Il Giglio Rosso

di Fuffy91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo1

“ Insomma, Edward! Mi vuoi dire cosa succede?”

Era da più di un’ora che Edward si comportava in modo strano, agitandosi per tutta casa, inquieto, mentre Alice, seduta accanto a Jasper, che le cingeva le spalle con un braccio mentre con la mano destra le racchiudeva le piccole mani intrecciate, sul divano immacolato di casa Cullen, guardava con sguardo vacuo un punto indefinito della parete, seno che stava predigendo un futuro imminente.

Bella, dal canto suo, era seduta sulla poltrona con in braccio una piccola Renesmee di sei anni, con i boccoli ramati trattenuti da due codini a fiocco rosa, come la sua veste di Chanel per l’infanzia, e il visino roseo illuminato da un sorriso splendente, mentre giocava con la sua ultima bambola, ignara, forse, del turbamento della sua famiglia.

All’improvviso, Alice ebbe un sussulto ed Edward si fermò, osservando la sorella giusto il tempo di vedere i suoi occhi tornare del colore dorato che li caratterizzava.

“ è già qui.”

Disse in un sussurro, mentre Edward annuiva, la fronte corrucciata. Entrambi corsero in giardino, seguiti dal resto della famiglia, chi scioccato, come Emmett, che balzò dalla sedia, e come Jasper, che si pose subito al fianco di Alice, chi preoccupato, come Rosalie, che si staccò dalla parete, inseguendo i fratelli, i capelli d’oro svolazzanti, e come Bella, che presa Renesmee in braccio, li raggiunse, ponendosi al fianco di Edward, che le prese la mano.

“ Dove andiamo?”

Gli chiese, in ansia.

“ Da Esme. Sospettiamo sia in pericolo.”

Bella sussultò, immaginando il viso sorridente di Esme, oscurato dal buio maligno che, inconsapevolmente, la inglobava.

“ Ma Esme è da Carlisle. All’ospedale.”

Disse Rosalie, ancora accigliata. Alice scosse la testa, negando.

“ No. Sta arrivando ora.”

Arrivarono in garage, dove trovarono, come Alice aveva preannunciato, Esme che stava or ora chiudendo il cofano della sua Mercedes nera, con in mano un mucchio di pacchi. Appena li vide, sorrise dolce e materna a tutti.

“ Oh, che accoglienza. Buongiorno, ragazzi. Ho comprato delle cose deliziose per tutti. Ma, cosa succede?”

Chiese, guardandoli attentamente, mentre si portava una ciocca caramellata dietro l’orecchio.

“ Edward! Cos’hai, tesoro? Alice, non ti senti bene?”

Domandò, ora preoccupata, facendo cadere i pacchi a terra con un sonoro tonfo, accarezzando sia la guancia di Edward che quella di Alice, entrambi truci ed ansiosi. Esme, come logico, guardò Nessie, esaminandola attentamente, essendo lei, tra di loro, nonostante fosse una mezza vampira, la più fragile.

“ Bella...Renesmee sta bene? Si è fatta male?”

Le chiese preoccupata, mentre Bella, nonostante fosse accigliata, deglutì guardando per un decimo di secondo il marito. Poi, con uno sforzo, sorrise amabile alla sua interlocutrice.

“ Si, Esme. Renesmee è in ottima forma. Vedi, il fatto è che…”

Ma Bella non concluse mai la sua spiegazione, perché Edward, deciso e fluido, portò Esme dietro di lui, insieme a Bella con ancora Renesmee in braccio, ridente.

“ Statemi vicino. Non vi muovete.”

Sussurrò, mentre Emmett lo affiancava, Rosalie rimase dietro stringendo la vita di Esme, ora sorpresa e confusa, Alice e Jasper si misero in difesa e Bella si accostò affianco ad Esme, chiudendola fra lei e Rosalie, facendo scendere sua figlia dalle sue braccia, mettendola fra le sue gambe e quelle del padre, che la trattenne per la spalla.

In lontananza , sentirono un ronzio fastidioso, che si avvicinava sempre di più, finché Bella non lo identificò, visto che, nonostante questo facesse le fusa e il suo precedente un fracasso assoluto, era il motore di una motocicletta, che sbucò dal folto della vegetazione smeraldina e di giada, sotto il cielo uggioso di quella giornata d’estate a Forks.

Questa si fermò con una sonora e stridente sterzata, provocando un leggero polverone sabbioso. Come Bella aveva supposto, era una motocicletta da corsa, ultimo modello, nera e lucente, con fiamme rosse sul parabrezza, molto caratteristica. Alla guida, c’era un vampiro, a giudicare dalla leggiadra con cui smontò, il cuore muto e l’odore dolciastro che emanava. Aveva il viso coperto da un casco rosso da corsa e il corpo sottile e sinuoso, nonostante l’altezza, sottolineata da stivali a spillo dodici centimetri, superflui, a dir poco, fasciato da un’aderente tuta in pelle nera lucida, con la zip sul davanti che evidenziava un abbondante decoltè.

Togliendosi il casco inutile, una cascata di ricci stretti, color rosso brace cadde sulle sue spalle e sulla schiena, incorniciando un viso dai tratti delicati, con una bocca di rosa che rivelò un sorriso abbagliante, non appena i suoi occhi neri come la pece e grandi incontrarono i loro dorati e crucciati.

“ Salve!”

 

Aspettate!!!! Non è ancora il momento di chiudere la finestra!!!XD Leggete anche il secondo cap!!! Vi aspetto al mio angolino!!! ^___*

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo2

“ Salve!”

Esclamò tintinnante la bella vampira sconosciuta,  rimanendo immobile in una posizione molto particolare: un braccio a sorreggere il casco, una mano a sostenersi il fianco, le gambe incrociate, mettendo in evidenza il tacco sottilissimo del piede sinistro e infine, il capo inclinato a destra, mentre alcuni ricci ribelli le sfioravano le guance leggermente piene.

“ Famiglia Cullen?”

Nessuno rispose, rimanendo immobili e non ricambiando il suo sorriso cortese, tranne Renesmee che si affacciò tra le gambe del padre, i codini svolazzanti e il viso sorridente. Evidentemente, la trovava buffa.

“ Immagino di si.”

Concluse squillante, per nulla intimorita dalla loro poca ospitalità. Guardò il casco, quasi distratta, per poi guardare di nuovo loro e sorridere di nuovo, alzandolo a mezz’aria.

“ Vi domanderete perché un vampiro porta un casco? È piuttosto ridicolo, no?”

Per la seconda volta, non ebbe risposta e Bella vide Edward strizzare gli occhi concentrato. Poi storse la bocca infastidito. Alice lo guardò per attimo, per poi vederlo annuire e lei osservare sia me che lei ad occhi sbarrati.

“ Beh, è per i poliziotti americani. Sono così insistenti sulle leggi che riguardano la guida. E alcuni sono anche molto maleducati. Al terzo blocco, ho finito quasi per mordere uno di loro!”

Esclamò sbuffando e appoggiando delicatamente il casco sul sedile in pelle, mentre Bella si agitò stringendo Renesmee a sé. Se per un motivo così futile, quella vampira era decisa ad uccidere, figuriamoci quando avrebbe annusato il dolce profumo di Renesmee!

“ Ovviamente, non l’ho fatto. Per ragioni di sicurezza, sapete. Ma avrei dovuto farlo…insisteva ad avere il mio numero di cellulare. Ma dico, io dare il mio numero di cellulare a quello squallido poliziotto obeso?! Ma per favore!”

Disse leggermente adirata, per poi sospirare e tornare a sorridere abbagliante a tutti loro.

“ Ma lasciamo perdere. Immagino non vi interessi tutta questa storia, vero?”

Ancora una volta, nessuno si degnò di risponderla, ma lei scrollò le spalle e sorrise ancora. Si voltò per mettere il casco nel porta-oggetti, e Bella vide incise a lettere gotiche e rosse sulla sua schiena la parola “ Vampire” e non poté reprimere un sorriso, come Emmett, che si gelò non appena incontrò lo sguardo infuocato di Edward.

Quando ebbe finito, sospirò, controllò le gomme e con passo deciso si affrettò a raggiungerli. Tutti loro intensificarono la difesa e ad Edward sfuggì un ringhio. Lei arrestò il suo passo, guardandolo sbigottita, ma poi sorrise seducente. Quel sorriso irritò Bella.

“ Suvvia, pasticcino. Non mi pare il caso di ringhiare su una bella signorina come me.”

Le disse, rimproverandolo come un bambino dispettoso, nella voce d’angelo una nota cantilenata.

“ Cosa vuoi da Esme?”

Le disse calmo ma teso, facendole arricciare le sopracciglia stupita, ma poi il suo viso si aprì in uno cortese ma prudente.

“ Esme? Chi è Esme?”

Chiese innocente, ma il suo sguardo scuro non lo era. Alice ringhiò appena, muovendosi veloce ma ansiosa.

“ Non fare la furba. Io l’ho visto. Sei qui per uccidere Esme. Perché? Cosa ti ha spinto a volerlo?”

Le chiese, con un tono che esigeva una risposta sincera.

“ Ah! Tu l’hai visto? E come, bambolina? Sei una veggente per caso? E poi, chi è Esme?”

La bombardò di domande, ripetendo di nuovo la stessa domanda di poco fa.

A quel punto, Esme sciolse l’abbraccio protettivo di Rosalie, che cercò di opporsi, senza riuscire, poi quello di Bella, che aprì bocca per protestare, ma venne zittita da un suo gesto secco, scansò Edward con una mano sulla spalla, che cercò di trattenerla, ma lei lo guardò truce, e lui rinunciò con un sospiro. La vampira rossa inclinò il viso di lato, come una bambina incuriosita dalla mossa di un adulto. Esme avanzò tenace, fermandosi a qualche metro dalla sconosciuta con un passo aggraziato, scuotendo i capelli caramellati leggera, mentre la veste a fiori bianchi svolazzava attorno alle sue gambe.

“ Sono io Esme.”

La vampira ampliò il suo sorriso, guardandola da capo a piedi.

“ Si, fiorellino, lo vedo.”

Rimasero per un po’ a scrutarsi, poi la vampira rosso-brace le chiese curiosa e schioccando la lingua birichina, gli occhi d’ossidiana attenti e luminosi.

“ Conosci Carlisle?”

Esme rispose altrettanto calma, ma seria.

“ Si.”

“ Ah! Bene, sei la sua fidanzata, immagino?”

Sussurrò lo sguardo acceso di piacere alla fresca notizia, acquattata e pronta a scattare su di lei, come se il solo fatto di conoscere Carlisle, fosse sufficiente ad ucciderla. Bella sentì un ringhio gutturale crescere nel petto di Rosalie, lo sguardo scuro acceso d’ira, come quello di tutti, che si misero in posizione, pronti a difendere la loro madre adottiva. Nessie si agitò afferrando il braccio della madre, riversando nella sua mente tutta la sua ansia.

“ Veramente, sono sua moglie.”

Specificò Esme, per nulla intimorita dalla sua avversaria, che a quelle parole si riscosse e i suoi muscoli si rilassarono, guardandola a bocca aperta. Alice, stupendo tutti, si rilassò e sorrise per la prima volta in quella giornata, seguita da Edward, che scosse la testa ricambiando il suo sorriso, sospirando rilassato. Bella non capì quel cambio di atteggiamento, ma si rilassò come gli altri, mentre Nessie si sbracciava verso la madre, con un ritrovato sorriso, che la prese in braccio, ancora attenta sulla figura stupita della vampira.

“ Moglie?”

Domandò scettica, mentre Esme annuiva decisa. La vampira sbuffò, contrariata.

“ Oh, e perché non lo hai detto subito, scusa?! Mi avresti risparmiato la fatica del preambolo!”

Le disse, stupendola, e innervosendosi come se Esme le avesse fatto un grave torto.

Alice rise a quelle parole, avvicinandosi a lei, al fianco di Esme, ora più affabile.

Edward sorrise alla faccia interrogativa di Bella.

“ Non vuole più ucciderla?”

Lui scosse la testa, negando.

“ Perché?”

Edward accarezzò il capo della figlia, che si sporse verso di lui per toccarlo.

“ Credo perché ha scoperto sia sua moglie, e non la sua fidanzata. Non vuole diventare sua nemica, immagino.”

“ Immagini? Credi? Cosa vuol dire? Non puoi leggerle nel pensiero?”

Lui si irritò a quell’ultima domanda, infastidito come quando scoprì che non poteva farlo nemmeno con lei.

“ No, purtroppo. È solo dalla visione che ha avuto prima Alice che ho capito che non era più un pericolo. Per tutto questo tempo, cioè da quando è arrivata, ho cercato di leggerle la mente. Ma nulla.”

Bella lo guardò scettica ed incredula insieme, prima di guardare nuovamente la vampira dai ricci di brace, ora imbronciata e seduta sul sedile della sua moto, con il viso rivolto altrove.

“ Credi sia uno scudo, come me?”

Gli chiese con l’idea di conoscere già la risposta.

“ è molto probabile. Basta chiederglielo.”

Bella rise del suo sorriso, mentre lui le cingeva le spalle e lasciava che Nessie corresse verso Alice, che la prese per mano.

Ma prima che chiunque potesse rivolgere una parola amica alla nuova arrivata, l’auto di Carlisle fece il suo ingresso, e lei si illuminò alla vista del bel dottore biondo scendere dal sedile del guidatore e correre verso il loro gruppo.

“ Cosa succede?”

Chiese accigliato, ma non poté aggiungere altro visto che una massa di capelli ricci lo inondò all’istante, sotto lo sguardo sbalordito dei suoi figli e di sua moglie, tranne quello di Emmett che rise sornione, insieme a sua nipote, contagiandola.

“ Oh, Carlisle! Da quanto tempo non ti vedevo!”

Esclamò la vampira, scostandosi da lui e ravviandosi i ricci dalla fronte, sorridendo felice.

Carlisle la guardò per un attimo lungo quanto la sua eternità, finché titubante non disse.

“ Celine?”

“ Si! Sei contento di vedermi?”

Le chiese lei, stringendolo nuovamente a sé, per poi scostarsi veloce, forse per rispetto ad Esme, visto che la guardò ammiccando complice. Carlisle, ancora stravolto, le domandò aggiustandosi il risvolto della giacca color champagne, che lei aveva sgualcito con il suo entusiasmo da Alice.

“ Celine…cosa ci fai qui?”

 

 

Angolo dell’autrice.

 

Ed è con questa domanda in sospeso che vi lascio sulle spine, in attesa di un nuovo capitolo, tutto da ridere e pieno di misteri!!! Eccomi qui, con un’altra storia, vi avverto, di pochi capitoli, che vi farà amare un nuovo, impossibile ed eterno personaggio!!! Chi sarà questa nuova, bellissima vampira dai ricci rosso-brace indomabile e con un caratterino tutto pepe??? Lo scoprirete pian piano, nei prossimi cap!!! XD Ora, se siete giunti fino a qui, se volete, lasciatemi un commentino, anche piccolo piccolo!!! Vi aspetto in molti, regalandovi un megasorrisone!!! Baci baci, Fuffy91!!!

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo3

Bella.

 

Dopo la domanda di Carlisle, vidi la vampira dai capelli fiammeggianti, guardarlo per un attimo seria ed immobile, come un soldato che deve fare una deposizione al suo generale. Ma l’impressione durò poco, visto che, al trascorrere di soli cinque secondi, il suo viso pallido quanto i nostri si illuminò di un sorriso, avanzando verso la moto e prendendo dal porta-oggetti uno zainetto nero e tintinnante di portachiavi.

Una volta recuperato e messo su una sola spalla, lo raggiunse parandosi davanti a lui. Mi permise di analizzarla meglio, mentre Renesmee si agitava nelle mie braccia, ridendo a qualche ricordo che ora non voleva mostrarmi. Era molto alta, quasi quanto Rosalie, nonostante i tacchi degli stivali vertiginosi. Il suo aspetto, nonostante fosse simile al loro, aveva un non so che di ignoto, misterioso, che mi induceva a sapere di più. Eppure, con quei riccioli stretti e disinibiti, quel visino angelico e quell’aria trasognata, sembrava tanto una bambina troppo cresciuta con l’idea di non sapere il motivo preciso per cui si trovasse lì.

“ Lo sai, speravo tanto che tu me lo chiedessi, Carlisle.”

“ Ebbene?”

Disse lui, calmo e pacato, ma stranamente nella sua voce gentile notai un moto di inquietudine.

“ Beh, ho deciso di vivere con te.”

A quel punto, tutti si guardarono sbalorditi e sentii chiaramente i miei occhi sbarrarsi e le mie labbra creare una “O” muta, che subito si richiuse, non appena incrociai gli occhi dorati di Edward, che mi guardò per un attimo imperturbabile, anche se conoscevo le sue espressioni abbastanza bene da capire che era concentrato a valutare i pensieri e le parole di Carlisle, che si passò una mano sul viso, improvvisamente stanco, anche se quando rincontrò nuovamente lo sguardo scuro della vampira di nome Celine, le concesse un sorriso gentile.

“ Posso chiederti il motivo, Celine? Non fraintendermi, sarei felice di accoglierti nella mia famiglia, ma perdonami se mi concedo qualche dubbio, visto che non ci vediamo da…sessanta, novanta anni?”

“ Centosette precisi.”

“ Beh si, è decisamente molto tempo.”

Terminò lui, meditando su qualcosa che solo Edward poteva, in quel momento, poteva conoscere.

“ Dico, sei impazzita?!”

Esplose improvvisamente Rosalie, avanzando verso di lei minacciosa e guardandola truce, mentre Emmett cercava di trattenerla con un braccio.

“ Ti presenti qui, minacciando di uccidere nostra madre e poi, come se niente fosse, chiedi a Carlisle, tutta innocente, di far parte della nostra famiglia? Tu hai qualcosa di storto in quel cervello che ti ritrovi!”

Concluse, ringhiandole contro quelle parole. Mentre Emmett cercava di calmarla, sorridendo divertito dalla furia della campagna, Celine la soppesò con lo sguardo e soffiandole un ciuffo biondo dorato che le era caduta dalla fronte, la sorpassò sorridendole quasi comprensiva, come se fosse lei da biasimare.

“ Lo sai, Barbie cara, non dovresti arrabbiarti così tanto. Ti si formano le rughe sulla fronte e diventi a dir poco orrenda.”

Rosalie la guardò sbigottita, mentre vidi un sorrisino albeggiare sulle labbra del folletto vicino Jasper, concentrato, evidentemente, a calmare l’animo inquieto di Rosalie. Dopo un po’, sembrò riuscirci, visto che con un sospiro, Emmett la lasciò ponendosi al suo fianco e stringendole la vita, mentre lei continuava a lanciare sguardi infuocati alla chioma rossiccia davanti a lei.

Con passo cadenzato si diresse verso Esme, baciandola a sorpresa e veloce sulla guancia destra, regalandole un sorriso affabile.

“ Perdonami, fiorellino, per lo spiacevole equivoco che si è venuto a creare poco anzi. Non si verificherà più, te lo prometto.”

Disse con una faccia da cerbiatto desideroso di bacche, e a quel punto seppi che Esme non avrebbe resistito. Infatti si allargò in un sorriso tenerissimo, abbracciandola materna.

“ Oh, ma certo che ti perdono, Celine. E se vuoi far parte della nostra famiglia, io ne sarò ben lieta.”

Celine sembrò quasi commossa, ma stranamente c’era qualcosa nel suo sguardo che non mi convinceva, mentre abbracciava stretta Esme. Edward osservò Carlisle che sospirò, ricambiando il suo sguardo con uno impotente e scuotendo la testa sorridente.

“ Non so. C’è qualcosa che non mi torna, in quella vampira.”

Confessai ad Edward, che annuì stringendomi alla vita e accarezzando la gamba di Renesmee con le dita, mentre lei rideva per il solletico.

“ Si, anche Carlisle è sospettoso.”

“ Ha detto di averla già conosciuta, centosette anni fa. Che può volere da lui, ora?”

Gli chiesi, osservando come lui la scena di Celine che correva verso la porta di casa Cullen seguita da Esme e dai loro fratelli.

“ Non lo so. Continuo a credere che sia uno scudo come te. Anche se, non sono convinto che lei ne sia cosciente.”

“ Cosa hai letto nella mente di Carlisle?”

Edward mi osservò, mentre lasciavo che Renesmee corresse tra le braccia di Alice, che la condusse per mano in casa, portando uno sguardo di intesa ad Edward, che annuì sorridendo, come lei.

“ Ha valutato le cause che avrebbero potuta portarla da lui. Mancanza di denaro, bisogno di aiuto…ha ripensato anche al loro primo incontro. Mi sono sorpreso di sapere che sia avvenuto prima ancora di incontrarmi. Non sono riuscito a capire il perché della loro separazione.”

Poi sorrise.

“ Ma Alice lo scoprirà di sicuro. Ha intenzione di bombardarla di domande.”

Risi a quelle parole.

“ Tipico di Alice.”

 

 

 

“ E così…tu e Carlisle vi conoscevate.”

Sentii chiedere Alice a Celine, sedendosi al suo fianco su uno dei lati del divano ad angolo, in pelle bianco latte.

“ Si. Io e Carlisle ci siamo conosciuti a Chicago. Mi ha colpito subito, perchè indossava un completo nero molto ricercato e raffinato e un cappello da Casablanca bianco. Molto bello, davvero. E poi, ovviamente, era un vampiro come me, quindi…”

Si interruppe, visto che Alice le fece una nuova domanda.

“ Perché non ci racconti un po’ di te?”

Celine la guardò per un attimo eterno, indecisa se raccontare di sé o no, ma poi si aprì in un sorriso ricambiato da Alice e iniziò a raccontare.

“ Beh, sono nata a Londra, nel 1900. La mia famiglia era una tipica famiglia benestante. Mio padre, William Banner, faceva il bancario di professione, mentre mia madre, Diana Wilson Banner, si occupava della mia educazione. Adoravo mio padre e sopportavo la vivacità di mia madre. Tuttavia, era fin troppo egoista e un giorno mi rivelò, senza troppi indugi, che mio padre non era proprio mio.”

Alice scosse la testa, senza capire.

“ Cioè? In che senso?”

Celine scrollo le spalle disinvolta.

“ Nel senso che non era proprio il mio vero padre. Mia madre mi disse che, in realtà, ero figlia del suo amante, conosciuto prima del matrimonio con Banner. Se non ricordo male era un Lord, morto in guerra, non rammento il nome.”

Concluse, sorridendo senza emozione.

“ Deve essere stato terribile per te, scoprirlo così, all’improvviso.”

Ancora una volta, la stranezza di quella vampira mi sconvolse. Infatti, reagì alle parole di rammarico di Esme con una risata cristallina.

“ Veramente, no. Insomma, ero fin troppo intelligente per capire che qualcosa non tornava. Mia madre era bionda, mio padre bruno, nessuno della loro famiglia aveva avuto parenti dai capelli ricci e di questo colore così peccaminoso, a parere di coloro che a quel tempo frequentavo.”

Disse con un sorriso e intrecciando i suoi ricci fra le dita affusolate, continuando con aria pensierosa.

“ Solo quel attraente Lord londinese era famoso per i suoi ricci rossi. Penso che sia proprio per causa loro che mia madre si invaghì di lui. Era famosa per la sua frivolezza. Forse è solo per gli agi che il mio povero padre poteva offrirle, che lo sposò, anche se sono convinta che non fosse nemmeno innamorata del bel Lord. Mi disse che avrebbe tanto voluto che il bambino che scoprì di portare in grembo fosse quello di William, ma fu con orrore, la notte in cui mi dette alla luce, di vedere quella testolina rossa sbucare dalla copertina rosa in cui mi avevano avvolto. Fortuna che avevo i suoi stessi occhi, azzurri, se non ricordo male.”

Ci rifletté sopra, guardando il soffitto con aria assorta. Mi stupii che ricordasse così tanti particolari della sua vita umana. Di solito, i ricordi sbiadivano con il passare degli anni, ma in lei sembravano molto più che vividi.

“ Però, sono convinta che tua madre amasse te, più del Lord o di tuo padre.”

Le dissi, mentre lei mi osservava stringere Renesmee, che si acciambellò sul mio petto, chiudendo gli occhi sorridente. Celine sorrise dolce e malinconica.

“ Si, immagino di si. Ero l’unica cosa che aveva fatto di bello nella vita. L’unica che l’avesse gratificata come donna e come madre. Si, penso proprio che mi amasse, ma credo solo per compiacere sé stessa.” Sorrise amara: “ Ve l’ho detto, era fin troppo egoista.”

Guardò con sguardo lontano la grande vetrata che affacciava sulla vegetazione florida del bosco, ascoltando lo scrosciare delle acque del fiume e il fruscio delle foglie degli alberi smosse dal vento.

“ Come sei diventata vampira?”

Chiese Alice, stanca del silenzio meditabondo che si era venuto a creare.

Celine si accese di entusiasmo a quella domanda, stupendomi ancora di più. Infatti, per tutti i membri della famiglia Cullen, il momento della trasformazione era il più vivido e il più terribile e nessuno lo aveva raccontato con piacere e con un sorriso, nonostante la calma innaturale che avevano mostrato. Quindi fu giustificato il mio stupore, nel costatare l’entusiasmo, quasi il divertimento che Celine aveva elargito nel narrarlo a tutti loro.

“ Fu un’esperienza a dir poco esilarante. I miei genitori erano appena deceduti da un attacco nemico che mandò a fuoco la nostra casa. Io ero distrutta, capirete, naturalmente. Avevo perduto in un solo colpo i genitori e la casa in cui abitavo. Non avevo nessuno, i miei parenti si consideravano più che generosi per aver provveduto al funerale, non mi sopportavano un granché. Probabilmente, avevano capito da un pezzo che io non ero la vera figlia di William, e così le rispettive famiglie, nonostante il dolore, si odiavano e l’unica cosa che avevano in comune era il fatto di odiare me.”

Disse tutto questo sorridendo, tanto che io ed Edward ci scambiammo uno sguardo confuso, mentre gli unici che sembravano divertirsi erano Carlisle, che la osservava sorridente, seduto sulla poltrona, con accanto Esme, e la stessa Celine che, ignorando lo sconcerto di tutti, continuò a narrare la sua storia.

“ Oh, ma sto divagando. Dov’ero rimasta? Ah, si! Il funerale. Beh, dopo che tutto terminò, incluso l’ultimo saluto dato ai miei più che orripilanti parenti, vagai per le strade di Londra, con indosso un orrendo vestito nero e due fiocchi neri a trattenere i miei ricci. Tutto sommato, non ero male, considerando che il nero mi è sempre stato d’incanto. Ad ogni modo, non so come, ma gironzolando senza una meta e con la testa sgombra da ogni pensiero, mi ritrovai in un vicolo oscuro, dove da lontano si vedeva l’insegna di una locanda. Senza pensarci, mi ci intrufolai. Ricordo di essermi seduta al bancone, mentre uomini e giovani soldati brindavano e si ubriacavano contenti, ignorandomi deliberatamente. Tutto ad un tratto, vidi una mano pallidissima porgermi un piatto di verdure e carne molto appetitoso e fu allora che lo vidi. Si chiamava Nathan, era un vampiro molto affascinante. Occhi rossi, viso d’angelo, un sorriso amichevole e seducente, capelli neri e disordinati, vestiti modesti. Un vero schianto!”

Esclamò annuendo e sospirando adorante. Poi continuò, osservando Alice sognante.

“ La prima cosa che mi disse fu <> Ovviamente non risposi, ero troppo sopraffatta dalla sua bellezza per riuscire a spiccicare parola. Ma lui non si curò del mio mutismo, e ridendo sottovoce- a mio parere non avrebbe mai dovuto farlo, visto che per poco non svenni- infilzò una foglia di lattuga con una forchetta e fece per imboccarmi: <> mi disse poi, mentre mangiavo la lattuga che lui mi stava porgendo. Andammo avanti così finché non finii tutto il cibo che c’era in quel piatto, e ancora non capisco come abbia fatto Nathan a non vomitare, guardandomi mangiare da così vicino. Immagino che la puzza deve essere stata orribile.

“ Comunque sia, dopo aver mangiato, mi prese per mano e passeggiammo per i viali di Londra. Dopo mi portò in quello che doveva essere il suo rifugio, facendomi stendere sul suo letto. Lui si stese accanto a me e mi guardò a lungo, finché alla fine, mi parlò, con voce sommessa, quasi emozionata:<< Celine, tu sei la fanciulla più bella che abbia mai conosciuto. Saresti una compagna perfetta, per me. Vorresti esserlo?>> In quel momento, non capii il significato di quelle parole, fatto sta che non appena non potei fare a meno di annuire, Nathan mi baciò. Pensa, il mio primo bacio, da un vampiro bellissimo e galante!”

Sospirò e rise gioiosa, al ricordo.

“ Si, immagino.”

Rispose Alice, ammiccando verso me ed Edward. Lui le sorrise, baciandomi la fronte mentre io risi sottovoce. Già, il mio primo bacio era stato con un vampiro bellissimo, galante e mio, solo mio. Scoprii che io e Celine, in fondo, avevamo molto in comune.

“ E poi, ti trasformò quella notte?”

Le chiese Edward e lei gli concesse un’occhiata languida che non mi piacque molto.

“ Si, pasticcino. Ovviamente provai un dolore atroce. Furono i tre giorni e le tre notti più terribili di tutte. Ma del resto, lo sono state anche per voi, immagino. Quando mi risvegliai, ero ancora su quel letto, con lo stesso vestito nero. Ero viva, nonostante avessi atteso la morte e soprattutto ero come Nathan, che mi guardava sorridente da una sedia a dondolo all’angolo di quella squallida stanza.

Ricordo perfettamente che si alzò e con i miei nuovi occhi da vampira super potenziata, mi sembrò ancora più bello ed elegante. Quando parlò fu uno shock sentire la sua voce. Era ancora più bella di quanto ricordassi. Mi disse, tendendomi una mano:<< Vieni, mia Celine. Andiamo via di qui, insieme.>> Stavo per afferrare la sua mano, ma c’era qualcosa che non andava. Qualcosa che non mi tornava. Per quale motivo avrei dovuto seguirlo? Per quale scopo? In fondo non lo conoscevo nemmeno tanto bene. Anzi, non sapevo nulla di lui, a parte il nome. Fu così che mi accorsi di quello che in realtà Nathan mi aveva fatto, e di quello che io non avrei mai, a mente fredda e razionale, permesso che lui mi facesse. Mi aveva sedotta, rapita, in un certo senso, e poi, egoisticamente, mi aveva trasformata nel mostro che lui era in realtà, solamente perché voleva fare di me la sua compagna.”

Mentre raccontava, il suo sguardo brillante di ossidiana, divenne ancora più oscuro, le sue sopracciglia si crucciarono e la sua voce si fece rabbiosa, sottolineata dai pugni chiusi.

“ La sua compagna…sua…che diritto aveva di definirmi sua? Chi era lui? Solo il demone con la faccia d’angelo che mi aveva trascinato in un’immortalità che non avevo chiesto. E così quello che avevo etichettato da umana come il mio salvatore, il mio principe, si tramutò nel mostro che detestavo con tutta me stessa da vampira. Si, lo odiai, lo odiai talmente tanto che lo uccisi senza pensarci due volte.”

Quando finì la tragica fine della sua storia, si riscosse guardando fisso Carlisle che ora la guardava triste e desolato. Celine abbassò lo sguardo di rimando, quasi imbarazzato dal suo biasimo. Carlisle odiava la violenza, e questo forse Celine lo sapeva bene.

“ Lo uccidesti? Ma come? Eri una neonata. Non avresti avuto possibilità contro un vampiro adulto, a meno che non saresti stata sufficientemente addestrata.”

Disse Jasper, incapace di credere che una Celine-neonata avesse battuto un vampiro di gran lunga superiore per età ed esperienza.

“ Neonata? Scusami, biondino, non ho afferrato bene. Guarda che io avevo appena compiuto diciotto anni, quando Nathan mi trasformò. Non ero certo una neonata.”

Disse, quasi inorridita all’idea. Questo dimostrava la poca esperienza di Celine nel gergo dei vampiri. Era come se fosse vissuta anni luce dall’universo che da soli sei anni, io ero entrata effettivamente a far parte, anche se sapevo molto più di lei già prima di diventare una vampira a tutti gli effetti.

“ Neonato, si definisce un vampiro appena nato o un umano divenuto da poco vampiro, se preferisci.”

Spiegò Jasper, con un sorriso al suo ultimo commento.

“ Ah! Ora capisco.”

Annuì, con gli occhi sbarrati per lo stupore.

“ Credo che anche Nathan lo fosse.”

Costatò Edward, accarezzandomi i capelli. Lo guardai a bocca aperta. Si, in effetti, era possibile, se visto dal suo punto di vista. Sarebbe stata la soluzione più ovvia. Anche Jasper sembrò dello stesso parere, visto che annuì.

“ Sarebbe più realistico. Anche se, per trasformarla, deve aver avuto una grande padronanza di sé. Una cosa che, per un neonato, non deve essere facile.”

Commentò, pensieroso.

“ Però, anch’io sono riuscita a contenere la mia sete, una volta trasformata.”

Dissi io, seguita poi da Rosalie.

“ Si, e magari, era realmente innamorato di Celine da sapersi domare.”

Tutti la guardarono, per poi focalizzare la loro attenzione, me inclusa, su Celine che si alzò sbuffando.

“ Oh, che importanza ha, ormai! L’ho ucciso più di cento anni fa. È storia vecchia, superata, morta, sepolta e battezzata da qualche  vescovo poco devoto.”

Concluse quasi irritata, per poi essere trascinata a forza sul divano da Alice, che con un sorriso e trattenendola ancora con un braccio, le disse cordiale.

“ Non mi sembra che abbiamo ancora finito. Raccontaci come hai trascorso questi anni da sola. Sono curiosa di saperlo.”

Concluse con tono soave, sorreggendosi il mento con la mano destra e sorridendo innocente. Celine la guardò sospettosa per poi sorridere maliziosa.

“ Certo che non ti arrendi facilmente, eh, bambolina?”

Le chiese retorica, facendola sghignazzare e un coro di campanelli risuonò nella stanza.

“ No, mai.”

Rispose Alice, scuotendo la testa.

“ E va bene, d’accordo. Continuerò la storia della mia eterna esistenza. Diciamo che, una volta bruciati i resti di Nathan e distrutto tutto ciò che lo riguardasse, come una furia, mi inoltrai nella Londra gonfia di pioggia. Per anni mi nutrii di uomini, il più delle volte esseri abbietti che pensavano a due cose: il sesso e il denaro. Orribile! Come si può far girare la propria vita in funzione di queste due cose? È assurdo! Ma ho imparato, nel corso degli anni, che gli umani sanno essere molto prevedibili e a volte scelgono le strade più semplici per appagare i loro insulsi desideri.”

“ Non sono tutti così.”

Dissi io, leggermente piccata da quelle parole che, in verità, corrispondevano parzialmente al vero.

Celine mi osservò, per poi sorridermi comprensiva.

“ Non lo metto in dubbio. Infatti parlavo in generale. Non c’è motivo di scaldarsi, zuccherino.”

Concluse, regalandomi un sorriso malizioso.

“ Continua, ti prego.”

La incitò Alice e dopo uno schiocco di lingua per riorganizzarsi le idee, continuò come lei desiderava.

“ Beh, diciamo che, alla lunga, ero stanca di Londra, così decisi di partire alla volta di altre città. Arrivai a Chicago. Erano tempi duri, c’era la guerra. Odiavo la guerra, mi metteva irritazione. Ad ogni modo, un lato positivo c’era: soldati feriti e pasti abbondanti ogni giorno.”

Sorrise ad Alice, che non ricambiò, visto l’argomento. Ma Celine non ci badò e continuò il racconto.

“ Fu lì che incontrai Carlisle. In un giorno di nebbia, in uno dei quartieri più soggetti ai turbamenti dello scontro, anche se un tempo era il più prospero. Lo vidi uscire da un edificio, mentre salutava una donna che doveva essere un’infermiera, visto l’odore di medicinali di cui i suoi vestiti erano carichi. Mi stupii che non la aggredisse e mi sorprese di più vederlo salutare calorosamente altri individui, passanti da quelle parti. Appena mi vide, si fermò e mi fissò per molto tempo. Poi si decise a sorridermi e mi salutò educatamente per oltrepassarmi come se niente fosse.”

Lo osservò imbronciata. Carlisle le sorrise, forse proprio come centosette anni fa, per poi continuare al suo posto.

“ Immagino lo trovasti inaccettabile, non è vero Celine? A giudicare dallo sguardo di fuoco che mi lanciasti, direi di si.”

Sembrò quasi che volesse trattenere una risata. Edward, dietro di me, rise accanto al mio orecchio, facendomi nascere un sorriso involontario e uno sguardo interrogativo. Lui mi sorrise e mi sussurrò:

“ Ascolta.”

Nello stesso momento, Celine sbuffò irritata.

“ Certamente. Non ero mai stata ignorata da un uomo, per di più vampiro come me, in modo così esplicito e non curante. Inaccettabile!”

Poi si protese verso di lui, minacciosa.

“ Ora mi devi spiegare che cosa c’era che non andava in me? Ero più che bellissima, quella sera, e non dire che non è vero!”

Lo minacciò puntandogli un dito contro. A quel punto, Carlisle scoppiò in una sonora risata.

“ Oh, Celine, ma non avevi nulla che non andasse.”

Celine scosse la testa, incredula.

“ Non è vero, altrimenti non mi avresti ignorata così deliberatamente.”

Gli disse, quasi oltraggiata nell’orgoglio.

“ Beh, certo il tuo aspetto era un po’ insolito, devo ammetterlo. Ma…”

“ Insolito?! Come sarebbe a dire, insolito? Ero più che normale, invece!”

Ribatté, ancora risentita. Carlisle le sorrise calmo.

“ Beh, se consideri normale avere foglie fra i ricci, indossare un paio di scarpe differenti, un vestito da signorina di altri tempi,  con una gonna ridottissima e stracciata…oh, si, eri perfettamente nella norma.”

Concluse placido, ma con un brillio ironico negli occhi ambrati. Quelli scuri di Celine si accesero di indignazione e, reprimendo un ringhio di disapprovazione, volse il capo lontano dai loro sguardi divertiti.

“ Non è affatto divertente. Non sei per nulla galante, Carlisle, per nulla.”

Disse dura, alzandosi e dirigendosi decisa verso la portafinestra.

“ Suvvia, Celine. Non prendertela. Scherzavo.”

Celine, ferma con la mano destra sulla maniglia della porta di vetro, lo osservò a lungo, finché con un sospiro, ritornò a sedersi accanto ad una composta ed ancora ridente Alice. Dopotutto, era impossibile non credere alla sincerità immacolata del Dottor Cullen.

“ Va bene, ti credo. Però dovete comprendere. Non ero del tutto civilizzata, e poi avevo sempre viaggiato da sola e adoravo le gonne corte. E poi, gli uomini non ne erano scandalizzati, anzi. Le donne, invece, beh…d’altronde, per loro, era tutto frutto del diavolo, ogni cosa non fosse uguale a loro. Ridicolo! Sono contenta di non essere morta in quel secolo bigotto.”

Concluse con voce delicata, facendo ridere sonoramente Emmett e sorridere addirittura Rosalie.

“ Ma, alla fine, voi due vi siete parlati?”

Disse Alice, facendo il punto della situazione, ed indicando sia lei che Carlisle.

“ Oh, si, naturale. Dopo averlo insultato per bene e dopo che lui avesse smesso di ridire, mi invitò a fare una passeggiata, per i viali devastati di Chicago.” Sorrise al ricordo, malinconica. “ Non posso dire che non sia stata la notte più bella e produttiva della mia vita. Carlisle mi aveva affascinato. Per tutta la notte, mi aveva parlato di sé, dei suoi viaggi, dei suoi tentativi di trovare un’altra via che potesse preservare la sua parte umana, secondo lui, ancora presente nel suo essere immortale. E i suoi occhi dorati mi confermarono che ci fosse riuscito. Il furbetto continuò a persuadermi con discorsi a dir poco ipnotici, ma alla fine dovette cedere. Io ero irremovibile e forse anche un po’ arrogante, lo ammetto.”

Terminò, con un sorrisino amaro e una scrollata di spalle. Edward disse calmo.

“ Chi non lo è stato?”

Celine lo guardò e gli sorrise riconoscente.

“ Poi, cosa è successo?”

Le chiese cordiale Alice, con un misto di curiosità e premura nei suoi confronti, visto che la sottrasse allo stato di compianto in cui stava per cadere. Infatti, Celine ritrovò il suo sorriso luminoso, portando le braccia aperte sullo schienale del divano morbido, sospirando beata.

“ Una volta salutato Carlisle, lasciai Chicago e andai nell’America Latina. Lì incontrai parecchi come me, nomadi che non avevano casa né amici. Alla fine, non mi piacque più vivere così e decisi di dare una svolta alla mia esistenza. Per ricominciare a vivere, dovevo fare come Carlisle, vivendo fra gli umani. E fu così che ricominciai gli studi, sfogliando ed istruendomi nelle biblioteche pubbliche. Passarono gli anni, mi trasferii a New York, terra di promesse. Lì, trovai un lavoro come impiegata in una rivista di alta moda. Cominciai a fare la modella e conobbi molti personaggi altolocati e famosi pubblicamente. Tra questi, c’era il ricco John Mistrot. Era così affascinante, un umano brillante e un eccellente affarista. Lavorava nel campo del petrolio. In breve, divenni una delle sue più care amiche. Mi consideravo più che soddisfatta, visto che riuscivo ad avere rapporti stretti con uno e più umani. Ma, alla fine, mi stancai anche di Mistrot, che divenne troppo insistente, a mio parere. La sera in cui cominciò a fare discorsi strani sul suo e il mio futuro, come per esempio il volermi sposare, mettere su famiglia, ecc. lo abbandonai di punto in bianco, uscendo definitivamente dal campo della moda e del successo. Ma dico, io sposarmi con un petroliere, umano, per giunta? Ma per favore, non diciamo eresie!”

Esclamò indignata e sbuffando, e notai che era un gesto che compiva ogni volta che qualcosa la irritava.

“ Di certo, non poteva sapere che, in realtà, fossi una vampira e che, se avessi solo voluto, avrei potuto cibarmi di lui in ogni momento. E credetemi, quella sera, non so cosa mi abbia trattenuto dal non farlo.”

Sogghignò quasi divertita e compiaciuta al pensiero di non averlo fatto, anche se, dal bagliore arancio che oltrepassò i suoi occhi assetati, non ne ero molto sicura. Fu molto astuta da glissare elegantemente l’argomento, continuando la sua storia e trafficando con la tasca destra del suo zainetto, cacciandone una scatoletta bianca che riconobbi come un pacchetto di sigarette. Ne estrasse una, proprio nel momento in cui parlò. Non credevo che i vampiri potessero fumare.

“ Comunque sia, lasciatami alle spalle Mistrot, eclissai verso i bassifondi di New York e lì, in un locale jazz, lo incontrai, mentre ordinava un doppio whisky ghiacciato, senza alcuna intenzione di berlo. L’odore dolciastro della sigaretta che stava fumando mi arrivò dritta al naso. Incredibile, quanto fui stupida.”

“ Chi era?”

Chiese incuriosita Alice, come tutti del resto, me inclusa.

Celine sorrise, malinconica e dolce allo stesso tempo, osservando la sigaretta di marca maschile consumarsi fra le sue dita, senza fumarla. Ma poi la spense e la gettò nel portacenere di cristallo sul tavolino, sbuffando irritata.

“ Nessuno. Non ne vale la pena nemmeno di parlarne. Non so neppure io perché l’ho fatto. Vi prego, ignorate tutto. Oh, perché ho ancora questo stupidissimo pacchetto di sigarette?”

Si chiese irritata, per poi buttarselo alle spalle e gettarlo dritto nel cestino vicino al portaombrelli.

“ Avevo deciso di smettere. I polmoni non ne risentono, ma si diventa indipendenti come gli umani. Fortuna che io ho smesso circa ottanta anni fa.”

Concluse sorridendo.

“ Ma allora, perché avevi il pacchetto ancora in borsa?”

Chiese sbrigativa Rosalie. Celine sorrise amara.

“ Per ricordare.”

Sussurrò misteriosa, senza aggiungere altro. Nessuno osò indagare oltre. Era ovvio che quella storia le provocasse dolore ma in cuor mio, non riuscivo a togliermi dalla mente l’immagine vivida di una figura scura, seduta al bancone di uno squallido locale jazz della vecchia New York, il ghiaccio tintinnante nel bicchiere di doppio whisky inviolata, la nebbiolina di fumo dolciastro della nicotina avvolgerla. Ma, come gli altri, preferì sorvolare.

“ Beh, a parte i miei più che spiacevoli incontri indesiderati, me ne andai anche da New York e tornai a Londra. Lì mi unii ad una band punk molto famosa in vari quartieri londinesi. Sapevo suonare benissimo la chitarra, e con quella elettrica facevo faville. Tutto filò liscio, finché un giorno, per rabbia, non mi nutrii del batterista, troppo insistente, come Mistrot. Odio i tipi insistenti.”

Lo disse con rabbia e un ringhio malamente celato mi fece capire al volo il motivo per cui abbia reagito in modo così impulsivo e cinico.

“ Da quel punto in poi la mia vita fu tutto sesso e rock’n roll.”

Disse, ritrovando l’allegria e sorridendo a tutti, anche se il suo sguardo sembrò incupirsi.

