Out of the Blue - Symphony of the Magician and the Swordsman

di Mistral
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ouverture ***
Capitolo 2: *** Primo Movimento - Moderato ***
Capitolo 3: *** Secondo Movimento - Allegro ***



Capitolo 1
*** Ouverture ***


Prima di cominciare una piccola

Titolo: Out of the Blue (Symphony of the Magician and the Swordsman)

Capitolo: 1 di (per ora) 17 - Ouverture

Personaggi: Kurogane, Fay (e sullo sfondo tutti gli altri)

Rating: Verde

Genere: Introspettivo

Note: Shonen-ai

Disclaimer: Tsubasa e i suoi personaggi appartengono alle CLAMP

 


 

Prima di cominciare una piccola precisazione. Quando ho cominciato a scrivere questa fanfic (ormai parecchi mesi fa), era la prima cosa che provavo a buttar giù su Tsubasa Chronicle, una serie che ho scoperto da relativamente poco ma che ho iniziato subito ad amare – così come sto amando alla follia Fay, specie messo in coppia con Kuro-rin! XD

Onestamente non pensavo che mi sarei messa a scrivere così in fretta qualcosa su questo manga, visto e considerato che avevo finito da meno di una settimana di leggere il cap. 220 sulle scan inglesi, ma quando l’ispirazione chiama non sono capace di dirle di no…

All’inizio l’idea era di farne una one-shot, magari un po’ lunghetta, sì, e pensata per essere divisa in capitoletti molto brevi, ma comunque una one-shot. E invece è venuta fuori una cosa chilometrica che sono stata costretta a pubblicare a puntate (anche perché credo abbia poco senso una one-shot che al momento conta già 22 pagine [e non è finita!] XD).

Ad ogni modo, spero che i temi che ho trattato non siano già stati troppo sfruttati da altri (non ci conto!) o che almeno la storia abbia un taglio un minimo originale.

Per i titoli dei capitoli mi sono ispirata ai termini del linguaggio operistico e musicale, cercando di intitolare ogni parte con il nome di forme musicali che, per struttura e caratteristiche, avessero una qualche attinenza con il contenuto del pezzo (e qui la mia venerazione va a Santa Wikipedia, senza la quale mi sarei bloccata dopo “Ouverture”!).

Mi sono anche sforzata di rimanere strettamente IC e di essere il più possibile rigorosa nella mia scrittura, senza cedere a sbavature da fan girl nella caratterizzazione dei personaggi (anche se scrivendo di Fay non è facile!) e rispettando ciò che viene detto dalle autrici… spero di esserci riuscita e di aver prodotto qualcosa di perlomeno passabile. Ditemi voi!

Scusate lo sproloquio e buona lettura!

Mistral

 

21.11.2009

 


 

Out of the Blue

Symphony of the Magician and the Swordsman

 

 

 

I.   OUVERTURE

A Kurogane non era mai piaciuto il blu come colore, in nessuna delle sue sfumature, soprattutto negli occhi della gente - lo metteva come a disagio (anche se non l'avrebbe mai ammesso, specie dopo aver conosciuto un certo idiota che gli occhi li aveva di un azzurro così intenso da sembrare quasi irreale). Il blu gli dava una sensazione di incertezza, di vuoto... in fondo era il colore del mare, no? La cosa più affascinante, misteriosa e pericolosa di questo mondo; era anche il colore del cielo, illimitato e imprevedibile.

E poi, nel suo paese nessuno aveva gli occhi blu. A Nihon gli occhi della gente spaziavano tutti nelle rassicuranti cromie del marrone e del verde, i colori caldi e concreti della terra e della natura. Le uniche eccezioni erano i suoi e quelli della principessa. Lui aveva gli occhi scarlatti, una maledizione per tutto il sangue di cui si era macchiato le mani, dicevano i suoi detrattori; personalmente invece, gli piaceva credere alle parole dei suoi genitori che li avevano sempre definiti lo specchio del fuoco che gli ardeva dentro - ma in fondo non era una questione granché importante.

Tomoyo-hime, dal canto suo, aveva gli occhi di uno strano colore tra l'argento e il violetto di cui nessuno, nemmeno le miko, sapeva spiegare l'origine e che per questo, pur inconsciamente e silenziosamente, inquietavano la maggior parte di coloro che vedevano il viso della giovane principessa. Lei con un sorriso diceva sempre che il nero originario delle sue iridi si era sciolto nel buio dei sogni la prima volta che, ancora bambina, aveva avuto una visione del futuro. E Kurogane non stentava a crederle.

