You should really know di Rowena Ollivander (/viewuser.php?uid=53742)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Niente è come sembra ***
Capitolo 2: *** Nel privé ***
Capitolo 3: *** Per Dimenticare ***
Capitolo 4: *** So Here We Are ***
Capitolo 5: *** You Make it Real - Epilogo ***
Capitolo 1 *** Niente è come sembra ***
Volevo
“dedicare” questa fan fiction al suo protagonista:
l’idea per questa fan fiction è infatti nata in
occasione di questo giorno. Oggi 24 agosto è infatti il
21esimo compleanno di Rupert!!
Colgo
l’occasione per ricordare a tutte le fan di Rupert che su
internet c’è una petizione a favore della
proiezione del suo nuovo film “Cherrybomb” in
Italia, se non l’avete già fatto correte a
sostenerlo!!
La storia non centra
esattamente con la data di oggi ma al centro di tutto sta
proprio lui quindi… tanti auguri a Rupert e buona lettura a
voi!!!
Con
questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo
dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone,
nè offenderle in alcun modo'
You Should Really Know
Niente è come sembra
Seduto sul divano di
casa sua, davanti alla televisione accesa, Rupert guardò di
sfuggita l’orologio.
Era ora di prepararsi.
Si alzò
per buttare il cartone della pizza e poi andò in camera a
cambiarsi.
La cena di quella
sera era stata una specie di libera uscita per il suo stomaco. Il
giorno dopo sarebbe stato a cena dai suoi genitori e sapeva
già come sarebbe andata a finire: sua madre lo avrebbe
riempito di scatolette e contenitori pieni dei suoi manicaretti.
Avrebbe avuto roba da mangiare per almeno due giorni, 4 pasti completi
per uno con il suo stomaco. Lui non si lamentava nemmeno troppo, sua
madre cucinava meglio di un professionista, ma un bel giorno si sarebbe
dovuta rendere conto che lui da mangiare se ne sapeva fare benissimo e
non mangiava solo schifezze come diceva lei.
Mentre si stava
vestendo, una notizia al telegiornale attirò la sua
curiosità. Sospirò stanco quando con ancora la
t-shirt in mano si trovò davanti alla televisione accesa.
Una serie di immagini di Emma e un tizio biondo che camminavano insieme
di sera, per svariate vie di Londra. Il tale era presentato come
«la nuova fiamma della giovane attrice inglese,
co-protagonista dei film di Harry
Potter».
…
Già era
difficile per lui capire il gossip di per sé. Ma la cosa che
ogni volta lo colpiva era che ci sarebbero state milioni di occasioni
migliori per fare queste supposizioni idiote, fondate su innocue
fotografie. Lui ed Emma avevano fatto centinaia di foto insieme che
sarebbero risultate senza dubbio più
“compromettenti” di quell’uscita a due in
giro per Londra. Adesso che ci pensava a nessun giornalista era mai
nemmeno passato per l’anticamera del cervello di supporre che
loro potessero essere una coppia, mentre ce ne erano mai state tante su
lei e Daniel…
Qualcosa
pizzicò nel suo orgoglio maschile. Quel biondino da
strapazzo agli occhi dei giornalisti era sicuramente il fidanzato di
Emma, mentre lui non lo avevano mai nemmeno considerato. Eppure non
aveva niente di meno di quel buzzurro, a parte sei anni di differenza,
dato che il tipo sembrava averne 26. E comunque se Emma si fosse
fidanzata glielo avrebbe detto. Esattamente come l’ultima
volta. Alzò le spalle. Non gli era mai importato niente di
quei giornalisti in perenne ricerca di gossip e di sicuro non aveva
voglia di cominciare proprio adesso, men che meno a crederci. Prese il
telecomando e spense la televisione.
Si infilò
la maglietta e si avvicinò alla porta d’ingresso.
Mentre si allacciava un paio di All Star blu, gli cadde
l’occhio sullo specchio. Il davanti della sua maglietta
citava: «No
photographs, please…».
Quello era stato un
regalo di Emma, in nome della sua eccentricità e del suo
snobbismo nei confronti delle magliette monocrome, gli aveva detto.
Rupert sorrise ripensando a tutte le volte che si era ritrovato in giro
per Londra con quella maglietta addosso ad osservare
l’espressione sconcertata delle ragazzine che lo avevano
riconosciuto, ma non si osavano a fotografarlo o ad avvicinarsi per via
della maglietta. Per poi sentire che lo chiamavano per nome non appena
aveva voltato loro le spalle e sul retro della maglietta avevano letto:
«…
just kidding…». Poverine. Si era
sempre sentito piuttosto in colpa, ma era soddisfatto del risultato; le
ragazzine si presentavano sempre, ogni tanto anche non curanti della
scritta, segno che aveva delle fans coraggiose. Sorrise a questo
pensiero davanti allo specchio e poi, con la giacca in mano,
uscì di casa.
Ciao a tutti!
Allora questo
è semplicemente un capitolo introduttivo, per fare il punto
della situazione. Un assaggino, diciamo.
Volevo precisare un
paio di cose. Innanzi tutto non sono del tutto certa che Rupert viva da
solo, ma ai fini della storia ne avevo bisogno.
Seconda cosa
l’idea della maglietta è mia; lui non ha una
maglietta così, che non credo nemmeno che esista, ma mi
piaceva moltissimo l’idea che ci sta intorno. Ma lo snobbismo
per le magliette monocrome, anche se l’ho inserito io, credo
che sia decisamente vero. Ho ragione? Beh se seguite Rupert come me
potete capirmi ^__-
Rowena
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Capitolo 2 *** Nel privé ***
Nel
privé
“E
grazie per l’invito
Ma
proprio non ce la farò
Ho
proprio tanti tanti troppi impegni,
Credo
forse partirò.
Se
avessi più coraggio, quello che io ti direi
Che
quell’uomo perfetto che volevi tu non l’hai capito
mai.”
Per
dimenticare - Zero Assoluto
Rupert
arrivò al bar dove aveva appuntamento con gli altri con 15
minuti di ritardo.
Accidenti al
traffico! Non arrivava mai in ritardo, era una cosa che lo faceva
impazzire.
Si
affrettò verso il locale e una volta entrato si
sbottonò la giacca a vento. Anche se erano quasi alla
metà di agosto alla sera faceva sempre piuttosto fresco e
nel tragitto dalla macchina aveva dovuto mettersela. Salutò
il barman e qualche sgabello più avanti, in attesa del suo
drink, scorse la figura di Daniel
- Allora, cosa
beviamo stasera? -
Daniel si
voltò - Ehi, ciao. Oh, io prendo un mojito, tu cosa vuoi da
bere? -
Rupert ci
pensò su un istante - Una birra va bene. -
Dopo un paio di
minuti facevano entrambi il loro ingresso nel privè del
locale.
A seguito
dell’annuncio che il film sarebbe stato rinviato, tutti i
membri del cast avevano visto aumentare smisuratamente le loro
“vacanze” . Presentazioni, premiers e
sponsorizzazioni erano tutte rinviate di almeno sei mesi e
così a qualcuno era saltato in mente di fare una specie di
festicciola per salutarsi. E cosa c’era di meglio ovviamente
di una bella bevuta?
In mezzo a tutta la
marea di gente che si era ritrovato davanti, Rupert scorse Emma seduta
ad un tavolo. Stava parlando con un tizio che non era sicuro di
conoscere, ma per qualche motivo la sua faccia non gli era nuova. A
dire la verità era lui che le stava parlando
all’orecchio e a giudicare l’espressione di lei
doveva essere qualcosa di divertente. Molto divertente. Forse troppo.
Ma la sua attenzione
venne distolta da un secco colpo che ricevette sulla nuca
- Ehi! Come mai sei
in ritardo oggi? Non è da te, rosso. -
Rupert
sospirò sorridendo - Traffico. Sai, credo che mi
mancheranno queste tue dolci manifestazioni di affetto… -
rispose con una sonora manata in mezzo alle scapole di Devon*
- Mi
dispiacerà non rivedere la tua brutta faccia per un
po’. -
- Il piacere
è tutto mio!! - Risero. Lui e Devon avevano legato parecchio
durante tutti questi anni; il fatto che avessero la stessa
età era stato un buon punto di partenza.
Devon
indicò il proprio bicchiere vuoto
- Beh,
andrò a fare rifornimento. Tu vuoi qualcosa? -
- No grazie. Appena
fatto. - rispose indicando la bottiglia
- Daniel? -
Quest’ultimo, che intanto si era messo a parlare con Oliver* qualche passo più
in là, alla domanda di Devon si girò e scosse la
testa, ringraziando
- Beh ci vediamo in
giro allora. - Rupert annuì e Devon si allontanò
- Che ne dici, ci
andiamo a sedere? - chiese Daniel a Rupert, raggiungendolo
- Certo. -
- Mi sembra di aver
visto Emma seduta laggiù. -
Sì,
anche a me,
si ritrovò a pensare.
Si avvicinarono
insieme verso il fondo della sala, ma la voce di Oliver li fece fermare
quasi subito
- Ehi, Dan! Che fai,
me lo regali il telefonino? -
- No! No! Scusa,
torno subito. - disse a Rupert prima di semi-scomparire tra la folla.
Adesso che si
guardava bene in giro c’era davvero un sacco di gente. Certo
non c’erano proprio tutti i membri del cast;
c’erano i “giovani”, quelli che comunque
costituivano la gran parte degli attori. Altrimenti altro che
privé, non sarebbe bastato l’intero locale!
Bevve un sorso della
sua birra. Fu soltanto allora che riuscì a scorgere di nuovo
il tavolo di Emma.
Non gli
andò di traverso la birra, come ci si sarebbe potuto
aspettare. Quello succede solo nei film.
E quello, purtroppo
non era un film, era la pura realtà e stava dritta sotto i
suoi occhi.
Lo
“sconosciuto”, che evidentemente non lo era, ed
Emma si stavano baciando. Sulla bocca. E non era un semplice bacio. Era
un decisamente bacio.
