She's screaming in silence - Urla in silenzio.

di SilentMoon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Crystal Girl. ***
Capitolo 2: *** Living a dream bleeds. ***
Capitolo 3: *** Strange night. ***
Capitolo 4: *** Rekembeker. ***
Capitolo 5: *** All in one month. ***
Capitolo 6: *** Trying to tell the truth. I like it. ***
Capitolo 7: *** I'm not perfect. Conscious and crazy madness. ***
Capitolo 8: *** Little girl runs into the city. ***
Capitolo 9: *** The nasty smile of the silence. ***
Capitolo 10: *** Rose Thorns. Upon a time. ***
Capitolo 11: *** Dirty Secrets. ***
Capitolo 12: *** Above the sky. ***
Capitolo 13: *** You are my poison. Fuck you. ***
Capitolo 14: *** I'm free. ***
Capitolo 15: *** Old Memories. ***



Capitolo 1
*** Crystal Girl. ***


1

S.Florence – California. Ore 11:00

 

‘’ Lithium, don't want to lock me up inside.
Lithium, don't want to forget how it feels without...
Lithium, I want to stay in love with my sorrow.
Oh, but God, I want to let it go.’’

 

Occhi verdi elettrici, viola, ghiaccio con dolci sfumature oro, voce incredibile, potente, lasciava trasparire ogni minimo sentimento, così … così …. Penetrante, così …. Piena, di dolcezza, rabbia, amarezza, gioia, dolore, felicità, passione, orgoglio …. Così …. Sua. Padronanza perfetta di tutta sé stessa. Un palco immenso la circondava, nonostante fosse bassina, dominava lei, come se Deim, Mikey, Nicolas, Matthew, e gli altri operatori fossero solo piccole schegge di rifinitura, facevano la loro parte, ma lei restava indubbiamente la padrona incontrastata. Unica. E’ davvero stupenda. Capelli lunghissimi fin sotto il fondo schiena, anche il colore è angelico, castano intenso, profondo, oggi li ha stirati. E’ divina. Fisico magnifico, ogni curva era al punto più che giusto. Nessuno di noi riesce più a resistere oramai, siamo all’orlo, stiamo per scoppiare. Mike mi guarda con aria desolata. Abbasso lo sguardo sul suo corpo. Mi scappa un sorriso. Mi avvicino dandogli una pacca amichevole rincuorandolo di non essere l’unico. Trè è sotto il palco con insieme gli operatori, che invece di sistemare le cose, ascoltano e fissano con intensa ammirazione la piccola Luna, quella ragazza è unica. Una grinta da far paura. Soli 16 anni ma sarebbe capace di far girare il mondo a testa in giù. Semplicemente grande. Mikey si allontana da me. Lo stabile del concerto è immenso, ci troviamo nell’Arena di S.Florence, nord della California, il palco è posto al centro, enorme, ma nonostante ciò la figura di Luna è padrona di tutta l’Arena. Immobile. Con occhi dolcemente chiusi. Le sue labbra perfette, carnose, scandiscono, parola per parola, una delle sue canzoni, già, è lei il genio del gruppo, compone lei i testi e gli arrangiamenti per tutti gli strumenti. Celestiale. Non riesco a toglierle gli occhi di dosso, ho paura che mi cadranno, la stò divorando, io come gli altri, d’altronde, chi non lo farebbe?. Tento d’avvicinarmi sotto il palco, sono giusto nella sua direzione, ci separano all’incirca 15 metri, il mio passo è lento, più lento che mai, voglio godermela, lei ha iniziato ad aprire leggermente le palpebre così da far intravedere quel verde magnetico che lascia tutti senza respiro. Piccola, introspettiva, intrigante, avvolgente, tenera, perfetta in ogni suo gesto, in ogni suo tono, è una calamita umana, in ogni suo particolare,  in ogni suo sguardo. Già, i suoi occhi, Dio, che meraviglia. la perfezione fatta donna. Tutti sono estasiati nel sentirla cantare e vederla così aggraziata ma tenebrosa, eppure è immobile, dietro l’asta del microfono. Nel suo volto traspare ogni sensazione, le sue mani sono così adagiate e delicate, che quasi accarezzano l’asta e la voce scalda il cuore aprendo la mente e la voglia d’urlare. Converse nere, adorabili. Gonna corta a balze scozzese, che mette in risalto la sua accentuata curva. Ha un sedere stupendo, tondo, sporgente, invitante, eccitante. Le sue gambe sono drittissime, non c’è un filo di cellulite, sono toniche, senza segni di grasso, eccitanti anche quelle, dunque. Cinta borchiata e catena laterale, maglia nera aderente, con collo trasversale, copre la spalla sinistra e pende fino a toccare il gomito del lato destro ovviamente scoperto, si vede dal medesimo lato apparire la bretella di una maglia a rete, ma del reggiseno nessuna traccia. Eppure ha un seno così alto, tondo, prosperoso, morbido.  Le salterebbero tutti addosso. Alla mano destra porta un guantino nero senza dita, con baschina borchiata, dall’altra invece un guanto a rete lungo fino al gomito e una borchia a quattro punte. Che mani dolci e sensuali. Stupenda. Toglie il fiato. I capelli stirati sono spostati di tanto in tanto dal vento di fine maggio che annuncia l’entrata dell’estate. Castano carico, frangia sul lato destro, ha una chioma incredibile di capelli, morbidi e soffici. Ha gli occhi di nuovo chiusi, ha la pelle chiara e su di lei non c’è la minima traccia di trucco, è così semplice ma bellissima. Sugli zigomi la pelle è un pò più rosa, le labbra come sempre sono rosse e ben delineate, i suoi denti bianchissimi e diritti spiccano come sempre in uno dei suoi sorrisi magnifici. I miei, ricadono di nuovo sui suoi, di occhi, Dio, ora li ha aperti, sono grandissimi e sfilanti, il colore è stupendo ma ciò che si vede all’interno è ancora meglio. Quella ragazza ha la voglia di combattere, i neuroni le incitano guerra e rivoluzione, e lei l’ha portata. Cristo. Una creatura così perfetta non poteva esistere davvero e soprattutto non poteva essere di fronte i miei occhi, gli occhi di Billie Joe Armstrong.

 

 

‘’ Come to bed, don't make me sleep alone.
Couldn't hide the emptiness, you let it show.
Never wanted it to be so cold.
Just didn't drink enough to say you love me.

I can't hold on to me,
Wonder what's wrong with me.

Lithium, don't want to lock me up inside.
Lithium, don't want to forget how it feels without...
Lithium, I want to stay in love with my sorrow.’’

 

Impossibile non è passato nemmeno mezzo minuto e ho girato uno dei film più lunghi della storia nella mia testa. Cazzo e quanto navigo.

 

 

‘’Aaaah aaaah’’

 

Un urlo che dice tutto senza dire niente. Ha tirato fuori tutta la sua rabbia. 16 anni di rabbia schiattata nel corpo. Piccola dai, è ora di farla uscire tutta fuori. Nell’arena con noi c’è anche il solito gruppo di bionde. ‘’Le puttane di turno’’ come le chiamiamo noi Green Day. Le quattro odiote parlano tra di loro guardando maliziosamente Luna, quanto le odio. Vedo Jessica andare vicino il mixer prendere il microfono in mano e avvicinarsi sotto il palco. Luna intanto ha lasciato l’asta con una spinta che esprimeva tutta la sua voglia di libertà e stà camminando nella leggera e sobria aria come un piccolo angelo punk. Jessica è sotto il palco guarda Luna mentre ride con cattiveria. Accende il microfono e ,mentre sotto c’è ovviamente la musica di Deim e gli altri (le parole si sono placate per dare spazio alla melodia), si sente la sua odiabile voce squillante, che , ridendo e fissando Luna con aria di superiorità dice:

 

‘’Se sei una vera ragazza e non una punkabbestia allora mostra quanto sei fine e cerca almeno di non buttarti a terra chessò ahahhaha’’

 

Ok ora la odio ancor più di prima. Le parole intanto sono prossime, vedo Luna che le ride in faccia facendo scoppiare in tutte le persone presenti in una fragorosa risata, si gira verso i componenti dei Twin Towers Breakdown, ossia Deim e company, che ridendo le dicono di mandarla gentilmente a cagare. Luna continua a camminare, quel palco è davvero immenso.

 

 

‘’ Don't want to let it lay me down this time.
Drown my will to fly.
Here in the darkness I know myself.
Can't break free until I let it go.
Let me go. ‘’  

 

 

 Senza pensarci due volte, arrivata alla fine del palco, faccia a faccia con Jessica, si butta a terra chiudendo gli occhi e alzando la mano destra dove mette in bella mostra il guanto con la A di Anarchia. Quella ragazza è grande. Li riapre subito dopo accasciandosi ancor di più, ha i capelli davanti gli il viso è stupenda, ha un’aria così selvaggia e provocante e la voce fa la sua parte. Fissa attentamente con aria di fanculo l’odiosa bionda.

 

 

‘’ Darling, I forgive you after all.
Anything is better than to be alone.’’

 

 

In quel momento Luna, vedendo arrivare Matthew e Mikey, rispettivamente al basso e alla chitarra, si alza sbattendo i piedi a terra e mettendo in bella mostro il terzo dito. Ciò che ammiro più in lei è la voglia di affrontare la vita così com’è e di non aver paura. C’è qualcosa nei suoi occhi che attrae tutti ma nessuno sa cos’è. Ha qualcosa che nasconde. Quella ragazza è un mistero. Un mistero paragonabile ad una ragnatela, nessuno scappa.

 

 

‘’ And in the end I guess I had to fall.
Always find my place among the ashes.

I can't hold on to me,
Wonder what's wrong with me.

Lithium, don't want to lock me up inside.
Lithium, don't want to forget how it feels without...
Lithium, ...stay in love with my sorrow.
I'm gonna let it go’’

 

 

La canzone termina. Quattro minuti di staticità totale e di benessere mai conosciuto prima. Quella ragazza ha la stoffa ideale per essere qualcuno. Lo è già. Luna ride battendo il cinque ai suoi compagni, parlano degli strumenti che devono ancora arrivare, lei attende qualcosa. Vengo raggiungo da Mike e Trè con cui scambio le opinioni dell’esecuzione e in tutta sincerità anche opinioni sulla ragazza, ma veniamo interrotti da Klair, una delle quattro migliori amiche di Jessica, brutta anche lei, come tutte d’altronde. Sembrano fatte con lo stampino. Bionde alte con 20 cm di tacco sotto secche come ramoscelli niente petto niente culo niente cervello niente simpatia niente di niente insomma. E’ praticamente nulla la loro esistenza rompono solo il cazzo. Bah potessi, le ucciderei volentieri e non credo d’essere l’unico. Vengo bloccato dai miei pensieri dalla mazza di scopa che si era avvicinata a noi poco prima.
‘’Ragazzi oddio bah ma l’avete sentita? Oddio così stonata. Oddio così stuppida. Oddio così punkabbestia. Oddio così vestita di nero. Oddio così….’’

‘’Così rompipalle come te non esistono eh?’’ rispondiamo molto cordialmente alla ragazza io e Mikey, lei facendo la parte dell’offesa và via. Per fortuna. Ricomincio a parlare con i ragazzi, mentre alle mie spalle arriva una macchina blu. Vediamo Luna e gli altri scendere con un salto dal palco per correre verso di essa. Incrociamo gli sguardi. E’ tremendamente irresistibile. Attimo di secondo che sembra interminabile. China la testa mi sfiora la spalla. E’ più bassina di me il suo mento all’incirca arriva alla mia spalla. Sembra una bambolina. Lascia dietro di sé il suo maledetto profumo. Sì. Maledetto. Mi ricorda troppo lei. Sbuffo e Mike che mi è vicino lo nota subito.

‘’Hey, tutto ok?...?’’

‘’Sì sì …. Mai stato meglio’’ mento spudoratamente

‘’A me non sembra Bì’’ Risponde schietto, come dargli torto.

Lo guardo negli occhi e mi capisce subito. Mi rassicura ricambiando lo sguardo e dandomi un pugnetto amichevole sul braccio sinistro. Mi giro e la rivedo è distante da me è chinata sulla custodia della sua chitarra. Una Fender Stratocaster blu. Stò per ricredere nei miei pensieri quando tutti sentono la squillante voce di Jason, il nostro menager….

‘’Ragazzuoli miei non vorrei proprio ora lasciarvi in ruota di scorta ma vi faccio notare che è arrivata l’ora di pranzo il mio stomaco è ormai in protesta quindi con vostro permesso io andrei a mettere qualcosa sotto i denti.’’

Tutti lo guardiamo con una faccia inorridita. Lui a imbottirsi di schifezze e noi qua come i rom?. Se ne accorge evidentemente e si corregge subito….

‘’Beh non vi preoccupate per il pranzo sarete tutti ospitati dal signor Rodolfo in periferia della zona. Buon appetito’’

Scappa via come una gazzella …. Forse paura che qualcuno gli dica che ci ha spediti in una delle solite bettole? Mah….

Però in effetti è vero. Inizio ad avere anch’io fame propongo quindi a Mike e Trè di andare a pranzare. Ovviamente acconsentono senza il minimo accenno di disappunto, ma con un po’ di dispiacere, resterei a fissare la piccola per ore. Intoccabile, fragile, semplice e pura come il cristallo. Resterei ore a fissare lei. La ragazza di cristallo.

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Capitolo 2
*** Living a dream bleeds. ***


Buonaseeeera, o ci starebbe meglio un buongiorno vista l'ora xD. Mi sono decisa finalmente a postare, scusate l'attesa ma tra impegni scolastici e qualcosa chiamata ''vita'' non sono appiccicata 24/24h al computer xD. In ogni caso ecco il secondo capitolo, voi direte, macchisenefrega, bene xD. Io lo posto e aspetto recensioni ^^. I ''ringraziamenti'' a fine capitolo. Buona lettura!!!!.

 

2

S. Florence – California. Ore 14:00  

 

‘’No …. ‘’. Sospiro. 

E' già andato via…. Penso tra me e me vedendolo andar via con Mike e Trè. Mi fermo a fissarlo ancora un po’…. È così tenero….I suoi jeans neri mettono in risalto le parti giuste, la cintura borchiata identica alla mia è una delle tante cose che ci accomuna in segreto, la sua maglietta dei Ramones nera gli stà terribilmente bene, con il chiodo sopra poi è da sfinimento. I suoi capelli che vanno alla cazzo totale, nero notte, gli danno un’aria sbarazzina è adorabile. Il viso è perfetto. Perfetto come una favola che sà d'irrealizzabile.

Fantastico ancora mentre mi accorgo d’essere l’unica stupida rimasta in un’Arena enorme, in ginocchio, con la chitarra in mano,  sul prato e giusto al centro.

‘’Bene!’’ Mi dico ad alta voce sarcasticamente. ‘’Sono davvero una deficiente’’. Già non riuscirò mai a smentirmi. Purtroppo.

Ripongo la mia chitarra nella sua custodia nera piena di spille e adesivi. Controllo che nello scatolo che avevo scaricato prima dalla macchina di Jason ci siano tutti i miei piatti per la batteria, già, nel gruppo faccio un po’ tutto, suono il basso, la chitarra, la batteria e ovviamente canto. Eppure non mi ritengo la leader, la leader è ovviamente la musica non una persona. E poi …. Io leader?. Al pensiero tremo. ‘’Ci sono tutti, apposto…. No ma che apposto. Apposto un cazzo. Dove vado adesso? Resto qui ad aspettare che gli altri tornino? E se non lo fanno? Mi incammino per strade che non conosco così che mi perdo anche? E se poi tornano e non mi trovano? Mi chiamano? E se il cellulare non prende? E se …. E se …. E se …. E se mandassi a fanculo tutti? Sì ecco questa è l’opzione che mi piace di più’’. Riprendo la mia chitarra, la tiro fuori dalla sua custodia, la metto con la mia tracolla nera con tre spille sul davanti. Mi incammino verso il palco. Salgo e mi siedo sul bordo.

Mi guardo intorno. ‘’Però …. Che bel panorama’’.

Ormai l’estate è alle porte e fa sempre più caldo. Il vento non c’è quasi più o per lo meno se tira è vento rigorosamente caldissimo. Quest’Arena è davvero immensa non avrei mai immaginato di suonare qui…. E pensare che è iniziato tutto per caso. I ricordi offuscano la mente e bruciano l’anima. E’ semplicemente fantastico. Tutto è fantastico. Mi chiedo per quanto ancora lo sarà. Spero ancora a lungo, spero davvero tanto, ancora, a lungo. Stò vivendo un periodo della mia vita dove va tutto stranamente bene. Ho obbiettivi diversi rispetto a quelli di una sedicenne comune, e credo che la determinazione sia il punto di ritrovo di questi.

Mentre penso questo nemmeno ho notato che ho iniziato a suonare, piano piano e dolcemente, le note di ‘’Wake me up when September ends’’ quella canzone, come tutte le altre, mi fa venire i brividi, forse perché è la voce di Billie Joe Armstrong che mi rimbomba in testa, è peggio di una granata, forse perché è davvero stupenda la canzone in sé per sé, con base e il resto, forse perché rispecchia tantissimo il mio passato, l’infanzia che non ho mai avuto, forse perché per me quella canzone ha significato più cose di quanto potessi immaginarne.

Sospiro, chiudendo gli occhi per un attimo, prendendo il plettro tra le labbra, cerco di spostarmi i capelli dagli occhi, tentativo inutile, visto che con una dolce carezza una mano fa prima di me…. Mi giro quasi spaventata, alzando la testa, trovo il dolce sorriso e gli elettrici occhi di Billie Joe….

Panico. Non ho paura, ma nemmeno sicurezza, d’altronde, quando l’ho avuta?.

Non sono agitata perché ascolto i Green Day, ma sono agitata per lui.

Non sono emotivamente scossa perché mi ritrovo Billie Joe Armstrong davanti i miei occhi, ma perché ho lui, Billie Joe.

Concetto strano ma tutto ha una base, la mia forse è più complessa di qualsiasi altra, ma se qualcuno potesse ascoltarmi o perlomeno ascoltare il battito del mio cuore capirebbe di sicuro. Evidentemente le idee si chiariranno più in là e forse, almeno spero, lo capirà anche lui.

 

‘’Ah … sei….’’ Dico incerta, abbozzando un sorriso

‘’Sì sono io, disturbo?’’ Dice lui preoccupandosi

‘’No no ma che disturbo, anzi….’’ Dico arrossendo e tentando di togliermi il plettro dalle labbra.

Cala un fastidioso silenzio. Più che altro imbarazzante. Che per fortuna viene interrotto da una risata di Billie….

‘’Perché ridi?’’ Gli chiedo incuriosita e timida mi viene subito un’altra domanda ma lui stà per rispondere. Meglio dopo magari.

‘’Non so dirtelo di preciso però mi viene da ridere….’’

‘’Ah bene …. Ehm quindi dovrei ridere anch’io adesso?’’

‘’No …. Tranquilla’’ in quel momento gira il volto verso di me.

 E’ seduto alla mia destra. Mi fissa il sorriso gli scompare subito. Preoccupata che sia io la causa giro il volto, facendo finta di nulla,  guardandolo con la coda dell’occhio. Lo sento sospirare e accennare un altro sorriso. Lo riguardo. E’ troppo dolce. Mi tende la sua mano e mi dice.

‘’Billie Joe Armstrong, per gli amici Billie Joe’’ rido tirando un sospiro di sollievo forse ha capito il perché della mia timidezza.

‘’Piacere Luna….’’

‘’Hai un nome stupendo sai?’’

‘’Ma davvero? Pensa che io lo odio’’

‘’Incredibile il primo nome che mi piace e mi dici che lo odi, andremo d’accordo eh?’’ ride. Rido anch’io portandomi entrambi le mani sulla bocca formando una X.  

‘’In ogni caso conoscevo già il tuo nome, sei sulla bocca di tutti.’’

‘’E’ un complimento o cosa?’’ Oddio.

‘’Semplice osservazione.’’ Dice con aria disinteressata

‘’Ehm …. posso farti una domanda ….. ?’’

‘’Certo’’

‘’Posso darti del tu?’’

‘’E perché dovresti darmi del lei?’’ Dice abbastanza sbalordito

‘’Per il fatto che tu …. Beh …. Magari potrebbe darti fastidio il fatto che una ragazzina ti dia del tu quando poi sei più grande d’età …. Grande poi relativamente …. Cioè …. Nei limiti …. Insomma …. Non sei grande …. Sei giovane …. Ma rispetto a me …. Che io sono piccola eh ….. ’’ Un mongoflettico in questo preciso momento di sicuro sarebbe un sociologo rispetto a me. Mi guarda e ride

‘’Bah non farti tutti questi problemi dammi del tu e poi più grande .... tzè …. Ho solo 32 anni mica 95?’’

‘’No no non volevo dire questo’’ mi affetto a dire per evitare future risse ‘’te l’ho chiesto perché magari poteva dare fastidio a te …. O magari …. A tua moglie ….’’ Abbasso piano piano i tono di voce ma non l’ho fatto apposta.

Silenzio. Totale silenzio.

‘’Già …. Mia moglie …. ‘’ Di nuovo quel dannato silenzio.

‘’Non vorrei farmi gli affari tuoi ma …. Qualcosa che non va?’’

‘’No no tranquilla è tutto ok’’ dice lui lasciandomi nonostante tutto ancora nel dubbio.

‘’Ok …. ‘’

‘’Cambiando argomento….’’  Dice lui, restiamo a parlare così del più o e del meno fino circa le 18:00 e degli altri ancora nessuna traccia.

 

Ormai è si è instaurata una certa confidenza tra di noi, nonostante sia solo un giorno che lo ‘’conosco’’ …. Che parolone …. Io? Che conosco chi? Billie Joe Armstrong? Mi viene da ridere. La stupida ragazzina di Rodeo che sta davvero conoscendo Billie Joe Armstrong? Sembra un sogno. L’ho detto prima che è un periodo nettamente simile ad un sogno solo che per la cronaca questa sembra essere la realtà e almeno per una volta. Credo che non sia così male in fondo …. Non vorrei paragonare la mia vita ad un sogno perché ogni qual volta che mi sembra d’averlo raggiunto la strada s’interrompe e ciò che mi rimane è solo asciugare le lacrime di sangue che colano, ma questa volta no, non voglio tornare indietro di 10 anni, sono cambiata e con me voglio che cambi anche la mia vita, e voglio farlo dai sogni, sogni che non ho mai avuto, sogni che mi sono stati tolti, sogni che mi sono stati impediti e mi sono stati infranti. Sogni e sogni, ma fatti di vana fantasia, ora è tempo di cambiare, è tempo di sognare, di vivere i sogni.

 

 

 

Commentuzuoli.

 

Livin Derevel - Beh sì è solo il primo capitolo, la storia è un particolare intreccio e solo man man si comprenderanno i motivi di particolari comportamenti. In ogni caso sì, la personalità apparentemente perfetta di Luna servirà proprio allo svolgimento della FF e se seguirai capirai anche perchè. Grazie comunque del commento!.

 

Helena89 - Stessa risposta anche per te, è vero, Luna può apparire ''troppo perfetta'' come l'hai descritta tu, ma sarà uno dei punti fondamentali dello svolgimento della FF. Grazie mille dei complimenti. Spero tu possa continuare a seguirmi!.

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Capitolo 3
*** Strange night. ***


3

Luna’s house – Rodeo.

 

La spalla pesa, le mani cedono, le chiavi in bocca e la mente a pezzi. Che bella serata. Poggio l’amplificatore a terra, mi libero delle chiavi che prima mi tappavano la bocca e le infilo nella serratura. Spalanco la porta di casa mia, già, casa mia, un culo quadrato per averla e ci sono riuscita.

Buio totale.

Porto l’amplificatore nell’ingresso, appoggio la chitarra delicatamente sul pavimento gelido di una casa ancor più gelida e silenziosa sita al secondo piano. Accendo la luce e mi affretto a chiudere la porta prima che il forte vento lo faccia da sé. A Rodeo è comune avere sbalzi di temperatura e di condizioni meteorologiche. Oggi un caldo da matti e stasera quasi dieci gradi, grande.

Stasera poi …. Erano le tre …. Meglio stanotte …. O meglio …. Quella notte.

 

 

Buttai le chiavi sul mobiletto posto alla destra dell’entrata. Sbuffai passandomi una mano tra i capelli e poggiandomi alla porta senza accorgermi che lentamente scivolavo sempre più giù. Ormai ero a terra con le gambe incrociate tirate verso di me e la testa piena di pensieri ma fin troppo vuota in fondo per riuscire a capire che avrei dovuto cambiare vita al più presto, con la massima urgenza. Chiusi gli occhi. Volevo solo rilassarmi un minuto …. Che poi diventarono due …. Che degenerarono in quindici …. Sfociarono nella mezzora …. E il sonno prese il sopravvento. Se non fu per un rumore fastidiosissimo e una vibrazione sotto la mia schiena avrei continuato a dormire sul pavimento di casa mia.

Era il cellulare, forse.

Ma dov’era? E soprattutto perché io ero lì? Ah già, mi ero addormentata. Ma che ora era?. Presi il cellulare per controllare. Le 5:00. Cazzo.

Risposi in fretta.

 

‘’Pronto?’’ Chi poteva mai essere a chiamarmi alle cinque?. Risposi abbastanza titubante.

‘’….Luna?’’

‘’Sì pronto, chi parla?’’ Mi si gelarono le arterie sentendo quella dannata, ruvida, caldissima e sua voce. Non era possibile era lui. E si ricordava anche il mio nome. E soprattutto aveva il mio numero. Un momento ma chi gliel’ha dato?.

‘’Hey …. sono Billie’’ Ok. Sì cazzo. Ora ne ho la certezza. E’ lui.

Ebbi un attimo di insicurezza sul rispondere ma non potevo fare altrimenti. Dopo una lunga pausa mentale riuscì a connettere la bocca ed il cervello.

