Anata ga Koko ni Iru Riyuu (La ragione per cui sei qui)

di Mistral
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fili spezzati nel silenzio degli intenti ***
Capitolo 2: *** Danzando in silenzio sull'orlo del baratro ***
Capitolo 3: *** Angosce in un baratro di solitudini ostinate e contrarie ***
Capitolo 4: *** Lingue di pece umida tra maschere e silenzi ***
Capitolo 5: *** Al primo assalto, il compiersi inatteso della tragedia ***
Capitolo 6: *** Tra buio e polvere, una decisione presa in quattro mosse ***
Capitolo 7: *** Cause che producono reazioni dentro una vuota solitudine ***
Capitolo 8: *** Intrecci di maschere vecchie e nuove ***
Capitolo 9: *** Chiarimenti, silenzi e aroma di caffè alla vigilia della resa dei conti ***
Capitolo 10: *** Sotto la neve fughe, riflessioni e incontri ***
Capitolo 11: *** Nel bianco rosso sangue e rabbia ***
Capitolo 12: *** Gli istanti interminabili di decisioni importanti ***
Capitolo 13: *** Scavi nell'anima alla ricerca di un perché ***
Capitolo 14: *** La ragione per cui sei qui ***
Capitolo 15: *** Da adesso in poi ***
Capitolo 16: *** Bonus Track ***



Capitolo 1
*** Fili spezzati nel silenzio degli intenti ***


Dedicato chi da un anno a questa

 

Dedicato chi da un anno a questa parte, dai tempi della prima yullen, ci segue con affetto.

E dedicato a Miri, senza la quale non saremmo arrivate in fondo.

16.12.2009

 


 

Nota delle autrici:

Dato che l'Angolo di Allen di questa fanfic è strutturato come quello della precedente e ne è la continuazione, tenderà anche qui ad assumere proporzioni chilometriche (perché i personaggi sono tanti e le recensioni per fortuna pure! ♥)

Se per caso non vi interessasse, potete passare tranquillamente all'inizio del capitolo vero e proprio. Vi assicuriamo che questo non pregiudicherà la completa comprensione della storia.

Grazie e buona lettura!

Lety&Mistral

 


 

L'ANGOLO DI ALLEN

16 dicembre 2009

 

Ordine Oscuro - *Caffetteria*

Ore 10:45 del mattino.

 

Chiunque si trovasse a passare per la caffetteria in quel momento, si spaventerebbe per le due enormi pigne di piatti che riempiono il tavolo.

Dietro alle due traballanti colonne sporche di cibo, l'esorcista maledetto e l'autrice chiamata Lety sembra stiano facendo a gara a chi mangia di più. A fianco dell'albino, Link sbocconcella una fetta di torta al cioccolato ricoperta di glassa mentre, a fianco di Lety, Mistral sorseggia tranquillamente un'enorme tazza di caffè.

Gli altri coinvolti loro malgrado nella “missione recensioni” sono seduti allo stesso tavolo ma si tengono ben distanti, al riparo dalle briciole e dagli avanzi dei due.

Bookman Sr beve il suo the e Komui occhieggia disperato la tazza di Mistral (è l'ultimo caffè disponibile, tutto grazie ai tagli al bilancio chiesti da Leverrier), mentre Lavi mangia un tramezzino e Kanda sta finendo silenziosamente la sua dose quotidiana di soba.

La ragazza dai capelli neri adocchia interessata l’enorme fetta di torta dell’ispettore, poi sorride gentile (inquietante, secondo Allen – ma l’inglese è di parte) in risposta allo sguardo interrogativo del biondo. “Mi dica, Link, è buona quella torta? Ha un aspetto così invitante…”

“Oh? Sì, signorina, è ottima. Effettivamente la ricetta è presa dal manuale dei dolci che ho acquistato l'altro ieri. Ma... perché me lo chiede?” risponde cortese l'ispettore, allontanando inconsciamente il piatto.

Lei ignora la sua spiegazione e allunga noncurante una mano verso il piatto, tirandolo verso di sé. “Era esattamente quel che volevo sentire! Grazie mille!”

Davanti all’espressione basita di Link, Kanda sogghigna.

“Eddai sis, povero Link!” farfuglia Lety cercando di non strozzarsi con la penultima porzione di dango del piatto.

“Nah, non ti preoccupare, tanto Due Nei si può cucinare tutti i dolci che vuole!” la rassicura Lavi, beccandosi un sonoro sberlone da Bookman Sr che lo rimprovera con un «Tieni a freno la lingua, stupido allievo!»

“E tu non ridere, baKanda! Voglio vedere se qualcuno osa allungare le mani sulla tua preziosissima soba!” aggiunge Allen, fregando l'ultimo spiedino all'autrice con gli occhiali.

“Devono solo provarci” ribatte Kanda, assolutamente quieto e con un sorriso poco rassicurante.

“Già, già… Yu-chan è molto permaloso con le sue cose!” conviene il rosso, già dimentico degli ammonimenti del maestro “…anche se non credo che a qualcuno piaccia così tanto la soba” conclude, osservando Allen e Mistral con un sorriso.

Lei ricambia, ma nel frattempo indica un punto alle spalle del Bookman “Lavi… sai, fossi in te starei attenta alle spalle”

Lety sposta la testa a lato, per sbirciare dietro la schiena di Lavi, e subito torna composta al suo posto. È visibilmente impallidita, sembra quasi che abbia visto un fantasma... o che stia rivivendo un trauma vissuto poco tempo prima in altro luogo.

“La... La.. Laviii... perl'amordelcielo, forse è meglio se stai zitto!” balbetta, cercando di non pensare al picnic di Pasquetta 2009: vedere Kanda armato di coltello, infatti, le ha fatto tornare in mente quel fatidico giorno in cui ha avuto il «privilegio» di venir minacciata da una Mistral armata di coltello da bistecca...

Notando l’agitazione sul volto della brunetta e il sorriso della sua amica, il giovane Bookman si volta, trovandosi faccia a faccia con la lama d’acciaio. Deglutisce teatralmente e si risiede. “Ok… forse hai ragione, eh…”

“Sembra che ogni tanto il cervello ti funzioni, eh idiota di un apprendista?” commenta a bassa voce il vecchio Panda.

Ora che Lavi ha rinunciato a rompergli le scatole (almeno per un po’), Kanda può tornare a sedersi.

L'improvvisa confusione non è però riuscita a coprire il mormorio afflitto di Komui. Allen interrompe la masticazione, preoccupato.

“Qualcosa non va, Komui-san?”

Il supervisore, faccia spalmata sul tavolo, farfuglia qualcosa simile a “Perché il caffè piace a così tanta gente?!” ma subito si interrompe, rialzando la testa e annusando l'aria.

“Ca… ca… caffèèèè!” esclama, saltando in piedi e lanciandosi verso l'ingresso dal quale Lenalee sta entrando in quel preciso momento.

Davanti all’assalto del fratello, la ragazza reagisce con prontezza, sollevando sopra la testa il vassoio carico di tazze fumanti. “Ehi nii-san, quanta fretta! Volevo portare il caffè a te, a Reever-san e agli altri della Scientifica, ma nel tuo ufficio non c’era nessuno… come mai qui?” domanda poi, riabbassando il vassoio una volta che Komui è spiaccicato sul pavimento.

“Stiamo facendo merenda prima di continuare con le prossime recensioni!” esclama soddisfatto Allen facendole segno di raggiungerli al tavolo. “Vieni pure tu, è divertente!”

Timcanpy ghigna e annuisce, iniziando nuovamente a sputare fogli di carta subito raccolti e impilati da Lety.

“Recensioni?” ripete Linalee curiosa “Beh, se posso fare qualcosa vi aiuto volentieri…” aggiunge poi, lasciando una tazza accanto al fratello e portando le altre al tavolo “Intanto qualcuno vuole del caffè?” chiede infine, avvicinandosi.

L’urlo entusiasta di Mistral, che quasi salta in braccio a Link per raggiungere più in fretta la cinese, copre il commento sarcastico di Kanda. “A tuo rischio e pericolo, Linalee, a tuo rischio e pericolo…”

 


 

§ Cara BloodberryJam,

*tutti si nascondono, tranne Lavi che sghignazza, all'urlo sconsiderato di BloodberryJam*

*Kanda scuote la testa, nervoso*

“Giuro che se trovo quello che per primo ha messo in giro quella parola associata al mio nome, quello è un uomo morto” ndKanda

*Allen gli lancia un'occhiata interrogativa… strano, si aspettava una reazione di gran lunga peggiore!*

Sarò rapido, mica che a Kanda passa il momento soft... eccoti la nuova fic, speriamo ti piaccia! Comunque niente sacrifici umani, grazie U_U Cioè, vuoi dire che hai già sacrificato gente a random per avere materiale da usare?! Ehm… prova a sentire Tyki, magari ha bisogno di pappa per le Tease... 

“Bleah!” ndTutti

Facci sapere cosa pensi del capitolo! Un abbraccio,

Allen & Co

 

§ Cara Mizukage,

ti consiglio caldamente di evitare il supervisoricidio e di passare ad attività ludiche più interessanti! Hai mai provato a costruire un robot a tua immagine e somiglianza?! Ti assicuro che è davvero esaltante, oltre che utile alla società! ^_^

“Seh, come no!” ndTutti

Eh, questa sì che è tutta invidia *sorseggia il caffè* comunque mi fa piacere che tu ti sia divertita (il mio adorato Komurin XXXIV un po' meno ç_ç)

Spero che questo capitolo qui ti piaccia… se non ho capito male, appaio pure io!

 

Inoltre, gentile signorina, mi permetto di farle notare che non è mia intenzione ostacolare alcun tipo di… rapporto, tra il signor Walker e il signor Kanda. *tossicchia leggermente imbarazzato*

Tuttavia, come certamente comprenderà, non posso permettere che il loro comportamento intralci il mio lavoro.

Sperando di risentirla presto, la saluto.

I miei rispetti.

Howard Link

…e Komui Lee :3

 

§ Cara Flowermoon,

(tsè… “cara”… il moyashi è sempre il solito…)

ritengo alquanto improbabile che tu abbia trovato una replica fedele di Mugen. A meno che tu non conosca il vecchio Zhu, ma in quel caso dimmi come hai fatto a parlarci, visto e considerato che è sordo come una campana.

E comunque sono compiaciuto del fatto che anche tu apprezzi la bellezza di Mugen.

K.

 

Mi permetto di interrompere il breve monologo di Kanda…

“A dire il vero Yu-chan l’aveva già interrotto da solo…” ndLaviinvenadisuicidio

*Bookman Sr. tira uno scappellotto al suo allievo*

Dicevo, a nome delle autrici esprimo il mio compiacimento per i tuoi giudizi riguardo lo stile di scrittura di questa trilogia. Posso assicurare che la terza parte tenderà a scavare anche più a fondo delle altre due nella psicologia dei personaggi - cosa che ha turbato non poco le qui presenti Mistral e Lety.

Sperando che anche quest’ultimo lavoro raccolga il favore tuo e del resto del pubblico ti saluto.

Bookman Sr.

 

§ Carissima Valerya90,

sono un po' emozionata perché le autrici hanno affidato a me la risposta alla tua bellissima recensione =^.^=

Innanzitutto ti ringrazio a nome loro e di tutti i miei amici per i complimenti ai primi due capitoli della trilogia e mi fa tanto tanto piacere che tu abbia apprezzato l'ultimo Angolo di Allen (...anche se personalmente non sarei così entusiasta delle figure barbine del nii-san... ^^” ) e soprattutto che abbia contribuito a tenerti su di morale.

Ci impegneremo affinché anche i prossimi siano all'altezza, vero ragazzi?

*Si rivolge entusiasta a tutti gli altri, che però non sembrano altrettanto pimpanti (chissà perché... [ah, l'incoscienza dei principianti!])*

Ti saluto e ti mando un grosso bacio a nome di tutti.

Alla prossima recensione!

Con affetto, Linalee

 

§ Yo! a te, BloodyKamelot! XD

Noto che hai migliorato i voti, bene, bene, bene ^_^ Almeno non ti trovi pure tu il vecchio panda alle calcagna: ogni volta che perdo tempo in giro o mi impigrisco sono dolori XD

Spero anch'io di beccare i due pucciosi (pffff... ahahahahaha! XDDDD) in atteggiamenti equivoci, almeno avrei qualcosa di divertente da fare tra una missione e l'altra ^_______^

*I due lo guardano male*

Per quanto riguarda le LaviKanda, beh... sono... commosso? XD L'idea mi solletica, a dire il vero, anche lì ci sarebbe abbondante materiale per prendere Yu-chan per i fondelli!

*Allen ride, Kanda sguaina Mugen*

Ops, mi sa che l'ho fatto arrabbiare... meglio se scappo, intanto ti lascio il nuovo capitolo da leggere! 

Fammi sapere se succede qualcosa di hot, ok? Le due autrici scuotono la testa, ma “Mai dire mai!”

Ciaooo!

 


 

“Ahahahah! Certo che Lavi se le va proprio a cercare, a volte!” esclama Lety, finendo di pulire per bene il piatto. “Peccato che sia già ora di andare, mi piacerebbe restare qui ancora un altro po'...”

“Ma come, dovete già ripartire?” farfuglia Allen tutto dispiaciuto, sbocconcellando inconsciamente i poveri resti della fetta di torta di Link.

“Purtroppo sì... anche perché, ecco... è meglio se le lettrici non ci trovano qui quando finiscono la lettura del capitolo... vero, sis?”

Mistral impallidisce visibilmente. “Ehm... meglio, sì...”

Al notare la sua reazione, Kanda la squadra di sbieco.

“Perchè, cosa dovrebbe succedere? Quale altra idiozia vi siete inventate voi due?”

“Chi, noi? Oh, Kanda...” inizia Lety, alzandosi e prendendo l’amica per mano.

“Ecco...” prova con scarso successo a continuare Mistral.

Le due autrici iniziano ad arretrare lentamente verso l'uscita.

“Assolutamente niente di cui Lavi, Komui, Bookman Sr, Linalee e Link si debbano preoccupare, tranquillo!” esclama infine Lety partendo a razzo e trascinando l’altra verso il gate che si è aperto improvvisamente nella caffetteria.

Il portale si richiude subito dopo il loro passaggio, ma non prima che Lety e Mistral abbiano cacciato fuori la testa un'ultima volta...

“A voi, cari lettori, buona lettura... E recensite, neh! ♥”

 

 

 

Anata ga Koko ni Iru Riyuu

(La ragione per cui sei qui)

 


 

Yoru ni utaeba yami ni nomarete

Asa no hikari ga sore o terasu

Todokanai sou ja nai tobira wa mou hirakareteru

(Quando canto durante la notte, sono avvolto dall’oscurità

Ma alla luce del giorno è chiaro che

Non sarà lei a non raggiungermi perché la porta è già aperta)

 

 

Capitolo 1

Fili spezzati nel silenzio degli intenti

 

Il sole sta cominciando a riscaldare la frizzante aria di fine ottobre quando, dopo aver fatto colazione (abbondante) nella sala da pranzo dell'albergo, io, Link e Kanda arriviamo alla London Bridge Station. Non dovremo aspettare molto, secondo quanto riferito dai Finder che ci hanno raggiunti stamattina: Miranda-san arriverà con il primo treno...

Ci sediamo su una delle panchine davanti al primo binario (io e Link… Kanda si limita ad appoggiarsi al muro, a debita distanza [esattamente come da copione]), in attesa.

La digestione in corso e il poco sonno (ma ne è valsa la pena [in entrambi i casi]) mi fanno le palpebre pesanti, quindi approfitto della piccola pausa per chiudere gli occhi per un po'.

Finisco per ripercorrere mentalmente, in ogni più piccola sfumatura, la nottata appena passata. Quante emozioni diverse, in così poco tempo!

La determinazione che pensavo di aver perso dopo gli ultimi avvenimenti è tornata, più forte di prima. Ho dato la mia parola: qualunque cosa succeda rimarrò quel che sono! Non permetterò a nessuno (e a niente [nemmeno a quel mostro]) di ostacolarmi... Continuerò a camminare finché avrò vita e imparerò a cavarmela con le mie sole forze, anche grazie al supporto di chi ha deciso (nonostante tutto e tutti [anche se loro non lo immaginano nemmeno]) di restare al mio fianco. 

Riapro gli occhi, e mi porto le mani davanti alla bocca; ho l'impressione di sorridere un po' troppo, adesso… Meglio distrarmi un po' dando un'occhiata a ciò che ci circonda.

Va a finire che mi metto a osservare Kanda di sottecchi... sembro un idiota, lo so, ma non ne posso fare a meno. È che la sorpresa per ciò che è accaduto stanotte è ancora troppo grande (mi sono sognato tutto, forse? [No, è successo davvero!])… è una bella sensazione che mi scalda il cuore!

Anche se...

Il sorriso si smorza. Il piccolo tarlo del dubbio, che era lì in attesa, ricomincia a lavorare.

Kanda mi sta dando una mano con i miei «problemi»... e io?

 

(Ho un problema [tanti problemi] da affrontare

e non so se ce la posso fare [da solo]

ma Kanda è disposto ad aiutarmi [fino a un certo punto].

Cosa voglio di più dalla vita?

[Che egoista che sono, eh?]

Vedo benissimo che non sono l'unico ad avere una spada di Damocle sospesa sulla testa, qui.

Anche Kanda ha le sue belle gatte da pelare

[forse più complicate delle mie].

Ma lui non ne parla...

[mai.. come faccio ad aiutarlo se non so qual è il problema?])

 

Il filo arzigogolato dei miei pensieri si interrompe e si dissolve quando, tramite Timcanpy, mi giunge un messaggio di Komui-san. Mi chiede di richiamarlo appena sono solo, deve parlarmi privatamente di una cosa importante. Trovo la cosa molto strana: stando alle istruzioni, le comunicazioni ufficiali dovrebbero avvenire solo attraverso il golem di Kanda, ma il suo tono urgente mi spinge ad evitare domande inutili e a cercare una scusa per potermi allontanare rapidamente dal gruppo. Mentre penso a come liberarmi di Link, un senso di inquietudine comincia a stringermi lo stomaco. Guai in arrivo, non c'è dubbio, e guai grossi.

Mi guardo attorno in cerca di ispirazione. Appena lo sguardo mi cade sul cartello che indica i bagni vicino al binario principale mi alzo in piedi, afferro Timcanpy e inizio a correre, urlando in direzione del gruppo «Bagno! Torno subito!». Sono sicuro che Link mi terrà d'occhio da lontano, ma almeno sarò al sicuro da orecchie indiscrete.

 

Me ne sto appoggiato al muro della stazione, scambiando ogni tanto un'occhiata in tralice con Link. Non ci posso fare niente, quell'ispettorino presuntuoso mi sta antipatico a pelle. Per ingannare l'attesa (non ripensare alla nottata appena trascorsa), ripasso mentalmente il dossier della missione che ci aspetta. Sembra una cosa semplice, ma ormai ho abbastanza esperienza per non sottovalutare nulla.

Con la coda dell'occhio noto il golem dorato del moyashi, che fino ad un attimo fa gli stava pigramente appoggiato sulla testa, scattare improvvisamente in alto e poi avvicinarsi al suo orecchio. Ogni tanto quell'affarino ha delle reazioni assurde... vorrei tanto sapere da dove è saltato fuori (dicono sia un'invenzione di Cross e in questo caso non mi stupisco che non sia proprio normale).

Comunque ci dev’essere qualcosa che non va, perché Walker fa una faccia strana e poi si allontana in tutta fretta (una fretta quantomeno sospetta); mi faccio più attento e mi accorgo (non senza una certa soddisfazione) che, al contrario di me, il biondino sembra non essersi reso conto di niente, perché praticamente non fa una piega, ma si limita ad alzarsi lanciandogli un'occhiata distratta, borbottando qualcosa sulla buona educazione.

 

Chiudo velocemente la porticina del bagno e mi ci appoggio con la schiena. Mi giro e, trattenendo il respiro, accosto l'orecchio al legno, cercando di capire se qualcuno mi ha seguito. Nessun rumore, a parte i battiti frenetici del mio cuore che mi rimbombano nelle orecchie. Chiudo gli occhi per un attimo, cercando di calmarmi, poi li riapro e mi guardo attorno. Anche nei bagni non c'è nessuno, per fortuna.

Mi dirigo rapidamente verso l'angolino di pavimento che sembra più pulito e mi siedo, mollando la presa e lasciando libero Timcanpy. Lui mi svolazza attorno alla testa, innervosito. Odia essere afferrato per la coda! Di solito reagisce mordendomi le dita, ma stavolta sembra capire che c'è qualcosa di serio dietro al mio comportamento. Gli dò una piccola pacca affettuosa sulla testa, un po' per tranquillizzarlo (tranquillizzarmi?), un po' per chiedergli scusa, e lui mi si posa sulle ginocchia.

Non abbiamo tempo da perdere, se ci mettessi troppo potrebbero venire a cercarmi… 

Tim capisce al volo e spalanca la bocca, proiettando uno schermo azzurrino nell'aria di fronte a me. Un paio di scariche elettrostatiche e l'immagine di Komui-san appare davanti ai miei occhi. Un brivido freddo mi corre giù per la schiena.

Il Supervisore è seduto alla sua scrivania, la schiena rigida, le mani intrecciate davanti al volto e il capo chino. Quando si accorge del collegamento alza la testa e, nei decimi di secondo in cui i nostri sguardi si incrociano, mi rendo conto con timore di avere di fronte un Komui visibilmente scosso e anche piuttosto nervoso.

E, cosa decisamente strana, un Komui che sfugge i miei occhi.

Tento di alleggerire l'atmosfera ma la risatina che mi esce dalle labbra, improvvisamente secche, risulta stridula e falsa anche alle mie orecchie.

 

“Komui-san... che succede?”

 

Soffocando uno sbadiglio, mi stacco dal muro e mi guardo intorno alla ricerca di un posto (il più lontano possibile da Link) dove sedermi. Ormai conosco il dossier della missione a memoria, quindi il ripasso mentale che ho provato a fare per ingannare il tempo si è rivelato più un fastidio che altro. La notte insonne che ho sulle spalle per colpa della mammoletta (non è una colpa la sua, dico così solo per salvare le apparenze [con me stesso]) e l'ispettorino che ancora un po' scava un solco sul marciapiede a furia di fare avanti e indietro, non mi aiutano certo a sopportare l'attesa.

Con un sospiro scocciato mi dirigo verso la piccola caffetteria; non che abbia realmente voglia di bere qualcosa, ma è giusto per evitare di cedere all'impulso di legare Link ad un lampione per farlo stare fermo.

Ovviamente, quando lui vede che mi allontano, trova da dire.

 

“Kanda, dove sta andando? Le ricordo che il treno di miss Lotto sarà qui a momenti...”

“Non servono tre persone per far scendere una donna da un treno”

“Come si permette?! Lei è un esorcista, deve attenersi agli ordini e fare il suo lavoro!”

“Il mio lavoro è combattere gli Akuma, ispettore Link”

 

Pronuncio l'ultima frase con il mio miglior tono glaciale, posando nel frattempo la mano sull'elsa di Mugen, per fargli capire che non sono in vena di discutere oltre.

Ma evidentemente l'arguzia non rientra nelle qualità di Howard Link perché, mentre entro nel locale, lo sento che continua a strepitare.

Appena oltrepassata la porta mi fermo un attimo e, attraverso il vetro fumé, lancio un'occhiata distratta al piccolo edificio che ospita le toilette e in cui qualche minuto fa è sparito il moyashi (non so perché, ma ho una brutta sensazione).

 

Komui-san si passa stancamente le mani sul viso, poi abbassa le braccia. Quando trova la forza necessaria per guardarmi in volto vedo nei suoi occhi lo stesso sguardo perso che aveva quando, inseguendo Timcanpy per i corridoi dell'Ordine, l'ho trovato con Leverrier e due soldati nella stanza del maestro.

Il fatidico giorno in cui Marian Cross è improvvisamente scomparso dalla faccia della terra.

Sono passate quasi due settimane, da allora, e ancora mi ostino a credere (sperare?) che il maestro sia da qualche parte, vivo.

Chissà, probabilmente si sta divertendo come un matto a vedere tutta l'agitazione causata dalla sua «scomparsa»! (Non sarebbe la prima volta, no? E la speranza è l'ultima a morire, in fondo [ma muore pure lei, prima o poi… forse prima di quanto vorremmo]). 

Il Supervisore prende un profondo respiro e si schiarisce la voce, strappandomi ai miei pensieri.

 

“Allen-kun, innanzitutto scusa se ti distraggo nel bel mezzo di una missione, ma non ho molto tempo prima che le alte sfere si accorgano che non le sto informando di particolari di vitale importanza...”

 

Si guarda attorno, nervoso, e intanto prende tra le mani un fascicolo. Anonimo, uguale a centinaia di altri fascicoli. Ma al contempo particolare, perché capisco subito che quella è l'arma con cui la mia piccola speranza verrà (definitivamente [forse]) uccisa.

 

“Sono appena arrivati i primi risultati delle indagini sulla scomparsa del tuo maestro. Credo che tu abbia il diritto di ricevere queste informazioni prima di chiunque altro qui dentro, se non altro per tirare le tue conclusioni sull'intera faccenda senza influenza di terzi.

Ho fatto analizzare diversi campioni di sangue che abbiamo recuperato nella stanza. I risultati affermano che si tratta senza ombra di dubbio del sangue di Cross. Anche la maschera distrutta che abbiamo trovato sul davanzale interno è la sua, purtroppo, e la posizione del foro di proiettile lascia pensare che il colpo sia stato fatale.

Domani faremo analizzare anche Judgement da Hebraska, ma temo confermerà il fatto che quella non è più l'arma anti-Akuma di Cross...

Mi dispiace, figliolo... Sappi solo che ce la metteremo tutta per capire chi è il responsabile di tutto questo - Akuma, Noah o membro del Vaticano che sia.”

 

Ho ascoltato ogni parola in silenzio, e ho incamerato inconsciamente ogni piccolo particolare riferito. 

Mi serve tempo per riflettere... Ho come l'impressione che l'intera storia, per qualche assurdo motivo, non quadri, ma non riesco a trovare l'incongruenza. Al momento non sono abbastanza lucido, ultimamente stanno succedendo troppe cose, tutte assieme.

L'unica cosa che so per certo, l'unica che importa ora, è che una delle poche persone dalla mia parte, soprattutto ora che tutti sanno di me (del mio segreto [del mio Noah]), mi è stata portata via.

Una lacrima cade solitaria, mentre mi rendo conto di cosa prova Lenalee ogni volta che perde un pezzo del suo mondo.

Komui-san ha finito di parlare e mi osserva triste. Probabilmente si aspetta una risposta che però non arriva, e nel suo sguardo si accende un barlume di preoccupazione. 

Mi strofino gli occhi e mi alzo in piedi, una smorfia sbilenca sulla faccia (il più patetico tentativo di sorriso della mia vita, credo) e con un inchino lo ringrazio. Di essersi preoccupato per me, di aver pensato di rendermi partecipe, di avermi trattato come sempre, come se tutto fosse uguale a prima (almeno questa volta [ma in futuro? Chissà…]).

Lui non capisce, vedo che sta per aggiungere qualcosa, ma allungo la mano e picchietto l'indice sulla testolina di Tim, facendogli chiudere la bocca e interrompendo la comunicazione.

Mi avvicino al lavandino, stando attento a non guardare nello specchio. Mi lavo la faccia, cancellando con acqua e sapone i segni che questa conversazione ha sicuramente lasciato, e mi avvio verso la porta del bagno, con Timcanpy che mi si accoccola sulla testa.

 

Mi accosto al bancone della caffetteria, chiedendo un the; mentre aspetto che me lo preparino, osservo distrattamente Link, che ora è alle prese con un dilemma amletico: andare a riprendere quello sfacciato di Kanda che ha osato allontanarsi senza motivo o continuare a tenere d'occhio la porta chiusa dietro cui è sparito Walker? Un sorriso sprezzante mi incurva gli angoli della bocca.

Tamburello nervosamente con le dita sul bancone di marmo nero (non riesco a togliermi di dosso quel senso di inquietudine) e lo sguardo continua a scivolarmi ossessivamente sul piccolo edificio che ospita i bagni (mi sono sempre fidato del mio istinto e non ho mai sbagliato [vorrei che questa fosse la prima volta]). Alla fine mi allontano di scatto, ignorando la cameriera che mi porge il the con un sorriso ben poco professionale, e mi dirigo anch'io verso la toilette. Uscito all'esterno, ignoro senza complimenti anche l'ispettore e in poche falcate raggiungo la mia meta.

 

(Forse mi sto preoccupando per niente

[non ne sono convinto]

e so che sto rischiando di fare la figura dell'idiota

[lui non mi giudicherà mai così]

eppure non riesco a fermarmi...

...perché...?)

 

Apro la porta di scatto e, appena entrato, mi fermo: lì dentro è piuttosto buio e, a contrasto con la luce piena dell'esterno (stranamente oggi c'è il sole in questa maledetta città), i miei occhi fanno fatica ad abituarsi. L'ambiente è piccolo e sporco, ma devo ammettere di non farci molto caso; appena vedo l'espressione di Walker, infatti, la mia attenzione si concentra su di lui. Me lo trovo subito di fronte, come se fosse stato sul punto di uscire, ma con quella faccia è decisamente una fortuna che io l'abbia intercettato prima che potesse farlo.

 

“Cos'è successo, moyashi? Perché sei venuto a chiuderti qua dentro?”

 

Nel frattempo, rimasto solo, l’ispettore Link non può far altro che lasciare la sua postazione di vedetta davanti al minuscolo edificio dove sono scomparsi i due esorcisti per dirigersi al binario. Ormai è l’ora in cui è previsto l’arrivo del treno della signorina Lotto e lui non ha dubbi che le ferrovie inglesi saranno come al solito puntuali.

Mentre si incammina verso la piattaforma giusta e impreca mentalmente contro Walker e Kanda (ma soprattutto contro la sfacciataggine maleducata di quest’ultimo), non può fare a meno di chiedersi se, oltre a dover sorvegliare Allen, si troverà costretto a fare da bàlia anche alla giovane tedesca. Non ha nulla verso di lei, per carità, ma quelle poche volte che l’ha incontrata al Quartier Generale gli era sembrata… ecco, come dire… emotivamente un po’ instabile. Ma d’altronde quello è lavoro, quindi non deve lamentarsi.

Il treno sta entrando sbuffando nella piccola stazione proprio mentre il biondino, stampatosi in faccia la sua migliore espressione professionale, si ferma presso le rotaie.

La gente che scende dai vagoni non è molta e ci mette poco ad individuare la donna che sta aspettando, anche perché una ragazza che si aggira perplessa sulla banchina, domandando a tutti in tedesco se quella è proprio Londra, non passa certo inosservata.

“Miss Miranda Lotto?” la saluta gentilmente l’ispettore, accostandosi a lei.

L’esorcista sussulta spaventata e gli risponde balbettando: “Ah… eh… Ja, Ich bin Miranda Lotto... woher wissen Sie das?”

Link prima di replicare maschera un sospiro. “Buongiorno miss Lotto, sono l’ispettore Howard Link. Sono la persona incaricata dalla Centrale della sorveglianza di Allen Walker, con cui lei è stata assegnata a questa missione di recupero dell’Innocence” evita volontariamente di menzionare Kanda, anche perché sa che ringhierebbe nel farlo e non gli sembra una buona idea.

Una volta assimilate queste informazioni, Miranda sembra un po’ meno spaesata, ma non per questo il suo imbarazzo diminuisce. “J-ja, natürlich... Allen Walker, der Einsatz... Entschüldigen-Sie mich, aber... Ich bin...” è solo davanti alle sopracciglia aggrottate di Link che Miranda si rende conto di star parlando nella sua lingua madre. Si blocca di colpo e arrossisce. “No, mi scusi ispettore! Ecco, dicevo che sono un po’ tutta scombussolata perché mi hanno chiamato all’improvviso…”

“Stia tranquilla, miss Lotto” la conforta il biondino “Ora raggiungiamo gli altri, così possiamo recarci presso l'abitazione della signora menzionata nel nostro dossier”

Miranda annuisce rinfrancata e la coppia si dirige verso il piccolo bagno dove sono spariti Walker e Kanda.

 

L'uscio si apre all'improvviso, inondando di luce il locale. Nonostante abbia portato la mano davanti agli occhi resto comunque abbagliato, e faccio istintivamente un passo indietro.

Una volta che la porta si richiude la penombra torna padrona dell'ambiente, alleviandomi il fastidio agli occhi, ma è un sollievo di breve durata.

Kanda è fermo davanti a me, proprio adesso che la maschera che ho cercato di indossare negli ultimi secondi (perché siamo in missione, e non devo farmi distrarre [e soprattutto non posso permettermi di distrarre gli altri]) è appena crollata miseramente.

Kanda è fermo davanti a me, e si è sicuramente accorto che c'è qualcosa che non va. Lo leggo nel modo in cui mi fissa, lo sento nel modo in cui pronuncia il nomignolo che è solito affibbiarmi, lo capisco dalle parole che dice (il suo tono sembra preoccupato [lo è]).

Perché mi sono venuto a chiudere qua dentro, mi chiedi? Eh…

Potrei spiegargli tutto, tanto sono sicuro che con lui non infrangerei la promessa di segretezza che ho implicitamente scambiato con Komui-san.

Vorrei. Potrei. Eppure... non ce la faccio. Una vocina dentro di me inizia a ripetere il suo mantra (sei un egoista, ti basta risolvere i tuoi problemi, degli altri chi se ne importa! [non è vero!]), e di riflesso stringo i pugni...

No, questa volta no. Non posso. Non voglio caricargli sulle spalle un altro peso, oltre a quelli che già porta (il mio, dopo la sera sulla terrazza, il suo... da sempre, credo [e del quale non so quasi nulla, quindi non so quanto può ancora sopportare]).

Non prima di sapere, capire esattamente quello che è successo e che sta ancora succedendo, dove sta andando a finire questa storia... dove sto andando a finire io. Voglio cavarmela da solo, questa volta!

Però siamo nel bel mezzo di una missione, accidenti… solo quando torneremo all'Ordine potrò rifletterci su con calma e chiarirmi le idee (da solo, se riesco [con il suo aiuto, se proprio sarà necessario]). Per ora devo lasciar perdere e concentrarmi sul nostro incarico. Devo prendere il problema e cacciarlo in un angolino della mente. Non ci devo pensare (anche se so già che non sarà facile)  

Distolgo lo sguardo per un attimo, forzando i muscoli delle guance nel mio solito sorriso, poi mi porto una mano dietro la testa a simulare imbarazzo. Se devo far finta che non sia successo nulla, meglio cominciare immediatamente.

 

“Eh, cosa vuoi che sia successo! Siamo usciti in fretta e furia dall'albergo e non ho fatto in tempo ad andare in bagno! Tutto qui!”

 

Balla colossale. Spero che non se ne accorga, ma appena l'ultima parola mi esce dalle labbra mi rendo conto da solo che no, una scusa del genere non se la berrebbe nemmeno un bambino di tre anni. Mi sento improvvisamente gelare. Il sorriso svanisce, lo sguardo finisce a terra.

 

Stringo gli occhi e lo fisso, cercando di non farmi prendere dalla rabbia per quella marchiana presa per i fondelli che è la sua risposta. Alle volte mi chiedo se prima di parlare pensi a quello che sta per dire e a chi lo sta dicendo.

Incrocio le braccia e chino la testa su una spalla, trapassandolo con lo sguardo, lui però continua a sfuggire i miei occhi. Almeno si è reso conto di essere stato smascherato in pieno; ma la cosa non mi dà nessuna soddisfazione.

 

“A chi la vuoi dare a bere?”

 

Il tono mi esce duro come lo volevo, ma non posso impedirgli di assumere una minima punta di amarezza (Ma come? Fino alla scorsa notte ti sei confidato con me e ora…?).

Continuo a rimanere immobile e lascio che tra noi, nel silenzio opprimente di questo minuscolo locale, passino solo i rumori di sottofondo della stazione. Anche lui non si muove, ma si limita a fuggire ancora i miei occhi, lasciando vagare il suo sguardo irrequieto sulle piastrelle sporche e scheggiate.

Non ho mai avuto molta pazienza, soprattutto in situazioni (per me così nuove) come questa. Davanti al suo ostinato mutismo, a quella testa sempre bassa e all’incertezza nervosa che sento irradiare da lui, comincio ad seccarmi.

 

“Guardami negli occhi quando ti parlo. E rispondi alla mia domanda”

“Si può sapere cosa ti fa credere che io sia venuto qui per un motivo preciso, eh?”

 

Adesso tocca a lui usare un tono scocciato e infastidito. E finalmente ha almeno il coraggio di affrontarmi faccia a faccia, anche se le sue iridi d’argento urlano una disperazione ben lontana da quel che pretendono di affermare il suo viso e la sua voce.

Credo di capire il conflitto che sta vivendo: è il solito idiota con l’istinto da martire, che preferisce soffrire come un cane da solo, piuttosto che dare una minima preoccupazione agli altri… è un atteggiamento che detesto (anch’io non voglio che la gente ficchi il naso nei fatti miei, ma non vado a cercare aiuto in giro). Ed è questo il motivo per cui non mi tirerò certo indietro con le parole.

 

“La tua espressione. Il fatto che ormai ti conosco, che ti ho già visto più di una volta quello sguardo negli occhi nelle ultime due settimane. E non ultimo, il fatto che tu non sai raccontare balle e io non sono stupido”

 

Colpito e affondato, ma non potevo aspettarmi altro da Kanda. Molti tendono a sottovalutarlo, considerandolo semplicemente un guerriero molto abile. E invece...

 

(Kanda riesce a leggerti

[leggermi]

come un libro aperto, quando vuole.

A quest’ora dovrei averlo capito.

Invece

ho finito di nuovo per fare la figura dell'imbecille

[e me ne vergogno])

 

In questo momento mi sento come un bimbo beccato con le mani nella ciotola dei biscotti. A volte questa sua capacità è decisamente irritante. Non gli si può (non gli posso) nascondere nulla: difetti, debolezze... so bene che Kanda non mi giudicherebbe per queste cose. Ma io sì, dannazione! So perfettamente che è una realtà che dovrò affrontare, prima o poi, ma... aspettare non cambia nulla (purtroppo), no?

Nonostante il nervosismo, però, non voglio alzare la voce. Capisco che si sta comportando in questo modo perché è preoccupato,

 

(Ed è la seconda persona che vedo preoccuparsi per me

nel giro di mezz'ora

[mi sento in colpa].

Odio quando la gente

[la mia famiglia]

si preoccupa per me

[un giorno sì e l'altro pure].

Mi conosco, so che sono impulsivo

spesso non ragiono e faccio cose di cui poi mi pento,

[e mi odio per questo]

e così, senza volerlo, li faccio preoccupare sempre di più.

Non capiscono che non ne vale la pena?

È tutta fatica sprecata!

Eppure continuano, ostinati a farlo

[per fortuna])

 

ma non ce n'è bisogno. Ora c'è la missione, il mio «problema» può aspettare... Non è mica la fine del mondo, no? Non ci voglio nemmeno pensare, adesso! L'unica cosa che posso fare ora è cercare di farglielo capire (di convincermene) con le buone.

 

“Non è successo niente di cui tu ti debba preoccupare. Solo una piccola questione che devo risolvere, ma posso benissimo aspettare la fine di questa missione.”  

 

Kanda fa un passo verso di me, lo sguardo blu che diventa più affilato dell'acciaio. Ha chiaramente visto attraverso il muro di frottole che sto costruendo mattone su mattone per minimizzare l'intera faccenda, e la cosa lo irrita a morte.

 

“Ed è una questione tanto piccola da ridurti come quando la scorsa notte hai visto il Quattordicesimo allo specchio?”

 

Fisso gli occhi nei suoi, impallidendo. Non mi aspettavo un attacco del genere, ma non posso certo dargli torto.

La scorsa notte (e l’altra notte ancora [l'inizio di tutto] sul terrazzo) mi sono appoggiato totalmente a lui (e non smetterò mai di ringraziarlo) e adesso? Lo sto deliberatamente tagliando fuori, probabilmente facendolo sentire come uno di quei pupazzi che, dopo essere stati utilizzati un paio di volte, vengono abbandonati in un angolo perché inutili.

Peccato che la mia intenzione non sia quella di «abbandonarlo in un angolo».

Semplicemente, giocandoci troppo... ho paura di rovinarlo.

Una mano l'accetto volentieri (e da lui è un onore riceverla), ma stavolta no. Non voglio che venga schiacciato ulteriormente dai miei problemi.

 

Mi rendo perfettamente conto che ci sto andando giù pesante (forse troppo?) e la sua reazione non fa che confermarmelo: è diventato bianco come un cencio. È stato un colpo basso tirare in ballo quel maledetto Noah con cui è costretto a convivere

 

(La situazione in cui si trova

[così assurdamente opposta eppure simile alla mia]

lui non l’ha ancora accettata

[non la accetterà mai],

per questo le mie parole l’hanno ferito

[sono un bastardo…])

 

ma se è davvero forte come dice, non dovrebbe creargli problemi, no? (In realtà, però, lui è terribilmente fragile, lo so benissimo… [allora perché l’ho attaccato?]).

Lo vedo spalancare gli occhi, forse spiazzato da quel che gli ho detto, ma poi stringe i pugni e si irrigidisce, come se stesse raccogliendo le forze per ribattere. Quando alla fine mi risponde, la sua voce fa di tutto per apparire sicura e anzi, alla fine assume anche un tono sprezzante nel rivendicare la sua capacità di cavarsela senza l’aiuto di nessuno.

 

“La scorsa notte… beh, la scorsa notte era la scorsa notte, adesso è adesso e questa è tutta un'altra faccenda… niente di cui tu ti debba preoccupare, ti ripeto: questa volta posso benissimo fare da solo”

 

A questo punto mi sento veramente preso in giro. Cos’è, mammoletta, mi hai usato quando ti facevo comodo per avere una spalla su cui piangere e adesso ti sei reso conto che avere qualcuno che sa tutto di te è una situazione troppo complicata da gestire? Perché credi che io non abbia mai stretto legami con nessuno? Che abbia fatto di tutto per tenere lontano anche te, nonostante l’errore della prima sera (non è stato un errore!)?

Ho accettato di venirti incontro perché credevo che per te fosse importante (lo so che lo è [e lo è anche per me]), che fosse la soluzione giusta per stare meglio entrambi (ed è così!)… ma evidentemente mi sono sbagliato. E mi sono sbagliato anche su di te. Non è vero che non sai raccontare balle, perché sei riuscito a fregarmi fin troppo bene con quella tua faccina innocente.

 

“D’accordo, se insisti a voler fare da solo, non sarò certo io a fermarti. Ma poi non venire a piangere da me, mammoletta”

 

Come vuoi, chiudiamola qui. E non ti azzardare mai più ad avvicinarti a me. Mi è bastata una volta, non ho più intenzione di stare al tuo gioco. (Perché sento rompersi qualcosa dentro? [Mi sento… tradito…])

Sei in grado di cavartela da solo? Bene, meglio per te. Ma se invece questa è solo un’altra delle tue sparate al vento, sono affari tuoi: non voglio più saperne dei tuoi casini, signor martire.

Lo gelo con lo sguardo e sto per aggiungere anche dell’altro, ma lui mi precede.

 

“Ecco, bravo! Dannazione, non sono più uno stupido moccioso che non se la cava senza qualcuno che gli faccia da bàlia, sai Kanda?”

 

Al sentire quelle parole, non posso fare a meno di sgranare gli occhi: adesso abbiamo veramente toccato il fondo, Walker! D’istinto metto la mano sull’elsa di Mugen e accenno a sfoderarla, ma poi mi blocco: il suo atteggiamento strafottente mi ha spiazzato (deluso) a tal punto che non riesco nemmeno ad arrabbiarmi.

Senza aggiungere altro, mi volto di scatto e faccio per uscire; ma appena apro la porta mi trovo faccia a faccia con Link (alle sue spalle c’è anche Miranda). In risposta alla sua occhiata, in bilico tra lo scocciato e l’incredulo, lo guardo malissimo e quindi lo oltrepasso con malagrazia. E non me ne frega niente se non gli sta bene il mio atteggiamento e poi mi troverà da dire; in questo momento ho un bisogno assoluto di stare da solo, altrimenti potrei seriamente rischiare di uccidere qualcuno, furioso come sono.

 

Lo guardo uscire dal bagno, superando uno stupito Link e una ancor più confusa Miranda. Ma bene, tanto valeva permettessi a Timcanpy di proiettare la comunicazione di Komui-san direttamente in mezzo alla stazione... accidenti, doveva restare solo un mio problema! Non mi sembra una cosa così difficile, no? E invece... ora so già che Link comincerà con le domande, Miranda con gli sguardi incuriositi e comprensivi. Si preoccuperanno tutti per quello che è appena successo, e finiranno con il preoccuparsi ancora di più quando la storia del video verrà a galla...

Proprio la cosa che volevo evitare!

Mi appoggio al lavandino, stringendone con forza il bordo, e riprendo fiato cercando di calmare il mio cuore impazzito. Lo scatto d'ira (possibile mi consideri incapace di badare a me stesso [almeno ogni tanto]?) di poco prima mi ha lasciato spossato, senza energie. La rabbia lascia il posto a… a cosa? Non lo so... frustrazione, credo. Tutto quello che volevo fare era evitargli una nuova scocciatura, niente di più. E cosa ho ottenuto? Mi è sfuggito tutto di mano, accidenti. Il dubbio (fondato [la conosco bene, la mia boccaccia]) che il torto non stia da una parte sola (non lo è [mai]) diventa una certezza quando mi rendo conto che avrei potuto spiegarmi meglio, metterci più pazienza. Certo anche lui avrebbe potuto rispondere diversamente... Maledetto orgoglio! (il suo [e anche il mio…])

Comincia a girarmi la testa, mi manca l'aria. Devo uscire da qui.

Alzo gli occhi a incontrare prima lo sguardo di Link, poi quello di Miranda, ma finisco per tornare a guardare il pavimento. Scarto subito l'idea di far finta di nulla (di dire un'altra bugia necessaria [di pronunciare una nuova menzogna per la quale odiarmi ancora di più]), questa volta proprio non ci riesco... 

Esco dal bagno con un cenno del capo e uno «Scusate» appena mormorato. Arriverà il tempo delle domande, ma non ora (speriamo lo capiscano). Adesso ho bisogno di riflettere e trovare il bandolo di questa matassa incredibilmente ingarbugliata.

 


 

PREVIEW

Capitolo 2 - Danzando in silenzio sull’orlo del baratro

No, non ci sto. Accettare le sue scuse vuol dire far finta che le parole che ci siamo detti in quel bagno non siano mai state pronunciate, tornare all'alba di oggi... rischiare che tutto questo succeda di nuovo..

[…]

La sorte di tutto quanto è successo finora dipende dalla sua risposta alla mia prossima domanda - il nostro rapporto, i passi che farò (mettendoci tutto me stesso [qualunque sarà la strada che finirò per prendere a questo bivio])...

 


 

IL POST-IT DELLE AUTRICI

Piccola premessa: dato che questa fic è piena zeppa di citazioni e ispirazioni della più disparata origine (la maggior parte delle quali logiche solo per le nostre menti malate XD), d’ora in poi useremo questo spazio per dare i giusti credit a persone e cose che se li meritano e per ogni altra spiegazione relativa al capitolo che avete appena letto.

Dunque iniziamo…

 

-     I versi della canzone all’inizio sono tratti dalla magnifica 5° ending dell’anime, da cui abbiamo preso in prestito anche il titolo per la fic. Li troverete all’inizio di quelli che possiamo definire i “capitoli clou” della storia… ed è inquietante come si adattino bene alla vicenda! (qualcuno lo chiamerebbe Hitsuzen. Noi concordiamo)

 

-          London Bridge Station

Da Wikipedia (http://en.wikipedia.org/wiki/London_bridge_station) apprendiamo che è una delle stazioni di Londra, inaugurata nel 1836 e collocata sulla riva del Tamigi.

Per i più curiosi, in questa mappa vi indichiamo la posizione esatta
® http://img704.imageshack.us/i/londonbridgestationmapp.gif/

Il perché abbiamo scelto proprio quella stazione, è legato all’identificazione della chiesa disegnata da Hoshino-sensei nel cap. 170 con la cattedrale di Saint George, nel quartiere di Southwark. 

 

-          Le frasi di Mirandina che, da brava emotiva, quando si agita parla in tedesco ♥ (cosa per cui Lety mi ha odiato a morte XD ndMistral)

“Ja, Ich bin Miranda Lotto... woher wissen Sie das?” ® “Sì, sono Miranda Lotto... come lo sa?”

“J-ja, natürlich... Allen Walker, der Einsatz... Entschüldigen-Sie mich, aber... Ich bin...” ® “S-sì, naturalmente... Allen Walker, l'Ordine... mi scusi, ma... Io sono...”

 

Per questo capitolo è tutto! Se avete un qualsiasi dubbio, chiedete pure!

E ricordate… in missing moments we trust!

Alla prossima!

Lety&Mistral

 

 

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Capitolo 2
*** Danzando in silenzio sull'orlo del baratro ***


Nota delle autrici

Nota delle autrici:

Dato che l'Angolo di Allen di questa fanfic è strutturato come quello della precedente e ne è la continuazione, tenderà anche qui ad assumere proporzioni chilometriche (perché i pg sono tanti e le recensioni per fortuna pure! ♥)

Se per caso non vi interessasse, potete passare tranquillamente all'inizio del capitolo vero e proprio. Vi assicuriamo che questo non pregiudicherà la completa comprensione della storia.

Grazie e buona lettura!

Lety&Mistral

 


 

L'ANGOLO DI ALLEN

01 Gennaio 2010

 

Ordine Oscuro - *Caffetteria*

Ore 11.20 del mattino.

 

L'urlo della signorina Fay raggiunge le orecchie ipersensibili di Komui prima ancora che la suddetta segretaria entri nel raggio di azione dei radar della Scientifica. Il Supervisore cerca inutilmente un posto dove nascondersi, mentre tutti lo guardano perplessi, ma nella nuova caffetteria non ci sono nascondigli che tengano.

Pochi secondi di ansia e tensione e le porte d'ingresso si spalancano: Bridget Fay, in tailleur, tacchi e cartellina, entra con passo furioso tenendo Timcanpy per la coda.

“Lee-san! L'ho cercata per tutto l'Ordine! È clamorosamente in ritardo sul planning della giornata, doveva presentarsi nel suo ufficio due ore e mezzo fa!”

Le reazioni sono molteplici, ma nessuno di preoccupa di salvare Komui dalle grinfie della donna.

Kanda, scazzato a duemila, si gira dall'altra parte chiedendosi perché quella debba essere così rumorosa. Bookman Sr. si limita a scuotere la testa, perplesso, e poi decide di tornare subito al suo the.

Lavi rischia di finire in “strike-mode” per l'ennesima volta. L'unica cosa che lo trattiene, per ora, è il ricordo del ceffone ricevuto giorni prima. Certo, un apprendista bookman non dimentica nulla. Ma in questo caso il ricordo è così incredibilmente vivido anche perché il rosso porta ancora disegnate sulla guancia le cinque dita della cara signorina Fay.

Allen si sta ancora ingozzando con la fetta di torta fregata a Link, ma da gentleman qual è si ferma per prendere fiato e salutare educatamente spargendo nell'impresa briciole tutt'attorno.

L’ispettore si schiarisce la voce, lanciandogli un'occhiataccia, poi si alza e con un piccolo inchino saluta anche lui.

Linalee le sorride, cordiale, prima di allungare nella sua direzione una delle tazze di caffè. “Buongiorno, signorina Fay! Le chiedo scusa in anticipo e per l'ennesima volta per il comportamento di mio fratello... Per caso le va del caffè?”

A Komui non resta quindi altra scelta che la fuga e, mentre la signorina Fay è distratta da Linalee-chan, cerca di allontanarsi discretamente in direzione delle cucine.

Ottimo piano, non fosse che Kanda lo afferra per il coppino e lo riporta indietro, incurante delle sue lamentele.

Notato il fallito tentativo di fuga la signorina Fay gli si avvicina al posto di Komui, schiantandogli un faldone di fogli sotto al naso.

“Lee-san. mi vuole spiegare cosa sono questi? Questo coso li ha sputati sulla sua scrivania senza nemmeno archiviarli in ordine alfabetico!” esclama la donna, agitando il golem dorato.

“Signorina, mi scusi, potrebbe lasciare andare Tim per cortesia?” chiede Allen, preoccupato per l'incolumità dell'esserino.

“Come, prego?”

“Ehm... l'affarino dorato che sta agitando come fosse una maracas...”

“Si, signorina, quello è il golem di Allen-kun!” aggiunge Linalee.

Una volta libero dalla presa ferrea della donna, che quando ci si mette è più pericolosa del Conte in persona, Timcanpy va a rifugiarsi da Allen.

Intanto Bookman Sr. ha preso i fogli e li ha riordinati. “Credo che queste siano le recensioni di cui parlavano le due ragazze che sono passate prima. Ne aspettavi altre, Walker?”

Allen non riesce nemmeno a replicare che viene interrotto da Lavi, il quale (non ce la fa più a resistere, il poverino) fa un salto doppio carpiato in direzione della Fay urlando il suo solito “Strike!

Ovviamente alla donna basta allungare un braccio per schiantarlo di faccia sul tavolo pieno di piatti.

“Bookman Jr, si contenga!” lo ammonisce severamente.

Mentre Linalee si preoccupa delle condizioni dell'amico e Kanda scuote la testa (non ne può più... e per una volta Link è d'accordo con lui) Allen riesce finalmente a rispondere alla domanda dell'anziano esorcista.

“A dire il vero non me le aspettavo così presto, però... questo vuol dire che le lettrici commentano, no? Uhm, se mi date una mano a pulire il tavolo ci mettiamo subito al lavoro, che ne dite?”

“Scordatelo, moyashi.”

“Ma Kanda-kun, rispondere alle recensioni in fondo è il nostro dovere, no?” azzarda Komui, cercando di trovare la scusa perfetta per evitare di lavorare. Gli piace rispondere alle recensioni delle graziosissime e gentili lettrici, soprattutto se l'alternativa è firmare quintali di documenti.

Purtroppo la signorina Fay non è dello stesso avviso.

“Lee-san, lasciamo gli esorcisti a fare il loro lavoro… E LEI VENGA A FARE IL SUO!”

Il panico serpeggia (da Komui che vede sfumare la salvezza a tutti gli altri che senza il Supervisore vedrebbero moltiplicarsi il loro lavoro), e Allen accenna una lieve protesta... ma è Kanda a salvare la situazione.

“Voi due non andate da nessuna parte” sibila, mettendosi esattamente tra loro e l'uscita; e considerato che contraddire Kanda vorrebbe dire rischiare la vita, Komui si libera e, nel giro di tre secondi e ventun decimi, raggiunge il tavolo, prende la penna e inizia a rispondere alla prima recensione.

 


 

§ Cara Yvaine

Hitsuzen? Cos'è? Potrei usarlo per migliorare il miei komurin *_*

Ho visto la tua scheda di votazione! Molto, molto bella, devo dire, complimenti! Dimostra uno spirito analitico e organizzativo davvero fuori dal comune, i tuoi genitori saranno sicuramente fieri di te. Uhm... non è che ti interesserebbe venire a lavorare con me (o meglio, al mio posto)?

Ti assicuro una fornitura costante di caffè (più di quanto necessario perche tu “resti sveglia a leggere perché non riesci a staccare gli occhi dallo schermo”... forse).

Fammi sapere ^_^

Komui

 

§ Caro Malacam, anzi, caro Generale *arrossisce*,

onestamente quando all'unanimità si è deciso che toccasse a me rispondere alla vostra recensione ne sono rimasta molto onorata.

Però, ecco... se mi permettete, credo sia ingiusto da parte vostra trattare così Allen-kun. Lui in fondo è un ragazzo tanto dolce, non ha intenzione di far male a nessuno!

Quanto a Kanda-kun... *arrossice di nuovo* ...non ho capito bene cosa intendevate dire parlando di Mugen, ma Kanda-kun ha avuto una reazione che mi ha un po' spaventato quando ha letto le vostre parole... quindi vi prego, per favore, siate un po' più accomodante, ok?

La ringrazio molto per i complimenti che rivolgete al racconto. Li riferirò certamente alle due autrici quando passeranno a trovarci qui alla sede. Anzi, sarebbe ancora più bello se voi tornaste qui da noi, così potreste parlare con loro di persona... sono certa che ad Allen-kun e a tutti gli altri farebbe tanto tanto piacere rivedervi. Oh, Allen-kun è addirittura svenuto per l'emozione!

Vi aspettiamo tutti con ansia.

Un affettuoso saluto,

Linalee

 

§ Cara Flowermoon,

mi permetto di dirle che apprezzo molto la sua accuratezza nel documentarsi prima di esprimere un qualsivoglia giudizio di merito sul capitolo appena letto, nonché la sua coerenza nel leggere anche “L'Angolo di Allen” - per quanto voglia concedermi che a volte lo spettacolo che gli esorcisti vi offrono non è certo all'altezza del loro ruolo.

Comprendo in parte anche il suo entusiasmo di fronte al raro evento di Yu Kanda che articola più di due parole (o tre insulti) di fila, ma la invito a non confidare troppo nel ripetersi in tempi brevi di questo fenomeno così inusuale.

Prima di salutarla, voglia infine accettare i miei complimenti per l'acuta analisi psicologica di Walker e Kanda, che io condivido in pieno. Avrei molto piacere di corrispondere ancora con lei in futuro, onde commentare assieme gli sviluppi della situazione.

I miei rispetti.

Howard Link

 

§ Cara BloodyKamelot,

innanzitutto ciao, è bello rivederti anche questa volta!

Sai, anch'io in questo capitolo ho un po' odiato il moyashi-chan... se fa così poi io come le ottengo le fotografie compromettenti da far girare per l'Ordine? Bah… anche se, ammettiamolo... è vero che Yuu-cha(aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa)n è un dio, ma a volte è mostruosamente difficile avere a che fare con lui, eh! Comunque sono convinto che Allen-chan andrà a chiedergli scusa, in fondo non è stupido (sappiamo tutti che si prenderebbe la colpa anche se non fosse sua, quindi...), però dubito ci andrà in ginocchio sui ceci.

Non per altro, è che si è sbafato ieri sera l'ultima scatola...

Spero che questo nuovo capitolo ti piaccia XD

Alla prossima (sperando di trovare nuovo materiale nel prossimo capitolo)

Lavi ^_^

 

§ Carissima Mizukage,

finalmente qualcuno che mi capisce! ç_ç Certo, ho esagerato (come mio solito), ma devo ancora imparare a pensare bene prima di parlare, accidenti! Penso che gli chiederò scusa, vedremo cosa succederà... Nel frattempo, però, vedi di evitare qualunque cosa termini con -cidio, ti prego.

Mi dispiacerebbe non leggere più le tue recensioni perché sei finita dietro alle sbarre...

Un abbraccio anche a te e a presto ^_^

Allen

 

§ Genesis,

sappi che apprezzo molto la stringatezza del tuo intervento.

Comunque se tu sei rimasta perplessa dal comportamento di quell'idiota con l'istinto da martire, io cosa dovrei dire? Mi auguro per lui che nel prosieguo della vicenda sia meno cretino (ma non ci conto).

K.

 

§ Gentile Valerya,

la sua recensione così entusiasta ci fa veramente onore e sono sicuro che spronerà tutti a continuare su questa strada.

Quando abbiamo letto le sue righe, ci siamo chiesti tutti a cosa si riferiva parlando di “citazioni inserite nella storia”. Nel caso lei avesse fatto riferimento al messaggio ricevuto da Walker da parte del Supervisore Komui, vorremmo precisarle che in quel caso si tratta di ipotesi delle autrici rispetto ad eventi verificatisi in momenti non documentati (i cosiddetti missing moment), ipotesi queste tese a giustificare sviluppi successivi della vicenda stessa. Tale attività di copertura dei buchi neri della trama è perseguita con encomiabile determinazione dalle autrici, ed è inoltre stata dichiarata dall'autrice Mistral come suo unico credo e motore di tutta la sua attività letteraria (assieme alla ricerca infinita del mitico e irraggiungibile “fondo dell'angst”).

Con questa doverosa precisazione la saluto.

Al prossimo capitolo.

Bookman Sr.

 

§ Gentile signorina Retsu,

non si preoccupi del ritardo. Purtroppo per noi (per me) l'Ordine e i qui presenti esorcisti sono ben abituati alla strana concezione di puntualità del supervisore Lee. Piuttosto apprezzo veramente la sua devozione alla causa della lettura, che la spinge a lavorare anche quando non si sente bene... qualcuno dovrebbe prendere esempio da lei!

La ringrazio per i complimenti, li trasferirò a chi di dovere appena qualcuno si degnerà di dirmi a chi sono indirizzati (ah, l'efficienza, questa sconosciuta!), ma mi permetta di dissentire con lei circa la sua osservazione sull'ispettore Link: qui dentro è uno dei pochi che compie scrupolosamente il suo dovere, nonostante le condizioni avverse.

Con questo la saluto e colgo l'occasione per porgerle cordiali saluti.

Bridget Fay - Segretaria del Supervisore

 


 

“Bene, direi che abbiamo finito, no?” esclama Lavi, grattandosi la testa.    

“Era anche ora” borbotta Kanda, raccogliendo piatti e bacchette e alzandosi dal suo posto.

“A questo punto può finalmente tornare al suo lavoro, Supervisore! Ci sono un paio di pigne di documenti da leggere e firmare che l'aspettano, nel suo ufficio!”

“Ehm... mi spiace contraddirla, signorina Fay, ma ci è rimasta ancora una recensione da fare...” pigola Allen da dietro la pigna di piatti. Non vorrebbe ribattere, ma...

“Che significa questo, Walker?!”

Allen si stringe nelle spalle. “Link, che vuoi che ti dica... semplicemente noi siamo in otto e le recensioni erano nove! E ora facciamo?”

“No problem, ci penso io! ^_^” esclama Komui, sperando di perdere ancora un po' di tempo.

“Nii-san, non essere troppo invadente... hai già recensito, no?”

“A dire il vero, signorina Lee, abbiamo già recensito tutti...” commenta Bookman Sr, portandosi una mano al mento con fare pensieroso.  

“E io non ho intenzione di scrivere una virgola di più”

“Sei sempre il solito scontroso, Yu-chan!”

“Taci, stupido coniglio”

“Per l'amor del cielo, non litigate voi due!” si intromette l’albino, prima che le cose degenerino “Piuttosto, qualcuno ha un'idea?”

L'unico a rispondere è Timcanpy, che attira la sua attenzione mordendogli una mano e mettendosi a ghignare.

“Tim? Vorresti pensarci tu?!”

Questione di pochi istanti. Tim prende la penna fra i denti e si fionda sul foglio, iniziando a spostarsi avanti e indietro e vergando righe su righe con la sua grafia pasticciata ma tutto sommato leggibile (e da un golem non ci si potrebbe aspettare di più, probabilmente).

Alla fine sputa la penna e, sempre ghignando, sposta a codate il foglio verso Allen.

L'albino prende la paginetta piena e, curioso, ne legge a voce alta il contenuto.

 

“Cara BloodberryJam,

le autrici mi hanno incaricato, nel caso si fosse presentata un'occasione del genere, di ringraziarti sia per i complimenti che per i link che ti premuri di far pervenire loro in caso di bisogno (ah, l'astinenza da capitolo nuovo è veramente una gran brutta bestia...)

Meno male (per te e per noi) che non ti ricordi il soprannome che hai trovato per Kanda... il mio giovane master ogni tanto ne inventa uno, e sono costretto ad assistere a scene piuttosto truculente (nonché imbarazzanti [per lui, visto che finisce sistematicamente per avere la peggio...])

Invero (come dici tu... ehi, a parlare così somigli un po' a Crowley, lo sai?) le due autrici sono fiere che tu abbia colto nel segno: hai capito perfettamente qual è il loro intento e perché hanno tentato un azzardo del genere, ribaltando nel giro di meno di otto pagine tutto quello che erano riuscite a costruire nei primi due capitoli di questa saga.

Hanno solo una domanda da porti, per riuscire a capire se hanno capito a cosa ti stai riferendo nella tua recensione (così possono risponderti a tono), ma è meglio se prima ti faccio una piccola premessa:

questa fanfiction è un missing moment, come le altre due, e si sviluppa tra un 'punto A' e un 'punto B'.

Bene. La partenza l'hai vista (è la seconda yullen, pre-flashback della night 170). Ma il capitolo di arrivo, secondo te, qual è?

Appena leggeranno (tramite me) la tua risposta, le due autrici ti manderanno una mail per dare la risposta alla tua domanda ^_^

Per quanto riguarda i tuoi dubbi su Allen, le autrici non credono che questa sia la sede più adatta per parlarne (sennò è la volta buona che l'angolo delle recensioni diventa veramente chilometrico...) Ti invitano quindi a contattarle via mail o via messenger, così ne discuteranno volentieri con te.

Per il sottofondo musicale fai come preferisci. Non sei obbligata, più che altro la cosa veramente importante è che tu (e ciò vale anche per le altre lettrici) capisca il senso di quelle parole.

Ti abbracciano tutti, me compreso!

Tim”

 

“Beh, ora possiamo andare per davvero” esclama soddisfatta la signorina Fay, alzandosi e prendendo Komui per il camice con l'intenzione di trascinarlo fuori.

La disperazione spinge il Supervisore ad aggrapparsi alla gonna della sorella.

“Ma nii-san, che stai facendo?”

“Oi, non credete di scappare, voi tre! “ esclama Kanda, rialzandosi a sua volta dal proprio posto con l'intenzione di non lasciarli allontanare troppo, seguito a ruota da Lavi.

“Stupido allievo, dove stai andando!” è il commento di Bookman Sr mentre, mani nascoste nelle maniche unite, si mette a sua volta a seguire il suo erede.

Una balla di fieno rotola in background mentre il gruppetto esce dalla caffetteria, diretto verso l'ignoto.

“Link? Forse è meglio se ci diamo una mossa, sennò restiamo solo noi due a recensire!” commenta Allen finendo di pulire a lucido il piatto, Timcanpy che in tutta risposta annuisce ghignando.

“Ha ragione, Walker, meglio muoversi” concorda Link, seguendo il ragazzino e il suo golem fuori dalla stanza comune.

 

 

 

Anata ga Koko ni Iru Riyuu

(La ragione per cui sei qui)

 


 

Mitasarereba fuan ni natte

Naite ireba sore mo shiawase da

Soko kara mo mou ichido tachiagaru tanoshimi ga aru

(Quando ottengo ciò che desidero, mi preoccupo

Quando piango, lo faccio anche perché sono felice

Una volta di più, perfino in questa situazione, sono qui carico di attesa)

 

 

Capitolo 2

Danzando in silenzio sull’orlo del baratro

 

Mi allontano a grandi falcate, ignorando qualsiasi cosa mi stia attorno. Le gambe mi portano fuori dalla stazione (non dovrei allontanarmi [ma so che sarebbe solo peggio se restassi con loro]); qui sulla strada c’è ancora meno gente che dentro e il silenzio del primo mattino è rotto, oltre che dai rumori un po’ attutiti dei treni, dal Tamigi che scorre lento dall’altra parte della via, un paio di metri più sotto rispetto alla carreggiata.

Mentre attraverso la strada, vedo con la coda dell’occhio due anziane che mi indicano con ben poca discrezione (avranno notato la divisa, come al solito [anche se sono anni che questa scena si ripete ogni volta che vado in una città, non riesco ancora a sopportarla]) e le fulmino con un’occhiataccia: odio essere fissato.

Arrivato sul marciapiede opposto, scendo i pochi gradini che mi portano direttamente sull’argine del fiume. Qua sotto i suoni della città praticamente non arrivano e l’aria è piena solo dello scorrere della corrente: è un’atmosfera ovattata, proprio quello che mi serve per calmarmi. Rimango in piedi, immobile e chiudo gli occhi; non ho il tempo di sedermi a meditare (anche se ne avrei assolutamente bisogno) per cui provo a liberare la mente da ogni pensiero concentrandomi su particolari insignificanti, come la sensazione dell’impugnatura di Mugen nella mia mano.

 

Esco dal bagno con un cenno del capo e uno «Scusate» appena mormorato. Arriverà il tempo delle domande, ma non ora (speriamo lo capiscano).

Ovviamente le cose non vanno mai come dovrebbero... Sento Link prendermi per il braccio e chino ancora di più la testa, sospirando sconfitto. Non lo guardo nemmeno, intento come sono a cercare di non rispondergli in malo modo (meglio mantenere la calma, non è il caso di peggiorare la situazione [anche se, peggio di così...]), ma mi basta sentire il tono con cui mi si rivolge per capire che è seccato. E molto.

 

“Esigo spiegazioni, Walker”

 

Mi accorgo improvvisamente che non è solo seccato. Nella sua voce c'è anche una certa esasperazione... A quanto pare il motivo del suo stress non è tanto la mia piccola fuga, quanto il fatto di essere rimasto solo con Kanda! L'idea mi fa sorridere, ma mi trattengo. L'ho messo io in quella «situazione», in fondo...

 

“Walker, si renderà conto che con il suo atteggiamento mi mette in difficoltà, vero?”

 

Me ne rendo conto benissimo e me ne dispiaccio, ma anche se volessi... cosa potrei dire? Mi metto a fissare i sassolini che pavimentano la strada, considerando tutte le variabili. Non posso certo parlare del messaggio (Link farebbe troppe domande e finirei per mettere Komui-san nei guai)… non posso nemmeno dire che «ho litigato con Kanda»... Santo cielo, quando mai non litighiamo, io e Kanda?! Non basterebbe certo a giustificare la situazione in cui siamo adesso!

Niente da fare. Annuisco, ma non mi resta altro che continuare a tacere.

Un paio di passetti nervosi, e un'altra mano (questa volta piccola e fresca) mi si posa sulla spalla. Rialzo gli occhi e mi trovo davanti Miranda-san, lo sguardo un po' nervoso e spaventato di chi non capisce cosa sta accadendo.

 

“Allen-kun? Io... non so cosa sia successo, ma... ecco... credo che il signor ispettore non ce l'abbia con te...”

 

Sorrido (un sorriso triste ma vero, stavolta [grazie, Miranda-san, per la buona volontà]), portando una mano sulla sua.

 

“Lo so, Miranda-san, grazie. So che sta facendo solo il suo lavoro… ma sinceramente preferirei evitare l'argomento, almeno per adesso”

“Va bene, Walker: per adesso farò finta che non sia successo niente. Ora però continuiamo con la nostra missione”

 

Guardo Link e sorrido di nuovo, riconoscente. Benché sia un uomo di Leverrier non si può certo dire che sia una cattiva persona! Anzi, a volte ho l'impressione che il suo ruolo gli vada perfino un po' stretto, legato com'è da obblighi e regolamenti... la vita dei membri del Corvo non è probabilmente tanto diversa da quella di noi esorcisti.

Mi avvicino e, dopo un leggero inchino di ringraziamento, allungo la destra verso di lui.

 

“Mi impegno a spiegare tutto appena ne avrò il modo e il tempo (se e quando ci avrò capito qualcosa di più, ovvio). Intanto mi scuso per il comportamento irrispettoso mio e di Kanda: so bene che essendo in missione dovremmo comportarci in maniera più... matura, ecco…”

 

Link mi guarda, perplesso, poi accetta le mie scuse (e la mia promessa [qualcosa mi dice che non la dimenticherà]) ricambiando la stretta.

 

“A proposito di quello spadaccino... posso sapere perché se n'è uscito come una furia e dove diamine si è cacciato?!”

 

Mi guardo attorno ma, come previsto, di Kanda non c'è traccia. Sto per rispondere quando Miranda-san, con un timido colpo di tosse, attira la nostra attenzione.

 

“Ehm, scusate... insomma... Kanda-kun... ecco, poco fa sono passate due anziane signore che stavano chiacchierando a voce alta a proposito di un «bel giovanotto straniero in divisa con una spada sull'argine del fiume»... non è che... forse...?”

“Sì, miss Lotto, è molto probabile che si tratti di Kanda. Andiamo a verificare”

 

Link avanza a passo di carica verso l'uscita della stazione; cammina così spedito che l'esorcista tedesca fatica quasi a stargli dietro e tenta di accennare una corsa sollevando alla meglio le ingombranti sottane, ma non osa chiedere di rallentare.

Dal canto suo, Allen lo segue meccanicamente, in mano la valigetta d'ordinanza della compagna (che lei nella fretta stava dimenticando lì) e sul viso, saldamente incollato al terreno, un'espressione assente.

Lo strano terzetto attraversa rapidamente la via che ora comincia ad animarsi un po', mentre le campane della vicina Southwark Cathedral battono la mezza.

 

Non so quanto tempo sia passato da che mi sono allontanato dal gruppo e sinceramente non mi interessa nemmeno più di tanto. Di certo è stato sufficiente perché la normale vita cittadina si animasse e cancellasse il silenzio anche qui sull'argine del fiume; sento suonare le campane di una chiesa, ma non sono in grado di capire dai rintocchi che ore siano. Apro gli occhi con un sospiro e mi trovo davanti un barcaiolo che mi fissa incuriosito, mentre la sua chiatta carica di merce scivola lenta sulla corrente.

All'improvviso, da sopra di me, sento chiamare il mio nome; mi volto di scatto e vedo l'ispettore e gli altri due in cima alla scala che porta all'argine. Inarco un sopracciglio, osservandoli senza muovermi: Link ha sceso i primi gradini e se ne sta sporto verso di me dalla ringhiera, alle sue spalle Miranda che tormenta un fazzoletto e mi lancia timide occhiate di sottecchi, come se avesse paura di guardarmi apertamente. Il moyashi invece resta più indietro, ancora sulla strada, con lo sguardo basso (e un'espressione ferita in viso).

 

“Kanda, mettiamo da parte per ora qualsiasi cosa sia successa e proseguiamo con la missione. Lei e Walker avrete tempo più tardi di spiegarmi cosa diavolo avete combinato”

 

Stringo gli occhi e fisso prima lui, poi la mammoletta (e non posso fare a meno di notare che ha sussultato alle parole dell'ispettore).

 

“Tsè. Non ho niente da dire”

 

Rispondo seccamente e, per troncare la discussione sul nascere, risalgo la scala, superandoli tutti e tre. Ora è Link quello rimasto più indietro. Quando volto appena la testa verso di lui, quasi a mettergli fretta, e i nostri sguardi si incrociano per qualche istante, gli leggo negli occhi qualcosa che è un misto tra rassegnazione e incredulità.

Lo ignoro e decido di prendere l’iniziativa dando il via a questa dannata missione.  

 

“Bene, cominciamo a lavorare. Andiamo a cercare la vecchia di cui parla il dossier”

 

Seguo mestamente Link e Miranda-san verso l'argine del Tamigi, mille pensieri nella testa. Sto cercando di riordinare le idee, ma ogni sforzo sembra inutile...

Ancora un po' e nemmeno mi accorgo che ci siamo fermati proprio in cima ad una delle scale che portano al fiume. Davanti a Miranda-san, che sta guardando verso il basso rigirandosi nervosamente fra le mani un fazzoletto, Link si sta sporgendo dalla ringhiera, e io mi affaccio leggermente per capire esattamente cosa stia succedendo.

Kanda è immobile, in piedi sull'argine, il volto verso le acque del fiume. Non so se stia meditando, o sia semplicemente concentrato su altre faccende (chissà, magari sta ripensando alla discussione di poco fa [ti piacerebbe... come se non avesse di meglio a cui pensare, eh]), ma è abbastanza teso da voltarsi di scatto quando Link lo interrompe, chiamandolo a gran voce.

Altrettanto bruscamente (un po' per l'urlo improvviso di Link che mi distoglie dai miei pensieri [un po' di più perché... ad essere sincero... ho paura di incrociare gli occhi di Kanda, in questo momento]) faccio un passo indietro.  

Andiamo bene. Se non sono nemmeno in grado di guardarlo in faccia come posso risolvere questo pasticcio?!

Non riesco a non riportare lo sguardo sugli interessantissimi sassolini che pavimentano la strada, ma per poco. Link decide una volta di più di giocare con il fuoco, pretendendo DA KANDA spiegazioni sul «fattaccio» di poco fa...

Ancora un po' mi viene un infarto, dannazione! Ma perché, dico io... gli ho promesso di spiegargli tutto, no? Che bisogno c'è di tirare in mezzo anche lui! Mi preparo ad assistere a una decapitazione in diretta, ma stranamente non avviene nulla. Kanda si limita a fissare Link, per poi rispondergli in malo modo e spostare lo sguardo su di me.

Mi si gela il sangue nelle vene. Non leggo praticamente nulla in quelle iridi color cobalto, ora di un tono tanto scuro da sembrare quasi nere. Non rabbia, né frustrazione. Davanti a me c'è solo Yu Kanda, lo scorbutico giapponese, esorcista perfetto (la maschera [e la cosa non mi piace]). Distolgo lo sguardo, e quando ci supera quasi non riesco ad alzare gli occhi (dopo un passo in avanti ne abbiamo fatti due indietro [ed è colpa mia]?).

Sento a malapena le sue parole quando decide di passare al comando per dare definitivamente inizio alla missione.

 

Il percorso verso la casa dell'anziana signora citata nel loro dossier si svolge in un'atmosfera perlomeno surreale: non che loro quattro si conoscano tutti così bene da poter avere una gran confidenza né siano tutti dei gran chiacchieroni, ma il silenzio che avvolge i loro passi, dalla London Bridge Station fino a Charing Cross, è tremendamente pesante e carico di sottintesi difficili da ignorare.

Kanda apre la fila, la sua espressione gelida e indifferente che scoraggia chiunque dall'avvicinarsi al gruppetto; dietro di lui Link, che ogni tanto lancia qualche occhiata dal sapore indecifrabile verso la schiena del giapponese e, subito dopo di rimbalzo, ad Allen alle proprie spalle - o meglio, alla sua testa candida, ostinatamente chinata o voltata da qualunque parte non possa vedere l'altro esorcista. Nel suo continuo saettare di sguardi, l'ispettore nota anche la donna al suo fianco: Miranda ha il viso perfin più pallido e smarrito del solito e il giovane, benché quasi non la conosca, non fa fatica a capirne la ragione. La sua partecipazione a quella missione non era prevista (e, ansiosa com'è, questa è per lei una difficoltà supplementare), in più si trova immersa in un clima non certo facile... Link si lascia sfuggire un impercettibile sospiro, accennando poi un sorriso quando i suoi occhi chiari incontrano quelli color cioccolato della tedesca.

All'improvviso e senza una parola, Kanda svolta a destra, lasciando l'ampio lungofiume che hanno seguito fino a quel momento.

 

“Questa è Northumberland Avenue. Ora troviamo la casa”

 

Cammino velocemente, non curandomi più di tanto se gli altri tre mi stanno dietro o meno. Adesso l’unica cosa che mi interessa è concludere questa maledetta missione alla svelta per poi tornarmene al Quartier Generale (e farmene assegnare subito un’altra, meglio se lunga e in un luogo remoto). Arriccio involontariamente le labbra: devo tornare quello di qualche tempo fa (è meglio così [non è vero]), prima che (stupidamente [non è vero!]) cominciassi a dar retta a Walker.

So che non è il momento, ma mentre i miei occhi scivolano sui portoni chiusi alla ricerca del civico giusto, non riesco a fare a meno di ripensare alla prima volta che siamo stati in missione insieme, a Matera… da allora ho lasciato che troppe cose cambiassero: ho cercato di aiutare quel ragazzino, mi sono fidato di lui (e lui mi ha tradito [NON È VERO!])... non è roba per me questa, il mio passato avrebbe dovuto insegnarmelo.

Stavolta le labbra mi si contraggono in una smorfia insieme malinconica e sprezzante (e quell’ispettorino petulante se n’è accorto, maledizione!) ma per fortuna, prima che i miei pensieri scivolino verso strade pericolose (adesso non sono sufficientemente tranquillo per affrontare i ricordi [ed è tutta colpa di quella mammoletta!]), raggiungiamo la nostra destinazione.

Mi fermo davanti all’ingresso di un elegante palazzo; gli scalini di marmo e la tettoia davanti all’ampio portone scuro suggeriscono che la vecchia deve passarsela piuttosto bene. Accenno con la testa all’edificio e guardo gli altri: Miranda osserva ammirata la casa ma non muove un muscolo mentre il moyashi ci degna solo di un’occhiata distratta, poi il suo sguardo si perde a seguire i pochi passanti e le ancora più rare carrozze. È chiaro che con la testa non è certo alla missione ma piuttosto, conoscendolo, si starà mettendo in croce per quel che è successo prima (non è affar mio [ma lo stai facendo anche tu a tuo modo, Yu]). Un angolo della mia bocca si inarca per un istante in un sorriso sghembo, quindi faccio scivolare gli occhi da lui per puntarli su Link che al momento è, con mia somma gioia, il mio interlocutore più credibile (se non lo uccido prima).

 

“È qui. Entriamo”

“Lasci andare avanti me, Kanda”

 

Il tono con cui me lo dice sottintende un «altrimenti tu potresti spaventarla con quei tuoi modi cafoni» che mi fa accentuare la presa, già forte, sull’elsa di Mugen. Giusto per fargli capire cosa ne penso, incrocio le braccia e mi stampo sul viso la migliore delle mie espressioni truci.

L’ispettore mi supera senza complimenti e afferra il pesante batacchio di ferro sulla porta.

 

Passo l'intero tragitto camminando a testa bassa, gli occhi fissi sul marciapiede e la mente a rielaborare la litigata, sfogando la frustrazione sulle povere pietre che il tempo e l'usura hanno scalzato dal manto stradale.

Ora che sono più lucido e sono riuscito ad accantonare definitivamente il «problema» del messaggio di Komui (che stranamente mi preoccupa meno del problema attuale [forse perché, in un certo senso, quello me l'aspettavo?]), riesco a ragionare decisamente meglio.

Nel bagno mi sono comportato da stupido, lo ammetto, e Kanda ha semplicemente reagito di conseguenza (anche se, accidenti... andarci un po' piano no, eh? [Ma stiamo parlando di Kanda…]). Se fossi stato sincero fin da subito sarebbe finita diversamente.

Ci ho riflettuto bene, appena avremo cinque minuti farò tacere il mio dannato orgoglio e gli porgerò le mie scuse. Se necessario, sono pronto a sopportare anche le sue (probabili) risposte ciniche... me le merito, in fondo, no? So che si è sentito tradito (forse al suo posto avrei pensato lo stesso)... Ma la mia intenzione era un'altra, voglio che lo capisca e che almeno ascolti le ragioni che stanno dietro questo mio comportamento (talmente in antitesi con quello dell'altra notte da lasciar stupito perfino me)! D'ora in poi basta bugie. Solo la verità, nuda e cruda.

Sospiro. La verità... da parte di entrambi, però.

Perché non riesco a togliermi dalla testa che questo nuovo «rapporto» che c'è tra di noi è decisamente sbilanciato. La trovo una cosa ingiusta, per lui e per me.

Per lui, perché Kanda sa tutto di me, a questo punto. Può (se vuole ancora [lo spero]) aiutarmi. Ma io cosa so di lui? Voglio aiutarlo, ricompensarlo in qualche modo del sostegno che mi ha dato (anche se sembra che non voglia essere aiutato... ma nessuno fa mai niente per niente, dai... nemmeno io), ma se non si sbottona, se non mi dice cosa c'è che non va, io come diamine faccio? Cos'è, forse mi considera talmente inetto da non esser degno di venire a conoscenza dei suoi problemi? In fondo non sono capace di risolvere i miei, di problemi, figuriamoci i suoi...?

Parte una pedata decisamente più forte delle altre, e un sasso schizza lontano.

È ingiusta anche per me, che alla fine da questa situazione finora ho avuto solo vantaggi. Dannazione, già mi sento un idiota a chiedere l'aiuto di qualcuno. Se poi questo qualcuno cerca in ogni modo di apparire invincibile, il tutto diventa abbastanza frustrante...

Mi sento come quelle stupide principesse delle favole che passano il tempo aspettando il cavaliere che le porterà in salvo... No grazie! So che ce la posso fare, ce la voglio fare, ce la devo fare! Credi che io non ne sia in grado, Kanda? Ti sbagli e te lo dimostrerò!

Un'altra pedata fa volare un altro sasso, e quasi perdo l'equilibrio.

Ok, ora il problema è spiegarglielo. Per lui questa è una questione (definitivamente) chiusa. Lo vedo chiaramente dal suo comportamento, Yu Kanda con me non vuole più parlare.

Sospiro, abbattuto. Mi accorgo che Link si è voltato e mi fissa, ma tengo la testa ostinatamente chinata. Intuisco che vorrebbe dirmi qualcosa, sento solo comprensione da parte sua, però non sa come fare. Lo ignoro, ma prendo mentalmente nota di ringraziarlo, una volta rientrati.

Alzo lo sguardo solamente per un attimo, fissandolo sulla lunga coda di Kanda che si muove al ritmo dei suoi passi.

Da stamattina non abbiamo più scambiato una parola, solo pochi sguardi (inevitabili). Sguardi talmente vuoti e inespressivi, i suoi, da far impallidire quelli carichi di disprezzo dei primi giorni in cui ci siamo conosciuti.

Sto ripensando alla missione di Matera (l'akuma che quasi lo uccide, Kanda che si ostina a non morire perché «prima deve trovare quella persona» [ecco uno dei tasselli del puzzle che compone la sua maschera]), quando ci fermiamo davanti a un portone.

Il mio (scarsissimo) senso dell'orientamento non mi aiuta per niente, ma a quanto pare siamo arrivati a destinazione. Mentre Kanda e Link si contendono il diritto di passare avanti e (probabilmente) terrorizzare la povera vecchietta che ci sta aspettando, mi volto a seguire con finto interesse il passaggio delle carrozze. Devo assolutamente trovare un modo per parlargli.

 

Osservo freddamente Link che, dopo essermi passato avanti, bussa alla porta; con uno «Tsè» stizzito (odio quando la gente che fino ad un minuto prima si è fatta portare di peso vuole a tutti i costi disarcionarti), riscendo fin sulla strada e mi appoggio contro il corrimano in pietra che affianca i gradini d'ingresso. Per quanto mi riguarda, questa è la parte che più detesto durante le missioni: sorbirmi gli strepiti di una vecchietta terrorizzata perché la tomba del fratello è infestata dall'Innocence... solo l'idea mi dà i nervi!

Alle mie spalle, mentre Miranda si affianca a Link sul pianerottolo e il moyashi mi supera silenzioso come un'ombra, quasi avesse paura anche solo di guardarmi, sento la porta d'ingresso aprirsi e il saluto cortese di un maggiordomo, subito sovrastato da una voce femminile.

 

“Grazie al cielo finalmente siete arrivati! Era ora! Certo che dalla vostra sede sono ben lenti ad ascoltare le richieste di una povera anziana come me...”

 

Inarco impercettibilmente un sopracciglio, immaginandomi la faccia dell'ispettorino investito da quel fiume di parole. Beh, almeno la vecchia non sembra tutta strilli e svenimenti...

 

“Cerchiamo sempre di fare del nostro meglio, signora ma...”

“Oh, si risparmi le sue scuse giovanotto! Almeno, adesso che siete arrivati vediamo di risolvere questo problema alla svelta!”

 

Ecco, finalmente qualcuno che dice una cosa sensata! Prima recuperiamo quell'Innocence e meglio è per tutti.

 

“Certo signora. È nell'interesse...”

“Lo so che è nell'interesse di tutti, sono anziana ma non stupida! Avanti entrate, anche lei bella signorina... posso sapere il suo nome, cara? Io sono Madeline Martin...”

 

Non posso non farmi sfuggire un ghigno quasi soddisfatto davanti al comportamento della vecchia; la sua voce ora mi giunge più indistinta, intercalata da quella timida di Miranda - dev'essere entrata in casa. Link è rimasto basito sulla soglia; ci mette qualche secondo a riprendersi, poi sospira e si rivolge a me e alla mammoletta.

 

“Andiamo Walker, la signora ci ha invitati per il pranzo... anche lei Kanda, ci segua”

 

Volto leggermente la testa verso di lui, ma non mi sposto di un millimetro dalla mia posizione. Non ho nessuna intenzione di entrare in quella casa e sedermi attorno ad un tavolo con loro (a parte il fatto che il cibo da queste parti è pessimo). Che se la sbrighino loro con la signora, poi quando avranno tutte le informazioni, ci penserò io ad andare a recuperare quel pezzo di Innocence.

 

“Io non mi muovo da qui”

 

Rispondo seccamente, con un tono che non ammette repliche. E infatti, per sua fortuna, l'ispettorino è abbastanza intelligente da non provare nemmeno a contraddirmi. In compenso se ne esce con un'altra delle sue trovate geniali e si rivolge al moyashi con aria rassegnata.

 

“Walker, per favore, ci pensi lei. Io raggiungo miss Lotto, la signora Martin ci sta aspettando...”

“Ma... Link!”

 

Balbetta lui in risposta (e credo siano praticamente le prime parole che gli sento pronunciare da ore), alla porta che si chiude di scatto dietro l'ispettore.

Bene, eccoci di nuovo faccia a faccia. A me non fa né caldo né freddo, non ho niente da dirgli (la questione per me è chiusa [non è vero]), ma dall'incertezza che sento irradiare da lui, intuisco che per lui è un'altra faccenda (io però non ho nessuna intenzione di discuterne ancora, né ora né mai [non è vero!]). Chiudo gli occhi per un istante e mi sforzo (e non so perché [sì che lo so]) di non usare un tono troppo ostile quando giro il mento su una spalla per guardarlo.

 

Link entra in casa, chiudendomi la porta in faccia, e io rimango fermo come un baccalà a fissare il batacchio che dondola avanti e indietro.

Alzo la testa, e con un sospiro guardo in alto le nuvolette che si rincorrono nel cielo. Sicuramente lassù c'è qualcuno che sta ridendo... quando ho pensato «devo trovare un modo di parlargli» non intendevo adesso, accidenti! E ora che faccio?

Mi metto le mani sulla faccia, massaggiandomi lentamente gli occhi. Devo stare calmo, calmo! Non mi devo far prendere dall'agitazione, sennò rischio di non uscire vivo da questo pasticcio assurdo...

Certo che a volte mi chiedo cosa passi per la testa di Link... che voglia liberarsi di me? (ma và... [e allora perché continua a mettermi in situazioni del genere?!]). Dovessi convincere un normale essere umano non avrei problemi, ma qui stiamo parlando di Kanda (e di un Kanda incredibilmente arrabbiato [con il sottoscritto!])... come cavolo faccio? Per convincerlo a entrare devo prima convincerlo ad ascoltarmi, e temo non sarà una cosa tanto facile (né indolore [anzi!])!

Prendo un gran respiro e mi giro, scendendo un paio di scalini. Resto zitto, non sapendo assolutamente cosa dire, da dove cominciare.

Apro e chiudo nervosamente le mani, spostando rapidamente lo sguardo dal basso al suo viso e viceversa.

Kanda è lì appoggiato alla balaustra, immobile, le braccia conserte. Appena mi sente scendere fino allo scalino dove si è fermato volta il viso verso di me.

 

“Cosa vuoi?”

 

Deglutisco, a disagio nonostante non abbia sentito eccessiva ostilità nel suo tono (mi aspettavo di peggio [ma fa male comunque]), e riabbasso la testa, guardandomi gli stivali. Mi vergogno di quanto è successo alla stazione, e la voglia di rimediare (di tornare al punto che abbiamo raggiunto durante la notte appena passata [sempre se me ne darà la possibilità]) è più forte del mio stupido orgoglio (per fortuna).

 

“Ecco, io... volevo... voglio porgerti le mie scuse per quanto successo prima in stazione...”

 

Le sue parole mi lasciano stupito, ma faccio in modo che nulla trapeli dalla mia espressione. Come sarebbe? Meno di due ore fa mi hai buttato fuori a calci dalla tua vita e adesso vieni a scusarti?! Credo che tu non abbia capito bene con chi hai a che fare, moyashi... (che sia giusto o sbagliato [e stavolta lo pensi anche tu che sia sbagliato, ammettilo Yu!]), io non sono uno che concede seconde possibilità. Se già mi era sembrato assurdo fare quel patto con te stanotte,

 

(non mi sarei mai creduto capace di una cosa del genere...

eppure so che è stato quasi inevitabile

[l'inevitabile non esiste,

sono io che ho accettato volontariamente]

che il rapporto tra noi si stringesse,

per quanto questo sia lontano dalla mia natura...)

 

quel che è successo stamattina forse lo è stato anche di più. E ora questo.

Contraggo la mascella, distogliendo lo sguardo da lui e lasciandolo scivolare lungo la via, fino al fiume che si intravvede in lontananza.

No, non ci sto. Accettare le sue scuse vuol dire far finta che le parole che ci siamo detti in quel bagno non siano mai state pronunciate, tornare all'alba di oggi... rischiare che tutto questo succeda di nuovo...

No, non ci sto. Non sono fatto per avere legami con la gente (perché i legami ti vincolano, ti entrano sotto la pelle [dove ci sono segreti che devono restare tali]... i legami ti rendono debole [forte, perché hai qualcuno da proteggere]), anche se...

Basta, devo smetterla di indugiare. Ho detto no, non ci sto. Quindi meglio interrompere subito questo tira e molla tra di noi, chiudere il teatrino che si porta dietro e ricominciare semplicemente a comportarsi come quando ci siamo conosciuti. Anche se... 

Lo vedo con la coda dell'occhio che mi lancia un'occhiata di sottecchi, attraverso la frangia che gli copre il volto chinato. Sta chiaramente aspettando la mia risposta, credo non abbia la minima idea di cosa potrei dirgli... non me la sento di farlo aspettare oltre (perché mi preoccupo così?) e cerco di non indurire troppo la voce quando gli rispondo.

 

“Non mi devi delle scuse. Quel che è successo è successo, punto”

 

Una persona che non conoscesse l'esorcista che ora mi sta davanti potrebbe interpretare la frase come una maniera, magari un po' brusca, di accettare le mie scuse. Un «è andata come è andata, il passato è passato e non pensiamoci più», per intenderci...  ma io, che Kanda lo conosco (magari non a fondo [ma ho visto più di tutti]), capisco benissimo che non è quello il significato corretto (purtroppo), anche se il tono duro con cui ha pronunciato queste parole gli è uscito leggermente incerto.

Semplicemente considera la questione chiusa perché non ha più intenzione di sprecare il suo tempo con me (spero di sbagliarmi [Ma non credo. Non stavolta.].

Sospiro e mi siedo sul gradino, appoggiando le braccia conserte sulle ginocchia e il mento sugli avambracci. In un nuovo déjà-vu, mi torna alla mente uno degli ultimi momenti della missione di Matera, quando mi ero seduto sulla scalinata ad ascoltare il canto di Lala. Anche allora (sembra passata un'eternità) tra me e Kanda le cose andavano decisamente in maniera burrascosa, però... Mi scopro a rimpiangere le discussioni di quella volta, le sue occhiate irose, perfino il pugno che mi ha tirato in un momento di rabbia. Qualunque cosa è meglio di uno sguardo vuoto, dell'indifferenza più assoluta.

Sposto lo sguardo sulle carrozze che ancora attraversano la via, cercando le parole giuste. Perché tu consideri questa faccenda chiusa, Kanda, ma io no. So benissimo che la tua opinione potrebbe non cambiare, però se esiste anche la più piccola probabilità che spiegarti i motivi del mio comportamento di prima possa farti cambiare idea… beh, intendo scommetterci su.

Appoggio la fronte alle braccia, poi rialzo lo sguardo e volto la testa di lato, verso di lui.

 

“Stamattina, in stazione, ho ricevuto un messaggio personale da Komui-san... Non sto a spiegartene il contenuto, ma come hai visto la faccenda mi ha turbato non poco...”

 

La voce mi esce bassa, quasi monotona. Non voglio sembrare impersonale, ma è l'unico modo per non farmi sopraffare dalle emozioni. Sorrido tristemente ricordando le parole di Komui-san, prima di strofinarmi gli occhi e continuare.

 

“Ora, siamo in missione e ho imparato che in missione gli esorcisti devono accantonare i problemi personali. La mia sola intenzione era di cercare di pensarci il meno possibile, completare con successo il recupero dell'Innocence, tornare all'Ordine e chiudermi nella mia stanza a rimuginarci sopra. Ma l'unico modo per farlo era convincermi che non fosse successo niente di preoccupante”

 

Illuso. Bastasse quello...

 

“Il bello è che, adesso che sono più lucido, mi rendo conto di avere effettivamente sopravvalutato il problema...”

 

Parole amare che escono con tono altrettanto amaro. Eh già. Perché anche sapere non cambia quello che è successo (me l'hai insegnato tu, no Kanda?), e ipotizzare teorie senza uno straccio di prova è ingiusto quanto inutile. Poi chissà, magari lo shisho è lì che se la ride...

 

“Dannazione... l'unica cosa che stavo disperatamente cercando di fare era dimenticare quel messaggio. Il solo modo di riuscirci era tenerlo per me, evitando così ogni minimo riferimento a quella faccenda, ma il tuo arrivo ha mandato a monte il mio piano. La situazione mi è subito sfuggita di mano perché ho reagito male al tuo tentativo di scoprire qualcosa di più, e senza ragionare ho detto cose delle quali mi sono pentito un attimo dopo. Per quelle parole ti chiedo scusa, Kanda, però voglio anche che tu sappia che no, non era mia intenzione mentirti”

 

Lo ascolto in silenzio, soppesando ogni sua singola parola. Devo dire che non mi aspettavo un discorso di questo genere, non con questi toni malinconici per lo meno. Avevo capito chiaramente che si era subito pentito per quello che è accaduto stamattina, forse l’aveva già fatto prima ancora che io gli voltassi le spalle e me ne andassi (è tipico suo: agisce d’istinto e poi si accorge che le conseguenze delle sue azioni non sono proprio il massimo).

E adesso che mi ha raccontato tutto, effettivamente potrei anche giustificare il suo atteggiamento – l’intenzione in fondo era buona, peccato che non sia stato in grado di reggere il peso della sua decisione (e anche questo è stupidamente da lui… [so benissimo quanto in realtà sia fragile, nonostante cerchi di non darlo a vedere]). Però… non voglio passarci sopra come se niente fosse (continuo a sentirmi preso in giro per come si è comportato [non è vero, hai solo paura, Yu]).

Volto leggermente la testa verso di lui, cercando di incrociare il suo sguardo.

 

“E questo discorso non potevi farlo subito?”

 

Sospiro di nuovo, fuggendo il suo sguardo e appoggiando la fronte alle ginocchia .

 

“Avrei dovuto, lo so. E invece non ho nemmeno provato a ragionare, mi sono subito fatto prendere prima dal panico e poi dall'orgoglio”

 

Rialzo gli occhi ad incrociare brevemente i suoi, per poi riportarli sulla strada. Non riesco a guardarlo in faccia, al momento (mi vergogno [e ho paura]).

 

Quella risposta mesta non so perché ma mi innervosisce. Contraggo la mascella e rimango immobile (non voglio arrabbiarmi di nuovo con lui): mi sta implicitamente chiedendo di perdonarlo, ma no, non ci sto. Scuoto appena il capo.

Ormai ho preso la mia decisione: il rapporto tra noi deve tornare quello che era all’inizio, quando ci siamo conosciuti, anche se so benissimo che non sarà semplice (lui farà fatica ad accettarlo [e tu a metterlo in pratica, Yu]).

 

“E adesso cosa intendi fare?”

 

Mi pento subito di averglielo domandato (non devo fargli pensare che mi importi [non è vero che non mi importa!]), soprattutto quando lo vedo alzare di scatto la testa verso di me e lanciarmi uno sguardo incerto.

 

Alzo la testa, sorpreso dalla sua domanda (alla quale sinceramente non so dare una risposta [non ancora, perché mi manca una variabile per poter prendere una decisione... ])

 

“Non che mi interessi, comunque”

 

L'espressione stupita che ho stampata in faccia lascia subito il posto a un sorriso amaro e sghembo... quell’uscita è così «da Kanda»! Chissà se avrò la possibilità di sentirne altre...

Mi alzo in piedi, afferrando il corrimano con la destra per sostenermi. La sorte di tutto quanto è successo finora dipende dalla sua risposta alla mia prossima domanda - il nostro rapporto, i passi che farò (mettendoci tutto me stesso [qualunque sarà la strada che finirò per prendere a questo bivio])...

Raccolgo tutto il coraggio che ho e lo guardo dritto in viso, perché la risposta voglio sentirla dalla sua voce e leggerla nei suoi occhi.

 

“Tu piuttosto cosa intendi fare, Kanda?”

 

E a me interessa, ma non glielo dico.

 


 

PREVIEW

Capitolo 3 - Angosce in un baratro di solitudini ostinate e contrarie

Quando incrocia i miei occhi, il suo sguardo interrogativo lascia il posto ad uno decisamente scosso. Non so cos'abbia visto, cos'abbia capito, so solo che tutto ad un tratto mi lascia andare.
Raggiungo la porta, la spalanco e inizio a correre.

[…]

Mi sembra di invadere un momento privato (da quando in qua mi faccio certi scrupoli?), anche se mi rendo conto di quanto sia assurdo pensare una cosa simile del rapporto tra un golem e un idiota (ma da lui ci si può aspettare di tutto)

 


 

IL POST-IT DELLE AUTRICI

Piccola premessa: dato che questa fic è piena zeppa di citazioni e ispirazioni della più disparata origine (la maggior parte delle quali logiche solo per le nostre menti malate XD), d’ora in poi useremo questo spazio per dare i giusti credit a persone e cose che se li meritano e per ogni altra spiegazione relativa al capitolo che avete appena letto.

Dunque iniziamo…

 

-    la missione di Matera. Come certamente ricorderete, è la prima missione che Allen e Kanda svolgono assieme (anzi, è la prima di Allen in assoluto). Viene raccontata nel secondo volume del manga, nei capitoli dal 9 al 16 che portano tutti il titolo (che personalmente trovo stupendo ndMistral) “Aria della Terra e del Cielo”.

Nel corso di questa fic, questa missione verrà continuamente citata, quindi vi consigliamo di rileggerla (anche perché è stupenda).

-    la signora Madeline Martin e Northumberland Avenue. La signora viene effettivamente citata nel manga (cap. 170), noi ci siamo limitate ad espanderne un po’ la figura e a collocare la sua abitazione appunto in Northumberland Avenue, una delle strade storiche di Londra.

Qui la posizione esatta e il percorso seguito da Allen&Co ->
http://img694.imageshack.us/img694/9678/scr9561267.jpg

 

Per questo capitolo è tutto! Se avete un qualsiasi dubbio, chiedete pure!

E ricordate… in missing moments we trust!

Alla prossima!

Lety&Mistral

 

 

 

NEXT SHOT ON JAN. 16TH, 2010

Don’t miss it!

 

 

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Capitolo 3
*** Angosce in un baratro di solitudini ostinate e contrarie ***


Nota delle autrici

Nota delle autrici:

Dato che l'Angolo di Allen di questa fanfic è strutturato come quello della precedente e ne è la continuazione, tenderà anche qui ad assumere proporzioni chilometriche (perché i pg sono tanti e le recensioni per fortuna pure! ♥)

Se per caso non vi interessasse, potete passare tranquillamente all'inizio del capitolo vero e proprio. Vi assicuriamo che questo non pregiudicherà la completa comprensione della storia.

Grazie e buona lettura!

Lety&Mistral

 


 

L'ANGOLO DI ALLEN

16 Gennaio 2010

 

Ordine Oscuro - *Sala riunioni*

Ore 14:23

 

Identica a quella della Home originaria, la sala riunioni al secondo piano è in questo momento presa d'assedio.

L'unica porta, via d'uscita verso la salvezza, è presidiata da Kanda che, mano sull'elsa della fidata Mugen, controlla con occhio vigile (e ghigno davvero compiaciuto) l'intera operazione: dopo aver trovato un accordo con la segretaria del Supervisore (in pratica: io lo faccio lavorare, e voi tutti recensite anche per me) si è messo di vedetta. Su suo ordine (minaccioso o meno, fate voi) un divertito Lavi e un altrettanto soddisfatto Allen si sono disposti davanti alle uniche due finestre (in ogni caso poco utili a un'eventuale fuga perché affacciate sul giardino recintato).

Seduto al tavolo rotondo posto al centro della sala, circondato sui due lati da Link e da Bookman Sr. e controllato a vista da una signorina Fay particolarmente nervosa, Komui sta controllando e firmando tutte le tonnellate di documenti arretrate dell'ultimo mese.

Unica presenza a cui è permesso accedere alla sala è Linalee, che si sta occupando degli approvvigionamenti necessari per la sopravvivenza dell'intero gruppo.

“Mi spiegate come faccio a compilare tutte queste pratiche? Il mio caffè è ormai diventato freddo!” si lagna il Supervisore, posando per un attimo la penna.

La signorina Fay tossicchia, battendo il piedino per terra con impazienza. “Supervisore... le consiglio di non perdere tempo, abbiamo ancora gli arretrati delle ultime due settimane.”

“Posso capire il suo disagio, Supervisore, ma la signorina Fay ha ragione.” rincara Link, seduto immobile accanto a lui.

Anche Bookman Sr. annuisce, non staccando gli occhi dai documenti che sta consultando.

Un lieve bussare alla massiccia porta in legno fa tacere tutti. Kanda si sposta, aprendo il pesante chiavistello, e Linalee entra nella sala con il suo carico di caffeina.

“Ho portato il caffè!”

“Uah, per caso hai portato anche qualcosa da mangiare?” esclama Allen, avvicinandosi e prendendo il pesante vassoio dalle mani dell'amica. Eh, sarà anche contento di avere sott'occhio i suoi co-recensori, ma non per questo ha meno fame del solito...

Linalee, ridacchiando, fa marcia indietro e rientra spingendo un pesante carrello pieno di cibo. “Certo che sì, Allen-kun!”

Kanda fa partire un'occhiataccia in direzione del carrello e del moyashi.

“Ehi, baKanda, è inutile che mi guardi così! Sai benissimo che per la mia Innocence parassita sono costretto a mangiare tanto!”

“Su su, non litigate, voi due!” continua Linalee spostando i vari piatti sulla tavola.

“Heh, moyashi-chan, tu non cambi proprio mai!” sghignazza Lavi, allungando una mano e afferrando un tramezzino. “E anche tu, Yu-chan, non borbottare come tuo solito! Guarda che c'è anche un piatto di soba per te!”

“Tzè!” è l'unica risposta di Kanda, che richiude a chiave la porta appoggiandocisi con tutto il suo peso.

Sono tutti impegnati a mangiare (tutti tranne Kanda, e Komui che secondo i propositi della signorina Fay non toccherà altro caffè fino a quando non avrà finito) quando si sente nuovamente bussare alla porta.

Kanda scopre leggermente Mugen, allungando la mano per socchiudere la porta.

“Chi sarà?” chiede Lavi, incuriosito.

“Stai fermo al tuo posto, stupido allievo!” lo rimbrotta Bookman Sr, lieto che il proprio apprendista venga tenuto in riga, per una volta.

“Magari è qualcuno che ci vuole dare una mano!” si illumina Allen.

E infatti...

“Potresti non aver detto una stronzata come tuo solito, moyashi...” gli risponde Kanda, richiudendo la porta dopo aver sbirciato all'esterno.

“Cosa intende, Kanda?” chiede Link

“Qui fuori c'è Reever... dice che ha un documento insolito da mostrare al Supervisore...” spiega lui, indicando la porta alle proprie spalle.

“Noooo, basta vi prego! Datemi del caffè, poi farò tutto quello che volete, ma datemi dell'altro caffèèè! Linalee-chaaaan, aiutami tu!”

“Supervisore, si dia un contegno!” lo rimprovera la signorina Fay, sconsolata.

“Dai, fratellone, è il tuo lavoro! Facciamo entrare Reever-san, magari non è niente di grave!”

Kanda guarda l'intero gruppo e, siccome nessuno fa obiezioni, apre la porta d'ingresso facendo entrare lo scienziato.

Questi entra, a passo di marcia, un espressione stanca e sconsolata sul volto.

“Qualcuno per caso ha visto il Superv...”

La porta gli si chiude alle spalle. Kanda gira subito la chiave nella toppa e richiude il chiavistello, ghignando in direzione di Allen.

Questi gli risponde ghignando a sua volta... uno in più per recensire, meno lavoro per loro!

“Ma che accidenti sta succedendo, qua dentro?” chiede Reever, perplesso, guardandosi attorno. “Komui-san, che ci fai qui? Ti ho cercato dappertutto!”

È Lavi a rispondergli, cercando di ignorare l'inquietudine suscitata in lui dallo scambio di sguardi a cui ha appena assistito. “Vedi, Reever-san, stiamo facendo lavorare il Supervisore... così appena arriveranno le nuove recensioni sarà libero di darci una mano!”

“Ovviamente dovrà prima finire il suo lavoro!” sottolinea la Fay.

“Ah. Oh. Aspetta, quali recensioni?”

“Sono i commenti delle lettrici a un racconto che ci vede protagonisti” spiega Bookman Sr “Come al solito, il mio stupido allievo non dà mai le informazioni corrette”

“Ma Pandaaa! Ci stavo arrivando, un po' di pazienza!”

“Di solito ci vengono trasmesse tramite il golem di Walker” continua Link.

“Oh, allora Timcanpy è proprio utile per tante cose!” sorride Linalee

“Già! Anche se mi chiedo dove si è andato a cacciare, questa volta...” si intromette Allen, “è da questa mattina che non lo vedo”

*sgnac… crunch…*

Stranissimi rumori di masticazione fanno girare tutti verso la porta di ingresso. Pochi attimi, e dove c'era il chiavistello c'è ora un bel buco... dal quale, sotto gli occhi sbarrati di Kanda, entra svolazzando il piccolo Timcanpy.

“Ma che cavolo sta combinando, questo?” commenta il giapponese, ma nessuno gli risponde. Sono tutti occupati a fissare la strana creatura, che si è avvicinata a Reever e ghignando ha preso fra i denti il fascicolo che lo scienziato teneva fra le mani.

“Ehi, Tim, che fai? Prima me li porti e poi te li riprendi?” fa lui, perplesso.

Il fascicolo finisce al centro della tavolata. 

“Evviva, sono le nuove recensioni! È ora di mettersi al lavoro!” esclama Allen, strofinandosi le mani e prendendo posto al tavolo.

Komui, entusiasta, sale in piedi sulla sedia e si lancia a volo d'angelo verso le pagine. Mentre Allen e Lavi ridono alla scena, Linalee allunga un braccio e lo blocca a mezz'aria riportandolo a sedere. La Fay scuote la testa sconfortata, mentre Link le dà una lieve pacca carica di comprensione. Bookman Sr sistema le sue carte e si prepara a mettersi al lavoro.

Tutti si accomodano mentre, pensando di passare inosservato, Reever fa un paio di passi all'indietro arretrando verso la porta. Non ha capito cosa sta succedendo, ma è sicuro che non sia niente di buono...

“Ehm... io vi saluto, avrei da fare...”

Peccato che, quando si gira verso la porta, trova Kanda a bloccargli il passaggio.

Il giapponese non dice nulla, basta la sua espressione a far capire all'australiano che non ha scampo.

A testa china, con Kanda alle calcagna, raggiunge anche lui il resto del gruppo al tavolo.

 


 

§ Gentile sig.na Mizukage,

siamo tutti onorati di apprendere dell’entusiasmo con cui attende il prossimo capitolo di questa saga e speriamo che la sua attesa non vada delusa.

Per quanto riguarda l’ispettore Link, le posso garantire che, pur essendo un funzionario coscienzioso e ligio al dovere (come dovrebbero essercene di più, qui dentro! Vero Lee-san?), sotto la divisa è una persona squisita e molto sensibile e sono certa che in futuro voi tutti potrete constatarlo.

Spero di risentirla presto e colgo l’occasione di porgerle cordiali saluti.

Bridget Fay

Segretaria del Supervisore

 

§ Cara Genesis,

ehm... grazie a te per la recensione, e complimenti per esser riuscita ad avere una risposta da Kanda. Non ti preoccupare se scriverai in maniera stringata, ti capisco... anche qui nella Sezione Scientifica ci siamo prefissi di essere sempre precisi ma coincisi! Già siamo sepolti sotto quintali di documentazione, se fossimo anche prolissi sarebbe un delirio...

Sono contento che sia «L’Angolo di Allen» (si chiama così, vero?) che la storia vera e propria ti piacciano, e passerò sicuramente i tuoi complimenti a chi di dovere!

Reever

 

§ Cara Retsu89,

scusa se la signorina Fay è stata così formale, ma non può fare altrimenti visto il ruolo che ha qui da noi! Prima o poi però capirà che la Home è proprio come se fosse casa, quindi sono sicuro che allenterà un pochino la corda e diventerà più simpatica ^_^

È bello che ti piaccia leggere, e sono felice che questa storia sia una delle letture che ti fanno amare ancora di più quel passatempo... speriamo sia così fino alla fine! Ti ringrazio a nome delle autrici per i complimenti, e appena le rivedrò darò loro un bacione da parte tua ^_^

Al prossimo capitolo, 

Allen

 

§ Cara Flowermoon,

*tossicchia leggermente imbarazzato* la ringrazio per i complimenti. Mi sono comportato come ritenevo fosse meglio al fine di garantire un tranquillo prosieguo della missione, sebbene mi renda conto di essermi discostato notevolmente dal protocollo. Tuttavia ritengo che il grande statista Machiavelli avesse ragione nel dire che “il fine giustifica i mezzi”, non crede?

Riguardo il comportamento di Walker, qui sotto potrà avere la risposta che cerca. Io non esprimo giudizi di merito che non mi competono, ma mi permetto di confidarle che portare a termine quella missione non è stato per nulla semplice.

Attendo suoi commenti circa i nuovi sviluppi che andrà a leggere di seguito.

I miei rispetti.

Howard Link

 

§ Carissima Yvaine,

vorrà dire che farò a meno di quell'hitsuzen di cui parli... ma non ti preoccupare, non rinuncerò certo a creare altri Komurin per questo piccolo intoppo! E arriverà il giorno in cui non finiranno in fumo come al solito, ci scommetto! 

Per quanto riguarda la mia offerta... è sempre valida, se cambi idea fammi un fischio (non mi scrivere per posta, sennò rischio di non leggere la tua missiva). Per il caffè non ti preoccupare, Jerry è abituato ad avere a che fare con i pozzi senza fondo *_*

Comunque sono contento che il capitolo ti sia piaciuto, e che i personaggi presenti ti siano sembrati IC ^_^

Complimenti ancora per la scheda di valutazione, la passerò a Reever... vediamo se riusciamo a utilizzarla anche per le pratiche burocratiche *_*

Alla prossima

Komui Lee

Supervisore

 

§ Yo, BloodyKamelot!

Ho provato a convincere il tuo adorato Yu-chaaaan a risponderti ma non ne vuole proprio sapere, mi spiace! L'unica sarebbe trovare il modo per ricattarlo, ma non ne ho ancora trovato uno ç_ç

Dubito che pensi di scappare con me, anche le autrici sono perplesse al pensiero, ma chissà... sognare è un diritto di tutti, dopotutto!

Ti ringraziano per i complimenti, e sono felici che tu stia iniziando ad adorare anche «Due Nei» (e non è cosa da poco, accidenti!).

Speriamo tutti che il nuovo capitolo ti piaccia (yaoi o no)

Un abbraccio anche a te ^_^

Lavi

 

§ Gentile BloodberryJam,

riguardo alla precisa e documentata risposta che ha fornito al quesito sottopostole dalle autrici, le stesse mi hanno appena informato, tramite il golem Timcanpy, che si premureranno al più presto di mettersi in contatto con lei per una discussione più ragionata.

In questa sede posso però dirle che io per primo ho apprezzato l’ampia raccolta di materiale con cui ha supportato la sua esposizione e per questo mi complimento sentitamente.

Sarà mia cura, inoltre, riportare a tutti gli interessati i suoi graditissimi elogi.

Le porgo i più cordiali saluti.

Bookman Sr.

 

§ Carissima Makotochan,

innanzitutto bentornata tra le file delle recensitrici di questa storia. Le autrici sono state davvero contente del tuo ritorno, anche perché hanno sempre apprezzato molto i tuoi commenti!

Quanto ai tuoi giudizi su Kanda-kun e Allen-kun… non dovrei dirlo, ma… *parla sottovoce* sono proprio d’accordo con te, sai? Anch’io ci tengo tantissimo ad entrambi e mi fanno arrabbiare da morire quando sono così orgogliosi da farsi del male da soli… *scuote la testa*

Chissà se davvero il futuro ci riserverà qualche momento un po’ meno triste tra quei due zucconi… sono qui anch’io con te a sperarci!

Spero che l’esame sia andato bene e di leggere al più presto un’altra tua recensione!

Un abbraccio e a presto,

Linalee

 


 

“Bene, ora che abbiamo finito può continuare il suo lavoro, Lee-san!” suggerisce la signorina Fay alzandosi dal suo posto e radunando tutti i fogli in una pila ben ordinata.

“Ah, lavorasse con così tanta lena quanto ne ha quando risponde alle recensioni... saremmo avanti anni luce con le pratiche!” le risponde Reever, alzandosi anche lui e scuotendo la testa.

“Ha ragione, Reever-san, ma il Supervisore per lavorare dovrebbe rimanere sul posto di lavoro, non crede?” borbotta Bookman Sr. tra un tiro e l'altro della fidata pipa.

“Panda, ma cosa stai dicendo?”

Tutti gli sguardi si rivolgono al posto dove Komui è seduto. O meglio, ERA seduto... ora sulla poltroncina dallo schienale alto è rimasto solo il suo berretto bianco.

Il silenzio improvviso che cade nella stanza viene infranto dal forte calcio pieno di stizza che Kanda tira alla porta d'ingresso. “Dannazione, è scappato!”

Tutti si guardano attorno, cercando di capire se il Supervisore è ancora nascosto da qualche parte nella stanza o se è riuscito effettivamente a scappare.

“Non è possibile! Quell'uomo è un incubo!” esclama la signorina Fay, mettendosi le mani nei capelli “Come ha fatto a diventare supervisore della sede centrale con un così scarso senso del dovere?!”

“Si calmi, miss Bridget... le daremo una mano a cercarlo” la rassicura Link.

“L'ispettore ha ragione, signorina Fay, e quando lo troveremo gli farò una bella ramanzina!” afferma con decisione la giovane cinese.

“Giusto Linalee! Timcanpy, ci darai una mano pure tu, vero?” esclama Allen, chiamando a sé il piccolo golem dorato che fino a quel momento aveva dormicchiato sulla spalliera ricoperta di vellutino della poltrona.

Ed è un ghigno davvero inquietante, quello che Timcanpy rivolge ai presenti.

 

 

 

Anata ga Koko ni Iru Riyuu

(La ragione per cui sei qui)

 


 

Aa fumikomu dake omoikkiri

Suikomu dake kono shousoukan o

Anata ga ima koko ni iru riyuu wa kono amaoto ga shitteru

(Oh, semplicemente impegnarsi al massimo per accettare la realtà

Semplicemente respirare con questa sensazione opprimente nel petto

Il rumore della pioggia conosce la ragione per cui ora sei qui)

 

 

Capitolo 3

Angosce in un baratro di solitudini ostinate e contrarie

 

“Tu piuttosto cosa intendi fare, Kanda?”

 

Mi guarda dritto negli occhi quando mi fa quella domanda. E dalla sua espressione capisco che siamo arrivati al punto cruciale: mi ha di nuovo dato la possibilità di scegliere (come se mi avesse messo tra le mani il suo cuore [ti rendi conto di quanto ti consideri importante, Yu?]) …e ora?

No, inutile che sto a ripensarci. Ho già deciso, giusto? (Allora perché esito ancora? [Perché non ho deciso affatto!]). Quel che è successo stamattina, al di là delle motivazioni, mi ha dimostrato che il nostro rapporto non può funzionare (non siamo in grado di gestirlo [non è vero!]), è soltanto una complicazione in più in una vita già abbastanza complicata (gli esorcisti non devono dare spazio ai sentimenti [non è vero!])… allora meglio chiuderla qui (è la cosa migliore per entrambi [non è vero!]).

Basta girarci attorno, Yu Kanda: fai quel che devi e metti la parola fine a questa storia.

Ricambio il suo sguardo con fermezza e gli rispondo, cercando di non mettere nessuna emozione nella voce.

 

“Per quanto mi riguarda, la scorsa notte non è successo nulla”

 

Nei pochi secondi che scorrono tra la mia domanda e la sua risposta mille e più pensieri iniziano a vorticarmi in testa. Ipotizzo almeno un centinaio di risposte che potrebbe darmi, diverse nel contenuto, nel tono o anche solo nell'espressione dei suoi occhi mentre le pronuncia. Quel moto confuso si interrompe bruscamente solo quando le sue parole mi raggiungono, lasciandomi con la mente completamente vuota.

Avrei accettato qualunque risposta (non è vero), ma questa è decisamente dura da mandar giù... D'ora in poi non ne vuoi più sapere? Mi sta bene, ti capisco. In fondo ho ottenuto esattamente quello che mi merito e non ti posso certo biasimare. Però... arrivare a negare la realtà, accidenti!

Abbasso lo sguardo, la frangia che mi nasconde gli occhi, e mi mordo la lingua per non rispondergli. Non voglio farmi prendere di nuovo dalle emozioni (ho già esagerato, oggi [farò di tutto per evitare di commettere lo stesso errore, in futuro]) per poi rovinare tutto (di nuovo [anche se da rovinare è rimasto ben poco, neh Allen?]!.

La presa sul corrimano si fa più forte e convulsa. Le pietre grezze mi scavano nel palmo, ma non provo dolore; i miei sensi mi stanno giocando brutti scherzi, vedo e sento tutto annebbiato... l'unica sensazione vivida è una fitta all'altezza del cuore che mi porto dietro da stamattina e che ora sembra volermi togliere il fiato.

Porto la sinistra al petto, prendendo un respiro profondo e ricomponendomi, rabbia e amarezza sotto controllo (per una volta [saresti fiero di me?]). Se questa è la tua decisione non posso fare altro che prenderne atto (anche se fa male [e tanto]) - questo te lo devo, Kanda.

Senza rialzare lo sguardo (meglio non veda le lacrime che minacciano di scendere [e che sto ricacciando indietro a forza]) mi giro e salgo silenziosamente i gradini che mi separano dall'entrata della casa. Afferro la maniglia e apro la porta, entrando. Mi fermo solo per un attimo sotto l'arcata, dandogli le spalle ma girando il viso verso di lui.

 

“Link e Miranda-san ci stanno aspettando, meglio rientrare... Così potremo finalmente portare a termine questa missione e tornare all'Ordine”

 

Cerco di mantenere un tono impersonale, la voce forte e sicura ma, mentre ricomincio a camminare ed entro nel salotto di casa Martin, ho la netta impressione di non esserci assolutamente riuscito.

 

Guardandolo mentre elaborava il senso delle mie parole ho potuto quasi vederlo crollare un pezzo per volta (e non posso dire di essere rimasto indifferente [perché nemmeno per me questa soluzione è indolore]), ma questo non mi fa cambiare idea. Prendo un respiro profondo, serrando spasmodicamente la presa su Mugen e imprimendomi nel palmo della mano ogni dettaglio della sua elsa, mentre cerco di liberare la mente da ogni pensiero:

 

(mentre cerco di ignorare

il vuoto che mi si allarga nel petto,

lì dove dicono ci sia il cuore

[se io ne ho mai avuto uno

non l'ho mai saputo]

ma sento la voragine ingrandirsi

un po' di più ad ogni suo passo)

 

devo piantarla di lasciarmi andare a questi sentimentalismi! L'ha detto anche lui, siamo in missione e dobbiamo mettere da parte i problemi personali (non ho nessun problema da mettere da parte [non è vero!]) quindi adesso, anche se la cosa mi irrita terribilmente, lo seguirò in quella casa e ascolterò cos'ha da dire la vecchia. Poi alla svelta andremo tutti a riprendere quella maledetta Innocence e ce ne torneremo al quartier generale.

So che devo fare così, ma è come se il mio corpo si rifiutasse di obbedirmi. Finché la sagoma di Walker non sparisce nell'ombra del corridoio, lasciandosi la porta aperta alle spalle (perché mi colpisce così tanto quello stupido dettaglio? [È come se mi stesse ancora tendendo la mano, per lui non è un discorso chiuso...]), non riesco a fare un passo in avanti. Il maggiordomo aspetta con discrezione che mi decida e, quando lo supero, mi indica elegantemente un'ampia sala da pranzo, da cui proviene un fastidioso odore di pasticcio di carne.

Entro nella stanza e, senza nemmeno guardarmi attorno né proferire parola, mi appoggio alla parete; dalla mia posizione vedo in viso la padrona di casa e Miranda che mi lanciano sguardi dubbiosi (quello della tedesca oltre che dubbioso sembra anche un po' spaventato... [per gli dèi, quella donna è irrecuperabile!]), mentre Link, che pure siede dandomi le spalle (così come Walker che gli sta a fianco [e non reagisce, anche se sono sicuro che mi ha sentito entrare]), si gira per lanciarmi un'occhiata sbieca.

 

Sono già seduto al tavolo quando Kanda fa il suo ingresso nella sala da pranzo. La sua sola presenza smorza i toni gioviali con cui Miranda-san e la signora Martin stavano conversando. Link, fino a pochi istanti fa seduto tranquillamente a fianco a me (anche se vedo che è piuttosto annoiato dal cicaleccio delle due signore), si irrigidisce e si volta verso la porta. Improvvisamente sembra che faccia più freddo, qui dentro (è sempre così quando c'è lui [non è vero, anche se sono l'unico a saperlo...])

Rimango seduto composto al tavolo, lo sguardo fisso sull'enorme porzione di carne che mi riempie il piatto.

Così com'è venuta, la tensione nell'aria si alleggerisce (anche se non del tutto [perché me la sento addosso?]), mentre intuisco che Kanda si è appoggiato silenziosamente alla parete. Anche la signora Martin sembra comprendere che questo è un comportamento abituale del giapponese, quindi pensa bene di riportare su di sé l'attenzione di Miranda-san con un paio di aneddoti sulla sua giovinezza.

La cuoca finisce di servire a tutti il pasticcio di carne, riempiendo anche il piatto di Kanda. Non immagina che andrà tutto sprecato, perché lui non si siederà mai al suo posto per mangiarlo (non vuole mangiare niente che non sia soba [non vuole certo sedersi di fronte a me in questo momento]).

Ora che i piatti sono tutti pieni possiamo iniziare a mangiare, e il silenzio (interrotto solo dall'occasionale tintinnio delle posate) scende sull'intera sala.

Imitando gli altri prendo la forchetta, ma questa mi sfugge di mano rimbalzando sulla tovaglia e finendo per terra.

Imbarazzato per la mia sbadataggine, mi abbasso per raccoglierla... e finisco per girare la testa abbastanza da lanciare una rapida occhiata a Kanda.

È ancora appoggiato alla parete, esattamente dove l'avevo immaginato. Le braccia conserte, la destra pronta sull'elsa di Mugen e lo sguardo fisso in un punto imprecisato della tappezzeria sul muro di fronte. Se non fosse per il lieve movimento che fa per respirare, penserei di trovarmi di fronte a una statua…

Reprimendo un sospiro mi ricompongo in fretta, impugnando in maniera civile le posate. Quando sono finalmente pronto ad affrontare il pasticcio di carne, però, mi accorgo con sgomento che la fitta di prima (è ancora lì, non è ancora scomparsa) mi sta serrando lo stomaco in una presa ferrea. In più mi sento stranamente a disagio, e so che è perché ho Kanda alle spalle (non riesco a vederlo [mentre lui riesce a vedere me, se vuole])...

Un brivido freddo mi corre per la schiena. Cerco di accantonare per un attimo tutti i pensieri (tutto quanto è stato detto fuori dalla porta [tutto quanto fa dannatamente male ricordare]), ma la mia mente è come annebbiata, e il mio corpo non mi risponde come dovrebbe… Quando porto alle labbra il primo boccone di pasticcio mi viene la nausea, e sono costretto a riabbassare la forchetta sul piatto. Che ironia, sono talmente confuso che non riesco più a fare una cosa tanto banale e abitudinaria come mangiare? Io, il pozzo senza fondo dell'Ordine?!

Abbandono la forchetta e avvicino la mano al bicchiere. Forse un po' d'acqua riuscirà a calmare l'affanno e a sciogliere il blocco che sento dentro al petto...

Il bicchiere si rovescia sulla tovaglia di pizzo bianco.

Mi alzo di scatto dal tavolo, le mani che tremano, gli occhi a seguire la macchia che si allarga. Arrossisco, mortificato, e cerco di porgere le mie scuse alla signora Martin, ma non ho la forza di articolare parola. Riesco solo a scuotere la testa, mentre tutto dentro di me grida che mi devo allontanare da lì (da quella sala [da Kanda]). Arretro e mi giro, deciso a uscire (per andare dove? [Ovunque, mi basta non restare lì!]), ma Link mi afferra il polso. Quando incrocia i miei occhi, il suo sguardo interrogativo lascia il posto ad uno decisamente scosso. Non so cos'abbia visto, cos'abbia capito, so solo che, tutto d’un tratto, mi lascia andare.

Raggiungo la porta, la spalanco e inizio a correre.

 

A tavola iniziano a mangiare in silenzio – o almeno ci provano perché Walker sembra incapace anche solo di portarsi la forchetta alla bocca.

Adesso che sono tutti impegnati con il cibo, posso permettermi di osservare apertamente la scena e non faccio fatica a rendermi conto che il moyashi ha qualcosa che non va, è teso come una corda di violino. Gli cadono a terra le posate e poi riesce a rovesciare il bicchiere che tiene in mano, per finire con l’alzarsi di scatto da tavola (e per miracolo non ribalta anche la sedia). Aggrotto appena la fronte: va bene essere nervoso, ma qui sta esagerando… (so benissimo qual è la causa di tutto questo [sono io…]).

Quando Link lo ferma prendendolo per un braccio, sotto gli sguardi tra lo stupito e il preoccupato delle due donne, mi aspetto che lo redarguisca aspramente e lo costringa a rimettersi a sedere; invece, con mio sommo stupore, appena incrocia il suo sguardo

 

(io da qui non posso vedere i suoi occhi

ma credo di potermeli immaginare…

[Yu, tu sai che dolore nasconde,

eppure gliene hai caricato un altro sulle spalle]

E se la sua espressione è come quella della scorsa notte,

fa quasi paura guardarci dentro:

sembra di stare sull’orlo di un precipizio)

 

lo lascia andare (allora forse quell’ispettorino non è del tutto scemo…). Si guardano solo per un istante, poi Walker esce di corsa dalla sala, anzi, direttamente dalla casa.

Dopo che è sparito, nessuno ha più il coraggio di dire una parola: Miranda e la vecchia hanno interrotto il loro fastidioso chiacchiericcio e il biondino rimane in piedi accanto al tavolo, gli occhi bassi e l’aria pensierosa - come se il tappeto persiano sul pavimento potesse dargli delle risposte…

Sto per disinteressarmi dell’intera faccenda quando lui alza la testa di scatto e si volta verso di me. Inarco leggermente le sopracciglia, in un’espressione tra lo scocciato e l’’interrogativo.

 

“Kanda, per favore, segua Walker al posto mio”

 

EH?! Ma questo se le sogna di notte certe stronzate? Ritiro quel che ho detto prima, è completamente scemo… non vedo perché dovrei essere io a fare da balia alla mammoletta. In primis perché se la sa cavare benissimo da solo, ma soprattutto perché è lui quello mandato dalla Centrale per sorvegliare Walker ventiquattr’ore su ventiquattro.

La mia espressione si indurisce e lui si sente in dovere di spiegare.

 

“Non mi sembra cortese lasciare la signora Martin mentre ci sta raccontando la storia di suo fratello”

 

Già… peccato che la signora stia parlando di tutt’altro al momento. Ehi Link, guarda che se anche non sono seduto a tavola con voi sento benissimo, sai…? E poi, tra l’altro, non dovresti nemmeno essere tu ad occuparti di questa faccenda, visto che non sei un esorcista.

Il messaggio che sta dietro le sue parole, comunque, è ben altro. Non è una questione di educazione (si vede chiaramente che anche lui non ne può più di sentire la vecchia parlare della sua infanzia nel Sussex o dove accidenti), in realtà vuole che sia io ad andare da Walker perché ha capito che tra noi è successo qualcosa (è il moyashi ad avere problemi con me, io sto bene così [non è vero!])

Senza nemmeno sapere perché lo faccio, annuisco impercettibilmente e mi stacco dal muro.

 

“Tsè, ho capito”

“Grazie, Kanda”

 

Il suo ringraziamento mi giunge ovattato, perché sono già uscito nel corridoio e subito dopo all’esterno.

Mi guardo attorno innervosito: adesso voglio vedere come faccio a trovare quell’idiota… conoscendo il suo pessimo senso dell’orientamento e l’effetto dell’agitazione sulla sua innata stupidità, non ho la minima idea di dove possa essersi andato a cacciare. Per fortuna le vie a quest’ora sono quasi deserte e qui le strade sono ampie e dritte. Ci metto qualche secondo, ma poi lo vedo che si dirige di corsa verso il fiume: mi è andata bene, anche se in fondo un ragazzo con i capelli bianchi e la divisa grigia e rossa dell’Ordine non sarebbe passato certo inosservato…

Sbuffo scocciato, ma poi mi incammino velocemente per seguirlo.

 

Esco dalla casa, la mente confusa e il cuore in tumulto. Pesanti nuvoloni grigi hanno coperto il cielo, velando e nascondendo la luce del sole, mangiandosi i colori e rendendo l'atmosfera quasi irreale. Piove, la tipica pioggia inglese fredda e sottile che ti inzuppa senza che tu te ne accorga e da cui neanche un ombrello può riparare. Ma non ci faccio nemmeno caso;

 

(Solo penso: che buffo!

Questo tempo

[freddo e triste]

sembra rispecchiare appieno

la situazione

[fredda e triste]

in cui mi trovo...

Luna, dove sei?

[Voglio tornare all'altra notte]

Sole, dove sei?

[Voglio tornare a stamattina])

 

incurante delle gocce che mi cadono addosso una dopo l'altra, rendendo fradici vestiti e capelli, continuo a correre senza meta per le vie di Londra.

Corro, corro, giro e ricomincio a correre, nessuno a intralciarmi il cammino, solo un guizzo dorato (Tim, ci sei pure tu? [Grazie, amico mio!]) mi accompagna, apparendo e scomparendo continuamente dal mio campo visivo.

Corro, corro, e giro ancora. Non ho assolutamente idea di dove stia andando (mi starò perdendo, al solito [ma non mi importa!]), ma so che sto facendo la cosa giusta (no, non fuggire… [correre!]).

E infatti, man mano che corro, l'ansia scema. La morsa allo stomaco allenta la presa e riesco a tirare un sospiro di sollievo.

Ora il respiro è sempre affannoso, ma solo per la fatica.  Ma non mi fermo, oh no (com’era il detto? «Chi si ferma è perduto» [Vai avanti, sempre avanti, non ti fermare]). Chiudo gli occhi, stringo i pugni e continuo a correre, unici rumori attorno a me la pioggia che ticchetta sui vetri e i miei stivali che infrangono la superficie delle prime pozzanghere.

Corro, e arrivo in fondo alla via. Lì mi fermo, ma è solo per un attimo.

