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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Fili spezzati nel silenzio degli intenti *** Capitolo 2: *** Danzando in silenzio sull'orlo del baratro *** Capitolo 3: *** Angosce in un baratro di solitudini ostinate e contrarie *** Capitolo 4: *** Lingue di pece umida tra maschere e silenzi *** Capitolo 5: *** Al primo assalto, il compiersi inatteso della tragedia *** Capitolo 6: *** Tra buio e polvere, una decisione presa in quattro mosse *** Capitolo 7: *** Cause che producono reazioni dentro una vuota solitudine *** Capitolo 8: *** Intrecci di maschere vecchie e nuove *** Capitolo 9: *** Chiarimenti, silenzi e aroma di caffè alla vigilia della resa dei conti *** Capitolo 10: *** Sotto la neve fughe, riflessioni e incontri *** Capitolo 11: *** Nel bianco rosso sangue e rabbia *** Capitolo 12: *** Gli istanti interminabili di decisioni importanti *** Capitolo 13: *** Scavi nell'anima alla ricerca di un perché *** Capitolo 14: *** La ragione per cui sei qui *** Capitolo 15: *** Da adesso in poi *** Capitolo 16: *** Bonus Track ***
Capitolo 1 *** Fili spezzati nel silenzio degli intenti ***
Dedicato chi da un anno a questa
Dedicato chi da
un anno a questa parte, dai tempi della prima yullen, ci segue con affetto.
E dedicato a
Miri, senza la quale non saremmo arrivate in fondo.
16.12.2009
Nota delle
autrici:
Dato che l'Angolo
di Allen di questa fanfic è strutturato come quello della precedente e ne è la
continuazione, tenderà anche qui ad assumere proporzioni chilometriche (perché i
personaggi sono tanti e le recensioni per fortuna pure! ♥)
Se per caso non
vi interessasse, potete passare tranquillamente all'inizio del capitolo vero e
proprio. Vi assicuriamo che questo non pregiudicherà la completa comprensione
della storia.
Grazie e buona
lettura!
Lety&Mistral
L'ANGOLO DI
ALLEN
16 dicembre 2009
Ordine Oscuro -
*Caffetteria*
Ore 10:45 del
mattino.
Chiunque si
trovasse a passare per la caffetteria in quel momento, si spaventerebbe per le
due enormi pigne di piatti che riempiono il tavolo.
Dietro alle due
traballanti colonne sporche di cibo, l'esorcista maledetto e l'autrice chiamata
Lety sembra stiano facendo a gara a chi mangia di più. A fianco dell'albino,
Link sbocconcella una fetta di torta al cioccolato ricoperta di glassa mentre, a
fianco di Lety, Mistral sorseggia tranquillamente un'enorme tazza di caffè.
Gli altri
coinvolti loro malgrado nella “missione recensioni” sono seduti allo stesso
tavolo ma si tengono ben distanti, al riparo dalle briciole e dagli avanzi dei
due.
Bookman Sr beve
il suo the e Komui occhieggia disperato la tazza di Mistral (è l'ultimo caffè
disponibile, tutto grazie ai tagli al bilancio chiesti da Leverrier), mentre
Lavi mangia un tramezzino e Kanda sta finendo silenziosamente la sua dose
quotidiana di soba.
La ragazza dai
capelli neri adocchia interessata l’enorme fetta di torta dell’ispettore, poi
sorride gentile (inquietante, secondo Allen – ma l’inglese è di parte) in
risposta allo sguardo interrogativo del biondo. “Mi dica, Link, è buona quella
torta? Ha un aspetto così invitante…”
“Oh? Sì,
signorina, è ottima. Effettivamente la ricetta è presa dal manuale dei dolci che
ho acquistato l'altro ieri. Ma... perché me lo chiede?” risponde cortese
l'ispettore, allontanando inconsciamente il piatto.
Lei ignora la
sua spiegazione e allunga noncurante una mano verso il piatto, tirandolo verso
di sé. “Era esattamente quel che volevo sentire! Grazie mille!”
Davanti
all’espressione basita di Link, Kanda sogghigna.
“Eddai sis,
povero Link!” farfuglia Lety cercando di non strozzarsi con la penultima
porzione di dango del piatto.
“Nah, non ti
preoccupare, tanto Due Nei si può cucinare tutti i dolci che vuole!” la
rassicura Lavi, beccandosi un sonoro sberlone da Bookman Sr che lo rimprovera
con un «Tieni a freno la lingua, stupido allievo!»
“E tu non
ridere, baKanda! Voglio vedere se qualcuno osa allungare le mani sulla tua
preziosissima soba!” aggiunge Allen, fregando l'ultimo spiedino all'autrice con
gli occhiali.
“Devono solo
provarci” ribatte Kanda, assolutamente quieto e con un sorriso poco
rassicurante.
“Già, già…
Yu-chan è molto permaloso con le sue cose!” conviene il rosso, già dimentico
degli ammonimenti del maestro “…anche se non credo che a qualcuno piaccia così
tanto la soba” conclude, osservando Allen e Mistral con un sorriso.
Lei ricambia, ma
nel frattempo indica un punto alle spalle del Bookman “Lavi… sai, fossi in te
starei attenta alle spalle”
Lety sposta la
testa a lato, per sbirciare dietro la schiena di Lavi, e subito torna composta
al suo posto. È visibilmente impallidita, sembra quasi che abbia visto un
fantasma... o che stia rivivendo un trauma vissuto poco tempo prima in altro
luogo.
“La... La..
Laviii... perl'amordelcielo, forse è meglio se stai zitto!” balbetta, cercando
di non pensare al picnic di Pasquetta 2009: vedere Kanda armato di coltello,
infatti, le ha fatto tornare in mente quel fatidico giorno in cui ha avuto il
«privilegio» di venir minacciata da una Mistral armata di coltello da
bistecca...
Notando
l’agitazione sul volto della brunetta e il sorriso della sua amica, il giovane
Bookman si volta, trovandosi faccia a faccia con la lama d’acciaio. Deglutisce
teatralmente e si risiede. “Ok… forse hai ragione, eh…”
“Sembra che ogni
tanto il cervello ti funzioni, eh idiota di un apprendista?” commenta a bassa
voce il vecchio Panda.
Ora che Lavi ha
rinunciato a rompergli le scatole (almeno per un po’), Kanda può tornare a
sedersi.
L'improvvisa
confusione non è però riuscita a coprire il mormorio afflitto di Komui. Allen
interrompe la masticazione, preoccupato.
“Qualcosa non
va, Komui-san?”
Il supervisore,
faccia spalmata sul tavolo, farfuglia qualcosa simile a “Perché il caffè piace a
così tanta gente?!” ma subito si interrompe, rialzando la testa e annusando
l'aria.
“Ca… ca…
caffèèèè!” esclama, saltando in piedi e lanciandosi verso l'ingresso dal quale
Lenalee sta entrando in quel preciso momento.
Davanti
all’assalto del fratello, la ragazza reagisce con prontezza, sollevando sopra la
testa il vassoio carico di tazze fumanti. “Ehi nii-san, quanta fretta! Volevo
portare il caffè a te, a Reever-san e agli altri della Scientifica, ma nel tuo
ufficio non c’era nessuno… come mai qui?” domanda poi, riabbassando il vassoio
una volta che Komui è spiaccicato sul pavimento.
“Stiamo facendo
merenda prima di continuare con le prossime recensioni!” esclama soddisfatto
Allen facendole segno di raggiungerli al tavolo. “Vieni pure tu, è divertente!”
Timcanpy ghigna
e annuisce, iniziando nuovamente a sputare fogli di carta subito raccolti e
impilati da Lety.
“Recensioni?”
ripete Linalee curiosa “Beh, se posso fare qualcosa vi aiuto volentieri…”
aggiunge poi, lasciando una tazza accanto al fratello e portando le altre al
tavolo “Intanto qualcuno vuole del caffè?” chiede infine, avvicinandosi.
L’urlo
entusiasta di Mistral, che quasi salta in braccio a Link per raggiungere più in
fretta la cinese, copre il commento sarcastico di Kanda. “A tuo rischio e
pericolo, Linalee, a tuo rischio e pericolo…”
§ Cara
BloodberryJam,
*tutti si
nascondono, tranne Lavi che sghignazza, all'urlo sconsiderato di BloodberryJam*
*Kanda scuote la
testa, nervoso*
“Giuro che se
trovo quello che per primo ha messo in giro quella parola associata al mio nome,
quello è un uomo morto” ndKanda
*Allen gli
lancia un'occhiata interrogativa… strano, si aspettava una reazione di gran
lunga peggiore!*
Sarò rapido,
mica che a Kanda passa il momento soft... eccoti la nuova fic, speriamo ti
piaccia! Comunque niente sacrifici umani, grazie U_U Cioè, vuoi dire che hai già
sacrificato gente a random per avere materiale da usare?! Ehm… prova a sentire
Tyki, magari ha bisogno di pappa per le Tease...
“Bleah!” ndTutti
Facci sapere
cosa pensi del capitolo! Un abbraccio,
Allen & Co
§ Cara Mizukage,
ti consiglio
caldamente di evitare il supervisoricidio e di passare ad attività ludiche più
interessanti! Hai mai provato a costruire un robot a tua immagine e
somiglianza?! Ti assicuro che è davvero esaltante, oltre che utile alla società!
^_^
“Seh, come no!”
ndTutti
Eh, questa sì
che è tutta invidia *sorseggia il caffè* comunque mi fa piacere che tu ti sia
divertita (il mio adorato Komurin XXXIV un po' meno ç_ç)
Spero che questo
capitolo qui ti piaccia… se non ho capito male, appaio pure io!
Inoltre, gentile
signorina, mi permetto di farle notare che non è mia intenzione ostacolare alcun
tipo di… rapporto, tra il signor Walker e il signor Kanda. *tossicchia
leggermente imbarazzato*
Tuttavia, come
certamente comprenderà, non posso permettere che il loro comportamento intralci
il mio lavoro.
Sperando di
risentirla presto, la saluto.
I miei rispetti.
Howard Link
…e Komui Lee :3
§ Cara
Flowermoon,
(tsè… “cara”… il
moyashi è sempre il solito…)
ritengo alquanto
improbabile che tu abbia trovato una replica fedele di Mugen. A meno che tu non
conosca il vecchio Zhu, ma in quel caso dimmi come hai fatto a parlarci, visto e
considerato che è sordo come una campana.
E comunque sono
compiaciuto del fatto che anche tu apprezzi la bellezza di Mugen.
K.
Mi permetto di
interrompere il breve monologo di Kanda…
“A dire il vero
Yu-chan l’aveva già interrotto da solo…” ndLaviinvenadisuicidio
*Bookman Sr.
tira uno scappellotto al suo allievo*
Dicevo, a nome
delle autrici esprimo il mio compiacimento per i tuoi giudizi riguardo lo stile
di scrittura di questa trilogia. Posso assicurare che la terza parte tenderà a
scavare anche più a fondo delle altre due nella psicologia dei personaggi - cosa
che ha turbato non poco le qui presenti Mistral e Lety.
Sperando che
anche quest’ultimo lavoro raccolga il favore tuo e del resto del pubblico ti
saluto.
Bookman Sr.
§ Carissima
Valerya90,
sono un po'
emozionata perché le autrici hanno affidato a me la risposta alla tua bellissima
recensione =^.^=
Innanzitutto ti
ringrazio a nome loro e di tutti i miei amici per i complimenti ai primi due
capitoli della trilogia e mi fa tanto tanto piacere che tu abbia apprezzato
l'ultimo Angolo di Allen (...anche se personalmente non sarei così entusiasta
delle figure barbine del nii-san... ^^” ) e soprattutto che abbia contribuito a
tenerti su di morale.
Ci impegneremo
affinché anche i prossimi siano all'altezza, vero ragazzi?
*Si rivolge
entusiasta a tutti gli altri, che però non sembrano altrettanto pimpanti (chissà
perché... [ah, l'incoscienza dei principianti!])*
Ti saluto e ti
mando un grosso bacio a nome di tutti.
Alla prossima
recensione!
Con affetto,
Linalee
§ Yo! a te,
BloodyKamelot! XD
Noto che hai
migliorato i voti, bene, bene, bene ^_^ Almeno non ti trovi pure tu il vecchio
panda alle calcagna: ogni volta che perdo tempo in giro o mi impigrisco sono
dolori XD
Spero anch'io di
beccare i due pucciosi (pffff... ahahahahaha! XDDDD) in atteggiamenti equivoci,
almeno avrei qualcosa di divertente da fare tra una missione e l'altra ^_______^
*I due lo
guardano male*
Per quanto
riguarda le LaviKanda, beh... sono... commosso? XD L'idea mi solletica, a dire
il vero, anche lì ci sarebbe abbondante materiale per prendere Yu-chan per i
fondelli!
*Allen ride,
Kanda sguaina Mugen*
Ops, mi sa che
l'ho fatto arrabbiare... meglio se scappo, intanto ti lascio il nuovo capitolo
da leggere!
Fammi sapere se
succede qualcosa di hot, ok? Le due autrici scuotono la testa, ma “Mai dire
mai!”
Ciaooo!
“Ahahahah! Certo
che Lavi se le va proprio a cercare, a volte!” esclama Lety, finendo di pulire
per bene il piatto. “Peccato che sia già ora di andare, mi piacerebbe restare
qui ancora un altro po'...”
“Ma come, dovete
già ripartire?” farfuglia Allen tutto dispiaciuto, sbocconcellando
inconsciamente i poveri resti della fetta di torta di Link.
“Purtroppo sì...
anche perché, ecco... è meglio se le lettrici non ci trovano qui quando
finiscono la lettura del capitolo... vero, sis?”
Al notare la sua
reazione, Kanda la squadra di sbieco.
“Perchè, cosa
dovrebbe succedere? Quale altra idiozia vi siete inventate voi due?”
“Chi, noi? Oh,
Kanda...” inizia Lety, alzandosi e prendendo l’amica per mano.
“Ecco...” prova
con scarso successo a continuare Mistral.
Le due autrici
iniziano ad arretrare lentamente verso l'uscita.
“Assolutamente
niente di cui Lavi, Komui, Bookman Sr, Linalee e Link si debbano preoccupare,
tranquillo!” esclama infine Lety partendo a razzo e trascinando l’altra verso il
gate che si è aperto improvvisamente nella caffetteria.
Il portale si
richiude subito dopo il loro passaggio, ma non prima che Lety e Mistral abbiano
cacciato fuori la testa un'ultima volta...
“A voi, cari
lettori, buona lettura... E recensite, neh! ♥”
Anata ga Koko
ni Iru Riyuu
(La
ragione per cui sei qui)
Yoru ni
utaeba yami ni nomarete
Asa no hikari ga
sore o terasu
Todokanai sou ja
nai tobira wa mou hirakareteru
(Quando canto
durante la notte, sono avvolto dall’oscurità
Ma alla luce
del giorno è chiaro che
Non sarà lei a
non raggiungermi perché la porta è già aperta)
Capitolo 1
Fili spezzati
nel silenzio degli intenti
Il sole sta
cominciando a riscaldare la frizzante aria di fine ottobre quando, dopo aver
fatto colazione (abbondante) nella sala da pranzo dell'albergo, io, Link
e Kanda arriviamo alla London Bridge Station. Non dovremo aspettare molto,
secondo quanto riferito dai Finder che ci hanno raggiunti stamattina:
Miranda-san arriverà con il primo treno...
Ci sediamo su
una delle panchine davanti al primo binario (io e Link… Kanda si limita ad
appoggiarsi al muro, a debita distanza [esattamente come da copione]), in
attesa.
La digestione in
corso e il poco sonno (ma ne è valsa la pena [in entrambi i casi]) mi
fanno le palpebre pesanti, quindi approfitto della piccola pausa per chiudere
gli occhi per un po'.
Finisco per
ripercorrere mentalmente, in ogni più piccola sfumatura, la nottata appena
passata. Quante emozioni diverse, in così poco tempo!
La
determinazione che pensavo di aver perso dopo gli ultimi avvenimenti è tornata,
più forte di prima. Ho dato la mia parola: qualunque cosa succeda rimarrò quel
che sono! Non permetterò a nessuno (e a niente [nemmeno a quel mostro])
di ostacolarmi... Continuerò a camminare finché avrò vita e imparerò a cavarmela
con le mie sole forze, anche grazie al supporto di chi ha deciso (nonostante
tutto e tutti [anche se loro non lo immaginano nemmeno]) di restare al mio
fianco.
Riapro gli
occhi, e mi porto le mani davanti alla bocca; ho l'impressione di sorridere un
po' troppo, adesso… Meglio distrarmi un po' dando un'occhiata a ciò che ci
circonda.
Va a finire che
mi metto a osservare Kanda di sottecchi... sembro un idiota, lo so, ma non ne
posso fare a meno. È che la sorpresa per ciò che è accaduto stanotte è ancora
troppo grande (mi sono sognato tutto, forse? [No, è successo davvero!])…
è una bella sensazione che mi scalda il cuore!
Anche se...
Il sorriso si
smorza. Il piccolo tarlo del dubbio, che era lì in attesa, ricomincia a
lavorare.
Kanda mi sta
dando una mano con i miei «problemi»... e io?
(Ho un
problema [tanti problemi] da affrontare
e non so se
ce la posso fare [da solo]
ma Kanda è
disposto ad aiutarmi [fino a un certo punto].
Cosa voglio
di più dalla vita?
[Che egoista
che sono, eh?]
Vedo
benissimo che non sono l'unico ad avere una spada di Damocle sospesa sulla
testa, qui.
Anche Kanda
ha le sue belle gatte da pelare
[forse più
complicate delle mie].
Ma lui non ne
parla...
[mai.. come
faccio ad aiutarlo se non so qual è il problema?])
Il filo
arzigogolato dei miei pensieri si interrompe e si dissolve quando, tramite
Timcanpy, mi giunge un messaggio di Komui-san. Mi chiede di richiamarlo appena
sono solo, deve parlarmi privatamente di una cosa importante. Trovo la cosa
molto strana: stando alle istruzioni, le comunicazioni ufficiali dovrebbero
avvenire solo attraverso il golem di Kanda, ma il suo tono urgente mi spinge ad
evitare domande inutili e a cercare una scusa per potermi allontanare
rapidamente dal gruppo. Mentre penso a come liberarmi di Link, un senso di
inquietudine comincia a stringermi lo stomaco. Guai in arrivo, non c'è dubbio, e
guai grossi.
Mi guardo
attorno in cerca di ispirazione. Appena lo sguardo mi cade sul cartello che
indica i bagni vicino al binario principale mi alzo in piedi, afferro Timcanpy e
inizio a correre, urlando in direzione del gruppo «Bagno! Torno subito!». Sono
sicuro che Link mi terrà d'occhio da lontano, ma almeno sarò al sicuro da
orecchie indiscrete.
Me
ne sto appoggiato al muro della stazione, scambiando ogni tanto un'occhiata in
tralice con Link. Non ci posso fare niente, quell'ispettorino presuntuoso mi sta
antipatico a pelle. Per ingannare l'attesa (non ripensare alla nottata appena
trascorsa), ripasso mentalmente il dossier della missione che ci aspetta.
Sembra una cosa semplice, ma ormai ho abbastanza esperienza per non
sottovalutare nulla.
Con la coda dell'occhio noto il golem dorato del moyashi, che fino ad un attimo
fa gli stava pigramente appoggiato sulla testa, scattare improvvisamente in alto
e poi avvicinarsi al suo orecchio. Ogni tanto quell'affarino ha delle reazioni
assurde... vorrei tanto sapere da dove è saltato fuori (dicono sia
un'invenzione di Cross e in questo caso non mi stupisco che non sia proprio
normale).
Comunque ci dev’essere qualcosa che non va, perché Walker fa una faccia strana e
poi si allontana in tutta fretta (una fretta quantomeno sospetta); mi
faccio più attento e mi accorgo (non senza una certa soddisfazione) che,
al contrario di me, il biondino sembra non essersi reso conto di niente, perché
praticamente non fa una piega, ma si limita ad alzarsi lanciandogli un'occhiata
distratta, borbottando qualcosa sulla buona educazione.
Chiudo
velocemente la porticina del bagno e mi ci appoggio con la schiena. Mi giro e,
trattenendo il respiro, accosto l'orecchio al legno, cercando di capire se
qualcuno mi ha seguito. Nessun rumore, a parte i battiti frenetici del mio cuore
che mi rimbombano nelle orecchie. Chiudo gli occhi per un attimo, cercando di
calmarmi, poi li riapro e mi guardo attorno. Anche nei bagni non c'è nessuno,
per fortuna.
Mi dirigo
rapidamente verso l'angolino di pavimento che sembra più pulito e mi siedo,
mollando la presa e lasciando libero Timcanpy. Lui mi svolazza attorno alla
testa, innervosito. Odia essere afferrato per la coda! Di solito reagisce
mordendomi le dita, ma stavolta sembra capire che c'è qualcosa di serio dietro
al mio comportamento. Gli dò una piccola pacca affettuosa sulla testa, un po'
per tranquillizzarlo (tranquillizzarmi?), un po' per chiedergli scusa, e
lui mi si posa sulle ginocchia.
Non abbiamo
tempo da perdere, se ci mettessi troppo potrebbero venire a cercarmi…
Tim capisce al
volo e spalanca la bocca, proiettando uno schermo azzurrino nell'aria di fronte
a me. Un paio di scariche elettrostatiche e l'immagine di Komui-san appare
davanti ai miei occhi. Un brivido freddo mi corre giù per la schiena.
Il Supervisore è
seduto alla sua scrivania, la schiena rigida, le mani intrecciate davanti al
volto e il capo chino. Quando si accorge del collegamento alza la testa e, nei
decimi di secondo in cui i nostri sguardi si incrociano, mi rendo conto con
timore di avere di fronte un Komui visibilmente scosso e anche piuttosto
nervoso.
E, cosa
decisamente strana, un Komui che sfugge i miei occhi.
Tento di
alleggerire l'atmosfera ma la risatina che mi esce dalle labbra, improvvisamente
secche, risulta stridula e falsa anche alle mie orecchie.
“Komui-san...
che succede?”
Soffocando uno
sbadiglio, mi stacco dal muro e mi guardo intorno alla ricerca di un posto
(il più lontano possibile da Link) dove sedermi. Ormai conosco il dossier
della missione a memoria, quindi il ripasso mentale che ho provato a fare per
ingannare il tempo si è rivelato più un fastidio che altro. La notte insonne che
ho sulle spalle per colpa della mammoletta (non è una colpa la sua, dico così
solo per salvare le apparenze [con me stesso]) e l'ispettorino che ancora un
po' scava un solco sul marciapiede a furia di fare avanti e indietro, non mi
aiutano certo a sopportare l'attesa.
Con un sospiro
scocciato mi dirigo verso la piccola caffetteria; non che abbia realmente voglia
di bere qualcosa, ma è giusto per evitare di cedere all'impulso di legare Link
ad un lampione per farlo stare fermo.
Ovviamente,
quando lui vede che mi allontano, trova da dire.
“Kanda, dove sta
andando? Le ricordo che il treno di miss Lotto sarà qui a momenti...”
“Non servono tre
persone per far scendere una donna da un treno”
“Come si
permette?! Lei è un esorcista, deve attenersi agli ordini e fare il suo lavoro!”
“Il mio lavoro è
combattere gli Akuma, ispettore Link”
Pronuncio
l'ultima frase con il mio miglior tono glaciale, posando nel frattempo la mano
sull'elsa di Mugen, per fargli capire che non sono in vena di discutere oltre.
Ma evidentemente
l'arguzia non rientra nelle qualità di Howard Link perché, mentre entro nel
locale, lo sento che continua a strepitare.
Appena
oltrepassata la porta mi fermo un attimo e, attraverso il vetro fumé, lancio
un'occhiata distratta al piccolo edificio che ospita le toilette e in cui
qualche minuto fa è sparito il moyashi (non so perché, ma ho una brutta
sensazione).
Komui-san si
passa stancamente le mani sul viso, poi abbassa le braccia. Quando trova la
forza necessaria per guardarmi in volto vedo nei suoi occhi lo stesso sguardo
perso che aveva quando, inseguendo Timcanpy per i corridoi dell'Ordine, l'ho
trovato con Leverrier e due soldati nella stanza del maestro.
Il fatidico
giorno in cui Marian Cross è improvvisamente scomparso dalla faccia della terra.
Sono passate
quasi due settimane, da allora, e ancora mi ostino a credere (sperare?)
che il maestro sia da qualche parte, vivo.
Chissà,
probabilmente si sta divertendo come un matto a vedere tutta l'agitazione
causata dalla sua «scomparsa»! (Non sarebbe la prima volta, no? E la speranza
è l'ultima a morire, in fondo [ma muore pure lei, prima o poi… forse prima di
quanto vorremmo]).
Il Supervisore
prende un profondo respiro e si schiarisce la voce, strappandomi ai miei
pensieri.
“Allen-kun,
innanzitutto scusa se ti distraggo nel bel mezzo di una missione, ma non ho
molto tempo prima che le alte sfere si accorgano che non le sto informando di
particolari di vitale importanza...”
Si guarda
attorno, nervoso, e intanto prende tra le mani un fascicolo. Anonimo, uguale a
centinaia di altri fascicoli. Ma al contempo particolare, perché capisco subito
che quella è l'arma con cui la mia piccola speranza verrà (definitivamente
[forse]) uccisa.
“Sono appena
arrivati i primi risultati delle indagini sulla scomparsa del tuo maestro. Credo
che tu abbia il diritto di ricevere queste informazioni prima di chiunque altro
qui dentro, se non altro per tirare le tue conclusioni sull'intera faccenda
senza influenza di terzi.
Ho fatto
analizzare diversi campioni di sangue che abbiamo recuperato nella stanza. I
risultati affermano che si tratta senza ombra di dubbio del sangue di Cross.
Anche la maschera distrutta che abbiamo trovato sul davanzale interno è la sua,
purtroppo, e la posizione del foro di proiettile lascia pensare che il colpo sia
stato fatale.
Domani faremo
analizzare anche Judgement da Hebraska, ma temo confermerà il fatto che quella
non è più l'arma anti-Akuma di Cross...
Mi dispiace,
figliolo... Sappi solo che ce la metteremo tutta per capire chi è il
responsabile di tutto questo - Akuma, Noah o membro del Vaticano che sia.”
Ho ascoltato
ogni parola in silenzio, e ho incamerato inconsciamente ogni piccolo particolare
riferito.
Mi serve tempo
per riflettere... Ho come l'impressione che l'intera storia, per qualche assurdo
motivo, non quadri, ma non riesco a trovare l'incongruenza. Al momento non sono
abbastanza lucido, ultimamente stanno succedendo troppe cose, tutte assieme.
L'unica cosa che
so per certo, l'unica che importa ora, è che una delle poche persone dalla mia
parte, soprattutto ora che tutti sanno di me (del mio segreto [del mio
Noah]), mi è stata portata via.
Una lacrima cade
solitaria, mentre mi rendo conto di cosa prova Lenalee ogni volta che perde un
pezzo del suo mondo.
Komui-san ha
finito di parlare e mi osserva triste. Probabilmente si aspetta una risposta che
però non arriva, e nel suo sguardo si accende un barlume di preoccupazione.
Mi strofino gli
occhi e mi alzo in piedi, una smorfia sbilenca sulla faccia (il più patetico
tentativo di sorriso della mia vita, credo) e con un inchino lo ringrazio.
Di essersi preoccupato per me, di aver pensato di rendermi partecipe, di avermi
trattato come sempre, come se tutto fosse uguale a prima (almeno questa volta
[ma in futuro? Chissà…]).
Lui non capisce,
vedo che sta per aggiungere qualcosa, ma allungo la mano e picchietto l'indice
sulla testolina di Tim, facendogli chiudere la bocca e interrompendo la
comunicazione.
Mi avvicino al
lavandino, stando attento a non guardare nello specchio. Mi lavo la faccia,
cancellando con acqua e sapone i segni che questa conversazione ha sicuramente
lasciato, e mi avvio verso la porta del bagno, con Timcanpy che mi si accoccola
sulla testa.
Mi accosto al
bancone della caffetteria, chiedendo un the; mentre aspetto che me lo preparino,
osservo distrattamente Link, che ora è alle prese con un dilemma amletico:
andare a riprendere quello sfacciato di Kanda che ha osato allontanarsi senza
motivo o continuare a tenere d'occhio la porta chiusa dietro cui è sparito
Walker? Un sorriso sprezzante mi incurva gli angoli della bocca.
Tamburello
nervosamente con le dita sul bancone di marmo nero (non riesco a togliermi di
dosso quel senso di inquietudine) e lo sguardo continua a scivolarmi
ossessivamente sul piccolo edificio che ospita i bagni (mi sono sempre fidato
del mio istinto e non ho mai sbagliato [vorrei che questa fosse la prima volta]).
Alla fine mi allontano di scatto, ignorando la cameriera che mi porge il the con
un sorriso ben poco professionale, e mi dirigo anch'io verso la toilette. Uscito
all'esterno, ignoro senza complimenti anche l'ispettore e in poche falcate
raggiungo la mia meta.
(Forse mi sto
preoccupando per niente
[non ne sono
convinto]
e so che sto
rischiando di fare la figura dell'idiota
[lui non mi
giudicherà mai così]
eppure non
riesco a fermarmi...
...perché...?)
Apro la porta di
scatto e, appena entrato, mi fermo: lì dentro è piuttosto buio e, a contrasto
con la luce piena dell'esterno (stranamente oggi c'è il sole in questa
maledetta città), i miei occhi fanno fatica ad abituarsi. L'ambiente è
piccolo e sporco, ma devo ammettere di non farci molto caso; appena vedo
l'espressione di Walker, infatti, la mia attenzione si concentra su di lui. Me
lo trovo subito di fronte, come se fosse stato sul punto di uscire, ma con
quella faccia è decisamente una fortuna che io l'abbia intercettato prima che
potesse farlo.
“Cos'è successo,
moyashi? Perché sei venuto a chiuderti qua dentro?”
Nel frattempo,
rimasto solo, l’ispettore Link non può far altro che lasciare la sua postazione
di vedetta davanti al minuscolo edificio dove sono scomparsi i due esorcisti per
dirigersi al binario. Ormai è l’ora in cui è previsto l’arrivo del treno della
signorina Lotto e lui non ha dubbi che le ferrovie inglesi saranno come al
solito puntuali.
Mentre si
incammina verso la piattaforma giusta e impreca mentalmente contro Walker e
Kanda (ma soprattutto contro la sfacciataggine maleducata di quest’ultimo), non
può fare a meno di chiedersi se, oltre a dover sorvegliare Allen, si troverà
costretto a fare da bàlia anche alla giovane tedesca. Non ha nulla verso di lei,
per carità, ma quelle poche volte che l’ha incontrata al Quartier Generale gli
era sembrata… ecco, come dire… emotivamente un po’ instabile. Ma d’altronde
quello è lavoro, quindi non deve lamentarsi.
Il treno sta
entrando sbuffando nella piccola stazione proprio mentre il biondino, stampatosi
in faccia la sua migliore espressione professionale, si ferma presso le rotaie.
La gente che
scende dai vagoni non è molta e ci mette poco ad individuare la donna che sta
aspettando, anche perché una ragazza che si aggira perplessa sulla banchina,
domandando a tutti in tedesco se quella è proprio Londra, non passa certo
inosservata.
“Miss Miranda
Lotto?” la saluta gentilmente l’ispettore, accostandosi a lei.
L’esorcista
sussulta spaventata e gli risponde balbettando: “Ah… eh… Ja, Ich bin Miranda
Lotto... woher wissen Sie das?”
Link prima di
replicare maschera un sospiro. “Buongiorno miss Lotto, sono l’ispettore Howard
Link. Sono la persona incaricata dalla Centrale della sorveglianza di Allen
Walker, con cui lei è stata assegnata a questa missione di recupero
dell’Innocence” evita volontariamente di menzionare Kanda, anche perché sa che
ringhierebbe nel farlo e non gli sembra una buona idea.
Una volta
assimilate queste informazioni, Miranda sembra un po’ meno spaesata, ma non per
questo il suo imbarazzo diminuisce.
“J-ja, natürlich... Allen Walker, der Einsatz... Entschüldigen-Sie mich, aber...
Ich
bin...” è solo davanti alle sopracciglia aggrottate di Link che Miranda si rende
conto di star parlando nella sua lingua madre. Si blocca di colpo e arrossisce.
“No, mi scusi ispettore! Ecco, dicevo che sono un po’ tutta scombussolata perché
mi hanno chiamato all’improvviso…”
“Stia
tranquilla, miss Lotto” la conforta il biondino “Ora raggiungiamo gli altri,
così possiamo recarci presso l'abitazione della signora menzionata nel nostro
dossier”
Miranda annuisce
rinfrancata e la coppia si dirige verso il piccolo bagno dove sono spariti
Walker e Kanda.
L'uscio si apre
all'improvviso, inondando di luce il locale. Nonostante abbia portato la mano
davanti agli occhi resto comunque abbagliato, e faccio istintivamente un passo
indietro.
Una volta che la
porta si richiude la penombra torna padrona dell'ambiente, alleviandomi il
fastidio agli occhi, ma è un sollievo di breve durata.
Kanda è fermo
davanti a me, proprio adesso che la maschera che ho cercato di indossare negli
ultimi secondi (perché siamo in missione, e non devo farmi distrarre [e
soprattutto non posso permettermi di distrarre gli altri]) è appena crollata
miseramente.
Kanda è fermo
davanti a me, e si è sicuramente accorto che c'è qualcosa che non va. Lo leggo
nel modo in cui mi fissa, lo sento nel modo in cui pronuncia il nomignolo che è
solito affibbiarmi, lo capisco dalle parole che dice (il suo tono sembra
preoccupato [lo è]).
Perché mi sono
venuto a chiudere qua dentro, mi chiedi? Eh…
Potrei
spiegargli tutto, tanto sono sicuro che con lui non infrangerei la promessa di
segretezza che ho implicitamente scambiato con Komui-san.
Vorrei. Potrei.
Eppure... non ce la faccio. Una vocina dentro di me inizia a ripetere il suo
mantra (sei un egoista, ti basta risolvere i tuoi problemi, degli altri chi
se ne importa! [non è vero!]), e di riflesso stringo i pugni...
No, questa volta
no. Non posso. Non voglio caricargli sulle spalle un altro peso, oltre a quelli
che già porta (il mio, dopo la sera sulla terrazza, il suo... da sempre,
credo [e del quale non so quasi nulla, quindi non so quanto può ancora
sopportare]).
Non prima di
sapere, capire esattamente quello che è successo e che sta ancora succedendo,
dove sta andando a finire questa storia... dove sto andando a finire io. Voglio
cavarmela da solo, questa volta!
Però siamo nel
bel mezzo di una missione, accidenti… solo quando torneremo all'Ordine potrò
rifletterci su con calma e chiarirmi le idee (da solo, se riesco [con il suo
aiuto, se proprio sarà necessario]). Per ora devo lasciar perdere e
concentrarmi sul nostro incarico. Devo prendere il problema e cacciarlo in un
angolino della mente. Non ci devo pensare (anche se so già che non sarà
facile).
Distolgo lo
sguardo per un attimo, forzando i muscoli delle guance nel mio solito sorriso,
poi mi porto una mano dietro la testa a simulare imbarazzo. Se devo far finta
che non sia successo nulla, meglio cominciare immediatamente.
“Eh, cosa vuoi
che sia successo! Siamo usciti in fretta e furia dall'albergo e non ho fatto in
tempo ad andare in bagno! Tutto qui!”
Balla colossale.
Spero che non se ne accorga, ma appena l'ultima parola mi esce dalle labbra mi
rendo conto da solo che no, una scusa del genere non se la berrebbe nemmeno un
bambino di tre anni. Mi sento improvvisamente gelare. Il sorriso svanisce, lo
sguardo finisce a terra.
Stringo gli
occhi e lo fisso, cercando di non farmi prendere dalla rabbia per quella
marchiana presa per i fondelli che è la sua risposta. Alle volte mi chiedo se
prima di parlare pensi a quello che sta per dire e a chi lo sta dicendo.
Incrocio le
braccia e chino la testa su una spalla, trapassandolo con lo sguardo, lui però
continua a sfuggire i miei occhi. Almeno si è reso conto di essere stato
smascherato in pieno; ma la cosa non mi dà nessuna soddisfazione.
“A chi la vuoi
dare a bere?”
Il tono mi esce
duro come lo volevo, ma non posso impedirgli di assumere una minima punta di
amarezza (Ma come? Fino alla scorsa notte ti sei confidato con me e ora…?).
Continuo a
rimanere immobile e lascio che tra noi, nel silenzio opprimente di questo
minuscolo locale, passino solo i rumori di sottofondo della stazione. Anche lui
non si muove, ma si limita a fuggire ancora i miei occhi, lasciando vagare il
suo sguardo irrequieto sulle piastrelle sporche e scheggiate.
Non ho mai avuto
molta pazienza, soprattutto in situazioni (per me così nuove) come
questa. Davanti al suo ostinato mutismo, a quella testa sempre bassa e
all’incertezza nervosa che sento irradiare da lui, comincio ad seccarmi.
“Guardami negli
occhi quando ti parlo. E rispondi alla mia domanda”
“Si può sapere
cosa ti fa credere che io sia venuto qui per un motivo preciso, eh?”
Adesso tocca a
lui usare un tono scocciato e infastidito. E finalmente ha almeno il coraggio di
affrontarmi faccia a faccia, anche se le sue iridi d’argento urlano una
disperazione ben lontana da quel che pretendono di affermare il suo viso e la
sua voce.
Credo di capire
il conflitto che sta vivendo: è il solito idiota con l’istinto da martire, che
preferisce soffrire come un cane da solo, piuttosto che dare una minima
preoccupazione agli altri… è un atteggiamento che detesto (anch’io non voglio
che la gente ficchi il naso nei fatti miei, ma non vado a cercare aiuto in giro).
Ed è questo il motivo per cui non mi tirerò certo indietro con le parole.
“La tua
espressione. Il fatto che ormai ti conosco, che ti ho già visto più di una volta
quello sguardo negli occhi nelle ultime due settimane. E non ultimo, il fatto
che tu non sai raccontare balle e io non sono stupido”
Colpito e
affondato, ma non potevo aspettarmi altro da Kanda. Molti tendono a
sottovalutarlo, considerandolo semplicemente un guerriero molto abile. E
invece...
(Kanda riesce
a leggerti
[leggermi]
come un libro
aperto, quando vuole.
A quest’ora
dovrei averlo capito.
Invece
ho finito di
nuovo per fare la figura dell'imbecille
[e me ne
vergogno])
In questo
momento mi sento come un bimbo beccato con le mani nella ciotola dei biscotti. A
volte questa sua capacità è decisamente irritante. Non gli si può (non gli
posso) nascondere nulla: difetti, debolezze... so bene che Kanda non mi
giudicherebbe per queste cose. Ma io sì, dannazione! So perfettamente che è una
realtà che dovrò affrontare, prima o poi, ma... aspettare non cambia nulla
(purtroppo), no?
Nonostante il
nervosismo, però, non voglio alzare la voce. Capisco che si sta comportando in
questo modo perché è preoccupato,
(Ed è la
seconda persona che vedo preoccuparsi per me
nel giro di
mezz'ora
[mi sento in
colpa].
Odio quando
la gente
[la mia
famiglia]
si preoccupa
per me
[un giorno sì
e l'altro pure].
Mi conosco,
so che sono impulsivo
spesso non
ragiono e faccio cose di cui poi mi pento,
[e mi odio
per questo]
e così, senza
volerlo, li faccio preoccupare sempre di più.
Non capiscono
che non ne vale la pena?
È tutta
fatica sprecata!
Eppure
continuano, ostinati a farlo
[per
fortuna])
ma non ce n'è
bisogno. Ora c'è la missione, il mio «problema» può aspettare... Non è mica la
fine del mondo, no? Non ci voglio nemmeno pensare, adesso! L'unica cosa che
posso fare ora è cercare di farglielo capire (di convincermene) con le
buone.
“Non è successo
niente di cui tu ti debba preoccupare. Solo una piccola questione che devo
risolvere, ma posso benissimo aspettare la fine di questa missione.”
Kanda fa un
passo verso di me, lo sguardo blu che diventa più affilato dell'acciaio. Ha
chiaramente visto attraverso il muro di frottole che sto costruendo mattone su
mattone per minimizzare l'intera faccenda, e la cosa lo irrita a morte.
“Ed è una
questione tanto piccola da ridurti come quando la scorsa notte hai visto il
Quattordicesimo allo specchio?”
Fisso gli occhi
nei suoi, impallidendo. Non mi aspettavo un attacco del genere, ma non posso
certo dargli torto.
La scorsa notte
(e l’altra notte ancora [l'inizio di tutto] sul terrazzo) mi sono
appoggiato totalmente a lui (e non smetterò mai di ringraziarlo) e
adesso? Lo sto deliberatamente tagliando fuori, probabilmente facendolo sentire
come uno di quei pupazzi che, dopo essere stati utilizzati un paio di volte,
vengono abbandonati in un angolo perché inutili.
Peccato che la
mia intenzione non sia quella di «abbandonarlo in un angolo».
Semplicemente,
giocandoci troppo... ho paura di rovinarlo.
Una mano
l'accetto volentieri (e da lui è un onore riceverla), ma stavolta no. Non
voglio che venga schiacciato ulteriormente dai miei problemi.
Mi rendo
perfettamente conto che ci sto andando giù pesante (forse troppo?) e la
sua reazione non fa che confermarmelo: è diventato bianco come un cencio. È
stato un colpo basso tirare in ballo quel maledetto Noah con cui è costretto a
convivere
(La
situazione in cui si trova
[così
assurdamente opposta eppure simile alla mia]
lui non l’ha
ancora accettata
[non la
accetterà mai],
per questo le
mie parole l’hanno ferito
[sono un
bastardo…])
ma se è davvero
forte come dice, non dovrebbe creargli problemi, no? (In realtà, però, lui è
terribilmente fragile, lo so benissimo… [allora perché l’ho attaccato?]).
Lo vedo
spalancare gli occhi, forse spiazzato da quel che gli ho detto, ma poi stringe i
pugni e si irrigidisce, come se stesse raccogliendo le forze per ribattere.
Quando alla fine mi risponde, la sua voce fa di tutto per apparire sicura e
anzi, alla fine assume anche un tono sprezzante nel rivendicare la sua capacità
di cavarsela senza l’aiuto di nessuno.
“La scorsa
notte… beh, la scorsa notte era la scorsa notte, adesso è adesso e questa è
tutta un'altra faccenda… niente di cui tu ti debba preoccupare, ti ripeto:
questa volta posso benissimo fare da solo”
A questo punto
mi sento veramente preso in giro. Cos’è, mammoletta, mi hai usato quando ti
facevo comodo per avere una spalla su cui piangere e adesso ti sei reso conto
che avere qualcuno che sa tutto di te è una situazione troppo complicata da
gestire? Perché credi che io non abbia mai stretto legami con nessuno? Che abbia
fatto di tutto per tenere lontano anche te, nonostante l’errore della prima sera
(non è stato un errore!)?
Ho accettato di
venirti incontro perché credevo che per te fosse importante (lo so che lo è
[e lo è anche per me]), che fosse la soluzione giusta per stare meglio
entrambi (ed è così!)… ma evidentemente mi sono sbagliato. E mi sono
sbagliato anche su di te. Non è vero che non sai raccontare balle, perché sei
riuscito a fregarmi fin troppo bene con quella tua faccina innocente.
“D’accordo, se
insisti a voler fare da solo, non sarò certo io a fermarti. Ma poi non venire a
piangere da me, mammoletta”
Come vuoi,
chiudiamola qui. E non ti azzardare mai più ad avvicinarti a me. Mi è bastata
una volta, non ho più intenzione di stare al tuo gioco. (Perché sento
rompersi qualcosa dentro? [Mi sento… tradito…])
Sei in grado di
cavartela da solo? Bene, meglio per te. Ma se invece questa è solo un’altra
delle tue sparate al vento, sono affari tuoi: non voglio più saperne dei tuoi
casini, signor martire.
Lo gelo con lo
sguardo e sto per aggiungere anche dell’altro, ma lui mi precede.
“Ecco, bravo!
Dannazione, non sono più uno stupido moccioso che non se la cava senza qualcuno
che gli faccia da bàlia, sai Kanda?”
Al sentire
quelle parole, non posso fare a meno di sgranare gli occhi: adesso abbiamo
veramente toccato il fondo, Walker! D’istinto metto la mano sull’elsa di Mugen e
accenno a sfoderarla, ma poi mi blocco: il suo atteggiamento strafottente mi ha
spiazzato (deluso) a tal punto che non riesco nemmeno ad arrabbiarmi.
Senza aggiungere
altro, mi volto di scatto e faccio per uscire; ma appena apro la porta mi trovo
faccia a faccia con Link (alle sue spalle c’è anche Miranda). In risposta
alla sua occhiata, in bilico tra lo scocciato e l’incredulo, lo guardo malissimo
e quindi lo oltrepasso con malagrazia. E non me ne frega niente se non gli sta
bene il mio atteggiamento e poi mi troverà da dire; in questo momento ho un
bisogno assoluto di stare da solo, altrimenti potrei seriamente rischiare di
uccidere qualcuno, furioso come sono.
Lo guardo uscire
dal bagno, superando uno stupito Link e una ancor più confusa Miranda. Ma bene,
tanto valeva permettessi a Timcanpy di proiettare la comunicazione di Komui-san
direttamente in mezzo alla stazione... accidenti, doveva restare solo un mio
problema! Non mi sembra una cosa così difficile, no? E invece... ora so già che
Link comincerà con le domande, Miranda con gli sguardi incuriositi e
comprensivi. Si preoccuperanno tutti per quello che è appena successo, e
finiranno con il preoccuparsi ancora di più quando la storia del video verrà a
galla...
Proprio la cosa
che volevo evitare!
Mi appoggio al
lavandino, stringendone con forza il bordo, e riprendo fiato cercando di calmare
il mio cuore impazzito. Lo scatto d'ira (possibile mi consideri incapace di
badare a me stesso [almeno ogni tanto]?) di poco prima mi ha lasciato
spossato, senza energie. La rabbia lascia il posto a… a cosa? Non lo so...
frustrazione, credo. Tutto quello che volevo fare era evitargli una nuova
scocciatura, niente di più. E cosa ho ottenuto? Mi è sfuggito tutto di mano,
accidenti. Il dubbio (fondato [la conosco bene, la mia boccaccia]) che il
torto non stia da una parte sola (non lo è [mai]) diventa una certezza
quando mi rendo conto che avrei potuto spiegarmi meglio, metterci più pazienza.
Certo anche lui avrebbe potuto rispondere diversamente... Maledetto orgoglio!
(il suo [e anche il mio…])
Comincia a
girarmi la testa, mi manca l'aria. Devo uscire da qui.
Alzo gli occhi a
incontrare prima lo sguardo di Link, poi quello di Miranda, ma finisco per
tornare a guardare il pavimento. Scarto subito l'idea di far finta di nulla
(di dire un'altra bugia necessaria [di pronunciare una nuova menzogna per la
quale odiarmi ancora di più]), questa volta proprio non ci riesco...
Esco dal bagno
con un cenno del capo e uno «Scusate» appena mormorato. Arriverà il tempo delle
domande, ma non ora (speriamo lo capiscano). Adesso ho bisogno di
riflettere e trovare il bandolo di questa matassa incredibilmente ingarbugliata.
PREVIEW
Capitolo 2 -
Danzando in silenzio sull’orlo del baratro
No, non ci sto.
Accettare le sue scuse vuol dire far finta che le parole che ci siamo detti in
quel bagno non siano mai state pronunciate, tornare all'alba di oggi...
rischiare che tutto questo succeda di nuovo..
[…]
La sorte di
tutto quanto è successo finora dipende dalla sua risposta alla mia prossima
domanda - il nostro rapporto, i passi che farò (mettendoci tutto me stesso
[qualunque sarà la strada che finirò per prendere a questo bivio])...
IL POST-IT DELLE
AUTRICI
Piccola premessa:
dato che questa fic è piena zeppa di citazioni e ispirazioni della più disparata
origine (la maggior parte delle quali logiche solo per le nostre menti malate XD),
d’ora in poi useremo questo spazio per dare i giusti credit a persone e cose che
se li meritano e per ogni altra spiegazione relativa al capitolo che avete
appena letto.
Dunque iniziamo…
- I versi
della canzone all’inizio sono tratti dalla magnifica 5° ending dell’anime, da
cui abbiamo preso in prestito anche il titolo per la fic. Li troverete
all’inizio di quelli che possiamo definire i “capitoli clou” della storia… ed è
inquietante come si adattino bene alla vicenda! (qualcuno lo chiamerebbe
Hitsuzen. Noi concordiamo)
-London Bridge Station
Da Wikipedia
(http://en.wikipedia.org/wiki/London_bridge_station) apprendiamo che è una delle
stazioni di Londra, inaugurata nel 1836 e collocata sulla riva del Tamigi.
Per i più
curiosi, in questa mappa vi indichiamo la posizione esatta ®
http://img704.imageshack.us/i/londonbridgestationmapp.gif/
Il perché abbiamo
scelto proprio quella stazione, è legato all’identificazione della chiesa
disegnata da Hoshino-sensei nel cap. 170 con la cattedrale di Saint George, nel
quartiere di Southwark.
-Le frasi di Mirandina che, da brava emotiva, quando si agita parla in
tedesco ♥ (cosa per cui Lety mi ha odiato a morte XD ndMistral)
“Ja, Ich bin
Miranda Lotto... woher wissen Sie das?” ®
“Sì, sono Miranda Lotto... come lo sa?”
“J-ja, natürlich... Allen Walker, der Einsatz... Entschüldigen-Sie
mich, aber... Ich bin...” ®
“S-sì, naturalmente... Allen Walker, l'Ordine... mi scusi, ma... Io sono...”
Per questo
capitolo è tutto! Se avete un qualsiasi dubbio, chiedete pure!
Capitolo 2 *** Danzando in silenzio sull'orlo del baratro ***
Nota delle autrici
Nota delle
autrici:
Dato che l'Angolo
di Allen di questa fanfic è strutturato come quello della precedente e ne è la
continuazione, tenderà anche qui ad assumere proporzioni chilometriche (perché i
pg sono tanti e le recensioni per fortuna pure! ♥)
Se per caso non
vi interessasse, potete passare tranquillamente all'inizio del capitolo vero e
proprio. Vi assicuriamo che questo non pregiudicherà la completa comprensione
della storia.
Grazie e buona
lettura!
Lety&Mistral
L'ANGOLO DI
ALLEN
01 Gennaio 2010
Ordine Oscuro -
*Caffetteria*
Ore 11.20 del
mattino.
L'urlo della
signorina Fay raggiunge le orecchie ipersensibili di Komui prima ancora che la
suddetta segretaria entri nel raggio di azione dei radar della Scientifica. Il
Supervisore cerca inutilmente un posto dove nascondersi, mentre tutti lo
guardano perplessi, ma nella nuova caffetteria non ci sono nascondigli che
tengano.
Pochi secondi di
ansia e tensione e le porte d'ingresso si spalancano: Bridget Fay, in tailleur,
tacchi e cartellina, entra con passo furioso tenendo Timcanpy per la coda.
“Lee-san! L'ho
cercata per tutto l'Ordine! È clamorosamente in ritardo sul planning della
giornata, doveva presentarsi nel suo ufficio due ore e mezzo fa!”
Le reazioni sono
molteplici, ma nessuno di preoccupa di salvare Komui dalle grinfie della donna.
Kanda, scazzato
a duemila, si gira dall'altra parte chiedendosi perché quella debba essere così
rumorosa. Bookman Sr. si limita a scuotere la testa, perplesso, e poi decide di
tornare subito al suo the.
Lavi rischia di
finire in “strike-mode” per l'ennesima volta. L'unica cosa che lo trattiene, per
ora, è il ricordo del ceffone ricevuto giorni prima. Certo, un apprendista
bookman non dimentica nulla. Ma in questo caso il ricordo è così incredibilmente
vivido anche perché il rosso porta ancora disegnate sulla guancia le cinque dita
della cara signorina Fay.
Allen si sta
ancora ingozzando con la fetta di torta fregata a Link, ma da gentleman qual è
si ferma per prendere fiato e salutare educatamente spargendo nell'impresa
briciole tutt'attorno.
L’ispettore si
schiarisce la voce, lanciandogli un'occhiataccia, poi si alza e con un piccolo
inchino saluta anche lui.
Linalee le
sorride, cordiale, prima di allungare nella sua direzione una delle tazze di
caffè. “Buongiorno, signorina Fay! Le chiedo scusa in anticipo e per l'ennesima
volta per il comportamento di mio fratello... Per caso le va del caffè?”
A Komui non
resta quindi altra scelta che la fuga e, mentre la signorina Fay è distratta da
Linalee-chan, cerca di allontanarsi discretamente in direzione delle cucine.
Ottimo piano,
non fosse che Kanda lo afferra per il coppino e lo riporta indietro, incurante
delle sue lamentele.
Notato il
fallito tentativo di fuga la signorina Fay gli si avvicina al posto di Komui,
schiantandogli un faldone di fogli sotto al naso.
“Lee-san. mi
vuole spiegare cosa sono questi? Questo coso li ha sputati sulla sua scrivania
senza nemmeno archiviarli in ordine alfabetico!” esclama la donna, agitando il
golem dorato.
“Signorina, mi
scusi, potrebbe lasciare andare Tim per cortesia?” chiede Allen, preoccupato per
l'incolumità dell'esserino.
“Come, prego?”
“Ehm...
l'affarino dorato che sta agitando come fosse una maracas...”
“Si, signorina,
quello è il golem di Allen-kun!” aggiunge Linalee.
Una volta libero
dalla presa ferrea della donna, che quando ci si mette è più pericolosa del
Conte in persona, Timcanpy va a rifugiarsi da Allen.
Intanto Bookman
Sr. ha preso i fogli e li ha riordinati. “Credo che queste siano le recensioni
di cui parlavano le due ragazze che sono passate prima. Ne aspettavi altre,
Walker?”
Allen non riesce
nemmeno a replicare che viene interrotto da Lavi, il quale (non ce la fa più a
resistere, il poverino) fa un salto doppio carpiato in direzione della Fay
urlando il suo solito “Strike! ♥”
Ovviamente alla
donna basta allungare un braccio per schiantarlo di faccia sul tavolo pieno di
piatti.
“Bookman Jr, si
contenga!” lo ammonisce severamente.
Mentre Linalee
si preoccupa delle condizioni dell'amico e Kanda scuote la testa (non ne può
più... e per una volta Link è d'accordo con lui) Allen riesce finalmente a
rispondere alla domanda dell'anziano esorcista.
“A dire il vero
non me le aspettavo così presto, però... questo vuol dire che le lettrici
commentano, no? Uhm, se mi date una mano a pulire il tavolo ci mettiamo subito
al lavoro, che ne dite?”
“Scordatelo,
moyashi.”
“Ma Kanda-kun,
rispondere alle recensioni in fondo è il nostro dovere, no?” azzarda Komui,
cercando di trovare la scusa perfetta per evitare di lavorare. Gli piace
rispondere alle recensioni delle graziosissime e gentili lettrici, soprattutto
se l'alternativa è firmare quintali di documenti.
Purtroppo la
signorina Fay non è dello stesso avviso.
“Lee-san,
lasciamo gli esorcisti a fare il loro lavoro… E LEI VENGA A FARE IL SUO!”
Il panico
serpeggia (da Komui che vede sfumare la salvezza a tutti gli altri che senza il
Supervisore vedrebbero moltiplicarsi il loro lavoro), e Allen accenna una lieve
protesta... ma è Kanda a salvare la situazione.
“Voi due non
andate da nessuna parte” sibila, mettendosi esattamente tra loro e l'uscita; e
considerato che contraddire Kanda vorrebbe dire rischiare la vita, Komui si
libera e, nel giro di tre secondi e ventun decimi, raggiunge il tavolo, prende
la penna e inizia a rispondere alla prima recensione.
§ Cara Yvaine
Hitsuzen? Cos'è?
Potrei usarlo per migliorare il miei komurin *_*
Ho visto la tua
scheda di votazione! Molto, molto bella, devo dire, complimenti! Dimostra uno
spirito analitico e organizzativo davvero fuori dal comune, i tuoi genitori
saranno sicuramente fieri di te. Uhm... non è che ti interesserebbe venire a
lavorare con me (o meglio, al mio posto)?
Ti assicuro una
fornitura costante di caffè (più di quanto necessario perche tu “resti sveglia a
leggere perché non riesci a staccare gli occhi dallo schermo”... forse).
Fammi sapere ^_^
Komui
§ Caro Malacam,
anzi, caro Generale *arrossisce*,
onestamente
quando all'unanimità si è deciso che toccasse a me rispondere alla vostra
recensione ne sono rimasta molto onorata.
Però, ecco... se
mi permettete, credo sia ingiusto da parte vostra trattare così Allen-kun. Lui
in fondo è un ragazzo tanto dolce, non ha intenzione di far male a nessuno!
Quanto a
Kanda-kun... *arrossice di nuovo* ...non ho capito bene cosa intendevate dire
parlando di Mugen, ma Kanda-kun ha avuto una reazione che mi ha un po'
spaventato quando ha letto le vostre parole... quindi vi prego, per favore,
siate un po' più accomodante, ok?
La ringrazio
molto per i complimenti che rivolgete al racconto. Li riferirò certamente alle
due autrici quando passeranno a trovarci qui alla sede. Anzi, sarebbe ancora più
bello se voi tornaste qui da noi, così potreste parlare con loro di persona...
sono certa che ad Allen-kun e a tutti gli altri farebbe tanto tanto piacere
rivedervi. Oh, Allen-kun è addirittura svenuto per l'emozione!
Vi aspettiamo
tutti con ansia.
Un affettuoso
saluto,
Linalee
§ Cara
Flowermoon,
mi permetto di
dirle che apprezzo molto la sua accuratezza nel documentarsi prima di esprimere
un qualsivoglia giudizio di merito sul capitolo appena letto, nonché la sua
coerenza nel leggere anche “L'Angolo di Allen” - per quanto voglia concedermi
che a volte lo spettacolo che gli esorcisti vi offrono non è certo all'altezza
del loro ruolo.
Comprendo in
parte anche il suo entusiasmo di fronte al raro evento di Yu Kanda che articola
più di due parole (o tre insulti) di fila, ma la invito a non confidare troppo
nel ripetersi in tempi brevi di questo fenomeno così inusuale.
Prima di
salutarla, voglia infine accettare i miei complimenti per l'acuta analisi
psicologica di Walker e Kanda, che io condivido in pieno. Avrei molto piacere di
corrispondere ancora con lei in futuro, onde commentare assieme gli sviluppi
della situazione.
I miei rispetti.
Howard Link
§ Cara
BloodyKamelot,
innanzitutto
ciao, è bello rivederti anche questa volta!
Sai, anch'io in
questo capitolo ho un po' odiato il moyashi-chan... se fa così poi io come le
ottengo le fotografie compromettenti da far girare per l'Ordine? Bah… anche se,
ammettiamolo... è vero che Yuu-cha(aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa)n è un dio, ma a volte
è mostruosamente difficile avere a che fare con lui, eh! Comunque sono convinto
che Allen-chan andrà a chiedergli scusa, in fondo non è stupido (sappiamo tutti
che si prenderebbe la colpa anche se non fosse sua, quindi...), però dubito ci
andrà in ginocchio sui ceci.
Non per altro, è
che si è sbafato ieri sera l'ultima scatola...
Spero che questo
nuovo capitolo ti piaccia XD
Alla prossima
(sperando di trovare nuovo materiale nel prossimo capitolo)
Lavi ^_^
§ Carissima
Mizukage,
finalmente
qualcuno che mi capisce! ç_ç Certo, ho esagerato (come mio solito), ma devo
ancora imparare a pensare bene prima di parlare, accidenti! Penso che gli
chiederò scusa, vedremo cosa succederà... Nel frattempo, però, vedi di evitare
qualunque cosa termini con -cidio, ti prego.
Mi dispiacerebbe
non leggere più le tue recensioni perché sei finita dietro alle sbarre...
Un abbraccio
anche a te e a presto ^_^
Allen
§ Genesis,
sappi che
apprezzo molto la stringatezza del tuo intervento.
Comunque se tu
sei rimasta perplessa dal comportamento di quell'idiota con l'istinto da
martire, io cosa dovrei dire? Mi auguro per lui che nel prosieguo della vicenda
sia meno cretino (ma non ci conto).
K.
§ Gentile
Valerya,
la sua
recensione così entusiasta ci fa veramente onore e sono sicuro che spronerà
tutti a continuare su questa strada.
Quando abbiamo
letto le sue righe, ci siamo chiesti tutti a cosa si riferiva parlando di
“citazioni inserite nella storia”. Nel caso lei avesse fatto riferimento al
messaggio ricevuto da Walker da parte del Supervisore Komui, vorremmo precisarle
che in quel caso si tratta di ipotesi delle autrici rispetto ad eventi
verificatisi in momenti non documentati (i cosiddetti missing moment), ipotesi
queste tese a giustificare sviluppi successivi della vicenda stessa. Tale
attività di copertura dei buchi neri della trama è perseguita con encomiabile
determinazione dalle autrici, ed è inoltre stata dichiarata dall'autrice Mistral
come suo unico credo e motore di tutta la sua attività letteraria (assieme alla
ricerca infinita del mitico e irraggiungibile “fondo dell'angst”).
Con questa
doverosa precisazione la saluto.
Al prossimo
capitolo.
Bookman Sr.
§ Gentile
signorina Retsu,
non si preoccupi
del ritardo. Purtroppo per noi (per me) l'Ordine e i qui presenti esorcisti sono
ben abituati alla strana concezione di puntualità del supervisore Lee. Piuttosto
apprezzo veramente la sua devozione alla causa della lettura, che la spinge a
lavorare anche quando non si sente bene... qualcuno dovrebbe prendere esempio da
lei!
La ringrazio per
i complimenti, li trasferirò a chi di dovere appena qualcuno si degnerà di dirmi
a chi sono indirizzati (ah, l'efficienza, questa sconosciuta!), ma mi permetta
di dissentire con lei circa la sua osservazione sull'ispettore Link: qui dentro
è uno dei pochi che compie scrupolosamente il suo dovere, nonostante le
condizioni avverse.
Con questo la
saluto e colgo l'occasione per porgerle cordiali saluti.
Bridget Fay -
Segretaria del Supervisore
“Bene, direi che
abbiamo finito, no?” esclama Lavi, grattandosi la testa.
“Era anche ora”
borbotta Kanda, raccogliendo piatti e bacchette e alzandosi dal suo posto.
“A questo punto
può finalmente tornare al suo lavoro, Supervisore! Ci sono un paio di pigne di
documenti da leggere e firmare che l'aspettano, nel suo ufficio!”
“Ehm... mi
spiace contraddirla, signorina Fay, ma ci è rimasta ancora una recensione da
fare...” pigola Allen da dietro la pigna di piatti. Non vorrebbe ribattere,
ma...
“Che significa
questo, Walker?!”
Allen si stringe
nelle spalle. “Link, che vuoi che ti dica... semplicemente noi siamo in otto e
le recensioni erano nove! E ora facciamo?”
“No problem, ci
penso io! ^_^” esclama Komui, sperando di perdere ancora un po' di tempo.
“Nii-san, non
essere troppo invadente... hai già recensito, no?”
“A dire il vero,
signorina Lee, abbiamo già recensito tutti...” commenta Bookman Sr, portandosi
una mano al mento con fare pensieroso.
“E io non ho
intenzione di scrivere una virgola di più”
“Sei sempre il
solito scontroso, Yu-chan!”
“Taci, stupido
coniglio”
“Per l'amor del
cielo, non litigate voi due!” si intromette l’albino, prima che le cose
degenerino “Piuttosto, qualcuno ha un'idea?”
L'unico a
rispondere è Timcanpy, che attira la sua attenzione mordendogli una mano e
mettendosi a ghignare.
“Tim? Vorresti
pensarci tu?!”
Questione di
pochi istanti. Tim prende la penna fra i denti e si fionda sul foglio, iniziando
a spostarsi avanti e indietro e vergando righe su righe con la sua grafia
pasticciata ma tutto sommato leggibile (e da un golem non ci si potrebbe
aspettare di più, probabilmente).
Alla fine sputa
la penna e, sempre ghignando, sposta a codate il foglio verso Allen.
L'albino prende
la paginetta piena e, curioso, ne legge a voce alta il contenuto.
“Cara
BloodberryJam,
le autrici mi
hanno incaricato, nel caso si fosse presentata un'occasione del genere, di
ringraziarti sia per i complimenti che per i link che ti premuri di far
pervenire loro in caso di bisogno (ah, l'astinenza da capitolo nuovo è veramente
una gran brutta bestia...)
Meno male (per
te e per noi) che non ti ricordi il soprannome che hai trovato per Kanda... il
mio giovane master ogni tanto ne inventa uno, e sono costretto ad assistere a
scene piuttosto truculente (nonché imbarazzanti [per lui, visto che finisce
sistematicamente per avere la peggio...])
Invero (come
dici tu... ehi, a parlare così somigli un po' a Crowley, lo sai?) le due autrici
sono fiere che tu abbia colto nel segno: hai capito perfettamente qual è il loro
intento e perché hanno tentato un azzardo del genere, ribaltando nel giro di
meno di otto pagine tutto quello che erano riuscite a costruire nei primi due
capitoli di questa saga.
Hanno solo una
domanda da porti, per riuscire a capire se hanno capito a cosa ti stai riferendo
nella tua recensione (così possono risponderti a tono), ma è meglio se prima ti
faccio una piccola premessa:
questa
fanfiction è un missing moment, come le altre due, e si sviluppa tra un 'punto
A' e un 'punto B'.
Bene. La
partenza l'hai vista (è la seconda yullen, pre-flashback della night 170). Ma il
capitolo di arrivo, secondo te, qual è?
Appena
leggeranno (tramite me) la tua risposta, le due autrici ti manderanno una mail
per dare la risposta alla tua domanda ^_^
Per quanto
riguarda i tuoi dubbi su Allen, le autrici non credono che questa sia la sede
più adatta per parlarne (sennò è la volta buona che l'angolo delle recensioni
diventa veramente chilometrico...) Ti invitano quindi a contattarle via mail o
via messenger, così ne discuteranno volentieri con te.
Per il
sottofondo musicale fai come preferisci. Non sei obbligata, più che altro la
cosa veramente importante è che tu (e ciò vale anche per le altre lettrici)
capisca il senso di quelle parole.
Ti abbracciano
tutti, me compreso!
Tim”
“Beh, ora
possiamo andare per davvero” esclama soddisfatta la signorina Fay, alzandosi e
prendendo Komui per il camice con l'intenzione di trascinarlo fuori.
La disperazione
spinge il Supervisore ad aggrapparsi alla gonna della sorella.
“Ma nii-san, che
stai facendo?”
“Oi, non credete
di scappare, voi tre! “ esclama Kanda, rialzandosi a sua volta dal proprio posto
con l'intenzione di non lasciarli allontanare troppo, seguito a ruota da Lavi.
“Stupido
allievo, dove stai andando!” è il commento di Bookman Sr mentre, mani nascoste
nelle maniche unite, si mette a sua volta a seguire il suo erede.
Una balla di
fieno rotola in background mentre il gruppetto esce dalla caffetteria, diretto
verso l'ignoto.
“Link? Forse è
meglio se ci diamo una mossa, sennò restiamo solo noi due a recensire!” commenta
Allen finendo di pulire a lucido il piatto, Timcanpy che in tutta risposta
annuisce ghignando.
“Ha ragione,
Walker, meglio muoversi” concorda Link, seguendo il ragazzino e il suo golem
fuori dalla stanza comune.
Anata ga Koko
ni Iru Riyuu
(La
ragione per cui sei qui)
Mitasarerebafuan ni
natte
Naite irebasore mo
shiawase da
Soko kara momou ichidotachiagarutanoshimi
ga aru
(Quando
ottengo ciò che desidero, mi preoccupo
Quando piango,
lo faccio anche perché sono felice
Una volta di
più, perfino in questa situazione, sono qui carico di attesa)
Capitolo 2
Danzando in
silenzio sull’orlo del baratro
Mi allontano a
grandi falcate, ignorando qualsiasi cosa mi stia attorno. Le gambe mi portano
fuori dalla stazione (non dovrei allontanarmi [ma so che sarebbe solo peggio
se restassi con loro]); qui sulla strada c’è ancora meno gente che dentro e
il silenzio del primo mattino è rotto, oltre che dai rumori un po’ attutiti dei
treni, dal Tamigi che scorre lento dall’altra parte della via, un paio di metri
più sotto rispetto alla carreggiata.
Mentre
attraverso la strada, vedo con la coda dell’occhio due anziane che mi indicano
con ben poca discrezione (avranno notato la divisa, come al solito [anche se
sono anni che questa scena si ripete ogni volta che vado in una città, non
riesco ancora a sopportarla]) e le fulmino con un’occhiataccia: odio essere
fissato.
Arrivato sul
marciapiede opposto, scendo i pochi gradini che mi portano direttamente
sull’argine del fiume. Qua sotto i suoni della città praticamente non arrivano e
l’aria è piena solo dello scorrere della corrente: è un’atmosfera ovattata,
proprio quello che mi serve per calmarmi. Rimango in piedi, immobile e chiudo
gli occhi; non ho il tempo di sedermi a meditare (anche se ne avrei
assolutamente bisogno) per cui provo a liberare la mente da ogni pensiero
concentrandomi su particolari insignificanti, come la sensazione
dell’impugnatura di Mugen nella mia mano.
Esco dal bagno
con un cenno del capo e uno «Scusate» appena mormorato. Arriverà il tempo delle
domande, ma non ora (speriamo lo capiscano).
Ovviamente le
cose non vanno mai come dovrebbero... Sento Link prendermi per il braccio e
chino ancora di più la testa, sospirando sconfitto. Non lo guardo nemmeno,
intento come sono a cercare di non rispondergli in malo modo (meglio
mantenere la calma, non è il caso di peggiorare la situazione [anche se, peggio
di così...]), ma mi basta sentire il tono con cui mi si rivolge per capire
che è seccato. E molto.
“Esigo
spiegazioni, Walker”
Mi accorgo
improvvisamente che non è solo seccato. Nella sua voce c'è anche una certa
esasperazione... A quanto pare il motivo del suo stress non è tanto la mia
piccola fuga, quanto il fatto di essere rimasto solo con Kanda! L'idea mi fa
sorridere, ma mi trattengo. L'ho messo io in quella «situazione», in fondo...
“Walker, si
renderà conto che con il suo atteggiamento mi mette in difficoltà, vero?”
Me ne rendo
conto benissimo e me ne dispiaccio, ma anche se volessi... cosa potrei dire? Mi
metto a fissare i sassolini che pavimentano la strada, considerando tutte le
variabili. Non posso certo parlare del messaggio (Link farebbe troppe domande
e finirei per mettere Komui-san nei guai)… non posso nemmeno dire che «ho
litigato con Kanda»... Santo cielo, quando mai non litighiamo, io e Kanda?! Non
basterebbe certo a giustificare la situazione in cui siamo adesso!
Niente da fare.
Annuisco, ma non mi resta altro che continuare a tacere.
Un paio di
passetti nervosi, e un'altra mano (questa volta piccola e fresca) mi si
posa sulla spalla. Rialzo gli occhi e mi trovo davanti Miranda-san, lo sguardo
un po' nervoso e spaventato di chi non capisce cosa sta accadendo.
“Allen-kun?
Io... non so cosa sia successo, ma... ecco... credo che il signor ispettore non
ce l'abbia con te...”
Sorrido (un
sorriso triste ma vero, stavolta [grazie, Miranda-san, per la buona volontà]),
portando una mano sulla sua.
“Lo so,
Miranda-san, grazie. So che sta facendo solo il suo lavoro… ma sinceramente
preferirei evitare l'argomento, almeno per adesso”
“Va bene,
Walker: per adesso farò finta che non sia successo niente. Ora però continuiamo
con la nostra missione”
Guardo Link e
sorrido di nuovo, riconoscente. Benché sia un uomo di Leverrier non si può certo
dire che sia una cattiva persona! Anzi, a volte ho l'impressione che il suo
ruolo gli vada perfino un po' stretto, legato com'è da obblighi e regolamenti...
la vita dei membri del Corvo non è probabilmente tanto diversa da quella di noi
esorcisti.
Mi avvicino e,
dopo un leggero inchino di ringraziamento, allungo la destra verso di lui.
“Mi impegno a
spiegare tutto appena ne avrò il modo e il tempo (se e quando ci avrò capito
qualcosa di più, ovvio). Intanto mi scuso per il comportamento irrispettoso
mio e di Kanda: so bene che essendo in missione dovremmo comportarci in maniera
più... matura, ecco…”
Link mi guarda,
perplesso, poi accetta le mie scuse (e la mia promessa [qualcosa mi dice che
non la dimenticherà]) ricambiando la stretta.
“A proposito di
quello spadaccino... posso sapere perché se n'è uscito come una furia e dove
diamine si è cacciato?!”
Mi guardo
attorno ma, come previsto, di Kanda non c'è traccia. Sto per rispondere quando
Miranda-san, con un timido colpo di tosse, attira la nostra attenzione.
“Ehm, scusate...
insomma... Kanda-kun... ecco, poco fa sono passate due anziane signore che
stavano chiacchierando a voce alta a proposito di un «bel giovanotto straniero
in divisa con una spada sull'argine del fiume»... non è che... forse...?”
“Sì, miss Lotto,
è molto probabile che si tratti di Kanda. Andiamo a verificare”
Link avanza a
passo di carica verso l'uscita della stazione; cammina così spedito che
l'esorcista tedesca fatica quasi a stargli dietro e tenta di accennare una corsa
sollevando alla meglio le ingombranti sottane, ma non osa chiedere di
rallentare.
Dal canto suo,
Allen lo segue meccanicamente, in mano la valigetta d'ordinanza della compagna
(che lei nella fretta stava dimenticando lì) e sul viso, saldamente incollato al
terreno, un'espressione assente.
Lo strano
terzetto attraversa rapidamente la via che ora comincia ad animarsi un po',
mentre le campane della vicina Southwark Cathedral battono la mezza.
Non so quanto
tempo sia passato da che mi sono allontanato dal gruppo e sinceramente non mi
interessa nemmeno più di tanto. Di certo è stato sufficiente perché la normale
vita cittadina si animasse e cancellasse il silenzio anche qui sull'argine del
fiume; sento suonare le campane di una chiesa, ma non sono in grado di capire
dai rintocchi che ore siano. Apro gli occhi con un sospiro e mi trovo davanti un
barcaiolo che mi fissa incuriosito, mentre la sua chiatta carica di merce
scivola lenta sulla corrente.
All'improvviso,
da sopra di me, sento chiamare il mio nome; mi volto di scatto e vedo
l'ispettore e gli altri due in cima alla scala che porta all'argine. Inarco un
sopracciglio, osservandoli senza muovermi: Link ha sceso i primi gradini e se ne
sta sporto verso di me dalla ringhiera, alle sue spalle Miranda che tormenta un
fazzoletto e mi lancia timide occhiate di sottecchi, come se avesse paura di
guardarmi apertamente. Il moyashi invece resta più indietro, ancora sulla
strada, con lo sguardo basso (e un'espressione ferita in viso).
“Kanda, mettiamo
da parte per ora qualsiasi cosa sia successa e proseguiamo con la missione. Lei
e Walker avrete tempo più tardi di spiegarmi cosa diavolo avete combinato”
Stringo gli
occhi e fisso prima lui, poi la mammoletta (e non posso fare a meno di notare
che ha sussultato alle parole dell'ispettore).
“Tsè. Non ho
niente da dire”
Rispondo
seccamente e, per troncare la discussione sul nascere, risalgo la scala,
superandoli tutti e tre. Ora è Link quello rimasto più indietro. Quando volto
appena la testa verso di lui, quasi a mettergli fretta, e i nostri sguardi si
incrociano per qualche istante, gli leggo negli occhi qualcosa che è un misto
tra rassegnazione e incredulità.
Lo ignoro e
decido di prendere l’iniziativa dando il via a questa dannata missione.
“Bene,
cominciamo a lavorare. Andiamo a cercare la vecchia di cui parla il dossier”
Seguo mestamente
Link e Miranda-san verso l'argine del Tamigi, mille pensieri nella testa. Sto
cercando di riordinare le idee, ma ogni sforzo sembra inutile...
Ancora un po' e
nemmeno mi accorgo che ci siamo fermati proprio in cima ad una delle scale che
portano al fiume. Davanti a Miranda-san, che sta guardando verso il basso
rigirandosi nervosamente fra le mani un fazzoletto, Link si sta sporgendo dalla
ringhiera, e io mi affaccio leggermente per capire esattamente cosa stia
succedendo.
Kanda è
immobile, in piedi sull'argine, il volto verso le acque del fiume. Non so se
stia meditando, o sia semplicemente concentrato su altre faccende (chissà,
magari sta ripensando alla discussione di poco fa [ti piacerebbe... come se non
avesse di meglio a cui pensare, eh]), ma è abbastanza teso da voltarsi di
scatto quando Link lo interrompe, chiamandolo a gran voce.
Altrettanto
bruscamente (un po' per l'urlo improvviso di Link che mi distoglie dai miei
pensieri [un po' di più perché... ad essere sincero... ho paura di incrociare
gli occhi di Kanda, in questo momento]) faccio un passo indietro.
Andiamo bene. Se
non sono nemmeno in grado di guardarlo in faccia come posso risolvere questo
pasticcio?!
Non riesco a non
riportare lo sguardo sugli interessantissimi sassolini che pavimentano la
strada, ma per poco. Link decide una volta di più di giocare con il fuoco,
pretendendo DA KANDA spiegazioni sul «fattaccio» di poco fa...
Ancora un po' mi
viene un infarto, dannazione! Ma perché, dico io... gli ho promesso di
spiegargli tutto, no? Che bisogno c'è di tirare in mezzo anche lui! Mi preparo
ad assistere a una decapitazione in diretta, ma stranamente non avviene nulla.
Kanda si limita a fissare Link, per poi rispondergli in malo modo e spostare lo
sguardo su di me.
Mi si gela il
sangue nelle vene. Non leggo praticamente nulla in quelle iridi color cobalto,
ora di un tono tanto scuro da sembrare quasi nere. Non rabbia, né frustrazione.
Davanti a me c'è solo Yu Kanda, lo scorbutico giapponese, esorcista perfetto
(la maschera [e la cosa non mi piace]). Distolgo lo sguardo, e quando ci
supera quasi non riesco ad alzare gli occhi (dopo un passo in avanti ne
abbiamo fatti due indietro [ed è colpa mia]?).
Sento a malapena
le sue parole quando decide di passare al comando per dare definitivamente
inizio alla missione.
Il percorso
verso la casa dell'anziana signora citata nel loro dossier si svolge in
un'atmosfera perlomeno surreale: non che loro quattro si conoscano tutti così
bene da poter avere una gran confidenza né siano tutti dei gran chiacchieroni,
ma il silenzio che avvolge i loro passi, dalla London Bridge Station fino
a Charing Cross, è tremendamente pesante e carico di sottintesi difficili da
ignorare.
Kanda apre la
fila, la sua espressione gelida e indifferente che scoraggia chiunque
dall'avvicinarsi al gruppetto; dietro di lui Link, che ogni tanto lancia qualche
occhiata dal sapore indecifrabile verso la schiena del giapponese e, subito dopo
di rimbalzo, ad Allen alle proprie spalle - o meglio, alla sua testa candida,
ostinatamente chinata o voltata da qualunque parte non possa vedere l'altro
esorcista.Nel suo continuo saettare di sguardi,
l'ispettore nota anche la donna al suo fianco: Miranda ha il viso perfin più
pallido e smarrito del solito e il giovane, benché quasi non la conosca, non fa
fatica a capirne la ragione. La sua partecipazione a quella missione non era
prevista (e, ansiosa com'è, questa è per lei una difficoltà supplementare), in
più si trova immersa in un clima non certo facile... Link si lascia sfuggire un
impercettibile sospiro, accennando poi un sorriso quando i suoi occhi chiari
incontrano quelli color cioccolato della tedesca.
All'improvviso e
senza una parola, Kanda svolta a destra, lasciando l'ampio lungofiume che hanno
seguito fino a quel momento.
“Questa è
Northumberland Avenue. Ora troviamo la casa”
Cammino
velocemente, non curandomi più di tanto se gli altri tre mi stanno dietro o
meno. Adesso l’unica cosa che mi interessa è concludere questa maledetta
missione alla svelta per poi tornarmene al Quartier Generale (e farmene
assegnare subito un’altra, meglio se lunga e in un luogo remoto). Arriccio
involontariamente le labbra: devo tornare quello di qualche tempo fa (è
meglio così [non è vero]), prima che (stupidamente [non è vero!])
cominciassi a dar retta a Walker.
So che non è il
momento, ma mentre i miei occhi scivolano sui portoni chiusi alla ricerca del
civico giusto, non riesco a fare a meno di ripensare alla prima volta che siamo
stati in missione insieme, a Matera… da allora ho lasciato che troppe cose
cambiassero: ho cercato di aiutare quel ragazzino, mi sono fidato di lui (e
lui mi ha tradito [NON È VERO!])... non è roba per me questa, il mio passato
avrebbe dovuto insegnarmelo.
Stavolta le
labbra mi si contraggono in una smorfia insieme malinconica e sprezzante (e
quell’ispettorino petulante se n’è accorto, maledizione!) ma per fortuna,
prima che i miei pensieri scivolino verso strade pericolose (adesso non sono
sufficientemente tranquillo per affrontare i ricordi [ed è tutta colpa di quella
mammoletta!]), raggiungiamo la nostra destinazione.
Mi fermo davanti
all’ingresso di un elegante palazzo; gli scalini di marmo e la tettoia davanti
all’ampio portone scuro suggeriscono che la vecchia deve passarsela piuttosto
bene. Accenno con la testa all’edificio e guardo gli altri: Miranda osserva
ammirata la casa ma non muove un muscolo mentre il moyashi ci degna solo di
un’occhiata distratta, poi il suo sguardo si perde a seguire i pochi passanti e
le ancora più rare carrozze. È chiaro che con la testa non è certo alla missione
ma piuttosto, conoscendolo, si starà mettendo in croce per quel che è successo
prima (non è affar mio [ma lo stai facendo anche tu a tuo modo, Yu]). Un
angolo della mia bocca si inarca per un istante in un sorriso sghembo, quindi
faccio scivolare gli occhi da lui per puntarli su Link che al momento è, con mia
somma gioia, il mio interlocutore più credibile (se non lo uccido prima).
“È qui.
Entriamo”
“Lasci andare
avanti me, Kanda”
Il tono con cui
me lo dice sottintende un «altrimenti tu potresti spaventarla con quei tuoi modi
cafoni» che mi fa accentuare la presa, già forte, sull’elsa di Mugen. Giusto per
fargli capire cosa ne penso, incrocio le braccia e mi stampo sul viso la
migliore delle mie espressioni truci.
L’ispettore mi
supera senza complimenti e afferra il pesante batacchio di ferro sulla porta.
Passo l'intero
tragitto camminando a testa bassa, gli occhi fissi sul marciapiede e la mente a
rielaborare la litigata, sfogando la frustrazione sulle povere pietre che il
tempo e l'usura hanno scalzato dal manto stradale.
Ora che sono più
lucido e sono riuscito ad accantonare definitivamente il «problema» del
messaggio di Komui (che stranamente mi preoccupa meno del problema attuale
[forse perché, in un certo senso, quello me l'aspettavo?]), riesco a
ragionare decisamente meglio.
Nel bagno mi
sono comportato da stupido, lo ammetto, e Kanda ha semplicemente reagito di
conseguenza (anche se, accidenti... andarci un po' piano no, eh? [Ma stiamo
parlando di Kanda…]). Se fossi stato sincero fin da subito sarebbe finita
diversamente.
Ci ho riflettuto
bene, appena avremo cinque minuti farò tacere il mio dannato orgoglio e gli
porgerò le mie scuse. Se necessario, sono pronto a sopportare anche le sue
(probabili) risposte ciniche... me le merito, in fondo, no? So che si è
sentito tradito (forse al suo posto avrei pensato lo stesso)... Ma la mia
intenzione era un'altra, voglio che lo capisca e che almeno ascolti le ragioni
che stanno dietro questo mio comportamento (talmente in antitesi con quello
dell'altra notte da lasciar stupito perfino me)! D'ora in poi basta bugie.
Solo la verità, nuda e cruda.
Sospiro. La
verità... da parte di entrambi, però.
Perché non
riesco a togliermi dalla testa che questo nuovo «rapporto»
che c'è tra di noi è decisamente sbilanciato. La trovo una cosa ingiusta, per
lui e per me.
Per lui, perché
Kanda sa tutto di me, a questo punto. Può (se vuole ancora [lo spero])
aiutarmi. Ma io cosa so di lui? Voglio aiutarlo, ricompensarlo in qualche modo
del sostegno che mi ha dato (anche se sembra che non voglia essere aiutato...
ma nessuno fa mai niente per niente, dai... nemmeno io), ma se non si
sbottona, se non mi dice cosa c'è che non va, io come diamine faccio? Cos'è,
forse mi considera talmente inetto da non esser degno di venire a conoscenza dei
suoi problemi? In fondo non sono capace di risolvere i miei, di problemi,
figuriamoci i suoi...?
Parte una pedata
decisamente più forte delle altre, e un sasso schizza lontano.
È ingiusta anche
per me, che alla fine da questa situazione finora ho avuto solo vantaggi.
Dannazione, già mi sento un idiota a chiedere l'aiuto di qualcuno. Se poi questo
qualcuno cerca in ogni modo di apparire invincibile, il tutto diventa abbastanza
frustrante...
Mi sento come
quelle stupide principesse delle favole che passano il tempo aspettando il
cavaliere che le porterà in salvo... No grazie! So che ce la posso fare, ce la
voglio fare, ce la devo fare! Credi che io non ne sia in grado, Kanda? Ti sbagli
e te lo dimostrerò!
Un'altra pedata
fa volare un altro sasso, e quasi perdo l'equilibrio.
Ok, ora il
problema è spiegarglielo. Per lui questa è una questione (definitivamente)
chiusa. Lo vedo chiaramente dal suo comportamento, Yu Kanda con me non vuole
più parlare.
Sospiro,
abbattuto. Mi accorgo che Link si è voltato e mi fissa, ma tengo la testa
ostinatamente chinata. Intuisco che vorrebbe dirmi qualcosa, sento solo
comprensione da parte sua, però non sa come fare. Lo ignoro, ma prendo
mentalmente nota di ringraziarlo, una volta rientrati.
Alzo lo sguardo
solamente per un attimo, fissandolo sulla lunga coda di Kanda che si muove al
ritmo dei suoi passi.
Da stamattina
non abbiamo più scambiato una parola, solo pochi sguardi (inevitabili).
Sguardi talmente vuoti e inespressivi, i suoi, da far impallidire quelli carichi
di disprezzo dei primi giorni in cui ci siamo conosciuti.
Sto ripensando
alla missione di Matera (l'akuma che quasi lo uccide, Kanda che si ostina a
non morire perché «prima deve trovare quella persona» [ecco uno dei tasselli del
puzzle che compone la sua maschera]), quando ci fermiamo davanti a un
portone.
Il mio
(scarsissimo) senso dell'orientamento non mi aiuta per niente, ma a quanto
pare siamo arrivati a destinazione. Mentre Kanda e Link si contendono il diritto
di passare avanti e (probabilmente) terrorizzare la povera vecchietta che
ci sta aspettando, mi volto a seguire con finto interesse il passaggio delle
carrozze. Devo assolutamente trovare un modo per parlargli.
Osservo
freddamente Link che, dopo essermi passato avanti, bussa alla porta; con uno
«Tsè» stizzito (odio quando la gente che fino ad un minuto prima si è fatta
portare di peso vuole a tutti i costi disarcionarti), riscendo fin sulla
strada e mi appoggio contro il corrimano in pietra che affianca i gradini
d'ingresso. Per quanto mi riguarda, questa è la parte che più detesto durante le
missioni: sorbirmi gli strepiti di una vecchietta terrorizzata perché la tomba
del fratello è infestata dall'Innocence... solo l'idea mi dà i nervi!
Alle mie spalle,
mentre Miranda si affianca a Link sul pianerottolo e il moyashi mi supera
silenzioso come un'ombra, quasi avesse paura anche solo di guardarmi, sento la
porta d'ingresso aprirsi e il saluto cortese di un maggiordomo, subito
sovrastato da una voce femminile.
“Grazie al cielo
finalmente siete arrivati! Era ora! Certo che dalla vostra sede sono ben lenti
ad ascoltare le richieste di una povera anziana come me...”
Inarco
impercettibilmente un sopracciglio, immaginandomi la faccia dell'ispettorino
investito da quel fiume di parole. Beh, almeno la vecchia non sembra tutta
strilli e svenimenti...
“Cerchiamo
sempre di fare del nostro meglio, signora ma...”