Dentro di lui
qualcosa smise di funzionare e si fermò. Rupert rimase
lì impalato in mezzo alla sala a fissarli. Anche quella era
una cosa da film. Non sarebbe dovuta succedere, secondo lui. E invece
adesso si ritrovava lì e non riusciva a muovere un passo.
Macchè! Nemmeno riusciva a sbattere le ciglia!! Non era
possibile. Doveva reagire, non poteva semplicemente stare lì
fermo senza far niente. Senza contare il fatto che chiunque avrebbe
potuto accorgersi della sua “pietrificazione”.
Chiunque, persino loro due, una volta che avessero smesso di baciarsi. Se avessero smesso. Pareva
passata un’eternità e loro erano ancora
lì a sbaciucchiarsi.
Più o meno
due secoli e mezzo dopo, o questo almeno era quello che aveva creduto
lui, sentì una mano appoggiarsi sulla sua spalla;
contemporaneamente intanto, Emma e il tizio si staccarono e Rupert
ricominciò a sbattere le palpebre.
- Ok, fatto. Avevo
prestato il cellulare ad Oliver per fare una telefonata; il suo lo ha
lasciato a casa o è rotto, boh non ho capito. Comunque,
andiamo a sederci?-
Daniel, che
ovviamente non si era accorto di niente, cominciò a
spingerlo verso il fondo della sala. La scarsa opposizione di Rupert
gli risultò assolutamente ignota.
Erano a pochi passi
dal tavolo quando Emma si voltò e li vide. Rupert prese una
bella sorsata di birra.
Accidenti. A saperlo
prima avrebbe ordinato qualcosa di forte
- Ehi, Rupert! Dan. -
li salutò alzandosi per dare un bacio a entrambi
- Emma. -
- Ciao. -
Poi Emma si
voltò verso il ragazzo seduto al tavolo con lei.
Rupert prese
un’altra lunga sorsata di birra senza che nessuno se ne
accorgesse.
- Ragazzi, questo
è Jay. Il mio ragazzo. -
Jay si
alzò per stringere loro la mano
- Piacere. -
- Ciao. - rispose
Daniel entusiasta
- Ehi. -
accennò Rupert. E fu lì che capì dove
lo aveva già visto. Le foto al telegiornale. Il
“presunto” fidanzato di Emma era vero. Fantastico.
Che bella prospettiva di serata, eh?
Presero tutti posto,
tranne Rupert che rimase in piedi. Daniel lo ammonì
- Dai siediti, amico.
-
Rupert ci
pensò su un attimo; era davvero costretto a passare la
serata lì?
- Ehm,
veramente… Io ragazzi ero venuto solo per salutarvi. Devo
andare. -
Il disappunto di
Daniel ed Emma non tardò a farsi sentire
- Cosa?! -
- E
perché? - gli chiese il suo migliore amico.
E adesso veniva il
bello: perché?
- Perché
ho… delle cose da fare. -
- Oh andiamo!! -
- Lo sai che
è la scusa più vecchia del mondo? - lo
guardò scettico Daniel
- No! No, davvero! Io
devo… tenere mia sorella. È a Londra
e… la devo andare a prender da una sua amica fra qualche
minuto. Dorme da me stanotte. -
Certe volte avere tre
sorelle era decisamente comodo
- Tua sorella quale?
-
- Georgina? -
intervenne Emma
- Sì! -
annuì vigorosamente cogliendo l’occasione al volo.
- Oh eddai!! Quanti
anni avrà, quindici, no? -
-
Sì… -
- E allora dai!!
Anche se sta mezz’oretta di più dalla sua amica
non crolla mica il mondo! - insistette Daniel
- No, davvero non
posso. - La cosa si stava facendo difficile
- Ma dai, sono appena
le dieci!! Alla sua età altro che le dieci che facevi tu. -
Accidenti. Emma aveva
ragione. Avrebbe dovuto scegliere sua sorella Samantha, lei aveva solo
dodici anni. Sarebbe stato più credibile
- No,
veramente… -
- Oh, dai Rupes, ti
prego! Mezz’oretta, non di più, giuro. -
Non
mi guardare così…
- Sì Rupes, ti preghiamo!!!!!!! - lo
implorò Daniel
Rupert
sospirò. Che uomo forte eh? Crollare solo per come lei lo
chiama e lo guarda. Diede un’occhiata alla stupida faccia che
stava facendo Daniel e sorrise
- E va bene. Non
c’è niente di male a restare una
mezz’ora. - disse prendendo posto vicino a Daniel.
Ognuno bevve un sorso
del proprio drink, ma nessuno sembrava intenzionato a cominciare la
conversazione. Fu Daniel che dopo un po’ decise di rompere il
ghiaccio
- Allora, Jay, cosa
fai tu? Studi, lavori… -
Jay si mise a ridere
imbarazzato - Ehm, veramente di studiare ho smesso qualche anno fa. Ho
venticinque anni… -
- Wow! Venticinque!
Accidenti… - disse Daniel, assolutamente sorpreso; Rupert
sbuffò impercettibilmente - Beh, complimenti, te ne davo
molti meno. - proseguì il moro
- Grazie. Insomma, se
posso prenderlo per un complimento… -
- Oh sì!
Sì, non dicevo per offenderti. Caspita, venticinque. Tu lo
avresti detto, Rupert? -
Rupert intanto, che
aveva colto l’occasione per bere un altro po’,
alzò le spalle
- Non lo so. Voglio
dire, sembrava più grande di noi. Ma forse non
così tanto. - aggiunse per non fare il bastian contrario.
Certo
che mi sembrava più grande, accidenti a confronto lei
è una bambina!
- E cosa fai quindi
nella vita? - proseguì Daniel; lui sì che sapeva
reggere una conversazione, ringraziò il cielo Rupert
- Lavoro nella
Guardia di Finanza. -
- Sì, Jay
è un finanziere. - intervenne Emma, per la prima volta nella
conversazione, stringendogli la mano; cosa che non sfuggì a
Rupert
- E dimmi, quindi fai
anche tu gli appostamenti per strada? - chiese Daniel. Jay
annuì
- Beh, cavoli, se per
caso ci vedi non ci fermare allora. - disse Rupert, quasi senza
accorgersene.
Emma e Daniel lo
guardarono come se avesse detto qualcosa di male; Jay invece rise
- Rupert…
- cominciò Emma
- Che
c’è? Stavo solo dicendo che ci farebbe comodo a
tutti. Non è un mistero che se la Guardia di Finanza ti
ferma stai lì come minimo un’ora. -
Emma era rossa
dall’imbarazzo, mentre Daniel non sapeva bene cosa pensare.
Gli era sembrato che il suo amico avesse qualcosa che non andava quella
sera e quelle sue uscite poco felici ne erano la piena dimostrazione
- No, ha ragione.
È vero. Beh non ti posso garantire niente, ma potrebbe
essere un semplice controllo “patente e libretto” e
non un’ispezione in piena regola, la tua. -
Rupert
allargò le braccia, tanto per dimostrare ai suoi amici che
nemmeno Jay si era offeso quindi non c’era nulla di sbagliato
in quello che aveva detto
- Grazie! -
Gli avevano sempre
insegnato a guardare il lato positivo delle cose; ecco quello era il
“lato positivo” del fatto che Emma stesse con quel
tizio.
Parlarono del
più e del meno per qualche minuto e durante la conversazione
Rupert cercò di rimediare al suo comportamento iniziale con
il suo senso dell’umorismo e qualche sorriso. Grazie al cielo
non gli era nemmeno stato troppo difficile; sembrava che Daniel ed Emma
avessero classificato il suo solo un riflesso per
l’agitazione di ritardare all’appuntamento con sua
sorella
- Allora, - disse ad
un certo punto Emma - sapete già cosa farete in questo
periodo? -
Fu Daniel il primo a
rispondere - Io parto per l’America a fine agosto circa.
“Equus” verrà presentato a Brodway il 5
settembre e poi comparirà regolarmente nel calendario.
Quindi annesse e connesse partecipazioni per sponsorizzare lo
spettacolo. Direi che avrò il mio da fare. Spero di trovare
del tempo per rilassarmi. Voi che farete? -
- Tu che farai
Rupert, lo sai già? - intervenne Emma
Rupert si
sistemò meglio sulla sedia; lo imbarazzava terribilmente
parlare dei sui progetti
- Beh, adesso credo
che passerò del tempo con la mia famiglia, anche se
dovrò mettermi a studiare. A settembre comincio a girare un
film con una piccola produzione irlandese. -
- Wow. -
- Grande. -
Rupert
annuì continuando a giocherellare con la bottiglia
- È
ambientato a Dublino, quindi dovrò imparare
l’accento. -
- È una
splendida notizia! -
- Emma ha ragione.
Beh, buona fortuna allora! - gli disse Daniel dandogli una pacca sulla
spalla
- Grazie. -
- E che genere di
film è, se posso chiedere? - domandò Jay
- Certo. È
una specie di thriller, una cosa fra adolescenti,
c’è una ragazza di mezzo… -
- Ok, abbiamo capito.
Ci stai prendendo gusto è, dì la
verità? - scherzò Daniel. Rupert rise
- E poi…
beh se entrerà in porto parteciperò anche a un
progetto di remake di un film francese. -
- Oh! E che film? -
gli chiese Emma
- Ehm, il titolo in
francese non lo so, ma si chiamerà “Wild
Target”. -
Tutti risultarono
piuttosto stupiti
- Accidenti Rupert,
quanto lavoro! -
- Dan ha ragione, sei
più impegnato di tutti noi messi insieme! -
- Perché
tu che farai? - le chiese il moro, cogliendo l’occasione
- Oh beh, dato che
dovrò aspettare un po’ prima di presentare il film
d’animazione che ho doppiato, noi, - sottolineò
stringendo il braccio del suo ragazzo e scambiandosi
un’occhiata con lui - abbiamo pensato di fare un viaggetto. -
Rupert
tossì guardandosi di sfuggita intorno.
Dove
accidenti si è cacciato Devon quando
c’è bisogno di bere un Cuba Libre?!?!