C'è una scala, davanti a me. Una scala che sale su, fino in alto, e già mi immagino il vento che là in cima soffia libero, i palazzi attorno tutti troppo bassi per ostacolarne la furia. E improvvisamente mi viene una voglia incredibile di salire, lasciare in basso tutti i casini, tutti i problemi e andare più su dove le preoccupazioni non possono arrivare. Devo salire, voglio salire, voglio sentire l'aria sulla faccia e l'acqua, e dimenticare anche solo per un attimo tutta questa storia, voglio sentire solo la sensazione della natura, della vita, della creazione attorno a me…

Forse se riparto dall'inizio posso riuscire a vedere tutto da un'altra prospettiva.

Ricomincio a correre, salendo gli scalini a due a due, e girando a destra sulla cima mi ritrovo sul doppio binario rialzato di una stazione.

Le mani sulle ginocchia, riprendo fiato e mi guardo attorno. Come immaginavo quassù il vento soffia a suo piacimento, facendo vorticare le poche foglie che non sono ancora schiacciate a terra dalla pioggia e facendo dondolare il vecchio cartello con il nome della stazione... a quanto pare sono a Charing Cross Station, e attorno a me è il deserto più assoluto (ehi, piove ed è pur sempre ora di pranzo [solo i matti sono in giro, a quest’ora e con questo tempo]).

I due binari, su cui viaggiano treni che vanno in direzioni opposte, non sono tenuti benissimo. L'erba cresce alta, intervallata ogni tanto da qualche timido fiorellino, e arriva a lambire i margini della banchina ricoperta di ghiaia bianca.

Trotterello verso l'unica panchina e mi siedo, preferendo però il freddo ghiaietto alla comodità del legno. Appoggio la testa al bordo del sedile e chiudo gli occhi, sospirando. Ora che l'ansia è passata e sono solo con me stesso (nei limiti del possibile [mi accontento, per ora]) posso riflettere con tutta tranquillità.

Inspiro ed espiro un paio di volte, odorando l'aria profumata di pioggia. Finalmente posso ricominciare a ricollegare le idee su questa assurda giornata.

 

Mentre procedo spedito per le vie di Londra, schivando i rari passanti, non posso fare a meno di lanciare improperi all’indirizzo del moyashi (accidenti a lui e ai suoi colpi di testa [ma so benissimo che l’ho portato io a comportarsi così]). Questa missione sta diventando un delirio assoluto… e pensare che quasi non è neanche cominciata!

Un vecchio mezzo ubriaco praticamente mi si lancia addosso; lo butto a terra con una spallata e, ignorandolo, cerco di proseguire. Lui però si abbranca al mio cappotto farfugliando qualcosa che non mi sforzo nemmeno di capire e, quando riesco a liberarmene e a rialzare gli occhi avanti a me, Walker è sparito. In un punto in cui convergono tre vie, più la quarta che stiamo percorrendo…

 

“Moyashi! Kisama! Ore-wa tsukamu to sugu-ni temee-wo korosu-zo!”

 

Probabilmente il beone si è spaventato, forse per la mia espressione omicida o forse per il suono aspro delle parole nella mia lingua madre - non lo so e non mi interessa, fatto sta che mi lascia andare e si allontana di corsa.

Avanzo di qualche passo, mettendomi già nell’ordine di idee di percorrere una per una tutte e tre le strade (di cui peraltro conosco solo vagamente il tracciato [e il nervoso aumenta]), quando un guizzo dorato fa capolino da quella che (se ricordo bene la cartina) dovrebbe essere Villiers Street e subito scompare oltre l’angolo di un palazzo. Aggrotto la fronte, avvicinandomi un altro po’ al crocicchio. Non sono certo di aver visto bene, potrei essere stato ingannato da qualche riflesso… ma, quando rivedo il golem della mammoletta fermo a mezz’aria all’imbocco della via, non ho più dubbi e mi dirigo deciso nella direzione che mi indica.

Mi viene da chiedermi perché quell’affarino si sia fermato ad aspettarmi (è come se avesse una coscienza) e perché abbia così tanto interesse che io ritrovi il suo stupido padrone - ma tanto so benissimo che è inutile porsi certe domande quando si sa già che nessuno gli darà mai una risposta. Sbuffo scocciato e allungo il passo per seguirlo, anche perché va dannatamente veloce… cos’è, hai davvero tanta fretta che io raggiunga l’idiota?

Dopo una brusca curva a sinistra, circa a metà altezza della via vedo Walker che ancora corre e in fondo una scaletta di ferro che si arrampica ripida su fino a dei binari rialzati. Spero che il moyashi decida di salire lì sopra, almeno non avrà più altre strade in cui vagare senza meta, costringendo me a corrergli dietro… quando il golem si accerta che anch’io ho preso la direzione giusta e lo sto sempre seguendo, schizza in avanti e raggiunge la mammoletta che, nel frattempo, sta giustappunto salendo i gradini verso la stazione.

Rallento leggermente - tanto ormai più che lì sopra non può andare (voglio lasciargli qualche istante per riflettere da solo, in fondo è per questo che è scappato, no? [Come mai ho tutte queste premure per lui?]) e mi concedo un istante per osservare i dintorni e capire dove siamo finiti.

La pioggia che già cadeva fine quando siamo usciti dalla casa della vecchia ora si è fatta più fitta e mi sta inzuppando i capelli e la divisa… giusto per migliorare un po’ il mio umore e il bilancio di questa maledetta giornata (…e secondo te perché oggi sta andando tutto a rotoli, Yu?)

Scuoto la testa con rabbia (per scacciare riflessioni inopportune [fastidiose, perché vere]), la frangia ormai bagnata che si appiccica alla fronte, e mi impongo di non pensare a nulla. Salgo i gradini di ferro ma mi fermo sull’ultimo scalino, senza arrivare alla banchina: prima di farmi vedere voglio capire dov’è finito il moyashi (perché lo faccio?). Mi guardo attorno, ma non riesco a scorgerlo, quindi sono costretto ad andare avanti. Ed è solo quando giungo a livello dei binari che quello strano golem mi indica la posizione della mammoletta, svolazzandogli in tondo sopra la testa. Lui però al mio arrivo non si muove, quasi non si fosse accorto di nulla (o forse non vuole accorgersi di nulla? [E se anche fosse? Perché me ne dovrebbe importare?])

 

La fronte rivolta al cielo, la pioggia che continua a scendere e scorrermi addosso creandomi sul viso lacrime immaginarie. Me ne sto così, le mani intrecciate sulle ginocchia piegate davanti a me, la testa sempre appoggiata al sedile della panchina.

Tengo gli occhi chiusi, ma dietro le palpebre rivedo più volte le immagini che si sono susseguite nelle assurde sei - forse anche sette - ore che sono passate dal momento in cui all’alba ho lasciato quel balcone…

Sospiro, passandomi una mano sulla fronte a spostare la frangia umida.

Come vorrei tornare indietro nel tempo (se solo si potesse [in quel caso potrei chiedere aiuto a Miranda-san...]), fare finta che nulla sia successo dopo il nostro arrivo in stazione... Ma anche se Kanda fosse d'accordo (e non lo è [almeno questo è chiaro])... non potrei.

Non posso. Anzi, non voglio! Ho sbagliato, e mi voglio prendere le mie responsabilità. E soprattutto non voglio negare né quanto di buono è successo l'altra notte, né quanto di cattivo è successo stamattina. Nel primo caso, negare (cambiare il passato, se fosse possibile) significherebbe cancellare tutto quello che c'è stato tra di noi (e non è giusto...). Nel secondo vorrebbe dire accettare il rapporto sbilanciato che si è creato tra me e lui (e non è giusto), rinunciando a tutti i ragionamenti che ho fatto da stamattina ad ora (e non è giusto!).

Ci ho pensato e ripensato. E ho deciso che prima o poi riuscirò a fargli capire che apprezzo il suo sostegno e intendo ricambiarlo! Riuscirò a cacciargli in quella testa dura che se io mi sono fidato ad aprirmi con lui, beh... anche lui può (deve) fare lo stesso!

Ho il sospetto che Kanda non abbia ben presente il concetto di «amicizia» (vero è che con la vita che facciamo c'è ben poco tempo [e voglia] di stringere rapporti con gli altri [che oggi ci sono, e domani... chissà])... ma deve capire che non può continuare a vivere in mezzo alla gente atteggiandosi a scorbutico eremita (perché lui non è così [e non dovrebbe essere costretto a indossare quella maschera])!

Un passo alla volta, però.

Innanzitutto devo riparare al casino di stamattina, e l'unico modo (dato che le scuse verbali non sono servite poi a molto [nel detto «tutto fumo e niente arrosto», per Kanda le parole corrispondono al «fumo», a quanto pare]) credo sia quello di fargli vedere che il sottoscritto è una persona sulla quale si può contare, che non stavo mentendo quando affermavo di potermela cavare da solo.

Devo dimostrare di essere alla sua altezza, e soprattutto di essere degno del suo tempo e della sua fiducia.

Perché voglio che «mammoletta» diventi per davvero un nomignolo affettuoso, non che rimanga l'etichetta che mi merito.

Basta crisi.

Basta reazioni troppo emotive.

Basta piangere.

Non sarà facile, ma è ora di crescere (E allora Kanda sarà fiero di me).

All'improvviso vengo distolto dai miei pensieri: stranamente non sento più la pioggia sul viso, anche se sta ancora piovendo (avverto distintamente il freddo delle gocce che mi cadono sulle mani, e il rumore che fanno mentre colpiscono le piccole pozzanghere attorno a me).

Alzo gli occhi e vedo che Timcanpy mi si è accoccolato sulla testa, le alucce aperte a creare un minimo di riparo. Gli allungo un buffetto di ringraziamento sul capo, guadagnandomi un ghigno che dovrebbe essere un sorriso.

Richiudo gli occhi, decidendo di rilassarmi ancora qualche minuto. È bello avere accanto qualcuno che ti supporta, anche solo con la sua presenza, rimanendoti accanto senza far nulla. Arriverà il giorno in cui anche Kanda se ne renderà conto. Ci scommetto.

 

Avanzo lentamente di un paio di passi e mi fermo a qualche metro dal punto in cui Walker se ne sta seduto per terra, con le ginocchia raccolte al petto e gli occhi chiusi. Lui è fradicio quanto me, ma l’affarino dorato gli sta appollaiato tra i capelli e cerca assurdamente di fargli da ombrello. Non riesco a capire se la trovo una scena tenera o grottesca, ma comunque la cosa mi strappa un lieve inarcarsi di sopracciglia. Distolgo lo sguardo da loro

 

(mi sembra di invadere

un momento privato,

[da quando in qua mi faccio certi scrupoli?]

anche se mi rendo conto

di quanto sia assurdo

pensare una cosa simile

del rapporto tra un golem e un idiota

[ma da lui ci si può aspettare di tutto])

 

con il risultato che la mia attenzione si sposta sulla divisa sempre più inzuppata che comincia a pesarmi sulle spalle, e sui capelli umidi che mi si stanno appiccicando al collo e alla fronte. Certo, non è la prima volta che mi capita stare all’aperto sotto un temporale (con la vita che faccio e ho sempre fatto è normale), ma oggi sono maledettamente insofferente a qualsiasi cosa e trovarmi bagnato da capo a piedi non giova certo al miglioramento del mio umore.

Sbuffo scocciato e sciolgo il laccio che mi stringe la coda, scuotendo la testa e facendo scivolare le dita tra le ciocche, per provare a sistemarmi almeno un po’ i capelli.

 

Questo binario semi-abbandonato sta diventando affollato, a quanto pare. Continuo a tenere gli occhi ben chiusi, e intanto seguo l'intruso con il solo ausilio dell'udito. Lo sento avvicinarsi alla panchina, il suo percorso segnato dal breve e lievissimo scalpiccio di suole nel ghiaietto. Mi accorgo che si è fermato quando, in quel punto esatto, sento la pioggia cadere con un ritmo diverso ora che ha trovato un ostacolo alla sua caduta verso il basso.

Chiunque sia non pronuncia parola, e comincio per gioco a fare supposizioni sulla sua identità.

Miranda-san? Nah, farebbe più rumore.

Link? Decisamente più probabile…

Solo quando sento il suo sbuffare (così caratteristico [così «da Kanda»]), celo a malapena lo stupore e decido di voltare la testa nella sua direzione; socchiudo gli occhi, pensando di poterlo guardare senza che lui se ne accorga.

 

(Cosa accidenti ci fa lui qui?

[Non che mi dispiaccia]

Link l'ha costretto a venire a cercarmi?

[O ha scelto da solo?])

 

Finisco per spalancarli, mio malgrado, quando mi accorgo dell'azione (così banale [così assolutamente «non da Kanda»]) che sta compiendo pensando di non essere visto.

È in piedi a un paio di metri da me, la divisa e i capelli completamente fradici. Si è tolto il laccio che reggeva la coda alta, e ora si sta pettinando, passando ripetutamente le mani tra le ciocche. Ma non è tanto l'atto in sé che mi lascia senza parole. È l'espressione che ha sul volto mentre lo fa...

Tiene la testa leggermente rovesciata all'indietro e gli occhi chiusi, l'espressione assorta e assolutamente calma. Sembra quasi in meditazione (solo che in questo momento non è seduto a gambe incrociate nella palestra dell'Ordine), sembra quasi... in pace col mondo? Distolgo a fatica lo sguardo

 

(mi sembra di invadere

un momento privato

[un po' me ne vergogno]

anche se mi rendo conto

di quanto sia assurdo

pensare una cosa simile.

È un azione così comune e innocente, in fondo!

[E allora perché vederla compiuta da lui mi fa quest’effetto?])

 

e mi schiarisco la voce, attirando la sua attenzione.

 

Sento Walker tossicchiare appena e di scatto allontano le mani dai capelli. Non so se mi abbia visto o meno, ma mi aspetterei di essere infastidito anche solo dal pensare che lui possa averlo fatto (lo so che è stupido: ma era un momento in cui avevo abbassato la guardia e nessuno mi deve vedere con la guardia abbassata [lui lo può fare, perché a lui ho lasciato oltrepassare le mie difese]). Invece, con mio grande stupore, non provo quella familiare sensazione di disturbo che solitamente mi accompagna ogniqualvolta (molto spesso) le cose non vanno come dovrebbero.

Stringo impercettibilmente gli occhi, mentre lui volta la testa verso di me e abbozza un cenno di saluto. Contraggo la mascella e rimango immobile, mentre le gocce di pioggia che mi scivolano giù sulle guance, per qualche istante sono l’unica cosa che su di me si muove.

 

“Il tuo amico Link mi ha mandato a cercarti per riportarti indietro”

 

Glielo dico con tono assolutamente incolore, incrociando le braccia al petto e senza staccare gli occhi dai suoi.

 

Riporto lo sguardo nella sua direzione, e ora davanti a me c'è il «solito» Kanda (quello di poco fa è sparito nel nulla [che peccato]). A quando pare non si è accorto che lo stavo fissando, per fortuna... Chino leggermente il capo a mo’ di saluto.

 

“Oh, va bene”

 

Sospiro.

Uffa... si stava così bene, qui... Ma il dovere chiama, neh Kanda?

 

“Dammi un secondo, arrivo subito”

 

Aggiungo, riappoggiando la testa alla panchina e richiudendo gli occhi per un attimo. Prima di proseguire voglio provare un trucchetto che ho letto tempo fa su un libro... l'autore suggeriva di visualizzare le proprie emozioni come la manopola del volume degli apparecchi elettronici. Bisognava quindi immaginare di girare la manopola verso valori più bassi, abbassando di conseguenza l'influenza delle emozioni sul resto del corpo. Un concetto facile a parole, ma che non ho mai provato a mettere in pratica.

Mi concentro, e dopo un attimo riesco a «vedere» l'intero pacchetto delle mie emozioni dietro le palpebre chiuse. L'indicatore segna 10, allora immagino di girare la manopola verso il basso. 9... 8… 7... 6... 5... 4. Bene, 4 dovrebbe essere sufficiente per permettermi di concludere con successo la missione che mi sono prefissato.

Sento la tensione scemare del tutto. Riapro gli occhi, più calmo e rilassato. E, soprattutto, più lucido. Meglio tenere la bocca chiusa, però. Non si sa mai, potrebbe scapparmi qualcosa che manderebbe in fumo tutto il lavoro...

Allungando una mano mi appoggio alla panchina e mi alzo, risistemandomi alla bell'e meglio la divisa zuppa. Ha smesso di piovere, per fortuna. Mi stiracchio leggermente, e senza guardarlo in faccia mi dirigo verso Kanda. Gli rivolgo la parola solo quando gli passo a fianco per raggiungere la scala e precederlo giù.

 

“Possiamo andare”

 


 

PREVIEW

Capitolo 4 - Lingue di pece umida tra maschere e silenzi

La lascio cadere, facendola tornare al suo posto, e riporto le braccia lungo i fianchi. Sorrido (tanto Kanda non mi vede), la voglia e la speranza che tutto torni come prima (o quasi) che rafforzano i miei propositi e mi danno la carica per continuare. 

[…]

Quando mi sono liberato anche degli stivali, mi avvicino al lavandino e mi guardo negli occhi, riflesso nello specchio dal petto in su. Non mi capita quasi mai di osservare la mia immagine, ma adesso assurdamente non riesco a farne a meno. (Io sono sempre io…perché devo aver bisogno di accertarmene? [Perché quel che è successo con il dannato moyashi ha minato tutte le mie certezze])

 


 

IL POST-IT DELLE AUTRICI

Piccola premessa: dato che questa fic è piena zeppa di citazioni e ispirazioni della più disparata origine (la maggior parte delle quali logiche solo per le nostre menti malate XD), d’ora in poi useremo questo spazio per dare i giusti credit a persone e cose che se li meritano e per ogni altra spiegazione relativa al capitolo che avete appena letto.

Dunque iniziamo…

 

-   Charing Cross Station e Villiers St., rispettivamente una delle stazioni di Londra (http://en.wikipedia.org/wiki/Charing_Cross_railway_station) e la via che vi conduce. Sulla cartina la posizione esatta -> http://img188.imageshack.us/img188/1469/scr9572597.jpg

-   La frase con cui Kanda terrorizza il povero innocente ubriaco:

Moyashi! Kisama! Ore-wa tsukamu to sugu-ni temee-wo korosu-zo! ® Moyashi! Dannato! Quando ti prendo ti uccido! (sempre così fine ed educato, lui! ♥)

 

 

Per questo capitolo è tutto! Se avete un qualsiasi dubbio, chiedete pure!

E ricordate… in missing moments we trust!

Alla prossima!

Lety&Mistral

 

 

 

NEXT SHOT ON FEB. 1st, 2010

Don’t miss it!

 

 

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Capitolo 4
*** Lingue di pece umida tra maschere e silenzi ***


Nota delle autrici

Nota delle autrici:

Dato che l'Angolo di Allen di questa fanfic è strutturato come quello della precedente e ne è la continuazione, tenderà anche qui ad assumere proporzioni chilometriche (perché i pg sono tanti e le recensioni per fortuna pure! ♥)

Se per caso non vi interessasse, potete passare tranquillamente all'inizio del capitolo vero e proprio. Vi assicuriamo che questo non pregiudicherà la completa comprensione della storia.

Grazie e buona lettura!

Lety&Mistral

 


 

L'ANGOLO DI ALLEN

01 Febbraio 2010

 

Ordine Oscuro - *Corridoi*

Ore 14:45

 

I corridoi della Home sono bui, nonostante sia solo primo pomeriggio, ma anche con le ombre disegnate dalle luci artificiali è chiaro che non ci sono posti dove un uomo adulto possa nascondersi. 

Vero è, però, che da Komui ci si può aspettare di tutto... allora i quattro esorcisti e il loro curioso seguito stanno scandagliando ogni singolo centimetro della sede alla sua ricerca, senza saltare le opzioni più assurde e improbabili.

“Mh, anche qui ci sono solo scope e strofinacci” sospira Allen richiudendo la porta anonima che ha appena aperto e girandosi verso il resto del gruppo.

“Si può sapere dov’è finito quel maledetto?!” impreca Kanda, a sua volta sbattendo l’altrettanto anonima porta dietro cui aveva cacciato la testa.

Linalee gli si affianca con un sorriso, sfiorandogli delicatamente un braccio. “Non ti agitare, Kanda-kun: vedrai che lo troveremo”

“Dobbiamo trovarlo!” sibila la signorina Fay, inviperita. Ma in un attimo la rabbia è scomparsa, travolta dall’ennesima incipiente crisi di nervi. “Com’è possibile che sia svanito nel nulla?!” esclama poi, la voce pericolosamente ascendente verso toni isterici.

“Appunto, non è possibile! Dev'essere per forza da qualche parte! Allen-chan, hai controllato nelle cucine?” domanda Lavi, spostando uno dei pesanti tendoni che chiudono le finestre.

“Sì, ma nessuno l'ha visto...”

“Tutto questo è perlomeno insolito…” commenta a mezza voce Bookman Sr., raggiungendo il gruppo dopo aver ispezionato inutilmente l’ennesimo corridoio.

“Ho controllato anche nel magazzino, ma non ce n'è traccia” Reever si gratta la testa, perplesso.

“Forse c'è un luogo dove non abbiamo ancora controllato, signori...” suggerisce Link, fermandosi al centro del corridoio e attirando l'attenzione di tutti verso di sé.

“Non vorrai mica dire... accidenti, l'Arca!” esclama Allen, iniziando a correre verso le scale.

“Ehi moyashi! Vuoi dire che Komui si è nascosto nell’Arca?” chiede il giapponese con aria truce, affiancandosi all’albino.

“Walker, ci aspetti!” lo ammonisce l’ispettore, partendo di corsa anche lui. Si è già pentito di aver palesato quella possibilità.

Linalee guarda il terzetto allontanarsi e scuote la testa, sconsolata. “Nii-san, questa volta hai davvero esagerato…” commenta sottovoce, prima di mettersi a seguire i compagni.

Tutti gli altri, Lavi in testa, si accodano a lei.

Fanno appena in tempo ad arrivare nella sala d'accesso all'Arca che una figura bianco vestita sparisce nel portale.

“È riuscito a entrare! Seguiamolo!” esclama Allen senza nemmeno rallentare, subito seguito da Kanda.

“Ehi! Nessuno vi ha dato l’autorizzazione!” li richiama, assolutamente inascoltato, Link.

“Gliela sto dando io in questo momento, ispettore!” si intromette la signorina Fay, raggiungendolo “E ora si  muova, dobbiamo prenderlo!”

Nelle retrovie, Bookman abbozza un sorriso. “Questa sì che si chiama efficienza…”

“Già” commenta divertito Lavi “però rischiamo di perderlo comunque... quel posto è immenso!”

“Non ti preoccupare, prima o poi si deve fermare per forza, no?!”

“Se lo dici tu, Reever-san...” è il commento del rosso mentre mette piede nel portale che li condurrà nell'Arca. 

 Il brusco passaggio dall'oscurità degli interni della Home al soleggiato sole del sud obbliga il gruppetto a una piccola sosta, giusto il tempo per riacquistare la vista. Il primo a riprendersi è Kanda, che individua quasi subito la sagoma del supervisore, già fin troppo rimpicciolita dalla distanza.

“Maledizione! Ha preso troppo vantaggio, se adesso svolta un angolo l’abbiamo perso!” impreca lo spadaccino, guardando in cagnesco la loro preda e poi l’intero gruppo “Linalee, tu sei la più veloce di noi. Evoca e raggiungilo”

Contrariamente a quanto tutti si aspettassero, la cinesina scuote la testa in segno di diniego. “Ho una soluzione migliore… per quanto me ne vergogni terribilmente…” aggiunge poi, arrossendo un poco.

“E sarebbe?” replica asciutto Kanda.

Linalee abbozza un sorriso e fa scorrere lo sguardo su tutto il gruppetto, radunato attorno a lei incuriosito. “Tre di voi comincino a correre dietro a mio fratello, il più velocemente che potete. Io lo chiamerò e gli dirò che…” la sua voce a quel punto si interrompe e il rossore le colora le guance “…insomma, che voglio sposarmi. Vedrete che si fermerà”

Al sentire quella proposta, Bookman Sr. inarca le sopracciglia, perplesso “È certa che una cosa del genere possa funzionare, signorina?”

“Con un idiota col complesso della sorella come Komui, sì” è il commento incolore di Kanda.

“Ne sei sicura, Linalee? Possiamo trovare un'altra soluzione, se vuoi” chiede Allen, premuroso. Al diniego dell'amica, l'albino si rimbocca le maniche e si prepara alla corsa.

“Reever-san, Lavi, mi date una mano voi?” 

“Certo!” rispondono i due in coro, Lavi ghignando particolarmente divertito e Reever ben deciso a riportare il Supervisore alle sue responsabilità.

“Bene, noi andiamo! Linalee, quando vuoi!”

La ragazza risponde con un cenno del capo e prende un respiro profondo, preparandosi (soprattutto psicologicamente), mentre il rossore non accenna a diminuire.

Accanto a lei, Link osserva la scena, con un’espressione tra l’incredulo e lo sconsolato, senza smettere di cercare di confortare la signorina Fay, che dopo la fase rabbiosa e quella isterica, è scivolata in uno stato di depressione catatonica.

Bookman Sr. invece si volta verso la cinesina. “Signorina Linalee, se mi permette vorrei essere io a darle il via”

Lei annuisce e trova anche la forza di abbozzare un timido sorriso. Dopo qualche istante, al cenno dell’anziano esorcista, la sua voce si propaga limpida nel silenzio caldo dell’Arca: “Komui nii-san, devo dirti una cosa… domani mi sposo!”

L’eco porta le parole della giovane esorcista fino alle orecchie del fratello, che si blocca improvvisamente a mezz'aria e cade a terra come un sacco di patate.

Subito Allen e Reever gli sono addosso. Lo bloccano per le braccia per evitare ogni minima possibilità di fuga, mentre Lavi lo tiene fermo per le gambe, ma Komui sembra aver perso seriamente i sensi: lo choc è stato troppo forte per lui!

“Ehi, è proprio svenuto...” commenta Allen, non mollando in ogni caso la presa. 

“Già, ma potrebbe riprendersi da un momento all'altro... meglio non correre rischi” risponde Lavi. 

Mentre i tre carcerieri e la loro preda attendono l'arrivo del resto della truppa, scende il silenzio, ma dopo pochi secondi uno strano tonfo ripete quello legato alla caduta di Komui.

I due esorcisti più giovani si guardano in viso, perplessi, mentre Reever alza la testa per guardarsi attorno. Ed eccolo, in lontananza, quel qualcuno che ha appena avuto un incontro ravvicinato con il pavimento di pietra dell'Arca...  

Reever strizza gli occhi, cercando di capire di chi si possa trattare, subito imitato da Lavi e Allen.

Kanda decide di accertarsene di persona, avvicinandosi cautamente con la spada sguainata. Quando arriva nei pressi di una porta, contrassegnata da un cartello scritto a mano che recita «Asia», si ferma e osserva la figura riversa a terra. “Che ci fa lui qui?” domanda scocciato, rinfoderando Mugen.

Subito Link e la signorina Fay (ormai ripresasi dopo la cattura di Komui) lo raggiungono, ma si fermano perplessi quando riconoscono il nuovo arrivato.

“Che strana coincidenza… il supervisore Chan...” commenta Bookan Sr., accostatosi silenziosamente ai due.

Anche Lavi, Allen e Reever si avvicinano per vedere, trascinandosi dietro un Komui che sta lentamente riprendendo i sensi.

Bak Chan è riverso al suolo, un'espressione di puro orrore dipinta in volto che non viene cancellata nemmeno dal fatto che l'asiatico è completamente privo di sensi. In più, e non serve un occhio allenato per rendersene conto, si è di nuovo riempito di macchie... probabilmente è l'effetto dell'aver udito, anche se da lontano, la voce di Linalee.  

“Oh, accidenti, ora ricordo! Il Supervisore Chan aveva un appuntamento con Komui-san, questo pomeriggio! È uno dei motivi per cui lo stavo cercando prima!” esclama Reever, grattandosi imbarazzato la testa.

“E ora che facciamo? Non possiamo tornare indietro con due Supervisori svenuti, dobbiamo aspettare che si riprendano!” pondera Lavi, facendo scorrere lo sguardo da uno all'altro.

“Mh... Potremmo... farli sdraiare nella stanza del pianoforte, se siete tutti d'accordo” suggerisce Allen, guardando Link in attesa di una reazione alla sua proposta.

“Non se ne parla nemmeno, Walker!” è la reazione istantanea dell’ispettore “Lei ha il divieto di recarsi nella stanza del Quattordicesimo senza autorizzazione, figurarsi portandosi tutti noi appresso!”

“Va bene, Waker, proceda” interloquisce a sorpresa la signorina Fay “Il comportamento eccezionale quanto inqualificabile del supervisore Lee è un giustificato motivo per accedere al cuore dell’Arca” la sua voce, prima inflessibile, sulle ultime parole si fa un po’ incerta. Tutti la guardano perplessi e anche un po’ preoccupati. Solo Bookman Sr., a differenza degli altri, non guarda in faccia la donna, ma segue la direzione in cui il suo sguardo si è fatto vacuo. Incontrando quello assassino di Kanda - nel quale si legge chiaramente un avvenimento: «se perdiamo di nuovo di vista Komui me la paghi».

“Molto bene. Datemi una mano, portiamoli dentro” sogghigna Allen, chiudendo gli occhi e aprendo un gate diretto per la Stanza del Quattordicesimo.

L'albino e Lavi portano Komui, mentre Link e Reever portano Bak Chan; subito dietro seguono Kanda - con la mano pronta sull'elsa di Mugen nel caso il Supervisore abbia l'assurda idea di tentare nuovamente la fuga - un'ancora imbarazzatissima Linalee, la signorina Fay e Bookman Sr.

L'intero gruppetto entra nella stanza candida, che così piena di gente sembra ancora più piccola, e i due Supervisori vengono fatti sedere sul divano. Mentre la signorina Fay e Linalee si accomodano sul panchetto del pianoforte, Link e Bookman Sr. prendono posto sulle due uniche sedie presenti.

Kanda si appoggia alla parete a specchio, Allen e Lavi si accampano per terra. Tutti gli occhi sono puntati su Komui, che dopo un paio di minuti inizia a riprendere conoscenza.

“Uh…? Dove… dove sono? E... dov'è la mia Linaleeeeee!? Linalee-chaaan, perchèèè!” inizia subito a urlare, cercando di alzarsi dal divano imbottito.

“Calmati nii-san, sono qui!” lo rassicura subito Linalee avvicinandosi e chinandosi sul fratello per stringergli le mani.

“Aaaaaaaah, ohsantocielosonovicinoaLinalee-chaaaaan!” È l'improvviso urlo di Bak Chan, che non riesce a fare altro che svenire nuovamente per l'emozione.

“Linaleee-chaaan! Perché ti sposi e non dici niente al tuo fratellone? E chi è il ladro, eh? Chi mi ruberà la mia preziosa sorellina?! Chi?!” continua a urlare e piangere Komui, ignorando il povero Bak e abbracciando sempre più forte la sorella.

“Komui-san? Era una balla, al solito. La poveretta ha dovuto giocare questa carta per fermarti, quindi ora lasciala andare, ok?” gli spiega con pazienza Reever, mettendogli una mano sulla spalla.

“Eh? Oh, meno male!” sospira di sollievo il supervisore, liberando la poverina dalla sua stretta affettuosa.

Linalee, rossissima in volto, si rialza e si volta verso il resto del gruppo. “Chiedo scusa a tutti per le scene tragicomiche a cui avete dovuto assistere!” butta fuori tutto d’un fiato, inchinandosi profondamente.

“Tsè. Sappiamo benissimo che tipo è Komui” commenta piatto lo spadaccino.

“Eddai, Yu-chaaaan! Ammettilo che alla fine ti diverti anche tu! ♥ ” miagola Lavi, puntando le mani sul pavimento e allungandosi verso il compagno con un gran sorriso stampato sul volto. Prima che Kanda possa anche solo insultare o minacciare di morte il rosso per aver usato il suo nome, ci pensa Bookman Sr. a riportare all’ordine l’allievo, tirandogli un pugno in testa.

Molto più pragmatica, la signorina Fay liquida con un’occhiata i tre e si rivolge a Link - forse l’unico che considera un interlocutore credibile in quella gabbia di matti. “E adesso che si fa, ispettore?”

“Mi piacerebbe poterle dare una risposta, miss Bridget, ma mi è impossibile” replica lui asciutto. Quindi si rivolge ad Allen: “Walker, ce lo dica lei, ora che si fa?”

“Conviene far rinvenire anche il Supervisore Bak. Una volta ripresosi anche lui potremo tornare al quartier generale senza problemi, dire... ahio!”

Il giovane esorcista viene interrotto bruscamente dal piccolo Timcanpy che, dopo avergli morso un orecchio, inizia a girargli attorno per attirare la sua attenzione.

“Tim, accidenti, si può sapere perché ti diverti così tanto a mordermi? Che male! Cosa c'è, devi dirmi qualcosa?”

Un ghigno e un cenno d'assenso, e tutti hanno già capito cosa vuole dire il golem dorato: sono arrivate le nuove recensioni.

Proprio in quell'istante, il povero Bak Chan riprende definitivamente i sensi. Una mano alla testa, si guarda attorno confuso.

“Ehi ma... che ci faccio qui? E... perché mi state guardando con quelle facce?”

Il sorriso di Kanda, poi, è particolarmente inquietante. “Moyashi, vero che adesso troviamo un modo per non farlo svenire in continuazione, quello lì?”

“Oh, ci puoi scommettere, baKanda, ci puoi scommettere...” risponde darkAllen, sfregandosi le mani. “Vero che ci dà una mano con le recensioni, carissimo Supervisore Chan? Non può certo dire di no, Lenalee-chan ci rimarrebbe molto, molto, mooolto male!”

“Allen-kun! Ma cosa dici!” esclama la cinesina, imbarazzatissima dall’essere stata messa in mezzo “Sono sicura che Bak-san ci aiuterebbe volentieri, anche senza ricorrere a questi metodi… vero, Bak-san?”

Bak Chan ingoia a fatica il groppo che gli stava chiudendo la gola al solo sentire il nome dell'adorata. Non può certo permettersi di fare brutte figure davanti a lei... vorrebbe dire non avere più speranze, né il coraggio di guardarla in viso. “Avete ragione! Vi aiuto volentieri, se questo fa felice la mia cara Linalee!”

 


 

§ Carissima Retsu89,

tu non immagini quanto io sia d'accordo con te. Nei laboratori c'è una confusione tremenda, con tutte quelle pratiche da smaltire... se continua così finirà che qualcuno si farà male (soprattutto se per prendere un fascicolo si è costretti ad arrampicarsi su scatoloni dal contenuto ignoto...)

Siamo contenti che il capitolo ti sia piaciuto, anche se è stato un po' deprimente, e anche noi tutti speriamo che quei due testoni comincino ad andare un po' più d'accordo

Un abbraccio anche a te!

Reever

 

§ Gentile signorina Mizukage,

la ringrazio per il cortese consiglio. Proverò a metterlo in pratica, ma, se vuole la mia opinione spassionata, il supervisore Lee è un caso perso. Pur tuttavia la mia etica professionale mi impone di continuare a fare il mio dovere nonostante le condizioni avverse.

Colgo inoltre l’occasione per ringraziarla dei complimenti alla fan fiction e sono lieta che abbia apprezzato la descrizione dei due esorcisti.

Mi auguro di risentirla presto.

Cordiali saluti.

Bridget Fay - Segretaria del Supervisore

 

§ Cara Yvaine,

ci sto, anche se non so quando riuscirò a fare un Komurin più forte degli esorcisti che girano per l'Ordine (perché è colpa LORO se i miei adorati robottoni finiscono in fumo ç_ç)... ma ce la metterò tutta, te lo posso assicurare!

Per il caffè, qual è la tua marca preferita? Cercherò di fartene trovare un pacchetto al tuo arrivo ^_^

Ok, cercherò di scappare meno e lavorare di più, e chissà... forse arriverà il giorno in cui quei due inizieranno ad andare d'accordo, io lavorerò e farò un Komurin decente, e tu finirai una delle tre longfic che hai nella testolina...

Grazie ancora per la scheda, la trovo molto utile anche se Reever la trova quantomeno «particolare».

Un caro abbraccio,

Komui Lee - Supervisore

 

§ Cara Flowermoon,

la ringrazio dei complimenti al mio operato. Come credo di aver già avuto occasione di spiegarle, cerco di fare sempre del mio meglio per portare a termine le missioni assegnatemi. Anche se concorderà con me che avere a che fare con gente come Walker e Kanda alle volte può essere molto stressante… per questo motivo non posso purtroppo condividere la sua impressione di dolcezza rispetto ai sopracitati esorcisti.

Mi auguro comunque che questo non pregiudicherà la continuazione della nostra interessante corrispondenza.

I miei rispetti.

Howard Link

 

§ Gentilissima Genesis,

scusa la risposta poco approfondita ma è la prima volta che mi fanno recensire e non so ancora esattamente come si fa.

Non ti preoccupare se salti una recensione, cose che capitano! Sai quante pratiche mi dimentico io? Per quanto riguarda Kanda penso di saperne abbastanza per poterti dare ragione, ma incrociamo le dita... magari quel ragazzino pieno di sorprese riuscirà a farsi perdonare e tutto si risolverà per il meglio!

Vedremo cosa succederà!

A presto

Bak Chan - Supervisore Sede Asia

 

§ Gentile BloodberryJam,

per quanto io sia lieto di sapere che apprezza la mia pettinatura, le chiedo la cortesia di astenersi dal creare per me nuove acconciature. Senza offesa, ma sono piuttosto geloso dei miei capelli.

Ho riferito alle autrici il suo giudizio circa l’ultimo capitolo e invero mi sono sembrate particolarmente commosse per le sue parole. La ringraziano caldamente per i complimenti, ma non sanno davvero rispondere alla sua domanda circa l’origine delle metafore e delle immagini che tanto lei apprezza. Così come si astengono dal fare anticipazioni circa quel che sarà il comportamento futuro di Kanda, sebbene pensino che lei, avendo compreso quale sarà la direzione della vicenda, sia in grado di intuirlo da sola.

Attendo la sua prossima recensione e nel frattempo le porgo i miei più cordiali saluti.

Bookman Sr.

 

§ Cara Makotochan,

grazie ancora per i complimenti, e come al solito non ti preoccupare per il ritardo! Capita a tutti di dover fare centomila cose, non ci si può certo ricordare di tutto...

*Timcanpy annuisce* Vedi? Anche Tim è d'accordo!

Siamo contenti che questo capitolo ti sia piaciuto, con tutte quelle scene molto... «evocative», ecco! Per quanto riguarda il «continuo yaoioso» (sembra uno scioglilingua!) mi spiace che tu ci sia rimasta male... ti va un piatto di dango? Sono buoni, sai? Così mi faccio perdonare!

(*sussurra* da Kanda però non ti aspettare niente, eh... ti risponderebbe sui toni del discorso all'inizio, mi sa... meglio evitare)

Ah l'immagine della manopola, a quanto dice l'autrice Lety, non è completamente farina del suo sacco! L'ha letta da qualche parte, non si ricorda dove, e solitamente la utilizza come metodo di emergenza quando è dal dentista e vuole evitare la punturina di anestetico ^_^

Un bacione anche a te,

Allen

 

§ Carissima Liar,

bentornata! Sono davvero così felice di sapere che sei tornata nel novero delle affezionate lettrici di questa fic.

Stai tranquilla, nelle tue recensioni dì pure tutto quello che ti senti di dire, ci penso io a tenere buono Kanda-kun… ammetto anch’io che certe volte è un po’ troppo suscettibile! E sì, *sospira* purtroppo devo ammettere anche che spesso si ostina a non dare retta ai suoi sentimenti… ma che ci vuoi fare?

Per quanto riguarda quel che dici sull’ispettore *ride sommessamente* sai che sono d’accordo con te? E mi sa che ci abbiamo preso, a giudicare da come è arrossito…

Da ultimo, passerò senza dubbio i tuoi complimenti alle autrici.

Ti aspetto alla prossima recensione!

Con affetto,

Linalee

 


 

Appena Linalee finisce di scrivere e mette giù la penna la tensione nella stanza cala vistosamente. Certo, rispondere alle recensioni è una cosa piacevole (per la maggioranza di loro, almeno), ma è pur sempre una responsabilità non da poco!

Ora che tutti hanno fatto il loro dovere Allen fa il giro per raccogliere i fogli per le recensioni. È in quel momento che si accorge di Lavi che, accucciato nell'angolino della stanza, sta facendo cerchietti per terra con aria decisamente depressa.

Ignorando Kanda, che si è messo a pungolarlo con il fodero di Mugen cercando di farlo schiodare da lì, l'albino si avvicina al rosso.

“Ehi, Lavi, tutto bene? C'è qualcosa che non va?” gli chiede, preoccupato, mettendogli una mano sulla spalla.

“Neh, Moyashi-chan, avete scritto tutti tranne me... Questa volta BloodyKamelot non ha recensito e non avevo nessuno a cui rispondereee!” si lamenta lui di rimando, continuando a fare cerchiolini sul pavimento e tirando su con il naso.

“E di che ti lamenti, stupido coniglio?” commenta piatto Kanda, non riuscendo proprio a capire dove stia il problema dell’altro – lui è solo contento di rifilare agli altri le recensioni (altrimenti per quale motivo starebbe continuando a radunare sempre più folli da tutto l’Ordine?)

“Ma Yuu-chaaaan, BloodyKamelot è così simpatica! È così entusiasta quando parla di te... potrei essere un po' geloso, sai?”

“Stai zitto, idiota!” lo fredda il giapponese, mettendo minacciosamente mano alla spada. Linalee si avvicina per provare a fare da paciere, ma Lavi è evidentemente in vena di rischiare la vita perché insiste.

“Eddai, su, dì la verità... non le vuoi rispondere perché hai paura che il mondo scopra cosa pensi davvero di me e di moyashi-chan!”

Sì, Lavi oggi è in vena di morire e Kanda non ha problemi ad esaudire il suo desiderio. “Cretino d’un coniglio sei morto!” ruggisce lo spadaccino, sfoderando Mugen. Il rosso lancia uno strillo finto terrorizzato e poi inizia a correre in tondo, inseguito dal moro.

Intuendo il possibile disastro del rincorrersi in una stanza così piccola e affollata, Allen apre immediatamente un gate per l’esterno. Lavi ne approfitta subito e l’inseguimento continua per le strade dell’Arca.

In breve, tra risate divertite, sguardi allucinati o increduli e inutili richiami alla calma, tutto il gruppetto si accoda ai due, dirigendosi dietro al rosso verso l’uscita.

 

 

Anata ga Koko ni Iru Riyuu

(La ragione per cui sei qui)

 


 

Capitolo 4

Lingue di pece umida tra maschere e silenzi

 

“Possiamo andare, Kanda”

 

Mentre Walker si alza lentamente da terra e mi si avvicina, mi concedo di osservarlo per un istante: è completamente fradicio, con tutti i capelli appiccicati alla faccia e la divisa che praticamente ha cambiato colore da quanto è bagnata (non che io sia messo meglio, tra l'altro). Lancio una rapida occhiata stizzita al cielo: per fortuna almeno adesso non piove più.

Vorrei legarmi nuovamente la coda che ho sciolto poco fa, ma non ho intenzione di mettermi a farlo davanti a lui

 

(ha già visto troppi lati di me

che non ho mai mostrato a nessuno

[perché io gliel'ho permesso...]

e non voglio più che veda

oltre la maschera che ho sempre indossato.

Devo [altrimenti non riuscirò a]

rimettere delle severe distanze tra noi)

 

quindi mi limito a scuotere leggermente la testa per scacciare i ciuffi della frangia che mi gocciolano sugli occhi e congelo il viso nella mia solita espressione dura.

Tuttavia, quando lui mi scivola a fianco (e su questa banchina così stretta è costretto a passarmi fastidiosamente vicino), una frase che non avrei voluto pronunciare riesce a sfondare il muro del silenzio che mi sono imposto (maledizione, perché qualunque cosa abbia a che fare con il moyashi mi fa quest’effetto?!)

 

“Spero che la crisi isterica ti sia passata…”

 

Mi ascolto dire quelle parole con un tono indifferente e a tratti sprezzante, nel cui sottofondo però io non posso evitare di cogliere una vena di interessamento che non dovrebbe esserci (Non voglio che ci sia! [Allora perché non sono riuscito ad evitarlo?]).

Mi irrigidisco, sperando che lui non ci abbia fatto caso e che il rumore assordante del treno merci che passa veloce sul binario si porti via quella frase scomoda.  

 

Subito dopo aver superato Kanda mi fermo, immobile, e chino la testa per un attimo, nascondendo ogni eventuale segno di sorpresa. Ho sentito benissimo la sua domanda, e mi stupisco di individuare nel suo tono anche qualcosa di diverso dal sarcasmo che di solito caratterizza le sue interazioni col mondo intero. Non che la cosa mi dispiaccia (anzi!), è che non so come reagire. Rischio di mandare a monte tutto il mio (già scarso) autocontrollo…

Per fortuna a cavarmi d’impiccio ci pensa il provvidenziale passaggio di un treno merci, che improvvisamente percorre il binario giusto a fianco a noi. Mentre i vagoni scorrono uno dietro l’altro, rialzo la testa, recuperando la calma - per poi riperderla per un attimo subito dopo, quando lo spostamento d’aria causato dall’ultima carrozza finisce con il sollevare e farmi finire sulla spalla una ciocca dei capelli di Kanda.

Passato il treno, nella piccola stazione di Charing Cross torna il silenzio.

Alzo la mano e sfioro quella ciocca, nera e lucida, andando con la mente alla notte appena passata.

La lascio cadere, facendola tornare al suo posto, e riporto le braccia lungo i fianchi. Sorrido (tanto Kanda non mi vede), la voglia e la speranza che tutto torni come prima (o quasi) che rafforzano i miei propositi e mi danno la carica per continuare.

Riesco perfino a rispondere alla sua strana domanda, prima di continuare in direzione della rampa e scendere le scale. 

 

“Sì, direi di sì. Per oggi può bastare. Sai, sto cercando di smettere...”

 

Nei ([fortunatamente] lunghi) secondi che il treno impiega a sfrecciarci accanto, rimaniamo entrambi immobili uno a fianco all'altro, sebbene con i visi rivolti in direzioni opposte, all'apparenza indifferenti a tutto. Ma combatto da troppi anni (e conosco troppo bene [più di quanto vorrei?] la mammoletta) per non rendermi conto della tensione nell'aria.

Il rumore assordante dei vagoni non basta a coprire i nostri pensieri, anche se entrambi vogliamo far finta che sia così: far finta che io non abbia capito che lui ha colto fin troppo bene quella nota stonata nella mia frase di prima e che, dal canto suo, non ne sia rimasto stupito, chiedendosene il perché e desiderando risentirla.

Ma quel dannato treno, oltre a non servire a nulla come paravento per le (mie) nostre (scomode) emozioni, a causa del brusco spostamento d'aria che ha generato, ha anche fatto finire una parte dei miei capelli sulla sua spalla. Forse non me ne sarei nemmeno accorto e quella ciocca bagnata sarebbe ritornata al suo posto da sola appena ci fossimo allontanati, se solo lui non l'avesse stretta delicatamente,

 

(e vigliacco mi torna alla mente

il ricordo della scorsa notte

[devo smetterla, non è il momento]

quando stava accoccolato accanto a me

giocando in quel modo con i miei capelli

[non lo dovrà fare mai più! Devo allontanarmi da lui!])

 

facendovi scorrere piano le dita, su tutta la lunghezza fino alle punte, per poi lasciarla libera di tornare assieme alle altre. Devo fare violenza al mio stesso corpo per rimanere impassibile e non togliergliela dalle mani, allontanandomi di scatto da lui (non voglio che si renda conto di quanto in questo momento io non abbia il controllo dei miei nervi, dei miei pensieri [non deve vedere la mia fragilità]), ma non posso fare a meno di osservarlo con la coda dell'occhio.

E mi stupisce notare quel sorriso sul suo volto e percepire quasi fisicamente il cambiamento del suo stato d'animo. Ma soprattutto non ne capisco il motivo...

Va a finire che quasi non sento la sua risposta vagamente ironica mentre si allontana alle mie spalle in direzione delle scale.

 

Scendo le scale lentamente, un gradino dopo l'altro, un passo dopo l'altro, aspettandomi una risposta scocciata alla battuta leggermente sarcastica che gli ho rifilato. Ma è il silenzio a farla ancora una volta da padrone e, quando sento che sono solo i miei passi a risuonare sul ghiaietto e sugli scalini di ferro, capisco che Kanda non intende seguirmi. Non subito, almeno.

Mi fermo e giro la testa verso di lui. Ok, non mi vuoi parlare, ma sono pronto a rispondere con un’espressione calma e controllata allo sguardo truce con il quale immagino tu mi stia fissando in questo momento, sai?

Ma Kanda non mi sta fissando. È lì, fermo immobile dove l'ho appena lasciato, la divisa gocciolante. Guarda fisso davanti a sé (cos'ha visto? [quali pensieri stanno occupando così tanto la sua attenzione?]), dandomi le spalle, senza muovere un muscolo o pronunciare parola.

Girandomi del tutto mi appoggio al corrimano, osservandolo per bene. Non mi capita spesso di poterlo guardare in santa pace, soprattutto senza essere a mia volta sottoposto al suo sguardo indagatore.

Una brezza leggera gli scompiglia alcune ciocche che il sole, appena sbucato dalle nuvole, ha già provveduto in parte ad asciugare. Sospiro di nuovo e, abbassando lo sguardo, ricomincio la discesa.

Solo giunto in fondo alla scala mi rendo conto (e dire che mi basta una rapida occhiata, per accorgermene [ma ho avuto la testa da un'altra parte, finora]) di non riconoscere nemmeno una delle strade che mi trovo davanti. Non c'è nulla che mi indichi da che parte sono arrivato e da che parte devo andare per tornare alla casa della signora Martin (dannato senso dell'orientamento! [Imparerò mai?])... l'unica mia speranza è Timcanpy, ma dopo averlo cercato in giro mi ricordo di averlo visto svolazzare poco fa attorno a Kanda. Niente da fare, se mi muovo da qui finisce che mi perdo di nuovo. Non posso fare altro che fermarmi e aspettare.

 

Impiego non più di un paio di secondi (comunque troppi, non è da me) per recuperare appieno il controllo e mettere a tacere completamente qualsiasi pensiero. Non mi illudo che sia una sensazione duratura, ma almeno per adesso sono riuscito a tornare me stesso, l’esorcista freddo e lucido che sono sempre stato.

Al diavolo tutto! Da quella maledetta sera è già un gran risultato (mi sono veramente ridotto male, dannato moyashi! [Non è colpa sua]).

Riprendo il contatto con la realtà e abbasso gli occhi sul motivo per cui mi sono preso in pieno uno di quei fottuti acquazzoni inglesi così improvvisi e sono stato costretto a girare a vuoto per i quartieri di Londra. Lui è in basso alla scala e si guarda intorno: non faccio fatica ad immaginare l’espressione perplessa che deve avere in faccia, adesso che si è accorto di non sapere minimamente dove si trova…

 

“…lo sapevo che sarebbe finita così…”

 

Non riesco a trattenermi dal completare a mezza voce il pensiero, mentre con un sospiro inizio a scendere le scale. Quindi lo raggiungo e lo supero, poi, sempre guardando fisso davanti a me e senza più dire nulla, mi avvio sulla strada del ritorno (non vedo l’ora che questa dannata missione finisca!).

 

Lo osservo scendere e superarmi senza degnarmi di uno sguardo. Non mi stupisce, ma un po' mi scoccia che non abbia fatto commenti (anche se acidi e sarcastici [cominciano a mancarmi…]) sulla mia perenne incapacità ad orientarmi. Con un'alzata di spalle mi metto a seguirlo, le mani in tasca e Timcanpy di nuovo appollaiato sulla testa.

 

I due ragazzi proseguono a passo svelto per le vie deserte; il più alto è avanti qualche passo e all’apparenza non dà segno di dare importanza al fatto che il suo compagno lo segua.

Il cielo si sta schiarendo e raggi di sole bucano a chiazze la cappa grigia, lasciando tra le nuvole scure visibili scie luminose del loro passaggio. È uno spettacolo insolito, bello quanto raro da vedere, ma gli esorcisti in quel momento sono troppo presi dai loro pensieri (largamente diversi, ma per certi versi convergenti) per far caso a qualunque cosa non sia per l’uno la persona che gli cammina di fronte e per l’altro lo sforzo di ignorare colui che gli sta alle spalle.

Tutto il tragitto di ritorno, da Charing Cross alla casa da cui sono usciti entrambi di corsa un momento prima, si svolge nel più assoluto silenzio. Ma, come tutti i silenzi che sono sempre scesi tra loro da che si conoscono, non è un silenzio vuoto né tantomeno pesante - piuttosto è un silenzio riflessivo, fatto per aiutarli a consolidare le maschere, vecchie e nuove, che hanno entrambi deciso di indossare da quel momento in poi.

Nell’abitazione della signora Martin, intanto, dopo che Walker è fuggito e Kanda è andato a riprenderlo, nessuno è più riuscito a continuare a mangiare. La cuoca, perplessa e un po’ rammaricata, ha ritirato il pasticcio di carne ormai freddo e ancora quasi intonso in tutti i piatti; ha quindi fatto un timido cenno di servire una cheesecake che l’ispettore ha accettato con un sorriso distratto ma di cui poi, altrettanto distrattamente, ha fatto sparire tre porzioni, mentre le signore si sono limitate a qualche biscotto al burro. E adesso anche il caffè si sta raffreddando nelle tazze di porcellana, senza che i commensali diano segno di volerlo bere.

Nessuno lo dice, ma tutti e tre (compresa la padrona di casa, anche se non li conosce affatto) sono preoccupati per il ragazzo dai capelli bianchi e il suo scorbutico compagno. Perché ormai sono fuori da un po’, poi ha anche piovuto e comunque l’inglese non sembrava molto in sé quando è scappato… ed è risaputo che lo spadaccino non è esattamente uno con molta pazienza, soprattutto rispetto a certe cose…

Link sta in piedi alla finestra, guardando meccanicamente a destra e a sinistra. Non parla, ma si capisce che non vede l’ora di veder tornare Walker - possibilmente sulle sue gambe e senza un graffio, anche perché altrimenti alla Centrale non gliela fanno passare liscia.

“Eccoli!” esclama finalmente, spiaccicandosi col viso contro il vetro per avere una migliore visuale “Vedo Kanda che ha appena girato l’angolo della via… e Walker è subito dietro… sono bagnati fradici…”

 

Il tragitto dalla stazione alla casa della vecchia mi sembra fastidiosamente più lungo di quando l'ho percorso all'andata seguendo il moyashi. Cammino il più velocemente possibile (sarebbe ridicolo se mi mettessi a correre), ma queste dannate strade sembrano non finire mai. Se non altro, lui ha la decenza di non cercare di intavolare una qualsiasi conversazione (non credo sia nello stato d'animo di parlare [non con me di certo!]) per cui almeno mi posso risparmiare il fastidio di doverlo ignorare. 

Dopo l'ultima svolta, finalmente ci ritroviamo nella via da cui siamo partiti. Mi concedo un brevissimo sbuffo scocciato e rallento appena. Quando raggiungo il palazzo, trovo il portone aperto e il maggiordomo che ci aspetta sui gradini dell'ingresso. Al mio arrivo fa un lieve inchino e mi saluta educatamente, come se fossi un ospite qualsiasi - non il tizio che è uscito di corsa poco prima all'inseguimento di un idiota e che ora ritorna bagnato fradicio.

Non ho comunque né tempo né voglia di far caso più di tanto all'assurdità della cosa perché, appena entrato nell'atrio, per poco non vado a sbattere contro Link che mi aspetta al varco. Oh, lo so benissimo cosa vuoi chiedermi ispettore: sì, il tuo bambino è sano e salvo, anche se tu sei davvero una pessima baby-sitter! E se invece la tua domanda non era questa, beh, arrangiati! Non ho nessuna intenzione di darti retta...

 

“Kanda...”

“Per qualunque cosa la risposta è no. Vado a cambiarmi”

 

Come mi aspettavo, non riesce proprio a capire quando è il momento di tacere!

Fortunatamente i domestici di questa casa sembrano più intelligenti di lui, perché uno di loro mi si fa subito accanto, indicandomi le scale e informandomi che al piano di sopra la signora ha fatto predisporre la stanza da bagno perché possiamo asciugarci e riscaldarci. Gli faccio un cenno con la testa e lo seguo; mentre salgo i gradini, intravvedo con la coda dell'occhio un finder seduto nelle cucine. Questo vuol dire che potrò anche cambiarmi la divisa zuppa... allora forse finalmente qualcosa sta iniziando a girare per il verso giusto in questa maledetta giornata!

 

Durante l'intera passeggiata dalla stazione alla casa della signora Martin (alla faccia della passeggiata… non mi sembrava di aver corso così a lungo!) cerco il più possibile di svuotare la mente. La cosa mi riesce più facile del previsto, probabilmente anche grazie al fatto che tra me e Kanda è sceso il silenzio - ma l'atmosfera è serena, non ostile. O forse è questo lavoro sul mio lato emotivo che mi sta facendo reagire a tutto in maniera diversa... comunque sia, cammino tranquillo dietro di lui, saltellando ogni tanto in mezzo alle pietre sconnesse del marciapiede. Mi guardo attorno, vedendo per la prima volta il paesaggio che ho attraversato nella mia corsa solitaria, ora illuminato a sprazzi dal sole che fa timidamente capolino tra le nuvole. Mi sento quasi in pace con me stesso, e ho la netta impressione che tutto andrà bene (speriamo). Solo un pensiero disturba la mia armonia interiore... cosa risponderò alle domande che di sicuro Link mi farà?

Ci avviciniamo alla casa e lo vedo, affacciato alla finestra. Appena ci nota inizia a gesticolare verso l'interno della stanza, poi scompare. Capisco chiaramente che è preoccupato - la cosa mi dispiace e al contempo mi irrita un po'... mi renderà più difficile dargli una spiegazione senza sbilanciarmi troppo.

Saliamo gli scalini ed entriamo in casa, preceduti dal maggiordomo. Sospiro, preparandomi ad affrontare lo sguardo indagatore del mio baby-sitter personale... che invece, questa volta, quasi mi ignora per rivolgersi a Kanda?!

Nascondo un'occhiata stupita e ne approfitto, facendomi piccolo piccolo e tentando di svicolare... le scale sono lì, a pochi passi!

 

“...accidenti a lui!”

 

Il commento di Link, pronunciato a mezza voce e con tono scocciato, mi distrae per un attimo. Il tempo necessario perché lui, rapido e silenzioso, (a volte mi chiedo come fa [potrei provare a imparare]) mi si pari davanti, bloccando la mia piccola fuga.

 

“Walker! Spero che, qualunque cosa abbia avuto si sia risolta...”

 

Mi apostrofa, una leggera ombra di sarcasmo nelle sue parole, che però nasconde qualcosa di molto simile alla rassegnazione. Alzo gli occhi e lo vedo, le braccia incrociate davanti al petto e uno sguardo leggermente arrabbiato in viso. Ha l'aria di chi non sa più cosa pensare, poveretto!

Raddrizzo la schiena e riabbasso la testa, iniziando a giocherellare nervosamente con l'orlo della giacca fradicia. Ai miei piedi inizia a formarsi una piccola pozzanghera.

 

“Direi di sì...”

 

Farfuglio. Poi rialzo la testa e lo guardo dritto negli occhi. Basta dire la verità, in fondo, no? Magari così mi lascia andare...

 

“Mi spiace per la scena di poco fa, non si ripeterà più”

 

Devo averlo convinto, perché lo sento prendere un profondo sospiro e lo vedo chiudere gli occhi, come per recuperare la calma perduta.

 

“Di tutto quanto successo finora, nulla entrerà nei verbali ufficiali. Ma esigo che, d'ora innanzi, lei e Kanda lasciate le vostre questioni personali fuori dalla missione, chiaro? Ne informi anche lui”

“Sissignore. Sarà fatto”

 

Gli rispondo e, dopo avergli rivolto un leggero inchino di commiato, ricomincio a salire le scale. Poteva andare decisamente molto peggio, e non avrei potuto certo biasimarlo se avesse deciso di fare regolare rapporto su tutta questa faccenda... la mia nuova maschera barcolla un attimo, giusto il tempo per girarmi verso di lui e sorridergli grato. Poi tutto torna come prima e proseguo verso la stanza che mi è stata riservata.

 

Il domestico mi consegna la mia valigia d’ordinanza e quindi mi guida fino ad una stanza da bagno al piano superiore, in cui l’aria è fin troppo profumata. Appena entro, il servitore mi chiude la porta alle spalle e si defila in silenzio.

Rimango immobile solo per un secondo, poi poso Mugen accanto all’ingresso e inizio a slacciarmi la divisa bagnata, tenendo gli occhi chiusi, mentre, a contrasto con il tepore dell’ambiente, sento il freddo stringermi mani e piedi. Il pastrano cade sul pavimento con un lieve tonfo sordo, a testimonianza di quanto fosse appesantito dall’acqua (è incredibile come quella stramaledetta pioggia sia riuscita a inzupparmi completamente in così poco tempo), seguito subito dopo dalla maglia, umida pure lei. Quando mi sono liberato anche degli stivali, mi avvicino al lavandino e mi guardo negli occhi, riflesso nello specchio dal petto in su. Non mi capita quasi mai di osservare la mia immagine, ma adesso assurdamente non riesco a farne a meno.

 

(Io sono sempre io…

perché devo aver bisogno di accertarmene?

[Perché quel che è successo con il dannato moyashi

ha minato tutte le mie certezze])

 

Sono perfin più pallido del solito, i capelli ancora un po’ bagnati che mi ricadono sulle spalle in grosse ciocche. L’unica traccia della nottata insonne che l’idiota mi ha fatto passare (e perché adesso dovrei tornare a pensarci?) sono gli occhi appena gonfi, ma che tuttavia riesco a mantenere freddi e impenetrabili come sempre (non devo più permettermi di perdere il controllo).

In un’assurda associazione di idee di cui non voglio indagare la causa, mi appare chiaramente visibile lo sforzo, di cui sul momento non mi ero reso conto, che ha iniziato a fare il moyashi da quando l’ho trovato in quella stazione per mettere a tacere le sue emozioni. Perché all’improvviso la mammoletta ha deciso di fare una cosa così lontana dalla sua natura? ([…che l’abbia fatto…?] Non mi interessa, faccia quel che gli pare)

Mi sciacquo più e più volte con l’acqua fredda, poi nascondo il viso in un asciugamano che odora di lavanda, riuscendo a dimenticare quei ragionamenti francamente inopportuni. Mi rivesto, sentendo con piacere il tepore degli abiti che avevo appoggiato sulla stufa di maiolica. Quando anche Mugen è tornata al suo posto legata al mio fianco, mi riporto davanti allo specchio per raccogliere di nuovo i capelli. Non sono ancora del tutto asciutti, ma non voglio assolutamente che mi vedano così: sarà insensato, ma sciogliendomi la coda mi sento come se abbassassi le mie difese e questo non posso accettarlo…

 

(Lui l’ha fatto:

mi ha sciolto i capelli,

ci ha giocato…

[mi ha tolto la maschera,

mi ha toccato nel profondo…]

L’ha fatto perché gliel’ho permesso

[non ho saputo e voluto fermarlo]

ma ora non dovrà più succedere

[perché non riuscirei più a tornare indietro])

 

Finiscila Yu Kanda: ti sei già lasciato andare fin troppo a pensieri assurdi, ora basta. Richiudi quel vaso di Pandora che hai stupidamente voluto scoperchiare dentro di te e torna ad essere quello che sei sempre stato.

Stringo forte il laccio della coda ed esco dal bagno, finalmente e definitivamente calmo (sono di nuovo me stesso). Mi ritrovo il moyashi fuori dalla porta, con la giacca bagnata della divisa buttata su un braccio e il cambio sull’altro. Mi fermo per un attimo davanti a lui e stringo le labbra, prima di avviarmi verso le scale.

 

All'inizio del corridoio del piano superiore trovo ad aspettarmi il maggiordomo, lo stesso che ci aveva aperto la porta e che ha scortato Kanda mentre ero trattenuto da Link. I Finder che ci accompagneranno in missione devono essere già arrivati, a quanto pare, perché con un piccolo inchino il domestico mi porge la valigetta che stamattina avevo lasciato in albergo e mi indica una delle porte in fondo al corridoio.

 

“Quella porta conduce alla stanza da bagno. Potrà cambiarsi lì dentro appena l'altro signore avrà finito, signore”

 

Annuisco, prendendo la valigia, e mentre questi si defila silenziosamente io mi sposto davanti alla porta.

Appena non c'è più nessuno in vista Timcanpy decide di uscire dalla tasca della giacca. Inizia a volarmi attorno sgocciolando ovunque, ma gli lancio un'occhiata facendogli capire che sarebbe meglio evitare, in casa d’altri (non che mi faccia più piacere quando bagna dappertutto in camera mia, eh!). Mogio mogio mi si posa di nuovo sulla testa, ripiegando le alucce.

Ora che anche il batter d'ali di Tim è cessato, noto che il corridoio è decisamente silenzioso. Gli unici suoni che sento sono il ticchettare della pendola in cima alle scale e il rumore dell'acqua che scorre nel bagno di fronte a me.

Chiudo gli occhi, cercando di svuotare di nuovo la mente, ma quello scroscio mi ricorda che lì dentro c'è Kanda. Kanda, che si è inzuppato per venirmi a cercare (ma se gliel'ha detto Link... [ok, ma quando mai lui fa quello che dice Link?!]). Kanda, che non mi parla più o quasi (a parte le poche frasi di circostanza [il resto devo guadagnarmelo!]). Kanda, per il quale sto tenendo su la mia nuova maschera (è difficile [ma ce la devo fare!])...

Aah, e meno male che non dovevo pensare! Sospiro, passandomi una mano sulla faccia e spostando la frangia che mi sta ancora incollata alla fronte. Starnutisco.

Mah, intanto che aspetto è meglio se mi tolgo almeno la giacca... ci manca solo che mi venga il raffreddore! Approfitto del piano d'appoggio del tavolino lì vicino per aprire la mia valigia e prendere maglia e divisa di ricambio.

Giacca bagnata su un braccio e cambio asciutto sull'altro, mi appoggio leggermente alla parete alle mie spalle. Il calduccio che c'è in casa, a confronto con il freddo umido dell'esterno, mi sta mettendo addosso una certa sonnolenza...

Mi riscuoto quando sento la porta aprirsi e Kanda uscire dal bagno. Si è già cambiato e ora indossa l’uniforme scorta, ma non posso fare a meno di notare che ha ancora i capelli un po’ bagnati.

Il mio sguardo viene attirato da una goccia d'acqua che rotola lungo una delle ciocche, giù fino in fondo, per poi cadere sul parquet. Subito mi strofino gli occhi con una mano, mettendo meglio a fuoco l'immagine dell'esorcista davanti a me, quindi abbasso la testa in modo che la frangia mi copra parte del viso. Non credo di essere arrossito, ma meglio non correre rischi.

Lo supero rapidamente, cercando di riaprire la porta del bagno con il gomito, ma mi fermo ricordandomi dell'ordine di Link.

 

“Ah, Kanda... Link consiglia di… ehm... lasciare le questioni personali fuori dalla missione. Ok?”

“Non c'è bisogno che me lo dica lui. E tu mettiti in testa che tra noi le cose devono tornare come a Matera”

 

Mi giro e alzo gli occhi per guardarlo in faccia, ma riesco a vedere solo la sua schiena e i suoi capelli raccolti che sferzano l'aria mentre si dirige verso le scale. Lo osservo attraversare il corridoio e lo seguo scendere giù, fino a quando non scompare alla mia vista.

Sono senza parole, anche se non dovrei. Nonostante io abbia ben capito come la pensa (e che soprattutto non ha intenzione di cambiare idea [per ora...]), quella semplice frase ha su di me lo stesso effetto di una secchiata d'acqua gelata. Riabbasso il capo e mi rigiro verso il bagno. Passando gli abiti tutti sullo stesso braccio, apro la porta ed entro, richiudendomela subito alle spalle.

 

Mentre mi avvio giù per le scale, non posso fare a meno di imprecare mentalmente contro di lui (contro me stesso [è evidente che se c’è lui di mezzo non riesco a dominarmi come vorrei, maledizione!]): da dove cazzo m’è uscita adesso quella frase, eh?! Non c’era nessun bisogno che gli dicessi una cosa del genere, non devo mica giustificargli i miei atteggiamenti!

 

(Però alla fine glielo dovevo:

lui ha messo in chiaro le cose con me

e io che sono un uomo d’onore

ritengo giusto fare altrettanto

[in realtà è perché non volevo che fraintendesse il mio…

che fraintendesse cosa?

Un muro è un muro,

non c’è niente da fraintendere,

devi solo prenderne atto

e non cercare inutilmente di abbatterlo].

Ho sempre messo in chiaro con tutti

che devono starmi lontano,

non vedo perché non debba farlo anche con lui

[è perché in fondo non…])

 

Al diavolo! Se, nonostante tutto, non ho ancora recuperato il pieno controllo di me stesso in sua presenza (e per quanto questo mi irriti, devo ammettere che è così [il guerriero più forte è quello che riconosce le sue debolezze]), allora piuttosto non dirò più una parola, ma assolutamente non posso permettermi di farmi sfuggire un’altra volta cose che devono rimanere soltanto nella mia testa (e magari sparire del tutto anche da lì!).

Contraggo violentemente la mascella e metto da parte di colpo tutti quei pensieri, recuperando la calma - anche se sono sicuro il mio viso non avrebbe comunque tradito nulla.

Quando entro nella sala da pranzo, Link mi lancia un’occhiata che non mi sforzo nemmeno di considerare, mentre la padrona di casa alza gli occhi dal suo caffè e mi viene incontro con un sorriso.

 

Una volta al sicuro nel bagno, la tensione di questa giornata mi abbandona del tutto e mi lascio scivolare stancamente verso terra. Mi siedo appoggiando la schiena alla porta, inclinando il capo all'indietro e chiudendo gli occhi (proprio come in stazione, appoggiato contro con quella panchina [ma se ora giro la testa non c'è Kanda ad aspettarmi]).

Mi addormenterei qui, se non fossi così… così... oh, non lo so nemmeno io! Non vorrei (non dovrei), ma non riesco a togliermi dalla testa le sue parole... quella frase poteva risparmiarsela, accidenti! Cosa crede, che non abbia ancora capito come la pensa? Non sono un idiota... è solo che non condivido (non ci penso neanche!)

«Le cose devono tornare come a Matera», dice lui... sì, come no! Non siamo stati capaci di tornare a com'eravamo prima di quella notte sulla torre, come pretende che si riesca tornare addirittura ad allora?

 

(Da quella missione non è passato nemmeno un anno

[sembra passata un'eternità]

ma io sono cambiato.

Non sono più lo stesso di allora

[in meglio e in peggio, dentro e fuori]

E lui?

[È cambiato pure lui, ne sono certo])

 

Non possiamo riuscirci. E se anche si potesse... io non voglio, punto. Che se ne faccia una ragione. Non intendo mollare, io!

Espiro, buttando fuori tutto il nervoso, e riapro gli occhi.

Calma. Mi sto (di nuovo [non devo]) facendo sopraffare dalle emozioni, e non va bene. Devo assolutamente riprendere il controllo di me stesso. Mi porto entrambe le mani al viso, richiudendo gli occhi e ricominciando i miei esercizi di visualizzazione. La manopola torna a girare verso il basso, e quando riapro gli occhi sono più tranquillo

Ora percepisco chiaramente il freddo delle piastrelle sotto di me. Mi viene la pelle d'oca, quindi mi affretto ad alzarmi da lì e mi avvicino al lavandino. Mi godo un paio di minuti vicino alla stufa di ceramica, sospirando contento, poi appoggio il cambio sulla mensola. Mi tolgo la maglia umida e apro l'acqua calda. Subito una nuvola di vapore riempie la piccola stanza, appannando completamente lo specchio. Alzo gli occhi e non riesco a reprimere un sorrisetto. E-he, come ci si sente a essere battuti da un po' d'acqua condensata, mostro?

 

Entrando in sala da pranzo, la prima cosa che noto è il golem dorato del moyashi che svolazza in tondo con aria famelica attorno a dei biscotti (come si dice? Gli animali domestici imparano dal loro proprietario… [ma cosa ci fa qui quell’affarino da solo?]). Subito dopo vedo la padrona di casa che mi si avvicina. Le rivolgo un brevissimo cenno del capo e poi, ignorando caldamente Link e Miranda, vado a sedermi sul divano, schiena dritta, gambe accavallate e braccia conserte - non sono uno di molte parole, però ho sempre saputo sfruttare bene il linguaggio del corpo e in questo momento sto dicendo a chiare lettere «Lasciatemi in pace». Ma evidentemente non tutti capiscono…

 

“Oh, ma che bravo giovanotto, vedo che ti sei già dato una sistemata! Spero che ora vada un po' meglio... poverini, voi di fuori non siete abituati a questo clima come noi... per la prossima volta ricordate che non è prudente andare in giro per Londra senza un ombrello, va bene? Comunque, dopo tutta quell'acqua quel che ci vuole è un buon the caldo, ti va di berne una bella tazza? Magari con un paio di biscotti...”

 

La Martin mi parla con fare cordiale, dandomi una lieve pacca sulla spalla come se fossi suo nipote. Mi irrigidisco e mi trattengo a stento dall’estrarre Mugen dal fodero (il mio fastidio dev’essere molto evidente, a giudicare dalla faccia di Link). Non sopporto questa confidenza che si prendono sempre gli Europei!

Credo che se non le dico qualcosa andrà avanti all’infinito a rompere le scatole… devo solo fare attenzione a non mandarla a quel paese (come si meriterebbe!) mentre le rispondo.

 

“Non voglio nulla”

 

Benché complicata, non posso certo dire che questa giornata non si stia rivelando interessante...

Sono appena uscito dal bagno, soddisfatto e finalmente asciutto, e la prima cosa che sento è un ottimo profumo di biscotti appena sfornati. Sorridendo fra me e me seguo l'aroma fino alla fine del pianerottolo, ma mi fermo prima di scendere il primo scalino, involontario testimone di una scena che ha a dir poco dell'incredibile.

Kanda si è accomodato sul divanetto del salotto. Niente di strano, anche se si vede lontano un miglio che non è abituato a cuscini morbidi e sedili in cui affondare... È lì seduto, teso e dritto come un fuso, un'espressione in volto talmente imperscrutabile che farebbe spaventare chiunque.

Tranne la signora Martin, a quanto pare.

La simpatica vecchina, infatti, appena l'ha visto sedersi si è alzata subito dal tavolo dove stava bevendo il suo caffè e gli si è avvicinata, attaccando tranquillamente bottone...

Comincio a ridere sommessamente, tappandomi la bocca con le mani. Per un attimo - appena lei si azzarda a dargli una pacca sulla spalla! - ho paura che la signora venga fatta «per errore» a fettine, ma lui si limita a rispondere, chiudendo la conversazione. O meglio, provandoci... perché lei insiste! Faccio a tempo a sentire un “Oh, ma che bravo ragazzo, hai paura di dare troppo disturbo!” quando mi scappa una risata, subito coperta da uno starnuto.

Solo Tim mi sente, e lo vedo interrompere i suoi giri attorno ai biscotti per fiondarsi nella mia direzione.

 

Mi domando se questa vecchia logorroica si renda conto di dovere la vita al golem dorato del moyashi. Se quel coso non le fosse passato a tutta velocità davanti al naso, distraendola, lei sarebbe andata avanti con quella sua storia del the coi biscotti e non so quanto ancora avrei resistito prima di andarmene - o di farla fuori.

 

Prendo un paio di secondi di tempo per nascondere lo sguardo divertito e rimettere la maschera mentre Timcanpy mi si accoccola di nuovo tra i capelli. Un respiro profondo e sono di nuovo pronto per affrontare il mondo (per affrontare Kanda).

Scendo tranquillamente le scale, e giunto al pian terreno sorrido cordialmente alla signora Martin e a Miranda-san. Mi porto vicino al divano dove Kanda è ancora seduto, e scambio un'occhiata d’intesa con Link. Questi si guarda un attimo attorno poi si schiarisce la voce con un colpo di tosse, attirando l'attenzione di tutti i presenti.

 

“Bene, ora che siamo tutti qui direi che possiamo andare”

 

Adesso che è arrivato anche il moyashi, l’ispettore decide di prendere nuovamente in mano la situazione (chi glielo spiega che in teoria dovrebbe starsene zitto e buono e far lavorare noi esorcisti? [Credo abbia paura che vada di nuovo tutto a farfalle, per non dir di peggio…]). Beh, glielo lascerò fare, se ci tiene tanto. Io decisamente non sono dell’umore giusto per mettermi nei panni del maestrino che deve tenere assieme una classe di bambini dell’asilo.

Mi alzo in piedi all’improvviso, la vecchia che scatta indietro, sorpresa dal mio movimento rapido.

 

“Vediamo di muoverci, abbiamo perso fin troppo tempo. Dov’è la tomba infestata?”

“Quanto siamo precipitosi, figliolo!”

 

La signora Martin sbotta, ma per fortuna Link si intromette prima che Kanda abbia la possibilità di replicare.

 

“La tomba del fratello della signora Martin si trova a Bunhill Fields, un cimitero chiuso a nord di Londra. La nostra carrozza ci sta già aspettando qui fuori, la signora ci accompagnerà per fare da mediatrice con lo spirito che trattiene l'Innocence”

 

Annuisco alla spiegazione di Link, lanciando un rapido sguardo alla vecchina che farà parte del team. Sembra un po' incerta, ma non la vedo particolarmente spaventata... a quanto pare se la sa cavare anche da sola (potrebbe perfino tener testa a Kanda [e pensare che non ci riesce quasi nessuno!]) Rinfrancato, prendo il mio bagaglio e mi dirigo verso la porta.

 


 

PREVIEW

Capitolo 5 - Al primo assalto, il compiersi inatteso della tragedia

L'aria si fa improvvisamente gelida e gli sguardi si voltano verso Kanda. Facciamo tutti un inconscio passo indietro, ma non c'è posto per ripararsi dalla furia che (ne sono certo [fossi in lui me la sarei presa pure io, almeno un pochino]) scoppierà nei prossimi istanti.

[…]

Vorrei solo andare il più lontano possibile da questo dannato cimitero e da questi idioti (tutti quanti!) con cui invece sono costretto a lavorare.

Quando sono a qualche metro di distanza dagli altri (il mio senso del dovere [che stasera ho allegramente mandato a puttane…] mi proibisce di abbandonare il teatro di una missione), mi fermo e comincio a razionalizzare la situazione: ho fatto un’emerita stronzata.

 


 

IL POST-IT DELLE AUTRICI

Piccola premessa: dato che questa fic è piena zeppa di citazioni e ispirazioni della più disparata origine (la maggior parte delle quali logiche solo per le nostre menti malate XD), d’ora in poi useremo questo spazio per dare i giusti credit a persone e cose che se li meritano e per ogni altra spiegazione relativa al capitolo che avete appena letto.

Dunque iniziamo…

 

-          Bunhill Fields: da Wikipedia (http://en.wikipedia.org/wiki/Bunhill_Fields) apprendiamo che si tratta di uno dei cimiteri di Londra, aperto attorno alla metà del XVII secolo e chiuso nel 1852.

Qui -> http://img17.imageshack.us/img17/551/scr6686545.jpg la localizzazione sulla cartina

 

Per questo capitolo è tutto! Se avete un qualsiasi dubbio, chiedete pure!

E ricordate… in missing moments we trust!

 

Le autrici saranno disponibili per un incontro col pubblico durante il Festival del Fumetto che si terrà a Novegro (MI ) nei giorni 6 e 7 febbraio prossimi. Nel caso abbiate richieste, dubbi e curiosità potrete sottoporle alla loro attenzione.

Sempre se riuscirete a riconoscerle, impedirne la fuga e a trattenerle per il tempo necessario, ovviamente…

 

Alla prossima!

Lety&Mistral

 

 

 

NEXT SHOT ON FEB. 16th, 2010

Don’t miss it!

 

 

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Capitolo 5
*** Al primo assalto, il compiersi inatteso della tragedia ***


Nota delle autrici

Nota delle autrici:

Dato che l'Angolo di Allen di questa fanfic è strutturato come quello della precedente e ne è la continuazione, tenderà anche qui ad assumere proporzioni chilometriche (perché i pg sono tanti e le recensioni per fortuna pure! ♥)

Se per caso non vi interessasse, potete passare tranquillamente all'inizio del capitolo vero e proprio. Vi assicuriamo che questo non pregiudicherà la completa comprensione della storia.

Grazie e buona lettura!

Lety&Mistral

 


 

L’ANGOLO DI ALLEN

16 Febbraio 2010

 

Ordine Oscuro - *Ingresso dell’Arca*

Ore 17:12

 

Il gruppetto di esorcisti e civili sta quasi per uscire dall'Arca quando Lavi si ferma improvvisamente davanti alla porta con il cartello «Home». Guardandola perplesso si gira verso gli altri, evitando per un soffio l'affilatissima lama di Mugen.

“Scusate un attimo, ma... noi non avevamo il permesso di accedere all'Arca, giusto? Non sarebbe meglio procedere con un po' di, ecco, cautela? Con Leverrier in giro non sappiamo chi potremmo trovare dall'altra parte...”

“Lavi ha ragione, e così tanti daremmo sicuramente nell'occhio... uno di noi deve entrare in quella porta e controllare che non ci sia nessuno, poi gli altri potranno uscire tranquillamente!” commenta Allen. Piuttosto che incrociare Leverrier o uno dei suoi scagnozzi preferirebbe rinunciare ai suoi amati mitarashi dango... almeno per un pasto al giorno!

“Tsè, allora se vi mettete insieme voi due riuscite anche a produrre un'osservazione intelligente” commenta piatto Kanda, rinfoderando Mugen.

Linalee si avvicina ai tre, cercando di calmare gli animi. “Dai, Kanda-kun, non fare così! L'idea è buona, anche se... abbiamo un bel problema: chi esce?”

“Se il Supervisore Chan era atteso, l'unica cosa logica è che esca lui” propone Link, subito supportato da Reever.

“Già, l'ispettore ha ragione. Vero è che sarei dovuto andare io a riceverlo, assieme a Komui-san”

“Eh? E quando, questo?”

È con un sospiro rassegnato che la signorina Fay risponde alla candida domanda di Komui.

“Supervisore Lee, l'arrivo del Supervisore Chan era previsto per le ore 15:30 di oggi, gliel'avrò ripetuto almeno dodici volte, ieri!”

“Ah sì? Oh, già, è vero! Ma sono le 15:30? È l'ora del caffè!”

“Nii-san, per favore!”

“Ok, ma come giustifichiamo il fatto che mi porto dietro tutti voi?” chiede Bak Chan, perplesso.

“Il suo compito, Supervisore Chan, sarà darci il via libera cosicché noi tutti possiamo disperderci in sicurezza nei corridoi della sede.” spiega pazientemente Bookman Sr. tra uno sbuffo di fumo e l'altro.

“Ehi, qui non si disperde proprio nessuno!” l'interrompe subito Kanda.

“Non fare l'acido, baKanda... tanto sappiamo dove trovarli, no?” lo ferma Allen. Kanda sta per replicare, ma vede il ghigno perfido dell'albino e si calma. A quanto pare anche lui non è interessato a farli scappare...

Tutti si girano pieni di aspettativa verso il supervisore biondo che, alzando le spalle, si dirige verso la porta d'uscita.

“Ok vado, vado!” borbotta quindi, abbassando la maniglia e cacciando la testa nel buio oltre la soglia.

 

L’Asiatico si ritrova immediatamente nell’ampio salone colonnato del Quartier Generale; cautamente si guarda attorno, prima a destra e poi a sinistra, cercando di spingere lo sguardo oltre la penombra che scivola da dietro gli enormi pilastri a invadere l’ambiente. All’apparenza non c’è nessuno in vista.

Bak esce completamente dal gate, fermandosi un attimo per sistemarsi la giacchetta e raddrizzare il basco; simulando un’aria indifferente, fa quindi un cenno affermativo ad Allen, in attesa alle sue spalle, e poi si allontana.

Fatti pochi passi, intuisce dai rumori alle sue spalle che anche gli altri «clandestini» stanno uscendo pian piano dall’Arca. Quando sente la voce melodiosa di Linalee-chan scambiare una battuta bisbigliata con Bookman Sr., il biondo fatica a mantenersi impassibile e sta per girarsi infuriato quando alla conversazione si unisce quello stoccafisso dell’ispettore. Ma poi Bak non ha più tempo di far nulla, nemmeno di farsi venire un attacco di orticaria: un’esclamazione proveniente dal punto più buio della sala gela sul posto lui e gli altri otto.

“EHI! Cosa ci facevate voi lì dentro?”

Il primo a riprendersi è Reever... se non altro lui l'autorizzazione a girare lì intorno ce l'ha!

“Chi ha parlato? Fatti vedere!” risponde quindi, facendo un passo avanti in direzione della voce.

Nel frattempo, seguendo le istruzioni impartite sottovoce da Link, il gruppo di esorcisti si compatta alle spalle dello scienziato, mentre la signorina Fay e Komui (entrambi teoricamente legittimati ad accedere quasi liberamente all’Arca) avanzano di un passo, cercando di elaborare una scusa convincente per spiegare la loro presenza lì.

Ma in effetti, non serve nessuna scusa. Perché nemmeno la persona che li ha sorpresi uscire dal gate avrebbe l’autorizzazione a starci, lì intorno.

Sotto gli occhi allibiti di tutti, Timothy Hearst si avvicina pattinando sui suoi immancabili roller e inchioda proprio di fronte a Komui. “Non vale però! Perché voi entrate sempre nell’Arca e non mi portate mai?”

“Perché, siamo entrati nell'Arca? A me non risulta... siamo solo di passaggio, vero Yuu-chaaaan? ♥” esclama Lavi sorridendo e tentando di deviare l'attenzione del ragazzino verso cose meno importanti.

Il giapponese fulmina con lo sguardo prima il giovanissimo esorcista che lo guarda con aria d’attesa e poi il rosso, che pure lo fissa con il suo ampio sorriso. “Non chiamarmi per nome, stupido coniglio!”

“Kanda-kun, per favore, controllati! C’è un bambino!” interviene Linalee, fingendosi scandalizzata. Quindi si china verso il piccolo, sorridente “Non siamo entrati nell’Arca, Timothy, eravamo solo venuti ad accogliere quel signore laggiù che è venuto a farci visita, il Supervisore Chan”

“Linalee ha ragione, Timothy! Siamo qui solo per salutare il Supervisore, che è venuto a trovarci... giusto?” aggiunge Allen, lanciando un'occhiata molto significativa al biondo supervisore.

“Eh? Oh, sì! Avevo un appuntamento con il supervisore Komui, ragazzino, è solo che... ecco...  ho il brutto vizio di perdermi, allora mi han fatto la cortesia di venire a prendermi qui!” replica Bak Chan con un risolino nervoso.

Timothy li fissa dubbioso, una smorfia poco convinta sul viso. “E allora se è così…” inizia poi, mentre disegna uno stretto cerchio sui pattini; all’improvviso si blocca e punta il dito verso Bak “…perché te ne sei uscito tutto circospetto dall’Arca? E voi dietro peggio ancora?!”

“Ehm... ecco... pensavo di aver sbagliato ingresso! Sai che figura, se mi avessero visto arrivare alla sede sbagliata?!” Bak Chan prova ad arrampicarsi sugli specchi, ma si vede che non sa più cosa rispondere...

“Non ci credo neanche un po’!” esclama il bambino “Appena uscito hai perfin fatto segno di via libera… e pure il fratellone pianista l’ha fatto!”

“Pfff... fratellone pianista? Neh neh, Allen-chan, com'è che non trovi da dire sui soprannomi che ti da lui?” esclama Lavi, agitando con fare inquisitorio l'indice davanti al naso dell'esorcista più giovane.

“Stupido allievo!” si intromette Bookman Sr. con il solito scappellotto “Non paragonarti ai bambini… anche se c’è da dire che certe volte sei peggio di loro…” conclude poi a mezza voce, scuotendo il capo e guadagnandosi un’occhiata di solidarietà da Link (anche lui alle volte stando accanto ad Allen ha avuto la stessa impressione).

“Lavi, ti prego... al contrario di te è solo un bambino, lui!” borbotta Allen, per poi avvicinarsi sorridendo al piccolo. “Ehm, ecco... vedi, Timothy, è che bisogna sempre essere previdenti: anche entrando in luoghi conosciuti è meglio assicurarsi che non ci siano pericoli...”

Vedendo che l’espressione del piccolo non accenna a distendersi, segno che non sta credendo per niente alle loro scuse, Linalee prova a dar manforte ai compagni. “Essere prudenti è importante, lo sai, no Timothy? Diglielo anche tu, Kanda-kun!” la cinesina cerca di coinvolgere lo scontroso spadaccino, forse sperando che questi riesca a far presa sul ragazzino terribile. Pessima mossa.

“Piantiamola di dire scemenze!” sbotta infatti Kanda “Il moccioso non è stupido! L’unico idiota qui è lui che si è fatto beccare come un principiante” aggiunge, puntando il fodero della spada alla gola di un Bak Chan fattosi color cera.

Apre la bocca per chiedere aiuto, il Supervisore della sede Asia, ma non riesce ad articolare parola. Per fortuna c'è Reever a correre in suo soccorso.

“Kanda-kun, per cortesia, abbassa quell'arma. Diglielo pure tu, Komui-san, che il Supervisore Bak ci serve vivo!”

“Eh? Oh sì, certo, per le recensioni, giusto!” commenta questi di rimando.

“Come per le...” La signorina Fay tenta una replica, ma poi, di fronte alla risposta assolutamente assurda di Komui, la segretaria preferisce ritirarsi in silenzio a piangere sulla spalla di Link.

La sua reazione, comunque (come anche lo «Tsè» di circostanza di Kanda) si perdono nel fischio entusiasta di Timothy. “Wow, che figata! Cosa sono queste recensioni, capo?” esclama il bambino, saltando in braccio a Komui “Vero che posso partecipare anch’io? Se mi dici di sì, prometto che non racconto a nessuno che vi ho trovati qui!”

Un allegro coro di «affare fatto» risuona nell'ampia sala, mentre Allen prende Timothy dalle braccia del Supervisore e inizia a spiegargli l'intera storia. Anche Timcanpy annuisce entusiasta, mettendosi a svolazzare in tondo, poi decide di andare ad appollaiarsi sulla testa del povero Link... e improvvisamente il biondo ispettore si trova sommerso dai fogli con le nuove recensioni.

“Timothy, dato che sei così entusiasta ti farà piacere sapere che potrai cominciare subito…”

 


 

§ Carissima Retsu89,

perchè vuoi dedicarti alla caccia al Supervisore? Ci sono hobby molto più interessanti con i quali puoi occupare il tuo tempo libero, come ad esempio la fotografia artistica... Io adoro scattare fotografie, soprattutto alla dolce Linalee! *sospira e inizia a grattarsi*

Comunque, sono contento che il capitolo ti sia piaciuto. Condivido la tua perplessità sul comportamento di Kanda, ma ne ha passate così tante, povero ragazzo... Ci vuole molta pazienza!

Passerò ai colleghi i tuoi ringraziamenti per le recensioni, non ti preoccupare... e anzi, grazie a te (e a voi tutte), che seguendo la storia e lasciando i vostri commenti ci consentite di staccare un po' dalla solita routine lavorativa!

Al prossimo capitolo,

Bak Chan - Supervisore Sede Asia

 

§ Gentile signorina Mizukage,

sono nuovamente a ringraziarla per la sua recensione e colgo l’occasione per complimentarmi per l’acume delle sue osservazioni. Per ragioni di spoiler non posso permettermi di pronunciarmi circa la loro veridicità, ma le posso assicurare che presto comincerà ad avere delle risposte alle sue supposizioni.

Per quanto riguarda il presente capitolo la cui anticipazione l’ha così incuriosita, mi faccia sapere se ha soddisfatto le sue aspettative.

Cordiali saluti

Bridget Fay – Segretaria del Supervisore

 

§ Cara Makotochan,

innanzitutto spero che l'esame del 4 sia andato bene.

Per i dango no problem, è bello dividerli con chi li apprezza (non come qualcuno a caso che non ama i dolci...), per quanto riguarda il problema tra me e Kanda... ci sto lavorando, più o meno, ecco ^_^''

Rispetto all'ultima mia frase che hai citato, beh... è vero, può essere interpretata in vari modi! Purtroppo però non intendo rivelare qual è quello esatto, mi spiace ^_^

La tecnica della manopola provala pure, sono contento di esserti stato utile, anche se non so se funzionerà dopo il tuo prossimo incontro con Mugen. Sai com'è, sembra che Kanda non abbia apprezzato i tuoi… ehm… pensieri: ha appena strappato a metà il foglio con la tua recensione (e ancora un po' e faceva a fette pure il sottoscritto! Non è che c'è un posto in più su quel jet?) 

Vabbè, vado a riprendere il baKanda che ha pensato bene di andarsene... tu vedi di mandare una cartolina, ok?

Un abbraccio,

Allen

 

§ Cara Yvaine,

vedo che siamo sulla stessa lunghezza d'onda!

«Komurin potrebbe mostrare loro qualcosa a cui non possono fare niente di male per esempio»... hai suggerimenti in proposito? Un paio di pacchi di Carmencita sono già qui che ti aspettano, assieme all'ultima edizione del mio manuale della fuga perfetta ^_^

Sono felice che il capitolo sia stato di tuo gradimento, e che anche i personaggi di contorno ti abbiano convinta.

Ci vediamo al prossimo capitolo,

Komui Lee - Supervisore

 

§ Gentile BloodberryJam,

è con molto piacere che rispondo a questa sua nuova graditissima recensione. Come per lei è piacevole avere un appuntamento fisso con l’uscita del nuovo capitolo, così per le autrici è altrettanto gratificante sapere che lei altrettanto puntualmente recensirà.

Mi trovo inoltre a condividere il suo giudizio anche per quanto riguarda i propositi eufemisticamente definibili utopistici di Kanda nel suo rapporto con Walker. Purtroppo la gioventù d’oggi spesso dimentica che il passato non si può cancellare con un colpo di spugna e che il futuro non si costruisce sulle parole *sospira*

Prima di concludere la invito a non sentirsi eccessivamente e inutilmente frenata nel rapportarsi alle due autrici. Le conosco e posso garantirle che sono due ragazze assolutamente alla mano e che non si fanno problemi di sorta. Anzi, mi hanno confessato che questo rapporto molto particolare e, in un certo senso, personale che stanno costruendo con voi affezionate lettrici di questa Yullen Saga è per loro molto emozionante e gratificante.

Con questo la saluto. Alla prossima recensione, dunque.

Bookman Sr.

 

§ Cara Genesis,

anche tu problemi con i computer? Non sai quanto ti capisco, qui tra Komurin selvaggi e virus para-multi-informatici siamo costretti a fare una manutenzione continua, e per ogni evenienza ci ritroviamo a fare delle copie di backup almeno una volta ogni mezz'ora!

Allen-kun ringrazia per l'offerta di ospitalità... non è che ci sarebbe anche un posticino per noi della Scientifica? *sogna le Hawaii*

Speriamo tutti che anche questo capitolo confermi l'ottima opinione che hai della storia!

Alla prossima,

Reever

 

§ Cara Flowermoon,

a costo di sembrarle pedante, mi trovo a ringraziarla ancora per tutti i complimenti che mi rivolge! *arrossisce* Sono per me estremamente gratificanti, soprattutto pensando a chi, nello scorso capitolo della saga, promuoveva comitati per la mia eliminazione… *gocciolone*

Quanto all’evoluzione dei rapporti tra Walker e Kanda, devo effettivamente ammettere che a volte quello spadaccino è un po’ troppo drastico nelle sue decisioni. Quando io ho chiesto che entrambi non mescolassero il lavoro con la vita privata, non pretendevo certo che tornassero ai tempi in cui si erano appena incontrati! Ma cosa ci vuol fare, sono ben testardi entrambi… *scuote la testa*

Staremo a vedere cosa ne verrà fuori e spero vorrà usarmi la cortesia di commentarlo con me.

Alla prossima.

I miei rispetti.

Howard Link

 

§ Ciao Liar,

wow, che figata! La mia prima risposta ad una recensione! Mi hanno spiegato più o meno come funziona e com’è stata la faccenda fin qui… e devo dire che hai ragione! Fratellone Kanda ha proprio il tatto di un elefante quando ci si mette!

Vabbè, c’è qui Linalee che fa facce strane leggendo quel che scrivo, quindi mi sa che non è molto d’accordo, per cui le lascio la penna. E comunque sono d’accordo con te anche sulla matematica: anch’io la odio!

Ci becchiamo presto!

Timothy Hearst, 13 anni, esorcista

 


 

Dato che Allen si è allontanato dietro a Kanda, Linalee si prende la briga di raccogliere le recensioni di tutti; il piccolo Timothy, raggiante, le consegna il foglio e la cinese compone una piccola pila ordinata.

“Eccoci qui, e anche questo capitolo è finito! Ora queste dove vanno a finire?” domanda la ragazza.

“Può consegnarle a Timcanpy, Linalee, ci penserà lui a farle arrivare a destinazione” la informa Link, indicando il golem con la bocca già spalancata ancora appollaiato sulla sua testa.

“Scusate ma... che fine hanno fatto Yu-chan e moyashi-chan?” chiede Lavi, guardandosi attorno e avvicinandosi all'Ispettore e alla giovane cinese. “Si sono allontanati mentre recensivate, non so in che direzione... ma ormai sono passati già una ventina di minuti! E se fosse successo qualcosa?”

“Stupido allievo, che apprendista bookman sei se non sai dare nemmeno queste informazioni?” sbotta Bookman Sr. scuotendo la testa sconsolato.

“Lei lo sa, venerabile Bookman?” interviene la signorina Fay, notando l’ansia crescente di Link che ha visto sparire il suo sorvegliato.

L’anziano esorcista non risponde, ma si limita ad indicare un corridoio.

“Meglio seguirli, prima che succeda qualcosa di irreparabile” sospira sconsolato Reever. “L'ultima volta hanno rischiato di distruggere la caffetteria, per non parlare della sala riunioni...”

“Certo che vi divertite proprio tanto qui, eh Komui?”  è il commento ironico del supervisore biondo. La vita alla sede Asia tende a essere piuttosto monotona, a confronto.

“Già, ma se quei due pensano di fare i furbi e tenersi tutto il divertimento, seminandoci per poter rispondere alle recensioni al posto nostro, si sbagliano di grosso! Cercateli... e il primo che li trova verrà risparmiato dal mio Komurin XXXV!”

 

 

 

Anata ga Koko ni Iru Riyuu

(La ragione per cui sei qui)

 


 

Capitolo 5

Al primo assalto, il compiersi inatteso della tragedia

 

I tre esorcisti, Link e la signora Martin escono in fretta dal palazzo. Davanti al portone li sta già aspettando un terzetto di Finder e due carrozze per portarli fino al cimitero di Bunhill.

Allen non ha nemmeno il tempo di aprir bocca per chiedere come ripartirsi sulle due vetture che già Kanda si è diretto verso la carrozza più modesta, quella con cui i Finder li hanno raggiunti. I tre uomini vestiti di bianco, al vedere avvicinarsi lo scorbutico giapponese si sono gelati sul posto e sono saliti a bordo in tutta fretta, stringendosi su un solo sedile.

Il ragazzo non li ha degnati di uno sguardo e si è seduto in un angolo, chiuso nella sua corazza di iroso mutismo che (l’hanno notato tutti), da quando è tornato dopo aver riaccompagnato Walker, pare si sia fatta ancora più impenetrabile.

Sull’altra vettura, invece, l’assenza di Kanda riesce a rendere l’atmosfera più distesa e il chiacchiericcio tra le due signore riprende; Link e Allen tuttavia se ne stanno in disparte, forse perché impegnati ognuno a seguire i propri pensieri o forse semplicemente perché più consapevoli che, per quanto quella appaia una missione semplice, quando si scende sul campo di battaglia non bisogna mai sottovalutare nulla.

In meno di un’ora le due carrozze raggiungono i cancelli del vecchio cimitero ormai in disuso, che solo l’influenza politica della Dark Religious ha permesso eccezionalmente di riaprire ad un’ora così tarda di un pomeriggio d’autunno, quando è già quasi buio.

Bunhill Fields è affollato di tombe fino all’inverosimile e, nonostante la guida sicura dell’anziana signora, il gruppo impiega un po’ a trovare la sepoltura del signor Martin. Quando la donna posa la vecchia scacchiera di famiglia dinanzi alla lapide rovinata dagli anni, ormai il sole è tramontato del tutto. 

 

Abbiamo attraversato l'intero cimitero nel più completo silenzio, solo il rumore degli stivali sulla ghiaia a segnare il nostro passaggio. Non che il trasbordo in carrozza sia stato più animato, eh... quasi non mi sono accorto di aver percorso mezza Londra, tanto ero perso nei miei pensieri.

Pensieri piuttosto cupi, grazie anche alla pioggia che aveva ricominciato a scendere. Certo, l'assenza di Kanda sulla carrozza ha riportato un po' di tranquillità, anche se ho sinceramente temuto per i finder... ho dovuto trattenere un'esclamazione di sorpresa quando l'ho visto salire in vettura con loro (perché Kanda odia i finder [ma al momento odia più il sottoscritto di loro, a quanto pare...]).

Ora siamo qui, davanti alla tomba del signor Martin. Le nuvole cariche di pioggia hanno lasciato il cielo ormai scuro e la luna piena si sta facendo brillante su di noi, ma l'atmosfera è tutt'altro che serena. Anche Tim si agita nervosamente, nascosto nella tasca del mio cappotto.

Vedo la signora Martin appoggiare una vecchia scacchiera di legno pregiato sulla lastra della tomba del fratello per poi inginocchiarsi cauta e iniziare a disporre i pezzi sulle caselle bianche e nere.

Finita la piccola incombenza si rialza, lasciando una carezza sulla lapide, e fa un passo indietro spolverandosi la gonna. 

 

Quando finalmente scendiamo dalle carrozze e ci avviamo tra le vecchie tombe, alcune quasi completamente coperte d’edera, sento allentarsi un po’ della tensione accumulata da questa mattina. Stiamo arrivando sul campo di battaglia, presto potrò fare ciò che sono abituato a fare da tutta la vita (praticamente da che ho memoria [anche da prima di…]): combattere. Mi darebbero del pazzo se lo dicessi ad alta voce, ma spero sinceramente che ci siano degli Akuma sulle tracce dell’Innocence. Ho un bisogno viscerale di sfogarmi, e far fuori un paio di quegli esseri schifosi non sarebbe male…

Il fratello della vecchia è sepolto proprio nell’angolo estremo del cimitero, un luogo abbastanza appartato (anche se non penso che nemmeno in pieno giorno e con un tempo migliore [ha pure piovuto di nuovo, dannato clima inglese!]) questo posto sia molto frequentato) e relativamente ampio. In caso di attacco non dovremmo avere grossi problemi, soprattutto grazie alla luna piena che illumina quasi a giorno la scena.

Vedo la Martin avvicinarsi alla lapide e preparare la scacchiera, Miranda che le sta alle spalle, reggendole la valigetta in cui sono contenuti i pezzi, mentre Link e il moyashi osservano in silenzio, un paio di passi avanti a me.

Quando la vecchia si rialza, mi aspetto da un momento all’altro che succeda qualcosa, invece tutto rimane immobile. Il biondino esterna prima di me la mia stessa perplessità.

 

“Signora Martin, come ha detto che è solito manifestarsi il fantasma di suo fratello?”

“Ecco, vedete... in vita mio fratello era piuttosto… come dire... pigro. Preferiva i giochi di società al lavoro e passava ogni minuto del suo tempo libero a sfidare amici e conoscenti a scacchi. Ora che è passato a miglior vita le cose non sono affatto cambiate: l'unico modo per attirare la sua attenzione e farlo apparire è sfidarlo al gioco che ama tanto...”

 

Detto fatto: appena la signora si interrompe per un attimo la mano destra del signor Martin appare vicino alla scacchiera.

Faccio un passo indietro, inizialmente sorpreso (va bene gli Akuma, ma un vero fantasma non mi sembra di averlo mai visto!), ma poi la curiosità ha il sopravvento. Con Timcanpy che mi si è posato sulla spalla, interessato anche lui allo strano fenomeno, mi riavvicino e mi chino verso la scacchiera per vedere meglio.

La mano fantasma porta all'indice un grosso anello, il cui rubino splende vivace alla luce della luna. Chino la testa di lato, squadrando meglio quella pietra così particolare. Non c'è alcun dubbio, quella è proprio l'Innocence che stiamo cercando!

 

“Santo cielo... È talmente pigro che non si degna nemmeno di apparire per intero!”

 

Sorrido all'esclamazione imbarazzata della signora Martin, che drammaticamente si porta anche una mano alla fronte. Per tutta risposta, la mano fantasma si solleva piano, a palmo aperto, e le dondola un paio di volte a destra e a sinistra davanti al viso.

 

“Buonasera a te, fratello mio. Ti ho portato degli ospiti, contento? Ah, scusatelo, è che Walter negli ultimi tempi aveva perso il dono della parola... e ora che è un fantasma si esprime solo così! Spero non sia un problema...”

 

Ma figurarsi, che problema vuoi che ci sia, vecchia?! Cazzo, tutta questa sceneggiata mi sta facendo solo innervosire di più. L’Innocence è apparsa, no? Bene, ora non resta che prendere quello stupido anello e andarcene.

Accenno a fare un passo avanti per accostarmi alla tomba, ma Link mi si para davanti (l’avrà fatto intenzionalmente?) e risponde per tutti.

 

“Certo che no, signora. Sono sicuro che lei saprà interpretare perfettamente cosa vuol dire suo fratello e spiegarlo anche a noi”

“Ehm… ecco… a dire il vero non sono brava con il linguaggio dei segni... fintanto che potevo vederlo in volto e decifrare i gesti con l'aiuto delle espressioni me la cavavo bene... ora però è tutto molto più difficile! L'unica cosa di cui sono certa è che continuerà ad apparire finché qualcuno non riuscirà a batterlo a scacchi...”

 

Cosa?! Ho capito bene? Stringo la presa sull’elsa di Mugen, la rabbia che torna a livelli pericolosi (ma questa è una rabbia diversa da quella di prima).

L’unica, piccola soddisfazione è vedere Link perplesso: chiaramente nemmeno lui si aspettava una complicazione del genere. Dannazione! Questa giornata, anzi, questa fottutissima missione è decisamente nata male e proseguita peggio!

 

Con la coda dell'occhio noto il movimento di Kanda, e inizio a pensare che le cose si stiano mettendo veramente male (e non pensavo sarebbero potute peggiorare [vero è che al peggio non c'è mai fine...]). Sto per intervenire (anche se non ho idea del come [né della reazione che potrebbe avere Kanda]), quando Miranda-san mi batte sul tempo, facendo un passo avanti e indicando timorosa le mani (ora è apparsa anche la sinistra) che il fantasma tiene giunte vicino alla scacchiera.

 

“Se… se può essere d'aiuto... io il linguaggio dei segni un po' lo capisco... Una volta ho lavorato come aiuto-infermiera presso un ospedale dove c'erano alcune persone prive della parola e lì ho imparato le basi per comunicare più agevolmente con loro...”

 

Mi lascio scappare un sospiro di sollievo, rilassandomi un pochino (finalmente qualcosa che va per il verso giusto [era anche ora…]). Anche Link sembra quasi compiaciuto dell'intervento di Miranda-san. La signora Martin, poi, è talmente felice che le prende le mani fra le sue, asciugandosi le lacrime dagli occhi.

 

“Oh, cara, è proprio il cielo che vi manda!”

 

Miranda-san arrossisce, decisamente imbarazzata, ma riesce in un attimo a ricomporsi (è proprio cambiata da quando l'ho conosciuta in quel villaggio in Germania [bastano anche solo pochi mesi per cambiare in meglio, anche se non tutti riescono ad accettarlo]). Subito la sua attenzione viene attirata dalle mani del signor Martin, che iniziano a muoversi rapidamente in tutte le direzioni. La vedo seguire attentamente quei movimenti, traducendoli istantaneamente nella sua lingua madre.

Riesco a individuare un paio di parole in tedesco guardando i movimenti delle sue labbra, ma non mi devo preoccupare troppo. Appena le mani cessano il loro movimento convulso, lei riprende fiato e si gira verso di noi.

 

“Molto bene. Il signor Martin dice che non intende abbandonare questo luogo fino a che non si presenterà un giocatore di scacchi tanto bravo da batterlo. È contento che oggi ci siamo presentati così in tanti... e chiede chi sarà il suo primo avversario...”

 

Quando Miranda smette di parlare, risponde con un sorrisino imbarazzato alla faccia incredula della vecchia (come se fosse colpa sua se quel dannato fantasma ha delle richieste assurde [sono sempre più tentato di prendermi l’Innocence con la forza e andarmene, lasciando qui tutti quanti]) e fa scivolare dall’uno all’altro di noi uno sguardo d’attesa, mentre Link e il moyashi si guardano incerti.

Roteo gli occhi e mi concedo uno sbuffo stizzito: quindi se ho capito bene questo fottuto spirito intende mettere in palio l’Innocence in una sfida a scacchi? Al diavolo, non potevamo capitare peggio! A giudicare dalle facce degli altri, nessuno di loro sa giocare… io non posso dire di essere un maestro, ma grazie a Tiedoll per lo meno so distinguere i pezzi (non avrei mai pensato che mi sarebbero servite a qualcosa quelle interminabili serate in cui da bambino mi costringeva a stare a guardare lui e Marie durante le loro partite… [ecco, ci servirebbe proprio Marie stasera])

Mi faccio avanti con decisione e sposto di lato Link, andando a sedermi di fronte alla scacchiera.

 

“Tsè. Tutto questo è solo una maledetta scocciatura. Vediamo di risolverla in fretta…”

 

Mi riavvicino alla tomba, chinandomi a fianco a Kanda, per assistere più da vicino alla sfida. Non credevo che sapesse giocare a scacchi (anche se gli si addice, in un certo qual modo... servono calma, concentrazione e spiccate doti strategiche [e Kanda è uno stratega calmo e concentrato, quando vuole]). Anch'io me la cavo abbastanza, ne ho imparato i primi rudimenti durante le lunghe serate in viaggio con Mana, ma personalmente continuo a preferire i giochi di carte!

All’improvviso la mano sinistra del fantasma, che fino a poco fa si è mossa con la gemella disegnando parole nell'aria, svanisce nel nulla. A quanto pare non è più tempo di parlare.

 

Cerco di concentrarmi unicamente sulla scacchiera, provando ad ignorare il fatto che il mio avversario è soltanto una mano e non una persona in carne ed ossa della quale potrei spiare le reazioni (e che probabilmente soffrirebbe il mio sguardo truce… almeno stando a quel che ha sempre detto Tiedoll… [accidenti a lui e alle sue scemenze!]).

Faccio un cenno al fantasma, per chiedergli come ripartire i pezzi e ho quasi la sensazione che se, avesse un viso, vi vedrei stampato sopra un sorrisino tra il compiaciuto e l’eccitato mentre la sua mancina ricompare per un attimo, giusto per permettergli di rispondermi. Guardo le mani agitarsi nell’aria e poi lancio un’occhiata a Miranda; lei subito si precipita in ginocchio accanto a me per tradurre.

 

“Ehm… sì, ecco, il signor Martin dice che ti lascia il nero perché trova sia un colore che ti si addice molto di più”

 

Esita, la tedesca, nel dire le ultime parole. Io semplicemente ignoro lei e le speculazioni filosofiche del mio avversario e giro la scacchiera in modo che lui abbia davanti i pezzi bianchi.

 

“Tocca a te, fantasma”

 

Martin muove ma, per ovvie ragioni, non può dichiarare ad alta voce la sua mossa. Non lo faccio nemmeno io, quando gli rispondo avanzando un pedone in maniera quasi speculare alla sua. Non so che tipo di giocatore ho di fronte (certo che se non ha ancora trovato nessuno capace di batterlo non sarà poi così scarso), ma non sono abbastanza abile in questo gioco (mi è sempre stato troppo sulle palle per impegnarmici a fondo) da poter pianificare una strategia di lungo termine… devo solo cercare di non farmi fregare.

 

La partita sembra procedere velocemente. Kanda è rapido a elaborare strategie e muovere i pezzi, ma il signor Martin dimostra subito di essere un osso duro. A ogni mossa del giapponese ne segue immediatamente una del fantasma, senza che questi abbia bisogno di rifletterci più di tanto. Comincio a capirci poco, a dire il vero, allora distolgo lo sguardo dalla scacchiera per guardarmi meglio attorno.

Link e Miranda si sono avvicinati alla tomba ed entrambi stanno seguendo attentamente il gioco. Link è concentrato, Miranda-san più incuriosita che altro (anche lei non pensava che Kanda fosse tipo da scacchi? [Il Kanda che tutti conoscono no di certo...]). Anche la signora Martin sta assistendo alla sfida, una mano sulla pietra fredda della lapide del fratello.

Cerco subito i due Finder che ci hanno accompagnati, e li trovo vicino a una grande tomba a pochi metri da noi che stanno ricontrollando per l'ennesima volta l'attrezzatura anti-Akuma. Li saluto con un cenno del capo. Non so perché ma ho la sensazione che debba succedere qualcosa da un momento all'altro, e avere gente fidata attorno mi rende più tranquillo.

 

Con il procedere della partita, mi accorgo che questo dannato fantasma mi sta mettendo in difficoltà. Sembra giochi a caso e ciò mi impedisce di prevedere la sua (inesistente?) strategia, per cui mi devo ridurre a copiare quasi specularmente le sue mosse, sperando in un suo errore.

Quando mi mangia un inutile pedone con il cavallo, mi trattengo a stento dal distendere le labbra in un ghigno soddisfatto (io non posso vedere lui, ma lui può vedere me). Con la mossa successiva gli faccio fuori la regina (un grosso problema di meno) e arrivo con l’alfiere proprio accanto al suo re.

Al mio fianco, Link annuisce soddisfatto (sembra quasi che abbia capito cosa sta succedendo… [che sappia giocare anche lui?])

 

“Ottima mossa, Kanda”

 

Uh? Sembra che Kanda stia vincendo... meno male, prima ce ne andiamo da qui e meglio è (anche se è solo una sensazione [ma di solito non sbaglio, purtroppo]).

L'atmosfera pare decisamente più rilassata. Anche Miranda-san sta sorridendo e Link... sembra addirittura guardare Kanda con occhi diversi (cos'è quel che vedo, rispetto? [Era anche ora che uno dei due la smettesse con i comportamenti infantili...])

Sembra che tutto si stia risolvendo per il meglio, ma sorrisi e sguardi si gelano improvvisamente quanto la destra del signor Martin, tranquilla e placida, porta a compimento la sua mossa.

Sollevando delicatamente l'alfiere bianco, facendogli risalire in diagonale la scacchiera e depositandolo infine tre caselle più su, il signor Martin è riuscito a capovolgere completamente la situazione.

Alla sua mossa, vedo perfino Link impallidire e quel che poi gli esce dalle labbra è poco più di un sussurro incredulo.

 

“Scacco al re nero…”

 

Kanda non sembra particolarmente preoccupato. Quando lo vedo prendere il suo re per spostarlo in avanti di una casella, spero con tutto il cuore che abbia un asso nella manica, ma non mi illudo.

Il signor Martin è già pronto a tutto. Appena il re nero si ferma, infatti, il cavallo bianco inizia la propria corsa nella sua direzione, verso la sommità della scacchiera.

Scacco matto.

Link si porta le mani al viso mentre Miranda-san soffoca un singhiozzo, non so se è perché abbiamo perso o perché è Kanda ad aver perso (e quando Kanda perde... non si sa come va a finire [anche perché di solito Kanda non perde mai]). Viene però distratta dalla destra del signor Martin, che si è improvvisamente messa a disegnare cerchi nell'aria.

Mi avvicino anch'io per capirci qualcosa, e vedo che anche la sinistra è apparsa. Entrambe le mani, ora, stanno danzando di fronte agli occhi di Miranda-san.

 

Il complimento di Link prima e il suo sussurro preoccupato poi, quando il fantasma mi fa scacco, mi lasciano entrambi indifferente. Non ho mai amato molto gli scacchi, è vero, ma devo riconoscere che sono un gioco in cui servono grandi doti per vincere (le doti di uno stratega, di un guerriero [e quelle le avrei, ma mi manca la pratica]) e la più importante di esse è la capacità di non farsi influenzare da nulla.

Certo è che questo Martin è molto bravo. Gli ho mangiato la regina ma lui non si è minimamente scomposto e in sette mosse mi ha dato scacco. Scacco matto. Sì perché, anche se forse l’ispettore non se n’è ancora reso conto, io ho capito benissimo di non avere più scampo. Far avanzare il re di una casella è solo un palliativo, una formalità prima che lui sposti quel dannato cavallo che finora ho (stupidamente) ignorato e mi metta all’angolo…

Però non mi dà fastidio essere stato sconfitto così velocemente. Non da uno come lui.

 

“Matto al nero”

 

Lo dico io al posto suo. Di certo lui non capirà, ma forse chi mi conosce almeno un po’ (probabilmente solo il moyashi [non devo pensare a lui!]) si renderà conto che è il mio modo di complimentarmi.

Sulle labbra mi passa rapida una smorfia impercettibile: mi è venuta una stupida voglia di imparare a giocare seriamente a scacchi… scuoto appena la testa mentre, puntando Mugen a terra, faccio per rialzarmi. Subito però il movimento convulso che iniziano a fare le mani del fantasma attira la mia attenzione: cos’ha adesso da agitarsi così tanto? Lancio un’occhiata a Miranda e inarco un sopracciglio nel vedere l’altalenarsi delle sue espressioni facciali.

 

“Ehi, cosa sta dicendo?”

 

Sbotto, rivolto a lei. La donna però sembra non aver nemmeno sentito la mia domanda, perché continua a mormorare parole dal suono duro e aspro (starà traducendo in tedesco quel che gli dice) ma con una vocina flebile e spaventata. Mi sto spazientendo. Abbiamo già perso abbastanza tempo dietro a questa stupida missione, non ne posso veramente più… Quando infine tace, stringo gli occhi e la fisso severo. Sotto il mio sguardo glaciale, lei impallidisce ma non parla.

 

“…e allora?! Vuoi spiegarmi o no cos’ha detto di tanto sconvolgente?”

 

All'esclamazione di Kanda mi giro verso la scacchiera per capire cosa stia succedendo, e vedo entrambe le mani del signor Martin muoversi freneticamente di fronte agli occhi di Miranda-san.

Girano in tondo, su e giù, come farfalle impazzite, eppure... quello che stanno «dicendo» ha di sicuro un senso, anche perché vedo Miranda-san annuire a tratti.

Improvvisamente la vedo arrossire, poi portarsi una mano alla bocca (sembra che si stia sforzando per trattenere... una risata?! [Voglio assolutamente sapere cosa le ha detto il fantasma!]).

Infine impallidisce, quando le mani del fantasma cessano le loro acrobazie e Kanda inizia a fissarla torvo.

 

(perché non è arrabbiato per la sconfitta

[si è comportato bene con l'avversario,

ciò vuol dire che a modo suo lo rispetta],

ma ora vuole che la missione

[questa giornata]

si concluda in fretta

e non è disposto a tollerare altre perdite di tempo)

 

Vorrei chiederle cosa non va, ma Kanda mi precede con il suo solito fare brusco.

Lo guardo malissimo, avvicinandomi a Miranda-san e mettendole una mano sulla spalla. Dannazione, Kanda, potresti chiedere con un po' di cortesia, ogni tanto! (Tanto io so che ne saresti capace! [è solo che non vuoi...]). Che rabbia, non capisce che urlandole contro in questo modo ottiene solo di perdere ancora più tempo?

 

(Allontanare le persone non è sempre la scelta migliore

[questo caso ne è un esempio]

un po' di gentilezza verso il prossimo

potrebbe portare dei vantaggi

[anche se forse è un modo egoistico di vedere le cose]

non credi?)

 

Ignoro Kanda (cercando di mascherare il più possibile l'irritazione) e cerco di guardare negli occhi Miranda-san, ma lei sfugge il mio sguardo.

 

“Miranda-san, potresti tradurci quello che ti ha detto il signor Martin? Per favore!”

“Oh santo cielo, no... Non posso!”

 

Mi risponde lei, scuotendo la testa con fervore. Sospiro, non sapendo cos'altro dire ma continuando a restarle vicino. Si rifiuta categoricamente di tradurre quanto il signor Martin le ha detto, ma più ci penso più non riesco ad immaginare cosa possa essere di tanto tremendo da terrorizzarla in questo modo!

Dopo un paio di minuti di silenzio, durante i quali osservo con la coda dell'occhio i movimenti di Kanda (è una mia impressione o è più scocciato del solito? [allora non è tutto come a Matera, neh baKanda?]), è Link a risolvere la situazione avvicinandosi a sua volta a Miranda-san.

 

“Miss Lotto, lei sta semplicemente traducendo in maniera letterale quello che il signor Martin ha espresso. È corretto?”

 

Un timido cenno di assenso da parte di lei gli consente di continuare la sua opera di convincimento.

 

“Bene. Dato che il contenuto del messaggio non dipende dalla sua volontà, sono certo che nessuno le muoverà contestazioni per ciò che dirà...”

 

Un nuovo cenno di assenso, questa volta più convinto. Miranda-san è più calma ora, e quando la vediamo prendere un gran respiro ci avviciniamo tutti, in attesa di sentire il contenuto di quel messaggio.

 

Sbuffo stizzito alla testardaggine di Miranda (e alle occhiate di fuoco che mi rifila il moyashi [e adesso cosa vuoi da me, eh?]), e poi non riesco a trattenere una smorfia innervosita quando finalmente Link fa qualcosa di utile alla società convincendola a farsi portavoce del fantasma (qualunque cosa dica, non sono così scemo da prendermela con lei!).

Chiudo gli occhi per un secondo, cercando di calmarmi, prima di riportare nuovamente lo sguardo su di lei per spronarla a parlare.

Peccato che quel che lei recita, all’improvviso e in tutta fretta, senza nemmeno prendere fiato, alla fine non mi piaccia per niente…

 

“Scacchisti, udite! Un'immortal tenzone

in brevi tratti il verso mio dipinge.

Inoltra il Re dei Bianchi il suo pedone,

Quel del Re Nero contro a lui si stringe.

L'assalta un Cavalier; ma gli si oppone

quel della Donna e i colpi suoi respinge.

Alla quarta d'Alfier l'Alfier si pone,

la Donna il suo pedon d'un passo spinge.

L'altro Cavallo accorre. Al primo è sopra

l'Alfiere e il preme. Egli il pedone uccide,

benché al nemico acciar la Donna scopra.

Ed essa muor, ma non indarno. In fallo

cadde il duce dei Neri: ei non previde

scacco d'Alfiere e matto di Cavallo”

 

Finita tutta d'un fiato l'ultima strofa, Miranda-san chiude gli occhi e si porta le mani sulla testa. Gesto automatico quanto inutile, se ne rende conto, quando si ricorda che destinatario del sonetto/sberleffo è Kanda...

L'aria si fa improvvisamente gelida e gli sguardi si voltano verso di lui. Facciamo tutti un inconscio passo indietro, ma non c'è posto per ripararsi dalla furia che (ne sono certo [fossi in lui me la sarei presa pure io, almeno un pochino]) scoppierà nei prossimi istanti. Solo la signora Martin e Miranda-san restano al loro posto, la prima perché impegnata a scuotere la testa in direzione della lapide, rimproverando mentalmente il fratello per la dedica poco cortese, la seconda perché letteralmente impietrita dal terrore.

 

Appena la voce già flebile di Miranda si perde nell’aria fredda, per un attimo ho la percezione vivida di come tutti si aspettino il compiersi della tragedia. Ma è solo un attimo. So che il mio cervello ha registrato a livello inconscio la presa per i fondelli che le parole della tedesca mi hanno riportato e so altrettanto bene che non dovrei fare quel che in realtà mi accorgo che il mio corpo sta già facendo (sono sempre stato un tipo istintivo io).

Con la coda dell’occhio noto Link e Walker arretrare di un passo, mentre le due donne rimangono immobili. Nei decimi di secondo che impiego a fulminare con lo sguardo quel maledetto fantasma,

 

(che infame!

Sta persin battendo le mani divertito!

[Vorrei che non fosse già morto

solo per poterlo uccidere io!])

 

sollevare Mugen e schiantarla sulla scacchiera, spezzandola in due, intravvedo il moyashi che allunga inutilmente una mano verso di me, come per fermarmi (provaci! È la volta buona che ci finisci anche tu sotto la lama della mia spada!)

 

“Fottuto bastardo!”

 

Ruggisco, estraendo violentemente la lama dalla tavola di legno, per poi allontanarmi a grandi passi, senza più curarmi di nulla. Vadano pure a farsi fottere l’Innocence, la missione e tutto il resto! Quanto vorrei non essermi mai svegliato questa notte!

 

Quando vedo Kanda sfoderare Mugen, ed abbatterla in direzione della scacchiera, allungo d'impulso la sinistra per proteggere Miranda-san dal colpo. Lui però è decisamente più veloce di me, e quando riesco a compiere fino in fondo il mio inutile gesto, la lama della katana è già passata oltre.

Chiudo involontariamente gli occhi nell’udire il rumore secco della scacchiera in legno che si spezza a metà. Li riapro subito dopo, quando lo sento inveire contro il signor Martin. Kanda è proprio di fronte a noi, ma sembra non notarci nemmeno; lo vedo ritrarre bruscamente il braccio allungato fra me e Miranda-san, rischiando di nuovo di far del male a qualcuno con l'affilatissima lama di Mugen, per poi allontanarsi dal gruppo senza nemmeno rinfoderare la spada.

Lo seguo dirigersi verso alcune tombe vuote, non troppo lontano, ma in direzione opposta a quella dove si trovano i finder che ci hanno accompagnato stasera.

Il sudore mi scende freddo giù per la schiena e faccio fatica a respirare. Sento la testa confusa, come ovattata, l'unica sensazione chiara è la paura che ho provato e sto ancora provando: paura per me e per gli altri (poteva finire molto male), ma anche per Kanda... Una cosa del genere, se apparisse nel rapporto della missione (e non credo che stavolta Link sarà disposto a fargliela passare liscia), potrebbe metterlo nei guai con le alte sfere: non è un atto di insubordinazione, ok, ma è comunque un gesto avventato che rischia di mettere in discussione la fiducia che l'Ordine ha nei suoi confronti...

Dannazione, non ci capisco davvero più niente. Non mi sarei mai aspettato una cosa del genere, da lui (nemmeno dal Kanda di Matera [ma il Kanda di Matera non esiste più...])! Cioè, mi aspettavo una reazione, questo sì, (e anche violenta... il fantasma ci è andato giù pesante [e Kanda non è tipo da stare agli scherzi, no no])... ma accidenti, un conto è prendersela con il fantasma, un altro è tirare in mezzo gente che non c'entra nulla!

Lentamente riacquisto il controllo del mio corpo, mentre il panico (scongiurato il pericolo) si trasforma in rabbia.

Vorrei potergli urlare dietro tutto quello che sto pensando: che è un idiota, che poteva far male a qualcuno, che accidenti a lui quello non è il modo di comportarsi anche se ce l'ha a morte con il mondo (con me)...

Ma non posso.

Rovinerei tutto il lavoro prezioso che ho fatto finora, e non voglio. Nonostante tutto penso che valga ancora la pena tentare di riconquistare la sua fiducia. Tento quindi di rafforzare la mia maschera di tranquilla indifferenza, ingoiando ogni singola imprecazione che mi viene alle labbra, ma mi accorgo subito di non riuscirci più bene come prima... benché la mia espressione sia tornata calma e posata, il tremito dei pugni lungo i fianchi dimostra tutta la tensione che sto accumulando. Stringo i denti pur di non parlare (chissà cosa potrebbe scapparmi di bocca, in quel caso), ma non so quanto resisterò prima di crollare.

Questa logorante giornata è ancora lunga, e la missione è tutt'altro che finita. Chiudo gli occhi e respiro a fondo, relegando temporaneamente il mio problema con Kanda in un angolino della mia mente, poi mi volto per dare un'occhiata alla situazione.

La scacchiera spezzata è finita per terra, i pezzi sparsi attorno. La signora Martin li sta raccogliendo uno per uno, rivolgendo ogni tanto un’occhiataccia alla lapide del fratello che al momento ha pensato bene di tagliare la corda, dissolvendosi nell'aria.

Timcanpy, sentendo la confusione che si è creata, è uscito dal suo nascondiglio e le sta dando una mano, svolazzandole attorno e passandole i pezzi che sono caduti più lontano.

Link è in piedi, poco dietro di me, e ha lo sguardo fisso sulla scacchiera. Lo vedo abbassarsi e prendere le due metà, guardandole con occhio critico. È visibilmente nervoso e sicuramente preoccupato, sia per il comportamento di Kanda, sia per il fatto che (con il fantasma sparito e la scacchiera inutilizzabile) la missione di recupero dell'Innocence si è ulteriormente complicata.

Decido di ignorarlo (se la cava benissimo da solo, e io ho cose più importanti a cui pensare) e mi rivolgo a Miranda-san.

È ancora ferma dov'era quando ha terminato di ripetere quell'assurda poesia, e sta osservando Kanda che si allontana. Trema leggermente, però non sta piangendo e il suo sguardo è perplesso ma fermo, non impaurito come mi sarei aspettato.

 

“Tutto bene, Miranda-san?”

 

Mi sforzo di chiederle, mettendole la destra sull'avambraccio e dando una rapida occhiata alle sue condizioni. Nonostante sia lievemente impallidita per la tensione, mi stupisco nel constatare che non ha neanche un graffio.

 

Mi allontano a grandi falcate dalla tomba del bastardo. Vorrei solo andare il più lontano possibile da questo dannato cimitero e da questi idioti (tutti quanti!) con cui invece sono costretto a lavorare.

Quando sono a qualche metro di distanza dagli altri (il mio senso del dovere [che stasera ho allegramente mandato a puttane…] mi proibisce di abbandonare il teatro di una missione), mi fermo e comincio a razionalizzare la situazione: ho fatto un’emerita stronzata distruggendo la scacchiera. Non che me ne freghi molto per quel pezzo di legno in sé, il problema è se Link ha intenzione di farne rapporto (in quel caso sono fottuto). Devo assolutamente recuperare il mio equilibrio interiore, non posso più permettermi cose di questo genere…

Rinfodero Mugen con un gesto secco che risuona netto nel silenzio del cimitero e chiudo gli occhi, irrigidendomi. Mi siedo a terra, la schiena contro una vecchia cappella, le braccia poggiate sulle ginocchia piegate e la testa rovesciata all’indietro. Cerco di iniziare i miei esercizi di respirazione, per poi tentare di meditare almeno per un attimo (mentre gli altri tre sfidano lo stronzo a scacchi [sempre se si degna di ricomparire, quel vigliacco…]), ma la voce di Miranda mi distrae immediatamente. Non che di solito mi importi di quel che dice quella donna, però se sento il mio nome è un’altra faccenda. Aguzzo le orecchie, perché parla con voce molto flebile, ma le risposte sull’isterico andante che mi offre il moyashi mi facilitano il lavoro.

 

“S-sì, tranquillo, Allen-kun. Sto benissimo”

“Meno male... per un attimo ho temuto il peggio!”

 

Sempre il solito ansioso, lui… Faccio una smorfia: è ovvio che stia bene, non ho mica colpito lei con la katana, né volevo farlo…

 

“No, non devi preoccuparti... Kanda-kun non aveva intenzione di far male a nessuno”

“Eh? Cosa intendi?”

 

L’incredulità del moyashi è in parte anche la mia, sebbene lo stesso sentimento sia orientato su argomenti diversi. Mi sorprende che Miranda abbia riconosciuto la mia intenzione non aggressiva nei suoi confronti (solitamente, chiunque, appena mi vede con la mano alla spada, è convinto che io voglia ucciderlo…), ma soprattutto che mi difenda (perché è questo che sta facendo!).

Raddrizzo la testa e socchiudo appena gli occhi, osservando la scena che si sta svolgendo accanto alla lapide. La vecchia è china a raccogliere i pezzi dispersi sul prato, mentre Link e la mammoletta sono attorno alla tedesca, attenti alle sue parole. Lei annuisce leggermente e indica la scacchiera distrutta con un gesto appena accennato.

 

“Vedete... non so come ho fatto a capirlo, ma sono sicura che lui abbia mirato solo ed esclusivamente alla scacchiera”

 

L’espressione del biondino dice chiaramente che le crede forse ancor meno del moyashi (perché Walker mi conosce, sa che non avrei mai colpito senza motivo la donna): mi lancia un’occhiata innervosita, cui io rispondo con uno sguardo torvo, poi torna a prestare attenzione agli altri due.

 

“A proposito di scacchiera… ora come si fa?”

“Beh ispettore, per quello posso applicare un Time Record…”

 

La tedesca lo dice con una certa sicurezza, materializzando tra le sue mani l’Innocence. Poi sorride e si rivolge alla vecchia.

 

“Purtroppo però, una volta che avrò rilasciato l'evocazione, la sua scacchiera tornerà a pezzi... mi spiace, signora…”

 

Tsè. Bene, anche questo problema è risolto. Adesso si tratta solo di far ricomparire quello stupido fantasma e vincere una stupida partita… spero solo che uno dei tre ne sia in grado, altrimenti potrei non rispondere di me…

 

“Oh, non si preoccupi, cara! Tanto, a quanto mi avete spiegato, una volta che sarà stato sconfitto, il fantasma di mio fratello smetterà di infestare questo cimitero, no? A quel punto la scacchiera non mi servirà più... e a dire il vero io gli scacchi li ho sempre odiati!”

 

La signora Martin risponde con una lieve risata, rialzandosi e spolverandosi la gonna sporca di terriccio. Per fortuna non ha preso male la notizia (un altro al suo posto si sarebbe arrabbiato, se non altro per una questione di principio... lei invece si preoccupa più di rassicurare Miranda-san [e con il suo ottimismo riesce perfino ad alleggerire un po' l'atmosfera])!

L'esorcista tedesca attiva la propria Innocence. In pochi istanti la scacchiera ritorna integra, e di conseguenza il fantasma del signor Martin fa la sua ricomparsa, iniziando a tamburellare le dita con impazienza. Lo guardo un po' storto. Dico, capirei il suo punto di vista, se non fosse che questo ritardo l'ha causato lui (provocare Kanda non è mai una mossa intelligente [mah... fra lui e la sorella quello di stuzzicare il can che dorme sembra un vizio di famiglia!])... Quando anche la sinistra riappare e le due mani ricominciano la loro danza, Miranda-san è già pronta a tradurre.

 

“Il signor Martin vuole sapere chi sarà il suo prossimo avversario”

 


 

PREVIEW

Capitolo 6 - Tra buio e polvere, una decisione presa in quattro mosse

Non ho quasi il tempo di accorgermi di quel che sta succedendo e ancor meno di scansarmi, che l’Akuma abbatte con un solo colpo il resto della cappella.

Poi attorno a me vedo solo buio e polvere.

[…]

Mi urlerà dietro, lo so. Mi odierà ancora di più. Beh, chissenenfrega.

Mi alzo di scatto, ribaltando la scacchiera, afferrando Link per il colletto e forzandolo a sedersi al mio posto.