Pur con tutto il suo sterminato potere però, Tomoyo non aveva previsto che incontrare degli occhi blu avrebbe sconvolto così in profondità la vita del suo guerriero più forte. Né probabilmente l'aveva fatto la Strega delle Dimensioni (i cui occhi, adesso che il ninja ci pensava, erano anch'essi di un inquietante color cremisi); o forse sì, lei lo sapeva e non l'aveva detto per divertirsi alle sue spalle - il che, considerando com'era quella donna, era più che probabile...

 

Fin dall'inizio del viaggio in compagnia di quei tre sconosciuti e della polpettina bianca, Kurogane aveva trovato enormi difficoltà a sopportare il mago proveniente dai ghiacci, non solo per quel suo atteggiamento francamente irritante ed infantile, per quel suo infastidirlo continuamente e affibbiargli nomignoli idioti, ma anche per la sensazione indefinita che gli davano i suoi occhi cerulei. C'era qualcosa nascosto sul fondo di quelle iridi di un azzurro troppo vivo, qualcosa che stonava terribilmente con la sua apparente vitalità. Soprattutto perché Fay D. Fluorite (anche il suo nome era esagerato, come lui. Lui che però voleva essere chiamato semplicemente Fay, “perché il mio nome è troppo complicato” - falso, avrebbe piuttosto detto il ninja) a volte si faceva scappare qualcosa, si concedeva delle minime sbavature nella sua esecuzione perfetta di un vivace con brio: un sorriso meno luminoso del solito, una mezza frase velata di malinconia o un gesto un po' esitante, ma poi si riprendeva sempre in un attimo e ricominciava instancabile a mentire. I suoi occhi invece non mentivano mai, perché nemmeno una briciola della sua allegria artefatta li toccava; Kurogane non sapeva se e in quale misura i ragazzini e il mago stesso si fossero accorti che lui sapeva, ma non gli interessava. Di sicuro però quelle pozze azzurre, sempre troppo fredde soprattutto a contrasto con il calore dell'atteggiamento di Fay, nascondevano un segreto nelle loro profondità e lo spadaccino voleva a tutti i costi scoprirlo, perché altrimenti si sarebbe sentito preso in giro da un idiota - ed era una cosa che non poteva assolutamente accettare.

 


 

Lo so che è un capitoletto brevissimo ma, come ho detto sopra, all’inizio questo non doveva essere un capitolo e ad allungarlo mi sembrava di snaturarlo… XD i successivi comunque saranno un po’ più lunghi, promesso!

 

 

PREVIEW

Capitolo II: Primo Movimento - Moderato

Il ninja non aveva avuto modo di cogliere esattamente le implicazioni di una tale affermazione, ciononostante era ormai certo che l’idiota biondo non stesse dicendo tutta la verità: lo dicevano quei suoi occhi blu sempre così distanti, come persi troppo indietro nel passato o fissi su un futuro troppo lontano.

Non era quello però il momento di affrontarlo per farlo parlare, aveva concluso Kurogane. Ne sapeva ancora troppo poco su di lui per riuscire a spuntarla e il biondino era dannatamente intelligente, su questo non aveva dubbi. Avrebbe aspettato un’occasione più propizia e avrebbe colpito.

 

 

 

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Capitolo 2
*** Primo Movimento - Moderato ***


Titolo

Titolo: Out of the Blue (Symphony of the Magician and the Swordsman)

Capitolo: 2 di (per ora) 17 - Primo Movimento

Personaggi: Kurogane, Fay (e sullo sfondo tutti gli altri)

Rating: Verde

Genere: Introspettivo

Note: Shonen-ai

Disclaimer: Tsubasa e i suoi personaggi appartengono alle CLAMP

 


 

Out of the Blue

Symphony of the Magician and the Swordsman

 

 

 

II. PRIMO MOVIMENTO - MODERATO

Già in uno dei primi mondi in cui erano capitati, un paese piuttosto simile alla sua amata Nihon caduto sotto la tirannia di un feudatario senza scrupoli, Kurogane aveva avuto occasione di notare come il biondino dagli occhi azzurri non fosse in realtà solo l’idiota che voleva apparire. Dietro quell’onnipresente sorriso c’era un cervello sveglio e una sensibilità attenta e osservatrice.

Il ninja se n’era reso conto con chiarezza sentendolo parlare dello stato comatoso in cui versava quasi costantemente la ragazzina all’inizio del loro viaggio. Lo stupido mago in quel momento non sembrava affatto stupido, anzi… e quel cambiamento inaspettato, unito all’innegabile interesse che sapeva suscitare con la sua spiegazione, avevano fatto sì che lo spadaccino stesse ad ascoltarlo, dimenticandosi perfino di essere su un tetto, sotto il sole cocente, ad inchiodare delle assi rotte mentre Fay se ne stava tutto tranquillo in casa a sorseggiare the. 