‘’Ah …. Hey ciao ….’’ Woah che entusiasmo

‘’Ciao …. Disturbo?’’ No, ma che te lo fa pensare caro Billie sono solo le 5:00.

‘’No no tranquillo’’ Falsa!.

‘’Lo so l’orario non è uno dei migliori per chiamarti ma …. ‘’ Lo bloccai a tempo.

‘’No tranquillo è tutto apposto, anzi grazie per avermi svegliata, mi ero addormentata sul pavimento.’’

‘’Ahah allora servo a qualcosa’’

‘’….’’

‘’Beh senti ti ho chiamata per dirti che io sono appena tornato in albergo e …. ‘’

‘’E….?’’

‘’E ci siamo scambiati le chitarre hai tu la mia ed io la tua’’

‘’O cacchio davvero?’’ Sudavo freddo.

‘’Sì se vuoi controlla pure’’

Aprì con un colpo di polso la cerniera della custodia e, e che cazzo, era la sua fender. Bene.

‘’Sì hai ragione, è la tua’’

‘’Eh …. Senti ora non è che vorrei … però ….’’ Lo ri bloccai. Ormai era un tipico.

‘’Sì tranquillo vedo di ridartela al più presto anche perché serve anche a me la mia chitarra’’

‘’Ah grazie e senti quando potremo vederci?’’

‘’Sinceramente non ne ho idea perché sono incasinata davvero, tu quando sei libero?’’

‘’Domani mattina per te va bene?’’

‘’Non posso.’’

‘’Domani pomeriggio?’’

‘’Non posso.’’

‘’Domani sera?’’ Sentivo una leggera nota di sconforto e di irritazione nella sua voce.

‘’Dipende da che ora.’’

‘’Va bene verso le 21:00?’’

‘’Facciamo 21:30.’’

‘’Ok allora a….’’ Interromperlo per me era un hobby.

‘’Sì, senti dove sei ora?.’’ Ma che cazzo di domande faccio?. Degenero.

‘’In albergo te l’ho detto’’ Ma come siamo intelligenti.

‘’Il luogo….’’

‘’Ah, eh, io .... cioè .... Jason, ci ha trovato un albergo di periferia di Rodeo’’

‘’E non facevate prima a tornare a casa?’’ Sono io che sono scema o loro?.

‘’Meglio di no….’’

‘’Capisco’’

Silenzio.

‘’Va bè in ogni caso sai dov’è il Gilman?’’

‘’Sì........’’

‘’Fatti trovare là e porta la chitarra domani sera’’ Che cazzo gli è preso?. E’ diventato freddo in un battito di ciglia. Mah. ‘’Ah e senti vedi che nel taschino laterale ci sono i pl….’’ Questa volta si blocca lui.

 

Sento la voce di Mike dire qualcosa ma non capisco cosa.

Riprende il filo. ‘’A destra ci sono i plettri attenta a non farli cadere’’ Se c’ha messo un nanosecondo è tanto. C’è qualcosa che non va ma cosa?.

‘’Ok …. Buona notte’’ Cercavo di liquidarlo, non so perché ma ora mi dava sui nervi sentire la sua voce, sentirlo per telefono, sentirlo …. Lontano …. Sentirlo …. E non vederlo …. Immaginarlo …. In Albergo …. Con i suoi migliori amici …. Il suo manager …. Dopo aver trascorso una serata con loro …. E forse …. E forse con …. Con sua moglie.

Mi vennero i brividi al pensiero e mi passarono davanti gli occhi, quelle dannate immagini, come fossero successe ieri. Quel letto sfatto, quelle grida, l'odore, quella casa.

Oddio ora vomito

Divenni isterica contemporaneamente tanto da non dargli nemmeno il tempo di rispondere che terminai la chiamata.

 

Cristo santo che stronza che sono.

 

Sbuffai di nuovo. La giornata era iniziata in uno dei modi migliori a quanto pare. Mi alzai dal pavimento ancor più freddo di quanto ricordassi.

 

Sbirciai fuori la finestra del salone prima di dirigermi verso la mia camera. I primi raggi di sole iniziavano a far luce sui mille sogni di Rodeo, tra urla, pianti, sorrisi, corse, affari, impegni, litigi, compere e vite una nuova giornata iniziava per tutti gli abitati di Rodeo.

 

Sti cazzi.

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Capitolo 4
*** Rekembeker. ***


4

 

Luna’s house - Rodeo

 

‘’Uhmmmm. Due minuti. Ancora due.’’ Mi giravo e rigiravo nel mio comodo lettino. Finchè …. ‘’Aia.’’ Portai automaticamente una mano sulla testa. Aprì controvoglia gli occhi e piano piano contorcendomi mi convinsi ad alzarmi dal letto …. Ovvero dal pavimento.

Mi sedetti sul bordo del lettino, mi massaggiai per un ultima volta la mia povera testa nel punto in cui ero caduta, sbadigliai per altre tre o quattro volte di seguito, buttando lo sguardo su e giù per la mia stanza fissando le pareti bianche con qualche poster enorme qua e lì, due o tre foto, quelle essenziali, biglietti di concerti, e promemoria di ogni colore e dimensione.

Sempre controvoglia decisi d’alzarmi, diedi un occhiata fuggente fuori il vetro del balcone. Il sole si presentava più o meno caldo ma nonostante ciò si notava evidentemente, come di consueto nella piccola Rodeo, che la giornata si preannunciava abbastanza umida e soprattutto stressante.

Dalle poche auto e persone che passavano ad occhio e croce erano le sette.

‘’Le sette?. Cazzo ho fatto tardi.’’

 

Mi scostai subito dai vetri e distolsi la testa dai pensieri aprì l’armadio presi il pantalone scozzese, una maglia stretta, con scollatura storta, una manica più o meno lunga e l’altra corta, nera con la A di anarchia, intimo e corsi in bagno. Ci impiegai pochissimo tra doccia, shampoo, vestirmi ed asciugare i capelli, li avevo anche stirati. Uscì dal bagno mi diressi in camera mia presi la mia tracolla di jeans piena di spille, la aprì e ci infilai al suo interno i libri che mi servivano per la lezione. La misi, insieme le scarpe, presi le chiavi, chiusi casa e mi precipitai di corsa fuori Gilman Street.

 

Presi il pullman, trascorsi la solita oretta di viaggio in compagnia del mio miglior amico, l’mp3.

Il bus frenò, percorsi, così, un'altra mezz’oretta di strada e finalmente arrivai fuori l’enorme porta della facoltà. Entrai vidi l’aula in cui dovevo seguire la lezione. Quattro noiosissime ore di letteratura volate tra appunti, pensieri, preoccupazioni e lui …. La mia fissazione ormai da troppo tempo.

Finita la lezione mi ri precipitai alla fermata per ri-prendere il bus.

Arrivata a Rodeo verso le 14:30 corsi a casa per posare i libri e riempire la borsa di grembiule e block notes. Partì di nuovo a razzo arrivando al centro della cittadina, nel più noto locale, Il Rekembeker, si chiama così il luogo il cui lavoro.

Aprì con l’affanno la porta di vetro.

 

‘’Eccomi ce l’ho fatta’’

‘’Ah era ora hai fatto quattro minuti di ritardo’’

‘’Lo so c’era traffico’’

 

Ci mancava solo la figlia del proprietario per completare la prima metà giornata.

Ripresi fiato mentre camminavo a passo lento ed attento verso il bancone, mi tolsi la tracolla e lo poggiai lì sospirando forte allungai la mano, misi un piccolo grembiule nero mi voltai e non ebbi nemmeno il tempo di chiedere chi dovessi servire che notai gli sguardi quasi intimidatori e scazzati dei clienti che occupavano la sala piena. Feci una smorfia che doveva apparire come un sorriso …. Doveva …. Ma credo che il risultato sia stato l’opposto.

Mi apprestavo ad andare verso il tavolo numero uno quando sentì, di spalle, il rumore di legno sbattere contro il vetro della porta, il cartellino open/closed, chi era entrato?.

Mi voltai facendo un sorriso finto.

 

‘’Buongiorno e benvenuto al Rekembeker, si accomodi pure e la serviremo al più prest….’’

 

Non riuscì a finire la frase che mi bloccai.  Era lui. Lui. Proprio lui. Mi aveva cercata. No ok forse no. D’altronde lavoro nel locale più famoso di Rodeo cacchio lui è di qui sarà un classico che passi a pranzare.

Non mi accorsi di quanto tempo fosse passato, di quando tempo fosse trascorso dal momento in cui mi ero fermata e lui immobilizzato sull’uscio della porta con un sorriso con un non so che sexy, non mi resi conto di che espressione assunsi.

 

Un espressione di un bimbo in vista del suo giocattolo preferito.

 

Cristo Santo che stronza che sono.

 

Cercai di sbloccarmi così scossi la testa leggermente e gli sussurrai di accomodarsi, mi ringraziò con un sorriso e mi disse che aspettava Mike Tre e Jason. Presi tutte le ordinazioni e in men che non si dica ogni cliente dall’espressione pareva abbastanza soddisfatto.

Servivo l’ultimo conto al cliente quando la porta si aprì ed entrarono tre individui dall’aria buffa.

 

Mike Tre e Jason.

 

‘’Heilà chi si rivede! E te che ci fai qui?’’ Chiese Tre curioso come suo solito

‘’Mah io in verità qui ci lavoro’’ Feci un sorrisetto per sdrammatizzare.

 

Mike capì e sparò una stronzata colossale.

 

‘’Anch’io ho sempre sognato la vita da cameriere aaaah che bello’’ Disse con aria sognante fissandomi negli occhi.

Quel ragazzo era un genio. Lo conoscevo da quanto? Due giorni? Naaaah ma già andavamo d’accordo come con Tre Jason e …. E Billie ….

 

I tre raggiunsero il loro amico. Li sentivo parlare del più e del meno mentre portavo il pranzo al penultimo tavolo e mi apprestavo a fare lo scontrino. Di corsa mi precipitai al tavolo dei quattro idioti i quali non ordinarono niente.

 

Mah e cosa c’erano venuti a fare qui?. Mistero.

 

Billie non fece neanche il minimo accenno alla chitarra il che vuol dire che non era venuto per quello. Mah. Mistero.

 

Erano le 17:00 passate da un pezzo e tra presentazioni, io Tre Mike e Jason non ci eravamo mai ufficialmente presentati, ci conoscevamo per sentito dire, battute idiote, cazzeggi e clienti,  la giornata per me in quel locale terminava lì.

Avevo passato il tempo buca tra una chiacchiera ed un’altra in loro compagnia e passò così velocemente che nemmeno mi accorsi di dover staccare da lavoro, se non fosse stato per la figlia del proprietario e il padre stesso a dirmelo.

 

‘’Luna hai finito puoi tornare a casa adesso.’’

Disse con il suo solito tono esigente il proprietario senza uscire dalla cucina. Ma in compenso uscì la figlia.

 

Nel complesso una bella ragazza, ma non mi diceva nulla di che. Nera, magrissima, occhi, a mio avviso, di pesce, particolarmente morti nonostante azzurri, con un vestito di pailette rigorosamente rosa lungo fino il ginocchio e con tacco credo 20.

 

‘’Hey!! Punkabbestia!! Hai sentito? Và via! Non servi più qui! Vai a fare la sguattera da un’altra parte su su! Ormai i piatti sono puliti in caso ti chiamiamo ahahha’’

 

Rise solo lei, il silenzio avvolse la stanza ma il mio sguardo valeva più di un grido. Lei si zittì non appena lo incrociò e fece una faccia piuttosto inorridita.

 

Avrà avuto paura?.

 

Ma si riprese subito quando guardo dietro le mie spalle, ovviamente, adocchiò i ragazzi seduti al tavolo, e soprattutto lui.

 

‘’OOooooh ragazzi!! Ma voi siete i Grin dì!!!! Ooooh ma che onore, ma che piacere avervi qui ma fosse ancora più un onore avervi tutti a casa mia stasera solo noi ma che bello, ma che onore’’

 

Disse con aria sognante e da ignorante quale era il grissino.

Si udirono subito le risate acute di Mike Tre Billie e Jason i quali non esitavano a prenderla in giro. La voce di Billie si distinse dalle altre. Almeno alle mie orecchie.  

 

‘’I Green Day e non Grin dì’’

 

La frase fun interrotta da un’altra delle sue solite risate, quanto adoravo vedere Billie ridere.

 

‘’E poi impara un po’ di grammatica invece di imparare i nomi degli stilisti’’

 

Altra sonora risata accompagnato dallo sbattere di gamba a terra con fare capriccioso del grissino. Si buttò quindi in una corsa al tempo tentando di farmi cadere ma non riuscendo nel suo intento.

 

‘’Se solo avesse calcolato la mia gamba eeeeh!’’ Dissi con tono allegro. Risero tutti ed incrocia lo sguardo di Billie il quale non esitò a rispondere dolcemente.

 

 

La giornata lì per me era davvero finita, posai quindi il grembiule imposto dal proprietario, mi sistemai e mi diressi verso l’uscita.

I quattro sgangherati erano usciti prima di me, Billie fu il primo. Aveva parlato poco, rispondeva alle frecciatine di Tre con affermazioni aspre e per niente cordiali, se non fosse stata per la risata prima d’andar via l’avrei ricordato triste. Non aveva fatto il minimo accenno alla questione della chitarra, non mi aveva chiesto nessuna spiegazione sul perché avevo terminato la conversazione ieri sera prima di farlo finire di parlare, qualora l’avesse fatto, tantomeno gli chiesi io spiegazioni sul suo comportamento che in fondo, anzi per nulla in fondo, mi faceva male e basta.

 

Pensai questo mentre stavo per aprire la porta ed uscire da uno dei luoghi da me più odiati ma sul tavolo dove erano seduti gli idioti notai un bigliettino.

 

''Uhm, che strano.''

 

Guardandomi in giro lo raccolsi e lo lessi mentre mi incamminavo verso l’uscita.

 

‘’Scusa per ieri sera, non avrei dovuto chiamarti così tardi, forse non sarei nemmeno dovuto venire qui, ma non ci riesco. Non voglio darti spiegazioni. Le capirai da sole. In ogni caso ci vediamo stasera davanti il Gilman. Fai la brava. Un bacio. Billie.’’

 

Sorrisi leggendolo. Ora ero fuori e il sole stava quasi per calare. Lo piegai per bene e lo misi nella tasca del pantalone, tenendolo stretto per tutto il percorso.

L’arancione faceva da mamma a quello che era il paesaggio di Rodeo, piccola, piena di problemi, ma così incantevole e …. Calorosa …. Aveva un non so che di familiare, come una coperta in pieno inverno che ti scalda e ti protegge così era lei.

Rodeo.

Dio quante ne ho passate qui? Quante ancora ne passerò? E con chi? Tornerò mai a casa mia? Ma io ce l’ho ancora una casa, ?.

Non  lo so ora voglio solo pensare al presente, ed il mio presente e l’arancione che dipinge cuori e menti.

La piccola Rodeo.

Rincasando sorridevo al dolce pensiero di  vivere qui. 

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Capitolo 5
*** All in one month. ***


 

5

 

Era quasi ora. Mi cambiai e misi qualcosa di più presentabile, una gonna con ciondoli di ferro che pendevano, maglia, felpa nera e le mie inseparabili converse.

Presi la chitarra e mi avviai.

 

 

Camminando pensai a come la mia vita fosse cambiata in meno di un mese.

Era tutto iniziato così, per scherzo, nulla di preciso, nulla di programmato.

Eravamo solo un gruppi di ragazzi fuori di testa con la voglia di sfondare e di vivere di musica. Tutto qui.

Poi, una sera, decidemmo di andare in giro con la nuova macchina di Deim, il batterista, senza una meta, cazzeggio puro insomma. Camminammo percorrendo la strada che collegava Rodeo al resto del mondo, fin quando arrivati a metà strada, rimanemmo senza benzina. L’ora non era delle migliori, era notte inoltrata, pensammo quindi d’accostare e cercare un distributore di benzina. Ci divisero, visto che mi costrinsero a rimanere in auto con Miky, l’altro chitarrista. Passarono una ventina di minuti e nessuno tornava, Miky intanto era caduto in un sonno profondo, andando fuori di senno di tanto in tanto, parlando forse in aramaico antico. Decisi così di andare a cercare qualcuno e magari a culo avrei trovato anche un distributore. Tentai invano di chiamare Miky per avvisarlo. Scesi dalla macchina, fuori faceva freddo, alzai così il bavero del mio chiodo, camminai senza sapere quando finire e soprattutto dove ero finita. Mi girai intorno un paio di volte, in strada non c’era nessuno, se non qualche gattino e cagnolino abbandonato che vagava come me, smarrito. La luce bianca e chiara dei lampioni distanti tra loro, creava ombre al quanto inquietanti. Andai avanti ancora un po’ guardandomi attenta a destra e a manca. Vedevo vetrine di negozi d’abbigliamento, barbieri, articoli da regalo, salumerie, edicole, giornalai, fruttivendoli, negozi di calzature, gioiellerie, pizzerie e ristoranti chiusi, un ufficio d’assicurazioni, una sala d’incisione e ….. un momento ….. sala d’incisione?. Mi fermai più che incuriosita ad ammirare l’insegna e la piccola porticina posta in un vicolo stretto nascosto dalla luce. Segnai il nome della sala, mi ripromisi di dirlo agli altri, e di andarci insieme il giorno dopo, visto che un po’ di luce non infastidiva. Guardavo estasiata quella piccola porta di legno con un vetro abbastanza opaco, fin quando non sentì qualcuno urlare, e la voce mi era alquanto familiare. Erano loro. Mi voltai automaticamente nella direzione dalla quale era partito l’urlo e riuscì a trovarli, schizzati come il solito. Miky mi vide e mi chiese dove fossi finita gli risi felicemente in faccia e portai la misteriosa notizia della sala a tutti loro, che guardavano con avidità il punto che indicavo con entusiasmo.

 

Il giorno dopo tornammo nello stesso posto, la porta era chiusa e il cartellino era posto su closed. I miei compagni erano demoralizzati ed erano tornati in auto, io invece ero rimasta a sbirciare nella piccola lastra di vetro opaca. Vedevo delle ombre e troppo movimento. Incuriosita bussai. La porta mi si aprì. Entrai silenziosa.

 

‘’C’è nessuno?’’.

 

Non mi scendeva l’idea che qualcuno mi saltasse davanti dal nulla, meglio accertarsi, ma nonostante ciò non ebbi risposta. Iniziai così a girare nel piccolo locale, dove l’aria era abbastanza satura e piena di polvere. Interamente costruita in legno, aveva grandi scaffali vuoti e parecchi quadri con tutta l’aria d’attestati. Il bancone, anch’esso in legno, era poco distante dall’entrata. Notai un piccolo campanello, quindi suonai. Nella piccola stanza quadrata in legno si udì come un fruscio di corde e parecchi pulviscoli atmosferici sobbalzarono fluttuando così in aria, rendendola ancora meno respirabile. Mentre mi coprivo il naso e cercavo di liberarmi con una mano del mucchio di polvere alzato, notai un movimento strano sulla parete opposta all’entrata. Piccole e sottili corde di spago pendevano da chiodi, guardando più attentamente notai che era una porta. Mi ci avvicinai e notai delle luci, facendomi spazio tra le corde, passai ripetendo la frase iniziale.

 

‘’C’è nessuno?’’.

 

La luce fioca mostrava una stanza piccola, piena di scaffali graniti di CD.

 

‘’Che paradiso’’.

 

Dissi sottovoce incoscientemente. Sentì una risata anziana, mi voltai e mi ritrovai un signore di mezza età, che mi fissava scrutandomi.

 

‘’Ti piace la musica, vero?’’. Mi chiese mentre rideva ancora e aspirava l’ennesima boccata di tabacco, dalla sua pippa.

‘’Sì, è tutto ciò che ho. E’ la mia vita’’. Sorrise tenendosi sul suo bastone color ciliegio, accennando piccoli passi. Sembrava venirmi incontro.

‘’Come mai sei qui?’’.

‘’Ho letto fuori sala di registrazione e sono entrata’’.

‘’Ti interessa l’idea, eh?’’.

‘’Sì, molto.’’

‘’Ti cedo questo negozio’’.

‘’Come scusi?’’. Ho sentito bene?.

‘’Sì sì, io ormai non posso più tenerlo, non so che farne, tu hai l’amore per la musica che ti batte nel cuore, saprai sicuramente come sfruttarlo’’.

 

Da quel momento la mia vita, e quella dei miei amici è cambiata radicalmente. Avevamo una sala di registrazione sotto mano!. Il nostro sogno si stava avverando.

Tornammo lì, a Berkeley, ogni pomeriggio e tra sacrifici e salti mortali siamo riusciti a fare un CD e a farlo uscire inizialmente nel più piccolo supermarket di Rodeo, in seguito nei negozi di Berkeley, si aggiunse poi Oakland, tutta la California, e il sabato il nostro CD era arrivato in Italia. E’ così che ci hanno conosciuto i Green Day, Jason ci ha notati e ci ha scelti come gruppo spalla della band, quando poi seppe che non avevamo manager si offrì spontaneamente.

Tutto questo in meno di un mese.

 

 

Immersa nei pensieri mi guardai attorno. Arrivai nel solito luogo. Quella che consideravo davvero casa mia, Gilman, d’altronde, abitavo pochi metri più avanti. Dal lato opposto della strada c’era, poco distante, lo skate park. Era una sorta di campo di calcio scavato sotto il livello della strada, ma ovale, senza erba o asfalto, semplicemente ciottoli di pietra. Passavo di fianco le inferiate vedendo l’ingresso del locale sempre più vicino e i ragazzi che frequentavano quel posto, nonché miei ‘’amici’’ si affrettarono ad urlare il mio nome salutandomi. Ricambiai ma non scesi. C’era troppa gente e mi dava fastidio l’idea di stare insieme a Billie in mezzo tutta quella gente. Non voglio che mi vedano da sola con un ragazzo, o meglio, mi vedano aspettare un ragazzo, mentre tremo, guardo l’ora, mi giro intorno e non riesco nemmeno a parlare, d’altronde sarebbe la prima volta, e non voglio che si facciano idee strane.

 

Aspettai per una buona mezz’ora, intanto lo skate park si era sfollato e brillavano in alto le stelle in cielo. Per una maggiore sicurezza mi misi ad aspettare qualche metro più in là del Gilman sotto l’ombra rigida degli alberi.  

Lo vidi arrivare. Mi si fermò il respiro.

Camicia nera, cravatta rossa, jeans nero, cintura borchiata, converse, trucco e capelli neri bagnati.

’’Sono prossima al collasso’’ non riuscivo a non togliergli gli occhi di dosso.

Mentre mi tuffavo tra perversioni e coccole mi accorsi che mi era quasi vicino quindi cambiai espressioni per evitare segnali.

 

 

‘’Hey’’ Lo accolsi con un sorriso a 120 denti.

‘’Hey piccola’’ Ricambiò ma con un bacio sulla guancia. Inutile dire che mi sciolsi.

‘’Ehm ho portato la chitarra’’ Cercai di cambiare argomento o sarei morta al momento. Lui capì e mi aiutò sorridendo, invitandomi a scendere tra gli scalini della tribuna dello skate park.

‘’Anch’io’’

 

 

Ci sedemmo sui primi gradini della tribuna per avere una visuale bassissima di ciò che ci circondava.

Aprimmo entrambi le custodie e ci scambiammo le chitarre.

Tutto nell’assoluto silenzio. Nemmeno più una parola tantomeno uno sguardo da quell’anch’io.

Le riponemmo nelle rispettive custodie, le chiudemmo.

Abbassai la testa, mi sentivo in imbarazzo. Mi misi una mano davanti la bocca per paura. Quando mi sentì sfiorare la guancia sinistra coperta dai capelli.

 

‘’Oddio adesso ci rimango secca. Oddio.’’

 

La mano passò da una carezza ad un tenero massaggino. La sua mano passava fluida tra i miei capelli lisci, mossi dal vento e dalle sue dita tenere e lente, lo sentivo sempre più vicino, notavo che si spostava piano piano, sentivo il suo calore, e sentivo anche lo svenimento sempre più vicino.

Le nostre gambe si sfioravano piano piano, cavolo! Ma erano sexy anche le gambe in lui! Dannazione.

La mano intanto era scesa e poi salita di nuovo scesa e di nuovo salita, mi mise i capelli dietro l’orecchio per togliermeli dagli occhi e dalle guancie, mi accarezzava in un modo straordinario. Non mi ero mai sentita così protetta fino ad ora. O forse perché non lo ero mai stata prima.

La sua mano destra era occupata a farmi sentire la principessa del mondo, è stato capace di farmi dimenticare anche il mio nome. Non sono nessuno ma ora mi sento tutto.

Chiudo gli occhi non perché voglia ma perché mi viene istintivo.

Ho voglia d’affetto. Qualcosa che io non ho mai conosciuto.

Sono seduta alla sua destra. Ora lui è vicinissimo il suo volto quasi sfiora il mio, sento il suo calore, il suo respiro, così regolare, così caldo, così dolce, così …. Così suo. E’ stupenda la sensazione che provo ora e i brividi che mi solcano ogni minima parte del corpo. Vorrei non finisse mai.

La sua mano destra mi inizia ad accarezzare la gamba sinistra, poi passa a quella destra, piano piano mi arriva più su e mi cinge i fianchi tirandomi a sé. Mi fa posto sulla sua spalla destra dove mi ci butto istintivamente accarezzandogli la spalla sinistra con la mia mano destra.

Ora mi abbraccia.

E’ tenero. Mi dà un bacio sulla guancia sinistra.

Lo stringo forte a me. Non voglio lasciarlo. So che non può essere così. Ma almeno ora lui è tra le mie braccia. Mi sembra di poter tenere il mondo intero in una mano.