- E dove andate? -
chiese, soltanto per dimostrarsi interessato, dato che non gli
importava affatto dove lei e il suo principe azzurro andassero, insieme
- Andiamo due
settimane in giro per la Scozia. È stato Jay ad avere
l’idea; è lui che ha organizzato tutto!-
Insieme a Daniel
sorrise della felicità che le si leggeva sul volto, anche se
il suo sorriso fu piuttosto forzato
- E quando partite? -
chiese loro Daniel
- Fra due giorni!!
Partiamo con il treno delle 11:30 per Edimburgo. Una bella
vacanza per rilassarci. Solo noi due. - annunciò
Emma entusiasta.
In compenso a Rupert
per poco non venne un colpo. Fece per prendere un'altra bella sorsata
di birra, ma quando poggiò la bottiglia alle labbra si
accorse con disappunto che era vuota. Ma quella bottiglia non era piena
per tre quarti appena due secondi fa?!?!
Ok,
l’alcool era finito. Era il momento di andarsene.
Mentre i suoi amici
ancora chiacchieravano del viaggio, Rupert si alzò
- Beh, io vi saluto.
-
- Cosa? Ma,
è già ora? - chiese Emma guardando
l’orologio
- Non poso restare,
davvero. Adesso devo proprio andare. -
- Ok amico, ci
sentiamo allora. E in bocca al lupo per i tuoi progetti. - gli disse
Daniel con una pacca sulla spalla
- Grazie. Ciao. -
Rupert si sporse per stringere la mano Jay
- Beh, fate buon
viaggio. -
O
anche no, fate come vi pare…
Emma lo
abbracciò e dopo gli ultimi saluti Rupert si
allontanò.
Aria, aveva bisogno
di aria. Doveva uscire da quel dannato posto. E c’era quasi
riuscito, ma una voce lo aveva fermato sull’ingresso
del privé. Quando la vide raggiungerlo
sospirò
- Rupert! Scusa, non
voglio farti perdere tempo. Solo volevo chiederti, dato che non sei
potuto rimanere questa sera, se ti va di fare colazione insieme
venerdì mattina, voglio dire, prima che io prenda il treno.
- gli chiese Emma quasi supplicante
Rupert scosse la
testa - Mi dispiace, non posso. Domani sono a cena dai miei genitori;
mi fermo a dormire da loro, non riesco a scendere in tempo. -
- Oh… -
- Mi dispiace. Ma ci
possiamo vedere quando torni, se ho ancora tempo così puoi
raccontarmi come è andata. E magari mi aiuti a studiare
l’irlandese. - cercò di sdrammatizzare.
Emma annuì
- D’accordo. Allora, buona notte. - disse baciandolo sulla
guancia
- Buona notte, Em. -
Detto questo si
girò e se ne andò. Non doveva fare
così, non doveva. Non poteva trovarsi un fidanzato e poi
chiedergli di fare colazione insieme! Doveva essere il contrario,
così magari il fidanzato sarebbe stato lui, invece di quel
buzzurro con mille anni più di lei.
Quando
uscì dal locale l’aria della sera gli punse gli
occhi. Fu in quel momento che si rese conto del male che veramente
faceva sapere di averla persa.
“Avrebbe
chiesto solo
Un
attimo di pace
Avrebbe
chiesto solamente
Di
ascoltare ancora
Un
filo suo di voce
Che
dice me ne vado piano piano piano piano…
Tu
prendimi la mano
Io
parto e non ti porto con me
D’
ora in poi pensa solo a te
Avrebbe
chiesto solo
Di
perdere un po’ i sensi.”
13
Anni - Tiziano Ferro
To
be continued…
* Devon Murray è
l’attore che interpreta Seamus Finnigan e ha la stessa
età di Rupert (entrambi sono nati nel 1988)
*
Oliver
Phelps è l’attore che interpreta George Weasley,
classe 1986
Ed ecco finalmente il
secondo capitolo. Mi dispiace per avervi fatto aspettare
così tanto, ma sto preparando un esame e purtroppo il tempo
per la fan fiction è davvero troppo poco. Infatti volevo
avvertirvi che non so quando sarò in grado di postare il
terzo capitolo; probabilmente dopo l’otto di settembre,
purtroppo.
Volevo fare, come al
solito, dei chiarimenti. Il fantomatico fidanzato di Emma è
il suo attuale fidanzato, ed è veramente così
tanto più grande di lei. Tra l’anno scorso e
quest’anno c’è stato un tira e molla ma
ora stanno insieme e lui è stato sul set
dell’ultimo film di “Harry Potter”. Jay
Barrymore, a quanto dice internet è veramente un finanziere.
Seconda cosa gli
impegni dei maschietti sono reali, l’unica distorsione della
realtà è che “Cherrybomb”
è stato girato da Rupert ad agosto e non a settembre.
Oh, e i nomi delle
sorelle di Rupert sono veri e anche le età
approssimativamente. Più avanti avrà un ruolo
abbastanza importante nella storia anche il fratello minore di Rupert
(per chi non lo sapesse lui è il primo di cinque tra
fratelli e sorelle!!).
Adesso viene la parte
migliore: i ringraziamenti!!!!
Noel_93:che bello
sono stata troppo felice di vedere che mi hai recensita per prima!! Il
particolare della maglietta è una cosa che mi frullava in
testa da millenni ma non sapevo mai dove infilarlo ed ecco la
soluzione!! Spero ti sia piaciuto il chappy ^_-
Little lamb in love95:
Oh che emozione avere una nuova fan!!! Mi sento molto onorata ^_^ E
addirittura tutte le fan fiction? Che coraggio O.O Allora aspetto con
ansia una tu recensione per questo secondo capitolo!!(o e ti consiglio,
se ti piace la coppia Rupert/Emma di andare a leggere la ficcy di
Noel_93 un compleanno da non dimenticare)
…Oh e vi
do un indizio: il terzo capitolo si intitolerà Per dimenticare
Un bacione,
Rowena
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Capitolo 3 *** Per Dimenticare ***
Ricordo
che con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non
intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste
persone, nè offenderle in alcun modo.
Per dimenticare
“When
it all falls down.
And
the law don’t count.
And
it a doesn’t seem fair.
And
the people don’t care.
Where
in the world you gonna go…”
Ground
Zero - Chris Cornell
La portiera della
Mini si chiuse con un tonfo. Rupert rimase immobile
nell’abitacolo della sua macchina per qualche secondo, poi le
mani sul volante, si lasciò andare e vi poggiò
sopra la testa.
Le immagini di
quell’ultima mezz’ora continuavano a riproporsi
davanti ai suoi occhi. Quel loro parlare fitto, lei che gli stringe la
mano, lui che la bacia… Quello che lui avrebbe voluto fare
da una vita.
Sentiva la rabbia
piano piano montare dentro di lui. Accidenti lui era lì
accanto a lei da ben otto anni. La aiutava quando aveva bisogno, la
sosteneva e incoraggiava ogni volta che si trovava in
difficoltà, la divertiva… Lui non aveva mai
voluto niente in cambio, perché un’amicizia
è questo: dare. Dare, ma ricevere anche e lui non poteva
certo dire che Emma non avesse fatto le stesse identiche cose per lui.
Ma ad un certo punto lui aveva cominciato a vederla con occhi diversi;
non le era mai sembrata tanto bella, ogni momento passato con lei
acquisiva un nuovo e splendido significato. Sentiva addirittura la sua
mancanza. E lei invece cosa faceva?! Si trovava un fidanzato imbecille
che portava la divisa e che era la brutta copia di Matthew
McConaughey!! Ma era possibile?! Lui si innamorava di lei e lei gli
dava il benservito senza nemmeno concedergli una
possibilità! Dannazione!
Le dita di Rupert si
strinsero più forte intorno al volante.
Ma poi che diavolo ci
faceva con uno con sette anni più di lei…! No!
No, non voleva nemmeno pensarci. Che rabbia. Sarebbe stato da galera,
da galera! Se solo lei non fosse stata maggiorenne. Ma al diavolo,
questo era solo un insignificante
dettaglio!! E lui che si era sempre fatto il problema
dell’età. Sette anni, sette!!! A lui due
sembravano più che sufficienti, giusti, perfetti!! Ma lei
aveva dovuto fare le cose in grande. Alla signorina piacciono gli
uomini maturi!
La rabbia era sempre
più forte e Rupert si ritrovò a tirare pugni
contro il volante per non urlare tutto quello che aveva dentro. Ma ad
ogni colpo sembrava andare sempre peggio. Allora sai che ti dico? Al
diavolo! Al diavolo te, il tuo Jay e tutto quanto!
- Fanculo…
- emise a denti stretti, tirando un ultimo pugno al volante e ricadendo
appoggiato con la testa al sedile. Si sentiva così idiota
per aver anche solo pensato di poter piacere ad una come lei.
Sospirò,
passandosi una mano tra i capelli. Aveva bisogno di qualcosa che lo
facesse stare meglio.
Aveva bisogno di bere.
Senza nemmeno
accorgersene girò la chiave e partì. Non aveva
una meta precisa, bastava un bar, un qualsiasi locale che vendesse
alcolici. Quando fu non troppo lontano da casa sua scorse un pub aperto
e vi si fermò davanti. Parcheggiò la macchina e
scese. Perfetto. Non era nemmeno troppo lontano
dall’appartamento che si era comprato a Londra,
così avrebbe potuto bere di più. Tanto la
macchina conosceva la strada per arrivare a casa. Quel breve tratto
avrebbe potuto percorrerlo anche da sola.
Entrò e si
sedette al bancone di legno del bar. Passò qualche minuto
prima che il barista si accorgesse di lui. Il bar era quasi vuoto ad
eccezione di una dozzina di omoni intenti a bere birra e ad inveire
contro la televisione. Rupert ordinò una birra
senza pensarci troppo e si mise a guardarsi in giro. Un classico pub
inglese fatto per la maggior parte di legno e pietra, con il
biliardo e il centro per le freccette.
Niente male,
pensò sorseggiando. Non c’era posto migliore per
lui quella sera. Lì era tranquillo ed era certo
che nessuno lo avrebbe disturbato.