Inutile dire che l’accorgersene aveva fatto infuriare non poco il guerriero che aveva subito preso a sbraitare dietro al mago, senza però ottenere altro effetto che quello di far dissolvere quell’attimo di serietà in un battibecco (tanto irritante per l’uno quanto divertente per l’altro) che già stava cominciando a prendere i contorni rassicuranti della routine.

 

La diffidenza di Kurogane nei confronti del biondino si era poi ulteriormente alimentata quando avevano deciso di assaltare il palazzo del feudatario, per scoprire l'origine del misterioso potere con cui questi tiranneggiava il paese.

All'inizio a sorprende lo spadaccino era stata l'impressionante leggerezza con cui il mago aveva proposto di ricattare il signorotto servendosi di suo figlio - una leggerezza che aveva sorpreso non solo i loro compagni di viaggio (ma quello era prevedibile perché, sebbene Shaoran fosse già addestrato al combattimento come il guerriero aveva avuto il piacere di notare, sia lui che Sakura erano comunque ancora ragazzini), ma anche Kurogane stesso. Poi c’era stato il repentino cambio di atteggiamento che aveva avuto nell'ipotizzare che la fonte del potere del feudatario fosse una delle piume della memoria di cui erano alla ricerca; quell'improvviso incupirsi degli occhi e la sua voce che (di sicuro senza che lui se ne accorgesse) scendeva di tono, facendosi vellutata e quasi ipnotica mentre parlava con un'incredibile naturalezza di cose che per tutti loro erano quasi impensabili, quegli occhi e quella voce avevano il potere di catalizzare irreversibilmente l'attenzione dei suoi ascoltatori.

Il palazzo del signore era protetto da una barriera magica, così aveva loro spiegato Fay, e questa barriera doveva essere abbattuta se volevano avere una speranza di vittoria.

Il ninja non se intendeva per niente di incantesimi (né peraltro intendeva occuparsene - preferiva combattere a viso aperto lui), ma immaginava che, trattandosi di magia, lo stupido mago avrebbe saputo cosa fare… e invece no, l’idiota non aveva mosso un dito ed erano stati costretti a ricorrere alla Strega delle Dimensioni, la quale del resto aveva esordito ponendo loro la stessa domanda: “non puoi usare uno dei tuoi incantesimi, Fay?”

Lui a quel punto si era schermito affermando di averle dato in pagamento per il viaggio la fonte del suo potere, ma subito Yuko l’aveva smentito.

“Il tatuaggio che ho ricevuto è solo il mezzo per contenere i tuoi poteri magici. Altra è la loro origine”

“Tuttavia, ho giurato a me stesso di non usare la magia se dovessi essere privato di quel tatuaggio”

Quello scambio di battute aveva indispettito non poco Kurogane: come combattente non poteva concepire che qualcuno rinunciasse volontariamente ad utilizzare un’arma in suo possesso solo in forza di una promessa… era da folli! Ancora di più se lo si faceva con un sorriso così imbecille sulle labbra, come stava facendo Fay. Anche perché la sua ostinazione li aveva poi costretti a ricorrere all’aiuto (costoso) della Strega che, in pagamento dei suoi servigi, aveva ricevuto dal biondo il suo ormai inutile bastone magico.

Alla fine erano riusciti ad infrangere la barriera magica ed entrare nel palazzo, salvo poi ritrovarsi subito nuovamente bloccati, costretti con un qualche incantesimo a girare sempre in tondo nei corridoi del castello. Almeno finché l’idiota non aveva avuto “un’intuizione” sulla natura del trucco escogitato dal loro avversario e, sempre con quel suo fare da cretino, aveva indicato a Kurogane dove colpire il muro per aprire loro un passaggio. 

Tuttavia, nonostante si fosse nascosto subito dietro un sorriso scemo, sia il ninja che Shaoran avevano colto il repentino cambio di atteggiamento che aveva avuto un attimo prima. Ma l’apparizione di una strega, agli ordini del loro nemico e dall’aria poco amichevole, aveva impedito ad entrambi di fare domande - e Fay ovviamente si era ben guardato dal fornire loro una qualunque spiegazione.

Quando poi si erano trovati a fronteggiare le sfere di liquido corrosivo generate da quella donna, lo spadaccino aveva avuto modo di notare un altro inaspettato lato del mago: in combattimento non era affatto uno sprovveduto. Anzi, aveva preso in mano la situazione, indicando a Shaoran la via per allontanarsi da lì e procedere nella ricerca della piuma, asserendo inoltre che “Kuro-pii” si sarebbe occupato della strega (il tutto ovviamente senza consultare l’interessato, che non l’aveva presa molto bene…). 