 

Restiamo così per non so quanto tempo, pensare che tutto ciò prima o poi debba finire può farmi solo male per cui evito di pensarci e volendo non ci riuscirei perché con lui il tempo è indescrivibile. Sembra si fermi, per vivere ogni attimo ma che scorra troppo in fretta per far nascere una nuova emozione. Semplicemente perfetto.

 

Ci dividiamo, purtroppo, ma sono soddisfatta e …. non so nemmeno come descrivere come mi sento ora …. Mi sento tenera, com’essere tornata bambina, ho voglia di coccole, forse ho solo voglia di lui. Anzi non è forse. Io voglio solo lui. Ma è impossibile.

Per questo mi ritengo soddisfatta e non biasimo nessun momento ‘’sprecato’’ in abbraccio. Perché questo significava davvero tanto.

Ci guardiamo negli occhi e sorridiamo a vicenda. Sta per dire qualcosa ma sembra incerto.

 

‘’Ehm’’ Bell’inizio di discorso Billie i miei complimenti.

‘’Sì?’’

‘’Ehmm’’ Sempre meglio.

‘’Sì dimmi’’

‘’Ehm insomma tu …. Tua mamma o tuo padre mica si sono spaventati perché ti ho chiamato ieri sera a quell’ora? Non c’ho pensato a loro’’

 

O cazzo è vero. I genitori. E dove li prendo?. Sono nella merda.

 

‘’Ah …. Eheh …. No no tranquillo è tutto ok …. Sì … .cioè vai tranquillo proprio …. Sì sì …. ‘’ Il mio sguardo vaga nel vuoto in cerca di un appoggio.

 

Lo guardo mi fermo muovo leggermente la testa assumo un aria che implora aiuto e sospiro abbassando la testa.

Lo sento sorridere e sospirare.

Mi alza il viso con la sua mano destra accarezzandomelo come si fa con un bambino.

Credo di dovergli delle spiegazioni. Ma io dove cazzo le prendo ora le spiegazioni?.

 

‘’Allora mi dici che hai piccola?’’

 

Ecco ciò che dico che è la mia vita. Divisa in atti. In inferno e in paradiso. Prima salgo al settimo cielo e poi scendo fino al nucleo terrestre. Un misto tra dolori e …. E dolori perché di gioie non ne conto nella mia vita …. E’ un incubo.

Se gli racconto la verità lo perderò. Se gli dirò una bugia lo perderò. In ogni caso lo perdo. Vada come vada.

 

 ‘’Billie senti io devo….’’

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Trying to tell the truth. I like it. ***


*Rullo di tamburi*

Paraparàààà. Sìsìsìsì cari lettori e lettrici sono ancora viva *____*.

*Altro rullo di tamburi*

Paraparàààà. Stò per dirvi la verità xD. Prima di tutto scusate la mia lunga assenza,ma tra impegni, scazzi vari, qualcosa chiamata stranamente ''vita'' e la rottura del computer, sono rimasta letteralmente fottuta -.-'. Ma non disperate :D sono tornata e stò per postare il tanto atteso sesto capitolo ( finalmente ce l'ho fatta ). E' un pò più lungo, sono in debito xD. Colgo l'occasione per ringraziare ( sembra un'assemblea -.- ) tutti quelli che hanno inserito la mia stupida FF tra i preferiti, tutti coloro che l'hanno inserita tra le storie seguite, tutti voi che avete contribuito allo straordinario numero di visite, chi l'ha commentata, e chi leggerà questo capito *-*!!!!. Buona lettura!.  

 

 

 

‘’Billie senti io devo….’’

Furono queste le ultime parole che riuscì a scandire dalle mie labbra prima di un lungo silenzio.

Per lui era solo una presa in giro forse.

Credeva che io stessi scherzando, forse.

Credeva che il mio silenzio era dovuto ad un solito attacco di panico adolescenziale, forse, uno di quelli che si fanno vivi davanti alle prime cotte.

Credeva che lo stessi soggiogando, forse.

Ma per fare cosa?.

Il mio silenzio per lui, forse, poteva non valere niente, ma le parole, la rabbia, il rancore, gli affetti che mi sono mancati, l’odio e la paura che urlavano quel silenzio, solo pochi l’avrebbero potuto capire, se non nessuno, oltre me.

Oltre me.

Ma oltre me cosa c’è davvero?.

C’è forse sul serio una stupida crisi adolescenziale?.

C’è forse una stupida ragazzina che mette il broncio se non ottiene ciò che vuole?.

C’è forse una ragazzina abituata a tornare a casa, buttarsi sul letto e concedersi ad ore interminabili di riposo?.

C’è forse una ragazza che non ha altro per la testa se non il marchio di jeans d’ultimo stampo, la felpa firmata, l’appuntamento con il più figo della scuola o la festa di una delle sue numerose amiche?.

No.

Dietro ciò che pongo come un sorriso c’è molto di più. Ci sono nascosti anni ed anni d’odio e rancore. Amore e dolcezza repressi a causa di particolari situazioni che mi hanno segnata e che mi hanno portata a cambiare radicalmente ciò che era la mia persona. Bugie e menzogne fungevano da sottofondo spento e tetro della mia vita. Calore e protezione sono due parole a cui sono allergica. Affetto e cura non so cosa significhino.

Tutto troppo inutile, tutto troppo convenzionale.

Ma non per mia scelta.

La scelta è stata di qualcun altro le cui decisioni si sono ripercosse successivamente su di me, l’individuo che incassava tutto senza mai dare fuori di senno.

Me.

Un individuo che doveva pensare a diventare un qualcuno, a formare una propria persona con il quale avrebbe poi seguito il percorso della vita, un bambina innocente che voleva solo affetto ma ciò che gli è stato dato è l’esatto contrario, una bambina che piangeva lacrime non per dispiacere, non per rancore, non per rabbia. Una bambina che piangeva perché desiderava la morte.

La morte che è stata la sua nascita. L’inizio di un capitolo già precedentemente finito. Una vita infranta ancor prima d’essere costruita. Una vita cancellata ancor prima d’essere scritta. Una vita apparentemente inutile dinnanzi gli occhi di chi mi ha fatto morire, ma piena di forza dinnanzi agli occhi di chi mi ha visto rinascere.

Sì rinascere.

Rinascere dentro e fuori.

Rinascere mentalmente, fisicamente, caratterialmente e soprattutto psicologicamente. Il rinascere di una ragazza dapprima bambina, maturata troppo in fretta per la merda che ci circonda, ed è riuscita a rinascere, a fiorire come un germoglio fintamente morto. Una ragazza che ha saputo ricostruirsi una vita, formandosi una persona, creando progetti, respirando, vivendo, ridendo, piangendo, urlando.

Cazzo io vivo.

E vivo adesso che ho saputo dire basta. Una ragazza che ne ha passate troppe sin dalla sua nascita. Una bambina nata per errore.

E scusate al cazzo se sono nata.

Mi avete tolto una vita, io ne ho fatta un’altra. Sostenendola giorno per giorno, sacrificio dopo sacrificio, mettendoci amore, mente, passione e testardaggine. Se al momento della mia nascita ero per tutti come un bocciolo inutile, inutile a vivere, a crescere, ad avere ciò che si chiama famiglia, ad avere semplicemente una vita normale, quel bocciolo è cresciuto diventando una piccola piantina i cui fiori non erano ancora sbocciati, la piccola piantina era solo una bambina in cerca di ciò che tutti hanno e che conoscono come un ‘’ ti voglio bene ’’ o un semplice ‘’sono qui ‘’, no, per me è stato tutto diverso, completamente. Quella piantina, adesso, sono fiera di dirlo, ha curato con amore e con astuzia ciò che voleva essere.

Sono cresciuta. Il passato ormai è andato. Devo vivere il presente. Non posso rovinare anche questo. Una vita ora sono riuscita a farmela e non permetterò a nessuno di distruggermela di nuovo.

Chi mi vuole mi cerca chi non mi vuole, mi stia alla larga, perché Luna, la piccola Luna, quella che tutti davano per scontata, è sempre stata presente e vigile, scrutando ciò che le succedeva intorno, diventando ciò che è vivamente fiera oggi.

Semplicemente fantastica.

 

Il silenzio è degenerato e non so nemmeno quanto tempo sia passato da quando ho aperto bocca. Ho riflettuto, e sono arrivata alla conclusione di non potermi rovinare nuovamente una vita, creata con sforzo ed anima, per qualcuno. Basta ipocrisia la verità è questa, una ne è, e lui sarà il primo.

Prendo fiato, girandomi lentamente, voglio guardarlo in quegli occhi che ogni volta mi fanno perdere come in un oceano senza fondo.

 

‘’Billie …. ‘’ Mi sorride, evidentemente ha capito che c’è qualcosa che non va, d’altronde anche un demente potrebbe.

‘’Dimmi’’. Ha abbassato il tono di voce, alzarla non serve, siamo vicini, i nostri visi quasi si sfiorano dolcemente. Intorno c’è silenzio, rotto solo di tanto in tanto dal fruscio delle foglie e da qualche auto che passa per di lì.

‘’L’hai capito …. Dovrei darti delle spiegazioni …. ‘’. Sì, gliele devo davvero.

‘’Se non ti va lascia stare’’.

Ora che ho trovato il coraggio di dirlo a qualcuno e di liberarmi da questa pesante catena, mi da l’optional?.

‘’Non mi va ma devo’’. Eccome se te le devo Billie.

‘’No non devi’’ Ok sei pazzo?. ‘’Non è successo niente, insomma io ho fatto una domanda che pensavo fosse abbastanza naturale, ma se ti da così fastidio, ok, cercherò d’evitare domande che riguardino la tua vita personale e po….’’. Ricomincio la danza dell’interromperlo.

‘’No. Non è questo il motivo’’. Dico mordendomi il labbro inferiore sulla parte destra, con una mano metto dietro l’orecchio il ciuffo che casca dal lato destro. Mi giro con il corpo mettendomi in orizzontale sullo scalino, le sue e le mie ginocchia lottano come in una battaglia, sono una contro l’altra, entrambi spingiamo e non abbiamo intenzione di mollare, riesco addirittura a toccargli la gamba sinistra tanto che spingo, lui fa lo stesso, qualcuno potrebbe darci dei masochisti, ma a me sta bene così. Ho i guanti a rete alle mani, porto quest’ultime sul bavero della gonna, uccidendo per la tensione i ciondoli che pendono. Li stropiccio vigorosamente facendoli risuonare scontrandosi. ‘’Il motivo è un altro Billie’’. Dai che ce la stò facendo e lui con i suoi occhioni verdi mi dà il consenso. Continuo a sentirmi protetta.

‘’A no? Uhm e quale sarebbe?’’. Ha assunto un aria di sfida, che diamine, crede che davvero lo stessi prendendo in giro?.

‘’Billie’’. Mi alzo leggermente dallo scalino, con una mossa veloce, ma lenta, mi sposto e gli sono davanti. Mi inginocchio fino a toccare con i polpacci lo scalino. Non so da dove cazzo io stia prendendo tutto questo ‘’coraggio’’ se così dobbiamo chiamarlo, ma, mi piace. I nostri respiri si incontrano, i nostri occhi cadono contemporaneamente sulle labbra dell’altro, mordendoci il labbro li rialziamo, e subito dopo si incontrano parlando senza voce. L’intesa è scattata. Ma io non volevo questo. Volevo solo un po’ di comprensione. E lui me la sta dando. ‘’Guardami negli occhi’’. Stò per fare qualcosa io, ma mi precede, mettendomi una mano sotto il mento, accarezzandolo lentamente, i suoi respiri sono appaganti e a pieni polmoni, ha l’affanno. Mi si avvicina, le punte dei nostri nasini si scontrano, scappa un sorriso ad entrambi. Mi rimordo nuovamente il labbro, questa volta con più foga e decisione. ‘’Non c’è bisogno che ti dica che c’è qualcosa che non va, vero Billie Joe?’’ Il mio tono di voce ha assunto quasi un atteggiamento intimidatorio, e lui ci sta, e questa situazione mi piace, il feeling che c’è è semplicemente fantastico. Stà per rispondere. ‘’Certo, bimba.’’ Bimba, a me?. Questa non gliela faccio passare. ‘’Bimba, io?’’. Ci stiamo allontanando con il viso, ma le mani sono andate a cazzi loro, la mia si trova sul bavero della sua camicia, la sua è tra i miei capelli, io gli sono vicinissima con il corpo, lui lo stesso.

Diamine.

Ride gustosamente sottovoce sfidandomi con lo sguardo. Sono al limite. Avrei voglia di non so nemmeno cosa, so solo che ora come ora vorrei solo lui tra le mie braccia, e vorrei che questa inutile serata non finisse mai. Solo ora mi accorgo di quanto sia bello ciò che tutti soffriamo. E’ davvero stupendo. Ma non lo è per niente il suo cellulare.

Squilla.

Ha detto qualcosa tra i denti seguito da un gemito di sconforto. Faccio lo stesso. I miei occhi farebbero venire il diabete a chiunque ora.

Non abbiamo intenzione di lasciare le rispettive labbra libere da torture di ogni genere. Mi guarda per un’ultima volta negli occhi fisso, lo sguardo è diverso ora. Mi tiene la testa con entrambe le mani, con la sua mano destra mi accarezza piano piano, re – avvicina la faccia alla mia, io gli stringo le braccia al collo, i nostri respiri si scontrano calorosamente, chiude gli occhi, lo seguo, si sposta delicatamente dal mio viso e mi lascia un bacio sulla guancia sinistra.

Un bacio apparentemente stupido, ma unico. Forte e deciso, voluto e soprattutto sentito.

Risponde al cellulare è Tre che è rimasto a piedi, deve andarlo a prendere.

Il sogno è già finito?.

Riecco la teoria dell’infermo e del paradiso. Due minuti toccavo tutti i gironi del paradiso e ora lo vedo andar via, mettendosi la chitarra, la sua e quella giusta questa volta, sulla spalla destra, io sempre china a terra, mi sento passare una mano che mi arruffa i capelli.

Mi chiede se ho bisogno di un passaggio, gli dico che un po’ d’aria mi farà bene.

Come minimo.

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** I'm not perfect. Conscious and crazy madness. ***


7

 

Anche questa volta un sogno era svanito. Un sogno era andato. Un sogno era morto. O più semplicemente, l’avevo lasciato andar via.

Avrei dovuto tenerlo stretto tra le mani, ma poi l’avrei oppresso.

Avrei dovuto curarlo, ma non sarebbe cambiato nulla.

Avrei dovuto lasciarlo andare via piano piano, ma sarebbe scappato troppo in fretta. D’altronde, di tanto in tanto, anche a me capita di fare la cosa giusta.

Sbaglio sempre, non sono perfetta, non lo sono mai stata, e dubito che lo sarò, e ad essere sincera non mi alletta neanche l’idea d’esserlo.

Tutti credono che io lo sia.

 

Dio quanto si sbagliano.

 

Il mondo oggi gira a cazzi suoi, ieri girava a cazzi suoi, domani girerà a cazzi nostri, ma verrà il momento in cui girerà a cazzi miei, finalmente.

Arriverà quel momento, arriverà.

Ne sono sicura, o almeno, spero.

Ed è sperando che passano i miei giorni. Ma da un po’ di tempo, per la precisione dieci anni, mi sono accorta che sperare non serve a nulla. Sperare distrugge la mente e t’ammazza il cuore. Non attende altro. Vederti sanguinare dopo aver perso la cosa in cui credevi tanto da dare l’anima, è l’obbiettivo primario della speranza. Lacera i pensieri annientando la ragione.

Cosciente e pazza follia, quanto ti odio.

Cosciente e pazza follia.

 

 

Cammino a passo lento e felpato su uno dei tanti vicoli distrutti di una città nata per caso, mentre penso a tutto ma a nulla di preciso, ho le testa che mi scoppia ma non ho fatto niente.

Ho troppi pensieri per la testa ma non mi vengono motivazioni.

Non ho domande ma di sicuro ho mille scuse, e non ho scuse ma ho mille domande.

Ho domande e scuse, ma le risposte?.

 

Non le ho.

 

Come non ho né domande, né scuse, né risposte, né testa.

Non ho nulla.

Mi sento praticamente vuota.

Sono in una di quelle sere dove l’aria sembra essere più pura leggera, dove potrei sbilanciarmi nel dire che potrei volare chiudendo gli occhi.

Sono in una di quelle sere dove non sono in me stessa, dove non mi sento, me stessa.

Una di quelle che detesti a morte perché tirando le somme hai avuto solo sconfitte dalla tua vita, aggrappandoti troppo spesso a cose confinanti nell’altra parte del mondo.

Una di quelle, che pur essendo calmi o essersi scolati ogni goccia di birra sulla faccia della terra fino al punto di vomitare e farsi uscire il sangue anche dalle orecchie, sembra d’essere i più lucidi della terra.

Una di quelle che sembra quasi d’essersi convinti che nella vita, nella tua vita, c’è altro perché c’è e dev’esserci,  ma non vedi altro che quel piccolo puntino insignificante su cui ci si batte la testa 1,2,3,4,1000 volte e su cui la sbatterei altre 2000 volte pur di non arrendermi mai, perché prima o poi, io quel puntino, lo prenderò, perché sì, ci riuscirò, e sarà allora che gli farò il culo.

Sarà allora che gli riderò in faccia e sarà per me talmente insignificante che nemmeno me ne accorgerò se ci sarà o meno, sarà talmente ridicola la sua presenza che dovrà sentirsi a disagio, si sentirà talmente piccolo da voler scomparire.

Verrà il momento, verrà.

Ma non lo spero.

Lo so.

Sperare fa male.

Io lo so.

Sapendolo stò meglio.

 

 

Cammino ancora ed ho perso completamente il senno del pensiero, ma quello della ragione è ancora fermamente aggrappato a ciò che di solito chiamo ‘’me stessa’’.

Per le strade di Rodeo non gira anima, viva o morta che sia, non c’è.

Qui usano il motto ‘’tutti insieme appassionatamente’’.

Ad una certa ora Rodeo diventa la città delle ombre criminali, come la chiamo io. Si sfolla non appena il primo bagliore di una stella pigra emerge dal viola del tramonto. Tutti rintanati in locali pronti a sbronzarsi anche questa sera, in case d’amici, dei propri partner o in alberghi sparsi in periferia. E quella che dinnanzi la luce accecante del sole si presenta come la città dei balocchi, nasconde pieghe mal saldate.

Rodeo, la tipica città dei sogni, di notte diventa territorio invivibile.

Circola droga, la gente è quella che è, di facce se ne vedono poche dopo le otto di sera e quelle che si nascondo dietro la foschia della California non sono delle migliori, l’immagine che si ha di giorno della città perfetta la notte, in pratica, va dolcemente a farsi fottere.

 

 

Tira vento, alzo il cappuccio della mia felpa nera, fa freschetto.

I capelli vanno alla cazzo, senza un senso, come il mio inutile girovagare, insomma.

I ciondoli della mia gonna toccano tra di loro, facendomi sobbalzare di tanto in tanto quando il rumore è più forte.

Gli occhi bruciano, sarà per la delusione di qualcosa che non so nemmeno cosa sia, sarà per il vento, sarà per la stanchezza, sarà perché sono stanca della mia vita.

 

Di nuovo l’inferno e il paradiso.

 

Gamba fletta e gamba portante, gamba portante e gamba fletta.

Trascino quasi a fatica i piedi, mantenendo rigorosamente la testa incappucciata quasi chinata e le braccia conserte.

Passo di striscio davanti la vetrina illuminata di un negozio.

Mi soffermo, ma non perché mi interessino i capi d’abbigliamento, mi fermo e basta, senza motivo, senza ragione.

I lampioni fiochi e gelidi riflettono la mia immagine sulla vetrina, il mio viso è spento e gli occhi lucidi, labbra rosse e capelli sul viso. La custodia scura della mia chitarra si nota, ma non pesa.

Poggio quasi con paura la mano destra sulla vetrina seguita a ruota da quella sinistra, sembra quasi che abbia timore che il vetro possa rompersi da un momento all’altro. Le porto entrambe vicine, ed accarezzo il rigido e morto vetro. Tirando un sospiro profondo, lungo, caldo e di sconforto, chiudo gli occhi facendo cadere la testa dove capita, sulla vetrina.

Deglutisco, quasi piango, sono sul punto di crollare.

Ho tirato le somme, camminato a più non posso, mi scoppia la testa, e sono riuscita a non concludere mai un cazzo in vita mia.

Altro che perfezione.

Questo si chiama sbaglio umano.

 

 

Vorrei cancellare la mia vita come si cancellano foto.

Vorrei soffiare sui miei incubi come fossero polvere.

Vorrei spazzare via le mie paura come fossero foglie di fine autunno.

Vorrei poter far sciogliere il mio cuore al sole come fosse candida neve.

 

 

Le lacrime hanno aperto la diga e scendono incontrollabili, corro contro il vento per uscire da un incubo.

Arrivo fuori il cancello di casa, prendo le chiavi, le metto dentro come se qualcuno mi corra dietro.

Entro nel giardino condominiale, lasciando il cancello alle mie spalle, salgo le scale di fretta rischiando di cadere, acqua amara inonda i miei occhi scorrendo sul mio viso, offuscandomi la vista come nebbia, rompendo tutti i sogni.

Apro la porta dell’appartamento.

I singhiozzi sono degenerati, ho l’affanno, ho freddo ed ho paura.

Corro in camera mia, poggio la chitarra sul pavimento e mi butto di peso sul letto buttando non so dove un piccolo peluche, strano vero?.

Ma per me quel cosetto è importante.

E’ un coniglietto rosa con una magliettina nera, con la scritta più bella del mondo, Green Day,  un piccolo pantalone in jeans stracciato, una fascia nera tra i capelli, piercing finti, polsini e una collanina fatta di piastrine, si chiama Puffo.

 

Piango forte, davvero tanto.

 

Mi stringo forte tra le braccia il nulla che vorrei fosse tutto.

Squilla il cellulare.

Piango e non lo sento.

Ed è tra la marea di lacrime che hanno bagnato il cuscino ed il faccino che mi addormento. Abbandonando incubi, sogni, singhiozzi e problemi.

 

 

Mi sveglio verso le due, da un forte rumore fuori casa, due macchine hanno tamponato poco distante dal Gilman.

 

Mi affaccio controvoglia, passandomi entrambe le mani sugli occhi, apro la finestra, la temperatura come al solito cala di notte e c’è nebbia, vedo poco.

Cerco con foga le due auto.

Ne vedo una.

E’ ridotta abbastanza male, diamine, chissà se qualcuno si è fatto male.

 

Un urlo rompe il silenzio tetro.

 

Mi spingo un po’ più in là.

 

 

Non è possibile.

 

Cazzo.

 

No.

 

Ditemi che non è vero 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’angolo idiota.

Saaaalve!. Essì, sono di nuovo tornata nel mondo umano xD. Scusate se aggiorno solo ora ma internet ultimamente mi è uscito pazzo, lo porterò in una clinica di cura, evidentemente ha i suoi cinque giorni xD. Vorrei ringraziare tutte voi che avete messo la mia FF nei preferiti e nelle storie seguite *çççç*.

E visto che ci sono ringrazio chi mi ha scelta come autrice preferita *çççç* e chi ha commentato. Spero che il capitolo vi piaccia! Mi raccomando recensite >_<.

 

Black Hina: Woah ma te non perdi nessun capitolo eh?. Li hai commentati tutti xD. Grazie mille per avermi seguita ed inserita tra i preferiti. Vedo che ti stai appassionando molto alla storia!. Beh anch’io noto che all’inizio il profilo caratteriale di Luna non andava a genio quasi a nessuno, ma tu sei stata lì a difenderla!. Grazie mille ancora una volta per la tua presenza, ci conto!.

 

DarkDreamer89: Evviva una nuova lettrice *ç* che bello!. Anche tu schierata dalla parte di Luna, olè ahah!. Grazie per aver recensito!. Ho notato con piacere che la trama ti interessa, ne sono contenta, spero che anche questo capitolo ti piaccia. Grazie anche per i complimenti sotto il punto di vista ‘’letterario’’ xD. Ciao cara!.

 

K_BillieJoe: Per prima cosa grazie d’aver recensito, in secondo luogo, tu hai commentato il primo capitolo, quello in cui tutti o per lo meno la maggior parte era quasi come irritati del carattere di Luna, se leggerai il seguito della storia fino la fine capirai benissimo chi è davvero Luna e qual è l’esatto profilo caratteriale. Ciao!.

 

 Millape: Ancora un’altra!. Sono commossa dal tuo commento, davvero, grazie mille!. Spero che i brividi ti vengano per ogni mio capitolo ;). Buona lettura!.

 

Helena89: Ed eccoti di nuovo!. Pensavo d’averti persa per strada xD, beh alla fine con il seguito della storia anche a te sta piacendo il profilo di Luna eh? ;). Ci speravo. Grazie dei complimenti e della recensione, continua a seguirmi, a presto!.

 

Guitarist_Inside: Ed eccotiiii!. Sìì ce l’ho fatta a tornare a casa xD, mi hanno messo il volo quasi tre sere dopo il concerto, ma ne è valsa la pena!. Bologna e Milano *ç*, ancora non ci credo!. In ogni caso grazie mille d’aver commentato, dei complimenti, per aver fatto ‘’latino’’ xD e d’aver inserito la storia tra i preferiti, il tuo commento conta molto per me!. Continua a seguirmi mi raccomando, ci conto. Un bacio Ema ;).

 

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Capitolo 8
*** Little girl runs into the city. ***


8

 

 

 

Dico qualcosa di indecifrabile urlando. Mi ci vogliono alcuni secondi per capire cosa stia succedendo. Se prima piangevo ora è peggio.

Ho una mano tremante sulla bocca, con l’altra chiudo violentemente la finestra.

In preda alla paura e le lacrime, mi sento mancare la terra sotto i piedi, mi piego cercando con la mano destra il muro per avere un appoggio. Tocco con le ginocchia sul pavimento umido.

