Il Giglio Rosso di Fuffy91 (/viewuser.php?uid=28030)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Capitolo1
“ Insomma, Edward! Mi vuoi dire cosa succede?”
Era da più di un’ora che Edward si comportava in modo
strano, agitandosi per tutta casa, inquieto, mentre Alice, seduta accanto a
Jasper, che le cingeva le spalle con un braccio mentre con la mano destra le racchiudeva
le piccole mani intrecciate, sul divano immacolato di casa Cullen, guardava con
sguardo vacuo un punto indefinito della parete, seno che stava predigendo un
futuro imminente.
Bella, dal canto suo, era seduta sulla poltrona con in
braccio una piccola Renesmee di sei anni, con i boccoli ramati trattenuti da
due codini a fiocco rosa, come la sua veste di Chanel per l’infanzia, e il
visino roseo illuminato da un sorriso splendente, mentre giocava con la sua
ultima bambola, ignara, forse, del turbamento della sua famiglia.
All’improvviso, Alice ebbe un sussulto ed Edward si fermò,
osservando la sorella giusto il tempo di vedere i suoi occhi tornare del colore
dorato che li caratterizzava.
“ è già qui.”
Disse in un sussurro, mentre Edward annuiva, la fronte
corrucciata. Entrambi corsero in giardino, seguiti dal resto della famiglia,
chi scioccato, come Emmett, che balzò dalla sedia, e come Jasper, che si pose
subito al fianco di Alice, chi preoccupato, come Rosalie, che si staccò dalla
parete, inseguendo i fratelli, i capelli d’oro svolazzanti, e come Bella, che
presa Renesmee in braccio, li raggiunse, ponendosi al fianco di Edward, che le
prese la mano.
“ Dove andiamo?”
Gli chiese, in ansia.
“ Da Esme. Sospettiamo sia in pericolo.”
Bella sussultò, immaginando il viso sorridente di Esme,
oscurato dal buio maligno che, inconsapevolmente, la inglobava.
“ Ma Esme è da Carlisle. All’ospedale.”
Disse Rosalie, ancora accigliata. Alice scosse la testa,
negando.
“ No. Sta arrivando ora.”
Arrivarono in garage, dove trovarono, come Alice aveva
preannunciato, Esme che stava or ora chiudendo il cofano della sua Mercedes
nera, con in mano un mucchio di pacchi. Appena li vide, sorrise dolce e materna
a tutti.
“ Oh, che accoglienza. Buongiorno, ragazzi. Ho comprato
delle cose deliziose per tutti. Ma, cosa succede?”
Chiese, guardandoli attentamente, mentre si portava una
ciocca caramellata dietro l’orecchio.
“ Edward! Cos’hai, tesoro? Alice, non ti senti bene?”
Domandò, ora preoccupata, facendo cadere i pacchi a terra
con un sonoro tonfo, accarezzando sia la guancia di Edward che quella di Alice,
entrambi truci ed ansiosi. Esme, come logico, guardò Nessie, esaminandola
attentamente, essendo lei, tra di loro, nonostante fosse una mezza vampira, la
più fragile.
“ Bella...Renesmee sta bene? Si è fatta male?”
Le chiese preoccupata, mentre Bella, nonostante fosse
accigliata, deglutì guardando per un decimo di secondo il marito. Poi, con uno
sforzo, sorrise amabile alla sua interlocutrice.
“ Si, Esme. Renesmee è in ottima forma. Vedi, il fatto è
che…”
Ma Bella non concluse mai la sua spiegazione, perché Edward,
deciso e fluido, portò Esme dietro di lui, insieme a Bella con ancora Renesmee
in braccio, ridente.
“ Statemi vicino. Non vi muovete.”
Sussurrò, mentre Emmett lo affiancava, Rosalie rimase dietro
stringendo la vita di Esme, ora sorpresa e confusa, Alice e Jasper si misero in
difesa e Bella si accostò affianco ad Esme, chiudendola fra lei e Rosalie,
facendo scendere sua figlia dalle sue braccia, mettendola fra le sue gambe e quelle
del padre, che la trattenne per la spalla.
In lontananza , sentirono un ronzio fastidioso, che si
avvicinava sempre di più, finché Bella non lo identificò, visto che, nonostante
questo facesse le fusa e il suo precedente un fracasso assoluto, era il motore
di una motocicletta, che sbucò dal folto della vegetazione smeraldina e di
giada, sotto il cielo uggioso di quella giornata d’estate a Forks.
Questa si fermò con una sonora e stridente sterzata,
provocando un leggero polverone sabbioso. Come Bella aveva supposto, era una
motocicletta da corsa, ultimo modello, nera e lucente, con fiamme rosse sul
parabrezza, molto caratteristica. Alla guida, c’era un vampiro, a giudicare
dalla leggiadra con cui smontò, il cuore muto e l’odore dolciastro che emanava.
Aveva il viso coperto da un casco rosso da corsa e il corpo sottile e sinuoso,
nonostante l’altezza, sottolineata da stivali a spillo dodici centimetri,
superflui, a dir poco, fasciato da un’aderente tuta in pelle nera lucida, con
la zip sul davanti che evidenziava un abbondante decoltè.
Togliendosi il casco inutile, una cascata di ricci stretti,
color rosso brace cadde sulle sue spalle e sulla schiena, incorniciando un viso
dai tratti delicati, con una bocca di rosa che rivelò un sorriso abbagliante,
non appena i suoi occhi neri come la pece e grandi incontrarono i loro dorati e
crucciati.
“ Salve!”
Aspettate!!!! Non è ancora il momento di chiudere la
finestra!!!XD Leggete anche il secondo cap!!! Vi aspetto al mio
angolino!!! ^___*
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Capitolo2
“ Salve!”
Esclamò tintinnante la bella vampira sconosciuta, rimanendo immobile in una posizione molto
particolare: un braccio a sorreggere il casco, una mano a sostenersi il fianco,
le gambe incrociate, mettendo in evidenza il tacco sottilissimo del piede
sinistro e infine, il capo inclinato a destra, mentre alcuni ricci ribelli le
sfioravano le guance leggermente piene.
“ Famiglia Cullen?”
Nessuno rispose, rimanendo immobili e non ricambiando il suo
sorriso cortese, tranne Renesmee che si affacciò tra le gambe del padre, i
codini svolazzanti e il viso sorridente. Evidentemente, la trovava buffa.
“ Immagino di si.”
Concluse squillante, per nulla intimorita dalla loro poca
ospitalità. Guardò il casco, quasi distratta, per poi guardare di nuovo loro e
sorridere di nuovo, alzandolo a mezz’aria.
“ Vi domanderete perché un vampiro porta un casco? È
piuttosto ridicolo, no?”
Per la seconda volta, non ebbe risposta e Bella vide Edward
strizzare gli occhi concentrato. Poi storse la bocca infastidito. Alice lo
guardò per attimo, per poi vederlo annuire e lei osservare sia me che lei ad
occhi sbarrati.
“ Beh, è per i poliziotti americani. Sono così insistenti
sulle leggi che riguardano la guida. E alcuni sono anche molto maleducati. Al
terzo blocco, ho finito quasi per mordere uno di loro!”
Esclamò sbuffando e appoggiando delicatamente il casco sul
sedile in pelle, mentre Bella si agitò stringendo Renesmee a sé. Se per un
motivo così futile, quella vampira era decisa ad uccidere, figuriamoci quando
avrebbe annusato il dolce profumo di Renesmee!
“ Ovviamente, non l’ho fatto. Per ragioni di sicurezza,
sapete. Ma avrei dovuto farlo…insisteva ad avere il mio numero di cellulare. Ma
dico, io dare il mio numero di cellulare a quello squallido poliziotto obeso?!
Ma per favore!”
Disse leggermente adirata, per poi sospirare e tornare a
sorridere abbagliante a tutti loro.
“ Ma lasciamo perdere. Immagino non vi interessi tutta
questa storia, vero?”
Ancora una volta, nessuno si degnò di risponderla, ma lei
scrollò le spalle e sorrise ancora. Si voltò per mettere il casco nel
porta-oggetti, e Bella vide incise a lettere gotiche e rosse sulla sua schiena
la parola “ Vampire” e non
poté reprimere un sorriso, come Emmett, che si gelò non appena incontrò lo
sguardo infuocato di Edward.
Quando ebbe finito, sospirò, controllò le gomme e con passo
deciso si affrettò a raggiungerli. Tutti loro intensificarono la difesa e ad
Edward sfuggì un ringhio. Lei arrestò il suo passo, guardandolo sbigottita, ma
poi sorrise seducente. Quel sorriso irritò Bella.
“ Suvvia, pasticcino. Non mi pare il caso di ringhiare su
una bella signorina come me.”
Le disse, rimproverandolo come un bambino dispettoso, nella
voce d’angelo una nota cantilenata.
“ Cosa vuoi da Esme?”
Le disse calmo ma teso, facendole arricciare le sopracciglia
stupita, ma poi il suo viso si aprì in uno cortese ma prudente.
“ Esme? Chi è Esme?”
Chiese innocente, ma il suo sguardo scuro non lo era. Alice
ringhiò appena, muovendosi veloce ma ansiosa.
“ Non fare la furba. Io l’ho visto. Sei qui per uccidere
Esme. Perché? Cosa ti ha spinto a volerlo?”
Le chiese, con un tono che esigeva una risposta sincera.
“ Ah! Tu l’hai visto? E come, bambolina? Sei una veggente
per caso? E poi, chi è Esme?”
La bombardò di domande, ripetendo di nuovo la stessa domanda
di poco fa.
A quel punto, Esme sciolse l’abbraccio protettivo di
Rosalie, che cercò di opporsi, senza riuscire, poi quello di Bella, che aprì
bocca per protestare, ma venne zittita da un suo gesto secco, scansò Edward con
una mano sulla spalla, che cercò di trattenerla, ma lei lo guardò truce, e lui
rinunciò con un sospiro. La vampira rossa inclinò il viso di lato, come una
bambina incuriosita dalla mossa di un adulto. Esme avanzò tenace, fermandosi a
qualche metro dalla sconosciuta con un passo aggraziato, scuotendo i capelli
caramellati leggera, mentre la veste a fiori bianchi svolazzava attorno alle
sue gambe.
“ Sono io Esme.”
La vampira ampliò il suo sorriso, guardandola da capo a
piedi.
“ Si, fiorellino, lo vedo.”
Rimasero per un po’ a scrutarsi, poi la vampira rosso-brace
le chiese curiosa e schioccando la lingua birichina, gli occhi d’ossidiana
attenti e luminosi.
“ Conosci Carlisle?”
Esme rispose altrettanto calma, ma seria.
“ Si.”
“ Ah! Bene, sei la sua fidanzata, immagino?”
Sussurrò lo sguardo acceso di piacere alla fresca notizia,
acquattata e pronta a scattare su di lei, come se il solo fatto di conoscere
Carlisle, fosse sufficiente ad ucciderla. Bella sentì un ringhio gutturale
crescere nel petto di Rosalie, lo sguardo scuro acceso d’ira, come quello di
tutti, che si misero in posizione, pronti a difendere la loro madre adottiva.
Nessie si agitò afferrando il braccio della madre, riversando nella sua mente
tutta la sua ansia.
“ Veramente, sono sua moglie.”
Specificò Esme, per nulla intimorita dalla sua avversaria,
che a quelle parole si riscosse e i suoi muscoli si rilassarono, guardandola a
bocca aperta. Alice, stupendo tutti, si rilassò e sorrise per la prima volta in
quella giornata, seguita da Edward, che scosse la testa ricambiando il suo sorriso,
sospirando rilassato. Bella non capì quel cambio di atteggiamento, ma si
rilassò come gli altri, mentre Nessie si sbracciava verso la madre, con un
ritrovato sorriso, che la prese in braccio, ancora attenta sulla figura stupita
della vampira.
“ Moglie?”
Domandò scettica, mentre Esme annuiva decisa. La vampira
sbuffò, contrariata.
“ Oh, e perché non lo hai detto subito, scusa?! Mi avresti
risparmiato la fatica del preambolo!”
Le disse, stupendola, e innervosendosi come se Esme le
avesse fatto un grave torto.
Alice rise a quelle parole, avvicinandosi a lei, al fianco
di Esme, ora più affabile.
Edward sorrise alla faccia interrogativa di Bella.
“ Non vuole più ucciderla?”
Lui scosse la testa, negando.
“ Perché?”
Edward accarezzò il capo della figlia, che si sporse verso
di lui per toccarlo.
“ Credo perché ha scoperto sia sua moglie, e non la sua
fidanzata. Non vuole diventare sua nemica, immagino.”
“ Immagini? Credi? Cosa vuol dire? Non puoi leggerle nel
pensiero?”
Lui si irritò a quell’ultima domanda, infastidito come
quando scoprì che non poteva farlo nemmeno con lei.
“ No, purtroppo. È solo dalla visione che ha avuto prima
Alice che ho capito che non era più un pericolo. Per tutto questo tempo, cioè
da quando è arrivata, ho cercato di leggerle la mente. Ma nulla.”
Bella lo guardò scettica ed incredula insieme, prima di
guardare nuovamente la vampira dai ricci di brace, ora imbronciata e seduta sul
sedile della sua moto, con il viso rivolto altrove.
“ Credi sia uno scudo, come me?”
Gli chiese con l’idea di conoscere già la risposta.
“ è molto probabile. Basta chiederglielo.”
Bella rise del suo sorriso, mentre lui le cingeva le spalle
e lasciava che Nessie corresse verso Alice, che la prese per mano.
Ma prima che chiunque potesse rivolgere una parola amica
alla nuova arrivata, l’auto di Carlisle fece il suo ingresso, e lei si illuminò
alla vista del bel dottore biondo scendere dal sedile del guidatore e correre
verso il loro gruppo.
“ Cosa succede?”
Chiese accigliato, ma non poté aggiungere altro visto che una
massa di capelli ricci lo inondò all’istante, sotto lo sguardo sbalordito dei
suoi figli e di sua moglie, tranne quello di Emmett che rise sornione, insieme
a sua nipote, contagiandola.
“ Oh, Carlisle! Da quanto tempo non ti vedevo!”
Esclamò la vampira, scostandosi da lui e ravviandosi i ricci
dalla fronte, sorridendo felice.
Carlisle la guardò per un attimo lungo quanto la sua
eternità, finché titubante non disse.
“ Celine?”
“ Si! Sei contento di vedermi?”
Le chiese lei, stringendolo nuovamente a sé, per poi
scostarsi veloce, forse per rispetto ad Esme, visto che la guardò ammiccando
complice. Carlisle, ancora stravolto, le domandò aggiustandosi il risvolto
della giacca color champagne, che lei aveva sgualcito con il suo entusiasmo da
Alice.
“ Celine…cosa ci fai qui?”
Angolo dell’autrice.
Ed è con questa domanda in sospeso che vi lascio sulle
spine, in attesa di un nuovo capitolo, tutto da ridere e pieno di misteri!!!
Eccomi qui, con un’altra storia, vi avverto, di pochi capitoli, che vi farà
amare un nuovo, impossibile ed eterno personaggio!!! Chi sarà questa nuova,
bellissima vampira dai ricci rosso-brace indomabile e con un caratterino tutto
pepe??? Lo scoprirete pian piano, nei prossimi cap!!! XD Ora, se siete giunti
fino a qui, se volete, lasciatemi un commentino, anche piccolo piccolo!!! Vi
aspetto in molti, regalandovi un megasorrisone!!! Baci baci, Fuffy91!!!
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Capitolo3
Bella.
Dopo la domanda di Carlisle, vidi la vampira dai capelli
fiammeggianti, guardarlo per un attimo seria ed immobile, come un soldato che
deve fare una deposizione al suo generale. Ma l’impressione durò poco, visto
che, al trascorrere di soli cinque secondi, il suo viso pallido quanto i nostri
si illuminò di un sorriso, avanzando verso la moto e prendendo dal
porta-oggetti uno zainetto nero e tintinnante di portachiavi.
Una volta recuperato e messo su una sola spalla, lo
raggiunse parandosi davanti a lui. Mi permise di analizzarla meglio, mentre
Renesmee si agitava nelle mie braccia, ridendo a qualche ricordo che ora non
voleva mostrarmi. Era molto alta, quasi quanto Rosalie, nonostante i tacchi
degli stivali vertiginosi. Il suo aspetto, nonostante fosse simile al loro,
aveva un non so che di ignoto, misterioso, che mi induceva a sapere di più.
Eppure, con quei riccioli stretti e disinibiti, quel visino angelico e
quell’aria trasognata, sembrava tanto una bambina troppo cresciuta con l’idea
di non sapere il motivo preciso per cui si trovasse lì.
“ Lo sai, speravo tanto che tu me lo chiedessi, Carlisle.”
“ Ebbene?”
Disse lui, calmo e pacato, ma stranamente nella sua voce
gentile notai un moto di inquietudine.
“ Beh, ho deciso di vivere con te.”
A quel punto, tutti si guardarono sbalorditi e sentii
chiaramente i miei occhi sbarrarsi e le mie labbra creare una “O” muta, che
subito si richiuse, non appena incrociai gli occhi dorati di Edward, che mi
guardò per un attimo imperturbabile, anche se conoscevo le sue espressioni
abbastanza bene da capire che era concentrato a valutare i pensieri e le parole
di Carlisle, che si passò una mano sul viso, improvvisamente stanco, anche se
quando rincontrò nuovamente lo sguardo scuro della vampira di nome Celine, le
concesse un sorriso gentile.
“ Posso chiederti il motivo, Celine? Non fraintendermi,
sarei felice di accoglierti nella mia famiglia, ma perdonami se mi concedo
qualche dubbio, visto che non ci vediamo da…sessanta, novanta anni?”
“ Centosette precisi.”
“ Beh si, è decisamente molto tempo.”
Terminò lui, meditando su qualcosa che solo Edward poteva,
in quel momento, poteva conoscere.
“ Dico, sei impazzita?!”
Esplose improvvisamente Rosalie, avanzando verso di lei
minacciosa e guardandola truce, mentre Emmett cercava di trattenerla con un
braccio.
“ Ti presenti qui, minacciando di uccidere nostra madre e
poi, come se niente fosse, chiedi a Carlisle, tutta innocente, di far parte
della nostra famiglia? Tu hai qualcosa di storto in quel cervello che ti
ritrovi!”
Concluse, ringhiandole contro quelle parole. Mentre Emmett
cercava di calmarla, sorridendo divertito dalla furia della campagna, Celine la
soppesò con lo sguardo e soffiandole un ciuffo biondo dorato che le era caduta
dalla fronte, la sorpassò sorridendole quasi comprensiva, come se fosse lei da
biasimare.
“ Lo sai, Barbie cara, non dovresti arrabbiarti così tanto.
Ti si formano le rughe sulla fronte e diventi a dir poco orrenda.”
Rosalie la guardò sbigottita, mentre vidi un sorrisino
albeggiare sulle labbra del folletto vicino Jasper, concentrato, evidentemente,
a calmare l’animo inquieto di Rosalie. Dopo un po’, sembrò riuscirci, visto che
con un sospiro, Emmett la lasciò ponendosi al suo fianco e stringendole la
vita, mentre lei continuava a lanciare sguardi infuocati alla chioma rossiccia
davanti a lei.
Con passo cadenzato si diresse verso Esme, baciandola a
sorpresa e veloce sulla guancia destra, regalandole un sorriso affabile.
“ Perdonami, fiorellino, per lo spiacevole equivoco che si è
venuto a creare poco anzi. Non si verificherà più, te lo prometto.”
Disse con una faccia da cerbiatto desideroso di bacche, e a quel
punto seppi che Esme non avrebbe resistito. Infatti si allargò in un sorriso
tenerissimo, abbracciandola materna.
“ Oh, ma certo che ti perdono, Celine. E se vuoi far parte
della nostra famiglia, io ne sarò ben lieta.”
Celine sembrò quasi commossa, ma stranamente c’era qualcosa
nel suo sguardo che non mi convinceva, mentre abbracciava stretta Esme. Edward
osservò Carlisle che sospirò, ricambiando il suo sguardo con uno impotente e
scuotendo la testa sorridente.
“ Non so. C’è qualcosa che non mi torna, in quella vampira.”
Confessai ad Edward, che annuì stringendomi alla vita e
accarezzando la gamba di Renesmee con le dita, mentre lei rideva per il solletico.
“ Si, anche Carlisle è sospettoso.”
“ Ha detto di averla già conosciuta, centosette anni fa. Che
può volere da lui, ora?”
Gli chiesi, osservando come lui la scena di Celine che
correva verso la porta di casa Cullen seguita da Esme e dai loro fratelli.
“ Non lo so. Continuo a credere che sia uno scudo come te.
Anche se, non sono convinto che lei ne sia cosciente.”
“ Cosa hai letto nella mente di Carlisle?”
Edward mi osservò, mentre lasciavo che Renesmee corresse tra
le braccia di Alice, che la condusse per mano in casa, portando uno sguardo di
intesa ad Edward, che annuì sorridendo, come lei.
“ Ha valutato le cause che avrebbero potuta portarla da lui.
Mancanza di denaro, bisogno di aiuto…ha ripensato anche al loro primo incontro.
Mi sono sorpreso di sapere che sia avvenuto prima ancora di incontrarmi. Non
sono riuscito a capire il perché della loro separazione.”
Poi sorrise.
“ Ma Alice lo scoprirà di sicuro. Ha intenzione di
bombardarla di domande.”
Risi a quelle parole.
“ Tipico di Alice.”
“ E così…tu e Carlisle vi conoscevate.”
Sentii chiedere Alice a Celine, sedendosi al suo fianco su
uno dei lati del divano ad angolo, in pelle bianco latte.
“ Si. Io e Carlisle ci siamo conosciuti a Chicago. Mi ha
colpito subito, perchè indossava un completo nero molto ricercato e raffinato e
un cappello da Casablanca bianco. Molto bello, davvero. E poi, ovviamente, era
un vampiro come me, quindi…”
Si interruppe, visto che Alice le fece una nuova domanda.
“ Perché non ci racconti un po’ di te?”
Celine la guardò per un attimo eterno, indecisa se
raccontare di sé o no, ma poi si aprì in un sorriso ricambiato da Alice e
iniziò a raccontare.
“ Beh, sono nata a Londra, nel 1900. La mia famiglia era una
tipica famiglia benestante. Mio padre, William Banner, faceva il bancario di
professione, mentre mia madre, Diana Wilson Banner, si occupava della mia
educazione. Adoravo mio padre e sopportavo la vivacità di mia madre. Tuttavia,
era fin troppo egoista e un giorno mi rivelò, senza troppi indugi, che mio
padre non era proprio mio.”
Alice scosse la testa, senza capire.
“ Cioè? In che senso?”
Celine scrollo le spalle disinvolta.
“ Nel senso che non era proprio il mio vero padre. Mia madre
mi disse che, in realtà, ero figlia del suo amante, conosciuto prima del
matrimonio con Banner. Se non ricordo male era un Lord, morto in guerra, non
rammento il nome.”
Concluse, sorridendo senza emozione.
“ Deve essere stato terribile per te, scoprirlo così,
all’improvviso.”
Ancora una volta, la stranezza di quella vampira mi
sconvolse. Infatti, reagì alle parole di rammarico di Esme con una risata
cristallina.
“ Veramente, no. Insomma, ero fin troppo intelligente per
capire che qualcosa non tornava. Mia madre era bionda, mio padre bruno, nessuno
della loro famiglia aveva avuto parenti dai capelli ricci e di questo colore così
peccaminoso, a parere di coloro che a quel tempo frequentavo.”
Disse con un sorriso e intrecciando i suoi ricci fra le dita
affusolate, continuando con aria pensierosa.
“ Solo quel attraente Lord londinese era famoso per i suoi
ricci rossi. Penso che sia proprio per causa loro che mia madre si invaghì di
lui. Era famosa per la sua frivolezza. Forse è solo per gli agi che il mio
povero padre poteva offrirle, che lo sposò, anche se sono convinta che non
fosse nemmeno innamorata del bel Lord. Mi disse che avrebbe tanto voluto che il
bambino che scoprì di portare in grembo fosse quello di William, ma fu con
orrore, la notte in cui mi dette alla luce, di vedere quella testolina rossa
sbucare dalla copertina rosa in cui mi avevano avvolto. Fortuna che avevo i
suoi stessi occhi, azzurri, se non ricordo male.”
Ci rifletté sopra, guardando il soffitto con aria assorta.
Mi stupii che ricordasse così tanti particolari della sua vita umana. Di solito,
i ricordi sbiadivano con il passare degli anni, ma in lei sembravano molto più
che vividi.
“ Però, sono convinta che tua madre amasse te, più del Lord
o di tuo padre.”
Le dissi, mentre lei mi osservava stringere Renesmee, che si
acciambellò sul mio petto, chiudendo gli occhi sorridente. Celine sorrise dolce
e malinconica.
“ Si, immagino di si. Ero l’unica cosa che aveva fatto di
bello nella vita. L’unica che l’avesse gratificata come donna e come madre. Si,
penso proprio che mi amasse, ma credo solo per compiacere sé stessa.” Sorrise
amara: “ Ve l’ho detto, era fin troppo egoista.”
Guardò con sguardo lontano la grande vetrata che affacciava
sulla vegetazione florida del bosco, ascoltando lo scrosciare delle acque del
fiume e il fruscio delle foglie degli alberi smosse dal vento.
“ Come sei diventata vampira?”
Chiese Alice, stanca del silenzio meditabondo che si era
venuto a creare.
Celine si accese di entusiasmo a quella domanda, stupendomi
ancora di più. Infatti, per tutti i membri della famiglia Cullen, il momento
della trasformazione era il più vivido e il più terribile e nessuno lo aveva
raccontato con piacere e con un sorriso, nonostante la calma innaturale che
avevano mostrato. Quindi fu giustificato il mio stupore, nel costatare
l’entusiasmo, quasi il divertimento che Celine aveva elargito nel narrarlo a
tutti loro.
“ Fu un’esperienza a dir poco esilarante. I miei genitori
erano appena deceduti da un attacco nemico che mandò a fuoco la nostra casa. Io
ero distrutta, capirete, naturalmente. Avevo perduto in un solo colpo i
genitori e la casa in cui abitavo. Non avevo nessuno, i miei parenti si
consideravano più che generosi per aver provveduto al funerale, non mi
sopportavano un granché. Probabilmente, avevano capito da un pezzo che io non
ero la vera figlia di William, e così le rispettive famiglie, nonostante il
dolore, si odiavano e l’unica cosa che avevano in comune era il fatto di odiare
me.”
Disse tutto questo sorridendo, tanto che io ed Edward ci
scambiammo uno sguardo confuso, mentre gli unici che sembravano divertirsi
erano Carlisle, che la osservava sorridente, seduto sulla poltrona, con accanto
Esme, e la stessa Celine che, ignorando lo sconcerto di tutti, continuò a
narrare la sua storia.
“ Oh, ma sto divagando. Dov’ero rimasta? Ah, si! Il
funerale. Beh, dopo che tutto terminò, incluso l’ultimo saluto dato ai miei più
che orripilanti parenti, vagai per le strade di Londra, con indosso un orrendo
vestito nero e due fiocchi neri a trattenere i miei ricci. Tutto sommato, non
ero male, considerando che il nero mi è sempre stato d’incanto. Ad ogni modo,
non so come, ma gironzolando senza una meta e con la testa sgombra da ogni
pensiero, mi ritrovai in un vicolo oscuro, dove da lontano si vedeva l’insegna
di una locanda. Senza pensarci, mi ci intrufolai. Ricordo di essermi seduta al
bancone, mentre uomini e giovani soldati brindavano e si ubriacavano contenti,
ignorandomi deliberatamente. Tutto ad un tratto, vidi una mano pallidissima
porgermi un piatto di verdure e carne molto appetitoso e fu allora che lo vidi.
Si chiamava Nathan, era un vampiro molto affascinante. Occhi rossi, viso
d’angelo, un sorriso amichevole e seducente, capelli neri e disordinati,
vestiti modesti. Un vero schianto!”
Esclamò annuendo e sospirando adorante. Poi continuò,
osservando Alice sognante.
“ La prima cosa che mi disse fu <> Ovviamente non risposi, ero troppo sopraffatta
dalla sua bellezza per riuscire a spiccicare parola. Ma lui non si curò del mio
mutismo, e ridendo sottovoce- a mio parere non avrebbe mai dovuto farlo, visto
che per poco non svenni- infilzò una foglia di lattuga con una forchetta e fece
per imboccarmi: <> mi disse poi, mentre mangiavo la lattuga che lui mi stava
porgendo. Andammo avanti così finché non finii tutto il cibo che c’era in quel
piatto, e ancora non capisco come abbia fatto Nathan a non vomitare,
guardandomi mangiare da così vicino. Immagino che la puzza deve essere stata
orribile.
“ Comunque sia, dopo aver mangiato, mi prese per mano e passeggiammo
per i viali di Londra. Dopo mi portò in quello che doveva essere il suo
rifugio, facendomi stendere sul suo letto. Lui si stese accanto a me e mi
guardò a lungo, finché alla fine, mi parlò, con voce sommessa, quasi
emozionata:<< Celine, tu sei la fanciulla più bella che abbia mai
conosciuto. Saresti una compagna perfetta, per me. Vorresti esserlo?>> In
quel momento, non capii il significato di quelle parole, fatto sta che non
appena non potei fare a meno di annuire, Nathan mi baciò. Pensa, il mio primo
bacio, da un vampiro bellissimo e galante!”
Sospirò e rise gioiosa, al ricordo.
“ Si, immagino.”
Rispose Alice, ammiccando verso me ed Edward. Lui le
sorrise, baciandomi la fronte mentre io risi sottovoce. Già, il mio primo bacio
era stato con un vampiro bellissimo, galante e mio, solo mio. Scoprii che io e
Celine, in fondo, avevamo molto in comune.
“ E poi, ti trasformò quella notte?”
Le chiese Edward e lei gli concesse un’occhiata languida che
non mi piacque molto.
“ Si, pasticcino. Ovviamente provai un dolore atroce. Furono
i tre giorni e le tre notti più terribili di tutte. Ma del resto, lo sono state
anche per voi, immagino. Quando mi risvegliai, ero ancora su quel letto, con lo
stesso vestito nero. Ero viva, nonostante avessi atteso la morte e soprattutto
ero come Nathan, che mi guardava sorridente da una sedia a dondolo all’angolo
di quella squallida stanza.
Ricordo perfettamente che si alzò e con i miei nuovi occhi
da vampira super potenziata, mi sembrò ancora più bello ed elegante. Quando
parlò fu uno shock sentire la sua voce. Era ancora più bella di quanto
ricordassi. Mi disse, tendendomi una mano:<< Vieni, mia Celine. Andiamo
via di qui, insieme.>> Stavo per afferrare la sua mano, ma c’era qualcosa
che non andava. Qualcosa che non mi tornava. Per quale motivo avrei dovuto
seguirlo? Per quale scopo? In fondo non lo conoscevo nemmeno tanto bene. Anzi,
non sapevo nulla di lui, a parte il nome. Fu così che mi accorsi di quello che
in realtà Nathan mi aveva fatto, e di quello che io non avrei mai, a mente
fredda e razionale, permesso che lui mi facesse. Mi aveva sedotta, rapita, in
un certo senso, e poi, egoisticamente, mi aveva trasformata nel mostro che lui
era in realtà, solamente perché voleva fare di me la sua compagna.”
Mentre raccontava, il suo sguardo brillante di ossidiana,
divenne ancora più oscuro, le sue sopracciglia si crucciarono e la sua voce si
fece rabbiosa, sottolineata dai pugni chiusi.
“ La sua compagna…sua…che
diritto aveva di definirmi sua? Chi era lui? Solo il demone con la faccia d’angelo
che mi aveva trascinato in un’immortalità che non avevo chiesto. E così quello
che avevo etichettato da umana come il mio salvatore, il mio principe, si
tramutò nel mostro che detestavo con tutta me stessa da vampira. Si, lo odiai,
lo odiai talmente tanto che lo uccisi senza pensarci due volte.”
Quando finì la tragica fine della sua storia, si riscosse
guardando fisso Carlisle che ora la guardava triste e desolato. Celine abbassò
lo sguardo di rimando, quasi imbarazzato dal suo biasimo. Carlisle odiava la
violenza, e questo forse Celine lo sapeva bene.
“ Lo uccidesti? Ma come? Eri una neonata. Non avresti avuto
possibilità contro un vampiro adulto, a meno che non saresti stata
sufficientemente addestrata.”
Disse Jasper, incapace di credere che una Celine-neonata
avesse battuto un vampiro di gran lunga superiore per età ed esperienza.
“ Neonata? Scusami, biondino, non ho afferrato bene. Guarda
che io avevo appena compiuto diciotto anni, quando Nathan mi trasformò. Non ero
certo una neonata.”
Disse, quasi inorridita all’idea. Questo dimostrava la poca
esperienza di Celine nel gergo dei vampiri. Era come se fosse vissuta anni luce
dall’universo che da soli sei anni, io ero entrata effettivamente a far parte,
anche se sapevo molto più di lei già prima di diventare una vampira a tutti gli
effetti.
“ Neonato, si definisce un vampiro appena nato o un umano divenuto
da poco vampiro, se preferisci.”
Spiegò Jasper, con un sorriso al suo ultimo commento.
“ Ah! Ora capisco.”
Annuì, con gli occhi sbarrati per lo stupore.
“ Credo che anche Nathan lo fosse.”
Costatò Edward, accarezzandomi i capelli. Lo guardai a bocca
aperta. Si, in effetti, era possibile, se visto dal suo punto di vista. Sarebbe
stata la soluzione più ovvia. Anche Jasper sembrò dello stesso parere, visto
che annuì.
“ Sarebbe più realistico. Anche se, per trasformarla, deve
aver avuto una grande padronanza di sé. Una cosa che, per un neonato, non deve
essere facile.”
Commentò, pensieroso.
“ Però, anch’io sono riuscita a contenere la mia sete, una
volta trasformata.”
Dissi io, seguita poi da Rosalie.
“ Si, e magari, era realmente innamorato di Celine da
sapersi domare.”
Tutti la guardarono, per poi focalizzare la loro attenzione,
me inclusa, su Celine che si alzò sbuffando.
“ Oh, che importanza ha, ormai! L’ho ucciso più di cento
anni fa. È storia vecchia, superata, morta, sepolta e battezzata da
qualche vescovo poco devoto.”
Concluse quasi irritata, per poi essere trascinata a forza
sul divano da Alice, che con un sorriso e trattenendola ancora con un braccio,
le disse cordiale.
“ Non mi sembra che abbiamo ancora finito. Raccontaci come
hai trascorso questi anni da sola. Sono curiosa di saperlo.”
Concluse con tono soave, sorreggendosi il mento con la mano
destra e sorridendo innocente. Celine la guardò sospettosa per poi sorridere
maliziosa.
“ Certo che non ti arrendi facilmente, eh, bambolina?”
Le chiese retorica, facendola sghignazzare e un coro di
campanelli risuonò nella stanza.
“ No, mai.”
Rispose Alice, scuotendo la testa.
“ E va bene, d’accordo. Continuerò la storia della mia
eterna esistenza. Diciamo che, una volta bruciati i resti di Nathan e distrutto
tutto ciò che lo riguardasse, come una furia, mi inoltrai nella Londra gonfia
di pioggia. Per anni mi nutrii di uomini, il più delle volte esseri abbietti
che pensavano a due cose: il sesso e il denaro. Orribile! Come si può far
girare la propria vita in funzione di queste due cose? È assurdo! Ma ho
imparato, nel corso degli anni, che gli umani sanno essere molto prevedibili e
a volte scelgono le strade più semplici per appagare i loro insulsi desideri.”
“ Non sono tutti così.”
Dissi io, leggermente piccata da quelle parole che, in
verità, corrispondevano parzialmente al vero.
Celine mi osservò, per poi sorridermi comprensiva.
“ Non lo metto in dubbio. Infatti parlavo in generale. Non
c’è motivo di scaldarsi, zuccherino.”
Concluse, regalandomi un sorriso malizioso.
“ Continua, ti prego.”
La incitò Alice e dopo uno schiocco di lingua per
riorganizzarsi le idee, continuò come lei desiderava.
“ Beh, diciamo che, alla lunga, ero stanca di Londra, così
decisi di partire alla volta di altre città. Arrivai a Chicago. Erano tempi
duri, c’era la guerra. Odiavo la guerra, mi metteva irritazione. Ad ogni modo,
un lato positivo c’era: soldati feriti e pasti abbondanti ogni giorno.”
Sorrise ad Alice, che non ricambiò, visto l’argomento. Ma
Celine non ci badò e continuò il racconto.
“ Fu lì che incontrai Carlisle. In un giorno di nebbia, in
uno dei quartieri più soggetti ai turbamenti dello scontro, anche se un tempo
era il più prospero. Lo vidi uscire da un edificio, mentre salutava una donna
che doveva essere un’infermiera, visto l’odore di medicinali di cui i suoi
vestiti erano carichi. Mi stupii che non la aggredisse e mi sorprese di più
vederlo salutare calorosamente altri individui, passanti da quelle parti.
Appena mi vide, si fermò e mi fissò per molto tempo. Poi si decise a sorridermi
e mi salutò educatamente per oltrepassarmi come se niente fosse.”
Lo osservò imbronciata. Carlisle le sorrise, forse proprio
come centosette anni fa, per poi continuare al suo posto.
“ Immagino lo trovasti inaccettabile, non è vero Celine? A
giudicare dallo sguardo di fuoco che mi lanciasti, direi di si.”
Sembrò quasi che volesse trattenere una risata. Edward,
dietro di me, rise accanto al mio orecchio, facendomi nascere un sorriso
involontario e uno sguardo interrogativo. Lui mi sorrise e mi sussurrò:
“ Ascolta.”
Nello stesso momento, Celine sbuffò irritata.
“ Certamente. Non ero mai stata ignorata da un uomo, per di
più vampiro come me, in modo così esplicito e non curante. Inaccettabile!”
Poi si protese verso di lui, minacciosa.
“ Ora mi devi spiegare che cosa c’era che non andava in me?
Ero più che bellissima, quella sera, e non dire che non è vero!”
Lo minacciò puntandogli un dito contro. A quel punto, Carlisle
scoppiò in una sonora risata.
“ Oh, Celine, ma non avevi nulla che non andasse.”
Celine scosse la testa, incredula.
“ Non è vero, altrimenti non mi avresti ignorata così
deliberatamente.”
Gli disse, quasi oltraggiata nell’orgoglio.
“ Beh, certo il tuo aspetto era un po’ insolito, devo
ammetterlo. Ma…”
“ Insolito?! Come sarebbe a dire, insolito? Ero più che
normale, invece!”
Ribatté, ancora risentita. Carlisle le sorrise calmo.
“ Beh, se consideri normale avere foglie fra i ricci,
indossare un paio di scarpe differenti, un vestito da signorina di altri
tempi, con una gonna ridottissima e
stracciata…oh, si, eri perfettamente nella norma.”
Concluse placido, ma con un brillio ironico negli occhi
ambrati. Quelli scuri di Celine si accesero di indignazione e, reprimendo un
ringhio di disapprovazione, volse il capo lontano dai loro sguardi divertiti.
“ Non è affatto divertente. Non sei per nulla galante,
Carlisle, per nulla.”
Disse dura, alzandosi e dirigendosi decisa verso la
portafinestra.
“ Suvvia, Celine. Non prendertela. Scherzavo.”
Celine, ferma con la mano destra sulla maniglia della porta
di vetro, lo osservò a lungo, finché con un sospiro, ritornò a sedersi accanto
ad una composta ed ancora ridente Alice. Dopotutto, era impossibile non credere
alla sincerità immacolata del Dottor Cullen.
“ Va bene, ti credo. Però dovete comprendere. Non ero del
tutto civilizzata, e poi avevo sempre viaggiato da sola e adoravo le gonne
corte. E poi, gli uomini non ne erano scandalizzati, anzi. Le donne, invece,
beh…d’altronde, per loro, era tutto frutto del diavolo, ogni cosa non fosse
uguale a loro. Ridicolo! Sono contenta di non essere morta in quel secolo bigotto.”
Concluse con voce delicata, facendo ridere sonoramente
Emmett e sorridere addirittura Rosalie.
“ Ma, alla fine, voi due vi siete parlati?”
Disse Alice, facendo il punto della situazione, ed indicando
sia lei che Carlisle.
“ Oh, si, naturale. Dopo averlo insultato per bene e dopo
che lui avesse smesso di ridire, mi invitò a fare una passeggiata, per i viali
devastati di Chicago.” Sorrise al ricordo, malinconica. “ Non posso dire che
non sia stata la notte più bella e produttiva della mia vita. Carlisle mi aveva
affascinato. Per tutta la notte, mi aveva parlato di sé, dei suoi viaggi, dei
suoi tentativi di trovare un’altra via che potesse preservare la sua parte
umana, secondo lui, ancora presente nel suo essere immortale. E i suoi occhi
dorati mi confermarono che ci fosse riuscito. Il furbetto continuò a
persuadermi con discorsi a dir poco ipnotici, ma alla fine dovette cedere. Io
ero irremovibile e forse anche un po’ arrogante, lo ammetto.”
Terminò, con un sorrisino amaro e una scrollata di spalle.
Edward disse calmo.
“ Chi non lo è stato?”
Celine lo guardò e gli sorrise riconoscente.
“ Poi, cosa è successo?”
Le chiese cordiale Alice, con un misto di curiosità e
premura nei suoi confronti, visto che la sottrasse allo stato di compianto in
cui stava per cadere. Infatti, Celine ritrovò il suo sorriso luminoso, portando
le braccia aperte sullo schienale del divano morbido, sospirando beata.
“ Una volta salutato Carlisle, lasciai Chicago e andai
nell’America Latina. Lì incontrai parecchi come me, nomadi che non avevano casa
né amici. Alla fine, non mi piacque più vivere così e decisi di dare una svolta
alla mia esistenza. Per ricominciare a vivere, dovevo fare come Carlisle,
vivendo fra gli umani. E fu così che ricominciai gli studi, sfogliando ed
istruendomi nelle biblioteche pubbliche. Passarono gli anni, mi trasferii a New
York, terra di promesse. Lì, trovai un lavoro come impiegata in una rivista di
alta moda. Cominciai a fare la modella e conobbi molti personaggi altolocati e
famosi pubblicamente. Tra questi, c’era il ricco John Mistrot. Era così
affascinante, un umano brillante e un eccellente affarista. Lavorava nel campo
del petrolio. In breve, divenni una delle sue più care amiche. Mi consideravo
più che soddisfatta, visto che riuscivo ad avere rapporti stretti con uno e più
umani. Ma, alla fine, mi stancai anche di Mistrot, che divenne troppo
insistente, a mio parere. La sera in cui cominciò a fare discorsi strani sul
suo e il mio futuro, come per esempio il volermi sposare, mettere su famiglia,
ecc. lo abbandonai di punto in bianco, uscendo definitivamente dal campo della
moda e del successo. Ma dico, io sposarmi con un petroliere, umano, per giunta?
Ma per favore, non diciamo eresie!”
Esclamò indignata e sbuffando, e notai che era un gesto che
compiva ogni volta che qualcosa la irritava.
“ Di certo, non poteva sapere che, in realtà, fossi una
vampira e che, se avessi solo voluto, avrei potuto cibarmi di lui in ogni
momento. E credetemi, quella sera, non so cosa mi abbia trattenuto dal non
farlo.”
Sogghignò quasi divertita e compiaciuta al pensiero di non
averlo fatto, anche se, dal bagliore arancio che oltrepassò i suoi occhi
assetati, non ne ero molto sicura. Fu molto astuta da glissare elegantemente
l’argomento, continuando la sua storia e trafficando con la tasca destra del
suo zainetto, cacciandone una scatoletta bianca che riconobbi come un pacchetto
di sigarette. Ne estrasse una, proprio nel momento in cui parlò. Non credevo
che i vampiri potessero fumare.
“ Comunque sia, lasciatami alle spalle Mistrot, eclissai
verso i bassifondi di New York e lì, in un locale jazz, lo incontrai, mentre
ordinava un doppio whisky ghiacciato, senza alcuna intenzione di berlo. L’odore
dolciastro della sigaretta che stava fumando mi arrivò dritta al naso.
Incredibile, quanto fui stupida.”
“ Chi era?”
Chiese incuriosita Alice, come tutti del resto, me inclusa.
Celine sorrise, malinconica e dolce allo stesso tempo,
osservando la sigaretta di marca maschile consumarsi fra le sue dita, senza
fumarla. Ma poi la spense e la gettò nel portacenere di cristallo sul tavolino,
sbuffando irritata.
“ Nessuno. Non ne vale la pena nemmeno di parlarne. Non so
neppure io perché l’ho fatto. Vi prego, ignorate tutto. Oh, perché ho ancora
questo stupidissimo pacchetto di sigarette?”
Si chiese irritata, per poi buttarselo alle spalle e
gettarlo dritto nel cestino vicino al portaombrelli.
“ Avevo deciso di smettere. I polmoni non ne risentono, ma
si diventa indipendenti come gli umani. Fortuna che io ho smesso circa ottanta
anni fa.”
Concluse sorridendo.
“ Ma allora, perché avevi il pacchetto ancora in borsa?”
Chiese sbrigativa Rosalie. Celine sorrise amara.
“ Per ricordare.”
Sussurrò misteriosa, senza aggiungere altro. Nessuno osò
indagare oltre. Era ovvio che quella storia le provocasse dolore ma in cuor
mio, non riuscivo a togliermi dalla mente l’immagine vivida di una figura
scura, seduta al bancone di uno squallido locale jazz della vecchia New York, il
ghiaccio tintinnante nel bicchiere di doppio whisky inviolata, la nebbiolina di
fumo dolciastro della nicotina avvolgerla. Ma, come gli altri, preferì
sorvolare.
“ Beh, a parte i miei più che spiacevoli incontri
indesiderati, me ne andai anche da New York e tornai a Londra. Lì mi unii ad
una band punk molto famosa in vari quartieri londinesi. Sapevo suonare
benissimo la chitarra, e con quella elettrica facevo faville. Tutto filò
liscio, finché un giorno, per rabbia, non mi nutrii del batterista, troppo
insistente, come Mistrot. Odio i tipi insistenti.”
Lo disse con rabbia e un ringhio malamente celato mi fece
capire al volo il motivo per cui abbia reagito in modo così impulsivo e cinico.
“ Da quel punto in poi la mia vita fu tutto sesso e rock’n
roll.”
Disse, ritrovando l’allegria e sorridendo a tutti, anche se
il suo sguardo sembrò incupirsi.