Il barista infatti si
era posizionato nuovamente davanti alla televisione ed insieme a tutti
gli altri continuava ad urlare e tirare pugni sui tavoli. Quella sera
giocava l’Inghilterra Rugby nel Sei Nazioni ed era troppo
tempo che la squadra non portava a casa un trofeo di quella portata; e
la Francia non era esattamente la squadra più facile da
battere, senza contare l’odio profondo che c’era
fra le due nazioni. Dopo 50 minuti di partita si era ancora nove pari e
niente mete. Non gli era mai dispiaciuto il rugby come sport
e senz’altro quella sera era diventato il suo preferito,
perché nessuno avrebbe prestato attenzione a ciò
che faceva o a quanto beveva, bastava semplicemente che pagasse.
Inevitabilmente i
suoi pensieri ricominciarono a fluire e lo facevano sempre
più violentemente, mentre le sorsate di birra si facevano
più profonde. Ma che cosa aveva creduto, che lei sarebbe
stata sempre a sua disposizione? Che lo avrebbe aspettato lì
per l’eternità? Era normale che si fosse fatta una
vita, che avesse cominciato ad uscire con i ragazzi e via di seguito.
Lui non aveva alcun diritto su di lei. Era semplicemente un amico e gli
amici ti supportano sempre. Ma lei per lui non era più
un’amica e lui non voleva un’amica, voleva una
donna, una ragazza. Ma non una qualsiasi, voleva lei.
In che bel casino si
era infilato, eh? E adesso? Adesso era semplicemente troppo
tardi. Lei si era trovata qualcuno e così avrebbe dovuto
fare lui. Solamente trovarne un’altra. No, non se ne parlava.
Di Emma ce ne era una sola e lui non voleva una squallida copia o
imitazione, lui voleva quella vera. Quella che se ne stava tra le
braccia di un finanziere. Quella che lui si era lasciato scappare.
Dannazione.
Gira che ti rigira
andava sempre a parare nello stesso punto: era colpa sua. Era tutta
colpa sua. Lui non era stato abbastanza uomo da confessarle il suo
amore, ma nemmeno era stato in grado anche solo di invitarla ad uscire
una volta. Era semplicemente rimasto lì ad aspettare. Che
cosa non lo sapeva ancora.
Forse che fosse lei a
chiedergli di uscire? Seee… Ma se lui ad Emma non
interessava nemmeno! Ecco qual’era stata la sua colpa fin
dall’inizio: credere che lei provasse qualcosa per lui,
qualcosa che non doveva essere necessariamente amore, magari solo
un’attenzione maggiore rispetto agli altri.
Rupert
poggiò la testa al bancone. Che stupido… E lei
adesso se ne era andata. Anzi no, non era lei ad essersene andata. Era
stato lui a spingerla a farlo. Lui era innamorato di lei da quanto? Due
anni? Forse un po’ meno, ma il punto era che lo sapeva solo
lui. Non le aveva mai mandato un segno, mai detto o fatto capire
niente. Si vergognava troppo. E adesso ci stava semplicemente annegando
nella sua vergogna e gli stava bene, se lo meritava.
La rabbia iniziale si
trasformò così sempre più in tristezza
e malinconia, la peggiore di tutte. E così Rupert si
ritrovò solo a rifugiarsi nell’alcool, che era
l’unico amico con cui in quel momento si sentiva di stare.
Sapeva che non era così che si risolvevano i problemi, che
si sarebbe fatto solo più male e la mattina dopo i problemi
si sarebbero ripresentati, ma non gli importava. Domani avrebbe
sbattuto la testa da un’altra parte e il giorno dopo ancora.
Finché non avesse smesso di pensarci. Fino a che non fosse
arrivato giugno e avessero dovuto di nuovo lavorare insieme.
Finché non avesse dovuto baciarla. Finì la birra
con un sorso e ne ordinò un’altra.
Dopo la prime due il
suo buonsenso gli aveva consigliato di smettere o si sarebbe gonfiato
come un pallone. Allora era passato ai superalcolici. Una volta aveva
letto da qualche parte che la vodka cura i dolori dell’anima.
Così ne ordinò un bicchiere, un altro e poi un
altro ancora. Al quarto bicchiere di vodka era stato il suo istinto di
sopravvivenza a farlo smettere. Casa era a poca distanza, ma la
macchina in garage in qualche modo avrebbe dovuto mettercela, tutta
intera possibilmente e con lui tutto intero dentro di essa.
Si alzò
piano dallo sgabello e buttò i soldi sul bancone, lasciando
una mancia, ringraziando mentalmente il barista di essersi fatto gli
affari suoi tutta la notte.
Arrivato in macchina
si tirò due schiaffi ben dati in faccia per svegliarsi un
po’ e mise in moto. Fece tutto con estrema calma; le strade
erano deserte e le luci alle finestre tutte spente.
Parcheggiò
la macchina senza alcun danno e trovò il buco della
serratura senza troppi problemi. Quando arrivò in camera da
letto si tolse soltanto la giacca e le scarpe, per poi lasciarsi cadere
sul letto. Diede un’ultima occhiata all’ora
l’istante esattamente prima di addormentarsi: le quattro del
mattino.
La lunga battaglia
che imperversava tra lui e il sonno da un paio d’ore era
finita. E aveva vinto il sonno.
Quando Rupert si
svegliò il giorno seguente, o forse sarebbe meglio dire
qualche ora più tardi, la prima cosa di cui si accorse fu
l’orribile sapore di qualcosa di andato a male in bocca. Non
tanto il mal di testa post sbornia, che oltretutto non aveva mai
provato, se non in forma molto leggera, essendo la persona
più in grado di reggere e smaltire alcool che avesse mai
conosciuto. La seconda cosa che notò fu che si era
addormentato completamente vestito, fatta eccezione per giacca e
scarpe.
Si girò
supino e voltando la testa verso destra colse l’ultima cosa
insolita della mattinata. Guardò l’orologio: le
tre e mezza di pomeriggio. Aveva giusto il tempo di prepararsi prima di
prendere la macchina e andare a casa dei suoi. Si alzò sui
gomiti e il suo stomaco gorgogliò rumorosamente. Ok, prima
però avrebbe trovato il tempo di farsi qualcosa da
mangiare.. Ma appena si fu messo in piedi per dirigersi in cucina
dovette rivedere le sue priorità e aprì
velocemente la porta del bagno. Con tutte le bevute della sera prima
era il minimo…
Dato che al suo
stomaco non andava di aver saltato la colazione, il suo fu un pranzo
decisamente abbondante. Dopo aver finito di lavare i piatti prese dei
vestiti puliti in camera e andò in bagno. Si
spogliò e mise tutti i vestiti in lavatrice; se avesse
potuto ci si sarebbe messo dentro lui stesso, chissà che una
bella centrifuga non gli avrebbe tolto dalla testa quello che era
successo la sera prima. Purtroppo però, dovette
accontentarsi della doccia; si mise sotto il getto dell’acqua
e sperò che bastasse a lavare via tutto quello che aveva
dentro, che sembrava esserglisi attaccato al corpo come un parassita,
succhiandogli via la vita e togliendogli il respiro.
Durante
l’ora e mezza di macchina per arrivare a casa dei suoi
genitori, Rupert si ritrovò inaspettatamente a fare una cosa
che non faceva mai, specialmente davanti ad altre persone. Infilato il
cd dei Velvet Revolver aveva cominciato a cantare. Gli capitava
raramente solo quando era da solo e ne aveva particolarmente voglia.
Una cosa che non aveva mai smesso di fare era però quello di
tenere il ritmo di ogni canzone battendo le dita sul volante e sul
bordo del finestrino aperto. C’era anche da dire che con il
tipo di canzone che ascoltava era difficile stare fermi, soprattutto
quando cominciava a concentrarsi sui giri di chitarra. Era tanto tempo
che non faceva un po’ di pratica; non è che avesse
avuto poi così tanto tempo libero dopotutto. Si ripromise di
mettersi a suonare un po’ una volta tornato da Londra,
proprio mentre parcheggiava la macchina nel giardino di casa
- Oi! Sono arrivato!
- gridò uscendo dalla Mini e prendendo la borsa con
l’occorrente per la notte che si era portato, dal bagagliaio.
Suo fratello si sporse dalla finestra aperta della sua camera
- Insomma!
C’è bisogno di fare tutto questo casino?! - gli
urlò contro James sorridendo.
Rupert gli sorrise di
rimando. Non ebbe nemmeno il tempo di realizzare che la porta di casa
si era aperta, che venne letteralmente travolto dalle sue sorelle
più piccole, Charlotte e Samantha. Insomma, piccole forse
non era una parola che loro avrebbero ancora accettato dato che avevano
10 e 12 anni, ma a lui piaceva ancora considerarle così.
Dopo essere stato
subissato per dieci minuti da tutto ciò che morivano dalla
voglia di dirgli, finalmente Rupert poté rialzarsi tra le
risate
- Oi! Ragazze!
Abbiamo tutta la sera per parlare! Invece, ditemi un po’, non
manca qualcuno
all’appello?
- disse riferendosi alla sua terza sorella
- Oh, Georgina non
c’è. - gli rispose staccandosi da lui Charlotte
- È fuori
con il suo ragazzo. - si atteggiò Samantha, prendendo in
giro la sorella più grande.
Rupert si
accigliò - Quale ragazzo?! -
Di tutta risposta le
due si misero a ridere e corsero verso casa. Rupert andò
loro dietro raccogliendo lo zaino e dopo aver salutato sua madre, che
lo aspettava sulla porta di casa, non poté fare a meno di
trattenersi - Da quando Georgina ha un fidanzato? -
La signora Grint si
mise a ridere - L’iperprotettività si fa sentire,
eh? -
Rupert
biascicò soltanto un debole - Io non sono
iperprotettivo… - prima di entrare in casa.
Ma la sera stessa a
tavola, l’iperprotettività che non aveva si
ripresentò, quando durante il dolce guardò
indagatore sua sorella Georgina, rientrata poco prima di cena in
macchina con suo padre
- Allora, ehm, chi...
chi è questo tipo con cui ti vedi? -
- Non è un
tipo, ha un
nome e si chiama Josh. E poi non “mi vedo” con lui.