“Oh, si risparmi
le sue scuse giovanotto! Almeno, adesso che siete arrivati vediamo di risolvere
questo problema alla svelta!”
Ecco, finalmente
qualcuno che dice una cosa sensata! Prima recuperiamo quell'Innocence e meglio è
per tutti.
“Certo signora.
È nell'interesse...”
“Lo so che è
nell'interesse di tutti, sono anziana ma non stupida! Avanti entrate, anche lei
bella signorina... posso sapere il suo nome, cara? Io sono Madeline Martin...”
Non posso non
farmi sfuggire un ghigno quasi soddisfatto davanti al comportamento della
vecchia; la sua voce ora mi giunge più indistinta, intercalata da quella timida
di Miranda - dev'essere entrata in casa. Link è rimasto basito sulla soglia; ci
mette qualche secondo a riprendersi, poi sospira e si rivolge a me e alla
mammoletta.
“Andiamo Walker,
la signora ci ha invitati per il pranzo... anche lei Kanda, ci segua”
Volto
leggermente la testa verso di lui, ma non mi sposto di un millimetro dalla mia
posizione. Non ho nessuna intenzione di entrare in quella casa e sedermi attorno
ad un tavolo con loro (a parte il fatto che il cibo da queste parti è
pessimo). Che se la sbrighino loro con la signora, poi quando avranno tutte
le informazioni, ci penserò io ad andare a recuperare quel pezzo di Innocence.
“Io non mi muovo
da qui”
Rispondo
seccamente, con un tono che non ammette repliche. E infatti, per sua fortuna,
l'ispettorino è abbastanza intelligente da non provare nemmeno a contraddirmi.
In compenso se ne esce con un'altra delle sue trovate geniali e si rivolge al
moyashi con aria rassegnata.
“Walker, per
favore, ci pensi lei. Io raggiungo miss Lotto, la signora Martin ci sta
aspettando...”
“Ma... Link!”
Balbetta lui in
risposta (e credo siano praticamente le prime parole che gli sento
pronunciare da ore), alla porta che si chiude di scatto dietro l'ispettore.
Bene, eccoci di
nuovo faccia a faccia. A me non fa né caldo né freddo, non ho niente da dirgli
(la questione per me è chiusa [non è vero]), ma dall'incertezza che sento
irradiare da lui, intuisco che per lui è un'altra faccenda (io però non ho
nessuna intenzione di discuterne ancora, né ora né mai [non è vero!]).
Chiudo gli occhi per un istante e mi sforzo (e non so perché [sì che lo so])
di non usare un tono troppo ostile quando giro il mento su una spalla per
guardarlo.
Link entra in
casa, chiudendomi la porta in faccia, e io rimango fermo come un baccalà a
fissare il batacchio che dondola avanti e indietro.
Alzo la testa, e
con un sospiro guardo in alto le nuvolette che si rincorrono nel cielo.
Sicuramente lassù c'è qualcuno che sta ridendo... quando ho pensato «devo
trovare un modo di parlargli» non intendevo adesso, accidenti! E ora che faccio?
Mi metto le mani
sulla faccia, massaggiandomi lentamente gli occhi. Devo stare calmo, calmo! Non
mi devo far prendere dall'agitazione, sennò rischio di non uscire vivo da questo
pasticcio assurdo...
Certo che a
volte mi chiedo cosa passi per la testa di Link... che voglia liberarsi di me?
(ma và... [e allora perché continua a mettermi in situazioni del genere?!]).
Dovessi convincere un normale essere umano non avrei problemi, ma qui stiamo
parlando di Kanda (e di un Kanda incredibilmente arrabbiato [con il
sottoscritto!])... come cavolo faccio? Per convincerlo a entrare devo prima
convincerlo ad ascoltarmi, e temo non sarà una cosa tanto facile (né indolore
[anzi!])!
Prendo un gran
respiro e mi giro, scendendo un paio di scalini. Resto zitto, non sapendo
assolutamente cosa dire, da dove cominciare.
Apro e chiudo
nervosamente le mani, spostando rapidamente lo sguardo dal basso al suo viso e
viceversa.
Kanda è lì
appoggiato alla balaustra, immobile, le braccia conserte. Appena mi sente
scendere fino allo scalino dove si è fermato volta il viso verso di me.
“Cosa vuoi?”
Deglutisco, a
disagio nonostante non abbia sentito eccessiva ostilità nel suo tono (mi
aspettavo di peggio [ma fa male comunque]), e riabbasso la testa,
guardandomi gli stivali. Mi vergogno di quanto è successo alla stazione, e la
voglia di rimediare (di tornare al punto che abbiamo raggiunto durante la
notte appena passata [sempre se me ne darà la possibilità]) è più forte del
mio stupido orgoglio (per fortuna).
“Ecco, io...
volevo... voglio porgerti le mie scuse per quanto successo prima in stazione...”
Le sue parole mi
lasciano stupito, ma faccio in modo che nulla trapeli dalla mia espressione.
Come sarebbe? Meno di due ore fa mi hai buttato fuori a calci dalla tua vita e
adesso vieni a scusarti?! Credo che tu non abbia capito bene con chi hai a che
fare, moyashi... (che sia giusto o sbagliato [e stavolta lo pensi anche tu
che sia sbagliato, ammettilo Yu!]), io non sono uno che concede seconde
possibilità. Se già mi era sembrato assurdo fare quel patto con te stanotte,
(non mi sarei
mai creduto capace di una cosa del genere...
eppure so che
è stato quasi inevitabile
[l'inevitabile non esiste,
sono io che
ho accettato volontariamente]
che il
rapporto tra noi si stringesse,
per quanto
questo sia lontano dalla mia natura...)
quel che è
successo stamattina forse lo è stato anche di più. E ora questo.
Contraggo la
mascella, distogliendo lo sguardo da lui e lasciandolo scivolare lungo la via,
fino al fiume che si intravvede in lontananza.
No, non ci sto.
Accettare le sue scuse vuol dire far finta che le parole che ci siamo detti in
quel bagno non siano mai state pronunciate, tornare all'alba di oggi...
rischiare che tutto questo succeda di nuovo...
No, non ci sto.
Non sono fatto per avere legami con la gente (perché i legami ti vincolano,
ti entrano sotto la pelle [dove ci sono segreti che devono restare tali]... i
legami ti rendono debole [forte, perché hai qualcuno da proteggere]), anche
se...
Basta, devo
smetterla di indugiare. Ho detto no, non ci sto. Quindi meglio interrompere
subito questo tira e molla tra di noi, chiudere il teatrino che si porta dietro
e ricominciare semplicemente a comportarsi come quando ci siamo conosciuti.
Anche se...
Lo vedo con la
coda dell'occhio che mi lancia un'occhiata di sottecchi, attraverso la frangia
che gli copre il volto chinato. Sta chiaramente aspettando la mia risposta,
credo non abbia la minima idea di cosa potrei dirgli... non me la sento di farlo
aspettare oltre (perché mi preoccupo così?) e cerco di non indurire
troppo la voce quando gli rispondo.
“Non mi devi
delle scuse. Quel che è successo è successo, punto”
Una persona che
non conoscesse l'esorcista che ora mi sta davanti potrebbe interpretare la frase
come una maniera, magari un po' brusca, di accettare le mie scuse. Un «è andata
come è andata, il passato è passato e non pensiamoci più», per intenderci... ma
io, che Kanda lo conosco (magari non a fondo [ma ho visto più di tutti]),
capisco benissimo che non è quello il significato corretto (purtroppo),
anche se il tono duro con cui ha pronunciato queste parole gli è uscito
leggermente incerto.
Semplicemente
considera la questione chiusa perché non ha più intenzione di sprecare il suo
tempo con me (spero di sbagliarmi [Ma non credo. Non stavolta.].
Sospiro e mi
siedo sul gradino, appoggiando le braccia conserte sulle ginocchia e il mento
sugli avambracci. In un nuovo déjà-vu, mi torna alla mente uno degli ultimi
momenti della missione di Matera, quando mi ero seduto sulla scalinata ad
ascoltare il canto di Lala. Anche allora (sembra passata un'eternità) tra
me e Kanda le cose andavano decisamente in maniera burrascosa, però... Mi scopro
a rimpiangere le discussioni di quella volta, le sue occhiate irose, perfino il
pugno che mi ha tirato in un momento di rabbia. Qualunque cosa è meglio di uno
sguardo vuoto, dell'indifferenza più assoluta.
Sposto lo
sguardo sulle carrozze che ancora attraversano la via, cercando le parole
giuste. Perché tu consideri questa faccenda chiusa, Kanda, ma io no. So
benissimo che la tua opinione potrebbe non cambiare, però se esiste anche la più
piccola probabilità che spiegarti i motivi del mio comportamento di prima possa
farti cambiare idea… beh, intendo scommetterci su.
Appoggio la
fronte alle braccia, poi rialzo lo sguardo e volto la testa di lato, verso di
lui.
“Stamattina, in
stazione, ho ricevuto un messaggio personale da Komui-san... Non sto a
spiegartene il contenuto, ma come hai visto la faccenda mi ha turbato non
poco...”
La voce mi esce
bassa, quasi monotona. Non voglio sembrare impersonale, ma è l'unico modo per
non farmi sopraffare dalle emozioni. Sorrido tristemente ricordando le parole di
Komui-san, prima di strofinarmi gli occhi e continuare.
“Ora, siamo in
missione e ho imparato che in missione gli esorcisti devono accantonare i
problemi personali. La mia sola intenzione era di cercare di pensarci il meno
possibile, completare con successo il recupero dell'Innocence, tornare
all'Ordine e chiudermi nella mia stanza a rimuginarci sopra. Ma l'unico modo per
farlo era convincermi che non fosse successo niente di preoccupante”
Illuso. Bastasse
quello...
“Il bello è che,
adesso che sono più lucido, mi rendo conto di avere effettivamente
sopravvalutato il problema...”
Parole amare che
escono con tono altrettanto amaro. Eh già. Perché anche sapere non cambia quello
che è successo (me l'hai insegnato tu, no Kanda?), e ipotizzare teorie
senza uno straccio di prova è ingiusto quanto inutile. Poi chissà, magari lo
shisho è lì che se la ride...
“Dannazione...
l'unica cosa che stavo disperatamente cercando di fare era dimenticare quel
messaggio. Il solo modo di riuscirci era tenerlo per me, evitando così ogni
minimo riferimento a quella faccenda, ma il tuo arrivo ha mandato a monte il mio
piano. La situazione mi è subito sfuggita di mano perché ho reagito male al tuo
tentativo di scoprire qualcosa di più, e senza ragionare ho detto cose delle
quali mi sono pentito un attimo dopo. Per quelle parole ti chiedo scusa, Kanda,
però voglio anche che tu sappia che no, non era mia intenzione mentirti”
Lo ascolto in
silenzio, soppesando ogni sua singola parola. Devo dire che non mi aspettavo un
discorso di questo genere, non con questi toni malinconici per lo meno. Avevo
capito chiaramente che si era subito pentito per quello che è accaduto
stamattina, forse l’aveva già fatto prima ancora che io gli voltassi le spalle e
me ne andassi (è tipico suo: agisce d’istinto e poi si accorge che le
conseguenze delle sue azioni non sono proprio il massimo).
E adesso che mi
ha raccontato tutto, effettivamente potrei anche giustificare il suo
atteggiamento – l’intenzione in fondo era buona, peccato che non sia stato in
grado di reggere il peso della sua decisione (e anche questo è stupidamente
da lui… [so benissimo quanto in realtà sia fragile, nonostante cerchi di non
darlo a vedere]). Però… non voglio passarci sopra come se niente fosse
(continuo a sentirmi preso in giro per come si è comportato [non è vero, hai
solo paura, Yu]).
Volto
leggermente la testa verso di lui, cercando di incrociare il suo sguardo.
“E questo
discorso non potevi farlo subito?”
Sospiro di
nuovo, fuggendo il suo sguardo e appoggiando la fronte alle ginocchia .
“Avrei dovuto,
lo so. E invece non ho nemmeno provato a ragionare, mi sono subito fatto
prendere prima dal panico e poi dall'orgoglio”
Rialzo gli occhi
ad incrociare brevemente i suoi, per poi riportarli sulla strada. Non riesco a
guardarlo in faccia, al momento (mi vergogno [e ho paura]).
Quella risposta
mesta non so perché ma mi innervosisce. Contraggo la mascella e rimango immobile
(non voglio arrabbiarmi di nuovo con lui): mi sta implicitamente
chiedendo di perdonarlo, ma no, non ci sto. Scuoto appena il capo.
Ormai ho preso
la mia decisione: il rapporto tra noi deve tornare quello che era all’inizio,
quando ci siamo conosciuti, anche se so benissimo che non sarà semplice (lui
farà fatica ad accettarlo [e tu a metterlo in pratica, Yu]).
“E adesso cosa
intendi fare?”
Mi pento subito
di averglielo domandato (non devo fargli pensare che mi importi [non è vero
che non mi importa!]), soprattutto quando lo vedo alzare di scatto la testa
verso di me e lanciarmi uno sguardo incerto.
Alzo la testa,
sorpreso dalla sua domanda (alla quale sinceramente non so dare una risposta
[non ancora, perché mi manca una variabile per poter prendere una decisione...
])
“Non che mi
interessi, comunque”
L'espressione
stupita che ho stampata in faccia lascia subito il posto a un sorriso amaro e
sghembo... quell’uscita è così «da Kanda»! Chissà se avrò la possibilità di
sentirne altre...
Mi alzo in
piedi, afferrando il corrimano con la destra per sostenermi. La sorte di tutto
quanto è successo finora dipende dalla sua risposta alla mia prossima domanda -
il nostro rapporto, i passi che farò (mettendoci tutto me stesso [qualunque
sarà la strada che finirò per prendere a questo bivio])...
Raccolgo tutto
il coraggio che ho e lo guardo dritto in viso, perché la risposta voglio
sentirla dalla sua voce e leggerla nei suoi occhi.
“Tu piuttosto
cosa intendi fare, Kanda?”
E a me
interessa, ma non glielo dico.
PREVIEW
Capitolo 3 -
Angosce in un baratro di solitudini ostinate e contrarie
Quando incrocia
i miei occhi, il suo sguardo interrogativo lascia il posto ad uno decisamente
scosso. Non so cos'abbia visto, cos'abbia capito, so solo che tutto ad un tratto
mi lascia andare.
Raggiungo la porta, la spalanco e inizio a correre.
[…]
Mi sembra di
invadere un momento privato (da quando in qua mi faccio certi scrupoli?), anche
se mi rendo conto di quanto sia assurdo pensare una cosa simile del rapporto tra
un golem e un idiota (ma da lui ci si può aspettare di tutto)
IL POST-IT DELLE
AUTRICI
Piccola premessa:
dato che questa fic è piena zeppa di citazioni e ispirazioni della più disparata
origine (la maggior parte delle quali logiche solo per le nostre menti malate XD),
d’ora in poi useremo questo spazio per dare i giusti credit a persone e cose che
se li meritano e per ogni altra spiegazione relativa al capitolo che avete
appena letto.
Dunque iniziamo…
-la
missione di Matera. Come certamente ricorderete, è la prima missione che Allen e
Kanda svolgono assieme (anzi, è la prima di Allen in assoluto). Viene raccontata
nel secondo volume del manga, nei capitoli dal 9 al 16 che portano tutti il
titolo (che personalmente trovo stupendo ndMistral) “Aria della Terra e del
Cielo”.
Nel corso di
questa fic, questa missione verrà continuamente citata, quindi vi consigliamo di
rileggerla (anche perché è stupenda).
-la
signora Madeline Martin e Northumberland Avenue. La signora viene effettivamente
citata nel manga (cap. 170), noi ci siamo limitate ad espanderne un po’ la
figura e a collocare la sua abitazione appunto in Northumberland Avenue, una
delle strade storiche di Londra.
Capitolo 3 *** Angosce in un baratro di solitudini ostinate e contrarie ***
Nota delle autrici
Nota delle
autrici:
Dato che l'Angolo
di Allen di questa fanfic è strutturato come quello della precedente e ne è la
continuazione, tenderà anche qui ad assumere proporzioni chilometriche (perché i
pg sono tanti e le recensioni per fortuna pure! ♥)
Se per caso non
vi interessasse, potete passare tranquillamente all'inizio del capitolo vero e
proprio. Vi assicuriamo che questo non pregiudicherà la completa comprensione
della storia.
Grazie e buona
lettura!
Lety&Mistral
L'ANGOLO DI
ALLEN
16 Gennaio 2010
Ordine Oscuro -
*Sala riunioni*
Ore 14:23
Identica a
quella della Home originaria, la sala riunioni al secondo piano è in questo
momento presa d'assedio.
L'unica porta,
via d'uscita verso la salvezza, è presidiata da Kanda che, mano sull'elsa della
fidata Mugen, controlla con occhio vigile (e ghigno davvero compiaciuto)
l'intera operazione: dopo aver trovato un accordo con la segretaria del
Supervisore (in pratica: io lo faccio lavorare, e voi tutti recensite anche per
me) si è messo di vedetta. Su suo ordine (minaccioso o meno, fate voi) un
divertito Lavi e un altrettanto soddisfatto Allen si sono disposti davanti alle
uniche due finestre (in ogni caso poco utili a un'eventuale fuga perché
affacciate sul giardino recintato).
Seduto al tavolo
rotondo posto al centro della sala, circondato sui due lati da Link e da Bookman
Sr. e controllato a vista da una signorina Fay particolarmente nervosa, Komui
sta controllando e firmando tutte le tonnellate di documenti arretrate
dell'ultimo mese.
Unica presenza a
cui è permesso accedere alla sala è Linalee, che si sta occupando degli
approvvigionamenti necessari per la sopravvivenza dell'intero gruppo.
“Mi spiegate
come faccio a compilare tutte queste pratiche? Il mio caffè è ormai diventato
freddo!” si lagna il Supervisore, posando per un attimo la penna.
La signorina Fay
tossicchia, battendo il piedino per terra con impazienza. “Supervisore... le
consiglio di non perdere tempo, abbiamo ancora gli arretrati delle ultime due
settimane.”
“Posso capire il
suo disagio, Supervisore, ma la signorina Fay ha ragione.” rincara Link, seduto
immobile accanto a lui.
Anche Bookman
Sr. annuisce, non staccando gli occhi dai documenti che sta consultando.
Un lieve bussare
alla massiccia porta in legno fa tacere tutti. Kanda si sposta, aprendo il
pesante chiavistello, e Linalee entra nella sala con il suo carico di caffeina.
“Ho portato il
caffè!”
“Uah, per caso
hai portato anche qualcosa da mangiare?” esclama Allen, avvicinandosi e
prendendo il pesante vassoio dalle mani dell'amica. Eh, sarà anche contento di
avere sott'occhio i suoi co-recensori, ma non per questo ha meno fame del
solito...
Linalee,
ridacchiando, fa marcia indietro e rientra spingendo un pesante carrello pieno
di cibo. “Certo che sì, Allen-kun!”
Kanda fa partire
un'occhiataccia in direzione del carrello e del moyashi.
“Ehi, baKanda, è
inutile che mi guardi così! Sai benissimo che per la mia Innocence parassita
sono costretto a mangiare tanto!”
“Su su, non
litigate, voi due!” continua Linalee spostando i vari piatti sulla tavola.
“Heh,
moyashi-chan, tu non cambi proprio mai!” sghignazza Lavi, allungando una mano e
afferrando un tramezzino. “E anche tu, Yu-chan, non borbottare come tuo solito!
Guarda che c'è anche un piatto di soba per te!”
“Tzè!” è l'unica
risposta di Kanda, che richiude a chiave la porta appoggiandocisi con tutto il
suo peso.
Sono tutti
impegnati a mangiare (tutti tranne Kanda, e Komui che secondo i propositi della
signorina Fay non toccherà altro caffè fino a quando non avrà finito) quando si
sente nuovamente bussare alla porta.
Kanda scopre
leggermente Mugen, allungando la mano per socchiudere la porta.
“Chi sarà?”
chiede Lavi, incuriosito.
“Stai fermo al
tuo posto, stupido allievo!” lo rimbrotta Bookman Sr, lieto che il proprio
apprendista venga tenuto in riga, per una volta.
“Magari è
qualcuno che ci vuole dare una mano!” si illumina Allen.
E infatti...
“Potresti non
aver detto una stronzata come tuo solito, moyashi...” gli risponde Kanda,
richiudendo la porta dopo aver sbirciato all'esterno.
“Cosa intende,
Kanda?” chiede Link
“Qui fuori c'è
Reever... dice che ha un documento insolito da mostrare al Supervisore...”
spiega lui, indicando la porta alle proprie spalle.
“Noooo, basta vi
prego! Datemi del caffè, poi farò tutto quello che volete, ma datemi dell'altro
caffèèè! Linalee-chaaaan, aiutami tu!”
“Supervisore, si
dia un contegno!” lo rimprovera la signorina Fay, sconsolata.
“Dai,
fratellone, è il tuo lavoro! Facciamo entrare Reever-san, magari non è niente di
grave!”
Kanda guarda
l'intero gruppo e, siccome nessuno fa obiezioni, apre la porta d'ingresso
facendo entrare lo scienziato.
Questi entra, a
passo di marcia, un espressione stanca e sconsolata sul volto.
“Qualcuno per
caso ha visto il Superv...”
La porta gli si
chiude alle spalle. Kanda gira subito la chiave nella toppa e richiude il
chiavistello, ghignando in direzione di Allen.
Questi gli
risponde ghignando a sua volta... uno in più per recensire, meno lavoro per
loro!
“Ma che
accidenti sta succedendo, qua dentro?” chiede Reever, perplesso, guardandosi
attorno. “Komui-san, che ci fai qui? Ti ho cercato dappertutto!”
È Lavi a
rispondergli, cercando di ignorare l'inquietudine suscitata in lui dallo scambio
di sguardi a cui ha appena assistito. “Vedi, Reever-san, stiamo facendo lavorare
il Supervisore... così appena arriveranno le nuove recensioni sarà libero di
darci una mano!”
“Ovviamente
dovrà prima finire il suo lavoro!” sottolinea la Fay.
“Ah. Oh.
Aspetta, quali recensioni?”
“Sono i commenti
delle lettrici a un racconto che ci vede protagonisti” spiega Bookman Sr “Come
al solito, il mio stupido allievo non dà mai le informazioni corrette”
“Ma Pandaaa! Ci
stavo arrivando, un po' di pazienza!”
“Di solito ci
vengono trasmesse tramite il golem di Walker” continua Link.
“Oh, allora
Timcanpy è proprio utile per tante cose!” sorride Linalee
“Già! Anche se
mi chiedo dove si è andato a cacciare, questa volta...” si intromette Allen, “è
da questa mattina che non lo vedo”
*sgnac… crunch…*
Stranissimi
rumori di masticazione fanno girare tutti verso la porta di ingresso. Pochi
attimi, e dove c'era il chiavistello c'è ora un bel buco... dal quale, sotto gli
occhi sbarrati di Kanda, entra svolazzando il piccolo Timcanpy.
“Ma che cavolo
sta combinando, questo?” commenta il giapponese, ma nessuno gli risponde. Sono
tutti occupati a fissare la strana creatura, che si è avvicinata a Reever e
ghignando ha preso fra i denti il fascicolo che lo scienziato teneva fra le
mani.
“Ehi, Tim, che
fai? Prima me li porti e poi te li riprendi?” fa lui, perplesso.
Il fascicolo
finisce al centro della tavolata.
“Evviva, sono le
nuove recensioni! È ora di mettersi al lavoro!” esclama Allen, strofinandosi le
mani e prendendo posto al tavolo.
Komui,
entusiasta, sale in piedi sulla sedia e si lancia a volo d'angelo verso le
pagine. Mentre Allen e Lavi ridono alla scena, Linalee allunga un braccio e lo
blocca a mezz'aria riportandolo a sedere. La Fay scuote la testa sconfortata,
mentre Link le dà una lieve pacca carica di comprensione. Bookman Sr sistema le
sue carte e si prepara a mettersi al lavoro.
Tutti si
accomodano mentre, pensando di passare inosservato, Reever fa un paio di passi
all'indietro arretrando verso la porta. Non ha capito cosa sta succedendo, ma è
sicuro che non sia niente di buono...
“Ehm... io vi
saluto, avrei da fare...”
Peccato che,
quando si gira verso la porta, trova Kanda a bloccargli il passaggio.
Il giapponese
non dice nulla, basta la sua espressione a far capire all'australiano che non ha
scampo.
A testa china,
con Kanda alle calcagna, raggiunge anche lui il resto del gruppo al tavolo.
§ Gentile sig.na
Mizukage,
siamo tutti
onorati di apprendere dell’entusiasmo con cui attende il prossimo capitolo di
questa saga e speriamo che la sua attesa non vada delusa.
Per quanto
riguarda l’ispettore Link, le posso garantire che, pur essendo un funzionario
coscienzioso e ligio al dovere (come dovrebbero essercene di più, qui dentro!
Vero Lee-san?), sotto la divisa è una persona squisita e molto sensibile e sono
certa che in futuro voi tutti potrete constatarlo.
Spero di
risentirla presto e colgo l’occasione di porgerle cordiali saluti.
Bridget Fay
Segretaria del
Supervisore
§ Cara Genesis,
ehm... grazie a
te per la recensione, e complimenti per esser riuscita ad avere una risposta da
Kanda. Non ti preoccupare se scriverai in maniera stringata, ti capisco... anche
qui nella Sezione Scientifica ci siamo prefissi di essere sempre precisi ma
coincisi! Già siamo sepolti sotto quintali di documentazione, se fossimo anche
prolissi sarebbe un delirio...
Sono contento
che sia «L’Angolo di Allen» (si chiama così, vero?) che la storia vera e propria
ti piacciano, e passerò sicuramente i tuoi complimenti a chi di dovere!
Reever
§ Cara Retsu89,
scusa se la
signorina Fay è stata così formale, ma non può fare altrimenti visto il ruolo
che ha qui da noi! Prima o poi però capirà che la Home è proprio come se fosse
casa, quindi sono sicuro che allenterà un pochino la corda e diventerà più
simpatica ^_^
È bello che ti
piaccia leggere, e sono felice che questa storia sia una delle letture che ti
fanno amare ancora di più quel passatempo... speriamo sia così fino alla fine!
Ti ringrazio a nome delle autrici per i complimenti, e appena le rivedrò darò
loro un bacione da parte tua ^_^
Al prossimo
capitolo,
Allen
§ Cara
Flowermoon,
*tossicchia
leggermente imbarazzato* la ringrazio per i complimenti. Mi sono comportato come
ritenevo fosse meglio al fine di garantire un tranquillo prosieguo della
missione, sebbene mi renda conto di essermi discostato notevolmente dal
protocollo. Tuttavia ritengo che il grande statista Machiavelli avesse ragione
nel dire che “il fine giustifica i mezzi”, non crede?
Riguardo il
comportamento di Walker, qui sotto potrà avere la risposta che cerca. Io non
esprimo giudizi di merito che non mi competono, ma mi permetto di confidarle che
portare a termine quella missione non è stato per nulla semplice.
Attendo suoi
commenti circa i nuovi sviluppi che andrà a leggere di seguito.
I miei rispetti.
Howard Link
§ Carissima
Yvaine,
vorrà dire che
farò a meno di quell'hitsuzen di cui parli... ma non ti preoccupare, non
rinuncerò certo a creare altri Komurin per questo piccolo intoppo! E arriverà il
giorno in cui non finiranno in fumo come al solito, ci scommetto!
Per quanto
riguarda la mia offerta... è sempre valida, se cambi idea fammi un fischio (non
mi scrivere per posta, sennò rischio di non leggere la tua missiva). Per il
caffè non ti preoccupare, Jerry è abituato ad avere a che fare con i pozzi senza
fondo *_*
Comunque sono
contento che il capitolo ti sia piaciuto, e che i personaggi presenti ti siano
sembrati IC ^_^
Complimenti
ancora per la scheda di valutazione, la passerò a Reever... vediamo se riusciamo
a utilizzarla anche per le pratiche burocratiche *_*
Alla prossima
Komui Lee
Supervisore
§ Yo,
BloodyKamelot!
Ho provato a
convincere il tuo adorato Yu-chaaaan a risponderti ma non ne vuole proprio
sapere, mi spiace! L'unica sarebbe trovare il modo per ricattarlo, ma non ne ho
ancora trovato uno ç_ç
Dubito che pensi
di scappare con me, anche le autrici sono perplesse al pensiero, ma chissà...
sognare è un diritto di tutti, dopotutto!
Ti ringraziano
per i complimenti, e sono felici che tu stia iniziando ad adorare anche «Due
Nei» (e non è cosa da poco, accidenti!).
Speriamo tutti
che il nuovo capitolo ti piaccia (yaoi o no)
Un abbraccio
anche a te ^_^
Lavi
§ Gentile
BloodberryJam,
riguardo alla
precisa e documentata risposta che ha fornito al quesito sottopostole dalle
autrici, le stesse mi hanno appena informato, tramite il golem Timcanpy, che si
premureranno al più presto di mettersi in contatto con lei per una discussione
più ragionata.
In questa sede
posso però dirle che io per primo ho apprezzato l’ampia raccolta di materiale
con cui ha supportato la sua esposizione e per questo mi complimento
sentitamente.
Sarà mia cura,
inoltre, riportare a tutti gli interessati i suoi graditissimi elogi.
Le porgo i più
cordiali saluti.
Bookman Sr.
§ Carissima
Makotochan,
innanzitutto
bentornata tra le file delle recensitrici di questa storia. Le autrici sono
state davvero contente del tuo ritorno, anche perché hanno sempre apprezzato
molto i tuoi commenti!
Quanto ai tuoi
giudizi su Kanda-kun e Allen-kun… non dovrei dirlo, ma… *parla sottovoce* sono
proprio d’accordo con te, sai? Anch’io ci tengo tantissimo ad entrambi e mi
fanno arrabbiare da morire quando sono così orgogliosi da farsi del male da
soli… *scuote la testa*
Chissà se
davvero il futuro ci riserverà qualche momento un po’ meno triste tra quei due
zucconi… sono qui anch’io con te a sperarci!
Spero che
l’esame sia andato bene e di leggere al più presto un’altra tua recensione!
Un abbraccio e a
presto,
Linalee
“Bene, ora che
abbiamo finito può continuare il suo lavoro, Lee-san!” suggerisce la signorina
Fay alzandosi dal suo posto e radunando tutti i fogli in una pila ben ordinata.
“Ah, lavorasse
con così tanta lena quanto ne ha quando risponde alle recensioni... saremmo
avanti anni luce con le pratiche!” le risponde Reever, alzandosi anche lui e
scuotendo la testa.
“Ha ragione,
Reever-san, ma il Supervisore per lavorare dovrebbe rimanere sul posto di
lavoro, non crede?” borbotta Bookman Sr. tra un tiro e l'altro della fidata
pipa.
“Panda, ma cosa
stai dicendo?”
Tutti gli
sguardi si rivolgono al posto dove Komui è seduto. O meglio, ERA seduto... ora
sulla poltroncina dallo schienale alto è rimasto solo il suo berretto bianco.
Il silenzio
improvviso che cade nella stanza viene infranto dal forte calcio pieno di stizza
che Kanda tira alla porta d'ingresso. “Dannazione, è scappato!”
Tutti si
guardano attorno, cercando di capire se il Supervisore è ancora nascosto da
qualche parte nella stanza o se è riuscito effettivamente a scappare.
“Non è
possibile! Quell'uomo è un incubo!” esclama la signorina Fay, mettendosi le mani
nei capelli “Come ha fatto a diventare supervisore della sede centrale con un
così scarso senso del dovere?!”
“Si calmi, miss
Bridget... le daremo una mano a cercarlo” la rassicura Link.
“L'ispettore ha
ragione, signorina Fay, e quando lo troveremo gli farò una bella ramanzina!”
afferma con decisione la giovane cinese.
“Giusto Linalee!
Timcanpy, ci darai una mano pure tu, vero?” esclama Allen, chiamando a sé il
piccolo golem dorato che fino a quel momento aveva dormicchiato sulla spalliera
ricoperta di vellutino della poltrona.
Ed è un ghigno
davvero inquietante, quello che Timcanpy rivolge ai presenti.
Anata ga Koko
ni Iru Riyuu
(La
ragione per cui sei qui)
Aa fumikomu dakeomoikkiri
Suikomu dakekono
shousoukan o
Anata ga imakoko ni
iru riyuu wa kono amaoto ga shitteru
(Oh,
semplicemente impegnarsi al massimo per accettare la realtà
Semplicemente
respirare con questa sensazione opprimente nel petto
Il rumore
della pioggia conosce la ragione per cui ora sei qui)
Capitolo 3
Angosce in un
baratro di solitudini ostinate e contrarie
“Tu piuttosto
cosa intendi fare, Kanda?”
Mi guarda dritto
negli occhi quando mi fa quella domanda. E dalla sua espressione capisco che
siamo arrivati al punto cruciale: mi ha di nuovo dato la possibilità di
scegliere (come se mi avesse messo tra le mani il suo cuore [ti rendi conto
di quanto ti consideri importante, Yu?]) …e ora?
No, inutile che
sto a ripensarci. Ho già deciso, giusto? (Allora perché esito ancora? [Perché
non ho deciso affatto!]). Quel che è successo stamattina, al di là delle
motivazioni, mi ha dimostrato che il nostro rapporto non può funzionare (non
siamo in grado di gestirlo [non è vero!]), è soltanto una complicazione in
più in una vita già abbastanza complicata (gli esorcisti non devono dare
spazio ai sentimenti [non è vero!])… allora meglio chiuderla qui (è la
cosa migliore per entrambi [non è vero!]).
Basta girarci
attorno, Yu Kanda: fai quel che devi e metti la parola fine a questa storia.
Ricambio il suo
sguardo con fermezza e gli rispondo, cercando di non mettere nessuna emozione
nella voce.
“Per quanto mi
riguarda, la scorsa notte non è successo nulla”
Nei pochi
secondi che scorrono tra la mia domanda e la sua risposta mille e più pensieri
iniziano a vorticarmi in testa. Ipotizzo almeno un centinaio di risposte che
potrebbe darmi, diverse nel contenuto, nel tono o anche solo nell'espressione
dei suoi occhi mentre le pronuncia. Quel moto confuso si interrompe bruscamente
solo quando le sue parole mi raggiungono, lasciandomi con la mente completamente
vuota.
Avrei accettato
qualunque risposta (non è vero), ma questa è decisamente dura da mandar
giù... D'ora in poi non ne vuoi più sapere? Mi sta bene, ti capisco. In fondo ho
ottenuto esattamente quello che mi merito e non ti posso certo biasimare.
Però... arrivare a negare la realtà, accidenti!
Abbasso lo
sguardo, la frangia che mi nasconde gli occhi, e mi mordo la lingua per non
rispondergli. Non voglio farmi prendere di nuovo dalle emozioni (ho già
esagerato, oggi [farò di tutto per evitare di commettere lo stesso errore, in
futuro]) per poi rovinare tutto (di nuovo [anche se da rovinare è rimasto
ben poco, neh Allen?]!.
La presa sul
corrimano si fa più forte e convulsa. Le pietre grezze mi scavano nel palmo, ma
non provo dolore; i miei sensi mi stanno giocando brutti scherzi, vedo e sento
tutto annebbiato... l'unica sensazione vivida è una fitta all'altezza del cuore
che mi porto dietro da stamattina e che ora sembra volermi togliere il fiato.
Porto la
sinistra al petto, prendendo un respiro profondo e ricomponendomi, rabbia e
amarezza sotto controllo (per una volta [saresti fiero di me?]). Se
questa è la tua decisione non posso fare altro che prenderne atto (anche se
fa male [e tanto]) - questo te lo devo, Kanda.
Senza rialzare
lo sguardo (meglio non veda le lacrime che minacciano di scendere [e che sto
ricacciando indietro a forza]) mi giro e salgo silenziosamente i gradini che
mi separano dall'entrata della casa. Afferro la maniglia e apro la porta,
entrando. Mi fermo solo per un attimo sotto l'arcata, dandogli le spalle ma
girando il viso verso di lui.
“Link e
Miranda-san ci stanno aspettando, meglio rientrare... Così potremo finalmente
portare a termine questa missione e tornare all'Ordine”
Cerco di
mantenere un tono impersonale, la voce forte e sicura ma, mentre ricomincio a
camminare ed entro nel salotto di casa Martin, ho la netta impressione di non
esserci assolutamente riuscito.
Guardandolo
mentre elaborava il senso delle mie parole ho potuto quasi vederlo crollare un
pezzo per volta (e non posso dire di essere rimasto indifferente [perché
nemmeno per me questa soluzione è indolore]), ma questo non mi fa cambiare
idea. Prendo un respiro profondo, serrando spasmodicamente la presa su Mugen e
imprimendomi nel palmo della mano ogni dettaglio della sua elsa, mentre cerco di
liberare la mente da ogni pensiero:
(mentre cerco
di ignorare
il vuoto che
mi si allarga nel petto,
lì dove
dicono ci sia il cuore
[se io ne ho
mai avuto uno
non l'ho mai
saputo]
ma sento la
voragine ingrandirsi
un po' di più
ad ogni suo passo)
devo piantarla
di lasciarmi andare a questi sentimentalismi! L'ha detto anche lui, siamo in
missione e dobbiamo mettere da parte i problemi personali (non ho nessun
problema da mettere da parte [non è vero!]) quindi adesso, anche se la cosa
mi irrita terribilmente, lo seguirò in quella casa e ascolterò cos'ha da dire la
vecchia. Poi alla svelta andremo tutti a riprendere quella maledetta Innocence e
ce ne torneremo al quartier generale.
So che devo fare
così, ma è come se il mio corpo si rifiutasse di obbedirmi. Finché la sagoma di
Walker non sparisce nell'ombra del corridoio, lasciandosi la porta aperta alle
spalle (perché mi colpisce così tanto quello stupido dettaglio? [È come se mi
stesse ancora tendendo la mano, per lui non è un discorso chiuso...]), non
riesco a fare un passo in avanti. Il maggiordomo aspetta con discrezione che mi
decida e, quando lo supero, mi indica elegantemente un'ampia sala da pranzo, da
cui proviene un fastidioso odore di pasticcio di carne.
Entro nella
stanza e, senza nemmeno guardarmi attorno né proferire parola, mi appoggio alla
parete; dalla mia posizione vedo in viso la padrona di casa e Miranda che mi
lanciano sguardi dubbiosi (quello della tedesca oltre che dubbioso sembra
anche un po' spaventato... [per gli dèi, quella donna è irrecuperabile!]),
mentre Link, che pure siede dandomi le spalle (così come Walker che gli sta a
fianco [e non reagisce, anche se sono sicuro che mi ha sentito entrare]), si
gira per lanciarmi un'occhiata sbieca.
Sono già seduto
al tavolo quando Kanda fa il suo ingresso nella sala da pranzo. La sua sola
presenza smorza i toni gioviali con cui Miranda-san e la signora Martin stavano
conversando. Link, fino a pochi istanti fa seduto tranquillamente a fianco a me
(anche se vedo che è piuttosto annoiato dal cicaleccio delle due signore),
si irrigidisce e si volta verso la porta. Improvvisamente sembra che faccia più
freddo, qui dentro (è sempre così quando c'è lui [non è vero, anche se sono
l'unico a saperlo...]).
Rimango seduto
composto al tavolo, lo sguardo fisso sull'enorme porzione di carne che mi
riempie il piatto.
Così com'è
venuta, la tensione nell'aria si alleggerisce (anche se non del tutto [perché
me la sento addosso?]), mentre intuisco che Kanda si è appoggiato
silenziosamente alla parete. Anche la signora Martin sembra comprendere che
questo è un comportamento abituale del giapponese, quindi pensa bene di
riportare su di sé l'attenzione di Miranda-san con un paio di aneddoti sulla sua
giovinezza.
La cuoca finisce
di servire a tutti il pasticcio di carne, riempiendo anche il piatto di Kanda.
Non immagina che andrà tutto sprecato, perché lui non si siederà mai al suo
posto per mangiarlo (non vuole mangiare niente che non sia soba [non vuole
certo sedersi di fronte a me in questo momento]).
Ora che i piatti
sono tutti pieni possiamo iniziare a mangiare, e il silenzio (interrotto solo
dall'occasionale tintinnio delle posate) scende sull'intera sala.
Imitando gli
altri prendo la forchetta, ma questa mi sfugge di mano rimbalzando sulla
tovaglia e finendo per terra.
Imbarazzato per
la mia sbadataggine, mi abbasso per raccoglierla... e finisco per girare la
testa abbastanza da lanciare una rapida occhiata a Kanda.
È ancora
appoggiato alla parete, esattamente dove l'avevo immaginato. Le braccia
conserte, la destra pronta sull'elsa di Mugen e lo sguardo fisso in un punto
imprecisato della tappezzeria sul muro di fronte. Se non fosse per il lieve
movimento che fa per respirare, penserei di trovarmi di fronte a una statua…
Reprimendo un
sospiro mi ricompongo in fretta, impugnando in maniera civile le posate. Quando
sono finalmente pronto ad affrontare il pasticcio di carne, però, mi accorgo con
sgomento che la fitta di prima (è ancora lì, non è ancora scomparsa) mi
sta serrando lo stomaco in una presa ferrea. In più mi sento stranamente a
disagio, e so che è perché ho Kanda alle spalle (non riesco a vederlo [mentre
lui riesce a vedere me, se vuole])...
Un brivido
freddo mi corre per la schiena. Cerco di accantonare per un attimo tutti i
pensieri (tutto quanto è stato detto fuori dalla porta [tutto quanto fa
dannatamente male ricordare]), ma la mia mente è come annebbiata, e il mio
corpo non mi risponde come dovrebbe… Quando porto alle labbra il primo boccone
di pasticcio mi viene la nausea, e sono costretto a riabbassare la forchetta sul
piatto. Che ironia, sono talmente confuso che non riesco più a fare una cosa
tanto banale e abitudinaria come mangiare? Io, il pozzo senza fondo
dell'Ordine?!
Abbandono la
forchetta e avvicino la mano al bicchiere. Forse un po' d'acqua riuscirà a
calmare l'affanno e a sciogliere il blocco che sento dentro al petto...
Il bicchiere si
rovescia sulla tovaglia di pizzo bianco.
Mi alzo di
scatto dal tavolo, le mani che tremano, gli occhi a seguire la macchia che si
allarga. Arrossisco, mortificato, e cerco di porgere le mie scuse alla signora
Martin, ma non ho la forza di articolare parola. Riesco solo a scuotere la
testa, mentre tutto dentro di me grida che mi devo allontanare da lì (da
quella sala [da Kanda]). Arretro e mi giro, deciso a uscire (per andare
dove? [Ovunque, mi basta non restare lì!]), ma Link mi afferra il polso.
Quando incrocia i miei occhi, il suo sguardo interrogativo lascia il posto ad
uno decisamente scosso. Non so cos'abbia visto, cos'abbia capito, so solo che,
tutto d’un tratto, mi lascia andare.
Raggiungo la
porta, la spalanco e inizio a correre.
A tavola
iniziano a mangiare in silenzio – o almeno ci provano perché Walker sembra
incapace anche solo di portarsi la forchetta alla bocca.
Adesso che sono
tutti impegnati con il cibo, posso permettermi di osservare apertamente la scena
e non faccio fatica a rendermi conto che il moyashi ha qualcosa che non va, è
teso come una corda di violino. Gli cadono a terra le posate e poi riesce a
rovesciare il bicchiere che tiene in mano, per finire con l’alzarsi di scatto da
tavola (e per miracolo non ribalta anche la sedia). Aggrotto appena la
fronte: va bene essere nervoso, ma qui sta esagerando… (so benissimo qual è
la causa di tutto questo [sono io…]).
Quando Link lo
ferma prendendolo per un braccio, sotto gli sguardi tra lo stupito e il
preoccupato delle due donne, mi aspetto che lo redarguisca aspramente e lo
costringa a rimettersi a sedere; invece, con mio sommo stupore, appena incrocia
il suo sguardo
(io da qui
non posso vedere i suoi occhi
ma credo di
potermeli immaginare…
[Yu, tu sai
che dolore nasconde,
eppure gliene
hai caricato un altro sulle spalle]
E se la sua
espressione è come quella della scorsa notte,
fa quasi
paura guardarci dentro:
sembra di
stare sull’orlo di un precipizio)
lo lascia andare
(allora forse quell’ispettorino non è del tutto scemo…). Si guardano solo
per un istante, poi Walker esce di corsa dalla sala, anzi, direttamente dalla
casa.
Dopo che è
sparito, nessuno ha più il coraggio di dire una parola: Miranda e la vecchia
hanno interrotto il loro fastidioso chiacchiericcio e il biondino rimane in
piedi accanto al tavolo, gli occhi bassi e l’aria pensierosa - come se il
tappeto persiano sul pavimento potesse dargli delle risposte…
Sto per
disinteressarmi dell’intera faccenda quando lui alza la testa di scatto e si
volta verso di me. Inarco leggermente le sopracciglia, in un’espressione tra lo
scocciato e l’’interrogativo.
“Kanda, per
favore, segua Walker al posto mio”
EH?! Ma questo
se le sogna di notte certe stronzate? Ritiro quel che ho detto prima, è
completamente scemo… non vedo perché dovrei essere io a fare da balia alla
mammoletta. In primis perché se la sa cavare benissimo da solo, ma soprattutto
perché è lui quello mandato dalla Centrale per sorvegliare Walker
ventiquattr’ore su ventiquattro.
La mia
espressione si indurisce e lui si sente in dovere di spiegare.
“Non mi sembra
cortese lasciare la signora Martin mentre ci sta raccontando la storia di suo
fratello”
Già… peccato che
la signora stia parlando di tutt’altro al momento. Ehi Link, guarda che se anche
non sono seduto a tavola con voi sento benissimo, sai…? E poi, tra l’altro, non
dovresti nemmeno essere tu ad occuparti di questa faccenda, visto che non sei un
esorcista.
Il messaggio che
sta dietro le sue parole, comunque, è ben altro. Non è una questione di
educazione (si vede chiaramente che anche lui non ne può più di sentire la
vecchia parlare della sua infanzia nel Sussex o dove accidenti), in realtà
vuole che sia io ad andare da Walker perché ha capito che tra noi è successo
qualcosa (è il moyashi ad avere problemi con me, io sto bene così [non è
vero!])…
Senza nemmeno
sapere perché lo faccio, annuisco impercettibilmente e mi stacco dal muro.
“Tsè, ho capito”
“Grazie, Kanda”
Il suo
ringraziamento mi giunge ovattato, perché sono già uscito nel corridoio e subito
dopo all’esterno.
Mi guardo
attorno innervosito: adesso voglio vedere come faccio a trovare quell’idiota…
conoscendo il suo pessimo senso dell’orientamento e l’effetto dell’agitazione
sulla sua innata stupidità, non ho la minima idea di dove possa essersi andato a
cacciare. Per fortuna le vie a quest’ora sono quasi deserte e qui le strade sono
ampie e dritte. Ci metto qualche secondo, ma poi lo vedo che si dirige di corsa
verso il fiume: mi è andata bene, anche se in fondo un ragazzo con i capelli
bianchi e la divisa grigia e rossa dell’Ordine non sarebbe passato certo
inosservato…
Sbuffo
scocciato, ma poi mi incammino velocemente per seguirlo.
Esco dalla casa,
la mente confusa e il cuore in tumulto. Pesanti nuvoloni grigi hanno coperto il
cielo, velando e nascondendo la luce del sole, mangiandosi i colori e rendendo
l'atmosfera quasi irreale. Piove, la tipica pioggia inglese fredda e sottile che
ti inzuppa senza che tu te ne accorga e da cui neanche un ombrello può riparare.
Ma non ci faccio nemmeno caso;
(Solo penso:
che buffo!
Questo tempo
[freddo e
triste]
sembra
rispecchiare appieno
la situazione
[fredda e
triste]
in cui mi
trovo...
Luna, dove
sei?
[Voglio
tornare all'altra notte]
Sole, dove
sei?
[Voglio
tornare a stamattina])
incurante delle
gocce che mi cadono addosso una dopo l'altra, rendendo fradici vestiti e
capelli, continuo a correre senza meta per le vie di Londra.
Corro, corro,
giro e ricomincio a correre, nessuno a intralciarmi il cammino, solo un guizzo
dorato (Tim, ci sei pure tu? [Grazie, amico mio!]) mi accompagna,
apparendo e scomparendo continuamente dal mio campo visivo.
Corro, corro, e
giro ancora. Non ho assolutamente idea di dove stia andando (mi starò
perdendo, al solito [ma non mi importa!]), ma so che sto facendo la cosa
giusta (no, non fuggire… [correre!]).
E infatti, man
mano che corro, l'ansia scema. La morsa allo stomaco allenta la presa e riesco a
tirare un sospiro di sollievo.
Ora il respiro è
sempre affannoso, ma solo per la fatica. Ma non mi fermo, oh no (com’era il
detto? «Chi si ferma è perduto» [Vai avanti, sempre avanti, non ti fermare]).
Chiudo gli occhi, stringo i pugni e continuo a correre, unici rumori attorno a
me la pioggia che ticchetta sui vetri e i miei stivali che infrangono la
superficie delle prime pozzanghere.
Corro, e arrivo
in fondo alla via. Lì mi fermo, ma è solo per un attimo.
C'è una scala,
davanti a me. Una scala che sale su, fino in alto, e già mi immagino il vento
che là in cima soffia libero, i palazzi attorno tutti troppo bassi per
ostacolarne la furia. E improvvisamente mi viene una voglia incredibile di
salire, lasciare in basso tutti i casini, tutti i problemi e andare più su dove
le preoccupazioni non possono arrivare. Devo salire, voglio salire, voglio
sentire l'aria sulla faccia e l'acqua, e dimenticare anche solo per un attimo
tutta questa storia, voglio sentire solo la sensazione della natura, della vita,
della creazione attorno a me…
Forse se riparto
dall'inizio posso riuscire a vedere tutto da un'altra prospettiva.
Ricomincio a
correre, salendo gli scalini a due a due, e girando a destra sulla cima mi
ritrovo sul doppio binario rialzato di una stazione.
Le mani sulle
ginocchia, riprendo fiato e mi guardo attorno. Come immaginavo quassù il vento
soffia a suo piacimento, facendo vorticare le poche foglie che non sono ancora
schiacciate a terra dalla pioggia e facendo dondolare il vecchio cartello con il
nome della stazione... a quanto pare sono a Charing Cross Station, e attorno a
me è il deserto più assoluto (ehi, piove ed è pur sempre ora di pranzo [solo
i matti sono in giro, a quest’ora e con questo tempo]).
I due binari, su
cui viaggiano treni che vanno in direzioni opposte, non sono tenuti benissimo.
L'erba cresce alta, intervallata ogni tanto da qualche timido fiorellino, e
arriva a lambire i margini della banchina ricoperta di ghiaia bianca.
Trotterello
verso l'unica panchina e mi siedo, preferendo però il freddo ghiaietto alla
comodità del legno. Appoggio la testa al bordo del sedile e chiudo gli occhi,
sospirando. Ora che l'ansia è passata e sono solo con me stesso (nei limiti
del possibile [mi accontento, per ora]) posso riflettere con tutta
tranquillità.
Inspiro ed
espiro un paio di volte, odorando l'aria profumata di pioggia. Finalmente posso
ricominciare a ricollegare le idee su questa assurda giornata.
Mentre procedo
spedito per le vie di Londra, schivando i rari passanti, non posso fare a meno
di lanciare improperi all’indirizzo del moyashi (accidenti a lui e ai suoi
colpi di testa [ma so benissimo che l’ho portato io a comportarsi così]).
Questa missione sta diventando un delirio assoluto… e pensare che quasi non è
neanche cominciata!
Un vecchio mezzo
ubriaco praticamente mi si lancia addosso; lo butto a terra con una spallata e,
ignorandolo, cerco di proseguire. Lui però si abbranca al mio cappotto
farfugliando qualcosa che non mi sforzo nemmeno di capire e, quando riesco a
liberarmene e a rialzare gli occhi avanti a me, Walker è sparito. In un punto in
cui convergono tre vie, più la quarta che stiamo percorrendo…
“Moyashi!
Kisama! Ore-wa tsukamu to sugu-ni temee-wo korosu-zo!”
Probabilmente il
beone si è spaventato, forse per la mia espressione omicida o forse per il suono
aspro delle parole nella mia lingua madre - non lo so e non mi interessa, fatto
sta che mi lascia andare e si allontana di corsa.
Avanzo di
qualche passo, mettendomi già nell’ordine di idee di percorrere una per una
tutte e tre le strade (di cui peraltro conosco solo vagamente il tracciato [e
il nervoso aumenta]), quando un guizzo dorato fa capolino da quella che
(se ricordo bene la cartina) dovrebbe essere Villiers Street e subito
scompare oltre l’angolo di un palazzo. Aggrotto la fronte, avvicinandomi un
altro po’ al crocicchio. Non sono certo di aver visto bene, potrei essere stato
ingannato da qualche riflesso… ma, quando rivedo il golem della mammoletta fermo
a mezz’aria all’imbocco della via, non ho più dubbi e mi dirigo deciso nella
direzione che mi indica.
Mi viene da
chiedermi perché quell’affarino si sia fermato ad aspettarmi (è come se
avesse una coscienza) e perché abbia così tanto interesse che io ritrovi il
suo stupido padrone - ma tanto so benissimo che è inutile porsi certe domande
quando si sa già che nessuno gli darà mai una risposta. Sbuffo scocciato e
allungo il passo per seguirlo, anche perché va dannatamente veloce… cos’è, hai
davvero tanta fretta che io raggiunga l’idiota?
Dopo una brusca
curva a sinistra, circa a metà altezza della via vedo Walker che ancora corre e
in fondo una scaletta di ferro che si arrampica ripida su fino a dei binari
rialzati. Spero che il moyashi decida di salire lì sopra, almeno non avrà più
altre strade in cui vagare senza meta, costringendo me a corrergli dietro…
quando il golem si accerta che anch’io ho preso la direzione giusta e lo sto
sempre seguendo, schizza in avanti e raggiunge la mammoletta che, nel frattempo,
sta giustappunto salendo i gradini verso la stazione.
Rallento
leggermente - tanto ormai più che lì sopra non può andare (voglio lasciargli
qualche istante per riflettere da solo, in fondo è per questo che è scappato,
no? [Come mai ho tutte queste premure per lui?]) e mi concedo un istante per
osservare i dintorni e capire dove siamo finiti.
La pioggia che
già cadeva fine quando siamo usciti dalla casa della vecchia ora si è fatta più
fitta e mi sta inzuppando i capelli e la divisa… giusto per migliorare un po’ il
mio umore e il bilancio di questa maledetta giornata (…e secondo te perché
oggi sta andando tutto a rotoli, Yu?)
Scuoto la testa
con rabbia (per scacciare riflessioni inopportune [fastidiose, perché vere]),
la frangia ormai bagnata che si appiccica alla fronte, e mi impongo di non
pensare a nulla. Salgo i gradini di ferro ma mi fermo sull’ultimo scalino, senza
arrivare alla banchina: prima di farmi vedere voglio capire dov’è finito il
moyashi (perché lo faccio?). Mi guardo attorno, ma non riesco a
scorgerlo, quindi sono costretto ad andare avanti. Ed è solo quando giungo a
livello dei binari che quello strano golem mi indica la posizione della
mammoletta, svolazzandogli in tondo sopra la testa. Lui però al mio arrivo non
si muove, quasi non si fosse accorto di nulla (o forse non vuole accorgersi
di nulla? [E se anche fosse? Perché me ne dovrebbe importare?])
La fronte
rivolta al cielo, la pioggia che continua a scendere e scorrermi addosso
creandomi sul viso lacrime immaginarie. Me ne sto così, le mani intrecciate
sulle ginocchia piegate davanti a me, la testa sempre appoggiata al sedile della
panchina.
Tengo gli occhi
chiusi, ma dietro le palpebre rivedo più volte le immagini che si sono
susseguite nelle assurde sei - forse anche sette - ore che sono passate dal
momento in cui all’alba ho lasciato quel balcone…
Sospiro,
passandomi una mano sulla fronte a spostare la frangia umida.
Come vorrei
tornare indietro nel tempo (se solo si potesse [in quel caso potrei chiedere
aiuto a Miranda-san...]), fare finta che nulla sia successo dopo il nostro
arrivo in stazione... Ma anche se Kanda fosse d'accordo (e non lo è [almeno
questo è chiaro])... non potrei.
Non posso. Anzi,
non voglio! Ho sbagliato, e mi voglio prendere le mie responsabilità. E
soprattutto non voglio negare né quanto di buono è successo l'altra notte, né
quanto di cattivo è successo stamattina. Nel primo caso, negare (cambiare il
passato, se fosse possibile) significherebbe cancellare tutto quello che c'è
stato tra di noi (e non è giusto...). Nel secondo vorrebbe dire accettare
il rapporto sbilanciato che si è creato tra me e lui (e non è giusto),
rinunciando a tutti i ragionamenti che ho fatto da stamattina ad ora (e non è
giusto!).
Ci ho pensato e
ripensato. E ho deciso che prima o poi riuscirò a fargli capire che apprezzo il
suo sostegno e intendo ricambiarlo! Riuscirò a cacciargli in quella testa dura
che se io mi sono fidato ad aprirmi con lui, beh... anche lui può (deve)
fare lo stesso!
Ho il sospetto
che Kanda non abbia ben presente il concetto di «amicizia» (vero è che con la
vita che facciamo c'è ben poco tempo [e voglia] di stringere rapporti con gli
altri [che oggi ci sono, e domani... chissà])... ma deve capire che non può
continuare a vivere in mezzo alla gente atteggiandosi a scorbutico eremita
(perché lui non è così [e non dovrebbe essere costretto a indossare quella
maschera])!
Un passo alla
volta, però.
Innanzitutto
devo riparare al casino di stamattina, e l'unico modo (dato che le scuse
verbali non sono servite poi a molto [nel detto «tutto fumo e niente arrosto»,
per Kanda le parole corrispondono al «fumo», a quanto pare]) credo sia
quello di fargli vedere che il sottoscritto è una persona sulla quale si può
contare, che non stavo mentendo quando affermavo di potermela cavare da solo.
Devo dimostrare
di essere alla sua altezza, e soprattutto di essere degno del suo tempo e della
sua fiducia.
Perché voglio
che «mammoletta» diventi per davvero un nomignolo affettuoso, non che rimanga
l'etichetta che mi merito.
Basta crisi.
Basta reazioni
troppo emotive.
Basta piangere.
Non sarà facile,
ma è ora di crescere (E allora Kanda sarà fiero di me).
All'improvviso
vengo distolto dai miei pensieri: stranamente non sento più la pioggia sul viso,
anche se sta ancora piovendo (avverto distintamente il freddo delle gocce che
mi cadono sulle mani, e il rumore che fanno mentre colpiscono le piccole
pozzanghere attorno a me).
Alzo gli occhi e
vedo che Timcanpy mi si è accoccolato sulla testa, le alucce aperte a creare un
minimo di riparo. Gli allungo un buffetto di ringraziamento sul capo,
guadagnandomi un ghigno che dovrebbe essere un sorriso.
Richiudo gli
occhi, decidendo di rilassarmi ancora qualche minuto. È bello avere accanto
qualcuno che ti supporta, anche solo con la sua presenza, rimanendoti accanto
senza far nulla. Arriverà il giorno in cui anche Kanda se ne renderà conto. Ci
scommetto.
Avanzo
lentamente di un paio di passi e mi fermo a qualche metro dal punto in cui
Walker se ne sta seduto per terra, con le ginocchia raccolte al petto e gli
occhi chiusi. Lui è fradicio quanto me, ma l’affarino dorato gli sta appollaiato
tra i capelli e cerca assurdamente di fargli da ombrello. Non riesco a capire se
la trovo una scena tenera o grottesca, ma comunque la cosa mi strappa un lieve
inarcarsi di sopracciglia. Distolgo lo sguardo da loro
(mi sembra di
invadere
un momento
privato,
[da quando in
qua mi faccio certi scrupoli?]
anche se mi
rendo conto
di quanto sia
assurdo
pensare una
cosa simile
del rapporto
tra un golem e un idiota
[ma da lui ci
si può aspettare di tutto])
con il risultato
che la mia attenzione si sposta sulla divisa sempre più inzuppata che comincia a
pesarmi sulle spalle, e sui capelli umidi che mi si stanno appiccicando al collo
e alla fronte. Certo, non è la prima volta che mi capita stare all’aperto sotto
un temporale (con la vita che faccio e ho sempre fatto è normale), ma
oggi sono maledettamente insofferente a qualsiasi cosa e trovarmi bagnato da
capo a piedi non giova certo al miglioramento del mio umore.
Sbuffo scocciato
e sciolgo il laccio che mi stringe la coda, scuotendo la testa e facendo
scivolare le dita tra le ciocche, per provare a sistemarmi almeno un po’ i
capelli.
Questo binario
semi-abbandonato sta diventando affollato, a quanto pare. Continuo a tenere gli
occhi ben chiusi, e intanto seguo l'intruso con il solo ausilio dell'udito. Lo
sento avvicinarsi alla panchina, il suo percorso segnato dal breve e lievissimo
scalpiccio di suole nel ghiaietto. Mi accorgo che si è fermato quando, in quel
punto esatto, sento la pioggia cadere con un ritmo diverso ora che ha trovato un
ostacolo alla sua caduta verso il basso.
Chiunque sia non
pronuncia parola, e comincio per gioco a fare supposizioni sulla sua identità.
Miranda-san?
Nah, farebbe più rumore.
Link?
Decisamente più probabile…
Solo quando
sento il suo sbuffare (così caratteristico [così «da Kanda»]), celo a
malapena lo stupore e decido di voltare la testa nella sua direzione; socchiudo
gli occhi, pensando di poterlo guardare senza che lui se ne accorga.
(Cosa
accidenti ci fa lui qui?
[Non che mi
dispiaccia]
Link l'ha
costretto a venire a cercarmi?
[O ha scelto
da solo?])
Finisco per
spalancarli, mio malgrado, quando mi accorgo dell'azione (così banale [così
assolutamente «non da Kanda»]) che sta compiendo pensando di non essere
visto.
È in piedi a un
paio di metri da me, la divisa e i capelli completamente fradici. Si è tolto il
laccio che reggeva la coda alta, e ora si sta pettinando, passando ripetutamente
le mani tra le ciocche. Ma non è tanto l'atto in sé che mi lascia senza parole.
È l'espressione che ha sul volto mentre lo fa...
Tiene la testa
leggermente rovesciata all'indietro e gli occhi chiusi, l'espressione assorta e
assolutamente calma. Sembra quasi in meditazione (solo che in questo momento
non è seduto a gambe incrociate nella palestra dell'Ordine), sembra quasi...
in pace col mondo? Distolgo a fatica lo sguardo
(mi sembra di
invadere
un momento
privato
[un po' me ne
vergogno]
anche se mi
rendo conto
di quanto sia
assurdo
pensare una
cosa simile.
È un azione
così comune e innocente, in fondo!
[E allora
perché vederla compiuta da lui mi fa quest’effetto?])
e mi schiarisco
la voce, attirando la sua attenzione.
Sento Walker
tossicchiare appena e di scatto allontano le mani dai capelli. Non so se mi
abbia visto o meno, ma mi aspetterei di essere infastidito anche solo dal
pensare che lui possa averlo fatto (lo so che è stupido: ma era un momento in
cui avevo abbassato la guardia e nessuno mi deve vedere con la guardia abbassata
[lui lo può fare, perché a lui ho lasciato oltrepassare le mie difese]).
Invece, con mio grande stupore, non provo quella familiare sensazione di
disturbo che solitamente mi accompagna ogniqualvolta (molto spesso) le
cose non vanno come dovrebbero.
Stringo
impercettibilmente gli occhi, mentre lui volta la testa verso di me e abbozza un
cenno di saluto. Contraggo la mascella e rimango immobile, mentre le gocce di
pioggia che mi scivolano giù sulle guance, per qualche istante sono l’unica cosa
che su di me si muove.
“Il tuo amico
Link mi ha mandato a cercarti per riportarti indietro”
Glielo dico con
tono assolutamente incolore, incrociando le braccia al petto e senza staccare
gli occhi dai suoi.
Riporto lo
sguardo nella sua direzione, e ora davanti a me c'è il «solito» Kanda (quello
di poco fa è sparito nel nulla [che peccato]). A quando pare non si è
accorto che lo stavo fissando, per fortuna... Chino leggermente il capo a mo’ di
saluto.
“Oh, va bene”
Sospiro.
Uffa... si stava
così bene, qui... Ma il dovere chiama, neh Kanda?
“Dammi un
secondo, arrivo subito”
Aggiungo,
riappoggiando la testa alla panchina e richiudendo gli occhi per un attimo.
Prima di proseguire voglio provare un trucchetto che ho letto tempo fa su un
libro... l'autore suggeriva di visualizzare le proprie emozioni come la manopola
del volume degli apparecchi elettronici. Bisognava quindi immaginare di girare
la manopola verso valori più bassi, abbassando di conseguenza l'influenza delle
emozioni sul resto del corpo. Un concetto facile a parole, ma che non ho mai
provato a mettere in pratica.
Mi concentro, e
dopo un attimo riesco a «vedere» l'intero pacchetto delle mie emozioni dietro le
palpebre chiuse. L'indicatore segna 10, allora immagino di girare la manopola
verso il basso. 9... 8… 7... 6... 5... 4. Bene, 4 dovrebbe essere sufficiente
per permettermi di concludere con successo la missione che mi sono prefissato.
Sento la
tensione scemare del tutto. Riapro gli occhi, più calmo e rilassato. E,
soprattutto, più lucido. Meglio tenere la bocca chiusa, però. Non si sa mai,
potrebbe scapparmi qualcosa che manderebbe in fumo tutto il lavoro...
Allungando una
mano mi appoggio alla panchina e mi alzo, risistemandomi alla bell'e meglio la
divisa zuppa. Ha smesso di piovere, per fortuna. Mi stiracchio leggermente, e
senza guardarlo in faccia mi dirigo verso Kanda. Gli rivolgo la parola solo
quando gli passo a fianco per raggiungere la scala e precederlo giù.
“Possiamo
andare”
PREVIEW
Capitolo 4 -
Lingue di pece umida tra maschere e silenzi
La lascio
cadere, facendola tornare al suo posto, e riporto le braccia lungo i fianchi.
Sorrido (tanto Kanda non mi vede), la voglia e la speranza che tutto torni come
prima (o quasi) che rafforzano i miei propositi e mi danno la carica per
continuare.
[…]
Quando mi sono
liberato anche degli stivali, mi avvicino al lavandino e mi guardo negli occhi,
riflesso nello specchio dal petto in su. Non mi capita quasi mai di osservare la
mia immagine, ma adesso assurdamente non riesco a farne a meno. (Io sono sempre
io…perché devo aver bisogno di accertarmene? [Perché quel che è successo con il
dannato moyashi ha minato tutte le mie certezze])
IL POST-IT DELLE
AUTRICI
Piccola premessa:
dato che questa fic è piena zeppa di citazioni e ispirazioni della più disparata
origine (la maggior parte delle quali logiche solo per le nostre menti malate XD),
d’ora in poi useremo questo spazio per dare i giusti credit a persone e cose che
se li meritano e per ogni altra spiegazione relativa al capitolo che avete
appena letto.
Capitolo 4 *** Lingue di pece umida tra maschere e silenzi ***
Nota delle autrici
Nota delle
autrici:
Dato che l'Angolo
di Allen di questa fanfic è strutturato come quello della precedente e ne è la
continuazione, tenderà anche qui ad assumere proporzioni chilometriche (perché i
pg sono tanti e le recensioni per fortuna pure! ♥)
Se per caso non
vi interessasse, potete passare tranquillamente all'inizio del capitolo vero e
proprio. Vi assicuriamo che questo non pregiudicherà la completa comprensione
della storia.
Grazie e buona
lettura!
Lety&Mistral
L'ANGOLO DI
ALLEN
01 Febbraio 2010
Ordine Oscuro -
*Corridoi*
Ore 14:45
I corridoi della
Home sono bui, nonostante sia solo primo pomeriggio, ma anche con le ombre
disegnate dalle luci artificiali è chiaro che non ci sono posti dove un uomo
adulto possa nascondersi.
Vero è, però,
che da Komui ci si può aspettare di tutto... allora i quattro esorcisti e il
loro curioso seguito stanno scandagliando ogni singolo centimetro della sede
alla sua ricerca, senza saltare le opzioni più assurde e improbabili.
“Mh, anche qui
ci sono solo scope e strofinacci” sospira Allen richiudendo la porta anonima che
ha appena aperto e girandosi verso il resto del gruppo.
“Si può sapere
dov’è finito quel maledetto?!” impreca Kanda, a sua volta sbattendo
l’altrettanto anonima porta dietro cui aveva cacciato la testa.
Linalee gli si
affianca con un sorriso, sfiorandogli delicatamente un braccio. “Non ti agitare,
Kanda-kun: vedrai che lo troveremo”
“Dobbiamo
trovarlo!” sibila la signorina Fay, inviperita. Ma in un attimo la rabbia è
scomparsa, travolta dall’ennesima incipiente crisi di nervi. “Com’è possibile
che sia svanito nel nulla?!” esclama poi, la voce pericolosamente ascendente
verso toni isterici.
“Appunto, non è
possibile! Dev'essere per forza da qualche parte! Allen-chan, hai controllato
nelle cucine?” domanda Lavi, spostando uno dei pesanti tendoni che chiudono le
finestre.
“Sì, ma nessuno
l'ha visto...”
“Tutto questo è
perlomeno insolito…” commenta a mezza voce Bookman Sr., raggiungendo il gruppo
dopo aver ispezionato inutilmente l’ennesimo corridoio.
“Ho controllato
anche nel magazzino, ma non ce n'è traccia” Reever si gratta la testa,
perplesso.
“Forse c'è un
luogo dove non abbiamo ancora controllato, signori...” suggerisce Link,
fermandosi al centro del corridoio e attirando l'attenzione di tutti verso di
sé.
“Non vorrai mica
dire... accidenti, l'Arca!” esclama Allen, iniziando a correre verso le scale.
“Ehi moyashi!
Vuoi dire che Komui si è nascosto nell’Arca?” chiede il giapponese con aria
truce, affiancandosi all’albino.
“Walker, ci
aspetti!” lo ammonisce l’ispettore, partendo di corsa anche lui. Si è già
pentito di aver palesato quella possibilità.
Linalee guarda
il terzetto allontanarsi e scuote la testa, sconsolata. “Nii-san, questa volta
hai davvero esagerato…” commenta sottovoce, prima di mettersi a seguire i
compagni.
Tutti gli altri,
Lavi in testa, si accodano a lei.
Fanno appena in
tempo ad arrivare nella sala d'accesso all'Arca che una figura bianco vestita
sparisce nel portale.
“È riuscito a
entrare! Seguiamolo!” esclama Allen senza nemmeno rallentare, subito seguito da
Kanda.
“Ehi! Nessuno vi
ha dato l’autorizzazione!” li richiama, assolutamente inascoltato, Link.
“Gliela sto
dando io in questo momento, ispettore!” si intromette la signorina Fay,
raggiungendolo “E ora si muova, dobbiamo prenderlo!”
Nelle retrovie,
Bookman abbozza un sorriso. “Questa sì che si chiama efficienza…”
“Già” commenta
divertito Lavi “però rischiamo di perderlo comunque... quel posto è immenso!”
“Non ti
preoccupare, prima o poi si deve fermare per forza, no?!”
“Se lo dici tu,
Reever-san...” è il commento del rosso mentre mette piede nel portale che li
condurrà nell'Arca.
Il brusco
passaggio dall'oscurità degli interni della Home al soleggiato sole del sud
obbliga il gruppetto a una piccola sosta, giusto il tempo per riacquistare la
vista. Il primo a riprendersi è Kanda, che individua quasi subito la sagoma del
supervisore, già fin troppo rimpicciolita dalla distanza.
“Maledizione! Ha
preso troppo vantaggio, se adesso svolta un angolo l’abbiamo perso!” impreca lo
spadaccino, guardando in cagnesco la loro preda e poi l’intero gruppo “Linalee,
tu sei la più veloce di noi. Evoca e raggiungilo”
Contrariamente a
quanto tutti si aspettassero, la cinesina scuote la testa in segno di diniego.
“Ho una soluzione migliore… per quanto me ne vergogni terribilmente…” aggiunge
poi, arrossendo un poco.
“E sarebbe?”
replica asciutto Kanda.
Linalee abbozza
un sorriso e fa scorrere lo sguardo su tutto il gruppetto, radunato attorno a
lei incuriosito. “Tre di voi comincino a correre dietro a mio fratello, il più
velocemente che potete. Io lo chiamerò e gli dirò che…” la sua voce a quel punto
si interrompe e il rossore le colora le guance “…insomma, che voglio sposarmi.
Vedrete che si fermerà”
Al sentire
quella proposta, Bookman Sr. inarca le sopracciglia, perplesso “È certa che una
cosa del genere possa funzionare, signorina?”
“Con un idiota
col complesso della sorella come Komui, sì” è il commento incolore di Kanda.
“Ne sei sicura,
Linalee? Possiamo trovare un'altra soluzione, se vuoi” chiede Allen, premuroso.
Al diniego dell'amica, l'albino si rimbocca le maniche e si prepara alla corsa.
“Reever-san,
Lavi, mi date una mano voi?”
“Certo!”
rispondono i due in coro, Lavi ghignando particolarmente divertito e Reever ben
deciso a riportare il Supervisore alle sue responsabilità.
“Bene, noi
andiamo! Linalee, quando vuoi!”
La ragazza
risponde con un cenno del capo e prende un respiro profondo, preparandosi
(soprattutto psicologicamente), mentre il rossore non accenna a diminuire.
Accanto a lei,
Link osserva la scena, con un’espressione tra l’incredulo e lo sconsolato, senza
smettere di cercare di confortare la signorina Fay, che dopo la fase rabbiosa e
quella isterica, è scivolata in uno stato di depressione catatonica.
Bookman Sr.
invece si volta verso la cinesina. “Signorina Linalee, se mi permette vorrei
essere io a darle il via”
Lei annuisce e
trova anche la forza di abbozzare un timido sorriso. Dopo qualche istante, al
cenno dell’anziano esorcista, la sua voce si propaga limpida nel silenzio caldo
dell’Arca: “Komui nii-san, devo dirti una cosa… domani mi sposo!”
L’eco porta le
parole della giovane esorcista fino alle orecchie del fratello, che si blocca
improvvisamente a mezz'aria e cade a terra come un sacco di patate.
Subito Allen e
Reever gli sono addosso. Lo bloccano per le braccia per evitare ogni minima
possibilità di fuga, mentre Lavi lo tiene fermo per le gambe, ma Komui sembra
aver perso seriamente i sensi: lo choc è stato troppo forte per lui!
“Ehi, è proprio
svenuto...” commenta Allen, non mollando in ogni caso la presa.
“Già, ma
potrebbe riprendersi da un momento all'altro... meglio non correre rischi”
risponde Lavi.
Mentre i tre
carcerieri e la loro preda attendono l'arrivo del resto della truppa, scende il
silenzio, ma dopo pochi secondi uno strano tonfo ripete quello legato alla
caduta di Komui.
I due esorcisti
più giovani si guardano in viso, perplessi, mentre Reever alza la testa per
guardarsi attorno. Ed eccolo, in lontananza, quel qualcuno che ha appena avuto
un incontro ravvicinato con il pavimento di pietra dell'Arca...
Reever strizza
gli occhi, cercando di capire di chi si possa trattare, subito imitato da Lavi e
Allen.
Kanda decide di
accertarsene di persona, avvicinandosi cautamente con la spada sguainata. Quando
arriva nei pressi di una porta, contrassegnata da un cartello scritto a mano che
recita «Asia», si ferma e osserva la figura riversa a terra. “Che ci fa lui
qui?” domanda scocciato, rinfoderando Mugen.
Subito Link e la
signorina Fay (ormai ripresasi dopo la cattura di Komui) lo raggiungono, ma si
fermano perplessi quando riconoscono il nuovo arrivato.
“Che strana
coincidenza… il supervisore Chan...” commenta Bookan Sr., accostatosi
silenziosamente ai due.
Anche Lavi,
Allen e Reever si avvicinano per vedere, trascinandosi dietro un Komui che sta
lentamente riprendendo i sensi.
Bak Chan è
riverso al suolo, un'espressione di puro orrore dipinta in volto che non viene
cancellata nemmeno dal fatto che l'asiatico è completamente privo di sensi. In
più, e non serve un occhio allenato per rendersene conto, si è di nuovo riempito
di macchie... probabilmente è l'effetto dell'aver udito, anche se da lontano, la
voce di Linalee.
“Oh, accidenti,
ora ricordo! Il Supervisore Chan aveva un appuntamento con Komui-san, questo
pomeriggio! È uno dei motivi per cui lo stavo cercando prima!” esclama Reever,
grattandosi imbarazzato la testa.
“E ora che
facciamo? Non possiamo tornare indietro con due Supervisori svenuti, dobbiamo
aspettare che si riprendano!” pondera Lavi, facendo scorrere lo sguardo da uno
all'altro.
“Mh...
Potremmo... farli sdraiare nella stanza del pianoforte, se siete tutti
d'accordo” suggerisce Allen, guardando Link in attesa di una reazione alla sua
proposta.
“Non se ne parla
nemmeno, Walker!” è la reazione istantanea dell’ispettore “Lei ha il divieto di
recarsi nella stanza del Quattordicesimo senza autorizzazione, figurarsi
portandosi tutti noi appresso!”
“Va bene, Waker,
proceda” interloquisce a sorpresa la signorina Fay “Il comportamento eccezionale
quanto inqualificabile del supervisore Lee è un giustificato motivo per accedere
al cuore dell’Arca” la sua voce, prima inflessibile, sulle ultime parole si fa
un po’ incerta. Tutti la guardano perplessi e anche un po’ preoccupati. Solo
Bookman Sr., a differenza degli altri, non guarda in faccia la donna, ma segue
la direzione in cui il suo sguardo si è fatto vacuo. Incontrando quello
assassino di Kanda - nel quale si legge chiaramente un avvenimento: «se perdiamo
di nuovo di vista Komui me la paghi».
“Molto bene.
Datemi una mano, portiamoli dentro” sogghigna Allen, chiudendo gli occhi e
aprendo un gate diretto per la Stanza del Quattordicesimo.
L'albino e Lavi
portano Komui, mentre Link e Reever portano Bak Chan; subito dietro seguono
Kanda - con la mano pronta sull'elsa di Mugen nel caso il Supervisore abbia
l'assurda idea di tentare nuovamente la fuga - un'ancora imbarazzatissima
Linalee, la signorina Fay e Bookman Sr.
L'intero
gruppetto entra nella stanza candida, che così piena di gente sembra ancora più
piccola, e i due Supervisori vengono fatti sedere sul divano. Mentre la
signorina Fay e Linalee si accomodano sul panchetto del pianoforte, Link e
Bookman Sr. prendono posto sulle due uniche sedie presenti.
Kanda si
appoggia alla parete a specchio, Allen e Lavi si accampano per terra. Tutti gli
occhi sono puntati su Komui, che dopo un paio di minuti inizia a riprendere
conoscenza.
“Uh…? Dove… dove
sono? E... dov'è la mia Linaleeeeee!? Linalee-chaaan, perchèèè!” inizia subito a
urlare, cercando di alzarsi dal divano imbottito.
“Calmati
nii-san, sono qui!” lo rassicura subito Linalee avvicinandosi e chinandosi sul
fratello per stringergli le mani.
“Aaaaaaaah,
ohsantocielosonovicinoaLinalee-chaaaaan!” È l'improvviso urlo di Bak Chan, che
non riesce a fare altro che svenire nuovamente per l'emozione.
“Linaleee-chaaan! Perché ti sposi e non dici niente al tuo fratellone? E chi è
il ladro, eh? Chi mi ruberà la mia preziosa sorellina?! Chi?!” continua a urlare
e piangere Komui, ignorando il povero Bak e abbracciando sempre più forte la
sorella.
“Komui-san? Era
una balla, al solito. La poveretta ha dovuto giocare questa carta per fermarti,
quindi ora lasciala andare, ok?” gli spiega con pazienza Reever, mettendogli una
mano sulla spalla.
“Eh? Oh, meno
male!” sospira di sollievo il supervisore, liberando la poverina dalla sua
stretta affettuosa.
Linalee,
rossissima in volto, si rialza e si volta verso il resto del gruppo. “Chiedo
scusa a tutti per le scene tragicomiche a cui avete dovuto assistere!” butta
fuori tutto d’un fiato, inchinandosi profondamente.
“Tsè. Sappiamo
benissimo che tipo è Komui” commenta piatto lo spadaccino.
“Eddai,
Yu-chaaaan! Ammettilo che alla fine ti diverti anche tu! ♥ ” miagola Lavi,
puntando le mani sul pavimento e allungandosi verso il compagno con un gran
sorriso stampato sul volto. Prima che Kanda possa anche solo insultare o
minacciare di morte il rosso per aver usato il suo nome, ci pensa Bookman Sr. a
riportare all’ordine l’allievo, tirandogli un pugno in testa.
Molto più
pragmatica, la signorina Fay liquida con un’occhiata i tre e si rivolge a Link -
forse l’unico che considera un interlocutore credibile in quella gabbia di
matti. “E adesso che si fa, ispettore?”
“Mi piacerebbe
poterle dare una risposta, miss Bridget, ma mi è impossibile” replica lui
asciutto. Quindi si rivolge ad Allen: “Walker, ce lo dica lei, ora che si fa?”
“Conviene far
rinvenire anche il Supervisore Bak. Una volta ripresosi anche lui potremo
tornare al quartier generale senza problemi, dire... ahio!”
Il giovane
esorcista viene interrotto bruscamente dal piccolo Timcanpy che, dopo avergli
morso un orecchio, inizia a girargli attorno per attirare la sua attenzione.
“Tim, accidenti,
si può sapere perché ti diverti così tanto a mordermi? Che male! Cosa c'è, devi
dirmi qualcosa?”
Un ghigno e un
cenno d'assenso, e tutti hanno già capito cosa vuole dire il golem dorato: sono
arrivate le nuove recensioni.
Proprio in
quell'istante, il povero Bak Chan riprende definitivamente i sensi. Una mano
alla testa, si guarda attorno confuso.
“Ehi ma... che
ci faccio qui? E... perché mi state guardando con quelle facce?”
Il sorriso di
Kanda, poi, è particolarmente inquietante. “Moyashi, vero che adesso troviamo un
modo per non farlo svenire in continuazione, quello lì?”
“Oh, ci puoi
scommettere, baKanda, ci puoi scommettere...” risponde darkAllen, sfregandosi le
mani. “Vero che ci dà una mano con le recensioni, carissimo Supervisore Chan?
Non può certo dire di no, Lenalee-chan ci rimarrebbe molto, molto, mooolto
male!”
“Allen-kun! Ma
cosa dici!” esclama la cinesina, imbarazzatissima dall’essere stata messa in
mezzo “Sono sicura che Bak-san ci aiuterebbe volentieri, anche senza ricorrere a
questi metodi… vero, Bak-san?”
Bak Chan ingoia
a fatica il groppo che gli stava chiudendo la gola al solo sentire il nome
dell'adorata. Non può certo permettersi di fare brutte figure davanti a lei...
vorrebbe dire non avere più speranze, né il coraggio di guardarla in viso.
“Avete ragione! Vi aiuto volentieri, se questo fa felice la mia cara Linalee!”
§ Carissima
Retsu89,
tu non immagini
quanto io sia d'accordo con te. Nei laboratori c'è una confusione tremenda, con
tutte quelle pratiche da smaltire... se continua così finirà che qualcuno si
farà male (soprattutto se per prendere un fascicolo si è costretti ad
arrampicarsi su scatoloni dal contenuto ignoto...)
Siamo contenti
che il capitolo ti sia piaciuto, anche se è stato un po' deprimente, e anche noi
tutti speriamo che quei due testoni comincino ad andare un po' più d'accordo
Un abbraccio
anche a te!
Reever
§ Gentile
signorina Mizukage,
la ringrazio per
il cortese consiglio. Proverò a metterlo in pratica, ma, se vuole la mia
opinione spassionata, il supervisore Lee è un caso perso. Pur tuttavia la mia
etica professionale mi impone di continuare a fare il mio dovere nonostante le
condizioni avverse.
Colgo inoltre
l’occasione per ringraziarla dei complimenti alla fan fiction e sono lieta che
abbia apprezzato la descrizione dei due esorcisti.
Mi auguro di
risentirla presto.
Cordiali saluti.
Bridget Fay -
Segretaria del Supervisore
§ Cara Yvaine,
ci sto, anche se
non so quando riuscirò a fare un Komurin più forte degli esorcisti che girano
per l'Ordine (perché è colpa LORO se i miei adorati robottoni finiscono in fumo
ç_ç)... ma ce la metterò tutta, te lo posso assicurare!
Per il caffè,
qual è la tua marca preferita? Cercherò di fartene trovare un pacchetto al tuo
arrivo ^_^
Ok, cercherò di
scappare meno e lavorare di più, e chissà... forse arriverà il giorno in cui
quei due inizieranno ad andare d'accordo, io lavorerò e farò un Komurin decente,
e tu finirai una delle tre longfic che hai nella testolina...
Grazie ancora
per la scheda, la trovo molto utile anche se Reever la trova quantomeno
«particolare».
Un caro
abbraccio,
Komui Lee -
Supervisore
§ Cara
Flowermoon,
la ringrazio dei
complimenti al mio operato. Come credo di aver già avuto occasione di spiegarle,
cerco di fare sempre del mio meglio per portare a termine le missioni
assegnatemi. Anche se concorderà con me che avere a che fare con gente come
Walker e Kanda alle volte può essere molto stressante… per questo motivo non
posso purtroppo condividere la sua impressione di dolcezza rispetto ai
sopracitati esorcisti.
Mi auguro
comunque che questo non pregiudicherà la continuazione della nostra interessante
corrispondenza.
I miei rispetti.
Howard Link
§ Gentilissima
Genesis,
scusa la
risposta poco approfondita ma è la prima volta che mi fanno recensire e non so
ancora esattamente come si fa.
Non ti
preoccupare se salti una recensione, cose che capitano! Sai quante pratiche mi
dimentico io? Per quanto riguarda Kanda penso di saperne abbastanza per poterti
dare ragione, ma incrociamo le dita... magari quel ragazzino pieno di sorprese
riuscirà a farsi perdonare e tutto si risolverà per il meglio!
Vedremo cosa
succederà!
A presto
Bak Chan -
Supervisore Sede Asia
§ Gentile
BloodberryJam,
per quanto io
sia lieto di sapere che apprezza la mia pettinatura, le chiedo la cortesia di
astenersi dal creare per me nuove acconciature. Senza offesa, ma sono piuttosto
geloso dei miei capelli.
Ho riferito alle
autrici il suo giudizio circa l’ultimo capitolo e invero mi sono sembrate
particolarmente commosse per le sue parole. La ringraziano caldamente per i
complimenti, ma non sanno davvero rispondere alla sua domanda circa l’origine
delle metafore e delle immagini che tanto lei apprezza. Così come si astengono
dal fare anticipazioni circa quel che sarà il comportamento futuro di Kanda,
sebbene pensino che lei, avendo compreso quale sarà la direzione della vicenda,
sia in grado di intuirlo da sola.
Attendo la sua
prossima recensione e nel frattempo le porgo i miei più cordiali saluti.
Bookman Sr.
§ Cara
Makotochan,
grazie ancora
per i complimenti, e come al solito non ti preoccupare per il ritardo! Capita a
tutti di dover fare centomila cose, non ci si può certo ricordare di tutto...
*Timcanpy
annuisce* Vedi? Anche Tim è d'accordo!
Siamo contenti
che questo capitolo ti sia piaciuto, con tutte quelle scene molto...
«evocative», ecco! Per quanto riguarda il «continuo yaoioso» (sembra uno
scioglilingua!) mi spiace che tu ci sia rimasta male... ti va un piatto di
dango? Sono buoni, sai? Così mi faccio perdonare!
(*sussurra* da
Kanda però non ti aspettare niente, eh... ti risponderebbe sui toni del discorso
all'inizio, mi sa... meglio evitare)
Ah l'immagine
della manopola, a quanto dice l'autrice Lety, non è completamente farina del suo
sacco! L'ha letta da qualche parte, non si ricorda dove, e solitamente la
utilizza come metodo di emergenza quando è dal dentista e vuole evitare la
punturina di anestetico ^_^
Un bacione anche
a te,
Allen
§ Carissima
Liar,
bentornata! Sono
davvero così felice di sapere che sei tornata nel novero delle affezionate
lettrici di questa fic.
Stai tranquilla,
nelle tue recensioni dì pure tutto quello che ti senti di dire, ci penso io a
tenere buono Kanda-kun… ammetto anch’io che certe volte è un po’ troppo
suscettibile! E sì, *sospira* purtroppo devo ammettere anche che spesso si
ostina a non dare retta ai suoi sentimenti… ma che ci vuoi fare?