“ Teoricamente, si intende. Diciamo che, amavo divertirmi,
prendere la vita alla leggera, cibarmi quando mi capitava, frequentare gente
poco raccomandabile, ma tanto, tanto simpatica. Pensavo che quel modo di vivere
potesse cancellare quel vuoto che da tanto, fin troppo tempo, mi portavo
dentro. Che illusa! La verità era che, nonostante fossero trascorsi tanti anni,
ero rimasta la solita, piccola, insignificante ragazzina con i fiocchi nei
ricci rossi e il vestitino nero indossato al funerale di entrambi i suoi
genitori, rimanendo impalata ed inerme di fronte alle loro lapidi, con gli
sguardi indignati e disgustati, di quella che doveva essere il resto della sua
famiglia, contro.”
Ora sembrava parlare quasi tra sé, lo sguardo vacuo, come
quello di Alice durante una visione, che ora deglutiva irritata, mentre vedevo
Emmett stringere i pugni, Esme con gli occhi gonfi di lacrime che non potevano
sgorgare, Carlisle rammaricato ed Edward irrigidito e teso dietro la mia
schiena.
Io stessa, non riuscivo a trattenere un senso di pena per
quella ragazza, mentre stringevo forte Renesmee, ormai addormentata sul mio
grembo.
Celine si riscosse scuotendo la testa e sorridendo contenta
a tutti, soprattutto a Carlisle, con ancora il rammarico dipinto sul volto
perfetto.
“ Fu in quel momento che ripensai a te, Carlisle. Tu sei
stato l’unico a trovare una strada migliore di quella che chiunque altro mi
avesse fin ora mostrato. Quella notte, a Chicago, ero troppo affamata di
esperienze per poterti ascoltare o forse troppo immatura per accettare me
stessa. Ma poi mi sono pentita della strada che io stessa avevo scelto e che,
senza accorgermene, mi stava portando poco a poco alla distruzione. Così,
ripensando alle tue parole, ho cominciato a cibarmi di soli animali, vivendo in
baite dove l’odore degli uomini era quasi inesistente. Ero brava ad interagire
con loro, forse più affabilmente di qualsiasi altro vampiro. Il problema era
solo riuscire a controllarmi e dopo tanti tentativi, ci sono riuscita, mi sono
abituata all’odore acerbo delle bestie di cui mi cibavo, ignorando quello
prelibato degli umani. O almeno, a livello autodidatta. Volevo prepararmi bene,
così da non deluderti una volta che ti avessi incontrata.”
Gli disse, sorridendogli entusiasta, forse ripensando ai
suoi sforzi, compiuti in tutti quegli anni di parziale solitudine.
“ Una volta finito il, come dire, periodo di riabilitazione,
ho deciso di intraprendere il viaggio che mi avrebbe condotto da te. E così,
eccomi qui.”
Disse indicandosi ed avvicinatasi a lui, lo abbracciò
fulminea.
“ Per favore, non mi cacciare via. Ti prometto che farò la
brava, promesso. Però, ti prego, non dirmi di no.”
Gli disse, con voce emozionata ma ferma, abbracciandolo
stretto, come a non volerlo più lasciare.
Carlisle portò lo sguardo su tutti loro, esaminando ogni
viso. Io gli sorrisi ed Edward annuì e solo al suo ultimo giudizio, lo vidi
rilassarsi e sorridere dolce a Celine, ricambiando il suo abbraccio.
“ E va bene, Celine. Puoi restare qui, con noi.”
Lei si illuminò e i suoi ricci infuocati sembrarono più
elettrici che mai.
“ Oh, grazie Carlisle. Non ti deluderò, vedrai.”
Poi passò ad abbracciare tutti, ringraziandoli e quando
arrivò a me, Edward e Renesmee, abbracciò titubante Edward, guardandomi ed
ammiccando, forse ricordando il ringhio involontario di poco prima o forse
perché era realmente in imbarazzo fra le sue braccia.
Poi toccò a me, ed era la prova del nove, visto che avevo
tra le braccia Renesmee addormentata.
Vidi Edward irrigidirsi e le braccia attorno alla mia vita
farsi più salde. Per sicurezza, avvolsi lo scudo intorno a lei ma sembrò non
servire a nulla, visto che lei riuscì ad accarezzarle il visino arrossato e poi
baciarle la guancia dolcemente, per non svegliarla.
“ Che carina questa zolletta di zucchero.”
E mi sembrò sincero il suo sorriso privo di qualsiasi doppio
senso.
Poi abbracciò goffamente me, visto che ancora stringevo
Nessie a me, sussurrandomi all’orecchio.
“ Come te, zuccherino, del resto.”
Se avessi potuto, sarei arrossita, visto il tono mellifluo e
malizioso con cui mi aveva rivolto quel complimento. Si staccò ridendo della
mia espressione, come il sorriso sghembo di Edward.
“ Beh, dove alloggerò? Sul divano?”
Esme rise.
“ Ma no, cara. C’è una bella stanza degli ospiti che ti
aspetta.”
“ Che domani allestiremo a tuo piacimento.”
Concluse Alice, abbracciandola per la vita, arrivandole, con
tutta la testa, alla spalla.
“ Come vuoi, bambolina. Oh, il mio bagaglio.”
Corse al divano per poi tornare un secondo dopo con il suo
zainetto in spalla.
“ Chi vuole accompagnarmi? Perché non tu, zuccherino?”
Bella rimase sbalordita, sentendosi presa in causa e,
stranamente, cominciando ad abituarsi a quel nomignolo.
“ Va bene, ti accompagno.”
Dissi, lasciando che Renesmee scivolasse fra le braccia del
padre, accoccolandosi, con un mugolio di protesta, sul suo petto duro e
tiepido, per lei, ritrovando il sorriso. Celine osservò con interesse ed amore
la scena.
“ Carino e pure premuroso. Bel colpo, zuccherino.”
Mi disse, ammiccando verso Edward e facendomi imbarazzare,
mentre lui e gli altri sghignazzavano.
“ Va bene, va bene, bambolina. Vieni anche tu, prima di
farti venire un attacco isterico.”
Disse sorridente e trasognata Celine ad Alice, che impazzì
di gioia, trascinandola su per le scale, mentre Celine afferrava lei.
“ Sei uno scudo, vero?”
Le chiese, mentre Alice correva ad aprire la porta della sua
nuova camera. Celine la guardò senza capire.
“ Come, zuccherino?”
Celine non sa di essere uno scudo, o fa solo finta???? Se
volete scoprirlo, non perdete il prossimo cap!! Non ci sono stati commenti,
anche se ringrazio tutti coloro che hanno letto i capitoli precedenti!!! Non vi
sono piaciuti, forse??? Fatemelo almeno sapere!!! ^__^ Baci baci Fuffy91!!!
P.S. Ho cambiato il titolo in “Il Giglio Rosso”!!! Mi è
sembrato più indicato!!!
^______________________________________________________________________*
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Capitolo 4
Bella
“ Quindi, ricapitolando: la bambolina vede il futuro, il
pasticcino legge nella mente, il biondino controlla le emozioni, oltre ad
avvertirle su di sé e tu, zuccherino, sei una sottospecie di scudo.”
Concluse Celine, mentre estraeva dal suo zainetto nero tre
gonne ridottissime, una t-shirt viola con uno stemma nero sul davanti, due top
merlettati, un bustino rosso e un paio di scarpe con il tacco, nere anch’esse,
posizionando tutto ordinatamente nell’armadio bianco ed immenso della sua nuova
stanza, mentre io ed Alice eravamo sedute sul letto trapuntato d’oro e lino
bianco. Essendo la stanza degli ospiti, Esme aveva preferito arredarla come una
normalissima stanza, fornita anche di un bel letto a due piazze, uno scrittoio
abbastanza antico e di legno lucido, una specchiera placcata di oro e di marmo
bianco, un tappeto morbido e latteo che ricopriva quasi tutto il pavimento e per
finire una finestra che affacciava sul giardino. Nel complesso, era semplice e
bella.
Celine sprofondò nei cuscini, togliendosi gli stivali
vertiginosi che le arrivavano al polpaccio, gettandoli suo tappeto, macchiandolo
come una macchia nera d’inchiostro. Indossava ancora la tuta da motociclista con
la scritta “ Vampire” a
lettere gotiche e rosso vermiglio ancora brillante di strass sulla sua schiena,
e la cascata dei suoi ricci indomabili ricadde sulle federe immacolate dei
cuscini imbottiti. Le osservò attenta e trasognata, le iridi dei suoi occhi
grandi ancora scure per la sete.
“ Si, hai compreso alla perfezione, Celine.”
La elogiò Alice, acciambellando le gambe ricoperte dalla
gonna sottile di un delizioso vestitino grigio perla, sorridendole
abbagliante.
“ Tu, invece, non sei uno scudo, come me?”
Chiesi, speranzosa di ricevere una risposta affermativa.
Ma Celine scosse la testa, mentre Alice mi accarezzava una
spalla, scoperta dal vestito blu elettrico che indossavo, su sua insistenza,
sorridendomi dolce e comprensiva.
“ Bella, il tuo potere è unico, come quello di tutti noi, si
intende. Non credo che Celine lo possieda, o almeno, se è così, in maniera
differente.”
“ Ma Edward non può leggerle la mente e il mio potere scudo
non ha effetto su di lei. Prima l’ho usato su Renesmee…” a quel punto la guardai
dispiaciuta: “ Scusami, era solo per precauzione.”
Celine alzò le mani.
“ Figurati, zuccherino, lo capisco.”
Continuai, ricambiai il suo sorriso.
“ E non ha avuto alcun effetto, su di lei. Come lo
spieghi?”
Le chiesi, osservandola negli occhi ambrati. Alice meditò su,
pensierosa, prima di fornirmi una risposta.
“ Forse posso dirtelo io.”
Esclamò all’improvviso Celine, facendo schioccare la lingua
fra i denti e, cingendomi le spalle con un braccio, solleticandomi con i ricci
la guancia destra, mi disse con la sua voce profonda e dolce come il miele,
anche se con una nota in più che la faceva risultare intonante.
“ Vedi, una volta, un vampiro di nome Carlos, incontrato
nell’America Latina, aveva anche lui un potere speciale. Sapeva manipolare i
pensieri, capisci, una sorta di ipnosi, che faceva credere a qualsiasi persona,
umano e vampiro, per esempio, di andare a destra, invece che a sinistra, o
credere di essere una donna, invece che un uomo…capisci, cose del genere.”
Annuii, leggermente sbigottita da quella particolare
capacità, come Alice, del resto, che si avvicinò a noi, incuriosita.
“ Beh, cercò di farmi credere di essere invaghita di lui.
Voleva portarmi a Las Vegas per sposarmi, che ingegno. Comunque sia, non riuscì
nel suo intento e quando li chiesi il perché, lui mi spiegò che evidentemente,
ero uno Specchio.”
Terminò calma, mentre io mi accigliavo senza capire.
“ Uno Specchio? In che senso?”
Celine sorrise, per poi alzarsi e trafficare nuovamente con
il suo zainetto, dove, ricacciando un paio di calze a rete, altre di vari
colori, un reggicalze nuovo di zecca, a giudicare dalla targhetta che pendeva da
uno dei lacci, prese quello che doveva essere una lingerie color rosa pallido,
sogghignando fra sé e stendendola sul letto, mentre faceva scendere la zip della
tuta e rispondeva, al con tempo, alla mia domanda.
“ Si, uno Specchio. Io rifletto i poteri che agiscono sulla
mente, proteggendomi allo stesso tempo, un po’ come te, ma in modo
differente.”
Disse, mentre si slacciava il reggiseno di pizzo nero,
ponendosi di spalle e notai che sulla sua spalla destra c’era tatuata un giglio
rosso. Sorrisi, era molto caratteristico. Ma ben presto la visuale del delizioso
fiore dai petali rosso sangue, inciso sulla sua pelle di ghiaccio, venne coperta
dai suoi ricci ribelli dai riflessi argentei della luna piena. Celine si voltò e
in mezzo secondo, coperta da un completo quasi completamente trasparente, si
gettò tra di loro, smuovendo le gambe nude come una bambina sullo steccato,
sorridendo ad entrambe ed abbracciandole.
“ Vedi, zuccherino. Il mio potere è meno forte del tuo, anche
se efficace contro i nemici, però, come tu stessa hai appena detto, puoi
proteggere anche gli altri e rafforzarlo a tuo piacimento. Ma il mio, questo,
non può farlo. Come un vero specchio, io rifletto i raggi dei poteri mentali, ma
riesco a proteggere solo me stessa. È più egoistico ed è una sottile ma
invalicabile pellicola attaccata alla mia pelle che protegge solo me. Credo che,
in effetti, questo potere non faccia altro che riflettere quello che ero io in
realtà, quando ero ancora umana. Ero una ragazza riservata e respingevo con
poche parole qualunque soggetto fastidioso che cercasse di entrare nel mio
raggio d’azione. Il contrario di mia madre, così vivace ed espansiva nel suo
modo di essere egoisticamente frivola e di Banner, così gentile e disinteressato
da donare comprensione ed amore a chiunque bussasse alla porta del suo cuore.
Carlisle mi ricorda molto lui, in questo, solo che è molto più bello.”
Disse, parlando di nuovo fra sé, ammiccando e sogghignando
maliziosa. Sia Alice che io sghignazzammo. Come darle torto.
“ Sai, il tuo pasticcino non è niente male. Senza contare che
io amo i rossi, come me. Anche se, i suoi capelli rosso-ramato, sono molto più
belli.”
Concluse con una nota d’invidia, mentre io sorridevo a quei
suoi apprezzamenti su Edward che, stranamente, non mi irritarono, anzi, mi
lusingarono in un certo senso. E il sapere che Edward fosse mio marito e quindi
solo mio, mi conferì un senso appagante di orgoglio, che, paradossalmente, mi
inondò di calore. Celine, intanto, si rivolse ad Alice.
“ Ovviamente, anche tuo marito è molto bello. Biondo, per
giunta, anche se mi sembra un tantino teso. Cos’è, non le piaccio, forse?”
Alice rise del suo piccolo cruccio, stringendola sé in un
abbraccio tranquillizzante.
“ Ma no. Jasper è fatto così. Dà quest’impressione
all’inizio, ma in realtà è molto affabile e disponibile, se lo conosci meglio. È
solo pratico.”
Alice fece spallucce, alzandosi ed esaminando scettica
l’armadio quasi vuoto di Celine ed i suoi vestiti, molto punk. Forse risalivano
al tempo in cui faceva parte del gruppo di Londra.
“ Non vorrai indossarli, vero? Intendo, quelli.”
Indicò i suoi vestiti, con il viso distorto in quello che
doveva essere una smorfia di disapprovazione.
“ Se vuoi, domani andiamo a fare shopping in centro.”
Alice si aprì in un sorriso deliziato ed entusiasta
abbracciando sia lei che me, guardandomi con i suoi occhi vispi e luccicanti di
stelle.
“ Ovviamente, verrai anche tu, Bella.”
Non potei fare a meno di annuire, poco motivata.
“ D’accordo, Alice.”
“ Bene è deciso. Ora ti lasciamo, Celine. Immagino vorrai
farti un bel bagno, dopo il viaggio. Il bagno è di là.”
Indicò una porta mai notata, nascosta da una tenda di perline
bianche. Celine le sorrise riconoscente, cominciando a togliersi la sottoveste
che lasciava ben poco all’immaginazione.
“ Si grazie.”
Poi mi guardò e mi trascinò per mano in bagno.
“ Facciamo il bagno, insieme, ti va? Vieni anche tu,
Alice.”
Lei sorrise euforica, mentre io ero sbigottita, mentre la
guardavo togliersi i vestiti e far riempire la vasca idromassaggio di acqua
tiepida, che ben presto, fu ripiena di acqua schiumosa di fragola, vaniglia e
cannella.
Fui costretta ad accettare e, ripensando ad Edward disteso
sul nostro letto e Renesmee nel suo lettino trapuntato di rose e margherite, con
un sospiro, mi immersi nell’acqua profumata.
Celine non entrò nella vasca e corse, senza dire nulla, a
chiamare Rosalie, visto che sbucò stupefatta, stretta nella presa della sua mano
e pregai che non fosse con Emmett, viste le condizioni poco pudiche della bella
vampira dai ricci infuocati.
“ Coraggio, fai il bagno insieme a noi.”
La incitò, mentre si immergeva accanto a me, deliziandosi
degli odori dolciastri dei sali e del bagnoschiuma. Mi sorrise ed io ricambiai,
cercando di rilassarmi.
Mi stupii nel vedere Rosalie togliersi i vestiti ed
immergersi accanto ad Alice, che giocava con le bolle di schiuma grandi,
soffiandole sulla sua mano.
“ Dite un po’, l’avete mai fatto con i vostri compagni?
Intendo, il bagno insieme.”
Alice rise ed annuì.
“ Si, due volte. È stato molto divertente.”
“ E tu, Barbie cara?”
Rosalie giocò con la schiuma, passandosela sulle braccia
inviolate ed inginocchiandosi come una sirena su uno scoglio.
“ Si, più di una volta. Se non sbaglio, cinque.”
Celine annuì ridendo, mentre Alice, eccitata dalla
situazione, sogghignava spruzzando acqua alla sorella di fianco a lei, che reagì
bagnandole i capelli e facendola ridere ancora di più.
“ Invece, tu zuccherino? Scommetto una sola volta, vero? Non
so, ti vedo piuttosto timida.”
In effetti, mi imbarazzava l’argomento e sicuramente, se
fossi stata ancora umana, sarei avvampata fino alla radice dei capelli.
“ Veramente no, non l’abbiamo mai fatto.”
Celine si crucciò.
“ Male, male. È una cosa divertente e stimolante in una
coppia. Dovresti proporglielo.”
Terminò, soffiando qualche bolla che scoppiò sulle ciocche
bionde di Rosalie, che non si accorse di nulla. Io mi agitai, conscia del fatto
che non ci sarei mai riuscita.
“ Non importa. Non è importante.”
“ Ma certo che lo è. Se vuoi glielo propongo io, per te.”
A quelle parole scattai, agitando l’acqua che bagnò il
pavimento a scacchi.
“ No, per favore. Non è necessario.”
Celine rinunciò prima di quanto mi aspettassi.
“ D’accordo, come vuoi zuccherino. Anche se, il pasticcino
scommetto ne sarebbe entusiasta.”
Terminò, sorridendo maliziosa ed immergendosi totalmente
nell’acqua profumata. Quando riemerse, i suoi ricci bagnati sembravano coralli
intrecciati a stille di rubini.
Ci fu una piccola lotta di schizzi, dove Alice si proclamò
vincitrice e quando tutto terminò, il momento d’imbarazzo sembrò essersi
dissolto attraverso le loro risate. Il pavimento, ormai, era allagato.
“ Ora, perché non mi parlate un po’ di voi? Comincia tu,
bambolina.”
E così, Alice raccontò la sua storia, seguita da Rosalie che,
quando raccontò la sua triste esperienza, vidi Celine contorcersi in una mossa
irata e un ringhio di rabbia che le crebbe nel petto, cavernoso e raggelante,
fece sorridere Rosalie, che la calmò pacata, per poi proseguire con la sua
trasformazione, l’incontro con Emmett, il suo matrimonio e la gioia di aver
avuto Renesmee come nipote, grazie a me e ad Edward. Quando fu il mio turno,
notai che Celine mi scrutava e bevevo ogni mia parola con maggiore interesse ed
avidità. Ovviamente, ero conscia che la storia mia e di Edward era molto più
travagliata ed avventurosa, rispetto alle comuni storie tra vampiri. Quando le
confessai di essere ancora una vampira neonata, sbarrò gli occhi basita,
incredula di fronte alle verità.
“ Ma dai, non l’avrei mai detto! Sei sicuramente più matura
di me, zuccherino.”
Tra una risata e l’altra, le raccontai di
James, la cui cicatrice era visibile ancora sul polso, dei Volturi e del patto
stipulato a Volterra, durante il salvataggio di Edward, che mi credeva morta,
dopo molti mesi che mi aveva lasciato, per il mio bene, di Victoria, la
compagnia di James, che voleva vendicare la sua morte con la mia, attraverso un
improvvisato esercito di vampiri, che i Cullen avevano sconfitto grazie
all’unione con i licantropi Quieleute, di Jacob, il mio migliore amico,
licantropo anch’egli e della strana ma incantevole magia che lo legava a
Renesmee, figlia mia e di Edward, avuta prima della mia trasformazione, quindi
anche della sua natura ibrida. Infine, le raccontai la lotta contro i Volturi e
la nostra ritrovata armonia dopo quest’ultima.
Quando finii il racconto pieno di particolari interessanti e
dettagliati, Celine finalmente parlò, sorridendomi ammirata.
“ Hai avuto un coraggio immane ed una grande forza di
volontà, per superare tutto quello che ti è capitato, zuccherino.”
Mi sussurrò, con la voce profonda e sonora di sempre. Alice
alzò una mano.
“ Lo confermò.”
Disse per poi abbracciarmi alla vita.
“ Bella è sempre stata una ragazza forte, sia da umana che da
vampira.”
“ Grazie Alice.”
La ringraziai, ricambiando l’abbraccio.
“ Senza contare, che ha una bambina splendida che ci riempie
la vita di gioia, ogni giorno.”
Continuò Rosalie, soave.
“ E un marito di tutto rispetto che, anche se ha sopportato
le pene dell’inferno, per averti, alla fine, nonostante i pericoli e le
controversie, ha saputo godersi in pieno il tuo amore.”
Finì Celine, sorridendole e scostandole i capelli dal viso,
affettuosa.
“ Edward è il migliore di tutti noi.”
Disse Alice, strizzandosi i capelli con le mani.
“ E anche il più melodrammatico.”
Commentò Rosalie, allungandosi sul bordo della vasca e
facendo ridere tutte.
“ Si, questo è vero. Però, io lo amo.”
Dissi, appoggiando sognante il viso sulle ginocchia,
circondandole con le mani. Ora più che mai, avevo una voglia matta di vedere il
suo viso perfetto.
“ Oh, è l’alba.”
Disse trasognata Celine, fuoriuscendo per prima dalla vasca e
avvolgendosi in un asciugamano bianco. Lo guardò con sospetto. Forse non gradiva
il colore. Ne porse uno ciascuno ad ognuno di noi e prima che
potessi avvolgermelo, lei mi fermò, sorridendomi accattivante.
“ Ora ti faccio vedere cos’è la cosa più bella che il tuo
uomo possa farti, dopo aver passato un’intera notte in una vasca idromassaggio.
Per favore, girati.”
Mi intimò, prima che potessi protestare. Alice e Rosalie ci
guardavano sorridendo e sghignazzando divertite. Sbuffando, mi voltai e sentii
la morbidezza dell’asciugamano bianco avvolgermi e due braccia forti stringermi
dolcemente la vita. Strano, erano fin troppo robuste per essere le braccia di
Celine, ma non me ne curai, chiudendo gli occhi e deliziandomi di quella dolce
sensazione di piacere. Riuscivo quasi a sentire l’odore inconfondibile di
Edward.
“ Hai ragione, Celine. È piacevole.”
Sussurrai, mentre mi abbandonavo a quella sensazione di
benessere. Avvertii il suo viso avvicinarsi al mio, finché non mi sentii
bisbigliare all’orecchio:
“ Se ti piace così tanto, lo faremo anche noi.”
Sbarrai gli occhi a quella voce melodiosa che non poteva che
appartenere ad una sola persona. Mi staccai rapida, sorreggendomi l’asciugamano.
Edward era lì, che mi sorrideva dolce, tendendomi le braccia verso la vita, con
l’intenzione di avvolgerla. Lo lasciai fare, mentre io mi perdevo nei suoi occhi
ambrati, ora leggermente più scuri dei miei.
“ Edward. Che ci fai qui?”
Gli chiesi, ancora confusa.
Edward rise sottovoce nel mio orecchio e mille brividi mi
percorsero la schiena. Lo vidi perdersi nel mio odore.
“ Celine ti ha teso un piacevole scherzo, con il mio aiuto
indispensabile.”
Continuò sorridendomi sghembo e baciandomi la linea elastica
del collo.
“ Comincio ad adorare quella vampira, in senso amichevole e
fraterno, intendo. Un po’ come Alice.”
Disse, baciandomi la mandibola e l’angolo destro della
bocca.
“ Si, anch’io comincio a volerle bene.”
Gli bisbigliai a mezza voce, facendolo ridere sulla mia
pelle. Io risi con lui. Ero irrecuperabile. L’effetto devastante che ogni
singola carezza ed ogni singolo bacio di Edward mi provocava, non sarebbe mai
svanito, nemmeno per tutta l’eternità. Con quel dolce pensiero, lo strinsi a me,
placando l’astinenza che mi aveva tenuto lontano da lui per un’intera notte. In
compenso, avevo passato una piacevole serata fra sole donne e avevo scoperto un
lato romantico di Celine che non credevo potesse avere.
A fatica, mi staccai da Edward, trascinandolo con una mano
via dal pavimento bagnato del bagno e da quello asciutto della stanza di Celine.
Notai che non erano lì.
“ Dove sono andate, le altre?”
“ Si sono già vestite ed Alice, in questo momento, ti sta
aspettando di sotto, per andare a fare shopping per Celine. L’ho vista molto
contrariata per il suo modo di vestire.”
Lo vidi sorridere, mentre mi conduceva nella sua stanza, dove
nella sua cabina armadio, dovevano esserci anche i miei vestiti. Mi stupii di
trovare già un paio di scarpe già pronte e un completo semplice di jeans e
maglietta chiara già pronti e ripiegati, accanto e sul letto.
“ Si, è molto cantante rock. Decisamente anni luce dallo
stile Cullen.”
Edward mi sorrise, appoggiato davanti allo stipite dello
porta. All’improvviso, vidi il suo volto crucciarsi e puntare il suo sguardo
sulle scale, e prima che potessi chiedergli cosa avesse, sentii un ringhio
animalesco che riconobbi subito.
“ Jacob.”
Trasalii ed Edward schizzò veloce al piano di sotto. Io lo
raggiunsi in cinque secondi, dopo averne impiegati due per vestirmi. Quando mi
ritrovai al suo fianco, vidi una scena piuttosto strana.
Jacob trasformato da lupo, il pelo ritto, il muso arricciato
a scoprire i denti affilati e canini, gli occhi neri accesi di rabbia, ringhiava
contro Celine, gli occhi ambrati per la caccia mattutina e rapida. Il contrasto
con i suoi ricci rosso brace era ancora più evidente e surreale.
Era tranquilla, nonostante si trovasse contro un licantropo ostile e pronto a
saltarle addosso per sbranarla i qualsiasi momento.
Ma la cosa che mi sorprese di più, fu vedere Renesmee, i
capelli ramati sciolti sulle spalle da bambina di sei anni, che ne mostrava
undici, e le braccia attaccate al collo incurvato per l’attacco di Jake, che
nonostante tutto, non voleva calmarsi.
“ Jacob, no. Lei è nostra amica.”
Le stava dicendo, urlando da sopra ai suoi ringhi.
“ Ha ragione, Renesmee, Jake. Celine non è cattiva.”
Gli dissi io, affiancandola.
“ Si, è vero. Sta con noi, adesso.”
Disse Emmett, mettendosi all’altro fianco di Celine, nel caso
Jake avesse perso davvero il controllo.
“ Jacob, calmati, ti prego. Te lo garantisco, Celine fa parte
della famiglia ora.”
Ribatté Carlisle.
“ Smettila, cane rognoso. Ti stai rendendo ridicolo.”
Disse dura Rosalie, aggirandolo.
Jacob le ringhiò contro, in modo più forte e
deciso di quanto non avesse già fatto fin ora.
Edward rise, forse alle imprecazioni che sicuramente stava
leggendo nella sua mente.
“ Così spaventi la piccola.”
Disse Celine, per nulla turbata, ricevendo un altro ringhio
minaccioso. Nessie gli toccò il muso e lo costrinse a guardarla negli occhi.
Forse le stava mostrando gli avvenimenti di ieri, o almeno quello che aveva
visto e sentito prima di crollare addormentata, dato che Edward si rilassò ed io
con lui non appena vidi Jaconb calmarsi, il suo pelo bronzeo tornare normalmente
arruffato e il suo muso tornare amichevole come i suoi occhi.
Nessie rise e lo abbracciò.
“ Bravo, Jacob. Sei il migliore.”
La felicità di Jacob era palpabile attraverso
anche il movimento gioioso della sua coda. Molti risero, ed anche Celine sorrise
dolcemente, sospirando trasognata.
“ Ecco, ho conosciuto il vostro amichetto Jacob. Piuttosto
amichevole, eh, zuccherino?”
Mi disse, ammiccando ironica verso di me che le sorrisi. Jake
sbuffò dalla spalla di Nessie. Poi si distaccò e scomparve per riapparire in
forma umana due secondi dopo, con un sorriso abbagliante, prese Nessie fra le
braccia e la fece roteare, mentre lei rideva contenta.
“ Buongiorno, principessa. Hai dormito bene?”
Le chiese poi, come se nulla fosse successo.
Renesmee annuì, aggrappandosi alle sue forti braccia
nude.
“ Si, però devi chiedere scusa a Celine, altrimenti non ti
racconto cosa ho sognato.”
Disse, ricattandolo e mentre molti sghignazzavano, me
inclusa, vidi Celine incrociare le braccia e sorridere birichina.
“ Si, cucciolotto, chiedimi scusa, forza.”
Lo vidi sbuffare ma alla fine cedette, sotto lo sguardo
candido ed accigliato di Renesmee. Mi vidi molto in quella sua espressione.
“ Scusa.”
“ Scusa, Celine.”
Sentenziò Nessie, mentre lui la guardava a bocca aperta. Poi
guardò Edward, che sorrise.
“ è colpa tua, vero?”
Lui scrollò le spalle.
“ è solo educata.”
Jacob storse la bocca, ma poi sbuffò:
“ Scusa, Celine.”
Nessie sghignazzò e lo abbracciò contenta.
“ Bravo.”
Lo elogiò e lui bisbigliò qualcosa, tipo: “ Vorrei ben
dirlo.”
Ma poi sorrise e le scompigliò i capelli.
“ Lo perdoni, Celine?”
Le chiese poi, e lei sorrise trasognata avvicinandosi a lei e
prendendola fra le braccia di Jacob, decisa e disinibita.
“ Ma certo, zolletta di zucchero. Solo, sarà meglio che tu
non stia molto fra le braccia del cucciolotto. Ti impesterà con il suo
odoraccio.”
Jacob la guardò male, ma poi chiese a Renesmee,
sorridente.
“ Ora vuoi dirmi cosa hai sognato, Nessie?”
Lei gli rispose candida, arrossendo leggermente, mentre
scendeva dalle braccia di Celine e correva verso di me, abbracciandomi. Sentii
Edward digrignare i denti, quasi irritato. Dalla risposta di Renesmee,
capii.
“ Io e te che correvamo su un prato pieno di bei fiori
colorati.”
“ Che bello!”
Commentò lui, entusiasta. Lasciai che le prendesse la mano e
la conducesse fuori, in giardino.
“ Magari, lo potremmo fare oggi. Ti va?”
Nessie si illuminò, saltellando contenta.
“ Si. Mi piacerebbe molto, Jake.”
Lui le sorrise e si fermò ad osservare la moto da corsa di
Celine, con un interesse palpabile.
“ Bella. Di chi è? Tua, Jasper?”
Gli chiese, mentre lo vedeva raggiungerlo, trascinato da
Alice, che corse in garage a mettere in moto l’auto di Carlisle. Evidentemente,
non aveva dimenticato l’amore nascosto di Jasper per le moto. Ma lui scosse il
capo, sorridendo.
“ è mia.”
Disse trasognata ma decisa Celine, con indosso degli short di
jeans stracciati, un top nero merlettato e scollato, gli stivali vertiginosi e
un paio di calze a rete trattenute dal nuovo reggicalze. Non c’era che dire, era
molto bella e molto seducente.
Si avvicinò alla moto e la cavalcò con decisione, mentre si
infilava un paio di occhiali da sole a goccia color sabbia.
“ Ma non credere che ti porterò da qualche parte a fare un
giretto.”
Jacob sbuffò.
“ E chi te l’ha chiesto?!”
“ Ma vorresti, vero?”
Disse lei maliziosa, mettendola in moto. Jake non rispose, ma
il suo sguardo valeva più di mille parole.
Alice sbucò dal garage, suonando il clacson.
“ Su, salite, o faremo tardi.”
Jasper, Emmett e Rosalie furono i primi a prenderla in
parola, mentre Edward si trattenne con me, parlando con Carlisle, sentendolo
rispondere ad una sua domanda inespressa, ma solo pensata.
“ Tranquillo. La terrò d’occhio.”
“ Conto su di te.”
Fu la sua placida risposta, con un’aria più tranquilla sul
volto, mentre stringeva a sé Esme.
“ Divertitevi.”
Augurò dolce a tutti loro, salutandoli con una mano.
“ Contaci, fiorellino.”
La rassicurò Celine, rombando verso l’auto di Carlisle,
guidata da Alice.
“ Lascia, guido io.”
Le disse Edward, facendola alzare dal sedile del guidatore e
la vidi danzare verso il sedile posteriore e sedersi accanto a Jasper, mentre
dicevo a Jacob.
“ Se vuoi, puoi portarla a fare un giro nel bosco, in nostra
assenza. Ma, mi raccomando, sta attento.”
Jacob le sorrise, sia riconoscente che euforico.
“ Tranquilla, Bella. Andrà tutto bene.
Piuttosto…”
Si fece serio mentre mi diceva:
“ Sta attenta a quella succiasangue. Non so, non mi
convince.”
Scossi la testa, calma.
“ Tranquillo, Jake. È a posto.”
Lui scrollò le spalle, portandomi una ciocca di capelli
dietro l’orecchio.
“ Sarà, ma stai all’erta.”
Le sorrisi, baciandogli la guancia e dopo quella di Renesmee,
che l’abbracciò per poi correre con Jacob nel fulcro del bosco. L’eco delle sue
risate mi accompagnò finché non mi sentii trascinare sul sedile posteriore della
moto di Celine, che mi sorrise, portandomi le braccia a stringerle la vita.
C’era un che di virile in quel gesto, ma il suo sorriso dolce era da bambina
dispettosa.
“ Reggiti forte, zuccherino. Il pasticcino ha tutta l’aria di
voler fare una gara.”
E detto questo, sfrecciò all’inseguimento di Edward, con
l’intenzione di sorpassarlo.
Il suono sonoro delle sue urla di incitamento mi rimbombarono
nelle orecchie ma mi fecero anche sorridere. Il vento smuoveva i suoi ricci e
ben presto mi ritrovai ad un centimetro di distanza dal giglio rosso tatuato
sulla sua spalla. Prima o poi, le avrei chiesto il suo significato.
Angolo dell’autrice.
Grazie a tutti quelli che leggono questa fanfiction e che mi
incitano a continuarla a scrivere. Soprattutto ringrazio…
Youngactress: Grazie per il tuo commento!!! Mi ha
fatto piacere riceverlo, sperando che non sia l’ultimo!!!No, tranquilla, adoro
suscitare dubbi e risolverli con le risposte o con i fatti! Il punto 1 e 4 credo
di averlo risolto con questo nuovo cap!!! Punto 2: Ho modificato un po’ questa
parte, ripensando ad Eclipse!!! Quindi, mi dispiace, ma BD non l’avevo proprio
preso in considerazione!!! Tra l’altro, Nathan era un vampiro, ma che fosse un
neonato, era solo un ipotesi!!! Nulla di preciso!!! Punto3: Io mi riferivo alla
Seconda, infatti!!! Carlisle ha incontrato Celine, praticamente lo stesso anno
in cui trasformò Edward!! Spero di essere stata soddisfacente nelle risposte! Se
hai altri dubbi, ti prego di farmelo sapere!! Divertiti in vacanza!!! A presto,
Fuffu91!!!!^___^
In più, ringrazio coloro che mi hanno messo tra i preferiti,
cioè:
Nene_Cullen & Bella_kristen.
Grazie, grazie di cuore ragazze!!! Se volete, potete anche
farmi sapere le vostre opinioni!!!
Ed infine, l’unica mia seguita, colei che mi ha anche
commentato:
Youngactress
Grazie infinitissimamente ancora!!!
Bacioni ancora anche a tutto voi che leggete!!!! A presto e
baci baci, Fuffy91!!
^_____________________________________________________________*
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Capitolo5
Bella.
Raggiungemmo Seattle in meno di dieci minuti, fra sgommate,
sorpassi e risate da parte di Celine, a cui mi unii anch’io, con un repertorio
di sfottò per Edward che, con una manovra degna di un pilota di Formula Uno, la
sorpassò veloce, sotto il suo sguardo ammirato. Sorrisi. Mai accusare Edward di
essere lento.
“ Credo che siamo arrivati, zuccherino. Attenta al
marciapiede.”
Mi disse premurosa, parcheggiando la moto davanti ad un bar
molto ricercato, dove una coppia di ragazze eleganti la osservarono con un
misto di invidia ed ammirazione.
“ Bella manovra alla penultima curva, Celine. Eri quasi
riuscita a sorpassarlo.”
La elogiò Alice, trovando la sua giusta posizione, sotto la
sua spalla, mentre lei l’abbracciava amichevole, sorridendole. Ma appena Alice
vide Jasper avvicinarsi al loro trio, affiancato da Emmett e Rosalie che si
stringevano appassionati e possessivi, l’uno verso l’altro, si distaccò dal suo
abbraccio e sciolse gentile l’intreccio con cui aveva unito le nostre mani, per
poi abbracciarlo per la vita, mentre lui le accarezzava i capelli.
Edward era dietro di loro, con la mano rivolta verso l’auto
di Carlisle, le cui frecce laterali luccicarono d’arancio non appena lui
premette il pulsante delle chiavi, con cui faceva scattare le serrature e
metteva in azione l’antifurto.
Appena lo vide, Celine corse da lui e le tese la mano
sorridente, come a volergli chiedere il cinque.
“ Ottima corsa, pasticcino. Sei un valido avversario.”
Lui ricambiò il suo sorriso e le schiacciò il palmo della
mano sul suo, più piccolo e delicato, rispetto al suo, grande ed affusolato.
“ Grazie. Anche tu non sei male, riccia.”
Lei rise del suo nuovo soprannome, abbracciandolo espansiva,
per poi distaccarsi e spingermi verso di lui, che mi abbracciò subito.
“ Allora, dove andiamo?”
Chiese, poi, Celine a tutti noi e subito Alice colse la
palla al balzo, distaccandosi delicata da Jasper e prenderla sotto braccio,
guardandola con un sorrisino che pregustava qualcosa di bello.
“ In alcuni negozi che ti renderanno meravigliosa come noi.”
Celine rise.
“ Senza offesa, bambolina, ma io mi ritengo già ampiamente
meravigliosa.”
Alice le sorrise, iniziando a guidarla verso il corso
parzialmente affollato.
“ Si, certo, ma…non hai ancora il tocco dei Cullen.”
“ Diciamo pure il tocco di Alice.”
Disse sorridente Emmett, mentre Rosalie rimbeccava la sua
ironia con una pacca scherzosa sulla schiena muscolosa.
Alice mostrò a Celine tutte le vetrine dei negozi che,
secondo la sua classifica personale, potevano considerarsi degni della sua attenzione.
Trascinò tutti noi in un vortice di vestiti vivaci, con
fantasie o tagli eleganti, giocando alla modella.
Celine eclissò elegantemente ogni suo tentativo insistente
di farle provare abiti che non le si addicevano, almeno secondo il suo sguardo critico
e scettico, a volte divertito.
All’improvviso, mentre passeggiavamo lungo la fila di
vetrine dai colori e dalle luci brillanti, con lo sguardo furtivo di alcuni
passanti curiosi ad accompagnarci, Celine si bloccò con ancora la mano di Alice
intrecciata alla sua, che si fermò guardandola interrogativa.
“ Cosa c’è, Celine?”
Celine si aprì in un sorriso radioso e, fortunatamente a
velocità umana, ma con l’euforia di Jacob quando trascinava Renesmee in qualche
impresa spericolata, sciolse calma la presa di Alice e agganciò la mia mano
alla mia, correndo verso un negozio nascosto dall’altra parte della strada.
“ Vieni, zuccherino! Andiamo in un negozio che fa al caso
mio.”
“ Ma…”
Rivolsi uno sguardo implorante ad Edward ed uno dispiaciuto
ad Alice, che ci guardò correre via, circondata dalle braccia consolatorie di
Jasper, che sorrideva per risollevarle il morale.
Mi fermai solo quando lei si arrestò ed entrò nel negozietto
ignoto, la cui porta in legno fece tintinnare il campanello in argento,
all’angolo dello stipite, sonoramente.
“ Buongiorno.”
Augurò allegra, mentre un odore di CD e vestiti nuovi entrò
prepotente nelle mie narici, insieme al profumo inconfondibile del sangue di un
ragazzo dal ciuffo ribelle, tinto di blu, un paio di occhiali da vista all’ultimo
grido sul naso aquilino, una giro maniche stracciata con simboli neri e rossi
dipinti sul davanti, jeans a vita bassa che scoprivano la striscia di un boxer
giallo e bianco.
Si, decisamente molto punk. Appena vide Celine entrare e
guardarsi intorno deliziata, scrutando con aria interessata la lunga fila di
dischi vecchi e nuovi di ogni genere di musica, chitarre appese alla parete o
che pendevano dal soffitto, intervallate a poster di gruppi musicali attuali o
di qualche anno fa, per poco non fece cadere al suolo una pila di CD che stava
scrutando con aria critica, almeno prima di svuotare la mente da ogni pensiero
coerente sotto lo sguardo color topazio di Celine, che lo guardò sorridendo.
“ Buon…Buongiorno.”
Disse, mettendo sul bancone la pila di dischi ed
arruffandosi i capelli neri e blu, cercando di apparire disinvolto, anche se
era ignaro del fatto che il tamburellare del suo cuore era udibile sia a me che
a Celine, oltre che il rossore delle sue guance.
“ Posso aiutarvi?”
Chiese poi, disponibile ma impacciato.
Il sorriso di Celine per poco non gli fece venire un
infarto.
“ Si, per favore, cioccolatino. Potresti dirci dove possiamo
trovare i vestiti posti in vetrina?”
Il ragazzo si ricompose dopo circa dieci minuti di silenzio,
arrossendo ancora di più, forse scioccato dal nomignolo che in due secondo
Celine le aveva concesso.
“ Ma…ma certo. Al piano di sopra.”
Indicò le scale a chiocciola che portavano ad un reparto
adibito al vestiario.
Celine gli sorrise e ammiccò riconoscente.
“ Grazie, cioccolatino.”
Sussurrò, per poi scompigliargli il ciuffo blu, facendolo
rimanere di sasso.
“ Vieni, zuccherino.”
Mi intimò, poi, trascinandomi al piano di sopra con lei. Il
ragazzo era ancora immobile a bocca aperta.
Al piano di sopra, trovarono un mucchio di ragazze curiose e
ridenti che trafficavano con minigonne a scacchi o a righe, scarpe vertiginose,
top aderenti e merlettati, oltre che colorati in modo vivacissimo o dark,
bustini e tutto quello che di più punk e rock potesse esserci.
Celine volò nel reparto delle gonne, prendendone tre a
scacchi viola e nero, giallo e rosso, verde e dorato, e una a strisce bianche e
nere. Nello scompartimento dei top, una ragazza la urtò accidentalmente, e lì
temetti che la aggredisse, visto lo sguardo freddo che intimorì la povera
malcapitata, che balbettò una scusa, indietreggiando. Ma poi, Celine sorrise
affabile.
“ Ma no, non importa, dolcezza. Può capitare. Tieni.”
Le porse una stampella che tratteneva un completino nero
stracciati sui bordi della gonna a palloncino, caduta sul pavimento
accidentalmente, per l’urto.
“ Grazie.”
Le sorrise timida, per poi scendere le scale spedita.
Sospirai di sollievo.
“ Credo di aver finito. Ti piacciono, zuccherino?”
Le chiese, facendomi ammirare i suoi acquisti mentre
scendevano, a passo umano, i gradini della scala. Non erano proprio il mio
genere, ma anni di allenamento con Alice, mi costrinsero ad annuire e a
sorridere educata.
“ Stupendi.”
Lei mi sorrise e mi condusse sotto braccio al bancone, dove
il commesso dal ciuffo blu si intimorì imbarazzato non appena la rivide.
“ Ecco fatto, cioccolatino. Puoi dirmi, quanto ti devo?”
Gli chiese, trafficando con il borsellino bordeaux che sbucò
dalla tasca del suo short.
Deglutendo, il ragazzo le disse.
“ 11 e 50. Ma, per te, facciamo 10.”
Disse timido, giocando con la cassa, a sguardo chino sulle
banconote sgualcite. Poi, mentre le metteva in una busta rossa i suoi vestiti,
Celine gli sorrise e lo ringraziò.
“ Davvero? Oh, grazie cioccolatino.”
Disse trasognata, baciandolo delicata sulla guancia
arrossata. Quando si distaccò e,
prendendola per mano, la condusse fuori, forse si perse il suo saluto caloroso,
visto che era rimasto impietrito con la mano destra sulla sua guancia, dove il
tocco delle labbra di Celine lo avevano marchiato a fuoco.
“ è stato carino, vero?”
Le chiese più tardi, mentre raggiungevamo gli altri,
appostati all’altro lato della strada, in loro attesa.
“ Dove siete state?”
Domandò irritata Alice, nonostante Jasper fosse carico di
buste e pacchetti contenenti sicuramente scarpe e vestiti nuovi.
“ A fare acquisti. Scusami, bambolina, ma il vostro stile
non mi si addice. Però…”
Le disse, mettendole un braccio intorno alle spalle, come un
fidanzato che deve convincere la sua ragazza a baciarlo, mentre con l’altra,
teneva la busta rossa dietro le spalle.
“ Se vuoi, possiamo andare a comprare trucchi e collane.
Cosa ne dici?”
Le sussurrò tentatrice, conquistando un suo sorriso gioioso.
“ Va bene. Andiamo.”
Le intimò sorridendo, mentre sentivo le braccia di Edward
avvolgermi da dietro. Celine ammiccò verso di me, complice. Risi contenta.
Aveva trovato una cosa in comune con Alice.
Ma, all’improvviso, la vidi incupirsi e tutti noi ci
irrigidimmo quando vedemmo una moto rosso fuoco, con fiamme nere sul
parabrezza, molto simile a quella di Celine, fermarsi sgommando, a pochi metri
da lei. Edward si irrigidì e in breve, Celine venne affiancata da tutti noi,
all’erta ed attenti sul nuovo venuto, decisamente non umano.
