena ricevuta.
“Non ce ne sarà bisogno.” Rispose Tsuna,
alzando le mani
verso un gruppo di navicelle, affiancato da Natsu.
I due fecero partire in contemporanea due onde di fuoco,
che distrussero completamente i loro obiettivi.
“Ai miei tempi a scuola il massimo che i ragazzi sapevano
fare era far scoppiare qualche petardo.” Commentò
Spiderman, saltando affianco
dei custodi. “Ma pare che adesso quello sia il
minimo.” Concluse, osservando
Superman raggiungere Shinji e aiutandolo a distruggere una nave,
colpendola con
un solo pugno.
“Ma quel tipo di cos’è fatto? Ha la
stessa forza di
Shinji adesso che è trasformato!”
esclamò incredulo Edward.
“Mi pare ovvio.” Fece una voce che
risuonò nell’aria.
“Dopotutto, è conosciuto come l’uomo
più forte dell’universo.”
Sopra una delle navi superstiti, un varco oscuro si aprì,
lasciando uscire Xadvid, affiancato da Homunculus.
Tutti i custodi si girarono verso di loro.
“E quelli chi sono?” chiese Marco, osservandoli
sorpreso.
Vader
saltò all’indietro, evitando così un
affondo da
parte di Dark.
“Sei agile, per essere ridotto a un cyborg.”
Commentò il
custode.
Il Sith non rispose, osservando la sua flotta esplodere
poco alla volta sotto gli attacchi degli altri custodi.
“Sono in grado di combattere esattamente come
prima.” Rispose
lui. “E ora ve lo dimostrerò.”
Senza aggiungere altro, spostò il mantello con una mano,
prendendo anche lui una spada laser, che attivò subito,
rivelando il suo colore
rosso.
“Fate attenzione.” Fece Ahsoka.
“È molto forte.”
“Come se potesse preoccuparmi!” esclamò
Mizore, partendo
all’attacco e preparandosi a colpirlo.
Ma prima ancora che i suoi artigli i ghiaccio potessero
raggiungerlo, Vader li tagliò come se niente fosse con la
spada laser, per poi
alzare una mano e far volare via la ragazza.
“Come…?” cominciò Tsukune,
venendo interrotto da Ahsoka.
“La
Forza. Noi Jedi e i Sith come lui siamo in grado
di usarla. La
Forza ci circonda sempre e
ovunque, e possiamo usarla anche per manipolare i pensieri degli
individui
deboli o per spostare oggetti. E anche per attaccare, proprio
com’è successo
adesso.”
“Dunque dobbiamo affrontare qualcosa che non possiamo
vedere?” chiese Tsukune.
“Non sapevo che potevi già metterti a spiegare la Forza
a degli sconosciuti,
Ahsoka.” Fece Darth Vader. “Ma ad ogni modo,
nessuno di voi uscirà vivo da
questo scontro.”
Prima che qualcuno potesse fare qualcosa, cominciò a
correre verso i cinque studenti dell’accademia, superando con
un salto la sua
ex allieva, mentre Dark e Hikari partirono subito dopo di lui per
fermarlo.
“Cominciamo dal più debole!”
esclamò il Sith, alzando la
mano libera.
Tsukune sentì subito come uno strano vento che lo
attirava verso il nemico.
Sotto gli occhi increduli delle sue compagne, cominciò a
spostarsi.
“Tsukune!” urlarono queste.
Il ragazzo guardò spaventato Vader che si avvicinava.
Senza perdere un secondo, sentendo il contatto con la
terra venire meno, Tsukune afferrò il rosario che Moka
teneva al collo,
strappandoglielo via.
“Buona fortuna!” disse semplicemente, prima di
sollevarsi
completamente da terra, finendo con il petto direttamente contro la
spada
laser, che lo trapassò.
“Tsukune!!!” urlarono insieme le ragazze, tranne
Moka che
osservava la collana privata del suo rosario.
“Tsukune…” disse, mentre i suoi capelli
diventavano più
chiari, avvicinandosi al bianco.
Allo stesso tempo i lineamenti del suo viso si fecero più
seri, perdendo ogni espressione di incredulità che aveva
fino a pochi secondi
prima, mentre i suoi occhi si riducevano a due fessure.
Dark, Hikari e Ahsoka la guardarono sorpresi.
“Così era questo che nascondeva.”
Osservò Dark, per poi
creare una sfera di fuoco che scagliò contro Vader,
colpendolo alle spalle e
facendolo volare qualche metro in là, mentre il corpo di
Tsukune scivolò a
terra.
“Non siamo stati sufficientemente
veloci…” fece Ahsoka,
guardando il ragazzo.
Ma l’attenzione di tutti fu attirata proprio da questi,
che cominciò a tossire, per poi rialzarsi di colpo.
“Che cosa?!” esclamò Hikari,
guardandolo. “L’ha colpito
in pieno, come può-”
Ma la custode s’interruppe vedendo la ferita rimarginarsi,
mentre il volto del ragazzo si faceva serio, e i suoi occhi diventavano
come
quelli di Moka.
“Allora sei veramente un vampiro anche tu.” Disse
Hikari.
“Avevate ragione… in origine ero un normale
umano.”
Rispose Tsukune. “Ma per varie circostanze, adesso ho dentro
di me sangue da
vampiro.”
“Potete pure trasformarvi…” fece Darth
Vader,
rialzandosi. “Ma non cambierà nulla. Il Lato
Oscuro della Forza mi permetterà
di sconfiggervi!”
“Sei diventato ancora più presuntuoso.”
Replicò Ahsoka,
mettendo di fronte a sé le spade laser. “E riponi
troppa fiducia nel Lato Oscuro.”
“Non ho idea di che cosa state parlando, ma non me ne
starò
di certo da parte!” disse Moka, affiancandosi a Tsukune,
entrambi pronti a
combattere.
“Poveri stolti. Sperate davvero che io mi faccia
sconfiggere da dei ragazzini?”
“Dipende dai punti di vista. Per me, anche tu sei un
ragazzino!” urlò una voce, poco prima che
un’onda rossa colpisse in pieno il Sith,
facendolo volare indietro.
Dark e Hikari si girarono, vedendo delle piume bianche
cadere a terra.
“Quel tipo ha un terribile odore.”
Continuò la voce,
appartenente a un ragazzo dai capelli arancio con una vistosa cicatrice
a X
sulla guancia destra, con addosso un completo verde a righe e una
strana
collana, che in quel momento si stava rimettendo le mani in tasca.
Dietro di lui, il gruppo vide Happy, che li salutò con
una zampa.
“E così, sei andato a chiamare rinforzi,
eh?” chiese
Dark, accennando a un sorriso. “Avevo il sospetto che tu
agissi sotto gli
ordini di mia madre, e il fatto che sei riuscito a rimanere fuori dalle
mie
prove ne è la conferma.”
“Mi spiace, aye, ma non potevo rivelartelo subito. E ti
chiedo di non dire nulla agli altri.” Rispose il gatto,
facendosi spuntare le
ali, raggiungendo i custodi.
“Quindi voi due siete i famosi custodi
dell’Equilibrio.”
Fece il ragazzo, girandosi verso di loro. “Umpf. Dodicimila
anni fa non
dovevate essere molto attivi, visto che non avete fatto
nulla.” Continuò,
cambiando leggermente tono di voce.
Per un momento, dalle sue spalle spuntarono un paio di
ali, che tuttavia scomparvero subito.
“E tu chi sei?” chiese Kurumu. “Sei anche
tu un mostro?”
“Chissà… Di certo, il nome che porto ha
molti
significati. Se sono stato richiamato dall’oblio
dov’ero finito, è solo per far
sì che il nostro sacrificio non sia stato vano.”
Detto ciò, il suo corpo fu avvolto da una fortissima
luce, mentre il ragazzo si metteva a quattro zampe.
Vader si rialzò giusto in tempo per vederlo cominciare a
correre come un animale, per poi saltare di fronte a lui.
Il Sith alzò la mano per usare la Forza,
ma con sua grande
sorpresa, il ragazzo non ne risentì, riuscendo a colpirlo
con un pugno sul
dispositivo che aveva sul petto.
“Che cosa?!” esclamò Vader incredulo,
osservando alcune
scintille uscire dal suo petto. “Come hai fatto a evitare la Forza?”
“Forza? E che cosa sarebbe?” chiese il ragazzo,
rimettendosi su due gambe e passando la mano sotto il naso, sorridendo.
“Chi sei?” chiese l’avversario,
arretrando e portandosi
una mano sull’apparecchio.
“Mi hanno chiamato con diversi nomi, ma direi che puoi
usare quello di questo corpo. Mi chiamo Apollo.”
“Apollo…” fece Tsukune. “Lo
stesso nome della divinità
greca del Sole…”
“Come hai fatto a capire… il mio punto
debole?”
“Semplice: ho colpito il punto dove puzzavi di
più.”
Rispose Apollo, indicandosi il naso. “Purtroppo per te, il
mio olfatto è
decisamente sviluppato. E ora, il colpo di grazia!”
Il ragazzo alzò nuovamente il pugno, preparandosi a
colpire nuovamente Vader, ma Dark si mise in mezzo, fermandolo.
“Basta così.” Disse semplicemente.
“E tu che cosa vuoi?! Fatti da parte!” gli
urlò contro
Apollo, pochi instanti prima di venire scaraventato via come se niente
fosse.
“Ti ringrazio per l’aiuto, ma non
lascerò che tu lo
uccida.” Continuò Dark.
“Che cosa?!” esclamò Ahsoka.
“Ma non puoi farlo! Tornerà,
e ucciderà altre persone per trovarvi!”
“Forse, ma non spetta a noi sconfiggerlo.”
Replicò
Hikari.
“Come sarebbe a dire?” fece Moka, guardando il Sith
che
ansimava.
“Diciamo che abbiamo qualche idea del futuro. Chi vuole
troppo potere non otterrà altro che disperazione.
È questa la realtà. Sith o
Jedi, custodi o non custodi, il destino è questo.”
Disse Dark, per poi girarsi
verso Darth Vader.
“Lo capisci, vero? La tua sete di potere, quel potere che
volevi per salvare chi ti era caro, ti ha portato via le persone a cui
tenevi
di più.”
“Mi hanno tradito tutti quanti… I Jedi, voi
custodi… mia
moglie… Tutti, nessuno escluso!”
“Sei uno stupido!” gli urlò contro
Ahsoka. “Noi non
abbiamo mai nemmeno pensato di tradirti! Padme ti amava, con tutta se
stessa!
Credevi forse che non me ne fossi accorta?”
“Davvero?” chiese Vader, alzando lo sguardo verso
di lei.
“Allora perché non mi hai mai chiesto nulla come
spiegazione?”
“Ah, guarda, avrei dovuto farlo. Almeno saresti stato
espulso dall’ordine e non avresti condannato la Repubblica!”
sputò con
rabbia la
Jedi.
“E io che credevo che la stupidità umana avesse un
limite.” Disse Apollo, riavvicinandosi.
“Tranquillo, non lo attaccherò.”
Aggiunse subito rivolgendosi a Dark.
“Come osi darmi dello stupido?” fece Vader.
“Coda di paglia, eh? Non ho mai detto di star parlando
con te. Comunque, hai ragione. E sei uno stupido per come ti sei
comportato. Da
quel che mi ha detto quel gatto, tu una volta eri dalla parte del bene
e per
l’amore che provavi verso tua moglie, hai tradito tutti
quanti, e infine,
convinto che lei non ti amasse più, l’hai uccisa
assieme al figlio che portava
in grembo. E tu osi considerarti un essere vivente?”
Tutti lo guardarono sorpresi per l’odio che
dimostrò in
quell’ultima frase.
“E soprattutto, continui a comportarti così, di
fronte a
me… Io, che sono stato costretto a separarmi dalla persona
che amavo per
dodicimila anni, rincontrandola solo per poco tempo. Per poi dovermi
separare
da lei per altri dodicimila anni. E mi stai dicendo che tu avresti
veramente
amato tua moglie?”
Vader rimase in silenzio, mentre nuove scintille
fuoriuscivano dal suo petto.
“Ormai non ha più importanza… il tuo
pugno ha colpito e
danneggiato il computer che mi permetteva di restare in vita. Tra poco
rivedrò
Padme… e affronterò la punizione che la Forza
mi darà.”
Apollo sorrise.
“Ehi, tu!” esclamò, girandosi verso
Dark. “Non te la
prendi se me ne occupo io, vero?”
“Che cosa vuoi farne?” chiese il custode.
“Lo porterò via da questo mondo. Da quando ho
cominciato
a collaborare con Lucis, ne ho visti di parecchi. E ce
n’è uno dove potrà
recuperare sia salute che buon senso.”
“Come mai questo cambio di idea?”
domandò Hikari.
“Non lo so. Forse perché ho già
incontrato altre persone
come lui.”
Apollo non aggiunse altro, limitandosi ad avvicinarsi a
Darth Vader, che non fece nemmeno un passo per allontanarsi.
Ahsoka e gli altri lo guardarono mentre gli posava la
mano sulla spalla, per poi svanire entrambi in un fascio di luce,
lasciando al
loro posto delle piume, che volarono via spinte da un leggero vento che
attraversò il campo di battaglia.
“L’oscurità è molto
potente… Ma non invincibile.” Disse
Dark, girandosi verso la Jedi.
“Anakin Skywolker esiste ancora dentro Vader.”
Ahsoka accennò ad un sorriso.
“Mi hanno detto che le ultime parole di Padme sono state
molto simili a queste. Nonostante le abbia spezzato il cuore,
togliendole la
voglia di vivere, lasciandogliene a sufficienza solo per portare a
termine il
parto, lei non ha mai voluto pensarlo come malvagio.”
“Come?” intervenne Mizore. “Avevo capito
che quel tipo
l’aveva uccisa prima che potesse far nascere loro
figlio.”
“Lui è convinto che sia così. E noi
stiamo continuando a
farglielo credere. In realtà ha avuto due gemelli, che sono
stati subito
separati per tenerli al sicuro. Nemmeno io ho idea di dove si
trovino.”
“Bene, allora adesso andiamo ad aiutare Natsu e gli
altri!” esclamò Happy, facendo per volare via ma
venendo preso dalla coda da
Dark.
“Prima di andare… saresti così gentile
da spiegarmi come
mai un mio guardiano agisce per conto di mia madre senza dirmi nulla?
Sai, giusto
per sapere…”
Il gatto cominciò subito a sudare vistosamente.
“E-Ecco… io, come dire…”
“E in più, come mai sei andato subito a prendere
un
guerriero scelto da Lucis, come se lo conoscessi?” aggiunse
Hikari, avvicinandosi,
mentre gli studenti e la Jedi
guardavano curiosi la scena.
Happy li guardò spaventato, per poi sospirare.
“Immagino di non poter fare altro che dirvi tutto,
vero?”
disse infine, facendosi serio.
“Chi
siamo?” ripeté Xadvid, per poi scoppiare a ridere.
“Tu ci chiedi chi siamo? Questa sì che
è bella, Marco!”
L’Animorph sgranò gli occhi.
“Come fai a sapere il mio nome? Chi diavolo sei?!”
“Pare che davvero non ricordi nulla.” Fece
Homunculus,
sorridendo.
“Di che cosa state parlando?” esclamò
Riku, mentre
Superman e Spiderman, assieme a Shinji che tornò al suo
aspetto normale, si
riunivano al gruppo.
“Oh, sembra proprio un’amnesia di gruppo. Ma che
peccato…” disse Xadvid, evocando il Keyblade.
“Così sarà meno divertente
eliminarvi.”
“Eliminarci? Chi ti assicura di poterci riuscire?”
“Il fatto…” cominciò il
Nessuno, scomparendo e
riapparendo dietro Marco. “…che in questo momento
sembra proprio che voi non
abbiate la benché minima idea di chi siate veramente. Non
è così, Animorph?”
Marco rimasse spiazzato dalla velocità del suo
avversario.
“C-Come mi hai chiamato?”
“Non ricordi neppure questo? Dimmi, come hai ottenuto il
tuo potere di metamorfosi?”
“L’ho sempre avuto, ovvio!”
“Davvero? E allora perché… sei stato
proprio tu a convincere
i tuoi amici a donarmi lo stesso potere?” chiese Xadvid,
trasformando il suo
braccio in una coda di serpente.
“Ha il suo stesso potere?!” esclamò
sorpresa Taiga.
“Com’è possibile?”
“Il potere della metamorfosi… il potere degli
Andaliti.”
Continuò il Nessuno. “Il tuo potere non
è naturale, ma artificiale.”
“E con ciò?” chiese Spiderman.
“Nemmeno il mio potere si
può definire proprio naturale, ma non mi sono mai posto
troppi quesiti su quel
ragno radioattivo che mi ha morso anni fa. Ciò che conta
è il potere che
abbiamo e come lo usiamo!”
“Miserabili mortali.” Replicò
Homunculus. “Voi potete
avere tutti i poteri che volete, ma contro
l’oscurità non servirà a nulla.
Verrette tutti annientati, schiacciati come mosche! Proprio come ho
fatto con
il vostro amico blu!”
“Di chi stai parlando?” chiese Tsuna.
“Ovviamente del Blue Ranger. Quello a cui ho distrutto
personalmente il cuore!”
“Voi due…” cominciò Superman.
“Per chi combattete
esattamente? Xehanort? O qualcun altro?”
“Perspicace come ci si aspetta da te, Kal-El.”
Rispose
Xadvid, allontanandosi da Marco. “Io in teoria combatto per
Xehanort, ma quando
ho scoperto che è solo un debole, ho cominciato a fare il
doppiogiochista. Il
mio padrone è uno molto più potente. Il suo
potere va oltre la vostra immaginazione.
Delle persone qui presenti, solo due sono in grado di tenergli
testa.”
“E io sono uno di quei due!” urlò Black
Star, partendo
all’attacco.
Ma prima che potesse anche solo avvicinarsi, venne
sbalzato via da un muro invisibile.
“Tu?” fece fintamente sorpreso il Nessuno.
“Figuriamoci.
Sei solo una schiappa che va urlando di essere una divinità.
Ma sei una
nullità. Sarai anche un Master del Keyblade, ma non sei alla
mia altezza.”
“Master… del Keyblade?”
ripeté l’azzurro, rialzandosi.
“Di che cosa diamine… stai parlando?”
“Basta parlare!” esclamò Homunculus,
creando un piccolo
sole rosso, attraversato da dei fulmini verdi.
Immediatamente Superman cominciò a respirare più
faticosamente, cadendo in ginocchio.
“Come…?”
“Come faccio a conoscere i tuoi punti deboli?”
completò
per lui l’avversario, sorridendo. “Ho studiato
parecchio. I tuoi poteri
svaniscono quando sei sotto un sole rosso, e ti indebolisci di fronte
ai resti
del tuo pianeta natale. Mi è bastato viaggiare sul tuo mondo
d’origine, in
previsione di una tua chiamata nella guerra, copiando i materiali della
kriptonite, per poterla così riprodurre da solo. Astuto,
no?”
“Maledetto…” fece Superman, guardandolo
con rabbia, ma
non riuscendo a fare un passo.
“Che cosa intendevi dire chiamando Black Star Master del
Keyblade?” chiese Sora, girandosi verso Xadvid.
“Poveri stupidi… non sapete neppure chi siete
realmente.
È bastato che Dark vi sottoponesse al suo esame per farvi
dimenticare tutto,
sovrascrivendo i vostri ricordi con memorie fasulle.” Rispose
il Nessuno,
evocando il Keyblade.
“L’esame di Dark?” ripeté
Shinichi. “Che cosa c’entra
lui?!”
“Lui c’entra in tutto! È stato lui,
insieme a Hikari, a
portarvi su questo mondo, cancellarvi la memoria e farvi entrare in
questa
scuola da quattro soldi.”
Homunculus scoppiò a ridere, lanciando in aria il suo
sole, che si fermò a qualche metro da loro.
“E ora…” disse, creando una sfera nera.
“Continuiamo
l’opera di bonifica dei custodi!”
Detto ciò, scagliò la sfera contro Saiko, che era
il più
vicino.
Il ragazzo mise le mani davanti a sé, nel tentativo di
respingere la magia, chiudendo gli occhi per non vedere.
Ma tutto quello che sentì fu un rumore secco di qualcosa
che andava a sbattere.
Saiko riaprì subito gli occhi, ritrovandosi di fronte al
Blue Ranger, che impugnava il suo Keyblade.
“Che cosa?!” esclamò incredulo
Homunculus. “E tu che cosa
ci fai qui?! Ti ho distrutto con le mie mani!”
Il nuovo arrivato non disse nulla, limitandosi ad alzare
una mano, creando un varco di luce dietro a Superman.
Con un movimento della testa, fece capire a Spiderman di
aiutarlo a spostarsi.
“Va bene.” Rispose l’uomo ragno,
annuendo, per poi
aiutare il collega a rialzarsi, portandolo dentro il varco, che si
richiuse
dietro di loro.
“Cos’è questa storia,
Homunculus?” chiese Xadvid. “Credevo
che lo avessi eliminato definitivamente. Come mai è ancora
qui?”
“Non ne ho idea… Ma lo rispedirò
immediatamente
nell’oblio!”
L’uomo artificiale urlò l’ultima frase,
creando una nuova
sfera oscura che scagliò contro il Blue Ranger, che rispose
con una di luce,
provocando un’esplosione che allontanò tutti i
custodi.
Solo Saiko, che si trovava dietro di lui, riuscì a
rimanere al suo posto.
“Piuttosto forte per essere un fantasma.”
Commentò
Xadvid, avvicinandosi assieme a Homunculus, entrambi con il Keyblade in
mano.
“Ma anche i fantasmi possono morire, sai?”
Il Blue Ranger rimase ancora in silenzio, limitandosi a
mettersi in posizione di guardia.
“Povero stolto. Distruggerò questo mondo, come ho
fatto
con il mio!” fece il Nessuno. “È stato
piuttosto facile. Dopotutto, erano tutti
di pietra.”
Detto ciò, alzò il Keyblade, pronto ad attaccare.
Ma il suo fendente venne intercettato a mezz’aria da un
altro Keyblade.
“Grazie…” disse Marco, alzando lo
sguardo, rivelando due
occhi pieni di odio. “Grazie alle tue ultime parole, i miei
ricordi hanno
cominciato a tornare. Quindi… sei ancora vivo,
David!”
“Oh, bene! Almeno uno di voi ha recuperato la memoria. Ed
è proprio quello a cui voglio farla pagare di
più.”
“Mi dispiace deluderti, ma non te lo permetterò!
Questa
volta mi assicurerò di eliminarti con le mie mani!”
“Credi davvero di farcela? Sei da solo, contro due
custodi delle tenebre.”
“Conta meglio.” Disse una voce alle spalle di
Homunculus,
seguita da vari rumori di evocazione.
“Sembra che le nostre memorie fossero collegate.”
Continuò Sora, puntandogli contro il Keyblade.
“Nel momento in cui Marco ha
ricordato, anche noi lo abbiamo fatto!”
“Quel bastardo di Dark… Questa volta ci ha tirato
proprio
un pessimo scherzo.” Fece Inuyasha, mostrando i suoi artigli.
“Umpf. Pare che non sarà tanto facile andarcene.
Non è
ancora il momento di rivelare tutto il nostro potere.” Fece
Xadvid, sorridendo.
“Tuttavia… non ce ne andremmo senza aver fatto
qualche danno!”
Prima che Marco potesse reagire, Xadvid creò una sfera di
fuoco che scagliò contro Saiko.
Il Nessuno scoppiò a ridere, scomparendo assieme a
Homunculus in un varco.
Saiko sgranò gli occhi, evocando il Keyblade per deviare
la magia.
Ma prima che essa potesse raggiungerlo, il Blue Ranger si
mise in mezzo, facendo da scudo con il suo corpo.
La magia lo colpì in pieno, provocando una nuova
esplosione che investì tutti.
Quando il nuvolone scomparve, tutti videro che il Blue
Ranger era ancora in piedi, sebbene la sua tuta fosse piena di
abrasioni, e il
suo casco presentava nella parte anteriore una crepa a metà
della visiera.
“P-Perché l’hai fatto, Justin! Non ti
è bastato rischiare
la vita una volta?!” esclamò incredulo Saiko.
Il Ranger si girò verso di lui, proprio mentre un pezzo
della visiera cadeva a terra, rivelando un occhio marrone parzialmente
coperto
da dei capelli dello stesso colore.
Il custode portò subito una mano a coprire il viso
scoperto.
“Tu… Tu chi sei?!” esclamò il
mangaka, facendo per
avvicinarsi.
Ma si fermò quando vide il Keyblade di Justin puntato contro
di lui.
Gli altri custodi reagirono subito, rispondendo con la
stessa minaccia.
L’unico che non fece nulla fu Saiko, che rimase fermo al
suo posto.
“Chi sei?” ripeté, cercando di trovare
il coraggio per
andare avanti. “Come fai ad avere il Keyblade e i poteri di
Justin?”
Il Ranger fece scomparire il Keyblade.
“Non ha importanza chi sono.” Rispose infine, con
una
voce modificata elettronicamente, probabilmente una delle funzioni
della tuta
di Justin. “Vi basti sapere che sono l’erede di
Justin, e che sono riuscito a
impadronirmi del suo Keyblade rubandolo a colei che l’aveva
recuperato.”
“Colei… Stai forse parlando di Azuki?!”
esclamò Saiko,
urlando.
“Non ho idea di come si chiamasse… l’ho
attaccata alle
spalle, per poi lasciarla ferita e andarmene.”
Il mangaka spalancò gli occhi.
“Tu…” fece, cominciando a tremare.
Il ranger spostò lo sguardo, per poi alzare la mano,
aprendo un varco di luce alle sue spalle.
“Continuerò ad eliminare i membri
dell’organizzazione e
dell’oscurità.” Disse, arretrando nel
passaggio, togliendosi la mano dal casco.
“E darò la mia vita per portare a termine questo
mio compito.”
I custodi rimasero in silenzio a osservare il punto dove
era scomparso.
“Insomma, alla fine era un vostro alleato o un vostro
nemico?” chiese Sousuke.
“Né uno, né
l’altro.” Rispose Dark, avvicinandosi assieme
a Hikari, Happy, Ahsoka e i componenti del club di giornalismo.
“Non ho idea di
chi sia, ma è certo che odia quanto noi i nostri nemici.
Anzi, forse anche di
più.”
“Dark! Maledetto bastardo!” urlò Black
Star, correndogli
contro, ma venendo fermato dalla semplice mano del custode.
“Vedo che avete recuperato i vostri ricordi.”
Continuò
lui come se nulla fosse.
“Già… anche se mi chiedo come avremmo
fatto se non fosse
stato per quei due.”
“Sarebbe successo qualcos’altro che vi avrebbe
aiutato.
Non per niente ho scelto un mondo piuttosto… credo che
definirlo caotico sia il
termine giusto. Inoltre, ho portato qui rappresentanti di altri mondi,
che vi
permettessero in qualche modo di recuperare i ricordi perduti, causando
scenari
simili a questo appena avvenuto.”
“In pratica ci hai palesemente usati?” chiese
un’arrabbiata Taiga.
“Possiamo dire così, ma la Guerra
del Keyblade ci
porrà di fronte a scelte e situazioni disperate. E per
questo, dovete essere
pronti a perdere tutto, ecco perché vi siete ritrovati senza
i vostri ricordi
originali.”
“E noi che cosa c’entravamo in tutto questo?
Perché
proprio noi?” esclamò Chidori.
Dark come risposta alzò una mano.
Sulle fronti dei cinque umani apparve il suo simbolo.
“Perché anche voi siete miei guardiani.”
Rispose infine,
girandosi verso i mostri, che stavano osservando le loro braccia, sulle
quali
era apparso anche per loro il simbolo dell’Equilibrio.
“Come sarebbe a dire che siamo i tuoi guardiani?!”
gli
sbraitò contro Ryuji.
“Siete come me.” Spiegò Ran, mostrando
loro la sua
fronte. “Con un po’ di allenamento, potrete usare
anche voi poteri simili a
quelli dei custodi.”
“In pratica potremmo usare la magia?” chiese
Kushieda,
per poi svenire e cadere a terra con un sorriso stampato sul volto.
“E ora che cosa dovremmo fare?” chiese Tsukune.
“Ho già parlato con il vostro preside. Potete
lasciare la
scuola per raggiungere il mondo dove si svolgerà la guerra.
Inoltre lì, se vi
può interessare, troverete diverse persone in grado di
creare sigilli anche
migliori di quelli che avete al momento.”
Tsukune si guardò il braccialetto.
“Sembra interessante!” esclamò Yukari,
sorridendo.
“Quante persone troveremo laggiù?”
“Centinaia. O forse migliaia. In quel mondo si stanno
riunendo custodi e guardiani provenienti da tutto
l’universo.” Spiegò Hikari.
“Potrete allenarvi e sviluppare i vostri poteri.”
“Io ci sto!” disse Taiga, facendo un passo avanti.
“Serviva giusto un modo per rompere la routine!”
Ryuji sospirò.
“Allora immagino di dover andare anch’io.
Altrimenti non
oso immaginare che cosa combinerà…”
“Non atteggiarti da drago solo perché è
il tuo
soprannome.” Replicò la ragazza, per poi sorridere
divertita.
“Anch’io credo che
andrò…” fece Chidori. “Forse
lì
riuscirò a trovare un modo per difendermi meglio da
sola.”
“In questo caso ti seguirò!”
replicò Sousuke, facendo un
saluto militare. “Il mio compito è di proteggerti,
non importa dove e come!”
“Era quello che temevo…” rispose
abbattuta la ragazza,
mostrando però anche un po’ di sollievo.
“Molto bene allora!” disse Dark, aprendo un varco
di
fronte a loro. “Noi vi raggiungeremo quando
quest’esame sarà finito.
Aspettateci fino ad allora!”
Il gruppo di neo guardiani annuì, per poi varcare il
passaggio dimensionale, che si chiuse dietro di loro.
“E ora possiamo andare anche noi.” Fece Hikari,
mentre
Dark apriva un secondo varco.
“Mi chiedo che cosa ci succederà nel prossimo
mondo.”
Commentò Marco, scuotendo rassegnato la testa, per poi farsi
serio. “Ma se
David va ancora in giro a portare distruzione… e se ha
veramente distrutto il
mio mondo… allora non m’importa che cosa
dovrò affrontare per toglierlo di
mezzo definitivamente.”
Uno ad uno, tutti i custodi attraversarono il varco.
L’unico oltre ai due dell’Equilibrio che rimase
indietro
fu Saiko.
“Sapete…” disse. “Mi chiedo
perché quel tipo si sia
esposto così tanto per salvarci e poi si è
comportato in quel modo. Inoltre,
non riesco a credere che abbia davvero ferito Azuki… So che
adesso è sotto il
controllo delle tenebre, ma non riesco a pensarla come un
nemico…”
“Detto da me suonerà sicuramente strano, visto
come la
pensavo…” cominciò Dark, sospirando.
“Ma secondo me puoi ancora riportare Azuki
come prima. Fallo anche per Justin, che non ha avuto il coraggio di
eliminarla,
pensando proprio al rapporto che aveva con te. E
quell’impostore che si fa
passare per lui… vedrai che presto sveleremo il suo
segreto.”
Il mangaka annuì.
“Spero solo che quel giorno arrivi
presto…” mormorò, per
poi seguire i due custodi nel varco.
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“Maledizione!”
urlò Homunculus, sbattendo un pugno su una
parete. “Com’è possibile? Mi sono
assicurato di aver distrutto il suo cuore,
come può essere ancora vivo?!”
“Direi che è ovvio che si tratti di un
impostore.”
Replicò Gin.
“Ma a questo punto mi chiedo chi sia…”
fece Jyassmie.
“Qualcuno sufficientemente potente da entrare in questo
mondo passandone inosservato.” Rispose Azuki, raggiungendoli,
con la spalla
fasciata. “E di attaccarmi alle spalle per impadronirsi del
Keyblade di Justin
che avevo recuperato dal cimitero dei Keyblade.”
Tutti si girarono verso di lei, senza però dire
nient’altro.
“A quanto pare, abbiamo un problema in
più.” Commentò
Reborn, sorridendo.
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Temo che questa volta dovranno agire per contro
proprio. ~ Lasciatemi
indovinare: devo ritracciare quei
quattro che sono rimasti e ottenere più informazioni
possibili, esatto? ~
Della serie che c’è mancato poco
perché dicessi
realmente addio a questo mondo… ~
In effetti, il loro aiuto potrebbe tornarci
utile. ~
Non preoccuparti… Manterrò la mia
parola. ~
No… Non posso credere di essere stato
così
stupido! ~
Non vorrai deludere i tuoi fan, vero? ~
Siamo in tre contro uno, possiamo farcela! ~
Poveri stupidi! Credete davvero che tutto questo
vi salverà?! ~
Siamo tutti qui per aiutarvi! ~
Non osare… mai più… dire
simili assurdità! ~
Quindi è questo il vostro obiettivo? Ridurre
tutti gli abitanti dell’universo ad essere dei mostri? ~
Vediamo di scoprire chi c’è sotto il
casco! ~
Vorrà dire che da adesso in poi
combatterò sul
serio contro di te. ~
Ora riusciamo a vedere qual è il vero potere! ~
Ma non importa… ho avuto il piacere…
di
combattere ancora al tuo fianco. ~
Sembra sia giunta l’ora che anche noi
interveniamo.
Una figura
incappucciata di bianco, seduta su una roccia
da cui era possibile vedere una città poco lontana, si
portò una mano sulla
fronte, digrignando i denti per il dolore.
“Questo… non è
possibile…” mormorò, alzandosi in piedi.
“Dark… Quello che stai per affrontare è
oltre la tua portata.”
Continuò, mentre alle sue spalle si aprirono dei varchi di
luce.
Il ragazzo si voltò, ritrovandosi a guardare Lucis e
Black Rock Shooter.
“Che cos’hai visto?” chiese Luce,
guardandolo seria.
“Devi riunirle.” Rispose lui.
“Servirà il loro potere per
far fronte a ciò che sta per succedere.”
“Si tratta dell’ultima prova, vero?” fece
Rock, ricevendo
un assenso come risposta.
“Io devo andare a incontrare una persona, il cui ruolo
sarà fondamentale.” Continuò il
ragazzo, aprendo anche lui un varco.
“Questa… probabilmente è
l’ultima volta che
ci incontreremo. Non interferirò nella guerra. Non
è in
mio potere cambiare il destino. Posso solo agevolarlo.”
Capitolo 77 *** Quarta prova! Il vero potere dei custodi! ***
Equilibrio - Capitolo 76: Quarta prova! Il vero potere
dei custodi!
E anche se siamo in pieno agosto, ecco qui il nuovo capitolo!
Beh, che dire... finalmente ho ritrovato l'ispirazione, e
così, questo capitolo, che faticavo a scrivere e che
inizialmente doveva essere uno dei più veloci, è
diventato di 40 pagine XD. Motivo per cui ho deciso di dividere anche
questo. Posterò la seconda parte prima di partire,
perciò tranquilli che non dovrete aspettare troppo per
sapere come finisce XD (anche se spero in qualche recensione estiva XD).
Prima di tutto ringrazio Fly89 e Ottoperotto per avermi fatto da beta
reader, oltre che per avermi permesso di scrivere questi due capitoli.
E per coloro che seguono le fiction di Otto, gli consiglio di non
perdersi il prossimo capitolo XD.
Con questo, la saga ha superato la metà. Ormai siamo vicini
al finale di questa mia follia, che si concluderà molto
presto (sto scrivendo l'ultimo capitolo mancante) e voglio
tranquilizzarvi che non ci saranno spoiler su Kingdom Hearts 3D, dato
che ormai come storia è troppo distaccata, il che mi rende
impossibile collegare la fiction al nuovo gioco (anche se pare che
Nomura abbia letto le mie fiction per scrivere la sua storia XD).
Beh, direi di passare alle recensioni!
@ Inuyasha_Fede:
di Rosario + Vampire sinceramente mi piace solo la storia, che trovo
interessante, ma nient'altro XD. Poi ora che è uscito anche
in Italia, forse riuscirò a leggere come continua dopo la
prima saga XD. Comunque mi fa piacere che l'idea dei mostri ti sia
piaciuta (Toradora e Fullmetal Panic non potevo non metterli XD). Per
quanto riguarda il finale di questa saga... Beh, diciamo che
sarà qualcosa di epico, oltre ogni limite (spero XD). @ Jimmopolis:
Beh, dovevo pur giustificare il loro cambiamento, e l'unico modo era
cambiarli la memoria XD. E sì, si hanno sempre
più informazioni sul Blue Ranger, che tuttavia, non sono
ancora sufficiente per capire di chi si tratta XD. Per quanto riguarda
le persone che devono essere riunite... posso aver usato il femminile
perché intendevo appunto "persone", no? Oppure come dici tu
sono delle ragazze/donne... Chissà? XD. Presto avrai la
risposta a tutte le domande sulla fiction, in quello che, come ho
già detto, sarà probabilmente il capitolo
più epico della storia XD.
Bene, e ora... buona lettura e buon Ferragosto a tutti!
Capitolo 76: Quarta
prova! Il vero potere dei custodi!
“Curioso…” fece una ragazza con addosso
una tunica viola,
con in mano un ombrello chiuso dello stesso colore e con un paio di ali
da
farfalla che le spuntavano dalla schiena, guardandosi attorno, vedendo
solo uno
spazio bianco e vuoto, con un cielo composto da numeri. “Non
riesco a
riconoscere questo scenario.”
“Forse è uno nuovo.” Rispose un piccolo
maialino che
stava in piedi dietro di lei, raggiungendola goffamente.
“Ne dubito. In più, tu sei rimasto
così, il ché significa
che non si è attivata alcuna sfida.”
“Ma allora dove possiamo essere finiti? Non ho mai
sentito parlare di una zona del genere.”
“Probabilmente qualcuno ha dirottato la nostra
connessione, e dev’essere anche piuttosto abile.”
“Che cosa facciamo?”
“Per il momento continuiamo ad esplorare, poi vedremo
come agire.” Rispose la ragazza, continuando a camminare,
fermandosi
all’improvviso.
“Haru.” Disse semplicemente, lasciando che
l’animale
dietro di lei la superasse.
Di fronte a loro c’era un ragazzo, che indossava un paio
di pantaloni lunghi beige, una canottiera verde coperta da un gilet
rosso e
bianco lasciato aperto. Attorno al collo aveva una medaglietta, e i
suoi
capelli erano lunghi e castani.
“Ma bene!” disse lui, battendo tra di loro i pugni
e
sorridendo. “Finalmente qualcuno con cui divertirmi!
È da parecchio che non
prendo più a pugni nessuno!”
“Che cosa vuoi fare a Kuroyukihime-senpai?!” chiese
Haru,
spalancando le braccia per difendere la ragazza.
“Tu speri forse di spaventarmi? Spiacente, ma il qui
presente Daimon Masaru-sama non si spaventa di fronte a
nulla!”
“Sei un essere umano?” chiese la ragazza,
tranquilla.
“Ti sembro forse un Digimon come voi?”
replicò lui,
guardandola male.
“Digimon?” ripeté il maialino.
“E che cosa sono?”
Questa volta il ragazzo apparve sorpreso.
“Non vorrete farmi credere che non lo siete, vero? Di
certo non siete umani.”
“Aniki!” urlò una voce, proveniente da
una delle tasche
di Masaru, anticipando una luce che prese forma al suo fianco,
trasformandosi
in un piccolo dinosauro arancione. “Hanno ragione loro, non
sono Digimon!”
“E quello che cos’è?!”
esclamò Haru. “Sembra diverso dai
normali avatar!”
“Haruyuki.” Lo chiamò Kuroyukihime.
“Preparati a
combattere contro di loro. Non sono Avatar, quello è un
essere umano vero e
proprio.”
“Un essere umano qui? Ma è impossibile! Non esiste
una
tecnologia del genere!”
“Avete finito di parlare?!” urlò Masaru,
saltando in alto
e preparandosi a colpirli con un pugno.
“Maledizione!” esclamò Haru, facendo
apparire di fronte a
sé uno schermo olografico visibile solo a lui, sopra il
quale era apparsa un’icona
con scritto ‘Duel’,
che lui premette
subito.
Immediatamente, attorno a lui apparve un cerchio composto
da dati informatici, che cominciarono a cambiarlo.
Pochi secondi dopo, al posto del maialino c’era
un’armatura argentata, con un elmo che copriva completamente
la testa.
“Lo sapevo che ci sarebbe stato da divertirsi!”
esclamò
l’avversario per nulla intimorito, avvicinandosi sempre di
più a lui.
Haru alzò il braccio, chiudendo la mano a pugno,
riuscendo così a parare l’attacco nemico,
rimanendo entrambi fermi per qualche
secondo.
Masaru fu il primo a ritirare il pugno, saltando
indietro, mentre Agumon lo raggiungeva.
“Aniki! Tutto bene?” chiese lui.
“No…” replicò serio il
ragazzo, guardandosi la mano. “Non
appare… La DigiSoul non appare… Il che significa
che non sono veramente dei Digimon!”
“Non sappiamo nemmeno di che cosa stai parlando!”
“E allora come mai potete evolvere?”
“Evolvere? Questo è un duel avatar!”
rispose Haru.
“Duel avatar? E che cosa sarebbe? Tu hai cambiato
completamente aspetto! E per quel che so io, solo i Digimon possono
farlo! E
state parlando con il più grande combattente di strada del
Mondo Digitale!”
“Mondo Digitale?” intervenne Kuroyukihime.
“Intendi dire
l’Accel World?”
“Accel che cosa?” chiese Agumon, grattandosi la
testa con
una zampa.
“Scusate, ma voi come avete fatto ad arrivare qui?”
fece
Haru.
“Con un varco, che domande. Ci sono altri modi per
arrivare nel Mondo Digitale?”
“Varco? Quindi siete arrivati qui proprio con il vostro
corpo, e non tramite un avatar virtuale.”
“Più vi sto a sentire, meno ci capisco. Forse
Yoshino o
Tohma avrebbero capito di più…”
“Eh eh, Aniki non è proprio la persona
più adatta per
discorsi complicati.” Ridacchio Agumon, prima di ricevere un
pugno in testa dal
compagno. “Ahia! Aniki!”
“Non è che tu sei più intelligente di
me, sai?” replicò
lui, mentre attorno al suo pugno per qualche secondo apparve
un’aura arancione.
“La sua mano…” fece Haru, preparandosi a
un nuovo
attacco.
“Beh, vorrà dire che li affronteremo
così!” esclamò
Masaru, rivolgendosi verso i due Avatar assieme ad Agumon.
Haru e Masaru partirono all’attacco insieme, facendo
andare indietro il braccio, con la mano chiusa a pugno.
Ma prima che i due potessero scontrarsi, una forte luce
apparve in mezzo a loro.
“E ora che cosa…!” fece Masaru,
indietreggiando e
coprendosi gli occhi, imitato da Agumon, Haru e Kuroyukihime.
Quando la luce cominciò a dissiparsi, i quattro notarono
subito un gruppo di ragazzi.
“Okay…” disse Marco, guardandosi le
mani. “Questa volta
sembra che non abbiamo subito alcuna mutazione. Sarebbe un
miracolo.”
“Concordo e, apparentemente, abbiamo tutti i nostri
ricordi.” Fece Saiko.
“Quindi la cosa è ancora più
preoccupante.” Commentò Pan,
facendo muovere la coda.
Dark e Hikari rimasero in silenzio, guardandosi attorno.
“Sembra il mondo di Tron.” Fece Sora,
raggiungendoli.
“Però c’è qualcosa di
diverso, anche se non saprei dire che cosa… Oltre al
fatto che non siamo stati digitalizzati.”
“A-Altri umani?! E sono apparsi dal nulla!”
esclamò Haru,
facendo girare tutti verso di sé.
“E voi chi siete?” chiese Inuyasha, per poi
cominciare ad
annusare con il naso. “Non sento alcun odore provenire da
voi.”
“Hai ragione.” Disse Natsu, imitandolo.
“Ma com’è
possibile?”
“Ehi voi! Come osate interrompere un mio
combattimento?!”
gli urlò contro Masaru, partendo all’attacco.
Pan si girò di colpo, fermandolo semplicemente con una
mano aperta.
“Che cosa?!” esclamò incredulo il
ragazzo.
“Se vuoi colpirci, cerca di diventare più
forte!” replicò
la Sayan, per poi lanciarlo via con un colpo d’aura.
“Aniki!” urlò Agumon.
Vedendolo, Sora, Riku, Kairi, Saiko, Marco e Tsuna
spalancarono gli occhi.
“Agumon?!” esclamarono tutti insieme.
Il Digimon si girò verso di loro.
“Mi conoscete?”
“No.” Rispose Dark. “Loro hanno visto un
altro Agumon.”
“Un altro Agumon?” ripeté Masaru,
rialzandosi e sputando
con noncuranza del sangue a terra. “Quindi almeno voi siete a
conoscenza dei
Digimon.”
“Digimon? Quello sarebbe un Digimon?” chiese Asuka.
“È
molto diverso da Koji e Ryo.”
“Loro vengono da mondi diversi, dove l’unica cosa
in
comune sono appunto le creature digitali chiamate Digimon.”
Spiegò Hikari.
“Però non credevo che avremmo incontrato un altro
mondo abitato da loro.”
“E quei due? Sono anche loro Digimon?” chiese
Edward,
indicando Haru e Kuroyukihime.
“Ancora con questa storia?!” esclamò il
cavaliere
d’argento. “Non sappiamo nemmeno che cosa sono
questi Digimon! Voi piuttosto, chi
diamine siete?!”
“Di un po’, nullità… Vuoi
davvero far imbestialire il qui
presente divino Black Star con le tue inutili esclamazioni?”
chiese
l’assassino.
“Ci conviene ritirarci, Haru.” Fece Kuroyukihime.
“Sono
in troppi per noi.”
Il cavaliere la guardò per qualche secondo, per poi
annuire.
“Va bene.” Disse, per poi rimanere fermo.
I custodi li guardarono per qualche secondo, senza però che
i due facessero nulla.
“Che cosa significa?” chiese la ragazza, sorpresa.
“Perché non riesco a disconnettermi?”
“Lo stesso vale per me! Com’è
possibile?!”
“Scusate…” fece Marco. “Non
sono esperto come mio padre,
ma solitamente non si parla così quando ci si connette a
internet?”
I due lo guardarono sorpresi.
“Internet non si usa più da molti anni, come fai a
non
saperlo?” chiese Haru.
“Internet?” chiese Natsu. “E che cosa
sarebbe? Qualcosa
da mangiare?”
“Magari è del pesce.” Fece Happy,
facendosi spuntare le
ali e volando, immaginando il suo cibo preferito.
“Che cosa?!” esclamò Kuroyukihime.
“Quel gatto sta
volando!”
“Nessun riferimento al fatto che parla?” chiese
Ichigo,
leggermente sorpreso.
“Tsk.” Fece Masaru. “Perché
dovrebbero sorprendersi di
quello? Quel tipo in armatura prima era un piccolo maialino
parlante.”
“Detto così suona proprio
demotivante…” commentò Haru,
abbassando la testa.
“Ad ogni modo, dove ci troviamo?” chiese Riku.
“Nel Mondo Digitale.” Risposero Masaru e Agumon.
“Nell’Accel World.” Replicò
insieme Haru.
“Quindi non lo sapete nemmeno voi… Ehi, essere
superiore
dei miei stivali!” esclamò Asuka, rivolgendosi a
Dark. “Sai almeno dove ci hai
spedito o anche stavolta non ti ricordi nulla?”
“Spiacente, niente di niente.” Rispose lui.
“Essere superiore?” ripeté Kuroyukihime.
“Sei così
forte?”
“Forte? È un eufemismo, credimi.” Disse
Tsuna. “Non lo
avete visto quando combatte… Ormai credo che le persone in
grado di tenergli
testa si possano contare su una mano.”
“Davvero?” fece Masaru, facendo scrocchiare le
mani.
“Interessante, allora lo devo affrontare!”
“Non hai speranze. Ti sei lasciato battere da me, che non
ero nemmeno al mio massimo potenziale, e lui è decisamente e
notevolmente più
forte di me.” Replicò Pan.
“Credi che perché sei una mocciosa io non ti possa
battere? Prima mi hai solo colto alla sprovvista! Io sono il
più forte
combattente di strada del Mondo Digitale, Daimon Masaru-sama!”
“Davvero? Beh, io sono la nipote dell’uomo
più forte
dell’universo.” Disse la Sayan, mentre i suoi
capelli diventano biondi,
provocando un’onda d’aria che investì
tutti. “E credimi, so essere molto
pericolosa.”
“Umpf! Aniki, diamogli una lezione!”
“Con piacere, Agumon!” disse Masaru, tirando fuori
dalla
tasca una specie di cellulare.
In quello stesso momento attorno al suo braccio apparve
la stessa aura arancione di prima, che lo ricoprì
completamente.
“DigiSoul Charge! Overdrive!” urlò,
facendo confluire
l’energia attorno a lui nell’oggetto, che poi
puntò contro il Digimon, che
s’illuminò subito.
Sotto gli occhi sorpresi di parte dei custodi e di Haru e
Kuroyukihime, Agumon divenne sempre più grande, cominciando
a cambiare aspetto.
Attorno al suo corpo apparve un’armatura rossa, mentre
sulla schiena spuntò un paio di ali artificiali dello stesso
colore. La sua
coda si allungò, venendo ricoperta anch’essa
dall’armatura, terminando con una
ruota dentata verso l’esterno.
“Vai, ShineGreymon!” urlò Masaru.
“Sì Aniki!” rispose lui, per poi alzare
le braccia verso
l’alto, creando una sfera di fuoco molto simile a un sole.
“Glorious Burst!” gridò, scagliando la
sfera contro Pan,
che invece portò le mani dietro di sé,
cominciando a caricare l’onda
energetica.
“Tutto qui?” chiese la Sayan, rispondendo
all’attacco.
L’onda d’urto dovuta all’incontro tra i
due attacchi
investì tutti i presenti.
“C-Che cosa sono quei due?!” esclamò
Haru. “Non ho mai
visto attacchi così potenti!”
“Umpf!” fece Pan, continuando a mantenere sospeso
il piccolo
sole con la sua onda. “Non male, lo ammetto, ti avevo
sottovalutato. Ma ora-”
“Ma ora basta così.” Disse Dark, creando
una sfera di
luce che scagliò contro i due attacchi, deviandoli verso
l’alto, dove esplosero
definitivamente.
Masaru si girò verso di lui.
“Come osi interrompermi ancora?!”
sbraitò, cominciando a
correre contro di lui, con il pugno alzato.
Pugno che Dark fermò senza alcun problema.
“Mi spiace, ma come ha detto Pan, sono oltre la tua
portata. Quella sfera che ho appena usato non era che una minima parte
del mio
potere.”
“U-Una minima parte?!” ripeté con tono
spaventato Haru,
per poi girarsi verso Kuroyukihime, che era altrettanto sorpresa.
“Ogni volta è la stessa storia.” Fece
Marco. “A quanto
pare, essere una delle tre entità portanti
dell’universo ti rende decisamente
incurante delle reazioni altrui.”
“Una delle tre entità portanti?” chiese
Kuroyukihime.
“Che cosa intendi dire?”
“Intende dire che Dark è l’Equilibrio in
persona.”
Rispose Hikari. “Ci sono ben poche persone in grado di
tenergli testa, se
combatte al suo massimo potenziale.”
“Di’ pure che solo i suoi genitori e forse Hakai ne
sono
in grado.” Fece acida Asuka. “Di sicuro, nemmeno la
nostra divinità personale
può fargli qualcosa!”
“Asuka…” cominciò Shinji,
sospirando. “Io sono anche un
suo guardiano e gradirei che non facessi notare che sono una
divinità…”
“Fai anche il modesto adesso?” replicò
la pilota di
Evangelion. “Ma sei proprio uno stupido! Mi chiedo come abbia
fatto a…”
Ma la ragazza si fermò, per poi voltare lo sguardo.
“Asuka?” fece Shinji, non riuscendo a capire quel
comportamento. “Che cosa ti prende?”
“Stupido!” urlò lei, girandosi e aprendo
la mano, pronta
a creare una sfera di fuoco.
Shinji si portò le mani davanti al volto per ricevere il
colpo.
Colpo che però non arrivò.
“Uh?” fece, spostando le mani.
Di fronte a lui c’era Asuka, intenta a guardare incredula
la propria mano, sulla quale non era apparso nulla.
“E-Ehi! Dove accidenti è la mia magia?!”
esclamò,
chiudendo e riaprendo il palmo più volte.
“Ma che dici?” fece Natsu, avvolgendosi il braccio
con il
fuoco. “Ti sei dimenticata come si usa la magia?”
“Maledizione, vorrà dire che userò il
Keyblade!” esclamò
irata la custode, portando la mano davanti.
Davanti a lei apparve una lieve luce, che però si spense
subito, senza far apparire nulla.
“Ehi… Che cosa significa
questo…?”
“Non sarà che…” fece Saiko,
cercando anche lui di evocare
il Keyblade, senza però riuscirci.
“Oh no… non ditemi che è ciò
che penso!” esclamò Sora, imitando
i compagni, ma fallendo nel tentativo esattamente come loro.
In pochi secondi, tutti i custodi si ritrovarono a
cercare di evocare il Keyblade, senza ottenere alcun risultato.
“I nostri poteri da custodi sono
spariti…” mormorò incredulo
Edward, per poi appoggiare velocemente la mano a terra.
Rimase fermo per qualche secondo, senza però fare nulla.
“Niente, anche la mia alchimia superiore è
sparita…”
constatò.
In quel momento tutti si girarono verso Dark e Hikari,
che erano rimasti in silenzio.
“Si può sapere che sta succedendo?”
chiese Masaru, mentre
il suo Digimon tornava al suo aspetto normale.
“Succede che ora penso proprio che userò un certo
essere
superiore per affilare i miei artigli!” rispose Inuyasha,
mostrando i suoi
artigli e partendo all’attacco.
Dark rimase fermo, limitandosi ad evocare il Keyblade e a
parare l’attacco.
“Ma quello è…”
cominciò incredulo Haru guardando l’arma.
“Un Keyblade!” completò Kuroyukihime.
“Dunque siamo di
fronti ai famosi custodi.”
“Quindi tu e Hikari siete ancora immuni agli effetti
della prova, eh?” fece Ichigo, per poi portarsi al petto il
suo ciondolo,
separandosi dal suo corpo, che cadde a terra.
Questa volta a posto del Keyblade apparve la sua vecchia
spada.
“Beh, sembra che io possa usare Zangetsu, anche se
è
tornato al suo vecchio aspetto…” disse, per poi
girarsi verso Haru e
Kuroyukihime, che lo guardavano increduli.
“Si è sdoppiato?” chiese Agumon,
guardando sia il corpo
che lo spirito di Ichigo, il quale rispose con uno sguardo curioso.
“Voi riuscite a vedermi?”
“Sembra che in questo mondo le cose funzionino
diversamente dagli altri.” Fece Riku, guardandosi attorno.
“Ma che cosa facciamo ora?!” esclamò
Saiko. “Senza
poteri, siamo quasi tutti dei comunissimi umani! Non possiamo
combattere in
questo modo!”
“Quasi?” ripeté Kuroyukihime,
riacquistando il controllo
di sé. “Come sarebbe a dire?”
“Ehi, non crederai forse che io sia una comune ragazzina,
vero? Questa coda non ti dice nulla?” domandò Pan.
“E queste orecchie non sono di certo finte.”
Aggiunse
Inuyasha, indicando le proprie orecchie e muovendole a scatti.
“Io non mi esprimo… Mi piace ancora considerarmi
umano
quando è possibile…” mormorò
Marco.
“Ovvio che io non sono umano, sono il grande e unico Black
Star!” urlò l’azzurro, poco prima di
venire colpito da un pugno di fuoco di
Natsu.
“E piantala con questa storia, hai rotto!” gli
disse,
poco prima di ritrovarsi il volto dell’assassino di fronte al
suo, con diversi
nervi in bella mostra.
“Come osi?! Nessuno può colpirmi e passarla
liscia!”
“Fatti sotto allora!” replicò il Dragon
Slayer, facendosi
completamente avvolgere dal fuoco.
“Non sarebbe il caso di rimandare i diverbi?”
propose
Tsuna, senza venire sentito dai due.
“Meglio lasciarli sbollire per conto loro.” Fece
Conan,
sospirando. “Cavoli, sono di nuovo bloccato
così…”
“Okay, qualcuno può spiegarmi che cosa diamine sta
succedendo qui?!” urlò Masaru
Hikari sospirò.
“È una lunga storia…”
“Quindi
in pratica, adesso state sostenendo queste ‘prove
finali’, esatto?” chiese Kuroyukihime, dopo che i
custodi terminarono di
raccontare tutto.
“Proprio così.” Rispose Sora.
“Sa tanto di videogioco…” fece Haru.
“Solo che è la pura verità. Non
possiamo mostrarvi i
nostri poteri, ma come avete visto, alcuni di noi non sono proprio
umani.”
“E così avete incontrato altri ragazzi
accompagnati da
Digimon, eh?” disse Masaru. “Chi lo avrebbe detto,
credevo che gli agenti della
DATS fossero gli unici.”
“DATS?” ripeté Marco.
“L’organizzazione per cui lavoravo, prima di
decidere di
restare nel Mondo Digitale con Agumon. Era lei a occuparsi dei Digimon
che
apparivano nel mondo reale, però da quando quel varco ha
mangiato me e Agumon,
non abbiamo incontrato più nessuno.”
“Aspetta, quindi questo non è il tuo mondo
d’origine?”
chiese Kairi.
Il ragazzo alzò le spalle.
“Non lo so, il Mondo Digitale è molto
vasto… Però mi insospettisce
non aver trovato più nessun Digimon. Per questo quando ho
incontrato quei due,
non ho resistito a metterli alla prova!”
“E tu prendi a pugni chiunque incontri?” chiese
Haru.
“Beh, quando ci siamo incontrati per la prima volta, io e
Aniki ci siamo scambiati parecchi colpi.” Rispose Agumon,
ridendo.
“Uno dei combattimenti più belli che ho mai
sostenuto.” Ammise
il ragazzo, mentre tutti li guardavano come due pazzi.
“Vi prego, ditemi che queste follie prima o poi avranno
fine…” fece Marco.
“Mi spiace, ma temo che quello che abbiamo visto finora
sia ancora il minimo.” Disse Sora.
“Dopo essermi ritrovato ad essere una ragazza, essere
tornato bambino, aver perso la memoria e perso i poteri che
cos’altro può
capitarmi di più folle?!” gli urlò
contro l’Animorph.
“Dimentichi l’astronave aliena che ti è
atterrata davanti
tempo fa, il fatto che tua madre è controllata da un alieno
che si diverte a
conquistare mondi, e l’incontro che hai fatto con quella
pseudo suora…”.
“Grazie per avermi ricordato i momenti più
importanti
della mia vita Asuka, veramente.” Replicò gelido
Marco.
“Beh, dimentichi quel tipo… quello
strano…” cominciò Pan,
portandosi una mano sotto il mento per cercare di ricordare.
“Come si
chiamava?”
“Quello uguale al tipo il cui nome ricordava le
moltiplicazioni?” domandò Saiko.
“Ottoperotto?” chiese Sora, leggermente sorpreso.
“Non ci
avevate detto di averlo incontrato.”
“Io ho cercato di rimuoverne il ricordo, dopo aver dovuto
affrontare quel pazzo psicopatico armato di
cucchiai…”
“Ma che razza di combattente era, scusate?”
domandò Haru.
“Non ho mai sentito di nessuno che combatte con un
cucchiaio… E poi che
pericolo può rappresentare?”
“Sarei stato d’accordo con te se solo non
l’avessi visto
sopravvivere a un’esplosione nucleare diretta.”
Disse Tsuna.
“Esplosione nucleare?” domandò Natsu,
chinando la testa a
lato. “Da quando le esplosioni hanno un nome?”
“Da quel che ho sentito, è un’esplosione
dalla forza
devastante, in grado di distruggere un’intera
città in pochi secondi…”
spiegò
Inuyasha, non troppo sicuro.
“In molti mondi quelle esplosioni hanno condannato
l’intero pianeta.” Fece Dark. “I loro
effetti durano anni e anni, senza mai
scomparire definitivamente. E purtroppo, rispetto a quel che
può fare mio
padre, è niente.”
“Tuo padre è così potente?”
domandò incredulo Masaru.
“Aspetta, tu hai detto di essere l’Equilibrio
stesso
dell’universo, esatto?” intervenne Kuroyukihime.
“E se non sbaglio, per la
maggior parte delle persone l’equilibrio è
composto da una perfetta unione tra
luce e tenebre. Da questo devo dedurre che tuo padre
è-”
“L’Oscurità stessa, esatto.”
Completò il custode.
“Immagino dovremmo considerarci dei privilegiati a poter
parlare direttamente con te, vero?” continuò la
ragazza, sbattendo la punta
dell’ombrello per terra. “Ammetto che sono molto
tentata di affrontarti in un
duello, ma da quel che ho visto, nemmeno un Re come me avrebbe
possibilità
contro di te. Anzi, probabilmente nemmeno tutti e sette i Re insieme
riuscirebbero anche solo a ferirti.”
“Adesso non esageriamo, sono forte, ma non invincibile.
Questo corpo è pur sempre umano, e se non fosse per i miei
poteri, sarei morto
molto tempo fa.”
“Se penso che voi rischiate veramente la vita… mi
vengono
i brividi solo a pensarci! Nella realtà non durerei un
secondo in uno scontro.”
Commentò Haru.
“Ah, la realtà… è una cosa
molto astratta, sai tuss?”
fece una voce alle sue spalle, appartenente a un uomo vestito di
bianco, con i
capelli tutti all’aria, tranne per un lungo codino, e
un’espressione non
proprio sveglia, che si portò un dito sotto il mento.
Poi, come se niente fosse, tirò fuori da una tasca un
teschio finto.
“Verità o non verità… questo
è il dilemma!” esclamò in
tono melodrammatico, per poi gettare via il teschio. “Ma chi
se ne importa di
‘sti problemi!”
Il gruppo rimase in silenzio a osservarlo per qualche
secondo.
“Okay… Vi prego, ditemi che sono
impazzito… Ditemi che
sono impazzito e che lo sto vedendo solo io…”
supplicò Marco, con un piccolo
tic nervoso all’occhio.
“E questo svitato chi accidenti è?” fece
Asuka, guardando
l’Animorph.
“Svitato?” ripeté l’uomo,
tirando fuori dalla tasca una
vite gigante. “Strano, non l’ho nemmeno
avvitata… Non ho ancora trovato una
cavia su cui testarla… Ah, come invidio il buon vecchio
Victor. A lui è bastato
qualche fulmine, qualche vite e un poco di cervello per creare il primo
zombie
e urlare ‘È vivo!’.”
Non appena ebbe detto le ultime due parole, alle sue
spalle apparvero dei fulmini dal nulla.
“L-Loony?!” chiese Tsuna, guardandolo sorpreso.
“Loony? Allora non è Otto…”
fece Hikari, guardandolo.
“No, è una specie di suo gemello, da quel che ho
capito…
Solo, è molto più fuori di testa.”
“Chissà perché, ma lo avevo
immaginato.” Sputò Masaru, fissando
il nuovo arrivato.
“Fuori di testa?” esclamò Marco,
indicando Loony con
disperazione. “Quell’essere è la follia
stessa! Pazzia allo stato puro!”
“Preferirei essere definito lunatico, mio caro tuss
bisognoso delle cure di Freud.” Replicò lui.
“Follia?!” urlò Black Star.
“Allora è un Kishin!”
“Sinceramente, credo che il tuo Kishin gli farebbe un
baffo.” Commentò Pan.
“Uhm… ma ditemi… che ci fate nella
cantina di Quina?”
chiese Loony.
In quel momento tutti lo guardarono con gli occhi
sgranati, quasi fuori dalle orbite, e con le mascelle che avevano tutta
l'intenzione
di andare a toccare il pavimento.
“Come osi paragonare questo mondo a una mera
cantina?!”
esclamò Masaru, chiudendo le mani a pugno, imitato da Agumon.
“Credo che d’ora in poi avrò
un’idea ben diversa dei
pazzi.”
“Dark, ti prego, restituiscimi l’alchimia,
così almeno
posso creare una prigione insonorizzata intorno a lui!” fece
Edward.
“Alchimia? Ma anch’io sono un alchimista,
sai?” disse
Loony, per poi battere le mani e creando dal nulla una pietra rossa.
“Pietre
filosofali, vita… posso fare tutto quanto!”
Poi, ignorando un Edward Elric paralizzato dallo shock,
fece scomparire la pietra.
“Okay, sto cominciando a meditare di distruggerlo, anche
se è la copia perfetta di Otto…” disse
Sora.
“Tuss, non credo ti convenga, sai?”
“Tuss?” ripeté Kuroyukihime.
“Che cosa significa?”
“Oh, è un termine per indicare ragazzi come loro.
In
effetti, siete quasi tutti tuss e tusan, tranne loro due.”
Continuò Loony,
indicando Dark e Hikari.
“In compenso, sembrano due pazzi perfetti, andando in
giro conciati in quel modo.”
I due custodi dell’Equilibrio rimasero in silenzio ad
ascoltarlo.
“Strano… Pensavo che Dark lo avrebbe disintegrato
all’instante…” mormorò Conan.
“Dark? Oh, ti riferisci al buon vecchio darky?”
chiese
Loony, per poi tirare fuori un telecomando e premendo subito un bottone.
Sotto gli occhi increduli di tutti, in mezzo a loro
apparve dal nulla una persona con addosso un impermeabile nero, intento
a
leggere qualcosa su un tablet.
“Allora, il carico di spazzole di acacia velenosa
dovrebbe arrivare domani. Poi subito dopo… uh?”
fece il nuovo arrivato,
guardandosi attorno. “Strano, me lo ricordavo ben diverso il
mio studio…”
“E avete avuto una dimostrazione pratica del
teletrasporto multidimensionale made in Ticino!”
esclamò Loony, attirando su di
sé lo sguardo dell’uomo.
“Chi ha fatto entrare il pazzo psicopatico
instabile?”
chiese, girandosi verso i custodi.
“darkroxas92?” chiese Riku, guardandolo.
“Sì, signore della distruzione eccetera,
eccetera… Scusa
tuss, ma sto facendo un po’ di calcoli… Sai,
quando a gestire il tuo patrimonio
c’è uno degli esseri più avari
dell’universo, hai un po’ di
difficoltà…”
“Voi custodi conoscete gente assai strana, sapete?”
commentò Kuroyukihime.
“Non sai quanto hai ragione…”
replicò Sora, facendo
fermare immediatamente darkroxas92.
“Questa voce…” fece lui, girandosi
lentamente e sgranando
gli occhi. “Per tutti i mondi che ho distrutto! Che
cactus-”
“Ehilà, finalmente ti sei accorto di
noi.” Disse Dark,
raggiungendolo. “Inutile che ti dica di non fare nulla di
azzardato, vero?” gli
sussurrò. “Sono molto più potente del
nostro ultimo incontro.”
“E credi forse di farmi paura?” replicò
l’altro. “Sono
pur sempre una divinità, non certo un umano come
te!”
“Un’altra divinità?!”
esclamò Asuka, sbattendosi una mano
sulla faccia. “Perfetto, ci mancava un altro megalomane
montato come Black
Star…”
“Ad essere sinceri, lui è veramente una
divinità.”
Rispose Loony, tirando fuori un libro. “E il suo nome
è sinonimo di flagello in
quattordici dialetti diversi, e ha distrutto ben sei mondi!”
“Allora è un nemico!” esclamò
Natsu, facendosi avvolgere
dalle fiamme e partendo all’attacco, colpendo in pieno il
nuovo arrivato e
spedendolo a diversi metri di distanza.
Loony sospirò, per poi tirare fuori dal nulla un camice
da infermiere.
“Non ho mai visto un tuss così desideroso di farsi
ricoverare…” commentò.
“E perché mai?”
“La divinità della distruzione che hai appena
colpito è
famosa anche per il suo misterioso odio verso tutti i tuss e tu
l’hai appena
colpito con un pugno avvolto dal fuoco… Questo ti dice
nulla?”
“Divinità della distruzione?”
ripeté Shinji. “Che cosa
vuoi di-”
Ma prima che potesse completare la frase, una sfera di
energia li raggiunse, costringendolo ad evocare la lancia per deviarla
verso il
cielo, dove esplose senza causare danni.
“Oh, vedo che il vostro gruppo è sempre pieno di
sorprese.” fece darkroxas92, riavvicinandosi e creando una
seconda sfera sopra
la mano destra. “Non credevo ci fosse qualcuno in grado di
deviare uno dei miei
attacchi senza un Keyblade.”
“Spiacente, ma io sono una vera divinità, e i miei
poteri
sono ben diversi da quelli dei custodi. In più sono anche un
guardiano
dell’Equilibrio!” rispose Shinji, preparandosi a
combattere.
“Come?” fece l’altro, guardandolo
sorpreso. “Strano, non
mi risulta ci siano state nuove elezioni di divinità negli
ultimi anni…”
“Perché da voi ci sono delle elezioni per le
divinità?”
chiese Ichigo.
“Beh, diciamo che ogni tanto capita che qualche essere
più fortunato degli altri sia… guidato a
raggiungere un piano dell’esistenza
maggiore. A me è successo molti, molti millenni
fa.”
“Il che lo rende senza dubbio il più vecchio tra i
presenti.” Rifletté Loony. “Ah, il buon
vecchio darky… Più vecchio che buono a
ben pensarci… Credo che nemmeno con un po’ di sale
si potrebbe digerire.”
“Ancora non capisco che cosa ci faccia lui sulla mia
luna.” Commentò darkroxas92.
“Ecco, temo di doverti dire che non sei più sulla
tua
luna… Anzi, credo che tu non sia nemmeno nel tuo universo.
Loony ti ha
teletrasportato qui con uno strano aggeggio. Come lui sia arrivato qui
non si
sa.” Spiegò Marco.
“Aspettate… mi state dicendo che quindi qui non
c’è
nessun Autore a controllare, esatto?”
“Autore? Che cosa diamine stai dicendo?!”
esclamò Masaru.
“Ah già, dimenticavo che per voi è
qualcosa di insensato…
Per voi, il libero arbitrio è una cosa normale.”
“E con questo?” chiese Haru.
“Sapete, nel mio universo noi divinità non
possiamo
interferire con gli altri, a causa della Grande Regola. Ma qui pare
proprio che
non ci sia niente del genere!”
Dark evocò subito il Keyblade insieme a Hikari, ma Loony
fu più veloce.
Muovendosi a una velocità impressionante, si
avvicinò a darkroxas92,
per poi colpirlo in pieno con il palmo delle mani, facendolo volare
nuovamente
indietro.
“Chiamatemi MerLoony.” Disse, soffiandosi sulle
mani come
se fossero state delle pistole.
“Ditemi che non è una parodia del nome di
Merlino…”
commentò Sora, portandosi una mano sulla faccia.
“Certo che no.” Rispose Loony. “Merlino
è Merlino,
MerLoony è MerLoony.”
Ma prima che potesse continuare con il suo delirio, una
colonna di fuoco si alzò verso il cielo in
prossimità della divinità colpita.
“Tu… Miserabile omuncolo, emanazione di infima
categoria
dei miei stivali!” tuonò, avvolto dal fuoco.
“Come osi colpirmi?!”
“Si è leggermente arrabbiato, eh?”
commentò Loony,
rivolgendosi a Marco, che sospirò.
“Se per te quello è leggermente arrabbiato, allora
temo
dovrai presto rivalutare i tuoi standard…”
“Ma lo so anch’io che è una cactusata!
Non sono mica
stupido, sai? Si vede lontano un miglio che ha voglia di distruggermi
usando
tutti i suoi poteri!”
“E tra poco io gli darò man forte, anche a costo
di
doverti sbattere la testa a terra.” Fece Asuka.
“Quel tipo sarebbe in grado di sconfiggere un sacco di
persone solo per i suoi discorsi insensati.” Disse Haru.
“Umpf! È solo uno svitato insignificante. Ho avuto
avversari ben più forti.” Intervenne Masaru.
“Oh, non ti preoccupare, Daimon Masaru!” fece
darkroxas92. “Ho un intero dossier sul tuo conto, con tutti i
danni che hai
provocato. Nella mia dimensione sei un ricercato, sai?”
“Ricercato? Che diamine… Ma tu chi sei
esattamente?!”
esclamò Haru.
“Credevo fosse chiaro.” Rispose lui.
“Sono darkroxas92,
la divinità della distruzione della mia dimensione. E
modestamente, sono io
quello che si occupa di punire in maniera adeguata i tuss, ovvero i
ragazzi di
età compresa tra i sette e i diciassette anni, quando questi
commettono
qualcosa che non dovrebbero fare.”
“E secondo la sua lista, praticamente anche respirare
è
una colpa.” Disse Loony.
“Bene, ora che le presentazioni sono
finite…” riprese
darkroxas92, girandosi verso il suo compagno di dimensione.
“Prima che perda
nuovamente la pazienza, ti dispiacerebbe riaprire il varco dimensionale
e farmi
tornare sulla mia luna?”
“E come farei, scusa?”
“Con quel telecomando che hai usato prima?”
“Oh, intendi quello? Spiacente, ma l’ho smontato
per
costruire questo pallone volante.” Rispose Loony, mostrando
l’oggetto in
questione. “Non dirmi che ti serviva, vero?”
L’occhio destro di darkroxas92 tremò leggermente,
preso
da un tic improvviso.
“Ma perché… Perché a
me?!” urlò, facendo tremare la
terra. “Cos’ho fatto di male per meritarmi tutto
questo?!?!”
“Vuoi un elenco preciso o va bene anche uno
approssimativo?” domandò Loony, tirando fuori dal
nulla un computer.
“Meglio se non commento, supererei il rating
concesso…”
“Meglio non ricordargli che qui non ci sono problemi di
rating, vero?” fece Sora a Riku, che annuì.
“Beh, direi che non ci resta che vedere cosa ci riserva
questo mondo.” Disse Dark, cominciando ad allontanarsi con
Hikari.
“Aspetta un momento tu!” lo fermò
darkroxas92. “Se credi
che me ne starò buono solo per la tua minaccia, ti sbagli!
Se qui posso usare
tutti i miei poteri, per te non c’è alcuna
speranza!”
“Mi spiace deluderti, ma Dark è molto
più forte di te.
Anzi, credo che tu non sia minimamente al suo livello.”
Rispose Hikari.
“Davvero? Vogliamo provare?”
“Qui non esistono divinità come nella tua
dimensione. Ce
ne sono altre, di vari tipi, ma molto diverse da quelle come
te.” Disse Dark.
“Io sono al di sopra di esse. Io non sono un mero custode, o
una divinità. Sono
qualcosa di superiore.”
“E poi dicevano che mi davo delle arie… non
avevano
ancora incontrato te, vero?”
“Certo che no. Perché lui è veramente
al di sopra di
tutti voi.” Fece Loony, assumendo uno sguardo serio.
“Perché tu sei
l’Equilibrio stesso di questa dimensione, non è
vero?”
Dark si girò verso di lui, sorpreso.
“Ma allora stavi fingendo prima?”
“Sfortunatamente no. Posso rimanere così solo per
pochi
minuti, e in rarissime occasioni.”
“Equilibrio stesso? Cosa stai dicendo?” chiese
darkroxas92.
“Questa è la prima volta che vengo qui, e non
essendo più
nella nostra dimensione, non so più nulla dal nostro Autore.
Ma qui… Qui sento
chiaramente tre grandi forze, e una è proprio qui di fronte
a noi.”
“Tre? E chi diamine sarebbero gli altri due?!”
Loony sorrise.
“Immagino che tu non sia in grado di percepirle, vero
Lan?”
Ma non appena ebbe detto quel nome, si ritrovò la mano
del signore della distruzione attorno al collo.
“Non chiamarmi mai più in quel modo,
chiaro?” tuonò
minaccioso e serio, come prima non era stato.
“Lan? Ehi, ma non è lo stesso nome…
dell’altro Dark?”
esclamò Sora, attirando l’attenzione di tutti su
di sé.
“L’altro Dark? Vuoi dire quello che io e Rukia
abbiamo
incontrato nel nostro mondo quando ci siamo visti per la prima
volta?”
“Il Dark del futuro…”
continuò il custode
dell’Equilibrio. “Ma dubito abbia a che fare con
darkroxas92. Dopotutto, Lan
proviene sempre da questa dimensione, mentre lui no.”
“Per una volta sono d’accordo. Io sono il signore
della
distruzione, punto e stop!”
Loony sospirò, per poi battere le mani.
“Ad ogni modo, percepisco anche qualcosa di anormale in
questo mondo.” Continuò, incurante degli sguardi
puntati contro. “Da quel che
ho capito, voi custodi state sostenendo un esame particolare,
esatto?”
“Sì, un esame che ho preparato secoli fa, proprio
in
previsione della guerra che ci attende. Sfortunatamente, ho rimosso i
miei
ricordi in proposito, e non so nemmeno io in cosa consistono le
prove.”
“Della serie che altrimenti era troppo facile?”
“Lascia stare, va…” sbottò
Asuka. “Se ripenso ancora alla
prima prova… Brrr… Nemmeno nei miei incubi
peggiori avrei immaginato una cosa
del genere!”
“Che cosa vi è successo di tanto grave?”
domandò
Kuroyukihime, curiosa.
“Tu come reagiresti se ti ritrovassi improvvisamente ad
essere un ragazzo?!” replicò acida l’ex
pilota di Evangelion.
Loony, darkroxas92, Haru, Kuroyukihime, Masaru e Agumon
spalancarono gli occhi increduli.
“N-Ne deduco che di conseguenza, i ragazzi si sono
ritrovati ad essere-”
“Non finire la frase, o al mio gemello parallelo
mancherà
un nemico.” Fece Sora. “Preferisco
dimenticare.”
“Una divinità di nostra conoscenza probabilmente
darebbe
di matto se sapesse di una cosa del genere.”
Commentò Loony, per poi chiudere
gli occhi.
“E ora che cosa stai facendo?” chiese Natsu.
“Dubito che su questo mondo non ci sia nessuno,
perciò
sto cercando una qualche fonte di intelligenza.”
Dark e Hikari si affiancarono a lui, appoggiando una mano
su ciascuna spalla.
“Ti daremo un po’ del nostro potere per aumentare
il tuo raggio
d’azione.” Disse il custode
dell’Equilibrio, mentre un’aura bianca avvolgeva
Loony, che spalancò gli occhi sorpreso.
“Un potere del genere… Potevate cercare anche da
soli,
sapete?”
“Non ce ne hai dato il tempo.” Replicò
Hikari,
sorridendo.
“Un punto a vostro favore. Comunque percepisco qualcosa a
nord, però non sembrano esseri viventi.”
“A nord?” ripeté Masaru, guardando nella
direzione
indicata. “Potrebbe essere, dopotutto dobbiamo ancora
visitare quella zona.”
“Beh, io ora temo di dovervi lasciare.” Fece Loony.
“Il
mio tempo in questa personalità è ormai agli
sgoccioli. Buona fortuna allora!”
“Ehi, aspetta, te ne vai via co-”
Ma Asuka fu interrotta all’improvviso da una torta, che
la colpì in piena faccia.
Come se niente fosse, Loony aveva tirato fuori dal nulla
delle torte, che aveva cominciato a far volare come se fosse un
giocoliere.
Asuka si pulì la faccia con le mani.
“Tra poco commetterò un omicidio… A
costo di prenderlo e
farlo a pezzi a mani nude!”
“Meglio non perdere tempo in queste cose.” Fece
Ichigo,
mentre tutti si avviavano nella direzione indicata da Loony.
“Vediamo se almeno
ci ha saputo dire qualcosa di giusto.”
L’ex pilota sbuffò, per poi seguire gli altri.
Jessie
mosse lentamente le mani, riprendendo i sensi.
La prima cosa di cui si rese conto era quella di non
trovarsi più sul letto dove era stata lasciata, ma su una
superficie ben più
dura.
Si alzò in piedi, tenendo gli occhi chiusi.
Ma si portò subito una mano a coprirli per ripararsi
dalla luce improvvisa del giorno.
“Ma che cosa…” fece, per poi aprire
lentamente gli occhi,
spalancandoli subito di colpo.
Si trovava in una via circondata da altissimi
grattacieli, e il cielo sopra di lei era di un azzurro innaturale, come
se
fosse illuminato da qualcosa.
“Com’è possibile?”
esclamò, guardando prima se stessa e
poi il paesaggio che le stava attorno, soffermandosi su una benda che
giaceva a
pochi centimetri da dove si era risvegliata.
Abbassandosi, la raccolse tra le mani, per poi fare un sorriso
amaro.
“Dev’essere un sogno… Già,
è per forza così…”
mormorò,
delusa.
Senza aggiungere altro, si rialzò.
“Devo riuscire a trovare un modo per risvegliarmi
però…
Questo sogno è decisamente strano.”
Ma prima che potesse fare qualcosa, sentì una pressione di
forma circolare sulla schiena.
“Non fare un passo e alza lentamente le mani in
alto.”
Disse una voce alle sue spalle.
La custode sbuffò.
“Per essere un mio sogno, sono troppo svantaggiata pure
qui…” commentò, obbedendo.
“Sogno?” ripeté la voce. “Che
cosa ti hanno installato?
Noi non possiamo nemmeno dormire, come potremmo a sognare?”
Sentendo ciò, Jessie spalancò nuovamente gli
occhi.
“Non è un sogno…?” fece,
cominciando a tremare. “Com’è
possibile allora…?” continuò,
stringendo con forza la benda in una mano.
“Non so cosa tu abbia, ma ora verrai con me. Devo farti
parecchie domande, tanto per cominciare, su come hai fatto a collegarti
qui
senza lasciare alcuna traccia.”
“Collegarmi?” disse Jessie, cercando di
riacquistare il
controllo di sé. “Non so di cosa tu stia
parlando.”
La custode sentì l’oggetto staccarsi dalla schiena
e si
voltò appena, mentre il suo aggressore faceva un passo
indietro per spostarsi
davanti a lei, mostrando di essere un ragazzo con addosso una tuta blu,
con
guanti e stivali azzurri, un casco dello stesso colore con due linee
bianche ai
lati e al centro dei quadrati gialli.
Sul petto invece, aveva uno strano cerchio rosso, diviso
da una linea che lo tagliava verticalmente, concludendosi in due
triangoli
opposti.
Al posto del braccio destro aveva un fucile blu, che
continuò a tenere puntato contro Jessie.
Il ragazzo sembrò sorpreso di vederla.
“Che cosa… Dov’è il tuo
simbolo di Navi?” chiese,
analizzandola con lo sguardo, come se fosse alla ricerca di qualcosa.
“Io… temo di non sapere di cosa tu stia
parlando.”
Rispose lei sincera.
Lui abbassò il fucile, incredulo.
“Non sarai mica… umana, vero?”
“Perché tu cosa sei?”
“Non è possibile… Dovrebbe essere
impossibile per un
umano entrare in questo mondo!”
“Tu sei a conoscenza dei mondi?!”
esclamò Jessie, per poi
calmarsi. “Aspetta… per caso ti è
apparsa la proiezione di una ragazza che
parlava di custodi?”
“Master Aqua?” rispose il ragazzo, facendo
scomparire nel
nulla il cannone, per poi spalancare la mano e mostrando una proiezione
del
messaggio della Master.
“Così è lei la famosa
Aqua…” rifletté ad alta voce
Jessie. “Capisco… Non è un sogno, ma
sono finita nuovamente in questa
dimensione. Anche se non ho idea di come abbia fatto.”
“Di cosa stai parlando?”
La ragazza sorrise, per poi evocare i due Keyblade che
possedeva. “Sono anch’io una custode, ma provengo
da una dimensione parallela.
Non so dirti come sono finita qui, o almeno, immagino sia andata
diversamente
rispetto alla mia visita precedente.”
“Dimensione parallela?” ripeté una voce,
mentre alle
spalle del ragazzo apparve dal nulla uno schermo, dentro il quale si
vedeva la
faccia di un altro ragazzo, simile a quello di fronte a Jessie, con lo
stesso
simbolo disegnato sopra una fascia che avvolgeva i capelli castani.
“Come
sarebbe a dire, Megaman?”
“Non lo so nemmeno io, Lan.” Rispose
l’altro, per poi
guardare la custode. “Ma credo che prima dovremmo spiegare
dove si trova a…”
“Jessie.” Rispose la castana, riprendendosi dalla
sorpresa. “Mi chiamo Jessie.”
“Allora Jessie, ti trovi a Net-City, la città di
noi Net-Navi.
Nel tuo mondo c’è internet?”
La custode annuì.
“Perfetto, una cosa in meno da spiegare allora. Qui
internet si è evoluto, e siamo stati creati noi Navi, esseri
digitali che
affiancano gli umani, aiutandoli a svolgere qualsiasi
attività su internet, e
veniamo usati anche per combattere tra di noi, solitamente in sfide o
tornei.
Nel nostro caso, io e Lan facciamo parte di una polizia che opera sulla
rete,
per intenderci, perciò ci ritroviamo spesso a dover
affrontare Net-Navi appartenenti
a criminali.”
“Capisco… Aspetta, quindi significa che sono
finita…
dentro internet?!”
“E questa è una cosa che non era mai accaduta
prima.
Anche se provieni da un universo diverso, non dovresti essere in grado
di
entrare nella rete. Credo sia il caso di chiamare mio padre, visto che
è uno degli
esperti principali della rete. Sai, è stato mio nonno a
crearla, di conseguenza
siamo la famiglia che è più vicina a questi
eventi.” Disse Lan. “Megaman, credo
sia meglio se la porti sul server di casa mia, prima che altri Navi si
accorgano della sua presenza. Avviso io Mr. Famous di quanto successo.
Jessie,
temo che riceverai un po’ di visite. Spero non ti
dispiaccia.”
“Finché non sono visite che hanno come scopo la
mia
eliminazione o di farmi passare alla tenebre definitivamente, non mi
lamento.”
“Come sarebbe a dire?”
“Diciamo che dalle mie parti sono un po’ circondata
e-”
Ma la custode s’interruppe, portandosi una mano sulla
bocca e cominciando a tossire forte, cadendo sulle ginocchia.
“Jessie!” urlarono insieme Lan e Megaman.
“N-Non vi preoccupate… è da un
po’ che non sto troppo
bene… Ma ne ho passate di peggio…”
rispose ansimando la custode, rialzandosi.
“Allora, dove dobbiamo andare?”
“Devi solo darmi la mano. Ci teletrasporteremo
direttamente o almeno, ci proveremo. Essendo tu umana non so dirti che
cosa
potrebbe succedere.”
“Che bello…” replicò Jessie,
dandogli la mano.
Pochi secondi dopo, i due si scomposero in pixel, che
scomparvero nel nulla assieme allo schermo con Lan.
Qualche metro più in là, nascosto dietro un muro,
un tipo
vestito con una tuta rossa, il viso avvolto da un cono
all’ingiù di colore
grigio, con sopra un cerchio simile a quello di Megaman, ma con
disegnata sopra
una fiamma, strinse gli occhi
“Un’umana… a Net-City? E per di
più una custode?” fece
una voce alle sue spalle, appartenente ad un uomo dai capelli rossi e
la barba
dello stesso colore che terminava in un lungo pizzetto, che
parlò al Navi
tramite uno schermo. “Questa piega degli eventi è
interessante, non è vero
Torchman?”
“Direi proprio di sì, Mr. Match.”
Rispose il Navi, mentre
dalla sua testa usciva una fiammata.
“Avverto subito gli altri della Mondo Tre e- Uh?”
“Che succede?”
“Il mio programma rivela altre anomalie come quella di
poco fa, ma sono molte di più. E si stanno avvicinando a
dove ti trovi!”
“Che cosa?!” esclamò Torchman,
nascondendosi subito
dietro un altro muro e rimanendo in silenzio, mentre lo schermo
scompariva.
“Ma tu guarda…” fece la voce di Masaru.
“Eravamo così
vicini a una città e non lo sapevamo neppure.”
“Assomiglia molto ai nostri scenari, vero senpai?”
disse
Haru.
“Già, anche se questo mi sembra leggermente meno
tecnologico.”
“A me sta solo venendo il mal di testa ad ascoltare
simili discorsi.” Commentò Inuyasha, sbadigliando.
Torchman sgranò gli occhi vedendo il gruppo di Dark
camminare tranquillo.
“Però non si vede nessuno…”
fece Ran.
“Probabilmente siamo in una zona periferica e di
conseguenza è poco frequentata. Speriamo però di
incontrare qualcuno disposto a
dirci dove siamo.” Rispose Dark.
“Bah! Se dipendesse da me, avrei già distrutto
metà di
questa cittadella. Saremmo già circondati da persone a cui
chiedere
informazioni.” Intervenne darkroxas92, incrociando le braccia.
“Uhm… Non sono laureato in
‘Discorsologia e distruzione’
come Pico, però non credo sarebbero tanto disposti a
risponderci. Magari a
darci un party di benvenuto, ma risponderci… non
saprei.” Fece Loony.
“Io credo cercherebbero di eliminarci senza tanti
problemi.” Replicò Marco.
“Aye…” commentò Happy.
“Io spero solo di trovare un po’ di
fuoco… Ho un certo
languorino.”
“Se vuoi posso pensarci io!” esclamò
Agumon, per poi
lanciargli contro una piccola sfera di fuoco, che sputò
contro il custode.