Per quanto
riguarda quel che dici sull’ispettore *ride sommessamente* sai che sono
d’accordo con te? E mi sa che ci abbiamo preso, a giudicare da come è arrossito…
Da ultimo,
passerò senza dubbio i tuoi complimenti alle autrici.
Ti aspetto alla
prossima recensione!
Con affetto,
Linalee
Appena Linalee
finisce di scrivere e mette giù la penna la tensione nella stanza cala
vistosamente. Certo, rispondere alle recensioni è una cosa piacevole (per la
maggioranza di loro, almeno), ma è pur sempre una responsabilità non da poco!
Ora che tutti
hanno fatto il loro dovere Allen fa il giro per raccogliere i fogli per le
recensioni. È in quel momento che si accorge di Lavi che, accucciato
nell'angolino della stanza, sta facendo cerchietti per terra con aria
decisamente depressa.
Ignorando Kanda,
che si è messo a pungolarlo con il fodero di Mugen cercando di farlo schiodare
da lì, l'albino si avvicina al rosso.
“Ehi, Lavi,
tutto bene? C'è qualcosa che non va?” gli chiede, preoccupato, mettendogli una
mano sulla spalla.
“Neh,
Moyashi-chan, avete scritto tutti tranne me... Questa volta BloodyKamelot non ha
recensito e non avevo nessuno a cui rispondereee!” si lamenta lui di rimando,
continuando a fare cerchiolini sul pavimento e tirando su con il naso.
“E di che ti
lamenti, stupido coniglio?” commenta piatto Kanda, non riuscendo proprio a
capire dove stia il problema dell’altro – lui è solo contento di rifilare agli
altri le recensioni (altrimenti per quale motivo starebbe continuando a radunare
sempre più folli da tutto l’Ordine?)
“Ma Yuu-chaaaan,
BloodyKamelot è così simpatica! È così entusiasta quando parla di te... potrei
essere un po' geloso, sai?”
“Stai zitto,
idiota!” lo fredda il giapponese, mettendo minacciosamente mano alla spada.
Linalee si avvicina per provare a fare da paciere, ma Lavi è evidentemente in
vena di rischiare la vita perché insiste.
“Eddai, su, dì
la verità... non le vuoi rispondere perché hai paura che il mondo scopra cosa
pensi davvero di me e di moyashi-chan!”
Sì, Lavi oggi è
in vena di morire e Kanda non ha problemi ad esaudire il suo desiderio. “Cretino
d’un coniglio sei morto!” ruggisce lo spadaccino, sfoderando Mugen. Il rosso
lancia uno strillo finto terrorizzato e poi inizia a correre in tondo, inseguito
dal moro.
Intuendo il
possibile disastro del rincorrersi in una stanza così piccola e affollata, Allen
apre immediatamente un gate per l’esterno. Lavi ne approfitta subito e
l’inseguimento continua per le strade dell’Arca.
In breve, tra
risate divertite, sguardi allucinati o increduli e inutili richiami alla calma,
tutto il gruppetto si accoda ai due, dirigendosi dietro al rosso verso l’uscita.
Anata ga Koko
ni Iru Riyuu
(La
ragione per cui sei qui)
Capitolo 4
Lingue di pece
umida tra maschere e silenzi
“Possiamo
andare, Kanda”
Mentre Walker si
alza lentamente da terra e mi si avvicina, mi concedo di osservarlo per un
istante: è completamente fradicio, con tutti i capelli appiccicati alla faccia e
la divisa che praticamente ha cambiato colore da quanto è bagnata (non che io
sia messo meglio, tra l'altro). Lancio una rapida occhiata stizzita al
cielo: per fortuna almeno adesso non piove più.
Vorrei legarmi
nuovamente la coda che ho sciolto poco fa, ma non ho intenzione di mettermi a
farlo davanti a lui
(ha già visto
troppi lati di me
che non ho
mai mostrato a nessuno
[perché io
gliel'ho permesso...]
e non voglio
più che veda
oltre la
maschera che ho sempre indossato.
Devo
[altrimenti non riuscirò a]
rimettere
delle severe distanze tra noi)
quindi mi limito
a scuotere leggermente la testa per scacciare i ciuffi della frangia che mi
gocciolano sugli occhi e congelo il viso nella mia solita espressione dura.
Tuttavia, quando
lui mi scivola a fianco (e su questa banchina così stretta è costretto a
passarmi fastidiosamente vicino), una frase che non avrei voluto pronunciare
riesce a sfondare il muro del silenzio che mi sono imposto (maledizione,
perché qualunque cosa abbia a che fare con il moyashi mi fa quest’effetto?!)
“Spero che la
crisi isterica ti sia passata…”
Mi ascolto dire
quelle parole con un tono indifferente e a tratti sprezzante, nel cui sottofondo
però io non posso evitare di cogliere una vena di interessamento che non
dovrebbe esserci (Non voglio che ci sia! [Allora perché non sono riuscito ad
evitarlo?]).
Mi irrigidisco,
sperando che lui non ci abbia fatto caso e che il rumore assordante del treno
merci che passa veloce sul binario si porti via quella frase scomoda.
Subito dopo aver
superato Kanda mi fermo, immobile, e chino la testa per un attimo, nascondendo
ogni eventuale segno di sorpresa. Ho sentito benissimo la sua domanda, e mi
stupisco di individuare nel suo tono anche qualcosa di diverso dal sarcasmo che
di solito caratterizza le sue interazioni col mondo intero. Non che la cosa mi
dispiaccia (anzi!), è che non so come reagire. Rischio di mandare a monte
tutto il mio (già scarso) autocontrollo…
Per fortuna a
cavarmi d’impiccio ci pensa il provvidenziale passaggio di un treno merci, che
improvvisamente percorre il binario giusto a fianco a noi. Mentre i vagoni
scorrono uno dietro l’altro, rialzo la testa, recuperando la calma - per poi
riperderla per un attimo subito dopo, quando lo spostamento d’aria causato
dall’ultima carrozza finisce con il sollevare e farmi finire sulla spalla una
ciocca dei capelli di Kanda.
Passato il
treno, nella piccola stazione di Charing Cross torna il silenzio.
Alzo la mano e
sfioro quella ciocca, nera e lucida, andando con la mente alla notte appena
passata.
La lascio
cadere, facendola tornare al suo posto, e riporto le braccia lungo i fianchi.
Sorrido (tanto Kanda non mi vede), la voglia e la speranza che tutto
torni come prima (o quasi) che rafforzano i miei propositi e mi danno la
carica per continuare.
Riesco perfino a
rispondere alla sua strana domanda, prima di continuare in direzione della
rampa e scendere le scale.
“Sì, direi di
sì. Per oggi può bastare. Sai, sto cercando di smettere...”
Nei
([fortunatamente] lunghi) secondi che il treno impiega a sfrecciarci
accanto, rimaniamo entrambi immobili uno a fianco all'altro, sebbene con i visi
rivolti in direzioni opposte, all'apparenza indifferenti a tutto. Ma combatto da
troppi anni (e conosco troppo bene [più di quanto vorrei?] la mammoletta)
per non rendermi conto della tensione nell'aria.
Il rumore
assordante dei vagoni non basta a coprire i nostri pensieri, anche se entrambi
vogliamo far finta che sia così: far finta che io non abbia capito che lui ha
colto fin troppo bene quella nota stonata nella mia frase di prima e che, dal
canto suo, non ne sia rimasto stupito, chiedendosene il perché e desiderando
risentirla.
Ma quel dannato
treno, oltre a non servire a nulla come paravento per le (mie) nostre
(scomode) emozioni, a causa del brusco spostamento d'aria che ha generato,
ha anche fatto finire una parte dei miei capelli sulla sua spalla. Forse non me
ne sarei nemmeno accorto e quella ciocca bagnata sarebbe ritornata al suo posto
da sola appena ci fossimo allontanati, se solo lui non l'avesse stretta
delicatamente,
(e vigliacco
mi torna alla mente
il ricordo
della scorsa notte
[devo
smetterla, non è il momento]
quando stava
accoccolato accanto a me
giocando in
quel modo con i miei capelli
[non lo dovrà
fare mai più! Devo allontanarmi da lui!])
facendovi
scorrere piano le dita, su tutta la lunghezza fino alle punte, per poi lasciarla
libera di tornare assieme alle altre. Devo fare violenza al mio stesso corpo per
rimanere impassibile e non togliergliela dalle mani, allontanandomi di scatto da
lui (non voglio che si renda conto di quanto in questo momento io non abbia
il controllo dei miei nervi, dei miei pensieri [non deve vedere la mia
fragilità]), ma non posso fare a meno di osservarlo con la coda dell'occhio.
E mi stupisce
notare quel sorriso sul suo volto e percepire quasi fisicamente il cambiamento
del suo stato d'animo. Ma soprattutto non ne capisco il motivo...
Va a finire che
quasi non sento la sua risposta vagamente ironica mentre si allontana alle mie
spalle in direzione delle scale.
Scendo le scale
lentamente, un gradino dopo l'altro, un passo dopo l'altro, aspettandomi una
risposta scocciata alla battuta leggermente sarcastica che gli ho rifilato. Ma è
il silenzio a farla ancora una volta da padrone e, quando sento che sono solo i
miei passi a risuonare sul ghiaietto e sugli scalini di ferro, capisco che Kanda
non intende seguirmi. Non subito, almeno.
Mi fermo e giro
la testa verso di lui. Ok, non mi vuoi parlare, ma sono pronto a rispondere con
un’espressione calma e controllata allo sguardo truce con il quale immagino tu
mi stia fissando in questo momento, sai?
Ma Kanda non mi
sta fissando. È lì, fermo immobile dove l'ho appena lasciato, la divisa
gocciolante. Guarda fisso davanti a sé (cos'ha visto? [quali pensieri stanno
occupando così tanto la sua attenzione?]), dandomi le spalle, senza muovere
un muscolo o pronunciare parola.
Girandomi del
tutto mi appoggio al corrimano, osservandolo per bene. Non mi capita spesso di
poterlo guardare in santa pace, soprattutto senza essere a mia volta sottoposto
al suo sguardo indagatore.
Una brezza
leggera gli scompiglia alcune ciocche che il sole, appena sbucato dalle nuvole,
ha già provveduto in parte ad asciugare. Sospiro di nuovo e, abbassando lo
sguardo, ricomincio la discesa.
Solo giunto in
fondo alla scala mi rendo conto (e dire che mi basta una rapida occhiata, per
accorgermene [ma ho avuto la testa da un'altra parte, finora]) di non
riconoscere nemmeno una delle strade che mi trovo davanti. Non c'è nulla che mi
indichi da che parte sono arrivato e da che parte devo andare per tornare alla
casa della signora Martin (dannato senso dell'orientamento! [Imparerò mai?])...
l'unica mia speranza è Timcanpy, ma dopo averlo cercato in giro mi ricordo di
averlo visto svolazzare poco fa attorno a Kanda. Niente da fare, se mi muovo da
qui finisce che mi perdo di nuovo. Non posso fare altro che fermarmi e
aspettare.
Impiego non più
di un paio di secondi (comunque troppi, non è da me) per recuperare
appieno il controllo e mettere a tacere completamente qualsiasi pensiero. Non mi
illudo che sia una sensazione duratura, ma almeno per adesso sono riuscito a
tornare me stesso, l’esorcista freddo e lucido che sono sempre stato.
Al diavolo
tutto! Da quella maledetta sera è già un gran risultato (mi sono veramente
ridotto male, dannato moyashi! [Non è colpa sua]).
Riprendo il
contatto con la realtà e abbasso gli occhi sul motivo per cui mi sono preso in
pieno uno di quei fottuti acquazzoni inglesi così improvvisi e sono stato
costretto a girare a vuoto per i quartieri di Londra. Lui è in basso alla scala
e si guarda intorno: non faccio fatica ad immaginare l’espressione perplessa che
deve avere in faccia, adesso che si è accorto di non sapere minimamente dove si
trova…
“…lo sapevo che
sarebbe finita così…”
Non riesco a
trattenermi dal completare a mezza voce il pensiero, mentre con un sospiro
inizio a scendere le scale. Quindi lo raggiungo e lo supero, poi, sempre
guardando fisso davanti a me e senza più dire nulla, mi avvio sulla strada del
ritorno (non vedo l’ora che questa dannata missione finisca!).
Lo osservo
scendere e superarmi senza degnarmi di uno sguardo. Non mi stupisce, ma un po'
mi scoccia che non abbia fatto commenti (anche se acidi e sarcastici
[cominciano a mancarmi…]) sulla mia perenne incapacità ad orientarmi. Con
un'alzata di spalle mi metto a seguirlo, le mani in tasca e Timcanpy di nuovo
appollaiato sulla testa.
I due ragazzi
proseguono a passo svelto per le vie deserte; il più alto è avanti qualche passo
e all’apparenza non dà segno di dare importanza al fatto che il suo compagno lo
segua.
Il cielo si sta
schiarendo e raggi di sole bucano a chiazze la cappa grigia, lasciando tra le
nuvole scure visibili scie luminose del loro passaggio. È uno spettacolo
insolito, bello quanto raro da vedere, ma gli esorcisti in quel momento sono
troppo presi dai loro pensieri (largamente diversi, ma per certi versi
convergenti) per far caso a qualunque cosa non sia per l’uno la persona che gli
cammina di fronte e per l’altro lo sforzo di ignorare colui che gli sta alle
spalle.
Tutto il
tragitto di ritorno, da Charing Cross alla casa da cui sono usciti entrambi di
corsa un momento prima, si svolge nel più assoluto silenzio. Ma, come tutti i
silenzi che sono sempre scesi tra loro da che si conoscono, non è un silenzio
vuoto né tantomeno pesante - piuttosto è un silenzio riflessivo, fatto per
aiutarli a consolidare le maschere, vecchie e nuove, che hanno entrambi deciso
di indossare da quel momento in poi.
Nell’abitazione
della signora Martin, intanto, dopo che Walker è fuggito e Kanda è andato a
riprenderlo, nessuno è più riuscito a continuare a mangiare. La cuoca, perplessa
e un po’ rammaricata, ha ritirato il pasticcio di carne ormai freddo e ancora
quasi intonso in tutti i piatti; ha quindi fatto un timido cenno di servire una
cheesecake che l’ispettore ha accettato con un sorriso distratto ma di cui poi,
altrettanto distrattamente, ha fatto sparire tre porzioni, mentre le signore si
sono limitate a qualche biscotto al burro. E adesso anche il caffè si sta
raffreddando nelle tazze di porcellana, senza che i commensali diano segno di
volerlo bere.
Nessuno lo dice,
ma tutti e tre (compresa la padrona di casa, anche se non li conosce affatto)
sono preoccupati per il ragazzo dai capelli bianchi e il suo scorbutico
compagno. Perché ormai sono fuori da un po’, poi ha anche piovuto e comunque
l’inglese non sembrava molto in sé quando è scappato… ed è risaputo che lo
spadaccino non è esattamente uno con molta pazienza, soprattutto rispetto a
certe cose…
Link sta in
piedi alla finestra, guardando meccanicamente a destra e a sinistra. Non parla,
ma si capisce che non vede l’ora di veder tornare Walker - possibilmente sulle
sue gambe e senza un graffio, anche perché altrimenti alla Centrale non gliela
fanno passare liscia.
“Eccoli!”
esclama finalmente, spiaccicandosi col viso contro il vetro per avere una
migliore visuale “Vedo Kanda che ha appena girato l’angolo della via… e Walker è
subito dietro… sono bagnati fradici…”
Il tragitto
dalla stazione alla casa della vecchia mi sembra fastidiosamente più lungo di
quando l'ho percorso all'andata seguendo il moyashi. Cammino il più velocemente
possibile (sarebbe ridicolo se mi mettessi a correre), ma queste dannate
strade sembrano non finire mai. Se non altro, lui ha la decenza di non cercare
di intavolare una qualsiasi conversazione (non credo sia nello stato d'animo
di parlare [non con me di certo!]) per cui almeno mi posso risparmiare il
fastidio di doverlo ignorare.
Dopo l'ultima
svolta, finalmente ci ritroviamo nella via da cui siamo partiti. Mi concedo un
brevissimo sbuffo scocciato e rallento appena. Quando raggiungo il palazzo,
trovo il portone aperto e il maggiordomo che ci aspetta sui gradini
dell'ingresso. Al mio arrivo fa un lieve inchino e mi saluta educatamente, come
se fossi un ospite qualsiasi - non il tizio che è uscito di corsa poco prima
all'inseguimento di un idiota e che ora ritorna bagnato fradicio.
Non ho comunque
né tempo né voglia di far caso più di tanto all'assurdità della cosa perché,
appena entrato nell'atrio, per poco non vado a sbattere contro Link che mi
aspetta al varco. Oh, lo so benissimo cosa vuoi chiedermi ispettore: sì, il tuo
bambino è sano e salvo, anche se tu sei davvero una pessima baby-sitter! E se
invece la tua domanda non era questa, beh, arrangiati! Non ho nessuna intenzione
di darti retta...
“Kanda...”
“Per qualunque
cosa la risposta è no. Vado a cambiarmi”
Come mi
aspettavo, non riesce proprio a capire quando è il momento di tacere!
Fortunatamente i
domestici di questa casa sembrano più intelligenti di lui, perché uno di loro mi
si fa subito accanto, indicandomi le scale e informandomi che al piano di sopra
la signora ha fatto predisporre la stanza da bagno perché possiamo asciugarci e
riscaldarci. Gli faccio un cenno con la testa e lo seguo; mentre salgo i
gradini, intravvedo con la coda dell'occhio un finder seduto nelle cucine.
Questo vuol dire che potrò anche cambiarmi la divisa zuppa... allora forse
finalmente qualcosa sta iniziando a girare per il verso giusto in questa
maledetta giornata!
Durante l'intera
passeggiata dalla stazione alla casa della signora Martin (alla faccia della
passeggiata… non mi sembrava di aver corso così a lungo!) cerco il più
possibile di svuotare la mente. La cosa mi riesce più facile del previsto,
probabilmente anche grazie al fatto che tra me e Kanda è sceso il silenzio - ma
l'atmosfera è serena, non ostile. O forse è questo lavoro sul mio lato emotivo
che mi sta facendo reagire a tutto in maniera diversa... comunque sia, cammino
tranquillo dietro di lui, saltellando ogni tanto in mezzo alle pietre sconnesse
del marciapiede. Mi guardo attorno, vedendo per la prima volta il paesaggio che
ho attraversato nella mia corsa solitaria, ora illuminato a sprazzi dal sole che
fa timidamente capolino tra le nuvole. Mi sento quasi in pace con me stesso, e
ho la netta impressione che tutto andrà bene (speriamo). Solo un pensiero
disturba la mia armonia interiore... cosa risponderò alle domande che di sicuro
Link mi farà?
Ci avviciniamo
alla casa e lo vedo, affacciato alla finestra. Appena ci nota inizia a
gesticolare verso l'interno della stanza, poi scompare. Capisco chiaramente che
è preoccupato - la cosa mi dispiace e al contempo mi irrita un po'... mi renderà
più difficile dargli una spiegazione senza sbilanciarmi troppo.
Saliamo gli
scalini ed entriamo in casa, preceduti dal maggiordomo. Sospiro, preparandomi ad
affrontare lo sguardo indagatore del mio baby-sitter personale... che invece,
questa volta, quasi mi ignora per rivolgersi a Kanda?!
Nascondo
un'occhiata stupita e ne approfitto, facendomi piccolo piccolo e tentando di
svicolare... le scale sono lì, a pochi passi!
“...accidenti a
lui!”
Il commento di
Link, pronunciato a mezza voce e con tono scocciato, mi distrae per un attimo.
Il tempo necessario perché lui, rapido e silenzioso, (a volte mi chiedo come
fa [potrei provare a imparare]) mi si pari davanti, bloccando la mia piccola
fuga.
“Walker! Spero
che, qualunque cosa abbia avuto si sia risolta...”
Mi apostrofa,
una leggera ombra di sarcasmo nelle sue parole, che però nasconde qualcosa di
molto simile alla rassegnazione. Alzo gli occhi e lo vedo, le braccia incrociate
davanti al petto e uno sguardo leggermente arrabbiato in viso. Ha l'aria di chi
non sa più cosa pensare, poveretto!
Raddrizzo la
schiena e riabbasso la testa, iniziando a giocherellare nervosamente con l'orlo
della giacca fradicia. Ai miei piedi inizia a formarsi una piccola pozzanghera.
“Direi di sì...”
Farfuglio. Poi
rialzo la testa e lo guardo dritto negli occhi. Basta dire la verità, in fondo,
no? Magari così mi lascia andare...
“Mi spiace per
la scena di poco fa, non si ripeterà più”
Devo averlo
convinto, perché lo sento prendere un profondo sospiro e lo vedo chiudere gli
occhi, come per recuperare la calma perduta.
“Di tutto quanto
successo finora, nulla entrerà nei verbali ufficiali. Ma esigo che, d'ora
innanzi, lei e Kanda lasciate le vostre questioni personali fuori dalla
missione, chiaro? Ne informi anche lui”
“Sissignore.
Sarà fatto”
Gli rispondo e,
dopo avergli rivolto un leggero inchino di commiato, ricomincio a salire le
scale. Poteva andare decisamente molto peggio, e non avrei potuto certo
biasimarlo se avesse deciso di fare regolare rapporto su tutta questa
faccenda... la mia nuova maschera barcolla un attimo, giusto il tempo per
girarmi verso di lui e sorridergli grato. Poi tutto torna come prima e proseguo
verso la stanza che mi è stata riservata.
Il domestico mi
consegna la mia valigia d’ordinanza e quindi mi guida fino ad una stanza da
bagno al piano superiore, in cui l’aria è fin troppo profumata. Appena entro, il
servitore mi chiude la porta alle spalle e si defila in silenzio.
Rimango immobile
solo per un secondo, poi poso Mugen accanto all’ingresso e inizio a slacciarmi
la divisa bagnata, tenendo gli occhi chiusi, mentre, a contrasto con il tepore
dell’ambiente, sento il freddo stringermi mani e piedi. Il pastrano cade sul
pavimento con un lieve tonfo sordo, a testimonianza di quanto fosse appesantito
dall’acqua (è incredibile come quella stramaledetta pioggia sia riuscita a
inzupparmi completamente in così poco tempo), seguito subito dopo dalla
maglia, umida pure lei. Quando mi sono liberato anche degli stivali, mi avvicino
al lavandino e mi guardo negli occhi, riflesso nello specchio dal petto in su.
Non mi capita quasi mai di osservare la mia immagine, ma adesso assurdamente non
riesco a farne a meno.
(Io sono
sempre io…
perché devo
aver bisogno di accertarmene?
[Perché quel
che è successo con il dannato moyashi
ha minato
tutte le mie certezze])
Sono perfin più
pallido del solito, i capelli ancora un po’ bagnati che mi ricadono sulle spalle
in grosse ciocche. L’unica traccia della nottata insonne che l’idiota mi ha
fatto passare (e perché adesso dovrei tornare a pensarci?) sono gli occhi
appena gonfi, ma che tuttavia riesco a mantenere freddi e impenetrabili come
sempre (non devo più permettermi di perdere il controllo).
In un’assurda
associazione di idee di cui non voglio indagare la causa, mi appare chiaramente
visibile lo sforzo, di cui sul momento non mi ero reso conto, che ha iniziato a
fare il moyashi da quando l’ho trovato in quella stazione per mettere a tacere
le sue emozioni. Perché all’improvviso la mammoletta ha deciso di fare una cosa
così lontana dalla sua natura? ([…che l’abbia fatto…?] Non mi interessa,
faccia quel che gli pare)
Mi sciacquo più
e più volte con l’acqua fredda, poi nascondo il viso in un asciugamano che odora
di lavanda, riuscendo a dimenticare quei ragionamenti francamente inopportuni.
Mi rivesto, sentendo con piacere il tepore degli abiti che avevo appoggiato
sulla stufa di maiolica. Quando anche Mugen è tornata al suo posto legata al mio
fianco, mi riporto davanti allo specchio per raccogliere di nuovo i capelli. Non
sono ancora del tutto asciutti, ma non voglio assolutamente che mi vedano così:
sarà insensato, ma sciogliendomi la coda mi sento come se abbassassi le mie
difese e questo non posso accettarlo…
(Lui l’ha
fatto:
mi ha sciolto
i capelli,
ci ha
giocato…
[mi ha tolto
la maschera,
mi ha toccato
nel profondo…]
L’ha fatto
perché gliel’ho permesso
[non ho
saputo e voluto fermarlo]
ma ora non
dovrà più succedere
[perché non
riuscirei più a tornare indietro])
Finiscila Yu
Kanda: ti sei già lasciato andare fin troppo a pensieri assurdi, ora basta.
Richiudi quel vaso di Pandora che hai stupidamente voluto scoperchiare dentro di
te e torna ad essere quello che sei sempre stato.
Stringo forte il
laccio della coda ed esco dal bagno, finalmente e definitivamente calmo (sono
di nuovo me stesso). Mi ritrovo il moyashi fuori dalla porta, con la giacca
bagnata della divisa buttata su un braccio e il cambio sull’altro. Mi fermo per
un attimo davanti a lui e stringo le labbra, prima di avviarmi verso le scale.
All'inizio del
corridoio del piano superiore trovo ad aspettarmi il maggiordomo, lo stesso che
ci aveva aperto la porta e che ha scortato Kanda mentre ero trattenuto da Link.
I Finder che ci accompagneranno in missione devono essere già arrivati, a quanto
pare, perché con un piccolo inchino il domestico mi porge la valigetta che
stamattina avevo lasciato in albergo e mi indica una delle porte in fondo al
corridoio.
“Quella porta
conduce alla stanza da bagno. Potrà cambiarsi lì dentro appena l'altro signore
avrà finito, signore”
Annuisco,
prendendo la valigia, e mentre questi si defila silenziosamente io mi sposto
davanti alla porta.
Appena non c'è
più nessuno in vista Timcanpy decide di uscire dalla tasca della giacca. Inizia
a volarmi attorno sgocciolando ovunque, ma gli lancio un'occhiata facendogli
capire che sarebbe meglio evitare, in casa d’altri (non che mi faccia più
piacere quando bagna dappertutto in camera mia, eh!). Mogio mogio mi si posa
di nuovo sulla testa, ripiegando le alucce.
Ora che anche il
batter d'ali di Tim è cessato, noto che il corridoio è decisamente silenzioso.
Gli unici suoni che sento sono il ticchettare della pendola in cima alle scale e
il rumore dell'acqua che scorre nel bagno di fronte a me.
Chiudo gli
occhi, cercando di svuotare di nuovo la mente, ma quello scroscio mi ricorda che
lì dentro c'è Kanda. Kanda, che si è inzuppato per venirmi a cercare (ma se
gliel'ha detto Link... [ok, ma quando mai lui fa quello che dice Link?!]).
Kanda, che non mi parla più o quasi (a parte le poche frasi di circostanza
[il resto devo guadagnarmelo!]). Kanda, per il quale sto tenendo su la mia
nuova maschera (è difficile [ma ce la devo fare!])...
Aah, e meno male
che non dovevo pensare! Sospiro, passandomi una mano sulla faccia e spostando la
frangia che mi sta ancora incollata alla fronte. Starnutisco.
Mah, intanto che
aspetto è meglio se mi tolgo almeno la giacca... ci manca solo che mi venga il
raffreddore! Approfitto del piano d'appoggio del tavolino lì vicino per aprire
la mia valigia e prendere maglia e divisa di ricambio.
Giacca bagnata
su un braccio e cambio asciutto sull'altro, mi appoggio leggermente alla parete
alle mie spalle. Il calduccio che c'è in casa, a confronto con il freddo umido
dell'esterno, mi sta mettendo addosso una certa sonnolenza...
Mi riscuoto
quando sento la porta aprirsi e Kanda uscire dal bagno. Si è già cambiato e ora
indossa l’uniforme scorta, ma non posso fare a meno di notare che ha ancora i
capelli un po’ bagnati.
Il mio sguardo
viene attirato da una goccia d'acqua che rotola lungo una delle ciocche, giù
fino in fondo, per poi cadere sul parquet. Subito mi strofino gli occhi con una
mano, mettendo meglio a fuoco l'immagine dell'esorcista davanti a me, quindi
abbasso la testa in modo che la frangia mi copra parte del viso. Non credo di
essere arrossito, ma meglio non correre rischi.
Lo supero
rapidamente, cercando di riaprire la porta del bagno con il gomito, ma mi fermo
ricordandomi dell'ordine di Link.
“Ah, Kanda...
Link consiglia di… ehm... lasciare le questioni personali fuori dalla missione.
Ok?”
“Non c'è bisogno
che me lo dica lui. E tu mettiti in testa che tra noi le cose devono tornare
come a Matera”
Mi giro e alzo
gli occhi per guardarlo in faccia, ma riesco a vedere solo la sua schiena e i
suoi capelli raccolti che sferzano l'aria mentre si dirige verso le scale. Lo
osservo attraversare il corridoio e lo seguo scendere giù, fino a quando non
scompare alla mia vista.
Sono senza
parole, anche se non dovrei. Nonostante io abbia ben capito come la pensa (e
che soprattutto non ha intenzione di cambiare idea [per ora...]), quella
semplice frase ha su di me lo stesso effetto di una secchiata d'acqua gelata.
Riabbasso il capo e mi rigiro verso il bagno. Passando gli abiti tutti sullo
stesso braccio, apro la porta ed entro, richiudendomela subito alle spalle.
Mentre mi avvio
giù per le scale, non posso fare a meno di imprecare mentalmente contro di lui
(contro me stesso [è evidente che se c’è lui di mezzo non riesco a dominarmi
come vorrei, maledizione!]): da dove cazzo m’è uscita adesso quella frase,
eh?! Non c’era nessun bisogno che gli dicessi una cosa del genere, non devo mica
giustificargli i miei atteggiamenti!
(Però alla
fine glielo dovevo:
lui ha messo
in chiaro le cose con me
e io che sono
un uomo d’onore
ritengo
giusto fare altrettanto
[in realtà è
perché non volevo che fraintendesse il mio…
che
fraintendesse cosa?
Un muro è un
muro,
non c’è
niente da fraintendere,
devi solo
prenderne atto
e non cercare
inutilmente di abbatterlo].
Ho sempre
messo in chiaro con tutti
che devono
starmi lontano,
non vedo
perché non debba farlo anche con lui
[è perché in
fondo non…])
Al diavolo! Se,
nonostante tutto, non ho ancora recuperato il pieno controllo di me stesso in
sua presenza (e per quanto questo mi irriti, devo ammettere che è così [il
guerriero più forte è quello che riconosce le sue debolezze]), allora
piuttosto non dirò più una parola, ma assolutamente non posso permettermi di
farmi sfuggire un’altra volta cose che devono rimanere soltanto nella mia testa
(e magari sparire del tutto anche da lì!).
Contraggo
violentemente la mascella e metto da parte di colpo tutti quei pensieri,
recuperando la calma - anche se sono sicuro il mio viso non avrebbe comunque
tradito nulla.
Quando entro
nella sala da pranzo, Link mi lancia un’occhiata che non mi sforzo nemmeno di
considerare, mentre la padrona di casa alza gli occhi dal suo caffè e mi viene
incontro con un sorriso.
Una volta al
sicuro nel bagno, la tensione di questa giornata mi abbandona del tutto e mi
lascio scivolare stancamente verso terra. Mi siedo appoggiando la schiena alla
porta, inclinando il capo all'indietro e chiudendo gli occhi (proprio come in
stazione, appoggiato contro con quella panchina [ma se ora giro la testa non c'è
Kanda ad aspettarmi]).
Mi addormenterei
qui, se non fossi così… così... oh, non lo so nemmeno io! Non vorrei (non
dovrei), ma non riesco a togliermi dalla testa le sue parole... quella frase
poteva risparmiarsela, accidenti! Cosa crede, che non abbia ancora capito come
la pensa? Non sono un idiota... è solo che non condivido (non ci penso
neanche!)
«Le cose devono
tornare come a Matera», dice lui... sì, come no! Non siamo stati capaci di
tornare a com'eravamo prima di quella notte sulla torre, come pretende che si
riesca tornare addirittura ad allora?
(Da quella
missione non è passato nemmeno un anno
[sembra
passata un'eternità]
ma io sono
cambiato.
Non sono più
lo stesso di allora
[in meglio e
in peggio, dentro e fuori]
E lui?
[È cambiato
pure lui, ne sono certo])
Non possiamo
riuscirci. E se anche si potesse... io non voglio, punto. Che se ne faccia una
ragione. Non intendo mollare, io!
Espiro, buttando
fuori tutto il nervoso, e riapro gli occhi.
Calma. Mi sto
(di nuovo [non devo]) facendo sopraffare dalle emozioni, e non va bene. Devo
assolutamente riprendere il controllo di me stesso. Mi porto entrambe le mani al
viso, richiudendo gli occhi e ricominciando i miei esercizi di visualizzazione.
La manopola torna a girare verso il basso, e quando riapro gli occhi sono più
tranquillo
Ora percepisco
chiaramente il freddo delle piastrelle sotto di me. Mi viene la pelle d'oca,
quindi mi affretto ad alzarmi da lì e mi avvicino al lavandino. Mi godo un paio
di minuti vicino alla stufa di ceramica, sospirando contento, poi appoggio il
cambio sulla mensola. Mi tolgo la maglia umida e apro l'acqua calda. Subito una
nuvola di vapore riempie la piccola stanza, appannando completamente lo
specchio. Alzo gli occhi e non riesco a reprimere un sorrisetto. E-he, come ci
si sente a essere battuti da un po' d'acqua condensata, mostro?
Entrando in sala
da pranzo, la prima cosa che noto è il golem dorato del moyashi che svolazza in
tondo con aria famelica attorno a dei biscotti (come si dice? Gli animali
domestici imparano dal loro proprietario… [ma cosa ci fa qui quell’affarino da
solo?]). Subito dopo vedo la padrona di casa che mi si avvicina. Le rivolgo
un brevissimo cenno del capo e poi, ignorando caldamente Link e Miranda, vado a
sedermi sul divano, schiena dritta, gambe accavallate e braccia conserte - non
sono uno di molte parole, però ho sempre saputo sfruttare bene il linguaggio del
corpo e in questo momento sto dicendo a chiare lettere «Lasciatemi in pace». Ma
evidentemente non tutti capiscono…
“Oh, ma che
bravo giovanotto, vedo che ti sei già dato una sistemata! Spero che ora vada un
po' meglio... poverini, voi di fuori non siete abituati a questo clima come
noi... per la prossima volta ricordate che non è prudente andare in giro per
Londra senza un ombrello, va bene? Comunque, dopo tutta quell'acqua quel che ci
vuole è un buon the caldo, ti va di berne una bella tazza? Magari con un paio di
biscotti...”
La Martin mi
parla con fare cordiale, dandomi una lieve pacca sulla spalla come se fossi suo
nipote. Mi irrigidisco e mi trattengo a stento dall’estrarre Mugen dal fodero
(il mio fastidio dev’essere molto evidente, a giudicare dalla faccia di Link).
Non sopporto questa confidenza che si prendono sempre gli Europei!
Credo che se non
le dico qualcosa andrà avanti all’infinito a rompere le scatole… devo solo fare
attenzione a non mandarla a quel paese (come si meriterebbe!) mentre le
rispondo.
“Non voglio
nulla”
Benché
complicata, non posso certo dire che questa giornata non si stia rivelando
interessante...
Sono appena
uscito dal bagno, soddisfatto e finalmente asciutto, e la prima cosa che sento è
un ottimo profumo di biscotti appena sfornati. Sorridendo fra me e me seguo
l'aroma fino alla fine del pianerottolo, ma mi fermo prima di scendere il primo
scalino, involontario testimone di una scena che ha a dir poco dell'incredibile.
Kanda si è
accomodato sul divanetto del salotto. Niente di strano, anche se si vede lontano
un miglio che non è abituato a cuscini morbidi e sedili in cui affondare... È lì
seduto, teso e dritto come un fuso, un'espressione in volto talmente
imperscrutabile che farebbe spaventare chiunque.
Tranne la
signora Martin, a quanto pare.
La simpatica
vecchina, infatti, appena l'ha visto sedersi si è alzata subito dal tavolo dove
stava bevendo il suo caffè e gli si è avvicinata, attaccando tranquillamente
bottone...
Comincio a
ridere sommessamente, tappandomi la bocca con le mani. Per un attimo - appena
lei si azzarda a dargli una pacca sulla spalla! - ho paura che la signora venga
fatta «per errore» a fettine, ma lui si limita a rispondere, chiudendo la
conversazione. O meglio, provandoci... perché lei insiste! Faccio a tempo a
sentire un “Oh, ma che bravo ragazzo, hai paura di dare troppo disturbo!” quando
mi scappa una risata, subito coperta da uno starnuto.
Solo Tim mi
sente, e lo vedo interrompere i suoi giri attorno ai biscotti per fiondarsi
nella mia direzione.
Mi domando se
questa vecchia logorroica si renda conto di dovere la vita al golem dorato del
moyashi. Se quel coso non le fosse passato a tutta velocità davanti al naso,
distraendola, lei sarebbe andata avanti con quella sua storia del the coi
biscotti e non so quanto ancora avrei resistito prima di andarmene - o di farla
fuori.
Prendo un paio
di secondi di tempo per nascondere lo sguardo divertito e rimettere la maschera
mentre Timcanpy mi si accoccola di nuovo tra i capelli. Un respiro profondo e
sono di nuovo pronto per affrontare il mondo (per affrontare Kanda).
Scendo
tranquillamente le scale, e giunto al pian terreno sorrido cordialmente alla
signora Martin e a Miranda-san. Mi porto vicino al divano dove Kanda è ancora
seduto, e scambio un'occhiata d’intesa con Link. Questi si guarda un attimo
attorno poi si schiarisce la voce con un colpo di tosse, attirando l'attenzione
di tutti i presenti.
“Bene, ora che
siamo tutti qui direi che possiamo andare”
Adesso che è
arrivato anche il moyashi, l’ispettore decide di prendere nuovamente in mano la
situazione (chi glielo spiega che in teoria dovrebbe starsene zitto e buono e
far lavorare noi esorcisti? [Credo abbia paura che vada di nuovo tutto a
farfalle, per non dir di peggio…]). Beh, glielo lascerò fare, se ci tiene
tanto. Io decisamente non sono dell’umore giusto per mettermi nei panni del
maestrino che deve tenere assieme una classe di bambini dell’asilo.
Mi alzo in piedi
all’improvviso, la vecchia che scatta indietro, sorpresa dal mio movimento
rapido.
“Vediamo di
muoverci, abbiamo perso fin troppo tempo. Dov’è la tomba infestata?”
“Quanto siamo
precipitosi, figliolo!”
La signora
Martin sbotta, ma per fortuna Link si intromette prima che Kanda abbia la
possibilità di replicare.
“La tomba del
fratello della signora Martin si trova a Bunhill Fields, un cimitero chiuso a
nord di Londra. La nostra carrozza ci sta già aspettando qui fuori, la signora
ci accompagnerà per fare da mediatrice con lo spirito che trattiene l'Innocence”
Annuisco alla
spiegazione di Link, lanciando un rapido sguardo alla vecchina che farà parte
del team. Sembra un po' incerta, ma non la vedo particolarmente spaventata... a
quanto pare se la sa cavare anche da sola (potrebbe perfino tener testa a
Kanda [e pensare che non ci riesce quasi nessuno!]) Rinfrancato, prendo il
mio bagaglio e mi dirigo verso la porta.
PREVIEW
Capitolo 5 - Al
primo assalto, il compiersi inatteso della tragedia
L'aria si fa
improvvisamente gelida e gli sguardi si voltano verso Kanda. Facciamo tutti un
inconscio passo indietro, ma non c'è posto per ripararsi dalla furia che (ne
sono certo [fossi in lui me la sarei presa pure io, almeno un pochino])
scoppierà nei prossimi istanti.
[…]
Vorrei solo
andare il più lontano possibile da questo dannato cimitero e da questi idioti
(tutti quanti!) con cui invece sono costretto a lavorare.
Quando sono a
qualche metro di distanza dagli altri (il mio senso del dovere [che stasera ho
allegramente mandato a puttane…] mi proibisce di abbandonare il teatro di una
missione), mi fermo e comincio a razionalizzare la situazione: ho fatto
un’emerita stronzata.
IL POST-IT DELLE
AUTRICI
Piccola premessa:
dato che questa fic è piena zeppa di citazioni e ispirazioni della più disparata
origine (la maggior parte delle quali logiche solo per le nostre menti malate XD),
d’ora in poi useremo questo spazio per dare i giusti credit a persone e cose che
se li meritano e per ogni altra spiegazione relativa al capitolo che avete
appena letto.
Dunque iniziamo…
-Bunhill Fields: da Wikipedia (http://en.wikipedia.org/wiki/Bunhill_Fields)
apprendiamo che si tratta di uno dei cimiteri di Londra, aperto attorno alla
metà del XVII secolo e chiuso nel 1852.
Qui -> http://img17.imageshack.us/img17/551/scr6686545.jpg
la localizzazione sulla cartina
Per questo
capitolo è tutto! Se avete un qualsiasi dubbio, chiedete pure!
E ricordate…
in missing moments we trust!
Le autrici
saranno disponibili per un incontro col pubblico durante il Festival del
Fumetto che si terrà a Novegro (MI ) nei giorni 6 e 7 febbraio
prossimi. Nel caso abbiate richieste, dubbi e curiosità potrete sottoporle alla
loro attenzione.
Sempre se
riuscirete a riconoscerle, impedirne la fuga e a trattenerle per il tempo
necessario, ovviamente…
Capitolo 5 *** Al primo assalto, il compiersi inatteso della tragedia ***
Nota delle autrici
Nota delle
autrici:
Dato che l'Angolo
di Allen di questa fanfic è strutturato come quello della precedente e ne è la
continuazione, tenderà anche qui ad assumere proporzioni chilometriche (perché i
pg sono tanti e le recensioni per fortuna pure! ♥)
Se per caso non
vi interessasse, potete passare tranquillamente all'inizio del capitolo vero e
proprio. Vi assicuriamo che questo non pregiudicherà la completa comprensione
della storia.
Grazie e buona
lettura!
Lety&Mistral
L’ANGOLO DI
ALLEN
16 Febbraio 2010
Ordine Oscuro -
*Ingresso dell’Arca*
Ore 17:12
Il gruppetto di
esorcisti e civili sta quasi per uscire dall'Arca quando Lavi si ferma
improvvisamente davanti alla porta con il cartello «Home». Guardandola perplesso
si gira verso gli altri, evitando per un soffio l'affilatissima lama di Mugen.
“Scusate un
attimo, ma... noi non avevamo il permesso di accedere all'Arca, giusto? Non
sarebbe meglio procedere con un po' di, ecco, cautela? Con Leverrier in giro non
sappiamo chi potremmo trovare dall'altra parte...”
“Lavi ha
ragione, e così tanti daremmo sicuramente nell'occhio... uno di noi deve entrare
in quella porta e controllare che non ci sia nessuno, poi gli altri potranno
uscire tranquillamente!” commenta Allen. Piuttosto che incrociare Leverrier o
uno dei suoi scagnozzi preferirebbe rinunciare ai suoi amati mitarashi dango...
almeno per un pasto al giorno!
“Tsè, allora se
vi mettete insieme voi due riuscite anche a produrre un'osservazione
intelligente” commenta piatto Kanda, rinfoderando Mugen.
Linalee si
avvicina ai tre, cercando di calmare gli animi. “Dai, Kanda-kun, non fare così!
L'idea è buona, anche se... abbiamo un bel problema: chi esce?”
“Se il
Supervisore Chan era atteso, l'unica cosa logica è che esca lui” propone Link,
subito supportato da Reever.
“Già,
l'ispettore ha ragione. Vero è che sarei dovuto andare io a riceverlo, assieme a
Komui-san”
“Eh? E quando,
questo?”
È con un sospiro
rassegnato che la signorina Fay risponde alla candida domanda di Komui.
“Supervisore
Lee, l'arrivo del Supervisore Chan era previsto per le ore 15:30 di oggi,
gliel'avrò ripetuto almeno dodici volte, ieri!”
“Ah sì? Oh, già,
è vero! Ma sono le 15:30? È l'ora del caffè!”
“Nii-san, per
favore!”
“Ok, ma come
giustifichiamo il fatto che mi porto dietro tutti voi?” chiede Bak Chan,
perplesso.
“Il suo compito,
Supervisore Chan, sarà darci il via libera cosicché noi tutti possiamo
disperderci in sicurezza nei corridoi della sede.” spiega pazientemente Bookman
Sr. tra uno sbuffo di fumo e l'altro.
“Ehi, qui non si
disperde proprio nessuno!” l'interrompe subito Kanda.
“Non fare
l'acido, baKanda... tanto sappiamo dove trovarli, no?” lo ferma Allen. Kanda sta
per replicare, ma vede il ghigno perfido dell'albino e si calma. A quanto pare
anche lui non è interessato a farli scappare...
Tutti si girano
pieni di aspettativa verso il supervisore biondo che, alzando le spalle, si
dirige verso la porta d'uscita.
“Ok vado, vado!”
borbotta quindi, abbassando la maniglia e cacciando la testa nel buio oltre la
soglia.
L’Asiatico si
ritrova immediatamente nell’ampio salone colonnato del Quartier Generale;
cautamente si guarda attorno, prima a destra e poi a sinistra, cercando di
spingere lo sguardo oltre la penombra che scivola da dietro gli enormi pilastri
a invadere l’ambiente. All’apparenza non c’è nessuno in vista.
Bak esce
completamente dal gate, fermandosi un attimo per sistemarsi la giacchetta e
raddrizzare il basco; simulando un’aria indifferente, fa quindi un cenno
affermativo ad Allen, in attesa alle sue spalle, e poi si allontana.
Fatti pochi
passi, intuisce dai rumori alle sue spalle che anche gli altri «clandestini»
stanno uscendo pian piano dall’Arca. Quando sente la voce melodiosa di
Linalee-chan scambiare una battuta bisbigliata con Bookman Sr., il biondo fatica
a mantenersi impassibile e sta per girarsi infuriato quando alla conversazione
si unisce quello stoccafisso dell’ispettore. Ma poi Bak non ha più tempo di far
nulla, nemmeno di farsi venire un attacco di orticaria: un’esclamazione
proveniente dal punto più buio della sala gela sul posto lui e gli altri otto.
“EHI! Cosa ci
facevate voi lì dentro?”
Il primo a
riprendersi è Reever... se non altro lui l'autorizzazione a girare lì intorno ce
l'ha!
“Chi ha parlato?
Fatti vedere!” risponde quindi, facendo un passo avanti in direzione della voce.
Nel frattempo,
seguendo le istruzioni impartite sottovoce da Link, il gruppo di esorcisti si
compatta alle spalle dello scienziato, mentre la signorina Fay e Komui (entrambi
teoricamente legittimati ad accedere quasi liberamente all’Arca) avanzano di un
passo, cercando di elaborare una scusa convincente per spiegare la loro presenza
lì.
Ma in effetti,
non serve nessuna scusa. Perché nemmeno la persona che li ha sorpresi uscire dal
gate avrebbe l’autorizzazione a starci, lì intorno.
Sotto gli occhi
allibiti di tutti, Timothy Hearst si avvicina pattinando sui suoi immancabili
roller e inchioda proprio di fronte a Komui. “Non vale però! Perché voi entrate
sempre nell’Arca e non mi portate mai?”
“Perché, siamo
entrati nell'Arca? A me non risulta... siamo solo di passaggio, vero
Yuu-chaaaan? ♥” esclama Lavi sorridendo e tentando di deviare l'attenzione del
ragazzino verso cose meno importanti.
Il giapponese
fulmina con lo sguardo prima il giovanissimo esorcista che lo guarda con aria
d’attesa e poi il rosso, che pure lo fissa con il suo ampio sorriso. “Non
chiamarmi per nome, stupido coniglio!”
“Kanda-kun, per
favore, controllati! C’è un bambino!” interviene Linalee, fingendosi
scandalizzata. Quindi si china verso il piccolo, sorridente “Non siamo entrati
nell’Arca, Timothy, eravamo solo venuti ad accogliere quel signore laggiù che è
venuto a farci visita, il Supervisore Chan”
“Linalee ha
ragione, Timothy! Siamo qui solo per salutare il Supervisore, che è venuto a
trovarci... giusto?” aggiunge Allen, lanciando un'occhiata molto significativa
al biondo supervisore.
“Eh? Oh, sì!
Avevo un appuntamento con il supervisore Komui, ragazzino, è solo che...
ecco... ho il brutto vizio di perdermi, allora mi han fatto la cortesia di
venire a prendermi qui!” replica Bak Chan con un risolino nervoso.
Timothy li fissa
dubbioso, una smorfia poco convinta sul viso. “E allora se è così…” inizia poi,
mentre disegna uno stretto cerchio sui pattini; all’improvviso si blocca e punta
il dito verso Bak “…perché te ne sei uscito tutto circospetto dall’Arca? E voi
dietro peggio ancora?!”
“Ehm... ecco...
pensavo di aver sbagliato ingresso! Sai che figura, se mi avessero visto
arrivare alla sede sbagliata?!” Bak Chan prova ad arrampicarsi sugli specchi, ma
si vede che non sa più cosa rispondere...
“Non ci credo
neanche un po’!” esclama il bambino “Appena uscito hai perfin fatto segno di via
libera… e pure il fratellone pianista l’ha fatto!”
“Pfff...
fratellone pianista? Neh neh, Allen-chan, com'è che non trovi da dire sui
soprannomi che ti da lui?” esclama Lavi, agitando con fare inquisitorio l'indice
davanti al naso dell'esorcista più giovane.
“Stupido
allievo!” si intromette Bookman Sr. con il solito scappellotto “Non paragonarti
ai bambini… anche se c’è da dire che certe volte sei peggio di loro…” conclude
poi a mezza voce, scuotendo il capo e guadagnandosi un’occhiata di solidarietà
da Link (anche lui alle volte stando accanto ad Allen ha avuto la stessa
impressione).
“Lavi, ti
prego... al contrario di te è solo un bambino, lui!” borbotta Allen, per poi
avvicinarsi sorridendo al piccolo. “Ehm, ecco... vedi, Timothy, è che bisogna
sempre essere previdenti: anche entrando in luoghi conosciuti è meglio
assicurarsi che non ci siano pericoli...”
Vedendo che
l’espressione del piccolo non accenna a distendersi, segno che non sta credendo
per niente alle loro scuse, Linalee prova a dar manforte ai compagni. “Essere
prudenti è importante, lo sai, no Timothy? Diglielo anche tu, Kanda-kun!” la
cinesina cerca di coinvolgere lo scontroso spadaccino, forse sperando che questi
riesca a far presa sul ragazzino terribile. Pessima mossa.
“Piantiamola di
dire scemenze!” sbotta infatti Kanda “Il moccioso non è stupido! L’unico idiota
qui è lui che si è fatto beccare come un principiante” aggiunge, puntando il
fodero della spada alla gola di un Bak Chan fattosi color cera.
Apre la bocca
per chiedere aiuto, il Supervisore della sede Asia, ma non riesce ad articolare
parola. Per fortuna c'è Reever a correre in suo soccorso.
“Kanda-kun, per
cortesia, abbassa quell'arma. Diglielo pure tu, Komui-san, che il Supervisore
Bak ci serve vivo!”
“Eh? Oh sì,
certo, per le recensioni, giusto!” commenta questi di rimando.
“Come per le...”
La signorina Fay tenta una replica, ma poi, di fronte alla risposta
assolutamente assurda di Komui, la segretaria preferisce ritirarsi in silenzio a
piangere sulla spalla di Link.
La sua reazione,
comunque (come anche lo «Tsè» di circostanza di Kanda) si perdono nel fischio
entusiasta di Timothy. “Wow, che figata! Cosa sono queste recensioni, capo?”
esclama il bambino, saltando in braccio a Komui “Vero che posso partecipare
anch’io? Se mi dici di sì, prometto che non racconto a nessuno che vi ho trovati
qui!”
Un allegro coro
di «affare fatto» risuona nell'ampia sala, mentre Allen prende Timothy dalle
braccia del Supervisore e inizia a spiegargli l'intera storia. Anche Timcanpy
annuisce entusiasta, mettendosi a svolazzare in tondo, poi decide di andare ad
appollaiarsi sulla testa del povero Link... e improvvisamente il biondo
ispettore si trova sommerso dai fogli con le nuove recensioni.
“Timothy, dato
che sei così entusiasta ti farà piacere sapere che potrai cominciare subito…”
§ Carissima
Retsu89,
perchè vuoi
dedicarti alla caccia al Supervisore? Ci sono hobby molto più interessanti con i
quali puoi occupare il tuo tempo libero, come ad esempio la fotografia
artistica... Io adoro scattare fotografie, soprattutto alla dolce Linalee!
*sospira e inizia a grattarsi*
Comunque, sono
contento che il capitolo ti sia piaciuto. Condivido la tua perplessità sul
comportamento di Kanda, ma ne ha passate così tante, povero ragazzo... Ci vuole
molta pazienza!
Passerò ai
colleghi i tuoi ringraziamenti per le recensioni, non ti preoccupare... e anzi,
grazie a te (e a voi tutte), che seguendo la storia e lasciando i vostri
commenti ci consentite di staccare un po' dalla solita routine lavorativa!
Al prossimo
capitolo,
Bak Chan -
Supervisore Sede Asia
§ Gentile
signorina Mizukage,
sono nuovamente
a ringraziarla per la sua recensione e colgo l’occasione per complimentarmi per
l’acume delle sue osservazioni. Per ragioni di spoiler non posso permettermi di
pronunciarmi circa la loro veridicità, ma le posso assicurare che presto
comincerà ad avere delle risposte alle sue supposizioni.
Per quanto
riguarda il presente capitolo la cui anticipazione l’ha così incuriosita, mi
faccia sapere se ha soddisfatto le sue aspettative.
Cordiali saluti
Bridget Fay –
Segretaria del Supervisore
§ Cara
Makotochan,
innanzitutto
spero che l'esame del 4 sia andato bene.
Per i dango no
problem, è bello dividerli con chi li apprezza (non come qualcuno a caso che non
ama i dolci...), per quanto riguarda il problema tra me e Kanda... ci sto
lavorando, più o meno, ecco ^_^''
Rispetto
all'ultima mia frase che hai citato, beh... è vero, può essere interpretata in
vari modi! Purtroppo però non intendo rivelare qual è quello esatto, mi spiace
^_^
La tecnica della
manopola provala pure, sono contento di esserti stato utile, anche se non so se
funzionerà dopo il tuo prossimo incontro con Mugen. Sai com'è, sembra che Kanda
non abbia apprezzato i tuoi… ehm… pensieri: ha appena strappato a metà il foglio
con la tua recensione (e ancora un po' e faceva a fette pure il sottoscritto!
Non è che c'è un posto in più su quel jet?)
Vabbè, vado a
riprendere il baKanda che ha pensato bene di andarsene... tu vedi di mandare una
cartolina, ok?
Un abbraccio,
Allen
§ Cara Yvaine,
vedo che siamo
sulla stessa lunghezza d'onda!
«Komurin
potrebbe mostrare loro qualcosa a cui non possono fare niente di male per
esempio»... hai suggerimenti in proposito? Un paio di pacchi di Carmencita sono
già qui che ti aspettano, assieme all'ultima edizione del mio manuale della fuga
perfetta ^_^
Sono felice che
il capitolo sia stato di tuo gradimento, e che anche i personaggi di contorno ti
abbiano convinta.
Ci vediamo al
prossimo capitolo,
Komui Lee -
Supervisore
§ Gentile
BloodberryJam,
è con molto
piacere che rispondo a questa sua nuova graditissima recensione. Come per lei è
piacevole avere un appuntamento fisso con l’uscita del nuovo capitolo, così per
le autrici è altrettanto gratificante sapere che lei altrettanto puntualmente
recensirà.
Mi trovo inoltre
a condividere il suo giudizio anche per quanto riguarda i propositi
eufemisticamente definibili utopistici di Kanda nel suo rapporto con Walker.
Purtroppo la gioventù d’oggi spesso dimentica che il passato non si può
cancellare con un colpo di spugna e che il futuro non si costruisce sulle parole
*sospira*
Prima di
concludere la invito a non sentirsi eccessivamente e inutilmente frenata nel
rapportarsi alle due autrici. Le conosco e posso garantirle che sono due ragazze
assolutamente alla mano e che non si fanno problemi di sorta. Anzi, mi hanno
confessato che questo rapporto molto particolare e, in un certo senso, personale
che stanno costruendo con voi affezionate lettrici di questa Yullen Saga è per
loro molto emozionante e gratificante.
Con questo la
saluto. Alla prossima recensione, dunque.
Bookman Sr.
§ Cara Genesis,
anche tu
problemi con i computer? Non sai quanto ti capisco, qui tra Komurin selvaggi e
virus para-multi-informatici siamo costretti a fare una manutenzione continua, e
per ogni evenienza ci ritroviamo a fare delle copie di backup almeno una volta
ogni mezz'ora!
Allen-kun
ringrazia per l'offerta di ospitalità... non è che ci sarebbe anche un posticino
per noi della Scientifica? *sogna le Hawaii*
Speriamo tutti
che anche questo capitolo confermi l'ottima opinione che hai della storia!
Alla prossima,
Reever
§ Cara
Flowermoon,
a costo di
sembrarle pedante, mi trovo a ringraziarla ancora per tutti i complimenti che mi
rivolge! *arrossisce* Sono per me estremamente gratificanti, soprattutto
pensando a chi, nello scorso capitolo della saga, promuoveva comitati per la mia
eliminazione… *gocciolone*
Quanto
all’evoluzione dei rapporti tra Walker e Kanda, devo effettivamente ammettere
che a volte quello spadaccino è un po’ troppo drastico nelle sue decisioni.
Quando io ho chiesto che entrambi non mescolassero il lavoro con la vita
privata, non pretendevo certo che tornassero ai tempi in cui si erano appena
incontrati! Ma cosa ci vuol fare, sono ben testardi entrambi… *scuote la testa*
Staremo a vedere
cosa ne verrà fuori e spero vorrà usarmi la cortesia di commentarlo con me.
Alla prossima.
I miei rispetti.
Howard Link
§
Ciao Liar,
wow, che figata! La mia prima
risposta ad una recensione! Mi hanno spiegato più o meno come funziona e com’è
stata la faccenda fin qui… e devo dire che hai ragione! Fratellone Kanda ha
proprio il tatto di un elefante quando ci si mette!
Vabbè, c’è qui
Linalee che fa facce strane leggendo quel che scrivo, quindi mi sa che non è
molto d’accordo, per cui le lascio la penna. E comunque sono d’accordo con te
anche sulla matematica: anch’io la odio!
Ci becchiamo
presto!
Timothy Hearst,
13 anni, esorcista
Dato che Allen
si è allontanato dietro a Kanda, Linalee si prende la briga di raccogliere le
recensioni di tutti; il piccolo Timothy, raggiante, le consegna il foglio e la
cinese compone una piccola pila ordinata.
“Eccoci qui, e
anche questo capitolo è finito! Ora queste dove vanno a finire?” domanda la
ragazza.
“Può consegnarle
a Timcanpy, Linalee, ci penserà lui a farle arrivare a destinazione” la informa
Link, indicando il golem con la bocca già spalancata ancora appollaiato sulla
sua testa.
“Scusate ma...
che fine hanno fatto Yu-chan e moyashi-chan?” chiede Lavi, guardandosi attorno e
avvicinandosi all'Ispettore e alla giovane cinese. “Si sono allontanati mentre
recensivate, non so in che direzione... ma ormai sono passati già una ventina di
minuti! E se fosse successo qualcosa?”
“Stupido
allievo, che apprendista bookman sei se non sai dare nemmeno queste
informazioni?” sbotta Bookman Sr. scuotendo la testa sconsolato.
“Lei lo sa,
venerabile Bookman?” interviene la signorina Fay, notando l’ansia crescente di
Link che ha visto sparire il suo sorvegliato.
L’anziano
esorcista non risponde, ma si limita ad indicare un corridoio.
“Meglio
seguirli, prima che succeda qualcosa di irreparabile” sospira sconsolato Reever.
“L'ultima volta hanno rischiato di distruggere la caffetteria, per non parlare
della sala riunioni...”
“Certo che vi
divertite proprio tanto qui, eh Komui?” è il commento ironico del supervisore
biondo. La vita alla sede Asia tende a essere piuttosto monotona, a confronto.
“Già, ma se quei
due pensano di fare i furbi e tenersi tutto il divertimento, seminandoci per
poter rispondere alle recensioni al posto nostro, si sbagliano di grosso!
Cercateli... e il primo che li trova verrà risparmiato dal mio Komurin XXXV!”
Anata ga Koko
ni Iru Riyuu
(La
ragione per cui sei qui)
Capitolo 5
Al primo
assalto, il compiersi inatteso della tragedia
I tre esorcisti,
Link e la signora Martin escono in fretta dal palazzo. Davanti al portone li sta
già aspettando un terzetto di Finder e due carrozze per portarli fino al
cimitero di Bunhill.
Allen non ha
nemmeno il tempo di aprir bocca per chiedere come ripartirsi sulle due vetture
che già Kanda si è diretto verso la carrozza più modesta, quella con cui i
Finder li hanno raggiunti. I tre uomini vestiti di bianco, al vedere avvicinarsi
lo scorbutico giapponese si sono gelati sul posto e sono saliti a bordo in tutta
fretta, stringendosi su un solo sedile.
Il ragazzo non
li ha degnati di uno sguardo e si è seduto in un angolo, chiuso nella sua
corazza di iroso mutismo che (l’hanno notato tutti), da quando è tornato dopo
aver riaccompagnato Walker, pare si sia fatta ancora più impenetrabile.
Sull’altra
vettura, invece, l’assenza di Kanda riesce a rendere l’atmosfera più distesa e
il chiacchiericcio tra le due signore riprende; Link e Allen tuttavia se ne
stanno in disparte, forse perché impegnati ognuno a seguire i propri pensieri o
forse semplicemente perché più consapevoli che, per quanto quella appaia una
missione semplice, quando si scende sul campo di battaglia non bisogna mai
sottovalutare nulla.
In meno di
un’ora le due carrozze raggiungono i cancelli del vecchio cimitero ormai in
disuso, che solo l’influenza politica della Dark Religious ha permesso
eccezionalmente di riaprire ad un’ora così tarda di un pomeriggio d’autunno,
quando è già quasi buio.
Bunhill Fields è
affollato di tombe fino all’inverosimile e, nonostante la guida sicura
dell’anziana signora, il gruppo impiega un po’ a trovare la sepoltura del signor
Martin. Quando la donna posa la vecchia scacchiera di famiglia dinanzi alla
lapide rovinata dagli anni, ormai il sole è tramontato del tutto.
Abbiamo
attraversato l'intero cimitero nel più completo silenzio, solo il rumore degli
stivali sulla ghiaia a segnare il nostro passaggio. Non che il trasbordo in
carrozza sia stato più animato, eh... quasi non mi sono accorto di aver percorso
mezza Londra, tanto ero perso nei miei pensieri.
Pensieri
piuttosto cupi, grazie anche alla pioggia che aveva ricominciato a scendere.
Certo, l'assenza di Kanda sulla carrozza ha riportato un po' di tranquillità,
anche se ho sinceramente temuto per i finder... ho dovuto trattenere
un'esclamazione di sorpresa quando l'ho visto salire in vettura con loro (perché
Kanda odia i finder [ma al momento odia più il sottoscritto di loro, a quanto
pare...]).
Ora siamo qui,
davanti alla tomba del signor Martin. Le nuvole cariche di pioggia hanno
lasciato il cielo ormai scuro e la luna piena si sta facendo brillante su di
noi, ma l'atmosfera è tutt'altro che serena. Anche Tim si agita nervosamente,
nascosto nella tasca del mio cappotto.
Vedo la signora
Martin appoggiare una vecchia scacchiera di legno pregiato sulla lastra della
tomba del fratello per poi inginocchiarsi cauta e iniziare a disporre i pezzi
sulle caselle bianche e nere.
Finita la
piccola incombenza si rialza, lasciando una carezza sulla lapide, e fa un passo
indietro spolverandosi la gonna.
Quando
finalmente scendiamo dalle carrozze e ci avviamo tra le vecchie tombe, alcune
quasi completamente coperte d’edera, sento allentarsi un po’ della tensione
accumulata da questa mattina. Stiamo arrivando sul campo di battaglia, presto
potrò fare ciò che sono abituato a fare da tutta la vita (praticamente da che
ho memoria [anche da prima di…]): combattere. Mi darebbero del pazzo se lo
dicessi ad alta voce, ma spero sinceramente che ci siano degli Akuma sulle
tracce dell’Innocence. Ho un bisogno viscerale di sfogarmi, e far fuori un paio
di quegli esseri schifosi non sarebbe male…
Il fratello
della vecchia è sepolto proprio nell’angolo estremo del cimitero, un luogo
abbastanza appartato (anche se non penso che nemmeno in pieno giorno e con un
tempo migliore [ha pure piovuto di nuovo, dannato clima inglese!]) questo posto
sia molto frequentato) e relativamente ampio. In caso di attacco non
dovremmo avere grossi problemi, soprattutto grazie alla luna piena che illumina
quasi a giorno la scena.
Vedo la Martin
avvicinarsi alla lapide e preparare la scacchiera, Miranda che le sta alle
spalle, reggendole la valigetta in cui sono contenuti i pezzi, mentre Link e il
moyashi osservano in silenzio, un paio di passi avanti a me.
Quando la
vecchia si rialza, mi aspetto da un momento all’altro che succeda qualcosa,
invece tutto rimane immobile. Il biondino esterna prima di me la mia stessa
perplessità.
“Signora Martin,
come ha detto che è solito manifestarsi il fantasma di suo fratello?”
“Ecco, vedete...
in vita mio fratello era piuttosto… come dire... pigro. Preferiva i giochi di
società al lavoro e passava ogni minuto del suo tempo libero a sfidare amici e
conoscenti a scacchi. Ora che è passato a miglior vita le cose non sono affatto
cambiate: l'unico modo per attirare la sua attenzione e farlo apparire è
sfidarlo al gioco che ama tanto...”
Detto fatto:
appena la signora si interrompe per un attimo la mano destra del signor Martin
appare vicino alla scacchiera.
Faccio un passo
indietro, inizialmente sorpreso (va bene gli Akuma, ma un vero fantasma non
mi sembra di averlo mai visto!), ma poi la curiosità ha il sopravvento. Con
Timcanpy che mi si è posato sulla spalla, interessato anche lui allo strano
fenomeno, mi riavvicino e mi chino verso la scacchiera per vedere meglio.
La mano fantasma
porta all'indice un grosso anello, il cui rubino splende vivace alla luce della
luna. Chino la testa di lato, squadrando meglio quella pietra così particolare.
Non c'è alcun dubbio, quella è proprio l'Innocence che stiamo cercando!
“Santo cielo...
È talmente pigro che non si degna nemmeno di apparire per intero!”
Sorrido
all'esclamazione imbarazzata della signora Martin, che drammaticamente si porta
anche una mano alla fronte. Per tutta risposta, la mano fantasma si solleva
piano, a palmo aperto, e le dondola un paio di volte a destra e a sinistra
davanti al viso.
“Buonasera a te,
fratello mio. Ti ho portato degli ospiti, contento? Ah, scusatelo, è che Walter
negli ultimi tempi aveva perso il dono della parola... e ora che è un fantasma
si esprime solo così! Spero non sia un problema...”
Ma figurarsi,
che problema vuoi che ci sia, vecchia?! Cazzo, tutta questa sceneggiata mi sta
facendo solo innervosire di più. L’Innocence è apparsa, no? Bene, ora non resta
che prendere quello stupido anello e andarcene.
Accenno a fare
un passo avanti per accostarmi alla tomba, ma Link mi si para davanti (l’avrà
fatto intenzionalmente?) e risponde per tutti.
“Certo che no,
signora. Sono sicuro che lei saprà interpretare perfettamente cosa vuol dire suo
fratello e spiegarlo anche a noi”
“Ehm… ecco… a
dire il vero non sono brava con il linguaggio dei segni... fintanto che potevo
vederlo in volto e decifrare i gesti con l'aiuto delle espressioni me la cavavo
bene... ora però è tutto molto più difficile! L'unica cosa di cui sono certa è
che continuerà ad apparire finché qualcuno non riuscirà a batterlo a scacchi...”
Cosa?! Ho capito
bene? Stringo la presa sull’elsa di Mugen, la rabbia che torna a livelli
pericolosi (ma questa è una rabbia diversa da quella di prima).
L’unica, piccola
soddisfazione è vedere Link perplesso: chiaramente nemmeno lui si aspettava una
complicazione del genere. Dannazione! Questa giornata, anzi, questa fottutissima
missione è decisamente nata male e proseguita peggio!
Con la coda
dell'occhio noto il movimento di Kanda, e inizio a pensare che le cose si stiano
mettendo veramente male (e non pensavo sarebbero potute peggiorare [vero è
che al peggio non c'è mai fine...]). Sto per intervenire (anche se non ho
idea del come [né della reazione che potrebbe avere Kanda]), quando
Miranda-san mi batte sul tempo, facendo un passo avanti e indicando timorosa le
mani (ora è apparsa anche la sinistra) che il fantasma tiene giunte
vicino alla scacchiera.
“Se… se può
essere d'aiuto... io il linguaggio dei segni un po' lo capisco... Una volta ho
lavorato come aiuto-infermiera presso un ospedale dove c'erano alcune persone
prive della parola e lì ho imparato le basi per comunicare più agevolmente con
loro...”
Mi lascio
scappare un sospiro di sollievo, rilassandomi un pochino (finalmente qualcosa
che va per il verso giusto [era anche ora…]). Anche Link sembra quasi
compiaciuto dell'intervento di Miranda-san. La signora Martin, poi, è talmente
felice che le prende le mani fra le sue, asciugandosi le lacrime dagli occhi.
“Oh, cara, è
proprio il cielo che vi manda!”
Miranda-san
arrossisce, decisamente imbarazzata, ma riesce in un attimo a ricomporsi (è
proprio cambiata da quando l'ho conosciuta in quel villaggio in Germania
[bastano anche solo pochi mesi per cambiare in meglio, anche se non tutti
riescono ad accettarlo]). Subito la sua attenzione viene attirata dalle mani
del signor Martin, che iniziano a muoversi rapidamente in tutte le direzioni. La
vedo seguire attentamente quei movimenti, traducendoli istantaneamente nella sua
lingua madre.
Riesco a
individuare un paio di parole in tedesco guardando i movimenti delle sue labbra,
ma non mi devo preoccupare troppo. Appena le mani cessano il loro movimento
convulso, lei riprende fiato e si gira verso di noi.
“Molto bene. Il
signor Martin dice che non intende abbandonare questo luogo fino a che non si
presenterà un giocatore di scacchi tanto bravo da batterlo. È contento che oggi
ci siamo presentati così in tanti... e chiede chi sarà il suo primo
avversario...”
Quando Miranda
smette di parlare, risponde con un sorrisino imbarazzato alla faccia incredula
della vecchia (come se fosse colpa sua se quel dannato fantasma ha delle
richieste assurde [sono sempre più tentato di prendermi l’Innocence con la forza
e andarmene, lasciando qui tutti quanti]) e fa scivolare dall’uno all’altro
di noi uno sguardo d’attesa, mentre Link e il moyashi si guardano incerti.
Roteo gli occhi
e mi concedo uno sbuffo stizzito: quindi se ho capito bene questo fottuto
spirito intende mettere in palio l’Innocence in una sfida a scacchi? Al diavolo,
non potevamo capitare peggio! A giudicare dalle facce degli altri, nessuno di
loro sa giocare… io non posso dire di essere un maestro, ma grazie a Tiedoll per
lo meno so distinguere i pezzi (non avrei mai pensato che mi sarebbero
servite a qualcosa quelle interminabili serate in cui da bambino mi costringeva
a stare a guardare lui e Marie durante le loro partite… [ecco, ci servirebbe
proprio Marie stasera])
Mi faccio avanti
con decisione e sposto di lato Link, andando a sedermi di fronte alla
scacchiera.
“Tsè. Tutto
questo è solo una maledetta scocciatura. Vediamo di risolverla in fretta…”
Mi riavvicino
alla tomba, chinandomi a fianco a Kanda, per assistere più da vicino alla sfida.
Non credevo che sapesse giocare a scacchi (anche se gli si addice, in un
certo qual modo... servono calma, concentrazione e spiccate doti strategiche [e
Kanda è uno stratega calmo e concentrato, quando vuole]). Anch'io me la cavo
abbastanza, ne ho imparato i primi rudimenti durante le lunghe serate in viaggio
con Mana, ma personalmente continuo a preferire i giochi di carte!
All’improvviso
la mano sinistra del fantasma, che fino a poco fa si è mossa con la gemella
disegnando parole nell'aria, svanisce nel nulla. A quanto pare non è più tempo
di parlare.
Cerco di
concentrarmi unicamente sulla scacchiera, provando ad ignorare il fatto che il
mio avversario è soltanto una mano e non una persona in carne ed ossa della
quale potrei spiare le reazioni (e che probabilmente soffrirebbe il mio
sguardo truce… almeno stando a quel che ha sempre detto Tiedoll… [accidenti a
lui e alle sue scemenze!]).
Faccio un cenno
al fantasma, per chiedergli come ripartire i pezzi e ho quasi la sensazione che
se, avesse un viso, vi vedrei stampato sopra un sorrisino tra il compiaciuto e
l’eccitato mentre la sua mancina ricompare per un attimo, giusto per
permettergli di rispondermi. Guardo le mani agitarsi nell’aria e poi lancio
un’occhiata a Miranda; lei subito si precipita in ginocchio accanto a me per
tradurre.
“Ehm… sì, ecco,
il signor Martin dice che ti lascia il nero perché trova sia un colore che ti si
addice molto di più”
Esita, la
tedesca, nel dire le ultime parole. Io semplicemente ignoro lei e le
speculazioni filosofiche del mio avversario e giro la scacchiera in modo che lui
abbia davanti i pezzi bianchi.
“Tocca a te,
fantasma”
Martin muove ma,
per ovvie ragioni, non può dichiarare ad alta voce la sua mossa. Non lo faccio
nemmeno io, quando gli rispondo avanzando un pedone in maniera quasi speculare
alla sua. Non so che tipo di giocatore ho di fronte (certo che se non ha
ancora trovato nessuno capace di batterlo non sarà poi così scarso), ma non
sono abbastanza abile in questo gioco (mi è sempre stato troppo sulle palle
per impegnarmici a fondo) da poter pianificare una strategia di lungo
termine… devo solo cercare di non farmi fregare.
La partita
sembra procedere velocemente. Kanda è rapido a elaborare strategie e muovere i
pezzi, ma il signor Martin dimostra subito di essere un osso duro. A ogni mossa
del giapponese ne segue immediatamente una del fantasma, senza che questi abbia
bisogno di rifletterci più di tanto. Comincio a capirci poco, a dire il vero,
allora distolgo lo sguardo dalla scacchiera per guardarmi meglio attorno.
Link e Miranda
si sono avvicinati alla tomba ed entrambi stanno seguendo attentamente il gioco.
Link è concentrato, Miranda-san più incuriosita che altro (anche lei non
pensava che Kanda fosse tipo da scacchi? [Il Kanda che tutti conoscono no di
certo...]). Anche la signora Martin sta assistendo alla sfida, una mano
sulla pietra fredda della lapide del fratello.
Cerco subito i
due Finder che ci hanno accompagnati, e li trovo vicino a una grande tomba a
pochi metri da noi che stanno ricontrollando per l'ennesima volta l'attrezzatura
anti-Akuma. Li saluto con un cenno del capo. Non so perché ma ho la sensazione
che debba succedere qualcosa da un momento all'altro, e avere gente fidata
attorno mi rende più tranquillo.
Con il procedere
della partita, mi accorgo che questo dannato fantasma mi sta mettendo in
difficoltà. Sembra giochi a caso e ciò mi impedisce di prevedere la sua
(inesistente?) strategia, per cui mi devo ridurre a copiare quasi
specularmente le sue mosse, sperando in un suo errore.
Quando mi mangia
un inutile pedone con il cavallo, mi trattengo a stento dal distendere le labbra
in un ghigno soddisfatto (io non posso vedere lui, ma lui può vedere me).
Con la mossa successiva gli faccio fuori la regina (un grosso problema di
meno) e arrivo con l’alfiere proprio accanto al suo re.
Al mio fianco,
Link annuisce soddisfatto (sembra quasi che abbia capito cosa sta succedendo…
[che sappia giocare anche lui?])
“Ottima mossa,
Kanda”
Uh? Sembra che
Kanda stia vincendo... meno male, prima ce ne andiamo da qui e meglio è
(anche se è solo una sensazione [ma di solito non sbaglio, purtroppo]).
L'atmosfera pare
decisamente più rilassata. Anche Miranda-san sta sorridendo e Link... sembra
addirittura guardare Kanda con occhi diversi (cos'è quel che vedo, rispetto?
[Era anche ora che uno dei due la smettesse con i comportamenti infantili...])
Sembra che tutto
si stia risolvendo per il meglio, ma sorrisi e sguardi si gelano improvvisamente
quanto la destra del signor Martin, tranquilla e placida, porta a compimento la
sua mossa.
Sollevando
delicatamente l'alfiere bianco, facendogli risalire in diagonale la scacchiera e
depositandolo infine tre caselle più su, il signor Martin è riuscito a
capovolgere completamente la situazione.
Alla sua mossa,
vedo perfino Link impallidire e quel che poi gli esce dalle labbra è poco più di
un sussurro incredulo.
“Scacco al re
nero…”
Kanda non sembra
particolarmente preoccupato. Quando lo vedo prendere il suo re per spostarlo in
avanti di una casella, spero con tutto il cuore che abbia un asso nella manica,
ma non mi illudo.
Il signor Martin
è già pronto a tutto. Appena il re nero si ferma, infatti, il cavallo bianco
inizia la propria corsa nella sua direzione, verso la sommità della scacchiera.
Scacco matto.
Link si porta le
mani al viso mentre Miranda-san soffoca un singhiozzo, non so se è perché
abbiamo perso o perché è Kanda ad aver perso (e quando Kanda perde... non si
sa come va a finire [anche perché di solito Kanda non perde mai]). Viene
però distratta dalla destra del signor Martin, che si è improvvisamente messa a
disegnare cerchi nell'aria.
Mi avvicino
anch'io per capirci qualcosa, e vedo che anche la sinistra è apparsa. Entrambe
le mani, ora, stanno danzando di fronte agli occhi di Miranda-san.
Il complimento
di Link prima e il suo sussurro preoccupato poi, quando il fantasma mi fa
scacco, mi lasciano entrambi indifferente. Non ho mai amato molto gli scacchi, è
vero, ma devo riconoscere che sono un gioco in cui servono grandi doti per
vincere (le doti di uno stratega, di un guerriero [e quelle le avrei, ma mi
manca la pratica]) e la più importante di esse è la capacità di non farsi
influenzare da nulla.
Certo è che
questo Martin è molto bravo. Gli ho mangiato la regina ma lui non si è
minimamente scomposto e in sette mosse mi ha dato scacco. Scacco matto. Sì
perché, anche se forse l’ispettore non se n’è ancora reso conto, io ho capito
benissimo di non avere più scampo. Far avanzare il re di una casella è solo un
palliativo, una formalità prima che lui sposti quel dannato cavallo che finora
ho (stupidamente) ignorato e mi metta all’angolo…
Però non mi dà
fastidio essere stato sconfitto così velocemente. Non da uno come lui.
“Matto al nero”
Lo dico io al
posto suo. Di certo lui non capirà, ma forse chi mi conosce almeno un po’
(probabilmente solo il moyashi [non devo pensare a lui!]) si renderà conto
che è il mio modo di complimentarmi.
Sulle labbra mi
passa rapida una smorfia impercettibile: mi è venuta una stupida voglia di
imparare a giocare seriamente a scacchi… scuoto appena la testa mentre, puntando
Mugen a terra, faccio per rialzarmi. Subito però il movimento convulso che
iniziano a fare le mani del fantasma attira la mia attenzione: cos’ha adesso da
agitarsi così tanto? Lancio un’occhiata a Miranda e inarco un sopracciglio nel
vedere l’altalenarsi delle sue espressioni facciali.
“Ehi, cosa sta
dicendo?”
Sbotto, rivolto
a lei. La donna però sembra non aver nemmeno sentito la mia domanda, perché
continua a mormorare parole dal suono duro e aspro (starà traducendo in
tedesco quel che gli dice) ma con una vocina flebile e spaventata. Mi sto
spazientendo. Abbiamo già perso abbastanza tempo dietro a questa stupida
missione, non ne posso veramente più… Quando infine tace, stringo gli occhi e la
fisso severo. Sotto il mio sguardo glaciale, lei impallidisce ma non parla.
“…e allora?!
Vuoi spiegarmi o no cos’ha detto di tanto sconvolgente?”
All'esclamazione
di Kanda mi giro verso la scacchiera per capire cosa stia succedendo, e vedo
entrambe le mani del signor Martin muoversi freneticamente di fronte agli occhi
di Miranda-san.
Girano in tondo,
su e giù, come farfalle impazzite, eppure... quello che stanno «dicendo» ha di
sicuro un senso, anche perché vedo Miranda-san annuire a tratti.
Improvvisamente
la vedo arrossire, poi portarsi una mano alla bocca (sembra che si stia
sforzando per trattenere... una risata?! [Voglio assolutamente sapere cosa le ha
detto il fantasma!]).
Infine
impallidisce, quando le mani del fantasma cessano le loro acrobazie e Kanda
inizia a fissarla torvo.
(perché non è
arrabbiato per la sconfitta
[si è
comportato bene con l'avversario,
ciò vuol dire
che a modo suo lo rispetta],
ma ora vuole
che la missione
[questa
giornata]
si concluda
in fretta
e non è
disposto a tollerare altre perdite di tempo)
Vorrei chiederle
cosa non va, ma Kanda mi precede con il suo solito fare brusco.
Lo guardo
malissimo, avvicinandomi a Miranda-san e mettendole una mano sulla spalla.
Dannazione, Kanda, potresti chiedere con un po' di cortesia, ogni tanto!
(Tanto io so che ne saresti capace! [è solo che non vuoi...]). Che rabbia,
non capisce che urlandole contro in questo modo ottiene solo di perdere ancora
più tempo?
(Allontanare
le persone non è sempre la scelta migliore
[questo caso
ne è un esempio]
un po' di
gentilezza verso il prossimo
potrebbe
portare dei vantaggi
[anche se
forse è un modo egoistico di vedere le cose]
non credi?)
Ignoro Kanda
(cercando di mascherare il più possibile l'irritazione) e cerco di guardare
negli occhi Miranda-san, ma lei sfugge il mio sguardo.
“Miranda-san,
potresti tradurci quello che ti ha detto il signor Martin? Per favore!”
“Oh santo cielo,
no... Non posso!”
Mi risponde lei,
scuotendo la testa con fervore. Sospiro, non sapendo cos'altro dire ma
continuando a restarle vicino. Si rifiuta categoricamente di tradurre quanto il
signor Martin le ha detto, ma più ci penso più non riesco ad immaginare cosa
possa essere di tanto tremendo da terrorizzarla in questo modo!
Dopo un paio di
minuti di silenzio, durante i quali osservo con la coda dell'occhio i movimenti
di Kanda (è una mia impressione o è più scocciato del solito? [allora non è
tutto come a Matera, neh baKanda?]), è Link a risolvere la situazione
avvicinandosi a sua volta a Miranda-san.
“Miss Lotto, lei
sta semplicemente traducendo in maniera letterale quello che il signor Martin ha
espresso. È corretto?”
Un timido cenno
di assenso da parte di lei gli consente di continuare la sua opera di
convincimento.
“Bene. Dato che
il contenuto del messaggio non dipende dalla sua volontà, sono certo che nessuno
le muoverà contestazioni per ciò che dirà...”
Un nuovo cenno
di assenso, questa volta più convinto. Miranda-san è più calma ora, e quando la
vediamo prendere un gran respiro ci avviciniamo tutti, in attesa di sentire il
contenuto di quel messaggio.
Sbuffo stizzito
alla testardaggine di Miranda (e alle occhiate di fuoco che mi rifila il
moyashi [e adesso cosa vuoi da me, eh?]), e poi non riesco a trattenere una
smorfia innervosita quando finalmente Link fa qualcosa di utile alla società
convincendola a farsi portavoce del fantasma (qualunque cosa dica, non sono
così scemo da prendermela con lei!).
Chiudo gli occhi
per un secondo, cercando di calmarmi, prima di riportare nuovamente lo sguardo
su di lei per spronarla a parlare.
Peccato che quel
che lei recita, all’improvviso e in tutta fretta, senza nemmeno prendere fiato,
alla fine non mi piaccia per niente…
“Scacchisti,
udite! Un'immortal tenzone
in brevi tratti
il verso mio dipinge.
Inoltra il Re
dei Bianchi il suo pedone,
Quel del Re Nero
contro a lui si stringe.
L'assalta un
Cavalier; ma gli si oppone
quel della Donna
e i colpi suoi respinge.
Alla quarta
d'Alfier l'Alfier si pone,
la Donna il suo
pedon d'un passo spinge.
L'altro Cavallo
accorre. Al primo è sopra
l'Alfiere e il
preme. Egli il pedone uccide,
benché al nemico
acciar la Donna scopra.
Ed essa muor, ma
non indarno. In fallo
cadde il duce
dei Neri: ei non previde
scacco d'Alfiere
e matto di Cavallo”
Finita tutta
d'un fiato l'ultima strofa, Miranda-san chiude gli occhi e si porta le mani
sulla testa. Gesto automatico quanto inutile, se ne rende conto, quando si
ricorda che destinatario del sonetto/sberleffo è Kanda...
L'aria si fa
improvvisamente gelida e gli sguardi si voltano verso di lui. Facciamo tutti un
inconscio passo indietro, ma non c'è posto per ripararsi dalla furia che (ne
sono certo [fossi in lui me la sarei presa pure io, almeno un pochino])
scoppierà nei prossimi istanti. Solo la signora Martin e Miranda-san restano al
loro posto, la prima perché impegnata a scuotere la testa in direzione della
lapide, rimproverando mentalmente il fratello per la dedica poco cortese, la
seconda perché letteralmente impietrita dal terrore.
Appena la voce
già flebile di Miranda si perde nell’aria fredda, per un attimo ho la percezione
vivida di come tutti si aspettino il compiersi della tragedia. Ma è solo un
attimo. So che il mio cervello ha registrato a livello inconscio la presa per i
fondelli che le parole della tedesca mi hanno riportato e so altrettanto bene
che non dovrei fare quel che in realtà mi accorgo che il mio corpo sta già
facendo (sono sempre stato un tipo istintivo io).
Con la coda
dell’occhio noto Link e Walker arretrare di un passo, mentre le due donne
rimangono immobili. Nei decimi di secondo che impiego a fulminare con lo sguardo
quel maledetto fantasma,
(che infame!
Sta persin
battendo le mani divertito!
[Vorrei che
non fosse già morto
solo per
poterlo uccidere io!])
sollevare Mugen
e schiantarla sulla scacchiera, spezzandola in due, intravvedo il moyashi che
allunga inutilmente una mano verso di me, come per fermarmi (provaci! È la
volta buona che ci finisci anche tu sotto la lama della mia spada!)
“Fottuto
bastardo!”
Ruggisco,
estraendo violentemente la lama dalla tavola di legno, per poi allontanarmi a
grandi passi, senza più curarmi di nulla. Vadano pure a farsi fottere
l’Innocence, la missione e tutto il resto! Quanto vorrei non essermi mai
svegliato questa notte!
Quando vedo
Kanda sfoderare Mugen, ed abbatterla in direzione della scacchiera, allungo
d'impulso la sinistra per proteggere Miranda-san dal colpo. Lui però è
decisamente più veloce di me, e quando riesco a compiere fino in fondo il mio
inutile gesto, la lama della katana è già passata oltre.
Chiudo
involontariamente gli occhi nell’udire il rumore secco della scacchiera in legno
che si spezza a metà. Li riapro subito dopo, quando lo sento inveire contro il
signor Martin. Kanda è proprio di fronte a noi, ma sembra non notarci nemmeno;
lo vedo ritrarre bruscamente il braccio allungato fra me e Miranda-san,
rischiando di nuovo di far del male a qualcuno con l'affilatissima lama di
Mugen, per poi allontanarsi dal gruppo senza nemmeno rinfoderare la spada.
Lo seguo
dirigersi verso alcune tombe vuote, non troppo lontano, ma in direzione opposta
a quella dove si trovano i finder che ci hanno accompagnato stasera.
Il sudore mi
scende freddo giù per la schiena e faccio fatica a respirare. Sento la testa
confusa, come ovattata, l'unica sensazione chiara è la paura che ho provato e
sto ancora provando: paura per me e per gli altri (poteva finire molto male),
ma anche per Kanda... Una cosa del genere, se apparisse nel rapporto della
missione (e non credo che stavolta Link sarà disposto a fargliela passare
liscia), potrebbe metterlo nei guai con le alte sfere: non è un atto di
insubordinazione, ok, ma è comunque un gesto avventato che rischia di mettere in
discussione la fiducia che l'Ordine ha nei suoi confronti...