“ Teoricamente, si intende. Diciamo che, amavo divertirmi, prendere la vita alla leggera, cibarmi quando mi capitava, frequentare gente poco raccomandabile, ma tanto, tanto simpatica. Pensavo che quel modo di vivere potesse cancellare quel vuoto che da tanto, fin troppo tempo, mi portavo dentro. Che illusa! La verità era che, nonostante fossero trascorsi tanti anni, ero rimasta la solita, piccola, insignificante ragazzina con i fiocchi nei ricci rossi e il vestitino nero indossato al funerale di entrambi i suoi genitori, rimanendo impalata ed inerme di fronte alle loro lapidi, con gli sguardi indignati e disgustati, di quella che doveva essere il resto della sua famiglia, contro.”

Ora sembrava parlare quasi tra sé, lo sguardo vacuo, come quello di Alice durante una visione, che ora deglutiva irritata, mentre vedevo Emmett stringere i pugni, Esme con gli occhi gonfi di lacrime che non potevano sgorgare, Carlisle rammaricato ed Edward irrigidito e teso dietro la mia schiena.

Io stessa, non riuscivo a trattenere un senso di pena per quella ragazza, mentre stringevo forte Renesmee, ormai addormentata sul mio grembo.

Celine si riscosse scuotendo la testa e sorridendo contenta a tutti, soprattutto a Carlisle, con ancora il rammarico dipinto sul volto perfetto.

“ Fu in quel momento che ripensai a te, Carlisle. Tu sei stato l’unico a trovare una strada migliore di quella che chiunque altro mi avesse fin ora mostrato. Quella notte, a Chicago, ero troppo affamata di esperienze per poterti ascoltare o forse troppo immatura per accettare me stessa. Ma poi mi sono pentita della strada che io stessa avevo scelto e che, senza accorgermene, mi stava portando poco a poco alla distruzione. Così, ripensando alle tue parole, ho cominciato a cibarmi di soli animali, vivendo in baite dove l’odore degli uomini era quasi inesistente. Ero brava ad interagire con loro, forse più affabilmente di qualsiasi altro vampiro. Il problema era solo riuscire a controllarmi e dopo tanti tentativi, ci sono riuscita, mi sono abituata all’odore acerbo delle bestie di cui mi cibavo, ignorando quello prelibato degli umani. O almeno, a livello autodidatta. Volevo prepararmi bene, così da non deluderti una volta che ti avessi incontrata.”

Gli disse, sorridendogli entusiasta, forse ripensando ai suoi sforzi, compiuti in tutti quegli anni di parziale solitudine.

“ Una volta finito il, come dire, periodo di riabilitazione, ho deciso di intraprendere il viaggio che mi avrebbe condotto da te. E così, eccomi qui.”

Disse indicandosi ed avvicinatasi a lui, lo abbracciò fulminea.

“ Per favore, non mi cacciare via. Ti prometto che farò la brava, promesso. Però, ti prego, non dirmi di no.”

Gli disse, con voce emozionata ma ferma, abbracciandolo stretto, come a non volerlo più lasciare.

Carlisle portò lo sguardo su tutti loro, esaminando ogni viso. Io gli sorrisi ed Edward annuì e solo al suo ultimo giudizio, lo vidi rilassarsi e sorridere dolce a Celine, ricambiando il suo abbraccio.

“ E va bene, Celine. Puoi restare qui, con noi.”

Lei si illuminò e i suoi ricci infuocati sembrarono più elettrici che mai.

“ Oh, grazie Carlisle. Non ti deluderò, vedrai.”

Poi passò ad abbracciare tutti, ringraziandoli e quando arrivò a me, Edward e Renesmee, abbracciò titubante Edward, guardandomi ed ammiccando, forse ricordando il ringhio involontario di poco prima o forse perché era realmente in imbarazzo fra le sue braccia.

Poi toccò a me, ed era la prova del nove, visto che avevo tra le braccia Renesmee addormentata.

Vidi Edward irrigidirsi e le braccia attorno alla mia vita farsi più salde. Per sicurezza, avvolsi lo scudo intorno a lei ma sembrò non servire a nulla, visto che lei riuscì ad accarezzarle il visino arrossato e poi baciarle la guancia dolcemente, per non svegliarla.

“ Che carina questa zolletta di zucchero.”

E mi sembrò sincero il suo sorriso privo di qualsiasi doppio senso.

Poi abbracciò goffamente me, visto che ancora stringevo Nessie a me, sussurrandomi all’orecchio.

“ Come te, zuccherino, del resto.”

Se avessi potuto, sarei arrossita, visto il tono mellifluo e malizioso con cui mi aveva rivolto quel complimento. Si staccò ridendo della mia espressione, come il sorriso sghembo di Edward.

“ Beh, dove alloggerò? Sul divano?”

Esme rise.

“ Ma no, cara. C’è una bella stanza degli ospiti che ti aspetta.”

“ Che domani allestiremo a tuo piacimento.”

Concluse Alice, abbracciandola per la vita, arrivandole, con tutta la testa, alla spalla.

“ Come vuoi, bambolina. Oh, il mio bagaglio.”

Corse al divano per poi tornare un secondo dopo con il suo zainetto in spalla.

“ Chi vuole accompagnarmi? Perché non tu, zuccherino?”

Bella rimase sbalordita, sentendosi presa in causa e, stranamente, cominciando ad abituarsi a quel nomignolo.

“ Va bene, ti accompagno.”

Dissi, lasciando che Renesmee scivolasse fra le braccia del padre, accoccolandosi, con un mugolio di protesta, sul suo petto duro e tiepido, per lei, ritrovando il sorriso. Celine osservò con interesse ed amore la scena.

“ Carino e pure premuroso. Bel colpo, zuccherino.”

Mi disse, ammiccando verso Edward e facendomi imbarazzare, mentre lui e gli altri sghignazzavano.

“ Va bene, va bene, bambolina. Vieni anche tu, prima di farti venire un attacco isterico.”

Disse sorridente e trasognata Celine ad Alice, che impazzì di gioia, trascinandola su per le scale, mentre Celine afferrava lei.

“ Sei uno scudo, vero?”

Le chiese, mentre Alice correva ad aprire la porta della sua nuova camera. Celine la guardò senza capire.

“ Come, zuccherino?”

 

 

 

 

 

 

Celine non sa di essere uno scudo, o fa solo finta???? Se volete scoprirlo, non perdete il prossimo cap!! Non ci sono stati commenti, anche se ringrazio tutti coloro che hanno letto i capitoli precedenti!!! Non vi sono piaciuti, forse??? Fatemelo almeno sapere!!! ^__^ Baci baci Fuffy91!!!

P.S. Ho cambiato il titolo in “Il Giglio Rosso”!!! Mi è sembrato più indicato!!!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Bella                                                                         

 

“ Quindi, ricapitolando: la bambolina vede il futuro, il pasticcino legge nella mente, il biondino controlla le emozioni, oltre ad avvertirle su di sé e tu, zuccherino, sei una sottospecie di scudo.”

Concluse Celine, mentre estraeva dal suo zainetto nero tre gonne ridottissime, una t-shirt viola con uno stemma nero sul davanti, due top merlettati, un bustino rosso e un paio di scarpe con il tacco, nere anch’esse, posizionando tutto ordinatamente nell’armadio bianco ed immenso della sua nuova stanza, mentre io ed Alice eravamo sedute sul letto trapuntato d’oro e lino bianco. Essendo la stanza degli ospiti, Esme aveva preferito arredarla come una normalissima stanza, fornita anche di un bel letto a due piazze, uno scrittoio abbastanza antico e di legno lucido, una specchiera placcata di oro e di marmo bianco, un tappeto morbido e latteo che ricopriva quasi tutto il pavimento e per finire una finestra che affacciava sul giardino. Nel complesso, era semplice e bella.

Celine sprofondò nei cuscini, togliendosi gli stivali vertiginosi che le arrivavano al polpaccio, gettandoli suo tappeto, macchiandolo come una macchia nera d’inchiostro. Indossava ancora la tuta da motociclista con la scritta “ Vampire” a lettere gotiche e rosso vermiglio ancora brillante di strass sulla sua schiena, e la cascata dei suoi ricci indomabili ricadde sulle federe immacolate dei cuscini imbottiti. Le osservò attenta e trasognata, le iridi dei suoi occhi grandi ancora scure per la sete.

“ Si, hai compreso alla perfezione, Celine.”

La elogiò Alice, acciambellando le gambe ricoperte dalla gonna sottile di un delizioso vestitino grigio perla, sorridendole abbagliante.

“ Tu, invece, non sei uno scudo, come me?”

Chiesi, speranzosa di ricevere una risposta affermativa.

Ma Celine scosse la testa, mentre Alice mi accarezzava una spalla, scoperta dal vestito blu elettrico che indossavo, su sua insistenza, sorridendomi dolce e comprensiva.

“ Bella, il tuo potere è unico, come quello di tutti noi, si intende. Non credo che Celine lo possieda, o almeno, se è così, in maniera differente.”

“ Ma Edward non può leggerle la mente e il mio potere scudo non ha effetto su di lei. Prima l’ho usato su Renesmee…” a quel punto la guardai dispiaciuta: “ Scusami, era solo per precauzione.”

Celine alzò le mani.

“ Figurati, zuccherino, lo capisco.”

Continuai, ricambiai il suo sorriso.

“ E non ha avuto alcun effetto, su di lei. Come lo spieghi?”

Le chiesi, osservandola negli occhi ambrati. Alice meditò su, pensierosa, prima di fornirmi una risposta.

“ Forse posso dirtelo io.”

Esclamò all’improvviso Celine, facendo schioccare la lingua fra i denti e, cingendomi le spalle con un braccio, solleticandomi con i ricci la guancia destra, mi disse con la sua voce profonda e dolce come il miele, anche se con una nota in più che la faceva risultare intonante.

“ Vedi, una volta, un vampiro di nome Carlos, incontrato nell’America Latina, aveva anche lui un potere speciale. Sapeva manipolare i pensieri, capisci, una sorta di ipnosi, che faceva credere a qualsiasi persona, umano e vampiro, per esempio, di andare a destra, invece che a sinistra, o credere di essere una donna, invece che un uomo…capisci, cose del genere.”

Annuii, leggermente sbigottita da quella particolare capacità, come Alice, del resto, che si avvicinò a noi, incuriosita.

“ Beh, cercò di farmi credere di essere invaghita di lui. Voleva portarmi a Las Vegas per sposarmi, che ingegno. Comunque sia, non riuscì nel suo intento e quando li chiesi il perché, lui mi spiegò che evidentemente, ero uno Specchio.”

Terminò calma, mentre io mi accigliavo senza capire.

“ Uno Specchio? In che senso?”

Celine sorrise, per poi alzarsi e trafficare nuovamente con il suo zainetto, dove, ricacciando un paio di calze a rete, altre di vari colori, un reggicalze nuovo di zecca, a giudicare dalla targhetta che pendeva da uno dei lacci, prese quello che doveva essere una lingerie color rosa pallido, sogghignando fra sé e stendendola sul letto, mentre faceva scendere la zip della tuta e rispondeva, al con tempo, alla mia domanda.

“ Si, uno Specchio. Io rifletto i poteri che agiscono sulla mente, proteggendomi allo stesso tempo, un po’ come te, ma in modo differente.”

Disse, mentre si slacciava il reggiseno di pizzo nero, ponendosi di spalle e notai che sulla sua spalla destra c’era tatuata un giglio rosso. Sorrisi, era molto caratteristico. Ma ben presto la visuale del delizioso fiore dai petali rosso sangue, inciso sulla sua pelle di ghiaccio, venne coperta dai suoi ricci ribelli dai riflessi argentei della luna piena. Celine si voltò e in mezzo secondo, coperta da un completo quasi completamente trasparente, si gettò tra di loro, smuovendo le gambe nude come una bambina sullo steccato, sorridendo ad entrambe ed abbracciandole.

“ Vedi, zuccherino. Il mio potere è meno forte del tuo, anche se efficace contro i nemici, però, come tu stessa hai appena detto, puoi proteggere anche gli altri e rafforzarlo a tuo piacimento. Ma il mio, questo, non può farlo. Come un vero specchio, io rifletto i raggi dei poteri mentali, ma riesco a proteggere solo me stessa. È più egoistico ed è una sottile ma invalicabile pellicola attaccata alla mia pelle che protegge solo me. Credo che, in effetti, questo potere non faccia altro che riflettere quello che ero io in realtà, quando ero ancora umana. Ero una ragazza riservata e respingevo con poche parole qualunque soggetto fastidioso che cercasse di entrare nel mio raggio d’azione. Il contrario di mia madre, così vivace ed espansiva nel suo modo di essere egoisticamente frivola e di Banner, così gentile e disinteressato da donare comprensione ed amore a chiunque bussasse alla porta del suo cuore. Carlisle mi ricorda molto lui, in questo, solo che è molto più bello.”

Disse, parlando di nuovo fra sé, ammiccando e sogghignando maliziosa. Sia Alice che io sghignazzammo. Come darle torto.

“ Sai, il tuo pasticcino non è niente male. Senza contare che io amo i rossi, come me. Anche se, i suoi capelli rosso-ramato, sono molto più belli.”

Concluse con una nota d’invidia, mentre io sorridevo a quei suoi apprezzamenti su Edward che, stranamente, non mi irritarono, anzi, mi lusingarono in un certo senso. E il sapere che Edward fosse mio marito e quindi solo mio, mi conferì un senso appagante di orgoglio, che, paradossalmente, mi inondò di calore. Celine, intanto, si rivolse ad Alice.

“ Ovviamente, anche tuo marito è molto bello. Biondo, per giunta, anche se mi sembra un tantino teso. Cos’è, non le piaccio, forse?”

Alice rise del suo piccolo cruccio, stringendola sé in un abbraccio tranquillizzante.

“ Ma no. Jasper è fatto così. Dà quest’impressione all’inizio, ma in realtà è molto affabile e disponibile, se lo conosci meglio. È solo pratico.”

Alice fece spallucce, alzandosi ed esaminando scettica l’armadio quasi vuoto di Celine ed i suoi vestiti, molto punk. Forse risalivano al tempo in cui faceva parte del gruppo di Londra.

“ Non vorrai indossarli, vero? Intendo, quelli.”

Indicò i suoi vestiti, con il viso distorto in quello che doveva essere una smorfia di disapprovazione.

“ Se vuoi, domani andiamo a fare shopping in centro.”

Alice si aprì in un sorriso deliziato ed entusiasta abbracciando sia lei che me, guardandomi con i suoi occhi vispi e luccicanti di stelle.

“ Ovviamente, verrai anche tu, Bella.”

Non potei fare a meno di annuire, poco motivata.

“ D’accordo, Alice.”

“ Bene è deciso. Ora ti lasciamo, Celine. Immagino vorrai farti un bel bagno, dopo il viaggio. Il bagno è di là.”

Indicò una porta mai notata, nascosta da una tenda di perline bianche. Celine le sorrise riconoscente, cominciando a togliersi la sottoveste che lasciava ben poco all’immaginazione.

“ Si grazie.”

Poi mi guardò e mi trascinò per mano in bagno.

“ Facciamo il bagno, insieme, ti va? Vieni anche tu, Alice.”

Lei sorrise euforica, mentre io ero sbigottita, mentre la guardavo togliersi i vestiti e far riempire la vasca idromassaggio di acqua tiepida, che ben presto, fu ripiena di acqua schiumosa di fragola, vaniglia e cannella.

Fui costretta ad accettare e, ripensando ad Edward disteso sul nostro letto e Renesmee nel suo lettino trapuntato di rose e margherite, con un sospiro, mi immersi nell’acqua profumata.

Celine non entrò nella vasca e corse, senza dire nulla, a chiamare Rosalie, visto che sbucò stupefatta, stretta nella presa della sua mano e pregai che non fosse con Emmett, viste le condizioni poco pudiche della bella vampira dai ricci infuocati.

“ Coraggio, fai il bagno insieme a noi.”

La incitò, mentre si immergeva accanto a me, deliziandosi degli odori dolciastri dei sali e del bagnoschiuma. Mi sorrise ed io ricambiai, cercando di rilassarmi.

Mi stupii nel vedere Rosalie togliersi i vestiti ed immergersi accanto ad Alice, che giocava con le bolle di schiuma grandi, soffiandole sulla sua mano.

“ Dite un po’, l’avete mai fatto con i vostri compagni? Intendo, il bagno insieme.”

Alice rise ed annuì.

“ Si, due volte. È stato molto divertente.”

“ E tu, Barbie cara?”

Rosalie giocò con la schiuma, passandosela sulle braccia inviolate ed inginocchiandosi come una sirena su uno scoglio.

“ Si, più di una volta. Se non sbaglio, cinque.”

Celine annuì ridendo, mentre Alice, eccitata dalla situazione, sogghignava spruzzando acqua alla sorella di fianco a lei, che reagì bagnandole i capelli e facendola ridere ancora di più.

“ Invece, tu zuccherino? Scommetto una sola volta, vero? Non so, ti vedo piuttosto timida.”

In effetti, mi imbarazzava l’argomento e sicuramente, se fossi stata ancora umana, sarei avvampata fino alla radice dei capelli.

“ Veramente no, non l’abbiamo mai fatto.”

Celine si crucciò.

“ Male, male. È una cosa divertente e stimolante in una coppia. Dovresti proporglielo.”

Terminò, soffiando qualche bolla che scoppiò sulle ciocche bionde di Rosalie, che non si accorse di nulla. Io mi agitai, conscia del fatto che non ci sarei mai riuscita.

“ Non importa. Non è importante.”

“ Ma certo che lo è. Se vuoi glielo propongo io, per te.”

A quelle parole scattai, agitando l’acqua che bagnò il pavimento a scacchi.

“ No, per favore. Non è necessario.”

Celine rinunciò prima di quanto mi aspettassi.

“ D’accordo, come vuoi zuccherino. Anche se, il pasticcino scommetto ne sarebbe entusiasta.”

Terminò, sorridendo maliziosa ed immergendosi totalmente nell’acqua profumata. Quando riemerse, i suoi ricci bagnati sembravano coralli intrecciati a stille di rubini.

Ci fu una piccola lotta di schizzi, dove Alice si proclamò vincitrice e quando tutto terminò, il momento d’imbarazzo sembrò essersi dissolto attraverso le loro risate. Il pavimento, ormai, era allagato.

“ Ora, perché non mi parlate un po’ di voi? Comincia tu, bambolina.”

E così, Alice raccontò la sua storia, seguita da Rosalie che, quando raccontò la sua triste esperienza, vidi Celine contorcersi in una mossa irata e un ringhio di rabbia che le crebbe nel petto, cavernoso e raggelante, fece sorridere Rosalie, che la calmò pacata, per poi proseguire con la sua trasformazione, l’incontro con Emmett, il suo matrimonio e la gioia di aver avuto Renesmee come nipote, grazie a me e ad Edward. Quando fu il mio turno, notai che Celine mi scrutava e bevevo ogni mia parola con maggiore interesse ed avidità. Ovviamente, ero conscia che la storia mia e di Edward era molto più travagliata ed avventurosa, rispetto alle comuni storie tra vampiri. Quando le confessai di essere ancora una vampira neonata, sbarrò gli occhi basita, incredula di fronte alle verità.

“ Ma dai, non l’avrei mai detto! Sei sicuramente più matura di me, zuccherino.”

Tra una  risata e l’altra, le raccontai di James, la cui cicatrice era visibile ancora sul polso, dei Volturi e del patto stipulato a Volterra, durante il salvataggio di Edward, che mi credeva morta, dopo molti mesi che mi aveva lasciato, per il mio bene, di Victoria, la compagnia di James, che voleva vendicare la sua morte con la mia, attraverso un improvvisato esercito di vampiri, che i Cullen avevano sconfitto grazie all’unione con i licantropi Quieleute, di Jacob, il mio migliore amico, licantropo anch’egli e della strana ma incantevole magia che lo legava a Renesmee, figlia mia e di Edward, avuta prima della mia trasformazione, quindi anche della sua natura ibrida. Infine, le raccontai la lotta contro i Volturi e la nostra ritrovata armonia dopo quest’ultima.

Quando finii il racconto pieno di particolari interessanti e dettagliati, Celine finalmente parlò, sorridendomi ammirata.

“ Hai avuto un coraggio immane ed una grande forza di volontà, per superare tutto quello che ti è capitato, zuccherino.”

Mi sussurrò, con la voce profonda e sonora di sempre. Alice alzò una mano.

“ Lo confermò.”

Disse per poi abbracciarmi alla vita.

“ Bella è sempre stata una ragazza forte, sia da umana che da vampira.”

“ Grazie Alice.”

La ringraziai, ricambiando l’abbraccio.

“ Senza contare, che ha una bambina splendida che ci riempie la vita di gioia, ogni giorno.”

Continuò Rosalie, soave.

“ E un marito di tutto rispetto che, anche se ha sopportato le pene dell’inferno, per averti, alla fine, nonostante i pericoli e le controversie, ha saputo godersi in pieno il tuo amore.”

Finì Celine, sorridendole e scostandole i capelli dal viso, affettuosa.

“ Edward è il migliore di tutti noi.”

Disse Alice, strizzandosi i capelli con le mani.

“ E anche il più melodrammatico.”

Commentò Rosalie, allungandosi sul bordo della vasca e facendo ridere tutte.

“ Si, questo è vero. Però, io lo amo.”

Dissi, appoggiando sognante il viso sulle ginocchia, circondandole con le mani. Ora più che mai, avevo una voglia matta di vedere il suo viso perfetto.

“ Oh, è l’alba.”

Disse trasognata Celine, fuoriuscendo per prima dalla vasca e avvolgendosi in un asciugamano bianco. Lo guardò con sospetto. Forse non gradiva il colore. Ne porse uno ciascuno ad  ognuno di noi e prima che potessi avvolgermelo, lei mi fermò, sorridendomi accattivante.

“ Ora ti faccio vedere cos’è la cosa più bella che il tuo uomo possa farti, dopo aver passato un’intera notte in una vasca idromassaggio. Per favore, girati.”

Mi intimò, prima che potessi protestare. Alice e Rosalie ci guardavano sorridendo e sghignazzando divertite. Sbuffando, mi voltai e sentii la morbidezza dell’asciugamano bianco avvolgermi e due braccia forti stringermi dolcemente la vita. Strano, erano fin troppo robuste per essere le braccia di Celine, ma non me ne curai, chiudendo gli occhi e deliziandomi di quella dolce sensazione di piacere. Riuscivo quasi a sentire l’odore inconfondibile di Edward.

“ Hai ragione, Celine. È piacevole.”

Sussurrai, mentre mi abbandonavo a quella sensazione di benessere. Avvertii il suo viso avvicinarsi al mio, finché non mi sentii bisbigliare all’orecchio:

“ Se ti piace così tanto, lo faremo anche noi.”

Sbarrai gli occhi a quella voce melodiosa che non poteva che appartenere ad una sola persona. Mi staccai rapida, sorreggendomi l’asciugamano. Edward era lì, che mi sorrideva dolce, tendendomi le braccia verso la vita, con l’intenzione di avvolgerla. Lo lasciai fare, mentre io mi perdevo nei suoi occhi ambrati, ora leggermente più scuri dei miei.

“ Edward. Che ci fai qui?”

Gli chiesi, ancora confusa.

Edward rise sottovoce nel mio orecchio e mille brividi mi percorsero la schiena. Lo vidi perdersi nel mio odore.

“ Celine ti ha teso un piacevole scherzo, con il mio aiuto indispensabile.”

Continuò sorridendomi sghembo e baciandomi la linea elastica del collo.

“ Comincio ad adorare quella vampira, in senso amichevole e fraterno, intendo. Un po’ come Alice.”

Disse, baciandomi la mandibola e l’angolo destro della bocca.

“ Si, anch’io comincio a volerle bene.”

Gli bisbigliai a mezza voce, facendolo ridere sulla mia pelle. Io risi con lui. Ero irrecuperabile. L’effetto devastante che ogni singola carezza ed ogni singolo bacio di Edward mi provocava, non sarebbe mai svanito, nemmeno per tutta l’eternità. Con quel dolce pensiero, lo strinsi a me, placando l’astinenza che mi aveva tenuto lontano da lui per un’intera notte. In compenso, avevo passato una piacevole serata fra sole donne e avevo scoperto un lato romantico di Celine che non credevo potesse avere.

A fatica, mi staccai da Edward, trascinandolo con una mano via dal pavimento bagnato del bagno e da quello asciutto della stanza di Celine. Notai che non erano lì.

“ Dove sono andate, le altre?”

“ Si sono già vestite ed Alice, in questo momento, ti sta aspettando di sotto, per andare a fare shopping per Celine. L’ho vista molto contrariata per il suo modo di vestire.”

Lo vidi sorridere, mentre mi conduceva nella sua stanza, dove nella sua cabina armadio, dovevano esserci anche i miei vestiti. Mi stupii di trovare già un paio di scarpe già pronte e un completo semplice di jeans e maglietta chiara già pronti e ripiegati, accanto e sul letto.

“ Si, è molto cantante rock. Decisamente anni luce dallo stile Cullen.”

Edward mi sorrise, appoggiato davanti allo stipite dello porta. All’improvviso, vidi il suo volto crucciarsi e puntare il suo sguardo sulle scale, e prima che potessi chiedergli cosa avesse, sentii un ringhio animalesco che riconobbi subito.

“ Jacob.”

Trasalii ed Edward schizzò veloce al piano di sotto. Io lo raggiunsi in cinque secondi, dopo averne impiegati due per vestirmi. Quando mi ritrovai al suo fianco, vidi una scena piuttosto strana.

Jacob trasformato da lupo, il pelo ritto, il muso arricciato a scoprire i denti affilati e canini, gli occhi neri accesi di rabbia, ringhiava contro Celine, gli occhi ambrati per la caccia mattutina e rapida. Il contrasto con i suoi ricci  rosso brace era ancora più evidente e surreale. Era tranquilla, nonostante si trovasse contro un licantropo ostile e pronto a saltarle addosso per sbranarla i qualsiasi momento.

Ma la cosa che mi sorprese di più, fu vedere Renesmee, i capelli ramati sciolti sulle spalle da bambina di sei anni, che ne mostrava undici, e le braccia attaccate al collo incurvato per l’attacco di Jake, che nonostante tutto, non voleva calmarsi.

“ Jacob, no. Lei è nostra amica.”

Le stava dicendo, urlando da sopra ai suoi ringhi.

“ Ha ragione, Renesmee, Jake. Celine non è cattiva.”

Gli dissi io, affiancandola.

“ Si, è vero. Sta con noi, adesso.”

Disse Emmett, mettendosi all’altro fianco di Celine, nel caso Jake avesse perso davvero il controllo.

“ Jacob, calmati, ti prego. Te lo garantisco, Celine fa parte della famiglia ora.”

Ribatté Carlisle.

“ Smettila, cane rognoso. Ti stai rendendo ridicolo.”

Disse dura Rosalie, aggirandolo.

Jacob le ringhiò contro, in modo più forte  e deciso di quanto non avesse già fatto fin ora.

Edward rise, forse alle imprecazioni che sicuramente stava leggendo nella sua mente.

“ Così spaventi la piccola.”

Disse Celine, per nulla turbata, ricevendo un altro ringhio minaccioso. Nessie gli toccò il muso e lo costrinse a guardarla negli occhi. Forse le stava mostrando gli avvenimenti di ieri, o almeno quello che aveva visto e sentito prima di crollare addormentata, dato che Edward si rilassò ed io con lui non appena vidi Jaconb calmarsi, il suo pelo bronzeo tornare normalmente arruffato e il suo muso tornare amichevole come i suoi occhi.

Nessie rise e lo abbracciò.

“ Bravo, Jacob. Sei il migliore.”

 La felicità di Jacob era palpabile attraverso anche il movimento gioioso della sua coda. Molti risero, ed anche Celine sorrise dolcemente, sospirando trasognata.

“ Ecco, ho conosciuto il vostro amichetto Jacob. Piuttosto amichevole, eh, zuccherino?”

Mi disse, ammiccando ironica verso di me che le sorrisi. Jake sbuffò dalla spalla di Nessie. Poi si distaccò e scomparve per riapparire in forma umana due secondi dopo, con un sorriso abbagliante, prese Nessie fra le braccia e la fece roteare, mentre lei rideva contenta.

“ Buongiorno, principessa. Hai dormito bene?”

Le chiese poi, come se nulla fosse successo.

Renesmee annuì, aggrappandosi alle sue forti braccia nude.

“ Si, però devi chiedere scusa a Celine, altrimenti non ti racconto cosa ho sognato.”

Disse, ricattandolo e mentre molti sghignazzavano, me inclusa, vidi Celine incrociare le braccia e sorridere birichina.

“ Si, cucciolotto, chiedimi scusa, forza.”

Lo vidi sbuffare ma alla fine cedette, sotto lo sguardo candido ed accigliato di Renesmee. Mi vidi molto in quella sua espressione.

“ Scusa.”

“ Scusa, Celine.”

Sentenziò Nessie, mentre lui la guardava a bocca aperta. Poi guardò Edward, che sorrise.

“ è colpa tua, vero?”

Lui scrollò le spalle.

“ è solo educata.”

Jacob storse la bocca, ma poi sbuffò:

“ Scusa, Celine.”

Nessie sghignazzò e lo abbracciò contenta.

“ Bravo.”

Lo elogiò e lui bisbigliò qualcosa, tipo: “ Vorrei ben dirlo.”

Ma poi sorrise e le scompigliò i capelli.

“ Lo perdoni, Celine?”

Le chiese poi, e lei sorrise trasognata avvicinandosi a lei e prendendola fra le braccia di Jacob, decisa e disinibita.

“ Ma certo, zolletta di zucchero. Solo, sarà meglio che tu non stia molto fra le braccia del cucciolotto. Ti impesterà con il suo odoraccio.”

Jacob la guardò male, ma poi chiese a Renesmee, sorridente.

“ Ora vuoi dirmi cosa hai sognato, Nessie?”

Lei gli rispose candida, arrossendo leggermente, mentre scendeva dalle braccia di Celine e correva verso di me, abbracciandomi. Sentii Edward digrignare i denti, quasi irritato. Dalla risposta di Renesmee, capii.

“ Io e te che correvamo su un prato pieno di bei fiori colorati.”

“ Che bello!”

Commentò lui, entusiasta. Lasciai che le prendesse la mano e la conducesse fuori, in giardino.

“ Magari, lo potremmo fare oggi. Ti va?”

Nessie si illuminò, saltellando contenta.

“ Si. Mi piacerebbe molto, Jake.”

Lui le sorrise e si fermò ad osservare la moto da corsa di Celine, con un interesse palpabile.

“ Bella. Di chi è? Tua, Jasper?”

Gli chiese, mentre lo vedeva raggiungerlo, trascinato da Alice, che corse in garage a mettere in moto l’auto di Carlisle. Evidentemente, non aveva dimenticato l’amore nascosto di Jasper per le moto. Ma lui scosse il capo, sorridendo.

“ è mia.”

Disse trasognata ma decisa Celine, con indosso degli short di jeans stracciati, un top nero merlettato e scollato, gli stivali vertiginosi e un paio di calze a rete trattenute dal nuovo reggicalze. Non c’era che dire, era molto bella e molto seducente.

Si avvicinò alla moto e la cavalcò con decisione, mentre si infilava un paio di occhiali da sole a goccia color sabbia.

“ Ma non credere che ti porterò da qualche parte a fare un giretto.”

Jacob sbuffò.

“ E chi te l’ha chiesto?!”

“ Ma vorresti, vero?”

Disse lei maliziosa, mettendola in moto. Jake non rispose, ma il suo sguardo valeva più di mille parole.

Alice sbucò dal garage, suonando il clacson.

“ Su, salite, o faremo tardi.”

Jasper, Emmett e Rosalie furono i primi a prenderla in parola, mentre Edward si trattenne con me, parlando con Carlisle, sentendolo rispondere ad una sua domanda inespressa, ma solo pensata.

“ Tranquillo. La terrò d’occhio.”

“ Conto su di te.”

Fu la sua placida risposta, con un’aria più tranquilla sul volto, mentre stringeva a sé Esme.

“ Divertitevi.”

Augurò dolce a tutti loro, salutandoli con una mano.

“ Contaci, fiorellino.”

La rassicurò Celine, rombando verso l’auto di Carlisle, guidata da Alice.

“ Lascia, guido io.”

Le disse Edward, facendola alzare dal sedile del guidatore e la vidi danzare verso il sedile posteriore e sedersi accanto a Jasper, mentre dicevo a Jacob.

“ Se vuoi, puoi portarla a fare un giro nel bosco, in nostra assenza. Ma, mi raccomando, sta attento.”

Jacob le sorrise, sia riconoscente che euforico.

“ Tranquilla, Bella. Andrà tutto bene. Piuttosto…”

Si fece serio mentre mi diceva:

“ Sta attenta a quella succiasangue. Non so, non mi convince.”

Scossi la testa, calma.

“ Tranquillo, Jake. È a posto.”

Lui scrollò le spalle, portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

“ Sarà, ma stai all’erta.”

Le sorrisi, baciandogli la guancia e dopo quella di Renesmee, che l’abbracciò per poi correre con Jacob nel fulcro del bosco. L’eco delle sue risate mi accompagnò finché non mi sentii trascinare sul sedile posteriore della moto di Celine, che mi sorrise, portandomi le braccia a stringerle la vita. C’era un che di virile in quel gesto, ma il suo sorriso dolce era da bambina dispettosa.

“ Reggiti forte, zuccherino. Il pasticcino ha tutta l’aria di voler fare una gara.”

E detto questo, sfrecciò all’inseguimento di Edward, con l’intenzione di sorpassarlo.

Il suono sonoro delle sue urla di incitamento mi rimbombarono nelle orecchie ma mi fecero anche sorridere. Il vento smuoveva i suoi ricci e ben presto mi ritrovai ad un centimetro di distanza dal giglio rosso tatuato sulla sua spalla. Prima o poi, le avrei chiesto il suo significato.

 

 

Angolo dell’autrice.

Grazie a tutti quelli che leggono questa fanfiction e che mi incitano a continuarla a scrivere. Soprattutto ringrazio…

Youngactress: Grazie per il tuo commento!!! Mi ha fatto piacere riceverlo, sperando che non sia l’ultimo!!!No, tranquilla, adoro suscitare dubbi e risolverli con le risposte o con i fatti! Il punto 1 e 4 credo di averlo risolto con questo nuovo cap!!! Punto 2: Ho modificato un po’ questa parte, ripensando ad Eclipse!!! Quindi, mi dispiace, ma BD non l’avevo proprio preso in considerazione!!! Tra l’altro, Nathan era un vampiro, ma che fosse un neonato, era solo un ipotesi!!! Nulla di preciso!!! Punto3: Io mi riferivo alla Seconda, infatti!!! Carlisle ha incontrato Celine, praticamente lo stesso anno in cui trasformò Edward!! Spero di essere stata soddisfacente nelle risposte! Se hai altri dubbi, ti prego di farmelo sapere!! Divertiti in vacanza!!! A presto, Fuffu91!!!!^___^

In più, ringrazio coloro che mi hanno messo tra i preferiti, cioè:

Nene_Cullen & Bella_kristen.

Grazie, grazie di cuore ragazze!!! Se volete, potete anche farmi sapere le vostre opinioni!!!

Ed infine, l’unica mia seguita, colei che mi ha anche commentato:

Youngactress

Grazie infinitissimamente ancora!!!

Bacioni ancora anche a tutto voi che leggete!!!! A presto e baci baci, Fuffy91!!

^_____________________________________________________________*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo5

Bella.

 

Raggiungemmo Seattle in meno di dieci minuti, fra sgommate, sorpassi e risate da parte di Celine, a cui mi unii anch’io, con un repertorio di sfottò per Edward che, con una manovra degna di un pilota di Formula Uno, la sorpassò veloce, sotto il suo sguardo ammirato. Sorrisi. Mai accusare Edward di essere lento.

“ Credo che siamo arrivati, zuccherino. Attenta al marciapiede.”

Mi disse premurosa, parcheggiando la moto davanti ad un bar molto ricercato, dove una coppia di ragazze eleganti la osservarono con un misto di invidia ed ammirazione.

“ Bella manovra alla penultima curva, Celine. Eri quasi riuscita a sorpassarlo.”

La elogiò Alice, trovando la sua giusta posizione, sotto la sua spalla, mentre lei l’abbracciava amichevole, sorridendole. Ma appena Alice vide Jasper avvicinarsi al loro trio, affiancato da Emmett e Rosalie che si stringevano appassionati e possessivi, l’uno verso l’altro, si distaccò dal suo abbraccio e sciolse gentile l’intreccio con cui aveva unito le nostre mani, per poi abbracciarlo per la vita, mentre lui le accarezzava i capelli.

Edward era dietro di loro, con la mano rivolta verso l’auto di Carlisle, le cui frecce laterali luccicarono d’arancio non appena lui premette il pulsante delle chiavi, con cui faceva scattare le serrature e metteva in azione l’antifurto.

Appena lo vide, Celine corse da lui e le tese la mano sorridente, come a volergli chiedere il cinque.

“ Ottima corsa, pasticcino. Sei un valido avversario.”

Lui ricambiò il suo sorriso e le schiacciò il palmo della mano sul suo, più piccolo e delicato, rispetto al suo, grande ed affusolato.

“ Grazie. Anche tu non sei male, riccia.”

Lei rise del suo nuovo soprannome, abbracciandolo espansiva, per poi distaccarsi e spingermi verso di lui, che mi abbracciò subito.

“ Allora, dove andiamo?”

Chiese, poi, Celine a tutti noi e subito Alice colse la palla al balzo, distaccandosi delicata da Jasper e prenderla sotto braccio, guardandola con un sorrisino che pregustava qualcosa di bello.

“ In alcuni negozi che ti renderanno meravigliosa come noi.”

Celine rise.

“ Senza offesa, bambolina, ma io mi ritengo già ampiamente meravigliosa.”

Alice le sorrise, iniziando a guidarla verso il corso parzialmente affollato.

“ Si, certo, ma…non hai ancora il tocco dei Cullen.”

“ Diciamo pure il tocco di Alice.”

Disse sorridente Emmett, mentre Rosalie rimbeccava la sua ironia con una pacca scherzosa sulla schiena muscolosa.

Alice mostrò a Celine tutte le vetrine dei negozi che, secondo la sua classifica personale, potevano considerarsi degni della sua attenzione.

Trascinò tutti noi in un vortice di vestiti vivaci, con fantasie o tagli eleganti, giocando alla modella.

Celine eclissò elegantemente ogni suo tentativo insistente di farle provare abiti che non le si addicevano, almeno secondo il suo sguardo critico e scettico, a volte divertito.

All’improvviso, mentre passeggiavamo lungo la fila di vetrine dai colori e dalle luci brillanti, con lo sguardo furtivo di alcuni passanti curiosi ad accompagnarci, Celine si bloccò con ancora la mano di Alice intrecciata alla sua, che si fermò guardandola interrogativa.

“ Cosa c’è, Celine?”

Celine si aprì in un sorriso radioso e, fortunatamente a velocità umana, ma con l’euforia di Jacob quando trascinava Renesmee in qualche impresa spericolata, sciolse calma la presa di Alice e agganciò la mia mano alla mia, correndo verso un negozio nascosto dall’altra parte della strada.

“ Vieni, zuccherino! Andiamo in un negozio che fa al caso mio.”

“ Ma…”

Rivolsi uno sguardo implorante ad Edward ed uno dispiaciuto ad Alice, che ci guardò correre via, circondata dalle braccia consolatorie di Jasper, che sorrideva per risollevarle il morale.

Mi fermai solo quando lei si arrestò ed entrò nel negozietto ignoto, la cui porta in legno fece tintinnare il campanello in argento, all’angolo dello stipite, sonoramente.

“ Buongiorno.”

Augurò allegra, mentre un odore di CD e vestiti nuovi entrò prepotente nelle mie narici, insieme al profumo inconfondibile del sangue di un ragazzo dal ciuffo ribelle, tinto di blu, un paio di occhiali da vista all’ultimo grido sul naso aquilino, una giro maniche stracciata con simboli neri e rossi dipinti sul davanti, jeans a vita bassa che scoprivano la striscia di un boxer giallo e bianco.

Si, decisamente molto punk. Appena vide Celine entrare e guardarsi intorno deliziata, scrutando con aria interessata la lunga fila di dischi vecchi e nuovi di ogni genere di musica, chitarre appese alla parete o che pendevano dal soffitto, intervallate a poster di gruppi musicali attuali o di qualche anno fa, per poco non fece cadere al suolo una pila di CD che stava scrutando con aria critica, almeno prima di svuotare la mente da ogni pensiero coerente sotto lo sguardo color topazio di Celine, che lo guardò sorridendo.

“ Buon…Buongiorno.”

Disse, mettendo sul bancone la pila di dischi ed arruffandosi i capelli neri e blu, cercando di apparire disinvolto, anche se era ignaro del fatto che il tamburellare del suo cuore era udibile sia a me che a Celine, oltre che il rossore delle sue guance.

“ Posso aiutarvi?”

Chiese poi, disponibile ma impacciato.

Il sorriso di Celine per poco non gli fece venire un infarto.

“ Si, per favore, cioccolatino. Potresti dirci dove possiamo trovare i vestiti posti in vetrina?”

Il ragazzo si ricompose dopo circa dieci minuti di silenzio, arrossendo ancora di più, forse scioccato dal nomignolo che in due secondo Celine le aveva concesso.

“ Ma…ma certo. Al piano di sopra.”

Indicò le scale a chiocciola che portavano ad un reparto adibito al vestiario.

Celine gli sorrise e ammiccò riconoscente.

“ Grazie, cioccolatino.”

Sussurrò, per poi scompigliargli il ciuffo blu, facendolo rimanere di sasso.

“ Vieni, zuccherino.”

Mi intimò, poi, trascinandomi al piano di sopra con lei. Il ragazzo era ancora immobile a bocca aperta.

Al piano di sopra, trovarono un mucchio di ragazze curiose e ridenti che trafficavano con minigonne a scacchi o a righe, scarpe vertiginose, top aderenti e merlettati, oltre che colorati in modo vivacissimo o dark, bustini e tutto quello che di più punk e rock potesse esserci.

Celine volò nel reparto delle gonne, prendendone tre a scacchi viola e nero, giallo e rosso, verde e dorato, e una a strisce bianche e nere. Nello scompartimento dei top, una ragazza la urtò accidentalmente, e lì temetti che la aggredisse, visto lo sguardo freddo che intimorì la povera malcapitata, che balbettò una scusa, indietreggiando. Ma poi, Celine sorrise affabile.

“ Ma no, non importa, dolcezza. Può capitare. Tieni.”

Le porse una stampella che tratteneva un completino nero stracciati sui bordi della gonna a palloncino, caduta sul pavimento accidentalmente, per l’urto.

“ Grazie.”

Le sorrise timida, per poi scendere le scale spedita. Sospirai di sollievo.

“ Credo di aver finito. Ti piacciono, zuccherino?”

Le chiese, facendomi ammirare i suoi acquisti mentre scendevano, a passo umano, i gradini della scala. Non erano proprio il mio genere, ma anni di allenamento con Alice, mi costrinsero ad annuire e a sorridere educata.

“ Stupendi.”

Lei mi sorrise e mi condusse sotto braccio al bancone, dove il commesso dal ciuffo blu si intimorì imbarazzato non appena la rivide.

“ Ecco fatto, cioccolatino. Puoi dirmi, quanto ti devo?”

Gli chiese, trafficando con il borsellino bordeaux che sbucò dalla tasca del suo short.

Deglutendo, il ragazzo le disse.

“ 11 e 50. Ma, per te, facciamo 10.”

Disse timido, giocando con la cassa, a sguardo chino sulle banconote sgualcite. Poi, mentre le metteva in una busta rossa i suoi vestiti, Celine gli sorrise e lo ringraziò.

“ Davvero? Oh, grazie cioccolatino.”

Disse trasognata, baciandolo delicata sulla guancia arrossata.  Quando si distaccò e, prendendola per mano, la condusse fuori, forse si perse il suo saluto caloroso, visto che era rimasto impietrito con la mano destra sulla sua guancia, dove il tocco delle labbra di Celine lo avevano marchiato a fuoco.

“ è stato carino, vero?”

Le chiese più tardi, mentre raggiungevamo gli altri, appostati all’altro lato della strada, in loro attesa.

“ Dove siete state?”

Domandò irritata Alice, nonostante Jasper fosse carico di buste e pacchetti contenenti sicuramente scarpe e vestiti nuovi.

“ A fare acquisti. Scusami, bambolina, ma il vostro stile non mi si addice. Però…”

Le disse, mettendole un braccio intorno alle spalle, come un fidanzato che deve convincere la sua ragazza a baciarlo, mentre con l’altra, teneva la busta rossa dietro le spalle.

“ Se vuoi, possiamo andare a comprare trucchi e collane. Cosa ne dici?”

Le sussurrò tentatrice, conquistando un suo sorriso gioioso.

“ Va bene. Andiamo.”

Le intimò sorridendo, mentre sentivo le braccia di Edward avvolgermi da dietro. Celine ammiccò verso di me, complice. Risi contenta. Aveva trovato una cosa in comune con Alice.

Ma, all’improvviso, la vidi incupirsi e tutti noi ci irrigidimmo quando vedemmo una moto rosso fuoco, con fiamme nere sul parabrezza, molto simile a quella di Celine, fermarsi sgommando, a pochi metri da lei. Edward si irrigidì e in breve, Celine venne affiancata da tutti noi, all’erta ed attenti sul nuovo venuto, decisamente non umano.