“Grande!” esclamò questi, spalancando la
bocca e
prendendo la sfera con i denti, per poi cominciare a masticare il
fuoco, sotto
lo sguardo sorpreso dei non custodi.
“S-Si è mangiato il fuoco…
letteralmente…” fece
darkroxas92.
“Deve avere uno stomaco di ferro!” aggiunse Loony.
“Oppure una fornace, una delle due.”
“M-Ma come…?” domandò Haru.
“Sono stato cresciuto da un drago, che mi ha insegnato la
magia Dragon Slayer, il che mi rende mondo simile a un vero
drago.”
“Cresciuto da un drago?” ripeté
Kuroyukihime. “Credevo
che non esistessero.”
“Attenta a come parli! È pur sempre mio padre, e
ti posso
assicurare che i draghi esistono, e in più mondi!”
Torchman intanto ascoltava con attenzione i loro
discorsi, sebbene non riuscisse a credere a ciò che stava
vedendo.
“Saranno umani, ma di umano hanno ben poco!”
esclamò
sottovoce.
Ma per sua sfortuna, non era a conoscenza dell’udito di
Inuyasha e Natsu, che si fermarono subito.
“Che succede?” chiese Sora.
“Qualcuno ci sta osservando ed è nascosto
là dietro!”
esclamò il mago del fuoco, creando una sfera che
lanciò verso il muro dove si
nascondeva il Navi, costringendolo ad uscire allo scoperto.
“Che cosa?!” esclamò Haru, osservandolo.
“Un Duel
Avatar?”
“Complimenti, siete riusciti a individuarmi e dire che
avevo fatto attenzione.”
“Chi sei? E perché ci stavi spiando?”
fece Dark,
mettendosi davanti a tutti.
“Il mio nome è Torchman, il Net-Navi
più forte di tutti!”
si presentò lui. “Voi invece immagino siate degli
umani, vero?”
“Ad essere precisi, solo la maggior parte di noi lo
sono.” Rispose Marco. “Ci sono diverse
eccezioni.”
“Ecco, precisa. Io sono su tutto un altro livello
rispetto a voi miseri umani. Non per niente sono la divinità
della
distruzione!”
“E dell’ego, pare.” aggiunse Loony.
“Sai dirci dove ci troviamo?” chiese Hikari.
Gli occhi di Torchman si socchiusero.
“Siete a Net-City. Ad essere meno precisi, vi trovate
dentro internet.”
Sentendo ciò, molti custodi spalancarono gli occhi.
“Dentro internet?!” esclamò Marco.
“Perfetto! Anche
questo ora! Poi cosa ci succederà? Ci ritroveremo ad essere
ridotti a
dimensioni microscopiche?”
“Però, sei un tipo di grandi vedute.”
Fece una voce,
mentre alle spalle del Navi appariva di nuovo lo schermo, dentro il
quale si
poteva vedere Mr. Match.
“E tu chi sei?” chiese Edward.
“Il mio nome è Mr. Match, e sono il padrone di
Torchman.”
“Padrone? Vuoi dire che non è libero?”
fece Kuroyukihime,
avvicinandosi allo schermo e sbattendo a terra la punta
dell’ombrello.
“Un Net-Navi solitario? Sono molto rari da trovare,
credimi.” Rispose Torchman.
“Quindi qui non vi connettete alla rete direttamente, ma
usate ancora dei supporti esterni… Ecco perché mi
sembrava antiquato come
livello tecnologico.”
“A chi è che hai dato
dell’antiquato?!” urlò Mr. Match.
“Noi siamo la Mondo Tre, una delle organizzazioni
più avanzate esistenti! E
nemmeno voi custodi potete tenerci testa!”
“Come fai a sapere che siamo custodi?!”
esclamò Dark,
evocando il Keyblade, imitato subito da Hikari.
“Proprio pochi minuti fa ho visto un altro essere umano,
e anche lei era un custode. Purtroppo è andata via con
Megaman, ma con voi… vi
metteremo fuori gioco e il Dr. Wily vi potrà esaminare per
bene!”
“Provaci!” replicò Inuyasha, mostrando
gli artigli e
partendo all’attacco, colpendo in pieno il navi, lasciandogli
tre graffi
profondi nell’armatura e facendolo volare diversi metri
più in là.
“C-Cosa?!” esclamò questi, incredulo,
come anche il suo
padrone.
“Grr… Non crediate di vincere così!
È il momento di
violare le leggi! Battle Chip Torre di Fuoco, Download!”
urlò Mr. Match,
prendendo in mano una scheda di memoria, che infilò subito
in un dispositivo
elettronico che i custodi non riuscirono a vedere.
“Torre di Fuoco!” ripeté urlando
Torchman, battendo le
mani a terra e creando una colonna di fuoco che si diresse verso il
gruppo.
“Ehi, oggi volete proprio farmi saziare, eh?” fece
Natsu,
mettendosi di fronte ad essa e afferrandola con le mani, dirottandola
direttamente
nella sua bocca, masticandola senza alcuna difficoltà.
“Può davvero mangiare il fuoco! Credevo fosse solo
un’illusione…”
“Bene, e ora… Vediamo di rispondere con lo stesso
elemento!” esclamò il mago del fuoco, cominciando
ad aspirare aria, per poi
creare dalla bocca una sfera di fuoco gigantesca, che lanciò
contro Torchman.
“Battle Chip Invisibilità, Download!”
urlò nervoso Mr.
Match, facendo scomparire il Navi pochi instanti prima che venisse
colpito.
Torchman riapparve qualche metro più in là,
visibilmente
preoccupato.
“Questi tipi sono più forti di qualsiasi altro
Navi che abbiamo
incontrato finora…” fece, deglutendo.
“Non penserete certo che io me ne stia in disparte,
vero?” urlò Masaru, correndo verso di lui con il
pugno alzato.
Prima che il Net-Navi potesse reagire, il pugno lo
raggiunse in pieno, facendolo nuovamente volare per diversi metri.
“Tutto qui?” chiese Masaru, mentre il suo braccio
veniva
avvolto da un’aura arancione. “Uh? Strano, credevo
funzionasse solo con i
Digimon…”
“Digimon? E che cosa sarebbero?” chiese Mr. Match.
“Io sono un Digimon! Aniki, andiamo!” rispose
Agumon,
affiancandosi al suo partner, che sorrise.
“Subito! DigiSoul, Charge!” urlò,
tirando fuori dalla
tasca il suo Digivice, facendo convogliare al suo interno
l’energia.
Immediatamente Agumon aumentò di dimensioni, diventando
arancione con striature blu, mentre sulla testa crebbero due corna.
“GeoGreymon!” urlò il suo nuovo nome,
per poi spalancare
subito le fauci, creando una sfera di fuoco che lanciò
contro l’avversario.
“Torre d’Acqua!” urlò una
voce, anticipando una colonna
d’acqua che si mise in mezzo ai due avversari, annullando
l’attacco del
Digimon.
“Chi è stato?!” esclamò
Marco, guardandosi attorno.
“Sembra siamo arrivati giusto in tempo.” Disse
un’altra
voce, mentre appariva un secondo schermo, dentro il quale si vide una
ragazza
dai capelli rosa chiusi in due codini laterali, mentre sotto lo schermo
apparve
come dal nulla un pagliaccio seduto sopra una palla gigante.
“Alla buon ora, Maddie!” fece Mr. Match.
“Credevo sarei
stato costretto a disconnettermi per salvare Torchman!”
“Come se questi qui potessero battere noi della Mondo
Tre!”
“Scusate…” fece Haru, mentre lui e
Kuroyukihime si
avvicinavano, rivolgendosi a Natsu e Masaru. “Vi dispiace se
ce ne occupiamo
noi? Siamo abituati ad affrontare avversari simili, e per noi
sarà un ottimo
allenamento.”
“Uh? Stai scherzando, vero?” fece Masaru.
“Non se ne
parla nemmeno! Questa è la mia battaglia e-”
Ma Kuroyukihime gli puntò contro il suo ombrello.
“Voi avete già avuto modo di dimostrare le vostre
abilità. Ora lasciatelo fare anche a noi.”
“E sentiamo, cosa crede di fare una bambina come
te?” la
prese in giro Maddie.
Haru fece per dire qualcosa, ma la ragazza lo anticipò.
“Prima di cominciare, vi voglio avvertire che io sono una
delle sei persone più forti del mio mondo. E Haru
è il mio diretto sottoposto.”
“Ma davvero? E dovremmo averne paura?” chiese il
pagliaccio, cominciando a saltare sul posto.
“Bruceremo quelle tue ali da farfalla senza alcuna
difficoltà!”
“Mi spiace deludervi, ma questo è solo il mio
avatar
esterno. Non è il mio vero aspetto. Silver Crow, sei
pronto?” chiese
rivolgendosi ad Haru, che annuì.
“Certo, mio Sire.” Rispose lui, mentre dalla sua
schiena
cominciarono ad uscire delle piastre di metallo, che andarono a formare
due
ali.
Kuroyukihime invece cominciò a digitare velocemente delle
sequenze di codici, visibili solo a lei.
“E ora che cosa stai facendo?” chiese darkroxas92.
“Sto rilasciando il mio vero aspetto. Io e Haru
possediamo uno schermo visibile solo a noi, dato che è
collegato direttamente
al nostro cervello. E ora…”
Senza aspettare oltre, batté la mano sullo schermo, che
s’illuminò.
Il suo corpo scomparve nella luce, riapparendo pochi
secondi dopo, completamente diverso.
Era più alta e indossava un’armatura completamente
nera.
A posto delle braccia e delle gambe aveva delle lame
affilate, che riflettevano la luce, e attraverso il suo elmo si
vedevano due
occhi viola.
“Scusatemi per l’attesa. Il Re Nero, Black Lotus,
è pronto
a darvi una lezione.”
“Che diavoleria è questa? Questi tipi possono
cambiare il
loro aspetto così liberamente?”
“Beh, in teoria potrei anch’io… Ma credo
che per stavolta
passerò.” Commentò Marco.
“Beh, non sarà una ridicola armatura a fermarmi!
Torre di
Fu-”
Ma Torchman fu interrotto da un calcio di Haru, che lo
colpì in pieno con un calcio, dopo averlo raggiunto in volo.
“Non vi permetterò di sparlare ulteriormente del
mio
Sire!” esclamò, per poi volare in alto, fermandosi
a una decina di metri
d’altezza.
“Senza Battle Chip?” fece sorpresa Maddie, per poi
voltare lo sguardo verso Black Lotus. “Beh, vorrà
dire che ci occuperemo noi di
te! Vai, Wackoman!”
“Subito!” rispose il Navi, scendendo dalla sua
palla e
lanciandola contro l’avversaria, che tuttavia si
limitò a muovere un braccio
per tagliarla in due, facendola scomparire nel nulla.
“È forte…”
commentò il pagliaccio.
“Questo è il minimo.” Rispose Lotus, per
poi correre
verso Wackoman, colpendo in pieno con una delle sue lame.
Il Navi urlò, per poi trasformarsi in una scritta che
scomparve subito.
“Sono riuscita a disconnetterlo in tempo, ma ha riportato
gravi danni.” Fece Maddie, riservando a Kuroyukihime uno
sguardo pieno d’odio.
“Ci conviene ritirarci e discuterne con gli altri. Questi
tipi sembrano essere più forti anche di
Pharaoman!” esclamò Mr. Match, mentre
Torchman scompariva nello stesso modo. “Ricordatevi della
Mondo Tre, custodi!”
urlò, per poi sparire assieme alla compagna.
“Umpf. Da queste parti non sono di certo molto
coraggiosi.” Commentò aspro darkroxas92, per poi
girarsi.
“Sembra che abbiamo attirato un bel po’ di gente.
Dite
che vogliono farci i complimenti?” chiese Loony, indicando
decine di Net-Navi
che gli stavano puntando contro diverse armi.
“Dalla mia esperienza nel mondo di Tron, non credo
proprio.”
Rispose Sora, per poi guardare gli altri, che annuirono.
Uno ad uno, tutti i custodi alzarono le mani, lasciando
che i Navi si avvicinassero.
“E ora?” chiese Hikari, per nulla preoccupata.
“Stiamo al gioco.” Rispose Dark. “Anche
perché voglio
scoprire di quale custode parlavano.”
“E
così tu sei una custode, eh?” fece un uomo dai
capelli
castani, con addosso un uniforme, guardando Jessie tramite lo schermo.
“Devo
ammettere che credevo che quel messaggio fosse un tentativo di
depistaggio
della Mondo Tre o della Grave. E invece eccomi a parlare proprio con
uno dei
salvatori dell’universo.”
“Papà…” fece Lan, guardando
leggermente storto l’uomo,
mentre Megaman ridacchiava.
“Salvatore…” ripeté la
custode, facendo un sorriso triste.
“Non ne sarei troppo sicura…”
“Perché parli così?” chiese
il Navi.
Jessie portò la mano di fronte a sé, evocando
l’Artiglio
della Notte.
“Io porto dentro di me un potere oscuro, che presto o
tardi prenderà il sopravvento su di me, portandomi a
commettere azioni che non
vorrei compiere.”
“Un potere oscuro?” ripeté Lan.
“Cioè, in pratica sei
come una bomba ad orologeria?”
“Non avrei saputo scegliere paragone migliore. Il mio
potere nascosto è molto pericoloso, io stessa non ne esco
indenne quando lo
uso… Ma devo resistere ancora per un
po’…” rispose Jessie, abbassando lo
sguardo.
“Ci stavi dicendo che tu non appartieni a questa dimensione,
però hai anche detto che non è la prima volta che
vieni qui. Potresti dirci
qualcosa di più?”
“Qualche tempo fa sono stata evocata da un bambino, che
era in possesso di poteri singolari, grazie ai quali pare potesse
esaudire
qualsiasi suo desiderio. Quella volta però, ero con i miei
compagni di viaggio,
e abbiamo aiutato il gruppo di custodi di questo universo.”
“Quindi ci confermi che esistono anche da noi,
esatto?”
“Sì, e non solo. Tra questi custodi ce
n’era anche uno
che si è definito come l’Equilibrio stesso di
questo universo.”
“L’Equilibrio stesso?” ripeté
Megaman, curioso. “Come
sarebbe a dire?”
“Pare che qui Luce e Oscurità siano delle vere e
proprie entità,
e non solo degli ideali o forze misteriose. Questo ragazzo diceva di
essere
figlio di loro due.”
“Che cosa?!” esclamò incredulo Lan.
“Ma com’è
possibile?!”
“Non lo so bene nemmeno io. Tuttavia, io e lui credo
possiamo essere definiti simili. Con la differenza che lui riesce a
controllare
perfettamente i due elementi, mentre la mia luce… sta
soccombendo alle mie
tenebre.” Spiegò con un sospiro.
Il padre di Lan si portò una mano sotto il mento per
riflettere.
“Comunque, mi pare di capire che non puoi essere giunta
qui da sola, o almeno, non senza un motivo ben preciso.”
Disse infine. “Ciò
significa che la rete, o addirittura il nostro stesso mondo,
è in pericolo.”
“Mi dispiace essere portatrice di sventura, ma noi
custodi siamo famosi anche per questo. Ogni mondo che visitiamo
è nei guai, ma
credetemi, è un bene che ci sia solo io della mia
dimensione. Altrimenti le
cose si sarebbero potute mettere davvero male.”
“I tuoi nemici sono così potenti?”
“Hanno eliminato uno dei miei compagni di viaggio…
E non
solo…” disse, guardandosi le mani.
“Mi dispiace.” Fece Lan, per poi venire interrotto
da una
suoneria, seguita da un nuovo schermo, dentro il quale si vedeva un
ragazzo dai
capelli bianchi, con delle basette nere.
“Lan, Megaman.” Disse questo senza nemmeno
salutare. “Ci
sono delle novità interessanti.”
“Che succede Chad?” chiese subito il Net-Navi,
mentre al
suo fianco apparvero dei dati, che presero la forma di un ragazzo che
indossava
una tuta rossa con un casco che lasciava scoperti solo la bocca e il
naso, con
dei lunghi capelli bianchi che arrivavano fino ai suoi piedi.
“Abbiamo catturato un gruppo di intrusi. Hanno affrontato
la Mondo Tre, ma sembra che nessuno di loro… sia un
Net-Navi.” Continuò questi.
“Altri umani?!” esclamò Lan,
guadagnandosi due sguardi
curiosi dai nuovi arrivati.
“Come sarebbe a dire altri umani?” chiese Chad.
“Temo di essere io la prima.” Rispose Jessie,
attirando
su di sé l’attenzione dei due. “Ma
ditemi, questi intrusi per caso, hanno delle
armi simili a queste?”
Dicendo ciò, evocò i suoi Keyblade.
“Una custode?!” esclamò sorpreso il
Navi, guardando lo
schermo del suo padrone.
“No, o almeno, non l’hanno mostrato. Si sono fatti
arrestare quasi senza opporre resistenza. Giusto un paio di loro, di
cui uno
aveva l’aspetto di un piccolo dinosauro, hanno cercato di
prendere a pugni i
Navi, costringendoci a immobilizzarli.”
“E tra loro c’era un ragazzo intorno ai
vent’anni con i
capelli bianchi e neri, affiancato da una ragazza con gli stessi
capelli?”
“Sì, perché?”
domandò curioso Chad.
“Sei loro amica?” chiese Lan.
“Non proprio, ma sono loro i custodi di cui vi stavo
parlando.” Rispose Jessie, tornando poi a guardare Chad.
“Avete appena
arrestato il gruppo che sta viaggiando per salvare i mondi.”
“Protoman, vai subito ad avvertire gli altri Navi. Io ti
raggiungerò il prima possibile.”
“Subito.” Rispose il Navi, scomparendo nuovamente.
“Un gruppo di custodi dentro la rete… mi chiedo
come sia
possibile.” Continuò Chad.
“Lasciatemeli incontrare. I custodi devono essere tutti
insieme per poter contrastare
l’oscurità!” esclamò Jessie.
“Affrontare l’oscurità? Qui non
c’è nulla del genere.”
“Non sottovalutatela! Il suo potere-”
Ma la custode si fermò non appena vide decine di varchi
oscuri aprirsi intorno a loro.
“Che succede? Un attacco hacker?!”
esclamò il padre di
Lan, cominciando subito a digitare sulla tastiera.
“No, peggio!” rispose Jessie, evocando i Keyblade,
mentre
dai varchi uscivano diversi Heartless. “Queste sono le
creature delle tenebre,
gli Heartless!”
Megaman fece riapparire il cannone, facendo subito fuoco
contro uno di loro.
Ma con sua grande sorpresa, il colpo lo attraversò,
lasciandolo indenne.
“È inutile! Le armi normali non possono nulla
contro di
loro.” Fece la ragazza, saltando in avanti per tagliare a
metà uno Shadow, che
scomparve nelle tenebre.
Poi, senza aspettare oltre, fece scomparire un Keyblade,
alzando la mano e creando una sfera di fuoco, che scagliò
contro un altro
Heartless, facendogli fare la stessa fine del primo.
“Allora proviamo con questa! Spada di Fuoco,
Download!”
urlò Lan.
Il cannone di Megaman scomparve subito, lasciando posto a
una spada la cui lama era infuocata.
Il Net-Navi si girò subito, colpendo in pieno un
Neoshadow, che scomparve nel nulla.
“Oh, interessante. Quindi hai altre armi oltre a quel
cannone.”
Commentò Jessie.
“Molte più di quanto tu pensi.” Rispose
Lan, mostrandogli
una serie di schede di memoria, sopra le quali erano disegnate spade di
diversi
tipi.
“Io corro subito alla sede della polizia per avvertire
tutti del pericolo.” Esclamò Chad.
“Fate attenzione!” gli urlò Jessie.
“Non è detto che non
possano apparire anche nel vostro mondo! Gli Heartless non si fermano
di certo
di fronte a un concetto come mondo digitale o reale!”
“Allora dobbiamo fermarli qui nella rete prima che
possano raggiungere Lan e gli altri.” Esclamò
Megaman, alzando la spada, mentre
entrambi venivano circondati dalle creature.
Jessie chiuse la mano libera in un pugno.
“Hai qualcosa che possa creare una barriera per
proteggere Megaman?” urlò a Lan.
“Beh, posso fargli evitare un attacco… ma
perché?”
“Perfetto…” fece la custode, mentre
qualche fiamma appariva
intorno a lei. “Non posso usare il mio massimo potenziale, ma
dovrebbe essere
sufficiente per questi.”
Lan sgranò gli occhi, prendendo subito uno dei suoi chip.
“Battle Chip Invisibilità, Download!”
urlò, mentre Jessie
scatenava attorno a lei una piccola tempesta di fuoco.
Megaman scomparve pochi instanti prima di venire colpito,
destino che invece toccò agli Heartless, che scomparvero
istantaneamente.
Subito dopo Jessie cadde in ginocchio, ansimando per lo
sforzo, mentre il Net-Navi riapparve al suo fianco.
“Ehi, tutto bene?” chiese preoccupato, aiutandola a
rialzarsi.
“S-Sì… Spero solo di non aver
esagerato…” rispose lei,
facendo scomparire il Keyblade.
“Che potere incredibile…”
commentò Lan.
“Già… ma anche molto
pericoloso.” Aggiunse la custode.
“Ora dobbiamo raggiungere gli altri custodi! Tu sai dove si
trovano, non è
vero?”
Megaman annuì.
“Io vedrò di raggiungere il server il prima
possibile.
Cercate di resistere!” fece Lan, mentre il Net-Navi e la
custode scomparivano.
“Okay…”
fece darkroxas92, seduto su una panchina. “Ora,
qualcuno di voi… custodi… potrebbe gentilmente
spiegarmi il perché io, signore
della distruzione, sinonimo di catastrofe, colui che si occupa della
giustizia
del suo universo, si ritrova chiuso in una prigione, con
l’ordine categorico di
non usare i miei poteri?!”
“Io risponderei karma, ma ci tengo alla mia
integrità
fisica. Quella mentale è inesistente, perciò non
mi pongo il problema.” Rispose
Loony.
“Ma che bello… Chiuso in una prigione con degli
psicopatici… Se uscirò vivo da questa guerra, mi
ritiro a fare l’eremita
sull’Everest!” commentò Marco, sbuffando.
“Beh, io non posso di certo dire di non aver mai provato
tale esperienza.” Fece Sora. “Almeno qui sembrano
essere più disponibili a
parlare.”
“Se voi sarete collaborativi, non vi verrà fatto
nulla.”
Disse una voce, mentre di fronte a loro si materializzava Protoman.
“E tu chi sei?!” esclamò Pan,
preparandosi a combattere.
“Il mio nome è Protoman.” Rispose il
Navi. “E sono qui
per interrogarvi prima di decidere se lasciarvi andare o no.”
“Che cosa vuoi sapere esattamente?” chiese Dark.
Protoman lo guardò serio per qualche secondo.
“Tu sei un custode, non è vero?”
domandò infine.
“Non proprio… Diciamo che sono ad un livello
superiore.”
“Detto così sembra quasi che tu ti metta al mio
livello.”
Fece darkroxas92, sbuffando.
“Cosa sei tu allora?”
“Sei fortunato che oggi sono di buon umore, o avrei
già
risposto alla tua presunzione. Io sono la divinità della
distruzione,
darkroxas92.”
“E io sono Loony, il lunatico numero uno in tutti gli
universi!” esclamò l’uomo al suo fianco,
per poi cambiare completamente tono di
voce, diventando simile a quella di un vecchio. “E se fossi
al tuo posto, farei
attenzione a come parli! Ah, se solo potessi, ti avrei già
fatto capire come
comportarsi!”
“Questo qui è peggio di tutti i pazzi incontrati
finora…”
commentò Ichigo, mentre Protoman non reagì in
alcun modo.
“Come mai ti interessa sapere se sono un custode?”
chiese
Dark al Navi.
“Sei stato indicato come tale da un altro essere umano,
che al momento si trova con un mio collega.” Rispose lui.
“Un altro umano?” ripeté Marco.
“Non sai dirci chi è?”
“Non le ho chiesto il nome, ma si tratta di una ragazza
dai capelli castani, in grado di evocare due Keyblade.”
“Jessie!” esclamò Edward.
“Anche lei è qui?!”
“Sarebbe già la seconda volta che la incontriamo
durante
l’esame… una curiosa coincidenza.” Fece
Hikari.
“Quindi mi confermate che tutti voi siete dei
custodi?”
“Beh, non proprio tutti… Io, Shinji e Happy siamo
dei
guardiani dell’Equilibrio.” Rispose Ran.
“Noi due invece siamo dentro degli avatar, con i quali
possiamo interagire con la rete.”
“Io invece sono Daimon Masaru, mentre lui è
Agumon. E
sinceramente, non ho ancora ben capito questa storia dei
custodi…”
“Io mi sono già presentato.” Fece
darkroxas92, invece
Loony prese la mano al Navi, scuotendola con forza.
“Anch’io mi sono già presentato, ma
farlo due volte non
fa di certo male. Io sono Loony, una delle emanazioni
dell’Autore!”
“Autore?” ripeté Protoman, mostrando per
la prima volta
una vaga sorpresa.
“Da dove veniamo noi, siamo tutti sotto il controllo di
un Autore, che comunque ci lascia parecchia libertà di
agire. Io per esempio ho
potuto distruggere vari mondi quasi indisturbato…”
“Tralasciando un esilio in un corpo umano durato secoli e
secoli ovviamente…” commentò sottovoce
Loony, per poi tirare fuori ancora una
volta un teschio, parlando in tono melodrammatico.
“Ahimè, tutte quelle
persone, sacrificate per il bene dei tuss…”
“Questa aveva meno senso di tutte le cose che ha detto
finora…” fece Asuka, mentre invece Shinji vide la
divinità chiudere le mani a
pugno.
“Quel tipo indossa una maschera.”
Mormorò Shinichi, che
era al suo fianco. “Da come parla, da come si
comporta… è chiaro che nasconde
qualcosa.”
L’ex pilota annuì in silenzio, mentre Dark
riprendeva la
parola.
“Ora dove si trova Jessie?” chiese.
“Come ho già detto, è con un mio
collega, ma presto
dovrebbe raggiungerci. Sono stati trattenuti da un gruppo di virus che
non
avevamo mai visto prima.”
“Sicuramente erano Heartless!” esclamò
Riku. “Ma ora come
ora, se dovessimo affrontarli saremmo nei guai…”
“Ecco perché trovo inutile il doversi affidare
completamente ad un’arma.” Fece Natsu, creando una
piccola fiammata. “Diteci
dove si trovano, li abbatteremo in un instante!”
“E noi vi daremo una mano!” esclamò
Haru. “Anche perché
altrimenti non potremmo tornare a casa, esatto?”
“Che banda di idioti.” Commentò
darkroxas92, sbuffando.
“Pensare sempre e solo agli altri, con un minimo guadagno
personale… Così non
finirete da nessuna parte, se non dritti
nell’oblio!”
“Cos’è, ne hai sconfitti tanti come noi,
divinità dei
miei stivali?” chiese Inuyasha.
“Più di quanti tu pensi.” Rispose lui,
senza però alcuna
gioia nella sua voce. “Più di quanti tu
pensi…” ripeté, abbassando il tono.
“La
mia prima vittima è stato uno degli esseri più
puri del mio universo. Eppure è
bastato corrompere un pochino chi gli stava intorno, e se
n’è andato mentre
dormiva, non ricordo nemmeno più in che modo. È
passato così tanto tempo che
ormai le persone che se lo ricordano hanno ben più di
qualche millennio
d’anni.”
“Devi andarne proprio fiero.” Commentò
Sora, aspro,
ritrovandosi subito sollevato per il collo da darkroxas92.
“Un altro, misero, insignificante commento su questa
storia, tuss, e rimpiangerai di avermi provocato. E ricordati che
comunque
tutto quello che farai e dirai avrà ripercussioni sul tuo
gemello parallelo!”
Sora lo guardò duro.
“Se quella storia di fa tanto arrabbiare, significa che
nemmeno tu accetti quello che hai fatto!” replicò,
serio.
La divinità sbuffò, lanciandolo a terra.
“Yami ha avuto quel che si meritava. Chi pensa solo ed
esclusivamente al bene degli altri non può fare una bella
fine. Ormai ho perso
il conto di quanti millenni siano passati da quando sono salito ad un
grado
superiore dell’esistenza, e in tutto questo tempo ho visto
migliaia di persone
fare la sua stessa fine, e spesso e volentieri senza un mio
intervento!”
“E con ciò?” domandò Ran.
“Solo per questo credi che
nessuno possa farcela?!”
“Non provocarmi, mocciosa. Non sarà il fatto che
di
solito evito di affrontare delle ragazze a fermarmi, se ti metti a
provocarmi.”
“Avete finito?” chiese Protoman, interrompendolo,
per poi
girarsi. “Devo chiedervi di seguirmi. Chad vuole parlarvi
e-”
Ma il Net-Navi s’interruppe, facendo subito un passo
indietro, evitando per un soffio un’esplosione che distrusse
parte della
prigione.
“Che cosa…?!” esclamò, mentre
al posto del suo braccio
destro appariva una spada di luce.
“Protoman, siamo sotto attacco!” disse una voce,
anticipando lo schermo con dentro Chad.
“Cosa?! Ma qui non dovrebbe aver accesso nessuno non
autorizzato! Ci sono antivirus di ogni tipo e-”
“Gli antivirus con me sono inutili.” Disse una voce
femminile,
mentre in mezzo al fumo cominciava ad apparire una sagoma.
Pochi secondi dopo, Azuki emerse dalla nube, con le
braccia incrociate, rimanendo a fissare seria il gruppo di fronte a
sé.
“Azuki!” urlò Saiko, cercando di
avvicinarsi, ma venendo
fermato da Dark.
“Sono rimasta sorpresa di sapere che eravate finiti in un
mondo del genere. Due mondi diversi tra di loro, che tuttavia vivono in
perfetta simbiosi, come se fossero uno solo… Il maestro ne
sarebbe di sicuro
affascinato.” Continuò la custode oscura.
“Chi sei?” chiese Chad, guardandola, mentre
Protoman si
preparava a combattere.
“Una custode. Solo, a differenza di loro, io sono dalla
parte dell’Oscurità. E, come Saiko ha
già urlato, il mio nome è Azuki.”
Rispose
lei, per poi alzare una mano ed evocare il suo Keyblade.
“Che cosa ci fai qui? Stai ancora seguendo gli ordini di
mio padre?” domandò Dark, evocando anche lui il
Keyblade.
“Direi di sì, e continuiamo ad essere in vantaggio
rispetto a voi. Sbaglio o il vostro gruppo di recente ha perso un
componente?”
“Azuki! Come puoi parlare così?!”
urlò Saiko, superando
Dark e fermandosi di fronte a lei. “Torna in te!”
“Ma direi che è già in sé.
Non mi sembra assente.” Fece
Loony, facendo sospirare tutti.
“Cos’è successo?” chiese
invece Kuroyukihime a Marco.
L’Animorph sospirò.
“È una storia abbastanza triste. Quella
ragazza… Azuki…
era la fidanzata di Saiko. Entrambi provengono dallo stesso mondo. Era
rimasta
pietrificata assieme a tutti gli altri dopo che Saiko divenne un
custode. Lui
ha cominciato a viaggiare per i mondi proprio per riuscire a
risvegliarla, ma
il nostro nemico l’ha anticipato, trasformandola in un
guerriero oscuro che
combatte per lui.”
“È orribile!” fece Haru, mentre
darkroxas92, dopo aver
sentito il tutto, cominciò ad avanzare verso la custode.
“E così, anche tu sei una custode, eh? Devo dire
che
dalle mie parti non ce ne sono così tanti, e oltre il buon
vecchio Xehanort,
non mi risulta che ce ne siano di cattivi. Certo, a parte Riku, che
però
definirei più mediocre che cattivo.”
“Come sarebbe a dire?!” esclamò Riku
indignato.
“Suvvia, l’avrai notato anche tu che
l’altro te della mia
dimensione non gode proprio di una buona fama.” Rispose lui.
“In effetti, solo Xemnas sembra provare un minimo di
simpatia verso di lui.” rifletté Loony.
“Ad ogni modo!” continuò darkroxas92,
guardando per un
attimo Saiko. “Mi pare di capire che tu non sei una semplice
nemica per questo
gruppo di smidollati, e di conseguenza loro non ti affronteranno mai
usando
tutte le loro forze. Sarò io il tuo avversario.”
“E tu chi saresti, sentiamo?” fece Azuki,
guardandolo
seria.
“Oh, che maleducazione. Di solito mi presento subito. Il
mio nome è darkroxas92, signore assoluto della distruzione,
sinonimo di
cataclisma in molti mondi.”
“E perché uno come te combatte per la fazione
della luce
allora? Dovresti essere più simile ad Hakai che a
loro.”
“Oh, conosci anche tu Hakai? Beh, devo dire che quel tipo
lì lo trovo troppo esaltato per i miei gusti… Io
apprezzo la genuina e ordinaria
distruzione, lui invece vuole portare solo caos. Se ripenso ai danni
subiti
dalla mia povera luna quella volta…”
Azuki però lo interruppe, scagliandogli contro una sfera
di tuono, che tuttavia la divinità afferrò con
una mano.
“Forse non ti è chiaro… io sono a un
livello superiore al
tuo.” Commentò aspro.
“E credo che tu stia sottovalutando il potere del mio
maestro.” Replicò la custode, chiudendo di colpo
la mano con cui aveva lanciato
la magia.
Immediatamente la sfera in mano a darkroxas92 esplose,
scagliandolo contro un muro, dove rimase appiccicato.
“Ugh… non male, te lo
concedo…” fece, cadendo giù e
rialzandosi quasi subito, scuotendosi l’impermeabile.
“Ma ci vuole ben altro
contro di me!”
Azuki rimase in silenzio, osservando i custodi uno ad
uno.
“Molto bene allora, come desideri.” Disse,
schioccando le
dita e facendo apparire decine di Heartless intorno a loro.
“Dei miseri Heartless? Non mi prendere in giro!”
“Loro sono solo per tenere occupati gli altri. Per
te…”
Senza aggiungere altro, scomparve dalla loro vista,
riapparendo di fronte a darkroxas92, appoggiandogli subito una mano sul
petto.
“Oh, ma che sorpresa… ti manca il cuore. Tuttavia
per tua
sfortuna, non ho bisogno di quello per sconfiggerti!”
Dark digrignò i denti per la rabbia, cercando di colpirla
con un pugno, che lei evitò saltando all’indietro.
“Quanta oscurità, ma è diversa dalla
solita… La tua
oscurità è dovuta a un evento che ti ha
segnato…” disse la custode, per poi
alzare la mano verso l’alto.
Immediatamente, dal corpo di darkroxas92 cominciò ad
uscire del fumo nero, che convogliò sopra la custode,
formando una sfera
oscura.
“Cosa diamine stai facendo?”
“Sto materializzando il tuo incubo peggiore.”
Rispose
lei, mentre Dark e Hikari, aiutati dai custodi in grado di usare i loro
poteri
originali, affrontavano gli Heartless.
“Sta parlando di Vul?” domandò Loony,
guardandola
dubbiosa.
“Il mio incubo peggiore?” ripeté la
divinità, facendo una
risata divertita. “Lo distruggerò con le mie
stesse mani!”
Azuki sorrise, per poi lanciare in alto la sfera, che
cadde a terra pochi secondi dopo, creando una macchia nera.
Poi, come dal nulla, questa cominciò ad alzarsi,
cominciando ad assumere la forma di una persona.
“Tutto qui? Non sai fare di me-”
Ma darkroxas92 s’interruppe quando vide che nella mano
della sagoma nera stava prendendo forma quello che sembrava essere un
pugnale.
“Che scherzo è questo?” chiese, facendo
istintivamente un
passo indietro.
“Come, ti sei già dimenticato di noi?”
fecero diverse
voci provenienti dalla figura. “Nostro caro e amato
Re?”
Sentendo ciò, tutti si girarono verso di loro.
“Re?” ripeté Sora. “Che cosa
intende dire?”
“Lurida bas-”
“Darky!” lo interruppe Loony. “Siamo in
un target
inferiore al-”
“Sta un po’ zitto tu! Ti ricordo che qui non devo
sottostare
alle regole del tuo Autore! E quella ragazza… ha appena
commesso l’errore più
grande della sua vita!”
“Davvero vuoi farle del male?” continuò
la figura.
“Eppure, all’epoca rifiutasti addirittura di
esiliarci. O stiamo forse sbagliando?”
Le mani di darkroxas92 cominciarono a tremare per la
rabbia.
“Vorrà dire che rimedierò subito a quel
momento di
debolezza!”
“Davvero? E se noi facessimo questo?” chiese
l’avversario, per poi schioccare le dita.
Come se niente fosse, attorno al gruppo di custodi si
alzarono quattro mura nere, che si chiusero attorno a loro, lasciando
fuori
solo Dark, Hikari, Saiko e Loony.
La divinità si girò subito incredula.
“Protoman!” urlò Chad attraverso lo
schermo.
“Oh, noi siamo rimasti dentro di te per tutto questo
tempo… ci siamo sviluppati nella tua
oscurità… Oscurità che noi stessi
abbiamo
creato dentro di te.”
“Creare l’oscurità non è
così semplice.” Intervenne Dark.
“Per crearla, dovreste aver commesso qualcosa a cui non era
possibile porre
rimedio. Qualcosa che possa aver sviluppato un profondo odio.”
“O una profonda tristezza…” aggiunse
darkroxas92.
“Sì, la tua oscurità è
intrisa di tristezza… Il tuo cuore
è stato sostituito dal freddo. Freddo che hai creato come
difesa.” Fece Azuki.
“E ora, quella tua oscurità ti
eliminerà.”
“Credi davvero che basterà rievocare quegli infimi
luridi
bastardi per sconfiggermi?!” urlò darkroxas92.
“Io non sono più quell’essere
insignificante! Sono diventato più forte! Ora sono temuto da
tutti e da tutto!”
“E sei veramente contento di questo?” chiese la
figura.
“Te l’abbiamo detto, siamo rimasti dentro di
te… l’unico a sapere chi fossimo
davvero.”
“Forse mi sarei dovuto cancellare la memoria allora.
Almeno, voi sareste spariti con essa!”
“Oh, sarebbe stato tutto inutile… Yami.”
Dark, Hikari e Saiko si voltarono verso di lui sorpresi.
“Ma allora…”
“Lan Yami è morto! Ucciso da quel
pugnale!” replicò
darkroxas92.
“Non sarà mai morto!” esclamò
una voce, anticipando una
fiammata che investì Azuki e la sagoma nera, costringendoli
a saltare indietro.
“Sembra che abbiamo fatto in tempo.”
Commentò Megaman, con
una lama di fuoco al posto del braccio destro, mentre al suo fianco
Jessie
abbassava la mano, ansimando.
“Non morirà finché tu lo
ricorderai.” Continuò la custode
del Tramonto, riprendendo fiato.
“Jessie!” esclamarono insieme i tre custodi, mentre
Loony
e darkroxas92 la guardavano sorpresi.
“Subito per mettere in chiaro le cose, non sono la Jessie
di questo universo.” spiegò lei.
“Ciononostante non posso ignorare la
situazione.”
“Un’altra custode… Ma il suo potere
è anomalo.” Fece
Azuki. “Il suo potere è molto simile a quello di
Dark e Hikari, ma la sua luce…
si riduce a un misero punto immerso nelle tenebre.”
“Sì, è vero, ma quel punto al momento
è più che
sufficiente a farmi andare avanti!” replicò lei,
evocando i Keyblade.
Azuki sorrise, per poi alzare una mano e creare una
folata di vento oscuro diretto verso la custode.
Ma con sorpresa di tutti, darkroxas92 si mise in mezzo,
deviandolo.
“Forse non ti è chiaro che sono io il tuo
avversario.”
Disse questi, per poi prendere il cappuccio e togliendoselo, rivelando
così un
volto identico a quello di Dark, solo con capelli completamente neri e
occhi
azzurri, che sembravano di ghiaccio.
“Oh, e così finalmente ti sei mostrato.”
Lo prese in giro
Azuki, mentre la sagoma si rimetteva di fronte a lei. “Ma per
potermi affrontare,
devi prima sconfiggere il tuo incubo.”
“Ci metterò un secondo!”
urlò, partendo all’attacco.
Con sorpresa di tutti, sul volto della figura apparve un
ghigno bianco.
Subito dopo lanciò in aria il pugnale, che esplose,
rilasciando un’onda nera che investì darkroxas92.
“Che cosa…?” fece lui, cominciando a
scomparire in essa,
assieme al suo incubo.
Dark fece per correre in suo aiuto, ma Jessie fu più
veloce, lanciandosi anche lei dentro l’oscurità,
per poi scomparire tutti e tre
nel nulla.
“Dove sono finiti?” chiese Hikari, puntando il
Keyblade
contro Azuki.
“Ad affrontare l’incubo di quel tipo e non
torneranno.”
“Azuki!” fece Saiko. “Devi tornare in
te!”
“Altrimenti?”
“Altrimenti io… sarò costretto a
combatterti!” esclamò il
custode.
“Oh, ne avresti davvero il coraggio? E ai tuoi amici non
pensi? Credi forse che mi sia limitata a richiuderli lì
dentro? C’è qualcun
altro in loro compagna… Ma da quel che mi risulta, avete
perso i vostri poteri,
no?”
“Che cosa?!” esclamò Megaman.
“E io non riesco a mettermi in contatto con
Protoman.”
Fece Chad.
“Non vi preoccupate.” Disse Dark. “Il
potere di un
custode va ben oltre il Keyblade! Il vero potere risiede nel
cuore!”
“E lo vai a dire a degli esseri artificiali? Loro non
hanno un cuore, lo sai bene!”
“Ti sbagli. Tutti hanno un cuore. Possono perderlo, ma il
loro cuore esisterà sempre.”
“Capisco… Dunque quel tipo che mi ha attaccato era
veramente Justin?” chiese Azuki. “Non ne ho idea. Non so chi sia,
ma mi sorprende che ti abbia
lasciato viva. Dimostrava odio puro nei vostri confronti.”
“Umpf. Significa che poi non è troppo
determinato.” Replicò lei,
partendo all’attacco.
“Non così in fretta! Megaman, sei
pronto?” chiese Lan, prendendo
in mano tre chip.
“Quando vuoi!” “Cyber Spada, Download! Spada Retrattile,
Download!”
Subito le due braccia di Megaman vennero sostituite da due lame, che
lui alzò verso l’alto.
“Lama Larga, Download!” urlò infine Lan.
Le due lame s’illuminarono, fondendosi in una più
grande.
“Programma Avanzato!” urlò il Net-Navi,
scagliando
un raggio d’energia contro Azuki, che spalancò gli
occhi
incredula, alzando il Keyblade per difendersi. Il raggio la colpì in pieno,
scagliandola diversi metri più in là.
“E quello che cos’era?” chiese Hikari,
voltandosi verso il Navi.
“Uno degli attacchi più potenti del nostro
mondo.” Rispose Chad.
“Chi l’ha creato?” fece Dark.
“Quell’attacco… conteneva energia
pura. L’energia di mia madre…”
“Di tua madre?” chiese Lan. “Che cosa
vuoi dire?”
“Credo di non essermi ancora presentato a voi
due…” rispose Dark,
alzando verso il cielo Balance, mentre attorno a lui apparvero dal
nulla delle
sfere di luce e d’oscurità.
“Io sono Dark, l’Equilibrio di questo
universo!” esclamò, per poi
partire all’attacco contro Azuki, che si era appena rialzata.
La custode sorrise, per poi aprire un varco dietro di lei e
lasciandosi cadere al suo interno.
“Per stavolta mi ritiro, Dark, ma sappi… che
tornerò ancora.”
Disse, senza far sparire il suo sorriso.
Dark si fermò, vedendo il varco richiudersi.
“Tsk. Ma tu guarda, si da tante arie e poi scappa alla prima
difficoltà.” Fece, per poi girarsi verso la gabbia
d’oscurità.
“Come facciamo a farli uscire?” chiese Hikari.
“Dobbiamo aspettare che risolvano la questione da soli.
È il loro
esame, noi non possiamo interferire.”
Saiko guardò i due custodi dell’Equilibrio, per
poi voltare lo
sguardo verso Megaman.
“Voi no…” fece. “Ma io
sì.”
Senza dire altro, corse verso il Net-Navi.
“Sei in grado di far apparire una spada che possa
usare?” chiese
rivolto sia a Megaman che a Lan.
“Che cosa?” esclamò questi, guardandolo
sorpreso.
“Mi serve un’arma per combattere, e al momento non
posso
richiamare il mio Keyblade! Mi serve il vostro aiuto!”
“Mi dispiace, ma le spade che uso io sono di pura energia,
che si
fonde con me… Non te le posso prestare, e anche se potessi,
il tuo corpo non
reggerebbe lo sforzo.” Spiegò il Net-Navi.
“E chi se ne importa?! Se non riuscissi in una cosa del
genere,
non sarò nemmeno in grado di far tornare Azuki come prima!
Provateci, vi
supplicò!”
Lan guardò il mangaka.
“Potrebbe essere interessante.” Fece Chad.
“In fondo, anche noi
siamo in grado di usare i Battle Chip quando ci fondiamo con Megaman e
Protoman. Potrebbe funzionare.”
“E se qualcosa andasse storto? Non è nemmeno fatto
di dati,
potrebbe perdere la vita!” esclamò Megaman.
“Dobbiamo provarci! Ne ho passate tante da quando ho iniziato
questo viaggio, non mi arrenderò di certo di fronte a una
simile inezia!”
Dark e Hikari rimasero fermi a osservarlo, mentre Loony era intento
ad esaminare la gabbia oscura.
“Uhm… Secondo me, per riuscire a entrare qui
dentro, come minimo
dovresti trasformarti in pura energia.” Disse serio.
“Secondo i miei studi su
internet, o almeno, secondo me al momento, così dovresti
riuscire a raggiungere
gli altri, e aiutarli ad uscire.”
Saiko annuì.
“Allora non perdiamo tempo! Vi prego, aiutatemi!”
esclamò.
“E va bene!” fece Lan, prendendo un Chip.
“Cyber Spada, Download!”
Il braccio di Megaman si trasformò subito nella spada, che
il Navi
avvicinò a Saiko.
“È come un rivestimento. Se riesci a toglierlo,
dovresti essere in
grado di usarla. Ma essendo tu umano, non so che cosa ti
succederà.”
“Allora è giunto il momento di
scoprirlo!” rispose il mangaka,
afferrando con le mani la parte priva di lama della spada.
Immediatamente, il suo corpo fu investito da una scarica elettrica,
che lo costrinse a cacciare un urlo.
Nonostante ciò Saiko non lasciò andare la presa,
anzi, aumentò la
forza.
“Saiko…” fece Hikari, guardandolo
preoccupata.
“Se non ci riesco… Non potrò
più guardare in faccia gli altri!”
urlò, mentre l’elettricità continuava
ad attraversarlo. “È questo… che mi sta
dicendo il mio cuore!”
Non appena ebbe detto ciò, una luce lo avvolse, costringendo
tutti
a coprirsi gli occhi per nonrimanere
accecati.
Quando riuscirono a riaprirli, li spalancarono subito per la sorpresa.
Saiko ora indossava una tuta blu e bianca, sul cui petto
c’era un
cerchio con disegnato dentro un pennello.
Attorno alla testa era apparso un elmo che gli lasciava scoperto
il volto, mentre la mano destra stringeva una spada d’energia.
“S-Si è trasformato…” fece
incredulo Megaman, guardando il nuovo
look del mangaka.
“In un Net-Navi.” Completarono insieme Lan e Chad.
“Saiko!” urlò Dark, facendo girare il
custode verso di sé.
“Finalmente ci sei riuscito! Hai risvegliato il tuo vero
potere da custode!”
“Il mio vero potere…?”
“Sì. Marco è in grado di usare la
metamorfosi, e anche se non ci
ha ancora provato, sono sicuro che può superare le due ore.
Inuyasha è in grado
di controllare il suo potere demoniaco. Ichigo può usare i
suoi poteri da
Shinigami. Pan ha aumentato la sua forza. Natsu ha aumentato la sua
magia.
Black Star e Tsubaki hanno raggiunto il loro massimo grado di sintonia.
Shinichi può cambiare età liberamente. Tsuna
è in grado di controllare la sua
fiamma senza problemi. Edward può usare l’alchimia
senza alcun limite. Gli
unici privi di poteri eravate tu, Asuka, Sora, Riku e Kairi! Ma loro
tre… hanno
il potere di unire i cuori! Ogni custode ha un suo potere, suo ed
esclusivamente suo!”
“Il mio allora…”
“Mi sembra ovvio.” Rispose Loony. “Tu sei
un mangaka, no? Di
conseguenza hai una grande fantasia. Il tuo potere è molto
semplice: ti
permette di adattarti ai vari mondi, se tu lo desideri. Prendere il
potere di
quel mondo e farlo tuo! Per questo ora sei diventato anche tu un
Net-Navi!”
“Loony, tu…?” cominciò Hikari.
“Credo che per me sia ora di tornare nel mio
universo.” Disse,
lanciandogli un telecomando. “Quando tornerà
Darky, ditegli di usare quello per
tornare a casa. E lo stesso anche per Jessie, e chiedetele scusa per
averla
chiamata qui in un momento del genere.”
“Come fai a sapere tante cose, nonostante provenga da
un’altra
dimensione?”
“Semplice: sono Loony.” Rispose lui sorridendo, per
poi scomparire
in una scia di luce.
“Il mio potere…” fece Saiko, guardando
la mano libera. “Allora
forse…”
Senza aspettare oltre, portò la mano di fronte a
sé, chiudendo gli
occhi.
Immediatamente, il suo Keyblade apparve nella mano libera.
“Lo sapevo!” esclamò, riaprendo gli
occhi.
“Vai, Saiko! Ci penseremo io e Hikari a darkroxas!”
Il mangaka annuì, per poi puntare il Keyblade verso la
prigione.
Sul muro apparve una serratura, dalla quale cominciò ad
uscire del
vento, che investì i presenti.
“Allora io vado.” Disse, venendo però
fermato da Megaman.
“Credi davvero che lascerò andare un neo Navi da
solo?”
“Però tu non potrai usare i tuoi Battle
Chip.”
“Direi che è arrivato il momento di usare i miei
poteri.” Rispose
Dark. “Ma prima... Lan, ti avverto: sono in grado di farti
entrare nella rete,
per permetterti di combattere a fianco di Megaman. Questo
però ti esporrà a
molti rischi. Sei disposto ad affrontarli?”
Lan lo guardò sorpreso.
“Io… entrare nella rete? Puoi davvero
farlo?!”
“Sono una delle tre entità portanti
dell’universo. Sono in grado
di distruggere e creare mondi. Secondo te non sono in grado di aprire
un
passaggio tra due mondi complementari?”
“Allora fa entrare anche me!” esclamò
Chad. “Protoman è la dentro,
e gli servirà il mio aiuto.
“Va bene.” Rispose lui, alzando le mani.
Alle spalle dei due ragazzi apparve un varco, mentre un terzo si
aprì di fronte a loro.
“Attraversate quel varco, e arriverete qui!”
esclamò Dark. “Ma non
posso assicurarvi che tornerete indietro sani e salvi.”
“Non importa! Non abbandonerò Megaman!”
esclamò Lan, prendendo un
dispositivo con uno schermo sopra, assieme a diversi chip, come fece
anche
Chad, per poi attraversare nello stesso momento i due varchi, uscendo
quasi
subito di fronte a Dark.
“Incredibile…” fece Lan, guardandosi
attorno.
“Sei davvero potente, per riuscire ad aggirare in questo modo
le
leggi della fisica.” Commentò Chad, guardando Dark.
“Ho fatto di peggio…” disse, per poi
creare dal nulla due spade di
luce, che consegno ai due ragazzi.
“L’oscurità è molto potente.
Potrebbe mettervi di fronte a
visioni, confondervi… Cercate di rimanere uniti il
più possibile, e non
lasciatevi distrarre.”
“Che cos’è esattamente
l’oscurità?” chiese Megaman.
“È un potere che va oltre la vostra comprensione,
come la luce, e anche
me… Non dovete arrendervi di fronte ad essa! Affrontatela
con il vostro cuore!”
“Con il nostro cuore…” ripeté
Lan, portandosi una mano al petto,
per poi alzare determinato lo sguardo. “Va bene!”
“Allora andiamo!” esclamò Saiko, per poi
affondare il Keyblade
nell’aria di fronte alla serratura.
Da essa fuoriuscì una fortissima luce, che
inghiottì i quattro ragazzi,
facendoli scomparire.
“E ora… vediamo di aiutare l’altro
me.” Disse Dark, aprendo un
varco, che lui e Hikari attraversarono subito.
Capitolo 78 *** Quarta prova! Affrontare gli incubi e credere nel proprio cuore! ***
Equilibrio - Capitolo 77: Quarta prova! Affrontare gli incubi e credere nel proprio cuore!
E come promesso, ecco qui la seconda parte!
Allora, eravamo rimasti con il risveglio dei veri poteri di Saiko e la partenza per il salvataggio degli altri, giusto?
E allora direi che è arrivato il momento di svelare la fine di questo capitolo! XD
Ringrazio ancora Fly89 per avermi prestato i suoi personaggi e avermi
fatto da beta reader e Ottoperotto per avermi concesso l'uso dei suoi
personaggi, oltre che di scrivere questo "dietro le quinte" della sua
versione di darkroxas92.
Ma prima di lasciarvi al capitolo, le risposte alle recensioni!
@ Inuyasha_Fede:
E non hai ancora idea di quale saranno i prossimi due mondi XD. E
Loony... come direbbe Otto, è Loony XD. E credimi, quella che ha
mostrato nello scorso capitolo è solo una minima parte della sua
reale... follia XD. Se vuoi saperne di più, ti consiglio di
leggere le storie di Ottoperotto. Per come andrà a finire...
ancora poche righe e lo scoprirai XD. @ Poldovico: Mi dispiace,
credevo di essere riuscito a restare constante... Vorrà dire che
aspetterò le tue recensioni una volta finita la storia! E grazie
per aver resistito fino ad adesso XD. @ Jimmopolis: Tecnicamente
sì, ma più che diventare forte come Goku, potrebbe
trasformarsi semplicemente in un Sayan, e comunque solo in quel mondo.
Però se per esempio dovesse finire in un mondo come il nostro,
non succederebbe niente e resterebbe normale. Inoltre è una sua
scelta se usare o no questo suo nuovo potere.
E adesso, prima del capitolo, una piccola sorpresa per voi: l'ultima
opening di Equilibrio! Attenzione, spoilera i prossimi due capitoli,
perciò guardatela solo se siete pronti al peggio XD
Capitolo 77: Quarta prova! Affrontare gli incubi e credere nel proprio cuore!
Jessie si ritrovò ad affondare nel buio.
“Dove sono?” si chiese, cercando di intravedere
qualcosa attorno a
sé.
“Temo proprio che siamo finiti nella mia mente.”
Rispose la voce di
darkroxas92, rivelando così la sua presenza poco lontano.
“La tua mente?”
“Mentirei se dicessi che questo è il mio cuore,
visto che me lo
sono strappato io stesso molti secoli orsono.” Rispose la
divinità.
“Perché è così buio? Nemmeno
io ho una tale oscurità…”
“Questo è il risultato di ciò che mi
è successo. Questo è ciò che
resta di Lan Yami, un re vissuto molto, molto tempo fa… In
un tempo che nessuno
ricorda nemmeno più.”
“Ma tu chi sei?”
“Una divinità. Provengo da una dimensione
parallela, proprio come
te, dove sono temuto praticamente da tutti i ragazzi, e non. Sono il
signore
della distruzione, sinonimo di tutte le calamità
naturali… anche se, a
malincuore, devo ammettere che non è sempre stato
così.”
“Che cosa intendi dire?”
Ma nessuna voce rispose alla custode, che si ritrovò
nuovamente
sola.
Poi, come dal nulla, sotto di lei cominciarono a prendere forma
varie sagome, creando lentamente una piccola cittadella. Subito dopo
apparvero
anche molte persone, che sembravano star acclamando qualcuno.
Jessie atterò in mezzo a loro, senza essere notata da
nessuno.
“Che cosa starà succedendo?”
“Mamma, guarda, eccolo!” disse un bambino, cercando
di saltare per
vedere meglio.
La donna al suo fianco sorrise, per poi prenderlo in braccio e
sollevarlo.
Jessie spostò lo sguardo, vedendo così una
carrozza che stava
attraversando il paese.
“Il re è arrivato!” esclamò
felice una ragazza poco lontana,
mentre tutti gli altri presenti cominciarono ad urlare felici.
“Re?” ripeté Jessie, cercando di vedere
meglio.
Sgranò gli occhi quando vide che dentro la carrozza vi era
seduto
niente meno che darkroxas92.
Solo, sembrava in qualche modo diverso.
Nei suoi occhi c’era gioia, e non quel freddo che lei aveva
visto.
In più, rispondeva con un sorriso sincero ai saluti della
gente.
“Ho sentito che ha deciso di eliminare la classe nobile,
così da
poter rendere tutti noi sudditi uguali!” Sentì
dire da un uomo, che stava
parlando felice con un suo amico.
“Quello… è davvero la stessa persona
che ho incontrato poco fa?
Sembra così diverso…” disse Jessie, per
poi girarsi sentendo il rumore di uno
sputo.
“Bastardo di un re…” fece una voce
proveniente da un vincolo poco
lontano, a cui la custode del Tramonto si era avvicinata.
Vide subito un piccolo gruppetto di persone, che a differenza delle
altre fissava con rabbia e odio la carrozza reale.
“Già il padre ci aveva dato parecchie grane, e lui
è anche peggio.”
Disse un’altra voce.
“Ma tanto lo sarà ancora per poco.”
Commentò con un ghigno una
terza persona, tirando fuori qualcosa da una borsa, avvolto da un
panno. “Da
domani sarà solo un brutto ricordo. Noi nobili non gli
permetteremo mai di toglierci
i nostri privilegi come se niente fosse!”
Jessie sgranò gli occhi, incredula.
Evocò subito i Keyblade, cercando di colpire quelle persone,
ma non
riuscì nemmeno a sfiorarle.
Lo scenario cambiò subito, trasformandosi in
un’enorme stanza, al
centro della quale si trovava un letto.
Seduto su questo vi era il re, che stava parlando con
un’altra
persona.
“Sire, il popolo vi considera già migliore di
vostro padre. Nella
nostra storia non era mai successo prima che un re venisse amato subito
da
tutti.”
Lan Yami sorrise.
“Mi fa piacere sapere che la maggior parte delle persone mi
apprezzi, ma non è abbastanza… il mio desiderio
è che tutti siano felici, e considerati
allo stesso livello!”
“I nobili non glielo permetteranno così
facilmente.” Lo ammonì
l’uomo.
“Lo so… Ma non riesco proprio a capire questo loro
attaccamento al
potere. I più ricchi e privilegiati dovrebbero aiutare i
più sfortunati, invece,
loro pensano solo a loro stessi. Spero solo di riuscire in qualche modo
a
farglielo capire. Non voglio che loro diventino miei nemici. Io voglio
un regno
di pace, dove tutti possano vivere felici e-”
Ma il re si fermò sentendo il rumore di un vaso che cadeva a
terra.
Jessie guardò verso la fonte del rumore, vedendo un bambino
di
dieci anni accanto ai cocci del vaso, che stava osservando terrorizzato.
Il bambino aveva dei capelli castani a punta e un volto che
esprimeva purezza.
“Sora?” fece sorpresa la custode, osservando meglio
il bambino.
“Mi scusi signore… Non devo aver chiuso bene le
finestre.” Si
apprestò a dire il servitore. “Ci
penserò io a punire questo ragazzo e a
riportarlo ai genitori.”
“No!” esclamò Lan. “Non si
farà niente al ragazzo. Sono sicuro che
voleva solo incontrarmi, non è vero?” disse,
avvicinandosi al bambino, che
annuì.
Poi lo sguardo del re cadde sulla mano del ragazzino, dalla quale
stava uscendo un po’ di sangue.
“Ti sei fatto male, eh?” fece, per poi girarsi
verso il servitore.
“Per piacere, vai a prendere qualcosa per medicarlo e per
pulire.” Disse.
L’uomo fece un inchino, per poi uscire, mentre Lan prendeva
in
braccio il bambino, allontanandolo così dai cocci.
“Allora, dimmi, come ti chiami? Immagino lo saprai
già, ma io sono
Lan Yami.”
Il bambino, però, continuò a tremare impaurito,
incapace di
rispondere.
“Tranquillo, non ti farò nulla. Dirò ai
tuoi genitori che ti eri
perso mentre tornavi a casa, e mi assicurerò che non ti
puniscano in alcun
modo.” Fece il re, sorridendo. “Però tu
devi dirmi come ti chiami.”
“S-Somau…” rispose balbettando il
bambino.
“Allora Somau, come mai sei entrato dalla mia finestra,
distruggendo un vaso?”
“I-Io non volevo… sono inciampato nella tenda
e-”
“Del vaso non m’importa nulla, ce ne sono tanti
altri. L’importante
è che tu non ti sia fatto nulla oltre quel graffietto, che
presto medicheremo.”
“E-Ecco… io sono venuto qui…
perché ho sentito che lei è tanto
buono…”
“Oh, così dicono questo di me?”
rifletté il re, per poi sorridere.
“Allora significa che sto facendo proprio un bel lavoro,
no?”
Il bambino annuì, mostrando un piccolo sorriso.
“Io sono venuto qui… per chiederle
aiuto…” continuò, incerto su
cosa dire.
“Di che genere?”
“Ecco… la mia famiglia è povera, e
fatica ad andare avanti… Per
questo volevo sapere se… potevo avere un po’ di
pane da portare a casa…” disse,
per poi coprirsi la faccia con le braccia, impaurito per la reazione
che
avrebbe potuto avere l’adulto.
Lan sospirò.
“Questo significa che c’è ancora molto
da fare…” fece preoccupato,
per poi prendere una collana che portava al collo, togliendosela e
porgendola
al bambino.
Jessie osservò con attenzione il ciondolo.
Era una piccola corona d’argento, che il re mise attorno al
collo
del bambino.
“Con questa potrai avere tutto il pane che desideri. Domani
stesso
darò l’ordine di diffondere per tutti i negozi
della città che quando vedranno
un ragazzo con questa collana, non dovranno fargli pagare nulla, e di
mandare
direttamente a me il conto. Vedi di non strafare però, e
soprattutto di non
mostrarla ai quattro venti. Dovrà essere il tuo piccolo
segreto.”
Somau guardò incredulo l’oggetto, per poi
cominciare a piangere.
“I-Io… non so come ringraziarla,
Sire…” disse in mezzo alle
lacrime, poco prima che il re gli scompigliasse i capelli, ridacchiando.
“È solo Lan.” Rispose lui.
Jessie guardava intenerita la scena.
Vide il servitore tornare e medicare la ferita del bambino, per
poi raccogliere i cocci e portarli fuori.
“Ora ti farò riportare a casa. Sentiti pure libero
di tornare
quando desideri. Questo castello sarà sempre aperto per te,
come per chiunque
altro avrà bisogno del mio aiuto.”
Il bambino sorrise, per poi saltare giù dal letto.
“Cerca di non finire in nessun guaio.” Gli disse il
re,
sorridendo, per poi ordinare al servitore di accompagnarlo a casa,
assieme a un
sacco di pane e diverse caraffe d’acqua.
L’uomo s’inchinò, per poi uscire assieme
al bambino, che però
rimase fermo.
“Tu ci aiuterai sempre, vero?” chiese infine.
“Certo, finché ne avrò la
possibilità, non esiterò ad aiutare chi
ne avrà bisogno.” Rispose lui, sorridendo.
Il bambino annuì felice, per poi seguire l’uomo,
chiudendo la
porta.
Il re continuò a sorridere.
“Se solo tutti fossero puri come i bambini.” Disse
a bassa voce.
“Come l’antica leggenda narra, sono stati proprio
loro a ricostruire i mondi
dopo che l’oscurità aveva ricoperto tutto. Nessuno
dovrebbe toccarli. Sono loro
coloro che manderanno avanti i mondi. E chissà…
forse un giorno li salveranno
di nuovo.”
Poi il tempo attorno a Jessie cominciò a scorrere
velocemente,
finché il sole fuori dalla finestra non scomparve, e Lan
andò a dormire.
La ragazza rimase in attesa che il tempo tornasse normale,
finché
la porta della stanza non si aprì.
Il re stava dormendo profondamente, e non si accorse di nulla.
La custode si voltò, vedendo il servitore di prima entrare
tenendosi una mano insanguinata sopra lo stomaco.
“S-Sire…” ansimò, con voce
troppo bassa per essere sentito.
Ma prima che potesse ritentare, cadde a terra, privo di vita.
“Povero stupido… poteva salvarsi.” Fece
una voce, mentre uno dei
tre uomini che Jessie aveva visto in quella via entrava, tenendo in
mano un
pugnale già sporco di sangue.
La custode del Tramonto spalancò gli occhi, mentre
l’uomo si
avvicinava a Lan, alzando l’arma.
“Fermo!” urlò la custode, che
però non venne udita.
Si portò una mano sulla bocca e l’altra sulla
pancia quando vide
il braccio dell’uomo scendere in corrispondenza del petto del
re.
“Così impari a metterti in mezzo ai nostri
affari.” Disse l’uomo,
per poi uscire di corsa dalla stanza, dopo aver messo il pugnale tra le
mani
del servitore.
“Perché…” fece Jessie,
lasciando cadere lungo il viso delle
lacrime silenziose.
Lo scenario cambiò nuovamente.
Si trovava in un’enorme campo verde, dove c’erano
centinaia di
persone riunite in un solo punto, tutte con sguardi tristi.
Uno ad uno se ne andarono tutti, lasciando solo un bambino, Somau,
che continuò a guardare la lapide di fronte a sé,
stringendo con forza il
ciondolo che il re gli aveva regalato.
“Avevi promesso… Avevi promesso che ci avresti
sempre aiutato…”
disse, piangendo.
Jessie abbassò lo sguardo.
“Mi dispiace principalmente per lui.” Disse una
voce triste, che le
fece spalancare gli occhi.
La custode si girò di colpo, ritrovandosi ad osservare Lan,
affiancato da una donna, avvolti entrambi da un alone di luce.
“Posso capire quel che senti.” Disse la donna.
“Io però, posso
offrirti la possibilità di continuare a vegliare su di lui.
E come lui, anche i
molti altri che seguiranno sia le tue che le sue impronte.”
“Come?” chiese lui.
“Posso dirti come accedere a un livello superiore
dell’esistenza.
È questo il mio compito. Potrai far diventare tuo compito
guidare i ragazzi
come lui, aiutandoli nel loro percorso.”
“Ma ne sarò all’altezza? Non sono
nemmeno riuscito ad aiutare lui…
Non ho fatto in tempo…”
“Potrai sempre aiutarlo ad andare avanti, indicandogli la via
giusta da prendere.”
Lan parve riflettere un attimo.
“Cosa devo fare, Oma?”
La donna sorrise.
“Una goccia in un oceano è
insignificante… ma in un deserto può
essere determinante.”
“Userai sempre questi aforismi per rispondere,
vero?” fece Lan,
sorridendo.
“Oh, per molto più tempo di quanto tu possa
immaginare.” Rispose
lei.
Lo scenario cambiò ancora, mostrando Lan, che indossava una
tunica
bianca, osservare qualcosa in un vicolo buio.
Jessie vide solo una mano che stringeva un ciondolo, sdraiata a
terra come il corpo da cui proveniva, senza dare alcun segno di vita.
“Mi dispiace…” disse l’uomo,
senza riuscire a trattenere le
lacrime. “Mi dispiace tanto… è tutta
colpa mia… ho sbagliato a guidarti… Somau,
perdonami se puoi…”
Jessie spostò lo sguardo, incapace di guardare quella scena
e
portandosi le mani al ventre, preoccupata.
“Quell’oscurità… era dovuta a
questo?”
Come per risponderle, le immagini cambiarono, mostrando Lan sempre
in quel modo, ma ogni volta in luoghi e con persone differenti.
“Questa sofferenza… Ha dovuto soffrire
così tanto, per tutto quel
tempo?!” esclamò incredula la custode.
Poi, ad un certo punto, le immagini si fermarono, mostrando un Lan
diverso, sospeso nello spazio.
I suoi occhi ormai, mostravano solo pura tristezza, non era
rimasta alcuna traccia della gioia che in passato li aveva fatti
brillare come
stelle.
“Io sono diventato una divinità con il solo scopo
di proteggere i
ragazzi e tutti coloro che hanno deciso di seguire il mio
cammino…” disse
freddo. “Eppure, per millenni e millenni non ho fatto altro
che rivedere la
stessa scena! Perché gli uomini sono
così… perché per il loro potere
passano
sopra tutto e tutti?!”
Jessie poteva percepire senza problemi la sua sofferenza.
“Il mio cuore… Il mio cuore mi fa male…
Ho visto Somau
reincarnarsi decine di volte, e tutte le volte è finita
sempre nello stesso
modo! Nonostante i miei tentativi di aiutarlo, c’è
sempre stato qualcuno a
fermare la sua strada. E come per lui, infinite altre
persone!”
Si portò una mano al petto, lasciando che altre lacrime gli
scorressero sul viso.
“Se le cose stanno così… Se davvero non
si possono cambiare… Vorrà
dire che sarò io a cambiare! Distruggerò io
stesso il male! Anche a costo di
diventare io stesso un malvagio! Salverò i ragazzi che
verranno dal mio stesso
fato, anche a costo di doverli fermare con la forza!”
Sotto gli occhi increduli di Jessie, si colpì il petto con
tale
forza da farvi entrare le mani.
“Non ho più bisogno di questo!”
urlò, per poi estrarre il proprio
cuore con un gesto secco e deciso e scagliarlo lontano da sé.
“Lan Yami non esisterà mai più! Da oggi
solo la sua oscurità andrà
avanti nel suo compito! E distruggerà tutta la corruzione
che incontrerà. Non
importa se sarò chiamato distruttore, o
calamità.” Dichiarò. “La
verità non
dovrà mai saperla nessuno! Sono stato chiaro, Oma?”
Jessie si girò, ritrovandosi di nuovo di fronte alla donna
dal
corpo etereo, che però stavolta aveva uno sguardo triste.
“Come desideri, Lan…”
“No, non Lan… è darkroxas92.”
Disse lui, mentre il suo abito
cambiava colore, diventando nero, dopodiché si mise il
cappuccio che da quel
momento in poi avrebbe celato il suo volto.
“Che cosa dovrò dire agli altri?” chiese
Oma.
“Digli che Yami è stato rinchiuso in una
dimensione parallela da
me e che io ti ho ingannata per poter ascendere.
C’è solo un’ultima cosa che
voglio chiederti, prima di cadere totalmente nelle tenebre.”
“Dimmi pure.”
“Prenditi cura delle vittime della mia crociata. Solo di
coloro
che lo meriteranno, ovviamente. Tu sei l’unica in grado di
vedere così bene
dentro le persone.”
“Non mi sopravvalutare. Non ho saputo vedere completamente la
tua
immensa sofferenza.”
La divinità sorrise.
“Quella nemmeno Lan è stato in grado di
vederla.” Disse, per poi
scomparire, lasciando spazio ad un’altra città.
Questa volta Jessie vide centinaia di persone in preda al panico
alla ricerca vana di una via di fuga, mentre la città
collassava rapidamente su
se stessa. Lo scenario si spostò attorno alla custode,
fermandosi di fronte a
un ragazzo che stava scappando, che Jessie riconobbe subito essere Sora.
Il ragazzo inciampò, cadendo a terra e perdendo un oggetto,
che
scivolò qualche metro più in là,
fermandosi ai piedi di una persona, che lo
prese tra le mani.
Jessie riconobbe subito il ciondolo che Yami aveva donato a Somau.
“G-Grazie…” fece il ragazzo, rialzandosi
e avvicinandosi all’uomo,
il cui volto era celato da un cappuccio nero.
“Dev’essere molto prezioso per te questo,
vero?” chiese, prima di
restituirlo al proprietario.
“A dir la verità non saprei…
l’ho sempre avuto da quando ho
memoria, ma sono sicuro che per me è importante. Percepisco
come un antico
legame con questo ciondolo.”
“Capisco… Qual è il tuo nome?”
“Hamalau! E il tuo?”
A Jessie parve di scorgere un sorriso triste sul volto di
darkroxas92.
“Non ha importanza. Ti conviene sbrigarti, prima che per
questo
mondo giunga alla sua fine.”
“Non posso senza prima essermi accertato che i miei amici
siano al
sicuro. Il Magister sta facendo di tutto per arginare
l’attacco di quel mostro!
Cerca di metterti in salvo anche tu!” fece Hamalau, per poi
correre via.
L’uomo si tolse il cappuccio.
“Perdonami di nuovo, ma è meglio se per questa
volta passi
direttamente alla tua prossima reincarnazione, Somau. Questo mondo era
troppo
corrotto per andare avanti.”
darkroxas92 si rimise il cappuccio, proseguendo nel suo cammino,
mentre diversi palazzi crollavano attorno a lui.
“E chissà… forse in futuro, sarai
proprio tu a fermarmi, dato che
ti farò soffrire molto.”
“Sei sicuro di ciò che stai facendo?”
chiese una voce.
“In questo modo dovranno sigillarmi per aver violato la
Grande Regola,
ponendo così un freno alla mia mania distruttrice. Un tempo
sufficiente per far
regnare un po’ di pace, mentre il mio nome
continuerà a incutere timore.”
Oma sospirò.
“Ti avverto che farò ascendere Hirurogeita Lau. E
lui cercherà
sempre un modo per farti capire ciò che hai fatto, oltre ad
intralciarti.”
“Capisco. Sì, credo che lui possa riuscire
là dove Lan ha fallito,
però lui non dovrà mai sapere del suo
predecessore, chiaro?”
“Come desideri… Darky.”
Poi tutto scomparve, lasciando Jessie nuovamente persa nelle
tenebre.
“Quindi è così che stanno le
cose…”
“Esatto.” Rispose la voce di darkroxas92.
“Ho passato ogni
instante della mia esistenza a cercare di salvare tutti quelli che
potevo,
fallendo sempre. Poi, ho capito che l’unico modo per far
sì che non soffrissero
quanto me era quello di farli soffrire in maniera minore, anche se
probabilmente loro non ci crederebbero mai.”
Jessie rimase in silenzio ad ascoltarlo.
“Somau… Hamalau… Sora… ho
cercato di aiutarlo infinite volte… Il
mio senso di colpa per non essere riuscito a mantenere
quell’unica promessa mi
ha sempre tormentato. E adesso, per mia scelta, quel ragazzino mi odia
con
tutto se stesso, considerandomi giustamente per quel che sono: un
essere senza
cuore, privo di sentimenti e morale, il cui solo obiettivo è
quello di far
soffrire lui e tutti i suoi coetanei.”
“Era davvero necessario?” chiese Jessie.
“Non c’era nessun altro
modo per aiutarlo?”
“CI ho provato per millenni!” replicò
con rabbia la divinità. “Ma
ogni misera volta… Ogni volta che lui interveniva per
aiutare qualcuno, qualcun
altro lo fermava. È come se fosse una maledizione, quel
ciondolo che gli donai
quel giorno, lo segue in ogni sua reincarnazione, come se fosse parte
di lui!”
“Questo significa che continua a credere in quella promessa,
no?”
fece Jessie. “Significa che crede ancora in te!”
“No… significa solo che la mia maledizione
continua a colpirlo, in
un ciclo infinito…”
“È inutile che provi a salvarlo,
custode!” esclamarono diverse
voci, mentre la sagoma oscura prendeva nuovamente forma, assieme a una
stazione
del cuore grigia.
Non appena Jessie atterrò su di essa, un vento freddo la
investì, portando
con sé qualche fiocco di neve.
Poco lontano vi era anche darkroxas92, che però era sdraiato
a
terra, senza alcuna intenzione di muoversi.
“Voi siete le persone che lo hanno ucciso quella notte,
vero?”
chiese la custode, evocando i due Keyblade.
“Non solo. Noi siamo tutti coloro che abbiamo fermato lui e i
suoi
innumerevoli protetti. Noi siamo coloro che hanno creato la sua
sofferenza, e
siamo fieri di averlo fatto!”
“Voi… Credevo di averne viste di persone
malvage… Certo, non siete
ancora ai suoi livelli, però voi… Voi non potete
essere perdonati!”
“E che cosa vuoi fare? Sconfiggerci? Eliminarci? Nessuno
può
farlo! Siamo oscurità pura, e tu non hai sufficiente luce
per affrontarci.
Anzi, è più facile che tu ti unisca a
noi!”
“Siete degli illusi se sperate che lasci accadere una cosa
del
genere!”
“Allora affrontami, custode, e vediamo fin dove arriva la tua
determinazione!”
Jessie strinse con maggiore forza i suoi Keyblade.
“Credo proprio che ti serva un piccolo aiuto, non
è vero?” fece
una voce, che risuonò in quello spazio
all’apparenza vuoto.
“Dark!” esclamò Jessie, guardando verso
l’alto.
“Io e Hikari abbiamo provato a raggiungervi, ma nonostante i
miei
poteri, c’è una barriera che ci impedisce di
proseguire. Tuttavia, credo di
aver trovato qualcun altro in grado di aiutarvi!”
Non appena ebbe detto ciò, tre fasci di luce attraversarono
le
tenebre, cadendo affianco a Jessie, che si coprì gli occhi.
Quando li riaprì, Sora, Riku e Kairi erano al suo fianco,
tutti e
tre con il Keyblade in mano.
“Non posso proprio lasciarti sola un attimo, eh?”
fece Riku,
sorridendole. “Ti lascio sul letto e ti ritrovo a combattere
contro un altro
essere oscuro.”
Poi il ragazzo si fece serio.
“Tutto bene? Hai avuto difficoltà?”
Jessie scosse la testa.
“Tranquillo, non ho esagerato.” Assicurò
con un sorriso.
“Perfetto allora! Vediamo di dare una lezione a questo tizio
e di
tornare a casa!” esclamò Sora.
“Somau… Così anche tu osi
affrontarci.” Disse la figura, alzando
il pugnale, preparandosi ad attaccare.
“Somau? E chi diamine sarebbe?” chiese il castano
confuso.
“Una vecchia conoscenza del proprietario di questo cuore
vuoto.”
Rispose Jessie, alzando i Keyblade per difendersi.
“Che sarebbe?”
“Quel tipo a terra.” Rispose la figura, indicando
la divinità con
un cenno. “Poverino… immagino che rivivere
millenni e millenni di brutti
ricordi lo abbia provato non poco, dev’essere stato doloroso
anche per una
divinità della distruzione.”
I quattro custodi lo guardarono con occhi infuriati.
“Siete voi la causa di tutto questo!”
esclamò Jessie. “Ho visto
cosa gli è successo! E mi meraviglio che la sua
volontà lo abbia fatto andare
avanti per così tanto tempo, ma questo significa soltanto
che avete fallito!
Non siete riusciti a farlo cadere completamente nelle
tenebre!”
“Sì, forse hai ragione, ma presto
soccomberà totalmente di fronte
all’oscurità! E voi con lui.”
Detto ciò, la figura scagliò un’onda
nera contro i custodi, che li
investì in pieno.
I quattro usarono i Keyblade per contrastare l’onda
d’urto, che fu
comunque sufficientemente potente da farli indietreggiare.
Il braccio sinistro di Jessie si fece leggermente più scuro,
costringendo la custode a cacciare un piccolo urlo di dolore.
“Jessie!” esclamò Riku preoccupato.
“N-Non ti preoccupare… questo non è
niente…”
Ma con grande sorpresa di tutti, l’onda fu spezzata da
qualcosa.
Di fronte ai quattro custodi c’era darkroxas92, con lo
sguardo
verso il basso e la mano aperta.
“Basta così…” disse, senza
alzare il capo. “Questo è abbastanza.
Andatevene.”
“Non se ne parla nemmeno! Non possiamo lasciarti in balia di
quell’essere!”
esclamò Sora.
“Già, non ce la farai mai da solo contro di
lui!” aggiunse Kairi.
“Va bene così… Sparirò con
lui. Le mie sofferenze, la mia verità,
il mio passato… farò sparire tutto insieme a
me!” urlò, creando una sfera di
energia e scagliandosi contro l’avversario.
Tuttavia, la divinità fu respinta come se niente fosse,
rotolando
a terra.
“Patetico. E tu saresti l’essere più
temuto da tutti? Sei solo un
debole, che si atteggia da forte.”
“Sì, è vero… In effetti, ho
passato gli ultimi ventimila anni a
far credere a tutti di essere il signore della distruzione…
e devo dire che mi
è anche venuta bene come recitazione. Forse avrei dovuto
fare l’attore, ma
sembra che questo caratterizzi tutti i Dark esistenti… Anche
il me di questa
dimensione ha fatto lo stesso, anche se per un tempo infinitamente
più breve.”
“E con ciò? Credi che basterà? Ti
farò sprofondare nelle tue
tenebre peggiori, dalle quali non uscirai mai più!”
Senza che nessuno potesse fare qualcosa, la figura lanciò il
pugnale contro darkroxas92, colpendolo in pieno petto.
La divinità sgranò gli occhi, poco prima che essi
si spegnessero,
lasciandolo cadere a terra come una marionetta a cui sono stati
tagliati i fili.
“No!” urlò Jessie, per poi girarsi irata
verso la figura, come gli
altri tre custodi.
“Non si risveglierà mai più! Perso
dentro sé stesso per sempre!”
“Beh, ho una brutta notizia per te. Nemmeno tu uscirai da
questo
posto vivo!” esclamò Sora, per poi creare una
sfera di luce con il Keyblade.
“Noi te lo impediremo!”
“Fatevi sotto allora.”
“E
così, alla fine ti sei arreso, eh?” fece una voce,
che risuonò
attorno a darkroxas92.
“Perché non avrei dovuto? Sono solo un fallito,
che non è riuscito
in niente.”
“In effetti, ti ho sempre impedito di fare ciò che
volevi, ma
dopotutto, come hai detto, sei stato un ottimo attore.”
Aggiunse un’altra voce,
che costrinse la divinità a spalancare gli occhi e a
mettersi seduto.
Di fronte a lui c’erano Oma e Ottoperotto, che lo guardavano
divertiti.
“Che cosa…?”
“Sei giunto così lontano, Lan. Non vorrai davvero
fermarti adesso,
vero?” chiese la donna.
“Io…”
“Lo dicevo io che eri una divinità della domenica,
‘gnorante!”
Esclamò un’altra voce, mentre dal nulla appariva
suor Nausicaa.
“Però bisogna concedergli un premio come miglior
attore delle
ultime epoche. Cavoli, è riuscito a ingannare
l’intero Alto dei Cieli, più
qualche milioncino di mondi.” Aggiunse Loony.
“Io… Io ero serio! Io volevo davvero distruggere!
E volevo punire
i tuss!”
“Sì, certo… e io amo passare le vacanze
da Xehanort.” Commentò Ventus,
apparendo alle sue spalle.
“E io non somiglio vagamente a Sora.” Fece Vanitas,
mostrandosi al
suo fianco.
“E Xaldin non impreca mai.” Aggiunse Roxas,
sbucando di fronte a
Vanitas.
“Che cos’è? Una riunione per prendermi
in giro?”
“Prenderti in giro?” fece una voce, mentre di
fronte a lui
appariva Sora. “Direi di no, anzi, il contrario.”
“Siamo qui per ringraziarti.” Disse un altro
ragazzo, il cui volto
era però inesistente, mentre attorno alla
divinità ne apparvero centinaia.
“Tu ci hai sempre guidato, cercando di aiutarci in tutti i
modi
possibili.”
“Non ci hai mai abbandonato.”
“Hai cambiato metodi, e dobbiamo ammettere che quelli degli
ultimi
millenni non sono stati proprio di nostro gradimento, ma
l’intenzione è rimasta
sempre la stessa.”
“Anche quando svolgevi il tuo nuovo ruolo… hai
sempre pensato a
noi.” Fece Hamalau, apparendo al fianco di Sora.
“Hai sempre cercato di mantenere quella promessa fatta tanto
tempo
fa.” Disse Somau, comparendo anche lui di fronte a
darkroxas92.
Poi i tre ragazzi tirarono fuori il loro ciondolo, mostrandolo
alla divinità, imitati da molti altri.
“Questo non è il simbolo di una
maledizione.” Dissero insieme.
“Questo è il simbolo che dimostra la tua
lealtà verso di noi! La tua devozione
verso la tua promessa!”
“Da migliaia di anni siamo stati legati da questo ciondolo.
Tu mi
hai sempre protetto, e hai sempre sofferto ogni volta che qualcuno mi
fermava.”
Fece Somau.
“Non permettere ai tuoi incubi di avere la meglio!”
esclamarono
tutti insieme.
“Affrontali!” fece Sora.
“Annientali!” disse Hamalau.
“Vendicaci!” concluse Somau.
darkroxas92 li guardò incredulo, per poi sorridere,
scuotendo la
testa.
“Cavoli… devo essere proprio caduto in basso se
tutti voi siete
venuti qui. Mi dispiace, ma il qui presente darkroxas92 non ha
intenzione di
farsi consolare!” disse, saltando in piedi.
“Non c’è bisogno che me lo diciate voi.
È arrivato il momento di
affrontare le mie tenebre, e di mantenere fede alla mia
promessa!”
Tutti i ragazzi sorrisero, per poi cominciare a svanire, lasciando
darkroxas92 da solo di fronte alle tre incarnazioni di Sora.
“Questo credo sia tua.” Dissero, porgendoli il
ciondolo, che la
divinità prese tra le mani.
“Buona fortuna… Lan…” fece
Somau, scomparendo assieme agli altri
due.
Yami osservò il ciondolo che teneva in mano.
“La tua luce…” fece una voce alle sue
spalle, che lo costrinse a
girarsi. “È molto più forte di quanto
tu creda.”
Di fronte alla divinità c’era una donna avvolta
dalla luce, che lo
guardava sorridendo.
“Tu chi sei? Non mi sembra di averti mai
visto…”
“Il mio nome è Lucis… E sono la madre
del Dark di questa
dimensione.”
Lan spalancò gli occhi.
“Vuoi dire che tu sei…”
“La Luce, esatto. Lan Yami, la tua oscurità ha
solo ricoperto la
tua luce. È arrivato il momento di risvegliarla!”
“Non posso… ho gettato via il mio cuore, non posso
più risvegliare
la mia luce…”
“Il tuo cuore sta ancora battendo. Non è
scomparso, è solo
disperso.”
Poi Lucis alzò una mano verso di lui.
Il ciondolo s’illuminò, per poi scomparire,
lasciando il posto a
un Keyblade dorato, con striature bianche e nere.
“Questo è… un Keyblade?!”
“Usalo per affrontare le tue tenebre e i tuoi incubi. Tieni
fede
alla tua promessa!” esclamò Lucis, per poi
scomparire.
Lan rimase fermò per qualche secondo, per poi puntare il
Keyblade
verso l’alto, rilanciando un raggio di luce.
Istantaneamente, sotto i suoi piedi apparve un mosaico, che
rappresentava lui, sia come Lan Yami che come darkroxas92, circondato
da
centinaia dei suoi ciondoli.
Dietro di lui si scorgevano anche tutti i ragazzi che gli erano
apparsi poco prima.
“Non vi deluderò.” Disse Lan, mentre
tutto svaniva nella luce.
Il
corpo di darkroxas92 s’illuminò, attirando su di
sé
l’attenzione dei presenti.
Il pavimento grigio cominciò a dissolversi, rivelando lo
stesso
mosaico che aveva visto Lan.
Il suo corpo si alzò da solo, mentre nella sua mano
compariva il
Keyblade.
“Che cosa?!” esclamò Riku.
“Anche lui è un custode?!”
“Impossibile!” urlò la figura, mentre
Lan riapriva gli occhi.
“Direi che è arrivato il momento di porre fine a
questa storia!”
disse, puntando il Keyblade contro l’avversario.
“Non ti lasceremo vincere così
facilmente!” replicò la figura,
creando un secondo pugnale.
Lan si scagliò contro di lui, ma l’avversario lo
evitò saltando in
alto.
“Siamo pur sempre nel nostro elemento, credi che non
possa-”
Ma s’interruppe quando Sora e Riku apparvero ai suoi lati,
afferrandogli le braccia per tenerlo fermo.
“Lasciateci andare!”
“Ora!” urlarono i due custodi.
“Con immenso piacere!” esclamò la
divinità, saltando verso la
figura, per poi scomparire e riapparire alle sue spalle.
“Noi… non spariremo così
facilmente…” cominciò a dire quella,
mentre i due custodi la lasciavano andare. “Saremo sempre
dentro di te…”
“Sì, è vero, ma non mi darete
più fastidio!” disse darkroxas92,
puntandogli contro il Keyblade e colpendolo con un raggio di luce.
Sul corpo dell’avversario apparve una serratura, che
s’illuminò,
costringendo i cinque a chiudere gli occhi.
Quando riuscirono a riaprirli, dell’avversario non era
rimasta
alcuna traccia.
“È finita?” chiese Jessie, ansante,
mentre Riku la raggiungeva.
“Direi di sì.” Rispose una voce, mentre
un varco si apriva,
lasciando entrare Dark e Hikari.
“Ma chi era quello?” chiese Kairi.
“Era un concentrato dei miei incubi.” Rispose
darkroxas92.