 


 

IL POST-IT DELLE AUTRICI

Piccola premessa: dato che questa fic è piena zeppa di citazioni e ispirazioni della più disparata origine (la maggior parte delle quali logiche solo per le nostre menti malate XD), d’ora in poi useremo questo spazio per dare i giusti credit a persone e cose che se li meritano e per ogni altra spiegazione relativa al capitolo che avete appena letto.

Dunque iniziamo…

 

-         La partita di Kanda e il sonetto recitato da Miranda: la partita giocata da Kanda è ispirata alla sfida Légal/St. Brie disputata a Parigi nel 1750 (http://it.wikipedia.org/wiki/Matto_di_Légal). Il sonetto invece è stato composto dal Conte de Cambray Digny in riferimento ad una variante dello stesso matto.

 

Le autrici saranno disponibili per un incontro col pubblico durante la Fumettopoli che si terrà all’Hotel Executive di Porta Garibaldi (Milano) nei giorni 20 e 21 febbraio prossimi. Nel caso abbiate richieste, dubbi e curiosità potrete sottoporle alla loro attenzione.

Sempre se riuscirete a riconoscerle, impedirne la fuga e a trattenerle per il tempo necessario, ovviamente…

 

Prima di salutarvi, vogliamo proporvi un piccolo quesito riguardante l’Angolo di Allen. Come avrete ormai capito, ci stiamo divertendo a far entrare in scena ad ogni capitolo un pg nuovo. Secondo voi, chi sarà il/la prossimo/a? Si accettano scommesse! XD

 

Per questo capitolo è tutto! Se avete un qualsiasi dubbio, chiedete pure!

E ricordate… in missing moments we trust!

 

Alla prossima!

Lety&Mistral

 

 

 

NEXT SHOT ON MAR 1st, 2010

Don’t miss it!

 

 

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Capitolo 6
*** Tra buio e polvere, una decisione presa in quattro mosse ***


Nota delle autrici

 

Nota delle autrici:

Dato che l'Angolo di Allen di questa fanfic è strutturato come quello della precedente e ne è la continuazione, tenderà anche qui ad assumere proporzioni chilometriche (perché i pg sono tanti e le recensioni per fortuna pure! ♥)

Se per caso non vi interessasse, potete passare tranquillamente all'inizio del capitolo vero e proprio. Vi assicuriamo che questo non pregiudicherà la completa comprensione della storia.

Grazie e buona lettura!

Lety&Mistral

 


 

L'ANGOLO DI ALLEN

01 Marzo 2010

 

*Ordine Oscuro - corridoi*

 

Niente e nessuno sembra infrangere il silenzio che permea i corridoi bui dell'Ordine. È quasi sera, ormai, e le lampade già accese disegnano ombre affilate sui muri.

Solo due di queste procedono speditamente lungo uno dei passaggi, benché la seconda - più bassa di quella che la precede - ogni tanto si fermi perplessa guardandosi attorno per poi rincorrere nervosamente l'altra.

Un leggerissimo «tsè» riceve in risposta uno sbuffo scocciato.

“Ehi, baKanda, vuoi fermarti o no? Non riconosco questo corridoio, non è che ci siamo persi?”

“Tu non riconosceresti neanche camera tua, moyashi” replica l’altro, senza nemmeno voltarsi “Io so esattamente dove sto andando. E nessuno ti ha detto di seguirmi”

“Il mio nome è Allen... e si può sapere perché te ne sei andato in quel modo? Capisco che quella recensione non ti abbia fatto piacere, ma così tutta la fatica per tenere unito il gruppo finisce nel cestino! Vuoi ricominciare a rispondere pure tu, per caso?”

Sentendo l’ultima frase, Kanda si ferma e volta la testa verso il ragazzo. Avrebbe potuto tranquillamente ignorare tutto il suo sproloquio e andare avanti per la sua strada senza farsi il minimo problema né per questo, né per aver piantato il gruppo senza una parola. Ma effettivamente l’osservazione di Allen lo fa riflettere: ha fatto di tutto per radunare quante più persone possibili per farle lavorare al posto suo (perché a lui recensire proprio non piace!), ha perfin sopportato gente altrimenti insopportabile come la Fay o quel marmocchio che si crede un esorcista… adesso non può permettersi che quell’armata brancaleone si sciolga solo perché lui non è presente.

“Tsè. Per quanto mi scocci ammetterlo hai ragione, moyashi. Se non li guardiamo a vista, quelli spariscono in un attimo. Muoviti, dobbiamo tornare indietro”

“Lo so che dobbiamo tornare indietro, baKanda, è mezz'ora che lo dico…” risponde l'albino girando sui tacchi ma fermandosi subito, giusto in tempo per evitare di ricevere in faccia la porta che si sta aprendo in quel momento.

Dall'uscio socchiuso fa capolino la chioma arruffata del generale Tiedoll.

“Yu-kun, figliolo, che bello vederti! Sei venuto a trovare il tuo paparino? Ma come fai a sapere che sono a appena rientrato da una missione?!”

Al vedere il suo maestro, l’espressione di Kanda per un rapidissimo attimo si approssima ad un qualcosa che, se non fosse che si tratta del giapponese, potrebbe essere definito terrore. In realtà ciò che il suo viso esprime è più in misto tra incredulità, insofferenza e voglia di trovarsi da tutt’altra parte; anche se, nel giro di pochi istanti, lo spadaccino ha recuperato in pieno il suo self control.

Ed è quindi con voce assolutamente piatta ed espressione altrettanto monolitica che risponde all’ampio sorriso del generale. “Non lo sapevo, infatti. È assolutamente un caso che io mi trovi qui”

“Che timidone! Proprio non vuoi ammettere che mi vuoi bene, eh? Mi si spezzerà il cuore un giorno o l'altro... oh, ma guarda un po' chi abbiamo qui! C'è anche Allen-kun! Qual buon vento, figliolo?”

“Ehm... buon pomeriggio, generale!” risponde l'esorcista dai capelli bianchi, arretrando di un passo e lanciando occhiate nervose al giapponese. Il generale Tiedoll è davvero un'ottima persona, ma di solito Kanda non prende molto bene la sua presenza. “Ecco, io e Kanda siamo solo di passaggio, stavamo andando... dal Supervisore Komui, sì, abbiamo delle pratiche da sbrigare!”

“Oh, molto bene! Mi fa piacere che andiate d'amore e d'accordo, quindi non vi trattengo oltre... Anzi, sapete cosa vi dico? Dato che devo consegnare il rapporto di questa missione, credo proprio che verrò con voi!”

Mentre termina la frase, il generale si è già chiuso la porta alle spalle.

E stavolta, l’espressione di Kanda è veramente allucinata. Ok, sta cercando recensori. Ok, è disposto a tollerare la presenza di gente normalmente intollerabile. Ma Tiedoll no. È troppo!

Il problema è che c’è anche il moyashi: e con lui lì presente non può certo mostrarsi sconvolto per la presenza del maestro.

Mastica amaro, molto amaro, lo spadaccino mentre si incammina cupo dietro gli altri due, già intenti in una cordiale dissertazione sui dolci tipici dell’ultimo paese visitato dall’artista.

 

Nel frattempo, nella sala dell'ingresso all'Arca, Komui è sul piede di guerra. Elmetto giallo in testa e trapano tra le mani, è pronto a tutto pur di ritrovare i due esorcisti che gli possono permettere di dedicarsi a qualcosa che non sia il solito lavoro!

“Signorina Fay, la prego di lasciarmi andare! Sono pur sempre il responsabile di quei due ragazzi, è mio compito assicurarmi che stiano bene!”

“È suo compito preoccuparsi dell’amministrazione della Sede Centrale, Supervisore Lee!” rimbecca pronta la segretaria, tenendo saldamente per il colletto uno scalpitante Komui “Quindi ora mi faccia la cortesia di tornare in ufficio! Glielo dica anche lei, Reever!”

“Reever, diglielo anche tu che dobbiamo trovarli subito!” ribatte il Supervisore, subito supportato dal collega asiatico.

“Komui non ha tutti i torti... potrei andare io a cercarli” esclama quindi Bak, farfugliando subito dopo qualcosa che suona sospettosamente come un «...così la dolce Linalee-chan mi acclamerà come suo eroe!»

Reever si mette le mani nei capelli, guardandosi attorno e cercando una soluzione, e vede il resto del gruppo dirigersi con passo deciso verso il corridoio dove sono spariti Allen e Kanda.

“Mi spiace per voi ma credo che se ne stiano già occupando”, sospira, per poi far scrocchiare in maniera inquietante le nocche delle mani. “Che ne dite di lavorare un po', mentre li aspettiamo?”

 

L’urlo inquietante di Komui raggiunge i quattro che nel frattempo si sono allontanati. Timothy fa una smorfia a metà tra lo spaventato e il comprensivo e si volta per un istante indietro. “Uh, certo che fare il capo dev’essere proprio un lavoro duro, neh Due Nei?” esclama, rivolto a Link.

Sentendosi chiamare con quel soprannome che tanto detesta, l’ispettore lancia un’occhiata irosa verso Lavi, poi trae un sospiro e sposta la sua attenzione sul ragazzino. “Timothy, ti pregherei di non prendere le brutte abitudini di Bookman Jr., non si addicono ad un membro dell’Ordine Oscuro. Comunque sì, fare il capo è un lavoro duro, ma non credo sia per questo che il Supervisore Lee si lamenta”

“Eh, non ti preoccupare ragazzino!” esclama Lavi, fermandosi un attimo per parlare a quattr'occhi con il più piccolo. “Komui-san si lamenta sempre in modo così melodrammatico quando deve lavorare... ci farai l'abitudine, vedrai! Ora continuiamo, sennò quei due non li becchiamo più”

“Preferisci che io vada avanti, Lavi-kun?” sussurra Linalee avvicinandosi.

“Nah, tranquilla!” risponde lui, per poi fermarsi improvvisamente e far zittire il resto del gruppetto con un cenno della mano. “Sento dei passi in avvicinamento... forse sono loro!”

Proprio come intuito dal rosso, pochi istanti dopo la sagoma di Allen compare in fondo al corridoio. Timothy si slancia subito con i pattini nella sua direzione, salvo poi inchiodare appena vede chi accompagna l’esorcista inglese: finire dritto dritto tra le braccia di Tiedoll, per di più lanciandosi di sua spontanea volontà e con tutta quella foga, non gli sembra una buona idea. Per carità, il generale gli sta pure simpatico, ma è… ecco, un tantinello soffocante nelle sue attenzioni. Peccato che il suddetto esorcista si sia accorto (e abbia frainteso) l’intenzione del ragazzino.

“Timothy-kun, vieni qui e fatti abbracciare!” esclama infatti Tiedoll, spalancando le braccia e partendo in corsa verso di lui. Andare in giro sui pattini conferisce rapidità, ma non certo facilità di manovra: Timothy non fa in tempo a voltarsi per scappare via che si ritrova bloccato nell'amorevole quanto ferrea stretta del generale.

“Che bravi i miei figlioli che vengono a salutare il loro paparino al ritorno dalla missione!” sussurra quindi questi, lasciandolo poi finalmente libero di andare a rifugiarsi dietro Allen, mentre si asciuga una lacrimuccia di commozione.

“Generale, quante volte glielo devo dire che non siamo qui per lei?” interloquisce secco Kanda, rimasto indietro di pochi passi rispetto ai due. “E lasci stare quel ragazzino, lo sta soffocando con le sue attenzioni” continua poi, indicando con un cenno annoiato Timothy.

Allen sta per aggiungere qualcosa, incerto se preoccuparsi delle condizioni del più piccolo o se contestare i modi poco rispettosi di Kanda, quando un nuovo urlo lo blocca sul posto. Il suo sguardo, come quello di tutti i presenti, corre immediatamente nella direzione da cui sono appena arrivati Timothy, Lavi, Linalee, Bookman Sr. e Link.

“Che accidenti è?” chiede Lavi, cercando sovrastare con la voce il tremendo rumore in avvicinamento.

Link tende l’orecchio, le sopracciglia aggrottate e l’aria pensierosa. “Non saprei… ma non credo sia qualcosa di pericoloso, sarebbe suonato l’allarme…”

L’esclamazione a stento trattenuta di Linalee, però, lo mette in allerta. “Questa è la voce di Komui nii-san!” dice la cinesina. Nel suo tono tuttavia, non c’è quell’ansia che ci si aspetterebbe di sentire, quanto piuttosto una vena di impazienza mista a rassegnazione.

“Ritengo sia il Supervisore Lee che cerca di nuovo di sottrarsi ai suoi doveri…” commenta Bookman Sr., un sorrisetto divertito sulle labbra.

A conferma delle sue parole, un altro urlo raggiunge le orecchie del gruppo. Questa volta è la voce della signorina Fay, decisamente inviperita.

“Supervisori Lee e Chan! Fermatevi immediatamente! Comportatevi in modo degno della carica che ricoprite!”

Al sentirla, Link si lascia scappare un sospiro. “Miss Bridget ha tutta la mia comprensione e la mia stima… non dev’essere facile lavorare con loro!”

Preceduti da Timcanpy, Komui e Bak fanno a breve il loro ingresso nel corridoio, inseguiti da segretaria e collaboratore del primo.

“Generale Tiedoll! In quanto Supervisore di questa sede le chiedo ufficialmente protezione per me e per il Supervisore Chan!” urla Komui, andandosi a riparare con il collega dietro la schiena dell’esorcista.

“Ci aiuti! Vogliono ridurci in schiavitù!” esclama Bak.

“Supervisore Chan, dubito che farvi fare il vostro lavoro possa essere considerato «schiavitù»…”, sospira Reever avvicinandosi al gruppo.

“È schiavitù costringere un bambino come me sui libri 6 ore al giorno!” si intromette Timothy, baldanzoso, sperando forse di far leva sulla solidarietà di Lavi e toccare il cuore di Tiedoll.

Ma il suo piano è mandato in fumo da Linalee, che si china verso di lui con un sorriso. “Timothy, lo so che studiare è pesante, ma pensa che ti servirà per il tuo futuro…” lo blandisce, accarezzandogli i capelli. Suo malgrado, il ragazzino arrossisce e si trincera dietro uno «Tsè» imbarazzato; Link notando la somiglianza con il tipico intercalare di Kanda, trattiene a stento una risatina e lancia un’occhiata eloquente al giapponese, il quale risponde con uno sguardo glaciale.

“Mh, io invece sono d'accordo con il fratellino di Kanda! Stare sui libri tutto il giorno senza pause è la vera schiavitù, non firmare carte bollate!” sbuffa Lavi.

“Fratellino? Lavi, che stai dicendo?” chiede Allen, grattandosi la testa.

“Massì, moyashi-chan, non hai sentito? Ha fatto «tsè» pure lui!”

“Baka usagi, taci se non vuoi essere fatto a fette” lo gela il giapponese, portando minacciosamente la mano alla spada.

La vita del rosso viene però salvata paradossalmente dall’intervento del suo stesso maestro che, invece di tirargli il solito scappellotto (evidentemente le minacce di Kanda sono un dissuasore sufficiente, secondo Bookman Sr.), fa una profonda tirata di pipa e, mentre espira, indica un punto in alto. “Penso che ci sia del lavoro in arrivo”

Le faccia atterrita di Komui al sentir nominare il lavoro, si distende subito in un ampio sorriso quando il supervisore nota il luccichio dorato che indica l’avvicinamento di Timcanpy.

“Uh uh uh, che bello, ci sono delle recensioni! Signorina Fay, mi spiace immensamente ma non posso tornare al lavoro in questo momento, devo concentrarmi sulle priorità!” esclama infatti il Supervisore coccolando il piccolo golem che gli ha salvato la vita e che ora, appoggiato sul suo cappello, sta sputando un foglio dopo l'altro.

“Sì… le priorità… certo…” sussurra la segretaria con voce sempre più flebile, finendo per afflosciarsi in ginocchio. Davanti all’entusiasmo degli altri (soprattutto di Tiedoll e Timothy), Link scuote la testa e si china accanto alla donna per aiutarla a rialzarsi e seguire il gruppetto che entusiasticamente si sta dirigendo verso il tavolo più vicino.

 


 

§ Cara Retsu89,

ciao a te! Spero che la settimana sia filata più liscia del previsto, e ti ringrazio per la recensione che sei riuscita in ogni caso a lasciarci ^_^

Sono lieto che il capitolo ti sia piaciuto e sì, è stata una sorpresa anche per me scoprire che Kanda sa giocare a scacchi... mah, magari proverò a chiedergli se gli va di fare una partita, più tardi.

Per quanto riguarda il «fate l'amore e non la guerra», invece... mh, l'idea in teoria è buona, ma in pratica la vedo un po' (tanto) più difficile, eh #O_O#

Vedremo...

Alla prossima!

Allen

 

Moyashi vedi di non dare false speranze alla gente sparando le tue solite stronzate.

E no, non ho intenzione di giocare a scacchi con un maledetto.

*si allontana per andare a meditare*

 

 

§ Carissima Mizukage,

sono davvero lieta che il capitolo ti sia piaciuto e che tu abbia trovato la reazione di Kanda in sintonia con il suo solito modo di fare… *sospira* in effetti lo è. Anche se tutti noi avremmo preferito che non lo fosse.

Ho riferito i tuoi complimenti a Miranda-san… che tenera, è arrossita tutta quando gliel’ho detto e ha iniziato a balbettare nella sua lingua madre. Non ci ho capito molto, a dire il vero, ma credo ti stesse ringraziando *sorride*

Ora ti saluto, lascio scrivere due righe anche al generale Tiedoll, credo voglia parlarti del suo Kanda-kun.

Un abbraccio,

Linalee

 

Mia cara,

chiedo scusa a te e a tutti i lettori per le reazioni di Kanda-kun nella seconda metà di questo capitolo... è sempre stato un pochino permaloso, anche da piccolo, e benché il signor fantasma sia stato poco cortese, il mio figliolo avrebbe dovuto comunque mantenere la calma.

Sono sicuro che se n'è reso conto, e che adesso ne è immensamente dispiaciuto; purtroppo però Kanda-kun ha anche... diciamo... un orgoglio abbastanza smisurato. Dubito quindi lo ammetterà mai! *sigh* Quanta pazienza che ci vuole, a volte! Per fortuna c'è qui il suo paparino che ci mette una buona parola...

Un abbraccio stretto stretto anche a te,

Froi Tiedoll

 

 

§ Cara Genesis,

ho sentito i colleghi, se non siamo di troppo disturbo approfittiamo molto volentieri dell'ospitalità! Non ti preoccupare, chiuderemo Komui e Komurin annessi nel magazzino sotterraneo... questo ci darà il tempo necessario per allontanarci senza essere seguiti.

Intanto che ci aspetti eccoti il nuovo capitolo!

Ti ringraziamo tutti per essere riuscita nuovamente a commentare: pur di leggere i vostri commenti val bene un litigio in più con i pc del laboratorio, sai?

Ci uniamo a te nel tifo perché quelle due teste dure si decidano una buona volta ad andare d'accordo, anche perché se continuassero così non servirebbe a nulla liberarsi dei Komurin.. la sede finirebbe comunque per essere devastata!

Mh...

Visto che tu sai come farti ubbidire... ti andrebbe di diventare il nostro nuovo Supervisore?

*evilgrin di tutta la Scientifica*

A presto,

Reever

 

Ehi Gen-chan! Qui è Timothy che scrive, l’esorcista più figo di tutta la Sede.

Non è che ci sarebbe un posticino anche per me? Sono piccolo non occupo molto spazio… *occhioni dolci*

Comunque grazie per il tuo commentone. A ‘sto giro eravate meno del solito e noi stiamo diventando tanti (anche se fratellone samurai brontola ancora… vallo a  capire!), ma come vedi ho avuto l’idea geniale di lavorare a coppie. Ma chissà perché di nuovo Kanda non era contento di esser finito con Allen… eppure Lavi dice che stanno così bene assieme!

Vabbè, alla prossima!

Timothy Hearst, 13 anni - esorcista

 

 

§ Cara Yvaine,

*allontana i pacchetti per farla avvicinare senza che se ne accorga*

grazie per i suggerimenti per il funzionamento dei Komurin *prende nota*.

Non ti preoccupare, non lavorerai da sola... ci sarà sempre Reever a darti una mano!

Sono contento che il capitolo ti sia piaciuto, quasi quanto è piaciuto al fantasma prendere per i fondelli Kanda-kun *sorseggia il caffè*

Komui Lee - Supervisore

 

Mi accodo al collega per farti i complimenti per la scheda di valutazione. Posso usarla anche alla Sede Asia?

Comunque ci tengo a sottolineare che stuzzicare Kanda-kun non è mai una buona idea, a meno che non si voglia finire con un piede nella fossa... o li si abbia già entrambi!

Quindi, bambini... non fatelo a casa, e se proprio volete fatelo sotto la supervisione di un adulto!

Alla prossima,

Bak Chan - Supervisore Sede Asia

 

 

§ Cara Flowermoon,

la ringrazio per il sostegno e la comprensione dimostrata! Come ha avuto modo di vedere, sembra che Walker e Kanda col passare del tempo invece che migliorare non facciano altro che intestardirsi sempre più nelle loro posizioni… le garantisco che è una situazione stressante.

Anche se devo ammettere di non dovermi troppo lamentare. La gentile signorina Bridget che oggi recensisce con me ha esperienze altrettanto traumatiche ogni giorno con il Supervisore Lee *scuote la testa* Che ci dobbiamo fare?

Passando al capitolo, ben comprendo la sua sorpresa di fronte allo scatto d’ira di Kanda. S’immagini il mio sconcerto quando ho assistito a quel gesto sconsiderato con i miei stessi occhi. E il comportamento del fu signor Martin, per quanto esecrabile, non è certo una scusante. Vedremo come si ricucirà la situazione… non sarà facile uscirne, soprattutto dal punto di vista disciplinare.

Inoltre concordo con lei sulla provvidenzialità della presenza della signorina Lotto in quel frangente. Senza di lei certo giungere alla conclusione della vicenda sarebbe stato molto complesso - se ne renderà conto in seguito.

Concludo porgendole i più cordiali saluti a nome mio e della signorina Fay.

I nostri rispetti.

Howard Link

Bridget Fay - Segretaria (perennemente sull’orlo di una crisi di nervi) del Supervisore

 

 

§ Gentile Bloodberry Jam,

non si preoccupi, non è pesante per me rispondere alle sue recensioni. Tutt’altro, le trovo sempre molto acute e interessanti.

Passando al capitolo, mi permetta di dissentire con lei circa il giudizio che esprime sul comportamento di Kanda. Io non giudico adulto colui che cede all’ira per una provocazione certo inopportuna e completamente gratuita. Soprattutto in quella circostanza complessa, ritengo che Kanda avrebbe dovuto saper mantenere un po’ più di quel sangue freddo che l’ha sempre così lodevolmente caratterizzato.

Quanto alla signorina Miranda, si è effettivamente dimostrata molto empatica e ciò depone di gran lunga a suo favore; anche se, a mio giudizio, ella dispone di notevoli potenzialità, mancando solo di occasioni per esprimerle.

Con questo mi congedo e passo la parola al mio stupido allievo che scalpita per porgerle un saluto.

A presto.

Bookman Sr.

 

Yo, BBJ! Finalmente il vecchio Panda lascia scrivere un po' anche me, mi stavo annoiando a guardare e basta!

Sono d'accordo con le vostre opinioni su Miranda-chan, ma preferisco non sbilanciarmi sul comportamento di Yu-chan. Lo osservo bene da un pezzo, e in effetti che non ci sia scappato il morto è una cosa molto strana... quindi tendo a essere d'accordo con te, sai?

Mh, Panda mi sta guardando storto, meglio se chiudo qui. Solo una cosa...

Hai da fare domani sera?

Lavi

 


 

“Bene, anche questa volta siamo riusciti a rispondere a tutte le recensioni!” commenta Allen, ripiegando una per una le risposte e facendole «mangiare» a Timcanpy. “Che ne dici, Timothy? Non lo trovi divertente anche tu?”

“Cavolo! È una vera figata fratellone!” esclama il piccolo, stringendo il pugno, entusiasta.

Linalee sorride. “Sono contenta che ti piaccia, Timothy”

“Già! Vorrà dire che ci aiuterai anche le prossime volte, contento?” gli fa l'occhiolino Lavi.

Lo «tsè» scocciato di Kanda, rimasto in piedi un po’ discostato dal gruppo, si perde nello «yahoo!» elettrizzato del ragazzino.

“Bene. Ora che le recensioni sono fatte, vorrebbe farmi la cortesia di tornare al suo lavoro Supervisore?” si intromette la Fay, sperando di approfittare del momento di stanca per portar via Komui.

“Eh? Non capisco di cosa stia parlando, signorina…” inizia a sudare freddo lui. “Reever, diglielo pure tu!”

“Komui-san, sai benissimo che ha ragione. Su, torniamo in ufficio. E lei, Supervisore Chan, mi faccia la cortesia di seguirci. Avevamo una riunione in programma, avrete sicuramente delle cose importanti da dirvi”

L'espressione implacabile di Reever non lascia scampo ai due scienziati, che cercano con lo sguardo Linalee in cerca di sostegno.

La ragazza si sente un po’ presa tra due fuochi - o forse anche tre o quattro. Da una parte la signorina Fay, supportata da Link (certo che sono proprio carini assieme!, si concede di pensare la cinese), con la sua espressione tra il severo e il disperato. Dall’altra il fratello e Bak che la osservano supplici. Poi c’è Kanda - che non parla né la guarda, ma lei non ha bisogno di incrociare i suoi occhi. Basta la tensione delle spalle e della presa su Mugen per farle capire cosa pensa al riguardo. E infine ci sono Allen, Lavi, Tiedoll (?!) e Timothy che si sforzano di essere neutrali, ma è chiaro che non vorrebbero vedere il gruppo sfaldarsi.

La maggioranza vince. Quindi Linalee con un sorriso si schiera. “Beh, potremmo accompagnarvi… che ne dite? Così Komui nii-san e Bak-san faranno il loro lavoro in compagnia e quando arriveranno le prossime recensioni ce ne occuperemo tutti assieme. Che ne dite?”

Sì, savoir-faire e compromesso sono sempre stati l’altro nome e cognome di Linalee Lee…

“Bene, se così è deciso avviamoci dunque verso l’ufficio del Supervisore” conclude Bookman Sr., prima che chiunque abbia il tempo di replicare.

 

 

 

Anata ga Koko ni Iru Riyuu

(La ragione per cui sei qui)

 


 

Naimono ne dari

Watashi ni wa naimono o

Anata ga motteiru hazu

(Se mi chiedi questo

È come se mi stessi chiedendo la luna

Mi sembra che tu pretenda troppo da me)

 

 

Capitolo 6

Tra buio e polvere, una decisione presa in quattro mosse

 

“Il signor Martin vuole sapere chi sarà il suo prossimo avversario”

 

Un silenzio quasi assoluto segue le timide parole pronunciate da Miranda-san.

A quanto pare è tranquillo, il fantasma del signor Martin, al contrario di noi che stiamo viaggiando in uno stato di ansia e tensione che non accenna a diminuire... Eppure dobbiamo andare avanti, non possiamo fermarci proprio adesso!

Mi guardo attorno: Miranda-san ha le mani occupate, quindi è fuori dai giochi. Link invece sta ancora fissando Kanda (non voglio sapere cosa sta pensando [né cosa intende fare di tutta questa faccenda]), ed è talmente sovrappensiero che credo non abbia nemmeno sentito la traduzione.

Ok, a quanto pare tocca a me... Con un sospiro mi siedo a gambe incrociate davanti alla scacchiera, giusto in tempo per prendere al volo il re bianco che il signor Martin mi ha appena lanciato. Lo guardo un po' perplesso, poi capisco: stavolta vuole tenere i neri. Chino la testa in un cenno d'intesa, quindi porto dalla mia parte i pezzi bianchi e inizio a disporli sulla scacchiera.

Sorrido, fingendo di essere sicuro di me, e faccio l'occhiolino a Tim, che si è appollaiato sul marmo lucido della lapide. Non so cosa riuscirò a fare: sono anni che non gioco, ma bluffare un pochino anche qui non farà certo male... 

 

Ascolto vagamente i discorsi che gli altri tre stanno facendo con la vecchia. Ma, quando vedo il moyashi sedersi per giocare (a quanto pare il fantasma si è degnato di riapparire), la curiosità di vederlo alle prese con gli scacchi ha il sopravvento e mi alzo in piedi, pur non avvicinandomi nemmeno di un passo. Link mi trapassa con lo sguardo e io ricambio con fermezza: so benissimo di essere nel torto, ma non per questo ho intenzione di umiliarmi davanti a lui per convincerlo a non fare rapporto su quanto successo.

Lo ignoro quasi subito e osservo Walker con discrezione. Ha già messo su quel suo sorriso pulito che usa sempre quando gioca (bara) a carte… voglio proprio vedere se è capace di barare anche qui…

 

Guardo per un po' la scacchiera, cercando di ricordarmi qualche trucchetto (sto parlando di tecnica, eh... anche perché barare a questo gioco è praticamente impossibile... non posso certo nascondermi una pedina nella manica!) per vincere in modo rapido e pulito. Non vedo l'ora di andarmene (non vedo l'ora di tornare a Casa).

All'improvviso, l'illuminazione. Una volta Mana mi aveva spiegato una tecnica particolare (si chiamava «Matto dello Scolaro», o qualcosa del genere...), che consentiva di chiudere il gioco in sole quattro mosse. L'avevo subito imparata a memoria, come sistema per concludere in fretta le partite che non avevo voglia di continuare...

Mantenendo il mio solito sorriso, allungo quindi la mano e prendo uno dei pedoni, spostandolo in avanti di due caselle. Non so se il signor Martin conosce questa mossa... staremo a vedere!

 

Non ho voglia di mettermi a seguire la partita (mi viene il nervoso per quel che è successo dopo la mia [non mi va di concentrarmi sul moyashi, mi fa perdere tranquillità]), quindi decido di fare un piccolo giro di perlustrazione dei dintorni. Non è ancora comparso nessun Akuma e la cosa mi insospettisce un po’… (ho voglia di combattere, ma non a scacchi! [Spaccare quella dannata scacchiera non è bastato a sfogare tutto il nervoso della giornata]).

Appena i finder mi vedono dirigersi verso di loro mi salutano con un sorriso, poi fanno per continuare nella loro piacevole conversazione. Sì, decisamente sono due novellini (si vede che non mi conoscono)… ma dove pensano di essere? Al parco per una scampagnata?! Li fulmino con un’occhiataccia e loro (finalmente!) capiscono che forse non è il caso di starsene svaccati sul prato come se nulla fosse. Siamo in mezzo ad una missione, cazzo!

Sbuffo spazientito, ma l’improvvisa aura aggressiva che percepisco nell’aria mi tronca sul nascere l’insulto che stavo per indirizzare contro i due scansafatiche.

 

“Idioti, muovetevi! Abbiamo visite!”

 

Esclamo, cercando di trattenere la soddisfazione per la comparsa degli Akuma, e subito mi metto in guardia, parando l’affondo di un massiccio Livello 2 che sembra il classico tipo grosso e stupido.

Dietro di me, i finder rimangono spauriti per qualche istante, poi sembrano ricordarsi cosa accidenti sono qui a fare, perché corrono verso la tomba e circondano gli altri con la loro barriera.

Ribatto indietro l’Akuma con un paio di fendenti, giusto il tempo di lanciare un’occhiata alle mie spalle, per accertarmi che gli altri siano tutti al sicuro e non mi finiscano in mezzo ai piedi durante il combattimento. Walker è ancora impegnato a giocare (e guai a lui se gli viene in mente di piantare lì la partita per venire ad aiutarmi! Me la cavo benissimo da solo!), mentre Link si è intelligentemente messo alle sue spalle, a fornire un’ulteriore protezione a lui e alle donne. Ok, la situazione è sotto controllo, posso occuparmi in tutta calma dell’Akuma… e dei sue due amichetti…

Un sorriso cattivo mi su allarga sulle labbra mentre faccio scivolare le dita sulla lama della spada.

 

“Mugen, attivazione! Andiamo a portare l’Apocalisse nel mondo!”

 

Dopo che il signor Martin muove in avanti il pedone, a fronteggiare il mio, sposto la regina in diagonale per quattro caselle. Sta andando tutto come previsto, ancora due mosse e l'Innocence sarà nostra (e questa missione avrà termine [finalmente, non ne posso più])!

Il mio attimo di auto-compiacimento, però, viene bruscamente interrotto. Sento che dietro di me c'è gran confusione e con la coda dell'occhio vedo Link spostarsi rapidamente, mentre Miranda-san lancia un grido di sorpresa e la signora Martin si copre gli occhi con le mani. Ma che cavolo...?

Approfitto dell'attimo di riflessione del fantasma per girarmi a controllare.

Kanda si è allontanato dalla zona dove ci troviamo, Mugen già attivata in mano, e ora sta fronteggiando un Akuma che si stava pericolosamente dirigendo verso di noi.

L'Akuma, bello grosso e decisamente incattivito, è stato di sicuro attirato dalle nostre Innocence e da quella del signor Martin. Per fortuna, però, si tratta di un Livello 2... una passeggiata per Kanda, che infatti non sembra preoccupato. In più i finder che ci hanno accompagnati stanno già montando i talismani per dargli una mano, mentre Link si è avvicinato a Miranda-san e alla signora Martin, pronto a ogni evenienza.

E allora perché mi sento inquieto?

Quando sento il fantasma muovere la sua pedina (per fortuna ha spostato il cavallo in avanti, secondo i piani) cerco di concentrarmi di nuovo sulla partita, ma il mio sorriso comincia a vacillare.

 

Come immaginavo, il primo Akuma sopraggiunto è grosso e stupido, ma come l’erba cattiva ha la fastidiosa tendenza ad essere particolarmente coriaceo da estirpare. A complicare le cose poi ci si mettono gli altri due che si stanno avvicinando (devo riuscire a farne fuori uno subito, non posso controllarne tre in una volta sola…).

 

“Ehi, voi! Bloccatene almeno uno, agli altri ci penso io!”

 

Urlo all’indirizzo dei finder. Quelli si guardano perplessi, poi uno di loro stacca il suo talismano dalla barriera con cui sta proteggendo gli altri e lo punta contro uno degli Akuma. Idiota, devi aspettare anche il tuo collega! Uno da solo non riuscirà mai a formare una barriera… (ma dove li hanno pescati questi?) Alla fine anche il secondo si dà una svegliata e lo raggiunge e i due iniziano ad attivare l’incantesimo di contenimento. Ora però gli altri sono senza protezione… beh, spero che la tedesca sia in grado di sostenere due evocazioni e creare con la sua Innocence anche una barriera… altrimenti si arrangino, resteranno indifesi (non ho intenzione di occuparmi pure di loro!).

Mentre continuo a combattere contro l’altro Livello 2, tengo sotto controllo i finder con la coda dell’occhio - e faccio bene, perché qualcosa va storto e l’Akuma riesce ad infrangere la barriera prima che questa sia completa, facendo scoppiare anche i talismani.

Per non essere coinvolto nella piccola esplosione (che fa volare per terra i due idioti), sono costretto a scartare di lato con una capriola, finendo chiuso contro una cappella. Per mia fortuna, l’Akuma che sto affrontando è abbastanza stupido da non cogliere il vantaggio (l’anima da cui è stato plasmato non doveva essere di una persona molto sveglia) e si limita a colpire con un pugno il muro in pietra, sfondandolo. Nel fare ciò, il bestione si sbilancia, permettendomi di liberarmi da quell’angolo cieco e poi finirlo con due rapidi fendenti.

Meno uno.

 

Allungo la mano e prendo l'alfiere per spostarlo in diagonale e finire la mia mossa (la penultima, poi la vittoria sarà mia [e con essa quel dannato anello!]), quando l'urlo di Kanda mi distrae facendomi cadere il pezzo. Lo raccolgo subito ma non resisto, devo girarmi per controllare che anche lì stia proseguendo tutto come dovrebbe.

La scena che mi trovo davanti, invece, mi gela il sangue nelle vene. Spalanco gli occhi: mentre Kanda è ancora alle prese con il primo Akuma ne sono arrivati altri due (sempre di Livello 2, grazie al cielo [potremmo chiamarlo «colpo di fortuna», fossimo entrambi in grado di combattere])! Il primo sembra stia osservando lo scontro tra il giapponese e l'altra creatura, in attesa di sostituirla per divertirsi un po', il secondo invece ha individuato l'Innocence che stiamo cercando di recuperare e si sta dirigendo con passo pesante verso di noi.

Mentre la signora Martin si stringe impaurita a Miranda-san e a Link, vedo i due finder posizionarsi tra noi e l'Akuma, attivando la barriera per tenerlo alla larga. Purtroppo però, dopo aver esaurito l'energia sufficiente per trattenere la creatura al suo posto, i loro talismani cessano di funzionare e vanno in corto circuito coinvolgendo i poveri finder nell'esplosione.

Siamo davvero nei guai, adesso, e io che dovrei essere lì a dare una mano sono bloccato con questa stupida partita a scacchi!

Per fortuna, a quanto pare Miranda-san ha fatto pratica con il Time Record. Noto con sollievo che ora è in grado di compiere una doppia evocazione perché la vedo attivare l’Innocence una seconda volta, creando una bolla protettiva con l'Out of Time e mantenendo al contempo il Time Reverse attivo per tenere assieme la scacchiera.

Tuttavia non so per quanto riuscirà a resistere al doppio sforzo: devo concludere, e al più presto! Mi giro nuovamente verso il fantasma, cercando di recuperare la concentrazione e posizionando l'alfiere bianco (che fino a questo momento avevo tenuto chiuso nella stretta spasmodica della mia mano) sulla casella corretta.

Incrocio le braccia, in attesa della mossa del mio avversario, ma la mia calma di poco fa si è come dissolta. Continuo a voltarmi verso la zona del combattimento e quindi verso la scacchiera, dando occhiate nervose prima agli Akuma e poi al fantasma.

Senza nemmeno rendermene conto comincio a sudare, l'ansia che mi sta pian piano logorando. Cerco di calmarmi un po', ripetendomi che ora il caro fantasma sposterà il cavallo come da copione e che io lo fregherò facendogli scacco matto con la regina, così potrò finalmente alzarmi da questa cavolo di tomba - ma fallisco miseramente.

Al mio nervosismo si aggiunge pure un piccolo tic alla mano sinistra... anche la mia Innocence sembra aver voglia quanto me di partecipare alla battaglia, a quanto pare...

Mentre aspetto che il signor Martin faccia la sua mossa mi giro nuovamente per tenere d'occhio la situazione, e questa volta un paio di parolacce poco educate quasi mi sfuggono dalle labbra quando noto che Kanda si è spostato di nuovo, Akuma alle calcagna, e ora è finito nella zona riservata alle tombe più ricche ed eleganti. Uno dei muri di una graziosa cappella frana sotto i colpi dell'Akuma, e io reprimo a stento l'intenzione di alzarmi da qui per andare a dare una mano a Kanda. Mi odierebbe, lo so,

 

(immagino l'occhiataccia che mi ha lanciato

quando è apparso il primo Akuma.

Scommetto che diceva a chiare lettere:

«Prova a spostarti di lì che dopo questo ammazzo te!»

[È sempre il solito...

Non imparerà proprio mai

a farsi aiutare, in caso di bisogno?])

 

ma sinceramente non me ne preoccupo affatto. Ha fatto fuori il primo Akuma, ok, ma ne restano ancora due, anche se grazie al cielo l'ultimo arrivato non sembra affatto interessato al combattimento. Infatti si sta limitando a stare fermo davanti alla barriera di Miranda-san, cercando di infrangerla a suon di pugni. Inarco un sopracciglio quando lo sento rivolgersi a lei con parole offensive... Non si trattano così le signore, che diamine! Fremo dalla voglia di dargli una lezione, ma sono costretto, mio malgrado, a rimanere seduto al mio posto. La partita non è ancora finita. Il signor Martin sta tamburellando con le dita sul marmo della tomba, indeciso sulla mossa da fare.

Comincio a tamburellare pure io con impazienza e incrocio le dita della sinistra, sperando che il fantasma si decida a muovere prima che Miranda-san si trovi costretta a interrompere l'evocazione.

 

Non ho nemmeno il tempo di pulire la lama di Mugen dal sangue dell’Akuma che ho appena fatto fuori che subito l’altro, che finora se n’era stato buono buono a guardare, mi attacca, costringendomi a saltare all’indietro (hai proprio tanta voglia di morire, eh schifoso?). Sembra che questo sia un po’ più sveglio del primo, di sicuro è più veloce.

Cerco di spostarmi in un campo più aperto per non essere impedito nei movimenti e, nel far ciò, noto una cosa che non mi piace per niente: sta arrivando un quarto Akuma…

Pensavo di aver risolto la metà dei problemi facendo fuori quello di prima e invece adesso sono punto e a capo…

 

“…’fanculo!”

 

Non riesco a trattenere un’esclamazione di stizza. Lancio un’occhiata veloce verso la tomba di Martin: la partita sta continuando, ma Link e le due donne hanno visto sopraggiungere il nuovo avversario. Walker invece a quanto pare non se n’è accorto… beh spero solo che quei tre se ne stiano zitti e non glielo facciano notare, altrimenti quell’idiota sarebbe capacissimo di mollare tutto ad un passo dalla vittoria solo perché crede di farmi un favore…

Faccio un altro balzo all’indietro per guadagnare qualche metro e avere il tempo di inquadrare la situazione sul campo di battaglia. Oltre all’Akuma che sto affrontando, c’è l’altro in avvicinamento (che sembra intenzionato a venire a darmi fastidio senza aspettare che faccia fuori il suo amichetto [beh, indubbiamente è più sveglio degli altri, ha capito il concetto di superiorità numerica…]) e poi un terzo che perde tempo a prendere a pugni una barriera che non potrà mai abbattere, insultando quelli all’interno (che intelligenza sopraffina…). Bene, se riesco a liberarmi di questi due il grosso del lavoro è fatto.

Mi lancio all’attacco. Il mio obbiettivo è finire questo scontro al più presto, quindi è inutile che stia ad andarci con i piedi di piombo. Metto a segno un paio di affondi e, ricadendo dopo un salto, finisco per arrivare su quel che resta del muro abbattuto poco prima. Le pietre instabili non reggono il mio peso, scivolando giù e facendomi perdere l’equilibrio. Non ho quasi il tempo di accorgermi di quel che sta succedendo e ancor meno di scansarmi, che l’Akuma abbatte con un solo colpo il resto della cappella.

Poi attorno a me vedo solo buio e polvere.

 

Il signor Martin non ha ancora fatto la sua mossa, e sta spostando la mano alternativamente tra il cavallo e il pedone, incerto. Fisso lo sguardo sulla scacchiera, concentrandomi sui suoi movimenti per non pensare né al caos che sta succedendo dietro di me, né alla pessima piega che ha preso questa dannata missione negli ultimi minuti, quando un quarto Akuma ha avuto la brillante idea di raggiungere i suoi simili nella ricerca dell’Innocence. Mi strofino l’occhio sinistro con il dorso della mano, cercando di focalizzare la mia attenzione sul gioco, ma l’urlo terrorizzato della signora Martin mi fa girare la testa verso di lei.

La vecchina è in piedi, abbracciata a Miranda-san, e sta gridando mentre punta il dito verso il campo di battaglia.

 

“Oh Signore aiutaci, non esce più!”

 

Mi volto di scatto verso la direzione indicata, Link che mi si avvicina imprecando.

 

“Cosa…?”

“Kanda è rimasto sotto a un cumulo di macerie… Walker, la situazione si sta facendo critica, quanto manca alla vittoria?”

 

Guardo la mano fantasma che continua a dondolare avanti e indietro, e stringo i pugni. Ma quanto ci mette quest’idiota?! Mi basta però vedere con la coda dell’occhio l’Akuma avvicinarsi al mucchio di pietre sotto al quale dovrebbe esserci Kanda, iniziando a sbriciolarlo a pugni, che subito so cosa devo fare.

Mi urlerà dietro, lo so. Mi odierà ancora di più. Beh, chissenenfrega.

Mi alzo di scatto, ribaltando la scacchiera, afferrando Link per il colletto e forzandolo a sedersi al mio posto.

 

“Link, sai giocare a scacchi, vero?!”

 

Urlo per sovrastare la confusione che quegli accidenti di Akuma stanno causando. Mi aspetto che mi fermi, o che più probabilmente trovi qualcosa da obiettare alla mia azione improvvisa, invece mi sorprende una volta di più: tranquillamente si libera dalla mia stretta, sedendosi comodo dopo essersi tolto il cappotto. Lo vedo sciogliersi le dita con un sorriso inquietante sul volto (somiglia quasi a Kanda quando attacca… o forse più a me quando baro a poker?), prima di risistemare le pedine sulla scacchiera.

 

“Mi chiedevo quanto ci avresti messo a prendere questa decisione, Walker! Vai a fare quello che devi”

 

Gli sorrido, poi mi metto a correre verso la cappella distrutta, Timcanpy alle calcagna e Crown Clown che si attiva istantaneamente al mio comando. Arrivato a pochi metri dall’Akuma, uso Clown Belt per limitare i suoi movimenti e impedirgli di infierire ancora di più.

 

“Ehi tu, sta' fermo!”

 

Ma dove cavolo sei finito, Kanda? Ti muovi o no ad uscire da lì?

 

Bloccato dai detriti (che non mi hanno sepolto solo perché ho avuto la fortuna di riuscire a ripararmi sotto il massiccio architrave, crollato ma rimasto intero), non ho assolutamente spazio per poter schivare, anche volendo, i pugni che quel maledetto Akuma sferra a caso nel tentativo di finire il lavoro (no, decisamente questo è molto più sveglio dei suoi compari). Posso solo sperare che non colpisca il punto in cui mi trovo, altrimenti la mia salvezza diventerebbe la mia condanna: nemmeno io riuscirei a sopravvivere schiacciato da questo pietrone che mi ha protetto dal collasso della cappella.

Un pestone particolarmente violento si schianta proprio a fianco a me, mancando l’architrave di un soffio; in compenso però, il colpo sbriciola le pietre che mi ostruivano il passaggio. Volendo adesso potrei anche uscire, ma non avrei nessuna garanzia di non finire travolto dai pugni dell’Akuma.

Maledizione… si sta mettendo decisamente male. Essere costretto qua sotto mi irrita terribilmente, ma almeno il tatuaggio può curare le piccole ferite che ho riportato nel crollo.

All’improvviso, l’Akuma smette di tempestare di colpi le macerie. Non faccio nemmeno in tempo a chiedermene il motivo che la risposta mi si palesa davanti quando sento la voce di Walker. Cosa cazzo ci fa lui qui?! Non dovrebbe essere a giocare quella dannata partita?

Rotolo fuori dal mio riparo e davanti agli occhi mi si presenta esattamente la scena che avevo immaginato: il moyashi è in piedi sulle spalle dell’Akuma e ne blocca i movimenti con i lacci della sua Innocence.

Lo fulmino con lo sguardo, ma non posso mettermi adesso ad insultarlo come vorrei (prima la missione, abbiamo già perso fin troppo tempo), per cui spicco un salto con Mugen sguainata, arrivando all’altezza del collo del bestione e, nel ricadere, lo taglio in due.

Mentre l’Akuma cade rumorosamente a terra, non riesco a trattenermi e urlo all’indirizzo della mammoletta.

 

“Comunque questa te la faccio pagare cara, teme moyashi! Cosa ti ho sempre detto fin da quella volta a Matera?! Prima l’Innocence, poi i tuoi compagni! Idiota!”

“Sì, sì, me la ricordo, tutta la storia del «Se anche il nemico stesse per ucciderti, ma io giudicassi il tuo salvataggio un ostacolo per la missione ti lascerei morire»... non sono un idiota, ho capito il concetto, ma non l'ho accettato quella volta e non intendo accettarlo adesso! Se ti può far star meglio vederla da un altro punto di vista, in due faremo prima a far fuori questi Akuma... poi potremo dedicarci con calma all'Innocence, ok?!”

 

Urlo di rimando, saltando giù dall'Akuma mentre questo esplode.

Dannazione, è proprio duro di comprendonio... Eppure dovrebbe sapere come la penso a riguardo! Non posso lasciarlo indietro, non voglio! Ho promesso di essere un distruttore che salva le persone (e Kanda è una persona [anche se fa di tutto per dimostrare il contrario]), giusto? Intendo mantenere quella promessa, fino a che mi sarà possibile, evitando tutti i sacrifici non indispensabili alla causa... che gli piaccia o no!

 

Non perdo tempo a rispondergli, ma rivolgo immediatamente tutta la mia attenzione all’altro Akuma con cui stavo combattendo prima di finire coinvolto nel crollo della cappella. Il nemico è ancora distante qualche metro (e sembra poco reattivo) per cui mentre mi getto all’attacco, mi concedo un’occhiata di sottecchi per spiare la reazione di Walker al mio silenzio (perché mi interessa?).

È rimasto immobile per un istante, poi sul suo viso si è disegnata un’espressione cupa che non riesco ad interpretare… beh, affari suoi. Se ha qualcosa da dirmi, aspetterà fin quando avremo finito qui.

Smetto di interessarmi a lui e scateno contro l’Akuma la Prima Illusione. Il bestione però riesce a far fuori i miei insetti senza troppa difficoltà e poi mi si rivolge con espressione minacciosa (almeno, forse queste erano le sue intenzioni… ma non gli è riuscito troppo bene…).

 

“Spaccherò quella fragile spada in mille pezzi!”

“Spaccare Mugen? Provaci…”

 

Provaci schifoso…

Un ghigno sadico mi si disegna sulle labbra mentre schivo il suo pugno e lo faccio a pezzi con due soli fendenti.

 

Mi aspetto una risposta, magari acida e cattiva (come quelle che mi davi a Matera, te le ricordi, Kanda? [Pur di parlare con te mi andrebbero bene pure quelle...]), ma è il silenzio a rispondere.

Non ha ascoltato nulla di quello che gli ho detto, neh? Nonostante comprenda che al momento mi sta ignorando perché ha cose molto più importanti a cui pensare (o almeno cerco di convincermene [anche se so che non è solo per quello]), non posso fare a meno di restarci un po' male. Gli lancio un'ultima occhiata, poi mi volto verso la tomba del signor Martin.

La barriera di Miranda-san è ancora in piedi, ma mi rendo conto che non durerà molto. L'esorcista tedesca è visibilmente stanca, e in più è sottoposta a uno sforzo emotivo piuttosto pesante: da una parte la signora Martin che non smette di gridare nascondendosi dietro di lei, dall'altra l'Akuma che continua a urlarle contro fiumi di insulti e minacce, cercando di abbattere la barriera con la forza.

Alle loro spalle individuo Link che, protetto dai due finder, sta giocando a scacchi contro il fantasma. Sembra tranquillo e concentrato, e subito capisco che siamo in buone mani.

Mi metto a correre verso di loro, mentre Crown Clown mi avvolge come un mantello. In pochi attimi preparo la spada e salto oltre l'Akuma, atterrando esattamente tra la creatura e la barriera di Miranda-san.

Ora che gli dò la schiena potrebbe attaccarmi tranquillamente, ma non si muove di un millimetro, troppo sconcertato dalla mia apparizione per fare alcunché. Tutto preso a insultare e picchiare, l'intelligentone non si era nemmeno reso conto del mio arrivo!

 

“Non si parla così a una signora. È da maleducati”

 

Gli dico, prima di voltarmi verso di lui e, con un gesto fluido, tranciargli di netto il braccio sinistro e la parte superiore del busto. L'arto cade a terra con un tonfo, seguito subito dopo dal resto dell'Akuma.

 

Liberatomi dell’Akuma, pulisco Mugen e me la metto in spalla, dirigendomi verso la tomba per vedere come sta procedendo la partita. Ora sono più calmo, combattendo ho sfogato tutta la tensione (e la frustrazione [perché ne provavo?]) accumulata da questa mattina. L’adrenalina della battaglia per me è sempre stata una panacea per qualsiasi cosa intaccasse il mio equilibrio interiore…

Appena mi avvicino, i finder si guardano incerti per un istante, poi si fanno un passo indietro (sembra abbiano finalmente capito anche loro come giudico quelli della loro categoria) mentre Miranda mi accoglie con un sorriso che dice quanto è sollevata dal vedere che sto bene. La ignoro e mi concentro sulla scacchiera, senza riuscire a reprimere un’espressione tra il perplesso e il soddisfatto sentendo la vecchia che non la smette un istante di rimbrottare a mezza voce il fratello per come si è comportato quest’oggi.

Mi chino accanto a Link, cercando di interpretare la situazione del gioco. Fortunatamente sembra che stia vincendo (lo spero per lui, non sopporterei di dover giocare un’altra partita…), ma meglio accertarsene.

 

“Ehi, come vanno le cose qui? Guarda che se perdi ti uccido”

“N-non dire così, Kanda-kun… Abbiamo perso tutti, ad eccezione del signor Howard…”

 

Miranda parla con una vocina tremante che forse nemmeno un bambino potrebbe prendere sul serio. La fulmino con un’occhiataccia e poi riporto gli occhi sulla scacchiera, giusto in tempo per vedere l’ispettore spostare la regina e annunciare al fantasma che è fottuto.

 

“Scacco matto. Abbiamo vinto noi signor Martin”

 

Annuisco soddisfatto e mi allontano per comunicare al Quartier Generale che finalmente questa dannatissima missione è conclusa.

 

Mentre Kanda elimina l'ultimo Akuma, la tensione nervosa che mi ha tenuto in piedi finora cala improvvisamente. Mi sento stanco e svuotato, le gambe molli come gelatina.

Rimango fermo davanti alla carcassa fumante dell'Akuma per qualche attimo, rimuginando sull'intera giornata, e sento Kanda passare alle mie spalle con passo veloce e senza dire nulla. Continua a ignorarmi, come a Matera (non è vero, a Matera non mi ignorava [non mi sopportava... ma meglio quello dell'indifferenza più assoluta]).

Sospiro. A questo punto dovrei re-indossare la maschera senza emozioni che ho creato alla stazione di Charing Cross, ma è andata in frantumi quando ho deciso di abbandonare la partita per intervenire in battaglia (ad aiutare Kanda [non ne sono pentito])... e se anche così non fosse, adesso non avrei la forza necessaria per tenerne assieme i pezzi. Un vento gelido sferza il cimitero, sollevando e muovendo le foglie secche, ma quasi non ci faccio caso. Sospiro di nuovo, gli angoli della bocca che si piegano verso il basso in una smorfia rassegnata.

Timcanpy si accorge subito che qualcosa non va (è difficile che io mi lasci andare a espressioni del genere in pubblico), e inizia a svolazzarmi attorno, spronandomi a raggiungere gli altri.

Sforzandomi al massimo riesco a distendere le labbra in un mezzo sorriso. Niente di che, eh, lo stretto indispensabile per non stuzzicare la curiosità (anche se in buona fede) dei miei compagni di viaggio.

Mi avvicino quindi a Link, che sta ancora giocando a scacchi, sbirciando la scacchiera. A quanto pare la partita è alle battute finali, per fortuna, e infatti alla mossa successiva ottiene la vittoria.

Nonostante la concentrazione si è accorto del mio arrivo, perché subito dopo aver dichiarato scacco matto, si rivolge a me sbuffando.

 

“Qualcuno mi spiega perché devo fare cose del genere?”

“Consideralo come una parte dei tuoi doveri di sorveglianza”

 

Gli rispondo cercando di apparire il più naturale possibile. Ogni ulteriore domanda viene evitata grazie alla signora Martin, che subito prende a discutere con il fratello. La mano fantasma è ancora lì, sulla scacchiera, e non sembra intenzionata a lasciarci l'Innocence.

 

“Oh, santo cielo! Anche da morto sei un piantagrane, fratello! Che razza di campione infesterebbe ogni notte un cimitero solo per trovare degli sfidanti? Su, dammi quell'anello! Hai perso, no? Basta così, dai!”

 

Il fantasma sembra ponderare per qualche secondo sulle parole della vecchina, poi la mano si appoggia alla scacchiera e diventa polvere che in un attimo viene dispersa dal vento.

Mentre Link prende l'anello con l'Innocence e lo ripone nella tasca interna del cappotto, sento Kanda trasmettere la situazione all'Ordine. Subito ci viene ordinato di rientrare alla base (non vedo l'ora [ho bisogno di stare solo]).

Salutata la signora Martin ci dirigiamo di nuovo verso le carrozze che ci condurranno al gate per il Quartier Generale.

 


 

PREVIEW

Capitolo 7 – Cause che producono reazioni dentro una vuota solitudine

Deve mettersi in quella testa dura che tutto quel che è successo tra noi nelle ultime due settimane è stato solo un dannatissimo incidente di percorso (non è vero!) che intendo risolvere e dimenticare al più presto (non è vero!), soprattutto per il mio bene. Se l'avere quel tipo di rapporto con lui mi porta a perdere la mia tranquillità interiore (come questa giornata ha ampiamente dimostrato [non è vero!]), la logica conseguenza è che tra noi non deve più esserci alcun tipo di rapporto.

[…]

(Sono una causa che ha portato a una reazione [e ciò non deve più accadere].

Sono il motivo del suo strano comportamento [e per evitare quello deve evitare me].

È questo che si ottiene a cercare di fare del bene? [Bel risultato... tanto vale non provarci più])

 


 

IL POST-IT DELLE AUTRICI

Piccola premessa: dato che questa fic è piena zeppa di citazioni e ispirazioni della più disparata origine (la maggior parte delle quali logiche solo per le nostre menti malate XD), d’ora in poi useremo questo spazio per dare i giusti credit a persone e cose che se li meritano e per ogni altra spiegazione relativa al capitolo che avete appena letto.

Dunque iniziamo…

 

-                La partita di Allen: le mosse descritte ricalcano un particolare schema di gioco che consente di fare scacco matto in soli 4 turni. Tale tecnica è detta in Italia “Matto del barbiere” (http://it.wikipedia.org/wiki/Matto_del_barbiere). Nei Paesi anglosassoni (non chiedeteci perché!) si chiama invece “Scholar’s Mate”

         Il difetto di questo schema è che può essere rotto dal Nero alla terza mossa, cosa che in effetti il signor Martin minacciava di fare prima che Allen rovesciasse la scacchiera ^^

-                 “Spaccherò quella fragile spada in mille pezzi!”

         “Spaccare Mugen? Provaci…”

         Cap. 169, pag. 10

-                “Non si parla così ad una signora. È da maleducati”

         Cap. 169, pag. 13

-                “Ehi, come vanno le cose qui? Guarda che se perdi ti uccido”

         “Non dire così’, Kanda-kun… Abbiamo perso tutti, ad eccezione del signor Howard…”

         Cap. 169, pag. 15

-                “Scacco matto. Abbiamo vinto noi signor Martin”

         “Qualcuno mi spiega perché devo fare cose del genere?”

         “Consideralo come una parte dei tuoi doveri di sorveglianza”

         “Oh, santo cielo! Anche da morto sei un piantagrane, fratello! Che razza di campione infesterebbe ogni notte un cimitero solo per trovare degli sfidanti? Su, dammi quell'anello! Hai perso, no? Basta così, dai!”

         Cap. 169. pag. 16

 

         Le battute riportate sono nostre traduzioni dalle scan inglesi su Onemanga, da cui abbiamo tratto anche i riferimenti di pagina.

         Per quanto riguarda la traduzione dei versi della canzone posti all’inizio, un grazie specialissimo a Dkappino che ci ha dato una mano!

 

Prima di salutarvi, vogliamo proporvi un piccolo quesito riguardante l’Angolo di Allen. Come avrete ormai capito, ci stiamo divertendo a far entrare in scena ad ogni capitolo un pg nuovo. Secondo voi, chi sarà il/la prossimo/a? Si accettano scommesse! XD

 

Per questo capitolo è tutto! Se avete un qualsiasi dubbio, chiedete pure!

E ricordate… in missing moments we trust!

Alla prossima!

Lety&Mistral

 

 

 

NEXT SHOT ON MAR. 16th, 2010

Don’t miss it!

 

 

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Capitolo 7
*** Cause che producono reazioni dentro una vuota solitudine ***


Nota delle autrici

Nota delle autrici:

Dato che l'Angolo di Allen di questa fanfic è strutturato come quello della precedente e ne è la continuazione, tenderà anche qui ad assumere proporzioni chilometriche (perché i pg sono tanti e le recensioni per fortuna pure! ♥)

Se per caso non vi interessasse, potete passare tranquillamente all'inizio del capitolo vero e proprio. Vi assicuriamo che questo non pregiudicherà la completa comprensione della storia.

Grazie e buona lettura!

Lety&Mistral

 


 

L’ANGOLO DI ALLEN

16 Marzo 2010

 

*Ordine Oscuro - corridoio vicino all'ufficio di Komui*

 

Il gruppo, benché ormai numeroso, è stranamente silenzioso mentre si dirige verso l'ufficio del supervisore. Chissà, forse è perché sia il suddetto supervisore che il di lui collega camminano lentamente, in fila davanti a tutti, con l'allegra lena di un condannato a morte durante il suo ultimo chilometro. O forse è perché uno strano brivido percorre le schiene di quelli che li stanno seguendo, ormai consapevoli che potrebbe succedere qualsiasi cosa da un momento all'altro?

“Su, signori, aumentate il passo per cortesia. Prima arriviamo in ufficio e teniamo la riunione programmata meglio è, non credete?” chiede Reever, grattandosi la testa.

“Certo che è meglio, Reever! Non faccia domande retoriche, per favore…” esclama la signorina Fay, voltandosi indietro dalla sua posizione di apripista “…altrimenti qualcuno a caso potrebbe essere tentato di risponderle in maniera inopportuna…” aggiunge poi, scoccando un’occhiata torva a Komui.

Davanti a quella grinta che, almeno ai suoi occhi, è carica di immotivata perfidia, Timothy deglutisce in silenzio, ringraziando tutti gli déi che gli vengono in mente per non avere la signorina come insegnate. Quindi rallenta un po’ il ritmo della sua pattinata, lasciando sfilare Kanda (che sfoggia la sua solita espressione imperturbabilmente scocciata) e Allen, e si affianca a Lavi, tirandolo per la maglia. “Neh fratellone… so che non è molto da uomini dirlo, ma quella lì mi fa un po’ impressione… a te no?” gli sussurra poi, cercando comprensione nel rosso.

“Sarò sincero, Timothy...” sussurra di rimando Lavi, per poi inavvertitamente alzare la voce e continuare, spargendo cuoricini a destra e a manca “...a me le donne con le palle come lei piacciono un sacco! ♥”

L’esclamazione del giovane bookman fa voltare verso di lui più di una persona. Kanda lo degna di un’occhiata vagamente schifata, poi scuote la testa e mormora un “Cretino d’un coniglio”, come se da lui non si aspettasse altro.

Il piccolo Timothy, al contrario, lo guarda adorante: non ha capito proprio bene il concetto, ma gli suona figo, quindi ha deciso che lo farà assolutamente suo.

Allen, che si è fermato poco più avanti, si gira verso l'amico e torna verso di lui. “Ehm, Lavi, forse sarebbe meglio tu evitassi commenti di questo genere, sai?” gli consiglia, sorridendo molto nervosamente mentre prende Timothy per mano e lo allontana dal rosso.

Komui e Bak, per un attimo dimentichi del loro triste destino, annuiscono con fervore alle sue parole.

Il generale Tiedoll continua a camminare, superando Lavi, ma non senza avergli dato un'incoraggiante pacca sulla spalla. Pure lui pensa che le donne decise siano davvero dei soggetti migliori da ritrarre, ma ha imparato da tempo che certi pensieri è meglio tenerli per sé.

Anche Link lo osserva con un’espressione indecifrabile, e quando i suoi occhi saettano oltre la figura ridacchiante del rosso, un ghigno gli increspa le labbra - lui non condivide affatto le opinioni di Lavi sulle donne e qualcun altro la pensa allo stesso modo… ma il biondo ispettore si guarderà bene dall’avvertire il ragazzo del pericolo che sta correndo: in fondo, il suo lavoro è solo quello di osservatore, no?

In tutto questo, Lavi ci sta capendo davvero poco. Lancia un’occhiata perplessa al suo maestro che, per tutta risposta, si stringe nelle spalle e prosegue. Il rosso si ferma, le sopracciglia inarcate e una domanda inespressa chiaramente stampata in faccia: cosa gli è preso a tutti così di botto?

La spiegazione gli arriva da dove meno se l’aspetta. Alle sue spalle, una voce bassa e roca, praticamente impossibile da associare a quella allegra e squillante di Linalee, chiama il suo nome. E quando il rosso, ingenuo, si volta non fa in tempo nemmeno a capire cosa stia succedendo.

“Lavi! Non ti azzardare mai più a dire una cosa del genere, chiaro?!” esclama furiosa la ragazza, spiccando un balzo e schiantando subito dopo, dall’alto, un potente calcione sulla testa dell’impertinente apprendista bookman.

“Ma... ma cos'ho detto di male?!” bofonchia lui, riemergendo con fatica dal piccolo cratere in cui è sprofondato per il calcio rotante dell'amica.

“Idiota di un apprendista, non ci arrivi?” esclama l'anziano esorcista, picchiando la pipa sulla fronte di Lavi, così da cospargergli il capo di cenere.

“Panda, i capelli no!” ribatte lui, mettendosi le mani tra le ciocche rosse per liberarle dalla polvere, ma in realtà peggiorando solo le cose. “Va bene, ho capito, sto zitto!” continua poi, sconsolato, riaccodandosi al resto del gruppo e fermandosi subito dopo per evitare di andare a sbattere contro la schiena di Link. “Ehi, che succede? Perché ci siamo fermati?!”

Forte della sua altezza, il giovane bookman cerca di allungare lo sguardo oltre il gruppetto che sta seguendo. Se sta accadendo qualcosa è suo dovere registrarlo, no?

Quando però vede Komui e Bak arretrare impauriti, cercando l'uno di nascondersi dietro l'altro e viceversa, la curiosità lo porta ad avvicinarsi ulteriormente al fronte dove lo schiocco furente di una frusta sta minacciosamente aspettando i due malcapitati.

La ritirata (un po’ ridicola a dire il vero) dei supervisori, però, non può continuare a lungo. Dopo la terza o quarta volta che i due si scambiano di posto, Komui va a cozzare contro un ostacolo imprevisto: la signorina Fay si è infatti piazzata proprio dietro di loro e, affiancata da Link e Reever, crea un muro praticamente invalicabile - un muro dall’espressione per nulla conciliante, tra l’altro…

Il disperato supervisore cerca allora il supporto dell’adorata sorellina, ma Linalee (che ormai è tornata la ragazza graziosa di sempre) vigliaccamente si allea con il nemico. “Nii-san, per favore, non farti pregare… è ora che tu e Bak-san vi mettiate a lavorare, no?”

“Sì, è decisamente ora!” aggiunge un’altra irritatissima voce, accompagnata da un nuovo schiocco di frusta, che si schianta pericolosamente vicino ai due supervisori “Dove diavolo eravate finiti?! L’appuntamento era due ore e mezza fa!”

“Qui si mette male, molto male, Lavi... tu che dici?” mormora Allen, affiancandosi all'amico “Forse è meglio tornare nelle retrovie, non voglio venir coinvolto nell'ennesima distruzione dell'Ordine Oscuro!”

“Strike! ♥” è l'ovvia risposta di questi dopo essersi reso conto della «natura» del pericolo imminente. Allen si spalma una mano in faccia e si sposta dal fronte, lasciandolo lì. A volte Lavi è proprio una causa persa!

L’istintivo volo d’angelo del rosso in direzione del generale viene però interrotto sul nascere da Bookman Sr., che prontamente lo afferra e lo schianta al suolo. “Stupido allievo, smettila!”

Lavi precipita con un tonfo sordo e subito Timothy gli si affianca, ridacchiando. “Certo che sei proprio scemo, fratellone! Lo sai che finisce sempre così!”

Tutto si girano verso il ragazzino e, mentre il gruppo esplode in un coro di “Timothy, non si dicono le parolacce!”, il generale Tiedoll ne approfitta per prendere un blocchetto e una matita dalla tasca dell'uniforme e andare a sedersi fra i due malcapitati e la donna che li sta aspettando.

Quando tutti si calmano e tornano a focalizzare la loro attenzione sul problema all'ordine del giorno, l'uomo inizia a tracciare tranquillamente i primi schizzi, ogni tanto allungando la matita davanti al proprio naso per valutare distanze e proporzioni e sperando che il supervisore della sede Asia la smetta di muoversi per grattarsi quelle strane macchie che gli sono apparse dopo l'intervento della giovane Linalee.

Dopo aver osservato perplesso le azioni del generale ed aver dismesso la cosa con una scrollata di spalle, Reever riprende la parola. “Ci scusi, generale Klaud, siamo... ehm... stati trattenuti” abbozza, sorridendo nervoso e cercando di impietosire la donna. “Anche se, Komui-san, io te l'avevo detto di muoverti eh...” continua, in tono così basso da farsi sentire solo dal suo superiore.

Komui, tentato di rispondere per le rime ma mancando di parole, impallidisce ancora di più, imitato da Bak Chan che ancora si sta grattando. Il generale Klaud Nine è un'ottima esorcista ma, a quanto si dice in giro, è anche una donna complicata da trattare quando si fa prendere dall'ira... O è Lau Shimin, la sua arma anti-akuma, a essere difficile da rabbonire? I due supervisori non lo sanno e, a dirla tutta, non vogliono saperlo.

“Le sue scuse non mi interessano, Reever. Adesso vediamo di muoverci. Così poi avrete la cortesia di spiegarmi cosa ci fate in compagnia di tutti quegli esorcisti…” replica la bionda, arrotolando la frusta con gesti decisi.

“Se mi permette, generale…” interloquisce Link, con tono tranquillo “…le garantisco che è meglio per lei che non lo sappia” L’allusione alla frenetica «caccia al recensore» attuata da Kanda è più che chiara. E infatti l’interessato lo ricambia con uno sguardo glaciale.

“Ora basta perdere tempo” dichiara la Fay, risoluta “Supervisore Lee, supervisore Chan, seguitemi!” ordina poi, indicando con un gesto imperioso la porta dell’ufficio.

Komui e Bak si guardano in faccia, sospirando, dopo essersi guardati un'ultima volta attorno. Anche la Signorina Fay e la dolce Linalee-chan sono d'accordo con il generale, e i due uomini chinano quindi il capo, ormai sicuri di non poter sopravvivere all'attacco combinato di alcune tra le donne più potenti dell'Ordine.

Mentre Klaud quasi trascina dentro di peso un Tiedoll ancora intento a disegnare, la signorina Fay, intimato ai due supervisori di entrare con un’occhiata minacciosa, si rivolge al resto del gruppo: “Questa riunione è riservata a generali e supervisori, siete pregati di non interferire, chiaro?”

“La signorina Fay ha ragione, ragazzi, purtroppo voi dovete aspettare fuori. Quanto verrà detto fra queste quattro mura è catalogato come top secret, nemmeno Bookman può accedere alle informazioni che verranno discusse fra poco... Mi spiace” chiarisce Reever, decisamente dispiaciuto, prima di girare sui tacchi e incamminarsi verso la porta... in fondo, muoversi con l'intero gruppo alle calcagna di Komui finora si è dimostrato divertente oltre che utile!

“Ma non è giusto! Lasciare fuori noi Bookman è una cosa deplorevole e disdicevole!” esclama Lavi, facendo un passo avanti e fermando Reever per la manica del camice.

Lo scienziato, ovviamente incerto su come comportarsi, viene però salvato dall'intervento di Allen che riporta l'amico al suo posto.

“Lavi, lascialo andare, su. E smettila di usare paroloni astrusi solo per farti grande agli occhi degli altri, sai benissimo che con noi non funziona! Se anche Bookman non ha il permesso di assistere avranno i loro motivi, quindi lascia perdere. Piuttosto, che ne dici di fare un giro in caffetteria, mentre aspettiamo che finiscano?”

Se anche Lavi avesse avuto intenzione di rispondere, o l’albino di muoversi, la lama scintillante di Mugen che cala all’improvviso davanti a loro (passando tra l’altro vicinissima ai loro nasi) blocca sul nascere ogni iniziativa. “Hai capito male, moyashi. Nessuno si muove da qui finché lì dentro non finiscono”

“Direi che Kanda ha ottime doti di sintesi…” commenta divertito Bookman Sr., osservando la scena. Timothy, dal canto suo, annuisce un po’ incerto - non ha ancora deciso se considerare lo spadaccino un figo o solo un soggetto molto pericoloso.

Percependo l’atmosfera improvvisamente gelida, Linalee decide di intervenire per riportare la calma e far finalmente cominciare la riunione (dato che tutti, davanti a Mugen sguainata, si sono bloccati sul posto, generali e supervisori compresi). “Su, su, non litighiamo… nii-san, voi fate pure la vostra riunione con calma, noi vi aspettiamo qui, ok?” esclama, con un gran sorriso.

Komui annuisce, fiero di lei, imitato da Bak che ancora si sta grattando. “Però preparami l'ottimo caffè che fai di solito, va bene, Linalee-chan?” implora disperato il Supervisore.

Il generale Tiedoll, che è tornato a curiosare dopo aver sentito l'inconfondibile sibilo di Mugen, li riporta dentro entrambi scuotendo la testa. Subito prima di chiudersi la porta alle spalle, però, sembra ripensarci: si ferma, la mano sulla maniglia, e dopo aver riflettuto un attimo esclama: “Yu-kun, vedi di non usare Mugen dentro l'Ordine, qualcuno potrebbe farsi male! Va bene? Ci vediamo dopo!”

Trattenendo un sorrisetto divertito, e magari anche qualche commento poco felice, sia Allen che Lavi si accomodano sul pavimento. Link si appoggia noncurante al muro, estraendo dalla tasca della giacca l’immancabile libro di ricette e si immerge nella lettura.”

Ehi, baKanda, visto che dobbiamo aspettarli e in caffetteria non possiamo andare, tanto vale mettersi comodi!” propone poi il ragazzino dai capelli bianchi mentre inizia a giocherellare con Timcanpy.

“Vero, Yu-chan, per quanto ne sappiamo potrebbero metterci ore!” aggiunge Lavi “Su, dai, accampiamoci qua davanti! Così siamo sicuri di non perderli di vista!”

“Tsè” è l’unico commento del giapponese, mentre rinfodera la spada e va a sedersi in posizione di meditazione un poco discosto dagli altri.

L'intero gruppo sembra valutare la situazione e, mano a mano, tutti prendono posto.

Passano i minuti, che diventano decine, e a un certo punto un orologio da qualche parte dell'edificio suona le sei. Dalla stanza chiusa non proviene alcun rumore, e i presenti si stanno decisamente annoiando. Quasi interpretando la noia generale come autorizzazione a trasmettere, Timcanpy inaspettatamente si sveglia dal sonnellino e inizia a svolazzare come impazzito, finendo per spargere ovunque i fogli in arrivo.

“Ehi, sono arrivate le....” inizia Allen, sollevato.

Non riesce a concludere la frase perché improvvisamente la porta d'ingresso dello studio finisce in mille pezzi, e un Komui in delirio armato di megatrapano si fionda verso l'esserino volante urlando: “... le recensioniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!”

La confusione che segue subito dopo viene subito placata dall'ottima idea di Reever. Lo scienziato sa benissimo che non può allo stesso tempo tenere a bada Komui, calmare la Fay, impedire che il gruppo si disperda, far sì che nessuno si faccia male, portare a termine la riunione e scrivere le recensioni. Potrebbe chiedere l'aiuto di Allen-kun e Lavi-kun, ma al momento non sembrano in gran forma, sotto alle macerie create da Komui-san…

L'unico modo per sistemare le cose è rivolgersi a chi ha l'autorità necessaria.

“Generale Klaud? Ecco, vede... sono un po' di giorni che il gruppetto di persone di cui tutti noi facciamo parte si sta occupando delle risposte alle recensioni che alcune lettrici lasciano a una storia che ci vede protagonisti. Il Supervisore Komui la considera una cosa molto importante anche per il buon nome dell'Ordine Oscuro, quindi... non potremmo fare una piccola pausa per recensire?”

La donna, che sta osservando con un misto di compatimento e divertimento l’espressione esaltata, quasi folle, di Komui intento a raccogliere i fogli sputati dal golem di Cross e la solitamente impeccabile Bridget Fay in piena crisi isterica confortata da Link (e, sì, lo pensa anche lei che quei due assieme sono proprio carini!), inarca le sopracciglia vagamente perplessa. “Dubito che allo stato attuale delle cose la riunione potrebbe proseguire…”

“Sono d'accordo con te, Klaud” annuisce Tiedoll, che con un perplesso Bak Chan ha raggiunto il gruppo nel corridoio. “Perché non ci spostiamo temporaneamente in caffetteria? Una volta finito di recensire, da lì potremo spostarci in sala riunione per continuare il discorso...”

“E va bene…” si arrende il generale, ormai rassegnata all’impossibilità di terminare quella riunione in tempi ragionevoli “Lau Shimin! Tira fuori Walker e Bookman Jr. dalle macerie!” ordina poi alla scimmietta che porta sulla spalla.

“Io vado avanti ad avvertire Jerry che ci riservi un tavolo…” propone Linalee; poi, davanti all’occhiataccia di Kanda gli sorride e lo rassicura: “Non scappo, Kanda-kun, tranquillo! A me diverte rispondere alle recensioni, lo sai”

“Caffèè, Linalee-chan, digli di preparare tantissimo cafèèè!” urla Komui, che vorrebbe seguire la sorella (ehi, con la strana gente che si può incrociare per i corridoi oggigiorno!) ma ovviamente si trattiene sentendo sulla schiena gli sguardi fissi di Kanda, Reever, del generale Klaud e della signorina Fay.

“Linalee-chan, aspettami! Ti accompagna il sottoscritto, non si sa mai che gente si può incrociare per i corridoi oggigiorno!” esclama Bak Chan, già immaginandosi nei panni del principe azzurro.

“Ehi, baka Bak, è quello che ho appena pensato io... e tu sei proprio uno dei personaggi che la mia dolce Linalee-chan dovrebbe evitare di incontrare, quindi non ti azzardare a muoverti di qui!”

“Komui nii-san, Bak-san, non preoccupatevi…” sorride dolcemente Linalee. Ma nel suo sorriso c’è qualcosa che ad Allen (appena riemerso dai calcinacci) non piace per niente.

In effetti, il primo pensiero che passa nella mente dell'esorcista dai capelli bianchi è che Linalee in questo momento sarebbe capace di un fratricidio... Certo la cinesina è una ragazza incredibilmente dolce e paziente, ma anche i santi perdono la calma ogni tanto. E anche lui, sinceramente, non le darebbe torto...

“Mi fa piacere che vi preoccupiate per me, ma non ce n’è bisogno… comunque, se vi può far stare più tranquilli, mi farò accompagnare da Kanda-kun, ok?”

“EH?! Non…” esclama l’interpellato - ma gli occhioni della ragazza (e il pensiero delle menate che sicuramente gli farebbe il suo maestro se rifiutasse) gli fanno cambiare idea.

Tutti si guardano in faccia, sorpresi dalla mancata reazione di Kanda, fino a quando Tiedoll non attira nuovamente la loro attenzione esclamando: “Va bene, ragazzi, andate pure! Noi finiamo qui e vi raggiungiamo! E mi raccomando, Yu-kun, fa il bravo, ok?” subito prima di iniziare a distribuire fogli e penne ai presenti.

 


 

§ Carissima Yvaine,

ok, ti aiuto... ma mi offri una tazzina di quel caffè?! Sembra buono! *sguardo implorante sbriluccicoso*

Bene, sono contento che tu abbia apprezzato il capitolo! Le autrici avevano dubbi sulle loro capacità di scrivere delle scene d'azione (in effetti questo finora è stato il capitolo più movimentato, dal punto di vista fisico), ma visto il successo ottenuto si sono tranquillizzate. I prossimi, comunque, torneranno a essere introspettivi quanto i precedenti... in fondo per far andare d'accordo quei due bisogna per forza farli ragionare, non c'è nient'altro che si possa fare (pensa un po', anche uno dei miei Komurin sarebbe inutile...)!

["mmph! mpgpgr!" nd Bak Chan imbavagliato e legato come un salame]

Eh? Ah, il collega Chan ringrazia sentitamente per il tuo permesso di utilizzare la tua scheda di valutazione.

Scusalo, ma non ha ancora capito che per non finire legato in quel modo dovrebbe tenere le mani lontano dalla mia splendida Linalee-chan!

Komui Lee - Supervisore

Bak Chan - Supervisore Sede Asia

 

§ Cara Retsu89, 

grazie ancora per i tuoi preziosi consigli, ma credo che... ehm... salterò sia il punto «confessagli i tuoi sentimenti» sia il punto «completo da cameriera» #O_O#

Non per altro, ma un po' mi vergogno... E soprattutto scommetto che rischierei di essere passato sotto la lama di Mugen... o nel migliore dei casi potrei venir preso in giro da Lavi per l'eternità... Santo cielo, lui è un apprendista bookman! Verrebbero a saperlo anche le generazioni future!

*sigh* Vedremo cosa succederà stavolta... Ci penserò, comunque, ok?

Le autrici ringraziano per i complimenti, questa volta più importanti del solito perché si sono addentrate in un genere del quale non sono affatto esperte!

Un abbraccio anche a te ^_^

Allen

 

§ Gentilissima Mizukage,

mi spiace, ma la nuova guest star non è la signorina Miranda! Forse però la prossima volta potresti azzecarci, chi lo sa, quindi non ti abbattere!

So bene che tutti amate il mio piccolo Yu-kun, e prima o poi se ne accorgerà anche lui! Grazie per i complimenti, mia cara... Ci vuole pazienza, eccome, ma una volta riusciti a farsi accettare il grosso è fatto... ma devo dire che tutte le mie fatiche sono state ampiamente ricompensate! Per quanto riguarda la tua domanda, beh, in effetti penso che il giovane Walker possa essere una presenza positiva (sotto molti punti di vista) per il mio Yu.

Credo però che Yu-kun sia in grado di decidere per sé la sua strada e io, come suo maestro e paparino, lo supporterò qualunque essa sia! L'importante è che lui sia felice, giusto? ^_^

Lascio la parola alla collega Klaud, che è alla sua prima recensione. Mentre lei scrive andrò a fare due chiacchiere con Timothy-kun, voglio sincerarmi che vada tutto bene fra lui e il suo fratellone!

Cordialità,

Generale Froi Tiedoll

 

Gentile Mizukage,

*abbranca Tiedoll per il colletto per tenerlo fermo* essendo la mia prima recensione devo ammettere di non sapere bene come comportarmi, ma le assicuro che riferirò alle autrici di questa storia il suo apprezzamento riguardo al capitolo.

Mi scusi per la brevità, ma come ben vede devo tenere a freno un collega troppo invadente che, non contento dei suoi allievi, vuol mettere il becco anche tra i miei…

Un cordiale saluto.

Gen. Klaud Nine

 

§ Cara Genesis

ti ringraziamo tutti (con e per conto delle autrici) per i complimenti relativi alla gestione di Allen e Kanda, e siamo felici che questo angolo delle recensioni ti piaccia proprio come una storia vera e propria!

Accettiamo ben volentieri la tua ospitalità, e passiamo i tuoi preziosi consigli alla signorina Fay. Ci saranno indispensabili, dato che vista la tua impossibilità a trasferirti da noi dovremo tenerci Komui come supervisore!

Buon lavoro,

Reever

 

Hola Gen!

Visto, anche stavolta il mitico Timothy risponde alla tua recensione, sei contenta? *espressione esaltata*

Grazie mille per avermi invitato da te, qui sta venendo fuori un bel casino con Klaud e Tiedoll che litigano su chi debba essere il mio maestro… si vede che sono troppo un figo, tutti mi vogliono!

Bene, adesso ti saluto, scappo a preparare la valigia, prima che uno dei due decida che devo fare i compiti!

Ci becchiamo al prossimo giro!

Timothy Hearst, 13 anni – esorcista

 

§ Carissima Bloodberry Jam,

per prima cosa mi lasci dire che trovo molto appropriate la sua idea di dividere la recensione in due parti, una dedicata all’Angolo di Allen e l’altra al capitolo vero e proprio. Come ha giustamente fatto notare una sua collega lettrice, ormai le due parti compongono delle storie indipendenti, quindi trovo molto corretto da parte sua dividere anche la recensione in due.

Al di là di questo, fa piacere sapere che ha apprezzato il capitolo. Inoltre, la sua analisi tecnica della costruzione della storia è veramente interessante.

Quanto all’ispettore Link, sebbene la sua abilità con gli scacchi sia nota (a parte, sembra, a Walker e Kanda), tuttavia egli si è giustamente tenuto in disparte in quanto il suo compito è quello di semplice osservatore. Non è suo diritto né dovere partecipare ad una missione di recupero dell’Innocence.

Con questo la saluto, passo la parola al mio stupido allievo che ha insistito per rispondere all’altra metà della sua recensione.

A presto,

Bookman Sr.

 

Yo, BBJ!

Non ti preoccupare per l'altra volta, tanto ora che hai la patente possiamo uscire quando vuoi!

*sfugge miracolosamente alla manata del Panda*

Oppure posso venire a fare i compiti con te... beata te che guardi film, io sono sommerso dalle scartoffie!

Ahahah, ho visto i tuoi link! E' vero, Komui-san è sempre il solito scienziato pazzo! Mi ricordo quella volta in cui Panda si è ritrovato a miagolare, non mi sono mai divertito tanto... almeno fino al momento in cui mi sono trovato più basso del moyashi! ^_^''

Sono contento che questo Angolo ti piaccia così tanto, anche perché con tutte le legnate che mi becco almeno so che ne vale la pena!

Per quanto riguarda il generale Tiedoll credo che sì, sia stato amato tanto da bambino... da qualcuno avrà pur imparato tutte le tecniche che usa per tenere a bada Yu-chan, no? XD

La signorina Fay, invece, dubito si sia mai trovata ad avere a che fare con un superiore impossibile come Komui-san! Poverina, a volte mi fa tenerezza (ma quando tira fuori le palle anche lei non scherza, eh ♥)

Alla prossima ;)

Lavi

 

§ Gentile Flowermoon,

innanzitutto ben ritrovata! Io e la signorina Fay (che anche questa volta recensisce con me *vago rossore*) siamo molto lieti di rispondere a questa sua nuova recensione.

Bridget in particolare la ringrazia per l’incoraggiamento e le assicura che per nulla al mondo lascerà l’incarico: vorrebbe dire abbandonare l’Ordine nelle mani di un folle e dei suoi Komurin, e la signorina ha troppo senso del dovere per farlo!

Ci fa piacere sapere che ha apprezzato anche questo capitolo molto d’azione. Le posso assicurare che visto di persona (per quanto io fossi comunque impegnato a giocare) è stato molto emozionante.

Quanto al mio dark side quando gioco a scacchi… *sorriso apparentemente innocente* …che ne dice di una partita? Così deciderà per esperienza diretta se lo possiedo o meno.

Mi faccia sapere se accetta o no la sfida.

I nostri sinceri rispetti.

Howard Link

Bridget Fay - Segretaria del Supervisore

 


 

“E anche stavolta abbiamo finito!” esclama Allen, facendo il giro per ritirare tutti gli scritti. “Ok, ci siamo tutti, giusto? Ora... possiamo andare in caffetteria, vero?!”

“Walker, la sua ingordigia è qualcosa di incredibile…” commenta Link, infilando la penna nel taschino interno della giacca.

“Su, ispettore, non borbotti... È normale che Allen-kun abbia fame, voi giovani dovete crescere!” ridacchia Tiedoll. “Su, mettetevi in fila per due da bravi e andiamo, che sta venendo appetito anche a me!”

Benché tutti siano rimasti allibiti dalle parole del generale (non sono mica bambini delle elementari in gita!), alla fine nessuno di loro prova nemmeno a protestare. Sono stanchi per la giornata passata, chi più chi meno, ad inseguire Komui in giro per il Quartier Generale ed effettivamente è quasi ora di cena. Obbedienti si mettono uno a fianco all’altro, e in breve la strana comitiva si mette in cammino verso la caffetteria.

 

 

 

Anata ga Koko ni Iru Riyuu

(La ragione per cui sei qui)

 


 

Capitolo 7

Cause che producono reazioni dentro una vuota solitudine

 

Una volta che quella fottutissima Innocence è finalmente nelle nostre mani, mi metto in contatto tramite golem con il Quartier Generale per comunicare la situazione e prepararci a rientrare alla base.

Dalla sede mi informano che il gate che dovremo utilizzare si aprirà alle 5:25 nella chiesa di Saint George, a Southwark. Mi sforzo di visualizzarla mentalmente sulla cartina rispetto a dove siamo adesso e nel frattempo di capire che razza di ore siano (non ho certo intenzione di perdere l'appuntamento per il ritorno [spero che la sfiga che si è abbattuta su questa missione sia esaurita!]). Mi guardo attorno, notando il vecchio orologio sulla facciata della cappella del cimitero: ma bene, abbiamo poco meno di due ore per attraversare mezza città... mi pare di ricordare che quella dannata chiesa è persa tra le stradine del quartiere dalla parte opposta del fiume rispetto a qui. Mi auguro solo che il vetturino sappia arrivarci, altrimenti siamo nei casini...

Mi incammino rapidamente verso l'uscita, lanciando un'occhiata nervosa agli altri tre idioti che ancora si perdono in convenevoli con la vecchia, mentre confermo di aver ricevuto le informazioni per raggiungere il gate.

 

Faccio appena in tempo ad incamminarmi, dopo aver afferrato la mia valigetta e il bagaglio di Miranda-san, che Kanda è già all'uscita del cimitero. Allungo il passo, per quanto mi riesca possibile considerata la stanchezza che mi sento addosso (l'altra notte abbiamo dormito poco o niente ed è da stamattina che non mangiamo [non ce la faccio più... ma lui come accidenti fa?]). Quando lo raggiungo, Link e Miranda-san dietro di me con i due finder, cerco comunque di tenermi alla larga da lui (mi aspetto che mi urli contro per il mio intervento di poco fa [ma non avrei la forza di sopportare un altro litigio, non adesso]).

La carrozza (questa volta ci dovremo accontentare di una sola vettura, l'altra è stata incaricata di scortare a casa la signora Martin) è già pronta. Il vetturino scende dal suo posto (che dividerà con i due finder) ed apre lo sportello, aiutando Miranda-san che a causa del suo abito lungo ha non poche difficoltà a salire la piccola scaletta di ferro. L'esorcista tedesca, ringraziando imbarazzata, si accomoda vicino al finestrino opposto. Salgo subito dopo e mi siedo di fronte a lei, Timcanpy che mi si posa sulle gambe.

I sedili della carrozza, imbottiti e rivestiti di velluto, sono incredibilmente morbidi e soffici. Sono così confortevoli che ci vuole poco prima che le palpebre comincino a farsi pesanti. Prima di chiudere gli occhi e appoggiare la testa al vetro (tanto vale cercare di dormire almeno un po', durante il tragitto) vedo Link salire e sedersi vicino a me, e Kanda prendere posto accanto a Miranda-san.     

 

Raggiungo in fretta la carrozza, e aspetto gli altri che arrivano alla spicciolata (e il moyashi che mi gira visibilmente al largo [cos'è, sai di essere nel torto per la cazzata di prima e hai paura della mia reazione?]). Quando tutti sono saliti in vettura, mi accomodo anch'io e mi chiudo seccamente la porta alle spalle, poi finalmente lasciamo questo dannato cimitero.

La carrozza scivola veloce per le strade deserte, silenziose quanto l'atmosfera che si respira qui dentro:

 

(percepisco tensione nell'aria,

ma non capisco se viene da Link

[che ragioni avrebbe di essere nervoso?]

o dalla mammoletta

[che ingenuamente finge di dormire... ridicolo!])

 

beh, se loro non hanno voglia di parlare tanto meglio, non sarò certo io ad iniziare una conversazione. Lascio scivolare lo sguardo fuori dal finestrino, seguendo senza particolare interesse i lampioni che sfilano ai lati della strada, mentre mi sforzo di svuotare la mente da ogni pensiero (sono troppi quelli che mi hanno assillato nelle ultime ventiquattr’ore).

 

Appoggiato al finestrino fresco, gli occhi chiusi che non vedono altro che uniforme e riposante buio, cerco di rilassarmi. Nessuno apre bocca, e cala il silenzio.

La carrozza procede spedita, sobbalzando leggermente sulle pietre delle strade di Londra, ma non mi dà fastidio. Accolgo volentieri quei lievi movimenti, che di solito riescono a cullarmi verso un riposante sonno senza sogni.

Non questa sera, però.

Il mio corpo è rilassato, ma la mia mente si rifiuta di interrompere il lavoro di rielaborazione e analisi dell'intera giornata e uno dopo l'altro tutti gli scontri con Kanda mi ripassano davanti agli occhi, più e più volte. Sbuffo, innervosito

 

(non dalle immagini in sé

[sono troppo stanco e confuso per analizzarle obbiettivamente

ma dal fatto che, a quanto pare,

anche la mia testa bacata è contro di me, stasera)

 

ma continuo a tenere gli occhi ben chiusi, facendo finta di dormire. Magari mi addormenterò senza accorgermi... in caso contrario sarò almeno riuscito ad arrivare a destinazione senza dare a Kanda ulteriori motivi per odiarmi! Mi giro leggermente verso il finestrino, mettendo il gomito sul piccolo davanzale e appoggiando il viso sul palmo della mano aperta.

Quasi scivolo e cado in avanti quando sento Link prendere improvvisamente la parola per chiedere a Kanda spiegazioni sulla reazione spropositata che ha avuto agli sberleffi del signor Martin.

 

“Non ho ancora capito il perché della sua reazione, Kanda”

“Per quanto riguardo l'episodio di prima, so di aver sbagliato, ma non intendo tornare sull'argomento”

 

La domanda di Link (che poi, più che una domanda è un'affermazione...) mi coglie leggermente impreparato, anche se in fondo me l'aspettavo che stavolta non me l'avrebbe fatta passare liscia (non che abbia essenziale bisogno del suo aiuto [sono perfettamente in grado di accollarmi le conseguenze delle mie azioni]): già ha chiuso un occhio su quanto successo stamattina, e so benissimo di stargli troppo sulle palle (la cosa è reciproca, peraltro) per avere altri favori da lui.

Comunque non ho problemi a rispondergli, con tono fermo e senza alcuna esitazione: in fondo non ho niente da dire in proposito e a lui certo non interessano, né devono interessare, i motivi che mi hanno indotto a perdere il controllo (con me stesso [e con chi mi ha ridotto così] farò i conti dopo e da solo).

Peccato che, come suo solito, l'ispettorino sembra non capire mai quando è il momento di tacere e continua ad insistere per saperne di più...

 

“Apprezzo la presa di coscienza, ma ritengo sia opportuno analizzare le cause che hanno portato a tale reazione per evitare che fatti del genere si ripetano”

“So benissimo qual è il motivo, e farò in modo di evitarlo in futuro”

 

Nel rispondergli lancio un'occhiata difficilmente equivocabile verso il moyashi che continua a fingere di dormire, accoccolato malamente conto lo sportello della carrozza. Link lo nota e la cosa mi va benissimo, così come non ho dubbi che anche Walker abbia percepito i miei occhi su di lui, perché mi accorgo che si irrigidisce lievemente per un istante.

Era proprio quel che volevo: deve mettersi in quella testa dura che tutto ciò che è successo tra noi nelle ultime due settimane è stato solo un dannatissimo incidente di percorso (non è vero!) che intendo risolvere e dimenticare al più presto (non è vero!), soprattutto per il mio bene. Se l'avere quel tipo di rapporto con lui mi porta a perdere la mia tranquillità interiore (come questa giornata ha ampiamente dimostrato [non è vero!]), la logica conseguenza è che tra noi non deve più esserci alcun tipo di rapporto... (allora... perché non riesco a mettere in pratica quel che penso? [...perché in realtà... tu non lo pensi affatto, Yu!])

La mia risposta secca riesce finalmente a zittire Link che lascia scivolare gli occhi prima su Walker e poi sul paesaggio scuro fuori dal finestrino, senza più aggiungere altro.

 

Lo scambio di battute tra Link e Kanda avviene rapidamente. Nessuno dei due cerca di tenere basso il tono di voce (Link è convinto che io stia dormendo [ma scommetto che Kanda sa che non è così]), quindi riesco a sentire perfettamente le loro parole. Miranda-san è più silenziosa del solito, tuttavia non mi azzardo a socchiudere gli occhi per verificare se sia sveglia (se abbia sentito [se mi stia fissando, dopo aver capito il senso del loro discorso]) o se sia riuscita ad addormentarsi.

Mi trovo a rigirarmi appena, inizialmente infastidito dal fatto che parlino di me come se non fossi qui con loro.

Mi sveglio del tutto quando sento (e comprendo) il senso delle parole di Kanda.

 

(Sono una causa che ha portato a una reazione

[e ciò non deve più accadere]

Sono il motivo del suo strano comportamento

[e per evitare quello deve evitare me]

È questo che si ottiene a cercare di fare del bene?

[Bel risultato... tanto vale non provarci più])

 

Mi rigiro di nuovo, cercando di nascondere il disagio (l'ansia mi prende lo stomaco, e improvvisamente questi cuscini non sono più così morbidi e accoglienti... [vorrei tanto scendere di qui]), ma mi blocco quando mi rendo conto di avere lo sguardo di Kanda addosso. Mi irrigidisco leggermente, smettendo quasi di respirare, sentendomi come il peggiore dei colpevoli sotto lo spietato esame di un giudice inflessibile. Mi accorgo che Link mi fissa per un attimo, per poi alzare bandiera bianca (non è facile avere a che fare con il giapponese [la gente tende stranamente a dimenticarselo]) e portare la sua attenzione altrove.

Sospirando mesto, mi accoccolo meglio contro il finestrino freddo, le parole di Kanda ancora nelle orecchie, e finalmente mi addormento.

 

Adesso che l’ispettore si è degnato di tacere (alla buon’ora!), il tragitto in carrozza mi sembra leggermente più confortevole. Ho sempre amato il silenzio, mi permette di rilassarmi e meditare, ed è proprio quel che ho intenzione di fare ora, almeno per un po’.

Peccato che duri poco.

In capo a una mezz’ora, il vetturino tira le briglie dei cavalli e la carrozza si ferma con un leggero scossone; Miranda, che si era lievemente assopita accanto al moyashi, sobbalza e spalanca gli occhi spaesata. Non aspetto che mi vengano ad aprire lo sportello, ma salto a terra subito, guardandomi attorno per individuare l’ingresso della chiesa, mentre alle mie spalle gli altri si fanno inutili paranoie sull’opportunità di disturbare il prete a quest’ora della notte. Idioti! Quelli sono qui per noi, sanno perfettamente che dobbiamo arrivare!

Roteo gli occhi con un sospiro, mentre la tedesca sale i gradini davanti al portone e rimane poi immobile come uno stoccafisso a guardare il religioso che è improvvisamente comparso sulla soglia, mano tesa ed espressione conciliante. Lei per tutta risposta fa un inchino e ricambia la sua stretta, presentandosi… ma quanto è stordita?! Non gliel’hanno detta la faccenda del codice? (Come se fosse la sua prima missione! [Siamo messi male…])

Link e Walker (uno più scocciato [per una volta lo capisco] e l’altro più paziente) ci mettono mezz’ora a spiegarle che deve scrivere sul palmo del custode del gate il numero segreto che le hanno assegnato ad inizio missione e lei comincia a tracciare le cifre… ovviamente recitandole ad alta voce!

Non ne posso più! Sarà per colpa di gente come lei e come quei due finder di prima se alla fine perderemo questa fottutissima guerra!

 

“Conosci il significato della parola «segreto»?! Sta’ zitta e scrivi il codice sulla sua mano!”

 

Le urlo dietro (incurante del fatto che un nuovo scatto di collera non migliorerà certo la mia posizione), poi, sfogato il picco di nervosismo a cui mi ha portato la sua incompetenza, incrocio le braccia e taccio.

Subito il moyashi mi è addosso, con una scintilla di rabbia negli occhi, mentre Link osserva la scena impassibile.

 

Mi raddrizzo improvvisamente sul sedile quando uno scossone più forte degli altri interrompe il mio breve sonnellino, e con esso il sogno confuso che stavo facendo. Non ne ricordo il contenuto, l'ho scordato appena ho riaperto gli occhi, eppure mi ha lasciato una strana sensazione addosso... un po' come quando ci si trova in una situazione della quale non si capisce nulla nonostante si abbiano tutti gli elementi a portata di mano.

Mi sfrego gli occhi, voltandomi verso il finestrino giusto il tempo di vedere la carrozza rallentare, seguendo una lunga cancellata, per poi fermarsi davanti alla chiesa di Saint George.

Cerco inutilmente di cancellare i segni della stanchezza, dando una sistemata a capelli e divisa, e reprimo a fatica uno sbadiglio.

Scendo dalla carrozza per ultimo, abbandonandone il confortevole tepore. L'aria della notte londinese è gelida e mi fa subito pizzicare gli occhi svegliandomi del tutto, ma la prospettiva di tornare finalmente a casa mi fa dimenticare subito la sensazione di disagio. Saluto con un cenno della mano i due finder che ci hanno accompagnati finora e aumento di poco il passo per raggiungere i miei compagni.

Il gate che ci riporterà alla Home è all'interno della grande chiesa di fronte a noi, e sugli scalini dell'ingresso troviamo ad accoglierci un sacerdote dall'aspetto cortese che si presenta come Padre Federico.

Quando raggiungo Miranda-san in cima alle scale, il religioso le si è già avvicinato e le sta allungando la mano. Lei lo guarda perplessa, e mi viene il dubbio che si sia dimenticata completamente della nuova procedura per l'utilizzo dei gate (sempre se ne è stata informata [le cose stanno cambiando così in fretta...]). Decide infatti di ricambiare il saluto stringendogli la mano e presentandosi a sua volta.

Mi scappa un sorriso, e mi avvicino di più a lei. Con l'aiuto di Link le spiego che deve limitarsi a tracciare sul palmo di Padre Federico la propria password, così questi le darà accesso al gate. Lei capisce subito, ma temendo di compiere errori finisce per scrivere la password segreta di otto cifre ripetendola a voce alta.

Le ricordo di fare più piano, ma inutilmente. Kanda ha scelto proprio quel momento per avvicinarsi al gruppo, e deve aver sentito tutto perché l'atmosfera si fa tesa.

Poi succede, di nuovo, una cosa che non mi sarei mai aspettato di vedere: Kanda perde, di nuovo, il controllo. Si rivolge con furia omicida a Miranda-san, intimandole di tacere e di muoversi a scrivere, terrorizzandola a furia di urla e sguardi allucinati.

Spalanco gli occhi, incredulo

 

(E questo Kanda, di nuovo, da dove esce?

[Non è il Kanda di Matera]

È un’altra maschera?

[O è il vero Yu che sto guardando?]

So che non è così,

[ne sono sicuro... ]

forse...)

 

ed è la rabbia che mi muove, ora, dandomi improvvisamente un'energia che non pensavo di poter avere (non adesso, almeno).

Quante volte devo ripeterlo? Hai un problema? Risolviamolo! Ma non te la prendere con chi non c'entra, dannazione! È una cosa che mi fa proprio uscire dai gangheri... e poi non si urla alle signore, accidenti! Chi ti credi di essere?

Mi porto fra Kanda e Miranda-san raddrizzando la schiena e guadando il giapponese dritto negli occhi (se non fosse successo quanto è successo... sarebbe quasi divertente... [Ho sempre adorato i nostri battibecchi, dove cerchiamo di tenerci testa a vicenda!]). Lui mi fissa torvo a sua volta, mentre Link ci ignora perdendosi tra le pagine di un libro di cucina e Miranda-san cerca di riacquistare il controllo.

 

“Ehi...”

“Cosa vuoi, moyashi?”

 

Walker rimane immobile davanti a me, lo sguardo duro che fa sempre quando iniziamo uno dei nostri soliti scontri verbali (ma questo è tutto fuorché uno dei soliti scontri [perché la situazione è tutto fuorché solita]) e io, come sempre, lo ricambio con freddezza, stringendo gli occhi e guardandolo dall'alto in basso. L'assurda (in primo luogo per me) e apparente normalità (non c'è niente di normale oggi) di quanto sta succedendo, mi viene confermata dalla reazione annoiata di Link.

 

Passano pochi istanti, in cui io e Kanda ci fronteggiamo squadrandoci e guardandoci malissimo (e per un attimo sembra essere tornato tutto alla normalità, tra noi [quante volte abbiamo interpretato questa stessa scena, da quando ci conosciamo?])

È Link ad interrompere lo scontro, visibilmente scocciato dal nostro comportamento infantile.

 

“Esattamente, quante volte voi due avete iniziato a litigare così oggi?”

 

Potrei ignorare senza problemi quell'ispettorino presuntuoso (e anche il moyashi, che ancora non ha smesso di fissarmi [standomi troppo vicino]), se non fosse che è Link stesso a provocarmi ulteriormente, pretendendo di ergersi a giudice del mio comportamento. E questa è una cosa che non sopporto già di solito, figuriamoci oggi con tutto il nervoso che ho accumulato (a causa sua e di Walker [e anche mia]). Stai parlando troppo per i miei gusti, biondino...

 

“Indossate entrambi la Rose Cross, ve ne state dimenticando? È un simbolo della dignità del Papa, quindi dovreste avere almeno la decenza...”

“Taci”

“... scusi?!”

 

Com'era prevedibile non la prende bene, ma non mi faccio certo impressionare dall'occhiata torva che mi rifila alzando la testa da quello stupido libro che sta leggendo.

Mi interessano invece di più gli occhi spalancati di Walker all'udire la mia risposta secca: cos'è, mammoletta, credi di essere tu ad avere l'esclusiva sulle mie repliche scocciate e non ti sta bene che ti tratti come tutto il resto del mondo? Per poche ore (pochi giorni [molto di più]) forse è stato così, ma è stato un errore (una debolezza [non è vero!]) che non si ripeterà più... non l'hai ancora capito? Bene, vediamo di ribadire il concetto.

 

“Ho detto taci. Non è un mio problema. Non me ne importa un accidente di tutto questo”

 

La frase è chiaramente rivolta a Link, ma non mi curo affatto della sua reazione perché, mentre parlo con voce ferma e dura, punto gli occhi in quelli del moyashi. Lo vedo passare da un'espressione stupita ad una più irosa, come se si stesse preparando a ribattere. Faccia pure, se crede, non ho certo paura di confrontarmi con lui.

Ma lui non dice una parola quindi, tanto per sottolineare ancora di più il fatto che non mi importa nulla di loro (di lui), mi giro ed entro in chiesa senza a mia volta aggiungere altro.

 

Kanda risponde sibilando all'ispettore, ma senza interrompere il contatto visivo (lo scontro [ma non doveva ignorarmi?]) con il sottoscritto. Continua a fissarmi da sotto le palpebre leggermente socchiuse e io continuo a sostenere il suo sguardo.

Non intendo cedere, ma perdo la concentrazione quando si mette a rispondere ai tentativi di Link di rimetterci un po' di sale in zucca.

Resto per un attimo confuso. Ma che cavolo...? Lo sanno tutti che a Kanda non importa un fico secco del Papa, né dell'Ordine o della Rose Cross... figuriamoci di quello che pensa Link.

E allora perché si prende la briga di sprecare fiato a rispondergli? Non che mi dia in qualche modo fastidio, eh, ma la cosa è sicuramente strana.

A meno che...

La mia espressione truce si dissolve, lasciando spazio a una decisamente più stupita, quando mi rendo improvvisamente conto che quelle parole non sono per Link. Sono rivolte a me (non è mai troppo tardi, eh? [Speriamo sia colpa del poco sonno]).

Allora è di nuovo la rabbia a farla da padrona perché mi rendo conto che non sta facendo altro che ripetere quanto già detto in carrozza. Eppure sa benissimo che prima ho sentito tutto quanto. Facevo finta di dormire, ma non ho pensato nemmeno per un attimo di poter fregare uno come lui con un trucchetto del genere. E allora? Forse mi ha preso per un moccioso di tre anni al quale bisogna ripetere il concetto mille volte?!

Sto per rispondergli, ma lui gira i tacchi e si dirige verso l'ingresso.

Quando sento che si è allontanato riprendo fiato, la rabbia che evapora e la stanchezza che torna a curvarmi le spalle.

Mi avvicino piano a Padre Federico, che mi accoglie con un sorriso stanco ma cortese. Ricambio il gesto, scrivendogli rapidamente la mia parola d'ordine sul palmo, mentre Miranda-san mi si avvicina preoccupata.

 

“Mi spiace, è tutta colpa mia... ho peggiorato l'umore di Kanda-kun”

“Non è colpa tua, Miranda-san. Credo proprio di essere io a dargli sui nervi”

 

Cerco di rassicurarla, mentre entriamo nella stanza dove si aprirà il collegamento con il Quartier Generale.

È vero, Kanda si sta comportando in maniera strana, ed è colpa mia. Ma non c'è nulla di cui preoccuparsi... basta togliere di mezzo la causa per far scomparire la reazione, no? Odio arrendermi, però qui è inutile insistere. Non ne vuole più sapere, e continuando così gli creerei solo problemi.

Raggiungo gli altri nel punto dove si aprirà il gate, e mi metto a giocare con Timcanpy. Gli tiro le guance, facendogli fare facce strane pur di distrarmi e non pensare alla situazione attuale, ma è tutto inutile.

Sento vuoto dentro, rendendomi conto di aver perso due persone importanti nel giro di così poco tempo (prima il maestro, poi Kanda [e fra i due, il più probabile che ritorni fra i piedi è lo shisho...]). Sospiro. Anche se sono in mezzo ai miei compagni mi sento solo, in questo momento.

Dannazione. Non bastasse questo, e il sonno, e i pensieri cupi...

 

“Che fame…”

 

Sospiro di nuovo, e quasi mi spavento quando Miranda-san mi si avvicina timidamente. Deve avermi sentito, perché all’improvviso mi offre delle caramelle da mangiare durante l'attesa.

Accetto di buon grado, e inizio a sgranocchiarle.

Forse non sono poi così solo.

 

Nella sacrestia della chiesa, attendiamo l’apertura del gate per tornare al quartier generale (finalmente [non ne potevo più]).

Resto come d’abitudine leggermente distaccato dagli altri, ignorando ogni cosa attorno a me e concentrandomi solo sul recuperare la mia solita calma.

Alle 5:25 precise, nella penombra della stanza illuminata a fatica da poche candele, si staglia all’improvviso il bianco abbagliante del portale dell’Arca.

Entriamo e ci ritroviamo subito in quella stranissima e silenziosa città che meno di tre settimane fa ho praticamente visto collassare e ricostruirsi davanti ai miei occhi. Reprimo una smorfia: devo ammettere che mi fa una certa impressione ripensarci…

Appena oltrepassiamo la soglia dell’Arca, incontriamo una sentinella che si mette sull’attenti. Mi guardo attorno ma, a parte lui e un tizio della scientifica che subito saluta calorosamente il moyashi, qui dentro non c’è anima viva a perdita d’occhio (effettivamente è ancora notte fonda).

Esco per primo dal gate, ritrovandomi in uno degli spaziosi saloni del nuovo Quartier Generale e subito mi defilo, con l’intento di andare a chiudermi nella mia stanza. Ignoro completamente le persone venute ad accoglierci, ma loro non se la prendono nemmeno (ormai mi conoscono) dedicandosi a salutare gli altri.

Ed è anche per questo che mi fermo e mi volto leggermente sorpreso, quando una voce familiare ma che non sentivo da un pezzo (da 9 anni [da quando mi hanno portato via da là…]), mi chiama: Jizi Liujiun, della Sede Asiatica. Lui e i suoi colleghi sono quasi tutti dei fuori di testa, ma lavorano bene, devo ammetterlo (quelli della famiglia Chan, poi, erano particolarmente efficienti [io sono un loro ottimo lavoro, in fondo…]). Stringo appena la presa sull’elsa di Mugen, quando me ne domanda.

 

“Oh, Kanda! Quanto tempo che non ci vediamo! Come ti trovi con la tua nuova Mugen? Il vecchio fabbro ha fantasticato su come potesse andare…”

 

Oh, me lo ricordo il vecchio fabbro… (quel dannato vecchiaccio!). Quella volta si è tenuto la mia spada per un vita… ma ne è valsa la pena, visto che me l’ha resa capace di sopportare l’evocazione delle sei illusioni…

Il mio tuffo nei ricordi si interrompe bruscamente quando noto la faccia allucinata con cui mi fissano il moyashi e la tedesca vedendomi dare retta ad un membro della scientifica, per di più di una sede periferica (che tra l’altro ha la lingua fastidiosamente lunga [non mi va che si metta a parlare del passato e di quando si servivano di me per…]). Non ho voglia di sorbirmi le loro domande, per cui gli rispondo mentre mi incammino.

 

“Quello stramboide è ancora vivo?”

 

Oltrepassiamo il varco e ci ritroviamo nel paesaggio mediterraneo che caratterizza gli esterni dell'Arca bianca. Mi schermo subito gli occhi con la mano, per limitare il fastidio del passaggio dalla buia notte londinese alla piena luce del sole, che qui brilla caldo nel cielo blu senza nuvole e fa splendere i muri in calce delle case.

Abituatomi alla nuova luce mi guardo attorno, e vedo che una guardia e un membro della Scientifica ci stanno aspettando per controllare che il trasferimento sia avvenuto senza problemi. Ci accolgono con un sorriso, e il loro calore riesce a trasmettermi il buonumore necessario per sorridere a mia volta.

 

(Su, Allen, rimetti la maschera!

[quella che indosso dal primo giorno]

Schiena dritta, testa alta,

faccia sorridente!

[è falsa, ma devo]

Non vorrai mica far preoccupare qualcuno,

vero?

[No, non voglio... ])

 

Sorrido ancora (però è più una smorfia che un sorriso [ma è ancora molto presto, non c'è anima viva in giro... speriamo non se ne accorga nessuno]) quando oltrepassiamo il gate 11 e ci ritroviamo finalmente a Casa. Quasi speravo che nessuno venisse a salutarci, per poter raggiungere quanto prima la mia stanza e starmene tranquillo per un po’ (ho bisogno di solitudine per poter pensare all'intera faccenda [elaborare la «perdita»]).

Mi vergogno subito del pensiero egoista quando veniamo accolti dal benvenuto caloroso dei ragazzi della Sezione Scientifica: assieme a Johnny c'é anche un membro della Sede Asiatica, trasferito da poco al Quartier Generale. Questi - Jizi Liujiun, o qualcosa del genere - mi viene subito incontro tutto allegro (ma come fa, a quest’ora?) e mi porge due pacchi da parte di Lou Fa. Sto per chiedergli notizie dei miei amici, quando lo vedo voltarsi e concentrare la sua attenzione su Kanda, che già si stava allontanando in silenzio come suo solito, chiamandolo a gran voce.

Mi aspetto che lui faccia finta di non sentirlo, e invece...

Quando gli risponde, addirittura in maniera quasi gentile (ok, ora so che Kanda sotto sotto non è così asociale come vuole sembrare... [ma vista la giornata di oggi non ci avrei scommesso una porzione di dango, ecco!]), fatico a trattenere un'espressione sorpresa, con Miranda-san che mi si avvicina facendo lo stesso.

I due scambiano un paio di battute, poi Kanda si allontana.

Johnny deve aver notato le nostre facce allibite, perché si preoccupa subito di spiegarci come stanno le cose.

 

“Jizi ha lavorato qui al Quartier Generale fino a due anni fa. Poi ha avuto dei problemi con i suoi superiori ed è stato spedito in Asia”

“Conosco Kanda da quando era alto così!”

 

Aggiunge infatti subito l’altro. Oh, ora è chiaro (ma tanto non me ne deve importare, no? [Devo smetterla di impicciarmi nella sua vita]). Più tranquillo (perché avrei dovuto essere preoccupato?!) apro la prima scatola e, iniziando a mangiare i miei mitarashi dango, seguo Johnny e Liujiun-san attraverso la sala. Dietro di me anche Miranda-san e Link si accodano ai due che, finito di scavare nei ricordi, iniziano a farci il resoconto preciso della situazione. È tempo di novità all'Ordine: le alte sfere hanno deciso di riorganizzare tutto, trasferendo membri della Scientifica da una sede all'altra.

In effetti guardandomi in giro noto subito molte facce nuove, e finiamo addirittura per incrociare la sorella di Tapp appena trasferitasi dalla Sede Sud America!

Tra una chiacchiera e l'altra passa almeno mezz'ora, poi finalmente riesco a salutare tutti e ad incamminarmi verso la mia stanza con una scatola e mezza di dango fra le braccia e Link alle calcagna.

 


 

PREVIEW

Capitolo 8: Intrecci di maschere vecchie e nuove

So bene che dovrei farmi una doccia, cambiarmi e andare a riempirmi lo stomaco (la solita routine post-missione [ma questa volta è diverso]). Ma non ne ho la forza (e non è solo una questione fisica [anche la mia mente rigetta l'idea di fare qualunque cosa, al momento])... adesso quel che voglio fare è dormire, dormire e dimenticarmi di tutto (del pasticcio, che ho combinato [di Kanda, che ho perso])!

[…]

E poi la gente si stupisce se ho degli scatti di nervi. Nemmeno io me li perdono, ma per lo meno credo di aver capito da cosa dipendono: Walker. Lui e il suo atteggiamento altalenante, lui che prima quasi mi si frantuma tra le mani e poi vuol farsi vedere invincibile…

Lei dice che siamo cambiati entrambi. Beh, lei di sicuro e io… io sinceramente non lo so. Per quanto mi riguarda sono sempre stato lo stesso (finora… [fino a prima di conoscerlo]) e intendo continuare a rimanere tale.

 


 

IL POST-IT DELLE AUTRICI

Piccola premessa: dato che questa fic è piena zeppa di citazioni e ispirazioni della più disparata origine (la maggior parte delle quali logiche solo per le nostre menti malate XD), d’ora in poi useremo questo spazio per dare i giusti credit a persone e cose che se li meritano e per ogni altra spiegazione relativa al capitolo che avete appena letto.

Dunque iniziamo…

 

-         La chiesa di Saint George: si tratta della cattedrale di San Giorgio Martire, che si trova a Londra nel quartiere di Southwark (http://en.wikipedia.org/wiki/St_George_the_Martyr_Southwark). L’abbiamo scelta per la somiglianza con quanto disegnato dalla Hoshino nel capitolo 170 e per la sua posizione piuttosto centrale (qui la cartina -> http://img63.imageshack.us/img63/5043/scr7181359.jpg ).

Non siamo certe al 100% dell’individuazione, ma questa, tra le decine di chiese di Londra, era quella più somigliante che abbiamo trovato.

-         “Conosci il significato della parola «segreto»?! Sta’ zitta e scrivi il codice sulla sua mano!”

Cap.  170, pag. 3

-          “Ehi...”

      “Cosa vuoi, moyashi?”

                  “Esattamente, quante volte voi due avete iniziato a litigare così oggi?”

                  Cap. 170, pag. 3

-         “Indossate entrambi la Rose Cross, ve ne state dimenticando? È un simbolo della dignità del Papa, quindi dovreste avere almeno la decenza...”

“Taci”

“... scusi?!”

“Ho detto taci. Non è un mio problema. Non me ne importa un accidente di tutto questo”

Cap. 170, pag. 4

-         “Mi spiace, è tutta colpa mia... ho peggiorato l'umore di Kanda-kun”

“Non è colpa tua, Miranda-san. Credo proprio di essere io a dargli sui nervi”

Cap. 170, pag. 5

-         “Che fame…”

Cap. 170, pag. 9

-         “Oh, Kanda! Quanto tempo che non ci vediamo! Come ti trovi con la tua nuova Mugen? Il vecchio fabbro ha fantasticato su come potesse andare…”

“Quello stramboide è ancora vivo?”

Cap. 170, pag. 12

-         “Jizi ha lavorato qui al Quartier Generale fino a due anni fa. Poi ha avuto dei problemi con i suoi superiori ed è stato spedito in Asia”

“Conosco Kanda da quando era alto così!”

Cap. 170, pag. 12

 

         Le battute riportate sono nostre traduzioni dalle scan inglesi su Onemanga, da cui abbiamo tratto anche i riferimenti di pagina.

 

Le autrici saranno disponibili per un incontro col pubblico durante la Cartoomics che si terrà a Milano nei giorni 27 e 28 marzo prossimi. Nel caso abbiate richieste, dubbi e curiosità potrete sottoporle alla loro attenzione.

Sempre se riuscirete a riconoscerle, impedirne la fuga e a trattenerle per il tempo necessario, ovviamente…

 

Prima di salutarvi, vogliamo proporvi un piccolo quesito riguardante l’Angolo di Allen. Come avrete ormai capito, ci stiamo divertendo a far entrare in scena ad ogni capitolo un pg nuovo. Secondo voi, chi sarà il/la prossimo/a? Si accettano scommesse! XD

 

Per questo capitolo è tutto! Se avete un qualsiasi dubbio, chiedete pure!

E ricordate… in missing moments we trust!

 

Alla prossima!

Lety&Mistral

 


 

IL POST SCRIPTUM AL POST-IT DELLE AUTRICI

Approfittiamo dell'occasione per salutare quattro nostre amiche che ci hanno supportate e assecondate (come si fa con i matti, esatto) durante l'ultimo MantovaComics. È solo grazie a loro e con loro che siamo finalmente riuscite a portare una delle scenette più demenziali che sia stata mai partorita dalle nostre menti diaboliche!

 

C'eravate anche voi per caso ad assistere alla nostra fatale esibizione? XD

Se non c'eravate e/o volete rivederci, beh... eccoci qui e qui.

 

Certo, non abbiamo vinto coppe o medaglie... ma ci siamo divertite e siamo tornate a casa davvero contente e soddisfatte!

Ringraziamo quindi di cuore, in ordine rigorosamente alfabetico, le nostre (per una volta):

 

Lavi (Momoka del duo Yuri_e_Momoka)

Linalee (Giulia)

Miranda (Yvaine)

Road (Yuri del duo Yuri_e_Momoka)

 

Alla prossima scenetta demenziale, ragazze!

Vi vogliamo bene! ©

Allen&Kanda

 

 

NEXT SHOT ON APR 1st, 2010

Don’t miss it!

 

 

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Capitolo 8
*** Intrecci di maschere vecchie e nuove ***


Nota delle autrici

Nota delle autrici:

Dato che l'Angolo di Allen di questa fanfic è strutturato come quello della precedente e ne è la continuazione, tenderà anche qui ad assumere proporzioni chilometriche (perché i pg sono tanti e le recensioni per fortuna pure! ♥)

Se per caso non vi interessasse, potete passare tranquillamente all'inizio del capitolo vero e proprio. Vi assicuriamo che questo non pregiudicherà la completa comprensione della storia.

Grazie e buona lettura!

Lety&Mistral

 


 

L'ANGOLO DI ALLEN

01 Aprile 2010

 

*Ordine Oscuro - corridoi*

 

Sono passati un paio di minuti da che Kanda e Linalee si sono allontanati dal gruppo, ufficialmente diretti in caffetteria; in realtà, e di questo lo spadaccino se n’è accorto benissimo, la ragazza che cammina davanti a lui sta facendo tutt’altra strada, quasi volesse perdere tempo - comportamento insolito questo, per una persona puntuale e precisa come lei.

Kanda decide quindi di spezzare, sebbene a malincuore, il silenzio che li accompagna e che lui tanto ama, per cercare di capirci qualcosa di più. Non che sia curioso, è solo che, se come sospetta c’è qualche problema, sa benissimo che presto o tardi (probabilmente più presto che tardi) Linalee verrà a sfogarsi da lui e di certo lo farà nel momento meno opportuno, quindi meglio prevenire che curare, dettando i tempi della conversazione.

“Ehi” inizia, brusco come suo solito “Si può sapere perché mi stai facendo fare il tour dell’Ordine?”

Sentendosi apostrofata da quella voce annoiata e monocorde, la cinesina rallenta ancor di più il suo passo già indolente, fino a fermarsi. Poi intreccia le mani dietro la schiena e si volta, senza però guardare in viso il compagno. “Se te lo dico prometti di non arrabbiarti, Kanda-kun?”

Lui rotea gli occhi e sospira. “Hn. Va bene…”

Rinfrancata da quel vaghissimo cenno d’assenso (perché lei sa com’è fatto lo spadaccino), la ragazza alza la testa. “Kanda-kun io…” inizia lentamente, per poi interrompersi e infine buttar fuori tutto d’un fiato: “…io sono arrabbiata con mio fratello. Cioè… lo so che mi vuol bene, ma… a volte esagera con le sue attenzioni!”

“Quindi?” Decisamente il giapponese con il suo fare non invoglia alle confidenze, ma anche a questo Linalee è abituata.

“Tu… mi giudicheresti tanto cattiva se ti dicessi che per una volta vorrei fargli uno scherzo? Solo per… sì, per… per farglielo capire, ecco!” Arrossisce tutta mentre lo dice e la voce quasi le si spegne, ma non per questo abbassa lo sguardo.

Dal canto suo, Kanda trova l’intera faccenda perlomeno surreale, ma preferisce tacere, onde non dare il via ad una discussione infinita su assurde questioni di principio. Liquida quindi la domanda con un’alzata di spalle. “Cosa ti importa di quel che penso?” le chiede, incrociando le braccia “Comunque - se proprio vuoi saperlo - no, non ti giudico male. Komui è un idiota col complesso della sorella e qualcuno dovrà pur farglielo passare, prima o poi. Ma questo cosa c’entra con me?”

“Mi aiuteresti?” chiede lei con enfasi, le mani giunte davanti al viso e un’espressione accorata “Perfavoreperfavoreperfavore! Sei l’unico con abbastanza sangue freddo per farmi da complice!”

Kanda scuote la testa, incerto tra l’essere incredulo o esasperato. “Tsè, come se la mia opinione fosse contemplata…” commenta quindi a mezza voce “…so benissimo che hai già deciso tutto…”

“Grazie Kanda-kun!” esclama la ragazza, ignorando in toto il suo commento “Dai, andiamo in caffetteria e strada facendo ti spiego i dettagli!” continua poi, prendendo lo spadaccino per un polso e tirandolo con sé.

Lui si fa condurre docile per qualche decina di metri, ascoltandola parlare, finché la mano di Linalee non scivola rapida ad intrecciarsi con la sua. È a quel punto che il giapponese, imbarazzato, si blocca e strattona il braccio per liberarsi.

La ragazza interrompe il lungo preambolo della sua spiegazione. “Per favore, Kanda-kun…” inizia, con tono dolce “…la tua collaborazione in questa parte è fondamentale per il mio piano…”

 

***

 

Ordine Oscuro - *caffetteria*

qualche momento più tardi

 

Canticchiando sottovoce in modo da non farsi sentire da nessuno, Miranda sta passeggiando tranquilla per i corridoi dell'Ordine, cercando di raggiungere la caffetteria senza perdersi come suo solito. È tardo pomeriggio e l'aria è decisamente ancora frizzante: cosa c'è di meglio di un buon the, accompagnato magari da uno dei meravigliosi pasticcini cucinati da Jerry?

Il solo pensiero la fa sorridere, e quasi non si accorge della presenza degli altri due esorcisti. Ancora un po' e le viene un colpo quando si sente chiamare dalla cinesina, che le si avvicina trascinando Kanda per la mano.

Linalee infatti ha appena deciso che la tedesca, necessariamente a sua insaputa, diverrà complice del suo (del loro, visto che è riuscita a convincere Kanda a collaborare) piano.

“Buonasera Miranda-san, tutto bene?” la saluta felice.

“Eh? Oh! Buon pomeriggio Linalee-chan, Kanda-kun! Sì, tutto bene, danke! E voi?” mormora educatamente Miranda, arrossendo. Certo, è da un po' che è all'Ordine, ma non è mai stata una persona molto loquace... in più la presenza del giapponese la intimorisce non poco.

Il sorriso di Linalee si apre ancor di più nel tentativo di mettere la giovane donna a suo agio - la cinesina sarà anche presa dal suo scherzo, ma non riesce a disinteressarsi degli altri e sa quanto Miranda si imbarazzi facilmente. È anche per questo che si volta per un attimo verso Kanda, per invitarlo a salutare a sua volta… e magari anche a rilassare un po’ quel broncio.

Rispondendo all’implicito invito della ragazza, lo spadaccino fa un cenno di saluto con la testa, troppo concentrato sul cercare di cancellare la sensazione delle dita di Linalee sempre intrecciate alle sue.

Subito dopo, la cinese torna a guardare Miranda e si china verso di lei, posandole una mano sul braccio con fare complice - senza lasciare però, nota la donna, la mano del compagno. “Miranda-san, ho una bella notizia da darti… sai, tu sei la prima a cui lo dico perché ti considero una sorta di sorella maggiore…”

“Oh, anche io penso che tu sia la mia jüngere Schwester, Linalee-chan!” esclama la tedesca, avvicinandosi partecipe e arrossendo se possibile ancora di più. “Dimmi tutto!”

 

***

 

Ordine Oscuro - *corridoi*

dieci minuti dopo

 

Una decina di minuti dopo una trafelatissima Miranda Lotto raggiunge di corsa il gruppo che, in fila per due, si sta lentamente dirigendo verso la caffetteria.

Corre, Miranda, neanche avesse un Noah alle calcagna, e ancora un po' non riesce nemmeno a frenare quando si trova di fronte il supervisore Komui.

“Komui-san, ho appena saputo!” esclama lei, gli occhi brillanti per l'emozione - emozione che ovviamente le fa anche dimenticare che non tutti, lì, comprendono il tedesco... “Herzlichen Glückwunsch! Ich habe gehört, über die Ehe von Linalee-chan und Kanda-kun!”

Tutti si guardano in faccia, perplessi. Che c'entrano Kanda e Linalee, adesso? Non sono mica andati a far preparare i tavoli? Che sia successo qualcosa?

È Komui, preoccupato, che prende la tedesca per le spalle e la guarda negli occhi, esprimendo il dubbio comune.

“Miranda-san, calmati! Prendi un profondo respiro e ricomincia da capo! Cos'è successo alla mia dolce Linalee-chan?!”

“Komui, ma che razza di supervisore sei? Non sai nemmeno il tedesco, che cavolo! Giuro, non capisco perché abbiano scelto te come capo di questa Sede e non il sottoscritto... la conoscenza delle lingue è indispensabile per questo lavoro!”

“Non rompere, baka Bak! Piuttosto, visto che ti vanti tanto, perché non traduci per tutti?”

“Eh, e che ci vuole! Ti fa i complimenti perché le han detto che Linalee si spos...”

Mentre il supervisore Bak crolla a terra come un sacco di patate, Komui si gira lentamente verso Miranda. Spera di aver capito male, che Bak non sia veramente metà cinese e metà tedesco e che abbia quindi sbagliato a tradurre, ma...

L'espressione felice della tedesca gli toglie ogni dubbio, e il Supervisore Komui segue il collega sul pavimento.

Davanti al pietoso svenimento dei due superiori, il resto del gruppo rimane perplesso. La traduzione di Bak Chan, seppur incompleta, ha tuttavia lasciato pochi dubbi. Mentre la signorina Fay e Reever si chinano per provare a rianimare Komui e Bak, nello smarrimento generale è Klaud, dopo una veloce occhiata d’intesa con Link, a prendere in mano la situazione.

Sorride quietamente e si rivolge a Miranda, parlandole nella sua lingua madre. “Miranda-san, puoi per favore spiegare tutta la faccenda dal principio?”

“Oh, cielo! Scusate, ho parlato in tedesco? Volevo solo complimentarmi con Komui-san per il matrimonio di Linalee-chan! Ecco, sinceramente non mi aspettavo che si sposasse proprio con Kanda-kun, ma... è una notizia meravigliosa no?!”

Alle parole della donna il gruppo reagisce in maniera scomposta.

Il generale Tiedoll, abbracciando con impeto la tedesca, scoppia a piangere dalla felicità farfugliando frasi sconnesse.

Mentre Bookman Sr. osserva in silenzio con uno strano sorriso sulle labbra, Allen e Lavi continuano alternativamente a guardarsi in faccia e a guardare Miranda, increduli. Che Linalee si sposi è già una cosa strana, anche se prima o poi se lo sarebbero dovuti aspettare... ma di certo non con Kanda!

“Ma ne sei sicura, Miranda-san?” chiede l'esorcista dai capelli bianchi, avvicinandosi alla collega più grande.

“Certo Allen-kun, è stata proprio Linalee-chan a dirmelo! Li ho incrociati lungo il corridoio... che carini, si tenevano addirittura per mano!”

Timothy in tutta la faccenda non ci ha capito poi molto ma, davanti a tutto il putiferio che stanno scatenando gli adulti, si rende conto che non dev’essere una cosa da poco. Decide quindi di intervenire e farsi spiegare: non è affatto giusto che lo tengano fuori dalla questione solo perché è un bambino!

“Ohi frenate tutti!” esclama, andandosi a piazzare proprio tra Miranda (e Tiedoll ancora stretto a lei) e il resto del gruppo così che non possano ignoralo “Qualcuno mi vuol spiegare cosa accidenti sta succedendo? Cosa sono quelle facce mezze allucinate? E perché questi qui sono crollati a terra?” conclude poi, dando dei piccoli calcetti con il pattino a Komui e Bak ancora inerti.

Tiedoll molla Miranda e si inginocchia davanti a Timothy, asciugandosi le lacrime di commozione che gli stanno ancora inzuppando i baffi.

“Oh, Timothy-kun, il tuo fratellone si sposa! Non sei contento? La nostra famigliola si allarga... d'ora in poi potrai chiamare sorellona anche Linalee-chan, e magari fra qualche tempo diventerai zio! E io diventerò nonno! Che emozione!”

Tiedoll esplode di nuovo in un pianto a dirotto, stringendo a se il ragazzino che comincia a diventare bluastro per la mancanza di ossigeno.

Solo la lontana ipotesi di una Linalee incinta risveglia all'istante sia Komui che Bak.

“Non sia mai! Ciò non succederà, non lo sopporterei!” esclama il primo, mettendosi le mani nei capelli. Bak annuisce, infervorato, e per una volta decide di lasciar perdere i litigi con il collega supervisore. Questo matrimonio non s'ha da fare!

“Sono d'accordo! Presto, andiamo a chiedere spiegazioni e a convincere la leggiadra Linalee-chan che io sono un partito migliore!”

Il gruppo quasi al completo annuisce, e come un sol uomo iniziano tutti a correre verso la caffetteria.

Nelle retrovie rimangono Bookman Sr. (che ancora sorride beffardo), il perplesso Link e l’altrettanto perplessa signorina Fay e il generale Klaud. Quest’ultima in particolare guarda Tiedoll che corre dietro agli altri, trascinando con sé un recalcitrante Timothy.

La donna prende un profondo sospiro e scuote la testa, poi si rivolge con voce esausta alla segretaria di Komui. “Miss Bridget, sappia che comprendo i suoi tormenti riguardo l’infantilismo galoppante di certi adulti… come vede il supervisore non è il solo, il mio collega generale gli fa degna compagnia: non ha ancora accettato il fatto che il piccolo Hearst sia mio allievo…”

“Sa generale, quando la verità è dura da accettare gli uomini si rifugiano nelle finzioni…” commenta pacato Bookman Sr. “…e molti sono maestri in quest’arte…”

 

***

 

Ordine Oscuro - *caffetteria*

un paio di minuti dopo

 

Quando il gruppo guidato dall'alleanza Komui/Bak arriva davanti alla caffetteria, quasi incastrandosi nella porta d'ingresso per l'eccessivo fervore, la scena che si presenta davanti agli occhi di esorcisti e civili è a dir poco eccezionale.