Dannazione, non
ci capisco davvero più niente. Non mi sarei mai aspettato una cosa del genere,
da lui (nemmeno dal Kanda di Matera [ma il Kanda di Matera non esiste
più...])! Cioè, mi aspettavo una reazione, questo sì, (e anche
violenta... il fantasma ci è andato giù pesante [e Kanda non è tipo da stare
agli scherzi, no no])... ma accidenti, un conto è prendersela con il
fantasma, un altro è tirare in mezzo gente che non c'entra nulla!
Lentamente
riacquisto il controllo del mio corpo, mentre il panico (scongiurato il
pericolo) si trasforma in rabbia.
Vorrei potergli
urlare dietro tutto quello che sto pensando: che è un idiota, che poteva far
male a qualcuno, che accidenti a lui quello non è il modo di comportarsi anche
se ce l'ha a morte con il mondo (con me)...
Ma non posso.
Rovinerei tutto
il lavoro prezioso che ho fatto finora, e non voglio. Nonostante tutto penso che
valga ancora la pena tentare di riconquistare la sua fiducia. Tento quindi di
rafforzare la mia maschera di tranquilla indifferenza, ingoiando ogni singola
imprecazione che mi viene alle labbra, ma mi accorgo subito di non riuscirci più
bene come prima... benché la mia espressione sia tornata calma e posata, il
tremito dei pugni lungo i fianchi dimostra tutta la tensione che sto
accumulando. Stringo i denti pur di non parlare (chissà cosa potrebbe
scapparmi di bocca, in quel caso), ma non so quanto resisterò prima di
crollare.
Questa logorante
giornata è ancora lunga, e la missione è tutt'altro che finita. Chiudo gli occhi
e respiro a fondo, relegando temporaneamente il mio problema con Kanda in un
angolino della mia mente, poi mi volto per dare un'occhiata alla situazione.
La scacchiera
spezzata è finita per terra, i pezzi sparsi attorno. La signora Martin li sta
raccogliendo uno per uno, rivolgendo ogni tanto un’occhiataccia alla lapide del
fratello che al momento ha pensato bene di tagliare la corda, dissolvendosi
nell'aria.
Timcanpy,
sentendo la confusione che si è creata, è uscito dal suo nascondiglio e le sta
dando una mano, svolazzandole attorno e passandole i pezzi che sono caduti più
lontano.
Link è in piedi,
poco dietro di me, e ha lo sguardo fisso sulla scacchiera. Lo vedo abbassarsi e
prendere le due metà, guardandole con occhio critico. È visibilmente nervoso e
sicuramente preoccupato, sia per il comportamento di Kanda, sia per il fatto che
(con il fantasma sparito e la scacchiera inutilizzabile) la missione di
recupero dell'Innocence si è ulteriormente complicata.
Decido di
ignorarlo (se la cava benissimo da solo, e io ho cose più importanti a cui
pensare) e mi rivolgo a Miranda-san.
È ancora ferma
dov'era quando ha terminato di ripetere quell'assurda poesia, e sta osservando
Kanda che si allontana. Trema leggermente, però non sta piangendo e il suo
sguardo è perplesso ma fermo, non impaurito come mi sarei aspettato.
“Tutto bene,
Miranda-san?”
Mi sforzo di
chiederle, mettendole la destra sull'avambraccio e dando una rapida occhiata
alle sue condizioni. Nonostante sia lievemente impallidita per la tensione, mi
stupisco nel constatare che non ha neanche un graffio.
Mi allontano a
grandi falcate dalla tomba del bastardo. Vorrei solo andare il più lontano
possibile da questo dannato cimitero e da questi idioti (tutti quanti!)
con cui invece sono costretto a lavorare.
Quando sono a
qualche metro di distanza dagli altri (il mio senso del dovere [che stasera
ho allegramente mandato a puttane…] mi proibisce di abbandonare il teatro di una
missione), mi fermo e comincio a razionalizzare la situazione: ho fatto
un’emerita stronzata distruggendo la scacchiera. Non che me ne freghi molto per
quel pezzo di legno in sé, il problema è se Link ha intenzione di farne rapporto
(in quel caso sono fottuto). Devo assolutamente recuperare il mio
equilibrio interiore, non posso più permettermi cose di questo genere…
Rinfodero Mugen
con un gesto secco che risuona netto nel silenzio del cimitero e chiudo gli
occhi, irrigidendomi. Mi siedo a terra, la schiena contro una vecchia cappella,
le braccia poggiate sulle ginocchia piegate e la testa rovesciata all’indietro.
Cerco di iniziare i miei esercizi di respirazione, per poi tentare di meditare
almeno per un attimo (mentre gli altri tre sfidano lo stronzo a scacchi
[sempre se si degna di ricomparire, quel vigliacco…]), ma la voce di Miranda
mi distrae immediatamente. Non che di solito mi importi di quel che dice quella
donna, però se sento il mio nome è un’altra faccenda. Aguzzo le orecchie, perché
parla con voce molto flebile, ma le risposte sull’isterico andante che mi offre
il moyashi mi facilitano il lavoro.
“S-sì,
tranquillo, Allen-kun. Sto benissimo”
“Meno male...
per un attimo ho temuto il peggio!”
Sempre il solito
ansioso, lui… Faccio una smorfia: è ovvio che stia bene, non ho mica colpito lei
con la katana, né volevo farlo…
“No, non devi
preoccuparti... Kanda-kun non aveva intenzione di far male a nessuno”
“Eh? Cosa
intendi?”
L’incredulità
del moyashi è in parte anche la mia, sebbene lo stesso sentimento sia orientato
su argomenti diversi. Mi sorprende che Miranda abbia riconosciuto la mia
intenzione non aggressiva nei suoi confronti (solitamente, chiunque, appena
mi vede con la mano alla spada, è convinto che io voglia ucciderlo…), ma
soprattutto che mi difenda (perché è questo che sta facendo!).
Raddrizzo la
testa e socchiudo appena gli occhi, osservando la scena che si sta svolgendo
accanto alla lapide. La vecchia è china a raccogliere i pezzi dispersi sul
prato, mentre Link e la mammoletta sono attorno alla tedesca, attenti alle sue
parole. Lei annuisce leggermente e indica la scacchiera distrutta con un gesto
appena accennato.
“Vedete... non
so come ho fatto a capirlo, ma sono sicura che lui abbia mirato solo ed
esclusivamente alla scacchiera”
L’espressione
del biondino dice chiaramente che le crede forse ancor meno del moyashi
(perché Walker mi conosce, sa che non avrei mai colpito senza motivo la donna):
mi lancia un’occhiata innervosita, cui io rispondo con uno sguardo torvo, poi
torna a prestare attenzione agli altri due.
“A proposito di
scacchiera… ora come si fa?”
“Beh ispettore,
per quello posso applicare un Time Record…”
La tedesca lo
dice con una certa sicurezza, materializzando tra le sue mani l’Innocence. Poi
sorride e si rivolge alla vecchia.
“Purtroppo però,
una volta che avrò rilasciato l'evocazione, la sua scacchiera tornerà a pezzi...
mi spiace, signora…”
Tsè. Bene, anche
questo problema è risolto. Adesso si tratta solo di far ricomparire quello
stupido fantasma e vincere una stupida partita… spero solo che uno dei tre ne
sia in grado, altrimenti potrei non rispondere di me…
“Oh, non si
preoccupi, cara! Tanto, a quanto mi avete spiegato, una volta che sarà stato
sconfitto, il fantasma di mio fratello smetterà di infestare questo cimitero,
no? A quel punto la scacchiera non mi servirà più... e a dire il vero io gli
scacchi li ho sempre odiati!”
La signora
Martin risponde con una lieve risata, rialzandosi e spolverandosi la gonna
sporca di terriccio. Per fortuna non ha preso male la notizia (un altro al
suo posto si sarebbe arrabbiato, se non altro per una questione di principio...
lei invece si preoccupa più di rassicurare Miranda-san [e con il suo ottimismo
riesce perfino ad alleggerire un po' l'atmosfera])!
L'esorcista
tedesca attiva la propria Innocence. In pochi istanti la scacchiera ritorna
integra, e di conseguenza il fantasma del signor Martin fa la sua ricomparsa,
iniziando a tamburellare le dita con impazienza. Lo guardo un po' storto. Dico,
capirei il suo punto di vista, se non fosse che questo ritardo l'ha causato lui
(provocare Kanda non è mai una mossa intelligente [mah... fra lui e la
sorella quello di stuzzicare il can che dorme sembra un vizio di famiglia!])...
Quando anche la sinistra riappare e le due mani ricominciano la loro danza,
Miranda-san è già pronta a tradurre.
“Il signor
Martin vuole sapere chi sarà il suo prossimo avversario”
PREVIEW
Capitolo 6 - Tra
buio e polvere, una decisione presa in quattro mosse
Non ho quasi il
tempo di accorgermi di quel che sta succedendo e ancor meno di scansarmi, che
l’Akuma abbatte con un solo colpo il resto della cappella.
Poi attorno a me
vedo solo buio e polvere.
[…]
Mi urlerà
dietro, lo so. Mi odierà ancora di più. Beh, chissenenfrega.
Mi alzo di
scatto, ribaltando la scacchiera, afferrando Link per il colletto e forzandolo a
sedersi al mio posto.
IL POST-IT DELLE
AUTRICI
Piccola premessa:
dato che questa fic è piena zeppa di citazioni e ispirazioni della più disparata
origine (la maggior parte delle quali logiche solo per le nostre menti malate XD),
d’ora in poi useremo questo spazio per dare i giusti credit a persone e cose che
se li meritano e per ogni altra spiegazione relativa al capitolo che avete
appena letto.
Dunque iniziamo…
-La
partita di Kanda e il sonetto recitato da Miranda: la partita giocata da Kanda è
ispirata alla sfida Légal/St. Brie disputata a Parigi nel 1750 (http://it.wikipedia.org/wiki/Matto_di_Légal).
Il sonetto invece è stato composto dal Conte de Cambray Digny in riferimento ad
una variante dello stesso matto.
Le autrici
saranno disponibili per un incontro col pubblico durante la Fumettopoli
che si terrà all’Hotel Executive di Porta Garibaldi (Milano) nei giorni 20 e
21 febbraio prossimi. Nel caso abbiate richieste, dubbi e curiosità potrete
sottoporle alla loro attenzione.
Sempre se
riuscirete a riconoscerle, impedirne la fuga e a trattenerle per il tempo
necessario, ovviamente…
Prima di
salutarvi, vogliamo proporvi un piccolo quesito riguardante l’Angolo di Allen.
Come avrete ormai capito, ci stiamo divertendo a far entrare in scena ad ogni
capitolo un pg nuovo. Secondo voi, chi sarà il/la prossimo/a? Si accettano
scommesse! XD
Per questo
capitolo è tutto! Se avete un qualsiasi dubbio, chiedete pure!
Capitolo 6 *** Tra buio e polvere, una decisione presa in quattro mosse ***
Nota delle autrici
Nota delle
autrici:
Dato che l'Angolo
di Allen di questa fanfic è strutturato come quello della precedente e ne è la
continuazione, tenderà anche qui ad assumere proporzioni chilometriche (perché i
pg sono tanti e le recensioni per fortuna pure! ♥)
Se per caso non
vi interessasse, potete passare tranquillamente all'inizio del capitolo vero e
proprio. Vi assicuriamo che questo non pregiudicherà la completa comprensione
della storia.
Grazie e buona
lettura!
Lety&Mistral
L'ANGOLO DI
ALLEN
01 Marzo 2010
*Ordine Oscuro -
corridoi*
Niente e nessuno
sembra infrangere il silenzio che permea i corridoi bui dell'Ordine. È quasi
sera, ormai, e le lampade già accese disegnano ombre affilate sui muri.
Solo due di
queste procedono speditamente lungo uno dei passaggi, benché la seconda - più
bassa di quella che la precede - ogni tanto si fermi perplessa guardandosi
attorno per poi rincorrere nervosamente l'altra.
Un leggerissimo
«tsè» riceve in risposta uno sbuffo scocciato.
“Ehi, baKanda,
vuoi fermarti o no? Non riconosco questo corridoio, non è che ci siamo persi?”
“Tu non
riconosceresti neanche camera tua, moyashi” replica l’altro, senza nemmeno
voltarsi “Io so esattamente dove sto andando. E nessuno ti ha detto di seguirmi”
“Il mio nome è
Allen... e si può sapere perché te ne sei andato in quel modo? Capisco che
quella recensione non ti abbia fatto piacere, ma così tutta la fatica per tenere
unito il gruppo finisce nel cestino! Vuoi ricominciare a rispondere pure tu, per
caso?”
Sentendo
l’ultima frase, Kanda si ferma e volta la testa verso il ragazzo. Avrebbe potuto
tranquillamente ignorare tutto il suo sproloquio e andare avanti per la sua
strada senza farsi il minimo problema né per questo, né per aver piantato il
gruppo senza una parola. Ma effettivamente l’osservazione di Allen lo fa
riflettere: ha fatto di tutto per radunare quante più persone possibili per
farle lavorare al posto suo (perché a lui recensire proprio non piace!), ha
perfin sopportato gente altrimenti insopportabile come la Fay o quel marmocchio
che si crede un esorcista… adesso non può permettersi che quell’armata
brancaleone si sciolga solo perché lui non è presente.
“Tsè. Per quanto
mi scocci ammetterlo hai ragione, moyashi. Se non li guardiamo a vista, quelli
spariscono in un attimo. Muoviti, dobbiamo tornare indietro”
“Lo so che
dobbiamo tornare indietro, baKanda, è mezz'ora che lo dico…” risponde l'albino
girando sui tacchi ma fermandosi subito, giusto in tempo per evitare di ricevere
in faccia la porta che si sta aprendo in quel momento.
Dall'uscio
socchiuso fa capolino la chioma arruffata del generale Tiedoll.
“Yu-kun,
figliolo, che bello vederti! Sei venuto a trovare il tuo paparino? Ma come fai a
sapere che sono a appena rientrato da una missione?!”
Al vedere il suo
maestro, l’espressione di Kanda per un rapidissimo attimo si approssima ad un
qualcosa che, se non fosse che si tratta del giapponese, potrebbe essere
definito terrore. In realtà ciò che il suo viso esprime è più in misto tra
incredulità, insofferenza e voglia di trovarsi da tutt’altra parte; anche se,
nel giro di pochi istanti, lo spadaccino ha recuperato in pieno il suo self
control.
Ed è quindi con
voce assolutamente piatta ed espressione altrettanto monolitica che risponde
all’ampio sorriso del generale. “Non lo sapevo, infatti. È assolutamente un caso
che io mi trovi qui”
“Che timidone!
Proprio non vuoi ammettere che mi vuoi bene, eh? Mi si spezzerà il cuore un
giorno o l'altro... oh, ma guarda un po' chi abbiamo qui! C'è anche Allen-kun!
Qual buon vento, figliolo?”
“Ehm... buon
pomeriggio, generale!” risponde l'esorcista dai capelli bianchi, arretrando di
un passo e lanciando occhiate nervose al giapponese. Il generale Tiedoll è
davvero un'ottima persona, ma di solito Kanda non prende molto bene la sua
presenza. “Ecco, io e Kanda siamo solo di passaggio, stavamo andando... dal
Supervisore Komui, sì, abbiamo delle pratiche da sbrigare!”
“Oh, molto bene!
Mi fa piacere che andiate d'amore e d'accordo, quindi non vi trattengo oltre...
Anzi, sapete cosa vi dico? Dato che devo consegnare il rapporto di questa
missione, credo proprio che verrò con voi!”
Mentre termina
la frase, il generale si è già chiuso la porta alle spalle.
E stavolta,
l’espressione di Kanda è veramente allucinata. Ok, sta cercando recensori. Ok, è
disposto a tollerare la presenza di gente normalmente intollerabile. Ma Tiedoll
no. È troppo!
Il problema è
che c’è anche il moyashi: e con lui lì presente non può certo mostrarsi
sconvolto per la presenza del maestro.
Mastica amaro,
molto amaro, lo spadaccino mentre si incammina cupo dietro gli altri due, già
intenti in una cordiale dissertazione sui dolci tipici dell’ultimo paese
visitato dall’artista.
Nel frattempo,
nella sala dell'ingresso all'Arca, Komui è sul piede di guerra. Elmetto giallo
in testa e trapano tra le mani, è pronto a tutto pur di ritrovare i due
esorcisti che gli possono permettere di dedicarsi a qualcosa che non sia il
solito lavoro!
“Signorina Fay,
la prego di lasciarmi andare! Sono pur sempre il responsabile di quei due
ragazzi, è mio compito assicurarmi che stiano bene!”
“È suo compito
preoccuparsi dell’amministrazione della Sede Centrale, Supervisore Lee!”
rimbecca pronta la segretaria, tenendo saldamente per il colletto uno
scalpitante Komui “Quindi ora mi faccia la cortesia di tornare in ufficio!
Glielo dica anche lei, Reever!”
“Reever,
diglielo anche tu che dobbiamo trovarli subito!” ribatte il Supervisore, subito
supportato dal collega asiatico.
“Komui non ha
tutti i torti... potrei andare io a cercarli” esclama quindi Bak, farfugliando
subito dopo qualcosa che suona sospettosamente come un «...così la dolce
Linalee-chan mi acclamerà come suo eroe!»
Reever si mette
le mani nei capelli, guardandosi attorno e cercando una soluzione, e vede il
resto del gruppo dirigersi con passo deciso verso il corridoio dove sono spariti
Allen e Kanda.
“Mi spiace per
voi ma credo che se ne stiano già occupando”, sospira, per poi far scrocchiare
in maniera inquietante le nocche delle mani. “Che ne dite di lavorare un po',
mentre li aspettiamo?”
L’urlo
inquietante di Komui raggiunge i quattro che nel frattempo si sono allontanati.
Timothy fa una smorfia a metà tra lo spaventato e il comprensivo e si volta per
un istante indietro. “Uh, certo che fare il capo dev’essere proprio un lavoro
duro, neh Due Nei?” esclama, rivolto a Link.
Sentendosi
chiamare con quel soprannome che tanto detesta, l’ispettore lancia un’occhiata
irosa verso Lavi, poi trae un sospiro e sposta la sua attenzione sul ragazzino.
“Timothy, ti pregherei di non prendere le brutte abitudini di Bookman Jr., non
si addicono ad un membro dell’Ordine Oscuro. Comunque sì, fare il capo è un
lavoro duro, ma non credo sia per questo che il Supervisore Lee si lamenta”
“Eh, non ti
preoccupare ragazzino!” esclama Lavi, fermandosi un attimo per parlare a
quattr'occhi con il più piccolo. “Komui-san si lamenta sempre in modo così
melodrammatico quando deve lavorare... ci farai l'abitudine, vedrai! Ora
continuiamo, sennò quei due non li becchiamo più”
“Preferisci che
io vada avanti, Lavi-kun?” sussurra Linalee avvicinandosi.
“Nah,
tranquilla!” risponde lui, per poi fermarsi improvvisamente e far zittire il
resto del gruppetto con un cenno della mano. “Sento dei passi in
avvicinamento... forse sono loro!”
Proprio come
intuito dal rosso, pochi istanti dopo la sagoma di Allen compare in fondo al
corridoio. Timothy si slancia subito con i pattini nella sua direzione, salvo
poi inchiodare appena vede chi accompagna l’esorcista inglese: finire dritto
dritto tra le braccia di Tiedoll, per di più lanciandosi di sua spontanea
volontà e con tutta quella foga, non gli sembra una buona idea. Per carità, il
generale gli sta pure simpatico, ma è… ecco, un tantinello soffocante nelle sue
attenzioni. Peccato che il suddetto esorcista si sia accorto (e abbia frainteso)
l’intenzione del ragazzino.
“Timothy-kun,
vieni qui e fatti abbracciare!” esclama infatti Tiedoll, spalancando le braccia
e partendo in corsa verso di lui. Andare in giro sui pattini conferisce
rapidità, ma non certo facilità di manovra: Timothy non fa in tempo a voltarsi
per scappare via che si ritrova bloccato nell'amorevole quanto ferrea stretta
del generale.
“Che bravi i
miei figlioli che vengono a salutare il loro paparino al ritorno dalla
missione!” sussurra quindi questi, lasciandolo poi finalmente libero di andare a
rifugiarsi dietro Allen, mentre si asciuga una lacrimuccia di commozione.
“Generale,
quante volte glielo devo dire che non siamo qui per lei?” interloquisce secco
Kanda, rimasto indietro di pochi passi rispetto ai due. “E lasci stare quel
ragazzino, lo sta soffocando con le sue attenzioni” continua poi, indicando con
un cenno annoiato Timothy.
Allen sta per
aggiungere qualcosa, incerto se preoccuparsi delle condizioni del più piccolo o
se contestare i modi poco rispettosi di Kanda, quando un nuovo urlo lo blocca
sul posto. Il suo sguardo, come quello di tutti i presenti, corre immediatamente
nella direzione da cui sono appena arrivati Timothy, Lavi, Linalee, Bookman Sr.
e Link.
“Che accidenti
è?” chiede Lavi, cercando sovrastare con la voce il tremendo rumore in
avvicinamento.
Link tende
l’orecchio, le sopracciglia aggrottate e l’aria pensierosa. “Non saprei… ma non
credo sia qualcosa di pericoloso, sarebbe suonato l’allarme…”
L’esclamazione a
stento trattenuta di Linalee, però, lo mette in allerta. “Questa è la voce di
Komui nii-san!” dice la cinesina. Nel suo tono tuttavia, non c’è quell’ansia che
ci si aspetterebbe di sentire, quanto piuttosto una vena di impazienza mista a
rassegnazione.
“Ritengo sia il
Supervisore Lee che cerca di nuovo di sottrarsi ai suoi doveri…” commenta
Bookman Sr., un sorrisetto divertito sulle labbra.
A conferma delle
sue parole, un altro urlo raggiunge le orecchie del gruppo. Questa volta è la
voce della signorina Fay, decisamente inviperita.
“Supervisori Lee
e Chan! Fermatevi immediatamente! Comportatevi in modo degno della carica che
ricoprite!”
Al sentirla,
Link si lascia scappare un sospiro. “Miss Bridget ha tutta la mia comprensione e
la mia stima… non dev’essere facile lavorare con loro!”
Preceduti da
Timcanpy, Komui e Bak fanno a breve il loro ingresso nel corridoio, inseguiti da
segretaria e collaboratore del primo.
“Generale
Tiedoll! In quanto Supervisore di questa sede le chiedo ufficialmente protezione
per me e per il Supervisore Chan!” urla Komui, andandosi a riparare con il
collega dietro la schiena dell’esorcista.
“Ci aiuti!
Vogliono ridurci in schiavitù!” esclama Bak.
“Supervisore
Chan, dubito che farvi fare il vostro lavoro possa essere considerato
«schiavitù»…”, sospira Reever avvicinandosi al gruppo.
“È schiavitù
costringere un bambino come me sui libri 6 ore al giorno!” si intromette
Timothy, baldanzoso, sperando forse di far leva sulla solidarietà di Lavi e
toccare il cuore di Tiedoll.
Ma il suo piano
è mandato in fumo da Linalee, che si china verso di lui con un sorriso.
“Timothy, lo so che studiare è pesante, ma pensa che ti servirà per il tuo
futuro…” lo blandisce, accarezzandogli i capelli. Suo malgrado, il ragazzino
arrossisce e si trincera dietro uno «Tsè» imbarazzato; Link notando la
somiglianza con il tipico intercalare di Kanda, trattiene a stento una risatina
e lancia un’occhiata eloquente al giapponese, il quale risponde con uno sguardo
glaciale.
“Mh, io invece
sono d'accordo con il fratellino di Kanda! Stare sui libri tutto il giorno senza
pause è la vera schiavitù, non firmare carte bollate!” sbuffa Lavi.
“Fratellino?
Lavi, che stai dicendo?” chiede Allen, grattandosi la testa.
“Massì,
moyashi-chan, non hai sentito? Ha fatto «tsè» pure lui!”
“Baka usagi,
taci se non vuoi essere fatto a fette” lo gela il giapponese, portando
minacciosamente la mano alla spada.
La vita del
rosso viene però salvata paradossalmente dall’intervento del suo stesso maestro
che, invece di tirargli il solito scappellotto (evidentemente le minacce di
Kanda sono un dissuasore sufficiente, secondo Bookman Sr.), fa una profonda
tirata di pipa e, mentre espira, indica un punto in alto. “Penso che ci sia del
lavoro in arrivo”
Le faccia
atterrita di Komui al sentir nominare il lavoro, si distende subito in un ampio
sorriso quando il supervisore nota il luccichio dorato che indica
l’avvicinamento di Timcanpy.
“Uh uh uh, che
bello, ci sono delle recensioni! Signorina Fay, mi spiace immensamente ma non
posso tornare al lavoro in questo momento, devo concentrarmi sulle priorità!”
esclama infatti il Supervisore coccolando il piccolo golem che gli ha salvato la
vita e che ora, appoggiato sul suo cappello, sta sputando un foglio dopo
l'altro.
“Sì… le
priorità… certo…” sussurra la segretaria con voce sempre più flebile, finendo
per afflosciarsi in ginocchio. Davanti all’entusiasmo degli altri (soprattutto
di Tiedoll e Timothy), Link scuote la testa e si china accanto alla donna per
aiutarla a rialzarsi e seguire il gruppetto che entusiasticamente si sta
dirigendo verso il tavolo più vicino.
§ Cara Retsu89,
ciao a te! Spero
che la settimana sia filata più liscia del previsto, e ti ringrazio per la
recensione che sei riuscita in ogni caso a lasciarci ^_^
Sono lieto che
il capitolo ti sia piaciuto e sì, è stata una sorpresa anche per me scoprire che
Kanda sa giocare a scacchi... mah, magari proverò a chiedergli se gli va di fare
una partita, più tardi.
Per quanto
riguarda il «fate l'amore e non la guerra», invece... mh, l'idea in teoria è
buona, ma in pratica la vedo un po' (tanto) più difficile, eh #O_O#
Vedremo...
Alla prossima!
Allen
Moyashi vedi di
non dare false speranze alla gente sparando le tue solite stronzate.
E no, non ho
intenzione di giocare a scacchi con un maledetto.
*si allontana
per andare a meditare*
§ Carissima
Mizukage,
sono davvero
lieta che il capitolo ti sia piaciuto e che tu abbia trovato la reazione di
Kanda in sintonia con il suo solito modo di fare… *sospira* in effetti lo è.
Anche se tutti noi avremmo preferito che non lo fosse.
Ho riferito i
tuoi complimenti a Miranda-san… che tenera, è arrossita tutta quando gliel’ho
detto e ha iniziato a balbettare nella sua lingua madre. Non ci ho capito molto,
a dire il vero, ma credo ti stesse ringraziando *sorride*
Ora ti saluto,
lascio scrivere due righe anche al generale Tiedoll, credo voglia parlarti del
suo Kanda-kun.
Un abbraccio,
Linalee
Mia cara,
chiedo scusa a
te e a tutti i lettori per le reazioni di Kanda-kun nella seconda metà di questo
capitolo... è sempre stato un pochino permaloso, anche da piccolo, e benché il
signor fantasma sia stato poco cortese, il mio figliolo avrebbe dovuto comunque
mantenere la calma.
Sono sicuro che
se n'è reso conto, e che adesso ne è immensamente dispiaciuto; purtroppo però
Kanda-kun ha anche... diciamo... un orgoglio abbastanza smisurato. Dubito quindi
lo ammetterà mai! *sigh* Quanta pazienza che ci vuole, a volte! Per fortuna c'è
qui il suo paparino che ci mette una buona parola...
Un abbraccio
stretto stretto anche a te,
Froi Tiedoll
§ Cara Genesis,
ho sentito i
colleghi, se non siamo di troppo disturbo approfittiamo molto volentieri
dell'ospitalità! Non ti preoccupare, chiuderemo Komui e Komurin annessi nel
magazzino sotterraneo... questo ci darà il tempo necessario per allontanarci
senza essere seguiti.
Intanto che ci
aspetti eccoti il nuovo capitolo!
Ti ringraziamo
tutti per essere riuscita nuovamente a commentare: pur di leggere i vostri
commenti val bene un litigio in più con i pc del laboratorio, sai?
Ci uniamo a te
nel tifo perché quelle due teste dure si decidano una buona volta ad andare
d'accordo, anche perché se continuassero così non servirebbe a nulla liberarsi
dei Komurin.. la sede finirebbe comunque per essere devastata!
Mh...
Visto che tu sai
come farti ubbidire... ti andrebbe di diventare il nostro nuovo Supervisore?
*evilgrin di
tutta la Scientifica*
A presto,
Reever
Ehi Gen-chan!
Qui è Timothy che scrive, l’esorcista più figo di tutta la Sede.
Non è che ci
sarebbe un posticino anche per me? Sono piccolo non occupo molto spazio…
*occhioni dolci*
Comunque grazie
per il tuo commentone. A ‘sto giro eravate meno del solito e noi stiamo
diventando tanti (anche se fratellone samurai brontola ancora… vallo a
capire!), ma come vedi ho avuto l’idea geniale di lavorare a coppie. Ma chissà
perché di nuovo Kanda non era contento di esser finito con Allen… eppure Lavi
dice che stanno così bene assieme!
Vabbè, alla
prossima!
Timothy Hearst,
13 anni - esorcista
§ Cara Yvaine,
*allontana i
pacchetti per farla avvicinare senza che se ne accorga*
grazie per i
suggerimenti per il funzionamento dei Komurin *prende nota*.
Non ti
preoccupare, non lavorerai da sola... ci sarà sempre Reever a darti una mano!
Sono contento
che il capitolo ti sia piaciuto, quasi quanto è piaciuto al fantasma prendere
per i fondelli Kanda-kun *sorseggia il caffè*
Komui Lee -
Supervisore
Mi accodo al
collega per farti i complimenti per la scheda di valutazione. Posso usarla anche
alla Sede Asia?
Comunque ci
tengo a sottolineare che stuzzicare Kanda-kun non è mai una buona idea, a meno
che non si voglia finire con un piede nella fossa... o li si abbia già entrambi!
Quindi,
bambini... non fatelo a casa, e se proprio volete fatelo sotto la supervisione
di un adulto!
Alla prossima,
Bak Chan -
Supervisore Sede Asia
§ Cara
Flowermoon,
la ringrazio per
il sostegno e la comprensione dimostrata! Come ha avuto modo di vedere, sembra
che Walker e Kanda col passare del tempo invece che migliorare non facciano
altro che intestardirsi sempre più nelle loro posizioni… le garantisco che è una
situazione stressante.
Anche se devo
ammettere di non dovermi troppo lamentare. La gentile signorina Bridget che oggi
recensisce con me ha esperienze altrettanto traumatiche ogni giorno con il
Supervisore Lee *scuote la testa* Che ci dobbiamo fare?
Passando al
capitolo, ben comprendo la sua sorpresa di fronte allo scatto d’ira di Kanda.
S’immagini il mio sconcerto quando ho assistito a quel gesto sconsiderato con i
miei stessi occhi. E il comportamento del fu signor Martin, per quanto
esecrabile, non è certo una scusante. Vedremo come si ricucirà la situazione…
non sarà facile uscirne, soprattutto dal punto di vista disciplinare.
Inoltre concordo
con lei sulla provvidenzialità della presenza della signorina Lotto in quel
frangente. Senza di lei certo giungere alla conclusione della vicenda sarebbe
stato molto complesso - se ne renderà conto in seguito.
Concludo
porgendole i più cordiali saluti a nome mio e della signorina Fay.
I nostri
rispetti.
Howard Link
Bridget Fay -
Segretaria (perennemente sull’orlo di una crisi di nervi) del Supervisore
§ Gentile
Bloodberry Jam,
non si
preoccupi, non è pesante per me rispondere alle sue recensioni. Tutt’altro, le
trovo sempre molto acute e interessanti.
Passando al
capitolo, mi permetta di dissentire con lei circa il giudizio che esprime sul
comportamento di Kanda. Io non giudico adulto colui che cede all’ira per una
provocazione certo inopportuna e completamente gratuita. Soprattutto in quella
circostanza complessa, ritengo che Kanda avrebbe dovuto saper mantenere un po’
più di quel sangue freddo che l’ha sempre così lodevolmente caratterizzato.
Quanto alla
signorina Miranda, si è effettivamente dimostrata molto empatica e ciò depone di
gran lunga a suo favore; anche se, a mio giudizio, ella dispone di notevoli
potenzialità, mancando solo di occasioni per esprimerle.
Con questo mi
congedo e passo la parola al mio stupido allievo che scalpita per porgerle un
saluto.
A presto.
Bookman Sr.
Yo, BBJ!
Finalmente il vecchio Panda lascia scrivere un po' anche me, mi stavo annoiando
a guardare e basta!
Sono d'accordo
con le vostre opinioni su Miranda-chan, ma preferisco non sbilanciarmi sul
comportamento di Yu-chan. Lo osservo bene da un pezzo, e in effetti che non ci
sia scappato il morto è una cosa molto strana... quindi tendo a essere d'accordo
con te, sai?
Mh, Panda mi sta
guardando storto, meglio se chiudo qui. Solo una cosa...
Hai da fare
domani sera? ♥
Lavi
“Bene, anche
questa volta siamo riusciti a rispondere a tutte le recensioni!” commenta Allen,
ripiegando una per una le risposte e facendole «mangiare» a Timcanpy. “Che ne
dici, Timothy? Non lo trovi divertente anche tu?”
“Cavolo! È una
vera figata fratellone!” esclama il piccolo, stringendo il pugno, entusiasta.
Linalee sorride.
“Sono contenta che ti piaccia, Timothy”
“Già! Vorrà dire
che ci aiuterai anche le prossime volte, contento?” gli fa l'occhiolino Lavi.
Lo «tsè»
scocciato di Kanda, rimasto in piedi un po’ discostato dal gruppo, si perde
nello «yahoo!» elettrizzato del ragazzino.
“Bene. Ora che
le recensioni sono fatte, vorrebbe farmi la cortesia di tornare al suo lavoro
Supervisore?” si intromette la Fay, sperando di approfittare del momento di
stanca per portar via Komui.
“Eh? Non capisco
di cosa stia parlando, signorina…” inizia a sudare freddo lui. “Reever, diglielo
pure tu!”
“Komui-san, sai
benissimo che ha ragione. Su, torniamo in ufficio. E lei, Supervisore Chan, mi
faccia la cortesia di seguirci. Avevamo una riunione in programma, avrete
sicuramente delle cose importanti da dirvi”
L'espressione
implacabile di Reever non lascia scampo ai due scienziati, che cercano con lo
sguardo Linalee in cerca di sostegno.
La ragazza si
sente un po’ presa tra due fuochi - o forse anche tre o quattro. Da una parte la
signorina Fay, supportata da Link (certo che sono proprio carini assieme!, si
concede di pensare la cinese), con la sua espressione tra il severo e il
disperato. Dall’altra il fratello e Bak che la osservano supplici. Poi c’è Kanda
- che non parla né la guarda, ma lei non ha bisogno di incrociare i suoi occhi.
Basta la tensione delle spalle e della presa su Mugen per farle capire cosa
pensa al riguardo. E infine ci sono Allen, Lavi, Tiedoll (?!) e Timothy che si
sforzano di essere neutrali, ma è chiaro che non vorrebbero vedere il gruppo
sfaldarsi.
La maggioranza
vince. Quindi Linalee con un sorriso si schiera. “Beh, potremmo accompagnarvi…
che ne dite? Così Komui nii-san e Bak-san faranno il loro lavoro in compagnia e
quando arriveranno le prossime recensioni ce ne occuperemo tutti assieme. Che ne
dite?”
Sì, savoir-faire
e compromesso sono sempre stati l’altro nome e cognome di Linalee Lee…
“Bene, se così è
deciso avviamoci dunque verso l’ufficio del Supervisore” conclude Bookman Sr.,
prima che chiunque abbia il tempo di replicare.
Anata ga Koko
ni Iru Riyuu
(La
ragione per cui sei qui)
Naimono ne dari
Watashi ni wa
naimono o
Anata ga motteiru
hazu
(Se mi chiedi
questo
È come se mi
stessi chiedendo la luna
Mi sembra che tu
pretenda troppo da me)
Capitolo 6
Tra buio e
polvere, una decisione presa in quattro mosse
“Il signor
Martin vuole sapere chi sarà il suo prossimo avversario”
Un silenzio
quasi assoluto segue le timide parole pronunciate da Miranda-san.
A quanto pare è
tranquillo, il fantasma del signor Martin, al contrario di noi che stiamo
viaggiando in uno stato di ansia e tensione che non accenna a diminuire...
Eppure dobbiamo andare avanti, non possiamo fermarci proprio adesso!
Mi guardo
attorno: Miranda-san ha le mani occupate, quindi è fuori dai giochi. Link invece
sta ancora fissando Kanda (non voglio sapere cosa sta pensando [né cosa
intende fare di tutta questa faccenda]), ed è talmente sovrappensiero che
credo non abbia nemmeno sentito la traduzione.
Ok, a quanto
pare tocca a me... Con un sospiro mi siedo a gambe incrociate davanti alla
scacchiera, giusto in tempo per prendere al volo il re bianco che il signor
Martin mi ha appena lanciato. Lo guardo un po' perplesso, poi capisco: stavolta
vuole tenere i neri. Chino la testa in un cenno d'intesa, quindi porto dalla mia
parte i pezzi bianchi e inizio a disporli sulla scacchiera.
Sorrido,
fingendo di essere sicuro di me, e faccio l'occhiolino a Tim, che si è
appollaiato sul marmo lucido della lapide. Non so cosa riuscirò a fare: sono
anni che non gioco, ma bluffare un pochino anche qui non farà certo male...
Ascolto
vagamente i discorsi che gli altri tre stanno facendo con la vecchia. Ma, quando
vedo il moyashi sedersi per giocare (a quanto pare il fantasma si è degnato
di riapparire), la curiosità di vederlo alle prese con gli scacchi ha il
sopravvento e mi alzo in piedi, pur non avvicinandomi nemmeno di un passo. Link
mi trapassa con lo sguardo e io ricambio con fermezza: so benissimo di essere
nel torto, ma non per questo ho intenzione di umiliarmi davanti a lui per
convincerlo a non fare rapporto su quanto successo.
Lo ignoro quasi
subito e osservo Walker con discrezione. Ha già messo su quel suo sorriso pulito
che usa sempre quando gioca (bara) a carte… voglio proprio vedere se è
capace di barare anche qui…
Guardo per un
po' la scacchiera, cercando di ricordarmi qualche trucchetto (sto parlando di
tecnica, eh... anche perché barare a questo gioco è praticamente impossibile...
non posso certo nascondermi una pedina nella manica!) per vincere in modo
rapido e pulito. Non vedo l'ora di andarmene (non vedo l'ora di tornare a
Casa).
All'improvviso,
l'illuminazione. Una volta Mana mi aveva spiegato una tecnica particolare (si
chiamava «Matto dello Scolaro», o qualcosa del genere...), che consentiva di
chiudere il gioco in sole quattro mosse. L'avevo subito imparata a memoria, come
sistema per concludere in fretta le partite che non avevo voglia di
continuare...
Mantenendo il
mio solito sorriso, allungo quindi la mano e prendo uno dei pedoni, spostandolo
in avanti di due caselle. Non so se il signor Martin conosce questa mossa...
staremo a vedere!
Non ho voglia di
mettermi a seguire la partita (mi viene il nervoso per quel che è successo
dopo la mia [non mi va di concentrarmi sul moyashi, mi fa perdere tranquillità]),
quindi decido di fare un piccolo giro di perlustrazione dei dintorni. Non è
ancora comparso nessun Akuma e la cosa mi insospettisce un po’… (ho voglia di
combattere, ma non a scacchi! [Spaccare quella dannata scacchiera non è bastato
a sfogare tutto il nervoso della giornata]).
Appena i finder
mi vedono dirigersi verso di loro mi salutano con un sorriso, poi fanno per
continuare nella loro piacevole conversazione. Sì, decisamente sono due
novellini (si vede che non mi conoscono)… ma dove pensano di essere? Al
parco per una scampagnata?! Li fulmino con un’occhiataccia e loro
(finalmente!) capiscono che forse non è il caso di starsene svaccati sul
prato come se nulla fosse. Siamo in mezzo ad una missione, cazzo!
Sbuffo
spazientito, ma l’improvvisa aura aggressiva che percepisco nell’aria mi tronca
sul nascere l’insulto che stavo per indirizzare contro i due scansafatiche.
“Idioti,
muovetevi! Abbiamo visite!”
Esclamo,
cercando di trattenere la soddisfazione per la comparsa degli Akuma, e subito mi
metto in guardia, parando l’affondo di un massiccio Livello 2 che sembra il
classico tipo grosso e stupido.
Dietro di me, i
finder rimangono spauriti per qualche istante, poi sembrano ricordarsi cosa
accidenti sono qui a fare, perché corrono verso la tomba e circondano gli altri
con la loro barriera.
Ribatto indietro
l’Akuma con un paio di fendenti, giusto il tempo di lanciare un’occhiata alle
mie spalle, per accertarmi che gli altri siano tutti al sicuro e non mi
finiscano in mezzo ai piedi durante il combattimento. Walker è ancora impegnato
a giocare (e guai a lui se gli viene in mente di piantare lì la partita per
venire ad aiutarmi! Me la cavo benissimo da solo!), mentre Link si è
intelligentemente messo alle sue spalle, a fornire un’ulteriore protezione a lui
e alle donne. Ok, la situazione è sotto controllo, posso occuparmi in tutta
calma dell’Akuma… e dei sue due amichetti…
Un sorriso
cattivo mi su allarga sulle labbra mentre faccio scivolare le dita sulla lama
della spada.
“Mugen,
attivazione! Andiamo a portare l’Apocalisse nel mondo!”
Dopo che il
signor Martin muove in avanti il pedone, a fronteggiare il mio, sposto la regina
in diagonale per quattro caselle. Sta andando tutto come previsto, ancora due
mosse e l'Innocence sarà nostra (e questa missione avrà termine [finalmente,
non ne posso più])!
Il mio attimo di
auto-compiacimento, però, viene bruscamente interrotto. Sento che dietro di me
c'è gran confusione e con la coda dell'occhio vedo Link spostarsi rapidamente,
mentre Miranda-san lancia un grido di sorpresa e la signora Martin si copre gli
occhi con le mani. Ma che cavolo...?
Approfitto
dell'attimo di riflessione del fantasma per girarmi a controllare.
Kanda si è
allontanato dalla zona dove ci troviamo, Mugen già attivata in mano, e ora sta
fronteggiando un Akuma che si stava pericolosamente dirigendo verso di noi.
L'Akuma, bello
grosso e decisamente incattivito, è stato di sicuro attirato dalle nostre
Innocence e da quella del signor Martin. Per fortuna, però, si tratta di un
Livello 2... una passeggiata per Kanda, che infatti non sembra preoccupato. In
più i finder che ci hanno accompagnati stanno già montando i talismani per
dargli una mano, mentre Link si è avvicinato a Miranda-san e alla signora
Martin, pronto a ogni evenienza.
E allora perché
mi sento inquieto?
Quando sento il
fantasma muovere la sua pedina (per fortuna ha spostato il cavallo in avanti,
secondo i piani) cerco di concentrarmi di nuovo sulla partita, ma il mio
sorriso comincia a vacillare.
Come immaginavo,
il primo Akuma sopraggiunto è grosso e stupido, ma come l’erba cattiva ha la
fastidiosa tendenza ad essere particolarmente coriaceo da estirpare. A
complicare le cose poi ci si mettono gli altri due che si stanno avvicinando
(devo riuscire a farne fuori uno subito, non posso controllarne tre in una volta
sola…).
“Ehi, voi!
Bloccatene almeno uno, agli altri ci penso io!”
Urlo
all’indirizzo dei finder. Quelli si guardano perplessi, poi uno di loro stacca
il suo talismano dalla barriera con cui sta proteggendo gli altri e lo punta
contro uno degli Akuma. Idiota, devi aspettare anche il tuo collega! Uno da solo
non riuscirà mai a formare una barriera… (ma dove li hanno pescati questi?)
Alla fine anche il secondo si dà una svegliata e lo raggiunge e i due
iniziano ad attivare l’incantesimo di contenimento. Ora però gli altri sono
senza protezione… beh, spero che la tedesca sia in grado di sostenere due
evocazioni e creare con la sua Innocence anche una barriera… altrimenti si
arrangino, resteranno indifesi (non ho intenzione di occuparmi pure di
loro!).
Mentre continuo
a combattere contro l’altro Livello 2, tengo sotto controllo i finder con la
coda dell’occhio - e faccio bene, perché qualcosa va storto e l’Akuma riesce ad
infrangere la barriera prima che questa sia completa, facendo scoppiare anche i
talismani.
Per non essere
coinvolto nella piccola esplosione (che fa volare per terra i due idioti),
sono costretto a scartare di lato con una capriola, finendo chiuso contro una
cappella. Per mia fortuna, l’Akuma che sto affrontando è abbastanza stupido da
non cogliere il vantaggio (l’anima da cui è stato plasmato non doveva essere
di una persona molto sveglia) e si limita a colpire con un pugno il muro in
pietra, sfondandolo. Nel fare ciò, il bestione si sbilancia, permettendomi di
liberarmi da quell’angolo cieco e poi finirlo con due rapidi fendenti.
Meno uno.
Allungo la mano
e prendo l'alfiere per spostarlo in diagonale e finire la mia mossa (la
penultima, poi la vittoria sarà mia [e con essa quel dannato anello!]),
quando l'urlo di Kanda mi distrae facendomi cadere il pezzo. Lo raccolgo subito
ma non resisto, devo girarmi per controllare che anche lì stia proseguendo tutto
come dovrebbe.
La scena che mi
trovo davanti, invece, mi gela il sangue nelle vene. Spalanco gli occhi: mentre
Kanda è ancora alle prese con il primo Akuma ne sono arrivati altri due
(sempre di Livello 2, grazie al cielo [potremmo chiamarlo «colpo di fortuna»,
fossimo entrambi in grado di combattere])! Il primo sembra stia osservando
lo scontro tra il giapponese e l'altra creatura, in attesa di sostituirla per
divertirsi un po', il secondo invece ha individuato l'Innocence che stiamo
cercando di recuperare e si sta dirigendo con passo pesante verso di noi.
Mentre la
signora Martin si stringe impaurita a Miranda-san e a Link, vedo i due finder
posizionarsi tra noi e l'Akuma, attivando la barriera per tenerlo alla larga.
Purtroppo però, dopo aver esaurito l'energia sufficiente per trattenere la
creatura al suo posto, i loro talismani cessano di funzionare e vanno in corto
circuito coinvolgendo i poveri finder nell'esplosione.
Siamo davvero
nei guai, adesso, e io che dovrei essere lì a dare una mano sono bloccato con
questa stupida partita a scacchi!
Per fortuna, a
quanto pare Miranda-san ha fatto pratica con il Time Record. Noto con sollievo
che ora è in grado di compiere una doppia evocazione perché la vedo attivare
l’Innocence una seconda volta, creando una bolla protettiva con l'Out of Time e
mantenendo al contempo il Time Reverse attivo per tenere assieme la scacchiera.
Tuttavia non so
per quanto riuscirà a resistere al doppio sforzo: devo concludere, e al più
presto! Mi giro nuovamente verso il fantasma, cercando di recuperare la
concentrazione e posizionando l'alfiere bianco (che fino a questo momento
avevo tenuto chiuso nella stretta spasmodica della mia mano) sulla casella
corretta.
Incrocio le
braccia, in attesa della mossa del mio avversario, ma la mia calma di poco fa si
è come dissolta. Continuo a voltarmi verso la zona del combattimento e quindi
verso la scacchiera, dando occhiate nervose prima agli Akuma e poi al fantasma.
Senza nemmeno
rendermene conto comincio a sudare, l'ansia che mi sta pian piano logorando.
Cerco di calmarmi un po', ripetendomi che ora il caro fantasma sposterà il
cavallo come da copione e che io lo fregherò facendogli scacco matto con la
regina, così potrò finalmente alzarmi da questa cavolo di tomba - ma fallisco
miseramente.
Al mio
nervosismo si aggiunge pure un piccolo tic alla mano sinistra... anche la mia
Innocence sembra aver voglia quanto me di partecipare alla battaglia, a quanto
pare...
Mentre aspetto
che il signor Martin faccia la sua mossa mi giro nuovamente per tenere d'occhio
la situazione, e questa volta un paio di parolacce poco educate quasi mi
sfuggono dalle labbra quando noto che Kanda si è spostato di nuovo, Akuma alle
calcagna, e ora è finito nella zona riservata alle tombe più ricche ed eleganti.
Uno dei muri di una graziosa cappella frana sotto i colpi dell'Akuma, e io
reprimo a stento l'intenzione di alzarmi da qui per andare a dare una mano a
Kanda. Mi odierebbe, lo so,
(immagino
l'occhiataccia che mi ha lanciato
quando è
apparso il primo Akuma.
Scommetto che
diceva a chiare lettere:
«Prova a
spostarti di lì che dopo questo ammazzo te!»
[È sempre il
solito...
Non imparerà
proprio mai
a farsi
aiutare, in caso di bisogno?])
ma sinceramente
non me ne preoccupo affatto. Ha fatto fuori il primo Akuma, ok, ma ne restano
ancora due, anche se grazie al cielo l'ultimo arrivato non sembra affatto
interessato al combattimento. Infatti si sta limitando a stare fermo davanti
alla barriera di Miranda-san, cercando di infrangerla a suon di pugni. Inarco un
sopracciglio quando lo sento rivolgersi a lei con parole offensive... Non si
trattano così le signore, che diamine! Fremo dalla voglia di dargli una lezione,
ma sono costretto, mio malgrado, a rimanere seduto al mio posto. La partita non
è ancora finita. Il signor Martin sta tamburellando con le dita sul marmo della
tomba, indeciso sulla mossa da fare.
Comincio a
tamburellare pure io con impazienza e incrocio le dita della sinistra, sperando
che il fantasma si decida a muovere prima che Miranda-san si trovi costretta a
interrompere l'evocazione.
Non ho nemmeno
il tempo di pulire la lama di Mugen dal sangue dell’Akuma che ho appena fatto
fuori che subito l’altro, che finora se n’era stato buono buono a guardare, mi
attacca, costringendomi a saltare all’indietro (hai proprio tanta voglia di
morire, eh schifoso?). Sembra che questo sia un po’ più sveglio del primo,
di sicuro è più veloce.
Cerco di
spostarmi in un campo più aperto per non essere impedito nei movimenti e, nel
far ciò, noto una cosa che non mi piace per niente: sta arrivando un quarto
Akuma…
Pensavo di aver
risolto la metà dei problemi facendo fuori quello di prima e invece adesso sono
punto e a capo…
“…’fanculo!”
Non riesco a
trattenere un’esclamazione di stizza. Lancio un’occhiata veloce verso la tomba
di Martin: la partita sta continuando, ma Link e le due donne hanno visto
sopraggiungere il nuovo avversario. Walker invece a quanto pare non se n’è
accorto… beh spero solo che quei tre se ne stiano zitti e non glielo facciano
notare, altrimenti quell’idiota sarebbe capacissimo di mollare tutto ad un passo
dalla vittoria solo perché crede di farmi un favore…
Faccio un altro
balzo all’indietro per guadagnare qualche metro e avere il tempo di inquadrare
la situazione sul campo di battaglia. Oltre all’Akuma che sto affrontando, c’è
l’altro in avvicinamento (che sembra intenzionato a venire a darmi fastidio
senza aspettare che faccia fuori il suo amichetto [beh, indubbiamente è più
sveglio degli altri, ha capito il concetto di superiorità numerica…]) e poi
un terzo che perde tempo a prendere a pugni una barriera che non potrà mai
abbattere, insultando quelli all’interno (che intelligenza sopraffina…).
Bene, se riesco a liberarmi di questi due il grosso del lavoro è fatto.
Mi lancio
all’attacco. Il mio obbiettivo è finire questo scontro al più presto, quindi è
inutile che stia ad andarci con i piedi di piombo. Metto a segno un paio di
affondi e, ricadendo dopo un salto, finisco per arrivare su quel che resta del
muro abbattuto poco prima. Le pietre instabili non reggono il mio peso,
scivolando giù e facendomi perdere l’equilibrio. Non ho quasi il tempo di
accorgermi di quel che sta succedendo e ancor meno di scansarmi, che l’Akuma
abbatte con un solo colpo il resto della cappella.
Poi attorno a me
vedo solo buio e polvere.
Il signor Martin
non ha ancora fatto la sua mossa, e sta spostando la mano alternativamente tra
il cavallo e il pedone, incerto. Fisso lo sguardo sulla scacchiera,
concentrandomi sui suoi movimenti per non pensare né al caos che sta succedendo
dietro di me, né alla pessima piega che ha preso questa dannata missione negli
ultimi minuti, quando un quarto Akuma ha avuto la brillante idea di raggiungere
i suoi simili nella ricerca dell’Innocence. Mi strofino l’occhio sinistro con il
dorso della mano, cercando di focalizzare la mia attenzione sul gioco, ma l’urlo
terrorizzato della signora Martin mi fa girare la testa verso di lei.
La vecchina è in
piedi, abbracciata a Miranda-san, e sta gridando mentre punta il dito verso il
campo di battaglia.
“Oh Signore
aiutaci, non esce più!”
Mi volto di
scatto verso la direzione indicata, Link che mi si avvicina imprecando.
“Cosa…?”
“Kanda è rimasto
sotto a un cumulo di macerie… Walker, la situazione si sta facendo critica,
quanto manca alla vittoria?”
Guardo la mano
fantasma che continua a dondolare avanti e indietro, e stringo i pugni. Ma
quanto ci mette quest’idiota?! Mi basta però vedere con la coda dell’occhio
l’Akuma avvicinarsi al mucchio di pietre sotto al quale dovrebbe esserci Kanda,
iniziando a sbriciolarlo a pugni, che subito so cosa devo fare.
Mi urlerà
dietro, lo so. Mi odierà ancora di più. Beh, chissenenfrega.
Mi alzo di
scatto, ribaltando la scacchiera, afferrando Link per il colletto e forzandolo a
sedersi al mio posto.
“Link, sai
giocare a scacchi, vero?!”
Urlo per
sovrastare la confusione che quegli accidenti di Akuma stanno causando. Mi
aspetto che mi fermi, o che più probabilmente trovi qualcosa da obiettare alla
mia azione improvvisa, invece mi sorprende una volta di più: tranquillamente si
libera dalla mia stretta, sedendosi comodo dopo essersi tolto il cappotto. Lo
vedo sciogliersi le dita con un sorriso inquietante sul volto (somiglia quasi
a Kanda quando attacca… o forse più a me quando baro a poker?), prima di
risistemare le pedine sulla scacchiera.
“Mi chiedevo
quanto ci avresti messo a prendere questa decisione, Walker! Vai a fare quello
che devi”
Gli sorrido, poi
mi metto a correre verso la cappella distrutta, Timcanpy alle calcagna e Crown
Clown che si attiva istantaneamente al mio comando. Arrivato a pochi metri
dall’Akuma, uso Clown Belt per limitare i suoi movimenti e impedirgli di
infierire ancora di più.
“Ehi tu, sta'
fermo!”
Ma dove cavolo
sei finito, Kanda? Ti muovi o no ad uscire da lì?
Bloccato dai
detriti (che non mi hanno sepolto solo perché ho avuto la fortuna di riuscire
a ripararmi sotto il massiccio architrave, crollato ma rimasto intero), non
ho assolutamente spazio per poter schivare, anche volendo, i pugni che quel
maledetto Akuma sferra a caso nel tentativo di finire il lavoro (no,
decisamente questo è molto più sveglio dei suoi compari). Posso solo sperare
che non colpisca il punto in cui mi trovo, altrimenti la mia salvezza
diventerebbe la mia condanna: nemmeno io riuscirei a sopravvivere schiacciato da
questo pietrone che mi ha protetto dal collasso della cappella.
Un pestone
particolarmente violento si schianta proprio a fianco a me, mancando
l’architrave di un soffio; in compenso però, il colpo sbriciola le pietre che mi
ostruivano il passaggio. Volendo adesso potrei anche uscire, ma non avrei
nessuna garanzia di non finire travolto dai pugni dell’Akuma.
Maledizione… si
sta mettendo decisamente male. Essere costretto qua sotto mi irrita
terribilmente, ma almeno il tatuaggio può curare le piccole ferite che ho
riportato nel crollo.
All’improvviso,
l’Akuma smette di tempestare di colpi le macerie. Non faccio nemmeno in tempo a
chiedermene il motivo che la risposta mi si palesa davanti quando sento la voce
di Walker. Cosa cazzo ci fa lui qui?! Non dovrebbe essere a giocare quella
dannata partita?
Rotolo fuori dal
mio riparo e davanti agli occhi mi si presenta esattamente la scena che avevo
immaginato: il moyashi è in piedi sulle spalle dell’Akuma e ne blocca i
movimenti con i lacci della sua Innocence.
Lo fulmino con
lo sguardo, ma non posso mettermi adesso ad insultarlo come vorrei (prima la
missione, abbiamo già perso fin troppo tempo), per cui spicco un salto con
Mugen sguainata, arrivando all’altezza del collo del bestione e, nel ricadere,
lo taglio in due.
Mentre l’Akuma
cade rumorosamente a terra, non riesco a trattenermi e urlo all’indirizzo della
mammoletta.
“Comunque questa
te la faccio pagare cara, teme moyashi! Cosa ti ho sempre detto fin da quella
volta a Matera?! Prima l’Innocence, poi i tuoi compagni! Idiota!”
“Sì, sì, me la
ricordo, tutta la storia del «Se anche il nemico stesse per ucciderti, ma io
giudicassi il tuo salvataggio un ostacolo per la missione ti lascerei morire»...
non sono un idiota, ho capito il concetto, ma non l'ho accettato quella volta e
non intendo accettarlo adesso! Se ti può far star meglio vederla da un altro
punto di vista, in due faremo prima a far fuori questi Akuma... poi potremo
dedicarci con calma all'Innocence, ok?!”
Urlo di rimando,
saltando giù dall'Akuma mentre questo esplode.
Dannazione, è
proprio duro di comprendonio... Eppure dovrebbe sapere come la penso a riguardo!
Non posso lasciarlo indietro, non voglio! Ho promesso di essere un distruttore
che salva le persone (e Kanda è una persona [anche se fa di tutto per
dimostrare il contrario]), giusto? Intendo mantenere quella promessa, fino a
che mi sarà possibile, evitando tutti i sacrifici non indispensabili alla
causa... che gli piaccia o no!
Non perdo tempo
a rispondergli, ma rivolgo immediatamente tutta la mia attenzione all’altro
Akuma con cui stavo combattendo prima di finire coinvolto nel crollo della
cappella. Il nemico è ancora distante qualche metro (e sembra poco reattivo)
per cui mentre mi getto all’attacco, mi concedo un’occhiata di sottecchi per
spiare la reazione di Walker al mio silenzio (perché mi interessa?).
È rimasto
immobile per un istante, poi sul suo viso si è disegnata un’espressione cupa che
non riesco ad interpretare… beh, affari suoi. Se ha qualcosa da dirmi, aspetterà
fin quando avremo finito qui.
Smetto di
interessarmi a lui e scateno contro l’Akuma la Prima Illusione. Il bestione però
riesce a far fuori i miei insetti senza troppa difficoltà e poi mi si rivolge
con espressione minacciosa (almeno, forse queste erano le sue intenzioni… ma
non gli è riuscito troppo bene…).
“Spaccherò
quella fragile spada in mille pezzi!”
“Spaccare Mugen?
Provaci…”
Provaci
schifoso…
Un ghigno sadico
mi si disegna sulle labbra mentre schivo il suo pugno e lo faccio a pezzi con
due soli fendenti.
Mi aspetto una
risposta, magari acida e cattiva (come quelle che mi davi a Matera, te le
ricordi, Kanda? [Pur di parlare con te mi andrebbero bene pure quelle...]),
ma è il silenzio a rispondere.
Non ha ascoltato
nulla di quello che gli ho detto, neh? Nonostante comprenda che al momento mi
sta ignorando perché ha cose molto più importanti a cui pensare (o almeno
cerco di convincermene [anche se so che non è solo per quello]), non posso
fare a meno di restarci un po' male. Gli lancio un'ultima occhiata, poi mi volto
verso la tomba del signor Martin.
La barriera di
Miranda-san è ancora in piedi, ma mi rendo conto che non durerà molto.
L'esorcista tedesca è visibilmente stanca, e in più è sottoposta a uno sforzo
emotivo piuttosto pesante: da una parte la signora Martin che non smette di
gridare nascondendosi dietro di lei, dall'altra l'Akuma che continua a urlarle
contro fiumi di insulti e minacce, cercando di abbattere la barriera con la
forza.
Alle loro spalle
individuo Link che, protetto dai due finder, sta giocando a scacchi contro il
fantasma. Sembra tranquillo e concentrato, e subito capisco che siamo in buone
mani.
Mi metto a
correre verso di loro, mentre Crown Clown mi avvolge come un mantello. In pochi
attimi preparo la spada e salto oltre l'Akuma, atterrando esattamente tra la
creatura e la barriera di Miranda-san.
Ora che gli dò
la schiena potrebbe attaccarmi tranquillamente, ma non si muove di un
millimetro, troppo sconcertato dalla mia apparizione per fare alcunché. Tutto
preso a insultare e picchiare, l'intelligentone non si era nemmeno reso conto
del mio arrivo!
“Non si parla
così a una signora. È da maleducati”
Gli dico, prima
di voltarmi verso di lui e, con un gesto fluido, tranciargli di netto il braccio
sinistro e la parte superiore del busto. L'arto cade a terra con un tonfo,
seguito subito dopo dal resto dell'Akuma.
Liberatomi
dell’Akuma, pulisco Mugen e me la metto in spalla, dirigendomi verso la tomba
per vedere come sta procedendo la partita. Ora sono più calmo, combattendo ho
sfogato tutta la tensione (e la frustrazione [perché ne provavo?])
accumulata da questa mattina. L’adrenalina della battaglia per me è sempre stata
una panacea per qualsiasi cosa intaccasse il mio equilibrio interiore…
Appena mi
avvicino, i finder si guardano incerti per un istante, poi si fanno un passo
indietro (sembra abbiano finalmente capito anche loro come giudico quelli
della loro categoria) mentre Miranda mi accoglie con un sorriso che dice
quanto è sollevata dal vedere che sto bene. La ignoro e mi concentro sulla
scacchiera, senza riuscire a reprimere un’espressione tra il perplesso e il
soddisfatto sentendo la vecchia che non la smette un istante di rimbrottare a
mezza voce il fratello per come si è comportato quest’oggi.
Mi chino accanto
a Link, cercando di interpretare la situazione del gioco. Fortunatamente sembra
che stia vincendo (lo spero per lui, non sopporterei di dover giocare
un’altra partita…), ma meglio accertarsene.
“Ehi, come vanno
le cose qui? Guarda che se perdi ti uccido”
“N-non dire
così, Kanda-kun… Abbiamo perso tutti, ad eccezione del signor Howard…”
Miranda parla
con una vocina tremante che forse nemmeno un bambino potrebbe prendere sul
serio. La fulmino con un’occhiataccia e poi riporto gli occhi sulla scacchiera,
giusto in tempo per vedere l’ispettore spostare la regina e annunciare al
fantasma che è fottuto.
“Scacco matto.
Abbiamo vinto noi signor Martin”
Annuisco
soddisfatto e mi allontano per comunicare al Quartier Generale che finalmente
questa dannatissima missione è conclusa.
Mentre Kanda
elimina l'ultimo Akuma, la tensione nervosa che mi ha tenuto in piedi finora
cala improvvisamente. Mi sento stanco e svuotato, le gambe molli come gelatina.
Rimango fermo
davanti alla carcassa fumante dell'Akuma per qualche attimo, rimuginando
sull'intera giornata, e sento Kanda passare alle mie spalle con passo veloce e
senza dire nulla. Continua a ignorarmi, come a Matera (non è vero, a Matera
non mi ignorava [non mi sopportava... ma meglio quello dell'indifferenza più
assoluta]).
Sospiro. A
questo punto dovrei re-indossare la maschera senza emozioni che ho creato alla
stazione di Charing Cross, ma è andata in frantumi quando ho deciso di
abbandonare la partita per intervenire in battaglia (ad aiutare Kanda [non ne
sono pentito])... e se anche così non fosse, adesso non avrei la forza
necessaria per tenerne assieme i pezzi. Un vento gelido sferza il cimitero,
sollevando e muovendo le foglie secche, ma quasi non ci faccio caso. Sospiro di
nuovo, gli angoli della bocca che si piegano verso il basso in una smorfia
rassegnata.
Timcanpy si
accorge subito che qualcosa non va (è difficile che io mi lasci andare a
espressioni del genere in pubblico), e inizia a svolazzarmi attorno,
spronandomi a raggiungere gli altri.
Sforzandomi al
massimo riesco a distendere le labbra in un mezzo sorriso. Niente di che, eh, lo
stretto indispensabile per non stuzzicare la curiosità (anche se in buona
fede) dei miei compagni di viaggio.
Mi avvicino
quindi a Link, che sta ancora giocando a scacchi, sbirciando la scacchiera. A
quanto pare la partita è alle battute finali, per fortuna, e infatti alla mossa
successiva ottiene la vittoria.
Nonostante la
concentrazione si è accorto del mio arrivo, perché subito dopo aver dichiarato
scacco matto, si rivolge a me sbuffando.
“Qualcuno mi
spiega perché devo fare cose del genere?”
“Consideralo
come una parte dei tuoi doveri di sorveglianza”
Gli rispondo
cercando di apparire il più naturale possibile. Ogni ulteriore domanda viene
evitata grazie alla signora Martin, che subito prende a discutere con il
fratello. La mano fantasma è ancora lì, sulla scacchiera, e non sembra
intenzionata a lasciarci l'Innocence.
“Oh, santo
cielo! Anche da morto sei un piantagrane, fratello! Che razza di campione
infesterebbe ogni notte un cimitero solo per trovare degli sfidanti? Su, dammi
quell'anello! Hai perso, no? Basta così, dai!”
Il fantasma
sembra ponderare per qualche secondo sulle parole della vecchina, poi la mano si
appoggia alla scacchiera e diventa polvere che in un attimo viene dispersa dal
vento.
Mentre Link
prende l'anello con l'Innocence e lo ripone nella tasca interna del cappotto,
sento Kanda trasmettere la situazione all'Ordine. Subito ci viene ordinato di
rientrare alla base (non vedo l'ora [ho bisogno di stare solo]).
Salutata la
signora Martin ci dirigiamo di nuovo verso le carrozze che ci condurranno al
gate per il Quartier Generale.
PREVIEW
Capitolo 7 –
Cause che producono reazioni dentro una vuota solitudine
Deve mettersi in
quella testa dura che tutto quel che è successo tra noi nelle ultime due
settimane è stato solo un dannatissimo incidente di percorso (non è vero!) che
intendo risolvere e dimenticare al più presto (non è vero!), soprattutto per il
mio bene. Se l'avere quel tipo di rapporto con lui mi porta a perdere la mia
tranquillità interiore (come questa giornata ha ampiamente dimostrato [non è
vero!]), la logica conseguenza è che tra noi non deve più esserci alcun tipo di
rapporto.
[…]
(Sono una causa
che ha portato a una reazione [e ciò non deve più accadere].
Sono il motivo
del suo strano comportamento [e per evitare quello deve evitare me].
È questo che si
ottiene a cercare di fare del bene? [Bel risultato... tanto vale non provarci
più])
IL POST-IT DELLE
AUTRICI
Piccola premessa:
dato che questa fic è piena zeppa di citazioni e ispirazioni della più disparata
origine (la maggior parte delle quali logiche solo per le nostre menti malate
XD), d’ora in poi useremo questo spazio per dare i giusti credit a persone e
cose che se li meritano e per ogni altra spiegazione relativa al capitolo che
avete appena letto.
Dunque iniziamo…
-La partita di Allen: le mosse descritte ricalcano un particolare schema
di gioco che consente di fare scacco matto in soli 4 turni. Tale tecnica è detta
in Italia “Matto del barbiere” (http://it.wikipedia.org/wiki/Matto_del_barbiere).
Nei Paesi anglosassoni (non chiedeteci perché!) si chiama invece “Scholar’s
Mate”
Il
difetto di questo schema è che può essere rotto dal Nero alla terza mossa, cosa
che in effetti il signor Martin minacciava di fare prima che Allen rovesciasse
la scacchiera ^^
-
“Spaccherò quella fragile spada in mille pezzi!”
“Spaccare Mugen? Provaci…”
Cap.
169, pag. 10
-
“Non si parla così ad una signora. È da maleducati”
Cap.
169, pag. 13
-
“Ehi, come vanno le cose qui? Guarda che se perdi ti uccido”
“Non
dire così’, Kanda-kun… Abbiamo perso tutti, ad eccezione del signor Howard…”
Cap.
169, pag. 15
-
“Scacco matto. Abbiamo vinto noi signor Martin”
“Qualcuno mi spiega perché devo fare cose del genere?”
“Consideralo come una parte dei tuoi doveri di sorveglianza”
“Oh,
santo cielo! Anche da morto sei un piantagrane, fratello! Che razza di campione
infesterebbe ogni notte un cimitero solo per trovare degli sfidanti? Su, dammi
quell'anello! Hai perso, no? Basta così, dai!”
Cap.
169. pag. 16
Le
battute riportate sono nostre traduzioni dalle scan inglesi su Onemanga, da cui
abbiamo tratto anche i riferimenti di pagina.
Per
quanto riguarda la traduzione dei versi della canzone posti all’inizio, un
grazie specialissimo a Dkappino che ci ha dato una mano!
Prima di
salutarvi, vogliamo proporvi un piccolo quesito riguardante l’Angolo di Allen.
Come avrete ormai capito, ci stiamo divertendo a far entrare in scena ad ogni
capitolo un pg nuovo. Secondo voi, chi sarà il/la prossimo/a? Si accettano
scommesse! XD
Per questo
capitolo è tutto! Se avete un qualsiasi dubbio, chiedete pure!
Capitolo 7 *** Cause che producono reazioni dentro una vuota solitudine ***
Nota delle autrici
Nota delle
autrici:
Dato che l'Angolo
di Allen di questa fanfic è strutturato come quello della precedente e ne è la
continuazione, tenderà anche qui ad assumere proporzioni chilometriche (perché i
pg sono tanti e le recensioni per fortuna pure! ♥)
Se per caso non
vi interessasse, potete passare tranquillamente all'inizio del capitolo vero e
proprio. Vi assicuriamo che questo non pregiudicherà la completa comprensione
della storia.
Grazie e buona
lettura!
Lety&Mistral
L’ANGOLO DI
ALLEN
16 Marzo 2010
*Ordine Oscuro -
corridoio vicino all'ufficio di Komui*
Il gruppo,
benché ormai numeroso, è stranamente silenzioso mentre si dirige verso l'ufficio
del supervisore. Chissà, forse è perché sia il suddetto supervisore che il di
lui collega camminano lentamente, in fila davanti a tutti, con l'allegra lena di
un condannato a morte durante il suo ultimo chilometro. O forse è perché uno
strano brivido percorre le schiene di quelli che li stanno seguendo, ormai
consapevoli che potrebbe succedere qualsiasi cosa da un momento all'altro?
“Su, signori,
aumentate il passo per cortesia. Prima arriviamo in ufficio e teniamo la
riunione programmata meglio è, non credete?” chiede Reever, grattandosi la
testa.
“Certo che è
meglio, Reever! Non faccia domande retoriche, per favore…” esclama la signorina
Fay, voltandosi indietro dalla sua posizione di apripista “…altrimenti qualcuno
a caso potrebbe essere tentato di risponderle in maniera inopportuna…” aggiunge
poi, scoccando un’occhiata torva a Komui.
Davanti a quella
grinta che, almeno ai suoi occhi, è carica di immotivata perfidia, Timothy
deglutisce in silenzio, ringraziando tutti gli déi che gli vengono in mente per
non avere la signorina come insegnate. Quindi rallenta un po’ il ritmo della sua
pattinata, lasciando sfilare Kanda (che sfoggia la sua solita espressione
imperturbabilmente scocciata) e Allen, e si affianca a Lavi, tirandolo per la
maglia. “Neh fratellone… so che non è molto da uomini dirlo, ma quella lì mi fa
un po’ impressione… a te no?” gli sussurra poi, cercando comprensione nel rosso.
“Sarò sincero,
Timothy...” sussurra di rimando Lavi, per poi inavvertitamente alzare la voce e
continuare, spargendo cuoricini a destra e a manca “...a me le donne con le
palle come lei piacciono un sacco! ♥”
L’esclamazione
del giovane bookman fa voltare verso di lui più di una persona. Kanda lo degna
di un’occhiata vagamente schifata, poi scuote la testa e mormora un “Cretino
d’un coniglio”, come se da lui non si aspettasse altro.
Il piccolo
Timothy, al contrario, lo guarda adorante: non ha capito proprio bene il
concetto, ma gli suona figo, quindi ha deciso che lo farà assolutamente suo.
Allen, che si è
fermato poco più avanti, si gira verso l'amico e torna verso di lui. “Ehm, Lavi,
forse sarebbe meglio tu evitassi commenti di questo genere, sai?” gli consiglia,
sorridendo molto nervosamente mentre prende Timothy per mano e lo allontana dal
rosso.
Komui e Bak, per
un attimo dimentichi del loro triste destino, annuiscono con fervore alle sue
parole.
Il generale
Tiedoll continua a camminare, superando Lavi, ma non senza avergli dato
un'incoraggiante pacca sulla spalla. Pure lui pensa che le donne decise siano
davvero dei soggetti migliori da ritrarre, ma ha imparato da tempo che certi
pensieri è meglio tenerli per sé.
Anche Link lo
osserva con un’espressione indecifrabile, e quando i suoi occhi saettano oltre
la figura ridacchiante del rosso, un ghigno gli increspa le labbra - lui non
condivide affatto le opinioni di Lavi sulle donne e qualcun altro la pensa allo
stesso modo… ma il biondo ispettore si guarderà bene dall’avvertire il ragazzo
del pericolo che sta correndo: in fondo, il suo lavoro è solo quello di
osservatore, no?
In tutto questo,
Lavi ci sta capendo davvero poco. Lancia un’occhiata perplessa al suo maestro
che, per tutta risposta, si stringe nelle spalle e prosegue. Il rosso si ferma,
le sopracciglia inarcate e una domanda inespressa chiaramente stampata in
faccia: cosa gli è preso a tutti così di botto?
La spiegazione
gli arriva da dove meno se l’aspetta. Alle sue spalle, una voce bassa e roca,
praticamente impossibile da associare a quella allegra e squillante di Linalee,
chiama il suo nome. E quando il rosso, ingenuo, si volta non fa in tempo nemmeno
a capire cosa stia succedendo.
“Lavi! Non ti
azzardare mai più a dire una cosa del genere, chiaro?!” esclama furiosa la
ragazza, spiccando un balzo e schiantando subito dopo, dall’alto, un potente
calcione sulla testa dell’impertinente apprendista bookman.
“Ma... ma cos'ho
detto di male?!” bofonchia lui, riemergendo con fatica dal piccolo cratere in
cui è sprofondato per il calcio rotante dell'amica.
“Idiota di un
apprendista, non ci arrivi?” esclama l'anziano esorcista, picchiando la pipa
sulla fronte di Lavi, così da cospargergli il capo di cenere.
“Panda, i
capelli no!” ribatte lui, mettendosi le mani tra le ciocche rosse per liberarle
dalla polvere, ma in realtà peggiorando solo le cose. “Va bene, ho capito, sto
zitto!” continua poi, sconsolato, riaccodandosi al resto del gruppo e fermandosi
subito dopo per evitare di andare a sbattere contro la schiena di Link. “Ehi,
che succede? Perché ci siamo fermati?!”
Forte della sua
altezza, il giovane bookman cerca di allungare lo sguardo oltre il gruppetto che
sta seguendo. Se sta accadendo qualcosa è suo dovere registrarlo, no?
Quando però vede
Komui e Bak arretrare impauriti, cercando l'uno di nascondersi dietro l'altro e
viceversa, la curiosità lo porta ad avvicinarsi ulteriormente al fronte dove lo
schiocco furente di una frusta sta minacciosamente aspettando i due malcapitati.
La ritirata (un
po’ ridicola a dire il vero) dei supervisori, però, non può continuare a lungo.
Dopo la terza o quarta volta che i due si scambiano di posto, Komui va a cozzare
contro un ostacolo imprevisto: la signorina Fay si è infatti piazzata proprio
dietro di loro e, affiancata da Link e Reever, crea un muro praticamente
invalicabile - un muro dall’espressione per nulla conciliante, tra l’altro…
Il disperato
supervisore cerca allora il supporto dell’adorata sorellina, ma Linalee (che
ormai è tornata la ragazza graziosa di sempre) vigliaccamente si allea con il
nemico. “Nii-san, per favore, non farti pregare… è ora che tu e Bak-san vi
mettiate a lavorare, no?”
“Sì, è
decisamente ora!” aggiunge un’altra irritatissima voce, accompagnata da un nuovo
schiocco di frusta, che si schianta pericolosamente vicino ai due supervisori
“Dove diavolo eravate finiti?! L’appuntamento era due ore e mezza fa!”
“Qui si mette
male, molto male, Lavi... tu che dici?” mormora Allen, affiancandosi all'amico
“Forse è meglio tornare nelle retrovie, non voglio venir coinvolto nell'ennesima
distruzione dell'Ordine Oscuro!”
“Strike! ♥” è
l'ovvia risposta di questi dopo essersi reso conto della «natura» del pericolo
imminente. Allen si spalma una mano in faccia e si sposta dal fronte,
lasciandolo lì. A volte Lavi è proprio una causa persa!
L’istintivo volo
d’angelo del rosso in direzione del generale viene però interrotto sul nascere
da Bookman Sr., che prontamente lo afferra e lo schianta al suolo. “Stupido
allievo, smettila!”
Lavi precipita
con un tonfo sordo e subito Timothy gli si affianca, ridacchiando. “Certo che
sei proprio scemo, fratellone! Lo sai che finisce sempre così!”
Tutto si girano
verso il ragazzino e, mentre il gruppo esplode in un coro di “Timothy, non si
dicono le parolacce!”, il generale Tiedoll ne approfitta per prendere un
blocchetto e una matita dalla tasca dell'uniforme e andare a sedersi fra i due
malcapitati e la donna che li sta aspettando.
Quando tutti si
calmano e tornano a focalizzare la loro attenzione sul problema all'ordine del
giorno, l'uomo inizia a tracciare tranquillamente i primi schizzi, ogni tanto
allungando la matita davanti al proprio naso per valutare distanze e proporzioni
e sperando che il supervisore della sede Asia la smetta di muoversi per
grattarsi quelle strane macchie che gli sono apparse dopo l'intervento della
giovane Linalee.
Dopo aver
osservato perplesso le azioni del generale ed aver dismesso la cosa con una
scrollata di spalle, Reever riprende la parola. “Ci scusi, generale Klaud,
siamo... ehm... stati trattenuti” abbozza, sorridendo nervoso e cercando di
impietosire la donna. “Anche se, Komui-san, io te l'avevo detto di muoverti
eh...” continua, in tono così basso da farsi sentire solo dal suo superiore.
Komui, tentato
di rispondere per le rime ma mancando di parole, impallidisce ancora di più,
imitato da Bak Chan che ancora si sta grattando. Il generale Klaud Nine è
un'ottima esorcista ma, a quanto si dice in giro, è anche una donna complicata
da trattare quando si fa prendere dall'ira... O è Lau Shimin, la sua arma
anti-akuma, a essere difficile da rabbonire? I due supervisori non lo sanno e, a
dirla tutta, non vogliono saperlo.
“Le sue scuse
non mi interessano, Reever. Adesso vediamo di muoverci. Così poi avrete la
cortesia di spiegarmi cosa ci fate in compagnia di tutti quegli esorcisti…”
replica la bionda, arrotolando la frusta con gesti decisi.
“Se mi permette,
generale…” interloquisce Link, con tono tranquillo “…le garantisco che è meglio
per lei che non lo sappia” L’allusione alla frenetica «caccia al recensore»
attuata da Kanda è più che chiara. E infatti l’interessato lo ricambia con uno
sguardo glaciale.
“Ora basta
perdere tempo” dichiara la Fay, risoluta “Supervisore Lee, supervisore Chan,
seguitemi!” ordina poi, indicando con un gesto imperioso la porta dell’ufficio.
Komui e Bak si
guardano in faccia, sospirando, dopo essersi guardati un'ultima volta attorno.
Anche la Signorina Fay e la dolce Linalee-chan sono d'accordo con il generale, e
i due uomini chinano quindi il capo, ormai sicuri di non poter sopravvivere
all'attacco combinato di alcune tra le donne più potenti dell'Ordine.
Mentre Klaud
quasi trascina dentro di peso un Tiedoll ancora intento a disegnare, la
signorina Fay, intimato ai due supervisori di entrare con un’occhiata
minacciosa, si rivolge al resto del gruppo: “Questa riunione è riservata a
generali e supervisori, siete pregati di non interferire, chiaro?”
“La signorina
Fay ha ragione, ragazzi, purtroppo voi dovete aspettare fuori. Quanto verrà
detto fra queste quattro mura è catalogato come top secret, nemmeno Bookman può
accedere alle informazioni che verranno discusse fra poco... Mi spiace”
chiarisce Reever, decisamente dispiaciuto, prima di girare sui tacchi e
incamminarsi verso la porta... in fondo, muoversi con l'intero gruppo alle
calcagna di Komui finora si è dimostrato divertente oltre che utile!
“Ma non è
giusto! Lasciare fuori noi Bookman è una cosa deplorevole e disdicevole!”
esclama Lavi, facendo un passo avanti e fermando Reever per la manica del
camice.
Lo scienziato,
ovviamente incerto su come comportarsi, viene però salvato dall'intervento di
Allen che riporta l'amico al suo posto.
“Lavi, lascialo
andare, su. E smettila di usare paroloni astrusi solo per farti grande agli
occhi degli altri, sai benissimo che con noi non funziona! Se anche Bookman non
ha il permesso di assistere avranno i loro motivi, quindi lascia perdere.
Piuttosto, che ne dici di fare un giro in caffetteria, mentre aspettiamo che
finiscano?”
Se anche Lavi
avesse avuto intenzione di rispondere, o l’albino di muoversi, la lama
scintillante di Mugen che cala all’improvviso davanti a loro (passando tra
l’altro vicinissima ai loro nasi) blocca sul nascere ogni iniziativa. “Hai
capito male, moyashi. Nessuno si muove da qui finché lì dentro non finiscono”
“Direi che Kanda
ha ottime doti di sintesi…” commenta divertito Bookman Sr., osservando la scena.
Timothy, dal canto suo, annuisce un po’ incerto - non ha ancora deciso se
considerare lo spadaccino un figo o solo un soggetto molto pericoloso.
Percependo
l’atmosfera improvvisamente gelida, Linalee decide di intervenire per riportare
la calma e far finalmente cominciare la riunione (dato che tutti, davanti a
Mugen sguainata, si sono bloccati sul posto, generali e supervisori compresi).
“Su, su, non litighiamo… nii-san, voi fate pure la vostra riunione con calma,
noi vi aspettiamo qui, ok?” esclama, con un gran sorriso.
Komui annuisce,
fiero di lei, imitato da Bak che ancora si sta grattando. “Però preparami
l'ottimo caffè che fai di solito, va bene, Linalee-chan?” implora disperato il
Supervisore.
Il generale
Tiedoll, che è tornato a curiosare dopo aver sentito l'inconfondibile sibilo di
Mugen, li riporta dentro entrambi scuotendo la testa. Subito prima di chiudersi
la porta alle spalle, però, sembra ripensarci: si ferma, la mano sulla maniglia,
e dopo aver riflettuto un attimo esclama: “Yu-kun, vedi di non usare Mugen
dentro l'Ordine, qualcuno potrebbe farsi male! Va bene? Ci vediamo dopo!”
Trattenendo un
sorrisetto divertito, e magari anche qualche commento poco felice, sia Allen che
Lavi si accomodano sul pavimento. Link si appoggia noncurante al muro, estraendo
dalla tasca della giacca l’immancabile libro di ricette e si immerge nella
lettura.”
Ehi, baKanda,
visto che dobbiamo aspettarli e in caffetteria non possiamo andare, tanto vale
mettersi comodi!” propone poi il ragazzino dai capelli bianchi mentre inizia a
giocherellare con Timcanpy.
“Vero, Yu-chan,
per quanto ne sappiamo potrebbero metterci ore!” aggiunge Lavi “Su, dai,
accampiamoci qua davanti! Così siamo sicuri di non perderli di vista!”
“Tsè” è l’unico
commento del giapponese, mentre rinfodera la spada e va a sedersi in posizione
di meditazione un poco discosto dagli altri.
L'intero gruppo
sembra valutare la situazione e, mano a mano, tutti prendono posto.
Passano i
minuti, che diventano decine, e a un certo punto un orologio da qualche parte
dell'edificio suona le sei. Dalla stanza chiusa non proviene alcun rumore, e i
presenti si stanno decisamente annoiando. Quasi interpretando la noia generale
come autorizzazione a trasmettere, Timcanpy inaspettatamente si sveglia dal
sonnellino e inizia a svolazzare come impazzito, finendo per spargere ovunque i
fogli in arrivo.
“Ehi, sono
arrivate le....” inizia Allen, sollevato.
Non riesce a
concludere la frase perché improvvisamente la porta d'ingresso dello studio
finisce in mille pezzi, e un Komui in delirio armato di megatrapano si fionda
verso l'esserino volante urlando: “... le recensioniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!”
La confusione
che segue subito dopo viene subito placata dall'ottima idea di Reever. Lo
scienziato sa benissimo che non può allo stesso tempo tenere a bada Komui,
calmare la Fay, impedire che il gruppo si disperda, far sì che nessuno si faccia
male, portare a termine la riunione e scrivere le recensioni. Potrebbe chiedere
l'aiuto di Allen-kun e Lavi-kun, ma al momento non sembrano in gran forma, sotto
alle macerie create da Komui-san…
L'unico modo per
sistemare le cose è rivolgersi a chi ha l'autorità necessaria.
“Generale Klaud?
Ecco, vede... sono un po' di giorni che il gruppetto di persone di cui tutti noi
facciamo parte si sta occupando delle risposte alle recensioni che alcune
lettrici lasciano a una storia che ci vede protagonisti. Il Supervisore Komui la
considera una cosa molto importante anche per il buon nome dell'Ordine Oscuro,
quindi... non potremmo fare una piccola pausa per recensire?”
La donna, che
sta osservando con un misto di compatimento e divertimento l’espressione
esaltata, quasi folle, di Komui intento a raccogliere i fogli sputati dal golem
di Cross e la solitamente impeccabile Bridget Fay in piena crisi isterica
confortata da Link (e, sì, lo pensa anche lei che quei due assieme sono proprio
carini!), inarca le sopracciglia vagamente perplessa. “Dubito che allo stato
attuale delle cose la riunione potrebbe proseguire…”
“Sono d'accordo
con te, Klaud” annuisce Tiedoll, che con un perplesso Bak Chan ha raggiunto il
gruppo nel corridoio. “Perché non ci spostiamo temporaneamente in caffetteria?
Una volta finito di recensire, da lì potremo spostarci in sala riunione per
continuare il discorso...”
“E va bene…” si
arrende il generale, ormai rassegnata all’impossibilità di terminare quella
riunione in tempi ragionevoli “Lau Shimin! Tira fuori Walker e Bookman Jr. dalle
macerie!” ordina poi alla scimmietta che porta sulla spalla.
“Io vado avanti
ad avvertire Jerry che ci riservi un tavolo…” propone Linalee; poi, davanti
all’occhiataccia di Kanda gli sorride e lo rassicura: “Non scappo, Kanda-kun,
tranquillo! A me diverte rispondere alle recensioni, lo sai”
“Caffèè,
Linalee-chan, digli di preparare tantissimo cafèèè!” urla Komui, che vorrebbe
seguire la sorella (ehi, con la strana gente che si può incrociare per i
corridoi oggigiorno!) ma ovviamente si trattiene sentendo sulla schiena gli
sguardi fissi di Kanda, Reever, del generale Klaud e della signorina Fay.
“Linalee-chan,
aspettami! Ti accompagna il sottoscritto, non si sa mai che gente si può
incrociare per i corridoi oggigiorno!” esclama Bak Chan, già immaginandosi nei
panni del principe azzurro.
“Ehi, baka Bak,
è quello che ho appena pensato io... e tu sei proprio uno dei personaggi che la
mia dolce Linalee-chan dovrebbe evitare di incontrare, quindi non ti azzardare a
muoverti di qui!”
“Komui nii-san,
Bak-san, non preoccupatevi…” sorride dolcemente Linalee. Ma nel suo sorriso c’è
qualcosa che ad Allen (appena riemerso dai calcinacci) non piace per niente.