Si tolse il casco nero e passandosi una mano fra i capelli
color cioccolato a latte, corti e folti, vedemmo un vampiro dagli occhi color
rubino le sorrise amabile.
“ Ciao, Celine.”
Lei ringhiò sommessamente, il volto trasfigurato da una
furia cieca.
“ Edward, Emmett! Trattenetela!”
Esclamò all’istante Alice, ed Emmett ed Edward, con una
velocità impressionante, invisibile agli occhi dei passanti curiosi, la
trattennero per le braccia, cercando di contenere la sua furia. Mi stupii nel
vedere il vampiro crucciarsi, quasi rattristarsi per la reazione di Celine.
“ Che sei venuto a fare qui? Vattene!”
Esclamò con una voce cavernosa e sibilante, che avrebbe
fatto timore anche al più coraggioso. Ma il vampiro non si scompose, anche se
non poté nascondere un lampo d’angoscia nei suoi occhi.
“ Andiamo, Celine. Perché fai così?”
Le chiese, quasi incredulo, mentre smontava dalla moto,
elegante e fiero. Celine si dimenò a quel gesto.
“ Jasper.”
Lo chiamò veloce Rosalie, trattenendola per le spalle.
“ Lo so, lo so, ci sto provano. Ma, è troppo furiosa. Non
riesco a calmarla.”
“ Celine.”
Fu Edward a parlarle, a pochi centimetri dal suo orecchio
sinistro.
“ Calmati, per favore. Non possiamo scatenare una rissa qui.
Cerca di capire, ne andrebbe della nostra immagine di copertura. Ora sei una
Cullen, comportati da tale. Pensa a noi, pensa a Carlisle.”
A quel nome, Celine sembrò riprendere la ragione e i suoi
occhi, ormai neri, riacquistarono un po’ di calma opaca, ma non smise di
dimenarsi dalla morsa d’acciaio di Emmett e da quella ferrea di Edward, che
continuò a persuaderla.
“ Lui si fida di te. Vuoi deluderlo proprio ora che ti ha
concesso la sua piena fiducia? Vuoi davvero provocargli una tale sofferenza?
Riflettici.”
Le sussurrò pacato, calmo ed ipnotico, cercando di placarla.
Il vampiro sconosciuto, assisteva alla scena impassibile, anche se i suoi occhi
rossi non abbandonavano mai quelli scuri di rabbia di Celine.
“ Tu non sai come mi ha oltraggiata, Edward, non lo sai.”
Era la prima volta che lo chiamava per nome, ma non finì di
dimenasi, anche se le parole di Edward sembrarono aver colpito a fondo nel suo
cuore muto.
“ Vorrei tanto poterti dire di si, ma lo sai che non posso
leggerti nella mente. Però leggo nella sua e, credimi, le sue intenzioni non
sono cattive, ma possessive. In questo momento vorrebbe staccarmi la testa a
morsi, solo per averti parlato.”
La cosa sembrò divertirlo, ma Celine ringhiò, come me del
resto, che alzai il mio scudo su di lui.
“ Deve solo provarci.”
Sibilai e sentii Edward aprirsi in un sorriso e
sghignazzare.
“ Lasciatela. Ci penso io.”
Disse calmo Jasper e in mezzo secondo, quando Edward ed
Emmett lasciarono in contemporanea la presa su Celine, prima che quest’ultima
potesse avventarsi sul vampiro che tanto la turbava, la imprigionò tra le sue
braccia, come una catena pesante ed irremovibile. Il vampiro sibilò a quel
gesto e i suoi occhi di fuoco si gelarono, ma Edward lo zittì con un ringhio
inaudibile ad orecchio umano, ma molto intimidatorio per loro. Agli occhi dei
passanti ignari, quello era un semplice gioco fra amici che si scambiavano
abbracci ad una velocità quasi immaginaria, il tempo di un battito di ciglia,
prima che potessero avvertire il sibilo arioso che il loro movimento produceva,
ma nessuno sembrava curarsene, troppo presi dai loro pensieri, cosa che Edward
teneva d’occhio, attento.
“ Edward. Si sono accorti di qualcosa?”
Gli chiese sibillina Rosalie, guardandosi intorno e
marchiando con lo sguardo il vampiro ancora immobile e con il volto dipinto,
nuovamente, in un’espressione imperturbabile.
“ No. Ma sarà meglio non correre rischi.”
Poi il suo sguardo si concentrò su Celine, ancora fra le
braccia di Jasper, che a poco a poco, stava finalmente cedendo sotto i colpi
ravvicinati del suo potere, cadendo quasi in uno stato di trance.
“ Dobbiamo portarla via da qui. Torniamo a casa.”
Poi guardò accigliato il vampiro motociclista.
“ Potrai dirglielo questa sera, nel bosco, se vorrai. Segui
la sua scia.”
Gli sussurrò, ma lui riuscì a comprenderlo, visto che dilatò
le palpebre, sorpreso dalla capacità di Edward, per poi annuire, dare un ultimo
sguardo a Celine, montare sulla sua moto e sfrecciare veloce, lontano da loro.
“ Lo farà. Stanotte. È determinato.”
Disse Alice, in preda ad una delle sue visioni, per poi
focalizzare nuovamente il volto di Edward.
“ Vuole parlarle a tutti i costi. Ci ucciderà, se glielo
impediremo di nuovo.”
“ Si, lo so. Glielo ho letto nella mente. Praticamente me lo
stava urlando in faccia.”
Disse lui, impassibile.
“ Jasper. Puoi lasciarla, adesso.”
Gli disse calma Alice, tenendola per un braccio, mentre
Jasper scioglieva piano la sua presa. Era così ubriaca di tranquillità che non
parlò, finché non riprese totalmente il controllo di sé. Ci guardò uno ad uno,
poi si diresse verso la sua moto, la montò leggiadra e sfrecciò a velocità
inaudita, lontano da loro.
“ Dove sta andando?”
Chiesi, preoccupata per il suo stato di mutismo.
“ A casa. Troverà una sorpresa.”
Disse subito Alice, affiancandola.
“ Ma sta bene? Mi sembrava confusa.”
Guardai Jasper, che scosse la testa.
“ Ho dovuto esagerare con l’effetto calmante del mio potere,
che l’ha stordita solo per poco. Ma poi, ha ripreso pieno possesso delle sue
emozioni. Puoi stare tranquilla.”
Annuii, sorridendo appena. Poi, mi rivolsi ad Alice.
“ Hai detto che troverà una sorpresa. Di che genere? Non
sarà di nuovo quel vampiro?”
Le chiesi terrorizzata. Pensai a Renesmee, sperando che
fosse ancora in compagnia di Jacob, e ad Esme, nel suo giardino di fiori, in
compagnia ancora di Carlisle, pregai.
Ma mi risollevai solo quando vidi Alice scuotere la testa.
“ No, lui agirà stanotte. Si tratta di una coppia di vampiri
normali, venuti a trovarla. Hanno seguito la sua scia. Il maschio è un segugio,
ma tranquilla, Nessie è ancora con Jacob. Torneranno al tramonto.”
Le spiegò, accarezzandole una spalla.
“ Dobbiamo andare, adesso.”
Disse Edward, conducendomi verso l’auto. Ebbi solo il tempo
di recuperare la busta rossa, contenente i vestiti originali che Celine aveva
comprato. Il suo sorriso gioioso, mentre uscivano dal negozio, sembrava solo un
lontano ricordo.
§
Mi sedetti sul sedile
del passeggero, accanto a quello di guida, proprietà di Edward, mentre gli altri si appostarono dietro di
noi. Emmett si sporse dalla parte di Edward, che era già sull’autostrada.
“ Ma chi era quel tipo?”
“ Un amico di Celine.”
Disse lui, sbrigativo.
“ Più di un amico.”
Ribatté Alice, lo sguardo puntato sul panorama boscoso.
Eravamo quasi a casa.
“ Questo sta a lei deciderlo.”
Puntualizzò Edward, con voce neutra.
“ Io l’ho visto. Se non lo fermiamo, la ucciderà..”
A quelle parole, mi paralizzai. Guardai Edward, sconvolto.
Lui mi strinse la mano che prima teneva stretta sul cambio.
“ Non è detto. Il futuro può sempre cambiare.”
Mi disse, vellutato e tranquillizzante.
“ Ma se la decisione di Celine non cambia…”
Iniziò Rosalie, giocando con le ciocche bionde dei suoi
lunghi capelli, nervosa.
“ Cambierà.”
La interruppe Edward.
“ Non puoi dirlo. Tu non lo sai.”
Lo rimbeccò Rosalie.
“ E noi saremo costretti a partecipare ad un’altra guerra
che non abbiamo chiesto.”
Sussurrò, quasi fra sé. Edward ringhiò, guardandola
accigliato.
“ Come puoi essere così egoista, Rosalie?”
Lei lo fulminò con gli occhi di topazio solidificato.
“ Sono solo realista. Dopotutto, Celine non fa parte della
nostra famiglia.”
“ Carlisle l’ha accettata.”
Le disse calma Alice.
“ Si, ma solo perché ha ceduto al suo lato compassionevole.
È il suo difetto. Si fida troppo degli altri. Sono pronta a scommettere che
Celine aveva già progettato tutto, fin dall’inizio.”
Nessuno le rispose e lei continuò, nonostante Emmett
cercasse di tranquillizzarla.
“ Si è presentata da noi, giocando sul fatto che Carlisle non
la avrebbe mai rifiutata. Ha cercato di guadagnarsi la nostra fiducia, con i
suoi sorrisi e i suoi discorsi seri e giocosi, ed ora che il pericolo si è
presentato alla sua porta, sa che noi saremo comunque suoi alleati. Si è
accattivata soprattutto l’amicizia di Bella, perché ha capito fin da subito che
lei era la più facile da convincere, per il suo amore verso te e Renesmee.”
La guardai sconvolta. Non potevo credere alle parole di
Rosalie. Però, in fin dei conti, poteva anche essere un’ipotesi plausibile.
Dopotutto, se quel vampiro avesse cercato di colpire sia Renesmee che Edward,
io non avrei esitato a far loro da scudo e se poi lei si sarebbe trovata fra i
due, con il suo potere Specchio a proteggerla, avrebbe avuto una difesa
impenetrabile, grazie a me.
Ma Edward interruppe i miei ragionamenti con uno sbuffo
contrariato.
“ Sei impossibile, Rose. Vedi distorsioni dove non ci sono.
Hai visto come ha reagito Celine, quando ha visto quel vampiro. È scattata come
una furia con l’intenzione ovvia di ucciderlo. Persino Jasper non riusciva a
calmarla. Non credi che se fosse stato un comportamento simulato, Jasper lo
avrebbe percepito e quindi il suo potere avrebbe avuto facile presa? E non
credi…”
Continuò prima che potesse di nuovo interromperlo: “ Che se
avesse davvero intenzione di scatenare una lotta fra noi e lui, si sarebbe
nascosta dietro Emmett o me, non appena lo avesse visto? Se vuole sfruttare le
nostre doti per i suoi interessi, perché agire di persona e allontanarsi via di
corsa, senza neppure rivolgersi la parola? Rispondi a queste domande e poi
prova a dirmi ancora che è una calcolatrice, sarò felice di ricredermi.”
Rosalie distorse il volto in una smorfia di irritazione,
incrociando le braccia imbronciata. Emmett le sorrise, cingendole le spalle,
Edward sorrise soddisfatto e mi accarezzò il dorso della mano con il pollice,
in un gesto di fiducia. Si, aveva ragione lui. I sorrisi e le parole di Celine
non erano falsi. Non poteva e non voleva più dubitare della sua sincerità. Per
qualche strana ragione, si fidava di lei e non poteva certo dimenticare il modo
in cui Renesmee si era stretta fra le sue braccia, regalandole uno dei suoi
sorrisi più belli. Lei sapeva se fidarsi o meno delle persone e come mia
figlia, anch’io volevo concederle il mio appoggio e conservare la mia simpatia.
“ Siamo arrivati.”
Disse Alice, scendendo dall’auto prima di loro e volteggiare
verso l’entrata di casa Cullen.
La seguimmo veloci, e con la coda nell’occhio,vidi la moto
di Celine parcheggiata vicino all’imponente abete, che sorgeva accanto al
garage.
Quando entrammo in salotto, vedemmo Esme inginocchiata
davanti al divano, Carlisle in piedi davanti alla colonna di marmo che come sua
moglie, osservava la figura distesa di Celine, con il volto affondato nei
cuscini bianchi, immobile da sembrare morta.
Appena ci vide, Esme corse da noi, con ancora lo sguardo
ambrato puntato su Celine.
“ Edward, cosa è successo? È appena tornata e, senza dire
una parola, si è gettata sul divano. Era sconvolta, sembrava quasi che volesse
piangere. Avete litigato, per caso?”
Chiese preoccupata, mentre Carlisle la affiancava.
“ No, non abbiamo litigato. Ha incontrato una persona, ed è
stato un incontro molto movimentato.”
“ Cosa intendi? Quale persona?”
Gli sussurrò calmo, ma accigliato Carlisle.
“ Un vampiro maschio. È stato il suo compagno, un tempo.”
Non l’aveva mai rivelato prima di allora, e il mio stupore
fu giustificato. All’improvviso, l’immagine di un’oscura figura, seduta al
bancone di un logorio pub jazz, il ghiaccio tintinnante nel bicchiere del
doppio whisky mai toccato, avvolta in una nebbiolina dolciastra di nicotina,
proveniente dalla sigaretta che teneva in bilico fra le sue labbra, divenne
nitida e il volto pallido del vampiro dagli occhi color rubino e dai capelli
color cioccolato a latte, gli rivolse un sorriso amabile come quello che aveva
rivolto a Celine, nei viali affollati di Seattle.
Guardai Edward, che ricambiò il mio sguardo. Sapevo che non
poteva leggermi nella mente, ma in quel momento sapevo che i suoi pensieri
trovavano una sorprendente eco nei miei.
“ Sono arrivati.”
Disse Alice, strappandoci da quello stato di intesa. Mi
voltai giusto il tempo di vedere l’entrata discreta di una coppia di vampiri.
La femmina era molto simile a me, ad eccezioni degli occhi rossi, con una
sfumatura nera, capelli lunghi e castani, viso ovale, corpo snello e abbastanza
alto, vestiti modesti, pantaloni in raso rosso e maglietta nera a maniche
corte, con scollo a V, avanzò calma e pacata nel salone rivestito di tappeti
color topazio, sorridendoci a fior di labbra.
“ Buonasera. Perdonate l’intrusione. Ho bussato, ma sembrava
non mi aveste sentito.”
Disse, con voce melodiosa e tanto dolce, fermandosi a pochi
metri dal nostro gruppo unito.
“ Io sono Violet e lui è il mio compagno, Luca.”
Luca fece il suo ingresso e la sua figura era imponente,
nonostante il fisico magro dai muscoli asciutti. Fece un cenno con la testa e
un ciuffo di capelli color biondo grano, gli cadde sulla fronte. I suoi occhi
color rubino luccicarono sotto il riflesso della luce artificiale del
lampadario. Come Violet, anche Luca vestiva abiti modesti, jeans a sigaretta,
mocassini color champagne come la camicia sbottonata fino alla base del petto,
con i risvolti fuori dai pantaloni. Aveva le mani in tasca e navigava intorno
alla sua compagna come la Luna
intorno alla Terra, finché non l’affiancò.
“ Ci scusiamo ancora per non avervi avvisato in anticipo, ma
siamo giunti solo cinque minuti fa. Seguivamo la scia di una nostra cara amica,
Celine. Sappiamo che alloggia presso di voi. Lo confermate?”
Chiese con la sua voce straordinariamente calma e dolce,
anche se non aveva la nota materna di Esme e né quella seducente di Rosalie o
vellutata di Edward. Era piuttosto ipnotizzante. Di sicuro, sarebbe riuscita a
convincere anche il più ostinato degli assassini a confessare il più
orripilante e sadico dei suoi crimini.
“ Si, lo confermiamo.”
Prese la parola Carlisle, avvicinandosi di poco al loro duo.
Luca si fece più vicino a Violet, prendendole la mano, che lei intrecciò in un
gesto che doveva essere abituale per lei.
A differenza del suo impassibile ma cauto compagno, lei
sorrise a Carlisle.
“ Bene. Vi dispiace se la incontriamo? Vorremmo parlare con
lei di una cosa che la riguarda da vicino.”
“ Per caso, la cosa che la riguarda da vicino, è uno svitato
vampiro maschio con la faccia da folle, che guida una moto rossa con fiamme
nere sul davanti?”
Chiese retorico ed ironico Emmett, sorridendo ad entrambi
con uno dei suoi sorrisi più accattivanti. Luca si irritò mentre Violet si
incupì.
“ Emmett.”
Lo ammonì sibilante Edward, stringendomi quasi
involontariamente la vita con un braccio, ma sapevo che era concentrato sui
loro pensieri.
Violet sospirò, mentre Luca portò il suo sguardo dietro la
muraglia umana che avevamo formato per nascondere Celine. Lo vidi dilatare le
narici, ricordandomi molto James, anche se la sua espressione non era
inquietante e folle come la sua. Improvvisamente si distaccò da Violet, che lo
guardava curiosa, e procedette a passo cadenzato verso di loro. Emmett ringhiò
e lui lo guardò male.
“ Spostati, energumeno. Celine è lì, dietro di voi. Sento il
suo odore.”
Disse pacato, ma con una nota di irritazione nella voce morbida
e profonda.
“ Solo se mi dici che cosa vuoi da lei, carino.”
Gli rispose Emmett, ghignando affabile. Luca lo scrutò a
lungo, poi si mise in posizione d’attacco. Non so perché, ma non mi dava l’aria
del novellino.
“ No, Luca, amore.”
Lo chiamò dolce Violet, volteggiando verso di lui e
cingendogli la vita tesa. Subito lui si rilassò ed arretrò di un passo, non
smuovendo nemmeno per un istante gli occhi infuocati da Emmett che tornò in
posizione normale, come lui.
“ Mi scuso a suo nome. A volte, Luca è fin troppo
impulsivo.”
Ci informò, accarezzandogli il braccio con cui era avvinta a
lui.
“ Tesoro, non devi fare così. Loro non sono nostri nemici.”
Gli sussurrò dolcissima, mentre lui continuava a rimanere
all’erta.
“ Ha ragione. Noi non abbiamo fatto nulla a Celine, ve lo
garantisco. Vedete, è proprio qui, dietro di noi.”
Disse Carlisle pacato, scostandosi per mostrare la figura
inerte di Celine, ancora sprofondata nei cuscini. Ben presto, lo imitammo.
Violet si sciolse da
Luca, guardando preoccupata la sua amica. Si inginocchiò davanti a lei,
accarezzandole la folta chioma riccioluta e rosso sangue.
“ Cosa le è capitato?”
Chiese poi, rivolgendosi a Carlisle. Ma fu Edward a
risponderle.
“ Lo ha incontrato a Seattle. Era con noi, che abbiamo
impedito lo scontro.”
“ Perché lo avete fatto?”
Chiese quasi duro Luca, rimanendo immobile e scrutando
accigliato Edward, che gli rispose con calma.
“ Perché c’erano troppi umani che avrebbero potuto essere
coinvolti. Eravamo in pieno centro abitato.”
Luca sbuffò, come se la sua risposta fosse un’ eresia, un’
effimera considerazione. Questo mi fece capire le sue opinioni per quanto
riguardassero gli essere di cui, sicuramente, si nutriva.
“ Avete fatto benissimo. Ve ne sono riconoscente. Ovviamente,
avete agito in base ai vostri principi ed interessi. Non vi biasimo per questo,
anzi, vi ammiro.”
Scrutò a lungo Edward ed infine Carlisle.
“ Io non ho mai avuto la forza di vivere come voi, vampiri
vegetariani. Celine ha cercato di persuadermi e per un po’ ho vissuto così, ma
alla fine è stato tutto inutile. Io non sono determinata e forte come lei, e alla fine ho finito per ricadere nella
tentazione. Anche se, non rinnego il mio modo di vivere. Sarei un ipocrita ad
affermare che il sangue umano non mi delizia e appaga completamente la mia
sete.”
Sorrise amara, continuando ad accarezzare i capelli di
Celine.
“ Cerco di non fare del male a nessuno, però. Mi nutro solo
perché ne ho la necessità e non per soddisfare un mio capriccio e anche Luca è
così, nonostante sia un ottimo segugio.”
Disse, osservandolo con occhi pieni di amore, prendendogli
la mano e facendolo inginocchiare accanto a lei e mettendogli la mano sulla
vita di Celine.
“ Celine, tesoro, siamo noi. Coraggio, non fare così.
Risolleveremo tutto vedrai.”
A quel punto Celine si alzò e li guardò con un’espressione
imperturbabile. Violet le sorrise speranzosa, aggiustandole i ricci sulla
fronte. Lei però, scostò sia la sua che a mano di Luca e rivolgendo solo uno
sguardo quasi freddo al loro gruppo, osservò il panorama che si vedeva oltre la
porta finestra. Poi si voltò e sorrise sardonica ad entrambi.
“ Risolvere, eh? Si, so io come risolvere la faccenda, una
volta per tutte.”
Disse per poi avvicinarsi a me ed afferrare decisa la busta
rossa che ancora io avevo tra le mani.
“ Scusa, zuccherino. Grazie per avermi recuperato gli
acquisti. Credo di averli gettati sulla strada, inconsapevolmente.”
Rifletté pensierosa per poi sorridere di un sorriso che non
mi piacque, sembrava premeditato.
“ Si, è proprio il caso che mi cambi. Non sono abbastanza in
forma, così, non trovi, caramella?”
Mi bastò un secondo per capire che si riferisse a Violet,
che la guardava quasi rammaricata.
“ Celine…”
“ Si, è proprio il caso.”
Disse calma ma con una nota irata nella voce, cominciando a
sbottonarsi lo short davanti a tutti i maschi della casa e di Luca. Jasper
distolse educatamente lo sguardo, Emmett lo puntò a terra, Edward si concentrò
su un quadro appeso alla parete e Carlisle
si ricoprì gli occhi con una mano, sorridendo appena. Luca fu l’unico a
guardarla, rimanendo impassibile e per nulla imbarazzato. Forse era abituato a
quegli scatti improvvisi.
Comunque sia, non dovettero rimanere a lungo in quella
posizione, visto che Celine si vestì immediatamente, coprendo il suo completino
intimo nero con pizzo fucsia con una gonna a scacchi nera e rossa con un
bustino rosso con lacci neri, dove la generosa scollatura a cuore era bordata
da pizzo nero, come il contorno che le fasciava la vita. Mise una calza rossa
ed un’altra nera, indossò un paio di scarpe tacco dieci centimetri, per poi
correre verso l’uscita, inseguita da noi.
“ Celine, per favore, cara, non fare pazzie.”
“ Pazzie, e tu me le chiami pazzie? E quelle che fa lui,
cosa sono, eh?”
Disse, camminando spedita verso l’entrata del bosco.
“ Ignobile, lurido, piccolo, insignificante, rivoltante topo
di foglia. Lo farò strisciare nel buco da cui è venuto, potete starne certi.”
Disse decisa ed irritata, sbuffando.
“ Celine, cerca di ragionare.”
“ No, sono stufa di ragionare. Ragionare, ragionare e
ragionare. Che cosa c’è da ragionare, me lo spieghi?”
Urlò contro Violet, che l’affiancava.
“ è un ignobile bugiardo. Mi ha ingannato e io come la
stupida ci sono cascata. E ora cos’altro vuole, il bel servito? Glielo do io il
bel servito, vedrà. Gli staccherò la testa a morsi, gli arti superiori ed
inferiori, gli caverò il cuore morto che si ritrova e ci giocherò a baseball
nel fine settimana.”
“ Che metafora rivoltante.”
Disse disgustata Violet.
“ Già, ma del resto è lui ad essere rivoltante, quindi.”
“ Non la pensavi, così, qualche anno fa.”
Disse Luca, arrestando la sua corsa. Lo guardò fulminante.
“ Scusami? Mi è parso di averti sentito prendere le sue
parti. Caramella, dì al tuo italiano segugio di imparare a mettere il naso
fuori da questa faccenda, se non vuole che glielo stacchi il suo caro nasino.”
Gli sibilò e quando si voltò e riprese la sua folle corsa,
vidi Luca sogghignare.
“ Lui voleva solo dire che…”
“ Oh, finiscila di giustificarlo! È il suo amichetto
d’infanzia è normale che lo difenda, non c’è bisogno che me lo rinfacci ogni
volta.”
E così Luca e il vampiro sconosciuto erano amici. Chissà
cosa li aveva divisi. Forse, l’amore per donne tanto diverse o magari l’amicizia
che ancora perdurava fra lui e Celine.
La corsa si arrestò nello spiazzo in cui, tanti anni prima,
Bella aveva conosciuto i nomadi James, Victoria e Lauren, tutti morti per mani
differenti. Che fosse anche giunta l’ora di vedere Celine essere la causa della
morte del vampiro che, appoggiato comodamente alla carrozzeria della sua motosa
corsa, ora la scrutava con sguardo indecifrabile? A giudicare dallo sguardo
dorato e di fuoco che Celine le concesse, non stentò a negarlo.
Angolo dell’autrice.
Salve a tutti e a tutte voi!!! Vi è piaciuto il mio nuovo
cap??? Spero di si!! Fatemelo sapere in molti, mi raccomando!!! Ringrazio tutti
coloro che leggono con tanto interesse questa storia vampiresca!!!! Ora
passiamo ai commenti:
Youngactress:
Ciao!!! Grazie per la tua grande spiegazione!!! Ti confessò che mi ricordavo
vagamente se l’America avesse partecipato o meno alla Prima Guerra Mondiale e
con le date, ahimè, non sono mai stata un asso!!!XD Comunque, Prima,
Seconda…sempre di guerra stiamo parlando!!! Comunque sia, è assicurato che è la Prima!!! Ad ogni modo,
grazie anche per il tuo apprezzamento sul personaggio di Celine!! Mi fa piacere
che ti ricordi una tua amica!!! Spero mi commenterai anche adesso!!! Baci baci
Fuffy91!!!
Un bacione megagalattico anche a voi, ragazzi e ragazze che
leggete con tanto interesse e passione!!! Ora comincia l’azione!!! Baci bavi
Fuffy91!!!
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Capitolo6
Bella.
Per molto tempo, fu il sibilo indistinto del vento
proveniente da nord a dominare quell’atmosfera carica di attesa. Il cielo,
ricoperto da nubi colorate di oro, arancio e rosso vivo, ben presto si spense
di un buio che preannunciava una notte rassicurante, e proprio mentre i primi
raggi evanescenti della luna nuova colpirono il viso pallido ed accigliato di
Celine, conferendo ai suoi capelli color del fuoco un bagliore argenteo, il
vampiro sconosciuto decise di aprirsi in un sorrisino incoraggiante, mentre i
suoi occhi rossi luccicarono come gemme di un’emozione che non riuscii a
decifrare.
“ Celine.”
Sussurrò il suo nome come una melodia proibita, e la sua
voce calda e modulata sembrò mandare a fuoco l’ultimo brandello di controllo di
Celine, che gli ringhiò contro, infuriata.
“ Cosa vuoi, Alex?”
E così era quello il nome del vampiro, che sghignazzò
guardando altrove, verso sinistra, mentre i suoi ciuffi di un castano acceso
gli svolazzavano sulle tempie, scosse dal venticello serale e dispettoso. Le
cicale smisero di canticchiare di colpo, le formiche si rintanarono nei loro
formicai e le cavallette saltarono su fili d’erba più lontani, tutti insetti
spaventati dalla molteplice presenza di predatori così pericolosi e dalla
scarica di tensione che sentirono albergare soprattutto da due di loro.
“ Cosa voglio…”
Bisbigliò quasi fra sé, poi puntò il suo sguardo verso
Edward e fu sangue nell’oro più puro.
“ Perché non lo chiedi al tuo amichetto che legge nel
pensiero? Magari, lui potrà soddisfare la tua curiosità.”
Edward non gli rispose ma Celine guardò sia lui che il suo
ex-compagno, trafiggendolo con il suo sguardo di topazio solidificato, finché
non mi sorprese, sorridendogli quasi maliziosa. Per un momento, lo vidi arcuare
un sopracciglio, sorpreso.
“ Lascia i miei amici fuori da questa faccenda. Piuttosto,
che ne è stato delle tue amichette? Sono state loro a regalarti quella bella
moto?”
Alex mostrò palese irritazione in risposta alle sue ambigue
parole, ma subito si ricompose, ridendo sottovoce e lisciando quasi distratto
il fianco della sua moto lucida.
“ No, l’ho comprata io, come tutto ciò che mi appartiene.”
“ Ah, giusto. Sono troppo squattrinate per permettersi i
tuoi gusti altolocati, non è vero, Alex? Oh, povero, povero Alex. E povere
quelle donne che giacciono al tuo fianco, se ancora sono vive per raccontarlo.”
Concluse sprezzante, ogni parola un passo più vicino alla
sua figura. Lo odiava, lo odiava talmente tanto da non curarsi nemmeno della
loro presenza o della loro reazione alle sue parole esplicite.
Alex sembrò intenzionato per un momento ad attaccarla, tanto
che anche Emmett, Edward e Jasper si tesero di riflesso, così come Celine, che
si immobilizzò in attesa. Ma tutto risultò invano, visto che lui si rilassò
sospirando, iniziando ad avanzare verso di lei, a passo lento e misurato,
mentre si slacciava la giacca di pelle e la gettava sulla moto, mostrando un
busto statuario, scolpito nella roccia e ricoperto da una maglietta grigio
perla, che si bagnò dei bagliori argentei della luna. La sua corporatura era
molto simile a quella di Edward, ma meno sublime. Con la coda nell’occhio, vidi
Celine tentennare a quel gesto, ma subito, con un movimento impercettibile del
capo, si riscosse, assumendo una posa quasi arrogante.
Le regalò un sorriso, mentre si arrestava a circa cinque
metri da lei, le mani in tasca e le gambe leggermente divaricate.
“ Beh, tu sei sopravvissuta, no? Dopotutto, per un po’ di
tempo, anche tu sei stata una delle mie amichette. Ma, immagino, che non
l’avrai raccontato.”
“ Immagini bene.”
Lui fece spallucce, disinvolto.
“ Peccato. Sarebbe stata una bella storia da raccontare, non
trovi?”
“ Decisamente, no.”
Gli rispose Celine, facendogli il verso. Alex rise ancora
sommessamente, abbassando lo sguardo. I suoi denti bianchi ed affilati
sfavillarono di un luccichio sinistro.
“ E comunque, non so di che parli. Io non ricordo nemmeno di
averti conosciuto. Anzi, ti dirò di più. Mi sei del tutto indifferente.”
A quelle parole, lui
alzò lo sguardo rosso, indurendo i tratti del volto, trafiggendola con la sua
intensità. Celine non rinunciò ad arrendersi sotto il suo sguardo di fuoco, e
lo sostenne finché non sibilò, sorridendo enigmatico.
“ Bugiarda.”
Lei sbuffò, circumnavigando alla sua sinistra, il passo
cadenzato e disinvolto di sempre. Alex non la perse di vista un secondo.
Sembrava avido di ogni suo movimento, espressione e, nonostante lo facesse
innervosire, ero pronta a scommettere, anche di ogni sua parola, tagliante o
dolce che fosse.
“ è la verità, invece. Mi irrita la tua presenza. Quindi ti
pregherei di andartene, grazie.”
“ Ed io non accetto i tuoi ringraziamenti e non ascolto
nemmeno le tue preghiere.”
Disse lui, imitando ora la sua voce trasognata. Celine lo
guardò truce, ma Alex le sorrise amabile. Poi disse serio, osservandola dritta
nelle iridi ambrate.
“ Sono bellissimi.”
Sussurrò, sorprendendomi. E non fui l’unica, visto che
Celine si agitò accigliata.
“ Che cosa?”
“ I tuoi occhi. Sono molto belli. Ti donano, più delle iridi
rosse. Creano un bellissimo contrasto con i tuoi capelli rossi.”
Le disse ipnotico, alzando una mano e scostandole un riccio
che le ricadeva sulla fronte. Per un momento pensai che Celine avrebbe ceduto
ai suoi occhi caldi quanto la sua voce morbida, ma subito si scostò, sparendo
dalla sua visuale e riapparendo dietro di lui, a qualche metro di distanza.
“ Smettila. Non attaccano più i tuoi giochetti, su di me.”
Alex si voltò a fronteggiarla, sorridendo beffardo.
“ Ah si?”
Chiese, incerto e consapevole che non stesse dicendo il
vero. Ma la voce di Celine fu dura quando parlò.
“ Si. Io non sono una delle tue sgualdrinelle da strada o
dai boschi. Loro possono caderti ai piedi come sacchi di patate, non aspettarti
lo stesso da me.”
Non potei fare a meno di ammirare la sua baldanza e la sua
dignità di donna e la stessa ammirazione balenò per un momento negli occhi di
Alex, sostituiti poi da una durezza che si manifestò attraverso le sue parole
aspre.
“ Già, hai ragione. Loro saranno pure poco di buono, ma tu
sei anche peggio.”
Celine si infuriò e un ringhio sommesso fuoriuscì dal suo
petto. Si avvicinò a lui, risentita.
“ Davvero? E in cosa sarei peggio? Sentiamo. Solo perché non
sono finita nel tuo letto? Beh, non mi sembra che tu ti sia fatto tanti
problemi a rimpiazzarmi.”
Alex ribollì di risentimento e con tono rabbioso, si ritrovò
a pochi centimetri da lei, senza sfiorarla né tanto meno toccarla.
“ Nemmeno tu, se è per questo, sei stata l’esempio della
purezza e della fedeltà. Mi hai tradito anche tu.”
“ Naturale. Ti ho ricambiato della stessa moneta, per farti
capire come ci si sente oltraggiati e feriti. Ma, naturalmente, mi sono illusa
che tu potresti provare qualcosa del genere. Sei freddo come il ghiaccio e non
solo perché sei un vampiro, ma perché fa parte della tua indole.”
Alex prese un respiro profondo ed alterato, guardandola in
cagnesco ed avvicinandosi finché non le sfiorò il pizzo nero del bustino.
“ Con un umano. Mi hai tradito con un piccolo,
insignificante bamboccio umano.”
Lei gli sorrise sprezzante, guardandolo dall’alto in basso.
“ Almeno il suo cuore batteva ancora e il suo corpo era
sicuramente molto più accogliente del tuo, caldo com’era. E soprattutto, lui
non mi ha mai fatto soffrire, cosa che tu invece hai fatto e più di una volta.”
Alex trasalì a quelle parole, sbarrando gli occhi per la
sorpresa. Era evidente che Celine volesse farlo soffrire.
“ Sai, per un attimo ho pensato addirittura di
trasformarlo.”
Gli confessò, con aria malinconica. Alex le sorrise,
schernendola.
“ Trasformarlo? E per farci cosa?”
Lei lo trucidò con lo sguardo.
“ Il mio compagno.”
Disse dura, e lui la guardò nuovamente sorpreso, ma poi con
aria imperturbabile, si allontanò di qualche passo, senza mai toglierle gli
occhi di dosso.
Osservai Edward, che ricambiò lo sguardo. Immaginavo cosa
stesse pensando, mentre mi accarezzava il volto. Celine avrebbe voluto fare
quello che Edward aveva fatto con me, rendendomi, con un bacio mortale, un
essere eterno come lui. Insieme, per sempre. Chissà perché Celine non lo abbia
fatto anche con il suo compagno umano? Forse perché amava ancora Alex,
nonostante la sua mancanza di fede? O magari, non aveva avuto, semplicemente,
la forza e l’autocontrollo di Edward. La cosa sembrò interessare anche Alex,
visto che, dopo aver estratto una sigaretta dall’apposito pacchetto, portatasela
alle labbra e accesa con un accendino rosso, mentre aspirava ed espirava una
nuvoletta di fumo grigiastro e dolce di nicotina, le chiese:
“ E perché non lo hai fatto?”
Celine sospirò, portando lo sguardo a terra. Alex soppesò la
sua figura e per un attimo mi sembrò dispiaciuto per lei, ma fu solo un labile
momento.
“ Perché non mi sembrava giusto. Strapparlo alla vita, solo
per il mio egoismo. Non volevo comportarmi come Nathan. Non volevo che mi
odiasse.”
Alex rimase impassibile, mentre fumava tranquillo la sua
sigaretta, spostando di tanto in tanto il peso del corpo da una gamba
all’altra.
Celine sorrise per la prima volta sincera e spontanea,
contagiando anche me.
“ Poi, ho scoperto che si è sposato con una fioraia molto
carina, formando una bella famigliola. Hanno avuto tre figli. Due maschi ed una
femmina. Mi sorprese sapere che l’avessero chiamata come me.”
“ E non te ne sei mai pentita?”
Lei scosse la testa.
“ No. Ero felice per lui. Morì all’età di 97 anni e Celine
ha avuto un bambino molto carino. Era tutto suo nonno. Come vedi, è morto
felice, lasciando una traccia di sé, che perdurerà nel tempo. Questo non
avrebbe mai potuto farlo con me.”
Sorrise amara ma facendo spallucce. Evidentemente, la scelta
di lasciarlo vivere una vita lunga, sana e felice, non sembrava averle lasciato
rimpianti e sofferenze.
Alex continuò a fumare osservandola, finché i suoi occhi di
brace non vennero catturati da quelli, così simili ai suoi, di Luca. Un sorriso
apparve sulle sue labbra.
“ Ciao, amico. Ci sei anche tu. Era da un po’ che non ci
vedevamo.”
Luca non disse nulla, ma ricambiò il sorriso. Alex inclinò
la testa, osservando la sua compagna, Violet, che gli concesse un debole ma
dolce sorriso, forse data la situazione delicata fra lui e la sua migliore
amica.
“ Vedo che hai messo la testa a posto. Carina la tua
caramella. Me la presti qualche volta?”
Stranamente Luca non se la prese della richiesta poco
educata dell’amico. Anzi, con mia sorpresa, sghignazzò ed abbracciò protettivo
Violet, che ricambiò la stretta, baciandogli il collo.
“ Non ci sperare.”
Mormorò, mentre ricambiava l’attenzione ricevuta con un
bacio sulla tempia sinistra di lei. Alex sorrise, aspirando l’ultimo residuo di
sigaretta rimasto.
“ Peccato. Beh, non si può dire che non ci abbia provato.”
Poi osservò per l’ennesima volta Celine, che lo guardava
quasi disgusta.
“ Che c’è? Perché mi guardi così?”
Lei scosse la testa, allontanandosi un po’ da lui.
“ è inutile. Non cambierai mai.”
Lui le sorrise.
“ Cos’è? Sei gelosa per caso?”
Poi, inaspettatamente, buttando a terra il mozzicone
consumato fino all’ultimo centimetro, si avvicinò a lei e l’abbracciò
possessivo. Eppure le carezze che le donò sul suo viso, non mi sembrarono rudi.
Anzi, erano molto delicate, quasi inesistenti.
“ Non ci sperare.”
Sibilò Celine, cercando di ribellarsi alla sua stretta. Ma
Alex non glielo permise. Ignorandola, continuò:
“ Lo sai che, per me, sei più che bellissima. Le altre non
contano nulla.”
“ Oh, ma davvero?”
Disse lei, sarcastica, divincolandosi. Ma appena Celine si allontanava
dal suo corpo di circa cinque centimetri, lui, dispettoso, la riavvicinava
sorridente.
“ Certo. Io non mento mai, su queste cose.”
Lei gli ringhiò contro, le mani puntate sulle sue spalle.
“ Invece si, lo hai sempre fatto. Lasciami andare e smettila
di dire stupidaggini. Mi irriti solamente.”
Lui rise di quella sua risata sommessa, per avvicinarsi al
suo orecchio e sussurrarle:
“ Poco male. Diventi ancora più bella quando ti arrabbi.”
Celine non rispose, cercando di ignorarlo il più possibile.
Poi la guardò dritta negli occhi, imprigionandole il volto
fra le sue mani. Il suo sguardo era serio ed intenso, e la oltrepassò parte
dopo parte. Le sue intenzioni erano molto chiare.
“ Mi piaci così tanto, Celine.”
Pronunciò il suo nome di nuovo con quel tono proibito che
per un attimo la fece desistere. Lui ne approfittò, marchiando le sue labbra
con un bacio infuocato. Per un po’ pensai che la cosa si risolvesse così, e non
ero l’unica a quanto pare, visto che la maggior parte dei Cullen si rilassò e
sorrise. Vidi Alice sorridere compiaciuta, ma poi il suo volto divenne vacuo e
lontano e capii che la decisione di Celine fosse cambiata. Guardai Edward che
fissava attento la scena. Nello stesso istante in cui io puntai lo sguardo
nella sua direzione, vidi Celine distaccarsi da lui con tutta la forza delle
braccia ed Alex arretrare tenendosi il labbro, da cui sgorgava un rivoletto di
sangue purpureo.
Entrambi avevano il respiro affannato e si guardavano come
se si vedessero per la prima volta.
Poi Celine prese la parola.
“ Come hai osato baciarmi, razza di ipocrita calcolatore?!
Stammi lontano! Se mi metti ancora le mani addosso, giuro che te le strappo e
te le brucio con il tuo dannato accendino, chiaro?”
Lui si passò la lingua sulla ferita al labbro e il veleno la
cicatrizzò all’istante.
“ Perché mi hai morso? Stava andando tutto magnificamente.
Perché devi sempre rovinare i momenti più belli?”
La accusò, trucidandola con lo sguardo. Lei rise di una
risata isterica.
“ Oh, scusami, perdonami se ho reagito ad una tua violenza.”
Lui sbuffò, contrariato.
“ Violenza…ma per favore. Ora sei tu a mentire
spudoratamente.”
“ Dammi di nuovo della bugiarda e ti strappo la lingua.”
“ La lingua, le braccia, ....e dopo che mi avrai fatto a
pezzi, che cosa farai? Con chi sfogherai le tue manie da sadica omicida?
Maledizioni, mi hai fatto veramente male. Potevi darmi almeno un preavviso.”
Si disse, toccandosi nuovamente il labbro. Forse, la ferita
le pulsava ancora, per via del veleno di Celine, che sorrise compiaciuta e
spavalda.
“ E poi che gusto ci sarebbe stato?”
Chiese retorica. Lui la guardò male.
“ Trovi piacere a farmi soffrire, vero?”
Lei divenne seria.
“ Non più di quanto ne hai provato tu. Lì, non ti batte
nessuno.”
Poi gli dette la scoccata finale, vendicativa.
“ Sei un mostro, di maniere e di fatto. Non voglio avere
nulla a che fare con te. Vattene via.”
Quelle parole sembrarono averlo colpito nel profondo, visto
che trasalì, addolorato. Senza aver modo di guardarla in volto, visto che gli
aveva dato le spalle, con rabbia, guardò prima tutti noi, poi di nuovo lei ed
infine, inclinando la testa e sospirando disse:
“ Come vuoi tu. Del resto, non posso costringerti. Addio,
Celine.”
Detto questo, montò la sua moto e sfrecciò via in direzione
opposta alla loro.
Celine non poté fare a meno di guardarlo andare via, finché
non divenne troppo lontano per sentire solo il rombo della sua moto da corsa.
Poi, sfinita, si inginocchiò sull’erba, portandosi le mani
fra i ricci rosso-brace, quasi disperata. Le emozioni di quella lunga notte,
dovevano averla sopraffatta.
Finalmente, mi sciolsi da quello stato di immobilità e,
sciogliendo la presa di Edward, senza che lui facesse resistenza, corsi da lei
in un secondo e, incapace di guardarla in quello stato, l’abbracciai, cercando
di darle conforto. La sentii sussultare fra le mie braccia, ma poi si rilassò e
ricambiò la stretta con forza.
Alice, Rosalie, Esme e Violet furono subito intorno a noi.
Sui volti bellissimi ed illuminati dalla luna lattea, la stessa espressione
assorta e dispiaciuta. Alice si inginocchiò e le prese la mano, Violet le
accarezzò i capelli e Rosalie, a dispetto delle sue supposizioni, le regalò una
carezza sul lembo di guancia visibile, mentre Esme le stringeva una spalla.
“ Coraggio, cara, è finita. Non lo rivedrai più.”
Le sussurrò dolce Violet.
“ Forse è proprio questo il problema.”
Disse delicata Rosalie. La guardai stupita. Che tutta quella
freddezza fosse solo una maschera per nascondere i suoi veri sentimenti? Ma
allora perché respingerlo? Per vendetta o forse solo per reazione al suo
orgoglio di donna ferito?
Celine scosse la testa sul mio petto.
“ No. È solo che…”
“ Non è andata come volevi.”
Terminò per lei Alice, non lasciando la sua mano.
Lei annuì.
“ Quello che ti ha detto, non erano bugie. Le pensava sul
serio.”
Le disse Edward, davanti a noi, affiancato da Emmett e
Carlisle. Celine lo osservò, e il suo volto traboccante di sincerità, non
lasciava adito a menzogne per consolarla.
“ Era molto adirato con te, ma solo perché lo respingevi. Lo
hai sorpreso con le tue parole e…”
Jasper preferì non aggiungere altro, ma lei capì lo stesso.
“ L’ho fatto soffrire molto, vero?”
Jasper, a malincuore, annuì.
“ Mi dispiace, Celine.”
Disse Esme, accarezzandole una guancia. Lei si distaccò da
me, e le sorrise, forse sincera.
“ No. Non importa. In fondo, era quello che volevo. Beh,
forse non era così freddo come pensavo. Ma ora è tardi per chiedergli scusa.”
Concluse, sorridendo amara.
“ Sei stata troppo dura con lui. Hai preferito accusarlo e
farlo sentire un mostro gelido ed insensibile, piuttosto che ascoltarlo e
cercare di capirlo.”
Disse duro ed impassibile Luca, guadagnandosi un mio sguardo
truce ed uno vuoto di Celine.
“ E che ne è delle sue ragioni? A quanto ho capito, lui l’ha
tradita quando erano insieme. Lei ha solo agito di conseguenza. La colpa è
anche sua, se Celine ha fatto e detto quelle cose, sta notte. La responsabilità
è sua e di nessun altro. Alla fine l’avrà capito, immagino.”
Celine mi guardò stupita, mentre Luca impassibile.
“ La colpa è di entrambi. Troppo orgogliosi e troppo diversi
per riuscire a capirsi. Alex avrà fatto i suoi sbagli, ma Celine sapeva com’era
in realtà. Gli sono sempre piaciute le belle donne, vampire o umane che
fossero, anche se, il più delle volte, di quest’ultime preferiva nutrirsene. Ma
ha sempre messo le cose in chiaro. Non si è mai unito a nessuno. Si sentiva uno
spirito libero e si comportava come tale. E la cosa gli piaceva. Finché un
giorno, non l’ha incontrata, nel locale jazz che gli piaceva tanto, a New
York.”