Nel locale semideserto (i pochi finder e scienziati presenti sono schiacciati contro le pareti, i visi ostinatamente incollati ai tavoli, completamente messi in soggezione dalla presenza dello spadaccino), le figure strette di Linalee e Kanda, seduti su una panca proprio di fronte all’entrata, attirano immediatamente l’attenzione. La ragazza tiene le braccia allacciate alla vita del compagno, la testa teneramente posata sulla sua spalla e rivolta verso il suo viso, mentre lui pare perfin meno rigido del solito e sembra esserci una luce quasi dolce nei suoi occhi (o forse quella credono solo di vederla gli esterrefatti presenti).

Mentre Tiedoll torna a piangere e a distribuire cuoricini di felicità, Miranda che gli sta accanto rifornendolo di fazzoletti, la memoria di alcuni dei presenti torna inevitabilmente alla tappa presso la sede Asia durante il rientro da Edo.

Bak Chan inizia a scuotere la testa, sconvolto, sovrapponendo l'immagine presente con il tenero abbraccio di Linalee-chan al generale Cross. Mugola lievemente, il supervisore biondo, riempiendosi di bolle pruriginose e scivolando verso terra.

Komui, dal canto suo, si è bloccato all'ingresso: occhi spalancati e dito puntato verso i due, apre e chiude la bocca come un pesce fuor d'acqua. Cade poi all'indietro come pietrificato, il braccio e gli occhi ancora diretti verso il soffitto.

“Komui-san, riprenditi! Non fare così, dai, non è mica la fine del mondo... no?” è il magro tentativo di Reever, che si avvicina al superiore iniziando a fargli aria con il suo berretto bianco. Nessuna risposta.

Lo scienziato alza gli occhi verso la signorina Fay, implicitamente cercando in lei un aiuto per far tornare in sé l’uomo (in fondo Komui è anche il suo capo, no? Dovrebbe avere interesse a che sia in forma per lavorare!), ma Bridget sembra stranamente col pensiero da tutt’altra parte. Se ne sta un po’ in disparte, accanto al generale Klaud (la quale a sua volta se ne sta bellamente fregando della magra figura che sta facendo in quel momento Tiedoll - altra cosa molto strana, visto che la donna è sempre stata inflessibile nel pretendere che i colleghi mantengano un certo contegno). Le due signore sembrano impegnate in una fitta conversazione, ricca di sorrisi e occhiate allusive verso la neonata coppietta, totalmente dimentiche di tutto il resto.

Timothy, dal canto suo, si trova proprio disorientato, ma deve ammettere che lo spettacolo nel complesso è qualcosa di davvero imperdibile. Anche se vorrebbe capire cosa diamine sta succedendo… perché il fatto che fratellone Kanda abbia abbracciato Linalee è così sconvolgente? Nei romanzi d’amore che vedeva leggere a Emilia quand’era ancora all’orfanotrofio i protagonisti facevano ben altro! Uhm, forse se chiede spiegazioni a Lavi lui glielo saprà dire, sa sempre tutto!

Il piccolo esorcista sta aprire bocca quando il giovane bookman, che fino a quel momento è rimasto assorto in lontani ragionamenti, quasi lo spaventa picchiando improvvisamente il pugno sul palmo aperto della mano sinistra.

“Ehi, ora ricordo! Anche appena usciti dall'Arca in Asia Linalee-chan aveva abbracciato in questo modo il generale Cross, ma era solo per non farlo scappare di nuovo! Non è che è la stessa cosa?” esclama Lavi, iniziando a sghignazzare più sollevato e rifilando una pacca sulla spalla ad Allen. L'esorcista albino, ancora tanto shockato dalla scena da non riuscire a togliere gli occhi di dosso dai due, scuote la testa. “Non... non credo proprio, Lavi. Guarda lì...”

Il rosso volta il capo verso i due piccioncini, ed è allora che nota un piccolo particolare.

“Oh...”

Kanda ha appoggiato una mano sulla spalla di Linalee, stringendola a sé e accennando un seppur lieve sorriso.

“...accidenti”

A vedere quel gesto, così inusuale per il giapponese, il sorrisetto di Lavi svanisce nel nulla. L'apprendista bookman si appoggia con la schiena al muro, le braccia conserte e un'espressione crucciata in viso.

“Dannazione, allora è vero. Certo che, se proprio non potevano evitare di mettersi assieme, almeno potevano anticiparcelo. Siamo amici, dopotutto, no? Bah. Dal baKanda potevo anche aspettarmelo, ma da Linalee-chan... Tu che ne dici Allen? Dev'essere lui che l'ha convinta, ne sono certo”

Al mormorio geloso del rosso, il ragazzo dai capelli bianchi risponde con un ostinato silenzio. È accucciato per terra vicino all'amico, le gambe al petto e il mento sulle braccia poggiate sulle ginocchia. Ha gli occhi bassi, non riesce più a guardare verso la coppietta felice, e centinaia di pensieri a lui stranieri iniziano a vorticargli nella testa.

Sospira, ma non risponde. È troppo impegnato a rispondere a se stesso, cercando di schiarirsi le idee. Vuole bene a entrambi, senza dubbio (anche se il baKanda gli fa sempre girare le scatole), e il fatto che si sposino... beh, è una cosa positiva. Dovrebbe essere felice per loro. Dovrebbe.

E invece no. Non è gioia quella che gli sta riempiendo il cuore. È un qualcosa di più pesante, acido e velenoso.

È geloso, l'ha capito. Quel che non capisce... è di chi...

Link, in disparte, osserva la scena con occhio critico. C’è qualcosa che non gli torna in tutta quella faccenda: nel comportamento di Kanda si nota un cambiamento troppo repentino per essere naturale…

L’altra cosa che non lo convince è l’atteggiamento di Bookman Sr.: nonostante l’allievo, mostrandosi così coinvolto nelle vicende affettive dei suoi compagni, stia palesemente tradendo il suo ruolo di spettatore imparziale, il mentore non lo riprende come suo solito.

L’ispettore si volta verso l’anziano esorcista, una domanda sulle labbra che però resta inespressa, perché questi gli risponde ancor prima che il biondo possa dire qualcosa.

“Sì ispettore, le cose non sono come sembrano…” mormora Bookman Sr. “Ma non dica nulla e vedrà messa in scena una deliziosa commedia degli equivoci sulla stupidità umana”

Sorpreso, Link sta per replicare, tuttavia, appena lo sguardo gli cade su Allen e Lavi chiusi nei loro ragionamenti depressi costruiti palesemente sul nulla, annuisce e sorride lieve: dopotutto, il suo ruolo è solo quello di osservatore, no?

Quando però vede Allen che, stanco dei vaneggiamenti di Lavi a cui non sta nemmeno dando ascolto, si alza senza dire nulla e se ne va, in cerca di un angolino dove riflettere sui sentimenti che gli stanno scombinando il cuore, l’ispettore non se la sente di lasciarlo solo - perché ormai nei confronti del ragazzo non è più da tempo solo un osservatore.

Con un sorriso e un cenno d’intesa a Bookman Sr., Link lascia la caffetteria mettendosi sulle tracce dell’albino.

Nel frattempo Kanda e Linalee, all’apparenza rimasti totalmente indifferenti e concentrati uno sull’altra, in realtà non si sono persi nessun dettaglio delle reazioni clamorose che hanno suscitato con il loro comportamento.

Reprimendo un ghigno, lo spadaccino si china verso la ragazza che poco prima ha stretto a sé in un gesto affettuoso che, benché perfettamente coerente con il copione, la stessa Linalee non si aspettava (a dirla tutta, nemmeno Kanda se lo sarebbe aspettato da se stesso e la cosa l’ha imbarazzato non poco, ma c’era bisogno di qualcosa che demolisse i dubbi dello stupido coniglio).

“Credo che il tuo piano stia funzionando, sai?” le mormora all’orecchio, con un tono piatto assolutamente stridente con l’esteriorità del suo atteggiamento.

“Direi di sì… anche se non era previsto che venissero coinvolti anche gli altri…” risponde lei  leggermente preoccupata, ma forzandosi sul volto un dolce sorriso “…soprattutto Lavi-kun e Allen-kun mi sembra l’abbiano presa molto male”

Eh no! Non esiste che adesso che l’ha trascinato in quel casino Linalee abbia quei ripensamenti sdolcinati! Accenna una carezza sulla sua spalla per indurla a concentrarsi nuovamente. “Ignora quei due idioti e vai avanti” le ordina poi, sempre sottovoce.

Lei stringe un attimo le labbra, quindi il suo sorriso si fa più luminoso che mai e si volta verso il gruppo. “Benarrivati! Immagino siate qui perché avete avuto la bella notizia!”

“Ma... ma... Linalee-chan, perché... perché non me l'hai detto~?!” esclama Komui, già in lacrime dopo essere appena rinvenuto.

“Oh avanti, supervisore, non faccia il guastafeste! È un momento di gioia, dovremmo festeggiare, no?” commenta il generale Tiedoll, avvicinandosi per abbracciare l'altro. Diventeranno parenti, dopotutto…

Davanti a quell’entusiasmo, Kanda deve sforzarsi per non mostrare un’espressione troppo disgustata o far smettere il maestro con le sue idiozie. Non può farlo, rovinerebbe tutto.

“Ma generale, lei non capisce! La dolce Linalee-chan deve sposare me!” urla all'improvviso Bak Chan, un'espressione da folle negli occhi, mentre si lancia con furia disumana contro l'artista.

“Supervisore Bak, si dia un contegno!” esclama la Fay, facendo lo sgambetto al biondo e facendolo finire lungo disteso per terra. A due centimetri dal suo naso poi, il generale Klaud schianta la frusta con violenza.

“Bak-san, vedi di rispettare le decisioni altrui! E non fare il bambino!” lo redarguisce.

Adesso che hanno progettato nei minimi dettagli il matrimonio di Linalee e Kanda (che sono co~sì carini assieme!) non possono permettere che un invasato rovini tutto!

Il supervisore della Sede Asia vorrebbe rispondere (perché, anche se ha un terrore infinito di quelle due arpie, l'amore per la bella Linalee è superiore a qualunque cosa!), ma viene definitivamente messo KO dal pesante atterraggio di Timcanpy che gli piomba improvvisamente sulla testa fischiando e sputando i fogli per le recensioni.

 


 

§ Carissima Retsu,

*legge la recensione arrossendo e cambia immediatamente idea sul farla leggere a Kanda* mi spiace inserirmi in questa tua… corrispondenza privata con Allen-kun, ma come avrai notato oggi lui è… ehm… leggermente indisposto e non se la sente di recensire ^^”

[“Chiama le cose col loro nome, Linalee: è soltanto un idiota che, appunto perché idiota, si è messo nell’angolino a fare cerchietti per terra e a farsi le pare” ndKanda]

*guarda sorpresa Kanda e lo colpisce piano con la cartellina*

Ti chiedo di scusare Kanda-kun, sai com’è, gli piace scherzare…

Grazie mille per i complimenti al capitolo ed ecco a te il prossimo. Facci sapere se è quel che ti aspettavi nell’evoluzione della storia.

Alla prossima!

Un abbraccio,

Linalee&Kanda

 

§ Cara Yvaine,

farò i complimenti alla mia Linalee-chan solo quando mi dirà che questo è solo un incubo... anzi, aspetta! Stai a vedere che questo pessimo sogno dal quale non riesco a svegliarmi è un'arma del mio nuovo Komurin XXXV? *w*

...

Hm no, se così fosse mi sarei già dovuto svegliare! Dannazione~! Senti, *bisbiglia* ti presto il megatrapano se impedisci questo matrimonio! Non mi chiedere come, inventati qualcosa... @_@ tutto ma non farmi perdere la mia adorata bambina! ç_ç

Eh? Ah, Bak Chan? Si sta riprendendo ora dallo choc... ohi, baka Bak, ci sei? Muoviti, questo matrimonio non s'ha da fare!

Ti saluto, mia cara, ho una missione da compiere... ti lascio in compagna del collega!

Komui Lee - Supervisore

 

Ehi, fermati, Komui! Accidenti a te! Vabbè, grazie ancora per i complimenti al capitolo, cara Yvaine. Spero che la storia continui a piacerti, anche se probabilmente non andrà come molti sperano... forse! Ok, ora scusa anche me, ma devo rincorrere quel pazzo... che qualcuno presti al sottoscritto una canoa per navigare in questo mare di lacrime, abbiamo allagato la caffetteria!

Un abbraccio, alla prossima

Bak Chan - Supervisore Sede Asia

 

§ Yahoo!

Ehi Gen, hai visto che figata? Oggi il mitico Timothy risponde da solo alla tua recensione! Contenta?

Cavoli, hai scritto davvero tanto stavolta… bene, bene! Così questi adulti mezzi flippati vedranno quanto sono bravo a recensire!

Grazie mille per i consigli (anche per quelli sui compiti *sbuffa*), mi sa che comincio subito a metterli in pratica, visto com’è l’andazzo oggi. Oh, ma non è che tu riesci a spiegarmi cosa gli è preso a tutti? *scuote la testa*

Vabbè, riferirò i tuoi complimenti e consigli a chi di dovere, anche alle autrici, appena scopro come fare a parlarci…

Ci becchiamo al prossimo giro!

Timothy Hearst, 13 anni, esorcista

 

§ Cara Red Lyon,

scusa la risposta sicuramente poco esaustiva, ma è la prima volta che recensisco qualcosa e qui sono tutti troppo impegnati per spiegarmi come si fa!

Credo proprio che le autrici siano molto contente per i tuoi complimenti, soprattutto visti gli sforzi fatti per inserire tutti quei dettagli in maniera coerente e logica, e ti ringraziano per aver apprezzato il loro video!

Per la stesura dei prossimi capitoli farò il tifo per loro anche da parte tua, non ti preoccupare.

Un caro abbraccio,

Miranda

 

§ Cara Mizukage,

come hai visto hai indovinato il nuovo personaggio! Brava!

Grazie per i complimenti, e per l'involontaria idea che hai suggerito alle autrici... spero che sia all'altezza di quelle che erano venute a te per la pubblicazione di questo capitolo!

Per quanto riguarda il capitolo vero e proprio, sono d'accordo con te. Il giovane Walker dovrebbe pensare più positivo, ma è anche vero che il mio Yu-kun non è che ispiri molta positività!

Vedremo cosa succederà adesso... e speriamo in bene!

Una caro saluto,

Generale Froi Tiedoll

 

§ Gentilissima Flowermoon,

le scrivo oggi in vece dell’ispettore Link, impegnato altrove nella sua missione di sorveglianza (anche se a volte io la chiamerei «attività di baby-sitting», ma cosa ci vuol fare?). Spero che per lei ciò non costituisca motivo di disturbo.

Come ha visto, nemmeno questa volta il supervisore Lee si è risparmiato la scena madre… è davvero irrecuperabile! Ma non tema, io non mi arrendo di certo!

Mi occuperò personalmente di porgere i suoi saluti al generale Klaud, sono certa che li gradirà.

Quanto alla storia vera e propria, la sprono a non perdere la speranza in una possibile ricucitura tra i due, ma la invito anche a non illudersi prima del tempo: sa meglio di me come sono quei due. Spero avrà il piacere di farmi sapere cosa ne pensa dei prossimi sviluppi.

Alla prossima recensione dunque.

I miei rispetti,

Bridget Fay - Segretaria del Supervisore

Howard Link (in contumacia)

 

§ Gentilissima Liar,

non ti preoccupare per le recensioni precedenti, capiamo tutti benissimo le difficoltà che si possono avere con l'hardware ^_^

Dubito però che dal prossimo capitolo ci sarà, come dici tu “tanto fluff e lovelove e Lavi che porta le uova di Pasqua”, anche perché i personaggi non sarebbero più IC (soprattutto Kanda!)

Certo, raggiungere il sadismo della sensei Hoshino sarebbe una carognat... come? Oh, dalla regia mi dicono che «nessuno ha mai detto che le autrici non sono delle bastarde sadiche»...

Ops.

Comincio ad avere paura per davvero. Vabbè, ricorda che qui vi vogliamo tutti bene, autrici comprese (anche se loro lo dimostrano in un modo davvero contorto e perverso).

Grazie ancora per i complimenti, e per supportare la maggior parte di quello in cui crediamo!

Un abbraccio,

Reever

 

§ Salve a lei, carissima Bloodberry Jam!

È sempre un piacere leggere le sue recensioni, sia per me che per il mio stupido allievo. Il quale oggi però si asterrà dal suo lavoro di apprendista bookman e di recensore in quanto troppo impegnato con le pene d’amore… credo converrà com’è che a volte la sua stupidità non ha limiti.

Quanto a ciò che le hanno detto i suoi professori, mi permetta di suggerirle di non sentirsi eccessivamente oberata di responsabilità. Se le hanno detto una cosa del genere è perché sanno che può farcela, non stanno pretendendo niente di più di quanto lei normalmente già dà: quindi stia tranquilla.

Passando alla fanfic vera e propria, è un piacere sapere che ha apprezzato l’interpretazione data dalle autrici alle vignette del capitolo precedente. Anche perché è proprio da quelle vignette che è partita tutta la costruzione mentale da cui poi è discesa la composizione della fanfic stessa.

Da ultimo, essendo oggi il 1° aprile, mi auguro che quel periodo per lei così stressante cui faceva cenno si sia concluso.

Alla prossima recensione.

Cordialità,

Bookman Sr.

 

§ Ben ritrovato Malacam - anzi, Marian!

È un piacere sapere che ogni tanto ti degni di farti vivo, almeno per lettera.

Fa un po’ meno piacere invece sapere che odii le due autrici di questa storia. Ad ogni modo, è apprezzabile il tuo sforzo per rimetterti a pari con i capitoli, quindi per stavolta direi che la passi liscia. Evita però di dare consigli da donnaiolo pervertito al giovane Walker: il ragazzo se la cava benissimo da solo, anzi, ha dei modi veramente squisiti! (E non credo proprio siano merito tuo)

Quanto alla fanfic in sé, sappi che le autrici non avevano nessun dubbio che prima o poi avresti commentato. Hai dato la tua parola e, questo bisogna riconoscertelo, non la tradisci mai.

Inoltre è estremamente rassicurante per le autrici sapere che apprezzi lo sviluppo avuto fin qui dalla storia e che la trama stessa, non sapendone prevedere il seguito, ti coinvolge.

Spero ti prenderai il disturbo, nei restanti 8 capitoli, di continuare a farti sentire.

Saluti,

gen. Klaud Nine

 

[P.S. delle autrici: comunque ci manchi anche tu, baka shisho! ©]

 


 

Mentre Bookman Sr., aiutato da Timothy, ritira le ultime pagine con le risposte, Link rientra in caffetteria con un Allen sempre mesto, ma perlomeno più tranquillo.

Lavi si rialza dall'angolino dove si era rifugiato per protesta e raggiunge l'amico, continuando a lanciare occhiate di sottecchi prima a Kanda e Linalee, poi al duo Fay/Klaud dal quale proviene ancora un insistente chiacchiericcio su cerimonie da sogno, ricevimenti sfarzosi e affini, nonostante Miranda cerchi timidamente di portare le due a ragionare con un po' più di praticità.

Reever ha pensato bene di accomodarsi al tavolo più vicino: i due supervisori, uno per spalla, non pesano certo poco! Sospira, il poveretto, il viso tra le mani, pregando che le lacrime e le lagne dei due prima o poi finiscano...

Anche il generale Tiedoll sta ancora piangendo, benché per la ragione opposta, ma riesce comunque a trovare nelle tasche una matita e un foglio di carta: ha improvvisamente deciso che la coppietta ha bisogno di un bel ritratto!

Notando il maestro avvicinarglisi con la tipica espressione esaltata di quando non vede l’ora di metterlo in posa per uno dei suoi stupidissimi disegni (sì, Tiedoll ha più volte osato tanto in passato!), Kanda decide che è il momento di farla finita con quella farsa.

Lancia un’occhiata decisamente inequivocabile a Linalee, la quale annuisce con un sorriso grato: lo spadaccino l’ha aiutata anche più di quanto si aspettasse, ma ora basta… anche perché Komui-nii-san sembra decisamente inconsolabile…

È quindi con un trattenuto sospiro di sollievo che Kanda si alza di scatto dalla panca e si volta verso gli altri. Tutti al vederlo concentrano l’attenzione su di lui, aspettandosi che anche lui dica finalmente qualcosa su quel che in fin dei conti è il suo matrimonio.

Lo spadaccino percepisce chiaramente l’attesa del pubblico ed è con un sorriso divertito e le braccia conserte che si bea nel tenerli ancora un po’ sulle spine, facendo scivolare gli occhi su di loro; poi, quando la tensione raggiunge l’apice, si decide a parlare: “Certo che tra tutti quanti siete veramente idioti, sapete? Non l’avete ancora capito che era uno scherzo? Non ci sposiamo mica!”

La caffetteria rimane completamente in silenzio poi, dopo pochi istanti, scoppia il delirio.

Komui e Bak si abbracciano, per una volta solidali, e Reever può quindi tornare a respirare. Dovrà strizzare per bene il camice, ma almeno l'alluvione è finita!

Anche Miranda tutto sommato tira un sospiro di sollievo: la signorina Fay e il generale Klaud stavano esagerando un po' troppo con la storia della cerimonia, manco fosse stato il loro matrimonio.

Il generale Tiedoll abbassa la matita ma alza le spalle, ridacchiando. È contento che il suo Yu-kun abbia senso dell'umorismo e, per quanto riguarda il vero amore, l'artista pensa che il suo figliolo abbia ancora tempo per scoprirlo da sé. Sorride intenerito quindi, girandosi a osservare gli altri due giovani esorcisti che per quello scherzetto ci erano rimasti davvero male: l'esorcista dai capelli bianchi ha ritrovato un seppur lieve sorriso, mentre il rosso sta ora ridendo di gusto.

“Ah, ma io l'avevo capito subito che era uno scherzo, eh!” esclama infatti Lavi, portando le mani intrecciate dietro la testa.

La sparata del rosso ha il potere di far calare nuovamente il silenzio; un silenzio che Timothy, con la sincerità sfrontata tipica dei bambini, è il primo a spezzare. “Ma non dire cavolate, fratellone! Che fino a un attimo fa eri lì con una piva che non finiva più!” esclama il piccolo esorcista, tirando un calcione sullo stinco a Lavi e scoppiando a ridere.

“Ahio! Ma che cavolo, ti ci metti pure tu, adesso?! E non è vero che avevo la piva!” reagisce Lavi, iniziando a rincorrere il bambino per la caffetteria.

Timothy, che non è per niente stupido, approfittando dei pattini tiene l’inseguitore a distanza e, per renderlo inoffensivo, pensa bene di andare a nascondersi dove sa che il rosso non gli potrà fare del male.

“Vallo a raccontare a un altro, fratellone! Non sono mica cieco!” ribatte quindi, da dietro il riparo delle gambe di Linalee e Kanda, rimasti ancora uno a fianco all’altra.

Preso come al solito dalla foga, Lavi non si avvede dello scudo che il bambino si è intelligentemente scelto e si lancia su di lui per acciuffarlo. Solo per finire con il fodero di Mugen piantato dritto dritto nello stomaco… e si sa che Kanda non ha mai la mano leggera…

“Stupido coniglio, piantala di fare l’idiota” lo gela sul posto lo spadaccino.

“Comunque Timothy ha ragione, Lavi…” interviene Linalee che sta visibilmente trattenendo le risate “…devi ammettere che tu sei uno di quelli che ci è cascato per primo nel nostro scherzo”

“Uffa... però ci siamo cascati tutti, eh! Perfino il moyashi, vero Allen-chan?” mugola Lavi in cerca di comprensione.

“Beh, sono stati davvero bravi... ora però m'è venuta una fame, a voi no? Che ne dite se ci sediamo a fare merenda?” svicola l'albino, portandosi una mano sullo stomaco brontolante.

“Più che ora di merenda è ora di cena, Walker…” commenta Link, con tono molto poco professionale e molto più da fratello maggiore (quale ormai è diventato e se ne sono accorti tutti) “…anche se penso che per il suo stomaco l’ora sia un concetto assolutamente irrilevante…”

 

 

 

Anata ga Koko ni Iru Riyuu

(La ragione per cui sei qui)

 


 

Capitolo 8

Intrecci di maschere vecchie e nuove

 

Lasciati il moyashi, il suo baby-sitter e la tedesca ai convenevoli con quelli della Scientifica, percorro velocemente i corridoi bui, diretto alla mia stanza. Quando finalmente varco la soglia della camera, chiudendomi subito la porta alle spalle, non posso fare a meno di restare per qualche istante con la mano sulla maniglia, la testa rovesciata all’indietro e gli occhi chiusi.

Questa missione (a sentire Komui un compito semplice che si poteva portare a termine in poche ore [maledetto pazzoide!]) a livello psicologico per me si è rivelata un massacro. Proprio come era successo a Matera, è principalmente colpa della mammoletta (ma anch’io stavolta ci ho messo del mio per complicarmi le cose).

Sbuffo scocciato, posando Mugen accanto al letto, e getto malamente la divisa sporca a terra.

Alla fine, tutto torna sempre a quella volta.

 

“…’fanculo, non ne posso veramente più!”

 

Mi sfilo gli stivali, allontanandoli con un calcio per farli finire in un angolo della stanza e sciolgo i capelli, agitandoli con la mano per liberarli almeno un po’ dalla polvere e dai minuscoli detriti che vi sono rimasti intrappolati quando quel dannato Akuma mi ha fatto finire sotto le macerie.

Tutto torna sempre a Matera, a quella prima missione che abbiamo svolto assieme. E da lì le cose hanno cominciato a correre per la loro strada, senza che io potessi (volessi?) indirizzarle nella giusta direzione

 

(esiste una direzione giusta e una sbagliata

nei rapporti con le persone?

[Sbagliato è tutto quanto

non mi permette di restare me stesso.

Questo rapporto con Walker è sbagliato])

 

e ho finito con il ritrovarmi compromesso (perché dico così?) in una situazione assolutamente destabilizzante, che mi ha portato a compiere degli errori peggio che da principiante (nemmeno da bambino ho mai perso il controllo in quel modo [e questo mi spaventa]).

Scuoto la testa, finendo di spogliarmi ed entrando nella doccia.

Devo calmarmi, ritrovare il mio equilibrio e la mia freddezza. È improbabile che per la prossima missione sarò assegnato ancora con Walker (soprattutto se chiedo di ripartire subito), quindi posso sperare di non essere costretto ad averci a che fare per un periodo relativamente lungo. Il che è l’ideale per permettermi di tornare ad essere quello che sono sempre stato (ma non si può, Yu: lui ti ha cambiato… [non è vero!]). Per fortuna sembra che anche lui abbia capito l’antifona e abbia deciso di starsene alla larga (il che è un bene [non è vero! Non è quello che voglio!]).

L’acqua tiepida mi scivola sul corpo, intorpidendomi le membra stanche (è due notti che non dormo) e lavando via definitivamente tutta la tensione e la rabbia che ho accumulato da questa mattina (e la notte precedente [forse la battaglia più dura l’ho combattuta su quel balcone, non a Bunhill contro gli Akuma]).

Contrariamente al solito, rimango diversi minuti immobile sotto il getto, l’acqua che mi batte sulla testa e sulle spalle, incollandomi i capelli alle braccia e sul petto (come stamattina, quando l’ho seguito per le… [No! Basta ripensare a ieri!]). Appena mi rendo conto della direzione che sta prendendo la mia mente (non voglio più pensare a lui! [Perché questo ti spaventa, Yu…]), esco di scatto dalla doccia, imponendomi di spegnere il cervello.

Mi asciugo e mi vesto con gesti meccanici, indossando un paio di pantaloni e una casacca qualsiasi, l’attenzione forzatamente rivolta solo al crampo che ha cominciato a stringermi lo stomaco (e voglio attribuirlo soltanto alla fame [è due giorni che non mangio]). Raccolgo i capelli nella solita coda, mi lego Mugen alla cintura ed esco a passo svelto, diretto in caffetteria.

 

Raggiungiamo la mia camera in silenzio, il falso sorriso che si fa man mano più incerto mentre attraversiamo il corridoio ancora buio (tanto Link è dietro di me, non mi vede [e anche se vedesse... ha già visto di peggio, oggi]). Sospiro e apro la porta, allungando subito la mano per accendere la lampada intanto che tengo le scatole in precario equilibrio. Le appoggio sul comodino, poi mi tolgo gli stivali e mi butto sul letto a pancia in sotto, mentre Link si siede alla scrivania dandomi le spalle.

È ancora presto per andare a fare rapporto da Komui (prima delle otto e mezza è difficile trovarlo al lavoro [ho ancora un paio d'ore tutte per me]). So bene che dovrei farmi una doccia, cambiarmi e andare a riempirmi lo stomaco (la solita routine post-missione [ma questa volta è diverso]). Ma non ne ho la forza (e non è solo una questione fisica [anche la mia mente rigetta l'idea di fare qualunque cosa, al momento])... adesso quel che voglio fare è dormire, dormire e dimenticarmi di tutto (del pasticcio, che ho combinato [di Kanda, che ho perso])! Chiudo gli occhi sospirando di nuovo, e affondo il viso nel cuscino morbido.

Comincio a rigirarmi sulle coperte, inquieto, e finisco supino con il braccio sinistro a coprirmi gli occhi. Sbuffo. Proprio non riesco a prendere sonno, dannazione!

Anche Link sembra accorgersene perché poggia la penna, sposta all'indietro la sedia e si gira a guardarmi. Faccio finta di nulla, restando immobile al mio posto, ma quando mi rivolge la parola non posso che alzare leggermente il braccio e guardarlo in viso.

 

“Walker, prima dell'appuntamento con il Supervisore Komui abbiamo ancora due ore e mezza. Perché non si dà una sistemata e non va a mangiare qualcosa?”

 

Lo dice con tono professionale, ma ormai lo conosco abbastanza bene per sentire la leggera inflessione preoccupata nella sua voce. Sa benissimo che è da ieri mattina che non tocco cibo o quasi (è il mio babysitter, dopotutto [che ama i dolci, ma sa anche che non si può vivere di soli mitarashi dango...]). Sto per rispondergli di non preoccuparsi, che va tutto bene (non è vero [Bugiardo! Non va tutto bene, sta andando tutto a rotoli!]), ma il mio stomaco decide come al solito di impicciarsi e rovinarmi i piani.

Arrossisco, dimenticandomi subito la scusa che mi è appena salita alle labbra, e quando Link si alza e mi indica con fare imperioso la porta non posso fare altro che dargli retta e chiudermi in bagno per darmi una rinfrescata e cambiarmi.

Un quarto d'ora dopo, fresco e pulito ma con l'umore sotto ai tacchi, saluto un Link immerso nella stesura del suo rapporto e lascio la mia stanza, dirigendomi a passo lento verso la caffetteria.

 

Quando l’esorcista giapponese varca la soglia della caffetteria, la sala è ancora praticamente vuota, ma più affollata di quanto ci si potrebbe aspettare vista l’ora antelucana (sono da poco passate le sei del mattino e, a quell’ora e in quel periodo dell’anno, a Londra ha appena iniziato ad albeggiare).

Tre dipendenti della Sezione Scientifica ridono sommessamente davanti ad un caffè, perfettamente svegli se non altro perché la loro giornata è iniziata già un paio d’ore prima, mentre uno sparuto gruppo di finder, probabilmente in partenza per una missione, sta finendo in fretta di consumare la propria colazione e altri due si stanno mettendo in fila davanti al bancone. All’apparire di Kanda, però, gli uomini in bianco si spostano timorosi, dandogli strada, e lui li oltrepassa facendo come al solito finta di non vederli. Lo spadaccino non nota per davvero, invece, Bookman Sr. e il suo allievo, seduti ad un tavolo piuttosto defilato, ma in una posizione da cui possono (quantomeno, Lavi può) osservare tutta la sala.

 

Jerry si affaccia prontamente dalle cucine, pronto a prendere le ordinazioni, mascherando con un sorriso lo stupore di fronte all’espressione nient’affatto impenetrabile del giovane orientale. Il cuoco non è uno sciocco e può affermare di aver imparato con gli anni a decifrare almeno un po’ il viso di porcellana del giapponese: per questo è sicuro che stamattina Kanda non è il solito Kanda. Dietro il suo consueto cipiglio corrucciato, c’è qualcosa che lo preoccupa, qualcosa di cui probabilmente nemmeno lui ha piena coscienza. E poi non è normale che se ne vada a spasso per il quartier generale in abiti borghesi ma portandosi Mugen alla cintola… lo faceva solo da bambino, quand’era appena arrivato all’Ordine e non si fidava nemmeno della propria ombra.

 

Ovviamente, però, niente di tutto questo traspare sul volto di Jerry mentre porge a Kanda il vassoio con la solita colazione e con discrezione lo osserva allontanarsi verso l’angolo più tranquillo della sala.

Di norma il giapponese siede da solo ad un tavolo d’angolo, in modo da vedere davanti a sé soltanto la finestra e il suo sguardo si perde nel paesaggio, pur senza realmente vederlo. Tuttavia stamani l’esorcista dà le spalle alla vetrata e i suoi occhi di ghiaccio non smettono di saettare per la sala ogni volta che avverte il minimo movimento. Jerry non manca di notarlo, così come si accorge che da lui emana una grande tensione, benché il ragazzo mostri di controllarla perfettamente.

Il cuoco scuote la testa, pensieroso. Non pensava potesse esistere qualcosa in grado di turbare il giovane esorcista in quel modo, non dopo tutti questi anni almeno.

Prima che Jerry possa anche solo rimuginare un po' di più sulle stranezze che sta vedendo negli ultimi tempi, le porte della caffetteria si aprono nuovamente.

 

Quando si gira per accogliere il nuovo arrivato, però, il cuoco non riesce a trattenere un'occhiata preoccupata. Segue con lo sguardo il piccolo Allen mentre si avvicina con aria mesta al bancone, e ne coglie l'espressione allarmata nel momento in cui questi nota la presenza di un certo esorcista giapponese ad uno dei tavoli d'angolo.

Benché sempre più perplesso, l’uomo si appoggia con le braccia al bancone e si sporge sorridendo verso il ragazzino dai capelli bianchi per prendere la sua solita ordinazione.

È quando lo sente chiedere solo la metà di quello che prende di solito che il sospetto che sia successo qualcosa di grave diventa una certezza, ma Jerry ha le mani legate. Cosa può fare lui per loro, a parte rinfrancarli con i suoi ottimi manicaretti?

Ora può solo limitarsi a osservare il ragazzino che si allontana con il vassoio mezzo pieno verso uno dei tavoli vicini al bancone, sedendosi il più lontano possibile da Kanda ma pur sempre girato nella sua direzione, come a volerlo tenere d'occhio.

 

Il giapponese, che all’ingresso di Allen non ha mosso muscolo, come se non l’avesse nemmeno visto (ma ciò è ovviamente impossibile), termina in fretta di mangiare e si dirige verso l’uscita. Nel farlo deve però passare accanto al tavolo dove siedono i due bookman ed è in quel preciso momento che Lavi scatta in piedi e gli si avvicina, con il solito sorriso stampato in faccia.

“Ciao, Yu-chaaan! © Dove vai così di corsa?”

Kanda si blocca, non perché sia davvero interessato a rispondere al ragazzo, quanto perché non può fare altrimenti, visto che il rosso gli si è piazzato proprio di fronte, sbarrandogli il passaggio. Lo fulmina con lo sguardo, ma Lavi, sfortunatamente per l’orientale, non è un finder qualsiasi che a quel punto sarebbe già morto di paura, e infatti non fa una piega.

“Togliti dai piedi, stupido coniglio”

“Ma Yu-chan… io volevo solo darti il bentornato!” obietta il giovane bookman con voce lamentosa. Poi però il suo tono si fa allegro e vivace. “Allora, com'è andata la missione?”

“Quando faremo rapporto lo saprai” è la replica gelida di Kanda “Adesso sparisci. E piantala di chiamarmi per nome”

Lo scambio di battute tra i due fino a quel momento si è mantenuto sui soliti binari e ora il copione prevede che, prima di sentirsi minacciare di morte e piantarla sul serio, Lavi insista ancora un po’. Ed è quello che effettivamente il rosso fa. “Cos'è, abbiamo la luna storta, stamattina? Oh come sei noioso, Yu! Vabbè, vorrà dire che andrò a chiederlo direttamente a moyashi-chan! ©

Ma la reazione alle sue parole non è affatto quella che si aspettava.

“Ti ho detto di non usare il mio nome” sibila Kanda, con una furia malcelata nella voce e facendo scintillare sinistramente nella penombra della caffetteria qualche centimetro della lama di Mugen “Adesso lasciami in pace. E se ci tieni tanto a sapere di questa fottuta missione vai pure dalla mammoletta”

Il giapponese non ha ancora finito di parlare e già si sta avviando verso l’uscita. Non ha fatto il minimo gesto per scostare Lavi dal passaggio, ma questi si è come sentito ricacciare indietro dalla tensione rabbiosa che Kanda emana da ogni fibra del suo essere. Lo guarda allontanarsi, l’occhio verde spalancato, e non può fare a meno di lasciarsi sfuggire un’esclamazione sussurrata. “…’azz… mi sa che stavolta è successo qualcosa di grosso, neh Panda?”

Il suo anziano mentore alza lo sguardo cerchiato di nero dal the, fissa il suo allievo e lancia un’occhiata strana verso Kanda. “Quante volte ti ho già detto di non impicciarti di cose che non ti riguardano, Jr.?”

 

L'intera scena non passa inosservata agli occhi dell'esorcista maledetto. Giocando inconsciamente con il cibo appena assaggiato, facendo girare per il piatto perfino i deliziosi mitarashi dango di Jerry, Allen ha seguito di sottecchi ogni singolo movimento di Kanda da quando questi si è alzato dal tavolo a quando ha oltrepassato le porte della caffetteria.

Essendo seduto troppo lontano dagli altri due, ha potuto solo intuire il contenuto del loro piccolo diverbio, ma è sicuro che Lavi abbia chiamato l'altro per nome, attirandone le ire. Tutto come al solito, insomma, non fosse per quel piccolo particolare fuori posto... Allen stringe involontariamente la forchetta quando vede il giapponese mettere mano a Mugen e sfoderarla quanto basta per mostrarne la lama lucida e affilata al ragazzo dai capelli rossi, in un gesto talmente rabbioso e inusuale da far trattenere il respiro al primo e indietreggiare il secondo.

Uscito Kanda, Lavi si gira lentamente verso di lui, l'espressione stupita già sostituita da un sorriso entusiasta. L'albino distoglie lo sguardo, a disagio. Sa che la curiosità dell'amico non ha limiti, e che se questi non riesce a ottenere una risposta da una persona non si arrende di certo... cambia semplicemente interlocutore! Infatti eccolo che si avvicina...

Non volendo parlare della missione appena conclusa, né tantomeno dello strano comportamento di Kanda, Allen afferra in fretta posate e vassoio e li riporta al bancone. Poi, dopo un frettoloso saluto a un sempre più perplesso Jerry, si allontana velocemente in direzione dell'uscita, tenendo lo sguardo basso.

È quasi alla porta quando si sente afferrare per un braccio.

“Neh, moyashi-chan, come va? ©

“Eh? Oh… bene, grazie!”

Il ragazzo ha risposto con il suo solito sorriso, a prima vista solo un po’ appannato dalla notte insonne che ha sulle spalle. Ma un bookman non si lascia mai ingannare dalle apparenze e Lavi ha capito benissimo che c’è sotto dell’altro.

Atteggia il viso in una smorfia poco convinta. “Non si direbbe, sai… è forse successo qualcosa? Anche Yu-chan mi è sembrato strano…” butta lì con finta nonchalance, allacciando le mani dietro la nuca.

Il più piccolo abbassa lo sguardo, iniziando a giocare nervosamente con il nastro rosso che porta al collo. “Ecco, vedi...” esordisce, la voce ridotta a poco più di un sussurro. Poi si interrompe, scuotendo con forza la testa, e rialza lo sguardo sorridendo. “Non è successo niente, cosa vai a pensare!”

Il rosso scuote la testa. “Tu non me la conti giusta, Allen-kun!” replica, pungolando ripetutamente con l’indice la guancia dell’amico.

Prima che l’albino possa anche solo protestare per i dispetti dell’altro, Bookman Sr. si intromette tra i due con la sua solita calma autorevole. “Stupido allievo, smettila!”

Sentendosi apostrofare dal maestro, Lavi ritrae la mano e si volta verso di lui. “Ma Panda, non sto facendo niente di male…” protesta con voce lagnosa. L’anziano esorcista però non si fa intenerire e basta solo il suo sguardo a ottenere ciò che nemmeno Kanda aveva ottenuto: il rosso tace e torna al suo posto.

 

Approfittando della distrazione dell'amico, Allen si allontana a passo spedito, senza una parola. È talmente immerso nei suoi pensieri da non notare Lenalee, che è rimasta pietrificata fuori dall’ingresso dalla caffetteria e da lì, attraverso le ampie vetrate sui battenti della porta, ha assistito sgomenta al gesto di Kanda.

La ragazza vede l’inglese correre via e si rabbuia quando ne nota l'espressione insolitamente agitata. Sempre più preoccupata, si avvicina velocemente al tavolo dove Lavi si è appena seduto.

Presa una delle sedie, la scosta e si accomoda in fretta, cercando di nascondere l'ansia e l’inquietudine. Vuole capire cosa sta succedendo, accidenti! Sorridendo come al solito, ma di un sorriso che non le raggiunge gli occhi, si appoggia con i gomiti al tavolo.

Chissà, magari Lavi ci ha capito qualcosa di più...

“Buongiorno Bookman-san, ciao Lavi-kun! Come va?”

L’anziano esorcista la saluta con un cenno del capo, mentre il più giovane la accoglie con un sorriso entusiasta. “Linalee-chan! Che bello vederti! Come mai sveglia così presto?”

“Io mi alzo sempre presto la mattina, Lavi-kun…” risponde cortesemente. Ma è chiaro che non è in vena di convenevoli, perché porta il discorso dritto su ciò che le sta a cuore “Senti, tu sai forse cos’è successo a Kanda-kun e Allen-kun? Ci sono stati problemi in missione?”

Davanti a quella domanda diretta, il giovane bookman si fa subito serio. Allora non è soltanto un’impressione sua… c’è davvero qualcosa che non va! Lancia un’occhiata al suo maestro, cercandone l’approvazione. Questi, in risposta, si alza e si congeda, lasciandoli soli. Lavi gli sorride, grato, poi riporta la sua attenzione sulla cinesina. “L’hai visto anche tu, no? Yu prima è venuto a fare colazione in abiti civili ma portandosi dietro Mugen e Allen sembrava il fantasma di se stesso… non ha nemmeno finito di mangiare! Però non hanno voluto sbottonarsi…”

Linalee china il capo per qualche istante, restando in silenzio. Quando rialza lo sguardo sul compagno, la preoccupazione è perfettamente leggibile nelle sue iridi color ametista. “Erano anni che non vedevo Kanda-kun esternare la sua rabbia in quel modo. Faceva così solo i primi tempi in cui era arrivato alla Home, poi pian piano si è tranquillizzato… invece Allen-kun… santo cielo, credo di non averlo mai visto tanto sconvolto!”

Il bookman annuisce, posando una mano su quelle dell’amica, convulsamente strette l’una all’altra. “Più tardi andrò con il vecchio Panda ad assistere al rapporto nell’ufficio di Komui-san. Ti dirò tutto appena possibile. Intanto cerchiamo di parlare con entrambi… magari scopriremo qualcosa in più, che ne dici?”

Rinfrancata dalla proposta, Linalee sorride, stavolta sincera. “Mi sembra un’ottima idea, Lavi-kun. Ma credo sia meglio se a parlare con Kanda-kun vado io, almeno posso sperare che non si arrabbi subito, no?” conclude con una leggera risata.

“Ehehehe, in effetti…” ridacchia a sua volta il rosso, grattandosi la testa imbarazzato “Chissà com’è, ogni volta che cerco di dire qualcosa a Yu-chan, finisce sempre che mi minaccia di morte…”

“Già, chissà com’è…” replica la cinese, sorniona, mentre si alza in piedi e si allontana verso l’uscita. Arrivata alla porta però, si ferma e si volta. “Lavi-kun… ci vediamo più tardi, sperando di avere notizie, ok?”

Al gesto affermativo dell’amico, Linalee sparisce svelta nel corridoio, diretta alla stanza di Kanda.

 

Mentre mi chiudo la porta della stanza alle spalle, non posso fare a meno di ripensare con un certo fastidio a quanto successo in caffetteria. Quello che mi scoccia di più non è tanto l’insistenza assolutamente inopportuna dello stupido coniglio (ma a quella ormai dovrei essere abituato: fa sempre così, accidenti a lui! [Nah… penso non mi ci abituerò mai…]), né tantomeno il fatto che il moyashi non mi ha staccato gli occhi di dosso un secondo (questo mi disturba di più [però almeno nel farlo è stato discreto]).

Il problema è Linalee. Mi sono accorto troppo tardi, quando già avevo scoperto la lama di Mugen, che lei era lì fuori dalla porta e stava osservando la scena. E adesso sono sicuro che mi piomberà addosso come un falco, perché ha paura che sia successo qualcosa

 

(è successo qualcosa,

ma non ho nessuna intenzione

di parlarne con chicchessia

[perché nemmeno saprei cosa dire])

 

E che cazzo! Uno non può più nemmeno essere nervoso che subito si trova attorno mezzo Ordine… ma la gente non ha niente di meglio da fare?!

Faccio girare un paio di volte la chiave nella toppa (se ha proprio intenzione di venire a rompere, non si aspetti che le apra), poi mi slaccio Mugen dal fianco, posandola accanto al letto, e mi tolgo le scarpe. Ho ancora tempo prima dell’appuntamento con Koumi per il rapporto (a parte che di sicuro lui sarà in ritardo), quindi posso sedermi a meditare con tutta calma.

Attraverso la stanza a piedi nudi, sentendo con piacere il freddo delle piastrelle di cotto sotto i piedi, e mi avvicino alla finestra, spalancandola. Il vento gelido che soffia tagliente mi ferisce gli occhi, ma ugualmente rimango per un momento con lo sguardo perso sul paesaggio ancora scuro, cercando di indovinare i contorni dei tetti della città che emergono dalla foschia del primo mattino. L’orizzonte si sta pian piano schiarendo, ma la mia camera è rivolta ad ovest per cui quel che vedo è solo un chiarore lattiginoso che sbianca appena le nuvole grigio piombo: un cielo da neve… non mi stupirei se prima di sera si mettesse a nevicare.

Abbandono le considerazioni meteorologiche (anche perché la mia competenza in materia non va molto oltre [però servono anche quelle per sgombrare la mente]) e mi allontano dal davanzale, lasciando le imposte aperte, quindi mi accomodo a gambe incrociate sul tappeto di bambù al centro della stanza.

Non sono in grado di quantificare il tempo che trascorro nel più completo silenzio (che sensazione appagante [quasi non sento più nemmeno il mio respiro]) mentre tutte le emozioni negative defluiscono lentamente.

Non riesco tuttavia a raggiungere uno stato di distacco totale da ciò che mi circonda perché all’improvviso avverto un movimento delicato accompagnato da un lieve rumore, e questo basta per riportare tutti i miei sensi allerta. Non percepisco però tensione o intenti aggressivi, quindi rimango immobile, limitandomi ad aprire gli occhi e voltarli verso la finestra per fronteggiare l’intruso.

Quando mi appare davanti, stringo le labbra e trattengo un sospiro, a metà tra l’infastidito e il rassegnato.

 

“Cosa ci fai in camera mia?”

 

Ci fosse stato un altro al suo posto avrei reagito molto peggio, ma con lei proprio non riesco a chiudermi completamente nella mia corazza di indifferenza (probabilmente perché è stata la prima persona che ho conosciuto quando sono arrivato qui, quando ancora non ero in grado di fare a meno del mondo).

Il mio tono suona assolutamente incolore, forse persino un po’ annoiato, ma Linalee non sembra darci peso (come al solito) e mi sorride, scavalcando del tutto la finestra e sedendosi sul davanzale interno.

 

“Finché la Scientifica non inizia a lavorare non ho nulla da fare, quindi ho pensato di fare un salto a trovarti”

“Hn. Quindi, ora che sei qui?”

 

Non provo nemmeno a chiederle come abbia fatto ad entrare dalla finestra (visto e considerato che siamo al terzo piano [non è la prima volta che usa la sua Innocence per venire a tormentare il sottoscritto…]), ma ugualmente la mia risposta non è certo delle più incoraggianti. Lei però è una ragazza testarda e soprattutto è abituata ad avere a che fare con me, dato che mi conosce da una vita (lui invece mi conosce da poco, ma anche lui sa fin troppo bene come sono fatto… [allora qual è la differenza tra loro due?]). Salta in piedi con grazia e comincia ad aggirarsi per la camera con uno sguardo da bambina curiosa. Non trovo questo atteggiamento fastidioso di per sé

 

(ormai penso di averci fatto l’abitudine,

anche se continua a non piacermi

che qualcuno ficchi il naso nelle mie cose

[ma credo che da una sorta di sorella minore

ce lo si possa aspettare])

 

piuttosto non ne capisco il motivo, viste le innumerevoli occasioni in cui quando eravamo piccoli passava le giornate in camera mia. Realizzo solo dopo un po’ che questa è la prima volta che entra nella mia stanza da che ci siamo trasferiti al nuovo quartier generale.

La lascio fare con un sospiro, sperando (invano, già lo so) che alla fine voglia limitarsi come al solito a sedersi a fianco a me facendo finta di meditare. Invece la vedo cacciare la testa nel bagno e uscirne subito dopo con la mia spazzola di legno tra le mani.

 

“Beh, già che sono qui potrei darti una sistemata ai capelli, come facevo quando eravamo bambini, che ne dici?”

 

Domanda retorica la sua, perché in realtà la mia opinione non le interessa affatto: ha già deciso che ha voglia di spazzolarmi i capelli, quindi lo farà comunque.

Annuisco impercettibilmente, ma solo per attenermi ad un gioco delle parti consolidatosi tanti anni fa e che credevo non si sarebbe più ripetuto (ma ora non sono più quello di tanti anni fa: anche se mi scioglie i capelli non la lascerò più arrivare a sfiorarmi l’anima [lei no, lui… non ci voglio pensare!]).

 

“Se proprio ne hai voglia…”

 

Il mio assenso svogliato le illumina il viso e con leggerezza mi si porta alle spalle, inginocchiandosi dietro di me.

Tra di noi cade un confortevole silenzio mentre mi scioglie i capelli e inizia a spazzolarli, talmente piano che quasi potrei dimenticarmi della sua presenza, non fosse per le sue ginocchia che mi toccano la schiena e le involontarie carezze con cui mi sfiora nel pettinarmi.

Questa sorta di rituale (lei che mi pettina e io che la lascio fare) ha sempre avuto un effetto rasserenante sia su di lei che su di me (e da piccolo era forse l’unico modo, a parte la meditazione, con cui potevo allentare un po’ la tensione) anche perché lei, pur essendo dannatamente curiosa, era quasi sempre capace di starsene al suo posto e rispettare i miei spazi. Oggi non sarà così, è evidente, ma non è solo per questo che non riesco a rilassarmi (anni fa ci sarei riuscito comunque [anni fa non c’era lui… non ci devo pensare!]).

È chiaro che non è qui solo per una visita di cortesia, però se ci rifletto mi accorgo che la mia insofferenza nasce da altre ragioni. Ma al momento non voglio mettermi ad approfondirle, non con lei qui (perché mi porterebbero a conclusioni scomode [perché c’è lui di mezzo]).

Anche se volessi, comunque, la voce soffice di Linalee mi strappa ai miei pensieri (e per una volta non mi dà così fastidio [sei veramente patetico, Yu Kanda!])

 

“Uhm… Kanda-kun… come è andata la missione? Siete riusciti a recuperare l’Innocence?”

 

Come avevo previsto, cerca di ficcare il naso in cose che non la riguardano, ma a quanto pare ha deciso di prenderla alla larga… Beh, cambia poco: sarà solo qualche minuto in più di tormento.

 

“Abbiamo completato con successo la missione, non è stato niente di che”

“Oh, bene, sono contenta. Sai, quando ho sentito che anche Miranda-san vi avrebbe raggiunti ho temuto che la cosa fosse più complicata del previsto…”

 

Mi irrigidisco leggermente, sùbito infastidito dal suo temporeggiare. So benissimo dove vuole andare a parare e non ho intenzione di risponderle, quindi preferirei che questa conversazione inutile finisse al più presto.

 

“Linalee, non prendermi in giro. So cosa vuoi chiedermi”

 

Il mio tono suona piuttosto risolutivo e lei che mi conosce non dovrebbe avere difficoltà a capire che non ha senso che continui a girare attorno alla questione che le interessa, perché otterrebbe solo di innervosirmi. Eppure fa finta di non cogliere il sottinteso nella mia frase, ma cambia discorso come se nulla fosse: mette giù la spazzola e allunga una mano oltre la mia spalla per mostrarmi alcuni nastri colorati.

 

“Quale preferisci? Ah, ti faccio la solita coda o vuoi la treccia?”

“Fa’ come ti pare”

 

Lei non aggiunge altro, ma la sento armeggiare con i miei capelli e dividerli in tre ciocche. Alla fine ha deciso per la treccia, sembra… non che mi cambi molto, basta che la smetta con le domande inopportune (non mi illudo).

 

“Kanda-kun… se sai cosa voglio chiederti… beh, io sono qui, ti ascolto”

 

La sento dichiarare con un sorriso. Poi lascia andare la treccia e si siede più comoda sul tappeto.

Non rispondo subito (non mi va di zittirla in malo modo come mi verrebbe spontaneo fare) ma prendo tempo, rovesciando la testa all’indietro e scuotendola leggermente perché la frangia si sistemi da sola. Quindi torno a guardare fisso davanti a me, il corpo ormai rigido e teso. Per farle capire che considero chiusa la questione, mi alzo in piedi.

 

“Non ho nulla da dirti”

 

Mi aspetto una protesta di qualche genere, magari un tentativo dei suoi di far leva su quelli che lei ritiene essere i miei punti deboli nei suoi confronti (da bambina faceva sempre così). Invece a quanto pare con gli anni è diventata più matura, perché non dice niente, limitandosi a star lì accoccolata per terra, le gambe raccolte accanto al corpo, guardandomi con occhi carichi di attesa.

La ricambio fissandola con uno sguardo severo. Mi spiace deluderti, Linalee, ma non ho intenzione di stare al tuo gioco.

 

“Mi hai sistemato i capelli. Ora torna nella tua stanza”

“Non ci vado se prima non mi dici perché sei tornato così… così…”

 

Inizia con una certa foga, poi la voce pian piano le si spegne e alla fine china il capo, sconfitta

 

(si è resa conto che non ho più intenzione di confidarmi con lei

[non che l’abbia mai fatto chissà quanto]

e la cosa la fa soffrire)

 

Se volessi pensar male a tutti i costi, direi che in realtà questa non che un’altra tattica per farmi sentire in colpa, ma so benissimo che lei è troppo onesta per fare cose del genere.

Comunque non mi faccio impietosire, anche perché mi dà fastidio che creda di aver capito come mi sento (come mi dovrei sentire? Sono sempre il solito… [piantala di mentire a te stesso, Yu!]) soltanto da qualche mio gesto.

 

“Così come? Sono tornato e basta, non c’è altro da aggiungere. E adesso vai”

 

Ora il mio tono duro non ammette repliche né sottintesi, mentre le indico la porta con un cenno secco. Lei non prova neanche a ribattere, ma si alza piano e attraversa la stanza, la tristezza e la delusione ben visibili sul suo volto.

Poggia le dita sulla maniglia in un gesto esitante e, prima di girare la chiave e aprire la porta, guarda un’ultima volta verso di me.

 

“Sono passati, quanti? Nove anni da quando ci siamo conosciuti? Siamo cambiati, entrambi. E io speravo di non doverti più vedere in faccia quell’espressione così ostile verso il mondo, tutto qui. Scusa se ti ho disturbato, Kanda-kun… ci vediamo”

 

Lo dice in un sussurro e poi scompare rapidamente, chiudendosi la porta alle spalle.

Rimasto solo, mi concedo un profondo sospiro, quindi dò di nuovo due mandate alla chiave e mi risiedo sul tappeto per riprendere i miei esercizi di meditazione da dove li avevo interrotti.

Ci provo, ma è difficile.

La visita di Linalee non mi ha infastidito di per sé (a parte che ha interrotto la mia meditazione [ma quello l’ha sempre fatto]), quanto per le sue implicazioni.

Lei fa in un certo senso parte del mio passato, di quand’ero ragazzino ed eravamo più legati (lei era legata a me). Poi con l’andar del tempo (e con la gelosia paranoide di Komui [come se io fossi interessato alla mano di sua sorella…]) ci siamo allontanati, e ritrovarmela qui adesso a pettinarmi i capelli, come se gli anni non fossero mai trascorsi… beh, mi fa pensare. E sinceramente ora non ho per niente voglia di pensare.

Chiudo gli occhi e poso le mani sulle ginocchia, respirando profondamente nel tentativo di liberare la mente.

E così avrei un’espressione ostile verso il mondo, eh?

Le labbra si incurvano in un ghigno storto.

Certo, come no! Passa anche tu lo stress psicologico che ho passato io nelle ultime ventiquattr’ore e poi ne riparliamo, Linalee… che cazzo, in qualunque modo io provi a non pensare a quel che è successo, sembra che tutto faccia apposta a ricordamelo, per un verso o per l’altro. E poi la gente si stupisce se ho degli scatti di nervi!

Nemmeno io me li perdono, questo no (sono furioso con me stesso per aver perso la calma in quel modo vergognoso [e il comportamento del dannato fantasma non è una scusante!]), ma per lo meno credo di aver capito da cosa dipendono: Walker. Lui e il suo atteggiamento altalenante, lui che prima quasi mi si frantuma tra le mani e poi vuol farsi vedere invincibile…

 

(lui che con poche parole mi ha dato uno smacco

[mi ha ferito]

come mai nessun’altro

[perché non mi ero mai avvicinato così a nessun’altro,

forse nemmeno a…])

 

…un perfetto idiota con l’istinto da martire, non c’è altro modo per definirlo.

Lei dice che siamo cambiati entrambi. Beh, lei di sicuro (non è più la bambina piagnucolosa di prima [ora è una donna forte]), e io… io sinceramente non lo so. Per quanto mi riguarda sono sempre stato lo stesso (finora… [fino a prima di conoscerlo]) e intendo continuare a rimanere tale.

Io non sono nell’Ordine perché mi interessa combattere per chissà quale nobile causa, perché mi sento un prescelto:

 

(è forse un prescelto chi

è stato creato

[riportato in vita]

al solo ed unico scopo di essere

un apostolo votato al sacrificio?

[Perché questo è ciò che sono])

 

che se le tengano loro tutte queste panzane ideologiche! Io sono qui perché (loro non mi lascerebbero mai scappare [non avrei altro posto dove andare]) è il modo più semplice per trovare il bastardo che mi ha maledetto (questo è quello che devono credere tutti).

E sinceramente me ne fotto se la gente continua a darmi dell’asociale e ha paura ad avvicinarsi a me (lui non ha paura [lui mi conosce per quel che sono davvero. E questo fa paura… a me?]). Va benissimo così, anzi, meno rotture di coglioni.

Espiro violentemente tutto il fiato dai polmoni e mi sdraio schiena a terra.

Quanto al moyashi, devo veramente chiuderlo fuori dalla mia vita (tanto ormai, anche se cambiassi idea, lui non ha più nemmeno il coraggio di alzare gli occhi su di me [bel risultato, Yu, complimenti…]). Mettiamola così: avvicinandomi e lasciandolo avvicinare, ho fatto un esperimento che è clamorosamente fallito (per colpa di chi…? [Mia]). Quindi ora non mi resta che voltare pagina e andare avanti (tornare indietro?).

Raggiungere questa conclusione (se sia giusta o sbagliata lo dirà il tempo [ma almeno ne ho raggiunta una]) riesce finalmente a mettere a tacere il marasma che mi si agita in testa da ieri mattina e mi assopisco leggermente, ancora disteso sul tappeto.

 


 

PREVIEW

Capitolo 9: Chiarimenti, silenzi e aroma di caffè alla vigilia della resa dei conti

“Walker, io e te abbiamo un discorso in sospeso…”

…lo sapevo, non c’è proprio modo di star tranquilli, oggi. E so già che la sua non è una curiosità esclusivamente professionale (mi sta dando del tu [come è successo in tutte le rare volte in cui ha deciso di «dimenticarsi» temporaneamente del suo ruolo]), quindi non me la potrò cavare facilmente limitandomi ad arrampicarmi sugli specchi. 

Sospiro, mettendo giù lo spiedino che sto finendo, e chino la testa.

[…]

Non ho certo intenzione di chiedere scusa a nessuno per aver distrutto quella scacchiera (e potenzialmente compromesso la missione), né di giustificarmi in alcun modo per il mio comportamento, ma di sicuro l’argomento salterà fuori. So di aver sbagliato e sono pronto a pagarne le conseguenze, basta che evitino di montare un processo infinito sull’intera faccenda.

 


 

IL POST-IT DELLE AUTRICI

In questo capitolo non ci sono citazioni particolari, né riferimenti precisi al manga, quindi sfrutteremo il post-it per fare un’annotazione cui teniamo particolarmente.

Come avete potuto notare, in questo capitolo i riferimenti al passato di Kanda (e quindi agli eventi spoilerissimi delle ultime Night uscite in Giappone) cominciano a farsi numerosi. E da qui alla fine della fic sarà sempre così, o anche peggio… XD

Ci teniamo però a sottolineare che questo capitolo è stato composto all’incirca a settembre/ottobre 2009 (tenete presente che la fanfic nel suo complesso [15 capitoli per un totale di 132 pagine di Word, Angoli di Allen e post-it vari esclusi] è stata conclusa il 6 gennaio di quest’anno). È stato quindi scritto sulla base unicamente di quel che era emerso all’epoca, integrato poi da ragionamenti e costruzioni mentali nostri, e da allora, per onestà intellettuale, non è stato più modificato se non in minima parte e non nei concetti fondamentali.

Per adesso il tutto è ancora congruente con quanto ci sta raccontando la sensei Hoshino, ma se in futuro non riusciste più ad incastrare la fic nel manga sappiate che è per questo. Speriamo però che apprezziate lo stesso ^^

 

Abbiamo il piacere di informarvi che le autrici saranno disponibili per un incontro col pubblico durante il Torino Comics che si terrà a Torino  l’11 aprile prossimo.

Nel caso abbiate richieste, dubbi e curiosità potrete sottoporle alla loro attenzione. Sempre se riuscirete a riconoscerle, impedirne la fuga e a trattenerle per il tempo necessario, ovviamente…

 

Prima di salutarvi, vogliamo proporvi un piccolo quesito riguardante l’Angolo di Allen. Come avrete ormai capito, ci stiamo divertendo a far entrare in scena ad ogni capitolo un pg nuovo. Secondo voi, chi sarà il/la prossimo/a? Si accettano scommesse! XD

 

Per questo capitolo è tutto! Se avete un qualsiasi dubbio, chiedete pure!

E ricordate… in missing moments we trust!

 

Alla prossima!

Lety&Mistral

 

 

 

NEXT SHOT ON APR 16th, 2010

Don’t miss it!

 

 

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Capitolo 9
*** Chiarimenti, silenzi e aroma di caffè alla vigilia della resa dei conti ***


Nota delle autrici

Nota delle autrici:

Dato che l'Angolo di Allen di questa fanfic è strutturato come quello della precedente e ne è la continuazione, tenderà anche qui ad assumere proporzioni chilometriche (perché i pg sono tanti e le recensioni per fortuna pure! ♥)

Se per caso non vi interessasse, potete passare tranquillamente all'inizio del capitolo vero e proprio. Vi assicuriamo che questo non pregiudicherà la completa comprensione della storia.

Grazie e buona lettura!

Lety&Mistral

 


 

L'ANGOLO DI ALLEN

16 Aprile 2010

 

*Ordine Oscuro - caffetteria*

 

In caffetteria, dopo il clamore suscitato dallo scherzo ordito da Linalee e Kanda sembra essere finalmente tornata la pace - complici anche gli ottimi manicaretti di Jerry.

Il gruppo infatti, disposto in ordine sparso un po’ per tutto il locale, si sta rifocillando in relativo silenzio, forse perché tutti, in un modo o nell’altro, con la testa sono ancora a quanto successo poco prima e alle reazioni fino ad un certo punto imprevedibili che ciò ha suscitato.

Il generale Klaud e la signorina Fay, dopo aver pianificato nei minimi dettagli una cerimonia da sogno per i due ragazzi, non vogliono veder sprecata la loro fatica solo per una questione insignificante come il fatto che il matrimonio fosse tutto uno scherzo; hanno quindi deciso di ergersi a paladine del vero amore, con la missione di far convolare a giuste nozze Linalee e Kanda - checché ne pensino gente come Komui, Bak o chiunque altro. E hanno anche deciso che Miranda, essendo così legata alla cinesina, dovrà partecipare al progetto (quale sia la sua opinione in merito è del tutto irrilevante). Si sono sedute un po’ discoste dagli altri e, di fronte a due enormi tazze di caffè e qualche pasticcino, stanno studiando le loro prossime mosse.

L'esorcista tedesca, seduta poco distante, le osserva con timore. Ha già capito cosa vogliono ottenere le altre due donne, ma non sa cosa fare: non è affatto d'accordo con loro, pensa che se due non si amano non si debbano sposare solo per il capriccio di gente che non c'entra nulla! Eppure tace, impaurita, giocherellando nervosamente con la fetta di torta che ha davanti. Chissà cosa potrebbe succedere se palesasse il suo pensiero!

Linalee è seduta al tavolo vicino al bancone, forchetta e insalata in equilibrio precario tra le mani. Komui la sta abbracciando stretta per non lasciarla «scappare di nuovo», sotto lo sguardo truce di Bak che vorrebbe essere al suo posto. Entrambi i Supervisori hanno scelto il pasticcio di verdure, per cena, ma i due piatti si stanno già raffreddando.

Scuotendo la testa sconsolato, sempre più convinto di avere a che fare con due bimbi dell'asilo, Reever taglia in piccoli bocconcini il pasticcio e inizia a rifocillare a forza i due Supervisori.

Poco più in là Bookman Sr. e Link discutono amabilmente; non fanno cenno a quanto appena accaduto (e nemmeno al fatto che loro due sono stati gli unici a non abboccare all’amo), ma la loro conversazione - le commedie degli equivoci nella storia della letteratura occidentale - implicitamente verte su quell’argomento.

Seduto allo stesso tavolo, Timothy ascolta interessato, gustandosi il suo pasticcio di carne: non ne capisce molto di letteratura e nessuno gli ha mai parlato di gente dai nomi ridicoli come Aristofane o Plauto, però da quel che sente quei tizi hanno scritto delle cose divertenti… e allora perché tutti si ostinano a fargli studiare roba noiosa come la matematica?!

Al tavolo di fronte, Allen, occhi fissi sul vassoio davanti a sé, si sta impegnando a fondo per demolire un'enorme pigna di mitarashi dango. Ancora un po' e non respira, tra un boccone e l'altro, ma è l'unico modo che ha per distrarsi dai pensieri strani che gli sono venuti in mente per lo scherzo di Linalee e del baKanda.

Lavi e il generale Tiedoll sono seduti di fronte a lui, l'artista che lo osserva incuriosito cercando di ritrarre quella montagna di dolciumi e il giovane bookman che mangiucchia svogliato il suo sandwich al prosciutto.

Kanda invece osserva il variegato gruppo dalla sua postazione defilata, seduto a gambe incrociate sotto la finestra, con Mugen poggiata su una spalla. Tiene gli occhi semi-chiusi, come se stesse meditando, ma in realtà sta solo cercando di capire dai discorsi degli altri se deve aspettarsi altre scene madri come quelle di poco prima del suo maestro o di Komui - quanto mai s’è fatto coinvolgere da Linalee in quella faccenda!

Quando però sente dei passi avvicinarsi all’ingresso della caffetteria, si fa attento e rialza lo sguardo, puntandolo sull’uscio. Link nota il suo movimento e lascia cadere per un attimo la conversazione, attirando l’attenzione di Bookman con un cenno del capo: nessun’altro pare però essersi accorto del sopraggiungere di qualcuno.

Quando le porte della sala di spalancano e una voce quieta esclama: “Ah, ecco da dove veniva quel fracasso che sentivo!”, tutti si voltano verso l’entrata e nella caffetteria cala il silenzio. Tra tutti quelli che girano per l’Ordine, lui è uno degli ultimi che (chissà perché) il gruppo si aspettava di veder comparire.

Marie rimane fermo sulla soglia, guardandosi attorno per cercare di riconoscere i presenti dal battito del loro cuore. Quelle pulsazioni ritmiche all’apparenza tutte uguali, per l’alto esorcista presentano invece sottili variazioni che le differenziano una dall’altra, permettendogli di associarle ad una persona specifica, nonché di capire molto sullo stato d’animo della persona stessa.

Ed è in quel modo che Marie si rende conto della disperazione di Komui e Bak e dell’esaurimento di Reever, cui Linalee offre la solita solidarietà, e coglie le diverse sfumature preoccupazione di Miranda e Lavi; percepisce anche la calma divertita di Link e Bookman, quella ingenua di Timothy e Tiedoll (e dal suo maestro, qualunque cosa sia successa, non poteva aspettarsi altro) e intuisce le macchinazioni del generale Klaud e della Fay. Ma soprattutto, Marie coglie l’insofferenza vagamente incerta di Kanda, seduto come sempre discostato dal gruppo, e la confusione in cui versa Allen.

Sono proprio queste ultime due cose a incuriosire il sensibile esorcista; ed è per questo che, con la vena di bastardaggine con cui il compagno spadaccino l’ha forse contagiato negli anni, Marie decide di rivolgersi proprio all’inglese per chiedere spiegazioni. Lo percepisce e poi lo vede (a fatica a causa della sua cecità quasi totale) seduto in mezzo ad una montagna di piatti e gli si avvicina con un sorriso.

“Ciao Allen-kun, come va?”

Allen quasi si spaventa, concentrato com'è, ma subito si riprende.

“Ciao, Marie! Tutto bene, tu?” esclama, mettendo giù l'ennesimo spiedino e sorridendo cordiale all'altro.

Il giovane si accomoda di fronte a lui, un’espressione allusiva sul volto. “Io sto bene, grazie. Anche se non mi sembra di poter dire lo stesso di te… o della maggioranza dei qui presenti…”

Il sorriso dell'esorcista dai capelli bianchi vacilla e poi scompare, mentre si guarda attorno di soppiatto per verificare la situazione... ed effettivamente il caos in caffetteria è più assurdo del solito.

Sbuffa, tornando a fissare con insistenza il proprio piatto e riprendendo uno degli spiedini per sbocconcellare di malavoglia l'ultimo dango sul legnetto. Sa bene che Marie ha un udito eccezionale, quindi pensa bene di riempirsi la bocca per bene prima di rispondergli: così solo lui capirà il suo borbottio, e Allen non avrà da preoccuparsi delle reazioni altrui al suo inusuale sconforto.

“Tutta colpa dello scherzetto che ci hanno fatto Linalee e l'idiota” farfuglia infatti, masticando velocemente.

A quella rivelazione, Marie inarca le sopracciglia, perplesso: ora ha capito da cosa dipendono le emozioni che alterano i battiti del cuore di quasi tutti lì dentro. Non ha dubbi che «l’idiota» menzionato dall’inglese sia Kanda, così come crede di intuire (dalla disperazione e dalle urla sconnesse di Komui-san e Bak-san) quale fosse l’oggetto dello scherzo. Quel che non gli quadra però, è la confusione che percepisce nelle pulsazioni del cuore di Allen.

Puntando il gomito sul tavolo e poggiando il mento sul palmo, Marie decide di indagare un po’ più a fondo, magari anche rischiando qualcosina. “Oh, quindi la notizia del matrimonio di Linalee che Miranda ha portato prima in giro per tutto l’Ordine era uno scherzo?” domanda, con aria indifferente.

Il più giovane, al ricordare lo scherzetto, quasi strozza con il cibo. Afferrato un bicchiere d'acqua lo butta giù tutto d'un fiato, per poi quasi romperlo riappoggiandolo con forza sulla tavola.

“Sì, era uno scherzo” commenta poi, piatto e apparentemente calmo. Dannazione, non sa nemmeno lui perché se la sta prendendo così tanto per quel pesce d'aprile... e in effetti non è quello il problema!

“Allora, se è uno scherzo, perché non riesci a calmarti?” replica l’altro, serafico “E non dire che non è vero, sai che posso sentire il battito del cuore… e quello non mente” Ok, questo è un colpo basso - Marie ne è consapevole - ma è davvero curioso di capire.

Allen interrompe la masticazione, riflettendo sulle parole dell'amico. Impallidisce, poi arrossisce quando finalmente riesce a chiarire almeno a se stesso la causa del suo stato confusionale. Abbassa il capo, poi si porta le mani al viso sbuffando.

“Diciamo che me la sono presa... un po' troppo? Oh, accidenti, non mi ci far pensare per cortesia”, mormora.

Marie ridacchia: colpito e affondato. La curiosità lo spingerebbe ad indagare più a fondo, ma non se la sente di mettere Allen con le spalle al muro - non se lo merita proprio.

Sta per dire qualcosa e deviare la conversazione, quando Kanda inaspettatamente si intromette: “Marie, per una volta che il moyashi dice una cosa sensata dagli retta” afferma lo spadaccino, la voce vagamente scocciata.

Allen sorride, triste, tenendo lo sguardo basso. Non avrebbe potuto aspettarsi intervento diverso, dopotutto, no? In fondo, a Kanda non importa un emerito accidente né di quel che pensa né di quel che prova una mammoletta, no?

Sentendosi interpellato dal compagno, Marie si volta verso di lui ma, prima di replicare, si prende qualche istante per ascoltare il battito del suo cuore - non c’è che dire, il giapponese è veramente innervosito da tutta la situazione, quindi forse è meglio lasciar cadere l’argomento, onde non provocarlo ulteriormente. Non prima però di aver lanciato un’ultima stoccata… annuisce all’indirizzo dello spadaccino e poi torna a rivolgersi ad Allen.

”Io posso anche lasciar perdere, ma lo sai che non tutti la pensano così, vero? E comunque la reazione tua e di Kanda non fa che confermarmi che voi due siete molto più simili di quel che volete ammettere…”

Punto sul vivo da quell'osservazione l'esorcista maledetto arrossisce di nuovo, e si alza bruscamente dalla sedia. “Ancora con questa storia? Marie, dai, non è vero che ci somigliamo, io e quello là!” esclama, quasi facendo cadere la pigna di dango che Tiedoll sta ancora cercando di ritrarre e che Lavi sta riordinando in maniera più simmetrica. 

Ignorando sia le proteste dell’albino che l’occhiata di fuoco che gli rifila Kanda, Marie accenna un sorriso. “Ad ogni modo, fossi in voi, mi guarderei dal generale Klaud e dalla signorina Fay: stanno macchinando qualcosa circa un matrimonio da sogno…”

“Cosa?!” Allen, sconcertato, si gira lentamente verso il tavolo dove, esattamente come intuito da Marie, le due donne sono intente a parlottare tra loro mettendo a punto la loro strategia, sotto gli occhi preoccupati di Miranda e quelli curiosi di Bookman e Link.

Ad un certo punto è proprio la segretaria di Komui ad alzarsi in piedi, puntando gli occhi sulla tedesca; Klaud, un passo dietro a lei, sorride convinta.

“Esorcista Miranda Lotto, venga qui. Ho una missione importante da affidarle per conto dell’Ordine”

Miranda si alza in piedi di scatto, sull'attenti, e a passi tremolanti si avvicina. Le lacrime iniziano a riempirle gli occhi, mentre passando incrocia lo sguardo incredulo di Allen. Arrivata al tavolo delle due donne con vocina fievole chiede: “Dica pure, signorina Fay…”

“Miranda Lotto, come avrà potuto capire, io e il generale Klaud siamo molto contrariate dalla piega che hanno preso gli avvenimenti in seguito alla sfumata possibilità di vedere Linalee Lee e Yu Kanda uniti in matrimonio”

“Ah... ja...” pigola la tedesca di rimando. Sa esattamente cosa succederà adesso... e non le piace per niente! Abbassa il capo, pronta al peggio.

“La prospettiva di vedere sua sorella sposata, infatti, rende il supervisore Lee privo di forze. Il che è positivo perché un supervisore privo di forze è un supervisore che non può scappare a destra e a manca per tutto l’Ordine al solo scopo di eludere i suoi doveri, lei capisce?”

“Inoltre, se Linalee Lee si sposasse con Kanda…” interviene Klaud, l’indice alzato a sottolineare l’ovvietà di quel che sta dicendo “…il generale Tiedoll sarebbe concentrato solo su questo, lasciando finalmente in pace il giovane Hearst, che è mio allievo” conclude, lanciando un’occhiata a Timothy e più in là al collega.

“Ja, ja... aber...” prova ad argomentare lei, invano. L'aura impositiva delle due donne è troppo schiacciante, e Miranda si guarda attorno in cerca di una via d'uscita.

Hanno colto tutti la spiegazione: soprattutto Komui e il generale Tiedoll il quale, al sentir nominare il suo figlioccio più giovane, ha abbassato blocco e matita per ascoltare meglio.

Il silenzio improvviso in cui è caduta la caffetteria viene quindi sconvolto dalle urla di entrambi, che cercano invano di rivendicare i propri «diritti» (di superiore l'uno, di padre l'altro).

Ma non è la reazione caotica dei due a mandare in pallone l'esorcista tedesca: il suo problema principale è la reazione di Lavi, che ora sta aprendo e chiudendo la bocca peggio di un pesce fuor d'acqua, ma soprattutto il comportamento di Allen.

L’inglese guarda le tre donne con sguardo perso e triste e Miranda, al vedere quegli occhi inconsapevolmente disperati, scoppia in lacrime.

“Non ce la faccio! Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace~!” singhiozza, sconsolata, tornando nel suo angolino per piangere.

Poco più in là, Link e Bookman hanno ascoltato non visti tutta la conversazione; ed è proprio l’anziano esorcista a commentare per primo, dopo essersi acceso la pipa e aver dato una profonda tirata. “Le donne sono tremende quando si mettono in testa di ottenere qualcosa, non conviene ispettore?”

Link annuisce, sul viso un’espressione tra l’incredulo e il perplesso. “Decisamente… ad ogni modo non avrei mar creduto che Bridget potesse arrivare a questi estremi - dev’essere davvero dura per lei tenere in riga il supervisore Lee…”

“Neh Due Nei, però guarda che fratellone Komui è isterico forte, eh!” si intromette Timothy, in ginocchio sulla panca, i gomiti puntati sul tavolo e il mento sulle mani, accennando con la testa al supervisore che sta supplicando con lacrime e strepiti la sorella perché gli prometta che non si sposerà/fidanzerà/frequenterà/parlerà/starà nella stessa stanza con un qualsiasi uomo/bambino/giovanotto/ragazzo senza che lui sia presente.

Linalee, dal canto suo, è chiaramente imbarazzata a morte ma non se la sente proprio di mettere a tacere troppo bruscamente il fratello (già ci è andata pesante con lo scherzo di prima). Prova quindi a blandirlo con pazienza, lanciando di tanto in tanto un’occhiata a Kanda, nella speranza che lui le dia in qualche modo una mano - cosa che ovviamente il giapponese si guarda bene dal fare.

Anche Reever e Bak provano a fare qualcosa, ma solo il provvidenziale intervento di Jerry riesce a riportare la calma. Dalla cucina, infatti, il mestolo in acciaio inox del cuoco piomba roteando prima sulla testa di Komui e poi sulla testa del generale Tiedoll.

Due «sdeng» in rapida successione, e gli unici suoni che rimangono sono il lieve singhiozzare di Miranda e il rumore della sedia di Allen, che si alza improvvisamente, testa bassa e pugni stretti, deciso ad andarsene fuori da quella gabbia di matti.

Chiudendosi dietro le spalle dell’inglese le porte della caffetteria non hanno fatto alcun rumore ma, per i presenti, il lieve cigolio dei cardini è più assordante che mai: è la seconda volta nel giro di un’ora che vedono Allen, di solito sempre sorridente e positivo, scappar via stravolto e la cosa fa specie un po’ a tutti. Una decina di paia d’occhi si posano simultaneamente su Linalee, considerata l’involontaria causa dello sconvolgimento del ragazzo (nessuno avrebbe mai detto che le volesse bene fino a quel punto! - forse lei e Klaud possono riconsiderare la scelta del marito della cinese, considera la Fay) e subito dopo, davanti al rossore di lei, l’attenzione scivola rapida su Bak e Komui in attesa dell’imminente scenata, per appuntarsi infine su Link, per spronarlo a fare il suo dovere e andare a recuperare l’esorcista albino.

Dopo un attimo di stasi, il biondo tossicchia imbarazzato e fa per avviarsi verso la porta, ma la voce di Bookman Sr. lo richiama: “Stia tranquillo ispettore, c’è già chi si sta occupando della faccenda” asserisce tranquillo l’anziano esorcista “Piuttosto, nell’attesa vogliamo fare una partita a ma-jong? Reever-san, generale Tiedoll, volete unirvi a noi? Tanto a quanto vedo gli altri sono diversamente impegnati…”

Alle parole di Bookman, l’ispettore fa scorrere uno sguardo attorno, notando che, sì, in effetti loro quattro possono fare ben poco d’altro. Bridget e il generale Klaud infatti si sono rimesse a discutere tra loro, stavolta senza però coinvolgere Miranda, la quale ancora singhiozza, consolata da Marie; Linalee e Timothy stanno cercando, lei con dolcezza e lui a furia di pizzicotti, di scuotere Lavi dal suo stato di trance.

Bak, che stava punzecchiando con uno dei legnetti il povero Komui ancora svenuto per il colpo di mestolo, lascia improvvisamente il collega per terra e si avvicina a Lavi, squadrandolo torvo. Non sopporta che la dolce e meravigliosa Linalee-chan perda tempo con quel tizio! Le sue paroline dolci dovrebbero essere rivolte a lui, non al giovane bookman! Decide quindi, ignorando le macchie pruriginose che gli stanno già spuntando un po' ovunque, di prendersi una piccola vendetta.

“Aspetta, Linalee-chan, ci penso io a farlo tornare in sé!” esclama, cercando di sorridere in maniera rassicurante, prima di rifilare uno spettacolare ceffone al rosso.

Per il colpo il poveretto finisce per cadere dalla sedia, ma almeno lo scopo è raggiunto. Lavi si rialza da solo, sulle sue gambe, guardandosi attorno confuso e chiedendosi chi accidenti possa avergli mollato uno sberlone del genere.

 

Nel frattempo, Allen ha quasi raggiunto la fine del corridoio che collega la caffetteria alle scale. Dopo essere uscito di corsa ed aver superato la porta di ingresso si è fermato un attimo, poi si è messo a camminare avanti e indietro per sfogare la frustrazione e calmarsi un po'. Ora che si è tranquillizzato, anche se è ancora decisamente confuso, sta semplicemente vagabondando senza fretta in attesa che i suoi pensieri caotici trovino la loro strada... e che gli venga in mente da che parte deve andare per tornare in camera sua.

Sta parlottando tra sé e sé, cercando ancora di comprendere appieno la propria reazione al malefico piano del generale Klaud e della signorina Fay. Quello di Linalee e di Kanda è stato solo uno scherzo, magari stupido, ma pur sempre uno scherzo. Gli è già passata, o quasi (i dango fanno miracoli, in fondo). E allora perché quella «ricaduta» alla frase della segretaria?

Il ragazzo si porta le mani ai capelli, sconsolato, e scuote la testa. È in quel momento che lo vede, fermo fuori dalla porta della caffetteria, che lo fissa appoggiato al muro con le braccia conserte.

Quando Kanda incrocia lo sguardo dell’inglese, un sorriso vagamente derisorio gli incurva per un attimo le labbra. “No prego, continua pure a farti le pare, moyashi…” gli dice subito dopo, senza staccarsi nemmeno dalla parete.

Allen abbassa il capo, arrossendo. “Preferisco continuare in camera mia, grazie” gli risponde, per poi girare sui tacchi e ricominciare a camminare. “Tu torna pure dentro, non c'è più nulla da vedere, qui”

“Io non sono venuto per vedere qualcosa” replica monocorde Kanda “Ma solo per riportarti indietro: abbiamo delle recensioni da fare… anche se sembra che se ne siano dimenticati tutti quanti”

“Abbiamo? Vuoi dire che ti sei deciso a darti da fare pure tu? Incredibile...” commenta il più piccolo, fermandosi nuovamente. “Comunque per ora non c'è bisogno che io torni di là, le nuove recensioni non sono arrivate o sbaglio? Timcanpy non si vede da quando c'è stata la riunione nell'ufficio di Komui-san”

Preso in contropiede dalla risposta dell’inglese, Kanda ci impiega un istante a ribattere con la sua solita vena caustica. “Non farti strane idee, moyashi: non ho nessuna intenzione di scrivere alcunché se non strettamente necessario. È il motivo per cui sto radunando quanta più gente possibile ed è il motivo per cui tu non vai da nessuna parte, chiaro? Quindi ora torna dentro” conclude secco, indicando la porta alle sue spalle.

“Quando sarà ora di recensire fammi chiamare via golem, no? È così facil...” la risposta di Allen viene però interrotta da Timcanpy, che arrivando a tutta velocità con le nuove recensioni non riesce a frenare in tempo e finisce per colpire alla testa l'esorcista maledetto. “Ahio!” esclama subito questi, massaggiandosi la parte dolorante. “Tim, cavolo, ti ci metti pure tu? Ho capito, va bene, rientriamo...” borbotta poi esasperato, prendendo fra le braccia il golem e tutti i documenti e incamminandosi verso la caffetteria e cercando di ignorare lo spadaccino che lo segue, sulle labbra sempre quel sorriso strano, quasi soddisfatto - e in effetti Kanda è soddisfatto per davvero, anche se nemmeno lui sa esattamente il motivo. Tutto quel che sa è che lo infastidiva vedere il moyashi farsi inutili paranoie a seguito di quello stupido scherzo (anche perché il giapponese non riusciva proprio a vedere il motivo di tanto clamore). Ora invece, se si concentra sulle recensioni, magari riuscirà a tornare il solito idiota di sempre… e, chissà perché, è sicuro che la cosa non può fargli che piacere.

 


 

§ Oh, grazie Retsu-chan, oggi di scherzi me ne han già fatti abbastanza! Ci sono rimasto un pochino male, è vero, ma mi è già passata!

Sono d'accordo con il tuo commento al capitolo, Linalee-chan ha avuto proprio una bella parte che ha svolto davvero bene. Mi fa piacere che sia come una sorella per il baKanda, tutti hanno bisogno di qualcuno che stia loro vicino in fondo... E non volergliene male, lei lo fa sicuramente in buona fede!

Sono contento che il capitolo ti sia piaciuto, e spero che questo ti piaccia ancora di più!

Un abbraccio anche da parte delle autrici, che ringraziano voi tutte per l'appoggio.

Allen

 

Carissima Retsu,

spero non ti offenderai se rispondo anch’io alla tua recensione, anche se non ti sto molto simpatica… *imbarazzata*

Ho chiesto ad Allen-kun di farmi scrivere due righe proprio per assicurarti che non voglio certo mettermi in mezzo tra loro due, anzi, che resti tra noi ma… *sottovoce* …anch’io sarei contentissima di vederli assieme! Per me sono entrambi come fratelli e voglio a tutti e due un bene dell’anima, ma so che il mio posto non è accanto a nessuno dei due - a prescindere dalla gelosia di Komui-nii-san… quindi stai tranquilla che io farò tutto quel che posso perché le cose tra loro si risolvano nel migliore dei modi!

Un abbraccio,

Linalee

 

§ Gentile Bloodberry Jam,

come al solito ben ritrovata. Sono lieto di sapere che reputa validi i miei consigli.

Questa volta sono tornato a recensire con il mio stupido allievo che si è appena ripreso dallo stato catatonico in cui l’ha precipitato la sua idiozia cronica… *sospira*

Sono lieto di sapere che ha apprezzato il precedente Angolo di Allen; anche per me è stato delizioso osservare le reazioni sconclusionate dei presenti, a maggior ragione per il fatto che io, a differenza degli altri (eccezion fatta per l’ispettore Link), ero perfettamente consapevole del fatto che fosse tutto uno scherzo.

Tuttavia le dirò che non biasimo né la giovane Linalee né tantomeno Kanda per aver architettato una cosa del genere. La fanciulla sopporta una pressione non indifferente da parte del fratello, benché questi sia indubbiamente mosso da motivazioni nobili; credo che ogni tanto a tutti faccia bene prendere uno scossone… e questo vale anche per il mio apprendista idiota e per quel bravo ragazzo di Walker. Non è d’accordo con me?

Beh, a questo punto direi che posso lasciare carta e penna a Jr. che si occuperà della risposta alla seconda parte della sua recensione.

Alla prossima.

Cordialmente,

Bookman Sr.

 

Hola, BBJ, come va? Io insomma, sembra che prendersela con il sottoscritto sia diventato sport nazionale...

Anche Linalee-chan, con quello scherzo... diciamo che fra tutti e due potevano evitare, ecco! Non che io ci sia cascato, eh, figuriamoci!

Per quanto riguarda il capitolo è vero, anche se tratta quasi esclusivamente di Yu è stranamente quanto incredibilmente pieno di ragionamenti e scervellamenti vari! Roba da non credere! È vero che l'abito non fa il monaco: Yu-chan sembra sempre un uomo tutto azione e niente cervello, e invece... Mamma mia, che paura poi in caffetteria! Ho rischiato la vita decine di volte, ma uno spavento del genere giuro che non l'ho mai avuto.

Come? Sono rimasti soli in camera di Yu? Argh! @_@

*ritorna in catalessi*

*si risveglia momentaneamente*

Che le lettrici yaoiste non si preoccupino, li tengo d'occhio io quei due! Spero che il capitolo ti piaccia, e sia un ottimo regalo di bentornato dalla tua gita in Spagna XD

Un abbraccio!

Lavi

*ritorna definitivamente in catalessi*

 

§ Liebe Mizukage,

perdonami, non volevo farti piangere! Non riesco a fare proprio nulla di giusto, come fai ad adorarmi? Comunque ti ringrazio, sappi che le tue parole sono davvero preziose per me!

Per quanto riguarda la storia è vero, Allen-kun deve riprendersi un pochino e tornare il solito di sempre... ma è riuscito a far pensare positivo anche me, quindi non credo avrà problemi, ja?

Ha tanti amici attorno che vogliono dargli una mano. Ci proverò anch'io, sperando di non combinare di nuovo un pasticcio!

Ora ti lascio, Marie-kun vuole parlarti di Kanda-kun...

Un abbraccio,

Miranda

 

Ehm… buonasera signorina.

Miranda-san mi ha messo in mano la penna, dicendomi di mettere per iscritto le mie considerazioni su Kanda, però mi ha preso decisamente alla sprovvista.

Cercherò di essere breve, per non annoiarla con le mie riflessioni.

Posso capire il suo sconcerto di fronte alle reazioni brusche di Kanda, ma le devo chiedere la cortesia di fare lo sforzo di capirlo: immagino sappia che non ha avuto un’infanzia propriamente tranquilla, il che ha influito non poco sul suo carattere già ombroso… io ci provo a renderlo un po’ più amichevole, ma è dura. Anche se sono convinto che Allen-kun avrà miglior fortuna di me… ha carattere, quel ragazzino, deve solo trovare un pizzico di coraggio. Tuttavia credo che solo il tempo potrà dirci come andranno le cose…

Saluti.

Noise Marie

 

§ Ehi Gen, rieccomi!

Allora, sono stato super-bravo e ho fatto tutti i compiti, quindi mi merito il premio! Gelato alla nutella, slurp! Che strafigata! All’orfanotrofio non la mangiavo mai la nutella, Emilia diceva che mi avrebbe fatto venire i brufoli… ma io non sono mica una ragazzina piagnucolosa con i foruncoli!

Comunque lo scherzo del fratellone samurai e di Linalee ha spaccato troppo! Non ci ho capito niente, ma mi fido di te e non indago… anche perché mi sono divertito una cifra!

Vabbè, io ci provo anche a fidarmi del generale Klaud, ma al momento lei ha altro da fare sai…? Non è che mi faresti tu da maestra? *occhioni dolci*

I~h, devo chiudere! C’è qui Tiedoll che insiste per scrivere anche lui… meglio lasciargli tutto e telare!

Ci becchiamo al prossimo giro!

Timothy Hearst, 9 anni - esorcista

 

Carissima Genesis,

vedo che hai fatto amicizia con il mio piccolo Timothy-kun! Non lo trovi tenero pure tu? Come ha detto ha già fatto tutti i compiti, rendendo ancora più fiero il suo paparino... diventerà un ottimo esorcista, ne sono sicuro!

Non so se diventare Supervisore abbia come requisito una leggera «follia», bisognerebbe controllare le schede di chi li ha preceduti. Vero è che qui di normale, in effetti, non c'è proprio nessuno *ride*

Per quanto riguarda il giovane Allen-kun, non ti preoccupare. Sotto quel faccino dolce c'è un'ottima tempra: sono sicuro che saprà cavarsela fino in fondo, soprattutto se avrà qualche aiuto esterno da chi lo circonda. Lo vedrai già a partire da questo capitolo, stai tranquilla.

È normale che tu sia rimasta leggermente delusa, effettivamente la tensione si taglia con il coltello, ma ti basti sapere che è un'evoluzione necessaria per arrivare alla fine della nostra storia. E chissà, probabilmente sarà come dici tu: «come se si sentisse che la tempesta si stia per abbattere ma ancora non è cominciata, e quando arriverà sarà bella grande e "distruttiva"»… Vedremo.

Tu intanto facci sapere cosa pensi di questo nuovo capitolo!

Froi Tiedoll

 

§ Carissima Flowermoon,

mi fa molto piacere sapere che ha apprezzato anche la mia risposta.

Sarà lieta di sapere che stavolta è qui con me anche Howard, dato che i suoi doveri di sorveglianza al momento non lo portano lontano. Quanto a me, oggi sono fortunatamente più tranquilla: come avrà notato, Lee-san è… fuori combattimento, diciamo *sorriso allusivo*

Sì, convengo proprio con lei che per una volta quel pazzo del supervisore ha avuto una bella lezione; la signorina Lee è decisamente tosta, non me l’aspettavo.

Quanto alla possibile ricucitura da lei paventata, Howard si permette di suggerirle di portare pazienza: la strada per quei due sarà ancora molto impervia. Dal canto mio, non sapendo esattamente quale sarà lo svolgersi futuro degli eventi (qui nessuno si sbottona…), le posso solo raccomandare di avere fiducia.

Bene, per ora la salutiamo, invitandola a scriverci nuovamente per commentare insieme l’evolversi della situazione.

I nostri rispetti,

Howard Link

Bridget Fay - Segretaria del Supervisore

 

§ Buonasera Marian, che piacere risentirti!

Beh, in primo luogo ritengo giusto farti gli auguri di compleanno… ma scordati che venga a bere con te per festeggiare! E non tentare di convincermi dicendo che paghi tu, tanto lo so che poi rifili il conto a quel povero disgraziato del tuo discepolo!

Passando alle cose serie. Ti ringrazio a nome delle autrici per i complimenti, sai che loro apprezzano sempre molto - e non farti problemi a presentare loro le tue osservazioni, sai che sono benaccette anche quelle se servono per migliorare!

E se credi che quei due siano provati adesso… riparliamone tra un paio di capitoli, ok?

Questo è quanto per oggi.

Alla prossima, e vedi di non sparire.

Gen. Klaud Nine

 

§ Carissima Yvaine,

recensisco io perché Komui è ancora svenuto dopo la mestolata di Jerry.

Che dici, me la presti la canoa per la prossima volta che questi due si mettono a frignare? Ogni volta devo radunare la scientifica per svuotare la caffetteria a secchiate! In cambio ti lascio più che volentieri il megatrapano del Supervisore, basta che lo tieni ben lontano da tutti noi, e ti verso dell'altro caffè.

Ah, ho notato la nuova versione della scheda: devo dirlo, l'aggiunta di quei due valori nella valutazione complessiva l'ha resa ancora più efficace e valida! Complimenti!

E sono contento che Jerry ti piaccia, è un buon amico oltre che un ottimo cuoco...

Ehi, se diventassi la nostra nuova signorina Supervisore potresti vederlo tre volte al giorno, sai? *w* Pensaci, ti prego!

Un caro saluto,

Reever

 

Cara Yvaine,

a me non è piaciuta affatto la scena della bellissima Lenalee-chan nella camera di quel ghiacciolo di Kanda. La dolce signorina Lee ha bisogno di un uomo che la sappia ricoprire di amore, un uomo passionale come il meraviglioso sottoscritto!

Comunque che il capitolo ti sia piaciuto è una cosa positiva, quindi per stavolta lascio correre.

*mette il naso nella risposta di Reever*

Però scordati il posto di Supervisore della Sede principale. Quello spetta a ME.

Saluti.

Bak Chan - Supervisore della Sede Asia

 


 

Quando anche Bak Chan rimette a posto la penna e mette la recensione sua e di Reever nella pigna con le altre, Timcanpy afferra la risma tra i denti e vola a gran velocità fuori dalla caffetteria. Il silenzio torna sovrano. Sono tutti stanchi, e tra un commento e l'altro s'è fatta quasi ora di andare a dormire.

“Credo che saremo costretti a rimandare la riunione a domani” commenta Reever, guardando perplesso Komui che è ancora svenuto per terra a pancia in giù. Il mestolo gli luccica ancora accanto, dallo stesso lato del bernoccolo che gli è spuntato sulla nuca. Non che il resto della truppa sia disposto a stare sveglio ancora a lungo, eh.

Allen sta tranquillamente finendo una nuova porzione di dango. Visibilmente più rilassato chiacchiera amabilmente con Lavi, che però è ancora in catalessi: Reever ha il sospetto che Allen si sia accorto della situazione dell'amico, ma comprende i motivi che lo spingono a NON svegliarlo. Dopotutto è difficile che Lavi ascolti, quando gli si parla!

Bak è seduto nell'angolino, depresso per essersi beccato un'occhiataccia da Linalee per il ceffone a Lavi. Miranda si è addormentata con la testa sul tavolo dopo il tanto piangere, e ora dorme con un'espressione beata tale che Tiedoll non resiste e si ritrova a ritrarla sul suo blocco da disegno (anche perché lo sguardo tenero del suo Ma-kun lì accanto a lei è così dolce!)

Bookman Sr., dal canto suo, sta raccogliendo le tesserine del ma-jong, mentre Timothy si è ormai addormentato. Il generale Klaud prende in braccio il bambino, poi si rivolge al resto della truppa: “Bene signori, visto che ormai di riunione non se ne parla…” e qui lancia un’occhiata esasperata al collega e ai due supervisori “…porto a letto il piccolo Heast e poi mi ritiro”

“Ottima idea” interloquisce la Fay “Anche perché qui c’è poco altro da fare…”

Alle sue parole, Link annuisce. Kanda invece vorrebbe opporsi, imponendo a tutti di restare lì dove sono (anche perché poi vuoi mettere lo sbattimento di andarli a recuperare domattina?), ma i mormorii di approvazione di tutti vanno nel senso decisamente contrario.

Solo Linalee sembra avere altro per la testa che non l’andarsene a dormire. “Scusate, prima di andare qualcuno potrebbe aiutarmi a portare Komui-nii-san in infermeria? Mi sembra strano che non si sia ancora svegliato…”

Ecco, questa è l’occasione che lo spadaccino aspettava! Reprimendo un ghigno, si alza in piedi con piglio deciso. “Ci veniamo tutti in infermeria, Linalee. E guai a chi se ne va!”

Anche Allen si alza, ma sorridendo. “Beh, signori, scusate ma questa volta non posso non dare ragione al baKanda... Link, fammi un favore, dai una mano a Kanda mentre io aiuto Reever a portare Lavi. E non mi guardate così, so che avete sonno, ma dopotutto in infermeria ci sono letti a sufficienza per tutti, no?”

 

 

 

Anata ga Koko ni Iru Riyuu

(La ragione per cui sei qui)

 


 

Aa mune o hatte omoikkiri

Suikomu dake kono shunkan o

Anata ga ima koko ni iru riyuu wa kono yuuzora ga shitteru

(Oh, sono così orgoglioso, dal profondo del cuore,

Di poter semplicemente vivere questo momento

Questo cielo conosce la ragione per cui ora sei qui)

 

 

Capitolo 9

Chiarimenti, silenzi e aroma di caffè alla vigilia della resa dei conti

 

Uscito dalla caffetteria, corro dritto dritto verso la mia camera, senza rallentare nemmeno alla vista di volti conosciuti (era Linalee quella dietro l'ingresso?). Ho la testa più confusa di prima: la reazione assurda di Kanda mi ha lasciato senza parole

 

(dov'è finito il Kanda della terrazza?

[Non può essere lo stesso che ha rotto la scacchiera!]

dov'è finito il Kanda del balcone?

[Non può essere lo stesso che stava attaccando Lavi poco fa!]

Ma è mai esistito, il Kanda che ricordo?)

 

e non posso fare a meno di sentirmi colpevole, dato che sono io la causa di tutto.

Raggiungo la mia stanza e mi fermo solo dopo essere entrato, aver chiuso rumorosamente la porta ed essermi appoggiato con la schiena all'uscio, respirando affannosamente per la corsa. Link interrompe la stesura del suo rapporto per girarsi e lanciarmi un'occhiata perplessa, poi fa spallucce e torna a concentrarsi sul suo lavoro.

Mi porto una mano al petto ringraziando mentalmente Bookman per avermi facilitato la fuga (mi batte il cuore a tremila per l'ansia, odio sentirmi sotto lo sguardo indagatore di quelli che mi circondano [anche se mi rendo conto che lo fanno perché sono preoccupati per me]), poi prendo un gran respiro e cerco di rilassarmi. Chiudo la porta a chiave e mi ributto sul letto.

Ricomincio (di nuovo) a girarmi e rigirarmi, continuando (di nuovo) a rimuginare. Non mi aspettavo che Kanda si presentasse in caffetteria, considerato il rischio di incrociare la sua strada con la mia (ma tanto lui mi ignora, no? [Io non riesco a fare lo stesso...]). Figuriamoci se mi aspettavo di vederlo comportarsi in quel modo... Certo, non è mai stato molto paziente e Lavi quando vuole è capace di far arrabbiare anche la persona più quieta del mondo, però... sinceramente il suo gesto mi ha spaventato, ecco! È stato come con quella scacchiera: possibile che stia perdendo il controllo, e tutto a causa mia? Eppure continua ignorarmi come se nulla fosse (o almeno così sembra [ma comincio ad avere qualche dubbio])... Non ci sto capendo nulla!

Ci rinuncio, per ora non sto ottenendo altro che un mal di testa con i fiocchi. Inizio a massaggiarmi le tempie, cercando di alleviare la tensione, e penso a qualcosa da fare per distrarmi un po', ma non mi viene in mente nulla.

Provo a riaddormentarmi, ma inutilmente. Mi dà fastidio anche l'unico rumore insolito (ma nemmeno tanto, ormai [mi sto quasi abituando, a questa «convivenza»]) che al momento spezza il silenzio della stanza, quello della penna di Link che continua imperterrita a riempire fogli su fogli.

Per di più, dopo un paio di minuti di «pace», anche il mio stomaco decide di ricordarmi che ho ancora un po' di fame (non ho mangiato granché, in caffetteria).

Va bene, ho capito, di dormire non se ne parla. Decido quindi di mettermi seduto a gambe incrociate, e allungando il braccio afferro la scatola dei dango regalo di Lou Fa-san.

Mentre mi riempio lo stomaco, mi metto a osservare il mio babysitter personale che, mezzo stravolto e con i vestiti in disordine, sta continuando a fare il suo lavoro. Povero Link, anche per lui è stata una missione abbastanza complicata; non vorrei essere nei suoi panni, ad avere a che fare con le nostre «questioni»... mah.

Mastico e mastico, uno spiedino dopo l'altro, lanciando i legnetti nel cestino senza nemmeno guardare. A quanto pare, però, il rumore delle mie mascelle ha fatto venire fame anche a lui, perché a un certo punto la penna si ferma e si posa.

Lo vedo allungare la mano verso un vassoio pieno di paste (toh, non l'avevo nemmeno notato, in mezzo a quelle pigne di fogli) e prenderne una, iniziando a mangiarla.

Finita la prima ne prende una seconda, e al contempo sposta la sedia per mettersi più comodo, girato di tre quarti verso di me.

Finita anche la seconda incrocia le braccia e mi fissa. Passa un minuto di silenzio, e poi...

 

“Walker, io e te abbiamo un discorso in sospeso...”

 

...lo sapevo, non c'è proprio modo di star tranquilli, oggi. E so già che la sua non è una curiosità esclusivamente professionale (mi sta dando del tu [come è già successo tutte le rare volte in cui ha deciso di «dimenticarsi» temporaneamente del suo ruolo]), quindi non me la potrò cavare facilmente limitandomi ad arrampicarmi sugli specchi.

Sospiro, mettendo giù lo spiedino che sto finendo, e chino la testa.

 

“Già...”

 

Lo sento iniziare a tamburellare con la mano sulla scrivania, in attesa che io continui il discorso. Non vorrei ma (me ne rendo conto [in fondo gliel'ho promesso, no?]) devo.

Sospiro di nuovo, questa volta appoggiando la schiena al muro e portando la testa all'indietro. Mentre parlo fisso il soffitto (non voglio che veda [che si preoccupi]).

 

“È cominciato tutto ieri mattina, al nostro arrivo in stazione. Ho ricevuto un messaggio riservato, allora ho cercato un posto adatto per ascoltarlo con tutta calma...”

“Avevo immaginato”

“…il bagno della stazione era deserto, quindi mi ci sono chiuso dentro. Peccato che Kanda sia venuto a cercarmi e abbia voluto che gli spiegassi cos'era successo”

“Trovo perlomeno inusuale questo atteggiamento da parte di un tipo come Kanda. Ma che rapporto c'è in realtà fra voi due? A sentire in giro, lui ti sopporta a malapena”

 

Non fossimo nella situazione in cui effettivamente siamo mi scapperebbe da ridere. Non si è proprio accorto nessuno dei cambiamenti fra noi (il patto che abbiamo stretto l’altra notte sul balcone stava funzionando, a quanto pare [ma ora non ce ne sarà più bisogno]).

 

“Ecco, in effetti fino a poco tempo fa era così”

 

Non lo sto guardando, ma mi immagino la sua espressione sorpresa (nessuno sa [nessuno potrebbe neanche immaginare]). Con un mormorio interessato mi spinge a continuare.

 

“Ultimamente però le cose sembravano... andare meglio... non dico che siamo diventati amiconi, questo no, però... sembrava ci fosse perlomeno del rispetto reciproco. A quanto pare mi sbagliavo”

 

Se solo potessi terminerei qui il mio racconto, ma non posso ritrarre la mano ora che ho lanciato il sasso. Chiudo gli occhi per un istante, un sorriso amaro sul viso, mentre raccolgo le idee. Link non dice nulla, e quando abbasso un istante lo sguardo per guardarlo in faccia mi accorgo di non averlo convinto, perché lo vedo portarsi una mano al mento con fare pensieroso.

 

“Continua, Walker”

“Tornando a ieri mattina... nonostante l'insistenza di Kanda mi sono rifiutato di dare spiegazioni - in fondo non era il momento adatto, poi ho cercato di minimizzare ma lui non l'ha presa bene. I toni si sono subito accesi. Presi dall'ira abbiamo detto entrambi cose che sicuramente non pensiamo, e in quei pochi istanti siamo riusciti a distruggere tutto quello che eravamo riusciti a costruire. Quando tu e Miranda-san siete arrivati ai bagni avevamo appena finito di discutere”

 

Sospiro di nuovo e mi sento improvvisamente più leggero, come se mi avessero tolto un peso dalle spalle. Parlarne con qualcuno (finalmente) mi fa capire (ancora di più) quanto sia assurdo quel è successo in quel bagno.

 

“Quindi è per questo che Kanda è uscito dal bagno con quella faccia stravolta... dev'esserci rimasto parecchio male per com'è andata a finire la vostra discussione”

“Già, ci siamo rimasti male entrambi. Poi, quando siamo arrivati alla casa della signora Martin, ho provato ad aggiustare le cose”

“Fammi indovinare... non hai avuto tanta fortuna, vero?”

“Eh, purtroppo no. Gli ho chiesto scusa, gli ho spiegato i motivi del mio comportamento... è stato tutto inutile. Mi ha ascoltato, questo sì, ma mi ha detto chiaro e tondo che di me non ne vuole più sapere. E io...”

 

Esito un attimo, il ricordo dell'angoscia che ancora minaccia di stringermi lo stomaco, e mi porto le mani davanti agli occhi. Link continua a tacere, permettendomi di parlare con i miei tempi, senza forzarmi. Poi l'ansia ritorna, nel rivivere quegli attimi in cui mi sono sentito imprigionato sotto lo sguardo accusatorio (solo ai miei occhi) di Kanda, e le parole iniziano a uscire come un fiume in piena.

 

“Inizialmente ho cercato di non pensarci, ma non è servito a nulla. Le sue parole continuavano a girarmi per la testa, e quando Kanda è entrato in casa mi sono fatto prendere dal panico, accidenti. Mi sono sentito braccato, sotto torchio... l'unica soluzione che avevo davanti in quel momento era la fuga, e quindi sono corso fuori. Non ne vado fiero, e mi spiace di essere stato motivo di imbarazzo con la signora Martin... ma se non altro mi è servito per ragionare in santa pace e calmarmi un po'…”

 

Riprendo fiato, ritrovando la calma. Abbasso le mani, abbandonandole in grembo. Mi sento stanchissimo.

 

“Tu ti sarai anche calmato, ma per Kanda la vostra passeggiatina ha avuto l’effetto contrario”

 

Risponde l’ispettore, ipotizzando sottovoce che forse avrebbe fatto meglio a venire lui a cercarmi, piuttosto che mandare l'esorcista giapponese.

Eh, ormai quel che è fatto è fatto, neh Link? Se fossi venuto tu non credo che le cose sarebbero andate poi meglio... Certo, pensavo che Kanda avesse considerato il cercarmi come parte della missione. Una parte poco piacevole, magari, ma non credevo che avrebbe potuto avere effetti particolari su di lui... Mi sbagliavo?

 

“Mah, eppure avevo avuto l'impressione di vedere uno spiraglio in tutta la faccenda, quando mi ha raggiunto per riportarmi indietro. Peccato che, tornati a casa Martin, abbia ribaltato un’altra volta le carte in tavola, tirando fuori di nuovo la faccenda di Matera”

“Matera?”

 

Spalanco tanto d'occhi davanti alla sua domanda. Ma come, non se ne parla nel mio fascicolo? Che strano! Vabbè... comunque ripensarci mi riporta un piccolo sorriso, e mi metto più comodo per perdermi nei ricordi raccontandogli di quella missione.

 

“Sì, Matera. È stata la mia prima missione ufficiale. Komui-san aveva mandato me e Kanda a recuperare un'Innocence in una città abbandonata nel sud Italia. Tra me e lui i rapporti si erano fatti subito burrascosi... ancora adesso se ci penso mi fa male la mascella, nel punto dove mi ha tirato quel pugno!”

 

Qui sorrido, e la cosa deve lasciare decisamente basito il povero Link che non si trattiene ed esclama:

 

“Ha picchiato un suo compagno?!”

“Cose che capitano, quando si hanno opinioni completamente divergenti su praticamente tutto…”

 

Gli rispondo, facendo spallucce e continuando a sorridere fra me e me.

 

“Nell’arco di qualche giorno abbiamo discusso, mi ha ascoltato, mi ha picchiato, insultato e preso in giro, mi ha salvato la vita, si è quasi fatto uccidere e io ho dovuto di conseguenza salvare lui, solo per poi sentirmi ulteriormente insultare!”

“Walker, ma... è sempre stato così?”

“Sì! E sono stati davvero dei giorni indimenticabili! E adesso...”

 

La voce mi si riduce a un sussurro, non posso farci niente. Poi il mio tono diventa quasi rabbioso quando continuo.

 

“...lui vuole tornare ad allora, ma sta facendo proprio l'unica cosa che allora non aveva fatto: mi sta ignorando! L'ha detto anche a te, no? «So benissimo qual è il motivo, e farò in modo di evitarlo in futuro». È colpa mia e del nostro litigio se ha avuto quella reazione spropositata al cimitero, e l'unico modo per evitare di ricascarci è evitare la causa di tutto, quindi il sottoscritto”

 

Mi riporto le mani al viso, sconsolato.

Sento Link mangiare la terza pasta del vassoio, poi sbuffare e... ridacchiare? Alzo gli occhi, perplesso, e lo guardo mentre si pulisce le mani con un tovagliolo. Deve essersene accorto, perché mentre lo ripone si spiega.

 

“Potrà sembrarti pretenzioso da parte mia, Walker, ma credo di aver capito perché Kanda si comporta così.”

“Eh?”

 

Come «perché si comporta così»?  Lo fa perché non faccio altro che creargli problemi, no? Perché sono un ostacolo al comportamento asociale a cui è abituato, no? (Ho capito bene, no? [O forse non ho capito niente?])

 

“Vedi, una delle doti principali che occorre nel mio lavoro è la capacità di osservare e trarre conclusioni. Secondo me, Kanda si comporta così perché ha paura”

 

Questa poi... Eppure Kanda afferma e dimostra sempre di non aver paura di nulla, nemmeno della morte...

 

“Paura Kanda? E di cosa?”

“A quanto ho letto nelle schede che mi hanno fornito prima di iniziare a lavorare qui, Kanda ha sempre avuto un'attitudine isolazionista nei confronti di chiunque. Stando invece a quanto mi hai raccontato tu, verso di te ha un atteggiamento molto più conciliante. È ovvio però che, date queste premesse, nel momento in cui sorge una crisi non sappia come affrontarla”

 

Oddio, forse ci sono (alla buon'ora)... vuole dire che...

 

“Ho capito... quindi il suo è un semplice meccanismo di auto-difesa...”

 

Assurdo... La cosa di cui Yu Kanda ha più paura è... Yu Kanda? O meglio, di quella parte di sé che ancora non conosce e con la quale non ha mai avuto occasione di avere a che fare?

 

“Sì, possiamo dire così”

 

Appena Link conferma l'ipotesi, è come se mi cadesse un velo da davanti agli occhi. Mi porto una mano alla bocca, stupito dall'incredibile semplicità del problema. Quasi mi viene da piangere quando, ripensando agli ultimi due giorni sotto questo nuovo punto di vista, finalmente comincia a quadrare tutto.

Link si è girato dall'altra parte, non so se per discrezione o per far finta di nulla, ma gli sorrido comunque, grato. Non fosse per lui, sarei ancora depresso a sbrogliare la matassa tutto da solo! Sempre senza guardarmi continua a parlare per concludere il ragionamento, riaccendendo la speranza e tracciando l'inizio della nuova strada che devo (voglio) seguire.

 

“In sintesi, Yu Kanda sa fare benissimo quello che a te, Walker, non riesce affatto: mascherare ciò che prova. Per contro, tu sei perfettamente in grado di fare quello che Yu Kanda non sa fare: esprimere i tuoi sentimenti e comportarti di conseguenza. Quindi possiamo dire che entrambi avete qualcosa da imparare l'uno dall'altro”

 

Dobbiamo venirci incontro, trovare un punto di arrivo comune. Perché...

 

“Entrambi gli atteggiamenti sono troppo estremi per portare solo vantaggi... In pratica dovremmo lavorare su noi stessi per migliorarci a vicenda”

 

Link si alza, dandomi le spalle e mettendosi a riordinare tutta la documentazione.

 

“Se vuoi la mia opinione personale, Walker, sistemare le cose tra voi non potrà farvi altro che bene. Anche perché non voglio essere costretto a compilare un altro rapporto così pieno di omissis...”

 

Conclude con tono allusivo, raccogliendo il fascicolo ora completo e lasciando la mia stanza senza aggiungere altro.

Lo seguo uscire e chiudersi la porta alle spalle. Sono più tranquillo, ora che so che forse una speranza (seppur piccola) ce l'ho ancora.

Basterà per non mollare, questa volta.

 

Vengo strappato al dormiveglia da una comunicazione tramite golem: una voce di donna (chi cavolo è? [Chiunque sia, meglio di Komui che urla sempre…]) che convoca me, il moyashi e la tedesca nell’ufficio del Supervisore per fare rapporto sulla missione di Londra.

Nonostante il tono decisamente imperativo del messaggio, so bene che in realtà non c’è fretta. Komui non è mai stato puntuale e non vedo perché oggi dovrebbe essere diverso. Ad ogni modo non mi va certo di essere l’ultimo ad arrivare, trovandomi così gli sguardi della gente addosso (non mi è mai piaciuto), quindi mi alzo subito, stiracchiandomi appena, e mi accosto alla finestra.

Il sole è ormai sorto (questo vuol dire che devo aver sonnecchiato sul tappeto almeno un’oretta) ma fuori fa decisamente freddo e il paesaggio è coperto da una patina di brina. Chiudo i vetri, poi mi avvicino al letto per recuperare la casacca bianca che prima, rientrando in camera dopo colazione, vi avevo gettato senza troppa attenzione.

Stringo rapidamente i due lacci sulla spalla e la cintura in vita, ma la mia attenzione non è affatto su quei gesti, ormai automatici: piuttosto con la testa sono già nell’ufficio di Komui. Non ho certo intenzione di chiedere scusa a nessuno per aver distrutto quella scacchiera (e potenzialmente compromesso la missione), né di giustificarmi in alcun modo per il mio comportamento, ma di sicuro l’argomento salterà fuori. So di aver sbagliato e sono pronto a pagarne le conseguenze, basta che evitino di montare un processo infinito sull’intera faccenda.

Gli occhi mi scivolano su Mugen, ancora posata all’angolo della stanza. Ora che ho ritrovato la calma, mi rendo conto della leggerezza che ho compiuto nel portarmela dietro in caffetteria (anche se sullo stupido coniglio l’avrei usata volentieri…): a parte il fatto che quel cretino di Lavi non gli ha tolto gli occhi di dosso un istante, poi ci si sono messi anche Linalee e il moyashi a preoccuparsi (probabilmente loro non se ne sono resi conto, ma le ho notate perfettamente le loro espressioni allarmate quando hanno visto la spada) e sinceramente non ho voglia di avere gente intorno che mi assilla chiedendomi come sto. È una cosa che detesto.

Mi infastidisce tremendamente l’essere costretto a comportarmi in un certo modo in funzione degli altri e delle loro paranoie, ma tra i due devo ammettere che è il minore dei mali… quindi Mugen resta qui.

Con uno sbuffo scocciato colloco la katana sul suo supporto, accanto alla clessidra con il loto, e scivolo silenziosamente fuori dalla stanza, diretto all’ufficio del Supervisore. 

 

Mi sto allacciando gli ultimi bottoni della giacca della divisa quando Timcanpy comincia a girarmi attorno, per poi posarsi sul comodino e aprire la bocca. Mi avvicino, incuriosito: a quanto pare c'è un messaggio in arrivo. Pochi istanti dopo, infatti, una voce di donna ci comunica di presentarci al più presto nell'ufficio di Komui-san per il rapporto sulla missione di Londra.

Mi gratto la testa, perplesso. Chissà chi è, non l'ho mai sentita (una voce femminile così autoritaria me la ricorderei... credo)! Di sicuro è stata appena trasferita qui da noi... in caso contrario dubito fortemente che sarebbe così convinta di trovare il Supervisore nel suo ufficio! (a quest’ora, soprattutto! [Sarà imboscato da qualche parte a dormire, come suo solito…])

Sogghigno leggermente, dandomi una pettinata ai capelli, poi mi risiedo sul letto. Prima di raggiungere gli altri ho una piccola missione da compiere: faccio registrare a Timcanpy un messaggio per Miranda-san e poi lo lascio libero di andare da lei, mentre io prendo il corridoio opposto. Se non ricordo male, ultimamente Komui-san ha preso l'abitudine di nascondersi nel magazzino...

 

Inizio a percorrere i corridoi a passo svelto (no ho intenzione di perdere troppo tempo con quel dannato rapporto [ma tanto so già che ci sarà da aspettare...]), facendo mente locale su quanto ho da dire (perché questa fottutissima missione è una collezione di stronzate una peggio dell’altra [tipo la crisi di nervi del moyashi e palle varie…]).

Non che il recupero dell’Innocence in sé sia stato particolarmente complesso (avrei preferito che lo fosse, se questo poteva evitare il logoramento psicologico che invece ho subìto), il problema è tutto quel che è successo prima e dopo… per quanto la cosa mi infastidisca, sono costretto a riferire dell'episodio della scacchiera (anche perché da Link salterebbe fuori comunque): non mi fa certo piacere parlarne,

 

(è stato un errore inammissibile da parte mia

[comunque so che non accadrà più:

ne ho analizzato le cause

e in futuro eviterò di ripeterlo,

ma di sicuro quegli idioti faranno di un sassolino una montagna])

 

tuttavia meglio che io dia la mia versione dei fatti senza aspettare che il moyashi e la tedesca dicano qualche assurdità delle loro nel tentativo di coprirmi.

Scuoto la testa con uno sbuffo spazientito e mi infilo nell'ampio corridoio che conduce all'ufficio di Komui.

 

Supero corridoi e scendo scale, cercando di non perdermi, e questa volta la fortuna è dalla mia parte (una volta tanto, eh): dopo una decina di minuti raggiungo la pesante porta di metallo che nasconde agli occhi del mondo la parte più oscura, tenebrosa e pericolosa del nostro Quartier Generale.

Il deposito, dove la Scientifica cataloga e archivia tutte le cose più strane (o meglio, tutte le stranezze che Komui-san si diverte a inventare), è la fotocopia esatta di quello che c'era alla vecchia sede. Anche l'aria viziata e la polvere sembrano essersi trasferite qui assieme alle decine di casse piene di bottiglie, flaconi e alambicchi vari.

Socchiudo l'uscio quel tanto che basta per infilarmi all'interno e faccio un paio di passi in avanti aspettando che i miei occhi si abituino all'oscurità. Non c'è nemmeno un lume a rischiarare l'atmosfera e muovermi ora vorrebbe dire tirarmi addosso uno di quegli scatoloni (e dopo l'ultima volta gradirei evitare, grazie mille!).

Un paio di minuti dopo riesco a intravedere qualcosa nel buio alla mia destra: un movimento, leggero.

Mi volto, chinandomi verso la persona che siede sotto quello che sembra essere un tavolo, una tazza tra le mani.

Mi accuccio per terra, le braccia attorno alle ginocchia. 

Lui non vuole essere scoperto, io non voglio che ci sentano parlare. 

 

“Buongiorno, Komui-san!”

 

Sussurro, senza nemmeno provare a guardarlo negli occhi. 

Lo sento soffiare nella tazza di caffè bollente, ed è solo grazie al silenzio assoluto che c'è nel magazzino che riesco a udire la sua risposta.

 

“Buongiorno a te, Allen-kun...”

 

Si sposta leggermente, facendomi posto sotto al tavolo. Mentre mi siedo mi scappa quasi da ridere per la situazione (assurda, con Komui-san però non posso aspettarmi altro [e va già bene che non ci sia uno dei suoi Komurin in giro...]), ma non ho tempo da perdere. 

Dopo un attimo lui continua, sorseggiando lentamente il suo caffè.

 

“... mi state aspettando per il rapporto, vero? Chiedo perdono, è che la signorina Fay è decisamente irritante, con la sua mania di organizzarmi le giornate...”

 “Sì e no, Komui-san. Prima della riunione avrei un paio di cose di cui discutere con lei, al riparo da... ehm... orecchie indiscrete…”

 

Il mio tono titubante lo fa girare verso di me, la tazza appoggiata temporaneamente per terra. Ora ho tutta la sua attenzione.

 

“Ecco, innanzitutto volevo ringraziarla per il messaggio di ieri mattina...”

 

Inizio, giocherellando nervosamente con i guanti che indosso. Credo voglia dire qualcosa al proposito, ma lo precedo. Non intendo parlare della scomparsa del maestro, non ora. Chissà, forse è perché in fondo in fondo non mi preoccupa più di tanto (non è ancora morto, ne sono quasi sicuro [non so perché ma è così]), o forse perché ho per le mani un problema più spinoso (più importante) da risolvere...

 

“Del contenuto del messaggio parleremo più avanti. Quello che mi preme ora è spiegarle nel dettaglio cos'è successo esattamente in quel cimitero, durante la missione di recupero dell'Innocence...”

“Dimmi pure, figliolo, ti ascolto...”

 

Omettendo qualcosina (soprattutto per quanto riguarda la natura del rapporto tra me e Kanda... perché Komui-san è sì un amico fidato, ma è anche il nostro Supervisore, e raccontargli tutto significherebbe metterlo in una situazione critica [in ogni caso meno persone lo sanno meglio è]) gli racconto a grandi linee della discussione e della visita a casa Martin. Quando arrivo al punto in cui Kanda rompe la scacchiera, subito prima dell'attacco degli Akuma, Komui-san ha già finito la sua tazza di caffè e nella penombra vedo che ha preso a picchiettarsi l'indice sul mento, pensieroso. 

 

“Uhm... Allen-kun, sono contento che tu ne abbia voluto parlare con me. Sono d'accordo, questa storia non deve assolutamente figurare nel rapporto ufficiale. Vorrebbe solo dire problemi in più, soprattutto per Kanda-kun... come se non ne avessimo già abbastanza, con Leverrier che continua a girare attorno alla Sede come un falco pronto a colpire!”

“Perfetto, allora acqua in bocca! Ho già informato Miranda-san, e di Link non dobbiamo preoccuparci... Dobbiamo solo sperare che Kanda non faccia colpi di testa!” 

 

Già, perché ho il sospetto che a Kanda non piacerà, questa storia, no no... beh, non che gli stia piacendo qualcosa di tutta questa faccenda, eh!

 

“Oh, non ti preoccupare. A questo penso io!”

 

Mi risponde lui, dandomi una piccola pacca sulla spalla.

Decisamente più tranquillo mi rialzo, spolverandomi i pantaloni.

 

“Va bene, Komui-san. Inizio ad avviarmi verso il suo ufficio, la aspettiamo!” 

“Sì sì, io faccio un salto da Jerry a prendere dell'altro caffè e arrivo... forse...”

 

Borbotta. Al che lo saluto con un piccolo inchino e, silenzioso come sono entrato, torno nel corridoio lasciandolo nel suo adorato nascondiglio.

Pochi istanti, in cui mi guardo attorno smarrito cercando di ricordare la via d'uscita, e Timcanpy mi raggiunge subito. Mi svolazza attorno festoso, essendo riuscito a riferire a Miranda-san il messaggio - lo stesso che ho dato a Komui-san: silenzio assoluto sulla “questione scacchiera” - e poi mi si posa sul capo.

Ora che ho con me la mia piccola guida so esattamente da che parte devo andare, e assieme ci incamminiamo verso l'ufficio, dove gli altri staranno già aspettando.

 

Il nuovo ufficio del supervisore è, per ora, ancora piuttosto ordinato (niente a che vedere con la marea di carta che aveva invaso il vecchio [ma è solo perché Komui non ha ancora avuto tempo di fare casino in giro]) e decisamente più ampio dell'altro. Le differenze però si fermano qui perché quando varco la soglia della stanza la trovo, come sempre, deserta: Komui non si vede (ma questo me l'aspettavo), né ci sono il moyashi con il suo baby-sitter o la tedesca (e questo mi lascia leggermente  più perplesso).

Con un sospiro scocciato, mi appoggio al muro a fianco all'ingresso, disponendomi all’attesa e facendo nel frattempo vagare lo sguardo fuori dall'ampio finestrone, posto dietro la scrivania, che dà luce all'ambiente.

Per qualche minuto tutto tace, poi sento la porta aprirsi e mi volto di scatto per poter identificare il nuovo venuto: è una donna che non ho mai visto, con indosso la divisa dell'Ordine e in faccia un'espressione severa.

 

“Beh, vedo che almeno qualcuno qui dentro ha la buona abitudine della puntualità...”

 

Sibila con tono acido appena mi vede. Io non mi muovo né dico una parola, ma lei si sente in dovere di fornirmi una spiegazione.

 

“Sono Bridget Fay, la segretaria di Lee-san. Questa mattina devono presentarsi degli esorcisti a fare rapporto e come al solito lui non è ancora arrivato...”

“Tsè. E allora vada a cercarlo”

 

La zittisco bruscamente. Non ho nessuna voglia di sorbirmi anche le sue lamentele perché il suo capo non ha voglia di lavorare.

Come mi aspettavo, non la prende affatto bene.

 

“Ma lei come...!”

 

Esclama allibita, prima di lanciarmi un'occhiata di fuoco e sparire, sbattendosi la porta alle spalle.

Neanche il tempo di concedermi una smorfia infastidita che nel corridoio sento risuonare la voce del moyashi che la saluta cortesemente, e un attimo dopo entra nell'ufficio del supervisore assieme a Miranda.

Bene, appena Komui si degnerà di comparire potremo risolvere questa stupidissima formalità e chiudere definitivamente questa maledetta missione.

 

Io e Miranda-san, che ho incrociato nel corridoio mentre considerava titubante se fosse ancora troppo presto o già troppo tardi per la riunione, stiamo per avvicinarci all'ingresso dell'ufficio di Komui-san quando la porta si apre facendo uscire quella che, se non ho capito male, è la nuova nemesi del nostro Supervisore.

La salutiamo educatamente, ma a quanto pare la signorina Fay ha già un diavolo per capello di prima mattina... ci guarda a malapena, mentre ci supera furiosa, continuando a marciare lungo il corridoio.

Scuoto la testa, perplesso, e faccio un passo avanti per aprire la porta dell'ufficio a Miranda-san.

 

Rispondo con un cenno del capo al buongiorno cortese e un po’ intimidito di Miranda e nel frattempo lancio un’occhiata anche al moyashi. Anche lui accenna un saluto, senza parole però - si limita ad abbozzare un sorriso (quasi sperasse che fossi io a salutarlo per primo [e non ha il coraggio di guardarmi negli occhi]). Distolgo lo sguardo da lui, tornando a farlo scivolare oltre il vetro, ma con la coda dell’occhio seguo i movimenti dei due.

Walker si è adombrato per un attimo in viso di fronte alla mia indifferenza (non che mi importi), poi ha rimesso su il sorriso e ha fatto cenno alla tedesca di accomodarsi sul divanetto di fronte alla scrivania. Quando lei si è seduta, proprio sulla punta del cuscino, visibilmente tesa, lui le si è accostato, cercando di calmarla (e si è messo in modo da potermi guardare in faccia, volendo [ma so che non vorrà]).

Distolgo l’attenzione da loro e fulmino con un’occhiataccia l’orologio che ticchetta impassibile sul tavolinetto appoggiato alla parete di fronte a me: mezz’ora di ritardo… come al solito, dannato Komui! (Cazzo, questa missione è veramente interminabile…)

Sbuffo stizzito. Se non si presenta entro i prossimi cinque minuti prendo e me ne vado!

Prima che la mia pazienza possa essere ulteriormente messa alla prova (per ora, in realtà il difficile viene adesso), inducendomi a mettere in pratica i miei propositi, sento la porta d’ingresso aprirsi e subito dopo vedo comparire la sagoma di Komui, preceduta da un intenso aroma di caffè.

 

Entro nell'ufficio di Komui-san subito dopo Miranda-san, chiedendomi perché si sia bloccata appena superata la soglia. La risposta è davanti ai miei occhi: come previsto Kanda è già lì ad aspettare, entusiasticamente appoggiato alla parete (e mi chiedo cos'abbia detto per far infuriare a quel modo la signorina Fay [pensavo la spaventasse, non che la facesse arrabbiare...])

Appena ci sente entrare si volta leggermente e risponde al saluto di Miranda-san con un cenno del capo.

Lei va subito in pallone, non aspettandosi una reazione del genere, e anch'io ne sono un po’ stupito... capita raramente che Kanda risponda ad un saluto (soprattutto a quello di esorcisti che considera «deboli» [chissà, forse durante questa missione non ha cambiato idea solo su di me...])! Sorrido un po' di più a questa novità, il coraggio che aumenta a ogni passo.

Ho deciso di comportarmi normalmente, per ora (come prima di quella notte sulla torre, di quella notte sul balcone, di tutto questo [come vuoi tu, no Kanda?]), quindi alzo la testa nella sua direzione, fermamente intenzionato a salutarlo educatamente... ma fallisco su tutta la linea, riuscendo ad abbozzare niente più di una smorfia che subito svanisce nel nulla. E lui, niente da fare, continua a ignorarmi. 

Cerco di non farmi sentire, mentre sospiro fra me e me. Meglio concentrarsi su qualcos'altro, per ora (avrò tutto il tempo che voglio per convincerlo a rivolgermi di nuovo la parola [e ce la farò, ne sono sicuro!]), allora rimetto su la maschera e mi preoccupo di accompagnare Miranda-san al divanetto. Poverina, è incredibilmente nervosa... Un po' per lo strano comportamento di Kanda (anche se ha visto cose ben più strane, durante questa missione!) ma soprattutto perché, nonostante abbia già partecipato a decine di missioni e fatto altrettanti rapporti ai superiori, ogni volta per lei è come se fosse la prima...

Le sto parlando sottovoce, tentando di tranquillizzarla, quando la porta d'ingresso si apre nuovamente.

Berretto sulle ventitré e tazza di caffè d'ordinanza, Komui-san entra finalmente nel suo ufficio con Bookman Sr. al seguito. Della signorina Fay non si vede nemmeno l'ombra... chissà dov'è finita, poveretta. 

 

“Buongiorno a tutti!”

 


 

PREVIEW

Capitolo 10: Sotto la neve fughe, riflessioni e incontri

Lo sapevo benissimo, ne sono stato consapevole dal primo attimo in cui ho architettato questo piccolo piano (questa pagliacciata, come la chiama lui.. [degna del pagliaccio che sono, direi]) subito dopo aver parlato con Link... e non mi importa se pensa che sia sbagliato (non lo è), o che sia un errore (non lo è!).

Io sono convinto di avere fatto la cosa giusta (per lui [e anche per me]).

[…]

Nel silenzio assoluto che mi circonda, è più difficile ignorare tutti i pensieri che mi si affollano confusi in testa, la maggior parte dei quali non li vorrei nemmeno pensare.

(Dannato moyashi,perché hai voluto a tutti i costi pararmi il culo con questa storia della scacchiera [nonostante il modo in cui ti ho trattato]? Non ha senso cercare di aiutare la gente mettendo a rischio se stessi: è inutile, tanto in cambio avrai il contrario di quel che hai dato).

 


 

IL POST-IT DELLE AUTRICI

In questo capitolo non ci sono citazioni particolari, né riferimenti precisi al manga, quindi sfrutteremo il post-it per fare un’annotazione cui teniamo particolarmente.

Come avete potuto notare, dal capitolo scorso i riferimenti al passato di Kanda (e quindi agli eventi spoilerissimi delle ultime Night uscite in Giappone) hanno cominciato a farsi numerosi. E da qui alla fine della fic sarà sempre così, o anche peggio… XD

Ci teniamo però a sottolineare che questo capitolo è stato composto all’incirca a ottobre 2009 (tenete presente che la fanfic nel suo complesso [15 capitoli per un totale di 132 pagine di Word, Angoli di Allen e post-it vari esclusi] è stata conclusa il 6 gennaio di quest’anno). È stato quindi scritto sulla base unicamente di quel che era emerso all’epoca, integrato poi da ragionamenti e costruzioni mentali nostri, e da allora, per onestà intellettuale, non è stato più modificato se non in minima parte e non nei concetti fondamentali.