Si tolse il casco nero e passandosi una mano fra i capelli color cioccolato a latte, corti e folti, vedemmo un vampiro dagli occhi color rubino le sorrise amabile.

“ Ciao, Celine.”

Lei ringhiò sommessamente, il volto trasfigurato da una furia cieca.

“ Edward, Emmett! Trattenetela!”

Esclamò all’istante Alice, ed Emmett ed Edward, con una velocità impressionante, invisibile agli occhi dei passanti curiosi, la trattennero per le braccia, cercando di contenere la sua furia. Mi stupii nel vedere il vampiro crucciarsi, quasi rattristarsi per la reazione di Celine.

“ Che sei venuto a fare qui? Vattene!”

Esclamò con una voce cavernosa e sibilante, che avrebbe fatto timore anche al più coraggioso. Ma il vampiro non si scompose, anche se non poté nascondere un lampo d’angoscia nei suoi occhi.

“ Andiamo, Celine. Perché fai così?”

Le chiese, quasi incredulo, mentre smontava dalla moto, elegante e fiero. Celine si dimenò a quel gesto.

“ Jasper.”

Lo chiamò veloce Rosalie, trattenendola per le spalle.

“ Lo so, lo so, ci sto provano. Ma, è troppo furiosa. Non riesco a calmarla.”

“ Celine.”

Fu Edward a parlarle, a pochi centimetri dal suo orecchio sinistro.

“ Calmati, per favore. Non possiamo scatenare una rissa qui. Cerca di capire, ne andrebbe della nostra immagine di copertura. Ora sei una Cullen, comportati da tale. Pensa a noi, pensa a Carlisle.”

A quel nome, Celine sembrò riprendere la ragione e i suoi occhi, ormai neri, riacquistarono un po’ di calma opaca, ma non smise di dimenarsi dalla morsa d’acciaio di Emmett e da quella ferrea di Edward, che continuò a persuaderla.

“ Lui si fida di te. Vuoi deluderlo proprio ora che ti ha concesso la sua piena fiducia? Vuoi davvero provocargli una tale sofferenza? Riflettici.”

Le sussurrò pacato, calmo ed ipnotico, cercando di placarla. Il vampiro sconosciuto, assisteva alla scena impassibile, anche se i suoi occhi rossi non abbandonavano mai quelli scuri di rabbia di Celine.

“ Tu non sai come mi ha oltraggiata, Edward, non lo sai.”

Era la prima volta che lo chiamava per nome, ma non finì di dimenasi, anche se le parole di Edward sembrarono aver colpito a fondo nel suo cuore muto.

“ Vorrei tanto poterti dire di si, ma lo sai che non posso leggerti nella mente. Però leggo nella sua e, credimi, le sue intenzioni non sono cattive, ma possessive. In questo momento vorrebbe staccarmi la testa a morsi, solo per averti parlato.”

La cosa sembrò divertirlo, ma Celine ringhiò, come me del resto, che alzai il mio scudo su di lui.

“ Deve solo provarci.”

Sibilai e sentii Edward aprirsi in un sorriso e sghignazzare.

“ Lasciatela. Ci penso io.”

Disse calmo Jasper e in mezzo secondo, quando Edward ed Emmett lasciarono in contemporanea la presa su Celine, prima che quest’ultima potesse avventarsi sul vampiro che tanto la turbava, la imprigionò tra le sue braccia, come una catena pesante ed irremovibile. Il vampiro sibilò a quel gesto e i suoi occhi di fuoco si gelarono, ma Edward lo zittì con un ringhio inaudibile ad orecchio umano, ma molto intimidatorio per loro. Agli occhi dei passanti ignari, quello era un semplice gioco fra amici che si scambiavano abbracci ad una velocità quasi immaginaria, il tempo di un battito di ciglia, prima che potessero avvertire il sibilo arioso che il loro movimento produceva, ma nessuno sembrava curarsene, troppo presi dai loro pensieri, cosa che Edward teneva d’occhio, attento.

“ Edward. Si sono accorti di qualcosa?”

Gli chiese sibillina Rosalie, guardandosi intorno e marchiando con lo sguardo il vampiro ancora immobile e con il volto dipinto, nuovamente, in un’espressione imperturbabile.

“ No. Ma sarà meglio non correre rischi.”

Poi il suo sguardo si concentrò su Celine, ancora fra le braccia di Jasper, che a poco a poco, stava finalmente cedendo sotto i colpi ravvicinati del suo potere, cadendo quasi in uno stato di trance.

“ Dobbiamo portarla via da qui. Torniamo a casa.”

Poi guardò accigliato il vampiro motociclista.

“ Potrai dirglielo questa sera, nel bosco, se vorrai. Segui la sua scia.”

Gli sussurrò, ma lui riuscì a comprenderlo, visto che dilatò le palpebre, sorpreso dalla capacità di Edward, per poi annuire, dare un ultimo sguardo a Celine, montare sulla sua moto e sfrecciare veloce, lontano da loro.

“ Lo farà. Stanotte. È determinato.”

Disse Alice, in preda ad una delle sue visioni, per poi focalizzare nuovamente il volto di Edward.

“ Vuole parlarle a tutti i costi. Ci ucciderà, se glielo impediremo di nuovo.”

“ Si, lo so. Glielo ho letto nella mente. Praticamente me lo stava urlando in faccia.”

Disse lui, impassibile.

“ Jasper. Puoi lasciarla, adesso.”

Gli disse calma Alice, tenendola per un braccio, mentre Jasper scioglieva piano la sua presa. Era così ubriaca di tranquillità che non parlò, finché non riprese totalmente il controllo di sé. Ci guardò uno ad uno, poi si diresse verso la sua moto, la montò leggiadra e sfrecciò a velocità inaudita, lontano da loro.

“ Dove sta andando?”

Chiesi, preoccupata per il suo stato di mutismo.

“ A casa. Troverà una sorpresa.”

Disse subito Alice, affiancandola.

“ Ma sta bene? Mi sembrava confusa.”

Guardai Jasper, che scosse la testa.

“ Ho dovuto esagerare con l’effetto calmante del mio potere, che l’ha stordita solo per poco. Ma poi, ha ripreso pieno possesso delle sue emozioni. Puoi stare tranquilla.”

Annuii, sorridendo appena. Poi, mi rivolsi ad Alice.

“ Hai detto che troverà una sorpresa. Di che genere? Non sarà di nuovo quel vampiro?”

Le chiesi terrorizzata. Pensai a Renesmee, sperando che fosse ancora in compagnia di Jacob, e ad Esme, nel suo giardino di fiori, in compagnia ancora di Carlisle, pregai.

Ma mi risollevai solo quando vidi Alice scuotere la testa.

“ No, lui agirà stanotte. Si tratta di una coppia di vampiri normali, venuti a trovarla. Hanno seguito la sua scia. Il maschio è un segugio, ma tranquilla, Nessie è ancora con Jacob. Torneranno al tramonto.”

Le spiegò, accarezzandole una spalla.

“ Dobbiamo andare, adesso.”

Disse Edward, conducendomi verso l’auto. Ebbi solo il tempo di recuperare la busta rossa, contenente i vestiti originali che Celine aveva comprato. Il suo sorriso gioioso, mentre uscivano dal negozio, sembrava solo un lontano ricordo.

 

                                                                                                                                                       §

 

 

 Mi sedetti sul sedile del passeggero, accanto a quello di guida, proprietà di Edward,  mentre gli altri si appostarono dietro di noi. Emmett si sporse dalla parte di Edward, che era già sull’autostrada.

“ Ma chi era quel tipo?”

“ Un amico di Celine.”

Disse lui, sbrigativo.

“ Più di un amico.”

Ribatté Alice, lo sguardo puntato sul panorama boscoso. Eravamo quasi a casa.

“ Questo sta a lei deciderlo.”

Puntualizzò Edward, con voce neutra.

“ Io l’ho visto. Se non lo fermiamo, la ucciderà..”

A quelle parole, mi paralizzai. Guardai Edward, sconvolto. Lui mi strinse la mano che prima teneva stretta sul cambio.

“ Non è detto. Il futuro può sempre cambiare.”

Mi disse, vellutato e tranquillizzante.

“ Ma se la decisione di Celine non cambia…”

Iniziò Rosalie, giocando con le ciocche bionde dei suoi lunghi capelli, nervosa.

“ Cambierà.”

La interruppe Edward.

“ Non puoi dirlo. Tu non lo sai.”

Lo rimbeccò Rosalie.

“ E noi saremo costretti a partecipare ad un’altra guerra che non abbiamo chiesto.”

Sussurrò, quasi fra sé. Edward ringhiò, guardandola accigliato.

“ Come puoi essere così egoista, Rosalie?”

Lei lo fulminò con gli occhi di topazio solidificato.

“ Sono solo realista. Dopotutto, Celine non fa parte della nostra famiglia.”

“ Carlisle l’ha accettata.”

Le disse calma Alice.

“ Si, ma solo perché ha ceduto al suo lato compassionevole. È il suo difetto. Si fida troppo degli altri. Sono pronta a scommettere che Celine aveva già progettato tutto, fin dall’inizio.”

Nessuno le rispose e lei continuò, nonostante Emmett cercasse di tranquillizzarla.

“ Si è presentata da noi, giocando sul fatto che Carlisle non la avrebbe mai rifiutata. Ha cercato di guadagnarsi la nostra fiducia, con i suoi sorrisi e i suoi discorsi seri e giocosi, ed ora che il pericolo si è presentato alla sua porta, sa che noi saremo comunque suoi alleati. Si è accattivata soprattutto l’amicizia di Bella, perché ha capito fin da subito che lei era la più facile da convincere, per il suo amore verso te e Renesmee.”

La guardai sconvolta. Non potevo credere alle parole di Rosalie. Però, in fin dei conti, poteva anche essere un’ipotesi plausibile. Dopotutto, se quel vampiro avesse cercato di colpire sia Renesmee che Edward, io non avrei esitato a far loro da scudo e se poi lei si sarebbe trovata fra i due, con il suo potere Specchio a proteggerla, avrebbe avuto una difesa impenetrabile, grazie a me.

Ma Edward interruppe i miei ragionamenti con uno sbuffo contrariato.

“ Sei impossibile, Rose. Vedi distorsioni dove non ci sono. Hai visto come ha reagito Celine, quando ha visto quel vampiro. È scattata come una furia con l’intenzione ovvia di ucciderlo. Persino Jasper non riusciva a calmarla. Non credi che se fosse stato un comportamento simulato, Jasper lo avrebbe percepito e quindi il suo potere avrebbe avuto facile presa? E non credi…”

Continuò prima che potesse di nuovo interromperlo: “ Che se avesse davvero intenzione di scatenare una lotta fra noi e lui, si sarebbe nascosta dietro Emmett o me, non appena lo avesse visto? Se vuole sfruttare le nostre doti per i suoi interessi, perché agire di persona e allontanarsi via di corsa, senza neppure rivolgersi la parola? Rispondi a queste domande e poi prova a dirmi ancora che è una calcolatrice, sarò felice di ricredermi.”

Rosalie distorse il volto in una smorfia di irritazione, incrociando le braccia imbronciata. Emmett le sorrise, cingendole le spalle, Edward sorrise soddisfatto e mi accarezzò il dorso della mano con il pollice, in un gesto di fiducia. Si, aveva ragione lui. I sorrisi e le parole di Celine non erano falsi. Non poteva e non voleva più dubitare della sua sincerità. Per qualche strana ragione, si fidava di lei e non poteva certo dimenticare il modo in cui Renesmee si era stretta fra le sue braccia, regalandole uno dei suoi sorrisi più belli. Lei sapeva se fidarsi o meno delle persone e come mia figlia, anch’io volevo concederle il mio appoggio e conservare la mia simpatia.

“ Siamo arrivati.”

Disse Alice, scendendo dall’auto prima di loro e volteggiare verso l’entrata di casa Cullen.

La seguimmo veloci, e con la coda nell’occhio,vidi la moto di Celine parcheggiata vicino all’imponente abete, che sorgeva accanto al garage.

Quando entrammo in salotto, vedemmo Esme inginocchiata davanti al divano, Carlisle in piedi davanti alla colonna di marmo che come sua moglie, osservava la figura distesa di Celine, con il volto affondato nei cuscini bianchi, immobile da sembrare morta.

Appena ci vide, Esme corse da noi, con ancora lo sguardo ambrato puntato su Celine.

“ Edward, cosa è successo? È appena tornata e, senza dire una parola, si è gettata sul divano. Era sconvolta, sembrava quasi che volesse piangere. Avete litigato, per caso?”

Chiese preoccupata, mentre Carlisle la affiancava.

“ No, non abbiamo litigato. Ha incontrato una persona, ed è stato un incontro molto movimentato.”

“ Cosa intendi? Quale persona?”

Gli sussurrò calmo, ma accigliato Carlisle.

“ Un vampiro maschio. È stato il suo compagno, un tempo.”

Non l’aveva mai rivelato prima di allora, e il mio stupore fu giustificato. All’improvviso, l’immagine di un’oscura figura, seduta al bancone di un logorio pub jazz, il ghiaccio tintinnante nel bicchiere del doppio whisky mai toccato, avvolta in una nebbiolina dolciastra di nicotina, proveniente dalla sigaretta che teneva in bilico fra le sue labbra, divenne nitida e il volto pallido del vampiro dagli occhi color rubino e dai capelli color cioccolato a latte, gli rivolse un sorriso amabile come quello che aveva rivolto a Celine, nei viali affollati di Seattle.

Guardai Edward, che ricambiò il mio sguardo. Sapevo che non poteva leggermi nella mente, ma in quel momento sapevo che i suoi pensieri trovavano una sorprendente eco nei miei.

“ Sono arrivati.”

Disse Alice, strappandoci da quello stato di intesa. Mi voltai giusto il tempo di vedere l’entrata discreta di una coppia di vampiri. La femmina era molto simile a me, ad eccezioni degli occhi rossi, con una sfumatura nera, capelli lunghi e castani, viso ovale, corpo snello e abbastanza alto, vestiti modesti, pantaloni in raso rosso e maglietta nera a maniche corte, con scollo a V, avanzò calma e pacata nel salone rivestito di tappeti color topazio, sorridendoci a fior di labbra.

“ Buonasera. Perdonate l’intrusione. Ho bussato, ma sembrava non mi aveste sentito.”

Disse, con voce melodiosa e tanto dolce, fermandosi a pochi metri dal nostro gruppo unito.

“ Io sono Violet e lui è il mio compagno, Luca.”

Luca fece il suo ingresso e la sua figura era imponente, nonostante il fisico magro dai muscoli asciutti. Fece un cenno con la testa e un ciuffo di capelli color biondo grano, gli cadde sulla fronte. I suoi occhi color rubino luccicarono sotto il riflesso della luce artificiale del lampadario. Come Violet, anche Luca vestiva abiti modesti, jeans a sigaretta, mocassini color champagne come la camicia sbottonata fino alla base del petto, con i risvolti fuori dai pantaloni. Aveva le mani in tasca e navigava intorno alla sua compagna come la Luna intorno alla Terra, finché non l’affiancò.

“ Ci scusiamo ancora per non avervi avvisato in anticipo, ma siamo giunti solo cinque minuti fa. Seguivamo la scia di una nostra cara amica, Celine. Sappiamo che alloggia presso di voi. Lo confermate?”

Chiese con la sua voce straordinariamente calma e dolce, anche se non aveva la nota materna di Esme e né quella seducente di Rosalie o vellutata di Edward. Era piuttosto ipnotizzante. Di sicuro, sarebbe riuscita a convincere anche il più ostinato degli assassini a confessare il più orripilante e sadico dei suoi crimini.

“ Si, lo confermiamo.”

Prese la parola Carlisle, avvicinandosi di poco al loro duo. Luca si fece più vicino a Violet, prendendole la mano, che lei intrecciò in un gesto che doveva essere abituale per lei.

A differenza del suo impassibile ma cauto compagno, lei sorrise a Carlisle.

“ Bene. Vi dispiace se la incontriamo? Vorremmo parlare con lei di una cosa che la riguarda da vicino.”

“ Per caso, la cosa che la riguarda da vicino, è uno svitato vampiro maschio con la faccia da folle, che guida una moto rossa con fiamme nere sul davanti?”

Chiese retorico ed ironico Emmett, sorridendo ad entrambi con uno dei suoi sorrisi più accattivanti. Luca si irritò mentre Violet si incupì.

“ Emmett.”

Lo ammonì sibilante Edward, stringendomi quasi involontariamente la vita con un braccio, ma sapevo che era concentrato sui loro pensieri.

Violet sospirò, mentre Luca portò il suo sguardo dietro la muraglia umana che avevamo formato per nascondere Celine. Lo vidi dilatare le narici, ricordandomi molto James, anche se la sua espressione non era inquietante e folle come la sua. Improvvisamente si distaccò da Violet, che lo guardava curiosa, e procedette a passo cadenzato verso di loro. Emmett ringhiò e lui lo guardò male.

“ Spostati, energumeno. Celine è lì, dietro di voi. Sento il suo odore.”

Disse pacato, ma con una nota di irritazione nella voce morbida e profonda.

“ Solo se mi dici che cosa vuoi da lei, carino.”

Gli rispose Emmett, ghignando affabile. Luca lo scrutò a lungo, poi si mise in posizione d’attacco. Non so perché, ma non mi dava l’aria del novellino.

“ No, Luca, amore.”

Lo chiamò dolce Violet, volteggiando verso di lui e cingendogli la vita tesa. Subito lui si rilassò ed arretrò di un passo, non smuovendo nemmeno per un istante gli occhi infuocati da Emmett che tornò in posizione normale, come lui.

“ Mi scuso a suo nome. A volte, Luca è fin troppo impulsivo.”

Ci informò, accarezzandogli il braccio con cui era avvinta a lui.

“ Tesoro, non devi fare così. Loro non sono nostri nemici.”

Gli sussurrò dolcissima, mentre lui continuava a rimanere all’erta.

“ Ha ragione. Noi non abbiamo fatto nulla a Celine, ve lo garantisco. Vedete, è proprio qui, dietro di noi.”

Disse Carlisle pacato, scostandosi per mostrare la figura inerte di Celine, ancora sprofondata nei cuscini. Ben presto, lo imitammo.

 Violet si sciolse da Luca, guardando preoccupata la sua amica. Si inginocchiò davanti a lei, accarezzandole la folta chioma riccioluta e rosso sangue.

“ Cosa le è capitato?”

Chiese poi, rivolgendosi a Carlisle. Ma fu Edward a risponderle.

“ Lo ha incontrato a Seattle. Era con noi, che abbiamo impedito lo scontro.”

“ Perché lo avete fatto?”

Chiese quasi duro Luca, rimanendo immobile e scrutando accigliato Edward, che gli rispose con calma.

“ Perché c’erano troppi umani che avrebbero potuto essere coinvolti. Eravamo in pieno centro abitato.”

Luca sbuffò, come se la sua risposta fosse un’ eresia, un’ effimera considerazione. Questo mi fece capire le sue opinioni per quanto riguardassero gli essere di cui, sicuramente, si nutriva.

“ Avete fatto benissimo. Ve ne sono riconoscente. Ovviamente, avete agito in base ai vostri principi ed interessi. Non vi biasimo per questo, anzi, vi ammiro.”

Scrutò a lungo Edward ed infine Carlisle.

“ Io non ho mai avuto la forza di vivere come voi, vampiri vegetariani. Celine ha cercato di persuadermi e per un po’ ho vissuto così, ma alla fine è stato tutto inutile. Io non sono determinata e forte come lei,  e alla fine ho finito per ricadere nella tentazione. Anche se, non rinnego il mio modo di vivere. Sarei un ipocrita ad affermare che il sangue umano non mi delizia e appaga completamente la mia sete.”

Sorrise amara, continuando ad accarezzare i capelli di Celine.

“ Cerco di non fare del male a nessuno, però. Mi nutro solo perché ne ho la necessità e non per soddisfare un mio capriccio e anche Luca è così, nonostante sia un ottimo segugio.”

Disse, osservandolo con occhi pieni di amore, prendendogli la mano e facendolo inginocchiare accanto a lei e mettendogli la mano sulla vita di Celine.

“ Celine, tesoro, siamo noi. Coraggio, non fare così. Risolleveremo tutto vedrai.”

A quel punto Celine si alzò e li guardò con un’espressione imperturbabile. Violet le sorrise speranzosa, aggiustandole i ricci sulla fronte. Lei però, scostò sia la sua che a mano di Luca e rivolgendo solo uno sguardo quasi freddo al loro gruppo, osservò il panorama che si vedeva oltre la porta finestra. Poi si voltò e sorrise sardonica ad entrambi.

“ Risolvere, eh? Si, so io come risolvere la faccenda, una volta per tutte.”

Disse per poi avvicinarsi a me ed afferrare decisa la busta rossa che ancora io avevo tra le mani.

“ Scusa, zuccherino. Grazie per avermi recuperato gli acquisti. Credo di averli gettati sulla strada, inconsapevolmente.”

Rifletté pensierosa per poi sorridere di un sorriso che non mi piacque, sembrava premeditato.

“ Si, è proprio il caso che mi cambi. Non sono abbastanza in forma, così, non trovi, caramella?”

Mi bastò un secondo per capire che si riferisse a Violet, che la guardava quasi rammaricata.

“ Celine…”

“ Si, è proprio il caso.”

Disse calma ma con una nota irata nella voce, cominciando a sbottonarsi lo short davanti a tutti i maschi della casa e di Luca. Jasper distolse educatamente lo sguardo, Emmett lo puntò a terra, Edward si concentrò su un quadro appeso alla parete e Carlisle  si ricoprì gli occhi con una mano, sorridendo appena. Luca fu l’unico a guardarla, rimanendo impassibile e per nulla imbarazzato. Forse era abituato a quegli scatti improvvisi.

Comunque sia, non dovettero rimanere a lungo in quella posizione, visto che Celine si vestì immediatamente, coprendo il suo completino intimo nero con pizzo fucsia con una gonna a scacchi nera e rossa con un bustino rosso con lacci neri, dove la generosa scollatura a cuore era bordata da pizzo nero, come il contorno che le fasciava la vita. Mise una calza rossa ed un’altra nera, indossò un paio di scarpe tacco dieci centimetri, per poi correre verso l’uscita, inseguita da noi.

“ Celine, per favore, cara, non fare pazzie.”

“ Pazzie, e tu me le chiami pazzie? E quelle che fa lui, cosa sono, eh?”

Disse, camminando spedita verso l’entrata del bosco.

“ Ignobile, lurido, piccolo, insignificante, rivoltante topo di foglia. Lo farò strisciare nel buco da cui è venuto, potete starne certi.”

Disse decisa ed irritata, sbuffando.

“ Celine, cerca di ragionare.”

“ No, sono stufa di ragionare. Ragionare, ragionare e ragionare. Che cosa c’è da ragionare, me lo spieghi?”

Urlò contro Violet, che l’affiancava.

“ è un ignobile bugiardo. Mi ha ingannato e io come la stupida ci sono cascata. E ora cos’altro vuole, il bel servito? Glielo do io il bel servito, vedrà. Gli staccherò la testa a morsi, gli arti superiori ed inferiori, gli caverò il cuore morto che si ritrova e ci giocherò a baseball nel fine settimana.”

“ Che metafora rivoltante.”

Disse disgustata Violet.

“ Già, ma del resto è lui ad essere rivoltante, quindi.”

“ Non la pensavi, così, qualche anno fa.”

Disse Luca, arrestando la sua corsa. Lo guardò fulminante.

“ Scusami? Mi è parso di averti sentito prendere le sue parti. Caramella, dì al tuo italiano segugio di imparare a mettere il naso fuori da questa faccenda, se non vuole che glielo stacchi il suo caro nasino.”

Gli sibilò e quando si voltò e riprese la sua folle corsa, vidi Luca sogghignare.

“ Lui voleva solo dire che…”

“ Oh, finiscila di giustificarlo! È il suo amichetto d’infanzia è normale che lo difenda, non c’è bisogno che me lo rinfacci ogni volta.”

E così Luca e il vampiro sconosciuto erano amici. Chissà cosa li aveva divisi. Forse, l’amore per donne tanto diverse o magari l’amicizia che ancora perdurava fra lui e Celine.

La corsa si arrestò nello spiazzo in cui, tanti anni prima, Bella aveva conosciuto i nomadi James, Victoria e Lauren, tutti morti per mani differenti. Che fosse anche giunta l’ora di vedere Celine essere la causa della morte del vampiro che, appoggiato comodamente alla carrozzeria della sua motosa corsa, ora la scrutava con sguardo indecifrabile? A giudicare dallo sguardo dorato e di fuoco che Celine le concesse, non stentò a negarlo.

 

 

 

 

Angolo dell’autrice.

 

Salve a tutti e a tutte voi!!! Vi è piaciuto il mio nuovo cap??? Spero di si!! Fatemelo sapere in molti, mi raccomando!!! Ringrazio tutti coloro che leggono con tanto interesse questa storia vampiresca!!!! Ora passiamo ai commenti:

Youngactress: Ciao!!! Grazie per la tua grande spiegazione!!! Ti confessò che mi ricordavo vagamente se l’America avesse partecipato o meno alla Prima Guerra Mondiale e con le date, ahimè, non sono mai stata un asso!!!XD Comunque, Prima, Seconda…sempre di guerra stiamo parlando!!! Comunque sia, è assicurato che è la Prima!!! Ad ogni modo, grazie anche per il tuo apprezzamento sul personaggio di Celine!! Mi fa piacere che ti ricordi una tua amica!!! Spero mi commenterai anche adesso!!! Baci baci Fuffy91!!!

Un bacione megagalattico anche a voi, ragazzi e ragazze che leggete con tanto interesse e passione!!! Ora comincia l’azione!!! Baci bavi Fuffy91!!!

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo6

Bella.

 

Per molto tempo, fu il sibilo indistinto del vento proveniente da nord a dominare quell’atmosfera carica di attesa. Il cielo, ricoperto da nubi colorate di oro, arancio e rosso vivo, ben presto si spense di un buio che preannunciava una notte rassicurante, e proprio mentre i primi raggi evanescenti della luna nuova colpirono il viso pallido ed accigliato di Celine, conferendo ai suoi capelli color del fuoco un bagliore argenteo, il vampiro sconosciuto decise di aprirsi in un sorrisino incoraggiante, mentre i suoi occhi rossi luccicarono come gemme di un’emozione che non riuscii a decifrare.

“ Celine.”

Sussurrò il suo nome come una melodia proibita, e la sua voce calda e modulata sembrò mandare a fuoco l’ultimo brandello di controllo di Celine, che gli ringhiò contro, infuriata.

“ Cosa vuoi, Alex?”

E così era quello il nome del vampiro, che sghignazzò guardando altrove, verso sinistra, mentre i suoi ciuffi di un castano acceso gli svolazzavano sulle tempie, scosse dal venticello serale e dispettoso. Le cicale smisero di canticchiare di colpo, le formiche si rintanarono nei loro formicai e le cavallette saltarono su fili d’erba più lontani, tutti insetti spaventati dalla molteplice presenza di predatori così pericolosi e dalla scarica di tensione che sentirono albergare soprattutto da due di loro.

“ Cosa voglio…”

Bisbigliò quasi fra sé, poi puntò il suo sguardo verso Edward e fu sangue nell’oro più puro.

“ Perché non lo chiedi al tuo amichetto che legge nel pensiero? Magari, lui potrà soddisfare la tua curiosità.”

Edward non gli rispose ma Celine guardò sia lui che il suo ex-compagno, trafiggendolo con il suo sguardo di topazio solidificato, finché non mi sorprese, sorridendogli quasi maliziosa. Per un momento, lo vidi arcuare un sopracciglio, sorpreso.

“ Lascia i miei amici fuori da questa faccenda. Piuttosto, che ne è stato delle tue amichette? Sono state loro a regalarti quella bella moto?”

Alex mostrò palese irritazione in risposta alle sue ambigue parole, ma subito si ricompose, ridendo sottovoce e lisciando quasi distratto il fianco della sua moto lucida.

“ No, l’ho comprata io, come tutto ciò che mi appartiene.”

“ Ah, giusto. Sono troppo squattrinate per permettersi i tuoi gusti altolocati, non è vero, Alex? Oh, povero, povero Alex. E povere quelle donne che giacciono al tuo fianco, se ancora sono vive per raccontarlo.”

Concluse sprezzante, ogni parola un passo più vicino alla sua figura. Lo odiava, lo odiava talmente tanto da non curarsi nemmeno della loro presenza o della loro reazione alle sue parole esplicite.

Alex sembrò intenzionato per un momento ad attaccarla, tanto che anche Emmett, Edward e Jasper si tesero di riflesso, così come Celine, che si immobilizzò in attesa. Ma tutto risultò invano, visto che lui si rilassò sospirando, iniziando ad avanzare verso di lei, a passo lento e misurato, mentre si slacciava la giacca di pelle e la gettava sulla moto, mostrando un busto statuario, scolpito nella roccia e ricoperto da una maglietta grigio perla, che si bagnò dei bagliori argentei della luna. La sua corporatura era molto simile a quella di Edward, ma meno sublime. Con la coda nell’occhio, vidi Celine tentennare a quel gesto, ma subito, con un movimento impercettibile del capo, si riscosse, assumendo una posa quasi arrogante.

Le regalò un sorriso, mentre si arrestava a circa cinque metri da lei, le mani in tasca e le gambe leggermente divaricate.

“ Beh, tu sei sopravvissuta, no? Dopotutto, per un po’ di tempo, anche tu sei stata una delle mie amichette. Ma, immagino, che non l’avrai raccontato.”

“ Immagini bene.”

Lui fece spallucce, disinvolto.

“ Peccato. Sarebbe stata una bella storia da raccontare, non trovi?”

“ Decisamente, no.”

Gli rispose Celine, facendogli il verso. Alex rise ancora sommessamente, abbassando lo sguardo. I suoi denti bianchi ed affilati sfavillarono di un luccichio sinistro.

“ E comunque, non so di che parli. Io non ricordo nemmeno di averti conosciuto. Anzi, ti dirò di più. Mi sei del tutto indifferente.”

 A quelle parole, lui alzò lo sguardo rosso, indurendo i tratti del volto, trafiggendola con la sua intensità. Celine non rinunciò ad arrendersi sotto il suo sguardo di fuoco, e lo sostenne finché non sibilò, sorridendo enigmatico.

“ Bugiarda.”

Lei sbuffò, circumnavigando alla sua sinistra, il passo cadenzato e disinvolto di sempre. Alex non la perse di vista un secondo. Sembrava avido di ogni suo movimento, espressione e, nonostante lo facesse innervosire, ero pronta a scommettere, anche di ogni sua parola, tagliante o dolce che fosse.

“ è la verità, invece. Mi irrita la tua presenza. Quindi ti pregherei di andartene, grazie.”

“ Ed io non accetto i tuoi ringraziamenti e non ascolto nemmeno le tue preghiere.”

Disse lui, imitando ora la sua voce trasognata. Celine lo guardò truce, ma Alex le sorrise amabile. Poi disse serio, osservandola dritta nelle iridi ambrate.

“ Sono bellissimi.”

Sussurrò, sorprendendomi. E non fui l’unica, visto che Celine si agitò accigliata.

“ Che cosa?”

“ I tuoi occhi. Sono molto belli. Ti donano, più delle iridi rosse. Creano un bellissimo contrasto con i tuoi capelli rossi.”

Le disse ipnotico, alzando una mano e scostandole un riccio che le ricadeva sulla fronte. Per un momento pensai che Celine avrebbe ceduto ai suoi occhi caldi quanto la sua voce morbida, ma subito si scostò, sparendo dalla sua visuale e riapparendo dietro di lui, a qualche metro di distanza.

“ Smettila. Non attaccano più i tuoi giochetti, su di me.”

Alex si voltò a fronteggiarla, sorridendo beffardo.

“ Ah si?”

Chiese, incerto e consapevole che non stesse dicendo il vero. Ma la voce di Celine fu dura quando parlò.

“ Si. Io non sono una delle tue sgualdrinelle da strada o dai boschi. Loro possono caderti ai piedi come sacchi di patate, non aspettarti lo stesso da me.”

Non potei fare a meno di ammirare la sua baldanza e la sua dignità di donna e la stessa ammirazione balenò per un momento negli occhi di Alex, sostituiti poi da una durezza che si manifestò attraverso le sue parole aspre.

“ Già, hai ragione. Loro saranno pure poco di buono, ma tu sei anche peggio.”

Celine si infuriò e un ringhio sommesso fuoriuscì dal suo petto. Si avvicinò a lui, risentita.

“ Davvero? E in cosa sarei peggio? Sentiamo. Solo perché non sono finita nel tuo letto? Beh, non mi sembra che tu ti sia fatto tanti problemi a rimpiazzarmi.”

Alex ribollì di risentimento e con tono rabbioso, si ritrovò a pochi centimetri da lei, senza sfiorarla né tanto meno toccarla.

“ Nemmeno tu, se è per questo, sei stata l’esempio della purezza e della fedeltà. Mi hai tradito anche tu.”

“ Naturale. Ti ho ricambiato della stessa moneta, per farti capire come ci si sente oltraggiati e feriti. Ma, naturalmente, mi sono illusa che tu potresti provare qualcosa del genere. Sei freddo come il ghiaccio e non solo perché sei un vampiro, ma perché fa parte della tua indole.”

Alex prese un respiro profondo ed alterato, guardandola in cagnesco ed avvicinandosi finché non le sfiorò il pizzo nero del bustino.

“ Con un umano. Mi hai tradito con un piccolo, insignificante bamboccio umano.”

Lei gli sorrise sprezzante, guardandolo dall’alto in basso.

“ Almeno il suo cuore batteva ancora e il suo corpo era sicuramente molto più accogliente del tuo, caldo com’era. E soprattutto, lui non mi ha mai fatto soffrire, cosa che tu invece hai fatto e più di una volta.”

Alex trasalì a quelle parole, sbarrando gli occhi per la sorpresa. Era evidente che Celine volesse farlo soffrire.

“ Sai, per un attimo ho pensato addirittura di trasformarlo.”

Gli confessò, con aria malinconica. Alex le sorrise, schernendola.

“ Trasformarlo? E per farci cosa?”

Lei lo trucidò con lo sguardo.

“ Il mio compagno.”

Disse dura, e lui la guardò nuovamente sorpreso, ma poi con aria imperturbabile, si allontanò di qualche passo, senza mai toglierle gli occhi di dosso.

Osservai Edward, che ricambiò lo sguardo. Immaginavo cosa stesse pensando, mentre mi accarezzava il volto. Celine avrebbe voluto fare quello che Edward aveva fatto con me, rendendomi, con un bacio mortale, un essere eterno come lui. Insieme, per sempre. Chissà perché Celine non lo abbia fatto anche con il suo compagno umano? Forse perché amava ancora Alex, nonostante la sua mancanza di fede? O magari, non aveva avuto, semplicemente, la forza e l’autocontrollo di Edward. La cosa sembrò interessare anche Alex, visto che, dopo aver estratto una sigaretta dall’apposito pacchetto, portatasela alle labbra e accesa con un accendino rosso, mentre aspirava ed espirava una nuvoletta di fumo grigiastro e dolce di nicotina, le chiese:

“ E perché non lo hai fatto?”

Celine sospirò, portando lo sguardo a terra. Alex soppesò la sua figura e per un attimo mi sembrò dispiaciuto per lei, ma fu solo un labile momento.

“ Perché non mi sembrava giusto. Strapparlo alla vita, solo per il mio egoismo. Non volevo comportarmi come Nathan. Non volevo che mi odiasse.”

Alex rimase impassibile, mentre fumava tranquillo la sua sigaretta, spostando di tanto in tanto il peso del corpo da una gamba all’altra.

Celine sorrise per la prima volta sincera e spontanea, contagiando anche me.

“ Poi, ho scoperto che si è sposato con una fioraia molto carina, formando una bella famigliola. Hanno avuto tre figli. Due maschi ed una femmina. Mi sorprese sapere che l’avessero chiamata come me.”

“ E non te ne sei mai pentita?”

Lei scosse la testa.

“ No. Ero felice per lui. Morì all’età di 97 anni e Celine ha avuto un bambino molto carino. Era tutto suo nonno. Come vedi, è morto felice, lasciando una traccia di sé, che perdurerà nel tempo. Questo non avrebbe mai potuto farlo con me.”

Sorrise amara ma facendo spallucce. Evidentemente, la scelta di lasciarlo vivere una vita lunga, sana e felice, non sembrava averle lasciato rimpianti e sofferenze.

Alex continuò a fumare osservandola, finché i suoi occhi di brace non vennero catturati da quelli, così simili ai suoi, di Luca. Un sorriso apparve sulle sue labbra.

“ Ciao, amico. Ci sei anche tu. Era da un po’ che non ci vedevamo.”

Luca non disse nulla, ma ricambiò il sorriso. Alex inclinò la testa, osservando la sua compagna, Violet, che gli concesse un debole ma dolce sorriso, forse data la situazione delicata fra lui e la sua migliore amica.

“ Vedo che hai messo la testa a posto. Carina la tua caramella. Me la presti qualche volta?”

Stranamente Luca non se la prese della richiesta poco educata dell’amico. Anzi, con mia sorpresa, sghignazzò ed abbracciò protettivo Violet, che ricambiò la stretta, baciandogli il collo.

“ Non ci sperare.”

Mormorò, mentre ricambiava l’attenzione ricevuta con un bacio sulla tempia sinistra di lei. Alex sorrise, aspirando l’ultimo residuo di sigaretta rimasto.

“ Peccato. Beh, non si può dire che non ci abbia provato.”

Poi osservò per l’ennesima volta Celine, che lo guardava quasi disgusta.

“ Che c’è? Perché mi guardi così?”

Lei scosse la testa, allontanandosi un po’ da lui.

“ è inutile. Non cambierai mai.”

Lui le sorrise.

“ Cos’è? Sei gelosa per caso?”

Poi, inaspettatamente, buttando a terra il mozzicone consumato fino all’ultimo centimetro, si avvicinò a lei e l’abbracciò possessivo. Eppure le carezze che le donò sul suo viso, non mi sembrarono rudi. Anzi, erano molto delicate, quasi inesistenti.

“ Non ci sperare.”

Sibilò Celine, cercando di ribellarsi alla sua stretta. Ma Alex non glielo permise. Ignorandola, continuò:

“ Lo sai che, per me, sei più che bellissima. Le altre non contano nulla.”

“ Oh, ma davvero?”

Disse lei, sarcastica, divincolandosi. Ma appena Celine si allontanava dal suo corpo di circa cinque centimetri, lui, dispettoso, la riavvicinava sorridente.

“ Certo. Io non mento mai, su queste cose.”

Lei gli ringhiò contro, le mani puntate sulle sue spalle.

“ Invece si, lo hai sempre fatto. Lasciami andare e smettila di dire stupidaggini. Mi irriti solamente.”

Lui rise di quella sua risata sommessa, per avvicinarsi al suo orecchio e sussurrarle:

“ Poco male. Diventi ancora più bella quando ti arrabbi.”

Celine non rispose, cercando di ignorarlo il più possibile.

Poi la guardò dritta negli occhi, imprigionandole il volto fra le sue mani. Il suo sguardo era serio ed intenso, e la oltrepassò parte dopo parte. Le sue intenzioni erano molto chiare.

“ Mi piaci così tanto, Celine.”

Pronunciò il suo nome di nuovo con quel tono proibito che per un attimo la fece desistere. Lui ne approfittò, marchiando le sue labbra con un bacio infuocato. Per un po’ pensai che la cosa si risolvesse così, e non ero l’unica a quanto pare, visto che la maggior parte dei Cullen si rilassò e sorrise. Vidi Alice sorridere compiaciuta, ma poi il suo volto divenne vacuo e lontano e capii che la decisione di Celine fosse cambiata. Guardai Edward che fissava attento la scena. Nello stesso istante in cui io puntai lo sguardo nella sua direzione, vidi Celine distaccarsi da lui con tutta la forza delle braccia ed Alex arretrare tenendosi il labbro, da cui sgorgava un rivoletto di sangue purpureo.

Entrambi avevano il respiro affannato e si guardavano come se si vedessero per la prima volta.

Poi Celine prese la parola.

“ Come hai osato baciarmi, razza di ipocrita calcolatore?! Stammi lontano! Se mi metti ancora le mani addosso, giuro che te le strappo e te le brucio con il tuo dannato accendino, chiaro?”

Lui si passò la lingua sulla ferita al labbro e il veleno la cicatrizzò all’istante.

“ Perché mi hai morso? Stava andando tutto magnificamente. Perché devi sempre rovinare i momenti più belli?”

La accusò, trucidandola con lo sguardo. Lei rise di una risata isterica.

“ Oh, scusami, perdonami se ho reagito ad una tua violenza.”

Lui sbuffò, contrariato.

“ Violenza…ma per favore. Ora sei tu a mentire spudoratamente.”

“ Dammi di nuovo della bugiarda e ti strappo la lingua.”

“ La lingua, le braccia, ....e dopo che mi avrai fatto a pezzi, che cosa farai? Con chi sfogherai le tue manie da sadica omicida? Maledizioni, mi hai fatto veramente male. Potevi darmi almeno un preavviso.”

Si disse, toccandosi nuovamente il labbro. Forse, la ferita le pulsava ancora, per via del veleno di Celine, che sorrise compiaciuta e spavalda.

“ E poi che gusto ci sarebbe stato?”

Chiese retorica. Lui la guardò male.

“ Trovi piacere a farmi soffrire, vero?”

Lei divenne seria.

“ Non più di quanto ne hai provato tu. Lì, non ti batte nessuno.”

Poi gli dette la scoccata finale, vendicativa.

“ Sei un mostro, di maniere e di fatto. Non voglio avere nulla a che fare con te. Vattene via.”

Quelle parole sembrarono averlo colpito nel profondo, visto che trasalì, addolorato. Senza aver modo di guardarla in volto, visto che gli aveva dato le spalle, con rabbia, guardò prima tutti noi, poi di nuovo lei ed infine, inclinando la testa e sospirando disse:

“ Come vuoi tu. Del resto, non posso costringerti. Addio, Celine.”

Detto questo, montò la sua moto e sfrecciò via in direzione opposta alla loro.

Celine non poté fare a meno di guardarlo andare via, finché non divenne troppo lontano per sentire solo il rombo della sua moto da corsa.

Poi, sfinita, si inginocchiò sull’erba, portandosi le mani fra i ricci rosso-brace, quasi disperata. Le emozioni di quella lunga notte, dovevano averla sopraffatta.

Finalmente, mi sciolsi da quello stato di immobilità e, sciogliendo la presa di Edward, senza che lui facesse resistenza, corsi da lei in un secondo e, incapace di guardarla in quello stato, l’abbracciai, cercando di darle conforto. La sentii sussultare fra le mie braccia, ma poi si rilassò e ricambiò la stretta con forza.

Alice, Rosalie, Esme e Violet furono subito intorno a noi. Sui volti bellissimi ed illuminati dalla luna lattea, la stessa espressione assorta e dispiaciuta. Alice si inginocchiò e le prese la mano, Violet le accarezzò i capelli e Rosalie, a dispetto delle sue supposizioni, le regalò una carezza sul lembo di guancia visibile, mentre Esme le stringeva una spalla.

“ Coraggio, cara, è finita. Non lo rivedrai più.”

Le sussurrò dolce Violet.

“ Forse è proprio questo il problema.”

Disse delicata Rosalie. La guardai stupita. Che tutta quella freddezza fosse solo una maschera per nascondere i suoi veri sentimenti? Ma allora perché respingerlo? Per vendetta o forse solo per reazione al suo orgoglio di donna ferito?

Celine scosse la testa sul mio petto.

“ No. È solo che…”

“ Non è andata come volevi.”

Terminò per lei Alice, non lasciando la sua mano.

Lei annuì.

“ Quello che ti ha detto, non erano bugie. Le pensava sul serio.”

Le disse Edward, davanti a noi, affiancato da Emmett e Carlisle. Celine lo osservò, e il suo volto traboccante di sincerità, non lasciava adito a menzogne per consolarla.

“ Era molto adirato con te, ma solo perché lo respingevi. Lo hai sorpreso con le tue parole e…”

Jasper preferì non aggiungere altro, ma lei capì lo stesso.

“ L’ho fatto soffrire molto, vero?”

Jasper, a malincuore, annuì.

“ Mi dispiace, Celine.”

Disse Esme, accarezzandole una guancia. Lei si distaccò da me, e le sorrise, forse sincera.

“ No. Non importa. In fondo, era quello che volevo. Beh, forse non era così freddo come pensavo. Ma ora è tardi per chiedergli scusa.”

Concluse, sorridendo amara.

“ Sei stata troppo dura con lui. Hai preferito accusarlo e farlo sentire un mostro gelido ed insensibile, piuttosto che ascoltarlo e cercare di capirlo.”

Disse duro ed impassibile Luca, guadagnandosi un mio sguardo truce ed uno vuoto di Celine.

“ E che ne è delle sue ragioni? A quanto ho capito, lui l’ha tradita quando erano insieme. Lei ha solo agito di conseguenza. La colpa è anche sua, se Celine ha fatto e detto quelle cose, sta notte. La responsabilità è sua e di nessun altro. Alla fine l’avrà capito, immagino.”

Celine mi guardò stupita, mentre Luca impassibile.