Piango, chinando la testa e facendola arrivare a toccare le silenziose piastrelle di casa mia. Entrambe le mani sono nei miei capelli, i singhiozzi non hanno intenzione di volermi abbandonare.

Non può essere vero.

Stringo le spalle in cerca di protezione, in vano tentativo.

 

Alzo la testa di colpo, buttandomi nella ricerca disperata del mio cellulare.

Mi alzo di scatto avendo rovistato a terra senza risultati. Faccio volare tutto per aria dalla mia scrivania, fogli e libri occupano il pavimento, ma del mio cellulare nemmeno l’ombra. Decido di guardare sul letto, alzando il cuscino lo noto e lo afferro come fosse l’ultima cosa da fare prima di morire.

Lo ho tra le mani, ingoio velocemente cercando di riprendere quanto più fiato posso.

Ho paura, terribilmente.

Tremo.

Lo faccio scorrere e il display si accende. Quattro chiamate perse.

 

Cazzo no.

 

Controllo e il numero è il suo. Oddio no non può essere vero. E’ il numero di Billie. Cerco di calmarmi può darsi che io stia sognando e che questo sia solo uno dei miei stupidi e bruttissimi incubi. Decido di chiamarlo.

 

Non so qualche sia più penetrante tra il silenzio che regna in casa mia interrotto solo dalle sirene delle ambulanze e polizie o quello dall’altra parte del telefono rotto invece dal solo segnale acustico.

 

E che cazzo rispondi.

 

Lo faccio squillare fino alla fine ma non risponde.

Lo metto in tasca e mi precipito vicino la porta di casa mia, prendo le chiavi, mettendole nella stessa tasca del cellulare.

 

Corro per le scale apro il cancello esteriore ed esco sparata come un razzo verso il luogo dell’incidente.

 

Non mi fanno passare, c’è la polizia e l’ambulanza.

 

Mille colori illuminano la notte cupa davanti il Gilman.

 

Piangendo un poliziotto mi dice di dovermi allontanare.

Non lo calcolo nemmeno e mi avvio verso la BMW decappottabile nera ridotta in mille pezzi.

Tutto il mio ossigeno è speso in urla e pianto.

Vengo bloccata dal medesimo tizio con la scritta sulla maglia policeman con un braccio che chiede aiuto ad un suo collega ed ordina agli altri di chiudere il passaggio intorno il punto del disastro.

 

Mi muovo freneticamente fottendomene altamente di ciò che succederà voglio solo avere la certezza che non è lui.

 

Vedo una barella con un lenzuolo bianco latte e la statica forma di un corpo umano senza vita.

 

‘’Cristo Santissimo fatemi passare’’. Urlo esasperata.

 

Loro non demordono io nemmeno, ma arrivo al punto della situazione dove mi rendo conto che rimanere lì a battibeccare con dei poliziotti idioti non servirà ad un cazzo.

 

Do una violenta e potete spinta ad entrambi gli sfigati del cazzo urlandogli contro con quel poco di forze che mi sono rimaste.

 

Inizio a correre non so per dove, ma corro, cerco lui, non può essere successo a lui, e non poteva essere lui su quella barella.

Perché mi ha chiamata quattro volte allora?. Perché ha insistito così tanto.

Cazzo no.

Mi fermo per rendermi conto di dove sia finita.

Mi guardo intorno spaesata nonostante questa sia casa mia.

Mi trovo quasi in periferia della città vicino il Little Dinner.

Prendo di corsa il cellulare, cerco con foga il nome dell’albergo dove dormiva Billie, me l’ero segnato in caso di necessità e questo lo era in tutto e per tutto.

 

Sweet Rich Night.

 

E’ questo il nome dell’albergo.

Si trova dall’altra parte della città.

Ho voglia di vederlo ridere e so che non era lui su quel pezzo di ferro di merda.

 

Corro respirando a pieni polmoni per prendere ossigeno, nonostante per le strade isolate di Rodeo ci sia solo l’odore frizzantino accanto a qualche locale di birra e vino e la pesante aria nebbiosa e cupa.

 

Dritto, dritto, destra ed ancora dritto.

 

La strada sembra essere sempre più lunga e il tempo passa velocemente ammazzandomi sempre di più l’anima che sanguina al ricordo di ciò che ormai rimaneva della BMW nera.

 

Non ci credo ancora.

 

In parte è stata anche colpa mia. Lui mi ha chiamata quattro volte e io non ho risposto. Non ho risposto per ciò che ritenevo importante fare in quel momento. Ma come sempre si è rivelata la cosa sbagliata. Io solo questo riesco a fare. Sempre e solo la cosa sbagliata. Cazzo io non sono perfetta e questa ne è la prova. Io voglio solo vivere normalmente. Voglio solo essere una ragazza normale con una normale vita da adolescente. E più di ogni altra cosa, in questo momento, voglio vedere lui e assicurarmi che stia bene.

E non mi importa se aprendo la porta dell’albergo mi ritroverò Adrienne di fronte mezza nuda o ubriaca, non mi fotte minimamente.

La mia reazione non cambierà.

Voglio guardarlo ancora negli occhi verde prato e poterlo mandare a fanculo per lo spavento che mi ha fatto prendere.

Voglio solo averlo di nuovo di fronte e sentirlo vivo, presente.

Voglio solo vederlo in carne ed ossa che si muove e che mi insulta.

Voglio solo vederlo.

 

Pensando questo e correndo sono arrivata all’albergo.

Le porte scorrevoli si aprono per fortuna in tempo altrimenti ci sarei rimasta.

Arrivata nell’atrio, mi piego a metà dall’affanno, poggio le mani sulle ginocchia per reggere il mio corpo esausto dopo venti minuti di corsa sfrenata.

Con il fiatone mi rialzo, togliendomi tutti i capelli dal volto, avvicinandomi alla reception. Di fronte i miei c’è l’insegna che indica il percorso per arrivarci. Due metri e sono davanti ad un bancone lungo e lucido con dietro un signore distinto con giacca e cravatta nera e camicia bianca.

 

‘’Scusi, è qui che sosta il Signor Billie Joe Armstrong?’’ Chiedo con l’affanno tenendomi con le manine sul bancone di marmo marrone con sfumature grigie e piccoli puntini neri.

‘’Uhmmmm un momento che controllo’’. Ma vaffanculo.

 

Due minuti di intensa attesa, avevo voglia di salire le scale lussuose e di sfondare ogni porta pur di trovarlo.

 

‘’Sì, certo ha prenotato qui una camera, ma non posso darle altre informazioni signorina sa, la privacy’’

‘’Privacy?. Ma io me ne fotto della privacy voglio sapere il numero della sua stanza ora e se lei non lo fa giuro che forzerò le serrature di tutte le camere pur di trovarlo’’

‘’Ma signorina lei non può. Scusi tanto per informazione, ma lei chi è?.’’

 

Eh bella domanda, io chi sono?

 

‘’Sono una delle sue migliori amiche ed ho urgente bisogno di vederlo, per favore.’’ Sono disperata voglio solo toccarlo anche se per mezzo secondo, giusto il tempo di sentirlo e vederlo vivo e vegeto.

‘’E va bene. Stanza 490, può prendere l’ascensore’’

‘’Grazie mille. Grazie grazie grazie grazie!.’’

 

Ha risposto ma non so cos’abbia detto, visto che sono volata via come una saetta diretta verso l’ascensore. Arriva subito visto che l’albergo è vuoto.

Entro.

Di fronte c’è uno specchio. Cerco di calmarmi e assumere un aspetto un po’ più presentabile, mi aggiusto i capelli, sistemo la felpa, bagno le labbra e asciugo le lacrime. L’ascensore arriva, si aprono le porte e butto subito lo sguardo verso il numero delle porte.

 

480.

481.

485.

488.

489.

490. Eccola qua dannazione.

 

Mi ci fiondo subito senza pensarci due volte. Con entrambi le mani busso con violenza, riprendendo i singhiozzi che avevo lasciato poco prima nell’ascensore, ripentendo il suo dannatissimo, ma adorabile nome.

 

‘’Billie!. Billie ti prego apri!’’

 

Stò per perdere la speranza, adesso ho paura e non so più che fare se non continuare ad insistere sulla porta bussando fastidiosamente. Urlo più forte il suo nome sbattendo i pugni con parecchia violenza scivolando quasi all’orlo della porta.

Fin quando non vedo la porta aprirsi e mi ritrovo subito in una visione paradisiaca.

 

Lui.

 

Si ferma il mondo, cado definitivamente sulla marrone moquette dell’hotel, rilassata come non lo sono mai stata, piangendo ma con un sorriso a 1000 denti.

 

‘’Billie.’’ La mia voce è  bassa e dolce, lo ripeto flemmaticamente senza corsa.

 

Sono felice.

E lui lo è con me.

 

Lo guardo dalla testa ai piedi, come un Dio.

Le sue adorabili converse spiccano sotto il suo solito pantalone nero, ma senza cinta, e soprattutto, senza maglia. Capelli bagnati. Idem le spalle. Occhi consenzienti e un sorrisetto malizioso.

Io sono a terra senza forze ma piena di lacrime e stranamente felice.

 

Lui scuote la testa mettendosi di peso una mano su di essa, sospira, si china mettendo la gamba destra a terra e l’altra a novanta gradi, dove poggia il rispettivo braccio, con la mano destra mi accarezza il viso passandomela poi tra i capelli, siamo faccia a faccia e lui ride maliziosamente.

Tocca la sua fronte contro la mia, il verde mi brucia la mente, io continuo a ripetere il suo nome con la voce rotta dalle lacrime, lui mi lascia un bacino dolce sulla guancia sinistra, spingendo la mia testa sulle sue spalle.

Lo sento sospirare.

Rompe la posizione della gamba sinistra e tocca anch’essa terra.

Mi tira a sé stringendomi calorosamente tutta. Che sarei senza di lui?.

Sono senza forze tra le sue braccia, cingendogli la schiena butto il visino sulla sua profumata pelle che sa troppo d’uomo e quel sapore frizzantino di bagnoschiuma è buonissimo.

Lui ha entrambe le braccia  strettissime intorno le mie spalle, e la sua faccia tra i miei capelli, lasciando ogni tanto un bacino, cullandomi lentamente.

La sua mano sinistra mi passa di nuovo sulla testa, alzo il viso e trovo quello splendido suo. Mi sorride.

 

‘’Che c’è?.’’ Non cambierà mai cazzo, non deve cambiare, non deve. Non deve.

‘’Vaffanculo!’’ Gli dico guardandolo dritto negli occhi ridendo e subito dopo abbracciandolo senza pensarci nemmeno due volte fortissimo. E lui fa lo stesso.

Adesso è di nuovo mio. Punto. Niente di più niente di meno. Mio. Solo mio.

Almeno per ora.

 

‘’Bimba ….’’ Di nuovo con la storia della bimba?.

‘’Non chiamarmi bimba ….’’

‘’E perché mai?’’

‘’Perchè non sono una bambina.’’ Manca poco che lo strozzo, giuro.

‘’Sì che lo sei’’

‘’No.’’

‘’Sei la mia, bambina.’’

 

Non ci credo l’ha detto, incredibile.

 

Rido, tremando tra il perplesso e l’incredibile, e lo stringo più forte di prima.

 

‘’Allora vuoi dirmi cos’è successo?’’ Queste poche parole le ha dette così piene d’attenzione e cura. Unico.

Non mollo la presa e lui capisce.

Mi prende in braccio ma gli dico di farmi scendere, soffro di vertigini.

Mi guarda negli occhi. Gioca con me attraverso il suo sguardo, è semplicemente fantastico e perfetto, cazzo.

‘’Dai entra dentro’’. 

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Capitolo 9
*** The nasty smile of the silence. ***


Bubuuuuh! Buon pomeriggio a tutte fanciulle *-* scusate ancora per il mio ritardo ma sono abbastanza impegnata in questo periodo :S spero di non deludervi con questo capitolo >_<. Il capitolo precedente e questo appena postato in origine ne era uno solo ma era troppo lungo e l’ho diviso xD. Grazie mille a tutti di nuovo per aver messo la mia FF nei preferiti e nei seguiti, grazie per le e-mail che mi inviate e grazie mille principalmente per i commenti!. Ah!. Ne approfitto, scusate l’intrusione xD, per ‘’sponsorizzare’’ la mia seconda FF, E CORRI. E VAI VIA. Una one-shot, ci tengo molto e vorrei che voi la leggiate ç____ç grazie mille!.

 

ZofouArtemis: Ma …. Ma …. Io ….. ti giuro …. Sono senza parole!. Grazie mille davvero cara *ç*. Vedo con interesse che ti piace la mia FF ne sono contentissima! ^^. Noto anche che ti ha colpito il modo in cui è stata scritta e l’importanza che attribuisco a quella piccola parolina che per qualcuno potrebbe apparire insignificante, per me, quel LUI, vuol dire davvero tutto in questa FF, e tu l’hai capito!. Già anch’io credo che in ognuna di noi ci sia una Luna con le stesse reazioni e gli stessi sentimenti!. Ora ti lascio al capitolo e spero ti piaccia!.

 

Guitarist_Inside: Macciaoooo!. Ah che bello per una volta ho l’onore di non essere messa tra un latinus e un latina rum xD bello vero il mio latino???? XD. Grazie del commento spero ti sia piaciuto il capitolo precedente e ti piaccia anche questo *-*. Bacio Ema!.

 

Black Hina: Heylà!. Beh che dire grazie mille ovviamente anche a te del commento e beh xD a quanto pare ti rispecchi molto nel personaggio di Luna, spero continui ad essere così fino la fine della storia  *-*. Grazie delle e-mail! E naaaah dai non è il caso di piangere ;).

 

DarkDreamer89: No ma che dici! xD io non cronometro nessuno io posto e chi vuole commentare commenta xD non c’è bisogno di scusarsi per il ritardo xD. Grazie mille anche a te per aver recensito!. Ahahahahaa porcellini xD ahahahahaa. Ma dai non faranno mai niente di male.
Billie: Certo….

Io: Eddai xD è vero!.

Billie: Ti credo davvero ….

Io: xD.

Billie: Se esce incinta non è colpa mia

Io: E come siamo drastici.

Billie: Poi ti faccio vedere

Io: Hey Billie O.O mi spaventi sai?. Non farti venire in mente strane idee perverse!.

Billie: Non me le faccio venire IO sei tu che me le fai venire o meglio in me già ci sono ma a te piace sventolarle -.-.

Io: Idiotaaaa xD.

Billie: Poi lo dici tu a quella strega eh!

Io:Strega?.

Billie: Adie xD.

Io: Aaaa xD ebbè se la caverà d’altronde lei ha….

Billie: Uh uh uh uh non dire troppo eheh.  

 

 

9

 

Sorridiamo entrambi, sfidandoci con lo sguardo. Ci separano una decina di centimetri.

Abbasso la testa per tirare un sospiro di sollievo cercando di asciugare le dannate lacrime che mi hanno accompagnata in una delle più brutte serate.

Avrò perso almeno due kg, ho girato tutta la città in meno di quindici minuti. Inizio a sorprendermi di quanto le mie gambe possano correre, beh fantastico.

 

Ho la lunga chioma castana e vaporosa che mi copre la visuale, e con una mano li butto indietro, incontrando l’acceso sguardo di Billie.

 

Sorrido.

 

Fa lo stesso.

 

Sorridiamo.

 

Mi passa la mano destra sul viso in verticale, veloce, quasi fosse uno schiaffo, ma non lo è stato.

Era dolce, solo veloce, ma non violento.

Dolce.

 

Ride piano, poggia la medesima mano sulla mia spalla, che lentamente scivola sulla mia, di mano, me la tira, e intreccia le sue dita calde tra le mie.

Che sensazione divina.

La alza, senza fretta, accennando una carezza.

Sono senza forze e sono confusa.

Troppo.

 

Tira a sé la mia mano, ma sono debole, quindi tira anche me.

 

Mi fermo giusto perché tocco con il mio petto contro il suo, caldo e nudo, bagnato e profumato.

Mi scosto quasi subito, mordendomi le labbra sorrido, alzo gli occhi e lo guardo.

 

Sorridiamo.

 

Mi tira di nuovo a sé e mi abbraccia.

 

Sento la sua calda pelle sotto ogni minimo punto del mio corpo. Le mie mani percorrono lente la sua schiena umida. L’odore di bagnoschiuma non mi lascia altra scelta che ispirare quella frizzante aria che avvolge il suo corpo perfetto.

Tutto era semplicemente perfetto in quell’istante.

Lo sento cingermi ancor più forte di prima le spalle, accarezzandole senza foga. Chiudo gli occhi, nascondendo il visino tra la sua spalla e i capelli nero notte.

 

Lo sento mio.

Lo sento tutto mio.

In ogni particolare.

 

Il suo profumo invade le mie narici senza accenno di volerle abbandonare, è stupendo. Il suo odore così frizzante e maschile è afrodisiaco, sarei capace di morderlo. Segno con le mie dita la sagoma della sua bianca schiena, sempre con gli occhi serrati. Accarezzo la sua calda pelle, apro appena gli occhi.

Sembrava tutto perfetto.

Sembrava.

Fin quando non alzo definitivamente le palpebre e ho di fronte il tatuaggio,anzi, i tatuaggi, con i nomi della moglie, dei figli.

 

Ora stò peggio di prima.

 

Deglutisco, scosto subito le mani dalla sua schiena e mi dileguo velocemente dalle sue braccia dandogli una spinta che involontariamente è abbastanza forte. Indietreggia incosciente di un passo o due e con aria perplessa continua a fissarmi.

 

‘’S..Scusa non volevo..’’ Bugiarda.

‘’Ma che cazzo ti prende!?’’ Woah, si scalda il Don Giovanni.

‘’Niente Billie, ti ho detto niente, piuttost….’’ Ora è lui che interrompe me, e io che credevo d’essere l’incazzata tra i due. Mi sbagliavo, ancora una volta.

‘’Piuttosto il cazzo, ma che diamine ti prende?. Prima corri qui piangendo e bussando come una matta e tutto d’un tratto mi butti per l’aria. Ma nemmeno t’avessi stuprata!’’ Minchia.

‘’Billie senti ti ho chiesto scusa, punto.’’ La mia aria offesa lo fa zittire. ‘’E comunque sono corsa qui per un motivo, non t’avrei mai disturbato a quest’ora sapendo poi che tu non….’’ E ora che gli dico?.

 

Dannata lingua, ti muovi troppo.

Dannata me, parli troppo.

 

‘’Che io non?.’’ Mi guarda con aria incuriosita.

‘’Che tu non …. ‘’ Cazzo.

‘’Che io non cosa?!’’ Si sta alterando di nuovo. Merda ho la costanza di farlo alterare in un battibaleno, ma sono unica in questo, porco zio.

‘’Sapendo che non vuoi che io ti disturbi se non in orario lavorativo e non quando sei a casa e non tra amici ma in famiglia!.’’ Ma che cazzo ho detto?.

‘’Eh?!’’ Che faccia di pirla che c’ha.

‘’L’hai sentito e l’hai capito.’’ Perché mi stò alterando anch’io?.

 

Solo le nostre due voci popolano il silenzioso albergo ospitante chissà quanta gente con voglia di dormire.

 

‘’Ma tu sei fuori di testa!. Ma che cazzo ti prende all’improvviso!. Avevo ragione quando ho detto che eri una bambina, perché è quello che sei!. Una stupida bambina immatura ed idiota. Cresci prima e poi impara cos’è l’educazione, cretina!’’.

‘’Ma senti chi parla d’educazione!. Ti sembra educazione quella di urlare contro una ragazzina giusto per intimorirla?. Sì sei un ragazzo, un uomo direi, ma non ti metto nemmeno alla pari di un coniglio, idiota!. E adesso fai il cazzo che vuoi, picchiami, uccidimi di schiaffi, non mi importa, e il motivo sai qual è?. Se lo farai è il segno che sei cosciente che ho ragione quando ti dico che sei uno stronzo. IDIOTA AMERICANO!.’’

‘’Idiota Americano a me?. Ma vedi d’andartene da qualche altra parte a rompere le palle che ho già abbastanza casini per conto mio e non ne voglio altri con stupide bambine maleducate come te. Vattene da dove sei venuta e dici ai tuoi genitori di educarti meglio, demente!.’’

 

Alla parola genitori il sangue mi si è gelato nelle vene, il magone in gola, le lacrime che hanno ripreso a scendere imperturbabili e di nuovo con il cuore e la mente a pezzi.

 

‘’Volete stare zitti?!. E che diamine sono le quattro quasi vorremo dormire, è un albergo andate a litigare da un’altra parte. Maleducati!.’’

 

Da una stanza in fondo il corridoio è uscito un anziano signore che ci richiama senza esitare ad alzare per primo la voce.

Seguito a ruota poi dalla stanza che lo segue.

E quella ancora dopo e quella di fronte.

 

Lui ha girato il volto nella direzione in cui è partito l’urlo del vecchietto isterico.

Il suo viso ha un’espressione indescrivibile, l’ho fatto ho incazzare è vero, ma lui mi ha fatto male. Troppo male.

Le labbra rosse quasi schiuse in senso di protesta sottomessa e silenziosa, le guancie ancora bagnate da piccole goccioline d’acqua scese dai capelli completamente zuppi, le ciglia inarcate in senso di disapprovazione, gli occhi pieni di una luce che potrei definire può bollente del fuoco.

Io sono sempre lì, immobile, a fissarlo senza distogliere lo sguardo, ma non perché lo stia guardando, semplicemente perché dopo quella frase per me ora non esiste nulla, è crollato.

 

E’ crollato il tutto.
E’ crollato il niente.

E’ crollato tutto ciò che per me era niente.

 

Vuoto.

Vuoto totale.

 

Se prima mi sentivo male, stanca, depressa e affaticata, ora nemmeno la morte potrebbe farmi paura.

Sento suoni soffusi, altra gente che si lamenta, qualcuno che apre la porta, qualcuno che la chiude, altri che parlano con me, ma non li capisco, non capisco più nulla ora.

 

Confusione.

 

E’ solo questo quello che sento.

Toni confusi, l’immagine del mio killer davanti i miei occhi, un cristallino velo che mi rende tutto sfocato e una fiamma che mi sta uccidendo più di quanto già lo fossi prima.

 

Gira la testa verso di me, ha perfettamente capito che mi ha ferita. Ed è fermo, lì. Immobile come me. China la testa ed ingoia, si bagna le labbra mordendosele più di una volta, le voci fastidiosissime degli altri ora per me sono pari al nulla non esistono.

 

Non esiste niente all’infuori di me, lui, fuoco e male.

 

Mette entrambe le mani nelle tasche nere del jeans, stringendo le spalle, sbattendo in terra il piede destro ed alzando la testa. Mi guarda con gli occhi in fase interrogativa.

Che vuoi da me?. Non ti basta vedermi piangere?.

 

No.

 

A quanto pare non gli basta nulla di tutto ciò.

Vorrei poter urlare in questo momento.

Ma non ne ho la forza.

 

Vorrei poter urlare in silenzio.

Facendogli capire tutto e niente di me.

 

Del perché mi ha fatta male.

Del perché sono corsa qui.

Del perché  mi ritrovo in questa situazione.

Del perché adesso vorrei poter urlare in silenzio.

 

Si schiarisce la voce, chinando nuovamente la testa ed abbassando il tono della voce, avvicinandomi mi sussurra con voce mite qualcosa.

 

‘’Scusa, piccola’’. Scusa piccola?.

‘’VAFFANCULO.’’ Sbotto alterandomi in maniera notevole, tanto da far uscire per la seconda volta tutti dalle proprie stanze urlando d’andar via.

 

Adesso mi sta facendo incazzare sul serio.

Mi ha fatto male.

Mi fa male, cazzo.

Ma perché sono qui?.

Perché sono tanto stupida quanto pura da non essermene fottuta altamente dell’incidente, a prescindere se c’era lui o meno in quella macchina di merda?.

Perché sono nata se nessuno mi ha mai voluta?.

Perché la mia vita se ne va per i cazzi suoi e nessuno mi ha mai dato ascolto dandomi un aiuto.

Perché?.

Perché?.

Perché?.

CAZZO.

Perché?.

 

Troppe domande.

Non ce la faccio più.

 

Basta.

 

 

E’ la serata decisiva. Ormai sono caduta.

 

 

 

Basta.

 

 

 

Di me non c’è nulla e non c’è mai stato nulla.

 

 

 

Basta.

 

 

 

Ho deciso di farla finita davvero.

 

 

 

Basta.

 

 

 

Ho voglia di vivere ed inizio morendo.

 

 

Gli ho dato un altro spintone, ha semi alzato le braccia con disapprovazione, gli occhi smarriti e lo sguardo assente mi fissano con aria innocente e casta.

Le urla di tutti se prima erano fastidiose ora sono diventate precarie, come loro, e il loro tono si è agitato di gran lunga, ma chi se ne fotte.

Scoppio in un singhiozzo disperato, rischiando quasi di perdere l’equilibrio. Con entrambe le manine sul volto bagnato tento di scappare, sono docile ed anche uno starnuto sarebbe capace di farmi volare via chissà a quanti km orari.

 

Mi sento tirare dai fianchi, è lui. Tocco con le mie spalle sulla sua schiena. Piango disperatamente. Alzo la testa scostando le mani dalla faccia sotto obbligo delle sue, che le tirano con forza costringendole ad allontanarsi dal mio volto. La testa pesa e la butto all’indietro, dove trovo la spalla di Billie a sorreggermi. Le sue dita intrecciano quelle delle mie mani, facendole abbassare calmare.

La accarezza di tanto in tanto.

Alla mia destra c’è il suo volto smarrito.

Mi guarda e mi lascia un bacio sulla guancia, lungo non so quanto, ma dolce e caldo.

Io piango ancora, non ci stò capendo nulla, come d'altronde ho sempre fatto quando in gioco c'era la mia vita.