Per adesso il tutto è ancora congruente con quanto ci sta raccontando la sensei Hoshino, ma se in futuro non riusciste più ad incastrare la fic nel manga sappiate che è per questo. Speriamo però che apprezziate lo stesso ^^

 

Prima di salutarvi, vogliamo proporvi un piccolo quesito riguardante l’Angolo di Allen.

Come avrete ormai capito, ci stiamo divertendo a far entrare in scena ad ogni capitolo un pg nuovo e a trovare sempre un modo nuovo per pestare Lavi (ma lui se le cerca!). Secondo voi, chi sarà il/la prossimo/a? E da chi e in che modo verrà menato il baka usagi al prossimo giro? Si accettano scommesse! XD

 

Per questo capitolo è tutto! Se avete un qualsiasi dubbio, chiedete pure!

E ricordate… in missing moments we trust!

 

Alla prossima!

Lety&Mistral

 

 

 

NEXT SHOT ON MAY 1st, 2010

Don’t miss it!

 

 

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Capitolo 10
*** Sotto la neve fughe, riflessioni e incontri ***


Nota delle autrici

Nota delle autrici:

Dato che l'Angolo di Allen di questa fanfic è strutturato come quello della precedente e ne è la continuazione, tenderà anche qui ad assumere proporzioni chilometriche (perché i pg sono tanti e le recensioni per fortuna pure! ♥)

Se per caso non vi interessasse, potete passare tranquillamente all'inizio del capitolo vero e proprio. Vi assicuriamo che questo non pregiudicherà la completa comprensione della storia.

Grazie e buona lettura!

Lety&Mistral

 


 

L'ANGOLO DI ALLEN

01 Maggio 2010

 

*Ordine Oscuro - infermeria*

 

Armeggiando con il pesante mazzo di chiavi la capo infermiera sta chiudendo le porte dell'ambulatorio. Non ci sono pazienti da seguire, e può permettersi di ritirarsi nelle sue stanze in anticipo per rilassarsi un po' leggendo un buon libro. Sta diventando una piacevole abitudine; e non passa giorno che la donna non ringrazi il Signore per quel relativo periodo di pace, iniziato il giorno in cui il signor Crowley è stato dimesso.

Sempre sorridendo soddisfatta mette via le chiavi nella borsina che porta alla cinta, poi si gira per incamminarsi verso l'ala riservata al team medico.

Lo spettacolo che si trova davanti è a dir poco sconcertante.

Nel corridoio si è assiepato un gruppo di circa quindici persone. Alcuni sembrano svenuti, altri semplicemente deboli - feriti, forse? - eppure non le risulta nessuna missione appena terminata, e di sicuro non ci sono stati incidenti all'interno dell'Ordine...

Passa lo sguardo da uno all'altro, cercando di valutarne le condizioni, e inizia a preoccuparsi per davvero quando vede l'espressione angosciata della giovane Linalee.

“Linalee-chan, tesoro, cos'è successo?”

Alla vista della capo infermiera, il volto della ragazza si illumina. “Capo infermiera! Oh che fortuna aver incontrato proprio lei!” esclama, avvicinandosi alla donna “Ho bisogno di chiederle un favore…” continua poi, sempre concitata ma mantenendo un tono di voce piuttosto basso e senza smettere di lanciare ripetute occhiate al gruppo che l’accompagna.

“Certo, ma... come mai il signor Walker e il signor Reever stanno sorreggendo il giovane bookman? E che è successo al supervisore Komui? Signor Link, signor Kanda, spero che abbiate tutti una spiegazione esauriente da darmi, una volta che li avrete messi sulle brandine! Oh, vedo che c'è anche il piccolo Timothy... gli è tornata una po' di febbre, generale Klaud? E la signorina Miranda? Signor Marie, non mi dica che è svenuta di nuovo! Oh cielo!”

La donna comincia ad esasperarsi e, dicendo mentalmente addio alla serata relax, decide di riaprire le porte per far accomodare tutto il gruppo in infermeria. “Su, su, entrate! Non restate in corridoio come delle belle statuine! E tu, ragazza mia, raccontami tutto dal principio.”

 

Una volta che il gruppo si è accampato alla bell’e meglio, dopo aver sistemato i due in stato catatonico e i due addormentati nei primi letti a disposizione, è la signorina Fay, in forza della propria posizione di responsabilità (con Komui fuori gioco è lei a fare le sue veci), a riassumere alla capo infermiera la situazione.

“…in conclusione, infermiera, le chiedo la cortesia di ospitarci almeno finché non saremo in grado di tornare ognuno alle proprie incombenze. Questa storia è durata fin troppo, è ora che Walker e Kanda si occupino da soli di queste recensioni, senza coinvolgere mezzo Ordine!”

Allen interviene subito, intercettando e traducendo (con adeguata censura) l'occhiata omicida di Kanda alle parole della signorina Fay. “Ehm... direi che delle recensioni potremo parlarne domattina, quando saremo tutti freschi e riposati, ok? Ora abbiamo cose più urgenti a cui pensare” dice, reprimendo uno sbadiglio e sedendosi pesantemente sulla prima sedia disponibile.

“È vero” commenta Reever “Komui non si sveglia, quella mestolata deve avergli fatto proprio male…”

La signorina Fay sta per replicare stizzita, ma Link le si avvicina con fare conciliante. “Bridget, credo che Walker e il signor Reever abbiano ragione. Siamo tutti stanchi, è stata una giornata parecchio stressante, quindi meglio riposare”

La donna dapprima sbuffa stizzita ma poi, fatta scivolare un’occhiata circolare sulle facce stravolte dei presenti (a parte Kanda, imperturbabile come sempre, e Bookman, ancora in piedi e perfettamente lucido nonostante l’età), si convince che forse Link non ha tutti i torti. “Va bene, Howard, per oggi finiamola qui. Ma domattina affronteremo subito la questione…” afferma decisa, prima di accomodarsi su un letto un po’ discostato e iniziare a togliersi gli orecchini.

Gli altri la imitano, accomodandosi alla bell'e meglio sui letti e sulle sedie rimanenti.

Bak si appollaia su una seggiola proprio tra il letto di Komui e quello di Lavi. La bella Linalee-chan continua a fare la spola tra l'uno e l'altro, cambiando borse del ghiaccio e panni umidi, e il supervisore della Sede Asia sta fumando di gelosia. Perché non si è beccato lui quella dannata mestolata? Anche se gli sembra strano che possa aver fatto un così gran danno alla testa dura di Komui...

 

Scuotendo la testa e facendo saettare lo sguardo avanti e indietro, Bak comincia a borbottare tra sé e sé. Naturalmente il suo comportamento attira l'attenzione della capoinfermiera, che gli si avvicina guardandolo di sbieco.

Volto arrossato, occhi lucidi... macchioline strane un po' ovunque... la donna inizia a elencare mentalmente tutte le malattie che conosce, mettendo a confronto la sintomatologia riportata sui libri con quella che ha davanti agli occhi in questo momento.

Nulla. Eppure non può rischiare che tutti finiscano in quelle condizioni, nel caso si tratti veramente di un qualcosa di contagioso. Decide quindi di isolare il giovane biondo dal resto del gruppo, prendendolo per un orecchio e trascinandolo nella stanzetta lì vicino.

“Ehi! Ferma! Cosa fa! Mi lasci!” esclama Bak, cercando di opporre resistenza, ma invano. Anche il debole intervento di Reever, che tenta disperatamente di fuggire dalle braccia di Morfeo per liberarlo dalla presa della donna, non riesce a salvarlo. Bak si ritrova chiuso a chiave in una singola, unico modo per restare in contatto con gli altri la finestrella che dà sulla camerata.

“Si calmi! Domattina cercheremo di capire cos'ha, intanto si riposi!” sillaba la capoinfermiera da dietro il vetro, prima di tornare al resto del gruppo.

Bookman Sr., il cui letto si trova proprio accanto alla porta dietro cui è stato messo in quarantena l’Asiatico, lo osserva con un sorriso e gli si avvicina; davanti all’occhiata minacciosa della capoinfermiera, tuttavia, non osa aprire la finestrella di comunicazione, ma si limita a parlargli attraverso il vetro. “Le pene d’amore sono davvero pericolose, eh supervisore?” considera divertito, lanciando un’occhiata di sottecchi anche al suo allievo che proprio in quel momento si sta svegliando, forse per il fracasso causato da Bak.

Tiratosi seduto sul letto, Lavi si sta guardando intorno con aria confusa e imbarazzata. Appena risvegliato dallo stato catatonico si era trovato con Linalee a pochi centimetri di distanza dal viso. La ragazza, tutta concentrata a cambiargli la pezza umida, per fortuna non si era accorta del fatto che lui avesse ripreso conoscenza... per un attimo la sua maschera di osservatore aveva vacillato pericolosamente! Ora però il ragazzo ha ritrovato la calma e, ridacchiando ogni tanto per il leggero russare di Allen seduto vicino a lui, segue i movimenti dell'amica mentre questa cura amorevolmente il bernoccolo del fratello.

Lavi non si accorge, quindi, quando una figurina silenziosa si avvicina barcollando al suo letto.

Miranda è in piedi, le braccia distese davanti a sé e gli occhi chiusi, sonnambula.

La capoinfermiera la vede con la coda dell'occhio, ma non fa a tempo a impedire la collisione: camminando dritta dritta verso il letto del giovane Bookman l'esorcista tedesca gli inciampa addosso, mollandogli una gomitata nello sterno e facendolo cadere dal letto. Poi come nulla fosse la donna si rialza in piedi, e sempre dormendo ritorna al suo letto, non prima di avergli graziosamente camminato sulla schiena e di aver pestato un piede al generale Tiedoll.

Non che Lavi se ne sia accorto, eh. Dopo il volo ha sbattuto il capo contro il bracciolo della sedia di Allen, svegliandolo, e quindi è ritornato nel suo caro, sicuro stato catatonico - con una piccola differenza rispetto a prima: ora si è messo anche a russare.

Il bailamme scatenato dal rosso ha attratto l’attenzione dei pochi ancora desti, ma fortunatamente non ha disturbato i dormienti.

Kanda, seduto a gambe incrociate sul suo letto, perfettamente sveglio benché immobile come una statua, ha socchiuso gli occhi e si è concesso un ghigno divertito al vedere lo stupido coniglio calpestato dalla tedesca, guadagnandosi per questo un’occhiata di disapprovazione da Linalee.

La ragazza tuttavia non ha potuto fare di più nemmeno per impedire l’incidente, perché, appena si è allontanata di più di mezzo metro dal letto del fratello, questi ha cominciato a lamentarsi nel sonno, quindi la cinesina si è trovata costretta a rimanere dov’era.

Anche il generale Tiedoll non si è accorto di nulla: seduto in un angolo, unico punto dal quale riesce a vedere bene tutta la sua famiglia (Kanda, Marie e anche Timothy, ovviamente), si era subito addormentato, gli occhiali spessi che gli erano calati un po' sul naso.

È Marie che, seguendo il tragitto irregolare di Miranda, nota per primo il maestro accoccolato malamente sulla sedia, proprio sotto la finestra; l’alto esorcista sorride e scuote la testa. Non va per niente bene che il generale dorma lì, visto che ormai non è più giovanissimo.

Con un cenno del capo, Marie richiama l’attenzione di Kanda, facendogli notare la scena. “Dammi una mano a spostarlo e a coprirlo, altrimenti domattina ce lo ritroviamo tutto dolorante…”

“Tsè, gli starebbe bene…” replica questi, scocciato. Ma poi, sbuffando, si alza dal suo angolo e va ad aiutare il compagno. Insieme spostano Tiedoll su un letto e quindi Marie lo copre con un lenzuolo.

Stropicciandosi gli occhi, Allen fa per dire qualcosa - non capita tutti i giorni di vedere Kanda che fa qualcosa per qualcuno senza protestare - ma viene subito distratto da un borbottio sommesso proveniente dal letto dove il generale si sta rigirando alla ricerca di una posizione comoda. “Mhm... hai fatto i compiti, Timothy-kun?” farfuglia l'artista, sorridendo beato. Sorridendo a sua volta, Allen risistema lo svenuto Lavi sulla brandina e si risiede, quindi richiude gli occhi, tornando a dormire.

Anche Klaud, nel letto a fianco, viene distratta dal brontolio di Tiedoll. La sua mano indugia un attimo sulla testa di Lau Shimin che stava cullando perché si addormentasse, mentre la donna scuote il capo: nemmeno nel sonno Froi riesce a lasciar stare il suo allievo… ma vedendo come si comporta anche con Kanda e Noise (che bambini non sono più da un pezzo), forse non c’è da stupirsene più di tanto. Rassegnata, si accomoda quindi sul cuscino accanto alla scimmietta, e in breve si lascia andare al sonno.

Dal canto suo Link, pur apparentemente immerso nella lettura del libro «Le torte della buonanotte - I dolci ideali prima di dormire», non si è perso nulla di quanto successo. E deve ammettere che ultimamente il suo lavoro di osservatore si sta rivelando più divertente di quanto si fosse aspettato. Finché Lavi non continua a rifilargli soprannomi inqualificabili, deve ammettere che Bookman Sr. ha ragione quando dice che molto spesso quel gruppo di folli riesce a mettere in scena siparietti deliziosi…

Reprimendo uno sbadiglio, il biondo ispettore chiude il libro e spegne l’abat-jour sul comodino; lancia quindi un’ultima occhiata a due persone in particolare e, vedendole dormire tranquillamente, decide di fare altrettanto.

Nel giro di una ventina di minuti si sono addormentati tutti. L'unica ancora sveglia è la capoinfermiera, che ora si sta guardando attorno scuotendo la testa.

“Roba da matti, si sono praticamente accampati qui. I letti servono per i malati, non per i pigri, accidenti! Tutti assieme, poi, alla faccia delle camerate divise! Aah, per stavolta lascio correre, in fondo sono tutti dei bravi ragazzi, ma la prossima volta il primo che scambia l'infermeria per l'angolo del pisolino lo sbatto fuori a pedate!”

La donna percorre un'ultima volta con lo sguardo l’infermeria, indugiando sulle espressioni rilassate dei suoi «pazienti», e quindi finalmente torna a rilassarsi un po', accomodandosi anche lei su una delle sedie vicino all'ingresso.

 

Alle prime luci dell'alba la capoinfermiera si sveglia di soprassalto. Uno strano rumore, ripetuto più e più volte con insistenza, l'ha strappata al bel sogno che stava facendo.

“Cos'è?” si chiede, alzandosi dalla sedia e sgranchendosi le articolazioni intorpidite. Le basta tirare la tenda per capire: il piccolo golem dorato del signor Walker, Timcanpy, sta cercando disperatamente di entrare in infermeria.

“Oh! Cosa c'è, vuoi raggiungere il tuo padroncino?” gli chiede, aprendo i vetri e lasciandolo passare.  

Come un razzo Timcanpy attraversa l'intera stanza, iniziando a fischiare come impazzito e girando come una trottola.

Assordato dal rumore, Allen apre gli occhi stupito.

“Tim? Che succede? Sono arrivate le nuove recensioni?!”

 


 

§ *sbadiglia* ‘giorno Gen, come butta?

Mi sono appena svegliato, quindi mi sa che la recensione di oggi sarà un po’ meno ganza del solito… va bene lo stesso, no? L’idea della Nutella mi piace! Non è che gliene puoi passare un po’ al signor cuoco? *occhioni sbrilluccicosi*

Ah, dimenticavo: la matematica come la spieghi tu mi piace! Così sì che è una figata… dici che mi può servire anche per calcolare quanti soldi ho guadagnato quando facevo diventar matto quell’ispettore che cercava di catturarmi? *ridacchia*

Comunque hai ragione a dire che Due Nei è simpatico… e ho idea che voglia bene sì a fratellone pianista! A fratellone samurai non lo so però… si lanciano di quelle occhiatacce!

Vabbò, scusa ma me ne torno a dormire… non ti prendi male, no?

Ci becchiamo alla prossima!

Timothy Hearst, 9 anni - esorcista

 

Cara Genesis,

ti ringrazio per i complimenti, e sono contento che anche a te piaccia l'arte! Verrò volentieri nella tua zona a disegnare, prima o poi, e sarò felice di averti come guida.

Dici che io debba usare il pugno di ferro per educare Timothy? È che, sai, non credo di essere molto tagliato come genitore severo e inflessibile... voglio troppo bene ai miei bambini, anche se a volte mi fanno preoccupare non poco per il loro comportamento, soprattutto Yu-kun. Mi sa proprio che seguirò il tuo consiglio, e lascerò Klaud libera di crescerlo... tanto rimarrò sempre il suo adorato papino, già lo so!

Per quanto riguarda il capitolo sono contento anch'io che l'ispettore Link stia così vicino al giovane Allen-kun. Aveva bisogno di una mano amica, avere a che fare con il mio figliolo a volte è davvero difficile senza qualcuno che ti ricordi che ne vale la pena!

Spero che il capitolo ti piaccia, e che tu trovi nuovamente il tempo per recensire tranquillamente...  è davvero un piacere parlare con te!

A presto,

Generale Froi Tiedoll

 

§ Cara retsu89,

le autrici ringraziano, e ti mandano un abbraccio!

Hai proprio ragione, l'"Angolo di Allen" sta diventando quasi infinito... è che la demenzialità va di pari passo con l'angst, per una specie di «compensazione naturale», quindi non si può fare altrimenti! Non che la cosa mi dispiaccia, eh, finora sono stati molto divertenti (a parte alcune eccezioni... questi ultimi angoli, per esempio!)

Anche a me fa piacere che Marie si sia aggiunto a noi, anche se a volte tende anche lui a essere un po' troppo acuto nelle sue osservazioni. O forse sono io che non riesco a nascondere quel che penso, non lo so ^_^'' Sicuramente non credo che mi rivolgerò a uno psicologo, mi basta e avanza l'occasionale aiuto di Link per fare chiarezza. Non posso parlare anche per conto dei miei colleghi, quindi se ne conosci uno bravo puoi sempre consigliarcelo, ma ovviamente credo che la signorina Fay apprezzerebbe di più la vacanza!

Aggiungo alle tue le mie dimostrazioni di stima per Jerry: oltre a essere un ottimo cuoco è davvero bravo anche come lanciatore! Ha una mira invidiabile, accidenti! Gli chiederò come fa... oltre a farmi passare qualche porzione di dango sottobanco XD

Per quanto riguarda Kanda che dorme sul tappeto e rischia di prendere freddo... non mi preoccuperei, fossi in te. Il baKanda è capacissimo di stare al freddo per ore senza dare segni di insofferenza. E' il freddo che dà segni di insofferenza per lui!

Link come fratello maggiore me lo vedo, e mi fa piacere. Sicuramente è più sopportabile di uno sconosciuto che ti controlla 24 ore su 24 senza interessarsi o interagire con te, devo ammettere che sono stato fortunato. E poi, su... gli piacciono i dolci! Sai quante scorpacciate potremo farci, una volta che risolverò questo pasticcio? Comunque il baka è Kanda, eh.

...

Ok, anch'io ci metto del mio, ogni tanto, lo ammetto! Ma vedremo di uscirne, in qualche modo, ci scommetto.

Ah, voto anch'io per Reever-san come Supervisore! Se non altro quel povero ufficio riuscirà a tornare pulito...

Ora ti saluto, ti aspetto al prossimo capitolo!

Un abbraccio stretto stretto,

Allen

 

§ Cara Mizukage,

sono contenta che tu sia riuscita a recensire anche questa volta, e mi riempie di gioia il fatto che tu mi voglia così bene! *si commuove*

Anche a me capita di farmi prendere troppo da quello che leggo, sai? Credo sia normale, comunque, non ti preoccupare...  almeno così mi ha detto Linalee-chan, e io mi fido di lei! 

È bello che Allen-kun abbia trovato qualcuno con cui parlare... è indispensabile, soprattutto quando ci si trova ad affrontare situazioni difficili come questa.

Continuiamo a fare il tifo per lui!

Un abbraccio stretto,

Miranda

 

Buonasera Mizukage,

sono lieto di sapere che non trova noiose le mie considerazioni. Sa, ho sempre questa preoccupazione, anche perché ho spesso a che fare con Kanda che non è molto propenso ai discorsi interminabili che piacciono a me, con il generale che si perde nei suoi disegni e non ascolta (so che è brutto dirlo, ma è così) e prima con Daisya… un altro che non amava particolarmente le discussioni… *sospira*

Mi permetta però di stupirmi per l’apprezzamento che dimostra per i modi alquanto rudi (certe volte) di Kanda… posso sapere cosa ci trovate voi donne in lui?

Aspetto la sua risposta.

Cordiali saluti,

Noise Marie

 

§ Gentilissima Flowermoon,

torno a scriverle dopo la piacevole parentesi di Bridget. Mi fa piacere che abbia apprezzato la mia conversazione con Walker… effettivamente sono andato oltre quello che dovrebbe essere il mio ruolo di osservatore imparziale, ma credo che in quel momento fosse necessario… *sospira* …cielo, che mestiere difficile!

Rispetto all’iniziativa di Walker *sorride* ho il sospetto che la cosa creerà un po’ di scompiglio… la invito a continuare a seguire la storia, poi mi saprà dire.

La saluto cordialmente.

Howard Link

 

Carissima Flowermoon,

non sa quanto mi fa piacere sapere che anche lei apprezza il piano di matrimonio che avevamo preparato per la signorina Linalee e per Kanda… peccato che a quanto pare ci sono dei bastiancontrari… *scuote la testa*

Quanto al suo suggerimento circa la signorina Miranda e il signor Marie… ne parlerò con il generale Klaud, ma penso che anche lei approverà! La terremo aggiornata.

Saluti.

Bridget Fay - Segretaria del Supervisore

 

§ Buongiorno carissima Bloodberry Jam,

come sta? Non si preoccupi se ha ritardato un po’ nel recensire, l’importante è che alla fine la sua recensione sia arrivata - le autrici l’aspettavano con una certa ansia, sa?

Quanto alla sua critica al comportamento della segretaria e del generale, posso concordare con lei, ma le chiedo anche di non essere troppo severa con le due signore: sa, erano molto emozionate per l’evento (qui nell’Ordine non capita tutti i giorni di vedere un matrimonio, per quanto finto) e scoprire che non se ne sarebbe fatto più nulla le ha schockate… *ride*

Poi vedo che anche lei ha notato che finalmente Kanda sembra aver accettato l’idea che Walker non gli sia così indifferente come vuol far credere… vedremo cosa ne verrà fuori, ma almeno un piccolissimo passo è stato fatto, no?

Quanto alla firma del piccolo Timothy… personalmente non conosco questo Onizuka, ma l’autrice Mistral mi conferma che effettivamente richiama la tipica presentazione del summenzionato signore… lei che lo conosce, dice che si somigliano anche in altri aspetti?

Mi faccia sapere perché la cosa mi incuriosisce.

Alla prossima.

Saluti,

Bookman Sr.

 

Yo, BBJ!

Massì, va che non ci sono mica cascato come un pesce lesso, neh! E non ridere! *suo malgrado arrossisce*

Wow, avete camminato parecchio! Ora capisci un po' di più noi esorcisti, che veniamo mandati in giro per il mondo? XD

Sono contento che il capitolo ti sia piaciuto e ti abbia messa di buon umore, e concordo col tuo pensiero sulla «nota Yullen» ;)

(Eggià, il ragazzo ha i suoi interessi da difendere u_u ndLety)

Oh, e anche io penso che Due Nei sia una brava persona, dopotutto... in caso contrario non credo gli avrei dato un soprannome! È un bravo osservatore, davvero. Ancora un po' e potrebbe diventare un bookman pure lui, non fosse già nei Corvi...

Spero che Allen-chan si riprenda del tutto, accidenti. Purtroppo non potrò assistere al briefing come previsto, perchè il vecchio Panda mi ha rifilato una ricerca da fare... vorrà dire che terrò le dita incrociate per lui, come immagino farete tutte!

See you next time!

Lavi

 

§ Cara Yvaine,

piace il megatrapano? Posso procurarti un'intera armer... ehm, officina, se mi dai una mano con il lavoro! In fondo non c'è bisogno che tu diventi ufficialmente il mio sostituto, non ti preoccupare.

*sorseggia anche lui un po' di caffè*

Komui Lee - Supervisore

 

Carissima Yvaine,

e Prussia chi sarebbe? Un Supervisore geniale come me? Sicuramente è meno intelligente del sottoscritto!

Per quanto riguarda il conquistare la dolcissima Linalee-chan...

*spuntano le macchie*

…appena la capoinfermiera mi lascia respirare un po' ti andrebbe di darmi qualche consiglio?

Bak Chan - Supervisore della Sede Asia

 

Tesoro,

dagli pure dei consigli, ma innanzitutto ricordagli di farsi vedere da uno specialista. Quelle macchie mi sembrano sintomi sospetti, sarebbe meglio consultare un dermatologo!

Grazie mille!

Un caro saluto

*firma illeggibile, come ogni buon medico che si rispetti* - Capoinfermiera dell'Ordine Oscuro

 

Cara Yvaine,

 sì, il tuo titolo sicuramente ci avrebbe azzeccato parecchio!

Per il matrimonio ti consiglio Jerry, credo proprio che Link sia… ehm... mezzo impegnato *lancia un'occhiata alla signorina Fay*. Beh, molte ti invidierebbero, fidati!

È vero, Link ha capito tutto! Vero è che, al solito, gli unici due che non hanno capito niente sono proprio Allen-kun e Kanda-kun... Boh, chi li capisce è bravo!

Grazie ancora per la tua utilissima scheda!

Un abbraccio,

Reever

 

§ Sì, Marian, sei ancora in tempo…

Non lo perdi mai il vizio di far perdere le tue tracce e arrivare all’ultimo momento, eh?

Comunque non dare suggerimenti all’ispettore Link, che quel ragazzo sa fare più che bene il suo lavoro!

E non fare certe illazioni sul tuo allievo! Che vorrei proprio capire cosa gli hai insegnato in tutti gli anni che te lo sei portato in giro per il mondo… oh cielo, sei inqualificabile! *scuote la testa*

Beh, per ora ti saluto, porta pazienza ancora un momento che adesso le autrici pubblicano il prossimo capitolo.

Saluti,

gen. Klaud Nine

 

Buonasera generale Cross,

è un vero piacere risentirla e avere l’onore di rispondere alla sua missiva *arrossisce*

Comprendo pienamente la sua inquietudine riguardo all’andamento della storia… le confesso che sono molto preoccupata anch’io, Allen-kun e Kanda-kun mi sembrano più distanti che mai ultimamente! Ma sono fiduciosa che in qualche modo si risistemerà tutto.

Cordiali saluti,

Linalee Lee

 


 

Mentre il gruppo recensisce, la capoinfermiera controlla le condizioni dei «malati»: sia Komui che Lavi si sono ripresi, per fortuna.

Bak viene liberato dalla sua prigione, anche perché la distanza forzata dalla dolce Linalee ha permesso alle macchie pruriginose di sparire nel nulla.

“Bene, ora che siete tutti svegli e avete fatto quello che dovevate fare, che ne dite di lasciare liberi quei letti?” commenta la capoinfermiera appena Allen termina di raccogliere gli scritti. “Per fortuna non servono, grazie al cielo, ma vi rammento che questo non è né un albergo né un centro ricreativo! Su, su, filate!”continua, aprendo le porte di ingresso e invitando il gruppo ad uscire con sguardo truce e pugni stretti sui fianchi.

Mentre Tiedoll, con gran stizza di alcuni in particolare (leggasi Kanda e Klaud), rimette tutti in fila per due per ricondurli in caffetteria a fare colazione, Linalee si sente in dovere di presentare i necessari ringraziamenti all’infermiera per la sua disponibilità. Affinché il tutto abbia più valore, però, crede sia meglio che a parlare a nome del gruppo siano coloro che al suo interno hanno più importanza gerarchica (l’infermiera è sempre stata molto sensibile su questo punto: quante volte l’ha sentita dire che i capi non muovono mai un dito quando si tratta di parlare con chi non ha titoli pari al loro?). La sua attenzione si punta quindi su Komui-nii-san, al momento impegnato a battibeccare con Bak-san, e poi sulla signorina Fay. La segretaria è però assorta in una conversazione con l’ispettore Link… e quei due sono troppo carini per interromperli! ♥ Linalee perciò decide che sarà il supervisore della Sede Asia ad affiancare suo fratello nella «missione ringraziamenti».

Con un largo sorriso, la cinesina si avvicina quindi ai due.

E, com'è vero che il sole sorge a est e tramonta a ovest, sulla faccia del povero Bak Chan le macchie, implacabili e traditrici, tornano più rosse che mai...

“Fermo!” è l'urlo della capoinfermiera mentre si avvicina con la rapidità di un falco al supervisore della Sede Asia. Bak resta pietrificato quando si vede per la seconda volta quasi sollevato di peso e osservato per bene alla luce del sole che illumina il corridoio. “Dove crede di andare, con un eritema del genere? Le proibisco assolutamente di allontanarsi da me, devo tenere d'occhio il progredire di questo strano fenomeno! Anzi, ha bisogno di me più lei che queste quattro mura: vengo con voi!”

Vedendo l’infermiera braccare Bak, Kanda ghigna neanche troppo sotto i baffi - un altro recensore aggregato al gruppo.

Marie, che tiene in braccio il piccolo Timothy, riaddormentatosi dopo aver scritto la sua recensione, lo nota e scuote la testa, divertito: “Ma non ti bastano proprio mai i recensori, eh Kanda?”

“Per quanti siano, c’è gente che continua comunque a cercare di farmi scrivere… sai che è una cosa che odio!”

“Se tu non la odiassi non sarebbe così divertente cercare di convincerti, baKanda!” si intromette Allen, sorridendo candido.

Lavi ridacchia, sfregandosi inconsciamente il bernoccolo che si è procurato cadendo dal letto. Gli fa un male cane, accidenti, ma non può certo lamentarsi con il colpevole! Anche perché Miranda gli si è appena avvicinata, con aria preoccupata. “Lavi-kun, ti fa tanto male? Se vuoi posso... sai, la mia Innocence...”

“Nah, non ti preoccupare Miranda-san! Passerà, e intanto lo userò come scusa con il vecchio Panda per lavorare un po' meno!”

“Visto che sei ancora in grado di dire sciocchezze, credo che tu possa anche lavorare, stupido allievo…” replica immediatamente Bookman Sr., tirando a Lavi il solito scappellotto per la mancanza di rispetto “…prendi esempio dai ragazzi della Sezione Scientifica!” aggiunge poi, notando Reever che, camice stropicciato e mani nei capelli, bello arzillo dopo la prima nottata di sonno da mesi, sta già facendo il conto del tempo perso, delle riunioni saltate e delle scartoffie arretrate che sicuramente si stanno accumulando nell'ufficio di Komui. Ah, dopo aver dormito otto ore filate sarebbe contento anche di tornare alla tanto amata routine!

Il gruppo si mette quindi in moto, l'idea di poter godere dell'ottima cucina di Jerry che dà brio anche al più pigro di loro.

Inutile dire chi stia camminando più veloce degli altri...

“Potreste aumentare il passo, per cortesia? Sto morendo di fame!”

 

 

Anata ga Koko ni Iru Riyuu

(La ragione per cui sei qui)

 


 

Capitolo 10

Sotto la neve fughe, riflessioni e incontri

 

“Buongiorno a tutti!”

 

Il saluto entusiasta di Komui irrompe dannatamente stonato nel silenzio dell’ufficio (accidenti a lui! Se fosse tanto puntuale quanto è pimpante avremmo molti meno problemi), mentre il Supervisore si avvicina pigramente alla scrivania.

Noto l’ombra taciturna di Bookman Sr. entrare alle sue spalle. Come sempre quando si presenta in veste ufficiale, il vecchio non saluta nessuno, ma si limita a fermarsi sulla soglia, in attesa di registrare ogni sillaba di quanto verrà detto in questa stanza. Gli riservo solo un’occhiata distratta e poi mi accosto rapidamente al tavolo, braccia conserte ed espressione spazientita.

 

“Vediamo di sbrigarci con queste stupide formalità…”

“Oh, Kanda-kun, come siamo loquaci quest’oggi!”

 

Non capisco... è lo stress da lavoro (quale lavoro?) o il troppo caffè? Komui-san sta consapevolmente giocando con il fuoco! Accidenti, dovrebbe aver capito che Kanda non è stupido, anzi! Se lo prendi in giro se ne accorge subito (se ne è accorto subito [è l'unico che se ne è accorto...]) e le conseguenze non sono mai piacevoli!

Cerco di non sudare freddo mentre vedo il Supervisore bere ancora un paio di sorsi di caffè, continuando a sorridere a Kanda da dietro l'orlo della tazza. Scambio un paio di occhiate nervose con Miranda-san, che dall'espressione sembra condividere appieno i miei timori. 

Anche Bookman, nonostante all'apparenza sia completamente imperturbabile, si è accorto che la tensione nella stanza sta crescendo.

 

Davanti all’ironia assolutamente fuori luogo di Komui, stringo i denti per non insultarlo come si meriterebbe (è pur sempre un superiore e mi sono già fottuto abbastanza da solo con la storia della scacchiera).

Sbuffo scocciato e faccio un passo indietro, aspettando che sia lui, come consuetudine, a dettare i tempi della conversazione, chiedendo ad ognuno di noi di fare il suo rapporto su quanto accaduto.

 

“Molto bene, dò ufficialmente inizio al briefing relativo all'ultima missione di recupero... che ha avuto esito positivo, a quanto ho visto! Raccontatemi tutto, per filo e per segno”

 

Lo dice con aria gioviale, facendo scorrere lo sguardo da me a Miranda (che ancora un po’ e cade dal divano, talmente è tesa) e infine al moyashi, in piedi accanto a lei, ma senza soffermarsi su nessuno. Dannato uomo, vuoi dirci esplicitamente chi deve parlare?! Alla fine punta gli occhi su Walker e, con un sorriso, gli dà la parola.

 

“Vuoi cominciare tu, Allen-kun?”

 

Rispondo al sorriso (e all'occhiata di intesa che Komui-san mi lancia di sottecchi) e faccio un passo in avanti verso la scrivania, portandomi a fianco di Kanda, ma senza ostacolare la visuale a Miranda-san.

 

“Sissignore! Io, Kanda, Miranda-san, l’ispettore Link e una squadra di finder ci siamo recati a Londra, presso il cimitero di Bunhill, per recuperare l'Innocence contenuta in un anello antico. L'anello era custodito dal fantasma del fratello della signora Martin, un'anziana signora del luogo. Il fantasma del signor Martin infestava da tempo il cimitero, in attesa di sfidare a scacchi qualcuno che lo battesse e si aggiudicasse l'anello”

 

E infatti pensavamo fosse un gioco da ragazzi... illusi!

 

“La signora Martin ci ha accompagnati, consentendoci di utilizzare la sua scacchiera. Giunti al cimitero abbiamo parlato con il fantasma, del quale vedevamo solo le mani, grazie all'indispensabile aiuto di Miranda-san che ha tradotto per noi i gesti utilizzati dal fu signor Martin”

 “Ah? Oh, Allen-kun! Aber… Aber Ich habe nichts gemacht! Ich...”

 

Mi giro verso di lei, sorridendole, e vedo che è arrossita. Non è abituata ai complimenti, ma questa volta se li merita: senza Miranda-san dubito saremmo riusciti a cavare un ragno dal buco... 

Torno a guardare Komui-san negli occhi, prima di ricominciare il mio resoconto.

 

“Subito abbiamo iniziato la partita: per primo ha giocato Kanda, ma purtroppo il signor Martin si è rivelato più bravo di quanto prevedessimo”

 

Il che non ha dato per niente fastidio a Kanda... è stata quella dannata filastrocca a rovinare tutto (e la sua già quasi inesistente pazienza si è dissolta nell'aria…)

 

“Dopo di lui ho iniziato a giocare io, ma nel frattempo siamo stati attaccati da un gruppo di Akuma di livello 2. Mentre Miranda-san proteggeva con la sua Innocence la signora Martin e il campo di gioco, Link mi ha sostituito alla scacchiera e io ho raggiunto Kanda in battaglia”

 

Ricevendo in cambio solo parolacce e indifferenza (ma non l'ho voluto aiutare solo per ottenere un ringraziamento da parte sua)

 

“Sventato il pericolo e vinta la partita a scacchi abbiamo recuperato l'Innocence e abbiamo fatto ritorno all'Ordine. Tutto qui”

 

Quello che posso raccontare ufficialmente, almeno. (Vero è che ai piani alti il resto non interesserebbe nemmeno. A loro interessano i pezzi di Innocence, non le disavventure degli strumenti utilizzati per recuperarli... [Ma perché dare loro un'arma in più per conoscerci, e quindi sfruttarci meglio?]).

Finalmente riprendo fiato, facendo un passo indietro e rilassandomi impercettibilmente. Ho sempre odiato i briefing post-missione, anche se è Komui-san a dirigerli.

 

Ascolto il moyashi raccontare della missione con aria rilassata, come se si fosse trattato di un'allegra scampagnata tra amici. Certo che se l'è preparato proprio bene il discorsetto...

Ma ciò che più di tutto mi urta i nervi nel suo resoconto non è il tono leggero che ha usato e non è nemmeno lo stupido imbarazzo della tedesca quando gli viene riconosciuta la sua parte di merito (anche se avrei fatto volentieri a meno di sentirmi ripetere quella maledetta filastrocca! [Mi sale ancora un nervoso incredibile a pensarci!]).

No, quel che mi fa incazzare è la nonchalance con cui quell'idiota di Walker ha deliberatamente omesso di riferire che ho spaccato in due quella dannata scacchiera... perché diamine non si fa gli affari suoi, invece di coprirmi?! Da Miranda potevo aspettarmelo che non ne parlasse, ma non da lui! Il paladino dell'onestà e della sincerità (quello che mette gli altri [me] e il loro [mio] bene prima di tutto...) che mente in un rapporto ufficiale pur sapendo che la cosa gli creerà casini (perché non ci credo che quel Link starà zitto [ma gli importa davvero più di me che delle conseguenze?])... è veramente un idiota!

Visto quanto è cretino il moyashi, me la sbrigherò da solo...

Quando Walker tace, osservo con aria truce il sorriso soddisfatto di Komui e mi aspetto che faccia proseguire con i resoconti (non è mai successo che facesse parlare solo uno degli esorcisti coinvolti [proprio per evitare queste situazioni]).

 

“Bene, bene... sei stato molto esauriente Allen-kun!”

“Non del tutto”

 

La mia frase secca (e assolutamente inaspettata [quando mai Yu Kanda ha parlato spontaneamente durante un briefing?]) mi attrae gli sguardi di tutti e tre. Ignorando apertamente il moyashi e la tedesca (e quel vago allarme che leggo sui loro visi [allora si sono messi d'accordo per tacere!]), punto gli occhi su Komui. Non aspetto che sia lui a darmi la parola, ma continuo il mio discorso.

 

“Nel racconto è stato omesso un particolare rispetto...”

 

Mi giro verso Kanda, fissandolo sbigottito... ma santo cielo, è impazzito per caso?! Certo, da una parte apprezzo la sua sincerità (anche se non immaginavo fosse così ligio al regolamento dell'Ordine [Ordine che peraltro odia, o quasi]), però... capirei se avessi mentito spudoratamente! Alla fine mi sono solo limitato a tralasciare un piccolo particolare che, diciamola tutta, non è nemmeno pertinente alla missione stessa! Si può sapere dove sta il problema?!

Sento Miranda-san trattenere il respiro, attendendo che Kanda sganci la bomba e rovini tutto il nostro piccolo piano, quando Komui-san lo interrompe nel bel mezzo della frase, appoggiando sulla scrivania la tazza di caffè dalla quale stava bevendo e alzandosi in piedi con aria perplessa.

Mentre il supervisore raggiunge la cartina appesa sulla parete opposta della stanza tutti tacciono, in attesa che chieda ulteriori spiegazioni sulla faccenda; ma quando lo vedo armeggiare con i thermos disposti sulla mensola tiro un sospiro di sollievo.

Lo seguiamo con lo sguardo mentre apre, uno dopo l'altro, i tre contenitori teoricamente pieni del suo adorato caffè. La sua espressione perplessa si fa sempre più agitata e frenetica un thermos dopo l'altro. Cerco di non ridere immaginando l'assurda scenetta che sta mettendo in piedi per chiudere qui questo dannato briefing, e mi avvicino ancora di più a Miranda-san. Lei si gira verso di me, nervosa, ma vedendo la mia smorfia divertita si tranquillizza. Le lancio un'occhiata di intesa, prima di portarmi le mani alle orecchie: nei prossimi dieci secondi si scatenerà il delirio, ci posso scommettere.

E infatti...

 

“A~h! Ho finito il mio caffè~! Lenalee~, dove sei~?!”

 

L'urlo riecheggia improvviso nei corridoi e in pochi decimi di secondo Komui-san è già corso disperatamente fuori dall'ufficio alla ricerca della sorella.

 

L’assurda uscita di scena di quell’idiota di Komui mi fa infuriare al punto di rendermi impossibile una qualsiasi reazione. Lo vedo correre fuori come un forsennato e sento la sua voce altissima e stridula che rimbomba nei corridoi, perdendosi alla distanza.

 

“…’fanculo!”

 

L’imprecazione mi esce spontanea dalle labbra, accompagnata da un pugno violento sulla scrivania, che fa ribaltare quella maledetta tazza, spargendo sui fogli il poco caffè che ancora conteneva.

La tedesca sussulta spaventata, stringendosi nelle spalle e portando le mani al petto, mentre Walker continua a darmi la schiena facendo finta di seguire la fuga disperata di quel cretino del supervisore (anche se ormai Komui sarà già sparito da un pezzo dalla sua visuale).

Lo fulmino con lo sguardo e lui si volta lentamente, in viso un’espressione che non mi sforzo nemmeno di interpretare (perché so già che la cosa mi farebbe solo incazzare di più)

 

“Moyashi, giuro che se scopro che dietro questa pagliacciata c’è il tuo zampino, stavolta sei morto”

 

Lo dico a bassa voce, con il tono forse più gelidamente furioso che io abbia mai usato. E non è una boutade detta sull’onda del momento. Se ha mentito per proteggermi ed è arrivato al punto di accordarsi con Komui per insabbiare tutta la faccenda (perché continua a sacrificarsi per me?), è la volta buona che lo uccido davvero: non ammetto intromissioni del genere nelle mie questioni personali (dovrei provare solo fastidio e invece… [non riesco a definire cosa sento])

Non sono così cretino da credere (come evidentemente invece fanno lui e Komui) che Link abbia taciuto la cosa al suo superiore, quindi è inutile cercare di nascondersi dietro un dito. E soprattutto non tollero che tutto questo si faccia a mia insaputa. Maledizione, è ovvio che anch’io vorrei trovare il modo di uscirne pulito, ma è impossibile riuscirci dovendo contare sulla connivenza di gente a cui stai apertamente sulle palle…

Lo sguardo mi scivola su Bookman, ancora fermo a fianco alla porta. Devo calmarmi.

Contraggo la mascella per ricacciare indietro tutta la rabbia (e quelle sensazioni a cui non so dare un nome) poi, senza aggiungere altro, scivolo fuori dalla stanza.

 

Dopo aver seguito la piccola fuga di Komui-san, prendo un profondo respiro e mi giro verso Kanda. L'ultima cosa che devo fare ora è scoppiare a ridere, accidenti (anche se ne avrei una voglia incredibile [a volte mi chiedo dove il Supervisore trovi idee così assurde!]).

Metto su la mia migliore faccia da poker e incasso senza colpo ferire la sua nemmeno troppo velata minaccia. Non rispondo nulla, limitandomi a guardarlo in viso, non ammettendo né negando. So già che è convinto di quel che dice (Kanda non parla mai per niente, e riesce sempre a dirti quel che pensa con il minor numero possibile di parole [peccato che non sia quasi mai qualcosa di piacevole...]).

Ma, andiamo... credeva veramente che non mi aspettassi che l'avrebbe capito? Lo sapevo benissimo, ne sono stato consapevole fin dal primo attimo in cui ho architettato questo piccolo piano (questa pagliacciata, come la chiama lui… [degna del pagliaccio che sono, direi]), subito dopo aver parlato con Link. E non mi importa se pensa che sia sbagliato (non lo è), o che sia un errore (non lo è!).

Io sono convinto di avere fatto la cosa giusta (per lui [e anche per me]).

Lo seguo uscire dalla stanza, gli occhi catturati dal lieve dondolio dei suoi capelli, ora acconciati in una treccia. Inclino il capo, perplesso. È strano vedere Kanda senza la solita coda alta

 

(Ho avuto il privilegio

di vederlo con i capelli sciolti

[con la maschera abbassata].

Quel privilegio l'ho perso

[per ora]

eppure a qualcuno

è ancora permesso

[io potrò riaverlo?]

Chissà chi è questa persona…

[cos'è, gelosia?])

 

ed è la prima volta che lo vedo con la treccia... a parte le rare volte che Lavi riesce ad avvicinarsi abbastanza, ovvio (e di solito la treccia storta viene sciolta subito [il coniglio va tenuto a distanza]). Mi rabbuio un attimo, cestinando la possibilità che abbia fatto tutto da solo (il che è impossibile [anche Link di solito ha bisogno di una mano!]), poi sospiro e scuoto la testa riavvicinandomi al divanetto. Inutile preoccuparsi... ho una mezza idea riguardo a chi gli ha acconciato i capelli (solo una persona può essersi avvicinata così tanto [qualcuno che lo conosce molto bene]), e che questa persona gli stia così vicina nonostante tutto, non mi fa altro che piacere.

Sorridendo saluto Miranda-san, poi rivolgo un cortese cenno del capo anche a Bookman Sr.: vista la fuga di Komui-san il briefing è da considerarsi concluso, ed è ora che ognuno di noi torni alla sua solita routine.

Esco quindi dall'ufficio, Timcanpy che mi svolazza attorno, soddisfatto per l'esito della nostra piccola missione. Sorrido ancora di più fra me e me, pensando che per fortuna non sono l'unico a non farsi scoraggiare dal carattere bisbetico dell'esorcista giapponese.

 

“Chissà, forse prima o poi riusciremo a fargli capire che può fidarsi del mondo, neh Timcanpy?”

 

Per tutta risposta il golem dorato annuisce, poi mi gira di nuovo attorno un paio di volte, finendo con il posarmi la manina minuscola sulla guancia. Quando fa così mi lascia quasi senza parole... credo proprio che un golem espressivo come Tim sia unico al mondo!

L'impressione che stia ghignando anche lui per lo scherzetto a Kanda aumenta il mio buonumore, allora decido di fare nuovamente un salto in caffetteria per un panino. Mi incammino, invitandolo a seguirmi, ma mi accorgo subito che qualcosa non va.

Timcanpy è rimasto indietro, fermo a mezz'aria, e si sta lentamente guardando attorno. Sembra quasi confuso, e mi prende alla sprovvista quando parte a tutta velocità nel corridoio alla mia destra. Dove accidenti sta andando? Certo, è dalla scomparsa di Cross che ogni tanto si comporta in maniera strana, ma speravo che quelle strane fughe fossero una cosa temporanea... Accidenti, non mi resta altro che seguirlo!

 

Lasciato l'ufficio di Komui, percorro i corridoi con ampie falcate, ignorando chiunque incroci sulla mia strada; rallento solo quando entro nell'ala del quartier generale in cui si trovano le camere e che a quest'ora di solito è praticamente deserta (la maggioranza è a fare colazione oppure ha ormai iniziato a lavorare). Salgo fino alla mia stanza e mi chiudo la porta alle spalle.

Non so come sia la routine di Link, ma immagino che anche lui sia già andato a fare rapporto ai suoi superiori (visto che non era con il moyashi), quindi non passerà molto prima che salti fuori il casino che quell'idiota della mammoletta ha combinato. Probabilmente prima di sera verremo convocati di nuovo tutti quanti per chiarire questa maledetta faccenda.

Sbuffo scocciato, stringendo la presa su Mugen ma senza sollevarla dal suo supporto. Mi sto innervosendo un’altra volta e questo non va affatto bene:

 

(odio non avere il controllo

della situazione

[delle mie emozioni]

perché in questo modo

non posso reagire con prontezza

[mi sento vulnerabile e commetto errori stupidi])

 

la cosa migliore da fare adesso è andare ad allenarsi. Non mi interessa se sento il fisico a pezzi (48 ore senza dormire e quasi altrettante senza mangiare con di mezzo una missione, sono pesanti anche per me), perché in realtà so che la mia è soprattutto stanchezza mentale (dall'altra notte in poi è stato un logoramento continuo) e per rimediare a quella non conosco altro modo se non allenarsi, allenarsi fino allo sfinimento, finché la mente non è talmente intontita dalla fatica del corpo da non riuscire più a pensare ad altro.

Lancio un'occhiata fuori dalla finestra, notando i primi radi fiocchi di neve che hanno iniziato a cadere dal cielo plumbeo. Andrò ad allenarmi all'aperto, nella radura che si apre ad un centinaio di metri dall'edificio, riparata dietro alcuni alberi: con un tempo così a nessuno verrà in mente di uscire, né tantomeno di cercarmi in giardino. È l'ideale per restare finalmente da solo (ne ho dannatamente bisogno).

Scivolo fuori dalla mia camera, scendendo rapido per le scale secondarie meno frequentate e quindi mi addentro nel parco, imponendomi di mettere da parte qualsiasi altri pensiero almeno fino a quando non mi sarò allontanato a sufficienza da essere certo che nessuno mi abbia visto o (peggio) seguito - anche se non credo che qualcuno oserebbe farlo (tranne forse... lui... [e, maledizione, non capisco se la cosa mi darebbe fastidio o che altro…]).

Quando la sagoma imponente del quartier generale non occupa più tutto il cielo alle mie spalle e la distanza rende difficile distinguere con precisione i dettagli, allora rallento, iniziando a godermi il silenzio del parco e il crepitio dei fili d'erba gelati sotto le suole delle mie scarpe.

Oltrepassato un gruppetto di pini che nasconde lo spiazzo alla vista dalle finestre dell'edificio, infine mi fermo, prendendo un profondo respiro con la testa per un attimo riversa all'indietro e gli occhi chiusi.

Mi tolgo la casacca (ampia e lunga com'è mi impiccerebbe solo nei movimenti) e subito l'aria gelida e secca mi morde la pelle nuda del petto. Sguaino la spada, puntandola dritta davanti a me e resto immobile per qualche istante, mentre piccoli fiocchi di neve punteggiano la lama di Mugen e tutti i pensieri che fino ad ora ho chiuso in un angolo remoto del cervello, dilagano e lo invadono completamente.

 

Mentre corro su e giù per le scale e i corridoi del quartier generale cercando inutilmente di raggiungere Timcanpy (che è più veloce di me [e soprattutto sa dove sta andando, non come il sottoscritto che al momento non sa nemmeno in che ala del palazzo si trovi]) il pensiero torna per un attimo al mio maestro. L'assurdo comportamento del golem dorato è sicuramente legato alla sua scomparsa, e non so cosa fare a riguardo. Negli ultimi tempi Tim si è allontanato da solo molto spesso, e solo una volta sono riuscito a trovarlo prima che decidesse volontariamente di tornare da me... ed era nella stanza dove lo shisho è stato visto ancora vivo l'ultima volta.

Un brivido mi corre per la schiena a ripensare a quella sera, e un senso di disagio mi prende lo stomaco quando mi rendo conto che anche stavolta Timcanpy si sta dirigendo verso quel luogo maledetto.

Dannazione, giuro che se il maestro è nascosto da qualche parte a ridere di noi, appena lo vedo lo prendo a pugni...

Mi fermo un attimo a riprendere fiato, seguendo con lo sguardo Tim che gira l'angolo scomparendo alla mia vista. Ormai è certo, sta tornando là, quindi è inutile correre. Cerco di sistemarmi alla bell'e meglio la divisa spiegazzata, e nel frattempo guardo fuori dalla finestra per capire quanto tempo è passato dalla fine della riunione. Storco un po' il naso; il cielo di Londra non è adatto per fare previsioni (è sempre così grigio e monotono [potrebbero essere le dieci, o potrebbe essere già passato mezzogiorno]). L'unica nota positiva è che ha cominciato a nevicare... Mi è sempre piaciuta la neve, anche se è collegata ad avvenimenti decisamente poco felici...

Sto per ricominciare a camminare (per raggiungere Tim [così facciamo un altro saltino in caffetteria, magari?]) quando noto una macchia nera in movimento che spicca sulla strada già imbiancata. La treccia che dondola leggermente, senza cappotto né divisa pesante, Kanda si sta allontanando con passo deciso dal palazzo. Starà andando ad allenarsi, ci scommetto... sorrido un po' triste (mi piacerebbe seguirlo [però non voglio morire]) e mi allontano dalla finestra, riprendendo la ricerca.

Giro l'angolo e finisco quasi con lo sbattere contro Link, che è appena sbucato fuori da una delle porte di servizio.

Non mi fermo nemmeno ma continuo sulla mia strada, tanto so benissimo che sarà lui a seguirmi.

 

“Walker, cosa ci fa in quest'ala del palazzo?”

 

Mi chiede, curioso, mentre mi cammina a fianco. Noto che non ha più con sé il rapporto per Leverrier, quindi ha già compiuto la sua missione...

 

“Link! Com'è andata con il rapporto?”

 

Sono certo che sarà filato tutto secondo i piani, ma sentirsi rassicurare è sempre piacevole...

 

“Tutto a posto. Per quanto la faccenda della scacchiera sia importante di per sé, ai fini della missione era un particolare trascurabile. Piuttosto, si può sapere che sta succedendo qui?”

 

Mi domanda, seguendomi lungo il corridoio.

 

“Sto cercando Timcanpy... è sparito un'altra volta”

“Ancora?”

“Forse è di nuovo qui dentro... Tim?”

 

Apro la porta di quella stanza maledetta, ma non è Timcanpy che vedo.

Davanti ai miei occhi, nella stanza dove Marian Cross probabilmente è stato ucciso, il sovrintendente Leverrier sta facendo colazione seduto comodamente al tavolino.

.

“È la mia nuova creazione, vuoi favorire?”

 

Mi chiede, alzando con fare mellifluo un piattino con la fetta di torta che ha sicuramente preparato personalmente (rischierebbe troppo a mangiare qualcosa preparato da estranei [visto e considerato quanto lo ama il mondo intero, poi...])

 

“Che state facendo... qui dentro?”

 

Gli sibilo contro, cercando di non farmi prendere dalla rabbia per quella palese mancanza di rispetto. Non è il caso di alzare troppo la voce, soprattutto adesso che è in attesa solo di una buona scusa per mettermi sotto chiave...

 

“Anche tu... in questa stanza è vietato l'ingresso, mi pare”

“Tim... da quel giorno... sente la mancanza del maestro... e, ogni volta che lo perdo di vista, continua a venire qui...”

 

Non so perché tento di giustificarmi agli occhi di quell'uomo. Forse spero di ispirargli un'emozione che sia diversa dal disprezzo e dall'odio per gli altri? Non lo so. L'unica cosa che so è che a lui non importa un bel niente dello shisho, non importa niente di noi. Tutto ciò che vuole è vincere questa guerra, e non gli interessa giocare correttamente o meno.

 

“Andiamo, Tim!”

 

Esclamo, facendo avvicinare il piccolo golem che fino a quel momento è rimasto sul davanzale dove si sono ormai seccate le macchie cremisi del sangue di Cross.

 

“Non vuoi favorire?”

 

Mi chiede di nuovo Leverrier, allungandomi direttamente il piatto con la torta.

 

“No”

 

Rispondo deciso, fiero di non aver ragionato con lo stomaco, una volta tanto. Adoro mangiare, ma vendere me stesso e i miei amici per una fetta di torta... questo non lo farò mai.

Sto per uscire, Tim accoccolato sulla spalla, quando il sovrintendente lancia il suo ultimo attacco.

 

“Sei stato tu ad uccidere Marian Cross, Allen Walker? O dovrei dire piuttosto... signor Quattordicesimo?”

 

Rimango un attimo basito dalla domanda, tanto assurda quanto carica di compiacimento e perversa soddisfazione.

Cerca di schiacciarmi, il bastardo, ma non intendo permettergli di farlo. Lanciandogli un'occhiataccia da dietro la spalla, gli ribalto la domanda

 

“O forse, siete stato voi... Sovrintendente?”

 

Mordendomi la lingua per evitare di aggiungere altro, esco da quella stanza maledetta sbattendo la porta con tutta la forza che ho nella mano sinistra.

 

Continuo ad eseguire figure con la spada, cercando di mettere in ogni affondo e in ogni stoccata la massima precisione e la massima velocità. La lama di Mugen fende l'aria con sibili cupi, disintegrando i fiocchi di neve che casualmente incontra sulla sua traiettoria.

Dopo una sequenza particolarmente rapida, sono costretto a fermarmi, la vista che mi si offusca per un attimo (la stanchezza sta cominciando a farsi sentire [ma non per questo ho intenzione di smettere]).

Rimango immobile per qualche secondo ad occhi chiusi, prendendo profondi respiri, mentre avverto il battito del cuore rallentare leggermente.

Nel silenzio assoluto che mi circonda, è più difficile ignorare tutti i pensieri che mi si affollano confusi in testa, la maggior parte dei quali non li vorrei nemmeno pensare

 

(Dannato moyashi,

perché hai voluto a tutti i costi pararmi il culo

con questa storia della scacchiera?

[nonostante il modo in cui ti ho trattato]

Non ha senso cercare di aiutare la gente

mettendo a rischio se stessi:

è inutile, tanto in cambio avrai il contrario di quel che hai dato.

Non l'hai ancora capito?

[io l'ho imparato con...])

 

e l'unico modo che ho per liberare la mente è ricominciare ad allenarmi.

Alzo lo sguardo verso il cielo scuro, osservando i fiocchi sempre più grossi che scendono dondolando dalle nuvole color piombo. Si è alzato un vento lieve ma gelido che ne deforma le traiettorie, rendendole imprevedibili: mi ricordo di quando, tanti anni fa, passavo le giornate di neve all'aperto, cercando di colpire i fiocchi con la spada per migliorare velocità e precisione dei fendenti (e mi ricordo anche quel cretino di un coniglio che appena arrivato già cominciava a rompere, passando ore ad osservarmi senza smettere di blaterare).

È un pezzo che non faccio quest'esercizio... (e adesso non c'è neanche nessun fastidioso spettatore inopportuno)

Distendo le braccia davanti a me, mentre stringo Mugen con entrambe le mani, la lama rivolta alle nubi; un secondo di concentrazione, poi inizio a far roteare la spada, cambiando continuamente impugnatura, ma subito mi accorgo che le dita non mi rispondono bene come dovrebbero: il freddo le ha intorpidite al punto tale da aver quasi annullato le mie percezioni.

Mi fermo infastidito e rinfodero l’arma con un gesto secco. Se non sono in grado di esercitarmi come si deve tanto vale farne a meno (altrimenti mi sembrerebbe quasi di insultare Mugen). Poggio la katana a terra, accanto alla casacca abbandonata sul prato, informe mucchietto bianco nel bianco della neve che gli si è posata sopra.

Ributto indietro la treccia un po' sfatta che mi è scivolata sulla spalla e quasi nemmeno la sento battere lievemente sulla schiena - ormai anche lì ho perso sensibilità a causa del freddo.

Un mezzo sorriso mi incurva per un attimo le labbra poi ricomincio ad allenarmi, il tronco di una grossa quercia come bersaglio dei miei calci. E ad ogni colpo una dozzina di foglie ingiallite cade a terra.

Continuo in quel modo per non so nemmeno quanto tempo, mentre la neve attorno a me prende sempre più i colori cangianti del tappeto di foglie cadute e si ingrigisce sotto i miei piedi.

D’improvviso vedo di nuovo tutto buio e per un attimo sento la testa come galleggiare nel nulla, perdendo il contatto con la realtà. Vacillando mi fermo e sono costretto ad accosciarmi per non cadere, poggiando a terra i pugni per mantenere l’equilibrio. Ho il respiro affannato e il sudore che mi scivola lungo il collo, lasciandosi dietro una scia umida che il vento fa sembrare gelata.

Resterei in questa posizione ancora un po’, giusto il tempo di riprendermi completamente, ma non ne ho il tempo: dei passi che si avvicinano crepitando sul prato mi spingono a rialzarmi in fretta. Lottando contro il capogiro che mi ha colto, mi volto di scatto verso la fonte del rumore, lieve ma amplificato dal silenzio della neve, e devo trattenermi dallo spalancare gli occhi quando mi ritrovo davanti l’ultima persona che mi sarei mai aspettato di vedere (che cazzo ci fa lui qui?)

 


 

PREVIEW

Capitolo 11: Nel bianco rosso sangue e rabbia

Ribatte irritato, protestando il suo diritto a comportarsi come un idiota: liberissimo, non sarò certo io a impedirtelo, mammoletta. Ma questo non ti autorizza a intrometterti nella mia vita (a metterla sottosopra [non posso permettertelo, non deve finire come con lui…]). Tu devi uscirne dalla mia vita, e al più presto (anche se…), e se l’unico modo che ho per ottenere il mio scopo è farti del male, mi spiace per te ma lo farò (anche se… [non voglio])

[…]

Il mio sussurro diventa presto un grido mentre riprendo a spingerlo verso l'albero, ogni spintone a sottolineare con forza ogni singolo punto del mio monologo disperato.

Voglio impedirgli di scappare, da me e da se stesso. Voglio costringerlo a guardarmi in faccia, ad ascoltarmi. E soprattutto voglio una risposta, dannazione!

 


 

IL POST-IT DELLE AUTRICI

Piccola premessa: dato che questa fic è piena zeppa di citazioni e ispirazioni della più disparata origine (la maggior parte delle quali logiche solo per le nostre menti malate XD), d’ora in poi useremo questo spazio per dare i giusti credit a persone e cose che se li meritano e per ogni altra spiegazione relativa al capitolo che avete appena letto.

Dunque iniziamo…

 

-     La frase di Miranda, Allen-kun! Aber… Aber Ich habe nichts gemacht! Ich...” -> "Allen-kun! Ma... Ma io non ho fatto niente! Io..."

 

-     “Andiamo, Tim!”

“Non vuoi favorire?”

Cap. 171, pag. 15

 

-     “Sei stato tu ad uccidere Marian Cross, Allen Walker? O dovrei dire piuttosto... signor Quattordicesimo?”

“O forse, siete stato voi... Sovrintendente?”

Cap. 171 pag. 16

 

Le battute riportate sono nostre traduzioni dalle scan inglesi su Onemanga, da cui abbiamo tratto anche i riferimenti di pagina.

 

Precisiamo che da qui in poi la fic diventerà pesantemente spoiler per quel che riguarda il passato di Kanda per come sta emergendo nelle ultime Night (dalla 188 in avanti, in pratica); se non avete presente quegli avvenimenti, potrebbe risultarvi difficoltoso comprendere gran parte dei riferimenti che sorreggono e giustificano i passaggi del ragionamento (spesso il)logico dello spadaccino.

Ci teniamo però a sottolineare che questo capitolo è stato composto all’incirca a ottobre/novembre 2009 (tenete conto che la fanfic nel suo complesso [15 capitoli per un totale di 132 pagine di Word, Angoli di Allen e post-it vari esclusi] è stata conclusa il 6 gennaio di quest’anno). È stato quindi scritto sulla base unicamente di quel che era emerso all’epoca, integrato poi da ragionamenti e costruzioni mentali nostri, e da allora, per onestà intellettuale, non è stato più modificato se non in minima parte e non nei concetti fondamentali.

Per adesso il tutto è ancora congruente con quanto ci sta raccontando la sensei Hoshino, ma se in futuro non riusciste più ad incastrare la fic nel manga sappiate che è per questo. Speriamo però che apprezziate lo stesso ^^

 

Prima di salutarvi, vogliamo proporvi un piccolo quesito riguardante l’Angolo di Allen.

Come avrete ormai capito, ci stiamo divertendo a far entrare in scena ad ogni capitolo un pg nuovo e a trovare sempre un modo nuovo per pestare Lavi (ma lui se le cerca!). Secondo voi, chi sarà il/la prossimo/a? E da chi e in che modo verrà menato il baka usagi al prossimo giro? Si accettano scommesse! XD

 

Per questo capitolo è tutto! Se avete un qualsiasi dubbio, chiedete pure!

E ricordate… in missing moments we trust!

 

Alla prossima!

Lety&Mistral

 

 

 

NEXT SHOT ON MAY 16th, 2010

Don’t miss it!

 

 

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Capitolo 11
*** Nel bianco rosso sangue e rabbia ***


Cari lettori e care lettrici

Cari lettori e care lettrici,

scusate il ritardo! Ieri io e il baKanda abbiamo passato una splendida giornata al VeronaComix e, anche se avevamo ben programmato il viaggio, un piccolo inconveniente con il mezzo di trasporto per il ritorno ha causato un ritardo che è poi cresciuto in maniera esponenziale rimandando il nostro ritorno a casa (e, di conseguenza, la pubblicazione del capitolo...).

Spero comunque che non ve la siate presa, anche perché devo dire che ne è valsa davvero la pena *_*

In ogni caso credo proprio che il capitolo basterà per farci perdonare.

Forse.

Un abbraccio a tutti/tutte

Allen

 

Comunque se avete lamentele per il ritardo di un giorno nella pubblicazione, prendetevela con quegli *aggettivo censurato* di Trenitalia. Se non eliminassero dagli orari treni a random, le autrici arriverebbero a casa prima e potrebbero fare il loro lavoro. Tsé.

K.

 


 

Nota delle autrici:

Dato che l'Angolo di Allen di questa fanfic è strutturato come quello della precedente e ne è la continuazione, tenderà anche qui ad assumere proporzioni chilometriche (perché i pg sono tanti e le recensioni per fortuna pure! ♥)

Se per caso non vi interessasse, potete passare tranquillamente all'inizio del capitolo vero e proprio. Vi assicuriamo che questo non pregiudicherà la completa comprensione della storia.

Grazie e buona lettura!

Lety&Mistral

 


 

L'ANGOLO DI ALLEN

16 Maggio 2010

 

*Ordine Oscuro - caffetteria*

 

Il Big Ben suona le otto quando esorcisti e scienziati, in fila per due, ritornano in caffetteria e si dispongono ordinatamente in fila davanti al bancone. Ok, forse «ordinatamente» non è la parola giusta: Komui si sta sbracciando implorando qualcuno di riempirgli la tazza di caffè, mentre Reever cerca di bloccarlo. Lavi se la sta ridendo di gusto al vedere le scenate del Supervisore, e anche a Miranda scappa un sorriso divertito. Bak, seduto al tavolo e controllato a vista dalla capoinfermiera, sbuffa scocciato. Possibile che Komui debba essere così infantile?

Alla fine Allen decide di intervenire in soccorso di Reever, anche perché con tutte quelle scene l'unico risultato che Komui sta ottenendo è quello di rallentare la fila (e quindi tenere separato l'esorcista dai capelli bianchi dai suoi dango).

L’esagitato supervisore non viene però bloccato né dallo scienziato biondo né dall’albino, quanto da sua sorella: Linalee infatti è sgattaiolata non vista in cucina e ha recuperato il suo personale carrellino del primo soccorso per la Scientifica, quello con tutto l’occorrente per il caffè.

“Komui-nii-san?” lo chiama dopo un attimo “Vieni, ho io il caffè per te…”

“Linalee-cha~n, cosa farei senza di te~! ♥ ♥ ♥ “ esclama il supervisore lanciandosi verso il carrello. Basta però un'occhiata della ragazza per farlo ricomporre e attendere educatamente e pacatamente la sua amata tazza di caffè. La signorina Fay, in piedi accanto a Link, osserva la scena con un sospiro esasperato.

“Ma come avrà fatto un tipo del genere a diventare supervisore della Sede Centrale?” si domanda mesta la donna.

L’ispettore, dal canto suo, si limita ad inarcare le sopracciglia e a sorridere, le braccia intrecciate dietro la schiena. “Purtroppo le decisioni della Centrale sono spesso incomprensibili, Bridget…”

“Non solo quelle…” replica lei, sconfortata. Poi lancia un’occhiata agli esorcisti assembrati in caffetteria e sospira di nuovo. “Credo che anche per oggi non ci sarà modo di disperdere questo gruppo, vero?”

Lo sguardo truce di Kanda, in piedi rigido in fondo alla fila, è più che eloquente.

“Va bene, vorrà dire che poterò qui le pratiche per Lee-san… sperando di avere il tempo di fargliele firmare. Kanda, mi permette di andare in ufficio e tornare o vuole assegnarmi una scorta?” Il tono sarcastico della donna strappa un sorriso al biondo ispettore.

Davanti allo «tsè» stizzito dello spadaccino, la signorina Fay si allontana.

Nel frattempo Allen, che è riuscito ad arrivare al bancone e ad ordinare la colazione, raggiunge il tavolo più vicino reggendo tra le mani un vassoio colmo di dango e una tazza di the. Lavi gli si accosta subito dopo, e i due si mettono a parlottare. Il generale Tiedoll, seduto di nuovo vicino a loro, li guarda per un attimo perplesso: poi alza le spalle e li lascia fare, dedicandosi al suo caffelatte e croissant.

Visto che il suo allievo sembra in tutt’altre faccende affaccendato, Bookman Sr. torna ad avvicinarsi all’ispettore: il giorno prima aveva trascorso piacevolmente il tempo con quel giovanotto, quindi tanto vale replicare - anche perché Walker si sta intrattenendo con il suo apprendista idiota.

“Vedo che l’hobby del confabulare alle spalle altrui ha fatto proseliti…” mormora l’anziano esorcista, indicando Lavi e Allen con un cenno del capo.

“Già… e non so se esserne divertito o preoccupato, Bookman…”

“Mh, non preoccupatevi. Sono dei bravi ragazzi, non combineranno pasticci!” si intromette Tiedoll, tornando in fila per un secondo giro di croissant. Mentre aspetta il suo turno, però, il generale si ricorda improvvisamente di una cosa e inizia a guardarsi attorno con ansia. Si calma solo quando vede Timothy zigzagare tra i tavoli sui suoi pattini a rotelle. “Timothy-kun, figliolo, hai fatto colazione vero?!” chiede, pensando già a quali manicaretti potrebbe chiedere a Jerry per il suo neo-figlioletto.

Sentendosi chiamare, Timothy si volta per un attimo, senza smettere di sfrecciare sui pattini tra i tavoli e nemmeno staccare la bocca dal krapfen alla crema formato gigante che si sta gustando. Non ha però il tempo di ribattere né di tornare a guardare dove va, perché subito la voce di Klaud, proveniente dal lato opposto della stanza, attrae la sua attenzione: “Froi, accidenti a te! Quante volte te lo devo ripetere che Hearst non è tuo figlio?!” esclama per l’ennesima volta la bionda.

Sentendosi conteso tra i due generali, il ragazzino si sente estremamente figo: tutti lo vogliono, tutti lo cercano… ma non c’è da stupirsi, visto quanto è potente la sua Innocence! Quell’attimo (un attimo molto lungo a dire il vero) di autocompiacimento, condito anche di risata non troppo sotto i baffi, lo porta però a disinteressarsi nuovamente della direzione in cui sta andando - cosa non proprio geniale da fare quando ti trovi a pattinare in un luogo stretto e pieno di ostacoli. E infatti Timothy finisce per franare miseramente addosso a Lavi, trovandosi tra l’altro impigliato in degli strani fili, sottili ma robusti (il Noel Organon di Marie che ha tentato inutilmente di rallentare la corsa del ragazzo).

Il giovane Bookman, che stava giusto alzandosi in piedi per andare a prendere un po' di uova e pancetta, non fa a tempo a spostarsi. Sente solo l'impatto, Timothy che gli si pianta nella schiena e qualcosa di molle e zuccheroso che gli impasta i capelli. Poi il mondo gli si capovolge attorno e finisce appeso a testa in giù, impossibilmente annodato nell'Innocence di Marie.

Mentre il compagno di team di Kanda cerca di sbrogliare la matassa Allen si alza rapido dalla sedia e si lancia verso l'amico, il braccio teso verso di lui. Lavi gli sorride, grato. Gli sta andando tutto il sangue alla testa, e la colazione sta per finire nella direzione sbagliata... Ma non è lui che Allen vuole salvare: l'esorcista dai capelli bianchi frena proprio davanti a Lavi e passa l'indice nella crema che gli decora i capelli.

“Mh, crema! Ottimo, quasi me ne prendo uno pure io!”

Il rosso vorrebbe replicare, ma Marie riesce nel suo intento e il groviglio si scioglie lasciando cadere Lavi come un sacco di patate. Rialzatosi, Bookman Jr. tenta di prendere nuovamente la parola ma, messo il piede sul povero krapfen ormai vuoto, finisce per scivolare e andare a schiantarsi contro il tavolo accanto.

Sospira. Un'altra giornata storta è appena cominciata... cos'altro potrebbe capitare? A questo punto l'unica cosa che gli fa decidere di non tornarsene al sicuro sotto le coperte è quello di cui stava parlando con Allen-chan poco prima.

Intanto il generale Tiedoll si è avvicinato a Timothy e gli ha dato una mano a rialzarsi. “Tutto a posto, Timothy-kun? Klaud non ti ha insegnato che girare con i pattini per la caffetteria potrebbe essere pericoloso?! Ah, lo dicevo io a Komui che dovevi avere me come maestro!” sospira, scuotendo sconsolato la testa.

La bionda, che ha seguito tutta la scena seduta al tavolo sorseggiando il suo caffè nero, a quel punto si sente chiamata in causa direttamente. Incenerisce con un'occhiataccia il collega generale e poi decide di prendere provvedimenti: dato che puntualizzare ogni santa volta a Tiedoll chi è il maestro del ragazzino non serve a nulla, si rivolgerà direttamente ai loro superiori perché rimettano in riga l'artista. Si alza decisa e, a passo di marcia, si dirige verso il tavolo dove siedono Komui, in luna di miele con la sua adorata tazza di caffè, e Bak Chan, sempre guardato a vista dalla capoinfermiera.

Klaud si piazza proprio di fronte al Supervisore e picchia le mani sul tavolo: “Komui-san, ora basta! Questa storia deve finire! Fammi la cortesia di ordinare al generale Tiedoll di tenersi lontano dal mio allievo!”

Komui ascolta, attento, sorseggiando la sua sesta tazza di caffè. Poi appoggia la tazza sul tavolo e apre la bocca per rispondere ma... ecco, di fronte alla cocciutaggine del generale Tiedoll e alle giuste pretese del generale Klaud non sa proprio che pesci pigliare! Tutto quello che gli viene in mente è chiedere aiuto. Allora si gira verso la sorella, occhi da cucciolotto smarrito e labbro tremolante: “Lenalee-chan, aiutami tu! Cosa mi consiglia la mia intelligentissima sorellina?!”

Lei non fa tempo a commentare che Bak Chan interviene, alzandosi in piedi e indicando il collega con aria di superiorità.

“E tu saresti un supervisore? Non sai nemmeno tenere a bada i generali, che cavolo! In questo posto serve il pugno di ferro per far funzionare le cose, serve un'autorità rispettabilissima come il sottoscritto!”

Komui, punto nel vivo, si alza a sua volta e prende a lagnarsi del pessimo trattamento che il collega, ospite a casa altrui, gli sta riservando mentre Bak Chan finisce in piedi sul tavolo a vantarsi delle sue - presunte - abilità di supervisore.

La capoinfermiera, perplessa e anche un po' preoccupata dal comportamento agitato e aggressivo del suo paziente, cerca invano di riportarlo alla ragione (e con i piedi per terra).

Tutto il casino provocato dai due e dall'infermiera e da Linalee che cercando invano di riportarli alla ragione (cosa non facile, visto che nel battibecco si è inserita anche Klaud), infastidisce non poco un po' tutti quanti; Marie, particolarmente sensibile ai rumori, si tappa le orecchie come meglio può mentre Miranda gli sta accanto premurosa, non capendo come fare per aiutarlo.

Link, guardando la scena, resta senza parole, chiedendosi se sia il caso o meno di riferire anche quest'episodio quando si tratterà di fare rapporto al suo superiore, mentre Bookman Sr. scuote la testa.

Allen, di ritorno dal bancone con un vassoio carico di dolci, sorride imbarazzato tuttavia, quando nota Kanda che posa con un gesto lento ma furioso le bacchette una a fianco all'altra sopra la ciotola, si ferma sul posto. Sa benissimo cosa succederà ora: il giapponese si alzerà e, Mugen alla mano, farà a fette Komui-san e Bak-san. O forse direttamente tutta la truppa? In ogni caso l'esorcista maledetto non può rischiare che qualcuno si faccia male. Deve assolutamente trovare un modo per distrarre Kanda, o comunque per indirizzare la sua rabbia verso altri lidi.

Ingoiando il groppo che gli sta bloccando la gola, Allen appoggia il vassoio sul tavolo e afferra uno dei krapfen, poi prende la mira e lancia. Il dolce termina la sua parabola proprio sulla testa del giapponese. Mentre la caffetteria piomba nel silenzio più completo, l'inglese arretra lentamente verso la porta d'ingresso, pronto a fuggire per salvarsi la vita. 

Quando la brioche gli si spiaccica sulla testa, impiastricciandogli tutti i capelli, per un attimo Kanda rimane basito: da che ha memoria, nessuno aveva mai osato tanto con lui, nemmeno quel cretino suicida di un coniglio nelle sue giornate più folli. Fa scivolare una lenta, circolare occhiata assassina sull’intera sala, intimamente compiacendosi del pallore che vede avanzare sui volti di tutti, quindi il suo sguardo caustico si sofferma su Walker, già pronto per una assai poco onorevole fuga. “Dì moyashi, sei in vena di morire?”

“Yu-kun, quante volte ti ho detto che non si gioca con il cibo? Forse è meglio se vai a darti una ripulita, prima che tutto quello zucchero ti si appiccichi ancora di più ai capelli!” esclama il generale Tiedoll, avvicinandosi con un tovagliolo per pulire il pasticcio.

Davanti al gesto del maestro, Kanda sgrana gli occhi, allibito: ma quell’uomo vive nella loro stessa dimensione?! No, perché altrimenti non si spiegherebbero certe sue uscite assurde come quella… tuttavia, per quanto sia completamente andato, è pur sempre il suo maestro, quindi non può farlo a fette come vorrebbe.

Con uno «Tsè» di circostanza, che sputa fuori a fatica e solo per trattenere altri insulti, allontana bruscamente il braccio di Tiedoll e si dirige a passo di marcia verso l’uscita.

Al vederlo avvicinarsi, Allen fa un passo indietro, sempre temendo per la sua incolumità, ma il giapponese lo supera senza degnarlo di uno sguardo. Tuttavia, prima che Kanda possa oltrepassare la porta, con gran paura di tutti è costretto a fermarsi per non andare ad impattare contro la figura alta e sottile che occupa l’uscio.

Lo spadaccino si blocca, incenerendo con lo sguardo l’importuno ostacolo.

“Che accade qui, invero? Ero venuto a cercare Komui-san, ma l’atmosfera mi sembra estremamente pesante, invero…”

Lavi pensa bene di correre in soccorso dell'esorcista romeno, prima che Kanda gli risponda «a suo modo».

“Ehi, Crowlino, qual buon vento? Vieni qui, se stai cercando Komui-san lo trovi seduto al tavolo vicino al bancone!” esclama, agitando un braccio in direzione dell'amico sperando che si muova ad allontanarsi dalla minaccia del giapponese.

Perplesso, Crowley osserva la scena che gli si para di fronte, con Allen che cerca inutilmente di confondersi col muro, Kanda con qualcosa di giallo sulla testa che risalta particolarmente a confronto con i suoi capelli corvini, Tiedoll dietro di lui, un fazzoletto in mano e l’aria contrita per chissà che e più indietro il nuovo esorcista (quel bambino vivace di cui non ricorda il nome, invero!) che gioca curioso con i fili dell’Innocence di Marie.

Il barone fa scorrere rapidamente gli occhi sulla sala, concentrandosi infine su Komui che, in ginocchio sullo sgabello, sta cercando di far scendere dalla tavola un esaltatissimo Bak Chan, tirandolo per un braccio. A fianco del supervisore, anche la capoinfermiera che sta cercando di convincere con le buone l'asiatico. Inutilmente.

Reever, confortato da Linalee,  non si alza dal suo posto, il viso nascosto tra le mani.

Unici testimoni di questa scena infantile sono il generale Klaud e Miranda; la tedesca ha deciso di provare a concentrarsi su di loro piuttosto che assistere alla strage che, lo immagina benissimo, Kanda farà di li a poco. L’esorcista continua a mangiare, cercando di fare meno rumore possibile, ma da come fa saettare gli occhi dal giapponese al gruppetto di scienziati si vede benissimo che è terrorizzata.

 “Invero tutto ciò mi lascia molto perplesso… ciononostante non voglio causare disturbo intromettendomi in affari che non mi competono. Purtuttavia necessito di conferire con Komui-san…”

“Credo che Komui-san sia al momento impossibilitato a risponderti, barone Crowley…” commenta pacato Bookman Sr., avvicinandosi.

“Invero lo credo anch’io, venerabile Bookman” asserisce il vampiro “Quindi nella sua saggezza cosa consiglia di fare?”

“Ritengo che attendere la spontanea fine delle autocelebrazioni vanagloriose del supervisore Chan sia la cosa più saggia. Tuttavia sarebbe auspicabile affrettare per quanto possibile l’evento…”

“Quanto a questo non ho problemi ad accontentarti, vecchio” interviene Kanda, secco. Ha ancora molta, troppa rabbia da smaltire e Bak è un ottimo bersaglio. Prima che chiunque possa far qualcosa per fermarlo, il giapponese si è già avvicinato al supervisore e, con un colpo di fodero ben assestato nello stomaco, l’ha fatto afflosciare sul tavolo.

“Semplice ed efficace. Ottimo lavoro, Kanda” si complimenta inaspettatamente Link, anche lui stufo degli strepiti dell’asiatico.

Pur dispiaciuto per il supervisore della Sede Asia, Allen tira un sospiro di sollievo. Nonostante l'azione suicida è riuscito a scamparla anche questa volta, e le conseguenze non sono state tragiche come previsto.

Il generale Tiedoll vorrebbe sgridare il suo figliolo per la mancanza di rispetto nei confronti di un superiore, ma Komui è di diverso avviso. Dall'angolino dietro la sorella dove si era nascosto all'avvicinarsi di Kanda, non si esime dall'esprimere il proprio apprezzamento per l'azione del giapponese.

“Visto cosa sanno fare i miei esorcisti, baka d'un Bak? Altro che Sede Asia, siamo noi i migliori!” sbraita, sghignazzando, il berretto bianco che gli scivola sulle ventitré. Un'occhiataccia di Reever, che si alza dal suo posto per soccorrere Bak aiutato dalla capoinfermiera e da Miranda, lo zittisce all'istante. Non vorrà mica essere il prossimo ad essere pestato, giusto?

Lanciando un'occhiata divertita al gruppetto Lavi si avvicina a Crowley, cercando al contempo di scollare le ciocche rosse dall'ammasso di crema in cui sono impastate.

“Beh, ora puoi parlare, Crowlino. Cos'avevi da dire al nostro supervisore?”

Ancora sorpreso per la strana piega resa dagli eventi, il vampiro ci mette un attimo a riscuotersi. “Invero…” inizia incerto, ma subito Kanda lo interrompe.

“Invero adesso ce ne andiamo tutti a pulirci. Non ne posso più di avere questa schifezza tra i capelli per colpa di qualcuno!” sibila.

“Credo che Kanda abbia ragione…” interviene Marie, osservando anche Lavi e Timothy sporchi di crema, Bak che cadendo è finito sopra la colazione lasciata a metà da Komui e dall’infermiera, causando schizzi ovunque e Miranda che, nel suo isterico strafogarsi silenzioso è riuscita a impiastrarsi completamente la faccia di cioccolato.

Accanto a lui, Klaud rotea gli occhi, esasperata. “E allora andiamo…” acconsente con un sospiro: finirà mai quella faccenda delle recensioni?

 

***

 

*Ordine Oscuro - bagni*

Cinque minuti dopo

 

L'intero gruppo, trasferitosi ai bagni, è costretto a dividersi in due. Maschi da una parte e femmine dall'altra, tutti si danno da fare per sistemarsi rapidamente. Dopotutto, l'espressione di Kanda diceva chiaro e tondo «metteteci un minuto di troppo e vi uso per affilare Mugen».

Nell'area femminile, Miranda si è già lavata il viso e si sta ravvivando i capelli. È decisamente più tranquilla, ora che è fra donne, e riesce anche a scambiare quattro chiacchiere con Linalee-chan e la capoinfermiera senza impaperarsi o arrossire a sproposito.

Nella zona maschile, intanto, Lavi si sta lavando i capelli nel lavandino più lontano dall'ingresso. Allen è accanto a lui, le mani già pulite, indeciso se consolare Komui-san che è stato temporaneamente separato dalla sua sorellina adorata o se aiutare Reever-san a cambiare gli impacchi freddi sulla fronte dello svenuto Bak Chan.

Tiedoll sta riscoprendo le gioie della paternità cercando di fare il bagno a Timothy. Il ragazzino non è per niente d’accordo, anche perché il generale vorrebbe metterlo in una vaschetta con mezzo metro scarso d’acqua e le paperelle… e a lui decisamente la prospettiva non aggrada manco un po’: che cavolo, lui ha fatto il ladro, tenendo in scacco l’intera polizia di Parigi per un pezzo, non è mica un moccioso qualunque!

Forte dei suoi pattini e del fatto che Tiedoll si muove con una certa cautela sul pavimento scivoloso, Timothy distanza il troppo premuroso generale… peccato non abbia considerato che, se la gente fa tanta attenzione a dove mette i piedi sulle piastrelle bagnate, forse un motivo c’è: quando il pattino finisce in una chiazza d’acqua e sapone creata da Lavi nel lavarsi i capelli o forse da Kanda, chiuso nella doccia proprio lì accanto, il ragazzino perde l’equilibrio. Colto alla sprovvista, non ha nemmeno il tempo di frenare né di cambiare direzione e, prima di rendersene conto, Timothy sta già facendo un volo che lo porterà dritto dritto nella piscina calda comune, solitamente usata per rilassarsi dopo essersi lavati.

È questione di un attimo: il ragazzino finisce a mollo, creando un piccolo tsunami che fa salire l'acqua di una cinquantina di centimetri sopra l'orlo della vasca e sommerge l'unico occupante della vasca piena di acqua termale.

Per un paio di secondi, il tempo necessario perché l'onda salga e si ritragga, di Bookman Sr si vede solo la punta della coda alta; ma quel piccolo istante è sufficiente perché la scena si imprima come una fotografia nella mente di Lavi, che subito commenta ridendo: “Attenzione, Panda in immersione!”

La sghignazzata dell'amico, interrotta da un portasapone che gli impatta con millimetrica precisione proprio sulla fronte, fa voltare Allen che, incuriosito, pensa bene di avvicinarsi per capire cosa cavolo sta succedendo. Un passo in avanti basta perché l'inglese metta il piede su una saponetta e schizzi anch'egli verso la piscina, in uno strano replay del volo del piccolo Timothy.

Allen, però, a differenza dell'esorcista più giovane ha un'Innocence particolarmente versatile. Crown Clown interviene in aiuto del suo compatibile, allungando i suoi bianchi tentacoli alla ricerca di un appiglio per evitare la caduta... il problema è che nel bagno di appigli non ce n'è!

Clown Belt prova ad attaccarsi a Lavi, ma l'apprendista Bookman è su terreno scivoloso e finisce per essere trascinato in acqua. Un secondo tentacolo tenta di allungarsi verso i lavandini, avvicinandosi rapidamente verso Miranda. La tedesca urla di paura, allora l'Innocence decide di lasciarla stare e, dopo averle dato una pacca amichevole sulla spalla, la aggira per andare ad aggrapparsi a Komui. Il Supervisore, ovviamente, finisce dietro a Lavi, urlando e chiedendo soccorso alla sua adorata sorellina.

Reever lo osserva sconvolto slittare sul pavimento umido, e si accorge troppo tardi dell'altro tentacolo che gli ha afferrato la caviglia. Lasciando cadere il panno con cui stava facendo gli impacchi a Bak, allunga a sua volta le braccia per cercare un appiglio solido, ma l'unica cosa che riesce a toccare con la punta delle dita è il rubinetto dell'acqua calda.

Mentre il caposezione finisce in acqua con gli altri, il getto del rubinetto raggiunge la massima temperatura e schizza fuori dal lavandino finendo addosso al supervisore della Sede Asia, che si sveglia dallo choc post-pestaggio solo per mettersi a urlare accidenti a destra e a sinistra.

Attirati dalle grida, anche Marie e Crowley, che si stavano prudentemente allontanando dalla zona di azione di Clown Belt, si distraggono il tempo necessario per essere agguantati, uno per una gamba e l'altro per la vita.

Grazie alla sua mole, Marie riesce a resistere qualche istante in più alla presa dell’Innocence di Allen, giusto il tempo per allacciare la propria a qualsiasi cosa nel tentativo di evitare un poco piacevole tuffo (anche perché, con tutti quelli che sono già finiti in acqua, ormai la piscina è piena). Tuttavia il Noel Organon non ha più fortuna di Clown Belt, anche se all’apparenza i pomelli che chiudono i vari box doccia allineati contro la parete sono un buon appiglio. Peccato che, dopo un attimo in cui Marie si trova strattonato in direzioni opposte, le porte di legno leggero cedono una dietro l’altra. Con uno schianto pauroso l’intera struttura crolla, facendo finire anche Marie in acqua assieme ai compagni.

Questo provoca un’altra onda, che investe in pieno Link, impegnato a dare una mano a Bookman Sr. per farlo uscire dalla vasca.

Quando l’acqua si ritira, per un attimo nel bagno devastato cade il silenzio, rotto poi dalle risate a stento trattenute delle signore che hanno assistito alla scena. La loro ilarità viene però immediatamente gelata quando un Kanda particolarmente scocciato, capelli gocciolanti e asciugamano in vita, appare sul bordo della piscina termale. “Levatevi di lì, devo sciacquarmi”

Esorcisti e scienziati a mollo si guardano l'un l'altro, come a decidere chi debba uscire per primo da quell'intrico di gambe e braccia.

Nel mucchio, solo Reever e Allen sono riusciti a non finire addosso o sotto agli altri. Lo scienziato ora è sconsolatamente appoggiato al bordo della vasca, la fronte appoggiata alla nuda roccia, mentre l'inglese - che all'arrivo di Kanda è stranamente arrossito - si è rifugiato nell'angolino più profondo della vasca, Crown Clown che lo avvolge come un bozzolo affettuoso mentre lui disegna cerchietti sul fondo, vergognandosi della figuraccia appena fatta.

Seduto in cima al mucchietto di persone, beato come un pascià, Timothy guarda felice il giapponese. “Ehi fratellone samurai! Che figata che è stata, neh?”

Il brontolio indistinto che arriva da sotto di lui non sembra molto concorde, ma il ragazzino lo ignora candidamente.

Prima che chiunque possa protestare e scatenare in qualche modo un altro casino, dall’angolo della vasca da cui sgorga l’acqua calda, come un salvatore della patria, emerge Timcampy, gli occhi che non ha nascosti dietro un paio di occhialoni, e va a posarsi tra le braccia ancora asciutte di Linalee.

Carezzando la testolina del golem che sta spuntando i soliti fogli in mano a Miranda, la cinesina sorride all’indirizzo dei compagni ammassati in piscina. “Su ragazzi, uscite da lì che abbiamo delle recensioni a cui rispondere!”

 


 

§ Innanzitutto bentornato, shisho =_=.

Grazie per i complimenti, anche se non capisco cosa intende quando dice che il dialogo è stato tagliato. Si fidi che io e il Sovrintendente non ci siamo detti altro, sa bene che più sto lontano da lui e meglio sto no? E la sua torta non la mangio, piuttosto dieta.

....

Acc, m'è tornata fame… ç_ç

Sono costretto a darle ragione quando parla di Kanda, ma che ci possiamo fare... dobbiamo tenercelo così, anche se gradirei mi spiegasse come comportarmi con le donne in «quei giorni». Me l'avesse spiegato durante i tre anni che abbiamo passato in giro per il mondo forse mi sarei complicato meno la vita.

Forse.

Alla prossima,

Allen

 

Egr. sig. Malacam,

le autrici ringraziano per i complimenti, e sono felici di averla potuta riabbracciare anche se solo per poco.

Per quanto riguarda il finale di ogni capitolo, chiedono come faccia a paragonarlo a un «Un cretino al sole» oppure a «Cento cretine»... L'unica spiegazione è che lei veda i suddetti programmi, cosa che le autrici non sperano.

Ci faccia sapere se anche questo capitolo sarà di suo gradimento!

Distinti saluti,

Reever

 

§ Hola Gen! Figurati, non ho problemi a svegliarmi per fare una cosa così figosa come rispondere alle recensioni – però dopo si torna a ronfare, non si discute!

Per la Nutella… acci, io l’indirizzo te lo darei pure, ma qui pare che non esista… più facile che dai tu il tuo indirizzo a qualcuno qui (non a Komui!) e poi mandiamo un finder a prenderla, che ne dici? Se ti va manda un bell’MP alle autrici, magari con il tuo indirizzo di MSN o di faccialibro… so che gli farebbe un casino piacere!

Alla prossima!

Timothy Hearst, 9 anni – esorcista

 

Buongiorno Genesis,

innanzitutto le porgo i miei saluti, è la prima volta che ci troviamo a corrispondere.

La ringrazio molto per il suggerimento circa la direzione della nuova crociata per la diffusione del vero amore… le confesso che anch’io avevo puntato quell’obbiettivo: Bridget e quel giovane ispettore sono davvero una bella coppia! Lui sì che è un vero cavaliere, non come certi miei colleghi qui…

La terrò informata sulle mosse che farò. Qualunque suo suggerimento è ovviamente ben accetto!

Saluti,

gen. Klaud Nine

 

Carissima Genesis,

grazie per le tue belle parole! Fare il papà oggigiorno non è facile, ma sapendo che ci sono persone come te pronte a supportarmi affronto con gioia questa grande impresa! Farò del mio meglio!

Un caro abbraccio,

gen. Froi Tiedoll

 

Genesis cara,

origine allergica? Non ci avevo pensato, credo proprio che seguirò il tuo consiglio e lo sottoporrò a test più specifici... in tal caso meglio, almeno le allergie non sono contagiose! Piuttosto mi preoccupano i due esorcisti protagonisti della storia... non vorrei ci fosse bisogno di un mio intervento, prima o poi. Occupare dei letti per due teste calde non sarebbe giusto nei confronti di chi si fa male sul campo, in fondo. Speriamo che ci pensino e si diano una calmata... non come il loro Supervisore, che con tutto quel caffè sarà un grande attore, ma mi rischia troppo con la pressione!

Povera me, comincio a sentire il bisogno di una bella vacanza...

Ci sentiamo presto, ti faccio sapere per i test a Bak-san.

*solita firma incomprensibile* - Capoinfermiera

 

§ Gentilissima madamigella Retsu,

invero mi trovo molto in imbarazzo a scrivervi… *arrossisce* non ho più avuto alcuna corrispondenza epistolare con una signora dacché non invio più missive alla mia adorata E-Eliade… *sviene*

[dieci minuti dopo]

Invero madamigella, mi vogliate perdonare per la mia inettitudine nel trattare con le gentildonne.

Or dunque, leggo nel vostro scritto che suggerite di erigere una statua alla rispettabile capoinfermiera, costretta a sopportare il mio assai poco dignitoso stomaco… quanto avete ragione, madamigella!

Andrò immediatamente a provvedere!

Vi saluto. *si inchina*

Barone Aleister Crowley III

 

Carissima Retsu,

sono… ehm… lieta che il “pestamento e calpestamento di Lavi” sia stato di tuo gradimento… anche se a me ha fatto un pochino pena, povero caro! Lui non fa apposta, ma alle volte (molto spesso ^^”) non è che stia proprio attento alle cose che dice e quindi un po’ se le cerca… altre volte invece ha proprio sfiga…

Quanto a Kanda-kun e Allen-kun, non preoccuparti: loro hanno il fisico robusto, non hanno certo problemi per così poco. Anche se devo ammettere che alle volte si strapazzano un po’ troppo! *scuote la testa*

Comunque hai ragione, il gen. Tiedoll è davvero un genitore premuroso… meno male che ci sono persone come lui e che quelli come Leverrier nell’Ordine sono la minoranza!

Ti saluto e ti abbraccio forte!

Linalee

 

§ Cara Mizukage,

sono d'accordo con te, la capoinfermiera è davvero una santa donna! Non come me, che non sono capace di aiutare gli altri come fa lei ç_ç Ci ho provato, ma non sono stata in grado nemmeno di aiutare Lavi quando si è fatto male!

*conta le volte in cui è successo, conta quante volte è stata d'aiuto, si mette a fare i cerchietti per terra*

Grazie comunque per il supporto, spero proprio che questo periodo nero finisca prima o poi...

Un abbraccio affettuoso anche a te,

Miranda

 

§ Gentile Mizukage,

devo ammettere che la sua risposta al mio quesito su Kanda mi lascia perplesso. Comunque mi trova concorde quando dice che il mio compagno di squadra ha dei lati positivi sotto quella scorza dura e asociale che fa vedere in superficie; la sfida sta nel non scoraggiarsi e avere la forza di scavare per trovarli. Pur non avendo io dovuto farlo perché l’ho conosciuto da piccolo, immagino che per molti questa sia un’impresa decisamente ardua… ma posso capire anche chi si arrende.

Saluti.

Noise Marie

 

§ Carissima Bloodberry Jam,

non c’è nessun bisogno che si scusi: la sua reazione al comportamento della signorina Fay e del generale Klaud è perfettamente comprensibile e anzi denota un animo sensibile e attento, cosa non da tutti.

Quanto al gioire dei ripetuti pestaggi subiti dal mio stupido allievo… potrei anche farlo, se fossi certo che servissero a mettergli un po’ di sale in zucca. Ma dato che ho la certezza che non sarà così, mi limito a constatare le poco onorevoli figure che rimedia ogni volta. Ah, che immagine indegna resterà di lui ai futuri bookmen!

Quanto alla signorina Miranda, è davvero molto tenera, sì. Ed è anch’ella una di quelle rare persone che si preoccupano sempre degli altri, forse fin troppo.

Lascio la penna a Jr. e la saluto.

Bookman Sr.

 

Yo, BBJ!

Prendo subito nota di tutti i fumetti che consigli, voglio proprio darci un'occhiata! *w* E verrò a dare un'occhiata anche alle tue tavole, a Lucca... ci verremo praticamente tutti o quasi, dato che le autrici saranno sicuramente a Lucca per tutto il weekend fieristico, con due idee a dir poco pazze!

La pomata all'aloe l'ho provata, ma con tutti ‘sti bernoccoli in sequenza mi sa che la spreco e basta... forse dovrei solo smetterla di andarmele a cercare, che ne dici?

Riguardo al capitolo, è vero, Yu-chan non apprezza l'umorismo, però per fortuna Komui-san si salva per la sua posizione gerarchica (e per l'ira di Linalee-chan... credo che anche Yu-chan, sotto sotto, la tema).

Mi accodo ai complimenti a Miranda-chan, che però deve imparare a fidarsi di più di se stessa, e a Due Nei: all'inizio sembrava anche a me un damerino impomatato, anzi, no, un cagnolino scodinzolante per Leverrier, ma mi sta sorprendendo positivamente!

Per quanto riguarda il Sovrintendente, invece, preferirei non commentare soprattutto se penso a quanto hanno patito e stanno patendo a causa sua sia Linalee-chan che il moyashi-chan. Bah, vabbè.

Comunque non ti preoccupare per gli errori, capitano, soprattutto se sei stanca *patpat*

Dai, ora ti saluto, ci sentiamo alla prossima recensione!

Un bacione grosso

Lavi

 

§ Ben ritrovata a lei, Flowermoon!

La ringrazio dell’incoraggiamento, fa sempre piacere riceverne e ce n’è sempre bisogno: come avrà capito lavorare con Walker non è facile, anche perché dall’alto arrivano pressioni non indifferenti…Ma non voglio tediarla con queste questioni.

Mi premurerò di riferire a Bridget le sue osservazioni circa la possibilità di spingere Miranda e Marie a giuste nozze, credo che apprezzerà.

Quanto al supervisore Lee, concordo con lei, è davvero un attore nato. Ma purtroppo per noi dubito che vorrebbe cambiare mestiere, anche perché in qualunque altro posto dovrebbe lavorare sul serio!

Saluti,

Howard Link

 


 

Mentre il gruppo quasi al completo finisce di recensire, ammassato nell'angolino del bagno comune, Kanda si sciacqua con tranquillità i capelli nella grande vasca da cui li ha sbattuti fuori poco prima.

Timcanpy passa rapido a ritirare i fogli grondanti acqua, e civili ed esorcisti possono finalmente cominciare a darsi almeno un'asciugata.

Timothy, seduto su uno dei lavandini, dondola avanti e indietro i piedi ancora coperti dai pattini.

Il generale Klaud, afferrato uno degli asciugamani dal ripiano, sta frizionando accuratamente la pelliccia di Lau Shimin.

La capoinfermiera, tirato fuori da chissà dove il kit di pronto soccorso, è intenta a bendare per bene il povero Bak Chan che si sta ancora lamentando per le scottature dovute alla doccia d'acqua bollente. Ad ogni borbottio del Supervisore della Sede Asia corrisponde in tempo reale una sghignazzata di Komui, subito rimproverato dalla sorella. Non è carino ridere delle disgrazie altrui!

Reever si mette a fare il conto dei danni, sconsolato. Si prospetta un salasso non da poco, il bagno comune è praticamente da ripiastrellare e le porte delle docce sono da sostituire, per non contare i rubinetti quasi divelti...

Lavi è di nuovo con la testa sotto al rubinetto, questa volta di acqua ben fredda, cercando di limitare il bernoccolo che gli spunterà dopo aver ricevuto il portasapone in fronte.

Mentre Allen si è messo a sedere nell'angolo, facendosi mille pare sulle sue assurde reazioni, Crown Clown gli fa patpat sulla spalla e Miranda gli asciuga i capelli frizionandoli con un altro asciugamano. Link li osserva, occhieggiando perplesso le inusuali azioni dell'Innocence.

Tiedoll, dopo aver abbandonato ogni tentativo di asciugare Timothy, ha deciso di preoccuparsi della sua attrezzatura da disegno, ormai zuppa.

Bookman Sr. e Marie sono entrambi seduti tranquilli in un angolo, l’uno ad osservare l’intera scena con una strana espressione in viso, l’altro intento ad ascoltare i battiti del cuore di ciascuno per capire cosa passa per la testa di ognuno dei folli componenti di quel gruppo.

Crowley è seduto mogio mogio, lo sguardo perso dopo aver ripensato alla sua adorata Eliade. 

Improvvisamente un nuovo rumore si aggiunge allo sgocciolio dell'acqua e ai borbottii/sospiri di metà gruppo, un rumore ritmato di tacchi femminili in avvicinamento.

Con passo marziale, accentuato dall'arrabbiatura per non aver ritrovato il gruppo in caffetteria al suo ritorno, la signorina Fay attraversa il bagno delle donne e caccia la testa nel bagno comune, pensando di intravedere Komui.

Si ferma perplessa, quindi, quando nota che nella vasca comune c'è solo Kanda. Sposta il pesante faldone che si è portata dietro da un braccio all'altro, incerta sul da farsi, quando con la coda dell'occhio vede un movimento alla sua destra. Incredula, gira lentamente lo sguardo verso lo spettacolo più sconcertante che le è capitato di vedere finora e inizialmente sbianca, poi torna livida: si può sapere cosa ci fanno tutti, uomini e donne, nello stesso bagno? Sta per mettersi a urlare di nuovo, quando si rende conto delle condizioni penose in cui versano quasi tutti. Poi si accorge di come è ridotto il bagno, e il faldone crolla a terra con un tonfo. 

La signorina Fay, capo chino e sguardo sconvolto fisso a terra, inizia a tremare.

Onde evitare una crisi isterica a lei e una prevedibile reazione a catena di tutti quanti che potrebbe avere esiti catastrofici, Link si avvicina velocemente alla donna, la placca e la porta fuori.

Durante la caduta, dalla pigna di documenti è uscita una busta che pian piano svolazza fino a finire tra le mani di Komui. Sbirciando incuriosito il nome vergato a mano sulla lettera, il Supervisore si accosta a Crowley, allungandogli la missiva.

“Toh, questa lettera a quanto pare è per te, Crowley-kun”

Allungando timidamente una mano per prendere la busta, Crowley mormora: “Qual epistola potrà mai essermi destinata, invero?”

Tutti si avvicinano un pochino all'esorcista, cercando di sbirciare pur facendo finta di niente. Allora Lavi, dopo aver visto l'occhiata curiosa di Linalee e averle fatto un occhiolino complice, si dà una sistemata ai capelli ancora umidi e si rivolge all'amico: “Ne-neh, Crowlino, che ne dici di leggere cosa c’è scritto?”

 

 

Anata ga Koko ni Iru Riyuu

(La ragione per cui sei qui)

 


 

Capitolo 11

Nel bianco rosso sangue e rabbia

 

Quando l'eco della porta che sbatte (e si crepa, ci scommetto [in quel gesto ho riversato tutta la frustrazione e la rabbia che quell'uomo riesce ogni volta a provocarmi, dannazione]) si perde nel silenzio dei corridoi, io sono già lontano.

Appena mi sono trovato da solo ho iniziato a correre, senza una meta, con il solo obiettivo di sfogare il nervoso accumulato durante questi due lunghi ed estenuanti giorni.

Corro senza guardare dove vado, lacrime di stizza che cominciano a pungermi gli occhi. Possibile che non ne vada dritta una?! Prima lo shisho, poi il pasticcio con Kanda, e ora Leverrier e la storia del Quattordicesimo... Da quando si è scoperto mi tengono tutti sotto pressione, mi trattano tutti come se fossi pericoloso o troppo fragile per non finire in mille pezzi alla prima occasione. Mi sento prigioniero di me stesso, come un condannato a morte, consapevole che la sua ultima passeggiata lo porterà dritto al patibolo. E soprattutto (e la cosa mi fa paura [terrore]) ho la netta impressione di iniziare a perdere il controllo di quel che faccio...

Ne ho piene le scatole di tutto, accidenti!

Corro senza guardare dove vado, Timcanpy che mi vola accanto (unico punto fisso di quel disastro che è la mia vita [a parte Kanda]), corro sperando soltanto di non incontrare nessuno. Sarebbe difficile giustificare lo stato in cui mi trovo adesso...

Forse solo una persona potrebbe capire, in questo momento.

Mi fermo, le mani sui vetri freddi del finestrone che dà sul davanti dell'edificio. Il mio fiato caldo che esce a sbuffi per lo sforzo appena compiuto e disegna pallidi aloni sulla superficie trasparente. Mentre guardo il cielo che, grigio e pesante, continua a buttare sulla terra i suoi candidi fiocchi di neve, l'unica cosa che riesco a pensare è che voglio vedere Kanda.

Probabilmente finirà con l'ignorarmi, o scacciarmi infastidito... ma se non altro nei suoi occhi non vedrò la stessa pietà che comincio a notare negli sguardi di chi mi vuole bene.

Apparentemente più calmo, raggiungo le scale e scendo al pian terreno, cercando di capire dove si trova l'uscita per la direzione che ha preso lui. Timcanpy vola in avanti lungo il corridoio alla mia destra, fermandosi davanti a un ingresso di servizio. Lo raggiungo e apro la porta.

Nonostante la neve che continua a scendere imperterrita, coprendo tutto, riconosco subito il paesaggio che avevo visto dalla finestra prima di entrare in quella stanza a recuperare Tim.

Dopo aver detto al piccolo golem dorato di tornare in camera mia, scendo lentamente i gradini, facendo attenzione a non scivolare. Subito l'aria gelida mi colpisce in pieno, soffiandomi i fiocchi candidi negli occhi. Mi strofino il viso per schiarirmi la vista e, ignorando il freddo, mi incammino lungo il parco. Le poche orme sono state ormai cancellate dalla neve, ma non mi preoccupo più di tanto e a passi incerti mi dirigo dove la vegetazione è più fitta e selvaggia.

Pochi minuti di cammino, e arrivo al limitare di una piccola radura. La sede dell'Ordine (con le sue regole, le sue missioni [i suoi abitanti]) nemmeno si vede più, nascosta da un fitto filare di pini. Ci siamo solo io e Kanda.

Mi avvicino lentamente, facendo meno rumore possibile per non disturbarlo (anche se con gli stivali nella neve non è così facile), e mi appoggio a un tronco leggermente discostato. Non ho voglia di parlare ora, devo distrarmi e mi serve tempo per sbollire la rabbia.

Inizio a osservare Kanda mentre continua la sua routine di allenamenti, perdendomi nell'armoniosità dei suoi movimenti. A volte mi chiedo come faccia a muoversi in quel modo...

Ha già terminato di esercitarsi con Mugen, e ora si sta dedicando al corpo-a-corpo prendendo a calci un albero indifeso. Mi viene quasi l'istinto di intervenire a proteggere quella povera pianta, ma mi fermo perplesso quando lo vedo barcollare leggermente, incerto sulle gambe. Si china verso terra, cercando di ritrovare l'equilibrio abbassando il baricentro del corpo, ed è costretto ad appoggiarsi per non cadere.

Preoccupato aguzzo meglio la vista e noto che, nonostante la mancanza della casacca, Kanda è completamente sudato. Probabilmente la stanchezza (fisica [e psicologica]) per quest’ultima missione sta avendo la meglio anche su di lui... non l'ho visto mangiare in caffetteria e non mi stupirei fosse a digiuno da prima della partenza per Londra.  

Non so che fare: una parte di me vorrebbe intervenire e aiutarlo, mentre l'altra mi dice che sarebbe inutile, quindi perché fare fatica?

Oh, dannazione. Devo assicurarmi che stia bene. Forse, se mi avvicino un po'...

Mi fermo improvvisamente, un piede a mezz'aria, quando Kanda si volta verso di me finendo con il guardarmi dritto negli occhi.

Non capisco se è sorpreso o meno, riesco solo a pensare che avrei dovuto stare più attento, non avrei dovuto muovermi... ma d'altra parte con questo freddo assurdo è impossibile stare fermi, soprattutto senza cappotto (che genio che sono, uscire sotto la neve con la sola divisa [anche se Kanda è meno coperto di me... che fine ha fatto fare alla casacca che indossava in mensa?]).

Abbasso il piede, distogliendo lo sguardo, pentito (o forse no) di aver involontariamente interrotto il suo allenamento.

 

Mi ricompongo completamente, muovendomi però con una certa lentezza. Prima di dire o fare alcunché prendo un profondo respiro, osservando Walker e cercando di capire cosa gli passa per la testa, ma il sorriso imbarazzato che si è stampato in faccia non mi aiuta.

Sono veramente curioso di scoprire cos’è venuto a fare fin qui… perché non credo che il suo hobby segreto sia fare passeggiate nel parco da solo sotto la neve, quindi non è certo un caso se adesso me lo ritrovo davanti: spero soltanto che non abbia intenzione di riaprire il discorso di ieri (non ho niente da dire in merito [non ne voglio parlare])

 

“Che ci fai qui, moyashi?”

 

Gli domando infine, con tono assolutamente incolore, accennando lievemente a lui con la testa. Sentiamo un po’ cosa si inventa…

 

Eh, che ci faccio qui, mi chiede... e improvviso mi torna alla mente quanto successo ieri mattina in bagno, quando la risposta a questa stessa domanda ha dato il via al crollo di quel che avevamo costruito con tanta fatica. Stavolta, però, basta bugie (troppe menzogne, troppi fraintendimenti [errare è umano, perseverare un po' meno... ]). In fondo è solo una domanda facile facile… anche se mi rende perplesso il fatto che si interessi a quel che faccio (lui si interessa, solo che lo fa da dietro la maschera  [che ora sembra più traballante del solito]).

 

“Ho avuto la fortuna di incrociare Leverrier, e mi è venuta subito voglia di uscire a prendere un po' d'aria fresca”

 

Gli rispondo sicuro, tornando a guardarlo in viso. La pura, semplice verità. È quella che vuole (che voglio). Non è poi così difficile, no?

Mi avvicino al mucchietto bianco accanto a cui è poggiata Mugen e subito lo identifico come la casacca mancante.

 

“Tu invece? Allenamento? Senza maglia e con questo freddo rischi di prenderti un raffreddore”

 

Non riesco proprio a non preoccuparmi per lui, a quanto pare... anche se so benissimo che Kanda, di raffreddori, non ne ha mai avuti (e non ne avrà mai, finché avrà quel tatuaggio [tutti la considererebbero una fortuna... lui no, io neppure]).

 

A sentirlo fare la chioccia con me in questo modo mi lascio scappare un ghigno storto: è l’unica reazione che rifletta la mia incertezza tra lo scoppiargli a ridere in faccia per quel che mi ha detto,

 

(dovrebbe saperlo, no?

Uno dei vantaggi

[della mia natura in sé,

ma questo non lo deve sapere]

del tatuaggio e della maledizione che vi è legata

è una resistenza fisica sopra la norma)

 

il mandarlo a quel paese a farsi gli affari suoi e l’incredulità di fondo che mi suscita il suo atteggiamento (assolutamente opposto a quel che ha mostrato fino a stanotte… vorrei capire qual è quello vero [perché dovrebbe importarmene?])

 

“Non vedo come la cosa possa crearti problemi, mammoletta”

 

La voce mi esce carica di un’ironia acida e vagamente amara (che non volevo [non voglio che lui si interessi di nuovo a me]), che sottintende che non ho alcuna intenzione di proseguire quel discorso.

Una parte di me, anzi, vorrebbe troncare sul nascere qualsiasi discorso con lui (mi sono ripromesso di tagliarlo fuori dalla mia vita, no?), tuttavia, prima che io possa far qualcosa per fermarmi, mi sento pronunciare un’altra frase.

 

“Quanto a Leverrier, quell’uomo non ispira certo conversazioni amichevoli…”

 

Qui l’ironia lascia il posto al sarcasmo aperto. E mi viene da mordermi la lingua da solo quando mi rendo conto che stavo per chiedergli cosa l’avesse turbato tanto dell’incontro con il Sovrintendente. Non devo permettermi certe cose (non voglio che finisca come l’altra notte o come due settimane fa [anche se…])

 

Mh, quasi mi aspettavo una risposta monosillabica, e invece Kanda sembra più loquace del solito... (non capisco... è la sua copertura che si sta incrinando? [O semplicemente non riesce più mantenerla con me?]).

Decido di approfittarne, in fondo se mi ha dato l'aggancio per continuare (seppur senza rendersene conto [non oso pensare che abbia fatto una battuta coscientemente!])... chissà, potrebbe essere la mia ultima occasione per toccare con mano il Kanda che c'è sotto la maschera. 

Mi siedo per terra, sulle foglie secche che l'ho visto far cadere dall'albero a furia di calci. Ne prendo una fra pollice e indice, avvicinandomela al viso e facendola girare su se stessa.

Fisso le screziature della foglia mentre, con tono tranquillo (ma nel quale sento anch’io una leggera nota di nervosismo), continuo la frase che lui ha lasciato a metà.

 

“...soprattutto quando ha la stupida idea di offrirti una fetta di torta e al contempo accusarti dell'omicidio del tuo maestro, già. E comunque non sono una mammoletta, il mio nome è Allen!”

 

Oh, e così la «scomparsa» di Cross non è così tanto innocente come volevano farci credere… bello venire a sapere queste cose. Non che me ne freghi poi molto, né dovrei sorprendermi per certi atteggiamenti delle cosiddette alte sfere (io sono l’esempio vivente della loro rettitudine morale […e anche lui lo era… ma non voglio pensarci…]).

Quel che mi fa più specie, piuttosto, è l’atteggiamento dimesso che Walker sta tenendo ora (ma anche il suo atteggiamento in generale [è incomprensibile e incoerente]). Il copione di questa conversazione somiglia fastidiosamente quello di ieri mattina, tranne che per un dettaglio non da poco (e la cosa mi infastidisce assai [perché?))

 

“Senti un po’, mammoletta, com’è che adesso sei così loquace? Devi rifarti da ieri mattina?”

 

Ieri mattina, quando ancora volevo interessarmi a te, mi hai tagliato fuori e ora che ho deciso di fregarmene ti è venuta improvvisamente voglia di essere sincero?

 

Lo guardo parecchio male, decidendo di ingoiare un paio di rispostacce che mi sono appena salite alle labbra. Mio malgrado, mi sto innervosendo di nuovo. Certo che, diamine, se a dire tutta la verità si ottiene questo stiamo freschi! Se non parlo ti incazzi, se parlo ti incazzi... ti vuoi decidere, sì o no?!

Mi alzo da terra, ripulendomi i pantaloni da neve e terriccio.

 

 “Mi sembra di averti già porto le mie scuse per il pasticcio di ieri mattina, Kanda. Non c'è bisogno di girare ancora il coltello nella piaga, sai?”

 

Ma a me non servono le tue scuse, Walker. Quello che voglio capire è cosa cazzo ti passa per la testa. E se per farlo devo rigirare il coltello nella piaga lo farò, vedi di fartene una ragione. Della tua vita puoi fare quel che ti pare, ma non posso permettere che il tuo atteggiamento mi destabilizzi come è successo ieri, quindi mettiamo le cose in chiaro.

 

“E a me sembra di averti già detto che, per quanto mi riguarda, due notti fa non è accaduto nulla. Quindi mi comporto di conseguenza”

 

Mi avvicino a lui, invadendo volontariamente e consciamente il suo spazio vitale. Di norma non lo farei, ma adesso non posso evitarlo. Non accetto le sue parole. O meglio, le accetterei se fossi convinto che lui per primo è convinto di quanto sta affermando... e l'unico modo che ho per capirlo è affrontarlo a testa alta, cercando di leggere la verità nei suoi occhi.

 

“Sai bene che non è vero, se lo pensassi veramente prima mi avresti ignorato e ora non staremmo qui a discutere...”

 

E invece ti sei interessato... come quella notte sulla torre, come l'altra notte sul balcone... è inutile che ti ostini a negarlo, sai Kanda? A me, e a te stesso.

 

La semplicità (la verità) della sua constatazione mi irrita in maniera indicibile, soprattutto per quel tono paziente che sta usando. Ma non voglio incazzarmi, non ne ho la forza. Quindi mi limito a ribattere freddamente.

 

“Non credere di sapere quello che penso, moyashi. Prima cerca di capire cosa pensi tu, magari…”

“Io adesso so esattamente cosa penso, se proprio vuoi saperlo. Piuttosto, tu cosa ne sai di quello che penso io!?”

 

Ok, in effetti ieri mattina non sapevo esattamente cosa stavo pensando... ma ora sì, dannazione, ora mi è tutto più chiaro.

 

A quelle parole incrocio le braccia e mi giro completamente verso di lui, un ghigno (amaro [tutto questo mi fa male e non so perché…]) ad incurvarmi le labbra.

 

“Tsè. Per esempio so che ti comporti in modo assolutamente incoerente: nei miei confronti hai cambiato atteggiamento almeno tre volte nel giro di 36 ore. Vedi di deciderti. Anzi, vedi di cominciare a starmi alla larga”

 

Devo cominciare subito a ricostruire il muro che da sempre mi divide dal mondo (quel muro che lui ha abbattuto [con pazienza] senza che io me ne accorgessi), anche a costo di farmi male (perché dovrei? [Perché in realtà… non voglio che…]). È così che ho deciso di comportarmi, no?

 

“Oh, ma senti chi parla! So benissimo di essere incoerente, ma tu non sei certo da meno, eh!”

 

Dannazione, lo so che mi sono comportato come un cretino! Avessi spiegato subito i motivi della mia decisione di tacere, forse non sarebbe successo tutto questo pasticcio (e non mi sentirei così male [non voglio perdere anche te])... o forse sì, dato che leggerti nella mente non posso (heh, dubito che l'abilità del compositore riesca ad aprire un gate pure lì [anche se mi farebbe comodo...]) e tu ti ostini a non dire nulla di quello che pensi!

 

Ora sto veramente perdendo la pazienza. Già mi è abbastanza difficile gestire i pensieri assurdi e contrastanti che mi corrono fuori controllo per la testa, non ho bisogno di sentirmi anche le sue accuse campate per aria.

Lo inchiodo ad un albero con violenza, stringendolo al collo, e poi gli rispondo a tono, senza minimamente alzare la voce, ma lasciando che dalle mie parole traspaia un’irritazione gelida e controllata.

Se hai davvero intenzione di darmi contro a tutti i costi, moyashi, non mi tirerò certo indietro…

 

 “Piantala di dire scemenze. E comunque se il mio comportamento ti dà così tanto fastidio vattene. Nessuno ti ha chiesto di venire a cercarmi!”

 

Eccheccavolo... Se le cose fossero così semplici (o non me ne importasse nulla [proprio non ci riesco a ignorarlo]) me ne sarei già andato da un pezzo!

 

“Sì, mi dà fastidio, porca miseria... e non sai quanto! Ma voglio anche capire perché fai così, accidenti! Scusa tanto, eh, se ci provo e ci riprovo ma proprio non ci arrivo! Non capisco, e più ci ragiono, meno ha senso!”

 

Urlo e mi interrompo, inclinando leggermente la testa all'indietro per liberare la gola e portare altra aria ai polmoni ormai vuoti. Non cerco di spostarmi, la presa di Kanda è troppo decisa perché io pensi di uscirne senza danni per entrambi... e non intendo assolutamente farla finire in rissa (anche se non so quanto durerà ancora la mia pazienza [sono un dannato emotivo, in fondo, no?]).

Dannazione, perché crede che io sia qui? Non è certo perché voglio il suo apprezzamento dato che, una volta tanto, mi sto dimostrando capace di badare a me stesso (anche se non mi dispiacerebbe [almeno avrei la conferma che la strada che ho scelto è quella giusta]). Non solo, almeno.

Nel rispondergli, il mio tono inizia, mio malgrado, ad alterarsi leggermente.

 

“Comunque nessuno mi ha detto di venire qui, figuriamoci... perché avrebbero dovuto? E poi non ho il dannato bisogno che tutti mi dicano quello che devo, posso o non posso fare, sai? Sto facendo tutto di testa mia, dannazione!”

 

Ribatte irritato, protestando il suo diritto a comportarsi come un idiota: liberissimo, non sarò certo io a impedirtelo, mammoletta. Ma questo non ti autorizza a intrometterti nella mia vita (a metterla sottosopra [non posso permettertelo, non deve finire come con lui…]). Tu devi uscirne dalla mia vita, e al più presto tra l’altro (anche se…), e se l’unico modo che ho per ottenere il mio scopo è farti del male, mi spiace per te ma lo farò (anche se… [non voglio])

Stringo gli occhi, fissandolo severo, e lascio la presa sul suo collo.

 

“Vai a fare quel che ti pare da un'altra parte. Il mio comportamento non è affar tuo. E non ti sognare di fare un'altra volta il buon samaritano con me, non ho bisogno del tuo aiuto”

 

Oh, capisco... allora secondo te dovrei fregarmene e continuare sulla mia strada, senza problemi né patemi d'animo... Beh, magari! Sarebbe la cosa migliore (ma non è facile [e non è quello che voglio, dannazione!]). In fondo è quello che fai tu (stai cercando di fare [non stai riuscendo a fare]), no?

Faccio un passo avanti, massaggiandomi la gola.

 

“Ah, ora il tuo comportamento è solo affar tuo? Sta bene, ma allora la cosa dev’essere reciproca, quindi smettila di lamentarti del mio di comportamento! Bah, almeno io ho fatto lo sforzo di capire il perché del tuo cambiamento! Scommetto che a te non è nemmeno passata per l'anticamera del cervello l'idea di provarci, eh Kanda? E per quanto riguarda la storia della scacchiera, smettila di rompere! Ho parlato con Link, non ce ne sarà traccia nemmeno nei rapporti ufficiali”

“Ma davvero? E vuoi farmi credere che l’ispettorino è d’accordo?”

 

Non ci credo neanche un po’ che quel biondino sia stato disponibile a chiudere un occhio per me (non ci credo che il moyashi sia riuscito a convincerlo…)

 

“In ogni caso, prima di impicciarti dei fatti miei sarebbe stato il caso di chiedermelo, no moyashi?!”

 

Non hai ancora capito che è questo a darmi più fastidio? Non sono mica così cretino da voler fare un regalo a Leverrier e ai suoi dicendogli della cazzata che ho combinato, ma non tollero che tu ti metta in mezzo (che tu ti preoccupi per me [dopo come ti ho trattato])

 

Chiedertelo? E tu cosa mi avresti risposto, Kanda? (Mi avresti detto di non impicciarmi dei tuoi problemi, come fai sempre... [mi sbaglio?])

 

“Sì, come no... e tu mi avresti anche solo ascoltato, eh? È per questo che ho deciso di fare da me e di parlare con Link e Komui-san per evitare di sollevare l'argomento! Comunque sei liberissimo di non crederci, ma ho fatto quel che ho fatto per il bene di tutti, non solo ed esclusivamente per te!”

 

Scusa mammoletta, cos’hai detto? No, perché credo che, di tutte le stronzate che hai detto e fatto fin da quando sei arrivato all’Ordine, forse questa è una delle più grosse… hai coinvolto addirittura Komui in quest’assurdità?!

Comunque sappi che se stai cercando di farmi sentire in colpa per chissà quale tuo scopo, sono spiacente, ma con me non funziona (mi hanno fatto sentire in colpa fin troppo loro, non ne ho più per nessuno ormai…): l’unica cosa che ottieni è solo farmi incazzare.

E sinceramente mi sono un po’ stufato di questa conversazione inutile, quindi vediamo di finirla qui…

 

“Dove lo vedi il bene di tutti nel mentire per parare il culo a me? Te l'ho detto e te lo ripeto: non ho bisogno del tuo aiuto. Se proprio ci tieni, vai ad aiutare qualcun altro, idiota con l'istinto da martire che non sei altro! Anche se non mi sembra che ti riesca molto bene...”

 

All’inizio quasi grido, ma è una reazione istintiva al suo tono alterato, poi la mia voce scende, tornando agli accenti gelidi e incolori che solitamente spaventano chiunque si trovi a litigare con me (persino quel cretino di Lavi fa un passo indietro quando mi sente usare quel tono).

Concludo la frase con un sorriso cattivo, conscio di averlo colpito direttamente al cuore (e perché questa consapevolezza mi pesa così tanto?)

 

Spalanco gli occhi, sinceramente stupito. Non è la prima volta che Kanda mi rivolge parole così cariche di rabbia e astio, ma stavolta... (e se avesse ragione? [Potrebbe avere ragione, ma...])

Abbasso lo sguardo a terra, la frangia che mi copre gli occhi, portando le braccia lungo il corpo e stringendo i pugni. Ogni briciola di pazienza si dissolve nell'aria, sciolta dalla rabbia improvvisa che minaccia di scoppiare dentro di me da un momento all'altro. È quando Kanda fa per voltarmi le spalle ed andarsene che perdo il controllo (non fuggire [ti prego!]): lo raggiungo e lo afferro per un braccio. Stringo forte e lo strattono bruscamente, facendolo girare verso di me e scambiando le nostre posizioni.

Lo guardo dritto negli occhi mentre inizio a urlargli contro, spingendolo verso l'albero che stava prendendo a calci fino a pochi momenti fa.

 

“Tu... tu... chi sei tu per giudicare, eh?! Se non altro io mi impegno a interagire con il mondo, dannazione, non sopravvivo fregandomene della gente, nascondendomi dietro a una facciata di odio, disprezzo e indifferenza come te!”

 

Non mi aspettavo la veemenza della sua reazione (anche se forse avrei dovuto, visto quel che gli ho detto), né di finire bloccato allo stesso albero dove l’ho inchiodato io poco fa. Il colpo contro la corteccia è piuttosto violento, ma ho la schiena sufficientemente anestetizzata dal freddo per non sentire altro che un pizzicore.

Dai suoi atteggiamenti è chiaro che ormai non sta pensando più a quel che dice, ma ugualmente non posso tollerare parole come queste. Lui non sa nulla di me (e non voglio che sappia), non deve permettersi di giudicare (se sono [diventato] così un motivo c’è [l’ho fatto per difendermi]).

 

“Piantala di parlare a vanvera, mammoletta. Tu della mia vita non sai un cazzo, quindi taci e non permetterti mai più di dire cose del genere. E levami le mani di dosso.”

 

Stringo gli occhi, afferrando con forza i suoi polsi e scostandomeli dalle spalle con un gesto secco, quindi mi stacco dal tronco e mi allontano di qualche passo.

 

Mi fermo, zitto e muto davanti alla sua reazione gelida e definitiva, ma la sua freddezza non fa altro che alimentare la mia rabbia...

 

“Ma porca di quella miseria...”

 

Mormoro esasperato; ma il mio sussurro diventa presto un grido mentre riprendo a spingerlo verso l'albero, ogni spintone a sottolineare con forza ogni singolo punto del mio monologo disperato.

 

“Se anche non mi riesce molto bene salvare gli altri, almeno posso dire di averci provato! Cosa ne puoi sapere tu, eh? Cosa ne sai di tutti gli sforzi, della frustrazione, dell'impotenza per ogni santa volta che qualcosa va storto?”

 

Con un ultimo spintone arriviamo all'albero. Ora Kanda è con la schiena contro il tronco e lì lo blocco, puntandogli le mani aperte sulle spalle e chiudendolo fra me e la corteccia ruvida della quercia. Voglio impedirgli di scappare, da me e da se stesso. Voglio costringerlo a guardarmi in faccia, ad ascoltarmi. E soprattutto voglio una risposta, dannazione!

 

“Cosa ne sai di quando alla fine ti senti morire dentro perché nonostante i tuoi dannati sforzi il risultato è il nulla più completo?! Eh, Kanda? Cosa ne puoi sapere, tu?! Dimmelo!”

 

Dimostrami che puoi giudicarmi, che ne sei in grado! Non puoi prenderti la libertà di farlo se non comprendi quello che è il mio mondo, riesci a capirlo?! Dimmi di sì, ti prego! Dimmi che quella notte c'eri anche perché mi capisci, almeno tu, dimmi che non sono solo in questo fottutissimo casino che è la mia vita!

 

“Ti ho già detto di togliermi le mani di dosso. E smettila di essere così infantile e pretendere che tutti capiscano cosa provi. Se non te ne sei ancora accorto, mammoletta, la gente se ne frega degli altri, pensa solo al suo interesse”

 

Rispondo d’istinto, dicendogli forse molto di più di quel che volevo (anche se probabilmente lui non se ne renderà conto [perché in fondo anch’io una volta avevo sperato che qualcuno capisse come mi sentivo dopo che…]), quindi cerco di divincolarmi dalla sua stretta ma mi accorgo di non potercela fare: la sua presa è talmente ferrea da rendermi impossibile spostarmi (quanta dannata forza ha nella mano sinistra?)

 

“Ma chi se ne frega di quello che pensano gli altri! Io lo sto chiedendo a te, accidenti, A TE! Dimmelo, dannazione!”

 

Gli grido in faccia, mentre lo sento cercare di liberarsi con forza dalla mia stretta. È questione di un attimo e, senza che io me ne renda conto, la mia Innocence si attiva improvvisamente, le dita della sinistra che entrano come bisturi affilati nella corteccia dell'albero, bloccandolo definitivamente contro la pianta.

Ogni mio urlo muore nel silenzio innevato della radura, quando lo vedo spalancare gli occhi per il dolore e lo stupore.

Calde gocce carminie macchiano la neve.

 


 

PREVIEW

Capitolo 12: Gli istanti interminabili di decisioni importanti

Contorco il viso in una smorfia sofferente, cercando di trattenere un urlo; ma è solo quando sento la mia voce gridare che mi rendo conto di non esserci riuscito.

Avverto un pizzicore sulla spalla destra e poi di nuovo dolore che a ondate si diffonde in tutto il corpo, rendendomi difficile pensare. Subito dopo, tutto diventa buio e mi sento scivolare a terra, la schiena che graffia contro la corteccia dell’albero e la neve che continua a cadere (ma che cazzo è successo…?)

[…]

Subito, freddo e velenoso, mi torna alla mente il ricordo delle parole del maestro e le lacrime iniziano a pungermi gli occhi quando mi rendo conto che il mio tempo sta scadendo

 


 

IL POST-IT DELLE AUTRICI

In questo capitolo non ci sono citazioni particolari, né riferimenti precisi al manga, quindi sfrutteremo il post-it per fare un’annotazione cui teniamo particolarmente.

Da qui in poi la fic diventerà pesantemente spoiler per quel che riguarda il passato di Kanda per come sta emergendo nelle ultime Night (dalla 188 in avanti, in pratica); se non avete presente quegli avvenimenti, potrebbe risultarvi difficoltoso comprendere gran parte dei riferimenti che sorreggono e giustificano i passaggi del ragionamento (spesso il)logico dello spadaccino.

Ci teniamo però a sottolineare che questo capitolo è stato composto all’incirca a ottobre/novembre 2009 (tenete conto che la fanfic nel suo complesso [15 capitoli per un totale di 132 pagine di Word, Angoli di Allen e post-it vari esclusi] è stata conclusa il 6 gennaio di quest’anno). È stato quindi scritto sulla base unicamente di quel che era emerso all’epoca, integrato poi da ragionamenti e costruzioni mentali nostri, e da allora, per onestà intellettuale, non è stato più modificato se non in minima parte e non nei concetti fondamentali.

Per adesso il tutto è ancora congruente con quanto ci sta raccontando la sensei Hoshino, ma se in futuro non riusciste più ad incastrare la fic nel manga sappiate che è per questo. Speriamo però che apprezziate lo stesso ^^

 

Prima di salutarvi, vogliamo proporvi un piccolo quesito riguardante l’Angolo di Allen.

Come avrete ormai capito, ci stiamo divertendo a far entrare in scena ad ogni capitolo un pg nuovo e a trovare sempre un modo nuovo per pestare Lavi (ma lui se le cerca!). Secondo voi, chi sarà il/la prossimo/a? E da chi e in che modo verrà menato il baka usagi al prossimo giro? Si accettano scommesse! XD

 

Per questo capitolo è tutto! Se avete un qualsiasi dubbio, chiedete pure!

E ricordate… in missing moments we trust!

 

Alla prossima!

Lety&Mistral

 

 

 

NEXT SHOT ON JUN. 1st, 2010

Don’t miss it!

 

 

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Capitolo 12
*** Gli istanti interminabili di decisioni importanti ***


Nota delle autrici

Nota delle autrici:

Dato che l'Angolo di Allen di questa fanfic è strutturato come quello della precedente e ne è la continuazione, tenderà anche qui ad assumere proporzioni chilometriche (perché i pg sono tanti e le recensioni per fortuna pure! ♥)

Se per caso non vi interessasse, potete passare tranquillamente all'inizio del capitolo vero e proprio. Vi assicuriamo che questo non pregiudicherà la completa comprensione della storia.

Grazie e buona lettura!

Lety&Mistral

 


 

L'ANGOLO DI ALLEN

01 Giugno 2010

 

*Ordine Oscuro - bagni *

“Ne-neh Crowlino, che ne dici di leggerci cosa c’è scritto?”

Nei bagni maschili semidistrutti, tutto il gruppo si riunisce attorno al vampiro che, spronato da Lavi, tiene delicatamente tra le mani la busta stropicciata e umida.