“ La colpa è di entrambi. Troppo orgogliosi e troppo diversi per riuscire a capirsi. Alex avrà fatto i suoi sbagli, ma Celine sapeva com’era in realtà. Gli sono sempre piaciute le belle donne, vampire o umane che fossero, anche se, il più delle volte, di quest’ultime preferiva nutrirsene. Ma ha sempre messo le cose in chiaro. Non si è mai unito a nessuno. Si sentiva uno spirito libero e si comportava come tale. E la cosa gli piaceva. Finché un giorno, non l’ha incontrata, nel locale jazz che gli piaceva tanto, a New York.”

Disse, indicando Celine, che lo osservava quasi rammaricata.

“ Lui si è subito innamorato di te, anche se non te lo dirà nemmeno sotto tortura.”

“ Non è vero, non è vero. Sono tutte bugie. Lui non mi ama, il suo non è amore, non lo è mai stato. Mi vuole solo per impreziosire la sua bacheca di conquiste. La sua è pura ossessione. Lo dimostra il fatto che mi abbia tradito.”

Disse lei, scoppiando di rabbia. Ma Luca continuò.

“ A quanto so, l’ha fatto una sola volta, e se ne è pentito all’istante. Poi tu l’hai tradito con l’umano, quindi potete considerarla chiusa questa faccenda.”

Ribatté con la sua voce modulata.

“ E che mi dici delle altre con cui l’ho visto? Si è pentito anche di quelle?”

Disse sprezzante e ribollente d’ira. Jasper, con un cenno di Carlisle, la calmò mettendole una mano sulla spalla. Lei non si oppose e si rilassò con un sospiro. Forse ne aveva bisogno.

“ Erano solo giochetti per farti ingelosire. Hai visto, l’ha fatto anche sta notte con Violet.”

“ Beh, non c’è riuscito.”

“ Ma le altre volte, in passato, si.”

Controbatté Luca, sorridendo pacato. Celine abbassò il viso, imbronciata.

“ Alex non cambierà mai. Gli piace scherzare. Ti dice << Mi piaci>> quando, invece, vorrebbe dirti << Ti amo>>. In realtà non sa nemmeno lui cosa provare. È confuso, e tu non lo aiuti con le tue tattiche fredde e distaccate.”

Celine lo ascoltò impassibile, poi scostò gentilmente la mano di Jasper e, come quel pomeriggio, a Seattle, si allontanò da loro con aria assente, lontana.

Ma questa volta, non volevo che se ne andasse così. Aveva bisogno di conforto. Così leafferrai la mano, trattenendola.

“ Ti prego, Celine. Non te ne andare. Vedrai, risolveremo tutto. Non è il caso che tu resti da sola. Torna a casa con noi.”

La implorai, tenendola stretta. Ma con grande semplicità, lei si scostò.

“ No, zuccherino, non insistere. Cerca di capire, per favore. Ho bisogno di riflettere.”

“ Bella ha ragione. puoi farlo anche a casa, in camera tua. Nessuno ti disturberà.”

Disse Esme, materna.

“ Giusto. In fondo, Edward non può leggerti nemmeno nella mente. Rispetteremo la tua privacy.”

Disse Emmett, con il suo sorriso più convincente.

“ Ed io sarò il più discreta possibile. Non mi concentrerò sul tuo futuro, anche se sarà difficile. Ma ci proverò, te lo prometto.”

Le promise sincera Alice.

“ Ti prego, Celine. Torna con noi.”

Fu Carlisle a parlare, e la sua voce gentile era velata di tristezza.

Celine si voltò e li guardò uno ad uno. Poi sorrise ed annuì con mia somma gioia.

“ E va bene. Torniamo a casa.”

“ Si.”

Le sussurrai, prendendole la mano. Lei la strinse, riconoscente. Alice ci abbracciò entrambe, per poi correre insieme agli altri verso Villa Cullen.

L’alba era giunta e i raggi del sole brillarono sulla nostra pelle, in milioni di diamanti. Guardavo Celine correre davanti a me, preoccupata per il suo stato d’animo. Edward mi strinse la mano ed io, ricambiando il suo sorriso sfavillante sotto i raggi del sole, mi rincuorai. Si, sarebbe andato tutto bene e nella mia mente si formò l’immagine di Alex e Celine che si abbracciavano dolcemente. Quanto avrei voluto che quel pensiero dolce diventasse realtà!

 

 

 

Angolo dell’autrice.

 Grazie a tutti coloro che hanno letto il capitolo 5!!!! Nessun commento, ma non importa!!!XD Ed è con questo megasorrisone che auguro BUON FERRAGOSTO A TUTTI VOI!!!! Baci baci e alla prossima Fuffy91!!!

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo7

Celine.

 

 

Ormai era da più di un’ora che stavo seduta su quel letto, immobile e con la mente rivolta a quel vampiro egocentrico e strafottente, pronto a condizionarmi l’esistenza.

Ma perché era tornato? Cosa voleva ancora da me? Proprio ora che avevo trovato un giusto equilibro, eccolo che si ripresentava nella sua fiammata di fierezza a stravolgere il mio volubile stato d’animo. Rincorsi con la memoria a quelle poche ore passate a parlare con lui, in quello spiazzo verde smeraldo, entrambi avvolti dalla luce evanescente della luna, che sorrideva beffarda, lassù, sul suo volto vellutato ed oscuro, prendendosi gioco di me. Fortuna che il sole stava sorgendo, dietro le brune montagne, in un cielo rosato ed azzurro. Il contrario dei miei sentimenti, ostili e turbati. Povero biondino. Chissà come dovevo stressarlo. Beh, pazienza. La bambolina lo avrebbe consolato con il suo vivace amore. Sospirai, ripensando ai loro delicati e discreti slanci di affetto. Perché non poteva essere come il loro, il rapporto tra me ed Alex? Senza sotterfugi, compromessi, segreti, risentimenti…solo semplice e sano affetto e fiducia reciproca. Ma del resto, c’era da dire che loro partivano avvantaggiati. Con la bambolina che vedeva il futuro e il biondino che sentiva ogni suo turbamento, come potevano non risolvere tutto o evitare danni irreparabili, soffocandoli sul nascere e preservando il loro amore? Si, decisamente erano fortunati.

Decisi di sgranchirmi le gambe. Non aveva senso rimanere impassibili. Diamine, non ero mica Luca! Mi bloccai ripensando alle sue parole. Quel italo – americano, a volte era veramente odioso. Mi aveva colpito soprattutto con una frase:

Lui si è subito innamorato di te, anche se non te lo dirà nemmeno sotto tortura…Ti dice << Mi piaci>> quando, invece, vorrebbe dirti << Ti amo>>. In realtà non sa nemmeno lui cosa provare. È confuso, e tu non lo aiuti con le tue tattiche fredde e distaccate.”

Confuso? Innamorato? Lui? Ripensando a quelle parole, che all’inizio mi avevano colpito, spaccai la lampada sul comodino con un pugno ben assestato, mandandola in mille pezzi. Ma al momento, non me preoccupai, visto che la sua forma ovale mi ricordò molto il viso imperturbabile di Luca.

Ma che diavolo diceva? Ora era lui la vittima? E certo! Povero, indifeso Alex! Era lui ad essere stato tradito -anche se in parte era vero, ma d’altronde che altro avrei potuto fare? Piangermi addosso? Non sia mai detto! E poi, erano stati solo baci, nulla di più. Ma era meglio che lui credesse qualcos’altro.- illuso, soggiogato, mandato alla deriva con ogni sorta di insidie emotive. Ma cosa potevo pretendere, da quell’insopportabile amichetto fedele? Era logico che lo difendesse. Erano inseparabili a New York. Povera, caramella! Chissà quante cose le aveva tenuto nascosto, quel ex-filibustiere,  figlio di buona donna. Conoscendo i soggetti, si saranno dati alla pazza gioia.

Al pensiero, non potei reprimere un sorriso. Scrollai le spalle. Dopotutto, ormai, per Luca apparteneva tutto al passato. Era partito per il felice e spensierato mondo dei vampiri innamorati. Violet, con la sua dolcezza innata, aveva saputo conquistarlo, mettendo finalmente un guinzaglio allo scalpitante, ora scodinzolante, segugio incattivito. Risi della mia stessa metafora.

Ma la risata si spense in fretta, al ricordo vivido del volto di Alex. Mi toccai istintivamente la spalla, sfiorando con le dita i petali del giglio rosso. Rammentavo alla perfezione, il giorno in cui me lo feci incidere. Tornai tutta contenta da una lunga passeggiata di shopping, per le vie frenetiche di New York. Quel giorno, il cielo era ricoperto da una lunga e soffice coperta di nuvole grigie, e non curante della pioggia che iniziava a scendere, con i capelli e i vestiti bagnati, mi buttai tra le braccia di Alex, appena tornato dalla caccia mattutina.

<< Ehi, dolcezza! Quanto entusiasmo! A cosa devo questa calorosa accoglienza?>>

Ed io, tutta contenta, gli mostrai il tatuaggio.

<< Visto? Non è bellissimo? L’ho fatto poco fa!>>

Alex ci mise un po’ per capire, ma alla fine, sbigottito e quasi distrattamente, disegnò con il dito indice i contorni del fiore sbocciato sulla mia pelle pallida. Poi, mi trascinò sul suo petto, accarezzandomi i capelli, arruffandomeli dispettoso.

<< Perché lo hai fatto? Ora ti rimarrà per sempre. Stupida!>>

Ignorandolo e sorridendo, lo abbracciai.

<< Non importa. L’ho fatto proprio per questo. Questo fiore mi ricorda te e me. Siamo gigli selvatici, ma a differenza degli altri, siamo unici, perché i nostri petali sono rossi.>>

Lo osservai emozionata, mentre gli accarezzavo il viso, e lui incatenò le nostre iridi rosso rubino, senza alcuno sforzo.

<< Capisci. Siamo vampiri come gli altri, forse nell’aspetto gelido e pallido, ma dentro bruciamo di un fuoco indomabile, che nessun cuore fermo potrà mai spegnere.>>

Alex mi guardò con uno sguardo abbagliante di un’emozione che non riuscii a comprendere. Tuttavia le sue iridi brillanti si accesero, mentre mi stringeva a sé con forza, baciandomi la radice dei capelli ed intrecciando i ricci fra le dita. Lo sentii sorridere, mentre mi sussurrava, respirando aria con il mio odore.

<< Hai ragione. Il  rosso mi piace. Ed anche tu.>>

E poi mi baciò con le labbra che sapevano di pioggia.

Strinsi le dita sulla mia pelle, sul viso un’espressione lontana e nella gola un nodo difficile da sciogliere. Lo nascosi tra le mie ginocchia, racchiudendole tra le mie braccia, seduta ai piedi del letto. Ma perché? Perché quei ricordi non mi abbandonavano e riaffioravano incontrollabili sulla superficie limpida della mia mente? Ma soprattutto, cos’era questa sensazione di vuoto, di dolore che li accompagnava, travolgendoli con la loro ondata instabile? Lo odiavo, odiavo tutto questo, perché sapevo che la fonte di tutto era a chilometri di distanza da me e che, soprattutto, mi aveva detto per sempre addio. E la cosa più odiosa, e che ero stata io a volerlo. Accidenti, che pasticcio!

Trasalii sentendo la porta aprirsi ed Edward fare il suo ingresso. Mi guardò stupito, ancora sulla soglia della porta. Forse era indeciso se andarsene o meno.

“ Scusami. Non volevo spaventarti. Ho bussato. Non hai risposto.”

Mi disse con la sua voce vellutata, velata di preoccupazione. Ora capivo perché Bella lo amasse così tanto. Era così premuroso. Mi alzai, sorridendo.

“ No, non preoccuparti. Scusami, ero soprappensiero.”

Mi studiò attentamente in volto. Forse era scettico sulla mia spontaneità forzata e titubante, visto che la sua mano era ancora stretta alla maniglia dorata della porta in legno d’ebano.

“ Su, entra pasticcino. Non ti mangio, sai.”

Scherzai, ora di buon umore. Ero sincera e sperai che lo capisse. Le mie preghiere vennero esaudite, visto che entrò sorridendo, lasciando la porta socchiusa, come un cavaliere nelle stanze di una dama sola. Il suo era un omaggio al decoro. Che personaggio! Mi divertiva questo bel gentiluomo di altri tempi. Se fossimo stati ancora nel 1918, non me lo sarei fatto scappare. O magari avrebbe comunque incontrato Bella  e le avrebbe subito chiesto la mano, dato il suo carattere. Ed io, cosa avrei fatto? Di sicuro avrei incontrato Alex, forse di qualche anno più di me, ma che importanza avrebbe avuto?! Cosa sarebbe stato? Di certo non un Lord, non ce lo vedevo nei panni del nobiluomo. Forse un bracconiere, o un mercenario, o un pirata, o un ladro. Mi avrebbe sicuramente rapita e chiesto un riscatto ai miei poveri genitori, conoscendolo. Le mie bislacche fantasie vennero interrotte da Edward, che cominciò a parlare, schiarendosi la voce, come per riportarmi sulla terra dei vivi o su per giù, data la mia natura.

“ Perdonami. So che infrango le regole così, ma Bella è occupata con Renesmee e mi ha chiesto, su insistenza di Alice, di informarti che stiamo andando a caccia. Oggi è una giornata ideale e pensavamo di approfittarne.”

Mi disse, con un tono quasi di scusa. Gli sorrisi incoraggiante.

“ Bene, divertitevi. Io rimarrò ancora un po’ qui.”

Dissi allegra, e sedendomi sul letto, facendo cigolare le molle, forse per la troppa veemenza.

Lui mi guardò ancora come prima, soppesando la mia espressione. Poi si avvicinò al letto.

“ Posso?”

Con un cenno della mano e un sorriso, cercando di reprimere un risolino, lo invitai ad accomodarsi. Notai una nota di leggero imbarazzo nella sua espressione e mi costrinsi ad osservare il mio abbigliamento. In effetti, ero un po’ troppo provocante. Avevo indossato una sottoveste trasparente, rosata e con ghirigori di cotone sul decoltè, tipo conchiglie di sirena, mentre il cotone sottostante era trasparente, celando a mala pena gli slip bianchi con un fiocchetto rosa sul davanti. Molto bambolina con boccoli biondi. Decisamente il mio stile di lingerie, ma forse un po’ troppo per lui. Con un sorrisino, mi diressi all’armadio estraendone una vestaglia dello stesso colore, legandola alla vita con un fiocco di cotone azzurro. Feci una giravolta, ancora sorridente, davanti ai suoi occhi.

“ Voilà. Ora va meglio, vero?”

Dissi, risedendomi accanto a lui, che sghignazzò, ora più rilassato.

“ Si, va benissimo.”

“ Devi perdonarmi, ma a volte non mi accorgo di essere troppo sexy nel vestire. Sono cosciente di mettere in suggestione gli uomini, e non ti nascondo che la cosa mi diverte, ma non si può dire lo stesso di quando esagero. In questo, pecco di ingenuità.”

Edward scosse la testa.

“ Non importa, davvero. Lo avevo capito. Non c’è nulla di malizioso in te.”

Risi contenta, abbracciandolo di slancio.

“ Sei incredibile, pasticcino. Mi sei simpatico, sai?”

Edward rise, per poi tornare serio.

“ Celine, dimmi la verità. Sei triste?”

Il sorriso scomparve per poi riapparire nuovamente.

“ No, sono solo un po’ giù.”

Ammisi, scrollando le spalle.

“ Ma credo sia normale, dopo ciò che è successo.”

Edward annuì.

“ Si, ma non deve essere per forza così.”

Ci guardammo a lungo e il suo sguardo ambrato mi costrinse ad abbassare gli occhi.

“ Sei proprio sicura della scelta che hai fatto?”

Mi chiese, gentile e con la sua voce morbida più del velluto. Cavolo, quel vampiro sapeva tirarti fuori la verità peggio di Carlisle. Lo avevo sottovalutato. Era proprio il suo degno figlio primogenito.

“ Non del tutto, ma mi è sembrata la più giusta da prendere.”

Lui sospirò, osservando un luogo lontano, assente e meditabondo. Stava ricordando.

“ A volte, non sempre le scelte che ci sembrano giuste, lo sono davvero. Io, ad esempio, ho commesso un’infinità di errori per un mio ideale di ragione che credevo fondata ed immutabile.”

“ Ti riferisci a quando hai lasciato Bella?”

Edward mi osservò sorpreso. Io ammiccai, sorridendo:

“ Confidenze fra donne.”

Lo informai e lui rise sommessamente.

“ Si, a quella volta e a tante altre che ne sono seguite, che hanno finito solo per provocare dolore e dispiaceri a tutti.”

Lo osservai, seria e sbattendo le palpebre incredula. Ma avevamo davvero la stessa età? Sembrava avere cento anni in più di me, tanto era la sua maturità. Al confronto, mi sentivo una ragazzina senza esperienza e che cercava il conforto di un adulto per affrontare le insidie della vita.

“ E alla fine, sei tornato sui tuoi passi?”

Lui annuì.

“ Si, ho dovuto ricredermi, infine. Ma ne è valsa la pena. Ora ho tutto quello che avrei mai potuto desiderare.”

Concluse sorridendomi, e non potei fare a meno di ricambiare quel sorriso brillante di felicità.

“ Celine, non riesco a leggerti della mente, per il tuo potere Specchio. Ma ciò non vuol dire che la tua espressione mi sia del tutto illeggibile. Dopo tanti anni di allenamento con Bella, mi permetto di affermare di aver affinato la mia tecnica di comprensione emotiva e il tuo stato d’animo, perdonami, non è dei migliori.”

Sorrisi amara.

“ Si, hai ragione pasticcino. Ma vedi, il fatto è che, mi sento così sovrastata da questi sentimenti contrastanti. Da una parte, sono convinta di aver fatto la scelta migliore, ma dall’altra non posso fare a meno di sentirmi…non so…”

“ Incompleta?”

Lo guardai, sgranando gli occhi, mormorando:

“ Si, esattamente.”

M osservò ancora come se volesse leggermi l’animo e a quel punto, non potei fare a meno di chiedergli, impacciata:

“ Senti, Edward.”

“ Dimmi.”

Abbassai gli occhi, mordendomi il labbro inferiore.

“ Secondo te, lo zuccherino si ingelosirebbe se ti chiedessi di abbracciami?”

Chiesi titubante. Lo sentii ridere.

“ Forse, ma a me non dispiacerebbe. Adoro farla ingelosire. Ma, nel tuo caso, credo non se la prenderà.”

Detto questo, allargò le braccia, sorridendomi.

“ Vieni qui, riccia.”

Ridendo, lo abbracciai stretto, mentre lui faceva lo stesso. Mi sentivo così protetta fra quelle braccia forti, anche se non completamente, perché non erano quelle che desideravo pienamente. Non c’era nulla di malizioso in quell’abbraccio. Anzi, era molto fraterno. Se mai ne avessi avuto uno, avrei voluto fosse Edward. Lo sentii ridere di qualcosa che non capii, mentre scioglieva la stretta.

“ Ora devo andare. Renesmee è impaziente di cacciare con noi e Jacob. Come se non l’avesse visto tutta la notte.”

Disse, portando gli occhi al cielo.

“ Sei sicura di non voler venire con noi?”

Mi chiese, con un passo già fuori dalla porta.

“ No, grazie pasticcino. Sono sazia per il momento.”

Gli feci l’occhiolino e lui rise.

“ D’accordo. Ci vediamo fra qualche ora.”

“ Si, salutami gli altri e dì alla tua Bella di non preoccuparsi. Sto bene.”

“ Va bene.”

Prima di chiudersi la porta alle spalle, mi disse:

“ Stammi bene, Celine.”

Io gli mandai un bacio e lui, con l’eco dell’increspatura del suo sorriso, svanì.

Appena la porta si richiuse con un debole tonfo, mi sciolsi la vestaglia e mi gettai sul letto, sprofondando fra i cuscini bianchi e soffici.

Forse il pasticcino non aveva tutti i torti. Magari, potevo ancora ricucire i brandelli del mio cuore. Non era ancora tutto perduto. Già, ma come potevo presentarmi al cospetto di Alex, dopo tutto quello che gli avevo detto? Non mi avrebbe mai perdonato.

Mi misi di lato, giocando con i ricci tra le dita, angosciata da questi pensieri, finché non sentii un tonfo leggero provenire dalla finestra. Mi voltai di scatto, incontrando gli occhi accesi dell’unica persona che non avrei mai creduto di rivedere. Era Alex, il vampiro seduto sul bordo in legno e in pietra levigata del davanzale, con indosso un jeans blu scuro, stracciato sulle ginocchia, una t-shirt a maniche corte, con scollo a V, che metteva in evidenza una catenina con una croce d’argento che scompariva nell’insenatura del petto, unico ricordo di famiglia che avesse, color blu notte, che metteva in evidenza il colorito pallido della sua pelle di ghiaccio.

I folti e corti capelli scossi dal venticello profumato, spirato dagli alberi del bosco, i cui ciuffi ribelli e disordinato gli ricadevano sulla fronte, la mascella squadrata contratta e gli occhi socchiusi mentre, con la gamba destra a penzoloni e il piede sul suo ginocchio, si accendeva la prima sigaretta di quella giornata, visto il pacchetto nuovo di zecca.

Dopo aver emesso dalle sue labbra fini e straordinariamente rosse, una folata di fumo grigiastro e dolciastro, si decise finalmente a parlare, mentre la tenda color avorio e trasparente ai raggi del sole, che brillavano sul suo profilo scoperto, in milioni di piccoli diamanti.

“ Carino qui. Si trattano bene i tuoi amichetti.”

Costatò impassibile, guardandosi intorno, sinceramente interessato. Lo osservai sconcertata, con un cipiglio a turbare le mie sopracciglia scarlatte.

“ Alex…che ci fai qui?”

Lui si alzò dal davanzale e atterrò aggraziato sul pavimento, con le mani in tasca e la sigaretta fumante fra le labbra. Mi guardò di sbieco e un brivido lungo la schiena mi fece fremere. Fortuna che ero brava a reprimere le emozioni e a simulare un tranquillità che non avevo.

“ Passavo di qui e ho deciso di farti una visitina.”

Disse, riflettendo la sua immagine nello specchio broccato della specchiera, giocando con una boccetta di profumo alla vaniglia. Poi incatenò il mio sguardo di topazio con il suo di rubino dal riflesso levigato e luminoso dello specchio.

“ Ti dispiace?”

Mi sussurrò, attento ad ogni mia reazione.

Non seppi cosa rispondere, ma alla fine alzandomi dal letto aggraziata e lisciandomi la gonna ridotta della sottoveste, stringendomi nella vestaglia, scrollai le spalle.

“ Tu cosa dici?”

Gli domandai di rimando, guardandolo mentre si voltava e si appoggiava al ripiano marmoreo della specchiera, le mani affusolate ancora nascoste nelle tasche del jeans, le gambe incrociate.

“ Io credo di no.”

Mormorò, studiando la mia espressione. Sbuffai irritata, anche se non potevo dire che quella che aveva affermato non fosse la verità. Maledizione! Era fin troppo perspicace.

“ Puoi credere quel che vuoi. Non mi riguarda.”

Affermai, palesemente irritata. Non tanto per le sue parole, ma per la sua capacità di stravolgere ogni mia certezza. Era chiaro. Quel uomo era pericoloso.

Lo sentii ridere sommessamente.

“ Chissà perché, ma immaginavo che avresti detto una cosa del genere.”

“ Te lo ripeto ancora una volta. Cosa ci fai qui?”

Gli chiesi, ora alterata. Lui mi osservò serio.

“ Te l’ho detto. Passavo da queste parti e ho avuto l’impulso irresistibile di vederti.”

“ E non potevi trattenerlo questo irresistibile impulso?”

Gli chiesi sarcastico. Alex mi sorrise sfrontato.

“ No.”

Sbuffai di nuovo, dirigendomi verso la finestra e spalancando le tende, indicandogliela.

“ Bene, ora mi hai vista. Puoi anche andartene. Non c’è più nulla che ti trattenga.”

Gli dissi, cercando di mantenere la calma.

Alex sbuffò l’ultimo nuvoletta di fumo grigio perla., per poi depositare il mozzicone di sigaretta consumato nell’apposito portacenere a forma di conchiglia e, con tutta la tranquillità di cui era dotato, avvicinarsi a me, che mi imposi di non indietreggiare, nonostante l’ imponenza della sua virilità mi sconvolse, come il suo odore dolce amaro.

Non mi sottrassi al suo sguardo impassibile, finché non mi prese per le spalle e mi immobilizzò alla parete, mentre un lembo della tenda si attorcigliava attorno alle mie caviglie, per poi sciogliersi fluidamente.

Ci fissammo per un po’, senza che nessuno dei due proferisse una solo sillaba. Poi, inaspettatamente, mi baciò sulle labbra. Mi ribellai, strattonando la sua maglietta e spingendo le braccia contro le sue spalle forti. In seguito, cambiai comportamento e rimasi immobile, cercando di pensare ad altro. Non capivo cosa volesse dimostrare con quel bacio, ma decisi di non approfondire, limitandomi a giocare d’astuzia.

“ Cosa fai? La statuina?”

Mi sussurrò con la sua voce morbida e calda, sorridendo sulla pelle della mia guancia.

“ E tu, allora? Giochi a fare il violento?”

Gli bisbigliai, con voce sorprendentemente ferma. Alex si distaccò di poco, baciandomi lievemente l’angolo sinistro della bocca sigillata.

“ Solo se ti piace.”

Prima che potessi controbattere, coprì nuovamente la mia bocca con la propria, modellandola a suo piacimento. Non so dire precisamente quando smisi di lottare, fatto sta che cominciai a corrisponderlo, affondando entrambe le mani nei suoi capelli, saggiandone la morbidezza, e attirandolo maggiormente a me.

Lui rispose al mio trasporto con un ringhio entusiasta e trionfante, staccandomi dalla parete e conducendomi dolcemente sul morbido materasso del letto ampio. Continuò a baciarmi insistentemente, non dandomi un attimo di respiro, accarezzandomi il viso e il busto morbidamente e senza fretta.

“ Celine.”

Mormorò il mio nome con quella nota ipnotica e melodiosa che tanto mi piaceva, provocandomi un fremito languido lungo la schiena. Lo abbracciai, mentre Alex continuava a regalarmi dolce carezze, ora sulle spalle e sulle braccia. Notò il mio mutamento, visto che subito dopo un mio sospiro, cercò i miei occhi, costringendoli ad incontrare i suoi, ora più scuri di prima, ma non certo per la sete.

“ Cosa c’è?”

Mi mormorò, baciandomi la tempia, incapace di trattenersi. Io chiusi gli occhi, spingendo una mano sul suo petto. Lui capì e rotolò con un movimento fluido su un fianco, sciogliendo il nostro abbraccio, delicato, sfiorandomi il braccio destro, quasi distratto.

“ Perché mi fai questo?”

Gli chiesi, guardandolo quasi dispiaciuta.

Lui non capì all’inizio, ma poi sospirò, passandosi una mano fra i capelli, facendo cadere un ciuffo ribelle al lato destro della fronte.

“ Scusami, è che…”

Ma non continuò, visto che mi alzai, dirigendomi verso la porta. Lui, mi imitò, afferrandomi un polso. Ma io non mi voltai a fronteggiarlo. Ero stanca, stanca dei suoi continui cambiamenti d’umore. Prima non mi sopportava, poi mi cercava, mi baciava, mi chiedeva scusa, e infine mi abbandonava, come sempre. Non volevo che finisse così, di nuovo. Piuttosto preferivo andarmene io questa volta.

“ Ti prego, Celine, aspetta. Ascoltami.”

“ Per sentirti ripetere le stesse parole di addio di sempre? Perdonami, ma non mi và. Ormai le conosco a memoria.”

Detto questo, mi staccai dalla sua presa con uno strattone, ma lui fu veloce e mi trattenne per le spalle.

“ Per favore, ti chiedo solo di ascoltarmi. Poi, se vorrai, potrai andartene dove vorrai. Io ti lascerò andare.”

Mi disse, con le labbra a pochi centimetri dal mio orecchio. Io sospirai e, sconfitta, mi voltai proprio nel momento in cui abbandonava la sua presa.

“ Allora? Ti ascolto.”

Lui si mordicchiò il labbro inferiore, poi intrecciò la mia mano con la sua e mi invitò a sedermi accanto a lui, sul letto trapuntato di oro e lino bianco.

Per un po’ rimase in silenzio, osservando un punto indefinito della parete, mentre io lo osservavo afferrare il suo pacchetto di sigarette, estraendone una nuova, intatta.

La sorresse fra le labbra, mentre faceva scaturire una fiammella violacea e giallastra, con uno schiocco secco, dal suo accendino. Ma prima che potesse accostarla all’estremità friabile della sigaretta, gliela sottrassi, come anche il pacchetto, in cui la riposi accuratamente, nascondendolo nell’incavo fra i seni, coperti da un reggiseno coordinato con gli slip che, fortunatamente, erano nascosti dal leggero tessuto della sottoveste. Alex seguì i miei movimenti, accondiscendente ed attento, senza ancora proferire parola. Lo feci io per lui, almeno per rompere il glaciale silenzio che si era insidiato, come un’invisibile nebbiolina impalpabile, tra di noi.

“ è meglio che la smetti di fumare così tanto. Stai diventando peggio di un drogato. Senza contare che il fumo attivo ti rende nervoso, invece di sfogare la tua tensione.”

Sussurrai, sfiorando con le dita i laccietti che tenevano legati i lembi della mia veste, in due delicati fiocchi sulle punte delle spalle.

Con la coda nell’occhio, lo vidi sorridere, osservandomi da capo a piedi, molto intensamente.

“ E tu dovresti smetterla di andare in giro vestita così. Potresti suscitare strane fantasie nella mente degli uomini.”

Lo guardai, gli occhi e il viso accesi di sfida.

“ Anche in te?”

Lui accentuò il suo sorriso e le sue iridi rosse si incupirono leggermente.

“ Soprattutto in me.”

Istintivamente, mi portai più lontano da lui, distogliendo volontariamente lo sguardo, ora imbarazzato, dal suo troppo rovente per essere sostenuto. Lo sentii sghignazzare e ringhiai indignata da me stessa. Trasalii quando sentii le dita della sua mano destra accarezzarmi la guancia che, senza volerlo, gli porgevo.

“ Passeranno gli anni, ma tu rimarrai sempre la mia piccola e ingenua Celine.”

Mi sussurrò, morbidamente, accarezzandomi la spalla ed intrecciando fra il pollice e l’indice il fiocco rosato. Quando capii le sue vere intenzioni, mi scostai alzandomi e guardandolo truce.

“ Non è vero e ti pregherei di smetterla di mettermi le mani addosso ogni volta che ti si presenta l’occasione.”

“ Non mi pare ti infastidiscano così tanto, le mie carezze.”

Disse, alzandosi ed avvicinandosi pericolosamente a me. Odiavo quando faceva il prepotente.

“ Quelle no, lo ammetto. Ma il tuo modo insistente di cercare di spogliarmi, si.”

Lui corrugò la fronte, arrestandosi.

“ Ma non è vero.”

Sbuffai, irritata dal suo comportamento ostinato e il suo modo schietto di negare l’evidenza.

“ Si invece.”

“ No.”

“ Si.”

“ No.”

“ Si.”

“ Si.”

“ No.”

Mi interruppi, rimanendo a labbra socchiuse, come se avessi perso il filo del discorso, mentre lui mi sorrideva affabile.

“ Visto? Lo hai ammesso.”

Gli ringhiai contro, al limite della pazienza. Era riuscito ancora ad imbrogliarmi. Era peggio di quei bambini viziati ed incontentabili, che non avrebbero mai smesso di piangere finché non avessero ricevuto in dono il loro giocattolo preferito.

“ Vattene. Non voglio più starti a sentire.”

Gli sibilai, mentre il sorrisino che gli increspava la labbra non scomparve dal suo viso. Non credevo che mi sarebbe così mancato, una volta calato il sipario sulla sua spontanea ed ironica sfrontatezza.

“ No, non posso. Io devo parlarti.”

“ Devi? Guarda che non sei obbligato. Se non sbaglio mi hai detto addio, l’altra notte.”

Gli ricordai, mentre lui si risedeva sul letto, affondando le mani nei suoi capelli color cioccolato al latte, rimanendo immobile in quella posizione.

“ Non l’ho mai voluto.”

Mormorò, quasi come un fantasma nella notte. Mi sentii percorrere da fremiti di piacere a quelle parole, ma non volevo ancora cedere alla speranza. Eppure, non potei impedire alle mie gambe di raggiungerlo, alle mie braccia di circondare il suo collo e alle mie mani di affondate nei suoi ciuffi setosi e dai riflessi di miele, attirandolo al mio petto. Ben presto, sentii le sue mani abbandonare la presa spasmodica dei suoi capelli e rifugiarsi attorno alla mia schiena, mentre le sue braccia forti e levigate come il marmo più pregiato, mi stringessero come se non volessero più lasciarmi andare.

Si, non potevo mentire a me stessa. Io ero perdutamente ed irrimediabilmente innamorata di Alexander Water. Lo dimostrava la mia incapacità di allontanarmi da lui, di respingerlo, di negarmi al suo bisogno indiscusso di conforto da sé stesso.

Ma io sarei mai riuscita a sopravvivere a questo amore dilaniato? Una volta credevo di essere abbastanza forte da sopportare ogni singola intemperie, sia nell’animo che nel corpo.

Ma Alex era riuscito con una sua sola lieve carezza o un suo singolo sorriso beffardo a far crollare la muraglia impenetrabile che con tanti affanni avevo cercato di erigere attorno a me, nel corso dei miei lunghi anni erranti. Ognuno di loro corrispondeva ad un piccolo mattone, che Alex aveva disintegrato con la potenza devastante di un bacio appassionato o con la tenerezza di un abbraccio eterno come l’immortalità che ero stata costretta a vivere. Non potevo dire di avere rimpianti, perché solo ordinando al mio cuore di cessare di battere, avrei potuto entrare in quel locale jazz di New York, sedere a quel bancone consunto ed incrociare gli occhi innaturalmente rossi ed ammalianti dell’uomo che ora stringevo al mio petto muto.

Sospirai, combattuta.

“ Alex.”

Iniziai, mormorando quasi impotente il suo nome. ma lui mi sorprese, rovesciandomi sui cuscini immacolati e morbidi con un solo movimento improvviso e fulmineo. Sorpresa, lo osservai zittirmi con le dita della mano destra, mentre  con la sinistra mi accarezzava i capelli. Nel suo improvviso movimento, il pacchetto di sigarette di marca era scivolato sul pavimento, aprendosi e mostrando vanitoso il suo contenuto mezzo consumato.

“ Non dire nulla, ti prego.”

Mi mormorò, poggiando la sua fronte sulla mia, e i suoi capelli mi solleticarono la pelle sensibile.

“ Celine. Io non sono bravo con le parole, lo sai. Ma tu…”

Si interruppe, accarezzandomi il contorno delle labbra socchiuse e il profilo sinistro del mio viso, delicato e straordinariamente tenero.

“ Sei terribilmente bella e io non riesco a resisterti.”

E detto questo, con una voce caldissima e rotta da un’emozione che identificai come desiderio, lo stesso che mi stava avvolgendo in vampate insistente, mi sigillò le labbra in un altro torrido bacio. Fu più lungo dei precedenti e molto più sconvolgente, tanto che quando si staccò con tre sfioramenti delicati, non riuscii a trattenere un ansito agitato.

“ Alex.”

Bisbigliai a mezza voce.

“ Celine. Perdonami, ma…questo è l’unico modo che ho per…”

Ma si interruppe bruscamente, alzandosi in piedi e trascinandomi dietro di sé, digrignando i denti e ringhiando furioso, le membra irrigidite, i muscoli guizzanti da ogni singolo spasmo.

Cerci di sbirciare la causa della sua rabbia improvvisa nell’incavo fra la sua spalla e il mento e quello che vidi, mi sgomentò ed irritò a col tempo.

Una coppia di vampiri, un maschio ed una femmina fecero il loro ingresso, entrambi dai tratti scuri e lo stesso sorriso iroso e trionfante stampato sul viso sprezzante. Non li conoscevo, ma lo odiai all’istante, pregustando il momento in cui avrei fatto sparire quelle smorfie di compiacimento da quei volti pallidi ed affilati.

Regola numero uno: mai interrompere un momento importante come quello fra me ed Alex su quel morbido letto che ora, rimpiangevo come un’isola al largo.

 

 

 

Angolo dell’autrice:

 

Grazie per il vostro sostegno e le vostre letture appassionate e sempre seguite!!! Mi conforta sapere che almeno voi leggete con passione!!!! Peccato che non ci sia nemmeno un commentino!!! Ma non importa!!! Ringrazio lidiacullen per aver aggiuntio la mia storia ai preferiti!!! Vi aspetto alla prossima!!! Ora le cose cominciano a farsi roventi!!! Baci baci Fuffy91!!

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo8

Bella.

 

Era passato poco tempo da quando Alice aveva avuto una visione nitida di Celine, nonostante si fosse imposta di non concentrarsi sul suo futuro. Ma tutto si era svolto nella più totale imprevedibilità. I suoi occhi, dopo un’abbondante caccia mattutina, si erano accesi nuovamente di topazio liquido e il suo sorriso era stato abbagliato da un timido raggio di sole, mentre, abbracciata a Jasper, si sporgeva sulle punte per baciarlo, ancora scossa dalle risate causate da una battuta di Jacob, che subito aveva ingaggiato una gara di corsa con Renesmee.

Improvvisamente, il sorriso si era spento e i suoi occhi divennero vacui e cristallini, come riparati da un vetro, per mezzo del sole che continuò a brillare in piccoli diamante sulla sua pelle scoperta dal leggero vestito di paillette.

“ Alice, cosa c’è? Cosa vedi?”

Tutti i Cullen si erano attorniati alla sua piccola figura, circondata dalle braccia solide e ricoperte da scintillanti cicatrici di Jasper, aspettando un suo cenno, una sua parola, trepidanti. E fu quando Edward ringhiò indispettito e strinse la mia mano destra con più forza che capii. Ed Alice mi dette la conferma alle mie congetture.

“ Celine. È in pericolo.”

“ Andiamo.”

Disse Carlisle , e dopo un cenno di intesa degli altri, corremmo aggraziati ma veloci verso Villa Cullen.

Jacob ci raggiunge presto, con in braccio una ridente Renesmee, che si accoccolò deliziata sul suo petto, gridando: “ Più veloce! Più veloce!” e l’eco delle sue risate riempì il mio animo ansioso, facendo nascere un sorriso sulle mie labbra contratte.

Anche Jacob sorrise e l’accontentò, affiancando Edward, concentrato su pensieri lontani ma ora, con la vicinanza, più facili da percepire.

“ Che succede? Perché torniamo indietro?”

Gli chiese, serio e leggermente accigliato.

“ Alice ha avuto una visione.”

Gli rispose, ora più concentrato di prima, ma calmo.

“ E allora?”

Chiese, ancora senza capire, Jacob. Risposi io per Edward.

“ Riguarda Celine. È nei guai. Stiamo andando ad aiutarla.”

Jacob, inaspettatamente, sorrise.

“ Ah, è per la pazza riccia. Bene, ci sarà da divertirsi.”

Renesmee rise alle sue parole, tirandogli i capelli scherzosa, forse per rimproverarlo. Io strabuzzai gli occhi, irritata. Non gradivo la sua leggerezza. Ma mi sorpresi nel vedere Edward sorridere delle parole del mio licantropo preferito. In compenso, lo aveva distratto. Ma non per molto.

Infatti, arrivati presso il giardino fiorito e ben curato della casa immacolata, non udimmo nulla se non il cinguettio lontano dei passeri, la corsa frenetica di qualche lucertola impaurita dal nostro arrivo e il vento carico di aromi della foresta attraversarci gentile.

“ A me sembra tutto tranquillo.”

Disse Emmett, guardandosi intorno e scrollando le spalle muscolose tranquillo.

Ma non appena ebbe finito la frase, la sua impressione mutò, quando vedemmo Celine e un altro vampiro atterrare al suolo, tra un cumulo di vetri cadere su di loro e sbriciolarsi come gocce di pioggia.

Celine era come Edward l’aveva lasciata, con la differenza che non aveva più la vestaglia azzurra a ricoprirle la sottoveste rosata, fluttuante per via del vento birichino, che aveva ricoperto il sole di un sipario di nuvole grigie.

Riconobbi il vampiro maschio accanto a lei ad un solo labile sguardo, per gli inconfondibili capelli color cioccolato a latte, ora più scomposti di quanto ricordassi e gli occhi dalle iridi rosse erano diventate improvvisamente nero pece.

Ignorandoci, prese Celine per un braccio e la trascinò dietro di lui, ma lei si divincolò con uno strattone. Si guardarono per un momento in cagnesco negli occhi. Poi lui le prese di nuovo un braccio, cercando di trascinarla dietro di sé, ma invano, visto che Celine, stizzita, si divincolò ancora.

Alex sbuffò in un gesto che ricordò molto Celine, portando gli occhi al cielo. Fece per afferrarle per la terza volta il braccio, ma lei si scostò ancora. Ingaggiarono una specie di lotta con le braccia e le mani che si sfioravano, ma non si toccavano mai definitivamente. Vidi Celine imbronciata e Alex al limite della pazienza.

“ Smettila.”

Ruggì, spazientito, cercando di fermarle una mano e prenderle il braccio dell’altra. Ma Celine lo schivò, leggera ed elegante.

“ No. Smettila tu, razza di viscido traditore.”

Sibilò lei, incattivita. Lui gli ruggì contro e lei fece altrettanto.

“ Dannazione, Celine, finiscila.”

Disse Alex, cercando di stringerla per la vita. Ma lei si ribellò, saltando indietro. Alex la seguì, forse senza nemmeno accorgersene.

“ No, finiscila tu.”

Ripeté di nuovo lei, sorridendo beffarda e sfuggendogli di nuovo, cantilenando quelle parole come una bambina che recita una filastrocca.

Alex, ormai al limite della pazienza, la caricò sulle spalle, mentre lei gli tempestava di pugni la schiena e scalciava sul suo petto con forza. Lui sembrò non risentirsene, e la tenne così, guardando verso la finestra dai vetri rotti, dove le tende bianche volavano come bandiere.

“ Alex, mettimi giù.”

“ Sssh, zitta. Non mi fai sentire nulla.”

Gli intimò lui di rimando, mentre Celine si dimenava come un uccello in gabbia.

“ Cosa dovresti sentire?”

Alex si voltò verso di me, osservandomi in volto, quasi curioso.

“ Fatti miei, zuccherino.”

Disse lui, con quel sorrisino malizioso che aveva riservato solo a Violet e molte altre a Celine.

Quest’ultima gli dette una gomitata dietro il collo e lui la sculacciò sorridendo.

“ Fallo di nuovo e ti strappo la mano e gliela do in pasto al cucciolotto.”

Ringhiò lei, irritata. Jacob fece una smorfia d’orrore.

“ Che schifo. Grazie, ma non ci tengo.”

“ Sentito, tesoro? I tuoi piani di tortura non possono essere attuati ed ora fa la brava, e fammi pensare a un modo per liberarmi di questa seccatura.”

Guardò di nuovo in su, in attesa di qualcosa.

“ Non chiamarmi così e mettimi giù, subito.”

“ Perché ti sta andando il sangue alla testa? Eppure non dovresti averne molto in quella zucca piena solo di segatura.”

Le rispose quasi distratto, navigando a passo posato intorno alla casa, superando calmo un cespuglio di rose, come per rispetto alla proprietaria che gli regalò un sorriso, che non venne ricambiato.

“ Ma che stai facendo?”

Domandò spazientita Celine.

“ Vuoi stare zitta?”

Disse lui, imitando la sua voce trasognata, e lei gli dette un’altra gomitata. Alex si fermò, chiudendo gli occhi a quel tocco poco delicato, e facendo una smorfia contrariata. Poi, a velocità vampiresca, si avvicinò a noi, posandola finalmente a terra.

“ Contenta?”

Le chiese ancora impegnato a scrutare i dintorni della casa.

“ Si.”

Disse lei diabolica, per poi alzare una gamba per colpirlo nel punto x di ogni uomo. Ma, inaspettatamente, lui la prevenne e con volto dispiaciuto e sorpreso, la tenne immobilizzata. Poi, con molta calma, la guardò, sorridendole quasi rimproverandola, picchiettandole la gamba scoperta con le dita.

“ Che volevi fare?”

Le chiese, quasi canzonatorio.

Celine gli sorrise come una bambina innocente, con le mani sporche di marmellata.

“ Niente.”

“ Brava.”

Le disse lui, lasciandole dolcemente la gamba, che lei incrociò con l’altra, rinunciando al suo intento, ma guardandolo truce. Jasper la guardò sorridente, mentre Emmett rideva allegro.

“ Chi sono?”

Chiese Edward calmo ma attento ad Alex, che lo fissò a lungo prima di rispondergli.

“ Non me lo leggi nella mente? Cos’è? Sei difettoso?”

Jacob rise sguaiatamente, ma Edward ignorò sia lui che il commento di Alex, mentre io spegnevo la risata di Jacob con una gomitata al fianco.

“ Posso leggerlo solo se lo pensi.”

Fu la sua risposta pacata.

“ Ah.”

Fu il commento di Alex, arcuando per un attimo le sopracciglia.

“ Beh, diciamo che sono dei vecchi amici.”

“ Molto vecchi. Diciamo decrepiti. Dio, te la sei fatta con una vecchia raggrinzita! Che coraggio!”

Alex rispose all’esclamazione disgustata di Celine, con una smorfia e uno sguardo accigliato.

“ Primo: non sono finito a letto con quella, se è questo che ti turba.”

“ Parlò il diavolo travestito da angelo. Cosa? Ma non mi turba per niente!”