Eppure non mi è mai piaciuto piangere e poche volte l’ho fatto, sapendo di non avere mai nessuno dalla mia parte, era difficile farlo. Ora però lo continuo a fare, che disastro.

Ciò che sono io.

Un disastro.

 

Persa tra pensieri e lacrime sento uno stronzo sbottare qualcosa.

 

‘’Ma portatela in camera e dacci quattro colpi di culo, pazza.’’ Ho sentito bene?.

Inizio a sentirmi pompare un po’ in più il sangue …. Alzo la testa inferocita più che mai e mi scaglio contro l’omino impazzito.

 

‘’E chi diamine saresti tu per chiamarmi pazza e per darmi della puttana?. Vaffancul….’’. Tento in vano di continuare ma Billie mi si mette davanti, fermandomi il viso con una mano. I suoi dannati occhi mi chiedono di stare in silenzio. Mi mette la stessa mano sulla bocca, si avvicina e si scosta dopo poco.

 

Lui avanza, io indietreggio.

 

Mi fa toccare con le spalle vicino il muro esterno della sua camera, apre di più la porta. Mi dà la mano e mi ci fa entrare.

Chiuda la porta alle sue spalle, lasciando via bordelli e casini vari pari alle nostre vite.

 

Forse, questa volta, è il momento di parlare.

 

E non d’urlare in silenzio.    

 

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Capitolo 10
*** Rose Thorns. Upon a time. ***


10

 

Sono shockata.

 

Ho perso praticamente il senno dell’orientamento, nonostante mi trovo in una normale stanza d’albergo, la sua, stanza d’albergo.

 

Ha chiuso da pochi secondi la porta.

Sono al lato sinistro della stessa, senza forze mi butto di peso con le spalle allo stipite color legno, scivolando per metà, permettendomi di piegare le ginocchia e poggiarci i gomiti sopra per poi portare le mani sul viso sciolto dalle acide lacrime, lui è alla mia destra.

 

Sono giù e la mia visuale si limita a fissare con la coda dell’occhio i lacci sciolti delle sue converse che si muovono fluidi mentre incrocia le gambe. Mette quella sinistra d’innanzi quella destra. La bianca punta sinistra delle sue solite scarpe risuona sul pavimento.

 

Nella stanza solo il rumore dei miei singhiozzi, dei lacci fluttuanti sulle bianche piastrelle e di un suo sospiro.

Mi preoccupo e cerco di controllarmi, diminuendo notevolmente i singhiozzi.

In bilico ed in cerca d’aria, riempio i polmoni cercando di convincermi che ora è tutto finito, anche se solo l’inizio di un lungo capitolo.

Allungo la manica della mia felpa per asciugarmi il viso ma senza successo, vengo interrotta.

 

Un altro sospiro.

 

Giro ed alzo la testa senza fretta, quasi con paura.

Lo vedo, ora.

E’ poggiato con il solo lato sinistro alla porta, la testa con una nota interrogativa si lascia andare al verticale letto di legno che la sorregge, senza opporsi alle gocce d’acqua che la bagnano, la mano sinistra poggiata con scioltezza sulla maniglia biondo miele, l’altra si divide tra la tasca e il girovita del jeans.

Ingoia, torno su con lo sguardo, mi fissa.

Lo fisso. Il silenzio è padrone della stanza.

 

Le mute lingue lasciano spazio alla parola degli occhi.

 

E’ indescrivibile come mi senta in questo momento.

 

E’ qualcosa che punta su un vertice irraggiungibile posto tra la vita e la morte, il vero e l’impossibile, l’amore, la passione e il crudele, l’odio, la vendetta e la voglia di un abbraccio.

Uno stupido punto, fermo ed incerto su un lungo filo spinato pieno petali di rose. Uno stupido punto nel vuoto, impossibile da trovare.

Invisibile.

Sembra quasi di poterne farne a meno, sì, perché si può.

Ci si convince, perché in fondo, non è poi così importante.

No, per niente.

Alla fine senti solo quello stupido vuoto dentro te, e le spine che ti bucano piano piano la convinzione, la paura che subentra ti fa scorrere interminabili brividi, il gelo ora sei tu e ciò che hai dentro.

La convinzione crolla e non rimane altro che rassegnarsi e smetterla di mentire a sé stessi.

 

Accettare la verità e convincerci.

 

E solo quando l’hai purtroppo ammesso, che ciò che prima ritenevi stupido ed inutile, è indispensabile e ne hai bisogno perché ti manca se non lo hai, ed hai combattuto con te stessa, con la tua testa e il tuo cuore che dicevano il contrario ma il peso sullo stomaco e i crampi improvvisi dettavano il contrario di un destino già sbiadito prima di consumarsi e lasciarsi andare al dolce e lento passare del tempo.

 

Come spine pungenti la verità ti segue e prende il sopravvento, tenendoti stretta promettendoti di non lasciarti mai più andare.

Lo stelo di un fiore.

Un fiore che sboccia e di sé lascia solo qualche petalo morto ed ingiallito qui e lì.

 

 

Che dolce e crudele creatura.

 

 

Ci fissiamo in silenzio, uno contempla lo sguardo dell’altro.

I brividi sono incontrollabili.

 

Sospira di nuovo, abbassando la testa, concedendosi, con un leggero dispendio di forze del braccio sinistro, una spinta dalla porta.

Scoglie le gambe, toglie la mano dalla tasca, allontana l’altra dalla maniglia, portandosela tra i capelli per spostare le ciocche ribelli che prima cadevano sul bianco viso.

 

I nostri sguardi non si lasciano, sono complementari.

Scocca la lingua al palato sonoramente, schiarendosi la voce.

 

La mano ormai zuppa d’acqua la passa successivamente sul suo jeans, dove ne rimane l’impronta scura. Piega le ginocchia, lasciandosi cadere comodamente tra le mattonelle della sua camera. Incrocia le gambe, sedendosi poco distante dal mio viso. Tamburella nervosamente le dita sulla gomma delle scarpe, rigorosamente fissandomi, passandosi la lingua tra i denti.

Sposta leggermente la testa sul lato destro, guardandomi con fare interrogativo, lo vedo riflettere e poi parlare.

 

 

‘’Hai finito?’’.

 

Mi spiazza. Finito di fare cosa?. Non stò facendo nulla. Finito di rompere le scatole?. Ma mi ha fatta entrare lui. Finito di fare cosa?.

 

Titubante e con le labbra in preda al panico riesco ad emettere qualche suono non ben definito, rotto dal tremolio della voce e delle labbra.

 

‘’Finito?.’’

 

Mi guarda e ride scuotendo la testa.

 

‘’Hai finito di piangere?.’’ Mi spiazza di nuovo. ‘’Non sopporto chi piange, lo trovo inutile e stupido, e nel tuo caso, credimi, lo è’’.

 

Posso mai rispondergli che questa è una delle poche volte che piango?. Mi crederà?. Ne dubito.

 

‘’Nemmeno io sopporto le lacrime, ma ci sono cose o meglio persone, che ritengono che alcuni punti nella vita di qualcuno siano scontati, quando poi lì c’è il vuoto. E questo fa male.’’ Le parole spingevano tra le labbra e alla fine sono uscite, ora libere.

 

‘’E che vorresti dire?’’.

 

E’ il momento di urlare in silenzio?.

 

No.

Ora tocca a me.

E’ il momento d’urlare IL silenzio.

Quello che ho tenuto represso per troppo tempo e che preme facendo sanguinare ogni futile punto.

 

Ora tocca a me.

Tocca a me.

 

A me.

L’individuo che ho formato tra odio e amore, è arrivato il momento di farlo libero.

 

Ora.

 

 

‘’Billie …. Vedi, ci sono cose, che con una notte, non riusciresti nemmeno a spiegare il concetto della prima parola. I versi sono lunghi. I periodi farebbero gelare il sangue nelle vene. I capitoli sono buche da superare. I libri sono il risultato di una vita mai iniziata.’’

 

Non ha capito, come sospettavo. Nessuno riuscirebbe a capire, nessuno l’ha mai fatto, nemmeno io.

 

‘’Che diamine dici, Luna?’’.

‘’La verità Billie, la verità’’.

 

Affermo annuendo con convinzione abbozzando un sorriso che sa di sconfitta e di vincita.

 

‘’E tu?. Una verità ce l’hai?’’.

 

Sospettavo male, ha capito.

 

Sorrido serrando le labbra con i denti, facendomi spazio, sedendo sul pavimento.

 

Lui è di fronte i miei occhi.

Io di fronte i suoi.

La stanza è come avvolta da un velo d’intimità.

I toni bassi e caldi.

Sembra non ci siano confini e problemi.

Solo noi.

E che la verità non esista.

Ci sia solo il nostro mondo.

Ecco, la verità.

Noi.

 

 

‘’Billie Joe …. Hai voglia di passare una notte insonne tra pazzie e convinzione …. ?’’.

‘’Tu dammi una notte, io provvedo a fermare il tempo’’. I suoi occhi sprigionano convinzione.

 

 

Fissandoci negli occhi, le nostre guancie si contraggono, le nostre labbra sorridono compiaciute, e questa volta anche la mente.

 

Si alza sulle ginocchia, e spegne la luce.

La stanza, illuminata solo dalla luce della luna e dalla luce del lampione poco distante che entra dal balcone, nella parete opposta a quella della porta, è magica.

Gli alberi danzano ogni tanto con intervalli non regolari permettendo che le foglie struscino tra di loro, emettendo un suono dolcemente rilassante.

I nostri volti, delineati dalla poca luce che ci possiede nella notte, sono affiatati.

 

Un nuovo sguardo.

Un nuovo sorriso.

Una nuova intesa.

Una nuova favola di sogni rotti che inizia con c’era una volta.

 

 

‘’C’era una volta ….’’.

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Capitolo 11
*** Dirty Secrets. ***


11

 

 

 

Troppe immagini. Troppe voci. Troppi ricordi. Troppi dispiaceri.

Nessuna certezza.

Solo una sera strana.

 

 

Agiata nel vuoto assoluto e l’inconsapevolezza di una vita incasinata dove ogni occasione svanisce ancor prima d’essere accettata.

 

Irritabile follia che agisce al mio posto.

 

Dannata me e la mia inutile vita.

Dannati loro che mi hanno fatta soffrire.

Dannata morte prematura e sofferta in attesa di una vita.

Dannato lui che è al mio fianco ad ascoltarmi.

 

Adesso, tutto potrebbe darmi fastidio ma nulla riuscirebbe a distogliere il mio sguardo e la mia parola dal suo viso coperto dalla dormiente luce.

 

 

Tenebre.

 

In me ci sono tenebre.

Nelle mie parole, ci sono tenebre.

Fuori ci sono tenebre.

Lui, sta uccidendo le mie tenebre.

 

 

Ascolta interessato, nonostante non gli stia praticamente dicendo nulla. Caccio parole a vuoto messe in relazione senza nessun senso.

Forse ho solo bisogno di sfogarmi, e lui c’è. Ma la voglia di esplodere preme e non riesco a liberarmi. Mi si stringe un nodo alla gola appena tento d’andar avanti con il discorso e di dire qualcosa di concreto oltre che mugugnare qualcosa di praticamente indecifrabile e di insensato.

Al solo ricordo il mio corpo trema e si riempie di inconsapevoli brividi. La paura che mi assale è immensa, la testa gira ed il vuoto stabile intorno a me diventa paragonabile all’oceano.

 

La paura d’essere spazzati via con un semplice soffio, d’affondare in un mare di bugie e d’essere sommersi da tutto ciò che si è cercato d’evitare per tutto il tempo.

 

Che crollo immane ed instabile.

 

Immagini disgustose che ricordo come se viste ieri, la voglia imminente di vomitare non manca puntualmente al richiamo di quelle urla rivoltanti e di quel letto sfatto.

Le liti cruente accompagnate come sempre dalla venatura leggera e sobria di sangue. Porte rotte, finestre frantumate, piatti e bicchieri volanti facevano pare del quotidiano, e camminavo come insonne tra i corridoi di ciò che una volta avrei potuto definire casa mia.

 

 

Ora il vuoto.

La sconfitta.

La consapevolezza e soprattutto il sapere che la colpa non è stata mia, l’hanno voluto loro.

Non me ne pento.

Saranno loro a pentirsi, ma non io.

 

Mai.

 

 

Come in queste parole, che descrivono l’ovvio ma non l’evidente tantomeno la verità, cerco, ancora una volta, di prendermi in giro, fingendo che tutto vada bene e che a nessuno mai racconterò la verità ma la porterò per sempre con me chissà dove, questa volta.

 

Stesso concetto ma con parole buttate lì, senza riflettere, tento di far capire a lui, povero idiota, in che guaio si sta mettendo.

La mia vita è un casino e non voglio che lui ne faccia parte, credo ne abbia già troppi. Non so quali, ma li ha.

 

 

Il tempo passa a dismisura senza regolarsi e le parole insensate lo seguono a ruota senza farsi pregare.

 

La notte lenta ci culla in una delle serate che non dimenticheremo facilmente, credo.

 

Che sia nel male o nel bene.

 

 

Stò parlando da troppo senza dare un senso logico a ciò che dico.

Aria sconfitta, voce bassa e spezzata.

La testa scoppia e pesa, poggiata allo stipite della porta. Sganasciata a terra sembro quasi un corpo morto. La gola brucia ma gli occhi non sono da meno.

 

Lui.

 

Di fronte i miei occhi.

Altrettanto rilassato sul pavimento in ombra, mi ascolta e non commenta anche se gli occhi sono pieni di domande in cerca di risposte, quanto vorrei poterlo fare, tesoro mio, ma tu trovami prima un passato decente e mille giustificazioni ad un futuro e ti dirò tutto ciò che vorrai.

 

 

Il veleno delle parole ora si è trasformato in silenzio.

 

Peggio.

 

Ricerco altre parole inutili da dire pur di rompere lo spaventoso silenzio ma non ne ho, almeno non ora.

 

 

La tua mano scivola veloce sul tuo stanco viso, un velo di incazzatura e tristezza lo copre e lo rende ancora più …. Tuo. Ti lasci cadere, annullando il peso e fottendotene della botta, sul pavimento.

 

Sospiri come libero.

 

Avevo gli occhi chiusi e scatto in piedi subito dopo il tuo sospiro.

 

 

‘’Billie, cazzo, stai bene?’’.

‘’Eh?! Che c’è?!’’. Alzi appena la testa. Sdraiato sembri leggero. Gambe e braccia stese, la testa con i capelli alla cazzo e l’aria sbarazzina non possono non farmi ridere.  

‘’Mh …. Sei sicura di star bene?’’.

‘’Non sono io che ho dato appena una testata sul pavimento eh’’

‘’E chi è stato?’’

‘’Billie, secondo me ti sei fatto male davvero’’. Allungo qualche passo.

 

Sono di fianco al suo lato destro, ha i gomiti poggiati a terra che sorreggono il busto semi alzato. Mi scruta con aria pazza. Tento di dire qualcosa.

 

‘’Mhmh’’. Tendo una mano cercando di passargliela tra i capelli, per vedere se si è fatto male, ma la ritiro subito portandola automaticamente davanti la bocca e gli occhi spalancati dalla vergogna rimangono in silenzio.

 

E’ troppo poco adatto.

 

‘’Luna. Che cazzo hai?’’.

‘’Non ho niente, voglio solo vedere se ti sei fatto male.’’

‘’Grrmh’’. Emette qualcosa che sa più di un ringhiare che altro, ma non morde, questo è sicuro.

 

Mi avvicino al suo braccio ancora un po’, allungo entrambe le braccia e gliele porto tra i capelli.

Quanto diamine sono morbidi.

 

Chiudo gli occhi senza accorgermene, ma li riapro subito dopo essermi sentita osservata, trovando i suoi occhi con una strana luce e un sorrisetto che invoca gli schiaffi. Sospiro cercando coraggio ed aria. Le mie mani scendono e piano piano percorrono tutti i neri capelli, ribelli come lui. Le mani scendono quasi all’altezza delle orecchie. Ingoia, chiude gli occhi, inspira ed espira lentamente, li riapre.

 

Mi uccide con lo sguardo.

 

Butta la testa indietro, sorrido e le mani non smettono di massaggiare quei capelli adorabili. Ingoia di nuovo e chiude gli occhi, passa la lingua tra i denti aprendo poco la labbra, il necessario per farmi imbarazzare, dunque.

Mi avvicino ancora un po’, e scendo con le mani arrivando al collo.

Un gemito represso.

Piano si ristende sul pavimento umido, le dita continuano ad ondeggiare ritmicamente sul suo morbido collo.

 

Ogni movimento un gemito.

Ogni gemito un morso sulle labbra carnose.

Ogni morso sulle tue labbra un morso sulle mie.

Ogni morso sulle nostre labbra il desiderio esplode.

 

Cazzo.

 

Alza il braccio destro, e sfiora il mio.

 

Brividi.

Mi blocco improvvisamente, schiudo la bocca, ingoio e spalanco gli occhi e non mi resta che fissarlo dritto nei suoi.

Sorride e la mano sale.

Con sole due dita è capace di farmi tremare.

 

L’indice e il medio sfiorano leggere la parte esteriore del mio braccio, salendo piano piano. Arrivano alla spalla, dove le dita diventano tutta la mano. Sale al collo, lo massaggia, quasi mi fa male, ma è piacevolissimo. La mano s’insedia tra le punte dei mie capelli, stringe la presa e mi tira a se.

 

 

Una folata di vento fa tremare il vetro della finestra semi aperta, favorendone il passaggio. I capelli mossi cadono sul volto ed io immobile, scossa solo dall’insolito e freddo vento primaverile.

 

Il mio viso ed il suo distano pochi centimetri, i nostri sguardi non smettono di combattere. Le mani sono sempre sul suo collo, la sinistra la sposto e mi faccio spazio sul pavimento dal suo medesimo lato per non perdere l’equilibrio.

La sua è sempre in bilico tra i miei capelli ed il collo, preme sempre con più forza, e sembra provare piacere nel farlo.

 

Sospira.

Sospiro.

 

Sposta la mano sinistra che cerca la mia, sul pavimento. Intreccia le sue dita alle mie, facendomi distogliere per pochi secondi lo sguardo, che torna immancabilmente sul suo. La mano sinistra spinge tra le mie dita.

La stringe, poi la lascia, ci gira intorno facendomi il solletico, annullato subito da una nuova presa e da un suo gemito.

 

Un secondo.

Cazzo.

 

Un solo secondo cazzo.

 

 

Uno.

 

 

Non ci ho capito più nulla.

 

La sua mano sinistra dopo aver accelerato il ritmo tra prese, solletico, giri intorno le dita e pressione, ne ha fatta una decisiva di stretta, facendomi gemere dal dolore, mentre stringeva sempre di più mi ha tirata a sé, con la mano destra, poi, mi ha fermata, stringendo anche lì, che cazzo di dolore, stringeva da entrambe le parti, la sua lingua bagnava le labbra rosse e gemeva, anch’io ma dal dolore più che altro, almeno credo. Dopo aver inspirato ed ispirato due volte frettolosamente, la mano sinistra ha stretto molto più forte, tirando il braccio, sottraendosi alle mie dita facendomi cadere sul suo corpo.

 

La mia faccia sfiora la sua, sorride soddisfatto, costringendo il mio braccio a farmi scendere ancora di più su di lui.

Ho cercato di resistere.

Si oppone.

Mi stringe l’avambraccio, perdo la presa e crollo letteralmente di peso.

La mano.

 

Non so come c’è riuscito, non so quando, non so perché l’ha fatto e non so come.

 

E’ successo tutto in un secondo cazzarola, uno, nemmeno due, uno.

 

La destra ha stretto, tenendomi per i capelli, l’ha raggiunta la mano sinistra, obbligando la mia testa a scendere, premendo sul collo ho mollato e la sua mano con violenza è scesa giù ha stretto i fianchi facendoli abbassare velocemente e con forza in un solo colpo sopra i suoi.

 

Ora sono terrorizzata.

 

 

La mano destra preme ancora ma in confronto alla sinistra è una carezza.

 

Sento i suoi fianchi premere, le sue mani si impongono, allargandosi e andando a finire anche sul sedere, stringe più forte di prima, cazzo.

Quella tra i capelli mi tiene ferma impedendo di fare qualsiasi altro gesto se non quello di fissarlo in quegli occhi strani che stranamente mi danno coraggio e grinta, quella sinistra, invece, si stanno allargando sempre di più sul sedere e stringono, stringono, stringono e stringono.

 

Cerca di farmi aprire le gambe ma non ci riesce, lo sento incazzarsi, aumenta la presa tra i capelli, facendomi calare il viso sulla sua spalla destra, mi ferma, la mano sinistra s’è avvinghiata tra i miei fianchi, stringendo come fosse un pugno di sabbia, si spinge più dentro e scende, i ciondoli della gonna gli danno fastidio, prende la scusa al volo per scendere con quelle mani possessive giù per poi salire di nuovo.

 

 

E’ sotto la gonna.

 

 

La mano stringe la gamba, la fa entrare più dentro, cerca di dividerle, e ci riesce, stringendo più forte, mollando la presa dal mio collo, la mano destra è ferma e stretta sulla rispettiva gamba, mentre l’altra ordina con una nota di violenza e due d’affetto, d’aprirsi e lasciare la destra.

 

Stringe forte senza mollare la presa, accompagna la gamba fino l’altra parte dei suoi fianchi, la mano si espone all’infuori, tornando sul sedere e sui fianchi, facendomi cadere con tutta la forza e con la stretta di due mani su di lui, diventato non so cosa.

 

Ancora stesa su di lui e a gambe spianate sui suoi fianchi con le sue mani sotto la gonna, i capelli di entrambi alla cazzo, l’affanno e gli occhi lucidi, tento d’alzarmi, mettendo una mano ferma sul pavimento poco sopra la sua spalla, l’altra la passo tra i capelli velocemente per toglierli dagli occhi, voglio vederlo quel bastardo.

 

Sorride e sospira soddisfatto.

 

Mi incazzo e tento di dargli uno schiaffo con la mano destra, a sua volta bloccata dalla mano del bastardo, che mi frena con violenza.

 

 

‘’A a, non si fa, bambina’’.

‘’Vaffanculo stronzo’’.

Sbotto impazzita mentre cerco d’alzarmi ma senza successo.

 

 

La mano sinistra in uno scatto deciso mi frena tornando sui fianchi facendomi ricadere nuovamente con forza e questa volta con molta più pressione e durata non più sui suoi fianchi, ma leggermente più giù, sento tutto, è impossibile non sentirlo.

 

Colui che fino a due minuti fa sembrava sentirmi, placido, ora è una bestia che richiama sesso.

Non pensavo di dover arrivare a questo punto.

Ma mi piace.

 

Cazzo.

 

Emette un gemito ed ingoia prendendo aria in cerca di qualcosa su cui sfogarsi. Io faccio lo stesso e dura di più, quanto la sua presa, che sta durando davvero tanto e aumenta la pressione, aumenta la sua stretta sui fianchi, aumenta qualcosa nei suoi pantaloni e forse sia io che lui spingiamo inconsciamente.

 

 

Trattengo il respiro, le mie mani tengono con forza i passanti dei suoi pantaloni.

Alzo la testa, cerco il suo sguardo, lo trovo subito, non molliamo.

 

I miei ed i suoi occhi implorano pietà.

Ma otteniamo il contrario e ci stà piacendo.

 

Stringe più forte, alzandosi di un po’, aumentando la pressione facendomi scendere sempre di più su di lui. Lo sento cavolo, lo sento eccome cazzo.

 

Istintivamente emette come un gemito seguito da un mio quasi urlo.

 

Le mie mani non reggono più la pressione davvero troppo forte e passano a stringere i suoi polsi.

 

 

Lo sento ridere. Mi scende un lacrima. Alzo la testa e la vede, diverto, sorride. Sembra aver diminuito la presa. Mi lascia il tempo di respirare e fa lo stesso contemporaneamente.

 

 

Alzo gli occhi e guardo il soffitto buio, un’altra folata di vento entra dal balcone aperto.

Sì questa sera è davvero diversa.

Il mio e tuo non esiste.

Esiste solo nostra.

 

 

Questa sera è nostra 

 

 

 

 

 

 

 

*Prende una bustina di plastica e se la mette in testa*.

 

Scusate ragazzuoleeee >____<, lo so, sono davvero imperdonabile, ma il mio picciporco si è rotto di nuovo e la FF era tra la vita e la morte u.ù xD. Bando alle ciance, scusate per la lunga assenza, se avete visto qualche mio commento qui e lì svolazzare per il situccio, no tranquille xD, non sono matta, ma potevo accedere solo ai commenti poiché, ahimè, la mia bimba era momentaneamente in coma U_U’’. Vaaaabeeeeene xD ma non perdiamo tempo, anche se stò per scappare approfitto per fare un ringraziamento generale e al volo, a tutte coloro che mi seguono, che commentano, che mi hanno inserita tra gli autori preferiti, che hanno le mie FF tra le preferite e le seguite, { sì ora mi dedico anche allo spammuccio! xD, ricordatevi della mia one-shot, ’’> E corri. E vai via. , zezzzze sono pallosa u.u) un ringraziamento speciale, inoltre, va a tutte e tutti coloro che mi mandano le e-mail (udite udite c’è anche un ragazzo tra le e-mail xD ).

Grazie davvero di cuore, queste sono le cose che ti cambiano la giornata, in fondo, non sono tutti uguali, e voi, millape, Mariens, ginnyx, Ilaria1993, Lilly94, Geneve, Caramell_Manga, kiara_star, Mary17, Bubiii, Cygnus Malfoy, Kvery12, ioamolacocacola, ZofouArtemis, ne siete la prova!. ( scusate non ho citato tutti purtroppo il tempo mi manca ç_ç ).

Altri ringraziamenti dovuti vanno a loro!.

Guitarist_Inside: Muahauhaa non sai che stò creando mauhauhauahaa xD

Black Hina: Ma tu sei dolcissima *-*, le tue e-mail mi fanno sciogliere, sei troppo buona xD. Te si che commenti sempre u.u. Un bacio piccolina ^_^!.