Sul retro, vergato in un corsivo fiorito ed elegante, vistosamente inclinato verso destra, spicca il nome del mittente: Alaister Crowley I. Di tutti i presenti, gli unici ad essere perplessi per quel nome sono Crowley stesso e Bookman Sr., mentre gli altri proprio non capiscono come mai il rumeno fissi la lettera con quella faccia allucinata, senza avere il coraggio di aprirla.

Nessuno tuttavia osa dar voce a quel pensiero, finché Timothy, con la sua solita strafottenza, parla per tutti: “Ehi fratellone, non startene lì imbambolato! Leggila, dai!”

L’interpellato alza lentamente gli occhi dalla busta e osserva il giovane esorcista, come rendendosi conto solo in quel momento della sua presenza. “Invero, ragazzo, questa missiva è per me estremo motivo di sconcerto…”

“Eh?!” Timothy fa una smorfia “Ma come cavolo parli?!”

“Timothy-kun, figliolo, modera il linguaggio e abbi un po' di rispetto per chi è più grande di te, per favore” dice il generale Tiedoll allontanando il ragazzino dal centro della scena.

Una volta che i due sono un po' più lontani, Allen e Lavi si avvicinano nuovamente all'amico. “Crowley-kun, cos'ha di particolare quella lettera?” chiede Allen, posandogli rassicurante una mano sulla spalla. “Già, Crowlino! Raccontaci, su!” esclama Lavi a sua volta, scambiando uno sguardo d'intesa con l'inglese.

Imbarazzato da tanta attenzione concentrata su di sé, Crowley arrossisce. “Invero, questa missiva risulta vergata dalla mano del nobile nonno… che però ci ha lasciato quand’io ero ancora infante, forse con meno primavere del nostro giovane compagno qui…”

Al sentire quelle parole (dopo averle decrittate dal linguaggio arcaico utilizzato dal rumeno), tutti si scambiano occhiate dubbiose. Solo Kanda sembra assolutamente indifferente alla questione. “Tsè, se la lettera era sulla scrivania di Komui non mi stupisce che ci abbia languito anni…” commenta sarcastico il giapponese.

A sorpresa, la sua osservazione pungente trova una sponda, benché più edulcorata, in Linalee. “In effetti, la scrivania di Komui-nii-san è piuttosto disordinata… anche Allen-kun ne stava facendo le spese, ricordate?” conclude poi, con una risatina divertita.

“Eccome se me lo ricordo” grugnisce Allen, lanciando un'occhiata sbieca a Kanda. La reazione di Reever, su cui Komui aveva tentato di scaricare la colpa, non è però ugualmente nervosa.

“Interessante... questo significa che qualcuno si è finalmente deciso a sistemare quella dannatissima scrivania!” mormora tra sé e sé, strofinandosi le mani compiaciuto.

Miranda lo guarda per un attimo dubbiosa e inquietata, poi decide di allontanarsi leggermente da lui, temendo strane reazioni a scoppio ritardato. Finisce quindi per avvicinarsi anche lei all'esorcista rumeno.

“Ehm... forse sarebbe il caso di aprire quella busta e accertarsi del suo contenuto, non credete? Così potremo finalmente uscire di qui” chiede, sperando intimamente che il destinatario della missiva si dia una mossa... e subito colpevolizzandosi per un pensiero così egoista.

“La signorina Lotto ha ragione” conviene pacatamente Bookaman Sr. “Coraggio barone, apra la lettera, così potremo chiarire il mistero del suo autore…”

L’apparentemente innocente frase dell’anziano esorcista è tuttavia pronunciata con un tono vagamente allusivo e accompagnata da un’occhiata fugace rivolta a Lavi ed Allen; nessuno sembra cogliere alcun sottinteso in tutta la faccenda, ma i due assumono immediatamente un’espressione candida, iniziando ad annuire vigorosamente con la testa in perfetta sincronia.

Klaud li osserva per un istante, incerta su come reagire (l’idea di mettersi a ridergli in faccia è forte, anche se si rende conto che non sarebbe molto educato), quindi decide di sbloccare l’empasse in cui sembra caduto il gruppo. “Sì, certo, ma non sarebbe meglio chiarire questo fantomatico mistero fuori da questo povero bagno devastato?”

“Il generale ha ragione!” esclama Komui “Che ne dite di tornare in caffetteria? Così mi faccio un'altra tazza di caffè! ©

Anche Bak, una volta tanto, concorda... peccato che, con tutte quelle bende, non riesca a pronunciare nessuna frase degna della sua magnificenza. Per fortuna ci pensa la capoinfermiera, a tradurre il suo “mn mfrndo!”

“Il supervisore Chan è d'accordo, e anch'io. Con questa umidità rischiate di prendervi tutti un malanno!”

 

***

 

*Ordine Oscuro – caffetteria*

 

Ritornati tra le calde e accoglienti (e asciutte) mura della caffetteria, il gruppo non si disperde come al solito, ma al contrario si assiepa tutto attorno allo stesso tavolo, formando un fitto capannello al cui centro c’è Crowley sempre più perplesso circa la misteriosa lettera che pare essere stata rivenuta sulla scrivania del supervisore.

Tutti quanti sono talmente concentrati sulla questione, da non notare nemmeno l’ispettore Link e la signorina Fay, seduti ad un tavolo un po’ discostato; lei sembra aver riacquistato un po’ di colore e non trema più di rabbia come quando è stata portata via di peso dal bagno, mentre lui la osserva attento e premuroso.

All’ingresso della rumorosa comitiva, però, sono proprio loro due ad accostarsi agli altri, Link che reprime un’espressione esasperata, timoroso di scoprire quale flagello sia in grado di far sorridere inquietantemente Bookman Sr., far ghignare quasi apertamente Allen e Lavi e nello stesso tempo mandare in bestia Kanda (a parte che, considera Link, lo spadaccino si incazza praticamente per qualsiasi cosa).

Al vederli avvicinarsi assieme, per un attimo il cipiglio corrucciato del generale Klaud si rasserena e la donna mormora qualcosa all’orecchio della sua scimmietta.

Ovviamente l’ispettore non ha nessuna intenzione di immischiarsi in alcunché e si avvicina agli altri solo perché lì’ c’è Walker di cui è il sorvegliante. Inaspettatamente però, Bridget non sembra dello stesso avviso perché punta dritta e decisa verso Komui: “Vedo che non si è ancora convinto a tornare ai suoi doveri, Lee-san…” lo apostrofa, con un tono neanche troppo seccato (è più esasperazione la sua e Link non può che comprenderla)

“Ma signorina... stiamo giusto leggendo la missiva... e dato che era sulla mia scrivania questo ne fa una pratica da svolgere, no? Io in effetti sto lavorando!” esclama sorridendo Komui, allungandole una tazza di camomilla spuntata da chissà dove. “Su, non è curiosa anche lei?”

La signorina Fay si copre per un attimo il volto con la mano, prendendo un profondo sospiro. “Non voglio sapere di che missiva si tratta né da dove è saltata fuori… però mi faccia almeno la cortesia di non arrampicarsi sugli specchi. Legga quella lettera e poi torniamo ai suoi doveri” conclude, afferrando la camomilla e sedendosi pesantemente su una panca.

Non aggiunge altro, la donna, ma Marie osservandola e ascoltandone i battiti del cuore si è reso conto perfettamente che si è forzata ad ignorare Bak-san, praticamente mummificato e portato a spalla dalla capoinfermiera, il quale non smette di agitarsi e si sta riempiendo di bolle anche sotto le bende solo perché Linalee gli si è accostata chiedendogli come si sente.

Nell’attimo di silenzio che segue le ultime parole della Fay, si inserisce provvidenzialmente Timothy che, saltando quasi in braccio a Crowley, gli strappa la lettera dalle mani prima che lui possa reagire.

“Neh, fratellone vampiro!” esclama il piccolo “Visto che tu non vuoi leggere ci penso io, ok? Che sennò qui vien notte!”

L’accenno di protesta di Crowley e degli altri, viene però immediatamente tacitato da Kanda, cui basta un’occhiata e la destra spostata verso l’elsa di Mugen. Il ragazzino inizia a leggere, con enfasi e voce chiara:

“La missiva, ben so, un po' vi confonde

Ma di spedirvela, ahimè, ne ho ben d'onde!

Io so che voi qualcun state cercando

che tra i morti o i vivi starà vagando

Qual sia il vero motivo, a dire il vero, io lo ignoro

che li spinge, colleghi o allievi, chiedete a loro...

Ma orsù, una mano anch'io vi voglio dare

Anche se non posso svelarvi dove andare

Magari posso darvi qualche indizio

Non sarà poi chissà che, ma è un inizio!

Prendete il corridoio del desinare

Lungo la scala in alto dovete andare

Al lato est troverete una stanza

Entrateci, così, per buona creanza!

Solo allora, se il ciel lo vorrà,

capirete la giusta strada qual sarà”

Appena Timothy finisce di leggere, la sua espressione schifata e perplessa fa il paio con la maggioranza di quelle degli altri componenti del gruppo, benché con gradazioni differenti.

La commozione aleggia invece sul volto di Crowley, assieme ad una lacrimuccia ribelle che gli luccica all’angolo dell’occhio da quando ha aperto la lettera dell’amato avo. “Invero…” inizia, per interrompersi subito dopo, tirando su col naso “…invero non ero a conoscenza del fatto che il nobile nonno fosse un poeta di tal levatura!” esclama commosso, cercando l’approvazione degli altri.

Non tutti (anzi, nessuno!) la pensano esattamente come lui e, non volendo offenderlo, cercano di sfuggire il suo sguardo. Solo Linalee riesce ad abbozzare un timido sorriso. “S-sì, era… davvero molto bravo, Crowley-kun…” annuisce, incerta.

“Beh, ma che significa?” esclama Komui, riprendendo in mano la lettera e guardandola in controluce come potesse svelargli i segreti dell'universo.

Tutti si guardano in faccia, confusi. Qualcuno alza le spalle, altri prendono il foglio dalle mani del Supervisore per rileggere il poema e cercare di capirne il senso. La paginetta gira di mano in mano: anche Miranda prova a darci un'occhiata, ma ne ha già abbastanza di sonetti e parole in rima, quindi abbandona subito l'impresa.

Reever cerca inutilmente di decifrare i versi usando la matematica, mentre il generale Tiedoll riesce solo ad esprimere apprezzamenti sulla calligrafia svolazzante del fu barone Crowley.

Bak Chan, cercando di muoversi autonomamente nonostante il bendaggio, si siede su una delle sedie con un'espressione meditabonda in viso. Vorrebbe tanto decifrare l'enigma per fare bella figura davanti a Linalee-chan, ma tutto quello che ottiene sono due o tre macchie in più... e la capoinfermiera continua a prendere appunti sul suo caso (secondo lei, è l’Asiatico l'enigma più complesso, al momento!). Quanto a Lavi e Allen, beh... i due si guardano in viso, lanciando ogni tanto occhiate strane alla lettera, ma tenendosene il più lontani possibile.

Anche Link dà un’occhiata veloce allo scritto, ma senza prestarci particolare attenzione. A lui incuriosisce molto di più il sorriso di Bookman Sr., un sorriso che la dice molto lunga su quanto in realtà sappia il vecchio esorcista.

La signorina Fay, invece, si disinteressa della lettera, cercando piuttosto di ottenere l’attenzione di Komui: se quella missiva era sulla sua scrivania, c’è arrivata per un motivo preciso e in un’occasione precisa. È pertanto indispensabile che il supervisore fornisca al più presto quelle informazioni, potrebbero essere vitali nella comprensione dell’enigma!

Perfino Lau Shimin sembra interessata a risolvere il mistero, perché salta di spalla in spalla, accomodandosi sulla testa della persona che in quel momento ha in mano il misterioso scritto. Quando Marie, dopo aver inutilmente esaminato il sonetto, lo allunga a Kanda (che sembra perfin più scocciato del solito), la scimmietta accenna a saltare verso di lui; l’occhiata assassina del giapponese tuttavia non promette niente di buono e, onde evitare che l’animaletto si faccia male e diventi poi molto molto cattivo, il generale Klaud decide di prendere in mano la situazione.

“Sentite, è chiaro che noi qui non siamo in grado di cavare un ragno dal buco” afferma decisa, dopo aver richiamato l’attenzione di tutti battendo le mani “A che mi risulta esiste una sezione scientifica in questa sede. Perché non convochiamo un esperto di cifrari? Ce ne sarà uno, mi auguro!”

Rapido come il fulmine, Reever richiama un golem e contatta subito il laboratorio centrale: “Johnny, potresti venire un secondo in caffetteria? C'è del lavoro per te!”

Detto fatto, il più giovane degli scienziati si presenta all'appello, desideroso di rendersi utile, e inizia subito ad analizzare il documento.

“Mmh... Oh, bello, è come la mappa di una caccia al tesoro! Dovete seguire le indicazioni e arriverete al «tesoro», ecco. Qui dice che dovete uscire dalla caffetteria, salire le scale ed entrare nell'ultima stanza del corridoio a destra. Solo allora avrete un altro indizio per proseguire nella ricerca.” esclama il giovane con gli occhiali dopo aver letto la missiva.

 

***

 

*Ordine Oscuro - Ultima stanza dell'ultimo corridoio dell'ultimo piano*

Venti minuti dopo

 

Il gruppo al gran completo, Johnny incluso (Reever gli ha già spiegato che non potrà tornare tanto facilmente alle sue solite occupazioni, ma lo scienziato non sembra affatto preoccupato), si ferma davanti alla porta in legno che separa la fatidica stanza dal corridoio dove si trovano tutti.

Girano occhiate nervose, fra i presenti, la maggior parte dei quali si sta chiedendo cos'abbia di particolare quella stanza... e soprattutto di chi sia.

La risposta a questa domanda proviene improvvisamente da Allen. “Questa è la stanza di quel demonio del mio shisho…”, sussurra, appoggiandosi con il capo chino all'uscio ancora chiuso.

Devono entrare lì dentro, ormai è ovvio, ma vorrebbe sinceramente risparmiare loro una visione del genere... l'occhiataccia che lancia di sottecchi a Lavi fa ridacchiare nervosamente l'apprendista bookman, che riempie subito il momento di stupito silenzio. “Ehi, entriamo o no? Questo corridoio è strettino per tutti e diciotto!”

“Invero, mi sembra alquanto inelegante entrare nella stanza di un assente, senza quindi poter avere il suo benestare…” obietta timidamente Crowley, stringendo al petto la lettera del nobile nonno.

A quell’osservazione, Klaud quasi ride. “Se quel dongiovanni senza speranza di Cross stesse un po’ più all’Ordine non avrebbe di questi problemi. Sbaglio Froi?”

“Ahahah, hai proprio ragione! Marian è sempre il solito ragazzaccio! Tu non prendere esempio, Timothy-kun, va bene? In ogni caso voi cosa ne dite, Supervisore? Possiamo entrare?”

Komui non risponde, intento com'è a cercare di scassinare la porta chiusa a chiave. Si sta divertendo un mondo, accidenti, e più si incasinano con quella stramba caccia al tesoro più tardi dovrà tornare al lavoro! Sotto lo sguardo sempre più perplesso di tutti e quello sempre più sconsolato di Reever, si mette a litigare con la serratura, ma invano. Dopo un paio di minuti e una decina di grimaldelli diversi, anche Komui alza bandiera bianca.

“Niente da fare, non ci riesco... Idea, e se chiamassi il mio fido Komurin XXXVII?”

“Con tutto il rispetto, Supervisore, ma credo siano meglio i metodi tradizionali…” si intromette a sorpresa Marie, spostando delicatamente Komui dalla porta e facendo cenno a tutti di fare un passo indietro.

“Cosa intendi, Marie-kun?” domanda incerta Linalee. Ma l’alto esorcista non le risponde nemmeno, limitandosi a sorriderle e a indicarle qualcosa. Quando la cinese si gira, il ghigno dipinto sul volto di Kanda le risulta quasi inquietante.

Pochi secondi, poi un colpo secco e il rumore infido delle crepe che corrono, e l’uscio viene giù, scardinando in parte anche gli stipiti. “Tsè. Questi sono i metodi tradizionali” commenta monocorde lo spadaccino, ricomponendosi e ributtando la coda sulla schiena con un gesto deciso della testa.

Sospirando e sperando di non dover ripagare anche la porta (cosa che non lo stupirebbe affatto: se lo Shisho non se ne fosse andato senza lasciare le chiavi non avrebbero dovuto abbatterla, dopotutto), Allen accende le luci e fa strada al gruppo nell'ampio mini appartamento di due stanze che compone la camera del generale Cross.

“Entrate pure…” dice, con la gioia di chi vorrebbe essere da tutt'altra parte.

Lo spettacolo che si presenta agli occhi del gruppo è sconvolgente.

Il salottino, arredato con mobili rococò dall'aspetto mo~lto costoso, ha il pavimento coperto di tappeti pregiati. Le luci che si rifrangono nelle gocce di cristallo di Boemia del lampadario appeso al soffitto, creano giochi di luci e ombre sulla tappezzeria di broccato e sulle vetrine che, appoggiate alle pareti, sono piene di una gran quantità di liquori di ogni gradazione e nazionalità.

L'inglese scuote la testa osservando per l'ennesima volta ogni bottiglia. Alcune piene, altre già mezze vuote, tutte hanno vicino il loro paio di bicchieri e tutte gli ricordano un momento particolare del suo apprendistato con Cross. Quando il suo sguardo finisce sulla bottiglia di pregiatissimo Lagavulin - il preferito dello Shisho - Allen decide che forse è meglio lasciar perdere i ricordi e tornare al presente.

Peccato non sia l'unico ad essere rimasto sconvolto da quella camera: davanti allo sfacciato sfarzo della stanza, infatti, tutto il gruppo ha reagito in maniera più o meno scomposta.

Kanda, dopo aver abbattuto la porta, si è appoggiato al muro scocciato: la rapidissima occhiata che ha dato all’interno della stanza quando l’ha aperta gli è bastata per decidere che lì dentro non ha nessuna intenzione di metterci piede manco per sbaglio.

Klaud sembra decisa a seguire il suo esempio perché, dopo aver cacciato la testa all’interno, si è ritratta schifata ed è andata ad accomodarsi accanto a lui, proclamando: “Marian è decisamente peggiorato in fatto di gusti per l’arredamento… che non si sogni quando torna di chiedermi di fargli compagnia in quell’obbrobrio barocco che pretende di chiamare salotto!”

Marie, dal canto suo, a causa della sua vista debole avrebbe bisogno di molto tempo per rendersi conto dell’aspetto del locale; ma le reazioni dei due gli suggeriscono che, in fondo, non è che si stia perdendo chissà quale grande spettacolo. Chi invece sembra assolutamente intenzionato ad analizzare ogni minimo dettaglio degli arredi è Bookman Sr., il quale ha afferrato con decisione il suo recalcitrante allievo per la sciarpa e ora se lo sta trascinando di peso verso il mobilio antico, riassumendogli nel frattempo le caratteristiche principali di ciascuno stile.

“Pand... mollami, sto soffocando!” si lagna Lavi, cercando di strappare la propria sciarpa arancione dalla stretta dell'anziano esorcista. È tutta una scena, la sua, anche se vorrebbe veramente uscire da lì... l'estrema, assurda pacchianeria di quegli ambienti gli sta dando alla testa! 
Il generale Tiedoll dopo un attimo di esitazione entra di corsa nella stanza rincorrendo Timothy che, sempre sui pattini, è già schizzato verso la camera da letto per saltare a suo piacimento sul materasso di piume. Nella maratona, che comunque l’artista conclude immediatamente appena si accorge con commozione che uno dei suoi vecchi schizzi è stato incorniciato e messo in mezzo alle numerose foto su una delle mensole, viene per pochi attimi affiancato da Komui.

Entrando nella stanza il Supervisore ha subito individuato uno dei suoi vecchi thermos per il caffè, e si è subito lanciato al salvataggio.

“Ecco dov'era finito! Il mio thermos preferito, vieni da papà!” esclama ora, coccolandoselo amorevolmente, mentre Reever scuote il capo sempre più depresso (se dal proprio superiore o se dalla camera non è dato saperlo).

Bak, finalmente libero dalle bende e dalla Capoinfermiera che si è subito dedicata ad aprire tende e finestre per arieggiare l'ambiente, si guarda attorno emozionato. Adora quel tipo di arredamento, e cerca di memorizzare più dettagli possibili per riproporre il tutto alla Sede Asia... con più successo, ovviamente!

Sulla mensola vicino alla libreria ticchetta tranquillo un vecchio orologio decorato con figurine in porcellana. Miranda, che è entrata timidamente nella camera guardandosi attorno con soggezione, vorrebbe avvicinarsi per guardarlo meglio ma si limita per la vergogna a lanciargli continue occhiate. È Crowley ad accostarsi a lei sorridente, intenerito dalla sua timidezza. “Invero madamigella Miranda, siete davvero un’ottima intenditrice di orologi se apprezzate la fattura pregiata e la precisione del meccanismo di quella piccola sveglia”

“Oh, vi ringrazio... ecco, mi sono sempre piaciuti gli orologi, soprattutto quelli decorati come questo... piccolo, funzionale ma comunque estremamente grazioso!” mormora, avvicinandosi ancora di più e sfiorando i decori in porcellana con una lieve carezza.

“Sapete, il mio nobile padre conservava una copia quasi identica di quest’orologio nella sua stanza. Fu un dono di nozze che fece alla mia nobile madre… e io avrei voluto far dono di quell’oggetto alla mia adorata… E-Eliade…” Sul nome della donna, la voce del vampiro viene meno e lui si perde nella contemplazione dei suoi ricordi.

Chi invece non ha assolutamente tempo da perdere è la signorina Fay che, da quando Kanda ha buttato giù la porta rivelando al mondo il lusso esagerato di cui Cross ha voluto circondarsi, non fa altro che correre come una disperata, taccuino alla mano, trascinandosi dietro Johnny (solo perché lo scienziato ha avuto la sfortuna di essere quello più a portata di mano) per fare l’inventario di tutto quanto contenuto nella stanza con l’utopico proposito di calcolare il costo (esorbitante) di quegli arredi e addebitarli al generale.

“L’Ordine non può permettersi sprechi del genere!” continua a ripetere, sempre più istericamente. Ad intervalli regolari, poi, la donna si rivolge anche ad Allen, indicandolo con piglio minaccioso: “E lei, Walker, veda di trovare quel disgraziato del suo maestro! Altrimenti toccherà a lei ripagare queste spese, chiaro?!”

“Cosa?! Ma, signorina! Comprendo e condivido il pensiero che le spese dello Shisho siano per la maggior parte assurde e di dubbio gusto, ma perché dovrei ripagare io il tutto? Qualcuno dovrà pur averle approvate, no?” implora Allen con i lacrimoni agli occhi. Lavi, che è riuscito a liberarsi dalle grinfie di Bookman Sr, lo guarda ridacchiando meritandosi un'altra occhiataccia.

La signorina Fay, tuttavia, non si fa intenerire. Si ferma per un attimo, costringendo Johnny ad un’acrobazia non da poco per non franarle addosso, e squadra Allen con un sorriso che non promette niente di buono. “Oh, non tema, Walker: troverò anche chi ha approvato quelle spese anche loro faranno la loro parte, ma ciò non la esime dal prendersi le sue responsabilità…”

Vedendo l’inglese sbiancare e sudare freddo, Link decide di intervenire in sua difesa - anche se non è proprio tutta filantropia la sua: se Allen dovesse essere costretto a passare le serate nelle bische per racimolare i soldi necessari, al biondo ispettore toccherebbe seguirlo… e non è che la cosa gli vada proprio a genio! Quindi preferisce muoversi per tempo: “Bridget, non essere troppo severa col quel ragazzo… in fondo gli è toccato un demonio di maestro, è già tanto che lui non sia venuto su uguale, no?”

Intanto Komui (che si è perfettamente avveduto di quanto sta accadendo, ma preferisce non intervenire in quanto… ehm… è esattamente lui quello che avrebbe dovuto approvare le spese per gli arredi…) si è accomodato su una delle poltroncine attorno al tavolino, il thermos sempre stretto tra le braccia, sotto lo sguardo sconsolato di Reever e Johnny.

Bak scuote la testa, meravigliandosi dell'idiozia del collega, prima di iniziare a starnutire. La capoinfermiera gli si avvicina subito, premurosa.

“Mh, questa potrebbe essere allergia agli acari. Qui le tende e le finestre le ho aperte, forse è il caso di far cambiare aria anche alla stanza da letto” esclama dopo averlo osservato per qualche secondo. Trascinandoselo nuovamente dietro (povero Bak, ha pregustato per poco la ritrovata libertà!) la capoinfermiera si dirige verso la camera da letto di Cross.

Linalee, lasciato Komui a cullare il thermos, li tallona, preoccupata per la salute del Supervisore della Sede Asia. Miranda la segue da vicino: dopo due minuti di imbarazzato silenzio ha lasciato Crowley, perso nei ricordi della sua amata, è si è avventurosamente quanto silenziosamente dedicata alla scoperta dell'intero appartamento.

Mentre Tiedoll appare, afferra il saltellante Timothy e lo porta via, le due donne si prendono un paio di secondi per riprendersi dallo choc. Allen e Lavi si avvicinano, preoccupati dalla loro improvvisa immobilità, ma quanto è ora davanti ai loro occhi ne spiega molto bene il motivo.

Al centro della stanza, pavimentata da un antico (e costoso) parquet, si trova il più grande letto a FORMA DI CUORE di tutta l'Inghilterra.

Appena la capoinfermiera spalanca le tende, la calda luce del sole, proveniente dalla finestra che dà verso est, illumina subito l'ambiente rifrangendosi nello specchio stile Luigi, facendo brillare i candelabri d'argento sulle mensole e sulla scrivania decorata e creando morbidi chiaroscuri sulle lenzuola di seta rosso carminio. Sul camino di fronte al letto, circondato dal Viandante sul mare di nebbia di C.D. Friedrich e dalla Vocazione di San Matteo del Caravaggio, brilla deciso un crocefisso d'oro massiccio. Almeno i quadri presenti sembrerebbero quelli di un uomo di fede, non fosse per le restanti tele: una per parete, La pie di Monet, L'assenzio di Degas e Il bacio di Francesco Hayez non sono certo opere simbolo di purezza spirituale... 

Linalee osserva ammirata le opere appese alla parete: durante gli anni trascorsi da sola all’Ordine prima che il fratello la raggiungesse, per vincere la solitudine leggeva libri d’arte, quindi è perfettamente consapevole del valore dei quadri cha ha di fronte. A parte il Caravaggio, sono tutti dipinti piuttosto recenti, non più vecchi di 80 anni, ma i loro autori sono già famosi e quotati. Quei quadri valgono un sacco di soldi! Sono tutti bellissimi, ma è soprattutto Il bacio di Hayez ad affascinarla, soprattutto per il soggetto… guardandolo arrossisce.

“Bello, neh?” mormora Lavi, distogliendo forzatamente lo sguardo dalle gote imporporate dell'amica per fissarlo al quadro che ha di fronte. “So che l'autore ne ha fatte più copie... L'originale è conservata in Italia, questa dev'essere uno dei tre esemplari autografi sparsi per il mondo. Comunque è una tela molto famosa, anche perché è la prima volta che un pittore esprime in un dipinto un bacio tanto passionale e carico di emotività…”, continua, avvicinandosi leggermente alla ragazza.

Forse troppo: lei arrossisce ancora di più e si volta per allontanarsi con pudore da quel quadro così bello e al contempo così carico di sensualità... finendo per andare a sbattere involontariamente contro l'apprendista Bookman che, leggermente chino in avanti per osservare meglio la firma autografa dell'autore, si sbilancia finendo col dare una violenta testata alla mensola lì vicino. Stordito, il rosso cade all'indietro trascinando con sé (e su di sé) tutti i soprammobili del ripiano. Nonostante i suoi lamenti, però, nessuno corre in suo aiuto: Timcanpy ha scelto proprio quell'istante per apparire con le nuove recensioni.

Linalee, Miranda e la capoinfermiera vengono fatte galantemente accomodare sul letto che, eccettuata la forma alquanto eccentrica, risulta essere veramente comodo e tutti iniziano a darsi da fare con l’entusiasmo di sempre.

 


 

§ Gentilissima Madamigella Retsu,

*inchino* è per me motivo di indicibile sollievo sapere che la mia inettitudine non vi ha turbato e che mi concediate quindi l’onore poter riprendere questo scambio epistolare con voi.

Vi ringrazio invero dal profondo del cuore per la premura che dimostrate nel provvedere alla realizzazione di una statua dedicata alla nobile capoinfermiera. Farò quanto in mio potere e anche più per ricambiarvi quanto prima, basta che esprimiate un desiderio.

Vi porgo i miei più sinceri saluti e mi congedo.

Barone Alaister Crowley III

 

Carissima Retsu-chan,

vorrei dirti che è un piacere sapere che c’è gente che la pensa come me riguardo il Sovrintendente, ma ti confesso che mi vergogno un po’ di aver pensato cose così brutte… *arrossisce* Ti spiace se non ne parliamo più?

Ti ringrazio molto per la premura che dimostri verso la signorina Fay e ti chiedo di scusarla se non ti ha risposto direttamente, ma sappi che ha apprezzato molto ^^

Quanto ad Allen-kun… beh, onestamente credo anch’io che qualcuno molto spesso guardi giù e lo protegga: quell’azzardo di tirare un dolce in testa a Kanda-kun (che sappiamo tutti quant’è suscettibile!) è stato veramente un’istigazione all’omicidio… ma per fortuna gli è andata bene anche stavolta!

Ora ti saluto, lascio la penna a Johnny che poverino è qui tutto imbarazzato.

Fai una carezza da parte mia al tuo gattino.

Un abbraccio,

Linalee

 

Gentilissima signorina Retsu,

scusi se non sono capace di rispondere molto bene a una recensione, ma è la prima volta che mi capita e, anche se Reever-san mi ha spiegato come funziona, avrò sicuramente bisogno di pratica per diventare bravo ^_^''

Volevo ringraziarla anch'io per il supporto che da ad Allen-kun e a Kanda-kun, e indirettamente a noi tutti che all'Ordine lavoriamo per far funzionare le cose al meglio!

Le mando quindi un caro abbraccio, al quale allego una scatoletta di tonno per la sua simpatica bestiola!

Johnny

 

§ Hola Gen!

Intanto le autrici mi dicono di ringraziarti per i contatti, sono prese benissimo adesso che possono beccarti più o meno quando vogliono!

Per la Nutella, vai tra! Mica gliela lascio a tiro a quel pazzoide là… me la tengo ben stretta io e anzi, andrò pure da Jerry a farmi dare un po’ di caffè fatto come si deve così ce la provo assieme!

Vabbò, mi han detto di essere breve per lasciar spazio agli altri (cheppalle, limitare così la mia recensione strafigosa, non è giusto!)

Alla prossima!

Timothy Hearst, 9 anni – esorcista

 

Mia cara Genesis,

è un vero piacere leggere le sue parole, non solo per la stima che mi dimostra (stima ampiamente ricambiata, peraltro) ma anche per le sue osservazioni molto profonde sul giovane ispettore Link.

Concordo in pieno con lei e le assicuro che farò il possibile perché quei due siano finalmente felici: con tutto quel che devono passare nella vita lavorativa, che almeno quella affettiva li ricompensi!

Inoltre intendo dedicarmi anche ad avvicinare Walker e Kanda… non so perché ma ho la sensazione che starebbero davvero bene assieme, non crede?

Saluti,

Gen. Klaud Nine

 

Carissima Genesis,

mi commuove il fatto che tu riesca a comprendere appieno come mi sento, e ti ringrazio nuovamente per le tue belle parole.

So anch'io che prima o poi i miei passerotti lasceranno il nido, e anche se spero sempre sia più tardi possibile so benissimo che è inevitabile. Non posso certo legarli a una sedia, dopotutto, no? (Anche se a Yu-kun potrebbe in qualche modo giovare: almeno sarebbe costretto ad ascoltare quello che la gente ha da dirgli! Hai visto cosa si è ridotto a fare il povero Allen-kun per attirare la sua attenzione?)

Con affetto,

Gen. Froi Tiedoll

 

Genesis cara,

grazie per la fiducia in me e nell'infermeria dell'Ordine, che a questo punto tenderò a tenere aperta ventiquattrore su ventiquattro sette giorni su sette. Dovrò organizzarmi per trovare altri collaboratori e decidere i turni, ma ce la faremo, o almeno spero.

Per quanto riguarda le allergie del Supervisore Bak ti tengo aggiornata, sto aspettando i risultati dalla scientifica... spero solo non sia allergico alla polvere, non credo sopravvivrebbe a dover abbandonare il suo posto di Supervisore della Sede Asia!

Un caro abbraccio,

*firma incomprensibile* - Capoinfermiera

 

Cara Genesis,

ti ringrazio per la recensione, nonostante tu abbia rischiato di farti beccare dal capo (e nonostante la cosa ricordi un po' troppo Komui-san che cerca di sfuggire alla signorina Fay! XD), e ti ringrazio per il prezioso consiglio... sperando che quei due riescano a lavorare bene senza combinare altri disastri!

Alla prossima!

Reever

 

§ Carissima Mohran,

innanzitutto benvenuta nella nostra grande famiglia! *allunga un piatto di dango appena cucinati come regalo di benvenuto da parte di tutti*

Sono contento che la storia ti piaccia e, come te, spero anch'io che adesso le cose migliorino almeno un po'... anche se ho la vaga impressione che non sarà affatto facile, eh.

Comunque sono convinto che con il vostro supporto riusciremo a uscire da questo gran pasticcio! ^_^

Spero di risentirti presto, un abbraccio

Allen

 

§ Salve carissima Bloodberry-Jam,

io sto bene, nonostante gli acciacchi dell’età - ma non lo dica al mio apprendista idiota, o non la smette più con le sue sciocchezze. Quanto a lui non si preoccupi: nonostante le botte (meritatissime) che si prende ogni volta (e se anche ne prendesse di più non sarebbe peccato), ha la testa fin troppo dura, sta benissimo.

E lei non si faccia problemi se le sue recensioni tendono a stringarsi, si concentri su quello che è importante per lei.

La saluto cordialmente.

Bookman Sr.

 

Y-y-oo...

*si sposta un mappamondo di marmo di dosso per respirare meglio*

Come va? Spero tu stia meglio del sottoscritto... sono contento che almeno tu riesca a piangere dalle risate, io credo di aver finito le lacrime, accidenti! Non ne posso proprio più... lassù c'è qualcuno che mi vuole davvero male! ç_ç E non è vero che me le merito, non dare retta al vecchio Panda. Ho la testa dura, ok, ma non è un buon motivo per rompermela... il bernoccolo che sto sentendo adesso è reale, accidenti! Ohi ohi ohi...

Comunque... hai pienamente ragione quando dici che la scena del krapfen è stata davvero epica, rimarrà nella storia... questa sì che è una di quelle cose che mi fanno amare il mio lavoro di apprendista bookman! Mi sarebbe piaciuto anche assistere allo scontro tra Moyashi-chan e Yu-chan, a dire il vero, anche se da un certo punto di vista è meglio ch'io non sia stato presente. Non so se sarei riuscito a documentare tutto senza intromettermi... ora però sono curioso anch'io di sapere come va a finire!

Ci becchiamo al prossimo giro di recensioni, ora è meglio se finisco di disseppellirmi dai soprammobili =_=

Un abbraccio ;)

Lavi

 

§ Carissima Flowermoon,

come vede, nonostante tutto sono a scriverle queste poche righe. Ma le assicuro che questa volta è stata veramente dura… lo shock causato dal vedere come gente irresponsabile sperpera il denaro dell’Ordine, nel totale disinteresse di chi invece dovrebbe controllare, è stato veramente difficile da superare. Per fortuna, Howard mi ha supportato in questo momento difficile… *sorride a Link*

Comunque, se mi permette, sia Bookman Jr. che il supervisore Chan fanno veramente di tutto per attrarre su di sé sventure d’ogni tipo. Quindi non mi viene da compatirli neanche un po’. Spero mi comprenda.

Mi scusi la brevità ma devo salutarla, ho dei debiti da ripianare.

Saluti.

Bridget Fay – Segretaria (quasi esaurita) del Supervisore

 

Gentile Flowermoon,

fa piacere sapere che i “retroscena” dell’incontro tra Walker e il mio superiore l’hanno interessata. Quel colloquio ha fatto un certo effetto anche a me, che pure vi ho assistito di persona.

Quanto ad Allen che perde il controllo, beh, ha fatto specie anche a me venirlo a sapere… anche se, come vedrà, quel testone ci ha messo parecchio per dirmi le cose come stavano *scuote la testa*

Bene, credo ora sia meglio che la lasci alla lettura, è certamente più interessante di una mia lettera.

Ad ogni modo, se ha piacere, può contattare le autrici e inviare loro i suoi contatti MSN e Facebook, così nella nostra corrispondenza non saremo più vincolati alle uscite quindicinali.

Cordialità,

Howard Link

 

§ Cara Mizukage,

sono così contenta che tu sia riuscita a recensire anche questa volta!

Sono d'accordo con te quando dici che molti di noi avrebbero bisogno di una vacanza... fossi più brava e più forte potrei dare una mano e permettere loro di andare in vacanza anche solo per il weekend! Dici che se continuo a impegnarmi riuscirò anch'io a fare qualcosa di buono? Allora prometto che mi impegnerò al massimo! ^_^

Ti abbraccio affettuosamente,

Miranda

 

Gentile Mizukage,

non si preoccupi per la stringatezza, purtroppo l’essere oberati di cose da fare è problema comune - pensi che l’autrice Mistral sono giorni che non fa altro che ripetere che “non ha tempo per far nulla”…

Quanto al salvataggio di Lavi e Bak-san, personalmente sarei anche favorevole (non mi hanno fatto nulla di male, in fondo!), ma temo che qui non troverei molto supporto… supporto che invece sembra molto più diffuso riguardo al salvataggio di miss Bridget.

Da ultimo, se mi posso permettere, le consiglio di non preoccuparsi troppo per quei due testoni di Allen e Kanda. Faranno fatica, pesteranno il muso migliaia di volte, ma alla fine ne verranno fuori, mi creda.

A risentirla,

Noise Marie

 


 

Dopo aver consegnato ad Allen il foglio con la sua recensione, Linalee si accosta preoccupata a Lavi che non è ancora riemerso dai soprammobili. Chinandosi accanto a lui, scosta la statuetta di alabastro che cadendo gli ha lasciato un bel bozzo sulla fronte e poi gli è andata a pesare sul petto. “Lavi-kun? Tutto bene?”

Il rosso esita un attimo, prima di rispondere. Non può certo risponderle che è caduto portandosi dietro mezzo arredamento perché lei è andata a sbattere contro di lui... proprio come con Miranda (e ancor di più in questo caso) Lavi arrangia alla bell'è meglio un sorrisino imbarazzato e risponde: “Non ti preoccupare, Linalee-chan, è tutto a posto! Ha proprio ragione il vecchio Panda, a volte sono più imbranato di un elefante in un negozio di cristalli, hehe! Beh, ora ho solo bisogno di una mano per rialzarmi, se non ti dispiace!”

Lei ride sommessamente e si china verso di lui, allungandogli la mano perché la afferri. “Dai, tirati su, così poi ci riuniamo tutti assieme e decidiamo cosa fare... anche perché credo sia meglio portare Reever-san e la signorina Fay fuori di qui... non ti sembrano un po' troppo tesi?” la voce si riduce ad un sussurro mentre Linalee si china per mormorare l'ultima parte della frase all'orecchio di Lavi, indicandogli con un gesto appena accennato lo scienziato e la segretaria (la quale si trascina dietro Johnny sbatacchiandolo nervosamente qua e là) che osservano con fare quasi isterico ogni singolo pezzo d'arredamento.

“Ehm... in effetti...” risponde lui, osservando Johnny che è allegramente alle prese con una calcolatrice uscita fuori dal nulla. «Evidentemente stanno facendo i conti di quanto possono recuperare rivendendo tutta la mercanzia» pensa Lavi, scuotendo la testa divertito.

Reever si è armato di blocco per gli appunti sul quale sta scribacchiando rapidamente tutti i conti completati dal collega, mentre la signorina Fay si sta avvalendo della preziosa consulenza del generale Tiedoll e di Bookman per valutare attentamente ogni singola opera d'arte.

Preso dall'attenta osservazione dello strano quintetto, l'apprendista bookman afferra la mano dell'amica per tirarsi su ma non si rende conto di mettere troppo impeto nella risalita: si sbilancia quindi in avanti e si vede costretto ad allungare anche il braccio sinistro per trovare un piano d'appoggio e stabilizzarsi meglio, finendo per puntarsi con la mancina sulla spalla dell'amica e avvicinandosi a lei. Accortosene e improvvisamente arrossito per l'imbarazzo, Lavi toglie subito la mano.

Il problema è che il piccolo «incidente», benché durato pochissimi istanti, non è sfuggito agli sguardi affilati dei due Supervisori che, già nervosi per non essere stati coinvolti nelle recensioni, subito si avvicinano con aria bellicosa.

“Tu! Bookman Jr! Giù le mani dalla mia Linalee-chan!” esclama Komui, brandendo il suo adorato thermos come arma impropria. 

“Tu! Non ti permettere di avvicinarti di un solo passo in più alla soave Linalee-chan! Solo i degni di lode come il sottoscritto possono avere il privilegio di calpestare la sua dolcissima ombra!” aggiunge Bak.

Perplesso dalla reazione a suo giudizio spropositata dei due (ma sono così tante le cose che lui ignora mondo, invero!), Crowley è però certo che nella frase proferita dal supervisore della sede Asia è invero contenuta una madornale imprecisione. Desideroso di dare il suo modesto contributo, il vampiro sfiora quindi delicatamente il braccio di Bak, per attrarne l'attenzione. “Invero... se posso avere l'ardire di rivolgermi a voi, Bak-san, vorrei permettermi di farvi notare come il sole celato dalle nubi non proietti invero in alcun luogo l'ombra di madamigella Linalee... quindi Bookman Jr. non può invero compiere una scortesia come calpestarla!”

I due Supervisori si fermano e osservano Crowley con aria interrogativa. Poi fanno spallucce, si guardano in cagnesco per un secondo e infine decidono di ignorarlo e accantonare la rivalità per dedicarsi alla guerra contro il nemico comune.

A Lavi, che pensava di aver trovato la salvezza nel provvidenziale intervento di Crowlino, non resta quindi che la fuga.

Subito Linalee si precipita dietro i tre: non può permettere che Komui-nii-san e Bak-san facciano del male a Lavi! Lui non ha fatto niente, sono loro ad essere paranoici!

Allen, perso in tutti i ricordi del suo apprendistato in giro per il mondo che gli oggetti sparsi per la camera gli hanno riportato alla mente, si sta deprimendo davanti alla vetrinetta dei liquori. Non fosse minorenne e non dovesse ripagarli tutti lui, si farebbe volentieri un goccetto per dimenticare e per farsi passare l'emicrania che gli sta martellando le tempie... Sospira sconsolato, poi un improvviso movimento alla sua sinistra lo fa voltare di scatto.

Non riesce a vedere altro che una macchia fulva in rapido movimento, ma gli basta sentire l'urlo disumano per capire che quello è Lavi... inseguito da Komui-san e Bak-san.

“Ma che cavolo sta succedendo, adesso?” si chiede, quando vede l'amico raggiungere la porta e superare di gran carriera Kanda, uscendo dalla stanza per allontanarsi il più possibile dai due Supervisori infuriati.

Miranda gli si avvicina, timorosa ma curiosa di capirci qualcosa di più. È successo tutto così velocemente... è riuscita solo a vedere che la Capoinfermiera aveva trovato delle bende per fasciare il bernoccolo di Lavi, ma ci aveva rinunciato perché il giovane bookman era praticamente sparito.

“Allen-kun, ma Lavi-kun sta bene? Lo vedo un po' stanco e provato, ultimamente”

“Non saprei, Miranda-san. Probabilmente, per lui è solo una giornata un po' storta, passerà...” risponde l'inglese, rassicurando l'esorcista tedesca.

«... e poi me la pagherà per questo scherzetto. Proprio in questa stanza dovevamo finire?» è la conclusione della frase, che però rimane solo un pensiero nella mente del giovane esorcista di tipo parassita.

Le sue riflessioni vengono interrotte da Kanda che, avvicinatosi gelido, lo prende per il colletto e lo solleva quasi di peso avvicinando pericolosamente il viso al suo.

“Moyashi, io seguo i deficienti, tu occupati di questi. Ci vediamo in caffetteria e guai a te se manca qualcuno”

Lanciato contro la vetrinetta come un sacco di patate, Allen annuisce all'ordine impartitogli, al contempo arrossendo per l'improvvisa quanto breve vicinanza al viso dello spadaccino. Per fortuna questi è già partito alla ricerca dei fuggitivi, dando per scontata la collaborazione dell'esorcista dai capelli bianchi, che si ritrova a rivolgere il suo cenno di assenso alla sola schiena del giapponese in rapido allontanamento.

Il generale Klaud, che dall'angolo meno pacchiano (per quanto possibile) della stanza ha fatto il suo «dovere» di recensore, ora osserva incuriosita la scena che si è appena svolta tra Allen e Kanda; un sorriso d'intesa scambiato al volo con Bridget la convince che, benché l'amica sia così impegnata a trovare un modo di rimediare all'idiozia congiunta di Cross e Komui, anche a lei non è sfuggito quanto appena accaduto e anche lei è giunta alla stessa conclusione: il vero amore a volte può prendere strade impreviste!

Come il generale, anche Miranda ha assistito alla scena, ma con tutt'altri pensieri per la testa. “Ehm... Allen-kun, anche tu non mi sembri in gran forma, comunque” mormora la tedesca, aiutando Allen a rialzarsi da terra.

“È vero, giovanotto, sei tutto rosso in viso. Non è che hai un po' di febbre?” si intromette la capoinfermiera, premurosa.

Lui, se possibile, arrossisce ancora di più. Poi tossicchia nervosamente, alla ricerca di qualunque modo per cambiare argomento. Un paio di profondi respiri, un'ultima occhiata alla stanza, e decide di rimandare le pare (sulla stanza, sullo Shisho, sul giapponese) a più tardi. Prima deve raggiungere Lavi, non può permettere che il baKanda, Komui-san o Bak-san gli facciano del male.

Non prima di lui, almeno.

“Credo sia meglio riunire tutti quanti e seguire il gruppo in corridoio... Se mi date una mano a convincere i nostri esperti a lasciar perdere i calcoli sul lampadario del salotto, intanto io vado a chiamare Marie e Timothy nell'altra stanza” propone Allen, guardando pensieroso i cristalli di Boemia che brillano al sole.

Spera proprio che rivendere tutto basti a ripagare le spese.

“Va bene, Walker, lascia fare a noi!” esclama la capoinfermiera, prendendo Miranda sottobraccio e dirigendosi assieme a lei verso il gruppetto.

Nel frattempo, nella stanza da letto, Marie sta facendo divertire il piccolo Timothy (che, nonostante tutti i suoi proclami è pur sempre un bambino di 9 anni); intrecciando i fili del Noel Organon e usando un cuscino come sedile, l'esorcista ha creato una rudimentale altalena e, aiutato dalla sua considerevole altezza, ora fa dondolare placidamente il ragazzino.

Link, seduto su una sedia in velluto con l'intelaiatura in legno pregiato, sfoglia incuriosito un ricettario medievale trovato nella libreria in mogano del salottino, accanto ad una copia quattrocentesca del Decameron di Boccaccio e ad una delle prime copie dell'Adone di Marino.

Per quanto tutti possano pensare il contrario, in realtà il biondo ispettore non si è perso nulla di quanto accaduto poco prima... ma benché incuriosito dal comportamento piuttosto inusuale di Kanda, ha preferito non approfondire - tanto di sicuro prima o poi salterà fuori tutto! E quanto a Bookman Jr. che sta rischiando la vita... beh, imparasse a tacere queste cose non succederebbero, no?

Quando poi Allen gli passa davanti per raggiungere Marie e il ragazzino in camera, Link chiude malvolentieri il libro e si alza, sistemandosi la giacca: a quanto pare la pausa è finita.

Intanto  Miranda e la capoinfermiera stanno avendo un po' di problemi a convincere il gruppetto di novelli critici d'arte. O meglio, Reever, Johnny, la signorina Fay e Bookman Sr. hanno già visto (e valutato, e contato) abbastanza per dichiararsi soddisfatti... L'unico problema risulta essere il generale Tiedoll che, adocchiato il Tondo Doni di Michelangelo appeso al muro dell'ingresso del salotto, si rifiuta di allontanarsi da lì senza portarselo dietro.

“Tiedoll-san, se le può far piacere proveremo a chiedere se ne hanno una copia da regalarle” tenta di calmarlo Miranda, e alla fine anche lui si decide a lanciare un ultimo sguardo d'addio alla tela e a raggiungere tutti gli altri in corridoio.

 

 

 

Anata ga Koko ni Iru Riyuu

(La ragione per cui sei qui)

 


 

Amatte ireba kakeru mono ga aru

Soba ni areba mienaku naru

Kidzukanai sou ja nai itai hodo wakatteru

(Se le parole sono troppe, di certo qualcuna manca

Se la verità è troppo vicina, non riesco a vederla

Non è che non ti capisco, è che so quanto tutto questo fa male)

 

 

Capitolo 12

Gli istanti interminabili di decisioni importanti

 

“Smettila di essere così infantile e pretendere che tutti capiscano cosa provi. Se non te ne sei ancora accorto, mammoletta, la gente se ne frega degli altri, pensa solo al suo interesse”

“Ma chi se ne frega di quello che pensano gli altri! Io lo sto chiedendo a te, accidenti, A TE! Dimmelo, dannazione!”

 

Grido, mettendoci tutta la rabbia, la frustrazione e la disperazione accumulate ma, mentre l'eco delle mie parole si perde nell'aria fredda, le emozioni che mi stanno travolgendo sembrano quasi dissolversi nel nulla, lasciando il posto a una stranissima sensazione di vuoto.

Chiudo gli occhi e scuoto un paio di volte il capo, cercando di schiarire la mia mente confusa (e incredula [perché ho la pessima sensazione di essermi perso qualcosa?]), stupendomi nel percepire per un brevissimo istante il soffice manto di Crown Clown sulla spalla destra.

 

La sorpresa per la reazione insolitamente aggressiva di Walker alle mia risposta (tutto sommato non molto più caustica di altre che gli ho rifilato da che ci conosciamo), passa improvvisamente in secondo piano quando sento un dolore lancinante propagarsi rapidissimo dal collo giù per tutto il braccio e rimbombarmi violento in testa (che cazzo sta succedendo?).

Contorco il viso in una smorfia sofferente, cercando di trattenere un urlo; ma è solo quando sento la mia voce gridare che mi rendo conto di non esserci riuscito (mi sembra quasi che mi stiano strappando via a forza dal corpo… [e che cos’è quella sensazione calda che mi scivola sul petto?])

Riapro gli occhi (nemmeno mi ero accorto di averli chiusi, quando è stato?) e davanti a me vedo la sua espressione allucinata mentre fa un passo indietro, allontanandosi da me e cadendo seduto sul prato. Avverto un pizzicore sulla spalla destra e poi di nuovo dolore che a ondate si diffonde in tutto il corpo, rendendomi difficile pensare.

Subito dopo, tutto diventa buio e mi sento scivolare a terra, la schiena che graffia contro la corteccia dell’albero e la neve che continua a cadere (ma che cazzo è successo…?)

 

Alla smorfia di Kanda sposto lo sguardo sulla sinistra, cercando di capire (Non... non ricordo di aver voluto... pensato... desiderato attivare l'Innocence, anche se... [Cosa diavolo sta succedendo?!]), e finisco per spalancare gli occhi: mi si gela il sangue nelle vene quando vedo che l'artiglio del pollice gli ha trapassato perpendicolarmente la spalla, arpionandolo all'albero (Cosa diavolo sta succedendo?! Volevo fermarlo ma... [Cosa ho fatto?! Non è questo il modo!])

Il tempo sembra scorrere al rallentatore mentre seguo come intontito il rivolo rosso e caldo che scende dalla ferita, lungo la mia mano e giù per il gomito, prima di sgocciolare lentamente verso terra, la neve candida che si macchia sempre più. Mi riscuoto improvvisamente, il panico che mi coglie fulmineo, e senza pensarci disattivo l'Innocence liberando Kanda dalla mia presa.

Quando lo sento urlare dal dolore (cosa ho fatto?! [Dannazione, cosa ho fatto!]), il flusso di sangue che aumenta repentinamente macchiandomi il viso di rosso e la sofferenza scritta a chiare lettere nella sua espressione, non riesco a fare altro che arretrare.

Subito, freddo e velenoso, mi torna alla mente il ricordo delle parole del Maestro e le lacrime iniziano a pungermi gli occhi quando mi rendo conto che il mio tempo sta scadendo. Sto perdendo il controllo, quello che è appena successo ne è la prova più lampante, e se non voglio che quelli che amo ci vadano di mezzo dovrò decidermi a fare qualcosa di concreto, una volta per tutte (ma non ora, non è il momento… [devo fare qualcosa per Kanda, ora, adesso!])

Inciampo nei miei piedi e finisco seduto sul terreno innevato, gli occhi fissi nei suoi a incidere per sempre nella mia mente la tragica conseguenza delle mie azioni (Devo fare qualcosa per Kanda [Ma cosa? Cosa?!]).  

È quando lo vedo chiudere gli occhi, ormai seduto immobile in mezzo alla neve, che riesco ad accantonare il panico e ad agire, la mente prima confusa ora concentrata sull'unico obiettivo che mi importi veramente.

Mi rialzo, riavvicinandomi barcollando a Kanda, e mi inginocchio davanti a lui per esaminare la ferita. Non sono affatto un esperto di medicina, allora decido di affidarmi all'istinto e alle poche nozioni di pronto soccorso che mi è capitato di incamerare durante i miei viaggi attorno al mondo. Inizio a premere a monte del taglio (quanto sangue, dannazione [non te ne andare, dannazione!], cercando di arginare l’emorragia e al contempo sperando (pregando [non credevo l'avrei mai fatto]) che il tatuaggio inizi al più presto la sua opera di guarigione.

 

Ho la testa sempre più confusa, ma mi sforzo ugualmente di riaprire gli occhi quando sento la mano di Walker premermi sul collo (Mi fa male… ma cosa sta facendo? Sta fermando un’emorragia?  [Perché dovrei avere un’emorragia?!]).

Il mio campo visivo è costellato di macchie nere che danzano assieme ai fiocchi di neve, confondendomi, ma il dolore che non smette di propagarsi dalla spalla (più meno dove lui tiene la mano) non può che venire da una ferita… una pugnalata… lui però non mi ha attaccato, mi sarei difeso… e allora… (la mano maledetta, l’Innocence… [ha perso il controllo dell’Innocence?!])

Una stretta dolorosa allo stomaco e un conato di nausea mi impediscono di continuare a pensare. Provo a prendere un respiro più profondo per dare ossigeno al cervello e recuperare lucidità, ma appena inspiro sento la cassa toracica attraversata da una fitta.

Ho freddo…

 

Mentre con la sinistra continuo ad applicare pressione sulla zona vicino alla ferita, porto la destra alla sua guancia trovandola ghiacciata. Alzo gli occhi al cielo, incontrando la neve che continua imperterrita a scendere... comincia a fare decisamente troppo freddo, e il fatto che Kanda sia a torso nudo con questo tempo non contribuisce certo a migliorare la situazione.

Dannazione, se quel tatuaggio non si muove... (non posso portarlo al caldo finché l'emorragia non si arresta [e se non lo porto al caldo qui rischia di congelare!]). Devo fare in modo che prenda meno freddo possibile, ma come? Gli scosto i capelli dal viso e lo libero dal leggero strato di neve fredda e umida che lo sta lentamente ricoprendo, preoccupandomi quando non lo sento reagire al mio tocco.

Solo nel momento in cui lo vedo riaprire a fatica gli occhi e cercare di prendere un respiro profondo tiro un piccolo sospiro di sollievo.

Riporto la mano sulla sua guancia, spostandomi leggermente (ma senza smettere di premere vicino alla ferita [devo stare attento, o l'emorragia potrebbe peggiorare]) e avvicinandomi ancora di più per guardarlo dritto negli occhi confusi e annebbiati.

 

“O… Oi! Kanda! Mi senti? T-ti prego, tieni duro!”

 

Inizio a sfregargli il braccio sinistro, cercando di trasmettergli calore nonostante anch'io stia iniziando a perdere sensibilità.

Non deve addormentarsi, dannazione, o sarà tutto inutile.

 

Sento in lontananza la sua voce angosciata che mi chiama (sta andando in panico, l’idiota… [dovrebbe saperlo che io non muoio così facilmente…]) e provo ad alzare la testa perché il mio sguardo incontri il suo, ma i muscoli non mi rispondono (ho il collo paralizzato?!).

Il dolore alla spalla è ormai quasi scomparso e anche quello nel braccio destro che… perché non sento più il braccio destro?! (Ma cosa cazzo mi hai fatto, Walker?)

Mi sforzo di concentrarmi sul resto del corpo, ma tutto quel che riesco a percepire sono le fitte allo stomaco (come se dovessi vomitare [anche se non mangio nulla da due giorni]) e i crampi che hanno cominciato a stringermi le gambe (ho interrotto l’allenamento troppo bruscamente)… mi sento esausto…

 

“…moyashi…”

 

Quando lo chiamo (per dirgli cosa, poi? [non lo so nemmeno io… non riesco più a pensare…]) la voce mi esce ridotta a poco più di un sussurro, ma è sufficiente perché lui volti gli occhi di scatto verso di me.

 

Lo guardo stupito, e mi accorgo improvvisamente di quanto mi sia mancato quello stupido soprannome.

Riesco a sorridergli, la speranza che si riaccende (ha ancora la forza per prendermi in giro in una situazione come questa [Kanda è un osso duro, non devo dimenticarlo]), e mi avvicino ancora di più per proteggerlo dal vento freddo e mantenere il contatto visivo.  

 

“Sta' tranquillo, Kanda, ora vedo di portarti via da qui!”

 

Lo dico sempre sorridendogli, cercando di tenere un tono calmo e sicuro (per rassicurarlo, andrà tutto bene [per rassicurare me stesso... andrà tutto bene?]).

Torno a esaminare la ferita, allentando leggermente la pressione. Un'esclamazione di giubilo mi sfugge dalle labbra quando vedo che l'emorragia si è arrestata quasi del tutto, e ringrazio mentalmente le incredibili capacità rigenerative di Kanda (fosse stato chiunque altro a quest’ora sarebbe morto da un pezzo [...per mano mia]).

Ora posso concentrarmi meglio sul come portarlo via da questa radura fredda e inospitale... mi guardo attorno, cercando di valutare tutte le possibilità.

Non ce ne sono molte, anzi, e comincio ad agitarmi quando mi ritrovo a scartare le poche idee che mi vengono in mente.

Potrei caricarmelo in spalla e portarlo all'Ordine... da solo però non ce la posso fare (la differenza di altezza e peso rende la cosa difficile [e poi dubito di essere in grado di spostarlo così lontano senza che la sua ferita si riapra])... Mi servirebbe una mano, ma quest’area del giardino è poco frequentata, e con questo tempo non c'è sicuramente nessuno in giro.

Potrei lasciare Kanda appoggiato all'albero per rientrare a chiamare i soccorsi... però non mi fido a lasciarlo solo, sotto la neve che non smette di scendere (e anzi, sembra aumentare)...

Dannazione, cosa posso fare?! Se solo non avessi chiesto a Tim di restare all'interno!

Come se avesse risposto alla mia chiamata (e in fondo comincio a sospettare che sia così [non mi stupisco più di niente!]), un frullio d'ali attorno a noi e mi trovo Timcanpy fra le braccia. Il piccolo golem dorato si struscia un paio di volte sulla mia giacca e io lo stringo forte a mia volta, decisamente più sollevato... ora che Tim è qui so esattamente cosa devo fare!

 

Lotto contro il persistente giramento di testa che non smette di tormentarmi anche se sono seduto (devo aver perso parecchio sangue [in qualunque modo mi abbia ferito, mi ha colpito in un punto pessimo…]), impedendomi di ragionare lucidamente. I pensieri si compongono a stento e spesso si interrompono per proseguire su un’altra strada (odio questa sensazione) e il dolore diffuso che continuo a sentire in tutto il corpo mi confonde ancora di più…

Faccio fatica a rendermi conto della situazione (non importa, mi fido di lui [qualsiasi cosa sia successa io me la caverò, è lui che rischia di più adesso…]) ma non mi preoccupo, non morirò certo per così poco (non posso permettermelo [ho una missione da compiere]): basta dar tempo a questo maledetto tatuaggio di fare il suo lavoro…

La cosa più importante adesso è non addormentarsi, peggiorerei solo la situazione (lo abbandonerei a se stesso e finirebbe per fare qualche stronzata [com’era successo a…]), quindi mi sforzo di parlare anche per richiamare la sua attenzione (si sta agitando perché non sa cosa fare [si sente in colpa]).

Compongo la frase a fatica, ogni parola è una piccola battaglia vinta contro il torpore che mi sta prendendo (ho freddo…)

 

“E… dove vorresti… portarmi…?”

 

Dove, mi chiedi? Nell'unico posto dove posso portarti senza scatenare un putiferio, dannazione! L'Ordine è off-limits se non vogliamo che qualcuno capisca quel che è successo (e preferirei evitare [e sono sicuro che questa volta sei d'accordo con me]), quindi resta solo un'opzione disponibile... Rischiosa, certo, ma non mi sembra di avere altra scelta.

 

“Heh, ora vedrai! Non so te, ma io comincio ad averne abbastanza di questo freddo! Dammi solo un attimo!”

 

Gli rispondo, continuando imperterrito a sorridere. Devo tenerlo sveglio e il più possibile lucido. 

Ascoltami Kanda, concentrati, non mollare. Il tempo di dare un paio di istruzioni a Tim e ce ne andiamo di qui, promesso.

Giro la testa verso il golem, che adesso sta svolazzando in tondo abbastanza agitato. Non mi è difficile capire il perché: oramai è passata almeno mezz'ora da quando sono uscito da quella stanza, e Link mi starà sicuramente cercando.

 

“Tim, vieni qui! Ho bisogno di un favore... Ti prego, prendi Mugen e la casacca di Kanda e mettili al sicuro, poi vai da Link e comunicagli questo messaggio...”

 

Mi interrompo un attimo, incerto su quanto dire all'ispettore... come spiegargli il mio allontanamento senza farlo preoccupare? Timcanpy annuisce, restando in attesa.

 

“Link, ho bisogno di stare da solo con le mie idee per un po'. Non mi cercare ma soprattutto non ti preoccupare, ok? Anzi, per evitarti casini con Leverrier, aspettami in camera mia... vedrò di farmi vivo presto!”

 

Seh, «non ti preoccupare»... ne avrebbe tutte le ragioni! Eppure non posso proprio dirgli tutto, non ancora. Complicherei solo le cose.

Seguo Timcanpy con lo sguardo, mentre raccoglie spada e casacca e si allontana svolazzando in direzione della Home, poi riporto tutta la mia attenzione su Kanda.

 

Sento il moyashi sollevarmi con attenzione da terra (fa talmente piano che sembra abbia paura di spezzarmi [teme di farmi ancora del male]) ma nei suoi gesti avverto una certa sicurezza (dove vuole portarmi?).

Provo a dargli una mano cercando di muovermi da solo, ma mi rendo conto che, oltre al collo, nemmeno la schiena mi risponde come dovrebbe (i muscoli sembrano intorpiditi, non riesco ad alzarmi [ma cosa mi ha fatto?]) e avverto il braccio destro battermi rigido contro il fianco (è paralizzato?)

 

“Bene Kanda, è ora di andare! Vedi di resistere e di tenerti forte a me, non ci vorrà molto!”

 

Cerca di tenersi addosso tutto il mio peso, però anche lui deve avere qualche problema (eppure non mi sembra sia stato ferito…) perché lo sento vacillare, incerto sulle gambe (io non riesco a reggermi in piedi da solo), ma dopo un attimo si stabilizza, anche se non accenna a muovere un passo… non capisco…

Faccio una smorfia e provo a scuotere leggermente la testa (sembra che la paralisi del collo si stia sciogliendo [dopo dovrai spiegarmi parecchie cose, mammoletta…]), sforzandomi di rimanere lucido (solo un altro po’…)

 

Gli faccio passare il braccio sinistro attorno al mio collo e mi alzo in piedi a fatica, portandolo con me. Barcollo leggermente, le gambe che iniziano a non rispondere più come dovrebbero, ma dopo un attimo riesco a trovare il giusto equilibrio.

 

“Spero di non farti male, ma è l'unico modo per andarcene da qui!”

 

Sorreggendolo per la vita con il braccio destro, chiudo gli occhi e prendo un respiro profondo.

Mi concentro, ripetendo nella mia testa le ormai familiari note di quella malinconica ninna-nanna, e quando li riapro un gate si è spalancato a un metro da noi.

 

“Oh, non mi sembra che tu ci sia mai entrato... o sbaglio?”

 

Gli chiedo, stringendolo un po' di più a me. Pochi passi, e dal freddo del giardino ci ritroviamo nel caldo tepore della mia Stanza Segreta.

 

Il piccolo golem dorato non aspetta che Allen sia sparito nel gate con il suo fragile carico, ma parte subito a tutta velocità diretto alla stanza di Kanda. Stando attento che nessuno lo noti, raggiunge la camera e vi entra dalla finestra che il giapponese ha lasciato, come sempre, socchiusa; depone la spada e la casacca umida sul letto, quindi scivola fuori altrettanto cauto e si dà da fare per raggiungere l’ispettore Link.

Non deve fare molta fatica per trovarlo, perché fino a pochi minuti prima era proprio con lui, che già da un po’ stava girando per la sede alla ricerca del giovane inglese. Tim trova infatti Link vicino alla porta che conduce verso l'esterno e lì lo ferma, svolazzandogli freneticamente attorno per attirare la sua attenzione.

L’ispettore allunga il braccio per invitare la creaturina a posarsi sulla sua mano. “Timcanpy? Sai per caso dov’è finito Walker?”

Subito il golem annuisce e prende il biondino per la manica, spingendolo verso il corridoio da cui sono arrivati.

“Ehi... cosa c'è?” domanda incerto Link, lasciandosi però trascinare senza opporre resistenza - sa per esperienza che quell'affarino è molto più intelligente dei normali golem, quindi se si comporta così un motivo ci sarà.

Timcanpy gli gira attorno un paio di volte, poi arriva ai piedi della scala che conduce alle camere. Si ferma a mezz'aria, in attesa che l'uomo lo raggiunga, agitando la coda con fare impaziente.

Link lo segue in fretta, non potendo però fare a meno di domandarsi dove lo stia portando. E soprattutto se la direzione imboccata dal golem lo condurrà davvero da Walker… o se piuttosto non sia un modo di fargli perdere tempo perché lui non veda qualcosa che non dovrebbe (e non può fare a meno di pensare che, se è davvero così, chissà perché è sicuro che nell’intera faccenda è coinvolto anche Kanda). L’ispettore scuote la testa.

“Timcanpy, dove stiamo andando?” chiede, prima di darsi dell’idiota da solo: come fa ad aspettarsi una risposta?

Il golem si ferma, e sembra sospirare sconsolato (se non fosse che i golem non sospirano... non tutti, almeno). A quanto pare la pazienza dell'ispettore si sta assottigliando troppo.

Gli gira attorno un altro paio di volte, prima di portarsi davanti a una piccola porta nel corridoio che hanno appena imboccato. Lì lo aspetta, facendogli intendere chiaramente che deve entrare dentro. Non può aspettare di arrivare alla camera di Allen, ma non intende certo riferirgli il messaggio del proprio master dove orecchie altrui possano sentire...

Vedendolo fermarsi e indicare imperiosamente con la coda lo sgabuzzino delle scope, Link aggrotta le sopracciglia perplesso, ma poi decide di fare come Tim gli sta chiedendo (anzi, ordinando - quel piccolo golem ha una capacità di persuasione notevole se vuole…). Si guarda intorno velocemente poi, accertatosi di essere solo, apre la porticina di legno e si infila nello stanzino buio, chiudendosela subito alle spalle.

“Perché mi hai fatto entrare qui, Timcanpy? Cosa devi dirmi?” gli domanda, mettendosi le mani sui fianchi e sospirando - perché è abbastanza ovvio che nel golem è registrato un messaggio, probabilmente di Walker.

Tim si posa subito su una mensola, sogghignando compiaciuto. L'umano ha capito, per fortuna... ora non gli resta altro che trasmettere il messaggio, sperando che l'ispettore ascolti le indicazioni di Allen e non faccia cose strane...

Con un piccolo saltello gli atterra tra le mani, alzando la testolina e aprendo la bocca. Il volume è ridotto al minimo, ma la voce chiara, benché un po' agitata, del ragazzo dai capelli bianchi si diffonde limpida fra le strette quattro mura.

Quando la registrazione si interrompe, Tim chiude la bocca e, sebbene non abbia occhi, sembra lanciare all’ispettore uno sguardo carico d’attesa. Rendendosene conto, Link sospira profondamente e con lentezza si passa una mano sul viso. Come il giorno prima in missione e la mattina stessa mentre compilava il rapporto, si trova nuovamente di fronte ad un dilemma: nei confronti di Allen deve porsi come il sorvegliante che è o come l’amico che è diventato?

Dopo aver ascoltato quel messaggio, l’ispettore è certo che sia nuovamente successo qualcosa tra Walker e Kanda - altrimenti l’albino non gli avrebbe chiesto di starne fuori. E tra quei due ci dev’essere molto più di quello che Allen gli ha raccontato, deduce Link, altrimenti non si spiega lo sconvolgimento emotivo subito dall’inglese (e in modo diverso anche dal giapponese) in seguito alla discussione del giorno prima di cui gli è stato riferito, né trova giustificazione la situazione attuale. E quegli alti e bassi non fanno bene né a loro né a tutti quelli che con loro devono lavorare… quindi è meglio che risolvano le cose al più presto. Quindi lui non farà nulla e una volta di più sarà amico di Allen, prima che suo sorvegliante.

Link abbozza un sorriso e sfiora con un dito la testolina del golem. “Andiamo ad aspettare Walker in camera, Timcanpy”

 

Appena mettiamo piede nella stanza, la luce brillante che la illumina si abbassa, facendosi più soffusa e confortevole. Non ho ancora capito di preciso come funziona, ma sembra che l’ambiente si modifichi automaticamente secondo il mio bisogno... e sinceramente adesso, dopo tutto il bianco abbacinante della neve che ci ha circondati fino a poco fa, un'atmosfera più calma e tranquilla è proprio quello che ci vuole (a me e a Kanda).

Sospiro contento, beandomi del tepore che mi sta facendo tornare sensibilità alle mani.

 

“Neh, Kanda? Senti che bel calduccio che c'è qui?”

 

Arranco ancora un po' traballante verso il divanetto bianco appoggiato al muro. Lì, senza alzare gli occhi verso la parete a specchi (non è il momento di perdere tempo con il signor Quattordicesimo [ma dopo avremo da discutere, quando Kanda sarà al sicuro]), faccio sedere il mio prezioso carico. Cercando di essere più delicato possibile lo aiuto a sdraiarsi a pancia in su, le gambe appoggiate sul bracciolo in modo che il sangue scorra più facilmente verso la parte superiore del corpo, riportando la pressione alla normalità. Nonostante la temperatura gradevole della stanza è ancora gelato, dannazione, serve qualcosa di caldo.

Una volta sistemato Kanda mi guardo attorno, cercando di ricordare dove accidenti ho cacciato il solito golfone di lana che la capoinfermiera mi costringe a indossare ogni volta che finisco in infermeria (e che ho trafugato di nascosto l'ultima volta... [mi fa sentire al sicuro, anche se nemmeno io so il perché]). Lo individuo subito, appoggiato disordinatamente sul panchetto del pianoforte, e rapidamente lo prendo per metterglielo addosso a mo' di coperta.

 

Sentendo la sua voce mi riscuoto dallo stato di torpore in cui stavo cadendo (nonostante fossi in piedi [sono veramente conciato male…]). Socchiudo gli occhi e mi guardo intorno, ritrovandomi in un ambiente completamente bianco che dopo qualche istante riconosco come la stanza del Musicista (siamo arrivati qui dopo che Walker aveva fermato la distruzione dell’Arca, no? [Non ricordo nulla, ho la testa completamente confusa…])

Mi sento appoggiare su un divano, i piedi sollevati, e avverto vagamente il pizzicore della lana che mi si appoggia sulla pelle nuda.

Vorrei dire qualcosa, ma il tepore e la stanchezza (e la tensione e l’emorragia) hanno la meglio: in capo a pochi secondi perdo conoscenza, scivolando in un sonno profondo (so di essere al sicuro ora).

 

Quando lo vedo chiudere gli occhi e sospirare mi preoccupo, ma l'espressione rilassata che assume mi tranquillizza subito. Si è semplicemente addormentato, nulla più, come vedo dal movimento del maglione che continua ad alzarsi e abbassarsi con un ritmo lento ma regolare.

Sorridendo del mio timore infondato, gli prendo delicatamente un polso per controllare il battito. Sembra tutto nella norma, e quando mi avvicino per guardarlo meglio in viso mi accorgo con gioia che sta anche riacquistando un minimo di colore. Inoltre la ferita sembra essersi richiusa quasi del tutto... ha solo bisogno di riposare, ora.

Avvicino una mano al suo volto per sistemargli alla bell'e meglio i capelli, allontanandogli la treccia umida da spalle e collo, e ne approfitto per lasciargli una piccola carezza su una guancia. È calda al tocco, per fortuna. Sentendomi incredibilmente sollevato, mi lascio scivolare per terra accanto al divanetto.

Le gambe raccolte al petto, gli occhi fissi sulla sua figura quasi immobile, posso finalmente rilassarmi un poco. Allungo il braccio destro fino a poggiare la mano sul suo avambraccio. Non so quanto ci vorrà prima che la sua temperatura corporea torni normale e che Kanda si svegli, ma non mi importa. Non intendo allontanarmi prima di allora.

 

“So che non è granché, ma per il momento ti dovrai accontentare...”

 

Gli sussurro. Fatico un po' per togliermi la giacca umida (non voglio interrompere il contatto [è vivo, è vivo!]) poi torno ad accoccolarmi ancora più vicino al divano. Appoggio la testa sulle ginocchia, il viso voltato verso di lui, e aspetto.

Non so quanto tempo passo seduto lì, a osservare come ipnotizzato il suo respiro forte e regolare, so solo che la mia mente inizia a vagare per conto suo, saltando a briglia sciolta da un pensiero all'altro.

Mi chiedo se Tim abbia trovato Link e gli abbia consegnato il messaggio. Mi chiedo cosa gli dirò quando, più tardi (appena Kanda sarà sveglio [appena mi sentirò sicuro]), lo raggiungerò in camera mia per spiegargli della mia piccola sparizione. Mi chiedo come farò a far uscire Kanda da qui senza che nessuno si accorga che è successo qualcosa. Mi chiedo se, per colpa mia, una volta finita questa giornata Kanda mi odierà un po' di più (e se ne andrà [e sarà meglio così]).

Mi chiedo se posso riuscire, una volta per tutte, a spiegargli il perché.

Perché è ora di dire tutta la verità, anche quella scomoda che ho tentato di negare a me stesso.

Ho paura, dannazione. Di me. Per me. Per l'Ordine. Per tutti quelli a cui voglio bene. Per Kanda.

Ho paura.

E questa paura non riesco più a tenerla dentro, a nasconderla sotto alla solita maschera sorridente.

Guardo Kanda, che dorme tranquillo senza immaginare il casino che ho nella testa in questo momento. Me ne vergogno, ma se non parlo ora temo di esplodere... e nonostante io sia conscio che lui non può sentirmi, le parole iniziano a uscire da sole, e con loro tornano i pensieri, e torna tutta la confusione per questa situazione assurda che è iniziata male e che stava per finire nel peggiore dei modi possibili, e lacrime di stizza, frustrazione, dolore e paura iniziano a scorrermi giù per le guance, nonostante cerchi come al solito di trattenermi.

 

“Neh, K-Kanda? La sai una cosa? Mi... mi dispiace tanto per... per prima”

 

Singhiozzo, spostando la mano fino a prendere e stringere la sua.

 

“E per... per ieri mattina... e per tutto, ecco! Non volevo diventare un peso, è p-per quello che in quel bagno ho mentito... non è vero che non puoi capire quello che provo, pro-probabilmente sei l'unico che può farlo... è che tutto questo è troppo, dannazione, troppo per me, e non voglio che tu ti senta prigioniero come mi sento io... e ora che non basta più la storia del Maestro, che non basta più Leverrier che rompe, ora che ci si mette pure l'Innocence a fare di testa sua...

Sto perdendo il controllo, dannazione, sento che il mostro... il mostro che è dentro di me... sta guadagnando terreno, e non so più cosa fare! Non voglio che qualcuno si faccia male per colpa mia, non voglio che tu ci vada di mezzo, capisci? Cosa devo fare, Kanda? Cosa devo fare?”

 

Continuo a parlare, sussurrando e singhiozzando, le lacrime che mi rendono impossibile definire i contorni del suo viso, la mano che sempre stringe saldamente la sua, unica àncora che mi tiene legato alla vita.

 

Pur leggermente assopito come sono, le parole spezzate di Walker mi arrivano ben distinte alle orecchie (perché piange?). Faccio fatica a seguire tutti i passaggi del suo discorso (parla troppo piano e io non sono ancora del tutto lucido [anche se sento che il tatuaggio ha fatto il suo maledetto lavoro]), ma c'è una cosa che capisco senza possibilità d'errore: sta crollando (come l'altra notte, la prima volta che si è confidato con me) ed è terrorizzato... ('fanculo, tutta questa situazione me ne ricorda dannatamente un'altra che vorrei solo cancellare [non voglio pensare a lui adesso, è passato ormai...])

Mugugno stancamente per attrarre la sua attenzione e mi copro gli occhi col braccio sinistro (il destro ancora non lo sento quasi per nulla [e ancora non so perché...])

 

“Cazzo moyashi, non puoi stare un po' zitto? Voglio risposare...”

 

Mi irrigidisco quando lo sento muoversi, e allontano subito la mano dalla sua. Devo averlo svegliato, accidenti... Mi asciugo la faccia in fretta e furia e cerco di sorridergli, nascondendo l'imbarazzo per lo sfogo appena terminato. Spero non abbia sentito niente di quel che ho farfugliato nel mio delirio (spero che abbia capito tutto [anche solo... qualcosa...]).

Non lo guardo in viso, sperando che non veda gli occhi ancora gonfi di pianto, mentre mi alzo con fatica dal mio angolino. Solo la voce mi tradisce, ma lui non sembra accorgersene (per fortuna [però...]).

 

“Scusa... Ti senti un po' meglio?”

“Hn. Sai che non muoio così facilmente. Comunque sto bene...”

 

In realtà non sto poi così bene, continuo a sentirmi stremato, ma penso dipenda da quel che mi è successo (e che adesso il caro moyashi mi spiegherà per filo e per segno [a parte quel dolore lancinante, ho solo ricordi confusi]) e ad ogni modo non è niente che con un po' di risposo non si risolva da solo (spero valga anche per questo dannato braccio...)

Oltretutto lui non ci può fare nulla, per cui è inutile farlo agitare ancora: adesso ho bisogno che sia lucido, perché noi due abbiamo un bel po' di cose da chiarire.

 

Sospiro, stringendo i pugni per farmi forza.

Non voglio più fuggire, e adesso che Kanda si è ripreso (quasi del tutto [avevo qualche dubbio in proposito?]), è ora che io gli spieghi quello che è successo esattamente, se possibile senza farmi prendere dall'agitazione. Non gli dò nemmeno il tempo di chiedere spiegazioni (ormai il danno è fatto, e rimandare peggiorerebbe solo le cose), però è difficile, e mi ritrovo per l'ennesima volta a controllare la sua ferita pur di non guardarlo in faccia.

Appoggio le dita sulla cicatrice che sta pian piano svanendo.

 

“Mentre stavamo discutendo... mi sono fatto prendere dalla foga e dalla rabbia e ho perso il controllo dell'Innocence. Non so come sia successo, ma si è attivata e tu sei rimasto ferito... allora ho chiesto a Timcanpy di trattenere Link in camera mia, dicendogli che l'avrei raggiunto in seguito, e ti ho portato qui per darti il tempo necessario per riprenderti. Kanda, io...”

 

Cazzo! Allora quei brandelli di ricordo che ho erano esatti (stavolta però non sono fiero di aver capito, perché vuol dire che ha [abbiamo?] un grosso problema [cosa c’entro io?])… e se mi ha ferito con l’Innocence, potrei avere delle conseguenze più serie (di cui non deve accorgersi [perché dovrei dargli spiegazioni scomode]). Ad ogni modo, non è il momento di perdersi dietro queste cose.

 

“Frena moyashi, avrai tempo dopo per spiegare...”

 

Lo interrompo, sollevando il braccio dagli occhi e mettendogli la mano aperta proprio davanti al naso. Come al solito, lui non ha il senso delle priorità: se ha detto al suo babysitter che si sarebbe fatto vivo, non può stare chiuso qui dentro ancora per molto senza avvisarlo... altrimenti come minimo quello allerta le alte sfere e siamo nella merda più totale (i signori non aspettano altro che una scusa per farlo fuori [e magari far fuori anche me, per nascondere per sempre il loro fallimento di 9 anni fa...]: non mi sembra una grande idea dargli una mano)

 

“...dovresti prima andare a parlare col tuo amico Link, no?”

 

Sto per ribattere, chiedendogli spiegazioni, quando capisco esattamente dove vuole andare a parare.

Ops... Mi sono completamente dimenticato di Link! E ora che faccio?

Mi metto a camminare in tondo, cercando una soluzione, e finisco con il sedermi sullo sgabellino del pianoforte. Devo per forza tornare alla Home, se non altro per prendere una camicia di ricambio per Kanda (a vederlo rientrare così farebbero domande [e meno domande ci sono meglio è]) e magari per intascarmi qualche altro dango della scatola che mi ha mandato Lou Fa-san (ho fame, comincio a vederci doppio...). L'unico problema è che camicia e dango sono in camera mia. E in camera mia c'è Link. E Link... vorrà di sicuro una spiegazione!

Mi prendo la testa fra le mani.

 

“Oh cavolo, e ora? Cosa gli dico?”

 

Come immaginavo si era totalmente dimenticato che esiste il mondo esterno. Me n’ero reso conto fin dalla prima missione assieme (a Matera… sempre Matera…): quando si fa prendere dalle emozioni parte per la tangente e non ragiona (dovrei odiarlo per questo, ma non ci riesco… perché? [Forse perché anche… lui era così…?]).

Con un sospiro mi tiro seduto, imprecando contro la schiena indolenzita e lottando contro gli effetti dello sbalzo di pressione (dovrei mangiare qualcosa, visto il sangue che ho perso); nel muovermi cerco di mascherare la rigidità del braccio destro per non farlo preoccupare (abbiamo già abbastanza problemi), ma non so quanto ci riesco.

Lo osservo di sbieco per un istante, riordinando le idee (se lui non sa cosa inventarsi dovrò dargli una mano). Devo trovare una spiegazione che giustifichi la sua divisa sporca di sangue e il fatto che ci vedano rientrare assieme dal giardino (sempre se rientreremo da lì [dobbiamo rientrare da lì, Mugen è rimasta nel parco!]). Il pensiero della mia Innocence lasciata in mezzo alla neve catalizza tutta la mia attenzione, ma nello stresso tempo mi offre la soluzione al problema del moyashi.

 

“Ehi mammoletta, Mugen è ancora nel parco?”

 


 

PREVIEW:

Capitolo 13 - Scavi nell’anima alla ricerca di un perché

Una smorfia sghemba mi si disegna sulle labbra mentre il mio cervello mi pone nuovamente di fronte all’inconfutabile realtà di ciò che l’istinto (il cuore? [il rimorso?]) mi ha portato a fare poco fa: ho deciso di essere di nuovo al suo fianco (nonostante quel che è successo [a causa di quel che è successo])… ma perché l’ho fatto? Qual è la vera ragione che mi ha portato a voler essere ancora qui?

[…]

La certezza che tutto si stia pian piano sistemando rende rapido e costante il mio passo, mentre continuo a correre (ad andare avanti per la mia strada [l’ho promesso]) verso l’ultimo inevitabile chiarimento che finalmente metterà la parola fine a questi due giorni di angoscia e (molto probabilmente [almeno lo spero]) darà un nuovo inizio (diverso dal primo [migliore]) al rapporto tra me e Kanda.

 


 

IL POST-IT DELLE AUTRICI:

Non staremo a ripetervi anche in questo capitolo la precisazione che vi abbiamo già fatto rispetto all’epoca in cui al storia è stata scritta. Piuttosto stavolta vorremmo utilizzare questo spazio per ringraziare di tutto cuore Miri, senza la quale non avremmo mai potuto descrivere realisticamente le conseguenze subite da Kanda in seguito al ferimento - e dobbiamo ammettere che, senza le sue conoscenze di anatomia, Yu-chan avrebbe sofferto molto, ma molto meno!

Per quanto riguarda Mistral, questo è il capitolo che personalmente apprezza di più, anche perché non era affatto facile portare avanti il punto di vista di un personaggio che praticamente è quasi incosciente… speriamo che il risultato sia piaciuto anche a voi!

Dal canto suo, l'autrice Lety ringrazia sentitamente il tagliere proveniente dal Portogallo che al momento copre la macchia sul muro della sua cucina. Provare e riprovare la scena del ferimento di Kanda per rendere realistica la scena è ottima cosa, ma solo se il baKanda in questione non ha la tinta in testa.

Questo è quanto! Ovviamente, se avete un qualsiasi dubbio, chiedete pure!

E ricordate… in missing moments we trust!

Alla prossima!

Lety&Mistral

 

 

 

NEXT SHOT ON JUN. 16th, 2010

Don’t miss it!

 

 

 

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Capitolo 13
*** Scavi nell'anima alla ricerca di un perché ***


Nota delle autrici

Nota delle autrici:

Dato che l'Angolo di Allen di questa fanfic è strutturato come quello della precedente e ne è la continuazione, tenderà anche qui ad assumere proporzioni chilometriche (perché i pg sono tanti e le recensioni per fortuna pure! ♥)

Se per caso non vi interessasse, potete passare tranquillamente all'inizio del capitolo vero e proprio. Vi assicuriamo che questo non pregiudicherà la completa comprensione della storia.

Grazie e buona lettura!

Lety&Mistral

 


 

L’ANGOLO DI ALLEN

16 Giugno 2010

 

Ordine Oscuro - *fuori dalla stanza di Cross*

Pochi istanti e tante lacrime di Tiedoll dopo

 

La «delicatissima» stanza da letto del generale Cross torna vuota, mentre il corridoio stretto si riempie all'inverosimile. Allen si chiude la porta alle spalle e si guarda attorno, facendo mentalmente l'appello. Non può rischiare di perdersi qualcuno per strada, Kanda non glielo perdonerebbe.

O forse sì, ma solo dopo averlo fatto a fettine.

Johnny gli si avvicina, leggermente perplesso, la calcolatrice in mano e una matita sull'orecchio.

“Ma, Allen-kun... Lasciamo perdere la caccia al tesoro? Non abbiamo trovato il secondo indizio... “

“Già. Anche se abbiamo trovato tanta roba da vendere, non abbiamo raggiunto lo scopo per il quale siamo arrivati fin qui.” aggiunge Reever, grattandosi la testa e rischiando di far cadere il voluminoso pacco di appunti che porta sotto braccio.

L'esorcista li guarda un attimo, facendo scorrere lo sguardo dai due scienziati alla signorina Fay (che ricontrolla per l'ennesima volta con occhi luccicanti il valore del tesoro che hanno trovato), alla Klaud a Link e a Bookman Sr.

Ha un bel problema, adesso. Deve portarli via di lì, ma non può certo spiegare a tutti che quella lettera assurda era solo uno scherzo suo e di Lavi per movimentare la giornata e per vendicarsi dello stupido scherzo di Linalee e Kanda, trascinando tutti quanti alla ricerca di qualcosa di inesistente!

Per fortuna il gruppetto nelle retrovie non è più così interessato a quella stanza... Miranda e la capoinfermiera si sono già messe a chiacchierare, iniziando a passeggiare in direzione del primo gruppo, e Timothy... è già sparito per conto suo!

“Non vi preoccupate. Evidentemente... non era destino che ricevessimo l'indizio successivo, ecco tutto. Ci riproveremo a tempo debito, che ne dite?” esclama, quindi, chiudendo il discorso. “Ora dobbiamo raggiungere gli altri, sennò Kanda si arrabbia e son dolori!” continua, iniziando a camminare seguito subito da tutti. Ognuno ha un motivo per raggiungere il gruppo in avanscoperta, anche Allen.

Non è solo la paura di Kanda a farlo andare avanti, però.

L'*evilgrin* che, credendo di non essere visto da nessuno, porta stampato in volto sta a significare una sola cosa: Lavi non avrebbe dovuto portare tutti in quella stanza. E per questo Lavi dovrà pagarla molto cara.

Klaud tuttavia ha notato l’espressione poco rassicurante dell’inglese e, deliziata, dà di gomito alla signorina Fay. “Ehi Bridget, sembra che avremo da divertirci ad osservare Walker, non credi?”

L’interpellata inarca le sopracciglia perplessa, distogliendo l’attenzione dall’infinita serie di cifre e calcoli con cui ha riempito in breve tempo un blocco intero. Poi il suo sguardo coglie la direzione del sorriso del generale e il suo cipiglio si distende. “Credo proprio di sì, Klaud… e trattandosi di lui abbiamo anche un’arma in più per prevederne le mosse…” aggiunge infine, lanciando un’occhiata significativa a Link, che le sta accanto cercando di estraniarsi il più possibile da quella conversazione che ha già intuito pericolosa. Non sapendo se preoccuparsi di più del giovane esorcista che deve controllare o delle due donne, l’ispettore preferisce tacere e aumentare il passo, per raggiungere Allen che apre la fila e seguirlo a poca distanza.

Supera velocemente il resto del gruppo, passando a fianco a Marie - tutto intento a consolare il suo maestro, addolorato per aver dovuto abbandonare il Tondo Doni nella stanza del collega – e a Crowley che ancora stringe al petto la lettera del nobile nonno, declamando alternativamente le lodi dell’illustre antenato e quelle dell’amata E-Eliade.

In coda a tutti viene poi Bookman Sr, che non sembra per nulla turbato dal fatto che il proprio allievo sia scomparso ormai da un po’ – non che questo sia preoccupante di per sé, il problema è che l’allievo in questione è Lavi (uno specialista nel cacciarsi nei casini) e che il rosso era inseguito da due Supervisiori infuriati…

Scuotendo la testa per scacciare la prospettiva di raggiungere il resto del gruppo solo per assistere ad un truculento pestaggio, Link affianca Allen proprio mentre la voce di Timothy (il vero apripista del gruppo, che precede tutti sfrecciando sui pattini), risuona strabiliata nei corridoi.

 

***

 

Ordine Oscuro - *In fondo al corridoio, dietro l'angolo*

Nello stesso momento

 

Lavi ha la netta impressione di correre da ore, ma i due Supervisori dietro di lui non mostrano il minimo segno di stanchezza. Hanno solo smesso di lanciargli improperi contro, per risparmiare fiato e aumentare la velocità, anche se qualche velata minaccia riesce ancora a leggerla dal labiale ogni volta che si gira per controllare la loro posizione.

Dietro di loro gli sembra di vedere altre persone, che a una seconda occhiata si rivelano essere Kanda e Linalee.

Accidenti, apprezza la premura dell'amica, ma potrebbe anche aumentare la furia dei due scienziati pazzi!

 

“Whaaa! Che figata! Quel vecchio è altissimo, hai visto fratellone pianista?”

“Eh? Timothy-kun, per favore, non correre! Voglio essere il primo a raggiungere...” inizia in tutta risposta Allen, prima di fermarsi bruscamente nel bel mezzo del corridoio. “Lavi! Fa’ attenzione!”

Sotto il suo sguardo incredulo, infatti, il giovane bookman sta ancora scappando a testa bassa e gambe levate lungo il corridoio. Il problema è che, preso com'è dal mettere in salvo la pelle, non si è accorto che la sua via di fuga è ostruita da una persona. O meglio, quando se ne accorge... è troppo tardi per evitare l'impatto!

Il tempo sembra andare al rallentatore, in quel preciso istante, mentre Lavi sta terminando la sua corsa suicida andando a schiantarsi contro l'ampio torace dell'anziano che gli sta di fronte. Nessuno però si preoccupa per lui... La domanda che tutti si stanno ponendo è un'altra: che cosa ci fa Wong, l'assistente di Bak Chan, in quel corridoio?!

La stessa domanda se la pone Lavi stesso, quando anziché avvertire il dolore dell'impatto violento, si sente sollevare di peso come una piuma. Ma quella stessa domanda se la dimentica subito, quando Wong lo schianta noncurante sulla parete a lato. L'uomo ha appena notato il suo adorato Supervisore avvicinarsi di corsa, allora si è limitato a rimuovere l'ostacolo ignorandolo completamente e cominciando a correre verso Bak.

Grande è il suo stupore, ma di breve durata: sarà la commozione cerebrale, saranno i traumi subiti in questa lunga e sofferta giornata (trascorsa solo a metà, precisiamo), Lavi cade a terra come un sacco di patate finendo dritto dritto nel mondo dei sogni.

“Grazie, Wong!” è il coro che si alza dai due Supervisori alla vista di un Lavi decisamente malconcio e momentaneamente impossibilitato a muoversi. Le loro esclamazioni di giubilo vengono però coperte quasi completamente dalla voce tonante dell’anziano, che corre felice come un bambino incontro a Bak, con le braccia spalancate.

“Onorevole Ba~k!” esclama, mentre fontane di lacrime gli sgorgano dagli occhi “Vi stavo cercando per mari e per monti! Mi siete manca~to!”

“W-wong, mettimi giù!” farfuglia Bak Chan, cercando di liberarsi dall'affettuosa stretta del suo assistente. “Mi stavi cercando? Bravo! Ah, è proprio vero, il team della mia Sede è così meravigliosamente multitasking da fare più cose contemporaneamente... riuscire a fermare quel moccioso mentre mi cercavi, che colpo di genio! Visto, Komui? Altro che la tua Scientifica!”

“Vedo, vedo... devo dire che il suo intervento è stato provvidenziale, Wong… ma cosa ci fa qui coperto di sabbia, ragnatele e con gli abiti laceri? Sembra abbia attraversato il deserto del Sahara!” chiede Komui, aggiustandosi gli occhiali sul naso per analizzare meglio lo strato di polvere che ricopre l'anziano.

All’osservazione di Komui, Wong lascia cadere di botto Bak e stringe i pugni tremanti accanto al viso, quasi piegandosi su se stesso per la commozione. “Per cercare l’Onorevole Bak, io l’umile suo servitore, Samo Han Wong, HO attraversato il deserto del Sahara! Capite?!” scatta poi, afferrando Lavi che stava cercando di sgattaiolare via e agitandolo come una maracas “L’Onorevole Bak mancava dalla Sede da ben due giorni!”

“A-aiut-aiutomollami” mugola Lavi, riprendendo improvvisamente conoscenza “Ho il mal di mare~!”

“Wong, non lo lasciare! Prima lo devo conciare per le feste per essersi avvicinato troppo alla splendida Linalee-chan!”

“Per una volta sono d'accordo con BakaBak, non mollarlo!”

Spronato dal suo onorevole superiore, Wong si prepara ad eseguire (pur non capendo come mai un tizio tanto insignificante sia d’interesse per il nobile Bak), quando il viso ormai bluastro di Lavi viene nascosto dalla figuretta agile di Linalee. La cinesina se lo stringe al seno, dopo averlo raggiunto attivando la propria Innocence e servendosi della stessa anche per tenersi sollevata nell’aria quel tanto che basta per ovviare all’altezza considerevole delle braccia dell’uomo.

“Wong-san, ti prego non far del male a Lavi-kun!” esclama la ragazza, rivolta all’anziano. Quindi si volta severa verso di due Supervisori, gelati sul posto dal suo intervento. “E voi Komui-nii-san e Bak-san, per favore! Comportatevi in maniera consona alla carica che ricoprite!”

“Ma Lenalee-chan, è lui che ha iniziato avvicinandosi a te!” piange melodrammaticamente Komui, mordendo un fazzoletto uscito da chissà dove.

“E' vero, è lui che ha osato sfiorare un dolce fiore quale sei tu, oh soave!” indica rabbioso Bak Chan, riempiendosi al contempo delle sue solite macchie pruriginose.

Nonostante le proteste dei due, Linalee a sorpresa non risponde, ma si limita a scuotere la testa; quindi alza gli occhi oltre le loro sagome e accenna lievemente di sì col capo.

Meno di un secondo e, senza sapere né come né perché, Komui e Bak si trovano inchiodati al muro, Mugen che unisce in una diagonale affilata le loro gole e gli occhi severi di Kanda a scoraggiare ogni tentativo di resistenza.

Mentre Reever e Johnny si avvicinano lentamente, non troppo ma abbastanza per controllare che Komui resti il più vivo possibile, la capoinfermiera scuote la testa sconsolata cercando bende e cerotti nel suo kit per il pronto soccorso.

Lavi ha ripreso fiato, ma nonostante i traumi non riesce proprio a stare zitto. Il suo istinto di sopravvivenza dev'essere evaso anni prima: alzando gli occhi verso l'amica la ringrazia (non senza arrossire leggermente, ma il rossore va a confondersi con il ritorno della circolazione) e cerca di rialzarsi in piedi, esclamando sovrappensiero un affaticato ma allegrissimo “Grazie Yu-chan, mi hai salvato la vita!”

Anche la reazione di Kanda è altrettanto istintiva (il selfcontrol del giapponese è probabilmente andato a far compagnia all’istinto di sopravvivenza del rosso): con un movimento fulmineo punta la katana alla gola di Lavi, senza per questo lasciar liberi i due Supervisori ma anzi schiacciandoli nervosamente e con tutta la sua forza contro la parete, servendosi del fodero di Mugen.

Il corridoio piomba nel silenzio, e anche il rotolo di garza che è appena caduto dalle mani della capoinfermiera sembra far più rumore di un vaso lanciato per terra.

Silenzio, poi un urlo in rapido avvicinamento

“Yu-ku~n! Non fare così~!” ulula il generale Tiedoll, correndo disperatamente verso il proprio figlioccio. Non può permettere che si complichi la vita perdendo il controllo in quel modo, no?

Sentendo gli strepiti del generale, Linalee alza subito gli occhi dal viso cinereo di Lavi e li punta su Kanda, stupendosi nel vederlo non solo altrettanto pallido (perfin più del solito), ma anche nel notare un lievissimo tremito di mal celata rabbia nella mano con cui stringe spasmodicamente il fodero – con cui tra l’altro sta schiacciando sempre più forte i supervisori contro il muro.

“K-Kanda-kun…?” soffia piano, temendo l’esplodere della furia che il giapponese, per rispetto al maestro, sta trattenendo.

Lui non risponde né dà cenno di averla sentita ma all’improvviso, talmente in fretta che nessuno fa in tempo ad accorgersene, Bak e Komui vengono liberati dal blocco e si trovano afflosciati per terra, tossendo per riprendere fiato, mentre la bandana che Lavi porta al collo e la maglia che indossa sono aperte in due, senza però che sulla pelle del rosso ci sia il minimo graffio.

Ora Kanda è in piedi immobile, braccia distese lungo il corpo, katana in una mano e fodero nell’altra. Non trema più, ma il fatto che tenga gli occhi serrati e la testa bassa non depone molto a favore del suo livello di autocontrollo.

Ancora shockato dall'urlo dell'anziano generale, e ancora di più dall'epilogo della «caccia al coniglio» (coniglio che deve ancora pagare, ma non può finché è incosciente... non sarebbe corretto!), Allen si avvicina lentamente a Kanda con le mani alzate e i palmi aperti verso di lui in segno di pace, frapponendosi tra lui e i due Supervisori.

Mentre la capoinfermiera e Reever trascinano via i due infortunati e Linalee allontana per precauzione lo svenuto Lavi, Allen continua con la diplomazia.

“Ehm... Kanda... che ne diresti di, ecco... mettere via Mugen? Non possiamo permetterci di eliminare recensori preziosi, non credi anche tu?” dice, cercando di guardarlo negli occhi per leggere la risposta alla sua considerazione. L'inglese spera sempre che la poca voglia di recensire del giapponese sia sufficiente a evitare nuovamente il massacro.

Lo spadaccino volta lentamente gli occhi verso di lui, ma la sua espressione non è granché rassicurante. “Tu fa’ tacere quell’esaltato che si crede mio padre e fa’ in modo che questi tre deficienti la piantino di fare casino. Poi ne riparliamo” sibila infine, la voce sempre gelida ma nel cui sottofondo si avverte una punta di esasperazione – la pazienza di Kanda è davvero arrivata al limite…

Allen annuisce, arretrando e tirando un sospiro di sollievo. La tragedia, però, è stata solo rimandata: per evitarla del tutto dovrà fare un bel discorsetto ai due Supervisori e a Lavi, appena si saranno ripresi. E per quanto riguarda il generale Tiedoll... forse potrà riuscire a convincerlo a calmarsi un po' spostando la sua attenzione su qualcosa per la quale prova lo stesso amore che dimostra nei confronti dei suoi allievi...

Mentre Tim si avvicina a tutta velocità con le nuove recensioni, un sorriso nervoso si disegna sulle labbra dell'esorcista dai capelli bianchi. Beh, non sarà una passeggiata, ma convincere la signorina Fay a regalare il Tondo Doni al generale Tiedoll non può certo essere più difficile di evitare un massacro, no?

 


 

§ Cara Mohran,

sono contento che capitolo e dango ti siano piaciuti ^^

Hai visto tutto l'anime? Oh, qui ti consigliamo tutti quanti di leggere anche il manga, ti assicuriamo che merita tantissimo (e non solo perché ne siamo i protagonisti, eh XD ). Se non vuoi stare a rileggerti tutto da capo puoi sempre cominciare dal capitolo 159, fino al capitolo precedente corrisponde all'anime ^^

Per quanto riguarda quest’ultimo capitolo sì, hai ragione: finalmente sono riuscito a dire a Kanda quel che penso! È sempre meglio dire tutto, sennò si rischia di complicare cose che si potrebbero risolvere con facilità ^^

Di nuovo benvenuta in famiglia, e anche Tim ti saluta tanto!

Un abbraccio,

Allen

 

PS: Ah, il baKanda dice che se vuoi capire meglio i suoi pensieri nella mia Stanza Segreta ti conviene leggere il manga, anche se ti ci vorrà un po', dato che viene spiegato tutto (quasi tutto... insomma, qualcosa) solo nelle ultime Night. Ora sta cacciando quattro accidenti, ma tanto so che è contento di essere il tuo personaggio preferito... Solo non lo ammetterà mai né a se stesso né al mondo ^^

 

Gentilissima Mohran,

sono felice che qualcuno apprezzi la mia vena recitativa... era anche ora! Ti assicuro comunque che non c'è alcun rischio per il caro Allen-kun, se le cose continuano così sarà qualcun altro a dover scappare dai miei Komurin...

Ho recapitato il tuo messaggio a Jerry, dice che ti manderà per posta un pacco con alcuni dei suoi piatti migliori e che «farà il possibile per le due teste di rapa» (che avrà voluto dire? Boh..)

Alla prossima!

Komui Lee - Supervisore

 

Mohran,

è vero, Linalee-chan non mi piace, mi stra-piace! È lei la donna ideale per una meraviglia di uomo quale il sottoscritto!

Ti dirò, credo proprio che l'orticaria sia la diretta conseguenza dell'impossibilità di starle accanto... solo convolando a giuste nozze guarirò definitivamente da questo imbarazzante e fastidioso problema! E poi tra me e Fou non c'è niente. Nulla di nulla. Si diverte a prendere in giro il grande me, non vedo come potrebbe amarmi... bah.

Cambiando argomento, non so se i Noah appariranno. Passo la domanda alle autrici, che però tendono sempre a rispondere cose come “chi ci sarà vedrà”. Mi sa che ti tocca andare avanti a leggere, quindi... buona lettura!

Bak Chan - Supervisore Sede Asia

 

PS: ti saluta anche Wong, che mi sta facendo da tavolino mentre scrivo. Che subordinato efficiente, eh?

 

Onorevole Ba~k! Quale onore mi rende citandomi nella sua recensione! *piange come una fontana”

E lei, cara ragazza, apprezzi la meravigliosa recensione del nobile Bak-sa~n!

Samo Han Wong – Umile servitore dell’Onorevole Bak Chan

 

§ Gentilissima Madamigella Retsu,

invero la Vostra nobiltà d’animo Vi fa immenso onore e voglio pregiarmi del riguardo che Voi dimostrate nei miei confronti abdicando al Vostro nobile desiderio per proteggere la mia persona.

Sono invero ancora in fervente attesa per la consegna della statua; in caso di assai poco nobili disguidi, sarà tuttavia mia cura non importunarVi inutilmente.

Bacio la mano con devozione.

I miei rispetti,

Barone Alaister Crowley III

 

Carissima Retsu-nee-chan,

che piacere risentirti! ^^ Ti ringrazio per i complimenti e per l’apprezzamento che dimostri verso di me, la cosa mi fa onore! Anche se non capisco a cosa alludi quando parli di una parte di me che dovrei mostrare più spesso… *espressione perplessa*

Mi fa davvero tanto piacere sapere che apprezzi la signorina Fay. Sai, all’inizio tutto noi abbiamo faticato un po’ ad accettarla, perché era molto sulle sue, ma adesso che la conosciamo possiamo dire che è davvero una brava persona!

Ti abbraccio stretta stretta.

Linalee.

 

Cara Retsu-chan,

ecco, sono contento che la mia risposta ti sia piaciuta e che Neko-chan abbia gradito la scatoletta! ^_^

Spero anch'io che le cose si risolvano, voglio davvero bene ad Allen-kun e mi dispiace vederlo triste o pieno di problemi...

Ah, ora che i ci fai pensare, per quanto riguarda il vestito da crocerossina che gli hai spedito mi sono preso la libertà di  modificarlo leggermente! Purtroppo però anche adesso si rifiuta di indossarlo... È più timido di me, a volte, non è tenero? Comunque se non ti scoccia penso che potrei utilizzare il modello come base per le prossime divise.

Ti ringrazio tanto e ti mando un abbraccio,

Johnny

 

§ Wow Gen! Cavolo, certo che te fai le cose alla stragrande! Figata! Hai decisamente avuto un’idea troppo ganza… mi sa anche a me che Jerry ha bisogno di una vacanza. Con tutto quel che mangia fratellone pianista lo esaurisce…

Spero che il pacco arrivi presto.

Ci becchiamo alla prossima!

Timothy Hearst, 9 anni – esorcista

 

Carissima Genesis,

devo essere onesta… il triangolo no, non l’avevo considerato! Ma, come si dice, la matematica non è un’opinione, di conseguenza non vedo perché quell’intreccio non possa funzionare… certo, Crowley-san è un po’ intestardito nel ricordo di quel suo vecchio amore (cosa encomiabile, per carità, ma la vita continua!), quindi sarà difficile, ma mi applicherò a che tutto vada per il meglio.

Ah, le convivenze forzate sono sempre un’ottima cosa… la terrò aggiornata sugli sviluppi.

Saluti,

gen. Klaud Nine

 

Gentilissima Genesis-chan,

e se chiedessi alla capoinfermiera di consigliarmi un tranquillante naturale? Magari con una buona camomilla il mio Yuu-kun potrebbe diventare più collaborativo ç_ç

Intanto la cara signora mi chiede di riferirti che i risultati degli esami di Bak-san hanno avuto esito negativo, quindi pensa proprio che i disturbi che affliggono il Supervisore siano più di natura psicosomatica che altro.

Mh... e se provassimo con un po' di valeriana?

Un caro abbraccio,

Gen. Froi Tiedoll

 

Cara Genesis,

speriamo, guarda, speriamo. È più facile svendere tutto e raggranellare qualcosa piuttosto che mettere al lavoro Komui! Se poi due teste calde a caso si ostinano a far danni durante le loro litigate, mi sa che da questa situazione di bilancio in rosso non ne usciamo proprio più. Mah, speriamo che le cose si sistemino per tutti.

Un saluto da tutti noi,

Reever

 

§ My dear Queen Robin,

non piangere, su! *allunga fazzoletto* È vero, quei due sono due autentici cretini quando ci si mettono, ma è anche vero che sotto sotto si vogliono ben-... si stimano molto! (Io le vedo, certe cose... non per niente sono un apprendista bookman! ^^) Vedrai che tutto andrà per il meglio (o almeno spero).

Grazie infinite per il supporto, qui sembra proprio che prendersela con il sottoscritto sia diventato sport nazionale... bah, per fortuna ci siete voi fangirl che mi date la forza di tirare avanti!

Un abbraccio stretto stretto,

Lavi - apprendista bookman

 

§ Carissima Flowermoon,

che consolazione vedere che qualcuno comprende le mie preoccupazioni riguardo lo sperpero di denaro!

Mi permetta però di suggerirle di non farsi troppo impietosire da Bookman Jr., sono convinta che le sue siano tutte scene per conquistare il cuore della signorina Linalee… ah, Klaud ha proprio ragione quando dice che lui le muore dietro!

Quanto all’impiego dei fondi ricavati dalla vendita degli arredi e delle suppellettili del gen. Cross, sinceramente dubito possano bastare a ripianare anche una minima parte dei debiti di quell’uomo. Mi spiace per Walker, ma quello è un problema suo. Avesse tenuto d’occhio il suo maestro a tempo debito, ora non avrebbe di questi problemi!

La saluto cordialmente,

Bridget Fay – Segretaria (ormai oltre l’orlo di una crisi di nervi) del Supervisore

 

Cara Flowermoon,

devo riconoscere che lei ha ragione dicendo che il giovane Walker dà sempre del suo meglio. Solo temo che, a lungo andare, un atteggiamento del genere possa fargli più male che bene. In questa faccenda di Kanda ha avuto fortuna, ma è solo grazie alla particolare natura dello spadaccino se non ci è scappato il morto…

E, sì, lo ammetto: sono curioso quanto lei di capire come quei due ne verranno fuori. Perché sinceramente ho i miei dubbi che sia stato davvero tutto appianato, soprattutto a livello psicologico.

Saluti,

Howard Link

 

§ Cara Liar,

non c'è bisogno di preoccuparsi se ti capita di saltare una recensione... cose che capitano, con la vita frenetica del giorno d'oggi! Prova anche tu un po' di valeriana contro l'ansia, funziona!

Certo, capitoli del genere potrebbero evitarseli, le autrici, ma poi è anche vero che non sarebbero realistici (e qui, il realismo, vuole essere uno dei punti caratteristici di tutta l'opera!). 

Mistral e Lety ringraziano per i complimenti, e aggiungono arrossendo che no, loro nel futuro non riescono a leggere, ma adorano perdersi in lu~nghe disquisizioni sullo svilupparsi della vicenda... è così che sono nate anche queste storie - esclusivamente da un lavoro di brainstorming intensivo sui pochi dati che la sensei ha lasciato loro! Poi, va da sé, ci vuole anche un pizzico di fortuna.

Sperano comunque di mantenere alto l'onore del fandom anche con le prossime storie... facci sapere se ci riescono o no, ok?

Un abbraccio,

*solita firma incomprensibile* - Capoinfermiera dell'Ordine Oscuro

 

§ Carissima Bloodberry Jam,

mi spiace contraddirla, ma posso assicurarle che le opere d’arte nella camera del generale Cross sono tutte autentiche. Come ci siano arrivate è cosa ignota persino a noi Bookmen, ma nessuna replica, per quanto perfetta, può ingannare il nostro occhio allenato.

La invito inoltre a non preoccuparsi troppo per il mio stupido apprendista. È tanto idiota quanto di pellaccia dura, quindi non ci sono rischi. Piuttosto la prego di scusarla se oggi non le risponde, ma il golem di Walker gli ha assegnato un altro incarico.

Le faccio i miei migliori auguri mentre si accinge ad affrontare gli esami di maturità.

Saluti,

Bookman Sr.

 

§ Mizukage cara,

grazie per il tuo continuo supporto! Mi impegnerò al massimo, te lo prometto, così sarete tutti fieri di me!

Saluti e abbracci anche a te,

Miranda

 

Gentile Mizukage,

le riporto quanto detto dall’autrice Mistral al leggere la sua recensione: “Argh! Voglio una giornata di 62 ore!”. Dopodiché è fuggita via urlando. Quindi ritengo di poter dire che, sì, siete in una situazione quantomeno affine.

Ragion per cui non le sottraggo tempo prezioso e la saluto.

Alla prossima recensione e mi faccia sapere che ne pensa degli sviluppi della situazione.

Cordialità,

Noise Marie

 


 

Ritirate e restituite le recensioni a Timcanpy, Allen prende il coraggio a quattro mani e si avvicina alla signorina Fay, testa china e sguardo a terra.

“Ehm... Signorina Fay, potrei chiederle una cosa?” inizia, titubante. Non sa cosa aspettarsi dalla donna, che purtroppo ha già dimostrato di essere (con tutte le ragioni, peraltro) psicologicamente provata dal ruolo che le è stato attribuito dopo la riorganizzazione della sede principale. Sa solo che, al momento, teme più lei che Mugen.

Sentendosi chiamare, la donna si volta di scatto verso il ragazzo, trattenendosi a stento dal rispondergli con un ringhio – non è che ce l’abbia con Allen, per carità, è solo che con questa faccenda delle recensioni (che pure alla fine ha imparato ad apprezzare, per quanto portino via un sacco di tempo) unita all’idiozia cronica di Komui e a diecimila altri impedimenti, ha i nervi un po’ tanto a fior di pelle.

Il movimento repentino spaventa l'esorcista dai capelli bianchi, che arretra istintivamente per mettersi al riparo. Vista l'assenza di altri gesti inconsulti, però, Allen decide di continuare con il «piano» e avanzare la sua proposta. È fermamente convinto che sia l'unico modo per scongiurare una strage... “Ecco... per evitare altri... come dire... disguidi, sì, stavo pensando che forse... forse sarebbe il caso di distrarre in qualche modo gli elementi critici del gruppo per tenerli più calmi e sotto controllo. Lei che ne dice?”

“Gli elementi critici?!” esclama lei in risposta brandendo la penna minacciosa sotto il naso di Allen “Gli elementi critici, dice lui!” continua poi, tanto nervosa da dimenticare perfino il «lei» di cortesia che ha sempre usato “Vuoi dire il 90% dei componenti di questo gruppo assurdo! E sentiamo, cosa proporresti?”

“Eh... ecco... a parte tenere separati i due Supervisori da loro stessi e da Lavi, e dissuadere Lavi stesso dal parlare senza prima ragionare, credo che sarebbe cosa buona e giusta indirizzare l'eccessivo entusiasmo del... ehm... generale Tiedoll verso qualcosa di diverso. Non saprei... ad esempio potremmo, giusto per distrarlo un po' ed evitare reazioni inconsulte da parte di Kanda, regalargli quella replica del Tondo Doni che era appesa in camera dello Shisho...”

Allen si guarda attorno, vedendo che alle sue parole il generale più anziano si è già leggermente calmato e non sta più allagando il corridoio, ora che è bello concentrato a riprodurre su carta tutte le delicatissime tonalità dell'artistico livido che comincia pian piano ad apparire sui petti di Bak e Komui i quali, dopo essersi guardati in faccia alle parole del giovane esorcista, hanno deciso di trovare temporaneo riparo dietro la schiena della capoinfermiera.

Lavi, d'altro canto, non sembra aver sentito nulla di quanto proposto dall'amico. È troppo preso a guardarsi attorno per escogitare un nuovo piano di fuga.

Quando l’esorcista albino riporta gli occhi sulla segretaria di Komui, non sa bene come interpretare il luccichio folle che le vede in viso. Nel silenzio teso che segue, interviene pacato Bookman Sr. “Walker, ritengo corretto informarla che quella appesa in camera del suo maestro non è una banale replica del Tondo Doni… bensì l’originale…”

A quelle parole, una cappa di gelo sembra precipitare sul gruppo; solo Timothy - che nella sua «carriera» di ladro ha imparato a valutare cinicamente le opere d’arte pur non avendo perso la spontaneità tipica dei bambini – trova la forza di commentare con un fischio acuto e prolungato. “Mannaggia la miseria! Quel coso vale un sacco di soldi!”

“I-invero lo credo anch’io, giovanotto…” sussurra Crowley, il primo a riprendersi almeno un po’.

I loro commenti, tuttavia, sembrano avere l’effetto di svegliare il can che dorme – ovvero Bridget Fay. La signorina prima sbianca in volto, poi scatta come una molla, rovesciando addosso ad Allen tutta la furia accumulata e repressa che ha in corpo. “Una r-replica?! Tu sei davvero convinto che quella tela sia una REPLICA?! Allora quell’irresponsabile anarchico truffatore del tuo maestro non ti ha insegnato proprio niente?! Quello è il Tondo Doni originale, maledizione! E non posso assolutamente permettere che venga regalato a… ad un artista mezzo pazzo, per di più uomo di Chiesa, che in teoria non dovrebbe avere inclinazioni verso beni materiali di questo genere!”

Alle parole della signorina Fay le reazioni sono tutte abbastanza simili. Johnny, terrorizzato, si nasconde dietro Reever. Anche il caposezione, che abbassa gli occhi intimorito: non pensava che una signorina tanto distinta come lei potesse perdere il controllo in quel modo.

Lavi ingoia un paio di battute sull'incapacità di Allen di distinguere un quadro originale da una copia, limitandosi a portarsi buono buono accanto a Bookman Sr.

L'esorcista maledetto impallidisce, colpito dalla rabbia della donna e forse anche un po' piccato per le nemmeno troppo velate offese al suo Shisho e al generale Tiedoll. Ed è questi, in effetti, a reagire nel modo peggiore di tutti. Dopo aver interrotto bruscamente l'esperimento di «disposizione artistica dei Supervisori», con tanto di consulenza della collega Klaud e la collaborazione di Marie con il Noel Organon (il dubbio era: meglio un livido continuo in linea retta tenendo Komui a sinistra e Bak a destra o due lividi paralleli tra loro invertendo i due?), l'artista si alza a terra, lo sguardo chino, la matita con la quale ha abbozzato i suoi schizzi che rotola per terra. Quando solleva il viso, vedono tutti chiaramente che c'è rimasto male: enormi lacrimoni gli scendono per le guance, inzuppandogli perfino i baffi, prima di trasformarsi improvvisamente in due fiumi in piena.

Il generale Tiedoll scoppia in un pianto a dirotto, e a questo punto anche le lacrime di paura di Miranda, che ha trovato rifugio con Komui e Bak dietro la schiena della capoinfermiera, sembrano poca cosa. Subito Wong si precipita accanto a loro, cercando di consolare l’onorevole Bak (ma in realtà probabilmente ottenendo solo di agitarlo di più, nonché di accrescere la confusione).

Tanto per peggiorare le cose, poi, anche Timothy scoppia a piangere, scosso per l'improvvisa esplosione emotiva della donna (e fa niente se non è una reazione per nulla ganza! Il ragazzino ci è rimasto malissimo, che cavolo!). Linalee gli si affianca premurosa, cercando di consolarlo, ma senza nel frattempo perdere di vista gli altri – accidenti, qui la situazione sta degenerando! Come ha fatto a non accorgersi prima del nervoso che stava accumulando la signorina?

Nel casino generale, la Fay pare invece essersi calmata; ma proprio mentre Link sta per dichiarare lo scampato pericolo, Kanda sembra giunto al suo limite di sopportazione della confusione: sotto lo sguardo atterrito di Crowley (l’unico ad essersi accorto del suo movimento repentino), lo spadaccino scatta in piedi.

Il vampiro non fa nemmeno in tempo ad esordire col suo solito “Invero Kanda-san…”, che il giapponese sta già incenerendo il gruppo con lo sguardo. “La volete smettere tutti quanti di fare scenate isteriche?” sibila “Se questa è esaurita, peggio per lei, ma piantatela di rompere l’anima a me!”

Il silenzio incredulo e/o terrorizzato che scende sulla sala, viene spezzato solo dal commento mormorato di Bookman Sr., un commento che non promette nulla di buono. “Pessima mossa e soprattutto pessimo tempismo, Kanda…”

La signorina Fay infatti si volta inviperita verso lo spadaccino, quasi ringhiando. “E così io sarei esaurita, eh! Ma bene, parla lui! L’uomo più calmo del mondo! Quello che fa scoppiare una guerra solo perché si è svegliato con la luna storta! Vorrei vedere te al mio posto, a correre dietro tutto il giorno ad un Supervisore che non supervisiona proprio un bel nulla, ma preferisce passare il tempo a rimbeccarsi con quell’altro perditempo suo pari!” strilla, indicando nervosamente Bak e Komui “Per non parlare poi di certi che, invece di fare il loro lavoro di osservatori imparziali, passano il tempo a dire idiozie e a farsi menare dal mondo! E io non dovrei essere esaurita…”

Link, durante lo scambio di battute velenose tra la signorina Fay e Kanda, si è avvicinato alla donna cercando di attirarne l'attenzione per riportarla alla calma, ma i suoi pacati tentativi di interrompere il fiume di parole dei due non hanno sortito alcun effetto.

Perso l'ultimo briciolo di distaccata e autorevole pazienza, l'ispettore si trova infine ad urlare a sua volta in direzione della donna che, sentendosi finalmente chiamare, si gira verso di lui sibilando un “Howard, non è il momento! Sto riportando un po’ di disciplina in questo dis-...” 

La frase della segretaria del Supervisore si perde in un mormorio sommesso quando il biondo, ignorando volutamente la sua risposta, la attira a sé per farla tacere nel più dolce dei modi possibili.

Nel corridoio torna finalmente il silenzio, appena intaccato dai commenti bisbigliati delle donne presenti, e anche quando il bacio si interrompe nessuno dei due ha più la forza - il fiato - di dire alcunché.

L'atmosfera, comunque, benché piena di imbarazzo è sicuramente più leggera di prima.

Mentre i due piccioncini arrossiscono oltre l'inverosimile, le donne sorridono raggianti. Anche i ragazzi e gli uomini non riescono a reprimere una leggera smorfia di sollievo, cercando comunque di tenere lo sguardo ben lontano da Link e dalla signorina Fay.

Reever scuote la testa, rassegnato alle stranezze che lo circondano. “Beh, se non altro la tragedia è stata rimandata anche stavolta” commenta a mezza voce, asciugandosi la fronte sudata.

“Anche stavolta? Ma... non pensavo che qui fossero tutti così pazzi, caposezione...” risponde a bassa voce Johnny, sedendosi vicino a lui. “Non è che ci conviene usare i soldi che guadagneremo dalla vendita dei quadri e dei mobili per pagare un buon psichiatra?”

 

 

 

Anata ga Koko ni Iru Riyuu

(La ragione per cui sei qui)

 


 

Capitolo 13

Scavi nell’anima alla ricerca di un perché

 

“Frena moyashi, avrai tempo dopo per spiegare. Dovresti prima andare a parlare col tuo amico Link, no?”

“Oh cavolo, e ora? Cosa gli dico?”

“Ehi mammoletta, Mugen è ancora nel parco?”

 

Panico. Comincio ad agitarmi, cercando inutilmente di capire quanto tempo è passato da quando sono uscito dalla stanza dove Leverrier stava facendo colazione. Mh, per fortuna ho mandato Timcanpy a rassicurare Link, sennò scommetto che a quest’ora avrebbero già mandato una squadra a cercarmi (in ogni caso mi conviene muovermi a tornare in camera [la fortuna mi ha già assistito abbastanza, per oggi]). Non devono trovarci qui, accidenti! Certo, non possono entrare senza che il sottoscritto apra un gate diretto per questa stanza, però... 

Faccio scorrere nervosamente lo sguardo per la stanza, fermandomi a fissare Kanda.

Sono talmente concentrato sulle mie divagazioni mentali da sentire a malapena la sua domanda, ma se non altro mi accorgo benissimo che qualcosa ancora non va. Si è tirato a sedere, muovendosi con cautela (in fondo la ferita si è appena richiusa [e magari fa ancora male]), ma mi preoccupa il modo in cui ha spostato il braccio dalla parte offesa. Sembra quasi che non riesca a controllarlo (la cosa non mi piace, ma non posso fare a meno di sperare [di nuovo] in quel tatuaggio).

 

“Eh? Mugen? Oh, sì, ho detto a Timcanpy di prenderla e di portarla via da lì, assieme alla tua casacca... Piuttosto, qualcosa non va?”

“Ok. Sarà meglio che sia al sicuro”

 

Cazzo, deve aver notato che non riesco a muovere il braccio… beh, se anche fosse non voglio certo dargli corda, abbiamo altri problemi di cui occuparci. E ora che ho la certezza che Mugen è in buone mani (anche se quel golem mi lascia sempre perplesso), posso farlo.

 

Lo guardo male, scocciato perché ha palesemente ignorato la mia domanda (sospiro mentalmente...  dovrei smettere di fargli domande alle quali sono sicuro non risponderebbe [quasi tutte quelle personali, insomma]), ma non posso certo dire di non essermelo aspettato... decido quindi di far finta di nulla. Anche perché è troppo preso nei suoi pensieri per notare il mio disappunto.

 

Possiamo far passare il sangue sulla sua divisa come conseguenza di una ferita d'allenamento... un allenamento tra me e lui?

 

(L'idea è talmente assurda

che lascia stupito perfino me

[e allora da dove l'ho tirata fuori?]

Le poche volte che ci siamo allenati assieme

è andata a finire in rissa

[e non stavamo scherzando…

è sempre così tra noi]).

 

Vorrebbe dire tornare, inevitabilmente, a stringere i rapporti tra noi (ma non avevo deciso di tagliarlo fuori dalla mia vita? [Ora che l’ho visto così simile a lui non ce la faccio])... vorrebbe dire rischiare ancora che succeda quel che è successo ieri, vorrebbe dire aprire una breccia nella mia corazza (quello l’aveva già fatto da solo [come lui])… sono sicuro di volerlo?

 

(Sì, perché non voglio che finisca come lui

[lui aveva perso il controllo e io non ho saputo fermarlo]

e quel che è successo a Walker prima

suonava come un’inquietante replica di quel giorno

[entrambi hanno perso il controllo, entrambi per me sono...])

 

Mi rendo conto di essere tornato di nuovo al punto di partenza (lo stesso dell'altra notte [quasi lo stesso di 9 anni fa]) e di dover prendere una decisione che, in un modo o nell'altro, avrà delle conseguenze. Ma se davvero scegliessi di rinsaldare quel patto che ho stretto con lui l'altra notte (di provare a proteggerlo da se stesso [come non ho fatto con lui, Alma…]), devo avere l’assoluta certezza che non cambierà idea alla prima difficoltà.

 

“Comunque ti stavo allenando con la spada… hai una tecnica penosa”

“Mi stavi... allenando?”

 

Sì, potrebbe andare come scusa. Certo, potrebbe suonare abbastanza strano che Kanda decida di farmi da maestro, ma Link sa benissimo che tra noi le cose non sono come sembrano... Potrebbe funzionare...

 

“Ehi, aspetta, non è vero che ho una tecnica penosa!”

“Sì, in effetti hai ragione: non hai una tecnica e basta”

 

Gli sorrido beffardo, divertito dal broncio infantile che si mette in faccia.

Comunque mi auguro che capisca dove voglio andare a parare (perché in quella frase c'è molto di più di una presa in giro o della scusa da rifilare a Link [c'è qualcosa che non riuscirò mai a dire chiaramente]). Ci mette un po', ma alla fine sembra che ci arrivi.

 

“Comunque come scusa dovrebbe funzionare, sì... ma per i prossimi giorni che gli dico? Quando vedrà che non ci alleneremo più assieme potrebbero venirgli dei dubbi...”

 

Mi gratto la tempia, pensieroso. Strano che Kanda non ci abbia pensato, in effetti. A meno che... Nah, sarebbe troppo bello per essere vero (o forse no? [vorrebbe dire che...])... 

 

No, mi correggo, non ci è ancora arrivato. Guarda che non è così difficile, moyashi: quella è la mia mano tesa, anche se devo ammettere di non essere così sicuro della mia scelta (ma l'istinto mi dice che è giusto così [perché tu somigli troppo a lui e non voglio che finisca di nuovo come allora] e io mi sono sempre fidato dell’istinto)

Inclino la testa su una spalla e lo fisso, stringendo gli occhi. Se non riesce a cogliere da solo il sottinteso delle mie parole, vuol dire che non gli importa poi così tanto del mio aiuto (andrebbe bene anche così [mi tirerei indietro?])

 

Sempre seduto sullo sgabello mi metto a dondolare avanti e indietro con le gambe, riflettendo in silenzio e segretamente aspettandomi altre idee da parte sua (non so cosa fare [la sua sembra la sola opzione possibile, ma...]).

Sospiro, ed è l'unico rumore nella stanza. Mi aspetto che continui a parlare, e dopo qualche attimo alzo lo sguardo perplesso. Kanda è lì, seduto sul divano, che mi sta fissando con gli occhi ridotti a due fessure.

Questo vuol dire solo una cosa: è completamente serio e si aspetta una risposta altrettanto seria da parte mia.

Arrossisco di colpo, prima per l'imbarazzo di aver dubitato di lui (è che sembrava troppo bello per essere vero [...in questi casi è piacevole ammettere di aver sbagliato!]), poi quando mi rendo finalmente conto di tutte le implicazioni di una scusa di questo genere (vuol dire che, sì, vuoi avere ancora a che fare con me [vuol dire che mi stai dando un'altra possibilità!]).

Cerco di darmi un tono, rimettendomi in piedi e dandogli le spalle, mentre sistemo lo sgabello al suo posto. Quando mi giro verso di lui il rossore è ormai scomparso, anche se la speranza che si è riaccesa mi riscalda da dentro. Sbuffo e incrocio le braccia.

 

“Domani dobbiamo proprio allenarci con la katana? Non posso cominciare con qualcosa di più simile alla mia spada?”

 

E il broncio si trasforma, senza che io me ne accorga, in un sorriso.

 

Alla fine ci sei arrivato, eh? (per un attimo ho pensato che non avresti capito [voluto capire])

Nel gioco di sottintesi che stiamo costruendo (perché sono ancora troppo diffidente [siamo entrambi troppo fragili] per chiamare le cose col loro nome), una cosa semplice come un allenamento sta assumendo un significato enorme, senza che nessuno dei due l’abbia detto apertamente (io sono fatto così: penso e agisco, non mi piace parlare [non ho le parole per farlo]).

Metto su un’espressione annoiata di circostanza e gli rispondo a tono.

 

“No, ed è inutile che ti spieghi il perché. Useremo una katana e basta. E adesso vai dal tuo babysitter, che altrimenti gli prende un colpo…”

“Uffa... Va bene, ho capito”

 

Gli rispondo, avvicinandomi al pianoforte e chiudendo gli occhi. So cosa fare per uscire di qui, ormai mi sono intrufolato in questa stanza tante di quelle volte (sempre di nascosto, non vogliono che mi ci avvicini troppo [non vogliono che io la utilizzi per fuggire da qui])… Allungo la mano verso i tasti bianchi e neri, e concentrandomi pigio leggermente sul do centrale. La nota si spande bassa nell'aria e quando il suono cessa, la sagoma di una porta si apre lungo la parete. 

Senza voltarmi indietro la raggiungo, fermandomi solo un istante per voltarmi e fare ciao-ciao con la mano a Kanda.

 

“Vado e torno, ok?”

 

Poi afferro la maniglia e apro la porta, entrando nell'oscurità del tunnel.

 

Appena sparisce oltre il gate, lasciandomi solo in questa stanza così assurda, prendo un profondo sospiro. Non starà via molto (non credo, almeno) per cui devo sfruttare questo momento per riordinare le idee (venire a patti con la mia scelta [capire come fare a proteggerlo]).

Nonostante l’ambiente abbia una temperatura gradevole continuo a sentire freddo (sono ancora debole [il tatuaggio cura le ferite, non le loro conseguenze]), per cui cerco in qualche modo di infilarmi il golf che il moyashi ha usato per coprirmi (e che ha preso il suo profumo, unito a quello di agrumi che pervade [chissà perché] questa stanza). Faccio un po’ fatica per via del braccio ancora irrigidito, ma noto (con sollievo) che pian piano sto ricominciando a riacquistarne il controllo (almeno adesso lo sento [anche se le dita sono ancora totalmente insensibili]).

Terminata l’operazione, mi alzo in piedi e inizio a guardarmi attorno: l’altra volta che sono stato qui (subito dopo la battaglia con i Noah) ero troppo stravolto da tutto quanto era successo per far caso all’ambiente. Nel frattempo, lascio vagare i pensieri.

Pensieri che, invariabilmente, convergono tutti su Walker e sull’ennesimo cambiamento che abbiamo (ho?) impresso al nostro rapporto. La decisione di tornare indietro all’altra notte (come se non fosse successo nulla [ma nel senso migliore della frase, imparando dagli errori commessi]) ammetto di averla presa, più che per istinto, dando ascolto ad una parte di me che credevo di aver cancellato nove anni fa…

 

(quando sono stato costretto

ad uccidere Alma

[quando ho dovuto scegliere

tra distruggere quel poco che avevo

o essere distrutto])

 

…ma a quanto pare mi sbagliavo. Ciò significa che non mi conosco e non so dominarmi così bene come credevo.

Un sorriso strano mi incurva le labbra mentre poggio l’avambraccio e la fronte contro lo specchio che occupa un’intera parete (quello specchio in cui il moyashi ha evitato accuratamente di guardare [perché lì vede il suo incubo]), socchiudendo gli occhi. Scotto, e il vetro gelido è una sensazione piacevole.

È inutile che continui a negare a me stesso le somiglianze tra loro due. Fino ad ora la bugia ha retto (ho voluto farla reggere), perché mi sono convinto che non avrei permesso che Walker mi si avvicinasse quanto Alma, ma lui l’ha fatto senza che io me ne accorgessi (non ho voluto accorgermene [perché forse in fondo… so che lui può capirmi?]) e oggi là nel giardino, ferendomi dopo aver perso il controllo di sé, ha rivelato la stessa debolezza di Alma: entrambi sono quello che qualcun altro ha deciso che loro fossero (anch’io sono così), ed entrambi stanno finendo schiacciati da quel qualcosa che hanno dentro… entrambi hanno cercato il mio sostegno e io ho già fallito una volta nell’intento di salvarli

 

(di salvare…

un amico?

[sì, Alma era un amico…

e anche Walker lo può diventare])

 

da se stessi e dalla follia. Non posso permettermi di fallire ancora. È per questo che devo (voglio) allenarlo con la spada.

 

Sembrano passare pochi minuti, anche se potrebbero essere di più (o forse potrebbero essere solo pochi secondi, chissà), quando il buio uniforme del passaggio che collega l'Arca con il mondo esterno si rischiara fino ad aprirsi nel bianco luminoso del giardino innevato.

Sorrido fra me e me, ben più calmo di quando, non molto tempo fa, ho fatto il percorso inverso. La breve passeggiata nella morbida oscurità di quel tunnel (tanto buio e indefinito da non permettermi di distinguere il basso dall'alto [anche se ormai dovrei esserne in grado, dopo tutte le volte che l'ho attraversato]) mi ha aiutato a ritrovare la calma.

Faccio un passo in avanti mentre il gate si richiude, la neve che scricchiola sotto i miei piedi. Fa ancora freddo, ma ha smesso di nevicare. Il timido sole di fine ottobre è uscito dal suo nascondiglio dietro alle nubi e ora illumina l'intero giardino, facendo brillare il manto bianco che lo ricopre.