Disse, indicando Celine, che lo osservava quasi rammaricata.
“ Lui si è subito innamorato di te, anche se non te lo dirà
nemmeno sotto tortura.”
“ Non è vero, non è vero. Sono tutte bugie. Lui non mi ama,
il suo non è amore, non lo è mai stato. Mi vuole solo per impreziosire la sua
bacheca di conquiste. La sua è pura ossessione. Lo dimostra il fatto che mi
abbia tradito.”
Disse lei, scoppiando di rabbia. Ma Luca continuò.
“ A quanto so, l’ha fatto una sola volta, e se ne è pentito
all’istante. Poi tu l’hai tradito con l’umano, quindi potete considerarla
chiusa questa faccenda.”
Ribatté con la sua voce modulata.
“ E che mi dici delle altre con cui l’ho visto? Si è pentito
anche di quelle?”
Disse sprezzante e ribollente d’ira. Jasper, con un cenno di
Carlisle, la calmò mettendole una mano sulla spalla. Lei non si oppose e si
rilassò con un sospiro. Forse ne aveva bisogno.
“ Erano solo giochetti per farti ingelosire. Hai visto, l’ha
fatto anche sta notte con Violet.”
“ Beh, non c’è riuscito.”
“ Ma le altre volte, in passato, si.”
Controbatté Luca, sorridendo pacato. Celine abbassò il viso,
imbronciata.
“ Alex non cambierà mai. Gli piace scherzare. Ti dice
<< Mi piaci>> quando, invece, vorrebbe dirti << Ti
amo>>. In realtà non sa nemmeno lui cosa provare. È confuso, e tu non lo
aiuti con le tue tattiche fredde e distaccate.”
Celine lo ascoltò impassibile, poi scostò gentilmente la
mano di Jasper e, come quel pomeriggio, a Seattle, si allontanò da loro con
aria assente, lontana.
Ma questa volta, non volevo che se ne andasse così. Aveva
bisogno di conforto. Così leafferrai la mano, trattenendola.
“ Ti prego, Celine. Non te ne andare. Vedrai, risolveremo
tutto. Non è il caso che tu resti da sola. Torna a casa con noi.”
La implorai, tenendola stretta. Ma con grande semplicità, lei
si scostò.
“ No, zuccherino, non insistere. Cerca di capire, per
favore. Ho bisogno di riflettere.”
“ Bella ha ragione. puoi farlo anche a casa, in camera tua.
Nessuno ti disturberà.”
Disse Esme, materna.
“ Giusto. In fondo, Edward non può leggerti nemmeno nella
mente. Rispetteremo la tua privacy.”
Disse Emmett, con il suo sorriso più convincente.
“ Ed io sarò il più discreta possibile. Non mi concentrerò
sul tuo futuro, anche se sarà difficile. Ma ci proverò, te lo prometto.”
Le promise sincera Alice.
“ Ti prego, Celine. Torna con noi.”
Fu Carlisle a parlare, e la sua voce gentile era velata di
tristezza.
Celine si voltò e li guardò uno ad uno. Poi sorrise ed annuì
con mia somma gioia.
“ E va bene. Torniamo a casa.”
“ Si.”
Le sussurrai, prendendole la mano. Lei la strinse,
riconoscente. Alice ci abbracciò entrambe, per poi correre insieme agli altri
verso Villa Cullen.
L’alba era giunta e i raggi del sole brillarono sulla nostra
pelle, in milioni di diamanti. Guardavo Celine correre davanti a me, preoccupata
per il suo stato d’animo. Edward mi strinse la mano ed io, ricambiando il suo
sorriso sfavillante sotto i raggi del sole, mi rincuorai. Si, sarebbe andato
tutto bene e nella mia mente si formò l’immagine di Alex e Celine che si
abbracciavano dolcemente. Quanto avrei voluto che quel pensiero dolce
diventasse realtà!
Angolo dell’autrice.
Grazie a tutti coloro
che hanno letto il capitolo 5!!!! Nessun commento, ma non importa!!!XD Ed è con
questo megasorrisone che auguro BUON FERRAGOSTO A TUTTI VOI!!!! Baci baci e
alla prossima Fuffy91!!!
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
Capitolo7
Celine.
Ormai era da più di un’ora che stavo seduta su quel letto,
immobile e con la mente rivolta a quel vampiro egocentrico e strafottente,
pronto a condizionarmi l’esistenza.
Ma perché era tornato? Cosa voleva ancora da me? Proprio ora
che avevo trovato un giusto equilibro, eccolo che si ripresentava nella sua
fiammata di fierezza a stravolgere il mio volubile stato d’animo. Rincorsi con
la memoria a quelle poche ore passate a parlare con lui, in quello spiazzo
verde smeraldo, entrambi avvolti dalla luce evanescente della luna, che
sorrideva beffarda, lassù, sul suo volto vellutato ed oscuro, prendendosi gioco
di me. Fortuna che il sole stava sorgendo, dietro le brune montagne, in un
cielo rosato ed azzurro. Il contrario dei miei sentimenti, ostili e turbati.
Povero biondino. Chissà come dovevo stressarlo. Beh, pazienza. La bambolina lo
avrebbe consolato con il suo vivace amore. Sospirai, ripensando ai loro
delicati e discreti slanci di affetto. Perché non poteva essere come il loro,
il rapporto tra me ed Alex? Senza sotterfugi, compromessi, segreti,
risentimenti…solo semplice e sano affetto e fiducia reciproca. Ma del resto,
c’era da dire che loro partivano avvantaggiati. Con la bambolina che vedeva il
futuro e il biondino che sentiva ogni suo turbamento, come potevano non
risolvere tutto o evitare danni irreparabili, soffocandoli sul nascere e
preservando il loro amore? Si, decisamente erano fortunati.
Decisi di sgranchirmi le gambe. Non aveva senso rimanere
impassibili. Diamine, non ero mica Luca! Mi bloccai ripensando alle sue parole.
Quel italo – americano, a volte era veramente odioso. Mi aveva colpito
soprattutto con una frase:
“ Lui si è subito
innamorato di te, anche se non te lo dirà nemmeno sotto tortura…Ti dice
<< Mi piaci>> quando, invece, vorrebbe dirti << Ti
amo>>. In realtà non sa nemmeno lui cosa provare. È confuso, e tu non lo
aiuti con le tue tattiche fredde e distaccate.”
Confuso? Innamorato? Lui? Ripensando a quelle parole, che
all’inizio mi avevano colpito, spaccai la lampada sul comodino con un pugno ben
assestato, mandandola in mille pezzi. Ma al momento, non me preoccupai, visto
che la sua forma ovale mi ricordò molto il viso imperturbabile di Luca.
Ma che diavolo diceva? Ora era lui la vittima? E certo!
Povero, indifeso Alex! Era lui ad essere stato tradito -anche se in parte era
vero, ma d’altronde che altro avrei potuto fare? Piangermi addosso? Non sia mai
detto! E poi, erano stati solo baci, nulla di più. Ma era meglio che lui
credesse qualcos’altro.- illuso, soggiogato, mandato alla deriva con ogni sorta
di insidie emotive. Ma cosa potevo pretendere, da quell’insopportabile
amichetto fedele? Era logico che lo difendesse. Erano inseparabili a New York.
Povera, caramella! Chissà quante cose le aveva tenuto nascosto, quel
ex-filibustiere, figlio di buona donna.
Conoscendo i soggetti, si saranno dati alla pazza gioia.
Al pensiero, non potei reprimere un sorriso. Scrollai le
spalle. Dopotutto, ormai, per Luca apparteneva tutto al passato. Era partito
per il felice e spensierato mondo dei vampiri innamorati. Violet, con la sua
dolcezza innata, aveva saputo conquistarlo, mettendo finalmente un guinzaglio
allo scalpitante, ora scodinzolante, segugio incattivito. Risi della mia stessa
metafora.
Ma la risata si spense in fretta, al ricordo vivido del
volto di Alex. Mi toccai istintivamente la spalla, sfiorando con le dita i
petali del giglio rosso. Rammentavo alla perfezione, il giorno in cui me lo
feci incidere. Tornai tutta contenta da una lunga passeggiata di shopping, per
le vie frenetiche di New York. Quel giorno, il cielo era ricoperto da una lunga
e soffice coperta di nuvole grigie, e non curante della pioggia che iniziava a
scendere, con i capelli e i vestiti bagnati, mi buttai tra le braccia di Alex,
appena tornato dalla caccia mattutina.
<< Ehi,
dolcezza! Quanto entusiasmo! A cosa devo questa calorosa accoglienza?>>
Ed io, tutta contenta, gli mostrai il tatuaggio.
<< Visto? Non è
bellissimo? L’ho fatto poco fa!>>
Alex ci mise un po’ per capire, ma alla fine, sbigottito e
quasi distrattamente, disegnò con il dito indice i contorni del fiore sbocciato
sulla mia pelle pallida. Poi, mi trascinò sul suo petto, accarezzandomi i
capelli, arruffandomeli dispettoso.
<< Perché lo hai
fatto? Ora ti rimarrà per sempre. Stupida!>>
Ignorandolo e sorridendo, lo abbracciai.
<< Non importa.
L’ho fatto proprio per questo. Questo fiore mi ricorda te e me. Siamo gigli
selvatici, ma a differenza degli altri, siamo unici, perché i nostri petali
sono rossi.>>
Lo osservai emozionata, mentre gli accarezzavo il viso, e
lui incatenò le nostre iridi rosso rubino, senza alcuno sforzo.
<< Capisci.
Siamo vampiri come gli altri, forse nell’aspetto gelido e pallido, ma dentro
bruciamo di un fuoco indomabile, che nessun cuore fermo potrà mai
spegnere.>>
Alex mi guardò con uno sguardo abbagliante di un’emozione
che non riuscii a comprendere. Tuttavia le sue iridi brillanti si accesero,
mentre mi stringeva a sé con forza, baciandomi la radice dei capelli ed
intrecciando i ricci fra le dita. Lo sentii sorridere, mentre mi sussurrava,
respirando aria con il mio odore.
<< Hai ragione.
Il rosso mi piace. Ed anche tu.>>
E poi mi baciò con le labbra che sapevano di pioggia.
Strinsi le dita sulla mia pelle, sul viso un’espressione
lontana e nella gola un nodo difficile da sciogliere. Lo nascosi tra le mie
ginocchia, racchiudendole tra le mie braccia, seduta ai piedi del letto. Ma
perché? Perché quei ricordi non mi abbandonavano e riaffioravano
incontrollabili sulla superficie limpida della mia mente? Ma soprattutto,
cos’era questa sensazione di vuoto, di dolore che li accompagnava,
travolgendoli con la loro ondata instabile? Lo odiavo, odiavo tutto questo,
perché sapevo che la fonte di tutto era a chilometri di distanza da me e che,
soprattutto, mi aveva detto per sempre addio. E la cosa più odiosa, e che ero
stata io a volerlo. Accidenti, che pasticcio!
Trasalii sentendo la porta aprirsi ed Edward fare il suo
ingresso. Mi guardò stupito, ancora sulla soglia della porta. Forse era
indeciso se andarsene o meno.
“ Scusami. Non volevo spaventarti. Ho bussato. Non hai
risposto.”
Mi disse con la sua voce vellutata, velata di
preoccupazione. Ora capivo perché Bella lo amasse così tanto. Era così
premuroso. Mi alzai, sorridendo.
“ No, non preoccuparti. Scusami, ero soprappensiero.”
Mi studiò attentamente in volto. Forse era scettico sulla
mia spontaneità forzata e titubante, visto che la sua mano era ancora stretta
alla maniglia dorata della porta in legno d’ebano.
“ Su, entra pasticcino. Non ti mangio, sai.”
Scherzai, ora di buon umore. Ero sincera e sperai che lo
capisse. Le mie preghiere vennero esaudite, visto che entrò sorridendo,
lasciando la porta socchiusa, come un cavaliere nelle stanze di una dama sola.
Il suo era un omaggio al decoro. Che personaggio! Mi divertiva questo bel gentiluomo
di altri tempi. Se fossimo stati ancora nel 1918, non me lo sarei fatto
scappare. O magari avrebbe comunque incontrato Bella e le avrebbe subito chiesto la mano, dato il
suo carattere. Ed io, cosa avrei fatto? Di sicuro avrei incontrato Alex, forse di
qualche anno più di me, ma che importanza avrebbe avuto?! Cosa sarebbe stato?
Di certo non un Lord, non ce lo vedevo nei panni del nobiluomo. Forse un
bracconiere, o un mercenario, o un pirata, o un ladro. Mi avrebbe sicuramente
rapita e chiesto un riscatto ai miei poveri genitori, conoscendolo. Le mie
bislacche fantasie vennero interrotte da Edward, che cominciò a parlare, schiarendosi
la voce, come per riportarmi sulla terra dei vivi o su per giù, data la mia
natura.
“ Perdonami. So che infrango le regole così, ma Bella è
occupata con Renesmee e mi ha chiesto, su insistenza di Alice, di informarti
che stiamo andando a caccia. Oggi è una giornata ideale e pensavamo di
approfittarne.”
Mi disse, con un tono quasi di scusa. Gli sorrisi
incoraggiante.
“ Bene, divertitevi. Io rimarrò ancora un po’ qui.”
Dissi allegra, e sedendomi sul letto, facendo cigolare le
molle, forse per la troppa veemenza.
Lui mi guardò ancora come prima, soppesando la mia
espressione. Poi si avvicinò al letto.
“ Posso?”
Con un cenno della mano e un sorriso, cercando di reprimere
un risolino, lo invitai ad accomodarsi. Notai una nota di leggero imbarazzo
nella sua espressione e mi costrinsi ad osservare il mio abbigliamento. In
effetti, ero un po’ troppo provocante. Avevo indossato una sottoveste
trasparente, rosata e con ghirigori di cotone sul decoltè, tipo conchiglie di
sirena, mentre il cotone sottostante era trasparente, celando a mala pena gli
slip bianchi con un fiocchetto rosa sul davanti. Molto bambolina con boccoli
biondi. Decisamente il mio stile di lingerie, ma forse un po’ troppo per lui.
Con un sorrisino, mi diressi all’armadio estraendone una vestaglia dello stesso
colore, legandola alla vita con un fiocco di cotone azzurro. Feci una
giravolta, ancora sorridente, davanti ai suoi occhi.
“ Voilà. Ora va meglio, vero?”
Dissi, risedendomi accanto a lui, che sghignazzò, ora più
rilassato.
“ Si, va benissimo.”
“ Devi perdonarmi, ma a volte non mi accorgo di essere
troppo sexy nel vestire. Sono cosciente di mettere in suggestione gli uomini, e
non ti nascondo che la cosa mi diverte, ma non si può dire lo stesso di quando
esagero. In questo, pecco di ingenuità.”
Edward scosse la testa.
“ Non importa, davvero. Lo avevo capito. Non c’è nulla di
malizioso in te.”
Risi contenta, abbracciandolo di slancio.
“ Sei incredibile, pasticcino. Mi sei simpatico, sai?”
Edward rise, per poi tornare serio.
“ Celine, dimmi la verità. Sei triste?”
Il sorriso scomparve per poi riapparire nuovamente.
“ No, sono solo un po’ giù.”
Ammisi, scrollando le spalle.
“ Ma credo sia normale, dopo ciò che è successo.”
Edward annuì.
“ Si, ma non deve essere per forza così.”
Ci guardammo a lungo e il suo sguardo ambrato mi costrinse
ad abbassare gli occhi.
“ Sei proprio sicura della scelta che hai fatto?”
Mi chiese, gentile e con la sua voce morbida più del
velluto. Cavolo, quel vampiro sapeva tirarti fuori la verità peggio di
Carlisle. Lo avevo sottovalutato. Era proprio il suo degno figlio primogenito.
“ Non del tutto, ma mi è sembrata la più giusta da
prendere.”
Lui sospirò, osservando un luogo lontano, assente e
meditabondo. Stava ricordando.
“ A volte, non sempre le scelte che ci sembrano giuste, lo
sono davvero. Io, ad esempio, ho commesso un’infinità di errori per un mio
ideale di ragione che credevo fondata ed immutabile.”
“ Ti riferisci a quando hai lasciato Bella?”
Edward mi osservò sorpreso. Io ammiccai, sorridendo:
“ Confidenze fra donne.”
Lo informai e lui rise sommessamente.
“ Si, a quella volta e a tante altre che ne sono seguite,
che hanno finito solo per provocare dolore e dispiaceri a tutti.”
Lo osservai, seria e sbattendo le palpebre incredula. Ma
avevamo davvero la stessa età? Sembrava avere cento anni in più di me, tanto
era la sua maturità. Al confronto, mi sentivo una ragazzina senza esperienza e
che cercava il conforto di un adulto per affrontare le insidie della vita.
“ E alla fine, sei tornato sui tuoi passi?”
Lui annuì.
“ Si, ho dovuto ricredermi, infine. Ma ne è valsa la pena.
Ora ho tutto quello che avrei mai potuto desiderare.”
Concluse sorridendomi, e non potei fare a meno di ricambiare
quel sorriso brillante di felicità.
“ Celine, non riesco a leggerti della mente, per il tuo
potere Specchio. Ma ciò non vuol dire che la tua espressione mi sia del tutto
illeggibile. Dopo tanti anni di allenamento con Bella, mi permetto di affermare
di aver affinato la mia tecnica di comprensione emotiva e il tuo stato d’animo,
perdonami, non è dei migliori.”
Sorrisi amara.
“ Si, hai ragione pasticcino. Ma vedi, il fatto è che, mi
sento così sovrastata da questi sentimenti contrastanti. Da una parte, sono
convinta di aver fatto la scelta migliore, ma dall’altra non posso fare a meno
di sentirmi…non so…”
“ Incompleta?”
Lo guardai, sgranando gli occhi, mormorando:
“ Si, esattamente.”
M osservò ancora come se volesse leggermi l’animo e a quel
punto, non potei fare a meno di chiedergli, impacciata:
“ Senti, Edward.”
“ Dimmi.”
Abbassai gli occhi, mordendomi il labbro inferiore.
“ Secondo te, lo zuccherino si ingelosirebbe se ti chiedessi
di abbracciami?”
Chiesi titubante. Lo sentii ridere.
“ Forse, ma a me non dispiacerebbe. Adoro farla ingelosire.
Ma, nel tuo caso, credo non se la prenderà.”
Detto questo, allargò le braccia, sorridendomi.
“ Vieni qui, riccia.”
Ridendo, lo abbracciai stretto, mentre lui faceva lo stesso.
Mi sentivo così protetta fra quelle braccia forti, anche se non completamente,
perché non erano quelle che desideravo pienamente. Non c’era nulla di malizioso
in quell’abbraccio. Anzi, era molto fraterno. Se mai ne avessi avuto uno, avrei
voluto fosse Edward. Lo sentii ridere di qualcosa che non capii, mentre
scioglieva la stretta.
“ Ora devo andare. Renesmee è impaziente di cacciare con noi
e Jacob. Come se non l’avesse visto tutta la notte.”
Disse, portando gli occhi al cielo.
“ Sei sicura di non voler venire con noi?”
Mi chiese, con un passo già fuori dalla porta.
“ No, grazie pasticcino. Sono sazia per il momento.”
Gli feci l’occhiolino e lui rise.
“ D’accordo. Ci vediamo fra qualche ora.”
“ Si, salutami gli altri e dì alla tua Bella di non
preoccuparsi. Sto bene.”
“ Va bene.”
Prima di chiudersi la porta alle spalle, mi disse:
“ Stammi bene, Celine.”
Io gli mandai un bacio e lui, con l’eco dell’increspatura
del suo sorriso, svanì.
Appena la porta si richiuse con un debole tonfo, mi sciolsi
la vestaglia e mi gettai sul letto, sprofondando fra i cuscini bianchi e
soffici.
Forse il pasticcino non aveva tutti i torti. Magari, potevo
ancora ricucire i brandelli del mio cuore. Non era ancora tutto perduto. Già,
ma come potevo presentarmi al cospetto di Alex, dopo tutto quello che gli avevo
detto? Non mi avrebbe mai perdonato.
Mi misi di lato, giocando con i ricci tra le dita,
angosciata da questi pensieri, finché non sentii un tonfo leggero provenire
dalla finestra. Mi voltai di scatto, incontrando gli occhi accesi dell’unica
persona che non avrei mai creduto di rivedere. Era Alex, il vampiro seduto sul
bordo in legno e in pietra levigata del davanzale, con indosso un jeans blu
scuro, stracciato sulle ginocchia, una t-shirt a maniche corte, con scollo a V,
che metteva in evidenza una catenina con una croce d’argento che scompariva
nell’insenatura del petto, unico ricordo di famiglia che avesse, color blu
notte, che metteva in evidenza il colorito pallido della sua pelle di ghiaccio.
I folti e corti capelli scossi dal venticello profumato,
spirato dagli alberi del bosco, i cui ciuffi ribelli e disordinato gli
ricadevano sulla fronte, la mascella squadrata contratta e gli occhi socchiusi
mentre, con la gamba destra a penzoloni e il piede sul suo ginocchio, si accendeva
la prima sigaretta di quella giornata, visto il pacchetto nuovo di zecca.
Dopo aver emesso dalle sue labbra fini e straordinariamente
rosse, una folata di fumo grigiastro e dolciastro, si decise finalmente a
parlare, mentre la tenda color avorio e trasparente ai raggi del sole, che
brillavano sul suo profilo scoperto, in milioni di piccoli diamanti.
“ Carino qui. Si trattano bene i tuoi amichetti.”
Costatò impassibile, guardandosi intorno, sinceramente
interessato. Lo osservai sconcertata, con un cipiglio a turbare le mie
sopracciglia scarlatte.
“ Alex…che ci fai qui?”
Lui si alzò dal davanzale e atterrò aggraziato sul
pavimento, con le mani in tasca e la sigaretta fumante fra le labbra. Mi guardò
di sbieco e un brivido lungo la schiena mi fece fremere. Fortuna che ero brava
a reprimere le emozioni e a simulare un tranquillità che non avevo.
“ Passavo di qui e ho deciso di farti una visitina.”
Disse, riflettendo la sua immagine nello specchio broccato
della specchiera, giocando con una boccetta di profumo alla vaniglia. Poi
incatenò il mio sguardo di topazio con il suo di rubino dal riflesso levigato e
luminoso dello specchio.
“ Ti dispiace?”
Mi sussurrò, attento ad ogni mia reazione.
Non seppi cosa rispondere, ma alla fine alzandomi dal letto
aggraziata e lisciandomi la gonna ridotta della sottoveste, stringendomi nella
vestaglia, scrollai le spalle.
“ Tu cosa dici?”
Gli domandai di rimando, guardandolo mentre si voltava e si
appoggiava al ripiano marmoreo della specchiera, le mani affusolate ancora nascoste
nelle tasche del jeans, le gambe incrociate.
“ Io credo di no.”
Mormorò, studiando la mia espressione. Sbuffai irritata,
anche se non potevo dire che quella che aveva affermato non fosse la verità.
Maledizione! Era fin troppo perspicace.
“ Puoi credere quel che vuoi. Non mi riguarda.”
Affermai, palesemente irritata. Non tanto per le sue parole,
ma per la sua capacità di stravolgere ogni mia certezza. Era chiaro. Quel uomo
era pericoloso.
Lo sentii ridere sommessamente.
“ Chissà perché, ma immaginavo che avresti detto una cosa
del genere.”
“ Te lo ripeto ancora una volta. Cosa ci fai qui?”
Gli chiesi, ora alterata. Lui mi osservò serio.
“ Te l’ho detto. Passavo da queste parti e ho avuto
l’impulso irresistibile di vederti.”
“ E non potevi trattenerlo questo irresistibile impulso?”
Gli chiesi sarcastico. Alex mi sorrise sfrontato.
“ No.”
Sbuffai di nuovo, dirigendomi verso la finestra e
spalancando le tende, indicandogliela.
“ Bene, ora mi hai vista. Puoi anche andartene. Non c’è più
nulla che ti trattenga.”
Gli dissi, cercando di mantenere la calma.
Alex sbuffò l’ultimo nuvoletta di fumo grigio perla., per
poi depositare il mozzicone di sigaretta consumato nell’apposito portacenere a
forma di conchiglia e, con tutta la tranquillità di cui era dotato, avvicinarsi
a me, che mi imposi di non indietreggiare, nonostante l’ imponenza della sua
virilità mi sconvolse, come il suo odore dolce amaro.
Non mi sottrassi al suo sguardo impassibile, finché non mi
prese per le spalle e mi immobilizzò alla parete, mentre un lembo della tenda
si attorcigliava attorno alle mie caviglie, per poi sciogliersi fluidamente.
Ci fissammo per un po’, senza che nessuno dei due proferisse
una solo sillaba. Poi, inaspettatamente, mi baciò sulle labbra. Mi ribellai,
strattonando la sua maglietta e spingendo le braccia contro le sue spalle
forti. In seguito, cambiai comportamento e rimasi immobile, cercando di pensare
ad altro. Non capivo cosa volesse dimostrare con quel bacio, ma decisi di non
approfondire, limitandomi a giocare d’astuzia.
“ Cosa fai? La statuina?”
Mi sussurrò con la sua voce morbida e calda, sorridendo
sulla pelle della mia guancia.
“ E tu, allora? Giochi a fare il violento?”
Gli bisbigliai, con voce sorprendentemente ferma. Alex si
distaccò di poco, baciandomi lievemente l’angolo sinistro della bocca
sigillata.
“ Solo se ti piace.”
Prima che potessi controbattere, coprì nuovamente la mia
bocca con la propria, modellandola a suo piacimento. Non so dire precisamente
quando smisi di lottare, fatto sta che cominciai a corrisponderlo, affondando
entrambe le mani nei suoi capelli, saggiandone la morbidezza, e attirandolo
maggiormente a me.
Lui rispose al mio trasporto con un ringhio entusiasta e
trionfante, staccandomi dalla parete e conducendomi dolcemente sul morbido
materasso del letto ampio. Continuò a baciarmi insistentemente, non dandomi un
attimo di respiro, accarezzandomi il viso e il busto morbidamente e senza
fretta.
“ Celine.”
Mormorò il mio nome con quella nota ipnotica e melodiosa che
tanto mi piaceva, provocandomi un fremito languido lungo la schiena. Lo
abbracciai, mentre Alex continuava a regalarmi dolce carezze, ora sulle spalle
e sulle braccia. Notò il mio mutamento, visto che subito dopo un mio sospiro,
cercò i miei occhi, costringendoli ad incontrare i suoi, ora più scuri di
prima, ma non certo per la sete.
“ Cosa c’è?”
Mi mormorò, baciandomi la tempia, incapace di trattenersi.
Io chiusi gli occhi, spingendo una mano sul suo petto. Lui capì e rotolò con un
movimento fluido su un fianco, sciogliendo il nostro abbraccio, delicato,
sfiorandomi il braccio destro, quasi distratto.
“ Perché mi fai questo?”
Gli chiesi, guardandolo quasi dispiaciuta.
Lui non capì all’inizio, ma poi sospirò, passandosi una mano
fra i capelli, facendo cadere un ciuffo ribelle al lato destro della fronte.
“ Scusami, è che…”
Ma non continuò, visto che mi alzai, dirigendomi verso la
porta. Lui, mi imitò, afferrandomi un polso. Ma io non mi voltai a
fronteggiarlo. Ero stanca, stanca dei suoi continui cambiamenti d’umore. Prima
non mi sopportava, poi mi cercava, mi baciava, mi chiedeva scusa, e infine mi
abbandonava, come sempre. Non volevo che finisse così, di nuovo. Piuttosto
preferivo andarmene io questa volta.
“ Ti prego, Celine, aspetta. Ascoltami.”
“ Per sentirti ripetere le stesse parole di addio di sempre?
Perdonami, ma non mi và. Ormai le conosco a memoria.”
Detto questo, mi staccai dalla sua presa con uno strattone,
ma lui fu veloce e mi trattenne per le spalle.
“ Per favore, ti chiedo solo di ascoltarmi. Poi, se vorrai,
potrai andartene dove vorrai. Io ti lascerò andare.”
Mi disse, con le labbra a pochi centimetri dal mio orecchio.
Io sospirai e, sconfitta, mi voltai proprio nel momento in cui abbandonava la
sua presa.
“ Allora? Ti ascolto.”
Lui si mordicchiò il labbro inferiore, poi intrecciò la mia
mano con la sua e mi invitò a sedermi accanto a lui, sul letto trapuntato di
oro e lino bianco.
Per un po’ rimase in silenzio, osservando un punto
indefinito della parete, mentre io lo osservavo afferrare il suo pacchetto di
sigarette, estraendone una nuova, intatta.
La sorresse fra le labbra, mentre faceva scaturire una
fiammella violacea e giallastra, con uno schiocco secco, dal suo accendino. Ma
prima che potesse accostarla all’estremità friabile della sigaretta, gliela
sottrassi, come anche il pacchetto, in cui la riposi accuratamente,
nascondendolo nell’incavo fra i seni, coperti da un reggiseno coordinato con
gli slip che, fortunatamente, erano nascosti dal leggero tessuto della
sottoveste. Alex seguì i miei movimenti, accondiscendente ed attento, senza
ancora proferire parola. Lo feci io per lui, almeno per rompere il glaciale
silenzio che si era insidiato, come un’invisibile nebbiolina impalpabile, tra
di noi.
“ è meglio che la smetti di fumare così tanto. Stai
diventando peggio di un drogato. Senza contare che il fumo attivo ti rende
nervoso, invece di sfogare la tua tensione.”
Sussurrai, sfiorando con le dita i laccietti che tenevano
legati i lembi della mia veste, in due delicati fiocchi sulle punte delle
spalle.
Con la coda nell’occhio, lo vidi sorridere, osservandomi da
capo a piedi, molto intensamente.
“ E tu dovresti smetterla di andare in giro vestita così.
Potresti suscitare strane fantasie nella mente degli uomini.”
Lo guardai, gli occhi e il viso accesi di sfida.
“ Anche in te?”
Lui accentuò il suo sorriso e le sue iridi rosse si
incupirono leggermente.
“ Soprattutto in me.”
Istintivamente, mi portai più lontano da lui, distogliendo
volontariamente lo sguardo, ora imbarazzato, dal suo troppo rovente per essere
sostenuto. Lo sentii sghignazzare e ringhiai indignata da me stessa. Trasalii
quando sentii le dita della sua mano destra accarezzarmi la guancia che, senza
volerlo, gli porgevo.
“ Passeranno gli anni, ma tu rimarrai sempre la mia piccola e
ingenua Celine.”
Mi sussurrò, morbidamente, accarezzandomi la spalla ed
intrecciando fra il pollice e l’indice il fiocco rosato. Quando capii le sue
vere intenzioni, mi scostai alzandomi e guardandolo truce.
“ Non è vero e ti pregherei di smetterla di mettermi le mani
addosso ogni volta che ti si presenta l’occasione.”
“ Non mi pare ti infastidiscano così tanto, le mie carezze.”
Disse, alzandosi ed avvicinandosi pericolosamente a me.
Odiavo quando faceva il prepotente.
“ Quelle no, lo ammetto. Ma il tuo modo insistente di
cercare di spogliarmi, si.”
Lui corrugò la fronte, arrestandosi.
“ Ma non è vero.”
Sbuffai, irritata dal suo comportamento ostinato e il suo
modo schietto di negare l’evidenza.
“ Si invece.”
“ No.”
“ Si.”
“ No.”
“ Si.”
“ Si.”
“ No.”
Mi interruppi, rimanendo a labbra socchiuse, come se avessi
perso il filo del discorso, mentre lui mi sorrideva affabile.
“ Visto? Lo hai ammesso.”
Gli ringhiai contro, al limite della pazienza. Era riuscito
ancora ad imbrogliarmi. Era peggio di quei bambini viziati ed incontentabili,
che non avrebbero mai smesso di piangere finché non avessero ricevuto in dono
il loro giocattolo preferito.
“ Vattene. Non voglio più starti a sentire.”
Gli sibilai, mentre il sorrisino che gli increspava la
labbra non scomparve dal suo viso. Non credevo che mi sarebbe così mancato, una
volta calato il sipario sulla sua spontanea ed ironica sfrontatezza.
“ No, non posso. Io devo parlarti.”
“ Devi? Guarda che non sei obbligato. Se non sbaglio mi hai
detto addio, l’altra notte.”
Gli ricordai, mentre lui si risedeva sul letto, affondando
le mani nei suoi capelli color cioccolato al latte, rimanendo immobile in
quella posizione.
“ Non l’ho mai voluto.”
Mormorò, quasi come un fantasma nella notte. Mi sentii
percorrere da fremiti di piacere a quelle parole, ma non volevo ancora cedere
alla speranza. Eppure, non potei impedire alle mie gambe di raggiungerlo, alle
mie braccia di circondare il suo collo e alle mie mani di affondate nei suoi
ciuffi setosi e dai riflessi di miele, attirandolo al mio petto. Ben presto,
sentii le sue mani abbandonare la presa spasmodica dei suoi capelli e
rifugiarsi attorno alla mia schiena, mentre le sue braccia forti e levigate
come il marmo più pregiato, mi stringessero come se non volessero più lasciarmi
andare.
Si, non potevo mentire a me stessa. Io ero perdutamente ed
irrimediabilmente innamorata di Alexander Water. Lo dimostrava la mia
incapacità di allontanarmi da lui, di respingerlo, di negarmi al suo bisogno
indiscusso di conforto da sé stesso.
Ma io sarei mai riuscita a sopravvivere a questo amore
dilaniato? Una volta credevo di essere abbastanza forte da sopportare ogni
singola intemperie, sia nell’animo che nel corpo.
Ma Alex era riuscito con una sua sola lieve carezza o un suo
singolo sorriso beffardo a far crollare la muraglia impenetrabile che con tanti
affanni avevo cercato di erigere attorno a me, nel corso dei miei lunghi anni
erranti. Ognuno di loro corrispondeva ad un piccolo mattone, che Alex aveva
disintegrato con la potenza devastante di un bacio appassionato o con la
tenerezza di un abbraccio eterno come l’immortalità che ero stata costretta a
vivere. Non potevo dire di avere rimpianti, perché solo ordinando al mio cuore
di cessare di battere, avrei potuto entrare in quel locale jazz di New York,
sedere a quel bancone consunto ed incrociare gli occhi innaturalmente rossi ed
ammalianti dell’uomo che ora stringevo al mio petto muto.
Sospirai, combattuta.
“ Alex.”
Iniziai, mormorando quasi impotente il suo nome. ma lui mi
sorprese, rovesciandomi sui cuscini immacolati e morbidi con un solo movimento
improvviso e fulmineo. Sorpresa, lo osservai zittirmi con le dita della mano
destra, mentre con la sinistra mi
accarezzava i capelli. Nel suo improvviso movimento, il pacchetto di sigarette
di marca era scivolato sul pavimento, aprendosi e mostrando vanitoso il suo
contenuto mezzo consumato.
“ Non dire nulla, ti prego.”
Mi mormorò, poggiando la sua fronte sulla mia, e i suoi
capelli mi solleticarono la pelle sensibile.
“ Celine. Io non sono bravo con le parole, lo sai. Ma tu…”
Si interruppe, accarezzandomi il contorno delle labbra
socchiuse e il profilo sinistro del mio viso, delicato e straordinariamente
tenero.
“ Sei terribilmente bella e io non riesco a resisterti.”
E detto questo, con una voce caldissima e rotta da
un’emozione che identificai come desiderio, lo stesso che mi stava avvolgendo
in vampate insistente, mi sigillò le labbra in un altro torrido bacio. Fu più
lungo dei precedenti e molto più sconvolgente, tanto che quando si staccò con
tre sfioramenti delicati, non riuscii a trattenere un ansito agitato.
“ Alex.”
Bisbigliai a mezza voce.
“ Celine. Perdonami, ma…questo è l’unico modo che ho per…”
Ma si interruppe bruscamente, alzandosi in piedi e
trascinandomi dietro di sé, digrignando i denti e ringhiando furioso, le membra
irrigidite, i muscoli guizzanti da ogni singolo spasmo.
Cerci di sbirciare la causa della sua rabbia improvvisa
nell’incavo fra la sua spalla e il mento e quello che vidi, mi sgomentò ed
irritò a col tempo.
Una coppia di vampiri, un maschio ed una femmina fecero il
loro ingresso, entrambi dai tratti scuri e lo stesso sorriso iroso e trionfante
stampato sul viso sprezzante. Non li conoscevo, ma lo odiai all’istante,
pregustando il momento in cui avrei fatto sparire quelle smorfie di
compiacimento da quei volti pallidi ed affilati.
Regola numero uno: mai interrompere un momento importante
come quello fra me ed Alex su quel morbido letto che ora, rimpiangevo come
un’isola al largo.
Angolo dell’autrice:
Grazie per il vostro sostegno e le vostre letture appassionate
e sempre seguite!!! Mi conforta sapere che almeno voi leggete con passione!!!!
Peccato che non ci sia nemmeno un commentino!!! Ma non importa!!! Ringrazio lidiacullen per aver aggiuntio la mia storia ai preferiti!!! Vi aspetto
alla prossima!!! Ora le cose cominciano a farsi roventi!!! Baci baci Fuffy91!!
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
Capitolo8
Bella.
Era passato poco tempo da quando Alice aveva avuto una
visione nitida di Celine, nonostante si fosse imposta di non concentrarsi sul
suo futuro. Ma tutto si era svolto nella più totale imprevedibilità. I suoi
occhi, dopo un’abbondante caccia mattutina, si erano accesi nuovamente di
topazio liquido e il suo sorriso era stato abbagliato da un timido raggio di
sole, mentre, abbracciata a Jasper, si sporgeva sulle punte per baciarlo,
ancora scossa dalle risate causate da una battuta di Jacob, che subito aveva
ingaggiato una gara di corsa con Renesmee.
Improvvisamente, il sorriso si era spento e i suoi occhi
divennero vacui e cristallini, come riparati da un vetro, per mezzo del sole
che continuò a brillare in piccoli diamante sulla sua pelle scoperta dal
leggero vestito di paillette.
“ Alice, cosa c’è? Cosa vedi?”
Tutti i Cullen si erano attorniati alla sua piccola figura,
circondata dalle braccia solide e ricoperte da scintillanti cicatrici di
Jasper, aspettando un suo cenno, una sua parola, trepidanti. E fu quando Edward
ringhiò indispettito e strinse la mia mano destra con più forza che capii. Ed
Alice mi dette la conferma alle mie congetture.
“ Celine. È in pericolo.”
“ Andiamo.”
Disse Carlisle , e dopo un cenno di intesa degli altri,
corremmo aggraziati ma veloci verso Villa Cullen.
Jacob ci raggiunge presto, con in braccio una ridente
Renesmee, che si accoccolò deliziata sul suo petto, gridando: “ Più veloce! Più
veloce!” e l’eco delle sue risate riempì il mio animo ansioso, facendo nascere
un sorriso sulle mie labbra contratte.
Anche Jacob sorrise e l’accontentò, affiancando Edward,
concentrato su pensieri lontani ma ora, con la vicinanza, più facili da
percepire.
“ Che succede? Perché torniamo indietro?”
Gli chiese, serio e leggermente accigliato.
“ Alice ha avuto una visione.”
Gli rispose, ora più concentrato di prima, ma calmo.
“ E allora?”
Chiese, ancora senza capire, Jacob. Risposi io per Edward.
“ Riguarda Celine. È nei guai. Stiamo andando ad aiutarla.”
Jacob, inaspettatamente, sorrise.
“ Ah, è per la pazza riccia. Bene, ci sarà da divertirsi.”
Renesmee rise alle sue parole, tirandogli i capelli
scherzosa, forse per rimproverarlo. Io strabuzzai gli occhi, irritata. Non
gradivo la sua leggerezza. Ma mi sorpresi nel vedere Edward sorridere delle parole
del mio licantropo preferito. In compenso, lo aveva distratto. Ma non per
molto.
Infatti, arrivati presso il giardino fiorito e ben curato
della casa immacolata, non udimmo nulla se non il cinguettio lontano dei passeri,
la corsa frenetica di qualche lucertola impaurita dal nostro arrivo e il vento
carico di aromi della foresta attraversarci gentile.
“ A me sembra tutto tranquillo.”
Disse Emmett, guardandosi intorno e scrollando le spalle
muscolose tranquillo.
Ma non appena ebbe finito la frase, la sua impressione mutò,
quando vedemmo Celine e un altro vampiro atterrare al suolo, tra un cumulo di
vetri cadere su di loro e sbriciolarsi come gocce di pioggia.
Celine era come Edward l’aveva lasciata, con la differenza
che non aveva più la vestaglia azzurra a ricoprirle la sottoveste rosata,
fluttuante per via del vento birichino, che aveva ricoperto il sole di un
sipario di nuvole grigie.
Riconobbi il vampiro maschio accanto a lei ad un solo labile
sguardo, per gli inconfondibili capelli color cioccolato a latte, ora più
scomposti di quanto ricordassi e gli occhi dalle iridi rosse erano diventate
improvvisamente nero pece.
Ignorandoci, prese Celine per un braccio e la trascinò
dietro di lui, ma lei si divincolò con uno strattone. Si guardarono per un
momento in cagnesco negli occhi. Poi lui le prese di nuovo un braccio, cercando
di trascinarla dietro di sé, ma invano, visto che Celine, stizzita, si
divincolò ancora.
Alex sbuffò in un gesto che ricordò molto Celine, portando
gli occhi al cielo. Fece per afferrarle per la terza volta il braccio, ma lei
si scostò ancora. Ingaggiarono una specie di lotta con le braccia e le mani che
si sfioravano, ma non si toccavano mai definitivamente. Vidi Celine imbronciata
e Alex al limite della pazienza.
“ Smettila.”
Ruggì, spazientito, cercando di fermarle una mano e
prenderle il braccio dell’altra. Ma Celine lo schivò, leggera ed elegante.
“ No. Smettila tu, razza di viscido traditore.”
Sibilò lei, incattivita. Lui gli ruggì contro e lei fece
altrettanto.
“ Dannazione, Celine, finiscila.”
Disse Alex, cercando di stringerla per la vita. Ma lei si
ribellò, saltando indietro. Alex la seguì, forse senza nemmeno accorgersene.
“ No, finiscila tu.”
Ripeté di nuovo lei, sorridendo beffarda e sfuggendogli di
nuovo, cantilenando quelle parole come una bambina che recita una filastrocca.
Alex, ormai al limite della pazienza, la caricò sulle
spalle, mentre lei gli tempestava di pugni la schiena e scalciava sul suo petto
con forza. Lui sembrò non risentirsene, e la tenne così, guardando verso la
finestra dai vetri rotti, dove le tende bianche volavano come bandiere.
“ Alex, mettimi giù.”
“ Sssh, zitta. Non mi fai sentire nulla.”
Gli intimò lui di rimando, mentre Celine si dimenava come un
uccello in gabbia.
“ Cosa dovresti sentire?”
Alex si voltò verso di me, osservandomi in volto, quasi
curioso.
“ Fatti miei, zuccherino.”
Disse lui, con quel sorrisino malizioso che aveva riservato
solo a Violet e molte altre a Celine.
Quest’ultima gli dette una gomitata dietro il collo e lui la
sculacciò sorridendo.
“ Fallo di nuovo e ti strappo la mano e gliela do in pasto
al cucciolotto.”
Ringhiò lei, irritata. Jacob fece una smorfia d’orrore.
“ Che schifo. Grazie, ma non ci tengo.”
“ Sentito, tesoro? I tuoi piani di tortura non possono
essere attuati ed ora fa la brava, e fammi pensare a un modo per liberarmi di
questa seccatura.”
Guardò di nuovo in su, in attesa di qualcosa.
“ Non chiamarmi così e mettimi giù, subito.”
“ Perché ti sta andando il sangue alla testa? Eppure non
dovresti averne molto in quella zucca piena solo di segatura.”
Le rispose quasi distratto, navigando a passo posato intorno
alla casa, superando calmo un cespuglio di rose, come per rispetto alla
proprietaria che gli regalò un sorriso, che non venne ricambiato.
“ Ma che stai facendo?”
Domandò spazientita Celine.
“ Vuoi stare zitta?”
Disse lui, imitando la sua voce trasognata, e lei gli dette
un’altra gomitata. Alex si fermò, chiudendo gli occhi a quel tocco poco
delicato, e facendo una smorfia contrariata. Poi, a velocità vampiresca, si
avvicinò a noi, posandola finalmente a terra.
“ Contenta?”
Le chiese ancora impegnato a scrutare i dintorni della casa.
“ Si.”
Disse lei diabolica, per poi alzare una gamba per colpirlo
nel punto x di ogni uomo. Ma, inaspettatamente, lui la prevenne e con volto
dispiaciuto e sorpreso, la tenne immobilizzata. Poi, con molta calma, la
guardò, sorridendole quasi rimproverandola, picchiettandole la gamba scoperta
con le dita.
“ Che volevi fare?”
Le chiese, quasi canzonatorio.
Celine gli sorrise come una bambina innocente, con le mani
sporche di marmellata.
“ Niente.”
“ Brava.”
Le disse lui, lasciandole dolcemente la gamba, che lei
incrociò con l’altra, rinunciando al suo intento, ma guardandolo truce. Jasper
la guardò sorridente, mentre Emmett rideva allegro.
“ Chi sono?”
Chiese Edward calmo ma attento ad Alex, che lo fissò a lungo
prima di rispondergli.
“ Non me lo leggi nella mente? Cos’è? Sei difettoso?”
Jacob rise sguaiatamente, ma Edward ignorò sia lui che il
commento di Alex, mentre io spegnevo la risata di Jacob con una gomitata al
fianco.
“ Posso leggerlo solo se lo pensi.”
Fu la sua risposta pacata.
“ Ah.”
Fu il commento di Alex, arcuando per un attimo le
sopracciglia.
“ Beh, diciamo che sono dei vecchi amici.”
“ Molto vecchi. Diciamo decrepiti. Dio, te la sei fatta con
una vecchia raggrinzita! Che coraggio!”
Alex rispose all’esclamazione disgustata di Celine, con una
smorfia e uno sguardo accigliato.
“ Primo: non sono finito a letto con quella, se è questo che
ti turba.”
“ Parlò il diavolo travestito da angelo. Cosa? Ma non mi
turba per niente!”
Cambiò tono, indignata.
“ Secondo: non sono decrepiti, hanno se no la mia età.”
“ Quindi decrepiti.”