In effetti, il
primo pensiero che passa nella mente dell'esorcista dai capelli bianchi è che
Linalee in questo momento sarebbe capace di un fratricidio... Certo la cinesina
è una ragazza incredibilmente dolce e paziente, ma anche i santi perdono la
calma ogni tanto. E anche lui, sinceramente, non le darebbe torto...
“Mi fa piacere
che vi preoccupiate per me, ma non ce n’è bisogno… comunque, se vi può far stare
più tranquilli, mi farò accompagnare da Kanda-kun, ok?”
“EH?! Non…”
esclama l’interpellato - ma gli occhioni della ragazza (e il pensiero delle
menate che sicuramente gli farebbe il suo maestro se rifiutasse) gli fanno
cambiare idea.
Tutti si
guardano in faccia, sorpresi dalla mancata reazione di Kanda, fino a quando
Tiedoll non attira nuovamente la loro attenzione esclamando: “Va bene, ragazzi,
andate pure! Noi finiamo qui e vi raggiungiamo! E mi raccomando, Yu-kun, fa il
bravo, ok?” subito prima di iniziare a distribuire fogli e penne ai presenti.
§ Carissima
Yvaine,
ok, ti aiuto...
ma mi offri una tazzina di quel caffè?! Sembra buono! *sguardo implorante
sbriluccicoso*
Bene, sono
contento che tu abbia apprezzato il capitolo! Le autrici avevano dubbi sulle
loro capacità di scrivere delle scene d'azione (in effetti questo finora è stato
il capitolo più movimentato, dal punto di vista fisico), ma visto il successo
ottenuto si sono tranquillizzate. I prossimi, comunque, torneranno a essere
introspettivi quanto i precedenti... in fondo per far andare d'accordo quei due
bisogna per forza farli ragionare, non c'è nient'altro che si possa fare (pensa
un po', anche uno dei miei Komurin sarebbe inutile...)!
["mmph! mpgpgr!"
nd Bak Chan imbavagliato e legato come un salame]
Eh? Ah, il
collega Chan ringrazia sentitamente per il tuo permesso di utilizzare la tua
scheda di valutazione.
Scusalo, ma non
ha ancora capito che per non finire legato in quel modo dovrebbe tenere le mani
lontano dalla mia splendida Linalee-chan!
Komui Lee -
Supervisore
Bak Chan -
Supervisore Sede Asia
§ Cara Retsu89,
grazie ancora
per i tuoi preziosi consigli, ma credo che... ehm... salterò sia il punto
«confessagli i tuoi sentimenti» sia il punto «completo da cameriera» #O_O#
Non per altro,
ma un po' mi vergogno... E soprattutto scommetto che rischierei di essere
passato sotto la lama di Mugen... o nel migliore dei casi potrei venir preso in
giro da Lavi per l'eternità... Santo cielo, lui è un apprendista bookman!
Verrebbero a saperlo anche le generazioni future!
*sigh* Vedremo
cosa succederà stavolta... Ci penserò, comunque, ok?
Le autrici
ringraziano per i complimenti, questa volta più importanti del solito perché si
sono addentrate in un genere del quale non sono affatto esperte!
Un abbraccio
anche a te ^_^
Allen
§ Gentilissima
Mizukage,
mi spiace, ma la
nuova guest star non è la signorina Miranda! Forse però la prossima volta
potresti azzecarci, chi lo sa, quindi non ti abbattere!
So bene che
tutti amate il mio piccolo Yu-kun, e prima o poi se ne accorgerà anche lui!
Grazie per i complimenti, mia cara... Ci vuole pazienza, eccome, ma una volta
riusciti a farsi accettare il grosso è fatto... ma devo dire che tutte le mie
fatiche sono state ampiamente ricompensate! Per quanto riguarda la tua domanda,
beh, in effetti penso che il giovane Walker possa essere una presenza positiva
(sotto molti punti di vista) per il mio Yu.
Credo però che
Yu-kun sia in grado di decidere per sé la sua strada e io, come suo maestro e
paparino, lo supporterò qualunque essa sia! L'importante è che lui sia felice,
giusto? ^_^
Lascio la parola
alla collega Klaud, che è alla sua prima recensione. Mentre lei scrive andrò a
fare due chiacchiere con Timothy-kun, voglio sincerarmi che vada tutto bene fra
lui e il suo fratellone!
Cordialità,
Generale Froi
Tiedoll
Gentile
Mizukage,
*abbranca
Tiedoll per il colletto per tenerlo fermo* essendo la mia prima recensione devo
ammettere di non sapere bene come comportarmi, ma le assicuro che riferirò alle
autrici di questa storia il suo apprezzamento riguardo al capitolo.
Mi scusi per la
brevità, ma come ben vede devo tenere a freno un collega troppo invadente che,
non contento dei suoi allievi, vuol mettere il becco anche tra i miei…
Un cordiale
saluto.
Gen. Klaud Nine
§ Cara Genesis
ti ringraziamo
tutti (con e per conto delle autrici) per i complimenti relativi alla gestione
di Allen e Kanda, e siamo felici che questo angolo delle recensioni ti piaccia
proprio come una storia vera e propria!
Accettiamo ben
volentieri la tua ospitalità, e passiamo i tuoi preziosi consigli alla signorina
Fay. Ci saranno indispensabili, dato che vista la tua impossibilità a
trasferirti da noi dovremo tenerci Komui come supervisore!
Buon lavoro,
Reever
Hola Gen!
Visto, anche
stavolta il mitico Timothy risponde alla tua recensione, sei contenta?
*espressione esaltata*
Grazie mille per
avermi invitato da te, qui sta venendo fuori un bel casino con Klaud e Tiedoll
che litigano su chi debba essere il mio maestro… si vede che sono troppo un
figo, tutti mi vogliono!
Bene, adesso ti
saluto, scappo a preparare la valigia, prima che uno dei due decida che devo
fare i compiti!
Ci becchiamo al
prossimo giro!
Timothy Hearst,
13 anni – esorcista
§ Carissima
Bloodberry Jam,
per prima cosa
mi lasci dire che trovo molto appropriate la sua idea di dividere la recensione
in due parti, una dedicata all’Angolo di Allen e l’altra al capitolo vero e
proprio. Come ha giustamente fatto notare una sua collega lettrice, ormai le due
parti compongono delle storie indipendenti, quindi trovo molto corretto da parte
sua dividere anche la recensione in due.
Al di là di
questo, fa piacere sapere che ha apprezzato il capitolo. Inoltre, la sua analisi
tecnica della costruzione della storia è veramente interessante.
Quanto
all’ispettore Link, sebbene la sua abilità con gli scacchi sia nota (a parte,
sembra, a Walker e Kanda), tuttavia egli si è giustamente tenuto in disparte in
quanto il suo compito è quello di semplice osservatore. Non è suo diritto né
dovere partecipare ad una missione di recupero dell’Innocence.
Con questo la
saluto, passo la parola al mio stupido allievo che ha insistito per rispondere
all’altra metà della sua recensione.
A
presto,
Bookman Sr.
Yo,
BBJ!
Non ti
preoccupare per l'altra volta, tanto ora che hai la patente possiamo uscire
quando vuoi!
*sfugge
miracolosamente alla manata del Panda*
Oppure posso
venire a fare i compiti con te... beata te che guardi film, io sono sommerso
dalle scartoffie!
Ahahah, ho visto
i tuoi link! E' vero, Komui-san è sempre il solito scienziato pazzo! Mi ricordo
quella volta in cui Panda si è ritrovato a miagolare, non mi sono mai divertito
tanto... almeno fino al momento in cui mi sono trovato più basso del moyashi!
^_^''
Sono contento
che questo Angolo ti piaccia così tanto, anche perché con tutte le legnate che
mi becco almeno so che ne vale la pena!
Per quanto
riguarda il generale Tiedoll credo che sì, sia stato amato tanto da bambino...
da qualcuno avrà pur imparato tutte le tecniche che usa per tenere a bada
Yu-chan, no? XD
La signorina
Fay, invece, dubito si sia mai trovata ad avere a che fare con un superiore
impossibile come Komui-san! Poverina, a volte mi fa tenerezza (ma quando tira
fuori le palle anche lei non scherza, eh ♥)
Alla prossima ;)
Lavi
§ Gentile
Flowermoon,
innanzitutto ben
ritrovata! Io e la signorina Fay (che anche questa volta recensisce con me *vago
rossore*) siamo molto lieti di rispondere a questa sua nuova recensione.
Bridget in
particolare la ringrazia per l’incoraggiamento e le assicura che per nulla al
mondo lascerà l’incarico: vorrebbe dire abbandonare l’Ordine nelle mani di un
folle e dei suoi Komurin, e la signorina ha troppo senso del dovere per farlo!
Ci fa piacere
sapere che ha apprezzato anche questo capitolo molto d’azione. Le posso
assicurare che visto di persona (per quanto io fossi comunque impegnato a
giocare) è stato molto emozionante.
Quanto al mio
dark side quando gioco a scacchi… *sorriso apparentemente innocente* …che ne
dice di una partita? Così deciderà per esperienza diretta se lo possiedo o meno.
Mi faccia sapere
se accetta o no la sfida.
I nostri sinceri
rispetti.
Howard Link
Bridget Fay - Segretaria del Supervisore
“E anche
stavolta abbiamo finito!” esclama Allen, facendo il giro per ritirare tutti gli
scritti. “Ok, ci siamo tutti, giusto? Ora... possiamo andare in caffetteria,
vero?!”
“Walker, la sua
ingordigia è qualcosa di incredibile…” commenta Link, infilando la penna nel
taschino interno della giacca.
“Su, ispettore,
non borbotti... È normale che Allen-kun abbia fame, voi giovani dovete
crescere!” ridacchia Tiedoll. “Su, mettetevi in fila per due da bravi e andiamo,
che sta venendo appetito anche a me!”
Benché tutti
siano rimasti allibiti dalle parole del generale (non sono mica bambini delle
elementari in gita!), alla fine nessuno di loro prova nemmeno a protestare. Sono
stanchi per la giornata passata, chi più chi meno, ad inseguire Komui in giro
per il Quartier Generale ed effettivamente è quasi ora di cena. Obbedienti si
mettono uno a fianco all’altro, e in breve la strana comitiva si mette in
cammino verso la caffetteria.
Anata ga Koko
ni Iru Riyuu
(La
ragione per cui sei qui)
Capitolo 7
Cause che
producono reazioni dentro una vuota solitudine
Una volta che
quella fottutissima Innocence è finalmente nelle nostre mani, mi metto in
contatto tramite golem con il Quartier Generale per comunicare la situazione e
prepararci a rientrare alla base.
Dalla sede mi
informano che il gate che dovremo utilizzare si aprirà alle 5:25 nella chiesa di
Saint George, a Southwark. Mi sforzo di visualizzarla mentalmente sulla cartina
rispetto a dove siamo adesso e nel frattempo di capire che razza di ore siano
(non ho certo intenzione di perdere l'appuntamento per il ritorno [spero che la
sfiga che si è abbattuta su questa missione sia esaurita!]). Mi guardo
attorno, notando il vecchio orologio sulla facciata della cappella del cimitero:
ma bene, abbiamo poco meno di due ore per attraversare mezza città... mi pare di
ricordare che quella dannata chiesa è persa tra le stradine del quartiere dalla
parte opposta del fiume rispetto a qui. Mi auguro solo che il vetturino sappia
arrivarci, altrimenti siamo nei casini...
Mi incammino
rapidamente verso l'uscita, lanciando un'occhiata nervosa agli altri tre idioti
che ancora si perdono in convenevoli con la vecchia, mentre confermo di aver
ricevuto le informazioni per raggiungere il gate.
Faccio appena in
tempo ad incamminarmi, dopo aver afferrato la mia valigetta e il bagaglio di
Miranda-san, che Kanda è già all'uscita del cimitero. Allungo il passo, per
quanto mi riesca possibile considerata la stanchezza che mi sento addosso
(l'altra notte abbiamo dormito poco o niente ed è da stamattina che non mangiamo
[non ce la faccio più... ma lui come accidenti fa?]). Quando lo raggiungo,
Link e Miranda-san dietro di me con i due finder, cerco comunque di tenermi alla
larga da lui (mi aspetto che mi urli contro per il mio intervento di poco fa
[ma non avrei la forza di sopportare un altro litigio, non adesso]).
La carrozza
(questa volta ci dovremo accontentare di una sola vettura, l'altra è stata
incaricata di scortare a casa la signora Martin) è già pronta. Il vetturino
scende dal suo posto (che dividerà con i due finder) ed apre lo
sportello, aiutando Miranda-san che a causa del suo abito lungo ha non poche
difficoltà a salire la piccola scaletta di ferro. L'esorcista tedesca,
ringraziando imbarazzata, si accomoda vicino al finestrino opposto. Salgo subito
dopo e mi siedo di fronte a lei, Timcanpy che mi si posa sulle gambe.
I sedili della
carrozza, imbottiti e rivestiti di velluto, sono incredibilmente morbidi e
soffici. Sono così confortevoli che ci vuole poco prima che le palpebre
comincino a farsi pesanti. Prima di chiudere gli occhi e appoggiare la testa al
vetro (tanto vale cercare di dormire almeno un po', durante il tragitto)
vedo Link salire e sedersi vicino a me, e Kanda prendere posto accanto a
Miranda-san.
Raggiungo in
fretta la carrozza, e aspetto gli altri che arrivano alla spicciolata (e il
moyashi che mi gira visibilmente al largo [cos'è, sai di essere nel torto per la
cazzata di prima e hai paura della mia reazione?]). Quando tutti sono saliti
in vettura, mi accomodo anch'io e mi chiudo seccamente la porta alle spalle, poi
finalmente lasciamo questo dannato cimitero.
La carrozza
scivola veloce per le strade deserte, silenziose quanto l'atmosfera che si
respira qui dentro:
(percepisco
tensione nell'aria,
ma non
capisco se viene da Link
[che ragioni
avrebbe di essere nervoso?]
o dalla
mammoletta
[che
ingenuamente finge di dormire... ridicolo!])
beh, se loro non
hanno voglia di parlare tanto meglio, non sarò certo io ad iniziare una
conversazione. Lascio scivolare lo sguardo fuori dal finestrino, seguendo senza
particolare interesse i lampioni che sfilano ai lati della strada, mentre mi
sforzo di svuotare la mente da ogni pensiero (sono troppi quelli che mi hanno
assillato nelle ultime ventiquattr’ore).
Appoggiato al
finestrino fresco, gli occhi chiusi che non vedono altro che uniforme e
riposante buio, cerco di rilassarmi. Nessuno apre bocca, e cala il silenzio.
La carrozza
procede spedita, sobbalzando leggermente sulle pietre delle strade di Londra, ma
non mi dà fastidio. Accolgo volentieri quei lievi movimenti, che di solito
riescono a cullarmi verso un riposante sonno senza sogni.
Non questa sera,
però.
Il mio corpo è
rilassato, ma la mia mente si rifiuta di interrompere il lavoro di
rielaborazione e analisi dell'intera giornata e uno dopo l'altro tutti gli
scontri con Kanda mi ripassano davanti agli occhi, più e più volte. Sbuffo,
innervosito
(non dalle
immagini in sé
[sono troppo
stanco e confuso per analizzarle obbiettivamente
ma dal fatto
che, a quanto pare,
anche la mia
testa bacata è contro di me, stasera)
ma continuo a
tenere gli occhi ben chiusi, facendo finta di dormire. Magari mi addormenterò
senza accorgermi... in caso contrario sarò almeno riuscito ad arrivare a
destinazione senza dare a Kanda ulteriori motivi per odiarmi! Mi giro
leggermente verso il finestrino, mettendo il gomito sul piccolo davanzale e
appoggiando il viso sul palmo della mano aperta.
Quasi scivolo e
cado in avanti quando sento Link prendere improvvisamente la parola per chiedere
a Kanda spiegazioni sulla reazione spropositata che ha avuto agli sberleffi del
signor Martin.
“Non ho ancora
capito il perché della sua reazione, Kanda”
“Per quanto
riguardo l'episodio di prima, so di aver sbagliato, ma non intendo tornare
sull'argomento”
La domanda di
Link (che poi, più che una domanda è un'affermazione...) mi coglie
leggermente impreparato, anche se in fondo me l'aspettavo che stavolta non me
l'avrebbe fatta passare liscia (non che abbia essenziale bisogno del suo
aiuto [sono perfettamente in grado di accollarmi le conseguenze delle mie
azioni]): già ha chiuso un occhio su quanto successo stamattina, e so
benissimo di stargli troppo sulle palle (la cosa è reciproca, peraltro)
per avere altri favori da lui.
Comunque non ho
problemi a rispondergli, con tono fermo e senza alcuna esitazione: in fondo non
ho niente da dire in proposito e a lui certo non interessano, né devono
interessare, i motivi che mi hanno indotto a perdere il controllo (con me
stesso [e con chi mi ha ridotto così] farò i conti dopo e da solo).
Peccato che,
come suo solito, l'ispettorino sembra non capire mai quando è il momento di
tacere e continua ad insistere per saperne di più...
“Apprezzo la
presa di coscienza, ma ritengo sia opportuno analizzare le cause che hanno
portato a tale reazione per evitare che fatti del genere si ripetano”
“So benissimo
qual è il motivo, e farò in modo di evitarlo in futuro”
Nel rispondergli
lancio un'occhiata difficilmente equivocabile verso il moyashi che continua a
fingere di dormire, accoccolato malamente conto lo sportello della carrozza.
Link lo nota e la cosa mi va benissimo, così come non ho dubbi che anche Walker
abbia percepito i miei occhi su di lui, perché mi accorgo che si irrigidisce
lievemente per un istante.
Era proprio quel
che volevo: deve mettersi in quella testa dura che tutto ciò che è successo tra
noi nelle ultime due settimane è stato solo un dannatissimo incidente di
percorso (non è vero!) che intendo risolvere e dimenticare al più presto
(non è vero!), soprattutto per il mio bene. Se l'avere quel tipo di
rapporto con lui mi porta a perdere la mia tranquillità interiore (come
questa giornata ha ampiamente dimostrato [non è vero!]), la logica
conseguenza è che tra noi non deve più esserci alcun tipo di rapporto...
(allora... perché non riesco a mettere in pratica quel che penso? [...perché in
realtà... tu non lo pensi affatto, Yu!])
La mia risposta
secca riesce finalmente a zittire Link che lascia scivolare gli occhi prima su
Walker e poi sul paesaggio scuro fuori dal finestrino, senza più aggiungere
altro.
Lo scambio di
battute tra Link e Kanda avviene rapidamente. Nessuno dei due cerca di tenere
basso il tono di voce (Link è convinto che io stia dormendo [ma scommetto che
Kanda sa che non è così]), quindi riesco a sentire perfettamente le loro
parole. Miranda-san è più silenziosa del solito, tuttavia non mi azzardo a
socchiudere gli occhi per verificare se sia sveglia (se abbia sentito [se mi
stia fissando, dopo aver capito il senso del loro discorso]) o se sia
riuscita ad addormentarsi.
Mi trovo a
rigirarmi appena, inizialmente infastidito dal fatto che parlino di me come se
non fossi qui con loro.
Mi sveglio del
tutto quando sento (e comprendo) il senso delle parole di Kanda.
(Sono una
causa che ha portato a una reazione
[e ciò non
deve più accadere]
Sono il
motivo del suo strano comportamento
[e per
evitare quello deve evitare me]
È questo che
si ottiene a cercare di fare del bene?
[Bel
risultato... tanto vale non provarci più])
Mi rigiro di
nuovo, cercando di nascondere il disagio (l'ansia mi prende lo stomaco, e
improvvisamente questi cuscini non sono più così morbidi e accoglienti...
[vorrei tanto scendere di qui]), ma mi blocco quando mi rendo conto di avere
lo sguardo di Kanda addosso. Mi irrigidisco leggermente, smettendo quasi di
respirare, sentendomi come il peggiore dei colpevoli sotto lo spietato esame di
un giudice inflessibile. Mi accorgo che Link mi fissa per un attimo, per poi
alzare bandiera bianca (non è facile avere a che fare con il giapponese [la
gente tende stranamente a dimenticarselo]) e portare la sua attenzione
altrove.
Sospirando
mesto, mi accoccolo meglio contro il finestrino freddo, le parole di Kanda
ancora nelle orecchie, e finalmente mi addormento.
Adesso che
l’ispettore si è degnato di tacere (alla buon’ora!), il tragitto in
carrozza mi sembra leggermente più confortevole. Ho sempre amato il silenzio, mi
permette di rilassarmi e meditare, ed è proprio quel che ho intenzione di fare
ora, almeno per un po’.
Peccato che duri
poco.
In capo a una
mezz’ora, il vetturino tira le briglie dei cavalli e la carrozza si ferma con un
leggero scossone; Miranda, che si era lievemente assopita accanto al moyashi,
sobbalza e spalanca gli occhi spaesata. Non aspetto che mi vengano ad aprire lo
sportello, ma salto a terra subito, guardandomi attorno per individuare
l’ingresso della chiesa, mentre alle mie spalle gli altri si fanno inutili
paranoie sull’opportunità di disturbare il prete a quest’ora della notte.
Idioti! Quelli sono qui per noi, sanno perfettamente che dobbiamo arrivare!
Roteo gli occhi
con un sospiro, mentre la tedesca sale i gradini davanti al portone e rimane poi
immobile come uno stoccafisso a guardare il religioso che è improvvisamente
comparso sulla soglia, mano tesa ed espressione conciliante. Lei per tutta
risposta fa un inchino e ricambia la sua stretta, presentandosi… ma quanto è
stordita?! Non gliel’hanno detta la faccenda del codice? (Come se fosse la
sua prima missione! [Siamo messi male…])
Link e Walker
(uno più scocciato [per una volta lo capisco] e l’altro più paziente) ci
mettono mezz’ora a spiegarle che deve scrivere sul palmo del custode del gate il
numero segreto che le hanno assegnato ad inizio missione e lei comincia a
tracciare le cifre… ovviamente recitandole ad alta voce!
Non ne posso
più! Sarà per colpa di gente come lei e come quei due finder di prima se alla
fine perderemo questa fottutissima guerra!
“Conosci il
significato della parola «segreto»?! Sta’ zitta e scrivi il codice sulla sua
mano!”
Le urlo dietro
(incurante del fatto che un nuovo scatto di collera non migliorerà certo la
mia posizione), poi, sfogato il picco di nervosismo a cui mi ha portato la
sua incompetenza, incrocio le braccia e taccio.
Subito il
moyashi mi è addosso, con una scintilla di rabbia negli occhi, mentre Link
osserva la scena impassibile.
Mi raddrizzo
improvvisamente sul sedile quando uno scossone più forte degli altri interrompe
il mio breve sonnellino, e con esso il sogno confuso che stavo facendo. Non ne
ricordo il contenuto, l'ho scordato appena ho riaperto gli occhi, eppure mi ha
lasciato una strana sensazione addosso... un po' come quando ci si trova in una
situazione della quale non si capisce nulla nonostante si abbiano tutti gli
elementi a portata di mano.
Mi sfrego gli
occhi, voltandomi verso il finestrino giusto il tempo di vedere la carrozza
rallentare, seguendo una lunga cancellata, per poi fermarsi davanti alla chiesa
di Saint George.
Cerco
inutilmente di cancellare i segni della stanchezza, dando una sistemata a
capelli e divisa, e reprimo a fatica uno sbadiglio.
Scendo dalla
carrozza per ultimo, abbandonandone il confortevole tepore. L'aria della notte
londinese è gelida e mi fa subito pizzicare gli occhi svegliandomi del tutto, ma
la prospettiva di tornare finalmente a casa mi fa dimenticare subito la
sensazione di disagio. Saluto con un cenno della mano i due finder che ci hanno
accompagnati finora e aumento di poco il passo per raggiungere i miei compagni.
Il gate che ci
riporterà alla Home è all'interno della grande chiesa di fronte a noi, e sugli
scalini dell'ingresso troviamo ad accoglierci un sacerdote dall'aspetto cortese
che si presenta come Padre Federico.
Quando raggiungo
Miranda-san in cima alle scale, il religioso le si è già avvicinato e le sta
allungando la mano. Lei lo guarda perplessa, e mi viene il dubbio che si sia
dimenticata completamente della nuova procedura per l'utilizzo dei gate
(sempre se ne è stata informata [le cose stanno cambiando così in fretta...]).
Decide infatti di ricambiare il saluto stringendogli la mano e presentandosi a
sua volta.
Mi scappa un
sorriso, e mi avvicino di più a lei. Con l'aiuto di Link le spiego che deve
limitarsi a tracciare sul palmo di Padre Federico la propria password, così
questi le darà accesso al gate. Lei capisce subito, ma temendo di compiere
errori finisce per scrivere la password segreta di otto cifre ripetendola a voce
alta.
Le ricordo di
fare più piano, ma inutilmente. Kanda ha scelto proprio quel momento per
avvicinarsi al gruppo, e deve aver sentito tutto perché l'atmosfera si fa tesa.
Poi succede, di
nuovo, una cosa che non mi sarei mai aspettato di vedere: Kanda perde, di nuovo,
il controllo. Si rivolge con furia omicida a Miranda-san, intimandole di tacere
e di muoversi a scrivere, terrorizzandola a furia di urla e sguardi allucinati.
Spalanco gli
occhi, incredulo
(E questo
Kanda, di nuovo, da dove esce?
[Non è il
Kanda di Matera]
È un’altra
maschera?
[O è il vero
Yu che sto guardando?]
So che non è
così,
[ne sono
sicuro... ]
forse...)
ed è la rabbia
che mi muove, ora, dandomi improvvisamente un'energia che non pensavo di poter
avere (non adesso, almeno).
Quante volte
devo ripeterlo? Hai un problema? Risolviamolo! Ma non te la prendere con chi non
c'entra, dannazione! È una cosa che mi fa proprio uscire dai gangheri... e poi
non si urla alle signore, accidenti! Chi ti credi di essere?
Mi porto fra
Kanda e Miranda-san raddrizzando la schiena e guadando il giapponese dritto
negli occhi (se non fosse successo quanto è successo... sarebbe quasi
divertente... [Ho sempre adorato i nostri battibecchi, dove cerchiamo di tenerci
testa a vicenda!]). Lui mi fissa torvo a sua volta, mentre Link ci ignora
perdendosi tra le pagine di un libro di cucina e Miranda-san cerca di
riacquistare il controllo.
“Ehi...”
“Cosa vuoi,
moyashi?”
Walker rimane
immobile davanti a me, lo sguardo duro che fa sempre quando iniziamo uno dei
nostri soliti scontri verbali (ma questo è tutto fuorché uno dei soliti
scontri [perché la situazione è tutto fuorché solita]) e io, come sempre, lo
ricambio con freddezza, stringendo gli occhi e guardandolo dall'alto in basso.
L'assurda (in primo luogo per me) e apparente normalità (non c'è
niente di normale oggi) di quanto sta succedendo, mi viene confermata dalla
reazione annoiata di Link.
Passano pochi
istanti, in cui io e Kanda ci fronteggiamo squadrandoci e guardandoci malissimo
(e per un attimo sembra essere tornato tutto alla normalità, tra noi [quante
volte abbiamo interpretato questa stessa scena, da quando ci conosciamo?]).
È Link ad
interrompere lo scontro, visibilmente scocciato dal nostro comportamento
infantile.
“Esattamente,
quante volte voi due avete iniziato a litigare così oggi?”
Potrei ignorare
senza problemi quell'ispettorino presuntuoso (e anche il moyashi, che ancora
non ha smesso di fissarmi [standomi troppo vicino]), se non fosse che è Link
stesso a provocarmi ulteriormente, pretendendo di ergersi a giudice del mio
comportamento. E questa è una cosa che non sopporto già di solito, figuriamoci
oggi con tutto il nervoso che ho accumulato (a causa sua e di Walker [e anche
mia]). Stai parlando troppo per i miei gusti, biondino...
“Indossate
entrambi la Rose Cross, ve ne state dimenticando? È un simbolo della dignità del
Papa, quindi dovreste avere almeno la decenza...”
“Taci”
“... scusi?!”
Com'era
prevedibile non la prende bene, ma non mi faccio certo impressionare
dall'occhiata torva che mi rifila alzando la testa da quello stupido libro che
sta leggendo.
Mi interessano
invece di più gli occhi spalancati di Walker all'udire la mia risposta secca:
cos'è, mammoletta, credi di essere tu ad avere l'esclusiva sulle mie repliche
scocciate e non ti sta bene che ti tratti come tutto il resto del mondo? Per
poche ore (pochi giorni [molto di più]) forse è stato così, ma è stato un
errore (una debolezza [non è vero!]) che non si ripeterà più... non l'hai
ancora capito? Bene, vediamo di ribadire il concetto.
“Ho detto taci.
Non è un mio problema. Non me ne importa un accidente di tutto questo”
La frase è
chiaramente rivolta a Link, ma non mi curo affatto della sua reazione perché,
mentre parlo con voce ferma e dura, punto gli occhi in quelli del moyashi. Lo
vedo passare da un'espressione stupita ad una più irosa, come se si stesse
preparando a ribattere. Faccia pure, se crede, non ho certo paura di
confrontarmi con lui.
Ma lui non dice
una parola quindi, tanto per sottolineare ancora di più il fatto che non mi
importa nulla di loro (di lui), mi giro ed entro in chiesa senza a mia
volta aggiungere altro.
Kanda risponde
sibilando all'ispettore, ma senza interrompere il contatto visivo (lo scontro
[ma non doveva ignorarmi?]) con il sottoscritto. Continua a fissarmi da
sotto le palpebre leggermente socchiuse e io continuo a sostenere il suo
sguardo.
Non intendo
cedere, ma perdo la concentrazione quando si mette a rispondere ai tentativi di
Link di rimetterci un po' di sale in zucca.
Resto per un
attimo confuso. Ma che cavolo...? Lo sanno tutti che a Kanda non importa un fico
secco del Papa, né dell'Ordine o della Rose Cross... figuriamoci di quello che
pensa Link.
E allora perché
si prende la briga di sprecare fiato a rispondergli? Non che mi dia in qualche
modo fastidio, eh, ma la cosa è sicuramente strana.
A meno che...
La mia
espressione truce si dissolve, lasciando spazio a una decisamente più stupita,
quando mi rendo improvvisamente conto che quelle parole non sono per Link. Sono
rivolte a me (non è mai troppo tardi, eh? [Speriamo sia colpa del poco
sonno]).
Allora è di
nuovo la rabbia a farla da padrona perché mi rendo conto che non sta facendo
altro che ripetere quanto già detto in carrozza. Eppure sa benissimo che prima
ho sentito tutto quanto. Facevo finta di dormire, ma non ho pensato nemmeno per
un attimo di poter fregare uno come lui con un trucchetto del genere. E allora?
Forse mi ha preso per un moccioso di tre anni al quale bisogna ripetere il
concetto mille volte?!
Sto per
rispondergli, ma lui gira i tacchi e si dirige verso l'ingresso.
Quando sento che
si è allontanato riprendo fiato, la rabbia che evapora e la stanchezza che torna
a curvarmi le spalle.
Mi avvicino
piano a Padre Federico, che mi accoglie con un sorriso stanco ma cortese.
Ricambio il gesto, scrivendogli rapidamente la mia parola d'ordine sul palmo,
mentre Miranda-san mi si avvicina preoccupata.
“Mi spiace, è
tutta colpa mia... ho peggiorato l'umore di Kanda-kun”
“Non è colpa
tua, Miranda-san. Credo proprio di essere io a dargli sui nervi”
Cerco di
rassicurarla, mentre entriamo nella stanza dove si aprirà il collegamento con il
Quartier Generale.
È vero, Kanda si
sta comportando in maniera strana, ed è colpa mia. Ma non c'è nulla di cui
preoccuparsi... basta togliere di mezzo la causa per far scomparire la reazione,
no? Odio arrendermi, però qui è inutile insistere. Non ne vuole più sapere, e
continuando così gli creerei solo problemi.
Raggiungo gli
altri nel punto dove si aprirà il gate, e mi metto a giocare con Timcanpy. Gli
tiro le guance, facendogli fare facce strane pur di distrarmi e non pensare alla
situazione attuale, ma è tutto inutile.
Sento vuoto
dentro, rendendomi conto di aver perso due persone importanti nel giro di così
poco tempo (prima il maestro, poi Kanda [e fra i due, il più probabile che
ritorni fra i piedi è lo shisho...]). Sospiro. Anche se sono in mezzo ai
miei compagni mi sento solo, in questo momento.
Dannazione. Non
bastasse questo, e il sonno, e i pensieri cupi...
“Che fame…”
Sospiro di
nuovo, e quasi mi spavento quando Miranda-san mi si avvicina timidamente. Deve
avermi sentito, perché all’improvviso mi offre delle caramelle da mangiare
durante l'attesa.
Accetto di buon
grado, e inizio a sgranocchiarle.
Forse non sono
poi così solo.
Nella sacrestia
della chiesa, attendiamo l’apertura del gate per tornare al quartier generale
(finalmente [non ne potevo più]).
Resto come
d’abitudine leggermente distaccato dagli altri, ignorando ogni cosa attorno a me
e concentrandomi solo sul recuperare la mia solita calma.
Alle 5:25
precise, nella penombra della stanza illuminata a fatica da poche candele, si
staglia all’improvviso il bianco abbagliante del portale dell’Arca.
Entriamo e ci
ritroviamo subito in quella stranissima e silenziosa città che meno di tre
settimane fa ho praticamente visto collassare e ricostruirsi davanti ai miei
occhi. Reprimo una smorfia: devo ammettere che mi fa una certa impressione
ripensarci…
Appena
oltrepassiamo la soglia dell’Arca, incontriamo una sentinella che si mette
sull’attenti. Mi guardo attorno ma, a parte lui e un tizio della scientifica che
subito saluta calorosamente il moyashi, qui dentro non c’è anima viva a perdita
d’occhio (effettivamente è ancora notte fonda).
Esco per primo
dal gate, ritrovandomi in uno degli spaziosi saloni del nuovo Quartier Generale
e subito mi defilo, con l’intento di andare a chiudermi nella mia stanza. Ignoro
completamente le persone venute ad accoglierci, ma loro non se la prendono
nemmeno (ormai mi conoscono) dedicandosi a salutare gli altri.
Ed è anche per
questo che mi fermo e mi volto leggermente sorpreso, quando una voce familiare
ma che non sentivo da un pezzo (da 9 anni [da quando mi hanno portato via da
là…]), mi chiama: Jizi Liujiun, della Sede Asiatica. Lui e i suoi colleghi
sono quasi tutti dei fuori di testa, ma lavorano bene, devo ammetterlo
(quelli della famiglia Chan, poi, erano particolarmente efficienti [io sono un
loro ottimo lavoro, in fondo…]). Stringo appena la presa sull’elsa di Mugen,
quando me ne domanda.
“Oh, Kanda!
Quanto tempo che non ci vediamo! Come ti trovi con la tua nuova Mugen? Il
vecchio fabbro ha fantasticato su come potesse andare…”
Oh, me lo
ricordo il vecchio fabbro… (quel dannato vecchiaccio!). Quella volta si è
tenuto la mia spada per un vita… ma ne è valsa la pena, visto che me l’ha resa
capace di sopportare l’evocazione delle sei illusioni…
Il mio tuffo nei
ricordi si interrompe bruscamente quando noto la faccia allucinata con cui mi
fissano il moyashi e la tedesca vedendomi dare retta ad un membro della
scientifica, per di più di una sede periferica (che tra l’altro ha la lingua
fastidiosamente lunga [non mi va che si metta a parlare del passato e di quando
si servivano di me per…]). Non ho voglia di sorbirmi le loro domande, per
cui gli rispondo mentre mi incammino.
“Quello
stramboide è ancora vivo?”
Oltrepassiamo il
varco e ci ritroviamo nel paesaggio mediterraneo che caratterizza gli esterni
dell'Arca bianca. Mi schermo subito gli occhi con la mano, per limitare il
fastidio del passaggio dalla buia notte londinese alla piena luce del sole, che
qui brilla caldo nel cielo blu senza nuvole e fa splendere i muri in calce delle
case.
Abituatomi alla
nuova luce mi guardo attorno, e vedo che una guardia e un membro della
Scientifica ci stanno aspettando per controllare che il trasferimento sia
avvenuto senza problemi. Ci accolgono con un sorriso, e il loro calore riesce a
trasmettermi il buonumore necessario per sorridere a mia volta.
(Su, Allen,
rimetti la maschera!
[quella che
indosso dal primo giorno]
Schiena
dritta, testa alta,
faccia
sorridente!
[è falsa, ma
devo]
Non vorrai
mica far preoccupare qualcuno,
vero?
[No, non
voglio... ])
Sorrido ancora
(però è più una smorfia che un sorriso [ma è ancora molto presto, non c'è
anima viva in giro... speriamo non se ne accorga nessuno]) quando
oltrepassiamo il gate 11 e ci ritroviamo finalmente a Casa. Quasi speravo che
nessuno venisse a salutarci, per poter raggiungere quanto prima la mia stanza e
starmene tranquillo per un po’ (ho bisogno di solitudine per poter pensare
all'intera faccenda [elaborare la «perdita»]).
Mi vergogno
subito del pensiero egoista quando veniamo accolti dal benvenuto caloroso dei
ragazzi della Sezione Scientifica: assieme a Johnny c'é anche un membro della
Sede Asiatica, trasferito da poco al Quartier Generale. Questi - Jizi Liujiun, o
qualcosa del genere - mi viene subito incontro tutto allegro (ma come fa, a
quest’ora?) e mi porge due pacchi da parte di Lou Fa. Sto per chiedergli
notizie dei miei amici, quando lo vedo voltarsi e concentrare la sua attenzione
su Kanda, che già si stava allontanando in silenzio come suo solito, chiamandolo
a gran voce.
Mi aspetto che
lui faccia finta di non sentirlo, e invece...
Quando gli
risponde, addirittura in maniera quasi gentile (ok, ora so che Kanda sotto
sotto non è così asociale come vuole sembrare... [ma vista la giornata di oggi
non ci avrei scommesso una porzione di dango, ecco!]), fatico a trattenere
un'espressione sorpresa, con Miranda-san che mi si avvicina facendo lo stesso.
I due scambiano
un paio di battute, poi Kanda si allontana.
Johnny deve aver
notato le nostre facce allibite, perché si preoccupa subito di spiegarci come
stanno le cose.
“Jizi ha
lavorato qui al Quartier Generale fino a due anni fa. Poi ha avuto dei problemi
con i suoi superiori ed è stato spedito in Asia”
“Conosco Kanda
da quando era alto così!”
Aggiunge infatti
subito l’altro. Oh, ora è chiaro (ma tanto non me ne deve importare, no?
[Devo smetterla di impicciarmi nella sua vita]). Più tranquillo (perché
avrei dovuto essere preoccupato?!) apro la prima scatola e, iniziando a
mangiare i miei mitarashi dango, seguo Johnny e Liujiun-san attraverso la sala.
Dietro di me anche Miranda-san e Link si accodano ai due che, finito di scavare
nei ricordi, iniziano a farci il resoconto preciso della situazione. È tempo di
novità all'Ordine: le alte sfere hanno deciso di riorganizzare tutto,
trasferendo membri della Scientifica da una sede all'altra.
In effetti
guardandomi in giro noto subito molte facce nuove, e finiamo addirittura per
incrociare la sorella di Tapp appena trasferitasi dalla Sede Sud America!
Tra una
chiacchiera e l'altra passa almeno mezz'ora, poi finalmente riesco a salutare
tutti e ad incamminarmi verso la mia stanza con una scatola e mezza di dango fra
le braccia e Link alle calcagna.
PREVIEW
Capitolo 8:
Intrecci
di maschere vecchie e nuove
So bene che
dovrei farmi una doccia, cambiarmi e andare a riempirmi lo stomaco (la solita
routine post-missione [ma questa volta è diverso]). Ma non ne ho la forza (e non
è solo una questione fisica [anche la mia mente rigetta l'idea di fare qualunque
cosa, al momento])... adesso quel che voglio fare è dormire, dormire e
dimenticarmi di tutto (del pasticcio, che ho combinato [di Kanda, che ho
perso])!
[…]
E poi la gente
si stupisce se ho degli scatti di nervi. Nemmeno io me li perdono,
ma per lo meno
credo di aver capito da cosa dipendono: Walker. Lui e il suo atteggiamento
altalenante, lui che prima quasi mi si frantuma tra le mani e poi vuol farsi
vedere invincibile…
Lei dice che
siamo cambiati entrambi. Beh, lei di sicuroe io… io
sinceramente non lo so. Per quanto mi riguarda sono sempre stato lo stesso
(finora… [fino a prima di conoscerlo]) e intendo continuare a rimanere tale.
IL POST-IT DELLE
AUTRICI
Piccola premessa:
dato che questa fic è piena zeppa di citazioni e ispirazioni della più disparata
origine (la maggior parte delle quali logiche solo per le nostre menti malate
XD), d’ora in poi useremo questo spazio per dare i giusti credit a persone e
cose che se li meritano e per ogni altra spiegazione relativa al capitolo che
avete appena letto.
Non siamo certe
al 100% dell’individuazione, ma questa, tra le decine di chiese di Londra, era
quella più somigliante che abbiamo trovato.
-
“Conosci il significato della parola «segreto»?! Sta’ zitta e scrivi il codice
sulla sua mano!”
Cap. 170, pag. 3
-
“Ehi...”
“Cosa
vuoi, moyashi?”
“Esattamente, quante volte voi due avete iniziato a litigare così oggi?”
Cap. 170, pag. 3
-
“Indossate entrambi la Rose Cross, ve ne state dimenticando? È un simbolo della
dignità del Papa, quindi dovreste avere almeno la decenza...”
“Taci”
“... scusi?!”
“Ho detto
taci. Non è un mio problema. Non me ne importa un accidente di tutto questo”
Cap. 170, pag. 4
-
“Mi spiace, è tutta colpa mia... ho peggiorato l'umore di Kanda-kun”
“Non è colpa
tua, Miranda-san. Credo proprio di essere io a dargli sui nervi”
Cap. 170, pag. 5
-
“Che fame…”
Cap. 170, pag. 9
-
“Oh, Kanda! Quanto tempo che non ci vediamo! Come ti trovi con la tua nuova
Mugen? Il vecchio fabbro ha fantasticato su come potesse andare…”
“Quello
stramboide è ancora vivo?”
Cap. 170, pag. 12
-
“Jizi ha lavorato qui al Quartier Generale fino a due anni fa. Poi ha avuto dei
problemi con i suoi superiori ed è stato spedito in Asia”
“Conosco Kanda da
quando era alto così!”
Cap. 170, pag. 12
Le
battute riportate sono nostre traduzioni dalle scan inglesi su Onemanga, da cui
abbiamo tratto anche i riferimenti di pagina.
Le autrici
saranno disponibili per un incontro col pubblico durante la Cartoomics
che si terrà a Milano nei giorni 27 e 28 marzo prossimi. Nel caso abbiate
richieste, dubbi e curiosità potrete sottoporle alla loro attenzione.
Sempre se
riuscirete a riconoscerle, impedirne la fuga e a trattenerle per il tempo
necessario, ovviamente…
Prima di
salutarvi, vogliamo proporvi un piccolo quesito riguardante l’Angolo di Allen.
Come avrete ormai capito, ci stiamo divertendo a far entrare in scena ad ogni
capitolo un pg nuovo. Secondo voi, chi sarà il/la prossimo/a? Si accettano
scommesse! XD
Per questo
capitolo è tutto! Se avete un qualsiasi dubbio, chiedete pure!
E ricordate…
in missing moments we trust!
Alla prossima!
Lety&Mistral
IL
POST SCRIPTUM AL POST-IT DELLE AUTRICI
Approfittiamo
dell'occasione per salutare quattro nostre amiche che ci hanno supportate e
assecondate (come si fa con i matti, esatto) durante l'ultimo MantovaComics. È
solo grazie a loro e con loro che siamo finalmente riuscite a portare una delle
scenette più demenziali che sia stata mai partorita dalle nostre menti
diaboliche!
C'eravate anche
voi per caso ad assistere alla nostra fatale esibizione? XD
Se non c'eravate
e/o volete rivederci, beh... eccoci qui
e qui.
Certo, non
abbiamo vinto coppe o medaglie... ma ci siamo divertite e siamo tornate a casa
davvero contente e soddisfatte!
Ringraziamo
quindi di cuore, in ordine rigorosamente alfabetico, le nostre (per una volta):
Capitolo 8 *** Intrecci di maschere vecchie e nuove ***
Nota delle autrici
Nota delle
autrici:
Dato che l'Angolo
di Allen di questa fanfic è strutturato come quello della precedente e ne è la
continuazione, tenderà anche qui ad assumere proporzioni chilometriche (perché i
pg sono tanti e le recensioni per fortuna pure! ♥)
Se per caso non
vi interessasse, potete passare tranquillamente all'inizio del capitolo vero e
proprio. Vi assicuriamo che questo non pregiudicherà la completa comprensione
della storia.
Grazie e buona
lettura!
Lety&Mistral
L'ANGOLO DI
ALLEN
01 Aprile 2010
*Ordine Oscuro -
corridoi*
Sono passati un
paio di minuti da che Kanda e Linalee si sono allontanati dal gruppo,
ufficialmente diretti in caffetteria; in realtà, e di questo lo spadaccino se
n’è accorto benissimo, la ragazza che cammina davanti a lui sta facendo
tutt’altra strada, quasi volesse perdere tempo - comportamento insolito questo,
per una persona puntuale e precisa come lei.
Kanda decide
quindi di spezzare, sebbene a malincuore, il silenzio che li accompagna e che
lui tanto ama, per cercare di capirci qualcosa di più. Non che sia curioso, è
solo che, se come sospetta c’è qualche problema, sa benissimo che presto o tardi
(probabilmente più presto che tardi) Linalee verrà a sfogarsi da lui e di certo
lo farà nel momento meno opportuno, quindi meglio prevenire che curare, dettando
i tempi della conversazione.
“Ehi” inizia,
brusco come suo solito “Si può sapere perché mi stai facendo fare il tour
dell’Ordine?”
Sentendosi
apostrofata da quella voce annoiata e monocorde, la cinesina rallenta ancor di
più il suo passo già indolente, fino a fermarsi. Poi intreccia le mani dietro la
schiena e si volta, senza però guardare in viso il compagno. “Se te lo dico
prometti di non arrabbiarti, Kanda-kun?”
Lui rotea gli
occhi e sospira. “Hn. Va bene…”
Rinfrancata da
quel vaghissimo cenno d’assenso (perché lei sa com’è fatto lo spadaccino), la
ragazza alza la testa. “Kanda-kun io…” inizia lentamente, per poi interrompersi
e infine buttar fuori tutto d’un fiato: “…io sono arrabbiata con mio fratello.
Cioè… lo so che mi vuol bene, ma… a volte esagera con le sue attenzioni!”
“Quindi?”
Decisamente il giapponese con il suo fare non invoglia alle confidenze, ma anche
a questo Linalee è abituata.
“Tu… mi
giudicheresti tanto cattiva se ti dicessi che per una volta vorrei fargli uno
scherzo? Solo per… sì, per… per farglielo capire, ecco!” Arrossisce tutta mentre
lo dice e la voce quasi le si spegne, ma non per questo abbassa lo sguardo.
Dal canto suo,
Kanda trova l’intera faccenda perlomeno surreale, ma preferisce tacere, onde non
dare il via ad una discussione infinita su assurde questioni di principio.
Liquida quindi la domanda con un’alzata di spalle. “Cosa ti importa di quel che
penso?” le chiede, incrociando le braccia “Comunque - se proprio vuoi saperlo -
no, non ti giudico male. Komui è un idiota col complesso della sorella e
qualcuno dovrà pur farglielo passare, prima o poi. Ma questo cosa c’entra con
me?”
“Mi aiuteresti?”
chiede lei con enfasi, le mani giunte davanti al viso e un’espressione accorata
“Perfavoreperfavoreperfavore! Sei l’unico con abbastanza sangue freddo per farmi
da complice!”
Kanda scuote la
testa, incerto tra l’essere incredulo o esasperato. “Tsè, come se la mia
opinione fosse contemplata…” commenta quindi a mezza voce “…so benissimo che hai
già deciso tutto…”
“Grazie
Kanda-kun!” esclama la ragazza, ignorando in toto il suo commento “Dai, andiamo
in caffetteria e strada facendo ti spiego i dettagli!” continua poi, prendendo
lo spadaccino per un polso e tirandolo con sé.
Lui si fa
condurre docile per qualche decina di metri, ascoltandola parlare, finché la
mano di Linalee non scivola rapida ad intrecciarsi con la sua. È a quel punto
che il giapponese, imbarazzato, si blocca e strattona il braccio per liberarsi.
La ragazza
interrompe il lungo preambolo della sua spiegazione. “Per favore, Kanda-kun…”
inizia, con tono dolce “…la tua collaborazione in questa parte è fondamentale
per il mio piano…”
***
Ordine Oscuro -
*caffetteria*
qualche momento
più tardi
Canticchiando
sottovoce in modo da non farsi sentire da nessuno, Miranda sta passeggiando
tranquilla per i corridoi dell'Ordine, cercando di raggiungere la caffetteria
senza perdersi come suo solito. È tardo pomeriggio e l'aria è decisamente ancora
frizzante: cosa c'è di meglio di un buon the, accompagnato magari da uno dei
meravigliosi pasticcini cucinati da Jerry?
Il solo pensiero
la fa sorridere, e quasi non si accorge della presenza degli altri due
esorcisti. Ancora un po' e le viene un colpo quando si sente chiamare dalla
cinesina, che le si avvicina trascinando Kanda per la mano.
Linalee infatti
ha appena deciso che la tedesca, necessariamente a sua insaputa, diverrà
complice del suo (del loro, visto che è riuscita a convincere Kanda a
collaborare) piano.
“Buonasera
Miranda-san, tutto bene?” la saluta felice.
“Eh? Oh! Buon
pomeriggio Linalee-chan, Kanda-kun! Sì, tutto bene, danke! E voi?” mormora
educatamente Miranda, arrossendo. Certo, è da un po' che è all'Ordine, ma non è
mai stata una persona molto loquace... in più la presenza del giapponese la
intimorisce non poco.
Il sorriso di
Linalee si apre ancor di più nel tentativo di mettere la giovane donna a suo
agio - la cinesina sarà anche presa dal suo scherzo, ma non riesce a
disinteressarsi degli altri e sa quanto Miranda si imbarazzi facilmente. È anche
per questo che si volta per un attimo verso Kanda, per invitarlo a salutare a
sua volta… e magari anche a rilassare un po’ quel broncio.
Rispondendo
all’implicito invito della ragazza, lo spadaccino fa un cenno di saluto con la
testa, troppo concentrato sul cercare di cancellare la sensazione delle dita di
Linalee sempre intrecciate alle sue.
Subito dopo, la
cinese torna a guardare Miranda e si china verso di lei, posandole una mano sul
braccio con fare complice - senza lasciare però, nota la donna, la mano del
compagno. “Miranda-san, ho una bella notizia da darti… sai, tu sei la prima a
cui lo dico perché ti considero una sorta di sorella maggiore…”
“Oh, anche io
penso che tu sia la mia jüngere Schwester, Linalee-chan!” esclama la tedesca,
avvicinandosi partecipe e arrossendo se possibile ancora di più. “Dimmi tutto!”
***
Ordine Oscuro -
*corridoi*
dieci minuti
dopo
Una decina di
minuti dopo una trafelatissima Miranda Lotto raggiunge di corsa il gruppo che,
in fila per due, si sta lentamente dirigendo verso la caffetteria.
Corre, Miranda,
neanche avesse un Noah alle calcagna, e ancora un po' non riesce nemmeno a
frenare quando si trova di fronte il supervisore Komui.
“Komui-san, ho
appena saputo!” esclama lei, gli occhi brillanti per l'emozione - emozione che
ovviamente le fa anche dimenticare che non tutti, lì, comprendono il tedesco...
“Herzlichen Glückwunsch! Ich habe gehört, über die Ehe von Linalee-chan und
Kanda-kun!”
Tutti si
guardano in faccia, perplessi. Che c'entrano Kanda e Linalee, adesso? Non sono
mica andati a far preparare i tavoli? Che sia successo qualcosa?
È Komui,
preoccupato, che prende la tedesca per le spalle e la guarda negli occhi,
esprimendo il dubbio comune.
“Miranda-san,
calmati! Prendi un profondo respiro e ricomincia da capo! Cos'è successo alla
mia dolce Linalee-chan?!”
“Komui, ma che
razza di supervisore sei? Non sai nemmeno il tedesco, che cavolo! Giuro, non
capisco perché abbiano scelto te come capo di questa Sede e non il
sottoscritto... la conoscenza delle lingue è indispensabile per questo lavoro!”
“Non rompere,
baka Bak! Piuttosto, visto che ti vanti tanto, perché non traduci per tutti?”
“Eh, e che ci
vuole! Ti fa i complimenti perché le han detto che Linalee si spos...”
Mentre il
supervisore Bak crolla a terra come un sacco di patate, Komui si gira lentamente
verso Miranda. Spera di aver capito male, che Bak non sia veramente metà cinese
e metà tedesco e che abbia quindi sbagliato a tradurre, ma...
L'espressione
felice della tedesca gli toglie ogni dubbio, e il Supervisore Komui segue il
collega sul pavimento.
Davanti al
pietoso svenimento dei due superiori, il resto del gruppo rimane perplesso. La
traduzione di Bak Chan, seppur incompleta, ha tuttavia lasciato pochi dubbi.
Mentre la signorina Fay e Reever si chinano per provare a rianimare Komui e Bak,
nello smarrimento generale è Klaud, dopo una veloce occhiata d’intesa con Link,
a prendere in mano la situazione.
Sorride
quietamente e si rivolge a Miranda, parlandole nella sua lingua madre.
“Miranda-san, puoi per favore spiegare tutta la faccenda dal principio?”
“Oh, cielo!
Scusate, ho parlato in tedesco? Volevo solo complimentarmi con Komui-san per il
matrimonio di Linalee-chan! Ecco, sinceramente non mi aspettavo che si sposasse
proprio con Kanda-kun, ma... è una notizia meravigliosa no?!”
Alle parole
della donna il gruppo reagisce in maniera scomposta.
Il generale
Tiedoll, abbracciando con impeto la tedesca, scoppia a piangere dalla felicità
farfugliando frasi sconnesse.
Mentre Bookman
Sr. osserva in silenzio con uno strano sorriso sulle labbra, Allen e Lavi
continuano alternativamente a guardarsi in faccia e a guardare Miranda,
increduli. Che Linalee si sposi è già una cosa strana, anche se prima o poi se
lo sarebbero dovuti aspettare... ma di certo non con Kanda!
“Ma ne sei
sicura, Miranda-san?” chiede l'esorcista dai capelli bianchi, avvicinandosi alla
collega più grande.
“Certo
Allen-kun, è stata proprio Linalee-chan a dirmelo! Li ho incrociati lungo il
corridoio... che carini, si tenevano addirittura per mano!”
Timothy in tutta
la faccenda non ci ha capito poi molto ma, davanti a tutto il putiferio che
stanno scatenando gli adulti, si rende conto che non dev’essere una cosa da
poco. Decide quindi di intervenire e farsi spiegare: non è affatto giusto che lo
tengano fuori dalla questione solo perché è un bambino!
“Ohi frenate
tutti!” esclama, andandosi a piazzare proprio tra Miranda (e Tiedoll ancora
stretto a lei) e il resto del gruppo così che non possano ignoralo “Qualcuno mi
vuol spiegare cosa accidenti sta succedendo? Cosa sono quelle facce mezze
allucinate? E perché questi qui sono crollati a terra?” conclude poi, dando dei
piccoli calcetti con il pattino a Komui e Bak ancora inerti.
Tiedoll molla
Miranda e si inginocchia davanti a Timothy, asciugandosi le lacrime di
commozione che gli stanno ancora inzuppando i baffi.
“Oh,
Timothy-kun, il tuo fratellone si sposa! Non sei contento? La nostra famigliola
si allarga... d'ora in poi potrai chiamare sorellona anche Linalee-chan, e
magari fra qualche tempo diventerai zio! E io diventerò nonno! Che emozione!”
Tiedoll esplode
di nuovo in un pianto a dirotto, stringendo a se il ragazzino che comincia a
diventare bluastro per la mancanza di ossigeno.
Solo la lontana
ipotesi di una Linalee incinta risveglia all'istante sia Komui che Bak.
“Non sia mai!
Ciò non succederà, non lo sopporterei!” esclama il primo, mettendosi le mani nei
capelli. Bak annuisce, infervorato, e per una volta decide di lasciar perdere i
litigi con il collega supervisore. Questo matrimonio non s'ha da fare!
“Sono d'accordo!
Presto, andiamo a chiedere spiegazioni e a convincere la leggiadra Linalee-chan
che io sono un partito migliore!”
Il gruppo quasi
al completo annuisce, e come un sol uomo iniziano tutti a correre verso la
caffetteria.
Nelle retrovie
rimangono Bookman Sr. (che ancora sorride beffardo), il perplesso Link e
l’altrettanto perplessa signorina Fay e il generale Klaud. Quest’ultima in
particolare guarda Tiedoll che corre dietro agli altri, trascinando con sé un
recalcitrante Timothy.
La donna prende
un profondo sospiro e scuote la testa, poi si rivolge con voce esausta alla
segretaria di Komui. “Miss Bridget, sappia che comprendo i suoi tormenti
riguardo l’infantilismo galoppante di certi adulti… come vede il supervisore non
è il solo, il mio collega generale gli fa degna compagnia: non ha ancora
accettato il fatto che il piccolo Hearst sia mio allievo…”
“Sa generale,
quando la verità è dura da accettare gli uomini si rifugiano nelle finzioni…”
commenta pacato Bookman Sr. “…e molti sono maestri in quest’arte…”
***
Ordine Oscuro -
*caffetteria*
un paio di
minuti dopo
Quando il gruppo
guidato dall'alleanza Komui/Bak arriva davanti alla caffetteria, quasi
incastrandosi nella porta d'ingresso per l'eccessivo fervore, la scena che si
presenta davanti agli occhi di esorcisti e civili è a dir poco eccezionale.
Nel locale
semideserto (i pochi finder e scienziati presenti sono schiacciati contro le
pareti, i visi ostinatamente incollati ai tavoli, completamente messi in
soggezione dalla presenza dello spadaccino), le figure strette di Linalee e
Kanda, seduti su una panca proprio di fronte all’entrata, attirano
immediatamente l’attenzione. La ragazza tiene le braccia allacciate alla vita
del compagno, la testa teneramente posata sulla sua spalla e rivolta verso il
suo viso, mentre lui pare perfin meno rigido del solito e sembra esserci una
luce quasi dolce nei suoi occhi (o forse quella credono solo di vederla gli
esterrefatti presenti).
Mentre Tiedoll
torna a piangere e a distribuire cuoricini di felicità, Miranda che gli sta
accanto rifornendolo di fazzoletti, la memoria di alcuni dei presenti torna
inevitabilmente alla tappa presso la sede Asia durante il rientro da Edo.
Bak Chan inizia
a scuotere la testa, sconvolto, sovrapponendo l'immagine presente con il tenero
abbraccio di Linalee-chan al generale Cross. Mugola lievemente, il supervisore
biondo, riempiendosi di bolle pruriginose e scivolando verso terra.
Komui, dal canto
suo, si è bloccato all'ingresso: occhi spalancati e dito puntato verso i due,
apre e chiude la bocca come un pesce fuor d'acqua. Cade poi all'indietro come
pietrificato, il braccio e gli occhi ancora diretti verso il soffitto.
“Komui-san,
riprenditi! Non fare così, dai, non è mica la fine del mondo... no?” è il magro
tentativo di Reever, che si avvicina al superiore iniziando a fargli aria con il
suo berretto bianco. Nessuna risposta.
Lo scienziato
alza gli occhi verso la signorina Fay, implicitamente cercando in lei un aiuto
per far tornare in sé l’uomo (in fondo Komui è anche il suo capo, no? Dovrebbe
avere interesse a che sia in forma per lavorare!), ma Bridget sembra stranamente
col pensiero da tutt’altra parte. Se ne sta un po’ in disparte, accanto al
generale Klaud (la quale a sua volta se ne sta bellamente fregando della magra
figura che sta facendo in quel momento Tiedoll - altra cosa molto strana, visto
che la donna è sempre stata inflessibile nel pretendere che i colleghi
mantengano un certo contegno). Le due signore sembrano impegnate in una fitta
conversazione, ricca di sorrisi e occhiate allusive verso la neonata coppietta,
totalmente dimentiche di tutto il resto.
Timothy, dal
canto suo, si trova proprio disorientato, ma deve ammettere che lo spettacolo
nel complesso è qualcosa di davvero imperdibile. Anche se vorrebbe capire cosa
diamine sta succedendo… perché il fatto che fratellone Kanda abbia abbracciato
Linalee è così sconvolgente? Nei romanzi d’amore che vedeva leggere a Emilia
quand’era ancora all’orfanotrofio i protagonisti facevano ben altro! Uhm, forse
se chiede spiegazioni a Lavi lui glielo saprà dire, sa sempre tutto!
Il piccolo
esorcista sta aprire bocca quando il giovane bookman, che fino a quel momento è
rimasto assorto in lontani ragionamenti, quasi lo spaventa picchiando
improvvisamente il pugno sul palmo aperto della mano sinistra.
“Ehi, ora
ricordo! Anche appena usciti dall'Arca in Asia Linalee-chan aveva abbracciato in
questo modo il generale Cross, ma era solo per non farlo scappare di nuovo! Non
è che è la stessa cosa?” esclama Lavi, iniziando a sghignazzare più sollevato e
rifilando una pacca sulla spalla ad Allen. L'esorcista albino, ancora tanto
shockato dalla scena da non riuscire a togliere gli occhi di dosso dai due,
scuote la testa. “Non... non credo proprio, Lavi. Guarda lì...”
Il rosso volta
il capo verso i due piccioncini, ed è allora che nota un piccolo particolare.
“Oh...”
Kanda ha
appoggiato una mano sulla spalla di Linalee, stringendola a sé e accennando un
seppur lieve sorriso.
“...accidenti”
A vedere quel
gesto, così inusuale per il giapponese, il sorrisetto di Lavi svanisce nel
nulla. L'apprendista bookman si appoggia con la schiena al muro, le braccia
conserte e un'espressione crucciata in viso.
“Dannazione,
allora è vero. Certo che, se proprio non potevano evitare di mettersi assieme,
almeno potevano anticiparcelo. Siamo amici, dopotutto, no? Bah. Dal baKanda
potevo anche aspettarmelo, ma da Linalee-chan... Tu che ne dici Allen?
Dev'essere lui che l'ha convinta, ne sono certo”
Al mormorio
geloso del rosso, il ragazzo dai capelli bianchi risponde con un ostinato
silenzio. È accucciato per terra vicino all'amico, le gambe al petto e il mento
sulle braccia poggiate sulle ginocchia. Ha gli occhi bassi, non riesce più a
guardare verso la coppietta felice, e centinaia di pensieri a lui stranieri
iniziano a vorticargli nella testa.
Sospira, ma non
risponde. È troppo impegnato a rispondere a se stesso, cercando di schiarirsi le
idee. Vuole bene a entrambi, senza dubbio (anche se il baKanda gli fa sempre
girare le scatole), e il fatto che si sposino... beh, è una cosa positiva.
Dovrebbe essere felice per loro. Dovrebbe.
E invece no. Non
è gioia quella che gli sta riempiendo il cuore. È un qualcosa di più pesante,
acido e velenoso.
È geloso, l'ha
capito. Quel che non capisce... è di chi...
Link, in
disparte, osserva la scena con occhio critico. C’è qualcosa che non gli torna in
tutta quella faccenda: nel comportamento di Kanda si nota un cambiamento troppo
repentino per essere naturale…
L’altra cosa che
non lo convince è l’atteggiamento di Bookman Sr.: nonostante l’allievo,
mostrandosi così coinvolto nelle vicende affettive dei suoi compagni, stia
palesemente tradendo il suo ruolo di spettatore imparziale, il mentore non lo
riprende come suo solito.
L’ispettore si
volta verso l’anziano esorcista, una domanda sulle labbra che però resta
inespressa, perché questi gli risponde ancor prima che il biondo possa dire
qualcosa.
“Sì ispettore,
le cose non sono come sembrano…” mormora Bookman Sr. “Ma non dica nulla e vedrà
messa in scena una deliziosa commedia degli equivoci sulla stupidità umana”
Sorpreso, Link
sta per replicare, tuttavia, appena lo sguardo gli cade su Allen e Lavi chiusi
nei loro ragionamenti depressi costruiti palesemente sul nulla, annuisce e
sorride lieve: dopotutto, il suo ruolo è solo quello di osservatore, no?
Quando però vede
Allen che, stanco dei vaneggiamenti di Lavi a cui non sta nemmeno dando ascolto,
si alza senza dire nulla e se ne va, in cerca di un angolino dove riflettere sui
sentimenti che gli stanno scombinando il cuore, l’ispettore non se la sente di
lasciarlo solo - perché ormai nei confronti del ragazzo non è più da tempo solo
un osservatore.
Con un sorriso e
un cenno d’intesa a Bookman Sr., Link lascia la caffetteria mettendosi sulle
tracce dell’albino.
Nel frattempo
Kanda e Linalee, all’apparenza rimasti totalmente indifferenti e concentrati uno
sull’altra, in realtà non si sono persi nessun dettaglio delle reazioni
clamorose che hanno suscitato con il loro comportamento.
Reprimendo un
ghigno, lo spadaccino si china verso la ragazza che poco prima ha stretto a sé
in un gesto affettuoso che, benché perfettamente coerente con il copione, la
stessa Linalee non si aspettava (a dirla tutta, nemmeno Kanda se lo sarebbe
aspettato da se stesso e la cosa l’ha imbarazzato non poco, ma c’era bisogno di
qualcosa che demolisse i dubbi dello stupido coniglio).
“Credo che il
tuo piano stia funzionando, sai?” le mormora all’orecchio, con un tono piatto
assolutamente stridente con l’esteriorità del suo atteggiamento.
“Direi di sì…
anche se non era previsto che venissero coinvolti anche gli altri…” risponde
lei leggermente preoccupata, ma forzandosi sul volto un dolce sorriso
“…soprattutto Lavi-kun e Allen-kun mi sembra l’abbiano presa molto male”
Eh no! Non
esiste che adesso che l’ha trascinato in quel casino Linalee abbia quei
ripensamenti sdolcinati! Accenna una carezza sulla sua spalla per indurla a
concentrarsi nuovamente. “Ignora quei due idioti e vai avanti” le ordina poi,
sempre sottovoce.
Lei stringe un
attimo le labbra, quindi il suo sorriso si fa più luminoso che mai e si volta
verso il gruppo. “Benarrivati! Immagino siate qui perché avete avuto la bella
notizia!”
“Ma... ma...
Linalee-chan, perché... perché non me l'hai detto~?!” esclama Komui, già in
lacrime dopo essere appena rinvenuto.
“Oh avanti,
supervisore, non faccia il guastafeste! È un momento di gioia, dovremmo
festeggiare, no?” commenta il generale Tiedoll, avvicinandosi per abbracciare
l'altro. Diventeranno parenti, dopotutto…
Davanti a
quell’entusiasmo, Kanda deve sforzarsi per non mostrare un’espressione troppo
disgustata o far smettere il maestro con le sue idiozie. Non può farlo,
rovinerebbe tutto.
“Ma generale,
lei non capisce! La dolce Linalee-chan deve sposare me!” urla all'improvviso Bak
Chan, un'espressione da folle negli occhi, mentre si lancia con furia disumana
contro l'artista.
“Supervisore
Bak, si dia un contegno!” esclama la Fay, facendo lo sgambetto al biondo e
facendolo finire lungo disteso per terra. A due centimetri dal suo naso poi, il
generale Klaud schianta la frusta con violenza.
“Bak-san, vedi
di rispettare le decisioni altrui! E non fare il bambino!” lo redarguisce.
Adesso che hanno
progettato nei minimi dettagli il matrimonio di Linalee e Kanda (che sono co~sì
carini assieme!) non possono permettere che un invasato rovini tutto!
Il supervisore
della Sede Asia vorrebbe rispondere (perché, anche se ha un terrore infinito di
quelle due arpie, l'amore per la bella Linalee è superiore a qualunque cosa!),
ma viene definitivamente messo KO dal pesante atterraggio di Timcanpy che gli
piomba improvvisamente sulla testa fischiando e sputando i fogli per le
recensioni.
§ Carissima
Retsu,
*legge la
recensione arrossendo e cambia immediatamente idea sul farla leggere a Kanda* mi
spiace inserirmi in questa tua… corrispondenza privata con Allen-kun, ma come
avrai notato oggi lui è… ehm… leggermente indisposto e non se la sente di
recensire ^^”
[“Chiama le cose
col loro nome, Linalee: è soltanto un idiota che, appunto perché idiota, si è
messo nell’angolino a fare cerchietti per terra e a farsi le pare” ndKanda]
*guarda sorpresa
Kanda e lo colpisce piano con la cartellina*
Ti chiedo di
scusare Kanda-kun, sai com’è, gli piace scherzare…
Grazie mille per
i complimenti al capitolo ed ecco a te il prossimo. Facci sapere se è quel che
ti aspettavi nell’evoluzione della storia.
Alla prossima!
Un abbraccio,
Linalee&Kanda
§ Cara Yvaine,
farò i
complimenti alla mia Linalee-chan solo quando mi dirà che questo è solo un
incubo... anzi, aspetta! Stai a vedere che questo pessimo sogno dal quale non
riesco a svegliarmi è un'arma del mio nuovo Komurin XXXV? *w*
...
Hm no, se così
fosse mi sarei già dovuto svegliare! Dannazione~! Senti, *bisbiglia* ti presto
il megatrapano se impedisci questo matrimonio! Non mi chiedere come, inventati
qualcosa... @_@ tutto ma non farmi perdere la mia adorata bambina! ç_ç
Eh? Ah, Bak
Chan? Si sta riprendendo ora dallo choc... ohi, baka Bak, ci sei? Muoviti,
questo matrimonio non s'ha da fare!
Ti saluto, mia
cara, ho una missione da compiere... ti lascio in compagna del collega!
Komui Lee -
Supervisore
Ehi, fermati,
Komui! Accidenti a te! Vabbè, grazie ancora per i complimenti al capitolo, cara
Yvaine. Spero che la storia continui a piacerti, anche se probabilmente non
andrà come molti sperano... forse! Ok, ora scusa anche me, ma devo rincorrere
quel pazzo... che qualcuno presti al sottoscritto una canoa per navigare in
questo mare di lacrime, abbiamo allagato la caffetteria!
Un abbraccio,
alla prossima
Bak Chan -
Supervisore Sede Asia
§ Yahoo!
Ehi Gen, hai
visto che figata? Oggi il mitico Timothy risponde da solo alla tua recensione!
Contenta?
Cavoli, hai
scritto davvero tanto stavolta… bene, bene! Così questi adulti mezzi flippati
vedranno quanto sono bravo a recensire!
Grazie mille per
i consigli (anche per quelli sui compiti *sbuffa*), mi sa che comincio subito a
metterli in pratica, visto com’è l’andazzo oggi. Oh, ma non è che tu riesci a
spiegarmi cosa gli è preso a tutti? *scuote la testa*
Vabbè, riferirò
i tuoi complimenti e consigli a chi di dovere, anche alle autrici, appena scopro
come fare a parlarci…
Ci becchiamo al
prossimo giro!
Timothy Hearst,
13 anni, esorcista
§ Cara Red Lyon,
scusa la
risposta sicuramente poco esaustiva, ma è la prima volta che recensisco qualcosa
e qui sono tutti troppo impegnati per spiegarmi come si fa!
Credo proprio
che le autrici siano molto contente per i tuoi complimenti, soprattutto visti
gli sforzi fatti per inserire tutti quei dettagli in maniera coerente e logica,
e ti ringraziano per aver apprezzato il loro video!
Per la stesura
dei prossimi capitoli farò il tifo per loro anche da parte tua, non ti
preoccupare.
Un caro
abbraccio,
Miranda
§ Cara Mizukage,
come hai visto
hai indovinato il nuovo personaggio! Brava!
Grazie per i
complimenti, e per l'involontaria idea che hai suggerito alle autrici... spero
che sia all'altezza di quelle che erano venute a te per la pubblicazione di
questo capitolo!
Per quanto
riguarda il capitolo vero e proprio, sono d'accordo con te. Il giovane Walker
dovrebbe pensare più positivo, ma è anche vero che il mio Yu-kun non è che
ispiri molta positività!
Vedremo cosa
succederà adesso... e speriamo in bene!
Una caro saluto,
Generale Froi
Tiedoll
§ Gentilissima
Flowermoon,
le scrivo oggi
in vece dell’ispettore Link, impegnato altrove nella sua missione di
sorveglianza (anche se a volte io la chiamerei «attività di baby-sitting», ma
cosa ci vuol fare?). Spero che per lei ciò non costituisca motivo di disturbo.
Come ha visto,
nemmeno questa volta il supervisore Lee si è risparmiato la scena madre… è
davvero irrecuperabile! Ma non tema, io non mi arrendo di certo!
Mi occuperò
personalmente di porgere i suoi saluti al generale Klaud, sono certa che li
gradirà.
Quanto alla
storia vera e propria, la sprono a non perdere la speranza in una possibile
ricucitura tra i due, ma la invito anche a non illudersi prima del tempo: sa
meglio di me come sono quei due. Spero avrà il piacere di farmi sapere cosa ne
pensa dei prossimi sviluppi.
Alla prossima
recensione dunque.
I miei rispetti,
Bridget Fay -
Segretaria del Supervisore
Howard Link
(in contumacia)
§ Gentilissima
Liar,
non ti
preoccupare per le recensioni precedenti, capiamo tutti benissimo le difficoltà
che si possono avere con l'hardware ^_^
Dubito però che
dal prossimo capitolo ci sarà, come dici tu “tanto fluff e lovelove e Lavi che
porta le uova di Pasqua”, anche perché i personaggi non sarebbero più IC
(soprattutto Kanda!)
Certo,
raggiungere il sadismo della sensei Hoshino sarebbe una carognat... come? Oh,
dalla regia mi dicono che «nessuno ha mai detto che le autrici non sono delle
bastarde sadiche»...
Ops.
Comincio ad
avere paura per davvero. Vabbè, ricorda che qui vi vogliamo tutti bene, autrici
comprese (anche se loro lo dimostrano in un modo davvero contorto e perverso).
Grazie ancora
per i complimenti, e per supportare la maggior parte di quello in cui crediamo!
Un abbraccio,
Reever
§ Salve a lei,
carissima Bloodberry Jam!
È sempre un
piacere leggere le sue recensioni, sia per me che per il mio stupido allievo. Il
quale oggi però si asterrà dal suo lavoro di apprendista bookman e di recensore
in quanto troppo impegnato con le pene d’amore… credo converrà com’è che a volte
la sua stupidità non ha limiti.
Quanto a ciò che
le hanno detto i suoi professori, mi permetta di suggerirle di non sentirsi
eccessivamente oberata di responsabilità. Se le hanno detto una cosa del genere
è perché sanno che può farcela, non stanno pretendendo niente di più di quanto
lei normalmente già dà: quindi stia tranquilla.
Passando alla
fanfic vera e propria, è un piacere sapere che ha apprezzato l’interpretazione
data dalle autrici alle vignette del capitolo precedente. Anche perché è proprio
da quelle vignette che è partita tutta la costruzione mentale da cui poi è
discesa la composizione della fanfic stessa.
Da ultimo,
essendo oggi il 1° aprile, mi auguro che quel periodo per lei così stressante
cui faceva cenno si sia concluso.
Alla prossima
recensione.
Cordialità,
Bookman Sr.
§ Ben ritrovato
Malacam - anzi, Marian!
È un piacere
sapere che ogni tanto ti degni di farti vivo, almeno per lettera.
Fa un po’ meno
piacere invece sapere che odii le due autrici di questa storia. Ad ogni modo, è
apprezzabile il tuo sforzo per rimetterti a pari con i capitoli, quindi per
stavolta direi che la passi liscia. Evita però di dare consigli da donnaiolo
pervertito al giovane Walker: il ragazzo se la cava benissimo da solo, anzi, ha
dei modi veramente squisiti! (E non credo proprio siano merito tuo)
Quanto alla
fanfic in sé, sappi che le autrici non avevano nessun dubbio che prima o poi
avresti commentato. Hai dato la tua parola e, questo bisogna riconoscertelo, non
la tradisci mai.
Inoltre è
estremamente rassicurante per le autrici sapere che apprezzi lo sviluppo avuto
fin qui dalla storia e che la trama stessa, non sapendone prevedere il seguito,
ti coinvolge.
Spero ti
prenderai il disturbo, nei restanti 8 capitoli, di continuare a farti sentire.
Mentre Bookman
Sr., aiutato da Timothy, ritira le ultime pagine con le risposte, Link rientra
in caffetteria con un Allen sempre mesto, ma perlomeno più tranquillo.
Lavi si rialza
dall'angolino dove si era rifugiato per protesta e raggiunge l'amico,
continuando a lanciare occhiate di sottecchi prima a Kanda e Linalee, poi al duo
Fay/Klaud dal quale proviene ancora un insistente chiacchiericcio su cerimonie
da sogno, ricevimenti sfarzosi e affini, nonostante Miranda cerchi timidamente
di portare le due a ragionare con un po' più di praticità.
Reever ha
pensato bene di accomodarsi al tavolo più vicino: i due supervisori, uno per
spalla, non pesano certo poco! Sospira, il poveretto, il viso tra le mani,
pregando che le lacrime e le lagne dei due prima o poi finiscano...
Anche il
generale Tiedoll sta ancora piangendo, benché per la ragione opposta, ma riesce
comunque a trovare nelle tasche una matita e un foglio di carta: ha
improvvisamente deciso che la coppietta ha bisogno di un bel ritratto!
Notando il
maestro avvicinarglisi con la tipica espressione esaltata di quando non vede
l’ora di metterlo in posa per uno dei suoi stupidissimi disegni (sì, Tiedoll ha
più volte osato tanto in passato!), Kanda decide che è il momento di farla
finita con quella farsa.
Lancia
un’occhiata decisamente inequivocabile a Linalee, la quale annuisce con un
sorriso grato: lo spadaccino l’ha aiutata anche più di quanto si aspettasse, ma
ora basta… anche perché Komui-nii-san sembra decisamente inconsolabile…
È quindi con un
trattenuto sospiro di sollievo che Kanda si alza di scatto dalla panca e si
volta verso gli altri. Tutti al vederlo concentrano l’attenzione su di lui,
aspettandosi che anche lui dica finalmente qualcosa su quel che in fin dei conti
è il suo matrimonio.
Lo spadaccino
percepisce chiaramente l’attesa del pubblico ed è con un sorriso divertito e le
braccia conserte che si bea nel tenerli ancora un po’ sulle spine, facendo
scivolare gli occhi su di loro; poi, quando la tensione raggiunge l’apice, si
decide a parlare: “Certo che tra tutti quanti siete veramente idioti, sapete?
Non l’avete ancora capito che era uno scherzo? Non ci sposiamo mica!”
La caffetteria
rimane completamente in silenzio poi, dopo pochi istanti, scoppia il delirio.
Komui e Bak si
abbracciano, per una volta solidali, e Reever può quindi tornare a respirare.
Dovrà strizzare per bene il camice, ma almeno l'alluvione è finita!
Anche Miranda
tutto sommato tira un sospiro di sollievo: la signorina Fay e il generale Klaud
stavano esagerando un po' troppo con la storia della cerimonia, manco fosse
stato il loro matrimonio.
Il generale
Tiedoll abbassa la matita ma alza le spalle, ridacchiando. È contento che il suo
Yu-kun abbia senso dell'umorismo e, per quanto riguarda il vero amore, l'artista
pensa che il suo figliolo abbia ancora tempo per scoprirlo da sé. Sorride
intenerito quindi, girandosi a osservare gli altri due giovani esorcisti che per
quello scherzetto ci erano rimasti davvero male: l'esorcista dai capelli bianchi
ha ritrovato un seppur lieve sorriso, mentre il rosso sta ora ridendo di gusto.
“Ah, ma io
l'avevo capito subito che era uno scherzo, eh!” esclama infatti Lavi, portando
le mani intrecciate dietro la testa.
La sparata del
rosso ha il potere di far calare nuovamente il silenzio; un silenzio che
Timothy, con la sincerità sfrontata tipica dei bambini, è il primo a spezzare.
“Ma non dire cavolate, fratellone! Che fino a un attimo fa eri lì con una piva
che non finiva più!” esclama il piccolo esorcista, tirando un calcione sullo
stinco a Lavi e scoppiando a ridere.
“Ahio! Ma che
cavolo, ti ci metti pure tu, adesso?! E non è vero che avevo la piva!” reagisce
Lavi, iniziando a rincorrere il bambino per la caffetteria.
Timothy, che non
è per niente stupido, approfittando dei pattini tiene l’inseguitore a distanza
e, per renderlo inoffensivo, pensa bene di andare a nascondersi dove sa che il
rosso non gli potrà fare del male.
“Vallo a
raccontare a un altro, fratellone! Non sono mica cieco!” ribatte quindi, da
dietro il riparo delle gambe di Linalee e Kanda, rimasti ancora uno a fianco
all’altra.
Preso come al
solito dalla foga, Lavi non si avvede dello scudo che il bambino si è
intelligentemente scelto e si lancia su di lui per acciuffarlo. Solo per finire
con il fodero di Mugen piantato dritto dritto nello stomaco… e si sa che Kanda
non ha mai la mano leggera…
“Stupido
coniglio, piantala di fare l’idiota” lo gela sul posto lo spadaccino.
“Comunque
Timothy ha ragione, Lavi…” interviene Linalee che sta visibilmente trattenendo
le risate “…devi ammettere che tu sei uno di quelli che ci è cascato per primo
nel nostro scherzo”
“Uffa... però ci
siamo cascati tutti, eh! Perfino il moyashi, vero Allen-chan?” mugola Lavi in
cerca di comprensione.
“Beh, sono stati
davvero bravi... ora però m'è venuta una fame, a voi no? Che ne dite se ci
sediamo a fare merenda?” svicola l'albino, portandosi una mano sullo stomaco
brontolante.
“Più che ora di
merenda è ora di cena, Walker…” commenta Link, con tono molto poco professionale
e molto più da fratello maggiore (quale ormai è diventato e se ne sono accorti
tutti) “…anche se penso che per il suo stomaco l’ora sia un concetto
assolutamente irrilevante…”
Anata ga Koko
ni Iru Riyuu
(La
ragione per cui sei qui)
Capitolo 8
Intrecci di
maschere vecchie e nuove
Lasciati il
moyashi, il suo baby-sitter e la tedesca ai convenevoli con quelli della
Scientifica, percorro velocemente i corridoi bui, diretto alla mia stanza.
Quando finalmente varco la soglia della camera, chiudendomi subito la porta alle
spalle, non posso fare a meno di restare per qualche istante con la mano sulla
maniglia, la testa rovesciata all’indietro e gli occhi chiusi.
Questa missione
(a sentire Komui un compito semplice che si poteva portare a termine in poche
ore [maledetto pazzoide!]) a livello psicologico per me si è rivelata un
massacro. Proprio come era successo a Matera, è principalmente colpa della
mammoletta (ma anch’io stavolta ci ho messo del mio per complicarmi le cose).
Sbuffo
scocciato, posando Mugen accanto al letto, e getto malamente la divisa sporca a
terra.
Alla fine, tutto
torna sempre a quella volta.
“…’fanculo, non
ne posso veramente più!”
Mi sfilo gli
stivali, allontanandoli con un calcio per farli finire in un angolo della stanza
e sciolgo i capelli, agitandoli con la mano per liberarli almeno un po’ dalla
polvere e dai minuscoli detriti che vi sono rimasti intrappolati quando quel
dannato Akuma mi ha fatto finire sotto le macerie.
Tutto torna
sempre a Matera, a quella prima missione che abbiamo svolto assieme. E da lì le
cose hanno cominciato a correre per la loro strada, senza che io potessi
(volessi?) indirizzarle nella giusta direzione
(esiste una
direzione giusta e una sbagliata
nei rapporti
con le persone?
[Sbagliato è
tutto quanto
non mi
permette di restare me stesso.
Questo
rapporto con Walker è sbagliato])
e ho finito con
il ritrovarmi compromesso (perché dico così?) in una situazione
assolutamente destabilizzante, che mi ha portato a compiere degli errori peggio
che da principiante (nemmeno da bambino ho mai perso il controllo in quel
modo [e questo mi spaventa]).
Scuoto la testa,
finendo di spogliarmi ed entrando nella doccia.
Devo calmarmi,
ritrovare il mio equilibrio e la mia freddezza. È improbabile che per la
prossima missione sarò assegnato ancora con Walker (soprattutto se chiedo di
ripartire subito), quindi posso sperare di non essere costretto ad averci a
che fare per un periodo relativamente lungo. Il che è l’ideale per permettermi
di tornare ad essere quello che sono sempre stato (ma non si può, Yu: lui ti
ha cambiato… [non è vero!]). Per fortuna sembra che anche lui abbia capito
l’antifona e abbia deciso di starsene alla larga (il che è un bene [non è
vero! Non è quello che voglio!]).
L’acqua tiepida
mi scivola sul corpo, intorpidendomi le membra stanche (è due notti che non
dormo) e lavando via definitivamente tutta la tensione e la rabbia che ho
accumulato da questa mattina (e la notte precedente [forse la battaglia più
dura l’ho combattuta su quel balcone, non a Bunhill contro gli Akuma]).
Contrariamente
al solito, rimango diversi minuti immobile sotto il getto, l’acqua che mi batte
sulla testa e sulle spalle, incollandomi i capelli alle braccia e sul petto
(come stamattina, quando l’ho seguito per le… [No! Basta ripensare a ieri!]).
Appena mi rendo conto della direzione che sta prendendo la mia mente (non
voglio più pensare a lui! [Perché questo ti spaventa, Yu…]), esco di scatto
dalla doccia, imponendomi di spegnere il cervello.
Mi asciugo e mi
vesto con gesti meccanici, indossando un paio di pantaloni e una casacca
qualsiasi, l’attenzione forzatamente rivolta solo al crampo che ha cominciato a
stringermi lo stomaco (e voglio attribuirlo soltanto alla fame [è due giorni
che non mangio]). Raccolgo i capelli nella solita coda, mi lego Mugen alla
cintura ed esco a passo svelto, diretto in caffetteria.
Raggiungiamo la
mia camera in silenzio, il falso sorriso che si fa man mano più incerto mentre
attraversiamo il corridoio ancora buio (tanto Link è dietro di me, non mi
vede [e anche se vedesse... ha già visto di peggio, oggi]). Sospiro e apro
la porta, allungando subito la mano per accendere la lampada intanto che tengo
le scatole in precario equilibrio. Le appoggio sul comodino, poi mi tolgo gli
stivali e mi butto sul letto a pancia in sotto, mentre Link si siede alla
scrivania dandomi le spalle.
È ancora presto
per andare a fare rapporto da Komui (prima delle otto e mezza è difficile
trovarlo al lavoro [ho ancora un paio d'ore tutte per me]). So bene che
dovrei farmi una doccia, cambiarmi e andare a riempirmi lo stomaco (la solita
routine post-missione [ma questa volta è diverso]). Ma non ne ho la forza
(e non è solo una questione fisica [anche la mia mente rigetta l'idea di fare
qualunque cosa, al momento])... adesso quel che voglio fare è dormire,
dormire e dimenticarmi di tutto (del pasticcio, che ho combinato [di Kanda,
che ho perso])! Chiudo gli occhi sospirando di nuovo, e affondo il viso nel
cuscino morbido.
Comincio a
rigirarmi sulle coperte, inquieto, e finisco supino con il braccio sinistro a
coprirmi gli occhi. Sbuffo. Proprio non riesco a prendere sonno, dannazione!
Anche Link
sembra accorgersene perché poggia la penna, sposta all'indietro la sedia e si
gira a guardarmi. Faccio finta di nulla, restando immobile al mio posto, ma
quando mi rivolge la parola non posso che alzare leggermente il braccio e
guardarlo in viso.
“Walker, prima
dell'appuntamento con il Supervisore Komui abbiamo ancora due ore e mezza.
Perché non si dà una sistemata e non va a mangiare qualcosa?”
Lo dice con tono
professionale, ma ormai lo conosco abbastanza bene per sentire la leggera
inflessione preoccupata nella sua voce. Sa benissimo che è da ieri mattina che
non tocco cibo o quasi (è il mio babysitter, dopotutto [che ama i dolci, ma
sa anche che non si può vivere di soli mitarashi dango...]). Sto per
rispondergli di non preoccuparsi, che va tutto bene (non è vero [Bugiardo!
Non va tutto bene, sta andando tutto a rotoli!]), ma il mio stomaco decide
come al solito di impicciarsi e rovinarmi i piani.