Cambiò tono, indignata.

“ Secondo: non sono decrepiti, hanno se no la mia età.”

“ Quindi decrepiti.”

“ Ma se ho due anni più di te!”

“ Due anni sono sempre due anni.”

Disse lei, trasognata. Alex sbuffò, ma non commentò.

“ Terzo: vogliono uccidere te per colpire me.”

“ Questo l’avevo capito.”

“ Ah, davvero? Ma non mi dire. È un miracolo.”

Disse asciutto, senza guardarla. Lei aprì e chiuse la bocca, incrociando le braccia e voltandogli il volto, offesa.

“ Bastardo.”

Sibilò, Celine. Alex sorrise.

“ Mi hanno detto di peggio.”

“ Non ne dubito.”

Ribatté lei, voltandosi a guardarlo con gli occhi accesi di un fuoco dorato, per poi rivoltarsi verso Esme, sfiorando con i suoi ricci scarlatti la guancia di Alex, che le regalò un mezzo sorriso, per poi ritornare serio, alla vista dei due vampiri che scesero come felini dalla finestra di Celine, atterrando al suolo con un tonfo sordo.

I loro occhi erano rosso brace, la femmina era seria e aveva un cipiglio che deturpava i suoi tratti, facendola assomigliare ad una deliziosa bambola di porcellana scontenta. I suoi capelli erano più neri di quelli di Jacob, e lunghi fino alla vita, lisci e sciolti. Indossava un completo i cui toni verde smeraldo ricambiavano molto il leggero pullover che il suo compagno indossava. Lui sembrava molto più forte in confronto all’aspetto esile e mingherlino della sua compagna, ma nonostante sorridesse, quel sorrisino irrisorio non riusciva a tranquillizzarla. Anzi, la irritava solamente.

La femmina incurvò il volto di lato e guardò curiosa Renesmee, avvolta nell’abbraccio possente di Jacob, che la guardò male.

Vidi le sue iridi rosse essere attraversate da un bagliore color arancio e la sua lingua rosea leccare le sue labbra sanguinee.

“ Mmm. Deliziosa.”

Mormorò con la sua voce suadente, ma irritante, causando un ringhio sia da parte mia, sia da Edward che da Jacob, che intensificò la stretta, già scosso dai primi tremori.

“ Peccato per l’orribile odore del mastino sciolto. Vero, caro?”

Continuò, per nulla spaventata, accarezzando languida il braccio muscoloso del compagno, che le sorrise.

“ Si, Cordelia. Hai ragione. Un vero peccato.”

Disse il maschio, scostandole una ciocca di seta nera, che ritornò subito al suo posto, incurante del suo gesto gentile. Anche lui cominciò a guardare interessato il piccolo corpo di Renesmee, che si strinse a Jacob, non impaurita, ma attenta ad ogni mossa di entrambi. La femmina si sporse nella sua direzione, gli occhi incupiti, e subito io, Edward e Jacob scattammo in difesa, come il resto del gruppo, che si strinse intorno a lei e a Jacob, ormai prossimo a trasformarsi.

Il mio scudo andò a ricoprire sia Edward che la coppia dietro di noi, concentrando la sua forza soprattutto su Renesmee. Ma fu tanta la mia sorpresa, nel vedere il maschio ridere allegro, afferrando Cordelia per la vita e intrappolarla fra le sue forti braccia, accostando le labbra al suo orecchio e baciandone la superficie.

“ No, cara, no. C’è di meglio in giro, credimi. Non ne vale la pena.”

Le baciò la tempia e i suoi muscoli tesi per l’attacco morto sul nascere, si rilassarono e solo quando ne fu certo, la lasciò, sfiorandole quasi distratto l’avambraccio sottile. Lei gli sorrise, nonostante l’avesse costretta a ritornare sui suoi passi, e cominciò a volteggiare intorno a lui, cantando contenta una melodia antica, quasi una ballata popolare. Edward scosse la testa, ritornando calmo e guardò Alex, che annuì di una cosa che non compresi.

Edward intercettò il mio sguardo, e mi illuminò.

“ è folle. La sua mente è priva di logica. I suoi pensieri sono selvaggi e…violenti.”

Terminò, guardando apprensivo Renesmee, che gli sorrise come per tranquillizzarlo.

Edward ritornò a concentrarsi sui pensieri della vampira, che terminò il suo volteggiare quando incrociò gli occhi di Alex, che si incupirono ancora di più, nello scrutare i suoi scintillanti di fuoco, le cui lingue danzarono di un’emozione che interpretai di felicità.

“ Alexander.”

Pronunciò il suo nome in un mormorio suadente, con una nota melodiosa non ancora scoperta, e sbarrai gli occhi dallo stupore nel vedere la femmina avvicinarsi a lui quasi di corsa e scrutarlo come la cosa più bella che avesse mai vista. Si arrestò all’improvviso, mentre i risvolti del corpetto, con scollo quadrato, del suo vestito dal taglio quasi ottocentesco, sfiorarono lo strato leggero della t-shirt di lui.

Sollevò una mano, le cui lunghe unghie laccate di rosso spiccavano sulle dita color del ghiaccio, sfiorandogli la guancia in una lenta e delicata carezza. Alex non si ritrasse a quel tocco, ma non mostrò la minima emozione, come una statua di marmo insensibile.

“ Il mio Alexander.”

Mormorò ancora, con un tono intriso di desiderio. Celine, accanto a lui, portò gli occhi al cielo e sorrise sardonica ad Alex, ancora immobile ed imperturbabile.

“ Sentito? Sei il suo Alexander. Che scenetta commovente.”

Disse Celine trasognata, ma con una punta di acidità, guardandosi le unghie curate, falsamente indifferente.

Alex, a quelle parole, prese nuovamente vita, e con una smorfia scostò la mano di Cordelia, che le ricadde sul fianco, come se fosse stata ferita.

“ No, non lo sono.”

A quella risposta fredda e distaccata, Cordelia si ritrasse da lui ansimando, il volto stravolto da un’emozione che non compresi. Sembrava delusa, amareggiata, arrabbiata…folle.

Urlò disperata, gettandosi al suolo e contorcendosi come un animale ferito. Guardai la scena scioccata. Il maschio fu subito da lei e la sostenne per le spalle, consolandola amorevole, mentre lei sembrava in preda a singhiozzi che non avrebbero mai potuto sfogarsi in lacrime, mentre artigliava il tessuto del pullover del compagno tra le mani strette a pugno, spasmodiche, il viso nascosto nel suo petto. Esme ebbe un moto di compassione, che la portò ad allungare una mano verso di lei, ma Carlisle la afferrò, scuotendo la testa, anche lui il volto accigliato dalla pena.

“ è solo scena.”

Disse Edward, ed Esme si voltò indispettita verso il figlio prediletto.

“ Come puoi dirlo? Guardala, è disperata.”

Gli indicò ancora la scena straziante che si stava svolgendo a pochi metri di distanza.

“ Sono capricci.”

Disse pensierosa Rosalie, guadagnandosi lo sguardo di tutti.

“ Capricci di una bambina che non ha ricevuto il suo giocattolo preferito con cui dilettarsi. Conosco queste moine, le ho viste fin troppe volte, in passato.”

Voltò il viso quasi disgustata, mentre Emmett, sorridente, la accoglieva nel suo abbraccio da orso protettivo.

“ Si è sentita offesa e indesiderata agli occhi di Alex. È solo questo a turbarla, ora.”

Jasper assottigliò lo sguardo.

“ Le sue emozioni sono così forti che mi provocano la stessa irritazione.”

Alice gli strinse la mano e lui, risollevato, ricambiò il suo sorriso e la sua delicata stretta.

“ Ora va meglio.”

Non era una domanda, ma Jasper rispose lo stesso, alzando le loro mani intrecciate e baciando il dorso della sua.

“ Si, grazie.”

Dopo attimi eterni, Cordelia sciolse la presa dal suo compagno, che la guardò alzarsi affranto, per poi osservare truce Alex.

“ Avresti almeno potuto trattarla con più riguardo. Sai bene quanto sia fragile. Basta un nulla per scatenare una delle sue crisi.”

Alex si mise le mani in tasca e lo guardò con il volto inclinato e le gambe incrociate in una posa quasi annoiata.

“ Sei tu, invece, Jiulian, a non riconoscere le cause perse, quando ne vedi una. Eppure l’hai avuta davanti agli occhi per più di un secolo, ormai.”

Jiulian ringhiò a quelle parole, e il suo ringhio cavernoso ed adirato ci spinse ad assumere una posizione di difesa.

“ Una causa persa…”

Ripeté delicata ma suadente Cordelia, muovendosi dolcemente verso Jiulian, ruotando attorno alla sua figura, sfiorandogli con le dita il contorno della braccia e delle spalle, senza mai perdere lo sguardo di Alex, il viso illuminato da un altro sorriso misterioso.

“ E così sarei una causa persa. Una causa persa.”

Disse ancora, per poi fermarsi a raccogliere una margherita, accarezzandone la corolla, quasi affascinata dal suo candore, non certo pari a quello della sua pelle.

“ Non dargli ascolto, Cordelia. Lui non sa nulla di te.”

Le disse gentile ma con una punta d’astio Jiulian, che divampò nel suo sguardo quando incrociò quello scuro di Alex.

“ Oh, ti sbagli, Jiulian caro.”

Disse sbrigativa, Cordelia, volteggiando fuori dal circolo protettivo delle braccia del vampiro suo alleato, e ruotando ancora verso la figura di Alex, come se ne fosse attratta in modo irreversibile.

“ Il mio Alexander mi conosce molto bene. Forse più di te.”

Disse, rivoltasi verso Jiulian, che trasalì a quelle ultime parole, con cui la aveva ferito deliberatamente. E mentre Jiulian guardava con odio puro Alex, quest’ultimo osservava invece il volto di porcellana di Cordelia, che gli sorrise dolce, abbassando lo sguardo sulla margherita intatta, quasi imbarazzata.

“ A chi devi la vita, Alexander?”

Gli chiese inaspettatamente, cominciando a strappare i primi tre petali della margherita.

“ A te, Cordelia.”

“ Davvero?”

Gli chiese Celine, guardandolo con occhi sorpresi. Alex trasse un profondo respiro, prima di incrociare il suo sguardo.

“ Si. È stata lei a trasformarmi.”

“ Non me lo avevi mai detto.”

Mormorò Celine, seria ed accigliata.

“ Non me lo hai mai chiesto.”

Lei aprì la bocca quasi per controbattere, ma poi abbassò lo sguardo, cominciando a giocare con i suoi ricci tra le dita.

“ Si, hai ragione.”

Ammise, a malincuore.

“ Oh, si, il mio Alexander era così bello allora. Così soffice, così caldo…”

Ricordò Cordelia, sorridendo pensierosa alla margherita quasi completamente priva di petali, che non vidi ricadere sul terreno, dondolando su sé stessa. Jiulian la affiancò, mentre ricominciò a parlare.

“ Così debole.”

Disse quasi divertita. Gli occhi di Alex si accesero a quelle ultime parole.

“ Ero umano, all’epoca.”

“ Si, umano.”

Annuì lei, come un’alunna diligente che ripete le parole del maestro.

“ Un esserino di poco conto.”

Continuò Jiulian, sprezzante.

“ Un cucciolo smarrito.”

Mormorò Cordelia, avvicinandosi veloce a lui e fermandosi nuovamente a pochi passi da lui.

“ Un gattino di strada che io ho tramutato…”

Una pausa in cui aprì la mano destra e soffiò i petali bianchi della margherita, ormai dimenticata al suolo, morta, sul viso inespressivo di Alex.

“ …in un leone feroce.”

Terminò compiaciuta di sé stessa, ridendo gioiosa e volteggiando allegra.

“ Fu una liberazione per te, Alexander, vero?”

Gli chiese conferma, fermandosi e ancora sorridente.

“ Fu una condanna.”

Il tono di Alex era duro, ma che non spense il sorriso felice di quella che, un tempo, era stata la sua carnefice.

“ Non mi desti scelta, Cordelia. Mi avevi mandato tre dei tuoi seguaci ad uccidermi, bloccandomi in un vicolo cieco, come un topo in mezzo ai gatti. Ma il mio sangue non era l’unica cosa che volevi da me, vero?”

Lei scosse la testa, sorridendo a mezzo tono.

“ No…tu volevi la mia vita.”

Celine ringhiò inaspettatamente, facendo voltare stupito Alex verso di lei.

“ Cagna!”

La insultò, mentre Cordelia rideva divertita dalla sua rabbia.

“ Perché non l’hai uccisa, eh? Perché? Avresti dovuto farlo, idiota!”

Lo insultò, infuriata e scoprendo i denti verso il volto, ora inespressivo, di Cordelia, che guardò Alex, ancora intontito dall’esplosione d’ira di Celine.

“ Sei un idiota! Sempre a fare il rispettoso! Quelle come lei si merito solo di essere squartate!”

Esclamò, sputandole in faccia quelle parole. Cordelia increspò le sopracciglia nere e sottili, inclinando il capo e socchiudendo le labbra, quasi incuriosita o confusa da quell’affermazione.

“ Squartata?”

Celine le sorrise, diabolica.

“ Si, squartata. Hai presente?! Fare a pezzi, masticarti le viscere e gettare la poltiglia nel fuoco? Ecco, proprio quello.”

Concluse quel macabro discorso, che avrebbe rivoltato lo stomaco di qualunque umano, me inclusa, a suo tempo, assumendo un tono leggero, calmo e posato. Di certo, non da lei, ma comunque intriso della fredda ironia che sempre la caratterizzava.

“ Celine, smettila.”

Gli intimò Alex, guardando preoccupato sia lei che Cordelia. Jiulian accusava già i primi segni di impazienza, ma la sua compagna o la sua padrona- chi poteva dirlo, a quel punto?- sorrideva beata a un’altrettanto serena Celine.

“ Perché? Non vedi che io e la tua tenera assassina stiamo istaurando una affiatata intesa?”

“ Non comportarti da stupida. Non la provocare, dammi retta.”

Le consigliò Alex, guardandola spazientita. Celine non fu meno dura. Gli occhi dorati solidificati e le labbra serrate in quella che doveva essere rabbia, unita a risentimento.

“ Perché? Altrimenti, cosa mi fa? Mi assale? Mi istiga il suo sambernardo contro? Non mi importa!”

Esclamò, il fuoco dei suoi capelli propagato nei suoi occhi. Alex non trovò il coraggio o forse la voglia di contraddirla, forse troppo sorpreso o abbagliato dall’alone di determinazione che la rendeva ancora più bella.

“ Non capisci. Cordelia sarà anche folle, ma non scherza quando si tratta di lottare per qualcosa che vuole.”

“ E cosa desidererebbe, ora, così ardentemente?”

Gli chiese, ancora sulla difensiva.

“ Prima di tutto, la tua morte, e poi…”

Alex guardò Edward, che ricambiò lo sguardo apprensivo, e poi ritornò ad osservare Celine.

“ …me.”

Terminò con un sonoro sussurro. Celine annuì.

“ Bene.”

Detto questo, si voltò verso Cordelia, che ricambiò, sorridendo appena.

“ Tu mi vuoi morta perché pensi che sia la donna di Alex, giusto?”

Cordelia annuì, ampliando il suo sorriso. Celine, inaspettatamente, ricambiò ancora più luminosa, facendo qualche passo verso di lei, cadenzata e sinuosa. Vidi Jiulian sulla difensiva e, istintivamente, ampliai il suo scudo anche su di lei.

“ Beh, ti informò che è così.”

“ Celine!”

Esclamò sorpreso ma irritato Alex, forse più dalle conseguenze che quell’affermazione poteva provocare, piuttosto che dalle sue parole.

“ Si, sono la compagna di Alex. O per meglio dire, lo sono stata, per un breve periodo di tempo. Molto breve.”

Terminò, trasognata, ma sincera.

“ Ma, immagino che per te, le cose non facciano differenza, vero? Benissimo. Ora, bambolina vodoo, potremmo rimanere qui a ucciderci per lui ma, non credo risolveremo qualcosa. Anzi, sinceramente, lo trovo infimamente squallido battersi per un uomo, ti pare?”

“ Alexander è mio.”

“ Si, questo lo hai già detto. Sei ripetitiva, sai?”

“ Celine.”

Questa volta fu Carlisle ad ammonirla, e lei si volse verso di lui, sorridente.

“ Che c’è? È vero!”

“ Celine, stai attenta!”

Esclamò all’improvviso Alice, reduce da un’improvvisa ma labile visione.

Celine si voltò, senza capire. Entrambi i nemici erano rimasti immobili. Nessuna l’aveva attaccata. Celine guardò di nuovo Alice, il suo volto da folletto distorto in un’espressione preoccupata, distaccata da Jasper di qualche passo, i muscoli tesi.

“ Non succede nulla.”

“Alla tua sinistra!”

Urlò Edward, sporgendosi verso di lei. Ma appena si voltò, mentre Esme urlava di spostarsi, fu troppo tardi. Un ginocchio la colpì in pieno viso, facendola volare verso il tronco di un abete solitario, facendolo tremare per l’urto, mentre lei si accasciava al suolo erboso con un tonfo sordo.

Renesmee emise un urlo sorpreso, chiamando agitata il suo nome e cercando di ribellarsi dalla presa di Jacob.

“ Celine, no, Celine!”

“ Sta tranquilla, Nessie. Buona, piccola.”

La tranquillizzò Jacob, guardando apprensivo Edward, corrucciato e teso.

“ Come sta?”

“ è ferita?”

Gli chiesi in contemporanea con la domanda di Jacob, preoccupata. Incapace di stare ferma, cercai di correre ad aiutarla, ma Edward mi trattenne per un braccio.

“ No, sta andando Alex ad aiutarla. Non è ferita, solo intontita. Il colpo è stato inaspettato e quindi ci vuole un po’ prima che si riprenda. Questione di secondi.”

Parlava veloce, q da questo capii che era agitato.

“ Ma chi è stato a colpirla?”

Chiesi, mentre Rosalie ringhiò, indicando con un gesto secco del capo e un deciso e duro:

“ Quello, laggiù.”

Un nuovo vampiro maschio, dal fisico magro ma flessuoso nei movimenti, completamente nero, dai vestiti, dalla camicia ai pantaloni e alle scarpe classiche che indossava, oltre ai capelli lunghi fino alle spalle, folti e disordinati. Solo gli occhi erano rosso Tiziano, accesi e luccicanti di vittoria e violenza. A lui, si aggiunsero altri cinque vampiri, tutti uomini ed ostili. In tutto, i nemici erano otto, tutti pronti a fronteggiarci. E i Cullen, Jacob, come io, del resto, che scoprii i denti, ringhiando a tutti, gli occhi dorati brucianti di risentimento, non si sarebbero tirati indietro.

Tutti passammo, quasi in simultanea, ad una posizione d’attacco. Jacob lasciò che Renesmee si districasse dalle sue braccia e lei, subito, mi afferrò la mano, mentre l’avvolgevo, automaticamente, con il mio scudo, protettiva.

Jacob, intanto mi aveva superato, scostandomi leggermente con una mano bronzea sulla spalla.

“ Jake.”

Mormorai senza capire, finché non lo vidi correre verso i vampiri, che circondarono Cordelia, difendendola. Vide Edward sorridere, mentre Jacob balzava in alto e si trasformava in licantropo sotto gli occhi sbalorditi dei vampiri nemici, e quando atterrò, si avventò su quello che aveva colpito Celine, sputando la mano che era riuscito a staccargli proprio dove giaceva il suo corpo inerte. Alex sogghignò alla scena, godendo nel sentire il vampiro bruno contorcesi dal dolore.

Quando Jaacob si gettò su di lui, Jasper disse pratico, ma deciso:

“ Ora.”

E tutti noi corremmo verso i nemici, pronti a battersi.

La battaglia, aveva inizio.

 

 

Angolo dell’autrice.

Salve a tutti!!! Perdonate il ritardo, ma avevo bisogno di una pausa!!! Spero di non avervi deluso!!! Innanzitutto ringrazio tutti quelli che mi seguono e che hanno messo questa storia tra i preferiti!!! Vi ringrazio infinitissimamente! ^^

Ora, passiamo alle recensioni:

Weepsiewolf: Grazie per i tuoi complimenti!!! Sei gentilissima e molto simpatica!!!XD Spero di leggere presto qualche tuo lavoro!!! Beh, per quanto riguarda la trasformazione di Jacob, lui era già lupo quando era arrivato a casa Cullen, perciò non c’è stata nessuna devastazione!!! Mi fa piacere che i miei personaggi ti piacciono e spero che il mio nuovo cap ti sia piaciuto e che tu me lo faccia sapere al più presto!!!! Ti aspetto!! Baci baci Fuffy91!!!!

P.S. Ecco, come tuo desiderio, i volti di Celine ed Alex, sperando che quest’ultimo sia di tuo gradimento!!!^-*

Celine: http://i27.tinypic.com/2ldhamq.jpg

Alex: http://i29.tinypic.com/2ibloog.png

 Alla prossima emozione, ragazzi e ragazze, lettori e lettrici misteriosi!!! Leggete e divertitevi!!! Ciao ciao!!! Big kiss a tutti!!!!^__________________________^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo9

Attenzione! Avvertenza per tutti i lettori!

Questo capitolo contiene scene di violenza più o meno cruente ( infatti ho modificato il rating in arancione! )!!! Se siete deboli di cuore e di stomaco, o facilmente suggestionabili, non leggete!!! Grazie a tutti coloro che leggono!!! ^_^

 

Celine.

 

Riaprii gli occhi lentamente, sbattendo le palpebre tre volte, prima di avvertire un formicolio fastidioso alla guancia sinistra, che mi provocò un mugolio e una smorfia contratta delle labbra.

La prima cosa che vidi, fu il vibrare delle dita marmoree della mano di un vampiro, che si dimenò sui fili d’erba, violentemente.

Alzai il viso, cercando di ravviare i ricci ribelli che mi inondavano la fronte, ricadendo sulle guance. Il formicolio a quella sinistra era scomparso. Un’altra mano pallida mi accarezzò la tempia destra, sfiorandomi delicata l’angolo della bocca, che dischiusi con un fremito, portando una scia dolce amara al passaggio quasi irreale delle sue dita.

“ Celine, stai bene?”

Quella voce, quel timbro proibito ed integrante, l’avrei riconosciuto fra mille.

“ Si, sto bene. Chi è il bastardo che mi ha colpito? Voglio massacrarlo!”

Esclamai, indignata ed arrabbiata, alzandomi con un movimento repentino e fluido.

Alex mi imitò, alzandosi dal terreno erboso, portandosi le mani in tasca, mentre la croce argentea della sua catenina, tintinnò deliziata nell’incavo del suo petto. Rise sommessamente, sorridendo malizioso alle mie parole. Lo guardai torvo: cosa ci trovava di così divertente?

Con gli occhi e un cenno del capo, mi indicò la mano vibrante ai miei piedi, poi il punto in cui una battaglia furiosa ed elegante si stava svolgendo tra i Cullen e il cucciolotto, contro i sei vampiri nemici, che proteggevano, creando una muraglia umana, la pazza bambolina vodoo.

Mi unii al sorriso di Alex, quando vidi il vampiro che mi aveva colpito, fatto a pezzi, le cui membra ancora vibravano, scomposte ed impaurite, sparse un po’ ovunque.

Jacob stava ancora giocando con un suo braccio, come un cane con il suo osso. Forse aveva appena finito la sua opera. Dovevo ricordarmi di baciarlo, alla fine di tutto.  Ma poi distorsi il naso a quel pensiero improvviso ed irrazionale. Troppo disgustoso.

“ Celine.”

Mi richiamò Alex. Mi voltai verso la sua direzione, ma trasalii quando lo ritrovai accanto a me. Non mi ero resa conto che si fosse avvicinato così tanto a me.

“ Non distrarti. Devi stare molto attenta. Ricorda che il loro intento è ucciderti.”

“ Perché gliel’ha chiesto Cordelia?”

Gli chiesi, incuriosita e scettica. Possibile che avesse così tanto potere, quella femmina, da soggiogare sei vampiri ben addestrati, considerando che per poco Edward non veniva colpito da uno di loro, al fianco.

“ Più che chiesto, direi ordinato.”

Rispose lui, impassibile. Lo osservai sorpresa.

“ Vuoi dire che è il loro capo? Ma, non è possibile. È troppo…”

“ Fragile? Delicata? Folle?”

Io annuii e lui mi guardò dritto negli occhi.

“ Si, lo è. Folle, intendo. Ma, delicata e fragile…”

Fece una smorfia eloquente, rivolgendo di nuovo lo sguardo scuro alla battaglia.

“ No, quello no. Sa difendersi, quando vuole.”

“ Ma, perché suscita così tanto interesse in loro? Cos’è che li lega a lei?”

Alex sospirò, rispondendo alla mia domanda calmo e misterioso.

“ Un sogno.”

Aggrottai la fronte, senza capire. Improvvisamente, vidi un vampiro abbandonare la sfida lanciata da Alice, e correre verso di noi con uno sguardo deturpato dal desiderio di uccidere la propria preda, dopo anni di ricerche ed inseguimenti.

Mi posizionai, pronta ad affrontarlo, ma appena mi protesi per scattare contro di lui, Alex mi prevenne, parandosi davanti a me, fintando un attacco alla spalla, con il solo scopo di farlo spostare e colpire allo stomaco, facendolo volare contro un abete lontano, il cui tronco antico si ruppe per lo schianto violento, cadendo addosso al suo corpo inerte in una cascata di aghi smeraldini.

Trucidai con lo sguardo Alex, che lo ricambiò impassibile, facendo spallucce.

“ Guarda che potevo benissimo affrontarlo io. Non c’era alcun bisogno di fare l’eroe in calzamaglia.”

“ Veramente questo è un completo che ho comprato in un grande magazzino, nel centro di Port Angeles. Se vuoi, ti ci porto un giorno. Ci sono minigonne colorate ed in pelle molto carine. Su di te, poi, starebbero d’incanto.”

Sbuffai, ignorando il complimento deliberatamente, ma non certo l’agitazione che mi aveva provocato. Non risposi nemmeno al sorriso ammaliante e beffardo che mi rivolse.

“ Alice non me lo permetterebbe mai.”

Replicai, avvicinandomi piano al combattimento di Jasper con Jiulian, cercando di distrarre quest’ultimo, per permettere al biondino di finirlo. Ma Jiulian fu astuto, e dopo un labile sguardo verso di me, in cui schivò un attacco alle costole di Jasper, riprese la loro danza sinuosa e carica di tensione omicida.

“ E tu la asseconderesti? Suvvia, non è da te.”

Replicò lui, beffardo e aiutando Emmett a stritolare fra le sue forti braccia un vampiro dalle fauci aperte e protese verso il suo collo. Ma lui lo decapitò prima che potesse emettere un singulto. Emmett sorrise ad Alex, il cui sorriso luminoso venne ricambiato da lui con un cenno del capo e un sorrisino accennato, mentre Emmett continuava la sua opera di massacro, gli occhi eccitati per la sfida e per il combattimento.

Nemmeno Rosalie, la sua compagna, fu da meno. Dopo aver riso gioiosa alla vista del suo scimmione soddisfatto, conficcò il tacco alto dei suoi stivali in pelle nera nella scapola del suo avversario, che gli ringhiò contro. Ma prima che potesse afferrarla, lei girò su sé stessa in una piroetta perfetta, schiaffeggiandolo con un sorriso sadico, mentre i capelli biondi e sciolti le ricadevano morbidi sulla spalla destra, per poi scivolare fluidi sulla schiena, mentre afferrava un suo braccio, portandolo dietro la sua schiena e spezzandoglielo con un sonoro “crac”, accompagnato dal grido agghiacciante dell’altro.

Quella in difficoltà, era Bella. Non perché fosse incapace, ma perché troppo impegnata a difendere Renesmee dai denti velenosi del vampiro suo nemico. L’altro, che stava combattendo contro Edward, lo sviò, correndo verso il suo compagno, con l’ovvia intenzione di decimare l’anello debole, che avevano identificato come Bella. Accadde tutto in tre secondi. Lei ringhiò contro ad entrambi, ma proprio mentre l’ultimo arrivato, cercava di avventarsi contro Nessie, che si aggrappò forte a sua madre, l’altro puntò alla gola di Bella, distratta dal movimento dell’altro. Lei lo schivò, ma comunque riuscì a perforarle il braccio. Io ero riuscita a portare Nessie lontano, in cima ad un albero, sotto gli occhi scioccati del vampiro che voleva aggredirla, mentre Alex strattonò l’altro lontano da Bella, che emise un sussulto quando i suoi denti abbandonavano la sua carne marmorea, spingendolo stizzita e colpendolo dritto nelle sue parte basse, facendolo ripiegare su sé stesso. Risi divertita da quella scena, e miei sussulti si trasmisero nel petto della zolletta di zucchero che, aggrappata al mio collo, mi baciò la guancia destra riconoscente, ringraziandomi. Bella alzò il volto verso di noi, sorridendomi riconoscente. Io la ricambiai contenta.

Edward corse verso di lei, baciandole la ferita che ora doveva pizzicarla, ma che Edward aveva rimarginato con il suo veleno, prevenendola. Poi, guardò truce il vampiro che si era liberato dalla stretta di Alex, avventandosi contro di loro, deciso ad uccidere almeno uno dei due. Bella si pose in attacco, ma Edward ancora una volta la anticipò, parandosi davanti a lei e afferrando per la gola il vampiro, che strabuzzò gli occhi e fremette alla presa ferrea del pasticcino, ora non più così dolce. Eppure, paradossalmente, gli sorrise tenero, sibilando ammaliante.

“ Ah, Harry. Non avresti dovuto cercare di uccidere mia moglie. Ora, sarò costretto a strapparti alla tua vana eternità personalmente.”

Concluse vellutato, per poi stringere la presa delle dita attorno alla sua gola, e staccargli la testa, che rotolò ai piedi di Alex, come una palla da calcio.

Poi, freddo e determinato, staccò il resto delle sue membra, raccogliendo e posando il tutto al suolo, come una catasta di legna bianca pronta da ardere. Il compagno, spaventato, corse lontano da loro. Ma Alex lo inseguì e, dopo un balzo felino, si pose cavalcioni sul suo corpo, passando le labbra sul suo collo e sulle sue braccia. In breve, lo smembrò, riponendo i suoi resti vibranti accanto a quelli del suo deceduto alleato.

Edward strinse Bella tra le sue braccia, mentre lei sospirava sulla sua spalla destra, accarezzandogli le spalle e la schiena, come per sciogliere i suoi muscoli tesi.

“ Che dici? Raggiungiamo mamma e papà?”

Chiesi a Renesmee, che rise annuendo convinta, per nulla spaventata dall’omicidio che il padre aveva appena compiuto sotto ai suoi occhi. Anzi, il suo sguardo color cioccolato sembrava brillare di ammirazione e compiacimento. Beh, del resto, non era una bambina come tutte le altre.

Appena atterrai aggraziata a terra, lei sciolse gentile la mia stretta, volando tra le braccia dei suoi genitori. Bella si inginocchiò per abbracciarla, mentre Edward le accarezzò i capelli, amorevole.

Mi sorrise riconoscente, come sua moglie prima di lui.

“ Grazie, Celine, per averla protetta.”

Scrollai le spalle, sorridente.

“ Oh, nulla di speciale.”

Edward rise sommesso, per poi voltarsi e ringraziare anche Alex, che gli rivolse un debole sorriso, per poi puntare lo sguardo verso la scena che a pochi metri dal loro gruppo si stava svolgendo.

Jacob ringhiava aggressivo contro Cordelia, l’unico vampiro nemico superstite a quella facile lotta, almeno per i Cullen. La bambolina vodoo era ancora a terra, rannicchiata su sé stessa, negli occhi, un’espressione di completo orrore. Si guardò intorno, desolata e non mi fu difficile immaginarne i pensieri che la stavano sommergendo. Vide le membra del suo protettore prediletto, Jiulian, raccolte da un accurato Jasper, il suo volto da angelo vendicativo imperturbabile, mentre accatastava i resti di Jiulian nel mucchio degli altri restanti, sconfitti dai suoi fratelli. Rosalie baciò sulle labbra Emmett, sussurrandogli qualcosa all’orecchio, che lo fece ridere di giubilo, richiudendola in un abbraccio da orso dagli occhi sazi di miele. Alice corse verso di noi, abbracciando Bella, che ricambiò distratta la sua stretta gentile, troppo presa dalle espressioni che il viso di porcellana di Cordelia cambiava di continuo.

Carlisle era accanto a lei, la compassione mista alla gentilezza nel suo sguardo ambrato. Cordelia, ignorando completamente Jacob, continuava ad osservare Carlisle, non ricambiando il suo sorriso gentile, il petto ansimante, gli occhi rossi incupiti, mentre si nascondeva il volto con le mani tremanti, quasi prossima ad una nuova crisi isterica.

Osservai Alex, gli occhi scuri ancora puntati su di lei, le labbra serrate, la mascella contratta. Conoscevo quell’espressione. Era quella che mostrava ogni qual volta la rabbia e l’indecisione si contendevano per prevalere sulla sua mente razionale. Ma i suoi pensieri, qualunque essi fossero, si interruppero, quando il bel dottore dai capelli color del miele, aprì il suo sorriso per parlare, con voce calma e soave:

“ Ora quali sono le tue intenzioni, Cordelia?”

Lei mugolò scuotendo la testa, come risposta, affondando le mani nei suoi capelli neri, dimenandosi come un animale in trappola.

“ Vuoi ancora ucciderci? O preferisci, forse, ritornare sui tuoi passi? Puoi farlo, se lo desideri. Noi non ti seguiremo e né ti faremo del male. Ti pregherei solo di lasciare questo paese e di non cercare più Celine, per perseguitarla.”

“ Stai scherzando, spero?”

Sibilò Rosalie, affiancandosi al suo padre adottivo, lo sguardo acceso d’ira rivolto verso il corpo rannicchiato di Cordelia.

“ Lei ci ha attaccato. Ha ordinato ai suoi seguaci di ucciderci tutti, senza nemmeno conoscersi, solo per appagare un suo desiderio di vendetta. Non vedo perché dovremmo ancora lasciarla in vita.”

Terminò incenerendola con gli occhi infiammate di topazio, mentre Codelia strisciava lontano dal loro trio, strillando, quando Jacob ringhiò avanzando verso di lei, e mugolando come un animale ferito, facendosi scudo con le sue braccia, tremante.

Stranamente, provai una profonda pena per lei, nonostante avesse cercato di uccidere me principalmente, ed in seguito tutti i membri della famiglia Cullen.

Carlisle ignorò completamente l’intervento della figlia e con le stessa gentilezza di poco fa, si rivolse sorridendo tranquillo a Cordelia, allungando una mano per placare i ringhi adirati di Jacob, che arretrò, sbuffando risentito, i muscoli delle zampe e della schiena ancora tesi e scossi da spasmi per la tensione dell’attesa di finirla.

“ Cordelia, hai la mia parola, nessuno di noi ti farà del male…”

Disse, ammonendo con lo sguardo Rosalie, che storse le labbra risentita, avvicinandosi ad Emmett, che allungò un braccio per stringerle un fianco, accarezzandoglielo con l’intero palmo della mano grande.

“ Se deciderai di accettare la mia proposta. Sarà come non sia successo nulla. Mi dispiace per i tuoi compagni…”

Disse, abbassando per un momento lo sguardo, preda del rimorso che sempre lo affliggeva, dopo un attacco di estrema violenza.

“ Ma i miei figli hanno agito solo di conseguenza, come io del resto. Spero che un giorno tu possa trovarne altri, che ti appoggeranno e ti sosterranno. Te lo auguro al più presto. Ora, Cordelia, devi dirmelo…qual è la tua decisione?”

Cordelia si limitò a mugolare e a emettere un urlo soffocato, nascondendosi ancora il viso con i suoi capelli, le mani, per poi immergerlo tra le braccia, incrociate sulle sue ginocchia, scoperte dalla gonna del vestito smeraldino.

“ è inutile.”

Disse Alex, avvicinandosi a Carlisle, sotto gli occhi di tutti. Ora, il suo viso, sembrava esprimere solo rassegnazione.

Cordelia sembrò placare la sua crisi, al suono della voce profonda di Alex, che si arrestò alla sinistra di Carlisle, che lo guardò imperturbabile, le mani in tasca, il portamento di un modello in passerella.

“ Cordelia non ha ascoltato una parola di quello che le hai detto. È troppo presa da sé stessa per permettersi di  prestare attenzione agli altri. È contorta, come essere.”

Aggiunse, quasi disgustato, osservandola come un intenditore di opere d’arti, pronto a soppesare e a giudicare.

“ Cercare di capirla è quasi impossibile. Credimi se ti dico di desistere dal tuo nobile tentativo di condurla verso una via alternativa ed indolore, per tutti.”

Continuò irremovibile.

“ Alex ha ragione, Carlisle.”

Disse Edward, avvicinarsi a loro, ponendosi alla destra di suo padre.

“ La mente di Cordelia è la più intricata che abbia mai sentito. è come un labirinto di pensieri, confusi, irrisori, violenti, vendicativi…”

Si strofinò la tempia destra con le dita, come preda di un forte mal di testa.

Bella lo affiancò, affidando Renesmee ad Alice, che le toccò la mano, immaginai per trasmetterle il suo turbamento, a cui lei rispose con un sorriso e una carezza sul capo ramato.

“ Non sforzarti di ascoltarla, se ti turba.”

Gli suggerì Bella in un mormorio, afferrandole la mano libera ed intrecciandone le dita con le sue. Edward le sorrise dolce, intensificando la stretta delle loro mani unite. Invidiavo la loro intesa così sincera e traboccante di amore. Guardai Alex, accanto a me, ancora assorto. Perché non poteva essere così anche fra di noi? Scossi la testa. Non era quello il momento di pensarci.

“ Non c’è altro modo.”

Mormorò Alex fra sé, abbassando gli occhi scuri per la sete sul tappeto erboso del suolo.

Edward scattò verso di lui, gli occhi sbarrati per la sorpresa.

“ Alex, non farlo. Se non ne sei convinto, potremmo…”

Gli disse, ma lui scosse il capo, la stessa espressione decisa ed irremovibile di qualche istante fa.

“ No. Devo farlo io.”

Edward sospirò, annuendo.

“ Come vuoi. Non ti ostacolerò.”

“ Di cosa parlate?”

Chiesi, leggermente irritata. Odiavo rimanere all’oscuro di qualcosa, soprattutto se questo qualcosa riguardava Alex.

“ Già. Vorremmo saperlo anche noi.”

Disse Alice, corrucciata. Evidentemente, la presenza di Jacob la faceva rimanere cieca su qualsiasi prossimo futuro. Rammentai vagamente un suo accenno inerente alla questione, durante la caccia mattutina di ieri. Quel tempo sembrava lontano anni luce.

“ Alex vuole uccidere lui stesso Cordelia.”

Bella sbatté gli occhi a quelle parole, dilatandoli per lo stupore della notizia, come anche Esme e Rosalie, dietro di lei. Emmett invece sorrise compiaciuto, mentre Jasper accolse l’evento con un debole cenno di assenso con il capo. Forse entrambi lo ritenevano giusto. Carlisle sospirò, per l’ennesima volta deluso dalla prospettiva di un altro omicidio. Alex gli sorrise.

“ La tua proposta non sarebbe comunque stata accolta.”

Carlisle ricambiò il sorriso, gli occhi gentili ma l’espressione ancora amara.

Jacob sbuffò, sedendosi rilassato. Forse non trovava divertente la prospettiva di non intervenire più nell’azione. Nessie corse da lui, cingendogli il collo peloso con le braccia, guancia contro guancia, che lui dispettoso le leccò, facendola sorridere, mentre lo ricopriva di elogi. Rosalie si avvicinò ad entrambi e disse a Jacob:

“ Forse è meglio se la porti in casa. Ha assistito a troppi massacri, oggi.”

Stranamente, lo vidi d’accordo con la sua opinione e con uno sguardo di intesa verso Bella, che annuì, concesse a Renesmee di salire sulla sua groppa e volò verso casa, balzando su un albero ed atterrando nella camera di Celine.

“ Celine.”

Alex mi distolse dall’eco delle risate della zolletta di zucchero, guardandomi in modo strano ed ignorando deliberatamente i presenti e la sua creatrice, ora a cinque metri di distanza da loro, ancora raccolta su sé stessa, quasi in meditazione, mi strinse fra le braccia, accarezzandomi leggero la schiena, ricoperta da quello strato inesistente di cotone rosato, che mi dava l’impressione di essere nuda sotto le sue mani, mentre con l’altra libera affondava nel mare dei miei ricci ribelli e scarlatti.

Mi stringeva come se non volesse più lasciarmi andare, come se mi stesse per lasciare da un momento all’altro, come se fosse l’ultima volta che avrei potuto scorgere il suo volto.

Questo pensiero mi fece tremare e sgranare gli occhi. Era una sensazione orribile, che mi opprimeva, mi devastava, mi svuotava di ogni energia, di ogni forza…ma Alex mi tenne integra, mentre mi baciava una guancia e mi sussurrava con le labbra ad accarezzarmi, ad ogni parola, il lobo dell’orecchio.

“ Celine, ti prego, ti supplico. Non guardare quello che sto per fare. Non sopporterei che mi odiassi più di quanto non mi odi già.”

Ansimai a quelle parole, incapace di parlare, paralizzata da un’emozione che non riuscivo a decifrare. Odiarlo? Ma davvero io odiavo Alex? Un tempo non avrei nemmeno pensato alla risposta. Avrei esclamato, convinta, decisa e fiera un solenne “si” senza badarci, senza alcuna remora. Ma adesso…io, davvero, non sapevo cosa provare. Delusione? Rammarico? Amarezza? Amicizia? Affetto? Amore? Non lo sapevo, o forse, avevo paura ad ammettere a me stessa che semplicemente io…io…

Troppo presto Alex si staccò da me, con un ultimo bacio sulla fronte, a labbra socchiuse, dolce ma passionale insieme, come solo poche volte lui si era mostrato ai miei occhi. Quando la sua presa si sciolse e si voltò, senza rivolgermi lo sguardo un’ultima volta, senza aspettare una mia risposta, alzai automaticamente le braccia, come ad invitarlo a non lasciarmi, mentre la mia mente urlava:

No, aspetta. Aspetta un attimo. Non andare.

Ma era troppo tardi, lui si era già avvicinato a Cordelia. Ora, erano l’uno vicino all’altro.

Vidi Alex inginocchiarsi al suo fianco, scostandole le ciocche setose dei suoi capelli neri dalla fronte e dalla parte destra del viso, in un gesto gentile, premuroso, per nulla violento.

“ Cordelia.”

La chiamò e il tono della sua voce mi sconvolse. Non era minaccioso, ma dolce, tenero, amorevole. Perché si comportava così? Perché mi faceva questo? Davanti ai miei occhi, poi. Non ebbi la forza di ascoltarlo, di seguire il suo consiglio, di distogliere lo sguardo nemmeno dalla scena che seguì dopo. Cordelia, sentendosi richiamata dal suo unico amore, alzò il viso di porcellana, regalandogli un sorriso calmo, sensuale, come quello malizioso e seducente che Alex le riservò.

Cordelia, come incantata da lui, alzò titubante una mano, sfiorandogli con le dita artigliate di rosso rubino il profilo destro del suo viso. E quando posò tutto il palmo sulla sua guancia, lui non si ritirò e né rimase insensibile come le poche volte in cui lei, dinanzi a me, lo aveva precedentemente toccato. Si abbandonò al suo tocco, reclinando il viso verso la sua mano, chiudendo gli occhi, adorante, come se aspettasse quel momento da sempre. Sembrava la scena di un film strappalacrime e sdolcinato, dove i due protagonisti, dopo molte intemperie, si riunivano e si amavano dolcemente e senza fretta.

Deglutii il nodo stretto che mi istruiva la gola. Il mio cuore era muto da più di cento anni, ma le viscere del mio corpo sembravano sparite. Il nulla mi avvolgeva. Quella scena fu più terribile di una ferita dritta al centro del mio essere, più bruciante delle fiamme dell’inferno. Anzi, era quello l’inferno. Non riuscivo nemmeno ad odiarlo, ad inveire contro di lui, a reagire. Ero immobile, vuota, senza vita. Fu una sensazione desolante, come quella di cadere nel buio vuoto della mia esistenza eterna.

E le cose peggiorarono, quando vidi Alex prendere il viso di Cordelia tra le mani, delicato, come se temesse di romperla, avvicinandola al suo, calmo e lento nella sua opera, come se volesse gustarsi quel momento in ogni singolo istante. Avvertii subito la trepidazione e l’emozione di lei, come se fosse stata mia, mentre Alex poggiava dolcemente le sue labbra sulle sue sanguinee, sfiorandole gentili, una, due, tre volte, finché, con una leggera pressione, aiutato dall’abbandono di lei, tramutò il bacio tenero in uno passionale. Si impadronì lento e persuasivo della sua bocca, come il più abile degli ipnotizzatori, gustandosi a pieno l’unione delle loro labbra, unite nel peccato e nel sangue.

Lei gli cinse il collo con le braccia, affondando le mani nei suoi capelli, saggiandone la morbidezza, quella morbidezza che doveva essere solo di mia esclusiva proprietà. Ma ora più nulla aveva importanza.