“ Ma se ho due anni più di te!”
“ Due anni sono sempre due anni.”
Disse lei, trasognata. Alex sbuffò, ma non commentò.
“ Terzo: vogliono uccidere te per colpire me.”
“ Questo l’avevo capito.”
“ Ah, davvero? Ma non mi dire. È un miracolo.”
Disse asciutto, senza guardarla. Lei aprì e chiuse la bocca,
incrociando le braccia e voltandogli il volto, offesa.
“ Bastardo.”
Sibilò, Celine. Alex sorrise.
“ Mi hanno detto di peggio.”
“ Non ne dubito.”
Ribatté lei, voltandosi a guardarlo con gli occhi accesi di
un fuoco dorato, per poi rivoltarsi verso Esme, sfiorando con i suoi ricci
scarlatti la guancia di Alex, che le regalò un mezzo sorriso, per poi ritornare
serio, alla vista dei due vampiri che scesero come felini dalla finestra di
Celine, atterrando al suolo con un tonfo sordo.
I loro occhi erano rosso brace, la femmina era seria e aveva
un cipiglio che deturpava i suoi tratti, facendola assomigliare ad una
deliziosa bambola di porcellana scontenta. I suoi capelli erano più neri di
quelli di Jacob, e lunghi fino alla vita, lisci e sciolti. Indossava un
completo i cui toni verde smeraldo ricambiavano molto il leggero pullover che
il suo compagno indossava. Lui sembrava molto più forte in confronto
all’aspetto esile e mingherlino della sua compagna, ma nonostante sorridesse,
quel sorrisino irrisorio non riusciva a tranquillizzarla. Anzi, la irritava
solamente.
La femmina incurvò il volto di lato e guardò curiosa
Renesmee, avvolta nell’abbraccio possente di Jacob, che la guardò male.
Vidi le sue iridi rosse essere attraversate da un bagliore
color arancio e la sua lingua rosea leccare le sue labbra sanguinee.
“ Mmm. Deliziosa.”
Mormorò con la sua voce suadente, ma irritante, causando un
ringhio sia da parte mia, sia da Edward che da Jacob, che intensificò la
stretta, già scosso dai primi tremori.
“ Peccato per l’orribile odore del mastino sciolto. Vero,
caro?”
Continuò, per nulla spaventata, accarezzando languida il
braccio muscoloso del compagno, che le sorrise.
“ Si, Cordelia. Hai ragione. Un vero peccato.”
Disse il maschio, scostandole una ciocca di seta nera, che
ritornò subito al suo posto, incurante del suo gesto gentile. Anche lui
cominciò a guardare interessato il piccolo corpo di Renesmee, che si strinse a
Jacob, non impaurita, ma attenta ad ogni mossa di entrambi. La femmina si
sporse nella sua direzione, gli occhi incupiti, e subito io, Edward e Jacob
scattammo in difesa, come il resto del gruppo, che si strinse intorno a lei e a
Jacob, ormai prossimo a trasformarsi.
Il mio scudo andò a ricoprire sia Edward che la coppia
dietro di noi, concentrando la sua forza soprattutto su Renesmee. Ma fu tanta
la mia sorpresa, nel vedere il maschio ridere allegro, afferrando Cordelia per
la vita e intrappolarla fra le sue forti braccia, accostando le labbra al suo
orecchio e baciandone la superficie.
“ No, cara, no. C’è di meglio in giro, credimi. Non ne vale
la pena.”
Le baciò la tempia e i suoi muscoli tesi per l’attacco morto
sul nascere, si rilassarono e solo quando ne fu certo, la lasciò, sfiorandole
quasi distratto l’avambraccio sottile. Lei gli sorrise, nonostante l’avesse
costretta a ritornare sui suoi passi, e cominciò a volteggiare intorno a lui,
cantando contenta una melodia antica, quasi una ballata popolare. Edward scosse
la testa, ritornando calmo e guardò Alex, che annuì di una cosa che non
compresi.
Edward intercettò il mio sguardo, e mi illuminò.
“ è folle. La sua mente è priva di logica. I suoi pensieri
sono selvaggi e…violenti.”
Terminò, guardando apprensivo Renesmee, che gli sorrise come
per tranquillizzarlo.
Edward ritornò a concentrarsi sui pensieri della vampira,
che terminò il suo volteggiare quando incrociò gli occhi di Alex, che si
incupirono ancora di più, nello scrutare i suoi scintillanti di fuoco, le cui
lingue danzarono di un’emozione che interpretai di felicità.
“ Alexander.”
Pronunciò il suo nome in un mormorio suadente, con una nota
melodiosa non ancora scoperta, e sbarrai gli occhi dallo stupore nel vedere la
femmina avvicinarsi a lui quasi di corsa e scrutarlo come la cosa più bella che
avesse mai vista. Si arrestò all’improvviso, mentre i risvolti del corpetto, con
scollo quadrato, del suo vestito dal taglio quasi ottocentesco, sfiorarono lo
strato leggero della t-shirt di lui.
Sollevò una mano, le cui lunghe unghie laccate di rosso
spiccavano sulle dita color del ghiaccio, sfiorandogli la guancia in una lenta
e delicata carezza. Alex non si ritrasse a quel tocco, ma non mostrò la minima
emozione, come una statua di marmo insensibile.
“ Il mio Alexander.”
Mormorò ancora, con un tono intriso di desiderio. Celine,
accanto a lui, portò gli occhi al cielo e sorrise sardonica ad Alex, ancora
immobile ed imperturbabile.
“ Sentito? Sei il suo
Alexander. Che scenetta commovente.”
Disse Celine trasognata, ma con una punta di acidità,
guardandosi le unghie curate, falsamente indifferente.
Alex, a quelle parole, prese nuovamente vita, e con una
smorfia scostò la mano di Cordelia, che le ricadde sul fianco, come se fosse
stata ferita.
“ No, non lo sono.”
A quella risposta fredda e distaccata, Cordelia si ritrasse
da lui ansimando, il volto stravolto da un’emozione che non compresi. Sembrava
delusa, amareggiata, arrabbiata…folle.
Urlò disperata, gettandosi al suolo e contorcendosi come un
animale ferito. Guardai la scena scioccata. Il maschio fu subito da lei e la
sostenne per le spalle, consolandola amorevole, mentre lei sembrava in preda a
singhiozzi che non avrebbero mai potuto sfogarsi in lacrime, mentre artigliava
il tessuto del pullover del compagno tra le mani strette a pugno, spasmodiche,
il viso nascosto nel suo petto. Esme ebbe un moto di compassione, che la portò
ad allungare una mano verso di lei, ma Carlisle la afferrò, scuotendo la testa,
anche lui il volto accigliato dalla pena.
“ è solo scena.”
Disse Edward, ed Esme si voltò indispettita verso il figlio
prediletto.
“ Come puoi dirlo? Guardala, è disperata.”
Gli indicò ancora la scena straziante che si stava svolgendo
a pochi metri di distanza.
“ Sono capricci.”
Disse pensierosa Rosalie, guadagnandosi lo sguardo di tutti.
“ Capricci di una bambina che non ha ricevuto il suo
giocattolo preferito con cui dilettarsi. Conosco queste moine, le ho viste fin
troppe volte, in passato.”
Voltò il viso quasi disgustata, mentre Emmett, sorridente,
la accoglieva nel suo abbraccio da orso protettivo.
“ Si è sentita offesa e indesiderata agli occhi di Alex. È
solo questo a turbarla, ora.”
Jasper assottigliò lo sguardo.
“ Le sue emozioni sono così forti che mi provocano la stessa
irritazione.”
Alice gli strinse la mano e lui, risollevato, ricambiò il
suo sorriso e la sua delicata stretta.
“ Ora va meglio.”
Non era una domanda, ma Jasper rispose lo stesso, alzando le
loro mani intrecciate e baciando il dorso della sua.
“ Si, grazie.”
Dopo attimi eterni, Cordelia sciolse la presa dal suo
compagno, che la guardò alzarsi affranto, per poi osservare truce Alex.
“ Avresti almeno potuto trattarla con più riguardo. Sai bene
quanto sia fragile. Basta un nulla per scatenare una delle sue crisi.”
Alex si mise le mani in tasca e lo guardò con il volto
inclinato e le gambe incrociate in una posa quasi annoiata.
“ Sei tu, invece, Jiulian, a non riconoscere le cause perse,
quando ne vedi una. Eppure l’hai avuta davanti agli occhi per più di un secolo,
ormai.”
Jiulian ringhiò a quelle parole, e il suo ringhio cavernoso
ed adirato ci spinse ad assumere una posizione di difesa.
“ Una causa persa…”
Ripeté delicata ma suadente Cordelia, muovendosi dolcemente
verso Jiulian, ruotando attorno alla sua figura, sfiorandogli con le dita il
contorno della braccia e delle spalle, senza mai perdere lo sguardo di Alex, il
viso illuminato da un altro sorriso misterioso.
“ E così sarei una causa persa. Una causa persa.”
Disse ancora, per poi fermarsi a raccogliere una margherita,
accarezzandone la corolla, quasi affascinata dal suo candore, non certo pari a
quello della sua pelle.
“ Non dargli ascolto, Cordelia. Lui non sa nulla di te.”
Le disse gentile ma con una punta d’astio Jiulian, che
divampò nel suo sguardo quando incrociò quello scuro di Alex.
“ Oh, ti sbagli, Jiulian caro.”
Disse sbrigativa, Cordelia, volteggiando fuori dal circolo
protettivo delle braccia del vampiro suo alleato, e ruotando ancora verso la
figura di Alex, come se ne fosse attratta in modo irreversibile.
“ Il mio Alexander mi conosce molto bene. Forse più di te.”
Disse, rivoltasi verso Jiulian, che trasalì a quelle ultime
parole, con cui la aveva ferito deliberatamente. E mentre Jiulian guardava con
odio puro Alex, quest’ultimo osservava invece il volto di porcellana di
Cordelia, che gli sorrise dolce, abbassando lo sguardo sulla margherita
intatta, quasi imbarazzata.
“ A chi devi la vita, Alexander?”
Gli chiese inaspettatamente, cominciando a strappare i primi
tre petali della margherita.
“ A te, Cordelia.”
“ Davvero?”
Gli chiese Celine, guardandolo con occhi sorpresi. Alex
trasse un profondo respiro, prima di incrociare il suo sguardo.
“ Si. È stata lei a trasformarmi.”
“ Non me lo avevi mai detto.”
Mormorò Celine, seria ed accigliata.
“ Non me lo hai mai chiesto.”
Lei aprì la bocca quasi per controbattere, ma poi abbassò lo
sguardo, cominciando a giocare con i suoi ricci tra le dita.
“ Si, hai ragione.”
Ammise, a malincuore.
“ Oh, si, il mio Alexander era così bello allora. Così
soffice, così caldo…”
Ricordò Cordelia, sorridendo pensierosa alla margherita
quasi completamente priva di petali, che non vidi ricadere sul terreno,
dondolando su sé stessa. Jiulian la affiancò, mentre ricominciò a parlare.
“ Così debole.”
Disse quasi divertita. Gli occhi di Alex si accesero a
quelle ultime parole.
“ Ero umano, all’epoca.”
“ Si, umano.”
Annuì lei, come un’alunna diligente che ripete le parole del
maestro.
“ Un esserino di poco conto.”
Continuò Jiulian, sprezzante.
“ Un cucciolo smarrito.”
Mormorò Cordelia, avvicinandosi veloce a lui e fermandosi
nuovamente a pochi passi da lui.
“ Un gattino di strada che io ho tramutato…”
Una pausa in cui aprì la mano destra e soffiò i petali
bianchi della margherita, ormai dimenticata al suolo, morta, sul viso
inespressivo di Alex.
“ …in un leone feroce.”
Terminò compiaciuta di sé stessa, ridendo gioiosa e
volteggiando allegra.
“ Fu una liberazione per te, Alexander, vero?”
Gli chiese conferma, fermandosi e ancora sorridente.
“ Fu una condanna.”
Il tono di Alex era duro, ma che non spense il sorriso
felice di quella che, un tempo, era stata la sua carnefice.
“ Non mi desti scelta, Cordelia. Mi avevi mandato tre dei
tuoi seguaci ad uccidermi, bloccandomi in un vicolo cieco, come un topo in
mezzo ai gatti. Ma il mio sangue non era l’unica cosa che volevi da me, vero?”
Lei scosse la testa, sorridendo a mezzo tono.
“ No…tu volevi la mia vita.”
Celine ringhiò inaspettatamente, facendo voltare stupito
Alex verso di lei.
“ Cagna!”
La insultò, mentre Cordelia rideva divertita dalla sua
rabbia.
“ Perché non l’hai uccisa, eh? Perché? Avresti dovuto farlo,
idiota!”
Lo insultò, infuriata e scoprendo i denti verso il volto,
ora inespressivo, di Cordelia, che guardò Alex, ancora intontito
dall’esplosione d’ira di Celine.
“ Sei un idiota! Sempre a fare il rispettoso! Quelle come
lei si merito solo di essere squartate!”
Esclamò, sputandole in faccia quelle parole. Cordelia
increspò le sopracciglia nere e sottili, inclinando il capo e socchiudendo le
labbra, quasi incuriosita o confusa da quell’affermazione.
“ Squartata?”
Celine le sorrise, diabolica.
“ Si, squartata. Hai presente?! Fare a pezzi, masticarti le
viscere e gettare la poltiglia nel fuoco? Ecco, proprio quello.”
Concluse quel macabro discorso, che avrebbe rivoltato lo
stomaco di qualunque umano, me inclusa, a suo tempo, assumendo un tono leggero,
calmo e posato. Di certo, non da lei, ma comunque intriso della fredda ironia
che sempre la caratterizzava.
“ Celine, smettila.”
Gli intimò Alex, guardando preoccupato sia lei che Cordelia.
Jiulian accusava già i primi segni di impazienza, ma la sua compagna o la sua
padrona- chi poteva dirlo, a quel punto?- sorrideva beata a un’altrettanto
serena Celine.
“ Perché? Non vedi che io e la tua tenera assassina stiamo
istaurando una affiatata intesa?”
“ Non comportarti da stupida. Non la provocare, dammi
retta.”
Le consigliò Alex, guardandola spazientita. Celine non fu
meno dura. Gli occhi dorati solidificati e le labbra serrate in quella che
doveva essere rabbia, unita a risentimento.
“ Perché? Altrimenti, cosa mi fa? Mi assale? Mi istiga il
suo sambernardo contro? Non mi importa!”
Esclamò, il fuoco dei suoi capelli propagato nei suoi occhi.
Alex non trovò il coraggio o forse la voglia di contraddirla, forse troppo
sorpreso o abbagliato dall’alone di determinazione che la rendeva ancora più
bella.
“ Non capisci. Cordelia sarà anche folle, ma non scherza
quando si tratta di lottare per qualcosa che vuole.”
“ E cosa desidererebbe, ora, così ardentemente?”
Gli chiese, ancora sulla difensiva.
“ Prima di tutto, la tua morte, e poi…”
Alex guardò Edward, che ricambiò lo sguardo apprensivo, e
poi ritornò ad osservare Celine.
“ …me.”
Terminò con un sonoro sussurro. Celine annuì.
“ Bene.”
Detto questo, si voltò verso Cordelia, che ricambiò,
sorridendo appena.
“ Tu mi vuoi morta perché pensi che sia la donna di Alex,
giusto?”
Cordelia annuì, ampliando il suo sorriso. Celine,
inaspettatamente, ricambiò ancora più luminosa, facendo qualche passo verso di lei,
cadenzata e sinuosa. Vidi Jiulian sulla difensiva e, istintivamente, ampliai il
suo scudo anche su di lei.
“ Beh, ti informò che è così.”
“ Celine!”
Esclamò sorpreso ma irritato Alex, forse più dalle
conseguenze che quell’affermazione poteva provocare, piuttosto che dalle sue
parole.
“ Si, sono la compagna di Alex. O per meglio dire, lo sono
stata, per un breve periodo di tempo. Molto breve.”
Terminò, trasognata, ma sincera.
“ Ma, immagino che per te, le cose non facciano differenza,
vero? Benissimo. Ora, bambolina vodoo, potremmo rimanere qui a ucciderci per
lui ma, non credo risolveremo qualcosa. Anzi, sinceramente, lo trovo
infimamente squallido battersi per un uomo, ti pare?”
“ Alexander è mio.”
“ Si, questo lo hai già detto. Sei ripetitiva, sai?”
“ Celine.”
Questa volta fu Carlisle ad ammonirla, e lei si volse verso
di lui, sorridente.
“ Che c’è? È vero!”
“ Celine, stai attenta!”
Esclamò all’improvviso Alice, reduce da un’improvvisa ma
labile visione.
Celine si voltò, senza capire. Entrambi i nemici erano
rimasti immobili. Nessuna l’aveva attaccata. Celine guardò di nuovo Alice, il
suo volto da folletto distorto in un’espressione preoccupata, distaccata da
Jasper di qualche passo, i muscoli tesi.
“ Non succede nulla.”
“Alla tua sinistra!”
Urlò Edward, sporgendosi verso di lei. Ma appena si voltò,
mentre Esme urlava di spostarsi, fu troppo tardi. Un ginocchio la colpì in
pieno viso, facendola volare verso il tronco di un abete solitario, facendolo
tremare per l’urto, mentre lei si accasciava al suolo erboso con un tonfo
sordo.
Renesmee emise un urlo sorpreso, chiamando agitata il suo
nome e cercando di ribellarsi dalla presa di Jacob.
“ Celine, no, Celine!”
“ Sta tranquilla, Nessie. Buona, piccola.”
La tranquillizzò Jacob, guardando apprensivo Edward, corrucciato
e teso.
“ Come sta?”
“ è ferita?”
Gli chiesi in contemporanea con la domanda di Jacob,
preoccupata. Incapace di stare ferma, cercai di correre ad aiutarla, ma Edward
mi trattenne per un braccio.
“ No, sta andando Alex ad aiutarla. Non è ferita, solo
intontita. Il colpo è stato inaspettato e quindi ci vuole un po’ prima che si
riprenda. Questione di secondi.”
Parlava veloce, q da questo capii che era agitato.
“ Ma chi è stato a colpirla?”
Chiesi, mentre Rosalie ringhiò, indicando con un gesto secco
del capo e un deciso e duro:
“ Quello, laggiù.”
Un nuovo vampiro maschio, dal fisico magro ma flessuoso nei
movimenti, completamente nero, dai vestiti, dalla camicia ai pantaloni e alle
scarpe classiche che indossava, oltre ai capelli lunghi fino alle spalle, folti
e disordinati. Solo gli occhi erano rosso Tiziano, accesi e luccicanti di
vittoria e violenza. A lui, si aggiunsero altri cinque vampiri, tutti uomini ed
ostili. In tutto, i nemici erano otto, tutti pronti a fronteggiarci. E i
Cullen, Jacob, come io, del resto, che scoprii i denti, ringhiando a tutti, gli
occhi dorati brucianti di risentimento, non si sarebbero tirati indietro.
Tutti passammo, quasi in simultanea, ad una posizione
d’attacco. Jacob lasciò che Renesmee si districasse dalle sue braccia e lei,
subito, mi afferrò la mano, mentre l’avvolgevo, automaticamente, con il mio
scudo, protettiva.
Jacob, intanto mi aveva superato, scostandomi leggermente
con una mano bronzea sulla spalla.
“ Jake.”
Mormorai senza capire, finché non lo vidi correre verso i
vampiri, che circondarono Cordelia, difendendola. Vide Edward sorridere, mentre
Jacob balzava in alto e si trasformava in licantropo sotto gli occhi sbalorditi
dei vampiri nemici, e quando atterrò, si avventò su quello che aveva colpito
Celine, sputando la mano che era riuscito a staccargli proprio dove giaceva il
suo corpo inerte. Alex sogghignò alla scena, godendo nel sentire il vampiro
bruno contorcesi dal dolore.
Quando Jaacob si gettò su di lui, Jasper disse pratico, ma
deciso:
“ Ora.”
E tutti noi corremmo verso i nemici, pronti a battersi.
La battaglia, aveva inizio.
Angolo dell’autrice.
Salve a tutti!!! Perdonate il ritardo, ma avevo bisogno di
una pausa!!! Spero di non avervi deluso!!! Innanzitutto ringrazio tutti quelli
che mi seguono e che hanno messo questa storia tra i preferiti!!! Vi ringrazio
infinitissimamente! ^^
Ora, passiamo alle recensioni:
Weepsiewolf:
Grazie per i tuoi complimenti!!! Sei gentilissima e molto simpatica!!!XD Spero
di leggere presto qualche tuo lavoro!!! Beh, per quanto riguarda la
trasformazione di Jacob, lui era già lupo quando era arrivato a casa Cullen,
perciò non c’è stata nessuna devastazione!!! Mi fa piacere che i miei
personaggi ti piacciono e spero che il mio nuovo cap ti sia piaciuto e che tu
me lo faccia sapere al più presto!!!! Ti aspetto!! Baci baci Fuffy91!!!!
P.S. Ecco, come tuo
desiderio, i volti di Celine ed Alex, sperando che quest’ultimo sia di tuo
gradimento!!!^-*
Celine: http://i27.tinypic.com/2ldhamq.jpg
Alex:
http://i29.tinypic.com/2ibloog.png
Alla prossima
emozione, ragazzi e ragazze, lettori e lettrici misteriosi!!! Leggete e
divertitevi!!! Ciao ciao!!! Big kiss a tutti!!!!^__________________________^
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
Capitolo9
Attenzione! Avvertenza per tutti i lettori!
Questo capitolo contiene scene di violenza più o meno
cruente ( infatti ho modificato il rating in arancione! )!!! Se siete deboli di
cuore e di stomaco, o facilmente suggestionabili, non leggete!!! Grazie a tutti
coloro che leggono!!! ^_^
Celine.
Riaprii gli occhi lentamente, sbattendo le palpebre tre
volte, prima di avvertire un formicolio fastidioso alla guancia sinistra, che
mi provocò un mugolio e una smorfia contratta delle labbra.
La prima cosa che vidi, fu il vibrare delle dita marmoree
della mano di un vampiro, che si dimenò sui fili d’erba, violentemente.
Alzai il viso, cercando di ravviare i ricci ribelli che mi
inondavano la fronte, ricadendo sulle guance. Il formicolio a quella sinistra
era scomparso. Un’altra mano pallida mi accarezzò la tempia destra, sfiorandomi
delicata l’angolo della bocca, che dischiusi con un fremito, portando una scia
dolce amara al passaggio quasi irreale delle sue dita.
“ Celine, stai bene?”
Quella voce, quel timbro proibito ed integrante, l’avrei
riconosciuto fra mille.
“ Si, sto bene. Chi è il bastardo che mi ha colpito? Voglio
massacrarlo!”
Esclamai, indignata ed arrabbiata, alzandomi con un
movimento repentino e fluido.
Alex mi imitò, alzandosi dal terreno erboso, portandosi le
mani in tasca, mentre la croce argentea della sua catenina, tintinnò deliziata
nell’incavo del suo petto. Rise sommessamente, sorridendo malizioso alle mie
parole. Lo guardai torvo: cosa ci trovava di così divertente?
Con gli occhi e un cenno del capo, mi indicò la mano
vibrante ai miei piedi, poi il punto in cui una battaglia furiosa ed elegante
si stava svolgendo tra i Cullen e il cucciolotto, contro i sei vampiri nemici,
che proteggevano, creando una muraglia umana, la pazza bambolina vodoo.
Mi unii al sorriso di Alex, quando vidi il vampiro che mi
aveva colpito, fatto a pezzi, le cui membra ancora vibravano, scomposte ed
impaurite, sparse un po’ ovunque.
Jacob stava ancora giocando con un suo braccio, come un cane
con il suo osso. Forse aveva appena finito la sua opera. Dovevo ricordarmi di
baciarlo, alla fine di tutto. Ma poi
distorsi il naso a quel pensiero improvviso ed irrazionale. Troppo disgustoso.
“ Celine.”
Mi richiamò Alex. Mi voltai verso la sua direzione, ma
trasalii quando lo ritrovai accanto a me. Non mi ero resa conto che si fosse
avvicinato così tanto a me.
“ Non distrarti. Devi stare molto attenta. Ricorda che il
loro intento è ucciderti.”
“ Perché gliel’ha chiesto Cordelia?”
Gli chiesi, incuriosita e scettica. Possibile che avesse
così tanto potere, quella femmina, da soggiogare sei vampiri ben addestrati,
considerando che per poco Edward non veniva colpito da uno di loro, al fianco.
“ Più che chiesto, direi ordinato.”
Rispose lui, impassibile. Lo osservai sorpresa.
“ Vuoi dire che è il loro capo? Ma, non è possibile. È
troppo…”
“ Fragile? Delicata? Folle?”
Io annuii e lui mi guardò dritto negli occhi.
“ Si, lo è. Folle, intendo. Ma, delicata e fragile…”
Fece una smorfia eloquente, rivolgendo di nuovo lo sguardo
scuro alla battaglia.
“ No, quello no. Sa difendersi, quando vuole.”
“ Ma, perché suscita così tanto interesse in loro? Cos’è che
li lega a lei?”
Alex sospirò, rispondendo alla mia domanda calmo e
misterioso.
“ Un sogno.”
Aggrottai la fronte, senza capire. Improvvisamente, vidi un
vampiro abbandonare la sfida lanciata da Alice, e correre verso di noi con uno
sguardo deturpato dal desiderio di uccidere la propria preda, dopo anni di
ricerche ed inseguimenti.
Mi posizionai, pronta ad affrontarlo, ma appena mi protesi
per scattare contro di lui, Alex mi prevenne, parandosi davanti a me, fintando
un attacco alla spalla, con il solo scopo di farlo spostare e colpire allo
stomaco, facendolo volare contro un abete lontano, il cui tronco antico si
ruppe per lo schianto violento, cadendo addosso al suo corpo inerte in una
cascata di aghi smeraldini.
Trucidai con lo sguardo Alex, che lo ricambiò impassibile,
facendo spallucce.
“ Guarda che potevo benissimo affrontarlo io. Non c’era
alcun bisogno di fare l’eroe in calzamaglia.”
“ Veramente questo è un completo che ho comprato in un
grande magazzino, nel centro di Port Angeles. Se vuoi, ti ci porto un giorno.
Ci sono minigonne colorate ed in pelle molto carine. Su di te, poi, starebbero
d’incanto.”
Sbuffai, ignorando il complimento deliberatamente, ma non
certo l’agitazione che mi aveva provocato. Non risposi nemmeno al sorriso
ammaliante e beffardo che mi rivolse.
“ Alice non me lo permetterebbe mai.”
Replicai, avvicinandomi piano al combattimento di Jasper con
Jiulian, cercando di distrarre quest’ultimo, per permettere al biondino di
finirlo. Ma Jiulian fu astuto, e dopo un labile sguardo verso di me, in cui
schivò un attacco alle costole di Jasper, riprese la loro danza sinuosa e
carica di tensione omicida.
“ E tu la asseconderesti? Suvvia, non è da te.”
Replicò lui, beffardo e aiutando Emmett a stritolare fra le
sue forti braccia un vampiro dalle fauci aperte e protese verso il suo collo.
Ma lui lo decapitò prima che potesse emettere un singulto. Emmett sorrise ad
Alex, il cui sorriso luminoso venne ricambiato da lui con un cenno del capo e
un sorrisino accennato, mentre Emmett continuava la sua opera di massacro, gli
occhi eccitati per la sfida e per il combattimento.
Nemmeno Rosalie, la sua compagna, fu da meno. Dopo aver riso
gioiosa alla vista del suo scimmione soddisfatto, conficcò il tacco alto dei
suoi stivali in pelle nera nella scapola del suo avversario, che gli ringhiò
contro. Ma prima che potesse afferrarla, lei girò su sé stessa in una piroetta
perfetta, schiaffeggiandolo con un sorriso sadico, mentre i capelli biondi e
sciolti le ricadevano morbidi sulla spalla destra, per poi scivolare fluidi
sulla schiena, mentre afferrava un suo braccio, portandolo dietro la sua
schiena e spezzandoglielo con un sonoro “crac”, accompagnato dal grido
agghiacciante dell’altro.
Quella in difficoltà, era Bella. Non perché fosse incapace,
ma perché troppo impegnata a difendere Renesmee dai denti velenosi del vampiro
suo nemico. L’altro, che stava combattendo contro Edward, lo sviò, correndo
verso il suo compagno, con l’ovvia intenzione di decimare l’anello debole, che
avevano identificato come Bella. Accadde tutto in tre secondi. Lei ringhiò
contro ad entrambi, ma proprio mentre l’ultimo arrivato, cercava di avventarsi
contro Nessie, che si aggrappò forte a sua madre, l’altro puntò alla gola di
Bella, distratta dal movimento dell’altro. Lei lo schivò, ma comunque riuscì a
perforarle il braccio. Io ero riuscita a portare Nessie lontano, in cima ad un
albero, sotto gli occhi scioccati del vampiro che voleva aggredirla, mentre
Alex strattonò l’altro lontano da Bella, che emise un sussulto quando i suoi
denti abbandonavano la sua carne marmorea, spingendolo stizzita e colpendolo
dritto nelle sue parte basse, facendolo ripiegare su sé stesso. Risi divertita
da quella scena, e miei sussulti si trasmisero nel petto della zolletta di
zucchero che, aggrappata al mio collo, mi baciò la guancia destra riconoscente,
ringraziandomi. Bella alzò il volto verso di noi, sorridendomi riconoscente. Io
la ricambiai contenta.
Edward corse verso di lei, baciandole la ferita che ora
doveva pizzicarla, ma che Edward aveva rimarginato con il suo veleno,
prevenendola. Poi, guardò truce il vampiro che si era liberato dalla stretta di
Alex, avventandosi contro di loro, deciso ad uccidere almeno uno dei due. Bella
si pose in attacco, ma Edward ancora una volta la anticipò, parandosi davanti a
lei e afferrando per la gola il vampiro, che strabuzzò gli occhi e fremette
alla presa ferrea del pasticcino, ora non più così dolce. Eppure, paradossalmente,
gli sorrise tenero, sibilando ammaliante.
“ Ah, Harry. Non avresti dovuto cercare di uccidere mia
moglie. Ora, sarò costretto a strapparti alla tua vana eternità personalmente.”
Concluse vellutato, per poi stringere la presa delle dita
attorno alla sua gola, e staccargli la testa, che rotolò ai piedi di Alex, come
una palla da calcio.
Poi, freddo e determinato, staccò il resto delle sue membra,
raccogliendo e posando il tutto al suolo, come una catasta di legna bianca
pronta da ardere. Il compagno, spaventato, corse lontano da loro. Ma Alex lo
inseguì e, dopo un balzo felino, si pose cavalcioni sul suo corpo, passando le
labbra sul suo collo e sulle sue braccia. In breve, lo smembrò, riponendo i
suoi resti vibranti accanto a quelli del suo deceduto alleato.
Edward strinse Bella tra le sue braccia, mentre lei
sospirava sulla sua spalla destra, accarezzandogli le spalle e la schiena, come
per sciogliere i suoi muscoli tesi.
“ Che dici? Raggiungiamo mamma e papà?”
Chiesi a Renesmee, che rise annuendo convinta, per nulla
spaventata dall’omicidio che il padre aveva appena compiuto sotto ai suoi
occhi. Anzi, il suo sguardo color cioccolato sembrava brillare di ammirazione e
compiacimento. Beh, del resto, non era una bambina come tutte le altre.
Appena atterrai aggraziata a terra, lei sciolse gentile la
mia stretta, volando tra le braccia dei suoi genitori. Bella si inginocchiò per
abbracciarla, mentre Edward le accarezzò i capelli, amorevole.
Mi sorrise riconoscente, come sua moglie prima di lui.
“ Grazie, Celine, per averla protetta.”
Scrollai le spalle, sorridente.
“ Oh, nulla di speciale.”
Edward rise sommesso, per poi voltarsi e ringraziare anche
Alex, che gli rivolse un debole sorriso, per poi puntare lo sguardo verso la
scena che a pochi metri dal loro gruppo si stava svolgendo.
Jacob ringhiava aggressivo contro Cordelia, l’unico vampiro
nemico superstite a quella facile lotta, almeno per i Cullen. La bambolina
vodoo era ancora a terra, rannicchiata su sé stessa, negli occhi,
un’espressione di completo orrore. Si guardò intorno, desolata e non mi fu
difficile immaginarne i pensieri che la stavano sommergendo. Vide le membra del
suo protettore prediletto, Jiulian, raccolte da un accurato Jasper, il suo
volto da angelo vendicativo imperturbabile, mentre accatastava i resti di
Jiulian nel mucchio degli altri restanti, sconfitti dai suoi fratelli. Rosalie
baciò sulle labbra Emmett, sussurrandogli qualcosa all’orecchio, che lo fece
ridere di giubilo, richiudendola in un abbraccio da orso dagli occhi sazi di
miele. Alice corse verso di noi, abbracciando Bella, che ricambiò distratta la
sua stretta gentile, troppo presa dalle espressioni che il viso di porcellana
di Cordelia cambiava di continuo.
Carlisle era accanto a lei, la compassione mista alla gentilezza
nel suo sguardo ambrato. Cordelia, ignorando completamente Jacob, continuava ad
osservare Carlisle, non ricambiando il suo sorriso gentile, il petto ansimante,
gli occhi rossi incupiti, mentre si nascondeva il volto con le mani tremanti,
quasi prossima ad una nuova crisi isterica.
Osservai Alex, gli occhi scuri ancora puntati su di lei, le
labbra serrate, la mascella contratta. Conoscevo quell’espressione. Era quella
che mostrava ogni qual volta la rabbia e l’indecisione si contendevano per
prevalere sulla sua mente razionale. Ma i suoi pensieri, qualunque essi
fossero, si interruppero, quando il bel dottore dai capelli color del miele,
aprì il suo sorriso per parlare, con voce calma e soave:
“ Ora quali sono le tue intenzioni, Cordelia?”
Lei mugolò scuotendo la testa, come risposta, affondando le
mani nei suoi capelli neri, dimenandosi come un animale in trappola.
“ Vuoi ancora ucciderci? O preferisci, forse, ritornare sui
tuoi passi? Puoi farlo, se lo desideri. Noi non ti seguiremo e né ti faremo del
male. Ti pregherei solo di lasciare questo paese e di non cercare più Celine,
per perseguitarla.”
“ Stai scherzando, spero?”
Sibilò Rosalie, affiancandosi al suo padre adottivo, lo
sguardo acceso d’ira rivolto verso il corpo rannicchiato di Cordelia.
“ Lei ci ha attaccato. Ha ordinato ai suoi seguaci di
ucciderci tutti, senza nemmeno conoscersi, solo per appagare un suo desiderio
di vendetta. Non vedo perché dovremmo ancora lasciarla in vita.”
Terminò incenerendola con gli occhi infiammate di topazio,
mentre Codelia strisciava lontano dal loro trio, strillando, quando Jacob
ringhiò avanzando verso di lei, e mugolando come un animale ferito, facendosi
scudo con le sue braccia, tremante.
Stranamente, provai una profonda pena per lei, nonostante
avesse cercato di uccidere me principalmente, ed in seguito tutti i membri
della famiglia Cullen.
Carlisle ignorò completamente l’intervento della figlia e
con le stessa gentilezza di poco fa, si rivolse sorridendo tranquillo a
Cordelia, allungando una mano per placare i ringhi adirati di Jacob, che
arretrò, sbuffando risentito, i muscoli delle zampe e della schiena ancora tesi
e scossi da spasmi per la tensione dell’attesa di finirla.
“ Cordelia, hai la mia parola, nessuno di noi ti farà del
male…”
Disse, ammonendo con lo sguardo Rosalie, che storse le
labbra risentita, avvicinandosi ad Emmett, che allungò un braccio per
stringerle un fianco, accarezzandoglielo con l’intero palmo della mano grande.
“ Se deciderai di accettare la mia proposta. Sarà come non
sia successo nulla. Mi dispiace per i tuoi compagni…”
Disse, abbassando per un momento lo sguardo, preda del
rimorso che sempre lo affliggeva, dopo un attacco di estrema violenza.
“ Ma i miei figli hanno agito solo di conseguenza, come io
del resto. Spero che un giorno tu possa trovarne altri, che ti appoggeranno e
ti sosterranno. Te lo auguro al più presto. Ora, Cordelia, devi dirmelo…qual è
la tua decisione?”
Cordelia si limitò a mugolare e a emettere un urlo
soffocato, nascondendosi ancora il viso con i suoi capelli, le mani, per poi
immergerlo tra le braccia, incrociate sulle sue ginocchia, scoperte dalla gonna
del vestito smeraldino.
“ è inutile.”
Disse Alex, avvicinandosi a Carlisle, sotto gli occhi di
tutti. Ora, il suo viso, sembrava esprimere solo rassegnazione.
Cordelia sembrò placare la sua crisi, al suono della voce
profonda di Alex, che si arrestò alla sinistra di Carlisle, che lo guardò
imperturbabile, le mani in tasca, il portamento di un modello in passerella.
“ Cordelia non ha ascoltato una parola di quello che le hai
detto. È troppo presa da sé stessa per permettersi di prestare attenzione agli altri. È contorta,
come essere.”
Aggiunse, quasi disgustato, osservandola come un intenditore
di opere d’arti, pronto a soppesare e a giudicare.
“ Cercare di capirla è quasi impossibile. Credimi se ti dico
di desistere dal tuo nobile tentativo di condurla verso una via alternativa ed
indolore, per tutti.”
Continuò irremovibile.
“ Alex ha ragione, Carlisle.”
Disse Edward, avvicinarsi a loro, ponendosi alla destra di
suo padre.
“ La mente di Cordelia è la più intricata che abbia mai
sentito. è come un labirinto di pensieri, confusi, irrisori, violenti,
vendicativi…”
Si strofinò la tempia destra con le dita, come preda di un
forte mal di testa.
Bella lo affiancò, affidando Renesmee ad Alice, che le toccò
la mano, immaginai per trasmetterle il suo turbamento, a cui lei rispose con un
sorriso e una carezza sul capo ramato.
“ Non sforzarti di ascoltarla, se ti turba.”
Gli suggerì Bella in un mormorio, afferrandole la mano libera
ed intrecciandone le dita con le sue. Edward le sorrise dolce, intensificando
la stretta delle loro mani unite. Invidiavo la loro intesa così sincera e
traboccante di amore. Guardai Alex, accanto a me, ancora assorto. Perché non
poteva essere così anche fra di noi? Scossi la testa. Non era quello il momento
di pensarci.
“ Non c’è altro modo.”
Mormorò Alex fra sé, abbassando gli occhi scuri per la sete
sul tappeto erboso del suolo.
Edward scattò verso di lui, gli occhi sbarrati per la
sorpresa.
“ Alex, non farlo. Se non ne sei convinto, potremmo…”
Gli disse, ma lui scosse il capo, la stessa espressione
decisa ed irremovibile di qualche istante fa.
“ No. Devo farlo io.”
Edward sospirò, annuendo.
“ Come vuoi. Non ti ostacolerò.”
“ Di cosa parlate?”
Chiesi, leggermente irritata. Odiavo rimanere all’oscuro di
qualcosa, soprattutto se questo qualcosa
riguardava Alex.
“ Già. Vorremmo saperlo anche noi.”
Disse Alice, corrucciata. Evidentemente, la presenza di
Jacob la faceva rimanere cieca su qualsiasi prossimo futuro. Rammentai
vagamente un suo accenno inerente alla questione, durante la caccia mattutina
di ieri. Quel tempo sembrava lontano anni luce.
“ Alex vuole uccidere lui stesso Cordelia.”
Bella sbatté gli occhi a quelle parole, dilatandoli per lo
stupore della notizia, come anche Esme e Rosalie, dietro di lei. Emmett invece
sorrise compiaciuto, mentre Jasper accolse l’evento con un debole cenno di
assenso con il capo. Forse entrambi lo ritenevano giusto. Carlisle sospirò, per
l’ennesima volta deluso dalla prospettiva di un altro omicidio. Alex gli
sorrise.
“ La tua proposta non sarebbe comunque stata accolta.”
Carlisle ricambiò il sorriso, gli occhi gentili ma
l’espressione ancora amara.
Jacob sbuffò, sedendosi rilassato. Forse non trovava
divertente la prospettiva di non intervenire più nell’azione. Nessie corse da
lui, cingendogli il collo peloso con le braccia, guancia contro guancia, che
lui dispettoso le leccò, facendola sorridere, mentre lo ricopriva di elogi.
Rosalie si avvicinò ad entrambi e disse a Jacob:
“ Forse è meglio se la porti in casa. Ha assistito a troppi
massacri, oggi.”
Stranamente, lo vidi d’accordo con la sua opinione e con uno
sguardo di intesa verso Bella, che annuì, concesse a Renesmee di salire sulla
sua groppa e volò verso casa, balzando su un albero ed atterrando nella camera
di Celine.
“ Celine.”
Alex mi distolse dall’eco delle risate della zolletta di
zucchero, guardandomi in modo strano ed ignorando deliberatamente i presenti e
la sua creatrice, ora a cinque metri di distanza da loro, ancora raccolta su sé
stessa, quasi in meditazione, mi strinse fra le braccia, accarezzandomi leggero
la schiena, ricoperta da quello strato inesistente di cotone rosato, che mi
dava l’impressione di essere nuda sotto le sue mani, mentre con l’altra libera
affondava nel mare dei miei ricci ribelli e scarlatti.
Mi stringeva come se non volesse più lasciarmi andare, come
se mi stesse per lasciare da un momento all’altro, come se fosse l’ultima volta
che avrei potuto scorgere il suo volto.
Questo pensiero mi fece tremare e sgranare gli occhi. Era
una sensazione orribile, che mi opprimeva, mi devastava, mi svuotava di ogni
energia, di ogni forza…ma Alex mi tenne integra, mentre mi baciava una guancia
e mi sussurrava con le labbra ad accarezzarmi, ad ogni parola, il lobo
dell’orecchio.
“ Celine, ti prego, ti supplico. Non guardare quello che sto
per fare. Non sopporterei che mi odiassi più di quanto non mi odi già.”
Ansimai a quelle parole, incapace di parlare, paralizzata da
un’emozione che non riuscivo a decifrare. Odiarlo? Ma davvero io odiavo Alex?
Un tempo non avrei nemmeno pensato alla risposta. Avrei esclamato, convinta,
decisa e fiera un solenne “si” senza badarci, senza alcuna remora. Ma
adesso…io, davvero, non sapevo cosa provare. Delusione? Rammarico? Amarezza?
Amicizia? Affetto? Amore? Non lo
sapevo, o forse, avevo paura ad ammettere a me stessa che semplicemente io…io…
Troppo presto Alex si staccò da me, con un ultimo bacio
sulla fronte, a labbra socchiuse, dolce ma passionale insieme, come solo poche
volte lui si era mostrato ai miei occhi. Quando la sua presa si sciolse e si
voltò, senza rivolgermi lo sguardo un’ultima volta, senza aspettare una mia
risposta, alzai automaticamente le braccia, come ad invitarlo a non lasciarmi,
mentre la mia mente urlava:
“ No, aspetta. Aspetta
un attimo. Non andare.”
Ma era troppo tardi, lui si era già avvicinato a Cordelia.
Ora, erano l’uno vicino all’altro.
Vidi Alex inginocchiarsi al suo fianco, scostandole le
ciocche setose dei suoi capelli neri dalla fronte e dalla parte destra del
viso, in un gesto gentile, premuroso, per nulla violento.
“ Cordelia.”
La chiamò e il tono della sua voce mi sconvolse. Non era
minaccioso, ma dolce, tenero, amorevole. Perché si comportava così? Perché mi
faceva questo? Davanti ai miei occhi, poi. Non ebbi la forza di ascoltarlo, di
seguire il suo consiglio, di distogliere lo sguardo nemmeno dalla scena che
seguì dopo. Cordelia, sentendosi richiamata dal suo unico amore, alzò il viso
di porcellana, regalandogli un sorriso calmo, sensuale, come quello malizioso e
seducente che Alex le riservò.
Cordelia, come incantata da lui, alzò titubante una mano,
sfiorandogli con le dita artigliate di rosso rubino il profilo destro del suo
viso. E quando posò tutto il palmo sulla sua guancia, lui non si ritirò e né
rimase insensibile come le poche volte in cui lei, dinanzi a me, lo aveva
precedentemente toccato. Si abbandonò al suo tocco, reclinando il viso verso la
sua mano, chiudendo gli occhi, adorante, come se aspettasse quel momento da
sempre. Sembrava la scena di un film strappalacrime e sdolcinato, dove i due
protagonisti, dopo molte intemperie, si riunivano e si amavano dolcemente e
senza fretta.
Deglutii il nodo stretto che mi istruiva la gola. Il mio
cuore era muto da più di cento anni, ma le viscere del mio corpo sembravano
sparite. Il nulla mi avvolgeva. Quella scena fu più terribile di una ferita
dritta al centro del mio essere, più bruciante delle fiamme dell’inferno. Anzi,
era quello l’inferno. Non riuscivo nemmeno ad odiarlo, ad inveire contro di
lui, a reagire. Ero immobile, vuota, senza vita. Fu una sensazione desolante,
come quella di cadere nel buio vuoto della mia esistenza eterna.
E le cose peggiorarono, quando vidi Alex prendere il viso di
Cordelia tra le mani, delicato, come se temesse di romperla, avvicinandola al
suo, calmo e lento nella sua opera, come se volesse gustarsi quel momento in
ogni singolo istante. Avvertii subito la trepidazione e l’emozione di lei, come
se fosse stata mia, mentre Alex poggiava dolcemente le sue labbra sulle sue
sanguinee, sfiorandole gentili, una, due, tre volte, finché, con una leggera
pressione, aiutato dall’abbandono di lei, tramutò il bacio tenero in uno
passionale. Si impadronì lento e persuasivo della sua bocca, come il più abile
degli ipnotizzatori, gustandosi a pieno l’unione delle loro labbra, unite nel
peccato e nel sangue.
Lei gli cinse il collo con le braccia, affondando le mani
nei suoi capelli, saggiandone la morbidezza, quella morbidezza che doveva
essere solo di mia esclusiva proprietà. Ma ora più nulla aveva importanza.
Il bacio continuò, finché non fu Alex stesso a terminarlo,
ritraendosi da lei dolce, ammaliatore, con tocchi vellutati. Le scostò i
capelli dalla fronte, invitandola a sciogliere la presa dal suo collo, afferrandole
le mani con una sola delle sue e riponendole sul suo grembo. Solo allora
distolsi lo sguardo, incapace di guadare oltre. Jasper fu subito da me,
allungando una mano per tranquillizzarmi, ma io lo respinsi. Non volevo
conforto. Non desideravo nulla. Non ero più nulla.