Arrossisco,
dimenticandomi subito la scusa che mi è appena salita alle labbra, e quando Link
si alza e mi indica con fare imperioso la porta non posso fare altro che dargli
retta e chiudermi in bagno per darmi una rinfrescata e cambiarmi.
Un quarto d'ora
dopo, fresco e pulito ma con l'umore sotto ai tacchi, saluto un Link immerso
nella stesura del suo rapporto e lascio la mia stanza, dirigendomi a passo lento
verso la caffetteria.
Quando
l’esorcista giapponese varca la soglia della caffetteria, la sala è ancora
praticamente vuota, ma più affollata di quanto ci si potrebbe aspettare vista
l’ora antelucana (sono da poco passate le sei del mattino e, a quell’ora e in
quel periodo dell’anno, a Londra ha appena iniziato ad albeggiare).
Tre dipendenti
della Sezione Scientifica ridono sommessamente davanti ad un caffè,
perfettamente svegli se non altro perché la loro giornata è iniziata già un paio
d’ore prima, mentre uno sparuto gruppo di finder, probabilmente in partenza per
una missione, sta finendo in fretta di consumare la propria colazione e altri
due si stanno mettendo in fila davanti al bancone. All’apparire di Kanda, però,
gli uomini in bianco si spostano timorosi, dandogli strada, e lui li oltrepassa
facendo come al solito finta di non vederli. Lo spadaccino non nota per davvero,
invece, Bookman Sr. e il suo allievo, seduti ad un tavolo piuttosto defilato, ma
in una posizione da cui possono (quantomeno, Lavi può) osservare tutta la sala.
Jerry si
affaccia prontamente dalle cucine, pronto a prendere le ordinazioni, mascherando
con un sorriso lo stupore di fronte all’espressione nient’affatto impenetrabile
del giovane orientale. Il cuoco non è uno sciocco e può affermare di aver
imparato con gli anni a decifrare almeno un po’ il viso di porcellana del
giapponese: per questo è sicuro che stamattina Kanda non è il solito Kanda.
Dietro il suo consueto cipiglio corrucciato, c’è qualcosa che lo preoccupa,
qualcosa di cui probabilmente nemmeno lui ha piena coscienza. E poi non è
normale che se ne vada a spasso per il quartier generale in abiti borghesi ma
portandosi Mugen alla cintola… lo faceva solo da bambino, quand’era appena
arrivato all’Ordine e non si fidava nemmeno della propria ombra.
Ovviamente,
però, niente di tutto questo traspare sul volto di Jerry mentre porge a Kanda il
vassoio con la solita colazione e con discrezione lo osserva allontanarsi verso
l’angolo più tranquillo della sala.
Di norma il
giapponese siede da solo ad un tavolo d’angolo, in modo da vedere davanti a sé
soltanto la finestra e il suo sguardo si perde nel paesaggio, pur senza
realmente vederlo. Tuttavia stamani l’esorcista dà le spalle alla vetrata e i
suoi occhi di ghiaccio non smettono di saettare per la sala ogni volta che
avverte il minimo movimento. Jerry non manca di notarlo, così come si accorge
che da lui emana una grande tensione, benché il ragazzo mostri di controllarla
perfettamente.
Il cuoco scuote
la testa, pensieroso. Non pensava potesse esistere qualcosa in grado di turbare
il giovane esorcista in quel modo, non dopo tutti questi anni almeno.
Prima che Jerry
possa anche solo rimuginare un po' di più sulle stranezze che sta vedendo negli
ultimi tempi, le porte della caffetteria si aprono nuovamente.
Quando si gira
per accogliere il nuovo arrivato, però, il cuoco non riesce a trattenere
un'occhiata preoccupata. Segue con lo sguardo il piccolo Allen mentre si
avvicina con aria mesta al bancone, e ne coglie l'espressione allarmata nel
momento in cui questi nota la presenza di un certo esorcista giapponese ad uno
dei tavoli d'angolo.
Benché sempre
più perplesso, l’uomo si appoggia con le braccia al bancone e si sporge
sorridendo verso il ragazzino dai capelli bianchi per prendere la sua solita
ordinazione.
È quando lo
sente chiedere solo la metà di quello che prende di solito che il sospetto che
sia successo qualcosa di grave diventa una certezza, ma Jerry ha le mani legate.
Cosa può fare lui per loro, a parte rinfrancarli con i suoi ottimi manicaretti?
Ora può solo
limitarsi a osservare il ragazzino che si allontana con il vassoio mezzo pieno
verso uno dei tavoli vicini al bancone, sedendosi il più lontano possibile da
Kanda ma pur sempre girato nella sua direzione, come a volerlo tenere d'occhio.
Il giapponese,
che all’ingresso di Allen non ha mosso muscolo, come se non l’avesse nemmeno
visto (ma ciò è ovviamente impossibile), termina in fretta di mangiare e si
dirige verso l’uscita. Nel farlo deve però passare accanto al tavolo dove
siedono i due bookman ed è in quel preciso momento che Lavi scatta in piedi e
gli si avvicina, con il solito sorriso stampato in faccia.
Kanda si blocca,
non perché sia davvero interessato a rispondere al ragazzo, quanto perché non
può fare altrimenti, visto che il rosso gli si è piazzato proprio di fronte,
sbarrandogli il passaggio. Lo fulmina con lo sguardo, ma Lavi, sfortunatamente
per l’orientale, non è un finder qualsiasi che a quel punto sarebbe già morto di
paura, e infatti non fa una piega.
“Togliti dai
piedi, stupido coniglio”
“Ma Yu-chan… io
volevo solo darti il bentornato!” obietta il giovane bookman con voce lamentosa.
Poi però il suo tono si fa allegro e vivace. “Allora, com'è andata la missione?”
“Quando faremo
rapporto lo saprai” è la replica gelida di Kanda “Adesso sparisci. E piantala di
chiamarmi per nome”
Ma la reazione
alle sue parole non è affatto quella che si aspettava.
“Ti ho detto di
non usare il mio nome” sibila Kanda, con una furia malcelata nella voce e
facendo scintillare sinistramente nella penombra della caffetteria qualche
centimetro della lama di Mugen “Adesso lasciami in pace. E se ci tieni tanto a
sapere di questa fottuta missione vai pure dalla mammoletta”
Il giapponese
non ha ancora finito di parlare e già si sta avviando verso l’uscita. Non ha
fatto il minimo gesto per scostare Lavi dal passaggio, ma questi si è come
sentito ricacciare indietro dalla tensione rabbiosa che Kanda emana da ogni
fibra del suo essere. Lo guarda allontanarsi, l’occhio verde spalancato, e non
può fare a meno di lasciarsi sfuggire un’esclamazione sussurrata. “…’azz… mi sa
che stavolta è successo qualcosa di grosso, neh Panda?”
Il suo anziano
mentore alza lo sguardo cerchiato di nero dal the, fissa il suo allievo e lancia
un’occhiata strana verso Kanda. “Quante volte ti ho già detto di non impicciarti
di cose che non ti riguardano, Jr.?”
L'intera scena
non passa inosservata agli occhi dell'esorcista maledetto. Giocando
inconsciamente con il cibo appena assaggiato, facendo girare per il piatto
perfino i deliziosi mitarashi dango di Jerry, Allen ha seguito di sottecchi ogni
singolo movimento di Kanda da quando questi si è alzato dal tavolo a quando ha
oltrepassato le porte della caffetteria.
Essendo seduto
troppo lontano dagli altri due, ha potuto solo intuire il contenuto del loro
piccolo diverbio, ma è sicuro che Lavi abbia chiamato l'altro per nome,
attirandone le ire. Tutto come al solito, insomma, non fosse per quel piccolo
particolare fuori posto... Allen stringe involontariamente la forchetta quando
vede il giapponese mettere mano a Mugen e sfoderarla quanto basta per mostrarne
la lama lucida e affilata al ragazzo dai capelli rossi, in un gesto talmente
rabbioso e inusuale da far trattenere il respiro al primo e indietreggiare il
secondo.
Uscito Kanda,
Lavi si gira lentamente verso di lui, l'espressione stupita già sostituita da un
sorriso entusiasta. L'albino distoglie lo sguardo, a disagio. Sa che la
curiosità dell'amico non ha limiti, e che se questi non riesce a ottenere una
risposta da una persona non si arrende di certo... cambia semplicemente
interlocutore! Infatti eccolo che si avvicina...
Non volendo
parlare della missione appena conclusa, né tantomeno dello strano comportamento
di Kanda, Allen afferra in fretta posate e vassoio e li riporta al bancone. Poi,
dopo un frettoloso saluto a un sempre più perplesso Jerry, si allontana
velocemente in direzione dell'uscita, tenendo lo sguardo basso.
È quasi alla
porta quando si sente afferrare per un braccio.
Il ragazzo ha
risposto con il suo solito sorriso, a prima vista solo un po’ appannato dalla
notte insonne che ha sulle spalle. Ma un bookman non si lascia mai ingannare
dalle apparenze e Lavi ha capito benissimo che c’è sotto dell’altro.
Atteggia il viso
in una smorfia poco convinta. “Non si direbbe, sai… è forse successo qualcosa?
Anche Yu-chan mi è sembrato strano…” butta lì con finta nonchalance, allacciando
le mani dietro la nuca.
Il più piccolo
abbassa lo sguardo, iniziando a giocare nervosamente con il nastro rosso che
porta al collo. “Ecco, vedi...” esordisce, la voce ridotta a poco più di un
sussurro. Poi si interrompe, scuotendo con forza la testa, e rialza lo sguardo
sorridendo. “Non è successo niente, cosa vai a pensare!”
Il rosso scuote
la testa. “Tu non me la conti giusta, Allen-kun!” replica, pungolando
ripetutamente con l’indice la guancia dell’amico.
Prima che
l’albino possa anche solo protestare per i dispetti dell’altro, Bookman Sr. si
intromette tra i due con la sua solita calma autorevole. “Stupido allievo,
smettila!”
Sentendosi
apostrofare dal maestro, Lavi ritrae la mano e si volta verso di lui. “Ma Panda,
non sto facendo niente di male…” protesta con voce lagnosa. L’anziano esorcista
però non si fa intenerire e basta solo il suo sguardo a ottenere ciò che nemmeno
Kanda aveva ottenuto: il rosso tace e torna al suo posto.
Approfittando
della distrazione dell'amico, Allen si allontana a passo spedito, senza una
parola. È talmente immerso nei suoi pensieri da non notare Lenalee, che è
rimasta pietrificata fuori dall’ingresso dalla caffetteria e da lì, attraverso
le ampie vetrate sui battenti della porta, ha assistito sgomenta al gesto di
Kanda.
La ragazza vede
l’inglese correre via e si rabbuia quando ne nota l'espressione insolitamente
agitata. Sempre più preoccupata, si avvicina velocemente al tavolo dove Lavi si
è appena seduto.
Presa una delle
sedie, la scosta e si accomoda in fretta, cercando di nascondere l'ansia e
l’inquietudine. Vuole capire cosa sta succedendo, accidenti! Sorridendo come al
solito, ma di un sorriso che non le raggiunge gli occhi, si appoggia con i
gomiti al tavolo.
Chissà, magari
Lavi ci ha capito qualcosa di più...
“Buongiorno
Bookman-san, ciao Lavi-kun! Come va?”
L’anziano
esorcista la saluta con un cenno del capo, mentre il più giovane la accoglie con
un sorriso entusiasta. “Linalee-chan! Che bello vederti! Come mai sveglia così
presto?”
“Io mi alzo
sempre presto la mattina, Lavi-kun…” risponde cortesemente. Ma è chiaro che non
è in vena di convenevoli, perché porta il discorso dritto su ciò che le sta a
cuore “Senti, tu sai forse cos’è successo a Kanda-kun e Allen-kun? Ci sono stati
problemi in missione?”
Davanti a quella
domanda diretta, il giovane bookman si fa subito serio. Allora non è soltanto
un’impressione sua… c’è davvero qualcosa che non va! Lancia un’occhiata al suo
maestro, cercandone l’approvazione. Questi, in risposta, si alza e si congeda,
lasciandoli soli. Lavi gli sorride, grato, poi riporta la sua attenzione sulla
cinesina. “L’hai visto anche tu, no? Yu prima è venuto a fare colazione in abiti
civili ma portandosi dietro Mugen e Allen sembrava il fantasma di se stesso… non
ha nemmeno finito di mangiare! Però non hanno voluto sbottonarsi…”
Linalee china il
capo per qualche istante, restando in silenzio. Quando rialza lo sguardo sul
compagno, la preoccupazione è perfettamente leggibile nelle sue iridi color
ametista. “Erano anni che non vedevo Kanda-kun esternare la sua rabbia in quel
modo. Faceva così solo i primi tempi in cui era arrivato alla Home, poi pian
piano si è tranquillizzato… invece Allen-kun… santo cielo, credo di non averlo
mai visto tanto sconvolto!”
Il bookman
annuisce, posando una mano su quelle dell’amica, convulsamente strette l’una
all’altra. “Più tardi andrò con il vecchio Panda ad assistere al rapporto
nell’ufficio di Komui-san. Ti dirò tutto appena possibile. Intanto cerchiamo di
parlare con entrambi… magari scopriremo qualcosa in più, che ne dici?”
Rinfrancata
dalla proposta, Linalee sorride, stavolta sincera. “Mi sembra un’ottima idea,
Lavi-kun. Ma credo sia meglio se a parlare con Kanda-kun vado io, almeno posso
sperare che non si arrabbi subito, no?” conclude con una leggera risata.
“Ehehehe, in
effetti…” ridacchia a sua volta il rosso, grattandosi la testa imbarazzato
“Chissà com’è, ogni volta che cerco di dire qualcosa a Yu-chan, finisce sempre
che mi minaccia di morte…”
“Già, chissà
com’è…” replica la cinese, sorniona, mentre si alza in piedi e si allontana
verso l’uscita. Arrivata alla porta però, si ferma e si volta. “Lavi-kun… ci
vediamo più tardi, sperando di avere notizie, ok?”
Al gesto
affermativo dell’amico, Linalee sparisce svelta nel corridoio, diretta alla
stanza di Kanda.
Mentre mi chiudo
la porta della stanza alle spalle, non posso fare a meno di ripensare con un
certo fastidio a quanto successo in caffetteria. Quello che mi scoccia di più
non è tanto l’insistenza assolutamente inopportuna dello stupido coniglio (ma
a quella ormai dovrei essere abituato: fa sempre così, accidenti a lui! [Nah…
penso non mi ci abituerò mai…]), né tantomeno il fatto che il moyashi non mi
ha staccato gli occhi di dosso un secondo (questo mi disturba di più [però
almeno nel farlo è stato discreto]).
Il problema è
Linalee. Mi sono accorto troppo tardi, quando già avevo scoperto la lama di
Mugen, che lei era lì fuori dalla porta e stava osservando la scena. E adesso
sono sicuro che mi piomberà addosso come un falco, perché ha paura che sia
successo qualcosa
(è
successo qualcosa,
ma non ho
nessuna intenzione
di parlarne
con chicchessia
[perché
nemmeno saprei cosa dire])
E che cazzo! Uno
non può più nemmeno essere nervoso che subito si trova attorno mezzo Ordine… ma
la gente non ha niente di meglio da fare?!
Faccio girare un
paio di volte la chiave nella toppa (se ha proprio intenzione di venire a
rompere, non si aspetti che le apra), poi mi slaccio Mugen dal fianco,
posandola accanto al letto, e mi tolgo le scarpe. Ho ancora tempo prima
dell’appuntamento con Koumi per il rapporto (a parte che di sicuro lui sarà
in ritardo), quindi posso sedermi a meditare con tutta calma.
Attraverso la
stanza a piedi nudi, sentendo con piacere il freddo delle piastrelle di cotto
sotto i piedi, e mi avvicino alla finestra, spalancandola. Il vento gelido che
soffia tagliente mi ferisce gli occhi, ma ugualmente rimango per un momento con
lo sguardo perso sul paesaggio ancora scuro, cercando di indovinare i contorni
dei tetti della città che emergono dalla foschia del primo mattino. L’orizzonte
si sta pian piano schiarendo, ma la mia camera è rivolta ad ovest per cui quel
che vedo è solo un chiarore lattiginoso che sbianca appena le nuvole grigio
piombo: un cielo da neve… non mi stupirei se prima di sera si mettesse a
nevicare.
Abbandono le
considerazioni meteorologiche (anche perché la mia competenza in materia non
va molto oltre [però servono anche quelle per sgombrare la mente]) e mi
allontano dal davanzale, lasciando le imposte aperte, quindi mi accomodo a gambe
incrociate sul tappeto di bambù al centro della stanza.
Non sono in
grado di quantificare il tempo che trascorro nel più completo silenzio (che
sensazione appagante [quasi non sento più nemmeno il mio respiro]) mentre
tutte le emozioni negative defluiscono lentamente.
Non riesco
tuttavia a raggiungere uno stato di distacco totale da ciò che mi circonda
perché all’improvviso avverto un movimento delicato accompagnato da un lieve
rumore, e questo basta per riportare tutti i miei sensi allerta. Non percepisco
però tensione o intenti aggressivi, quindi rimango immobile, limitandomi ad
aprire gli occhi e voltarli verso la finestra per fronteggiare l’intruso.
Quando mi appare
davanti, stringo le labbra e trattengo un sospiro, a metà tra l’infastidito e il
rassegnato.
“Cosa ci fai in
camera mia?”
Ci fosse stato
un altro al suo posto avrei reagito molto peggio, ma con lei proprio non riesco
a chiudermi completamente nella mia corazza di indifferenza (probabilmente
perché è stata la prima persona che ho conosciuto quando sono arrivato qui,
quando ancora non ero in grado di fare a meno del mondo).
Il mio tono
suona assolutamente incolore, forse persino un po’ annoiato, ma Linalee non
sembra darci peso (come al solito) e mi sorride, scavalcando del tutto la
finestra e sedendosi sul davanzale interno.
“Finché la
Scientifica non inizia a lavorare non ho nulla da fare, quindi ho pensato di
fare un salto a trovarti”
“Hn. Quindi, ora
che sei qui?”
Non provo
nemmeno a chiederle come abbia fatto ad entrare dalla finestra (visto e
considerato che siamo al terzo piano [non è la prima volta che usa la sua
Innocence per venire a tormentare il sottoscritto…]), ma ugualmente la mia
risposta non è certo delle più incoraggianti. Lei però è una ragazza testarda e
soprattutto è abituata ad avere a che fare con me, dato che mi conosce da una
vita (lui invece mi conosce da poco, ma anche lui sa fin troppo bene come
sono fatto… [allora qual è la differenza tra loro due?]). Salta in piedi con
grazia e comincia ad aggirarsi per la camera con uno sguardo da bambina curiosa.
Non trovo questo atteggiamento fastidioso di per sé
(ormai penso
di averci fatto l’abitudine,
anche se
continua a non piacermi
che qualcuno
ficchi il naso nelle mie cose
[ma credo che
da una sorta di sorella minore
ce lo si
possa aspettare])
piuttosto non ne
capisco il motivo, viste le innumerevoli occasioni in cui quando eravamo piccoli
passava le giornate in camera mia. Realizzo solo dopo un po’ che questa è la
prima volta che entra nella mia stanza da che ci siamo trasferiti al nuovo
quartier generale.
La lascio fare
con un sospiro, sperando (invano, già lo so) che alla fine voglia
limitarsi come al solito a sedersi a fianco a me facendo finta di meditare.
Invece la vedo cacciare la testa nel bagno e uscirne subito dopo con la mia
spazzola di legno tra le mani.
“Beh, già che
sono qui potrei darti una sistemata ai capelli, come facevo quando eravamo
bambini, che ne dici?”
Domanda retorica
la sua, perché in realtà la mia opinione non le interessa affatto: ha già deciso
che ha voglia di spazzolarmi i capelli, quindi lo farà comunque.
Annuisco
impercettibilmente, ma solo per attenermi ad un gioco delle parti consolidatosi
tanti anni fa e che credevo non si sarebbe più ripetuto (ma ora non sono più
quello di tanti anni fa: anche se mi scioglie i capelli non la lascerò più
arrivare a sfiorarmi l’anima [lei no, lui… non ci voglio pensare!]).
“Se proprio ne
hai voglia…”
Il mio assenso
svogliato le illumina il viso e con leggerezza mi si porta alle spalle,
inginocchiandosi dietro di me.
Tra di noi cade
un confortevole silenzio mentre mi scioglie i capelli e inizia a spazzolarli,
talmente piano che quasi potrei dimenticarmi della sua presenza, non fosse per
le sue ginocchia che mi toccano la schiena e le involontarie carezze con cui mi
sfiora nel pettinarmi.
Questa sorta di
rituale (lei che mi pettina e io che la lascio fare) ha sempre avuto un
effetto rasserenante sia su di lei che su di me (e da piccolo era forse
l’unico modo, a parte la meditazione, con cui potevo allentare un po’ la
tensione) anche perché lei, pur essendo dannatamente curiosa, era quasi
sempre capace di starsene al suo posto e rispettare i miei spazi. Oggi non sarà
così, è evidente, ma non è solo per questo che non riesco a rilassarmi (anni
fa ci sarei riuscito comunque [anni fa non c’era lui… non ci devo pensare!]).
È chiaro che non
è qui solo per una visita di cortesia, però se ci rifletto mi accorgo che la mia
insofferenza nasce da altre ragioni. Ma al momento non voglio mettermi ad
approfondirle, non con lei qui (perché mi porterebbero a conclusioni scomode
[perché c’è lui di mezzo]).
Anche se
volessi, comunque, la voce soffice di Linalee mi strappa ai miei pensieri (e
per una volta non mi dà così fastidio [sei veramente patetico, Yu Kanda!])
“Uhm… Kanda-kun…
come è andata la missione? Siete riusciti a recuperare l’Innocence?”
Come avevo
previsto, cerca di ficcare il naso in cose che non la riguardano, ma a quanto
pare ha deciso di prenderla alla larga… Beh, cambia poco: sarà solo qualche
minuto in più di tormento.
“Abbiamo
completato con successo la missione, non è stato niente di che”
“Oh, bene, sono
contenta. Sai, quando ho sentito che anche Miranda-san vi avrebbe raggiunti ho
temuto che la cosa fosse più complicata del previsto…”
Mi irrigidisco
leggermente, sùbito infastidito dal suo temporeggiare. So benissimo dove vuole
andare a parare e non ho intenzione di risponderle, quindi preferirei che questa
conversazione inutile finisse al più presto.
“Linalee, non
prendermi in giro. So cosa vuoi chiedermi”
Il mio tono
suona piuttosto risolutivo e lei che mi conosce non dovrebbe avere difficoltà a
capire che non ha senso che continui a girare attorno alla questione che le
interessa, perché otterrebbe solo di innervosirmi. Eppure fa finta di non
cogliere il sottinteso nella mia frase, ma cambia discorso come se nulla fosse:
mette giù la spazzola e allunga una mano oltre la mia spalla per mostrarmi
alcuni nastri colorati.
“Quale
preferisci? Ah, ti faccio la solita coda o vuoi la treccia?”
“Fa’ come ti
pare”
Lei non aggiunge
altro, ma la sento armeggiare con i miei capelli e dividerli in tre ciocche.
Alla fine ha deciso per la treccia, sembra… non che mi cambi molto, basta che la
smetta con le domande inopportune (non mi illudo).
“Kanda-kun… se
sai cosa voglio chiederti… beh, io sono qui, ti ascolto”
La sento
dichiarare con un sorriso. Poi lascia andare la treccia e si siede più comoda
sul tappeto.
Non rispondo
subito (non mi va di zittirla in malo modo come mi verrebbe spontaneo fare)
ma prendo tempo, rovesciando la testa all’indietro e scuotendola leggermente
perché la frangia si sistemi da sola. Quindi torno a guardare fisso davanti a
me, il corpo ormai rigido e teso. Per farle capire che considero chiusa la
questione, mi alzo in piedi.
“Non ho nulla da
dirti”
Mi aspetto una
protesta di qualche genere, magari un tentativo dei suoi di far leva su quelli
che lei ritiene essere i miei punti deboli nei suoi confronti (da bambina
faceva sempre così). Invece a quanto pare con gli anni è diventata più
matura, perché non dice niente, limitandosi a star lì accoccolata per terra, le
gambe raccolte accanto al corpo, guardandomi con occhi carichi di attesa.
La ricambio
fissandola con uno sguardo severo. Mi spiace deluderti, Linalee, ma non ho
intenzione di stare al tuo gioco.
“Mi hai
sistemato i capelli. Ora torna nella tua stanza”
“Non ci vado se
prima non mi dici perché sei tornato così… così…”
Inizia con una
certa foga, poi la voce pian piano le si spegne e alla fine china il capo,
sconfitta
(si è resa
conto che non ho più intenzione di confidarmi con lei
[non che
l’abbia mai fatto chissà quanto]
e la cosa la
fa soffrire)
Se volessi
pensar male a tutti i costi, direi che in realtà questa non che un’altra tattica
per farmi sentire in colpa, ma so benissimo che lei è troppo onesta per fare
cose del genere.
Comunque non mi
faccio impietosire, anche perché mi dà fastidio che creda di aver capito come mi
sento (come mi dovrei sentire? Sono sempre il solito… [piantala di mentire a
te stesso, Yu!]) soltanto da qualche mio gesto.
“Così come? Sono
tornato e basta, non c’è altro da aggiungere. E adesso vai”
Ora il mio tono
duro non ammette repliche né sottintesi, mentre le indico la porta con un cenno
secco. Lei non prova neanche a ribattere, ma si alza piano e attraversa la
stanza, la tristezza e la delusione ben visibili sul suo volto.
Poggia le dita
sulla maniglia in un gesto esitante e, prima di girare la chiave e aprire la
porta, guarda un’ultima volta verso di me.
“Sono passati,
quanti? Nove anni da quando ci siamo conosciuti? Siamo cambiati, entrambi. E io
speravo di non doverti più vedere in faccia quell’espressione così ostile verso
il mondo, tutto qui. Scusa se ti ho disturbato, Kanda-kun… ci vediamo”
Lo dice in un
sussurro e poi scompare rapidamente, chiudendosi la porta alle spalle.
Rimasto solo, mi
concedo un profondo sospiro, quindi dò di nuovo due mandate alla chiave e mi
risiedo sul tappeto per riprendere i miei esercizi di meditazione da dove li
avevo interrotti.
Ci provo, ma è
difficile.
La visita di
Linalee non mi ha infastidito di per sé (a parte che ha interrotto la mia
meditazione [ma quello l’ha sempre fatto]), quanto per le sue implicazioni.
Lei fa in un
certo senso parte del mio passato, di quand’ero ragazzino ed eravamo più legati
(lei era legata a me). Poi con l’andar del tempo (e con la gelosia
paranoide di Komui [come se io fossi interessato alla mano di sua sorella…])
ci siamo allontanati, e ritrovarmela qui adesso a pettinarmi i capelli, come se
gli anni non fossero mai trascorsi… beh, mi fa pensare. E sinceramente ora non
ho per niente voglia di pensare.
Chiudo gli occhi
e poso le mani sulle ginocchia, respirando profondamente nel tentativo di
liberare la mente.
E così avrei
un’espressione ostile verso il mondo, eh?
Le labbra si
incurvano in un ghigno storto.
Certo, come no!
Passa anche tu lo stress psicologico che ho passato io nelle ultime
ventiquattr’ore e poi ne riparliamo, Linalee… che cazzo, in qualunque modo io
provi a non pensare a quel che è successo, sembra che tutto faccia apposta a
ricordamelo, per un verso o per l’altro. E poi la gente si stupisce se ho degli
scatti di nervi!
Nemmeno io me li
perdono, questo no (sono furioso con me stesso per aver perso la calma in
quel modo vergognoso [e il comportamento del dannato fantasma non è una
scusante!]), ma per lo meno credo di aver capito da cosa dipendono: Walker.
Lui e il suo atteggiamento altalenante, lui che prima quasi mi si frantuma tra
le mani e poi vuol farsi vedere invincibile…
(lui che con
poche parole mi ha dato uno smacco
[mi ha
ferito]
come mai
nessun’altro
[perché non
mi ero mai avvicinato così a nessun’altro,
forse nemmeno
a…])
…un perfetto
idiota con l’istinto da martire, non c’è altro modo per definirlo.
Lei dice che
siamo cambiati entrambi. Beh, lei di sicuro (non è più la bambina
piagnucolosa di prima [ora è una donna forte]), e io… io sinceramente non lo
so. Per quanto mi riguarda sono sempre stato lo stesso (finora… [fino a prima
di conoscerlo]) e intendo continuare a rimanere tale.
Io non sono
nell’Ordine perché mi interessa combattere per chissà quale nobile causa, perché
mi sento un prescelto:
(è forse un
prescelto chi
è stato
creato
[riportato in
vita]
al solo ed
unico scopo di essere
un apostolo
votato al sacrificio?
[Perché
questo è ciò che sono])
che se le
tengano loro tutte queste panzane ideologiche! Io sono qui perché (loro non
mi lascerebbero mai scappare [non avrei altro posto dove andare]) è il modo
più semplice per trovare il bastardo che mi ha maledetto (questo è quello che
devono credere tutti).
E sinceramente
me ne fotto se la gente continua a darmi dell’asociale e ha paura ad avvicinarsi
a me (lui non ha paura [lui mi conosce per quel che sono davvero. E questo fa
paura… a me?]). Va benissimo così, anzi, meno rotture di coglioni.
Espiro
violentemente tutto il fiato dai polmoni e mi sdraio schiena a terra.
Quanto al
moyashi, devo veramente chiuderlo fuori dalla mia vita (tanto ormai, anche se
cambiassi idea, lui non ha più nemmeno il coraggio di alzare gli occhi su di me
[bel risultato, Yu, complimenti…]). Mettiamola così: avvicinandomi e
lasciandolo avvicinare, ho fatto un esperimento che è clamorosamente fallito
(per colpa di chi…? [Mia]). Quindi ora non mi resta che voltare pagina e
andare avanti (tornare indietro?).
Raggiungere
questa conclusione (se sia giusta o sbagliata lo dirà il tempo [ma almeno ne
ho raggiunta una]) riesce finalmente a mettere a tacere il marasma che mi si
agita in testa da ieri mattina e mi assopisco leggermente, ancora disteso sul
tappeto.
PREVIEW
Capitolo 9:
Chiarimenti, silenzi e aroma di caffè alla vigilia della resa dei conti
“Walker, io e te
abbiamo un discorso in sospeso…”
…lo sapevo, non
c’è proprio modo di star tranquilli, oggi. E so già che la sua non è una
curiosità esclusivamente professionale (mi sta dando del tu [come è successo in
tutte le rare volte in cui ha deciso di «dimenticarsi» temporaneamente del suo
ruolo]), quindi non me la potrò cavare facilmente limitandomi ad arrampicarmi
sugli specchi.
Sospiro,
mettendo giù lo spiedino che sto finendo, e chino la testa.
[…]
Non ho certo
intenzione di chiedere scusa a nessuno per aver distrutto quella scacchiera (e
potenzialmente compromesso la missione), né di giustificarmi in alcun modo per
il mio comportamento, ma di sicuro l’argomento salterà fuori. So di aver
sbagliato e sono pronto a pagarne le conseguenze, basta che evitino di montare
un processo infinito sull’intera faccenda.
IL POST-IT DELLE
AUTRICI
In questo
capitolo non ci sono citazioni particolari, né riferimenti precisi al manga,
quindi sfrutteremo il post-it per fare un’annotazione cui teniamo
particolarmente.
Come avete potuto
notare, in questo capitolo i riferimenti al passato di Kanda (e quindi agli
eventi spoilerissimi delle ultime Night uscite in Giappone) cominciano a farsi
numerosi. E da qui alla fine della fic sarà sempre così, o anche peggio… XD
Ci teniamo però a
sottolineare che questo capitolo è stato composto all’incirca a
settembre/ottobre 2009 (tenete presente che la fanfic nel suo complesso [15
capitoli per un totale di 132 pagine di Word, Angoli di Allen e post-it
vari esclusi] è stata conclusa il 6 gennaio di quest’anno). È stato quindi
scritto sulla base unicamente di quel che era emerso all’epoca, integrato poi da
ragionamenti e costruzioni mentali nostri, e da allora, per onestà
intellettuale, non è stato più modificato se non in minima parte e non nei
concetti fondamentali.
Per adesso il
tutto è ancora congruente con quanto ci sta raccontando la sensei Hoshino, ma se
in futuro non riusciste più ad incastrare la fic nel manga sappiate che è per
questo. Speriamo però che apprezziate lo stesso ^^
Abbiamo il
piacere di informarvi che le autrici saranno disponibili per un incontro col
pubblico durante il Torino Comics che si terrà a Torino l’11 aprile
prossimo.
Nel caso abbiate
richieste, dubbi e curiosità potrete sottoporle alla loro attenzione. Sempre se
riuscirete a riconoscerle, impedirne la fuga e a trattenerle per il tempo
necessario, ovviamente…
Prima di
salutarvi, vogliamo proporvi un piccolo quesito riguardante l’Angolo di Allen.
Come avrete ormai capito, ci stiamo divertendo a far entrare in scena ad ogni
capitolo un pg nuovo. Secondo voi, chi sarà il/la prossimo/a? Si accettano
scommesse! XD
Per questo
capitolo è tutto! Se avete un qualsiasi dubbio, chiedete pure!
Capitolo 9 *** Chiarimenti, silenzi e aroma di caffè alla vigilia della resa dei conti ***
Nota delle autrici
Nota delle
autrici:
Dato che l'Angolo
di Allen di questa fanfic è strutturato come quello della precedente e ne è la
continuazione, tenderà anche qui ad assumere proporzioni chilometriche (perché i
pg sono tanti e le recensioni per fortuna pure! ♥)
Se per caso non
vi interessasse, potete passare tranquillamente all'inizio del capitolo vero e
proprio. Vi assicuriamo che questo non pregiudicherà la completa comprensione
della storia.
Grazie e buona
lettura!
Lety&Mistral
L'ANGOLO DI
ALLEN
16 Aprile 2010
*Ordine Oscuro -
caffetteria*
In
caffetteria, dopo il clamore suscitato dallo scherzo ordito da Linalee e Kanda
sembra essere finalmente tornata la pace - complici anche gli ottimi manicaretti
di Jerry.
Il
gruppo infatti, disposto in ordine sparso un po’ per tutto il locale, si sta
rifocillando in relativo silenzio, forse perché tutti, in un modo o nell’altro,
con la testa sono ancora a quanto successo poco prima e alle reazioni fino ad un
certo punto imprevedibili che ciò ha suscitato.
Il
generale Klaud e la signorina Fay, dopo aver pianificato nei minimi dettagli una
cerimonia da sogno per i due ragazzi, non vogliono veder sprecata la loro fatica
solo per una questione insignificante come il fatto che il matrimonio fosse
tutto uno scherzo; hanno quindi deciso di ergersi a paladine del vero amore, con
la missione di far convolare a giuste nozze Linalee e Kanda - checché ne pensino
gente come Komui, Bak o chiunque altro. E hanno anche deciso che Miranda,
essendo così legata alla cinesina, dovrà partecipare al progetto (quale sia la
sua opinione in merito è del tutto irrilevante). Si sono sedute un po’ discoste
dagli altri e, di fronte a due enormi tazze di caffè e qualche pasticcino,
stanno studiando le loro prossime mosse.
L'esorcista tedesca, seduta poco distante, le osserva con timore. Ha già capito
cosa vogliono ottenere le altre due donne, ma non sa cosa fare: non è affatto
d'accordo con loro, pensa che se due non si amano non si debbano sposare solo
per il capriccio di gente che non c'entra nulla! Eppure tace, impaurita,
giocherellando nervosamente con la fetta di torta che ha davanti. Chissà cosa
potrebbe succedere se palesasse il suo pensiero!
Linalee è seduta al tavolo vicino al bancone, forchetta e insalata in equilibrio
precario tra le mani. Komui la sta abbracciando stretta per non lasciarla «scappare
di nuovo», sotto lo sguardo truce di Bak che vorrebbe essere al suo posto.
Entrambi i Supervisori hanno scelto il pasticcio di verdure, per cena, ma i due
piatti si stanno già raffreddando.
Scuotendo la testa sconsolato, sempre più convinto di avere a che fare con due
bimbi dell'asilo, Reever taglia in piccoli bocconcini il pasticcio e inizia a
rifocillare a forza i due Supervisori.
Poco più in là Bookman Sr. e Link discutono amabilmente; non fanno cenno a
quanto appena accaduto (e nemmeno al fatto che loro due sono stati gli unici a
non abboccare all’amo), ma la loro conversazione - le commedie degli equivoci
nella storia della letteratura occidentale - implicitamente verte su
quell’argomento.
Seduto allo stesso tavolo, Timothy ascolta interessato, gustandosi il suo
pasticcio di carne: non ne capisce molto di letteratura e nessuno gli ha mai
parlato di gente dai nomi ridicoli come Aristofane o Plauto, però da quel che
sente quei tizi hanno scritto delle cose divertenti… e allora perché tutti si
ostinano a fargli studiare roba noiosa come la matematica?!
Al
tavolo di fronte, Allen, occhi fissi sul vassoio davanti a sé, si sta impegnando
a fondo per demolire un'enorme pigna di mitarashi dango. Ancora un po' e non
respira, tra un boccone e l'altro, ma è l'unico modo che ha per distrarsi dai
pensieri strani che gli sono venuti in mente per lo scherzo di Linalee e del
baKanda.
Lavi e il generale Tiedoll sono seduti di fronte a lui, l'artista che lo osserva
incuriosito cercando di ritrarre quella montagna di dolciumi e il giovane
bookman che mangiucchia svogliato il suo sandwich al prosciutto.
Kanda invece osserva il variegato gruppo dalla sua postazione defilata, seduto a
gambe incrociate sotto la finestra, con Mugen poggiata su una spalla. Tiene gli
occhi semi-chiusi, come se stesse meditando, ma in realtà sta solo cercando di
capire dai discorsi degli altri se deve aspettarsi altre scene madri come quelle
di poco prima del suo maestro o di Komui - quanto mai s’è fatto coinvolgere da
Linalee in quella faccenda!
Quando però sente dei passi avvicinarsi all’ingresso della caffetteria, si fa
attento e rialza lo sguardo, puntandolo sull’uscio. Link nota il suo movimento e
lascia cadere per un attimo la conversazione, attirando l’attenzione di Bookman
con un cenno del capo: nessun’altro pare però essersi accorto del sopraggiungere
di qualcuno.
Quando le porte della sala di spalancano e una voce quieta esclama: “Ah, ecco da
dove veniva quel fracasso che sentivo!”, tutti si voltano verso l’entrata e
nella caffetteria cala il silenzio. Tra tutti quelli che girano per l’Ordine,
lui è uno degli ultimi che (chissà perché) il gruppo si aspettava di veder
comparire.
Marie rimane fermo sulla soglia, guardandosi attorno per cercare di riconoscere
i presenti dal battito del loro cuore. Quelle pulsazioni ritmiche all’apparenza
tutte uguali, per l’alto esorcista presentano invece sottili variazioni che le
differenziano una dall’altra, permettendogli di associarle ad una persona
specifica, nonché di capire molto sullo stato d’animo della persona stessa.
Ed
è in quel modo che Marie si rende conto della disperazione di Komui e Bak e
dell’esaurimento di Reever, cui Linalee offre la solita solidarietà, e coglie le
diverse sfumature preoccupazione di Miranda e Lavi; percepisce anche la calma
divertita di Link e Bookman, quella ingenua di Timothy e Tiedoll (e dal suo
maestro, qualunque cosa sia successa, non poteva aspettarsi altro) e intuisce le
macchinazioni del generale Klaud e della Fay. Ma soprattutto, Marie coglie
l’insofferenza vagamente incerta di Kanda, seduto come sempre discostato dal
gruppo, e la confusione in cui versa Allen.
Sono proprio queste ultime due cose a incuriosire il sensibile esorcista; ed è
per questo che, con la vena di bastardaggine con cui il compagno spadaccino l’ha
forse contagiato negli anni, Marie decide di rivolgersi proprio all’inglese per
chiedere spiegazioni. Lo percepisce e poi lo vede (a fatica a causa della sua
cecità quasi totale) seduto in mezzo ad una montagna di piatti e gli si avvicina
con un sorriso.
“Ciao Allen-kun, come va?”
Allen quasi si spaventa, concentrato com'è, ma subito si riprende.
“Ciao, Marie! Tutto bene, tu?” esclama, mettendo giù l'ennesimo spiedino e
sorridendo cordiale all'altro.
Il
giovane si accomoda di fronte a lui, un’espressione allusiva sul volto. “Io sto
bene, grazie. Anche se non mi sembra di poter dire lo stesso di te… o della
maggioranza dei qui presenti…”
Il
sorriso dell'esorcista dai capelli bianchi vacilla e poi scompare, mentre si
guarda attorno di soppiatto per verificare la situazione... ed effettivamente il
caos in caffetteria è più assurdo del solito.
Sbuffa, tornando a fissare con insistenza il proprio piatto e riprendendo uno
degli spiedini per sbocconcellare di malavoglia l'ultimo dango sul legnetto. Sa
bene che Marie ha un udito eccezionale, quindi pensa bene di riempirsi la bocca
per bene prima di rispondergli: così solo lui capirà il suo borbottio, e Allen
non avrà da preoccuparsi delle reazioni altrui al suo inusuale sconforto.
“Tutta colpa dello scherzetto che ci hanno fatto Linalee e l'idiota” farfuglia
infatti, masticando velocemente.
A
quella rivelazione, Marie inarca le sopracciglia, perplesso: ora ha capito da
cosa dipendono le emozioni che alterano i battiti del cuore di quasi tutti lì
dentro. Non ha dubbi che «l’idiota» menzionato dall’inglese sia Kanda, così come
crede di intuire (dalla disperazione e dalle urla sconnesse di Komui-san e
Bak-san) quale fosse l’oggetto dello scherzo. Quel che non gli quadra però, è la
confusione che percepisce nelle pulsazioni del cuore di Allen.
Puntando il gomito sul tavolo e poggiando il mento sul palmo, Marie decide di
indagare un po’ più a fondo, magari anche rischiando qualcosina. “Oh, quindi la
notizia del matrimonio di Linalee che Miranda ha portato prima in giro per tutto
l’Ordine era uno scherzo?” domanda, con aria indifferente.
Il
più giovane, al ricordare lo scherzetto, quasi strozza con il cibo. Afferrato un
bicchiere d'acqua lo butta giù tutto d'un fiato, per poi quasi romperlo
riappoggiandolo con forza sulla tavola.
“Sì, era uno scherzo” commenta poi, piatto e apparentemente calmo. Dannazione,
non sa nemmeno lui perché se la sta prendendo così tanto per quel pesce
d'aprile... e in effetti non è quello il problema!
“Allora, se è uno scherzo, perché non riesci a calmarti?” replica l’altro,
serafico “E non dire che non è vero, sai che posso sentire il battito del cuore…
e quello non mente” Ok, questo è un colpo basso - Marie ne è consapevole - ma è
davvero curioso di capire.
Allen interrompe la masticazione, riflettendo sulle parole dell'amico.
Impallidisce, poi arrossisce quando finalmente riesce a chiarire almeno a se
stesso la causa del suo stato confusionale. Abbassa il capo, poi si porta le
mani al viso sbuffando.
“Diciamo che me la sono presa... un po' troppo? Oh, accidenti, non mi ci far
pensare per cortesia”, mormora.
Marie ridacchia: colpito e affondato. La curiosità lo spingerebbe ad indagare
più a fondo, ma non se la sente di mettere Allen con le spalle al muro - non se
lo merita proprio.
Sta per dire qualcosa e deviare la conversazione, quando Kanda inaspettatamente
si intromette: “Marie, per una volta che il moyashi dice una cosa sensata dagli
retta” afferma lo spadaccino, la voce vagamente scocciata.
Allen sorride, triste, tenendo lo sguardo basso. Non avrebbe potuto aspettarsi
intervento diverso, dopotutto, no? In fondo, a Kanda non importa un emerito
accidente né di quel che pensa né di quel che prova una mammoletta, no?
Sentendosi interpellato dal compagno, Marie si volta verso di lui ma, prima di
replicare, si prende qualche istante per ascoltare il battito del suo cuore -
non c’è che dire, il giapponese è veramente innervosito da tutta la situazione,
quindi forse è meglio lasciar cadere l’argomento, onde non provocarlo
ulteriormente. Non prima però di aver lanciato un’ultima stoccata… annuisce
all’indirizzo dello spadaccino e poi torna a rivolgersi ad Allen.
”Io posso anche lasciar perdere, ma lo sai che non tutti la pensano così, vero?
E comunque la reazione tua e di Kanda non fa che confermarmi che voi due siete
molto più simili di quel che volete ammettere…”
Punto sul vivo da quell'osservazione l'esorcista maledetto arrossisce di nuovo,
e si alza bruscamente dalla sedia. “Ancora con questa storia? Marie, dai, non è
vero che ci somigliamo, io e quello là!” esclama, quasi facendo cadere la pigna
di dango che Tiedoll sta ancora cercando di ritrarre e che Lavi sta riordinando
in maniera più simmetrica.
Ignorando sia le proteste dell’albino che l’occhiata di fuoco che gli rifila
Kanda, Marie accenna un sorriso. “Ad ogni modo, fossi in voi, mi guarderei dal
generale Klaud e dalla signorina Fay: stanno macchinando qualcosa circa un
matrimonio da sogno…”
“Cosa?!” Allen, sconcertato, si gira lentamente verso il tavolo dove, esattamente
come intuito da Marie, le due donne sono intente a parlottare tra loro mettendo
a punto la loro strategia, sotto gli occhi preoccupati di Miranda e quelli
curiosi di Bookman e Link.
Ad
un certo punto è proprio la segretaria di Komui ad alzarsi in piedi, puntando
gli occhi sulla tedesca; Klaud, un passo dietro a lei, sorride convinta.
“Esorcista Miranda Lotto, venga qui. Ho una missione importante da affidarle per
conto dell’Ordine”
Miranda
si alza in piedi di scatto, sull'attenti, e a passi tremolanti si avvicina. Le
lacrime iniziano a riempirle gli occhi, mentre passando incrocia lo sguardo
incredulo di Allen. Arrivata al tavolo delle due donne con vocina fievole
chiede: “Dica pure, signorina Fay…”
“Miranda Lotto, come avrà potuto capire, io e il generale Klaud siamo molto
contrariate dalla piega che hanno preso gli avvenimenti in seguito alla sfumata
possibilità di vedere Linalee Lee e Yu Kanda uniti in matrimonio”
“Ah... ja...” pigola la tedesca di rimando. Sa esattamente cosa succederà
adesso... e non le piace per niente! Abbassa il capo, pronta al peggio.
“La prospettiva di vedere sua sorella sposata, infatti, rende il supervisore Lee
privo di forze. Il che è positivo perché un supervisore privo di forze è un
supervisore che non può scappare a destra e a manca per tutto l’Ordine al solo
scopo di eludere i suoi doveri, lei capisce?”
“Inoltre, se Linalee Lee si sposasse con Kanda…” interviene Klaud, l’indice
alzato a sottolineare l’ovvietà di quel che sta dicendo “…il generale Tiedoll
sarebbe concentrato solo su questo, lasciando finalmente in pace il giovane
Hearst, che è mio allievo” conclude, lanciando un’occhiata a Timothy e
più in là al collega.
“Ja, ja... aber...” prova ad argomentare lei, invano. L'aura impositiva delle
due donne è troppo schiacciante, e Miranda si guarda attorno in cerca di una via
d'uscita.
Hanno colto tutti la spiegazione: soprattutto Komui e il generale Tiedoll il
quale, al sentir nominare il suo figlioccio più giovane, ha abbassato blocco e
matita per ascoltare meglio.
Il
silenzio improvviso in cui è caduta la caffetteria viene quindi sconvolto dalle
urla di entrambi, che cercano invano di rivendicare i propri «diritti» (di
superiore l'uno, di padre l'altro).
Ma
non è la reazione caotica dei due a mandare in pallone l'esorcista tedesca: il
suo problema principale è la reazione di Lavi, che ora sta aprendo e chiudendo
la bocca peggio di un pesce fuor d'acqua, ma soprattutto il comportamento di
Allen.
L’inglese guarda le tre donne con sguardo perso e triste e Miranda, al vedere
quegli occhi inconsapevolmente disperati, scoppia in lacrime.
“Non ce la faccio! Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace~!” singhiozza,
sconsolata, tornando nel suo angolino per piangere.
Poco più in là, Link e Bookman hanno ascoltato non visti tutta la conversazione;
ed è proprio l’anziano esorcista a commentare per primo, dopo essersi acceso la
pipa e aver dato una profonda tirata. “Le donne sono tremende quando si mettono
in testa di ottenere qualcosa, non conviene ispettore?”
Link annuisce, sul viso un’espressione tra l’incredulo e il perplesso.
“Decisamente… ad ogni modo non avrei mar creduto che Bridget potesse arrivare a
questi estremi - dev’essere davvero dura per lei tenere in riga il supervisore
Lee…”
“Neh Due Nei, però guarda che fratellone Komui è isterico forte, eh!” si
intromette Timothy, in ginocchio sulla panca, i gomiti puntati sul tavolo e il
mento sulle mani, accennando con la testa al supervisore che sta supplicando con
lacrime e strepiti la sorella perché gli prometta che non si
sposerà/fidanzerà/frequenterà/parlerà/starà nella stessa stanza con un qualsiasi
uomo/bambino/giovanotto/ragazzo senza che lui sia presente.
Linalee, dal canto suo, è chiaramente imbarazzata a morte ma non se la sente
proprio di mettere a tacere troppo bruscamente il fratello (già ci è andata
pesante con lo scherzo di prima). Prova quindi a blandirlo con pazienza,
lanciando di tanto in tanto un’occhiata a Kanda, nella speranza che lui le dia
in qualche modo una mano - cosa che ovviamente il giapponese si guarda bene dal
fare.
Anche Reever e Bak provano a fare qualcosa, ma solo il provvidenziale intervento
di Jerry riesce a riportare la calma. Dalla cucina, infatti, il mestolo in
acciaio inox del cuoco piomba roteando prima sulla testa di Komui e poi sulla
testa del generale Tiedoll.
Due «sdeng» in rapida successione, e gli unici suoni che rimangono sono il lieve
singhiozzare di Miranda e il rumore della sedia di Allen, che si alza
improvvisamente, testa bassa e pugni stretti, deciso ad andarsene fuori da
quella gabbia di matti.
Chiudendosi dietro le spalle dell’inglese le porte della caffetteria non hanno
fatto alcun rumore ma, per i presenti, il lieve cigolio dei cardini è più
assordante che mai: è la seconda volta nel giro di un’ora che vedono Allen, di
solito sempre sorridente e positivo, scappar via stravolto e la cosa fa specie
un po’ a tutti. Una decina di paia d’occhi si posano simultaneamente su Linalee,
considerata l’involontaria causa dello sconvolgimento del ragazzo (nessuno
avrebbe mai detto che le volesse bene fino a quel punto! - forse lei e Klaud
possono riconsiderare la scelta del marito della cinese, considera la Fay) e
subito dopo, davanti al rossore di lei, l’attenzione scivola rapida su Bak e
Komui in attesa dell’imminente scenata, per appuntarsi infine su Link, per
spronarlo a fare il suo dovere e andare a recuperare l’esorcista albino.
Dopo un attimo di stasi, il biondo tossicchia imbarazzato e fa per avviarsi
verso la porta, ma la voce di Bookman Sr. lo richiama: “Stia tranquillo
ispettore, c’è già chi si sta occupando della faccenda” asserisce tranquillo
l’anziano esorcista “Piuttosto, nell’attesa vogliamo fare una partita a ma-jong?
Reever-san, generale Tiedoll, volete unirvi a noi? Tanto a quanto vedo gli altri
sono diversamente impegnati…”
Alle parole di Bookman, l’ispettore fa scorrere uno sguardo attorno, notando
che, sì, in effetti loro quattro possono fare ben poco d’altro. Bridget e il
generale Klaud infatti si sono rimesse a discutere tra loro, stavolta senza però
coinvolgere Miranda, la quale ancora singhiozza, consolata da Marie; Linalee e
Timothy stanno cercando, lei con dolcezza e lui a furia di pizzicotti, di
scuotere Lavi dal suo stato di trance.
Bak, che stava punzecchiando con uno dei legnetti il povero Komui ancora svenuto
per il colpo di mestolo, lascia improvvisamente il collega per terra e si
avvicina a Lavi, squadrandolo torvo. Non sopporta che la dolce e meravigliosa
Linalee-chan perda tempo con quel tizio! Le sue paroline dolci dovrebbero essere
rivolte a lui, non al giovane bookman! Decide quindi, ignorando le macchie
pruriginose che gli stanno già spuntando un po' ovunque, di prendersi una
piccola vendetta.
“Aspetta, Linalee-chan, ci penso io a farlo tornare in sé!” esclama, cercando di
sorridere in maniera rassicurante, prima di rifilare uno spettacolare ceffone al
rosso.
Per il colpo il poveretto finisce per cadere dalla sedia, ma almeno lo scopo è
raggiunto. Lavi si rialza da solo, sulle sue gambe, guardandosi attorno confuso
e chiedendosi chi accidenti possa avergli mollato uno sberlone del genere.
Nel frattempo, Allen ha quasi raggiunto la fine del corridoio che collega la
caffetteria alle scale. Dopo essere uscito di corsa ed aver superato la porta di
ingresso si è fermato un attimo, poi si è messo a camminare avanti e indietro
per sfogare la frustrazione e calmarsi un po'. Ora che si è tranquillizzato,
anche se è ancora decisamente confuso, sta semplicemente vagabondando senza
fretta in attesa che i suoi pensieri caotici trovino la loro strada... e che gli
venga in mente da che parte deve andare per tornare in camera sua.
Sta parlottando tra sé e sé, cercando ancora di comprendere appieno la propria
reazione al malefico piano del generale Klaud e della signorina Fay. Quello di
Linalee e di Kanda è stato solo uno scherzo, magari stupido, ma pur sempre uno
scherzo. Gli è già passata, o quasi (i dango fanno miracoli, in fondo). E allora
perché quella «ricaduta» alla frase della segretaria?
Il
ragazzo si porta le mani ai capelli, sconsolato, e scuote la testa. È in quel
momento che lo vede, fermo fuori dalla porta della caffetteria, che lo fissa
appoggiato al muro con le braccia conserte.
Quando Kanda incrocia lo sguardo dell’inglese, un sorriso vagamente derisorio
gli incurva per un attimo le labbra. “No prego, continua pure a farti le pare,
moyashi…” gli dice subito dopo, senza staccarsi nemmeno dalla parete.
Allen abbassa il capo, arrossendo. “Preferisco continuare in camera mia, grazie”
gli risponde, per poi girare sui tacchi e ricominciare a camminare. “Tu torna
pure dentro, non c'è più nulla da vedere, qui”
“Io non sono venuto per vedere qualcosa” replica monocorde Kanda “Ma solo per
riportarti indietro: abbiamo delle recensioni da fare… anche se sembra che se ne
siano dimenticati tutti quanti”
“Abbiamo? Vuoi dire che ti sei deciso a darti da fare pure tu? Incredibile...”
commenta il più piccolo, fermandosi nuovamente. “Comunque per ora non c'è
bisogno che io torni di là, le nuove recensioni non sono arrivate o sbaglio?
Timcanpy non si vede da quando c'è stata la riunione nell'ufficio di Komui-san”
Preso in contropiede dalla risposta dell’inglese, Kanda ci impiega un istante a
ribattere con la sua solita vena caustica. “Non farti strane idee, moyashi: non
ho nessuna intenzione di scrivere alcunché se non strettamente necessario. È il
motivo per cui sto radunando quanta più gente possibile ed è il motivo per cui
tu non vai da nessuna parte, chiaro? Quindi ora torna dentro” conclude secco,
indicando la porta alle sue spalle.
“Quando sarà ora di recensire fammi chiamare via golem, no? È così facil...” la
risposta di Allen viene però interrotta da Timcanpy, che arrivando a tutta
velocità con le nuove recensioni non riesce a frenare in tempo e finisce per
colpire alla testa l'esorcista maledetto. “Ahio!” esclama subito questi,
massaggiandosi la parte dolorante. “Tim, cavolo, ti ci metti pure tu? Ho capito,
va bene, rientriamo...” borbotta poi esasperato, prendendo fra le braccia il
golem e tutti i documenti e incamminandosi verso la caffetteria e cercando di
ignorare lo spadaccino che lo segue, sulle labbra sempre quel sorriso strano,
quasi soddisfatto - e in effetti Kanda è soddisfatto per davvero, anche se
nemmeno lui sa esattamente il motivo. Tutto quel che sa è che lo infastidiva
vedere il moyashi farsi inutili paranoie a seguito di quello stupido scherzo
(anche perché il giapponese non riusciva proprio a vedere il motivo di tanto
clamore). Ora invece, se si concentra sulle recensioni, magari riuscirà a
tornare il solito idiota di sempre… e, chissà perché, è sicuro che la cosa non
può fargli che piacere.
§
Oh, grazie Retsu-chan, oggi di scherzi me ne han già fatti abbastanza! Ci sono
rimasto un pochino male, è vero, ma mi è già passata!
Sono d'accordo con il tuo commento al capitolo, Linalee-chan ha avuto proprio
una bella parte che ha svolto davvero bene. Mi fa piacere che sia come una
sorella per il baKanda, tutti hanno bisogno di qualcuno che stia loro vicino in
fondo... E non volergliene male, lei lo fa sicuramente in buona fede!
Sono contento che il capitolo ti sia piaciuto, e spero che questo ti piaccia
ancora di più!
Un
abbraccio anche da parte delle autrici, che ringraziano voi tutte per
l'appoggio.
Allen
Carissima Retsu,
spero non ti offenderai se rispondo anch’io alla tua recensione, anche se non ti
sto molto simpatica… *imbarazzata*
Ho
chiesto ad Allen-kun di farmi scrivere due righe proprio per assicurarti che non
voglio certo mettermi in mezzo tra loro due, anzi, che resti tra noi ma…
*sottovoce* …anch’io sarei contentissima di vederli assieme! Per me sono
entrambi come fratelli e voglio a tutti e due un bene dell’anima, ma so che il
mio posto non è accanto a nessuno dei due - a prescindere dalla gelosia di
Komui-nii-san… quindi stai tranquilla che io farò tutto quel che posso perché le
cose tra loro si risolvano nel migliore dei modi!
Un
abbraccio,
Linalee
§
Gentile Bloodberry Jam,
come al solito ben ritrovata. Sono lieto di sapere che reputa validi i miei
consigli.
Questa volta sono tornato a recensire con il mio stupido allievo che si è appena
ripreso dallo stato catatonico in cui l’ha precipitato la sua idiozia cronica…
*sospira*
Sono lieto di sapere che ha apprezzato il precedente Angolo di Allen; anche per
me è stato delizioso osservare le reazioni sconclusionate dei presenti, a
maggior ragione per il fatto che io, a differenza degli altri (eccezion fatta
per l’ispettore Link), ero perfettamente consapevole del fatto che fosse tutto
uno scherzo.
Tuttavia le dirò che non biasimo né la giovane Linalee né tantomeno Kanda per
aver architettato una cosa del genere. La fanciulla sopporta una pressione non
indifferente da parte del fratello, benché questi sia indubbiamente mosso da
motivazioni nobili; credo che ogni tanto a tutti faccia bene prendere uno
scossone… e questo vale anche per il mio apprendista idiota e per quel bravo
ragazzo di Walker. Non è d’accordo con me?
Beh, a questo punto direi che posso lasciare carta e penna a Jr. che si occuperà
della risposta alla seconda parte della sua recensione.
Alla prossima.
Cordialmente,
Bookman Sr.
Hola, BBJ, come va? Io insomma, sembra che prendersela con il sottoscritto sia
diventato sport nazionale...
Anche Linalee-chan, con quello scherzo... diciamo che fra tutti e due potevano
evitare, ecco! Non che io ci sia cascato, eh, figuriamoci!
Per quanto riguarda il capitolo è vero, anche se tratta quasi esclusivamente di
Yu è stranamente quanto incredibilmente pieno di ragionamenti e scervellamenti
vari! Roba da non credere! È vero che l'abito non fa il monaco: Yu-chan sembra
sempre un uomo tutto azione e niente cervello, e invece... Mamma mia, che paura
poi in caffetteria! Ho rischiato la vita decine di volte, ma uno spavento del
genere giuro che non l'ho mai avuto.
Come? Sono rimasti soli in camera di Yu? Argh! @_@
*ritorna in catalessi*
*si risveglia momentaneamente*
Che le lettrici yaoiste non si preoccupino, li tengo d'occhio io quei due! Spero
che il capitolo ti piaccia, e sia un ottimo regalo di bentornato dalla tua gita
in Spagna XD
Un
abbraccio!
Lavi
*ritorna definitivamente in catalessi*
§
Liebe Mizukage,
perdonami, non volevo farti piangere! Non riesco a fare proprio nulla di giusto,
come fai ad adorarmi? Comunque ti ringrazio, sappi che le tue parole sono
davvero preziose per me!
Per quanto riguarda la storia è vero, Allen-kun deve riprendersi un pochino e
tornare il solito di sempre... ma è riuscito a far pensare positivo anche me,
quindi non credo avrà problemi, ja?
Ha
tanti amici attorno che vogliono dargli una mano. Ci proverò anch'io, sperando
di non combinare di nuovo un pasticcio!
Ora ti lascio, Marie-kun vuole parlarti di Kanda-kun...
Un
abbraccio,
Miranda
Ehm… buonasera signorina.
Miranda-san mi ha messo in mano la penna, dicendomi di mettere per iscritto le
mie considerazioni su Kanda, però mi ha preso decisamente alla sprovvista.
Cercherò di essere breve, per non annoiarla con le mie riflessioni.
Posso capire il suo sconcerto di fronte alle reazioni brusche di Kanda, ma le
devo chiedere la cortesia di fare lo sforzo di capirlo: immagino sappia che non
ha avuto un’infanzia propriamente tranquilla, il che ha influito non poco sul
suo carattere già ombroso… io ci provo a renderlo un po’ più amichevole, ma è
dura. Anche se sono convinto che Allen-kun avrà miglior fortuna di me… ha
carattere, quel ragazzino, deve solo trovare un pizzico di coraggio. Tuttavia
credo che solo il tempo potrà dirci come andranno le cose…
Saluti.
Noise Marie
§
Ehi Gen, rieccomi!
Allora, sono stato super-bravo e ho fatto tutti i compiti, quindi mi merito il
premio! Gelato alla nutella, slurp! Che strafigata! All’orfanotrofio non la
mangiavo mai la nutella, Emilia diceva che mi avrebbe fatto venire i brufoli… ma
io non sono mica una ragazzina piagnucolosa con i foruncoli!
Comunque lo scherzo del fratellone samurai e di Linalee ha spaccato troppo! Non
ci ho capito niente, ma mi fido di te e non indago… anche perché mi sono
divertito una cifra!
Vabbè, io ci provo anche a fidarmi del generale Klaud, ma al momento lei ha
altro da fare sai…? Non è che mi faresti tu da maestra? *occhioni dolci*
I~h, devo chiudere! C’è qui Tiedoll che insiste per scrivere anche lui… meglio
lasciargli tutto e telare!
Ci
becchiamo al prossimo giro!
Timothy Hearst, 9 anni - esorcista
Carissima Genesis,
vedo che hai fatto amicizia con il mio piccolo Timothy-kun! Non lo trovi tenero
pure tu? Come ha detto ha già fatto tutti i compiti, rendendo ancora più fiero
il suo paparino... diventerà un ottimo esorcista, ne sono sicuro!
Non so se diventare Supervisore abbia come requisito una leggera «follia»,
bisognerebbe controllare le schede di chi li ha preceduti. Vero è che qui di
normale, in effetti, non c'è proprio nessuno *ride*
Per quanto riguarda il giovane Allen-kun, non ti preoccupare. Sotto quel faccino
dolce c'è un'ottima tempra: sono sicuro che saprà cavarsela fino in fondo,
soprattutto se avrà qualche aiuto esterno da chi lo circonda. Lo vedrai già a
partire da questo capitolo, stai tranquilla.
È
normale che tu sia rimasta leggermente delusa, effettivamente la tensione si
taglia con il coltello, ma ti basti sapere che è un'evoluzione necessaria per
arrivare alla fine della nostra storia. E chissà, probabilmente sarà come dici
tu: «come se si sentisse che la tempesta si stia per abbattere ma ancora non è
cominciata, e quando arriverà sarà bella grande e "distruttiva"»… Vedremo.
Tu
intanto facci sapere cosa pensi di questo nuovo capitolo!
Froi Tiedoll
§
Carissima Flowermoon,
mi
fa molto piacere sapere che ha apprezzato anche la mia risposta.
Sarà lieta di sapere che stavolta è qui con me anche Howard, dato che i suoi
doveri di sorveglianza al momento non lo portano lontano. Quanto a me, oggi sono
fortunatamente più tranquilla: come avrà notato, Lee-san è… fuori combattimento,
diciamo *sorriso allusivo*
Sì, convengo proprio con lei che per una volta quel pazzo del supervisore ha
avuto una bella lezione; la signorina Lee è decisamente tosta, non me
l’aspettavo.
Quanto alla possibile ricucitura da lei paventata, Howard si permette di
suggerirle di portare pazienza: la strada per quei due sarà ancora molto
impervia. Dal canto mio, non sapendo esattamente quale sarà lo svolgersi futuro
degli eventi (qui nessuno si sbottona…), le posso solo raccomandare di avere
fiducia.
Bene, per ora la salutiamo, invitandola a scriverci nuovamente per commentare
insieme l’evolversi della situazione.
I
nostri rispetti,
Howard Link
Bridget Fay - Segretaria del Supervisore
§
Buonasera Marian, che piacere risentirti!
Beh, in primo luogo ritengo giusto farti gli auguri di compleanno… ma scordati
che venga a bere con te per festeggiare! E non tentare di convincermi dicendo
che paghi tu, tanto lo so che poi rifili il conto a quel povero disgraziato del
tuo discepolo!
Passando alle cose serie. Ti ringrazio a nome delle autrici per i complimenti,
sai che loro apprezzano sempre molto - e non farti problemi a presentare loro le
tue osservazioni, sai che sono benaccette anche quelle se servono per
migliorare!
E
se credi che quei due siano provati adesso… riparliamone tra un paio di
capitoli, ok?
Questo è quanto per oggi.
Alla prossima, e vedi di non sparire.
Gen. Klaud Nine
§
Carissima Yvaine,
recensisco io perché Komui è ancora svenuto dopo la mestolata di Jerry.
Che dici, me la presti la canoa per la prossima volta che questi due si mettono
a frignare? Ogni volta devo radunare la scientifica per svuotare la caffetteria
a secchiate! In cambio ti lascio più che volentieri il megatrapano del
Supervisore, basta che lo tieni ben lontano da tutti noi, e ti verso dell'altro
caffè.
Ah, ho notato la nuova versione della scheda: devo dirlo, l'aggiunta di quei due
valori nella valutazione complessiva l'ha resa ancora più efficace e valida!
Complimenti!
E
sono contento che Jerry ti piaccia, è un buon amico oltre che un ottimo cuoco...
Ehi, se diventassi la nostra nuova signorina Supervisore potresti vederlo tre
volte al giorno, sai? *w* Pensaci, ti prego!
Un
caro saluto,
Reever
Cara Yvaine,
a
me non è piaciuta affatto la scena della bellissima Lenalee-chan nella camera di
quel ghiacciolo di Kanda. La dolce signorina Lee ha bisogno di un uomo che la
sappia ricoprire di amore, un uomo passionale come il meraviglioso sottoscritto!
Comunque che il capitolo ti sia piaciuto è una cosa positiva, quindi per
stavolta lascio correre.
*mette il naso nella risposta di Reever*
Però scordati il posto di Supervisore della Sede principale. Quello spetta a ME.
Saluti.
Bak Chan - Supervisore della Sede Asia
Quando anche Bak Chan rimette a posto la penna e mette la recensione sua e di
Reever nella pigna con le altre, Timcanpy afferra la risma tra i denti e vola a
gran velocità fuori dalla caffetteria. Il silenzio torna sovrano. Sono tutti
stanchi, e tra un commento e l'altro s'è fatta quasi ora di andare a dormire.
“Credo che saremo costretti a rimandare la riunione a domani” commenta Reever,
guardando perplesso Komui che è ancora svenuto per terra a pancia in giù. Il
mestolo gli luccica ancora accanto, dallo stesso lato del bernoccolo che gli è
spuntato sulla nuca. Non che il resto della truppa sia disposto a stare sveglio
ancora a lungo, eh.
Allen sta tranquillamente finendo una nuova porzione di dango. Visibilmente più
rilassato chiacchiera amabilmente con Lavi, che però è ancora in catalessi:
Reever ha il sospetto che Allen si sia accorto della situazione dell'amico, ma
comprende i motivi che lo spingono a NON svegliarlo. Dopotutto è difficile che
Lavi ascolti, quando gli si parla!
Bak è seduto nell'angolino, depresso per essersi beccato un'occhiataccia da
Linalee per il ceffone a Lavi. Miranda si è addormentata con la testa sul tavolo
dopo il tanto piangere, e ora dorme con un'espressione beata tale che Tiedoll
non resiste e si ritrova a ritrarla sul suo blocco da disegno (anche perché lo
sguardo tenero del suo Ma-kun lì accanto a lei è così dolce!)
Bookman Sr., dal canto suo, sta raccogliendo le tesserine del ma-jong, mentre
Timothy si è ormai addormentato. Il generale Klaud prende in braccio il bambino,
poi si rivolge al resto della truppa: “Bene signori, visto che ormai di riunione
non se ne parla…” e qui lancia un’occhiata esasperata al collega e ai due
supervisori “…porto a letto il piccolo Heast e poi mi ritiro”
“Ottima idea” interloquisce la Fay “Anche perché qui c’è poco altro da fare…”
Alle sue parole, Link annuisce. Kanda invece vorrebbe opporsi, imponendo a tutti
di restare lì dove sono (anche perché poi vuoi mettere lo sbattimento di andarli
a recuperare domattina?), ma i mormorii di approvazione di tutti vanno nel senso
decisamente contrario.
Solo Linalee sembra avere altro per la testa che non l’andarsene a dormire.
“Scusate, prima di andare qualcuno potrebbe aiutarmi a portare Komui-nii-san in
infermeria? Mi sembra strano che non si sia ancora svegliato…”
Ecco, questa è l’occasione che lo spadaccino aspettava! Reprimendo un ghigno, si
alza in piedi con piglio deciso. “Ci veniamo tutti in infermeria, Linalee. E
guai a chi se ne va!”
Anche Allen si alza, ma sorridendo. “Beh, signori, scusate ma questa volta non
posso non dare ragione al baKanda... Link, fammi un favore, dai una mano a Kanda
mentre io aiuto Reever a portare Lavi. E non mi guardate così, so che avete
sonno, ma dopotutto in infermeria ci sono letti a sufficienza per tutti, no?”
Anata ga Koko
ni Iru Riyuu
(La
ragione per cui sei qui)
Aa mune o hatteomoikkiri
Suikomu dakekono
shunkan o
Anata ga imakoko ni
iru riyuu wa kono yuuzora ga shitteru
(Oh, sono così
orgoglioso, dal profondo del cuore,
Di poter
semplicemente vivere questo momento
Questo cielo
conosce la ragione per cui ora sei qui)
Capitolo 9
Chiarimenti,
silenzi e aroma di caffè alla vigilia della resa dei conti
Uscito dalla
caffetteria, corro dritto dritto verso la mia camera, senza rallentare nemmeno
alla vista di volti conosciuti (era Linalee quella dietro l'ingresso?).
Ho la testa più confusa di prima: la reazione assurda di Kanda mi ha lasciato
senza parole
(dov'è finito
il Kanda della terrazza?
[Non può
essere lo stesso che ha rotto la scacchiera!]
dov'è finito
il Kanda del balcone?
[Non può
essere lo stesso che stava attaccando Lavi poco fa!]
Ma è mai
esistito, il Kanda che ricordo?)
e non posso fare
a meno di sentirmi colpevole, dato che sono io la causa di tutto.
Raggiungo la mia
stanza e mi fermo solo dopo essere entrato, aver chiuso rumorosamente la porta
ed essermi appoggiato con la schiena all'uscio, respirando affannosamente per la
corsa. Link interrompe la stesura del suo rapporto per girarsi e lanciarmi
un'occhiata perplessa, poi fa spallucce e torna a concentrarsi sul suo lavoro.
Mi porto una
mano al petto ringraziando mentalmente Bookman per avermi facilitato la fuga
(mi batte il cuore a tremila per l'ansia, odio sentirmi sotto lo sguardo
indagatore di quelli che mi circondano [anche se mi rendo conto che lo fanno
perché sono preoccupati per me]), poi prendo un gran respiro e cerco di
rilassarmi. Chiudo la porta a chiave e mi ributto sul letto.
Ricomincio
(di nuovo) a girarmi e rigirarmi, continuando (di nuovo) a
rimuginare. Non mi aspettavo che Kanda si presentasse in caffetteria,
considerato il rischio di incrociare la sua strada con la mia (ma tanto lui
mi ignora, no? [Io non riesco a fare lo stesso...]). Figuriamoci se mi
aspettavo di vederlo comportarsi in quel modo... Certo, non è mai stato molto
paziente e Lavi quando vuole è capace di far arrabbiare anche la persona più
quieta del mondo, però... sinceramente il suo gesto mi ha spaventato, ecco! È
stato come con quella scacchiera: possibile che stia perdendo il controllo, e
tutto a causa mia? Eppure continua ignorarmi come se nulla fosse (o almeno
così sembra [ma comincio ad avere qualche dubbio])... Non ci sto capendo
nulla!
Ci rinuncio, per
ora non sto ottenendo altro che un mal di testa con i fiocchi. Inizio a
massaggiarmi le tempie, cercando di alleviare la tensione, e penso a qualcosa da
fare per distrarmi un po', ma non mi viene in mente nulla.
Provo a
riaddormentarmi, ma inutilmente. Mi dà fastidio anche l'unico rumore insolito
(ma nemmeno tanto, ormai [mi sto quasi abituando, a questa «convivenza»])
che al momento spezza il silenzio della stanza, quello della penna di Link che
continua imperterrita a riempire fogli su fogli.
Per di più, dopo
un paio di minuti di «pace», anche il mio stomaco decide di ricordarmi che ho
ancora un po' di fame (non ho mangiato granché, in caffetteria).
Va bene, ho
capito, di dormire non se ne parla. Decido quindi di mettermi seduto a gambe
incrociate, e allungando il braccio afferro la scatola dei dango regalo di Lou
Fa-san.
Mentre mi
riempio lo stomaco, mi metto a osservare il mio babysitter personale che, mezzo
stravolto e con i vestiti in disordine, sta continuando a fare il suo lavoro.
Povero Link, anche per lui è stata una missione abbastanza complicata; non
vorrei essere nei suoi panni, ad avere a che fare con le nostre «questioni»...
mah.
Mastico e
mastico, uno spiedino dopo l'altro, lanciando i legnetti nel cestino senza
nemmeno guardare. A quanto pare, però, il rumore delle mie mascelle ha fatto
venire fame anche a lui, perché a un certo punto la penna si ferma e si posa.
Lo vedo
allungare la mano verso un vassoio pieno di paste (toh, non l'avevo nemmeno
notato, in mezzo a quelle pigne di fogli) e prenderne una, iniziando a
mangiarla.
Finita la prima
ne prende una seconda, e al contempo sposta la sedia per mettersi più comodo,
girato di tre quarti verso di me.
Finita anche la
seconda incrocia le braccia e mi fissa. Passa un minuto di silenzio, e poi...
“Walker, io e te
abbiamo un discorso in sospeso...”
...lo sapevo,
non c'è proprio modo di star tranquilli, oggi. E so già che la sua non è una
curiosità esclusivamente professionale (mi sta dando del tu [come è già
successo tutte le rare volte in cui ha deciso di «dimenticarsi» temporaneamente
del suo ruolo]), quindi non me la potrò cavare facilmente limitandomi ad
arrampicarmi sugli specchi.
Sospiro,
mettendo giù lo spiedino che sto finendo, e chino la testa.
“Già...”
Lo sento
iniziare a tamburellare con la mano sulla scrivania, in attesa che io continui
il discorso. Non vorrei ma (me ne rendo conto [in fondo gliel'ho promesso,
no?]) devo.
Sospiro di
nuovo, questa volta appoggiando la schiena al muro e portando la testa
all'indietro. Mentre parlo fisso il soffitto (non voglio che veda [che si
preoccupi]).
“È cominciato
tutto ieri mattina, al nostro arrivo in stazione. Ho ricevuto un messaggio
riservato, allora ho cercato un posto adatto per ascoltarlo con tutta calma...”
“Avevo
immaginato”
“…il bagno della
stazione era deserto, quindi mi ci sono chiuso dentro. Peccato che Kanda sia
venuto a cercarmi e abbia voluto che gli spiegassi cos'era successo”
“Trovo perlomeno
inusuale questo atteggiamento da parte di un tipo come Kanda. Ma che rapporto
c'è in realtà fra voi due? A sentire in giro, lui ti sopporta a malapena”
Non fossimo
nella situazione in cui effettivamente siamo mi scapperebbe da ridere. Non si è
proprio accorto nessuno dei cambiamenti fra noi (il patto che abbiamo stretto
l’altra notte sul balcone stava funzionando, a quanto pare [ma ora non ce ne
sarà più bisogno]).
“Ecco, in
effetti fino a poco tempo fa era così”
Non lo sto
guardando, ma mi immagino la sua espressione sorpresa (nessuno sa [nessuno
potrebbe neanche immaginare]). Con un mormorio interessato mi spinge a
continuare.
“Ultimamente
però le cose sembravano... andare meglio... non dico che siamo diventati
amiconi, questo no, però... sembrava ci fosse perlomeno del rispetto reciproco.
A quanto pare mi sbagliavo”
Se solo potessi
terminerei qui il mio racconto, ma non posso ritrarre la mano ora che ho
lanciato il sasso. Chiudo gli occhi per un istante, un sorriso amaro sul viso,
mentre raccolgo le idee. Link non dice nulla, e quando abbasso un istante lo
sguardo per guardarlo in faccia mi accorgo di non averlo convinto, perché lo
vedo portarsi una mano al mento con fare pensieroso.
“Continua,
Walker”
“Tornando a ieri
mattina... nonostante l'insistenza di Kanda mi sono rifiutato di dare
spiegazioni - in fondo non era il momento adatto, poi ho cercato di minimizzare
ma lui non l'ha presa bene. I toni si sono subito accesi. Presi dall'ira abbiamo
detto entrambi cose che sicuramente non pensiamo, e in quei pochi istanti siamo
riusciti a distruggere tutto quello che eravamo riusciti a costruire. Quando tu
e Miranda-san siete arrivati ai bagni avevamo appena finito di discutere”
Sospiro di nuovo
e mi sento improvvisamente più leggero, come se mi avessero tolto un peso dalle
spalle. Parlarne con qualcuno (finalmente) mi fa capire (ancora di
più) quanto sia assurdo quel è successo in quel bagno.
“Quindi è per
questo che Kanda è uscito dal bagno con quella faccia stravolta... dev'esserci
rimasto parecchio male per com'è andata a finire la vostra discussione”
“Già, ci siamo
rimasti male entrambi. Poi, quando siamo arrivati alla casa della signora
Martin, ho provato ad aggiustare le cose”
“Fammi
indovinare... non hai avuto tanta fortuna, vero?”
“Eh, purtroppo
no. Gli ho chiesto scusa, gli ho spiegato i motivi del mio comportamento... è
stato tutto inutile. Mi ha ascoltato, questo sì, ma mi ha detto chiaro e tondo
che di me non ne vuole più sapere. E io...”
Esito un attimo,
il ricordo dell'angoscia che ancora minaccia di stringermi lo stomaco, e mi
porto le mani davanti agli occhi. Link continua a tacere, permettendomi di
parlare con i miei tempi, senza forzarmi. Poi l'ansia ritorna, nel rivivere
quegli attimi in cui mi sono sentito imprigionato sotto lo sguardo accusatorio
(solo ai miei occhi) di Kanda, e le parole iniziano a uscire come un
fiume in piena.
“Inizialmente ho
cercato di non pensarci, ma non è servito a nulla. Le sue parole continuavano a
girarmi per la testa, e quando Kanda è entrato in casa mi sono fatto prendere
dal panico, accidenti. Mi sono sentito braccato, sotto torchio... l'unica
soluzione che avevo davanti in quel momento era la fuga, e quindi sono corso
fuori. Non ne vado fiero, e mi spiace di essere stato motivo di imbarazzo con la
signora Martin... ma se non altro mi è servito per ragionare in santa pace e
calmarmi un po'…”
Riprendo fiato,
ritrovando la calma. Abbasso le mani, abbandonandole in grembo. Mi sento
stanchissimo.
“Tu ti sarai
anche calmato, ma per Kanda la vostra passeggiatina ha avuto l’effetto
contrario”
Risponde
l’ispettore, ipotizzando sottovoce che forse avrebbe fatto meglio a venire lui a
cercarmi, piuttosto che mandare l'esorcista giapponese.
Eh, ormai quel
che è fatto è fatto, neh Link? Se fossi venuto tu non credo che le cose
sarebbero andate poi meglio... Certo, pensavo che Kanda avesse considerato il
cercarmi come parte della missione. Una parte poco piacevole, magari, ma non
credevo che avrebbe potuto avere effetti particolari su di lui... Mi sbagliavo?
“Mah, eppure
avevo avuto l'impressione di vedere uno spiraglio in tutta la faccenda, quando
mi ha raggiunto per riportarmi indietro. Peccato che, tornati a casa Martin,
abbia ribaltato un’altra volta le carte in tavola, tirando fuori di nuovo la
faccenda di Matera”
“Matera?”
Spalanco tanto
d'occhi davanti alla sua domanda. Ma come, non se ne parla nel mio fascicolo?
Che strano! Vabbè... comunque ripensarci mi riporta un piccolo sorriso, e mi
metto più comodo per perdermi nei ricordi raccontandogli di quella missione.
“Sì, Matera. È
stata la mia prima missione ufficiale. Komui-san aveva mandato me e Kanda a
recuperare un'Innocence in una città abbandonata nel sud Italia. Tra me e lui i
rapporti si erano fatti subito burrascosi... ancora adesso se ci penso mi fa
male la mascella, nel punto dove mi ha tirato quel pugno!”
Qui sorrido, e
la cosa deve lasciare decisamente basito il povero Link che non si trattiene ed
esclama:
“Ha picchiato un
suo compagno?!”
“Cose che
capitano, quando si hanno opinioni completamente divergenti su praticamente
tutto…”
Gli rispondo,
facendo spallucce e continuando a sorridere fra me e me.
“Nell’arco di
qualche giorno abbiamo discusso, mi ha ascoltato, mi ha picchiato, insultato e
preso in giro, mi ha salvato la vita, si è quasi fatto uccidere e io ho dovuto
di conseguenza salvare lui, solo per poi sentirmi ulteriormente insultare!”
“Walker, ma... è
sempre stato così?”
“Sì! E sono
stati davvero dei giorni indimenticabili! E adesso...”
La voce mi si
riduce a un sussurro, non posso farci niente. Poi il mio tono diventa quasi
rabbioso quando continuo.
“...lui vuole
tornare ad allora, ma sta facendo proprio l'unica cosa che allora non aveva
fatto: mi sta ignorando! L'ha detto anche a te, no? «So benissimo qual è il
motivo, e farò in modo di evitarlo in futuro». È colpa mia e del nostro litigio
se ha avuto quella reazione spropositata al cimitero, e l'unico modo per evitare
di ricascarci è evitare la causa di tutto, quindi il sottoscritto”
Mi riporto le
mani al viso, sconsolato.
Sento Link
mangiare la terza pasta del vassoio, poi sbuffare e... ridacchiare? Alzo gli
occhi, perplesso, e lo guardo mentre si pulisce le mani con un tovagliolo. Deve
essersene accorto, perché mentre lo ripone si spiega.
“Potrà sembrarti
pretenzioso da parte mia, Walker, ma credo di aver capito perché Kanda si
comporta così.”
“Eh?”
Come «perché si
comporta così»? Lo fa perché non faccio altro che creargli problemi, no? Perché
sono un ostacolo al comportamento asociale a cui è abituato, no? (Ho capito
bene, no? [O forse non ho capito niente?])
“Vedi, una delle
doti principali che occorre nel mio lavoro è la capacità di osservare e trarre
conclusioni. Secondo me, Kanda si comporta così perché ha paura”
Questa poi...
Eppure Kanda afferma e dimostra sempre di non aver paura di nulla, nemmeno della
morte...
“Paura Kanda? E
di cosa?”
“A quanto ho
letto nelle schede che mi hanno fornito prima di iniziare a lavorare qui, Kanda
ha sempre avuto un'attitudine isolazionista nei confronti di chiunque. Stando
invece a quanto mi hai raccontato tu, verso di te ha un atteggiamento molto più
conciliante. È ovvio però che, date queste premesse, nel momento in cui sorge
una crisi non sappia come affrontarla”
Oddio, forse ci
sono (alla buon'ora)... vuole dire che...
“Ho capito...
quindi il suo è un semplice meccanismo di auto-difesa...”
Assurdo... La
cosa di cui Yu Kanda ha più paura è... Yu Kanda? O meglio, di quella parte di sé
che ancora non conosce e con la quale non ha mai avuto occasione di avere a che
fare?
“Sì, possiamo
dire così”
Appena Link
conferma l'ipotesi, è come se mi cadesse un velo da davanti agli occhi. Mi porto
una mano alla bocca, stupito dall'incredibile semplicità del problema. Quasi mi
viene da piangere quando, ripensando agli ultimi due giorni sotto questo nuovo
punto di vista, finalmente comincia a quadrare tutto.
Link si è girato
dall'altra parte, non so se per discrezione o per far finta di nulla, ma gli
sorrido comunque, grato. Non fosse per lui, sarei ancora depresso a sbrogliare
la matassa tutto da solo! Sempre senza guardarmi continua a parlare per
concludere il ragionamento, riaccendendo la speranza e tracciando l'inizio della
nuova strada che devo (voglio) seguire.
“In sintesi, Yu
Kanda sa fare benissimo quello che a te, Walker, non riesce affatto: mascherare
ciò che prova. Per contro, tu sei perfettamente in grado di fare quello che Yu
Kanda non sa fare: esprimere i tuoi sentimenti e comportarti di conseguenza.
Quindi possiamo dire che entrambi avete qualcosa da imparare l'uno dall'altro”
Dobbiamo venirci
incontro, trovare un punto di arrivo comune. Perché...
“Entrambi gli
atteggiamenti sono troppo estremi per portare solo vantaggi... In pratica
dovremmo lavorare su noi stessi per migliorarci a vicenda”
Link si alza,
dandomi le spalle e mettendosi a riordinare tutta la documentazione.
“Se vuoi la mia
opinione personale, Walker, sistemare le cose tra voi non potrà farvi altro che
bene. Anche perché non voglio essere costretto a compilare un altro rapporto
così pieno di omissis...”
Conclude con
tono allusivo, raccogliendo il fascicolo ora completo e lasciando la mia stanza
senza aggiungere altro.
Lo seguo uscire
e chiudersi la porta alle spalle. Sono più tranquillo, ora che so che forse una
speranza (seppur piccola) ce l'ho ancora.
Basterà per non
mollare, questa volta.
Vengo strappato
al dormiveglia da una comunicazione tramite golem: una voce di donna (chi
cavolo è? [Chiunque sia, meglio di Komui che urla sempre…]) che convoca me,
il moyashi e la tedesca nell’ufficio del Supervisore per fare rapporto sulla
missione di Londra.
Nonostante il
tono decisamente imperativo del messaggio, so bene che in realtà non c’è fretta.
Komui non è mai stato puntuale e non vedo perché oggi dovrebbe essere diverso.
Ad ogni modo non mi va certo di essere l’ultimo ad arrivare, trovandomi così gli
sguardi della gente addosso (non mi è mai piaciuto), quindi mi alzo
subito, stiracchiandomi appena, e mi accosto alla finestra.
Il sole è ormai
sorto (questo vuol dire che devo aver sonnecchiato sul tappeto almeno
un’oretta) ma fuori fa decisamente freddo e il paesaggio è coperto da una
patina di brina. Chiudo i vetri, poi mi avvicino al letto per recuperare la
casacca bianca che prima, rientrando in camera dopo colazione, vi avevo gettato
senza troppa attenzione.
Stringo
rapidamente i due lacci sulla spalla e la cintura in vita, ma la mia attenzione
non è affatto su quei gesti, ormai automatici: piuttosto con la testa sono già
nell’ufficio di Komui. Non ho certo intenzione di chiedere scusa a nessuno per
aver distrutto quella scacchiera (e potenzialmente compromesso la missione),
né di giustificarmi in alcun modo per il mio comportamento, ma di sicuro
l’argomento salterà fuori. So di aver sbagliato e sono pronto a pagarne le
conseguenze, basta che evitino di montare un processo infinito sull’intera
faccenda.
