Karen e le amiche svampite di Ababyworld (/viewuser.php?uid=72839)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** New city ***
Capitolo 2: *** Crudeltà ***
Capitolo 1 *** New city ***
spirito dell'avventura
Ed
ecco che frena di nuovo. Un altro semaforo, andare a scuola è diventato
impossibile, nemmeno se il tuo autista( nel mio caso un “ pazzo” vicino di
casa) ha una decappottabile che va tranquillamente a 120 km all’ ora.
Se
chiedessi ad un avvocato a che cosa serve un semaforo mi risponderebbe
elencando una serie di codici e leggi, se lo chiedessi ad un prete
probabilmente direbbe che è un segno della vita: ogni tanto bisogna fermarsi a
riflettere e il semaforo è una buona idea. Io penso che sia una grande perdita
di tempo, specialmente in una città come Parigi dove non manca il traffico e
fare tardi a scuola non è la cosa più piacevole del mondo, anzi, oltre ad
irritare i professori faccio una figura del tutto imbarazzante con i miei
compagni.
Io
sono Karen, ho 16 anni e vivo qui da appena un mese. Mia madre dice che mi
abituerò all’ idea di dover viaggiare sempre, ma non sono molto sicura di
riuscirci; io sono nata a Chicago, ma ho già vissuto in ben cinque città:
Chicago, New York, Londra, Barcellona e Zurigo. Adesso sono nella sesta ma non
penso che sia la mia ultima meta, Anna, mia madre, lavora per un’ agenzia
viaggi per cui deve sempre girare il mondo, un anno in ogni posto e io sono
costretta a seguirla dato che mio padre è disperso in qualche parte dell’
universo e io non l’ ho mai conosciuto. Una lacrima mi scende dagli occhi
pensando a lui, vorrei vivere come tutti in una vera famiglia e in un’ unica
casa, ma non è possibile. Ho un fratello di nome Lian, ha tre anni in più di me
e studia a Los Angeles per diventare avvocato, io lo vedo solo durante le feste
oppure ci sentiamo al telefono ma non abbiamo un vero rapporto tra fratelli,
meglio dire tra cugini lontani.
“
Grazie Paolo! ” Lui è il mio autista personale, è italiano ed è arrivato qui da
pochi anni con la sua famiglia: sua moglie e i due figli, Giulio e Andrea,
penso che abbiano più o meno la mia età forse qualche anno in più.
Anche
quella mattina arrivai a scuola sana e salva, per fortuna c’ era abbastanza
traffico da costringere Paolo a non accelerare nelle curve.
La
mia scuola è un po’ all’ antica, è tra le meno costose della città e non
bisogna usare molti libri oltre al dizionario che pesa circa tre kg. Conosco
molte lingue, ma il francese è recente per le mie orecchie e dovrò cercare di
concentrarmi se voglio imparare i numeri fino al dieci.
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Capitolo 2 *** Crudeltà ***
Lo spirito 2
Erano le quattro di pomeriggio, e come al solito stavo
facendo i miei compiti. Inglese precisamente, l'unica materia che
veramente mi piaceva. Ad un certo punto il campanello suonò,
una, due e tre volte.
- E che è?? Un po' di pazienza!!- urlò mia madre dalla doccia, anche se l'unica a sentirla fui io.
- Tranquilla mamma, vado io!
- Grazie tesoro!
Mi avviai verso l'entrata mentre qualcuno da fuori continuava a suonare
insistentemente come se avesse qualcosa d'urgente da dire.
- Chi è?- chiesi per il citofono rosso ( ne abbiamo tre, uno
rosso, uno giallo e l'altro bianco, strano no? tutta colpa delle manie
di mia madre...)
- Ti prego apri! Sono Andrea, il tuo vicino, è urgente!
Aprii la porta sorpresa che proprio lui, il ragazzo che non parla con
gli esseri invisibili, chiamasse me per un' urgenza; forse voleva
sapere il numero di telefono della mia compagna, quella che tutti
considerano carina e che in realtà è solo una scema che
gioca a stare seduta sul suo trono mentre gli altri le scodinzolano
intorno. In realtà la situazione era ben diversa...
Davanti a me un ragazzo alto, con gli occhi neri e i capelli
castani leggermente mossi dal vento mi sembrava del tutto disperato.
- Karen, per favore vieni con me, ti scongiuro...- disse prendendomi per mano...
- Karen, chi è?- la voce di mia madre ruppe quel momento imbarazzante.