DarkDreamer89: Te invece c’hai il timer che t’entra in azione automaticamente xD, mi fai morire, muahauhaa poi spiego anche a te che stò architettando muahuahuahaa.

Billie Joe: -.-….

Io: Che c’è? u.u.

Billie Joe: E cosa vuoi che sia? -.- …. Niente figurati.

Io: Come sei strano u.u.

Billie Joe: Ah io? -.-‘’.

Io: Sì tu à_à.

Trè & Mike: Billie assecondala, la fai felice!.

Io: Ezzitti voi u.ù.

Billie Joe: L’avevo detto io che non eri normale ….

Io: Che hai detto scusa o_O?.

Billie Joe: Chi?. Io?. Chi ha parlato?. Mica io?. Tzè ….

Io: Mh, sei troppo disubbidiente, vieni, ti servono un paio di dritte *ç*

*Allelujiaaaa*. xD.

 

Beh spero che questo capitolo vi piaccia, lo so un po’ lunghetto, ma dovevo recuperare il tempo perduto, e scusate se può sembrare incompleto ma l’ho dovuto tagliare altrimenti si caricava dopodomani mattina u.u. Alla prossima tesori miei *-*.

Un bacio, SilentMoon.  

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Capitolo 12
*** Above the sky. ***


*Ehm ehm*….

Sì, *ehm ehm*.

….

A grande richiesta ( ? ) xD.

Sono tornataaaaaaaa!. Contenti, vero? xD.

Vi devo delle scuse enormi quanto l’universo, mi dispiace davvero, ma solo alcuni sanno che calvario ho passato ultimamente, tra casini e la rottura della scheda madre del mio povero piccì T_T. Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace! >_<. Lo so, sono imperdonabile, ma fatemi questo regalino ç_ç, sù, tra qualche ora sarà l’anno nuovo ç_ç.

Ma dove la trovate un’altra che posta alle ore 5:14 del 31.12.09? Eeeeh? xD.

Beh vi lascio pensare, intanto vi lascio al tanto atteso capitolo! *o*.

*Applauso*.

 

Piccole avvertenze:     * Plin Plon *

 

Billie Joe: Eccallà, lo sapevo io -.- ….

Io: >_>?.

Billie Joe: Eh, solo te fai queste cose….

Io: So farne anche di altre, sai?.

Billie Joe: Non ne dubito, ho già visto molta pratica….

Io: E nei giorni a venire ce ne sarà ancora molta.

Billie Joe: …. Errrrg!.

C’è stato un cambio di scrittura, non sono idiota che la cambio a mia scelta, ma alcuni utenti, ( >_> mannaggia a voi xD ), non riuscivano a seguire la FF a causa della scrittura che sui computer con XP in vecchia versione non era compatibile, ahimè, dovrete accontentarvi della vecchia e sana  Comics San!.

 

I ringraziamenti a fine capitolo U_U.

 

Buona lettura a tutti!!!!.

Un bacio, SilentMoon.

 

 

 

 

12

 

 

 

 

Vento e respiri. La magia della notte è calata, prendendo il sopravvento di pensieri complessi, sogni che ardono di vincita, desideri incompiuti, lacrime asciugate dal solo soffio della notte che vigila su di noi, poveri umani, speranze vive che scoppiano in menti dormienti ma mai passive e di anime impegnate nel disperato vagare in cerca di felicità, di un sorriso, della gioia, del frizzante profumo dell’amore, o semplicemente di libertà.

 

Corpi liberi posseduti da fiamme che bruciano senza fine alimentate da odio e lacrime, la notte ci avvolge, dandoci solo una tregua.

 

 

Il sogno.

 

 

I canti notturni danno sfogo a pianti racchiusi in una piccola bolla di sapone, facendola volare ed arrivare chissà dove nell’alto e scuro lenzuolo blu scuro.

Piccoli punti fluorescenti tappezzano allegramente quel manto morbido e misterioso, l’aria sinistra mai abbandonata dà voci a mille urla.

 

 

Il vento incessabile accarezza i nostri corpi saldamente stretti e bagnati dal dolce tocco del sudore.

Il suo profumo si dilegua in tutta la stanza e il senso di protezione non fa altro che prendere la meglio, sull’anima mia che brucia di vita.

Le nostre mani si sfiorano innumerevoli volte, la differenza di temperatura è spaventosa.

Le mia dita scorrono fluide tra le sue, giochiamo, morsi caldi e teneri si alternano con passione, le sue labbra istigano con malizia il mio collo, le mie braccia, il mio viso, il mio petto.

Le mie mani intrecciano i medi ciuffi sbarazzini senza sgomento, neri come la notte, morbidi come nuvole.

 

 

I nostri visi si sfiorano.

 

 

Riscontro il tuo tempore ovunque sul mio corpo, le tue mani mi fanno tua e non lasciano spazio alle parole che vorrei dirti e alle scuse che vorrei farti.

 

 

Un’altra folata di vento che sembra non voler terminare.

 

 

Le foglie instabili barcollano, spingendosi tra di loro, creando un fastidioso ronzio.

 

 

La notte.

Il sogno e l’incubo.

 

 

Ci liberi da caos, pensieri, paure e problemi, permettendoci di cadere nel dolce sogno, ove almeno lì ci permettono di sorridere e di vedere le cose a modo nostro, ci posa nell’agiato tappeto di una vita parallela dove, nel bene o nel male, le cose vanno a modo nostro.

 

Azzurro, rosa, miele e zucchero e il giusto calore non fanno altro che aiutarci, giorno dopo giorno, a vivere e crescere, rendendoci conto che ciò che viviamo non è un sogno, ma l’amara realtà, quella che pur volendo, non puoi lasciare o girare a modo tuo.

 

 

Il sogno, magnifico sogno.

Mai iniziato. Mai finito.

 

Il sogno infinito.

 

Il sogno e l’incubo.

 

 

Nera. Scura. Sinistra. Terrificante. Incutere paura è un gioco per lei.

 

I brividi mi irrigidiscono, di scatto volto la testa dietro le spalle frenata dalla sensazione evidente di panico.

 

Ho perso il senso dell’orientamento.

Ci siamo spostati, gattonando tra istigazioni e compromessi, sul muro alla sinistra della porta, dove c’è il letto, poco distante da noi, posto verticalmente, e una lampada nell’angolo, sommersa dai suoi borsoni e la custodia di una chitarra, Blue.

 

Ora lui sorregge la parete, con aria rilassata e gesti flemmatici, leggermente sceso, con la gamba sinistra semi alzata e quella destra stesa sul freddo pavimento.

 

Io.

 

Sopra di lui.

 

Seduta, occhi negli occhi, le braccia lo stringono come se da un momento all’altro dovesse andar via, ma questa volta no, questa notte è nostra, ed è magica.

 

Giro il viso, inarcandomi leggermente, stringo una mano sulla sua pelle, l’altra nei capelli, le sue labbra bruciano sul mio mento, il viso si accoccola dolcemente tra i capelli, poggiando il mento sulla spalla destra che ogni tanto sento pizzicare favorendo il solletico.

Struscia le sue guancie sul mio collo, scendendo poi sul petto e sotto il mento, solleticandomi con quel po’ di barba spigolosa.

 

 

Un’altra folata di vento fa bloccare entrambi e lo sguardo reciproco abolisce le parole, mi giro nuovamente verso destra, in direzione della porta, stringendomi di più a lui, cercando protezione.

Lo sento sorridere ed aumentare la presa sulla mia schiena e sui fianchi, tirandomi a sé. La sua mano bollente sale, scalando tra i capelli, buttandomi letteralmente il viso sui suoi pettorali, ormai asciutti.

 

L’impeto m’avvolge e il senso d’insicurezza vola via, com’è volato quel soffio gelido di vento.

 

 

Faccio scorrere le mani lentamente sulla sua schiena ben delineata e piena di tatuaggi, arrivano sul bacino e stringo le spalle, insieme le mani,accarezzando la sua calda pelle profumata.

 

Il suo viso accarezza più volte la mia testa, lasciandomi un bacio tra i capelli, alzo la testa.

 

 

‘’Le nuvole e la notte’’

 

Rompe il silenzio la sua voce maschile, bassa, piena e ruvida.

Guarda fuori il misterioso paesaggio e la luna sovrastata da nuvole leggere.

 

Mi lascia perplessa, inarco le sopracciglia.

 

 

‘’Cosa?.’’ Voce calda e dolce, in contrapposizione alla sua. Divino.

‘’Le nuvole …. Cantano vittoria, coprendo la luna …. Tonda e criptica, vigile ed enigmatica, come te.’’

 

 

Mi nasce un sorriso, gli bacio il collo, e la domanda nasce di seguito.

 

 

‘’E la notte?’’. Lo guardo intensamente in quei grandi occhi.

 

 

Resta in silenzio per un po’, accarezzandomi la schiena, posandomi la mano sinistra tra i capelli, raggirandoli tra le dita.

 

 

‘’Non so cos’è. Non so cosa ci sia al di là del nostro naso. Non so cosa ci sia lì. Non so cos’abbia di così tanto speciale una stupida palla luminosa, che non fa altro che incantare occhi e rubare sguardi di tutti. E’ così nulla ma al contempo così ipnotica. Sembra così vicina ma è lontana anni luce, sembra poterla toccare con un dito, prenderla in mano e giocarci come con una farfalla, delicata e graziosa, impenetrabile ed indistruttibile. Praticamente perfetta.’’

 

 

Le guardo esterrefatta, la parole mi si bloccano in gola. Penso a tutto ma non credo di riuscir a pensare a qualcosa di ben preciso, la notte è nostra, di tutti, davvero. Né mia, né sua. Di tutti. E’ davvero perfetta, ha ragione lui, non penso perché devo, ora con lui è tutto relativo.

 

 

‘’Già, è la notte, che ci avvolge con la sua oscurità, il suo sorriso esoterico incombe sui nostri sogni, è il sogno e l’incubo di tutti i bimbi, la notte, troppo inesplicabile e così inafferrabile che dà la sensazione dell’irreale e i brividi ti sovrastano la mente, quando la paura ha fatto di te uno stupido pupazzo.’’

 

 

Mi culla dolcemente.

 

 

‘’E’ la nebbia, che popola città, vicoli isolati, case inabitate e misteri ancora incompleti, vaga alla ricerca di ….’’

 

 

Il silenzio tombale casca sulle sue parole, il viso cupo cala, la luna si posiziona al centro del cielo, illuminando, questa volta, ogni minima anima che trova davanti a sé spazzando via nuvole e pensieri.

 

 

‘’…. Di compagnia?.’’

 

 

Si vede che non ragiono, questa sera.

 

E’ in bilico, mi guarda di ghiaccio, le sue labbra tremano.

 

 

‘’S-si. La nebbia non è mai sola, sono sempre e solo banchi di nebbia che si formano, uniti ed inseparabili. Ma mai sola.’’

 

Questo è ciò che si dice perfezione.

 

 

‘’Billie …. Io …. ‘’ sospiro profondamente ‘’so che ho mille cose di cui dovrei parlarti, cercavo solo il momento adatto, ecco, solo quello.’’

 

Ridi e quasi sbuffi.

 

 

‘’Io non ti ho chiesto nulla, ti ho fatto solo una domanda e la risposta a quanto pare non è semplice, quindi se non ti va che problema c’è?.’’

‘’Però forse dovrei ….’’

‘’Non essere così generica, sii più precisa ….’’

‘’E’ impossibile essere precisi quando ci si è nati in una vita che non sembra nemmeno la tua. Troppi, davvero troppi pensieri che non so nemmeno mettere in ordine, figurarsi a parlarne. Sembra un incubo senza fine.’’

 

Un altro sospiro profondo, e dubito sarà l’ultimo, la serata di prospetta lunga.

 

 

 

 

Chissà, magari tu, luna, mi senti.

 

Senti il canto di sirene in riva al mare munite di lacrime agli occhi, rivolte verso te,  candida e splendida luna, che non fai altro che guardarci ed usarci, divertendoti, noi, poveri umani, poveri e nulli umani, che per te siamo solo piccoli burattini, ci guardi da lì, ogni notte, ti nascondi, riappari, giochi, enigmatica e sfuggente, tu, dolce e pallida luna.

 

 

 

 

 

 

 

 

*Angolo dell’idiota, io*.

 

Buooooon qualcosa! Sì, sono sempre io xD.

Sono praticamente pazza  a postare alle ore 5:24 minuti ma non mi interessa, è troppo tempo che ero fuori uso *-*. Bando alle ciance passo subito ai ringraziamenti se non voglio morire stecchita sulla tastiera, almeno a domani, vorrei arrivarci *-*.

 

Ringrazio infinitamente tutti quelli che nonostante la mia assenza hanno letto comunque la mia FF, e tutte le 324 visite del capitolo precedente li spendo in grazie per voi!. Che nel bene e …. No …. Solo nel bene xD, mi seguite e sento il vostro supporto!.

Un grazie immenso a tutti quelli che hanno messo la FF nei preferiti e nelle seguite: Bubiii, Cygnus Malfoy, Geneve, Ilaria 1993, Kvery12, Mary17, DarkDreamer89, BlackHina, piccolina94, ioamolacocacola, ginnyx, Guitarist_Inside, millape, Caramell_ManGa,  e tadaaaa quattro nuovi arrivati **, 801_Underground, leilina, the.incubus, e Littlefunny.

 

Passiamo ai commenti U_U:

 

Guitarist_Inside: Shìììì anche tu *çççç*, sì ora puoi girare ancora per la stanza saltando come una matta xD. Ebbè come vedi vi ho rimasti con il dubbio, avranno passato una notte di passione i due?. Lo scopriremo nella prossima puntata! xD.

 

Billie Joe: Tu stai male ….

Io: Perché tu stai bene?.

Billie Joe: Mi sparo canne e mi ubriaco ma non faccio fottere persone come se nulla fosse.

Io: Beh intanto t’è piaciuto.

Billie Joe: Dettagli u.u.

 

Black Hina: Eeeeeeh per poco non pensavo svenissi xD, ti consiglio di prepararti un secchiello la prossima volta, la bava macchia i vestiti xD. Uff te mi riempi di complimenti, mi farai morire per il diabete! xD. Spero ti sia piaciuto il capitolo! ^_^.

 

Millape: Oddio 5 volte? O_O. Ma io mi inchino! xD. Grazie mille davvero, sono felicissima di riuscire a trasmettere ciò che provo nel momento in cui scrivo ç_ç, sono commossa, grazie di cuore!. Spero ti piaccia il capitolo, un bacio!.

 

Geneve: Beh sì, forse era il continuo che chiunque si aspettava, la parte drammatica dove lei piange e poi blablablabla, ma c’è già Beautiful u.ù xD. Sono contentissima che ti sia piaciuto il capitolo, spero sia la stessa cosa con questo, un bacione!.

 

DarkDreamer89: Te sei esagerataaaa!. Io un Dio?. Ahahahahah, l’idea mi alletta però ò.ò. Beh tornando seri grazie mille di cuore per avermi seguita passo passo, spero ti piaccia anche questo capitolo cara, un bacio!.

 

Caramell_ManGa: Ma …. Ma …. *ç* Grazieeee! Sono senza parole, grazie del supporto, davvero. Continua a seguirmi, che così ti farò venire le fantasie su Billie xD. Un bacio!.

 

Billie Joe: E sempre io di mezzo oh ….

Io: E’ colpa tua.

Billie Joe: Sse….

 

Ginnyx: Il tuo commento mi ha fatto commuovere, mi ha toccata, davvero!. Grazie di cuore, spero ti piaccia anche questo capitolo, un bacio cara!.

 

Colgo l’occasione, inoltre, per farvi i miei personali auguri, vi voglio bene!!!!.

 

 

 

Buon Anno!.

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Capitolo 13
*** You are my poison. Fuck you. ***


 

 

 

13

 

 

 

Mi giro irrequieta tra le candide e fresche coperte bianco latte.

L’alba inoltrata permette ai suoi gentili raggi d’accarezzare il mio viso pallido ancora dormiente.

 

Abbracciata dal tepore delle coperte stuzzico i miei occhi con pochi gesti lenti su di essi seguiti da un tenero sbadiglio.

 

 

Mi giro nuovamente nel letto caldo e morbido e faccio scorrere la mano lungo il lenzuolo di cotone.

 

 

Ma non ci sei.

Te ne sei andato.

 

 

 

Quant’è brutto il risveglio senza di te, mi mancano i tuoi abbracci, la sicurezza che hai saputo darmi in una notte, i tuoi occhi che mi facevano sentire protetta, mi manca il tuo profumo, mi manca poterti stringerti e sentirti, qui al mio fianco a scaldare un’altra fredda giornata iniziata a Rodeo, ma diversa perché con te.

 

 

Mi manca da morire il tuo sorriso che farebbe sciogliere la neve, la cura che mi hai mostrato per una notte intera passata tra singhiozzi e gelidi silenzi.

 

Mi manca dirti la verità perché sono riuscita anche stanotte a parlarti del tutto e niente, ma spero tu abbia capito.

 

 

 

Mi manchi tu.

Nient’altro.

 

Solo tu.

 

Ti voglio, ma mi manchi, bastardo di un principe.

 

 

 

Il principe azzurro.

 

Con i lineamenti marcati e virili, alto, biondo, profondi occhi azzurri, capelli sempre al posto giusto e mai spettinati, compito ed elegante.

 

 

Con te.

 

 

Con te questa figura si è andata beatamente a farsi fottere.

 

 

E non tornerei mai indietro.

 

 

Perché tu sei tutto ciò che mi mancava, tutto ciò che mi serviva e che ora ho.

 

Non sei mio e non lo sarai mai, ne sono consapevole, ma ti ho.

 

 

Tu.

Bastardo di un principe.

 

 

Alto un metro ed una mela, moro, grandi occhi verdi carichi d’energia.

Pazzo, completamente pazzo, maleducato, strafottente, hai il vizio di bere, baci i tuoi migliori amici con la lingua e chissà se ci sei stato insieme, ti masturbi davanti a centinaia di persone e telecamere puntate su di te, un piccolo nano bastardo vestito come in un giorno di lutto.

 

 

Obbligatoriamente irresistibile, eccitante, sudato e mezzo ubriaco.

 

Capelli sempre e solo rigorosamente ribelli, ribelli come te.

 

 

Bastardo di un principe.

 

 

Sempre incorreggibile ed indisciplinato, con quel tocco di trasgressività e nonchalance che ti rende perfetto.

 

Caotico e casinista, troppo orgoglioso e gli occhi con la rivoluzione stampata dentro, sei unico.

 

 

Il tuo atteggiamento provocante ed anticonformista, istighi vendetta, stronzo!.

 

Sei terribilmente testardo ed imprevedibile.

 

 

Non sei perfetto cazzo, non lo sei, potrei quasi azzardare nel dire che sei totalmente sbagliato.

 

Uno sbaglio della natura.

 

Ma è questo che ti rende fiero d'essere te stesso.

 

 

 

Sei unico.

 

 

 

 

Un altro raggio che si propaga sulla stanza mi accarezza il viso, e mi spunta un sorriso guardando il letto vuoto al mio fianco, pensando a te.

 

 

Tiro un sospiro di sollievo pensando che, ora, non sono sola, e che ho te al mio fianco.

 

 

Questa notte me ne hai dato prova.

 

 

 

 

Mi giro ancora un po’ tra le coperte indecisa se lasciare o meno il caldo creatosi in una notte tra due corpi che scottavano al sol toccarli.

 

 

Mi sposto con calma e con un sorriso stupido ma convinto disegnato sulla faccia, e mi sistemo al suo posto, stringendo il cuscino pieno del suo profumo.

 

 

La curiosità di sapere che ore sono preme, giro la testa in cerca della sveglia ma purtroppo è spenta. Allungo la mano sul comodino e riesco a prendere il cellulare giusto prima che mi scivolasse dalle mani, questa notte non è che abbia dormito, anzi.

 

 

7:14.

Billie.

 

 

E’ il primo pensiero che mi viene in mente.

 

 

E’ corso via stanotte intorno le cinque, per Trè. Era rimasto senza benzina in strada e non sapeva come tornare indietro, ha chiesto quindi a Billie di andarlo a prendere, altrimenti sarebbe morto lì per deperimento o perché avrebbe continuato a bere, e sicuramente non era sobrio quando ha chiamato.

 

Mi ha lasciato un bacio forte sulla guancia ed è andato da Trè, promettendomi che sarebbe tornato prima delle sei.

 

Inizio a preoccuparmi.

 

 

 

 

Mi siedo in mezzo al letto, coprendomi con il lenzuolo.

Stò per formare il suo numero di telefono ma squilla.

 

Roxi.

 

‘’Pronto?.’’

‘’Buon giorno!.’’ Dice con la sua solita voce acuta, facendo calare gli accenti su ogni vocale.

‘’Buon giorno Roxi.’’ Mi massaggio le tempie che sembrano scoppiarmi

‘’Che hai?.’’

‘’Non ho niente Roxi, sono solo un po’ stanca, un po’ troppo, forse.’’

‘’Luna, che hai fatto ieri notte?.’’

‘’Niente Roxi, che posso aver mai fatto?.’’

‘’Luna, con chi l’hai fatto?’’.

‘’Roxi!. Non l’ho fatto con nessuno, diamine. E adesso scusa ho altro a cui pensare ci risentiamo.’’

 

 

Le attacco il telefono subito dopo aver finito la frase. E’ capace di farmi saltare i nervi, è sempre inadatta nel momento meno adatto.

Roxi è la ragazza di Mikey, il chitarrista del mio gruppo, siamo cresciuti insieme, ma ciò non toglie nulla al fatto che non mi è mai scesa più di tanto lei, ma lui ne sembra invaghito.

 

 

Smetto di perdermi in stupidaggini e formo il suo numero.

 

 

Uno.

 

 

Due.

 

 

Tre.

 

 

Quattro.

 

 

Il vuoto dall’altra parte è piatto come l’orizzonte dell’oceano, ed ogni eco è come una diminuzione d’ossigeno e la paura inoltra. Il rigido silenzio mi mette i brividi, ma questo smette e sento come un mormorio. Qualcuno ha risposto.

 

 

‘’Pronto?’’

 

 

 Sì, hanno risposto. Ma forse era meglio di no. Di sicuro il silenzio è meno doloroso ed omicida della sua voce femminile.

 

La voce di Adrienne.

 

 

‘’Pronto?’’. Ripete insistentemente e con voce alquanto irritata.

 

 

Mi ritrovo costretta a rispondere non potendone fare a meno.

 

 

‘’P-pronto’’. La mia voce risulta insicura e sottile, me ne rendo conto, ma in questo momento non sono in me.

‘’Chi parla?’’

 

 

Prendo tempo e respiro affondo, mi faccio coraggio, non è Dio e non è la morte.

Posso vincerla.

 

 

‘’Pronto, la signora Armstrong?’’ ciò che mi piace in me è la diplomazia e la sicurezza che faccio uscire nei momenti in cui mi crolla il mondo addosso, anni ed anni di sofferenze portano a modificare te e il tuo carattere, anche per me è stato così, ho creato mille lati negativi in me, ma questi due sono fiera d’averli acquisiti.

 

‘’Sì, chi parla?’’

‘’Buon giorno signora, scusi per l’ora, sono una dei ragazzi che sta partecipando al progetto per il CD, insieme ai Green Day’’.

‘’Mh, il nome?’’.

‘’Luna, Luna.’’ Dico schietta e sicura ‘’Mi scusi, ma suo marito è in casa?’’.

‘’Sì dovrebbe. Vado a cercarlo rimani in linea.’’

‘’Certo, grazie mille’’.

‘’Ah, ma, per cosa l’hai chiamato?’’

 

 

O cazzo.

 

 

Mi prendo un po’ di tempo che sembra volare troppo in fretta ma invece è un’infinità, riformula quindi la domanda in tono alterato e questa volta rispondo di getto, o la va o la spacca.

 

 

‘’Perchè ho notato appena ora che io e suo marito abbiamo scambiato le chitarre’’. Ma che cazzo mi salta in mente.

‘’Ah, beh, aspetta in linea.’’

‘’Ok.’’

 

 

L’attesa sembra interminabile ma alla fine arriva.

 

 

‘’Pronto?’’

 

Ha il coraggio di rispondermi con tono indifferente. E’ proprio un bastardo.

 

Aspetto un po’ prima di parlare, ma credo che abbia capito che sono io. E’ in silenzio in attesa di una risposta.

 

 

‘’C’è tua moglie lì vicino?’’ Il tono freddo e notevolmente incazzato lo blocca, facendolo zittire per qualche secondo.

‘’No, è andata via’’.

‘’Questa notte è stata l’ultima volta che hai visto i miei occhi, dimenticali.’’

‘’No, dai Luna, aspetta, posso spiegarti tutto io ….’’

‘’No Billie …. Tu non hai nulla da spiegare, è normale che tu sia dalla tua famiglia, com’è normale il fatto che non ti rivolgerò più la parola. Non è normale, invece, che tu mi abbia presa in giro.’’

‘’No, Luna che diamine dici io ….’’

‘’Io un cazzo Billie!. Questa conversazione finisce qui, dimentica me e tutto ciò che ….’’ Mi si chiude la gola ed iniziano i singhiozzi.

 

 

Cosa avrei dovuto dirgli ora?. Deve dimenticare me e tutto ciò che ho fatto per lui?. Ma lui cosa ne sa se a soffrire sono stata io in silenzio anche quando l’ho conosciuto due anni fa al concerto, lui non può sapere che per me è davvero importante.

Devo dirgli che deve dimenticare me e tutto ciò che?.

 

 

‘’Che cazzo dici, Luna?’’.

‘’Dimentica me e tutto ciò che avrei voluto dirti, era solo un enorme sbaglio, io sono un enorme sbaglio. Io non tu.’’