Gli occhi mi
scivolano su Mugen, ancora posata all’angolo della stanza. Ora che ho ritrovato
la calma, mi rendo conto della leggerezza che ho compiuto nel portarmela dietro
in caffetteria (anche se sullo stupido coniglio l’avrei usata volentieri…):
a parte il fatto che quel cretino di Lavi non gli ha tolto gli occhi di dosso un
istante, poi ci si sono messi anche Linalee e il moyashi a preoccuparsi
(probabilmente loro non se ne sono resi conto, ma le ho notate perfettamente le
loro espressioni allarmate quando hanno visto la spada) e sinceramente non
ho voglia di avere gente intorno che mi assilla chiedendomi come sto. È una cosa
che detesto.
Mi infastidisce
tremendamente l’essere costretto a comportarmi in un certo modo in funzione
degli altri e delle loro paranoie, ma tra i due devo ammettere che è il minore
dei mali… quindi Mugen resta qui.
Con uno sbuffo
scocciato colloco la katana sul suo supporto, accanto alla clessidra con il
loto, e scivolo silenziosamente fuori dalla stanza, diretto all’ufficio del
Supervisore.
Mi sto
allacciando gli ultimi bottoni della giacca della divisa quando Timcanpy
comincia a girarmi attorno, per poi posarsi sul comodino e aprire la bocca. Mi
avvicino, incuriosito: a quanto pare c'è un messaggio in arrivo. Pochi istanti
dopo, infatti, una voce di donna ci comunica di presentarci al più presto
nell'ufficio di Komui-san per il rapporto sulla missione di Londra.
Mi gratto la
testa, perplesso. Chissà chi è, non l'ho mai sentita (una voce femminile così
autoritaria me la ricorderei... credo)! Di sicuro è stata appena trasferita
qui da noi... in caso contrario dubito fortemente che sarebbe così convinta di
trovare il Supervisore nel suo ufficio! (a quest’ora, soprattutto! [Sarà
imboscato da qualche parte a dormire, come suo solito…])
Sogghigno
leggermente, dandomi una pettinata ai capelli, poi mi risiedo sul letto. Prima
di raggiungere gli altri ho una piccola missione da compiere: faccio registrare
a Timcanpy un messaggio per Miranda-san e poi lo lascio libero di andare da lei,
mentre io prendo il corridoio opposto. Se non ricordo male, ultimamente
Komui-san ha preso l'abitudine di nascondersi nel magazzino...
Inizio a
percorrere i corridoi a passo svelto (no ho intenzione di perdere troppo
tempo con quel dannato rapporto [ma tanto so già che ci sarà da aspettare...]),
facendo mente locale su quanto ho da dire (perché questa fottutissima
missione è una collezione di stronzate una peggio dell’altra [tipo la crisi di
nervi del moyashi e palle varie…]).
Non che il
recupero dell’Innocence in sé sia stato particolarmente complesso (avrei
preferito che lo fosse, se questo poteva evitare il logoramento psicologico che
invece ho subìto), il problema è tutto quel che è successo prima e dopo… per
quanto la cosa mi infastidisca, sono costretto a riferire dell'episodio della
scacchiera (anche perché da Link salterebbe fuori comunque): non mi fa
certo piacere parlarne,
(è stato un
errore inammissibile da parte mia
[comunque so
che non accadrà più:
ne ho
analizzato le cause
e in futuro
eviterò di ripeterlo,
ma di sicuro
quegli idioti faranno di un sassolino una montagna])
tuttavia meglio
che io dia la mia versione dei fatti senza aspettare che il moyashi e la tedesca
dicano qualche assurdità delle loro nel tentativo di coprirmi.
Scuoto la testa
con uno sbuffo spazientito e mi infilo nell'ampio corridoio che conduce
all'ufficio di Komui.
Supero corridoi
e scendo scale, cercando di non perdermi, e questa volta la fortuna è dalla mia
parte (una volta tanto, eh): dopo una decina di minuti raggiungo la
pesante porta di metallo che nasconde agli occhi del mondo la parte più oscura,
tenebrosa e pericolosa del nostro Quartier Generale.
Il deposito,
dove la Scientifica cataloga e archivia tutte le cose più strane (o meglio,
tutte le stranezze che Komui-san si diverte a inventare), è la fotocopia
esatta di quello che c'era alla vecchia sede. Anche l'aria viziata e la polvere
sembrano essersi trasferite qui assieme alle decine di casse piene di bottiglie,
flaconi e alambicchi vari.
Socchiudo
l'uscio quel tanto che basta per infilarmi all'interno e faccio un paio di passi
in avanti aspettando che i miei occhi si abituino all'oscurità. Non c'è nemmeno
un lume a rischiarare l'atmosfera e muovermi ora vorrebbe dire tirarmi addosso
uno di quegli scatoloni (e dopo l'ultima volta gradirei evitare, grazie
mille!).
Un paio di
minuti dopo riesco a intravedere qualcosa nel buio alla mia destra: un
movimento, leggero.
Mi volto,
chinandomi verso la persona che siede sotto quello che sembra essere un tavolo,
una tazza tra le mani.
Mi accuccio per
terra, le braccia attorno alle ginocchia.
Lui non vuole
essere scoperto, io non voglio che ci sentano parlare.
“Buongiorno,
Komui-san!”
Sussurro, senza
nemmeno provare a guardarlo negli occhi.
Lo sento
soffiare nella tazza di caffè bollente, ed è solo grazie al silenzio assoluto
che c'è nel magazzino che riesco a udire la sua risposta.
“Buongiorno a
te, Allen-kun...”
Si sposta
leggermente, facendomi posto sotto al tavolo. Mentre mi siedo mi scappa quasi da
ridere per la situazione (assurda, con Komui-san però non posso aspettarmi
altro [e va già bene che non ci sia uno dei suoi Komurin in giro...]), ma
non ho tempo da perdere.
Dopo un attimo
lui continua, sorseggiando lentamente il suo caffè.
“... mi state
aspettando per il rapporto, vero? Chiedo perdono, è che la signorina Fay è
decisamente irritante, con la sua mania di organizzarmi le giornate...”
“Sì e no,
Komui-san. Prima della riunione avrei un paio di cose di cui discutere con lei,
al riparo da... ehm... orecchie indiscrete…”
Il mio tono
titubante lo fa girare verso di me, la tazza appoggiata temporaneamente per
terra. Ora ho tutta la sua attenzione.
“Ecco,
innanzitutto volevo ringraziarla per il messaggio di ieri mattina...”
Inizio,
giocherellando nervosamente con i guanti che indosso. Credo voglia dire qualcosa
al proposito, ma lo precedo. Non intendo parlare della scomparsa del maestro,
non ora. Chissà, forse è perché in fondo in fondo non mi preoccupa più di tanto
(non è ancora morto, ne sono quasi sicuro [non so perché ma è così]), o
forse perché ho per le mani un problema più spinoso (più importante) da
risolvere...
“Del contenuto
del messaggio parleremo più avanti. Quello che mi preme ora è spiegarle nel
dettaglio cos'è successo esattamente in quel cimitero, durante la missione di
recupero dell'Innocence...”
“Dimmi pure,
figliolo, ti ascolto...”
Omettendo
qualcosina (soprattutto per quanto riguarda la natura del rapporto tra me e
Kanda... perché Komui-san è sì un amico fidato, ma è anche il nostro
Supervisore, e raccontargli tutto significherebbe metterlo in una situazione
critica [in ogni caso meno persone lo sanno meglio è]) gli racconto a grandi
linee della discussione e della visita a casa Martin. Quando arrivo al punto in
cui Kanda rompe la scacchiera, subito prima dell'attacco degli Akuma, Komui-san
ha già finito la sua tazza di caffè e nella penombra vedo che ha preso a
picchiettarsi l'indice sul mento, pensieroso.
“Uhm...
Allen-kun, sono contento che tu ne abbia voluto parlare con me. Sono d'accordo,
questa storia non deve assolutamente figurare nel rapporto ufficiale. Vorrebbe
solo dire problemi in più, soprattutto per Kanda-kun... come se non ne avessimo
già abbastanza, con Leverrier che continua a girare attorno alla Sede come un
falco pronto a colpire!”
“Perfetto,
allora acqua in bocca! Ho già informato Miranda-san, e di Link non dobbiamo
preoccuparci... Dobbiamo solo sperare che Kanda non faccia colpi di testa!”
Già, perché ho
il sospetto che a Kanda non piacerà, questa storia, no no... beh, non che gli
stia piacendo qualcosa di tutta questa faccenda, eh!
“Oh, non ti
preoccupare. A questo penso io!”
Mi risponde lui,
dandomi una piccola pacca sulla spalla.
Decisamente più
tranquillo mi rialzo, spolverandomi i pantaloni.
“Va bene,
Komui-san. Inizio ad avviarmi verso il suo ufficio, la aspettiamo!”
“Sì sì, io
faccio un salto da Jerry a prendere dell'altro caffè e arrivo... forse...”
Borbotta. Al che
lo saluto con un piccolo inchino e, silenzioso come sono entrato, torno nel
corridoio lasciandolo nel suo adorato nascondiglio.
Pochi istanti,
in cui mi guardo attorno smarrito cercando di ricordare la via d'uscita, e
Timcanpy mi raggiunge subito. Mi svolazza attorno festoso, essendo riuscito a
riferire a Miranda-san il messaggio - lo stesso che ho dato a Komui-san:
silenzio assoluto sulla “questione scacchiera” - e poi mi si posa sul capo.
Ora che ho con
me la mia piccola guida so esattamente da che parte devo andare, e assieme ci
incamminiamo verso l'ufficio, dove gli altri staranno già aspettando.
Il nuovo ufficio
del supervisore è, per ora, ancora piuttosto ordinato (niente a che vedere
con la marea di carta che aveva invaso il vecchio [ma è solo perché Komui non ha
ancora avuto tempo di fare casino in giro]) e decisamente più ampio
dell'altro. Le differenze però si fermano qui perché quando varco la soglia
della stanza la trovo, come sempre, deserta: Komui non si vede (ma questo me
l'aspettavo), né ci sono il moyashi con il suo baby-sitter o la tedesca
(e questo mi lascia leggermente più perplesso).
Con un sospiro
scocciato, mi appoggio al muro a fianco all'ingresso, disponendomi all’attesa e
facendo nel frattempo vagare lo sguardo fuori dall'ampio finestrone, posto
dietro la scrivania, che dà luce all'ambiente.
Per qualche
minuto tutto tace, poi sento la porta aprirsi e mi volto di scatto per poter
identificare il nuovo venuto: è una donna che non ho mai visto, con indosso la
divisa dell'Ordine e in faccia un'espressione severa.
“Beh, vedo che
almeno qualcuno qui dentro ha la buona abitudine della puntualità...”
Sibila con tono
acido appena mi vede. Io non mi muovo né dico una parola, ma lei si sente in
dovere di fornirmi una spiegazione.
“Sono Bridget
Fay, la segretaria di Lee-san. Questa mattina devono presentarsi degli esorcisti
a fare rapporto e come al solito lui non è ancora arrivato...”
“Tsè. E allora
vada a cercarlo”
La zittisco
bruscamente. Non ho nessuna voglia di sorbirmi anche le sue lamentele perché il
suo capo non ha voglia di lavorare.
Come mi
aspettavo, non la prende affatto bene.
“Ma lei
come...!”
Esclama
allibita, prima di lanciarmi un'occhiata di fuoco e sparire, sbattendosi la
porta alle spalle.
Neanche il tempo
di concedermi una smorfia infastidita che nel corridoio sento risuonare la voce
del moyashi che la saluta cortesemente, e un attimo dopo entra nell'ufficio del
supervisore assieme a Miranda.
Bene, appena
Komui si degnerà di comparire potremo risolvere questa stupidissima formalità e
chiudere definitivamente questa maledetta missione.
Io e
Miranda-san, che ho incrociato nel corridoio mentre considerava titubante se
fosse ancora troppo presto o già troppo tardi per la riunione, stiamo per
avvicinarci all'ingresso dell'ufficio di Komui-san quando la porta si apre
facendo uscire quella che, se non ho capito male, è la nuova nemesi del nostro
Supervisore.
La salutiamo
educatamente, ma a quanto pare la signorina Fay ha già un diavolo per capello di
prima mattina... ci guarda a malapena, mentre ci supera furiosa, continuando a
marciare lungo il corridoio.
Scuoto la testa,
perplesso, e faccio un passo avanti per aprire la porta dell'ufficio a
Miranda-san.
Rispondo con un
cenno del capo al buongiorno cortese e un po’ intimidito di Miranda e nel
frattempo lancio un’occhiata anche al moyashi. Anche lui accenna un saluto,
senza parole però - si limita ad abbozzare un sorriso (quasi sperasse che
fossi io a salutarlo per primo [e non ha il coraggio di guardarmi negli occhi]).
Distolgo lo sguardo da lui, tornando a farlo scivolare oltre il vetro, ma con la
coda dell’occhio seguo i movimenti dei due.
Walker si è
adombrato per un attimo in viso di fronte alla mia indifferenza (non che mi
importi), poi ha rimesso su il sorriso e ha fatto cenno alla tedesca di
accomodarsi sul divanetto di fronte alla scrivania. Quando lei si è seduta,
proprio sulla punta del cuscino, visibilmente tesa, lui le si è accostato,
cercando di calmarla (e si è messo in modo da potermi guardare in faccia,
volendo [ma so che non vorrà]).
Distolgo
l’attenzione da loro e fulmino con un’occhiataccia l’orologio che ticchetta
impassibile sul tavolinetto appoggiato alla parete di fronte a me: mezz’ora di
ritardo… come al solito, dannato Komui! (Cazzo, questa missione è veramente
interminabile…)
Sbuffo stizzito.
Se non si presenta entro i prossimi cinque minuti prendo e me ne vado!
Prima che la mia
pazienza possa essere ulteriormente messa alla prova (per ora, in realtà il
difficile viene adesso), inducendomi a mettere in pratica i miei propositi,
sento la porta d’ingresso aprirsi e subito dopo vedo comparire la sagoma di
Komui, preceduta da un intenso aroma di caffè.
Entro
nell'ufficio di Komui-san subito dopo Miranda-san, chiedendomi perché si sia
bloccata appena superata la soglia. La risposta è davanti ai miei occhi: come
previsto Kanda è già lì ad aspettare, entusiasticamente appoggiato alla parete
(e mi chiedo cos'abbia detto per far infuriare a quel modo la signorina Fay
[pensavo la spaventasse, non che la facesse arrabbiare...]).
Appena ci sente
entrare si volta leggermente e risponde al saluto di Miranda-san con un cenno
del capo.
Lei va subito in
pallone, non aspettandosi una reazione del genere, e anch'io ne sono un po’
stupito... capita raramente che Kanda risponda ad un saluto (soprattutto a
quello di esorcisti che considera «deboli» [chissà, forse durante questa
missione non ha cambiato idea solo su di me...])! Sorrido un po' di più a
questa novità, il coraggio che aumenta a ogni passo.
Ho deciso di
comportarmi normalmente, per ora (come prima di quella notte sulla torre, di
quella notte sul balcone, di tutto questo [come vuoi tu, no Kanda?]), quindi
alzo la testa nella sua direzione, fermamente intenzionato a salutarlo
educatamente... ma fallisco su tutta la linea, riuscendo ad abbozzare niente più
di una smorfia che subito svanisce nel nulla. E lui, niente da fare, continua a
ignorarmi.
Cerco di non
farmi sentire, mentre sospiro fra me e me. Meglio concentrarsi su qualcos'altro,
per ora (avrò tutto il tempo che voglio per convincerlo a rivolgermi di nuovo
la parola [e ce la farò, ne sono sicuro!]), allora rimetto su la maschera e
mi preoccupo di accompagnare Miranda-san al divanetto. Poverina, è
incredibilmente nervosa... Un po' per lo strano comportamento di Kanda (anche
se ha visto cose ben più strane, durante questa missione!) ma soprattutto
perché, nonostante abbia già partecipato a decine di missioni e fatto
altrettanti rapporti ai superiori, ogni volta per lei è come se fosse la
prima...
Le sto parlando
sottovoce, tentando di tranquillizzarla, quando la porta d'ingresso si apre
nuovamente.
Berretto sulle
ventitré e tazza di caffè d'ordinanza, Komui-san entra finalmente nel suo
ufficio con Bookman Sr. al seguito. Della signorina Fay non si vede nemmeno
l'ombra... chissà dov'è finita, poveretta.
“Buongiorno a
tutti!”
PREVIEW
Capitolo 10:
Sotto la
neve fughe, riflessioni e incontri
Lo sapevo
benissimo, ne sono stato consapevole dal primo attimo in cui ho architettato
questo piccolo piano (questa pagliacciata, come la chiama lui.. [degna del
pagliaccio che sono, direi]) subito dopo aver parlato con Link... e non mi
importa se pensa che sia sbagliato (non lo è), o che sia un errore (non lo è!).
Io sono convinto
di avere fatto la cosa giusta (per lui [e anche per me]).
[…]
Nel silenzio
assoluto che mi circonda, è più difficile ignorare tutti i pensieri che mi si
affollano confusi in testa, la maggior parte dei quali non li vorrei nemmeno
pensare.
(Dannato
moyashi,perché hai voluto a tutti i costi pararmi il culo con questa storia
della scacchiera [nonostante il modo in cui ti ho trattato]? Non ha senso
cercare di aiutare la gente mettendo a rischio se stessi: è inutile, tanto in
cambio avrai il contrario di quel che hai dato).
IL POST-IT DELLE
AUTRICI
In questo
capitolo non ci sono citazioni particolari, né riferimenti precisi al manga,
quindi sfrutteremo il post-it per fare un’annotazione cui teniamo
particolarmente.
Come avete potuto
notare, dal capitolo scorso i riferimenti al passato di Kanda (e quindi agli
eventi spoilerissimi delle ultime Night uscite in Giappone) hanno cominciato a
farsi numerosi. E da qui alla fine della fic sarà sempre così, o anche peggio…
XD
Ci teniamo però a
sottolineare che questo capitolo è stato composto all’incirca a ottobre 2009
(tenete presente che la fanfic nel suo complesso [15 capitoli per un totale di
132 pagine di Word, Angoli di Allen e post-it vari esclusi] è stata
conclusa il 6 gennaio di quest’anno). È stato quindi scritto sulla base
unicamente di quel che era emerso all’epoca, integrato poi da ragionamenti e
costruzioni mentali nostri, e da allora, per onestà intellettuale, non è stato
più modificato se non in minima parte e non nei concetti fondamentali.
Per adesso il
tutto è ancora congruente con quanto ci sta raccontando la sensei Hoshino, ma se
in futuro non riusciste più ad incastrare la fic nel manga sappiate che è per
questo. Speriamo però che apprezziate lo stesso ^^
Prima di
salutarvi, vogliamo proporvi un piccolo quesito riguardante l’Angolo di Allen.
Come avrete ormai
capito, ci stiamo divertendo a far entrare in scena ad ogni capitolo un pg nuovo
e a trovare sempre un modo nuovo per pestare Lavi (ma lui se le cerca!). Secondo
voi, chi sarà il/la prossimo/a? E da chi e in che modo verrà menato il baka
usagi al prossimo giro? Si accettano scommesse! XD
Per questo
capitolo è tutto! Se avete un qualsiasi dubbio, chiedete pure!
Capitolo 10 *** Sotto la neve fughe, riflessioni e incontri ***
Nota delle autrici
Nota delle
autrici:
Dato che l'Angolo
di Allen di questa fanfic è strutturato come quello della precedente e ne è la
continuazione, tenderà anche qui ad assumere proporzioni chilometriche (perché i
pg sono tanti e le recensioni per fortuna pure! ♥)
Se per caso non
vi interessasse, potete passare tranquillamente all'inizio del capitolo vero e
proprio. Vi assicuriamo che questo non pregiudicherà la completa comprensione
della storia.
Grazie e buona
lettura!
Lety&Mistral
L'ANGOLO DI
ALLEN
01 Maggio 2010
*Ordine Oscuro -
infermeria*
Armeggiando con
il pesante mazzo di chiavi la capo infermiera sta chiudendo le porte
dell'ambulatorio. Non ci sono pazienti da seguire, e può permettersi di
ritirarsi nelle sue stanze in anticipo per rilassarsi un po' leggendo un buon
libro. Sta diventando una piacevole abitudine; e non passa giorno che la donna
non ringrazi il Signore per quel relativo periodo di pace, iniziato il giorno in
cui il signor Crowley è stato dimesso.
Sempre
sorridendo soddisfatta mette via le chiavi nella borsina che porta alla cinta,
poi si gira per incamminarsi verso l'ala riservata al team medico.
Lo spettacolo
che si trova davanti è a dir poco sconcertante.
Nel corridoio si
è assiepato un gruppo di circa quindici persone. Alcuni sembrano svenuti, altri
semplicemente deboli - feriti, forse? - eppure non le risulta nessuna missione
appena terminata, e di sicuro non ci sono stati incidenti all'interno
dell'Ordine...
Passa lo sguardo
da uno all'altro, cercando di valutarne le condizioni, e inizia a preoccuparsi
per davvero quando vede l'espressione angosciata della giovane Linalee.
“Linalee-chan,
tesoro, cos'è successo?”
Alla vista della
capo infermiera, il volto della ragazza si illumina. “Capo infermiera! Oh che
fortuna aver incontrato proprio lei!” esclama, avvicinandosi alla donna “Ho
bisogno di chiederle un favore…” continua poi, sempre concitata ma mantenendo un
tono di voce piuttosto basso e senza smettere di lanciare ripetute occhiate al
gruppo che l’accompagna.
“Certo, ma...
come mai il signor Walker e il signor Reever stanno sorreggendo il giovane
bookman? E che è successo al supervisore Komui? Signor Link, signor Kanda, spero
che abbiate tutti una spiegazione esauriente da darmi, una volta che li avrete
messi sulle brandine! Oh, vedo che c'è anche il piccolo Timothy... gli è tornata
una po' di febbre, generale Klaud? E la signorina Miranda? Signor Marie, non mi
dica che è svenuta di nuovo! Oh cielo!”
La donna
comincia ad esasperarsi e, dicendo mentalmente addio alla serata relax, decide
di riaprire le porte per far accomodare tutto il gruppo in infermeria. “Su, su,
entrate! Non restate in corridoio come delle belle statuine! E tu, ragazza mia,
raccontami tutto dal principio.”
Una volta che il
gruppo si è accampato alla bell’e meglio, dopo aver sistemato i due in stato
catatonico e i due addormentati nei primi letti a disposizione, è la signorina
Fay, in forza della propria posizione di responsabilità (con Komui fuori gioco è
lei a fare le sue veci), a riassumere alla capo infermiera la situazione.
“…in
conclusione, infermiera, le chiedo la cortesia di ospitarci almeno finché non
saremo in grado di tornare ognuno alle proprie incombenze. Questa storia è
durata fin troppo, è ora che Walker e Kanda si occupino da soli di queste
recensioni, senza coinvolgere mezzo Ordine!”
Allen interviene
subito, intercettando e traducendo (con adeguata censura) l'occhiata omicida di
Kanda alle parole della signorina Fay. “Ehm... direi che delle recensioni
potremo parlarne domattina, quando saremo tutti freschi e riposati, ok? Ora
abbiamo cose più urgenti a cui pensare” dice, reprimendo uno sbadiglio e
sedendosi pesantemente sulla prima sedia disponibile.
“È vero”
commenta Reever “Komui non si sveglia, quella mestolata deve avergli fatto
proprio male…”
La signorina Fay
sta per replicare stizzita, ma Link le si avvicina con fare conciliante.
“Bridget, credo che Walker e il signor Reever abbiano ragione. Siamo tutti
stanchi, è stata una giornata parecchio stressante, quindi meglio riposare”
La donna
dapprima sbuffa stizzita ma poi, fatta scivolare un’occhiata circolare sulle
facce stravolte dei presenti (a parte Kanda, imperturbabile come sempre, e
Bookman, ancora in piedi e perfettamente lucido nonostante l’età), si convince
che forse Link non ha tutti i torti. “Va bene, Howard, per oggi finiamola qui.
Ma domattina affronteremo subito la questione…” afferma decisa, prima di
accomodarsi su un letto un po’ discostato e iniziare a togliersi gli orecchini.
Gli altri la
imitano, accomodandosi alla bell'e meglio sui letti e sulle sedie rimanenti.
Bak si appollaia
su una seggiola proprio tra il letto di Komui e quello di Lavi. La bella
Linalee-chan continua a fare la spola tra l'uno e l'altro, cambiando borse del
ghiaccio e panni umidi, e il supervisore della Sede Asia sta fumando di gelosia.
Perché non si è beccato lui quella dannata mestolata? Anche se gli sembra strano
che possa aver fatto un così gran danno alla testa dura di Komui...
Scuotendo la
testa e facendo saettare lo sguardo avanti e indietro, Bak comincia a borbottare
tra sé e sé. Naturalmente il suo comportamento attira l'attenzione della
capoinfermiera, che gli si avvicina guardandolo di sbieco.
Volto arrossato,
occhi lucidi... macchioline strane un po' ovunque... la donna inizia a elencare
mentalmente tutte le malattie che conosce, mettendo a confronto la
sintomatologia riportata sui libri con quella che ha davanti agli occhi in
questo momento.
Nulla. Eppure
non può rischiare che tutti finiscano in quelle condizioni, nel caso si tratti
veramente di un qualcosa di contagioso. Decide quindi di isolare il giovane
biondo dal resto del gruppo, prendendolo per un orecchio e trascinandolo nella
stanzetta lì vicino.
“Ehi! Ferma!
Cosa fa! Mi lasci!” esclama Bak, cercando di opporre resistenza, ma invano.
Anche il debole intervento di Reever, che tenta disperatamente di fuggire dalle
braccia di Morfeo per liberarlo dalla presa della donna, non riesce a salvarlo.
Bak si ritrova chiuso a chiave in una singola, unico modo per restare in
contatto con gli altri la finestrella che dà sulla camerata.
“Si calmi!
Domattina cercheremo di capire cos'ha, intanto si riposi!” sillaba la
capoinfermiera da dietro il vetro, prima di tornare al resto del gruppo.
Bookman Sr., il
cui letto si trova proprio accanto alla porta dietro cui è stato messo in
quarantena l’Asiatico, lo osserva con un sorriso e gli si avvicina; davanti
all’occhiata minacciosa della capoinfermiera, tuttavia, non osa aprire la
finestrella di comunicazione, ma si limita a parlargli attraverso il vetro. “Le
pene d’amore sono davvero pericolose, eh supervisore?” considera divertito,
lanciando un’occhiata di sottecchi anche al suo allievo che proprio in quel
momento si sta svegliando, forse per il fracasso causato da Bak.
Tiratosi seduto
sul letto, Lavi si sta guardando intorno con aria confusa e imbarazzata. Appena
risvegliato dallo stato catatonico si era trovato con Linalee a pochi centimetri
di distanza dal viso. La ragazza, tutta concentrata a cambiargli la pezza umida,
per fortuna non si era accorta del fatto che lui avesse ripreso conoscenza...
per un attimo la sua maschera di osservatore aveva vacillato pericolosamente!
Ora però il ragazzo ha ritrovato la calma e, ridacchiando ogni tanto per il
leggero russare di Allen seduto vicino a lui, segue i movimenti dell'amica
mentre questa cura amorevolmente il bernoccolo del fratello.
Lavi non si
accorge, quindi, quando una figurina silenziosa si avvicina barcollando al suo
letto.
Miranda è in
piedi, le braccia distese davanti a sé e gli occhi chiusi, sonnambula.
La
capoinfermiera la vede con la coda dell'occhio, ma non fa a tempo a impedire la
collisione: camminando dritta dritta verso il letto del giovane Bookman
l'esorcista tedesca gli inciampa addosso, mollandogli una gomitata nello sterno
e facendolo cadere dal letto. Poi come nulla fosse la donna si rialza in piedi,
e sempre dormendo ritorna al suo letto, non prima di avergli graziosamente
camminato sulla schiena e di aver pestato un piede al generale Tiedoll.
Non che Lavi se
ne sia accorto, eh. Dopo il volo ha sbattuto il capo contro il bracciolo della
sedia di Allen, svegliandolo, e quindi è ritornato nel suo caro, sicuro stato
catatonico - con una piccola differenza rispetto a prima: ora si è messo anche a
russare.
Il bailamme
scatenato dal rosso ha attratto l’attenzione dei pochi ancora desti, ma
fortunatamente non ha disturbato i dormienti.
Kanda, seduto a
gambe incrociate sul suo letto, perfettamente sveglio benché immobile come una
statua, ha socchiuso gli occhi e si è concesso un ghigno divertito al vedere lo
stupido coniglio calpestato dalla tedesca, guadagnandosi per questo un’occhiata
di disapprovazione da Linalee.
La ragazza
tuttavia non ha potuto fare di più nemmeno per impedire l’incidente, perché,
appena si è allontanata di più di mezzo metro dal letto del fratello, questi ha
cominciato a lamentarsi nel sonno, quindi la cinesina si è trovata costretta a
rimanere dov’era.
Anche il
generale Tiedoll non si è accorto di nulla: seduto in un angolo, unico punto dal
quale riesce a vedere bene tutta la sua famiglia (Kanda, Marie e anche Timothy,
ovviamente), si era subito addormentato, gli occhiali spessi che gli erano
calati un po' sul naso.
È Marie che,
seguendo il tragitto irregolare di Miranda, nota per primo il maestro
accoccolato malamente sulla sedia, proprio sotto la finestra; l’alto esorcista
sorride e scuote la testa. Non va per niente bene che il generale dorma lì,
visto che ormai non è più giovanissimo.
Con un cenno del
capo, Marie richiama l’attenzione di Kanda, facendogli notare la scena. “Dammi
una mano a spostarlo e a coprirlo, altrimenti domattina ce lo ritroviamo tutto
dolorante…”
“Tsè, gli
starebbe bene…” replica questi, scocciato. Ma poi, sbuffando, si alza dal suo
angolo e va ad aiutare il compagno. Insieme spostano Tiedoll su un letto e
quindi Marie lo copre con un lenzuolo.
Stropicciandosi
gli occhi, Allen fa per dire qualcosa - non capita tutti i giorni di vedere
Kanda che fa qualcosa per qualcuno senza protestare - ma viene subito distratto
da un borbottio sommesso proveniente dal letto dove il generale si sta rigirando
alla ricerca di una posizione comoda. “Mhm... hai fatto i compiti, Timothy-kun?”
farfuglia l'artista, sorridendo beato. Sorridendo a sua volta, Allen risistema
lo svenuto Lavi sulla brandina e si risiede, quindi richiude gli occhi, tornando
a dormire.
Anche Klaud, nel
letto a fianco, viene distratta dal brontolio di Tiedoll. La sua mano indugia un
attimo sulla testa di Lau Shimin che stava cullando perché si addormentasse,
mentre la donna scuote il capo: nemmeno nel sonno Froi riesce a lasciar stare il
suo allievo… ma vedendo come si comporta anche con Kanda e Noise (che bambini
non sono più da un pezzo), forse non c’è da stupirsene più di tanto. Rassegnata,
si accomoda quindi sul cuscino accanto alla scimmietta, e in breve si lascia
andare al sonno.
Dal canto suo
Link, pur apparentemente immerso nella lettura del libro «Le torte della
buonanotte - I dolci ideali prima di dormire», non si è perso nulla di quanto
successo. E deve ammettere che ultimamente il suo lavoro di osservatore si sta
rivelando più divertente di quanto si fosse aspettato. Finché Lavi non continua
a rifilargli soprannomi inqualificabili, deve ammettere che Bookman Sr. ha
ragione quando dice che molto spesso quel gruppo di folli riesce a mettere in
scena siparietti deliziosi…
Reprimendo uno
sbadiglio, il biondo ispettore chiude il libro e spegne l’abat-jour sul
comodino; lancia quindi un’ultima occhiata a due persone in particolare e,
vedendole dormire tranquillamente, decide di fare altrettanto.
Nel giro di una
ventina di minuti si sono addormentati tutti. L'unica ancora sveglia è la
capoinfermiera, che ora si sta guardando attorno scuotendo la testa.
“Roba da matti,
si sono praticamente accampati qui. I letti servono per i malati, non per i
pigri, accidenti! Tutti assieme, poi, alla faccia delle camerate divise! Aah,
per stavolta lascio correre, in fondo sono tutti dei bravi ragazzi, ma la
prossima volta il primo che scambia l'infermeria per l'angolo del pisolino lo
sbatto fuori a pedate!”
La donna
percorre un'ultima volta con lo sguardo l’infermeria, indugiando sulle
espressioni rilassate dei suoi «pazienti», e quindi finalmente torna a
rilassarsi un po', accomodandosi anche lei su una delle sedie vicino
all'ingresso.
Alle prime luci
dell'alba la capoinfermiera si sveglia di soprassalto. Uno strano rumore,
ripetuto più e più volte con insistenza, l'ha strappata al bel sogno che stava
facendo.
“Cos'è?” si
chiede, alzandosi dalla sedia e sgranchendosi le articolazioni intorpidite. Le
basta tirare la tenda per capire: il piccolo golem dorato del signor Walker,
Timcanpy, sta cercando disperatamente di entrare in infermeria.
“Oh! Cosa c'è,
vuoi raggiungere il tuo padroncino?” gli chiede, aprendo i vetri e lasciandolo
passare.
Come un razzo
Timcanpy attraversa l'intera stanza, iniziando a fischiare come impazzito e
girando come una trottola.
Assordato dal
rumore, Allen apre gli occhi stupito.
“Tim? Che
succede? Sono arrivate le nuove recensioni?!”
§ *sbadiglia*
‘giorno Gen, come butta?
Mi sono appena
svegliato, quindi mi sa che la recensione di oggi sarà un po’ meno ganza del
solito… va bene lo stesso, no? L’idea della Nutella mi piace! Non è che gliene
puoi passare un po’ al signor cuoco? *occhioni sbrilluccicosi*
Ah, dimenticavo:
la matematica come la spieghi tu mi piace! Così sì che è una figata… dici che mi
può servire anche per calcolare quanti soldi ho guadagnato quando facevo
diventar matto quell’ispettore che cercava di catturarmi? *ridacchia*
Comunque hai
ragione a dire che Due Nei è simpatico… e ho idea che voglia bene sì a
fratellone pianista! A fratellone samurai non lo so però… si lanciano di quelle
occhiatacce!
Vabbò, scusa ma
me ne torno a dormire… non ti prendi male, no?
Ci becchiamo
alla prossima!
Timothy Hearst,
9 anni - esorcista
Cara Genesis,
ti ringrazio per
i complimenti, e sono contento che anche a te piaccia l'arte! Verrò volentieri
nella tua zona a disegnare, prima o poi, e sarò felice di averti come guida.
Dici che io
debba usare il pugno di ferro per educare Timothy? È che, sai, non credo di
essere molto tagliato come genitore severo e inflessibile... voglio troppo bene
ai miei bambini, anche se a volte mi fanno preoccupare non poco per il loro
comportamento, soprattutto Yu-kun. Mi sa proprio che seguirò il tuo consiglio, e
lascerò Klaud libera di crescerlo... tanto rimarrò sempre il suo adorato papino,
già lo so!
Per quanto
riguarda il capitolo sono contento anch'io che l'ispettore Link stia così vicino
al giovane Allen-kun. Aveva bisogno di una mano amica, avere a che fare con il
mio figliolo a volte è davvero difficile senza qualcuno che ti ricordi che ne
vale la pena!
Spero che il
capitolo ti piaccia, e che tu trovi nuovamente il tempo per recensire
tranquillamente... è davvero un piacere parlare con te!
A presto,
Generale Froi
Tiedoll
§ Cara retsu89,
le autrici
ringraziano, e ti mandano un abbraccio!
Hai proprio
ragione, l'"Angolo di Allen" sta diventando quasi infinito... è che la
demenzialità va di pari passo con l'angst, per una specie di «compensazione
naturale», quindi non si può fare altrimenti! Non che la cosa mi dispiaccia, eh,
finora sono stati molto divertenti (a parte alcune eccezioni... questi ultimi
angoli, per esempio!)
Anche a me fa
piacere che Marie si sia aggiunto a noi, anche se a volte tende anche lui a
essere un po' troppo acuto nelle sue osservazioni. O forse sono io che non
riesco a nascondere quel che penso, non lo so ^_^'' Sicuramente non credo che mi
rivolgerò a uno psicologo, mi basta e avanza l'occasionale aiuto di Link per
fare chiarezza. Non posso parlare anche per conto dei miei colleghi, quindi se
ne conosci uno bravo puoi sempre consigliarcelo, ma ovviamente credo che la
signorina Fay apprezzerebbe di più la vacanza!
Aggiungo alle
tue le mie dimostrazioni di stima per Jerry: oltre a essere un ottimo cuoco è
davvero bravo anche come lanciatore! Ha una mira invidiabile, accidenti! Gli
chiederò come fa... oltre a farmi passare qualche porzione di dango sottobanco
XD
Per quanto
riguarda Kanda che dorme sul tappeto e rischia di prendere freddo... non mi
preoccuperei, fossi in te. Il baKanda è capacissimo di stare al freddo per ore
senza dare segni di insofferenza. E' il freddo che dà segni di insofferenza per
lui!
Link come
fratello maggiore me lo vedo, e mi fa piacere. Sicuramente è più sopportabile di
uno sconosciuto che ti controlla 24 ore su 24 senza interessarsi o interagire
con te, devo ammettere che sono stato fortunato. E poi, su... gli piacciono i
dolci! Sai quante scorpacciate potremo farci, una volta che risolverò questo
pasticcio? Comunque il baka è Kanda, eh.
...
Ok, anch'io ci
metto del mio, ogni tanto, lo ammetto! Ma vedremo di uscirne, in qualche modo,
ci scommetto.
Ah, voto anch'io
per Reever-san come Supervisore! Se non altro quel povero ufficio riuscirà a
tornare pulito...
Ora ti saluto,
ti aspetto al prossimo capitolo!
Un abbraccio
stretto stretto,
Allen
§ Cara Mizukage,
sono contenta
che tu sia riuscita a recensire anche questa volta, e mi riempie di gioia il
fatto che tu mi voglia così bene! *si commuove*
Anche a me
capita di farmi prendere troppo da quello che leggo, sai? Credo sia normale,
comunque, non ti preoccupare... almeno così mi ha detto Linalee-chan, e io mi
fido di lei!
È bello che
Allen-kun abbia trovato qualcuno con cui parlare... è indispensabile,
soprattutto quando ci si trova ad affrontare situazioni difficili come questa.
Continuiamo a
fare il tifo per lui!
Un abbraccio
stretto,
Miranda
Buonasera
Mizukage,
sono lieto di
sapere che non trova noiose le mie considerazioni. Sa, ho sempre questa
preoccupazione, anche perché ho spesso a che fare con Kanda che non è molto
propenso ai discorsi interminabili che piacciono a me, con il generale che si
perde nei suoi disegni e non ascolta (so che è brutto dirlo, ma è così) e prima
con Daisya… un altro che non amava particolarmente le discussioni… *sospira*
Mi permetta però
di stupirmi per l’apprezzamento che dimostra per i modi alquanto rudi (certe
volte) di Kanda… posso sapere cosa ci trovate voi donne in lui?
Aspetto la sua
risposta.
Cordiali saluti,
Noise Marie
§ Gentilissima
Flowermoon,
torno a
scriverle dopo la piacevole parentesi di Bridget. Mi fa piacere che abbia
apprezzato la mia conversazione con Walker… effettivamente sono andato oltre
quello che dovrebbe essere il mio ruolo di osservatore imparziale, ma credo che
in quel momento fosse necessario… *sospira* …cielo, che mestiere difficile!
Rispetto
all’iniziativa di Walker *sorride* ho il sospetto che la cosa creerà un po’ di
scompiglio… la invito a continuare a seguire la storia, poi mi saprà dire.
La saluto
cordialmente.
Howard Link
Carissima
Flowermoon,
non sa quanto mi
fa piacere sapere che anche lei apprezza il piano di matrimonio che avevamo
preparato per la signorina Linalee e per Kanda… peccato che a quanto pare ci
sono dei bastiancontrari… *scuote la testa*
Quanto al suo
suggerimento circa la signorina Miranda e il signor Marie… ne parlerò con il
generale Klaud, ma penso che anche lei approverà! La terremo aggiornata.
Saluti.
Bridget Fay -
Segretaria del Supervisore
§ Buongiorno
carissima Bloodberry Jam,
come sta? Non si
preoccupi se ha ritardato un po’ nel recensire, l’importante è che alla fine la
sua recensione sia arrivata - le autrici l’aspettavano con una certa ansia, sa?
Quanto alla sua
critica al comportamento della segretaria e del generale, posso concordare con
lei, ma le chiedo anche di non essere troppo severa con le due signore: sa,
erano molto emozionate per l’evento (qui nell’Ordine non capita tutti i giorni
di vedere un matrimonio, per quanto finto) e scoprire che non se ne sarebbe
fatto più nulla le ha schockate… *ride*
Poi vedo che
anche lei ha notato che finalmente Kanda sembra aver accettato l’idea che Walker
non gli sia così indifferente come vuol far credere… vedremo cosa ne verrà
fuori, ma almeno un piccolissimo passo è stato fatto, no?
Quanto alla
firma del piccolo Timothy… personalmente non conosco questo Onizuka, ma
l’autrice Mistral mi conferma che effettivamente richiama la tipica
presentazione del summenzionato signore… lei che lo conosce, dice che si
somigliano anche in altri aspetti?
Mi faccia sapere
perché la cosa mi incuriosisce.
Alla prossima.
Saluti,
Bookman Sr.
Yo, BBJ!
Massì, va che
non ci sono mica cascato come un pesce lesso, neh! E non ridere! *suo malgrado
arrossisce*
Wow, avete
camminato parecchio! Ora capisci un po' di più noi esorcisti, che veniamo
mandati in giro per il mondo? XD
Sono contento
che il capitolo ti sia piaciuto e ti abbia messa di buon umore, e concordo col
tuo pensiero sulla «nota Yullen» ;)
(Eggià, il
ragazzo ha i suoi interessi da difendere u_u ndLety)
Oh, e anche io
penso che Due Nei sia una brava persona, dopotutto... in caso contrario non
credo gli avrei dato un soprannome! È un bravo osservatore, davvero. Ancora un
po' e potrebbe diventare un bookman pure lui, non fosse già nei Corvi...
Spero che
Allen-chan si riprenda del tutto, accidenti. Purtroppo non potrò assistere al
briefing come previsto, perchè il vecchio Panda mi ha rifilato una ricerca da
fare... vorrà dire che terrò le dita incrociate per lui, come immagino farete
tutte!
See
you next time!
Lavi
§
Cara Yvaine,
piace il
megatrapano? Posso procurarti un'intera armer... ehm, officina, se mi dai una
mano con il lavoro! In fondo non c'è bisogno che tu diventi ufficialmente il mio
sostituto, non ti preoccupare.
*sorseggia anche
lui un po' di caffè*
Komui Lee -
Supervisore
Carissima
Yvaine,
e Prussia chi
sarebbe? Un Supervisore geniale come me? Sicuramente è meno intelligente del
sottoscritto!
Per quanto
riguarda il conquistare la dolcissima Linalee-chan...
*spuntano le
macchie*
…appena la
capoinfermiera mi lascia respirare un po' ti andrebbe di darmi qualche
consiglio?
Bak Chan -
Supervisore della Sede Asia
Tesoro,
dagli pure dei
consigli, ma innanzitutto ricordagli di farsi vedere da uno specialista. Quelle
macchie mi sembrano sintomi sospetti, sarebbe meglio consultare un dermatologo!
Grazie mille!
Un caro saluto
*firma
illeggibile, come ogni buon medico che si rispetti* - Capoinfermiera dell'Ordine
Oscuro
Cara Yvaine,
sì, il tuo
titolo sicuramente ci avrebbe azzeccato parecchio!
Per il
matrimonio ti consiglio Jerry, credo proprio che Link sia… ehm... mezzo
impegnato *lancia un'occhiata alla signorina Fay*. Beh, molte ti invidierebbero,
fidati!
È vero, Link ha
capito tutto! Vero è che, al solito, gli unici due che non hanno capito niente
sono proprio Allen-kun e Kanda-kun... Boh, chi li capisce è bravo!
Grazie ancora
per la tua utilissima scheda!
Un abbraccio,
Reever
§ Sì, Marian,
sei ancora in tempo…
Non lo perdi mai
il vizio di far perdere le tue tracce e arrivare all’ultimo momento, eh?
Comunque non
dare suggerimenti all’ispettore Link, che quel ragazzo sa fare più che bene il
suo lavoro!
E non fare certe
illazioni sul tuo allievo! Che vorrei proprio capire cosa gli hai insegnato in
tutti gli anni che te lo sei portato in giro per il mondo… oh cielo, sei
inqualificabile! *scuote la testa*
Beh, per ora ti
saluto, porta pazienza ancora un momento che adesso le autrici pubblicano il
prossimo capitolo.
Saluti,
gen. Klaud Nine
Buonasera
generale Cross,
è un vero
piacere risentirla e avere l’onore di rispondere alla sua missiva *arrossisce*
Comprendo
pienamente la sua inquietudine riguardo all’andamento della storia… le confesso
che sono molto preoccupata anch’io, Allen-kun e Kanda-kun mi sembrano più
distanti che mai ultimamente! Ma sono fiduciosa che in qualche modo si
risistemerà tutto.
Cordiali saluti,
Linalee Lee
Mentre il gruppo
recensisce, la capoinfermiera controlla le condizioni dei «malati»: sia Komui
che Lavi si sono ripresi, per fortuna.
Bak viene
liberato dalla sua prigione, anche perché la distanza forzata dalla dolce
Linalee ha permesso alle macchie pruriginose di sparire nel nulla.
“Bene, ora che
siete tutti svegli e avete fatto quello che dovevate fare, che ne dite di
lasciare liberi quei letti?” commenta la capoinfermiera appena Allen termina di
raccogliere gli scritti. “Per fortuna non servono, grazie al cielo, ma vi
rammento che questo non è né un albergo né un centro ricreativo! Su, su,
filate!”continua, aprendo le porte di ingresso e invitando il gruppo ad uscire
con sguardo truce e pugni stretti sui fianchi.
Mentre Tiedoll,
con gran stizza di alcuni in particolare (leggasi Kanda e Klaud), rimette tutti
in fila per due per ricondurli in caffetteria a fare colazione, Linalee si sente
in dovere di presentare i necessari ringraziamenti all’infermiera per la sua
disponibilità. Affinché il tutto abbia più valore, però, crede sia meglio che a
parlare a nome del gruppo siano coloro che al suo interno hanno più importanza
gerarchica (l’infermiera è sempre stata molto sensibile su questo punto: quante
volte l’ha sentita dire che i capi non muovono mai un dito quando si tratta di
parlare con chi non ha titoli pari al loro?). La sua attenzione si punta quindi
su Komui-nii-san, al momento impegnato a battibeccare con Bak-san, e poi sulla
signorina Fay. La segretaria è però assorta in una conversazione con l’ispettore
Link… e quei due sono troppo carini per interromperli! ♥ Linalee perciò decide
che sarà il supervisore della Sede Asia ad affiancare suo fratello nella
«missione ringraziamenti».
Con un largo
sorriso, la cinesina si avvicina quindi ai due.
E, com'è vero
che il sole sorge a est e tramonta a ovest, sulla faccia del povero Bak Chan le
macchie, implacabili e traditrici, tornano più rosse che mai...
“Fermo!” è
l'urlo della capoinfermiera mentre si avvicina con la rapidità di un falco al
supervisore della Sede Asia. Bak resta pietrificato quando si vede per la
seconda volta quasi sollevato di peso e osservato per bene alla luce del sole
che illumina il corridoio. “Dove crede di andare, con un eritema del genere? Le
proibisco assolutamente di allontanarsi da me, devo tenere d'occhio il
progredire di questo strano fenomeno! Anzi, ha bisogno di me più lei che queste
quattro mura: vengo con voi!”
Vedendo
l’infermiera braccare Bak, Kanda ghigna neanche troppo sotto i baffi - un altro
recensore aggregato al gruppo.
Marie, che tiene
in braccio il piccolo Timothy, riaddormentatosi dopo aver scritto la sua
recensione, lo nota e scuote la testa, divertito: “Ma non ti bastano proprio mai
i recensori, eh Kanda?”
“Per quanti
siano, c’è gente che continua comunque a cercare di farmi scrivere… sai che è
una cosa che odio!”
“Se tu non la
odiassi non sarebbe così divertente cercare di convincerti, baKanda!” si
intromette Allen, sorridendo candido.
Lavi ridacchia,
sfregandosi inconsciamente il bernoccolo che si è procurato cadendo dal letto.
Gli fa un male cane, accidenti, ma non può certo lamentarsi con il colpevole!
Anche perché Miranda gli si è appena avvicinata, con aria preoccupata.
“Lavi-kun, ti fa tanto male? Se vuoi posso... sai, la mia Innocence...”
“Nah, non ti
preoccupare Miranda-san! Passerà, e intanto lo userò come scusa con il vecchio
Panda per lavorare un po' meno!”
“Visto che sei
ancora in grado di dire sciocchezze, credo che tu possa anche lavorare, stupido
allievo…” replica immediatamente Bookman Sr., tirando a Lavi il solito
scappellotto per la mancanza di rispetto “…prendi esempio dai ragazzi della
Sezione Scientifica!” aggiunge poi, notando Reever che, camice stropicciato e
mani nei capelli, bello arzillo dopo la prima nottata di sonno da mesi, sta già
facendo il conto del tempo perso, delle riunioni saltate e delle scartoffie
arretrate che sicuramente si stanno accumulando nell'ufficio di Komui. Ah, dopo
aver dormito otto ore filate sarebbe contento anche di tornare alla tanto amata
routine!
Il gruppo si
mette quindi in moto, l'idea di poter godere dell'ottima cucina di Jerry che dà
brio anche al più pigro di loro.
Inutile dire chi
stia camminando più veloce degli altri...
“Potreste
aumentare il passo, per cortesia? Sto morendo di fame!”
Anata ga Koko
ni Iru Riyuu
(La
ragione per cui sei qui)
Capitolo 10
Sotto la neve
fughe, riflessioni e incontri
“Buongiorno a
tutti!”
Il saluto
entusiasta di Komui irrompe dannatamente stonato nel silenzio dell’ufficio
(accidenti a lui! Se fosse tanto puntuale quanto è pimpante avremmo molti meno
problemi), mentre il Supervisore si avvicina pigramente alla scrivania.
Noto l’ombra
taciturna di Bookman Sr. entrare alle sue spalle. Come sempre quando si presenta
in veste ufficiale, il vecchio non saluta nessuno, ma si limita a fermarsi sulla
soglia, in attesa di registrare ogni sillaba di quanto verrà detto in questa
stanza. Gli riservo solo un’occhiata distratta e poi mi accosto rapidamente al
tavolo, braccia conserte ed espressione spazientita.
“Vediamo di
sbrigarci con queste stupide formalità…”
“Oh, Kanda-kun,
come siamo loquaci quest’oggi!”
Non capisco... è
lo stress da lavoro (quale lavoro?) o il troppo caffè? Komui-san sta
consapevolmente giocando con il fuoco! Accidenti, dovrebbe aver capito che Kanda
non è stupido, anzi! Se lo prendi in giro se ne accorge subito (se ne è
accorto subito [è l'unico che se ne è accorto...]) e le conseguenze non sono
mai piacevoli!
Cerco di non
sudare freddo mentre vedo il Supervisore bere ancora un paio di sorsi di caffè,
continuando a sorridere a Kanda da dietro l'orlo della tazza. Scambio un paio di
occhiate nervose con Miranda-san, che dall'espressione sembra condividere
appieno i miei timori.
Anche Bookman,
nonostante all'apparenza sia completamente imperturbabile, si è accorto che la
tensione nella stanza sta crescendo.
Davanti
all’ironia assolutamente fuori luogo di Komui, stringo i denti per non
insultarlo come si meriterebbe (è pur sempre un superiore e mi sono già
fottuto abbastanza da solo con la storia della scacchiera).
Sbuffo scocciato
e faccio un passo indietro, aspettando che sia lui, come consuetudine, a dettare
i tempi della conversazione, chiedendo ad ognuno di noi di fare il suo rapporto
su quanto accaduto.
“Molto bene, dò
ufficialmente inizio al briefing relativo all'ultima missione di recupero... che
ha avuto esito positivo, a quanto ho visto! Raccontatemi tutto, per filo e per
segno”
Lo dice con aria
gioviale, facendo scorrere lo sguardo da me a Miranda (che ancora un po’ e
cade dal divano, talmente è tesa) e infine al moyashi, in piedi accanto a
lei, ma senza soffermarsi su nessuno. Dannato uomo, vuoi dirci esplicitamente
chi deve parlare?! Alla fine punta gli occhi su Walker e, con un sorriso, gli dà
la parola.
“Vuoi cominciare
tu, Allen-kun?”
Rispondo al
sorriso (e all'occhiata di intesa che Komui-san mi lancia di sottecchi) e
faccio un passo in avanti verso la scrivania, portandomi a fianco di Kanda, ma
senza ostacolare la visuale a Miranda-san.
“Sissignore! Io,
Kanda, Miranda-san, l’ispettore Link e una squadra di finder ci siamo recati a
Londra, presso il cimitero di Bunhill, per recuperare l'Innocence contenuta in
un anello antico. L'anello era custodito dal fantasma del fratello della signora
Martin, un'anziana signora del luogo. Il fantasma del signor Martin infestava da
tempo il cimitero, in attesa di sfidare a scacchi qualcuno che lo battesse e si
aggiudicasse l'anello”
E infatti
pensavamo fosse un gioco da ragazzi... illusi!
“La signora
Martin ci ha accompagnati, consentendoci di utilizzare la sua scacchiera. Giunti
al cimitero abbiamo parlato con il fantasma, del quale vedevamo solo le mani,
grazie all'indispensabile aiuto di Miranda-san che ha tradotto per noi i gesti
utilizzati dal fu signor Martin”
“Ah?
Oh, Allen-kun! Aber… Aber Ich habe nichts gemacht! Ich...”
Mi giro verso di
lei, sorridendole, e vedo che è arrossita. Non è abituata ai complimenti, ma
questa volta se li merita: senza Miranda-san dubito saremmo riusciti a cavare un
ragno dal buco...
Torno a guardare
Komui-san negli occhi, prima di ricominciare il mio resoconto.
“Subito abbiamo
iniziato la partita: per primo ha giocato Kanda, ma purtroppo il signor Martin
si è rivelato più bravo di quanto prevedessimo”
Il che non ha
dato per niente fastidio a Kanda... è stata quella dannata filastrocca a
rovinare tutto (e la sua già quasi inesistente pazienza si è dissolta
nell'aria…)
“Dopo di lui ho
iniziato a giocare io, ma nel frattempo siamo stati attaccati da un gruppo di
Akuma di livello 2. Mentre Miranda-san proteggeva con la sua Innocence la
signora Martin e il campo di gioco, Link mi ha sostituito alla scacchiera e io
ho raggiunto Kanda in battaglia”
Ricevendo in
cambio solo parolacce e indifferenza (ma non l'ho voluto aiutare solo per
ottenere un ringraziamento da parte sua)
“Sventato il
pericolo e vinta la partita a scacchi abbiamo recuperato l'Innocence e abbiamo
fatto ritorno all'Ordine. Tutto qui”
Quello che posso
raccontare ufficialmente, almeno. (Vero è che ai piani alti il resto non
interesserebbe nemmeno. A loro interessano i pezzi di Innocence, non le
disavventure degli strumenti utilizzati per recuperarli... [Ma perché dare loro
un'arma in più per conoscerci, e quindi sfruttarci meglio?]).
Finalmente
riprendo fiato, facendo un passo indietro e rilassandomi impercettibilmente. Ho
sempre odiato i briefing post-missione, anche se è Komui-san a dirigerli.
Ascolto il
moyashi raccontare della missione con aria rilassata, come se si fosse trattato
di un'allegra scampagnata tra amici. Certo che se l'è preparato proprio bene il
discorsetto...
Ma ciò che più
di tutto mi urta i nervi nel suo resoconto non è il tono leggero che ha usato e
non è nemmeno lo stupido imbarazzo della tedesca quando gli viene riconosciuta
la sua parte di merito (anche se avrei fatto volentieri a meno di sentirmi
ripetere quella maledetta filastrocca! [Mi sale ancora un nervoso incredibile a
pensarci!]).
No, quel che mi
fa incazzare è la nonchalance con cui quell'idiota di Walker ha deliberatamente
omesso di riferire che ho spaccato in due quella dannata scacchiera... perché
diamine non si fa gli affari suoi, invece di coprirmi?! Da Miranda potevo
aspettarmelo che non ne parlasse, ma non da lui! Il paladino dell'onestà e della
sincerità (quello che mette gli altri [me] e il loro [mio] bene prima di
tutto...) che mente in un rapporto ufficiale pur sapendo che la cosa gli
creerà casini (perché non ci credo che quel Link starà zitto [ma gli importa
davvero più di me che delle conseguenze?])... è veramente un idiota!
Visto quanto è
cretino il moyashi, me la sbrigherò da solo...
Quando Walker
tace, osservo con aria truce il sorriso soddisfatto di Komui e mi aspetto che
faccia proseguire con i resoconti (non è mai successo che facesse parlare
solo uno degli esorcisti coinvolti [proprio per evitare queste situazioni]).
“Bene, bene...
sei stato molto esauriente Allen-kun!”
“Non del tutto”
La mia frase
secca (e assolutamente inaspettata [quando mai Yu Kanda ha parlato
spontaneamente durante un briefing?]) mi attrae gli sguardi di tutti e tre.
Ignorando apertamente il moyashi e la tedesca (e quel vago allarme che leggo
sui loro visi [allora si sono messi d'accordo per tacere!]), punto gli occhi
su Komui. Non aspetto che sia lui a darmi la parola, ma continuo il mio
discorso.
“Nel racconto è
stato omesso un particolare rispetto...”
Mi giro verso
Kanda, fissandolo sbigottito... ma santo cielo, è impazzito per caso?! Certo, da
una parte apprezzo la sua sincerità (anche se non immaginavo fosse così ligio
al regolamento dell'Ordine [Ordine che peraltro odia, o quasi]), però...
capirei se avessi mentito spudoratamente! Alla fine mi sono solo limitato a
tralasciare un piccolo particolare che, diciamola tutta, non è nemmeno
pertinente alla missione stessa! Si può sapere dove sta il problema?!
Sento
Miranda-san trattenere il respiro, attendendo che Kanda sganci la bomba e rovini
tutto il nostro piccolo piano, quando Komui-san lo interrompe nel bel mezzo
della frase, appoggiando sulla scrivania la tazza di caffè dalla quale stava
bevendo e alzandosi in piedi con aria perplessa.
Mentre il
supervisore raggiunge la cartina appesa sulla parete opposta della stanza tutti
tacciono, in attesa che chieda ulteriori spiegazioni sulla faccenda; ma quando
lo vedo armeggiare con i thermos disposti sulla mensola tiro un sospiro di
sollievo.
Lo seguiamo con
lo sguardo mentre apre, uno dopo l'altro, i tre contenitori teoricamente pieni
del suo adorato caffè. La sua espressione perplessa si fa sempre più agitata e
frenetica un thermos dopo l'altro. Cerco di non ridere immaginando l'assurda
scenetta che sta mettendo in piedi per chiudere qui questo dannato briefing, e
mi avvicino ancora di più a Miranda-san. Lei si gira verso di me, nervosa, ma
vedendo la mia smorfia divertita si tranquillizza. Le lancio un'occhiata di
intesa, prima di portarmi le mani alle orecchie: nei prossimi dieci secondi si
scatenerà il delirio, ci posso scommettere.
E infatti...
“A~h! Ho finito
il mio caffè~! Lenalee~, dove sei~?!”
L'urlo
riecheggia improvviso nei corridoi e in pochi decimi di secondo Komui-san è già
corso disperatamente fuori dall'ufficio alla ricerca della sorella.
L’assurda uscita
di scena di quell’idiota di Komui mi fa infuriare al punto di rendermi
impossibile una qualsiasi reazione. Lo vedo correre fuori come un forsennato e
sento la sua voce altissima e stridula che rimbomba nei corridoi, perdendosi
alla distanza.
“…’fanculo!”
L’imprecazione
mi esce spontanea dalle labbra, accompagnata da un pugno violento sulla
scrivania, che fa ribaltare quella maledetta tazza, spargendo sui fogli il poco
caffè che ancora conteneva.
La tedesca
sussulta spaventata, stringendosi nelle spalle e portando le mani al petto,
mentre Walker continua a darmi la schiena facendo finta di seguire la fuga
disperata di quel cretino del supervisore (anche se ormai Komui sarà già
sparito da un pezzo dalla sua visuale).
Lo fulmino con
lo sguardo e lui si volta lentamente, in viso un’espressione che non mi sforzo
nemmeno di interpretare (perché so già che la cosa mi farebbe solo incazzare
di più)
“Moyashi, giuro
che se scopro che dietro questa pagliacciata c’è il tuo zampino, stavolta sei
morto”
Lo dico a bassa
voce, con il tono forse più gelidamente furioso che io abbia mai usato. E non è
una boutade detta sull’onda del momento. Se ha mentito per proteggermi ed è
arrivato al punto di accordarsi con Komui per insabbiare tutta la faccenda
(perché continua a sacrificarsi per me?),è la volta buona che lo
uccido davvero: non ammetto intromissioni del genere nelle mie questioni
personali (dovrei provare solo fastidio e invece… [non riesco a definire cosa
sento])
Non sono così
cretino da credere (come evidentemente invece fanno lui e Komui) che Link
abbia taciuto la cosa al suo superiore, quindi è inutile cercare di nascondersi
dietro un dito. E soprattutto non tollero che tutto questo si faccia a mia
insaputa. Maledizione, è ovvio che anch’io vorrei trovare il modo di uscirne
pulito, ma è impossibile riuscirci dovendo contare sulla connivenza di gente a
cui stai apertamente sulle palle…
Lo sguardo mi
scivola su Bookman, ancora fermo a fianco alla porta. Devo calmarmi.
Contraggo la
mascella per ricacciare indietro tutta la rabbia (e quelle sensazioni a cui
non so dare un nome) poi, senza aggiungere altro, scivolo fuori dalla
stanza.
Dopo aver
seguito la piccola fuga di Komui-san, prendo un profondo respiro e mi giro verso
Kanda. L'ultima cosa che devo fare ora è scoppiare a ridere, accidenti (anche
se ne avrei una voglia incredibile [a volte mi chiedo dove il Supervisore trovi
idee così assurde!]).
Metto su la mia
migliore faccia da poker e incasso senza colpo ferire la sua nemmeno troppo
velata minaccia. Non rispondo nulla, limitandomi a guardarlo in viso, non
ammettendo né negando. So già che è convinto di quel che dice (Kanda non
parla mai per niente, e riesce sempre a dirti quel che pensa con il minor numero
possibile di parole [peccato che non sia quasi mai qualcosa di piacevole...]).
Ma, andiamo...
credeva veramente che non mi aspettassi che l'avrebbe capito? Lo sapevo
benissimo, ne sono stato consapevole fin dal primo attimo in cui ho architettato
questo piccolo piano (questa pagliacciata, come la chiama lui… [degna del
pagliaccio che sono, direi]), subito dopo aver parlato con Link. E non mi
importa se pensa che sia sbagliato (non lo è), o che sia un errore
(non lo è!).
Io sono convinto
di avere fatto la cosa giusta (per lui [e anche per me]).
Lo seguo uscire
dalla stanza, gli occhi catturati dal lieve dondolio dei suoi capelli, ora
acconciati in una treccia. Inclino il capo, perplesso. È strano vedere Kanda
senza la solita coda alta
(Ho avuto il
privilegio
di vederlo
con i capelli sciolti
[con la
maschera abbassata].
Quel
privilegio l'ho perso
[per ora]
eppure a
qualcuno
è ancora
permesso
[io potrò
riaverlo?]
Chissà chi è
questa persona…
[cos'è,
gelosia?])
ed è la prima
volta che lo vedo con la treccia... a parte le rare volte che Lavi riesce ad
avvicinarsi abbastanza, ovvio (e di solito la treccia storta viene sciolta
subito [il coniglio va tenuto a distanza]). Mi rabbuio un attimo, cestinando
la possibilità che abbia fatto tutto da solo (il che è impossibile [anche
Link di solito ha bisogno di una mano!]), poi sospiro e scuoto la testa
riavvicinandomi al divanetto. Inutile preoccuparsi... ho una mezza idea riguardo
a chi gli ha acconciato i capelli (solo una persona può essersi avvicinata
così tanto [qualcuno che lo conosce molto bene]), e che questa persona gli
stia così vicina nonostante tutto, non mi fa altro che piacere.
Sorridendo
saluto Miranda-san, poi rivolgo un cortese cenno del capo anche a Bookman Sr.:
vista la fuga di Komui-san il briefing è da considerarsi concluso, ed è ora che
ognuno di noi torni alla sua solita routine.
Esco quindi
dall'ufficio, Timcanpy che mi svolazza attorno, soddisfatto per l'esito della
nostra piccola missione. Sorrido ancora di più fra me e me, pensando che per
fortuna non sono l'unico a non farsi scoraggiare dal carattere bisbetico
dell'esorcista giapponese.
“Chissà, forse
prima o poi riusciremo a fargli capire che può fidarsi del mondo, neh Timcanpy?”
Per tutta
risposta il golem dorato annuisce, poi mi gira di nuovo attorno un paio di
volte, finendo con il posarmi la manina minuscola sulla guancia. Quando fa così
mi lascia quasi senza parole... credo proprio che un golem espressivo come Tim
sia unico al mondo!
L'impressione
che stia ghignando anche lui per lo scherzetto a Kanda aumenta il mio buonumore,
allora decido di fare nuovamente un salto in caffetteria per un panino. Mi
incammino, invitandolo a seguirmi, ma mi accorgo subito che qualcosa non va.
Timcanpy è
rimasto indietro, fermo a mezz'aria, e si sta lentamente guardando attorno.
Sembra quasi confuso, e mi prende alla sprovvista quando parte a tutta velocità
nel corridoio alla mia destra. Dove accidenti sta andando? Certo, è dalla
scomparsa di Cross che ogni tanto si comporta in maniera strana, ma speravo che
quelle strane fughe fossero una cosa temporanea... Accidenti, non mi resta altro
che seguirlo!
Lasciato
l'ufficio di Komui, percorro i corridoi con ampie falcate, ignorando chiunque
incroci sulla mia strada; rallento solo quando entro nell'ala del quartier
generale in cui si trovano le camere e che a quest'ora di solito è praticamente
deserta (la maggioranza è a fare colazione oppure ha ormai iniziato a
lavorare). Salgo fino alla mia stanza e mi chiudo la porta alle spalle.
Non so come sia
la routine di Link, ma immagino che anche lui sia già andato a fare rapporto ai
suoi superiori (visto che non era con il moyashi), quindi non passerà
molto prima che salti fuori il casino che quell'idiota della mammoletta ha
combinato. Probabilmente prima di sera verremo convocati di nuovo tutti quanti
per chiarire questa maledetta faccenda.
Sbuffo
scocciato, stringendo la presa su Mugen ma senza sollevarla dal suo supporto. Mi
sto innervosendo un’altra volta e questo non va affatto bene:
(odio non
avere il controllo
della
situazione
[delle mie
emozioni]
perché in
questo modo
non posso
reagire con prontezza
[mi sento
vulnerabile e commetto errori stupidi])
la cosa migliore
da fare adesso è andare ad allenarsi. Non mi interessa se sento il fisico a
pezzi (48 ore senza dormire e quasi altrettante senza mangiare con di mezzo
una missione, sono pesanti anche per me), perché in realtà so che la mia è
soprattutto stanchezza mentale (dall'altra notte in poi è stato un
logoramento continuo) e per rimediare a quella non conosco altro modo se non
allenarsi, allenarsi fino allo sfinimento, finché la mente non è talmente
intontita dalla fatica del corpo da non riuscire più a pensare ad altro.
Lancio
un'occhiata fuori dalla finestra, notando i primi radi fiocchi di neve che hanno
iniziato a cadere dal cielo plumbeo. Andrò ad allenarmi all'aperto, nella radura
che si apre ad un centinaio di metri dall'edificio, riparata dietro alcuni
alberi: con un tempo così a nessuno verrà in mente di uscire, né tantomeno di
cercarmi in giardino. È l'ideale per restare finalmente da solo (ne ho
dannatamente bisogno).
Scivolo fuori
dalla mia camera, scendendo rapido per le scale secondarie meno frequentate e
quindi mi addentro nel parco, imponendomi di mettere da parte qualsiasi altri
pensiero almeno fino a quando non mi sarò allontanato a sufficienza da essere
certo che nessuno mi abbia visto o (peggio) seguito - anche se non credo
che qualcuno oserebbe farlo (tranne forse... lui... [e, maledizione, non
capisco se la cosa mi darebbe fastidio o che altro…]).
Quando la sagoma
imponente del quartier generale non occupa più tutto il cielo alle mie spalle e
la distanza rende difficile distinguere con precisione i dettagli, allora
rallento, iniziando a godermi il silenzio del parco e il crepitio dei fili
d'erba gelati sotto le suole delle mie scarpe.
Oltrepassato un
gruppetto di pini che nasconde lo spiazzo alla vista dalle finestre
dell'edificio, infine mi fermo, prendendo un profondo respiro con la testa per
un attimo riversa all'indietro e gli occhi chiusi.
Mi tolgo la
casacca (ampia e lunga com'è mi impiccerebbe solo nei movimenti) e subito
l'aria gelida e secca mi morde la pelle nuda del petto. Sguaino la spada,
puntandola dritta davanti a me e resto immobile per qualche istante, mentre
piccoli fiocchi di neve punteggiano la lama di Mugen e tutti i pensieri che fino
ad ora ho chiuso in un angolo remoto del cervello, dilagano e lo invadono
completamente.
Mentre corro su
e giù per le scale e i corridoi del quartier generale cercando inutilmente di
raggiungere Timcanpy (che è più veloce di me [e soprattutto sa dove sta
andando, non come il sottoscritto che al momento non sa nemmeno in che ala del
palazzo si trovi]) il pensiero torna per un attimo al mio maestro. L'assurdo
comportamento del golem dorato è sicuramente legato alla sua scomparsa, e non so
cosa fare a riguardo. Negli ultimi tempi Tim si è allontanato da solo molto
spesso, e solo una volta sono riuscito a trovarlo prima che decidesse
volontariamente di tornare da me... ed era nella stanza dove lo shisho è stato
visto ancora vivo l'ultima volta.
Un brivido mi
corre per la schiena a ripensare a quella sera, e un senso di disagio mi prende
lo stomaco quando mi rendo conto che anche stavolta Timcanpy si sta dirigendo
verso quel luogo maledetto.
Dannazione,
giuro che se il maestro è nascosto da qualche parte a ridere di noi, appena lo
vedo lo prendo a pugni...
Mi fermo un
attimo a riprendere fiato, seguendo con lo sguardo Tim che gira l'angolo
scomparendo alla mia vista. Ormai è certo, sta tornando là, quindi è inutile
correre. Cerco di sistemarmi alla bell'e meglio la divisa spiegazzata, e nel
frattempo guardo fuori dalla finestra per capire quanto tempo è passato dalla
fine della riunione. Storco un po' il naso; il cielo di Londra non è adatto per
fare previsioni (è sempre così grigio e monotono [potrebbero essere le dieci,
o potrebbe essere già passato mezzogiorno]). L'unica nota positiva è che ha
cominciato a nevicare... Mi è sempre piaciuta la neve, anche se è collegata ad
avvenimenti decisamente poco felici...
Sto per
ricominciare a camminare (per raggiungere Tim [così facciamo un altro saltino
in caffetteria, magari?]) quando noto una macchia nera in movimento che
spicca sulla strada già imbiancata. La treccia che dondola leggermente, senza
cappotto né divisa pesante, Kanda si sta allontanando con passo deciso dal
palazzo. Starà andando ad allenarsi, ci scommetto... sorrido un po' triste
(mi piacerebbe seguirlo [però non voglio morire]) e mi allontano dalla
finestra, riprendendo la ricerca.
Giro l'angolo e
finisco quasi con lo sbattere contro Link, che è appena sbucato fuori da una
delle porte di servizio.
Non mi fermo
nemmeno ma continuo sulla mia strada, tanto so benissimo che sarà lui a
seguirmi.
“Walker, cosa ci
fa in quest'ala del palazzo?”
Mi chiede,
curioso, mentre mi cammina a fianco. Noto che non ha più con sé il rapporto per
Leverrier, quindi ha già compiuto la sua missione...
“Link! Com'è
andata con il rapporto?”
Sono certo che
sarà filato tutto secondo i piani, ma sentirsi rassicurare è sempre piacevole...
“Tutto a posto.
Per quanto la faccenda della scacchiera sia importante di per sé, ai fini della
missione era un particolare trascurabile. Piuttosto, si può sapere che sta
succedendo qui?”
Mi domanda,
seguendomi lungo il corridoio.
“Sto cercando
Timcanpy... è sparito un'altra volta”
“Ancora?”
“Forse è di
nuovo qui dentro... Tim?”
Apro la porta di
quella stanza maledetta, ma non è Timcanpy che vedo.
Davanti ai miei
occhi, nella stanza dove Marian Cross probabilmente è stato ucciso, il
sovrintendente Leverrier sta facendo colazione seduto comodamente al tavolino.
.
“È la mia nuova
creazione, vuoi favorire?”
Mi chiede,
alzando con fare mellifluo un piattino con la fetta di torta che ha sicuramente
preparato personalmente (rischierebbe troppo a mangiare qualcosa preparato da
estranei [visto e considerato quanto lo ama il mondo intero, poi...])
“Che state
facendo... qui dentro?”
Gli sibilo
contro, cercando di non farmi prendere dalla rabbia per quella palese mancanza
di rispetto. Non è il caso di alzare troppo la voce, soprattutto adesso che è in
attesa solo di una buona scusa per mettermi sotto chiave...
“Anche tu... in
questa stanza è vietato l'ingresso, mi pare”
“Tim... da quel
giorno... sente la mancanza del maestro... e, ogni volta che lo perdo di vista,
continua a venire qui...”
Non so perché
tento di giustificarmi agli occhi di quell'uomo. Forse spero di ispirargli
un'emozione che sia diversa dal disprezzo e dall'odio per gli altri? Non lo so.
L'unica cosa che so è che a lui non importa un bel niente dello shisho, non
importa niente di noi. Tutto ciò che vuole è vincere questa guerra, e non gli
interessa giocare correttamente o meno.
“Andiamo, Tim!”
Esclamo, facendo
avvicinare il piccolo golem che fino a quel momento è rimasto sul davanzale dove
si sono ormai seccate le macchie cremisi del sangue di Cross.
“Non vuoi
favorire?”
Mi chiede di
nuovo Leverrier, allungandomi direttamente il piatto con la torta.
“No”
Rispondo deciso,
fiero di non aver ragionato con lo stomaco, una volta tanto. Adoro mangiare, ma
vendere me stesso e i miei amici per una fetta di torta... questo non lo farò
mai.
Sto per uscire,
Tim accoccolato sulla spalla, quando il sovrintendente lancia il suo ultimo
attacco.
“Sei stato tu ad
uccidere Marian Cross, Allen Walker? O dovrei dire piuttosto... signor
Quattordicesimo?”
Rimango un
attimo basito dalla domanda, tanto assurda quanto carica di compiacimento e
perversa soddisfazione.
Cerca di
schiacciarmi, il bastardo, ma non intendo permettergli di farlo. Lanciandogli
un'occhiataccia da dietro la spalla, gli ribalto la domanda
“O forse, siete
stato voi... Sovrintendente?”
Mordendomi la
lingua per evitare di aggiungere altro, esco da quella stanza maledetta
sbattendo la porta con tutta la forza che ho nella mano sinistra.
Continuo ad
eseguire figure con la spada, cercando di mettere in ogni affondo e in ogni
stoccata la massima precisione e la massima velocità. La lama di Mugen fende
l'aria con sibili cupi, disintegrando i fiocchi di neve che casualmente incontra
sulla sua traiettoria.
Dopo una
sequenza particolarmente rapida, sono costretto a fermarmi, la vista che mi si
offusca per un attimo (la stanchezza sta cominciando a farsi sentire [ma non
per questo ho intenzione di smettere]).
Rimango immobile
per qualche secondo ad occhi chiusi, prendendo profondi respiri, mentre avverto
il battito del cuore rallentare leggermente.
Nel silenzio
assoluto che mi circonda, è più difficile ignorare tutti i pensieri che mi si
affollano confusi in testa, la maggior parte dei quali non li vorrei nemmeno
pensare
(Dannato
moyashi,
perché hai
voluto a tutti i costi pararmi il culo
con questa
storia della scacchiera?
[nonostante
il modo in cui ti ho trattato]
Non ha senso
cercare di aiutare la gente
mettendo a
rischio se stessi:
è inutile,
tanto in cambio avrai il contrario di quel che hai dato.
Non l'hai
ancora capito?
[io l'ho
imparato con...])
e l'unico modo
che ho per liberare la mente è ricominciare ad allenarmi.
Alzo lo sguardo
verso il cielo scuro, osservando i fiocchi sempre più grossi che scendono
dondolando dalle nuvole color piombo. Si è alzato un vento lieve ma gelido che
ne deforma le traiettorie, rendendole imprevedibili: mi ricordo di quando, tanti
anni fa, passavo le giornate di neve all'aperto, cercando di colpire i fiocchi
con la spada per migliorare velocità e precisione dei fendenti (e mi ricordo
anche quel cretino di un coniglio che appena arrivato già cominciava a rompere,
passando ore ad osservarmi senza smettere di blaterare).
È un pezzo che
non faccio quest'esercizio... (e adesso non c'è neanche nessun
fastidioso spettatore inopportuno)
Distendo le
braccia davanti a me, mentre stringo Mugen con entrambe le mani, la lama rivolta
alle nubi; un secondo di concentrazione, poi inizio a far roteare la spada,
cambiando continuamente impugnatura, ma subito mi accorgo che le dita non mi
rispondono bene come dovrebbero: il freddo le ha intorpidite al punto tale da
aver quasi annullato le mie percezioni.
Mi fermo
infastidito e rinfodero l’arma con un gesto secco. Se non sono in grado di
esercitarmi come si deve tanto vale farne a meno (altrimenti mi sembrerebbe
quasi di insultare Mugen). Poggio la katana a terra, accanto alla casacca
abbandonata sul prato, informe mucchietto bianco nel bianco della neve che gli
si è posata sopra.
Ributto indietro
la treccia un po' sfatta che mi è scivolata sulla spalla e quasi nemmeno la
sento battere lievemente sulla schiena - ormai anche lì ho perso sensibilità a
causa del freddo.
Un mezzo sorriso
mi incurva per un attimo le labbra poi ricomincio ad allenarmi, il tronco di una
grossa quercia come bersaglio dei miei calci. E ad ogni colpo una dozzina di
foglie ingiallite cade a terra.
Continuo in quel
modo per non so nemmeno quanto tempo, mentre la neve attorno a me prende sempre
più i colori cangianti del tappeto di foglie cadute e si ingrigisce sotto i miei
piedi.
D’improvviso
vedo di nuovo tutto buio e per un attimo sento la testa come galleggiare nel
nulla, perdendo il contatto con la realtà. Vacillando mi fermo e sono costretto
ad accosciarmi per non cadere, poggiando a terra i pugni per mantenere
l’equilibrio. Ho il respiro affannato e il sudore che mi scivola lungo il collo,
lasciandosi dietro una scia umida che il vento fa sembrare gelata.
Resterei in
questa posizione ancora un po’, giusto il tempo di riprendermi completamente, ma
non ne ho il tempo: dei passi che si avvicinano crepitando sul prato mi spingono
a rialzarmi in fretta. Lottando contro il capogiro che mi ha colto, mi volto di
scatto verso la fonte del rumore, lieve ma amplificato dal silenzio della neve,
e devo trattenermi dallo spalancare gli occhi quando mi ritrovo davanti l’ultima
persona che mi sarei mai aspettato di vedere (che cazzo ci fa lui qui?)
PREVIEW
Capitolo 11: Nel
bianco rosso sangue e rabbia
Ribatte
irritato, protestando il suo diritto a comportarsi come un idiota: liberissimo,
non sarò certo io a impedirtelo, mammoletta. Ma questo non ti autorizza a
intrometterti nella mia vita (a metterla sottosopra [non posso permettertelo,
non deve finire come con lui…]). Tu devi uscirne dalla mia vita, e al più presto
(anche se…), e se l’unico modo che ho per ottenere il mio scopo è farti del
male, mi spiace per te ma lo farò (anche se… [non voglio])
[…]
Il mio sussurro
diventa presto un grido mentre riprendo a spingerlo verso l'albero, ogni
spintone a sottolineare con forza ogni singolo punto del mio monologo disperato.
Voglio
impedirgli di scappare, da me e da se stesso. Voglio costringerlo a guardarmi in
faccia, ad ascoltarmi. E soprattutto voglio una risposta, dannazione!
IL POST-IT DELLE
AUTRICI
Piccola premessa:
dato che questa fic è piena zeppa di citazioni e ispirazioni della più disparata
origine (la maggior parte delle quali logiche solo per le nostre menti malate
XD), d’ora in poi useremo questo spazio per dare i giusti credit a persone e
cose che se li meritano e per ogni altra spiegazione relativa al capitolo che
avete appena letto.
Dunque iniziamo…
- La frase di
Miranda, “Allen-kun!
Aber… Aber Ich habe nichts gemacht! Ich...”
-> "Allen-kun! Ma... Ma io non ho fatto niente! Io..."
- “Andiamo, Tim!”
“Non vuoi
favorire?”
Cap. 171, pag.
15
- “Sei
stato tu ad uccidere Marian Cross, Allen Walker? O dovrei dire piuttosto...
signor Quattordicesimo?”
“O forse,
siete stato voi... Sovrintendente?”
Cap. 171 pag. 16
Le battute
riportate sono nostre traduzioni dalle scan inglesi su Onemanga, da cui abbiamo
tratto anche i riferimenti di pagina.
Precisiamo che da
qui in poi la fic diventerà pesantemente spoiler per quel che riguarda il
passato di Kanda per come sta emergendo nelle ultime Night (dalla 188 in avanti,
in pratica); se non avete presente quegli avvenimenti, potrebbe risultarvi
difficoltoso comprendere gran parte dei riferimenti che sorreggono e
giustificano i passaggi del ragionamento (spesso il)logico dello spadaccino.
Ci teniamo però a
sottolineare che questo capitolo è stato composto all’incirca a ottobre/novembre
2009 (tenete conto che la fanfic nel suo complesso [15 capitoli per un totale di
132 pagine di Word, Angoli di Allen e post-it vari esclusi] è stata
conclusa il 6 gennaio di quest’anno). È stato quindi scritto sulla base
unicamente di quel che era emerso all’epoca, integrato poi da ragionamenti e
costruzioni mentali nostri, e da allora, per onestà intellettuale, non è stato
più modificato se non in minima parte e non nei concetti fondamentali.
Per adesso il
tutto è ancora congruente con quanto ci sta raccontando la sensei Hoshino, ma se
in futuro non riusciste più ad incastrare la fic nel manga sappiate che è per
questo. Speriamo però che apprezziate lo stesso ^^
Prima di
salutarvi, vogliamo proporvi un piccolo quesito riguardante l’Angolo di Allen.
Come avrete ormai
capito, ci stiamo divertendo a far entrare in scena ad ogni capitolo un pg nuovo
e a trovare sempre un modo nuovo per pestare Lavi (ma lui se le cerca!). Secondo
voi, chi sarà il/la prossimo/a? E da chi e in che modo verrà menato il baka
usagi al prossimo giro? Si accettano scommesse! XD
Per questo
capitolo è tutto! Se avete un qualsiasi dubbio, chiedete pure!
Capitolo 11 *** Nel bianco rosso sangue e rabbia ***
Cari lettori e care lettrici
Cari lettori e
care lettrici,
scusate il
ritardo! Ieri io e il baKanda abbiamo passato una splendida giornata al
VeronaComix e, anche se avevamo ben programmato il viaggio, un piccolo
inconveniente con il mezzo di trasporto per il ritorno ha causato un ritardo che
è poi cresciuto in maniera esponenziale rimandando il nostro ritorno a casa (e,
di conseguenza, la pubblicazione del capitolo...).
Spero comunque
che non ve la siate presa, anche perché devo dire che ne è valsa davvero la pena
*_*
In ogni caso
credo proprio che il capitolo basterà per farci perdonare.
Forse.
Un abbraccio a
tutti/tutte
Allen
Comunque se avete
lamentele per il ritardo di un giorno nella pubblicazione, prendetevela con
quegli *aggettivo censurato* di Trenitalia. Se non eliminassero dagli orari
treni a random, le autrici arriverebbero a casa prima e potrebbero fare il loro
lavoro. Tsé.
K.
Nota delle
autrici:
Dato che l'Angolo
di Allen di questa fanfic è strutturato come quello della precedente e ne è la
continuazione, tenderà anche qui ad assumere proporzioni chilometriche (perché i
pg sono tanti e le recensioni per fortuna pure! ♥)
Se per caso non
vi interessasse, potete passare tranquillamente all'inizio del capitolo vero e
proprio. Vi assicuriamo che questo non pregiudicherà la completa comprensione
della storia.
Grazie e buona
lettura!
Lety&Mistral
L'ANGOLO DI
ALLEN
16 Maggio 2010
*Ordine Oscuro -
caffetteria*
Il Big Ben suona
le otto quando esorcisti e scienziati, in fila per due, ritornano in caffetteria
e si dispongono ordinatamente in fila davanti al bancone. Ok, forse
«ordinatamente» non è la parola giusta: Komui si sta sbracciando implorando
qualcuno di riempirgli la tazza di caffè, mentre Reever cerca di bloccarlo. Lavi
se la sta ridendo di gusto al vedere le scenate del Supervisore, e anche a
Miranda scappa un sorriso divertito. Bak, seduto al tavolo e controllato a vista
dalla capoinfermiera, sbuffa scocciato. Possibile che Komui debba essere così
infantile?
Alla fine Allen
decide di intervenire in soccorso di Reever, anche perché con tutte quelle scene
l'unico risultato che Komui sta ottenendo è quello di rallentare la fila (e
quindi tenere separato l'esorcista dai capelli bianchi dai suoi dango).
L’esagitato
supervisore non viene però bloccato né dallo scienziato biondo né dall’albino,
quanto da sua sorella: Linalee infatti è sgattaiolata non vista in cucina e ha
recuperato il suo personale carrellino del primo soccorso per la Scientifica,
quello con tutto l’occorrente per il caffè.
“Komui-nii-san?”
lo chiama dopo un attimo “Vieni, ho io il caffè per te…”
“Linalee-cha~n,
cosa farei senza di te~! ♥ ♥ ♥ “ esclama il supervisore lanciandosi verso il
carrello. Basta però un'occhiata della ragazza per farlo ricomporre e attendere
educatamente e pacatamente la sua amata tazza di caffè. La signorina Fay, in
piedi accanto a Link, osserva la scena con un sospiro esasperato.
“Ma come avrà
fatto un tipo del genere a diventare supervisore della Sede Centrale?” si
domanda mesta la donna.
L’ispettore, dal
canto suo, si limita ad inarcare le sopracciglia e a sorridere, le braccia
intrecciate dietro la schiena. “Purtroppo le decisioni della Centrale sono
spesso incomprensibili, Bridget…”
“Non solo
quelle…” replica lei, sconfortata. Poi lancia un’occhiata agli esorcisti
assembrati in caffetteria e sospira di nuovo. “Credo che anche per oggi non ci
sarà modo di disperdere questo gruppo, vero?”
Lo sguardo truce
di Kanda, in piedi rigido in fondo alla fila, è più che eloquente.
“Va bene, vorrà
dire che poterò qui le pratiche per Lee-san… sperando di avere il tempo di
fargliele firmare. Kanda, mi permette di andare in ufficio e tornare o vuole
assegnarmi una scorta?” Il tono sarcastico della donna strappa un sorriso al
biondo ispettore.
Davanti allo
«tsè» stizzito dello spadaccino, la signorina Fay si allontana.
Nel frattempo
Allen, che è riuscito ad arrivare al bancone e ad ordinare la colazione,
raggiunge il tavolo più vicino reggendo tra le mani un vassoio colmo di dango e
una tazza di the. Lavi gli si accosta subito dopo, e i due si mettono a
parlottare. Il generale Tiedoll, seduto di nuovo vicino a loro, li guarda per un
attimo perplesso: poi alza le spalle e li lascia fare, dedicandosi al suo
caffelatte e croissant.
Visto che il suo
allievo sembra in tutt’altre faccende affaccendato, Bookman Sr. torna ad
avvicinarsi all’ispettore: il giorno prima aveva trascorso piacevolmente il
tempo con quel giovanotto, quindi tanto vale replicare - anche perché Walker si
sta intrattenendo con il suo apprendista idiota.