“Millenni di storia, di eventi tragici… tutti
riuniti in quell’essere.”
“Millenni?” fece Sora.
“Ehi, state parlando con una divinità. Non sono di
certo nato
ieri.” Replicò Lan, sorridendo divertito e
osservando il Keyblade.
“Tieni.” Disse, porgendolo a Dark, che
però scosse la testa.
“È il tuo Keyblade. Io non posso
prenderlo.”
“Me l’ha dato tua madre, io non posso usarlo
ancora. Non ne sono
degno.”
“Se mia madre te l’ha donato, significa che pensa
tu lo sia.”
“Il Keyblade non viene mai dato a qualcuno che non
è in grado di
usarlo.” Aggiunse Hikari.
“Quindi è così che funziona qui? Non
appena uno si dimostra degno
del Keyblade lo riceve?” chiese Sora.
“Possiamo dire di sì, ma non chiunque. Solitamente
sono io che
scelgo svariati guardiani.” Rispose Dark, per poi lanciare a
Lan il telecomando
di Loony. “Con quello potrete tornare tutti nella vostra
dimensione.” Spiegò.
Jessie annuì, recuperando la benda dalla sua tasca.
“Sei sicura?” le chiese Riku.
Lei annuì.
“Sì. Qui mi limiterei a fuggire. Inoltre,
c’è anche l’altra
Jessie. Non voglio complicarle l’esistenza.”
“E poi, credo sia meglio per voi tornare nel vostro
universo.”
Fece Dark, dando a Jessie un’occhiata più che
eloquente. “Dubito che vogliate
che succeda qui, vero?”
I quattro custodi lo guardarono sorpresi.
“E tu come-”
“Sono una delle entità portanti di questo
universo. Credete
davvero che non sia in grado di accorgermi di una cosa del
genere?”
“Se sta parlando di quel che penso, me n’ero reso
conto anch’io. Era
fin troppo palese.” Commentò darkroxas92,
sorridendo. “Cerca solo di non
passare nella mia dimensione nei prossimi due decenni. Ho intenzione di
continuare con i miei soliti metodi.”
“Uh?” fece Kairi.
“Sono la divinità della distruzione, e ho una luna
piena di
ragazzi a cui far capire cos’è giusto e
cos’è sbagliato. E per farglielo
capire, intendo dire che devo punirli oltre l’umana
immaginazione!”
Jessie sorrise.
“Va bene. Quindi continuerai a tenere fede alla promessa
fatta a
Somau.
“Somau?” chiese Hikari.
“Sempre.” Rispose la divinità, senza
girarsi e premendo un bottone,
facendo aprire due varchi.
“Au revoir! Non vedo l’ora di vedere la faccia di
quei quattro
tuss quando vedranno la mia nuova arma.” Fece, sparendo
dentro uno di essi.
“Allora andiamo anche noi.” Disse Riku.
“Jessie ha bisogno di
riposo.”
“Credo proprio che tu abbia ragione…”
disse lei, rassegnata, però
sorridendo.
Dark e Hikari annuirono.
“Prima di andare… Dark, posso chiederti un piccolo
favore?”
L’Equilibrio guardò la custode incuriosito.
“Uh? Certo, dimmi.”
La castana si avvicinò al ragazzo, prendendogli una mano per
posarla sul suo ventre.
Dark arrossì per un istante, ma si riprese quando
avvertì la
stretta della ragazza.
“Jessie…” disse preoccupato il custode
dell’Alba, avendo capito i
pensieri della castana.
“Dark puoi dirmi cosa senti? Come ha detto quella custode
oscura,
la mia luce s’è ridotta ad un punto immerso nelle
tenebre… ti prego, dimmi che
quel punto è uguale a prima.” Supplicò,
puntando i suoi occhi color nocciola
colmi d’ansia in quelli dell’altro.
Per qualche istante nessuno disse nulla, poi Dark sorrise.
“Non
devi preoccuparti, questa luce non cadrà facilmente sotto
l’oscurità, mi sembra
tenace.”
“Grazie. Grazie davvero.” Fece la keyblader.
“Grazie a voi per il vostro aiuto. Credo che anche quelli
della
dimensione dell’altro Dark vi saranno grati.”
“Più di quanto possiate immaginare. Sarebbe stata
una grave
perdita per loro.” Disse Jessie, per poi stringere con forza
la benda,
attraversando il varco assieme ai tre compagni.
Pan
lanciò un’onda energetica contro la parete, senza
pero riuscire
minimamente a scalfirla.
“Niente da fare…” ansimò,
lasciandosi cadere seduta a terra.
“Questa volta Azuki ci ha giocato.”
“Non può essere indistruttibile!”
esclamò Natsu, continuando a
colpire il muro con il fuoco. “Fairy Tail è famosa
per essere la gilda più
distruttiva, non posso di certo fallire nella nostra
specialità!”
“Aye!”
“È inutile.” Fece Protoman.
“Se ha hackerato i dati di questo
posto, può aver creato delle pareti assolutamente
indistruttibili.”
“Beh, noi non ci arrenderemo di certo!” disse Sora.
“Sono già
finito in un mondo dentro un computer, e ne sono uscito sano e
salvo!”
Edward batté le mani, per poi appoggiarle al muro.
“Maledizione… anche l’alchimia
è inutile. Non riesco a riconoscere
i materiali di questo muro. Non è semplice
oscurità.”
“E voi sareste dei custodi? Tutti così impazienti
e scalmanati?”
commentò Protoman.
“Sentì un po’, Mr
Io-Sono-Perfetto.” cominciò Black Star.
“Non so
chi tu sia esattamente e non me ne importa un accidente,
però tu non puoi di
certo pretendere che ce ne stiamo qui buoni ad aspettare che Dark o
qualcun
altro ci salvi!”
“E io non sono di certo venuto fin qua per morire in questo
modo.”
Fece Conan.
“Argh!!!” urlò Masaru, prendendo la
rincorsa e colpendo il muro
con un pugno.
Per qualche secondo rimase attaccato ad esso, per poi venire
respinto indietro come allontanato da una forza misteriosa.
“Aniki!” esclamò Agumon.
“Non sia mai detto… che un fottuto muro mi
fermi!” esclamò il
ragazzo, rialzandosi.
“Se solo potessimo usare i nostri
Keyblade…” fece Riku, chiudendo
le mani a pugno per la rabbia.
“E io non riesco a mettermi in contatto con Chad.”
Poco lontano, Kuroyukihime e Haru erano intenti ad
esaminare le pareti.
“Quella ragazza è stata molto abile.”
Fece la ragazza. “È
riuscita a manipolare in maniera a dir poco perfetta i dati, unendoli a
qualcosa di sconosciuto, probabilmente come dicono i custodi,
oscurità.”
“Se solo mio padre fosse qui... o anche Ax. Anzi, forse
lui sarebbe il più adatto, visto che considera la nostra
informatica piena
zeppa di errori…” disse l’Animorph.
“E chi sarebbe? Un hacker?” chiese Haru.
“No, un alieno mutaforma con conoscenze minime di
informatica, ma ad ogni modo superiori a quelle degli esperti del mio
mondo. È
uguale per te?”
“Alieno mutaforma?” fece Protoman. “Come
sarebbe a dire?”
Marco sbuffò, per poi avvicinarsi ad Agumon.
“Puoi darmi un attimo la zampa per piacere?”
“Eh? Okay, ma per-”
Non appena il Digimon fu toccato dall’Animorph, si
zittì,
mentre i suoi occhi diventarono vuoti.
Marco gli lasciò la zampa dopo pochi secondi, lasciandolo
tornare normale.
“Cosa mi hai fatto?!” esclamò questi,
preparandosi a
combattere.
“Solitamente preferisco evitare di farlo con creature
intelligenti, ma credo sia l’unico modo per dimostrarvi il
mio potere.” Disse
Marco, mentre cominciava a diventare più piccolo.
Lentamente sul suo corpo crebbero delle scaglie
arancioni, mentre la sua testa si allungava.
Le sue braccia e gambe si trasformarono in zampe con tre
artigli al posto delle dita.
Un paio di minuti dopo, di fronte a tutti c’era una copia
esatta di Agumon.
“Questo potere mi è stato donato da uno di quei
alieni,
per poter proteggere il mio mondo. Posso trasformarmi in tutto
ciò che tocco e
che possiede un DNA.” Spiegò
l’Animorphs. “Purtroppo, ho un limite di due ore,
e non mi limito a copiare l’aspetto… In questo
momento sto provando
un’inspiegabile voglia di tirare pugni a qualcuno.”
“Wow… è proprio identico a
me!” esclamò Agumon, mentre
Masaru lo guardava sconvolto.
“Capisco… sembra proprio che i custodi non siano
mai
delle persone normali.”
“Beh, il mio unico potere è quello di poter
diventare un
bambino.” Rispose Conan. “Purtroppo al momento sono
bloccato in questo aspetto,
ma in realtà sono un liceale.”
“Eh?!” esclamò incredulo Haru,
guardandolo.
“Credo che di umani puri ci siamo solo io, Riku, Kairi,
Saiko, Ran e Asuka.” Fece Sora. “Infatti in questa
situazione siamo i più
svantaggiati.”
“Oh, non sai quanto, custode della luce.” Disse una
voce.
Tutti si girarono, ritrovandosi di fronte ad un’armatura
nera, con pezzi bianchi e azzurri.
Sulla vita e sull’elmo aveva un simbolo simile a quello
dei Nessuno, con la differenza che questi era
all’ingiù.
Ma la cosa che sorprese tutti era che impugnava un
Keyblade, anch’esso nero.
“E tu chi sei?!” esclamò Natsu, mentre
tutti si preparavano
a combattere.
“Un incubo.” Rispose questi. “Proprio
come quello che
stanno affrontando i vostri amici fuori di qui.”
“E di chi saresti? Non credo ti abbiamo mai visto
prima.”
Fece Sora.
“Oh, il fatto che non mi abbiate mai incontrato, non
significa che l’oscurità non possa materializzarmi
qui. In compenso, i tre
custodi che vi hanno preceduto dieci anni fa, sanno bene chi
sono.”
“Quindi è un vecchio nemico di Aqua, Terra e
Ventus?”
domandò Kairi.
“Ora preparatevi… perché vi
eliminerò tutti, dal primo
all’ultimo!”
“Non te lo permetteremo!” urlò Inuyasha,
partendo
all’attacco.
Ma con sua sorpresa, dal terreno uscirono delle catene,
che lo imprigionarono, facendolo cadere a terra.
“Che cosa-?” fece il mezzo demone, spalancando gli
occhi
quando vide l’armatura alzare il Keyblade, sollevando assieme
a esso un pezzo
del terreno, come se niente fosse.
“Attento!” urlò Pan, correndo in suo
aiuto affiancata da
Natsu e Ichigo, colpendo il pezzo di terra con i loro attacchi,
facendolo
esplodere.
Senza però avere nemmeno il tempo di riprendere fiato,
attorno all’armatura apparvero una decina di lame di luce,
che si mossero da
sole contro i custodi, colpendoli in pieno e facendoli cadere tutti a
terra.
“Maledizione… Chi accidenti è questo
tipo?!”
“Lasciate che sia un Master a occuparsi di lui!”
urlò
Black Star, mentre il suo corpo veniva ricoperto da strisce nere.
L’assassino scomparve, riapparendo di fronte
all’avversario e colpendolo in pieno con l’onda
dell’anima, senza però sorbire
alcun effetto.
“Che cosa? Perché non funziona?!”
esclamò poco prima di
venire respinto da un calcio.
“Non sarà…” fece Edward, per
poi battere le mani e creare
dal terreno una spada di ferro, con la quale si scagliò
contro l’armatura,
colpendola.
L’alchimista spalancò gli occhi, per poi saltare
all’indietro.
“Non pensavo avrei più rivisto qualcosa del
genere…”
mormorò.
“Di cosa si tratta?” chiese Kuroyukihime.
“È proprio com’era mio
fratello… Quell’armatura è
vuota!”
esclamò, facendo girare tutti verso di lui.
“Che cosa?!” fece Protoman. “Come fa
un’armatura a essere
vuota?”
“Nel caso di mio fratello, lui aveva perso il corpo, e io
ho legato la sua anima a un’armatura… Ma per
questo qui, non ne ho idea…”
“Ed!” urlò Sora. “Devi crearci
delle spade con cui
combattere!”
“Credo che per stavolta sarò costretta a chiedere
il tuo
aiuto…” si aggiunse Asuka, sbuffando, mentre anche
Conan si avvicinava ai
quattro.
Edward fece un ghigno, per poi battere la mani e
appoggiarle a terra, creando cinque spade che lanciò ai
quattro custodi.
Ran invece creò dal nulla una spada di luce, mentre Marco
tornava al suo aspetto umano.
“Credete forse di poter battere uno dei Master più
vecchi?” chiese l’armatura, per poi venire avvolta
da un’aura dorata.
“Che cosa? Uno dei Master…” fece Ichigo.
“Sei Xehanort?!”
“Certo che no, ma lo conosco bene.”
Poi, senza dare tempo a nessuno di reagire, dal suo
Keyblade uscirono decine di catene, che avvolsero tutti i presenti.
“Lasciaci andare!” urlò Natsu, cercando
inutilmente di
liberarsi.
Per tutta risposta, l’armatura alzò il Keyblade,
creando
una decina di copie dell’arma, che lo circondarono.
Sulla punta di tutti i Keyblade cominciò a crearsi una
sfera d’energia.
“Ditevi addio, custodi!” fece l’armatura.
“Non così in fretta!” urlò
una voce.
Dal muro si creò un varco di luce, dal quale uscì
Saiko,
con il Keyblade in mano, con cui colpì in pieno
l’avversario, costringendolo a
interrompere l’attacco e a sciogliere le catene.
“Saiko?! Che cosa gli è successo?!”
esclamò Sora, per poi
vedere altre tre figure uscire dal varco.
“Ha liberato il suo vero potere. O almeno, così ha
detto
Dark.” Rispose Megaman, mentre Chad e Lan lo affiancavano.
“Chad?!” fece sorpreso Protoman.
“Come-?”
“Un certo essere superiore mi ha permesso di venire ad
aiutarti. Sei pronto a combattere?”
Il Net-Navi annuì, raggiungendolo.
“Allora, siete pronti?” chiese Lan, ricevendo tre
assensi.
Lui e Chad presero subito i loro dispositivi elettronici,
inserendo un chip al loro interno.
I due ragazzi scomparvero assieme ai loro Navi avvolti
dalla luce.
Quando essa scomparve, solo Megaman e Protoman erano
ancora presenti.
“Dove sono finiti gli altri due?” chiese Ichigo.
“Siamo ancora qui.” Rispose Megaman, usando
però la voce
di Lan. “Ci siamo fusi con i nostri Navi. È un
chip speciale, che solo in pochi
possono usare.”
“Tu… come hai fatto a rientrare in possesso del
tuo
Keyblade?” chiese l’armatura, rivolgendosi a Saiko.
“Il nostro potere non consiste solo nel Keyblade.”
Rispose il mangaka, portandosi una mano sul petto. “Il nostro
potere è il
nostro cuore! E ora, te lo dimostrerò!”
“Provaci!” replicò l’armatura,
alzando il Keyblade.
Ma prima che riuscisse a fare qualcosa, Haru lo colpì in
pieno con un calcio.
“Non ci lasceremo colpire di nuovo!”
esclamò, volando
subito via, lasciando il posto a Kuroyukihime, che lo colpì
con le sue lame,
costringendolo a indietreggiare ulteriormente.
“Maledetti…”
“Ora tocca a noi!” urlarono i due Navi, facendo
scomparire le loro braccia per sostituirle con delle spade
d’energia, per
partire subito all’attacco.
L’armatura riuscì a respingerli con il Keyblade,
sebbene
dovette compiere altri passi indietro.
“Non ti sarai dimenticato di noi, vero?” fece
Masaru,
mentre Agumon veniva ricoperto dalla sua aura arancione, aumentando di
dimensioni e trasformando le sue zampe in ali ricoperte da dati.
Masaru salì sulla sua schiena, volando subito verso
l’alto, mentre anche lui veniva completamente ricoperto dalla
sua aura.
“Questo è il potere… della nostra
DigiSoul!” urlò,
saltando giù non appena fu sufficientemente in alto,
colpendo l’avversario con
un pugno, facendolo così volare contro il muro, riempiendolo
di crepe.
“M-Maledetti… come osate…!”
L’armatura si interruppe quando vide Saiko di fronte a
lui, con alle sue spalle tutti gli altri custodi.
“Per te è finita!” esclamò il
mangaka, alzando il Keyblade
verso l’alto. “Torna da dove sei venuto,
incubo!”
Il Keyblade cominciò subito ad emanare luce, che
costrinse l’armatura a portarsi una mano sopra
l’elmo.
“Fermo!”
Saiko non lo ascoltò, e abbassò il Keyblade
direttamente
sul suo petto, trafiggendolo e distruggendolo il muro che si trovava
alle sue
spalle, e con esso l’intera struttura oscura, che
collassò su se stessa,
lasciando liberi i presenti.
Dark e Hikari erano poco lontani, ad aspettare quel
momento.
“Ce l’avete fatta, eh?” fece il custode
dell’Equilibrio,
sorridendo e avvicinandosi al gruppo e all’armatura.
“Già…” ansimò
Saiko, mentre il Keyblade tornava normale.
“M-Maledetti… Una simile forza…
superiore a quella dei
Master…” disse l’armatura, rialzandosi a
fatica. “Ma io non mi arrenderò così
fac-”
Tutti spalancarono gli occhi non appena videro un
Keyblade grigio trapassargli l’elmo, facendo scomparire
nell’oscurità
l’armatura, e mostrando così ai presenti il Blue
Ranger.
“Ancora tu?!” esclamò Natsu.
Il nuovo arrivato non disse nulla, limitandosi a girarsi
e ad allontanarsi.
“Aspetta!” fece Saiko, venendo fermato da Dark, che
scosse la testa.
“Se non vuole unirsi a noi, non possiamo
costringerlo.”
Disse. “Ma sono sicuro che presto sapremo di più
sul suo conto.”
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“Allora
tuss, dove lo avete spedito?!” esclamò Sidious,
guardando minaccioso Sora, Roxas, Vanitas e Ventus.
“Ma non ne abbiamo idea, te l’abbiamo
già detto!” rispose
Sora.
“Sciocchezze! Solo voi potete essere i responsabile della
scomparsa del Maestro!”
“Senti, signore oscuro dei miei stivali, noi non
centriamo nulla!” fece Vanitas.
“Oh, vedo che un tuss è desideroso di
prenderle!”
“Ascolta Sidious…” fece Ottoperotto.
“Secondo me non ne
sanno proprio nulla. Ci hai svegliato alle tre di notte ordinandoci di
venire
qui, e ci abbiamo messo dieci minuti buoni per svegliarli!”
“E allora dov’è il Maestro? Ha saltato
la punizione dei
tuss del dopo cena, non era mai successo prima!”
“Suvvia, qualcuno avrà richiesto i suoi servizi da
distruttore.” Commentò Xaldin.
“A quello ‘gnorante? Figuriamoci! Ora
però voglio far
vedere a un certo sith cosa succede a svegliarmi senza un motivo ben
valido!”
“E io mi unisco a te!” aggiunse Larxene, evocando i
suoi
kunai.
“E-Ehi… Ragioniamo…” fece
Sidious, indietreggiando
spaventato.
“Però ora che ci faccio caso, anche Loony
è sparito da un
po’…”
“Non dirmi che ti stai preoccupando per me, vero?”
fece
il diretto interessato, apparendo dal nulla assieme a Oma, facendo
saltare
tutti i presenti per lo spavento.
“Loony! Oma! Volete farci venire un attacco di
cuore?!”
“Nah, troppo banale.” Commentò Loony.
“Comunque sono di
ritorno da un mondo fantastico! Sapete, c’erano virus,
programmi dalla forma
umana, divinità della distruzione che affrontavano i loro
incubi…”
“Solita amministrazione insomma, eh?” fece Sora,
per poi
zittirsi.
“Aspetta… ripeti l’ultimo punto,
scusa?”
“Punto.”
“Intendeva l’ultima cosa che hai detto,
Loony…” disse
acido Otto.
“Oh, che darky ha affrontato i suoi incubi aiutando quel
simpatico gruppo di custodi?”
“Stai dicendo che il Maestro si trova in una dimensione
parallela?!” esclamò Sidious, prendendo
l’emanazione per il colletto e
sollevandola di peso.
“Certo che no.”
“E allora dov’è?!”
“Forse in quel varco dietro di voi.” Rispose Loony,
indicandolo con un dito.
Tutti si girarono, vedendo un varco aperto.
“Che cactus…?” cominciò Sora,
poco prima di venire
colpito alla bocca da un raggio di luce, che però non gli
fece alcun danno.
“Che cosa è stato?” esclamò
Ventus, girandosi verso il
varco.
Con grande sorpresa di tutti, un Keyblade dorato, striato
di bianco e nero, sbucò dal varco.
“Un Keyblade?!” urlarono tutti quanti.
“Ma non l’ho mai visto prima! Di chi
è?”
“Da come ha colpito Sora, di sicuro non è un
amico!”
“Hai ragione, tuss.” Fece una voce, mentre dal
varco
usciva una familiare figura vestita di nero, che continuava a tenergli
puntata
contro la chiave leggendaria. “Diciamo che sono tornato,
più forte e
determinato di prima.”
“Darky?! Con un Keyblade?!” urlarono tutti.
“Si salvi chi può!” urlò
Sora, scappando via seguito
dagli altri tre ragazzi.
“Per tutti i nomi del convento!” esclamò
Nausicaa.
“Questo dev’essere un sogno.” Fece
Sigmund. “Sì, un
sogno, non c’è altra spiegazione…
Altrimenti dovrò psicanalizzare a fondo
l’incosciente che ha dato un Keyblade al signore della
distruzione!”
Solo Oma si soffermò a guardare il ciondolo del Keyblade,
lasciandosi sfuggire un sorriso.
-------------------------------------
Il Blue
Ranger era fermo a fissare lo schermo di un
cellulare.
“Nostalgia dei vecchi tempi?” chiese una voce alle
sue
spalle.
Il Ranger si girò subito, facendo scomparire il cellulare
ed evocando il Keyblade.
Di fronte a lui si trovava un ragazzo con addosso un
impermeabile bianco, con il cappuccio che gli celava il volto.
“Un emissario di Lucis?” fece la voce robotica del
Ranger.
“No, non direi. Io sono solo un osservatore.”
“Un osservatore?”
“Esattamente. Potrei essere definito come colui che sa
tutto quello che sta succedendo. Motivo per cui so chi sei
realmente.”
Il Blue Ranger rimase in silenzio, limitandosi a
prepararsi ad attaccare.
“E cosa vuoi fare adesso?”
“Te l’ho detto: sono un osservatore. Non rientra
nel mio
interesse ingaggiare battaglia contro di te. Sono qui solo per
riferirti alcuni
particolari sull’ultima prova che i custodi sotto la guida di
Dark dovranno
sostenere.”
“E perché mai verresti a dirlo a me?”
“Perché sei tu che li salverai, ma ti serve un
piccolo
aiuto. Prima che ti spieghi tutto però, gradirei che ti
togliessi quel casco.
Sai, mi piace parlare direttamente con le persone.”
“Allora anche tu devi levarti quel cappuccio.”
Il ragazzo sorrise, obbedendo.
Gli occhi sotto l’elmo del Ranger si spalancarono.
“Tu sei-”
“Non sono Dark. E nemmeno una sua copia. Diciamo che io
sono la base.” Rispose lui.
Il Blue Ranger non disse altro.
Poi, come se niente fosse, si portò le mani al casco,
cominciando a toglierselo, lasciando così liberi dei lunghi
capelli castani.
Il ragazzo sorrise.
“Adesso possiamo parlare di ciò che dovrai
fare… anche se sarà molto difficile per
te.”
Capitolo 79 *** Quinta prova! Incontro del mito ***
Equilibrio - Capitolo 78: Quinta prova! Incontro del mito
E
dopo mesi, finalmente eccomi con il nuovo capitolo!
Vi chiedo scusa per il ritardo, ma questo capitolo è stato
assai
difficile da scrivere... pensate solo al fatto che l'ho cominciato a
febbraio XD.
Sono cambiate un po' di cose dall'ultimo capitolo... Star Wars
è
diventato della Disney, quindi Topolino è diventato il nuovo
signore dei Sith; è finito Tutor Hitman Reborn,
c'è un
asteroide che colpirà presto la Terra... insomma, le solite
cose
XD.
Non ho molto da dire... ormai quest'assurda saga è giunta
quasi
alla fine (e tranquilli, i prossimi due capitoli sono già
pronti
XD), e presto... la guerra avrà inizio! Ma non prima di
qualche
altro capitolo speciale, per i quali devo ancora vedere se postarli
come capitoli ufficiali o a parte XD.
Prima di rispondere alle recensioni, devo chiedervi di usare questa lista
per una corretta lettura del capitolo, dato che risulterà...
assai confusionario. Lo dovrete aprire quando arriverete al punto
giusto, e tranquilli, lo capirete quando non capirete più
cosa
sta succedendo XD.
Come sempre ringrazio Fly89 per avermi fatto da beta reader, e le
chiedo ancora scusa per ciò che ha dovuto leggere in questo
capitolo XD.
Bene, e ora... passiamo alle recensioni!
@ cece95:
Chissà... ormai devi aspettare solo due capitoli per sapere
che
cos'ho in testa... e un certo supereroe avrà il suo ruolo in
tutto questo *sorriso sadico* @ Jimmopolis:
No, no, lui
è solo un osservato, che abbiamo già incontrato
qualche
capitolo fa... è la base, ma non è l'Equilibrio.
ma
presto, anche lui sarà più chiaro @ Ciccio85:
Mi spiace, ma
questi capitoli sono un po' confusionari per natura. Ma tranquillo,
questo sarà l'ultimo. Dal prossimo si tornerà ai
capitoli
tradizionali XD. Per il Keyblade di darkroxas92... licenza poetica XD.
Per le canzoni... sì, sono le sigle dei due Aquarion XD @ Mistryss:
Era un po' che
volevo scriverlo, e ho approffitato dell'occasione XD. E credo proprio
che si divertirà, sopratutto per quello che ho in mente...
molto
presto sarà tutto rivelato! Non ti resta che aspettare due
soli
miseri capitoli, che usciranno in tempi assai più brevi XD @ ganduil:
Beh, Oma non poteva
dire tutto... solo il diretto interessato ne aveva il potere XD. E
sì, è per lasciare un po' di mistero che concludo
così i capitoli. E anche per rendere sufficiente l'atmosfera
ù.ù. Per il cuore di darkroxas92, no, quello
è
ancora disperso, e tale deve restare XD. @ fria: Mi
fa piacere che la storia ti sia piaciuta. E spero che con i prossimi
due capitoli il livello salga ulteriormente.
E
ora... è il momento di lasciarvi all'ultimo capitolo
confusionario di questa storia! Buona lettura a tutti!
Capitolo 78: Quinta
prova! Incontro del mito “Ah!!!”
urlò un lama dal pelo nero e
rosso, fuggendo a tutta velocità attraverso una foresta
inseguito da un branco
di pantere, che sembravano avere tutta l’intenzione di
sbranarlo.
Il lama si girò un istante per
controllare la situazione alle sue spalle e così
andò a sbattere con il lungo collo
contro un ramo basso, su cui ruotò facendo un giro della
morte completo, che in
seguito lo catapultò direttamente sulla schiena di uno dei
felini.
L’animale urlò di nuovo dalla paura,
attirando così l’attenzione degli inseguitori su
di sé, che si fermarono di
colpo compreso quello cavalcato, causando un altro volo al suo fantino
che
ruzzolò nella rigogliosa flora della giungla.
Il lama capitolò per parecchi metri,
fermandosi a pochi centimetri da un precipizio, che dava direttamente
su un
fiume a circa centro metri più in basso. Senza neanche avere
il tempo di
rialzarsi, le pantere piombarono di fronte all’animale,
costringendolo a
indietreggiare fino a fermarsi quando si rese conto che era al limite.
“Buoni micioni… Buoni…
Buonini…” mormorò
terrorizzato, mentre alcune pietre cadevano nello strapiombo,
sgretolandosi da
sotto le sue zampe posteriori.
Chiuse gli occhi, ormai pronto al
peggio.
Ma l’attenzione di tutti fu attirata da
un altro grido, che riecheggiò tra gli alberi.
Il lama si voltò, vedendo un uomo
abbastanza robusto lanciarsi verso di lui, afferrato ad una liana.
L’animale strinse gli occhi, per poi
spalancarli e sorridere, guardando divertito le pantere.
L’uomo cercò di
colpire con i piedi i predatori, ma questi si limitarono ad abbassare
la testa
per evitarlo, facendogli così superare il burrone.
Il lama guardò con orrore la sua
salvezza allontanarsi, mentre le pantere tornarono a fissarlo
inferocite.
Ma prima che potessero fare qualcosa,
l’uomo tornò indietro e afferrò il lama
al volo, portandolo via con sé.
“Tranquillo altezza, vi tengo stretto!
Siete al sicuro!” disse l’uomo, girando la testa
verso l’animale, perdendo la
visuale di ciò che aveva innanzi.
Prima che se ne rendessero conto,
andarono a sbattere contro un ampio tronco che dava sul dirupo, e la
liana si
avvolse attorno a loro come una corda, legandoli su di esso uno dalla
parte
opposta all’altro.
“Magari io non sono un esperto in
sistemi di salvataggio, ma questo, secondo me, potrebbe essere
considerato un
passo indietro, non trovi?” fece notare il lama, sarcastico.
“No, no, no, va… va tutto bene. A-Adesso
rilassatevi, vedrete che riusciremo a cavarcela!”
Non appena ebbe detto ciò, la base del
tronco cominciò a staccarsi dalla parete rocciosa.
“Ti odio.” Affermò il lama, mentre il
tronco si staccava definitivamente, precipitando verso il fondo del
burrone.
“Nooo!!!” urlarono all’unisono.
Il tronco volò per diversi metri, per
poi andare a sbattere contro diversi spuntoni di roccia, che per pura
fortuna
non toccarono i due ‘prigionieri’,
dopodiché rotolò lungo un masso e finì
dentro il fiume.
I due riuscirono a trattenere il respiro
finché il tronco non uscì dall’acqua,
salvo finire subito nella piena corrente
del fiume, che li sbatacchiò contro altre rocce,
finché non caddero in un
tratto tranquillo del fiume.
“Non so te, smilzo… ma io mi sto
divertendo anche troppo.” Disse ironico il lama.
“Oh, oh.” Fece invece l’uomo, osservando
ciò che li attendeva poco più avanti.
“Non dirmelo. Stiamo andando verso
un’altissima cascata.”
“Già.”
“Con massi appuntiti?”
“È un classico.”
“E andiamo!”
Ma prima di raggiungere il bordo della
cascata, dal cielo caddero dodici raggi di luce, che colpirono
l’acqua di
fronte al lama.
“Che è successo altezza?” chiese
l’uomo.
“Se te lo racconto, non mi credi.”
“Credo a quel che le è successo, che
cosa può esserci di più incredibile?”
“Dodici ragazzi e un gatto blu sono
appena precipitati dal cielo e sono qui di fronte a me, incolumi e con
alcuni
di loro che stanno imprecando.”
“Capisco.” Replicò l’altro,
senza
mostrare alcuna apparente emozione.
“Che diamine è successo stavolta?!”
urlò
Pan, cercando di restare a galla.
“Se metto le mani su quell’essere
superiore, lo stendo con una delle mie mosse!”
esclamò Tsubaki, mentre cercava
di nuotare contro corrente.
“Ehm… non per demoralizzarvi dopo quella
caduta, ma stiamo andando dritti verso una cascata.” Fece
notare il lama,
attirando l’attenzione dei custodi su di sé.
“Un lama parlante?!” esclamò Happy.
“Proprio tu parli?!” gli urlò contro
Black Star.
“Ah, Natsu, aiutami!” disse il gatto,
volando sulla testa dell’amico.
“Ehm… Happy, perché sei venuto da
me?”
chiese il mago del fuoco.
“Ehi, ma che succede?! Come mai-”
cominciò Tsuna, per poi rendersi conto che la corrente si
era fatta più forte.
“Spero vi piacciano i salti nel vuoto.”
Fece l’uomo legato al tronco.
“Ma figuriamoci! Io li evito a priori
questi salti!” replicò Shinji, per poi alzare la
mano di fronte a sé, come per
evocare qualcosa.
Ma con sua sorpresa non apparve nulla.
“Eh?! Che storia è questa?! Non dovremmo
aver riottenuto i nostri Keyblade?!”
“Ah, lascia perdere, devi aver preso una
bella botta in testa.” Disse Marco, alzandosi in volo e
avvicinandosi al
tronco, per poi sollevarlo.
“C-Cavoli… che cosa mi succede? Sembra
pesantissimo!”
“Scusa Marco, ma perché stai cercando di
sollevarlo da solo?” chiese Riku.
“Marco?!” chiese lui, mentre anche tutti
gli altri si alzavano in volo. “Ma che stai dicendo, io sono
Pan!”
“Infatti! Sono io Marco!” fece Black
Star. “E vorrei sapere che cosa ci fa il mio corpo con in
mano un tronco con
legati un lama parlante e un contadino sovrappeso!”
“Io ho l’impressione di essere finito in
mezzo a una questione che non ci riguarda…”
commentò l’uomo, sospirando.
“Ehi, voi!” disse invece il lama. “Come
osate rivolgervi così a me?”
“E come dovremmo chiamarti? Signor
Lama?” chiese Shinji.
“Certo che no! Io sono l’imperatore
Kuzco!”
“Kuzco
è ancora vivo?!” strillò una donna
vestita di viola, dal volto pieno di rughe, mentre distruggeva il
bicchiere di
vetro che aveva in mano.
“Non è morto morto come
speravamo…”
rispose un ragazzo decisamente grosso, facendo qualche passo indietro e
gesticolando con le mani, evidentemente preoccupato.
“Kronk…” disse spazientita lei, mentre
il suo viso si tingeva di rosso per la rabbia che stava trattenendo.
“Ho voluto avvertirti Yzma, nel caso in
cui Kuzco dovesse rispuntare..:” fece l’altro,
accennando un sorriso.
“Non può rispuntare!” replicò
lei, arrabbiandosi
ancora di più.
“Eh già! Sarebbe alquanto imbarazzante,
specie dopo una cerimonia così sentita…”
“Trovi?!” esclamò Yzma, per poi
afferrare Kronk per la maglietta e guardandolo con occhi furiosi.
“Oggi stesso partiremo
alla sua ricerca! Se dovesse tornare saremmo rovinati!
Muoviamoci!”
“M-Ma ormai potrebbe essere ovunque… E
mentre noi lo cerchiamo, lui potrebbe tornare qui…”
La donna sembrò pensarci un attimo.
“Per una volta hai ragione.” Ammise,
lasciandolo andare e calmandosi. “Però, per nostra
fortuna, so come risolvere
il problema.”
“Davvero?”
“Per puro caso, ho sentito che in questi
giorni in città è giunto un misterioso
viaggiatore. Non ho informazioni precise
su di lui, ma pare che la sua abilità con la spada sia senza
eguali, ed è
all’occorrenza ladro o assassino. Potremmo incaricarlo di
precederci, e di
finire l’opera nel caso dovesse trovare Kuzco prima di
noi.”
“Uh, non sembra male come piano
malvagio. Ma costerà un occhio della testa
assoldarlo.”
“Pare che chieda pochissimo: un
bicchiere di latte, un gomitolo di lana e tre fagioli in grado di
diventare una
pianta che raggiunge le nuvole.”
“Uh, cose facili da trovare…”
“Infatti le ho già qui.”
Replicò Yzma,
indicando gli oggetti appena nominati appoggiati su un tavolo poco
lontano.
“Señorita, abbiamo un accordo allora.”
Disse una voce dall’accento spagnolo, proveniente da un
angolo indefinito della
sala.
“Chi ha parlato?!” esclamò la donna,
guardandosi attorno.
“Oh, vero. Perdonate la mia
maleducazione, Vostra Altezza.” Continuò la voce,
poco prima che un rumore di
tacchi cominciasse a rimbombare per la stanza.
Di fronte a Yzma e Kronk apparve un
piccolo gatto dal pelo rossiccio striato di bianco, in grado di
camminare sulle
zampe posteriori, coperte da un paio di stivali neri, che portava un
cappello
nero a tesa larga da cui spuntava una piuma gialla, mentre sulla
schiena
indossava un mantello sempre nero. Infine, appeso al fianco portava un
lungo
fioretto privo di fodero, trattenuto da una cintura.
Giunto di fronte a Yzma, si fermò,
inginocchiandosi.
“Imperatrice, passavo di qua per puro
caso quando ho sentito che parlavate di me. Piacere di conoscerla, io
sono…” e
qui si tolse il cappello. “El Gatto con gli
stivali.”
“Un… Un gatto?” fece sorpresa la donna,
fissandolo. “Tu saresti… il misterioso
viaggiatore?”
“Oh, ma che bel gattino! Vieni qui
bello!” disse Kronk, poco prima di ritrovarsi la punta del
fioretto sul collo.
“Mai importunare il Gatto.” Disse
quest’ultimo, mettendo via l’arma.
“Eccellente!” esclamò Yzma, ricredendosi
all’istante. “Allora, avrai ciò che
chiedi, più qualsiasi altra cosa tu voglia,
se riuscirai a trovare e a uccidere un lama.”
“Un lama?” ripeté il gatto sorpreso.
“Esatto. Un lama parlante. Avrai di
certo saputo della tragica scomparsa del mio predecessore,
l’Imperatore Kuzco.”
“Certo, in città è
l’argomento più
chiacchierato.”
“Ebbene, abbiamo scoperto che quel lama
è il responsabile della sua prematura fine. È
riuscito a scappare approfittando
dell’incredibile fortuna di avere la stessa voce del nostro
tanto rimpianto Imperatore,
probabilmente ingannando un onesto pastore e facendogli credere di
essere l’Imperatore
stesso.”
“Che piano malvagio.” commentò il gatto.
“Già. Ora, come puoi ben immaginare, non
posso di certo mandare contro un lama l’esercito imperiale,
perciò pensavo di
occuparmene personalmente, ma se tu dovessi riuscire a precedermi e a
portare
giustizia, andrebbe bene lo stesso. Senza dubbio sei più
veloce di noi, no?”
“Señorita, lo consideri fatto.” Disse il
Gatto, rimettendosi il cappello e girandosi. “Vi
porterò la sua testa prima di
quanto crediate.”
Ma il loro discorso fu interrotto da un
servitore, che bussò timoroso alla porta.
“V-Vostra Altezza…” cominciò
balbettando. “C-Ci sono delle visite per
voi…”
“Manda via chiunque sia e ditegli che
sono molto occupata!” rispose Yzma.
“E-Ecco… Pare… siano dei
custodi…”
Sentendo quella parola, l’Imperatrice e
il Gatto spalancarono gli occhi.
“Custodi?” ripeté l’animale.
“Quei custodi?!” esclamò Yzma, mentre
Kronk si metteva a riflettere.
“Dove li ho già sentiti nominare?”
mormorò a bassa voce.
“Presto, mettete il tappetto rosso e
fateli entrare!” ordinò Yzma, per poi rivolgersi
al gatto. “Perdonami, dovremmo
rimandare di un po’ la spiegazione dei dettagli.”
“Non si preoccupi, anch’io sono curioso
di incontrare questi famosi custodi.”
Poi, senza alcun preavviso, Conan entrò
nella sala, seguito da Dark, Hikari, Ran e Sora.
“Un bambino?” fece Kronk. “Era da tempo
che qui al palazzo non se ne vedeva uno.”
“Bambino a chi? Ho molti più anni di te,
umano!” rispose Conan, per poi guardare Yzma. “Per
lei non posso assicurarlo. È
peggio della vecchia Kaede!”
“Come osi, moccioso! Io sono l’Imperatrice
Yzma!”
“Perdonatelo.” Intervenne Dark.
“È
cresciuto in maniera selvaggia, e solo di recente ha cominciato a
calmarsi.”
“Mi ricorda Black Star… forse più
tranquillo.” Commentò Ran, sospirando.
“Voi siete davvero una custode,
señorita?”
domandò il gatto con gli stivali, togliendosi nuovamente il
cappello.
“Un altro gatto parlante?” fece Sora,
sbadigliando. “Come se non avessimo abbastanza
guai…”
“Prego?” chiese l’animale.
“Niente, si riferisce al gatto di un
nostro amico.” Rispose Hikari. “Ad ogni modo, siamo
quasi tutti custodi, tranne…
Ran, che è una guardiana.”
“Guardiana? Master Aqua non ha
menzionato nessun guardiano nel suo messaggio.”
“È un evento successivo al messaggio.”
Spiegò Dark. “Diciamo che… è
un nuovo ordine creato per aiutare i custodi della
luce.”
“Capisco… ma ditemi, desiderate qualcosa
da bere o da mangiare? Non fate complimenti, è un onore per
me avervi come
ospiti!”
“La ringraziamo, ma siamo venuti qui
solo per delle informazioni.”
“Informazioni? Vi aiuterò volentieri.”
“Siamo arrivati poche ore fa, e
disgraziatamente ci siamo separati dai nostri compagni una volta giunti
su
questo mondo. Pensiamo siano finiti in una valle poco lontana da qui,
ma non
conosciamo il posto, e volevamo sapere qualcosa di
più.”
“Non sarà pericoloso per voi uscire dalla
città con l’assassino dell’Imperatore
ancora a piede libero?” chiese il Gatto.
“Di cosa stai parlando?” chiese Sora.
“Qualche giorno fa, il mio predecessore
è stato ucciso. Solo poco fa ho scoperto
l’identità dell’assassino, motivo per
cui ho ingaggiato questo gatto.”
“Sono una spadaccino molto famoso, e per
la giusta ricompensa, posso fare qualsiasi cosa. Tranne affrontare un
cane.
Quello no.”
“Immagino…” commentò Conan,
sospirando.
“Beh, dato che siamo diretti nella
stessa direzione… potreste unirvi al mio gruppo di ricerca.
Noi troveremo
l’assassino, e voi i vostri amici. Direi che così
saremo tutti felici e contenti,
no?” fece melliflua l’Imperatrice, sorridendo.
“Uhm… beh, l’unico rischio è
che i
nostri amici mettano fuori gioco questo tipo prima del nostro arrivo. E
conoscendo gli elementi, non me ne stupirei
troppo…” rifletté Hikari.
“Che tipo è?” chiese Dark.
“Beh, è molto particolare… Diciamo che
non è umano, sebbene sia in grado di parlare. Si tratta di
un lama.”
“Allora,
fatemi capire bene…” cominciò
Saiko. “…questo lama in realtà
è un uomo, e non uno qualunque, ma un Imperatore,
trasformato in questo animale da-”
“Questo contadino!” lo interruppe Kuzco.
“È sua la colpa di tutto questo!”
“Sentite Altezza, come ve lo devo dire
che io non c’entro nulla? Certo, il fatto che abbiate deciso
di distruggere il
mio villaggio per costruirvi la vostra piscina privata non mi ha
riempito di
gioia, ma vi ho appena salvato la vita!”
“Se non fosse stato per questi ragazzi,
a quest’ora ci saremmo sfracellati sulle rocce della cascata!
Senza considerare
la paura che ho avuto durante quella caduta!”
“Sentite un po’…”
tuonò Shinji,
avvicinandosi ai due e guardandoli con ira. “Già
questa situazione è a dir poco
odiosa, motivo per cui sono abbastanza irascibile. Voi due adesso ve ne
state
buoni e cercate di non litigare, altrimenti vi prendo a pugni come non
oserete
nemmeno immaginare!”
“Ehm… Asuka, io preferirei evitassi di
prenderli a pugni… Il mio corpo non è
così resistente…” fece Asuka.
“Tu sta’ zitto, StupiShinji! Già
l’idea
di ritrovarmi nel tuo corpo mi dà il voltastomaco, e se
penso che tu sei nel
mio magnifico corpo sto ancora peggio!”
“Ecco, su questo punto… Gradirei una
spiegazione.” Fece il lama. “Io vi ringrazio per
avermi salvato da una fine
quasi certa, per averci riportato a terra, eccetera, però
chi siete voi, e
perché parlate come se non foste nei vostri corpi?”
“Noi siamo quasi tutti dei custodi.”
Rispose Kairi. “Immagino che tu abbia sentito parlare di noi,
no?”
“Quei custodi?!” esclamò il contadino.
“Credevo
fosse un’allucinazione collettiva!”
“Invece è la pura verità.”
Rispose
Edward, evocando il suo Keyblade. “Solo… diciamo
che anche noi siamo confusi.”
“Credo sia meglio che ognuno di noi dica
il proprio nome, così anche loro sanno come chiamarci. Io
sono Riku.” Fece
Kairi.
“E io Kairi.” Aggiunse Riku.
“Pan.” Sbuffò Marco.
“Ichigo.” Disse Saiko.
“Shinji.” Fece Asuka.
“Io sono Sora.” Aggiunse Ichigo.
“Natsu!” esclamò Tsuna, spalancando la
bocca, per poi abbassarla subito triste. “Mi sento perso
senza le mie fiamme…”
“Io sono Saiko.” Si presentò Edward.
“Io l’unico e inimitabile Black Star,
colui che supererà le divinità!”
urlò Pan.
“Il mio nome è Ran, piacere di
conoscerti.” Fece Tsubaki.
“Io invece sono Shinichi. O anche Conan
se preferite.” Aggiunse Inuyasha
“Tsuna…” disse Natsu, sputando per
sbaglio una sfera di fuoco, che finì nel fiume, sotto gli
occhi increduli dei
due abitanti del mondo.
“Marco.” Li salutò Black Star.
“Umpf. E io sono Asuka, la miglior
pilota di Evangelion, nonché custode numero uno!”
disse infine Shinji.
“Anche tu Imperatrice?” chiese il lama.
“Ad ogni modo, come vi dicevo prima, io sono
l’Imperatore Kuzco, e avrei preferito
mostrarmi a voi con il mio vero e magnifico aspetto! Se solo
quest’uomo ingrato
non mi avesse trasformato in questo disgustoso lama parlante!”
“Non sono stato io! Come devo farglielo
capire, Altezza?” replicò l’uomo,
sospirando. “Io sono Pacha, il capo di un
villaggio qui vicino. È un onore per me
conoscervi.”
“Su, meno formalismo.” Fece Ichigo. “Ho
viaggiato per così tanti mondi che ormai sono abituato a
parlare con chiunque
senza problemi.”
“Ma cosa vi è successo?”
domandò Kuzco.
“Sono sicura al novantanove per cento
che c’entra un certo essere superiore…”
rispose Shinji. “Credevo avesse passato
il segno con la prima prova, ma questo… è mille
volte peggio! E solo perché mi
ritrovo in questo corpo!”
“Grazie tante Asuka…”
commentò Asuka.
“Beh, direi che non ci resta che trovare
gli altri. Devono essere finiti da qualche altra parte quando il varco
si è
aperto nel cielo.”
“Volete dire che ci sono altri custodi?”
“Beh, non sono proprio tutti dei
custodi, ma diciamo di sì…”
“Sentite, perché non mi aiutate a
tornare a palazzo?” fece Kuzco. “Lì
c’è Yzma, che con il suo laboratorio
segreto, potrebbe riuscire a inventarsi qualcosa per ripotarvi alla
normalità,
oltre che riportare me come prima ovviamente.”
“Un laboratorio molto segreto, direi…
Visto che tu ne sei a conoscenza.” Commentò Ichigo.
“Ehi, io sono l’Imperatore, una star!
Non c’è niente che io non possa sapere.”
“Beh, ad ogni modo, se le cose stanno
così possiamo riportarti a palazzo prima ancora che tu possa
pensarlo!” esclamò
Pan, alzando la mano di fronte a sé e aprendo un varco.
“E quello che cos’è?” chiese
Pacha.
“Il nostro mezzo di trasporto. Basta
entrarci e ti porterà dove vuoi, a condizione che-”
Ma Kairi fu interrotta da Kuzco, che si
lanciò nel varco senza aspettare.
Tutti girarono la testa verso la
cascata, dove videro un varco aprirsi sopra essa, lasciando cadere
giù l’Imperatore.
“Mammaaaaaaaaaaa!!!” urlò, prima di
sparire nell’acqua.
I custodi rimasero in silenzio, incapaci
di commentare.
“È sempre così?” chiese
infine Saiko a
Pacha.
“Anche peggio.” Rispose lui, mentre Kuzco
riemergeva dal fiume, sputando l’acqua e avvicinandosi alla
riva.
“Mai. Più!” scandì, per poi
avere un
brivido di freddo.
“Uhm… vediamo se così
funziona…” fece
Natsu, cercando di evocare le fiamme.
Il risultato fu una fiammata che evitò
di pochi centimetri la testa dell’Imperatore.
“Sentite, se volete farmi fuori, fatelo
direttamente. Almeno soffro un po’ di
meno…” disse, deglutendo.
“Eh eh… credevi che controllare la mia
magia fosse così semplice?” chiese Tsuna,
avvicinandosi a Natsu. “Ci ho messo
anch’io i miei anni per apprenderla correttamente.”
“Magia?” chiese Kuzco. “State dicendo
che voi sapete usare la magia?”
“Certo, che cosa credevi? Che fosse
tutta roba scientifica?”
“Credo che se un certo alchimista fosse qua,
avrebbe avuto qualcosa da ridire.” Commentò Edward.
“Aspetta…” cominciò Kairi.
“Ormai è
chiaro che ognuno di noi è in grado di usare i poteri del
corpo dov’è finito…
Oltre a poter usare le sue armi, come dimostra il fatto che il Keyblade
che ho
evocato è quello di Kairi. Questo significa che tu adesso
dovresti poter usare
l’alchimia, esatto Saiko?”
Edward spalancò gli occhi.
“Non ci avevo pensato… Solo che non ho
la più pallida idea di come funziona. Da quel che ho capito,
a Edward basta
pensare di effettuare una trasmutazione.”
“Provaci. Che cosa ti costa?” chiese
Asuka.
“E va bene… Vediamo un po’ che cosa
potrei fare...”
Dai piedi di Ed partì una serie di
fulmini rossi, diretti verso il fiume.
Pochi secondi dopo, il letto del fiume
si alzò, creando una colonna di pietra che raggiunse la
stessa altezza della
cascata.
“Per mille corone d’oro! Questa è
stregoneria pura!” esclamò Kuzco.
“No, semplice alchimia, come direbbe un
nostro amico.”
“M-Ma come-?”
“Ognuno di noi viene da un mondo
diverso, con le sue regole e poteri.” Spiegò Riku.
“E non siamo tutti umani.”
“Aye! Nemmeno io sono un vero e proprio
gatto, ma un Exceed!” esclamò Happy, per poi farsi
spuntare le ali e atterrare
sulla testa di Tsuna.
“Allora, Altezza, adesso apriamo un
altro varco e lei dovrà pensare a dove-”
cominciò aspro Shinji.
“Non se ne parla nemmeno! Io non entro più
in uno di quei cosi! Andremo a piedi!”
Tutti lo guardarono increduli.
“Stai scherzando, vero?” fece Marco.
“Non vi porteremo in volo fino a destinazione e-”
“Che succede Pan?” gli chiese Inuyasha.
“Sembra che sia ancora in grado di
sentire le aure delle persone. E ne sento alcune deboli qui
vicino.”
“Sarà qualche animale.” Fece Pacha.
“Dubito che qualcuno venga fin qui per una scampagnata.
Soprattutto in piena
notte.”
“Sarà… allora, da che parte dobbiamo
andare?”
“Vi farò io da guida. Conosco questi
luoghi come le mie tasche. Salvo imprevisti, arriveremo a palazzo nel
giro di
qualche ora.” Rispose il capo villaggio, cominciando a
dirigersi verso un
sentiero. “E forse voi custodi riuscirete a far capire a
Kuzco che si sta
sbagliando.”
“Io non ci conterei troppo, anche se
devo ammettere che potrei mettere in discussione la mia
Kuzcotopia…”
Pacha sorrise.
“Sapevo che anche in lei c’era del
buono, Altezza. Grazie.” Fece, allontanandosi seguito dai
custodi, lasciando
per ultimo il lama.
“No… Grazie a te.” Disse questi,
sorridendo, per poi seguire il gruppo.
Non appena tutti si furono allontanati,
una piccola figura uscì dalla boscaglia.
“Kero, kero, kero. È stata un’idea
geniale quella di mimetizzarci per ascoltare i loro discorsi. Non trovi
anche
tu, sergente Kururu?” fece una rana verde antropomorfa, con
una stella gialla
incisa sulla pancia.
“Kukuku, senza ombra di dubbio. Ed è
molto interessante questo laboratorio segreto di cui
parlano.” Rispose una voce
al suo fianco, anticipando un’altra rana, però di
colore giallo con un vortice
inciso sul petto e con un paio di occhiali da vista spessi, che aveva
un ghigno
inquietante stampato sul volto.
“Forse il guasto della navicella non è
stata una sfortuna. Se dovessimo riuscire a carpire il segreto dei
custodi,
conquistare Pekopon sarà uno scherzo,
signorsì!”
Un leggero colpo di vento fece sorridere
la rana.
“Che notizie ci porti, soldato scelto
Dororo?” chiese senza girarsi rivolto a una terza rana, di
colore azzurro, con
una maschera che gli copriva il volto e uno shuriken inciso sul petto.
“Questa foresta è principalmente abitata
da animali, sebbene abbia intravisto un villaggio poco lontano.
Confermo la
presenza di umani anche su questo mondo, sebbene sembrano essere meno
evoluti
rispetto a quelli di Pekopon.”
“Perfetto! Allora vai ad avvertire il
caporale Giroro e il soldato semplice Tamama di tenersi pronti
all’invasione!”
“Subito.” Rispose la rana ninja,
scomparendo nel nulla.
“Allora vuoi conquistare questo mondo,
Keroro?” chiese Kururu, ridacchiando di nuovo.
“Mi sembra un ottimo avamposto per noi
keroniani, signorsì! Inoltre, dovremo giusto aspettare che
quei custodi se ne
vadano e-”
Ma la rana s’interruppe quando nel cielo
apparve una scia luminosa, che cominciò a scendere a tutta
velocità.
“E quello che cos’è?” chiese,
prendendo
un binocolo che Kururu gli stava offrendo e guardando meglio la scia.
“N-Non è possibile!” esclamò,
spalancando gli occhi, mentre la scia cadeva nel fiume di fronte a
loro, generando
un’onda che li investì.
Le due rane si coprirono gli occhi per
proteggersi dall’acqua. Quando li riaprirono, di fronte a
loro c’era un enorme
robot bianco e rosso, con delle ali gialle che spuntavano dalla schiena.
“Q-Questo è…” fece Keroro,
con gli occhi
che brillavano. “Un Mecha! Un Mecha vero e proprio! Ed
è di fronte a me!”
Prima che potessero dire altro, dalla
testa del robot si udì un rumore, seguito da un ragazzo dai
capelli castani,
che indossava dei pantaloni grigi e una maglietta nera coperta da uno
smanicato
rosso, che uscì dal mecha.
“Dove siamo finiti…?” fece, guardandosi
attorno, mentre anche dalle gambe e dalla schiena si sentivano altri
rumori.
“Non ne ho la più pallida idea.” Rispose
una ragazza dai capelli verdi, che portava dei vestiti attillati.
“Io mi ricordo solo una fortissima luce
durante la fusione, e poi nulla.” Aggiunse un’altra
ragazza, dai capelli viola
e vestita elegantemente, mentre entrambe raggiungevano il ragazzo.
“I collegamenti sono tutti saltati. Non
saremmo finiti su Altair, vero?” chiese la verde.
“Non credo Zessica. Altrimenti tu e
Mikono vi stareste già sentendo male. Inoltre… mi
sembra molto più selvaggio.”
“Ma torneremo a casa, vero Amata?”
chiese Mikono, ricevendo un assenso come risposta.
“Certo. Basterà ripartire con l’Aquarion
e-”
“Kero, kero, kero! Non crederete di
andarvene così, come se niente fosse, vero?”
chiese Keroro, attirando su di sé
l’attenzione. “Non dopo averci mostrato un simile
gioiello!”
“Una rana… parlante?” fece Zessica.
“Da
dove diamine salta fuori?”
“Ehi, più rispetto! Io sono il sergente
Keroro, incaricato di conquistare Pekopon! E voi umane non potete di
certo
essere peggiori di-”
Ma prima che potesse finire la frase,
una misteriosa energia lo colpì in pieno, spedendolo contro
gli alberi, che
caddero per la forza d’urto.
“Una rana conquistatrice, eh? Spiacente,
non abbiamo tempo anche per voi!” fece Zessica, abbassando le
mani.
“Umani in possesso di poteri
paranormali? Non sarete anche voi dei custodi, vero?” chiese
Kururu, senza far
sparire il suo ghigno.
“Custodi?” chiese Amata. “Che cosa
sono?”
“Ecco,
ci siamo!” fece Pacha, indicando
una montagna sulla cui cima si vedeva un palazzo d’oro.
Di fronte ai custodi c’era un dirupo,
attraversato da un ponte di legno abbastanza malmesso.
“Ancora un’ora e saremo al palazzo.”
“Perfetto! E speriamo che questa Yzma
possa aiutarci.”
“Sono sicuro di sì. Su, ora
sbrighiamoci.” Disse Kuzco, avviandosi verso il ponte.
Ma prima che potesse mettere una zampa
su esso, una macchia arancione cadde di fronte a lui.
“Non così in fretta, señor.”
Fece una
voce con accento spagnolo, mentre il Gatto con gli stivali si rimetteva
in
piedi, sguainando il suo fioretto e puntandolo contro il lama.
“La vostra fuga
finisce qui.”
“E quello chi è?” chiese Tsubaki.
“Sei anche tu un Exceed?” fece Happy,
volando di fronte a lui.
“Per mille palle di pelo! Un gatto
volante!” esclamò il nuovo arrivato.
“Parlò il gatto con gli stivali e il
fioretto…” commentò Shinji.
“Beh, non m’importa che cosa vuole questo
gatto, ma ci sta intralciando!” disse Edward, evocando il suo
Keyblade.
“Un Keyblade?!” esclamò il Gatto con gli
stivali. “Voi non sarete forse gli amici del señor
Dark e della señorita
Hikari, vero?”
Sentendo quei nomi, tutto il gruppo di
custodi si fermò.
“E tu come fai a conoscerli?” chiese
Black Star.
“Li ho incontrati nel palazzo dell’Imperatrice
e-”
“Imperatore, casomai.” Lo interruppe
Kuzco. “Io fino a prova contraria sarei un maschio.”
“Oh, l’Imperatrice è stata molto chiara.
C’è un lama parlante che si spaccia per
l’Imperatore, mentre in realtà l’ha
ucciso.”
“Che?!” gli urlò contro Kuzco.
“Questo è
assurdo! Chi è stato a diffondere una simile
voce?!”
“L’Imperatrice Yzma ovviamente. E ora,
señor,
porterò a termine ciò per cui sono stato
pagato!”
Ma prima che potesse fare qualcosa, il
gruppo di custodi si mise davanti a Kuzco.
“Voi andate avanti, lo fermiamo noi.”
Esclamò Ichigo.
Kuzco e Pacha annuirono, per poi correre
lungo il ponte.
Ma prima che riuscissero ad
attraversarlo, alcune assi si ruppero facendo cadere Pacha, che
riuscì ad
aggrapparsi alle funi del ponte.
“Maledizione, dobbiamo aiutarlo!” fece
Marco, cercando di raggiungere il ponte.
“Oh, non credo proprio.” Disse una voce,
mentre un varco oscuro si apriva poco lontano da loro attirando
l’attenzione di
tutti.
“E quello che cos’è?!”
domandò il gatto,
girandosi, mentre dal varco usciva un uomo dai lunghi capelli rosa, con
una
falce in mano.
“Vedo che ci siete quasi tutti.
Perfetto!” fece Laruami, sorridendo divertito.
“L’Organizzazione!” esclamò
Kairi,
evocando il Keyblade.
In pochi secondi, tutti i custodi erano
pronti a fronteggiare l’avversario, tranne Asuka e Shinji.
“Ehi, e io come faccio?!” fece Shinji.
“Non posso evocare il mio Keyblade così!”
“Credo che tu possa usare le mie armi. Basta
che ti concentri, proprio come il Keyblade!” gli rispose
Asuka, per poi evocare
la chiave leggendaria.
“E costui chi sarebbe?” chiese il Gatto,
puntando contro l’avversario la sua spada.
“Uno dei veri cattivi!” rispose Edward.
“È uno dei sottoposti di Xehanort!”
“Xehanort? Dunque non possiamo lasciarlo
andare via così facilmente, eh?” fece il gatto,
andandogli incontro, ma venendo
respinto da un colpo di vento.
“Ridicolo. Non hai nessun potere o arma
speciale. Contro di me non puoi nulla.”
“Lui no, ma noi sì!”
“Davvero? Allora verifichiamo subito!”
fece l’ex Nessuno, schioccando le dita.
Attorno ai custodi apparvero subito
decine di Heartless, che li circondarono subito.
“Ancora non avete capito che contro di
noi questi esseri non funzionano?” chiese Tsuna, tagliandone
subito due con un
colpo solo.
“Però servono a farvi perdere tempo.”
Sorrise Laruami, per poi indicare il ponte, che si ruppe, facendo
precipitare Pacha
e Kuzco.
“No!” urlò Saiko, per poi colpire un
altro Heartless.
L’ex Nessuno scoppiò a ridere.
“Avete già fallito il vostro compito.
Direi che-”
Ma Laruami s’interruppe vedendo un’ombra
avvicinarsi.
Tutti i presenti spalancarono gli occhi
increduli vedendo un pugno robotico gigante, con un braccio talmente
lungo da
non permettere a nessuno di vedere da dove proveniva, abbattersi contro
l’essere
oscuro, schiacciandolo sotto di esso e provocando una piccola scossa
tellurica.
“E-E quello che cos’è?” fece
il Gatto
con gli stivali, cercando di restare in piedi.
“Un… Un Evangelion?” disse Asuka
incredula,
mentre un varco si apriva poco lontano, lasciando uscire un Laruami con
diverse
ferite.
“Chi ha osato…” fece, per poi lasciarsi
cadere in un altro varco, mentre il braccio robotico tornava indietro,
per poi
scorgere all’orizzonte un punto luminoso.
Pochi secondi dopo, un robot umanoide
alto diversi metri si avvicinò a tutta velocità.
“È stato quello ad attaccare prima?! Ma
com’è possibile?!” domandò
Natsu, mentre Happy sgranava gli occhi.
“Impossibile!” esclamò. “Non
dovrebbe
essere qui, o almeno, Lucis aveva detto che non era più
utilizzabile!”
“Lucis?!” urlarono tutti i custodi,
girandosi verso il gatto, che deglutì.
“E-Ecco…”
“Happy devi dirci qualcosa?” gli chiese
Tsuna.
“I-Io… Come dire… Ho aiutato Lucis nel
periodo in cui mi sono separato da voi… Inoltre, sono sempre
stato io a
chiamare in vostro aiuto quelle persone che vi hanno aiutato durante le
prove,
aye...”
“Come sarebbe a dire?!”
“Menma, Homura… Io mi sono unito al loro
gruppo, per aiutarvi durante le prove.” Spiegò il
gatto volante. “Lucis mi ha
dato il potere di viaggiare tra i mondi, in modo tale da poter
contattare le
persone più forti per aiutarvi.”
“Quindi conosci quella cosa?” chiese
Pan.
“Beh, a dir la verità ne ho solo visto
il ricordo. Ho prelevato un ragazzo dal suo mondo, anche se mi ha detto
subito
che era stato richiamato dal passato da qualcuno. Mi disse che si era
sacrificato assieme ad altre due persone per salvare il suo mondo, ed
era al
comando di un robot gigante.”
“Non è l’unico robot gigante
esistente.”
Fece Shinji. “Io stessa le pilotavo uno, e ne abbiamo
incontrati altri nel
nostro viaggio.”
Ma il loro discorso fu interrotto dal
robot, che atterrò di fronte a loro, schiacciando i restanti
Heartless.
“Sono proprio loro!” esclamò una voce
femminile proveniente dall’interno della macchina.
“Perché ho un brutto, bruttissimo
presentimento?” fece Black Star, deglutendo, mentre il robot
alzava un pugno
verso l’alto, deciso a schiacciarli.
“Perché ne hai tutti i motivi!”
urlò
Riku, correndo lontano, imitato subito dagli altri, riuscendo ad
evitare per un
soffio l’attacco.
“Ma che cosa vuole da noi questo coso?!”
fece Marco, alzandosi in volo e cercando di colpirlo.
Ma con sua sorpresa, il robot saltò in
alto, evitando.
“Okay… che ci siamo persi?” chiese
Kuzco,
riemergendo dal burrone assieme a Pacha. “Spero nessun party
o roba simile o-”
Ma quando vide il robot, le parole gli
morirono in bocca.
“Per me stesso…” fece, spalancando la
bocca, imitato da Pacha. “Che cos’è quel
coso?!”
“Ci sono un po’ troppi animali parlanti
per i miei gusti.” Fece la voce dal robot. “Inoltre
direi che ci sono troppe
persone con i tuoi stessi poteri, Amata!”
“Già, lo vedo anch’io. E mi chiedo come
sia possibile.” Rispose una voce maschile
“Come sarebbe a dire?” esclamò Inuyasha.
“Uno di voi è un custode?!”
“Non abbiamo mai sentito parlare di
questi custodi fino a poche ore fa! Ma sappiamo che siete i
responsabili della
possibile fine dell’universo! Ed è per questo che
vi elimineremo!” urlò Amata,
mentre il robot aumentava la distanza da terra, per poi portare
indietro il
braccio destro.
“Mugen.. Punch!” urlarono tre voci in
contemporanea.
Il braccio cominciò ad allungarsi superando
il gruppo di custodi e sparendo oltre le montagne.
“Hanno sbagliato mira…”
commentò Pan.
“Non direi.” Rispose una delle tre voci.
“Sta solo facendo il giro del pianeta!”
“Il giro del pianeta?!” esclamò Marco.
“È impossibile! Non esiste nessun materiale in
grado di allungarsi a tal
punto!”
“Nemmeno quel tipo di gomma poteva
tanto!” aggiunse Pan.
Ma prima che potessero dire altro,
un’ombra apparve sopra di loro, anticipando il pugno del
robot, che stava
scendendo su di loro.
“Maledizione…” fece Shinji, per poi
spalancare gli occhi. “Forse…”
Prima che qualcuno potesse capire cosa
volesse fare, si alzò in volo, dirigendosi verso il pugno.
Lentamente, comincio ad aumentare di
dimensioni, diventando viola.
Pochi secondi dopo, l’Evangelion 01 era
in rotta di collisione con il pugno.
“Che cosa?! Che cos’è
quello?!” esclamò Zessica.
“Prendete questo!” urlò la voce di
Shinji, portando indietro il braccio, rispondendo con un altro pugno.
La forza d’urto della collisione tra i
due fu tale da far volare via i presenti.
L’Eva fu scagliato contro una collina
poco lontana, mentre il Mugen Punch tornò indietro dal
proprietario, finendo
anch’esso a terra, che subito dopo si divise in tre macchine
volanti, che
precipitarono a pochi metri l’una dall’altra.
“Si è rotto…” fece Pan,
mentre l’Eva 01
tornava ad essere Shinji. “Non doveva essere
granché!”
“M-Ma quel ragazzo… Si è trasformato in
quella
cosa?!” esclamò Kuzco, indicando Shinji che si
rialzava.
“Già. Ora però andiamo a vedere chi ci
ha attaccato.” Disse Saiko, avvicinandosi alle tre macchine.
Ma prima che potessero raggiungerle, ne uscirono
tre ragazzi, per poi scivolare a terra.
“Chi pensava che anche loro avessero un
Aquarion?” fece Zessica, sbuffando. “Solo mi chiedo
da dove lo abbiano tirato
fuori…”
“E voi chi siete?!” esclamò Happy.
“E
come fatte ad avere l’Aquarion?!”
Tutti si girarono verso di lui.
“Aquarion?” chiese Tsuna. “Tu sai come
si chiama quella cosa?”
“Lo so perché corrisponde alla
descrizione fatta da Apollo, aye!” rispose il gatto.
“Apollo? Non starai parlando di quell’Apollo,
vero?” s’intromise Amata. “E come fai a
conoscere lui e l’Aquarion?”
“Lo conosco perché l’ho incontrato di
persona, ecco perché, aye!”
“Di persona? Vuoi dire che tu hai dodicimila
anni?” domandò Mikono.
“Certo che no! L’ho visto nascere, e non
sono passati nemmeno dieci anni da allora.” Rispose Tsuna.
“Ma non è possibile! Amata è la
reincarnazione di Apollo dopo dodicimila anni da quando è
scomparso! Non può
averlo incontrato di persona!” esclamò Zessica.
“Reincarnazione?” ripeté Kairi.
“Come
sarebbe a dire? Non esiste nulla del genere.”
“Certo, come no. Se non fosse che loro
due hanno aspettato ventiquattromila anni per poter stare insieme,
potrei anche
darti ragione.” Fece la verde.
“Ventiquattromila anni? Bisogna dire che
li portano decisamente bene!” esclamò Kuzco.
“Altro che Yzma!”
“Ora che cosa ci farete? Ci eliminerete
come fate con tutti gli altri?”
“Eliminarvi? In effetti, dopo il vostro
attacco, potremmo anche considerarvi dei nemici, ma qualcosa mi dice
che qui
c’è un grosso equivoco.”
Replicò Edward. “Tanto per cominciare, come avete
fatto a fraintendere il messaggio di Master Aqua?”
“Messaggio? Non sappiamo di cosa state
parlando.”
“Master Aqua, la custode che era
prigioniera dell’oscurità, che ha contattato tutti
i mondi avvertendoli
dell’imminente guerra che potrebbe portare alla distruzione
dell’universo. Vi
dice niente?” fece aspro Shinji.
“Assolutamente nulla.” Rispose i tre.
“Ma insomma! A momenti pure quelli degli
universi paralleli lo sapevano!” sbottò Pan.
“E poi non mi direte che non avete
mai sentito del grande Black Star, no?”
“Mai sentito. Come non abbiamo mai
sentito parlare di custodi, di oscurità o affini.”
“Qui c’è qualcosa che non
torna…” fece
Ichigo, massaggiandosi la testa. “Tutti sanno
dell’oscurità e della luce! Sono
la base di tutti i mondi!”
“Mondi? Da come parlate, sembra quasi
che ce ne siano chissà quanti.” Replicò
Zessica, spostandosi i capelli. “Ma per
quel che ne sappiamo noi, ci sono solo la Terra e Altair. Gli altri
sono tutti
pianeti privi di vita.”
“Oh, davvero? Scusate, devo essermi
perso qualcosa, mentre visitavo tipo un centinaio di mondi diversi,
tutti pieni
di vita.” Commentò Ichigo.
“Come?” fece Amata.
“Sveglia!” gli urlò Marco.
“Siamo alle
porte di una guerra di dimensioni universali! Noi veniamo praticamente
tutti da
un mondo diverso! E nemmeno voi mi sembrate di questo mondo, visto che
gli
abitanti dovrebbero essere come loro!” e indico Kuzco e
Pacha, che salutarono
con la mano.
“Prima quelle rane parlanti, adesso un
lama e due gatti parlanti… Perfetto! Dopo Mikage, direi che
era proprio quel
che ci voleva!” sbottò Zessica.
“Mikage? Mai sentito…”
rifletté Happy. “Apollo
mi ha parlato di un certo Tom, o qualcosa del genere.”
“Toma?” fece Mikono.
“Sì, lui! Però mi ha detto che alla
fine
lo aveva aiutato a salvare il suo mondo… Ah, non ci sto
capendo più nulla, aye!”
“Com’è possibile che questo gatto sia a
conoscenza di argomenti che sono stati rivelati solo a noi?”
si chiese Amata.
“Nessuno dovrebbe esserne a conoscenza. A meno
che…”
Amata spalancò gli occhi.
“In che anno siamo?” chiese subito.
“Ecco… questa è una domanda un
po’
difficile a cui rispondere…” fece Edward.
“Ognuno di noi viene da un mondo
diverso, ognuno con il suo sistema di numerazione degli
anni… Io per esempio
vengo più o meno dal 2010…”
“Amata, non starai pensando che-”
cominciò Zessica.
“Sarebbe assurdo, però non impossibile.”
Rispose il ragazzo. “Se fossimo stati sbalzati indietro nel
tempo, poco dopo il
mito?”
“No!” esclamò Mikono, portandosi le mani
sulla bocca.
“Indietro nel tempo?” ripeté Riku.
“Beh,
potrebbe anche essere… Ma come?”
“Anche a me in passato è capitato di
viaggiare nel tempo, ma sempre per cause fortuite.”
Rifletté Black Star.
“Beh, Lambo poteva far viaggiare nel
futuro e viceversa di dieci anni.” Fece Natsu.
“Come vi ricordate, ha spedito
Dark avanti nel tempo, sostituendolo con la sua versione
futura.”
“Però mi pare di capire che questi tre
vengano da un po’ oltre dieci anni… Tipo qualche
millennio in più, oltre al
fatto che non possono essersi sostituiti ai loro stessi di questo
tempo.”
“Ma l’Aquarion esiste in quest’epoca,
no?” fece Asuka. “Almeno, se Happy l’ha
riconosciuto, significa che questo
Apollo diceva la verità.”
“Beh, ad ogni modo, non importa!”
esclamò Zessica, portando le mani di fronte a sé.
“Ci avrete sconfitti grazie a
quel robot, ma non ci arrenderemo così facilmente!”
“Ehi, aspetta, che cosa vuoi fare?”
chiese Black Star, poco prima di venire schiacciato da una forza
misteriosa,
che gli procurò diversi tagli ai vestiti e sul volto, per
poi farlo volare via.
“Tsk! Voi saprete volare, ma non sapete
fare altro!”
“Ma davvero?” fece Tsuna, mentre sulla
sua fronte appariva una fiamma. “Non potrò usare
tutti i miei poteri del fuoco,
ma per mia fortuna anche questo corpo può usare le
fiamme!”
“Che cosa? Siete anche voi degli Element?”
esclamò Mikono, guardando sorpresa il fuoco.
“Element? Questa è magia!” rispose
Edward, creando una sfera d’acqua dal nulla, per poi alzarsi
in volo. “È uno
dei poteri di noi custodi. Sapete, ogni tanto, mentre salviamo un mondo
qui e
un mondo là, questi poteri ci tornano utili.”
“Salvare? Cos’è, ci prendete in
giro?”
chiese Zessica. “Da quel che ci hanno detto, voi custodi
andate in giro a
distruggere mondi!”
Sentendo ciò, tutti la guardarono
sopresi.
“E chi vi avrebbe detto questa frottola?
È vero, alcuni custodi lo fanno, ma sono appunto custodi
oscuri.”
“Aspettate, temo di non aver capito bene…
Avete detto che alcuni di voi custodi distruggono mondi?
Così, a piacere?” fece
Kuzco.
“Dato che vogliono distruggere
l’universo, sì. Anche se il nostro…
possiamo dire capo, ha prima creato e poi
distrutto un mondo.” Replicò Marco.
“Interessante… Dunque siete molto più
forti di quel che sembrate.” Fece una voce, mentre una
piccola figura si
avvicinava, con in mano qualcosa più grande di lui.
“Skipper?” fece Black Star.
“Non ho idea di chi tu stia parlando.”
Rispose la figura, rivelandosi.
Era una rana rossa, sulla cui fronte era
disegnato un teschio. L’occhio sinistro era attraversato da
una cicatrice, e
portava una cintura legata in vita.
In mano teneva un fucile gigante, in
quel momento puntato contro i custodi.
“Tuttavia, vi consiglio di non fare un passo,
altrimenti sarò costretto a fare fuoco!”
Dark,
Hikari, Sora, Ran e Shinichi si
fermarono ai piedi di una palude.
Dietro di loro Kronk, con un baldacchino
sulle spalle, continuò per poi fermarsi pochi metri dopo e
inginocchiandosi a
terra.
Subito dopo Yzma aprì le tende che ne
celavano la figura, cominciando a scendere calpestando Kronk e finendo
direttamente nella palude.
“Senti un po’ Dark… perché
stiamo
seguendo questi due idioti?” chiese Sora.
“Nascondono qualcosa. Vogliamo scoprire
che cosa.” Rispose Hikari.
“Io voglio solo scoprire che fine ha
fatto il mio corpo.” Fece Shinichi.
“Dobbiamo solo aspettare.” Disse Dark.
“Sono sicuro che gli altri si sono incontrati proprio con
quel lama, e hanno
scoperto di sicuro qualcosa in più. Questo mondo non
è abitato da animali
parlanti, di conseguenza o viene da un altro mondo, come quel gatto, o
gli è
successo qualcosa.”
“E allora perché non apri un varco?”
“Perché dobbiamo tenere questi due sotto
controllo. Anche se credo ci servirà tutta la pazienza
possibile…” fece
l’incarnazione dell’Equilibrio, guardando Kronk
parlare con uno scoiattolo.
“Perché a me? Perché a me?!”
esclamò
Yzma, attirando l’attenzione dei custodi su di sé.
“Non devi sempre sentirti al centro
dell’attenzione. È lui che non è
fortunato negli incontri.” Rispose Kronk,
guardando lo scoiattolo. “Dice che un lama parlante gli ha
fatto passare un
momentaccio…”
Non appena ebbe detto quelle parole, l’Imperatrice
si attaccò istantaneamente al braccio del suo sottoposto,
guardando bramosa lo
scoiattolo.
“Hai detto un lama parlante?” chiese
all’animale, sorridendo fintamente. “Su,
racconta!”
Lo scoiattolo disse qualcosa che però
nessuno sembrò capire.
“Ecco… non vuole rivolgerti la parole.”
Tradusse Kronk.
“Allora chiediglielo tu, di grazia.”
Disse acida, facendo sospirare il sottoposto.
“Odio stare in mezzo.” Commentò, per poi
cominciare a parlare con degli squittii.
“Non sta parlando con uno scoiattolo,
vero?” fece Sora, massaggiandosi gli occhi.
“Giaguari? Ma davvero? Micidiale.” Fece
Kronk, continuando ad ascoltare l’animale, mentre Yzma si
avvicinava desiderosa
di sapere.
Lo scoiattolo se ne accorse, fermandosi
subito e mettendo il broncio.
“Ehm… ti puoi allontanare, per favore?”
chiese Kronk.
“Oh, scusate.” Rispose lei, facendo
qualche passo indietro.
Lo scoiattolo la guardò, per poi
indicare con le braccia di allontanarsi ulteriormente.
“Ancora un po’, prego.”
Confermò Kronk.
L’Imperatrice, decisamente stizzita, si
allontanò ancora di più, raggiungendo i custodi.
“Così va bene?!” urlò.
“Sì, perfetto.”
“Adesso fatti dire da che parte è andato
quel lama parlante!” gli ordinò, per poi
rivolgersi ai custodi. “Mi chiedo
perché tutti i miei sottoposti devono essere
così.”
“Forse perché sono i più compatibili
con
lei.” Rispose una voce.
“Chi va là?!” urlò Shinichi,
evocando il
Keyblade.
“Oh, un Keyblade. Era molto tempo che
non ne vedevo uno.” Continuò la voce.
“Da quasi diecimila anni, secolo più,
secolo meno.”
Dark e Hikari spalancarono gli occhi.
“Chi sei?!” urlarono insieme, evocando
Balance.
“Due custodi dell’Equilibrio? Questa sì
che è una sorpresa.”
Senza dire altro, un lieve colpo di
vento investì i presenti, rivelando un uomo vestito con un
completo nero a
bordi bianchi, con dei corti capelli castano scuro e una cicatrice
sull’occhio
sinistro.
“Come fai a sapere che siamo dei custodi
dell’Equilibrio?” chiese Hikari.
“Semplice: ho già aiutato un vostro
predecessore tempo fa.” Rispose lui. “Allora, chi
di voi due è il nuovo Dark?”
“Sono io, ma temo di doverti aggiornare.
Io sono anche-”
“L’Equilibrio stesso, una delle tre
entità portanti dell’universo.”
Completò l’uomo, facendo spalancare la bocca a
Yzma.
“Come, scusa?!” esclamò questa, venendo
zittita dagli altri tre ragazzi.
“E questo qui come fa a sapere tutte
queste cose?!” esclamò Shinichi.
“Non sarà forse lui… il misterioso Blue
Ranger, vero?”
“Mi spiace deludervi, ma non ho nulla a
che fare con lui. Sono qui perché una mia allieva ha avuto
una visione.”
“Potresti rinfrescarci la memoria?”
chiese Dark. “Non ho il tempo di chiedere a tutti i miei
custodi chi sei.”
L’uomo sorrise, per poi far apparire tre
frecce dal nulla, che strinse in una mano.
“In quest’epoca il mio nome è Gen
Fudo.”
Dark e Hikari spalancarono gli occhi,
mentre i ricordi venivano recuperati dai loro predecessori.
“Capisco…” fece l’incarnazione
dell’Equilibrio. “Adesso ho collegato i miei
ricordi. Dimmi, cosa ci fa un
essere del tuo calibro su un mondo come questo?”
“Eh? Vuoi dire che lo conosci?” chiese
Sora.
“I custodi dell’Equilibrio possono
accedere ai ricordi di tutti i loro predecessori.”
Spiegò Hikari. “Non appena
ci ha detto il suo nome, lo abbiamo collegato a un uomo che in passato
ha
incontrato un custode dell’Equilibrio.”
“Però sono passati dodicimila anni
dall’ultima volta che si è fatto vedere.”
“Sapete com’è, sono stato un
po’
indaffarato. Ad ogni modo, per rispondere alla vostra domanda, sono qui
perché
due mie allieve hanno rilevato su questo mondo la presenza di un loro
compagno,
che credevamo scomparso qualche mese fa. Si chiama Apollo, lo avete mai
sentito
nominare?”
“Apollo? Anche lui è qui?” fece Hikari.
“Allora lo conoscete!” esclamò una voce
femminile, anticipando una ragazza dai capelli biondi, con addosso una
tuta
rosa, che apparve in mezzo alle piante.
“Sbaglio, o in questi tuoi esami
spuntano strani personaggi da ogni angolo?”
commentò Sora, rivolgendosi a Dark.
“Abbiamo incontrato Apollo non molto
tempo fa.” Rispose Hikari. “È giunto in
nostro aiuto, richiamato da Lucis. Da
quel che ci ha detto, non doveva più esistere, ma
combatterà nella guerra.”
“Lo sapevo! Quell’animale non può fare a
meno di fare l’eroe!” esclamò la
ragazza, sospirando. “Però almeno posso ancora
rivederlo…”
“Tu chi sei?” chiese Ran.
“Il mio nome è Silvia de Alisia.”
Rispose la ragazza.
“Mentre io sono Reika.” Fece un’altra
ragazza, dai capelli neri, che indossava la stessa tuta, raggiungendoli.
“Io sono Dark. Lei è Hikari. Mentre loro
sono…”
“Edward Elric.” Fece Sora.
“Tsubaki.” Disse Ran.
“Inuyasha.” Completò Shinichi.
“Dove si trova Apollo in questo momento?
Sappiamo che è su questo mondo, ma non riusciamo a
trovarlo.” Fece Reika.
“Apollo dovrebbe essere su un altro
mondo, per quel che ne sappiamo.” Rispose Dark.
“Cosa vi fa pensare che sia
qui?”
“Ho avuto una visione che mi diceva che
era qui.”
“Come mai potete viaggiare tra i mondi?”
s’intromise Sora.
“Per chi crede, niente è impossibile!”
esclamò Fudo, stringendo con forza le tre frecce.
“Tre forze possono diventare
una sola forza, come una sola forza può dividersi in tre
forze.”
“Fantastico, un altro tipo strambo!”
sbottò Shinichi.
“Ad ogni modo, non credo sia qui.
Almeno, non è ancora successo nulla di grave che potrebbe
spiegare la sua
presenza e-”
Ma il custode s’interruppe quando il
terreno tremò per qualche secondo, mentre il cielo
s’illuminava a giorno.
“E ora che cosa…?!” fece Shinichi,
cercando di restare in piedi.
“Questa forza… Non è
possibile!” esclamò
Reika.
“Di cosa state parlando?” chiese Ran.
“Dell’Aquarion.” Rispose Silvia.
“Aquarion?” s’intromise Yzma.
“E
sarebbe?”
“L’Aquarion è il mezzo per la pace!
È il
mezzo per il futuro e per il passato!” rispose Fudo, per poi
far scattare in
avanti il braccio. “Trovate l’Aquarion, e troverete
la risposta ai vostri
dubbi!”
“Beh, mi piacerebbe, ma io ho da trovare
un lama parlante. Perciò se non vi dispiace, noi andiamo
avanti.” Fece l’Imperatrice,
risalendo sul baldacchino. “Voi custodi che cosa
fate?”
“Mi spiace, ma credo che a questo punto
seguiremo la cosa più importante.”
“Capisco. Beh, se incontraste quel lama,
non fatevi ingannare da ciò che dirà ed
eliminatelo subito! Kronk, parti!”
ordinò al sottoposto, che cominciò subito a
correre.
“Quei due non combineranno nulla.” Fece
Sora, sospirando.
“Allora, da che parte si trova
l’Aquarion?”
“A dir la verità, l’Aquarion dovrebbe
essere sepolto nel nucleo del nostro mondo.” Rispose Silvia.
“Ma forse, si
tratta di una delle sue copie.”
“Copie?”
“Come quella con qui siamo venuti noi.”
Rispose la ragazza, mentre alle loro spalle si ergeva dagli alberi un
enorme
robot.
“Questo è l’Aquarion Delta!”
spiegò
Reika.
“Che diamine… Questo è decisamente
più
grande di quel Nirvash!” esclamò Shinichi, per poi
girarsi verso Fudo. “Dove
diavolo avete trovato quel- Eh?”
L’uomo era scomparso come nel nulla.
“Non fateci caso, è uno che scompare e
ricompare spesso come se niente fosse.” Fece Silvia.
“Credete di riuscire a
restare aggrappati all’Aquarion?”
Come risposta i custodi si alzarono in
volo.
“Credo possiamo fare di meglio.” Disse
Hikari, ridendo di fronte alle facce sorprese delle due ragazze, che
nel
frattempo stavano salendo sul robot.
“Okay…
Allora sarebbe stata questa…
rana, assieme ad altri suoi simili, a dirvi che eravamo dei
distruttori?”
chiese Ichigo, osservando Marco che teneva la rana a testa in
giù.
“Non credevo avrebbero respinto i miei
proiettili con estrema facilità…” fece
quest’ultima. “Ma lo avevo detto io a
Keroro che quest’idea era assurda!”
“Keroro?” chiese Kairi. “E chi
sarebbe?”
“Il mio superiore. Anche se a vedersi
non si direbbe.”
“Intendi dire quella rana verde?” chiese
Zessica.
“Proprio lui. Mi ha ordinato di
seguirvi, e di catturare i custodi, ma non pensavo certo di assistere a
uno
scontro tra due giganti. E tantomeno che uno di questi fosse in
realtà un
umano.”
“Devo ammettere che questo corpo, a
dispetto del suo proprietario originale, ha qualche
vantaggio.” Fece Shinji.
“Ecco… non mi è chiaro questo punto.
Avete detto che vi siete scambiati di corpo, esatto?”
s’intromise Mikono. “Ma
non ho capito come può essere successo. È una
maledizione di questo mondo?”
“No, è solo opera di una
stramaledettissima entità superiore. E io che speravo di non
dover più vivere
un’esperienza del genere…”
replicò Marco.
“Beh, di sicuro è meglio di quel che è
successo a una nostra amica.” Intervenne Amata. “Si
è ritrovata su un mondo che
l’ha trasformata in un rag-”
“Non finire la frase!” urlò Shinji.
“Sono già abbastanza furiosa per questa
situazione, non voglio ricordare la
prima prova!”
I tre piloti lo guardarono increduli.
“Aspettate… state dicendo che tutti voi
vi siete trasformati…”
“Sì, il che di sicuro ha esteso di
qualche mese il tempo che dovrò passare da uno
psicologo.” Commentò Black Star.
“Non che questa situazione sia tanto migliore ma-”
“Come osi?!” esclamò Pan. “Ti
trovi nel
mio divino corpo! Come minimo dovresti prostrati ai miei piedi per un
tale
onore!”
“Ma sta’ zitto!” replicò
Marco, dandogli
un pugno in testa. “E prima che ti lamenti, ti ricordo che
quello è il mio
corpo!”
“Beh, ad ogni modo, che cosa ne facciamo
di lui?” chiese Ichigo, sollevando ancora la rana.
“Mi chiamo Giroro!” esclamò questa.
“E
sono un caporale, cercate di portare maggior rispetto!”
“Caporale?” ripeté Asuka.
“Beh, devo
dire che dopo aver visto quattro pinguini parlare e comportarsi come un
plotone
militare, non mi sorprendo per così poco.”
“Speriamo che non s’incontrino mai. Vi
immaginate che cosa potrebbe succedere con quel pinguino sputa
armi?”
“Scusa… ho sentito male, o hai detto
proprio pinguino sputa armi?” domandò Zessica.
“Armi, dinamite, bombe, armature, pop
corn… Quel pinguino dev’essere il prodotto di
qualche mutazione genetica.”