È il mio fidanzato. -
- Sei troppo piccola
per avere un ragazzo… E poi, questo chi è, non lo
conosco… -
Georgina sorrise; se
la aspettava proprio quella reazione da Rupert - Rupert, non puoi mica
conoscere tutti i ragazzi del mondo!! E non venirmi a dire che sono
troppo piccola, ho quindici anni!! -
- E allora? Per me
dovresti aspettare i venti almeno. -
A questo punto anche
Samantha ebbe da ridire e si unì al coro di disapprovazione
di sua sorella più grande
- Rupert scherzi
vero?!?! -
- Ma se è
da quando ha 13 anni che spingi James a cercarsi una ragazza?!?! -
- Che centra? Lui
è un maschio!!! - disse come se fosse la cosa
più naturale del mondo.
I genitori di Rupert
non poterono fare altro che mettersi a ridere, mentre al disappunto
delle due ragazze si aggiungeva la dimessa risatina di James.
Georgina a quel punto
decise che era meglio lasciar decadere l’argomento; sarebbero
andati avanti all’infinito altrimenti
- E invece
è vero che Emma ha un nuovo fidanzato? -
A Rupert
andò per traverso l’ultimo pezzo di torta
- È vero!
Non ti dovevi vedere anche con lei ieri sera?! - continuò
Samantha entusiasta di sapere le novità
- Sì. Si
è vero… - biascicò senza staccare gli
occhi dal suo piatto vuoto. Era riuscito a staccare per qualche ora e
adesso le sue stesse sorelle gli ripresentavano il problema davanti
agli occhi. Ma bene!!
- Oh beh, buon per
lei! Si chiama Jay, vero? È proprio un bel
ragazzo… - disse Georgina con la piena approvazione di
Samantha e sua madre.
A quel punto Rupert
non ci vide più e si alzò di scatto da tavola
prendendo in mano il suo piatto e andrò dritto in cucina
senza dire nulla, lasciando dietro di sé il silenzio che era
calato in sala da pranzo.
Oh fantastico,
veramente fantastico!! Non si era deciso a passare la sera dai suoi
proprio per sfuggire a quella situazione?!?! E adesso, semplicemente
ritornava fuori così, a tavola!! Ma che
bell’argomento di conversazione, complimenti. Tu quoque, Georgina.
Lasciò cadere i piatti nel lavandino. Ma che diavolo!!
Quell’idiota
lo stava perseguitando, non era possibile. E cosa peggiore a
lì non poteva semplicemente uscire e andarsi a prendere una
sbronza per farsi passare di nuovo tutto. Che odio. Adesso doveva
ricominciare tutto da capo. Possibile che non potesse avere un attimo
di pace?! Un singolo dannato momento gli sarebbe bastato. Invece tutte
le immagini della sera precedente gli si ripresentarono davanti agli
occhi
- Dannazione..! -
sibilò a denti stretti tirando un colpo sul bordo del
lavandino.
In quel momento la
voce di sua madre lo colse di sorpresa alle spalle
- Rupert, tutto bene?
- gli disse con calma avvicinandosi.
Lui di tutta risposta
si voltò verso di lei abbozzando un sorriso - Certo,
ma’. -
Lei sorrise
scostandogli i capelli da davanti agli occhi - Tesoro, sarai anche un
bravissimo attore, ma a tua madre non hai mai saputo
mentire… -
Rupert si
sentì completamente scoperto e abbassò il viso.
Con lo sguardo fisso al pavimento sentiva che in quel momento aveva
bisogno di parlare con qualcuno, di sentire qualcuno accanto a lui. Ma
non avrebbe mai potuto parlarne con sua madre, mai…
In quel preciso
momento fece il suo ingresso in cucina Chralotte, con il suo piatto
sporco da mettere a lavare
- Ehi piccolina, che
ci fai qui? - le chiese Rupert chinandosi a prendere il piatto dalla
sue mani per metterlo insieme al proprio nel lavandino
- Questa sera vuoi
guardare un cartone con me? C’è
“l’Era Glaciale” ma Sam, James e Georgina
non vogliono guardarlo con me… - gli disse triste sua sorella
- Certo che lo guardo
con te!! Vieni qui principessa, dammi un abbraccio. - Gli piaceva
l’idea di strapazzarsi di coccole sua sorella per tutta la
sera, avrebbe dimenticato in un modo migliore della notte precedente
tutti i suoi problemi.
Chralotte lo
abbracciò forte
- Non le devi stare a
sentire quelle là, il più bello sei tu. Se il
fratello migliore del mondo. -
Rupert sorrise
felice, guardando sua madre; c’era chi in fondo gli voleva
veramente bene e non doveva dimenticarlo. Non era mai solo. Mai.
To
be continued…
Volevo scusarmi
tantissimo per il ritardo di questo capitolo. Purtroppo ho avuto da
dare gli ultimi due esami del primo anno
all’università e sono stata occupatissima!! Ora
tranquilli, la strada sarà tutta in discesa, non dovrei
metterci troppo a pubblicare gli altri capitoli.
Comunque ho fatto il
prima possibile, perché volevo che fosse almeno
accettabile la fine di questo capitolo e spero di esserci
riuscita.
Facendo le mie solite
precisazioni, non conosco la capacità di reggere
l’alcool del nostro Rupert ma non volevo farlo storto fino al
midollo osseo, lo volevo un po’ lucido. I nomi dei componenti
della sua famiglia sono quelli veri e dovrei avere azzeccato anche le
età, se le mie fonti sono attendibili.
Per quanto riguarda
la partita di Rugby in televisione il punteggio è totalmente
inventato.
E ora un
po’ di pubblicità progresso: Ragazzi, bere troppo
fa male, quindi non imitate l’inizio del capitolo ^_-
Noel_93: Oh come
sono contenta che ti piaccia la ficcy!! Eh sì, la strada
è un po’ in salita per Rupert questa volta, ma
aspetta e vedrai!! Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo!!
Figurati per la recensione e non vedo l’ora di leggerne
un’altra!!! Sei sempre la prima e mi fa un piacere enorme! ti
voglio bene!!!!
Cedric M. Bubblehead:
Che dire:amore!! Sono davvero contenta che ti piaccia la sua gelosia.
Mi sono divertita tanto a descriverla. Me lo vedo troppo e sono
stracontenta di essere riuscita a farlo vedere anche a chi legge!! Un
bacione enorme
La_Nomade: Sono
contenta che ti sia piaciuta fino qui e spero che anche questo capitolo
non sia stato da meno!! ^_-
Little lamb in love95: Grazi
grazzissime per i tuoi complimenti, poi arrossisco!! E soprattutto
grazie mille per l’in bocca al lupo!! Avevo l’esame
il giorno dopo che tu hai recensito e anche se l’ho letto
dopo aver passato l’esame mi hai portato fortuna
perché ho preso il mio primo 30!!!!!!!!!! Quindi
grazie!!!!!!!
Che dire, spero vi
sia piaciuto il capitolo, anche se io in qualche punto lo trovo un
po’ macchinoso. Abbiate pietà, ho dovuto dare due
esami in due settimane e mi hanno succhiato via anche il sangue!! Ci
sentiamo presto con il prossimo capitolo. Dovrebbe essere
l’ultimo prima dell’epilogo finale!!
Rowena
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Capitolo 4 *** So Here We Are ***
So here we are
“You
got a faded sky.
You
got no breathing room.
You
got a wasted life.
You
got nothing to do.
Get
up.
Get
off the floor.
I
said get up.
Do
something more.”
Get
up - Chris Cornell
Quando
aprì gli occhi la mattina dopo, Rupert non si
curò di guardare l’ora né di aprire le
persiane. Rimase semplicemente lì in penombra, nel letto a
fissare il soffitto con le mani dietro la nuca.
Il pensiero costante
di Emma non lo aveva abbandonato tutta la notte ed era tornato
così a tormentarlo anche nei suoi incubi. Più di
una volta nel suo sonno gli si era presentata la scena di
un’Emma splendida più che mai nel suo abito
bianco, che si accingeva a raggiungere all’altare un Jay in
alta divisa. E lui non poteva fare nulla; relegato fuori dalla chiesa
batteva sul vetro di una finestra per attirare la propria attenzione,
ma invano perché i suoi pugni sul vetro non producevano
alcun rumore. E urlava, urlava con tutta la forza che aveva ma dalla
sua bocca non usciva nessun suono. Era impotente di fronte a
un’azione che gli spezzava irrimediabilmente
l’anima in mille pezzi. Al solo pensiero il cuore prendeva a
battere all’impazzata e freddi brividi iniziavano a
percorrere il suo corpo dalla testa ai piedi.
Rupert si
passò una mano sulla faccia. Basta. Non poteva andare avanti
così o sarebbe impazzito. Doveva fare qualcosa per togliersi
quel peso. Sì,
ma cosa?
Era già un
po’ che ci pensava ma non gli era venuto in mente
assolutamente nulla.
Non poteva di certo
uccidere Jay, ma tanto meno sarebbe stato disposto ad andare
d’accordo con quel damerino, senza contare il fatto che
l’idea di fare loro le congratulazioni e stare a sentire
l’intero racconto della “luna di miele”
in Scozia non era nemmeno da prendere in considerazione!
Cos’altro
gli restava da fare?
Rupert
sbuffò ironico rivolto a sé stesso. Una cosa
effettivamente gli restava da fare.
Dichiararsi.
Ma si poteva
immaginare un’idiozia più grande? Lui che si
dichiarava?!?! Oh certo e quando?! Prima che lei partisse per le sue
due settimane con l’ attuale fidanzato?!? Così
oltre che a distruggere un’amicizia si sarebbe fatto
distruggere la faccia dal finanziere. See, ma figurati…
Eppure,
irrimediabilmente, più ci pensava più quella
pareva essere l’unica soluzione possibile. Perché
mai la sua dichiarazione avrebbe dovuto rovinare la loro amicizia? Lei
avrebbe detto sì oppure no, non ci sarebbe stato nessun
motivo per arrabbiarsi con lui. Infondo avrebbe detto soltanto la
verità; lui si sarebbe sotterrato all’istante per
la vergogna, ma non si andava più in là di
questo. E per quanto riguardava il salvare la faccia, nel vero senso
della parola, beh quello avrà avuto anche sei anni
più di lui, ma lui era comunque ben messo e non sarebbe
stato lì fermo a prendersele e basta.