La cosa peggiore fu scoprire il motivo del mio turbamento
improvviso. Io ero innamorata di Alex. Lo amavo, incondizionatamente, ma lo
amavo. Lo avevo già compreso nella mia stanza, quando avevo avuto la
possibilità di stringerlo al mio petto, per confortarlo, per aiutarlo. Ma ora
ne ebbi la conferma. Era entrato indelebilmente nel mio essere più profondo,
più umano, più reale, marchiandolo con la sua presenza. E adesso non avevo la
forza né la volontà di lasciarlo scivolare via da me. Nemmeno in quel momento
in cui aveva deciso di ritornare nella vita di Cordelia. Altro che
ucciderla…lui la voleva con sé, per tutta la sua eternità. L’avrei lasciato
andare. Io non ero come la sua folle compagna. Non desideravo uccidere né l’uno
né l’altro.
Luca si era sbagliato. Alex non era affatto cambiato, e non
era per nulla innamorato di me. Ma ora era troppo tardi per desisterlo dalle
sue convinzioni. Se ne era andato, partito insieme a Violet, verso un futuro
migliore, dopo l’incontro fra me ed Alex nella raduna. Beati loro. Almeno
qualcuno, in quella storia, era andato via felice. Io, non lo ero più di certo.
Ma qualcosa cambiò, proprio lì, in quel preciso istante.
L’esclamazione dello zuccherino mi riportò alla realtà, portandomi, di
malavoglia, ad osservare nuovamente la scena straziante di poco fa.
“ Alex, no!”
Cosa? Cos’era successo ad Alex? Lo vidi ammorbidirsi,
afflosciarsi quasi senza vita sul grembo di Cordelia, che continuava ad
accarezzarlo, lisciando i suoi capelli folti e la sua nuca pallida.
Ritornai alla vita, ringhiandole contro. Che cosa gli aveva
fatto, quella pazza ambulante?
“ Il mio Alex. Dormi, Alexander, dormi. Riposa, mio unico
amore. Niente e nessuno ti porterà più via da me. Ora, sei solo mio.”
La sentii mormorare, come una cantilena, terminando con una
risata tra il malvagio e il sublime.
Dormire. Come dormire? I vampiri non possono…
“ …dormire! Che cosa sta dicendo?”
Disse Alice, agitandosi accanto a Jasper, che le circondò le
spalle, tranquillizzandola. Tutti, me inclusa, guardammo Edward, che serrò la
mascella, digrignando i denti accigliato, mentre parlava.
“ è il suo potere speciale. Sono ore che cercavo di capire
quali effetti potesse avere. Ma lei pensava sempre ad altro, occultando quello
che realmente mi interessava.”
“ E quale sarebbe il suo potere?”
Chiese Emmett, dando voce ai miei pensieri.
“ Lei riesce ad addormentare i vampiri.”
“ Che cosa? Ma è impossibile!”
Esclamai guardando nuovamente Cordelia che stringeva a sé il
corpo inerte di Alex.
“ Tecnicamente, li trascina in un mondo dove i loro sogni
più segreti, più bramati, diventano realtà. Un’illusione che le concede di
avere quanti più seguaci a sua disposizione. È come una droga. Una volta
provata, non ne possono fare a meno. Anche per Alex è così ma…”
Edward si interruppe, trasalendo, quasi sorpreso.
Bella gli accarezzò
il braccio e il volto, come per riportarlo alla realtà.
“ Edward.”
Lo richiamò, dolce ed attenta.
“ Incredibile. Lui sta…”
“ Cosa?”
Chiesi, impaziente.
Vidi Bella concentrarsi, come se stesse spingendo qualcosa
verso Alex. E allora capii. Era il suo scudo. Voleva avvolgerlo con il suo
scudo, per impedire a Cordelia di entrare nella sua mente ed infettarla con il
suo veleno. Ma, inaspettatamente, Edward la fermò, afferrandole un braccio e
scorsi subito l’espressione di Bella da concentrata passare alla meraviglia, al
sollievo e subito all’irritazione verso suo marito.
“ Cosa fai? Perché mi fermi, Edward?”
Lui non la guardò, ma le rispose vellutato.
“ Scusami, amore, ma ho dovuto farlo. Guarda tu stessa.”
Bella seguì il suo sguardo e come lei, anche io e quello che
scorsi mi sorprese. Cordelia aveva le braccia imprigionate nella morsa
d’acciaio di Alex, più sveglio e attivo che mai, oltre che…arrabbiato? Si,
sembrava irritato, oltre che freddo e distaccato. La dolcezza era sparita, come
la passione che incendiava i suoi occhi scuri, ora congelata dalla fredda
determinazione.
“ Alexander, perché?”
Chiese Cordelia, ora tremante di fronte a quello che si era
dimostrato suo alleato. Alex le sorrise, beffardo e sadico.
“ Oh, perdonami Cordelia. Ma i tuoi giochetti non funzionano
più su di me.”
Continuò, mentre si alzava, trascinando Cordelia con sé, che
ansimò e gemette di dolore quando Alex le strinse ancora di più le braccia.
“ Perché, vedi, io quel sogno l’ho già tramutato in realtà.”
Le disse caldo e profondo, stringendo ancora di più,
causandole un urlo.
“ O, almeno, in parte. E non sarai certo tu a distruggere
tutto quello che ho costruito.”
“ No, Alexander! Ti prego, non farlo!”
Lo implorò Cordelia, prossima a vedere le sue esili braccia
spezzarsi per opera di Alex, che le sorrise calmo.
“ Oh, ma dovresti saperlo, Cordelia.”
Continuò delicato, avvicinandosi al suo orecchio e
sussurrandogli sibillino.
“ Io sono senza pietà.”
Rise senza gioia delle sue stesse parole, mentre con un
singulto, le braccia di Cordelia venivano spezzate completamente. Alex non le
lasciò nemmeno il tempo di urlare di dolore. Smembrò il suo corpo con la stessa
sapienza e risolutezza dei Cullen e, raccolti i suoi pezzi, separati e tremanti,
gettò il tutto nel fuoco violaceo che Alice, che già aveva visto tutto, con
l’aiuto di Jasper, avevano prodotto con le membra marmoree dei suoi compagni,
raggiungendoli nel baratro del nulla, che segue la definitiva disfatta.
Per un po’, le mani in tasca, l’espressione assorta, Alex
guardò il fumo che odorava di incenso salire ed incupire il cielo, a pochi
metri dalla casa immacolata dei Cullen, ora tutti uniti in un abbraccio
amorevole e rilassato che legava le varie coppie.
Bella si sciolse gentile dalla presa di Edward e appoggiò la
mano sulla spalla di Alex, in un tocco leggero e rassicurante…amichevole.
“ Hai fatto la scelta migliore, Alex.”
Gli disse, mormorando quelle parole tranquilla.
“ Si, lo so.”
“ E allora? Perché hai quella faccia sconsolata? Hai vinto!
E sei vuoi proprio saperlo, amico, sei stato grandioso.”
Concluse con un sorriso raggiante e un pugno sulla spalla di
Alex, che indietreggiò di un passo a quello slancio fraterno, Emmett.
“ Mmm”
Fu il commento di Alex, che ancora non accennava a voler
condividere i suoi pensieri e le sue inquietudini. Questo mi fece imbestialire
e la rabbia che riservavo per lui, scoppiò violenta.
“ Si può sapere che hai? Siamo vivi! Hai sconfitto Cordelia!
Che cos’hai da rimproverarti? Cos’è? Forse ti sei pentito? Sei ancora in tempo
a recuperare i pezzi e farla ritornare in vita! Nessuno te l’ha chiesto, di
ucciderla!”
Conclusi sbraitando sotto gli occhi stupiti di quella che
doveva essere la mia nuova famiglia, afferrando per i lembi della maglietta
Alex, lo scossi ad ogni parola urlatagli in volto, senza ottenere nemmeno un
suo sguardo. E questo accrebbe ancora di più la mia irritazione.
“ Dannazione! Reagisci! Perché non mi dici che cos’hai? Se
uno stupido, irritante orgoglioso, lo sai?”
Fu allora che Alex mi rivolse uno sguardo indecifrabile, ma
che mi lasciò scossa, inducendomi a sciogliere la presa dalla sua maglietta.
“ E tu lo sai di essere veramente ottusa?”
Mi disse, quasi irrisorio, inducendomi a rispondergli male.
“ Ah, davvero? E perché, sentiamo!”
“ Perché, come a tuo solito, non hai capito nulla di me.”
Il tono della sua voce era calmo, pacato…eppure non era mai
stato così tagliente. Indietreggiai, gli occhi dilatati dalla sorpresa, o forse
dalla cruda e semplice verità.
Alex, dopo attimi eterni, passati ad osservarmi, sospirò, si
voltò in direzione della foresta, e senza più dire nulla, scomparve nei suoi
meandri. Tutto tacque, solo il vento, beffardo, mi scosse i capelli, che
navigarono indietro, come la veste rosata che si sollevò appena. Ma la cosa
peggiore, fu sentire il profumo dolce amaro di Alex, trasportato come un debole
carico dalla sua scia.
Me ne riempii i polmoni e quando anche il vento tacque,
tornai a divenire un involucro vuoto.
Angolo dell’autrice.
Grazie per i vostri commenti ragazze!!! Cioè:
Weepsiewolf: Ciao,
grazie per il tuo commento!! Mi ha fatto morire dal ridere!!! Sei
spassosissima!! Spero ti sia piaciuto anche questa capitolo, pieno di azione!!!
Il prossimo sarà molto, molto romantico!!! Jacob non ti piace proprio, vero???
Ogni volta lo fai una schifezza!!! HIHI!!! A me piace, ma solo un pochino!!!XD
Mi fa piacere che tu abbia gradito Alex! Ora ti lascio con un bacione e un mega
sorrisone!!! Mi raccomando, non mancare nel rispondermi! Mi sei troppo
simpatica!!!^_____^
Bella_kristen: Ciao,
benvenuta nel mondo di Fuffy91!!!XD Hihi, scherzo…mi fa piacere che la ficc ti
sia piaciuta!!! Non importa, figurati, se non hai commentato prima!!! Non ti
devi scusare, l’importante che tu abbia letto con piacere i miei cap!! Grazie per
i tuoi complimenti, sei gentilissima!! Spero ti sia piaciuto anche quest’ultimo
capitolo!!! Fammelo sapere, se puoi!!! Baci baci, a presto, Fuffy91!!!^__^
Youngactress: Ciao,
ben tornata!!! No, non mi spavento, tranquilla!!! XD Anzi, mi fa piacere leggere
una tua nuova recensione!!! Grazie mille per i complimenti, sei molto carina!!!
Ti è piaciuto il cap??? Spero di si, fammelo sapere al più presto!!! Baci baci,
Fuffy91!!!^__^
P.S. Si, mi sono ispirata un po’ a Drusilla, di Buffy!!! Ma
solo in parte!!XD
E Grazie anche a tutti voi, lettori e lettrici misteriosi e
misteriose!!! Baci baci e alla prossima, Fuffy91!!!
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Capitolo 10 *** Capitolo 10 ***
Capitolo10
Celine.
Per un po’ rimasi immobile, ad osservare le fronde dei pini
e degli alberi più lontani smuoversi armoniosi, seguendo la melodia che il
vento freddo di Forks componeva per le loro foglie smeraldine, e non mi opposi
quando i suoi soffi, carichi dei profumi della foresta, giocarono con la mia
sottoveste, gonfiandone la gonna, per poi aderirla alla mia pelle,
sottolineando le forme del mio corpo. I ricci dei miei capelli ribelli, mi
inondarono il viso, impedendo, per alcuni attimi, l’occhio destro di scrutare
l’orizzonte verdastro perfettamente. Me li scostai con la mano destra,
portandoli dietro l’orecchio e la spalla scoperta.
Essendo un vampiro, non avrei dovuto avvertire il freddo,
eppure mi strofinai le braccia con le mani, portando lo sguardo a terra. Capii
che la sensazione spiacevole che Alex, andandosene, aveva scaturito all’interno
del mio essere, si ripercuoteva anche all’esterno.
Avevo sete, ma non avevo la forza di muovermi da quel punto
fermo e quindi mi trascinai al suolo, concretizzando il peso del mio corpo sui
talloni, mentre i fili di erba dal colore cupo per il grigio del tempo, mi
solleticavano i piedi nudi e le caviglie, come per rincuorarmi con quelle
delicate carezze.
Sentii qualcuno avvicinarsi, ma non mi voltai per
controllare chi fosse, finché non avvertii dei boccoli castano scuro sfiorarmi
il braccio sinistro, e una mano piccola e delicata, afferrarmi la spalla,
mentre il suo morbido braccio mi circondava.
“ Celine, va tutto bene?”
Mi chiese Bella con la sua voce timida e tenera, ma non
certo dolce come quella di Violet. Per un momento ripensai alla mia vecchia
amica, che prima di partire insieme al suo amato, mi abbracciò stretta,
sussurrandomi all’orecchio:
<< Vedrai, andrà
tutto bene, tesoro. Tu ed Alex chiarirete tutto e sarete di nuovo insieme.
Vedrai…tutto si aggiusterà.>>
Aveva concluso con il suo tono zuccherato, accompagnandolo
con una carezza sulla guancia, un bacio sulla fronte e infine un sorriso
fraterno, prima di chiudersi la porta della mia stanza alle spalle delicatamente
ed allontanarsi per molto tempo da me, lasciandomi preda dei miei dubbi.
Al pensiero, strinsi forte le dita, richiudendo le mani
sulle mie braccia in due pugni.
Improvvisamente, sconvolgendo tutti, mi alzai di soppiatto, accigliandomi
e parlando ad alta voce, fra me e me. Il braccio di Bella era rimasto a
mezz’aria e le sue labbra si erano socchiuse leggermente, per il mio improvviso
cambio di atteggiamento.
“ Ma che diavolo dice? Io e quel individuo ritornare una
coppia?!”
Sbuffai, sventolando una mano verso il bosco, come se avessi
proferito un’eresia.
“ Chiarire…chiarire…”
Storsi la bocca, dopo aver sussurrando rabbiosa ed incredula
quelle parole.
“ Ma come diavolo pensa che possiamo chiarire, se lui scappa? Vedi, vedi!”
Esclamai verso Bella, che ora si era posta al mio fianco,
osservandomi circospetta, come se fossi impazzita, rivolgendo il palmo delle
mani verso gli alberi, come se stessi indicando un fantasma tintinnante di
catene.
“ Cosa ha fatto, adesso? Quello che sa fare meglio.
Scappare! Lui preferisce fuggire dai problemi. Non li affronta e di certo non
si impegna a condividerli. No, non sia mai detto!”
Esclamai nuovamente, sarcastica, alzando le mani al cielo,
ponendole ai lati del mio viso, il viso dipinto da un’espressione di falso sconcerto.
“ Lui è il grande e onnipotente Alex! A lui solo è concesso
di snobbare tutto e tutti e di non chiedere aiuto, nemmeno se è a terra
agonizzante.”
Cominciai a camminare avanti ed indietro, rivolgendo di
tanto in tanto un labile sguardo al mio involontario pubblico. Notai Rosalie
scrutarmi corrucciata, Carlisle circondare le spalle rigide di sua moglie Esme
che lo guardò come ad implorarlo di aiutarmi. Jasper sembrava piacevolmente
interessato, non tanto ai miei monologhi, ma alle mie ondate emotive, che
cambiavano, ne ero consapevole, secondo dopo secondo. La bambolina si
concentrava, cercando, evidentemente, di leggere il mio futuro. Edward era
imperturbabile, come se assistesse ai miei scoppi d’ira da secoli, mentre
Emmett rideva a squarciagola, sinceramente divertito.
“Come a tuo solito,
non hai capito nulla di me.”
Dissi imitando alla perfezione la voce di Alex, e a quel
punto Emmett si contorse dalle risate, mentre anche il resto della famiglia
sorrideva.
“ Certo! La colpa è sempre e soltanto mia. Oh, ma perché mi
sono innamorata di un uomo così complicat…”
Mi bloccai, mentre Emmett smetteva di ridere, ancora
sorridente, Edward accentuava il suo, come quello smagliante di Esme, che
intrecciò le mani come una damigella d’onore, lo sguardo adorante, mentre
mormorava: “ Ora capisco molte cose.” Bella mi riversò un sorriso rassicurante,
Alice sghignazzava ma quello che più mi sconvolse fu il biondino, al suo
fianco, l’unico che parlò, dopo la mia inaspettata confessione.
“ Oh, finalmente lo hai ammesso.”
Lo guardai sconvolta e…imbarazzata? Non saprei dirlo. Fatto
sta che portai lo sguardo a terra, smuovendo i piedi sull’erba e facendola
scricchiolare sonoramente.
“ Non so di che parli. Mi sono espressa male. Volevo dire…”
“ Che sei cotta di lui?”
Mi interruppe Alice, sorridendo sarcastica, ma non in modo
irritante.
“ Ma che dici? Non è vero!”
“ Lo hai detto tu.”
Convenne Rosalie, sorridendomi a fior di labbra.
“ Oh, anche tu, Barbie cara!”
Lei rise ed io sbuffai, incrociando le braccia e voltando il
capo lontano dalla loro direzione.
“ Celine, perché ti ostini a rinnegare i tuoi sentimenti? È
evidente che tu ami Alex. Non c’è bisogno che ti legga nel pensiero, per
capirlo.”
Oh, no! Adesso anche il pasticcino. Ma cos’era, una
coalizione? Lo osservai quasi dispiaciuta, mentre raddolcivo il mio sguardo
adirato con uno malinconico.
“ Ascolta te stessa, cara. Se ami Alex, non vedo perché
nasconderlo.”
Continuò il fiorellino, sorridendomi delicata.
“ Esme ha ragione, Celine.”
Convenne naturalmente Bella. Guardai l’ultimo della famiglia
che ancora doveva pronunciare la sua opinione. Carlisle mi sorrise gentile,
accarezzandomi con il suo sguardo caramellato.
“ Mia cara Celine. Sono passati tanti anni e ancora il tuo
animo è irrequieto come allora.”
Abbassai il volto, reclinando il capo e torturando ancora
l’erba. Ora ero visibilmente imbarazzata. Non c’era bisogno di un rossore
rivelatore per smascherarmi. Sentii l’aria vibrare di alcune note melodiche che
caratterizzavano i risolini dei miei fratelli, ma non alzai il capo nemmeno per
controllare chi li producesse. Maledii Carlisle e la sua irritante capacità di
mettere a nudo con semplicità tutti i miei timori e le mie insicurezze. Aveva
il dono inconsapevole di rimpicciolire la mia integrità di donna, facendomi retrocedere
ad una bambina insicura bisognosa di attenzioni e di affetto.
“ Ma no…non è vero…”
Borbottai, cercando di preservare almeno la mia dignità.
Non mi accorsi che Carlisle si era fatto più vicino, finché
non avvertii il tocco delle sue dita sul mio mento, che dolcemente mi invitava
ad incrociare il suo sguardo.
Non opposi resistenza, tanto sapevo che alla fine avrebbe
vinto lui. Mi avvolse con la medesima gentilezza e comprensione dimostrata poco
prima, sorridendomi pacato.
“ Mi dispiace dirlo, ma è così, Celine. Nonostante la tua
esperienza, non appena ti ho rivisto, il tuo sorriso non ha potuto mascherare
l’indecisione che ti ha sempre contraddistinta.”
Rivolsi lo sguardo corrucciato altrove, mordendomi le
labbra, nervosa.
“ Non dipende da me.”
Dissi, non potendo trattenere una nota vibrante di
irritazione nel tono della voce, a cui Carlisle rispose con un sorriso e un
timbro ancora più gentile, che invitava ad aprirsi.
“ Lo so. E credo che, ormai, abbiamo compreso tutti, te
inclusa, da dove provenga il principio dei tuoi turbamenti. O, se preferisci,
da chi.”
Lo guardai sconvolta, mentre lui mi sorrideva ancora. Con le
labbra tremanti, lo abbracciai stretto, nascondendo il volto nel suo petto
ricoperto da una camicia bianca e leggera.
Lo sentii emettere un sospiro, quasi liberatorio, mentre la
risata di Emmett si propagava come un’eco in tutta la zona circostante.
La ignorai, sperando che Carlisle non si infastidisse del
mio slancio, e ricambiasse la stretta con calore. Sorrisi, quando vidi il mio
desiderio prendere forma. Carlisle portò le braccia dietro la mia schiena,
accarezzandomi lieve le spalle, con tocchi quasi inesistenti, ma tanto
rassicuranti.
Appoggiò il mento sulla mia testa, e lo immaginai guardare
il cielo con occhi assorti.
“ Ah, Celine, Celine. Cosa devo fare con te, uhm?”
Io feci spallucce, incapace di parlare o di ribattere. Stavo
troppo bene in quel abbraccio così paterno.
“ Adesso cosa ti suggerisce il tuo cuore? Di andare da Alex
o lasciare che intraprenda il suo destino da solo?”
Mi chiese Carlisle, con tono leggero, come il sorriso che
albergava ancora sulla sue labbra.
Mi sciolsi lentamente dal suo abbraccio e lui mi guardò
interrogativo mentre gli rispondevo, come in trance.
“ Voglio fare una doccia.”
Emmett scoppiò in una risata spontanea e sonora, mentre vidi
Carlisle sorridermi tenero, accarezzandomi il capo e scompigliandomi i ricci
con le dita della mano destra.
“ Va bene, Celine. Vai pure.”
Io annuì mugugnando e ignorando i risolini che
accompagnavano il mio cammino verso la porta della veranda di casa Cullen.
Ma mi trovavano davvero così buffa? Scrollai le spalle.
Chissà.
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Quando mi richiusi la porta del bagno della mia camera,
facendo tintinnare le perline delle tende sulla sua superficie in legno bianco
levigato, non mi sorpresi di trovare Alice acciambellata elegantemente sul mio
letto e né di trovare i vetri della finestra, precedentemente rotti dallo
slancio improvviso di me ed Alex, per raggiungere il giardino, cambiati con la
maestria di un eccellente vetraio.
“ Esme con l’aiuto indispensabile di Emmett.”
Mi informò gli artefici di quel lavoro da artigiano, Alice,
indicando la finestra come una valletta di un gioco a premi. Mi sorrise luminosa,
per poi tamburellare il palmo della mano destra sul materasso, ricoperto da un
elegante copriletto dorato.
Ancora gocciolante, per la doccia appena conclusa, mi
sedetti accanto a lei, accavallando le gambe scoperte, mentre un asciugamano
blu scuro ricopriva il resto del mio corpo. Non mi soffermai molto sul colore,
perché sapevo che quello era il preferito di Alex. Sospirai, chiedendomi il
perché lo avessi indossato. La risposta era sottintesa. Mi mancava. Sospirai di
nuovo.
Alice si sedette al mio fianco in maniera più composta,
dondolando le gambe ricoperte da un leggero fusone color rosa carne, mentre un
top bianco latte e lungo fino ai fianchi, evidenziava ancora di più il candore
della sua pelle. Sorrisi osservandola.
Era davvero una bambolina.
Lei ricambiò il mio sorriso e mi disse tutta gioiosa.
“ Hai sete, vero? Ti va di venire a caccia con noi?”
Era una proposta innocente e del tutto giustificata, visto
che le iridi dei miei occhi erano nero pece, come poco prima, attraverso il
riflesso dello specchio ad angolo, avevo costatato. Eppure, ebbe il potere di
sconvolgermi. E se avessi rivisto Alex? Come mi sarei comportata? Guardai il
volto ingenuo e da folletto di Alice. Quella piccola peste aveva già previsto
tutto? Non era da escludere. Come se mi avesse letto nel pensiero, aggiunse:
“ Non preoccuparti. Alex è lontano, adesso. Non ti
disturberà e né ti raggiungerà.”
Sembrava volesse aggiungere qualcosa, ma fu molto astuta da
glissare elegantemente l’argomento, alzandosi leggiadra e svolazzando come una
libellula verso l’armadio, aprendone le ante. Non concentrò la sua attenzione
sui vestiti al suo interno. Forse ne era ancora contrariata.
“ Allora? Cosa vuoi indossare?”
Mi riscossi, sorridendole leggera e raggiungendola.
“ Non so, vediamo.”
Scelsi due vestiti a caso, troppo concentrata sulle sue
ultime parole. Alex non era vicino a me, e né avrebbe cercato di rivedermi. La
cosa avrebbe dovuto rincuorarmi, eppure cos’era quel senso di vuoto che ancora,
come un serpente sibilante, si insidiava nelle insenature del mio cuore triste?
Jasper entrò in camera, non prima di aver bussato ed Alice
avergli dato il permesso di varcare la soglia immacolata. Un senso di calma mi
attraversò le membra e gli sorrisi riconoscente. Adoravo quel biondino. Avevo
indossato una gonna a scacchi neri e viola, un top nero con scollo in pizzo
viola, autoreggenti nere con converse abbinate al pizzo. Queste erano le
uniche di cui Alice sembrava
soddisfatta, mentre Jasper, al contrario, sembrava indifferente ad ogni mia
scelta di abbigliamento.
“ Siete pronte? Gli altri sono già in giardino. Vi stanno
aspettando.”
“ Bene. Noi siamo prontissime, vero Celine?”
Chiese una mia conferma Alice ed io annuii senza parlare.
“ Perfetto! Allora andiamo.”
Convenne subito dopo, trotterellando contenta verso la
porta. Non potei fare a meno di sghignazzare. Jasper mi guardò criptico, e mi
fermò con una mano sulla spalla, con un tocco semplice, che ebbe il potere di
invadermi di una tranquillità piena di calore.
“ Tutto bene, Celine?”
Mi chiese, gentile ma soppesando il mio sguardo. O i miei
sentimenti? Chissà!
Gli sorrisi sincera.
“ Si, tutto okay, biondino. Forza, andiamo ora. Ho un fame
che mi mangerei il cucciolotto.”
Il biondino rise sommessamente, in comparazione con la
risata squillante della sua compagna.
Jacob sbuffò in risposta a quella metafora, da lui, poco
gradita. Gli sorrisi angelica, mentre lui voltava il capo, risentito.
Mi accorsi che solamente Edward, Bella ed Alice erano pronti
per la caccia, mentre il resto dei Cullen era impegnato in altre attività.
Nessie giocava con Jacob, che rideva nel vederla impegnata nel trattenere le
bolle di sapone con la mano, per poi rattristarsi quando, inevitabilmente,
scoppiavano. Emmett era nascosto sotto l’auto fiammeggiante di Rosalie, mentre
quest’ultima gli passava gli attrezzi, tra la lettura di una pagina di una
rivista di moda e l’altra, sfogliandola quasi distrattamente. Jasper si unì a
loro. Carlisle era intento anche lui nella lettura di un libro molto antico, il
cui titolo era stato corroso dal tempo, mentre Esme impiantava allegra e
sorridente una betulla regalatale da suo marito, a suo avviso, tre giorni fa.
“ Loro non vengono?”
Li indicai, alzando un sopracciglio. Bella mi sorrise.
“ No. Sono più che sazi. Ti accompagniamo noi.”
Mi illuminò lei, mentre Edward si voltava verso la
vegetazione con un movimento repentino ed invisibile.
Li guardai sospetta, ma poi scrollai le spalle, sorridendo
anche se il sospetto stuzzicava ancora la mia curiosità.
Alice mi prese sotto braccio e mi trascinò verso il fulcro
della vegetazione verdastra, abbagliata dai primi raggi del sole, al tramonto
incalzante.
Edward si avventò su due alci sorpresi, non lasciando loro
nemmeno il tempo di trasalire o fare un passo verso l’irrisoria fuga.
Bella si nutrì di due cervi minuti, leccando via una goccia
che le colava sul labbro inferiore. Rise quando Alice fece una giravolta
attorno ad un alce confuso ed ipnotizzato dal suo volto angelico, ma di certo
si dovette ricredere quando affondò con un movimento fluido i denti affilati e
lucidi nella sua carne villosa.
Affamata, dal canto mio, mi saziai di cinque alci ed un
cervo. La tensione della giornata e della lotta, mi aveva prosciugato di ogni
forza. Non ero mai stata così preda dei morsi della fame come allora.
Dopo aver scalciato la carcassa del cervo, asciugandomi le
labbra umide con il dorso della mano, i miei tre accompagnatori mi raggiunsero.
Alice saltellando tra una roccia e l’altra, Edward camminando sinuosamente tra
i cespugli, prima di afferrare la mano abbandonata di sua moglie, che strinse
la presa automaticamente.
“ Sazia, Celine? O vuoi ancora cacciare?”
Mi chiese premurosa Bella, guardandomi circospetta.
Immaginavo il perché, ma la rassicurai per nulla stizzita, sorridendole
luminosa.
“ A posto. Voi?”
Chiesi, ancora scettica. La loro, invece che una caccia per
troncare la fame, sembrava più un gioco sportivo. Edward annuì disinvolto.
“ Si, anche noi siamo a posto.”
“ Bene, allora torniamo a casa.”
Dissi, avviandomi verso il sentiero.
“ Così presto?”
Mi chiese quasi agitata Bella, allungando una mano verso di
me, accigliata. Ma poi, come accortasi della sua gaffe, ritirò sbrigativa la
mano libera, sorridendomi poco disinvolta.
“ Si. Non vedo perché restare.”
Costatai, ancora incerta sul suo comportamento.
“ Ah, già.”
Disse lei, osservando Edward e poi Alice, che mi sembrò la
stesse ammonendo con lo sguardo dorato. Fu lei a parlare, sorridendomi
spontanea.
“ Celine, tu hai mai visitato la foresta di Forks? Intendo, tutta la foresta?”
Ci pensai su, chiedendomi il perché di quella domanda.
“ Beh, no. Non credo di averla visitata tutta. Ma perché me
lo chiedi?”
Alice sorrise enigmatica, per poi guardare Edward, che mi
sorrise anche lui, leggero, spontaneo, aggiungendo con tono disinvolto ed
innocente, pericoloso più della sorella.
“ Alice vorrebbe che tu visitassi un luogo in particolare,
dove scorre il fiume. È molto caratteristico, e se vuoi, puoi trovare altra
selvaggina di cui cibarti, se ne avessi bisogno.”
“ Lì è più buona, perché ci sono molti cespugli di bacche
che rendono il profumo dei cervi dolce e zuccheroso. Delizioso.”
Disse Alice, compiaciuta e deliziata al ricordo.
“ Perché non vai a visitarlo? Noi ti aspettiamo qui.”
Mi disse, spingendomi verso la direzione dove si trovava
l’ipotetico luogo caratteristico della foresta, che loro mi avevano descritto
come la valle dell’Eden. Mi sembrarono esagerati, ma dovevo ammettere che
avevano acceso una fiammella di curiosità in me.
“ Qui? Mi dispiace. Venite anche voi.”
Non capivo la loro reticenza a non volermi seguire. Ma Alice
negò con il capo, sorridendo, seguita dai dinieghi di Edward e Bella.
“ No, no, noi lo conosciamo a memoria, ormai. Ci
annoieremmo. Vai pure tu.”
Convenne Bella, ora più rilassata e sorridente.
“ Tranquilla, Celine. Sarà questione di minuti. Noi ti
precediamo a casa.”
“ Si, si, Edward ha ragione. Vai, non preoccuparti per noi.”
Disse Alice, spingendomi delicata verso il fulcro smeraldino
e dorato della vegetazione della foresta. Li osservai ancora confusa, per poi
scrollare le spalle e avviarmi verso il sentiero indicatomi da Alice, con passo
lento ed incerto. Ma poi sorrisi nell’avvertire l’odore dell’acqua profumata,
quello delle bacche citate da Alice e il rumore cadenzato dei cuori dei cervi
lontani. Ma per quanto il loro profumo dolciastro potesse stuzzicarmi, non me
ne curai, visto che la mia gola era più che soddisfatta del pasto appena
concluso. Ora, la mia curiosità, era concentrata solo sul luogo che dovevo
raggiungere. Era tanta la mia infantile impazienza, che non mi voltai nemmeno
per controllare se i miei fratelli acquisiti fossero ritornati sui loro passi.
I loro fruscii erano ancora presenti, per poi scomparire mano a mano che mi
allontanavo dal punto in cui li avevo abbandonati, per raggiungere quello della
mia meta.
Quando sbucai in quel piccolo angolo di paradiso, mi
deliziai nel vedere i raggi del sole crepuscolare accarezzare le acque
cristalline del fiume, i salici piangenti posti verso il suo sbocco lontano, versare le
loro lacrime verdi nelle sue acque, sfiorandone le superficie guizzante al
passaggio dei pesci veloci. Avvertii i piccoli cuori del branco selvaggio di
cervi scattare agitati, per poi diventare un pallido eco nella boscaglia.
Sorrisi. Ero davvero spaventosa ai loro occhi. Ma il mio sorriso si gelò quando
vidi una visione poco lontana da me sconvolgermi.
Era lì, seduto compostamente sulla riva ghiaiosa, osservando
con sguardo illanguidito e distratto le acque del ruscello correre frenetiche
sul letto roccioso, ingaggiando una frenetica lotta con il venticello di quel
pomeriggio cupo. Osservai le nuvole grigiastre dipingersi dei primi bagliori
arancio-dorato del crepuscolo, mordendomi le labbra, indecisa sul da farsi.
Poi, come richiamata da un magnetismo improvviso, puntai gli occhi dorati,
rispecchiandoli in iridi nere e profonde, seppur luccicanti di stelle.
Sobbalzai, avvertendo un fronte di farfalle inondarmi la gola e lo stomaco.
Alex mi stava osservando.
Ma come avevo fatto a non accorgermi del suo profumo
dolce-amaro, che ora si insidiava prepotentemente nelle mie narici,
stordendom?! E non ero nemmeno tanto vicina a lui. Sei metri di distanza ci
separavano, eppure non mi era mai sembrato più vicino, incatenandomi con i suoi
occhi meravigliosamente ipnotici.
“ Celine.”
Mi riportò alla realtà vera e proibita, come la sua voce,
così modulata, soffice, inconsapevolmente seducente. Fremetti, incapace di
rimanerne insensibile.
“ Cosa fai, qui?”
Mi chiese, rimanendo ancora immobile a scrutarmi anche
l’anima dannata, insostenibile. Mi schiarii la voce, cercando di riacquistare
il controllo di me stessa.
“ Beh, cos’è? Ora anche il bosco è diventato di tua
proprietà?”
Gli risposi acida, voltando il mio sguardo ai salici
piangenti lontani, incurante di una sua reazione.
Lo sentii ridere sommessamente, procurandomi brividi lungo
la schiena. Oh, accidenti!
“ A dire il vero, pensavo fosse dei tuoi amichetti dagli
occhi gialli.”
Lo guardai stizzita.
“ Non parlare di loro con così tanta superficialità. Mi
irrita.”
Rise nuovamente, guardando il fiume, sorridente.
“ Come preferisci, vorrà dire che farò finta che tu non sia
qui, contenta?”
Sobbalzai a quelle parole, ma cercai di non dare a vedere la
mia sorpresa. Gli ero così indifferente da risultargli così facile ignorarmi? Per
me, nei suoi confronti, non era così.
Delusa e scontenta, passeggiai lungo le rive del fiume,
violentando i miei occhi a non incontrare la sua persona, ancora seduta
immobile sulla sponda opposta.
Scalciai un sassolino, facendolo cadere con un sonoro “pluf”
nel silenzio della vegetazione, interrotto solo dal soffiare gentile del
venticello e dello scrosciare delle acque del ruscello, ora smosse dal
sassolino inglobato in esse.
Silenziosamente e con un sospiro rassegnato, mi avvicinai ad
Alex, sedendomi al suo fianco, a circa venti centimetri di distanza. Mi portai
le ginocchia al petto, racchiudendole nell’abbraccio protettivo delle mie
braccia, appoggiando il mento fra esse. Osservai la vegetazione al di là del
fiume, sorridendo quando un falco volò in picchiata verso il fiume,
accarezzandolo con gli artigli, per poi volare lontano verso nuovi orizzonti,
tra il becco un’alice scintillante di grigio perla.
Incapace di resistere, osservai circospetta la figura di
Alex al mio fianco. Anche lui si era cambiato. Ora indossava una camicia blu
notte, sbottonata, come a suo solito, fino alla base del petto, mostrando
vanitoso la sua catenina con croce argentea, ora brillante di oro ed arancio,
per il tramonto nascente. Le gambe erano fasciate in un pantalone nero molto
sportivo, i cui risvolti chiari alle caviglie si piegavano su scarpe da
ginnastica di marca. Si trattava bene, non c’era nulla da controbattere. Più in
là, sul suo lato sinistro, notai la manica della sua immancabile giacca di
pelle.
Sorrisi. Non se ne separava mai. Ricordai di avergliela regalata
io, il giorno del suo compleanno. Dopo vari tentennamenti, l’aveva accettata,
sorridendomi e baciandomi le labbra appassionato, mentre il fuoco scoppiettava
nel camino del nostro piccolo salotto, nel bilocale che avevamo comprato per
pochi soldi. Era dicembre, ma nonostante non sentissimo freddo, Alex aveva
deciso di accendere il camino, per conferire l’atmosfera adatta alla stanza in
penombra. Ma io sapevo che lo faceva solo perché conosceva il mio desiderio di
volerlo sempre acceso e dare calore a quella piccola dimora, che sembrava
sempre spoglia, forse perché non c’eravamo quasi mai.
“ Celine.”
“ Uhm?”
Gli risposi, ancora assente.
“ Vieni qui.”
Mi mormorò adulatore, senza guardarmi ma emozionandomi lo
stesso.
“ Come?”
“ Avvicinati. Vieni vicino a me. Sei così lontana.”
Sbuffai.
“ Saranno si e no venti centimetri.”
Convenni, ma di fronte al suo silenzio, mi avvicinai di
cinque centimetri, poco più.
“ Più vicina.”
Sussurrò ancora, ammaliatore. Cercai di non cedere al suo
tono seduttore.
“ Così va bene.”
Dissi, leggermente accigliata, rivolgendo la mia attenzione
nuovamente al fiume e alla vegetazione. Ma mi sorpresi nel sentire una mano di
Alex afferrarmi la spalla destra, circondandomi entrambe con il braccio e
trascinarmi verso la sua forte spalla destra, costringendomi a nascondere il
viso sul suo petto.
“ Errore. Così va
bene, tesoro.”
Mi agitai a quel nomignolo e per quella vicinanza improvvisa
e non prevista.
“ Non…non chiamarmi così. Te l’ho già detto, mi sembra. Mi
irritano questi tuoi epiteti gratuiti.”
Lui rise sommessamente, e le vibrazioni delle sue risate, si
trasmisero sulla mia pelle, facendomi sorridere appena.
“ Non ti piace se ti chiamo tesoro? Allora preferisci
dolcezza.”
“ No, nemmeno.”
“ Allora, bambola.”
“ No.”
“ E amore mio?”
Mi bloccai, sgranando gli occhi, sollevando il viso ed
incatenandoli con i suoi, ancora ridenti.
“ Co…Come hai detto?”
Lui accentuò il suo sorriso, cominciando ad accarezzarmi con
il palmo della mano la spalla su cui era poggiata.
“ Ho detto se vuoi che ti chiami amore mio.”
Ripeté semplicemente. Sbuffai, cercando di sciogliere la
presa.
“ Sarebbe una bugia, perché è evidente che non sono certo il
tuo amore.”
“ Ma ti piacerebbe.”
Lo guardai sconvolta.
“ Non ho detto questo.”
“ Non lo hai detto ma lo vorresti.”
“ No!”
Esclamai, spazientita. Lui si voltò e mi strinse in un
abbraccio di cui non compresi il significato nascosto, incatenando i nostri
sguardi, le labbra a pochi centimetri di distanza le une dalle altre, tanto che
riuscii a catturare perfettamente il suo respiro dolciastro, deliziandomi il
palato, mentre sorridendomi beffardo e socchiudendo gli occhi assetati, mi
disse:
“ Bugiarda.”
Il suo tono non era come il suo sorriso. Sembrava voler
racchiudere tutta la dolcezza di cui disponeva. Mi stordì, non consentendomi di
proferire o pensare qualcosa di concreto e logico.
“ Alex, smettila.”
Sussurrai, ormai prossima alla sconfitta. Lui chiuse gli
occhi, ispirando quasi in adorazione.
“ Dillo ancora.”
“ Cosa? Smettila?”
Lui rise sommesso, facendo vibrare ora il mio petto,
incollato al suo.
“ No, il mio nome.”
Mi morsi le labbra, preda dei miei stessi desideri. Da una
parte, volevo accontentarlo, dall’altra, non volevo cedere ai suoi toni
ammalianti.
“ Dillo ancora, ti prego.”
Mi pregò, mormorandomi queste parole all’orecchio.
“ Alex.”
Lui sospirò, mugugnò e mi morse delicato il lobo
dell’orecchio, facendomi sobbalzare, sorpresa da quel gesto così intimo ed
improvviso.
Lo sentii sorridere sulla pelle della mia guancia, prima di
baciarla a labbra socchiuse, facendomi avvertire a pieno il calore tiepido del
suo respiro.
“ Celine.”
Sussurrò il mio nome sempre con quella nota proibita, che mi
fece fremere fra le sue braccia. Senza accorgermene, mi ritrovai distesa sul
tappeto erboso del suolo, una gamba di Alex fra le mie, le sue mani sui miei
fianchi, le mie sulle sue spalle forti e larghe.
“ Cosa fai?”
Gli chiesi in trance, scostandole un ciuffo di capelli color
cioccolato a latte dalla fronte, che ricadde nuovamente al suo posto, ribelle.
“ Ti dimostro ciò che provo per te.”
Mi disse con voce velata, baciandomi ancora la guancia
destra.
“ E…”
Iniziai, abbracciandolo stretto e trattenendolo sul mio
collo, dove la sua bocca stava baciando ogni centimetro di pelle che riusciva a
trovare.
“ Si?”
Mi incitò lui, mentre si spostava sull’altro lato del collo,
ripetendo la stessa operazione di poco prima.
“ E, cosa provi per me?”
Lui sorrise sulla mia pelle, solleticandomela con i denti,
prima di baciarmi l’angolo delle labbra.
“ Non lo capisci?”
Scossi la testa, incapace di parlare, accarezzandogli i
capelli e la nuca leggermente, mentre lui si staccava da me, sospirando, gli
occhi neri ardevano nei miei dorati.
“ Non importa. Ora te ne darò una dimostrazione pratica.”
Detto questo, si fiondò sulle mie labbra, suggellandole con
le sue, appassionato.
Mi morse il labbro inferiore, costringendomi ad aprire le
labbra ed inondarla con il suo respiro dolce-amaro. Cercai di fare resistenza,
prendendo la sua camicia fra i pugni delle mani chiuse sulle sue spalle,
cercando di trascinarlo lontano da me. Ma lui cercò di uccidere la mia
resistenza, accarezzandomi i fianchi, scoprendoli dal tessuto del top. Sentire
le sue mani sulla pelle nuda, mi provocò nuove scariche elettriche lungo la
spina dorsale, che ignorai deliberatamente. Non mi piaceva la piega che stavano
prendendo gli eventi. Alex si stava comportando da vero prepotente, e lei
questo non lo sopportava. Cosa voleva dimostrare? Io lo amavo e lui invece mi
trasmetteva…cosa? Attrazione? Ossessione? Quello non era amore.
Questi pensieri mi diedero la forza necessaria per
allontanarlo con uno strattone dal mio corpo, strisciando lontano dal suo,
ansimante come il mio.
“ Finiscila. Che cosa ti prende? Hai finito con Cordelia ed
ora inizi con me? Beh, sappi che non sono disponibile.”
Gli urlai, adirata e stizzita. Alex si rabbuiò e i suoi
occhi si tinsero di un nero rabbioso, la sua mascella si contrasse.
“ Cosa c’entra Cordelia, ora?”
“ C’entra, visto che non è passata nemmeno un’ora da quando
l’hai baciata davanti ai miei occhi.”
Gli risposi alterata, alzandomi e sistemandomi la gonna,
leggermente stropicciata. Lui mi seguì, ponendosi davanti a me, minaccioso ed
adirato.
“ Se rammenti, dopo averlo fatto, l’ho anche uccisa.”
“ E come ben ricorderai, nessuno te l’ha chiesto.”
“ Stupida, se l’ho fatto è stato solo per te.”
“ Tu l’amavi, non è vero?”
“ No, non l’ho mai amata.”
Scossi il volto, scettica.
“ Non è vero. Te l’ho letto negli occhi, quando stavi per
baciarla.”
Lui rise beffardo e leggermente isterico.
“ Si vede che hai letto male.”
Io distorsi le labbra in una smorfia, guardandolo torvo.
“ Dico solo quello che ho visto.”
Lui ricambiò il mio sguardo, guardandomi in cagnesco.
“ E cos’è che hai visto? Amore? Passione? Desiderio?”
Scosse la testa, avvicinandosi a me. Io indietreggiai, in
difesa.
“ No, non c’era nulla di tutto questo. Era finzione, pura e
semplice illusione.”
Mi disse, avanzando ancora verso di me.
“ Stammi lontano.”
“ No.”
Mi disse semplicemente, prendendomi per un braccio e
trascinandomi sul suo petto, circondandomi con le sue braccia in una morsa in
cui io cercai di ribellarmi.
“ Io non ti lascerò. Non ti lascerò mai più. L’ho fatto
troppe volte, in passato. Non commetterò gli stessi errori.”
Ignorando i miei inutili tentativi di resistergli, annusò il
profumo scaturito dai miei capelli, modellando le dita fra i ricci e parlandomi
a pochi centimetri dal mio orecchio, sfiorandone la pelle sensibile ad ogni sua
parola.
“ Ti terrò stretta, ti abbraccerò, ti bacerò, ricoprirò di
carezze il tuo meraviglioso corpo, mescolerò il mio odore con il tuo, fin da
lasciare una nuova flagranza sulla tua pelle di rosa…solo nostra.”
Erano parole di fuoco, quelle che mi stava sussurrando con
voce roca ed incandescente, come quelle che ogni appassionato innamorato
sussurrava alla sua donna. Ma una sola domanda risuonava nella mia testa.
“ Perché?”
Dissi, divincolandomi ancora. Lui trattenne il respiro e
sfiorandomi le labbra con le sue, mi rivelò con tono tremulo e velato.
“ Perché ti amo, sciocca.”
Angolo dell’autrice.
Salveeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!! Scusate il ritardo, ma era
un capitolo molto particolare!!!! Ringrazio tutti quelli che hanno letto quello
precedente!!! Nessun commento, ma non importa! L’importante è che vi sia
piaciuto!!! Il prossimo sarà il penultimo, poi ci sarà l’ultimo capitolo e
infine l’epilogo!!!! Ringrazio anche coloro che mi hanno aggiunto fra i
preferiti e i seguiti, cioè:
Preferiti:
1 - alice brendon cullen
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Baci baci e alla
prossima, Fuffy91!!!!
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P.S. Se non vi scoccia, lasciatemelo un commentino!!!! Anche
piccolo piccolo!!!!^-*
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Capitolo 11 *** Capitolo 11 ***
Capitolo11
Celine.
Lo guardai sconvolta, indietreggiando di tre passi, una
volta districatami dal suo abbraccio, la bocca spalancata, le viscere capovolte
e il respiro agitato, nonostante non fosse indispensabile.
Le sue parole continuavano a vorticarmi nella mente, decise,
sicure e proibite, come il tono modulato della sua voce profonda.
“ Perché ti amo.
Perché ti amo. Ti amo…Ti amo…Ti amo…Perché ti amo.”
“ Celine, hai capito quello che ti ho detto? Ti amo.”
Sussultai, ritornando nuovamente alla realtà, immergendomi
nel mare oscuro che erano i suoi occhi neri, non compresi se per la sete o per l’emozione
del momento. Tra le sue sopracciglia perfette e dello stesso colore cioccolato
a latte dei suoi capelli indomabili e, in quel momento, smossi dal primo
venticello gelido, trasportato dalla sera appena accennata, nel cielo infuocato
di arancio ed oro del tramonto, una sottile ruga di preoccupazione creò una
maschera accigliata sul suo volto, divino nella sua virilità imponente.
Non riuscivo a capire. Cos’era quella sensazione leggera,
avvolgente nello smarrimento in cui cercava insistente di trascinarmi? Era come
se tutta la rabbia, il rancore dovuto all’ incapacità di ammettere a me stessa
di non essere abbastanza per Alex, di non suscitare nulla in lui, eccetto un
minimo accenno di desiderio, unito a un pizzico della sua quotidiana
indifferenza, e la delusione che questa consapevolezza aveva messo radici in
me, si fossero sciolti, dissolti nel nulla e che le barriere gelide che
imprigionavano il mio cuore muto, si fossero fuse, grazie al calore sprigionato
da una potenza devastante, scaturita da quelle due semplici e, per me,
indispensabili parole, proferite dalle sole labbra da cui avrei desiderato
vederle pronunciare. Quelle di Alex, l’uomo che amavo più della mia stessa vita
immortale.
Avrei venduto la mia anima al diavolo una seconda volta, pur
di vedere il sorriso beffardo che tanto adoravo, incresparsi sul volto del
vampiro a cui avrei concesso il mio cuore di diamante, duro, ma pur sempre
splendente d’amore, solo per lui, nessun altro che lui.
Alex continuò a fissarmi preoccupato, evidentemente, di una
mia prossima reazione esplosiva, senza sapere che mai come allora, specialmente
in sua presenza, mi sentivo più svuotata di ogni pensiero negativo, lasciando
uno strascico di sensazioni positive, dietro di sé, che mi riempivano di una
soddisfazione e di un benessere mai provati in maniera così completa ed
appagante.
Lo seguii con lo sguardo rapito tendere le braccia verso di
me, lentamente, come se temesse di spaventarmi con un suo movimento repentino,
portandomi verso l’inevitabile, ma mai più impensabile, fuga da lui. Nonostante
non avessi alcuna intenzione di allontanarmi da quel luogo e da quel vampiro,
entrambi paradisiaci, non avevo neppure il desiderio di andargli incontro, di
smuovermi da quella posizione di immobile staticità. Solo il soffio gentile del
vento, carico dei profumi della natura, mi solleticava dolcemente, sollevandomi
di poco la gonna e l’orlo del top aderente, smuovendo i miei ricci ribelli. Era
strano, impensabile per il mio carattere, rimanere passiva. Io li odiavo anche
i tipi passivi! Li vedevo così privi di emozioni, incapaci di provare qualsiasi
tipo di sentimento che non fosse l’apatia e l’indifferenza per se stessi e per
gli altri.
Eppure, non era apatia quello che sentivo. Nel profondo
della mia anima, o almeno, i brandelli che mi rimanevano, sapevo che quella era
la cosa più giusta da fare. Impaziente ed irrequieta come ero, non avevo mai
saputo cosa fosse il significato di pazienza ed attesa.
Ora, volevo scoprirlo, imparare ad aspettare, ad essere
responsabile e maturare così un’emozione unica nel suo genere, che valeva la
pena di vivere al meglio, pienamente e non solo a metà.
Oppure ero così paralizzata dalla sorpresa dell’inaspettata
dichiarazione, da rimanerne di sasso. Feci spallucce tra me e me. Possibile.
Intanto, persa nelle mie congetture, non mi ero resa conto
di quanto Alex si fosse avvicinato a me, se non dopo aver percepito il suo
tiepido e delizioso respiro sulla pelle della mia guancia, che lui si era
chinato a baciare, adulandola con tocchi gentili e delicati.
Strinsi le dita della mano destra su qualcosa che le teneva
avvinte. Abbassai lo sguardo e trasalii sorpresa. Erano le dite affusolate, ma
molto più grandi delle mie, di quella di Alex, mentre la sinistra aveva preso
il suo giusto posto sul mio fianco.
Il suo corpo era a
distanza dal mio, come se stessimo per disputare una gara di ballo, dove io e
lui eravamo i ballerini vincenti. Ma, al momento, in pista c’erano solo i
nostri sentimenti.
Alex mi rialzò il volto con una leggera pressione delle sue
dita sul mio mento, trattenendolo fra il pollice e l’indice, accarezzandolo con
il dorso di quest’ultimo. Incatenò i nostri sguardi, profondo ed intenso quello
di lui, sorpreso e titubante il mio.
Si abbassò lentamente, socchiudendo gli occhi dalle ciglia
castane e lunghe, pressante teneramente le sue labbra leggermente schiuse,
sull’angolo destro della mia bocca, che emise un debole sospiro, che si
infranse sulla punta del suo naso, accompagnato dal movimento delle mie
palpebre, che si abbassarono per serrare i miei occhi, alla vista del suo volto
illeggibile, ma concentrato sul suo intento.
Quando si staccò, lo sentii sussurrare, sulla pelle della
mia guancia pallida:
“ Ti amo, Celine.”
Sussultai e rabbrividii a quella ulteriore ed, ancora,
scioccante confessione, mentre Alex compiva un passo verso di me, ancora
immobile, colmando di poco la distanza, da lui stesso creata, fra i nostri due
corpi. Avevo come l’impressione che volesse eliminare la mia involontaria
resistenza, compiendo un passo alla volta, calmo e meticoloso, per poi
esplodere nel momento opportuno, se non terminante della sua operazione di
conquista.
Alex era un mago
della seduzione, lo sapevo bene, costatandolo negli anni in cui ero stata al
suo fianco; ma mai, lo avevo trovato più abile e letale. Era come se un
sentimento nuovo si fosse aggiunto al suo naturale ed irresistibile fascino.
Che fosse davvero innamorato di me, come insistentemente mi
stava mormorando ad ogni bacio scoccato sulla mia pelle fremente? In cuor mio,
urlavo un “si” convinto ed entusiasta; ma la mia mente, razionale ed ancora
sibilante di ira repressa, non ne era ancora del tutto convinta. La mia era una
lotta interiore insostenibile e troppo dura da reggere a lungo, considerata la
mia natura impulsiva e pratica, ed Alex sembrava intenzionato a dare man forte
al mio cuore e alla mia anima, frementi nell’attesa di una colata rovente di
amore, scaturita dal suo essere. E, Cielo se ci stava riuscendo così bene!
Infatti, era da parecchi minuti impegnato nello sfiorare,
con le sue labbra straordinariamente rosse, calde e succose, ogni centimetro
del mio viso che riusciva a raggiungere. Dopo la guancia, salì a baciarmi la
fronte, mormorando ancora il suo amore per me, con una voce roca e proibita che
mi causò una scarica di brividi, difficile da reprimere, aggiunti a quelli
causati dai suoi lievi ma intensi baci. In seguito, scese lungo la linea della
tempia sinistra, baciando con insistenza e a lungo il lieve avvallamento di
questa. Poi ripeté la medesima operazione già precedentemente compiuta sulla
guancia destra, sulla sua omonima sinistra, declinò la testa verso la
mandibola, baciandola lungo la sua morbida linea, fino alla punta del mento che
mordicchiò leggermente, provocando un mio debole ansito, che lo fece sorridere.
Ma non mi irritai per questo, anzi, intensificò il mio già alto grado di
euforia. Quelli non erano semplici baci, pensai mentre mi sfiorava con la bocca
semidischiusa le palpebre tremolanti dei miei occhi ancora serrati, era adorazione. Pura venerazione del mio
viso, del mio corpo, del mio essere…di me.
Lo trovai talmente assurdo, che fui preda di un risolino
divertito e per metà spezzato di isteria.
I ruoli si erano invertiti, infine. Ora era lui, a dipendere
da me. Ma io? Io ero ancora indipendente da lui? Aprii gli occhi lentamente, e
mi sentii mozzare il respiro alla vista del suo viso stravolto dall’emozione
del momento, il suo petto leggermente ansimante, che produceva sospiri deboli,
fuoriuscenti dalla sua bocca dischiusa, i suoi occhi erano diventati liquirizia
liquida, lucidi e velati di quella che mi parve passione. Era a pochi
centimetri dal mio volto, le nostre labbra si sfioravano appena. Bastava poco
per unirle definitivamente, solo pochi millimetri, forse cinque. Alex declinò
di poco il capo, e i millimetri divennero quattro, tre…due…uno…la sua bocca
toccò la mia, in uno sfiorarsi in modo delicato, e i nostri sospiri affrettati
morirono, mischiandosi fra di loro. Quando si scostò da me, entrambi
trattenemmo il respiro, annegando l’uno negli occhi dell’altra. Fu allora che
mi diedi la risposta, al mio quesito inespresso: si, io ero ancora
irrimediabilmente ed irreparabilmente dipendente da Alexander Water, oltre ad
esserne follemente innamorata.
Ma questo era solo un dettaglio. Ora più nulla importava, ed
io sapevo cosa dovevo fare.
Alex mi sfiorò la guancia, accarezzandomela con il palmo
della mano, a cui mi abbandonai, reclinando il capo verso quella morbidezza marmorea.
“ Celine?”
Mi chiamò, senza capire il mio atteggiamento, un cipiglio
ancora marcato nella sua espressione ansiosa. Sorrisi inevitabilmente.
Lo sentii trattenere il respiro e la sua mascella si
contrasse, un gesto involontario che compiva ogni qualvolta era nervoso o
agitato.
Abbassai lo sguardo, incapace di credere a quello che stavo
per fare. Ma poi, stringendo i pugni per infondermi coraggio, chiudendo il
destro intorno alla sua mano, ancora intrecciata alla mia, puntai gli occhi
dorati nei suoi neri, decisa e vidi un lampo di incredulità percorrerli, quando
sciolsi gentile la stretta delle nostre mani, avvolsi con entrambe il suo viso
e con determinazione, lo baciai sulle labbra, i piedi puntellati sulle punte,
per raggiungere la sua altezza.
Non era un gesto particolarmente plateale, né così
esasperatamente eclatante. Ogni donna, se voleva, donava un bacio al proprio
compagno, almeno tre volte al giorno. Ogni donna, eccetto me. Io, infatti, non
avevo mai baciato un uomo di mia iniziativa. Considerando che il mio primo
bacio era stato con un vampiro di nome Nathan, di seguito avevo baciato
solamente due uomini: Alex e Jordan, l’umano per il quale nutrivo un profondo
affetto. Ma nessuno dei due, né Nathan né Jordan erano riusciti a scatenare un
decimo delle sensazioni devastanti che un singolo bacio a fior di labbra di
Alex riusciva a far sorgere in me.
Eppure, non una volta avevo preso l’iniziativa. Era sempre
lui a dare un inizio ed una fine alla nostra coinvolgente maratona di baci.
Quindi, quel gesto, per me e, forse, anche per lui, doveva rappresentare molto
di più di quello che poteva apparire come il classico, languido desiderio di
una donna in preda ad una ventata di dolce lussuria, nei confronti del proprio
uomo.
Infatti, dopo il mio bacio casto, dove al temine mi
distaccai di qualche centimetro, per osservarlo in volto, compresi che il mio
messaggio sottile aveva fatto centro, rispecchiandosi nel sorriso beffardo di
Alex, che mi fece sussultare dalla gioia del rivederlo.
Improvvisamente, animato da una nuova speranza, mi cinse i
fianchi con le braccia, attirandomi al suo corpo scultoreo, facendolo aderire
completamente al mio. In seguito, reclinò il capo verso il mio, travolgendomi
in uno dei suoi baci più roventi e passionali, quasi divoratori. Mentre sentivo
le sue mani esplorare avide ogni centimetro della mia schiena, affondando di
tanto in tanto fra i miei ricci di brace, proprio nel momento in cui gli
mordicchiai il labbro inferiore, causandogli un gemito sommesso di piacere,
feci scivolare le mie mani dal suo viso, ai suoi capelli, torturandoli come lui
stava facendo con me. Poi, gli cinsi il collo con le braccia, attirandolo
maggiormente a me. Lo volevo vicino, ancora più vicino. Avevo bisogno di lui
più dell’aria, più del sangue, più della vita…anzi, ormai potevo benissimo
affermare con convinzione che Alex era la mia unica ragione di vita.
“ Oh, Celine.”
Mormorò roco il mio nome, sospirandolo in un filo di voce,
udibile solo alle mie orecchie ipersensibili.
“Alex.”
Ma non potei pronunciare nient’altro che il suo nome, visto
che mi trascinò nuovamente sul tappeto soffice e smeraldino del prato,
sovrastandomi con il suo corpo virile ed imponente, nonostante la sua sinuosa
snellezza. Mi scostò i capelli dal volto, illuminandomi con un sorriso
smagliante che ricambiai appena, ancora intontita da quel gesto improvviso.
Le mie gambe si trovavano fra le sue, divaricate e pronte ad
accoglierle unite e tremolanti. Forse era stato un bene stenderci comodamente
sull’erba, evitando così spiacevoli cadute a causa di ginocchia traballanti.
Risi fra me e me, mentre gli scostavo una ciocca di capelli castano chiaro
dalla fronte, ancora più ribelli e disordinati dopo il trattamento delle mie
dita insidiose, ma mai lo avevo trovato più bello ed affascinante.
Gli sorrisi rassicurante, alzando le braccia per invitarlo
ad unirsi ad mio abbraccio, e lui subito rispose al mio richiamo silenzioso,
accomodandosi su di me lentamente, senza pesarmi troppo, trafiggendomi con uno
sguardo pieno di passione, per poi catturare ancora le mie labbra in un bacio
intenso. Mi abbandonai completamente a lui, per una volta senza pensieri né
ritorsioni da porgli come accuse indifendibili. Il passato era passato. Ciò che
importava, in quell’istante, era il presente. Lui ed io, Alex e Celine, noi, insieme, per sempre.
“ Ti amo.”
Mi mormorò ancora in uno orecchio, mordicchiandone il lobo,
un gesto che mi faceva impazzire, ne era cosciente. Infatti, ansimando in preda
alle fiamme, con le braccia a circondargli il collo, una mano nei suoi capelli,
gli occhi chiusi per assaporare a pieno le sue carezze sul mio corpo
febbricitante, le sue labbra sul mio collo, il suo petto a schiacciare il mio,
finalmente gli risposi:
“ Anch’io.”
Lui, ritrovando il suo impeccabile autocontrollo, ancora ansimante,
il volto oscurato dalla passione, strabuzzò gli occhi come frastornato, i
capelli disordinati all’eccesso, il colletto della camicia sgualcito, i muscoli
del petto visibili ora al mio sguardo per l’indumento quasi completamente
aperto, la croce pendente alla sua catenina in oro bianco puro oscillante per i
suoi movimenti, mi domandò con voce parzialmente ferma, ma sempre
irresistibile:
“ Cosa hai detto?”
Io gli sorrisi, avvicinandomi al suo viso, incatenando i
nostri occhi in una catena invisibile, difficile da districare. Sospirando, gli
dissi disinvolta ma con un tono che sapevo essere ammaliante ma profondo nella
sua emozione.
“ Ho detto che ti amo.”
Lui rilasciò il respiro che aveva trattenuto durante
l’attesa della mia risposta, per poi sorridermi felice e continuare a baciarmi
insaziabile, facendomi ridere allegra
per il suo impeto entusiasta.
Scendendo lungo la linea morbida e ben delineata del mio
collo, tracciandola con la punta del naso, sentendolo respirare l’odore della
mia pelle, baciò la base del petto, scoperta dalla scollatura del top,
sfiorando con le labbra il pizzo viola, per poi appoggiare dolcemente e
fluidamente il suo capo sul mio seno, un gesto che compiva molto spesso, anche
in passato. All’inizio sussultai sorpresa, ma dopo l’iniziale sbigottimento,
seguì un’ondata di benessere e dolcezza, che mi riempì il cuore, sciogliendolo
con una colata di miele caldo.
Sorridendo e sospirando ad occhi chiusi, lo strinsi ancora
di più a me, catturandolo nella presa strangolatrice delle mie braccia intorno
al suo collo niveo, accarezzandogli leggera i ciuffi ribelli dei suoi capelli
castani, lisciandoli fra le dita, come a riportarli ad un ordine che non
avrebbero mai potuto raggiungere. Ma andava meglio lo stesso. Più nulla avrebbe
mai potuto turbare la perfezione e l’amorevole idillio della nostra
riconciliazione ora, sapevo, definitiva. Sorrisi ancora di più, deliziata ed
euforica solo all’idea, rafforzando la stretta su di lui, possessiva.
Una sua risatina sommessa fece vibrare il tessuto che
ricopriva l’incavo tra i miei seni, solleticandone la pelle tiepida con il suo
fresco sospiro, per poi regalarmi un bacio anche lì, causando una mia risata
gioiosa a cui si unì anche Alex che, rialzato di poco il volto, scivolò sul mio
corpo baciandomi le labbra ancora increspate in un sorriso con le sue,
donandomi un tocco delicato, ma pieno d’amore.
Mi emozionò e mi sconvolse più dei precedenti, ma subito il
mio stupore aumentò quando, con decisione e voce ovattata, Alex mi richiamò:
“ Celine?”
Io gli risposi con un mugolio, strofinando la mia guancia
con la propria, mentre con lentezza ma con determinazione, la sua mano destra,
che stava accarezzando il mio ventre piatto, da lui stesso scoperto dal top,
cominciò la sua scalata verso l’alto, arrivando verso la curva del seno.
E quando lo sentii sfiorarlo con le dita, da sopra il
tessuto nero, ansimai e gemetti di sorpresa e languore uniti insieme, in un mix
che rischiava di mandarmi ben presto nel regno della perdizione, con un
biglietto di sola andata.
“ Vuoi essere mia?”
Quelle semplici parole, pronunciate con quel tono seducente
ed ammaliatore, mi costrinsero a chiudere gli occhi per ritrovare un minimo di
lucidità.
Sorrisi con un tremito emozionato a scuotermi le labbra.
Seguii un attimo di silenzio, interrotto solo dai nostri respiri agitati e lo
scoccare dei suoi baci sul mio collo, mentre le sue carezze si erano arrestate.
Forse voleva attendere pazientemente la mia risposta, prima di ricominciare a
stordirmi, a lui spettava la scelta se per farmi desistere dalla mia labile
ragione, oppure se per intensificare la mia pazzia, il cui unico centro sul
quale ruotava era lui.
Decisi di accontentarlo, anche per strapparlo a quell’agonia
che, sapevo, lo stava affliggendo.
Sospirai, accarezzandogli con una mano i capelli, mentre con
l’altra giocavo con le sue spalle, creando arabeschi immaginari sul tessuto
impalpabile della sua camicia blu notte.
“ Ma io sono già tua.”
Sorrisi sentendolo sbuffare silenziosamente, per poi
mordermi dispettoso un lembo di pelle del mio collo. Volevo giocare un po’ con
lui, senza farlo arrabbiare, ovviamente.
“ Si, ma…”
Una pausa in cui mi baciò l’angolo della bocca socchiusa.
“ Non completamente.”
Risi fra me e me, sorridendogli ed accarezzandogli, con il
palmo della mano con cui torturavo i suoi capelli, la guancia liscia e
vellutata, godendo nel sentirlo completamente in mio potere.
“ Cosa intendi con << non completamente>>?”
Sapevo benissimo cosa significasse, non ero così sprovveduta. Ingenua, alcune
volte, si, ma non sprovveduta. In quel momento, non riuscii a resistere nel
metterlo in difficoltà. E ci riuscii pienamente, visto che, soddisfatta di me
stessa, lo vidi contorcere l’espressione in una smorfia, per poi reclinare il
viso verso l’altro lato del mio collo, mormorando frustrato e con voce ancora
roca, per il desiderio e l’amore ancora leggermente represso dentro di lui.
“ Celine.”
Ero cosciente che
fosse più amore che passione ciò che volesse dimostrarmi, non solo con le
parole, ma con i fatti. Del resto, Alex era sempre stato un uomo schietto,
impetuoso, indifferente solo alle cose che non lo riguardavano da vicino o che
non coinvolgessero esplicitamente quelle che gli erano care, ma per il resto,
non era tipo da trattenere a lungo i sentimenti che provava, sia positivi che
negativi, dentro di lui. Diceva sempre che sarebbe esploso se, per puro
capriccio, un giorno, avesse deciso di rimanere apparentemente impassibile o
sordo alle sue vere emozioni. Doveva per forza sfogarle, in qualsiasi modo,
senza essere eccessivamente violento. Ed era proprio ciò che desideravo
ardentemente. Farlo capitolare, fargli perdere il controllo come lui aveva
sempre fatto con me. Volevo sentirlo mio completamente, e avevo buone
probabilità di riuscirci, vista la sua reazione.
Preso da un’ondata di puro desiderio, percorse flebilmente
tutto il mio corpo, adulandolo con voluttuose carezze. Gemetti per il piacere,
mordendomi le labbra per non cedere del tutto. Il suo sorriso tronfio fece
fremere tutti i nervi del mio corpo, devoto a lui in modo irreversibile.
Lui si chinò a baciarmi le labbra in un modo che mi tolse
anche l’ultimo lembo di razionalità rimastomi. Mossi le mie labbra ad
intrecciare le sue, fasciate dal jeans, le mie braccia intensificarono la presa
sulle sue spalle, come se lui fosse l’unico porto sicuro in cui sarei potuta
sopravvivere al buco nero dell’irrazionalità che voleva inglobarmi nel suo
caldo oblio, come quello traspirato dai suoi occhi, che sembravano fondere
l’oro dei miei.
Alex si chinò nuovamente sul mio collo, baciando il lobo
dell’orecchio e mordicchiandone la punta con i denti, mormorandomi con voce
rovente:
“ Fai l’amore con me.”
Lasciai che la sua richiesta, invocata a mo di supplica,
entrasse a pieno nella mia mente, elaborandola, analizzandola per poi ripeterla
come un disco incantato. Chiusi gli occhi, sorridendo gioiosa, ed ero sicura
che se fossi stata ancora umana, a quest’ora sarei arrossita, raggiungendo le
soglie di un nuovo color porpora. Fortuna che non avevo più di queste
preoccupazioni, anche se il mio cuore muto, ora a braccetto con la mia ragione,
non più maliziosa e vendicativa, sembrava cantare di gioia. Lo strinsi sul mio
petto, in un abbraccio che valeva tanto quanto i nostri
sentimenti…indissolubile, eterno, infinito…il nostro.
Amore, non sesso. Sospirai ancora contenta ed euforica, per
quella nuova e deliziata consapevolezza. Come era cambiato, Alex. Chissà se
grazie anche a me. Ma ora non volevo pensarci. Non era importante.
“ Non ancora. Più avanti, magari.”
Gli sussurrai di rimando, sorprendendomi del mio stesso tono
seducente e roco, così simile al suo, ma più suadente, tanto da farlo
rabbrividire. Il mi sorriso si allargò ancora. Alex strofinò la sua fronte
sulla mia, baciandomi la punta del naso e le labbra. Lo sentivo fremere e mantenere
il controllo di sé. Quando si staccò sospirò, allontanandosi di poco da me.
“ Perché? Non mi credi? Pensi ancora che voglia portarti
solo a letto?”
Mi pose queste domande velocemente, con voce più
controllata, più lucida, ma pur sempre morbidamente sussurrata. Era ansioso,
voleva conoscere i miei pensieri. Lo accontentai, senza nemmeno pensarci. Non
volevo procurargli altro dolore con dubbi irrisolti.
“ No. Lo so che mi ami. L’ho sentito.”
Gli rivelai, scostandogli una ciocca di capelli dalla
fronte. Ed era vero. Lo avevo percepito attraverso le sue carezze, le sue
attenzioni, i suoi baci…anche lì, le parole erano inutili. Il sentimento che
provavamo l’uno verso l’altro era così viscerale, così potente, così soave da
non poter esprimere solamente attraverso l’uso del linguaggio umano. Ma era
così semplice da sentire, capire, ascoltare, odorare con i nostri occhi, le
nostre mani, la nostra pelle, i nostri odori, le nostre labbra…semplicemente, noi eravamo il nostro amore. Perché ci
era voluto così tanto da capire? Non sapei spiegarmelo, ma preferii non
indugiare ancora sui miei pensieri.
“ E allora, perché? Non ti piaccio?”
Mi domandò, inarcando un sopracciglio scettico lui stesso
delle sue parole. Risi spontanea e sonoramente, avvertendo in lontananza uno stormo
di uccelli volare spaventato. Stavo riprendendo il contatto con la realtà. Buon
segno, almeno per la mia salute mentale.
Lo sentii sorridere con me. Addio realtà circostante, ben
ritrovato mondo di Alex.
“ Stupido, cosa dici? Sei così dannatamente attraente e
sexy. Come posso solo pensare di resisterti?”
A quella domanda retorica ed ironica, lui rispose con un
guizzo eccitato negli occhi assetati, abbassandosi nuovamente su di me e
sussurrarmi sulla pelle del viso.
“ Allora non farlo.”
Si chinò a baciarmi insistente le labbra.
“ Amami, Celine. Amami e sii mia, per sempre.”
Quelle parole mi riempirono di dolcezza e per un attimo,
complice le sue carezze sul mio fianco e sulla mia coscia, che ora stavano
diventando più audaci, avanzando sempre di più verso luoghi proibiti, fui
tentata di cedere all’impeto della sua passione. Ma non era ancora il momento
adatto. Dovevamo chiarirci, parlare, spiegarci e poi, dopo, ci saremmo uniti
completamente. Così, a malincuore e con riluttanza, interruppi il nostro bacio,
accarezzando le sue labbra con le mie, per poi alzarmi dal suo corpo che
rotolato di fianco, sull’erba soffice, si pose immediatamente davanti a me,
cingendomi la vita con entrambe le braccia, entrambi eretti e perfettamente
coscienti, o quasi, della situazione.
“ Dammi un buon motivo per cui non dovremmo farlo ora? Ci
amiamo, perché aspettare!?”
Per lui era tutto così semplice e forse lo era davvero, o
forse no. Ero confusa, e volevo essere decisa e sicura quando avrei scelto con piacere di essere sua
anche nel corpo.
Lui sembrava aver letto tutto nei miei occhi, tanto che
sospirò sorridendo amaro ma dolce come il suo profumo, ormai impresso su di me,
come il mio, unendo le nostre fronti, in un gesto che gli sembrava abituale.
“ Ho capito. Aspetteremo, come vuoi tu. Vorrà dire che il
piacere sarà ancora più dolce, quando consumeremo finalmente il nostro atto.”
Risi, imbarazzata da quelle parole maliziose.
“ Ma cosa dici!? Sembra che tu stia parlando di mangiare un
dolce.”
Alex rise e la sua risata gioiosa mi entrò nei polmoni,
riempiendoli di aria pura.
“ Si, in effetti, tu sembri tanto ad un dolce.”
“ Ah, davvero? E cosa sarei, sentiamo?”
Lui mi studiò attento, per attimi che mi parvero un
eternità, per poi puntare lo sguardo serio nel mio, aprendosi nel sorriso
beffardo che mi faceva sempre fremere di languore e desiderio.
“ Una fragola.”
Concluse sommesso, per poi avvicinarsi con passo cadenzato e
stringermi al suo petto, accarezzandomi i ricci scarlatti.
“ Una fragola ricoperta di cioccolato e panna. Tutta da
gustare.”
Disse baciandomi la fronte e le labbra.
“ Tutta da leccare.”
Continuò a sussurrarmi, sempre più suadente, sempre più
roco, attuando le parole con i fatti, leccandomi con la lingua tiepida un lembo
della guancia destra, facendomi rabbrividire di piacere.
“ Tutta da mordere.”
Disse, mordendomi il lobo dell’orecchio, per poi risalire
nuovamente, poggiando il suo viso sul mio capo, strofinando la sua guancia sui
miei ricci, come se nulla fosse successo. Mi faceva impazzire.
Lo strinsi a me, ancora sconvolta, sentendolo ridere allegro
e soddisfatto, mentre io sbuffavo, ma per poi sorridere divertita.
“ Ti amo.”
Gli dissi, baciandogli il petto, la dove era il suo cuore.
“ Sei il centro del mio universo, Celine.”
Fremetti a quelle parole e se avessi potuto, avrei pianto di
felicità.
Mi sciolsi gentilmente dal nostro abbraccio, incatenando le
nostre mani con le dita. Gli accarezzai con le dita gli incavi violacei delle
sue occhiaie e le sue palpebre pesanti, oscurate da iridi nere.
“ Hai sete.”
Lui annuì a malincuore. Sospirai amareggiata. Lui si nutriva
di esseri umani. Dovevo lasciarlo andare. Non potevo certo farlo morire di
fame, ammesso che fosse possibile.
Feci per sciogliere la nostra stretta, ma lui me lo impedì,
portandomi un braccio dietro le spalle, i nostri visi a pochi centimetri di
distanza.
“ Stasera offri tu. Cosa c’è nel menù di oggi?”
Per un attimo non compresi il suo discorso, ma poi, quando
mi indicò con un cenno del capo la foresta, gli sorrisi felice ma ancora
incredula. Gli cinsi, a mia volta, la vita con un mio braccio, la mano di
quest’ultimo appoggiato sul suo fianco, mentre ci avviavamo ancora occhi negli
occhi nei meandri della foresta quasi oscura, per via della sera calante.
“ Uhm…beh, ci sono cervi, alci e più in là, lungo i confini
a nord, dei puma niente male, senza contare i grizzly.”
Lui mugugnò come in meditazione, poi mi sorrise,
intensificando la stretta e accarezzandomi con l’indice della mano il profilo
del mento, discostandomi un riccio dalla guancia.
“ Vada per i grizzly.”
Io risi, correndo con lui verso un nuovo futuro, finalmente,
insieme.
Angolo dell’autrice.
Buanaseeeeeeeeeeeeeeeeera!!!! Si si, lo so, lo so!!! Che
fine hai fatto????? Vi starete chiedendo in tanti, ebbene chiedo umilmente
perdono!!! La scuola, nonché il benedetto quinto anno di liceo scientifico mi
ha incastrato!!! Sapete da quanto tempo volevo finirlo questo cap??? Ufff, una
fatica solo per scrivere una pagina. Un po’ i compiti, un po’ mia mamy che mi
chiama, anzi, mi urla: “ VAI A STUDIARE! SEMPRE A SCRIVERE VICINO A QUESTO
COMPUTER!” Quindi, vi lascio immaginare!!! Ma io non mi arrendo!!! Il prossimo
cap, già in produzione, sarà ancora più bello!!! Ebbene si, amici ed amiche,
sarà l’ultimo! Ma poi ci sarà l’epilogo e infine ci saluteremo, ma solo per
questa storia!!! Ce ne saranno altre, ancora più belle ed emozionanti!!!
Allora, passiamo alle recensioni:
Luisina: Ma
Luisina, cara, a me lo dici??? Le settimane tragiche ci sono state e ci
saranno, ma io rimarrò sempre qui, a farvi emozionare e spero anche tu, con le
tue meravigliose storie e con le tue recensioni!!! Allora, innanzitutto, grazie
mille per i tuoi complimenti!!! Oh, mi fai arrossire!! ^///^
Sei un tesoro!! Si, all’inizio Celine è un po’ ambigua, ma
poi riesce a farsi volere bebe da tutti, persino da noi (mi includo!XD) che
leggiamo le sue bislacche congetture da ragazza innamorata! Spero ti sia
piaciuto anche questo cap ricco di passione ed amore vissuto a 10001%!!!
AAAAAH, io ADORO le storie così…così…TRAVOLGENTI, non saprei definirle in altro
modo!!! E tu, invece, cosa ne pensi??? Fammi sapere al più presto!!! Bacioni,
Fuffy91!!!^___^
Weepsiewolf:
Piccola Weepsie!!! Sono così felice di risentirti! Mi sei mancata
tantissimissimo!!! Praticamente, a quanto ho potuto capire, la tua è una
mission impossibile leggere la mia storia!!! Lo so, è lunga, ma ne vale la
pena, no? Attenta a non farti mettere in punizione, però!!!^^ Ti è piaciuto il
mio cap precedente, cmq, vedo!!! Bene, bene!!! Immagino, allora, quest’altro!!!
Non credo di essere stata smielata, però spero ti sia piaciuta la scena d’amore
fra Celine ed Alex!!! Fammelo sapere!!! Bacioni, Fuffy91!!!^___^
P.S. Bambolina è Alice, zolletta di zucchero è Nessie,
zuccherino è Bella, pasticcino è Edward, Barbie cara Rosalie, fiorellino Esme,
Carlisle non ha soprannomi, Emmett orsacchiotto, cucciolotto Jacob e Jasper
biondino!!! Spero di averti tolto dall’impiccio di incasinarti con i
soprannomi!!! Baci baci!!!
Ed ora un mega grazie a tutti coloro che mi seguono, mi
hanno messo tra i preferiti, mi leggono, ai nuovi e ai vecchi, insomma!!!
Bacioni a tutti voi!!! A presto, si spera!!! Baci baci, sempre vostra
Fuffy91!!!
^_______________________________________________________^***
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Capitolo 12 *** Capitolo 12 ***
Capitolo12
Celine.
Appoggiata al tronco di un faggio, osservavo ammirata Alex
gustare il sangue di un grizzly intontito e ormai morente, per poi mollare la
sua carcassa al suolo erboso, i cui fili d’erba brillavano dei riflessi
argentati della luna piena nascente, nel cielo buio della prima sera, dove
alcune stelle diamantine cercavano di risplendere, per superare la coltre di
nubi che le celavano, dispettose. Ma queste si diradarono, al cospetto del viso
perlaceo della loro sovrana notturna, i cui raggi argentei investirono il volto
di Alex, una volta voltatosi nella mia direzione, travolgendomi con quel
sorrisino beffardo che mi faceva fremere incontrollata, ogni qualvolta nasceva
sulle sue labbra vermiglie. I suoi capelli color cioccolato a latte sembrarono
ricoperti da strisce di brillanti e la sua pelle risplendeva di una luce
evanescente, conferendogli un’aria quasi eterea, risaltata dai suoi abiti
scuri, che intensificavano quel pizzico di mistero che lo caratterizzava, unito
al suo fascino indiscusso di “bello e dannato”.
Ma la cosa che mi sconvolse di più, furono il colore
particolare che assunsero le iridi dei suoi occhi dal taglio particolare. Di un
castano scuro che si avvicinava al nero, con le prime pagliuzze dorate a
contornarne gli angoli, in piccoli frammenti preziosi. Aprii la bocca
piacevolmente meravigliata: erano bellissimi, tanto da apparire reali, quasi
umani. Lo immaginai per un attimo con le iridi completamente dorate, e mi
accorsi che il risultato sarebbe stato ancora più abbagliante. Sorrisi. Di
questo passo, l’attesa di una tale magnificenza non sarebbe stata tanto lunga.
Un paio di mesi, e sarebbe diventato un vampiro vegetariano fatto e finito.
Risi tra me e me, al ricordo del suo primo assaggio ad un
alce malcapitato sotto ai loro sguardi predatori. Aveva distorto la bocca in
una smorfia buffissima, a metà tra lo stupore e il disgusto, facendomi ridere a
squarcia gola. Il sapore del sangue animale era più primitivo di quello umano,
meno fragrante ed appetitoso, lo sapevo bene. Ma col tempo, lo avevo
tranquillizzato, si sarebbe abituato al loro nettare, apprezzandone
maggiormente la qualità. Almeno riusciva a mantenerlo in forze, e questo
avrebbe dovuto servirgli per rincuorarsi. Infatti, mi sorrise annuendo alle mie
parole, per passare ad un cervo poco lontano da un aggregato di rocce morbide
di muschio, poi, a ben tre grizzly destati dal loro sonno. Di questi, ne era
stato molto più compiaciuto, e li aveva gustati a pieno, fino all’ultima
goccia. Era davvero molto affamato.
Persa nei miei recenti ricordi, non mi accorsi
immediatamente della vicinanza di quello che, finalmente, potevo definire a
pieno il mio compagno, fin a quando non avvertii il tocco morbido e caldo, per
l’appetito appena saziato, delle sue labbra sulle mie, che mi causò un sussulto
sorpreso, per poi, con un sorriso interiore sbocciato nel mio animo gioioso,
circondargli il collo con le braccia, ricambiando con ardore la sua tenera
attenzione.
Fu lui ad interrompere il nostro bacio, accarezzandomi la
guancia con il dorso delle dita, con un’espressione nuova ad illuminargli gli
occhi: sembravano, si, davvero trasparire amore.
Gli sorrisi felice, e lui fece lo stesso, baciandomi
dispettoso la fronte con le labbra socchiuse, marchiandola con il loro tiepido
tepore.
“ Mi sono accorto, che ti estranei molte volte dal resto del
mondo, chiudendoti nei tuoi pensieri. Come mai?”
Io scrollai le spalle, disinvolta.
“ Non lo so. Immagino, faccia parte di me, conferendomi un
fascino particolare.”
Lui rise squillante, facendo vibrare la foresta con il suo
tintinnio di campane festose, come anche il mio cuore, che sobbalzò, per poi
ritornare alla sua naturale quiete.
“ Si, si, fascino…diciamo pure che sei svampita.”
Rise ancora e, a malincuore, mentre mi discostavo da lui,
tempestandogli il petto di pugni, irritata, non potei fare a meno di unirmi
alla sua risata.
Ancora scossa dagli ultimi sussulti di riso incontrollato,
avvertii nuovamente le sue braccia intorno al mio corpo, accarezzandomi la
schiena languidamente con l’intero palmo delle sue mani, e infrangendo il
proprio respiro fresco e dolciastro sul mio orecchio destro, soffiando sui
ricci che lo ricoprivano, facendomi vibrare di piacere e delizia. Mi strinsi al
suo petto scolpito, solleticandogli il collo con la punta dei ricci selvaggi,
affondando il viso sorridente e beato, nel triangolo di pelle scoperto dai
lembi della camicia, giocherellando con la croce argentata della sua catenina,
facendola tintinnare fra le mie dita di marmo, mentre il mio olfatto si
riempiva del profumo dolce-amaro della sua pelle levigata e di quello di pelle
della sua giacca.
Sospirai lenta, socchiudendo gli occhi. Il paradiso non
poteva essere tanto diverso dal venire stretta in un abbraccio di Alex.
Sembrava come se i nostri corpi fossero stato creati per completarsi a vicenda,
legandosi in una maniera perfetta ed indissolubile.
“ Non lo sono.”
Dissi in un mormorio, dopo attimi eterni.
“ Uhm?”
Mugugnò lui, rapito, come me, da chissà quali indefiniti
pensieri.
“ Non sono svampita.”
Lui rise sommessamente, facendo vibrare anche il mio petto,
talmente era incollato al suo.
“ No, non lo sei.”
Mormorò con quel tono proibito che mi causò una scarica di
brividi lungo la schiena, che continuava ad accarezzare, instancabile o forse,
incapace di trovare la forza per smettere.
“ Però…” una pausa, in cui mi baciò passionale la tempia
destra, continuando il suo discorso, soffiandomi ogni parola sul lobo dell’orecchio,
sfiorandolo con le labbra: “ …un po’ strana, lo sei.”
Disse, sorridendo e solleticandomi la pelle del collo, che
era sceso ad adulare in tanti piccoli baci, come per distrarmi o, più semplicemente,
per portarmi, a poco a poco, sull’orlo della pazzia, con i suoi denti perfetti.
“ No.”
Biascicai, riportando la testa all’indietro, per dargli un
maggiore accesso, lungo il corso della mia gola.
“ Non è vero.”
Alex continuò la sua opera di seduzione, tenendomi avvinta a
lui, e portando le sue mani a stringere saldamente la mia vita, portandomi ad
inarcare il mio corpo verso il suo, febbricitante e splendido, nella sua
virilità.
“ Non è vero, cosa?”
Mi chiese, in seguito, con voce velata da un desiderio
malamente celato, baciandomi l’incavo tra i seni, coperto, a mala pena, dalla
scollatura del top.
Ansimai, in preda alle fiamme che, con ogni suo tocco,
appiccava dentro di me. Mi sentii trascinare giù, in un universo buio che
minacciava di inghiottirmi in un vortice di irrazionalità, strascicato da un
manto rosso di sensi voluttuosi, come i baci sapienti che le sue labbra erano
in grado di produrre, aggrappandomi ai suoi capelli, stringendoli tra le dita,
come unica ancora di salvezza.
“ Non sono strana.”
Lui sorrise, risalendo sul mio petto, che baciò tre volte,
seguendo una linea immaginaria, che portava direttamente alle mie labbra,
passando dalla gola, che mordicchiò delicato, e la punta del mento, che sfiorò
appena, inondandola con la dolcezza del suo respiro.
“ No.”
Convenne con me, assecondandomi nel poco barlume di
razionalità che mi teneva con i piedi lontani dalle nuvole d’oro che sembravano
annebbiarmi i sensi.
Ma queste si intensificarono quando aprii gli occhi serrati,
per assaporare meglio le esaltanti sensazioni che lui sapeva scatenare nel mio
essere, ad incontrare i suoi accesi di una intensità insostenibile. Era
passione mescolata ad amore. Un mix esplosivo, a cui non avrei potuto resistere
a lungo, ne ero pienamente cosciente.
Mi riportò in posizione eretta, scostandomi appena da lui,
solo per attraversare il mio corpo con uno sguardo infuocato, che avrebbe fuso
anche l’acciaio più resistente. Che speranze avrebbe potuto avere il sottile
strato di gelo che avvolgeva, senza volerlo, il mio cuore muto da anni?
La risposta era superflua, ma arrivò lo stesso, quando la
sua bocca catturò la mia in un bacio affamato ed esigente, ma tanto, tanto
dolce, in un ossimoro contraddittorio.
“ Sei bellissima. No, che dico? Sei più che bellissima. Sei
una dea. Una splendida dea, scesa sulla terra per rapirmi il cuore, la mente,
l’anima dannata…tutto me stesso. Ma non m’importa. È quello che ho sempre
desiderato. Essere tuo, solamente tuo.”
Mi rivelò in un soffio rovente, con quella nota proibita
nella voce vibrante di desiderio, che minacciò di destabilizzarmi
definitivamente.
“ E tu, sei mia. Mia. Oh,
Celine, mia Celine. Ti amo così perdutamente, che farei qualsiasi cosa per te. Ti
amo, ti amo e ti desidero immensamente.”
Lo abbracciai, per tranquillizzarlo, per placare il tornado
di emozioni che minacciava di travolgerlo.
In quell’istante, mi sembrò così vulnerabile, così dolce,
così appassionato, così splendido da farmi credere di essere finita in un sogno
irrealizzabile. Mai, mai avevo visto Alex così bello, così perfetto, e né tanto
meno lo avevo sentito…così…mio.
Mi sconvolsi per quel pensiero egoista e possessivo, ma in
seguito mi ricredetti. In fondo, cosa c’era di male nel volere appartenere e
concedersi completamente alla persona amata? E, allo stesso tempo, se questa, a
sua volta, volesse appartenere a te, senza riserve, senza problemi di sorta,
senza alcuna inibizione, solo ed unicamente per amarti a pieno, con tutto il
suo essere, era forse da rifiutare o condannare? No di certo. Amare significava
donare. E io volevo donare tutta me stessa ad Alex, e ricevere in ugual modo
tutto sé stesso, come lui così generosamente e così devotamente stava
affermando, stretto in un mio, un suo, un nostro
abbraccio.
Perché? Beh, la risposta era così ovvia da risultare quasi
inutile.
“ Ti amo, Alex.”
Sussurrai, lo stesso, in un sussurro che solo lui avrebbe
potuto udire.
Lo sentii sussultare e guardarmi stupito, per ricambiare il
mio sorriso.
“ Ti amo anch’io, Celine.”
Mi baciò ancora, questa volta con meno ardore, ma con così
tanta tenerezza da costringermi a commuovermi, se solo avessi potuto. Ma al
momento, solo il mio cuore sembrava lacrimare di felicità, la stessa che mi costrinse
a stringermi a lui con un nuovo impeto, accarezzandogli i capelli e le spalle,
mentre lui imitava i miei gesti, avvolti nel cuore di una notte buia e senza
stelle.
Bella.
Erano trascorse più di due ore, da quando avevamo lasciato
Celine nel bosco, per avventurarsi da sola verso il suo destino, che l’avrebbe
condotta dritta dritta nelle braccia di Alex, almeno a detta di Alice,
l’improvvisato Cupido, disposto a tutto pur di vedere una nuova coppia
sbocciare come un fiore di primavera, dopo il freddo inverno.
Mi dondolai sul morbido dondolo che Esme aveva comprato per
Renesmee, durante i suoi pisolini pomeridiani, all’aria frizzante dell’estate,
tamburellando agitata ed accigliata le dita sul bracciolo in ferro grigio e
battuto, facendolo scricchiolare, forse per l’impeto mal celato.
Accanto a me c’era ovviamente Edward, intento a leggere un
libro che, sapevo, conosceva a memoria, parola per parola, con l’interesse
della prima volta, sorridendo rilassato, con le gambe incrociate in una posa
tipicamente maschile, ma elegante, come quella di un aristocratico in un
salotto vittoriano, i capelli ramati, folti e naturalmente disordinati, smossi
dal venticello serale, e illuminati dalla luce giallastra della lanterna appesa
mollemente sopra la sua testa, alle travi in legno bianco del portico. Ai
nostri piedi c’era Nessie, intenta a suonare Per Elisa di Beethoven, su una tastiera elettronica, arrangiata da
suo padre, che le aveva insegnato a suonare quel brano a soli tre anni. Era il
suo preferito, oltre a quello della mia ninna nanna, che preferiva ascoltare
tra le mie braccia, mentre Edward gli dava vita con le sue dita che scivolavano
invisibili, sui tasti bianchi e neri del suo adorato piano.