“Peggio di Pen Pen.” Concordò Asuka.
“E
io che mi ero sorpreso nel vederlo leggere un giornale.”
“In effetti ne abbiamo incontrati di
personaggi assurdi nel nostro viaggio.” Ammise Ichigo.
“Animali parlanti,
oggetti parlanti, fantasmi, Shinigami, mostri, demoni, vampiri, ragazzi
che si
trasformano in armi, divinità distruttrici,
angeli…”
“Wow… un curriculum di tutto
rispetto…”
disse sarcastico Amata, per poi girarsi verso le tre macchine.
“Beh, allora
direi di metterci alla ricerca di un modo per tornare nel nostro mondo.
I
Vector non mi sembrano troppo danneggiati.”
“Ecco, a proposito… Che cosa sono
esattamente quei cosi?” chiese Shinji. “I nostri
Eva erano dei robot giganti
composti da un pezzo unico, ma non avevo mai sentito parlare di tre
macchine
che si uniscono.”
“Immagino tu non abbia mai visto i Super
Sentai in azione, vero?” replicò Edward.
“Altrimenti non saresti così sorpresa.
Anzi, loro spesso ne uniscono da tre a sei insieme.”
“Non so che cosa siano i Super Sentai,
ma questi si chiamano Vector, e hanno ben ventiquattromila anni. Sono
stati
costruiti da Apollonius, per poter affrontare gli Angeli delle
Tenebre.”
“Anche voi contro degli angeli?” fece
sorpresa Asuka. “Cavoli, certo che scelgono sempre nomi
originali per chiamare
i nemici.”
“Beh, non so da voi, ma questi Angeli si
divertivano a distruggere gli umani e Apollonius era quello
più malvagio di
tutti. Ma si sa, basta poco per far cambiare idea.” Fece
Zessica, indicando poi
con un dito Mikono. “Infatti si è innamorato di
un’umana, e per lei non ha
esitato a tradire la sua razza, alleandosi con gli umani e donandogli
l’Aquarion.”
“Apollo me ne aveva accennato.” Rifletté
Happy. “Ma aveva detto che gli Angeli delle Tenebre erano
stati sconfitti.”
“Infatti è così. Tuttavia-”
“Ehm… scusate se
v’interrompo…” s’intromise
Kuzco. “Ma io avrei una certa fretta di tornare al mio
palazzo.”
“Temo che non potremo più accompagnarvi.
Questo fatto diciamo che è un po’ più
urgente.”
“Non vi preoccupate.” Intervenne Pacha.
“Porterò io Kuzco a palazzo. Ci vorrà
un po’ più di tempo senza il ponte, ma
dopotutto, non c’è altra soluzione. E sembra che
sia meglio non interferire con
i vostri affari. Grazie ancora per il vostro aiuto.”
“Di niente. Ti auguro di riuscire a
riottenere il tuo corpo, Kuzco.” Fece Natsu.
“Considerando che Yzma mi ha mandato
contro un gatto assassino, non saprei…”
“Noi però vorremo sapere dove siamo
finiti…” mormorò Mikono.
“Sentite…” cominciò Pacha.
“Perché non
venite al mio villaggio? Potrete riposarvi un po’ e inoltre
interrogare per
bene quel… demone…” concluse, indicando
Giroro.
“Come sarebbe a dire demone?! Io sono un
caporale, con il compito di conquistare Pekopon! I miei compagni
verranno
presto a salvarmi!”
“Beh, se le cose stanno
così…” fece
Zessica, ignorando la rana. “Che ne dite di un passaggio?
Cercheremo di non
farvi cadere. Sapete, le cabine sono monoposto, perciò
dovremmo portarvi sulla
mano.”
“Oh, non ti preoccupare per noi. Siamo
tutti in grado di volare.” Disse Marco, alzandosi insieme
agli altri. “Più che
altro sono loro tre ad averne bisogno.”
“Beh, io ho scalato una pianta di
fagioli gigante che arrivava al cielo. Non ho di certo paura delle
altezze.”
Commentò il Gatto con gli Stivali.
“Una pianta di fagioli gigante? E perché
l’hai scalata?”
“Ma per il tesoro ovviamente! E ora sto
cercando di farla crescere di nuovo.”
“Okay… altra gente assurda…”
mormorò
Zessica, dirigendosi assieme agli altri due piloti verso i Vector.
Pochi secondi dopo, le tre macchine si
alzarono in volo, per poi cominciare a scomporsi, assemblando
nuovamente
l’Aquarion, che abbassò la mano di fronte a Kuzco,
Pacha e il Gatto.
“Forza, saltate su!” fece la voce di
Zessica.
“Se lo racconto a qualcuno, non mi
crederanno mai!” esclamò Kuzco.
“Voi siete pronti?” chiese Amata ai
custodi, che annuirono.
“Allora andiamo!” urlarono i tre piloti
insieme, mentre dalla schiena dell’Aquarion per qualche
secondo apparve un paio
di ali, che scomparvero non appena il robot si alzò in volo,
per poi partire a
tutta velocità.
“Cavoli, è decisamente veloce per le sue
dimensioni.” Commentò Edward, per poi partire al
suo inseguimento, assieme agli
altri.
“Uhm…” rifletté un anziano,
osservando
la scacchiera di fronte a sé.
“Eh eh, credo proprio di aver vinto io.”
Fece un altro anziano, sorridendo.
“Non cantare ancora vittoria, io-per
tutti i miei anni, che cos’è
quell’affare?!” esclamò, sgranando gli
occhi.
“Pessima tattica per distrarmi.”
Ridacchiò l’amico.
“No, dico sul serio, che cos’è quella
cosa?” insisté il primo, alzandosi in piedi e
indicando il cielo.
L’altro si girò, per poi lasciare cadere
a terra il pezzo che aveva in mano.
L’Aquarion si avvicinò al villaggio,
atterrando ai suoi piedi.
Pochi secondi dopo i custodi lo
raggiunsero, mentre il robot abbassava la mano, permettendo ai tre
passeggeri
di scendere.
Kuzco si buttò subito a terra,
mettendosi a baciarla.
“Terra, terra cara! Non ho mai avuto
così tanta mancanza di te!” esclamò,
mentre anche Pacha e il Gatto faticavano a
evitare di rimettere.
“È bastato così poco per mettervi fuori
gioco?” li prese in giro Zessica, uscendo dal suo Vector,
imitata dai due
compagni.
“Sapete, non credo che chi non è
abituato a volare riesca a resistere facilmente a quella
velocità.” Commentò
Kairi.
“Beh, adesso andiamo a casa mia.” Fece
Pacha, riprendendosi. “Mia moglie capirà la
situazione.”
“Ehi Pacha!” lo chiamò uno dei due
anziani. “Dove hai trovato quell’affare
volante?”
“È una lunga storia, credetemi.” Rispose
sospirando.
“Beh, almeno sei arrivato in tempo per
incontrare i tuoi parenti.”
Il capo villaggio lo guardò sorpreso.
“I miei parenti?” ripeté confuso.
“Li abbiamo indirizzati a casa tua.”
“E che aspetto avevano?” s’intromise il
Gatto con gli stivali.
“Uno era un armadio a due ante e l’altra
era una donna, cioè una vecchia… Ecco, come la
descriveresti?” chiese
all’amico.
“La nonna brutta di Dracula.”
“Proprio così!”
Kuzco spalancò gli occhi.
“Yzma e Kronk!” esclamò insieme al
Gatto.
“Questa donna è così
brutta?!” fece
sorpreso Black Star.
“Credo ci siano buone possibilità che
abbia incontrato di persona i dinosauri.” Replicò
l’Imperatore.
“Secondo me, è anche più
vecchia.”
Aggiunse il Gatto. “Non avevo mai visto señorita
tanto brutta prima, e ho pure
dovuto fare il gentilgatto perché credevo fosse
l’Imperatrice.”
“E ora si trova a casa tua, esatto?”
fece notare Amata a Pacha.
“Presto!” urlò lui, correndo attraverso
il villaggio seguito dal resto del gruppo.
“Ovviamente la tua è la casa in cima
alla collina, non è vero?” fece aspra Zessica.
“È casa nostra da generazioni!” rispose
lui, mentre raggiungevano la casa.
“Mi preoccupa quel tipo grande come un
armadio… dev’essere un tipo incredibilmente
forte.” Fece Asuka, mentre lui,
Pacha, Kairi e Zessica si avvicinavano alla finestra.
“Novantanove scimmie saltavano sul
letto!” disse una bambina, che stava tenendo il capo di una
corda assieme a
quello che doveva essere suo fratello, mentre in mezzo ai due
c’era Kronk, che
stava saltando la corda a tempo con la canzoncina.
“Una cadde in terra e si ruppe il
cervelletto!” continuò quest’ultimo.
“E anche incredibilmente stupido, oserei
dire.” Commentò Kairi, mentre Pacha si faceva
notare dalla moglie, che in quel
momento stava parlando con Yzma.
Il capo villaggio di allontanò con Kuzco,
mentre i custodi rimasero a tenere sotto controllo la casa facendo
attenzione a
non farsi vedere.
“Okay… e ora cosa facciamo? Non possiamo
di certo restare qui con quella donna.” Fece Riku.
“Se mi è permesso parlare…”
cominciò
Giroro, sempre tenuto da Ichigo. “Non converrebbe cercare un
modo per
trattenere quei due e intanto usare di nuovo quel robot per
allontanarsi da
qui?”
“E come li tratteniamo senza fargli del
male?”
“Ci penseranno mia moglie e i miei
figli.” Rispose Pacha, riapparendo con Kuzco in braccio, che
sembrava
tramortito. “Però ci conviene dividerci. Io e
Kuzco proseguiremo a piedi. Voi
attirate l’attenzione di Yzma e Kronk con
l’Aquarion!”
“D’accordo, direi che come piano può
and-” cominciò Marco, interrompendosi di colpo e
girando la testa verso il
cielo.
“Sta arrivando qualcuno.” Disse,
evocando il Keyblade.
“Non riesci a capire chi?” domandò Pan.
“Sento un’energia potente… anzi, oserei
dire… identica a quella dell’Aquarion.”
“Che cosa?! Ne sei sicuro?” esclamò
Amata, per poi guardare gli altri due piloti, che annuirono.
“Allora ci conviene tornare subito
dentro l’Aquarion e prepararci a combattere. A quanto pare
qualcuno non è
ancora contento di com’è finita la nostra
battaglia contro Mikage.” Fece Zessica,
correndo verso il robot assieme ai due compagni, entrando e attivandolo.
Gli occhi dell’Aquarion brillarono,
mentre questi si girava nella direzione indicata da Marco.
“Aquarion… LOVE!” urlarono i tre piloti,
per poi alzarsi in volo.
“Aquarion… Love?” ripeté
Black Star,
grattandosi la testa. “E questo che significa? Prima non
hanno detto niente del
genere per attivarlo…”
“Dev’essere il loro grido di battaglia…
credo…” Fece Ichigo, mentre
all’orizzonte appariva un punto luminoso.
“Mugen Punch!” urlò Amata, facendo
allungare il braccio del robot, pronto a colpire l’avversario
in arrivo.
Ma con loro sorpresa, il pugno si
scontrò con un attacco gemello, provocando un’onda
d’urto che investì tutti i
presenti.
“Che cosa?! C’è un altro robot con un
attacco come quello?!” esclamò incredulo Inuyasha.
“Apollo!!!” urlò una voce, che
risuonò
nel cielo.
Sotto gli occhi sorpresi di tutti,
all’orizzonte apparve un profilo umanoide, anticipando
l’arrivo di una copia
quasi perfetta dell’Aquarion, se non diverso per la testa e i
colori.
“Eh?! Che cosa?!” esclamò Zessica,
osservando assieme ai due compagni l’Aquarion di fronte a
loro, che ritirò il
braccio.
“Ehm… credo che per noi sia ora di
andare… buona fortuna!” fece Pacha, sollevando di
peso Kuzco e correndo via.
“Chi siete?” chiese una voce proveniente
dal mecha appena arrivato. “Come fate ad avere
l’Aquarion?!”
“Questo dovremmo esserlo noi a
chiederlo!” rispose Zessica. “L’Aquarion
è rimasto imprigionato per dodicimila
anni! Come avete fatto a replicarlo?”
“Non prendeteci in giro! Lo abbiamo
visto sacrificarsi assieme ai nostri amici!” rispose Silvia.
“E non vi
permetterò di infangare la memoria di Apollo e di mio
fratello!”
“Apollo?” ripeté Mikono.
“Aspettate… Tu
non sarai forse Silvia, vero?” esclamò incredula.
“No, impossibile!” rispose Amata,
parlando solo alla compagna. “Non puoi incontrare te stessa!
E poi, non ci
risulta quell’Aquarion.”
“Come fate a sapere il mio nome?”
domandò
l’altra ragazza. “Chi siete?”
“Ho l’impressione di aver perso qualche
pezzo…” fece Black Star, grattandosi la testa.
“In questo momento, ci sono due esseri
che sono la stessa entità, ma di due tempi
diversi.” Rispose Dark, uscendo dal
varco assieme a Hikari, Sora, Ran e Tsubaki.
“Dark!” esclamarono tutti i custodi,
girandosi verso di lui.
“Bastardo, facci tornare nei nostri
corpi!” urlò Pan.
“Sapete che non posso farlo. Dovrete
aspettare la fine della prova. Ma prima… sarà
meglio fermare quei due robot.”
Detto questo, si alzò in volo,
fermandosi in mezzo ai due mecha.
“Cosa? E quello chi è?” fece Zessica.
“Dark, che cosa stai facendo?” urlò
Reika.
“Avete preso un granchio.” Rispose il
custode dell’Equilibrio. “Quello non è
l’Aquarion che state cercando, e Apollo
non è lì dentro.”
“Ma loro lo conoscono! Significa che
hanno avuto a che fare con lui!”
“Sì, ma solo perché ne hanno sentito
parlare.”
“Io continuo a sentire la sua presenza!
Non posso arrendermi ora che l’ho trovato!”
urlò Silvia.
“Non è come pensi.” Rispose Mikono,
uscendo dall’Aquarion Love. “Apollo non
è qui. Non come Apollo.”
“Mikono, no!” urlarono insieme Amata e
Zessica, uscendo anche loro dal robot.
“Apollo e il fratellone non sono più
qui. Sono tornati con un nuovo aspetto… proprio come te.
Abbiamo aspettato
ventiquattromila anni per poter stare insieme.”
“No… Non vorrete forse dirmi che
voi…”
fece Reika, uscendo anche lei dall’Aquarion, seguita a ruota
da Silvia.
“Proprio così. Loro sono le vostre
reincarnazioni.” Rispose Hikari, raggiungendo Dark.
“Ecco perché continuate a
percepire la presenza di Apollo.”
“No…” mormorò Silvia, cadendo
in
ginocchio. “Volete dire che abbiamo affrontato questo
viaggio… per niente?”
“Niente affatto!” risuonò una voce.
Dark e Hikari spalancarono gli occhi,
mentre il cielo cominciava a scurirsi, facendosi buio più
della notte.
“Che cosa sta succedendo?” esclamò il
Gatto con gli stivali, guardandosi attorno preoccupato.
“Non sono ancora libero… però posso
usare parte dei miei poteri!” continuò la voce.
“Nigrae!” urlarono insieme i due custodi
dell’Equilibrio, evocando il Keyblade.
“Questa sensazione… l’ho già
provata…”
mormorò Zessica, tremando, mentre di fronte a loro
l’aria cominciava a
vorticare.
Poi, apparve un enorme varco oscuro,
molto più alto dei due Aquarion.
“Per mille palle di pelo…” disse
indietreggiando il Gatto con gli stivali, mentre dal varco usciva un
terzo robot,
grande come il passaggio.
Questi era simile all’Aquarion Love come
aspetto, ma era completamente nero.
“Quello… Quello è l’Aquarion
Ancient
AQ!” urlò Amata, incredulo.
“Ma com’è possibile? Non dovrebbe
più
esistere! Abbiamo debellato Toma definitivamente! Senza contare che
l’Aquarion
del mito è in nostro possesso!”
“Poveri, stolti umani…”
continuò la voce
di Nigrae, mentre gli occhi dell’Aquarion oscuro brillarono.
“Avete di fronte
il frutto dell’Oscurità stessa! Niente per me
è impossibile!”
Poi il robot alzò le braccia, facendo
partire due raggi neri che colpirono entrambi i robot, che si divisero
nei loro
pezzi originali, facendo precipitare a terra i piloti.
“Mikono!” urlò Amata, facendosi spuntare
ai piedi della ali e volando a prenderla, per poi voltarsi e
raggiungere
Zessica.
Dark e Hikari invece raggiunsero Silvia
e Reika, prendendole prima che si schiantassero a terra.
“E come affrontiamo quella cosa?!”
esclamò Edward. “Insomma… è
più alta di una montagna!”
“Dovete unire le forze!” rispose una
voce.
Tutti si girarono, ritrovandosi a
guardare Fudo.
“Fudo?!” esclamarono tutti e cinque i
piloti, guardando l’uomo.
“Alcuni Vector sono danneggiati.”
Continuò lui, facendo appare dal nulla le tre frecce.
“Ma se unite i vostri
poteri, allora risorgeranno, più potenti di prima. Combinate
luce e oscurità.
Passato e Futuro. E unite i mondi!”
Dark lo guardò.
“Capisco… la fusione proibita.”
“Non dovremmo fonderci di nuovo, vero?!”
esclamarono insieme Kairi e Ichigo.
“No. Voi no. Sarò io a fondermi, con
Shinji e uno di loro.” Rispose il custode, guardando i piloti
degli Aquarion.
“Cosa?!” urlarono tutti.
“L’Aquarion è un robot che amplifica i
propri poteri a seconda di chi lo comanda.” Spiegò
Dark. “Io sono l’Equilibrio,
quindi la base per poter fondere Luce e Oscurità. Shinji
è colui che possiede
il potere dell’Evangelion, mentre loro sono già
affini all’Aquarion. Unendo le
nostre forze, potremmo sconfiggerlo.”
“E che ne è della prova?” chiese Marco.
“Consideratela superata. E ora, chi di
voi viene?”
“Verrò io.” Rispose Amata, avvicinandosi
al custode.
“Amata!” esclamò Mikono.
“Non ti preoccupare, tornerò sicuramente
indietro.” Fece lui, sorridendole. “Non me ne
andrò adesso che siamo finalmente
insieme.”
“Lo sapevo… porto sempre
sfortuna…”
commentò Reika, sospirando.
“Ehm… però al momento ci sono io nel
corpo dello stupido… Come la mettiamo?” disse
Shinji.
“Dovrai usare tu i suoi poteri.” Rispose
schietta Hikari, lasciando a bocca aperta il pilota.
“Forza, andiamo!” esclamò Dark,
alzandosi in volo, mentre tre dei Vector si alzavano assieme a lui,
fermandosi
di fronte ai piloti prescelti.
I tre scomparvero nel nulla, riapparendo
all’interno delle tre macchine.
“Questa è la prima volta che mi ritrovo
a guidare un affare del genere.” Commentò Dark,
impugnando i comandi. “Amata,
Asuka, siete pronti?”
“Credo di sì… è decisamente
diverso da
un Evangelion.”
“Sì!” rispose sicuro Amata.
Giroro si mise a ridere, attirando
l’attenzione di tutti su di sé.
“Che cos’hai da ridere?”
“Sto pensando alla reazione di Keroro…
è
scappato, lasciandomi il compito di sottomettere voi custodi, e ora si
sta
perdendo un momento unico.”
“Unione leggendaria!” urlarono insieme
Dark, Shinji e Amata.
I tre Vector si illuminarono, per poi
cominciare a diventare più grandi.
Poi, seguendo uno schema preciso,
cominciarono a scomporsi, avvicinandosi tra di loro e combinandosi.
“Incredibile…” commentò
Zessica,
guardando con la bocca spalancata lo spettacolo.
Di fronte a loro c’era un nuovo
Aquarion, alto come quello nemico, ma completamente bianco, con testa e
braccia
nere, mentre gli occhi erano blu.
“Aquarion… KEY!” urlarono le tre voci
all’interno, mentre nelle mani del robot appariva un Keyblade
gigante, identico
a Balance come aspetto ma completamente dorato.
“Inaudito!” esclamarono diversi custodi.
Hikari sorrise.
“Dovevamo aspettarcelo, dato che con
loro c’è anche Dark.”
“Incredibile… non ho mai sentito una
sensazione del genere!” disse Amata, guardandosi le mani.
“Sento il potere
scorrere dentro di me!”
“È vero… è una sensazione
fantastica!”
esclamò Shinji.
“Allora vediamo di sfruttare questo
potere contro di lui!” urlò Dark, mentre il robot
alzava il Keyblade.
L’Aquarion oscuro non si mosse,
limitandosi a far apparire dal nulla decine di Mugen Punch, che si
diressero
contro di loro.
“Non sarà così facile!”
urlarono i tre
insieme, alzandosi in volo.
Le braccia li inseguirono, ma il robot
mosse velocemente il Keyblade, tagliandole tutte senza alcuna
difficoltà.
“E ora a noi!” urlarono le tre voci,
lanciandosi contro l’avversario, mentre il Keyblade
s’illuminava.
Non appena si scontrarono, una forte
luce avvolse ogni cosa.
Capitolo 80 *** Supereroi, alieni e attacchi! L’ultima prova è infine giunta? ***
Equilibrio - Capitolo 79: Supereroi, alieni e attacchi! L’ultima prova è infine giunta?
*Parte musica d'orchestra*
Ed eccomi qui con il nuovo capitolo! Visto, stavolta non avete dovuto aspettare mesi XD.
Allora, ci siamo! Il primo dei due capitoli finali di questa saga.
L'ultima prova dell'esame ha dunque inizio! E per l'occasione, in
questi due capitoli ci saranno diversi ospiti d'onori, a partire dal
mondo stesso in cui sarà ambientato. Modestamente parlando,
credo siano i capitolo prequel della guerra per eccelenza, tanto che in
totale contano ben 45 pagine di word (motivo per cui l'ho diviso XD).
Il tempo dei segreti e dei misteri è ormai giunto al termine, e
prima che la fine del mondo giunga, essi saranno tutti rivelati (ah, se
Xehanort dovesse apparire il 21 dicembre, io non ne ho alcuna colpa XD).
Prima di passare alle recensioni, vi lascio la prima di due immagini...
la seconda, ovvero la versione chiara, la posterò all'inizio del
prossimo capitolo:
Bene, allora ringrazio Fly89 per avermi fatto da beater e passo subito a rispondere alle recensioni!
@ fria: Questo, con il prossimo, dovrebbe essere uno dei capitoli
più epici della fiction. O almeno, il mio intento era quello XD
@ Mistryss: Eh, non sarebbe male una cross tra di loro... ma ho paura
per il mondo che li ospiterebbe XD. Mi spiace, riconosco anch'io che il
precedente capitolo era un po' confusionare... ma quel periodo è
finito, come anche i miei capitoli folli. Da questo, si ritorna al
vecchio stile di sana e innocente pura distruzione ù.ù. E
le cose saranno in grande, credimi XD
@ Jimmopolis: eh già, l'Oscurità non molla la sua
presa... e presto colpirà ancora. L'Aquarion Key è stato
un colpo di libro in test- ehm, volevo dire, un colpo di genio XD.
Spero che questo capitolo ti piaccia, oltre a costringerti a venire a
minacciarmi per postare presto il prossimo XD (che, salvo imprevvisti,
lo posterò l'ultimo giorno del calendario maya XD)
@ Fly89: Fly89-sensei! Eccoti anche su efp! Beh, se c'era il mondo di
Kuzco, non potevo non mettere le due scene più epiche XD. E il
mix che ho usato lo renderà unico nel suo genere XD *continua a
sognare ad occhi aperti*, anche se più probabilmente
verrà ricordato di più l'odio che hai avuto verso di me
per aver scambiato le anime dei custodi, sopratutto due di loro XD. E
Fudo... è Fudo ù.ù, non ci sono altri modi per
descriverlo XD. E l'Aquarion Key apparirà nel prossimo Kingdom
Hearts ù.ù (o capitolo di Bleach, visto che Tite continua
a rubarmi le idee XD). E ora, facendo finta che tu non sai nulla,
preparati all'inizio della fine! *cadono fulmini dietro di lui*
Bene, e ora... che la fine abbia inizio!
Capitolo 79: Supereroi, alieni e attacchi! L’ultima prova è infine giunta?
“Ugh…”
fece Shinji, aprendo gli occhi. “Dove siamo…?” chiese, alzandosi e guardandosi
attorno.
“Ben
svegliati.” Disse Dark, seduto a terra poco lontano assieme a Hikari, mentre quale
metro più in là c’era Ran, anche lei sdraiata a terra. “Più
che quello… vorrei tanto sapere dove sono finiti tutti gli altri.” Fece Ran, alzandosi
e cercandoli con lo sguardo.
“Temo
che questa volta dovranno agire per contro proprio.” Rispose Dark. “Il colpo
dell’Aquarion ci ha sbalzati via dal mondo di Kuzco, dividendoci. Ora però, ci
conviene trovare un posto dove nasconderci.”
“Perché?”
chiese l’ex pilota di Evangelion.
“Perché
a quanto pare, siamo finiti in un mondo dove gli umani non sono proprio gli
esseri viventi più diffusi.” spiegò Hikari, facendo cenno con la testa e
indicando un gruppo di paperi e altri animali, tutti vestiti e in grado di
camminare su due zampe, che li stavano guardando straniti.
“Eh?!
E questo che cosa significa?!” esclamò sorpresa Ran.
“Significa
che se non vogliamo ritrovarci gli abitanti di un intero mondo alle costole,
dobbiamo scomparire in fretta. Siamo rimasti fermi anche troppo.” rispose Dark,
appoggiando una mano a terra e creando una coltre di fumo, che gli permise di
aprire un varco e rifugiarsi poco lontano da lì, ma al riparo da sguardi
indiscreti.
“Okay…
ora potete spiegarci che cos’erano quei cosi?!” esclamò Ran, guardando i due
custodi.
“Avete
presente i precedenti compagni di viaggio di Sora, vero?” chiese Hikari ai due,
che annuirono.
“Beh,
diciamo che sono della stessa specie, usando termini facili.”
“No,
aspetta… vuoi dire che Sora ha salvato due volte l’universo con l’aiuto di
paperi in grado di camminare?!”
“Yuk,
a dire la verità con l’aiuto di un papero, di un cane e di un topo, se proprio
vogliamo essere precisi.” Disse una voce alle loro spalle.
Il
gruppo si girò, ritrovandosi di fronte a re Topolino, Paperino e Pippo, che li
salutarono.
“Ehilà
Dark. È da un po’ che non ci si vede.” Continuò Pippo, salutandoli con la mano.
“Vostra
Maestà! Questa sì che è una sorpresa!” esclamò Hikari.
“Hikari?
Sei davvero tu?” chiese Topolino, guardandola incredulo.
“Sono
successe un po’ di cose dall’ultima volta che ci siamo visti…” disse Dark. “Ma
come mai siete qui?”
“Beh,
avevamo deciso di raggiungere gli altri custodi, ma abbiamo visto che questo
mondo era avvolto dall’oscurità, e abbiamo deciso di intervenire. Siamo rimasti
sorpresi nello scoprire che sembra di essere al Castello.”
“Ehm…
scusate se v’interrompo…” fece Ran, indicando i tre. “Ma non ho ancora ben
capito chi sono questi tre… animali?”
“Ehi,
cerca di dimostrare più rispetto per il re!” replicò arrabbiato Paperino,
evocando il suo scettro.
“Re?
Vuoi dire che lui sarebbe il famoso re Topolino?” esclamò sorpreso Shinji.
“Credevo fosse solo un nome strano, ma non che fosse proprio… un topo.”
“Eh…
lo so che all’inizio può sembrare strano…” disse il re. “Però parleremo
un’altra volta. Dark, come pensi di muoverti in questo mondo? Gli umani qui non
sembrano nemmeno esistere.”
“Non
ci resta che velarci…” replicò il custode, appoggiando le mani a terra e
creando quattro impermeabili neri. “Sembreremo strani, ma dovremmo incutere
sufficiente timore per non farci disturbare da nessuno.”
“Non
vorrai davvero che indossiamo degli impermeabili praticamente uguali a quelli
dell’Organizzazione, vero?” chiese sorpresa Ran.
“Perché
no?” replicò Hikari, prendendone uno. “Anche il re e Riku l’hanno indossato per
molto tempo, sebbene fossero dalla parte dei buoni.”
“Poi
se preferite che tutti vi seguano credendovi, a buon motivo, degli alieni, fate
pure.” Continuò Dark, indossandolo anche lui e coprendosi la testa con il
cappuccio.
“Cavoli…
Proprio nero, eh? Se incontriamo Shinichi, ci attaccherà subito solo per
questo.” commentò Ran, per poi prendere anche lei l’impermeabile, imitata
subito dall’ex pilota di Evangelion.
“Maledizione…
Ormai non sono più in grado di fare nulla…” si lamentò Gambadilegno, camminando
per le strade. “Da quando Malefica è stata eliminata ed è arrivato Xehanort,
gli Heartless non mi obbediscono nemmeno più a dovere, se non gli Shadow… Forse
dovrei davvero pensare di smettere definitivamente di cercare di fare ancora
qualcosa. In fondo, senza Malefica, non sono neppure più obbligato a fare nulla.”
Ma
mentre era impegnato a borbottare, non si accorse di una persona che stava
correndo nella sua direzione, con un grosso sacco sulle spalle e una pistola in
mano, impegnato a guardare dietro.
“Ahr,
ahr, questa volta li ho seminati!” esclamò il ladro, mettendosi a sghignazzare,
senza guardare avanti.
Il
risultato fu che Gambadilegno e il ladro si scontrarono in pieno, cadendo
entrambi a terra e disperdendo un gran numero di banconote, che uscirono dal
sacco.
“Ahia…”
fece l’ex seguace di Malefica, portandosi una mano sulla testa. “Ehi, tu! Cerca
di guardare dove… E tu chi diavolo sei?!”
Di
fronte a lui c’era la sua copia sputata, a eccezione della tuta nera che
indossava.
“Questo
dovrei chiederlo io! Un ladro ora non può nemmeno più-” cominciò l’altro, per
poi paralizzarsi nel vederlo. “Okay… deve essere stata una botta piuttosto
forte…”
“Incredibile…
sei uguale identico a me!” esclamò Gambadilegno. “Ma com’è possibile?!”
“Questo
dovrei dirlo io! Il grande Pietro Gambadilegno non può di certo avere un
imitatore!”
“Come
osi?! Guarda che IO sono Pietro Gambadilegno!”
“Mani
in alto!” urlarono diverse voci, mentre i due venivano circondati da diversi
poliziotti, che erano tutti cani antropomorfi.
“Aspettate…
Questo che cosa significa?” chiese quello che doveva essere il capo, guardando
sorpreso i due Gambadilegno.
“Maledizione,
mi hanno raggiunto!” esclamò il ladro, mentre l’altro si limitò a ridere.
“Beh,
chiunque tu sia, vedo che anche tu sei nei guai. Quasi quasi ti do una mano.”
disse.
“E
come? Non hai nemmeno una pistola con te!”
“E
chi ne ha bisogno? Heartless, a me!” urlò, alzando una mano verso l’alto.
Immediatamente,
di fronte a loro apparvero una decina di Shadow, che costituirono una specie di
barriera tra i due gruppi.
“Che
cosa?! E questi cosa sono?!” esclamarono diversi poliziotti, sgranando gli
occhi.
“E
ora andiamocene!” disse Gambadilegno, aprendo dietro di sé un varco oscuro e
trascinando con sé il suo clone, sparendo entrambi al suo interno.
Subito
dopo il varco si richiuse, mentre gli Heartless scomparvero di nuovo nelle
tenebre.
“C-Commissario,
avete visto anche voi?” chiese un poliziotto accanto al capo, con un sigaro in
bocca e vestito di verde.
“Certo
che ho visto, Manetta… Quello che mi sto chiedendo è se credere a ciò che ho
visto e soprattutto sapere come farò a scriverlo nel rapporto.”
“Capisco…
Dunque ora abbiamo dalla nostra parte anche questi nuovi guardiani
dell’Equilibrio… beh, direi che è una buona notizia.” Disse il re, dopo aver
ascoltato ciò che era successo dopo l’esame.
“E
ora Sora e gli altri custodi stanno sostenendo questo nuovo esame per ottenere
un potere ancora maggiore dei Master.” continuò Paperino. “Certo che i custodi
non hanno un momento di pausa.”
“Più
che altro mi chiedo dove possano essere finiti. Non possono essere scomparsi
nel nulla.”
“Se
la caveranno. Sono sufficientemente potenti.”
“Però
se avessero perso nuovamente i loro poteri o qualcosa di simile?” chiese Ran.
“Se
la sono cavata una volta, ce la faranno di nuovo.”
“Uh?
Quell’edificio sì che è strano… sembra un salvadanaio.” fece all’improvviso
Shinji, fermandosi e indicando una piccola collina di fronte a loro, che
sembrava corrispondere al centro della città.
Sul
colle sorgeva un edificio di forma cuboidale tinto blu sui bordi, mentre
l’interno dei lati era di colore giallo, ad esclusione di quello centrale, che in
un cerchio rosso, grande come tutta la parete, mostrava in giallo il simbolo
del dollaro. Infine, il tetto era composto da una cupola rossa, dalla quale
spuntava un’antenna gialla.
Dark
e Hikari si guardarono per qualche instante.
“Possibile?”
chiese la custode. “Ormai credevo che questo mondo fosse realmente
completamente inventato.”
“Anch’io,
ma a questo punto, mi chiedo che cosa comporterà la loro presenza qui.”
“Di
che cosa state parlando?” chiese il re.
“È
complicato da spiegare… diciamo che abbiamo capito dove ci troviamo, ed è un
bel problema.”
“Ti
riferisci al fatto che siete gli unici umani?” fece Paperino.
“No,
il problema principale, al momento, siete proprio voi, Pap-”
“Paolino
Paperino!” esclamò una voce dietro di loro, che fece congelare sul posto il
papero.
“Quindi
è così che svolgi la tua missione per lo zio? E come diamine ti sei conciato?”
continuò la voce, mentre tutti si giravano.
Di
fronte a loro c’era Paperina, che però era vestita diversamente dal solito,
limitandosi a vestiti semplici, e con in mano due sacchetti della spesa.
“P-Paperina!
C-Che cosa ci fai qui?!” fece sorpreso il mago di corte, mentre Ran e Shinji lo
guardarono sorpresi.
“La
conosci?!” esclamarono insieme.
“Yuk,
direi di sì, visto che è la sua fidanzata.” Rispose Pippo.
“Però
Paperino ha ragione.” Intervenne il re. “Mi sembrava di essere stato chiaro sul
fatto che nessuno doveva allontanarsi dal Castello. Ha disubbidito qualcun
altro?”
La
papera lo guardò sorpresa per qualche secondo.
“Di
cosa stai parlando, Topolino? Quale castello?” chiese infine.
Sentendo
ciò, i tre abitanti del Castello Disney saltarono sul posto, sorpresi.
“P-Paperina!”
esclamò Paperino. “Come mai ti rivolgi al re in questo modo?!”
Questa
fu la volta della papera di sorprendersi.
“Re?
Da quando Topolino è diventato un re?”
Mentre
diceva ciò, Dark si avvicinò a Topolino, cominciando a bisbigliarli qualcosa
all’orecchio.
Il
re sgranò gli occhi, per poi annuire.
“Suvvia
Paperino, direi che può bastare.” Disse all’improvviso, attirando tutti gli
sguardi su di sé. “Puoi anche smetterla di recitare. Ormai la sorpresa è
saltata.”
“Sorpresa?”
ripeté il mago, confuso. “Ma di cosa sta– AHIA!” urlò, mentre Hikari gli pestava
un piede, facendo attenzione a non essere vista da Paperina.
“Recita?”
fece Paperina, guardando il gruppo, per poi sorridere. “Adesso capisco il
perché di questi strani vestiti! Perdonatemi… Immagino volevate organizzare un
ritrovo con questa scusa, non è vero? Tranquilli, farò finta di non avervi
visto. Certo che è strano, credevo che Topolino non sarebbe mai andato in giro
con qualcuno vestito di nero con tanto di cappuccio, viste le sue numerose
esperienze con Macchia Nera.”
Detto
ciò, la papera si voltò, salutandoli con la mano e allontanandosi.
“Si
può sapere per quale motivo mi hai pestato la zampa?!” esclamò furioso
Paperino, evocando lo scettro e minacciando Hikari.
“Ehm…
Paperino, non so se ti conviene…” fece Pippo, per poi indicare Dark dietro al
mago, che lo guardava con le braccia incrociate.
Il
papero si girò per pochi secondi, per poi ridere nervosamente, deglutire e far
scomparire lo scettro immediatamente.
“Ce
ne dobbiamo andare.” Disse il re, guardando il mago e il cavaliere.
“Che
cosa? Come mai, Vostra Maestà?” chiese Pippo.
“Se
rimaniamo qui, rischiamo di mandare a monte la missione di Dark e degli altri.
A quanto pare, in questo mondo esistono delle nostre controparti. Abbiamo già
visto poco fa cosa può succedere con la nostra presenza.”
“In
effetti, attireremmo ancor di più l’attenzione.” rifletté Ran. “E ve lo dice la
figlia di un detective.”
“Dark,
potresti aprirci un varco verso la nostra Gummiship?” chiese il re,
rivolgendosi al custode, che annuì.
“Certo,
però non qui davanti a tutti. Cerchiamo un posto dove non ci possa vedere
nessuno.”
Non
dovettero andare lontano: trovarono una via deserta pochi minuti dopo.
“Allora
lasciamo tutto a voi.” Disse il re, mentre Dark apriva il varco.
“Tranquillo,
Vostra Maestà. Ritroveremo presto gli altri e scopriremo in che cosa consiste
questa prova. Ci vediamo sulla Terra.” Rispose Hikari.
I
tre annuirono.
“Allora…
a presto!” Dissero insieme, per poi scomparire nel varco, che si richiuse
subito dietro di loro.
“E
ora continuiamo con la nostra esplorazione.” Fece il custode dell’Equilibrio, per
poi allontanarsi con i compagni.
Ma
a loro insaputa, una piccola telecamera nascosta all’interno di un lampione
aveva riportato tutto quanto a una persona, che aveva osservato la scena con
sguardo sempre più sorpreso, assieme ad altri due individui.
“Capo,
che cosa facciamo?” chiese uno di loro, che si rivelò essere una papera
piuttosto alta.
Gli
altri due, anch’essi sempre paperi, la guardarono dubbiosi.
“Stabilite
immediatamente un contatto con DD e verificate che stia svolgendo la sua
missione.”
“Mi
sono perso qualcosa?” chiese una voce, mentre la porta della stanza si apriva,
lasciando entrare un papero che sembrava la fotocopia di Paperino, con la
differenza che questi indossava un completo elegante.
“Sono
appena tornato e sento già il mio nome. Devo preoccuparmi, Head-H?” continuò,
fermandosi di fronte ai tre.
“DD,
capiti al momento giusto. Non ci avevi mai detto di avere un fratello gemello.”
“Un
fratello gemello?” ripeté lui, sorpreso. “Non capisco di cosa stiate parlando.
Io ho solo una sorella, che per di più non vedo da molti anni.”
“Ma
allora chi era?” chiese la papera.
“Insomma,
potrei sapere anch’io di che cosa state parlando, Kay K?!”
“È
presto detto, DD.” Rispose Head-H, accendendo il televisore che si trovava alle
sue spalle e mostrandogli il filmato registrato pochi minuti prima.
“Okay…”
disse il papero dopo averlo visto. “Cosa ci faceva un mio clone assieme a due
miei amici e a quattro persone che potrebbero venire tranquillamente confuse
con il cupo mietitore? E come hanno fatto a scomparire nel nulla?”
“Speravamo
potessi risponderci tu. Come puoi ben immaginare, non possiamo sottovalutare
questa situazione. Se c'è qualcuno che va in giro con le tue sembianze,
significa che ha qualcosa in mente. Sebbene non sembrava volersi nascondere, dato
il suo bizzarro vestiario…”
“Lasciatemi
indovinare: devo ritracciare quei quattro che sono rimasti e ottenere più
informazioni possibili, esatto?” chiese DD.
“Proprio
così. Agente DoubleDuck, so che sei appena tornato da una missione, ma al
momento scoprire l’identità di costoro ha la priorità assoluta.”
“Va
bene, ma vi chiedo il permesso di agire in maniera indipendente dall’Agenzia.”
A
sentire ciò, i tre lo guardarono sorpresi.
“Come
mai tale richiesta?”
“Quel
qualcuno va in giro al mio posto. Voglio scoprire il perché a tutti i costi, ma
per farlo, voglio chiedere aiuto a un… amico. E non posso di certo dirgli che
anche l’Agenzia lo vuole sapere.”
“E
chi sarebbe questo tuo… amico?”
“Oh,
credo lo conosciate molto bene.” Rispose sorridendo DD. “Agisce in questa città
da più tempo di voi, anche se solitamente solo di notte.”
“Ancora
nessuna traccia di loro… Siamo sicuri che sono qui anche loro?” chiese Ran,
mentre si fermavano qualche minuto per riposarsi.
“Durante
l’esame non è possibile cambiare mondo. Devono essere stati sbalzati qui per
forza.” Rispose Dark.
“Io
sono preoccupato per Asuka. Conoscendola, potrebbe perdere molto facilmente la
pazienza.”
“Se
fosse successo, lo avremmo già saputo, no? Non è di certo una che si limita a
bruciare un foglio di carta, ma al momento sembra che questa città sia nella
più totale calma.”
“Fin
troppo calma, no?” fece una voce sopra di loro.
Immediatamente,
una piccola ombra comparve sopra di loro, anticipando un papero con addosso una
calzamaglia nera, un paio di stivali gialli, un mantello da un lato rosso e
dall’altro blu, una mascherina nera intorno agli occhi e un berretto blu con il
bordo nero a completare la sua figura, che si fermò in piedi sopra un lampione.
“O
si tratta della famosa calma prima della tempesta?” continuò il tale.
Ran
e Shinji si prepararono subito alla battaglia, mentre Dark e Hikari rimasero al
loro posto.
“Tranquilli.”
Disse il custode ai due compagni. “Non è malvagio. Abbiamo di fronte a noi il
famoso Paperinik.”
“Papechecosa?”
chiese Ran, guardando il nuovo arrivato.
“Non
Papechecosa, Paperinik.” La corresse lui, sorridendo. “Ma sarei io a dovervi
fare qualche domanda… cominciando da chi siete.”
“Semplici
turisti di passaggio.” Rispose Dark.
“Turisti?
Scusate, vi avevo confusi con qualcun altro. In fondo, tutti i turisti vanno in
giro vestiti come il triste mietitore. È facile che io mi confonda.” Rispose
ironico il papero.
Ran
fecce scrocchiare le dita.
“Di’
un po’… ci tieni così poco alle tue ossa?” chiese, facendo per togliersi il
cappuccio, ma venendo fermata da Hikari.
“No.”
Disse semplicemente.
Ran
rimase ferma per qualche secondo, per poi annuire.
“Okay,
non siamo turisti, ma siamo comunque di passaggio.” Continuò Dark. “Ed è meglio
per te e chiunque altro non avere troppo a che fare con noi.”
“Ma
davvero? Allora ditemi… Che cosa ci faceva il mio amico Paperino con voi?”
“Il
tuo amico?” replicò il custode. “Spiacente, ma non era chi pensavi. Era solo
uno che gli somigliava.”
“Che
strano… Le mie fonti mi dicono che rispondeva proprio a quel nome. E sembra che
sia scomparso nel nulla, assieme ad altre due mie conoscenze.”
Mentre
diceva ciò, Paperinik porto una mano dietro la schiena, prendendo una specie di
guanto gigante argentato dalla forma rettangolare, che lo rendeva simile a uno
scudo, in cui poi inserì il braccio destro, muovendo la mano al suo interno. “Tuttavia,
conosco Paperino sufficientemente bene per essere sicuro che non era davvero
lui. Dunque vi chiedo… chi siete voi e chi erano quei tre che vi
accompagnavano?” continuò, puntandogli contro il guanto.
“Non
sono affari di tua competenza.” Rispose duro Dark, per poi spostare di colpo la
mano, creando una folata di vento che lo investì in pieno. “E non ti conviene
sfidarci, se ci tieni alle tue piume!”
Il
papero mascherato si avvolse con il mantello per proteggersi dalle raffiche che
lo stavano colpendo.
“Che
cosa…?”
“Questo
è il minimo che posso fare. Ritirati finché sei in tempo.”
“Umpf.
Non sarei stato nominato guardiano se mi arrendessi così facilmente!”
“Un
guardiano?!” esclamò sorpresa Ran, mentre anche gli altri tre guardavano
sorpresi il papero.
Il
vento si calmò, scomparendo in pochi secondi.
“Tu
saresti un guardiano?” chiese Shinji.
“Ehm…
questa tuta secondo voi cosa indica? Okay, è molto simile a quella che avevo
anche prima, però-”
“Però
non sembri avere il simbolo…” lo interruppe Hikari, guardando Dark.
“Temo
che sia un caso di omonimia. Probabilmente lui per guardiano non intende
persone come voi due.” Disse calmo, rivolgendosi a Ran e Shinji.
“Come?
Anche voi siete dei guardiani della Galassia?” esclamò sorpreso Paperinik.
“Non
proprio… siamo guardiani dell’Equilibrio.” rispose la ragazza.
“Che
cosa?!” esclamò una voce proveniente dallo scudo.
Il
papero si girò verso l’oggetto, mentre una piccola sfera verde usciva da un
proiettore, al cui interno era possibile vedere la testa di un papero,
anch’essa di colore verde, che si rivolse ai quattro.
“I
miei circuiti hanno sentito male, o avete detto proprio guardiani
dell’Equilibrio?!” esclamò quest’ultima.
“Uno,
si può sapere che ti prende? Credevo che ti fosse vietato mostrarti
pubblicamente senza un buon motivo-”
“Pikappa,
se loro sono chi dicono di essere, c’è mancato veramente un soffio che tu
commettessi un errore che ti sarebbe costato sicuramente più che qualche piuma!”
“Pikappa?”
chiese Shinji, confuso.
“Un
altro mio nome. Ad ogni modo, perché?”
“Ci
sono giunte alcune voci su di loro. Dicono che siano più forti di qualsiasi
nostro guardiano, e che siano sotto la protezione di un’entità dai poteri
nettamente superiori all’intero potere militare di Evron.”
“Entità,
che tra parentesi, è qui ad ascoltare.” fece Dark, togliendosi il cappuccio,
imitato subito dai suoi compagni. “E dato che sapete già così tanto, è inutile
che continuiamo a nasconderci.”
I
due paperi li guardarono esterrefatti.
“E
voi… che cosa siete?!” esclamò Pikappa, guardandoli.
“Umani.”
Rispose Hikari.
“Che
cosa volevi dire prima con ‘entità che è qui ad ascoltare’?!” esclamò la sfera,
volando di fronte a Dark.
“Intendevo
dire che sono io quell’entità. Perciò il tuo amico prima ha rischiato molto più
di quanto possiate immaginare.”
“S-Stai
dicendo che tu sei quello che distribuisce poteri a destra e a manca?!” esclamò
il papero, ritrovandosi subito il pugno di Ran contro il becco.
“Di’
un po’, secondo te noi siamo diventati guardiani senza un buon motivo?” chiese
minacciosa.
“N-No
di certo…” replicò lui, deglutendo.
“Ad
ogni modo, solo loro due sono miei guardiani.” Continuò Dark.
“Io
invece sono la custode dell’Equilibrio.” Continuò Hikari.
“Custode?”
ripeté Uno. “Aspetta, vuoi dire uno di quei custodi di cui ha parlato Aqua?!”
“Proprio
così. Anzi, Hikari è una Master del Keyblade, che condivide i miei poteri.”
Spiegò Dark.
“Della
serie che c’è mancato poco perché dicessi realmente addio a questo mondo…” mormorò
Paperinik diventando, se possibile, ancora più bianco.
“Non
c’è che dire, compagno. Sai sceglierti bene gli avversari.”
“Maledizione
al momento in cui t’installarono anche il sarcasmo, Uno…” gli sbraitò contro il
papero, per poi sospirare. “Questo però non spiega il perché dei cloni di
Paperino, Pippo e Topolino girassero con voi…”
“Possiamo
spiegarvi tutto, ma preferiremmo farlo in un’altra sede.”
“Certamente.
Pikappa, conducili pure da me.” Disse Uno, per poi scomparire.
“Che
cosa?! E come ce li porto passando inosservato?!”
“A
questo… si può rimediare subito.” Disse Dark, aprendo un varco al loro fianco.
“E
quello che cos’è?” chiese il papero.
“Il
nostro mezzo di trasporto. Ti basterà entrare qui dentro e pensare dove andare
per condurci dal tuo amico.”
“In
pratica un teletrasporto?”
“Quasi.”
Rispose Hikari. “Solo, più pratico.”
Pikappa
guardò sospettoso il varco, per poi sospirare.
“Ormai
ho perso la speranza di tornare a essere un papero comune…” commentò, entrando
nel varco, seguito dai quattro.
Poco
lontano, otto figure avevano osservato in silenzio tutto ciò che era accaduto.
“Rock…
tu sapevi che l’ultima prova consisteva in questo?” chiese Homura, guardando la
ragazza al suo fianco, la quale si limitò ad annuire.
“Ma
è terribile!” esclamò Menma. “Perché una simile prova?”
“Se
ci pensi bene, non è così strano.” Rispose una figura con addosso un impermeabile
bianco e il volto celato dal cappuccio, come quella al suo fianco. “In fondo,
l’unico modo per diventare immuni a un veleno è quello di assumerlo.”
“E
tu, che cos’hai intenzione di fare?” chiese Black Rock Shooter, girandosi e
guardando il Blue Ranger, che rimase in silenzio.
“Io
non sono ancora convinta di potermi fidare, ma se Lucis ci ha garantito che è
dalla nostra parte, non posso discutere.” Fece Homura. “Ma sarà meglio per te
che non ti venga in mente di tradirci, o non dimostrerò alcuna pietà nei tuoi
confronti!”
Il
Ranger annuì senza proferire parola.
Quando
i custodi e i guardiani uscirono dal varco, si ritrovarono in un’enorme sala piena
di computer e apparecchiature tecnologiche di ogni tipo, che davano su una
finestra grande quanto il muro, da cui era possibile osservare l’intera città.
“Incredibile…
La dottoressa Akagi sarebbe impazzita di fronte a tanta tecnologia.”
“Credo
che anche il dottor Agasa reagirebbe nello stesso modo.” Commentò Ran,
guardandosi attorno.
“Quindi
è questa la tua base?” chiese Hikari a Paperinik, il quale si stava dirigendo
verso lo schermo più grande.
“Esatto.”
Rispose. “Ma ora se non vi dispiace, vorrei parlare un attimo con il mio socio.
Uno!”
“Non
c’è bisogno di urlare, sai che ti posso sentire perfettamente da qualunque
punto della città.” Rispose la voce della testa verde, mentre appariva
all’interno dello schermo. “Ma ho dovuto subito fare rapporto al consiglio.”
“E?”
“E
ci hanno detto di non alzare un dito contro di loro. A meno che non vogliamo
dichiarare apertamente guerra ai custodi della luce e con loro a circa metà
dell’universo.”
“A
quanto pare, siete piuttosto informati.” Fece Dark, avvicinandosi. “Ma vorrei
sapere come.”
“Da
quello che mi hanno riferito, poco dopo il messaggio di Master Aqua, un’umana
dai capelli neri si è introdotta senza alcuna difficoltà all’interno del
consiglio dei guardiani. Dopo aver spiegato che non aveva intenzioni ostili, ha
raccontato la storia dei custodi, dilungandosi sul custode dell’Equilibrio e i
suoi guardiani, oltre che ovviamente al fatto che Luce, Oscurità ed Equilibrio
sono entità realmente esistenti, come prova la tua presenza.”
“E
quando pensavano di avvertire il loro miglior guardiano?” domandò Pikappa.
“Quando
li avresti incontrati di persona, cosa che è appena successa.”
“Però
c’è ancora una cosa che non capisco…” continuò Uno, mentre una sua copia
appariva al fianco di Shinji. “Tu che cosa sei? I miei strumenti vanno in tilt
non appena cercano di analizzarti, proprio come con l’Equilibrio. Gli altri due
riesco a registrare giusto qualche dato, ma con voi due nulla.”
“Temo
sia per colpa del fatto che io… beh, potrei essere considerato a tutti gli
effetti una divinità…” rispose l’ex pilota di Evangelion, imbarazzato.
“Perfetto!”
esclamò Pikappa. “Quindi, ricapitolando, abbiamo un’entità portante
dell’universo, una divinità, una campionessa di karate o qualcosa di simile e
una custode dell’Equilibrio. Qualcun altro o possiamo definire chiusa la
riunione degli esseri più potenti esistenti?”
“A
dir la verità, da qualche parte su questo mondo dovrebbe esserci un gruppo di
custodi. Li abbiamo persi di vista una volta giunti qui.” Rispose Ran.
“Ne
siete sicuri?” chiese Uno.
“Certo
che ne siamo sicuri!” replicò la ragazza. “E sono quasi tutti umani come noi.”
“Mi
preoccupa quel quasi.” Fece Paperinik.
“Ci
sono giusto una Sayan, uno Shinigami, un mezzo drago, un demone, un’arma umana,
un gatto parlante e volante e infine un ragazzo che può diventare bambino
quando vuole.” Elencò Dark, lasciando interdetto l’eroe in piume.
“Dimentichi
Marco.” Disse Hikari.
“Che
se ci fosse, direbbe che ormai è pronto per il manicomio.” Continuò
ridacchiando Ran.
“Sembra
che questo Marco abbia il tuo stesso senso dell’umorismo.” Fece Uno,
rivolgendosi a Pikappa, che si limitò a sbuffare.
“Parlando
d’altro…” disse, mentre dietro di lui sbucava dal pavimento una poltrona, sulla
quale si sedette. “Potete dirci chi erano quei tre cloni di Paperino, Pippo e
Topolino che vi accompagnavano?”
“Come
fai a essere certo che non fossero quelli veri? Da quel che sappiamo, sono perfettamente
identici.” Chiese Ran.
Paperinik
rimase in silenzio.
“Non
preoccuparti.” Fece Dark. “Io e Hikari siamo già a conoscenza della tua vera
identità.”
Quella
frase fece saltare i due abitanti del mondo.
“Come-”
“Sappiamo
tutto su questo mondo.” Continuò Hikari. “O quasi. Diciamo che non ci risultava
quella testa cibernetica verde, ma sappiamo molte cose su Paperinik e Paperino.”
Pikappa
si voltò verso Uno, che annuì.
“E
va bene…” disse, prendendosi la mascherina e levandosela. “Allora direi che è
inutile tenere questo segreto.”
Mentre
diceva ciò, la sua voce cambiò timbro, diventando uguale a quella del mago di
corte.
“Sono
io il Paolino Paperino di questo mondo.” Disse rivolto a Shinji e Ran. “Ecco
perché sono sicuro che quello che era con voi non ero io.”
“Quindi
siamo di nuovo di fronte a entità parallele?” chiese Shinji, rivolgendosi a
Dark e Hikari, che annuirono.
“Esatto.”
“Adesso
però rispondetemi. Chi erano quei tre?”
“Erano
il re Topolino, il mago di corte Paolino Paperino e il cavaliere Pippo.”
Rispose Hikari. “Tutti e tre in passato hanno contribuito a salvare l’universo
un paio di volte, e anche adesso continuano a fare il possibile.”
“Re?
Mago di corte? Cavaliere? Come sarebbe a dire?”
“Il
Topolino che era al nostro fianco è il re di un mondo, il Castello Disney. E
proprio come qui, i suoi migliori amici e persone di cui si fida di più sono
Paperino e Pippo.”
“Però
socio, sembra proprio che ovunque tu sia, lasci il segno.”
“E
come mai erano qui?”
“Per
puro caso. Non appena abbiamo capito che qui c’erano dei loro doppioni, li
abbiamo fatti tornare indietro.”
“Capisco…
Beh, direi che è stata la scelta più ovvia.” Disse Uno.
“Io
ora, però, vorrei sapere come spiegherò all’Agenzia questa storia. Mi
butterebbero fuori subito.” Fece Paperino.
“Agenzia?”
chiese Dark. “Hai un altro lavoro oltre a fare il supereroe e l’agente segreto
di tuo zio?”
Il
papero lo guardò sorpreso.
“Sapete
anche di quello?”
“Te
l’abbiamo detto, sappiamo quasi tutto su di voi.”
“Beh,
non dovete essere aggiornati, perché il papero qui presente, non soddisfatto di
dover salvare il mondo sia come Paperino, sia come Paperinik e sia come Qu-Qu 7
della PIA, ha deciso di entrare a far parte dell’Agenzia, una… agenzia di
spie.”
“Però,
uno che non sa stare fermo, eh?” commentò Ran. “Di sicuro Shinichi ti
ricoprirebbe di domande, visti tutti i tuoi lavori.”
“Shinichi?”
“È
un altro custode. A proposito…” cominciò Shinji, girandosi verso Uno. “Tu
saresti in grado di trovarli?”
“Vediamo…
Sono un’entità cibernetica collegata a tutti i computer e dispositivi
elettronici di questo pianeta. Faccio partire subito una ricerca simultanea su
esseri simili a voi.”
Dark
annuì in silenzio, per poi dirigersi verso la finestra, guardando il panorama.
“Che
succede?” chiese Hikari, raggiungendolo.
“L’hai
percepita anche tu, vero?”
La
custode rimase in silenzio, per poi annuire.
“C’è
una grande oscurità… Quasi come quella di tuo padre, oserei dire.”
Sentendo
ciò, tutti i presenti si girarono verso di loro.
“Che
cosa? Chi può avere una simile oscurità?!” esclamò incredula Ran.
“Non
lo so.” Rispose serio Dark, evocando il Keyblade puntandolo verso la finestra.
“Ma chiunque sia, sarà nostro dovere eliminarlo.”
“E-Eliminarlo?”
ripeté Pikappa. “Aspetta, ci stai dicendo che voi uc-”
“Siamo
in guerra. La pietà potrebbe costarci molto cara.”
Il
papero rimase in silenzio.
“Non
è sempre così.” Disse infine. “Una mia amica la pensava come te, ma se non
avesse avuto pietà, probabilmente avrebbe distrutto con le sue mani le persone
a lei care. È vero, forse sarebbe ancora qui, però… sono sicuro che non si sia
pentita di ciò che ha fatto!”
“Credo
dipenda dai punti di vista.” Rispose Shinji. “A me hanno risparmiato la vita,
ma avrei preferito di no… il prezzo da pagare è stato troppo alto. Non credo tu
possa capire come ci si sente a essere l’ultimo abitante del tuo mondo, e
soprattutto, come ci si sente a essere tu in parte la causa di questa solitudine.”
Dicendo
ciò, l’ex pilota strinse le mani a pugno.
“Ogni
custode ha alle sue spalle la propria storia. E spesso non è rose e fiori.”
Disse Dark. “Molti di noi hanno perso il proprio mondo. E se non vinciamo,
tutti i mondi verranno cancellati, sovrascritti, come se non fossero mai
esistiti.”
“Il
che immagino vanificherebbe tutti i miei sforzi per estinguere i debiti, vero?”
ironizzò il papero, rimettendosi la mascherina. “Comunque sia, finché ci
saranno problemi sul mio pianeta, è mio dovere risolverli. Perciò se non vi
spiace, mi unirò temporaneamente alla vostra squadra.”
Dark
e gli altri annuirono.
“Oh
oh.” Fece Uno, attirando l’attenzione su di sé.
“Okay,
che cos’altro è successo?” chiese Paperinik, tornando a usare la sua voce.
“Tuo
zio è nei guai. Il suo deposito è stato preso di mira.”
“Non
è una novità, ma mi pare che se la sia sempre cavata. I bassotti non sono un
problema per lui.”
“Solitamente
sarei d’accordo con te, ma se aggiungessi Amelia?”
“Beh,
è già successo in passato…”
“Aggiungi
anche un attacco evroniano con centinaia di navi e un esercito di mostri neri e
bianchi guidati da due Gambadilegno e da Macchia Nera. Se vuoi, posso vedere se
c’è qualcun altro.”
Pikappa
sbiancò vistosamente.
“Due
Gambadilegno?” ripeté Dark. “Questo significa che dev’essere arrivato anche lui
qui e ha incontrato il suo doppione.”
“Non
ditemi che anche il vostro Gambadilegno è un ladro patentato!”
“Ladro?
Certo che no, ha solo cercato di conquistare l’universo usando gli Heartless.”
“Ah…
forse era meglio si limitava a fare il ladro…”
“Non
c’è tempo da perdere!” esclamò Uno, mentre quasi tutti i monitor si
accendevano. “A quanto pare, mentre eravamo qui a parlare, qualcuno ha isolato
la Terra, rendendoci impossibile comunicare con il consiglio.”
“E
allora che cosa facciamo? Noi siamo in cinque, mentre loro sono leggermente di
più!” replicò il papero.
“Non
preoccuparti, noi bastiamo per loro.” Rispose Hikari.
“Sarà
anche così, ma ad ogni modo, sto già cercando di mettermi in contatto con gli
altri eroi presenti sulla Terra.”
“Gli
altri eroi?”
Uno
sorrise.
“Certo.
E sembra che fortunatamente, siano entrambi a Paperopoli.”
Paperinik
lo guardò sorpreso.
“Non
starai pensando a…”
Il
papero non concluse la frase, attirando su di sé gli sguardi curiosi di Shinji
e Ran, mentre Dark e Hikari sorridevano.
“In
effetti, il loro aiuto potrebbe tornarci utile.” Convenne l’eroe. “Anche se preferirei
evitare di chiedere aiuto a lei.”
“Yuk,
sei convinto che siano proprio qui?” chiese Pippo a Topolino, mentre superavano
con la macchina un cartello con su scritto Paperopoli.
“Dalle
testimonianze in nostro possesso, sembravano diretti qui.” Rispose l’amico al
volante. “Ma mi chiedo proprio che cosa abbiano inventato stavolta per creare
un clone di Pietro, assieme a quell’esercito di creature misteriose…”
“Forse
c’è stata una svendita al supermercato, yuk!” fece Pippo, ridendo e facendo
sospirare Topolino, a cui sfuggì comunque un sorriso.
Ma
il loro discorso fu interrotto dal cellulare del pippide, che rispose subito.
“Yuk,
qui Pippo. Chi parla?” esclamò allegro come sempre.
Topolino
lo guardò appena, facendo attenzione alla strada.
Ma
dopo qualche secondo si girò verso l’amico, incuriosito dal fatto che non aveva
detto nient’altro, e si sorprese nel vedere Pippo con un’espressione seria dipinta
in viso.
“Capisco…”
disse questi, deglutendo. “Non ti chiederò nulla per il momento, ma pretendo
delle spiegazioni.”
Detto
ciò, chiuse la chiamata.
“Topolino,
scusami, ma temo dovrò lasciarti da solo a inseguire Gamba. Mi ha chiamato un
mio parente che vive qui, e sembra avere dei guai con un vecchio cimelio di un
nostro prozio. Potresti farmi scendere?”
Topolino
lo guardò sorpreso, cercando di ricordarsi l’ultima volta che lo aveva visto
così serio, se mai c’era stata.
“D’accordo.”
Disse infine, accostando la macchina. “Sei vuoi posso venire ad aiutarti.”
“Tranquillo,
non è nulla di così grave. Qualche ora e ti richiamerò per farmi venire a
prendere.”
Topolino
annuì, non troppo convinto, per poi ripartire.
Pippo
rimase fermo, guardandolo allontanarsi.
“Perdonarmi
per averti mentito. Spero solo di riuscire a resistere qualche ora.” disse,
alzando lo sguardo verso il cielo, per poi prendere il suo capello e
infilandoci la mano dentro, tirando fuori un’arachide.
Paperina
appoggiò sul pavimento due enormi sacchetti della spesa, riprendendo fiato.
“E
pensare che dicono che le papere sono deboli… Vorrei vedere gli altri a
sollevare la spesa come se niente fosse!” commentò, per poi riprendere in mano
i sacchetti e dirigersi in cucina.
Ma
prima che riuscisse a raggiungerla, fu fermata dal telefono, che cominciò a
squillare.
“Uh?
Chi sarà?” fece, lasciando a terra la spesa e dirigendosi verso l’apparecchio
telefonico. “Magari Paperino per spiegarmi qualcosa in più sulla loro recita.”
Disse ridacchiando, sollevando il ricevitore.
“Spiacente,
ma non sono Paperino.” Rispose una voce, mentre dietro di lei si accendeva da
solo il televisore, rivelando nello schermo una sfera verde con all’interno la
testa di un papero.
“E
tu chi o cosa sei?” chiese la Papera. “E soprattutto, come fai a parlarmi
tramite la tv?”
“Non
ho tempo per mettermi a spiegarti tutto. Non subito almeno. Mi serve il tuo
aiuto.”
“Il
mio aiuto?”
“A
essere precisi, mi serve l’aiuto di Paperinika.”
Sentendo
quel nome il volto di Paperina si fece serio.
“E
potrei sapere chi la vuole incontrare?”
“Uno.”
“Grazie,
un nome sarebbe possibile?”
“Uhm…
un senso dell’umorismo sempre migliore del suo… Ad ogni modo, mi chiamo proprio
Uno, e sono il supervisore di questo pianeta. E mi serve il tuo aiuto per
contrastare il pericolo forse maggiore che ha mai affrontato.”
Paperina
si fece attenta.
“Dimmi
dove e quando.”
“Ducklair
Tower, piano centocinquantuno.” Rispose Uno.
“Ducklair
Tower? Ma ha solo centocinquanta piani e-”
“Solo
per chi voglio io. Ti aspettiamo.”
Detto
ciò, il televisore si spense.
Paperina
rimase ferma per qualche secondo, per poi dirigersi verso le scale che davano
al piano superiore.
“Non
ho idea di chi fosse, ma mi sembrava dannatamente serio. E se c’è bisogno di
Paperinika…” disse, entrando in camera sua e aprendo un cassetto, togliendo
velocemente i vestiti, rivelando uno scompartimento segreto e tirando fuori un
costume. “Allora Paperinika non si tirerà indietro.”
“Quindi
qui ci sono più supereroi, eh?” fece Ran, guardando nuovamente la città.
“Già,
anche se è raro che collaboriamo tra di noi. Uno, come procede?”
“Ho
disturbato il segnale delle macchine scavatrici dei Bassotti e provocato
artificialmente una piccola tempesta di sabbia fuori dalla città per rallentare
Amelia, ma per gli evroniani e i mostri non posso fare nulla, sebbene sembra
che fortunatamente quest’ultimi procedano lentamente, fermandosi a saccheggiare
i negozi sulla loro strada.”
“Capisco…
Speriamo che gli altri facciano presto.”
“Ne
sta arrivando uno.” Disse Dark, senza voltarsi.
E
come da lui predetto, pochi secondi dopo un puntino rosso apparve in lontananza
nel cielo, avvicinandosi sempre di più.
In
pochi instanti, davanti alla vetrata apparve un Pippo con addosso una
calzamaglia rossa e un mantello blu, che rimase sospeso in aria in prossimità
del loro piano, guardandosi attorno.
“Uhm…
la chiamata diceva chiaramente di fronte a questo edificio, al piano centocinquantuno.
Eppure non vedo nessuna porta…”
“Meglio
se lo fai entrare Uno, o attirerà l’attenzione di tutti.” Disse Pikappa, al ché
la testa cibernetica annuì, facendo aprire la vetrata.
“Oh,
eccovi qui!” disse il pippide, entrando, lasciando richiudere i vetri alle sue
spalle.
“Pippo?!”
fece sorpresa Ran, guardandolo. “Ma come ti sei conciato?”
“Pippo?”
ripeté lui. “No, ti sbagli, Pippo è un mio amico. Io sono Superpippo!”
“Già.
È da tanto che non ci si vede, eh?” disse Paperinik, salutandolo con la mano.
“Anche
tu qui?”
“A
dir la verità, io e lui siamo soci.” Rispose Uno.
“Oh,
ecco perché avevo sentito che negli ultimi tempi eri diventato più attivo.”
Fece Superpippo, per poi voltarsi verso Uno. “Quindi solo tu sei a conoscenza
della mia vera identità, vero?”
La
testa annuì.
“Proprio
così. Invece sembra sia appena arrivata l’ultima ospite. Certo che voi paperi
avete scarsa fantasia, usate tutti la stessa scusa per entrare qui dentro.”
Disse rivolto al papero mascherato, che sbuffò.
Pochi
secondi dopo, da un muro dietro i monitor apparve una porta, da cui uscì una
papera con addosso un costume simile a quello di Paperinik, solo decisamente
più femminile.
Paperinika
entrò barcollando nella sala.
“Q-Quell’ascensore
dovrebbe essere fornito di freni…” biascicò, per poi scuotere la testa.
“All’inizio
è sempre traumatizzante.” Commentò divertito Paperinik. “Non pensavo saresti
venuta davvero.”
“Molto
spiritoso, eroe dei miei stivali!” replicò lei, guardando i presenti e
fermandosi su Dark, Hikari, Ran e Shinji, riconoscendoli per via dei vestiti.
“E
loro che cosa…” cominciò, interrompendosi e riprendendo da capo. “V-Voglio dire,
e loro chi sono?”
“Ottima
domanda. Me lo stavo chiedendo anch’io.”
Dark
li squadrò, per poi evocare il Keyblade, imitato da Hikari.
“Noi
due siamo custodi. A essere precisi, io sono Dark, l’Equilibrio stesso, una
delle tre entità portanti dell’universo. Lei invece è Hikari, la mia custode.
Loro invece sono Ran Mori e Shinji Ikari, due miei guardiani.”
“Custodi?!”
ripeterono insieme Superpippo e Paperinika.
“Già,
proprio loro.” Rispose Pikappa. “Ma non vi abbiamo chiamato solo per farveli
incontrare. Immagino abbiate saputo degli attacchi evroniani alla Terra, vero?”
“Sì,
ne ho sentito qualcosa… Tipo quando hanno quasi distrutto la città. Odio
ammetterlo, ma in quell’occasione sono stata totalmente impotente.”
“Io,
invece, temo di essermeli persi…” rispose Superpippo.
“Okay…
fate conto che in questo momento l’intero esercito di Evron sta marciando
contro il deposito di Paperone, affiancato da Amelia, Bassotti e un esercito di
creature non definite.”
“Quelle
creature sono Heartless e Nessuno.” Charì Hikari. “Anche se non mi spiego come
faccia Pietro a controllare entrambi.”
“Lo
scopriremo una volta di fronte a loro. Noi ci occuperemo degli Heartless e
Nessuno.” Disse Dark. “Voi invece dovreste occuparvi degli altri ospiti
indesiderati.”
“In
pratica ci lasci l’intero esercito evroniano? Sarà facile come bere un
bicchiere d’acqua.” Fece ironico Pikappa.
Dark
sorrise, per poi battere le mani, creando dal nulla tre spade bianche, che
rimasero sospese nel vuoto.
“Non
so ancora se uno di voi tre è destinato a diventare un custode, perciò non
posso nominarvi miei guardiani, non ancora almeno. Tuttavia, posso fornirvi un’arma
con cui contrastare il nemico.”
Mentre
diceva ciò, le tre spade volarono verso i tre eroi, che le presero tra le mani.
“Queste
spade vi proteggeranno dall’Oscurità. Chiunque ci sia dietro questo attacco, ne
è pieno…”
“Oscurità?”
“Mio
padre.” Continuò Dark. “Il cui obiettivo non è la semplice riconfigurazione
dell’universo, ma la sua caduta totale nelle tenebre. Se doveste incontrare un
avversario oltre la vostra portata, scappate, non pensate nemmeno di
affrontarlo. Questa battaglia sarà molto diversa da quelle cui siete abituati.
Voi non conoscete morte e dolore.”
Paperinika
e Superpippo spalancarono gli occhi increduli. ‘Che cosa
significa tutto questo?’ si chiese la papera, squadrando i quattro. ‘Queste sono senza dubbio le stesse persone
che erano in compagna di Paperino, Pippo e Topolino, ma che cosa ci facevano
con loro dei custodi?’
“Dei
nostri amici sono dispersi su questo mondo, ma probabilmente ci raggiungeranno
a breve. In quel caso, la vittoria sarà veloce.”
“Okay,
ora però io suggerirei di muoversi.” Disse Uno, mostrando su un monitor
un’immagine proveniente dallo spazio, dove si potevano vedere chiaramente
decine di astronavi.
Dark
aprì un varco.
“Allora
andiamo.”
Topolino
scese dalla macchina, osservando il deposito di fronte a sé.
“Se
conosco Pietro a sufficienza, questo sarà senza dubbio il suo obiettivo.”
“Sembra
proprio che le notizie fossero vere.” Disse una voce alle sua spalle, seguita
da una risata divertita.
Il
topo si girò, ritrovandosi di fronte a un essere dalle sembianze di un papero
con le piume scure e il lungo becco scheggiato, vestito con abiti eleganti
coperti da un lungo impermeabile giallo, corredato da un cappello a falda
larga.
Dietro
di lui c’era un papero più piccolo, che indossava una tuta bianca e un casco
con telecamera integrata che gli copriva la testa.
“Il
famoso Topolino è venuto qui a Paperopoli a indagare sui recenti furti che
hanno interessato l’intera contea!”
“Con
chi ho il piacere di parlare?” chiese questi, guardandolo serio.
“Angus
Fangus, giornalista di Canale 00. Allora, qualcosa da dire ai nostri
spettatori? Ovviamente immagino tu stia già sospettando di Paperinik, vero?”
Topolino
inarcò un sopracciglio.
“E
perché mai dovrei sospettare di un eroe?”
“Per
il semplice fatto che non è un eroe, ma solo un buffone mascherato!”
“Spiacente,
ma ho già avuto a che fare con lui in passato, e so per certo che non è vero.
Ora, se vuole scusarmi, devo proseguire con le mie indagini.”
Detto
ciò si girò, ritrovandosi con un fucile a doppia canna puntato contro.
“Ora
dimmi esattamente per quale motivo sei venuto qui senza avvisare e portandoti
dietro il giornalista più odioso di Paperopoli.” Fece un papero vestito con una
palandrana rossa, un paio di occhiali senza stanghette sul becco e un cilindro
blu sulla testa, caricando il fucile.
“S-Salve
Paperone…” lo salutò Topolino, deglutendo. “Sono qui per indagare sui recenti
furti, e ho vari motivi per sospettare che il tuo deposito sia il prossimo
obiettivo.”
“Umpf!
Tempo sprecato. Dovresti sapere che nessun ladro può farmela sotto il becco!
Che si faccia pure sotto!”
“Sfida
accettata, vecchia tuba!” risuonò una voce, anticipando una scossa che percorse
l’intera collina.
“C-Che
diamine…” fece Angus, cercando di rimanere in piedi, mentre poco lontano da
loro un’enorme macchina simile a una talpa usciva dalla terra, lasciando uscire
da essa cinque figure vagamente simili a grossi cani umanoidi, tutti con una
tuta rossa sulla quale era inciso un numero di sei cifre.
Tutti
loro avevano una mascherina nera attorno agli occhi, mentre uno di loro aveva
un capello da laureato e riportava a posto del numero la scritta I-176.
Il
quinto invece era il più anziano di tutti, con una vistosa barba bianca e una
scritta che riportava GRAZIA.
“La
Banda Bassotti! Lo sapevo che eravate voi!” esclamò Paperone, facendo subito
fuoco verso di loro.
Ma
con sua sorpresa, una piccola creatura nera si mise in mezzo, ricevendo in
pieno il colpo, ma senza subire alcun danno.
“Che
cosa?!”
“Spiacente
Paperone.” Disse il Bassotto più anziano. “Ma questa volta abbiamo potenti
alleati dalla nostra parte!”
“Ma
davvero?” chiese una voce, poco prima che un lunghissimo braccio nero colpisse
con un pugno la macchina scavatrice, facendola esplodere.
I
cinque ladri si girarono, ritrovandosi di fronte a Paperinik.
“E
da quando allearsi con delle creature che vogliono distruggere l’universo è
utile per rubare?”
“Paperinik!”
urlarono insieme Angus e Topolino.
“Lo
sapevo che c’era lui dietro tutto ciò!” gridò il giornalista, girandosi verso il
suo collega. “Mi raccomando Camera 9, riprendi ogni singola scena!”
“Spiacente
ma oggi nessuna ripresa!” urlò un’altra voce, mentre una papera vestita di nero,
che stava volando sopra una scopa volante, si avvicinava a loro a tutta
velocità, alzando una mano.
“Anzi,
direi che sia ora di fare qualche kiwi arrosto!” continuò, creando una sfera di
fuoco che scagliò contro Angus.
Ma
prima che questi potesse spostarsi, una figura incappucciata si mise in mezzo,
evocando dal nulla una lancia, con la quale infranse la magia senza alcuna
difficoltà.
“Che
cosa?!” esclamò Amelia incredula.
“Mi
duole doverti dire che la tua magia è insufficiente contro di me.” Disse
Shinji, togliendosi il cappuccio ed evocando la sua pistola. “O almeno, il
fatto che io sia una divinità mi aiuta parecchio.”
“Una
divinità?!” ripeté Angus, fissandolo con occhi spalancati, poco prima che
attorno a lui e a Camera 9 apparissero decine di Heartless e Nessuno.
“E
questi che cosa diavolo sono?!” sbraitò spaventato.
“Sono
creature oscure meglio note come Heartless.” Rispose una voce, anticipando un
Keyblade che tranciò a metà tutti i nemici, che scomparvero nel nulla. “E sono
molto pericolosi.” Concluse Hikari, recuperando la chiave.
“Quello
era… un Keyblade!” esclamò Topolino, poco prima che una forte folata di vento
lo investisse, mostrando a tutti Superpippo, che si dirigeva verso il cielo,
affiancato da Dark.
“Ta-dah!
Arriviamo!” urlò l’eroe in calzamaglia, per poi cominciare ad aspirare aria, mentre
Dark creò una sfera di fuoco grande quanto lui.
“Superpippo?”
domandò Topolino. “E quello al suo fianco chi è?”
“Si
chiama Dark.” Rispose Ran, mentre lo raggiungeva assieme a Paperinika. “Ed è
uno dei tre esseri più potenti dell’universo.”
“Uno
degli esseri più potenti dell’universo?!” ripeté entusiasta Angus, girandosi
verso di loro. “Ed è proprio di fronte a me?! Camera, riprendi tutto, o ti
assicurò che questo sarà il tuo ultimo servizio!”
“Si
può sapere che sta succedendo?! Che cos’è quest’invasione di proprietà
privata?!” lo interruppe Paperone, puntando il fucile contro Ran.
La
ragazza non fece una piega, prendendo il fucile con le mani e piegandolo come
se niente fosse.
“Per
il tuo bene, non puntarmi più contro un’arma.” Disse tranquilla, restituendo il
fucile a un Paperone incredulo.
“I-Il
mio spingardino di decima mano…”
“Paperone!”
urlò Paperinik, colpendo con un pugno un bassotto. “Ritirati subito nel
deposito e chiuditi dentro! Questa è solo la prima manche! E anche voi altri!”
“Figuriamoci!
Qui c’è lo scoop del secolo! Anzi, del millennio!” esclamò Angus. “Tutti i
buffoni mascherati e non riuniti per rapinare il papero più ricco del mondo! E
quando mi capita più? Alla faccia di Lay!”
“Idiota!”
gli urlò Shinji, girandosi verso di lui. “Qui non stiamo cercando di sventare
una semplice rapina! Il vostro mondo è in pericolo!”
“Che
cosa?” chiese Topolino. “Come sarebbe a dire?”
“Parlando
in maniera semplice, quelle creature nere e bianche che avete visto hanno come
obiettivo quello di far cadere questo mondo nelle tenebre.”
“E
ci riusciranno!” esclamò una voce, mentre un varco oscuro si apriva di fronte a
loro, lasciando uscire due Gambadilegno, affiancati da una figura avvolta da un
mantello nero.
“Pietro!
Allora ci sei veramente tu dietro tutto questo!” urlò Topolino.
“Esatto
topastro!” rispose uno dei due, mentre quello che conoscevano i custodi scoppiò
a ridere.
“Incredibile…
non pensavo davvero di incontrare la copia del mio caro ex re!” fece, guardando
divertito Topolino. “Ma almeno potrò prendermi la soddisfazione di eliminarti
definitivamente!”
“Re?”
ripeté Paperinika. “Ma allora…”
“Hikari!”
urlò Dark. “Difendi Topolino! Lui non deve cadere sotto le tenebre!”
La
custode rievocò il Keyblade.
“Lo
so perfettamente.”
Solo
in quel momento Gambadilegno si accorse di lei.
“Tu?!
Com’è possibile?!”
“La
conosci?” chiese Macchia Nera.
“Certo
che la conosco! È una delle responsabili dell’eliminazione di Malefica! E
quello la sopra… è il custode dell’Equilibro! Uno dei custodi più forti
esistenti.”
“Spiacente
di doverti aggiornare, traditore.” Replicò Hikari. “Ma ora sono io la custode
dell’Equilibrio. Dark è a un livello superiore a tutti noi, dato che è
l’Equilibrio stesso.”
Sentendo
ciò, tutti i presenti si girarono verso di lei.
“Equilibrio?
Vuoi dire che quel ragazzo è qualcosa che nessuno può affrontare?” chiese
Angus, mentre Amelia atterrava poco lontana da loro.
“Entità
superiore o no, a me basta prendere la Numero Uno!” esclamò, lanciando una
magia verso i custodi, che lasciava dietro di sé solo ghiaccio.
Fu
nuovamente Shinji a intervenire, creando una barriera tra di loro, per poi
alzare la pistola.
“Ehi,
fermo, che cosa vuoi-” cominciò Topolino, per poi vedere Shinji far fuoco.
Il
proiettile d’energia colpì in pieno la strega, spedendola contro un palazzo
poco lontano.
“…fare…”
concluse incredulo Topolino, come anche Paperone e gli altri.
“Ha…
colpito Amelia…” fece uno dei Bassotti. “Ha veramente colpito con un proiettile
uno di noi…”
“Che
cosa?!” esclamò Pietro incredulo. “Che cosa significa questo?! Voi custodi
solitamente non colpite nessuno in questo modo!”
Per
tutta risposta Shinji puntò contro di lui la sua arma.
“Spiacente,
ma io non sono un custode. Sono un guardiano, e per di più sono anche una
divinità.”
“Divinità?”
ripeté Macchia Nera. “E poi dicono che sono io quello con le manie di
grandezza.”
“Purtroppo
per voi, non sta scherzando.” Rispose Ran, avvolgendo le sue braccia con
un’aura bianca. “Ma nessuno di noi è da considerarsi un essere normale.”
“Heartless,
Nessuno! A noi!” urlò Pietro, alzando un braccio verso l’alto, facendo subito
apparire le creature da lui chiamate.
“E
tu?” chiese Hikari. “Da quando puoi evocare i Nessuno?”
Il
tirapiedi di Malefica sorrise.
“Da
quando la mia controparte mi ha fatto incontrare il qui presente Macchia Nera.
Attirato dalla possibilità di usare il potere dell’oscurità, mi ha chiesto di
fargli esaminare i miei poteri. In cambio, se avesse ottenuto risultati,
avrebbe aumentato i miei poteri, come infatti è successo.”
“E
non è tutto.” Continuò Macchia Nera. “Questi Heartless e Nessuno sono più
potenti rispetto a quelli originali, e ubbidiranno solo a noi. Con questo esercito,
conquistare il mondo non sarà per nulla difficile!”
“Voi
siete pazzi…” fece Topolino.
Hikari
alzò il Keyblade, pronta a combattere.
“Se
le cose stanno così… Allora non mi resta che eliminarvi.”
Con
quella frase, la custode fece scendere il gelo sui presenti, ad esclusione dei
guardiani.
“A-Aspetta,
non è una soluzione un po’ drastica?” chiese Paperinika. “Basterà la prigione
con loro, no?”
“Pietro
Gambadilegno è ricercato in molti mondi per il suo tentativo di farli piombare nelle
tenebre. E la sua pena è una sola.”
Pietro
deglutì, ma non si scompose.
“Vediamo
come ve la cavate allora!”
Hikari
non rispose, limitandosi a portare il braccio che impugnava il Keyblade dietro
la schiena.
Ma
prima che potesse partire all’attacco, sopra di loro cominciò a scendere una
pioggia di raggi laser. Dark e Superpippo cominciarono subito a deviarli, uno
con il Keyblade e l’altro con un vento che generò dalla bocca.
Ma
nonostante ciò, molti di essi superarono i due, raggiungendo il gruppo a terra.
“Maledizione!”
urlò Hikari, alzando la mano libera e creando attorno a loro una barriera, che gli
impedì di venire colpiti in pieno.
“E
ora cos’altro succede?” esclamò Angus, alzando lo sguardo, per poi lasciare
cadere a terra il microfono.
Nel
cielo sopra di loro erano apparse decine e decine di astronavi giganti,
affiancate da centinaia, se non migliaia, di paperi dalle piume viola, tutti in
volo sopra delle specie di tavole da surf volanti.
“Per
Evron! Potere e potenza!” urlarono in coro questi, prendendo in mano dei
fucili.
“Per
mille decini! Il mio deposito non era mai stato preso così tanto di mira!”
esclamò Paperone, mentre Paperinik metteva fuori gioco l’ultimo bassotto e si
avvicinava a Paperinika.
“Uno,
dimmi che sei riuscito a metterti in contatto con gli altri guardiani!” gridò
rivolto al suo scudo.
“Negativo.
Ancora nessuna novità.” Rispose questi.
“Maledizione…
Sembra sarà proprio una battaglia disperata.” fece Paperinika, preparandosi a
combattere con la spada datagli da Dark.
“Già…
Ma dobbiamo vincere, per il nostro pianeta!”
“Voi
volete davvero affrontare… tutti quegli esseri da soli?!” chiese incredulo
Topolino, mentre Hikari, Shinji e Ran si mettevano di fronte ai due
Gambadilegno e a Macchia Nera.
“Abbiamo
scelta?” chiese l’eroe mascherato, deglutendo. “Ed io che speravo di riuscire a
vedermi la finale di campionato.”
“Voi
paperi non pensate ad altro?” fece Paperinika, sorridendo nervosa. “Potrai sempre
chiedere a Paperino di passarti la registrazione, no?”
Paperinik
sorrise triste.
“Lo
spero… Anzi, spero che Paperino ne esca incolume da questa battaglia… E con lui
tutti gli altri.”
“Purtroppo
non possiamo aprire un varco in questo momento. Potrebbero approfittarne per
seguirvi.” Rispose Ran. “Mi dispiace, ma non possiamo mettere in salvo nessuno
di voi.”
“E
chi se ne va?” chiese Angus, prendendo a forza la testa di Camera 9 e girandola
verso l’esercito di Evron, mentre recuperava il microfono.
“Camera,
mettimi subito in collegamento con lo studio! E digli di far partire
un’edizione straordinaria!” esclamò.
Il
papero annuì.
“Basta
con le ciance! All’attacco!” ordinò Gambadilegno, facendo partire gli Heartless
e i Nessuno contro di loro.
Hikari
ne affettò subito uno, immediatamente imitata da Shinji e Ran, sebbene
quest’ultima lo distrusse con un pugno.
“Angus,
sei in diretta!” fece Camera 9.
Angus
ghignò, per poi portarsi di fronte al compagno.
“Gentili
spettatori, qui è il vostro fidato Angus Fangus che vi parla! Come molti di voi
avrete notato, il centro di Paperopoli è al momento sotto attacco, ma il vostro
miglior reporter, fiutando la notizia, è giunto qui per testimoniarvi il
tutto!”
Nel
frattempo, dietro di lui apparve un Neoshadow, che alzò gli artigli, pronto a
colpirlo.
Fu
salvato da Dark, che scese in picchiata, distruggendolo all’istante e lasciando
volare via il suo cuore.
“Tempo
fa…” continuò imperterrito Angus, che probabilmente non si era accorto di
nulla. “…abbiamo ricevuto il misterioso messaggio di un essere che si chiamava
Master Aqua, che ci presentava l’esistenza dei custodi e della possibile fine
dell’Universo. Io all’epoca dissi che era una macchinazione di Paperinik. Beh,
sono costretto a rettificare. Come potete vedere voi stessi, in questo momento,
un piccolo gruppo di custodi, affiancati proprio da Paperinik, assieme a Paperinika
e a Superpippo, sta affrontando un esercito di alieni e di mostri, dopo aver
sventato una rapina ai danni di Paperon de Paperoni!”
Mentre
Angus continuava il suo servizio, Paperinik colpì con un pugno un evroniano,
facendolo cadere a terra.
“Stavolta
temo proprio di non potercela fare…” ansimò, mettendosi schiena contro schiena
con Paperinika, che era stanca quanto lui.
“E
ne abbiamo colpiti solo poche decine…” fece lei.
“Se
solo lei fosse ancora tra noi… era l’unica a non avere problemi con un simile
esercito…”
“Lei?”
chiese l’eroina, leggermente stizzita. “Di chi stai parlando?”
Paperinik
fece una risatina amara.