Comunque, neanche la loro avversaria aveva preso bene la fuga di una delle sue prede e aveva aggiunto alle sue sfere anche una pioggia caustica che bruciava pelle e vestiti, rendendo loro più difficoltoso schivarle e distruggerle. Kurogane e Fay si erano così ritrovati spalla a spalla e avevano ricominciato a combattere, e subito il ninja si era trovato a salvare d’istinto la vita all’idiota che stava per essere travolto da uno di quei maledetti globi che, per le sue dimensioni, l’avrebbe sicuramente ammazzato. E quello, anziché ringraziare, cosa faceva? Si lamentava di essere stato spinto via troppo bruscamente!

Lo spadaccino stava cominciando a non poterne più di un nemico che non mostrava punti deboli e continuava ad incrementare l’entità dei suoi attacchi, e in più sembrava sottovalutarli a tal punto da concedere loro anche il tempo di fare conversazione prima di ucciderli. Ma soprattutto non ne poteva più dello stupido mago, che pareva davvero non rendersi conto della serietà del momento. Adesso attorno a loro si ergeva una muraglia d’acqua acida che minacciava di sommergerli… e lui rideva!

“Whoa! È questa che tu definisci una situazione critica?”

“Di sicuro, se quella ci viene addosso siamo morti…”

“Beh, sarebbe un bel problema visto che io non voglio morire”

“Non vuoi morire, eppure non usi la magia nemmeno in una situazione critica?”

Appena l’ultima parola gli era scappata di bocca, il ninja si era morso la lingua per quell’uscita, cercando subito di correggere il tiro: non doveva far pensare al biondino che gli importasse qualcosa di lui. L’altro però non aveva fatto intendere di aver dato una particolare importanza alla faccenda, ma si era limitato a sorridere, portando poi il discorso altrove.

Non avevano potuto continuare a parlare ancora a lungo perché la strega, evidentemente stufa del loro temporeggiare, aveva ricominciato ad attaccarli; Kurogane aveva comunque avuto il tempo di vedere aprirsi, anche se solo per un attimo, uno squarcio sul passato del mago. Era stato solamente il tempo di una frase, tuttavia per quei pochi istanti il sorriso di Fay aveva vacillato e i suoi occhi si erano incupiti – ma era stato tutto troppo rapido perché lo spadaccino potesse rendersene pienamente conto.

“Non voglio rimanere a lungo nello stesso posto, perché se la persona addormentata sott’acqua nel mio mondo dovesse svegliarsi, potrei venir catturato. Per questo devo continuare a scappare attraverso tutte le dimensioni”

Il ninja non aveva avuto modo di cogliere esattamente le implicazioni di una tale affermazione, ciononostante era ormai certo che l’idiota biondo non stesse dicendo tutta la verità… ma presto o tardi gli avrebbe fatto confessare ogni cosa. 

Per sfogare l’incomprensibile frustrazione che, si era reso conto, gli provocava ogni tentativo di intavolare una conversazione seria con lo stupido mago, Kurogane si era lanciato contro la strega con l’obbiettivo di porre fine al più presto a quel dannato combattimento e lasciare una buona volta quel paese.

 

Riuscire nel loro intento non era stato così immediato, ma alla fine ce l’avevano fatta ed erano ripartiti in direzione di un nuovo mondo.

Si erano così ritrovati sulle sponde di un lago, nel bel mezzo di una foresta immersa in una cappa di nebbia. Quel paese si era subito rivelato assolutamente inutile ai fini del loro viaggio perché non ospitava nemmeno una piuma, ma allo spadaccino la permanenza lì aveva dato modo di convincersi che la polpetta bianca non andava per nessun motivo lasciata con lo stupido mago: quei due insieme sembravano esaltare uno l’idiozia dell’altra e avevano la fastidiosa tendenza a fare di lui l’oggetto dei loro scherzi imbecilli. Era inaccettabile!

Quanto a Fay, nel prendersi cura della principessa addormentata e nel rassicurare un iperprotettivo Shaoran, aveva mostrato al ninja (chissà quanto inconsapevolmente) un'altra sfaccettatura del suo carattere: Kurogane non l’avrebbe mai creduto capace di un atteggiamento così affettuoso verso quei due, che pure conosceva appena.

E anche le parole che aveva rivolto al ragazzino, “Non pensare sempre alle cose tristi altrimenti, per quanto tu lo voglia, non riuscirai mai a dimenticarle. Sorridi e sii felice: nessuno ti biasimerà se lo farai”, chissà perché al guerriero suonavano fin troppo tratte da un’esperienza personale… sì, decisamente Fay nascondeva qualcosa: lo dicevano quei suoi occhi blu sempre così distanti, come persi troppo indietro nel passato o fissi su un futuro troppo lontano.