Rupert si
tirò di scatto a sedere sul letto e prese velocemente il
cellulare. Dall’altro capo del telefono provenne la voce di
un Daniel in pieno primo risveglio
- Pronto? -
- Ciao, ehi, sono io.
- rispose subito Rupert.
La debole voce di
Bonnie risuonò in sottofondo - Chi è? -
- Rupert. - rispose
Daniel distratto.
Rupert si
schiarì la voce - Scusa se ti disturbo. Senti ti ricordi che
l’altra sera Emma ci parlava del suo viaggio in Scozia? -
- E beh. - rispose
poco entusiasta il moro, che Rupert poteva figurarsi ancora a letto con
gli occhi chiusi e Bonnie tra le braccia
- Ti ricordi quando
ha detto che partiva? -
- Alle dieci e mezza.
-
- DI CHE
GIORNO?!?!?!? - esclamò Rupert con voce isterica
- Ehm, oggi? -
rispose Daniel in tono quasi ovvio
- OGGI?!? Come
oggi?!?! - fece Rupert sempre più isterico
- Sì. -
- E… e da
dove?! Da che stazione parte?!! - Le domande di Rupert si fecero sempre
più veloci e cariche d’ansia mentre Daniel era
sempre più incuriosito dal comportamento del suo migliore
amico
- Victoria Station. -
Rupert prese la
sveglia in mano: le 8:45
- E non fa fermate
intermedie?! -
Ti
prego, ti prego, dimmi di s…
- No, è un
diretto per Edimburgo. - Daniel ci stava capendo sempre meno in quella
conversazione; peccato che Rupert non gli lasciasse nemmeno il tempo di
rispondere che già gli stava facendo un’altra
domanda.
Rupert si mise una
mano tra i capelli. Dannazione non ce l’avrebbe mai fatta ad
arrivare in tempo!
- Oh
merda… Ma oggi
oggi?!?! Sei sicuro?!?!? -
Daniel era tentato di
chiedergli se avesse mai sentito di un “oggi
domani” ma preferì accantonare il sarcasmo; Rupert
era decisamente isterico in quel momento
- Sì,
l’ha detto lei… -
- Cazzo… -
disse tra sé e sé il rosso
- Rupert, ma va tutto
bene? - La voce preoccupata di Daniel risuonò
dall’altro capo del telefono
- E A CHE ORA HAI
DETTO CHE PARTE?!?!?! - urlò Rupert così forte
che per un istante il moretto dovette allontanare
l’apparecchio
- Alle dieci e
trenta, ma… - Stava per chiedergli che cosa fosse successo,
perché si comportava a quella maniera, quando Rupert lo
liquidò con un frettoloso - Ok. Grazie. Ciao. -
Rupert si
catapultò immediatamente giù dal letto; si mise
in fretta il primo paio di jeans che trovò, si
infilò le sue Converse e una maglietta e presi cellulare e
portafoglio, si fiondò fuori dalla camera.
Al fondo delle scale
però, quando stava per uscire di casa, si accorse di non
avere le chiavi della macchina
- Ma merda!!!!!!! -
Tornò
indietro più veloce che poté, facendo i gradini a
due a due
- E la
testa!!!!!!!!!!!! - si rimproverò ad alta voce afferrando le
chiavi rimaste sul comodino.
A quel punto Rupert
si precipitò nuovamente giù per le scale e
chiudendo la porta d’ingresso dietro le sue spalle
urlò un ultimo - Io esco!! -
L’orologio
della macchina segnava le nove e mezza e quella poteva essere
considerato tutto sommato un buon segno, visto che aveva percorso
più di metà strada. Ok, magari non rientrando
proprio precisamente
nei limiti di velocità e facendo anche qualche sorpasso
azzardato, però si poteva dire che era in orario sulla
tabella di marcia.
La cosa che snervava
Rupert era un’altra e non c’entrava niente con
l’ora. Da quando i suoi genitori avevano regalato il
cellulare a James, lui ci viveva praticamente in simbiosi; guai se non
sapeva dov’era! Era sempre acceso e pronto sul comodino, in
caso avesse dovuto rispondere ad un sms alle due di notte; quelle
sì che erano priorità! Ed era proprio per questo
che Rupert ce l’aveva a morte con lui. Perché
l’unico dannato giorno in cui questa maledetta fissazione di
James gli sarebbe tornata utile, lui cosa faceva? Aveva la bella idea
di abbandonare il telefono chissà dove!!!!!!!!!!
Aveva già
provato a chiamarlo 10 volte, ma quello semplicemente non rispondeva!!
Era questione di vita
o di morte. Sì perché quando era uscito di casa
Rupert non aveva pensato che cosa sarebbe successo alla sua auto nel
caso lui avesse dovuto commettere l’atto estremo di prendere
un treno al volo. Non poteva di certo lasciarla lì
incustodita alla stazione, così al suo posto ce ne avrebbe
trovate due. Se non tre. La sera prima suo fratello aveva menzionato il
fatto che al pomeriggio sarebbe dovuto andare a Londra e a quel punto
gli era venuto il lampo di genio. Aveva messo l’auricolare e
aveva cominciato a far squillare il suo telefono, naturalmente, invano.
Ah ma gliela avrebbe
fatta pagare car….
D’improvviso
all’ennesima telefonata gli squilli cessarono prima del
previsto
-
…’ronto…? - biascicò una
voce assonnata dall’altro capo del telefono
- Oh finalmente, eh?!
- rispose Rupert esasperato. James, riconoscendolo, parve svegliarsi un
po’
- Rupert! Ma che
diavolo vuoi? E perché cavolo mi chiami al telefono?! Sei
nella stanza a fianco! -
- No, imbecille, sono
in macchina verso Londra e ho bisogno che tu mi faccia un piacere. -
Suo fratello si
tirò a sedere sul letto, sbalordito
- In macchina?! Ma
dove accidenti…? -
- Senti James dacci
un taglio, te lo spiegherò più tardi. - lo
interruppe Rupert. L’ansia cominciava a salire più
la sua Mini si inoltrava nel centro di Londra - Tu adesso devi soltanto
vestirti e prendere il treno per Londra, fino a Victoria Station. -
- Tu scherzi!!! Il
mio treno parte fra tre ore!! - rispose scandalizzato suo fratello
- No, quello era il treno
che dovevi prendere ieri. Adesso tu devi prendere quello che
c’è fra meno di un’ora,
perché devi venirti a prendere la mia Mini Cooper a Victoria
Station e riportarla a casa stasera, chiaro?!? -
James era a dir poco
confuso
- La Mini?! Io? -
- Sì, tu.
-
- Ma se non me
l’hai mai nemmeno fatta toccare con un dito! -
- Beh oggi mi sento
magnanimo!! - La pazienza di Rupert era veramente agli sgoccioli -
Prendi le chiavi di riserva di casa mia e cerca il doppione; dovrebbe
essere nel cassetto del mio comodino. -
Passò
qualche secondo senza che nessuno dei due aprisse bocca
- Senti, James, io
sono quasi arrivato, mentre tu sei ancora nel letto. Vedi di muovere il
culo, perché se mi fottono la macchina non avrai
più le dita per toccare un bel niente, altro che la mia
auto, sono stato chiaro?!?!? -
-
Signorsì!! -rispose pronto.
Rupert rise e mise
fine alla telefonata; poté quasi vedere suo fratello alzarsi
di scatto dal letto e fargli il saluto militare.
Nonostante fosse vero
che era quasi arrivato, per poco non gli venne un colpo quando
incappò nella tipica coda che si trova quando si ha fretta.
Restò incastrato a soli 500 metri per quella che gli
sembrò una vita e quando finalmente riuscì a
posteggiare la macchina nel primo parcheggio che gli era capitato a
tiro erano le 10:22.
Rupert si
fiondò versò l’ingresso della stazione;
l’immenso tabellone dei treni davanti a lui, dava il diretto
per Edimburgo in partenza in cinque minuti dal binario 9.
Dannazione non ce
l’avrebbe mai fatta a parlare con Emma; l’unica
soluzione era quella di salire sul treno. Ma doveva trovare il modo di
fare un biglietto prima! In cinque minuti scarsi!!
Non ci sarebbe mai
riuscito. Non sarebbe riuscito a fare il biglietto, avrebbe mancato la
partenza e anche se fosse riuscito a fare tutto questo un bel volo dal
finestrino di un treno in corsa Jay sicuramente non glielo avrebbe
risparmiato. Pensava tutto questo mentre correva verso le casse e
proprio in quel momento ne scorse una che stava chiudendo. Vi si
precipitò davanti e tentò di fermare il
bigliettaio; quando arrivò là davanti si accorse
che era una donna
- Ohi! OHI!! -
- Ragazzo non lo hai
visto il cartello? La macchina è guasta. Vai a
un’altra cassa. -
Rupert si
guardò intorno; le altre casse avevano almeno una fila di 5
persone e non era concepibile aspettarle tutte
- La prego,
è una questione di vita o di morte! Ho bisogno di un
biglietto per Edimburgo. -
- Per il treno che
parte adesso? Non credo proprio riusciresti a prenderlo. Se vuoi ce ne
è un altro far un paio d’ore. -
Sì certo!!
In un paio d’ore quei due se li sarebbe persi
- Senta, io ho
bisogno di prendere quel treno. La prego mi faccia un biglietto!! -
- E come? Ti ho detto
che la macchinetta non funziona. -
Rupert non sapeva
più che pesci prendere
- Beh, usi quella di
uno dei suoi colleghi. -
La signora
sembrò quasi indignata
- Spero che tu stia
scherzando, figliolo! Buona fortuna per il tuo treno. Credo che te ne
servirà -
e fece per abbassare
la tendina, ma Rupert riuscì a fermarla nuovamente
- No, no, no!!!