“ Papà, nella seconda strofa c’è un do forte o debole? Non lo ricordo.”
Gli chiese, attirando la sua attenzione, tirando un lembo
del suo pantalone grigio perla con la mano sinistra.
“ Debole, tesoro.”
Le disse, accarezzandole la mano con cui lo avevo stretto,
ricambiando il suo sorriso di gratitudine, senza guardarla.
Ma Nessie non se la prese, e continuò a deliziarci con le
note di quella dolce musica. Sospirai, cercando di rilassarmi, ma non ci
riuscii. Guardai nuovamente Edward, l’immagine della perfezione e della
tranquillità, mentre sfogliava un’altra pagina di quel libro antico, dalle
pagine consunte dal tempo, passando alla lettura di quella destra che doveva
essere la centesima.
Sospirai nuovamente, portando il capo verso il morbido
schienale del dondolo, dai giochi a fiori bianchi e rossi, e nel vedere quel colore
così acceso, la mia mente navigò nel ricordo dei ricci ribelli e di brace di
Celine. Sospirai ancora, preoccupata per la sua sorte. Chissà come stava?
Perché non tornava? Più queste domande si affollavano dentro di me, e più la
mia ansia cresceva.
Avvertii qualcosa di morbido e tiepido avvolgere la mia mano
sinistra, abbandonata mollemente sui cuscini del dondolo. Non abbassai lo
sguardo per controllare cosa fosse, ma strinsi la mano di Edward nella mia,
cercando di smorzare la mia tensione nell’intreccio delle nostre dita.
Mi voltai per incontrare i suoi occhi di topazio che si
accesero di tenerezza, mentre mi baciava con un tocco delicato il dorso della
mano che aveva catturato nella sua, senza alcuna difficoltà, sorridendomi
sghembo mentre mi attirava al suo petto marmoreo e ricoperto da una leggera
camicia color oltremare, accarezzandomi la schiena in un movimento lento ed
ipnotico. Mi abbandonai alle sue carezze, cercando di rilassare i muscoli tesi
che lui, così generosamente, cercava di sciogliermi, sospirando con gli occhi
socchiusi.
“ Stai tranquilla. Non c’è alcun motivo di preoccuparsi.”
Le sue parole, pronunciate con quel tono suadente, ebbero
l’effetto di una doccia fredda sul calore che a poco a poco si stava insinuando
dentro di me, grazie anche al suo contributo, attanagliando nuovamente il mio
animo, in una nuvola di ritrovata preoccupazione.
“ Lo dici tu. Ma, non vorrei che Celine fosse costretta a
subire una nuova delusione, da parte di Alex. So che ne soffrirebbe ancora di
più delle altre volte.”
Ero convinta delle mie parole. Nonostante la forza d’animo
che Celine aveva sempre dimostrato, non poteva nascondere quel velo di
fragilità che sembrava ricoprirla con una pellicola sottile ed indelebile,
mascherata dal suo sorriso smagliante e birichino. E il suo potere Specchio ne
era la prova più tangibile. Uno scudo impenetrabile quanto delicato, che la
proteggeva dagli attacchi mentali di qualsiasi genere. Ma mi domandavo se
potesse trarla in salvo anche dalla potenza travolgente della sensualità che
quel vampiro dagli occhi di rubino e i capelli color cioccolato a latte,
sembrava emanare ad ogni suo lieve sorrisino beffardo. Guardai Edward di
sottecchi, mentre lui continuava a leggere il suo libro, imperturbabile e
rilassato, intento ancora a rincuorarmi con i suoi tocchi teneri, lungo il
corpo in tensione, e mi chiesi se fosse stato lui al posto di Alex ed io a
quello di Celine, sarei riuscita a resistergli?
Sorrisi e scossi la testa, assaporando l’odore traspirato
dalla sua pelle liscia come la seta. No, sicuramente no.
Anche se diverse, sia nel carattere che nel fisico, sentivo
che io e Celine non eravamo poi così incompatibili. Proprio le nostre palesi
diversità, ci avevano permesso di istaurare un legame d’amicizia ed un’ empatia
così forte, ed ero convinta che avrei sofferto con lei se Alex avesse tramutato
la sua frizzante felicità in un dolore lancinante che l’avrebbe divisa in mille
frammenti.
Sospirai ancora, ansiosa ed affranta.
“ Bella, rilassati. Andrà tutto bene.”
Mi mormorò Edward dolcemente, baciandomi il centro della
testa e la tempia che gli porgevo inconsapevole, continuando a ricoprirmi di
carezze il busto.
“ Come fai ad esserne sicuro?”
Biascicai, ricambiando le sue attenzioni, quasi
automaticamente, accarezzandogli a mia volta il petto lievemente e baciandogli
il collo con le labbra socchiuse.
“ Alice lo è, ed io mi fido delle sue visioni.”
Lo osservai, ancora scettica.
“ Le sue visioni sono labili, lo sai benissimo quanto e più
di me.”
Costretto, con un sospiro, a riporre il libro sul tavolino
in ferro battuto e di forma ovale, abbinato al dondolo, mi strinse con entrambe
le braccia la schiena, attirandomi ancora di più a sé, baciandomi tenero e
rassicurante le labbra contratte, finché non le rese molli ed abbandonate alle
sue, così delicate e calde nella loro morbidezza. Con un nuovo sospiro flebile,
fuoriuscito dalla mia bocca direttamente dal mio petto, ora più illanguidito
dal benessere che solo Edward poteva trasmettermi, con i suoi baci da maestro e
i suoi sorrisi che mi facevano fremere lungo tutte le mie terminazione nervose,
tenendomi ancora incollata al suo petto, mi disse, con le labbra attaccate alla
mia guancia:
“ Si, ma questa volta la piccola peste ha ragione. I
pensieri di Alex non erano mai stati più determinati ed irremovibili da quando
ho avuto la possibilità di udirli, e quelli di Celine erano fiduciosi e sereni,
quando l’abbiamo lasciata nel bosco.”
Continuò, accarezzandomi il viso con l’intero palmo della
mano destra, infondendomi positività e fiducia attraverso il suo sguardo
intenso e brillante di acque dagli abissi dorati, dove era sempre un piacere
affondare, perdendomi in universi di pura dolcezza.
“ Quindi basta essere così pessimista. Vedrai, sono sicuro
che presto li vedremmo sbucare ridenti ed abbracciati dal folto della foresta,
più uniti che mai.”
Concluse, con un guizzo divertito negli occhi, che si
increspò in un sorriso sulle sue labbra, illuminando anche il mio.
Ma si, aveva ragione lui. Non c’era alcun motivo di essere
così drastica nel dare giudizi negativi. Dopotutto, nello sguardo sia di Alex
che di Celine, non avevo mai visto davvero disprezzo e disgusto, ma solo un
sentimento passionale e represso, mascherato dal loro orgoglio.
All’improvviso, prima che potessi dare voce ai miei pensieri,
invalicabili per la mente acuta e brillante di Edward, Alice si volatilizzò dal
nulla, mentre la porta a vetri del portico, sbatté con un tonfo sordo, dietro
di sé, si gettò su di lui, arruffandogli i capelli con aria impertinente.
“ Piccola peste a chi, eh? Guarda che io sono un genio, in
fatto di dichiarazioni d’amore e nel combinare incontri improvvisi.”
Edward si scrollò le sue braccia di dosso, scostandomi
gentilmente da sé, con un sorriso, che investì anche Alice, mentre se la
trascinava sulle sue ginocchia, torturandole i capelli come lei aveva fatto
prima con lui. Il risultato fu delizioso per entrambi.
“ Smettila subito!”
Gli intimò, mentre entrambi ridevano contenti, istaurando
una lotta a suon di cuscini e capelli da scompigliare ancora il più possibile.
Venni coinvolta anche io in quella lotta fra bambini mai cresciuti, mentre
Nessie, ridendo contenta, era corsa sul prato, in direzione di due sagome che
si intravedevano tra due abeti imponenti, nascosti da cespugli di bacche
profumate.
“ Ssssh, ferme, per favore.”
Ci intimò Edward attento, con i capelli completamente
sparati da tutte le parti, la mano destra a bloccare il polso di Alice, pronta
a colpirlo in pieno viso con un cuscino, quella sinistra sulla mia spalla, per
trattenermi dal costringerlo a reclinare il capo, tirandolo per i capelli, per
renderlo maggiormente mira della sua prossima cuscinata.
Lo vidi concentrarsi sul punto in cui Renesmee stava
correndo veloce, per poi fermarsi, le guance rosse per il piacere della
scoperta e il sorriso sfavillare alla luce della luna nascente.
Il sorriso di Alice, mentre si ricomponeva, gettando il
cuscino sul dondolo, che rotolò verso l’angolo opposto, con un balzo
aggraziato, atterrò sul pavimento in parche bianco, la gonnellina del suo
vestitino rosso svolazzante, le mani dietro la schiena, intrecciate in una posa
da bambolina di porcellana, trovò un’eco
sibillino in quello di Edward, che investì prevalentemente me.
Prendendomi fluidamente fra le braccia, mi aiutò a mettermi
in piedi e anche il mio sorriso si allargò, quando vidi Celine ed Alex
attraversare i cespugli di more e bacche, avvinti in un abbraccio intenso,
sorridenti e ridenti. Una parola per descriverli: innamorati.
Renesmee si gettò letteralmente fra le braccia di Celine,
che distaccatasi da Alex, la fece roteare in aria, ridendo con lei.
“ Ciao, zolletta di zucchero. Ti sono mancata?”
Le chiese, negli occhi una luce di pura felicità.
Nessie annuì sorridente, affermando gioiosa.
“ Si, tantissimo.”
Detto questo, le circondò il collo con le sue braccia
piccole ed esili, almeno solo in apparenza, i capelli raccolti in una coda
alta, che scendeva in mille boccoli ramati, più scuri rispetto al colore acceso
dei ricci stretti ed indomabili di Celine, che ricambiò la stretta sincera.
Poi, il suo sguardo dorato si concentrò sul nostro trio e
facendo discendere Renesmee dalle sue braccia, ma tenendola per mano, ci salutò
sorridendo birichina. Quel sorriso sciolse tutti i residui della mia infondata
ansia. Aveva ragione Edward, non c’era nulla di cui preoccuparsi.
“ Ecco i tre cherubini. Avete riposto arco e frecce, piccole
canaglie?”
Ci chiese ironica, causando un risolino in ognuno di noi.
“ Come se ne fossi rimasta scontenta.”
Disse sbuffando, falsamente offesa, Alice.
Celine, cingendo la vita di Alex e perdendosi in uno dei
loro sguardi intensi e roventi, ora condivisi da entrambi, ancora sorridente,
disse:
“ No, non posso affermarlo. Suonerebbe falso.”
Alex, quasi incapace di resistere a quella vicinanza, senza
dire nulla, la baciò con passione e dolcezza, distaccandosi quasi subito, di
malavoglia, forse per rispetto alla presenza di Nessie, che corse da me,
abbracciandomi contenta.
Poi, osservandoci di nuovo con quello sguardo spumeggiante
di felicità, ci disse in un sussurro che, grazie al nostro udito ipersensibile,
riuscimmo pienamente a cogliere, mentre abbracciava ancora Alex, amorevole.
“ Grazie.”
“ Figurati.”
Disse Alice, sventolando una mano in segno evidente di
ironica spavalderia.
“ Allora? Ora cosa facciamo?”
Domandò, guardando sia me che Edward, che sorrise a chissà
quale suo pensiero diabolico ed imprevedibile.
“ Io direi di festeggiare.”
Risuonò la voce entusiasta di Emmett, che cingeva la vita di
Rosalie, davanti a lui, appoggiata al suo petto vigoroso, annuendo convinta
alla sua proposta. Entrambi erano seduti sui gradini del portico e sopra di
loro c’erano anche Esme, che sorrideva felice e Carlisle, che le cingeva le
spalle con un braccio, anche lui sorridente di una ritrovata e semplice
serenità.
Jasper scese con un movimento leonino i gradini del portico,
superando la coppia posta su di essi, per poi raggiungere Alice e baciarle una
guancia, mentre lei ricambiò la sua attenzione, baciandogli un braccio, poche
spanne sotto la spalla, dove riusciva ad
arrivare. Lui le sorrise e le cinse le spalle con entrambe le braccia,
cullandola per un attimo eterno, solo loro.
“ Si, è un’ottima idea!”
Esclamò entusiasta Celine, gli occhi dorati brillanti di
entusiasmo.
“ Andiamo a ballare.”
Propose subito Alice, raggelando automaticamente il mio
sorriso. Edward emise un risolino divertito, in risposta alla mia reazione
spontanea. E la cosa peggiore fu vedere il sorriso eccitato e luminoso di
Celine allargarsi ancora di più in modo delizioso ma, per me, fonte
dell’inevitabile catastrofe.
“ Si, splendido. Facciamolo!”
Emisi un involontario sospiro di rassegnazione, mentre
Edward mi cingeva la vita da dietro, cullandomi e baciandomi il collo,
sorridendomi comprensivo. Ricambiai debolmente e lui rise nel mio orecchio.
Proprio allora, Nessie sbadigliò sonoramente, strofinando il
viso sulla mia maglietta, stringendomi le gambe fasciate dal jeans scuro.
Tutti, me inclusa, sorridemmo e la guardammo inteneriti.
“ Credo che la piccola abbia sonno.”
Disse Esme, il tono della sua voce come miele caldo.
“ è stata una lunga giornata.”
Aggiunse Rosalie, appoggiando il viso sul braccio di Emmett,
che le scostò una ciocca di capelli biondi dal collo, per poi accarezzarglielo.
“ Vieni, tesoro.”
Le mormorai, afferrandola per le braccia e lasciando che si
aggrappasse a me, come una scimmietta assonnata e bisognosa di coccole.
“ Ora la mamma ti porta a nanna.”
Le dissi, mentre lei protestava debolmente, già ad occhi
chiusi.
“ Papà.”
Sussurrò, implorandolo ed afferrandogli il colletto della
camicia, toccandogli una guancia con una mano, trasmettendogli i suoi desideri.
Edward le sorrise dolce e comprensivo.
“ No, sei troppo stanca. Domani, magari.”
Le disse, baciandole la guancia visibile al di sopra della
mia spalla, accarezzandogliela, poi, con le dita della mano sinistra.
“ Sogni d’oro, angelo mio.”
Lei gli sorrise e mugugnò una risposta, per poi crollare in
un sonno profondo.
Sorridendo, la portai in camera di Edward, e prima di
richiudermi la porta alle spalle, aspettai di vederla stringersi nelle coperte
dorate del letto a due piazze, sorridendo appagata, le guance tinte di un
rossore di piacere infantile.
Appena lasciai che l’anta in legno di ciliegio si chiudesse
con un tonfo sordo, fui afferrata da Alice che corse come un tornado nella
camera di Celine, che, non appena varcata la soglia, la vidi indossare un
pantalone in pelle nera lucida, una fascia con scollo a cuore aderente rossa,
con una giacca in pelle abbinata al pantalone e degli stivali vertiginosi a
ricoprirle metà gamba. Era davvero molto bella e seducente.
“ Ah, brava bambolina. Sei riuscita a rapirla.”
Disse, indossando degli orecchini lunghi e a goccia neri.
Alice rise divertita.
“ Si, è la mia specialità.”
Osservandola meglio, notai che anche Alice si era cambiata.
Era avvolta in un vestito verde scuro, i capelli sbarazzini arricciati sulle
punte e delle ballerine argentate, come gli accessori che indossava, a coronare
il quadro delizioso.
“ Su, forza Bella. Devi cambiarti.”
Mi intimò, spingendomi verso il letto e cominciando a
sfilarmi la maglietta.
“ Alice! Insomma, so vestirmi da sola!”
Le dissi, cercando di non essere troppo brusca.
“ Si, ma sbrigati, gli altri ci stanno già aspettando.”
Mi disse, prima di chiudersi la porta della camera alle
spalle, per poi riapparire prima che questa si chiudesse definitivamente.
“ Ah, e indossa quello, mi raccomando.”
La sentii discendere la rampa di scale ed urlare qualcosa ad
Edward.
Quello era un
vestito di pagliette blu notte, a bradelle sottili e scollo a V. Decisamente lo
stile marcato Alice Cullen.
Lo indossai alla svelta, senza oppormi, anche perché ero
convinta- non solo perché immaginavo che Alice lo avesse già previsto- che ad
Edward sarebbe piaciuto molto.
Mentre mi truccavo leggera, accanto ad una Celine dai
capelli ricci e rosso brace vaporosi, lei mi squadrò dalla testa ai piedi,
sorridendo soddisfatta dopo il suo esame.
“ Sei bellissima, zuccherino.”
Io sghignazzai, divertita dal nomignolo scherzoso.
“ Grazie, Celine. Anche tu sei splendida.”
“ Soltanto? In realtà, zucchero, ti confesso che non mi sono
mai sentita più da sballo.”
Disse trasognata, sorridendo sorniona e facendomi ridere
spontanea. Beh, non si poteva dire che fosse modesta.
“ Sai, voglio essere al massimo per Alex. Da sta sera, siamo
ufficialmente fidanzati.”
Cantilenò suadente e sorridendo gioiosa.
“ Si, ti capisco. Anch’io sarei euforica.”
Lei mi guardò seria, quasi pensosa e mi chiesi a cosa stesse
pensando. Ma poi la vidi ritornare alla realtà, prima che io la potessi
richiamare, sorridendo ammaliante.
“ Vieni, ti aggiusto i capelli.”
Quando scendemmo le scale, vidi Edward sbarrare per un
attimo gli occhi e poi sorridermi ammirato. Mi prese per mano e mi abbracciò
come un fiore delicato e non potei fare a meno di fremere al tocco delle sue
labbra sulle mie, dolci e carezzevoli.
“ Sei bellissima, amore.”
Mi sussurrò, scostandomi un boccolo castano dalla spalla,
sfiorando i ferretti che me li trattenevano ai lati del capo, in
un’acconciatura semplice, opera di Celine, che si era gettata tra le braccia di
Alex, vestito con camicia e pantalone di raso nero, baciandola appassionato.
“ Grazie, anche tu.”
Gli sussurrai, ed in effetti la camicia immacolata e il
pantalone color champagne che aveva indossato per l’occasione, risaltavano
ancora di più il colorito pallido della sua pelle, le sue iridi dorate ed il
ramato dei suoi capelli folti e naturalmente disordinati.
Mi sorrise sghembo e mi baciò ancora, prolungando di poco il
tocco delle nostre labbra, desiderose le une delle altre.
“ Allora, andiamo?”
Chiese Emmett impaziente ma sorridente, vestito con toni
bianchi, che si accostavano perfettamente al rosato pallido di Rosalie, che
aveva raccolto i suoi capelli color del grano in una morbida treccia lungo la
spalla destra, lasciando scoperta quella sinistra, dallo scollo a barca del vestito
corto fino a metà coscia.
“ Se siamo tutti pronti, si. Carlisle, prendiamo la tua
macchina, va bene?”
Disse Alice, trascinando Jasper colorato d’azzurro e di
bianco, in toni alterni tra camicia, pantaloni e giacca, con una mano
intrecciata alla sua, mentre prendeva la borsetta in pagliette nera e lanciava
le chiavi dell’auto ad Edward, spingendolo verso la porta con un braccio.
“ Certo. Basta che non mi consumate tutto il pieno di
benzina.”
Disse ironico, mentre raggiungeva Esme sul divano, intenta ad
osservare i titoli di coda di un film che aveva inserito nel lettore DVD. Forse
avevano deciso di passare una serata insieme. Non indagai più di ciò che si
evinceva al primo sguardo, rispettando la loro intimità.
“ Divertitevi e fate i bravi.”
Ci raccomandò Esme, salutandoci con una mano e sorridendoci
dolce.
“ Era ora. Forza, sbrigatevi. Oh, siete sempre gli ultimi.”
Ci rimproverò Alice, correndo verso il garage, affiancata da
Jasper.
“ Finiscila di borbottare o brucio tutti i vestiti nuovi che
mi hai regalato.”
La minacciò Edward, sorridente, mentre mi apriva lo
sportello del passeggero, accanto al suo, quello del guidatore.
“ Non lo faresti mai, perché sai che ti toglierei la parola
e convincerei tua moglie a fare lo stesso.”
Disse Alice dolcemente e sicura, tirandogli una ciocca di
capelli, affacciandosi tra me e lui, che sghignazzò della sua risposta.
“ Celine ed Alex?”
Chiesi, una volta notato la loro assenza.
“ Vengono con la moto di Alex.”
Sorrisi, nel vedere la moto da corsa rombare e Celine mandarci
un bacio ridendo entusiasta ed aggrappandosi alla schiena di Alex.
“ Tipico di Celine.”
Aggiunsi fra me e me.
“ Muoviamoci, altrimenti arriveranno prima di noi.”
Disse Alice, mentre Edward metteva in moto, calmo e
disinvolto.
“ Non preoccuparti, non succederà.”
Disse pacato, immettendo la quarta e sgommando deciso verso
di loro, sorpassandoli e lasciandoli stupiti.
Alice lanciò un urlo di approvazione, accompagnata da una
risata spontanea e contagiosa di Emmett.
“ Nessuno può battere il nostro fratellino, mago della
corsa.”
Aggiunse, facendo sorridere Rosalie, stretta a lui.
Sorrisi insieme ad Edward, guardando la strada notturna
snodarsi come un nastro di seta.
§
Il disco pub in cui Alice ci aveva trascinato era uno dei
più rinomato di Olimpia. Il bancone nero, illuminato da luci multicolore, era
gremito di ragazzi di tutte le età, che smisero di ridere e di scherzare tra di
loro, non appena varcammo la soglia del locale, assumendo la classica ed
abituale espressione sbalordita, incredula
ed affascinata al tempo stesso. Ma come tutte le cose, anche questa
sparì quando il caos e la musica assordante e movimentata, li tentarono in
maniera irresistibile.
Alice sprofondò immediatamente in uno dei divanetti in pelle
scura ad angolo, invitando gli altri a raggiungerla. Celine era l’unica ad aver
declinato il suo invito, immettendosi subito nella mischia, ridendo e
volteggiando aggraziata su se stessa, come un cigno in uno stagno di smarriti
anatroccoli.
Con la coda nell’occhio, osservai Alex rilassarsi sui
morbidi cuscini del divanetto, sorridendo nel contemplarla ammaliato da ogni
suo singolo movimento, come quel lontano giorno, nella raduna.
Celine non aveva occhi che per lui, e all’improvviso
cominciò a tentarlo, sfilandosi la giacca in pelle e lanciandola nella sua
direzione. Un ragazzo che ballava accanto a lei, con un gruppo di amici, le
riservò un’occhiata languida, ma Celine, ignara di tutto o forse poco
interessata al suo nuovo silenzioso corteggiatore, corse leggiadra tra le
braccia del suo compagno, baciandolo fuggevolmente sulle labbra, mentre si
accomodava sulle sue ginocchia e lui le accarezzava, quasi distratto, il fianco
sinistro. Il brillio di desiderio scomparve dagli occhi del ragazzo, che
distolse lo sguardo da quella scena amorevole, palesemente deluso.
“ Balli?”
Gli chiese, tra una risata e l’altra, felice.
Alex ci pensò su, mugugnando, e poi, scoccando la lingua,
scosse la testa in segno di diniego.
Celine non si scompose, forse già veterana di quel gioco di
sguardi e sorrisi, tanto che, molto lentamente, sciolse la presa dal suo collo,
si alzò e sorridendo, disse allegra, ma con un pizzico di sfida:
“ Vorrà dire che ballerò da sola.”
Alex sostenne il suo sguardo, scrollando le spalle, fingendo
indifferenza, per poi vederla volteggiare nuovamente in pista, già pronta ad un
nuovo ballo.
“ Vuole ballare, signorina?”
Chiese Emmett a Rose, che subito rispose al suo sorriso
smagliante e al suo tono ironico, afferrando la mano che le tendeva invitante e
volteggiando verso Celine, che rise di una battuta scherzosa di Emmett, che a
sorpresa, fece fare un cache alla sua compagna, degno di un ballerino
professionista.
Rose lo rimbeccò tra l’irato e il divertito, e la risata
squillante di Emmett sovrastò per un attimo la musica ad alto volume.
“ Vieni, Bella!”
Mi intimò Celine, poco dopo, cercando di trascinarmi su
quello, che per me, era il patibolo.
“ No, ti prego, Celine. Tutto, ma non questo.”
La implorai, mentre Edward, accanto a me, sghignazzava.
“ Coraggio. Siamo qui per ballare, non per restare seduti.
Dai, per favore!”
Mi incoraggiò e pregò al tempo stesso, congiungendo le mani
in preghiera e facendo gli occhi dolci. Maledizione, superava addirittura
Alice! Sospirando affranta, afferrai la sua mano e ricambiando, senza freno, il
suo sorriso contagioso, con un ultimo sguardo sofferente ad un Edward
bellissimo e divertito, raggiunsi Emmett e Rose, che stavano ballando ad un
ritmo degno di Dirty Dancing ed Alice e Jasper, intenti a ridere e a
volteggiare, improvvisando un balletto classico unito ad un latino americano.
Per fortuna, Celine non cominciò con passi troppo difficili, limitandosi ad
accompagnarmi in ondeggiamenti e piccoli movimenti. Dopo l’impaccio e l’indecisione
iniziale, mi lasciai trasportare dal ritmo incalzante di quella melodia
elettrica, cominciando ad assecondare il mio corpo desideroso di sciogliersi e
di lasciarsi andare.
“ Allora, che ti avevo detto? Ti stai divertendo, vero?”
Mi chiese all’improvviso Celine, ruotando intorno a me, con
mosse carezzevoli.
“ Si, molto. Grazie.”
Le dissi, consapevole che mi avrebbe sentito ugualmente,
anche con il volume pacato della mia voce.
“ Non devi ringraziarmi, zuccherino. Ed ora…”
Nel momento in cui mi afferrò la mano e mi fece roteare su
me stessa, mi ritrovai fra le braccia di Edward che mi tenne ferma per le
spalle, per poi scivolare il palmo della mani affusolate lungo le braccia e
portando la mia mano destra ad afferrare la sua, e l’altra a stringere la sua
spalla sinistra, ampia e forte.
Ammaliata dallo sguardo brillante di topazio di Edward,
sentii distintamente Celine ridere divertita ed esclamare soddisfatta:
“ Balla con il tuo principe!”
Edward rise sommesso alla sua battuta e le sue labbra rosse
e modellate si curvarono in quel classico sorriso sghembo che mi causava sempre
un brivido di eccitazione.
“ Cosa dici? La prendiamo in parola?”
Mi sussurrò vellutato, causando un mio risolino divertito.
Finsi di pensarci e mugugnando appena, gli risposi con gli occhi lucidi di
felicità.
“ Uhm, perché no. Ormai, sono diventata una ballerina
provetta.”
Lui sorrise e serrando il mio corpo al suo, mi trascinò in
un lento dolcissimo, in dissonanza con la massa di corpi palpitanti e frenetici
che saltavano e si scatenavano al ritmo di una disco dance attuale.
Ma il dj, quasi affascinato dal nostro modo di alienarci da
tutto e da tutti, annunciò a tutte le coppie in sala di farsi avanti e di
unirsi in un lento romantico. Fu così che le note di una romantica canzone d’amore
cullarono molti innamorati, che si abbracciavano come se volessero divenire una
sola cosa, e tra questi, intorno a noi, c’erano anche Emmett e Rosalie, Jasper
ed Alice…e Celine?
Alzai il volto dal petto d Edward solo il tempo di vederla
correre verso l’entrata del locale, sbracciandosi ed urlando:
“ Sei venuto! Bravo!”
Edward rise vicino al mio orecchio e a quel punto alzai gli
occhi ad incontrare i suoi, cercando in lui una soluzione alla mia espressione
interrogativa.
Il suo volto, abbagliato da una tenue luce giallastra, si
illuminò di ilarità.
“ Credo che qualcuno, questa sera, sarà torturato a morte
dalla nostra stravagante amica.”
Incuriosita dalla sua enigmatica affermazione, mi costrinsi
a rivolgere l’attenzione a Celine che, sorridente, si stava avvicinando al
nostro gruppo, trascinando a braccetto…a quel punto, la risata che sgorgò
direttamente dal cuore sovrastò, come l’eco di mille campanelli, le note
melodiose della canzone, ancora vibrante nell’aria.
“ Jacob! Cosa ci fai qui?”
Chiesi ad uno scontento Jake, ancora con il braccio
muscoloso incatenato a quello di Celine.
“ Chiedilo a lei.”
La indicò con un gesto secco del capo, la voce roca
incrinata da un velo di irritazione.
“ Mi ha costretto a venire qui con l’inganno.”
Celine, ridente, lo rimbeccò con un’amichevole pacca sulla
spalla sinistra, coperta da un’aderente t-shirt color grigio fumo che gli
donava molto.
“ Esagerato. Quando ti ho chiamato all’andata, ho pensato ti
avesse fatto piacere festeggiare con noi.”
Gli disse sorridendo ammaliante, mentre lo lasciava andare
dalla morsa del suo braccio, per poi volare tra quelle di Alex, avvicinatosi
impercettibilmente al nostro gruppo, incuriosito dal nuovo arrivo. Subito
Celine venne avvolta dal suo delicato abbraccio, baciandogli un braccio, il
molto immerso nel suo petto.
“ Io ed Alex ora stiamo insieme.”
Sussurrò, gli occhi brillanti in quelli più chiari di Alex.
“ Oh, che bello!”
Esclamò sarcastico Jacob, alzando gli occhi al cielo.
“ Ora, se non vi dispiace, me ne torno a casa, visto che non
ci sono vampiri assassini da uccidere.”
“ Come? Vampiri assassini?”
Chiesi, tra l’incredulo e il divertito.
“ Domandalo a lei. È stata la tua amichetta svampita ad
urlarmi per telefono che eravate in grave pericolo, che altri seguaci di quella
pazza omicida erano tornati per vendicarsi, che Nessie era sta catturata…Dio,
hai coinvolto anche una bambina pur di trascinarmi qui. Ed io stupido a
crederti.”
Si insultò da solo, incrociando le braccia risentito.
“ Beh, io vado. Divertitevi e fammi un favore, Bella,
sequestrale il telefono.”
Mi disse ancora accigliato, per poi dirigersi a grandi passi
verso l’uscita. Cercai di fermarlo, anche se condividevo la sua irritazione, ma
Celine fu più veloce di me. Si gettò dietro di lui, in un gesto che, con tutta
la buona volontà, nemmeno Alice, così espansiva, avrebbe mai fatto con lui,
racchiudendolo nella presa salda delle sue braccia. Sperai che Jacob non si
arrabbiasse troppo.
“ Dai, cucciolotto, scusami. È che non sapevo come farti
venire, tutto qui. Pensavo che avresti declinato l’invito, se ti avessi detto
la verità. Ed io non volevo, perché mi sei tanto simpatico.”
Gli rivelò quasi mortificata e sciogliendo la sua presa
lentamente, per non irritarlo maggiormente.
Vidi Jacob, nonostante tutto, sospirare per rilassare i
muscoli e ritrovare un po’ della sua calma. Sorrisi, quando si voltò verso di
lei, che attendeva un suo verdetto.
Lui si passò una mano fra i capelli color carbone e corti,
sorridendo conciliante.
“ D’accordo, ti perdono.”
Lei saltellò e sorridendo, in un impeto di contentezza, lo
abbracciò con slancio, incurante della puzza quasi canina che emanava.
Jacob sbarrò gli occhi e guardò apprensivo sia me che Alex,
che li guardava sorridendo appena. Allora si rivolse, come ultima risorsa ad
Edward, che sorrise ed annuì, come per dirgli di non preoccuparsi. Allora Jacob
si rilassò e ricambiò la stretta, un po’ impacciato. Ma risi quando lo vidi, in
un gesto istintivo, arricciare il naso all’odore dolce e gelato, per lui,
emanato dai ricci che gli solleticavano la guancia.
Quando Celine si distaccò ridendo, lo trascinò in pista
insieme agli altri, in un divertente ballo di gruppo.
“ Ma non è geloso?”
Chiesi inaspettatamente ed Edward, mentre eravamo seduto
entrambi sul divanetto, uniti in un tenero abbraccio, scambiandoci carezze a
vicenda, io sul petto e sulle spalle e lui sul volto, sulla spalla destra
scoperta, e fra i capelli, i cui boccoli lo ricoprivano come una morbida
coperta.
“ Chi?”
Mi chiese, strappandosi per un momento a quel attimo solo
nostro.
“ Alex. Non è nemmeno un tantino geloso di Celine?”
Edward mi guardò sorridendo, per poi baciarmi le labbra,
come se ne fosse attratto irresistibilmente.
Indugiò per un po’, accarezzandole con le sue e segnandone i
contorni con la lingua, facendomi sospirare deliziata dalle sue attenzioni.
Chiusi gli occhi, assaporando il suo sapore ed inebriandomi del sapore
afrodisiaco del suo respiro, che inondò il mio cervello, scollegandolo per un
attimo eterno, e quando si staccò, baciando uno dopo l’altro gli angoli della
mia bocca, aprii gli occhi, resi sicuramente lucidi per l’emozione, dovetti
faticare molto per ricordarmi anche solo il mio nome e il sorriso sghembo con
cui mi investì non fu molto d’aiuto.
“ Si, come io potrei esserlo di te o tu di me. Ma cerca di
non darlo a vedere, di reprimere l’impulso di staccare la testa a chiunque
uomo, umano, vampiro o licantropo che le si avvicina.”
Mi scostò una ciocca di capelli dal volto, ricoprendo di
piccoli baci la guancia sinistra, per poi scendere lungo la linea del collo. Lo
strinsi a me, affondando entrambe le mani nei suoi capelli ramati.
“ Sai, è geloso soprattutto di me.”
Mi rivelò, mentre era ancora intento a baciarmi la
mandibola, seguendone la linea morbida fino al mento.
“ Di te?”
Chiesi incredula.
“ Uhm, uhm.”
Rispose mugugnando, baciandomi il labbro inferiore e
mordicchiandolo delicatamente.
“ E…come mai?”
“ Vede troppa affinità fra di noi.”
Ci pensai su, mentre lo baciavo ancora le sue labbra
socchiuse e così maledettamente succose.
“ In effetti, siete molto compatibili, nonostante siate così
diversi.”
Lui sorrise sulla mia pelle, scivolando verso la base del
petto e posarvi un bacio.
“ Forse, un tempo, eravamo destinati a stare insieme,
chissà.”
Mi raggelai a quelle parole. Celine ed Edward…no,
impossibile. Lui era mio, e di nessun
altra.
Lo costrinsi a guardarmi negli occhi, accigliata.
“ Non dirlo mai più. Tu sei mio, io sono tua. Sempre.”
Lo sentii trasalire alle mie parole ed improvvisamente
provai un moto di vergogna per il mio moto di possesso, tanto da costringermi
ad abbassare lo sguardo, imbarazzata.
Ma Edward mi catturò il mento fra le sue dita e senza darmi
il tempo necessario a capire le sue mosse, mi baciò, quasi affamato delle mie
labbra. Dopo un momento di smarrimento, mi riscossi e, stringendolo a me,
lasciai che mi trascinasse con lui sui cuscini morbidi del divanetto, mentre mi
donava carezze esaltanti ma dolci su tutto il corpo.
“ Tu sei il mio universo, Bella. Ti amerò per tutta la mia
eternità, ed oltre. Non dubitarne mai, amore, mai.”
Mi sussurrò all’orecchio, caldo e vellutato.
“ Mai.”
Ripetei, la voce roca e i sensi in fiamme per i suoi baci
carezzevoli.
Quando ci staccammo, ridemmo entrambi, tramortiti dalla
nostra stessa passione.
“ Sei adorabile quando sei gelosa.”
Mi disse, sorridendo ed osservandomi adorante.
Io risi con lui.
“ Edward!”
Esclamò Celine, staccandosi dolcemente dall’abbraccio di
Alex, superando la coppia Alice e
Jasper, per poi volare tra le braccia di Edward, ma stranamente, non mi
irritai.
“ Vieni, pasticcino, balla con me.”
Gli disse, prendendolo per mano e trascinandolo in pista.
Edward mi rivolse uno sguardo preoccupato, ma io gli sorrisi rassicurante ed
annuii.
Lui ricambiò il mio sorriso e, scherzoso, strinse Celine fra
le braccia, facendola volteggiare e ridere contenta.
“ Vuoi ballare, Bella?”
Mi sentii chiedere inaspettatamente da Alex, chino su di me,
un sorriso rassicurante ad illuminargli gli occhi marrone scuro, una mano tesa
verso di me. Sembrava un cortigiano di altri tempi ed io una dama di corte.
Titubai per un attimo, ma poi, sorridendo, afferrai la sua
presa e lasciai che mi conducesse accanto alla coppia formata dai nostri
rispettivi compagni.
“ Dovrai essere molto paziente. Non sono molto brava.”
Lui rise sommesso e cominciò a dondolarsi leggermente, a
ritmo di musica.
“ Tranquilla. Ho visto come ballavi con Celine. Non eri
tanto male.”
Risi, quasi imbarazzata.
“ Grazie, sei gentile.”
“ Di nulla. È la verità.”
Sorrise a fior di labbra, ma rilassato ed io ricambiai,
sincera.
Volteggiammo per un po’ e mi sorpresi di quanto fosse
rassicurante e conciliante un uomo introverso come Alex.
“ Balli molto bene anche tu. Come mai declini sempre gli
inviti di Celine, allora?”
Chiesi, impulsiva e curiosa. Lui rise e mi fece roteare su
me stessa.
“ Perché, non sono mai stato molto interessato ai balli.
Adoro di più vedere Celine divertirsi e ballare per me che con me.”
Annuii, più cosciente del suo modo di pensare.
“ Sei una brava ragazza, Bella. Sono felice che Celine abbia
trovato in te un cara amica.”
Mi sentii lusingata da quel complimento inaspettato, tanto
da portare il mio sguardo al pavimento.
“ Grazie, anch’io sono felice di aver conosciuto una persona
straordinaria come lei.”
Lui rise di una risata spontanea e contagiosa, che provocò
la nascita di un mio sorriso inaspettato.
“ Sei davvero un tenero zuccherino, Bella.”
Mi baciò la fronte leggero e per nulla malizioso, per poi
prendermi la mano ed attirare l’attenzone di Edward, intento a ridere di una
battuta di Celine.
“ Cambio dama?”
Edward gli sorrise.
“ Certamente.”
Poi si rivolse ironico a Celine.
“ Signorina, è stato un piacere ballare con lei.”
Celine, cercando di trattenere le risate.
“ Il piacere è stato tutto mio, mio cavaliere.”
Non potei non sorridere a quella tenere scena e poi,
congedandosi con un elegante bacio a mano da Celine, Edward afferrò la mia mano
che Alex gli porgeva e mi trascinò in un nuovo indimenticabile ballo. Vidi con
la coda nell’occhio Celine sorridere felice e gettarsi, per la prima volta da
quella serata, tra le braccia di Alex non solo per abbracciarlo, ma per vivere
con lui un romantico ed eterno lento.
Più tardi, Celine corse verso l’ala ovest del locale,
sorpassando tutti i presenti umani increduli e fermarsi fuori, in giardino, nei
pressi dei bordi di una capiente piscina, ricolma di un’acqua azzurrina.
Ci fissò tutti attenta e sorridente per poi gettarsi in
acqua, schizzandoci tutti. Riemergendo gocciolante, disse ridendo allegra:
“ Su, venite!”
Alex fu il primo a seguirla, e a lui seguirono Alice,
Jasper, Emmett, che esiguì un tuffo da nuotatore provetto, trascinando Rosalie
subito dopo in braccio, facendola gridare per la sorpresa e il dispiacere
evidente di bagnarsi il vestito. Ancora ridente, prendendo per mano Edward ci
gettammo insieme, seguito da Jacob, che riemerse schizzandomi contento. Fu
un’esperienza indimenticabile e mentre Edward, afferrandomi mi faceva
volteggiare contento, sentii Alex sussurrare accorato e con quel tono proibito
di sua prerogativa a Celine:
“ Ti amo, Celine.”
Lei sorrise gioiosa, abbracciandolo e scostandogli una
ciocca di capelli bagnati dalla fronte, gli sussurrò emozionata:
“ Anch’io, Alex. Per sempre.”
E con un bacio suggellarono la loro promessa.
Abbracciata a Jasper, Alice, fuori dalla piscina,
munita di macchina fotografica digitale,
ultimo modello, ci disse sorridendo contenta:
“ Sorridete, ragazzi.”
Tutti ci voltammo ridenti verso di lei ed io, abbracciando
Edward, mentre gli altri si stringevano a noi, accolsi con piacere il flash che
per un attimo mi accecò, e ancora oggi, a distanza di un anno, non seppi ancora
come Alice e Jasper abbiano fatto in tempo a volare in piscina nel momento in
cui la foto veniva scattata.
Sorridendo, dondolandomi appena sul dondolo del portico, con
stretto l’album delle foto di famiglia, osservavo con malinconia mista a
piacere quella di quel attimo memorabile, che traspirava un nuova e forte
amicizia. Eravamo così felici, anche se fradici fino al midollo. Mi soffermai
particolarmente sul volto sorridente di Celine e una fitta di nostalgia mi
colpì il cuore fermo.
Lei ed Alex si erano sposati e aveva acquistato una villetta
nel centro di New York, città amata da entrambi. Ci eravamo salutati con
allegria, subito dopo il matrimonio, celebrato due mesi dopo. Io ed Edward
eravamo stati scelti come testimoni e Carlisle aveva accompagnato Celine
all’altare, accogliendo la sua richiesta con gioia.
Era stato una celebrazione semplice e la mia felicità si
rispecchiò pienamente in quella sfavillante di Celine. Con un abito da sposa
immacolato, con taglio a coda di sirena, con corpetto ricoperto di perline, mi
abbracciò calorosa prima di partire insieme ad Alex verso una luna di miele
meravigliosa, su un’isola caraibica deserta, in groppa alla sua moto, lanciando
il suo buquet di rose e gigli bianchi, che atterrò tra le mani inerti di Jacob
fra le risate innocenti di Renesmee e gli applausi di tutti noi.
Ricordo ancora il sorriso raggiante di Celine, i ricci
sciolti al vento, il velo trasparente trasportato via durante la corsa, e il
giglio rosso che ardeva sul candore della sua spalla destra, mentre salutava da
lontano, urlando contenta:
“ Arrivederci, amici. Siete la mia famiglia. Ciao Bella,
zuccherino, mi mancherai. Vi voglio bene.”
E con un ultimo bacio scherzoso e un sorriso trasognato, era
sparita dalle nostre esistenze, come un tornado buono, che travolge le acque
limpide e quiete di un oceano, senza far del male.
Immersa nei ricordi, sentii due braccia robuste e familiari
avvolgermi da dietro, mentre richiudevo cautamente l’album di foto.
Mi abbondai sul petto scolpito di Edward, baciando la pelle
scoperta della sua spalla.
“ Tutto bene, Bella?”
Lo guardai innamorata, mentre il suo sorriso amorevole
dissipava tutte le mie preoccupazioni e la nostalgia sparì di colpo, lasciando
dietro di sé solo tenera dolcezza.
“ Si, ora si.”
Lui accentuò il mio sorriso e mi baciò appassionato ma
tenero allo stesso tempo, mentre il giglio rosso, il fiore che Celine mi aveva
regalato prima di partire e conservato tra le pagine bianche di quel album,
ormai essiccato, ma sempre meraviglioso, scivolò fra le mie dita, atterrando
fra i fili d’erba ai piedi del portico, vorticando fra di essi, quasi
sorridendo contento, come Celine il giorno in cui smontò dalla sua moto, si
tolse il suo casco nero e sussurrò trasognata un accattivante “ salve”.
Fine.
Angolo dell’autrice.
Ebbene si, trucidatemi pure se volete, ma alla fine ce l’ho
fatta!!!!^-^
Perdonatemi per l’immensi ritardo ma fra pc impallato,
compiti in classe, interrogazioni, ecc. non ho avuto proprio tempo per
dedicarmi alla scrittura!!! Ma alla fine,
dopo mille sacrifici, il risultato si vede, no??!!XD
Allora, vi è piaciuto l’ultimo capitolo???? Che cosa ne
pensate??? Spero vivamente che sia stato di vostro gradimento! Perdonate eventuali errori, ma nella foga del
momento, possono sfuggire!!!
Adesso, passiamo ai (rullo di tamburi!XD)…
Ringraziamenti
vivissimi a:
Weepsiewolf, che
con la sua ironia e la sua impulsività non avrei saputo come fare!!! Sei
davvero straordinaria e spero che mi seguirai anche nella mia prossima
storia!!! Grazie di cuore per il tuo sostegno e la tua fiducia, sperando di non
averti deluso nella fine di questo lunghissimo cap!!!XD Ti informo che non ci
sarà alcun epilogo, perché penso sia bello terminarla qui!!XD Bacioni e grazie
ancora da Fuffy91!! ^__^
Luisina che mi ha
sostenuto anche lei con i suoi commenti e le sue critiche sempre ben accette!
Grazie mille per i tuoi complimenti! Ti stimo molto, anche se non ti conosco di
persona, ma soprattutto come scrittrice, perché adoro molto il tuo modo di
scrivere e spero che mi farai emozionare sempre di più!!!XD Ti ringrazio
moltissimo per avermi seguito e spero che continuerai a farlo anche in seguito!
Io lo farò, stanne certa!XD Bacioni e alla prossima fic, Fuffy91!!!^__^
Ed ora, un ringraziamento vivissimo a tutti coloro che hanno
letto la mia storia, a quelli che l’hanno messa tra i preferiti e tra i
seguiti, cioè:
Preferiti:
1
- bigia
2 - chiara84
3 - fata93
4 - hale1843
5 - luisina
6 - RubyMcDoll
7
- sinead
8 - weepsiewolf
9 - youngactress
Seguiti:
1
- alice brendon
cullen
2 - lidiacullen
3 - meryj
4 - mylifeabeautifullie
5 - nene_cullen
6 - Synie
Grazie mille ancora a tutti!!! Vi adoro!!! Baci baci e alla
prossima, Fuffy91!!!
^_________________________________________________________________^***
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