Non era quello però il momento di affrontarlo per farlo parlare, aveva concluso Kurogane. Ne sapeva ancora troppo poco su di lui per riuscire a spuntarla e il biondino era dannatamente intelligente, su questo non aveva dubbi. Avrebbe aspettato un’occasione più propizia e avrebbe colpito.

Anche perché, andando avanti nel loro viaggio, attraverso l’infinita serie di mondi (uno più assurdo dell’altro) in cui Mokona li trasportava, tutto sembrava come al solito. C’erano sempre i sorrisi e quegli odiosi nomignoli, quelle mezze frasi smozzicate che ogni tanto sfuggivano dalle labbra del mago e i suoi occhi che non ridevano mai, però pian piano Kurogane andava componendo un puzzle sempre più preciso.

Poi ad un certo punto, il ninja non ricordava precisamente quando né perché, Fay aveva preso un’altra irritante abitudine: si era messo in testa di imparare a fischiare. Peccato che fosse assolutamente negato per la cosa, ma questo non lo fermava certo dal tormentare lo spadaccino con i suoi esperimenti…

 


 

Come avrete capito, questo secondo capitolo riassume le vicende di Koryo e del Mondo del Lago (capitoli dal 16 al 24). Ho volutamente ignorato la Repubblica di Hanshin, perché in fin dei conti dal punto di vista del rapporto tra Fay e Kurogane non è granché significativa (e non mi rientrava nel conto dei 4 movimenti della sinfonia XD).

Tutte le battute riportate tra virgolette sono mie traduzioni di dialoghi del manga, se volete i riferimenti precisi chiedete pure.

 

 

PREVIEW

Capitolo III: Secondo Movimento - Allegro

Decisamente Fay D. Fluorite era uno splendido trompe l’œil, accuratamente predisposto per ingannare le apparenze e, con la sua esuberanza, distrarre l’attenzione di tutti dalla verità. 

Ora che Kurogane l’aveva capito, riuscire ad arrivare oltre la sua facciata tutta sorrisi, fino a toccare il cuore di quella creatura così sfuggente, era diventato il suo obbiettivo primario perché lui odiava le illusioni e le finzioni di qualunque tipo.

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Secondo Movimento - Allegro ***


Titolo

Titolo: Out of the Blue (Symphony of the Magician and the Swordsman)

Capitolo: 3 di (per ora) 17 - Secondo Movimento

Personaggi: Kurogane, Fay (e sullo sfondo tutti gli altri)

Rating: Verde

Genere: Introspettivo

Note: Shonen-ai

Disclaimer: Tsubasa e i suoi personaggi appartengono alle CLAMP

 


 

Out of the Blue

Symphony of the Magician and the Swordsman

 

 

III.SECONDO MOVIMENTO - ALLEGRO

Dopo quell’inutile paese immerso nella nebbia, la polpetta li aveva sballottati ancora parecchio qua e là, attraverso una serie di mondi di cui Kurogane non ricordava molto, forse complice anche il fatto che l’idiota non avesse fatto niente di particolarmente idiota… - ehi, da quando in qua i suoi ricordi erano legati al comportamento dello stupido mago?!

Alla fine comunque erano approdati in una dimensione all’apparenza pacifica, in cui erano stati accolti da una pattuglia di festanti ragazze pon-pon: decisamente un mondo di gente fuori di testa…

Quelle gentili signorine li avevano poi scortati al municipio della città, in cui avevano scoperto di trovarsi in un paese chiamato Oto, dove chiunque poteva vivere come più gli piaceva e a tutti era garantito il diritto ad un’abitazione e un lavoro.

Sembrava un bel posto, non fosse stato che, appena preso possesso della loro casa, erano stati attaccati da delle strane creature, il cui sterminio (avevano poi appreso il giorno successivo, sempre al municipio) era uno dei mestieri meglio remunerati del paese e quello che permetteva di raccogliere più informazioni - cosa che per loro era vitale nella ricerca della piuma.

Logica conseguenza era quindi stata che il ninja e Shaoran si dedicassero alla caccia di questi oni, mentre Fay, aiutato dalla principessa e da Mokona, aveva deciso di aprire un caffè. A Kurogane quella soluzione non dispiaceva affatto, perché gli permetteva di fare ciò che più amava: combattere. E per giunta combattere demoni, in una sorta di sterile vendetta contro i mostri che avevano sterminato la sua famiglia. Oltretutto avrebbe anche avuto poche occasioni di avere a che fare con l’idiota, il che non era mai un male.