Adoro la neve, e ancora di più i paesaggi innevati, ma non riesco proprio ad apprezzare quanto ho davanti agli occhi in questo momento. Non dopo tutto quello che è successo qui (e solo il cielo sa se riuscirò a osservare la neve con lo stesso sguardo, d'ora in poi [se riuscirò a non vederla più, mai più, contaminata dal rosso della vita di qualcuno]).

Starnutisco un paio di volte (devo aver preso il raffreddore) e poi sospiro, incupendomi, mentre mi avvicino all'albero che ancora porta i segni dell'incidente di prima. Passo le dita lungo l'incisione nella corteccia, macchiata del sangue di Kanda, poi appoggio la fronte al tronco e chiudo gli occhi.

Ora che lui è al sicuro (e sta bene [per fortuna]) posso preoccuparmi di capire cosa accidenti (mi) è successo (anche perché più tardi dovrò dargli delle spiegazioni [ma prima di tutto devo capire io]).

Provo a ripercorrere mentalmente la litigata, cercando di comprendere cosa esattamente abbia causato il mio errore. Tristezza e frustrazione si susseguono mentre ricordo le parole mie e di Kanda (quelle pronunciate [e quelle solo pensate]), ma arrivato al punto del ferimento tutto si fa confuso.

Non capisco: ricordo sì di aver pensato di non volere che Kanda se ne andasse, ma null'altro. Ok, se parto dal presupposto che l'Innocence si attiva secondo i pensieri consci e inconsci del compatibile è ovvio che si sia mossa di sua iniziativa in tal senso, ma… Volevo trattenerlo, questo è sicuro. Come era già successo quella volta, durante l'attacco al Quartier Generale, quando avevo fermato il Livello 4 (se ne stava scappando verso l'altra ala dell'Ordine [dovevo impedirglielo, in qualche modo]). Allora la mia Innocence si era attivata, ed ero riuscito a bloccarlo usando Clown Belt.

E allora perché questa volta è andata diversamente (perché si è attivata Crown Edge in modalità attacco [e non Clown Belt])?

Rialzo la testa, sollevando la sinistra e portandomela davanti al viso. Apro e chiudo la mano, girando il palmo su e giù. Non vedo nulla di diverso dal solito nella mia Innocence, e se chiudo di nuovo gli occhi e mi concentro un po' su di lei la sento tranquilla, non ostile.

Nessun problema, insomma.

E allora cos'è successo in quell'istante, quando per un attimo ho perso il controll...

Spalanco gli occhi e inizio a tremare. C'è solo una spiegazione logica a quanto è successo.

Ho abbassato la guardia (ed è inutile perdere tempo a ragionare sul colpevole [le parole di Kanda hanno avuto il loro peso, sì, ma non posso dire di non essermele meritate e comunque non è una buona scusa per perdere il controllo della mia coscienza]) e lui ne ha approfittato.

Scivolo a terra, la consapevolezza di essere più vicino del previsto al baratro, che mi schiaccia verso il tappeto di neve e foglie. Ma questa volta, più forte della paura di perdere me stesso, è il timore per coloro che mi stanno intorno (per Kanda). Ed è da quel timore e dalla rabbia che mi riempie al pensiero di ciò che «quello» potrebbe fare che nasce, forte e improvvisa, la determinazione di fermare a tutti i costi quell'essere.

Stringo i pugni, stringo i denti.

Non so quali siano i tuoi piani, bastardo che non sei altro. Il fatto che ti serva io (il mio corpo, come un guscio vuoto da usare all'occorrenza [e chi se ne importa se, ops, è già occupato]) è una cosa con la quale stavo cercando di venire a patti da un po’ (pian piano [inevitabilmente]). Fino a stamattina ero quasi rassegnato a questa infelice realtà, ma ora...

Ora tutto è cambiato. Non devi assolutamente, mai, per nessun motivo permetterti di fare del male ai miei amici. È per impedirtelo che qui e adesso, in questo giardino, ti giuro che lotterò fino alla fine. E lo farò con l'aiuto e il sostegno di coloro che mi vogliono bene (tu puoi dire lo stesso? [Sei solo, contro di noi]).

Mi rialzo in piedi, togliendomi la neve dai pantaloni, lo sguardo dritto al cielo che, ormai sgombro di nubi, sembra quasi volermi incoraggiare. È ora di rientrare, parlare con Link e tornare nella Stanza Segreta per spiegare tutto a Kanda.

E poi, una volta che tutto sarà tornato come prima... inizierò la mia battaglia personale per la libertà (e sono fermamente intenzionato a vincerla)!

Starnutisco di nuovo, mentre con piglio combattivo lascio il giardino per dirigermi verso la Home.

Rientro nell’edificio dalla stessa porta dalla quale sono uscito questa mattina, cercando di non farmi notare per evitare domande scomode (alle quali non saprei dare risposte convincenti [non senza raccontare la verità, almeno]). A proposito di domande scomode, non ho ancora pensato a cosa dire esattamente a Link (poveretto, sarà in pensiero [anche Timcanpy mi sta aspettando in camera mia con lui]).

Sospiro di nuovo, decidendo di non preoccuparmene particolarmente. In ogni caso non ho tempo di inventarmi niente, perché stranamente i miei piedi mi hanno appena portato davanti alla porta della mia stanza (dannato senso dell'orientamento, dovevi decidere proprio oggi di funzionare? [Mi fossi perso avrei avuto il tempo di riflettere meglio...]). E vabbè...

Alzo le spalle, e metto la mano sulla maniglia. La giro ed apro la porta entrando silenziosamente in camera, solo il rumore delle suole bagnate che segnano il ritmo dei miei passi. Mi chiudo l’uscio alle spalle, appoggiandomici contro. Link è seduto sulla sedia davanti alla finestra, immerso nella lettura di un libro di cucina, e non sembra accorgersi del mio ingresso... almeno fino a che mi scappa un nuovo starnuto (ok, mi sono preso un bel raffreddore [se mi ostino a uscire senza cappotto è anche normale...]).

 

“Bentornato Walker”

 

Sorrido leggermente e annuisco, avvicinandomi alla scrivania e cercando i fazzoletti nella confusione che regna nei miei cassetti. Ne prendo uno, e mi soffio rumorosamente il naso, poi mi tolgo la giacca fradicia e la appendo allo schienale della sedia. Mi allontano dalla scrivania (e da Link [prendo tempo, ed è meglio che non veda da vicino che sto per... arricchire la mia versione dei fatti, ecco]) e mi siedo sul letto. Durante tutto il tempo lui non fa altro che seguirmi con lo sguardo, silenzioso.

Lo guardo a mia volta, cercando di capire cosa gli stia passando per la testa (sta rendendo tutto più difficile [è giusto così, non posso sempre avere qualcuno che mi dia l'input per quello che devo fare, dire, pensare]), e vedo che lancia un'occhiata significativa alla mia giacca.

Sospiro stancamente. Ci ho pensato bene, e anche se mi scoccia non essere completamente sincero con lui (lo merita, in fondo [anche se qualche tempo fa non ci avrei scommesso]) non posso fare altro che indorare un po' la pillola. Per me (qui rischio grosso), per Kanda (che con me non dovrebbe avere a che fare [almeno in teoria]), ma anche per Link (che se sapesse si troverebbe in una situazione critica [dovrebbe mentire... più di quanto ha fatto finora]).

 

“Tutto a posto?”

“Ehm, sì… sono uscito a fare un giro”

 

Lo vedo inarcare un sopracciglio, l'aria leggermente perplessa di chi aspetta una spiegazione più approfondita (sarei uno stupido a pensare che si accontenti di così poco) senza tuttavia riuscire a immaginarla.

Distolgo lo sguardo, iniziando a giocherellare con il fazzoletto che ho in mano. Lo piego e lo ripiego un paio di volte, cercando di sfogare in quei piccoli gesti la frustrazione residua (non pensavo ce ne fosse ancora, eppure... [quell'uomo mi indispone sempre più di quanto dovrebbe, dannazione!]) dallo sfortunato incontro con Leverrier.

 

“Avevo bisogno di prendere aria, ecco. Dopo… dopo quello che è successo con il Sovrintendente”

“Oh... e per fare un giro e prendere aria sparisci per più di un'ora e torni fradicio e sporco di sangue. Capisco”

 

Abbasso la testa, nascondendomi dietro alla frangia ancora umida. Credo di essere diventato bordeaux dalla vergogna... non per le parole che ha detto (che dopotutto descrivono esattamente lo stato in cui sono [fa bene il suo lavoro di osservatore, eh!]), quanto per il tono assolutamente piatto che ha usato. Somiglia sempre più a quello di un fratello maggiore che fa la ramanzina al più piccolo: senza rabbia, ma con infinita pazienza e rassegnazione.

Sospiro e torno a guardarlo in viso, notando con malinconia che oggi è una di quelle giornate in cui la vita sembra mettergli sulle spalle almeno una decina di anni in più (sicuramente è merito dell'ultima missione [e di tutti i casini che sono seguiti]). È proprio stanco, povero Link, stanco soprattutto di farmi da babysitter. Non perché io gli stia antipatico,

 

(anzi, non credo proprio sia così

[e poi mi sta nuovamente dando del tu,

segno che la discussione sta virando decisamente sul lato «personale»,

a discapito di quello «professionale»])

 

quanto perché ha capito che ad avere a che fare con me deve aspettarsi... qualunque cosa! (beh, se non altro è difficile che ci si annoi, no? [Mh, questo è meglio non dirglielo...]). È stanco di questa situazione, e a me dispiace (e l'unica cosa che posso fare è evitargli problemi sul lavoro... )

Quando torno sulla terra, interrompendo tutte le considerazioni possibili su me, Link e tutto il resto, mi accorgo che ha allungato il braccio per riporre il libro sulla scrivania e ora si sta alzando dalla sedia.

Mi faccio prendere leggermente dal panico quando riconsidero la sua domanda e penso alla risposta che sicuramente si sta aspettando (non mi guarderebbe in quel modo perplesso, altrimenti [ma quanto tempo ho perso ad arrossire di vergogna?]). E ora che gli dico? 

Ingoio nervosamente il groppo che mi si è bloccato in gola, poi lo fisso dritto negli occhi. Un pezzo per volta, vediamo cosa riesco a combinare...

 

“Già. È che fuori nevica, eh. Anche se siamo in autunno. Strano, non trovi?”

 

Mi dò automaticamente del cretino, aspettandomi addirittura che si arrabbi, e rido nervosamente della mia idiozia. Quanto odio andare in panico, accidenti! Distolgo lo sguardo, ritornando a giocare con il fazzoletto ormai stropicciato che stringo tra le mani. Continuo a spiegare, questa volta borbottando un po' più seriamente.

 

“Comunque non sono l'unico idiota a uscire con questo tempo, anche Kanda era fuori. Si stava esercitando con Mugen e ovviamente ha trovato da ridire. Allora è finita che ci siamo allenati un po' assieme e ho perso la cognizione del tempo. Mi sta insegnando a usare una spada, dice che non ne sono capace…”

 

Riesco pure a mettere il broncio, per sottolineare il tutto (anche se a essere sincero... questo broncio è la cosa più reale che ho fatto da quando sono rientrato!)

 

“Dice che non ho nemmeno una tecnica, e forse ha un po' ragione... sono talmente imbranato che ho finito per ferirlo per errore, per fortuna però non è nulla di grave”

 

Lo dico più fra me e me che altro, ma a lui non sfugge una parola. Lo capisco dal modo in cui spalanca gli occhi quando mi giro a guardarlo, grattandomi la tempia.

 

“Dov'è Kanda, ora? Anche se è una ferita leggera va portato in infermeria!”

 

Davanti alla sua esclamazione, è il mio turno di guardarlo leggermente perplesso. Ok, che ti preoccupi mi sta bene (sei proprio una brava persona [anche se lavori per Leverrier]), ma stai calmo!

Oh... probabilmente non si ricorda della particolarità del tatuaggio di Kanda! Mi conviene rassicurarlo, prima che si convinca di aver compiuto un'imperdonabile leggerezza (se sono scappato e ho ferito Kanda, qualunque sia la circostanza, la responsabilità è in parte anche sua [dovrebbe tenermi d'occhio ventiquattr'ore al giorno, in fondo]).

 

“Eh? Oh no, tranquillo, era solo un taglietto, sta benissimo! A quest’ora sarà tornato ad allenarsi da qualche parte... A dire il vero credo comunque che la maggior parte di quel sangue sia mio”

“Come sarebbe a dire che è sangue tuo?”

 

Gli sorrido, portando la destra dietro alla testa fingendo imbarazzo.

 

“È da ieri che ho il raffreddore, in più rientrando sono scivolato sulla neve e ho preso una botta alla faccia... Appena ho messo piede all'interno della Home ha iniziato a uscirmi il sangue dal naso. Per fortuna non è niente di grave e l'emorragia si è fermata da sola”

 

Non è convinto della mia spiegazione, lo vedo dal modo in cui mi fissa. Un nuovo starnuto mi costringe a voltarmi dall'altra parte, rimettendo mano al fazzoletto.

Ho ancora il viso nascosto nel tessuto quanto Link riprende a parlare.

 

“Allen Walker. Sai bene che per principio non dovrei fidarmi di te, perché potenzialmente sei un nemico. Ma…”

 

Mi blocco, lo stomaco che improvvisamente fa le capriole per il nervosismo. Non si è bevuto nemmeno una delle cose che gli ho detto, ed erano una quasi-verità... figuriamoci avessi inventato tutto di sana pianta! Lo sento sospirare, e alzo nuovamente gli occhi a guardarlo.

 

“Ma d'altro canto hai dimostrato di essere una persona degna di fiducia, almeno per quanto mi riguarda. Per questo non indagherò oltre. Sappi tuttavia che non mi hai convinto, neanche un po': tu e Kanda mi state nascondendo qualcosa e non so quanto vi convenga continuare a farlo”

 

Riprendo a respirare e gli sorrido, anche se il sorriso è un po' più triste del solito (perché vorrei dirgli tutto [ma proprio non posso]). Mi avvicino a lui, mettendogli la destra sulla spalla.

 

“Grazie, Link. Farò il possibile per non distruggere la tua fiducia nei miei confronti, lo prometto. Anch'io sento che posso fidarmi di te... ma il fatto è che ci sono cose che è meglio rimangano sepolte per il bene di tutti”

 

Mi risponde anche lui con un sorriso ironico e un po’ storto, quasi una risata accennata, tra il divertito e il sarcastico.

 

“Il bene di tutti, dici? O piuttosto quello tuo e di Kanda? Sia quel che sia, se questa è la tua decisione la rispetto, ma ti avviso che non potrò più permettermi di coprirvi. Fate attenzione con i vostri... «allenamenti». E ora scusami, ho un appuntamento con il Supervisore”

 

Annuisco, facendo un passo indietro. Lo seguo con lo sguardo fino alla porta, che dopo essere uscito si chiude quietamente alle spalle, e torno a sedermi sul letto. Scuoto piano la testa, considerando che sì, quando intendo «il bene di tutti» intendo il mio, quello di Kanda, ma anche quello di tutte le altre persone a cui tengo. Link compreso (anche se a volte sembra che non se accorga [o forse non riesce anche solo a  considerarne la possibilità?]).

Sospiro e mi lascio cadere all'indietro, sdraiato a pancia all'aria con il braccio a coprirmi gli occhi, per riprendere fiato per un attimo; poi mi rialzo e vado all'armadio. Mi cambio rapidamente la maglia umida, quindi prendo una delle mie camicie di riserva. Adesso che Link è sistemato, è ora di tornare nella stanza segreta.

 

Poggio la fronte allo specchio, sentendola scottare contro la gelida superficie argentata, mentre un accesso di tosse mi squassa il petto (probabilmente tra la stanchezza per la missione, la ferita e il freddo mi è venuta la febbre [in effetti mi rendo conto di non essere perfettamente lucido e la cosa non mi piace per niente]).

Chiudo gli occhi e contraggo la mascella, cercando con scarso successo di controllare almeno le reazioni del mio corpo (il mio dannatissimo corpo [se posso definire mio questo involucro…]), visto che già la mente se ne sta andando dove vuole, proponendomi pensieri di cui farei volentieri a meno (pensieri che normalmente riuscirei a dominare [cancellare] ma che ora sono troppo stanco per reprimere [Alma su tutti, ma anche la consapevolezza della mia… natura]).

Mi volto, sentendo la schiena percorsa da brividi quando la appoggio contro il vetro, e alzo gli occhi verso la porta da cui un momento fa è uscito Walker (quanto tempo sarà passato?); se ora la aprissi io, probabilmente al di là non troverei nulla… questa stanza è assolutamente assurda e, se devo essere sincero, mi dà una strana sensazione essere qua dentro da solo (se qualcuno mi trovasse qui sarei morto [saremmo morti entrambi, io e il moyashi]).

Faccio scorrere gli occhi sugli scarni arredi uniformemente bianchi, gli occhi attratti verso quello strano pianoforte da cui dipende tutto ciò che esiste nell’Arca (e a cui dobbiamo tutti quanti la vita, stando a quello che ci hanno riferito) e i miei pensieri ancora una volta vanno a finire sul musicista che di quello strumento ha il controllo.

Una smorfia sghemba mi si disegna sulle labbra mentre il mio cervello mi pone nuovamente di fronte all’inconfutabile realtà di ciò che l’istinto (il cuore? [il rimorso?]) mi ha portato a fare poco fa: ho deciso di essere di nuovo al suo fianco (nonostante quel che è successo [a causa di quel che è successo])… ma perché l’ho fatto? Qual è la vera ragione che mi ha portato a voler essere ancora qui? O meglio, perché fin dalla prima sera sulla torre ho deciso di raccogliere le sue confidenze?

Mi copro il viso con la mano (le guance mi scottano, devo proprio avere la febbre alta [non sono in condizioni di ragionare… ma non posso farne a meno]) e rovescio la testa all’indietro, respirando pesantemente.

Alma non c’entra, se non in minima parte. L’ho (l’avevo) seppellito troppo in profondità dentro di me, proprio per evitare che il suo ricordo mi influenzasse (turbasse). Quel che è accaduto nel giardino l’ha fatto riemergere, certo (anche se non l’avrei mai creduto possibile [non voglio veder ripetersi quel giorno]), ma già da prima avevo permesso al moyashi di avvicinarsi a me… e allora perché?

Quando lui mi ha fatto la stessa domanda quella sera, gli ho detto che era solo curiosità. E ad essere sinceri, non è del tutto falso…

Rido sommessamente e la mia risata sarcastica rimbomba amara nel silenzio della stanza.

 

“…credo non se lo sarebbe mai aspettato da me… Yu Kanda non è curioso! Ma quando mai?”

 

E invece sì, era curiosità. E attrazione. Attrazione verso una persona così incredibilmente lontana da me, eppure, per certi versi, a me così simile: entrambi non siamo completamente umani ed entrambi siamo costretti a portare un peso che non abbiamo chiesto (siamo entrambi schiavi, non solo dell’Innocence [e poi… un akuma è per sua natura attratto da un Noah, no…?]).

Mi volto di nuovo verso lo specchio, incontrando il riflesso pallido e stanco di quel viso che qualcuno, nove anni fa, ha scelto per me (un viso dai tratti delicati, orientali [per molti un viso piacente, perfino bello… ma non me ne importa granché]). D’istinto vorrei sollevare la destra per seguirne i contorni con un dito, ma il braccio non mi risponde (Maledizione! Dannato corpo troppo [poco] umano!); con stizza colpisco con il pugno il muro bianco all’altezza del mio fianco.

Lui si detesta per aver rischiato di uccidermi, benché io lo tenga così a distanza. Beh, io mi detesto per aver ucciso la persona a me più vicina, il mio solo ed unico amico… (cosa diresti se sapessi la verità, eh Walker? [Probabilmente cercheresti di convincermi che io non ho colpe… povero ingenuo!])

Sposto lentamente il braccio sinistro dietro la schiena, a prendere e slacciare il nastro che mi lega la treccia quasi sfatta. La striscia di tessuto cade silenziosa sul pavimento, bianco nel bianco, e intanto i capelli ormai liberi pian piano si sciolgono, tornando a coprirmi le spalle. 

Contraggo la mascella e fisso negli occhi il riflesso, familiare eppure estraneo, che lo specchio, indifferente, mi rimanda. Sostengo lo sguardo di quelle iridi gelide, sentendole per la prima volta un po’ meno lontane (quello è il mio sguardo, lo sguardo con cui affronto il mondo [io sono quello sguardo]). Non riesco a staccare gli occhi dai miei, mentre i pensieri si cancellano completamente.

 

“È questo lo sguardo che ti rivolgo ogni giorno, Walker? Cosa vedi in questi occhi deserti? Che cosa nel mio nulla ti ha attratto inesorabilmente verso di me? Qual è la ragione per cui sei ancora qui?”

 

Lo domando al me stesso nello specchio, ben sapendo che non avrò risposte (perché queste risposte me le può dare solo Walker [e queste domande gliele farò, quando ritorna]).

Avrei altre cosa da chiedere a quel riflesso, interrogativi che esso potrebbe (io stesso devo) risolvere, ma un violento attacco di tosse mi spezza la voce in gola.

Per sostenermi poggio l’avambraccio contro la parete, sempre continuando a tossire, e mi chino in avanti, posando anche la fronte contro il vetro.

Quando riesco a calmare la tosse, prima ancora che io possa raddrizzarmi, sento alle mie spalle la voce preoccupata di Walker che mi chiama.

 

Corro rapidamente lungo le bianche strade dell’Arca, le case candide che mi scorrono davanti agli occhi come macchie indistinte, la camicia per Kanda stretta fra le braccia. Certo, potrei facilmente aprire un gate che mi porti direttamente alla Stanza Segreta (sarebbe la cosa più saggia: l’interno dell’Arca è sorvegliato [anche se, dato che è ora di pranzo, la sicurezza è come al solito allentata]) ma al momento sono troppo felice per non godere del caldo sole del sud che si riflette sui muri (dopo tutto quel freddo, finalmente un po’ di calore [e non mi riferisco solo al tempo o alla temperatura]).

La certezza che tutto si stia pian piano sistemando rende rapido e costante il mio passo, mentre continuo a correre (ad andare avanti per la mia strada [l’ho promesso]) verso l’ultimo inevitabile chiarimento che finalmente metterà la parola fine a questi due giorni di angoscia e (molto probabilmente [almeno lo spero]) darà un nuovo inizio (diverso dal primo [migliore]) al rapporto tra me e Kanda.

È quando giungo alla cima della torre (nella stanza dove era conservato l’uovo per la produzione degli akuma [dalla quale sono obbligato ad aprire quel cavolo di gate, dato che non ho altro modo per accedere alla Stanza del Quattordicesimo]) che i miei piedi inspiegabilmente rallentano e poi si fermano, un’improvvisa quanto irrazionale paura a serrarmi lo stomaco.

Riuscirò a non combinare un altro pasticcio, questa volta?

Timcanpy mi svolazza attorno, irrequieto. Vede chiaramente che sono nervoso, e decide di darmi una mano a suo modo… mordendomi con convinzione un orecchio!

Lo guardo male per un attimo, sfregandomi il punto dolorante, poi gli sorrido. È vero, alla fine (nonostante tutto) siamo riusciti a uscire (indenni [o quasi]) dall’incubo in cui siamo finiti, giusto Tim? Quindi non vedo perché il futuro dovrebbe preoccuparmi (non troppo, almeno)

Chiudo gli occhi, concentrandomi sulla melodia, ed apro il gate per la Stanza. Sorrido ancora quando metto piede fra quelle quattro pareti candide, ma subito il sorriso diventa una smorfia preoccupata per quel che vedo. Kanda è in piedi, davanti allo specchio, la fronte appoggiata alla superficie liscia, le spalle scosse da ripetuti colpi di tosse.

Si vede lontano un miglio che non sta bene, e la cosa mi preoccupa molto (è la prima volta che lo vedo stare male [sempre grazie a quel tatuaggio]). Mi avvicino rapidamente a lui, lo sguardo che corre allo specchio e scivola oltre, ignorandolo (non mi dà nemmeno fastidio [ho altre priorità, al momento]).

Allungo la destra verso di lui quando lo vedo barcollare leggermente.

 

“Ehi, Kanda, cosa sta succedendo?”

 


 

PREVIEW:

Capitolo 14 - La ragione per cui sei qui

Ma la verità, ora l'ho capito, è che da solo non vado proprio da nessuna parte.

Nessuno è invincibile, a tutti serve una mano ogni tanto (ai martiri idioti che si ostinano a salvare il mondo, e anche agli altrettanto testardi esorcisti giapponesi [anche se dubito lo ammetterai mai]).

Bisogna imparare a conoscere se stessi e riconoscere i propri limiti, per utilizzare le proprie forze al meglio, e per conoscere se stessi l'unica strada è il confronto con le persone.

Il problema è scegliere quelle giuste (io ci ho riflettuto, e ho fatto la mia scelta. [Ho scelto te, perché...])

[…]

Davvero non riesco a trovare il filo logico del suo sfogo (forse perché in realtà ce ne sono troppi, tutti assieme), ma c’è un concetto che pure risalta chiarissimo in quel marasma: lui ha scelto me, ha bisogno di me (non l’ha detto! [Eppure è così, le sue parole sono inequivocabili]).

Nessuno mai, da che ho memoria, mi aveva detto una cosa del genere (non so come comportarmi di fronte a questi sentimenti [nessuno l’ha mai fatto con me])… e ora cosa si aspetta da me? A cosa gli servo? Che cosa vuole in cambio della fiducia che ripone in me?

 


 

IL POST-IT DELLE AUTRICI:

In questo capitolo si è presentata per la prima volta la necessità di correggere alcune frasi che, sebbene perfettamente plausibili all’epoca in cui furono scritte (nel caso specifico Dicembre 2009), alla luce di quanto emerso nelle ultime Night, finiscono per essere “sbagliate”. Si tratta di modifiche puntuali che non influenzano minimamente l’impalcatura complessiva della storia, ma abbiamo deciso ugualmente di effettuarle, per amor di coerenza. Tuttavia, per correttezza verso voi lettori, riportiamo di seguito anche la versione originale.

-          “[quando ho dovuto scegliere tra distruggere quel poco che avevo o essere distrutto]” nella prima stesura era “[quando avrei voluto farla finita anch’io e invece quel bastardo mi ha tenuto in vita]”

-          “Lui si detesta per aver rischiato di uccidermi, benché io lo tenga così a distanza. Beh, io mi detesto per aver ucciso la persona a me più vicina, il mio solo ed unico amico… (cosa diresti se sapessi la verità, eh Walker? [Probabilmente cercheresti di convincermi che io non ho colpe… povero ingenuo!])” nella prima stesura era “Lui si detesta per aver rischiato di uccidermi. Beh, io mi detesto per non esserci riuscito quel giorno di nove anni fa… (cosa diresti se lo sapessi, eh Walker? [probabilmente cercheresti di convincermi che sbaglio… povero illuso])”

Come potete vedere, quando scrissi questa parte Mistral era fermamente convinta che, dopo la tragedia di Alma, Kanda desiderasse morire; non avevamo ancora letto quel suo disperato “Io voglio vivere, anche se questo significasse distruggerti” (Cap. 193, pag. 34) che urla rivolto proprio ad Alma, il suo “solo ed unico amico”, prima di dargli il colpo di grazia.

 

Questo è quanto! Ovviamente, se avete un qualsiasi dubbio, chiedete pure!

E ricordate… in missing moments we trust!

Alla prossima!

Lety&Mistral

 

 

 

NEXT SHOT ON JUL. 1st, 2010

Don’t miss it!

 

 

 

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Capitolo 14
*** La ragione per cui sei qui ***


Nota delle autrici

Nota delle autrici:

Dato che l'Angolo di Allen di questa fanfic è strutturato come quello della precedente e ne è la continuazione, tenderà anche qui ad assumere proporzioni chilometriche (perché i pg sono tanti e le recensioni per fortuna pure! ♥)

Se per caso non vi interessasse, potete passare tranquillamente all'inizio del capitolo vero e proprio. Vi assicuriamo che questo non pregiudicherà la completa comprensione della storia.

Grazie e buona lettura!

Lety&Mistral

 


 

L’ANGOLO DI ALLEN

01 Luglio 2010

 

Ordine Oscuro - *corridoio*

 

Mentre Link e la signorina Fay continuano a restare fermi e muti al centro del corridoio, il resto del gruppo si riprende lentamente dallo choc.

“Beh, questa non me la sarei mai aspettata, sarò sincero” ghigna Allen. Non si sa mai, questo piccolo sviluppo potrebbe portare a un ulteriore allentamento della sorveglianza...

Lo stesso pensiero fa ora ghignare anche Komui, che commenta a mezza voce un “Potevano anche svegliarsi prima, accidenti”.

“Non capisco cosa ci sia da ridere, Komui. Non sai che le relazioni fra colleghi di lavoro diminuiscono la produttività?” chiede Bak, perplesso.

Wong annuisce con fervore alle sagge parole dell’onorevole Bak.

“BakaBak, fa' un favore al mondo... Stai zitto, una buona volta! E lasciali fare, così io sarò libero di tornare alla mia placida routine!” gli risponde il collega mentre aiuta la capoinfermiera a riavvolgere le bende in eccesso.

“Komui-nii-san, per favore!” lo rimprovera dolcemente Linalee (è troppo emozionata da quanto successo per arrabbiarsi davvero) “Devi essere felice per la signorina e l’ispettore! Non essere sempre così egoista!”

Il generale Tiedoll, già dimentico delle offese ricevute, si avvicina ai due con aria estasiata “Come siete carini, figlioli! Vi andrebbe di posare per una riproduzione del quadro appeso in camera di Cross?” Miranda, sorridente al suo fianco con le mani giunte, annuisce entusiasta guardandoli con sguardo implorante. Sarebbero proprio belli, in costume d'epoca!

“Per una volta sono d’accordo con Froi” annuisce Klaud, sorridendo; quindi si avvicina alla Fay, ancora imbambolata, e le prende le mani con calore. “Bridget, sono davvero tanto contenta per te!”

La segretaria annuisce, ancora un po’ confusa, quindi guarda Link al suo fianco – il quale invece non è confuso affatto, nota Marie con un sorriso sornione (l’ispettore sapeva benissimo quel che stava facendo, ha solo colto la palla al balzo!). “T-ti ringrazio, Klaud…” balbetta infine lei, un po’ incerta.

“Beh, alla fine quest’assurdità delle recensioni almeno un effetto positivo l’ha prodotto, direi!” prosegue poi la bionda, allargando il proprio sorriso.

“Ha prodotto anche l’effetto di non far lavorare Komui, vuoi mettere?” interviene Timothy, ridacchiando, con le braccia incrociate dietro la testa e un ghigno sulle labbra.

“Invero ciò mi sembra alquanto irriguardoso nei confronti del rispettabile supervisore…” commenta incerto Crowley.

“Quasi quanto il suo comportamento nei nostri confronti, peraltro. Trascinarci nella sua caccia per i corridoi dell'Ordine... Non dimentichiamo che siamo in questo corridoio solo per una delle sue bambinate... “ sospira sconsolato Reever, passandosi una mano tra i capelli scompigliati.

Lo scienziato si guarda attorno, per assicurarsi che il Supervisore (anzi, I Supervisori) sia ben lontano dalla sua preda. E in effetti fra i tre c'è una bella distanza. Anche perché di Lavi... non c'è più traccia.

“Ehi, qualcuno ha visto che fine ha fatto Lavi-kun?!”

“Appunto, dov’è finito quel cretino d’un coniglio?” commenta per tutti Kanda, il tono già notevolmente alterato.

Un mormorio di sconcerto passa rapido nel gruppo e gli occhi si puntano su Bookman Sr.

Di certo l’anziano mentore non può non sapere dov’è finito il suo allievo! Quel che c’è da capire è se ha intenzione di dirlo… visto e considerato che più d’uno lì dentro ha un conto in sospeso con Lavi (o potrebbe averlo presto, data l’abilità del rosso nel cacciarsi nei casini).

L’anziano esorcista sorride sornione, sostenendo senza fatica gli sguardi d’attesa che lo circondano.

È Timothy alla fine a spezzare il silenzio. “Ne-neh, Panda, dov’è finito il guercino?”

Al sentirsi chiamare con quel nome, un tic inizia ad agitare un sopracciglio di Bookman Sr., ma l’anziano non reagisce in altro modo.

“Timothy, credo sia il caso di evitare di usare certi... ehm... soprannomi, sai?” abbozza Allen, cercando di limitare il più possibile il rischio che il ragazzino prenda la stessa pessima abitudine di Lavi. Basta già uno che rischia la vita tutti i giorni inventando nomignoli assurdi che la maggior parte delle volte (ok, sempre) hanno solo l'effetto di far innervosire il destinatario!

Sentendosi ripreso – sia pure in maniera estremamente blanda – Timothy si mette d’istinto sulla difensiva, usando la tattica più vecchia del mondo: lo scaricabarile. “Neh Allen, guarda che guercino lo dice sempre anche fratellone vampiro!” esclama, con voce offesa, puntando il dito verso Crowley.

Questi, divenuto in un attimo il centro dell’attenzione (nessuno a dire il vero si aspettava che una persona come lui, sempre così formale, cedesse al malvezzo dei soprannomi!), prima arrossisce furiosamente, cercando di balbettare qualche scusa incoerente infarcita di «invero», quindi, avendo ormai capito di non essere in grado di trarsi d’impaccio, estrae dal taschino della camicia una fiaschetta metallica e ne tracanna il contenuto fino all’ultima goccia.

Pochi istanti e il barone subisce una mutazione incredibile: rinvigorito dal sangue di Akuma tira fuori il suo lato più aggressivo e parte a tutta velocità per il corridoio, lasciando tutti a bocca aperta.

“Supervisore?” chiede dopo un attimo di silenzio la capoinfermiera, la voce tanto bassa che sembra provenire dall'oltretomba.

Komui si gira, lentamente, già spaventato da quel tono che non lascia scampo. La donna è arrabbiata, molto arrabbiata.

“Ehm... mi dica…” balbetta, al contempo arretrando e cercando riparo dietro a Reever.

“Non le avevo ordinato di smetterla con le invenzioni assurde? Pensavo avesse capito che non condivido le sue sperimentazioni sulla salute dei miei pazienti passati, presenti e futuri... Si può sapere da dove l'è uscita l'idea di usare sostanze dopanti per aumentare le capacità degli esorcisti?!” sibila lei, iniziando a far scrocchiare minacciosamente le nocche delle mani.

Komui boccheggia senza sapere cosa dire, mentre spinge sempre più avanti un preoccupatissimo Reever.

Per sua «fortuna», Kanda interviene. “Lasciate perdere queste stronzate. Piuttosto troviamo il vampiro e anche quel cretino d’un coniglio” ordina seccamente, incamminandosi a passo deciso nella direzione in cui è sparito Crowley.

Subito Linalee lo segue, preoccupata che, una volta raggiunti i due, lo spadaccino possa far loro del male; a lei si accoda anche Marie, cui si accoda Timothy – perché ormai il ragazzino ha capito che, quando fratellone samurai parte in quel modo, soprattutto se è sulle tracce di Lavi, in qualche modo c’è sempre da divertirsi.

Un rapido scambio di occhiate, e tutti si incamminano dietro a Kanda. A questo punto è opinione comune che è meglio non fare innervosire ulteriormente lo spadaccino, ma soprattutto che è meglio raggiungere Lavi prima che riesca a uscire dall'Ordine e a combinare altri casini...

 

***

 

Ordine Oscuro - *in fondo in fondo in fondo in fondo in fondo al corridoio in fondo*

Nel frattempo

 

La fuga di Lavi, che è riuscito a sgattaiolare via senza essere notato e appena girato l'angolo ha cominciato subito a correre come se avesse l'intera famiglia dei Noah alle calcagna, si è purtroppo interrotta davanti alla porta di uscita.

O meglio, davanti alla porta di ingresso, dato che solitamente da lì si entra e basta: nella nuova sede l'uscita è ubicata nel lato posteriore dell'edificio, dalla parte opposta a dove si trova adesso l'apprendista bookman, e immette direttamente sul Tamigi consentendo agli esorcisti e ai finder di lasciare via barca il Quartier Generale.

Non che a Lavi faccia qualche differenza, eh. È pur sempre un passaggio verso l'esterno... verso la libertà... verso la salvezza! Il problema è che, beh... il portone è chiuso.

Ancora con il fiatone per la corsa a rotta di collo, Lavi prova a spingere i battenti. Poi prova a tirare. Niente. Allora, preso dal panico - già gli sembra di sentire le voci di quelli che lo stanno braccando! - inizia a picchiare i pugni e a implorare.

“Apriti! Per favore! Ti scongiuro! Se mi trovano qui sono un uomo morto!”

Sentendo gli strepiti e infastidito dal picchiare di Lavi (sebbene per lui sia poco più di un prurito), il maestoso portone che da un secolo vigila sull’Ordine, socchiude un occhio. “Che ci fai tu qui? E poi smettila di farmi il solletico!” esclama, trattenendo l’istintiva risata.

“Cosa ci faccio qui? Secondo te?! Devo uscire! Apri~!” insiste Lavi.

La porta socchiude anche l’altro occhio, quindi inarca un sopracciglio, perplessa dall’insistenza schiamazzante e fastidiosa dell’esorcista. “Aprirmi? Ma dal Quartier Generale non è venuto nessun ordine… non posso aprirmi quando mi va!” replica seria. Poi si interrompe un attimo e, quando riprende, il suo tono s’è fatto lagnoso “Se potessi, credi che me ne starei qui sempre chiuso tutti i santi giorni? Sai che noia! Ho i battenti tutti indolenziti…”

“Tu hai i battenti indolenziti e a me serve uno spiraglio largo abbastanza per uscire... E allora, come ti ho già detto, apriti! Giuro che non lo dico a nessuno, dai!” esclama lui di rimando, inginocchiandosi a mani giunte proprio sotto al naso del portone.

Questi, per niente colpito dalla supplica del rosso quanto piuttosto desideroso di non contravvenire alla sua secolare funzione (che sarebbe quella di non far entrare nessuno – non gli è mai stato detto alcunché a proposito del non far uscire nessuno, ma fa niente), apre del tutto gli occhi e fissa Lavi con espressione serissima e grave.

“Per me si va ne la città dolente,

per me si va ne l'etterno dolore,

per me si va tra la perduta gente.

Giustizia mosse il mio alto fattore:

fecemi la Divina Podestate,

la Somma Sapienza e 'l Primo Amore.

Dinanzi a me non fuor cose create

se non etterne, e io etterno duro.

Lasciate ogne speranza, o voi ch'intrate”

Recita quindi con solennità, dopo essersi schiarito la voce un paio di volte. Non sa dove ha imparato quei versi (e, a dirla tutta, non sa nemmeno bene cosa vogliano dire), ma ricorda vagamente che erano iscritti su una porta famosa, perciò li trova comunque adatti.

“A parte che io devo uscire, e non entrare... la speranza la lascio se rimango qui dentro, dannazione! Yu-chan mi vuole morto... moyashi-chan si è impermalosito e me ne vuole dire quattro perché, già che c'ero, ho tirato uno scherzetto anche a lui portandolo nella stanza di Cross... Komui-san e Bak-san mi vogliono morto perché secondo loro mi sono avvicinato a Linalee-chan, il che è vero oltre che piacevole ma purtroppo ha quei due come effetto collaterale... Panda come minimo mi vuole mollare un calcio volante in faccia perché non mi sto comportando da... ehm... bravo bookman... Due Nei non mi ha mai perdonato la storia del soprannome... e ultimamente anche la sfiga mi sta perseguitando, tanto che anche chi non ha nulla contro di me finisce per pestarmi involontariamente! La mia unica speranza è uscire di qui!”

Il portone lo ignora, scocciato perché Lavi non ha né colto la citazione né riconosciuto il suo valore, ma il rosso non ha tempo o voglia di cercare di ricordare dove ha già sentito quelle parole. Al momento l'unica cosa che sente sono i passi in rapido avvicinamento che rimbombano lungo i corridoi... e uno strano sibilo, come di qualcosa che sferzi l'aria con una velocità e una violenza quasi superiori a quelle del suo martello.

Impallidendo dall'ansia e dalla paura Lavi inizia a graffiare i battenti, in un disperato tentativo di infastidire il portone tanto da costringerlo ad aprirsi.

Non vede quindi la causa di quel sibilo: la sente però molto chiaramente nel momento in cui Crowley, non riuscendo a frenare, finisce per schiantarglisi addosso facendogli fare la figura del salame tra due fette di pane.

Il giovane bookman, tuttavia, non ha nemmeno il tempo di capire appieno cos’è successo o di iniziare a lamentarsi per il dolore, perché quasi istantaneamente ne avverte un altro, di dolore, stavolta molto più intenso, localizzato alla base del collo.

Quasi «dopato» dal sangue di akuma bevuto, Crowley si è lanciato su di lui come se il rosso fosse un nemico da abbattere, quindi i suoi denti micidiali erano ben sguainati e pronti a serrarsi sulla preda… cosa che effettivamente è accaduta: quando ha impattato contro Lavi, d’istinto il vampiro gli ha piantato i canini (ma anche gli incisivi e i molari, se è per questo…) nel collo, con un morso poderoso.

 

Nel frattempo, il gruppo al completo ha raggiunto di corsa i due fuggiaschi, e quando Lavi comincia a urlare come un pazzo togliendosi dall'impronta incisa nel battente e iniziando a girare in tondo per levarsi il vampiro dal collo, anche altri del gruppo, shockati per aver assistito in diretta a quella scena da film horror, finiscono per imitarlo.

In un crescendo delirante, Miranda inizia a gridare terrorizzata, imitata da Johnny e dal generale Tiedoll. Pure la capoinfermiera impallidisce, ma riesce a restare lucida abbastanza per pensare a tutti i rimedi che conosce per vampirismo, anemia e semi-dissanguamenti.

Klaud assiste vagamente schifata, scambiando un’occhiata con Marie: ok, stando sul campo di battaglia ne hanno viste di ogni, però quella è una scena piuttosto pesantuccia… soprattutto per il sangue che cola sulla maglia squarciata di Lavi. Ma il fatto che il rosso si agiti come un indemoniato con il barone ancora attaccato al collo, rende il tutto estremamente grottesco.

Linalee, dal canto suo, è sconvolta e cerca inutilmente di coprire gli occhi a Timothy – quando in realtà il bambino altro non vorrebbe che vedere bene quel che sta succedendo.

I più calmi lì dentro sono Kanda (che anzi osserva il tutto con aria piuttosto scocciata), Bookman Sr. e i due piccioncini che, arrivati per ultimi, non hanno forse ancora ben compreso l’accaduto.

Komui, dal canto suo, ha capito perfettamente. O meglio, non è che gli importi più di tanto del fatto che Lavi stia sanguinando... è quello che si merita per aver allungato l'occhio su Linalee-chan, dopotutto! Ciò che sta facendo accasciare a terra il Supervisore, invece, è la vista delle numerose patacche rosse che stanno macchiando il pavimento.

“Ehi Komui, cos'è, hai paura del sangue per caso?” lo prende in giro Bak Chan, al quale il sangue che si sta spargendo dà solo un po' di voltastomaco. “Dovresti esserci abituato. Anche se lavoriamo come Supervisori è importante avere una certa esperienza in combattimento, e comunque i nostri esorcisti che tornano ogni volta coperti di ferite han visto ben di peggio!”

Wong annuisce con forza, quindi si avvicina a Bak e gli prende le mani tra le sue, con espressione fervente. “Quanto avete ragione, Onorevole Bak! Le vostre nobili mani spesso si sono tinte del rosso del vostro nobile sangue, quando vi siete messo in prima linea per difendere la Sede! Quanto siete ammirabile, Onorevole Ba~k!” esclama infine, iniziando a piangere commosso.

“Continua così, Wong, dimostra con le tue lacrime a quest’uomo come siamo legati alla nostra meravigliosa Sede! Non sulla mia giacca però, da bravo!”

“No, decisamente quei due non sono normali…” commenta a mezza voce Kanda, con un’espressione decisamente schifata in viso.

Solo Marie, nel bailamme generale, riesce a cogliere l’osservazione del compagno, cui risponde con un mezzo sorriso. “Porta pazienza… sono così da sempre, lo sai. In fondo posso anche essere divertenti, no?”

L’occhiataccia che lo spadaccino gli lancia in risposta a dire il vero non sembra molto concorde.

Incurante dell'ego di Bak, delle lacrime di Wong e del sarcasmo dei due esorcisti, il Supervisore Lee scuote lentamente la testa. Sembra come ipnotizzato dal rosso che sta tingendo la grigia pietra.

“No, Bak, tu non capisci. Non puoi capire. Non è quello, il problema. È che... ecco... giusto poco fa ho terminato di revisionare il nuovissimo Komurin XXXV, che come il suo predecessore è implacabile contro chi sporca la nostra Home...” mormora, portandosi le mani al viso.

La frase, benché appena sussurrata, viene incredibilmente sentita da tutti quanti. Anche Lavi smette per un attimo di correre e urlare, e Crowley riesce finalmente a mollare la presa.

Tutti gli sguardi si rivolgono a Komui ma, mentre Timcanpy arriva svolazzando placido con le nuove recensioni e Allen pensa disperatamente a un piano per salvare tutti quanti dalla minaccia di una nuova «Giornata della pulizia nell'ufficio del Supervisore», è Reever a riportare la calma.

“Capo, voglio sinceramente capire come diamine hai fatto a lavorarci senza farti vedere. Sono due giorni che giriamo senza sosta per il Quartier Generale, e non ti abbiamo perso di vista nemmeno un attimo! Bah... comunque al tuo dannato Komurin XXXV ci ho già pensato io. Prevenire è meglio che curare.” borbotta il caposezione, lanciando ai piedi di Komui un bullone grande come un pugno.

 

 

§ Carissima Genesis,

è un piacere risentirla! Sono lieta che abbia apprezzato gli sviluppi della situazione, la cara Bridget si merita qualcuno che la apprezzi davvero!

Ovviamente non dubiti che mi farò carico di organizzare al meglio le loro giuste nozze. E mi occuperò anche della cara Miranda e dei suoi due compagni… quella povera ragazza è sempre così timida e insicura che avere due cavalieri anziché uno non potrà fare che bene alla sua autostima! E poi stiamo parlando di Crowley e Marie, due che hanno un certo personale, non concorda?

Ci sentiamo alla prossima.

Saluti,

gen. Klaud Nine

 

Gentilissima Genesis-chan,

proverò come consigli tu ad aggiungere della valeriana alla zuppa di miso mattutina di Kanda-kun.

E, già che ci sono, vedrò di metterne una bella dose anche nel caffè della signorina Fay. Povera ragazza, è decisamente esaurita... ma anche se se l'è presa con me io non le serbo rancore, ogni tanto può capitare di perdere il controllo! Ora che sta romanticamente tubando con l'Ispettorino biondo, però, sembra decisamente più tranquilla!

Eh, è davvero un bravo ragazzo, quel Link. Non so perché a Yu-kun stia così antipatico, chissà. Forse è semplicemente un po' geloso, ma non credo che glielo farò notare!

Un caro abbraccio,

Gen. Froi Tiedoll

 

Cara Genesis,

tirare l'1 a recensire e il giorno dopo dover andare a lavorare... come ti capisco! Per fortuna però le cose si stanno sistemando, e ben presto non ci sarà più necessità di fare i salti mortali per recensire anche se, a dire il vero, non so quanto durerà la pace qui!

Per quanto riguarda le opere d'arte, vedremo il da farsi più tardi, con calma. Adesso devo concentrarmi per evitare al mondo la piaga dei Komurin, e nel frattempo stavo pensando di salvare quel poveretto di Lavi dalle grinfie di tutti.

È un po' strambo, quando ci si mette, ma non credo sia un cattivo ragazzo. È solo un po' tanto sfortunato, ecco, e a volte decisamente infantile... ma mai quanto i due Supervisori ai quali dobbiamo fare da babysitter.

Passo loro il tuo rimprovero (ma dubito mi daranno retta, eh) e ad Allen-kun il tuo abbraccio.

Un grande saluto da me e dalla scientifica tutta,

Reever - Caposezione della Scientifica

 

§ Hola Retsu!

Hai visto, a ‘sto giro mi hanno assegnato alla tua fighissima recensione, sei contenta? *posa da eroe*

Neh, comunque che sola la faccenda della lettera… io ci speravo di divertirmi ancora un po’… anche se, diciamocelo, quella lettera faceva proprio schifo!

Vabbè, però sono d’accordo con te che ci siamo rifatti col pestaggio di fratellone guercino *ride* Alle volte è proprio sfigato, ok, ma per il resto se le va a cercare…

Vediamo stavolta chi lo mena… XD

Ci becchiamo alla prossima!

Timothy Hearst, 9 anni – esorcista

 

Nobile Madamigella Retsu,

*si inchina e bacia la mano* Vi porgo i miei più sinceri rispetti. Accolgo con profonda gratitudine la Vostra manifestazione di sincero interessamento per la mia salute: ciò non fa altro che innalzare ancor di più la considerazione che ho per Voi ed esaltare la Vostra magnanimità e il Vostro buon cuore.

Quanto alla statua, mi farò carico al più presto di andarla a recuperare alla Sede Nord America, per quanto mi riferiscano che non ne è rimasto molto… Vi assicuro che, se il Vostro nobile dono fosse stato danneggiato nel codardo attacco che abbiamo subìto, non mi farò scrupolo nel vendicare il Vostro onore! *si infervora*

Vi porgo i miei più sinceri rispetti.

Barone Alaister Crowley III

 

Retsu-nee-chan,

non preoccuparti! Anche a me alle volte capita di fare dei pensieri un po’… beh, diciamo… confusi… soprattutto se penso a… a Lavi-kun, ecco! *arrossisce furiosamente*

Secondo te è normale? Cioè, a me piace starci assieme, come mi piace stare con Allen-kun e Kanda-kun, ma insomma… oh che confusione!

Scusami, sono un po’ imbarazzata! Ci sentiamo alla prossima.

Un abbraccio

Linalee

*scappa via bordeaux in faccia*

 

Carissima Retsu89,

penso proprio che questo sia l'inizio di una proficua collaborazione *w*

Provo a mandarti i bozzetti che ho fatto, dacci un'occhiata e dimmi cosa ne pensi!

E hai ragione, uno psichiatra non basterebbe per tutti quanti... alla fine poi son tutti delle brave persone, con le dovute eccezioni (Komui e i suoi Komurin farebbero perdere la pazienza anche a un santo...). Certo, ogni tanto si bisticcia... ma se non ci si volesse bene non si litigherebbe, no?

Un bacione

Johnny

 

§ Carissima Mohran,

grazie a te per la tua graziosissima recensione! Hai visto, che razza di scherzi combinano quei due? Per quanto riguarda Lavi-kun stai tranquilla, non credo che gli farò del male - anche perché c'è già chi ci pensa per conto mio. Anche Allen-kun non subirà la mia ira: a parte che ha già penato abbastanza quando ha visto in che stanza siamo finiti, lui non allunga le mani sulla virtù della mia adorata Linalee!

Di lui si che ci si può fidare... e confido che risolva definitivamente anche la questione con Kanda-kun, così tra queste mura potrà tornare la pace!

Ah, Jerry ti saluta tanto, e dice di non far forzare troppo la mano ad Allen-kun... un bacetto a Kanda *ride* potrebbe starci, ma poi dovremmo cercare i suoi pezzetti in giro per tutti i piani!

Un caro saluto,

Komui Lee - Supervisore

 

Cara Mohran,

precisiamo, io non «uso» Wong! È il mio assistente, regolarmente assunto e retribuito, e come tale si comporta... da voi a occidente non sono così leali e fidati?

[Quanto avete ragione, onorevole Ba~k! Le sue parole sono così sagge~! ndWong che piange come una fontana]

Il meraviglioso me si degnerà di passare i tuoi saluti a Four, ma ribadisco che lei non mi sopporta e io a mia volta non sopporto lei, quindi... le lascerò un post-it!

Per cortesia, non mi chiamare BakaBak come fa quel folle di Komui... ch'io sia simpatico è ovvio, ma non mi paragonare a lui, grazie!

Per quanto riguarda l'apprendista bookman seguirò le mosse di Komui. Non farò nulla di male, non intendo certo iniziare una guerra intestina, anche se per la bella Linalee-chan ne varrebbe la pena...

Sono contento che il capitolo ti sia piaciuto, e speriamo per davvero che quei due la smettano di pestarsi e basta. Un po' di collaborazione, che diamine, possibile che in questa sede non si riescano a fare le cose basilari? Mah!

Ah, il giorno che diventerò io Supervisore di questo posto...

Un abbraccio,

Bak Chan - Supervisore Sede Asia (per ora)

 

§ Cara Bradipiro,

innanzitutto bentornata! Accidenti, ti sei letta tutti i capitoli in 4 giorni?!

È bello che la storia ti abbia toccata nel profondo, a quanto pare Mistral e LetyJR sono riuscite a usare le parole giuste per spiegare, descrivere e argomentare sia la storia che tutti i ragionamenti e le interpretazioni che ci sono dietro...

[Sì, in pratica si sono fatte un trip mentale infinito quelle due… ndKanda]

Si vede che ti piace davvero, e di questo le autrici e tutti noi ti siamo immensamente grati!

Ti aspettiamo al prossimo capitolo, intanto ricambio il bacio volante e ti mando un caro abbraccio,

[Tsè, parla per te moyashi. ndKanda]

Allen

 

§ Carissima Lawrlia,

hai cambiato soprannome! Anche questo nuovo è molto bello, brava!

Ah, a proposito, ho scritto all'Ispettore un bigliettino riportando i tuoi complimenti: credo che abbia apprezzato, sai?

Comunque hai ragione, lui e la signorina Fay sono proprio carini assieme ^^ Si stanno rivelando due persone davvero a modo, soprattutto lui... non pensavo si potesse affezionare al nostro Allen-kun, e invece a volte lo tratta proprio come un fratellino più piccolo! Stiamo proprio diventando una grande famiglia, qui! Sono tanto felice!

Spero solo di non deludere nessuno e di non combinare pasticci come mio solito...

Saluti e abbracci anche a te.

Miranda

 

Gentile Lawrlia,

Innanzitutto mi unisco ai complimenti di Miranda sul cambio di nick, scelta davvero suggestiva la sua!

Secondariamente, sono lieto per lei che la situazione sia migliorara, spero continui così. Quanto alle autrici, ormai stanno entrando nel periodo di delirio-pre-RiminiComics, quindi s’immagini… *scuote la testa*

La saluto, vado a fermare Mistral che sta tentando il suicidio perché non riesce a tagliare come si deve il mantello della divisa…

Cordialità,

Noise Marie

 

§ Gentile Flowermoon,

*tossicchiano entrambi imbarazzati* dati gli… ehm… ultimi sviluppi della situazione, spero non si offenderà se rispondiamo congiuntamente alla sua recensione.

Bridget intende scusarsi con lei e con tutti i lettori per lo scatto di nervi che ha avuto, ma confida che tutti voi comprendiate lo stress cui è stata sottoposta. Quanto all’incapacità di Walker di distinguere un originale da una copia, abbiamo constatato con estremo sconcerto che tutti gli esorcisti hanno lo stesso problema… *scuotono la testa* …ma che educazione hanno questi giovani d’oggi?

Ad ogni modo, a parte queste lacune, Walker effettivamente è da lodare per le sue prese d’iniziativa. E lei ha perfettamente ragione nel dire che Howard non potrà continuare ancora per molto a coprire quei due… ma d’altronde farglielo capire è impresa ardua, crediamo!

Bene, ciò detto la lasciamo alla lettura del capitolo, ci faccia sapere se le impressioni positive suscitate dal preview sono confermate.

Cordialità,

Howard Link&Bridget Fay

 

Onorevole Flowermoo~n!

*le corre incontro a braccia spalancate, travolgendo nel mentre Lavi* Quanto sono onorato di sentire le vostre parole! Avete visto, onorevole Bak, la signorina mi stima così tanto!

*si volta per cercare Bak ma, non trovandolo ha una crisi di panico*

Onorevole Ba~k! Per tutti gli dei, dove siete~?!

*corre via come impazzito, ri-travolgendo Lavi*

 

§ Buonasera cara Bloodberry Jam,

non le chiedo come sta, perché mi immagino che oramai, finita la maturità, stia benissimo… sono certo che sarà andato tutto a meraviglia.

Non si sconvolga troppo per la scoperta che il generale Cross teneva degli originali di quadri celebri nella sua stanza. Quell’uomo è pieno di sorprese, anche per noi bookmen. E di certo non gli si può negare un notevole senso estetico…

Quanto al mio apprendista idiota, come vede la sua abilità nel cacciarsi nei guai è pressoché infinita, quindi le sconsiglio di nuovo di crucciarsene eccessivamente.

La saluto cordialmente.

Bookman Sr.

 

Cara BloodberryJam,

ti scoccerebbe stare un attimo ferma immobile dove sei? Grazie!

*la squadra per bene*

Ok, tu non sei OUT ^_^ Puoi entrare, uscire, fare quello che ti pare. Dì cosa vuoi ch'io faccia e sarà fatto...

*dall'altra parte della porta di sente un flebile lamento, dovuto all'incredibile spessore dei battenti*

[Ehi, perché io ti chiedo di aprire e non mi dai retta, e invece per lei ti apri e chiudi a comando?! ndLavi]

...questo perché mi citi Giolitti, Crispi, Vittorio Emanuele... tu sì che sei colta, non come il tizio qua fuori che nemmeno mi riconosce Dante quando lo cito! Pfui!

Sono a sua disposizione, signorina.

Alestina, da tempo immemorabile Portone dell'Ordine Oscuro

 

§ Carissima L i a r,

innanzitutto grazie per la tua missiva. Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, anche se non capisco cosa c'è di bello nel delirio dovuto alla febbre dell'esorcista Kanda. Personalmente mi ha preoccupata, anche perché vista l'identità del malato avrei scommesso il mio manuale di medicina comparata che non si sarebbe presentato in infermeria per farsi visitare. E indovina un po'? Avevo ragione! Il tuo «genio incompreso» avrei dovuto prenderlo per un orecchio per costringerlo a seguirmi e farsi curare! Certo, il giovane Walker finisce sempre per essere in zona: potrebbe rimettergli un po' di sale in zucca, sempre se non si facesse coinvolgere in una rissa come al solito... Bah!

Per fortuna l'Ispettore Link li segue e li tiene d'occhio per me... anche se questa sua «impiccionaggine» a quanto pare viene confusa con altro! Però lui non sembra prendersela particolarmente, sta solo facendo il suo lavoro... non c'è bisogno che tu ti preoccupi, tranquilla!

Ah, ti mando per posta un altro barattolo di valeriana! Come ogni anno, sotto periodo di esami, ne distribuisco a quintali... in fondo è sempre meglio degli intrugli assurdi creati dal Supervisore Lee!

Un caro saluto,

*firma incomprensibile*  - Capoinfermiera

 

 

Quando tutte le recensioni sono raccolte e affidate alla bocca senza fondo di Timcanpy, l'atmosfera si è decisamente alleggerita.

L'unico ancora nervoso ovviamente è Lavi, che non ha ancora rinunciato a tagliare la corda. Armato di un piede di porco, spuntato chissà da dove, sta cercando di spalancare a forza i battenti che il portone si rifiuta ancora ostinatamente di aprire.

“Eddai, apriti! Mi basta mezzo metro per passare!” sibila, facendo forza sulla leva.

Proprio mentre la speranza sta lasciando posto alla disperazione, la porta, suo malgrado, si socchiude e Lavi si lancia in avanti, l'aria fresca proveniente dal Tamigi che gli scompiglia i capelli rossi liberi dalla fascia. La sensazione euforica di essere finalmente libero, però, dura poco: irritato dalle maniere poco educate dell'apprendista bookman, il portone si richiude all'istante, intrappolando tra i battenti i due lunghi capi della sciarpa arancione che il giovane porta sempre al collo.

“Ehi, ma sei impazzito? A parte che questa è la mia sciarpa preferita... avresti potuto schiacciarmi!” sbotta lui, afferrando il capo d'abbigliamento con entrambe le mani, iniziando a tirare e rischiando quasi di soffocarsi da solo. 

“E tu hai rischiato di intaccare le mie decorazioni, con quel pezzo di ferraglia! Volevi uscire, no? Ora smettila di disturbare il mio riposino. Se devi entrare manda una lettera alla direzione o contatta qualcuno via golem. Io senza ordini dall'alto non mi muovo più di un millimetro!”

“E io come faccio? Non posso restare legato qui in eterno!” mugola lui, accasciandosi per terra in modo da non tendere troppo la sciarpa/cappio che ha attorno al collo.

Improvvisamente una voce rimbomba dall'interno dell'edificio: è Komui, una tazza di caffè in una mano e un megafono nell'altra.

“Porta d'ingresso, apriti! È il tuo Supervisore Komui Lee che te lo ordina!” esclama, tornando poi a sorbire tranquillamente la sua bevanda. Non ha fretta, lui.

Con lenta solennità, Alestina, rispettabile portone dell’Ordine Oscuro da tempo immemorabile, spalanca i suoi battenti. Il tempo sembra scorrere a rallentatore, mentre Lavi ricomincia a respirare. Anche se, visti gli sguardi omicidi che si allargano nello spiraglio dietro di lui, forse avrebbe preferito farne a meno…

Ora che la porta si è riaperta e distanza tra Lavi e l'intero gruppo si è nuovamente ridotta (con grande sconforto del giovane bookman, a quanto si riesce a capire dai suoi farfugliamenti mentre Allen-kun lo benda a mo' di mummia con Crown Clown) può aspettare che Kanda-kun e il giovane inglese lo concino per le feste prima di punirlo per le sue eccessive attenzioni verso Linalee!

 

 

 

Anata ga Koko ni Iru Riyuu

(La ragione per cui sei qui)

 


 

Aa fumikomu dake omoikkiri

Suikomu dake kono shousoukan o

Watashi ga ima koko ni iru riyuu o kore kara mo sagashiteru

(Oh, semplicemente impegnarsi al massimo per accettare la realtà

Semplicemente respirare con questa sensazione opprimente nel petto

Anche dopo quel che è accaduto, continuerò a cercare la ragione per cui ora sono qui)

 

 

Capitolo 14

La ragione per cui sei qui

 

 

“Ehi, Kanda, cosa sta succedendo?”

 

Sono ancora in piedi davanti allo specchio, la fronte appoggiata al vetro e una fitta a trapassarmi la cassa toracica, strascico dell’ultimo accesso di tosse che ha appena smesso di mozzarmi il fiato, pur senza essersi del tutto acquietato.

La voce di Walker mi coglie di sorpresa: ero così assorto nei miei pensieri che nemmeno l’ho sentito rientrare (sempre che quella porta abbia fatto un qualsiasi rumore aprendosi) e in un secondo me lo ritrovo a fianco a sincerarsi sulle mie condizioni. È preoccupato, si capisce chiaramente, ma non osa sfiorarmi (deve aver subìto un bello shock prima).

Prendo un respiro più profondo, cercando smettere del tutto di tossire, quindi volto leggermente la testa verso di lui, ma senza raddrizzarmi né staccare il braccio dallo specchio (non mi sento del tutto sicuro sulle gambe [devo avere la febbre molto alta])

 

“Niente. Sto bene, non…”

 

Un nuovo attacco di tosse mi spezza la voce in gola. Quando si calma, poggio di nuovo la fronte al vetro, alla ricerca di un po’ di fresco, e chiudo per un attimo gli occhi.

…‘fanculo, non sopporto che mi veda conciato così…

 

Lo fisso per un attimo, poi abbasso la mano che gli stavo appoggiando sulla spalla e sposto lo sguardo sul divano, cercando di reprimere il naturale impulso di avvicinarmi ulteriormente per sorreggerlo. Sembra quasi stia in piedi per miracolo, dannazione!

So benissimo che l'unica cosa che dovrei fare ora è aiutarlo a spostarsi per cercare una posizione più comoda per riposarsi, ma semplicemente non ce la faccio (ho ancora paura di fargli del male [di nuovo]). Stringo per un attimo i pugni per la frustrazione, poi incrocio le braccia e torno a guardarlo, chinando il capo di lato.

 

“Tu non stai bene per niente… sei pallido come un lenzuolo, dannazione…”

 

Il mio borbottio scocciato (preoccupato) cade nel vuoto, ma a dire il vero non mi importa. È più che altro una considerazione tra me e me, in effetti, che però serve a farmi riordinare le mie priorità (e qual è la mia priorità, in questo momento? [È Kanda la mia priorità]). Decido quindi di mandare a quel paese ogni scrupolo (ogni paura irrazionale [se non facessi niente la situazione potrebbe solo peggiorare]) e mi riavvicino a lui.

Mentre una nuova serie di colpi di tosse gli scuote le spalle, facendogli ondeggiare ritmicamente i capelli sciolti (quando si è disfatta quella treccia? [Non so perché, ma la cosa non mi dispiace]), gli appoggio delicatamente la mano destra sul braccio.

 

“Torna a sederti sul divano, su”

 

Gli dico, quando smette per un attimo di tossire, cercando al contempo di spingerlo a staccarsi da quello specchio.

 

Mi circonda le spalle con il braccio (il destro [il sinistro ancora un po’ sembra ce l’abbia più paralizzato di me]), invitandomi a spostarmi. Faccio per assecondare il movimento (anche perché ho davvero bisogno di sedermi), allontanandomi dalla parete, e nel contempo mi volto verso di lui, un sorriso beffardo sulle labbra: odio quando la gente mi sta troppo addosso e si preoccupa per me

 

(quando da piccolo ne avrei avuto bisogno

nessuno si è mai occupato di me

[in fondo, per loro ero solo una cavia],

quindi non vedo perché debbano farlo ora)

 

quindi il primo istinto è di allontanarlo (anche perché lui è così dannatamente simile ad Alma [vuole essermi amico]). Mi vengono in mente le parole (dure) che ho usato prima nel giardino, ma la voce spezzata con cui le pronuncio le rende meno incisive.

 

“Te l’ho già detto che non devi fare il buon samaritano con me…”

 

Decisamente questa frase sa più di esasperazione sarcastica che di fastidio… sono veramente messo male, se non riesco più neanche a controllare l’inflessione della voce (o forse sono io che inconsciamente ho ammorbidito i toni?).

Comunque sia non è questo il momento di parlare di me (per quanto mi riguarda, non è mai il momento [e poi, a chi interessa di me?]): abbiamo altre questioni in sospeso, quindi vediamo di portare lì l’attenzione del moyashi.

Sebbene con un po’ di fatica, prendo un respiro profondo, raddrizzandomi completamente.

 

“Piuttosto, hai parlato con Link?”

 

Appena noto che sembra in grado di restare in piedi da solo lo lascio andare, seguendolo comunque da vicino (se serve sono qui, pronto a intervenire).

Sbuffo leggermente al suo commento, così simile (e al contempo così diverso [non c'è rabbia, questa volta, è più stanchezza e... confusione?)) a quanto mi ha detto nel giardino. Ora sono più lucido, posso rispondere tranquillamente... anche perché non ho nulla da nascondere né di cui vergognarmi, no?

 

“Mh, e io te l’ho già detto che faccio quel che mi pare, o sbaglio? Comunque sì, ci ho parlato. Se ti siedi, ti racconto com’è andata”

 

Lo so, è un piccolo ricatto, il mio... Spero inconsciamente che la debolezza gli impedisca di prendersela a male (o che gli permetta di ragionare con più calma sui motivi del mio comportamento), ma mentre lo vedo ancora un po’ barcollante penso che, sì, per farlo sedere (riposare [guarire]) sono disposto a tutto.

 

Sentendo la sua risposta mi verrebbe da ridere: questo è un ricatto bello e buono... decisamente fuori dagli schemi per il «bravo ragazzo» che tutti dicono (credono) di conoscere.

 

“Sei veramente noioso, moyashi…”

 

Butto fuori con un certo sforzo una risposta scocciata di circostanza (non lascio mai a nessuno l'ultima parola), poi però finisco per fare quel che vuole e con fatica mi siedo (non ce la faccio più [ho la testa che mi scoppia]) all'angolo del divano, schiena dritta e gambe accavallate come mio solito. D'istinto faccio per incrociare le braccia, ma riesco a malapena a sollevare di poco il destro (dannazione, non è ancora tornato normale!). Con una smorfia di stizza lo abbandono sul cuscino, lasciandomi andare contro lo schienale e poggiando il gomito sinistro sul bracciolo.

Rovescio un attimo indietro la testa e prendo fiato, quindi riporto gli occhi su di lui e lo fisso severo.

 

“E adesso sputa il rospo”

 

Mentre raggiunge con fatica il divano lo osservo di soppiatto, pensando alla prossima mossa da fare. Si siede lentamente, dritto come un fuso, accavallando le gambe e appoggiandosi (un po' più pesantemente del solito) allo schienale. Chino il capo di lato, lanciando un'occhiata al suo braccio destro, ancora fuori uso (non riesce a muoverlo correttamente [ma almeno sembra che abbia riacquistato sensibilità]), poi mi avvicino per guardarlo meglio in viso.

C'è qualcosa di strano, oltre al pallore dovuto allo shock e alla stanchezza… (ma cosa? [Aah, non so che fare, è la prima volta che vedo Kanda ammalato!]).

Ignoro la sua provocazione, troppo concentrato e preso dalle mie riflessioni per dargli una risposta.

Quando lo vedo stringere quasi impercettibilmente gli occhi capisco che gli dà fastidio la luce (e per fortuna prima ho pensato di abbassare l'illuminazione)... e a quanto vedo dalle occhiaie che gli segnano il volto deve anche avere un bel mal di testa!

Sospiro, portandomi esattamente davanti a lui in modo di fargli ombra dal morbido chiarore che ravviva l'ambiente. Incrocio le braccia, riflettendo.

Fastidio alla luce, mal di testa... deve avere la febbre!

Allungo una mano, mettendogliela sulla fronte, e devo forzarmi per non ritrarla bruscamente. Alla faccia della febbre - è bollente, dannazione!

Mi abbasso leggermente, avvicinandomi ancora un poco e chinandomi verso di lui.

 

“Ti è salita la febbre, accidenti…”

 

Lo fisso dritto negli occhi, ma lui nemmeno mi risponde, limitandosi a lanciarmi un’occhiataccia.

 

“E non mi guardare così: hai detto di non fare il buon samaritano, non mi hai detto di non fare la mamma chioccia”

 

Lo guardo di sbieco, gli occhi che ormai mi fanno male (moyashi, la vuoi piantare di cambiare argomento? [Dimmi quel che voglio sapere e portami fuori di qui, ho bisogno di riposare]) e allontano la sua mano da me.

 

“Beh, te lo dico adesso…”

 

È inutile che mi chieda in continuazione come mi sento: ormai è evidente anche dalla voce (debole, ma non per questo meno severa [sarcastica]) che non sto per niente bene, quindi perché non la smette? Abbiamo altre priorità, che cazzo… è così difficile da capire?

 

Alzo un sopracciglio, perplesso, poi decido di lasciar perdere e vado a sedermi anch'io sul divano. Sprofondo quasi nei cuscini candidi, ma non posso ancora godermi il meritato riposo che il mio corpo vorrebbe. Devo capire quali sono le condizioni di Kanda, per poi trovare una soluzione (sempre se ce ne sarà bisogno). Giro la testa verso di lui, indicando con un cenno del capo il braccio leso.

 

“E quel braccio? Non è ancora andato a posto?”

 

Roteo gli occhi dietro le palpebre chiuse: sì, evidentemente il concetto di priorità è troppo difficile da capire per lui… Non mi resta che rispondergli, così magari è la volta buona che se ne sta zitto e mi dà retta.

Raddrizzo la testa e lo osservo di sbieco, la mano sinistra che scivola lentamente sul braccio destro, per cercare di rendermi conto se e quanto ho recuperato sensibilità nell’arto.

 

“Non riesco a controllarlo, come se fosse paralizzato... e se mi spieghi cosa accidenti mi hai fatto, magari capisco anche perché…”

 

Aggiungo alla fine, inacidendo il tono di voce. Mi innervosisce che non riesca a rendersi conto che il discorso che abbiamo lasciato in sospeso prima ha forse più importanza per lui che per me (io alla fine con un po’ di riposo mi riprendo [ho passato di peggio], ma lui deve fare i conti con quel che è successo [e di cui probabilmente ha paura])

 

Seguo con lo sguardo la sua mano che si posa sul braccio immobilizzato, poi volto la testa abbassando gli occhi a fissare il pavimento (mi è difficile spiegare guardandolo negli occhi, soprattutto dopo aver sentito il tono caustico con cui ha pronunciato l'ultima frase [mi farei prendere dall'agitazione, e non devo... devo restare lucido]).

Mi appoggio del tutto allo schienale del divano, prendendomi il viso tra le mani e riordinando le idee. Sospiro e subito dopo le riabbasso, pronto a parlare, lo sguardo puntato verso il nulla.

 

“Cosa ti ho fatto? Heh... Mentre litigavamo ho perso per un attimo il controllo. Non so esattamente come sia successo, ma a un certo punto non ho più visto né capito nulla. E quando sono riuscito a schiarirmi le idee... la mia Innocence attivata in modalità Crown Edge ti stava tenendo... arpionato per la spalla al tronco di quell'albero, ecco. L'ho disattivata subito, ma ormai il danno era fatto”

 

Alla faccia della lucidità, dannazione... non riesco a restare calmo come vorrei, e i concetti che avrei voluto esprimere con chiarezza finiscono invece per uscire più simili ad un ammasso caotico di vocali e consonanti...  Solo le ultime parole finisco per pronunciarle con lentezza, cariche di ansia, tristezza e sincero rammarico per quanto è successo. 

Chino nuovamente il capo, cercando di calmare il mio cuore impazzito (non devo dimenticare che il peggio è passato [e Kanda si riprenderà sicuramente]).

 

Il tono con cui (finalmente) mi spiega quel che è successo in quel giardino mi preoccupa forse più delle parole stesse che pronuncia: perché non è un problema da poco, ok (evidentemente il Noah dentro di lui sta lottando per emergere), ma se lui fosse lucido sarebbe tutto più semplice (e invece non lo è per niente [al diavolo la sua emotività esagerata!]).

Inarco leggermente le sopracciglia, disorientato da quanto mi ha detto (non so come comportarmi) e d’istinto mi sfioro il punto in cui c’era la ferita, dove ormai la pelle è tornata perfettamente intatta sotto il sangue già secco.

 

“Immagino che tu sappia già che una cosa del genere è un colossale casino… quanto sa il tuo babysitter?”

 

Commento sottovoce, con tono piatto e vagamente disinteressato (sto constatando l’ovvio in fondo), ma senza poter fare a meno di chiedere di Link (per quanto la cosa mi infastidisca, è imprescindibile tenerne conto [meglio averlo alleato che nemico, vista la sua posizione]).

Quel che mi ha detto, però, mi spiega anche il motivo per cui adesso sto così male. È come pensavo: se mi ha trafitto con Crown Edge, è ovvio che il mio corpo (la mia parte akuma) reagisca, e la febbre alta che ho ne è la prova (non dipende solo dalla stanchezza, dallo shock e dalla perdita di sangue [è una sorta di reazione allergica]). Avrò anche un’Innocence impiantata (a forza) nel corpo, ma sono pur sempre quello che sono e venire a contatto con un’arma anti-akuma estranea è comunque un rischio per me (è solo per mezzo di Mugen che ho potuto… uccidere Alma).

Scuoto il capo, cercando di scacciare tutti questi pensieri inopportuni (sono troppo poco lucido per ricordare), e sento le tempie trapassate da una fitta dolorosa. L’esclamazione allarmata del moyashi alla smorfia involontaria che mi contrae il viso mi riporta alla realtà: devo concludere questo discorso al più presto per poi uscire di qui.

Il braccio, mi ha chiesto del braccio…

 

Torno a girarmi verso Kanda, allungando una mano verso il suo braccio al vedere una smorfia di dolore stravolgergli per un istante i lineamenti. Mi ritraggo all'ultimo, quando lo sento prendere un respiro profondo, per poi rispondermi con voce più ferma.

 

“Per quanto riguarda il mio braccio, penso che tu mi abbia colpito un nervo, per questo è bloccato. Tornerà normale da solo”

“Per fortuna, almeno una notizia positiva…”

 

Replico con tono stanco, ma non per questo meno deciso, e mi volto completamente verso Kanda per guardarlo meglio negli occhi.

 

“Comunque lo so che è un colossale casino, Kanda. Lo so, ci sono arrivato anch'io, sai? Ho abbassato la guardia, e per un attimo lui è riuscito a prendere il controllo, non c'è altra spiegazione... anche perché non avrei mai voluto farti del male, e non credo che la mia Innocence la pensi diversamente da me”

 

Sospiro e distolgo lo sguardo, cercando di limitare il rossore che mi sta sicuramente e assurdamente imporporando le guance dopo la mia piccola «confessione». Di certo starà pensando che sono il solito idiota emotivo, lo so (e ha anche ragione [e beh, chissenefrega!]).

 

“Ad ogni modo, Link sa solo che ci stavamo allenando… e benché sia palese che non ci crede nemmeno un po', anche questa volta manterrà il riserbo sull'intera faccenda”

 

Riappoggio la testa allo schienale del divano, inspirando ed espirando profondamente per calmarmi, e chiudo gli occhi in attesa di una sua risposta.

 

La sua osservazione su Link mi strappa un principio di risata, sùbito soffocato in un nuovo accesso di tosse.

 

“Quell’ispettorino petulante si sta rivelando meno peggio di quel che pensassi…”

 

Mi concedo quel commento a mezza voce, per poi tornare immediatamente a concentrarmi sulla questione principale (perché il fatto che lui sappia in che fottutissimo casino si è cacciato, non migliora di molto le cose [e se voglio tirarlo fuori da lì devo trovare una soluzione, devo scuoterlo]).

Stringo il pugno della destra, ignorando il formicolio che mi risale dal polso (almeno adesso posso controllare la mano), quindi mi sforzo di alzarmi dal divano (ho bisogno di muovermi per scacciare il torpore dovuto alla febbre) e inizio a fare qualche passo per la stanza.

Noto l’apprensione nello sguardo con cui segue i miei movimenti e ad un certo punto mi fermo accanto al pianoforte, voltandomi verso di lui, un’aria di sfida negli occhi.

 

“Quanto a te, hai intenzione di far arrivare così presto il momento in cui uno di noi dovrà farti fuori? L’ultima volta che ne abbiamo parlato non mi sembravi di questo avviso…”

 

Glielo dico con tono volutamente provocatorio, in una chiara allusione alla sera in cui tutta questa storia assurda è iniziata (si è fatta esplicita, perché in realtà le origini di tutto sono molto più lontane [quanto non lo so]).

Adesso voglio vedere come mi risponde: si incazzi pure se vuole, non importa, basta che la smetta di lasciarsi trascinare verso il baratro.

 

Rispondo alla sua sfida guardandolo senza alcuna paura negli occhi e sorridendo sicuro, mentre ripenso alle decisioni prese poco fa nel giardino.

 

“E infatti sottoscrivo quanto ti ho detto quella sera, Kanda. Non ho affatto intenzione di permettergli di fare quel che gli pare, anzi! Non intendo mollare: questa è la mia vita e voglio godermela ancora per un bel po'. Hehe, non credo se ne sia reso conto, ma questa volta ha davvero esagerato…”

 

Poi, giusto per rendere più incisivo il messaggio (che è rivolto a Kanda [ma è diretto anche e soprattutto al Quattordicesimo]), mi giro deliberatamente con busto e testa verso lo specchio, il mio sorriso che si allarga fino a diventare quasi un ghigno.

 

“Evidentemente non ha capito con chi ha a che fare... Non ho più paura di lui, ormai, e se vuole la guerra, beh... l'avrà, dannazione! Sono pronto a lottare! Anche perché, al contrario di lui, io non sono solo...”

 

Mi verrebbe voglia di fargli la linguaccia, al mostro, ma finirei davvero per sembrare il ragazzino infantile che non sono più. Mi limito quindi a riprendere fiato, per poi tornare ad appoggiarmi allo schienale e tornare serio.

Tutta questa determinazione non è solo un lampo improvviso di breve durata. È solida e duratura, perché...

 

“...non voglio più che succeda quel che è accaduto oggi. Non voglio che coloro che amo rischino la vita per colpa mia, o che vivano nel terrore di quello che potrei diventare”

 

È solo un sussurro quello che è uscito dalle mie labbra, ma sono sicuro che tutti e due mi hanno sentito chiaramente.

 

All’udire le sue parole, al vederlo sfidare apertamente il suo incubo, abbozzo un sorriso. Non so da dove abbia tirato fuori tutta quella determinazione (che dipenda da me? [Nah, non diciamo cazzate]), ma so che è esattamente quello che gli serve.

L’importante è che alla prima difficoltà non crolli di nuovo e non si faccia prendere da paranoie inutili… tipo convincersi che la gente lo teme (lui ha bisogno del sostegno degli altri per andare avanti [come Alma] e non si sostiene chi si teme).

Mi porto il braccio sinistro sul fianco e increspo le labbra in un sorriso sarcastico (affaticato).

 

“Credi che io possa avere paura di te, mammoletta?”

 

Ignoro la sua reazione vagamente piccata alla mia provocazione e faccio scivolare gli occhi lontano da lui, puntandoli verso l’angolo di specchio dove immagino ci sia il riflesso del Noah (adesso cos’è questa malinconia?).

Lascio cadere il braccio lungo il fianco, mentre lo sguardo mi si incupisce.

Non ho paura di te, Walker…

 

“…piuttosto, ho paura per te…”

 

Cazzo! Mi sono reso conto troppo tardi di aver concluso il pensiero a mezza voce (dannata febbre che mi toglie lucidità)! Mi maledico da solo, osservando di sottecchi come reagisce (spero non mi abbia sentito [non voglio spiegargli il perché di quella frase])

 

Oh, santo cielo, lo so che tu non hai paura di niente e di nessuno, Kanda! (Sono io che avevo paura [ora non più, ed è anche grazie a te])

Sbuffo leggermente, iniziando ad alzarmi dal divano, ma mi blocco quando lo sento mormorare il resto della frase.

Giro lentamente la testa verso di lui, gli occhi spalancati, e con lentezza mi lascio cadere di nuovo sui cuscini. Devo concentrarmi bene per evitare di assumere un'espressione da pesce lesso... è che sicuramente questa è l'ultima cosa che mi sarei aspettato di sentirgli dire (non che mi dispiaccia, eh [è semplicemente... incredibile!]).

 

Dall’espressione assolutamente basita che assume, devo dedurre che mi abbia sentito (‘fanculo! Lo sapevo io che non era il momento di parlare!). Mi aspetto da un momento all’altro un’uscita idiota delle sue, ma per fortuna sembra davvero che qualcosa in lui sia cambiato perché non dice nulla, limitandosi a concentrarsi per far sparire quella faccia allucinata.

Stringo i denti per dominare il dolore che mi martella le tempie e i brividi che non hanno smesso di scuotermi; quando sono sufficientemente sicuro di me, decido di dare una brusca virata alla conversazione (perché c’è una risposta che mi devi dare, moyashi e, febbre o non febbre, non ti lascerò scappare prima di averla ottenuta)

 

“Invece dimmi un’altra cosa: cosa ci facevi in giardino prima?”

 

Eh? Cosa ci facevo in quel giardino, prima? Bella domanda, Kanda, alla quale so esattamente cosa rispondere (so perfettamente perché ero lì, fuori dal caldo della Home [e perché avevo cercato te e nessun altro]). Il problema è capire quanto ti piacerà come risposta…

 

“Te l'ho detto, no? Avevo bisogno di prendere aria e di parlare con qualcuno, dopo lo scontro con Leverrier...”

 

Cos'è, ti sembra strano che io abbia pensato di rivolgermi a te

 

(con cui non sono mai andato molto d'accordo [finora]

e dal quale non mi posso aspettare altro

che parole rudi [ma schiette]

e gesti sgarbati [ma veri])

 

e non a qualcun altro? Anch'io penso che sia strano, sì, ma... non per questo è sbagliato, anzi! (Qualcosa dentro mi dice che sei la persona più adatta [perché tu...])

 

Eh no, Walker: risposta sbagliata. O meglio, risposta incompleta. Perché non ci credo che, dopo tutto il casino che è successo ieri, dopo che ti avevo detto chiaramente che non ti volevo più tra i piedi,

 

(dopo che anche tu mi avevi allontanato

[per quanto sia stato sùbito evidente

che non ci credevi nemmeno tu])

 

dopo aver passato l’intera fottutissima missione ad evitarmi… dopo tutto questo non ci credo che tu abbia (di nuovo) cambiato totalmente idea!

Stringo gli occhi e lo fisso severo (non devo perdere la calma).

 

“E sei venuto da me. Dopo avermi detto di non aver bisogno del mio aiuto perché te la sapevi cavare da solo. Se proprio ti serviva qualcuno con cui parlare, perché non hai cercato quel cretino di un coniglio? Lui quanto a parlantina è sicuramente messo meglio di me”

 

Già: l'ho detto e ho anche cercato di dimostrartelo (dimostrarmelo) allontanandoti, cercando di non coinvolgerti nei miei casini (nella mia vita).

In quei momenti pensavo che tenendoti distante da me (al riparo dal nefasto influsso dei miei dubbi e delle mie incertezze [protetto dall'oscurità che sta allungando le sue dita avide sulla mia anima]) ti avrei fatto un favore.

Mi sono accorto solo una volta uscito da quel bagno che, pronunciando quelle parole, stavo inconsciamente, semplicemente ed egoisticamente negando il fatto di avere bisogno di qualcuno (di te).

Ed era già troppo tardi.

Ma la verità, ora l'ho capito, è che da solo non vado proprio da nessuna parte.

Nessuno è invincibile, a tutti serve una mano ogni tanto (ai martiri idioti che si ostinano a salvare il mondo, e anche agli altrettanto testardi esorcisti giapponesi [anche se dubito lo ammetterai mai]).  

Bisogna imparare a conoscere se stessi e riconoscere i propri limiti, per utilizzare le proprie forze al meglio. E per conoscere se stessi l'unica strada è il confronto con le persone.

Il problema è scegliere quelle giuste (io ci ho riflettuto, e ho fatto la mia scelta. [Ho scelto te, perché...])

 

“Lavi? Oh, sarei anche potuto andare da Linalee, se è per questo. Mi vogliono bene, e sono sempre ben disposti ad ascoltarmi e a darmi una mano. Avrei potuto rivolgermi a loro, come a tutti gli altri membri dell'Ordine - a parte le dovute eccezioni. La chiamiamo Home anche per questo, no? Perché siamo una grande famiglia. E invece no, sono venuto da te.

Poi ho combinato un disastro, in quel bagno, ma anche lì non sono andato a farmi consolare da Miranda-san... Ho continuato a insistere, perché io avevo scelto te. E non l'ho fatto solo perché al momento eri l'unica opzione rimasta, dannazione.

L'ho fatto perché tu non mi proteggi come fanno loro. Mi fa piacere che si preoccupino per me, lo apprezzo tantissimo e li ringrazierò sempre per questo, ma a volte, ecco... esagerano a trattarmi come il fratellino più piccolo, cercando alleggerire i miei problemi senza però arrivare a comprenderli in pieno!

Tu invece mi metti ogni santa volta davanti alla dura realtà, e mi dai la possibilità di scegliere la mia strada. Con te posso parlare senza peli sulla lingua, perché so che non passerai le notti a piangere, o a lavorare fino a rovinarti la vista per dimenticare tutto il marcio che ho dentro e che ho disperatamente bisogno di buttare fuori!

Non so come né perché, ma ho la netta sensazione che tu riesca a capirmi, a comprendere la confusione che ho nella testa, probabilmente perché siamo più simili di quanto pensiamo. Quando discuto con te, ho la quasi certezza di poter sentire una campana diversa dalla mia, che mi aiuta a riflettere e a comprendere meglio le mie idee, le mie opinioni e soprattutto me stesso... Di solito finiamo per fare a pugni, è vero, ma sinceramente ne vale la pena, ecco”

 

Riprendo fiato, cercando di capire se mi sia riuscito di dire qualcosa di sensato o meno, in tutto quel diluvio ininterrotto di parole.

Beh, al limite aggiungerà il termine logorroico all'elenco degli insulti che ama urlarmi contro...

 

Rimango incerto di fronte al lungo discorso che ha tirato fuori all’improvviso, una marea di frasi e parole dette tutte assieme, senza quasi respirare. Un discorso che è riuscito in un attimo ad azzerare completamente i miei pensieri, come se il mio cervello si fosse trasformato in una spugna che, per sua stessa natura, si impregna d’acqua senza fiatare.

Quando tace, mi trovo completamente spiazzato: faccio fatica a produrmi in una reazione coerente che vada al di là dello «tsè» di circostanza e di una scrollata di spalle.

Pensa davvero che noi due siamo simili? Per un attimo l’ho pensato anch’io e non ci ho messo molto per rendermi conto di come stanno le cose: al dì là dell’essere schiavi non completamente umani, non credo esistano altre somiglianze tra noi, moyashi.

Tu non sei un essere artificiale, creato all’unico scopo di diventare una perfetta macchina per distruggere i nemici - una cavia che, come prima cosa, è stata dichiarata un fallimento e poi costretta a scagliarsi contro il suo unico simile (contro il suo unico amico [obbligato ad uccidere o ad essere ucciso]). Tu hai avuto delle persone che ti hanno amato, che ti hanno fatto conoscere il mondo (io ho incontrato Tiedoll, ma ormai era già tardi).

Tu hai sempre avuto fiducia nella vita,

 

(io nemmeno so cosa siano,

la vita e la fiducia

[l’una non l’ho mai davvero avuta,

l’altra nessuno mi ha insegnato ad averla])

 

quella stessa fiducia che, nonostante tutto, aveva Alma (e stai rischiando la sua stessa fine [e allora chi ha ragione? Voi o io?])… e come Alma ti perdi in discorsi assolutamente assurdi…

Un sorriso sarcastico (vagamente esasperato) mi incurva per un rapidissimo attimo le labbra.

Davvero non riesco a trovare un filo logico nel suo sfogo (forse perché in realtà ce ne sono troppi, tutti assieme), ma c’è un concetto che pure risalta chiarissimo in quel marasma: lui ha scelto me, ha bisogno di me (non l’ha detto! [Eppure è così, le sue parole sono inequivocabili]).

Nessuno mai, da che ho memoria (da che sono uscito da quella pozza), mi aveva detto una cosa del genere (non so come comportarmi di fronte a questi sentimenti [nessuno l’ha mai fatto con me])… e ora cosa si aspetta da me? A cosa gli servo? Che cosa vuole in cambio della fiducia che ripone in me? Io non ho niente da dargli (posso solo [devo, voglio] cercare di impedire che impazzisca), né niente da chiedergli (non voglio che venga a conoscenza della mia storia [che provi pietà per me]).

Queste risposte, però, me le può dare solo lui… e non creda adesso di potersi nascondere come suo solito. Ha gettato il sasso (il macigno), che non si sogni di ritrarre la mano e non spiegare chiaramente quel che intendeva.

 

“Quindi è per questo che sei venuto a cercarmi? Perché ne vale la pena? Cosa vuoi esattamente da me?”

 

Senza accorgermene gli ho ribaltato la domanda che lui stesso mi aveva fatto quella dannata sera sulla torre. Io allora gli avevo risposto, adesso tocca a lui.

 

Sì, è per quello. E anche perché, cercando te, trovo me stesso...

Non sono la persona perfetta che tutti vorrebbero (o che pensano che io sia). Sono testardo, orgoglioso, proprio come te.

Come te porto sulle spalle una maledizione, e come te sono una pedina sacrificabile di questa dannata guerra.

Come te indosso una maschera, per celare le mie vere emozioni agli occhi del mondo (l'unica differenza è che io non le sopprimo [col carattere che mi ritrovo sarebbe impossibile], le nascondo soltanto).

Perché, nonostante la gente che mi sta attorno e che mi vuole bene, sono solo. Proprio come te.

E se tu sei riuscito a essere quello che sei nonostante tutto, beh, ce la posso fare anch'io.

Cosa voglio esattamente da te, mi chiedi?

Sii il mio punto di riferimento, la mia àncora di salvezza dai dubbi che mi confondono quando penso al futuro.

Non ti chiedo niente di più e niente di meno.

Gli sorrido.  

 

“Ne vale la pena, sì. Da te non voglio niente di particolare, Kanda, mi basta che tu resti quello che sei. Mi fido di te, so che in caso di bisogno sarai dalla mia parte, anche se questo non significa affatto che sacrificherai per me ciò per cui stiamo lottando. Non è quello che voglio. Certo, sarebbe bello se tu considerassi la possibilità che io faccia la stessa cosa per te... ma ho imparato che a volte è inutile ostinarsi, quindi non insisto”

 

Mi rendo conto di avergli rivolto più o meno le stesse parole che aveva pronunciato due notti fa (aveva ragione, quella sera [non può darmi torto, questa volta]), sperando che lo riscaldino come era successo a me. Ripensando ad allora, però, mio malgrado riemerge lo stesso interrogativo che mi aveva assillato dopo la prima volta sulla torre.

 

“Una cosa però devo chiedertela, Kanda. La prima notte sulla torre sei rimasto solo per curiosità, mi sta bene, ma l'altro ieri sera perché mi hai chiesto di uscire su quel balcone?”

 

Scuoto lentamente la testa e nascondo gli occhi sotto l’ombra della frangia. Mi fa uno strano effetto sentirmi rispondere con le stesse parole che io avevo rivolto a lui (ma in fondo è un bene, vuol dire che [finalmente] siamo d’accordo almeno su qualcosa [sarebbe stupido da parte sua mentirmi ora]).

Una stilettata improvvisa alla testa interrompe per un istante il flusso dei miei pensieri, deviando la mia attenzione. Quando la fitta si acquieta un po’, facendosi costante (e quindi sopportabile [ignorabile, come tutte le cose sempre uguali]), prendo un respiro profondo per abituarmi alla nuova situazione (metabolizzare il nuovo dolore, sommandolo agli altri [e all’annebbiamento dovuto a febbre e stanchezza]), quindi torno a concentrarmi su di lui.

Se la prima parte del suo discorso era perfettamente condivisibile (erano parole mie dopotutto), il seguito invece mi piace un po’ meno. Non perché non abbia una risposta da dargli (anzi, gliel’ho già data]), ma per l’episodio che ha citato in sé e per sé: nemmeno io ho mai capito fino in fondo perché avessi deciso di aiutarlo e il fatto che adesso lui torni a parlarne mi obbliga a confrontarmi (immediatamente) con quella questione in sospeso (e in queste condizioni non ne ho la forza).

 

“Mi hai già fatto questa domanda e ti ho già risposto. E le mie motivazioni non sono cambiate dall’altra notte ad adesso”

 

Il mio tono è definitivo (mi sembra abbastanza chiaro che non ho voglia di discuterne, no?) e, avessi a che fare con chiunque altro, dopo una frase del genere la questione sarebbe sicuramente chiusa, ma con lui non è mai detto (è dannatamente cieco e sordo, quando vuole).

 

Lo guardo storto, ma non riesco nemmeno ad arrabbiarmi. Vuole chiudere qui la conversazione, a quanto pare, e la cosa un po' mi scoccia... ma credo sia solo perché non ce la fa più (è stanco e provato fisicamente [non è abbastanza lucido per interagire senza rischiare di farsi scappare qualcosa di troppo]).

Sospiro, andando a cercare la sua risposta nei miei ricordi... cos'è che mi aveva detto? Ah sì, che se avessi ricominciato a farmi paranoie come la sera sulla torre e Link si fosse svegliato, avrebbe sicuramente tartassato di domande anche lui, che non aveva intenzione di farsi coinvolgere in questa storia.

Ehi, aspetta un momento...

Lo guardo e gli sorrido di nuovo (strano quanto io stia sorridendo, dopo tutto quello che è successo [e sono anche sorrisi veri, una volta tanto]) quando, finalmente, capisco il vero significato di quelle parole.

Voleva semplicemente darmi una mano, allontanandomi dalla minaccia (in quel caso rappresentata dal povero Link) prima che mi rovinassi rivelando i miei dubbi e le mie insicurezze a chi avrebbe potuto farne (cattivo) uso.

 

“Oh. Ho capito...”

 

Mi alzo in piedi e mi avvicino silenziosamente al pianoforte, fermandomi solo un istante per raccogliere il nastro bianco che era finito a terra. Arrivato davanti a Kanda, mi prendo la libertà di guardarlo da vicino (e ne sono davvero felice [temevo di non potermi più avvicinare a lui]). Poi gli giro attorno, fermandomi dietro di lui (che, ne sono sicuro, a questo punto starà cercando di capire cosa diamine ho intenzione di fare), e in pochi istanti gli rifaccio quella treccia che ancora portava quando l'ho incontrato nel giardino.

Non è un lavoro perfetto, anzi, e il fatto che i suoi bei capelli siano ancora umidi e sporchi di sangue e terriccio non aiuta affatto... ma per ora dovrà accontentarsi (rimettiamo su la maschera, dobbiamo tornare alla Home [anche se non mi spiacerebbe restare qui ancora un po']). Torno di fronte a lui, la destra sulla sua spalla, ancora coperta dal mio golf preferito, e lo guardo dritto negli occhi.

 

“...grazie, Kanda”

 

Mentre lo osservo scavare nei ricordi alla ricerca della risposta che gli avevo dato, mi sforzo di muovere il braccio destro di cui ormai ho (per fortuna) riacquistato quasi del tutto il controllo. Sembra che abbia inteso che non ho intenzione di discutere di quell’argomento, perché si limita ad assentire.

Soddisfatto annuisco lievemente, le labbra strette in una linea sottile, continuando nel frattempo a  seguire i suoi movimenti ora che si è alzato dal divano per avvicinarsi a me, portandosi alle mie spalle (che cavolo fa?).

Sto per voltarmi verso di lui e chiedergli di farmi uscire di qui, quando sento le sue mani iniziare a scorrere tra i miei capelli, come per pettinarli, per poi dividerli in tre ciocche e rifare la treccia che avevo prima. La sorpresa per questo suo gesto (così semplice e così inaspettato) è talmente grande che non riesco nemmeno a dire una parola, rimanendo immobile con la bocca leggermente dischiusa, la voce che non vuole saperne di uscire a pronunciare un pensiero che, peraltro, neanche c’è.

Sono troppo stanco perfino per incazzarmi per questa invasione del mio spazio personale, quindi mi limito a lasciarlo fare, chiudendo gli occhi.

Quando ha finito mi gira di nuovo attorno, portandosi davanti a me. E quel suo ringraziamento sussurrato mi spiazza quasi quanto il fatto che gli sia venuto in mente di mettersi a rifarmi la treccia (chissà poi dove avrà imparato…).

 

“Tsè, non dire idiozie, mammoletta. Piuttosto, non credi sia il caso di uscire di qui?”

 

Vorrei suonare sarcastico, infastidito, anche un po’ stufo di questa situazione assurda. E invece il tono con cui pronuncio quella frase riesce a suonare solo irrimediabilmente stanco.

Col passare degli anni le mie capacità rigenerative si sono rallentate, in più adesso c’è la storia del contatto con la sua Innocence - e il risultato è che allo stato attuale delle cose ho assoluto bisogno di riposare.

Scuoto il capo, innervosito.

A dimostrazione che sono quasi arrivato al limite, anche solo quel semplice movimento (anche solo lo sforzo di stare in piedi) mi causa un violento giramento di testa e sono costretto ad appoggiarmi al pianoforte per non cadere.

 

“Oi, fai piano!”

 

Vedendolo barcollare, mi avvicino e lo aiuto a sedersi sullo sgabellino del pianoforte.

Mi chino a osservarlo mentre cerca di riprendere fiato. Credo abbia ancora la febbre, ma nonostante tutto noto che ha iniziato a riprendere un po' di colorito, grazie al cielo. Ora ha solo bisogno di riposare un bel po' (e anche io avrei bisogno di una bella dormita... dopo aver fatto un salto in caffetteria, magari...).

 

“A questo punto credo sia meglio tornare indietro, che ne dici Kanda? Togliti quel golf che ormai è umido e mettiti questa, mentre apro un gate dritto dritto per camera tua”

 

Gli allungo la camicia di scorta che mi sono portato dietro. Lui la prende e mi guarda male, chinando di lato la testa.

Sbuffo, contrariato.


“Sì, lo so che mi hanno vietato di usare l'Arca... ma, a quanto mi ha detto Komui-san, alla Scientifica non sono ancora in grado di capire quando apro un gate senza che io glielo comunichi. Quindi, finché posso, ho intenzione di approfittarne! E poi, non vorrai mica farti vedere in giro con una delle mie camicie addosso, no?”

 

Mugugno qualcosa in risposta, considerando nel frattempo che, come c’era da aspettarsi, non ha capito il perché della mia occhiata storta: non è il problema che sta usando l’Arca senza permesso (per quanto mi riguarda potremmo usarla anche sempre, se ci serve [e adesso è l’unico modo per uscire di qui senza rischiare che ci becchino]). Quello che mi infastidisce (perché non ci sono abituato [e non intendo abituarmici]) è il suo atteggiamento da… com’è che l’aveva chiamato? Ah sì, l’atteggiamento da mamma chioccia.

Ad ogni modo non ho voglia di mettermi a discutere con lui pure su questo (anche perché nelle ultime ore sta tirando fuori una testardaggine fastidiosa [ma in effetti è sempre stato dannatamente cocciuto]), quindi mi alzo e mi faccio scivolare dalle spalle il golf, ormai talmente inumidito da non scaldarmi nemmeno più, per poi infilarmi la camicia che mi porge.

Nell’allacciare i bottoni devo per forza abbassare gli occhi per guardare quel che faccio (ho le dita intorpidite, non riesco a lavorare alla cieca [non che la vista mi aiuti molto di più]) e lo sguardo mi cade, inevitabilmente, sul tatuaggio da una parte e sul sangue rappreso dall’altra.

Archivierei il tutto come niente (non è la prima volta che la mia natura di mezzo akuma mi salva la vita [e non sarà l’ultima]), se non fosse che Walker avvicina esitante la mano fin quasi a sfiorare il marchio nero che mi segna il petto, la spalla e la parte alta del braccio. Inconsciamente mi irrigidisco.

 

Allungo la mano quasi senza accorgermene, di nuovo attirato da quello strano simbolo, come una falena alla luce di una candela, ma mi fermo.

Se Kanda vorrà parlarmene lo farà di sua iniziativa, io non intendo indagare oltre... anche perché, al momento, per quella maledizione provo più riconoscenza che altro (e a pensarci dovrei ringraziare anche la mia, di maledizione [senza la capacità di vedere le anime degli akuma non potrei essere né l'esorcista né tantomeno la persona che sono]).

Ritraggo la mano scuotendo la testa, senza smettere di sorridere, poi mi giro e mi avvicino al pianoforte. Non sono mai stato nella camera di Kanda, ma in quell'ala del palazzo ci sono finito spesso e volentieri (colpa del mio inesistente senso dell'orientamento [forse. O forse no, chissà]). Mi concentro dunque su quel particolare corridoio (anche se alla prima occhiata non ce ne si accorge, sono tutti diversi tra loro: quello dove c'è la sua stanza, ad esempio, è decorato da un quadro con un paesaggio lacustre davvero molto bello [e appeso proprio di fianco alla sua porta]), e premo con decisione il Re.

Il gate si apre all'istante e mi faccio da parte per lasciarlo passare.

 

“Prego!”

 

Entro nel gate, aspettandomi come al solito di finire in una delle vie di quella strana città che costituisce l’interno dell’Arca. Invece, con mia grande sorpresa, mi ritrovo in un ambiente completamente nero (come mai? [Beh, meglio così, meno rischi di imbattersi in qualcuno]); davanti a me si staglia il portale d’uscita, oltre il quale intravedo la porta della mia camera (credevo che non potesse aprire gate in posti che non conosce… [come fa a sapere dov’è la mia stanza?]). Mi giro verso di lui, gli occhi stretti in quella domanda (che non gli farò), ma lui si limita ad affiancarsi a me con un sorriso.

Scuoto la testa, decidendo di mettere da parte il problema (in fondo non è poi così importante) e mi accingo ad uscire nel corridoio, guardandomi intorno per precauzione. È tutto tranquillo (come quasi sempre [ho chiesto apposta che mi assegnassero una camera nell’ala meno frequentata del palazzo]), per cui ho il tempo di cercare la chiave nella tasca dei pantaloni e far scattare la serratura.

Apro la porta ed entro

 

(e noto subito Mugen e la mia casacca

buttate sul letto

[ce le ha portate il golem di Walker?])

 

ma, prima di richiudermela alle spalle, mi fermo per un attimo con la mano sulla maniglia e mi volto verso il moyashi.

 

“Ci vediamo domattina alle sette per l’allenamento. Vedi di essere puntuale”

 


 

PREVIEW:

Capitolo 15 – Da adesso in poi

Da adesso in poi non sono più solo contro i miei incubi peggiori, fra me e l'ombra che mi vuole annullare si è accesa di nuovo la fiamma della speranza. Kanda mi ha dato una seconda opportunità, e non intendo sprecarla.

[…]

Da adesso in poi penso che gliene farai vedere delle belle, Allen Walker… e io continuerò a non parlare, ma di certo non me ne andrò prima di averti visto fargli il culo (perché tu non finirai come lui [non te lo permetterò]). E sono sicuro che ne varrà la pena, vedrai.

 


 

IL POST-IT DELLE AUTRICI:

Per questo capitolo non ci sono annotazioni particolari da fare. Niente citazioni né frasi che abbiamo modificato per adeguarci a ciò che la sensei ci ha rivelato successivamente a quando abbiamo scritto questo capitolo (vale a dire Natale 2009 [e non immaginate la soddisfazione che proviamo ogni volta che esce una Night nuova e la nostra fic continua a quadrare!]).

Per amor di precisione, citiamo la fonte dello sproloquio del Portone nell’Angolo di Allen - anche se siamo sicure che l’avrete riconosciuto tutti. I versi recitati sono ovviamente quelli inscritti sulla porta dell’Inferno, così come raccontato da Dante nella Commedia (Inferno, Canto III, versi 1-9).

Questo è quanto! Ovviamente, se avete un qualsiasi dubbio, chiedete pure!

E ricordate… in missing moments we trust!

Alla prossima!

Lety&Mistral

 

 

 

LAST SHOT ON JUL. 16th, 2010

Don’t miss it!

 

 

 

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Capitolo 15
*** Da adesso in poi ***


Nota delle autrici

Nota delle autrici:

Dato che l’Angolo di Allen questa volta è diventato veramente chilometrico, per non costringere chi non vi fosse interessato a scorrere in basso per 13 pagine (ehm… ^^”), abbiamo preferito inserirlo a fine capitolo.

Grazie e buona lettura!

Lety&Mistral

 

 

 

 

Anata ga Koko ni Iru Riyuu

(La ragione per cui sei qui)

 


 

Capitolo 15

Da adesso in poi

 

Sto beatamente galleggiando nel buio di un sonno senza sogni quando un rumore alla mia sinistra mi riporta alla realtà. Socchiudo pigramente un occhio e sollevo la testa, cercando di capire cosa stia succedendo, ma sento solo il respiro regolare di Link infrangere il silenzio, ragion per cui mi ritengo autorizzato a girarmi dall'altra parte e continuare a dormire, tirandomi la coperta sulla testa.

Mi sto quasi riaddormentando quando un fortissimo dolore all'orecchio mi sveglia completamente. Sono costretto a tapparmi la bocca da solo per evitare di urlare (non voglio svegliare Link) e mi tiro seduto, sfregandomi la parte lesa e afferrando al volo Timcanpy con l'altra mano.

 

“Maledizione Tim, mi hai fatto male! Quando ieri sera ti ho chiesto di svegliarmi all'alba non intendevo... così!”

 

Borbotto, ma il golem dorato si limita a ignorare le mie lamentele e a rivolgermi il migliore dei suoi ghigni soddisfatti. Il suo obiettivo l'ha raggiunto, dopotutto. 

Sospirando lo lascio libero, poi scendo dal letto cercando di fare meno rumore possibile. Per mia somma gioia, il tutto è reso più complicato dal fatto che dalla finestra non entra nemmeno un po' di luce. Il sole a quanto pare non è ancora sorto... beato lui!

Muovo un paio di passi incerti verso il fondo del mio letto, cercando la sedia dove ieri sera ho preparato maglia e pantaloni adatti per l'allenamento con Kanda e poco dopo la trovo. La trovo e la ribalto, urtandola con il ginocchio (ma non l'avevo lasciata più vicina al muro? [Devo ancora abituarmi alla nuova disposizione della stanza…]), ovviamente facendo abbastanza rumore per svegliare Link.

 

“Walker, cosa diamine ci fai in piedi così presto?”

 

Cerco di mettere assieme una risposta degna di questo nome (cosa non facile, visto il sonno e la fame che sta iniziando a farsi sentire), quando sono costretto a coprirmi gli occhi con una mano, improvvisamente abbagliato dalla luce dell'abat-jour che Link ha appena acceso.

 

“Mh, potresti spegnere quella luce, per cortesia? Anzi no, lasciala accesa, almeno vedo di prepararmi senza distruggere qualcos’altro…”

 

Riapro lentamente gli occhi per abituarmi alla luce, poi quando riesco di nuovo a vedere mi avvicino al letto dal quale Link mi sta fissando.

È evidentemente scocciato (gli sto impedendo di godersi le sue meritate ore di sonno [di cui ha bisogno anche lui, dopo l'ultima missione]), ma a guardarlo mi scappa quasi da ridere. Non capita tutti i giorni di sentirlo borbottare a quel modo, soprattutto dopo aver sollevato il viso dal cuscino solo dei pochi centimetri necessari per volgere lo sguardo verso di me.

 

“Scusa, non volevo svegliarti, è che devo correre in caffetteria! Alle sette devo andare ad allenarmi con Kanda, e non posso mica andarci digiuno...”

“Cos'è che devi fare tu alle sette?! Dovevi svegliarmi, non posso certo lasciarti andare da solo!”

 

Non l'ho mai visto così agitato, cavolo! Non sembra più nemmeno il babysitter impeccabile, tutto tirato a lucido che Leverrier mi ha affibbiato non molto tempo fa (non che mi dispiaccia, eh)

Quasi mi spavento quando lo vedo scattare giù dal letto e raggiungere rapidamente l'armadio, aprendolo e afferrando i propri vestiti, per poi chiudersi dentro al bagno, più veloce di quanto potessi immaginare (l'unica cosa che sono riuscito a vedere chiaramente sono i suoi capelli, per una volta non costretti nella solita treccia [il che lo rende ai miei occhi meno perfetto - più umano]).

Mi vesto e mi risiedo sul letto, in attesa. Finché non esce di lì, di andare in caffetteria a quanto pare non se ne parla...

 

Quando riapro gli occhi non è né per la luce che entra dalla finestra (anche se quando ieri pomeriggio mi sono messo a letto non ho chiuso le imposte [tanto fuori è ancora buio pesto]), né per il suono della sveglia. Mi sono svegliato da solo, come tutte le altre mattine (come se negli ultimi due giorni non fosse successo niente di strano), alle cinque o poco più, per avere il tempo di meditare in santa pace, fare colazione e uscire ad allenarmi prima che per i corridoi dell'Ordine cominci a girare troppa gente.

Mi tiro a sedere e butto indietro le coperte, quindi mi alzo e mi avvicino al davanzale. Quei pochi passi mi bastano per capire che, nonostante la ferita e tutto il sangue perso ieri, ormai mi sono ristabilito completamente: oltre ad un vago indolenzimento del braccio destro e dei muscoli in generale, il mio corpo non conserva traccia di quanto subìto.

Altri segni sono però ben presenti (più o meno visibilmente) a ricordarmi che ieri (e ierlaltro) non è stato un giorno qualsiasi (una fottutissima missione qualsiasi [perfin banale, diceva Komui!]). Ci sono i miei ricordi, in parte confusi (quando mai non lo sono stati? [Però almeno stavolta ci sono]), ma soprattutto c'è una camicia non mia (un po' piccola e con un profumo strano) che ieri ho lasciato distrattamente sulla spalliera della sedia prima di infilarmi in doccia e subito dopo buttarmi sul letto, quasi senza nemmeno rivestirmi.

Stringo le mani sul davanzale, gli occhi che smettono di vagare cercando invano di superare l'orizzonte buio e scivolano nella stanza, oltre la mia spalla, verso quel pezzo di stoffa bianca (trascinandosi dietro i pensieri [finché dormivo potevo permettermi di non pensare, ma ora sono sveglio]).

Sulla scrivania, il loto della mia vita riluce sinistro nella sua prigione di vetro, sospeso sopra i cadaveri rinsecchiti dei petali che ha perso. Quando il vecchio Zhu mi aveva detto che era un'illusione su cui non dovevo fare affidamento gli avevo creduto (in fondo, perché dubitarne? Quello rappresenta la mia esistenza e io non ci ho mai contato molto di esistere per il mondo). E invece, dopo tutti questi anni, continuo ugualmente a vederlo (e se lo vedo io e lo vedono gli altri è perché esiste, no?)... come gli altri continuano a vedere me (quindi io continuo ad «esistere», qualunque cosa significhi). Quel fiore è l'unica cosa estranea entrata e rimasta nella mia stanza, nella mia vita. Fino ad oggi (a ieri [non solo]).

Afferro la camicia per le spalle, distendendomela davanti agli occhi. Questa camicia e il suo proprietario hanno violato la zona franca che ho sempre mantenuto (voluto mantenere) attorno a me. Altri hanno provato ad avvicinarsi a me (Linalee, Tiedoll, Marie...) e forse un po' ce l’hanno fatta. Ma loro (Walker e Alma) hanno sfondato le mie difese e si sono stanziati entro le mie mura. E io non sono riuscito (forse nemmeno ci ho provato [perché?]) a respingerli. E ora questa camicia è qui.

Walker è qui. Ed è qui con delle motivazioni che, in tutta onestà, fatico a (non sono in grado di) comprendere (accettare [perché troppo lontane da quello che ho sempre saputo essere il mondo]).

Walker è qui spinto da un sentimento incondizionato, è qui perché vuole che io sia il suo punto di riferimento (folle! Cosa crede di imparare da me?), è qui perché pensa ne valga la pena (nonostante io sia quel che sono [lui non sa davvero cosa sono]).

Walker è qui, ma non mi ha chiesto perché io sono qui (né voglio dirglielo [non voglio parlargli di Alma]). Come fa ad avere tutta quella fiducia negli altri (in me, non negli altri)?

Io non l'ho mai avuta quella fiducia. Non ho mai avuto niente di così importante da affidare a qualcuno, nessun peso che non fossi in grado (per scelta o per costrizione) di portare da solo, non una persona che ritenessi degna di stare al mio fianco (qualcuno che non fosse soltanto un compagno [più o meno occasionale] sul campo di battaglia [e al quale comunque non avrei affidato la mia vita, per quel poco che vale]). Eppure, inconsciamente, a lui la mia vita l'ho affidata (seppure per poco [solo perché non potevo fare altrimenti?]).

È forse questo che lui vuole da me? Fiducia in cambio di fiducia? Si fida di me e vuole che io mi fidi di lui? Se così fosse, non so se sarò pronto mai a dargli ciò che chiede.

Ho visto più di un esempio di fiducia incondizionata, di amore disposto a sacrificare se stesso per l'altro e, no, questo non so se sarò pronto mai a farlo (io sono tutto ciò che ho [che ho mai avuto], non posso cederlo [perché allora non sarei più nulla]).

Eppure ciò che fa (questa fiducia) deve avere un senso, uno scopo... quel suo sorriso (lo stesso sorriso di Alma) a cosa serve? Perché lo indossa anche quando è palese che è una maschera? Forse perché...

 

(questo mondo è talmente oscuro

[crudele]

che a volte diventa difficile

persino respirare

[sopravvivere]

Ma quel giorno,

quando provai a sorridere

con Alma, come Alma

[come Allen],

respirare

[vivere]

sembrò per un attimo meno difficile)

 

...che sia questo il motivo? Io ho provato a fidarmi di Alma (perché quella era fiducia, no?) e poi... come è finita?

 

“...193 giorni... e poi sono stato costretto ad ucciderlo...”

 

Sarà così anche con te, Allen Walker? (Non farlo succedere… [Non voglio che succeda!])

 

Mentre Link termina di prepararsi, resto seduto al mio posto, Timcanpy che mi si è riaddormentato in grembo e i pensieri che mi girano liberamente nella testa.

Fuori è ancora buio, ma ora la mia strada mi sembra piena di luce. Dopo tutto quello che è successo nelle ultime quarantotto ore, con la mia nuova determinazione sento che ora potrei (potremmo) superare indenne qualunque cosa. Da adesso in poi non sono più solo contro i miei incubi peggiori, fra me e l'ombra che mi vuole annullare si è accesa di nuovo la fiamma della speranza. Kanda mi ha dato una seconda opportunità, e non intendo sprecarla.

Mi sfrego gli occhi con la mano e, nonostante la stanchezza, un piccolo ma sicuro sorriso inizia a curvarmi le labbra.

Continuo a sorridere anche quando Link esce dal bagno, completamente vestito ma ben lontano dalla sua solita impeccabile perfezione (oh, finalmente sembra dimostrare la sua vera età [mi fa sempre piacere quando riesco a vedere per davvero coloro che mi circondano… e non solo l'etichetta che li identifica]).

Mi alzo e mi avvio alla porta, Timcanpy che sbadigliando mi si posa sulla testa, poi abbasso la maniglia ed esco dalla camera, Link alle calcagna. Sto morendo di fame, accidenti, e si sta già facendo tardi!

 

Kanda varca le porte della caffetteria con il consueto passo rapido ed elegante, ma l’occhio attento di Jerry (che a quell’ora è lì pronto a ricevere il puntualissimo giapponese e a prenderne l’ordinazione) nota che quella mattina nel ragazzo c’è qualcosa di diverso - sembra un po’ stanco, provato quasi, come se si fosse rimesso da una malattia. Ed è un caso più unico che raro vedere Kanda in quelle condizioni; soprattutto considerando che il giorno prima, pur essendo appena tornato da una missione, stava benissimo - a parte quella rabbia malcelata, che oggi però è sparita del tutto.

Il cuoco scuote la testa e si sporge al bancone con un sorriso. Un sorriso che tuttavia vacilla pericolosamente quando Kanda, con la solita inflessione piatta e per nulla cortese, ordina una colazione più ricca del normale - come, appunto, quando si è in convalescenza e si devono riprendere le forze.

Preso in contropiede da quella variazione inaspettata, Jerry ci mette un po’ più del consueto minuto netto a servire il giovane, ma questi non pare farci troppo caso, forse perso dietro ai pensieri che gli incupiscono lo sguardo.

Staccatosi dal bancone, Kanda va ad accomodarsi al suo solito tavolo ma, come il giorno prima, dà le spalle alla finestra e volge gli occhi sulla sala, pur senza farli saettare nervosamente dietro ogni minimo movimento.

Anche Lavi, seduto al suo posto per una rapida pausa spuntino dopo un'intera nottata passata ad archiviare e registrare, all’ingresso dello spadaccino abbassa la forchetta per seguirlo con lo sguardo.

Vorrebbe istintivamente alzarsi e raggiungerlo per il solito saluto (a cui seguirebbe la quotidiana minaccia di morte da parte del giapponese), in parte rinfrancato dal fatto che Mugen questa volta non c'è - ma si trattiene, con il ricordo dell'incidente del mattino prima che torna ad assillarlo.

Anche dopo aver parlato con il suo mentore ed essere stato messo al corrente di quanto avvenuto durante il briefing nell'ufficio di Komui, il rosso non è riuscito a capire esattamente cosa sia accaduto. È preoccupato, Lavi, anche se da bravo apprendista bookman non dovrebbe. Allora si limita a restare dov'è, continuando a mangiare e a fare il suo mestiere: osservare. Sperando che qualunque cosa sia successa tra Yu-chan e moyashi-chan si sia sistemata.

“Mh. Anche oggi si è seduto con il viso verso l'interno della sala, come ieri... ma stavolta sembra decisamente meno teso e nervoso” sussurra, tra un boccone e l'altro.

Bookman Sr. a quell’osservazione alza per un attimo gli occhi dal documento che sta consultando e beve un sorso di the, concedendosi di lanciare un’occhiata verso il giapponese. “E con questo, Jr.? Sai bene che i comportamenti privati delle persone non sono materia di interesse per noi”

“Ma Panda, se finisco a fette come stava succedendo ieri, poi chi ti fa da apprendista?” mugugna Lavi, agitando la forchetta.

L’anziano esorcista scuote la testa. “Credo sia inutile dirti che, se tu ti comportassi da bookman, non rischieresti di finire a fette… o sbaglio?”

Lavi non lo ascolta già più, distratto dall'ingresso del giovane esorcista dai capelli bianchi.

Una rapida occhiata all'orologio e la prima domanda che passa per il cervello del rosso è «Ma che ci fa in piedi così presto?»

La seconda, più che una domanda è un'affermazione: «È una giornata davvero piena di sorprese, questa» pensa il rosso, appena la sua memoria fotografica finisce di registrare il passo rapido e sicuro con cui il più piccolo è entrato in caffetteria e il suo lieve sorriso, solo un poco appannato da quella che sembra impazienza.

Subito dopo di lui, anche l’immancabile Link varca la soglia del locale. Il biondino ha la faccia parecchio assonnata e si sta allacciando i polsini della camicia; Lavi inoltre nota che i capelli non sono acconciati nella solita treccia, ma in una ben più rapida coda bassa.

Decisamente quella pausa si sta rivelando per lui densa di sorprese… anche se l'entusiasmo dell'esorcista maledetto nel correre verso il bancone per ordinare la sua consueta mega-colazione è tutto fuorché una novità!

Anche Jerry non può fare a meno di sorridere mentre accompagna con lo sguardo il piccolo Allen che si avvicina. Sì, sembra che sia tornato tutto nella norma, e la conferma sta nell'impressionante elenco di piatti prelibati che il ragazzino chiede come colazione.

Seguendolo allontanarsi in fretta con la pila traballante di vassoi tra le braccia, il cuoco tira un sospiro di sollievo. Si prende ancora un paio di secondi per tenerlo d'occhio, ma quando lo vede accomodarsi a un tavolo tutto sommato non troppo lontano da quello di Kanda e iniziare a mangiare con la solita foga, capisce che può tornare a dedicarsi con cuore più leggero agli altri commensali.

Link, dal canto suo, si siede un attimo dopo accanto ad Allen, tra le mani un vassoio con una tazza di caffè bollente formato gigante e una fetta di torta.

Con un sopracciglio leggermente inarcato, l’ispettore osserva il giovane albino ingozzarsi molto più velocemente del solito, e un’occhiata all’orologio a muro che corre impietoso verso le 7 gli spiega anche perché. Sorseggiando piano il suo caffè, Link si concede un sorriso e poi fa scivolare gli occhi in tondo per la sala; non tenta nemmeno di intavolare un minimo di conversazione - sa già che Allen non avrebbe tempo di rispondergli, ma preferisce divertirsi ad osservare di sottecchi gli altri occupanti della caffetteria, Lavi e Kanda su tutti. 

Fra un boccone, un morso e una sorsata di latte l'esorcista dai capelli bianchi seguita a lanciare occhiatacce alla pendola, le cui lancette continuano inesorabili la loro corsa in avanti. Sono quasi le sette meno dieci, ed è riuscito ad ingurgitare solo i due terzi della propria colazione... L'unica è aumentare la velocità, cercando di non strozzarsi nel frattempo!

Vana speranza, quella, soprattutto quando un certo esorcista giapponese si avvicina con passo marziale al tuo tavolo, facendoti andare di traverso l'ultimo pezzo di toast!

L’espressione di Kanda è impenetrabile come sempre, ma il ghigno quasi strafottente che gli incurva le labbra mentre si china a picchiettare due dita sul tavolo di Allen, ecco, quel ghigno dice cose che il giovane inglese probabilmente preferirebbe non sapere. Quel ghigno parla di un allenamento che si preannuncia nient’affatto leggero (e con un insegnante così - forse il miglior spadaccino che l’Ordine ricordi - non ci si può aspettare altro) e soprattutto di un allenamento che, cascasse il mondo, inizierà tra 6 minuti esatti.

“Ti voglio vedere prima di subito nel campo d’addestramento esterno, capito moyashi?”sussurra Kanda con un tono che non ammette repliche, prima di allontanarsi e uscire dalla caffetteria.

Link lo segue con lo sguardo e, quando è scomparso, si volta verso Allen, sorbendo un altro sorso di caffè. “Fossi in lei, Walker, lascerei qui tutto e andrei con lui… non credo abbia tempo di finire di mangiare”

Il più piccolo annuisce, ingoiando a fatica il boccone che stava masticando, poi raccoglie tutti i piatti guardando sconsolato le due mega porzioni di dango che è costretto ad avanzare. Sospira... i dango devono aspettare, e lui deve muoversi se vuole essere abbastanza vivo da mangiarli più tardi... Sempre se Tim gliene avanzerà qualcuno, ovvio.

Il suddetto golem, infatti, non preoccupandosi particolarmente dell'ansia del proprio master, si sta placidamente sbafando gli avanzi.

Con lo scatto di un centometrista, il giovane esorcista scarica la pigna di stoviglie sporche sul bancone e fa inversione di marcia, oltrepassando di corsa le porte della caffetteria per poi fermarsi nel corridoio. Da lì ricaccia la testa nella stanza, cercando con lo sguardo il suo babysitter e iniziando a picchiare nervosamente il piede per terra.

È in ritardo, dannazione, ma purtroppo è costretto ad attendere Link.

E non solo perché il biondo deve seguirlo ovunque. È che lui... il campo d'addestramento esterno mica sa dov'è!

Lavi scuote la testa, sorridendo, mentre vede l'ispettore seguire il ragazzino fuori dalla caffetteria e iniziare a dargli le prime indicazioni. 

«Certe cose non cambiano proprio mai...» riflette, finendo la propria colazione, riportando i piatti al bancone ed uscendo nel corridoio giusto in tempo per vedere una testolina bianca girare l'angolo. «...e se cambiano migliorano, per fortuna. Ehehe, Linalee-chan sarà contenta!»

 

Lasciato il moyashi in caffetteria a strafogarsi con la sua colazione (voglio vedere come farà ad allenarsi con tutta quella roba nello stomaco), torno rapidamente in camera, con l’intento di recuperare Mugen e poi passare in armeria per prendere due spade.

L’intero Ordine è ancora addormentato e nei corridoi non incontro nessuno (non che la cosa mi dispiaccia); nel silenzio degli androni e degli ampi saloni in penombra, la debolezza (la mancanza di giustificazioni razionali solide) della scelta che ho fatto emerge in maniera per me quasi imbarazzante,

 

(non sono abituato a gestire

decisioni prese sull’onda dei… sentimenti?

[più volte ho dubitato

di essere in grado di provarne

di diversi dal senso di colpa e dall’odio])

 

costringendomi a confrontarmi di nuovo con quella realtà per me così nebulosa. Nonostante tutto, però, non tornerò indietro: quell’inquietante (terribile) analogia tra quanto è successo ad Alma nove anni fa e quello che minaccia di succedere a Walker nel brevissimo futuro, è più che sufficiente per mettere a tacere ogni mia possibile obiezione (in fondo, nessuno ha mai tenuto conto delle mie opinioni, perché devo iniziare a farlo io adesso?).

Il peso di Mugen legata al mio fianco mi sbatte in faccia con violenza il ricordo di quando fui costretto ad utilizzarla quel giorno (il ricordo del mio fallimento [perché la colpa della morte di Alma è solo mia]).

Inizio a prendere una serie di respiri profondi per riuscire a controllare la sequenza di immagini (scomposta e confusa) che mi riporta a forza indietro nel tempo, nel bagno di sangue in cui la mia esistenza è iniziata (e subito finita [perché in realtà io non sono mai stato vivo]).

Stringo forte l’elsa della spada: no, una cosa del genere non deve più ripetersi… farò tutto il possibile perché questo non si ripeta (ma non dipende solo da me [nemmeno allora dipendeva solo da me - questa comunque non è una giustificazione]).

Scuoto la testa, chiudendomi la porta della camera alle spalle. Devo smetterla di pensare al passato. So benissimo che è un’attività da cui non guadagnerei altro che inquietudine.

Nel breve tragitto tra la mia stanza e l’armeria, riesco a seppellire di nuovo nella profondità della mia anima (ma ne avrò poi una? [Non che sia importante saperlo]) tutto quanto successo da ieri mattina ad adesso.

Quando esco in giardino, sono tornato ad essere l’esorcista (l’essere artificiale) lucido e determinato (privo di emozioni) che sono sempre stato.

La neve ghiacciata scricchiola sotto i miei piedi mentre inizio il riscaldamento, aspettando il moyashi.

 

Cammino rapidamente lungo il corridoio, Tim sulla spalla e Link che mi precede di un paio di passi. Lo osservo per un attimo, pensando che è quasi incredibile come sia tornato a essere il solito ispettorino perfetto (anche se io so che sotto c'è dell'altro [è un amico, ormai]).

Sorrido fra me e me, cercando di allungare il passo per portarmi al suo fianco. Pensare che fino a poco tempo fa sospettavo di essere l'unico a indossare una maschera...

Lo stomaco mi brontola leggermente, e il pensiero torna ai miei adorati dango. Dannatissimo baKanda, non potevamo iniziare un po' più tardi?! Vorrà dire che mi dovrò impegnare a fondo, per finire il prima possibile e tornare in caffetteria...

È quindi con sguardo determinato che esco all'esterno, il terreno imbiancato che mi abbaglia leggermente riflettendo la pur poca luce dell'alba.

Riesco a mettere a fuoco dopo qualche istante, il vento freddo che ne approfitta per soffiarmi addosso, facendomi rabbrividire leggermente. Sento che il raffreddore di ieri non è ancora passato del tutto, e infatti riesco a trattenere a malapena uno starnuto, mentre mi guardo attorno alla ricerca del mio nuovo «maestro».

Kanda è già lì, alle prese con il riscaldamento, dipinta in viso una strana espressione che al nostro ingresso si fa leggermente perplessa. Cos'è, non ti aspettavi che sarei arrivato, Kanda? O ti dà noia che ci sia anche Link? In ogni caso mi spiace deluderti, ma non possiamo fare altrimenti. Dovrai portare pazienza e sopportare (ce la farai di sicuro [auguri, in ogni caso...]).  

Dopo che Link si è seduto su una delle panchine,

 

(con Timcanpy sulla testa

[che strano... sente di potersi fidare, a quanto pare]

e il solito libro di ricette in mano

[dolci... chissà, potrebbe provare a cucinarli, prima o poi])

 

mi dirigo verso Kanda e mi fermo davanti a lui, a braccia conserte.

Comunque sia, comunque vada, da adesso in poi farò del mio meglio. Non voglio che tu ti penta della decisione che hai preso. Ne vale la pena, e sono pronto a dimostrartelo.

 

Quando noto il moyashi (e il suo babysitter [che palle, odio allenarmi con gente che mi guarda addosso!]) avvicinarsi lentamente, l’espressione assonnata ma tranquilla e un po’ incuriosita, rinfodero Mugen e lo saluto con un cenno del capo.

 

“Sei vagamente puntuale, mammoletta… non male come inizio”

 

Commento poi, con tono neanche troppo velatamente ironico, incrociando le braccia e sorridendogli appena.

 

“Ehi, ho perfino rinunciato a metà colazione per non arrivare in ritardo, sai? E il mio nome è Allen!”

 

Gli rispondo, il broncio che si dissolve in un ghigno (e poi in un lievissimo sorriso, anche perché vedere Kanda che sorride [appena appena, eh… ma sorride!] farebbe passare il muso a chiunque).

Mi stiracchio leggermente, cercando di riscaldare i muscoli contratti dal freddo (e dal sonno...), mentre aspetto le sue prime istruzioni.

 

Scuoto la testa, ignorando palesemente entrambi i suoi commenti, già concentrato su come impostare il suo allenamento (perché era poco più di una scusa, ok, ma io le cose le faccio sempre seriamente [non ho mai insegnato nulla a nessuno in vita mia]). Ho avuto solo poche occasioni di vederlo maneggiare la spada, ancor meno di osservare come si comporta, quindi devo iniziare dai fondamentali.

Con il braccio destro sempre un po’ indolenzito non mi conviene mettermi a combattere (anche perché dovrei metterci il doppio dell’attenzione e della fatica, visto che lui è alle prime armi). Partiamo da un passo ancora più basilare…

Lo guardo dritto negli occhi e noto che si irrigidisce leggermente sotto il mio sguardo.

 

“Evoca”

“Scusa?”

 

Rispondo d'istinto, facendo un passo indietro, il resto della frase che si perde in un nuovo starnuto.

Dannato raffreddore, e dannato Kanda. Cos'è questa storia? Non doveva mica insegnarmi a usare una spada?!

 

Tsè, avrei dovuto forse aspettarmelo che non avrebbe capito il mio intento (o forse è solo il pensiero di quel che è successo ieri a frenarlo).

 

“Evoca, ho detto. La tua Innocence può assumere anche la forma di una spada, no? Se non sbaglio, l’accordo era che ti insegnassi a maneggiarla in modo perlomeno decente”

 

Gli ripeto, cercando di non spazientirmi subito. Mentre aspetto che elabori il senso delle mie parole, lancio un’occhiata a Link, seduto a qualche metro di distanza (ma perfettamente a portata d’occhio e orecchio su di noi): alle mie parole, ha sollevato leggermente lo sguardo dal libro che sta leggendo e ci osserva con un’espressione che la dice lunga su quanto non abbia creduto al racconto del moyashi rispetto all’incidente di ieri (mi auguro solo che la mammoletta non si faccia scappare qualche stronzata delle sue e che l’ispettorino non voglia mettersi a curiosare dove non deve).

Avanti, Walker: l’hai detto tu che ti fidi di me, no? (Come tu faccia non lo so [io non so se sarò pronto mai a farlo, prova ad esserlo tu per me]). Stai tranquillo che non ho nessuna intenzione di farmi trafiggere dalla tua spada (né quella di Innocence, né una qualsiasi), quindi piantala di preoccuparti e fammi vedere come la impugni (ma temo ci sarà parecchio da lavorare anche su questo…), poi passeremo ad utilizzare delle spade tradizionali, se pensi che la cosa possa facilitarti.

 

Sospiro, leggermente irritato. Non c'è bisogno di essere così insistenti, basta chiedere con cortesia (ma la cortesia non è di casa, con Kanda [soprattutto davanti ad un pubblico]), anche se avrei preferito non utilizzare la mia Innocence (almeno per oggi [sembra tutto sotto controllo, ma...]).

L'occhiata che lancia dietro le mie spalle (proprio non riesce a far finta che Link non ci sia, eh?) mi fa ricordare che forse è il caso di stare attento con le parole. Per fortuna ieri non mi sono lasciato sfuggire particolari precisi, ma il biondo ispettore non è stupido (anzi, sono sicuro abbia già capito più di quanto avrebbe dovuto [il che a dire il vero non mi dispiace]).

 

“Va bene, ora la attivo! È che non pensavo ci fosse differenza tra la mia e quelle che abbiamo usato ieri, tutto qui!”

 

Rispondo, alzando le spalle e poi afferrandomi il polso della sinistra con l’altra mano. Dopo pochi istanti, stringo nella destra la mia spada e Crown Clown mi si è appoggiata delicatamente sulle spalle (e meno male, col freddo che fa... sono uscito senza cappotto [di nuovo]).

Rialzo gli occhi verso Kanda, puntando l'arma verso il terreno (è vero, sugli umani non ha effetto [ma se voglio imparare a usare una spada in maniera corretta devo considerarla letale in ogni caso]).