Signora, la prego!! Io ho bisogno
di quel biglietto!! - La donna fece per parlare e probabilmente
mandarlo al diavolo una volta per tutte, ma le parole che uscirono
inaspettatamente dalla bocca del rosso la fermarono
- Senta, la ragazza
che amo è su quel treno che sta partendo per Edimburgo e se
non riuscirò a prenderlo e confessarle quello che provo, la
perderò per sempre. Quindi la scongiuro, mi faccia un
biglietto... -
Rupert non si accorse
nemmeno di aver fatto quello che aveva fatto, ma la cosa che lo
stupì di più fu vedere la signora allontanarsi
verso una delle altre casse e tornare 20 secondi dopo con il suo
biglietto per Edimburgo
- Spiacciati,
ragazzo, il treno è in partenza. -
Rupert fece un
sorriso a trentadue denti; non ci poteva credere, la signora si era
commossa!! Le lasciò una banconota da 20 sterline e corse
via.
Adesso che aveva il
biglietto non poteva perdere il treno, non poteva. Si diresse verso il
binario nove più veloce che poté; il cuore che
batteva all’impazzata sembrava quasi volergli uscire dal
petto.
La voce metallica
dell’annunciatore comunicò che il treno era in
partenza; era l’ultimo richiamo per i passeggeri ed era anche
la sua ultima speranza.
Avanti, avanti! ,
pensava Rupert mentre faceva la gincana tra i passeggeri arrivati a
destinazione.
Ce la posso fare, ce la devo fare.
E finalmente vide il
treno.
L’ultima
carrozza con la porta ancora aperta. Non ci pensò neanche
per un secondo, si fiondò verso di essa e salì
appena un istante prima che la porta si chiudesse con un tonfo alle sue
spalle.
Ok, il meno era fatto, era
riuscito a salire sul treno dove c’erano loro due. Adesso
veniva il peggio.
Rupert
contemplò Londra dal vetro della porta, mentre appoggiato a
una parete aspettava di smaltire, almeno per un istante, il fiatone. Ma
chi gliel’aveva fatto fare… Il sole illuminava la
città e faceva pensare che sarebbe stata una delle rare
belle giornate inglesi. Si rimise in piedi e mentre sperava fosse una
buona giornata anche per lui, cominciò a percorrere il treno
carrozza per carrozza, scompartimento per scompartimento, cercando in
ognuno di essi il volto familiare di Emma.
Nel frattempo, nello
scompartimento vuoto di uno dei vagoni in testa al treno, una ragazza,
sola, guardava pensierosa, senza realmente vedere nulla, fuori dal
finestrino.
Un rumore affrettato
di passi nel corridoio attirò leggermente la sua attenzione.
Emma si voltò verso la porta, ma non vedendo nulla, si
rigirò, ma quando tornò ad osservare il
paesaggio, le sembrò di scorgere nel vetro del finestrino il
riflesso di… Possibile?
- Rupert? -si
voltò perplessa, quasi convinta di aver chiamato un
fantasma. Ma non era così.
Tre secondi dopo,
infatti, Rupert spuntò sulla soglia dello scompartimento,
richiamato indietro dalla sua voce. Era talmente stravolto da quella
situazione che paradossalmente non si era accorto di lei, che adesso
era lì, davanti a lui, vestita con un paio di jeans, una
camicia bianca e un gilet rosso, che lo guardava senza capire
- Emma… -
- Rupert,
ma… che ci fai qui? - gli chiese sorpresa.
A quel punto Rupert
capì che non poteva più scappare.
Entrò nello scompartimento e si piegò sulle sue
ginocchia, davanti a lei; fu più forte di lui prendere le
sue mani tra le proprie
- Senti, lo so che
è tardi, non dovrei nemmeno essere qui. Tu stai partendo con
Jay e io non sono nessuno per fermarti ma… -
Emma cercò
di bloccarlo, scuotendo la testa e aprendo bocca per parlare, ma lui
glielo impedì
- No, ti prego, fammi
finire. Io ho bisogno di dirtelo. È egoista, lo so,
ma… Tu non puoi partire con lui. Tu… meriti di
meglio. Insomma, hai appena diciotto anni e lui… lui
venticinque. Potrebbe essere tuo padre!! - buttò
lì.
Emma lo
guardò stranita, quasi in tono di rimprovero, come voler
dire “Non stai esagerando un po’?!”
Rupert si arrese a
quello sguardo
- Ok, magari no.
Però è troppo grande per te! Quello che voglio
dire è che… - Rupert prese un bel respiro - Io
non sarò la persona più adatta e di sicuro non
sono perfetto. Ma posso darti di più. Posso darti di
più di due settimane in Scozia o di quel damerino o di
chiunque altro. Commetto i miei errori, d’accordo. Ne ho
appena fatto uno enorme e sto per farne un altro, ma se non lo facessi
me ne pentirei per il resto della vita, probabilmente. Emma,
io… io tengo molto a te e ti prego, ti prego non dirmi anche
tu, perché se devo sentire ancora una volta la storia che
sono come un fratello maggiore per te, giuro che mi butto dal
finestrino! -
Emma rise divertita
da quella battuta, ma inaspettatamente il volto di Rupert rimase serio
- Io ce le ho tre
sorelle minori e mi bastano. E per te non provo le stesse cose che
provo per loro. Non le provo per nessun altra e, vogliamo esagerare?,
non credo le potrei provare per qualcun altro. Tu sei bellissima. -
Emma arrossì
- Ecco, è
questo che dico. Arrossisci per un idiota che ti fa un complimento,
quando è da dieci anni che tutti ti fanno complimenti
migliori di questo. Io ti amo, Emma. Io… io ti amo.
È per questo che me ne sono andato due sere fa, è
per questo che sta mattina ho preso la macchina e mi sono fiondato da
casa dei miei alla stazione. È per questo che non devi
partire con quel tizio. Adesso probabilmente lui è in piedi
dietro di me e mi spaccherà la faccia per tutto
ciò che ho detto. Ma è anche per questo che sono
venuto. - concluse Rupert sorridendo, non molto convinto di
quell’ultima frase.
Emma non aveva smesso
un attimo di sorridere da quando lui aveva cominciato e non avrebbe di
certo smesso adesso, soltanto per mettersi a piangere.
Continuò a guardarlo, sorridendo come una bambina, poi
sciolse il contatto con le sue mani, prese tra le sue il viso di Rupert
e dolcemente, lo baciò. Così, in silenzio, come
se il solo respirare fosse la loro unica colonna sonora,
l’unica in grado di esprimere tutto quanto. Non
c’era niente di più da aggiungere a quel bacio.
Quando si separarono,
Rupert rimase per un istante a guardarla negli occhi, quegli occhi
così limpidi. Quanto aveva pensato in quegli ultimi giorni a
che cosa avrebbe perso per sempre se non fosse arrivato fino
lì e adesso finalmente era riuscito a realizzarlo: tutto,
avrebbe perso tutto.
Ma quello che aveva
provato non era suo e fu in quel momento che si rese conto che qualcosa
mancava in quel posto, qualcuno. La nuca iniziò come a
prudergli e istintivamente si voltò verso la porta.
Fu allora che lo vide
- No, non
c’è. Nessuno ti spaccherà la faccia,
non oggi almeno. - gli disse Emma
Rupert si
voltò nuovamente a guardarla
- Ma… io
credevo fosse un diretto… - Emma annuì
- Lui semplicemente
ha scelto di non venire. -
Rupert non riusciva
proprio a capire
- Cos..?
Perché? - le domandò.
Emma si
alzò, portando così anche Rupert a farlo
- È
successo l’altra sera, dopo il bar. Mi ha detto che forse non
eravamo pronti e non lo saremmo mai stati. - sorrise - Ha fatto il tuo
stesso ragionamento. E aveva ragione. Ma sai qual è la cosa
che mi ha convinto di più? Lui ha detto che c’era
già chi era alla mia altezza, chi si sarebbe occupato di me.
Bastava solo guardare un po’ più attentamente.
Parlava di te. Ti ha visto per nemmeno un’ora e
già aveva capito tutto di te… di noi. -
Rupert ascoltava
attentamente ogni parola e più Emma andava avanti meno
poteva crederci. Il damerino, come lo chiamava lui, aveva capito tutto
e prima di lui!
- Quella scusa
improvvisa, il tuo modo di andare via, aveva capito che doveva esserci
qualcosa che non andava. Non saresti mai andato via se lui non ci fosse
stato, vero? -
Rupert scosse la testa
- Sono un pessimo
attore. -
Emma gli si
avvicinò - No. Io sono una pessima osservatrice. Jay mi ha
chiesto se davvero non me ne fossi mai accorta. Il modo in cui ti
comportavi, come mi guardavi… Ha detto che persino un ceco
lo avrebbe notato. -
- Ok, ho capito, sono
un disastro
come attore! - concluse Rupert, prendendosi in giro. Ma dicendo anche
un po’ la verità in fondo. Era uscito da quel bar
convinto di non aver lasciato nessuna traccia del dolore che si portava
dietro. A quanto pareva si era sbagliato. E meno male.
Emma gli si
avvicinò e lo abbracciò
- Sì, sei
un disastro
a nascondere i tuoi sentimenti e te ne sono grata. -
- E
perché? - le domandò lui stringendola a sua volta
- Perché
è per questo che sei venuto fino qui oggi. Ed è
per questo che ti amo. -
Avesse potuto in quel
momento Rupert si sarebbe sciolto sotto i raggi del tiepido sole che
entrava dal finestrino. Era incredibile come due piccolissime parole
potessero farlo sentire.
Si chinò
su di lei e la baciò. Non c’era davvero niente di
più bello al mondo che stare tra le sue braccia e adesso ne
era certo.
Si sedettero uno di
fronte all’altro, tenendosi ancora per mano
- Beh allora sono
stato fortunato a trovarti. Avresti anche potuto cancellare il viaggio.