Il bacio continuò, finché non fu Alex stesso a terminarlo, ritraendosi da lei dolce, ammaliatore, con tocchi vellutati. Le scostò i capelli dalla fronte, invitandola a sciogliere la presa dal suo collo, afferrandole le mani con una sola delle sue e riponendole sul suo grembo. Solo allora distolsi lo sguardo, incapace di guadare oltre. Jasper fu subito da me, allungando una mano per tranquillizzarmi, ma io lo respinsi. Non volevo conforto. Non desideravo nulla. Non ero più nulla.

La cosa peggiore fu scoprire il motivo del mio turbamento improvviso. Io ero innamorata di Alex. Lo amavo, incondizionatamente, ma lo amavo. Lo avevo già compreso nella mia stanza, quando avevo avuto la possibilità di stringerlo al mio petto, per confortarlo, per aiutarlo. Ma ora ne ebbi la conferma. Era entrato indelebilmente nel mio essere più profondo, più umano, più reale, marchiandolo con la sua presenza. E adesso non avevo la forza né la volontà di lasciarlo scivolare via da me. Nemmeno in quel momento in cui aveva deciso di ritornare nella vita di Cordelia. Altro che ucciderla…lui la voleva con sé, per tutta la sua eternità. L’avrei lasciato andare. Io non ero come la sua folle compagna. Non desideravo uccidere né l’uno né l’altro.

Luca si era sbagliato. Alex non era affatto cambiato, e non era per nulla innamorato di me. Ma ora era troppo tardi per desisterlo dalle sue convinzioni. Se ne era andato, partito insieme a Violet, verso un futuro migliore, dopo l’incontro fra me ed Alex nella raduna. Beati loro. Almeno qualcuno, in quella storia, era andato via felice. Io, non lo ero più di certo.

Ma qualcosa cambiò, proprio lì, in quel preciso istante. L’esclamazione dello zuccherino mi riportò alla realtà, portandomi, di malavoglia, ad osservare nuovamente la scena straziante di poco fa.

“ Alex, no!”

Cosa? Cos’era successo ad Alex? Lo vidi ammorbidirsi, afflosciarsi quasi senza vita sul grembo di Cordelia, che continuava ad accarezzarlo, lisciando i suoi capelli folti e la sua nuca pallida.

Ritornai alla vita, ringhiandole contro. Che cosa gli aveva fatto, quella pazza ambulante?

“ Il mio Alex. Dormi, Alexander, dormi. Riposa, mio unico amore. Niente e nessuno ti porterà più via da me. Ora, sei solo mio.”

La sentii mormorare, come una cantilena, terminando con una risata tra il malvagio e il sublime.

Dormire. Come dormire? I vampiri non possono…

“ …dormire! Che cosa sta dicendo?”

Disse Alice, agitandosi accanto a Jasper, che le circondò le spalle, tranquillizzandola. Tutti, me inclusa, guardammo Edward, che serrò la mascella, digrignando i denti accigliato, mentre parlava.

“ è il suo potere speciale. Sono ore che cercavo di capire quali effetti potesse avere. Ma lei pensava sempre ad altro, occultando quello che realmente mi interessava.”

“ E quale sarebbe il suo potere?”

Chiese Emmett, dando voce ai miei pensieri.

“ Lei riesce ad addormentare i vampiri.”

“ Che cosa? Ma è impossibile!”

Esclamai guardando nuovamente Cordelia che stringeva a sé il corpo inerte di Alex.

“ Tecnicamente, li trascina in un mondo dove i loro sogni più segreti, più bramati, diventano realtà. Un’illusione che le concede di avere quanti più seguaci a sua disposizione. È come una droga. Una volta provata, non ne possono fare a meno. Anche per Alex è così ma…”

Edward si interruppe, trasalendo, quasi sorpreso.

 Bella gli accarezzò il braccio e il volto, come per riportarlo alla realtà.

“ Edward.”

Lo richiamò, dolce ed attenta.

“ Incredibile. Lui sta…”

“ Cosa?”

Chiesi, impaziente.

Vidi Bella concentrarsi, come se stesse spingendo qualcosa verso Alex. E allora capii. Era il suo scudo. Voleva avvolgerlo con il suo scudo, per impedire a Cordelia di entrare nella sua mente ed infettarla con il suo veleno. Ma, inaspettatamente, Edward la fermò, afferrandole un braccio e scorsi subito l’espressione di Bella da concentrata passare alla meraviglia, al sollievo e subito all’irritazione verso suo marito.

“ Cosa fai? Perché mi fermi, Edward?”

Lui non la guardò, ma le rispose vellutato.

“ Scusami, amore, ma ho dovuto farlo. Guarda tu stessa.”

Bella seguì il suo sguardo e come lei, anche io e quello che scorsi mi sorprese. Cordelia aveva le braccia imprigionate nella morsa d’acciaio di Alex, più sveglio e attivo che mai, oltre che…arrabbiato? Si, sembrava irritato, oltre che freddo e distaccato. La dolcezza era sparita, come la passione che incendiava i suoi occhi scuri, ora congelata dalla fredda determinazione.

“ Alexander, perché?”

Chiese Cordelia, ora tremante di fronte a quello che si era dimostrato suo alleato. Alex le sorrise, beffardo e sadico.

“ Oh, perdonami Cordelia. Ma i tuoi giochetti non funzionano più su di me.”

Continuò, mentre si alzava, trascinando Cordelia con sé, che ansimò e gemette di dolore quando Alex le strinse ancora di più le braccia.

“ Perché, vedi, io quel sogno l’ho già tramutato in realtà.”

Le disse caldo e profondo, stringendo ancora di più, causandole un urlo.

“ O, almeno, in parte. E non sarai certo tu a distruggere tutto quello che ho costruito.”

“ No, Alexander! Ti prego, non farlo!”

Lo implorò Cordelia, prossima a vedere le sue esili braccia spezzarsi per opera di Alex, che le sorrise calmo.

“ Oh, ma dovresti saperlo, Cordelia.”

Continuò delicato, avvicinandosi al suo orecchio e sussurrandogli sibillino.

“ Io sono senza pietà.”

Rise senza gioia delle sue stesse parole, mentre con un singulto, le braccia di Cordelia venivano spezzate completamente. Alex non le lasciò nemmeno il tempo di urlare di dolore. Smembrò il suo corpo con la stessa sapienza e risolutezza dei Cullen e, raccolti i suoi pezzi, separati e tremanti, gettò il tutto nel fuoco violaceo che Alice, che già aveva visto tutto, con l’aiuto di Jasper, avevano prodotto con le membra marmoree dei suoi compagni, raggiungendoli nel baratro del nulla, che segue la definitiva disfatta.

Per un po’, le mani in tasca, l’espressione assorta, Alex guardò il fumo che odorava di incenso salire ed incupire il cielo, a pochi metri dalla casa immacolata dei Cullen, ora tutti uniti in un abbraccio amorevole e rilassato che legava le varie coppie.

Bella si sciolse gentile dalla presa di Edward e appoggiò la mano sulla spalla di Alex, in un tocco leggero e rassicurante…amichevole.

“ Hai fatto la scelta migliore, Alex.”

Gli disse, mormorando quelle parole tranquilla.

“ Si, lo so.”

“ E allora? Perché hai quella faccia sconsolata? Hai vinto! E sei vuoi proprio saperlo, amico, sei stato grandioso.”

Concluse con un sorriso raggiante e un pugno sulla spalla di Alex, che indietreggiò di un passo a quello slancio fraterno, Emmett.

“ Mmm”

Fu il commento di Alex, che ancora non accennava a voler condividere i suoi pensieri e le sue inquietudini. Questo mi fece imbestialire e la rabbia che riservavo per lui, scoppiò violenta.

“ Si può sapere che hai? Siamo vivi! Hai sconfitto Cordelia! Che cos’hai da rimproverarti? Cos’è? Forse ti sei pentito? Sei ancora in tempo a recuperare i pezzi e farla ritornare in vita! Nessuno te l’ha chiesto, di ucciderla!”

Conclusi sbraitando sotto gli occhi stupiti di quella che doveva essere la mia nuova famiglia, afferrando per i lembi della maglietta Alex, lo scossi ad ogni parola urlatagli in volto, senza ottenere nemmeno un suo sguardo. E questo accrebbe ancora di più la mia irritazione.

“ Dannazione! Reagisci! Perché non mi dici che cos’hai? Se uno stupido, irritante orgoglioso, lo sai?”

Fu allora che Alex mi rivolse uno sguardo indecifrabile, ma che mi lasciò scossa, inducendomi a sciogliere la presa dalla sua maglietta.

“ E tu lo sai di essere veramente ottusa?”

Mi disse, quasi irrisorio, inducendomi a rispondergli male.

“ Ah, davvero? E perché, sentiamo!”

“ Perché, come a tuo solito, non hai capito nulla di me.”

Il tono della sua voce era calmo, pacato…eppure non era mai stato così tagliente. Indietreggiai, gli occhi dilatati dalla sorpresa, o forse dalla cruda e semplice verità.

Alex, dopo attimi eterni, passati ad osservarmi, sospirò, si voltò in direzione della foresta, e senza più dire nulla, scomparve nei suoi meandri. Tutto tacque, solo il vento, beffardo, mi scosse i capelli, che navigarono indietro, come la veste rosata che si sollevò appena. Ma la cosa peggiore, fu sentire il profumo dolce amaro di Alex, trasportato come un debole carico dalla sua scia.

Me ne riempii i polmoni e quando anche il vento tacque, tornai a divenire un involucro vuoto.

 

 

Angolo dell’autrice.

Grazie per i vostri commenti ragazze!!! Cioè:

Weepsiewolf: Ciao, grazie per il tuo commento!! Mi ha fatto morire dal ridere!!! Sei spassosissima!! Spero ti sia piaciuto anche questa capitolo, pieno di azione!!! Il prossimo sarà molto, molto romantico!!! Jacob non ti piace proprio, vero??? Ogni volta lo fai una schifezza!!! HIHI!!! A me piace, ma solo un pochino!!!XD Mi fa piacere che tu abbia gradito Alex! Ora ti lascio con un bacione e un mega sorrisone!!! Mi raccomando, non mancare nel rispondermi! Mi sei troppo simpatica!!!^_____^

Bella_kristen: Ciao, benvenuta nel mondo di Fuffy91!!!XD Hihi, scherzo…mi fa piacere che la ficc ti sia piaciuta!!! Non importa, figurati, se non hai commentato prima!!! Non ti devi scusare, l’importante che tu abbia letto con piacere i miei cap!! Grazie per i tuoi complimenti, sei gentilissima!! Spero ti sia piaciuto anche quest’ultimo capitolo!!! Fammelo sapere, se puoi!!! Baci baci, a presto, Fuffy91!!!^__^

Youngactress: Ciao, ben tornata!!! No, non mi spavento, tranquilla!!! XD Anzi, mi fa piacere leggere una tua nuova recensione!!! Grazie mille per i complimenti, sei molto carina!!! Ti è piaciuto il cap??? Spero di si, fammelo sapere al più presto!!! Baci baci, Fuffy91!!!^__^

P.S. Si, mi sono ispirata un po’ a Drusilla, di Buffy!!! Ma solo in parte!!XD

 

E Grazie anche a tutti voi, lettori e lettrici misteriosi e misteriose!!! Baci baci e alla prossima, Fuffy91!!!

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo10

Celine.

 

Per un po’ rimasi immobile, ad osservare le fronde dei pini e degli alberi più lontani smuoversi armoniosi, seguendo la melodia che il vento freddo di Forks componeva per le loro foglie smeraldine, e non mi opposi quando i suoi soffi, carichi dei profumi della foresta, giocarono con la mia sottoveste, gonfiandone la gonna, per poi aderirla alla mia pelle, sottolineando le forme del mio corpo. I ricci dei miei capelli ribelli, mi inondarono il viso, impedendo, per alcuni attimi, l’occhio destro di scrutare l’orizzonte verdastro perfettamente. Me li scostai con la mano destra, portandoli dietro l’orecchio e la spalla scoperta.

Essendo un vampiro, non avrei dovuto avvertire il freddo, eppure mi strofinai le braccia con le mani, portando lo sguardo a terra. Capii che la sensazione spiacevole che Alex, andandosene, aveva scaturito all’interno del mio essere, si ripercuoteva anche all’esterno.

Avevo sete, ma non avevo la forza di muovermi da quel punto fermo e quindi mi trascinai al suolo, concretizzando il peso del mio corpo sui talloni, mentre i fili di erba dal colore cupo per il grigio del tempo, mi solleticavano i piedi nudi e le caviglie, come per rincuorarmi con quelle delicate carezze.

Sentii qualcuno avvicinarsi, ma non mi voltai per controllare chi fosse, finché non avvertii dei boccoli castano scuro sfiorarmi il braccio sinistro, e una mano piccola e delicata, afferrarmi la spalla, mentre il suo morbido braccio mi circondava.

“ Celine, va tutto bene?”

Mi chiese Bella con la sua voce timida e tenera, ma non certo dolce come quella di Violet. Per un momento ripensai alla mia vecchia amica, che prima di partire insieme al suo amato, mi abbracciò stretta, sussurrandomi all’orecchio:

<< Vedrai, andrà tutto bene, tesoro. Tu ed Alex chiarirete tutto e sarete di nuovo insieme. Vedrai…tutto si aggiusterà.>>

Aveva concluso con il suo tono zuccherato, accompagnandolo con una carezza sulla guancia, un bacio sulla fronte e infine un sorriso fraterno, prima di chiudersi la porta della mia stanza alle spalle delicatamente ed allontanarsi per molto tempo da me, lasciandomi preda dei miei dubbi.

Al pensiero, strinsi forte le dita, richiudendo le mani sulle mie braccia in due pugni.

Improvvisamente, sconvolgendo tutti, mi alzai di soppiatto, accigliandomi e parlando ad alta voce, fra me e me. Il braccio di Bella era rimasto a mezz’aria e le sue labbra si erano socchiuse leggermente, per il mio improvviso cambio di atteggiamento.

“ Ma che diavolo dice? Io e quel individuo ritornare una coppia?!”

Sbuffai, sventolando una mano verso il bosco, come se avessi proferito un’eresia.

“ Chiarire…chiarire…”

Storsi la bocca, dopo aver sussurrando rabbiosa ed incredula quelle parole.

“ Ma come diavolo pensa che possiamo chiarire, se lui scappa? Vedi, vedi!”

Esclamai verso Bella, che ora si era posta al mio fianco, osservandomi circospetta, come se fossi impazzita, rivolgendo il palmo delle mani verso gli alberi, come se stessi indicando un fantasma tintinnante di catene.

“ Cosa ha fatto, adesso? Quello che sa fare meglio. Scappare! Lui preferisce fuggire dai problemi. Non li affronta e di certo non si impegna a condividerli. No, non sia mai detto!”

Esclamai nuovamente, sarcastica, alzando le mani al cielo, ponendole ai lati del mio viso, il viso dipinto da un’espressione di falso sconcerto.

“ Lui è il grande e onnipotente Alex! A lui solo è concesso di snobbare tutto e tutti e di non chiedere aiuto, nemmeno se è a terra agonizzante.”

Cominciai a camminare avanti ed indietro, rivolgendo di tanto in tanto un labile sguardo al mio involontario pubblico. Notai Rosalie scrutarmi corrucciata, Carlisle circondare le spalle rigide di sua moglie Esme che lo guardò come ad implorarlo di aiutarmi. Jasper sembrava piacevolmente interessato, non tanto ai miei monologhi, ma alle mie ondate emotive, che cambiavano, ne ero consapevole, secondo dopo secondo. La bambolina si concentrava, cercando, evidentemente, di leggere il mio futuro. Edward era imperturbabile, come se assistesse ai miei scoppi d’ira da secoli, mentre Emmett rideva a squarciagola, sinceramente divertito.

Come a tuo solito, non hai capito nulla di me.

Dissi imitando alla perfezione la voce di Alex, e a quel punto Emmett si contorse dalle risate, mentre anche il resto della famiglia sorrideva.

“ Certo! La colpa è sempre e soltanto mia. Oh, ma perché mi sono innamorata di un uomo così complicat…”

Mi bloccai, mentre Emmett smetteva di ridere, ancora sorridente, Edward accentuava il suo, come quello smagliante di Esme, che intrecciò le mani come una damigella d’onore, lo sguardo adorante, mentre mormorava: “ Ora capisco molte cose.” Bella mi riversò un sorriso rassicurante, Alice sghignazzava ma quello che più mi sconvolse fu il biondino, al suo fianco, l’unico che parlò, dopo la mia inaspettata confessione.

“ Oh, finalmente lo hai ammesso.”

Lo guardai sconvolta e…imbarazzata? Non saprei dirlo. Fatto sta che portai lo sguardo a terra, smuovendo i piedi sull’erba e facendola scricchiolare sonoramente.

“ Non so di che parli. Mi sono espressa male. Volevo dire…”

“ Che sei cotta di lui?”

Mi interruppe Alice, sorridendo sarcastica, ma non in modo irritante.

“ Ma che dici? Non è vero!”

“ Lo hai detto tu.”

Convenne Rosalie, sorridendomi a fior di labbra.

“ Oh, anche tu, Barbie cara!”

Lei rise ed io sbuffai, incrociando le braccia e voltando il capo lontano dalla loro direzione.

“ Celine, perché ti ostini a rinnegare i tuoi sentimenti? È evidente che tu ami Alex. Non c’è bisogno che ti legga nel pensiero, per capirlo.”

Oh, no! Adesso anche il pasticcino. Ma cos’era, una coalizione? Lo osservai quasi dispiaciuta, mentre raddolcivo il mio sguardo adirato con uno malinconico.

“ Ascolta te stessa, cara. Se ami Alex, non vedo perché nasconderlo.”

Continuò il fiorellino, sorridendomi delicata.

“ Esme ha ragione, Celine.”

Convenne naturalmente Bella. Guardai l’ultimo della famiglia che ancora doveva pronunciare la sua opinione. Carlisle mi sorrise gentile, accarezzandomi con il suo sguardo caramellato.

“ Mia cara Celine. Sono passati tanti anni e ancora il tuo animo è irrequieto come allora.”

Abbassai il volto, reclinando il capo e torturando ancora l’erba. Ora ero visibilmente imbarazzata. Non c’era bisogno di un rossore rivelatore per smascherarmi. Sentii l’aria vibrare di alcune note melodiche che caratterizzavano i risolini dei miei fratelli, ma non alzai il capo nemmeno per controllare chi li producesse. Maledii Carlisle e la sua irritante capacità di mettere a nudo con semplicità tutti i miei timori e le mie insicurezze. Aveva il dono inconsapevole di rimpicciolire la mia integrità di donna, facendomi retrocedere ad una bambina insicura bisognosa di attenzioni e di affetto.

“ Ma no…non è vero…”

Borbottai, cercando di preservare almeno la mia dignità.

Non mi accorsi che Carlisle si era fatto più vicino, finché non avvertii il tocco delle sue dita sul mio mento, che dolcemente mi invitava ad incrociare il suo sguardo.

Non opposi resistenza, tanto sapevo che alla fine avrebbe vinto lui. Mi avvolse con la medesima gentilezza e comprensione dimostrata poco prima, sorridendomi pacato.

“ Mi dispiace dirlo, ma è così, Celine. Nonostante la tua esperienza, non appena ti ho rivisto, il tuo sorriso non ha potuto mascherare l’indecisione che ti ha sempre contraddistinta.”

Rivolsi lo sguardo corrucciato altrove, mordendomi le labbra, nervosa.

“ Non dipende da me.”

Dissi, non potendo trattenere una nota vibrante di irritazione nel tono della voce, a cui Carlisle rispose con un sorriso e un timbro ancora più gentile, che invitava ad aprirsi.

“ Lo so. E credo che, ormai, abbiamo compreso tutti, te inclusa, da dove provenga il principio dei tuoi turbamenti. O, se preferisci, da chi.

Lo guardai sconvolta, mentre lui mi sorrideva ancora. Con le labbra tremanti, lo abbracciai stretto, nascondendo il volto nel suo petto ricoperto da una camicia bianca e leggera.

Lo sentii emettere un sospiro, quasi liberatorio, mentre la risata di Emmett si propagava come un’eco in tutta la zona circostante.

La ignorai, sperando che Carlisle non si infastidisse del mio slancio, e ricambiasse la stretta con calore. Sorrisi, quando vidi il mio desiderio prendere forma. Carlisle portò le braccia dietro la mia schiena, accarezzandomi lieve le spalle, con tocchi quasi inesistenti, ma tanto rassicuranti.

Appoggiò il mento sulla mia testa, e lo immaginai guardare il cielo con occhi assorti.

“ Ah, Celine, Celine. Cosa devo fare con te, uhm?”

Io feci spallucce, incapace di parlare o di ribattere. Stavo troppo bene in quel abbraccio così paterno.

“ Adesso cosa ti suggerisce il tuo cuore? Di andare da Alex o lasciare che intraprenda il suo destino da solo?”

Mi chiese Carlisle, con tono leggero, come il sorriso che albergava ancora sulla sue labbra.

Mi sciolsi lentamente dal suo abbraccio e lui mi guardò interrogativo mentre gli rispondevo, come in trance.

“ Voglio fare una doccia.”

Emmett scoppiò in una risata spontanea e sonora, mentre vidi Carlisle sorridermi tenero, accarezzandomi il capo e scompigliandomi i ricci con le dita della mano destra.

“ Va bene, Celine. Vai pure.”

Io annuì mugugnando e ignorando i risolini che accompagnavano il mio cammino verso la porta della veranda di casa Cullen.

Ma mi trovavano davvero così buffa? Scrollai le spalle. Chissà.

 

                                                                           <><><>

 

Quando mi richiusi la porta del bagno della mia camera, facendo tintinnare le perline delle tende sulla sua superficie in legno bianco levigato, non mi sorpresi di trovare Alice acciambellata elegantemente sul mio letto e né di trovare i vetri della finestra, precedentemente rotti dallo slancio improvviso di me ed Alex, per raggiungere il giardino, cambiati con la maestria di un eccellente vetraio.

“ Esme con l’aiuto indispensabile di Emmett.”

Mi informò gli artefici di quel lavoro da artigiano, Alice, indicando la finestra come una valletta di un gioco a premi. Mi sorrise luminosa, per poi tamburellare il palmo della mano destra sul materasso, ricoperto da un elegante copriletto dorato.

Ancora gocciolante, per la doccia appena conclusa, mi sedetti accanto a lei, accavallando le gambe scoperte, mentre un asciugamano blu scuro ricopriva il resto del mio corpo. Non mi soffermai molto sul colore, perché sapevo che quello era il preferito di Alex. Sospirai, chiedendomi il perché lo avessi indossato. La risposta era sottintesa. Mi mancava. Sospirai di nuovo.

Alice si sedette al mio fianco in maniera più composta, dondolando le gambe ricoperte da un leggero fusone color rosa carne, mentre un top bianco latte e lungo fino ai fianchi, evidenziava ancora di più il candore della sua pelle.  Sorrisi osservandola. Era davvero una bambolina.

Lei ricambiò il mio sorriso e mi disse tutta gioiosa.

“ Hai sete, vero? Ti va di venire a caccia con noi?”

Era una proposta innocente e del tutto giustificata, visto che le iridi dei miei occhi erano nero pece, come poco prima, attraverso il riflesso dello specchio ad angolo, avevo costatato. Eppure, ebbe il potere di sconvolgermi. E se avessi rivisto Alex? Come mi sarei comportata? Guardai il volto ingenuo e da folletto di Alice. Quella piccola peste aveva già previsto tutto? Non era da escludere. Come se mi avesse letto nel pensiero, aggiunse:

“ Non preoccuparti. Alex è lontano, adesso. Non ti disturberà e né ti raggiungerà.”

Sembrava volesse aggiungere qualcosa, ma fu molto astuta da glissare elegantemente l’argomento, alzandosi leggiadra e svolazzando come una libellula verso l’armadio, aprendone le ante. Non concentrò la sua attenzione sui vestiti al suo interno. Forse ne era ancora contrariata.

“ Allora? Cosa vuoi indossare?”

Mi riscossi, sorridendole leggera e raggiungendola.

“ Non so, vediamo.”

Scelsi due vestiti a caso, troppo concentrata sulle sue ultime parole. Alex non era vicino a me, e né avrebbe cercato di rivedermi. La cosa avrebbe dovuto rincuorarmi, eppure cos’era quel senso di vuoto che ancora, come un serpente sibilante, si insidiava nelle insenature del mio cuore triste?

Jasper entrò in camera, non prima di aver bussato ed Alice avergli dato il permesso di varcare la soglia immacolata. Un senso di calma mi attraversò le membra e gli sorrisi riconoscente. Adoravo quel biondino. Avevo indossato una gonna a scacchi neri e viola, un top nero con scollo in pizzo viola, autoreggenti nere con converse abbinate al pizzo. Queste erano le uniche  di cui Alice sembrava soddisfatta, mentre Jasper, al contrario, sembrava indifferente ad ogni mia scelta di abbigliamento.

“ Siete pronte? Gli altri sono già in giardino. Vi stanno aspettando.”

“ Bene. Noi siamo prontissime, vero Celine?”

Chiese una mia conferma Alice ed io annuii senza parlare.

“ Perfetto! Allora andiamo.”

Convenne subito dopo, trotterellando contenta verso la porta. Non potei fare a meno di sghignazzare. Jasper mi guardò criptico, e mi fermò con una mano sulla spalla, con un tocco semplice, che ebbe il potere di invadermi di una tranquillità piena di calore.

“ Tutto bene, Celine?”

Mi chiese, gentile ma soppesando il mio sguardo. O i miei sentimenti? Chissà!

Gli sorrisi sincera.

“ Si, tutto okay, biondino. Forza, andiamo ora. Ho un fame che mi mangerei il cucciolotto.”

Il biondino rise sommessamente, in comparazione con la risata squillante della sua compagna.

Jacob sbuffò in risposta a quella metafora, da lui, poco gradita. Gli sorrisi angelica, mentre lui voltava il capo, risentito.

Mi accorsi che solamente Edward, Bella ed Alice erano pronti per la caccia, mentre il resto dei Cullen era impegnato in altre attività. Nessie giocava con Jacob, che rideva nel vederla impegnata nel trattenere le bolle di sapone con la mano, per poi rattristarsi quando, inevitabilmente, scoppiavano. Emmett era nascosto sotto l’auto fiammeggiante di Rosalie, mentre quest’ultima gli passava gli attrezzi, tra la lettura di una pagina di una rivista di moda e l’altra, sfogliandola quasi distrattamente. Jasper si unì a loro. Carlisle era intento anche lui nella lettura di un libro molto antico, il cui titolo era stato corroso dal tempo, mentre Esme impiantava allegra e sorridente una betulla regalatale da suo marito, a suo avviso, tre giorni fa.

“ Loro non vengono?”

Li indicai, alzando un sopracciglio. Bella mi sorrise.

“ No. Sono più che sazi. Ti accompagniamo noi.”

Mi illuminò lei, mentre Edward si voltava verso la vegetazione con un movimento repentino ed invisibile.

Li guardai sospetta, ma poi scrollai le spalle, sorridendo anche se il sospetto stuzzicava ancora la mia curiosità.

Alice mi prese sotto braccio e mi trascinò verso il fulcro della vegetazione verdastra, abbagliata dai primi raggi del sole, al tramonto incalzante.

Edward si avventò su due alci sorpresi, non lasciando loro nemmeno il tempo di trasalire o fare un passo verso l’irrisoria fuga.

Bella si nutrì di due cervi minuti, leccando via una goccia che le colava sul labbro inferiore. Rise quando Alice fece una giravolta attorno ad un alce confuso ed ipnotizzato dal suo volto angelico, ma di certo si dovette ricredere quando affondò con un movimento fluido i denti affilati e lucidi nella sua carne villosa.

Affamata, dal canto mio, mi saziai di cinque alci ed un cervo. La tensione della giornata e della lotta, mi aveva prosciugato di ogni forza. Non ero mai stata così preda dei morsi della fame come allora.

Dopo aver scalciato la carcassa del cervo, asciugandomi le labbra umide con il dorso della mano, i miei tre accompagnatori mi raggiunsero. Alice saltellando tra una roccia e l’altra, Edward camminando sinuosamente tra i cespugli, prima di afferrare la mano abbandonata di sua moglie, che strinse la presa automaticamente.

“ Sazia, Celine? O vuoi ancora cacciare?”

Mi chiese premurosa Bella, guardandomi circospetta. Immaginavo il perché, ma la rassicurai per nulla stizzita, sorridendole luminosa.

“ A posto. Voi?”

Chiesi, ancora scettica. La loro, invece che una caccia per troncare la fame, sembrava più un gioco sportivo. Edward annuì disinvolto.

“ Si, anche noi siamo a posto.”

“ Bene, allora torniamo a casa.”

Dissi, avviandomi verso il sentiero.

“ Così presto?”

Mi chiese quasi agitata Bella, allungando una mano verso di me, accigliata. Ma poi, come accortasi della sua gaffe, ritirò sbrigativa la mano libera, sorridendomi poco disinvolta.

“ Si. Non vedo perché restare.”

Costatai, ancora incerta sul suo comportamento.

“ Ah, già.”

Disse lei, osservando Edward e poi Alice, che mi sembrò la stesse ammonendo con lo sguardo dorato. Fu lei a parlare, sorridendomi spontanea.

“ Celine, tu hai mai visitato la foresta di Forks? Intendo, tutta la foresta?”

Ci pensai su, chiedendomi il perché di quella domanda.

“ Beh, no. Non credo di averla visitata tutta. Ma perché me lo chiedi?”

Alice sorrise enigmatica, per poi guardare Edward, che mi sorrise anche lui, leggero, spontaneo, aggiungendo con tono disinvolto ed innocente, pericoloso più della sorella.

“ Alice vorrebbe che tu visitassi un luogo in particolare, dove scorre il fiume. È molto caratteristico, e se vuoi, puoi trovare altra selvaggina di cui cibarti, se ne avessi bisogno.”

“ Lì è più buona, perché ci sono molti cespugli di bacche che rendono il profumo dei cervi dolce e zuccheroso. Delizioso.”

Disse Alice, compiaciuta e deliziata al ricordo.

“ Perché non vai a visitarlo? Noi ti aspettiamo qui.”

Mi disse, spingendomi verso la direzione dove si trovava l’ipotetico luogo caratteristico della foresta, che loro mi avevano descritto come la valle dell’Eden. Mi sembrarono esagerati, ma dovevo ammettere che avevano acceso una fiammella di curiosità in me.

“ Qui? Mi dispiace. Venite anche voi.”

Non capivo la loro reticenza a non volermi seguire. Ma Alice negò con il capo, sorridendo, seguita dai dinieghi di Edward e Bella.

“ No, no, noi lo conosciamo a memoria, ormai. Ci annoieremmo. Vai pure tu.”

Convenne Bella, ora più rilassata e sorridente.

“ Tranquilla, Celine. Sarà questione di minuti. Noi ti precediamo a casa.”

“ Si, si, Edward ha ragione. Vai, non preoccuparti per noi.”

Disse Alice, spingendomi delicata verso il fulcro smeraldino e dorato della vegetazione della foresta. Li osservai ancora confusa, per poi scrollare le spalle e avviarmi verso il sentiero indicatomi da Alice, con passo lento ed incerto. Ma poi sorrisi nell’avvertire l’odore dell’acqua profumata, quello delle bacche citate da Alice e il rumore cadenzato dei cuori dei cervi lontani. Ma per quanto il loro profumo dolciastro potesse stuzzicarmi, non me ne curai, visto che la mia gola era più che soddisfatta del pasto appena concluso. Ora, la mia curiosità, era concentrata solo sul luogo che dovevo raggiungere. Era tanta la mia infantile impazienza, che non mi voltai nemmeno per controllare se i miei fratelli acquisiti fossero ritornati sui loro passi. I loro fruscii erano ancora presenti, per poi scomparire mano a mano che mi allontanavo dal punto in cui li avevo abbandonati, per raggiungere quello della mia meta.

Quando sbucai in quel piccolo angolo di paradiso, mi deliziai nel vedere i raggi del sole crepuscolare accarezzare le acque cristalline del fiume, i salici piangenti  posti verso il suo sbocco lontano, versare le loro lacrime verdi nelle sue acque, sfiorandone le superficie guizzante al passaggio dei pesci veloci. Avvertii i piccoli cuori del branco selvaggio di cervi scattare agitati, per poi diventare un pallido eco nella boscaglia. Sorrisi. Ero davvero spaventosa ai loro occhi. Ma il mio sorriso si gelò quando vidi una visione poco lontana da me sconvolgermi.

Era lì, seduto compostamente sulla riva ghiaiosa, osservando con sguardo illanguidito e distratto le acque del ruscello correre frenetiche sul letto roccioso, ingaggiando una frenetica lotta con il venticello di quel pomeriggio cupo. Osservai le nuvole grigiastre dipingersi dei primi bagliori arancio-dorato del crepuscolo, mordendomi le labbra, indecisa sul da farsi. Poi, come richiamata da un magnetismo improvviso, puntai gli occhi dorati, rispecchiandoli in iridi nere e profonde, seppur luccicanti di stelle. Sobbalzai, avvertendo un fronte di farfalle inondarmi la gola e lo stomaco. Alex mi stava osservando.

Ma come avevo fatto a non accorgermi del suo profumo dolce-amaro, che ora si insidiava prepotentemente nelle mie narici, stordendom?! E non ero nemmeno tanto vicina a lui. Sei metri di distanza ci separavano, eppure non mi era mai sembrato più vicino, incatenandomi con i suoi occhi meravigliosamente ipnotici.

“ Celine.”

Mi riportò alla realtà vera e proibita, come la sua voce, così modulata, soffice, inconsapevolmente seducente. Fremetti, incapace di rimanerne insensibile.

“ Cosa fai, qui?”

Mi chiese, rimanendo ancora immobile a scrutarmi anche l’anima dannata, insostenibile. Mi schiarii la voce, cercando di riacquistare il controllo di me stessa.

“ Beh, cos’è? Ora anche il bosco è diventato di tua proprietà?”

Gli risposi acida, voltando il mio sguardo ai salici piangenti lontani, incurante di una sua reazione.

Lo sentii ridere sommessamente, procurandomi brividi lungo la schiena. Oh, accidenti!

“ A dire il vero, pensavo fosse dei tuoi amichetti dagli occhi gialli.”

Lo guardai stizzita.

“ Non parlare di loro con così tanta superficialità. Mi irrita.”

Rise nuovamente, guardando il fiume, sorridente.

“ Come preferisci, vorrà dire che farò finta che tu non sia qui, contenta?”

Sobbalzai a quelle parole, ma cercai di non dare a vedere la mia sorpresa. Gli ero così indifferente da risultargli così facile ignorarmi? Per me, nei suoi confronti, non era così.

Delusa e scontenta, passeggiai lungo le rive del fiume, violentando i miei occhi a non incontrare la sua persona, ancora seduta immobile sulla sponda opposta.

Scalciai un sassolino, facendolo cadere con un sonoro “pluf” nel silenzio della vegetazione, interrotto solo dal soffiare gentile del venticello e dello scrosciare delle acque del ruscello, ora smosse dal sassolino inglobato in esse.

Silenziosamente e con un sospiro rassegnato, mi avvicinai ad Alex, sedendomi al suo fianco, a circa venti centimetri di distanza. Mi portai le ginocchia al petto, racchiudendole nell’abbraccio protettivo delle mie braccia, appoggiando il mento fra esse. Osservai la vegetazione al di là del fiume, sorridendo quando un falco volò in picchiata verso il fiume, accarezzandolo con gli artigli, per poi volare lontano verso nuovi orizzonti, tra il becco un’alice scintillante di grigio perla.

Incapace di resistere, osservai circospetta la figura di Alex al mio fianco. Anche lui si era cambiato. Ora indossava una camicia blu notte, sbottonata, come a suo solito, fino alla base del petto, mostrando vanitoso la sua catenina con croce argentea, ora brillante di oro ed arancio, per il tramonto nascente. Le gambe erano fasciate in un pantalone nero molto sportivo, i cui risvolti chiari alle caviglie si piegavano su scarpe da ginnastica di marca. Si trattava bene, non c’era nulla da controbattere. Più in là, sul suo lato sinistro, notai la manica della sua immancabile giacca di pelle.

Sorrisi. Non se ne separava mai. Ricordai di avergliela regalata io, il giorno del suo compleanno. Dopo vari tentennamenti, l’aveva accettata, sorridendomi e baciandomi le labbra appassionato, mentre il fuoco scoppiettava nel camino del nostro piccolo salotto, nel bilocale che avevamo comprato per pochi soldi. Era dicembre, ma nonostante non sentissimo freddo, Alex aveva deciso di accendere il camino, per conferire l’atmosfera adatta alla stanza in penombra. Ma io sapevo che lo faceva solo perché conosceva il mio desiderio di volerlo sempre acceso e dare calore a quella piccola dimora, che sembrava sempre spoglia, forse perché non c’eravamo quasi mai.

“ Celine.”

“ Uhm?”

Gli risposi, ancora assente.

“ Vieni qui.”

Mi mormorò adulatore, senza guardarmi ma emozionandomi lo stesso.

“ Come?”

“ Avvicinati. Vieni vicino a me. Sei così lontana.”

Sbuffai.

“ Saranno si e no venti centimetri.”

Convenni, ma di fronte al suo silenzio, mi avvicinai di cinque centimetri, poco più.

“ Più vicina.”

Sussurrò ancora, ammaliatore. Cercai di non cedere al suo tono seduttore.

“ Così va bene.”

Dissi, leggermente accigliata, rivolgendo la mia attenzione nuovamente al fiume e alla vegetazione. Ma mi sorpresi nel sentire una mano di Alex afferrarmi la spalla destra, circondandomi entrambe con il braccio e trascinarmi verso la sua forte spalla destra, costringendomi a nascondere il viso sul suo petto.

“ Errore. Così va bene, tesoro.”

Mi agitai a quel nomignolo e per quella vicinanza improvvisa e non prevista.

“ Non…non chiamarmi così. Te l’ho già detto, mi sembra. Mi irritano questi tuoi epiteti gratuiti.”

Lui rise sommessamente, e le vibrazioni delle sue risate, si trasmisero sulla mia pelle, facendomi sorridere appena.

“ Non ti piace se ti chiamo tesoro? Allora preferisci dolcezza.”

“ No, nemmeno.”

“ Allora, bambola.”

“ No.”

“ E amore mio?”

Mi bloccai, sgranando gli occhi, sollevando il viso ed incatenandoli con i suoi, ancora ridenti.

“ Co…Come hai detto?”

Lui accentuò il suo sorriso, cominciando ad accarezzarmi con il palmo della mano la spalla su cui era poggiata.

“ Ho detto se vuoi che ti chiami amore mio.”

Ripeté semplicemente. Sbuffai, cercando di sciogliere la presa.

“ Sarebbe una bugia, perché è evidente che non sono certo il tuo amore.”

“ Ma ti piacerebbe.”

Lo guardai sconvolta.

“ Non ho detto questo.”

“ Non lo hai detto ma lo vorresti.”

“ No!”

Esclamai, spazientita. Lui si voltò e mi strinse in un abbraccio di cui non compresi il significato nascosto, incatenando i nostri sguardi, le labbra a pochi centimetri di distanza le une dalle altre, tanto che riuscii a catturare perfettamente il suo respiro dolciastro, deliziandomi il palato, mentre sorridendomi beffardo e socchiudendo gli occhi assetati, mi disse:

“ Bugiarda.”

Il suo tono non era come il suo sorriso. Sembrava voler racchiudere tutta la dolcezza di cui disponeva. Mi stordì, non consentendomi di proferire o pensare qualcosa di concreto e logico.

“ Alex, smettila.”

Sussurrai, ormai prossima alla sconfitta. Lui chiuse gli occhi, ispirando quasi in adorazione.

“ Dillo ancora.”

“ Cosa? Smettila?”

Lui rise sommesso, facendo vibrare ora il mio petto, incollato al suo.

“ No, il mio nome.”

Mi morsi le labbra, preda dei miei stessi desideri. Da una parte, volevo accontentarlo, dall’altra, non volevo cedere ai suoi toni ammalianti.

“ Dillo ancora, ti prego.”

Mi pregò, mormorandomi queste parole all’orecchio.

“ Alex.”

Lui sospirò, mugugnò e mi morse delicato il lobo dell’orecchio, facendomi sobbalzare, sorpresa da quel gesto così intimo ed improvviso.

Lo sentii sorridere sulla pelle della mia guancia, prima di baciarla a labbra socchiuse, facendomi avvertire a pieno il calore tiepido del suo respiro.

“ Celine.”

Sussurrò il mio nome sempre con quella nota proibita, che mi fece fremere fra le sue braccia. Senza accorgermene, mi ritrovai distesa sul tappeto erboso del suolo, una gamba di Alex fra le mie, le sue mani sui miei fianchi, le mie sulle sue spalle forti e larghe.

“ Cosa fai?”

Gli chiesi in trance, scostandole un ciuffo di capelli color cioccolato a latte dalla fronte, che ricadde nuovamente al suo posto, ribelle.

“ Ti dimostro ciò che provo per te.”

Mi disse con voce velata, baciandomi ancora la guancia destra.

“ E…”

Iniziai, abbracciandolo stretto e trattenendolo sul mio collo, dove la sua bocca stava baciando ogni centimetro di pelle che riusciva a trovare.

“ Si?”

Mi incitò lui, mentre si spostava sull’altro lato del collo, ripetendo la stessa operazione di poco prima.

“ E, cosa provi per me?”

Lui sorrise sulla mia pelle, solleticandomela con i denti, prima di baciarmi l’angolo delle labbra.

“ Non lo capisci?”

Scossi la testa, incapace di parlare, accarezzandogli i capelli e la nuca leggermente, mentre lui si staccava da me, sospirando, gli occhi neri ardevano nei miei dorati.

“ Non importa. Ora te ne darò una dimostrazione pratica.”

Detto questo, si fiondò sulle mie labbra, suggellandole con le sue, appassionato.

Mi morse il labbro inferiore, costringendomi ad aprire le labbra ed inondarla con il suo respiro dolce-amaro. Cercai di fare resistenza, prendendo la sua camicia fra i pugni delle mani chiuse sulle sue spalle, cercando di trascinarlo lontano da me. Ma lui cercò di uccidere la mia resistenza, accarezzandomi i fianchi, scoprendoli dal tessuto del top. Sentire le sue mani sulla pelle nuda, mi provocò nuove scariche elettriche lungo la spina dorsale, che ignorai deliberatamente. Non mi piaceva la piega che stavano prendendo gli eventi. Alex si stava comportando da vero prepotente, e lei questo non lo sopportava. Cosa voleva dimostrare? Io lo amavo e lui invece mi trasmetteva…cosa? Attrazione? Ossessione? Quello non era amore.

Questi pensieri mi diedero la forza necessaria per allontanarlo con uno strattone dal mio corpo, strisciando lontano dal suo, ansimante come il mio.

“ Finiscila. Che cosa ti prende? Hai finito con Cordelia ed ora inizi con me? Beh, sappi che non sono disponibile.”

Gli urlai, adirata e stizzita. Alex si rabbuiò e i suoi occhi si tinsero di un nero rabbioso, la sua mascella si contrasse.

“ Cosa c’entra Cordelia, ora?”

“ C’entra, visto che non è passata nemmeno un’ora da quando l’hai baciata davanti ai miei occhi.”

Gli risposi alterata, alzandomi e sistemandomi la gonna, leggermente stropicciata. Lui mi seguì, ponendosi davanti a me, minaccioso ed adirato.

“ Se rammenti, dopo averlo fatto, l’ho anche uccisa.”

“ E come ben ricorderai, nessuno te l’ha chiesto.”

“ Stupida, se l’ho fatto è stato solo per te.”

“ Tu l’amavi, non è vero?”

“ No, non l’ho mai amata.”

Scossi il volto, scettica.

“ Non è vero. Te l’ho letto negli occhi, quando stavi per baciarla.”

Lui rise beffardo e leggermente isterico.

“ Si vede che hai letto male.”

Io distorsi le labbra in una smorfia, guardandolo torvo.

“ Dico solo quello che ho visto.”

Lui ricambiò il mio sguardo, guardandomi in cagnesco.

“ E cos’è che hai visto? Amore? Passione? Desiderio?”

Scosse la testa, avvicinandosi a me. Io indietreggiai, in difesa.

“ No, non c’era nulla di tutto questo. Era finzione, pura e semplice illusione.”

Mi disse, avanzando ancora verso di me.

“ Stammi lontano.”

“ No.”

Mi disse semplicemente, prendendomi per un braccio e trascinandomi sul suo petto, circondandomi con le sue braccia in una morsa in cui io cercai di ribellarmi.

“ Io non ti lascerò. Non ti lascerò mai più. L’ho fatto troppe volte, in passato. Non commetterò gli stessi errori.”

Ignorando i miei inutili tentativi di resistergli, annusò il profumo scaturito dai miei capelli, modellando le dita fra i ricci e parlandomi a pochi centimetri dal mio orecchio, sfiorandone la pelle sensibile ad ogni sua parola.

“ Ti terrò stretta, ti abbraccerò, ti bacerò, ricoprirò di carezze il tuo meraviglioso corpo, mescolerò il mio odore con il tuo, fin da lasciare una nuova flagranza sulla tua pelle di rosa…solo nostra.”

Erano parole di fuoco, quelle che mi stava sussurrando con voce roca ed incandescente, come quelle che ogni appassionato innamorato sussurrava alla sua donna. Ma una sola domanda risuonava nella mia testa.

“ Perché?”

Dissi, divincolandomi ancora. Lui trattenne il respiro e sfiorandomi le labbra con le sue, mi rivelò con tono tremulo e velato.

“ Perché ti amo, sciocca.”

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice.