 

“Fatto. E ora?”

 

Vedendolo rivolgere la lama a terra annuisco lievemente (quella è la prima cosa che ogni maestro di spada insegna a fare) e mi prendo qualche istante per interpretare il suo stato d’animo leggendo l’espressione dei suoi occhi. Sembra tranquillo e determinato; il fatto che io gli abbia chiesto di materializzare la spada rende la sua Innocence inoffensiva per gli esseri umani (peccato che per me sia letale quanto Crown Edge [ma lui questo non lo sa e non lo deve sapere]) e la cosa lo solleva.

 

“Impugnala come se dovessi attaccare. Immagina che quell’albero sia un akuma”

 

Indico una grossa quercia alle mie spalle e mi scosto dalla traiettoria, per lasciargli spazio di manovra e poter osservare i suoi movimenti.

Lui annuisce e si prepara a colpire, ma sono costretto a fermarlo immediatamente. Ieri quando gli ho detto che ha una tecnica men che penosa pensavo solo di prenderlo per i fondelli, ma mi sbagliavo… è ancora peggio!

Scuoto la testa e mi riavvicino a lui, sfoderando Mugen.

 

“Moyashi stai sbagliando tutto…”

“Eh?”

 

Non capisco... Guardo la spada che sto impugnando e la mia mano, cercando di capire dove stia l'inghippo, e basta poco perché questa si metta a tremare per la tensione. Anche tenerla sollevata per un paio di minuti diventa problematico, dannazione! Eppure... non saprei in che altro modo usarla, quest'arma troppo grande per me!

La pianto nel terreno e mi gratto una tempia, squadrandola con occhio critico. Poi, mani sui fianchi e aria perplessa, mi giro verso il mio nuovo «maestro».

 

“Non capisco... Dov'è che sbaglio, Kanda?”

“Devi afferrare la spada più in alto. Altrimenti non riuscirai mai a fare forza”

 

Gli spiego, mostrandogli come impugno io Mugen - la mano stretta sull’elsa il più vicino possibile alla base della lama, a reggere la spada perfettamente dritta, puntata verso il cielo. Meno un paio di fendenti all’aria, facendo sibilare l’acciaio, quindi rinfodero la katana con un gesto secco e mi volto verso di lui.

 

“Hai capito adesso?”

 

Mh, credo di aver capito, sì... Devo solo prenderla un po' più vicino alla guardia.

Afferro la mia spada per l'impugnatura e la sollevo, girando il polso fino a portarla perpendicolare al terreno.

 

“C-così?”

 

Effettivamente, ora che ci faccio caso, sento la presa leggermente più stabile di prima. Sorrido, soddisfatto, ma sfortunatamente non dura a lungo. Non so se è perché ci ho messo troppo impeto, o se è perché non ne ho ancora una buona padronanza... finisco comunque per sbilanciarmi verso destra.

Aaah, comincio a innervosirmi!

 

Scuoto la testa: no, decisamente prima di arrivare a poter anche solo spiegargli i fondamentali del combattimento, la strada sarà parecchio lunga. Forse lui non se ne rende conto, ma è teso come una corda di violino, assolutamente troppo rigido nei movimenti. Se parte così è ovvio che non riuscirà mai nemmeno ad impugnare una spada come si deve.

Lancio un’occhiata a Link e noto che (per fortuna) non ci sta minimamente degnando di alcuna attenzione. Mi lascio scappare una smorfia e lascio scivolare di nuovo lo sguardo sul moyashi, ancora impegnato a tenere dritta la spada.

Non mi va molto di avvicinarmi così tanto a lui (non amo il contatto fisico [soprattutto davanti a terzi incomodi]), ma non posso fare altrimenti. In due falcate gli sono a fianco e mi porto alle sue spalle.

 

“Sei troppo rigido, così non riuscirai mai a compensare il peso della spada e continuerà a caderti. Rilassa quei muscoli…”

 

Mentre parlo allungo il braccio destro a coprire il suo, correggendo la sua impugnatura troppo spasmodica (stringe quell’elsa come se fosse un’ancora di salvezza!), mentre con la sinistra gli sfioro il bicipite, cercando di spingerlo ad alleviare la rigidità del muscolo, contratto in una posizione sbagliata.

Non che io abbia molto successo: invece di rilassarsi lo sento solo farsi più teso (lo sapevo che sarebbe finita così…)

 

Ehi, ma che cav-... dannazione, sono così concentrato a mandare accidenti alle mie carenti abilità con la spada da non accorgermi che Kanda mi è arrivato alle spalle! Nervoso come sono, quasi salto in aria quando lo sento allungare le braccia attorno a me per correggere la mia posizione, e devo farmi forza per non girarmi e allontanarmi da lui.

Resto fermo dove sono, ma inizio a tremare leggermente per l'ansia, la spada che comincia a barcollare a destra e a sinistra.

Mi sento nelle orecchie il cuore che batte a tremila e la faccia mi diventa improvvisamente calda (devo essere arrossito in maniera esagerata [o è colpa di quel raffreddore, più forte del previsto?]).

Possibile che io non riesca a non pensare di nuovo a quella notte sul balcone

 

(la notte in cui ero riuscito

ad avvicinarmi di più a lui

[prima che la distanza tra noi

iniziasse inesorabilmente ad aumentare])

 

o a quella notte sulla torre quando, col calore involontario del suo primo vero abbraccio (iniziato da me, d’accordo [ma lui mi aveva assecondato]), mi aveva salvato dal baratro in cui stavo finendo?

Cerco di rilassarmi il più possibile, seguendo il suo consiglio, e chiudo gli occhi inspirando profondamente.

Anche adesso sento il suo petto caldo dietro la mia schiena e, come allora, questo contatto mi dà sicurezza.

Smetto di tremare.

Devo tornare il più possibile lucido, non posso permettermi di navigare nei ricordi (non ora, almeno).

Sorrido. Ce la posso fare (con Kanda).

Respiro a fondo un'ultima volta, prima di riaprire gli occhi.

La mia mano è ferma, ora, la spada puntata dritta verso il cielo.

 

Da dietro le spalle lo osservo di sottecchi. Lo vedo chiudere gli occhi e prendere un respiro profondo, poi pian piano la tensione in lui inizia a defluire e lo sento rilassarsi tra le mie braccia (e in un flash non richiesto mi tornano in mente le altre due volte in cui è successa una cosa del genere… non è il momento di ricordare!).

Quando riapre gli occhi, ormai completamente (o quasi) calmo, allontano un poco la mano dalla sua e noto (non senza una certa soddisfazione) che ora la spada rimane perfettamente dritta e immobile.

Faccio un passo indietro, abbassando le braccia.

 

“Ecco, questa è l’impugnatura corretta. Memorizza la posizione che hai assunto e le sensazioni del tuo corpo, dovrai riprodurle ogni volta”

“O…ok”

 

Annuisco, deciso, e mi concentro per riprovare a compiere lo stesso movimento tutto da solo. Abbasso la spada e la rialzo, sollevandola davanti a me, e questa volta riesco a non sbagliare. Sorrido e, sempre tenendo la spada sollevata, mi giro verso Link.

L'ispettore è ancora immerso nella lettura, e non sembra essersi accorto della mia piccola impresa... accidenti a lui, una volta tanto che posso dimostrare quanto riesco a fare lui si distrae? Questa me la paga! Per fortuna Tim ha assistito a tutta la scena, e ora fa il tifo per me svolazzando su e giù tutto contento (e sono felice anch'io [anche perché, quando mi giro di nuovo verso Kanda, nel suo sguardo noto qualcosa di nuovo... e io quel qualcosa voglio rivederlo, a tutti i costi. Voglio che sia fiero di me!])

 

“Così va bene?”

 

Gli chiedo, abbassando di nuovo la spada a terra, giusto in tempo per starnutire senza farmela cadere di mano. Stupido raffreddore!

 

Incrocio le braccia e lo osservo con un sogghigno sulle labbra.

 

“Andrà bene quando sarai in grado di rifare quel movimento all’infinito e senza pensarci”

 

Ok, ammetto che è stato bravo. In fin dei conti per lui la cosa più difficile non è imparare a maneggiare una spada, ma dominare la sua emotività esagerata. Una volta che sarà in grado di fare quello, per lui sarà tutto più semplice (in fondo, quando non vuole fare a tutti i costi il martire, è anche un buon combattente [e forse riuscirà anche a non finire come…]).

Scuoto la testa per scacciare quel pensiero inopportuno che tentava di farsi largo dal mio subconscio e torno a concentrarmi su di lui che, tra uno starnuto e l’altro, sta provando e riprovando ad impugnare la spada.

 

“Ora prova a tirare qualche fendente”

 

Gli dico poi, indicandogli l’albero di prima e allontanandomi di un po’. Nel girarmi, noto un guizzo dorato balenare ripetutamente al limitare del mio campo visivo. Mi volto in quella direzione, finendo per fissare la panchina su cui siede Link. L’ispettorino è sempre immerso nella lettura del suo libro (dubito che abbia osservato anche solo un decimo di quel che abbiamo fatto [non che la cosa mi dispiaccia, è solo ridicola]), mentre il golem del moyashi continua a svolazzare come impazzito (era lui che vedevo).

Sto per disinteressarmi della scena (piuttosto monotona, a dire il vero) per tornare a Walker e dargli ulteriori istruzioni, quando una sagoma in movimento dietro le vetrate al primo piano del quartier generale attira la mia attenzione. Mi concentro sui finestroni (sono quelli dei corridoi dell’ala dei saloni di rappresentanza) e la vista di quella persona (che riconosco senza possibilità di errore) mi infastidisce non poco. Leverrier ci sta fissando.

Contraggo la mascella e torno a rivolgermi al moyashi.

 

Seguendo le indicazioni di Kanda mi avvicino all'albero, sollevando la spada davanti a me e tentando qualche fendente e un paio di affondi. Man mano che i miei colpi diventano più precisi e calibrati comincio addirittura a divertirmi, il freddo del vento autunnale che ormai è solo un vago ricordo.

Mi accorgo con stupore che, improvvisamente, la mia spada sembra essere diventata più leggera. Vorrei dirlo a Kanda (magari potrebbe spiegarmene il motivo), ma lo sento allontanarsi in direzione di Link, i suoi stivali che fanno scricchiolare la neve che ancora deve iniziare a sciogliersi.

Decido di fermarmi un attimo per riprendere fiato e, quando anche il sibilo della spada che fende l'aria cessa del tutto, sul piccolo campo di addestramento innevato cade il silenzio.

Mi volto, incuriosito, e lo seguo muoversi verso l'ispettore per poi tornare verso di me. Lancio un'occhiata di sfuggita a Link, che continua a leggere (ma non mi frega: so bene che è perfettamente consapevole di ciò che sta accadendo attorno a lui [lo conosco abbastanza per interpretare correttamente la tensione delle sue spalle mentre gira pagina]), poi torno a concentrarmi su Kanda. Che strano, si è fermato nel centro dello spiazzo con il naso in su...

Faccio un passo verso di lui e, seguendo la linea del suo sguardo, intravvedo Leverrier dietro alle finestre del primo piano. Con immensa soddisfazione mi rendo conto di non provare più alcun timore a causa di quell'uomo (crede di avere la mia vita tra le mani, l'illuso [ma la mia vita è MIA, e di nessun altro, Quattordicesimo incluso... figuriamoci di uno come lui!]).

E poi ora ho Kanda accanto a me e so che, fin quando dimostrerò di meritare il suo appoggio, lui non mi lascerà solo. Certo, dovrò impegnarmi a fondo. Dovrò imparare a gestire meglio me stesso e le mie emozioni. Ma ci proverò, ci riuscirò, e da adesso in poi non avrò più paura.

È quindi con un sorriso che mi avvicino a Kanda, mettendogli la mano sulla spalla e indicando con un cenno del capo le finestre al piano superiore.

 

“Non ci badare. Non merita la nostra attenzione, non vale la pena prendersela per colpa sua”

 

Gli dico, senza nemmeno preoccuparmi di tenere bassa la voce (tanto mi basta un'occhiata dietro le sue spalle per notare il magro tentativo di Link di nascondere una smorfia divertita [il Sovrintendente non sta proprio simpatico a nessuno, a quanto pare!]).

 

Sentendo le parole del moyashi, un’espressione a metà tra un sorriso e un ghigno mi incurva le labbra. E se non bastasse a fargli capire cosa ne penso di quel pallone gonfiato di Leverrier, il tono e il contenuto della mia risposta sono piuttosto esplicativi.

 

“Tsè. Credi che me ne freghi qualcosa di lui?”

 

Il sorriso che gli nasce sul viso al sentire le mie parole vale forse di più della frase che ha pronunciato prima (significativa fino ad un certo punto [perché può anche essere stata una forzatura del momento: mi devi dimostrare che riesci a metterla in pratica]). Forse finalmente si è reso conto che con l’atteggiamento arrendevole che ha avuto finora non andrà molto lontano…

 

(era ora che iniziasse

a tirare fuori le unghie

[quelli dal cuore troppo tenero

in questo mondo di merda non hanno scampo:

vengono annientati o…])

 

E sinceramente mi viene da ridere se penso a come reagiranno tutti quelli che lo conoscono solo come la mammoletta senza spina dorsale (ma ho l’impressione che anche lui si sia stancato di quell’etichetta) quando si renderanno conto di quanto sta cambiando.

Gli lancio un’occhiata di sottecchi e il mio ghigno si allarga, facendosi un principio di risata.

Da adesso in poi penso che gliene farai vedere delle belle, Allen Walker… e io continuerò a non parlare, ma di certo non me ne andrò prima di averti visto fargli il culo (perché tu non finirai come lui [non te lo permetterò]). E sono sicuro che ne varrà la pena, vedrai.

Scuoto leggermente la testa e, con decisione, volto le spalle all’edificio e alle sue vetrate.

 

“Avanti moyashi, torniamo al lavoro”

“Ottima idea! Mi sembra di capire che ho ancora molta strada da fare, prima di diventare bravo come te, vero baKanda? E comunque, per l'ennesima volta… il mio nome è Allen!”

 

Ci riuscirò, promesso. E un giorno potremo ripensare a questi momenti con più serenità, e magari ci rideremo pure su, consapevoli di quanto ci siamo complicati la vita mettendoci in questo bel casino e chiedendoci se a qualcosa sarà pur servito...

E sicuramente ci accorgeremo che ne sarà valsa la pena, vedrai.

 

Da adesso in poi ci proverò

A farti avere il meglio che ho,

Il peggio lo troverai da te.

Ma vale la pena vivere.

Mi chiederai: “Si, ma perché?”

So solo che ti dirò: “Vale la pena vedrai”

Da adesso in poi

 


 

IL POST-IT DELLE AUTRICI:

Eccoci così arrivate alla fine di questa lunghissima fic. Come al solito, prima di salutarvi, vi indichiamo i riferimenti esterni che abbiamo inserito nel testo:

 

-          “(Questo mondo è talmente oscuro [crudele] che a volte diventa difficile persino respirare [sopravvivere]. Ma quel giorno, quando provai a sorridere con Alma, come Alma [come Allen], respirare [vivere] sembrò per un attimo meno difficile)”

      Questa frase di Kanda è una rielaborazione fatta da Mistral di quanto si legge nella Night 190 pag. 31: “questo mondo è talmente oscuro che a volte diventa difficile persino respirare. Ma quel giorno, quando provai a sorridere con te, respirare sembrò per un attimo meno difficile”.

-          “...193 giorni... e poi sono stato costretto ad ucciderlo...”

Anche questa frase è tratta dal manga (sempre Night 190, pag. 31); Mistral ha deciso di citarla assieme con la precedente non solo perché è rimasta affascinata da entrambe - seppur in maniera differente per l’una e per l’altra - ma anche perché le ritiene estremamente significative del rapporto così particolare che ha legato Kanda ad Alma.

 

-          Avrete sicuramente riconosciuto i versi della canzone con cui abbiamo scelto di chiudere la fic e dalla quale abbiamo tratto anche il titolo del capitolo. Per correttezza comunque la citiamo, si tratta di “Da adesso in poi” di Ligabue, il cui testo è anche in parte inserito nel testo di quest’ultimo capitolo.

 

Questo è quanto! Vi ringraziamo di cuore per aver seguito questa storia dall’inizio alla fine e per averci lasciato così tante recensioni: non ce lo saremmo mai aspettate e ci ha fatto un piacere e un onore immensi vedere quanto questo nostro piccolo esperimento abbia trovato accoglienza positiva.

Da parte nostra, ci permettiamo l’orgoglio di dire che, nonostante il fatto che questa fic sia stata iniziata almeno un anno fa e finita a inizio gennaio 2010 e contenga una buona dose di speculazione sui pensieri sia di Allen che (in misura anche maggiore) di Kanda, tuttavia non sia stato necessario modificare praticamente nulla alla luce di quanto via via emergeva nelle nuove Night. E di questo davvero ci facciamo un punto d’onore.

A parte il piccolo momento di autocompiacimento delle autrici, ci fa piacere ricordarvi che la Yullen Saga non si conclude certo qui: al momento c’è in pubblicazione Hachisu no Yume, che costituisce il 5° capitolo, mentre il 4° (dal titolo provvisorio di Bildungsroman – Ovvero: come cambiare senza tradire quel che si è stati) andrà in lavorazione prossimamente.

Speriamo continuerete a seguirci numerose quanto e più di adesso!

Un saluto e un abbraccio forte.

E ricordate… in missing moments we trust!

Alla prossima

Lety&Mistral

 


 

L’ANGOLO DI ALLEN

16 Luglio 2010

 

Ordine Oscuro - *esterni... fuori dalla porta*

 

L'aria soffia fresca da nord facendo correre le soffici nuvole che punteggiano il cielo, stranamente azzurro per una città grigia come Londra. I cigni nuotano allegri, aggirando i salmoni che si rincorrono nelle tranquille acque del Tamigi.

Esorcisti e civili, per una volta liberi dalle atmosfere un po' opprimenti della Home - che sarà anche «casa» ma è pur sempre un castello di pietra con corridoi e stanze buie, che diamine! - si prendono un secondo di pausa dalla caccia al coniglio, respirando beati l'aria pulita del mondo esterno.

Solo Crowley, ancora scosso per quanto accaduto poco prima con Lavi (invero non voleva fargli del male!), se ne sta in disparte mogio mogio a fare cerchiolini per terra, salvo poi a tratti, sotto gli ultimi effetti del sangue di akuma bevuto, scattare in piedi e scoprire i denti.

Miranda lì accanto lo assiste preoccupata, cercando di consolarlo – tranne quando l’Innocence riprende possesso del vampiro, perché a quel punto la donna, terrorizzata, lancia un gridolino e si rannicchia contro il muro, coprendosi il capo con le mani, per poi tornare, amorevole e solerte, dal barone appena questi si calma.

L’altro che non riesce ad apprezzare pienamente questo momento è l'apprendista bookman che, avvinto com'è nell'Innocence dell'amico, sta facendo i conti con una problematica carenza di ossigeno...

Bookman Sr., contrariamente a quanto il senso comune si aspetterebbe da un maestro nei confronti del suo allievo in difficoltà, non pare tuttavia affatto angustiato per le sorti del ragazzo, né tantomeno si sforza di fare alcunché per aiutarlo, nonostante le occhiate vagamente preoccupate, benché discrete, di Linalee. Al contrario, l’anziano siete su un pietrone (che, chissà perché, nessuno si è mai preoccupato di spostare da di fianco al portone), godendosi la brezza fluviale e fumando tranquillo la pipa. Accanto a lui c’è Link, allontanatosi per un momento dalla sua dolce metà – ora tutta intenta a confabulare con il generale Klaud di qualcosa che il biondo ispettore ignora e preferisce continuare ad ignorare – il quale alla fine, dopo l’ennesima occhiata perplessa al viso ormai cianotico di Lavi, pone all’esorcista la domanda che negli occhi della ragazza si fa sempre più pressante.

“Non crede che sia meglio far qualcosa per liberare il suo apprendista, Bookman Sr.?”

Questi, in risposta, accenna un sorriso e soffia una placida boccata di fumo. “Ritengo che a Jr. non possa che giovare sperimentare su di sé e in maniera così estrema qual siano le conseguenze dell’ignorare le mie raccomandazioni… per questo non interverrò, Ispettore, per il suo stesso bene e per non intralciare la sua formazione”

Davanti a quella replica pacata, Link non può che annuire: si è perfettamente reso conto che l’anziano gli ha chiuso ogni possibilità di controbattere senza contraddirsi. Ammirato, scuote leggermente il capo e torna ad osservare la scena che si sta svolgendo poco distante.

Sentendo gli sforzi di Lavi che tenta di liberarsi dalla stretta di Crown Clown, Allen riporta l'attenzione sul rosso, che sta cercando di farfugliare qualcosa.

“Lavi, è inutile che parli, eh. Finché non ti sbendo non posso capire cosa vuoi dirmi, anche se spero sia una spiegazione convincente per il fatto di averci portato proprio in QUELLA stanza. Dico io, l'idea è stata di entrambi... non potevi consultarmi anche per quello? Non l'avrai mica fatto apposta, vero?!”

La sensazione di essere stato «leggermente» raggirato sta facendo innervosire Allen, e di conseguenza sta facendo innervosire anche Crown Clown...

Lavi, che non aveva certo immaginato di riuscire a risvegliare istinti omicidi anche nel moyashi, non può far altro che iniziare a pregare e tenere l'occhio ben stretto, mentre l'Innocence di tipo parassita inizia a scuoterlo come una maracas.

Komui e Bak, che si stanno avvicinando quatti quatti ai due, pronti a intervenire a suon di mazzuolate, ghignano perfidi.

Chi invece osserva la scena con tutt’altri intenti è Linalee: visto che da Bookman Sr. non ottiene che indifferenza per le sorti di Lavi, la cinesina decide di muoversi per altra via. Sa che, così facendo, probabilmente scatenerà qualche reazione inconsulta nel fratello e in Bak (anche se ancora deve capire perché anche l’Asiatico reagisca tal quale al nii-san, se non peggio, quando lei si avvicina ad un ragazzo…), ma è ben decisa ad andare avanti ugualmente: non può permettere che Lavi-kun finisca ridotto peggio che un frullato!

Stringendo i pugno per farsi coraggio, prende un respiro profondo e poi fa un passo avanti, mettendosi tra Allen e quella specie di bozzolo in cui l’Innocence ha trasformato il giovane bookman. “Adesso basta, Allen-kun… dai, finiamola qui. Non ti sembra il caso di dare un colpo di spugna a quel che è successo e lasciar andare Lavi-kun?” gli domanda dolcemente, fissandolo negli occhi.

Mentre Lavi tira un sospiro di sollievo mentale e i due Supervisori fischiettano con espressione angelica (non possono certo lasciarsi andare ad atti di violenza gratuita davanti agli occhi innocenti di Linalee-chan, dopotutto) il ragazzo dai capelli bianchi guarda per un istante l'amica, ponderando le sue parole. Sospirando si passa una mano sul viso, rabbia e nervoso che tornano sotto controllo e Crown Clown che inizia a districarsi, anche se con un po' di fatica, cercando di liberare quel che rimane dell'apprendista bookman.

“E va bene, Linalee-chan, come vuoi. Però pretendo ancora delle spiegazioni, neh Lavi? E stai calmo, che se ti muovi così, altro che liberarti dai nastri di Crown Clown… finisci solo per ingarbugliarti ancora di più...”

Lavi mugugna qualcosa di incomprensibile, ma poi sembra fare lo sforzo di calmarsi e pian piano l’Innocence inizia a lasciarlo andare. Lì accanto, Linalee osserva, attenta e sollevata. “Porta ancora un po’ di pazienza Lavi-kun, adesso ti tiriamo fuori…” mormora, senza il coraggio di allungare la mano verso il rosso. Quindi si rivolge all’albino e gli sorride: “Grazie Allen-kun, stai facendo un ottimo lavoro…”

Kanda come tutti sta seguendo con un certo interesse la faccenda (anche se non lo ammetterebbe mai) e non ha nessuna intenzione di vederla finire così presto, soprattutto senza un sano pestaggio dello stupido coniglio – il quale deve sempre e comunque pagargliela per tutte le volte che l’ha tormentato con la sua stupidità. Con un ghigno vagamente perfido sulle labbra, lo spadaccino incrocia le braccia. “Perché non lo lasci fare, Linalee? Per una volta che stava combinando qualcosa di buono…”

I nastri di Crown Clown improvvisamente interrompono la loro azione di scioglimento in un'evidente replica delle reazioni di Allen che, sentite le parole del Giapponese, si gira subito verso di lui con un diavolo per capello.

“Cosa accidenti vuol dire quel «per una volta», neh baKanda?!” sibila, ignorando Lavi e Linalee, mentre Crown Clown riprende la presa sull'apprendista bookman e inizia a sballottarlo di qua e di là.

“Vuol dire esattamente quel che sembra, mammoletta” replica serafico Kanda, per nulla toccato dalla reazione veemente di Allen, quanto piuttosto intimamente divertito dal battibecco con lui.

“Kanda-kun, per cortesia, non ti ci mettere pure tu! Allen-kun, Lavi-kun sta soffocando, dobbiamo liberarlo!” si intromette Linalee, cercando senza successo di smorzare sul nascere un battibecco che per Lavi potrebbe, sia pur indirettamente, essere fatale. Ma i litiganti sono due e lei è sola, quindi la ragazza decide di adottare una tattica rischiosa che però, se riuscisse, calmerebbe in un sol colpo sia Allen che Kanda. Dopo aver ricontrollato le condizioni critiche in cui ormai versa il rosso, Linalee si rivolge quindi allo spadaccino, posandogli le mani sul braccio che già stava correndo alla spada, ed esclama con voce esageratamente angosciata: “Diglielo anche tu, Kanda-kun, ti prego!”

“Dirgli cosa? Di non uccidere il coniglio?” replica il Giapponese. Dopo una pausa che inquieta un po’ tutti, Kanda riprende, parlando con una lentezza esasperante (sì, decisamente lo spadaccino è molto abile a creare una certa atmosfera, considera Link): “Già, hai ragione… se lo uccidesse, mi toglierebbe tutto il divertimento… quindi moyashi, è ora di finirla” conclude poi, accompagnando le ultime parole con un gesto rapidissimo che lo porta a sguainare la spada e a calarla verso i lacci che, partendo dalle spalle di Allen, imbrigliano Lavi come un salame.

“E deciditi, per l'amor del cielo! Prima devo lasciarlo andare, poi devo trattenerlo, poi devo lasciarlo andare... Comunque la finirei molto volentieri, se tu la smettessi di usare quel tuo stuzzicadenti sulla mia Innocence, sai? E il mio nome è Allen, dannazione, vuoi capirlo o no?” replica l'Inglese notando l'effetto che l'attacco sta avendo su Crown Clown: confusa dalle diverse istruzioni che sta ricevendo dal suo compatibile e impermalosita per l'indelicato trattamento da parte dell'esorcista giapponese, l'Innocence alterna strette più o meno forti sul povero Lavi che si trova a girare su se stesso come una centrifuga.

Komui, controllato a vista da Reever e Johnny, si avvicina con loro al gruppetto per dare un'occhiata più da vicino al comportamento di Crown Clown: dato che non può prendersela con Lavi, tanto vale occupare il tempo con accurate analisi sull'interazione Innocence-compatibile, no? Dettando rapidamente nuovi appunti da rielaborare in seguito e che Johnny appunta efficiente sul suo bloc-notes con i commenti del caposezione Reever, il Supervisore gira più volte attorno ad Allen, decidendo poi di battere in ritirata appena si rende conto di quanto l'Innocence dell'Inglese sia emotivamente instabile.

A pochi metri di distanza, Bak segue con attenzione le mosse dell'avversario.

“Wong! Komui sta approfittando della situazione per far procedere le ricerche scientifiche della sede principale! Prendiamo appunti anche noi, non possiamo permettere che ci superino!” esclama, rivolgendosi con sguardo combattivo al suo assistente.

“La sua volontà è un ordine per me, Onorevole Bak!” proclama Wong, esaltatissimo, iniziando a tirar fuori da una valigetta recuperata chissà dove una strumentazione iper-tecnologica con cui allestire una postazione di lavoro per il suo amato superiore.

La capoinfermiera, lì accanto, scuote la testa sconsolata. Tutti a pensare al lavoro, quando dovrebbero pensare un po' più alla salute... anche quel poveretto ancora legato come un salame avrebbe bisogno di una vacanza! O perlomeno di un paio di giorni di completo riposo...

Tra gli altri presenti che osservano perplessi l’attività dei supervisori e il battibecco che continua tra Allen e Kanda a spese del povero Lavi, Marie è l’unico che ha il coraggio (o la voglia) di prendere una minima iniziativa per dare una svolta alla vicenda. Se le cose continuano di questo passo, Bookman Jr. non è l’unico che rischia la vita: è molto probabile che, lasciandoli fare, l’Inglese e il Giapponese finiscano per darsele come al solito di santa ragione e, se così fosse, probabilmente a Linalee verrebbe un attacco di cuore – con tutto quel che ne conseguirebbe per i due supervisori…

L’esorcista decide quindi di intervenire, allungando i fili del Noel Organon e avvolgendoli attorno a Kanda per trattenerlo. Quindi gli si avvicina, quel tanto che basta perché, sussurrando, il compagno lo senta. “Kanda, ora basta. Lo vedi Tiedoll che è già pronto a intervenire per calmare il suo figlioccio troppo turbolento? Manca poco, lo sento dal suo cuore… datti una calmata e trova il modo di fermare anche Walker, o per lo meno la sua Innocence, altrimenti qui finisce male. Intesi?”

Lo spadaccino, inizialmente innervosito per l’interruzione (ma in fondo nemmeno poi tanto – sa benissimo che Marie non sarebbe intervenuto così se non in casi eccezionali), si irrigidisce man mano che sente le parole del compagno: non ha nessuna intenzione di sopportare una paternale del maestro quindi, volente o nolente, deve dar retta all’altro. Contraendo la mascella, rifila a Marie un’occhiata omicida. “Tsè, ho capito. Ora però lasciami, questi così danno fastidio”

Il sorriso sornione di Marie mentre ritira i fili della sua Innocence attira l’attenzione di Klaud e della signorina Fay, sempre intente nella loro fitta conversazione. Ogni discorso delle due signore, però, si perde nel silenzio allibito che cala sul gruppo quando Kanda, con un’espressione truce in viso, in due falcate si porta alle spalle di Allen, tutto concentrato a imprecare sulla matassa inestricabile cui Crown Clown ha ridotto Lavi (e quel nervoso che l’Inglese ha in corpo non giova certo alla liberazione del rosso). Senza dire una parola, lo spadaccino si avvicina all’altro tanto da sfiorarlo e quindi solleva Mugen, facendo sentire all’albino la lama scintillante proprio sotto il mento.

Allen, che stava cacciando accidenti a tutto spiano contro Lavi, contro Kanda e anche contro se stesso - se Crown Clown è fuori controllo è perché lui per primo è fuori controllo, lo sa benissimo - ammutolisce al contatto con il freddo metallo. Certo, è abituato a venir minacciato via katana, ma questa volta il Giapponese è incredibilmente vicino... e incredibilmente serio, a quanto pare.

Decide quindi di calmarsi davvero, prendendo un respiro profondo e rilassandosi il più possibile. In pochi istanti Crown Clown si quieta e, dopo aver posato quasi con delicatezza il povero Lavi sul prato, si disattiva, lasciando il suo confusissimo compatibile in piedi tra Kanda e Mugen. Riaprendo gli occhi, infatti, l'Inglese si trova ancora la lama della spada sotto al collo. Niente di strano, non fosse che oltre a quella riesce ancora a sentire l'ampio torace di Kanda dietro la schiena...

Allen arrossisce improvvisamente, rendendosi conto dell'assurdità della situazione: da quando in qua è Kanda a dover calmare lui? Da quando in qua si preoccupa così tanto da intervenire personalmente? E poi, da quando in qua gli si avvicina così tanto senza problemi? Di solito sono loro che devono calmare lui per impedire spargimenti di sangue, non il contrario! Perché diamine è successo? E perché, ora che Crown Clown è disattivata, Kanda non si sposta? Certo, come situazione a dire il vero è piuttosto piacevole, ma... gli altri cosa ne potrebbero pensare?

Ad Allen verrebbe quasi da piangere... l'unica consolazione che gli viene in mente, prima di prendere un nuovo respiro e ritrovare la calma interiore, è che peggio di così proprio non può andare...

L’Inglese viene distratto dai suoi pensieri cupi da un’esclamazione entusiasta del piccolo Timothy. Il ragazzino fino a quel momento se n’è stato piuttosto in disparte, ma sembra ben intenzionato a recuperare tutta l’attenzione di cui non ha goduto nell’ultima mezz’ora.

“MINCHIA CHE FIGO!” esclama infatti, estasiato e rumorosamente eccitato, mentre il fischio profondo di un vaporetto penetra l’aria quieta.

Tutti gli sguardi corrono (con gran sollievo di Allen) dal giovanissimo esorcista a ciò che ne ha suscitato gli entusiasmi, scorgendo un piccolo ma lussuoso battello a vapore che solca lentamente le acque del Tamigi, puntando verso il molo.

Sempre più esaltato, Timothy corre dall’uno all’altro degli adulti, tirando mani, aggrappandosi a maniche e saltellando, mentre pone, a tutti e a nessuno in particolare, la stessa febbrile domanda: “Chi è quello? Lo conoscete? Perché viene qui in barca? Dai, dai! Ditemelo! Chi è?!”

Nessuno sa cosa rispondergli... Non è previsto l'arrivo di nessuno, ma i passeggeri di quel vaporetto sono decisamente intenzionati a sbarcare proprio lì...

Tutti gli sguardi finiscono su Komui (un'altra lettera di presentazione persa, forse?), ma è Tiedoll il primo a capire, e solo dopo aver visto una testa fulva sbucare fuori dalla porticina della sala comandi. Abbracciato a due donzelle vestite alla marinaretta, l'onnipresente sigaretta in bocca e Timcanpy che gli svolazza attorno, il generale Marian Cross fa la sua gloriosa apparizione sul ponte principale.

“Timothy-kun, quello è il generale Cross, il maestro di Allen-kun!” spiega l'artista al proprio pupillo, lieto di rivedere nuovamente il collega.

Al sentire il nome del generale di cui - benché sia all’Ordine da poco – ha già sentito parlare come di una sorta di leggenda vivente, gli occhioni di Timothy scintillano di eccitazione. Il ragazzino emette un sonoro fischio di ammirazione ed approvazione quando alla sua mente balena un collegamento che sulle prime gli era sfuggito: se Cross è il maestro di fratellone pianista, perché non potrebbe diventare anche il suo di maestro?! Sarebbe troppo una figata!

Nemmeno il tempo di concludere il pensiero che il ragazzino si è già precipitato da Allen, ancora perso nel suo mondo fantastico (chissà poi a cosa starà pensando, si domanda Timothy in un angolo del cervello). Tirandolo per il braccio per attrarre la sua attenzione, gli pone la fatidica domanda: “Ne-neh Allen! Vero che mi può prendere come suo allievo?! È troppo un figo!”

“Eh? Ma cosa?” l'esorcista maledetto, distratto dalle sue tristi elucubrazioni mentali, non fa in tempo a chiedere spiegazioni a Timothy che il ragazzino è già corso via. Seguendolo con lo sguardo, curioso di sapere cosa possa averlo entusiasmato a quel modo (e poi cos'è sta storia dell'allievo?), lo vede avvicinarsi ad un uomo appena sceso da una barca a vapore.

Ci vuole un po' prima che riesca a mettere a fuoco la figura che ora sta parlando con Timothy, e quando accerta senza ombra di dubbio l'identità del visitatore non riesce a non mormorare un paio di paroline tutt'altro che educate.

Se possibile, Allen diventa più pallido di quello che già è. Deve compiere uno sforzo sovrumano per non urlare - anzi, per non scappare... il fatto che quell'uomo sia tornato all'Ordine significa solo una cosa: guai.

“... e nuovi debiti, direi. Ma non avevi appena pensato che «peggio di così non poteva andare»?” commenta ironica la voce nella sua testa, completamente ignorata dall'Inglese, troppo impegnato a seguire passo passo le azioni del suo maestro.

Timothy nel frattempo si è fiondato da Cross, chiamandolo a gran voce. “Ehi! Ehi generale! Eccomi qui, sono l’esorcista più giovane e più figo di tutta la sede: Timothy Hearst, 9 anni! Ho un’Innocence troppo ganza, mi prendi come tuo allievo?!”

Nonostante l’entusiasmo del bambino, l’uomo non sembra intenzionato a dargli molto retta. Quando Timothy gli saltella davanti, agitando le braccia, Cross si limita a mettergli una mano sulla testa, non tanto per una carezza quanto per tenerlo fermo. Il suo sguardo furbo e il suo sorriso sornione sono infatti puntanti sul gruppetto radunato davanti al portone. “Salve a tutti! Che carini che siete, mi avete organizzato il comitato di benvenuto…” commenta ridendo. Salvo poi interrompersi e lasciar scivolare sul suo viso una smorfia di disappunto: “Però potevate portare qualche bella donna in più, no?”

Le considerazioni del redivivo generale vengono accolte dal gruppo con sentimenti contrastanti, ma lui non sembra darci peso, apparentemente più interessato a frugarsi nelle tasche alla ricerca di una nuova sigaretta. L’altro che sta ignorando del tutto la questione è Timothy, scornato per non essere stato preso in considerazione da Cross. All’improvviso il ragazzino sembra giungere alla soluzione: con rinnovata energia si batte il pugno sulla mano e salta in piedi, un gran sorriso sul volto. Un attimo dopo lo si sente esclamare: “Tsukikami, attivazione! Facciamo vedere a Cross di che pasta siamo fatti!” e subito il suo corpo crolla a peso morto, avvolto da una luce verdastra.

La capoinfermiera, che si era portata al capezzale di Lavi, al vedere il bambino cadere svenuto abbandona su due piedi l'apprendista bookman per correre da lui.

Sotto lo sguardo incredulo di Bak e Komui, che non pensavano si potesse muovere ancora dopo il trattamento di Crown Clown, Lavi si alza in piedi.

I due Supervisori, basiti e un po' scocciati per aver perso l'occasione di infierire un pochino, non notano la strana espressione trionfante del rosso. Questi, leggermente barcollante ma più stabile passo dopo passo, inizia prima a camminare e poi a correre verso il generale Cross.

“Ehi Cross, visto che roba? Sto muovendo il fratellone guercino come mi pare e piace! Non è una figata?” esclama, raggiungendo l'uomo e abbrancandolo per un braccio, cercando con l'occhio verde segnali di approvazione.

Il generale, stretto in quella morsa, non può fare a meno di dar retta almeno un po’ al ragazzino. Se inizialmente si stupisce un po’ nel vedere Lavi che gli parla come Timothy, un attimo dopo capisce il trucco e non può fare a meno di complimentarsi con se stesso per l’ennesima «consegna» di Innocence andata a buon fine. Ora però non ha tempo né voglia di prestare attenzione al piccoletto - che è simpatico (gli piace la sua strafottenza!) e tutto e ha pure un’Innocence interessante, ma non è per quello che è tornato all’Ordine.

Con un rapido movimento, libera il polso dalla stretta di Lavi/Timothy e ribalta le posizioni, tenendo sollevato il ragazzo per il brandello di maglia che indossa. “Se vuoi attrarre la mia attenzione, moccioso, la prossima volta possiedi una bella donna… non un corpo così lercio!” esclama quindi, lanciandolo lontano.

Grande è lo stupore di Lavi quando, una volta riacquistato il controllo del proprio corpo, riapre finalmente l'occhio: non sa bene né il come né il perché, ma ora il paesaggio gli sta scorrendo davanti rapidamente, mentre l'aria fresca gli sferza quasi piacevolmente il viso. Finalmente libero da denti e nastri di Innocence, tirerebbe quasi un sospiro di sollievo, non si fosse accorto delle mura esterne del Quartier Generale che gli si stanno avvicinando a tutta velocità.

Tutti seguono il volo di Lavi con il naso all'aria e il fiato sospeso, e nell'attimo dell'impatto gli adulti coprono gli occhi ai più giovani per evitare loro di assistere ad una scena tanto violenta.

Anche se di sangue alla fine se ne sparge poco, lo schianto è incredibilmente rumoroso: dopo aver lasciato la propria impronta nella pietra della parete Lavi scivola verso terra, dove rimane intontito e confuso, per poi venir leggermente sepolto da una piccola frana di detriti.

Totalmente disinteressato al destino del rosso è invece Cross, che non si preoccupa neppure di seguirne la rovinosa parabola. Prima ancora che Bookman Jr. si sia spalmato sul muro di cinta, il generale si è portato di fronte ad Allen, il quale sta ancora ritto in piedi, rigido come un fuso, sempre con Kanda alle spalle, anche se ormai Mugen è stata abbassata (ma non certo riposta!)

Da quando il generale ha messo piede sul molo a quando è arrivato davanti a lui, per la mente dell'Inglese sono passati i pensieri più disparati. Dimenticata per un attimo la presenza di Kanda dietro di sé, Allen ha seguito l'uomo avvicinarsi, gli occhi spalancati come davanti a un fantasma o a un miracolo. Lo stupore di vederlo ancora vivo, nonostante le indagini avessero suggerito il contrario, viene però subito sostituito da una sottile inquietudine: Marian Cross odia l'Ordine, se lo ricorda bene (come potrebbe dimenticare quella martellata?), quindi i motivi dietro al suo ritorno devono essere particolarmente gravi...

Improvvisamente a disagio, l'esorcista maledetto inizia a preoccuparsi veramente quando il generale, un'espressione allegra quanto esagerata stampata in faccia, gli rivolge un entusiasta “Oi, discemolo!”.

Arretra, Allen, cercando inconsciamente la fuga. Arretra e finisce con l'andare a sbattere contro Kanda, che non si è ancora spostato di un millimetro dalla posizione precedente. Questo manda ancora più in confusione l'Inglese, che comincia ad andare in panico quando si accorge che Kanda è teso come la corda di un violino... non ne capisce il motivo, ma si è reso conto che il Giapponese ha iniziato a innervosirsi quando Cross si è avvicinato a loro.

“Mh, sbaglio o sei un po' circondato?” chiede la solita voce. “E ora cosa pensi di fare?”

Scuotendo il capo per schiarirsi le idee e scongiurare il mal di testa in arrivo, Allen decide riprendere in mano la situazione. Può fare solo una cosa, in questo momento, chiedere spiegazioni.

“Shisho... «Oi» un accidente! Si può sapere dov'è stato finora?! A parte che ci ha fatto preoccupare con l'allegra recita della sua morte, cos'ha combinato in tutto questo tempo? Ha finito i soldi? E perché ora è qui? Non vorrà mica che io le paghi tutte le spese sostenute per ritornare, spero! Anche perché grazie a lei mi sto trovando più sommerso dai debiti io che l’intera popolazione inglese! Hanno visto tutti la sua stanza, e mi hanno anche dovuto spiegare che, toh, tutte le opere d'arte sono autentiche e quindi di inestimabile valore! E chi dovrebbe pagare tutto quanto, eh?!”

Davanti al fiume di parole che Allen gli ha rovesciato contro con tono sempre più esagitato, il generale non ha fatto una piega: al vederlo sembrerebbe perfino una statua, non fosse per quel sorriso compiaciuto che gli si allarga sul viso al constatare come l’allievo abbia ormai acquisito una certa sicurezza, tale da permettergli di confrontarsi alla pari col maestro – ammesso e non concesso che lui, il maestro, voglia concedergli di farlo! E in quel momento Cross non lo vuole proprio… quello spadaccino che ha notato tutto teso proprio lì, dietro ad Allen, è un argomento decisamente più intrigante…

Alzando con fare solenne una mano davanti al viso dell’albino, il generale sorride. “Relax, discemolo, relax! Se è per la camera che ti preoccupi, stai sprecando il tuo tempo… quella l’ha già pagata il nostro Komui!” esclama, rivolgendo un’occhiata complice al supervisore (e ignorando quella, tra l’incredulo e l’assassino, che gli ha lanciato in risposta quella bella donna dall’espressione severa - Bridget Fay, se non ricorda male…)

“Ah.” commenta l'allievo ritrovando la calma... e subito perdendola, voltandosi verso il Supervisore con aria quasi omicida. “Komui-san! Ma allora quelle trattenute mensili sul mio stipendio servono a finanziare il Tondo Doni?! Mi aveva detto che finivano in beneficenza!” inizia a sbraitare, per poi accorgersi che di Komui non c'è più traccia da nessuna parte.

“E adesso dov'è finito?” chiede Bak, iniziando a cercare il collega anche dietro ai sassi, aiutato dal fedele e solerte Wong.

Reever alza le spalle e scuote la testa, rassegnato. “Inutile che lo cerchiate. Se c'è una cosa che al nostro Supervisore riesce peggio del lavoro d'ufficio, è il prendersi la responsabilità per pasticci di questo genere. Non parliamone più e vedrete che riapparirà così come è scomparso.”

Davanti al misto di sconcerto, incredulità e rassegnazione che è calato sul gruppo, Cross scoppia in una risata. “Ahahaha! Certo che Komui non cambia proprio mai!”

“Neanche tu, se è per questo, Marian: sei sempre il solito spaccone senza un briciolo di tatto…” commenta piatta Klaud, tra le cui braccia si è rifugiato poco prima in lacrime Timothy.

“Ma lo so che voi donne mi amate anche per questo, Klaud!” replica il generale, rivolgendo un sorriso circolare a tutte le signore presenti. Quindi torna a concentrarsi su Allen. “Quanto a te, discemolo, spiegami una cosa…” lascia la frase in sospeso, accennando poi col dito alle spalle dell’albino, quasi che quel gesto da solo esplicasse la sua domanda. Allo sguardo perplesso del più giovane, il generale continua: “Io ricordo di averti insegnato ben altro! Da quando in qua hai cambiato gusti? Così mi deludi…”

“Eh? Cosa significa «hai cambiato gusti»…?” è l'unica risposta che Allen riesce a balbettare. Non capisce dove il maestro voglia andare a parare... né tantomeno perché stia indicando qualcosa dietro le sue spalle. Si volta, curioso di vedere cosa ha provocato quella strana reazione nello shisho, e finalmente comprende.

Cross sta indicando Kanda. Stai a vedere che Cross pensa che lui e Kanda...

L'esorcista di tipo parassita inizia a impallidire e a sudare freddo, man mano che diventa più consapevole delle reazioni che seguiranno al simpatico commento del generale.

Lentamente, ignorando Cross, gira su se stesso fino a trovarsi faccia a faccia con il Giapponese, il cui viso è ancora cristallizzato nella solita maschera inespressiva, ma i cui occhi stanno già iniziando a lanciare fulmini e saette.

Il maestro non smetterà tanto facilmente di provocare, Allen lo conosce bene; eppure è suo dovere fare di tutto per impedire che Kanda commetta un generalicidio (anche se questa volta farebbe volentieri a meno, eh). Prendendo un respiro profondo e cercando di non arrossire come suo solito (per la vicinanza, e per l'allusione dello shisho!) allunga le mani fino ad afferrare Kanda per la casacca. Lo attira quindi verso di sé, fino a quando i loro visi sono incredibilmente vicini, concentrando in quel gesto tutte le sue ultime forze fisiche e psicologiche rimaste.

“Kanda, ti prego... almeno tu, ignora quello che esce dalla bocca di quest’uomo!” esclama dopo un attimo di silenzio, subito prima di svenire e cadere a terra come un sacco di patate.

Una balla di fieno rotola in background, mentre tutti cercano di capacitarsi dell'accaduto. Vero è che fra Allen e il generale Cross le cose non sono mai state facili, ma è la prima volta che succede una cosa del genere. Perfino la capoinfermiera fa cenno di volersi avvicinare per valutare le sue condizioni, ma viene tenuta a debita distanza dall'aura terrificante che Kanda sta emettendo da quando Cross si è fermato davanti a lui.

Anche il generale Tiedoll si è reso conto dello stato di estremo stress di cui è vittima il suo figlioccio: vede chiaramente dalla presa convulsa di Kanda su Mugen che, in quel momento, l'unica cosa che questi vorrebbe fare è affettare il generale che gli sta di fronte.

“Ohi ohi, qui si mette male…” mormora a bassa voce, avvicinandosi ai due. Deve trovare un modo per dividerli: conosce bene il sarcasmo di Cross e il viscerale divertimento ch'egli prova nel provocare il prossimo; e conosce bene la poca pazienza di Kanda, pazienza che a questo punto è già svanita come ghiaccio al sole.

Puntando il meno pericoloso dei due, Tiedoll si avvicina a Cross e, con un paio di amichevoli pacche sulla schiena, lo distrae il tempo necessario per coinvolgerlo in un'appassionata discussione sul perché e il percome quel famoso quadretto che aveva dipinto per lui (e che Cross aveva affermato di aver perso) si trovi sulla mensola in camera sua.

Avvedutosi dell’intelligente manovra diversiva dell’artista, Link decide che è meglio lasciare a Walker (e a Kanda) il tempo per riprendersi. Basta uno scambio di occhiate con Bridget perché lei capisca le sue intenzioni e, dato che Komui si è fatto uccel di bosco, prenda le redini del comando e si ponga alla testa del gruppo, invitando (anzi, il termine esatto sarebbe intimando, considera l’ispettore con un sorriso) tutti quanti a rientrare nella Home dietro i due generali per recensire.

Timcanpy infatti, terminato il pisolino accoccolato sul cappello del generale Cross, subito dopo lo svenimento di Allen si è messo a fischiare e a sputare i soliti fogli con le recensioni, immediatamente raccolti e riordinati da Johnny.

Il gruppo si avvia a passo lento, il portone che, ad un cenno della donna, si spalanca docile per farli passare. Davanti Tiedoll e Cross, il quale saluta Alestina con un amichevole cenno della mano, e in coda Bookman Sr. che, malgrado le occhiate preoccupate di Linalee (cui Bak rivolge sguardi altrettanto agitati), trascina per un braccio il suo allievo ancora svenuto, come fosse un sacco di patate. A centro gruppo c’è Klaud che porta tra le braccia il piccolo Timothy addormentato e Miranda che sostiene Crowley, seguita passo passo da Marie.

“Un attimo!”, tuona Alestina dall'alto “Ve ne state andando? Volevo saperne di più di quella storia delle recensioni... mi piacerebbe partecipare!”

Reever e Johnny si guardano perplessi, poi il caposezione si rivolge direttamente alla porta. “Per me va bene, ma solo finché non fa buio... Poi non mi fido a tenere tutti fuori, e se noi restiamo qui Komui potrebbe approfittare della nostra assenza per combinare altri guai”

La capoinfermiera annuisce, approvando. “Il signor Reever ha ragione. Anch'io sono del parere di restare qui, almeno finché tramonta. Il sole fa bene alla pelle e alle ossa, ma quando verrà sera rientreremo tutti: non voglio gente a letto col raffreddore, domattina!”

 


 

§ Nobile Madamigella Retsu,

È un vero piacere tornare a corrispondere nuovamente con Voi *inchino e baciamano*.

Oggi il rispettabile golem del signor Walker mi ha affidato l’incarico di risponderVi anche in vece del nostro giovane compagno Hearst. Essendo stato il fanciullo colpito da ignoto malessere, la nobile capoinfermiera ha deciso di occuparsene personalmente (che cuore generoso!) e quindi l’incombenza delle recensioni è stata demandata a noi ancora in forze.

Sono invero certo che il giovane Hearst al suo risveglio apprezzerà molto il Vostro… *arrossice* gesto d’affetto, ma mi permetta l’ardire di sconsigliare Vossignoria e il ragazzo dal mettere in atto il Vostro piano: invero ritengo che il nobile generale Tiedoll potrebbe esserne esageratamente turbato. Vogliate, Madamigella, perdonare la mia insolenza nel parlarVi in tal modo… *imbarazzato*

Vi prego di accettare i miei più sentiti omaggi. *inchino*

Sentitamente Vostro,

Barone Alaister Crowley III

 

Ni-hao Retsu-nee-chan!

Ti ringrazio tantissimo per I tuoi consigli e ti prometto che alla prima occasione vedrò di metterli in pratica… magari quando Lavi-kun esce dall’ospedale… se non me lo ammazzano nel frattempo… (cosa di cui dubito, visto tutto quel che gli sta capitando!) *scuote la testa*

Quanto a Komui-nii-san e Bak-san… *sospiro* …davvero, io non so più che fare! Conto su di te per farli ragionare!

Ora scusami ma devo salutarti, vado a cambiare le bende a Lavi-kun: la capoinfermiera mi sta insegnando come fare, visto che lei è così impegnata ultimamente.

Un bacio e un abbraccio.

Linalee

 

Ciao Retsu-chan! ^_^

Ho ricevuto i tuoi campioni, e ho subito provveduto a imboscarli in camera mia... è un progetto troppo esclusivo per essere svelato prima che l'opera sia compiuta! Ahahah, gli staranno fischiando sicuramente le orecchie, a quei due, soprattutto ora che sono rimasti chiusi fuori! Chissà, magari per una volta il detto «mal comune mezzo gaudio» potrebbe funzionare, e quei due potrebbero imparare a collaborare meglio...

Ti faccio sapere quando saranno pronti i primi modelli ;)

Un abbraccio,

Johnny

 

§Carissima Genesis,

ritmi serrati e vacanze ben lungi dall'arrivare, vedo. Come ti capisco! Già penso a tutto il lavoro arretrato che ci aspetta in laboratorio... *sigh*

Lo so anch'io che Lavi-kun, poveretto, non è così male. È simpatico, sempre sorridente, peccato che a volte non pensi a sufficienza prima di parlare... Vabbè, che ci possiamo fare? Possiamo solo consolarci pensando che se non altro a noi resta la salute (fisica... forse), almeno fino a quando riusciremo a tenere a bada i pazzi che girano per i corridoi. C'è poco da fare, qui gente normale non ce n'è, e il confine tra genialità e pazzia è ogni giorno più sottile, però siamo contenti che tu ci capisca almeno un pochino, sai?

Ah, cosa faremo senza le tue lettere? Ci mancherai tantissimo anche tu...

Un caro abbraccio da me e da tutta la Scientifica al completo,

Reever

 

Gentile Genesis,

ben ritrovata! Sono lieta di informarla che, in seguito all’incidente occorso a Crowley poco fa, la signorina Miranda si è fatta estremamente sollecita nei suoi confronti… è ancora un pochetto impressionabile alla vista del sangue, ma credo che su questo si possa lavorare con una certa facilità.

Quanto alla signorina Linalee… sì, ho notato il suo debole. Per quanto l’erede bookman non sia in cima alla lista mia e di Bridget come possibile fidanzato, se lei ha scelto quella strada dobbiamo in tutti i modi assisterla ed incoraggiarla. Certo, la faccenda della gelosia paranoide del supervisore Lee e del supervisore Bak è una questione piuttosto spinosa – ma conto di avvalermi dell’aiuto di Kanda per convincerli a desistere (ho notato che il ragazzo è estremamente propenso al supervisoricidio… potrebbe tornarci utile! *evilgrin*).

Mi faccia sapere che ne pensa.

Saluti,

gen. Klaud Nine

 

Cara Genesis,

ti assicuro che la scena a cui abbiamo assistito non la consiglierei a nessuno, è stata abbastanza shockante! Per fortuna però il ragazzo sta bene, alla fine è stata più scena che altro... anche se non avrei mai immaginato che il doping potesse scatenare attacchi di vampirismo! Per caso nella tua ricerca ti sei imbattuta in informazioni a riguardo? Preferirei essere preparata per la prossima volta!

Il signor Reever mi dice che la sera fai tardi davanti al computer... non approvo, lo dico sempre anche all'autrice Lety, ma se proprio non potete farne a meno utilizzate un'illuminazione adeguata e mantenete la corretta distanza dal video, ok?

Comunque sì, credo proprio che seguirò il tuo consiglio e organizzerò dei corsi di pronto soccorso per insegnare a tutti almeno le basi necessarie. Quando ci si mettono d'impegno finisce che il 90% della popolazione dell'Ordine rimane infortunata, quindi tanto vale fare in modo che riescano a fare qualcosa da soli in casi di minore emergenza! Ovviamente io sarò sempre lì per loro, ma potrò anche concentrarmi di più sullo studio per aumentare le mie capacità di infermiera... sto giusto iniziando un manuale sulle malattie psicosomatiche! Ho come il sospetto che troverò lì dentro la soluzione per il piccolo problema del Supervisore Chan!

Un caro abbraccio,

*firma incomprensibile* - capoinfermiera dell'Ordine Oscuro

 

§ Cara bradipiro,

è proprio vero, l'amore per le opere nasce direttamente dal cuore e cresce se lo si alimenta leggendo e ammirandone altre! Ti ringraziamo tutti infinitamente per l'ottimo lavoro svolto nel leggere questa fanfiction e le precedenti, e speriamo che ne sia valsa la pena!

Facci sapere cosa pensi anche di quest'ultimo capitolo, ok? Io spero di finire il quadro in tempo per mostrarlo a te e a tutti quelli che hanno recensito finora!

Un saluto affettuoso,

Gen. Froi Tiedoll

 

§ Buonasera carissima Bloodberry Jam,

innanzitutto complimenti per come ha concluso la maturità! Mi è stato riferito che ha ottenuto un’ottima valutazione. Non fosse che la sua strada è già tracciata e porta verso tutt’altra destinazione, le proporrei di diventare mia allieva al posto di quello scansafatiche di Jr… sulla salute del quale, nonostante le apparenze, torno a rassicurarla: un po’ di riposo e sarà come nuovo. Sa come si dice, no? L’erba cattiva non muore mai.

La saluto cordialmente.

Bookman Sr.

 

§ Buonasera a te, BloodberryJam!

Suvvia, non puoi togliermi l'idea che tu sia una persona colta, visto il lavoro che hai fatto per gli esami, no? Almeno tu hai provato a impegnarti U_U

Mh, leggo nella tua recensione che i due esorcisti protagonisti della storia hanno finalmente deciso di parlare a quattr'occhi senza mettersi le mani al collo... e sento nei vostri commenti che, a quanto pare, era anche ora! Potrei dare loro un'occasione in più, ora che sono fuori, che ne dici? *ride* In fondo non si può certo pretendere di entrare e uscire a piacimento, no? Solo chi mi sta simpatico ha questo privilegio!

Un saluto cordiale,

Alestina - da tempo immemorabile Portone dell'Ordine Oscuro

 

§ Cara Lawria-chan,

sono d'accordo con te, il generale Tiedoll è davvero una cara persona! Dovrebbero dargli retta più spesso, ha davvero una grande sensibilità! Certo, anche lui ogni tanto si comporta un po' in maniera strana (piange tanto anche lui, come me, anche se per altri motivi!), ma forse fa parte del suo essere artista... non vedo l'ora di vedere il suo prossimo quadro con Fraulein Fay und Herr Link!

Povero Lavi, ne sta passando proprio di tutti i colori... è riuscito a far arrabbiare anche Allen-kun, anche se so che lui sotto sotto non è arrabbiato per davvero ^_^ È troppo buono per questo! 

Un grande abbraccio anche a te,

Miranda

 

Gentile Lawrlia,

sono lieto d’informarla che Mistral è sana e salva – sempre un po’ esaurita ma viva.

Le autrici concordano con lei che è davvero una fortuna per loro riuscire a ritagliarsi qualche giorno per andare a Rimini. In fondo è uno dei pochi vantaggi della vita lavorativa, avere qualche soldino a disposizione per gli svaghi. Mistral e Lety si rammaricano molto di non poterla incontrare di persona, ma sperano che lei voglia almeno far pervenire loro i suoi contatti Facebook o MSN così da potervi tenere in contatto anche una volta finita la pubblicazione.

Quanto a me, le porgo i miei più cordiali saluti, è stato un piacere corrispondere con lei.

Noise Marie

 

§ Carissima Flowermoon,

Siamo di nuovo a scriverle assieme una risposta alla sua sempre gradita recensione.

Per quanto riguarda il nostro… ehm…  matrimonio… *fischiettano imbarazzati: stavano giusto per avanzare una scusa legata al lavoro* Beh, come dire, preferiamo prenderci ancora un po’ di tempo e non affrettare le cose. Stia comunque certa che, non appena decideremo di compiere il grande passo, lei ne sarà celermente informata.

Bridget, dal canto suo, la ringrazia per tutto il sostegno e la comprensione dimostrati verso di lei. Sono queste piccole cose che la trattengono in un’area di ragionevole sanità mentale.

Quanto al giovane bookman, come ha potuto vedere le sue previsioni di un aggravarsi della sua situazione si sono verificate. E per una volta possiamo ben dire che non è colpa sua! Incredibile, vero?

Il supervisore Chan strepita per avere il foglio con la sua recensione per poterle dare una «magnifica risposta» (a quale titolo non è dato saperlo, visto che lei non ha fatto il suo nome), quindi ci vediamo costretti a salutarla.

I nostri rispetti.

Howard Link&Bridget Fay

 

§ Cara Flowermoon,

precisiamo innanzitutto che la mia meravigliosa persona non dà manforte a Komui né oggi, nè domani, né mai.

Certo, Komui è il fratello della splendida Linalee-chan, ma qui parliamo di lavoro: se il Supervisore di questa sede non fa il suo dovere, che lo licenzino e nominino al suo posto qualcuno di più competente!

Per quanto riguarda il buon vecchio Wong, è il mio assistente da quando ho memoria e non intendo fare a meno della sua preziosa collaborazione. Lui sa bene che nella mia infinita giustizia prima o poi lo ripagherò dei suoi sforzi, quindi non ti preoccupare inutilmente... anzi, per rassicurarti te lo faccio dire direttamente da lui!

Intanto ti saluto, sperando di re-incontrarti in futuro... magari nel mio nuovo ufficio in questa Sede!

Alla prossima,

Bak Chan - Supervisore della Sede Asia (in attesa di promozione)

 

Onorevole Ba~k! Voi mi onorate infinitamente con l’onore che mi fate nel concedermi di terminare la Vostra meravigliosa recensione! *piange come una fontana abbracciato alle gambe di Bak*

Onorevole Flowermo~n credetegli! Io amo l’Onorevole Bak, non potrei ma~i abbandonarlo!

*tira su col naso* Comunque, onorevole signorina, *si asciuga gli occhi col basco di Bak* vi chiedo cortesemente di non paragonare la mia figura a quella di Reever-san: il rapporto che c’è tra lui e Komui-san non è che una pallida imitazione del legame di fiducia e affetto sconfinati che mi legano all’Onorevole Bak da sempre e per sempre!

*stringe i pugni con commozione ripensando a Bak, quindi scappa via in lacrime*

 


 

Finito il solito giro di recensioni, Timcanpy raccoglie tutti i fogli e parte a razzo in direzione della caffetteria. Fra bagni, camera di Cross ed escursioni all'aperto è ormai pomeriggio e, visto che hanno tutti saltato il pranzo, il golem pensa sia il caso di andare a fare merenda!

Guardandolo mentre sparisce nel buio del corridoio, Reever alza lo sguardo verso Alestina.

“Beh, credo sia ora di andare. Spero ti sia divertita a recensire, eh! Potremmo tornare anche la prossima volta, se sono tutti d'accordo, cosa ne dici?”

“Vi aiuterò volentieri! Fare due chiacchiere ogni tanto mi risolleva il morale, stare fermi qui è una noia mortale! Ah, potreste farmi una cortesia, signor Reever? Salutatemi la porta che dà sulle cucine. È un mio lontano parente francese!”

“Sarà fatto, non ti preoccupare!” risponde infine Reever, salutando un'ultima volta la porta prima di raggiungere gli altri in fondo al corridoio.

Finiti i saluti, Alestina torna a fare il suo lavoro, chiudendosi ermeticamente per impedire l'accesso di estranei alla sede.

Peccato però che qualcuno sia rimasto chiuso fuori...

Risvegliatosi dal suo tranquillo e sicuro stato comatoso al solo sentir nominare la caffetteria, Allen si tira seduto, guardandosi attorno nel tentativo di radunare le idee. È ancora sul prato di fronte al molo, sotto lo sguardo severo (e scocciato) di Kanda, accomodato sotto una quercia in posizione di meditazione.

Ripresosi dal trauma, anche grazie al fatto che lo shisho è temporaneamente lontano, l'Inglese si prende un paio di minuti di completo relax. Ovviamente l'atmosfera rilassata svanisce in un lampo appena ripensa a tutto quello che è successo da quando sono usciti dalla porta a quando s'è fatto tutto buio... arrossisce, vergognandosi dell'attimo di debolezza, in fondo però è contento che tutto si sia risolto per il meglio. O almeno crede, ma il fatto che Kanda non sia coperto di sangue ne è una prova abbastanza valida, no?

Si alza in piedi, ripulendosi i pantaloni dall'erba, la strana voce nella testa che gli suggerisce di dire qualcosa come «Mh... ciao, baKanda! Non vedo sangue in giro, devo dedurre che per una volta in vita tua mi hai dato retta?», ma il suo stomaco è di tutt'altro avviso.

L'accenno alla caffetteria che ha fatto risvegliare Allen sta iniziando a farlo brontolare, e alla fine quello che esce dalla bocca dell'esorcista maledetto mentre si avvicina alla porta d'ingresso è “Mh... ciao, bakanda! Sbaglio o qualcuno ha parlato di mangiare? Che ne dici se rientrassimo anche noi?”

Inarcando impercettibilmente le sopracciglia alle prime parole (assolutamente idiote) che il moyashi ha pronunciato appena sveglio - a questo punto forse avrebbe fatto meglio a continuare a dormire, almeno diceva meno stronzate… - Kanda non si scomoda neppure a rispondere. Gli basta indicare col fodero della spada il portone, chiuso e sigillato, perché l’albino capisca bene quanto la sua idea sia irrealizzabile.

“Ehm... mi scusi, signor portone? Potrebbe farci la cortesia di aprire?” chiede allora Allen, il tono leggermente incerto a causa di una strana sensazione di déjà-vu che lo sta facendo sudare freddo.

Alestina lo squadra per bene, come se lo vedesse per la prima volta, ed è in quel momento che l'inglese si ricorda che, a parte il giorno del suo arrivo all'Ordine mesi prima, effettivamente non è mai rientrato dalla porta principale. Il che significa che... 

“E tu chi saresti? Se vuoi entrare devi prima sottoporti alla scansione a raggi X, quindi stai fermo e lasciami lavorare!”, esclama il portone, inquadrandolo meglio e attivando la sua funzione di akuma-detector.

Pochi istanti e Alestina viene colto da una crisi isterica: il pentacolo sulla fronte di Allen ha reagito come la volta precedente e, mentre la porta prende a urlare “È OUT, È OUT~!” con tutto il fiato che ha nei battenti, l'esorcista maledetto inizia a picchiare disperatamente i pugni sul legno.

Già una volta ha rischiato di finire a fette per «verificare» la sua natura umana, e non ci tiene affatto a rivivere l'esperienza!

“Quante volte ti devo dire che non sono un akuma?! Io lì dentro ci lavoro, dannazione! Fammi entrare, per favore! Kanda, diglielo pure tu che siamo esorcisti!” grida, cercando la collaborazione del collega giapponese.

Lo spadaccino, però, non ha nessuna intenzione di dar manforte al moyashi: lo diverte troppo vederlo terrorizzato a causa dei ricordi che quell’idiota di portone ha fatto riemergere con il suo atteggiamento…

Un ghigno passa rapidissimo e inquietante sulle labbra sottili di Kanda quando il giovane orientale decide il da farsi. Dato che il copione de «Walker vs Alestina» si sta ripetendo esattamente uguale a quello della prima volta, per forza di cose lui deve recitare la sua parte (non che la cosa gli dispiaccia, eh…).

Alzandosi in piedi con un movimento fluido, lo spadaccino sguaina Mugen, descrivendo un letale arco fino a distendere la destra dietro di sé e in poche falcate è addosso all’Inglese e gli punta la lama proprio in mezzo agli occhi, ad un millimetro dalla pelle, impugnando la katana con entrambe le mani, pronto a trapassarlo.

“Ehi moyashi…” inizia poi, con tono realmente minaccioso (in cui solo Marie, con il suo finissimo udito riuscirebbe a cogliere il sottofondo di divertimento che pure è presente) “…due volte che passi di qui e due volte che il portone ti accusa d’essere un akuma. Non è che ha ragione?”

“Ka-Kanda, ma che stai facendo?!” strilla il più giovane, preso alla sprovvista, alzando le mani in un timido quanto inutile tentativo di difendersi.

“Che ne dici se ti apro in due così verifichiamo le tue budella?” continua Kanda, ignorando a bella posta le parole dell’altro.

“Dico che veramente preferirei evitare! Ci tengo alle mie budella, grazie mille, non intendo certo far prendere loro aria solo perché il signor portone ha qualche piccolo problema di memoria! L'altra volta alla fine mi avevano aperto, o sbaglio?!” esclama quindi Allen, alzando la voce quanto basta per farsi sentire per bene anche da Alestina.

“L’altra volta… adesso chissà…” replica quieto Kanda, senza spostarsi di un millimetro.

Impossibilitato a muoversi, l’inglese si fa cinereo e volta gli occhi supplichevoli verso il portone.

Dal canto suo Alestina, dopo lo spavento alla vista di Kanda che minacciava di attaccarlo (e che cavolo, se trafiggesse Allen, colpirebbe anche lui!), ha ricordato quella famosa «altra volta» di cui tanto vanno ciarlando quei due. Ormai deciso ad aprire all’albino (che in fin dei conti sembra un bravo ragazzo), vuole però prima far sfoggio della sua secolare cultura.

Apre lentamente i battenti, mentre recita con solennità:

“Lo duca e io per quel cammino ascoso

intrammo a ritornar nel chiaro mondo;

e sanza cura aver d'alcun riposo,

salimmo su, el primo e io secondo,

tanto ch'i' vidi de le cose belle

che porta 'l ciel, per un pertugio tondo.

E quindi uscimmo a riveder le stelle.”1

Quando la voce possente di Alestina si spegne, Allen è belle che ruzzolato all’interno del cortile; Kanda ripone la spada e, nascondendo un sogghigno, entra rapidamente, non senza lanciare un’occhiata alla porta. “Tsè… impara a distinguere entrare e uscire prima di recitare poesie…”

 


 

1. È ovviamente una citazione dalla Divina Commedia, precisamente Inferno Canto XXXIV, versi 133-139

 

 

 

ON AUG. 16th, 2010

L’ANGOLO DI ALLEN – Capitolo Speciale

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Capitolo 16
*** Bonus Track ***


L

 

L’ANGOLO DI ALLEN - Capitolo Extra

16 Agosto 2010

 

Ordine Oscuro - *ingresso del Quartier Generale*

 

Mente Kanda si avvia lungo il corridoio che porta agli interni del quartier generale, Allen si rialza a si ferma un attimo per spolverarsi con foga i pantaloni dal terriccio. «Dannato shisho…» pensa, levandosi un paio di fili d'erba da una manica, «…oltre ad apparire nei momenti meno opportuni è anche più pettegolo di una suocera...»

L'irritazione nei confronti del suo maestro, però, viene completamente soffocata dalla preoccupazione per le parole che questi ha pronunciato davanti a tutti. Appena lui e Kanda li raggiungeranno in caffetteria gli altri cosa diranno? Cosa penseranno? E soprattutto, Kanda riuscirà a non fare una strage?!

L'inglese occhieggia preoccupato la schiena rigida dell'esorcista che sta procedendo velocemente tre passi davanti a lui. Vorrebbe dire qualcosa, ma... cosa?

«Uffa, sempre a preoccuparti di quello che fanno, dicono e vogliono gli altri... Massì, anche fa una strage? Cosa vuoi che sia... Potrebbe essere divertente, no?» chiede con falsa innocenza la voce nella sua testa.

“La vuoi finire o no?” sibila Allen di rimando, cercando di farla tacere. Già ha problemi a riordinare le idee da solo, figuriamoci con un ospite in più nei pensieri.

Sentendo il sibilo (che sibilo non era poi tanto, anche senza l’udito allenato di Kanda), lo spadaccino si volta di scatto, se possibile ancora più rigido.

“Questo lo dovrei dire io a te, mammoletta” sillaba, rifilando all’albino un’occhiataccia capace di uccidere.

“Non stavo parlando con te, baKanda. Stavo... ehm... pensando allo shisho” borbotta lui distogliendo lo sguardo imbarazzato.

“Pensaci in silenzio” replica lui, tagliente “E sappi che il tuo maestro è un uomo morto” conclude, riprendendo la propria camminata a passo marziale.

Un brivido di freddo percorre la schiena dell'esorcista dai capelli bianchi mentre vede Kanda girare l'angolo. Nonostante la fame (hanno saltato il pranzo, accidenti... ), Allen si trova per la prima volta nella sua vita a non voler mettere piede in caffetteria...

 


 

Ordine Oscuro - *caffetteria*

 

Un cartello quadrato riportante la scritta «Lavori in corso» giace abbandonato lungo la parete della caffetteria.

Distrutte senza alcun riguardo le strisce di carta colorate apposte per evitare l'ingresso ai non addetti ai lavori, il generale Cross, con il generale Tiedoll e l’allegra brigata al seguito, entra nella nuova saletta privata della caffetteria.

Il piccolo locale (già arredato di tutto punto con cinque tavolini rettangolari da quattro posti e collegato direttamente con le cucine da un ampio finestrone e da una porta stile saloon) è completamente deserto anche perché, in effetti, non è ancora stato inaugurato.

«Ah... quale posto migliore per bere in santa pace?» si chiede lui, accomodandosi a uno dei tavoli e tirando fuori dal nulla una bottiglia di rosso parecchio costoso.

Il gruppo al quasi completo si guarda attorno, incuriosito per quella stanza separata dalla caffetteria comune e della quale solo pochi di loro conoscevano l'esistenza, per poi disperdersi ai tavoli imitando l’uomo.

Komui si è accomodato ad un tavolo d’angolo, senza dimostrare il benché minimo interesse per la riapparizione di Cross: armato di tazza di caffè che la sorella provvede sollecita a riempirgli con la bevanda bollente, il Supervisore pare essere completamente in pace col mondo.

Dopo averlo guardato di sottecchi per qualche istante, Johnny picchia leggermente sulla spalla di Reever, seduto accanto a lui, per attirarne l'attenzione. “Ma... da dove è passato?” mormora, indicando il Supervisore che gli siede davanti.

L’australiano scuote la testa. “Chissà... conosce a menadito ogni singolo pertugio di quest’accidenti di posto! Comunque sapevo sarebbe spuntato fuori dal nulla, prima o poi. Komui non è certo tipo da fuggire troppo lontano, soprattutto se può restare in zona senza alzare un dito per lavorare come in questo caso” risponde, indicando con un cenno del capo la segretaria del Supervisore che si sta dirigendo a passo di marcia verso il tavolo di Cross. “Facci caso: si è seduto in modo tale da non essere visto dal posto che sta per occupare la sua assistente, così lei continuerà a lavorare, non sospettando che Komui è qui a pochi metri da lei...”

La signorina Fay, con Link alle spalle a mo’ di guardia del corpo, si siede accanto al generale. È fermamente intenzionata ad approfittare della pausa per portarsi avanti con il lavoro.

Cross era scomparso in maniera sospetta, e ora è ricomparso come se nulla fosse... il minimo che lei può fare, a questo punto, è interrogarlo sui suoi spostamenti dell'ultimo periodo.

«Certo, questo sarebbe compito del Supervisore Komui…» pensa, aprendo la penna e cercando una pagina bianca sul bloc notes «... se solo lui fosse a sua volta riapparso al momento del rientro al quartier generale!»

L’altra che vorrebbe fare qualche domanda (o anche più di qualche) al redivivo generale è la capoinfermiera che, da un tavolo leggermente discostato, lo osserva con sguardo penetrante, come se ciò bastasse a capire perché, pur avendo perso litri e litri di sangue e essendosi beccato un colpo di pistola in testa, Cross sia ancora lì vivo e vegeto – e apparentemente in perfetta salute.

A sua volta anche la donna è oggetto di attenzione: Crowley la fissa ansioso, cercando di capire se, invero, può permettersi l’ardire di domandare alla nobile signora un minuto del suo prezioso tempo per acclarare ad un povero ignorante come lui quali sono le condizioni del povero Lavi, rimasto vittima del suo morso (e di molto altro, ma questo sono dettagli!).

Sebbene il barone pensi di riuscire a non far trapelare nulla della propria impazienza, in realtà essa è palese non solo all’orecchio attento e allenato di Marie, ma anche all’empatica Miranda, seduti accanto a lui.

Ed è soprattutto la tedesca a cercare di rassicurarlo (in realtà finendo con l’agitarsi più di lui), per quanto l’immobilità assoluta di Lavi e la posa scomposta con cui è spalmato sul pavimento (una posa che tra l’altro lo fa somigliare ad un mucchietto informe di abiti), non siano proprio d’aiuto.

In più Bookman Sr., seduto lì accanto a fumare tranquillo, sembra più interessato a seguire l’interrogatorio (o il tentativo di interrogatorio) della Fay a Cross che ad occuparsi della salute del suo allievo.

 

Completamente indifferenti al terzo grado cui la Fay sta sottoponendo l’esorcista sono invece Bak Chan e il suo fidato Wong.

Il Supervisore della Sede Asia, infatti, sta discutendo con il suo assistente sulle modalità scenografiche utilizzate dal generale durante la sua entrata in scena.

“Capito, Wong? Dobbiamo fare così anche noi! Se riuscirò nel mio intento verrò ricordato in eterno negli annali della Sede Asia come il miglior Supervisore in assoluto!”

“Quanta nobiltà e grandezza d’animo nel Vostro intento, Onorevole Bak!” esclama l’assistente, commosso fino alle lacrime dall’idea (assurda) del suo superiore.

Tiedoll, seduto davanti a Wong, è decisamente più tranquillo ora che Cross e Kanda sono ben lontani. Non dovendo più occuparsi di sventare un'eventuale strage, può concentrarsi a dovere sul suo piccolo allievo, che dorme tranquillo addormentato tra le braccia di Klaud, e sulla finora infruttuosa ricerca del suo adorato...

…un attimo! L'assistente del Supervisore Chan sta prendendo appunti sul suo adorato bloc-notes!

Il generale, innervosito, si alza per chiedere spiegazioni. Avvicinatosi all'anziano, però, la rabbia lascia il posto alla curiosità: guardando da sopra la spalla dell'uomo vede che questi ha riempito la pagina (dove avrebbe dovuto riportare i punti da seguire per l'entrata scenografica di Bak) di piccoli ritratti del suo amatissimo e nobilissimo Supervisore.

Scuotendo la testa, divertito e in un certo qual modo intenerito, Tiedoll decide quindi di lasciarlo disegnare in santa pace.

«Vorrà dire che mi troverò un altro blocco da disegno…» pensa, tornando a sedere e riportando la sua attenzione sul suo figlioccio. «Strano che non si sia ancora svegliato, dopo tutto questo trambusto...»

 

Nel frattempo, la signorina Fay ha iniziato a interrogare Cross.

“Molto bene, generale. Lei è sparito nel nulla mesi fa lasciando dietro di sé una confusione che non può nemmeno lontanamente immaginare. Oggi torna qui come se nulla fosse. Si può sapere cos'ha combinato nel frattempo?”

Al sentire il tono gelido con cui la donna pronuncia la domanda, il generale, per nulla preoccupato o neanche solo minimamente toccato dalla cosa (dopotutto ha preso per i fondelli anche Leverrier quando questi aveva tentato di interrogarlo, non vede perché dovrebbe stare più attento con quella bella signora!), atteggia il viso in un’esagerata smorfia di disappunto. “No, no Bridget cara, non ci siamo! Sei un gran bel pezzo di figliola, perché rovinarti atteggiandoti a lady di ferro? Non ti si addice!”

La donna arrossisce, ma riprende subito il controllo. “Generale, il mio «atteggiamento» è causato dal suo comportamento irrispettoso delle regole e della mancanza di rispetto nei confronti dell'autorità. Che mi si addica o meno non deve interessarle; stiamo parlando di lei, adesso, e sicuramente potremmo rendere quest’interrogatorio una conversazione più piacevole se solo lei iniziasse a rispondere alle mie domande!”

Al sentirla parlare di «rendere la conversazione più piacevole» (il contesto in cui l’ha detto è irrilevante, suvvia!), un lampo di malizia passa negli occhi castani dell’uomo. Si raddrizza dalla posizione svaccata in cui si era accomodato e si avvicina rapido alla signorina Fay, puntando il gomito sul tavolo, proprio accanto alla mano con cui lei impugna la penna, quindi posa il mento sul palmo. “Pienamente d’accordo, tesoro. Di cosa vogliamo parlare?”

Arrossendo di nuovo, Bridget arretra bruscamente per evitare ogni minimo contatto con l'uomo, finendo così con l'urtare la bottiglia di vino. Afferratola per il collo la sposta di lato, per poi immergersi nei suoi appunti, in un inutile quanto impacciato tentativo di ignorare le parole dell’esorcista.

“Generale Cross, gradirei la smettesse una buona volta di comportarsi da persona immatura. Ora, non intendo ripetermi: stia al suo posto e risponda alla mia domanda, per cortesia.” tenta infine, la pazienza che sta già raggiungendo il limite.

Lui, ben conscio di averla colpita non poco (riconosce perfettamente gli effetti che ha sulle donne quando ci si mette), si finge offeso dalla reazione della Fay e incrocia le braccia, scuotendo lievemente il capo. “Avanti, non fare la permalosa…” una breve pausa, poi riprende, allungandosi verso di lei “E comunque… quando mi chiederai di uscire con te sarò ben lieto di rispondere alla tua domanda, ma chere!”

Sconvolta da una proposta così esplicita, Bridget boccheggia, incapace di articolare una qualsiasi replica.

È in quel momento che Link decide di intervenire. Posando una mano attorno alle spalle della compagna, si avvicina di un passo a Cross, fissandolo torvo: sarà anche un esorcista potente e rispettato, ma non può permettersi certi atteggiamenti!

“Generale, la invito severamente a mantenere rispettose e convenienti distanze da Bridget. Non mi costringa a prendere provvedimenti, chiaro?”

Colto vagamente di sorpresa dall’intervento del biondino, Cross si volta appena verso di lui, lanciando un fischio di falsa ammirazione (e di completa presa per i fondelli). “Oh-la-là, così abbiamo qui! Il cavalier servente che scende in campo a difendere la sua dama!”

Il povero Link non fa in tempo ad articolare una risposta che la donna è già scattata in piedi, testa china e pugni stretti.

“Generale Marian Cross” sibila tra i denti, iniziando vistosamente a tremare “ringrazi la sua buona stella che io sia una persona ligia al dovere e soprattutto rispettosa delle gerarchie... sappia che, in caso contrario, non sprecherei energie a reprimere l'impulso di sfracellarle sul muso quella bella bottiglia di costosissimo vino. In ogni caso mi rifiuto di farmi oltraggiare ulteriormente. Ora, se lor signori vogliono scusarmi... “ articola a fatica, lo stress che torna a darle alla testa.

Preoccupata per il colorito sempre più livido della segretaria del Supervisore, la Capoinfermiera decide di alzarsi dalla sua sedia per accompagnarla in infermeria. Deve assolutamente darle un calmante, prima che si faccia venire un infarto!

Presala delicatamente per un braccio, quindi, la donna si appresta a scortare la sua nuova paziente fuori dalla stanza, con l'ausilio di un sollecito quanto preoccupato Link.

 


 

Ordine Oscuro - *corridoio*

 

I due esorcisti continuano per la loro strada, Kanda in avanscoperta e Allen nelle retrovie.

Il più piccolo, però, grazie al suo inaffidabilissimo senso dell'orientamento, non si è accorto che il giapponese ha sbagliato strada.

«Ehi, Allen, ma... dove accidenti sta andando il tuo amico dalla chioma fluente? Per la caffetteria dovevamo girare a destra, non a sinistra!» gli fa notare la voce nella sua testa.

«Eh? Ne sei sicuro?» risponde a sua volta l'inglese, trattenendo a stento una risatina per il nickname che il 14mo ha affibbiato a Kanda.

«Certo che ne sono sicuro! Grazie al cielo so orientarmi, io, non come qualcuno di mia conoscenza! Bah... meglio se glielo fai notare, comunque»

«Mh, ok...»

“Ehi, baKanda, guarda che stai sbagliando strada! La caffetteria è da tutt'altra parte!” urla quindi il ragazzino dai capelli bianchi, fermandosi in mezzo al corridoio.

Sentendosi richiamare, lo spadaccino si volta, un lampo gelido negli occhi. “Chi ti ha detto che sto andando in caffetteria, moyashi?”

Se il tono di voce potesse uccidere, beh, quello che Yu Kanda ha appena usato avrebbe ridotto in fin di vita anche un avversario forte e ben piazzato.

E Allen, soprattutto ora, non è certo né forte né ben piazzato, quindi l’albino accusa in pieno il colpo. Non per questo, tuttavia, rinuncia a cercare di articolare una qualsiasi replica, che però viene smontata sul nascere dall’altro.

“Impara a farti i cazzi tuoi. E se proprio vuoi rompere i coglioni, almeno fallo stando zitto”

“Mamma mia come siamo simpatici, oggi...” borbotta lui di rimando, non facendosi però sentire.

Sinceramente non riesce a capire il motivo di tutto quest’astio nei suoi confronti. Non vuole rompere le scatole, vuole solo rendersi utile! Da Kanda non si aspetta certo un ringraziamento, ok, ma qui si esagera!

Arrivati a un bivio il giapponese prende il corridoio di destra mentre Allen, indeciso, si ferma. Vorrebbe seguirlo ma, visto l'umore di quest’ultimo, equivarrebbe a un suicidio.

«Vero è che anche prendere la via di sinistra non darebbe un esito diverso... ma sospetto che la morte per mano dello shisho tramite un'abbondante porzione di umiliazione e imbarazzo sarebbe troppo lenta e dolorosa. 

Lui e la sua linguaccia... Già mi immagino gli sguardi degli altri: qualcuno potrebbe semplicemente pensare male, altri potrebbero provare pietà per me. Tutto perché, una volta tanto, sembro andare d'accordo con il baKanda e lo shisho, come al solito, si è divertito a equivocare e stuzzicarlo!

Nah, suicidio per suicidio, forse sarebbe meglio risolvere le cose con il baKanda, Mugen e una morte rapida e indolore.

Forse.

O forse no.»

L’albino arrossisce leggermente.

«Forse Kanda potrebbe essere meno cafone, una volta tanto. Forse potremmo imparare a sopportarci civilmente, potremmo imparare ad andare d'accordo. Kanda potrebbe dirmi di non preoccuparmi, che Cross parla a vanvera e che non bisogna dargli retta. Potrebbe succedere, se ignorassi la caffetteria e lo seguissi lungo il corridoio.

O potrebbe semplicemente mandarmi a quel paese come ha appena fatto.

Oppure...»

«Mah, lascialo perdere. Che vada pure dove gli pare, noi andiamo in caffetteria, ok?» borbotta scocciato il 14mo.

Nessuna risposta.

«Oi? Allen? Oh santo cielo, l'abbiamo perso di nuovo…» sospira quindi il Noah cercando di non venir assordato dai mille pensieri che stanno passando per la mente del suo ospite. «Ho capito, vorrà dire che a mangiare ti ci devo portare io... continua pure a farti le pare e lascia fare a me!» esclama mentalmente, prendendo il controllo del corpo di Allen e iniziando a muoverlo in direzione della caffetteria.

Cinque minuti e un paio di svolte dopo, i «due» arrivano in vista della mensa. Proprio in quel momento la Capoinfermiera passa rapidamente al loro fianco, la signorina Fay sottobraccio, ma è talmente di fretta da non degnare di un'occhiata il giovane esorcista.

Poco più in là, subito all'esterno del locale, Link sta seguendo con lo sguardo le due donne. Ora che l’albino è di ritorno l'Ispettore è costretto suo malgrado a tornare al lavoro... e il 14mo deve lasciare nuovamente i comandi al suo erede.

Allen si guarda attorno confuso, sbattendo un paio di volte gli occhi, poi vede Link e gli si avvicina sorridendo.

“Ciao Link! Sai per caso come sono arrivato qui?”

L’ispettore che, appena individuato il suo sorvegliato si è sforzato di distogliere l’attenzione e la preoccupazione dalla compagna per stamparsi in faccia la sua migliore espressione professionale, a quella domanda candida dell’albino rimane un po’ spiazzato. “Walker, ti senti bene?”

“Eh? Oh, sì sì, ho solo fame!” risponde lui, portandosi una mano allo stomaco che sta già iniziando a brontolare.

A quella risposta, tutta la perplessità di Link si dissolve in un colpetto di tosse rispettoso e lievemente imbarazzato. “Sì, stai bene…” commenta quasi tra sé e sé. Poi torna a concentrarsi sul ragazzo. “Piuttosto, non c'era anche Kanda con te?” gli domanda, con un vago accenno di interesse.

Allen sposta la mano dalla pancia alla testa, imbarazzato. “Sì, ma a un certo punto deve aver girato e l'ho perso di vista... Non ho la minima idea di dove sia andato!”

L’ispettore inarca le sopracciglia, nuovamente perplesso. “Mi stai dicendo che sei arrivato fin qui da solo?!”

“Eh, a quanto pare sì…”

La risposta timida di Allen fa scuotere vigorosamente la testa al biondino. “No, Walker, tu non stai bene per niente. Vieni con me” esclama quindi, afferrandolo per un gomito con una presa discreta ma decisa, e scortandolo verso la caffetteria.

 


 

Ordine Oscuro - *caffetteria*

 

Dopo aver seguito con lo sguardo le due donne e l'ispettore lasciare la saletta, Tiedoll si alza per raggiungere il collega generale.

“Marian, forse sarebbe il caso di essere un po' più collaborativo ogni tanto, non credi? Quella povera signorina non ha già la vita facile con Komui...” commenta, indicando la porta che ancora fa avanti e indietro sui cardini dopo l'uscita dei tre.

Riponendo l’accendino in tasca e soffiando in alto con evidente soddisfazione una boccata di fumo, Cross osserva di sbieco prima la porta, poi Tiedoll. “Dai Froi, non metterla giù dura: lo sappiamo che le belle donne sono sempre soggette a crisi isteriche…” commenta poi. Ma prima ancora che abbia finito di parlare, la sua attenzione si è già concentrata su un’altra bella donna.

Sulle labbra del generale scivola un sorriso carico di allusioni, mentre un’occhiata altrettanto significativa accompagna il lieve cenno della mano che indirizza dalla parte opposta della sala e con cui sta chiaramente invitando qualcuno ad avvicinarsi.

L'artista scuote la testa. “Questo non ci autorizza a mancare loro di rispetto, lo sai.”

Cross riporta per un secondo gli occhi e un briciolo della sua attenzione su Tiedoll. “Io non le stavo mancando di rispetto, anzi… vero Klaud, carissima? Che ne dici?” conclude poi, voltandosi completamente verso la donna che si avvicina.

“Minchia quante ne sai, Cross!” commenta lei, ancheggiando vistosamente nelle ultime falcate che ancora la separano dall’uomo. Quando gli è vicino, si china a posare gli avambracci sulla spalliera della sedia lasciata vuota dalla Fay, offrendo così a Cross e Tiedoll ottima visione del suo procace davanzale, e inarca la schiena come un gatto per accentuare le curve già vistose del suo corpo.

Tiedoll squadra la collega, impallidendo. “Klaud cara, sei... sicura di sentirti bene?” Non l'ha mai vista comportarsi in quel modo, e inizia già a preoccuparsi per l'effetto potrebbe avere sulla fragile psiche di Timothy-kun...

“Direi che sta benissimo!” risponde al suo posto Cross, ridendo. Quindi si raddrizza sulla sedia, in modo da poter raggiungere e cingere con un braccio la vita della donna (che nel frattempo si è rimessa dritta) tirandola verso di sé. La bionda asseconda il movimento, portandosi al suo fianco, tanto vicina che all’uomo basta niente per posare il capo sul suo seno.

L'atteggiamento così disinvolto del generale Nine disegna lo sconcerto sui volti di tutti i presenti, che iniziano a girarsi dall'altra parte per nascondere l'imbarazzo.

Reever e Johnny cercano di ricomporsi ma, si sa, una bella donna è una bella donna.

Bak si limita a guardare prima la bionda e poi la dolce Linalee, scuotendo la testa e infine commentando: “È proprio vero, in questa sede l'unica vera donna perfetta per me è la soave, casta e pura Linalee-chan!”

La ragazza però, anche se cerca di non darlo a vedere, piuttosto che sentirsi onorata è a dir poco indispettita. Questo perché Lavi, riavutosi dallo svenimento conseguente a volo-più-schianto-più-trascinamento e trovandosi davanti agli occhi come prima cosa le tette della Klaud, si è inginocchiato vicino alla sedia di Bookman con le braccia sul tavolo... in contemplazione.

“Oh, Panda, sono finito in paradiso!” mormora addirittura, l'espressione sognante.

“Tsk! Non hai ancora imparato la lezione, idiota di un apprendista!” lo riprende aspro Bookman Sr., senza risparmiarsi il classico scappellotto. Lavi, colto alla sprovvista dal gesto del mentore (nonostante come reazione fosse perfettamente prevedibile, il rosso ci spera sempre che l’anziano prima o poi la smetta di accanirsi sul suo coppino), non riesce ad opporre un minimo di resistenza e finisce per sbattere il naso contro il profilo del tavolo.

Questa volta, però, le sue solite lagne non suscitano la compassione di Linalee: sentendosi anche un po’ cattiva per questo, la cinese è quasi… sì, soddisfatta, della botta rimediata dal giovane bookman.

“Così impari, Lavi-kun…” sussurra, vergognandosene subito dopo e trovandosi a lottare anche contro un altro strano sentimento che – non fosse lei stessa a provarlo verso il rosso – potrebbe definire «gelosia».

Accortosi della situazione di estrema confusione in cui versa Linalee, Marie cerca di tranquillizzarla, sebbene nemmeno lui abbia idea di come fare. Lanciando un’occhiata verso Klaud (e conseguentemente Cross, al quale la generale è avvinghiata), per cercare di sondarne le intenzioni e i pensieri, Marie percepisce qualcosa di strano nella donna, tuttavia non riesce ad identificare l’origine della sensazione di disturbo che avverte nel battuto del suo cuore. «Sarà l’eccitazione del momento…» considera tra sé l’alto esorcista, per poi distogliere lo sguardo imbarazzato e decidere di accantonare il problema – soprattutto perché lì accanto ne ha di più urgenti a cui pensare.

Infatti non è solo Linalee quella incasinata con se stessa: anche Miranda, divisa tra il voler consolare l'amica, il dover consolare Crowley (che, alla vista della bionda in posa discinta, subito ha fatto il parallelo con l'amata Eliade rientrando per l'ennesima volta in depressione) e l'idea di avvertire Lavi, non sa più cosa fare – il che significa che in breve rischia una crisi isterica.

Dato che Marie sta pensando alla ragazza, però, la tedesca riesce a barcamenarsi alla meno peggio mettendo una mano consolatrice sulla spalla del barone e lanciando occhiate di fuoco al ragazzo con i capelli rossi, sperando che questi si senta fissato e si giri, avvedendosi della tragedia incombente.

In effetti, però, Miranda non si rende conto che in questo momento non è da Linalee che potrebbe venire il pericolo maggiore; tuttavia arrossisce furiosamente quando, lanciando una timida e pudica occhiata verso i due generali, vede Klaud sempre più vicina a Cross, una gamba snella avvolta nei jeans bianchi che scavalca quelle dell’altro, accennando a sedersi in braccio a lui. Non sono certamente comportamenti degni di esorcisti del loro livello, quelli!

Il fatto è che né l’uno né l’altra sembrano pensarla così perché, in riposta al movimento della bionda, l’uomo ne approfitta per far scivolare più in basso la mano con cui le cingeva la vita, per poi staccarsi dallo schienale e avvicinare le labbra all’orecchio di lei.

Tutta la scena sta causando ben più di qualche mormorio di biasimo o imbarazzi vari negli astanti… c’è anche chi è seriamente sull’orlo del collasso per conseguenze più o meno direttamente collegate a quanto sta accadendo.

Il fatto è che, mentre tutti immaginano che ciò che sta sussurrando Cross contenga chissà quali sconcezze o proposte indecenti, in realtà il generale è molto più pragmatico.

Non che di solito l’uomo sia un campione di romanticismo, ma sa tirar fuori le cose giuste al momento giusto per far capitolare le donne. Quel che sta dicendo ora, tuttavia, non ha niente a che fare col corteggiamento. “Ehi ragazzino… guarda che l’ho capito che non sei Klaud, sai?”

A quelle parole, «Klaud» si irrigidisce e, temendo la reazione del generale per essere stato, fondamentalmente, preso per i fondelli, si irrigidisce. Il suo sorriso vacilla e i suoi movimenti (che aveva appena imparato a rendere fluidi – come cavolo fanno le donne a camminare su quei trampoli spacciati per tacchi?!) diventano forzati.

Cross tuttavia non è per niente arrabbiato, anzi, sembra piuttosto divertito da tutta la faccenda. Percorrendo con una carezza lenta la schiena della bionda per indurre Timothy a rilassarsi, l’uomo prosegue, sempre in un sussurro. “Calma, non c’è problema. Ti ho beccato in pieno, però devo ammettere che hai avuto una buona idea… e poi il modo in cui usi questo corpo mi piace… Andiamo avanti a giocare ancora un po', che ne dici?” conclude infine, depositando un bacio lieve sulla guancia di Klaud. Il piccoletto gli ha dato un’ottima occasione per prendere per il culo l’intero Ordine (e nel frattempo godersi la compagnia di quella gran bella donna di Klaud – e pazienza se lei non lo sa!), come può rinunciare?

Timothy, dal canto suo, a quelle parole riprende coraggio: il generale gli ha chiesto di continuare la recita, gli ha persin detto che è stato bravo! Si sente troppo un figo! Anche se non sa proprio bene cosa implichi quel « Andiamo avanti a giocare ancora un po'» (qualcosa gli suggerisce che va ben oltre quel che potrebbe accettare), ignora tutti gli avvertimenti che Tsukikami dal fondo della sua mente gli lancia e si stringe ancor di più a Cross, sedendosi sulle sue gambe.

Tutti li fissano di nuovo: Lenalee diventa bordeaux e si nasconde tra le braccia del fratello; Komui la

stringe a sé con fare protettivo, lanciando al contempo occhiate soddisfatte in direzione di Lavi. Dopo questo pasticcio l'idiota non avrà più possibilità di allungare le mani sulla sua dolce sorellina, dopotutto!

L'apprendista bookman, dal canto suo, gira lievemente la testa per squadrare meglio la donna, poi caccia un'occhiata significativa al maestro.

L'anziano mentore annuisce. “Allora non sei idiota come sembra, stupido apprendista...”

Sorridendo, più rilassato, Lavi si guarda per la prima volta attorno. Gli basta però vedere Lenalee, le orecchie color dei pomodori maturi, nascosta dietro Komui per capire che ha assistito all'intera scena.

Marie che scuote la testa portandosi una mano alla fronte, Crowley che chiama Eli... (no vabbè, quello non c'entra) e l'espressione sconvolta di Miranda, poi, gli fanno venire il sospetto che la ragazza abbia visto chiaramente anche la sua reazione al «belvedere» di pochi minuti prima...

Il sospetto diventa infine certezza quando Miranda si porta le mani al viso, mettendosi a piangere.

Lavi impallidisce, rendendosi conto di aver fatto un'emerita stronzata.

“... forse” conclude la frase il vecchio Panda, dopo aver compreso la situazione spinosa in cui il suo erede si è cacciato; ma Lavi non lo ascolta già più, troppo concentrato ad arrossire per la vergogna e a cercare le parole con cui potersi scusare.

L’unico ad ignorare i «movimenti sussultori» di Klaud è Tiedoll, che è tornato verso il suo posto per recuperare il suo figlioccio.

«Che madre snaturata! Dove l'avrà lasciato? Quel povero bambino stava dormendo, se si svegliasse e si ritrovasse solo potrebbe pensare che l'abbiamo abbandonato!» pensa, cercando sotto al tavolo. L'artista impiega cinque minuti buoni prima di individuare il piccolo, che giace addormentato su un mobile imboscato nell'angolo della sala, parzialmente nascosto tra pile di piatti e stoviglie. Trovatolo e presolo in braccio, Tiedoll nota subito che qualcosa non va... Timohy non respira!

Il momento di panico arriva, ma subito se ne va.

Basta fare due più due e il generale ha capito esattamente cosa sta succedendo, tuttavia pensa bene di far finta di nulla.

Aggiustandosi il bambino in braccio torna a sedersi al suo posto, deciso a godersi la scena. Tace e sorride, pensando che forse, una volta tanto, sia Cross che Timothy riceveranno una bella lezione: il primo per il suo pessimo comportamento con le donne, e il secondo per l'utilizzo sconsiderato dei suoi poteri.

Le sue riflessioni vengono però interrotte dalla porta d'ingresso, che si apre improvvisamente per lasciare entrare Allen.

“Ciao, discemolo del generale, vieni a giocare anche tu con noi!” urla Klaud, facendo convergere l'attenzione di tutti sull'inglese.

Questi all'inizio non risponde, limitandosi a guardare perplesso la donna in braccio a Cross, poi (quando finalmente coglie il significato implicito di quella domanda) diventando bordeaux fa dietrofront cercando l'uscita.

Peccato che ci sia Link in mezzo.

“Link? Ce ne possiamo andare da qui? Piuttosto resto digiuno!”

“Contegno, Walker, contegno”

“Contegno? Ma li hai visti?!”

Agli strepiti di Allen, l’ispettore alza gli occhi con fare svogliato e si vede subito costretto ad ammettere che, sì, in effetti lo spettacolo che ha di fronte non è propriamente edificante…

Tuttavia non fa in tempo a commentare nulla, perché l’attenzione dell’albino viene attirata dalle porte delle cucine che si aprono, lasciando passare l’elegante figura di una donna avvolta in un abito di velluto nero, decorato di rose sulla scollatura e in vita. La figura scivola leggera sulle piastrelle in cotto, senza altro rumore se non quello delle gonfie sottogonne in pizzo che sfiorano il pavimento. Basito, Link alza gli occhi sul viso color alabastro, su cui spiccano le labbra rosso fuoco… e una maschera a forma di farfalla che la copre dal naso in su.

“Ma quella…” sussurra, osservando Mària che si avvicina al tavolo di Cross con un vassoio in mano; giunta accanto a lui, gli serve il caffè e quindi si porta alle sue spalle, posando le mani sullo schienale della sedia su cui è accomodato – quasi fosse una moglie devota in amorosa attesa della parola del marito. Sconvolto dalla metafora che il suo stesso cervello gli ha suggerito, Link si volta verso Allen per chiedere una qualsiasi spiegazione.

L'inglese si passa una mano sugli occhi, come a cancellare quanto appena visto.

“Sì, Link, quella. Mària, l'Innocence dello shisho. Se ti stupisce vederla servire il caffè vuol dire che non hai ancora capito com'è fatto il mio maestro, eh. Posso dartene un'idea abbastanza accurata, se vuoi, ma non qui. Non mi far entrare lì dentro, ti prego!”

“Walker, non ti far inquietare da scene del genere. Sei grande abbastanza per non farti influenzare, no?”

“Sì, ma...” Allen tenta una debole protesta, però il suo stomaco decide proprio in quel momento di farsi nuovamente sentire, smontando ogni minima pretesa di credibilità.

“...oh, ho capito, mi volete pazzo! Anzi, peggio, mi volete morto! E io vado a mangiare con Jerry, ecco!” si lamenta il ragazzino, facendo dietrofront e dirigendosi verso le cucine con Link alle calcagna.

Non prima, comunque, di aver lanciato un'altra occhiata storta al suo maestro. “Certe abitudini non si perdono mai, eh?” esclama, prima che le porte si chiudano dietro di lui.

 

Nel frattempo, l'arrivo di Mària ha portato un po' di scompiglio anche al tavolo di Cross.

Perso nelle sue mille pare per la reazione di Linalee, Lavi si accorge troppo tardi dell'arrivo della donna e, trovandosela improvvisamente davanti, non riesce a controllarsi a dovere: “Strike! ♥”, esclama, spargendo ovunque cuoricini rosa.

L'estasi però dura poco: resosi conto di aver fatto nuovamente un'emerita stronzata il giovane bookman scivola in avanti mollando una testata al tavolo. Una rapida riflessione e inizia quindi a maledirsi sottovoce, picchiando ripetutamente la fronte sul piano, sia per togliersi certi pensieri dalla testa che per auto-punirsi.

Bookman Sr., scuotendo il capo, lo lascia fare per un po’, quindi afferra la caraffa colma d'acqua lì accanto e, senza troppe cerimonie, gliela rovescia addosso.

Lavi quasi affoga, ma dopo essersi calmato e aver strizzato capelli e sciarpa alza gli occhi verso il suo maestro, decisamente più calmo e sollevato. “Grazie panda! La prossima volta, però, avverti neh!”

Dal canto suo, Timothy osserva leggermente nervoso la silenziosa figura che ha appena servito il caffè al generale: non capisce bene cosa sia (in teoria è una donna, o almeno così sembra), né perché se ne vada in giro con quell’enorme maschera sul viso, però è innegabile che abbia un certo fascino. D’altronde, riflette il ragazzino, uno come Cross (che secondo lui è la figaggine fatta persona) non può che circondarsi di cose fighissime… anche se decisamente inquietanti, pure un po’ spettrali, ecco… quest’ultimo pensiero fa correre un brivido lungo la schiena del bambino che, dimentico di trovarsi ancora a manovrare il corpo di Klaud Nine, istintivamente si stringe a Cross – peccato che, così facendo, non faccia altro che far aderire il seno della donna al petto del generale, cosa che ha come risposta automatica da parte dell’uomo un accentuarsi della stretta con cui tiene la bionda vicina a sé.

Stavolta però, Cross non approfitta dell’ingenuità del giovanissimo esorcista (andiamo, in fondo il marmocchio l’ha fatto divertire, non se la sente di essere completamente stronzo con lui): la stretta si allenta e si trasforma in una lieve pacca rassicurante, accompagnata da un sorriso divertito.

“Calma, ragazzino, Mària non ti fa niente…” lo rassicura, alzando nel frattempo lo sguardo verso la donna e allungando la destra a sfiorarle con due dita la guancia. E da quella carezza traspare un affetto che ben pochi avrebbero scommesso di poter vedere nei gesti di Cross. Mària in risposta accenna un sorriso e per un attimo copre con la mano guantata quella dell’uomo.

“Lei è la mia mogliettina devota!” esclama poi lui con tono divertito, dissolvendo subito quell’istante di tenerezza, quasi fosse un fatto troppo privato per farlo durare più a lungo.

Per quanto quello scambio sia stato breve, tuttavia, Linalee non s’è persa nessun dettaglio, affascinata da quella donna vestita di nero. Quando però la risata di Cross spezza l’incanto, portando con sé quella frase assurda, la ragazza si volta incuriosita verso il fratello per chiedere chiarimenti.

“Nii-san, ma che sta dicendo il generale?”

“Ehm... il generale Cross ha sempre avuto una relazione particolare con le sue Innocence...” inizia Komui, tentennate. Anche lui non sa bene che razza di rapporto ci sia tra Cross e… quella donna (che in teoria dovrebbe pure essere morta da parecchio), figurarsi se vuole provare a spiegarlo alla sua dolce sorellina! “Non vuoi sapere altro, Linalee-chan: lascia perdere, fidati.”

Bak invece, dal momento dell’apparizione di Mària non ha fatto altro che esaltarsi e coltivare gloriosi sogni di emulazione che ora, sentita la definizione che Cross ha dato della donna, si sono trasformati in pura venerazione per il generale – quello è decisamente un grande, il modello perfetto da imitare e superare per il meraviglioso Bak Chan! “Wong! Mi serve una mogliettina per essere più figo di lui!” proclama quindi, in preda all’esaltazione “Dobbiamo liberarci di Komui!”

“Sarà fatto, Onorevole Bak!” esclama di rimando l’assistente, tirando fuori dalla tasca una motosega, senza nemmeno considerare l’assurdità di quel che sta facendo.

Johnny e Reever gli saltano subito al collo per bloccarlo e sequestrargli l'arma. “Prima lo fai finire di lavorare, e poi puoi fare quello che ti pare!” sibila l'australiano, già temendo di doversi occupare di tutte le pratiche di Komui a causa della sua brusca dipartita.

 

Improvvisamente le porte della cucina si riaprono, giusto il tempo di far passare un mestolo che, senza né un come né un perché, vola a tutta velocità verso Cross.

Ovviamente, visto il lancio alla cieca, l'attrezzo da cucina invece che centrare il generale finisce per mettere K.O. nuovamente Lavi...

L’uomo sghignazza, divertito dalla scena, per poi commentare ad alta voce: “Pessima mira, discemolo! Piuttosto che star li a fare l'asociale vieni qui a imparare come si fa a godersi la vita! Devi stare con le donne, non con i ragazzini dai capelli lunghi!”

Nel silenzio che segue alla battuta di Cross, si sente chiaramente il fracasso di pentole e piatti che cadono nelle cucine.

“Povero Allen-kun…” mormora mesto Tiedoll.

 

Per qualche minuto un silenzio incerto avvolge la saletta, quindi Link esce dalla cucina scuotendo la testa, un sorridente Timcanpy appollaiato tra i capelli.

A quanto pare è ora di recensire, ma il gruppo è innanzitutto preoccupato per la sorte dell'esorcista maledetto: dopo pochi istanti è Lavi a porre all'Ispettore la fatidica domanda.

“Due Nei? Ma... di là che è successo?”

Link sospira, sconsolato. “È successo che l'abbiamo perso, Bookman Jr. Purtroppo però dobbiamo fare il nostro lavoro di recensori anche se lui è svenuto, quindi... Generale Tiedoll, può per favore andare a chiamare Kanda? Crowley-san, vada a cercare Bridget e la capoinfermiera, e lei, Marie-san, mi aiuti a portare Walker in camera sua. Ci troviamo tutti lì per recensire, intesi?”

 


 

MESSAGGIO AI LETTORI:

Per cause di forza maggiore, purtroppo non siamo state in grado di preparare anche le risposte a tutte le vostre graditissime recensioni. Per farlo avremmo avuto bisogno di altro tempo, ma non ci sembrava bello ritardare ulteriormente la pubblicazione di questo “Angolo di Allen Extra” (al quale tra l’altro tenevamo particolarmente).

Appena Lety rientra dalle ferie, tra un decina di giorni, provvederemo a rispondere alle recensioni e quindi a ripubblicare il capitolo completo.

Grazie a tutti!

Mistral&Lety

 


 

Il buio è totale, ma soffice e confortevole. Si sente a suo agio, in quella strana dimensione che è il suo inconscio. È completamente solo, lì, nessuno che può dargli noia, preoccupazioni o problemi da risolvere. Ci resterebbe più che volentieri, ma la sua mente sembra avere altre intenzioni: non fa a tempo a bearsi del silenzio che i suoni della realtà che lo circonda cominciano pian piano a farsi sentire. Prima lontane, poi più definite, sente delle voci sia maschili che femminili, che però dicono qualcosa che non riesce a capire. Sembra quasi stiano parlando a bassa voce, anche se non riesce a spiegarsi il perché.

Solo una voce, fra tutte, suona chiara e limpida.

«Oh, buongiorno bell'addormentato! Riposato bene?»

«Mh, che cosa è successo? Dove sono?»  borbotta Allen infastidito, rassegnato a lasciare il buio confortevole del suo inconscio.

«Sei svenuto nelle cucine. A quel punto ho pensato di schiacciare un pisolino anch'io, quindi non ho idea di cosa sia successo... per il dove sono, invece... è meglio che tu apra gli occhi e veda da te, sai?» gli risponde il 14mo, sogghignando. Ha già dato un'occhiata all'esterno, ed è convinto che quanto vedrà non sarà entusiasmante, per il suo ospite...

 

Prima ancora di aprire gli occhi, Allen si rende conto di trovarsi in posizione supina su una superficie morbida. Bene, se non altro può affermare con certezza matematica di non trovarsi più sdraiato tra paioli e padelle... Ma chi è che lo sta sorreggendo, quasi facendogli da cuscino?

La luce dell'ambiente lo costringe a socchiudere gli occhi lentamente, per abituarli, quindi le prime immagini che colpiscono la sua retina sono macchie di colore confuse. Macchie rosse, nere e bianche, che una volta messe a fuoco riesce a identificare con... Mària? Che ci fa l'Innocence dello shisho sul suo letto? E cosa ci fa lui sdraiato sulle sue ginocchia?!

L'inglese si tira a sedere di scatto, girandosi verso la donna, la domanda chiaramente espressa dai suoi occhi grigi.

«No, no Allen, la domanda che ti devi porre adesso non è perché lei è qui... È cosa ci fanno loro qui!» lo precede il Noah, costringendolo con delicatezza a girarsi per dare un'occhiata alla stanza. «Non sono carini? Sono tutti qui per te! E, sai una cosa? Mi hanno dato l'ispirazione per una canzoncina!» ride il Compositore, iniziando a descrivere in musica al giovane esorcista la piccola folla che in quel momento sta riempiendo il locale.

 

Un dì Noè nella foresta andò

e tutti gli animali volle intorno a sé:

“Il Signore si è arrabbiato il diluvio manderà:

voi non ne avete colpa, io vi salverò”

 

«Spiritoso, davvero spiritoso. Canzone più adatta non potevi trovarla, davvero.»

«Eddai, non fare il rompiscatole! Ora arriva la parte divertente, fidati!»

E infatti Allen si trova a girare rapidamente la testa a destra e sinistra, seguendo il ritmo delle parole del 14mo che continua a cantare attribuendo a ognuno dei presenti inquadrati un ruolo nella sua canzone.

A ogni inquadratura corrisponde una strofa, a ogni ruolo corrisponde una persona. È un gioco, un passatempo, per il Noah.

Che però si trova, stupito e intrigato, a dover render conto dei suoi ragionamenti al suo ospite, deciso a farsi un'idea dei pensieri della memoria che possiede dentro di sé.

 

Ci son due coccodrilli…

 

Komui è in piedi davanti alla finestra, ai piedi del letto di Allen. Si guarda attorno, come cercando una via di fuga, il viso contratto in un broncio infantile come di bimbo che non vuole fare i compiti o mangiare le verdure.

Bak è seduto di fronte alla porta d'ingresso, e guarda con occhi lucidi un punto imprecisato dall'altra parte della stanza. L'inglese sospetta - a ragione - che sia dove è seduta Linalee.

«Andiamo, quali più adatti al ruolo di coccodrillo dei due Supervisori? Bak a causa del suo amore non corrisposto e dell'eritema, Komui per la sua gelosia e per l'allergia al lavoro... Non fanno altro che lagnarsi e frignare inutilmente!»

«Mh, in effetti. Sono persone serie e affidabili, quando vogliono, ma a volte sono proprio infantili... » pensa il ragazzino, scuotendo la testa, un piccolo sorriso che inizia a increspargli le labbra.

 

…ed un orango-tango…

 

Wong è appoggiato alla parete, seduto per terra, le gambe piegate avvicinate al petto a formare un piccolo «seggiolino» per il suo adorato Supervisore.

«Che tipo! Decisamente particolare... a una prima occhiata sembra praticamente inoffensivo, ma temo che andandogli a toccare il suo “Onorevole Bak” si potrebbe dimostrare pericoloso. Nonostante l'età è decisamente ben piazzato fisicamente, e la sua provenienza orientale potrebbe garantirgli conoscenze tecniche sorprendenti. Proprio come un orango, non eccelso dal punto di vista intellettuale ma affettuoso... e letale, se provocato.»

«Mh, l'ho sempre visto più come una mamma chioccia, per Bak, però non hai tutti i torti. Essere fedele a qualcuno porta a fare di tutto per assicurargli la felicità…»

Qui l'inglese sorride, agitando la mano in un piccolo cenno di saluto all'anziano.

 

…due piccoli serpenti…

 

Bookman Sr. siede composto sull'unica poltroncina della camera, lo sguardo fisso su Allen. Lavi è accomodato per terra accanto a lui, una gamba piegata sotto l'altra e le braccia conserte. Sembra quasi addormentato, ma l'unico occhio visibile brilla nella penombra, attento al minimo movimento.

«Guardali. Fermi, immobili, completamente immersi nella loro analisi. Sembra quasi che ti vogliano entrare dentro l'anima, con i loro occhietti incredibilmente saggi e penetranti, o che vogliano ipnotizzarti. Altro che panda, è tutto un trucco per rassicurare e sembrare inoffensivi. E invece... Sarò sincero, non mi fido di loro. O meglio, del più anziano. Il rosso è strano, complicato, contorto. Non riesce a guardarti e basta, con lui è uno scambio alla pari, ti entra dentro ma non riesce a evitare di concedere piccoli lampi della sua, di anima. Il vecchio panda no, è un muro di cemento. I suoi pensieri sono bloccati, inaccessibili... nasconde qualcosa di grosso, secondo me»

«Questo è poco ma sicuro»

Una piccola smorfia, la testa che si inclina di lato come per cambiare prospettiva.

«Però... mi fido comunque di loro, ecco. Non so perché, ma mi fido. Lavi si è dimostrato un amico, e il suo ruolo da “serpente” gli sta stretto... Troppo per riuscirgli appieno. Per quanto riguarda Bookman... sta facendo il suo lavoro, come tutti. Il suo ruolo ha un senso, solo perché non riusciamo a capire qual è non è detto che non ci sia.»

 

…e un'aquila reale…

 

Cross è seduto alla scrivania, sedia inclinata e gambe sul tavolo. Fuma tranquillo e beato, dando le spalle al mondo intero.

«Tizio interessante, sì sì. Ha una forza fisica e psicologica notevole, più grande di quella che mostra normalmente. Borioso, orgoglioso, sbruffone, sfruttatore, soprattutto un grande bugiardo... ma più con se stesso che con il resto del mondo. Incredibilmente orgoglioso e fiero di sé - non che non ne abbia tutte le ragioni - ma sotto sotto è un vero e puro uomo d'onore. Ha l'aria di uno che mantiene la parola data anche a costo della vita... E io gli affiderei la mia, se mi trovassi nella condizione e situazione di poterlo e doverlo fare!»

«Addirittura? Sono d'accordo, ma solo sulla parte dello sfruttatore. Per il resto... non gli affiderei la mia vita nemmeno per scherzo, finirebbe per giocarsela per pagarsi da bere.» bofonchia Allen, distogliendo a forza lo sguardo dalla schiena del suo maestro.

Il 14mo ride, enormemente divertito.

«Heh, non c'è che dire, hai imparato bene. Bugiardo che non sei altro! Menti esattamente come lui per nascondere quello che pensi veramente! Ti ricordo che sono nella tua testolina e mi son già fatto una mezza idea di quel che pensi veramente, eh!»

 

…un gatto, un topo, l'elefante…

 

A debita distanza da Cross, Kanda sbuffa scocciato. In piedi a fianco all'ingresso, non vede l'ora che questa pagliacciata finisca per poter tornare al suo allenamento.

La testa di Allen si gira rapidamente, facendogli quasi venire le vertigini, e lo sguardo dell'esorcista dai capelli bianchi finisce su Miranda. Seduta sul letto di Link, posizionato accanto al suo, la timida esorcista si tormenta nervosamente le mani, facendo saettare gli occhi da una persona all'altra.

Subito la visione si sposta, questa volta su Marie che, in paziente attesa accanto a Kanda, sta occupando con la sua enorme figura lo spazio della porta.

 

«Oh, qui mi diverto! Vuol sembrare una ferocissima pantera, ma il tuo caro baKanda è solo un gattone che ama la sua indipendenza, le sue regole e la sua routine. Insofferente a tutto e a tutti, sospetto che semplicemente non si senta compreso dal mondo intero. Il 90% delle volte che ti vuole fare a fette è perché tu rappresenti tutto ciò che lui non è... esci fuori dai suoi soliti schemi mentali, e lui si mette a soffiare irritato! Il restante 10% è un mistero anche per me... se riesci a scoprirlo fammelo sapere, che son curioso!»

«BaKanda un gatto?»

Qui l'esorcista dai capelli bianchi non riesce a trattenere una risata vera e propria.

«Effettivamente sì, direi che ci somiglia abbastanza! È incredibilmente possessivo delle sue cose e dei suoi spazi e non guarda in faccia nessuno per ottenere quello che vuole... però mi chiedo se, come tutti i felini, può in un certo qual modo essere addomesticato...»

«Forse sì, forse no... dipende da chi e da come, soprattutto. Sicuramente deve volerlo anche lui, sennò è tempo sprecato. In ogni caso è difficile che conceda a qualcuno il permesso di decidere della sua vita: fondamentalmente è e rimarrà sempre una persona autonoma e introversa.

Altrettanto introversa ma per niente autonoma è la signorina Miranda. Hai visto come si guarda attorno, attenta e timorosa del giudizio altrui? È una brava donna, lo vedo, grande lavoratrice... proprio come un topolino che, anche se di dimensioni ridotte, riesce con caparbietà a svuotare un intero sacco di grano un chicco dopo l'altro. Peccato che la sua grande insicurezza la limiti parecchio, ha delle ottime potenzialità.»

«Già, eppure fa del suo meglio. Prima o poi però riuscirà a superare il suo problema, ci scommetto. Certo che a vederla così fa... tenerezza, ecco. È più grande di noi, ma non si direbbe...»

«Oh, ed eccoci a uno dei soggetti più interessanti! Il caro, buon vecchio Noise Marie... non l'ho paragonato all'elefante per la sua stazza, anche se a dire il vero ci somiglia, tanto è imponente e massiccio. Marie è il classico tipo che sta zitto e osserva e che, anche se materialmente si pronuncia solo su pochi argomenti, in realtà ragiona decisamente tanto praticamente su tutto.»

«Vero. Ogni tanto tira fuori certe frasi che non ti aspetti, e l'effetto è sempre straniante. Però mette sicurezza, alla fine su di lui puoi fare affidamento, che si tratti di una missione, un allenamento o semplicemente scambiare quattro chiacchiere.»

«E poi è talmente cocciuto da essere riuscito, in qualche modo, a farsi accettare dal tuo amico con i capelli lunghi. Ammirevole, davvero, una pazienza tale che potrebbe far invidia a Giobbe»

«Ma sempre con grande tatto... forse è per quello che riesce a parlare con la gente, perchè non insiste, non pressa. Ti ascolta e basta.»

 

…Non manca più nessuno;

solo non si vedono i due leocorni.

 

Subito nella mente di Allen appaiono due immagini raccapriccianti: il generale Sokaro intento nel massacro di Akuma durante l'attacco al quartier generale, e Leverrier che cucina torte nel retro del suo ufficio.

«Urgh... Questi due grazie al cielo non li vedo, qui dentro»

«Suvvia, potremmo sempre chiuderli assieme in una stanza... potrebbe essere divertente, sai? Sangue e salsa di lamponi... sembra quasi il titolo di un thriller»

«...»

L'inglese tace, limitandosi ad assumere un colorito verdognolo.

«Ok, scherzavo. Scusa tanto, non volevo urtare la tua sensibilità... bah, continuiamo che manca ancora un bel po' di gente. Accidenti, devo riutilizzare lo stesso ritornello di prima sennò non riesco a coprirli tutti... e vabbè.»

 

Ci son due coccodrilli…

 

Il generale Tiedoll e Crowley sono entrambi in piedi accanto all'armadio, uno da una parte e uno dall'altra. L'artista sta disegnando qualcosa sul blocco da disegno mentre Crowley sembra intento ad analizzare le venature del legno del mobile, lo sguardo perso nei ricordi.

«Eccoli qui, gli altri due coccodrilli. Hanno più ragione degli altri due di versare lacrime su lacrime, ok, ma in ogni caso la cosa è decisamente esagerata nonché scenografica.

Il generale esprime a quel modo il suo affetto, ma al contempo cerca inconsciamente di smuovere le coscienze e i cuori di coloro che lo circondano per ottenere quello che vuole. Ciò non significa che sia una cattiva persona, eh, solo non si accorge di quanto in questo modo riesca a manipolare gli altri.»

«Peccato che con l'unica persona per la quale si preoccupa non funzioni…» commenta Allen, indicando con un cenno del capo il giapponese fermo davanti alla porta.

«Mah, come si dice “Chi la dura la vince”... comunque se ci pensi ti accorgerai che il baKanda finisce sempre per fare quello che vuole Tiedoll, che sia sbuffando o convincendosi di essere lui ad averlo deciso.

Mh, l'altro coccodrillo è il tuo amico barone, imprigionato dal filo indissolubile dell'amore perduto per sempre. Checcavolo, da quando ne ho memoria è lì che piange e si dispera per la sua Lilia!»

«Eliade, si chiamava Eliade»

«Bah, è lo stesso! Lilia, Eliade, Peppina... il risultato è che continua a piangersi addosso quando invece dovrebbe andare avanti! Capisco il non voler dimenticare l'amata, ma il suo sentimento deve diventare il motore della sua esistenza, non la catena che lo tiene fermo sul posto! Deve scollarsi dal passato e vivere il presente!»

«In effetti hai ragione, ma non dispero. Con il nostro aiuto uscirà dal baratro, e ricomincerà a vivere veramente... solo ci vuole un po' di tempo.»

 

…ed un orango tango…

 

Lo sguardo di Allen scorre rapidamente, tornando a posarsi sulla schiena di Cross e oltrepassandola. Al di là del generale, il piccolo Timothy (risvegliatosi dopo l'assurda esibizione in caffetteria) è seduto sul bordo della scrivania. L'espressione decisamente annoiata, dondola lentamente le gambe avanti e indietro, irrequieto.

«Qui c'è poco da dire, eh. Non sta fermo un attimo! Corre, salta, pattina... più che un orango tango sembra una bertuccia... però proprio come quelle scimmiette è intelligente, fa più o meno quello che gli dici di fare ed è divertente!»

«Un po' scarna come spiegazione, sai...?»

«Oh, senti... lo trovi somigliante a qualche altro animale della canzone, per caso? »

«...ok, sto zitto. Continua.» sbuffa l'inglese.

 

…due piccoli serpenti…

 

Allen torna a girarsi verso il letto di Link. Qui il generale Klaud e la signorina Fay stanno chiacchierando a bassa voce, pianificando quasi sicuramente matrimoni e idee per portare un po' di sano romanticismo all'interno dell'Ordine.

«Ecco, quelle due quando confabulano a quel modo sono più pericolose dei Bookmen. Vedendole si più pensare siano semplicemente due galline, e invece sono dei veri serpenti. Non sai mai cosa aspettarti, e le occhiate che stavano mandando a te e a frangetta tagliata quando eravamo all'esterno dell'edificio non mi piacciono per niente. Stanno tramando qualcosa con la loro lingua biforcuta, dammi retta.»

«Oh, questo è poco ma sicuro. In ogni caso non sarà mai più imbarazzante di quanto detto dallo shisho, quindi non mi preoccuperei…»

 

…e un'aquila reale…

 

Seduta a gambe raccolte sul letto di Link, vicino alle altre due donne, Linalee sembra essere concentrata a mantenere la calma. Unico indizio di un disagio interiore sono le occhiate furtive che continua a lanciare in direzione di Lavi. Nei suoi occhi ci sono rabbia, tristezza e delusione, ma anche qualcosa di più profondo che aspetta solo l'occasione giusta per uscire allo scoperto.

«Mh, ci fossero nella canzone a lei attribuirei la farfalla o la colomba. Mi accontento dell'aquila, con la quale in ogni caso condivide la determinazione, l'amore per la famiglia nonché la grazia e la rapidità in volo. Anche una certa altezzosità, legata completamente all'orgoglio. Vedi come è seduta composta, la schiena e il collo dritti? Sembra rilassata, ma guarda com'è rossa in viso: anche se non vuole darlo a vedere è ancora arrabbiata con l'apprendista bookman, anche se non ho idea del perché, dato che quando siamo entrati in caffetteria il pasticcio era già stato fatto...»

«Sai, credo che Linalee abbia una piccola cotta per Lavi... Lui deve aver detto o fatto qualcosa che l'ha irritata, tanto per cambiare. Spero se ne sia accorto, così potrà rimediare in qualche modo e toglierle dal viso quell'espressione così poco da Linalee…»

«Non hai tutti i torti, già. Staremo a vedere»

 

…un gatto, un topo, l'elefante…

 

Reever e Johnny sono fermi davanti al letto di Allen, subito dietro Komui e - soprattutto - tra il Supervisore e la finestra (unica via d'uscita a parte l'ingresso presidiato da Marie e Kanda). L'australiano ha l'espressione crucciata, starà pensando ai mille modi per impedire la fuga del suo superiore, mentre Johnny sembra semplicemente preoccupato per Allen.

L'inglese non riesce a guardarlo in faccia il tempo utile per capire il motivo della sua preoccupazione, perché il 14mo gli fa girare di nuovo il capo verso destra, dove la capoinfermiera attende in piedi accanto al letto di Link.

«Ah, Reever. Un micione domestico e tuttofare, davvero, completamente autonomo ma perfettamente integrato nella società e nell'astrusa organizzazione dove ci troviamo ora. Sa perfettamente qual è il suo lavoro e lo porta a compimento senza giri di parole inutili, e finisce puntualmente per occuparsi di cose che non gli competono solo per mantenere il tutto nei binari della normalità. Fedele e affezionato, bene addomesticato ma pur sempre indipendente e dotato di un cervello di tutto rispetto che sa usare decisamente bene.»

«Su questo non ho nulla da aggiungere, a parte che è il primo e unico esemplare di “gatto da guardia” che ho mai visto in vita mia» aggiunge sorridendo l'esorcista maledetto notando le occhiate con cui l'australiano sta impedendo a Komui di avvicinarsi alla finestra.

«Johnny più che un topolino è un topo da laboratorio. Piccolo, agile e rapido con i ragionamenti, tende a passare inosservato. Da un certo punto di vista gli conviene, almeno può lavorare in santa pace, ma è comunque una condizione che gli crea disagio. Timido, vorrebbe essere più vicino a voi, che siete un po' la sua nuova famiglia, ma ci mette sempre un po' a esprimere a parole quel che prova»

«Però ci riesce benissimo con le azioni. Che siano delle nuove divise, cucite con ago, filo e affetto, o una semplice pacca sulla spalla, sappiamo che lui c'è. Affidabile, sincero... una di quelle persone che qui dentro, in questo inferno pieno di tragedie e dolore, non dovrebbe nemmeno starci. Eppure c'è, e non possiamo che ringraziarlo per questo»

«Altra persona indispensabile, anche se invisibile per la maggior parte del tempo: la capoinfermiera. Tipa tosta, questa donnona, davvero. Ha tutta la mia stima, sia per il lavoro che fa sia per il fatto di dover avere a che fare con tutti voi. Lavora come un mulo, e ha una pazienza da santi... Tu, soprattutto, con il tuo istinto da martire, finisci sempre più spesso per aver bisogno delle sue cure. Mi stupisce che non ti abbia ancora defenestrato per la tua sconsideratezza... ma forse è solo perché poi dovrebbe curarti di nuovo…»

«Spiritoso. Mica lo faccio apposta, uffa» mette il broncio il più piccolo, incrociando le braccia.

Ora che la canzoncina è quasi arrivata al termine comincia ad avere più controllo sul proprio corpo.

 

…Non manca più nessuno;

solo non si vedono i due leocorni.

 

L'improvvisa visione di Jerry fa partire in automatico il brontolio dello stomaco di Allen, mentre un brivido di freddo lo coglie a immaginare il grande portone conosciuto al mondo come Alestina. Non si è ancora ripreso dalla sua seconda disavventura all'ingresso, dannazione! Per fortuna le immagini svaniscono rapidamente, schiarendogli le idee.

«Uff, e abbiamo terminato anche il secondo giro! Come va la testa?»

«Mh, mi gira leggermente, ma potrebbe andare peggio.»

«Oh, ci farai l'abitudine, non ti preoccupare. Piuttosto, aspetta un attimo... ma il tuo babysitter dov'è finito? Non l'ho visto, e nella canzone non l'ho messo!»

«È qui vicino a noi, genio!» borbotta l'inglese, indicando un Link decisamente perplesso appollaiato sul comodino lì a fianco.

«Ah, già! Ambarabà, ciccì, coccò, c'è un Link sul comò!»

«....hai finito?»

«Ehm, sì, scusa. È che ogni tanto mi faccio un po' prendere la mano... »

 

Mentre il 14mo si mette nell'angolino del subconscio di Allen a fare cerchietti per terra, lasciando finalmente la mente libera al ragazzino, tutto il gruppo presente si scambia occhiate perplesse e preoccupate.

Hanno seguito passo dopo passo le diverse espressioni che si sono alternate sul viso dell'inglese, e la spiegazione più ottimista che viene loro in mente per giustificare il tutto è che l'esorcista maledetto sia stato tanto traumatizzato dal rivedere Cross da sviluppare un problema psichiatrico.

Tutti si voltano contemporaneamente verso il generale, pronti a domandargli: “Ma cosa gli hai fatto a ‘sto povero ragazzo?”

La domanda però non ha nemmeno ragione di essere espressa, se non altro perché la persona cui era indirizzata evidentemente non è in condizione di rispondervi.

Non si capisce da dove sia passato, fatto sta che Cross è svanito di nuovo, lasciando Pollo-Cross al suo posto: e l’unica risposta che il volatile può dare, mezzo sepolto sotto il cappello del generale, è un sonoro coccodè.

 

«Oh toh, adesso ne manca un altro, oltre ai due leocorni di prima e ai due leocorni di adesso... Ah, però c'è una gallina in più! Uffa, però anche questa non va bene, nemmeno lei è sul comò...» ritorna alla carica il 14mo, cercando di fare alzare Allen per andare a prendere il pollo.

“Erano civette, deficiente!” ribatte l'inglese, rendendosi conto troppo tardi di non aver abbassato abbastanza la voce.

Gli occhi di tutti sono ora puntati verso di lui, che già si vede internato in una cella con una camicia di forza. Deve cambiare argomento, distrarli... sperando che il 14mo si sia finalmente deciso di smettere di fare l'idiota.

Portatosi dunque a sedere, di volta verso la donna che gli stava facendo da cuscino e le prende le mani. Poi, con voce chiara, le pone l'unica domanda che - Allen ne è sicuro - nessuno si sta sognando di porre.

“Lo shisho se n'è andato... tu cosa ci fai ancora qui?!”

Il silenzio di tomba che segue per l’albino è consolante: sì, decisamente è riuscito a dirottare la loro attenzione da civette nominate del tutto a sproposito.

Diciotto paia d’occhi sgranati squadrano Mària, mentre pian piano i presenti elaborano la scena, accorgendosi che «Sì, Cross se n'è andato» e «Sì, Cross s'è dimenticato lì un'Innocence»…

Per quanto la situazione sia surreale, Mària - le mani ancora strette in quelle di Allen e un sorriso ieratico ad incresparle le labbra - non può far altro che stringersi nelle spalle. Vero è che, anche se avesse il dono della parola, non ci sarebbe molto da dire...

È in quel momento che Timcanpy spunta fuori da chissà dove, andandosi a posare sulla testa di Link.

“Tim! Proprio di te abbiamo bisogno! Dobbiamo riportare Mària a casa, sai indicarci da che parte è andato il maestro?” chiede l'erede del 14mo al suo golem.

Tim sorride a 64 denti, annuendo.

“Molto bene. Allora, domani avrà ufficialmente inizio la missione di recupero di Cross!” aggiunge Komui, sperando che questo contribuisca, in qualche modo astruso e malsano, a concentrare gli sforzi organizzativi della signorina Fay in qualcosa che non siano le pratiche che il Supervisore sta accumulando nel suo ufficio…

 

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