“Di
un’aliena che ce l’aveva a morte con Evron, ma che ha scelto di sacrificarsi
per il suo popolo.” “E quindi
vorresti il suo aiuto?” chiese una voce.
Paperinik
e Paperinika spalancarono gli occhi non appena si resero conto di non trovarsi
più in mezzo alla battaglia, ma bensì tra decine di orologi giganti, tutti
fermi e sospesi nel vuoto.
“E
ora che cosa sta succedendo?” chiese la papera, guardandosi attorno. “Dimmi,
Paperinik… o Pikappa… o Paperino…” continuò la voce.
“Paperino?!”
esclamò Paperinika, spalancando gli occhi.
“Due
nomi su tre… un buon risultato, chiunque tu sia.” Replicò il papero, deglutendo
per essere stato smascherato. “Io sono tutto e
niente… Io non esisto in quest’epoca.” Fece la voce. “Tuttavia, non posso starmene a guardare.”
Di
fronte ai due eroi apparve dal nulla una capsula di metallo, che rimase sospesa
in aria.
Paperinik
spalancò gli occhi.
“Quello
è…” “Il lascito di
Xadhoom. Esatto.” “Xadhoom?
E chi sarebbe?”
“Xadhoom
era una mia cara amica… Ed è stata l’unica a sconfiggere Evron.”
“Io posso riportarla indietro.” Disse la
voce. “La copierò dal passato, mettendola
al corrente della situazione e materializzandola in questo tempo. Ma in cambio…”
“In
cambio?”
La
voce non rispose, ma la spada creata da Dark si illuminò, alzandosi in volo.
Lentamente
cominciò a cambiare aspetto, assumendo la forma di una chiave blu, che aveva
come ciondolo il berretto di Paperinik.
“Dovrai assumerti la responsabilità di
diventare un custode di Lucis. Le ho chiesto io di forgiare questo Keyblade per
te. Questo, tuttavia, significa che dovrai abbandonare il tuo mondo, i tuoi
amici, i tuoi parenti. E potresti anche non fare più ritorno.”
Paperinik
e Paperinika spalancarono gli occhi, increduli.
“Dovrei… dire addio a tutti?” ripeté
atono l’eroe, guardando il Keyblade di fronte a lui.
“Paperinik…
non vorrai accettare, vero?”
Il
papero rimase in silenzio, per poi portarsi una mano dietro la testa, sfilando
la mascherina e lasciandola cadere a terra.
“Non
Paperinik.” Disse, girandosi verso di lei. “Solo Paperino.”
Paperinika
fece un passo indietro.
“Non
è possibile…”
“Lo
so, Paperinik è forte, coraggioso, mentre Paperino è un pigrone e un codardo…
Che ironia, vero? Paperinika, devo chiederti il favore di riferire a Paperina e
ai nipotini la mia scelta e-”
“No!”
Rispose la papera. “Non riferirò nulla!”
Paperino
la guardò incredulo.
“Perché?”
“Perché
Paperina farà di tutto per far sì che sia tu a dirlo ai nipoti e allo zio.”
Rispose, togliendosi anche lei la maschera. “E soprattutto, Paperina non ti
considera affatto in quel modo, Paperino. Forse un po’ pasticcione, è vero, ma
non avevo bisogno che tu indossassi una maschera per capire il tuo valore.”
Il
papero rimase incredulo, per poi scoppiare a ridere.
“Pazzesco…
per tutto questo tempo, non abbiamo fatto altro che litigare nei panni di
Paperinik e di Paperinika… mentre i nostri alter ego uscivano insieme!”
Detto
ciò, Paperino si girò verso il Keyblade.
“E
va bene voce! Accetto la tua offerta! Ma devi garantirmi che non sarà tutto vano!” “Non
preoccuparti… Manterrò la mia parola.” Rispose la voce, mentre Paperino
afferrava il Keyblade, per poi scomparire assieme a Paperina avvolto dalla
luce.
La
mascherina di Paperinik si spaccò a metà, cadendo a terra.
La
spada che teneva in mano cambiò subito forma, trasformandosi nel Keyblade.
Infine,
Paperino riaprì gli occhi.
“Evron!!!”
urlò, venendo avvolto dalla luce per qualche secondo e attirando l’attenzione
su di sé.
“Che
cosa?! Paperino?!” esclamò incredulo Paperone, riconoscendo il nipote, come
anche Topolino e Angus.
“Il
paperastro è Paperinik?!” disse, incurante di essere in diretta, e del fatto che
in quel momento migliaia di persone avevano appena assistito allo
smascheramento del loro eroe.
Paperino
alzò il Keyblade, che fu subito avvolto da un alone luminoso.
“Credo
che per voi sia arrivato il momento di affrontare il vostro incubo peggiore!”
“Non
avrei saputo usare parole migliori, Paperinik!” disse una voce poco lontana,
anticipando l’esplosione di diverse navi evroniane.
“O
adesso posso chiamarti tranquillamente Paperino?” chiese un essere umanoide con
addosso un’armatura femminile, avvolta da pura energia e con dei vistosi
capelli biondi, atterrando al suo fianco.
“Xadhoom!”
esclamò il Papero. “Allora sei tornata davvero!”
“Sembra
che i miei cari debitori non ne abbiano ancora abbastanza.” Rispose lei,
sorridendo e caricando altre due sfere di energia.
“Aspetta!”
fece Dark, raggiungendola assieme a Superpippo. “Lascia che ti dia una mano
anch’io. Tutti voi, allontanatevi e aggrappatevi a qualcosa!”
Angus,
Topolino, Camera 9 e gli altri privi di poteri annuirono, mettendosi dietro a
Hikari e ai due guardiani.
“Allora
Paperino, credi di riuscire a usare la magia?” chiese l’incarnazione
dell’Equilibrio al neo custode.
“Immagino
mi basti pensare di usarla, vero?” replicò lui, creando una sfera di luce.
“Perfetto.”
Fece Dark, creando due sfere di energia sopra le mani. “Allora direi che è il
momento di cancellare Evron dalla storia! Lasciarlo libero sarebbe solo un
pericolo!”
“Questa
è musica per le mie orecchie!” esclamò Xadhoom sorridendo divertita, per poi
lanciare la sua energia assieme a Dark e Paperino.
Gli
evroniani più vicini furono cancellati immediatamente, mentre il resto della
flotta dovette attendere qualche secondo in più.
L’esplosione
che si verificò subito dopo fece diventare il cielo bianco, spazzò via tutte le
nuvole presenti e infranse i vetri di tutta la città. Gli abitanti di
Paperopoli caddero quasi tutti a terra per l’onda d’urto, mentre quelli più
vicini all’epicentro volarono letteralmente via.
Anche
gli Heartless e i Nessuno scomparvero di fronte a quella luce, mentre i due
Gambadilegno e Macchia Nera furono spazzati via assieme agli altri, incapaci di
resistere a quella forza.
Quando
la luce scomparve, dell’esercito non era rimasta alcuna traccia.
“S-Spettatori…”
cominciò Angus, riprendendosi dalla scena cui aveva appena assistito. “Sono
senza parole quanto voi. Paperinik, assieme a un custode e a un alieno, ha
sbaragliato come se niente fosse l’intero esercito nemico…”
“Paperino…”
fece Paperinika, guardando incredula lo scenario, come anche Paperone e
Topolino.
“Dove
ha trovato un simile potere?” si chiese il topo, guardando l’amico far
scomparire il Keyblade, per poi cadere a terra privo di sensi.
“Ha
usato troppa energia.” Li tranquillizzò Dark, sollevando di peso il papero e
spostandolo poco lontano, per poi girarsi verso Xadhoom. “Tu chi sei? Sei molto
potente, non è da tutti riuscire a usare pura energia in quel modo.”
“Sono
solo una creditrice verso Evron.” Rispose lei. “E ho appena riscosso il mio
credito.”
“I-Incredibile…”
fece Superpippo. “Non credevo che Paperino fosse in realtà Paperinik… e
tantomeno credevo avesse amici così forti.”
“Quindi
è finita?” chiese Angus, avvicinandosi ai due custodi.
Dark
però non rispose, appoggiando a terra una mano.
“No…”
disse infine. “Questo mondo è ancora circondato dall’oscurità…”
“Che
cosa?” fece Amelia, avvicinandosi a fatica per via delle varie ferite riportate
in seguito al colpo di Shinji. “Di quale oscurità stai parlando?”
“Quella
degli Heartless. Credevo ne fossi a conoscenza, visto che hai partecipato
all’attacco.”
“No.
Io mi sono unita a loro solo per prendermi la Numero Uno, ma non mi hanno detto
nulla di più.”
“Lo
stesso vale per noi.” fece il bassotto più anziano, riprendendo i sensi. “Anche
se noi volevamo l’intero patrimonio di Paperone.”
“In
questo caso…” disse Ran, avvicinandosi al Pietro Gambadilegno che era dalla
parte di Malefica, sollevandolo per la maglietta. “Sarà lui a dirci tutto.”
“Urgh…
Che cosa volete da me? Io ho solo usato i miei poteri per evocare gli Heartless
e i Nessuno… Tutto qui.”
“Allora
che cos’è quest’oscurità che avvolge il mondo?” chiese Dark.
“Non
ne ho idea, non è opera mia.”
“Ragazzi,
mi ricevete?” esclamò la voce di Uno, poco prima che il suo ologramma si
materializzasse dallo scudo di Paperinik.
“Che
cosa succede Uno?” chiese Paperinika, mentre Topolino, Paperone e Angus
guardavano sorpresi la testa verde.
“Gravi
notizie. In tutto il mondo sembra essere scoppiato il caos totale.” Rispose
questi. “Eruzioni vulcaniche e terremoti praticamente ovunque. E tutti questi
eventi si stanno spostando in una ben precisa direzione.”
“Lasciami
indovinare: esattamente dove ci troviamo noi in questo momento, vero?” chiese
Shinji.
“Precisamente.
E i miei bit non riescono a spiegarsi come sia possibile.”
Dark
si portò una mano al mento.
“Secondo
te…” cominciò Hikari, per poi fermarsi di colpo.
Sotto
di loro il terreno aveva cominciato a tremare con una forza tale da far cadere
la maggior parte di loro.
“E
ora che cosa succede?!” sbraitò Angus, cercando di rialzarsi.
Ma
la risposta gli arrivò sotto forma di enormi crepe che si aprirono lungo tutta
la collina.
Il
deposito di Paperone cominciò a riempirsi anch’esso di fratture, che in pochi
secondi lo spaccarono in decine di pezzi.
“NO!!!”
urlò il proprietario, incredulo, guardando milioni, forse miliardi, di monete volare
nel cielo, cadendo a terra assieme a svariate tonnellate di diamanti, rubini e
altri preziosi, oltre a altrettante banconote che volarono via, disperse dal
vento.
Ma
quello era solo l’inizio.
A
posto del deposito apparve di colpo una nuova costruzione, completamente nera,
che si alzò verso il cielo a una velocità incredibile, senza dare segni di
volersi fermare. Dopo quelli che parvero ai presenti molti minuti, il tremore
si fermò insieme alla crescita del grattacielo oscuro.
Era
completamente privo di qualsiasi finestra o porta.
“E
quello che cos’è?” chiese Macchia Nera, guardando incredulo come gli altri
l’edificio.
Poi,
come se fosse stato liquido, verso i piedi della costruzione apparvero delle
increspature, e lentamente, tra sagome uscirono fuori, restando appese per
braccia e piedi.
Dark,
Hikari e tutti gli altri spalancarono gli occhi.
“Maestà!”
urlarono insieme i due custodi dell’Equilibrio, riconoscendo il re e i suoi due
fidati amici.
“Ma
quello… sono io!” esclamò Topolino, guardando il suo doppione.
“E
c’è anche Paperino… e Pippo!” continuò Paperinika, voltandosi verso Paperinik,
ancora privo di sensi.
“Che
cos’è successo?” chiese Shinji a Dark. “Perché sono lì?!”
“Non
so chi sia stato, ma devono averli intercettati mentre tornavano indietro, riportandoli
qui come prigionieri…”
In
quel momento re Topolino riuscì ad aprire gli occhi, ritrovandosi così a
guardare il gruppo di fronte a sé.
“S-Scappate…”
disse a fatica. “Dovete andarvene da qui…”
“Che
cosa sta dicendo, Maestà?” chiese Hikari.
“Loro…
L’ultima prova…” rispose il mago di corte, riaprendo anche lui gli occhi.
Ma
prima che potesse finire di parlare, sopra di loro apparve dal nulla un lungo
balcone, sopra il quale si aprirono quattordici varchi oscuri.
“Ancora
altri mostri?” chiese Superpippo, preparandosi nuovamente a combattere.
“No…”
rispose Shinji, evocando la sua lancia. “Non questa volta.”
Dai
varchi uscirono altrettante persone, tutte con un impermeabile nero a celare la
loro identità.
Dark
chiuse le mani a pugno.
“No…
Non posso credere di essere stato così stupido!” esclamò, evocando Balance.
Hikari
si voltò verso di lui. “Non vorrai dire che-”
Ma
la custode fu interrotta da un raggio rosso, proveniente da una delle figure,
che aveva evocato un Keyblade.
La
ragazza non se ne accorse in tempo, venendo trafitta a un braccio.
“Hikari!”
urlò Dark, creando subito una barriera tra l’edificio e il gruppo attorno a
lui.
Capitolo 81 *** Rivelazioni e riunioni! Il fallimento dell’ultima prova? ***
Equilibrio - Capitolo 80: Rivelazioni e riunioni! Il fallimento dell’ultima prova?“This is the end…” Fine
in molti sensi XD: Fine del doppio capitolo, fine della saga, fine del mondo
secondo i maya e fine di… *alla River Song* Spoiler XD
Dunque,
ci siamo! Il momento clue di Equilibrio è giunto! In questo capitolo tutti i
misteri saranno svelati, e la guerra aprirà le porte… dopo una breve saga d’intermezzo
che ci porterà temporaneamente indietro nel tempo XD. Ma sono una serie di
capitoli che volevo scrivere, e andranno ad aggiungere maggiori informazioni
che vi torneranno utili per la guerra che attende i custodi.
Come
promesso, tra poche righe posterò l’immagine completa, mentre a fine capitolo troverete
una terza immagine… che dovrete guardare SOLO a fine capitolo! Non rovinatevi
la sorpresa prima XD.
Ma
direi che è il momento di rispondere alle recensioni e di lasciarvi a questo
capitolo (che sarà l’ultimo del 2012).
Ringrazio
infinitivamente Liberty89 per avermi betato il capitolo a tempo di record e con
poco preavviso, e ricordatevi che è lei che dovete ringraziare se riuscite ad
avere capitoli quanto più possibili vicini alla perfezione XD.
Detto
questo… auguro a tutti voi lettori Buon Natale e felice anno nuovo!
@ fria: Eh, la situazione per i
nostri eroi non è pessima… peggio! XD @ Mistryss: Piccolo salto. Questa
volta sono rimasto per ben tre capitoli di seguito in un mondo Disney, un
record XD. Ma come, io credevo fosse già il crossover maggiore al mondo XD (con
questo capitolo poi… XD). @ Armitrael: Accidenti, non sono mai
bravo a nascondino, mi trovano sempre tutti XD. Deduco di essere riuscito nel
mio intendo, ovvero di scrivere un capitolo epico… anche se temo che questo lo
supererà. Pensa, ho pure la colonna sonora apposita per questo capitolo (non
dico il titolo per non spoilerare XD). E tranquillo, Hikari per il momento è
salva… ma non è detto lo stesso per gli altri… eheheh… @ Jimmopolis: Ti ringrazio per il
suggerimento, ma al momento ho in mente altro. Magari lo terrò presente per la
guerra, ma diciamo che un’idea simile mi era già venuta… mentre Spiderman è già
apparso in uno dei precedenti capitoli XD. @ Liberty89: Lib-sensei! Eh,
Paperinik fa sempre la sua dannatissima entrata fantastica, sì
sì. Ed è proprio vero, la pantegana si è vista una
sola volta nei panni di un supereroe, ma credo che avrebbe sconfitto i
nemici per le troppe risate XD. E sì, questi due capitoli hanno
il numero maggiore di personaggi, ed è il preludio di una
battaglia ancora più grande ù.ù. E direi che
ormai è giunto il momento di rivelare ciò che
cambierà questa fan fiction dal prossimo capitolo in poi XD.
Edit: Chiedo scusa per il problema, ma per errore avevo cancellato quasi tutte le risposte. Ora ho sistemato. E ora… buon “This is the end”!
Capitolo 80: Rivelazioni e riunioni! Il fallimento dell’ultima prova? Hikari gemette, portandosi una mano
sopra la ferita, guardando truce chi l’aveva colpita.
“Quel Keyblade…” fece Ran, compiendo un
passo indietro. “Non è possibile…”
“Ehilà… Ran.” disse la figura che aveva
attaccato, togliendosi il cappuccio, rivelando così il volto di Shinichi. “Mi
stavo giusto chiedendo dove fossi finita.”
La ragazza sgranò gli occhi, incapace di
accettare ciò che stava vedendo.
Uno a uno, tutte le figure si tolsero i
cappucci, rivelando così i volti degli altri custodi.
Al centro di essi si trovava Sora, che
guardò divertito Dark e Hikari, che nel frattempo si stava curando il braccio.
“Ehilà, custodi e guardiani
dell’Equilibrio!” disse, sorridendo.
“Sora… che cosa significa tutto
questo?!” urlò Shinji.
“Chiedilo a Dark.” Rispose divertita Asuka.
“Anche se immagino che pure uno stupido come te lo abbia già capito!”
Il pilota si girò verso l’incarnazione
dell’Equilibrio, che in quel momento aveva la mano libera chiusa a pugno,
mentre l’altra stringeva con molta forza il Keyblade.
“Quindi era questa l’ultima prova che
avevo creato…” disse con il volto teso in un’espressione buia. “Trasformare la
luce in tenebre…”
“Precisamente. E ora, grazie a questo
nuovo potere, possiamo finalmente combattere al pieno delle nostre forze!” esclamò
Sora, felice. “Con i nostri poteri possiamo dominare l’universo intero,
distruggendo Xehanort e tuo padre!”
“Idioti!” urlò Hikari. “Se Dark vi ha
convertito a custodi dell’oscurità era solo perché voi dovevate dimostrare di
poterla gestire… ma a quanto pare, tutti voi avete fallito!”
“E chi se ne importa?” fece Natsu,
lasciandosi avvolgere dalle sue fiamme. “Ora che abbiamo questo nuovo potere,
chi ci può più fermare?!”
“Già. Perciò, cara sorella…” continuò
Kairi, creando con la mano libera una sfera oscura. “Ora voi quattro e questo
mondo sparirete.”
Ma prima che potesse lanciare la magia,
un braccio nero cercò di colpirla, mancandola di pochi centimetri.
Tutti si girarono, vedendo Paperino in
piedi, con il braccio dello scudo che tornava indietro.
“Non vi permetterò di distruggere questo
mondo… costi quel che costi!” urlò ansimando, ma serio come non era mai stato.
“Paperino! Non devi sforzarti!” esclamò
Paperinika, avvicinandosi preoccupata.
“Tranquilla… Ci vuole molto di più per
mettermi fuori gioco… Dopotutto, sono il guardiano della Terra, no? Anzi… sono
il suo custode…”
Mentre diceva ciò, cadde in ginocchio,
ma fu preso al volo da Angus.
“Che cosa…?” fece il papero sorpreso.
“Parli tanto, ma poi non rispetti ciò
che dici, mantello tarlato.” Disse il giornalista, ghignando. “Non vorrai
deludere i tuoi fan, vero?”
Paperino sorrise, rialzandosi.
“Si vede proprio che questa sarà la mia
ultima battaglia su questo pianeta. Se tu mi aiuti, questo non può che
significare che devo dare il mio meglio!” esclamò, evocando il Keyblade.
Vedendo ciò, il re e il mago di corte
spalancarono gli occhi.
“Oh, quindi anche lui è un custode?”
fece annoiato Riku. “Beh, peggio per lui. Vorrà dire che sarà annientato insieme
a voi!”
Dicendo ciò, lui e tutti gli altri
custodi alzarono il Keyblade verso il cielo, che si oscurò nel giro di pochi
secondi. Poco dopo, un’enorme sfera nera ne uscì, come una goccia che cola da
una bolla d’acqua, dirigendosi verso la città.
Dark spalancò gli occhi incredulo.
“Hikari, presto!” urlò rivolgendosi alla
compagna, puntando il Keyblade verso il cielo, creando un fascio di luce che
colpì la sfera, senza però ottenere nulla.
La ragazza annuì, aggiungendo subito un
raggio gemello.
Shinji e Ran si guardarono, per poi
annuire e correre verso i due custodi, creando a loro volta un raggio di luce
con le mani e lo indirizzarono contro la sfera.
“Che cosa sta succedendo?” chiese
Topolino, guardando con timore il proiettile oscuro in caduta libera.
“Se quella sfera raggiunge la città, sarà
letteralmente cancellata. Tutto e tutti saranno spazzati via, scomparendo in
pochi istanti!” rispose Dark, mentre il terreno sotto di lui cominciava ad
abbassarsi come se fosse esposto a una pressione troppo elevata.
“Allora… anch’io darò una mano!” urlò
Paperino, puntando il Keyblade nella stessa direzione.
“Non dimenticatevi di me!” si aggiunse
Xadhoom, aggiungendo un doppio raggio di energia.
Ciononostante, la sfera nera continuò a
dirigersi verso la città, senza dare l’intenzione di rallentare.
“Quattordici sono troppi anche per noi…
E non possiamo usare tutto il nostro potere senza danneggiare il mondo.” fece
Dark.
“Ci siamo anche noi!” esclamò una voce.
Subito dopo, attorno ai guerrieri
comparvero otto varchi di luce, da cui uscirono sei figure coperte da un
impermeabile bianco accompagnate dal Blue Ranger e da Happy.
Ad eccezione di Happy, tutti evocarono
un Keyblade, per puntarlo contro la minaccia incombente, lasciando uscire un
raggio di luce che si unì a quelli degli altri. Happy invece creò tra le zampe
una sfera luminosa, che scagliò verso la magia nemica, unendosi così alle altri
luci.
Tra i due elementi cominciò a crearsi un
campo di forza, che generò dei fulmini che caddero attorno ai custodi.
“Non demordete!” urlò Dark ai compagni.
Nel frattempo, anche gli altri custodi
sembrarono sorpresi per la resistenza che stavano incontrando.
“C’erano così tanti altri custodi pronti
a intervenire?” fece Edward, evidentemente seccato. “Questa sarà una rottura.”
Poi, senza alcun preavviso, le due magie
esplosero, investendo completamente la città.
La deflagrazione fu tale da illuminare a
giorno l’intera atmosfera del pianeta, rendendosi visibile anche dallo spazio.
Gli edifici della città furono distrutti
nel giro di pochi istanti, lasciando al loro posto solo polvere.
Angus si rialzò qualche minuto dopo.
Attorno a lui non c’era più nulla se non
macerie, mentre gli altri in quel momento erano quasi tutti svenuti.
Poco lontano Dark e Hikari erano ancora
in piedi, ansimando per la fatica, circondati dal resto dei custodi, che non
erano riusciti a rimanere in piedi.
“La città… La città non esiste più.”
disse incredulo il giornalista, mentre anche Camera 9 si rialzava. “Noi siamo-”
“No…” soffiò Dark. “Siamo riusciti… a
creare una barriera intorno a tutti gli abitanti… loro stanno bene…”
Dicendo ciò, cadde in ginocchio seguito da
Hikari.
Di fronte a loro, l’unica cosa ancora in
piedi era il grattacielo nero, dove i custodi erano perfettamente incolumi.
“Che sforzo inutile.” Costatò Ichigo.
“Avete solo sprecato energie per limitare i danni.”
“L-Limitare i danni?” fece Amelia,
rialzandosi a fatica. “Che cosa avevate intenzione di fare?”
“L’abbiamo detto: cancellare questo
mondo.” Rispose Sora, per poi alzare una mano, facendo levitare Pietro
Gambadilegno, privo di sensi.
“E ora che cosa… vuoi fare?” chiese Ran,
rialzandosi assieme agli altri.
“Questo Pietro ha dentro di sé molta
oscurità, dovuta al suo prolungato uso di Heartless. Il suo cuore ormai è
corrotto.”
Dicendo ciò, un’aura oscura cominciò a
coprire l’ex sottoposto di Malefica.
“Lascialo stare!” urlò la sua
controparte, cercando inutilmente di rialzarsi.
“Umpf. Ormai è buono solo per diventare
un Heartless. Che ironia, lui che ha cercato per tanto tempo di crearli usando gli
esseri più importanti dei mondi, ora diventerà uno di loro.”
Il corpo di Gambadilegno scomparve
nell’oscurità e cominciò a cambiare forma, aumentando di dimensioni.
Lentamente, un’enorme sagoma oscura
prese forma di fronte ai custodi, rivelandosi come un drago completamente nero,
che emetteva dalla narici un denso fumo dello stesso colore.
Il re, Paperino e Pippo guardarono
increduli l’abitante del loro mondo ormai totalmente in balia dell’oscurità.
“No… Non doveva finire così!” esclamò il
custode della Catena Nobile, cercando di liberarsi, ma senza risultato.
“Maestà, che cosa facciamo?” chiese il
mago di corte.
“Urgh…” fece una voce sotto di loro,
mentre un altro Pippo si alzava da terra. “Che botta… Per fortuna che l’effetto
della mia arachide è durato giusto fino a pochi instanti dopo l’esplosione…”
Topolino si girò verso di lui,
incredulo.
“Pippo! Che cosa ci fai qui?!” chiese,
avvicinandosi, mentre anche Paperinika, stesa a terra poco lontano da loro,
riprendeva i sensi.
“Yuk… ero di passaggio…” rispose lui,
senza sforzarsi di risultare troppo convincente. “Dobbiamo liberarli.”
Aggiunse, guardando i tre prigionieri sopra di loro.
“E come pensate di fare?” chiese una
voce alle loro spalle.
I tre si girarono, vedendo Marco
sorridere divertito.
“Siamo in tre contro uno, possiamo
farcela!” replicò Paperinika.
“Davvero? E il fatto che abbiamo appena
distrutto la vostra città come se niente fosse non vi fa pensare nulla?”
Mentre diceva ciò, Marco cominciò a
crescere di dimensioni, mentre il suo volto si allungava, trasformandosi in una
proboscide. “Vediamo
fin dove riuscirete ad arrivare… miseri esseri comuni!”
urlò loro telepaticamente.
“S-Si è trasformato in un elefante!”
fece incredulo Topolino.
Pippo guardò serio il custode, per poi
sospirare.
“Maledizione… Non ho altra scelta.”
mormorò, prendendo il suo cappello e tirando fuori un’altra arachide.
“Pippo, non credo che basterà quella a
fermarlo.” Disse Paperinika.
“Oggi Paperinik è stato costretto a
rivelare a tutti la propria identità segreta…” rispose il pippide, mettendo in
bocca l’arachide. “E data la situazione, direi che ormai non c’è più tempo per
i segreti! Il nostro pianeta è molto più importante!”
Detto ciò, i suoi vestiti cambiarono di
colpo, tornando a essere la calzamaglia di Superpippo, mentre i suoi muscoli
aumentarono di tono.
“Che cosa?!” esclamò sorpreso Topolino,
guardando l’amico.
“Mi spiace avertelo tenuto nascosto
finora… Ma ora non c’è tempo per parlare!” “Ben
detto!” disse Marco, caricando.
Superpippo lo fermò con le mani,
indietreggiando per la forza nemica di qualche centimetro.
“M-Mi dispiace per te… ma in questo
momento sono invincibile!” esclamò Pippo, sollevando di peso un sorpreso Marco
e scagliandolo lontano.
“Uff… è forte, senza ombra di dubbio.”
ansimò il supereroe.
“Ehi, voi!” urlò il re, serio. “Avete
davvero intenzione di combattere?”
“Certo!” rispose Paperinika. “Non ce ne
staremo con le mani in mano!”
“Molto bene… forse voi siete gli unici a
cui possiamo rivolgerci, allora. Pippo! Paperino! Evocate le vostre armi e
lasciatele cadere!” ordinò, spostando la testa verso i due amici.
“Ne è sicuro?”
Come risposta di fronte al re apparve il
suo Keyblade, che cadde subito a terra, proprio ai piedi di Topolino.
“Prendilo! Usalo per combattere!” urlò
alla sua controparte.
Il mago e il cavaliere lo guardarono
sorpresi, per poi annuire.
Pippo evocò lo scudo, che cadde vicino a
Superpippo, mentre Paperino lasciò cadere lo scettro davanti a Paperinika.
“Siamo nelle vostre mani!” esclamò il re,
osservando Topolino prendere il Keyblade in mano.
“Non cantate vittoria troppo presto!”
urlò Marco, tornato al suo aspetto originale, scagliando contro i tre a terra
una sfera di fuoco.
Superpippo afferrò lo scudo, mettendosi
in mezzo e deviando l’attacco.
“Non ho mai usato armi… Ma credo che
questa volta farò un’eccezione!” esclamò, spostando di lato lo scudo, mentre
anche Paperina prendeva lo scettro.
“Combatteremo… e vinceremo!” disse
Topolino, raggiungendo gli altri due.
“Poveri idioti… non avete mai combattuto
rischiando veramente la vita. Non avete alcuna speranza contro di me!” urlò
Marco, evocando il Keyblade e lanciandosi contro gli avversari.
Topolino alzò la Catena Nobile,
parando l’attacco e spingendo indietro il custode.
“Prima di parlare, verificalo di
persona!” replicò, per poi creare una sfera di luce sulla punta del Keyblade,
che scagliò contro Marco, colpendolo in pieno.
L’Animorph rimase sorpreso per quel
colpo, ma non fece in tempo a riprendersi che fu colpito da un fulmine.
Paperinika abbassò lo scettro,
guardandolo con rabbia.
“La pagherete per aver distrutto la
nostra città!” fece, per poi abbassarsi di colpo, permettendo allo scudo di
Pippo di raggiungere in volo l’avversario, colpendolo per la terza volta
consecutiva e facendolo cadere a terra.
Paperinik si rialzò a fatica, mentre
poco lontano anche Xadhoom si rialzava.
“Quei tipi… Gli Evroniani in confronto
non sono che nullità.” commentò l’aliena.
“Ovvio.” Risposero Edward e Ichigo,
apparendo di fronte a loro, con il Keyblade in mano. “Siamo molto più forti di
quei paperi viola, come di chiunque altro.”
“Davvero?” chiese Xadhoom, avvolgendo
nuovamente le mani con la sua energia.
Per tutta risposta Ichigo si staccò dal
suo corpo, mentre Edward batté i piedi per terra, creando alle spalle dei due
un muro per impedirgli di scappare.
“E questa che razza di diavoleria è?”
chiese Paperino, guardando il nuovo muro.
“Si chiama alchimia.” Rispose Ed,
alzando insieme a Ichigo il Keyblade contro di loro. “E ora lasciatevi
eliminare!”
Ma prima che potessero cominciare
l’attacco, due figure in bianco volarono contro di loro, mostrando due ali
verdi simili a quelle delle farfalle.
I due evocarono un Keyblade
rispettivamente verde e azzurro, con i quali respinsero i due avversari.
“E voi chi siete?!” esclamò Ichigo. “E
soprattutto, come avete fatto a vedermi?”
“Spiacente…” rispose una voce femminile,
mentre entrambi si toglievano il cappuccio. “Ma i nostri occhi non sono facili
da ingannare!” completò Eureka, mentre lei e Renton alzavano nuovamente le due
chiavi, avvolgendole con la luce.
“Che cosa?!” esclamò Edward. “Com’è
possibile? Dovrebbe esserci un solo custode per categoria a mondo, e per di più
Renton non aveva le ali!”
“Lucis ha deciso di concederci questo
privilegio.” Rispose il ragazzo. “Ed io non sono più un essere umano. Ora sono
un Corallian, proprio come Eureka!”
Dicendo ciò, i due custodi incrociarono
i propri Keyblade, creando una forte sfera di luce e la scagliarono contro gli
avversari, spedendoli contro il grattacielo oscuro.
“Incredibile…” fece Paperinik,
guardandoli sorpresi. “I custodi sono tutti così potenti?”
“Solo i migliori.” Rispose Renton,
sorridendo. “Ma non bisogna essere per forza custodi per essere forti.”
“Ben detto!” esclamò una voce, mentre
una macchina sportiva rossa lo raggiungeva, lasciando scendere Kay K e un’altra
papera, che indossava un’armatura e aveva in mano uno strano fucile. “DD,
potevi anche dircelo che nel tempo libero ti dilettavi a salvare nuovamente il
mondo indossando una tuta e una maschera.”
“Il nostro eroe di fiducia è famoso per
questo.” Aggiunse l’altra papera, sorridendo. “Non per niente, nel futuro è
considerato il vero eroe di questo pianeta.”
“Lyla?! Che cosa ci fai conciata così?!”
le chiese Angus, guardando incredulo la collega, che puntò contro i custodi il
suo fucile.
“Spiacente, ma sono qui su preciso
ordine dei miei superiori. Questo evento sta modificando il futuro, e il mio
compito è quello di aiutare Paperinik… anzi, Paperino!”
“Lo stesso ordine che ho ricevuto io
dall’Agenzia.” Fece Kay K. “Dare tutto il supporto possibile a DoubleDuck,
senza preoccuparsi di farsi scoprire. Anche perché altrimenti l’Agenzia sparirebbe
assieme a questo pianeta.”
Paperino sorrise.
“Gli eroi e le spie hanno sempre dei
segreti… anche se sembra che i miei siano appena stati spiattellati a tutti
quanti.”
“Sei anche una spia?!” esclamò Angus
incredulo.
“Già, ed è la migliore.” Rispose Kay K,
per poi tirare fuori dalla macchina una specie di fucile a cannone, che puntò
subito verso i due avversari. “Anche se non ama usare le armi pesanti come
questa.”
“Sarà inutile contro di loro.” Fece
Xadhoom.
“Questo lo vedremo.” Replicò la papera, per
poi fare fuoco assieme alla compagna.
Tuttavia un muro si alzò dal nulla,
distruggendosi all’impatto con il proiettile.
“Poveri stolti… quelle misere armi non
possono nulla contro l’alchimia!” esclamò Edward, per poi appoggiare la mano a
terra.
Sotto di loro il suolo cominciò a
tremare, anticipando decine di spuntoni che li avrebbero colpiti in pieno, se
solo non fossero scomparsi nel nulla.
“Che cosa?” fece incredulo Ichigo, poco
prima di essere colpito dal pugno di Pikappa.
“Questa sì che è una sorpresa… Si tratta
proprio della riunione finale, vero Razziatore?” fece l’eroe senza girarsi,
mentre dietro di lui da un varco simile a un vortice usciva un grosso rapace
antropomorfo, in parte cyborg, con l’occhio destro bionico, con un sorriso
stampato sul volto.
“Secondo te potevo perdermi la battaglia
più epica di questo mondo? Il futuro stesso è in subbuglio, perché se tu perdi,
il XXIII secolo sparirà in un lampo. Inoltre, se il mondo e l’universo vengono
distrutti, non potrei rubare più niente.”
Paperinik sorrise.
“Allora andiamo… verso la nostra ultima battaglia!”
esclamò, partendo all’attacco assieme ai suoi amici.
“Umpf! E così tu saresti il proprietario
di quel misero deposito? Che delusione…” fece Tsuna, mentre sulla sua fronte la
fiamma aumentava di dimensioni.
“Tu… Voi… Come avete osato… il mio deposito!”
farfugliò Paperone, stringendo con forza quel che rimaneva del suo fucile.
“Non preoccuparti. Se sei tanto
disperato, diventerai un ottimo Heartless!” commentò Natsu, creando una sfera
di fuoco di fronte a lui, per poi scagliarla.
Ma prima che potesse raggiungere
l’obiettivo, Happy si mise in mezzo, riuscendo a deviarla con un calcio verso
il cielo.
“Happy? Che cosa diavolo stai facendo?”
chiese il Dragon Slayer, leggermente sorpreso.
“T-Ti impedisco di c-commettere una
stupidaggine, aye!” rispose lui, deglutendo.
“U-Un gatto parlante e volante?!” fece
sorpreso Paperone.
“È dolcissimo, vero?” chiese una delle
figure in bianco, avvicinandosi e togliendosi il cappuccio, rivelando così il
volto di Menma.
“Tu?” fece sorpreso Natsu, riconoscendo
la ragazza grazie alla descrizione fatta in passato da Ichigo. “Non credevo che
ti saresti mai messa a combattere. E tantomeno che saresti diventata visibile a
tutti!”
“A dir la verità non lo pensavo nemmeno
io… ma non posso permettere che Jintan e gli altri corrano pericoli per colpa
della mia incapacità!” Rispose lei, facendosi seria ed evocando il Keyblade.
“Perciò, anche se sono un fantasma, non mi resta che mettere da parte la mia
spensieratezza e combattere!”
“F-Fantasma?! Ci sono anche fantasmi?!”
disse una voce poco lontana, mentre un aquilotto umano, seguito a ruota da Qui,
Quo e Qua, li raggiungevano.
“Che cosa ci fate voi qua?!” esclamò
Paperone, preoccupato. “Dovete andarvene, è troppo pericoloso!”
“Non se ne parla nemmeno!” rispose uno
dei tre gemelli, mentre prendeva una pistola dallo zaino che Archimede aveva
portato. “Con questi raggi paralizzanti possiamo dare una mano anche noi!”
“In fondo, prima ero io a fornire le
armi a Paperinik. E poi abbiamo anche un altro alleato, non è vero, Uno?”
Sopra di loro arrivò una specie di
piccolo disco volante, sopra il quale si poteva scorgere la testa dell’entità
cibernetica, dalla quale uscivano due mani robotiche che impugnavano delle
pistole laser.
“Già. Per fortuna avevo fatto un mio
backup fuori dalla città, così non sono stato cancellato definitivamente. Anche
se purtroppo tutta la mia memoria principale è andata persa.”
“Poveri stupidi! Credete davvero che
tutto questo vi salverà?!” urlò Natsu, creando una sfera di fuoco assieme a
Tsuna, per poi unirle, creandone una più grande.
“Happy!” urlò Menma, creando una sfera
d’acqua sopra di lei.
“Aye!” rispose il gatto, imitandola con
una di luce, che avvicinò subito all’altra, fondendole e ottenendo così una sfera
d’acqua con dei fulmini bianchi all’interno.
“Non servirà a nulla!” dichiararono
insieme i due custodi, scagliando la loro magia.
“Lo vedremo!” risposero gli altri due, replicando
con la sfera.
Quando i due attacchi si scontrarono, i
cinque paperi più Uno furono scagliati via dall’onda d’urto, mentre i quattro
guerrieri rimasero al loro posto, cercando di non avere la peggio sugli avversari.
“Non possiamo arrenderci così!” urlò
Menma, poco prima di sentirsi una mano sulla spalla.
“Hai perfettamente ragione.” Fece
Jintan, sorridendole, mentre il varco dietro di lui si chiudeva.
La ragazza sorrise incredula.
“Jintan! Ma come-”
Il ragazzo rispose mostrandole il
simbolo dell’Equilibrio sulla fronte.
“A dopo le spiegazioni, ora vediamo di
risolvere la questione.” Disse, creando una sfera di luce che aggiunse a quella
dell’amica, aumentandola così di dimensioni.
“Maledizione… Anche lui?” fece Natsu,
per poi cominciare ad aspirare aria, sputando altro fuoco pochi secondi dopo.
“Che cosa?” fece Qui, rialzandosi. “Quel
tipo può sputare fuoco come un drago?”
“Quel tipo è un mezzo drago!” rispose
Jintan. “Perciò è ovvio che possa riuscirci.”
“Allora aggiungiamoci anche noi un po’
di fuoco!” urlò una voce sopra di loro.
Tutti alzarono lo sguardo, vedendo ShineGreymon
scendere in picchiata verso di loro, con Masaru in piedi sopra di lui, avvolto
dalla Digisoul.
“Forza, dimostra a tutti quanto vali!”
urlò l’agente della DATS al suo compagno.
“Subito Aniki!” rispose questi, alzando
le mani e creando una sfera di fuoco, che scagliò contro i due custodi
avversari.
“Via!” urlò Menma, saltando indietro
assieme agli altri un istante prima che le tre sfere si scontrassero,
provocando un’esplosione che li investì in pieno.
Menma, Happy e Jintan crearono subito una
barriera attorno al loro gruppo, mentre Tsuna e Natsu vennero letteralmente
inglobati dall’esplosione.
“Ed ecco fatto!” esclamò Masaru,
saltando a terra e osservando lo spettacolo.
“Mi spiace deluderti, ma temo tu ti sia
dimenticato di un piccolo particolare.” fece Happy.
“Che intendi dire, gatto volante?”
“Natsu non teme il fuoco di un’esplosione,
anzi!”
Infatti mentre diceva ciò, le fiamme
cominciarono a vorticare su se stesse, per poi sparire dentro la bocca del
Dragon Slayer, che si lecco le labbra soddisfatto.
“Ottimo spuntino, ti ringrazio Daimon.”
Il ragazzo rimase sorpreso per qualche
secondo, per poi sorridere.
“Capisco… in effetti avevo dimenticato
questo tuo potere.” disse, avvolgendosi nuovamente con la Digisoul. “ShineGreymon,
resta indietro, a lui ci penso io a suon di pugni!”
“Povero stolto. Credi davvero di
battermi ora che ho tutti i miei poteri?!”
“Ho sconfitto il dio del Mondo Digitale.
Tu non sei di certo al suo livello!” rispose Masaru, partendo all’attacco e
colpendolo in pieno volto con un pugno, facendolo volare diversi metri
indietro.
Tsuna si volse verso di lui,
ritrovandosi però di fronte a Menma e Jintan.
“Non così veloce!” fecero i due, creando
due sfere di luce che gli scagliarono contro, costringendolo ad alzarsi in volo
per evitarle.
“Fai cheese!” esclamarono insieme Qui,
Quo e Qua, facendo fuoco assieme ad Archimede e Uno.
Tsuna spalancò gli occhi venendo
raggiunto dai cinque raggi, che lo fecero precipitare nuovamente a terra.
“Non ce ne staremo di certo fermi a
guardare mentre nostro zio e i nostri amici combattono!” fece Quo, abbassando
l’arma, mentre Tsuna si rialzava a fatica.
“Ma… davvero? Vorrà dire che oggi
mangerò paperi arrosto in più!” replicò lui, saltando verso l’alto usando le
fiamme come propulsori.
“Che cosa? I raggi non gli hanno fatto
nulla?!”
“Sono il decimo Vongola. I miei poteri
sono ben superiori alle vostre misere armi!”
“Quei tipi… che razza di magia usano?”
commentò incredula Amelia, per poi voltare la testa verso l’Heartless di
Gambadilegno, che però era rimasto al suo posto, senza muoversi.
“Oh, una magia molto superiore alla tua,
credimi strega.” Rispose Pan, apparendo di fronte a lei accompagnata da Black
Star. “E sarà questione di minuti prima che quell’Heartless cominci a
distruggere tutto. A quanto pare, c’è ancora un frammento di coscienza dentro
di lui.”
“Voi siete dei mostri!” fece la strega,
cercando di prendere la bacchetta che teneva in tasca.
“Mostri? Così mi offendi! Io sono una
divinità! L’unico e inimitabile Black Star!”
“Una divinità?” ripeté Amelia.
“A dir la verità è solo una sua
definizione, ma è decisamente forte. Certo, non quanto me o mio nonno. In fondo,
la mia è la famiglia più forte dell’universo.” Rispose Pan, creando una sfera
d’energia tra le mani. “E ora, anche tu diventerai un Heartless.”
“Non così in fretta!” gridò una voce,
anticipando un proiettile d’energia che sfiorò la Sayan.
A pochi metri da loro, Homura gli
puntava con uno dei suoi fucili.
“Sarete passati anche solo
temporaneamente dalla parte del nemico, ma se avete fallito questa prova,
allora non potrò avere pietà verso di voi.”
“E tu da sola vorresti affrontare una
Sayan?” chiese divertita Pan.
Per tutta risposta, alle spalle della
maga apparvero dal nulla decine di armi militari.
“Lucis ha fatto in modo di purificare
costantemente la mia Soul Gem, perciò non ho alcun limite nell’usare la mia
magia!” Disse Homura, mentre tirava fuori dal suo scudo un altro fucile, questa
volta più grosso, assieme a una bomba a mano.
“Sei una strega anche tu?” domandò
Amelia sorpresa, per poi vedere Homura sparire e riapparire dietro i due
custodi.
“Strega? No, spiacente, io sono una
maga.” Rispose, mentre le bombe che aveva lasciato cadere dietro di sé
esplodevano, investendo in pieno i due custodi, che furono subito colpiti dalle
armi da fuoco automatiche che la maga aveva lasciato dove si trovava prima.
“Io di solito le elimino, le streghe.
Anche se quelle di cui mi occupo io sono anche più spaventose di quell’Heartless.”
“Maledetta!” urlò Black Star, uscendo
dal fumo e lanciandosi contro la maga con il Keyblade pronto a colpire.
Ma prima che ci riuscisse, una piccola
macchia arancione lo colpì allo stomaco, facendolo tornare indietro.
“Chi…”
“No, no.” Rispose il Gatto con gli
stivali, atterrando di fronte a Homura, puntando la sua spada contro il nemico.
“Non ti lascerò alzare un dito contro una señorita in mia presenza!”
“Tu…”
“Banzai!” urlò un’altra voce, poco prima
che l’assassino fosse colpito in pieno da un calcio, che tuttavia ebbe solo
l’effetto di farlo arrabbiare ulteriormente.
“L’unico ed inimitabile imperatore Kuzco
è qui per aiutare!” disse il nuovo arrivato, raggiungendo Amelia e mettendosi
in una ridicola posa di combattimento.
“C’è anche il buffone, eh?” commentò
aspra Pan.
“E non è l’unico!” esclamò una voce
dall’alto, anticipando una macchia argentata scendere a tutta velocità contro
di lei, colpendola in pieno e creando un piccolo cratere.
Pochi secondi dopo, dalla polvere si
alzò in volo Haru, tornando subito a qualche metro di altezza.
“Siamo tutti qui per aiutarvi!” disse.
“Anche se questo significa dovervi sconfiggere!”
Pan fece sparire la polvere
trasformandosi in super Sayan.
“Pagherete cara questa vostra
intromissione!” esclamò, cominciando caricare l’onda energetica.
Ma prima che potesse portarla a
compimento, un doppio raggio laser la colpì alle spalle, costringendola a
interrompersi.
“Sembra proprio che sarà un osso duro da
battere… E questa volta ha pure i poteri da custode!” fece la voce di Lan da
dentro Megaman, che la fissava con il fucile alzato, mentre al suo fianco
Giroro cambiava arma.
La mora trattenne un ringhio, mentre
anche Black Star guardava con odio i nuovi arrivati.
“Sembra proprio che con loro non dovremo
avere alcun bisogno di trattenerci, eh?” fece l’assassino, mentre le sue iridi
cambiavano forma, trasformandosi in stelle.
“Qui ci conviene squagliarcela il prima
possibile.” fece I-176, osservando i combattimenti che si stavano svolgendo
attorno a loro, riempiendo l’aria di esplosioni.
“Stai scherzando, vero?” esclamò un
altro Bassotto. “Hai visto che cos’hanno fatto? Per colpa loro, il nostro colpo
è saltato per sempre! Il deposito non esiste più!”
“Sei così idiota?!” lo riprese Nonno
Bassotto, afferrandolo per la maglietta. “Hai visto che cos’hanno fatto alla
città? Ci sono supereroi e custodi che stanno faticando a tenergli testa e tu
vorresti combattere contro di loro con un grimaldello?”
“Detto così… Sì, direi che ci conviene
sparire.”
“Allora lasciate che vi dia una mano.” fece
una voce dietro di loro.
I ladri si girarono, ritrovandosi di
fronte Conan.
“Un bambino?” chiese uno di loro,
guardandolo sorpreso.
“Un detective, prego. Sapete, ho passato
molti anni a dare la caccia a ladri e assassini.”
“Certo, come no. Senti moccioso, vattene
finché sei in tempo, qui la situazione è-”
Ma I-176 s’interruppe quando Conan tornò
ad essere Shinichi, con il Keyblade in mano.
“…pericolosa…” completò, deglutendo.
“Già. Infatti dovevate essere più
veloci. E ora, lasciate che vi faccia sparire da questo mondo!”
Shinichi alzò il Keyblade, pronto a
colpire la banda di ladri, ma una lama di luce interruppe il suo attacco.
“N-Non te lo posso permettere…” fece
Ran, cercando di respingere il fendente del ragazzo, che ghignò.
“Così anche tu ti opponi a me, Ran?” domandò
lui, arretrando.
“Non posso farti commettere altri
errori. Ti fermerò prima che il Kudo Shinichi che conosco io scompaia per
sempre!”
“Allora dovrai darti molto da fare.”
Replicò Asuka, raggiungendoli ed evocando il Keyblade. “Sei solo una misera
guardiana, non puoi competere contro due custodi.”
“In questo caso, allora credo che sarò
costretto a intervenire anch’io.” Disse Shinji, cercando di colpire con un
proiettile una gamba dell’amica, che tuttavia, lo deviò con facilità.
“Oh, quindi anche la grande divinità
Shinji Ikari ha deciso di combattere? La fine dell’universo è davvero vicina
allora!” Lo prese in giro la rossa.
“Divinità?” ripeté Nonno Bassotto,
guardando il ragazzo, che annuì.
“È una lunga storia.” Rispose una voce,
mentre una delle figure ammantate di bianco si avvicinava, evocando un Keyblade
azzurro e una copia perfetta della lancia di Longinus. “Tuttavia, questa volta
saranno due le divinità a combattere.” Completò Rei Ayanami, togliendosi il
cappuccio.
“Ayanami!” esclamò sorpreso Shinji. “Ma
come-”
“A dopo le spiegazioni, Ikari. Ora
pensiamo a far rinsavire Asuka.”
Ma mentre la nuova arrivata parlava, la
rossa cominciò a guardarla con odio.
“Di nuovo tu… Ci sei sempre e ovunque,
eh, cocca del comandante?!”
Tutti si girarono verso di lei sorpresi
per quella reazione improvvisa.
“E io che speravo di essermi liberata di
te definitivamente, e che quei mocciosi stessero in qualche modo mentendo. E
invece… sei ancora qui, a ostacolarmi, come sempre!”
“Ostacolarti? Di che cosa stai parlando,
Asuka?” le chiese Shinji, poco prima di venire colpito da una sfera di fuoco
che lo spedì ai piedi dei Bassotti.
“Tu sta zitto, Shinji Ikari!” replicò
acida la custode, mentre il ragazzo si rialzava, rimarginando l’ustione sotto
lo sguardo incredulo dei ladri. “Questa è una questione tra me è Ayanami.”
La turchina sorrise, alzando il
Keyblade.
“Sai Asuka… Da quando mi sono fusa con
il nostro mondo assieme a Shinji, le cose mi sono diventate finalmente tutte
chiare. L’ultima volta che ci siamo viste ero un essere incompleto. In fondo,
non ero altro che una mera copia di Yui Ikari, il cui scopo era di fondersi con
Adam, dando vita al Third Impact. Io, invece, scelsi di disobbedire ai desideri
di Gendo. Ho scelto Shinji come mio compagno. E facendo ciò, l’ho condannato.”
“Rei-” cominciò il ragazzo, fermandosi
quando la ragazza alzò una mano per zittirlo.
“Dopo che tutta la popolazione del
nostro mondo è entrata dentro di noi, Shinji si rifiutò di rimanere in quel
piano di esistenza superiore, tornando ad essere un umano, sebbene conservando
tutti i poteri ottenuti come divinità, oltre ad avere acquisito dentro di sé lo
01, la volontà di sua madre.”
“E con ciò?” chiese Asuka.
“La verità ora mi è chiara.” Rispose
Rei. “Il tuo segreto maggiore… il segreto che hai cercato di tenere nascosto e
allo stesso tempo che speravi fosse scoperto.”
“Non so di cosa tu stia parlando.”
replicò l’ex pilota, sorridendo nervosa, mentre Shinichi, Ran e Shinji la
guardavo curiosi.
“La verità è che tu sei innamorata di
Shinji, e lo sai perfettamente!” gli urlò Rei, facendo spalancare gli occhi al
diretto interessato.
“C-Che cosa?” balbettò lui incredulo.
Ma prima che potesse aggiungere altro,
Asuka partì all’attacco, preda dell’ira, cercando di colpire Rei, che si difese
con il Keyblade, provocando un’onda d’urto che investì tutti.
“Non osare… mai più… dire simili
assurdità!” urlò Asuka, con gli occhi lucidi, saltando all’indietro e
cominciando a colpire l’altra con una serie di fendenti.
“Tu-non-sai-nulla-di-me!” scandì
furiosa, mentre la turchina cercava di respingerla, sorpresa per quella rabbia
nascosta.
“Sono stata in molti mondi diversi…
Anche paralleli a quest’esistenza. E questo punto era fisso per tutti loro.”
“Asuka…” mormorò Ran, poco prima di
intravedere una sagoma di fronte a sé, riuscendo ad evitare in tempo un colpo
di Shinichi.
“Ti credi davvero così forte da poterti
dimenticare di un avversario?” chiese lui strafottente, puntandole contro il
Keyblade.
La castana lo guardò seria, alzando la
sua spada di luce.
“Questo farà più male a me che a te.”
disse a bassa voce, mentre nella mano libera si creava una spada nera, che la
guardiana brandì con volto triste. “Ma se per salvarti è necessario
sconfiggerti, allora non mi tirerò indietro. Ma in quel caso, verrò con te!”
urlò, incrociando sopra di sé le due lame.
“Davvero ne saresti capace?” chiese il
custode, sorridendo.
Come risposta, Ran partì all’attacco.
“Quello… Quello sarebbe Gambadilegno?”
fece incredulo Macchia Nera, togliendosi il cappuccio ormai semidistrutto,
rivelando un volto quasi umano, con un grosso naso nero e due baffetti.
“Un risultato incredibile, vero?” fece
Inuyasha, apparendo alle sue spalle.
“Un simile potere è qualcosa che va
oltre la nostra immaginazione. È terribile!”
“Già. Questo è il potere dell’oscurità.
Questo è il potere che presto ricoprirà l’intero universo!”
Macchia Nera spalancò gli occhi,
portando lentamente una mano sotto l’impermeabile.
“Quindi è questo il vostro obiettivo?
Ridurre tutti gli abitanti dell’universo ad essere dei mostri?”
“Solo i più meritevoli.”
“In questo caso… io non avrei nessun
vantaggio!” urlò Macchia Nera, tirando fuori una pistola e puntandola contro il
mezzo demone.
Tuttavia, prima che potesse fare fuoco,
una piccola sfera di ghiaccio gli colpì la mano, costringendolo a lasciar
cadere a terra l’arma.
“Davvero credi che una misera pistola
possa farci qualcosa?” fece Saiko, abbassando il braccio. “Sei piuttosto
stupido.”
“Ma voi chi o cosa siete realmente?”
chiese il ladro, deglutendo e fissando la propria arma.
“Siamo coloro che domineranno
l’universo, ma non preoccuparti: tu non assisterai alla nostra conquista.”
Rispose il mangaka, creando una sfera di fuoco di fronte a lui.
Ma prima che potesse continuare, una
sagoma blu si mise in mezzo, prendendolo per il braccio e rovesciandolo a
terra.
“Che cosa? Ancora lui?!” esclamò
Inuyasha, muovendosi per andare ad aiutare il compagno.
“Uomini… fuoco!” urlò una voce alle loro
spalle, anticipando decine di sfere d’energia che scoppiarono contro il mezzo
demone.
Macchia Nera si voltò, ritrovandosi a
fissare quattro pinguini, accompagnati da due bambini, uno dei quali con in
mano due cannoni, uno verde e uno rosa, e da due ragazzi, uno vestito di rosso
e dai capelli neri e l’altro con una tuta nera e i capelli rossi.
“Ma tu guarda un po’ che situazione.”
fece Rinne, tenendo fermo il Keyblade che aveva in mano. “Quando li abbiamo
visti erano decisamente diversi.”
“Già, considerando che non li avevamo
mai visti nel loro vero aspetto.” Confermò Ranma, abbassando il Keyblade.
“Se è per questo io li ho visti quando
si erano trasformati in ragazze.” Disse Timmy, mentre i suoi cannoni tornavano ad
essere Cosmo e Wanda.
“Noi pinguini invece siamo sempre pronti
a combattere!” esclamò Skipper, abbassando il fucile. “E nessun custode può
tenerci testa!”
“Chi diamine sono quelli?” chiese
incredulo Macchia Nera.
“Da quel che ho capito…” rispose una voce
dietro di lui, mentre Tsukune e Moka uscivano da un varco. “Sono tutti coloro
che i custodi hanno aiutato durante il loro viaggio.” Concluse il ragazzo.
“Anche se mai mi sarei aspettato dei pinguini parlanti e militari.”
“Suvvia Tsukune, vivi in una scuola di
mostri e ti stupisci ancora?” fece ridendo Moka, per poi farsi seria, guardando
Inuyasha che si stava rialzando, decisamente arrabbiato.
“Ma bene… tante nuove vittime!” esclamò,
mostrando i suoi artigli.
Tsukune afferrò il rosario della
compagna, strappandolo subito, permettendogli così di trasformarsi, imitandola
subito dopo.
“Non sottovalutarci, demone!” gli urlò
contro Skipper. “Ora ti dimostreremo il vero potere del nostro battaglione!
Rico!”
All’ordine, il pinguino cominciò subito
a sputare decine di armi, tra cui notevoli quantità di esplosivi, che i quattro
impugnarono immediatamente.
“Cosmo, Wanda, siete pronti?” chiese
Kowalski ai due fantagenitori.
“Un secondo e lo saremo!” rispose Cosmo,
trasformandosi assieme a Wanda in un unico cannone, in cui i quattro pinguini e
i due bambini misero tutto l’esplosivo raccolto.
“Fuoco!” urlarono all’unisono.
Inuyasha evocò il Keyblade.
“Cicatrice del Vento!” replicò lui,
rimandando indietro l’attacco.
“Non così in fretta!” dissero insieme
Ranma e Rinne, creando tra i loro Keyblade una rete fatta di luce, con la quale
rilanciarono nuovamente gli esplosivi, che stavolta esplosero contro il mezzo
demone.
“Colpito e affondato!” esclamò Kowalski,
battendo una pinna con Skipper.
“Piccoli sudici bastardi…” fece la voce
di Inuyasha da dentro la nube, congelando tutti i presenti. “Come avete osato
prendervi gioco di me?!”
Quando il fumo cominciò a dissiparsi,
Inuyasha riemerse, ma con qualcosa di diverso. I suoi artigli erano diventati
più lunghi, e i suoi tratti si erano fatti più fini, mentre i suoi occhi erano
completamente rossi, esprimendo odio puro.
“A quanto pare ha rilasciato il suo
potere demoniaco.” Fece Tsukune, per poi correre contro di lui assieme a Moka,
assestandogli un doppio calcio in pieno volto, facendolo schiantare contro il
grattacielo oscuro, che riportò alcune crepe.
Poco lontano, Saiko si rialzò, guardando
con rabbia il Blue Ranger.
“Non so chi tu sia in realtà… ma se
credi che mi lasci battere da te ti sbagli di grosso!” gridò, evocando il
Keyblade e partendo all’attacco.
Il ranger evocò il Keyblade di Justin,
con il quale parò l’attacco.
“Tutto qui?” chiese il mangaka, aprendo
il palmo della mano libera, creando una sfera di fuoco con cui colpì in pieno
volto l’avversario, facendolo volare a qualche metro di distanza.
“Alzati, forza!” lo incitò subito dopo.
“Lasciami sfogare tutto il mio odio!”
Il Blue Ranger, quasi come per obbedire,
si rialzò, incurante della crepa che ora ricopriva parte del suo casco.
“Perfetto. Non sarebbe stato divertente
se ti avessi sconfitto così facilmente!”
Dicendo ciò, Saiko sparì dalla vista,
riapparendo alle spalle dell’avversario, colpendolo con un calcio. Senza
fermarsi gli corse dietro, superando e assestandogli un pugno in pieno petto.
Ma facendo quel gesto Saiko spalancò gli
occhi, per poi saltare all’indietro.
“E questo che cosa significa?” fece
guardando prima la propria mano ancora chiusa e poi l’avversario, il quale si
stava rialzando. “Sarà stata una mia sensazione?”
Il Blue Ranger lo fissò, continuando a
tenere il Keyblade in mano.
“Su, perché non mi attacchi?!” gli urlò
Saiko, cercando inutilmente di provocarlo. “Rispondi, maledizione!” sbraitò poi,
creando una serie di sfere di fuoco che presero in pieno il custode, nascondendolo
in una fitta nube di fumo. Quando, però, esso scomparve, il Blue Ranger era
ancora al suo posto, incolume, e con un secondo Keyblade, completamente nero,
nell’altra mano.
“Che cosa? Due Keyblade?” fece Saiko,
sorpreso. “Uno è quello che usava Justin, che ha perso il proprio colore.
Mentre l’altro è… Chi diamine sei realmente?”
Il Ranger restò ancora in silenzio,
alzando entrambi i Keyblade.
Ma prima che potesse fare qualcosa,
Saiko gli apparve di fronte, afferrando le sue armi e lanciandole via.
“E ora…” disse, creando una nuova sfera
di fuoco, più grande delle precedenti. “Vediamo di scoprire chi c’è sotto il
casco!”
Senza permettere all’avversario di
difendersi, Saiko fece esplodere la sfera di fronte a lui, venendo così scagliato
indietro dalla forza d’urto e riportando qualche leggera ustione.
Pochi secondi dopo vide l’elmo pieno di
crepe rotolare fuori dalla nuova nube di fumo, e un sorriso si stampò sul suo viso
non appena questo si spaccò a metà.
“Su, ora mostrami il tuo volto!”
Ma il suo sorriso si gelò non appena il
fumo si dissipò, lasciando intravedere dei lunghi capelli castani mossi dal
vento.
“Come vuoi… Saiko.” Rispose una voce
femminile.
Il mangaka spalancò gli occhi incredulo,
indietreggiando istintivamente, mentre la tuta del Blue Ranger scompariva, lasciando
il posto a un impermeabile nero.
“Vorrà dire che da adesso in poi
combatterò sul serio contro di te, senza più nascondermi dietro la mia colpa.”
Fece Azuki, puntandogli contro i Keyblade.
Dark e Hikari si misero davanti al
Gambadilegno di quel mondo, che stava osservando incredulo il suo doppione.
“Com’è possibile?” domandò.
“Questo è ciò che succede ad abusare del
potere dell’oscurità.” Rispose Dark, per poi girarsi. “E voi dovreste saperlo.”
Continuò, rivolgendosi a Sora, Riku e Kairi, che apparvero alle loro spalle.
“Oh, che paura.” Fece la principessa. “E
sentiamo, che cosa ci potrebbe succedere?”
Come risposta, i due custodi
dell’Equilibrio evocarono i loro Keyblade.
“Non dimenticatevi che dovete combattere
contro una delle tre entità portanti dell’universo e la sua diretta custode!”
replicò Dark, mentre lui e Hikari guardavano seri il trio di fronte a loro.
“E non solo loro!” esclamò una voce,
anticipando un raggio d’energia che si diresse verso i tre, che lo deviarono
usando i Keyblade.
Pochi metri più in là Black Rock Shooter
abbassò il suo braccio cannone, mentre dal suo occhio cominciava ad uscire il
fuoco azzurro.
“Dunque volete veramente affrontarci,
eh?” fece Riku, evocando la Via per l’Alba. “In questo caso, preparatevi alla
vostra disfatta.”
“Hikari.” Disse Dark. “Pensaci tu a
Riku. Rock, tu occupati di Kairi.”
“E quindi tu affronteresti me, esatto?”
chiese ironico Sora. “Credi forse di potermi sconfiggere?”
“Il custode della luce… e il custode
dell’Equilibrio. Sono l’unico a poterti fermare.”
“Allora provaci!” urlò il castano,
evocando la Catena Regale e correndo contro Dark, che lo respinse con una
barriera.
“Quanto tempo è passato?” chiese Sora,
sorridendo e indicandosi la fronte. “Quanto tempo è passato da quando mi hai
affrontato al torneo, lasciandomi questa cicatrice?”
Dark rimase in silenzio, mentre creava
di fronte a sé una sfera composta dai due elementi chiave.
“Sora… Tu sei il prescelto di mia
madre.” Disse infine. “Perciò vedi di tornare in te!” urlò, lanciandogli la sfera,
che il custode fermò con le mani.
“Urgh… T-Tutto qui?” chiese, pochi istanti
prima di essere scagliato via dalla forza della magia, che lo seguì, esplodendogli
contro.
Il vento provocato dall’esplosione
raggiunse anche Kairi e Black Rock Shooter, le quali rimasero al loro posto,
mentre i loro capelli si muovevano seguendo lo spostamento d’aria.
“Quindi anche tu sei una custode, eh?”
fece la principessa, guardando l’avversaria, che come risposta evocò un
Keyblade dello stesso colore dei suoi capelli.
“Avete fallito all’ultima prova… la cosa
è ridicola, sapete? Vi siete lasciati travolgere dall’oscurità.”
“Non farci la predica, Rock.” Rispose
Kairi. “Ora riusciamo a vedere qual è il vero potere!”
“Ma tu guarda.” fece una voce sopra di
loro, mentre alcune piume cadevano ai loro piedi. “È una frase molto simile a
quella che dissi al mio maestro!”
Kairi alzò lo sguardò giusto pochi
secondi prima di venire scaraventata via da una forza invisibile, che la fece
rotolare per qualche metro.
Black Rock Shooter alzò lo sguardo,
vedendo Apollo affiancato da Anakin Skywalker, tornato al suo vecchio aspetto.
“Tu?!” esclamò Kairi, rialzandosi. “Ma
com’è possibile? Dovresti essere dalla nostra parte!”
“Spiacente.” Rispose Anakin. “Sono
tornato sulla retta via, e grazie a svariate cure, sono tornato ad essere il
vero me.”
“E chi sarebbe in grado di compiere un
simile miracolo?”
“Diciamo che un po’ di magia aiuta
sempre.” Fece una voce, anticipando una fiammata che investì Kairi, che riuscì
a creare una barriera attorno a sé giusto in tempo.
I presenti si coprirono il volto con il
braccio quando Saphira sbatté le ali per atterrare, lasciando scendere Eragon.
“Scusate per il ritardo.” Fece il Cavaliere.
“Finalmente siete arrivati. Cominciavo a
credere che avrei dovuto risolvere da solo la questione.” Replicò divertito
Anakin.
“Non cantate vittoria troppo presto!”
urlò Kairi, facendosi avvolgere da un’aura nera. “Non dovete osare
sottovalutarmi!”
Riku sorrise guardando l’amica. “Sembra
che tua sorella si sia lasciata trascinare dall’ira.” Disse a Hikari, senza
nemmeno guadarla.
“La riporteremo sulla via della luce,
come faremo anche con voi.” Rispose la custode, guardando seria l’avversario.
“Credi davvero di potercela fare contro
di me?” chiese lui, girandosi.
“Ti ricordo che posso usare il potere
dell’Equilibrio allo stesso livello di Dark.”
“Sto tremando dalla paura.”
Ma non appena ebbe detto ciò, Riku
spalancò gli occhi, vedendo Hikari volare contro di lui, mentre caricava sulla
punta del Keyblade una sfera di luce.
“Preparati!” urlò lei, colpendolo in
pieno e spedendolo contro il grattacielo.
“Urgh…” fece il custode, incurante della
botta e delle nuove crepe apparse sull’edificio, mentre ai suoi piedi Topolino,
Superpippo e Paperinika continuavano il loro scontro contro Marco.
“Uh? Sembra proprio che siamo messi un
po’ male…” commentò l’Animorphs, guardando Riku e gli altri custodi.
Sopra di loro, ancora prigionieri
dell’edificio, il re, assieme al mago e al cavaliere guardavano increduli gli
scontri.
“Questo… Questo è un vero scontro tra
custodi e guardiani?” fece re Topolino.
“Esattamente, Maestà.” rispose Sora,
rialzandosi da terra, per poi creare una sfera oscura in mano. “E ora ammirate…
il vero potere delle tenebre!”
Non appena urlò quella frase, scagliò la
sfera contro l’Heartless di Pietro, che si girò verso essa.
Quando fu colpito, l’intera zona venne
nuovamente investita da una terrificante esplosione, che stavolta colpì tutti i
presenti, compresi i custodi delle tenebre.
Il grattacielo tremò, riempiendosi ulteriormente
di crepe, finché alla fine, la base cedette, facendolo collassare su se stesso,
seppellendo vivi i tre abitanti del Castello Disney, mentre tutti gli altri
venivano scaraventati via dall’onda d’urto.
Dark fece sparire la barriera, cadendo
in ginocchio.
“M-Maledizione…” ansimò Skipper,
cercando di rimettersi in piedi. “Che cos’è successo, Kowalski?”
“Probabilmente hanno provocato
un’esplosione usando oscurità pura, cosa che ha messo fuori combattimento la
maggior parte di noi…”
Sora, poco lontano, sorrise divertito,
osservando tutti gli altri a terra, incapaci di rialzarsi.
“Questo sì che è uno spettacolo
meraviglioso!” esclamò, spalancando le braccia. “Distruzione pura… l’oscurità
che tutto distrugge!”
Shinji e Rei sciolsero anche loro la
barriera, osservando Asuka, che aveva riportato diverse ustioni.
“Vi credete così forti solo perché avete
dei poteri superiori?!” esclamò la rossa, lasciandosi avvolgere da un’aura
nera, mentre le sue ferite si rimarginavano, anche se non completamente.
“Asuka, fermati! Non c’è bisogno di
combattere!” gli urlò Shinji, senza ottenere alcun risultato.
Infatti, la ragazza partì all’attacco,
cominciando a tempestare Rei di una serie di fendenti furiosi, finché non riuscì
a disarmarla, puntandole poi alla gola il proprio Keyblade.
“Sei una divinità, esatto?” chiese.
“Allora vediamo se sei immortale.”
“Basta così, Asuka!” urlò Shinji,
mettendosi in mezzo con la lancia, mostrando due occhi rossi. “Stai
esagerando!”
“Fatti da parte, StupiShinji!”
“No! Se vuoi eliminare Rei, dovrai prima
passare sul mio cadavere!”
Asuka si morse un labbro, lasciando che
un rivolo di sangue le colasse sul mento.
“Come desideri.” Disse, alzando il
Keyblade contro di lui.
Shinji non si mosse, aspettando la mossa
dell’avversaria.
Mossa che, però, non arrivò, dato che
Asuka rimase ferma, con il Keyblade in una mano tremante.
“Su, che cosa aspetti?” la provocò l’ex
pilota.
Ma la rossa rimase al suo posto.
“Io…” fece, mentre delle silenziose
lacrime cominciavano a scendere dai suoi occhi. “Io non posso farlo… Non ci
riesco.”
Dicendo ciò, lasciò cadere la sua chiave,
che scomparve, mentre lei crollava in ginocchio.
“Non posso farlo!” urlò infine. “È la
mia debolezza… è più forte di me! Non posso farti male sul serio!”
Ma Asuka si zittì quando Shinji la avvolse
in un abbraccio.
“E allora non farlo.” Le disse
semplicemente. “Perché devi per forza fingerti una dura quando non lo sei?”
“Io… Io…” cominciò la ragazza, per poi
lasciarsi andare in un pianto liberatorio, incapace di continuare la frase e
lasciandosi consolare dal ragazzo.
Rei si rialzò, guardando i due, mentre
un sorriso triste appariva sul suo volto.
“Ti è andata male, eh?” fece Shinichi
dietro di lei.
La ragazza si girò subito, pronta ad
attaccare, ma si fermò quando vide che il ragazzo stava sorreggendo una Ran
svenuta.
“Sembra che l’amore sia più forte
dell’oscurità…” fece lui, per poi perdere i sensi, cominciando a cadere a
terra.
Rei fece per andare a prenderlo, ma fu
anticipata dal braccio allungabile di Paperinik, che afferrò il custode e la
guardiana al volo.
“Beh, almeno due si sono ravveduti…”
ansimò lui, avvicinandosi e appoggiando a terra i ragazzi.
“Però quel colpo era dannatamente
potente.” Fece Xadhoom, riemergendo dalle macerie tenendo in braccio
Paperinika, la quale sembrava essere rimasta incolume grazie all’aliena, che le
aveva fatto da scudo, riportando comunque delle ferite lievi. “Se non fossi
stata di energia, probabilmente a quest’ora sarei messa davvero male… come te
dopotutto.”
Paperinik si portò la mano guantata
sopra il braccio sinistro, dal quale stava uscendo copiosamente del sangue.
“Non è nulla… Gli altri come stanno?”
“Da quel che riesco a vedere, nessuno è
ferito troppo gravemente.” Fece la voce di Uno dal suo scudo. “Anche se tutti
ne siamo usciti danneggiati.”
“Non ci posso credere…” fece Paperino,
avvicinandosi al suo doppione. “Non credevo che Sora potesse arrivare a tanto…”
“Tu sei…” fece Paperinika, mentre
Xadhoom la lasciava andare. “L’altro Paperino…”
“Già…” rispose lui, evocando il suo
scettro e avvolgendo i presenti con una magia curativa. “Scusa, ti ho fatto
combattere al mio posto.”
“Non importa. Almeno non sono stata
totalmente inutile.”
“Anche se devo dire che speravo in
qualcosa di meno pericoloso.” Disse Superpippo, raggiungendoli tenendo tra le
braccia Topolino, mentre Pippo portava il re.
Paperino si affrettò a curare anche
loro.
“Maestà, tutto bene?” chiese subito.
“Sì… ti ringrazio Paperino.” Rispose
lui, per poi girarsi verso l’altro se stesso. “Mi dispiace avervi dovuto
coinvolgere.” Gli disse.
“Non ti preoccupare. Saremmo intervenuti
lo stesso, in qualche modo. Anche se è strano incontrare dopo tanto tempo un
altro che mi somiglia. E che da quel che ho capito, sei anche tu un re.”
“Peccato che sarà solo per pochi
secondi!” esclamò Sora, apparendo di fronte a loro, con una sfera oscura in
mano.
Ma prima che potesse fare qualcosa, Dark
e Hikari lo raggiunsero, mettendosi in mezzo ai due gruppi.
“Hai messo fuori gioco anche quasi tutti
i tuo compagni…” fece il custode dell’Equilibrio, evocando il Keyblade. “Non ti
sembra abbastanza?”
“E perché dovrebbe essere abbastanza?”
chiese una voce, mentre al fianco del castano si aprivano sette varchi oscuri.
“In fondo… Ha noi come alleati.” Completò
Jyassmie, mentre lei, Gin, Vodka, Light, Homunculus, Crona, Reborn e Xadvid si
facevano avanti.
Tutti spalancarono gli occhi increduli.
“Altri custodi?” fece Paperinik,
evocando il Keyblade.
“Loro non sono come quelli che avete
affrontato finora.” Rispose Dark. “Loro sono veri custodi oscuri.”
“Già. E a questo proposito… Vodka,
Reborn.” Fece Gin. “Occupatevi della traditrice.”
“Agli ordini capo!” rispose l’uomo in
nero, mentre l’assassino si limitò ad annuire, per poi volare verso Saiko e
Azuki.
“Che cosa?” esclamò Hikari, accorgendosi
solo in quel momento chi stava combattendo contro il mangaka.
“A quanto pare, Justin deve averle fatto
qualcosa…” fece Dark, senza scomporsi. “Sei contro due… un po’ impari, no?”
“Conta meglio!” disse Paperinik,
avvicinandosi assieme a Xadhoom, Superpippo, Pippo, Paperino e re Topolino.
“Siamo sette contro sei!”
“Interessante…” fece Gin, per poi
lanciarsi contro il re, che parò il suo fendente evocando il Keyblade.
Allo stesso modo, Light andò contro
Paperino, Homunculus contro Superpippo, Crona contro Pippo, Xadvid contro
Paperinik e Xadhoom e infine Jyassmie contro Hikari.
Sora e Dark rimasero fermi al loro
posto.
“Dunque ancora noi due, eh?” fece il
castano, evocando il Keyblade. “Il terzo round.”
“Sora… Cerca di tornare in te!” gli urlò
l’Equilibrio, per poi creare una sfera di luce che gli scagliò contro.
L’avversario fu colpito in pieno,
volando per diversi metri, fermandosi poi a mezz’aria.
“Tutto qui?” rispose lui, partendo
all’attacco, alzando la Catena Regale per colpirlo.
Poco lontano il re parò un proiettile di
Gin, senza però riuscire ad avvicinarsi a lui.
“Tutto qui? E tu saresti un re che ha
viaggiato per l’universo?”
“Non mi sottovalutare!” replicò il
custode della Catena Nobile, creando in pochi instanti una sfera di luce che
scagliò contro l’avversario, cogliendolo alla sprovvista.
Allo stesso modo, anche Paperino, Pippo
e Superpippo stavano in qualche modo tenendo testa al proprio avversario.
Hikari era l’unica che sembrava avere
poche difficoltà a reggere il combattimento.
Infine, Paperinik e Xadhoom si stavano confrontando
con l’Animorph traditore, il quale si era trasformato in un dinosauro.
“Un muta forma, eh?” fece l’aliena,
evitando un colpo della sua coda. “Sempre avversari tranquilli, vedo.”
“Mi conosci, non sono contento se non
finisco sufficientemente nei guai.” Rispose ironico il papero, cercando di
colpire con un pugno l’avversario, che però lo evitò, per poi mordere e
distruggere il braccio artificiale.
“E addio a una delle funzioni più utili
dell’Extraformer…” commentò, facendo rientrare ciò che restava del braccio,
staccandolo definitivamente e lasciando libero quello vero. “Poveri
stupidi… Non potete vincere contro di me!” gli
urlò telepaticamente Xadvid, per poi scagliarsi contro Xadhoom, passandogli
però attraverso.
“Riprova, sarai più fortunato.” Fece
lei, girandosi.
Ma con sua sorpresa, il Nessuno era
scomparso.
“E ora dov’è finito?!” esclamò
Paperinik, guardandosi attorno.
“Non mi piace questo potere.” disse
l’aliena, guardandosi attorno.
Poi all’improvviso vide un luccichio
alle spalle del papero.
“Spostati, Paperinik!” gli urlò, volando
verso di lui.
Pikappa si voltò, vedendo Xadvid volare
contro di lui con il Keyblade in mano, pronto a colpire.
Ma prima che potesse raggiungerlo,
Xadhoom spinse via l’amico, facendolo cadere a terra e venendo colpita al suo
posto. L’aliena urlò di dolore, per poi creare una sfera d’energia con cui
colpì l’Animorph, facendolo volare via, mentre il suo Keyblade scompariva.
L’aliena cadde in ginocchio, portandosi
una mano sulla ferita.
“Com’è possibile… Non dovrebbe esserci
nessuna arma in grado di scalfirmi…”
“Xadhoom!” urlò Paperinik,
raggiungendola.
“Tsk. Sembra che il mio nuovo tempo sia
già finito…” disse lei, sorridendo amara. “Ma non importa… ho avuto il piacere…
di combattere ancora al tuo fianco.”
“Non parlare così, vedrai che ti
rimetteremo in sesto! L’altro Paperino… lui può guarirti!”
“Non importa.” Disse lei, mentre
Paperinika raggiungeva preoccupata i due.
Per un momento l’aliena divenne
trasparente.
“Però forse… posso farti un ultimo dono.”
continuò, creando una sfera d’energia, che porse al papero.
“Questa… è tutta l’energia che mi resta.
Usala per amplificare i tuoi poteri. Non so nulla sui custodi, ma sembra che
chi è scelto per essere tale non sia proprio una nullità.”
“No, Xadhoom…” fece Paperinik, mentre
l’aliena lo guardava seriamente con occhi determinati.
“Prendila, Paperino.” Gli disse
Paperinika, chiudendo le mani a pugno. “Non c’è tempo per esitare.”
L’aliena sorrise, mentre la sfera veniva
presa dalle mani di Paperinik.
“Si vede che sei la sua ragazza.” Disse,
cominciando a scomparire definitivamente. “Vi auguro la fortuna che io e Xari
non abbiamo avuto. Addio… e grazie.”
Xadhoom scomparve nel nulla, mentre
Xadvid si riavvicinava ai due paperi.
“E una in meno. Ora, chi di voi due
vuole essere il prossimo?”
Paperinik strinse con forza le mani
attorno alla sfera.
“Io…” cominciò. “Io solitamente sono
pacifico. Cerco sempre la soluzione più pacifica, ma voi… voi avete distrutto
la mia casa, la mia città… Avete ferito le persone a me care… e mi avete fatto
assistere di nuovo a una scena che mai avrei voluto rivivere.”
Paperina lo guardò sorpresa e spaventata
allo stesso tempo.
“Xadhoom… Xadhoom non desiderava
nient’altro che poter vivere! Vivere con chi amava!” urlò, guardando con odio
puro Xadvid. “Ma gli evroniani non gliel’hanno permesso. Pur di salvare il suo
popolo e colui che amava non ha esitato a diventare un nuovo sole che potesse
guidarli. E ora che era ritornata… Ora che poteva avere una seconda
possibilità…”
La sfera che teneva tra le mani s’infranse,
ricoprendo il papero di un’energia identica a quella dell’aliena.
In pochi secondi i suoi occhi persero la
pupilla, diventando completamente azzurri, mentre il suo Keyblade si trasformò,
divenendo di pura energia.
“Che cosa-” cominciò Xadvid, poco prima
di ritrovarsi il pugno di Paperinik sul volto, che lo fece schiantare a terra,
provocando una piccola voragine.
“Ora basta fare il bravo ragazzo!” tuonò
minaccioso il papero, abbassando ulteriormente la testa dell’avversario nel
terreno.
“Che cosa… significa questo?!” urlò
Xadvid a fatica. “Dove hai trovato una simile forza?!”
“Nella rabbia e nella voglia di
vendetta!” rispose Paperinik, sollevandolo e scaraventandolo via, per poi
colpirlo con due raggi di energia, che lo spedirono ancora più lontano.
Per un istante l’eroe venne avvolto da
un’aura nera, che il papero tuttavia ignorò completamente.
“Rabbia e vendetta, eh?” fece
l’Animorph, fermandosi a mezz’aria e pulendosi un rivolo di sangue che gli
scendeva dalla bocca. “Questo è il primo passo per cadere preda dell’oscurità!”
“Non m’importa che cosa dovrò usare
contro di voi!” replicò Paperinik. “Dovessi usare anche l’intero universo, dare
la mia stessa vita, io vi eliminerò! E se dovrò usare l’oscurità… Allora la
userò fino all’ultimo!” urlò, convogliando la sua energia in un’altra sfera,
che scagliò contro l’avversario, che incapace di fermarla, fu spazzato via,
scomparendo nel cielo.
Pikappa, però, non si calmò, e si girò
verso gli altri custodi oscuri, che fermarono i loro combattimenti.
“E quello chi è?” fece Angus, guardando
incredulo il papero. “Non può essere Paperinik… Lui non agirebbe mai così!”
“Chi ti credi di essere?” chiese Gin,
poco prima di venire colpito da un raggio del papero.
“Il mio nome ora non ha importanza.”
Rispose lui duro. “Sappiate solo che per la prima volta sarò io ad essere il creditore…
E il prezzo da pagare saranno le vostre vite, custodi oscuri!”
Paperina guardò incredula il suo ragazzo
cominciare a colpire uno dietro l’altro tutti i nemici, preda della rabbia più
totale.
“P-Paperino…” fece, cadendo in ginocchio
e cominciando a piangere.
Saiko si rialzò, continuando ad
osservare la ragazza di fronte a lui.
“E questo che cosa significa?” chiese
arrabbiato, rievocando il Keyblade.
Azuki chiuse gli occhi, mostrandogli il
morpher.
“Devo ringraziare Justin. Prima di
venire annientato, ha trasferito la sua essenza nel suo Keyblade.”
“La sua essenza?”
“Justin aveva capito che non avrebbe
avuto alcuna possibilità di vittoria. Il combattimento contro di me lo aveva
stremato, e Homunculus non avrebbe avuto alcuna pietà. Tuttavia, non si è
arreso. Usando le sue ultime energie, ha trasferito dentro questo Keyblade
tutte le sue conoscenze e poteri!” spiegò Azuki, mostrandogli il Keyblade di
Justin.
“E con ciò? Non vorrai forse dirmi che
si è impossessato di te, vero?”
“Non si è limitato a qualcosa di così
banale. Ha guidato il Keyblade da me, e lentamente, ha cominciato a irradiarmi
di luce, facendomi nascere dubbi sulla mia convinzione di essere nel giusto. E
infine…”
# Flashback #
“Perché…?”
si chiese. “Perché continuò a rivedere quel
momento… e il mio cuore ne è turbato?”
Azuki abbassò lo sguardo, chiudendo gli
occhi, incapace di continuare a fissare il lascito del Blue Ranger.
“Perché
sai di avere sbagliato.” Rispose una voce.
La custode spalancò gli occhi,
ritrovandosi di colpo in uno spazio completamente nero.
“Che cosa…?” fece, guardandosi attorno,
ma senza vedere nulla.
Poi un rumore improvviso la fece girare.
Di fronte a lei c’era il Keyblade di
Justin, incastonato nell’oscurità.
“E questo che cosa vuol dire? Perché
continua a perseguitarmi?!” “Continuerà
finché tu non avrai saldato il debito che hai nei miei confronti.”
Rispose la voce, mentre davanti al Keyblade cominciava ad apparire una debole
figura luminosa.
Gradualmente prese i contorni di Justin,
che rimase a fissare immobile un’incredula Azuki.
“T-Tu?” esclamò lei, indietreggiando
spaventata. “Io.”
Rispose il ragazzo. “Sorpresa di
vedermi?”
“C-Credevo fossi-” “Morto?
Sì, è così. In questo momento potrei essere definito un fantasma.”
Spiegò Justin. “Ma non ha importanza.
Sono qui per portare a termine il mio ultimo compito come custode della luce.”
Azuki evocò il Keyblade, per poi
lanciarlo ai piedi del ragazzo.
“Se è così, allora sbrigati a
eliminarmi.” Disse seria. “Non mi difenderò. Io… Io non so più che cosa mi
succede! Non so più per chi combattere. Ho ferito Saiko… Ho contribuito alla
tua morte… Non merito di rimanere in vita!”
Il ragazzo si abbassò, prendendo tra le
mani il Keyblade nero. “Quindi
tu mi stai chiedendo di eliminare il tuo senso di colpa… assieme a te. È così?” “Sì!” rispose urlando Azuki, lasciandosi
cadere in ginocchio di fronte allo spettro. “Ti prego, non esitare!”
Justin osservò il Keyblade, per poi
scagliarlo lontano. “Troppo
comodo così.” Disse, mentre la custode lo guardava con
incredulità. “No, non ti ucciderò, Azuki.
La tua punizione sarà ben peggiore.”
“D-Di cosa si tratta?”
Justin porse le mani in avanti, mentre
una sfera di luce prendeva forma di fronte a lui.
In pochi secondi, il suo morpher si
ricreò dal nulla, volando dritto tra i palmi di Azuki. “Tu
prenderai il mio posto nella guerra.” Sentenziò. “Combatterai come custode della luce. E
d’ora in poi… sarai tu il Blue Turbo Ranger.”
Il morpher si mosse da solo verso il
braccio della custode, allacciandosi attorno al suo polso.
Immediatamente l’impermeabile nero fu
sostituito da un blu acceso, che ricoprì completamente il corpo della custode,
lasciando libera solo la testa. “Il
tuo nuovo Keyblade si trova alle mie spalle.”
Continuò Justin, indicando con il pollice il suo Keyblade. “Risveglierà i suoi veri poteri quando sarà il momento. Fino ad allora…
Tu aiuterai Saiko e gli altri.”
Dicendo ciò, il suo corpo cominciò a
dissolversi. “Questo
è tutto ciò che posso fare per aiutarti, Azuki.”
Continuò, per poi sorridere. “Saiko non
mi avrebbe mai perdonato se non avessi fatto qualcosa per ricondurti sulla
retta via. Ti ho trasferito la mia luce… i miei poteri… e la mia volontà.
Affido tutto a te.”
Azuki osservò il ragazzo scomparire
completamente, mentre l’oscurità attorno alla punta del Keyblade, incastrata
nel pavimento, cominciava a rompersi i tanti pezzi di un vetro infranto che
svanivano pian piano, lasciando intravedere un mosaico che rappresentava Saiko,
e sullo sfondo, c’erano lei e il Blue Ranger, schiena contro schiena, entrambi
con il Keyblade stretto tra le dita.
“Capisco… Quindi è questa la mia
punizione…” mormorò, alzandosi e dirigendosi verso la sua nuova arma, mentre la
sua testa veniva avvolta dal casco, celando completamente la sua identità.
Azuki afferrò il Keyblade, che scomparve
tra le sue mani.
“Allora farò di tutto per portare a
termine il mio compito.” Concluse, mentre tutto veniva ricoperto dalla luce.
Ma a differenza delle altre volte,
questa volta Azuki rimase sospesa in mezzo ad essa.
“Allora sei disposta a prenderti carico
di questo lascito?” chiese una voce, anticipando l’apparizione di Lucis, che
camminò lentamente verso di lei.