 

La voce ha perso il controllo insieme ai singhiozzi degenerati.

 

‘’E’ inutile che tu faccia queste stupide scene strappalacrime, Luna, cazzo, quando crescerai?. Ho pur sempre una famiglia e’’

‘’Va a fare in culo, Billie Joe!’’.

 

 

 

 

Una liberazione d’odio e sofferenza e troppa ingenuità si cela dietro le mie parole dette con rabbia e lacrime.

 

Un mix che auguro di non provare a nessuno.

 

 

Veleno, riesco a sputare e ricevere solo veleno.

 

 

Il terrore mi possiede e sono in confusione, posso solo aspettare che mi consumi lentamente dentro e fuori, questo stupido e schifoso veleno.

 

 

 

Il mio veleno si chiama Billie Joe Armstrong.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*Angolo dell’idiota, io*

 

Buuuuh!. Messe paura, eh? xD.

Buoooona sera! ^_^. Eccomi qui, purtroppo per voi, son tornata xD.

 

Coro di sottofondo: Noooo!.

 

Beh fanciulline mie ( ? ) xD credo sia inutile perdermi in chiacchiere inutili, insomma alla fine, spero di non deludervi mai e che anche questo capitolo, Dio volendo, vi sia piaciuto! ( Speriamo, speriamo, speriamo, speriamoooo >_< ) xD.

Scusate per la ‘’lunga assenza’’, ho avuto un po’ da fare, ma nonostante ciò mi siete sempre state vicine *-*, e lo apprezzo tantissimo, sperando d’aver sempre il vostro caloroso supporto ç_ç!.

Come sempre passiamo ai ringraziamenti.

 

Coro di sottofondo: Noooo!.

Billie Joe: Ho l’impressione che oggi ce l’abbiano con te, ghgh.

Io: Ma che dici? Ò.ò. Impressione u.ù.

Billie Joe: Dici?. A me non sembra!.

Io: Vedremo, vedremo >_>.

Billie Joe: Vedremo?. Che vedremo?. Ah sì sì, i  cartoni *-*.

Io: Passiamo avanti ….

Billie Joe: Che c’è avanti?.

Io: Dove?.

Billie Joe: Che c’è?.

Io: Cosa?.

Billie Joe: Eh?.

Io: *AAAA*.

*Continua….* xD.

 

Ringrazio come da regola Bubiii, Cygnus Malfoy, Geneve, Ilaria 1993, Kvery12, Mary17, DarkDreamer89, BlackHina, piccolina94, ioamolacocacola, ginnyx, Guitarist_Inside, millape, Caramell_ManGa, 801_Underground, leilina, the.incubus,  Littlefunny e altri nuovi arrivati ** SuomiLover, ZofouArtemis, BabyJ, e kiara_star, Fujiko chan, Mariens,  un ‘’particolare’’ grazie al tecnico del mio computer, che ha letto questa storia mentre ricavava i dati dalla scheda madre xD, quindi grazie a te Michele u.ù.

 

Passiamo ai commenti U_U.

 

Leilina: Nuò, non ci credo **, te adori la mia FF ( spetta, prendo dei fazzoletti u.u ). Davvero, grazie di cuore!. Eh già in fondo questa storia gira sempre intorno a qualcosa di mistico e dovrebbe dare quel senso d’inquietudine, almeno credo xD. Per i commenti, beh, spero che tu possa rifarti, i tuoi commenti son sempre ben graditi *_*. Ti lascio al capitolo, spero ti sia piaciuto, cosa ne pensi?.

 

Billie Joe: Eheh, che ne pensa ….

Io: Zitto tu, chi t’ha detto di svegliarti?

Billie Joe: Perché dormivo?.

Io: Uff sì >_<.

Billie Joe: Vieni anche te? ….

Io: Ehmmmm ehehe xD.

 

Fujiko Chan: Mamma santa, preparate gli ombrelli, la fine del mondo è vicinaaaa! xD. Te che mi commenti? **. O emme ggì, shii, anch’io ho una statuaa *O* xD. Sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo *-*, già infondo ciò che ho avvertito anch’io è stata intensità, ma non l’ho fatto apposta, la leggi tutto d’un fiato e i brividi ti fanno tua. Questo capitolo non è granchè, ho dovuto dividerlo perché altrimenti facevo concorrenza alla divina commedia xD. In ogni caso mi farebbe piacere sapere ciò che pensi *-*. Un bacio cara!. Ah!. Prometto che da oggi mangio un cioccolatino tutti i giorni anche per te u.ù.

 

Billie Joe: Diventi grassa ….

Io: Taci, pampers ….

Billie Joe: Pampers? O.ò.

Io: Te lo spiego dopo, caro, ehehe.

 

Mariens: Cara!. Tranquilla anche a me capitano questi periodi un po’ ‘’tranzolli’’ xD. Sono comunque contenta che ti piaccia tanto la mia FF, mi riempie davvero di gioia!. Per quanto riguarda i titoli, beh, non faccio altro che cogliere le parole chiave, sono ancora una volta contenta che ti piacciano!. Spero di leggere anche qui un tuo commento!. Ti lascio al capitolo cara!.

 

Billie Joe: Hey, te devi spiegarmi ancora quella cosa >_>.

Io: Fai il bravo, pampers.

Billie Joe: Uff, ok, >_<.

Io: Eheh.

 

Black Hina: E va laaaa!. Immancabile come sempre con i tuoi commenti che lasciano di stucco ;D. Brava brava xD provvedi per il secchio!. Ebbè tutto ha una base, te l’hai scelta perfetta, Time Of Your Life è quello che è, mi dispiace per le lacrime, ma piangere fa bene, ogni tanto U_U.

 

Billie Joe: Vuoi piangere?. So come fare ….

Io: Billie! …. Ehm eheh.

 

Caramell_MaNga: Già, dolcissime. Spero non ti sia salito il diabete cara xD. Sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo precedente, so che questo non presenta nulla di chissà cosa, ma dovevo farla questa parte, altrimenti, come ho detto prima, ne usciva fuori la divina commedia xD. Ora ti lascio al capitolo, fammi sapere cosa ne pensi!. Un bacio.

 

Ginnyx: ‘’ tu che commenti una mia storia? Tu, autrice delle autrici???’’ . Dopo questo, un commento con tanto di lode, te lo dovevo xD!. Sono felicissima che ti sia piaciuto il capitolo, spero che tu abbia provato le mie stesse ed identiche sensazioni, e dal tuo commento credo proprio che lei hai testate sulla tua pelle, una ad una. La verità cruda che però sembra falsa è troppo vicina a noi, c’è chi lo accetta e chi no. Loro due sono complementare e riescono a formare un qualcosa di fantastico, a mio avviso. Spero di leggere anche in questo capitolo un tuo commento cara!. Ora ti lascio, altrimenti ti addormenti per il commento lunghissimo xD. Ah per quanto riguarda il Billie in modalità filosofa, anch’io lo voglioooo xD. Un bacio.

 

Billie Joe: Ce l’hai fatta eh ….

Io: TACI. Pampers!.

Billie Joe: Billie ha bisogno di coccole T_T.

Io: O.o.

 

ZofouArtemis: Cara, a quanto pare i nostri computer sono parenti, anche il mio passa a miglior vita di tanto in tanto xD. Il tuo commento m’ha toccata, davvero. Hai riassunto tutto ciò che ho cercato di far comprendere nel capitolo e l’hai fatto senza troppe parole. Il senso l’hai colto anche te, in fondo, la realtà che noi respingiamo e che tentiamo di far allontanare sempre più, è più vicina di quanto immaginiamo, purtroppo, e non ci resta che sognare!. Ti lascio al capitolo, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensi!. Un bacio.

 

Guitarist_Inside: Ed ecco la proprietaria del cugino del mio computer **, ecco a voi. Mela! Ahaha, ok pietà la smetto U_U. Felice, ovviamente, d’aver letto il tuo commento!. Cavolo a quanto pare il capitolo ha fatto parecchie vittime, eh? xD. Ne sono felice, e spero di averne altre di vittime **. Ora ti lascio al capitolo, mi raccomando, voglio sapere cosa ne pensi >_<, un bacio!

 

Billie Joe: Tutti sti baci …. Non sarai mica lesbica? O.o.

Io: No, idiota -.-. Te sei gay allora, visto che limoni con Trè e Mike!

Trè: Stavate parlando di me?.

Io: No, Trè, no!.

Mike: Allora parlavate di me **.

Io: No, Mike, no!.

Billie Joe: Io gay?. Se vuoi ti mostro la verità….

*Si spoglia*

Io, Mike, Trè: Gulp! O_ò.

 

DarkDreamer89: ‘’ Ciao mio Dio XD.’’. Noooo! Diamine io non ci credoooo xD. Vuoi smetterla di venerarmi?. Non sono un Dio!. Mi viziate così >_< xD.

 

Billie Joe: Ti se-vizio io, se vuoi.

Io: Billieeee!.

 

Tornando a noi xD. Felice d’aver letto il tuo commento, e ho acceso una candelina sperando di leggerlo anche in questo capitolo il commento **. Ora ti lascio alla ciofeca, cioè, al capitolo xD. Un bacio!.

 

Billie Joe: Ora mi spieghi perché mi chiami Pampers?.

Io: Altri cinque minuti!.

 

 

Beh che dire, i ringraziamenti credo d’averli terminati, anche se per VOI, non sono mai abbastanza, spero che continuiate a seguirmi pasticcine mie ( ? ).

Ora scappo, prima che riusciate a trovarmi per poi uccidermi xD.

Spero di non deludervi mai ç_ç.

 

Un bacio, SilentMoon.

 

 

Billie Joe: Ora me lo spieghi? xD.

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Capitolo 14
*** I'm free. ***


 

 

 

14

 

 

 

 

 

 

Cammino a testa alta cercando di coprirmi come meglio posso nella mia felpa scura, guardandomi attorno con lo sguardo vigile e leggermente rincoglionito, uno di quelli che si hanno dopo un crollo immane. Infilo le mani nelle tasche della stessa felpa in cerca di calore.

 

 

 

Sono le 7:30 del mattino e giro per le strade dell’isolata Rodeo ancora dormiente, in giro non c’è nessuno tranne qualche macchina di passaggio che forse attraversa il confine, almeno loro, liberi.

 

 

Sono scappata via di corsa dall’albergo dopo qualche minuto di pianto ed urla, dopo, poi, ho finalmente ripreso il controllo sferrando un calcio alla sua roba rimasta ancora nell’angolo dov’era ieri sera. Mi sono accoccolata tra le coperte per calmarmi. Mi ci son voluti pochi minuti per capire che la cosa migliore era quella d’andar via. Le parole del bastardo risalenti a ieri sera mi rimbombavano nelle orecchie, come ora. 

 

 

 

Vorrei poter cancellare tutti i ricordi che fino a 44 minuti fa per me erano l’Empireo.

 

 

 

 

‘’Aspettami qui, piccola, torno il prima possibile. Cerca di non mancarmi troppo’’.

 

 

 

 

Va a farti fottere Billie Joe.

 

 

 

E’ solo un gran bastardo, un grandissimo stronzo, bastardo!.

 

 

 

 

Ed io che come una stupida c’ero cascata, ieri sera.

 

Avevo creduto ingenuamente a tutte le sue parole che mi facevano sentire protetta ed avevo creduto a tutto ciò che mi aveva raccontato tra lui ed Adrienne in questi anni.

 

Avevo abboccato ad ogni suo abbraccio e carezza che mi facevano sentire non dico amata, ma almeno non ero sola.

 

Come una bambina credevo che tutto ciò che sognavo potesse diventare realtà, ma cazzo, io l’ho sempre detto che i sogni non esistono e che non si realizzano, mai. Eppure ci sono cascata, sadica che non sono altro. Mi ci sono buttata io in questa merda ed è solo colpa mia. D’altronde anche se la colpa fosse stata di più persone le conseguenze si sarebbero riversate su di me, sicuro. E come ogni santa volta, non mi trovo nessuno al mio fianco che possa darmi supporto o perlomeno mi faccia sentire che non sono sola, e che qualcuno, al mio fianco c’è.

 

Ma questo per me è impossibile, sembra di vivere tutta una balla, tra illusioni e falsità, sin dalla nascita. Ed io, io che lo sapevo, che questo progetto del diamine m’avrebbe solo fatta male e non altro. Non avrei mai dovuto accettare, me lo sentivo, ed ecco i risultati. Sto uno schifo ed è colpa mia. E la cosa che più fa male, è il fatto che non avrò, anche questa volta, una spalla su cui contare e piangere.

 

 

 

Mai.

 

 

 

I sogni non si realizzano.

I sogni sono inganni che ci dà la realtà, li ho sempre visti come qualcosa da odiare anziché amare.

I sogni fanno parte dell’illusione, la nostra, e fa male, troppo male, quando riapri gli occhi e ti ritrovi in un mondo che non vorresti fosse il tuo.

I sogni sono gli incubi che tutti abbiamo ma che non riconosciamo.

 

 

 

 

Forse parlo così perché io per prima sono una sognatrice, e troppo spesso vorrei che tutto ciò che posso fare realtà chiudendo gli occhi, sia vero e soprattutto interminabile.

 

 

E così che mi faccio male, e do sempre la colpa a me stessa, perché è così.

E’ mia e di nessun altro.

Anche se ci sono due persone a cui la colpa di dosso non gliela leva nemmeno Dio.

 

 

 

I miei ‘’genitori’’.

 

 

E’ colpa loro se ho paura di sognare e farmi male.

 

 

 

Per me il sogno è come una bolla di sapone, fragile e dolce, come un gingillo, un cigno, di cristallo, piccolo e delicato, come la persona che ami di più al mondo, quella che difendi e per cui daresti la vita, il sogno per me è tutto ma per le circostanze è diventato il peggio, ed ho paura di farmi male. Non vorrei mai veder schioccare sonoramente quella bolla multicolore, così sottile e trasparente, con il profumo delicato e simpatico. Non permetterei mai di farmi cadere dalle mani quel piccolo cigno di cristallo per vederlo poi cadere a terra e rompersi in mille pezzi irrecuperabili. E non permetterei mai, assolutamente, di toccare anche solo con un soffio la persona che amo.

 

E’ mia e basta.

 

Toccala e t’ammazzo.

 

Può sembrare una frase fatta, ma non lo è per niente, quando c’è in ballo quel pezzo rosso che batte forte forte, chiamato cuore, è la fine, e lui è l’apocalisse.

 

 

 

 

 

 

 

La città ora è un po’ più movimentata, sono entrata quasi in centro e qualche edicola ha i furgoncini carichi di giornali freschi di stampa che li attendono fuori il negozio, pronti per essere acquistati.

 

Il profumo come d’erba appena tagliata è abbastanza gradevole, mi giro intorno ed osservo, sulle piante che nascono ai bordi della strada, la rugiada ancora frizzantina che casca dalle piccole foglioline verdi  scure.

 

L’alba ormai è un ricordo lontano ed il sole ha preso posto nel cielo brillando con tutto il suo splendore. I raggi chiari attraversano i miei capelli scesi sul volto ed arrivano agli occhi.

 

 

Giro il viso e vengo immediatamente abbagliata da un raggio di luce che trasmette calore puro, l’adrenalina mi esplode nelle vene. Il paesaggio è fantastico, stò percorrendo una stradina che può essere considerata di periferia, nonostante sia a pochi metri del centro, qui ci sono le case popolari e quartieri che tutti danno per malfamati.

 

 

 

Sono sul lato destro, sul marciapiede, e non c’è un confine, basta che giri la testa verso la medesima direzione, destra, e lo sguardo cade in una vallata piena di scalini consumati dal tempo, costernati da tanti alberi e cespugli sorti nel corso degli anni, e giù come una piccola piazzetta. L’aria del mattino inconfondibile, la rugiada ancora fresca, la luce del sole che riscalda lentamente e la sensazione di benessere è infinita.

 

 

La voglia di poter urlare chissà dove e chissà per cosa, ma d’urlare e di poter spiegare quanto sia bella la sensazione d’essere liberi, liberi di poter amare e sognare quanto si voglia, il mio sogno non ha fine.

 

 

Ora ho voglia di sognare.

E non voglio smettere mai più.

 

Il mondo va avanti e non si ferma. Io sono il mondo. Io ho il mio mondo e non finirò mai di girare. Nel bene o nel male. IO VADO SEMPRE AVANTI.

 

 

 

 

Rido e chiudo gli occhi ispirando a fondo quell’aria che vorrei sempre con me nei momenti cupi. Mi mordo il labbro, decisa di ciò che farò.

 

Torno a camminare, alzandomi il cappuccio e sorridendo. Passo davanti l’edicola, e l’uomo che scarica mi saluta con un caloroso ‘’Buon giorno signorina!’’ togliendosi il cappello che ha sempre in testa. Il signor McDevon è sempre stata una persona gentile e per bene, una delle poche qui a Rodeo, direi.

 

 

Per fare prima e tornare a casa, finalmente, scelgo la scorciatoia, passo quindi per dei parchetti collegati tra di loro. I ciondoli della gonna vanno a tempo con i miei passi accompagnati dal mio respiro vispo e dal mio sorriso ancora stampato sulle labbra.

 

 

 

Riesco ad arrivare finalmente a casa, e con grande soddisfazione sento finalmente l’aria familiare del luogo in cui stò passando la mia vita.

 

 

 

La mia adorata casa.

 

 

 

 

Chiudo la porta e mi dirigo in camera mia per togliermi la felpa e la gonna e rimettermi sotto le calde coperte. Accosto le tende ma non chiudo le persiane, mi piace addormentarmi con i piccoli raggi del sole.

 

 

Mi sbarazzo di qualsiasi indumento e rimango solo con l’intimo e i calzini uno quasi sotto il ginocchio, l’altro quasi fino la caviglia, a righe rossi e neri. Butto gli abiti in giro per la stanza ma prendo il cellulare dalla tasca della gonna, per poi buttarla chissà dove. Apro il guardaroba e metto una maglia enorme, forse XXXXL, dei Rancid, mentre formo il numero telefonico. Mi volto soddisfatta nello specchio, mentre mi guardo ed aspetto che la linea prenda, sorrido.

 

 

 

So cosa stò facendo e non la passerà liscia.

 

 

 

Alzo le calde coperte e mi lascio avvolgere dal tepore che emanano senza troppi complimenti.

 

 

‘’Pronto?’’

‘’Ciao, stronzo.’’

‘’Luna cazzo, dove sei finita, sono tornato in albergo ma tu non ci se….’’

‘’Ma amore, pretendi anche che io resti in albergo, dopo tutte le balle che mi hai detto?’’

‘’No, che balle, lo sai che ero andato da Trè ma poi io no….’’

‘’Tu non, un cazzo. Tu lo sapevi perfettamente, tu mi hai saputo prendere solo in giro, e pensare che avevo pure abboccato alla storiella di ieri sera tra te ed Adrienne, ma vedi, le bugie hanno le gambe corte, e te, sei un nano di merda. Fottiti, bastardo.’’

 

 

Così facendo termino la chiamata, poggio il telefono sulla scrivania poco distante dal letto, e mi accoccolo nel cuscino morbido. Continuo irrequieta a mordermi il labbro trattenendomi una risata del tutto neutra.

 

 

Vaffanculo, vaffanculo!.

 

 

Questa stupida parola che ho sentito ripetere innumerevoli volte adesso sono io a dirla, sono io che decido chi mi sta bene o no, lui mi ha fatto male, ma forse anche crescere, l’unica cosa che ora so, è che mi sento libera, cazzo, libera!. Ho voglia di chiudere gli occhi, piangere nel sonno, ridere ed urlare, sognando il mondo che vorrei, la sensazione che mi stringe il petto è incredibile, l’emozione mi scalpita nelle vene ed ho voglia di fare cazzate senza mai fermarmi, diamine, io, sono libera e posso sognare. Mi farò male?. Il male passa, è un livello da superare. Io, ne ho superati tanti, di livelli, questo non farà male, sarò io che riderò.

 

 

Libera.

 

Libera!.

 

 

Chiudo gli occhi e può sembrare assurdo, ma ciò che vedo è il cielo azzurro.

 

 

Ispiro profondamente, una lacrima scende senza farsi pregare.

 

 

Com’è bello poter sognare d’essere liberi.

 

 

 

 

Buona notte, Rodeo!.

 

 

 

 

 

 

 

*Angolo dell’idiota, io*

 

Buoooona notte, dolce fanciulline!. Esshì, purtroppo per voi, sono ancora qui!. Scusate il ritardo ma ho avuto problemi con il sito, ergo, eccomi qui a postare la seconda parte di ciò che in origine era un solo capitolo!. V’avverto vi aspettano altre due parti, o al massimo una u.ù, ma questo non importa xD!. Importante è invece ringraziarvi, ringraziarvi di cuore e pregarvi di non smettere mai d’essermi vicine.

 

Billie Joe: Woah, preparate i fazzoletti ….

Io: >_>’’.

 

Tornando seri ( che parolone ò.ò ) spendo tutte le mie parole, anche se poche me ne son rimaste xD, per voi, piccole pulci che avete inserito la mia FF tra i preferiti, tra i seguiti, che avete commentato e che mi avete palesemente conficcata tra gli autori preferiti xD. Grazie davvero!.

I soliti ringraziamenti ‘’affettuosi e mielosi’’ xD vanno a Bubiii, Cygnus Malfoy, Geneve, Ilaria 1993, Kvery12, Mary17, DarkDreamer89, BlackHina, piccolina94, ioamolacocacola, ginnyx, Guitarist_Inside, millape, Caramell_ManGa, 801_Underground, leilina, the.incubus,  Littlefunny ed ancora xD SuomiLover, ZofouArtemis, BabyJ,  kiara_star, Fujiko chan, Mariens e _Vega, cerere, Kohibito e Space_battle. GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE!.

 

*Commenti time*

 

Fujiko Chan: Eheheh ebbrava xD visto che l’hai battuta? xD. Grazie mille ç____ç il tuo commento mi ha fatto venire seri dubbio se piangere o no!. Adoro il tuo sostegno ^_^!. Per il tuo primo commento ( T_T ) mi dispiace averti fatto piangere >_<, per il secondo ( ç_ç ) meglio, si calmano le lacrime u.u, per il terzo ( O.o ) la cosa ti stranisce, eh? xD e per il quarto ( *-* ) ti piaceeee! Sono contentissima che ti sia piaciuto, spero ti possa piacere anche questo >_<, ancora un grazie enorme e di cuore per tutti i complimenti ed il sostegno!. Un bacione!.

 

Ilaria1993: Eccoti qui cara!. Buaaauahuaa non ci crederai ma ero anch’io sveglia a quell’ora, sai?. Auhauahuahaa, infatti l’ho letta giusto due minuti dopo u.ù. Ti ringrazio quindi d’essere riuscita a trovar del tempo per la mia stupida FF >_<. Già le cose sono un po’ drammatiche, ma come vedi qui il bene ed il male e l’alternanza di questi due fanno da padroni, quindi, in questo capitolo, credo, almeno spero o.o’, che Luna si sia ripresa xD. Mi farebbe piacere leggere altre tue recensioni, e riguardo a BJ-veleno, dov’è il mio bicchiere? *ç* xD. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto, a presto!.

 

Billie Joe: Eheh me la vedo io con Luna, la faccio riprendere in un attimo….

Io: Biggei o.ò!.  

 

 

Ginnyx: ‘’ Grazie infinite per la tua storia che non ha un aggettivo per essere definita ma solo una parola Verità’’, sono io a dover ringraziare te. Allora, ti dico spassionatamente cento?. Mille?. Diecimila?. Centomila?. Quante volte vuoi tu GRAZIE!. Hai perso tempo utilissimo per la tua vita a recensire il mio capitolo, idiota tra l’altro xD, woh, tesoro, te fai concorrenza alla divina commedia, o forse i promessi sposi, te sai perché xD. Passando al commento, questo sarà lungo eh o.ò. TU FAN SFEGATATA DELLA MIA FF?. Dov’è la cera, dov’èèèè? xD, urge una statua!. La riproduzione dell’urlo auahuahauaa xD. Già nemmeno io in tutta sincerità vorrei un’amica che chiama alle sette o_o, non invidio Luna xD….Eh, BJ poteva avvisare, ma il bello del litigio sta proprio in quello, ora non ti svelo l’arcano segreto altrimenti i capitoli vanno al vento u.u xD. Nuuuu il CD E’ SACROOOO xD ti credo!. Anch’io ci penso spesso, e a quanto pare, anche la nostra principessina Luna xD. Trè, beh, lui è Trè e si sa che il cervello l’ha perso quando è nato, povero ragazzo ….

 

Trè: Heeeey!.

Io: Sì? u.ù.

 

Leilina: Cara!. Sono contenta che ti sia piaciuto anche questo capitolo, e specialmente che tu l’abbia letto, recensito, apprezzato e mi abbia ‘’elogiato’’ in ogni senso, grazie davvero!. Già la piccola Luna è di nuovo sola, riuscirà a morire in compagnia di qualcuno se non di qualche batuffolo di polvere?. Lo scopriremo nei prossimi capitoli xD. Un bacio e grazie ancora ^_^!.

 

Guitarist_Inside: YOU KNOW xD. Yes, I know darling u.ù, our computer are crazy é_è. Prima o poi li faremo incontrare eh xD. Grazie anche a te, di cuore, del tuo sostegno e d’aver commentato, già, in fondo anch’io sono così la mattina tra le coperte!. Spero che anche in questo capitolo, come negli altri, tu riesca ad immedesimarti, e spero di leggere un tuo nuovo commento, ora ti lascio al capitolo tesoro. Un bacio!.

 

Black Hina: Allora, prima del capitolo, te devi spiegarmi una cosina. Che diamine significa GHE SBORO. Ora, non vorrei sembrare scurrile o cose del genere ma o_o’, credo sia qualche parolaccia e mi scuso in anticipo per il grassetto xD!. Già, la mia unica intenzione è quella di far capire che davvero ci piango su ciò che scrivo xD. Sono contentissima che a te arrivi questa sensazione fantastica dopo aver letto i capitoli!. Essì Billie mi vuole far piangere!.