Si erano quindi registrati al municipio in quelle vesti - o meglio, il mago aveva registrato tutti, visto che pareva saper utilizzare la scrittura del luogo. Peccato che, al momento di fornire i loro nomi per completare le formalità per l’ingresso nel paese, Fay (che in realtà non conosceva affatto l’alfabeto di Oto!) li avesse registrati con dei nomi vergognosi: Gattone, Gattina, Cagnolino e… Cagnolone! Quando era venuto a saperlo, il ninja stava davvero per compiere un omicidio!

Smaltita, non senza difficoltà, la rabbia del moro per quella stramaledetta presa in giro dell’idiota, la loro vita aveva cominciato ad incasellarsi in una certa routine, fatta di giornate passate a distruggere demoni o ad insegnare a Shaoran a tirare di spada, mentre il mago e la ragazzina servivano i  clienti nel loro bar, il “Cat’s Eye”.

 

Poi un giorno, per ottenere notizie su un nuovo misterioso oni che poteva avere qualcosa a che fare con la piuma, Kurogane era stato indirizzato verso un locale in cui avrebbe potuto incontrare un informatore. Non essendo un posto per bambini, lo spadaccino era stato costretto ad andarci in compagnia dello stupido mago (chissà perché poi quei tre non l’avevano lasciato andare da solo).

Sulla strada erano stati attaccati da un gruppo di oni, impazziti forse a causa di questa nuova creatura di cui nessuno sapeva nulla. Il ninja era riuscito comunque a liberarsene con una certa facilità, pur distruggendo la propria spada, però Fay aveva di nuovo rischiato grosso - come a Koryo, contro quella strega. E, come a Koryo, pareva non aver provato nessuna istintiva paura di fronte alla prospettiva della morte (eppure quella paura tutti la provano, anche i guerrieri più esperti). Durante il combattimento si era limitato a schivare gli attacchi degli oni, ma senza metterci poi tutto quell’impegno, e alla fine era stato colpito in pieno da uno di loro.

Kurogane odiava ammetterlo, ma si era spaventato quando l’aveva visto con la coda dell’occhio volare a terra e finire contro un muro. E il cuore gli batteva innaturalmente forte quando si era parato tra il suo corpo esile riverso sulle macerie e gli oni, eliminando il più vicino con un solo fendente e quindi uccidendo gli altri con un unico devastante attacco. Poi per un attimo tutto era stato silenzio, rotto infine solo dai pezzi della sua katana che cadevano tintinnando al suolo e dal debole applauso del mago che, malconcio, gli sorrideva.

“Coma stai? Ti fa male la gamba?” gli aveva subito domandato brusco lo spadaccino, notando la caviglia piegata in maniera innaturale.

La risposta di Fay aveva però spiazzato il ninja, facendogli tornare prepotente un sospetto sul biondino che già aveva avuto a Koryo - cosa che l’aveva indispettito non poco.

“Beh, sembra che io non sia morto…”

“Non è che non sei morto, è che non sei riuscito a morire”

L’aveva rimbeccato seccamente e, davanti allo stupore che aveva attraversato per un attimo gli occhi blu del mago - forse in un’implicita ammissione di colpevolezza, Kurogane si era sentito autorizzato a continuare: se voleva tirar fuori la verità all’idiota non poteva sempre trattarlo con i guanti, o non avrebbe ottenuto nulla. Aveva quindi premuto la custodia della spada sulla caviglia ferita di Fay, ignorando la sua smorfia di dolore, e poi aveva proseguito il proprio ragionamento, puntandogli il fodero alla gola.

“Se qualcuno cerca di uccidermi, lo uccido. Se qualcuno cerca di far del male alle persone che amo, lo uccido. Ormai ho perso il conto di quante persone ho ammazzato. Non sono il tipo che usa belle parole, ma sappi che quelli che odio di più sono coloro che buttano via le loro vite prima che sia svanita ogni speranza”

Come aveva finito di parlare, il ninja aveva visto quell’insolita espressione sorpresa sul volto pallido del mago sciogliersi in un sorriso, luminoso sì, ma per la prima volta immensamente stanco.

“Ciò significa che io sono il tipo di persona che odi di più”

Poche parole, che però avevano per un attimo aperto come un varco nel mare delle sue iridi: Fay voleva morire, perché ormai riteneva di non avere più nessuna speranza, nessuna ragione per vivere. Intuire quella verità dai contorni oscuri, sicuramente figlia del segreto che il biondino portava con sé, aveva lasciato lo spadaccino senza parole. Poi l’arrivo della proprietaria del locale che stavano cercando (a cui senza saperlo erano già arrivati prima di combattere con gli oni), aveva spezzato quel momento che si stava facendo forse troppo teso.