Azuki fece scomparire la tuta, per poi
cadere in ginocchio di fronte alla donna, abbassando la testa in segno di sottomissione
totale.
“Vi prego… Permettetemi di aiutarvi!”
urlò, liberando numerose lacrime. “Eliminate ciò che resta della mia oscurità e
lasciatemi combattere al vostro fianco. Lasciami aiutare Saiko!”
Lucis le accarezzò una guancia,
sorprendendola.
“Le tue lacrime sono sincere.” Disse.
“Sono intrise della tua tristezza, frustrazione… della tua rabbia verso te
stessa… e del tuo amore.”
Azuki alzò lo sguardo, rimanendo a
fissare gli occhi dell’entità di fronte a lei.
“Ti donerò nuovi poteri.” Continuò,
avvolgendo la ragazza con un’aura bianca. “Ma ti avverto che il tuo compito non
sarà affatto facile.”
La ragazza annuì. “Non desidero che lo
sia.” Sentenziò, mentre anche gli altri custodi di Lucis apparivano dietro di
lei.
# Fine flashback #
“Da quel momento in poi, ho cominciato a
fare la doppiogiochista.” Continuò Azuki. “Mi sono ferita da sola per far
credere di essere stata attaccata. E ho sempre vegliato su di voi. O meglio, su
di te, Saiko.”
Il mangaka la guardava incredulo. “A-Allora…”
Ma prima che potesse continuare, il
rumore di uno sparo lo interruppe.
Azuki si portò una mano sulla spalla, dalla
quale cominciò a uscire un po’ di sangue, mentre alla spalle di Saiko, si
avvicinavano Vodka e Reborn.
L’uomo in nero abbassò la pistola,
sorridendo.
“E così, ci hai tradito.” Disse Vodka.
“Dovevamo immaginarlo, eri troppo buona e onesta con gli avversari.”
“M-Maledizione…” fece la ragazza,
guarendo la ferita. “Quindi immagino tu voglia eliminarmi, vero?”
“Questi sono gli ordini.”
La custode sorrise. “Allora ho vinto
io.”
“Che cosa? Non mi pare proprio rag-”
Ma Vodka s’interruppe, sentendo il
freddo della pistola di Reborn sulla tempia.
“I giochi finisco qui.” Disse il
mafioso, per poi fare fuoco.
Gin e gli altri custodi oscuri si
girarono verso di loro, giusto in tempo per vedere Vodka cadere all’indietro, con
il sangue gli usciva dalla testa, tracciando un arco scarlatto nell’aria.
“Reborn!” urlò Jyassmie. “Che cosa
significa questo?!”
“Significa che ho finito di recitare.”
Rispose l’assassino, tranquillo. “Ed è ora che torni dalla parte giusta.”
“Recitare?” ripeté Tsuna, avvicinandosi
assieme agli altri custodi, guardandolo sorpreso.
“Reborn ha finto per tutto il tempo di
essere sotto in controllo dell’oscurità.” Spiegò Azuki. “Ed è stato lui ad
aiutarmi a coprirmi mentre facevo il doppiogioco.”
“Quindi abbiamo di fronte ben due
traditori, eh?” fece Gin, puntando contro di loro la sua pistola. “Allora
vediamo come-”
Ma non fece in tempo a finire la frase
che fu colpito da Paperinik.
“Non ti sarai dimenticato di me, vero?”
chiese il papero. “La mia vendetta pretende di essere soddisfatta!”
“Non ce ne sarà bisogno.” Disse Azuki,
alzando verso il cielo i suoi Keyblade. “Questa prova finisce qui, in questo
momento!” urlò, mentre l’arma nera cambiava colore, diventando completamente
bianca, assieme a quella di Justin, che riacquistò il colore perso.
Poco lontano, Sora e Dark atterrarono a pochi metri di distanza dopo uno scambio di fendenti durato diversi minuti. “O
io sono diventato decisamente più bravo…” disse
ansimando Sora. “O sei tu a essere più debole.”
“Forse
entrambi.” Rispose l’incarnazione dell’Equilibrio, per poi voltare lo
sguardo vedendo una colonna di luce che s’innalzava verso il cielo.
“E quella che cos’è?!” esclamò Sora.
“Quella… è la chiave per la fine di
quest’esame. È il potere di mia madre.” Rispose
Dark, girandosi verso di lui.
“E con questo?”
“Sora…
tu sei buono. La parte del cattivo ti sta stretta.” Continuò il
custode, guardandolo serio. “Ma non preoccuparti, tra poco tornerai
come prima, esattamente come tutti gli altri. Ormai le prove da me
impostivi sono terminate.”
Mentre diceva ciò, una sfera di luce scoppiò nel cielo, cominciando a ricoprire ogni cosa.
“Io…” cominciò Sora, guardando la luce. “Io mi sono sempre considerato un debole…”
“E
allora perché continui a esistere?”
I due ragazzi spalancarono gli occhi,
girandosi entrambi verso la fonte della voce. Prima che uno dei due potesse fare
qualcosa, una lancia nera trafisse al petto il castano. “Sora!” urlò Dark, per poi essere
investito da un’esplosione nera, che lo ricoprì interamente, come tutto il
resto dei presenti.
Kairi riemerse dalla macerie tossendo.
“C-Che cos’è successo?” chiese,
guardandosi attorno, senza vedere nessuno.
“Pare… che ci siamo lasciati dominare
dalle tenebre…” rispose Riku, arrivando alle sue spalle sorreggendosi con la
Via per l’Alba.
“Che cosa?!”
“Già… purtroppo è proprio così. Cavoli,
non posso credere di aver contribuito a questo disastro…” fece Edward.
“Non preoccupatevi.” Rispose Hikari,
raggiungendoli insieme agli altri custodi, meno Dark e Sora. “Gli altri
guardiani e custodi hanno approfittato dei nostri ultimi combattimenti per
portare in salvo tutti quanti. Essendo così tanti, sono riusciti a portare via
tutti in poco tempo.”
“Oh, ecco perché c’erano così pochi
guerrieri.” Fece Jyassmie, sospesa in aria poco lontana da loro. “Ed è un
peccato vedere che siete tornati quasi tutti disgustosamente buoni.”
“Quasi?” chiese Azuki, alzandosi insieme
a Saiko. “Come sarebbe a dire quasi?”
“Sarebbe a dire, cara la mia
traditrice…” cominciò a rispondere una voce, mentre l’ultima traccia di fumo
scompariva, lasciando intravedere Dark tenuto per il collo da Sora. “Che avete
vinto questa battaglia, ma perso la guerra.” Concluse il custode, sorridendo
gelido.
“Sora!” gli urlò contro Riku sorpreso.
“Che cosa significa?!”
“Sora?” ripeté lui, portandosi la mano
libera sotto il mento, come per riflettere. “Ah, giusto! Era il nome di questo
insignificante custode!” esclamò, mentre Jyassmie, Gin, Light, Homunculus,
Crona, e Xadvid s’inginocchiavano attorno a lui.
“Maestro, bentornato.” Fece Homunculus,
senza riuscire a trattenere un sorriso.
“Sora!” urlò Kairi, non riuscendo ad
accettare quello che stava vedendo.
“Chiunque tu sia, lascia andare
immediatamente Dark!” replicò la custode dell’Equilibrio, evocando il Keyblade.
“Chiunque io sia? Hai così poca memoria,
Hikari?” chiese Sora. “Ti sei già dimenticata… di colui che ti ha tolto la
vita?”
I custodi spalancarono gli occhi.
“C-Come sarebbe a dire?!” esclamò
Ichigo, mentre Paperinik tornava al suo aspetto normale, e veniva sorretto da
Paperinika.
“Siete veramente così stupidi da
rifiutare l’ovvio? Io non sono Sora. Io sono l’Oscurità! Io sono Nigrae!”
Kairi cadde in ginocchio. “No… tu
menti…”
“Davvero, principessa?” chiese lui
divertito, per poi evocare la Catena Regale.
“E ora che cosa vuoi fare?” chiese
Shinichi.
“Semplice. Vi dimostrerò che Sora non
tornerà più ad aiutarvi!”
Dicendo ciò, si trafisse il petto con il
Keyblade, che liberò tre luci. Due volarono verso gli altri custodi, prendendo lentamente
la forma di due figure umane, finché ai piedi di Hikari e Kairi non apparvero
Xion e Roxas, privi di sensi. Invece, di fronte a Negrae, la terza luce divenne
una copia trasparente di Sora.
“Ditegli bye bye.” Fece l’Oscurità, per
poi tagliarlo a metà con il Keyblade.
Nessuna scia di luce, o qualsiasi altra
cosa prese il posto del custode, che si dissolse e disperse come polvere al
vento.
“Il suo cuore… è distrutto per sempre!”
Concluse Nigrae, prima di scoppiare a ridere, mentre gli altri custodi
guardavano increduli la scena.
“Sora…” mormorò Kairi, cominciando a
tremare. “SORA!!!”
“Lurido bastardo!” fece Inuyasha,
evocando la sua chiave e partendo all’attacco.
L’Oscurità alzò una barriera tra i due,
ma con sua grande sorpresa il mezzo demone riuscì a superarla senza alcuna
difficoltà.
“Muori!” gli gridò contro l’argenteo,
cercando di colpirlo con il Keyblade.
Nigrae sbuffò, lanciandogli contro Dark
e costringendolo così a interrompere l’attacco.
“Ora che ho finalmente un nuovo corpo
tutto mio, voi custodi non mi fate più alcuna paura. Per di più, Sora ha
superato l’esame di mio figlio, proprio come voi, il che lo rende l’involucro
perfetto per me! Senza contare che era il prescelto di Lucis!”
Riku chiuse le mani a pugno, mentre
Inuyasha portava a terra Dark, lasciandolo alle cure di Hikari.
“Non lo perdonerò.” disse a bassa voce
Kairi, rialzandosi.
Tutti si girarono verso di lei, che
stava venendo avvolta dalla luce.
“Nigrae… hai passato il segno!” urlò,
evocando il Keyblade e puntandolo verso l’alto.
“Che cosa credi di fare, mocciosa?”
chiese Xadvid, divertito. “Nemmeno tutti insieme potete sconfiggerlo.”
“Ne sei sicuro?” replicò la custode,
mentre i suoi occhi perdevano la pupilla, restando completamente bianchi.
Pochi secondi dopo, dal cielo arrivarono
sei raggi di luce, che circondarono la custode. Sotto gli occhi increduli di
tutti, all’interno delle sei colonne apparvero le restanti principesse della
luce.
“Sembra che sia giunta anche per noi
l’ora di intervenire.” Fece Biancaneve, appoggiando una mano sul corpo della
rossa, imitata subito dalle compagne.
“Kairi, tu sei l’unica di noi che può
combattere.” Continuò Jasmine.
“Fagliela pagare per Sora!” esclamò
Alice.
“Usa i nostri cuori.” Disse Aurora.
“La nostra forza.” Aggiunse Belle.
“La nostra speranza.” Concluse
Cenerentola.
Poi tutte si trasformarono in sfere di
luce, che volarono dentro il Keyblade della settima principessa.
L’arma emise ancora più luce, per poi
cominciare a cambiare forma, diventando il Keyblade del Cuore delle Persone,
solo di colore bianco rispetto a quando lo aveva usato Xehanort nel corpo di
Riku.
Kairi abbassò la nuova arma, mentre i
suoi occhi tornavano normali.
“Nigrae…” fece, per poi scomparire e
riapparire alle spalle dell’avversario. “Ora te la vedrai con il potere delle
sette principesse della luce!” urlò, colpendolo in pieno e spedendolo a terra,
provocando una voragine attorno a lui.
“Che cosa?!” esclamò incredula Jyassmie,
evocando il Keyblade e volando verso Kairi, che però la respinse limitandosi a
muovere la mano.
Nigrae si rialzò, sputando a terra un
po’ di sangue, mentre le sue ferite si rimarginavano.
“Però! E io che credevo che non mi
avresti attaccato finché sarei rimasto in questo corpo.”
“Hai distrutto Sora. Quello non è che un
misero involucro!” replicò Kairi, gelida alzandosi in volo. “Il minimo che
possa fare per lui è di impedirti di continuare ad usare il suo corpo!”
Detto ciò, la rossa ripartì all’attacco,
scendendo a tutta velocità, con il Keyblade pronto a colpire.
“Povera stupida, cosa credi di-”
Ma Nigrae s’interruppe quando si accorse
di non potersi più muovere.
Attorno a lui erano apparse delle catene
di luce che lo tenevano fermo dove si trovava.
Incredulo, volto la testa, vedendo Azuki
e Saiko puntargli contro i loro Keyblade.
Prima che potesse dire qualcosa, tutti i
custodi si mossero per attaccare, tranne Hikari che stava cercando di far
riprendere i sensi a Dark, il quale non dava ancora alcun segno di svegliarsi.
“Com’è possibile?” esclamò Nigrae,
digrignando i denti.
“Sei sorpreso, non è vero?” fece Riku,
alzando il Keyblade, creando una sfera di luce, imitato da tutti gli altri.
“Questa è la nostra ira!” urlò Black Star.
“E questa è la nostra vendetta!”
aggiunse Kairi, creando anche lei una sfera, che cominciò subito ad attirare
verso di sé le altre, fondendosi con esse.
“Sparisci!” urlarono tutti insieme,
mentre la principessa raggiungeva l’Oscurità.
Ma questi spalancò gli occhi,
avvolgendosi con il suo elemento, respingendo la magia avversaria e
cancellandola.
“Non sottovalutatemi, esseri inferiori!”
esclamò, distruggendo le catene, scagliando indietro Saiko e Azuki. “Non ho
ancora usato tutto il mio vero potere.”
“Maledizione… Così non va bene!” fece
Hikari.
“Non possono batterlo…” mormorò l’incarnazione
dell’Equilibrio, riaprendo gli occhi.
“Dark!” esclamò la ragazza, aiutandolo a
mettersi seduto.
“Mio padre ora ha un corpo come quello
dei custodi… in più, Sora aveva superato il mio esame. Quindi solo il suo
corpo, a differenza di prima, è allo stesso livello degli altri.”
Dark poi spostò lo sguardo verso Roxas e
Xion, ancora privi di sensi.
“Dobbiamo andarcene… Se rimaniamo qui,
ora come ora non abbiamo molte possibilità. In più, siamo ancora stanchi per
via degli scontri che abbiamo affrontato prima…”
“Allora è meglio non perdere tempo.”
Disse una voce.
Dark e Hikari alzarono lo sguardo verso
il cielo, vedendo tre varchi aprirsi, lasciando uscire Terra, Aqua e Ventus, coperti
dall’armatura e a cavallo dei loro mezzi. La
Master e Ven andarono verso i due
Nessuno, prendendone uno a testa, mentre Terra atterrò di fronte ai due custodi
dell’Equilibrio.
“Siete in grado di aprire un varco per
portare via tutti?” chiese, liberandosi dell’armatura.
Dark e Hikari annuirono, per poi evocare
il Keyblade.
Kairi atterrò al fianco di Riku, decisa
a non arrendersi.
Nigrae, invece, si girò verso di loro,
mentre i suoi custodi lo raggiungevano.
“Poveri stolti.” Disse. “Nonostante la
rabbia che vi muove, non potete nulla contro di me. Arrendetevi di fronte alla
verità!”
“Verità?!” sputò Edward. “Come potremmo
arrenderci di fronte a essa? Tu hai ucciso un nostro amico! Non possiamo
perdonarti per questo!”
Ma prima che qualcun altro potesse
parlare, dietro ciascuno di loro si aprì un varco.
“Che cosa-?” esclamò Ichigo, mentre il passaggio
lo avvolgeva, assieme agli altri.
Nigrae rimase fermo ad osservarli
sparire uno a uno, finché non spostò lo sguardo verso Dark e Hikari, e poi su
Terra, Aqua e Ventus.
“Quindi per stavolta scegli la
ritirata?” chiese.
“Non sono uno stupido.” Replicò
l’incarnazione dell’Equilibrio. “Ma sappi che mi assicurerò di fartela pagare
molto cara. Sora non c’entrava nulla con noi due, non dovevi coinvolgerlo.”
Nigrae sorrise.
“E va bene Dark! Allora ci sfideremo
durante la guerra!”
Il custode aprì un varco anche intorno a
loro.
“Contaci… e lì ti eliminerò con le mie
mani.” Dichiarò, scomparendo.
L’Oscurità sorrise, per poi girarsi
verso i suoi custodi.
“Andiamo. Abbiamo un’ultima cosa da fare
prima di dirigerci sulla Terra.” Fece.
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Isa cadde a terra, incapace di
rialzarsi.
Xehanort fece un passo indietro,
osservando tutta la sua organizzazione sconfitta.
“Com’è possibile…” fece, osservando le
figure di fronte a lui. “Come hai fatto, Sora?”
“Sora?” ripeté Nigrae. “Sembra proprio
che questa scena oggi si ripeta spesso…”
Senza aggiungere altro, si alzò in volo,
dirigendosi verso la poltrona più alta.”
“Io non sono Sora.” Disse, sedendosi.
“Mio caro Xehanort, io sono colui che tu hai stupidamente creduto per tanto
tempo di poter dominare. Io sono l’Oscurità stessa. Io sono Nigrae.”
“L’Oscurità?” ripeté incredulo il
Master. “Non è possibile! E perché hai l’aspetto di Sora?!”
“Semplice, vecchio.” Fece Jyassmie,
accennando al precedente aspetto di Xehanort. “Perché quello è il corpo di
Sora. Il nostro maestro se n’è impadronito, distruggendo il cuore del suo
vecchio proprietario.”
“Jyassmie! Xadvid! Homunculus! Che cosa
significa tutto questo?!”
“Semplice: abbiamo deciso di stare dalla
parte del più forte.” Rispose il Nessuno.
“E credete davvero che uno che si fa
passare per una forza sia il più forte? Probabilmente Hakai lo avrebbe già
annientato se fosse stato qui!”
“Oh, non credo proprio.” Replicò Nigrae,
sorridendo e incrociando le gambe. “Ad ogni modo, Xehanort, d’ora in poi tu e
la tua organizzazione starete sotto i miei comandi.” Aggiunse, prima di
riprendere come se si fosse ricordato qualcosa di importante. “Ah, dimenticavo:
giusto per distruggere tutte le tue speranze, sappi che Hakai è mio figlio.”
Capitolo 82 *** Flashback Kairi: gioco mortale? ***
Equilibrio - Capitolo 81: Flashback Kairi: gioco mortale?
Ed
eccomi qui con il nuovo capitolo!
Dunque, è finita! La Saga dell'Esame dell'Equilibrio ha visto la sua
conclusione con il precedente capitolo, e le conseguenze sono state ben
peggiori di quanto fosse possibile immaginare.
Sora, il primo dei nuovi eroi del Keyblade, è caduto, e ora il suo corpo è in
possesso di Nigrae, che si prepara alla guerra! Ma prima di passare alla saga finale di
questa storia, diciamo che mentre
continuo a radunare le idee, vi lascerò qualche capitolo
"filler". O
meglio, questi capitoli (non so ancora quanti saranno esattamente)
rivelerrano alcuni punti oscuri nella trama, oltre che rivelare qualche
dettaglio per la guerra. Perciò sono a tutti gli effetti dei
capitoli, anche se si tornerà un po' indietro con gli eventi XD.
Ordunque, ringrazio Liberty89 (sempre Fly89) per avermi fatto da beta reader e passo alle recensioni!
@ fria: Beh, qualche evento da
shock dovevo inserirlo, e cosa meglio della fine del precedente
protagonista? XD. Gli altri custodi... chissà, di certo Nigrae
non cederà tanto facilmente il suo bottino... @ Jimmopolis: Non posso dirti
come reagirà Lucis, ma diciamo che questo evento di certo
avrà ripercursioni pesanti in tutto l'universo. Ora Nigrae
è più forte che mai, e i custodi della Luce hanno perso
un più che valido alleato... Per Hakai, rivelerò tutto
durante la guerra, perciò dovrai aspettare ancora qualche
capitolo per sapere che cos'ha pensato la mia mente pazzoide XD.
Xehanort invece... già, diciamo che il suo orgoglio ha subito un
brutto colpo XD: @ Armitrael: Wow, speravo di
aver scritto un bel capitolo, ma non pensavo a questi livelli XD. Ti
ringrazio, e in effetti ammetto che Nomura è stato fonte
d'ispirazione per ideare una trama così controversa e contorta
XD. Tuttavia devo smentirti: Dragon Ball, Naruto e One Piece sono
già apparsi nella storia (Naruto nei primi capitoli, Dragon Ball
verso metà e One Piece ha adirittura un'intero special tutto per
lui, oltre al fatto che Rufy ha partecipato all'esame per diventare
Master del Keyblade, anche se non come candidato XD. E per uno di
questi... Spoiler XD.
Invece Sora... ahime, è finita XD... o forse no? A voi l'ardua scelta XD
Per i tuoi dubbi: Light e Rexenet sono sulla Terra, ad occuparsi dei
custodi che stanno giungendo da tutto l'universo. Ma non temere, manca
poco al loro ritorno.
Kairi aveva evocato l'X-Blade in una circostanza speciale, ma non era
diventato suo. Questo invece è il Keyblade più adatto,
visto che effetivamente è proprio quello delle sette principesse.
Per i custodi in armatura... non credo, non voglio stare a ideare un'armatura per ogni singolo custode XD.
Il capitolo dove Hikari muore rimarrà il centro della fan
fiction, perciò sono contento che nonostante tutto, resti
superiore a tutti gli altri. E comunque, modestia a parte, concordo che
il precedente capitolo è stato epico XD @ Liberty89: *fa scoppiare una bomba* Eh già, il botto è stato un Signor Botto! XD
Ti chiedo scusa, so che questo capitolo, con i suoi continui cambi di punti di vista, ti ha fatto impazzire nel betaggio XD
Devo dire che come prova finale, l'idea di rendere oscuri i nostri eroi
è stata magistrale (quanta modestia, vero? XD). E si sa, i
cattivi sono sempre migliori dei buoni ù.ù. E Sora,
essendo forse la rappresentazione stessa della bontà e
ingenuità, e giustamente diventato uno dei cattivi peggiori di
sempre ù.ù XD
Topolino, Paperinika e Superpippo che usano le armi del re e dei suoi
due amici era necessaria per non renderli ancora più inutili.
Inoltre, a parte Paperina, era praticamente sempre loro a combattere XD.
E già... questa battaglia non finale ha visto l'arrivo di un
sacco di personaggi più e meno importanti... tranne Kuzko, che
sinceramente è caduto quasi per sbaglio dentro il varco XD.
Ammettilo, non avresti mai pensato ad Azuki come Blue Ranger, vero? XD.
E Reborn... in fondo non poteva essere davvero cattivo XD (o meglio,
non poteva essere cattivo tra i cattivi XD).
Xadhoom... inizialmente pensavo di mantenerla in vita, ma la sua fine
anche nella storia originale era troppo ben fatta per rovinarla
definitivamente... perciò a malincuore ho dovuto fare tale
scelta ù.ù. E se non avessi fatto così, Pikappa
non avrebbe fatto paura a nessuno XD.
Ormai mi conosci... la mia mente malata può generare idee talmente assurde da risultare perfette e inaspettate XD.
E già, Sora è diventato il nuovo contenitore di Nigrae...
tranquilla, Riku ha già dato con Ansem, non potevo usarlo
nuovamente nello stesso ruolo XD. E io non ho limiti nella cattiveria
ù.ù
Anche Kairi ha i suoi limiti di tolleranza, e distruggere il cuore di
Sora temo sia oltre a codesti limiti XD. E comunque, la Kairi di
Equilibrio è ben diversa dall'originale XD.
Per Sora... temo proprio che questo sia un addio... anche se forse,
qualcosa riuscirà ancora a combinarla... chissà XD
E concordo... ora un vero cattivo ha preso il comando di tutto,
mettendo in secondo piano uno che alla fine, non vuole fare altro che
studiare XD.
La vera identità di Hakai è stata sì una bomba, lo
ammetto... e vedrai, quando spiegherò il tutto, la bomba
sarà niente in confronto XD (o almeno, lo spero XD).
No... nemmeno io farei una cosa del genere XD. (Ansem e Malefica... brrr...)
Bene, e ora... direi di lasciarvi al capitolo! Buona lettura a tutti!
Sora aprì lentamente gli occhi, portandosi immediatamente una mano al viso per
coprirsi dalla luce intensa che lo stava colpendo.
Il rumore delle onde del mare giunse alle sue orecchie, mentre la vista
diventava più chiara, rivelando al suo sguardo un tramonto conosciuto.
“Queste… sono le Isole del Destino…” mormorò, alzandosi da terra e guardandosi
attorno.
Si trovava sulla piazzetta su cui sorgeva l’albero dei frutti di paopou dov’era
solito guardare l’orizzonte assieme a Kairi e Riku, ma ora era da solo. Non
c’erano neanche uccelli in cielo, e nessun pesce che guizzava fuori dall’acqua.
Era da solo, con il mare che pareva estendersi all’infinito.
“Che cos’è successo…? Stavo parlando con Dark e-”
“E hai perso.” Rispose una voce, che fece girare di colpo il custode,
trovandosi a fissare Xion, che lo guardava con occhi tristi.
“Nigrae si è impossessato del tuo corpo. Probabilmente questi saranno i tuoi
ultimi minuti. Ti sei rifugiato nel tuo cuore per salvarti, ma l’Oscurità lo
distruggerà presto.”
Sora la osservò per un istante, dopodiché annuì silenziosamente.
“Capisco… Quindi questa è la mia fine?”
“Mi dispiace.” Disse Roxas, raggiungendoli dal ponte. “Ma non possiamo fare
niente per evitarlo.”
Il castano guardò entrambi, per poi sorprendersi quando il suo Nessuno gli
offrì un gelato al Sale Marino.
“Non l’abbiamo mai preso insieme.” Spiegò lui, dandone uno anche a Xion, per
poi dirigersi sul tronco che tagliava in due la piazza, sedendosi e imitato
subito dalla compagna.
Il keyblader fissò il gelato, sfoggiando un sorriso amaro, poi raggiunse i due,
mettendosi nel mezzo e cominciando a mangiare.
I tre rimasero in silenzio per diversi minuti.
“Sapete… Forse c’è ancora qualcosa che posso fare.” Disse Sora, alzando lo
sguardo.
“Che cosa?”
“Se mi trovo dentro Nigrae… Vuol dire che posso accedere ai suoi ricordi, come
lui può fare lo stesso con me. Potrei trovare una soluzione per uscire da
questa situazione, o almeno, un modo per permettere a Dark e agli altri di
vincere.”
“Dubito che potrai accedere ai suoi ricordi così facilmente.” Fece notare
Roxas.
“Non lo saprò finché non ci proverò.” Replicò Sora, saltando giù dal tronco,
per poi dirigersi verso il confine della piazza, evocando il Keyblade.
“È la mia ultima possibilità. Devo tentare il tutto e per tutto!”
Xion e Roxas sorrisero di fronte alla sua tenacia e lo raggiunsero, evocando
anche loro la Catena Regale.
“Allora ti aiuteremo.” Risposero all’unisono, poi puntarono i tre Keyblade
nella stessa direzione, facendo apparire una serratura, da cui cominciò a
uscire una luce che li investì.
Capitolo 81: Flashback Kairi: gioco
mortale?
Quando
Kairi uscì dal varco, si ritrovò in mezzo a un enorme prato pieno di fiori.
“Uao…” fece meravigliata, guardandosi attorno mentre avanzava. “Questo posto è
davvero bello!”
Pochi minuti dopo, raggiunse quello che sembrava il bordo della strada, oltre
il quale c’era un dirupo, di cui non si vedeva il fondo. Anzi, sembrava esserci
un cielo anche sotto.
“Che
strano…” commentò, girandosi. “Però sembra tutto a posto. Non vedo né Heartless
né Nessuno… né nessun altro nemico.”
“Ehi, tu!” urlò una voce.
La custode si girò, vedendo un ragazzo dai capelli castani tendenti al rosso,
con addosso un’armatura scarlatta e una spada in mano, correre verso di lei.
“Scappa!!!”
Kairi lo guardò, non sicura di aver sentito bene.
Ma quando, qualche secondo più tardi, alle spalle del ragazzo apparve una
creatura vagamente simile a un rinoceronte, solo che questa era cinque volte
più grande e ricoperta per tutta la schiena da corna, fu costretta a confermare
quanto aveva capito.
“E quello che razza di Heartless è?” esclamò la principessa, mentre il ragazzo
era in procinto di raggiungerla.
“Che cosa ci fai lì impalata? Quel mostro è almeno di livello 60, non possiamo
competere contro di lui da soli!”
“Livello 60?” ripeté Kairi, inclinando la testa da un lato, mentre sul suo
volto appariva un’espressione interrogativa. “Che cosa significa?”
Il ragazzo, che in quel momento la stava superando, cadde a terra per lo
stupore.
“Che cosa?!” esclamò, rialzandosi subito. “Non mi pare il momento adatto per
scherzare!”
Ma s’interruppe quando il mostro si fermò di fronte a loro, ruggendogli contro.
“Maledizione…” continuò lo sconosciuto, brandendo la propria spada. “Non ho
altra scelta…”
“Come mai ti sta inseguendo?” chiese la rossa.
“Che razza di domanda è?! M’insegue perché vuole eliminarmi, no?”
“Questo l’avevo capito anch’io… ma perché vuole eliminarti?”
“È un mostro! Cosa dovrebbe fare? Invitarmi a bere un tè?”
“E perché no? Sora mi ha raccontato di una bestia che ha invitato una donna a
ballare.” Ridacchiò lei.
“Come scusa?” chiese lui, per poi scuotere la testa. “Ah, non importa! Sbrigati
a sguainare la tua spada!”
“La mia spada? Io non ho una spada.” Rispose tranquilla Kairi.
“Beh, se vuoi morire per fare queste battute, fai pure, io venderò cara la
pelle!”
La ragazza sorrise, per poi alzare la mano.
“Temo tu abbia frainteso. Non ho detto che non combatterò. Ho solo detto che
non ho una spada.”
“E allora che cosa userai? Degli spilli?! Non vedo nessuna arma con te!”
“Certo che no. Hai mai sentito parlare…” replicò lei, creando una sfera di
fuoco. “di magia?”
Il ragazzo spalancò gli occhi increduli, osservando Kairi colpire in pieno il
mostro con il fuoco, che lo avvolse, fino a disintegrarlo in migliaia di pezzi,
che si dissolsero nel nulla l’attimo seguente.
“Uh? Che strano… perché è scomparso così?” fece lei, abbassando la mano.
“Come… Come hai fatto?” chiese il ragazzo.
“Oh, ti riferisci alla magia? So che può sembrare strano, ma io posso usarla
e-”
“Come hai fatto a usarla qui, intendo!” urlò lui.
“Come?”
“Dovrebbe essere impossibile usare qui la magia! Non è stata programmata!”
“Programmata? Ma perché parli come se fossimo in un computer?”
Il castano la guardò male.
“Senti ragazza, non so che cosa ti passa per la testa, ma…”
Tuttavia il ragazzo si fermò, guardando la testa della custode.
“Che succede?”
“Il tuo indicatore… dov’è il tuo indicatore?!” esclamò in preda al panico lui,
puntandogli contro la spada.
“Il mio indicatore? Di che cosa stai parlando?”
“Tutti i giocatori ne hanno uno! E se tu non ce l’hai… significa che sei un
nemico!” urlò, partendo all’attacco.
Kairi si buttò di lato, riuscendo ad evitare il colpo di spada.
“Ehi, che ti prende?! Vuoi uccidermi?!”
“Se non lo faccio io, lo farai tu. Non mi aspettavo avessero programmato nemici
in grado di interagire con noi giocatori fino a questo punto. Spero almeno di
riuscire a droppare un po’ di oggetti utili dalla tua sconfitta!”
Senza dire altro, si lanciò ancora all’attacco.
Questa volta, però, Kairi alzò la mano, evocando il Keyblade e parando
l’offesa.
“Cosa? E quella che razza di spada è?”
“Non è una spada. È un Keyblade. Dovresti sapere che cos’è, no?”
“Keyblade? Mai sentito nominare! Né in questo mondo… né nel mio!”
Kairi spalancò gli occhi.
“Aspetta…” disse, saltando indietro. “Stai dicendo che non sei di questo
mondo?”
“Certo che no, come tutti gli altri giocatori. Cos’è, voi programmi non lo
sapete?”
“Temo che qui ci sia un grosso equivoco…” mormorò la custode, facendo
scomparire l’arma. “Io non sono un programma. Sono una custode del Keyblade.”
“Uh? E con ciò?”
La ragazza sospirò.
“I custodi del Keyblade sono persone che vanno in giro per l’universo. Ne
esistono diverse categorie, ma principalmente si dividono in custodi della Luce
e dell’Oscurità. Il mio caso è un po’ speciale. Oltre a essere una custode
della Luce, sono anche una principessa della Luce, ovvero una delle sette donne
con il cuore privo di oscurità. E in più, di recente, sono diventata una Master
del Keyblade.”
Il ragazzo la guardò in silenzio per qualche secondo.
“Luce? Oscurità? Ma di che cosa stai parlando? E come sarebbe a dire che vai in
giro per l’universo? Non esistono astronavi così potenti.”
Kairi alzò una mano, aprendo il varco.
“Non abbiamo più bisogno di un mezzo di trasporto, se non per riposarci.”
Spiegò. “Attraverso questi varchi, possiamo cambiare mondo liberalmente. È così
che sono giunta qui.”
“Vuoi dire che tu puoi andartene da questo mondo liberamente?! E potresti far
passare anche altre persone attraverso quel varco?”
“Sì, è così, ma dobbiamo seguire delle regole.” Rispose lei, chiudendo il
passaggio. “Mi dispiace, ma non posso farti lasciare questo mondo. Nemmeno se
tu non sei originario di questo.”
“Come sarebbe a dire?! Questo mondo è pericoloso, l’hai visto anche tu! È pieno
di mostri come quello, anche più pericolosi! Non puoi lasciarci qui!”
“Credimi… Il mostro più pericoloso che puoi incontrare qui, è meno potente di
quelli che potresti trovare nel tuo mondo.”
“Cosa? Nel mio mondo non esistono mostri!”
“Mi dispiace doverti dare questa notizia, ma il tuo mondo potrebbe anche non
esistere più.” Disse schietta Kairi.
Il ragazzo sgranò gli occhi.
“Che cosa vuoi dire?”
“Non so perché qui il messaggio di Aqua non è arrivato… ma l’universo è in
guerra totale. Molti mondi sono stati distrutti, molti altri sono caduti sotto
l’oscurità… Noi custodi stiamo facendo il possibile per salvarli, ma sfortunatamente,
le nostre controparti sono forti quanto noi… Senza considerare la presenza
delle tre entità.”
“Le tre entità?”
“Luce, Oscurità ed Equilibrio. Sono reali. Io stessa ho viaggiato con
l’Equilibrio per diverso tempo, assieme ad altri custodi.”
“Tu sei pazza… Sì, non c’è altra spiegazione… Non è possibile distruggere un
mondo reale… Insomma, solo Goku e pochi altri-”
“Oh, conosci anche tu Goku?” fece Kairi, leggermente sorpresa. “Noi abbiamo
viaggiato per un po’ di tempo anche con sua nipote, Pan…”
“Non vorrai farmi credere che esistono realmente?!”
“Certo che sì. E dalla tua reazione, ne deduco che anche da voi sia arrivato
come un fumetto, giusto? Ad ogni modo, per rispondere alla tua domanda…
l’Equilibrio ha distrutto un mondo sotto i nostri occhi. Disabitato, ma pur
sempre un mondo. E l’ha fatto in pochi istanti.”
“Però… sono sicuro che il nostro mondo esiste ancora! Altrimenti io sarei
morto!”
“Come sarebbe a dire?”
Il castano sospirò. “Immagino di doverti spiegare esattamente dove ti trovi,
anche se fatico ancora a crederti… Ti trovi dentro un videogioco, ‘Sword Art
Online’. Io, insieme ad altri diecimila giocatori circa, l’ho iniziato
ormai più di un anno e mezzo fa.”
“Un videogioco? Ma questo mondo sembra reale!”
“Infatti è stato progettato proprio per essere così. Noi giocatori siamo
entrati grazie a dei caschi speciali, che hanno digitalizzato la nostra mente.
Doveva essere un gioco come tanti altri, ma… non appena tutti i giocatori si
sono connessi, il creatore del gioco, Akihiko Kayaba, è apparso di fronte a
noi, rivelandoci che non saremmo potuti tornare nei nostri veri corpi finché il
gioco non sarebbe stato completato. In poche parole, il nostro vero corpo in
questo momento probabilmente si trova in un letto di una stanza d’ospedale,
incapace di muoversi.”
“E non possono richiamarvi dal vostro mondo? Si tratta pur sempre di un
programma, no?”
“Purtroppo non è così. Kayaba ha fatto in modo che se qualcuno tentasse di
disconnetterci forzatamente, il casco che indossiamo ci friggerebbe il cervello
con delle microonde, uccidendoci. E lo stesso succede se moriamo nel gioco.”
Spiegò lui, con un sorriso amaro.
“È orribile…” commentò incredula Kairi.
“Adesso, dei diecimila giocatori, siamo rimasti intorno ai settemila. Molti di
noi si sono arresi, decidendo di passare qui il resto della loro vita, come se
fosse il loro vero mondo… Ma io no!” urlò. “Io aiuterò a completare questo
gioco, in modo da poter tornare nel nostro vero mondo! Senza contare che c’è
una pizza che mi aspetta da quando mi sono connesso.” Concluse, ridendo.
“Dove posso trovare questo Kayaba?”
“Ah, se lo sapessimo avremmo cercato di fare qualcosa… ma ignoriamo se si trova
in questo o nell’altro mondo.”
“Come si conclude questo gioco?”
Il ragazzo indicò una torre che si trovava a qualche chilometro di distanza.
“Dobbiamo superare i Dungeon, livelli pieni di mostri, per arrivare alla stanza
del boss. Una volta sconfitto lui, possiamo accedere al piano successivo. In
totale ci sono cento piani. Ora siamo arrivati intorno al sessantesimo, non ne
sono sicuro. In questo momento ci troviamo al ventiduesimo piano, ma è
possibile teletrasportarsi su qualsiasi piano raggiunto grazie al Teleport che
si trova in ogni città.”
“Dov’è la città più vicina?”
“Alla base di quella torre. Ma perché? Hai forse intenzione di aiutarci a
completare il gioco?”
“No. Andrebbe contro i miei doveri. Sono venuta qui perché potrebbe esserci una
forza oscura. E sono sicura che quella forza si troverà sicuramente all’ultimo
piano. Probabilmente si è impossessata del boss finale.”
“I tuoi doveri?”
“Come custode della Luce, devo eliminare l’oscurità prima che questa
s’impossessi di un mondo. Inoltre, più nemici elimino ora, meno nemici ci
saranno nella guerra finale dell’universo, la seconda guerra del Keyblade.”
“Guerra del Keyblade? E ce n’è già stata una?!”
“La prima ha provocato la creazione dell’universo così come lo conosciamo oggi.
La seconda è stata iniziata dall’Oscurità… o meglio, da Master Xehanort, il cui
obiettivo è riscrivere l’universo, cancellando quello attuale.”
“Vuoi dire che… tutto quello che conosciamo…”
“Sparirebbe. Sì, purtroppo è così, ma noi non ci arrendiamo. Un mio amico ha
già salvato due volte l’universo. Adesso che siamo tutti insieme, lo salveremo
senza ombra di dubbio.”
Il ragazzo la guardò incredulo, per poi sospirare.
“Cavoli, e io sono rinchiuso in questo gioco mentre fuori c’è letteralmente la
fine del mondo. Beh, allora permettimi di lasciarti una raccomandazione:
all’ultimo piano raggiunto, incontrerai sicuramente un ragazzo che combatte da
solo. Si chiama Kirito. Digli che ti manda Klein! Saprà aiutarti nella tua
missione.” le disse, sorridendole.
La custode annuì, per poi girarsi.
“Aspetta… non mi hai ancora detto come ti chiami!”
Lei si alzò in volo.
“Mi chiamo Kairi.” Rispose, per poi volare via, diretta verso la torre,
lasciando un incredulo Klein dietro di lei.
“S-Sa anche volare?!”
La keyblader volò il più velocemente possibile, finché i prati che scorrevano
sotto di lei non si trasformarono prima in sentieri e poi in case.
Atterrò in quella che doveva essere una piazza, sotto gli sguardi increduli di
decine di persone.
Ignorandoli, cominciò a guardarsi intorno, alla ricerca del Teleport di cui gli
aveva parlato Klein.
“Mi sarei dovuta far dire che aspetto ha…” mormorò, poco prima di ritrovarsi
una spada puntata sul collo.
“Non fare un passo.” Disse una voce, appartenente a un uomo che indossava
un’armatura integrale. “Chi sei? Come hai fatto a entrare in città senza essere
un giocatore?”
Kairi non rispose, limitandosi a buttarsi di lato ed evocare il Keyblade per
parare l’affondo che il cavaliere eseguì l’attimo dopo aver posto al domanda.
“Il mio nome è Kairi, è sono una custode del Keyblade.” Rispose, allontanando
la spada dell’avversario e mostrando la sua arma. “Sono qui solo di passaggio,
sto cercando il Teleport.”
“E perché un programma come te dovrebbe usare il Teleport?”
“Non sono un programma. Vengo, come voi, da un altro mondo. Solo, non il
vostro.”
“Come sarebbe a dire?”
“Non ho voglia di spiegare di nuovo tutto quanto. Vi basti sapere che sono qui
solo per una mia missione, dopodiché me ne andrò. Ma per portarla a termine,
devo raggiungere l’ultimo piano.”
“Qual è la tua missione?” chiese uno di loro.
La ragazza alzò il Keyblade.
“Eliminare l’oscurità prima che anche questo mondo venga distrutto, com’è
purtroppo successo a molti altri. Vi consiglio di tenervi pronti, perché presto
potreste ritrovarvi a combattere contro nemici di cui non immaginate nemmeno il
potere. Esseri incapaci di provare pietà, il cui scopo è unicamente quello di
prendere il vostro cuore, trasformandovi in loro compagni.”
“Come sarebbe a dire che i mondi sono stati distrutti?”
“Ho saputo che voi siete bloccati qui da più di un anno. Probabilmente è per
questo che non ne sapete nulla. L’universo è entrato in guerra, e rischia di
venire distrutto. Io, assieme ad altre persone come me, stiamo cercando di
impedirlo.”
“Tu? Non mi sembri tanto forte, sai?” disse un uomo altro in armatura,
avvicinandosi con la spada sguainata. “Non hai nemmeno un elemento protettivo
addosso!”
Kairi alzò la mano, creando una sfera di fuoco.
“Non ne ho alcun bisogno. Anche perché contro i nemici che affronto, qualunque
protezione è inutile. Solo il Keyblade e la magia possono colpirli, oltre a
qualche particolare arma. Ma per il resto, sono immuni a tutto.”
“Quella… Quella è magia?!” esclamarono diversi di loro.
“Impossibile, non esiste la magia in questo gioco!”
“Vi ho già detto che non appartengo a questo gioco.” Continuò la rossa. “Ora,
se mi dite dove posso trovare il Teleport e raggiungere così l’ultimo piano
disponibile, me ne vado.”
“Ti accompagno io.” Disse una voce femminile, appartenente a una ragazza dai
capelli rosa, che indossava un abito rosso.
Kairi la guardo leggermente sorpresa.
“Sakura?” fece, associandola per un istante alla ninja.
“No, il mio nome è Liz.” Rispose lei, sorridendo.
La custode scosse la testa, ricambiando il sorriso. “Scusami… solo che somigli
incredibilmente a un’altra persona che ho incontrato un po’ di tempo fa. Il mio
nome è Kairi.”
La ragazza continuò a sorridere.
“Allora, il Teleport è laggiù.” Disse, indicando una piattaforma al confine
della piazza. “Devi andarci sopra e nominare il numero del piano. Se vuoi posso
accompagnarti. Sono tornata da poco dall’ultimo piano raggiunto, perciò se vuoi
posso farti da guida.”
“Ti ringrazio. Però in caso di pericolo, dovrai tornare indietro,
abbandonandomi, chiaro?”
“Mi sembra di sentir parlare Kirito.” Ridacchiò Liz.
“Di nuovo quel nome…” fece Kairi. “È così famoso?”
“Oh, sai già di lui?”
“La prima persona che ho incontrato qui mi ha detto di andare a incontrarlo. Tu
lo conosci?”
“Direi di sì, visto che ho forgiato una delle sue spade. A proposito, non ho
mai visto la tua. È davvero strana, con quella forma a chiave.”
“Questo si chiama Keyblade, un’arma leggendaria impossibile da copiare. Solo
coloro che si dimostrano degni a Lucis o all’Oscurità possono usarla.”
“Lucis?” chiese Liz, mentre si avviavano al Teleport.
“La Luce stessa.”
“Vuoi dire che esiste qualcosa che rappresenta la Luce?!”
“Non che la rappresenta… è proprio l’essenza stessa della luce. E suo figlio è
un mio amico.”
“Amico… come amico, o come ragazzo?” chiese l’altra, guardandola con sguardo
malandrino.
A sentir ciò, Kairi scoppiò a ridere, attirandosi di nuovo gli sguardi di tutti
addosso.
“Dark non è nemmeno lontanamente il mio ragazzo. Anzi, credo che mia sorella
potrebbe torturarti per quello che hai appena detto. Dark è suo, e di
nessun’altra. In fondo, è anche l’unica disposta a sopportare il suo
carattere.”
“Così difficile?”
“Aveva rinunciato all’amore.” Disse Kairi, facendosi seria. “Ci aveva
rinunciato, rimanendone privo. Ha dovuto torturare quasi a morte mia sorella
per poterlo recuperare parzialmente.”
“Torturare?!” disse rabbrividendo Liz.
“Non era in sé. Suo padre lo controllava. Quando si è reso conto di quel che ha
fatto, non è stato in grado di riprendersi facilmente.”
“Oh…”
Le due raggiunsero il Teleport, salendoci sopra.
“Livello Sessantatré!” urlò Liz.
Intorno alle due comparve una forte luce, che impedì loro di vedere qualsiasi
cosa. Quando scomparve, la città attorno a loro era cambiata, come anche le
persone.
Kairi si mosse per far sparire il Keyblade, ma Liz la fermò.
“Tienilo in mano.” Le sussurrò. “Darai meno nell’occhio. Qui non è normale
viaggiare disarmati, a meno che, come me, non fai qualche lavoro. Ma dubito che
qui qualcuno ti conosca, a differenza di me.”
“Va bene.” Rispose la custode, tenendo la sua arma in mano, allontanandosi dal
Teleport.
“Allora, dove si trova Kirito?”
“Se lo conosco sufficientemente bene, adesso sarà in un Dungeon a livellare.
Non pensa ad altro se non a diventare più forte.”
“Livellare?”
“Tu non sai proprio come funziona questo videogioco, vero?” chiese Liz,
guardandola leggermente storta.
“A dir la verità non ho mai nemmeno visto un videogioco. Da dove vengo io, la
cosa più tecnologica è la lampadina.”
“EH?!?!” esclamò incredula la ragazza, facendo un passo indietro e guardandola
come se fosse una pazza.
“Poi quando il mio mondo è stato distrutto, mi sono ritrovata catapultata in
molti mondi diversi, ognuno con persone e oggetti unici. Anche se a essere
sincera, il mio primo viaggio è stato un po’ particolare, visto che non ero nel
mio corpo.”
“Cosa vuoi dire?”
“Non è una cosa che si sa nei mondi… ma la nostra anima risiede nei nostri
cuori. Non intendo il cuore fisico, un altro cuore. È quello che decide se sei
vivo o no, se sei della luce o dell’oscurità. Il mio cuore è stato scacciato
dal mio corpo, venendo preso involontariamente in custodia da uno dei miei
primi amici, Sora. È stato lui a viaggiare tra i mondi, e io con lui. Il mio
corpo, invece, rimase in balia delle tenebre.”
“E come ha fatto a tornare tutto a posto?”
“Sora, a un certo punto, scoprì la verità. Dopo aver creduto di aver sconfitto
il nemico, si è trafitto al cuore, liberandomi.”
“V-Vuoi dire che è mo-”
Kairi scosse la testa. “Il suo cuore è molto forte. È riuscito a tornare
indietro.”
“V-Vuoi dire che è tornato in vita?!” esclamò incredula Liz. “È possibile?!”
“Non era proprio morto. Semplicemente, il suo cuore l’ha abbandonato per
qualche minuto, ma non essendo puro, si era trasformato in Heartless,
mantenendo tuttavia la sua coscienza. E infine, è riuscito a riprendere le sue
vere sembianze.”
“Mi sembra di capire che tu e questo Sora siate più che amici, eh?” dedusse la
ragazza, facendo leggermente arrossire la custode.
“Beh, siamo molto amici… ma al momento nulla di più, credimi! Anzi, lui adesso
si trova in un altro mondo.”
“Ma come fate a viaggiare? Insomma, non credo voliate anche nello spazio…”
“Abbiamo dei passaggi speciali che ci permettono di raggiungere qualsiasi
mondo.”
“Uao… Dev’essere fantastico…”
“Non è tutto rosa e fiori. Vedere distruggere un mondo… è una cosa che non
auguro a nessuno.”
“Liz!” urlò una voce, attirando l’attenzione delle due.
Si trattava di una ragazza dai lunghi capelli castano chiaro, con addosso una
veste bianca e rossa e una spada simile a un fioretto riposta nel fodero appeso
al vestito, che stava correndo verso di loro.
“Asuna!” rispose Liz, salutandola con la mano.
“Come mai di nuovo qui? Credevo saresti tornata al tuo negozio.”
“Ho voluto accompagnare Kairi.” Rispose lei, indicando la custode, che le porse
la mano.
“Piacere di conoscerti.” Disse.
Ma Asuna restò ferma al suo posto, guardandola dubbiosa.
“Chi sei?” chiese, portando la mano all’elsa della spada. “Non hai né
indicatore né barra degli HP.”
“Non sono una nemica, ti basti sapere questo, ma preferirei non dover spiegare
di nuovo il tutto a una folla. Andiamo in un posto più isolato. Se può farti
stare più tranquilla, puoi tenere tu il mio Keyblade. Se tenterai di
attaccarmi, non ne avrò bisogno per difendermi.” Fece la custode, porgendole la
sua arma.
“Keyblade?” ripeté Asuna, osservando la strana spada di fronte a lei, per poi
scuotere la testa. “Non ce n’è bisogno. Lo stesso vale per me: se mi
attaccherai, non esiterò a rispondere.”
“Allora direi che siamo a posto!” cercò di intervenire Liz.
Kairi sbuffò, per poi abbassare il Keyblade.
“Per quanto ancora devo tenerlo così?” si lamentò, guardando la rosa.
“Uhm… forse posso aiutarti.” Rispose lei, per poi muovere la mano davanti,
facendo apparire uno schermo olografico, che cominciò a far scorrere muovendo
le dita. “Ecco, prova questo.” Disse, premendo un’icona.
Pochi secondi dopo tra le sue mani apparve un piccolo oggetto rotondo,
provvisto di diverse spille.
“Girati un attimo per piacere…” continuò Liz, per poi mettere l’oggetto sulla
schiena della custode. “Fatto. Ora dovresti poter appoggiare il tuo Keyblade
sulla schiena senza che cada.”
Kairi la guardò sorpresa, per poi alzare il Keyblade velocemente, facendolo
ruotare a mezz’aria e lasciandolo scivolare sulla schiena, dove rimase fermo.
“Ehi, funziona!” Disse lei, sorridendo, per poi guardare le due ragazze.
“Non sei una principiante con la spada, eh?” fece Asuna. “Insomma, riuscire a
padroneggiarla così facilmente…”
“Oh, quello? Sinceramente, ho copiato la posa da un altro guerriero, che credo
sia molto più bravo di me. E poi, solitamente non ho bisogno di mettere al suo
posto il Keyblade.”
“Cosa vuoi dire?”
“Meglio se ne parliamo fuori dalla città.”
“Capisco…” fece Asuna, seduta su una roccia. “Così vieni dal mondo esterno.”
“Non il vostro però. A essere sincera, non so nemmeno dove si trovi. Ho già
sentito e visto mondi digitali collegati ad altri, ma nemmeno noi custodi
potevamo farci qualcosa. Forse giusto Dark. Beh, ora che ci penso, se non ci
riesce lui…”
“Ma è così potente questo Dark? Prima dicevi che ha distrutto un mondo…”
“Un mondo che lui stesso aveva creato.” Aggiunse la custode.
“Che?! Ma è impossibile! Dovrebbe essere… una divinità!” esclamarono incredule
le due ragazze.
“Beh, credo si possa considerare quasi tale.” Ridacchiò lei. “Anche se è
cambiato molto da quando l’abbiamo conosciuto. Inizialmente era molto freddo, e
ci trattava tutti con sufficienza. Ci abbiamo messo un po’ per capire perché si
comportava così.”
“E ora?”
Kairi continuò a sorridere.
“Beh, ora direi che è tornato in sé. Ce n’è voluto di tempo, ma almeno ha
abbandonato quella sua superiorità… anche se per ironia della sorte, l’ha
abbandonata proprio quando ha capito di essere realmente superiore a tutti
noi.”
“Ah, gli uomini… Tutti uguali. Più sono forti, più diventano vulnerabili. Non
ti ricorda qualcuno, Asuna?”
“Come?” chiese l’altra ragazza, arrossendo di colpo.
“Non crederai forse di potermelo nascondere, vero? Credi che non abbia visto
che cos’hai al dito?” continuò maliziosa Liz, anche se con un velo di tristezza
che solo Kairi parve vedere.
“E-Ecco… è stato tutto improvviso e… insomma, che c’è di male?!”
“Ehm… scusate se vi interrompo, ma di cosa state parlando?” chiese la custode.
“Diciamo che se vorrai provarci con Kirito, prima dovrai passare sul corpo
della sua dolce mogliettina.” Rispose ridendo Liz, facendo diventare ancora più
rossa Asuna.
“Liz!” la richiamò lei, cercando di nascondere l’imbarazzo.
“M-Moglie?!” ripeté la keyblader, spalancando la bocca dalla sorpresa. “Ma sei
appena una ragazza! Insomma, non è un po’ presto?”
“Siamo in un videogioco. Qui certe cose non hanno importanza.” Rispose la
ragazza, sorridendo. “E comunque, l’importante è che ci vogliamo bene, no?”
“Sì… credo tu abbia ragione.”
“E te? Non c’è nessuno a cui tieni in maniera particolare?”
“Beh… diciamo che con questa guerra sulle spalle, non c’è molto tempo per
pensare a ciò che proviamo. Chissà, forse dopo…”
“Scusa se mi intrometto… ma non sarebbe meglio sfruttare proprio
quest’occasione?” fece Liz. “Non voglio portare sfortuna, ma se questa guerra è
così pericolosa, non è meglio non perdere nemmeno un minuto?”
“Il nostro nemico sfrutterebbe questo legame contro di noi. Basta pensare a
Dark. Lui e mia sorella sono legati dal destino da molto tempo, ma entrambi
hanno cercato di ignorare i propri sentimenti. Mia sorella si è addirittura
finta morta per oltre dieci anni, tanto che io non ero nemmeno a conoscenza
della sua esistenza. Dark, invece, si è privato di tutti i suoi sentimenti per
andare avanti… E nonostante tutto questo… il nostro vero nemico li ha trovati e
torturati, fisicamente e psicologicamente.”
“E ora? Come stanno?”
Kairi ridacchiò.
“Ironia della sorte, ora stanno ufficialmente insieme, ancora più legati di
prima. Ma Dark ha perso la sua umanità… Non è più un comune essere umano.”
“E con questo?” chiese Asuna. “Che cosa cambia?”
“Fondamentalmente niente. Hikari ha deciso di restare comunque al suo fianco,
e-”
Ma la custode si interruppe, portandosi una mano sulla testa.
Davanti a lei, per un momento, apparve l’immagine di sua sorella, tenuta
sospesa in aria da una persona, che la stava stringendo al collo.
“Kairi, tutto bene?” chiese preoccupata Liz.
“H-Hikari…” fece lei, con gli occhi spalancati, mentre nella sua visione vedeva
la testa della sorella abbassarsi, senza più dare alcun segno di vita.
“Che cosa succede? Kairi!” la chiamò Asuna, scuotendola per le spalle, ma senza
ottenere alcun risultato.
“L’Oscurità… No, non può
essere… Hikari…” mormorò la custode, mentre
la sua
visione si offuscava, lasciando spazio a un’altra scena, dove
vide Dark in
lacrime, in ginocchio, con il corpo della sorella tra le mani.
“Dark… salvala…” mormorò, prima di cadere a terra priva di sensi, mentre Asuna
e Liz continuavano a chiamarla, preoccupate.
“Hikari… tu non sei più una custode della Luce:
sei stata privata del tuo potere. Tuttavia, sono anch’io un’entità superiore…
posso farti diventare la nuova custode dell’Equilibrio.” La ragazza spalancò gli occhi. “Ma se lo dovessi fare… andresti incontro al mio
stesso destino… e non posso permetterlo! Maledizione! È tutta colpa m-” Ma Dark fu interrotto da Hikari, che lo baciò. “Stupido. Per stare al tuo fianco, sono pronta a
tutto.” Dark alzò lo sguardo, fissando i suoi occhi
determinati. “Va bene allora… Hikari, sei pronta a diventare la
mia custode? In tutti i sensi?” Lei sorrise, annuendo. “Certo che sì… Dark.”
Kairi si alzò di colpo.
“Dark… Hikari…” mormorò, ancora non del tutto in sé.
“Si è svegliata!” urlò una voce, che fece tornare la custode alla realtà.
Prima che potesse rendersene conto, tre persone entrarono nella stanza in cui
si trovava. Solo in quel momento si accorse di essere seduta su un letto.
“Tutto bene?” chiese Asuna, avvicinandosi.
“Sì… credo di sì… ma cos’è successo?”
“Sei svenuta, ma hai continuato a parlare, chiamando in continuazione Dark e
Hikari.” Spiegò una voce che non aveva mai sentito prima.
La principessa della Luce mise a fuoco un ragazzo dai capelli neri, come lo
erano i suoi vestiti, che consistevano in una strana tunica, che copriva una
semplice maglietta e dei pantaloni.
La custode notò le else di una coppia di spade spuntare da dietro la sua
schiena.
“Ho… avuto un incubo… spero…” fece Kairi, portandosi una mano sulla testa. “Ho
visto… mia sorella morire…”
“Era solo un sogno.” Cercò di tranquillizzarla Liz.
“Ma era così reale… e non c’era solo
lei… c’era anche Dark… e stava
piangendo…”
“Io non credo nei sogni premonitori. Tanto più da quando siamo qui.” Disse il
ragazzo, sospirando. “Ho sentito che mi stavi cercando. Piacere, io sono
Kirito.”
Kairi si sbatté le mani sulle guance, cercando di tornare totalmente in sé.
“Avrei preferito incontrarti in una maniera migliore. Piacere, io sono Kairi. È
stato Klein a indirizzarmi da te.”
“Klein? È da un po’ che non lo vedo.” Rifletté Kirito. “Ma cosa vuoi da me?
Asuna e Liz mi hanno raccontato che ti fai chiamare custode del Keyblade, ma
che cosa significa? E come mai la tua spada non riesce a essere impugnata da
nessuno. Non appena cerchiamo di usarla, scompare, riapparendo al tuo fianco. E
non esiste nessuna abilità in grado di fare una cosa del genere.”
“Perché io non appartengo a questo videogioco. O meglio, sono al suo interno,
ma non come giocatrice. Vengo da un altro mondo, che non è nemmeno il vostro.”
“Com’è possibile?”
Kairi sospirò, alzando la mano e aprendo un varco.
“Con quelli, posso andare dove voglio in tutto l’universo. Sono capitata qui
perché abbiamo percepito dell’oscurità, e il mio compito è affrontarla. E
questo mi porta al motivo per cui volevo parlarti. Hai sentito o visto qualcosa
di strano? Qualcosa che qui non è normale?”
“Uhm… Direi di no… anche perché ogni livello ha qualcosa di nuovo dai
precedenti.”
“Avete un foglio di carta?” chiese la custode.
“Sì, un secondo…” rispose Asuna, facendo apparire di fronte a lei lo schermo,
per poi selezionare un’icona.
Pochi secondi dopo, tra le sue mani apparve un foglio di carta assieme a una
penna.
“Non pensavo che a qualcuno potesse interessare, visto che qui ci scambiamo i
messaggi direttamente senza aver bisogno di alcun supporto.” Disse, consegnando
i due oggetti a Kairi.
“Beh, mi spiace, ma io non ho nessun schermo olografico da usare in quel modo.
Anche se devo ammettere che è parecchio comodo, anche più delle capsule che ci
ha mostrato Pan.” Fece lei, per poi cominciare a disegnare.
“Pan?” ripeté Kirito. “Quale Pan?”
“La nipote di Son Goku. Lo conoscete anche voi, no?”
“Non ci dirai che-”
“Sì, l’ho incontrato qualche tempo fa, e Pan si è unita al nostro gruppo. Anche
lei è una custode della Luce. Ad ogni modo… avete visto qualcosa con uno di
questi simboli?” continuò Kairi, ignorando gli sguardi sorpresi dei tre, e
mostrando a loro i disegni dei simboli dei Heartless e Nessuno.
“Che cosa sono?” domandò Kirito, prendendo in mano il foglio.
“Solitamente i miei nemici hanno uno di quei due simboli inciso sul corpo. Il
primo corrisponde agli Heartless. Il secondo ai Nessuno. I primi sono quasi
sempre mostri. Sinceramente, credo che ne esista uno solo dall’aspetto umano,
ed è stato eliminato tempo fa. I secondi, invece, possono avere aspetto umano,
e in questo caso hanno anche una coscienza propria. Tuttavia, non possono
provare sentimenti. Sono come gusci vuoti.”
“Esistono simili creature?”
Kairi annuì. “Io stessa, come Sora, ho generato un Nessuno quando ho perso il
mio cuore, ma nel nostro caso, ha continuato a vivere anche se non eravamo
scomparsi. Mia sorella, invece, ha perso il cuore, e ha vissuto per oltre dieci
anni come Nessuno.”
“Quindi erano malvagi?” chiese Asuna.
“Non necessariamente. Naminé non combatteva nemmeno. Roxas sì, ma non aveva
memoria, e alla fine ha deciso di affrontare i suoi simili, sacrificandosi. Per
quanto riguarda mia sorella, lei ha continuato a vegliare su Dark, finché non è
rientrata in possesso del suo cuore, tornando così a essere un vero essere
umano.”
“Mando subito una copia dell’immagine a tutti i giocatori.” Fece il moro,
cominciando a digitare qualcosa sul suo schermo. “Se qualcuno ha visto questi
simboli, ci avvertirà subito. Inoltre, gli dirò di non attaccare per nessun
motivo. Non dovrebbero dare nessun punto esperienza o premio, se non sono
creature di questo gioco, no?”
“Immagino di no. Tra l’altro, io sono l’unica a poterle eliminare. Senza il
Keyblade o la magia, o armi straordinarie, non possono morire.”
“Questo è da vedere. Sono uno degli spadaccini più forti di questo mondo,
dubito che possano resistermi.”
“Davvero? A vederti non si direbbe.”
“Potrei dire lo stesso di te. Inoltre la tua spada non è nemmeno affilata. Come
può eliminare qualcuno o tagliare qualcosa?”
Kairi sorrise, alzando la mano verso il ragazzo.
Il Keyblade che era appoggiato lì vicino scomparve, per poi riapparire nella
sua mano.
“Vuoi testare la mia forza? Sappi che ho affrontato nemici ben più minacciosi di
te.”
Kirito sospirò, per poi sorridere.
“In teoria sarei in luna di miele… Però credo che quest’occasione non mi
capiterà più, vero?”
“A meno che qualche altro custode non giunga qui, credo proprio di no.”
“Kirito, ne sei sicuro?” chiese Asuna.
“Tranquilla, non la colpirò in maniera grave. Anche se dubito che ce ne sarà
bisogno.”
“Allora vorrà dire che anch’io mi limiterò a usare il Keyblade senza rincorrere
alla magia.”
“Magia? Puoi usare anche quella?”
“Diciamo che me la cavo.”
“Qui l’aria è sempre più pesante…” commentò Liz, mentre i due uscivano fuori.
Solo allora Kairi si rese conto di non trovarsi più in città.
“Ti abbiamo portato a casa nostra. Siamo un po’ di livelli più in giù, ma qui
nessuno avrebbe fatto troppe domande su di te.”
“Capisco.” Rispose la custode, per poi puntare il Keyblade contro Kirito. “Sei
pronto?”
“Quando vuoi.” Rispose lui, prendendo le else delle sue spade ed estraendole
entrambe.
Kairi sorrise, per poi scomparire alla loro vista.
Il ragazzo restò sorpreso per un secondo, per poi imitarla.
Pochi istanti dopo i due fecero scontrare il Keyblade e le spade tra di loro,
provocando una lieve onda d’urto.
“Che strano… credevo che l’impatto sarebbe stato maggiore.” Commentò la
keyblader, per poi imprimere maggiore forza e saltando all’indietro, cosa che
fece anche Kirito.
“Incredibile… una simile forza di resistenza… E la mia barra HP ne ha in parte
risentito…” commentò lui, guardando una barra verde visibile solo a lui in alto
a sinistra, che era leggermente diminuita.
“Non preoccuparti, se ti farò troppo male, posso sempre guarirti. Conosco anche
quel tipo di magia.”
“Non sei una principiante nello scontro con altre persone. Tu hai già ucciso
qualcuno?”
“No.” Rispose subito Kairi. “Ma ho affrontato molte persone malvage. Per questo
sono abituata a confrontarmi con altri umani.”
“Capisco… Beh, almeno non ti sei macchiata di un omicidio…”
“Cosa che temo capiterà presto. Nella guerra non dovrò affrontare solo
Heartless o Nessuno, ma anche custodi oscuri. Altri umani. E possibili
varianti.”
“Possibili varianti?”
“Beh, nel nostro gruppo abbiamo Sayan, divinità, demoni, esseri superiori,
persone che mangiano il fuoco… diciamo che non siamo proprio tutti umani al
cento per cento.”
“Ma davvero? Sarebbe interessante come videogioco.”
“Però è la realtà. Ma ora cosa vuoi fare? Restare a parlare o combattere?”
Kirito sorrise, per poi sparire e riapparire alle spalle della custode.
“Io ti consiglio di lasciarti prendere di meno dalle chiacchere. Può essere un
modo per distrarti!”
Kairi si girò di colpo, alzando il Keyblade per parare i due fendenti, ma
venendo comunque allontanata di qualche metro dalla forza d’urto.
“Ugh… vero, colpa mia. Anche se è difficile trovare qualcuno che riesce a
spostarsi così velocemente… e devo ammettere che senza magia è un po’ più
dura.” Rispose, portando di nuovo il Keyblade di fronte a sé, pronta ad
attaccare o a difendersi.
Kirito non disse nulla, partendo di nuovo all’attacco.
Ma questa volta una macchia arancione e nera si mise in mezzo, deviando verso
l’alto le due spade prima che raggiungessero la ragazza.
“Eh?” fecero i due combattenti, mentre tra di loro un ragazzo dai folti capelli
biondi e con addosso una tuta arancione e nera portava di fronte a sé un kunai,
pronto ad attaccare.
“Non te l’ha mai detto nessuno che non bisogna attaccare le ragazze senza un
buon motivo?” disse il nuovo arrivato, mentre i presenti lo guardavano
increduli.
“N-Naruto?!” esclamò Kairi, facendo scomparire il Keyblade. “Che cosa ci fai
qui? Credevo fossi in missione su un altro mondo.”
“Ho finito prima del previsto, così ho deciso di venire a dare un’occhiata qui.
Non sapevo ci fossi già tu, ma pare sia arrivato in tempo.”
“Non è possibile…” fece Kirito, arretrando, senza abbassare le spade. “Non può
essere reale!”
“Di cosa stai parlando?” chiese il ninja. “Certo che sono reale! Io sono Naruto
Uzumaki, il futuro-”
“Hokage, lo sappiamo.” Completò Asuna, facendo girare verso di lei il ragazzo.
“Questa sì che è bella! Come fai a saperlo? Non mi sembra di averti mai visto
prima.”
“Che razza di scherzo è questo?!” urlò Kirito. “Kayaba è arrivato a programmare
personaggi creati nel passato?!”
“Programmati nel passato? Ma cosa diamine stai dicendo?”
“Naruto…” intervenne Kairi. “Temo che questo sia uno di quei casi di cui ti
avevamo avvertito.”
Il biondo la guardò per qualche secondo, per poi chinare la testa di lato, con
aria interrogativa.
La rossa sospirò.
“In alcuni mondi noi siamo personaggi inventati, esistenti su carta o nei
televisori.” Spiegò.
“Oh, giusto, quello!” esclamò il biondo, battendo un pugno contro il palmo
dell’altra mano. “Quindi è per questo che mi conoscono, eh?”
“V-Vuoi dire che è reale? Non è un programma?!” fece Liz, incredula.
“No, no. Lui è reale quanto me. Lo abbiamo incontrato agli inizi del nostro
viaggio, e poi ha partecipato a un torneo assieme ai guerrieri più forti. Goku
però non era presente.”
“Lui no, ma Vegeta ha provveduto a farmi pentire di non aver mai affrontato un
Sayan prima… cavoli, anche se era un semplice allenamento, c’è andato giù
pensante e non poco. In confronto i pugni di nonna Tsunade e di Sakura sono dei
massaggi!” esclamò Naruto. “Senza parlare di quando si trasforma, diventando
anche lui biondo e centuplicando la sua forza. Cavoli, da quando ho lasciato il
mio mondo, non ho fatto altro che incontrare personaggi strambi! Proprio adesso
sto tornando da un mondo dove pensate un po’, le persone vivono come se fossero
in un fumetto. E c’era una ragazza che non era niente male come forza…”
“Quindi è vero? Tutti i personaggi che crediamo finti… sono reali?” chiese
Asuna, interrompendolo.
“Temo di sì. Io stessa, nel mondo di Dark e di qualcun altro, non ero che il
personaggio di un videogioco.” Rispose Kairi, sorridendo. “E voi dovreste
saperlo bene, visto la vostra situazione.”
“Aspetta, ma non stavate combattendo?” fece Naruto.
“No, stavo solo verificando la sua forza, prima che tu intervenissi.” Disse
Kirito, rimettendo a posto le spade. “Anche se ho visto abbastanza.
Considerando che può anche usare la magia, non sono lontanamente al suo
livello.”
“Allora adesso ci accompagnerai da questo boss?” domandò Kairi.
“Prima dobbiamo tornare al Teleport. Da lì, raggiungeremo l’ultimo livello
conquistato. Nessuno al momento è ancora riuscito a trovare il nemico.”
“Tutto qui? Ci basta sconfiggere questo nemico per liberare il mondo
dall’oscurità? Sarà una passeggiata allora!” Commentò Naruto. “Ma come mai
prima eravate convinti che fossi stato programmato? Mica siamo in un computer.”
La rossa sospirò nuovamente, mentre il gruppo si allontanava dalla casa.
“Temo di doverti spiegare per bene la situazione.”
Quando il gruppo uscì dalla luce del Teleport, si ritrovarono nella stessa
città dove Kairi aveva incontrato Asuna.
“Vi avverto.” Cominciò Kirito, estraendo le spade. “Non abbassate mai la
guardia da quando metteremo piede fuori dalla città. I nemici possono
attaccarci in qualsiasi momento.”
“Non c’è problema. Dopotutto sono un ninja, è difficile prendermi di sorpresa.
Anche se trovo ancora pazzesca la storia che tutto questo non è reale.”
“Pensa a noi, che siamo qui da quasi due anni.” Fece Asuna, per poi voltarsi a
guardare Liz. “Tu ci aspetti qui, vero?”
“A dir la verità credo ci vedremo direttamente nel prossimo livello. Dubito
fortemente che non sconfiggerete il boss.” Rispose lei, sorridendo.
“Certo! Conta su di noi! Sconfiggeremo questo nemico e troveremo la fonte
dell’oscurità!” esclamò Naruto, battendosi un pugno sul petto, mentre gli altri
annuivano.
“Quanto riuscite ad andare veloci?” chiese Kirito.
“Io posso volare, perciò posso accorciare le distanze evitando gli ostacoli.”
Disse la custode.
“Io posso fare decine di chilometri al giorno senza alcuna difficoltà,
risultando quasi invisibile all’occhio umano.” Fece invece il biondo.
“Perfetto allora. Il nostro obiettivo è quella specie di montagna.” Spiegò la
castana, indicandola. “Non perdete tempo con i mostri che incontrate nel
frattempo, risparmiate le forze per dopo. Le vere difficoltà cominceranno nel
Dungeon.”
“Ricevuto.” Disse Kairi, alzandosi in volo. “Andiamo?”
“Dopo ricordarmi di chiederti come fai a volare, ok?” scherzò Kirito.
“Basta un po’ di pratica. Un bel po’ di persone del nostro gruppo non erano
capaci all’inizio.”
“Davvero può imparare chiunque?”
“Certo.” Rispose Naruto. “Basta giusto esercitarsi un bel po’.”
“Tu sai volare?” chiese Kirito.
“Ecco… diciamo che ho preferito diventare più forte. E poi, ho altri metodi per
raggiungere grandi altezze.”
“Ora basta parlare. Andiamo.” Disse la custode, per poi volare via.
“Andiamo Kirito!” esclamò Asuna, per poi partire assieme al marito a tutta
velocità, seguiti a ruota da Naruto.
“Cavoli, ma come fatte?” chiese, affiancandoli. “Non siete neppure ninja!”
“Abbiamo aumentato al massimo la skill di velocità. Ecco perché possiamo andare
così veloci.” Spiegò Asuna.
“Skill?”
“È inutile Naruto, per due come noi che non hanno mai avuto nulla a che fare
con i videogiochi, simili termini sono incomprensibili.” fece Kairi, in volo
sopra di loro.
Il gruppo si avvicinò velocemente alla montagna, raggiungendo l’entrata di una
grotta in meno di mezz’ora.
Ma proprio lì, a sbarrare l’entrata, c’erano una decina di Shadow.
“E quelli che cosa sono? Non ho mai visto nessun mostro del genere prima
d’ora.” Disse il moro, fermandosi.
“Heartless!” esclamarono insieme i due guerrieri della Luce.
“Sono quelli?”
“Fortunatamente, sono il tipo più debole. Per eliminarli basta ben poco.”
Rispose Naruto, tirando fuori dalla tuta un paio di kunai, con un foglio
attaccato sopra. “Anche le armi più deboli sono efficaci!”
Detto ciò, lanciò le due armi contro gli avversari, che fecero giusto in tempo
a voltare la testa verso di loro prima di essere raggiunti dai pugnali, che
esplosero contro di loro, provocando uno spostamento d’aria.
“Armi più deboli?!” esclamò incredula Asuna. “Non mi parevano affatto!”
“Aspettate di vedere il Rasengan e poi ne riparliamo.” Disse il ninja, per poi
entrare di corsa nella grotta, seguito dagli altri.
Proseguirono senza mai fermarsi, incontrando di tanto in tanto altri Shadow,
che però furono tutti sconfitti da Naruto o Kairi.
Dopo un paio d’ore, il gruppo si fermò di fronte a un’enorme soglia, alta una
decina di metri, completamente nera.
“Questa dovrebbe essere la porta del boss.” esordì Kirito, esaminandola, come
se stesse cercando qualcosa. “Però perché non si apre?”
“Kairi, credo sia il momento di usare il Keyblade.” Fece il custode,
sorridendo.
“Credo proprio di sì.” Rispose lei, alzando la chiave leggendaria verso la
porta.
“Che cosa vuoi fare?” domandò Asuna.
“Suvvia, non ditemi che credevate che l’aspetto da chiave fosse solo una cosa
estetica. Il Keyblade è un’arma in grado di aprire e chiudere i mondi. Una
porta è una cosa ben misera da aprire. Chiusa a chiave, sigillata o altro, il
Keyblade apre qualsiasi tipo di serratura.”
Mentre diceva ciò, al centro esatto dei due battenti, apparve una serratura
luminosa, che cominciò a emanare un lieve vento.
“Ammirate il potere del Keyblade!” esclamò la principessa della Luce, per poi
puntare l’arma di fronte a sé, come se stesse schiacciando qualcosa.
La serratura brillò ulteriormente, per poi scomparire, lasciando che la porta
si aprisse da sola.
“Incredibile… Con quell’arma non c’è di certo il pericolo di rimanere chiusi
fuori casa.” Commentò ammirata Asuna, portando la spada in avanti.
Allo stesso modo, anche Kirito e Naruto si prepararono a combattere, mentre
entravano lentamente nella nuova stanza, completamente circolare, delimitata da
decine di torce spente.
“Okay… questo posto mi ricorda un po’ troppo un certo posto… anche se qui
almeno non c’è nessuna gabbia.” Fece il keyblader, raggiungendo il centro della
stanza.
Non appena appoggiò il piede al centro esatto del locale, tutto il perimetro
della stanza fu investito da dei tuoni, che formarono un muro di elettricità
che gli impediva di tornare indietro.
“Che cosa? Ma questa è magia!” esclamò Kirito, guardandosi velocemente intorno.
“Questo significa che qualunque cosa si trovava qui, è stata eliminata da
qualcuno, visto che nessuno può usare la magia, giusto?”
“Ma chi può essere stato? Un boss di livello è praticamente impossibile da
battere da soli e richiede quasi sempre dei sacrifici!”
Un rumore proveniente dal soffitto li fece zittire tutti.
Lentamente alzarono lo sguardo, vedendo una sfera bianca scendere verso di
loro. Il globo fece un giro completo su di sé, rivelando l’emblema degli
Heartless, mentre una bocca si apriva sotto di esso, cacciando un urlo che
costrinse i quattro a coprirsi le orecchie.
“E quello che cos’è?!” domandò Asuna.
“Quello è un Heartless, ma è diverso dagli Shadow. Questo è molto più potente e
pericoloso!” rispose Naruto, per poi cominciare a muovere velocemente le mani,
facendo strani gesti.
Pochi secondi dopo al suo fianco apparvero una decina di sue copie.
“All’attacco!” urlarono tutti insieme, saltando contro la sfera e cominciando a
prenderla a pugni.
“S-Sì è davvero moltiplicato…” fece la castana, guardando il biondo continuare
a colpire ripetutamente l’Heartless.
Tuttavia, questi emise un nuovo ruggito, che fece sparire in nuvole di fumo
tutti i cloni di Naruto, per poi scagliare l’originale contro il muro di
elettricità. Il biondo cacciò un urlo non appena entrò in contatto con esso,
per poi cadere fumante a terra un paio di secondi dopo.
“Naruto!” urlò Kairi, alzando il Keyblade verso l’alto e avvolgendo il compagno
con la magia curativa.
“Quell’Heartless… è più forte degli altri affrontati finora…” fece il ninja,
rialzandosi. “La sua corazza è praticamente invulnerabile. Non ha minimamente
risentito dei miei colpi.”
“Che cosa possiamo fare allora?”
Naruto portò di fronte a sé la mano destra, per poi far apparire un Keyblade
arancione, con una foglia stilizzata come pendaglio.
“Temo che dovremo usare tutte le nostre capacità…”
“Anche tu hai un Keyblade?!” esclamò incredula Asuna.
“Non mi piace usarlo. Il mio Keyblade è particolare… sfrutta l’energia del
Kyuubi, perciò quando lo evoco non posso mai abbassare la guardia…”
“La volpe a nove code, giusto?” fece Kirito, portando le spade di fronte a sé,
pronto a difendersi. “Il suo potere non sarebbe male… ma ho troppa paura di
chiederti di usarlo, sapendo quanto può essere distruttivo.”
“Eh… Hai ragione… ma stavolta almeno in parte dovrò usarlo…” disse il ninja,
mentre veniva avvolto da un’aura arancione.
Le sue pupille divennero simili a quelle di una volpe, mentre le sue unghie si
allungarono.
“State indietro!” ordinò con voce rauca, prima di saltare e colpire con il
Keyblade la sfera, riuscendo a scagliarla contro la parete.
Ma con loro sorpresa, l’elettricità non ebbe alcun effetto, anzi. Perse la
forma di muro, per poi cominciare a vorticare attorno alla sfera, fino ad
essere completamente assorbita. Ora l’Heartless era circondato da dei fulmini,
che scorrevano attorno a lui, creando una barriera.
“Oh, cavoli… Questa non ci voleva…” commentò Kairi, deglutendo, portando dietro
la schiena il Keyblade. “Preparatevi, probabilmente questa sarà una delle
vostre battaglie più difficili!”
“Non è ancora al livello del nostro primo nemico.” Rispose Kirito, per poi
saltare verso l’alto, brandendo entrambe le spade. “Prendi questo!” urlò,
colpendo la barriera con le armi, che la superarono, riuscendo a conficcarsi
nella creatura. “Purtroppo per te, i miei guanti mi proteggono dalla tua
elettricità!”
Tuttavia, con orrore dello spadaccino, sopra la bocca della sfera apparve anche
un gigantesco occhio, che si spostò fino a ritrovarsi davanti a lui.
Poi, senza alcun preavviso, i fulmini scomparvero, venendo subito sostituiti da
un’onda di fuoco, che investì in pieno il moro, costringendolo a lasciare la
presa sulle spade, per poi cadere a terra. Il ragazzo cacciò un piccolo urlo,
mentre visibile solo a lui e ad Asuna, la sua barra HP scendeva quasi a metà.
“Kirito!” urlò preoccupata la ragazza, raggiungendolo subito e facendo apparire
una fiala tra le mani, facendone bere subito il contenuto al marito, che sembrò
riprendersi.
“Ha cambiato elemento… Come facciamo ad affrontarlo se non ha un elemento
fisso?!” esclamò, rialzandosi. “E per di più, non posso più usare le mie
spade…”
L’Heartless si mosse, puntando contro di loro l’occhio.
“Incubi…” mormorò una voce, che risuonò tra le mura.
Kairi spalancò gli occhi.
“H-Ha… Ha parlato…”
“Deduco che solitamente non possono farlo, vero?” domandò Asuna.
“Un solo Heartless poteva parlare… ed era l’Heartless di Xehanort! Gli altri
non dovrebbero esserne capaci.”
“Allora siamo di fronte all’eccezione che conferma la regola!” esclamò Kirito,
guardando il mostro di fronte a loro.
“Ti ringrazio…” disse una seconda voce, questa volta femminile.
Lo spadaccino si fermò all’istante, sgranando gli occhi.
“Addio.” Continuò la voce.
“Kirito…?” fece Naruto, tornando normale e guardando il ragazzo, che aveva
cominciato a tremare.
“Sa… Sachi…” mormorò il ragazzo, indietreggiando, come spaventato da qualcosa
che solo lui poteva vedere.
Di fronte a lui c’era una ragazzina dai capelli blu a caschetto, con addosso
un’armatura leggera, che lo guardava sorridendo.
“Che cosa succede, Kirito?!” esclamò Asuna, scuotendolo per le spalle, ma senza
ottenere alcun risultato.
“È vittima di un’illusione.” Disse Naruto, avvicinandosi. “Quell’Heartless è in
grado di farci cadere in una sua illusione… probabilmente semplicemente
guardandoci.”
“Questo significa che…” cominciò la custode, poco prima di accasciarsi sul
pavimento, assieme agli altri due.
“Significa che siamo già tutti vittime della sua illusione.” Completò Naruto,
deglutendo. “E da soli è quasi impossibile uscirne…”
Kairi riaprì gli occhi, accorgendosi di essere caduta a terra.
“Dove… Dove sono finita?” domandò, alzandosi e guardandosi attorno, vedendo
solo una distesa enorme di macerie. “Naruto! Kirito! Asuna!” urlò, ottenendo
solo la sua eco come risposta. “Dove siete finiti?” mormorò, girandosi non
appena sentì un rumore secco alle sue spalle.
Come apparso dal nulla, di fronte a lei c’era un grattacielo completamente
nero, privo di finestre o porte, che arrivava fino al cielo.
Ai suoi piedi si trovava Sora, che teneva lo sguardo verso terra.
“Sora…?” fece la rossa, per poi correre verso di lui. “Sora!”
Lo raggiunse in pochi secondi, fermandosi di fronte a lui. Tuttavia il ragazzo
non alzò la testa.
“Sora… che succede? Dove siamo?”
“Kairi…” disse lui, a bassa voce. “Che cos’hai fatto?”
Non appena ebbe detto ciò, attorno a loro apparvero centinaia di corpi, alcuni
tagliati a pezzi, altri bruciati, e altri ancora parzialmente distrutti.
La custode si portò subito le mani sulla bocca per l’orrore, ma le tolse
subito, sentendo un sapore ferroso. Si guardò le mani, vedendole completamente
ricoperte di sangue, come anche i suoi vestiti.
“N-No… No…” mormorò, indietreggiando, andando a sbattere con un piede su una
pietra, che la fece cadere a terra.
“Perché li hai uccisi?” continuò il castano, alzando lo sguardo, mostrando due
occhi spenti. “Perché?”
“I-Io non ho fatto niente… Devi credermi, Sora!” urlò la ragazza, spaventata.
“Hai il loro sangue su di te. Come puoi anche solo pensare di discolparti?”
continuò lui, evocando il Keyblade. “Non sei più una custode della Luce… sei
una custode delle tenebre!”
“No… io non lo sono… Sora, mi conosci, sai che non potrei mai fare nulla del
genere!”
Sora le puntò contro il Keyblade, per poi restare fermo. Kairi tornò a
guardarsi le mani, spalancando gli occhi quando vide che erano nuovamente
pulite, come i suoi vestiti.
“Hai ragione… tu no… ma io sì.” Disse Sora, sorridendo, per poi partire
all’attacco.
Kairi si buttò di lato, riuscendo a evitare il colpo per pochi istanti.
“Sora!” urlò incredula, mentre il ragazzo si voltava di nuovo verso di lei.
“Sei un pericolo per i miei piani. Ti eliminerò qui, in questo mondo… per
sempre!” sentenziò, alzando la Catena Regale, pronto a colpire di nuovo.
Stavolta però Kairi reagì, evocando anche lei la chiave leggendaria e riuscendo
a respingere il secondo affondo.
“Dove ci troviamo? E chi sei tu?!” esclamò, puntandogli contro l’arma.
“Ma come, non mi riconosci? Sono io, Sora. Il portatore del caos.”
“Quello è Hakai, non Sora! La prossima volta che vuoi impersonare qualcuno,
vedi di informarti meglio!”
Sora sorrise. “Attenta a ciò che temi, principessa del cuore.” Disse, per poi
alzarsi in volo.
Per un istante la sua immagine scomparve, lasciando il posto prima a Roxas e
poi a Vanitas, per poi tornare come prima.
“Presto potresti trovarti ad affrontare una scelta che potrebbe distruggerti il
cuore.”
“Qualunque cosa dovrò affrontare, la supererò! Non ho viaggiato fino ad adesso
per cadere facilmente! Venderò cara la pelle!”
“La tua forse. Ma quella degli altri?”
“Che cosa vuoi di-”
Ma Kairi non completò la frase.
Senza che se ne rendesse conto, Sora era scomparso, riapparendo alle sue
spalle.
“Osserva, e cadi vittima della disperazione.” asserì, per poi trafiggerla alla
schiena.
Kairi vide la lama del Keyblade uscirle dalla pancia, sgranando gli occhi. Poi,
come se avesse aspettato solo che lo vedesse, il dolore la raggiunse
immediatamente, costringendola a cacciare un forte urlo.
Sora fece sparire il Keyblade, lasciando che la rossa crollasse sul terreno.
Poi, senza dire altro, si girò, allontanandosi, per poi scomparire.
Kairi restò sdraiata a terra, guardando di fronte a sé, incapace di rialzarsi.
Mentre perdeva i sensi, vide di fronte a sé due sagome comparire dal nulla,
restando lontane da lei. Con la vista ormai sfocata, riuscì a intravedere sei
colonne di luce circondare una delle due persone.
Poi il buio vinse, oscurandole completamente la vista.
“Dannazione…” ringhiò Naruto, circondando le mani con una luce azzurra e
appoggiandole sulla fronte di Kirito. “Perché non riesco a sciogliere la loro
illusione? Di solito basta usare il chakra…”
“È inutile…” disse l’Heartless. “Non puoi risvegliarli. Non sono finiti sotto
un’illusione provocata da chakra.”
“Allora perché mi hai lasciato fuori? Potevi eliminarci tutti, e invece hai
lasciato libero me.”
“Sono riuscito a infiltrarmi nei dati di questo gioco. Ho il controllo completo
su tutto quanto. Volendo, potrei cancellare ogni singola persona che in questo
momento si trova in questo mondo.”
Il biondo chiuse le mani a pugno.
“È così che hai imparato a parlare, vero? Stai usando le informazioni di questo
gigantesco computer per comunicare con noi.”
“Esatto.”
“Che cosa gli hai fatto?”
“Stanno vivendo i loro incubi peggiori. E l’unico modo per liberarli è quello
di sconfiggermi, ma se mi attaccherai, cancellerò tutti quanti. Più di seimila
persone saranno sulla tua coscienza.”
“Maledetto bastardo…”
“È tutto qui?” fece una voce, anticipando il rumore di numerosi passi.