 

Salveeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!! Scusate il ritardo, ma era un capitolo molto particolare!!!! Ringrazio tutti quelli che hanno letto quello precedente!!! Nessun commento, ma non importa! L’importante è che vi sia piaciuto!!! Il prossimo sarà il penultimo, poi ci sarà l’ultimo capitolo e infine l’epilogo!!!! Ringrazio anche coloro che mi hanno aggiunto fra i preferiti e i seguiti, cioè:

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 Baci baci e alla prossima, Fuffy91!!!!

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P.S. Se non vi scoccia, lasciatemelo un commentino!!!! Anche piccolo piccolo!!!!^-*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo11

Celine.

 

Lo guardai sconvolta, indietreggiando di tre passi, una volta districatami dal suo abbraccio, la bocca spalancata, le viscere capovolte e il respiro agitato, nonostante non fosse indispensabile.

Le sue parole continuavano a vorticarmi nella mente, decise, sicure e proibite, come il tono modulato della sua voce profonda.

“ Perché ti amo. Perché ti amo. Ti amo…Ti amo…Ti amo…Perché ti amo.”

“ Celine, hai capito quello che ti ho detto? Ti amo.”

Sussultai, ritornando nuovamente alla realtà, immergendomi nel mare oscuro che erano i suoi occhi neri, non compresi se per la sete o per l’emozione del momento. Tra le sue sopracciglia perfette e dello stesso colore cioccolato a latte dei suoi capelli indomabili e, in quel momento, smossi dal primo venticello gelido, trasportato dalla sera appena accennata, nel cielo infuocato di arancio ed oro del tramonto, una sottile ruga di preoccupazione creò una maschera accigliata sul suo volto, divino nella sua virilità imponente.

Non riuscivo a capire. Cos’era quella sensazione leggera, avvolgente nello smarrimento in cui cercava insistente di trascinarmi? Era come se tutta la rabbia, il rancore dovuto all’ incapacità di ammettere a me stessa di non essere abbastanza per Alex, di non suscitare nulla in lui, eccetto un minimo accenno di desiderio, unito a un pizzico della sua quotidiana indifferenza, e la delusione che questa consapevolezza aveva messo radici in me, si fossero sciolti, dissolti nel nulla e che le barriere gelide che imprigionavano il mio cuore muto, si fossero fuse, grazie al calore sprigionato da una potenza devastante, scaturita da quelle due semplici e, per me, indispensabili parole, proferite dalle sole labbra da cui avrei desiderato vederle pronunciare. Quelle di Alex, l’uomo che amavo più della mia stessa vita immortale.

Avrei venduto la mia anima al diavolo una seconda volta, pur di vedere il sorriso beffardo che tanto adoravo, incresparsi sul volto del vampiro a cui avrei concesso il mio cuore di diamante, duro, ma pur sempre splendente d’amore, solo per lui, nessun altro che lui.

Alex continuò a fissarmi preoccupato, evidentemente, di una mia prossima reazione esplosiva, senza sapere che mai come allora, specialmente in sua presenza, mi sentivo più svuotata di ogni pensiero negativo, lasciando uno strascico di sensazioni positive, dietro di sé, che mi riempivano di una soddisfazione e di un benessere mai provati in maniera così completa ed appagante.

Lo seguii con lo sguardo rapito tendere le braccia verso di me, lentamente, come se temesse di spaventarmi con un suo movimento repentino, portandomi verso l’inevitabile, ma mai più impensabile, fuga da lui. Nonostante non avessi alcuna intenzione di allontanarmi da quel luogo e da quel vampiro, entrambi paradisiaci, non avevo neppure il desiderio di andargli incontro, di smuovermi da quella posizione di immobile staticità. Solo il soffio gentile del vento, carico dei profumi della natura, mi solleticava dolcemente, sollevandomi di poco la gonna e l’orlo del top aderente, smuovendo i miei ricci ribelli. Era strano, impensabile per il mio carattere, rimanere passiva. Io li odiavo anche i tipi passivi! Li vedevo così privi di emozioni, incapaci di provare qualsiasi tipo di sentimento che non fosse l’apatia e l’indifferenza per se stessi e per gli altri.

Eppure, non era apatia quello che sentivo. Nel profondo della mia anima, o almeno, i brandelli che mi rimanevano, sapevo che quella era la cosa più giusta da fare. Impaziente ed irrequieta come ero, non avevo mai saputo cosa fosse il significato di pazienza ed attesa.

Ora, volevo scoprirlo, imparare ad aspettare, ad essere responsabile e maturare così un’emozione unica nel suo genere, che valeva la pena di vivere al meglio, pienamente e non solo a metà.

Oppure ero così paralizzata dalla sorpresa dell’inaspettata dichiarazione, da rimanerne di sasso. Feci spallucce tra me e me. Possibile.

Intanto, persa nelle mie congetture, non mi ero resa conto di quanto Alex si fosse avvicinato a me, se non dopo aver percepito il suo tiepido e delizioso respiro sulla pelle della mia guancia, che lui si era chinato a baciare, adulandola con tocchi gentili e delicati.

Strinsi le dita della mano destra su qualcosa che le teneva avvinte. Abbassai lo sguardo e trasalii sorpresa. Erano le dite affusolate, ma molto più grandi delle mie, di quella di Alex, mentre la sinistra aveva preso il suo giusto posto sul mio fianco.

 Il suo corpo era a distanza dal mio, come se stessimo per disputare una gara di ballo, dove io e lui eravamo i ballerini vincenti. Ma, al momento, in pista c’erano solo i nostri sentimenti.

Alex mi rialzò il volto con una leggera pressione delle sue dita sul mio mento, trattenendolo fra il pollice e l’indice, accarezzandolo con il dorso di quest’ultimo. Incatenò i nostri sguardi, profondo ed intenso quello di lui, sorpreso e titubante il mio.

Si abbassò lentamente, socchiudendo gli occhi dalle ciglia castane e lunghe, pressante teneramente le sue labbra leggermente schiuse, sull’angolo destro della mia bocca, che emise un debole sospiro, che si infranse sulla punta del suo naso, accompagnato dal movimento delle mie palpebre, che si abbassarono per serrare i miei occhi, alla vista del suo volto illeggibile, ma concentrato sul suo intento.

Quando si staccò, lo sentii sussurrare, sulla pelle della mia guancia pallida:

“ Ti amo, Celine.”

Sussultai e rabbrividii a quella ulteriore ed, ancora, scioccante confessione, mentre Alex compiva un passo verso di me, ancora immobile, colmando di poco la distanza, da lui stesso creata, fra i nostri due corpi. Avevo come l’impressione che volesse eliminare la mia involontaria resistenza, compiendo un passo alla volta, calmo e meticoloso, per poi esplodere nel momento opportuno, se non terminante della sua operazione di conquista.

 Alex era un mago della seduzione, lo sapevo bene, costatandolo negli anni in cui ero stata al suo fianco; ma mai, lo avevo trovato più abile e letale. Era come se un sentimento nuovo si fosse aggiunto al suo naturale ed irresistibile fascino.

Che fosse davvero innamorato di me, come insistentemente mi stava mormorando ad ogni bacio scoccato sulla mia pelle fremente? In cuor mio, urlavo un “si” convinto ed entusiasta; ma la mia mente, razionale ed ancora sibilante di ira repressa, non ne era ancora del tutto convinta. La mia era una lotta interiore insostenibile e troppo dura da reggere a lungo, considerata la mia natura impulsiva e pratica, ed Alex sembrava intenzionato a dare man forte al mio cuore e alla mia anima, frementi nell’attesa di una colata rovente di amore, scaturita dal suo essere. E, Cielo se ci stava riuscendo così bene!

Infatti, era da parecchi minuti impegnato nello sfiorare, con le sue labbra straordinariamente rosse, calde e succose, ogni centimetro del mio viso che riusciva a raggiungere. Dopo la guancia, salì a baciarmi la fronte, mormorando ancora il suo amore per me, con una voce roca e proibita che mi causò una scarica di brividi, difficile da reprimere, aggiunti a quelli causati dai suoi lievi ma intensi baci. In seguito, scese lungo la linea della tempia sinistra, baciando con insistenza e a lungo il lieve avvallamento di questa. Poi ripeté la medesima operazione già precedentemente compiuta sulla guancia destra, sulla sua omonima sinistra, declinò la testa verso la mandibola, baciandola lungo la sua morbida linea, fino alla punta del mento che mordicchiò leggermente, provocando un mio debole ansito, che lo fece sorridere. Ma non mi irritai per questo, anzi, intensificò il mio già alto grado di euforia. Quelli non erano semplici baci, pensai mentre mi sfiorava con la bocca semidischiusa le palpebre tremolanti dei miei occhi ancora serrati, era adorazione. Pura venerazione del mio viso, del mio corpo, del mio essere…di me.

Lo trovai talmente assurdo, che fui preda di un risolino divertito e per metà spezzato di isteria.

I ruoli si erano invertiti, infine. Ora era lui, a dipendere da me. Ma io? Io ero ancora indipendente da lui? Aprii gli occhi lentamente, e mi sentii mozzare il respiro alla vista del suo viso stravolto dall’emozione del momento, il suo petto leggermente ansimante, che produceva sospiri deboli, fuoriuscenti dalla sua bocca dischiusa, i suoi occhi erano diventati liquirizia liquida, lucidi e velati di quella che mi parve passione. Era a pochi centimetri dal mio volto, le nostre labbra si sfioravano appena. Bastava poco per unirle definitivamente, solo pochi millimetri, forse cinque. Alex declinò di poco il capo, e i millimetri divennero quattro, tre…due…uno…la sua bocca toccò la mia, in uno sfiorarsi in modo delicato, e i nostri sospiri affrettati morirono, mischiandosi fra di loro. Quando si scostò da me, entrambi trattenemmo il respiro, annegando l’uno negli occhi dell’altra. Fu allora che mi diedi la risposta, al mio quesito inespresso: si, io ero ancora irrimediabilmente ed irreparabilmente dipendente da Alexander Water, oltre ad esserne follemente innamorata.

Ma questo era solo un dettaglio. Ora più nulla importava, ed io sapevo cosa dovevo fare.

Alex mi sfiorò la guancia, accarezzandomela con il palmo della mano, a cui mi abbandonai, reclinando il capo verso quella morbidezza marmorea.

“ Celine?”

Mi chiamò, senza capire il mio atteggiamento, un cipiglio ancora marcato nella sua espressione ansiosa. Sorrisi inevitabilmente.

Lo sentii trattenere il respiro e la sua mascella si contrasse, un gesto involontario che compiva ogni qualvolta era nervoso o agitato.

Abbassai lo sguardo, incapace di credere a quello che stavo per fare. Ma poi, stringendo i pugni per infondermi coraggio, chiudendo il destro intorno alla sua mano, ancora intrecciata alla mia, puntai gli occhi dorati nei suoi neri, decisa e vidi un lampo di incredulità percorrerli, quando sciolsi gentile la stretta delle nostre mani, avvolsi con entrambe il suo viso e con determinazione, lo baciai sulle labbra, i piedi puntellati sulle punte, per raggiungere la sua altezza.

Non era un gesto particolarmente plateale, né così esasperatamente eclatante. Ogni donna, se voleva, donava un bacio al proprio compagno, almeno tre volte al giorno. Ogni donna, eccetto me. Io, infatti, non avevo mai baciato un uomo di mia iniziativa. Considerando che il mio primo bacio era stato con un vampiro di nome Nathan, di seguito avevo baciato solamente due uomini: Alex e Jordan, l’umano per il quale nutrivo un profondo affetto. Ma nessuno dei due, né Nathan né Jordan erano riusciti a scatenare un decimo delle sensazioni devastanti che un singolo bacio a fior di labbra di Alex riusciva a far sorgere in me.

Eppure, non una volta avevo preso l’iniziativa. Era sempre lui a dare un inizio ed una fine alla nostra coinvolgente maratona di baci. Quindi, quel gesto, per me e, forse, anche per lui, doveva rappresentare molto di più di quello che poteva apparire come il classico, languido desiderio di una donna in preda ad una ventata di dolce lussuria, nei confronti del proprio uomo.

Infatti, dopo il mio bacio casto, dove al temine mi distaccai di qualche centimetro, per osservarlo in volto, compresi che il mio messaggio sottile aveva fatto centro, rispecchiandosi nel sorriso beffardo di Alex, che mi fece sussultare dalla gioia del rivederlo.

Improvvisamente, animato da una nuova speranza, mi cinse i fianchi con le braccia, attirandomi al suo corpo scultoreo, facendolo aderire completamente al mio. In seguito, reclinò il capo verso il mio, travolgendomi in uno dei suoi baci più roventi e passionali, quasi divoratori. Mentre sentivo le sue mani esplorare avide ogni centimetro della mia schiena, affondando di tanto in tanto fra i miei ricci di brace, proprio nel momento in cui gli mordicchiai il labbro inferiore, causandogli un gemito sommesso di piacere, feci scivolare le mie mani dal suo viso, ai suoi capelli, torturandoli come lui stava facendo con me. Poi, gli cinsi il collo con le braccia, attirandolo maggiormente a me. Lo volevo vicino, ancora più vicino. Avevo bisogno di lui più dell’aria, più del sangue, più della vita…anzi, ormai potevo benissimo affermare con convinzione che Alex era la mia unica ragione di vita.

“ Oh, Celine.”

Mormorò roco il mio nome, sospirandolo in un filo di voce, udibile solo alle mie orecchie ipersensibili.

“Alex.”

Ma non potei pronunciare nient’altro che il suo nome, visto che mi trascinò nuovamente sul tappeto soffice e smeraldino del prato, sovrastandomi con il suo corpo virile ed imponente, nonostante la sua sinuosa snellezza. Mi scostò i capelli dal volto, illuminandomi con un sorriso smagliante che ricambiai appena, ancora intontita da quel gesto improvviso.

Le mie gambe si trovavano fra le sue, divaricate e pronte ad accoglierle unite e tremolanti. Forse era stato un bene stenderci comodamente sull’erba, evitando così spiacevoli cadute a causa di ginocchia traballanti. Risi fra me e me, mentre gli scostavo una ciocca di capelli castano chiaro dalla fronte, ancora più ribelli e disordinati dopo il trattamento delle mie dita insidiose, ma mai lo avevo trovato più bello ed affascinante.

Gli sorrisi rassicurante, alzando le braccia per invitarlo ad unirsi ad mio abbraccio, e lui subito rispose al mio richiamo silenzioso, accomodandosi su di me lentamente, senza pesarmi troppo, trafiggendomi con uno sguardo pieno di passione, per poi catturare ancora le mie labbra in un bacio intenso. Mi abbandonai completamente a lui, per una volta senza pensieri né ritorsioni da porgli come accuse indifendibili. Il passato era passato. Ciò che importava, in quell’istante, era il presente. Lui ed io, Alex e Celine, noi, insieme, per sempre.

“ Ti amo.”

Mi mormorò ancora in uno orecchio, mordicchiandone il lobo, un gesto che mi faceva impazzire, ne era cosciente. Infatti, ansimando in preda alle fiamme, con le braccia a circondargli il collo, una mano nei suoi capelli, gli occhi chiusi per assaporare a pieno le sue carezze sul mio corpo febbricitante, le sue labbra sul mio collo, il suo petto a schiacciare il mio, finalmente gli risposi:

“ Anch’io.”

Lui, ritrovando il suo impeccabile autocontrollo, ancora ansimante, il volto oscurato dalla passione, strabuzzò gli occhi come frastornato, i capelli disordinati all’eccesso, il colletto della camicia sgualcito, i muscoli del petto visibili ora al mio sguardo per l’indumento quasi completamente aperto, la croce pendente alla sua catenina in oro bianco puro oscillante per i suoi movimenti, mi domandò con voce parzialmente ferma, ma sempre irresistibile:

“ Cosa hai detto?”

Io gli sorrisi, avvicinandomi al suo viso, incatenando i nostri occhi in una catena invisibile, difficile da districare. Sospirando, gli dissi disinvolta ma con un tono che sapevo essere ammaliante ma profondo nella sua emozione.

“ Ho detto che ti amo.”

Lui rilasciò il respiro che aveva trattenuto durante l’attesa della mia risposta, per poi sorridermi felice e continuare a baciarmi insaziabile, facendomi ridere  allegra per il suo impeto entusiasta.

Scendendo lungo la linea morbida e ben delineata del mio collo, tracciandola con la punta del naso, sentendolo respirare l’odore della mia pelle, baciò la base del petto, scoperta dalla scollatura del top, sfiorando con le labbra il pizzo viola, per poi appoggiare dolcemente e fluidamente il suo capo sul mio seno, un gesto che compiva molto spesso, anche in passato. All’inizio sussultai sorpresa, ma dopo l’iniziale sbigottimento, seguì un’ondata di benessere e dolcezza, che mi riempì il cuore, sciogliendolo con una colata di miele caldo.

Sorridendo e sospirando ad occhi chiusi, lo strinsi ancora di più a me, catturandolo nella presa strangolatrice delle mie braccia intorno al suo collo niveo, accarezzandogli leggera i ciuffi ribelli dei suoi capelli castani, lisciandoli fra le dita, come a riportarli ad un ordine che non avrebbero mai potuto raggiungere. Ma andava meglio lo stesso. Più nulla avrebbe mai potuto turbare la perfezione e l’amorevole idillio della nostra riconciliazione ora, sapevo, definitiva. Sorrisi ancora di più, deliziata ed euforica solo all’idea, rafforzando la stretta su di lui, possessiva.

Una sua risatina sommessa fece vibrare il tessuto che ricopriva l’incavo tra i miei seni, solleticandone la pelle tiepida con il suo fresco sospiro, per poi regalarmi un bacio anche lì, causando una mia risata gioiosa a cui si unì anche Alex che, rialzato di poco il volto, scivolò sul mio corpo baciandomi le labbra ancora increspate in un sorriso con le sue, donandomi un tocco delicato, ma pieno d’amore.

Mi emozionò e mi sconvolse più dei precedenti, ma subito il mio stupore aumentò quando, con decisione e voce ovattata, Alex mi richiamò:

“ Celine?”

Io gli risposi con un mugolio, strofinando la mia guancia con la propria, mentre con lentezza ma con determinazione, la sua mano destra, che stava accarezzando il mio ventre piatto, da lui stesso scoperto dal top, cominciò la sua scalata verso l’alto, arrivando verso la curva del seno.

E quando lo sentii sfiorarlo con le dita, da sopra il tessuto nero, ansimai e gemetti di sorpresa e languore uniti insieme, in un mix che rischiava di mandarmi ben presto nel regno della perdizione, con un biglietto di sola andata.

“ Vuoi essere mia?”

Quelle semplici parole, pronunciate con quel tono seducente ed ammaliatore, mi costrinsero a chiudere gli occhi per ritrovare un minimo di lucidità.

Sorrisi con un tremito emozionato a scuotermi le labbra. Seguii un attimo di silenzio, interrotto solo dai nostri respiri agitati e lo scoccare dei suoi baci sul mio collo, mentre le sue carezze si erano arrestate. Forse voleva attendere pazientemente la mia risposta, prima di ricominciare a stordirmi, a lui spettava la scelta se per farmi desistere dalla mia labile ragione, oppure se per intensificare la mia pazzia, il cui unico centro sul quale ruotava era lui.

Decisi di accontentarlo, anche per strapparlo a quell’agonia che, sapevo, lo stava affliggendo.

Sospirai, accarezzandogli con una mano i capelli, mentre con l’altra giocavo con le sue spalle, creando arabeschi immaginari sul tessuto impalpabile della sua camicia blu notte.

“ Ma io sono già tua.”

Sorrisi sentendolo sbuffare silenziosamente, per poi mordermi dispettoso un lembo di pelle del mio collo. Volevo giocare un po’ con lui, senza farlo arrabbiare, ovviamente.

“ Si, ma…”

Una pausa in cui mi baciò l’angolo della bocca socchiusa.

“ Non completamente.”

Risi fra me e me, sorridendogli ed accarezzandogli, con il palmo della mano con cui torturavo i suoi capelli, la guancia liscia e vellutata, godendo nel sentirlo completamente in mio potere.

“ Cosa intendi con << non completamente>>?”
Sapevo benissimo cosa significasse, non ero così sprovveduta. Ingenua, alcune volte, si, ma non sprovveduta. In quel momento, non riuscii a resistere nel metterlo in difficoltà. E ci riuscii pienamente, visto che, soddisfatta di me stessa, lo vidi contorcere l’espressione in una smorfia, per poi reclinare il viso verso l’altro lato del mio collo, mormorando frustrato e con voce ancora roca, per il desiderio e l’amore ancora leggermente represso dentro di lui.

“ Celine.”

 Ero cosciente che fosse più amore che passione ciò che volesse dimostrarmi, non solo con le parole, ma con i fatti. Del resto, Alex era sempre stato un uomo schietto, impetuoso, indifferente solo alle cose che non lo riguardavano da vicino o che non coinvolgessero esplicitamente quelle che gli erano care, ma per il resto, non era tipo da trattenere a lungo i sentimenti che provava, sia positivi che negativi, dentro di lui. Diceva sempre che sarebbe esploso se, per puro capriccio, un giorno, avesse deciso di rimanere apparentemente impassibile o sordo alle sue vere emozioni. Doveva per forza sfogarle, in qualsiasi modo, senza essere eccessivamente violento. Ed era proprio ciò che desideravo ardentemente. Farlo capitolare, fargli perdere il controllo come lui aveva sempre fatto con me. Volevo sentirlo mio completamente, e avevo buone probabilità di riuscirci, vista la sua reazione.

Preso da un’ondata di puro desiderio, percorse flebilmente tutto il mio corpo, adulandolo con voluttuose carezze. Gemetti per il piacere, mordendomi le labbra per non cedere del tutto. Il suo sorriso tronfio fece fremere tutti i nervi del mio corpo, devoto a lui in modo irreversibile.

Lui si chinò a baciarmi le labbra in un modo che mi tolse anche l’ultimo lembo di razionalità rimastomi. Mossi le mie labbra ad intrecciare le sue, fasciate dal jeans, le mie braccia intensificarono la presa sulle sue spalle, come se lui fosse l’unico porto sicuro in cui sarei potuta sopravvivere al buco nero dell’irrazionalità che voleva inglobarmi nel suo caldo oblio, come quello traspirato dai suoi occhi, che sembravano fondere l’oro dei miei.

Alex si chinò nuovamente sul mio collo, baciando il lobo dell’orecchio e mordicchiandone la punta con i denti, mormorandomi con voce rovente:

“ Fai l’amore con me.”

Lasciai che la sua richiesta, invocata a mo di supplica, entrasse a pieno nella mia mente, elaborandola, analizzandola per poi ripeterla come un disco incantato. Chiusi gli occhi, sorridendo gioiosa, ed ero sicura che se fossi stata ancora umana, a quest’ora sarei arrossita, raggiungendo le soglie di un nuovo color porpora. Fortuna che non avevo più di queste preoccupazioni, anche se il mio cuore muto, ora a braccetto con la mia ragione, non più maliziosa e vendicativa, sembrava cantare di gioia. Lo strinsi sul mio petto, in un abbraccio che valeva tanto quanto i nostri sentimenti…indissolubile, eterno, infinito…il nostro.

Amore, non sesso. Sospirai ancora contenta ed euforica, per quella nuova e deliziata consapevolezza. Come era cambiato, Alex. Chissà se grazie anche a me. Ma ora non volevo pensarci. Non era importante.

“ Non ancora. Più avanti, magari.”

Gli sussurrai di rimando, sorprendendomi del mio stesso tono seducente e roco, così simile al suo, ma più suadente, tanto da farlo rabbrividire. Il mi sorriso si allargò ancora. Alex strofinò la sua fronte sulla mia, baciandomi la punta del naso e le labbra. Lo sentivo fremere e mantenere il controllo di sé. Quando si staccò sospirò, allontanandosi di poco da me.

“ Perché? Non mi credi? Pensi ancora che voglia portarti solo a letto?”

Mi pose queste domande velocemente, con voce più controllata, più lucida, ma pur sempre morbidamente sussurrata. Era ansioso, voleva conoscere i miei pensieri. Lo accontentai, senza nemmeno pensarci. Non volevo procurargli altro dolore con dubbi irrisolti.

“ No. Lo so che mi ami. L’ho sentito.”

Gli rivelai, scostandogli una ciocca di capelli dalla fronte. Ed era vero. Lo avevo percepito attraverso le sue carezze, le sue attenzioni, i suoi baci…anche lì, le parole erano inutili. Il sentimento che provavamo l’uno verso l’altro era così viscerale, così potente, così soave da non poter esprimere solamente attraverso l’uso del linguaggio umano. Ma era così semplice da sentire, capire, ascoltare, odorare con i nostri occhi, le nostre mani, la nostra pelle, i nostri odori, le nostre labbra…semplicemente, noi eravamo il nostro amore. Perché ci era voluto così tanto da capire? Non sapei spiegarmelo, ma preferii non indugiare ancora sui miei pensieri.

“ E allora, perché? Non ti piaccio?”

Mi domandò, inarcando un sopracciglio scettico lui stesso delle sue parole. Risi spontanea e sonoramente, avvertendo in lontananza uno stormo di uccelli volare spaventato. Stavo riprendendo il contatto con la realtà. Buon segno, almeno per la mia salute mentale.

Lo sentii sorridere con me. Addio realtà circostante, ben ritrovato mondo di Alex.

“ Stupido, cosa dici? Sei così dannatamente attraente e sexy. Come posso solo pensare di resisterti?”

A quella domanda retorica ed ironica, lui rispose con un guizzo eccitato negli occhi assetati, abbassandosi nuovamente su di me e sussurrarmi sulla pelle del viso.

“ Allora non farlo.”

Si chinò a baciarmi insistente le labbra.

“ Amami, Celine. Amami e sii mia, per sempre.”

Quelle parole mi riempirono di dolcezza e per un attimo, complice le sue carezze sul mio fianco e sulla mia coscia, che ora stavano diventando più audaci, avanzando sempre di più verso luoghi proibiti, fui tentata di cedere all’impeto della sua passione. Ma non era ancora il momento adatto. Dovevamo chiarirci, parlare, spiegarci e poi, dopo, ci saremmo uniti completamente. Così, a malincuore e con riluttanza, interruppi il nostro bacio, accarezzando le sue labbra con le mie, per poi alzarmi dal suo corpo che rotolato di fianco, sull’erba soffice, si pose immediatamente davanti a me, cingendomi la vita con entrambe le braccia, entrambi eretti e perfettamente coscienti, o quasi, della situazione.

“ Dammi un buon motivo per cui non dovremmo farlo ora? Ci amiamo, perché aspettare!?”

Per lui era tutto così semplice e forse lo era davvero, o forse no. Ero confusa, e volevo essere decisa e sicura  quando avrei scelto con piacere di essere sua anche nel corpo.

Lui sembrava aver letto tutto nei miei occhi, tanto che sospirò sorridendo amaro ma dolce come il suo profumo, ormai impresso su di me, come il mio, unendo le nostre fronti, in un gesto che gli sembrava abituale.

“ Ho capito. Aspetteremo, come vuoi tu. Vorrà dire che il piacere sarà ancora più dolce, quando consumeremo finalmente il nostro atto.”

Risi, imbarazzata da quelle parole maliziose.

“ Ma cosa dici!? Sembra che tu stia parlando di mangiare un dolce.”

Alex rise e la sua risata gioiosa mi entrò nei polmoni, riempiendoli di aria pura.

“ Si, in effetti, tu sembri tanto ad un dolce.”

“ Ah, davvero? E cosa sarei, sentiamo?”

Lui mi studiò attento, per attimi che mi parvero un eternità, per poi puntare lo sguardo serio nel mio, aprendosi nel sorriso beffardo che mi faceva sempre fremere di languore e desiderio.

“ Una fragola.”

Concluse sommesso, per poi avvicinarsi con passo cadenzato e stringermi al suo petto, accarezzandomi i ricci scarlatti.

“ Una fragola ricoperta di cioccolato e panna. Tutta da gustare.”
Disse baciandomi la fronte e le labbra.

“ Tutta da leccare.”

Continuò a sussurrarmi, sempre più suadente, sempre più roco, attuando le parole con i fatti, leccandomi con la lingua tiepida un lembo della guancia destra, facendomi rabbrividire di piacere.

“ Tutta da mordere.”

Disse, mordendomi il lobo dell’orecchio, per poi risalire nuovamente, poggiando il suo viso sul mio capo, strofinando la sua guancia sui miei ricci, come se nulla fosse successo. Mi faceva impazzire.

Lo strinsi a me, ancora sconvolta, sentendolo ridere allegro e soddisfatto, mentre io sbuffavo, ma per poi sorridere divertita.

“ Ti amo.”

Gli dissi, baciandogli il petto, la dove era il suo cuore.

“ Sei il centro del mio universo, Celine.”

Fremetti a quelle parole e se avessi potuto, avrei pianto di felicità.

Mi sciolsi gentilmente dal nostro abbraccio, incatenando le nostre mani con le dita. Gli accarezzai con le dita gli incavi violacei delle sue occhiaie e le sue palpebre pesanti, oscurate da iridi nere.

“ Hai sete.”

Lui annuì a malincuore. Sospirai amareggiata. Lui si nutriva di esseri umani. Dovevo lasciarlo andare. Non potevo certo farlo morire di fame, ammesso che fosse possibile.

Feci per sciogliere la nostra stretta, ma lui me lo impedì, portandomi un braccio dietro le spalle, i nostri visi a pochi centimetri di distanza.

“ Stasera offri tu. Cosa c’è nel menù di oggi?”

Per un attimo non compresi il suo discorso, ma poi, quando mi indicò con un cenno del capo la foresta, gli sorrisi felice ma ancora incredula. Gli cinsi, a mia volta, la vita con un mio braccio, la mano di quest’ultimo appoggiato sul suo fianco, mentre ci avviavamo ancora occhi negli occhi nei meandri della foresta quasi oscura, per via della sera calante.

“ Uhm…beh, ci sono cervi, alci e più in là, lungo i confini a nord, dei puma niente male, senza contare i grizzly.”

Lui mugugnò come in meditazione, poi mi sorrise, intensificando la stretta e accarezzandomi con l’indice della mano il profilo del mento, discostandomi un riccio dalla guancia.

“ Vada per i grizzly.”

Io risi, correndo con lui verso un nuovo futuro, finalmente, insieme.

 

 

Angolo dell’autrice.

 

Buanaseeeeeeeeeeeeeeeeera!!!! Si si, lo so, lo so!!! Che fine hai fatto????? Vi starete chiedendo in tanti, ebbene chiedo umilmente perdono!!! La scuola, nonché il benedetto quinto anno di liceo scientifico mi ha incastrato!!! Sapete da quanto tempo volevo finirlo questo cap??? Ufff, una fatica solo per scrivere una pagina. Un po’ i compiti, un po’ mia mamy che mi chiama, anzi, mi urla: “ VAI A STUDIARE! SEMPRE A SCRIVERE VICINO A QUESTO COMPUTER!” Quindi, vi lascio immaginare!!! Ma io non mi arrendo!!! Il prossimo cap, già in produzione, sarà ancora più bello!!! Ebbene si, amici ed amiche, sarà l’ultimo! Ma poi ci sarà l’epilogo e infine ci saluteremo, ma solo per questa storia!!! Ce ne saranno altre, ancora più belle ed emozionanti!!!

Allora, passiamo alle recensioni:

Luisina: Ma Luisina, cara, a me lo dici??? Le settimane tragiche ci sono state e ci saranno, ma io rimarrò sempre qui, a farvi emozionare e spero anche tu, con le tue meravigliose storie e con le tue recensioni!!! Allora, innanzitutto, grazie mille per i tuoi complimenti!!! Oh, mi fai arrossire!! ^///^

Sei un tesoro!! Si, all’inizio Celine è un po’ ambigua, ma poi riesce a farsi volere bebe da tutti, persino da noi (mi includo!XD) che leggiamo le sue bislacche congetture da ragazza innamorata! Spero ti sia piaciuto anche questo cap ricco di passione ed amore vissuto a 10001%!!! AAAAAH, io ADORO le storie così…così…TRAVOLGENTI, non saprei definirle in altro modo!!! E tu, invece, cosa ne pensi??? Fammi sapere al più presto!!! Bacioni, Fuffy91!!!^___^

Weepsiewolf: Piccola Weepsie!!! Sono così felice di risentirti! Mi sei mancata tantissimissimo!!! Praticamente, a quanto ho potuto capire, la tua è una mission impossibile leggere la mia storia!!! Lo so, è lunga, ma ne vale la pena, no? Attenta a non farti mettere in punizione, però!!!^^ Ti è piaciuto il mio cap precedente, cmq, vedo!!! Bene, bene!!! Immagino, allora, quest’altro!!! Non credo di essere stata smielata, però spero ti sia piaciuta la scena d’amore fra Celine ed Alex!!! Fammelo sapere!!! Bacioni, Fuffy91!!!^___^

P.S. Bambolina è Alice, zolletta di zucchero è Nessie, zuccherino è Bella, pasticcino è Edward, Barbie cara Rosalie, fiorellino Esme, Carlisle non ha soprannomi, Emmett orsacchiotto, cucciolotto Jacob e Jasper biondino!!! Spero di averti tolto dall’impiccio di incasinarti con i soprannomi!!! Baci baci!!!

 

Ed ora un mega grazie a tutti coloro che mi seguono, mi hanno messo tra i preferiti, mi leggono, ai nuovi e ai vecchi, insomma!!! Bacioni a tutti voi!!! A presto, si spera!!! Baci baci, sempre vostra Fuffy91!!!

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo12

Celine.

 

 

Appoggiata al tronco di un faggio, osservavo ammirata Alex gustare il sangue di un grizzly intontito e ormai morente, per poi mollare la sua carcassa al suolo erboso, i cui fili d’erba brillavano dei riflessi argentati della luna piena nascente, nel cielo buio della prima sera, dove alcune stelle diamantine cercavano di risplendere, per superare la coltre di nubi che le celavano, dispettose. Ma queste si diradarono, al cospetto del viso perlaceo della loro sovrana notturna, i cui raggi argentei investirono il volto di Alex, una volta voltatosi nella mia direzione, travolgendomi con quel sorrisino beffardo che mi faceva fremere incontrollata, ogni qualvolta nasceva sulle sue labbra vermiglie. I suoi capelli color cioccolato a latte sembrarono ricoperti da strisce di brillanti e la sua pelle risplendeva di una luce evanescente, conferendogli un’aria quasi eterea, risaltata dai suoi abiti scuri, che intensificavano quel pizzico di mistero che lo caratterizzava, unito al suo fascino indiscusso di “bello e dannato”.

Ma la cosa che mi sconvolse di più, furono il colore particolare che assunsero le iridi dei suoi occhi dal taglio particolare. Di un castano scuro che si avvicinava al nero, con le prime pagliuzze dorate a contornarne gli angoli, in piccoli frammenti preziosi. Aprii la bocca piacevolmente meravigliata: erano bellissimi, tanto da apparire reali, quasi umani. Lo immaginai per un attimo con le iridi completamente dorate, e mi accorsi che il risultato sarebbe stato ancora più abbagliante. Sorrisi. Di questo passo, l’attesa di una tale magnificenza non sarebbe stata tanto lunga. Un paio di mesi, e sarebbe diventato un vampiro vegetariano fatto e finito.

Risi tra me e me, al ricordo del suo primo assaggio ad un alce malcapitato sotto ai loro sguardi predatori. Aveva distorto la bocca in una smorfia buffissima, a metà tra lo stupore e il disgusto, facendomi ridere a squarcia gola. Il sapore del sangue animale era più primitivo di quello umano, meno fragrante ed appetitoso, lo sapevo bene. Ma col tempo, lo avevo tranquillizzato, si sarebbe abituato al loro nettare, apprezzandone maggiormente la qualità. Almeno riusciva a mantenerlo in forze, e questo avrebbe dovuto servirgli per rincuorarsi. Infatti, mi sorrise annuendo alle mie parole, per passare ad un cervo poco lontano da un aggregato di rocce morbide di muschio, poi, a ben tre grizzly destati dal loro sonno. Di questi, ne era stato molto più compiaciuto, e li aveva gustati a pieno, fino all’ultima goccia. Era davvero molto affamato.

Persa nei miei recenti ricordi, non mi accorsi immediatamente della vicinanza di quello che, finalmente, potevo definire a pieno il mio compagno, fin a quando non avvertii il tocco morbido e caldo, per l’appetito appena saziato, delle sue labbra sulle mie, che mi causò un sussulto sorpreso, per poi, con un sorriso interiore sbocciato nel mio animo gioioso, circondargli il collo con le braccia, ricambiando con ardore la sua tenera attenzione.

Fu lui ad interrompere il nostro bacio, accarezzandomi la guancia con il dorso delle dita, con un’espressione nuova ad illuminargli gli occhi: sembravano, si, davvero trasparire amore.

Gli sorrisi felice, e lui fece lo stesso, baciandomi dispettoso la fronte con le labbra socchiuse, marchiandola con il loro tiepido tepore.

“ Mi sono accorto, che ti estranei molte volte dal resto del mondo, chiudendoti nei tuoi pensieri. Come mai?”

Io scrollai le spalle, disinvolta.

“ Non lo so. Immagino, faccia parte di me, conferendomi un fascino particolare.”

Lui rise squillante, facendo vibrare la foresta con il suo tintinnio di campane festose, come anche il mio cuore, che sobbalzò, per poi ritornare alla sua naturale quiete.

“ Si, si, fascino…diciamo pure che sei svampita.”

Rise ancora e, a malincuore, mentre mi discostavo da lui, tempestandogli il petto di pugni, irritata, non potei fare a meno di unirmi alla sua risata.

Ancora scossa dagli ultimi sussulti di riso incontrollato, avvertii nuovamente le sue braccia intorno al mio corpo, accarezzandomi la schiena languidamente con l’intero palmo delle sue mani, e infrangendo il proprio respiro fresco e dolciastro sul mio orecchio destro, soffiando sui ricci che lo ricoprivano, facendomi vibrare di piacere e delizia. Mi strinsi al suo petto scolpito, solleticandogli il collo con la punta dei ricci selvaggi, affondando il viso sorridente e beato, nel triangolo di pelle scoperto dai lembi della camicia, giocherellando con la croce argentata della sua catenina, facendola tintinnare fra le mie dita di marmo, mentre il mio olfatto si riempiva del profumo dolce-amaro della sua pelle levigata e di quello di pelle della sua giacca.

Sospirai lenta, socchiudendo gli occhi. Il paradiso non poteva essere tanto diverso dal venire stretta in un abbraccio di Alex. Sembrava come se i nostri corpi fossero stato creati per completarsi a vicenda, legandosi in una maniera perfetta ed indissolubile.

“ Non lo sono.”

Dissi in un mormorio, dopo attimi eterni.

“ Uhm?”

Mugugnò lui, rapito, come me, da chissà quali indefiniti pensieri.

“ Non sono svampita.”

Lui rise sommessamente, facendo vibrare anche il mio petto, talmente era incollato al suo.

“ No, non lo sei.”

Mormorò con quel tono proibito che mi causò una scarica di brividi lungo la schiena, che continuava ad accarezzare, instancabile o forse, incapace di trovare la forza per smettere.

“ Però…” una pausa, in cui mi baciò passionale la tempia destra, continuando il suo discorso, soffiandomi ogni parola sul lobo dell’orecchio, sfiorandolo con le labbra: “ …un po’ strana, lo sei.”

Disse, sorridendo e solleticandomi la pelle del collo, che era sceso ad adulare in tanti piccoli baci, come per distrarmi o, più semplicemente, per portarmi, a poco a poco, sull’orlo della pazzia, con i suoi denti perfetti.

“ No.”

Biascicai, riportando la testa all’indietro, per dargli un maggiore accesso, lungo il corso della mia gola.

“ Non è vero.”

Alex continuò la sua opera di seduzione, tenendomi avvinta a lui, e portando le sue mani a stringere saldamente la mia vita, portandomi ad inarcare il mio corpo verso il suo, febbricitante e splendido, nella sua virilità.

“ Non è vero, cosa?”

Mi chiese, in seguito, con voce velata da un desiderio malamente celato, baciandomi l’incavo tra i seni, coperto, a mala pena, dalla scollatura del top.

Ansimai, in preda alle fiamme che, con ogni suo tocco, appiccava dentro di me. Mi sentii trascinare giù, in un universo buio che minacciava di inghiottirmi in un vortice di irrazionalità, strascicato da un manto rosso di sensi voluttuosi, come i baci sapienti che le sue labbra erano in grado di produrre, aggrappandomi ai suoi capelli, stringendoli tra le dita, come unica ancora di salvezza.

“ Non sono strana.”

Lui sorrise, risalendo sul mio petto, che baciò tre volte, seguendo una linea immaginaria, che portava direttamente alle mie labbra, passando dalla gola, che mordicchiò delicato, e la punta del mento, che sfiorò appena, inondandola con la dolcezza del suo respiro.

“ No.”

Convenne con me, assecondandomi nel poco barlume di razionalità che mi teneva con i piedi lontani dalle nuvole d’oro che sembravano annebbiarmi i sensi.

Ma queste si intensificarono quando aprii gli occhi serrati, per assaporare meglio le esaltanti sensazioni che lui sapeva scatenare nel mio essere, ad incontrare i suoi accesi di una intensità insostenibile. Era passione mescolata ad amore. Un mix esplosivo, a cui non avrei potuto resistere a lungo, ne ero pienamente cosciente.

Mi riportò in posizione eretta, scostandomi appena da lui, solo per attraversare il mio corpo con uno sguardo infuocato, che avrebbe fuso anche l’acciaio più resistente. Che speranze avrebbe potuto avere il sottile strato di gelo che avvolgeva, senza volerlo, il mio cuore muto da anni?

La risposta era superflua, ma arrivò lo stesso, quando la sua bocca catturò la mia in un bacio affamato ed esigente, ma tanto, tanto dolce, in un ossimoro contraddittorio.

“ Sei bellissima. No, che dico? Sei più che bellissima. Sei una dea. Una splendida dea, scesa sulla terra per rapirmi il cuore, la mente, l’anima dannata…tutto me stesso. Ma non m’importa. È quello che ho sempre desiderato. Essere tuo, solamente tuo.”

Mi rivelò in un soffio rovente, con quella nota proibita nella voce vibrante di desiderio, che minacciò di destabilizzarmi definitivamente.

“ E tu, sei mia. Mia. Oh, Celine, mia Celine. Ti amo così perdutamente, che farei qualsiasi cosa per te. Ti amo, ti amo e ti desidero immensamente.”

Lo abbracciai, per tranquillizzarlo, per placare il tornado di emozioni che minacciava di travolgerlo.

In quell’istante, mi sembrò così vulnerabile, così dolce, così appassionato, così splendido da farmi credere di essere finita in un sogno irrealizzabile. Mai, mai avevo visto Alex così bello, così perfetto, e né tanto meno lo avevo sentito…così…mio.

Mi sconvolsi per quel pensiero egoista e possessivo, ma in seguito mi ricredetti. In fondo, cosa c’era di male nel volere appartenere e concedersi completamente alla persona amata? E, allo stesso tempo, se questa, a sua volta, volesse appartenere a te, senza riserve, senza problemi di sorta, senza alcuna inibizione, solo ed unicamente per amarti a pieno, con tutto il suo essere, era forse da rifiutare o condannare? No di certo. Amare significava donare. E io volevo donare tutta me stessa ad Alex, e ricevere in ugual modo tutto sé stesso, come lui così generosamente e così devotamente stava affermando, stretto in un mio, un suo, un nostro abbraccio.

Perché? Beh, la risposta era così ovvia da risultare quasi inutile.

“ Ti amo, Alex.”

Sussurrai, lo stesso, in un sussurro che solo lui avrebbe potuto udire.

Lo sentii sussultare e guardarmi stupito, per ricambiare il mio sorriso.

“ Ti amo anch’io, Celine.”

Mi baciò ancora, questa volta con meno ardore, ma con così tanta tenerezza da costringermi a commuovermi, se solo avessi potuto. Ma al momento, solo il mio cuore sembrava lacrimare di felicità, la stessa che mi costrinse a stringermi a lui con un nuovo impeto, accarezzandogli i capelli e le spalle, mentre lui imitava i miei gesti, avvolti nel cuore di una notte buia e senza stelle.

 

 

Bella.

 

Erano trascorse più di due ore, da quando avevamo lasciato Celine nel bosco, per avventurarsi da sola verso il suo destino, che l’avrebbe condotta dritta dritta nelle braccia di Alex, almeno a detta di Alice, l’improvvisato Cupido, disposto a tutto pur di vedere una nuova coppia sbocciare come un fiore di primavera, dopo il freddo inverno.

Mi dondolai sul morbido dondolo che Esme aveva comprato per Renesmee, durante i suoi pisolini pomeridiani, all’aria frizzante dell’estate, tamburellando agitata ed accigliata le dita sul bracciolo in ferro grigio e battuto, facendolo scricchiolare, forse per l’impeto mal celato.

Accanto a me c’era ovviamente Edward, intento a leggere un libro che, sapevo, conosceva a memoria, parola per parola, con l’interesse della prima volta, sorridendo rilassato, con le gambe incrociate in una posa tipicamente maschile, ma elegante, come quella di un aristocratico in un salotto vittoriano, i capelli ramati, folti e naturalmente disordinati, smossi dal venticello serale, e illuminati dalla luce giallastra della lanterna appesa mollemente sopra la sua testa, alle travi in legno bianco del portico. Ai nostri piedi c’era Nessie, intenta a suonare Per Elisa di Beethoven, su una tastiera elettronica, arrangiata da suo padre, che le aveva insegnato a suonare quel brano a soli tre anni. Era il suo preferito, oltre a quello della mia ninna nanna, che preferiva ascoltare tra le mie braccia, mentre Edward gli dava vita con le sue dita che scivolavano invisibili, sui tasti bianchi e neri del suo adorato piano.