 

Ma evidentemente, per Kurogane quella era destinata ad essere la serata delle confessioni.

All’interno del bar si esibiva una cantante; gran voce, canzone forse un po’ troppo sdolcinata che parlava di una donna in attesa di qualcuno che la portasse via. Il pezzo aveva strappato al ninja un’osservazione caustica, buttata lì più per fare da bastian contrario al mago, incantato ad ascoltare, che per altro.

“Se uno vuole andare da qualche parte, che ci vada da solo. Non c’è bisogno di aspettare nessuno”

La risposta di Fay l’aveva di nuovo preso in contropiede, soprattutto per la malinconia di cui era pervasa.

“Kuro-chan, solo tu faresti così… Io la capisco, perché anch’io ho aspettato: ho aspettato per tanto tempo qualcuno che stesse al mio fianco e mi portasse via”

Ancora una volta lo spadaccino non aveva replicato, ma stavolta volontariamente: capiva ancora troppo poco di quel che il mago celava dietro i suoi sorrisi. Quei sorrisi che, probabilmente assieme a quel suo fastidiosissimo atteggiamento fin troppo vivace, ogni giorno di più si stavano rivelando, se non assolutamente fasulli, perlomeno un modo per scappare da qualcosa.

Sì, decisamente Fay D. Fluorite era uno splendido trompe l’œil, accuratamente predisposto per ingannare le apparenze e, con la sua esuberanza, distrarre l’attenzione di tutti dalla verità. 

Ora che Kurogane l’aveva capito, riuscire ad arrivare oltre la sua facciata tutta sorrisi, fino a toccare il cuore di quella creatura così sfuggente, era diventato il suo obbiettivo primario perché lui odiava le illusioni e le finzioni di qualunque tipo.

A rendere il tutto più irritante c’era anche il fatto che nei giorni a seguire il mago aveva ripreso a comportarsi esattamente nel solito modo assurdo, come se nulla fosse mai accaduto tra loro: continuava con le sue patetiche imitazioni di fischio, con i nomignoli irriverenti e i modi scanzonati, si attaccava ai suoi abiti e si strusciava neanche fosse un gatto e gli propinava in continuazione schifezze troppo dolci.

Eppure lo spadaccino sentiva che qualcosa era cambiato, benché non sapesse determinare con precisione cosa fosse.

 

C’era un’altra cosa che il ninja non sapeva e che probabilmente l’avrebbe parecchio sorpreso: lui non era l’unico ad essersi accorto della profondità cupa nascosta negli occhi blu di Fay. E ad essersene accorto era stato proprio il componente più insospettabile del gruppo, la piccola Mokona, che non aveva esitato a parlare direttamente con il mago, spiazzandolo non poco.

“Quando eravamo nel mondo con quel grande lago, hai detto a Shaoran di sorridere ed essere felice. Per Fay è lo stesso: nessuno lo odierà se sorride”

“Io sono sempre felice!” Una risposta banale, scontata, data solo per cercare di deviare da sé un’attenzione che si stava avventurando in territori delicati. Ma la creaturina magica, esattamente come il ninja, non era per niente ingenua.

“Ma quando Fay sorride, Fay pensa ad altro”

Anche davanti a lei il mago sorridente e triste aveva dovuto arrendersi. Davanti a lei però non aveva ammesso nulla di più - già si era concesso di abbassare per un attimo la maschera con lo spadaccino e non doveva ripetere quell’errore.

“Mokona, sei davvero intelligente”

“Io so che tutti siamo soli. Ma so anche che stando insieme in questo viaggio alla fine ci sentiremo meno soli. Mokona la pensa così!”

“Sarebbe bello…”

La voce di Fay era carica di rimpianto e i suoi occhi, per un attimo così trasparenti sul dolore che celavano, guardavano senza vedere, mentre la piccola manju tentava un impossibile abbraccio consolatorio.

Durò solo un istante.

Prima che la campanella sulla porta del caffè avesse smesso di tintinnare per annunciare l’arrivo di un cliente, il biondino aveva già cancellato quel breve momento di malinconia in uno dei suoi soliti sorrisi luminosi. La persona sulla soglia, però, non era affatto un visitatore qualsiasi e il mago non aveva tardato a rendersene conto. Come si era reso subito conto che, viste le intenzioni ostili di quell’uomo - quel Seishiro, era abbastanza scontato che per lui non ci sarebbe stato scampo. Certo, se avesse usato la magia sarebbe stata un’altra storia… ma non poteva farlo: aveva promesso.

La fine era arrivata in fretta, Fay però poteva dire di essersi battuto con onore, di aver cercato fino all'ultimo di proteggere i suoi compagni: che strano gli faceva anche solo pensarlo! Eppure gli era stato così naturale...