 

Billie Joe: Di nuovo, vorrai dire….

Io: Eh, tanto sono io che piango.

Billie Joe: E io che godo xD.

Io: Pampers, vieni qui….

 

ZofouArtemis: Ciao, cara. Beh, te l’ho detto semplice dovere, la vita è un dare e ricevere continuo, mi è sembrato appropriato farmi uscire il sangue dagli occhi e leggere tutta la tua FF ( xD ) per poi commentarla, come te hai fatto con la mia, ma è stato comunque un piacere, come lo è leggere il tuo commento ora, e sperando di leggerne ancora parecchi!. Mi piacciono molto le tue recensioni, perché con ‘’poche’’ parole riesci ad esprimere le sensazioni chiave che ho provato anch’io in un certo senso nel momento in cui scrivevo, e questo non può che farmi piacere!. Spero di leggere anche qui una tua recensione, ti lascio al capitolo, a presto!.

 

Caramell_MaNga: Heylà, eggià, povera Luna >_<, però a quanto pare si sta riprendendo bene, sarà la delusione o semplicemente la forza?. Scopriremo xD. Sìììì Billie bastardo ce lo vedo xD xD.

 

Billie Joe: Che cattiva che sei!.

Io: Ma che dici >_<, io t’adoro!.

Billie Joe: Sì, quando ti metto il c….

Io: ZITTO!.

 

DarkDreamer89: Noooo! xD Ma te c’hai la sveglia? xD. Cacchio hai recensito poco prima che postassi io xD, che culo auahauhauaa!. Tornando al commento, anche a te, non smetterò di dirti grazie, per tutto ciò che hai fatto e per tutte le lodi continue che mi fai *-*, non credo di meritarle, sono solo una ragazza in cerca di me stessa, e trovo la pace tra le milioni di lettere, che però mi fanno sentire sicura!. Sono contentissima che ti sia piaciuto questo capitolo, e spero ti piaccia anche questo!. Un bacio!.

 

Billie Joe: Anch’io voglio un bacio >_

Io: Dopo tesoro eheh.

 

Beh, credo che per questo capitolo i commenti siano finiti qui, anche se, per voi, non dovrebbero mai finire i GRAZIE!.

Spero, anche questa volta, nel vostro sostegno e nella vostra comprensione, non vi deluderò, è una promessa!.

Un bacio, SilentMoon.

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Capitolo 15
*** Old Memories. ***


Imperdonabile, praticamente da uccidere, da inseguire con coltello e sparare con mitra, da minacciare con ferri infuocati e da tagliare lentamente sul viso con piccole lamette per poi spargere un liquido al limone …. Sìììì …. Magicamente io, di nuovo!!!!.

Billie Joe, Mike, Trè:Muahuahaa.

 

Ok, scusate u.u.

 

Billie Joe, Mike, Trè: Muahauhahaa.

 

Scusate, scusate, scusate, scusate T_T.

E’ troppo tempo che non aggiorno, ma non ho mai smesso di pensare a questa FF ç_ç nonostante fossi in ospedale ç_ç.

Vi prego di perdonarmi davvero, ma sono stata male e mi hanno ricoverata, spero solo che anche questo capitolo vi piaccia, anche se corto e schifoso T_T. I ringraziamenti alla fine, come sempre.

Grazie di tutto e scusate infinite.

 

 

 

 

15

 

 

‘’Allora, una porzione di patatine fritte con maionese e due hamburger!’’.

‘’Sì sì, ah!. Ed aggiunga anche un tost!’’

‘’Certamente’’.

‘’Grazie mille signorina’’

 

 

‘’Ordinazione del tavolo 13 in arrivo’’

 

 

Il lavoro, che stress. Eppure ieri ho dormito tutta la giornata, ho aperto occhio solo alle 21 ed ho mangiato qualcosina, poi di nuovo sotto le coperte. Beh evidentemente non era così poco il sonno arretrato, anzi.

 

Indaffarata come sempre prendo ordinazioni e porto pietanze calde ai tavoli che ospitano piccoli e adulti notevolmente affamati.

 

 

‘’Ecco a lei’’

 

 

Ed anche il 13 è sistemato, per fortuna ora sono tutti serviti, posso quindi concedermi due minuti di riposo. Passo dietro il lungo bancone fornito di ciambelle e leccornie varie, togliendomi il grembiule nero che stringe come d’obbligo in vita e posandolo su uno sgabello che trovo nei pressi della cassa. Entro nella piccola stanza parallela alla cucina.

Davvero molto piccola, con una credenza dall’aspetto antica, color ciliegio, in fondo un tavolo di plastica e qualche sgabello intorno, sopra di essi una piccola finestrina con i vetri scorrevoli blu scuri. Questa è la nostra sala relax.

 

 

‘’Giornata pesante?’’ Mi domanda Lex interessato.

‘’Già, abbastanza’’.

‘’Hai dormito stanotte?’’.

‘’Sì, certo che ho dormito, perché?’’.

‘’No niente, mi sembri un po’ pallida, è tutto ok, vero?’’.

‘’Sì sì, perché dovrebbe essere l’opposto?’’.

‘’Bene, ne sono felice. Senti …. Te questa sera avresti degli impegni?’’.

 

 

Dice distogliendo lo sguardo dai miei occhi e buttandolo verso destra, stessa direzione in cui inclina la testa. Si passa una mano sui capelli, il suo sguardo è enigmatico.

 

 

‘’Cosa scusa?’’.

‘’Mi stavo chiedendo se …. Ti andava d’uscire con me, questa sera’’. L’ultima frase l’ha detta tutta di un fiato.

‘’Ah, beh, Lex, vedi, io non so se….’’

 

 

‘’Luna, ti cercano’’.

 

Il proprietario del locale mi interrompe e mi punzecchia con lo sguardo irritato, mi fa segno d’andare e di fare presto.

Lancio un’occhiata a Lex che è rimasto a bocca aperta in attesa di risposta, ma vado via, ugualmente, odio ferire le persone. Con il lui le cose sono sempre state diverse, ci conosciamo da tanti anni ormai, ed è inutile parlare solo di ‘’colleghi di lavoro’’, ma oltremodo non abbiamo una così profonda amicizia, ci conosciamo da tanto ma non abbiamo mai avuto forse la forza e l’interessamento per approfondire ciò. Sono già passati 5 anni dal nostro primo incontro, il primo mio giorno di lavoro qui, quindi. Ero nuova di queste parti e ricordo che mi sentivo disorientata in mezzo tutta quella folla della strada principale di Rodeo, a cui non ero per nulla abituata.

 

 

Era tutto diverso, tutto nuovo, ero solo una bambina!. Forse piccola ed incosciente, ma non demordevo nel mio intento di trovare finalmente un lavoro. Mi aggiravo così, per le strade di una Rodeo del tutto sconosciuta e confusionaria, dove l’unica cosa che abbondava, oltre la popolazione, era anche la droga e l’alcool. Percorrevo questa strada, la principale, la strada del Rekembeker. I miei occhi cercavano attenti qualche volantino o annuncio di lavoro, ma scarseggiavano e se c’erano, di sicuro erano Night come il Drink&Streep o il PainRed, luoghi del tutto sconsigliati ad una pivellina di soli 12 anni. Già. Quella pivellina, intanto, insieme allo scorrere dei giorni, cresceva, maturava e sembrava quasi ambientarsi in un luogo che non era il suo, completamente differenti, sia per la lingua che per i modi. Ma nonostante tutto, dopo una settimana, la ‘’bambina’’, io, camminando sotto il muro e percorrendo fino in fondo quella strada che pareva infinita, notò l’insegna di un vecchio locale, un ristorante forse.

 

L’aspetto non era dei migliori, l’insegna, un tempo evidentemente splendente e luminosa, si era ridotta ad un mucchio di polvere, lasciando al tempo le condizioni di quelle lettere ripassate milioni e milioni di volte a mano con pennarelli. I vetri della facciata lasciavano a desiderare, anch’essi. Opachi ed ingialliti, con chiari segni di sporcizia che davano un senso di polvere. Il luogo, quindi, non era assolutamente un ristorante a cinque stelle, ma più che altro sembrava una mensa per i poveri. Mi attaccai, letteralmente, ai vetri, nonostante sporchi ed appannati, per cercare di vedere al suo interno, ma fu impossibile, dato lo spesso strato di grasso su di essi. Decisi così di entrare. La notte stava per calare, erano all’incirca le 19 di una comune serata di Febbraio. Aprì lentamente la porta, chiedendo permesso. Venni subito accolta, in un modo al quanto strambo, da un signore di mezza età, dalla folta barba, robusto, dall’aria imponente e con il paio di lenti che cascavano sulla punta del suo rosso naso. Maglia grigia e grembiule nero, con una brocca di birra in mano da asciugare. Nel locale c’era silenzio puro, e si sentiva di tanto in tanto scricchiolare il legno dell’intero stabile. Il bancone ridotto nelle stesse condizioni di tutto il resto, copriva l’uomo misterioso che insisteva con lo strofinaccio blu e bianco, quasi grigio, affondandolo sempre più nell’incavo della brocca. Fece alcuni passi per uscire dal lungo piano di legno scuro adornato con una superficie di marmo grigia e nera. Il silenzio aveva ancora la meglio nel locale, rotto poi dal ticchettio dell’acqua colante del calice e dal suono fastidioso dagli stivali di pelle nera consumata che battevano a contatto con il parquet scollato e mal ridotto. Mi si avvicinò con aria impettita e chinò di poco il capo cercando di far scendere ancor di più quei piccoli occhialini che portava ormai sotto il naso. Mi sentivo un po’ spaesata, e per un attimo, pensai d’aver fatto una gran cazzata. Avventurarmi in un negozio dall’aspetto orribile, vuoto, da sola, e con all’interno un vecchio signore con l’aria da stupratore. Continuavo a fissare in vari punti del locale mentre l’anziano mi veniva in contro, notai così varie crepe sulle mura, sulla destra del locale c’era sul muro un tentato approccio con la carta da parati, piccoli fiorellini variopinti con lo sfondo giallo, ma anche quello, era staccato e rovinato, con i lati stracciati e penzolanti, i tavoli con uno strato di pulviscoli atmosferici notevolmente avanzati e il pavimento sporco.

 

Rimasi terrorizzata, pensai quasi di fuggire, ma il signore mi era troppo vicino, ed ora fermo. Mi chiese con tono severo cosa cercavo. Ricordo ancora la faccia ed il timbro che assunse nel momento in cui gli chiesi ….

 

 

‘’Ehm, scusi, non volevo disturbarla, ma sono nuova di qui, e cerco …. Cerco un lavoro’’.

 

 

Rimase con le orbite da fuori per circa qualche frazione di secondo prima di sbottare un ‘’Oh Santo Dio!’’ e di far cadere la brocca che aveva in mano, facendola rompere in mille pezzi. Lo ammetto, mi spaventai, ma fui presto rincuorata dall’entrata di un ragazzino, circa sui 14 anni, pelle chiara con occhi e capelli castani. Ci guardammo straniti, ma lui evidentemente capì e cercò di risistemare la situazione. Chiesi titubante se avessi fatto qualche domanda di troppo, ed ebbi come risposta un altro urlo di quel vecchio che ad occhio e croce sembrava essere Babbo Natale.

 

 

‘’Non cerchiamo nessuno, adesso vai via. Via!’’.

 

 

Disse girando il capo e sventolando animatamente lo strofinaccio ancora tra le sue mani, sbuffò ed andò in una delle piccole stanze al di là del bancone, lasciandomi abbastanza impaurita e da sola con quel ragazzo, che sembrava essere imbarazzato. Lo guardammo sbattere la porta, e i nostri sguardi, poi, si incrociarono.

 

 

‘’Ma, ma è sempre così?’’.

 

 

La mia voce era bassa e tremava ed io con lei, per la paura avevo stretto le spalle e portato entrambe le mani vicino la bocca. Il ragazzo scosse la testa e sorrise, dicendo che era suo solito fare. Tirai un sospiro di sollievo ed ingoiai prendendo un po’ di coraggio mentre lui, il ragazzo, era volato dietro il bancone per prendere una scopa spennata ed una paletta vuota ma con residui di polvere. Si era capito, la pulizia non era il forte di quel locale. Parlammo per un po’, giusto il tempo di vederlo spazzar via i cocci del vetro rotto e cestinarli, mi sentivo in imbarazzo, fuori luogo, impaurita e confusa, pensai quindi d’andar via. Il ragazzo mi fermò per un braccio.

 

 

‘’Dove posso trovarti?’’

‘’P, perché?’’.

‘’Tu dimmi dove posso trovarti e ti spiegherò meglio’’.

 

 

Quel ragazzo mi ispirava fiducia, così gli diedi appuntamento poche case dopo la mia. Arrivò, puntuale, e  passammo il pomeriggio insieme. Mi raccontò tutto di quel locale. Lui era il nipote di Babbo Natale, ossia del baffuto signore, e gestiva con lui quella baracca dimenticata da tutti. Rodeo stava cambiando e le birrerie come quelle ormai erano state chiuse, ma nonostante ciò, lo zio, tenne ancora lo stabile, anche se  non aperto al pubblico, ma giusto per ricordo di suo padre.

 

Il ragazzino mi spiegò poi che i suoi genitori erano medici e spesso erano via per lavoro, quindi nei periodi di lontananza dai genitori dava una mano nel locale al ‘’black’’, come lo chiamava lui. La giornata volò, e come quella tante altre, fin quando un giorno il tipetto dai capelli corti e castani mi disse che lo zio aveva voglia di parlarmi. Arrivati al negozio mi portò nella stessa stanza dove si era chiuso quella sera dopo avermi gentilmente liquidato.

 

Facevo ufficialmente parte del locale al black. Da quel giorno imparammo a conoscerci meglio, e aggiungendo suppliche ed idee, è nato il Rekembeker.

 

Rinnovato da testa a piede con sacrifici e sudore. E tutto questo grazie a lui, Lex.

 

 

‘’Ti sbrighi?!’’

‘’Ah, si, certo. Ma chi è?’’

 

 

Non mi degna di risposta, gira le spalle e torna in cucina, mi ero completamente persa tra pensieri e vecchi ricordi.

 

 

Esco dalla micro stanza-relax e ripercorro il bancone, dando sguardi veloci ai tavoli e agli sgabelli vuoti.

Dov’è?.

 

 

Apro la porta d’entrata e il cartellino open/closed risuona sul vetro spesso. Istintivamente giro la testa verso destra, con aria incuriosita, ma non trovo nulla e soprattutto nessuno. E’ ora di pranzo e sono tutti nelle proprie case, in strada non c’è nessuno. La volto a sinistra, fissando prima il marciapiede, uscendo definitivamente dal locale e facendo chiudere la porta alle mie spalle, salendo con lo sguardo e trovandomi ciò che non avrei mai voluto vedere.

 

 

Il mio sguardo terrificato e disgustato spero lo stiano mettendo a disagio, bella faccia tosta che ha. Ma d’altronde avrei dovuto aspettarmelo, come minimo. L’ho chiamato nano di merda e non me ne pento, lo rifarei in questo preciso momento, ma non so a cosa porterebbe.

 

 

Mi guarda con aria afflitta e sconsolata, fa quasi pena. Le sue solite converse dalle punte bianche, il jeans nero che riconoscerei tra mille, la cinta di borchie a tre file, camicia nera e cravatta rossa. Matita nera ben calcata intorno gli occhi e capelli ribelli sparati in aria.

Lo odio, ma è adorabile.

Le sue braccia tatuate sono così possenti e toniche. Hai le mani nelle tasche del jeans e cerchi qualcosa da fissare. Fisseresti tutto ma non i miei occhi. Non ne hai il coraggio?. Azzardato. 

 

 

‘’Che cosa vuoi?’’ Il mio tono indifferente lo lascia di ghiaccio e si ferma.

 

Alza poi lo sguardo su di me ed inclina la testa.

 

‘’Io e te dobbiamo parlare, lo sai, vero?’’

‘’Mi devi delle spiegazioni, questo è ovvio. Ma non ora, stò lavorando.’’

‘’Quando finisci il turno?’’.

‘’Che ti frega?’’

 

 

L’istinto è stata una delle cose che ho sempre odiato ed amato in me. Questo è uno dei momenti in cui posso dire d’aver fatto una cazzata, ecco.

 

 

‘’Mi frega, mi frega eccome. Devo parlarti, e devo farlo il prima possibile.’’ Ha alzato il tono della voce e mi guarda torvo.

‘’Finisco questa sera il turno, mi dispiace, faccio orario continuato’’.

‘’Ti passo a prendere alle nove, fatti trovare pronta’’.

 

 

Rido, con un sorriso sfottente ed amaro 

 

‘’Non sai nemmeno dove abito’’.

‘’Lascia fare a me. Ci vediamo’’.

 

 

Non lo degno di uno sguardo ed entro di nuovo nel locale, dove ormai tutti quasi protestano perché arrivi qualcuno a prendere le ordinazioni del secondo. Chiudo violentemente la porta, sbuffando. Ripercorro la strada verso il bancone e mi appresto a prendere il grembiule. Lo stringo in vita, mi armo di penna e block notes, pronta per una nuova ordinazione.

 

 

Sento il cellulare vibrare nella tasca dei miei jeans grigi e stracciati. Ma non ho tempo, leggerò dopo chi era. Sospiro profondamente e mi faccio tornare controvoglia il sorriso. Camuffo alla perfezione il sonno, il male interiore, la rabbia e la collera. Ora si lavora, si fa sul serio.

 

 

Sguardo attento e luminoso, sorriso smagliante arrivo al primo tavolo. Inizia una nuova sessione di lavoro.

 

 

‘’Desidera?’’.

 

****

 

 

 

‘’ With the lights out it's less dangerous
Here we are now, entertain us
I feel stupid and contagious
Here we are now, entertain ….’’

 

 

L’inebriante ed afrodisiaco  profumo del mio bagnoschiuma alla menta e mora mi manda su di giri, facendomi impazzire. Sono da quasi due ore sotto la doccia e non ho voglia di smetterla. Avvolta dal candido manto schiumoso e morbido, mi gusto ogni attimo di relax sotto quell’acqua tiepida, che cade goccia dopo goccia, su ogni parte del mio corpo ben coperto da un folto strato di schiuma. Mi viene da ridere pensando a quanto io sia stupida, ma mi rilassa terribilmente il calore dell’acqua che schizza sulla mia schiena senza chiedere permesso. I capelli bagnati, la bianca pelle coccolata da leggere bolle di sapone rosa ed azzurre, l’acqua mite che mi scalda gocciolina dopo gocciolina, circondata da un vetro opaco per causa del vapore mi fa sentire protetta. Meravigliosa doccia.

 

 

Dopo una ventina di minuti decido d’uscire o rischio d’ustionarmi gravemente, mi avvolgo così dal morbido accappatoio rosso fuoco. Stringo le spalle in cerca di protezione. Inizio ad asciugarmi accuratamente e metto l’intimo, stò per prendere le calze ma bussano al citofono.

Lo sapevo che avevo impiegato troppo tempo!.

 

 

‘’Chi è?’’.

‘’Scendi’’.

‘’Billie, ho appena finito di fare la doccia’’.

‘’Eh, per fortuna che t’ho detto di farti trovare pronta’’.

‘’Uffa, allora che fai Sali o no?’’.

‘’Sì sì, salgo’’.

 

 

Apro il cancello ed attendo che salga. Lo vedo arrivare, più che altro sento il suo profumo già da quando è entrato nel palazzo.

 

E’ inconfondibile, è troppo virile.

 

Troppo suo.

 

 

Mi nascondo dietro la porta, solo ora ho notato che sono in accappatoio e semi nuda sotto, indi per cui meglio coprirsi.

Sale gli ultimi scalini e non smette di fissarmi.

Dalla porta credo riesca a vedere solo la mia testa e qualche ricciolo ribelle che bagna il pavimento.

 

 

‘’Sei riccia?’’

 

 

Non un salve, né un ciao. Non un vaffanculo né un va a cagare, ma una domanda sui miei capelli?.

 

 

‘’S-sì, sono riccia, ma stiro spesso i capelli’’

‘’Ho notato’’.

 

 

Sorride, facendomi sciogliere. Rimane fuori l’uscio, abbasso lo sguardo e gli apro totalmente la porta, facendogli spazio.

 

Lui entra.

 

 

Chiudo la porta. Anche questa notte sarà lunga, quest’uomo nuoce gravemente alla salute.

 

 

L’avevo detto io che era un veleno.

 

 

 

*Angolo dell’idiota, io*

 

 

 

Ed eccomi qui, dopo giorni e giorni passati, flebo cambiate, dolori sopportati e voglia di scrivere mai spenta, sono di nuovo qui *-*.

 

Billie Joe, Mike, Trè: Nuòòòò.

 

Colgo, come sempre, l’occasione per ringraziare di cuore, tutti coloro che mi sono vicini e che, in un modo o nell’altro, sono presenti e sento il loro sostegno. Grazie di cuore a Bubiii, Cygnus Malfoy, Geneve, Ilaria 1993, Kvery12, Mary17, DarkDreamer89, BlackHina, piccolina94, ioamolacocacola, ginnyx, Guitarist_Inside, millape, Caramell_ManGa, 801_Underground, leilina, the.incubus,  Littlefunny ed ancora xD SuomiLover, ZofouArtemis, BabyJ,  kiara_star, Fujiko chan, Mariens, _Vega, cerere, Kohibito, Space_battle e grazie ancora ai nuovi arrivati *-* lithar, red_apple, skye182cla, mattyredmoon, aSte, Rudie, Lilly94!.

 

GRAZIE.

 

*Commenti time*

 

 

 

Guitarist_Inside: Darliiiing, sìììì, la prima, olè xD. Sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo, spero che anche questo ti piaccia, essì la maglia larga è bella ma qualche taglia in meno ci poteva anche stare auahuah xD. Eheh la telefonata e la frase finale m’han fatta ridere per non so quanti minuti di fila xD. Beh ti lascio al capitolo, spero ti sia piaciuto. Un bacio e hai visto?. Sono tornataaaa xD *-*.

 

Billie Joe, Mike, Trè: Eccheppalle.

 

Leilina: Heylà, ciao carissima!. Già, la storia conserva sempre quell’alone di mistero che rende sempre incerto il contenuto dei capitoli, e questo lo adoro, e a quanto pare, adori anche tu, ne sono felicissima, spero che anche questo capitolo ti piaccia, a presto cara, un bacio.

 

Fujiko Chan: Piccolina, macciao!. Awwww *w*, sono contentissima che ti piaccia ‘’EVERYTHING’’ ahah e che adori tutto ciò *-*, già il capitolo è strano, ma d’altronde, tutti i capitoli lo sono, la storia lo è, l’autrice pure, e la mia testa anche, quindi direi che cade tutto a pennello xD, la telefonata è piaciuta parecchio vedo ò.ò, qui c’è più di qualcuno a cui piacerebbe mandare a fanculo Pillicciò, muahuahaa, organizziamo un pullmino e andiamo fuori casa Armstrong a manifestare con insulti ed imprecazioni muahuhauahaa. Dai ti lascio alla lettura di questa schifezzuola, spero che anche in questo capitoli tu possa entrare in sala ( ? ) con uno dei tuoi vestiti pomposi xD.

 

Black Hina: Bubuh!. E va là, quanti complimenti, troppi =D!. Sono felicissima che ti sia piaciuto il capitolo, spero anche questo, baciiii!.

 

Lithar: Ma va la esistono anche i ragazzi su questo fandom ò.ò, tempo fa mi arrivò una e-mail da parte di un ragazzo e pensavo fosse l’unico esemplare, ma ora abbiamo teeee xD. Spero che questa volta ( xD ) l’e-mail ti sia arrivata!. Grazie mille dei complimenti e in primis dei commenti, grazie davvero!.

 

DarkDreamer89: Pocciauuuu xD aww grazie milleeee!. Già Luna è un misto tra la tenerezza e la forza, e Billie è il filo sottile che ci scorre di mezzo, spero ti piaccia anche questo capitolo, baci!.

 

Mattyredmoon: Avvenimento storicoooo, ci sono due esemplari da poco nati su questo fandom, aww, benvenuto *w*!. Per prima cosa, grazie mille dei complimenti, delle e-mail, dei commenti e delle belle parole xD in secondo luogo spero ti piaccia questo capitolo ^^, a presto!.

 

Caramell_MaNga: Heyy!. Già i sogni sono la cosa più preziosa che caratterizzano la vita di ognuno di noi, scoppiati quelli, scoppia la voglia di vivere ;D. Grazie mille dei complimenti e a presto tesoro!.

 

801_Underground: Woh ò.ò, un tuo commento ò.ò, ci vorrebbe Homer Simpson per dir….

 

Billie Joe: MITICOOOO!.

Io: -.-.

 

Il concetto era quello xD, grazie mille d’aver commentato, pensavo che non l’avrei mai letto ed invece …. Eccolo lì, lo custodirò gelosamente, sperando di leggerne un altro, grazie ancora dei complimenti e d’aver commentati, bacioni.

 

Cerere: Woh è serata d’avvenimenti ò.ò, anche per te vale lo stesso discorso, non pensavo d’aver mai letto un tuo commento, ed invece ecco la sorpresa, non potevo trovare un’accoglienza migliore dopo un brutto periodo in ospedale *w*. Grazie mille dei complimenti e del sostegno!. Spero di poter leggere un nuovo commento su questo capitolo, la tua opinione mi interessa, magari vieni colpita dall’atto filosofico xD, chissà xD. Grazie ancora e baci!.

 

 

 

I commenti e le idiozie credo che siano finite qui, per ora vi lascio con questo capitolo e con la promessa che aggiornerò prestissimo.

Un bacio profondo e caloroso, grazie davvero di tutto.

Un bacio, SilentMoon.

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