Il ninja si voltò, vedendo avvicinarsi un uomo dai capelli di un caldo marrone
misto a grigio, con addosso un’armatura rossa e con uno scudo in una mano e una
spada nell’altra.
“Tu chi sei?” chiese Naruto.
“Il controllo di cui ti vanti ti è stato negato pochi secondi fa. Non puoi più
manipolare questo mondo virtuale.”
“Che cosa? Come hai fatto a bloccarmi?” domandò l’Heartless.
“Io non ho fatto nulla. Ho solo ricevuto un messaggio che chiedeva a
Heathcliff, il capo dei Cavalieri del Sangue, la gilda più forte del gioco, di
venire qui. E questo ovviamente significa che io sono il giocatore più forte di
Sword Art Online.”
“Il più forte…” ripeté il custode, guardandolo.
“Ragazzo, dov’è la tua spada? Non puoi combattere senza.” Continuò Heathcliff,
guardando il ninja. “O devo dedurre che non ne hai una, visto che le due spade
incastonate in quel mostro sono quelle di Kirito?”
“Conosci Kirito?”
“Certo. Lo conosco bene. Come anche Asuna. Mentre non ho mai visto né te né
quella ragazza dai capelli rossi.”
“È una lunga storia. Prima però devo occuparmi di quell’Heartless!” rispose il
biondo, evocando nuovamente il Keyblade.
“Un Keyblade?” fece sorpreso l’uomo. “Questo sì che è inaspettato. Un custode
qui… non credevo perdessero tempo a giocare in un videogioco.”
Naruto lo guardò con la coda dell’occhio.
“Beh, ogni tanto dobbiamo distrarci. Sai, battaglie su battaglie… pensavamo che
un videogioco potesse faci staccare un po’ la spina. Di certo non ci
aspettavamo di restare bloccati qui.”
“Tuttavia dovete essere degli abili hacker, visto che non riesco a vedere nessuna
barra o indicatore su voi due.”
“E tu devi essere un veggente, per sapere di noi custodi. Kirito e Asuna hanno
detto che qui non è arrivato il messaggio di Aqua.”
L’uomo sorrise, per poi raggiungerlo e affiancarlo, puntando la sua spada
contro l’Heartless.
“Uno pari.”
“Non potete sconfiggermi. Ho analizzato ogni singolo giocatore, conosco tutte
le abilità esistenti di questo mondo.”
“Davvero? Allora dovremmo dimostrarti che ti sbagli.” ribatté Heathcliff,
facendo apparire di fronte a sé lo schermo, per poi cominciare a digitare
velocemente qualcosa.
“Ora basta perdere tempo! Devo salvare i miei amici!” urlò Naruto, saltando
verso la sfera, pronto a colpirlo di nuovo con il Keyblade.
Tuttavia da questa partì un fulmine, che lo colpì in pieno.
Naruto restò fermo a mezz’aria, per poi scomparire in una nuvola di fumo.
“Da questa parte!” urlò, sbucando come dal nulla dietro la sfera, colpendola
con un calcio, riuscendo a lasciarci sopra una piccola crepa.
“Impossibile!” esclamò l’Heartless, mentre il suo occhio cominciava a girare
per tutto il perimetro della creatura, come impazzito.
“Ora tocca a me.” Fece l’uomo in armatura, saltando anche lui verso la sfera,
colpendola in pieno con la spada e lasciando un profondo taglio sulla sua
superficie.
“Dovrebbe restare fermo per il tempo necessario.” Disse Naruto, tornando con i
piedi per terra e facendo subito dei segni con le mani.
Al suo fianco apparve una sua copia, mentre lui fece scomparire il Keyblade,
portando la mano di fronte a sé. Il clone si mosse immediatamente, portando
entrambe le mani sopra quella del suo originale. Immediatamente, una sfera
azzurra si creò dal nulla, cominciando a ruotare su sé stessa.
“Questa… è la tua fine!” esclamò Naruto, mentre il suo clone scompariva in una
nuvola di fumo.
“Che cos’è quello?” chiese Heathcliff.
“Questa è una tecnica di mio padre…” rispose il ninja, saltando verso
l’Heartless. “Rasengan!” urlò, colpendolo in pieno.
La sfera spalancò l’occhio, che si fermò di colpo, mentre il suo corpo
cominciava a riempirsi di crepe.
“No… Non ora… Non ora che il momento è così vicino…” disse, per poi rompersi in
centinaia di pezzi, che caddero verso il pavimento, scomparendo nel nulla prima
di raggiungerlo, destino che invece toccò alle spade di Kirito, il cui rumore
si estese nel silenzio della stanza.
“È finita.” Decretò Naruto, cadendo in piedi a terra, mentre alle sue spalle il
muro s’illuminava, per poi aprirsi in due, rivelando una scala.
“Hai sconfitto il boss di questo livello.” Disse Heathcliff, avvicinandosi. “I
miei complimenti. Non avevo idea che esistesse una tecnica simile.”
“A essere sincero, avevo paura che non fosse sufficiente, ma non avevo il tempo
di entrare in modalità eremitica. Inoltre, dubito che qui ci sia molta energia
naturale, visto che questo mondo, tecnicamente, non esiste.”
“Noi siamo qui, e ciò lo rende reale.”
Naruto sorrise, per poi voltarsi verso i tre amici.
“Direi di sì. Ora, prima che Kirito e Asuna riprendano i sensi… tu puoi uscire
da questo mondo, non è vero?”
L’uomo lo guardò serio.
“Cosa te lo fa pensare?”
“Te l’ho già detto: qui il messaggio di Aqua non è arrivato. Kairi mi ha detto
che nessuno dei giocatori che ha incontrato era a conoscenza dei custodi e del
Keyblade. Tu invece sì.”
Heathcliff sorrise, per poi avviarsi verso la porta.
“Non posso disconnettermi. Tuttavia, ho i miei modi per sapere cosa succede nel
mondo reale.”
“Che cosa gli succederà? Che cosa succederà a Kirito, Asuna e tutti gli altri?”
“Se il gioco verrà completato e se loro resisteranno fino ad allora, torneranno
alle loro vite di sempre. Altrimenti moriranno. Questo è il destino di noi
giocatori.”
“E dove si trovano nella realtà?”
“Quasi tutti si trovano senza dubbio in un ospedale, ma essendo disseminati per
tutto lo stato, non sono di certo tutti insieme.”
Naruto fece per chiedere altro, ma un gemito proveniente da Kairi lo costrinse
a zittirsi. Senza guardare Heathcliff sparire lungo la scala, raggiunse la
custode, che aprì lentamente gli occhi.
“Cosa… Cos’è successo?” chiese intontita.
Naruto sorrise. “Sei caduta vittima di un’illusione. Ma non preoccuparti, è
tutto finito.” Rispose, mentre anche i due giocatori riaprivano gli occhi.
“Quindi quel mostro ci ha praticamente ipnotizzati… Ora capisco…” fece Kirito,
sospirando. “Questi Heartless sono esseri proprio spietati, eh? Usare così i
nostri ricordi e pensieri…”
“Il loro obiettivo è rendere tutti come loro, oltre che far cadere i mondi
nell’oscurità.” Rispose Kairi, tenendo lo sguardo basso. “E resistergli è
piuttosto difficile.”
“Qualunque cosa abbiate visto, non era altro che una finzione. Una pura
invenzione di quell’essere. Per quanto realistica, non era la realtà. Ve lo
dice uno che è caduto più volte nelle illusioni, credetemi.”
I tre annuirono.
“Voi… adesso ve ne andrete, vero?” domandò Asuna, guardando i due custodi.
“Temo proprio di sì. Quell’Heartless era la causa dell’oscurità che avvolgeva
questo mondo. Ora che è stato distrutto, il nostro compito è finito.”
“Potreste restare e aiutarci con i piani restanti. Con voi due sarà una
passeggiata.” Disse speranzosa la ragazza.
Ma si arrese vedendo il loro sguardo.
“Mi spiace.” negò Kairi. “Non possiamo interferire con i mondi se non per un
buon motivo. Credetemi, vi aiuterei volentieri, ma non possiamo. È contro le regole.”
“E questo mi fa una rabbia!” esclamò Naruto stizzito, sbattendo un pugno contro
il muro, lasciando un solco su di esso.
“Non importa. In fondo, questa è la nostra battaglia. Farci aiutare da voi
sarebbe come usare dei codici.” fece il moro, sorridendo, per poi andare a
recuperare le sue spade, che erano rimaste a terra. “Però dovete prometterci
che ci garantirete la sopravvivenza del nostro mondo almeno fino a quando non
potremo combattere anche noi per difenderlo.”
I due annuirono.
“Tranquillo, non permetteremo all’Oscurità di vincere.” assicurò Naruto.
“Aspettateci dove si svolgerà la guerra. Vi raggiungeremo sicuramente, e daremo
il nostro contributo.” Aggiunse Asuna.
“Vi auguro di arrivare quando sarà tutto finito. Non sappiamo quanto sarà orribile
la battaglia.” Disse Kairi, per poi aprire il varco.
“Aspetta.” Intervenne il biondo, andando avanti. “Prima c’è un posto dove
vorrei andare. E credo debba venire anche tu.”
La rossa lo guardò sorpresa, per poi annuire. “Va bene. Allora, Kirito, Asuna,
spero di rivedervi! Salutateci Liz!”
“Contateci! E buona fortuna!”
“Anche a voi!” urlò Naruto, per poi gettarsi nel varco, seguito dalla compagna.
“Questo è…” fece la ragazza, non appena uscita dal varco.
“Già…” rispose il ninja, cominciando a percorrere il corridoio bianco in cui
erano sbucati.
La rossa osservò il ninja continuare a leggere dei cartellini appesi accanto a
ogni porta, finché non si fermò di fronte a una di esse.
“Il nome è diverso, però direi che è decisamente simile…” mormorò il biondo,
aprendo la porta.
Kairi lo seguì, leggendo sul cartello ‘Kirigaya Kazuto’.
Non appena furono entrambi dentro, si fermarono al fianco di un letto. Steso e
inerme, con accanto un bastone di ferro a cui era appeso un sacchetto di flebo,
c’era Kirito che dormiva, con in testa uno strano casco attaccato alla
corrente. A differenza di quello che avevano incontrato, era quasi anoressico,
tanto che si potevano distinguere le ossa della braccia, posate sopra il
lenzuolo.
“Quindi è così che sono ridotti nella realtà…” commentò lei.
“Già. Dopotutto, quelli che abbiamo incontrato noi sono solo delle entità
virtuali.”
“Come facevi a sapere che era qui?”
“Quando sono entrato nel varco, ho pensato a lui. Speravo che così il varco ci
portasse dove si trovava realmente, e così è stato.”
Kairi fece per replicare, ma il rumore della porta che si apriva la interruppe.
I due si voltarono, vedendo una ragazza dai capelli neri a caschetto, che
indossava una divisa scolastica.
“E voi chi siete? Cosa ci fate nella stanza di mio fratello?” domandò dubbiosa.
La keyblader la guardò sorpresa, mentre Naruto si mosse per uscire.
“Siamo suoi amici.” Disse, dopo averla superata. “Volevamo solo vedere come
stava.”
“Lo potete vedere con i vostri occhi. È costretto in un letto per colpa di quel
dannato videogioco.” Rispose lei con astio.
Kairi sorrise, per poi metterle una mano sulla spalla. “Non è colpa del
videogioco in sé, ma di chi l’ha creato. E credici, tuo fratello sta
combattendo con tutto se stesso per poter tornare in questo mondo.”
“Ne sono sicura… ma deve sentirsi molto solo… e vivere ogni giorno non sapendo
se riuscirai a tornare a casa è-”
“Orribile. Lo so.” La anticipò la rossa. “Nemmeno noi sappiamo se torneremo mai
a casa, ma questo non ci demoralizza. Anzi, ci dà la forza di andare avanti.
Non perdere la speranza. Kirito tornerà di sicuro.”
“Sembra quasi che lo abbiate incontrato poco fa… siete così convinti.” Disse la
ragazza, staccando la mano di Kairi dalla propria spalla e andandosi a sedere
sul letto di Kirito, facendo attenzione a non toccare né il fratello né i cavi
o i tubi della flebo.
“È così.” Affermò Naruto. “E fidati, sta più che bene. Pensa, ha anche trovato
una ragazza.”
“Non prendetemi in giro. Lo sanno tutti che nessun giocatore può andarsene dal
gioco finché non sarà completato. Non potete averlo incontrato.” replicò la
sorella di Kirito, dando le spalle ai due e guardando il fratello.
“I giocatori no… ma i custodi sì.” Fece Kairi, uscendo dalla stanza assieme a
Naruto e chiudendosi la porta alle spalle.
La ragazza spalancò gli occhi, per poi correre subito fuori dalla stanza.
Ma quando riaprì la porta, tutto quello che vide fu una piccola luce
scomparire.
Capitolo 83 *** Flashback Saiko e Marco: Diari e cellulari ***
Equilibrio - Capitolo 82: Flashback Saiko e Marco: Diari e cellulariEd eccomi qui con il nuovo capitolo!
Scusate per il ritardo, ma questi capitoli non sono così facili
da scrivere come può sembrare XD. Perciò mi portano via
un po' più di tempo (senza considerare un piccolo aggiornamento
culturale che ho fatto, di cui vedrete presto i frutti
ù.ù XD).
Allora... nel precedente capitolo abbiamo assistito all'ultima
disperata azione che Sora può fare, e questi capitoli
rappresentano il passaggio verso la sua fase finale. Ormai è
inutile che vi dice che in ogni capitolo di flashback ci sarà un
indizio che tornerà utile, vero? XD
Senza contare che pare che ogni manga/anime inedito che scelgo di
mettere in questa fiction viene acquistato in Italia...
Rosario+Vampire, Fullmetal Panic (novel), Digimon Xros Wars e adesso
anche Sword Art Online... *guarda in alto* speriamo non arrivi pure
Xehanort... XD
Allora, direi di passare alle recensioni, ma non prima di ringraziare
Liberty89 sia per avermi fatto da betareader sia per avermi fatto
conoscere i personaggi che userò in questo capitolo *prende
cellulare e legge messaggio* che credo proprio risulterà di
vostro gradimento. O almeno, così dicono...
@ fria: Mi sembra di averlo
scritto abbastanza chiaramente cos'è successo: Sora, ormai
prossimo ad essere definitivamente distrutto da Nigrae, ha deciso di
tentare il tutto per tutto esaminando i "ricordi dei mondi". Spero che
questo capitolo non ti mandi ancor di più in confusione XD. @ aruto96: Ti ringrazio per
aver deciso di lasciare la tua prima recensione a questa storia!
È sempre bello vedere nuovi lettori e recensori! Purtroppo i
tempi di aggiornamento non sono proprio brevi, però spero di
compensare con i capitoli (che non sono proprio corti XD) @ Jimmopolis: Eheh... ormai
Naruto non se lo aspettava più nessuno XD. E cosa c'è di
meglio di un videogioco fuori controllo per farlo riapparire? XD. Kairi
e Sora sono legati, e come tali dovranno sempre scontrarsi... oppure
è solo il mio odio verso questi due personaggi, boh XD. Ma Anger
temo proprio non tornerà più, mi spiace. Ho ben altri
progetti... *risata malefica* @ shion magus: Wow, un altro
nuovo recensore! Devo aver proprio colpito con il precedente capitolo
XD. La cosa non può che farmi ulteriore piacere!
Per la questione Liz e Sakura, infati Kairi le confonde solo per
qualche instante, per poi ricredersi. Ma un minimo di somiglianza
c'è XD. E tranquillo: non è lontanamente nei miei
progetti una Dark x Kairi... anche perché sarebbe la volta buona
che mi ritrovo Dark e Hikari alla porta con in una mano il Keyblade e
nell'altra una sfera di tutti gli elementi XD. @ Armitrael: *prende soldi con
fare sospetto* e con questo avete un altro che segue SAO... *si gira*
Ehm... beh, direi che ti ho contaggiato con un buon anime, no? E almeno
tu puoi vederlo per intero, mentre io ho dovuto aspettare episodio per
episodio XD (*fa finta di non sapere di avere alcuni capitoli delle
novel* XD).
Mi fa piacere che i colpi di scena continuano a sorprendere, e spero
che Nomura mi scelga come sceneggiatore di KH3 (in quel caso, credo di
poter fare un lavoro decisamente migliore di ff13 XD). Ad ogni modo, da
adesso in poi controllerò che "Equilibrio" diventi patrimonio
dell'Unesco, perciò sbrigati XD. (anche perché credo di
essere già nel guiness come più grande crossover XD) @ Liberty89: Lib-sensei! Tranquilla, renderò questi "falsi filler" dei capitoli degni dei veri capitoli ù.ù.
E già... Sora, Roxas e Xion in una scena da tenere testa alle
più commuoventi della saga di Kingdom Hearts ù.ù.
Beh, Kairi è stata sottoposta a un delicato e totale intervento
di ricostruzione del personaggio... quindi ha detto addio al suo lato
Nomurico XD. Anche se questo purtroppo non riesce a salvarla da
ciò che era in origine XD.
Il mondo di SAO lo trovo molto interessante... sinceramente non mi
sarebbe dispiaciuto restarci bloccato XD (continuo a sperare che un
giorno anche noi avremo una simile tecnologia XD). Però per
Kairi è una cosa già vista XD (considerando che qui ha
già salvato Aqua, quindi è reduce dal viaggio nel mondo
dell'oscurità XD).
Beh, dopo tutto quello che ha passato, mi pare giusto che Hikari
torturi lentamente e atrocemente chiunque tenti di portarli via Dark,
no? XD.
E Naruto fa di nuovo la sua entrata in scena, salvando da una non minaccia la nostra custode di turno XD.
Per l'Heartless, ammetto che mi sono ispirato a quello per crearlo XD.
Mentre il Keyblade di Naruto è stato spontanea come idea XD. (va
beh... rimedieremo in futuro XD).
Beh, l'incubo di Kairi per noi è chiaro, ma per lei all'epoca
era ben più che misterioso e orribile... MUAHAHAHAHAHAHAH!!!!!!
E la battaglia... beh, credo che il Rasenshuriken avrebbe fatto andare in corto il sistema di SAO XD.
Per i filler... beh, temo di averne ancora un po' in cantiere XD. Ma vedrai, non saranno noiosi ù.ù
Bene, e ora... Buona lettura a tutti!
Capitolo 82: Flashback Saiko e Marco: Diari e cellulari
“Okay…
secondo te dove siamo finiti?” chiese Marco, guardando giù dal tetto dove si
erano ritrovati non appena usciti dal varco, osservando il cortile interno
dell’edificio, composto da due fabbricati collegati tra loro da un corridoio di
tre piani.
“Tu
non guardavi molti anime, vero?” replicò Saiko. “Direi
proprio di no… Sai, preferivo i videogiochi e poi mi sono ritrovato a
combattere contro un intero esercito di alieni…” “Siamo
in un'altra versione del Giappone, e al novantanove per cento siamo sul tetto
di una scuola.” “Ah…”
fece l’Animorph, per poi sospirare. “Però
come facciamo a scendere senza farci vedere? Se usiamo il varco rischiamo che
ci veda qualcuno da una finestra. Se scendiamo volando ci vedrebbero tutti e
non vedo scale.” “Restiamo
qui ad aspettare, semplice no?” “Non
sappiamo che ore sono, potremmo dover aspettare anche tutto il giorno.” “Se
vuoi posso trasformarmi in un falco o gabbiano per vedere un po’ come stanno le
cose. O chissà, magari qui sono tutti capaci di volare.” “Muori
Primo!” urlò una voce femminile. I
due custodi guardarono subito verso il cortile, dove videro una donna dai
capelli viola legati in due codini, che indossava un abito rosa da cameriera in
cui era compresa anche una cuffia. La
suddetta donna si era appena lanciata da una finestra per poi guardarne
l’interno con un sorriso sinistro dipinto sul viso. “E
ora che cosa-” cominciò il mangaka, poco prima che il tetto, a pochi metri di
distanza da loro, esplodesse, dando il via a una catena stile domino. “Scappiamo!”
urlò poi, cominciando a correre verso l’altra parte del tetto, seguito da
Marco. “Fra
tutte le scuole dell’universo dovevamo beccare l’unica presa di mira da una
pazza psicopatica?!” sbraitò arrabbiato l’Animorph, correndo il più velocemente
possibile per evitare le esplosioni, al cui rumore si aggiungevano le urla
degli studenti all’interno dell’edificio. Dopo
quasi un minuto, le deflagrazioni si fermarono, permettendo ai due custodi di
interrompere la loro corsa e di riprendere fiato. “È…
È stata una cosa troppo improvvisa…” fece Saiko, ansimando. “Quegli studenti…” “Già…
Non siamo riusciti a fare niente… e la cosa peggiore, è che non è stata per
colpa di Heartless o Nessuno… Ma di quella donna.” I
due voltarono lo sguardo verso il cortile, trovando la donna, posta esattamente
al centro dello spiazzo. Aveva tirato fuori da chissà dove una tastiera che era
collegata a un sostegno metallico che spariva sotto la gonna, probabilmente
allacciato a una gamba, mentre in una mano teneva un megafono e nell’altra
stringeva quello che sembrava a tutti gli effetti un detonatore. “Attenzione,
miserabili studenti e insegnanti di questa scuola!” disse attraverso il
megafono, riempiendo l’aria con la sua voce. “Io, Uryuu Minene, ho preso il
controllo della scuola.” “Ne
ho viste di persone che odiavano la scuola, ma questa le supera tutte…”
commentò Marco. “Ho
piazzato in tutto l’istituto delle bombe con sensore di movimento. Non lasciate
le aule se avete cara la vita. L’intero corpo studentesco è mio ostaggio!” “Marco?”
fece Saiko, ricevendo un assenso da parte dell’Animorph, il quale si buttò
subito giù dal tetto, seguito dal compagno. La
donna si voltò subito verso di loro attirata dal movimento, guardandoli cadere
giù, per poi fermarsi a pochi centimetri da terra, atterrando dolcemente. Allo
stesso modo, gli studenti, tutti affacciati alle finestre delle aule lasciate
indenne, li osservavano curiosi e increduli. “Allora,
ricapitoliamo…” cominciò il mangaka. “Tu, senza motivo apparente, decidi di
prendere in ostaggio una scuola e di farne saltare metà, uccidendo non so
quanti studenti. Senza contare che noi eravamo proprio sul tetto dell’ala che
hai fatto esplodere, e ora ti aspetti che tutti collaborino con te per avere
salva la vita?” “E
voi chi siete?” “I
nostri nomi non hanno importanza. L’unica cosa che devi tenere in conto è che
noi ti fermeremo. Non c’è neanche bisogno di cercare la causa dell’oscurità di
questo mondo.” “Questo
mondo? Non mi direte che siete anche voi degli aspiranti dei.” Replicò la
donna, abbassando il megafono e parlando direttamente con i due custodi. “Nah,
non abbiamo simili aspirazioni. Sinceramente, ne passo già fin troppe per voler
diventare qualcuno di più importante.” Replicò Marco. “Capisco…
Quindi siete solo due studentelli da quattro soldi che avranno usato qualche
trucco per scendere dal tetto. Allora… che ne dite di esplodere?” Detto
questo premette il detonatore che aveva in mano, facendo così esplodere una
bomba che era nascosta sotto i piedi dei custodi. “Ho
disseminato l’intero giardino con delle bombe! Avete visto tutti, che nessuno
osi avvicinarsi!” urlò rivolta agli studenti della scuola. “Un
campo minato, eh?” commentò Saiko, mentre il fumo si dissipava, rivelando
entrambi sani e salvi. “Come ci aspettavamo. Se hai avuto il tempo di riempire
la scuola di bombe, il cortile non poteva essere un’eccezione.” Minene
li guardò con gli occhi sgranati. “C-Come avete fatto? La bomba era proprio
sotto di voi!” “Come
se una bomba come questa ci potesse realmente fare del male. Certo, forse se ci
coglieva di sorpresa, ma così no di certo.” Fece l’Animorph, per poi alzare la
mano. Immediatamente
l’intero spiazzo fu invaso dalle esplosioni delle bombe nascoste, che
s’innescarono una dopo l’altra, lasciando illeso per puro miracolo l’edificio
scolastico. “Che
cosa? Ma io non le ho fatte esplodere!” urlò Minene preda dell’ira, guardando
tutto il suo lavoro andare in fumo. “Basta
una piccola scintilla per farle esplodere. Ci ho messo un po’ per controllare
il fuoco in questo modo, ma alla fine ci sono riuscito.” Spiegò il ragazzo. “E
se ti chiedi come mai la scuola non è stata danneggiata dalle esplosioni, ti
consiglio di osservarla meglio.” La
donna si voltò immediatamente verso uno dei muri, sgranando gli occhi. Quasi
invisibile, c’era una barriera che la avvolgeva completamente. “Chi
diavolo siete voi due? Dei maghi?” “Anche.
E ora, dove eravamo rimasti?” Uryuu
non rispose, prendendo il suo cellulare e mettendosi subito a leggere qualcosa. “Perché…
Perché non vi vedo?!” gli sbraitò contro, furente, distogliendo lo sguardo dal
telefono. “Di
solito non appariamo nei telegiornali.” Rispose Marco. “Almeno, io finora ho
fatto di tutto per evitarlo. Sai, quando si combatte contro un esercito alieno
che vuole conquistare il tuo mondo, sei costretto ad agire nell’ombra, ma direi
che non è il tuo stile, vero? Oh, non fraintendere. Anch’io ho sulla coscienza
diverse persone. Però non le ho eliminate per piacere personale.” “Parli
come se non fossi di questo pianeta.” “E
se fosse?” intervenne Saiko, portandosi le mani in tasca. “Allora
significa che gli alieni sono più stupidi di quanto si credeva. Vi ricordo che
la scuola è ancora piena di bombe. Gli studenti non potranno andarsene se non
per mia volontà!” Un
rumore dietro i due custodi li distrasse, costringendoli a voltarsi. Si
ritrovarono di fronte a due ragazzi, che tenevano bloccato un terzo, dai
capelli neri che indossava pantaloncini color ocra e un maglioncino nero, da
cui uscivano in basso i bordi di una maglietta bianca, in quel momento costretto
a terra, piangente. “Perché…”
fece, guardando uno dei due ragazzi che lo tenevano bloccato. “Pensavo fossimo
amici! Perché?!” Saiko
e Marco sgranarono gli occhi, vedendo come i due ragazzi avevano lo sguardo
triste, consapevoli che quanto stavano facendo non era giusto. “Capisco…
Avevi già detto ad alcuni studenti cosa fare, e li hai minacciati per
costringerli a obbedire. Ma cosa vuoi da quel ragazzo?!” esclamò il mangaka. Uno
dei due studenti si allontanò, superando i due custodi e poggiando a terra un
cellulare. “Che
cosa voglio da lui?” ripeté Minene, sorridendo. “Solo quel cellulare e che lui
se ne stia fermo.” “Tu…
Tu hai ucciso degli studenti… solo per uno stupido cellulare?!” esclamò
incredulo l’Animorph. “Sono
una terrorista. Dovevo forse chiedergli con un biglietto di ucciderlo?” “E
lo ucciderai usando il suo cellulare?” “Se
distruggo il suo telefonino, lui morirà. O meglio, scomparirà come se non fosse
mai esistito. In questo modo, nessuno potrà più impedirmi di diventare il nuovo
dio!” I
custodi fecero per replicare, ma una nuova esplosione attirò la loro
attenzione, come anche quella della donna. All’interno della scuola era
cominciata una nuova catena di esplosioni, che stava distruggendo una a una
tutte le aule. “Che
cosa? Io non le ho attivate!” fece sorpresa la viola. I
due studenti che tenevano fermo il ragazzo corsero via spaventati, mentre lui
si mise seduto sulle ginocchia, guardando incredulo lo spettacolo. “Fermati…”
mormorò, attirando su di sé gli sguardi dei due custodi. “Così moriranno tutti…
Yuno…” Dicendo
ciò si chinò a terra, chiudendosi su se stesso come un riccio. “Tu
sai chi è il responsabile di queste nuove esplosioni?” gli chiese Marco, senza
però ottenere risposta. “Non
preoccuparti, Primo. Non sarai l’unico a morire oggi.” disse Minene,
sorridendo. “Primo…
Senti, non è che hai a che fare con la mafia, vero?” domandò Saiko, ripensando
a Tsuna e al suo soprannome. “Ma
certo che no!” replicò il ragazzo, alzando la testa di colpo. “È
inutile che tentiate di fermarmi. Tutte le bombe esploderanno tra dieci
minuti.” Continuò incurante la terrorista. “Moriranno tutti, e voi non potrete
impedirlo!” “Abbiamo
salvato interi mondi, e tu in pochi minuti sei riuscita a fare più vittime di
tutti i nostri viaggi messi insieme… Se solo un nostro amico fosse qui, tu a
quest’ora saresti già cenere. E credimi, lui è più potente di chiunque tu possa
immaginare. Può distruggere un pianeta in pochi secondi senza dover usare alcun
ordigno esplosivo.” “Davvero?
Peccato che ora non sia qui. Ed io, come gran finale, farò saltare tutto quanto
in aria!” urlò Minene, scoppiando a ridere. Tuttavia,
uno sparo la interruppe e l’istante seguente, uno dei suoi codini fu sfiorato
da un proiettile. “Non
esaltarti tanto.” Disse una voce maschile, sicura di sé. “Come hai osato
mettere a soqquadro il mio territorio?” I
due custodi si girarono, ritrovandosi a guardare quello che doveva essere un
poliziotto, che teneva puntata contro la donna una pistola. “Finalmente
ci incontriamo, Primo.” Proseguì l’uomo, guardando il ragazzo a terra,
sorridendogli. “Te l’avevo detto che ti avrei protetto, no?” “Ti
piace prendertela comoda, eh, Quarto?” replicò Minene, guardandolo con
sufficienza. “Non
posso certo dire che m’impressiona vedere che te la prendi con un ragazzino,
Nona.” Fece lui. “Primo,
Quarto e Nona…” ripeté Saiko. “In che cosa siamo capitati…?” Il
poliziotto tirò fuori da una tasca un cellulare, mostrandolo al ragazzo. “Io
ho il Diario delle Investigazioni.” spiegò. “È un Diario del Futuro che mi
rivela i crimini che devono ancora avvenire.” I keybladers
sgranarono gli occhi. “Comincio
a capire… Non è l’unico cellulare con questa caratteristica, vero?” chiese il
mangaka. “Indovinato,
ragazzo.” Rispose Minene. “Siamo tutti e tre in possesso di un Diario del
Futuro. In totale ce ne sono dodici, e l’ultimo rimasto diventerà un dio!” “Ne
ho sentite di cose assurde, ma questa le batte tutte…” commentò Marco,
sbadigliando. “Me ne occupo io Saiko, non ti preoccupare. Un bel pugno e sarà
fuori gioco.” “Oh,
davvero? Non mi sembri tanto forte, sai?” fece divertita la donna, ridendo. “State
lontani da lei. Non posso lasciare che ci siano altre vittime.” Ordinò Quarto. “Ho
affrontato esseri più pericolosi di lei. Basterà che non possa usare le bombe e
sarà totalmente innocua.” Ma
prima che potesse fare qualcosa, una delle finestre ancora intere si ruppe, lasciando
uscire una ragazza dai capelli rosa tenuti in due lunghi codini bassi, con
addosso una maglietta e dei pantaloncini per l’attività fisica, che si buttò
sulla terrorista con un pezzo di vetro in mano. Giratasi troppo tardi e
bloccata dalla sorpresa, Uryuu non riuscì a schivare quell’attacco e si ritrovò
il frammento conficcato nella spalla, mentre la ragazza dopo aver mollato la
presa sull’arma improvvisata le atterrava accanto. Nona la guardò furente e la
scagliò lontano da sé con un calcio, facendola rotolare sul terreno fino ai
piedi dei custodi. Saiko
non perse tempo e corse verso il cellulare del ragazzo, prendendolo e
mettendolo in una delle sue tasche. “E questo ora è al sicuro.” “Maledetti…
Come osate interferire?! Chi vi credete di essere?!” chiese la donna. “Oh,
finalmente! Mi chiedevo quando lo avrebbe chiesto!” esclamò Marco, portando la
mano di fronte a sé, evocando il Keyblade. “Non siamo custodi del Keyblade, ma
dalla tua faccia, ne deduco che non hai mai sentito parlare di noi.” “Custodi?”
ripeté la ragazza dai capelli rosa, guardandoli incredula. “Alcuni
ci chiamano la maledizione dell’universo. Altri ci definiscono dei salvatori.
Altri semplicemente, urlano contro di noi.” “E
questa da dove ti è uscita, Saiko?” “Beh,
ero pur sempre un mangaka, lasciami fare un po’ di teatralità.” Replicò lui con
fare ovvio. “Hanno
fatto apparire dal nulla quelle strane spade… Com’è possibile?” chiese Nona,
incapace di accettare quanto appena visto. “Ora…
tu sei della polizia, vero?” chiese Marco, guardando Quarto. “Esatto.
Devo dire che siete una bella sorpresa. Non siete apparsi sul mio diario.” “N-Nemmeno
sul mio…” fece la rosa, rialzandosi. “Quindi significa che non faranno del male
a Yukki.” “Probabilmente
è perché non siamo di questo mondo. Può darsi che il potere dei vostri
cellulari non ci riconosca per questo.” Rifletté il mangaka. “Custodi
o no, non potrete impedirmi di far saltare in aria questa misera scuola!” urlò
Minene, riprendendo in mano il detonatore. “Abbassatevi!”
urlò Primo. I
due custodi si voltarono, giusto in tempo per evitare una freccetta lanciata
dal ragazzo, diretta verso il cellulare che la viola teneva in mano. Lei
sgranò gli occhi, per poi spostare l’oggetto, lasciando esposto il proprio viso.
Sotto lo sguardo disgustato dei presenti, la freccetta si conficcò nell’occhio
sinistro di Minene, che cacciò immediatamente un urlo di dolore. Pochi istanti
dopo, la terrorista portò la mano all’occhio per rimuovere la freccetta e
gettarla via, dopodiché tornò a coprire con il palmo l’organo leso, che aveva
iniziato a buttare denso sangue scuro, che le imbrattò il viso e colò fino
all’abito. “Arrenditi,
Nona!” ordinò il poliziotto, puntandole contro la pistola. “Non puoi andare
lontano con una ferita del genere.” “Non
sottovalutatemi!” ribatté lei, lasciando uscire da sotto la gonna una serie di
razzi, che crearono una fitta coltre di nebbia. Pochi
secondi dopo il rumore di un motore riempì l’aria, anticipando Minene a cavallo
di una moto che li superò, dirigendosi verso l’uscita. “Il
mio Diario del Futuro… è il Diario di Fuga!” rivelò sotto lo sguardo sorpreso
dei presenti, per poi allontanarsi a tutta velocità. “Maledizione…
è fuggita.” Fece la rosa, per poi girarsi verso Primo. “Stai bene, Yukki?” “S-Sì…
grazie Yuno…” rispose lui, sebbene sembrasse quasi spaventato dalla ragazza. Tuttavia
la sua attenzione fu attirata da Marco, che si avvicinò a lui, per poi afferrarlo
per il collo della maglietta. “Di’
un po’ tu, che cosa pensavi di fare?! Avresti potuto ucciderla!” gli urlò
contro. “E
allora? Avete visto anche voi che cos’ha fatto, no?” “È
un essere umano! Anzi, è un essere vivente! Qualunque cosa abbia fatto non
merita la morte!” “Ha
cercato di uccidere Yukki…” fece Yuno, avvicinandosi minacciosa. “E questa è
una colpa sufficiente per meritare la morte. Cosa che spetterà anche te se non
lo metti giù.” Saiko
le puntò contro il Keyblade. “Non vi conviene mettervi contro di noi. I
proiettili sono inutili e oltretutto non potreste mai stare al nostro passo.” La
rosa digrignò i denti, mostrando due occhi folli, mentre Marco lasciava andare il
ragazzo chiamato Primo. “Direi di andarcene. Quella donna di sicurò attirerà
qualcuno di nostra conoscenza o un suo alleato.” “Temo
di non potervi lasciare andare via.” Disse il poliziotto. “Avete detto che non
siete di questo mondo, esatto?” “E
se fosse? Vuoi fermarci?” “Io
forse non ci riuscirò, ma qui fuori ci sono decine di poliziotti. Volete
combattere contro tutti loro?” L’Animorph
ridacchiò. “Di bene in meglio… Prima rischiamo di saltare in aria, poi
incontriamo un branco di psicopatici… e ora questo. Yeerk, quanto mi mancano. Almeno
loro erano un solo tipo di pericolo…” “Yeerk,
eh? Era tanto che non li sentivo nominare.” Fece una voce. Saiko
e Marco spalancarono gli occhi, mentre attorno a loro il cortile e la scuola
scomparivano, lasciando posto a una strana costruzione: una circonferenza, che
ospitava dodici piattaforme circolari, con segnati i numeri romani da uno a
dodici sul bordo, grandi a sufficienza per un paio di persone, infatti su
ognuno di essi comparve una figura, ma solamente Yukki, Yuno, che aveva preso
il secondo posto, Quarto e Minene erano visibili, le altre erano completamente
nere per celarne l’identità. Solo una piattaforma si rivelò vuota a parte
un’inquietante scritta rossa che riportava ‘DEAD END’. “Così,
voi siete due custodi, eh?” continuò la voce, mentre sopra di loro, esattamente
al centro del cerchio, appariva dal nulla un trono, sul quale era seduto un
essere gigantesco vagamente simile a uno scheletro, con addosso una tunica
viola e una corona sul teschio. I
due evocarono subito il Keyblade. “E
tu chi sei?” chiese Marco. “La
domanda giusta sarebbe chi siete voi.” Chiese la figura che occupava il
dodicesimo posto, la cui testa sembrava avvolta da un grosso pallone. “Deus,
perché sono qui anche loro?” domandò Yukki. “Non sapevano nemmeno dei Diari!” “Calmo
Primo. Avete di fronte a voi due delle persone da cui, al momento, dipende il
destino di questo e di altri mondi.” “Quei
due bastardi… per colpa loro Primo mi ha portato via un occhio!” esclamò Nona. “Mi
sento molto al centro di un processo… Dobbiamo dedurne che sei tu il creatore
di quei cellulari del futuro, vero?” “Esatto.
Io sono Deus Ex Machina, il dio del tempo e dello spazio.” Rispose l’essere. “Un
dio, eh? Non sei il primo che incontriamo, però sei decisamente il più
minaccioso.” “Che
maleducati che siete. Dovreste mostrare almeno un po’ di rispetto.” S’intromise
una bambina dai lunghi capelli bianchi e la pelle scura, seduta su un bracciolo
del trono. “Per
quale motivo hai creato dei diari che prevedono il futuro?” domandò Saiko,
ignorandola. “E perché quella donna stava cercando di uccidere quello che
chiamate Primo?!” “Perché
Primo è il più pericoloso.” Rispose la persona che stava alla decima posizione. “È
l’unico in grado di cambiare il proprio futuro.” Proseguì la quinta, che dalle
dimensioni pareva essere un bambino. “Inoltre,
è l’unico che è già riuscito a eliminare uno di noi, ovvero Terzo.” Intervenne
ancora il Dodicesimo. I
due custodi portarono il loro sguardo sulla scritta volante che si trovava
sopra la terza piattaforma. “Quindi
abbiamo salvato un assassino da una terrorista, eh? Ma mi sfugge ancora il
perché di tutto questo.” Asserì Marco. “Chi
resterà in vita alla fine prenderà il mio posto. È un gioco.” Spiegò
semplicemente Deus. “Sai,
in passato c’era un’altra persona… un altro umano che ha fatto un gioco simile.”
Disse Saiko. “Ha ucciso migliaia di persone seguendo la sua giustizia, dicendo
di voler diventare il dio del suo mondo. Ed è morto.” “E
allora? L’importante è riuscire nel proprio obiettivo. Diventando dio, avremo
il controllo sullo spazio e sul tempo. Niente potrebbe fermarci.” Affermò
Minene. “Voi
siete disposti a giocare a questa follia?” esclamò Marco. “Ma vi rendete conto
del valore di una vita?! Non potete uccidere per motivi così egoistici!” “E
i normali serial killer? Loro hanno un motivo non egoistico?” domandò la
persona che stava all’undicesimo posto. “Gli
umani sanno solo usarsi a vicenda. Se voi due provenite da un altro mondo,
dovreste saperlo bene.” S’intromise il sesto possessore, che al contrario degli
altri sembrava stare in ginocchio. I
due custodi aumentarono la stretta attorno al Keyblade. “Questo
non significa nulla!” urlò l’Animorph. “Tutti sbagliamo, ma nessuno può
considerarsi superiore agli altri!” “E
voi allora? Vi siete presentati come custodi, non come umani.” Fece Nona. “Forse
non sono proprio umano al cento per cento… Però lo sono stato in passato! Ho
perso la mia umanità per aiutare il mio mondo!” “La
maggior parte dei custodi è umana, una buona parte è quasi umana e una
minoranza non lo è. La persona che ci ha aiutato… La persona grazie alla quale
siamo stati riconosciuti come custodi… lui è umano, eppure probabilmente
riuscirebbe a sconfiggere questo vostro dio!” Tutti
guardarono Saiko, per poi spostare lo sguardo su Deus, che sorrise. “Interessante…
Quindi è ancora in giro, eh?” I
due custodi sgranarono gli occhi, tornando a fissare la divinità. “Sì,
ho incontrato uno dei vecchi Dark. Non ho ancora avuto il piacere d’incontrare
quello attuale, ma confermo che il suo potere probabilmente va oltre il mio.” “Ehi,
che storia è questa? Non dovresti essere tu l’essere più potente di tutti?!”
sbottò Minene. “Di
questo mondo. Ce ne sono molti altri che mi superano in potenza. I custodi del
Keyblade sono i rappresentanti di due di questi. Anzi, i due più forti in
assoluto.” “Luce
e Oscurità… Ne abbiamo sentito parlare. Anzi, probabilmente sia io sia Marco
abbiamo ricevuto i Keyblade dalla Luce stessa.” “Allora
che cosa volete fare? Interrompere il gioco?” “Questo
non possiamo farlo… abbiamo già interferito in questo mondo più di quanto
avremmo dovuto. Il nostro obiettivo purtroppo non è salvare il mondo dai suoi problemi
interni, ma da quelli esterni. Tuttavia, se questo gioco dovesse attirare
l’oscurità su questo mondo…” Mentre
diceva ciò, Marco puntò il Keyblade in alto, creando un fascio di luce che
attraversò l’aria, finendo nel vuoto del cielo che li sovrastava. “Non
esiteremo a porvi fine con la forza.” Sentenziò. In
quel momento sopra tutti e undici i partecipanti apparve la scritta ‘DEAD END’,
che restò sospesa nel vuoto. “Ehi,
e questo che cosa significa?! Perché c’è una linea di morte per tutti noi?!”
esclamò Minene, osservando spaventata la scritta. “Pare
che la sfida del custode sia stata rilevata come una minaccia.” Rispose Deus,
alzandosi in piedi, mostrandosi in tutta la sua altezza. “Che
cos’ho fatto?” chiese l’Animorph, confuso. “Hai
appena emesso una sentenza contro di loro. Ora per ognuno di loro è cominciato
un conto alla rovescia che li condurrà all’annientamento.” Il
keyblader sgranò gli occhi. “Tu… Sospendi subito questo folle gioco!” urlò,
volando contro di lui, creando una sfera di fuoco. Tuttavia
la divinità lo respinse alzando semplicemente la mano, rimandandolo al centro
del cerchio. “La
nuova missione dei possessori dei Diari è quella di eliminarvi per poter sopravvivere.” “Tutto
qui?” fece la voce del bambino. “Sarà uno scherzo da ragazzi.” “Non
me lo farò ripetere due volte.” Aggiunse Nona, scomparendo, seguita in pochi
secondi da tutti gli altri. Alla
fine restarono solo Yukki, Yuno e Quarto, oltre ovviamente a Deus Ex Machina e
alla bambina al suo fianco. “Così
hai pensato di liberarti di noi mandandoci contro i tuoi giocattoli, eh?” fece
Saiko, guardando la divinità. “Siete
stati voi a fare in modo che accadesse questo. Tuttavia, dubito che qualcuno
riuscirà ad avvicinarsi a voi. Voglio divertirmi, perciò non vi lascerò in
svantaggio. Murmur?” “Subito!”
rispose la bambina dai capelli bianchi, saltando giù e atterrando di fronte ai
due custodi. “Siete
di un altro mondo ma ora vi trovate qui, perciò dovrete sottostare alle sue
regole.” Continuò Deus, mentre la bambina tirava fuori due cellulari,
consegnandoli a Saiko e Marco, che li presero in mano, osservandoli. “Non
male… Quindi ci costringi a partecipare, eh?” “Esatto.
Ricordatevi che se i vostri Diari del Futuro dovessero andare distrutti, voi
sparirete con essi. Come se non foste mai esistiti.” “Tutto
qui?” replicò Marco, ancora arrabbiato. “Diventare un dio come te… preferirei
sì sparire piuttosto di avere un simile destino!” Deus
sorrise, per poi sparire assieme a tutto quanto, lasciando tornare i ragazzi
nel cortile della scuola. “Pazzesco…
Forse ci conviene andarcene da questo mondo e-” cominciò Saiko, poco prima di
vedere Yuno correre verso di lui, con un coltellino svizzero in mano. “Muori!”
urlò, poco prima di essere colpita in pieno stomaco da Marco. La
ragazza restò a bocca aperta per qualche secondo, lasciando cadere l’arma, per
poi scivolare a terra, venendo presa dal custode. “Cavoli…
Non dovrei parlare, ma questa qui non sa proprio aspettare…” sospirò,
poggiandola con delicatezza a terra. “E
così ci sono due nuovi partecipanti, eh?” fece Quarto, sorridendoli. “Beh, io
personalmente non ho nessuna intenzione di diventare un dio. Che ne dite di
un’alleanza? Volevo proporla solo a Primo e Seconda, ma a questo punto credo
convenga aggiungere anche voi due.” “Mi
sembra incredibile che Deus vi conosca.” Disse Yukki. Saiko
sospirò. “In teoria tutto l’universo ora dovrebbe conoscerci, ma a quanto pare,
alcuni mondi non hanno ricevuto il messaggio di… credo possiamo definirla una
nostra superiore, che metteva allerta tutti quanti.” “Che
ne dite di spiegarci tutto quanto?” chiese Quarto. “Ah, a proposito, io sono Kurusu
Keigo.” “Io
Yukiteru Amano, mentre lei è Yuno Gasai.” Si aggiunse il ragazzo, indicando
anche la ragazza a terra. “Il
mio nome è Mashiro Moritaka, ma potete chiamarmi Saiko.” “Io
sono solo Marco. Per abitudine non dico mai il cognome.” “Allora,
che cos’è che sta succedendo all’universo? Non mi risulta che gli alieni siano
soliti viaggiare così facilmente.” “In
teoria veniamo anche noi dalla Terra. Vedete…” Dopo
che Saiko e Marco ebbero spiegato tutta la situazione, i due rimasero in
silenzio per qualche minuto. “Quindi…
l’Universo sta realmente rischiando di sparire… Questo gioco potrebbe essere
inutile…” fece Yukiteru, guardando Yuno ancora priva di sensi. “Siete fortunati
che non abbia sentito tutto quanto. Non avrebbe reagito bene. Ha un’attenzione
morbosa nei miei confronti, anche se ignoro il perché.” “L’avevo
immaginato…” disse Saiko, per poi lanciargli il suo cellulare. “Ad ogni modo,
questo ti appartiene.” “Ancora
non capisco perché ci abbia dato questi affari… Da dove vengo io non erano
ancora andati così avanti con la tecnologia, eravamo agli inizi dell’era di
internet…” commentò Marco, prendendo il telefonino che Murmur gli aveva
consegnato, leggendo lo schermo. “Anche se queste note sul futuro… non sembrano
molto affidabili.” “Dici?” “Ci
sono solo degli orari, seguiti da delle frase tipo ‘Ho eliminato un Heartless.’
o ‘Forse dovremmo chiamare Dark.’… Insomma, cose banali. Mi sembra strano che
non ci siano note tipo ‘Forse è proprio
il caso che vada da uno psicologo’… Ah, no, ecco qui.” “In
pratica il vostro diario è come il mio. Vi dice quello che vi succederà
intorno.” Spiegò Primo, mentre Yuno riapriva gli occhi. “Y-Yukki…”
mormorò. “Stai bene?” “Sì,
tranquilla. Non sono ferito.” “Come
mai loro sono ancora qui?” “Prima
mi sono espresso male. Non abbiamo alcuna intenzione di eliminarvi. Vogliamo
solo salvare questo mondo.” “Quindi
non farete alcun male a Yukki?” “No,
puoi starne certa. Anche se non abbiamo gradito come abbia colpito a tradimento
quella donna.” “Non
avevo altra scelta. Avrebbe fatto saltare in aria il resto della scuola.” Prima
che qualcuno potesse aggiungere altro, un rumore proveniente dai cellulari
attirò la loro attenzione. Yukiteru
fu il più veloce a prenderlo e a leggere il messaggio. “No…
Impossibile…” fece, deglutendo. “E
questo che cosa significa?!” esclamò Marco. Su
tutti i cellulari era apparsa la stessa scritta: ‘Hakai ha
appena colpito il terreno con una sfera d’oscurità, dando il via alla fine’ “Gadian…”
mormorò Saiko. “Qui
c’è scritto Hakai… Significa Distruzione.” Commentò Yukiteru. “Un
tempo era uno dei miei assistenti.” Spiegò il mangaka. “Ma all’improvviso, si è
trasformato in un essere che aspira al caos. Il mio mondo in questo momento è
diventato di pietra… Io sono l’unico superstite.” “Lo
stesso vale per il mio mondo. Anch’io avevo un nemico che mi ha seguito nello
spazio, ma alla fine, è stato eliminato. Hakai, invece, assieme a Xehanort, è
uno dei nostri nemici più pericolosi. Se quella sfera colpisse questo mondo…
Noi non potremmo fare nulla per salvarlo. In pochi secondi, sparirà tutto
quanto.” “Allora
ci basterà fermarlo prima. Sapreste descrivermelo?” “Cosa
può fare un poliziotto come te?” “Dato
che sono il capo della polizia, direi molto.” “Sarebbe
inutile.” Fece Saiko. “Manderesti solo al macello i tuoi uomini. Contro di lui
è impossibile avere la meglio. Potreste usare anche l’esercito, lui vi
annienterebbe in pochi instanti. La bomba atomica stessa probabilmente sarebbe
inutile con lui.” “Non
può esistere un essere così potente!” esclamò Yukiteru. “Eppure
è così! Stando così le cose… dobbiamo come minimo far evacuare la città.” “Capisco…
Darò l’ordine, dicendo che abbiamo ricevuto la soffiata di una bomba. Se
dovessi dire la verità, mi prenderebbero per pazzo.” “Sì,
credo anch’io che sia la cosa migliore da fare…” rispose Marco, mettendo via il
cellulare. “Anche perché non ci rimane molto tempo… non è vero, Hakai?” continuò,
girandosi per incontrare lo sguardo del custode del Caos, seduto sul bordo del
tetto della scuola. “Oh,
così mi avete scoperto, eh?” fece lui, sorridendo e mettendosi in piedi, per
poi alzarsi in volo. “S-Sta
volando!” esclamò Primo. “Non
ti eri accorto che anche noi stavamo volando prima? Per i custodi non è troppo
difficile, dopo aver fatto un po’ di pratica.” Rispose Marco, evocando il
Keyblade. “Ora scappate via il più velocemente possibile. Vedo che gli altri
studenti non hanno perso tempo e sono spariti… questo posto probabilmente
durerà solo pochi minuti.” “Marco,
così mi fai sembrare un cattivo di terza categoria… Pensi davvero che vi
attaccherò subito?” “Perché,
hai in mente qualcos’altro? Ti abbiamo già affrontato altre volte, e sappiamo
che non ti fai troppi scrupoli.” “Nemmeno
voi ve ne siete fatti troppi l’ultima volta. Vi siete addirittura fusi per
affrontarmi.” “Fusi?
Come sarebbe e a dire fusi?” chiese Yuno, guardando i due custodi. “È
una tecnica di un altro mondo. Se due persone sono simili fisicamente e hanno
la stessa forza, possono diventare un unico essere con le caratteristiche di
entrambi. È una soluzione temporanea, ma in quello stato si guadagna un potere
incredibile.” “Ma
questa volta non abbiamo nessuno a tenerlo occupato.” Kurusu
alzò la pistola contro il custode del Caos. “Non ho ben capito che cos’avete
intenzione di fare, ma se è tempo che vi serve posso procurarvelo io!” “Tu,
umano?” domandò Hakai, per poi alzare una mano. Immediatamente
dietro di lui si alzò dal nulla una colonna di fuoco, il cui diametro era di
circa dieci metri, mentre la sua altezza raggiungeva il cielo, tanto da non
riuscirne a vedere la fine. “Va
bene, prova pure ad affrontarmi. Sono curioso di vedere… che cosa può fare una
banale pistola contro di me.” “Yukki…
scappiamo e lasciamoli qui!” disse Yuno, stringendo il braccio del ragazzo. “N-No…
Non possiamo… inoltre, non c’è un posto dove saremmo al sicuro…” “Hakai!”
urlò Saiko, volando contro di lui, con il Keyblade pronto a colpire. “Lascia
subito andare Gadian!” “Ancora
con questa storia? Gadian ormai non esiste più, fa parte di me. Io sono lui e
lui è me. Semplice, no?” replicò lui, evocando la chiave leggendaria e
respingendo l’attacco del mangaka, che restò anche lui sospeso in aria. “Ha
la vostra stessa arma! Vuol dire che era un vostro compagno?” domandò Yukiteru
a Marco, che scosse la testa. “Ci
siamo dimenticati di dirvelo. Esistono quattro categorie di custodi: quelli
della Luce, come me e Saiko e quelli dell’Oscurità. Le altre due categorie sono
particolari, perché composte da un solo individuo ciascuno: dell’Equilibrio,
ovvero Dark, e del Caos, ovvero Hakai.” “Un’intera
categoria… solo per una persona?” “Già…
Il che vi dovrebbe far capire la loro potenza. Equilibrio e Caos… entrambi il
miscuglio della Luce e dell’Oscurità, ma uno opposto all’altro.” “Ottima
spiegazione, Marco.” Fece Hakai, per poi far scomparire il Keyblade, andando
ancora più in alto. “Ora, però, voglio vedere che cosa sapete fare… Difendete
questa città da soli.” Non
appena ebbe detto ciò, schioccò le dita. Immediatamente
centinaia di varchi oscuri si aprirono nel cielo, lasciando uscire da ciascuno
di essi una decina di Heartless volanti. “Che
cosa?! Heartless? Da quando li può usare?!” esclamò l’Animorph incredulo,
osservando gli esseri oscuri disperdersi nell’etere. “Ci
rivedremo quando la città sarà distrutta… o quando tutti gli Heartless saranno
stati eliminati.” Concluse Hakai, scomparendo nel nulla. “No…
questa non ci voleva!” urlò Saiko, creando subito una decina di sfere di fuoco
che scagliò contro alcuni Heartless, disintegrandoli “Qui
la situazione è critica. Forse sarebbe il caso di chiamare davvero Dark…” “Che
cosa facciamo?” domandò Murmur a Deus, guardando preoccupata uno schermo di
fronte a loro, dentro il quale era possibile vedere gli Heartless che
attaccavano la città. “Rischiamo di perdere tutti i canditati in un solo
colpo!” “Non
devi preoccuparti. Ci sono due custodi, e nessuno dei canditati è così sprovveduto.
Inoltre… avverto che c’è qualcun altro non previsto.” “Qualcun
altro? Di chi si tratta?” “Non
ne sono sicuro… ma credo sia anche lui un viaggiatore, sebbene sembri provenire
da molto più lontano.” Un
ragazzo dagli occhi azzurri e dai lunghi capelli rossi legati in una coda bassa,
con addosso un kimono, dalla giacca viola e i pantaloni bianchi, e una katana
assicurata al fianco sinistro, si fece largo tra la folla di persone, che lo
guardava con somma incredulità. “Ma
tu guarda un po’ che razza di posto…” fece lui, alzando lo sguardo verso uno
dei diversi palazzi. “Non ho mai visto una città come questa… e mi chiedo come
abbia fatto a finire qui.” “Ehi
tu!” urlò una voce, anticipando un poliziotto, che lo raggiunse in pochi
secondi. “Eh?”
domandò il rosso, voltandosi. “Dice a me?” aggiunse, indicandosi. “Sì,
proprio tu! Lo sai che è vietato andare in giro con una spada?” “Sì.”
Si limitò a rispondere lui. “E allora?” La
risposta schietta lasciò sorpreso l’agente, che tuttavia scosse la testa per
riprendersi. “Ragazzo,
devo chiederti di seguirmi in centrale e di consegnarmi la spada.” “Spiacente,
non posso.” Rispose lui, mentre i suoi occhi si facevano seri, abbandonando
l’aria quieta che li aveva illuminati fino a quel momento. “Questa
è resistenza a pub-” “Si
abbassi!” ordinò il ragazzo, sguainando la spada e saltando oltre l’agente. Con
grande sorpresa di quest’ultimo, come delle altre persone presenti in strada,
la spada andò a scontrarsi contro un Heartless, tagliandolo a metà, facendolo
così scomparire nel nulla. “Che
cosa?!” esclamò sorpreso il rosso, atterrando dietro il poliziotto, tenendo la
spada in mano. “C-Che
cos’era quella cosa?” chiese l’uomo, spaventato. “Qualcosa
che per qualche misterioso motivo sembrava avercela con noi.” “Cosa
vuoi di-” Ma l’agente non completò mai la frase. Dietro
di lui era apparso dal nulla uno Shadow, che l’aveva colpito alle spalle. Sotto
gli occhi sgranati del ragazzo, egli cadde a terra, lasciando poi uscire dal
proprio corpo una sfera di luce, che scomparve nel cielo. Un
urlo appartenente a una donna riempì il silenzio creatosi, dando il via a
un’ondata di panico parallela all’apparizione di decine di altri Shadow, che
accerchiarono il samurai, mentre dal cielo un’orda di Invisibili scendeva in
picchiata, con la loro lama stretta in mano. “Che
cosa diavolo sta succedendo?” si chiese il ragazzo, stringendo con maggiore
forza la propria spada, per poi partire all’attacco, colpendo in pochi secondi
tutti gli Heartless che lo circondavano, i quali scomparvero subito. “Oh,
questa sì che è una sorpresa.” Fece una voce, sentendo la quale le creature si
fermarono subito. Il
ragazzo si voltò, ritrovandosi a guardare Braig, che sorrideva divertito. “È
raro riuscire a trovare un’arma in grado di sconfiggere gli Heartless. O forse
sei tu a essere speciale?” “Chi
sei?” chiese il rosso. “Sei tu a controllare questi mostri?” “Bingo!
E per rispondere alla tua prima domanda, io sono Braig.” Rispose, evocando i
suoi fucili e puntandoli contro il ragazzo. “Vedo
che ti piace usare trucchi. Che cosa sono queste creature? Come mai scompaiono
nel nulla non appena colpite? Senza contare che la loro resistenza… è molto
bassa. Mi sembra quasi di non toccarli.” “Quelli
sono Heartless. Esseri fatti d’oscurità in cerca di cuori forti. E sembra che
tu corrisponda proprio al loro ideale.” “Cuori?” “Oh,
non i cuori che credi tu. I cuori come quello uscito da quell’uomo. L’essenza
stessa di una persona! Senza di quello, si è destinati a diventare come loro.” “Quindi
devo fermare te per salvare tutte le persone qui presenti, vero?” Braig
scoppiò a ridere. “Anche ammesso che tu riesca a sconfiggermi, non sono io a
controllarli. Una volta mandati all’attacco, si fermano solo se distrutti. E
ora, l’intera città ne è invasa.” Il
ragazzo sgranò gli occhi. “Se le cose stanno così… allora è mio dovere
fermarli. Non ho combattuto una guerra solo per vedere andare in fumo tutti i
sacrifici compiuti.” “Non
preoccuparti. Non si limiteranno a questa città. Questo mondo ormai è
condannato! Gli Heartless aumenteranno sempre più di numero, finché non
troveranno la serratura. E a quel punto… il mondo sparirà.” “Il
mondo…? Vuoi dire che-” “Esatto!
Nessuno resterà in vita. Tutti voi siete destinati a diventare Heartless!” “E
tu? Ti sacrificherai per questa tua folle idea?” “Sono
uno di quelli che comanda gli Heartless. E poi, posso andarmene da questo mondo
quando voglio. Ce ne sono molti altri da colpire.” Il
ragazzo chiuse gli occhi. “Capisco… allora immagino che questo non sia il mio
mondo. Ora mi spiego perché è tutto così diverso. A quanto pare, qualcuno si è
divertito a mandarmi qui.” Disse, alzando la spada contro Braig. “Ma se quello
che dici è vero, allora ti fermerò. Non ti lascerò raggiungere altri mondi!” L’ex
Nessuno ghignò. “Divertente… un ragazzo con una misera spada contro un essere
in grado di controllare l’oscurità…” Detto ciò scomparve, riapparendo a testa
in giù alle spalle dell’avversario. “Peccato che tu ti stia sopravvalutando,
moccioso.” Continuò, per poi far fuoco. Il
rosso portò la spada dietro la schiena, riuscendo a deviare il colpo laser, che
colpì il muro di un edificio. “Non
credere che sia così facile colpirmi. Non sono nuovo a giochi sporchi durante
una battaglia. Inoltre, giusto per precisare, ho ventotto anni.” Braig
tornò dritto, atterrando come se niente fosse. “Immortale?” “Non
direi. Gli immortali non esistono.” “Capisco…”
continuò Braig, sorridendo ancora. “Però c’è qualcosa che non mi torna… Perché
una spada qualsiasi è riuscita a respingere il mio attacco? Senza contare che è
in grado di eliminare gli Heartless…” “Un
samurai, eh? Quindi c’è ancora qualcuno che si veste in quel modo…” intervenne
una voce, attirando l’attenzione dei due su Minene, che mise in tasca il suo
cellulare. “E l’altro mi ricorda la mia fin troppo recente ferita.” Continuò,
alzando la testa e tenendo chiuso l’occhio sinistro, ancora sporco di sangue. “E
tu chi saresti?” domandò l’ex Nessuno. “Una
candidata a diventare il dio di questo mondo. Non credevo che Deus avesse ragione,
come anche quei due ragazzini… Ma tu in questo momento rappresenti un ostacolo
per questo mio obiettivo.” Dicendo ciò portò una mano in tasca, tirando fuori
una granata, che innescò subito. “Perciò mi farai il gentile piacere di
scomparire!” urlò, lanciandogliela contro. Il
ragazzo saltò all’indietro, lasciando Xigbar da solo, proprio mentre la granata
lo raggiungeva, illuminandosi. Pochi secondi dopo un’esplosione investì i due,
facendo volare il rosso a terra per l’onda d’urto. “E
con questo è sistemato!” Il samurai
la guardò incredulo, e aprì bocca per dire qualcosa. Ma prima che riuscisse a
proferire parola, la risata di Braig riempì ancora l’aria, mentre il fumo provocato
dall’esplosione si dissipava, rivelandolo perfettamente incolume. “Non
male!” esclamò divertito. “Se fossi stato un uomo qualunque a quest’ora sarei a
pezzi! Ma purtroppo per te, non lo sono.” “Che
diamine… Non può essere rimasto illeso!” “Però
devo dire che mi sono stufato di giocare con voi. Ci sono due custodi con i
quali preferirei non avere troppo a che fare. Inoltre, temo che Hakai si sia
fatto prendere la mano.” “Hakai…
è il nome di colui che distruggerà il mondo!” rifletté Minene, riprendendo in
mano il cellulare e guardando lo schermo. “Allora non si può proprio cambiare
il futuro?” Braig
la guardò incuriosito. “Non vorrai farmi credere di poter vedere nel futuro,
vero?” domandò, avvicinandosi, tenendole puntato contro una delle sue armi. “Se
le cose stanno così, credo proprio di doverti eliminare subito. Non posso rischiare
che tu te ne vada in un altro mondo.” “Fermo!”
urlò il rosso, mettendosi in mezzo ai due. “Non posso permetterti di fare del
male ad altre persone! Ho giurato che non avrei mai più visto morire qualcuno
di fronte ai miei occhi. E allo stesso modo, di non uccidere più nessuno.” “È
questo il motivo per cui la tua spada non è affilata?” domandò Braig, guardando
la katana dalla lama girata al contrario, mentre puntava entrambi i fucili
contro i due. “Voglio proprio vedere… quanti colpi può respingere la tua spada
prima di cedere!” Detto
questo cominciò a far fuoco, lanciando contro lo spadaccino una decina di proiettili
laser. Tuttavia
questi s’infransero contro una barriera. “Che
cosa?” fece sorpreso il membro dell’organizzazione, poco prima di essere
raggiunto da una sfera di fuoco, che lo fece volare a qualche metro di
distanza. “Giusto
in tempo… Fortuna che gli Heartless si sono concentrati maggiormente qui.” Fece
Saiko, atterrando, mentre poco lontano Yukiteru, Yuno e Kurusu lo raggiungevano
correndo. “Anche se non mi aspettavo di incontrare di nuovo lui.” “Il
mangaka, eh? Solo soletto ad affrontarmi?” lo prese in giro Braig ‘Direi
di no!’ urlò telepaticamente Marco, anticipando un elefante che colpì in pieno
l’ex Nessuno, facendolo schiantare contro una casa. Poi,
sotto gli occhi sorpresi di tutti tranne Saiko, tornò ad avere l’aspetto
dell’Animorph, che sorrise soddisfatto del proprio operato. “Allora, che cosa
fai? Te ne torni da dove sei venuto o ti ci rispediamo noi?” L’ex
Nessuno ghignò divertito, ignorando il rivolo di sangue che gli cadeva dalla
bocca. “Se credete di averla vinta così facilmente, vi sbagliate. Cosa possono
fare due custodi… contro questo esercito di Heartless?” chiese, poco prima di
sparire in un varco oscuro. “Tutti
codardi. Ecco che cosa sono.” “Il
moccioso… si è trasformato in un elefante!” esclamò Nona, incredula. “Lo
avevo detto io che potevo tranquillamente stenderti senza troppe difficoltà.”
Replicò lui, per poi evocare il Keyblade. “Allora… abbiamo degli Heartless da
eliminare, no?” Non
appena ebbe detto ciò, le creature oscure li circondarono. “Pare
proprio di sì.” “Anche
voi conoscete queste creature?” chiese lo spadaccino, alzando di nuovo la katana. “È
inutile cercare di affrontarli. Le spade normali non funzionano contro di
loro.” Lo mise in guardia Saiko, poco prima di sgranare gli occhi quando lo
vide tagliare in due uno Shadow. “Dicevi?” “Quasi
tutte le spade normali a quanto pare.” Ridacchiò Marco, per poi alzare la mano
libera, creando una raffica di sfere di fuoco che colpirono alcuni Invisibili
sopra di loro, che scomparvero. “Tutti
voi, presto, venite qui dietro!” ordinò Saiko ai quattro possessori dei Diari,
i quali obbedirono. “Diteci
che avete un’idea su come salvarci!” esclamò Yukiteru, guardando spaventato
l’orda di creature oscure. “Sinceramente,
non so. Ho sentito che Sora in passato ha sconfitto da solo mille Heartless,
perciò non dovrebbe essere impossibile… Però ne avremo la conferma solo una
volta che ci saremo riusciti!” “Non
gli lascerò toccare Yukki, a nessun costo.” Fece Seconda, tirando fuori un
altro coltello. “Ma
quante armi hai con te?!” chiese incredulo Primo, zittendosi quando vide gli
Invisibili sopra di loro cominciare a scendere a tutta velocità, alzando la
loro spada. “Kuzu
Ryu Sen!” urlò il samurai, saltando in alto e colpendo un Invisibile con la
spada, usando una velocità che la rese quasi invisibile per tutti. L’Heartless
rimase fermo per qualche instante, per poi scoppiare e svanire nel nulla. “Queste
creature non sono umane, e neanche animali.” Disse il ragazzo, riponendo la
katana nel fodero, mentre i suoi capelli si spostavano dal viso, mostrando una
cicatrice a forma di X sulla guancia sinistra. “Perciò non devo farmi problemi
nel colpirli, vero?” “E-Esatto…”
rispose Marco, ancora sorpreso dalla performance del rosso. “Senti… so che non
è il momento più adatto… ma tu chi sei?” “Ho
avuto diversi nomi… ma adesso sono semplicemente Kenshin Himura, ex samurai
vagabondo.” Rispose lui, portando di nuovo la mano sull’elsa della spada, per
poi estrarla e generando uno spostamento d’aria tale da far scomparire decine
di Shadow, oltre che provocare diverse crepe nell’asfalto. “S-Samurai?” “A
quanto pare, qualcuno mi ha portato qui dal mio mondo.” Spiegò Kenshin. “Forse
proprio per affrontare queste creature.” Saiko
lanciò il Keyblade sopra di lui, colpendo in pieno un Wyvern, che cacciò un
grido prima di scomparire. “Si
chiamano Heartless.” Rispose il mangaka, mentre l’Animorph tagliava in due un
Soldato. “Sono creature oscure che in passato erano umani, ma come vedi, ora
non hanno più niente del loro essere originale. Pensano solo a prendere i cuori
delle proprie vittime.” “E
non si possono affrontare normalmente?!” domandò Nona, mentre lei e gli altri
restavano a guardare i tre combattere. “Le
armi normali sono inutili. Solo i custodi e pochi altri eletti possono ferirli ed
eliminarli.” Yuno
restò in silenzio a guardarli, mentre un sorriso appariva sul suo viso. “Sono
deboli, ma il loro numero è davvero alto…” commentò il rosso, colpendo un altro
Heartless, che scomparve. “Sembrano non finire più…” Sopra
un palazzo, una persona ammantata di bianco con il viso celato dal cappuccio,
stava osservando la scena. “Forse
è il caso che intervenga…” mormorò, spostando il mantello e prendendo una spada
priva di fodero anch’essa bianca che teneva appesa alla cintura. “Dopotutto,
non posso lasciare due custodi a se stessi… soprattutto se sono due dei
leggendari custodi.” Detto
questo, fece un passo oltre il bordo del tetto, per poi lanciarsi giù, girando
su se stesso e ritrovandosi così a guardare il marciapiede avvicinarsi sempre
di più. A
pochi metri dal suolo sorrise, per poi girarsi di nuovo e atterrare in piedi, provocando
un’onda d’urto che spaccò il cemento sotto di lui, creando una voragine, le cui
crepe si estesero per diversi metri attorno. I
custodi e i possessori dei Diari si girarono nella sua direzione, restando a
guardarlo stupefatti, come anche gli Heartless. “Ahi,
ahi… dovrei smetterla con simili azioni spettacolari. Dimentico sempre che
quando sono da solo il mio potere è dimezzato…” si lamentò il tale che rivelò
una voce maschile, alzandosi apparentemente illeso e spolverandosi il mantello,
per poi recuperare la spada, che si era conficcata accanto a lui. “E
ora chi è questo tipo?” chiese Kurusu. “Potete
chiamarmi Eiyu.” Rispose lui, avvicinandosi al gruppo dei presenti, tenendo il
braccio con la spada lungo il fianco, fermandosi di fronte ai keybladers. Poi,
con sorpresa di tutti, si mise in ginocchio di fronte ai due custodi, che lo
guardarono increduli. “C-Che
cosa stai facendo?!” chiese Marco, mentre Eiyu si rialzava. “È
un onore per me conoscervi di persona, Marco e Saiko. Le vostre gesta come
custodi si sono diffuse per tutto l’universo.” Disse, per poi girarsi verso gli
Heartless, che sembravano essere nuovamente in procinto ad attaccare.
“Permettetemi di aiutarvi.” “Ehm…
Okay, credo che una mano in più non possa farci male, ma-” Prima
che il mangaka potesse concludere la frase, il nuovo arrivato era scomparso
dalla loro vista, riapparendo alle spalle di un Heartless e trafiggendolo
subito con la spada. Senza
aspettare un secondo, la estrasse per lanciarsi a tutta velocità contro un
mucchio di Shadow, tagliandoli tutti quanti a metà senza essere visto da
nessuno. “E
questi sarebbero i temibili Heartless? Ed io che speravo in qualcosa di
meglio!” esclamò, poco prima che un varco oscuro si aprisse dietro di lui,
lasciando uscire un Blu Ciccio. Eiyu
sorrise. “Così va meglio!” gridò, lanciando la spada in alto per colpire un
Invisibile. Nello
stesso momento si scagliò contro l’Heartless appena apparso, colpendolo con un
pugno e facendolo volare contro un palazzo, facendolo così tornare
nell’oscurità, per poi alzare il braccio e recuperare con nonchalance la
propria arma. Gli
astanti rimasero a fissarlo con gli occhi sgranati. “Ha…
Ha appena preso a pugni un Heartless?!” esclamò Marco. “E non si è nemmeno
fatto male!” “Ma
chi diavolo è quel tipo?” Solo
Yuno guardava con serietà il nuovo arrivato, stringendo con maggiore forza il
coltello nella sua mano. Eiyu
si girò di colpo, trafiggendo alla testa un Neo Shadow, apparso all’improvviso,
che si contorse per qualche secondo prima di sparire. “E
ora, il colpo finale!” urlò, alzando verso l’alto la spada. Immediatamente
questa cominciò a irradiare luce, per poi restare sospesa in aria, mentre il
proprietario univa i palmi delle mani. Il suo mantello cominciò a muoversi da
solo, come sospinto da un vento generatosi dal nulla, che sembrava colpire solo
lui. Il cappuccio si levò, lasciando libera la corta capigliatura bianca del
ragazzo, che stava tenendo le palpebre serrate e stava mormorando parole che
nessuno era in grado di udire. Poi spalancò gli occhi, rivelando due iridi nere
come la pece. Istantaneamente dalla spada partirono centinaia di raggi di luce,
ognuno dei quali colpì un Heartless, facendolo dissolvere all’instante. In
pochi secondi, dell’intero esercito non era rimasto niente, se non i rimasugli
della polvere nera che una volta rappresentava le creature oscure, che fu
spazzata via da una lieve brezza. Eiyu
recuperò la spada, che cadde verso di lui, per poi rimetterla al suo posto sotto
il mantello. “E
con questo, è finita.” Disse, poco prima di cadere in ginocchio, cercando di
riprendere fiato. “Wow…”
fece semplicemente Nona, guardando incredula il ragazzo. “Ma
è il figlio di Dark? No, insomma, non è possibile che una persona sia così forte!”
esclamò Marco. “Oh,
no, no… Non ho nulla a che fare con Dark. Anche se ho avuto un’istruzione molto
simile alla sua.” Rispose Eiyu, rialzandosi e asciugandosi con il mantello un
po’ di sudore che gli scendeva dalla fronte. “Ma purtroppo non sono
lontanamente resistente come lui. E per un attacco simile, ho consumato quasi
tutte le mie energie. Sono abituato a ben altri nemici, gli Heartless per me
sono nuovi.” “Ecco…
scusa la domanda, ma da come parli, sembri non aver mai avuto a che fare né con
i custodi né con gli Heartless, eppure sai un sacco di cose sul nostro conto.
Com’è possibile?” L’albino
si portò una mano dietro la testa, ridacchiando. “Ecco… non sono molto bravo
nelle spiegazioni, di solito non parlo io, ma dato che mi hanno preso da solo,
direi che mi tocca provare. Io vengo-” “Da
un altro tempo, non è vero?” domandò Seconda, avvicinandosi a lui con il
coltello in mano. Lo
sguardo di Eiyu si fece di colpo serio. “E tu come hai fatto a capirlo?” Yuno
sorrise, per poi scoppiare a ridere. “Patetico. Sono arrivati a prelevare
persone anche da altre epoche pur di fermarmi! Prima il samurai, e ora questo
tipo… Esilarante!” urlò, facendo allontanare tutti da lei. “Yuno,
che cosa stai-” Ma
Yukiteru s’interruppe quando la ragazza lanciò il proprio coltello, che si
conficcò nel braccio del ragazzo, impregnando il mantello di sangue. “Chi
sei tu?” domandò questo, liberandosi dell’arma e gettandola a terra. “Chi
sono io?” ripeté Seconda, mostrando un folle sorriso. “Io sono l’incarnazione
del Caos. E il cuore di questa ragazza è uno dei pochi in grado di potermi
ospitare.” A
quell’affermazione, Saiko e Marco rievocarono subito il Keyblade. “Hakai!”
esclamarono, assieme a Eiyu. “Risposta
corretta, custodi.” Continuò la ragazza, portando la mano di fronte a sé,
evocando il Keyblade del custode del Caos. “E ora, porterò a termine la nota
del futuro!” “Yuno!”
urlò Primo, guardando impaurito la compagna, mentre anche Quarto e Nona si
allontanavano ulteriormente. “Che
diamine… Non credevo sarebbe stato necessario anche un esorcista oggi!” fece
Minene. Hakai
scoppiò ancora a ridere, mantenendo sempre la voce di Yuno. “Ora,
custodi… mi affronterete ferendo questa ragazza o resterete lì fermi a
guardarmi distruggere questo mondo?” “Hakai…
maledetto…” mormorò Marco, poco prima che Eiyu poggiasse una mano sulla sua
spalla. “Lo
terrò occupato io. Purtroppo non posso sconfiggerlo, ma voi due sì.” Asserì,
prendendo di nuovo in mano la spada. “Come?” “Non
vi serve qualche minuto per quella tecnica? Dovete richiamare il guerriero che
già in passato è riuscito a tenergli testa.” “Stai
parlando di Marko? Ma non-” “Nessuno
di noi può affrontarlo individualmente!” replicò l’albino, alzando la spada di
fronte a sé. “E anche se lo attaccassimo tutti insieme, probabilmente non
riusciremmo nemmeno a ferirlo. Sbrigatevi!” Detto
questo, spiccò un salto verso l’avversario, che si limitò ad alzare il
Keyblade, parando l’affondo e creando un’onda d’aria che investì tutti. “Fantastico…
questa ragazza è più forte di quanto sembra! La sua follia la rende perfetta
per me!” esclamò entusiasta il rappresentante del Caos, ghignando, per poi
respingere Eiyu, che atterrò in piedi a un paio di metri di distanza. Marco
e Saiko lo guardarono, per poi scambiarsi un cenno d’intesa. “Che
cosa volete fare?” domandò Kenshin, vedendoli allontanarsi uno dall’altro. “Una
tecnica che speravamo di non dover più usare. Se tu vieni dal passato, questa
cosa potrebbe sconvolgerti non poco, ma probabilmente avrà lo stesso effetto
anche sugli altri.” “Volete…
eliminare Yuno?” chiese Yukiteru, guardandoli. Saiko
sospirò. “Cercheremo di costringere Hakai a lasciarla andare. Non so come abbia
fatto a controllarla, però non dovrebbe essere impossibile. Tuttavia, se non ci
dovessimo riuscire… non avremo altra scelta.” “Ora
basta chiacchere!” fece l’Animorph, stendendo le braccia verso sinistra. “È
sempre imbarazzante questa parte…” “Da
noi molti la imitavano, anche se ovviamente non funzionava.” Replicò il
mangaka, stendendole verso destra, sotto lo sguardo attento dei presenti. “Fu…”
dissero, cominciando ad avvicinarsi camminando a lato, spostando le braccia
verso l’altro. “sio…” continuarono, portando nuovamente le braccia dalla parte
opposta, per poi piegarsi uno contro l’altro, unendo gli indici delle mani. “ne!”
urlarono, venendo avvolti da un’aura di luce, che costrinse tutti a chiudere
gli occhi. Quando
riuscirono a riaprirli, a posto dei due custodi c’era Marko, con in mano i
Keyblade di entrambi. “Che
cosa… dove sono finiti quei due?” domandò Kurusu. “Sono
qui. Marco e Saiko sono diventati un'unica cosa, ovvero me.” Rispose il
custode, usando la voce di entrambi i ragazzi, per poi voltare lo sguardo verso
il combattimento. Eiyu
sorrise, per poi saltare all’indietro. “Direi che per me è il momento di
riposare. Ti lascio al tuo vero avversario!” esclamò, mentre Marko lo superava
in volo, colpendo in pieno Hakai con entrambi i Keyblade, scagliandolo contro
un palazzo, il quale si riempì di crepe per la forza d’urto. “È
da tanto che non ci vediamo, Hakai.” Disse, restando fermo al suo posto, mentre
l’avversario si rialzava, sputando sangue. “Ma
tu guarda… siete di nuovo ricorsi a quella stupida tecnica, eh?” fece,
sorridendo. “S-Stupida?”
ripeté Kenshin, ancora incredulo per ciò che aveva appena visto. “Io direi
impossibile!” Marko
si lasciò sfuggire un ghigno, per poi puntare le chiavi leggendarie contro
Hakai. “Ti
darò una possibilità. Lascia andare Yuno, o non esiteremo ad attaccarti lo
stesso. Siamo disposti a lasciarti andare via se non toccherai questo mondo e i
suoi abitanti.” “Lasciarla
andare?” ribatté Hakai, per poi scoppiare a ridere. “Stai scherzando! L’ho già
detto prima: questa ragazza è completamente folle. La sua follia supera la
vostra immaginazione. Il Caos regna sovrano dentro di lei, e questo mi rende
ancora più forte!” Il
custode annuì. “Come vuoi… Mi dispiace, Yukiteru. Non potrò mantenere la
promessa che ti hanno fatto.” “Aspetta,
non-” cominciò lui, per poi vedere Marko incrociare i Keyblade, partendo subito
all’attacco. Tuttavia,
con sua sorpresa, Hakai riuscì a parare il doppio fendente e a respingerlo. “Credevi
che non mi fossi preparato a un nuovo incontro con te?” chiese lui, sorridendo,
per poi creare con la mano libera una sfera rossa, con cui colpì in pieno la
fusione, che si ritrovò a volare verso gli altri, rovinando a terra e lasciando
un solco nell’asfalto. “Che
cosa? Non dovrebbe essere così forte!” esclamò Eiyu, andando subito a
soccorrere Marko, che si rialzò usando i Keyblade come appoggio. “È
molto più forte di prima. Mi sembra impossibile…” “Ho
solo risvegliato i miei veri poteri. Vedete, l’universo sta cambiando
radicalmente. La terza forza si è risvegliata, ed io con lei.” Spiegò Hakai,
avvicinandosi. “La
terza forza? Che cosa vuoi dire?!” “Non
l’hai ancora capito? Mi riferisco a-” “In
fin dei conti, contro di te credo sarà necessario combattere tutti quanti.” Lo
interruppe Eiyu, alzando la spada contro l’avversario, imitato da Kenshin. “Oh,
e credete di riuscirci? Fatevi sotto allora.” “No…
Voi non siete custodi. È troppo pericoloso affrontarlo! Ho visto persone che si
definivano divinità non riuscire a tenergli testa.” Fece Marko. “Non
è un buon motivo per arrendersi. La mia spada non può uccidere, perciò sono
l’unico a poterlo colpire senza fare del male alla ragazza!” esclamò il
samurai. “Io
non posso dire lo stesso. Solitamente, i miei avversari non riescono a raccontare
di avermi affrontato. Dopotutto, non godo proprio di una buona fama nel mio
mondo.” Aggiunse Eiyu, preparandosi a combattere. “Sono fra le dieci persone
più ricercate del globo.” “Credo
di poterti capire. Io dopotutto ho ancora addosso la fama di assassino.” Marko
guardò entrambi, per poi sospirare. “Allora temo proprio di non potervi dire
nulla.” commentò. “Se non… all’attacco!” Non
appena urlò l’ultima parola, tutti e tre scattarono contro Hakai, pronti a
colpirlo con le loro armi. Tuttavia, questi alzò la mano libera, facendo
partire da essa una serie di liane nere, che colpirono i tre, per poi
attorcigliarcisi intorno, tenendoli sospesi in alto, stretti e incapaci di
muoversi. “Poveri
stolti. Dimenticate che io…” e mentre diceva ciò abbassò di colpo le liane,
facendo schiantare a terra i tre. “Sono il Caos!” I
tre urlarono di dolore, aumentando il volume delle urla quando attraverso le
liane gli arrivò una scossa elettrica. “Adesso
basta, Yuno!” urlò Primo, attirando l’attenzione del custode del Caos su di sé. “S-Scappa…”
ansimò Marko. “Andatevene via!” “Non
posso… non posso lasciarla così… Yuno, torna in te!” “Patetico
tentativo, ragazzo.” Disse Hakai, facendo scomparire il Keyblade e alzando la
mano. Immediatamente
Yukiteru sentì una forza misteriosa attirarlo verso di lui, per poi bloccarlo a
un metro di distanza, incapace di muoversi. “Ora…
questa ragazza aveva un attaccamento morboso nei tuoi confronti, vero?”
continuò il keyblader, creando una sfera di fuoco nella mano. “Vediamo come
reagisce il suo cuore… se sarà proprio lei a eliminarti!” Il
ragazzo chiuse gli occhi, pronto a ricevere il colpo. Ma
con sua sorpresa, la sfera rimase al suo posto. “C-Cosa?”
fece incredulo Hakai, guardandosi il palmo. “Perché non riesco a lanciare la
magia?” “Non
farai del male a Yukki!” esclamò una voce proveniente da dentro di lui, mentre
la sua mano cambiava direzione, puntando la sfera contro se stesso. Prima
che qualcuno potesse dire qualcosa, il globo scoppiò, causando la sparizione delle
liane e facendo volare indietro Hakai, che rimase a terra. Poi
il vero corpo del custode del Caos apparve come dal nulla dietro Yuno, ansimando
per il colpo ricevuto. “M-Maledizione…
non pensavo che la sua volontà fosse così forte…” esordì, per poi aprire un
varco oscuro alle sue spalle, che cominciò ad avvolgerlo. “Tuttavia…” continuò,
sorridendo e osservando i ragazzi di fronte a lui rialzarsi. “Il momento finale
arriverà presto… e voi non potrete far nulla per evitarlo… Ho visto la verità
dentro di lei… e non posso fare altro che gioire.” Dicendo
ciò, scomparve nell’oscurità, senza lasciare alcuna traccia di sé. Marko
lo guardò andare via, per poi voltarsi verso Yuno, ancora priva di sensi a
terra. “Non
credevo sarebbe riuscita a ribellarsi e a liberarsi da sola. La sua forza di
volontà dev’essere a dir poco incredibile.” disse, per poi illuminarsi e
dividersi in Saiko e Marco. “Già
finita?” domandò quest’ultimo, guardandosi per verificare che fosse tutto a
posto. “Yuno!”
urlò Primo, correndo dalla ragazza per vedere le sue condizioni. Subito
dopo un rumore proveniente dai cellulari attirò la loro attenzione,
costringendo i due custodi a prenderlo e guardare di nuovo lo schermo, che ora
riportava solo ‘Mission Exceeded’. “La
nota di morte è scomparsa. Significa che quel tipo non rischia più di
distruggere il mondo.” spiegò Nona, per poi allontanarsi. “Non seguitemi. Non
credo che tutti voi siate immuni ai miei esplosivi.” “Tanto
presto ti prenderò. Non puoi sfuggire al mio diario.” Replicò Quarto, per poi
girarsi verso Yukiteru. “Primo, ti contatterò nei prossimi giorni per farti
sapere le tue misure di sicurezza. Ora ho una città da tranquillizzare. Per
fortuna, ho una terrorista da accusare.” Tutti
lo guardarono allontanarsi in silenzio. “Quello
è un poliziotto, vero?” chiese Kenshin, per poi girarsi verso i due custodi.
“Mentre voi siete…? Non ho mai visto prima quel tipo di spada.” “Questo
si chiama Keyblade. Non è una spada comune: infatti non è possibile forgiarla,
ma viene consegnata solo a persone ben definite. Solitamente una persona per
ogni mondo.” “Capisco.
Allora… voi sapreste rimandarmi nel mio mondo?” “Spiacente,
ma loro non hanno questo potere.” Rispose la voce di una bambina, anticipando
Murmur, che si avvicinò al gruppo tranquilla, con il sorriso stampato sul
volto. “Una
bambina?” fece Eiyu, guardandola curioso. “O forse no?” “Chissà.” “Murmur,
che cosa ci fai qui?” chiese Yukiteru. “Mi
manda Deus. Mi ha incaricato di riportare al proprio tempo questi due. Oltre a
recuperare i diari consegnati ai custodi. Avete vinto il vostro gioco,
complimenti! E avete anche salvato il nostro mondo da fine certa.” “Beh,
ormai ci stiamo facendo l’abitudine.” Replicò Saiko, consegnandole il cellulare
assieme a Marco. “E
questo è ancora niente.” Disse Eiyu, sorridendo. “Vi aspettano ben altre
avventure.” Tuttavia, dopo aver detto questo, tornò serio. “Le difficoltà non mancheranno.
Non posso dirvi di più, e non dovete dare per scontato che la mia presenza
significhi che vincerete la guerra. Semplicemente vengo dal futuro, ma non
potete sapere se sarà un futuro positivo o no.” “In
pratica non ci vuoi aiutare ulteriormente, vero?” “Voi
avreste vinto comunque questa battaglia. Io ho solo accelerato i tempi.”