- sdrammatizzò Rupert
Emma non
poté fare a mano di ridere; ci aveva pensato anche lei
- Mi piaceva
l’idea della Scozia, non volevo rinunciarci. I mie genitori
sono in Francia dai miei nonni e poi ho un’amica ad
Edimburgo, l’avrei chiamata una volta arrivata in albergo. Ma
credo che non lo farò. Sempre che tu voglia passare due
settimane in Scozia con me. -
Rupert
alzò le spalle
- Beh, ho il
biglietto per Edimburgo e la migliore compagnia che potessi desiderare.
Mi mancano vestiti, biancheria e contanti, ma sopravviverò.
Più che altro dovrò telefonare a mia madre e
dirle che non riuscirò ad essere a casa per cena. -
The
End…?
Ed eccoci finalmente
alla fine!! Anche se non si può parlare proprio di fine
fine; ancora un paio di cosine da chiarire ci sono. Il prossimo
sarà veramente l’ultimo!!
Allora come
l’avete trovato? Lo so che la coppia di sottofondo
Daniel/Bonnie è decisamente ovvia, ma avevo bisogno di un
motivo per cui Rupert non avrebbe scomodato Daniel per la sua macchina.
La telefonata con suo fratello mi piaceva molto!! Povero Rupert, quanto
l’ho fatto correre!! Ma non è stato tenerissimo?
Beh comunque sono i vostri pareri di cui ho bisogno e sono quelli che
contano di più per me!!!
Noel_93: allora ti
è piaciuto questo capitolo?!?! Spero tanto che ti abbia
soddisfatto!! Mi fai quasi arrossire se mi dici così!!
Adesso ci metterò veramente meno di una settimana per
pubblicare l’ultimo capitolo, almeno spero Ah e se lo volessi
sapere i miei fiori preferiti sono i garofani XD Ti voglio bene
Cedric M. Bubblehead:grazie
tanto amore. Tu che sapevi che periodo era per me, grazie tantissime!!
E poi qui bisogna festeggiare: ti ho fatto cedere!!! Adesso vedi
qualcosa di positivo anche in Rupert (almeno nel
“mio” ^_^). E la scena della sorellina mi
è piaciuta così tanto immaginarla…
sono contenta sia riuscita bene. Un bacione enorme
Beh, che dire.
Cercherò di fare il più presto possibile per
l’ultimo capitolo di questa fan fiction!!
Un bacio a tutti!!
Rowena
Ollivander
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Capitolo 5 *** You Make it Real - Epilogo ***
You Make It Real -
Epilogo
Waking
up I see that everything is ok
The
first time in my life and now it's so great
Slowing
down I look around and I am so amazed
I
think about the little things that make life great
I
wouldn't change a thing about it
This
is the best feeling
Innocence
- Avril Lavigne
24
Agosto 2008
Il debole sole del
mattino entrò dalla finestra, illuminando di una tenue luce
l’intera stanza. Disegnando giochi di luci ed ombre tra le
pieghe delle lenzuola, essa raggiunse lentamente anche il volto di
Rupert. Era sveglio già da un po’, ma era rimasto
seduto nel letto ad aspettare ancora una volta che il mondo gli
mostrasse che il suo non era stato tutto solamente un sogno.
Si voltò
verso la sua destra; Emma dormiva ancora profondamente, il volto
immerso ancora in quello stato di rilassamento tipico di un sonno
tranquillo.
E così ci
era riuscito; le aveva finalmente confessato tutto ciò che
provava per lei. Dopo tutti i problemi e i finali catastrofici che
aveva previsto, adesso era lì accanto a lei, nel letto
di un alberghetto lungo la riva del Loch Lamond, poco
distante da Glasgow. Col senno di poi non era stato tanto difficile.
Certo adesso era
facile dirlo, accanto a lei così bella, ricambiato del
proprio amore e durante un viaggio che li avrebbe visti soli per due
intere settimane. Ma dopotutto le sue “pene
d’amore” le aveva già patite e anche fin
troppo, quindi era giusto che adesso si gongolasse un po’,
pensando a quanto stupido fosse stato fin a quel momento. Che cosa si
sarebbe perso…
Emma si
voltò dell’altra parte, dandogli la schiena.
Rupert rise, ripensando a cosa era successo la prima sera che avevano
dormito insieme. L’imbarazzo si poteva tagliare con il
coltello. Anzi, forse si sarebbe spezzato anche quello. Erano rimasti
in piedi davanti al letto per qualche minuto senza dire niente e
nessuno dei due sembrava intenzionato a muoversi. Tra schiarimenti di
voce e balbettii vari la prima che era riuscita a fare una frase di
senso compiuto era stata Emma; che caso eh? Tutta imbarazzata la povera
ragazza gli aveva detto che non aveva nessuna intenzione di offenderlo,
o fargli un dispetto, ma lei dormiva tremendamente meglio su un fianco,
piuttosto che “appiccicati come una cozza allo
scoglio”. Lui a quel punto si era messo a ridere; era la
stessa cosa che stava cercando di dirle anche lui! E così
dopo essere scoppiati a ridere si erano finalmente messi nel letto,
dando ognuno la schiena all’altro.
Doveva ammettere che
da quel momento ne avevano fatto di progressi; non nel senso che si
poteva pensare magari, ma adesso, almeno, non dormivano più
agli angoli opposti del letto. Rupert aveva scoperto che accarezzarle
la schiena prima di addormentarsi era la cosa più bella che
potesse esserci al mondo.
In quel momento
l’impulso di sfiorare la sua schiena fu troppo forte, e per
resistervi, Rupert si decise ad alzarsi. Fece il più piano
possibile per non svegliare Emma e si diresse verso la finestra, in
pantaloni del pigiama. La aprì. Davanti a lui il Lago era
più splendido che mai e la pace che vi regnava era assoluta.
Dove sarebbe stato in quel momento se le cose fossero andate
diversamente? Che cosa avrebbe fatto? Era una settimana che non poteva
fare a meno di pensarci. Ogni giorno, ogni secondo che passava
continuava a chiederselo, ma era tutto inutile, ancora non aveva saputo
darsi una risposta. A dirla tutta una parte di lui non voleva nemmeno
trovarla, dopotutto. Per una volta che le cose erano andate per il
verso giusto era inutile arrovellarsi il cervello con i se, i ma ed i
però.
Rupert era talmente
preso dai suoi pensieri che non si accorse che Emma, nel frattempo si
era alzata. Sussultò, quando una mano di lei gli
accarezzò la schiena
- Ehi. -
- Ehi… -
- Che ci fai
già in piedi a quest’ora? -
- Potrei farti la
stessa domanda, sai? - gli rispose sorridendo lei, che nel frattempo si
era messa una leggera vestaglia. Rupert sorrise, colpevole, abbassando
lo sguardo
- A cosa stavi
pensando? -
Lui scosse la testa -
A niente. -
- Sembravi
così pensieroso… Non ti sarai mica già
stancato di me dopo nemmeno due settimane, spero. - gli disse
sorridendo. Lui avvicinò il proprio viso a quello di lei
guardandola con gli occhi semi chiusi
- Stupida…
- Emma rise.
Rupert si
voltò nuovamente a osservare fuori dalla finestra. Emma a
quel punto si intrufolò sotto una della sue braccia per
guardare anche lei il Lago, mettendosi fra la finestra e il suo
ragazzo.
Lui a quel punto la
abbracciò da dietro
- Stavo pensando a
te. -
Emma lo strinse di
più a sé
- Ti amo. - gli disse
con un filo di voce
- Anche io. - le
sussurrò lui nell’orecchio.
Passarono qualche
minuto così, in silenzio ad osservare il verde della Scozia
che si estendeva davanti a loro, mentre piano piano il sole si alzava
nel cielo. Poi senza muoversi Emma gli disse
- Buon compleanno,
Rupert. -
Lui sorrise; se ne
era completamente dimenticato
- Grazie… -
Era sicuro
però che quello sarebbe stato il miglior compleanno della
sua vita, almeno fino a quel momento.
The
End
Finalmente la fine.
Lo so, lo so, ci ho
messo decisamente più di una settimana e mi dispiace
moltissimo aver fatto aspettare così tanto coloro che
volevano leggere questo epilogo. Ma sono sicura che qualcuno di voi mi
capirà se dico che il blocco dello scrittore è
una brutta bestia…
Comunque cosa dite,
vi è piaciuto? Sì lo so, purtroppo non sembra
azzeccarci moltissimo con il compleanno di Rupert. Per la prossima
occasione cercherò di essere decisamente più
puntuale =.=’
Ma veniamo ai
ringraziamenti. In generale volevo ringraziare tutti coloro che hanno
letto questa storia (caspita siete numerosi!) e chiedervi, visto che
è l’ultimo capitolo, se avete voglia di lasciare
un commentino piccino picciò a questa povera autrice. Fa
sempre piacere!! ^_^
E ora i
ringraziamenti particolari a coloro che mi hanno recensito:
Cedric M. Bubblehead:
Sono contentissima che ti piaccia, tesoro. Gli ordini al fratello
è stata probabilmente una delle parti migliori che abbia
scritto in questa storia. Poi però non dire che sembra un
libro, che arrossisco!! Grazie per il tuo sostegno. Bacio grande
Noel_93: Eh
sì, diciamo che sono una maniaca di happy ending, quindi non
poteva finire altrimenti!! Poi lo sai, con tutte le Daniel/Emma che ci
sono in giro bisogna dare man forte al nostro Rupert!!
Little lamb in love95:
Non ti preoccupare per la recensione!! L’importante per me
è sapere che l’hai letto e poi mi hai recensito
l’ultimo capitolo, quindi!! Spero tanto di poterti
accontentare e di scrivere altre fan fiction belle così
(fare i felice anche me stessa)! Per adesso pensò mi
dedicherò a una Ron/Hermione di Natale, ma chissà
che non ci scappi anche una ficcy di Natale con Rupert!! La
soddisfazione più grande è sapere che faccio
provare emozioni e ridere e quando mi dici che ti piacciono le mie
battute mi fa sempre piacere! Quindi non ti preoccupare, non mi
annoierai mai!!
Un grazie ancora a
tutti quanti.
Un bacione e a presto
Rowena (Viky)
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