Chissà se Kurogane questo l'avrebbe apprezzato almeno un po'...

Chissà se l’avrebbe odiato forse un po’ di meno sapendo che, mentre perdeva conoscenza dopo l’ultimo, fatale attacco del suo avversario, il mago per la prima volta aveva avuto paura, per la prima volta aveva desiderato di non morire…

Chissà cosa avrebbe detto, se avrebbe capito che un po’ era anche merito delle sue parole e di quei suoi occhi color del fuoco, che parevano voler attrarre a sé e sciogliere il ghiaccio in quelli di Fay.

Ma era inutile chiedersi queste cose, perché lo spadaccino non avrebbe mai saputo nulla di quel combattimento, delle parole che si erano detti con Seishiro, né dei sorrisi palesemente falsi che si erano scambiati (e che tanto l’avrebbero fatto arrabbiare). Non avrebbe mai saputo nulla perché per il mago il viaggio si sarebbe concluso lì, nel suo delizioso caffè di Oto… e no, non era contento che finisse così: perché ora aveva qualcosa da perdere, qualcuno da lasciare…

 

Quando Kurogane era rientrato al Cat’s Eye, l’aveva trovato completamente sottosopra; solo il divano su cui dormiva la principessa sembrava essere stato risparmiato e dello stupido mago non c’era più traccia.

Vedendo quella devastazione e ascoltando il racconto incerto della palla di pelo, lo spadaccino aveva sentito nascere dentro di sé una rabbia feroce, che era riuscito a dominare a stento: perché erano state la sua casa e la sua «famiglia» (per quanto assurda essa fosse) ad essere ferite e deturpate. E lui non era certo il tipo da lasciar correre impunemente un affronto simile - non avrebbe permesso a nessuno di toccare ciò che gli era ormai divenuto caro (sebbene ancora si ostinasse a non riconoscerlo).

Per questo aveva apprezzato l’atteggiamento del ragazzino, che aveva voluto farsi carico di combattere contro l’uomo che aveva provocato quel disastro, benché egli fosse il suo vecchio maestro.

Per questo, dopo che il bastardo aveva eliminato anche Shaoran ed era toccato a lui affrontarlo, non si era risparmiato nel duello, nonostante la maledizione di Tomoyo-hime che gli impediva di uccidere chiunque se non voleva veder diminuire la sua forza.

E quando alla fine aveva rivisto il mago e il ragazzo vivi e incolumi, il sollievo era stato inspiegabilmente più forte del disappunto per un combattimento adrenalinico interrotto sul più bello dalla dannata Strega. Perché se c’era una cosa di cui Kurogane non si era ancora pienamente reso conto, era lo spazio sempre più grande che i suoi compagni di viaggio si stavano ritagliando nel suo animo scontroso.

E non l’avrebbe detto mai a nessuno, ma ormai aveva deciso di partecipare attivamente a quel viaggio; perché voleva veder sorridere la principessa, voleva rendere forte il ragazzino… e voleva scoprire il segreto di quello stupido mago e dargli una ragione per vivere.

 


 

Terzo capitolo e secondo movimento della sinfonia, dedicato agli intensissimi capitoli di Outo/Edonis. Personalmente quella è una delle parti che più mi piacciono del manga, soprattutto perché, rileggendola a posteriori, ti rendi conto che già lì Fay ha praticamente confessato ogni cosa a Kuro-pon… solo che lui non ha modo di capirlo! Ma quanto sono bastarde le CLAMP?!

A parte questo, chiedo scusa per il ritardo nella pubblicazione e colgo l’occasione per ringraziare naco-chan e xallychanx per le recensioni. 

Tutte le battute riportate tra virgolette sono mie traduzioni di dialoghi del manga, se volete i riferimenti precisi chiedete pure.

 

 

PREVIEW

Capitolo IV: Terzo Movimento - Lento

Bloccato da un muro di silenzi e falsi sorrisi, il ninja non aveva modo di capire cosa passasse in quei momenti nella testa dell’idiota, ma col tempo un’idea gli si era affacciata sempre più spesso alla mente.

Perché non erano certo un caso quegli sguardi che, seppur per un istante, si perdevano nel passato, rubandogli tutto il colore dal viso, ogni volta che il mago udiva pronunciare «Ashura-ou».

Dopo sei mesi passati in quel mondo, ad osservarlo di sottecchi giorno dopo giorno, Kurogane era ormai certo di avere ragione, ma il suo orgoglio (o forse non era solo quello?) esigeva che fosse l’idiota biondo ad ammettere che le cose stavano così.

 

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