Intanto Andrea mi guardava con occhi terrorizzati, - Vieni forza-.
Non sapevo che fare, e se fosse stato uno scherzo...vabbè dovevo
rischiare, anche se non avevo idea di dove volesse portarmi.
- Devo uscire per qualche minuto mamma, ci vediamo dopo! Esco
con.....un amico. Ciao- presi il cappotto e il berretto, mi infilai i
miei scarponcini neri con gli scaldamuscoli, e uscii.
- Mi vuoi spiegare cosa succede?- chiesi ad Andrea mentre corravamo verso...non so dove.
- Penso che mio fratello sia nei casini e tu sei l'unica che lo può aiutare.
-Io? E per quale motivo proprio io?
- Questo te lo spiego dopo. Adesso vieni.
Arrivammo fino al cortile di casa sua, a un centinaio di metri dal mio,
tenendomi per mano mi fece entrare in casa sua dove suo padre stava
pitturando le pareti del salotto.
- Salve Karen, è un piacere vederti!!
- Anche per m...- non feci tempo finire la frase che mi trovai già nel piano superiore.
-Basta! Andrea! Dammi una spiegazione oppure me ne torno a casa subito!
- No non lo fare. Vieni in camera adesso ti spiego tutto- entrammo in
camera, se poteva essere considerata una camera: era spaventosa, molto
ordinata ma le mura erano così nere...uno "schifo" la definirebbe mio padre.
- E questa è la tua camera?
- No, è di mio fratello. Dai siediti. - Disse spingendomi verso
la sedia della scrivania- Allora, il problema è mio fratello,
è difficile da credere però lui è sempre stato innamorato di te, già dalla prima
volta che sei arrivata con tua madre, ma non ha mai avuto il coraggio
di dirtelo perchè pensava che tu lo disprezzassi.
Il cuore iniziò a battere più forte del previsto, che
novità era questa? Un ragazzo che è innamorato di me?
- Il problema è che non riesce a togliersi dalla testa la tua
immagine, così adesso sembra un pazzo depresso che non ragiona;
alla mattina si alza solo perchè è obbligato e non fa
altro che prendere brutti voti...cosa mai successa prima. Così
ho capito che la causa sei tu, e nessun altro.
- Io la causa? Non ho fatto niente...è colpa sua se non riesce a
pensare ad altro, e poi io non credo molto a quello che mi stai
dicendo...come è possibile che un ragazzo che è
più grande di me si deprima per una nullità ( come mi
chiamate voi) e non guardi tutte quelle che può avere?
- Io non so cosa dirti, il fatto è che lui adesso è andato via disperato.
- Disperato? In che senso?
- Abbiamo litigato, perchè io gli ho detto che tu non ti saresti
mai accorta di lui... me ne pento tanto. Chissà dove sarà
adesso!
Si sedette sul letto coprendosi il viso con le mani. Non sapevo che
fare, non mi era mai successo prima, mi sentivo quasi svenire, forse
dovevo sentirmi anche in colpa, ma che ne sapevo io?
- Ok, se vuoi provo a chiamarlo, se vuoi gli dico che lo amo anch'io,
dimmi tu cosa devo fare- le lacrime quasi mi scendevano dagli occhi
ormai gonfi.
- Non lo so, sei tu che devi metterti insieme a lui, ma fa che non gli succeda niente, per favore.
All'improvviso sentii un rumore provenire da sotto il letto; mi
allontanai, forse era un topo.Sono allergica a tutti i tipi di ratti e
insetti, non sopporto niente di piccolo e fastidioso.
- Hihihihi...
No, un topo che parlava? Adesso stavo piangendo veramente: oltre a
quella strana storia dovevo sopportare anche il topo parlante?
- Come ci sei cascata! Sei proprio ingenua, hahahaha!- da sotto il materasso sbucò fuori... Giulio?
Andrea cadde dal letto ridendo a crepapelle.
No non può essere, si sono presi gioco di me!!!!! Perchè ridevano se no?
- Era uno scherzo Karen! Ci è riuscito bene fratello! Figurarsi se io mi metto con una così, hahaha!
- Io vi, vi...grrr- scoppiai a piangere e uscii dalla stanza, scesi le
scale pensando che non sarei mai più entrata in quella casa.
Piangevo, piangevo e piangevo, forse per la situazione stressante, per
la mia ingenuità, o per il fatto che nessuno si sarebbe mai
messo insieme a me.
Ma il giorno dopo la pensavo già diversa.
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