“ Papà, nella seconda strofa c’è un do forte o debole? Non lo ricordo.”

Gli chiese, attirando la sua attenzione, tirando un lembo del suo pantalone grigio perla con la mano sinistra.

“ Debole, tesoro.”

Le disse, accarezzandole la mano con cui lo avevo stretto, ricambiando il suo sorriso di gratitudine, senza guardarla.

Ma Nessie non se la prese, e continuò a deliziarci con le note di quella dolce musica. Sospirai, cercando di rilassarmi, ma non ci riuscii. Guardai nuovamente Edward, l’immagine della perfezione e della tranquillità, mentre sfogliava un’altra pagina di quel libro antico, dalle pagine consunte dal tempo, passando alla lettura di quella destra che doveva essere la centesima.

Sospirai nuovamente, portando il capo verso il morbido schienale del dondolo, dai giochi a fiori bianchi e rossi, e nel vedere quel colore così acceso, la mia mente navigò nel ricordo dei ricci ribelli e di brace di Celine. Sospirai ancora, preoccupata per la sua sorte. Chissà come stava? Perché non tornava? Più queste domande si affollavano dentro di me, e più la mia ansia cresceva.

Avvertii qualcosa di morbido e tiepido avvolgere la mia mano sinistra, abbandonata mollemente sui cuscini del dondolo. Non abbassai lo sguardo per controllare cosa fosse, ma strinsi la mano di Edward nella mia, cercando di smorzare la mia tensione nell’intreccio delle nostre dita.

Mi voltai per incontrare i suoi occhi di topazio che si accesero di tenerezza, mentre mi baciava con un tocco delicato il dorso della mano che aveva catturato nella sua, senza alcuna difficoltà, sorridendomi sghembo mentre mi attirava al suo petto marmoreo e ricoperto da una leggera camicia color oltremare, accarezzandomi la schiena in un movimento lento ed ipnotico. Mi abbandonai alle sue carezze, cercando di rilassare i muscoli tesi che lui, così generosamente, cercava di sciogliermi, sospirando con gli occhi socchiusi.

“ Stai tranquilla. Non c’è alcun motivo di preoccuparsi.”

Le sue parole, pronunciate con quel tono suadente, ebbero l’effetto di una doccia fredda sul calore che a poco a poco si stava insinuando dentro di me, grazie anche al suo contributo, attanagliando nuovamente il mio animo, in una nuvola di ritrovata preoccupazione.

“ Lo dici tu. Ma, non vorrei che Celine fosse costretta a subire una nuova delusione, da parte di Alex. So che ne soffrirebbe ancora di più delle altre volte.”

Ero convinta delle mie parole. Nonostante la forza d’animo che Celine aveva sempre dimostrato, non poteva nascondere quel velo di fragilità che sembrava ricoprirla con una pellicola sottile ed indelebile, mascherata dal suo sorriso smagliante e birichino. E il suo potere Specchio ne era la prova più tangibile. Uno scudo impenetrabile quanto delicato, che la proteggeva dagli attacchi mentali di qualsiasi genere. Ma mi domandavo se potesse trarla in salvo anche dalla potenza travolgente della sensualità che quel vampiro dagli occhi di rubino e i capelli color cioccolato a latte, sembrava emanare ad ogni suo lieve sorrisino beffardo. Guardai Edward di sottecchi, mentre lui continuava a leggere il suo libro, imperturbabile e rilassato, intento ancora a rincuorarmi con i suoi tocchi teneri, lungo il corpo in tensione, e mi chiesi se fosse stato lui al posto di Alex ed io a quello di Celine, sarei riuscita a resistergli?

Sorrisi e scossi la testa, assaporando l’odore traspirato dalla sua pelle liscia come la seta. No, sicuramente no.

Anche se diverse, sia nel carattere che nel fisico, sentivo che io e Celine non eravamo poi così incompatibili. Proprio le nostre palesi diversità, ci avevano permesso di istaurare un legame d’amicizia ed un’ empatia così forte, ed ero convinta che avrei sofferto con lei se Alex avesse tramutato la sua frizzante felicità in un dolore lancinante che l’avrebbe divisa in mille frammenti.

Sospirai ancora, ansiosa ed affranta.

“ Bella, rilassati. Andrà tutto bene.”

Mi mormorò Edward dolcemente, baciandomi il centro della testa e la tempia che gli porgevo inconsapevole, continuando a ricoprirmi di carezze il busto.

“ Come fai ad esserne sicuro?”

Biascicai, ricambiando le sue attenzioni, quasi automaticamente, accarezzandogli a mia volta il petto lievemente e baciandogli il collo con le labbra socchiuse.

“ Alice lo è, ed io mi fido delle sue visioni.”

Lo osservai, ancora scettica.

“ Le sue visioni sono labili, lo sai benissimo quanto e più di me.”

Costretto, con un sospiro, a riporre il libro sul tavolino in ferro battuto e di forma ovale, abbinato al dondolo, mi strinse con entrambe le braccia la schiena, attirandomi ancora di più a sé, baciandomi tenero e rassicurante le labbra contratte, finché non le rese molli ed abbandonate alle sue, così delicate e calde nella loro morbidezza. Con un nuovo sospiro flebile, fuoriuscito dalla mia bocca direttamente dal mio petto, ora più illanguidito dal benessere che solo Edward poteva trasmettermi, con i suoi baci da maestro e i suoi sorrisi che mi facevano fremere lungo tutte le mie terminazione nervose, tenendomi ancora incollata al suo petto, mi disse, con le labbra attaccate alla mia guancia:

“ Si, ma questa volta la piccola peste ha ragione. I pensieri di Alex non erano mai stati più determinati ed irremovibili da quando ho avuto la possibilità di udirli, e quelli di Celine erano fiduciosi e sereni, quando l’abbiamo lasciata nel bosco.”

Continuò, accarezzandomi il viso con l’intero palmo della mano destra, infondendomi positività e fiducia attraverso il suo sguardo intenso e brillante di acque dagli abissi dorati, dove era sempre un piacere affondare, perdendomi in universi di pura dolcezza.

“ Quindi basta essere così pessimista. Vedrai, sono sicuro che presto li vedremmo sbucare ridenti ed abbracciati dal folto della foresta, più uniti che mai.”

Concluse, con un guizzo divertito negli occhi, che si increspò in un sorriso sulle sue labbra, illuminando anche il mio.

Ma si, aveva ragione lui. Non c’era alcun motivo di essere così drastica nel dare giudizi negativi. Dopotutto, nello sguardo sia di Alex che di Celine, non avevo mai visto davvero disprezzo e disgusto, ma solo un sentimento passionale e represso, mascherato dal loro orgoglio.

All’improvviso, prima che potessi dare voce ai miei pensieri, invalicabili per la mente acuta e brillante di Edward, Alice si volatilizzò dal nulla, mentre la porta a vetri del portico, sbatté con un tonfo sordo, dietro di sé, si gettò su di lui, arruffandogli i capelli con aria impertinente.

“ Piccola peste a chi, eh? Guarda che io sono un genio, in fatto di dichiarazioni d’amore e nel combinare incontri improvvisi.”

Edward si scrollò le sue braccia di dosso, scostandomi gentilmente da sé, con un sorriso, che investì anche Alice, mentre se la trascinava sulle sue ginocchia, torturandole i capelli come lei aveva fatto prima con lui. Il risultato fu delizioso per entrambi.

“ Smettila subito!”

Gli intimò, mentre entrambi ridevano contenti, istaurando una lotta a suon di cuscini e capelli da scompigliare ancora il più possibile. Venni coinvolta anche io in quella lotta fra bambini mai cresciuti, mentre Nessie, ridendo contenta, era corsa sul prato, in direzione di due sagome che si intravedevano tra due abeti imponenti, nascosti da cespugli di bacche profumate.

“ Ssssh, ferme, per favore.”

Ci intimò Edward attento, con i capelli completamente sparati da tutte le parti, la mano destra a bloccare il polso di Alice, pronta a colpirlo in pieno viso con un cuscino, quella sinistra sulla mia spalla, per trattenermi dal costringerlo a reclinare il capo, tirandolo per i capelli, per renderlo maggiormente mira della sua prossima cuscinata.

Lo vidi concentrarsi sul punto in cui Renesmee stava correndo veloce, per poi fermarsi, le guance rosse per il piacere della scoperta e il sorriso sfavillare alla luce della luna nascente.

Il sorriso di Alice, mentre si ricomponeva, gettando il cuscino sul dondolo, che rotolò verso l’angolo opposto, con un balzo aggraziato, atterrò sul pavimento in parche bianco, la gonnellina del suo vestitino rosso svolazzante, le mani dietro la schiena, intrecciate in una posa da bambolina  di porcellana, trovò un’eco sibillino in quello di Edward, che investì prevalentemente me.

Prendendomi fluidamente fra le braccia, mi aiutò a mettermi in piedi e anche il mio sorriso si allargò, quando vidi Celine ed Alex attraversare i cespugli di more e bacche, avvinti in un abbraccio intenso, sorridenti e ridenti. Una parola per descriverli: innamorati.

Renesmee si gettò letteralmente fra le braccia di Celine, che distaccatasi da Alex, la fece roteare in aria, ridendo con lei.

“ Ciao, zolletta di zucchero. Ti sono mancata?”

Le chiese, negli occhi una luce di pura felicità.

Nessie annuì sorridente, affermando gioiosa.

“ Si, tantissimo.”

Detto questo, le circondò il collo con le sue braccia piccole ed esili, almeno solo in apparenza, i capelli raccolti in una coda alta, che scendeva in mille boccoli ramati, più scuri rispetto al colore acceso dei ricci stretti ed indomabili di Celine, che ricambiò la stretta sincera.

Poi, il suo sguardo dorato si concentrò sul nostro trio e facendo discendere Renesmee dalle sue braccia, ma tenendola per mano, ci salutò sorridendo birichina. Quel sorriso sciolse tutti i residui della mia infondata ansia. Aveva ragione Edward, non c’era nulla di cui preoccuparsi.

“ Ecco i tre cherubini. Avete riposto arco e frecce, piccole canaglie?”

Ci chiese ironica, causando un risolino in ognuno di noi.

“ Come se ne fossi rimasta scontenta.”

Disse sbuffando, falsamente offesa, Alice.

Celine, cingendo la vita di Alex e perdendosi in uno dei loro sguardi intensi e roventi, ora condivisi da entrambi, ancora sorridente, disse:

“ No, non posso affermarlo. Suonerebbe falso.”

Alex, quasi incapace di resistere a quella vicinanza, senza dire nulla, la baciò con passione e dolcezza, distaccandosi quasi subito, di malavoglia, forse per rispetto alla presenza di Nessie, che corse da me, abbracciandomi contenta.

Poi, osservandoci di nuovo con quello sguardo spumeggiante di felicità, ci disse in un sussurro che, grazie al nostro udito ipersensibile, riuscimmo pienamente a cogliere, mentre abbracciava ancora Alex, amorevole.

“ Grazie.”

“ Figurati.”

Disse Alice, sventolando una mano in segno evidente di ironica spavalderia.

“ Allora? Ora cosa facciamo?”

Domandò, guardando sia me che Edward, che sorrise a chissà quale suo pensiero diabolico ed imprevedibile.

“ Io direi di festeggiare.”

Risuonò la voce entusiasta di Emmett, che cingeva la vita di Rosalie, davanti a lui, appoggiata al suo petto vigoroso, annuendo convinta alla sua proposta. Entrambi erano seduti sui gradini del portico e sopra di loro c’erano anche Esme, che sorrideva felice e Carlisle, che le cingeva le spalle con un braccio, anche lui sorridente di una ritrovata e semplice serenità.

Jasper scese con un movimento leonino i gradini del portico, superando la coppia posta su di essi, per poi raggiungere Alice e baciarle una guancia, mentre lei ricambiò la sua attenzione, baciandogli un braccio, poche spanne sotto la spalla,  dove riusciva ad arrivare. Lui le sorrise e le cinse le spalle con entrambe le braccia, cullandola per un attimo eterno, solo loro.

“ Si, è un’ottima idea!”

Esclamò entusiasta Celine, gli occhi dorati brillanti di entusiasmo.

“ Andiamo a ballare.”

Propose subito Alice, raggelando automaticamente il mio sorriso. Edward emise un risolino divertito, in risposta alla mia reazione spontanea. E la cosa peggiore fu vedere il sorriso eccitato e luminoso di Celine allargarsi ancora di più in modo delizioso ma, per me, fonte dell’inevitabile catastrofe.

“ Si, splendido. Facciamolo!”

Emisi un involontario sospiro di rassegnazione, mentre Edward mi cingeva la vita da dietro, cullandomi e baciandomi il collo, sorridendomi comprensivo. Ricambiai debolmente e lui rise nel mio orecchio.

Proprio allora, Nessie sbadigliò sonoramente, strofinando il viso sulla mia maglietta, stringendomi le gambe fasciate dal jeans scuro. Tutti, me inclusa, sorridemmo e la guardammo inteneriti.

“ Credo che la piccola abbia sonno.”

Disse Esme, il tono della sua voce come miele caldo.

“ è stata una lunga giornata.”

Aggiunse Rosalie, appoggiando il viso sul braccio di Emmett, che le scostò una ciocca di capelli biondi dal collo, per poi accarezzarglielo.

“ Vieni, tesoro.”

Le mormorai, afferrandola per le braccia e lasciando che si aggrappasse a me, come una scimmietta assonnata e bisognosa di coccole.

“ Ora la mamma ti porta a nanna.”

Le dissi, mentre lei protestava debolmente, già ad occhi chiusi.

“ Papà.”

Sussurrò, implorandolo ed afferrandogli il colletto della camicia, toccandogli una guancia con una mano, trasmettendogli i suoi desideri. Edward le sorrise dolce e comprensivo.

“ No, sei troppo stanca. Domani, magari.”

Le disse, baciandole la guancia visibile al di sopra della mia spalla, accarezzandogliela, poi, con le dita della mano sinistra.

“ Sogni d’oro, angelo mio.”

Lei gli sorrise e mugugnò una risposta, per poi crollare in un sonno profondo.

Sorridendo, la portai in camera di Edward, e prima di richiudermi la porta alle spalle, aspettai di vederla stringersi nelle coperte dorate del letto a due piazze, sorridendo appagata, le guance tinte di un rossore di piacere infantile.

Appena lasciai che l’anta in legno di ciliegio si chiudesse con un tonfo sordo, fui afferrata da Alice che corse come un tornado nella camera di Celine, che, non appena varcata la soglia, la vidi indossare un pantalone in pelle nera lucida, una fascia con scollo a cuore aderente rossa, con una giacca in pelle abbinata al pantalone e degli stivali vertiginosi a ricoprirle metà gamba. Era davvero molto bella e seducente.

“ Ah, brava bambolina. Sei riuscita a rapirla.”

Disse, indossando degli orecchini lunghi e a goccia neri.

Alice rise divertita.

“ Si, è la mia specialità.”

Osservandola meglio, notai che anche Alice si era cambiata. Era avvolta in un vestito verde scuro, i capelli sbarazzini arricciati sulle punte e delle ballerine argentate, come gli accessori che indossava, a coronare il quadro delizioso.

“ Su, forza Bella. Devi cambiarti.”

Mi intimò, spingendomi verso il letto e cominciando a sfilarmi la maglietta.

“ Alice! Insomma, so vestirmi da sola!”

Le dissi, cercando di non essere troppo brusca.

“ Si, ma sbrigati, gli altri ci stanno già aspettando.”

Mi disse, prima di chiudersi la porta della camera alle spalle, per poi riapparire prima che questa si chiudesse definitivamente.

“ Ah, e indossa quello, mi raccomando.”

La sentii discendere la rampa di scale ed urlare qualcosa ad Edward.

Quello era un vestito di pagliette blu notte, a bradelle sottili e scollo a V. Decisamente lo stile marcato Alice Cullen.

Lo indossai alla svelta, senza oppormi, anche perché ero convinta- non solo perché immaginavo che Alice lo avesse già previsto- che ad Edward sarebbe piaciuto molto.

Mentre mi truccavo leggera, accanto ad una Celine dai capelli ricci e rosso brace vaporosi, lei mi squadrò dalla testa ai piedi, sorridendo soddisfatta dopo il suo esame.

“ Sei bellissima, zuccherino.”

Io sghignazzai, divertita dal nomignolo scherzoso.

“ Grazie, Celine. Anche tu sei splendida.”

“ Soltanto? In realtà, zucchero, ti confesso che non mi sono mai sentita più da sballo.”

Disse trasognata, sorridendo sorniona e facendomi ridere spontanea. Beh, non si poteva dire che fosse modesta.

“ Sai, voglio essere al massimo per Alex. Da sta sera, siamo ufficialmente fidanzati.”

Cantilenò suadente e sorridendo gioiosa.

“ Si, ti capisco. Anch’io sarei euforica.”

Lei mi guardò seria, quasi pensosa e mi chiesi a cosa stesse pensando. Ma poi la vidi ritornare alla realtà, prima che io la potessi richiamare, sorridendo ammaliante.

“ Vieni, ti aggiusto i capelli.”

Quando scendemmo le scale, vidi Edward sbarrare per un attimo gli occhi e poi sorridermi ammirato. Mi prese per mano e mi abbracciò come un fiore delicato e non potei fare a meno di fremere al tocco delle sue labbra sulle mie, dolci e carezzevoli.

“ Sei bellissima, amore.”

Mi sussurrò, scostandomi un boccolo castano dalla spalla, sfiorando i ferretti che me li trattenevano ai lati del capo, in un’acconciatura semplice, opera di Celine, che si era gettata tra le braccia di Alex, vestito con camicia e pantalone di raso nero, baciandola appassionato.

“ Grazie, anche tu.”

Gli sussurrai, ed in effetti la camicia immacolata e il pantalone color champagne che aveva indossato per l’occasione, risaltavano ancora di più il colorito pallido della sua pelle, le sue iridi dorate ed il ramato dei suoi capelli folti e naturalmente disordinati.

Mi sorrise sghembo e mi baciò ancora, prolungando di poco il tocco delle nostre labbra, desiderose le une delle altre.

“ Allora, andiamo?”

Chiese Emmett impaziente ma sorridente, vestito con toni bianchi, che si accostavano perfettamente al rosato pallido di Rosalie, che aveva raccolto i suoi capelli color del grano in una morbida treccia lungo la spalla destra, lasciando scoperta quella sinistra, dallo scollo a barca del vestito corto fino a metà coscia.

“ Se siamo tutti pronti, si. Carlisle, prendiamo la tua macchina, va bene?”

Disse Alice, trascinando Jasper colorato d’azzurro e di bianco, in toni alterni tra camicia, pantaloni e giacca, con una mano intrecciata alla sua, mentre prendeva la borsetta in pagliette nera e lanciava le chiavi dell’auto ad Edward, spingendolo verso la porta con un braccio.

“ Certo. Basta che non mi consumate tutto il pieno di benzina.”

Disse ironico, mentre raggiungeva Esme sul divano, intenta ad osservare i titoli di coda di un film che aveva inserito nel lettore DVD. Forse avevano deciso di passare una serata insieme. Non indagai più di ciò che si evinceva al primo sguardo, rispettando la loro intimità.

“ Divertitevi e fate i bravi.”

Ci raccomandò Esme, salutandoci con una mano e sorridendoci dolce.

“ Era ora. Forza, sbrigatevi. Oh, siete sempre gli ultimi.”

Ci rimproverò Alice, correndo verso il garage, affiancata da Jasper.

“ Finiscila di borbottare o brucio tutti i vestiti nuovi che mi hai regalato.”

La minacciò Edward, sorridente, mentre mi apriva lo sportello del passeggero, accanto al suo, quello del guidatore.

“ Non lo faresti mai, perché sai che ti toglierei la parola e convincerei tua moglie a fare lo stesso.”

Disse Alice dolcemente e sicura, tirandogli una ciocca di capelli, affacciandosi tra me e lui, che sghignazzò della sua risposta.

“ Celine ed Alex?”

Chiesi, una volta notato la loro assenza.

“ Vengono con la moto di Alex.”

Sorrisi, nel vedere la moto da corsa rombare e Celine mandarci un bacio ridendo entusiasta ed aggrappandosi alla schiena di Alex.

“ Tipico di Celine.”

Aggiunsi fra me e me.

“ Muoviamoci, altrimenti arriveranno prima di noi.”

Disse Alice, mentre Edward metteva in moto, calmo e disinvolto.

“ Non preoccuparti, non succederà.”

Disse pacato, immettendo la quarta e sgommando deciso verso di loro, sorpassandoli e lasciandoli stupiti.

Alice lanciò un urlo di approvazione, accompagnata da una risata spontanea e contagiosa di Emmett.

“ Nessuno può battere il nostro fratellino, mago della corsa.”

Aggiunse, facendo sorridere Rosalie, stretta a lui.

Sorrisi insieme ad Edward, guardando la strada notturna snodarsi come un nastro di seta.

 

 

                                                                                                                                           §

 

Il disco pub in cui Alice ci aveva trascinato era uno dei più rinomato di Olimpia. Il bancone nero, illuminato da luci multicolore, era gremito di ragazzi di tutte le età, che smisero di ridere e di scherzare tra di loro, non appena varcammo la soglia del locale, assumendo la classica ed abituale espressione sbalordita, incredula  ed affascinata al tempo stesso. Ma come tutte le cose, anche questa sparì quando il caos e la musica assordante e movimentata, li tentarono in maniera irresistibile.

Alice sprofondò immediatamente in uno dei divanetti in pelle scura ad angolo, invitando gli altri a raggiungerla. Celine era l’unica ad aver declinato il suo invito, immettendosi subito nella mischia, ridendo e volteggiando aggraziata su se stessa, come un cigno in uno stagno di smarriti anatroccoli.

Con la coda nell’occhio, osservai Alex rilassarsi sui morbidi cuscini del divanetto, sorridendo nel contemplarla ammaliato da ogni suo singolo movimento, come quel lontano giorno, nella raduna.

Celine non aveva occhi che per lui, e all’improvviso cominciò a tentarlo, sfilandosi la giacca in pelle e lanciandola nella sua direzione. Un ragazzo che ballava accanto a lei, con un gruppo di amici, le riservò un’occhiata languida, ma Celine, ignara di tutto o forse poco interessata al suo nuovo silenzioso corteggiatore, corse leggiadra tra le braccia del suo compagno, baciandolo fuggevolmente sulle labbra, mentre si accomodava sulle sue ginocchia e lui le accarezzava, quasi distratto, il fianco sinistro. Il brillio di desiderio scomparve dagli occhi del ragazzo, che distolse lo sguardo da quella scena amorevole, palesemente deluso.

“ Balli?”

Gli chiese, tra una risata e l’altra, felice.

Alex ci pensò su, mugugnando, e poi, scoccando la lingua, scosse la testa in segno di diniego.

Celine non si scompose, forse già veterana di quel gioco di sguardi e sorrisi, tanto che, molto lentamente, sciolse la presa dal suo collo, si alzò e sorridendo, disse allegra, ma con un pizzico di sfida:

“ Vorrà dire che ballerò da sola.”

Alex sostenne il suo sguardo, scrollando le spalle, fingendo indifferenza, per poi vederla volteggiare nuovamente in pista, già pronta ad un nuovo ballo.

“ Vuole ballare, signorina?”

Chiese Emmett a Rose, che subito rispose al suo sorriso smagliante e al suo tono ironico, afferrando la mano che le tendeva invitante e volteggiando verso Celine, che rise di una battuta scherzosa di Emmett, che a sorpresa, fece fare un cache alla sua compagna, degno di un ballerino professionista.

Rose lo rimbeccò tra l’irato e il divertito, e la risata squillante di Emmett sovrastò per un attimo la musica ad alto volume.

“ Vieni, Bella!”

Mi intimò Celine, poco dopo, cercando di trascinarmi su quello, che per me, era il patibolo.

“ No, ti prego, Celine. Tutto, ma non questo.”

La implorai, mentre Edward, accanto a me, sghignazzava.

“ Coraggio. Siamo qui per ballare, non per restare seduti. Dai, per favore!”

Mi incoraggiò e pregò al tempo stesso, congiungendo le mani in preghiera e facendo gli occhi dolci. Maledizione, superava addirittura Alice! Sospirando affranta, afferrai la sua mano e ricambiando, senza freno, il suo sorriso contagioso, con un ultimo sguardo sofferente ad un Edward bellissimo e divertito, raggiunsi Emmett e Rose, che stavano ballando ad un ritmo degno di Dirty Dancing ed Alice e Jasper, intenti a ridere e a volteggiare, improvvisando un balletto classico unito ad un latino americano. Per fortuna, Celine non cominciò con passi troppo difficili, limitandosi ad accompagnarmi in ondeggiamenti e piccoli movimenti. Dopo l’impaccio e l’indecisione iniziale, mi lasciai trasportare dal ritmo incalzante di quella melodia elettrica, cominciando ad assecondare il mio corpo desideroso di sciogliersi e di lasciarsi andare.

“ Allora, che ti avevo detto? Ti stai divertendo, vero?”

Mi chiese all’improvviso Celine, ruotando intorno a me, con mosse carezzevoli.

“ Si, molto. Grazie.”

Le dissi, consapevole che mi avrebbe sentito ugualmente, anche con il volume pacato della mia voce.

“ Non devi ringraziarmi, zuccherino. Ed ora…”

Nel momento in cui mi afferrò la mano e mi fece roteare su me stessa, mi ritrovai fra le braccia di Edward che mi tenne ferma per le spalle, per poi scivolare il palmo della mani affusolate lungo le braccia e portando la mia mano destra ad afferrare la sua, e l’altra a stringere la sua spalla sinistra, ampia e forte.

Ammaliata dallo sguardo brillante di topazio di Edward, sentii distintamente Celine ridere divertita ed esclamare soddisfatta:

“ Balla con il tuo principe!”

Edward rise sommesso alla sua battuta e le sue labbra rosse e modellate si curvarono in quel classico sorriso sghembo che mi causava sempre un brivido di eccitazione.

“ Cosa dici? La prendiamo in parola?”

Mi sussurrò vellutato, causando un mio risolino divertito. Finsi di pensarci e mugugnando appena, gli risposi con gli occhi lucidi di felicità.

“ Uhm, perché no. Ormai, sono diventata una ballerina provetta.”

Lui sorrise e serrando il mio corpo al suo, mi trascinò in un lento dolcissimo, in dissonanza con la massa di corpi palpitanti e frenetici che saltavano e si scatenavano al ritmo di una disco dance attuale.

Ma il dj, quasi affascinato dal nostro modo di alienarci da tutto e da tutti, annunciò a tutte le coppie in sala di farsi avanti e di unirsi in un lento romantico. Fu così che le note di una romantica canzone d’amore cullarono molti innamorati, che si abbracciavano come se volessero divenire una sola cosa, e tra questi, intorno a noi, c’erano anche Emmett e Rosalie, Jasper ed Alice…e Celine?

Alzai il volto dal petto d Edward solo il tempo di vederla correre verso l’entrata del locale, sbracciandosi ed urlando:

“ Sei venuto! Bravo!”

Edward rise vicino al mio orecchio e a quel punto alzai gli occhi ad incontrare i suoi, cercando in lui una soluzione alla mia espressione interrogativa.

Il suo volto, abbagliato da una tenue luce giallastra, si illuminò di ilarità.

“ Credo che qualcuno, questa sera, sarà torturato a morte dalla nostra stravagante amica.”

Incuriosita dalla sua enigmatica affermazione, mi costrinsi a rivolgere l’attenzione a Celine che, sorridente, si stava avvicinando al nostro gruppo, trascinando a braccetto…a quel punto, la risata che sgorgò direttamente dal cuore sovrastò, come l’eco di mille campanelli, le note melodiose della canzone, ancora vibrante nell’aria.

“ Jacob! Cosa ci fai qui?”

Chiesi ad uno scontento Jake, ancora con il braccio muscoloso incatenato a quello di Celine.

“ Chiedilo a lei.”

La indicò con un gesto secco del capo, la voce roca incrinata da un velo di irritazione.

“ Mi ha costretto a venire qui con l’inganno.”

Celine, ridente, lo rimbeccò con un’amichevole pacca sulla spalla sinistra, coperta da un’aderente t-shirt color grigio fumo che gli donava molto.

“ Esagerato. Quando ti ho chiamato all’andata, ho pensato ti avesse fatto piacere festeggiare con noi.”

Gli disse sorridendo ammaliante, mentre lo lasciava andare dalla morsa del suo braccio, per poi volare tra quelle di Alex, avvicinatosi impercettibilmente al nostro gruppo, incuriosito dal nuovo arrivo. Subito Celine venne avvolta dal suo delicato abbraccio, baciandogli un braccio, il molto immerso nel suo petto.

“ Io ed Alex ora stiamo insieme.”

Sussurrò, gli occhi brillanti in quelli più chiari di Alex.

“ Oh, che bello!”

Esclamò sarcastico Jacob, alzando gli occhi al cielo.

“ Ora, se non vi dispiace, me ne torno a casa, visto che non ci sono vampiri assassini da uccidere.”

“ Come? Vampiri assassini?”

Chiesi, tra l’incredulo e il divertito.

“ Domandalo a lei. È stata la tua amichetta svampita ad urlarmi per telefono che eravate in grave pericolo, che altri seguaci di quella pazza omicida erano tornati per vendicarsi, che Nessie era sta catturata…Dio, hai coinvolto anche una bambina pur di trascinarmi qui. Ed io stupido a crederti.”

Si insultò da solo, incrociando le braccia risentito.

“ Beh, io vado. Divertitevi e fammi un favore, Bella, sequestrale il telefono.”

Mi disse ancora accigliato, per poi dirigersi a grandi passi verso l’uscita. Cercai di fermarlo, anche se condividevo la sua irritazione, ma Celine fu più veloce di me. Si gettò dietro di lui, in un gesto che, con tutta la buona volontà, nemmeno Alice, così espansiva, avrebbe mai fatto con lui, racchiudendolo nella presa salda delle sue braccia. Sperai che Jacob non si arrabbiasse troppo.

“ Dai, cucciolotto, scusami. È che non sapevo come farti venire, tutto qui. Pensavo che avresti declinato l’invito, se ti avessi detto la verità. Ed io non volevo, perché mi sei tanto simpatico.”

Gli rivelò quasi mortificata e sciogliendo la sua presa lentamente, per non irritarlo maggiormente.

Vidi Jacob, nonostante tutto, sospirare per rilassare i muscoli e ritrovare un po’ della sua calma. Sorrisi, quando si voltò verso di lei, che attendeva un suo verdetto.

Lui si passò una mano fra i capelli color carbone e corti, sorridendo conciliante.

“ D’accordo, ti perdono.”

Lei saltellò e sorridendo, in un impeto di contentezza, lo abbracciò con slancio, incurante della puzza quasi canina che emanava.

Jacob sbarrò gli occhi e guardò apprensivo sia me che Alex, che li guardava sorridendo appena. Allora si rivolse, come ultima risorsa ad Edward, che sorrise ed annuì, come per dirgli di non preoccuparsi. Allora Jacob si rilassò e ricambiò la stretta, un po’ impacciato. Ma risi quando lo vidi, in un gesto istintivo, arricciare il naso all’odore dolce e gelato, per lui, emanato dai ricci che gli solleticavano la guancia.

Quando Celine si distaccò ridendo, lo trascinò in pista insieme agli altri, in un divertente ballo di gruppo.

“ Ma non è geloso?”

Chiesi inaspettatamente ed Edward, mentre eravamo seduto entrambi sul divanetto, uniti in un tenero abbraccio, scambiandoci carezze a vicenda, io sul petto e sulle spalle e lui sul volto, sulla spalla destra scoperta, e fra i capelli, i cui boccoli lo ricoprivano come una morbida coperta.

“ Chi?”

Mi chiese, strappandosi per un momento a quel attimo solo nostro.

“ Alex. Non è nemmeno un tantino geloso di Celine?”

Edward mi guardò sorridendo, per poi baciarmi le labbra, come se ne fosse attratto irresistibilmente.

Indugiò per un po’, accarezzandole con le sue e segnandone i contorni con la lingua, facendomi sospirare deliziata dalle sue attenzioni. Chiusi gli occhi, assaporando il suo sapore ed inebriandomi del sapore afrodisiaco del suo respiro, che inondò il mio cervello, scollegandolo per un attimo eterno, e quando si staccò, baciando uno dopo l’altro gli angoli della mia bocca, aprii gli occhi, resi sicuramente lucidi per l’emozione, dovetti faticare molto per ricordarmi anche solo il mio nome e il sorriso sghembo con cui mi investì non fu molto d’aiuto.

“ Si, come io potrei esserlo di te o tu di me. Ma cerca di non darlo a vedere, di reprimere l’impulso di staccare la testa a chiunque uomo, umano, vampiro o licantropo che le si avvicina.”

Mi scostò una ciocca di capelli dal volto, ricoprendo di piccoli baci la guancia sinistra, per poi scendere lungo la linea del collo. Lo strinsi a me, affondando entrambe le mani nei suoi capelli ramati.

“ Sai, è geloso soprattutto di me.”

Mi rivelò, mentre era ancora intento a baciarmi la mandibola, seguendone la linea morbida fino al mento.

“ Di te?”

Chiesi incredula.

“ Uhm, uhm.”

Rispose mugugnando, baciandomi il labbro inferiore e mordicchiandolo delicatamente.

“ E…come mai?”

“ Vede troppa affinità fra di noi.”

Ci pensai su, mentre lo baciavo ancora le sue labbra socchiuse e così maledettamente succose.

“ In effetti, siete molto compatibili, nonostante siate così diversi.”

Lui sorrise sulla mia pelle, scivolando verso la base del petto e posarvi un bacio.

“ Forse, un tempo, eravamo destinati a stare insieme, chissà.”

Mi raggelai a quelle parole. Celine ed Edward…no, impossibile. Lui era mio, e di nessun altra.

Lo costrinsi a guardarmi negli occhi, accigliata.

“ Non dirlo mai più. Tu sei mio, io sono tua.  Sempre.”

Lo sentii trasalire alle mie parole ed improvvisamente provai un moto di vergogna per il mio moto di possesso, tanto da costringermi ad abbassare lo sguardo, imbarazzata.

Ma Edward mi catturò il mento fra le sue dita e senza darmi il tempo necessario a capire le sue mosse, mi baciò, quasi affamato delle mie labbra. Dopo un momento di smarrimento, mi riscossi e, stringendolo a me, lasciai che mi trascinasse con lui sui cuscini morbidi del divanetto, mentre mi donava carezze esaltanti ma dolci su tutto il corpo.

“ Tu sei il mio universo, Bella. Ti amerò per tutta la mia eternità, ed oltre. Non dubitarne mai, amore, mai.”

Mi sussurrò all’orecchio, caldo e vellutato.

“ Mai.”

Ripetei, la voce roca e i sensi in fiamme per i suoi baci carezzevoli.

Quando ci staccammo, ridemmo entrambi, tramortiti dalla nostra stessa passione.

“ Sei adorabile quando sei gelosa.”

Mi disse, sorridendo ed osservandomi adorante.

Io risi con lui.

“ Edward!”

Esclamò Celine, staccandosi dolcemente dall’abbraccio di Alex, superando la coppia Alice e  Jasper, per poi volare tra le braccia di Edward, ma stranamente, non mi irritai.

“ Vieni, pasticcino, balla con me.”

Gli disse, prendendolo per mano e trascinandolo in pista. Edward mi rivolse uno sguardo preoccupato, ma io gli sorrisi rassicurante ed annuii.

Lui ricambiò il mio sorriso e, scherzoso, strinse Celine fra le braccia, facendola volteggiare e ridere contenta.

“ Vuoi ballare, Bella?”

Mi sentii chiedere inaspettatamente da Alex, chino su di me, un sorriso rassicurante ad illuminargli gli occhi marrone scuro, una mano tesa verso di me. Sembrava un cortigiano di altri tempi ed io una dama di corte.

Titubai per un attimo, ma poi, sorridendo, afferrai la sua presa e lasciai che mi conducesse accanto alla coppia formata dai nostri rispettivi compagni.

“ Dovrai essere molto paziente. Non sono molto brava.”

Lui rise sommesso e cominciò a dondolarsi leggermente, a ritmo di musica.

“ Tranquilla. Ho visto come ballavi con Celine. Non eri tanto male.”

Risi, quasi imbarazzata.

“ Grazie, sei gentile.”

“ Di nulla. È la verità.”

Sorrise a fior di labbra, ma rilassato ed io ricambiai, sincera.

Volteggiammo per un po’ e mi sorpresi di quanto fosse rassicurante e conciliante un uomo introverso come Alex.

“ Balli molto bene anche tu. Come mai declini sempre gli inviti di Celine, allora?”

Chiesi, impulsiva e curiosa. Lui rise e mi fece roteare su me stessa.

“ Perché, non sono mai stato molto interessato ai balli. Adoro di più vedere Celine divertirsi e ballare per me che con me.”

Annuii, più cosciente del suo modo di pensare.

“ Sei una brava ragazza, Bella. Sono felice che Celine abbia trovato in te un cara amica.”

Mi sentii lusingata da quel complimento inaspettato, tanto da portare il mio sguardo al pavimento.

“ Grazie, anch’io sono felice di aver conosciuto una persona straordinaria come lei.”

Lui rise di una risata spontanea e contagiosa, che provocò la nascita di un mio sorriso inaspettato.

“ Sei davvero un tenero zuccherino, Bella.”

Mi baciò la fronte leggero e per nulla malizioso, per poi prendermi la mano ed attirare l’attenzone di Edward, intento a ridere di una battuta di Celine.

“ Cambio dama?”

Edward gli sorrise.

“ Certamente.”

Poi si rivolse ironico a Celine.

“ Signorina, è stato un piacere ballare con lei.”

Celine, cercando di trattenere le risate.

“ Il piacere è stato tutto mio, mio cavaliere.”

Non potei non sorridere a quella tenere scena e poi, congedandosi con un elegante bacio a mano da Celine, Edward afferrò la mia mano che Alex gli porgeva e mi trascinò in un nuovo indimenticabile ballo. Vidi con la coda nell’occhio Celine sorridere felice e gettarsi, per la prima volta da quella serata, tra le braccia di Alex non solo per abbracciarlo, ma per vivere con lui un romantico ed eterno lento.

Più tardi, Celine corse verso l’ala ovest del locale, sorpassando tutti i presenti umani increduli e fermarsi fuori, in giardino, nei pressi dei bordi di una capiente piscina, ricolma di un’acqua azzurrina.

Ci fissò tutti attenta e sorridente per poi gettarsi in acqua, schizzandoci tutti. Riemergendo gocciolante, disse ridendo allegra:

“ Su, venite!”

Alex fu il primo a seguirla, e a lui seguirono Alice, Jasper, Emmett, che esiguì un tuffo da nuotatore provetto, trascinando Rosalie subito dopo in braccio, facendola gridare per la sorpresa e il dispiacere evidente di bagnarsi il vestito. Ancora ridente, prendendo per mano Edward ci gettammo insieme, seguito da Jacob, che riemerse schizzandomi contento. Fu un’esperienza indimenticabile e mentre Edward, afferrandomi mi faceva volteggiare contento, sentii Alex sussurrare accorato e con quel tono proibito di sua prerogativa a Celine:

“ Ti amo, Celine.”

Lei sorrise gioiosa, abbracciandolo e scostandogli una ciocca di capelli bagnati dalla fronte, gli sussurrò emozionata:

“ Anch’io, Alex. Per sempre.”

E con un bacio suggellarono la loro promessa.

Abbracciata a Jasper, Alice, fuori dalla piscina, munita  di macchina fotografica digitale, ultimo modello, ci disse sorridendo contenta:

“ Sorridete, ragazzi.”

Tutti ci voltammo ridenti verso di lei ed io, abbracciando Edward, mentre gli altri si stringevano a noi, accolsi con piacere il flash che per un attimo mi accecò, e ancora oggi, a distanza di un anno, non seppi ancora come Alice e Jasper abbiano fatto in tempo a volare in piscina nel momento in cui la foto veniva scattata.

Sorridendo, dondolandomi appena sul dondolo del portico, con stretto l’album delle foto di famiglia, osservavo con malinconia mista a piacere quella di quel attimo memorabile, che traspirava un nuova e forte amicizia. Eravamo così felici, anche se fradici fino al midollo. Mi soffermai particolarmente sul volto sorridente di Celine e una fitta di nostalgia mi colpì il cuore fermo.

Lei ed Alex si erano sposati e aveva acquistato una villetta nel centro di New York, città amata da entrambi. Ci eravamo salutati con allegria, subito dopo il matrimonio, celebrato due mesi dopo. Io ed Edward eravamo stati scelti come testimoni e Carlisle aveva accompagnato Celine all’altare, accogliendo la sua richiesta con gioia.

Era stato una celebrazione semplice e la mia felicità si rispecchiò pienamente in quella sfavillante di Celine. Con un abito da sposa immacolato, con taglio a coda di sirena, con corpetto ricoperto di perline, mi abbracciò calorosa prima di partire insieme ad Alex verso una luna di miele meravigliosa, su un’isola caraibica deserta, in groppa alla sua moto, lanciando il suo buquet di rose e gigli bianchi, che atterrò tra le mani inerti di Jacob fra le risate innocenti di Renesmee e gli applausi di tutti noi.

Ricordo ancora il sorriso raggiante di Celine, i ricci sciolti al vento, il velo trasparente trasportato via durante la corsa, e il giglio rosso che ardeva sul candore della sua spalla destra, mentre salutava da lontano, urlando contenta:

“ Arrivederci, amici. Siete la mia famiglia. Ciao Bella, zuccherino, mi mancherai. Vi voglio bene.”

E con un ultimo bacio scherzoso e un sorriso trasognato, era sparita dalle nostre esistenze, come un tornado buono, che travolge le acque limpide e quiete di un oceano, senza far del male.

Immersa nei ricordi, sentii due braccia robuste e familiari avvolgermi da dietro, mentre richiudevo cautamente l’album di foto.

Mi abbondai sul petto scolpito di Edward, baciando la pelle scoperta della sua spalla.

“ Tutto bene, Bella?”

Lo guardai innamorata, mentre il suo sorriso amorevole dissipava tutte le mie preoccupazioni e la nostalgia sparì di colpo, lasciando dietro di sé solo tenera dolcezza.

“ Si, ora si.”

Lui accentuò il mio sorriso e mi baciò appassionato ma tenero allo stesso tempo, mentre il giglio rosso, il fiore che Celine mi aveva regalato prima di partire e conservato tra le pagine bianche di quel album, ormai essiccato, ma sempre meraviglioso, scivolò fra le mie dita, atterrando fra i fili d’erba ai piedi del portico, vorticando fra di essi, quasi sorridendo contento, come Celine il giorno in cui smontò dalla sua moto, si tolse il suo casco nero e sussurrò trasognata un accattivante “ salve”.

 

 

 

Fine.

 

Angolo dell’autrice.

 

Ebbene si, trucidatemi pure se volete, ma alla fine ce l’ho fatta!!!!^-^

Perdonatemi per l’immensi ritardo ma fra pc impallato, compiti in classe, interrogazioni, ecc. non ho avuto proprio tempo per dedicarmi alla scrittura!!! Ma alla fine,  dopo mille sacrifici, il risultato si vede, no??!!XD

Allora, vi è piaciuto l’ultimo capitolo???? Che cosa ne pensate??? Spero vivamente che sia stato di vostro gradimento!  Perdonate eventuali errori, ma nella foga del momento, possono sfuggire!!!

Adesso, passiamo ai (rullo di tamburi!XD)…

Ringraziamenti vivissimi a:

Weepsiewolf, che con la sua ironia e la sua impulsività non avrei saputo come fare!!! Sei davvero straordinaria e spero che mi seguirai anche nella mia prossima storia!!! Grazie di cuore per il tuo sostegno e la tua fiducia, sperando di non averti deluso nella fine di questo lunghissimo cap!!!XD Ti informo che non ci sarà alcun epilogo, perché penso sia bello terminarla qui!!XD Bacioni e grazie ancora da Fuffy91!! ^__^

Luisina che mi ha sostenuto anche lei con i suoi commenti e le sue critiche sempre ben accette! Grazie mille per i tuoi complimenti! Ti stimo molto, anche se non ti conosco di persona, ma soprattutto come scrittrice, perché adoro molto il tuo modo di scrivere e spero che mi farai emozionare sempre di più!!!XD Ti ringrazio moltissimo per avermi seguito e spero che continuerai a farlo anche in seguito! Io lo farò, stanne certa!XD Bacioni e alla prossima fic, Fuffy91!!!^__^

Ed ora, un ringraziamento vivissimo a tutti coloro che hanno letto la mia storia, a quelli che l’hanno messa tra i preferiti e tra i seguiti, cioè:

Preferiti:

1 - bigia
2 - chiara84
3 - fata93
4 - hale1843
5 - luisina
6 - RubyMcDoll

7 - sinead
8 - weepsiewolf
9 - youngactress

 

Seguiti:

1 - alice brendon cullen
2 - lidiacullen
3 - meryj
4 - mylifeabeautifullie
5 - nene_cullen
6 - Synie

 

Grazie mille ancora a tutti!!! Vi adoro!!! Baci baci e alla prossima, Fuffy91!!!

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