Continuò. “Ma ricordatevi questo: non arrendetevi mai.” “Tranquillo!”
esclamò l’Animorph. “Ho affrontato assieme a quattro amici un esercito di
alieni che ha colonizzato centinaia di mondi. Lo psichiatra può aspettare la
fine della guerra.” “Allora
come farai a farci tornare da dove veniamo?” domandò il samurai a Murmur, che
sorrise. “Così!”
rispose, alzando l’indice della mano destra, facendo scomparire all’instante i
due. “Ecco
fatto. Allora custodi, alla prossima volta, se ci sarà!” continuò, per poi
svanire anche lei. “Non
è una che perde tempo, eh?” commentò il mangaka, per poi voltarsi verso
Yukiteru e Yuno. “Come sta?” “Sembra
che quella strana sfera non le abbia provocato gravi danni. Sono sicuro che si
risveglierà tra poco.” Rispose Primo. “Vediamo
se così possiamo aiutarla.” Disse Marco, alzando una mano e avvolgendo la
ragazza con un’aura verde, facendo sparire la bruciatura provocata dalla magia. “Questo
è il massimo che possiamo fare. Ora direi che è il caso di andare. La serratura
non l’abbiamo trovata, ma credo che non ci sarà più alcun rischio. Hakai non
tornerà più qui.” “Ma
cosa succederà se qualcuno ci attaccherà di nuovo?” “Quello
non possiamo impedirlo in alcun modo. Tutto dipenderà dall’esito della guerra:
se vinceremo, i mondi distrutti verranno ripristinati con tutti i loro
abitanti. In caso contrario… tutto sparirà.” Rispose Saiko, per poi aprire un
varco avanti a sé. “Voi cercate di resistere fino a quel momento.” Yukiteru
annuì, per poi vederli scomparire dentro il passaggio, che si richiuse dietro
di loro. “Eccomi
di ritorno!” esclamò Murmur, avvicinandosi al trono di Deus. “Hai
fatto presto.” “Come
avevate chiesto. In fondo, una volta scoperto chi li aveva richiamati qui…” Lo
sguardo di Murmur si spostò verso una persona nascosta nell’ombra del trono di
Deus, la quale sorrise. “Ti
ringrazio per la tua disponibilità.” “Ma
perché richiamarli da epoche così lontane?” domandò Deus, curioso. “Dovevano
incontrare i custodi. Per il momento non posso dire di più. Passato, presente e
futuro. Ovvero il tempo. È questo ciò che devo esaminare.” “Ma
perché?” La
figura si voltò, allontanandosi. “È
l’ultima promessa che ho fatto a loro. Una volta portato a termine questo mio
ultimo compito, potrò fare ciò che voglio.” Concluse, scomparendo nel nulla.
Capitolo 84 *** Flashback Sora: popoli nascosti e viaggiatori dello spazio-tempo ***
Equilibrio - Capitolo 83: Flashback Sora: popoli nascosti e viaggiatori dello spazio-tempo
E dopo Eoni, il miracolo è avvenuto! Finalmente eccomi qui con il nuovo capitolo! Chiedo
scusa per il ritardo, ma credetemi, questo capitolo non è stato
affatto facile da scrivere, anche perché rappresenta la fine
della penultima saga. Ebbene sì, ho deciso di apportare un
piccolo cambiamento: i flashback finiscono oggi, quindi dal prossimo si
passa alla saga finale: La Seconda Guerra del Keyblade! Ma
non temete: dato che ho già cominciato qualche altro flashback,
ho deciso di postarli in una raccolta a parte. Quando non ne ho la
più pallida idea XD. Ma direi di non perdere ulteriore tempo! Ringrazio
Liberty89 per avermi fatto da beta reader, e per quanto riguarda
ciò che accadrà in questo capitolo, basterà una
parola, che chi conosce un certo fandom capirà subito XD: Spoiler.
Ah, stavo per dimenticarmente: ho un piccolo sondaggio da porvi! Preferite
che continui a rispondere alle recensioni così o che vi risponda
subito tramite l'apposita funzione? Per me non cambia niente, ma credo
che sia giusto lasciare a voi recensori questa scelta. Detto ciò... passiamo appunto alle risposte alle recensioni!
@ shion magus:
Oh, una macchina del tempo! Direi che sei in parte in tema con il nuovo
capitolo XD. Ma temo che sia inutilizzabile per scoprire cosa
succederà... dovresti prima capire cosa mi passa per la testa
XD. Eiyu è un personaggio nato per essere misterioso XD.
Scoprirai di più sul suo conto in futuro... in tutti i sensi XD. E
Mirai Nikki... era troppo malato per non inserirlo XD. E chi meglio di
Marco poteva averci a che fare? Se avessi mandato pure Loony
probabilmente sarebbe successo il finimondo XD. @ Jimmopolis:
Beh, Yuno è sufficientemente folle che potrebbe anche succedere
XD. Per la tua domanda, vediamo... Hakai non è che cerca esseri
che tendono al caos... gli è solo capitata Yuno e ha sfruttato
l'occasione XD. E no, non farà come Baby XD. Per
l'incontro con suo padre... vedrai... XD @ fria:
Ehhh... Hakai è un personaggio ben più complicato di
quanto possa sembrare... e se qualche mistero è stato risolto,
molti altri ne arriveranno XD. Il capitolo è basato
sull'anime/manga "Mirai Nikki". @ Armitrael:
Oh, cavoli! Ho creato un nuovo personaggio distruttivo! XD. Comunque
sì, rivedremo ancora Eiyu... anche se al momento è solo
un prototipo XD. Mi fa piacere sapere che hai apprezzato il capitolo
e la scelta di protagonisti... e spero che anche Chi ci sarà in
questo capitolo risulterà apprezzato (almeno, finora non ho
sentito nessuno dire che non lo sopporta, e la sua longevità ne
è una conferma XD. Senza dubbio il personaggio più
vecchio che ho usato finora al di fuori di quelli della Disney XD). Per la questione del custode cattivo... solo un nome: Sora XD @ lightvanitas96: Prima
di tutto, benvenuto tra i recensori! Cavoli, non pensavo si potesse
leggere in così poco tempo XD. Anche se devo ammettere che la
capacità di creare illusioni mi mancava... *alla Burns*
Eccelente! Il mio piano di conquista procede egregiamente! Per Sora... beh, questo capitolo potrebbe illuminarlo... o il capitolo o un cacciavite XD @ Liberty89: Lib-Sensei! Tranquilla, lo so che ci sei sempre per recensire ù.ù Vedo che ti ho colpito sia con il mondo sia con le special quest XD. Mirai
Nikki, fin dal momento in cui mi hai fatto vedere il primo episodio, si
è inserito automaticamente nella fiction XD, e mi tornerà
ancora utile... Stesso vale per Kenshin XD Eh, povero Eiyu... lui
sa solo quel che hanno fatto da custodi, non sa che si potrebbero
montare la testa XD (anche se è più probabile che lo
faccia solo Marco XD). E tranquilla... forse, e dico forse, capirai
la vera intendità del tipo misterioso del tempo molto presto...
Anche perché altrimenti il personaggio che appare in questo
capitolo non potrebbe fare granché XD
Bene, e ora... invece di lasciarvi con il classico "Buona lettura a tutti!", ho solo una parola da dire... Allons-y!
Capitolo 83: Flashback Sora: popoli nascosti e viaggiatori dello spazio-tempo
Non appena Sora uscì dal varco, si
ritrovò in una via deserta, appartenente a una cittadina in apparenza non molto
grande. “Per fortuna non mi ha visto nessuno.” Osservò,
guardandosi attorno e chiudendo il passaggio alle sue spalle. Cercando di sembrare il più indifferente
possibile s’incamminò, ritrovandosi in una piccola piazza, in quel momento
frequentata da poche persone, per la maggior parte anziane. “Beh, almeno non c’è la folla del mondo
di Kagome…” commentò sorridendo, per poi addentrarsi nella piazza, in cerca di
qualcosa che potesse essere fuori posto. Oltre a lui, ovviamente. La sua attenzione fu attirata da un
foglio, appeso a tutte le porte dei negozi. Il ragazzo si avvicinò, per poi sgranare
gli occhi. Sul foglio era disegnato il volto di un
essere orribile, che sembrava essere stato devastato in ogni modo immaginabile.
Subito sotto il disegno c’era la scritta ‘Ricercato
per omicidio’. “C-Cavoli… e c’era chi definiva la
Bestia un mostro… si vede che chi l’ha chiamato così non aveva mai visto questo
qui.” Fece. “Ma come diamine può esistere una creatura del genere?” “Ottima domanda, giovanotto.” Disse una
voce. Sora si girò, ritrovandosi a guardare un
agente della polizia. “Oh, salve. Scusi, non era mia
intenzione curiosare.” Replicò, cercando di nascondere la sua sorpresa. “Non preoccuparti. Non si vedono spesso
stranieri da queste parti, specie dopo l’ultimo.” E il poliziotto indicò il
foglio. “Il diavolo in persona, ecco che cos’era. Di umano non aveva proprio
niente!” “Ne deduco che non era normale per voi.” “Normale? Stai scherzando, vero? Hai
visto l’identikit, è un mostro! E la cosa peggiore è ciò che ha fatto. Ha fatto
a pezzi decine di persone, per poi farsi incollare addosso le parti che
preferiva. Il chirurgo che ha costretto a compiere una simile atrocità non si è
ancora ripreso dall’orrore.” “Quanto tempo fa è successo?” “Qualche mese… la gente del posto ha
voluto dimenticare quel giorno. Probabilmente il peggiore che abbia mai
vissuto.” “E del messaggio di Aqua?” Il poliziotto si mise a ridere. “Quello
è passato totalmente inosservato. Dopo un mostro del genere, nulla può più
spaventare.” “Potrei essere d’accordo… e non mi
dispiace affatto essermelo perso.” Fece Sora. “Però vorrei avere qualche
informazione in più. Ad esempio, per caso aveva inciso sul corpo uno strano
simbolo simile a un cuore?” “Direi proprio di no. Io l’ho visto di
persona, e credimi: di cuore non aveva niente di niente. Né reale, né finto. Ma
perché questa domanda?” “Non è il primo mostro di cui sento
parlare. Anche se è il primo a essere così spaventoso, lo devo ammettere.” “Davvero? Mi sembri abbastanza grande
per andare ancora alla ricerca di mostri.” Sora sorrise. “Sono un fan del genere.”
Spiegò. “E ho sentito che di recente molti mostri hanno questo strano cuore
inciso addosso. Per questo pensavo che potesse fare parte della stessa
famiglia.” “Beh, qui credo ci sia una sola persona
in grado di darti maggiori informazioni.” Rifletté l’agente, per poi indicare
la strada. “Se vai sempre dritto, raggiungerai una casa isolata. Là abita Archibald.
Lui dovrebbe saperti dire ciò che vuoi. Ma attento, è un tipo un po’ strambo.
Parla sempre di un popolo segreto nascosto chissà dove.” “Davvero?” domandò realmente interessato
Sora. “Allora credo proprio che andrò a parlarci. Grazie mille per l’aiuto,
agente.” “Di nulla. Ma dimmi, da dove vieni?” Il custode sorrise. “Da molto lontano. Dubito che qualcuno
possa dirle di aver anche solo sentito il nome del mio luogo d’origine.” “Abbiamo internet, non dovrebbe essere
difficile.” Scherzò il poliziotto, chiudendo per qualche secondo gli occhi. Ma quando li riaprì, il ragazzo era
scomparso e al suo posto si poteva vedere una lieve luce. “Ma cosa-?” fece incredulo l’uomo,
guardandosi attorno. “Non starò impazzendo, vero?” Sora uscì dal varco qualche centinaio di
metri più avanti, dietro al muro di una casa. “Mi dispiace averlo dovuto ingannare
così, ma qualcosa mi dice che è meglio non rivelare come se niente fosse che
sono un custode.” Disse, per poi tornare a guardare la strada di fronte a sé.
“Mi conviene procedere in volo, farò più in fretta.” Detto ciò, si alzò dal terreno, per poi
cominciare a percorrere la strada. Nonostante la sua velocità, impiegò
diversi minuti prima di avvistare la casa che l’agente gli aveva indicato,
decidendo poi di atterrare qualche metro indietro per sicurezza. “Speriamo sia quella giusta.” Mormorò,
portandosi una mano sulla nuca. Procedendo a passo normale, attraversò
il cancello aperto e percorse il piccolo sentiero che conduceva all’ingresso
dell’abitazione. Tuttavia si fermò un istante, per poi
voltare la sua attenzione verso il vasto giardino. “Che strano… per un momento… no,
impossibile.” Fece, scuotendo la testa. “Chi sei?” chiese una voce. Sora si guardò intorno, cercando di
capire chi lo stesse chiamando. “Sopra di te.” “Peter?” disse riflettendo il custode,
guardando il cielo. “Alla finestra.” Continuò la voce,
riuscendo finalmente ad attirare l’attenzione del castano nella giusta
direzione. Si trattava di un bambino, che lo stava
osservando incuriosito da una delle finestre. “E chi sarebbe questo Peter?
Peter Pan?” “Ciao!” lo salutò Sora, alzando la mano
e sorridendo al pensiero che senza saperlo il piccolo aveva indovinato. “Il mio
nome è Sora. Volevo sapere se qui abita un certo Archibald.” “È mio nonno. Perché lo stai cercando?” “Ecco… mi hanno parlato di lui in paese.
Sto facendo una ricerca e tuo nonno potrebbe avere le informazioni che cerco.” “Il nonno adesso è fuori con la nonna, ma
se vuoi posso aiutarti io. Ho seguito le orme di mio nonno, e so più o meno un
po’ le stesse cose.” Asserì il bambino, sorridendo. “Davvero? Mi saresti molto d’aiuto allora.” “Un minuto e arrivo.” Sora vide il bambino rientrare,
immaginando che si stesse dirigendo verso la porta d’ingresso. Fece per raggiungerla, ma si girò ancora
verso il prato. “Di nuovo quella sensazione. C’è
qualcuno che mi sta osservando?” si chiese, scrutando attentamente il giardino,
per poi chinarsi. “Però qui non c’è nessuno. E non è nemmeno oscurità quella
che sento…” Il rumore della porta d’ingresso lo
distrasse. “Hai perso qualcosa?” chiese il bambino,
che sembrò leggermente preoccupato dall’interesse che lo straniero stava
rivolgendo al prato. “No… Qualche animaletto ha attirato la
mia attenzione, tutto qui.” Rispose lui, alzandosi e avvicinandosi al bambino,
per poi porgergli la mano. “Piacere, come ho detto prima, mi chiamo Sora.” Si
ripresentò. “Arthur.” Rispose lui, ricambiando la
stretta. “Allora, che cosa vorresti sapere?” “Sono giunto qualche ora fa in paese,
dove ho appreso che qualche tempo fa, qui da voi è comparso un mostro per poi,
a quanto pare, scomparire nel nulla. Sono un fan di queste cose, e cercavo
maggiori informazioni, così mi hanno consigliato di rivolgermi a tuo nonno.” “D-Davvero?” rispose il bambino,
incredulo. “Strano, perché noi quel mostro non lo abbiamo nemmeno visto.” Tuttavia, qualcosa nel suo tono di voce,
portò Sora a dubitare della sua risposta. “Capisco.” Disse, per poi sospirare. “E
dimmi… sai qualcosa sui custodi?” “Custodi? Quelli di qui parlava quella
misteriosa donna?” Sora annuì. “No, di loro non so nulla. Nessuno ha
mai sentito parlare di loro prima, ma vieni, entra pure. C’è ancora un po’ di
torta di mia nonna.” “Non vorrei disturbare…” “Mia nonna mi avrebbe già rimproverato
per non averti fatto accomodare.” Rispose Arthur sorridendo. “E poi, vorrei
provare ad aiutarti nella tua ricerca, per quanto possibile. Se poi arrivano i
miei nonni, potrai chiedere a loro qualcosa in più.” “Beh, allora ti ringrazio.” Fece il
custode, seguendo il bambino in casa. Lo condusse alla cucina, dove Sora si
sedette vicino al tavolo, mentre Arthur apriva il frigorifero, tirando fuori
due grosse fette di torta. “Allora, da dove vieni?” chiese, mentre
le metteva in due piatti, per poi prendere due forchette. “Da un’isola molto lontana da qui. Sono
in viaggio alla ricerca di informazioni, come ho detto prima.” “Davvero? Un viaggio del genere solo per
informazioni sui mostri? Non potevi usare internet?” Sora ridacchiò. “Dalle mie parti, la
cosa più tecnologica è la lampadina. Ho scoperto computer e simili solo dopo
aver iniziato il mio viaggio.” “Che strano, credevo che ormai fosse
ovunque. Pure qui ce ne sono un paio, anche se li usa principalmente la
polizia.” “Eravamo piuttosto isolati. Abbiamo
lasciato l’isola… solo quando non era più possibile restarci.” “Come mai?” “È stata distrutta.” Rispose schietto
Sora, infilzando la torta con la forchetta, per poi portarsi un pezzo in bocca.
“Squisita!” Continuò, ignorando lo sguardo sconvolto di Arthur. “D-Distrutta?” ripeté lui, non sapendo
cos’altro dire. “Già. Ormai qualche anno fa. Sono stato
scaraventato via, ed è così che ho iniziato il mio viaggio. Un viaggio che non
è ancora finito.” “S-Sai come hanno fatto a distruggerla?
Qualche bomba atomica, o esperimenti del governo o-” “Nulla di così semplice. La mia isola… è
stata una delle prime vittime di Xehanort.” Spiegò Sora, finendo di mangiare il
dolce e appoggiando la forchetta nel piatto. “Xehanort? Quel Xehanort?!” esclamò
Arthur, saltando in piedi. “Proprio lui. Lui e i suoi mostri, gli
Heartless, attaccarono la mia isola, facendola piombare nelle tenebre.” Continuò
il custode, alzandosi, per poi porgere la mano in avanti. “E io… diventai il
primo dei nuovi custodi della Luce.” Concluse, evocando la chiave leggendaria. “Il Keyblade!” gridò Arthur, guardando
l’arma, per poi spostare lo sguardo su Sora. “Allora tu… Tu sei uno dei custodi
di cui parlava Aqua!” “Proprio così. Anzi, di recente, sono
diventato anch’io un Master del Keyblade, proprio come lei. E ora, Arthur,
gradirei tu mi dicessi la verità su quel mostro.” Il bambino lo guardò per qualche secondo
per poi annuire e prendere la sedia, dirigendosi verso una mensola piena di
barattoli di vetro. “Si chiama Maltazard.” Disse,
cominciando a guardare i vari barattoli. “Prima di arrivare in città, ha
terrorizzato un intero mondo. Non un altro mondo, semplicemente un mondo che
coesiste con questo.” Precisò. “Io ero riuscito a fermarlo qualche tempo prima,
assieme ad alcuni amici, ma lui è tornato per vendicarsi e tentare di
impadronirsi del nostro mondo.” Sora non sapeva cosa dire, restando a
osservarlo con la bocca spalancata. “Avevo capito che sapevi qualcosa, ma
non che eri coinvolto fino a questo punto.” Commentò infine, mentre Arthur
prendeva un barattolo e scendeva dalla sedia. “Oh, io e mio nonno siamo forse gli
esseri che odia di più, dopo il suo nemico numero uno.” Spiegò, per poi
appoggiare di fronte a Sora l’oggetto appena preso. “Ma fortunatamente, il suo
ultimo piano gli è costato la libertà.” Il castano abbassò lo sguardo, vedendo
dentro il barattolo un piccolo essere, alto non più di qualche millimetro, che
rispose al suo sguardo. “Ma questo…” fece sorpreso, guardando il
bambino. “Sì. È Maltazard.” concluse Arthur. “Incredibile… Siete riusciti a
rimpicciolirlo?” “No, no… lo abbiamo semplicemente
riportato alle sue vere dimensioni.” “Oh, quindi era così piccolo? Come ha
fatto a seminare il panico?” “Beh, la popolazione a cui ha… diciamo,
dato fastidio è anche più piccola. Lui è considerato un gigante.” “Nemmeno quando ero nel mondo di Alice
sono diventato così piccolo…” costatò Sora, ripensando alla sua prima avventura. “Allora, cosa ti porta realmente qui?” “Un viaggio di controllo. Come saprai, i
mondi sono tutti in pericolo, e noi custodi stiamo visitando i vari mondi per
cercare di salvaguardarli. Come ti ho detto prima, arrivato in città, ho visto
il manifesto con la faccia di questo mostro e ho pensato potesse essere un
Heartless o un Nessuno. Fortunatamente, non è nessuno dei due, e tu l’hai già
sistemato.” “Non è stato proprio facile ma sì, ora non
darà più problemi. È nostro prigioniero.” “Siete solo stati fortunati!” ribatté
una vocetta. Sora e Arthur abbassarono lo sguardo,
vedendo Maltazard guardarli con astio dalla sua prigione. “Non appena sarò
libero, mi vendicherò! E obbligherò tua nonna a prepararmi tutte le torte che
desidererò!” “Questo tipo ha ottimi progetti
malvagi…” commentò Sora. “Anche se dopo tutto quel che ho visto, non è neppure
la cosa più assurda.” “Come sono gli altri mondi?” chiese d’un
colpo Arthur. “Insomma… Gli altri esseri sono verdi con le antenne o come?” Sora scoppiò a ridere. “No, no… Gli
altri mondi sono principalmente abitati da umani, proprio come noi. Certo, mi è
capitato di incontrare oggetti e animali parlanti, persone che si trasformano
in armi… Ma per la maggior parte sono tutti umani. O meglio, come aspetto.
Molti di loro hanno poteri speciali.” “Del tipo?” “Vediamo… durante l’esame, ad esempio,
c’era un ragazzo in grado di allungare il proprio corpo, come se fosse stato di
gomma, e un altro che invece poteva sputare e mangiare fuoco. Poi un nostro
amico è in grado di creare e distruggere da solo un intero mondo.” “Che cosa?! È così potente?” “Anche di più. Soprattutto adesso che ha
scoperto chi è davvero. Sinceramente, non credo ci sia nessuno oltre ai suoi
genitori in grado di tenergli davvero testa.” “Caspita… Mi piacerebbe incontrarlo.” “Ti auguro che non succeda, perché
quello significherebbe che il tuo mondo è in pericolo. Suo padre è mille volte
peggiore di questo esserino, credimi.” “Impossibile, non può esistere nessuno
di peggiore!” “E se ti dicessi che è l’Oscurità
stessa?” “L’Oscurità stessa?” ripeté Arthur,
mentre anche Maltazard prestava attenzione. “Dark è il figlio della Luce e
dell’Oscurità, il che fa di lui l’Equilibrio in persona. Suo padre l’ha trovato,
e ha cercato di portarlo dalla sua parte. E dopo aver preso il controllo su di
lui, l’ha costretto a torturare quasi a morte la persona che amava. Anche se
prima non l’avrebbe mai ammesso.” “T-Torturare?” “Diciamo che… l’ha costretto a farle
qualcosa di molto brutto… Quando li abbiamo trovati, lei era troppo debole,
mentre lui era distrutto psicologicamente.” “C-Capisco… Beh, ad ogni modo, come puoi
vedere, non c’è nessun pericolo al momento.” Fece Arthur, prendendo un
bicchiere d’acqua e offrendolo a Sora, che lo ringraziò. “Con Maltazard chiuso
qui dentro, noi e i Minimei viviamo in pace.” “Minimei?” ripeté Sora, non capendo a
chi si stesse riferendo. “Il popolo che vive in giardino e che
Maltazard odia con tutto se stesso.” “Che vive in giardino? Ma non ho visto
nessuno prima.” “Beh, sono alti due millimetri. Il che
mi rende difficile incontrarmi con mia moglie…” rispose ridacchiando il
bambino. “Capisco…” disse il custode, bevendo un
po’ d’acqua. Tempo qualche secondo e la sputò di
colpo. “MOGLIE?!?!” urlò incredulo, guardando
il bambino. “Ma avrai sì e no dieci anni!” “Beh, sono anche abbastanza grande per
loro. E poi, sono diventato il loro principe, visto che ho sposato la
principessa Selenia.” Sora era paralizzato dalla sorpresa. “O-Okay…
questa mi mancava ancora.” Ammise, deglutendo. “Ma quindi, anche tu puoi
diventare più piccolo?” “Solo ogni dieci lune e solo per poco
più di un giorno. Altrimenti resterei bloccato nel mio corpo da Minimeo per mille
giorni.” “Cavoli… Beh, quindi immagino tu passi
tutto il tuo tempo a cercare di evitare che qualcuno calpesti la tua amata,
giusto?” “Già. Oltre a dover andare a scuola. Qui
sono pur sempre un bambino qualsiasi. Mio nonno è a conoscenza della verità,
mentre mia nonna e i miei genitori non ci prendono troppo sul serio, pensando
che sia una nostra fantasia. O meglio, quasi, visto che Maltazard è sempre qui.” “E non può venire lei a farti visita
qualche volta?” “Non è così facile… Un conto è se io
sparisco per una notte, ma come potrei spiegare la presenza di una ragazza che
non hanno mai visto prima ai miei?” “Ottima osservazione. E quand’è la
prossima luna?” Arthur sorrise. “Proprio stanotte. E il
tempo è sereno, perciò non dovrebbero esserci problemi.” “Posso accompagnarti?” chiese Sora,
lasciando il bambino sorpreso. “Vorrei incontrare anch’io questi Minimei, ma
così non posso di certo parlarci. Da come Maltazard è rimasto senza fiato,
deduco che per loro comunicare con noi sia praticamente impossibile.” “Non so se è possibile… Sono molto rigidi
su chi può entrare e chi no. Io stesso la prima volta sono entrato nel loro
mondo solo perché mio nonno era in pericolo.” “Non hai un modo per comunicare con
loro?” “I custodi non hanno alcun bisogno di
chiedere il permesso.” Rispose una voce possente. Sora si girò verso la porta, sgranando
gli occhi quando vide un guerriero dalla pelle scura entrare in cucina, seguito
da altri quattro uomini simili a lui. “A-Avete sentito tutto?” chiese lui
sorpreso. “Sì. E conosciamo voi custodi, come
anche i Minimei. Si dice che essi portino pace e caos in ugual misura per i
mondi, ma tu sembri portare la prima.” “Almeno ci provo… ultimamente le cose
non sono andate proprio come speravo…” “Ma come? Credevo che potesse passare
una sola persona.” Fece Arthur, rivolgendosi a quello che doveva essere il
capo. “Il Keyblade è la chiave che apre tutte
le porte.” Rispose Sora. “Con questo, posso accedere a tutto.” “Esattamente. Il passaggio tra i due
mondi dovrebbe aprirsi per te.” “Ma voi chi siete?” “Noi siamo i Bogo-Matassalaï, un popolo
che assiste i Minimei da tempo immemore.” Rispose uno degli uomini, per poi
girarsi. “Vi aspetteremo questa notte.” Il custode rimase in silenzio mentre i
cinque si allontanavano. “Ehm… non ho ben capito chi fossero e
cosa centrano con i Minimei…” confessò ad Arthur, che ridacchiò. “Senza di loro, sarebbe impossibile
andare dai Minimei. Sono gli unici in grado di aprire il passaggio.” “Arthur? Con chi stai parlando?” intervenne
una voce femminile. “Ah, la nonna!” esclamò il bambino,
guardando Sora. “Temo dovrai spiegare di nuovo tutta la storia.” “Quindi tu sei un custode, eh?” chiese
Archibald, dopo che il castano ebbe finito di raccontare la sua storia, questa
volta riferendo anche alcune delle sue avventure. “Già.” “E sei venuto fin qui per informarti su
lui?” chiese la nonna di Arthur, indicando il barattolo con dentro il mostro. “Beh, inizialmente no. Semplicemente ero
di passaggio e ho sentito parlare di lui. E poi quando ho saputo dei Minimei,
mi sono interessato a loro.” “Oh, quindi Arthur te ne ha già
parlato?” fece Archibald, mentre sua moglie sospirava. “Beh, io vi lascio a parlare da soli
allora. Non sono più disposta a sentir parlare di loro, soprattutto dopo quel
che ci è successo.” annunciò, uscendo dalla cucina. “Devi scusarla, ma fatica ancora a
crederci.” Disse l’uomo. “Tranquillo. Nei miei viaggi ho visto di
tutto, per questo non fatico a crederci, ma se fossi rimasto sulla mia isola,
probabilmente nemmeno io vi avrei creduto.” “Pensare che l’universo è in pericolo…
Non sarà proprio la ripatriata migliore quella di stanotte.” Sospirò Arthur.
“Selenia non la prenderà bene… non facciamo in tempo a liberarci di un nemico
che subito ne arriva un altro…” “Non vi preoccupate!” esclamò Sora. “Non
lascerò che l’Oscurità vinca. Io, assieme agli altri custodi, faremo di tutto
per impedirlo!” I due lo guardarono, per poi annuire. “Dimmi Sora…” cominciò Archibald. “Hai
detto che nei tuoi viaggi ti è già capitato di incontrare dei non umani,
giusto?” “Ho anche viaggiato per un po’ con
alcuni di loro. Perché?” “Beh, i Minimei non sono solo più
piccoli di noi. Sono anche leggermente diversi. E ovviamente, noi non possiamo
andare da loro con il nostro aspetto.” “Oh, quindi ci dovremmo trasformare?” “Non ne sembri sorpreso.” “Perché mi è già capitato: sono
diventato un tritone, un vampiro, un leone, un cartone animato, un essere
digitale… insomma, non sono per niente nuovo a certe esperienze.” “V-Vampiro?” ripeté Arthur, non sicuro
di aver capito bene. “Ero nella Città di Halloween, lì non
esistono umani.” Spiegò Sora, sorridendo di fronte all’espressione incredula
del bambino. “Sono diventato un tritone quando sono dovuto andare in una città
che si trovava sott’acqua. Mentre un leone quando sono andato in un mondo
abitato da soli animali. La magia dei custodi ci permette di adattarci ai mondi
in cui andiamo.” “Incredibile… allora è per questo che tu
puoi entrare nel mondo dei Minimei anche se il numero massimo di persone è di
uno.” Rifletté Archibald, alzandosi in piedi e dirigendosi verso una delle
mensole, tirando fuori una confezione di caramelle. “Ma sarà meglio per te
presentarti con un dono per loro.” Disse sorridendo. Passarono il resto della giornata
ascoltando i racconti di Sora sugli altri mondi, finché alla fine non giunse la
notte. Furono i Bogo-Matassalaï a chiamarli,
dicendogli di seguirli in giardino. Una volta tutti fuori, i cinque
guerrieri si misero in tondo, formando un cerchio. Poi uno di loro prese un tappetto
arrotolato su sé stesso, e aiutato dagli altri, lo srotolò, facendogli coprire
perfettamente lo spazio tra di loro. Solo allora Sora notò un piccolo buco al
centro di quel cerchio. Subito dopo, un altro guerriero prese un
treppiedi, mettendolo proprio sopra di esso, per poi prendere un cannocchiale e
inserendo la parte anteriore nel terreno, mentre l’altra parte guardava la
luna. “Tocca a te, Arthur.” Disse il capo dei
Bogo-Matassalaï. Il bambino annuì, raggiungendo il
cerchio, e cominciando a muovere le ghiere del cannocchiale. “Il primo anello tre tacche a destra…”
disse. “Il secondo tre a sinistra… e il terzo un giro completo.” Per qualche secondo non successe nulla:
Arthur, i guerrieri e Sora erano in perfetto silenzio. Poi, senza alcun preavviso, un fascio di
luce spezzò le tenebre, collegando la luna e il cannocchiale. “Custode, ora tocca a te amplificare la
luce.” Disse uno dei guerrieri. Sora annuì, evocando il Keyblade e
puntandolo verso la luce. La punta della chiave s’illuminò, per
poi lanciare un raggio che si unì all’altro, amplificandolo. Arthur prese fiato. “Sora, presto, vieni qui!” disse. “Il
passaggio rimane aperto solo per pochi minuti, e non si può riaprire.” Il custode fece scomparire il Keyblade,
per poi raggiungere il bambino. “Sono Arthur!” esclamò di colpo lui.
“Voglio tornare nel vostro mondo per incontrare mia moglie, la principessa
Selenia. Con me ho un custode della Luce, Sora.” Per qualche instante tornò il silenzio.
Poi una voce intervenne. “Arthur? Sei sicuro di ciò che hai
detto?” chiese. Il castano guardò il cannocchiale,
sicuro che la voce provenisse proprio da sotto di esso. “Presentati.” Lo intimò il capo dei
Bogo-Matassalaï. Il ragazzo annuì, ricevendo un assenso
anche da Arthur. “Sì. Io sono Sora, un custode del Keyblade! Vengo da un altro
mondo e sto viaggiando per sventare le minacce in previsione della Guerra del
Keyblade, che potrebbe portare alla scomparsa dell’universo. Master Aqua mi ha
sottoposto personalmente all’esame di Master, e ora, proprio come lei, ricopro
quel grado. Perciò io, Master Sora, chiedo ufficialmente di poter parlare con
voi Minimei!” “Master Sora… Perché vuoi parlare con
noi?” chiese la voce. “Voglio solo parlare, tutto qui. Ho
saputo della minaccia che avete recentemente affrontato, e voglio assicurarmi che
l’Oscurità non possa più intervenire in questo mondo.” “Bétamèche, puoi fidarti di lui.” Intervenne
Arthur. Per qualche secondo nessuno disse nulla. “Va bene! Allora preparatevi!” Non appena disse ciò, il raggio di luce
cominciò a tremare. “Ora preparati, non sarà una cosa
proprio immediata.” Lo avvertì il bambino. Poi, senza alcun preavviso, i due
cominciarono a rimpiccolirsi velocemente. Sora si alzò in volo, afferrando Arthur. “Grazie.” Disse lui, per poi indicare la
lente del cannocchiale. “Dobbiamo restare sul vetro. È quello il passaggio!” “Va bene!” Mentre continuavano a diminuire di
dimensioni, Sora portò Arthur sulla lente, per poi restare entrambi con la
schiena appoggiata a essa. Senza che i due potessero far nulla, il vetro alle loro
spalle cominciò a diventare molle, facendoli sprofondare, per poi precipitare
lungo il tubo del cannocchiale. Sora cercò di restare in volo, ma una
strana pressione lo costringeva a cadere sempre più in basso, andando a
sbattere da tutte le parti. Infine, i due caddero sopra un altro
vetro, dove rimasero fermi per qualche secondo. “Ahi… è sempre traumatizzante…” commentò
Arthur, voltandosi verso il vetro. “Ma perché non sono riuscito a volare?” “Potrai chiederglielo tra poco. Intanto,
saluta.” Disse il bambino. Sora lo guardò sbattendo gli occhi, per
poi voltarsi anche lui verso il vetro. Di fronte a loro, dall’altra parte della
lente, c’era un essere dall’aspetto umano, leggermente sovrappeso, con le
orecchie a punta e dei folti capelli arancioni, che li stava salutando con la
mano. “Lui è un Minimeo? Sembra uno di quei
folletti di cui ho sentito parlare…” fece Sora, guardando Arthur, che mise una
mano in tasca. “Ma avevi detto che ci saremo dovuti trasformare. Come mai siamo
uguali a prima, tranne per il fatto che siamo infinitamente più piccoli?” “Manca l’ultima parte.” Rispose il
bambino, tirando fuori una chiave, che inserì subito in una serratura sulla
parete. Subito si sentì un rumore sopra di loro. Il custode alzò lo sguardo, vedendo
l’altra lente che cominciava a precipitare verso di loro. “Arthur… temo tu l’abbia messa dalla
parte sbagliata!” esclamò preoccupato. Il bambino sorrise, mentre il vetro li
raggiungeva. Sora si portò le mani sopra la testa nel
tentativo di proteggersi dall’impatto, ma con sua sorpresa, questo non avvenne. La lente gli passò attraverso,
coprendoli completamente con una strana gelatina, dopodiché il vetro su cui
erano caduti li fece passare oltre, lasciandoli cadere sul pavimento, proprio
ai piedi di Bétamèche. “Bentornato Arthur!” esclamò questi,
andando ad aiutare il bambino a togliersi di dosso la gelatina. “Grazie… è un piacere rivederti!” rispose
lui, alzandosi e togliendosi la gelatina rimanente, rivelando così il suo nuovo
aspetto: proprio come l’essere al suo fianco, i tratti del suo viso erano
diventati più simili a quelli di un folletto e le sue orecchie si erano
allungate. Indossava un vestito che sembrava essere
fatto di foglie e pezzi di legno, mentre i suoi capelli erano diventati
completamente bianchi, oltre che essersi allungati, andando tutti all’insù. “Selenia non vede l’ora di poter
riabbracciare il suo compagno. Anche se pare che sia il cognato ad avere per
primo questo onore.” Scherzò, per poi voltarsi verso l’ospite straniero, che si
stava rialzando. “Benvenuto anche a te, Master Sora.”
Disse, mentre il custode si toglieva di dosso la gelatina. “Ugh… questa è stata la più strana delle
mie trasformazioni…” fece lui, guardandosi le mani e poi i vestiti. Questi
erano rimasti dello stesso colore, ma ora erano composti anch’essi di foglie e
legno. Non visibili al suo sguardo erano i
nuovi tratti del suo viso, anche per lui diventati simili a quelli di un
folletto: gli occhi erano diventati leggermente a mandorla, e anche a lui le
orecchie si erano allungate. I suoi capelli erano rimasti dello stesso colore,
ma avevano perso la loro tipica forma, diventando una folta chioma. Il custode si portò una mano sulla
testa, per poi sospirare. “Speriamo che dopo tornino normali, o
Kairi mi correrà dietro con le forbici per tagliarli.” Disse ridendo. “Tranquillo, una volta tornati alle
nostre dimensioni originali, perderemo ogni caratteristica da Minimeo.” Fece
Arthur. “Allora, direi che è il momento di
andare. Il consiglio e Selenia vi stanno aspettando.” Esclamò Bétamèche,
dirigendosi in fretta verso una porta. Senza aspettare un secondo, Arthur gli
corse dietro, lasciando indietro Sora. “Deve volergli veramente bene per
affrontare tutto questo…” mormorò lui, per poi sospirare. “Parlo proprio io…” Scuotendo la testa per liberarsi di quei
pensieri, si avviò anche lui verso la porta. Nello stesso momento, sopra la mensola
nella cucina di Arthur, Maltazard sorrise. Sora seguì Arthur e Bétamèche, che lo
condussero attraverso diversi corridoi, fino a ritrovarsi di fronte a una
piazza, in quel momento piena di Minimei, i quali cominciarono subito a
parlottare tra di loro non appena videro il custode. Tuttavia il mormorio venne interrotto
dal rumore di passi veloci, che anticiparono una Minimea dai capelli rossi che
stava correndo verso Arthur, per poi saltargli addosso, venendo presa al volo
dal bambino. “Finalmente sei tornato.” Disse lei,
abbracciando il compagno, che ricambiò il gesto. “Lo sai che non potrei mai lasciarti. In
fondo siamo sposati, no?” rispose lui sorridendo. “Allora lei deve essere Selenia,
giusto?” La ragazza si staccò da Arthur, per poi
voltarsi verso l’ospite. “Esatto. E tu devi essere Master Sora.” “Chiamatemi solo Sora. Detesto che
qualcuno mi parli dandomi troppo rispetto. In fondo, sono ancora un ragazzo.” “Che cosa ti porta da queste parti?”
chiese seria Selenia. “Come ho detto prima, sono solo di
passaggio. Ho scoperto dell’esistenza di Malta-” “Non nominarlo!” ordinò la ragazza. “Da
noi nessuno lo nomina.” “Che cosa? Un altro Voldemort?” “Voldemort?” chiese Bétamèche,
guardandolo con aria interrogativa. “Un tipo di un altro mondo che quasi
nessuno osava nominare per la paura.” “Quindi tu sei o molto forte o molto
stupido.” osservò Selenia. “Forse un po’ il secondo punto…”
ridacchiò il custode. “Non sono mai stato il genio del gruppo, ma me la sono
cavata quando ho salvato l’universo per due volte.” “Come?” “In passato ho viaggiato per i mondi,
affrontando l’Heartless e il Nessuno di Xehanort. Molti mondi ne sono rimasti
all’oscuro, ma questa non è la prima battaglia conto Xehanort. Anche più di
dieci anni fa altri custodi lo affrontarono, tra cui Master Aqua. Purtroppo, però,
non riuscirono a sconfiggerlo, come nemmeno io e i miei amici.” “Questo Xehanort… è così potente?”
chiese Bétamèche. “Sì… e il problema è che non è nemmeno
lontanamente paragonabile al nostro vero nemico…” “Come? Master Aqua non ha parlato di un
altro nemico!” esclamò Selenia. “Perché all’epoca del messaggio non ne
era a conoscenza. Io e i miei amici lo abbiamo scoperto poco prima di sostenere
l’esame per diventare Master. Il nostro nemico… è peggio di chiunque possiate
anche solo immaginare. Il vostro nemico, Xehanort, gli Heartless… anche se
dovessero combattere tutti insieme, non riuscirebbero a raggiungere il suo
livello.” “Un nemico più potente di M il Malvagio?
Impossibile!” esclamò spaventato uno dei Minimei. “Mi dispiace dovervelo dire, ma il
nostro vero avversario ha il potere di distruggere l’universo… ed è per questo
che ci stiamo preparando alla guerra finale. La Guerra del Keyblade.” “Ma chi è?” domandò Selenia. “L’Oscurità… è l’Oscurità stessa il
nostro nemico.” Rispose Sora. A quelle parole, il silenzio piombò
sopra la piazza. “L’Oscurità…” disse un vecchio Minimeo.
“Credevo fosse solo una leggenda… Non credevo potesse esistere davvero
un’entità reale.” “Padre…” fece Selenia. “La leggenda narra che molto, molto
tempo fa, c’è chi dice addirittura alle origini dell’universo, l’Oscurità abbia
dato via a una battaglia senza fine contro la Luce. Battaglia che continua ancora
oggi.” “E in questa battaglia, c’è stato un
solo giorno di tregua.” Continuò Sora. “E in quel giorno, nacque l’Equilibrio.” “L’Equilibrio? Vuoi dire che esiste
anche una terza entità?” domandò Bétamèche. Sora sorrise. “Certo. E io ho viaggiato
con lui.” “Che cosa?!” esclamarono tutti. “Vuoi dire che tu sei riuscito a stare
al fianco di un essere superiore?” domandò incredulo il padre di Selenia. Il custode annuì. “Lo abbiamo incontrato
un po’ di tempo fa, e ha cominciato a viaggiare con noi. Si è presentato come
custode dell’Equilibrio, e ne era convinto. Poi, non molto tempo fa, ha
incontrato suo padre, e la verità è venuta a galla.” “Raccontaci tutto.” Disse Selenia. “Sicuri? Se ho capito bene non avete
molto tempo.” “Qualche ora possiamo permettercela.
Inoltre, se l’universo è in pericolo, lo siamo anche noi.” Sora sospirò. “Comincio a raccontarla
troppe volte questa storia…” “Capisco… E così, ora il nostro destino
è nelle mani di questo Dark…” fece Selenia, non appena il castano finì di
raccontare il suo viaggio. “Sì. Lui farà di tutto per fermare suo
padre e Xehanort, ne sono sicuro. E io non posso essere da meno. Userò tutte le
mie forze per aiutarlo. L’Oscurità non vincerà!” “Ma come agisce l’Oscurità? Non
interverrà di persona ogni volta, no?” “Una volta avrei potuto rispondere di
no. Ma ora… si è già mostrata di fronte a quasi tutti noi. Ha distrutto il
nostro mezzo di trasporto nel tentativo di eliminarci. Senza contare come ha
costretto Dark a torturare Hikari…” “Questo significa… che c’era lui dietro
a M? È lui il responsabile di tutto il male?” Sora scosse la testa. “No, altrimenti
gli basterebbe volere che tutti diventassero come Xehanort. Lui sfrutta
l’oscurità presente nei cuori: dubbi, rabbia, odio… anche il dolore… Lui usa
questi elementi per farti cadere sua vittima. È per questo che bisogna fare
attenzione: in tutto l’universo ci sono solo sette cuori privi d’oscurità, e le
persone a cui appartengono sono definite le sette Principesse della Luce. Sono
state riunite una volta da Xehanort, che ha rubato e messo insieme sei di quei
cuori, creando un Keyblade oscuro. Un Keyblade in grado di aprire i cuori.” “E che cos’è successo?” “All’epoca Xehanort aveva prima guidato
e poi posseduto un mio amico, fino ad assumere il controllo completo del suo
corpo. A essere sincero, ho iniziato il mio primo viaggio per motivi egoistici:
la mia isola era stata distrutta, e io ho cominciato a cercare Riku e Kairi per
i vari mondi. Riku però non è riuscito a resistere all’oscurità, e si è
lasciato dominare. Dopo aver sfruttato una creatura che mirava a dominare i
mondi, ha prelevato i cuori di sei principesse, e con quel Keyblade mi ha
attaccato. Io riuscii a sopraffarlo, ma prima di andarsene, mi rivelò chi era
la settima principessa e dov’era il suo cuore.” “E dov’era?” chiese Arthur. Sora si portò una mano sul petto. “Qui. Era sempre stato con me, perché la
settima principessa della Luce era Kairi, e lei aveva involontariamente
trasferito il suo cuore dentro il mio.” Rivelò facendosi scappare una piccola
risata. “Pare che i cuori mi prendano come un hotel dove riposarsi lontano dai
loro corpi.” “Com’è possibile? Insomma, uno non può
avere due cuori!” esclamò Selenia. “Non due cuori fisici… noi custodi ci
riferiamo ai cuori come anime. I cuori contengono ricordi, sentimenti… contengono
la nostra essenza.” “E come hai liberato il cuore di Kairi?”
lo interruppe Bétamèche. “Facendo l’unica cosa che mi venne in
mente. Xehanort prima di scomparire aveva lasciato cadere a terra il Keyblade. Perciò
lo presi e mi colpii al cuore, rilasciando il cuore di Kairi. E anche il mio.
Scomparvi nell’oscurità, tornando indietro come Heartless. Però, a differenza
di tutti gli altri, ero riuscito a mantenere la mia identità. Ero cosciente di
chi ero.” “Aspetta… vuoi dire che adesso sei un
Heartless?” domandò Selenia, portando la mano su un pugnale che aveva legato
attorno alla vita. “No, no, tranquilla. Quando incontrai di
nuovo Kairi, tornata in possesso del suo cuore, avvenne quello che si potrebbe
definire un miracolo. Nonostante il mio Heartless e il mio Nessuno fossero
ancora vivi, riuscii a tornare me stesso, come mi vedete ora.” “Nessuno? Aspetta, che cosa significa?” “Roxas, il mio Nessuno. Quando si crea
un Heartless, nasce un Nessuno. E se il tuo cuore è sufficientemente forte, il
Nessuno ha il tuo aspetto e ricordi. Tuttavia, non è in grado di provare
sentimenti.” Bétamèche aprì la bocca per fare
un’altra domanda, ma non ebbe il tempo di pronunciare sillaba che il terreno
cominciò a tremare. “C-Che cosa sta succedendo?!” esclamò
Arthur, cercando di restare in piedi. “La Luna!” gridò Selenia, alzando un
dito verso il satellite. Tutti seguirono lo sguardo, per poi
spalancare gli occhi. Come se vi fosse stata incisa, una
serratura brillava sopra di essa. “Impossibile!” urlò Sora, evocando il
Keyblade e puntandolo contro l’astro notturno. Il raggio di luce uscì come sempre, ma
durante il tragitto s’infranse nel nulla. “Che cosa? Perché non riesco a
chiuderla?” “Che cosa sta succedendo, Sora?” chiese
Arthur. “Qualcuno ha aperto la serratura del
vostro mondo!” rispose il custode, senza nascondere la sua preoccupazione. “E
per qualche motivo, il mio Keyblade non riesce a richiuderla!” “Che cosa significa?” “In parole povere… questo mondo potrebbe
essere presto distrutto.” Prima di poter dire altro, intorno a
tutta la piazza apparvero un centinaio di piccoli varchi oscuri, da cui
uscirono degli Shadow, affiancati da alcuni Soldati. “E questi cosi da dove saltano fuori?
Non sono insetti!” “No, questi sono Heartless! Non provate
ad attaccarli, le vostre armi non serviranno a nulla contro di loro!” rispose
Sora, alzando la mano libera e aprendo un varco dietro di lui. “L’ho impostato
verso la cucina di Arthur, attraversatelo! Non posso assicurarvi di riuscire a
proteggervi tutti se restate qui!” “Non possiamo abbandonarti a combattere
da solo!” “Ho affrontato migliaia di questi esseri,
non è un problema per me, ma se voi restate qui, mi sareste solo d’intralcio!”
replicò il custode, per poi creare una sfera di fuoco che lanciò contro un paio
di Heartless, che esplosero non appena colpiti dalla magia. “Vi prego, fate
come vi chiedo!” “Va bene… Forza, andiamo!” ordinò il
padre di Selenia, correndo dentro il varco, seguito subito da tutti gli altri. Solo Selenia e Arthur rimasero al loro
posto, senza muoversi. “Che cosa credete di fare? Vi ho già
detto che le vostre armi sono inutili contro di loro!” urlò Sora. “E con ciò?” domandò Selenia, lanciando
il suo pugnale a Arthur, che lo prese al volo, per poi tirarne fuori un altro
da una tasca, buttando via la fodera. “Questo è il nostro mondo, e io sono la
futura regina dei Minimei. Non crederai davvero che me starò in disparte a
guardarti combattere per noi, vero?” Il custode sospirò, per poi lanciare il
Keyblade come un boomerang, falciando una decina di Heartless, che scomparvero
nell’oscurità. “Fate come volete, ma vi avverto che le
cose non-” Ma prima che potesse finire la frase,
Selenia lanciò il pugnale contro un Heartless, trapassandolo in piena testa,
facendolo così sparire. “Che cosa dicevi sul fatto che le nostre
armi erano inutili?” chiese lei, sorridendo. Sora la guardò esterrefatto, per poi
scuotere violentemente la testa. “Non male, lo ammetto. Sono pochi quelli
che riescono a ferire o eliminare un Heartless senza usare il Keyblade. Ma ora
non hai più nessuna arma da usare.” “Anche se l’avesse, sarebbe inutile.”
Disse una voce. Sora e i due Minimei si girarono,
ritrovandosi a guardare Maltazard, libero, che camminava tra gli Heartless
senza alcuna difficoltà. “Tu?!” esclamò irata Selenia. “Già, io.” Rispose lui, sorridendo. “Visto così, fa decisamente paura…”
commentò Sora. “Come hai fatto a liberarti?” “Ottima domanda, custode… Vedi, il tuo
arrivo era in parte previsto. Lo stavo aspettando per attuare questo piano. Tuttavia,
non dovevi essere tu.” “E chi allora?” Maltazard sorrise di nuovo, per poi
parlare con una voce diversa. “Dark. Aspettavo lui per manovrare
questo debole essere.” Disse. Sora spalancò gli occhi. “Tu!” esclamò, puntandogli contro il
Keyblade. “Lui chi?” domandò Selenia. “L’Oscurità… è nel corpo di Maltazard.”
Spiegò il custode, deglutendo. “Già… Sono proprio io.” Continuò
l’avversario, schioccando le dita. “E dimmi, Sora, come pensi di affrontarmi
con quelle tue ridotte dimensioni? Come vedi, la serratura è bloccata. E il tuo
misero Keyblade non può fare nulla.” “Che cosa vuoi fare al nostro mondo?!”
gli urlò Arthur. “Distruggerlo ovviamente.” “Non te lo permetterò!” dichiarò il
custode, partendo all’attacco pronto a colpirlo. Ma questi alzò un braccio, bloccandolo a
mezz’aria. “Non sei ancora sufficiente…” giudicò,
per poi spedirlo indietro, facendolo andare a sbattere per terra. “Sora, Arthur, Selenia! Affrontatemi se
ci riuscite!” li sfidò, mentre gli Heartless attorno a lui cominciavano a
circondarlo, per poi farlo sparire sotto la loro massa. Per qualche secondo non successe nulla. Poi, tutto d’un colpo, una colonna nera
si alzò da dove si trovavano, raggiungendo il cielo. Lentamente, questa cominciò a cambiare
forma, assumendo gli stessi tratti di Maltazard, solo che adesso era alto un
centinaio di metri. Sora e i due compagni alzarono lo
sguardo. “È un po’ più alto dell’ultima volta…” considerò
Arthur, deglutendo e indietreggiando. “Ha fuso gli Heartless con lui… l’ha
trasformato definitivamente in un essere oscuro…” disse il custode, guardando
il suo Keyblade. “Che cosa facciamo? Era impossibile affrontarlo
quando era alto come un umano, e ora…” “A questo punto non mi resta altra
soluzione… dovrò forzare il passaggio.” Decretò Sora, alzando il Keyblade verso
l’alto. “Che cosa?” “La nostra trasformazione. Cercherò di
innescarla artificialmente e immediatamente, ma non posso assicurare nulla sui
risultati.” “Potresti farlo anche per me?” chiese
Selenia. “Non voglio restare in disparte.” “Ma Selenia, tu-” “Se tu puoi trasformarti in uno di noi,
allora anch’io posso diventare come te.” affermò lei, per poi tornare a
guardare Sora. “Non lo so… potrebbe funzionare, oppure
no. Non sono nemmeno sicuro funzioni per me e Arthur.” “Provaci.” Il ragazzo annuì, mentre il Keyblade
s’illuminava. “Allora andiamo!” urlò, mentre gli altri
due mettevano le mani sul Keyblade. Maltazard voltò lo sguardo verso il
basso, vedendo una luce brillare, per poi diventare sempre più grande. Prima che potesse rendersene conto, si
divise in tre fasci, che andarono a sbattere sull’erba del giardino. “Ohi… l’atterraggio non è stato dei migliori
neppure stavolta…” fece il custode, tornado al suo aspetto normale,
rialzandosi. “Già…” rispose Arthur. “Tutto bene,
Sele-” Ma il bambino si bloccò. Di fronte a lui c’era una bambina della
sua età, con lunghi capelli rossi e con addosso una tunica verde, che si stava
rialzando da terra. “Che male… voi custodi non siete i
migliori nel far atterrare qualcuno, vero?” chiese, guardandoli, per poi
spostare la testa a lato. “Arthur, perché mi stai guardando con la bocca
aperta?” “S-Sei… fantastica…” disse lui, cercando
di riprendersi. Ma prima che potesse dire altro, una
folata di vento si alzò su di loro, sollevandoli da terra. “Vedete di resistere a quest’altra di
caduta!” urlò la voce dell’Oscurità, scagliando verso l’alto Arthur e Selenia,
mentre spedì Sora nuovamente sul prato. “No!” urlò il castano, guardando i due
bambini volare verso l’alto. Ma prima che potesse anche solo pensare
ad altro, il rumore di un vento impetuoso, che sembrava costretto in una
feritoia riempì l’aria, sovrastando ogni altro suono. “E ora che cosa sta-” fece il custode,
per poi vedere il cielo sopra di loro piegarsi, lasciando uscire dal nulla una
cabina del telefono blu, che andò a sbattere contro il volto di Maltazard,
rimbalzandoci sopra e allontanandosi illesa, continuando a ruotare su se stessa
a velocità folle, e con suo orrore, Sora la vide andare verso Arthur e Selenia. Tuttavia, prima che i due potessero
andarci a sbattere contro, una porta si aprì verso l’interno da uno dei lati,
lasciando entrare i due, e lasciando sentire subito dopo il rumore di due tuffi. “Eh?” esclamò sorpreso, sbattendo le
palpebre un paio di volte, non sicuro di aver sentito bene, per poi vedere la
cabina scomparire nello stesso modo in cui era arrivata. Arthur e Selenia uscirono subito con la
testa dall’acqua, cercando di riprendere aria. “Ma che diamine è successo?!” sbottò la bambina,
nuotando fino al bordo di quella che aveva tutta l’aria di essere una piscina
al chiuso. “Scusateci, ma non abbiamo avuto il
tempo di farvi arrivare nella stanza dei materassi.” Disse una voce, mentre i
due videro degli asciugamani volare verso di loro, prendendoli al volo. “Uscite
e asciugatevi. Direi che non è il momento giusto per perdere tempo in un bagno.” “Ma come… stavamo precipitando e siamo
caduti… in una piscina?” fece Arthur, guardandosi intorno. “Sì, cose che capitano più volte di
quanto possiate immaginare.” Continuò la voce, mentre una ragazza dai capelli
biondi che indossava un paio di jeans e una maglietta rossa entrava nella
stanza. “Anche se a essere sincera, mi mancavano ancora un mostro gigante e due
bambini che tentano stupidamente di affrontarlo.” “Chi sei?” “Rose Tyler, piacere di conoscervi. Ora
sbrigatevi e seguitemi.” I due annuirono, ancora sorpresi,
avvolgendosi con gli asciugamani e seguendola nella stanza accanto. Si ritrovarono in una stanza enorme, con
al centro uno strano macchinario che arrivava fino al soffitto, composto da un
panello circolare che stava attorno a una colonna di vetro al cui interno c’erano
diversi pezzi in movimento. Di fronte a quel tripudio di tecnologia,
intento a muovere leve e premere bottoni, a volte prendendoli a martellate, si
trovava un uomo con un completo elegante beige. “Stanno bene tutti e due.” Gli disse la
bionda, raggiungendolo. “Quanti danni abbiamo subito?” “Mia cara Rose, lo dovresti sapere che
quasi niente può scalfire questa bellezza!” rispose l’uomo, con un tono
assolutamente non serio, guardandola con un sorriso e baciando la macchina
subito dopo. “Nemmeno un mostro gigante alto circa cento volte più di noi.” “Arthur… che cos’è quella cosa?” chiese
Selenia, guardando incredula il macchinario, che sembrava continuare a
sbuffare. “Ehi!” esclamò l’uomo, girandosi verso
di lei. “Parlane bene, non è una qualsiasi cosa! Lei è il TARDIS, ed è grazie a
lei se vi abbiamo salvato l’osso del collo. Ora… voi chi siete?” “Questo dovremmo esserlo noi a chiederlo!
Siete custodi?” replicò Arthur. “Custodi? Certo che no.” Rispose Rose,
sorridendo. “Sebbene anche noi passiamo gran parte del nostro tempo a salvare
mondi…” “È un soprannome che mi manca ancora.
Alcuni mi chiamano Distruttore, altri Salvatore, altri ancora
Vattenedalnostromondo… No, forse quest’ultimo non è un nome…” rifletté
guardando in alto. “Ma che importanza ha? Voi chiamatemi il Dottore.” “Il Dottore? E che razza di nome è? E
dove ci troviamo adesso?” urlò Selenia, perdendo la pazienza. “Come ho detto prima, siete a bordo del TARDIS,
e per essere meno precisi, stiamo volando nello spazio tempo, ma non avete
ancora risposto alla mia domanda… chi siete?” “Io sono Selenia, principessa dei Minimei.”
Rispose la ragazza, per poi guardare il compagno. “E lui è Arthur, mio marito.” “Marito? Non siete un po’ troppo…
giovani?” chiese Rose. “Oh, no. Anzi, per alcuni sono anche
decisamente grandi.” Fece il Dottore, per poi tirare fuori da una tasca uno
strano oggetto di metallo, che puntò contro i due, facendo accendere una luce
azzurra accompagnata da un ronzio. “Interessante… Uno di voi è umano, e
l’altro non proprio.” Disse spegnendolo. “Ma chi sono io per parlare? Dopotutto
non credo ci siano umani con due cuori come me, no?” “Che cos’è quello? Una specie di spada
laser?” domandò Arthur. “Oh, nulla di così incredibilmente
banale. È un cacciavite sonico. Allora…” continuò lui, alzando entrambi gli
indici delle mani. “Che cos’era quella cosa là fuori?” “L’Oscurità. Era l’Oscurità dentro il
corpo di un nostro nemico.” “L’Oscurità? Dottore, non è un po’
presto? E soprattutto, non avevi detto che non interveniva mai in prima
persona?!” esclamò Rose, guardando l’uomo, che assunse un’espressione semi
preoccupata. “Primo, il Dottore mente. Secondo, il
Dottore molto, ma veramente molto raramente, sbaglia.” “Tipo modesto, eh?” lo interruppe
Selenia. “Quando hai oltre novecento anni umani,
della modestia non rimane molto.” Rispose lui, ignorando la ragazza, la quale
sgranò gli occhi. “Terzo… Il Dottore non ha mai voluto affrontare quel mostro.
E non mi riferisco a quello qui fuori, ma quello che si trova dentro.” “C’è qualcosa di cui hai paura anche
tu?” “Ho paura di molte cose, Rose. Ma quella
è la prima della lista. Mi dispiace ragazzi, ma questo cambia le carte in
tavola. Ce ne andiamo il più lontano possibile! Che ne dite dell’anno 3000?
Molto pacifico, almeno finché non arriveranno gli alieni per tentare di
conquistare di nuovo la Terra e-” “Noi non andremo da nessuna parte!”
esclamò Selenia, avvicinandosi a lui e guardandolo minacciosa. “Là fuori c’è il
nostro mondo, e i nostri amici! Il mio popolo! Non li abbandonerò scappando
come una codarda!” “E io sono con lei!” disse Arthur.
“Inoltre, Sora sta combattendo da solo e non-” “Sora?” fece il Dottore, guardandoli.
“Un ragazzo dai capelli castani, a punta, tutti all’insù, aria un po’ da tonto,
occhi azzurri… Quel Sora?” “Lo conosci?” domandò Rose. “Diciamo di sì… io conosco lui, ma lui
non conosce me. Non ancora almeno. E forse non mi conoscerà mai.” “Basta, non aspetterò oltre!” dichiarò
la principessa dei Minimei, andando verso l’unica porta della stanza. “Io vado.
Forza Arthur, non possiamo lasciare che M vinca.” “La serratura del vostro mondo è stata
aperta.” Disse il Dottore. “Non è un evento che capita spesso. E quando capita,
quel mondo è condannato.” “Allora noi cambieremo questa regola.”
Rispose Arthur. “Selenia ha ragione, non possiamo arrenderci così.” Il Dottore restò in silenzio per qualche
secondo, per poi sorridere. “Sapete, chiudere una serratura è
un’esperienza che ancora mi manca!” esclamò, cominciando di nuovo a trafficare
con il marchingegno al centro della stanza. Subito l’intera struttura cominciò a
tremare. “Ma prima, dobbiamo andare a prendere
qualcun altro!” annunciò, afferrando altre leve per non cadere. “Senza
considerare che ora come ora, voi due non avete nessuna possibilità di
vittoria. Tenetevi forte!” Sora venne colpito in pieno dal pugno
della creatura, che lo spedì contro un muro della casa di Arthur, il quale
cedette e lo lasciò entrare, rotolando lungo il pavimento e le macerie,
fermandosi contro l’altro muro. “Maledizione… è troppo forte…” mormorò,
rialzandosi ma cadendo subito a terra, sputando del sangue. Lo sguardo gli cadde sul varco che si
stava chiudendo in ciò che restava della cucina. Fortunatamente era riuscito ad aprirlo e
a far entrare i Minimei, i nonni di Arthur e i guerrieri Bogo-Matassalaï,
mandandoli nella Città di Mezzo. Ora, però, era da solo. La cabina che aveva preso Arthur e
Selenia era scomparsa nel nulla prima che riuscisse a raggiungerla, e ora
Maltazard era in piedi di fronte a lui, ghignando. “Allora Sora… Vuoi continuare a
combattere o ti arrendi?” fece la voce dell’Oscurità, che risuonò nell’aria. “Mai!” replicò il custode, tagliando
l’aria di fronte a sé con il Keyblade. “Non mi arrenderò mai a te!” L’avversario ridacchiò. “Divertente… e
come speri di fare? Sei rimasto da solo ad affrontare me, l’essere più potente
dell’universo. Non ho visto chi è intervenuto prima per salvare quei due
mocciosi, ma anche lui è scappato via subito.” Sora digrignò i denti per la rabbia. “Sì, così. Presto cadrai anche tu sotto
il mio potere.” “No… Io ti sconfiggerò assieme a tutti
gli altri! Non vincerai!” “La tua è una causa persa, custode della
Luce!” Sora fece per replicare, ma si sentì di
nuovo lo stesso rumore di prima. Il custode si girò, vedendo la cabina
blu cominciare a materializzarsi dal nulla alle sue spalle, finché non divenne
definitivamente visibile. “Sai… mi piacciono le cause perse.” dichiarò
una voce, mentre la porta dalla cabina si apriva, lasciando uscire il Dottore.
“Sono quelle che ti spingono ad andare avanti.” “E tu chi sei?” domandò il castano,
alzandosi. “Sono il Dottore. E tu sei Sora, giusto?
Piacere di conoscerti nuovamente, ma se non ti dispiace, rimanderò a dopo i
saluti.” “Il Dottore?” ripeté l’Oscurità, per poi
scoppiare a ridere sonoramente. “Non ci credo… mi hai evitato per così tanto
tempo e ora vieni di fronte a me di tua spontanea volontà!” “Che cosa?” esclamò il custode,
guardando alternamente i due. “Sì, hai ragione. Sono oltre novecento
anni che scappo da te. Come fanno quasi tutti nell’universo, aggiungerei. A
essere precisi, è quello che fanno fin dall’inizio dei tempi. Sai, li ho sempre
visti opporsi a te.” “Sono sempre stato temuto da tutti, non
c’è bisogno che tu venga a ricordarmelo.” “Ho passato la mia intera vita a cercare
di metterti i bastoni tra le ruote, per quanto mi fosse possibile senza un
confronto diretto, ma tu hai sempre manovrato tutti i miei nemici, dico bene?” “Insomma, di cosa state parlando?”
chiese Sora, confuso. “Solo che in tutta la storia
dell’universo, mi sono sempre ritrovato ad affrontare creature corrotte da
lui.” Spiegò il Dottore. “E che ora è giunto il momento che io lo affronti
faccia a faccia.” “E come conti di fare, Dottore?” chiese
divertito l’Oscurità. “So bene che tu non usi mai nessuna arma oltre al tuo
cacciavite. E quello con me è inutile.” “Vero. Per questo, ho chiesto aiuto a un
po’ di persone.” Rispose lui, mentre dalla cabina uscivano Arthur e Selenia,
entrambi con in mano una spada, i quali si voltarono verso l’alleato. “Siamo in ritardo?” chiese la principessa
sorridendo. “Arthur! Selenia! State bene!” esclamò sollevato
il custode della Luce, osservando come sembravano più grandi rispetto a pochi
minuti prima. “E non sono soli!” urlò un’altra voce,
mentre dietro i due sposi appariva un ragazzino dai capelli bianchi, affiancato
da un altro della stessa età dai capelli verdi e neri, che teneva in mano una
canna da pesca. “Così è lui quello che dovrei salvare?”
chiese una ragazza dai capelli viola, che indossava una divisa scolastica,
tirando fuori da una tasca un ventaglio con cui cominciò a farsi aria.
“Consideralo già fatto.” “Tsk! Non c’è alcun bisogno di salvarlo.
Basta assicurarsi che quell’altro tipo sia fatto a fettine sufficientemente
piccole da risultare innocuo.” Replicò un uomo dai corti capelli verdi, che si
portava dietro tre spade e che rivolse subito uno sguardo minaccioso al nemico. “Cavoli Dottore… Quando mi ha chiesto
aiuto, non pensavo che mi sarei ritrovato con una simile squadra di pazzi…”
commentò un altro uomo dai capelli neri, che aveva tra le mani quello che
pareva essere un grosso cannone laser. “Beh, io e il fratellone abbiamo visto
cose anche più assurde… forse.” Fece Alphonse, uscendo e mostrando un sorriso. “Tutto questo non ha importanza.” Disse
un altro ragazzo, che indossava dei vestiti neri, uscendo e togliendo dalla
mano sinistra un guanto dello stesso colore. “Occhio per occhio, dente per
dente, male per male.” “Spero non ti dispiaccia, Oscurità, ma
ho pensato che prelevare un po’ di persone in grado di affrontare gli Heartless,
e spero anche te, potesse tornare utile.” Maltazard li guardò tutti dall’alto, per
poi scoppiare ancora a ridere. “Tu pensi davvero che portandomi dei
ragazzini io possa essere in difficoltà? Mi deludi, Dottore.” Ma prima che potesse dire altro, un raggio
laser lo colpì in mezzo agli occhi, costringendolo a cacciare un piccolo
lamento. “Forse da soli no, ma tutti insieme
credo che qualcosa riusciremo a farti.” Disse una donna dai ricci capelli
biondi, abbassando un pistola. “Mi chiedevo quando saresti arrivata.
Tutto bene?” fece il Dottore, guardandola. Lei gli sorrise. “Spoiler.” Rispose
semplicemente, appoggiando la canna della pistola sulla spalla. “Ora, ho
creduto necessario portare qui un altro custode… Spero non ti dispiaccia,
dolcezza.” “Un altro custode?” intervenne Sora. “Esatto. Un custode che a quanto pare in
questo tempo non esiste più.” Rispose una voce, mentre una figura si avvicinava
a loro. “Ma non ha importanza. Ero pronto a una simile eventualità.” Sora guardò sorpreso l’uomo che si stava
avvicinando: indossava una tunica bianca, che copriva un’armatura che al
custode della luce ricordò quella di Aqua, Terra e Ventus, soprattutto per via
dello stesso simbolo che aveva sulla vita. Il suo volto era deturpato da due
vistose cicatrici, che rendevano ancora più dura la sua espressione seria, e
allo stesso tempo malinconica. I suoi capelli erano neri, con una capigliatura
che ricordava vagamente un ananas. Infine impugnava un Keyblade grigio, che
Sora riconobbe immediatamente. “Master… Eraqus?” pronunciò incredulo. “Vedo che conosci il mio nome.” Rispose
lui, raggiungendolo e guardandolo con attenzione, soffermandosi sul suo
Keyblade. “Posso sapere come ti chiami.” Il castano si riprese subito,
togliendosi di dosso la sua aria sorpresa. “Io sono Master Sora. È un onore
conoscere l’insegnante di Aqua, Terra e Ventus!” rispose. “Master? Così giovane?” commentò lui,
sorridendo. “Sembra che le cose siano messe davvero male. Chi è stato a
nominarti?” “Master Aqua e Master Yen Sid.” “Ragazzo, è meglio non spoilerare troppo
del futuro. Potresti cambiare gli eventi.” Disse la donna. “Se non sbaglio, sei stata tu a portarlo
qui.” Le fece notare il Dottore. “Oh, per te questo e altro, dolcezza.”
Rispose lei divertita, per poi puntare di nuovo contro l’avversario la sua
pistola. “Ora, che cosa facciamo con lui?” “Io direi di cominciare col farlo uscire
da quel corpo.” Fece Arthur, alzando la spada di fronte a sé. “Non ci siamo
allenati per anni per niente!” “Anni?” domandò Sora. “Ma sono passati
sì e no dieci minuti!” “Non per loro.” Spiegò il Dottore. “Li
ho portati in un altro mondo e in un altro tempo per farli allenare. E sì, il
TARDIS, alias cabina del telefono blu, può viaggiare nel tempo e nello spazio.” “L’ultimo esemplare della sua specie.”
Ricordò l’Oscurità. “Proprio come te, Signore del Tempo. Sterminatore di Dalek.
O come preferisci che ti chiami?” “Dottore andrà più che bene. Tu invece…
come dobbiamo chiamarti? M? Maltazard? Oscurità?” “Chiamatemi Fine!” rispose lui ghignando,
per poi alzare una mano, facendo cadere una decina di fulmini a terra. La maggior parte dei presenti li
evitarono, tranne la ragazza dai capelli viola, la quale ne prese in pieno uno,
restando tuttavia in piedi senza alcuna difficoltà. “Tutto qui?” domandò lei, chiudendo di
colpo il ventaglio, il quale stava fumando per la temperatura a cui era appena
stato sottoposto. “Speravo in qualcosa di meglio. Kumagawa era ben più pericoloso.” “Oh, una Anormale. Hai scelto degli
alleati piuttosto strani, Dottore.” “Sai com’è, non volevo sfigurare.”
Rispose lui sorridendo. “E Medaka mi sembrava un’ottima candidata.” “Umpf!” fece lo spadaccino dai capelli
verdi, avvicinandosi e mettendosi tra i denti l’elsa di una delle spade.
“Esibizionista. Ma devo essere grato di poter affrontare un avversario così
potente.” “Non cambi mai, eh, Zoro?” intervenne
Arthur. “Ci hai addestrato per un anno e continuavi a chiederci solo se valeva
la pena affrontarlo.” “Sai, a furia di affrontare solo Marines,
uno comincia ad annoiarsi. E il mio mondo non è ancora stato raggiunto dagli
Heartless.” “Marines? Vuoi dire che sei un pirata?”
domandò l’uomo con il cannone, sorridendo e guardando l’avversario. “Ad ogni
modo, concordo con il verdino, però devo ammettere che per uno che si definisce
l’essere più potente dell’universo speravo in qualcosa di più… carino, ecco.” “Quel Jack mi fa un po’ di paura…” fece
il bambino albino, per poi tendere le mani di fronte a sé, creando tra esse
qualche lampo. “Tu non trovi Gon?” “Non saprei Killua… non mi sembra uno cattivo.
Anche se mi ricorda un po’ Hisoka…” rispose il ragazzino al suo fianco, appoggiando
sulla schiena la canna da pesca. “Il fratellone probabilmente sbatterebbe
la testa da qualche parte dicendo che non è possibile…” mormorò Alphonse, per
poi battere le mani e poggiandole a terra, creando una spada che impugnò subito.
“Fortuna che io oramai mi sono arreso al fatto che la legge dello scambio
equivalente non vale in tutti i mondi!” “Umpf.” Fece l’ultimo ragazzo del gruppo
portato dal Dottore, schioccando le dita e facendo uscire dalla mano una
fiammata blu che colpì in pieno Maltazard, il quale però la dissipò muovendo il
braccio. “Questo tipo sarà piuttosto difficile da eliminare.” “Tu non sei mica il male che sconfigge
il male, Ogami-kun?” domandò Medaka, guardandolo con un sorrisetto. “Dovresti
essere più forte allora.” “Incredibile…” riuscì semplicemente a
dire Sora, guardando il gruppo, mentre Eraqus lo affiancava. “L’universo dev’essere davvero in crisi
per aver dovuto riunire così tante persone di mondi differenti. Cosa ne è stato
dei passaggi?” “Sono stati distrutti qualche anno fa.”
Rispose il castano. “Ho viaggiato per i mondi per sigillare le serrature, ma
dopo la mia sosta al Castello dell’Oblio, ho dovuto riaprire i passaggi,
facendo però in modo che gli Heartless non potessero viaggiarci.” “Il Castello dell’Oblio, hai detto? Vuoi
dire che sei stato al suo interno e ne sei uscito indenne?” “A dire la verità ho perso tutti i miei
ricordi, ma un’amica è riuscita a restituirmeli.” Rispose con una risatina
Sora. Eraqus spalancò gli occhi, mentre per un
istante gli parve che la figura di Sora venisse sostituita da quella di Ventus. “Capisco. Allora sei tu.” costatò
sorridendo e guadagnandosi un’occhiata curiosa. “Colui che ha salvato il cuore
di Ventus.” “Molto bello questo momento di riunione,
però vi ricordo che di fronte a noi c’è la personificazione del male.” Li
interruppe River. “Che ne dite di affrontarla?” Sora e Eraqus si voltarono a guardarla,
per poi scambiarsi uno sguardo d’intesa. Senza dire altro, i due scomparvero,
riapparendo ai due lati della testa dell’Oscurità. “Che cosa?!” urlò lui, mentre sulla
punta dei Keyblade cominciò a crearsi una sfera di luce. “Come osate-” Ma non riuscì a finire la frase che la
magia dei custodi lo colpì in pieno, facendo letteralmente esplodere la sua testa
in centinaia di fasci di luce, che si estesero su tutto il corpo, il quale si
dissolse in pochi secondi. “Come? Lo hanno già eliminato?” domandò
con somma disapprovazione Zoro. “Diamine, non sono nemmeno riuscito a
colpirlo.” “Sbagli.” Intervenne il Dottore. “Hanno
distrutto solo il corpo. La vera battaglia inizia ora.” “Risposta esatta, Dottore!” rispose una
voce, mentre l’Oscurità riappariva da un varco, avvolta dal suo impermeabile
nero. “Cosa?” esclamò incredulo Eraqus, tornando
a terra assieme a Sora, che prese subito la parola. “Non si può sconfiggere così facilmente.
Lui è l’essenza stessa dell’oscurità. Nemmeno suo figlio è riuscito a
eliminarlo.” “Figlio?!” esclamò Alphonse. “Vuoi dire
che quella cosa ha avuto un figlio?!” “E tu lo conosci, Alphonse Elric.
Dopotutto, devi a lui il recupero del tuo corpo!” esclamò Nigrae, facendo
spalancare gli occhi all’alchimista. “No… impossibile…” mormorò il ragazzo,
voltandosi verso il custode castano. “Dark è suo nemico quanto noi!” replicò
Sora, alzando il Keyblade, pronto a partire all’attacco. “Ha cercato di
controllarlo, ma grazie a Hikari è riuscito a rompere l’ipnosi e a opporsi!
Inoltre nemmeno ne era lui a conoscenza!” “Mi pare di capire che non sono l’unico
ad avere una famiglia strana alle spalle.” Commentò Killua, per poi alzare una
mano, le cui dita si rimodellarono divenendo dei grotteschi artigli. “Beh, mi
pare di capire che non se la prenderà se priverò il suo vecchio del cuore!” Senza dire altro scomparve alla vista di
tutti, riapparendo di fronte all’avversario. “Muori!!!” urlò, colpendolo in pieno
petto. Ma prima che potesse anche solo pensare
di sorridere, fu scagliato indietro dalla pura oscurità, facendolo volare fino
a sbattere contro il TARDIS. “Killua!” gridò Gon. “Davvero pensate che i vostri miseri
attacchi possano farmi qualcosa? Io sono l’essere più forte dell’universo!
Esisto da molto prima che si creassero i vostri atomi!” “Cavoli… e io che pensavo che i Dalek
fossero degli ossi duri…” mormorò Jack, per poi guardare il Dottore. “Idee?” “Al momento temo di no… Possiamo solo
combattere usando tutte le nostre capacità… ma il problema principale è che
abbiamo solo due custodi con noi…” “Lascia fare alla tua mogliettina.”
Disse River, facendo fuoco contro Nigrae, il quale rimase impassibile. “Credi davvero che quella tua pistola-” Ma l’Oscurità questa volta s’interruppe,
alzando subito le braccia per fermare il proiettile laser, il quale si ingrandì
pochi istanti prima di colpirlo, creando un’esplosione tale da far alzare un
piccolo tornado. “Mai sottovalutarmi.” Continuò la donna,
soffiando sulla canna della pistola, facendo emettere un fischio di ammirazione
a Jack. “Però Dottore! Si vede che è sua moglie!
Avete lo stesso stile!” “Sinceramente non sapevo neppure io che
era mia moglie…” rispose il Signore del Tempo. “Purtroppo, però, temo che non
sia servito a niente…” Infatti, come risposta, un raggio nero
uscì dal fumo creatosi dall’esplosione, diretto verso il Dottore. Ma prima che questi potesse scansarsi,
Medaka si mise in mezzo, incrociando le braccia e ricevendo in pieno il colpo,
arretrando di qualche metro. “Q-Questo sì che si è sentito…” si
lamentò, mentre abbassava le braccia, sulle quali erano rimasti grossi lividi.
“Ho perso anche qualche costola…” “Umpf. Non male… Credevo avrebbe
superato anche le tue difese.” Fece Nigrae, riemergendo dal fumo. “Allora vediamo se tu riesci a superare
queste!” esclamò Master Eraqus, scagliando dal Keyblade una serie di catene dorate,
che si avvolsero attorno all’Oscurità. “Ora, tutti insieme!” “Poveri stupidi!” urlò lui, distruggendo
i vincoli come se niente fosse, per poi avvolgersi con la sua aurea, facendo
volare via tutti quanti, che rovinarono a terra pochi istanti dopo. “Ugh… Ma quanto è forte?” si lamentò
Selenia, rialzandosi ansimando. “Sapete… sarei tentato di eliminarvi tutti
qui adesso… Però non sarebbe divertente a sufficienza.” Disse Nigrae. “Non credere che io mi arrenda così
facilmente!” urlò Zoro, rimettendosi in piedi e correndo verso di lui, con le
spade incrociate. L’Oscurità sorrise, per poi scomparire
dalla vista di tutti e ricomparire di fronte al pirata, prendendolo per il
collo e costringendolo a lasciare cadere a terra le tre spade. “Non riesci a sconfiggere Mihawk, credi
di poter eliminare me?” “Lascialo andare!” urlò Sora,
raggiugendoli e cercando di colpirlo con il Keyblade, mossa che l’avversario
evito saltando indietro. “Come desideri!” rispose,
lanciandoglielo contro. Sora spalancò gli occhi, facendo scomparire
il Keyblade e prendendo al volo il compagno, cadendo a terra per il peso. “E ora… sparite!” esclamò Nigrae,
lanciandogli contro un raggio oscuro. Tuttavia, prima che riuscisse a
raggiungerli, questo venne intercettato dal TARDIS, che apparve avanti ai due
guerrieri, prendendo in pieno il colpo, restando tuttavia integro. “Cosa?” fece incredulo il custode,
rialzandosi. “Come può aver resistito?” “Il TARDIS non è così facile da
distruggere.” Rispose il Dottore, sorridendo. “Ha sopportato l’invasione del
più grande esercito della Terra, e nessuno è riuscito anche solo a scalfirne la
porta. Questa è la mia ragazza!” dichiarò con orgoglio. Nigrae sorrise sotto il cappuccio,
cominciando a scomparire nel suo stesso elemento. “Molto bene, Dottore. Dato che tu puoi
viaggiare nel tempo, immagino tu sia a conoscenza del mio piano…” asserì,
spalancando le braccia. “Questa sarà la tua unica occasione per fermarmi! Che
cosa decidi di fare? Fermi me e violi tutti i tuoi principi o mi lasci
proseguire, condannando l’universo?” Il Dottore tornò serio, guardando
l’entità. “Io trovo sempre una soluzione. Riuscirò
a fermarti senza dover eliminare nessuno. Come hai detto tu, io, l’ultimo
Signore del Tempo, so cos’hai in mente. E sempre come hai detto tu, potrei
fermarti adesso.” Lo sguardo dell’uomo si fece triste. “Ma per colpa tua ho già dovuto mettere
fine al mio stesso popolo… e sono un codardo. Per questo sono costretto a
lasciare che le cose vadano come devono andare…” aggiunse per poi mostrare un
sorriso furbo. “Ma se credi di avere tutto sotto controllo, ti sbagli di
grosso! Non sottovalutare gli esseri dell’universo! Qualcuno sarà anche dalla
tua parte, ma la maggior parte di essi vogliono la tua disfatta definitiva! E
non si fermeranno di fronte a nulla! Ci rivedremo presto… e nessuno di noi sarà
com’è adesso!” Nigrae scoppiò a ridere. “Divertente! Quindi secondo te verrò
fermato nonostante tutto… voglio proprio vedere come… Gallifreyano!” Detto questo, scomparve, lasciando sul
campo di battaglia i guerrieri. “Maledizione!” urlò Arthur, sbattendo un
pugno a terra. “Tre anni passati ad allenarsi e non siamo nemmeno riusciti a
sfiorarlo!” “Non era alla nostra portata. Non avete
nessuna colpa.” Cercò di consolarlo Sora, per poi guardare il Dottore. “Cosa
volevi dire dicendo che nessuno di voi sarà com’è adesso?” Per tutta risposta lui gli punto contro
il suo cacciavite sonico, accendendolo ed esaminandolo. “Beh, piccola lezione sui Signori del Tempo.”
Fece, spegnendolo e mettendolo in tasca. “I Signori del Tempo sono molto duri a
morire. L’aspetto con cui mi vedi è il mio decimo aspetto. Sono morto già nove
volte, e ogni volta mi sono rigenerato in un nuovo corpo. Ho oltre novecento
anni grazie a questo trucchetto.” Medaka fischiò. “Conosco persone che
pagherebbero oro per sapere come fai.” “Beh, temo che non basterebbe tutto
l’oro del mondo per saperlo.” S’intromise River. “In fondo, l’unica che c’è
riuscita sono io.” A quella frase tutti si voltarono a
guardarla. “Vuoi dire che è anche lei una Signora
del Tempo?” domandò Jack, guardando il Dottore, che scosse la testa. “No. È umana, ma con DNA dei Signori del
Tempo. Storia complicata, e non so nemmeno io come sia possibile.” “Spoiler.” Rispose lei, per poi
avvicinarsi a Eraqus. “Beh, penso che sia il caso di tornare a casa dolcezza.
Ho un appuntamento con i miei genitori e non voglio fare tardi.” Detto ciò, prese per un braccio il
Master, scomparendo assieme a lui pochi secondi dopo. “River Song… mi chiedo quanto tempo
dovrò aspettare per sapere qualcosa in più sul suo conto.” Fece il Dottore,
scuotendo la testa, per poi voltarsi verso gli altri. “Beh, direi che anche per
voi è ora di tornare al vostro mondo d’origine.” “Dove passeremo il tempo ad allenarci.
Venire sconfitto così mi brucia non poco.” Mormorò Killua, voltandosi a
guardare Gon. “Che ne dici di sgominare qualche banda criminale? Finché non
avremo maggiori informazioni su tuo padre possiamo continuare a cercare di
guadagnare nuove carte per finire il gioco.” “Ottima idea! E poi Biscuit ci sta
aspettando!” “Io invece tornerò a occuparmi della
scuola. Sono sicura che senza di me sarà già caduta a pezzi.” Fece Medaka,
tirando di nuovo fuori il suo ventaglio. “Di sicuro con te invece resterà in
piedi.” Fece ironico Ogami. “Ad ogni modo non m’interessa. Il mio compito è
quello di eliminare i criminali.” E qui guardò Zoro. “Cerchi rogne per caso?” replicò lui. “Su, su, non è il caso di agitarsi. In
fondo siamo tutti dalla stessa parte, no?” intervenne Alphonse. “E poi, non dovrete aspettare molto per
tornare a combattere insieme.” Fece il Dottore. “Purtroppo la guerra ormai è
alle porte. E mi dispiace dire che in confronto la Guerra del Tempo sarà stata
come un mero litigio tra due gatti…” “Aspetta!” esclamò Sora. “Non puoi dirci
qualcosa in più sulla guerra? Se sapessimo le cose in anticipo potremmo-” “Mi spiace, ma non mi è permesso.
Inoltre, non posso neppure tornare alla guerra per il momento. Devo aspettare
il permesso.” “Il permesso? Non hai detto di poter
viaggiare liberamente nel tempo e nello spazio?” “Non in tutto il tempo e nello spazio.
Alcune zone mi sono vietate, tra cui la Guerra del Tempo e le Guerre del
Keyblade. Per potervi andare il TARDIS ha bisogno di un potere ben maggiore di
quello che posso procurargli io. Ma c’è qualcuno che può rimediare a questo. E
sarà la nostra carta vincente.” “Di chi stai parlando?” Il Dottore sorrise, per poi poggiargli
una mano sulla spalla. “Tu lo conosci già. Ora Sora, ascoltami
bene: qualunque cosa succederà, non arrenderti. Tu sei il prescelto della Luce.
Io ho fatto quel che potevo, il resto dipende da te.” Sora sbatté le palpebre. “Temo di non capire.” “Ti sarà presto tutto chiaro.” Concluse
il Dottore, per poi entrare nel TARDIS, seguito dagli altri, compresi Arthur e
Selenia. “Noi continueremo a viaggiare con il
Dottore per diventare più forti.” Fece la principessa. “E poi, ormai qui non
c’è più nessuno.” “Tranquilla, sono tutti al sicuro alla
Città di Mezzo!” la rassicurò Sora, salutandoli, per poi vedere la porta della
cabina chiudersi, cominciando a scomparire accompagnata dal suo rumore.
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Sora spalancò gli occhi, abbassando il
Keyblade. “Ma certo!” esclamò, lasciando sorpresi
Roxas e Xion. “Ora mi è tutto chiaro!” “Come?” “Il Dottore sapeva che cosa mi sarebbe
successo!” rispose Sora. “Ma se non mi ha fermato… significa che questa non è
ancora la fine!” “Vuoi dire che sai come uscire da qui?”
domandò Roxas. Il castano sorrise, per poi alzare le
mani, poggiandole sulla fronte dei due. “No.” Rispose, per poi avvolgere i palmi
con la luce, che coprì interamente i due Nessuno. “Che cosa stai-” “Vi ho donato un cuore.” Continuò il
Master. “Ora ho capito perché Lucis ha scelto me come suo custode.” “Sora, che cosa vuoi fare?!” chiese
Xion, incredula. “E come sarebbe a dire che ci hai donato un cuore? Nessuno può
fare una cosa del genere!” “Nessuno tranne me. E ora andate!” Senza lasciare il tempo ai due di dire
altro, Roxas e Xion scomparvero in una scia di luce, proprio pochi istanti
prima che il paesaggio attorno al custode cominciasse a venire divorato dalle
tenebre. “E questa è fatta… ora, Nigrae…” mormorò,
girandosi verso il mare ed evocando il Keyblade. “Cominciamo la nostra
battaglia!”