“Vedo che
l’hobby del confabulare alle spalle altrui ha fatto proseliti…” mormora
l’anziano esorcista, indicando Lavi e Allen con un cenno del capo.
“Già… e non so
se esserne divertito o preoccupato, Bookman…”
“Mh, non
preoccupatevi. Sono dei bravi ragazzi, non combineranno pasticci!” si intromette
Tiedoll, tornando in fila per un secondo giro di croissant. Mentre aspetta il
suo turno, però, il generale si ricorda improvvisamente di una cosa e inizia a
guardarsi attorno con ansia. Si calma solo quando vede Timothy zigzagare tra i
tavoli sui suoi pattini a rotelle. “Timothy-kun, figliolo, hai fatto colazione
vero?!” chiede, pensando già a quali manicaretti potrebbe chiedere a Jerry per
il suo neo-figlioletto.
Sentendosi
chiamare, Timothy si volta per un attimo, senza smettere di sfrecciare sui
pattini tra i tavoli e nemmeno staccare la bocca dal krapfen alla crema formato
gigante che si sta gustando. Non ha però il tempo di ribattere né di tornare a
guardare dove va, perché subito la voce di Klaud, proveniente dal lato opposto
della stanza, attrae la sua attenzione: “Froi, accidenti a te! Quante volte te
lo devo ripetere che Hearst non è tuo figlio?!” esclama per l’ennesima volta la
bionda.
Sentendosi
conteso tra i due generali, il ragazzino si sente estremamente figo: tutti lo
vogliono, tutti lo cercano… ma non c’è da stupirsi, visto quanto è potente la
sua Innocence! Quell’attimo (un attimo molto lungo a dire il vero) di
autocompiacimento, condito anche di risata non troppo sotto i baffi, lo porta
però a disinteressarsi nuovamente della direzione in cui sta andando - cosa non
proprio geniale da fare quando ti trovi a pattinare in un luogo stretto e pieno
di ostacoli. E infatti Timothy finisce per franare miseramente addosso a Lavi,
trovandosi tra l’altro impigliato in degli strani fili, sottili ma robusti (il
Noel Organon di Marie che ha tentato inutilmente di rallentare la corsa del
ragazzo).
Il giovane
Bookman, che stava giusto alzandosi in piedi per andare a prendere un po' di
uova e pancetta, non fa a tempo a spostarsi. Sente solo l'impatto, Timothy che
gli si pianta nella schiena e qualcosa di molle e zuccheroso che gli impasta i
capelli. Poi il mondo gli si capovolge attorno e finisce appeso a testa in giù,
impossibilmente annodato nell'Innocence di Marie.
Mentre il
compagno di team di Kanda cerca di sbrogliare la matassa Allen si alza rapido
dalla sedia e si lancia verso l'amico, il braccio teso verso di lui. Lavi gli
sorride, grato. Gli sta andando tutto il sangue alla testa, e la colazione sta
per finire nella direzione sbagliata... Ma non è lui che Allen vuole salvare:
l'esorcista dai capelli bianchi frena proprio davanti a Lavi e passa l'indice
nella crema che gli decora i capelli.
“Mh, crema!
Ottimo, quasi me ne prendo uno pure io!”
Il rosso
vorrebbe replicare, ma Marie riesce nel suo intento e il groviglio si scioglie
lasciando cadere Lavi come un sacco di patate. Rialzatosi, Bookman Jr. tenta di
prendere nuovamente la parola ma, messo il piede sul povero krapfen ormai vuoto,
finisce per scivolare e andare a schiantarsi contro il tavolo accanto.
Sospira.
Un'altra giornata storta è appena cominciata... cos'altro potrebbe capitare? A
questo punto l'unica cosa che gli fa decidere di non tornarsene al sicuro sotto
le coperte è quello di cui stava parlando con Allen-chan poco prima.
Intanto il
generale Tiedoll si è avvicinato a Timothy e gli ha dato una mano a rialzarsi.
“Tutto a posto, Timothy-kun? Klaud non ti ha insegnato che girare con i pattini
per la caffetteria potrebbe essere pericoloso?! Ah, lo dicevo io a Komui che
dovevi avere me come maestro!” sospira, scuotendo sconsolato la testa.
La bionda, che
ha seguito tutta la scena seduta al tavolo sorseggiando il suo caffè nero, a
quel punto si sente chiamata in causa direttamente. Incenerisce con
un'occhiataccia il collega generale e poi decide di prendere provvedimenti: dato
che puntualizzare ogni santa volta a Tiedoll chi è il maestro del ragazzino non
serve a nulla, si rivolgerà direttamente ai loro superiori perché rimettano in
riga l'artista. Si alza decisa e, a passo di marcia, si dirige verso il tavolo
dove siedono Komui, in luna di miele con la sua adorata tazza di caffè, e Bak
Chan, sempre guardato a vista dalla capoinfermiera.
Klaud si piazza
proprio di fronte al Supervisore e picchia le mani sul tavolo: “Komui-san, ora
basta! Questa storia deve finire! Fammi la cortesia di ordinare al generale
Tiedoll di tenersi lontano dal mio allievo!”
Komui ascolta,
attento, sorseggiando la sua sesta tazza di caffè. Poi appoggia la tazza sul
tavolo e apre la bocca per rispondere ma... ecco, di fronte alla cocciutaggine
del generale Tiedoll e alle giuste pretese del generale Klaud non sa proprio che
pesci pigliare! Tutto quello che gli viene in mente è chiedere aiuto. Allora si
gira verso la sorella, occhi da cucciolotto smarrito e labbro tremolante:
“Lenalee-chan, aiutami tu! Cosa mi consiglia la mia intelligentissima
sorellina?!”
Lei non fa tempo
a commentare che Bak Chan interviene, alzandosi in piedi e indicando il collega
con aria di superiorità.
“E tu saresti un
supervisore? Non sai nemmeno tenere a bada i generali, che cavolo! In questo
posto serve il pugno di ferro per far funzionare le cose, serve un'autorità
rispettabilissima come il sottoscritto!”
Komui, punto nel
vivo, si alza a sua volta e prende a lagnarsi del pessimo trattamento che il
collega, ospite a casa altrui, gli sta riservando mentre Bak Chan finisce in
piedi sul tavolo a vantarsi delle sue - presunte - abilità di supervisore.
La
capoinfermiera, perplessa e anche un po' preoccupata dal comportamento agitato e
aggressivo del suo paziente, cerca invano di riportarlo alla ragione (e con i
piedi per terra).
Tutto il casino
provocato dai due e dall'infermiera e da Linalee che cercando invano di
riportarli alla ragione (cosa non facile, visto che nel battibecco si è inserita
anche Klaud), infastidisce non poco un po' tutti quanti; Marie, particolarmente
sensibile ai rumori, si tappa le orecchie come meglio può mentre Miranda gli sta
accanto premurosa, non capendo come fare per aiutarlo.
Link, guardando
la scena, resta senza parole, chiedendosi se sia il caso o meno di riferire
anche quest'episodio quando si tratterà di fare rapporto al suo superiore,
mentre Bookman Sr. scuote la testa.
Allen, di
ritorno dal bancone con un vassoio carico di dolci, sorride imbarazzato
tuttavia, quando nota Kanda che posa con un gesto lento ma furioso le bacchette
una a fianco all'altra sopra la ciotola, si ferma sul posto. Sa benissimo cosa
succederà ora: il giapponese si alzerà e, Mugen alla mano, farà a fette
Komui-san e Bak-san. O forse direttamente tutta la truppa? In ogni caso
l'esorcista maledetto non può rischiare che qualcuno si faccia male. Deve
assolutamente trovare un modo per distrarre Kanda, o comunque per indirizzare la
sua rabbia verso altri lidi.
Ingoiando il
groppo che gli sta bloccando la gola, Allen appoggia il vassoio sul tavolo e
afferra uno dei krapfen, poi prende la mira e lancia. Il dolce termina la sua
parabola proprio sulla testa del giapponese. Mentre la caffetteria piomba nel
silenzio più completo, l'inglese arretra lentamente verso la porta d'ingresso,
pronto a fuggire per salvarsi la vita.
Quando la
brioche gli si spiaccica sulla testa, impiastricciandogli tutti i capelli, per
un attimo Kanda rimane basito: da che ha memoria, nessuno aveva mai osato
tanto con lui, nemmeno quel cretino suicida di un coniglio nelle sue giornate
più folli. Fa scivolare una lenta, circolare occhiata assassina sull’intera
sala, intimamente compiacendosi del pallore che vede avanzare sui volti di
tutti, quindi il suo sguardo caustico si sofferma su Walker, già pronto per una
assai poco onorevole fuga. “Dì moyashi, sei in vena di morire?”
“Yu-kun, quante
volte ti ho detto che non si gioca con il cibo? Forse è meglio se vai a darti
una ripulita, prima che tutto quello zucchero ti si appiccichi ancora di più ai
capelli!” esclama il generale Tiedoll, avvicinandosi con un tovagliolo per
pulire il pasticcio.
Davanti al gesto
del maestro, Kanda sgrana gli occhi, allibito: ma quell’uomo vive nella loro
stessa dimensione?! No, perché altrimenti non si spiegherebbero certe sue uscite
assurde come quella… tuttavia, per quanto sia completamente andato, è pur sempre
il suo maestro, quindi non può farlo a fette come vorrebbe.
Con uno «Tsè» di
circostanza, che sputa fuori a fatica e solo per trattenere altri insulti,
allontana bruscamente il braccio di Tiedoll e si dirige a passo di marcia verso
l’uscita.
Al vederlo
avvicinarsi, Allen fa un passo indietro, sempre temendo per la sua incolumità,
ma il giapponese lo supera senza degnarlo di uno sguardo. Tuttavia, prima che
Kanda possa oltrepassare la porta, con gran paura di tutti è costretto a
fermarsi per non andare ad impattare contro la figura alta e sottile che occupa
l’uscio.
Lo spadaccino si
blocca, incenerendo con lo sguardo l’importuno ostacolo.
“Che accade qui,
invero? Ero venuto a cercare Komui-san, ma l’atmosfera mi sembra estremamente
pesante, invero…”
Lavi pensa bene
di correre in soccorso dell'esorcista romeno, prima che Kanda gli risponda «a
suo modo».
“Ehi, Crowlino,
qual buon vento? Vieni qui, se stai cercando Komui-san lo trovi seduto al tavolo
vicino al bancone!” esclama, agitando un braccio in direzione dell'amico
sperando che si muova ad allontanarsi dalla minaccia del giapponese.
Perplesso,
Crowley osserva la scena che gli si para di fronte, con Allen che cerca
inutilmente di confondersi col muro, Kanda con qualcosa di giallo sulla testa
che risalta particolarmente a confronto con i suoi capelli corvini, Tiedoll
dietro di lui, un fazzoletto in mano e l’aria contrita per chissà che e più
indietro il nuovo esorcista (quel bambino vivace di cui non ricorda il nome,
invero!) che gioca curioso con i fili dell’Innocence di Marie.
Il barone fa
scorrere rapidamente gli occhi sulla sala, concentrandosi infine su Komui che,
in ginocchio sullo sgabello, sta cercando di far scendere dalla tavola un
esaltatissimo Bak Chan, tirandolo per un braccio. A fianco del supervisore,
anche la capoinfermiera che sta cercando di convincere con le buone l'asiatico.
Inutilmente.
Reever,
confortato da Linalee, non si alza dal suo posto, il viso nascosto tra le mani.
Unici testimoni
di questa scena infantile sono il generale Klaud e Miranda; la tedesca ha deciso
di provare a concentrarsi su di loro piuttosto che assistere alla strage che, lo
immagina benissimo, Kanda farà di li a poco. L’esorcista continua a mangiare,
cercando di fare meno rumore possibile, ma da come fa saettare gli occhi dal
giapponese al gruppetto di scienziati si vede benissimo che è terrorizzata.
“Invero tutto
ciò mi lascia molto perplesso… ciononostante non voglio causare disturbo
intromettendomi in affari che non mi competono. Purtuttavia necessito di
conferire con Komui-san…”
“Credo che
Komui-san sia al momento impossibilitato a risponderti, barone Crowley…”
commenta pacato Bookman Sr., avvicinandosi.
“Invero lo credo
anch’io, venerabile Bookman” asserisce il vampiro “Quindi nella sua saggezza
cosa consiglia di fare?”
“Ritengo che
attendere la spontanea fine delle autocelebrazioni vanagloriose del supervisore
Chan sia la cosa più saggia. Tuttavia sarebbe auspicabile affrettare per quanto
possibile l’evento…”
“Quanto a questo
non ho problemi ad accontentarti, vecchio” interviene Kanda, secco. Ha ancora
molta, troppa rabbia da smaltire e Bak è un ottimo bersaglio. Prima che chiunque
possa far qualcosa per fermarlo, il giapponese si è già avvicinato al
supervisore e, con un colpo di fodero ben assestato nello stomaco, l’ha fatto
afflosciare sul tavolo.
“Semplice ed
efficace. Ottimo lavoro, Kanda” si complimenta inaspettatamente Link, anche lui
stufo degli strepiti dell’asiatico.
Pur dispiaciuto
per il supervisore della Sede Asia, Allen tira un sospiro di sollievo.
Nonostante l'azione suicida è riuscito a scamparla anche questa volta, e le
conseguenze non sono state tragiche come previsto.
Il generale
Tiedoll vorrebbe sgridare il suo figliolo per la mancanza di rispetto nei
confronti di un superiore, ma Komui è di diverso avviso. Dall'angolino dietro la
sorella dove si era nascosto all'avvicinarsi di Kanda, non si esime
dall'esprimere il proprio apprezzamento per l'azione del giapponese.
“Visto cosa
sanno fare i miei esorcisti, baka d'un Bak? Altro che Sede Asia, siamo noi i
migliori!” sbraita, sghignazzando, il berretto bianco che gli scivola sulle
ventitré. Un'occhiataccia di Reever, che si alza dal suo posto per soccorrere
Bak aiutato dalla capoinfermiera e da Miranda, lo zittisce all'istante. Non
vorrà mica essere il prossimo ad essere pestato, giusto?
Lanciando
un'occhiata divertita al gruppetto Lavi si avvicina a Crowley, cercando al
contempo di scollare le ciocche rosse dall'ammasso di crema in cui sono
impastate.
“Beh, ora puoi
parlare, Crowlino. Cos'avevi da dire al nostro supervisore?”
Ancora sorpreso
per la strana piega resa dagli eventi, il vampiro ci mette un attimo a
riscuotersi. “Invero…” inizia incerto, ma subito Kanda lo interrompe.
“Invero adesso
ce ne andiamo tutti a pulirci. Non ne posso più di avere questa schifezza tra i
capelli per colpa di qualcuno!” sibila.
“Credo che Kanda
abbia ragione…” interviene Marie, osservando anche Lavi e Timothy sporchi di
crema, Bak che cadendo è finito sopra la colazione lasciata a metà da Komui e
dall’infermiera, causando schizzi ovunque e Miranda che, nel suo isterico
strafogarsi silenzioso è riuscita a impiastrarsi completamente la faccia di
cioccolato.
Accanto a lui,
Klaud rotea gli occhi, esasperata. “E allora andiamo…” acconsente con un
sospiro: finirà mai quella faccenda delle recensioni?
***
*Ordine Oscuro -
bagni*
Cinque minuti
dopo
L'intero gruppo,
trasferitosi ai bagni, è costretto a dividersi in due. Maschi da una parte e
femmine dall'altra, tutti si danno da fare per sistemarsi rapidamente.
Dopotutto, l'espressione di Kanda diceva chiaro e tondo «metteteci un minuto di
troppo e vi uso per affilare Mugen».
Nell'area
femminile, Miranda si è già lavata il viso e si sta ravvivando i capelli. È
decisamente più tranquilla, ora che è fra donne, e riesce anche a scambiare
quattro chiacchiere con Linalee-chan e la capoinfermiera senza impaperarsi o
arrossire a sproposito.
Nella zona
maschile, intanto, Lavi si sta lavando i capelli nel lavandino più lontano
dall'ingresso. Allen è accanto a lui, le mani già pulite, indeciso se consolare
Komui-san che è stato temporaneamente separato dalla sua sorellina adorata o se
aiutare Reever-san a cambiare gli impacchi freddi sulla fronte dello svenuto Bak
Chan.
Tiedoll sta
riscoprendo le gioie della paternità cercando di fare il bagno a Timothy. Il
ragazzino non è per niente d’accordo, anche perché il generale vorrebbe metterlo
in una vaschetta con mezzo metro scarso d’acqua e le paperelle… e a lui
decisamente la prospettiva non aggrada manco un po’: che cavolo, lui ha fatto il
ladro, tenendo in scacco l’intera polizia di Parigi per un pezzo, non è mica un
moccioso qualunque!
Forte dei suoi
pattini e del fatto che Tiedoll si muove con una certa cautela sul pavimento
scivoloso, Timothy distanza il troppo premuroso generale… peccato non abbia
considerato che, se la gente fa tanta attenzione a dove mette i piedi sulle
piastrelle bagnate, forse un motivo c’è: quando il pattino finisce in una
chiazza d’acqua e sapone creata da Lavi nel lavarsi i capelli o forse da Kanda,
chiuso nella doccia proprio lì accanto, il ragazzino perde l’equilibrio. Colto
alla sprovvista, non ha nemmeno il tempo di frenare né di cambiare direzione e,
prima di rendersene conto, Timothy sta già facendo un volo che lo porterà dritto
dritto nella piscina calda comune, solitamente usata per rilassarsi dopo essersi
lavati.
È questione di
un attimo: il ragazzino finisce a mollo, creando un piccolo tsunami che fa
salire l'acqua di una cinquantina di centimetri sopra l'orlo della vasca e
sommerge l'unico occupante della vasca piena di acqua termale.
Per un paio di
secondi, il tempo necessario perché l'onda salga e si ritragga, di Bookman Sr si
vede solo la punta della coda alta; ma quel piccolo istante è sufficiente perché
la scena si imprima come una fotografia nella mente di Lavi, che subito commenta
ridendo: “Attenzione, Panda in immersione!”
La sghignazzata
dell'amico, interrotta da un portasapone che gli impatta con millimetrica
precisione proprio sulla fronte, fa voltare Allen che, incuriosito, pensa bene
di avvicinarsi per capire cosa cavolo sta succedendo. Un passo in avanti basta
perché l'inglese metta il piede su una saponetta e schizzi anch'egli verso la
piscina, in uno strano replay del volo del piccolo Timothy.
Allen, però, a
differenza dell'esorcista più giovane ha un'Innocence particolarmente versatile.
Crown Clown interviene in aiuto del suo compatibile, allungando i suoi bianchi
tentacoli alla ricerca di un appiglio per evitare la caduta... il problema è che
nel bagno di appigli non ce n'è!
Clown Belt prova
ad attaccarsi a Lavi, ma l'apprendista Bookman è su terreno scivoloso e finisce
per essere trascinato in acqua. Un secondo tentacolo tenta di allungarsi verso i
lavandini, avvicinandosi rapidamente verso Miranda. La tedesca urla di paura,
allora l'Innocence decide di lasciarla stare e, dopo averle dato una pacca
amichevole sulla spalla, la aggira per andare ad aggrapparsi a Komui. Il
Supervisore, ovviamente, finisce dietro a Lavi, urlando e chiedendo soccorso
alla sua adorata sorellina.
Reever lo
osserva sconvolto slittare sul pavimento umido, e si accorge troppo tardi
dell'altro tentacolo che gli ha afferrato la caviglia. Lasciando cadere il panno
con cui stava facendo gli impacchi a Bak, allunga a sua volta le braccia per
cercare un appiglio solido, ma l'unica cosa che riesce a toccare con la punta
delle dita è il rubinetto dell'acqua calda.
Mentre il
caposezione finisce in acqua con gli altri, il getto del rubinetto raggiunge la
massima temperatura e schizza fuori dal lavandino finendo addosso al supervisore
della Sede Asia, che si sveglia dallo choc post-pestaggio solo per mettersi a
urlare accidenti a destra e a sinistra.
Attirati dalle
grida, anche Marie e Crowley, che si stavano prudentemente allontanando dalla
zona di azione di Clown Belt, si distraggono il tempo necessario per essere
agguantati, uno per una gamba e l'altro per la vita.
Grazie alla sua
mole, Marie riesce a resistere qualche istante in più alla presa dell’Innocence
di Allen, giusto il tempo per allacciare la propria a qualsiasi cosa nel
tentativo di evitare un poco piacevole tuffo (anche perché, con tutti quelli che
sono già finiti in acqua, ormai la piscina è piena). Tuttavia il Noel Organon
non ha più fortuna di Clown Belt, anche se all’apparenza i pomelli che chiudono
i vari box doccia allineati contro la parete sono un buon appiglio. Peccato che,
dopo un attimo in cui Marie si trova strattonato in direzioni opposte, le porte
di legno leggero cedono una dietro l’altra. Con uno schianto pauroso l’intera
struttura crolla, facendo finire anche Marie in acqua assieme ai compagni.
Questo provoca
un’altra onda, che investe in pieno Link, impegnato a dare una mano a Bookman
Sr. per farlo uscire dalla vasca.
Quando l’acqua
si ritira, per un attimo nel bagno devastato cade il silenzio, rotto poi dalle
risate a stento trattenute delle signore che hanno assistito alla scena. La loro
ilarità viene però immediatamente gelata quando un Kanda particolarmente
scocciato, capelli gocciolanti e asciugamano in vita, appare sul bordo della
piscina termale. “Levatevi di lì, devo sciacquarmi”
Esorcisti e
scienziati a mollo si guardano l'un l'altro, come a decidere chi debba uscire
per primo da quell'intrico di gambe e braccia.
Nel mucchio,
solo Reever e Allen sono riusciti a non finire addosso o sotto agli altri. Lo
scienziato ora è sconsolatamente appoggiato al bordo della vasca, la fronte
appoggiata alla nuda roccia, mentre l'inglese - che all'arrivo di Kanda è
stranamente arrossito - si è rifugiato nell'angolino più profondo della vasca,
Crown Clown che lo avvolge come un bozzolo affettuoso mentre lui disegna
cerchietti sul fondo, vergognandosi della figuraccia appena fatta.
Seduto in cima
al mucchietto di persone, beato come un pascià, Timothy guarda felice il
giapponese. “Ehi fratellone samurai! Che figata che è stata, neh?”
Il brontolio
indistinto che arriva da sotto di lui non sembra molto concorde, ma il ragazzino
lo ignora candidamente.
Prima che
chiunque possa protestare e scatenare in qualche modo un altro casino,
dall’angolo della vasca da cui sgorga l’acqua calda, come un salvatore della
patria, emerge Timcampy, gli occhi che non ha nascosti dietro un paio di
occhialoni, e va a posarsi tra le braccia ancora asciutte di Linalee.
Carezzando la
testolina del golem che sta spuntando i soliti fogli in mano a Miranda, la
cinesina sorride all’indirizzo dei compagni ammassati in piscina. “Su ragazzi,
uscite da lì che abbiamo delle recensioni a cui rispondere!”
§ Innanzitutto
bentornato, shisho =_=.
Grazie per i
complimenti, anche se non capisco cosa intende quando dice che il dialogo è
stato tagliato. Si fidi che io e il Sovrintendente non ci siamo detti altro, sa
bene che più sto lontano da lui e meglio sto no? E la sua torta non la mangio,
piuttosto dieta.
....
Acc, m'è tornata
fame… ç_ç
Sono costretto a
darle ragione quando parla di Kanda, ma che ci possiamo fare... dobbiamo
tenercelo così, anche se gradirei mi spiegasse come comportarmi con le donne in
«quei giorni». Me l'avesse spiegato durante i tre anni che abbiamo passato in
giro per il mondo forse mi sarei complicato meno la vita.
Forse.
Alla prossima,
Allen
Egr. sig.
Malacam,
le autrici
ringraziano per i complimenti, e sono felici di averla potuta riabbracciare
anche se solo per poco.
Per quanto
riguarda il finale di ogni capitolo, chiedono come faccia a paragonarlo a un «Un
cretino al sole» oppure a «Cento cretine»... L'unica spiegazione è che lei veda
i suddetti programmi, cosa che le autrici non sperano.
Ci faccia sapere
se anche questo capitolo sarà di suo gradimento!
Distinti saluti,
Reever
§ Hola Gen!
Figurati, non ho problemi a svegliarmi per fare una cosa così figosa come
rispondere alle recensioni – però dopo si torna a ronfare, non si discute!
Per la Nutella…
acci, io l’indirizzo te lo darei pure, ma qui pare che non esista… più facile
che dai tu il tuo indirizzo a qualcuno qui (non a Komui!) e poi mandiamo un
finder a prenderla, che ne dici? Se ti va manda un bell’MP alle autrici, magari
con il tuo indirizzo di MSN o di faccialibro… so che gli farebbe un casino
piacere!
Alla prossima!
Timothy Hearst,
9 anni – esorcista
Buongiorno
Genesis,
innanzitutto le
porgo i miei saluti, è la prima volta che ci troviamo a corrispondere.
La ringrazio
molto per il suggerimento circa la direzione della nuova crociata per la
diffusione del vero amore… le confesso che anch’io avevo puntato
quell’obbiettivo: Bridget e quel giovane ispettore sono davvero una bella
coppia! Lui sì che è un vero cavaliere, non come certi miei colleghi qui…
La terrò
informata sulle mosse che farò. Qualunque suo suggerimento è ovviamente ben
accetto!
Saluti,
gen. Klaud Nine
Carissima
Genesis,
grazie per le
tue belle parole! Fare il papà oggigiorno non è facile, ma sapendo che ci sono
persone come te pronte a supportarmi affronto con gioia questa grande impresa!
Farò del mio meglio!
Un caro
abbraccio,
gen. Froi
Tiedoll
Genesis cara,
origine
allergica? Non ci avevo pensato, credo proprio che seguirò il tuo consiglio e lo
sottoporrò a test più specifici... in tal caso meglio, almeno le allergie non
sono contagiose! Piuttosto mi preoccupano i due esorcisti protagonisti della
storia... non vorrei ci fosse bisogno di un mio intervento, prima o poi.
Occupare dei letti per due teste calde non sarebbe giusto nei confronti di chi
si fa male sul campo, in fondo. Speriamo che ci pensino e si diano una
calmata... non come il loro Supervisore, che con tutto quel caffè sarà un grande
attore, ma mi rischia troppo con la pressione!
Povera me,
comincio a sentire il bisogno di una bella vacanza...
Ci sentiamo
presto, ti faccio sapere per i test a Bak-san.
*solita firma
incomprensibile* - Capoinfermiera
§ Gentilissima
madamigella Retsu,
invero mi trovo
molto in imbarazzo a scrivervi… *arrossisce* non ho più avuto alcuna
corrispondenza epistolare con una signora dacché non invio più missive alla mia
adorata E-Eliade… *sviene*
[dieci minuti
dopo]
Invero
madamigella, mi vogliate perdonare per la mia inettitudine nel trattare con le
gentildonne.
Or dunque, leggo
nel vostro scritto che suggerite di erigere una statua alla rispettabile
capoinfermiera, costretta a sopportare il mio assai poco dignitoso stomaco…
quanto avete ragione, madamigella!
Andrò
immediatamente a provvedere!
Vi saluto. *si
inchina*
Barone Aleister
Crowley III
Carissima Retsu,
sono… ehm… lieta
che il “pestamento e calpestamento di Lavi” sia stato di tuo gradimento… anche
se a me ha fatto un pochino pena, povero caro! Lui non fa apposta, ma alle volte
(molto spesso ^^”) non è che stia proprio attento alle cose che dice e quindi un
po’ se le cerca… altre volte invece ha proprio sfiga…
Quanto a
Kanda-kun e Allen-kun, non preoccuparti: loro hanno il fisico robusto, non hanno
certo problemi per così poco. Anche se devo ammettere che alle volte si
strapazzano un po’ troppo! *scuote la testa*
Comunque hai
ragione, il gen. Tiedoll è davvero un genitore premuroso… meno male che ci sono
persone come lui e che quelli come Leverrier nell’Ordine sono la minoranza!
Ti saluto e ti
abbraccio forte!
Linalee
§ Cara Mizukage,
sono d'accordo
con te, la capoinfermiera è davvero una santa donna! Non come me, che non sono
capace di aiutare gli altri come fa lei ç_ç Ci ho provato, ma non sono stata in
grado nemmeno di aiutare Lavi quando si è fatto male!
*conta le volte
in cui è successo, conta quante volte è stata d'aiuto, si mette a fare i
cerchietti per terra*
Grazie comunque
per il supporto, spero proprio che questo periodo nero finisca prima o poi...
Un abbraccio
affettuoso anche a te,
Miranda
§ Gentile
Mizukage,
devo ammettere
che la sua risposta al mio quesito su Kanda mi lascia perplesso. Comunque mi
trova concorde quando dice che il mio compagno di squadra ha dei lati positivi
sotto quella scorza dura e asociale che fa vedere in superficie; la sfida sta
nel non scoraggiarsi e avere la forza di scavare per trovarli. Pur non avendo io
dovuto farlo perché l’ho conosciuto da piccolo, immagino che per molti questa
sia un’impresa decisamente ardua… ma posso capire anche chi si arrende.
Saluti.
Noise Marie
§ Carissima
Bloodberry Jam,
non c’è nessun
bisogno che si scusi: la sua reazione al comportamento della signorina Fay e del
generale Klaud è perfettamente comprensibile e anzi denota un animo sensibile e
attento, cosa non da tutti.
Quanto al gioire
dei ripetuti pestaggi subiti dal mio stupido allievo… potrei anche farlo, se
fossi certo che servissero a mettergli un po’ di sale in zucca. Ma dato che ho
la certezza che non sarà così, mi limito a constatare le poco onorevoli figure
che rimedia ogni volta. Ah, che immagine indegna resterà di lui ai futuri
bookmen!
Quanto alla
signorina Miranda, è davvero molto tenera, sì. Ed è anch’ella una di quelle rare
persone che si preoccupano sempre degli altri, forse fin troppo.
Lascio la penna
a Jr. e la saluto.
Bookman Sr.
Yo, BBJ!
Prendo subito
nota di tutti i fumetti che consigli, voglio proprio darci un'occhiata! *w* E
verrò a dare un'occhiata anche alle tue tavole, a Lucca... ci verremo
praticamente tutti o quasi, dato che le autrici saranno sicuramente a Lucca per
tutto il weekend fieristico, con due idee a dir poco pazze!
La pomata
all'aloe l'ho provata, ma con tutti ‘sti bernoccoli in sequenza mi sa che la
spreco e basta... forse dovrei solo smetterla di andarmele a cercare, che ne
dici?
Riguardo al
capitolo, è vero, Yu-chan non apprezza l'umorismo, però per fortuna Komui-san si
salva per la sua posizione gerarchica (e per l'ira di Linalee-chan... credo che
anche Yu-chan, sotto sotto, la tema).
Mi accodo ai
complimenti a Miranda-chan, che però deve imparare a fidarsi di più di se
stessa, e a Due Nei: all'inizio sembrava anche a me un damerino impomatato,
anzi, no, un cagnolino scodinzolante per Leverrier, ma mi sta sorprendendo
positivamente!
Per quanto
riguarda il Sovrintendente, invece, preferirei non commentare soprattutto se
penso a quanto hanno patito e stanno patendo a causa sua sia Linalee-chan che il
moyashi-chan. Bah, vabbè.
Comunque non ti
preoccupare per gli errori, capitano, soprattutto se sei stanca *patpat*
Dai, ora ti
saluto, ci sentiamo alla prossima recensione!
Un bacione
grosso
Lavi
§ Ben ritrovata
a lei, Flowermoon!
La ringrazio
dell’incoraggiamento, fa sempre piacere riceverne e ce n’è sempre bisogno: come
avrà capito lavorare con Walker non è facile, anche perché dall’alto arrivano
pressioni non indifferenti…Ma non voglio tediarla con queste questioni.
Mi premurerò di
riferire a Bridget le sue osservazioni circa la possibilità di spingere Miranda
e Marie a giuste nozze, credo che apprezzerà.
Quanto al
supervisore Lee, concordo con lei, è davvero un attore nato. Ma purtroppo per
noi dubito che vorrebbe cambiare mestiere, anche perché in qualunque altro posto
dovrebbe lavorare sul serio!
Saluti,
Howard Link
Mentre il gruppo
quasi al completo finisce di recensire, ammassato nell'angolino del bagno
comune, Kanda si sciacqua con tranquillità i capelli nella grande vasca da cui
li ha sbattuti fuori poco prima.
Timcanpy passa
rapido a ritirare i fogli grondanti acqua, e civili ed esorcisti possono
finalmente cominciare a darsi almeno un'asciugata.
Timothy, seduto
su uno dei lavandini, dondola avanti e indietro i piedi ancora coperti dai
pattini.
Il generale
Klaud, afferrato uno degli asciugamani dal ripiano, sta frizionando
accuratamente la pelliccia di Lau Shimin.
La
capoinfermiera, tirato fuori da chissà dove il kit di pronto soccorso, è intenta
a bendare per bene il povero Bak Chan che si sta ancora lamentando per le
scottature dovute alla doccia d'acqua bollente. Ad ogni borbottio del
Supervisore della Sede Asia corrisponde in tempo reale una sghignazzata di
Komui, subito rimproverato dalla sorella. Non è carino ridere delle disgrazie
altrui!
Reever si mette
a fare il conto dei danni, sconsolato. Si prospetta un salasso non da poco, il
bagno comune è praticamente da ripiastrellare e le porte delle docce sono da
sostituire, per non contare i rubinetti quasi divelti...
Lavi è di nuovo
con la testa sotto al rubinetto, questa volta di acqua ben fredda, cercando di
limitare il bernoccolo che gli spunterà dopo aver ricevuto il portasapone in
fronte.
Mentre Allen si
è messo a sedere nell'angolo, facendosi mille pare sulle sue assurde reazioni,
Crown Clown gli fa patpat sulla spalla e Miranda gli asciuga i capelli
frizionandoli con un altro asciugamano. Link li osserva, occhieggiando perplesso
le inusuali azioni dell'Innocence.
Tiedoll, dopo
aver abbandonato ogni tentativo di asciugare Timothy, ha deciso di preoccuparsi
della sua attrezzatura da disegno, ormai zuppa.
Bookman Sr. e
Marie sono entrambi seduti tranquilli in un angolo, l’uno ad osservare l’intera
scena con una strana espressione in viso, l’altro intento ad ascoltare i battiti
del cuore di ciascuno per capire cosa passa per la testa di ognuno dei folli
componenti di quel gruppo.
Crowley è seduto
mogio mogio, lo sguardo perso dopo aver ripensato alla sua adorata Eliade.
Improvvisamente
un nuovo rumore si aggiunge allo sgocciolio dell'acqua e ai borbottii/sospiri di
metà gruppo, un rumore ritmato di tacchi femminili in avvicinamento.
Con passo
marziale, accentuato dall'arrabbiatura per non aver ritrovato il gruppo in
caffetteria al suo ritorno, la signorina Fay attraversa il bagno delle donne e
caccia la testa nel bagno comune, pensando di intravedere Komui.
Si ferma
perplessa, quindi, quando nota che nella vasca comune c'è solo Kanda. Sposta il
pesante faldone che si è portata dietro da un braccio all'altro, incerta sul da
farsi, quando con la coda dell'occhio vede un movimento alla sua destra.
Incredula, gira lentamente lo sguardo verso lo spettacolo più sconcertante che
le è capitato di vedere finora e inizialmente sbianca, poi torna livida: si può
sapere cosa ci fanno tutti, uomini e donne, nello stesso bagno? Sta per mettersi
a urlare di nuovo, quando si rende conto delle condizioni penose in cui versano
quasi tutti. Poi si accorge di come è ridotto il bagno, e il faldone crolla a
terra con un tonfo.
La signorina
Fay, capo chino e sguardo sconvolto fisso a terra, inizia a tremare.
Onde evitare una
crisi isterica a lei e una prevedibile reazione a catena di tutti quanti che
potrebbe avere esiti catastrofici, Link si avvicina velocemente alla donna, la
placca e la porta fuori.
Durante la
caduta, dalla pigna di documenti è uscita una busta che pian piano svolazza fino
a finire tra le mani di Komui. Sbirciando incuriosito il nome vergato a mano
sulla lettera, il Supervisore si accosta a Crowley, allungandogli la missiva.
“Toh, questa
lettera a quanto pare è per te, Crowley-kun”
Allungando
timidamente una mano per prendere la busta, Crowley mormora: “Qual epistola
potrà mai essermi destinata, invero?”
Tutti si
avvicinano un pochino all'esorcista, cercando di sbirciare pur facendo finta di
niente. Allora Lavi, dopo aver visto l'occhiata curiosa di Linalee e averle
fatto un occhiolino complice, si dà una sistemata ai capelli ancora umidi e si
rivolge all'amico: “Ne-neh, Crowlino, che ne dici di leggere cosa c’è scritto?”
Anata ga Koko
ni Iru Riyuu
(La
ragione per cui sei qui)
Capitolo 11
Nel bianco
rosso sangue e rabbia
Quando l'eco
della porta che sbatte (e si crepa, ci scommetto [in quel gesto ho riversato
tutta la frustrazione e la rabbia che quell'uomo riesce ogni volta a provocarmi,
dannazione]) si perde nel silenzio dei corridoi, io sono già lontano.
Appena mi sono
trovato da solo ho iniziato a correre, senza una meta, con il solo obiettivo di
sfogare il nervoso accumulato durante questi due lunghi ed estenuanti giorni.
Corro senza
guardare dove vado, lacrime di stizza che cominciano a pungermi gli occhi.
Possibile che non ne vada dritta una?! Prima lo shisho, poi il pasticcio con
Kanda, e ora Leverrier e la storia del Quattordicesimo... Da quando si è
scoperto mi tengono tutti sotto pressione, mi trattano tutti come se fossi
pericoloso o troppo fragile per non finire in mille pezzi alla prima occasione.
Mi sento prigioniero di me stesso, come un condannato a morte, consapevole che
la sua ultima passeggiata lo porterà dritto al patibolo. E soprattutto (e la
cosa mi fa paura [terrore]) ho la netta impressione di iniziare a perdere il
controllo di quel che faccio...
Ne ho piene le
scatole di tutto, accidenti!
Corro senza
guardare dove vado, Timcanpy che mi vola accanto (unico punto fisso di quel
disastro che è la mia vita [a parte Kanda]), corro sperando soltanto di non
incontrare nessuno. Sarebbe difficile giustificare lo stato in cui mi trovo
adesso...
Forse solo una
persona potrebbe capire, in questo momento.
Mi fermo, le
mani sui vetri freddi del finestrone che dà sul davanti dell'edificio. Il mio
fiato caldo che esce a sbuffi per lo sforzo appena compiuto e disegna pallidi
aloni sulla superficie trasparente. Mentre guardo il cielo che, grigio e
pesante, continua a buttare sulla terra i suoi candidi fiocchi di neve, l'unica
cosa che riesco a pensare è che voglio vedere Kanda.
Probabilmente
finirà con l'ignorarmi, o scacciarmi infastidito... ma se non altro nei suoi
occhi non vedrò la stessa pietà che comincio a notare negli sguardi di chi mi
vuole bene.
Apparentemente
più calmo, raggiungo le scale e scendo al pian terreno, cercando di capire dove
si trova l'uscita per la direzione che ha preso lui. Timcanpy vola in avanti
lungo il corridoio alla mia destra, fermandosi davanti a un ingresso di
servizio. Lo raggiungo e apro la porta.
Nonostante la
neve che continua a scendere imperterrita, coprendo tutto, riconosco subito il
paesaggio che avevo visto dalla finestra prima di entrare in quella stanza a
recuperare Tim.
Dopo aver detto
al piccolo golem dorato di tornare in camera mia, scendo lentamente i gradini,
facendo attenzione a non scivolare. Subito l'aria gelida mi colpisce in pieno,
soffiandomi i fiocchi candidi negli occhi. Mi strofino il viso per schiarirmi la
vista e, ignorando il freddo, mi incammino lungo il parco. Le poche orme sono
state ormai cancellate dalla neve, ma non mi preoccupo più di tanto e a passi
incerti mi dirigo dove la vegetazione è più fitta e selvaggia.
Pochi minuti di
cammino, e arrivo al limitare di una piccola radura. La sede dell'Ordine (con
le sue regole, le sue missioni [i suoi abitanti]) nemmeno si vede più,
nascosta da un fitto filare di pini. Ci siamo solo io e Kanda.
Mi avvicino
lentamente, facendo meno rumore possibile per non disturbarlo (anche se con
gli stivali nella neve non è così facile), e mi appoggio a un tronco
leggermente discostato. Non ho voglia di parlare ora, devo distrarmi e mi serve
tempo per sbollire la rabbia.
Inizio a
osservare Kanda mentre continua la sua routine di allenamenti, perdendomi
nell'armoniosità dei suoi movimenti. A volte mi chiedo come faccia a muoversi in
quel modo...
Ha già terminato
di esercitarsi con Mugen, e ora si sta dedicando al corpo-a-corpo prendendo a
calci un albero indifeso. Mi viene quasi l'istinto di intervenire a proteggere
quella povera pianta, ma mi fermo perplesso quando lo vedo barcollare
leggermente, incerto sulle gambe. Si china verso terra, cercando di ritrovare
l'equilibrio abbassando il baricentro del corpo, ed è costretto ad appoggiarsi
per non cadere.
Preoccupato
aguzzo meglio la vista e noto che, nonostante la mancanza della casacca, Kanda è
completamente sudato. Probabilmente la stanchezza (fisica [e psicologica])
per quest’ultima missione sta avendo la meglio anche su di lui... non l'ho visto
mangiare in caffetteria e non mi stupirei fosse a digiuno da prima della
partenza per Londra.
Non so che fare:
una parte di me vorrebbe intervenire e aiutarlo, mentre l'altra mi dice che
sarebbe inutile, quindi perché fare fatica?
Oh, dannazione.
Devo assicurarmi che stia bene. Forse, se mi avvicino un po'...
Mi fermo
improvvisamente, un piede a mezz'aria, quando Kanda si volta verso di me finendo
con il guardarmi dritto negli occhi.
Non capisco se è
sorpreso o meno, riesco solo a pensare che avrei dovuto stare più attento, non
avrei dovuto muovermi... ma d'altra parte con questo freddo assurdo è
impossibile stare fermi, soprattutto senza cappotto (che genio che sono,
uscire sotto la neve con la sola divisa [anche se Kanda è meno coperto di me...
che fine ha fatto fare alla casacca che indossava in mensa?]).
Abbasso il
piede, distogliendo lo sguardo, pentito (o forse no) di aver
involontariamente interrotto il suo allenamento.
Mi ricompongo
completamente, muovendomi però con una certa lentezza. Prima di dire o fare
alcunché prendo un profondo respiro, osservando Walker e cercando di capire cosa
gli passa per la testa, ma il sorriso imbarazzato che si è stampato in faccia
non mi aiuta.
Sono veramente
curioso di scoprire cos’è venuto a fare fin qui… perché non credo che il suo
hobby segreto sia fare passeggiate nel parco da solo sotto la neve, quindi non è
certo un caso se adesso me lo ritrovo davanti: spero soltanto che non abbia
intenzione di riaprire il discorso di ieri (non ho niente da dire in merito
[non ne voglio parlare])…
“Che ci fai qui,
moyashi?”
Gli domando
infine, con tono assolutamente incolore, accennando lievemente a lui con la
testa. Sentiamo un po’ cosa si inventa…
Eh, che ci
faccio qui, mi chiede... e improvviso mi torna alla mente quanto successo ieri
mattina in bagno, quando la risposta a questa stessa domanda ha dato il via al
crollo di quel che avevamo costruito con tanta fatica. Stavolta, però, basta
bugie (troppe menzogne, troppi fraintendimenti [errare è umano, perseverare
un po' meno... ]). In fondo è solo una domanda facile facile… anche se mi
rende perplesso il fatto che si interessi a quel che faccio (lui si
interessa, solo che lo fa da dietro la maschera [che ora sembra più traballante
del solito]).
“Ho avuto la
fortuna di incrociare Leverrier, e mi è venuta subito voglia di uscire a
prendere un po' d'aria fresca”
Gli rispondo
sicuro, tornando a guardarlo in viso. La pura, semplice verità. È quella che
vuole (che voglio). Non è poi così difficile, no?
Mi avvicino al
mucchietto bianco accanto a cui è poggiata Mugen e subito lo identifico come la
casacca mancante.
“Tu invece?
Allenamento? Senza maglia e con questo freddo rischi di prenderti un
raffreddore”
Non riesco
proprio a non preoccuparmi per lui, a quanto pare... anche se so benissimo che
Kanda, di raffreddori, non ne ha mai avuti (e non ne avrà mai, finché avrà
quel tatuaggio [tutti la considererebbero una fortuna... lui no, io neppure]).
A sentirlo fare
la chioccia con me in questo modo mi lascio scappare un ghigno storto: è l’unica
reazione che rifletta la mia incertezza tra lo scoppiargli a ridere in faccia
per quel che mi ha detto,
(dovrebbe
saperlo, no?
Uno dei
vantaggi
[della mia
natura in sé,
ma questo non
lo deve sapere]
del tatuaggio
e della maledizione che vi è legata
è una
resistenza fisica sopra la norma)
il mandarlo a
quel paese a farsi gli affari suoi e l’incredulità di fondo che mi suscita il
suo atteggiamento (assolutamente opposto a quel che ha mostrato fino a
stanotte… vorrei capire qual è quello vero [perché dovrebbe importarmene?])
“Non vedo come
la cosa possa crearti problemi, mammoletta”
La voce mi esce
carica di un’ironia acida e vagamente amara (che non volevo [non voglio che
lui si interessi di nuovo a me]), che sottintende che non ho alcuna
intenzione di proseguire quel discorso.
Una parte di me,
anzi, vorrebbe troncare sul nascere qualsiasi discorso con lui (mi sono
ripromesso di tagliarlo fuori dalla mia vita, no?), tuttavia, prima che io
possa far qualcosa per fermarmi, mi sento pronunciare un’altra frase.
“Quanto a
Leverrier, quell’uomo non ispira certo conversazioni amichevoli…”
Qui l’ironia
lascia il posto al sarcasmo aperto. E mi viene da mordermi la lingua da solo
quando mi rendo conto che stavo per chiedergli cosa l’avesse turbato tanto
dell’incontro con il Sovrintendente. Non devo permettermi certe cose (non
voglio che finisca come l’altra notte o come due settimane fa [anche se…])
Mh, quasi mi
aspettavo una risposta monosillabica, e invece Kanda sembra più loquace del
solito... (non capisco... è la sua copertura che si sta incrinando? [O
semplicemente non riesce più mantenerla con me?]).
Decido di
approfittarne, in fondo se mi ha dato l'aggancio per continuare (seppur senza
rendersene conto [non oso pensare che abbia fatto una battuta coscientemente!])...
chissà, potrebbe essere la mia ultima occasione per toccare con mano il Kanda
che c'è sotto la maschera.
Mi siedo per
terra, sulle foglie secche che l'ho visto far cadere dall'albero a furia di
calci. Ne prendo una fra pollice e indice, avvicinandomela al viso e facendola
girare su se stessa.
Fisso le
screziature della foglia mentre, con tono tranquillo (ma nel quale sento
anch’io una leggera nota di nervosismo), continuo la frase che lui ha
lasciato a metà.
“...soprattutto
quando ha la stupida idea di offrirti una fetta di torta e al contempo accusarti
dell'omicidio del tuo maestro, già. E comunque non sono una mammoletta, il mio
nome è Allen!”
Oh, e così la
«scomparsa» di Cross non è così tanto innocente come volevano farci credere…
bello venire a sapere queste cose. Non che me ne freghi poi molto, né dovrei
sorprendermi per certi atteggiamenti delle cosiddette alte sfere (io sono
l’esempio vivente della loro rettitudine morale […e anche lui lo era… ma non
voglio pensarci…]).
Quel che mi fa
più specie, piuttosto, è l’atteggiamento dimesso che Walker sta tenendo ora
(ma anche il suo atteggiamento in generale [è incomprensibile e incoerente]).
Il copione di questa conversazione somiglia fastidiosamente quello di ieri
mattina, tranne che per un dettaglio non da poco (e la cosa mi infastidisce
assai [perché?))
“Senti un po’,
mammoletta, com’è che adesso sei così loquace? Devi rifarti da ieri mattina?”
Ieri mattina,
quando ancora volevo interessarmi a te, mi hai tagliato fuori e ora che ho
deciso di fregarmene ti è venuta improvvisamente voglia di essere sincero?
Lo guardo
parecchio male, decidendo di ingoiare un paio di rispostacce che mi sono appena
salite alle labbra. Mio malgrado, mi sto innervosendo di nuovo. Certo che,
diamine, se a dire tutta la verità si ottiene questo stiamo freschi! Se non
parlo ti incazzi, se parlo ti incazzi... ti vuoi decidere, sì o no?!
Mi alzo da
terra, ripulendomi i pantaloni da neve e terriccio.
“Mi sembra di
averti già porto le mie scuse per il pasticcio di ieri mattina, Kanda. Non c'è
bisogno di girare ancora il coltello nella piaga, sai?”
Ma a me non
servono le tue scuse, Walker. Quello che voglio capire è cosa cazzo ti passa per
la testa. E se per farlo devo rigirare il coltello nella piaga lo farò, vedi di
fartene una ragione. Della tua vita puoi fare quel che ti pare, ma non posso
permettere che il tuo atteggiamento mi destabilizzi come è successo ieri, quindi
mettiamo le cose in chiaro.
“E a me sembra
di averti già detto che, per quanto mi riguarda, due notti fa non è accaduto
nulla. Quindi mi comporto di conseguenza”
Mi avvicino a
lui, invadendo volontariamente e consciamente il suo spazio vitale. Di norma non
lo farei, ma adesso non posso evitarlo. Non accetto le sue parole. O meglio, le
accetterei se fossi convinto che lui per primo è convinto di quanto sta
affermando... e l'unico modo che ho per capirlo è affrontarlo a testa alta,
cercando di leggere la verità nei suoi occhi.
“Sai bene che
non è vero, se lo pensassi veramente prima mi avresti ignorato e ora non
staremmo qui a discutere...”
E invece ti sei
interessato... come quella notte sulla torre, come l'altra notte sul balcone...
è inutile che ti ostini a negarlo, sai Kanda? A me, e a te stesso.
La semplicità
(la verità) della sua constatazione mi irrita in maniera indicibile,
soprattutto per quel tono paziente che sta usando. Ma non voglio incazzarmi, non
ne ho la forza. Quindi mi limito a ribattere freddamente.
“Non credere di
sapere quello che penso, moyashi. Prima cerca di capire cosa pensi tu, magari…”
“Io adesso so
esattamente cosa penso, se proprio vuoi saperlo. Piuttosto, tu cosa ne sai di
quello che penso io!?”
Ok, in effetti
ieri mattina non sapevo esattamente cosa stavo pensando... ma ora sì,
dannazione, ora mi è tutto più chiaro.
A quelle parole
incrocio le braccia e mi giro completamente verso di lui, un ghigno (amaro
[tutto questo mi fa male e non so perché…]) ad incurvarmi le labbra.
“Tsè. Per
esempio so che ti comporti in modo assolutamente incoerente: nei miei confronti
hai cambiato atteggiamento almeno tre volte nel giro di 36 ore. Vedi di
deciderti. Anzi, vedi di cominciare a starmi alla larga”
Devo cominciare
subito a ricostruire il muro che da sempre mi divide dal mondo (quel muro che
lui ha abbattuto [con pazienza] senza che io me ne accorgessi), anche a
costo di farmi male (perché dovrei? [Perché in realtà… non voglio che…]).
È così che ho deciso di comportarmi, no?
“Oh, ma senti
chi parla! So benissimo di essere incoerente, ma tu non sei certo da meno, eh!”
Dannazione, lo
so che mi sono comportato come un cretino! Avessi spiegato subito i motivi della
mia decisione di tacere, forse non sarebbe successo tutto questo pasticcio (e
non mi sentirei così male [non voglio perdere anche te])... o forse sì, dato
che leggerti nella mente non posso (heh, dubito che l'abilità del compositore
riesca ad aprire un gate pure lì [anche se mi farebbe comodo...]) e tu ti
ostini a non dire nulla di quello che pensi!
Ora sto
veramente perdendo la pazienza. Già mi è abbastanza difficile gestire i pensieri
assurdi e contrastanti che mi corrono fuori controllo per la testa, non ho
bisogno di sentirmi anche le sue accuse campate per aria.
Lo inchiodo ad
un albero con violenza, stringendolo al collo, e poi gli rispondo a tono, senza
minimamente alzare la voce, ma lasciando che dalle mie parole traspaia
un’irritazione gelida e controllata.
Se hai davvero
intenzione di darmi contro a tutti i costi, moyashi, non mi tirerò certo
indietro…
“Piantala di
dire scemenze. E comunque se il mio comportamento ti dà così tanto fastidio
vattene. Nessuno ti ha chiesto di venire a cercarmi!”
Eccheccavolo...
Se le cose fossero così semplici (o non me ne importasse nulla [proprio non
ci riesco a ignorarlo]) me ne sarei già andato da un pezzo!
“Sì, mi dà
fastidio, porca miseria... e non sai quanto! Ma voglio anche capire perché fai
così, accidenti! Scusa tanto, eh, se ci provo e ci riprovo ma proprio non ci
arrivo! Non capisco, e più ci ragiono, meno ha senso!”
Urlo e mi
interrompo, inclinando leggermente la testa all'indietro per liberare la gola e
portare altra aria ai polmoni ormai vuoti. Non cerco di spostarmi, la presa di
Kanda è troppo decisa perché io pensi di uscirne senza danni per entrambi... e
non intendo assolutamente farla finire in rissa (anche se non so quanto
durerà ancora la mia pazienza [sono un dannato emotivo, in fondo, no?]).
Dannazione,
perché crede che io sia qui? Non è certo perché voglio il suo apprezzamento dato
che, una volta tanto, mi sto dimostrando capace di badare a me stesso (anche
se non mi dispiacerebbe [almeno avrei la conferma che la strada che ho scelto è
quella giusta]). Non solo, almeno.
Nel
rispondergli, il mio tono inizia, mio malgrado, ad alterarsi leggermente.
“Comunque
nessuno mi ha detto di venire qui, figuriamoci... perché avrebbero dovuto? E poi
non ho il dannato bisogno che tutti mi dicano quello che devo, posso o non posso
fare, sai? Sto facendo tutto di testa mia, dannazione!”
Ribatte
irritato, protestando il suo diritto a comportarsi come un idiota: liberissimo,
non sarò certo io a impedirtelo, mammoletta. Ma questo non ti autorizza a
intrometterti nella mia vita (a metterla sottosopra [non posso permettertelo,
non deve finire come con lui…]). Tu devi uscirne dalla mia vita, e al più
presto tra l’altro (anche se…), e se l’unico modo che ho per ottenere il
mio scopo è farti del male, mi spiace per te ma lo farò (anche se… [non
voglio])
Stringo gli
occhi, fissandolo severo, e lascio la presa sul suo collo.
“Vai a fare quel
che ti pare da un'altra parte. Il mio comportamento non è affar tuo. E non ti
sognare di fare un'altra volta il buon samaritano con me, non ho bisogno del tuo
aiuto”
Oh, capisco...
allora secondo te dovrei fregarmene e continuare sulla mia strada, senza
problemi né patemi d'animo... Beh, magari! Sarebbe la cosa migliore (ma non è
facile [e non è quello che voglio, dannazione!]). In fondo è quello che fai
tu (stai cercando di fare [non stai riuscendo a fare]), no?
Faccio un passo
avanti, massaggiandomi la gola.
“Ah, ora il tuo
comportamento è solo affar tuo? Sta bene, ma allora la cosa dev’essere
reciproca, quindi smettila di lamentarti del mio di comportamento! Bah, almeno
io ho fatto lo sforzo di capire il perché del tuo cambiamento! Scommetto che a
te non è nemmeno passata per l'anticamera del cervello l'idea di provarci, eh
Kanda? E per quanto riguarda la storia della scacchiera, smettila di rompere! Ho
parlato con Link, non ce ne sarà traccia nemmeno nei rapporti ufficiali”
“Ma davvero? E
vuoi farmi credere che l’ispettorino è d’accordo?”
Non ci credo
neanche un po’ che quel biondino sia stato disponibile a chiudere un occhio per
me (non ci credo che il moyashi sia riuscito a convincerlo…)
“In ogni caso,
prima di impicciarti dei fatti miei sarebbe stato il caso di chiedermelo, no
moyashi?!”
Non hai ancora
capito che è questo a darmi più fastidio? Non sono mica così cretino da voler
fare un regalo a Leverrier e ai suoi dicendogli della cazzata che ho combinato,
ma non tollero che tu ti metta in mezzo (che tu ti preoccupi per me [dopo
come ti ho trattato])
Chiedertelo? E
tu cosa mi avresti risposto, Kanda? (Mi avresti detto di non impicciarmi dei
tuoi problemi, come fai sempre... [mi sbaglio?])
“Sì, come no...
e tu mi avresti anche solo ascoltato, eh? È per questo che ho deciso di fare da
me e di parlare con Link e Komui-san per evitare di sollevare l'argomento!
Comunque sei liberissimo di non crederci, ma ho fatto quel che ho fatto per il
bene di tutti, non solo ed esclusivamente per te!”
Scusa
mammoletta, cos’hai detto? No, perché credo che, di tutte le stronzate che hai
detto e fatto fin da quando sei arrivato all’Ordine, forse questa è una delle
più grosse… hai coinvolto addirittura Komui in quest’assurdità?!
Comunque sappi
che se stai cercando di farmi sentire in colpa per chissà quale tuo scopo, sono
spiacente, ma con me non funziona (mi hanno fatto sentire in colpa fin troppo
loro, non ne ho più per nessuno ormai…): l’unica cosa che ottieni è solo
farmi incazzare.
E sinceramente
mi sono un po’ stufato di questa conversazione inutile, quindi vediamo di
finirla qui…
“Dove lo vedi il
bene di tutti nel mentire per parare il culo a me? Te l'ho detto e te lo ripeto:
non ho bisogno del tuo aiuto. Se proprio ci tieni, vai ad aiutare qualcun altro,
idiota con l'istinto da martire che non sei altro! Anche se non mi sembra che ti
riesca molto bene...”
All’inizio quasi
grido, ma è una reazione istintiva al suo tono alterato, poi la mia voce scende,
tornando agli accenti gelidi e incolori che solitamente spaventano chiunque si
trovi a litigare con me (persino quel cretino di Lavi fa un passo indietro
quando mi sente usare quel tono).
Concludo la
frase con un sorriso cattivo, conscio di averlo colpito direttamente al cuore
(e perché questa consapevolezza mi pesa così tanto?)
Spalanco gli
occhi, sinceramente stupito. Non è la prima volta che Kanda mi rivolge parole
così cariche di rabbia e astio, ma stavolta... (e se avesse ragione?
[Potrebbe avere ragione, ma...])
Abbasso lo
sguardo a terra, la frangia che mi copre gli occhi, portando le braccia lungo il
corpo e stringendo i pugni. Ogni briciola di pazienza si dissolve nell'aria,
sciolta dalla rabbia improvvisa che minaccia di scoppiare dentro di me da un
momento all'altro. È quando Kanda fa per voltarmi le spalle ed andarsene che
perdo il controllo (non fuggire [ti prego!]): lo raggiungo e lo afferro
per un braccio. Stringo forte e lo strattono bruscamente, facendolo girare verso
di me e scambiando le nostre posizioni.
Lo guardo dritto
negli occhi mentre inizio a urlargli contro, spingendolo verso l'albero che
stava prendendo a calci fino a pochi momenti fa.
“Tu... tu... chi
sei tu per giudicare, eh?! Se non altro io mi impegno a interagire con il mondo,
dannazione, non sopravvivo fregandomene della gente, nascondendomi dietro a una
facciata di odio, disprezzo e indifferenza come te!”
Non mi aspettavo
la veemenza della sua reazione (anche se forse avrei dovuto, visto quel che
gli ho detto), né di finire bloccato allo stesso albero dove l’ho inchiodato
io poco fa. Il colpo contro la corteccia è piuttosto violento, ma ho la schiena
sufficientemente anestetizzata dal freddo per non sentire altro che un
pizzicore.
Dai suoi
atteggiamenti è chiaro che ormai non sta pensando più a quel che dice, ma
ugualmente non posso tollerare parole come queste. Lui non sa nulla di me (e
non voglio che sappia), non deve permettersi di giudicare (se sono
[diventato] così un motivo c’è [l’ho fatto per difendermi]).
“Piantala di
parlare a vanvera, mammoletta. Tu della mia vita non sai un cazzo, quindi taci e
non permetterti mai più di dire cose del genere. E levami le mani di dosso.”
Stringo gli
occhi, afferrando con forza i suoi polsi e scostandomeli dalle spalle con un
gesto secco, quindi mi stacco dal tronco e mi allontano di qualche passo.
Mi fermo, zitto
e muto davanti alla sua reazione gelida e definitiva, ma la sua freddezza non fa
altro che alimentare la mia rabbia...
“Ma porca di
quella miseria...”
Mormoro
esasperato; ma il mio sussurro diventa presto un grido mentre riprendo a
spingerlo verso l'albero, ogni spintone a sottolineare con forza ogni singolo
punto del mio monologo disperato.
“Se anche non mi
riesce molto bene salvare gli altri, almeno posso dire di averci provato! Cosa
ne puoi sapere tu, eh? Cosa ne sai di tutti gli sforzi, della frustrazione,
dell'impotenza per ogni santa volta che qualcosa va storto?”
Con un ultimo
spintone arriviamo all'albero. Ora Kanda è con la schiena contro il tronco e lì
lo blocco, puntandogli le mani aperte sulle spalle e chiudendolo fra me e la
corteccia ruvida della quercia. Voglio impedirgli di scappare, da me e da se
stesso. Voglio costringerlo a guardarmi in faccia, ad ascoltarmi. E soprattutto
voglio una risposta, dannazione!
“Cosa ne sai di
quando alla fine ti senti morire dentro perché nonostante i tuoi dannati sforzi
il risultato è il nulla più completo?! Eh, Kanda? Cosa ne puoi sapere, tu?!
Dimmelo!”
Dimostrami che
puoi giudicarmi, che ne sei in grado! Non puoi prenderti la libertà di farlo se
non comprendi quello che è il mio mondo, riesci a capirlo?! Dimmi di sì, ti
prego! Dimmi che quella notte c'eri anche perché mi capisci, almeno tu, dimmi
che non sono solo in questo fottutissimo casino che è la mia vita!
“Ti ho già detto
di togliermi le mani di dosso. E smettila di essere così infantile e pretendere
che tutti capiscano cosa provi. Se non te ne sei ancora accorto, mammoletta, la
gente se ne frega degli altri, pensa solo al suo interesse”
Rispondo
d’istinto, dicendogli forse molto di più di quel che volevo (anche se
probabilmente lui non se ne renderà conto [perché in fondo anch’io una volta
avevo sperato che qualcuno capisse come mi sentivo dopo che…]), quindi cerco
di divincolarmi dalla sua stretta ma mi accorgo di non potercela fare: la sua
presa è talmente ferrea da rendermi impossibile spostarmi (quanta dannata
forza ha nella mano sinistra?)
“Ma chi se ne
frega di quello che pensano gli altri! Io lo sto chiedendo a te, accidenti, A
TE! Dimmelo, dannazione!”
Gli grido in
faccia, mentre lo sento cercare di liberarsi con forza dalla mia stretta. È
questione di un attimo e, senza che io me ne renda conto, la mia Innocence si
attiva improvvisamente, le dita della sinistra che entrano come bisturi affilati
nella corteccia dell'albero, bloccandolo definitivamente contro la pianta.
Ogni mio urlo
muore nel silenzio innevato della radura, quando lo vedo spalancare gli occhi
per il dolore e lo stupore.
Calde gocce
carminie macchiano la neve.
PREVIEW
Capitolo 12:
Gli
istanti interminabili di decisioni importanti
Contorco il viso
in una smorfia sofferente, cercando di trattenere un urlo; ma è solo quando
sento la mia voce gridare che mi rendo conto di non esserci riuscito.
Avverto un
pizzicore sulla spalla destra e poi di nuovo dolore che a ondate si diffonde in
tutto il corpo, rendendomi difficile pensare. Subito dopo, tutto diventa buio e
mi sento scivolare a terra, la schiena che graffia contro la corteccia
dell’albero e la neve che continua a cadere (ma che cazzo è successo…?)
[…]
Subito, freddo e
velenoso, mi torna alla mente il ricordo delle parole del maestro e le lacrime
iniziano a pungermi gli occhi quando mi rendo conto che il mio tempo sta
scadendo
IL POST-IT DELLE
AUTRICI
In questo
capitolo non ci sono citazioni particolari, né riferimenti precisi al manga,
quindi sfrutteremo il post-it per fare un’annotazione cui teniamo
particolarmente.
Da qui in poi la
fic diventerà pesantemente spoiler per quel che riguarda il passato di Kanda per
come sta emergendo nelle ultime Night (dalla 188 in avanti, in pratica); se non
avete presente quegli avvenimenti, potrebbe risultarvi difficoltoso comprendere
gran parte dei riferimenti che sorreggono e giustificano i passaggi del
ragionamento (spesso il)logico dello spadaccino.
Ci teniamo però a
sottolineare che questo capitolo è stato composto all’incirca a ottobre/novembre
2009 (tenete conto che la fanfic nel suo complesso [15 capitoli per un totale di
132 pagine di Word, Angoli di Allen e post-it vari esclusi] è stata
conclusa il 6 gennaio di quest’anno). È stato quindi scritto sulla base
unicamente di quel che era emerso all’epoca, integrato poi da ragionamenti e
costruzioni mentali nostri, e da allora, per onestà intellettuale, non è stato
più modificato se non in minima parte e non nei concetti fondamentali.
Per adesso il
tutto è ancora congruente con quanto ci sta raccontando la sensei Hoshino, ma se
in futuro non riusciste più ad incastrare la fic nel manga sappiate che è per
questo. Speriamo però che apprezziate lo stesso ^^
Prima di
salutarvi, vogliamo proporvi un piccolo quesito riguardante l’Angolo di Allen.
Come avrete ormai
capito, ci stiamo divertendo a far entrare in scena ad ogni capitolo un pg nuovo
e a trovare sempre un modo nuovo per pestare Lavi (ma lui se le cerca!). Secondo
voi, chi sarà il/la prossimo/a? E da chi e in che modo verrà menato il baka
usagi al prossimo giro? Si accettano scommesse! XD
Per questo
capitolo è tutto! Se avete un qualsiasi dubbio, chiedete pure!
Capitolo 12 *** Gli istanti interminabili di decisioni importanti ***
Nota delle autrici
Nota delle
autrici:
Dato che l'Angolo
di Allen di questa fanfic è strutturato come quello della precedente e ne è la
continuazione, tenderà anche qui ad assumere proporzioni chilometriche (perché i
pg sono tanti e le recensioni per fortuna pure! ♥)
Se per caso non
vi interessasse, potete passare tranquillamente all'inizio del capitolo vero e
proprio. Vi assicuriamo che questo non pregiudicherà la completa comprensione
della storia.
Grazie e buona
lettura!
Lety&Mistral
L'ANGOLO DI
ALLEN
01 Giugno 2010
*Ordine Oscuro -
bagni *
“Ne-neh
Crowlino, che ne dici di leggerci cosa c’è scritto?”
Nei bagni
maschili semidistrutti, tutto il gruppo si riunisce attorno al vampiro che,
spronato da Lavi, tiene delicatamente tra le mani la busta stropicciata e umida.
Sul retro,
vergato in un corsivo fiorito ed elegante, vistosamente inclinato verso destra,
spicca il nome del mittente: Alaister Crowley I. Di tutti i presenti, gli
unici ad essere perplessi per quel nome sono Crowley stesso e Bookman Sr.,
mentre gli altri proprio non capiscono come mai il rumeno fissi la lettera con
quella faccia allucinata, senza avere il coraggio di aprirla.
Nessuno tuttavia
osa dar voce a quel pensiero, finché Timothy, con la sua solita strafottenza,
parla per tutti: “Ehi fratellone, non startene lì imbambolato! Leggila, dai!”
L’interpellato
alza lentamente gli occhi dalla busta e osserva il giovane esorcista, come
rendendosi conto solo in quel momento della sua presenza. “Invero, ragazzo,
questa missiva è per me estremo motivo di sconcerto…”
“Eh?!” Timothy
fa una smorfia “Ma come cavolo parli?!”
“Timothy-kun,
figliolo, modera il linguaggio e abbi un po' di rispetto per chi è più grande di
te, per favore” dice il generale Tiedoll allontanando il ragazzino dal centro
della scena.
Una volta che i
due sono un po' più lontani, Allen e Lavi si avvicinano nuovamente all'amico.
“Crowley-kun, cos'ha di particolare quella lettera?” chiede Allen, posandogli
rassicurante una mano sulla spalla. “Già, Crowlino! Raccontaci, su!” esclama
Lavi a sua volta, scambiando uno sguardo d'intesa con l'inglese.
Imbarazzato da
tanta attenzione concentrata su di sé, Crowley arrossisce. “Invero, questa
missiva risulta vergata dalla mano del nobile nonno… che però ci ha lasciato
quand’io ero ancora infante, forse con meno primavere del nostro giovane
compagno qui…”
Al sentire
quelle parole (dopo averle decrittate dal linguaggio arcaico utilizzato dal
rumeno), tutti si scambiano occhiate dubbiose. Solo Kanda sembra assolutamente
indifferente alla questione. “Tsè, se la lettera era sulla scrivania di Komui
non mi stupisce che ci abbia languito anni…” commenta sarcastico il giapponese.
A sorpresa, la
sua osservazione pungente trova una sponda, benché più edulcorata, in Linalee.
“In effetti, la scrivania di Komui-nii-san è piuttosto disordinata… anche
Allen-kun ne stava facendo le spese, ricordate?” conclude poi, con una risatina
divertita.
“Eccome se me lo
ricordo” grugnisce Allen, lanciando un'occhiata sbieca a Kanda. La reazione di
Reever, su cui Komui aveva tentato di scaricare la colpa, non è però ugualmente
nervosa.
“Interessante...
questo significa che qualcuno si è finalmente deciso a sistemare quella
dannatissima scrivania!” mormora tra sé e sé, strofinandosi le mani compiaciuto.
Miranda lo
guarda per un attimo dubbiosa e inquietata, poi decide di allontanarsi
leggermente da lui, temendo strane reazioni a scoppio ritardato. Finisce quindi
per avvicinarsi anche lei all'esorcista rumeno.
“Ehm... forse
sarebbe il caso di aprire quella busta e accertarsi del suo contenuto, non
credete? Così potremo finalmente uscire di qui” chiede, sperando intimamente che
il destinatario della missiva si dia una mossa... e subito colpevolizzandosi per
un pensiero così egoista.
“La signorina
Lotto ha ragione” conviene pacatamente Bookaman Sr. “Coraggio barone, apra la
lettera, così potremo chiarire il mistero del suo autore…”
L’apparentemente
innocente frase dell’anziano esorcista è tuttavia pronunciata con un tono
vagamente allusivo e accompagnata da un’occhiata fugace rivolta a Lavi ed Allen;
nessuno sembra cogliere alcun sottinteso in tutta la faccenda, ma i due assumono
immediatamente un’espressione candida, iniziando ad annuire vigorosamente con la
testa in perfetta sincronia.
Klaud li osserva
per un istante, incerta su come reagire (l’idea di mettersi a ridergli in faccia
è forte, anche se si rende conto che non sarebbe molto educato), quindi decide
di sbloccare l’empasse in cui sembra caduto il gruppo. “Sì, certo, ma non
sarebbe meglio chiarire questo fantomatico mistero fuori da questo povero bagno
devastato?”
Anche Bak, una
volta tanto, concorda... peccato che, con tutte quelle bende, non riesca a
pronunciare nessuna frase degna della sua magnificenza. Per fortuna ci pensa la
capoinfermiera, a tradurre il suo “mn mfrndo!”
“Il supervisore
Chan è d'accordo, e anch'io. Con questa umidità rischiate di prendervi tutti un
malanno!”
***
*Ordine Oscuro –
caffetteria*
Ritornati tra le
calde e accoglienti (e asciutte) mura della caffetteria, il gruppo non si
disperde come al solito, ma al contrario si assiepa tutto attorno allo stesso
tavolo, formando un fitto capannello al cui centro c’è Crowley sempre più
perplesso circa la misteriosa lettera che pare essere stata rivenuta sulla
scrivania del supervisore.
Tutti quanti
sono talmente concentrati sulla questione, da non notare nemmeno l’ispettore
Link e la signorina Fay, seduti ad un tavolo un po’ discostato; lei sembra aver
riacquistato un po’ di colore e non trema più di rabbia come quando è stata
portata via di peso dal bagno, mentre lui la osserva attento e premuroso.
All’ingresso
della rumorosa comitiva, però, sono proprio loro due ad accostarsi agli altri,
Link che reprime un’espressione esasperata, timoroso di scoprire quale flagello
sia in grado di far sorridere inquietantemente Bookman Sr., far ghignare quasi
apertamente Allen e Lavi e nello stesso tempo mandare in bestia Kanda (a parte
che, considera Link, lo spadaccino si incazza praticamente per qualsiasi cosa).
Al vederli
avvicinarsi assieme, per un attimo il cipiglio corrucciato del generale Klaud si
rasserena e la donna mormora qualcosa all’orecchio della sua scimmietta.
Ovviamente
l’ispettore non ha nessuna intenzione di immischiarsi in alcunché e si avvicina
agli altri solo perché lì’ c’è Walker di cui è il sorvegliante. Inaspettatamente
però, Bridget non sembra dello stesso avviso perché punta dritta e decisa verso
Komui: “Vedo che non si è ancora convinto a tornare ai suoi doveri, Lee-san…” lo
apostrofa, con un tono neanche troppo seccato (è più esasperazione la sua e Link
non può che comprenderla)
“Ma signorina...
stiamo giusto leggendo la missiva... e dato che era sulla mia scrivania questo
ne fa una pratica da svolgere, no? Io in effetti sto lavorando!” esclama
sorridendo Komui, allungandole una tazza di camomilla spuntata da chissà dove.
“Su, non è curiosa anche lei?”
La signorina Fay
si copre per un attimo il volto con la mano, prendendo un profondo sospiro. “Non
voglio sapere di che missiva si tratta né da dove è saltata fuori… però mi
faccia almeno la cortesia di non arrampicarsi sugli specchi. Legga quella
lettera e poi torniamo ai suoi doveri” conclude, afferrando la camomilla e
sedendosi pesantemente su una panca.
Non aggiunge
altro, la donna, ma Marie osservandola e ascoltandone i battiti del cuore si è
reso conto perfettamente che si è forzata ad ignorare Bak-san, praticamente
mummificato e portato a spalla dalla capoinfermiera, il quale non smette di
agitarsi e si sta riempiendo di bolle anche sotto le bende solo perché Linalee
gli si è accostata chiedendogli come si sente.
Nell’attimo di
silenzio che segue le ultime parole della Fay, si inserisce provvidenzialmente
Timothy che, saltando quasi in braccio a Crowley, gli strappa la lettera dalle
mani prima che lui possa reagire.
“Neh, fratellone
vampiro!” esclama il piccolo “Visto che tu non vuoi leggere ci penso io, ok? Che
sennò qui vien notte!”
L’accenno di
protesta di Crowley e degli altri, viene però immediatamente tacitato da Kanda,
cui basta un’occhiata e la destra spostata verso l’elsa di Mugen. Il ragazzino
inizia a leggere, con enfasi e voce chiara:
“La missiva, ben
so, un po' vi confonde
Ma di
spedirvela, ahimè, ne ho ben d'onde!
Io so che voi
qualcun state cercando
che tra i morti
o i vivi starà vagando
Qual sia il vero
motivo, a dire il vero, io lo ignoro
che li spinge,
colleghi o allievi, chiedete a loro...
Ma orsù, una
mano anch'io vi voglio dare
Anche se non
posso svelarvi dove andare
Magari posso
darvi qualche indizio
Non sarà poi
chissà che, ma è un inizio!
Prendete il
corridoio del desinare
Lungo la scala
in alto dovete andare
Al lato est
troverete una stanza
Entrateci, così,
per buona creanza!
Solo allora, se
il ciel lo vorrà,
capirete la
giusta strada qual sarà”
Appena Timothy
finisce di leggere, la sua espressione schifata e perplessa fa il paio con la
maggioranza di quelle degli altri componenti del gruppo, benché con gradazioni
differenti.
La commozione
aleggia invece sul volto di Crowley, assieme ad una lacrimuccia ribelle che gli
luccica all’angolo dell’occhio da quando ha aperto la lettera dell’amato avo.
“Invero…” inizia, per interrompersi subito dopo, tirando su col naso “…invero
non ero a conoscenza del fatto che il nobile nonno fosse un poeta di tal
levatura!” esclama commosso, cercando l’approvazione degli altri.
Non tutti (anzi,
nessuno!) la pensano esattamente come lui e, non volendo offenderlo, cercano di
sfuggire il suo sguardo. Solo Linalee riesce ad abbozzare un timido sorriso.
“S-sì, era… davvero molto bravo, Crowley-kun…” annuisce, incerta.
“Beh, ma che
significa?” esclama Komui, riprendendo in mano la lettera e guardandola in
controluce come potesse svelargli i segreti dell'universo.
Tutti si
guardano in faccia, confusi. Qualcuno alza le spalle, altri prendono il foglio
dalle mani del Supervisore per rileggere il poema e cercare di capirne il senso.
La paginetta gira di mano in mano: anche Miranda prova a darci un'occhiata, ma
ne ha già abbastanza di sonetti e parole in rima, quindi abbandona subito
l'impresa.
Reever cerca
inutilmente di decifrare i versi usando la matematica, mentre il generale
Tiedoll riesce solo ad esprimere apprezzamenti sulla calligrafia svolazzante del
fu barone Crowley.
Bak Chan,
cercando di muoversi autonomamente nonostante il bendaggio, si siede su una
delle sedie con un'espressione meditabonda in viso. Vorrebbe tanto decifrare
l'enigma per fare bella figura davanti a Linalee-chan, ma tutto quello che
ottiene sono due o tre macchie in più... e la capoinfermiera continua a prendere
appunti sul suo caso (secondo lei, è l’Asiatico l'enigma più complesso, al
momento!). Quanto a Lavi e Allen, beh... i due si guardano in viso, lanciando
ogni tanto occhiate strane alla lettera, ma tenendosene il più lontani
possibile.
Anche Link dà
un’occhiata veloce allo scritto, ma senza prestarci particolare attenzione. A
lui incuriosisce molto di più il sorriso di Bookman Sr., un sorriso che la dice
molto lunga su quanto in realtà sappia il vecchio esorcista.
La signorina
Fay, invece, si disinteressa della lettera, cercando piuttosto di ottenere
l’attenzione di Komui: se quella missiva era sulla sua scrivania, c’è arrivata
per un motivo preciso e in un’occasione precisa. È pertanto indispensabile che
il supervisore fornisca al più presto quelle informazioni, potrebbero essere
vitali nella comprensione dell’enigma!
Perfino Lau
Shimin sembra interessata a risolvere il mistero, perché salta di spalla in
spalla, accomodandosi sulla testa della persona che in quel momento ha in mano
il misterioso scritto. Quando Marie, dopo aver inutilmente esaminato il sonetto,
lo allunga a Kanda (che sembra perfin più scocciato del solito), la scimmietta
accenna a saltare verso di lui; l’occhiata assassina del giapponese tuttavia non
promette niente di buono e, onde evitare che l’animaletto si faccia male e
diventi poi molto molto cattivo, il generale Klaud decide di prendere in mano la
situazione.
“Sentite, è
chiaro che noi qui non siamo in grado di cavare un ragno dal buco” afferma
decisa, dopo aver richiamato l’attenzione di tutti battendo le mani “A che mi
risulta esiste una sezione scientifica in questa sede. Perché non convochiamo un
esperto di cifrari? Ce ne sarà uno, mi auguro!”
Rapido come il
fulmine, Reever richiama un golem e contatta subito il laboratorio centrale:
“Johnny, potresti venire un secondo in caffetteria? C'è del lavoro per te!”
Detto fatto, il
più giovane degli scienziati si presenta all'appello, desideroso di rendersi
utile, e inizia subito ad analizzare il documento.
“Mmh... Oh,
bello, è come la mappa di una caccia al tesoro! Dovete seguire le indicazioni e
arriverete al «tesoro», ecco. Qui dice che dovete uscire dalla caffetteria,
salire le scale ed entrare nell'ultima stanza del corridoio a destra. Solo
allora avrete un altro indizio per proseguire nella ricerca.” esclama il giovane
con gli occhiali dopo aver letto la missiva.
***
*Ordine Oscuro -
Ultima stanza dell'ultimo corridoio dell'ultimo piano*
Venti minuti
dopo
Il gruppo al
gran completo, Johnny incluso (Reever gli ha già spiegato che non potrà tornare
tanto facilmente alle sue solite occupazioni, ma lo scienziato non sembra
affatto preoccupato), si ferma davanti alla porta in legno che separa la
fatidica stanza dal corridoio dove si trovano tutti.
Girano occhiate
nervose, fra i presenti, la maggior parte dei quali si sta chiedendo cos'abbia
di particolare quella stanza... e soprattutto di chi sia.
La risposta a
questa domanda proviene improvvisamente da Allen. “Questa è la stanza di quel
demonio del mio shisho…”, sussurra, appoggiandosi con il capo chino all'uscio
ancora chiuso.
Devono entrare
lì dentro, ormai è ovvio, ma vorrebbe sinceramente risparmiare loro una visione
del genere... l'occhiataccia che lancia di sottecchi a Lavi fa ridacchiare
nervosamente l'apprendista bookman, che riempie subito il momento di stupito
silenzio. “Ehi, entriamo o no? Questo corridoio è strettino per tutti e
diciotto!”
“Invero, mi
sembra alquanto inelegante entrare nella stanza di un assente, senza quindi
poter avere il suo benestare…” obietta timidamente Crowley, stringendo al petto
la lettera del nobile nonno.
A
quell’osservazione, Klaud quasi ride. “Se quel dongiovanni senza speranza di
Cross stesse un po’ più all’Ordine non avrebbe di questi problemi. Sbaglio
Froi?”
“Ahahah, hai
proprio ragione! Marian è sempre il solito ragazzaccio! Tu non prendere esempio,
Timothy-kun, va bene? In ogni caso voi cosa ne dite, Supervisore? Possiamo
entrare?”
Komui non
risponde, intento com'è a cercare di scassinare la porta chiusa a chiave. Si sta
divertendo un mondo, accidenti, e più si incasinano con quella stramba caccia al
tesoro più tardi dovrà tornare al lavoro! Sotto lo sguardo sempre più perplesso
di tutti e quello sempre più sconsolato di Reever, si mette a litigare con la
serratura, ma invano. Dopo un paio di minuti e una decina di grimaldelli
diversi, anche Komui alza bandiera bianca.
“Niente da fare,
non ci riesco... Idea, e se chiamassi il mio fido Komurin XXXVII?”
“Con tutto il
rispetto, Supervisore, ma credo siano meglio i metodi tradizionali…” si
intromette a sorpresa Marie, spostando delicatamente Komui dalla porta e facendo
cenno a tutti di fare un passo indietro.
“Cosa intendi,
Marie-kun?” domanda incerta Linalee. Ma l’alto esorcista non le risponde
nemmeno, limitandosi a sorriderle e a indicarle qualcosa. Quando la cinese si
gira, il ghigno dipinto sul volto di Kanda le risulta quasi inquietante.
Pochi secondi,
poi un colpo secco e il rumore infido delle crepe che corrono, e l’uscio viene
giù, scardinando in parte anche gli stipiti. “Tsè. Questi sono i metodi
tradizionali” commenta monocorde lo spadaccino, ricomponendosi e ributtando la
coda sulla schiena con un gesto deciso della testa.
Sospirando e
sperando di non dover ripagare anche la porta (cosa che non lo stupirebbe
affatto: se lo Shisho non se ne fosse andato senza lasciare le chiavi non
avrebbero dovuto abbatterla, dopotutto), Allen accende le luci e fa strada al
gruppo nell'ampio mini appartamento di due stanze che compone la camera del
generale Cross.
“Entrate pure…”
dice, con la gioia di chi vorrebbe essere da tutt'altra parte.
Lo spettacolo
che si presenta agli occhi del gruppo è sconvolgente.
Il salottino,
arredato con mobili rococò dall'aspetto mo~lto costoso, ha il pavimento coperto
di tappeti pregiati. Le luci che si rifrangono nelle gocce di cristallo di
Boemia del lampadario appeso al soffitto, creano giochi di luci e ombre sulla
tappezzeria di broccato e sulle vetrine che, appoggiate alle pareti, sono piene
di una gran quantità di liquori di ogni gradazione e nazionalità.
L'inglese scuote
la testa osservando per l'ennesima volta ogni bottiglia. Alcune piene, altre già
mezze vuote, tutte hanno vicino il loro paio di bicchieri e tutte gli ricordano
un momento particolare del suo apprendistato con Cross. Quando il suo sguardo
finisce sulla bottiglia di pregiatissimo Lagavulin - il preferito dello Shisho -
Allen decide che forse è meglio lasciar perdere i ricordi e tornare al presente.
Peccato non sia
l'unico ad essere rimasto sconvolto da quella camera: davanti allo sfacciato
sfarzo della stanza, infatti, tutto il gruppo ha reagito in maniera più o meno
scomposta.
Kanda, dopo aver
abbattuto la porta, si è appoggiato al muro scocciato: la rapidissima occhiata
che ha dato all’interno della stanza quando l’ha aperta gli è bastata per
decidere che lì dentro non ha nessuna intenzione di metterci piede manco per
sbaglio.
Klaud sembra
decisa a seguire il suo esempio perché, dopo aver cacciato la testa all’interno,
si è ritratta schifata ed è andata ad accomodarsi accanto a lui, proclamando:
“Marian è decisamente peggiorato in fatto di gusti per l’arredamento… che non si
sogni quando torna di chiedermi di fargli compagnia in quell’obbrobrio barocco
che pretende di chiamare salotto!”
Marie, dal canto
suo, a causa della sua vista debole avrebbe bisogno di molto tempo per rendersi
conto dell’aspetto del locale; ma le reazioni dei due gli suggeriscono che, in
fondo, non è che si stia perdendo chissà quale grande spettacolo. Chi invece
sembra assolutamente intenzionato ad analizzare ogni minimo dettaglio degli
arredi è Bookman Sr., il quale ha afferrato con decisione il suo recalcitrante
allievo per la sciarpa e ora se lo sta trascinando di peso verso il mobilio
antico, riassumendogli nel frattempo le caratteristiche principali di ciascuno
stile.
“Pand...
mollami, sto soffocando!” si lagna Lavi, cercando di strappare la propria
sciarpa arancione dalla stretta dell'anziano esorcista. È tutta una scena, la
sua, anche se vorrebbe veramente uscire da lì... l'estrema, assurda pacchianeria
di quegli ambienti gli sta dando alla testa!
Il generale Tiedoll dopo un attimo di esitazione entra di corsa nella stanza
rincorrendo Timothy che, sempre sui pattini, è già schizzato verso la camera da
letto per saltare a suo piacimento sul materasso di piume. Nella maratona, che
comunque l’artista conclude immediatamente appena si accorge con commozione che
uno dei suoi vecchi schizzi è stato incorniciato e messo in mezzo alle numerose
foto su una delle mensole, viene per pochi attimi affiancato da Komui.
Entrando nella
stanza il Supervisore ha subito individuato uno dei suoi vecchi thermos per il
caffè, e si è subito lanciato al salvataggio.
“Ecco dov'era
finito! Il mio thermos preferito, vieni da papà!” esclama ora, coccolandoselo
amorevolmente, mentre Reever scuote il capo sempre più depresso (se dal proprio
superiore o se dalla camera non è dato saperlo).
Bak, finalmente
libero dalle bende e dalla Capoinfermiera che si è subito dedicata ad aprire
tende e finestre per arieggiare l'ambiente, si guarda attorno emozionato. Adora
quel tipo di arredamento, e cerca di memorizzare più dettagli possibili per
riproporre il tutto alla Sede Asia... con più successo, ovviamente!
Sulla mensola
vicino alla libreria ticchetta tranquillo un vecchio orologio decorato con
figurine in porcellana. Miranda, che è entrata timidamente nella camera
guardandosi attorno con soggezione, vorrebbe avvicinarsi per guardarlo meglio ma
si limita per la vergogna a lanciargli continue occhiate. È Crowley ad
accostarsi a lei sorridente, intenerito dalla sua timidezza. “Invero madamigella
Miranda, siete davvero un’ottima intenditrice di orologi se apprezzate la
fattura pregiata e la precisione del meccanismo di quella piccola sveglia”
“Oh, vi
ringrazio... ecco, mi sono sempre piaciuti gli orologi, soprattutto quelli
decorati come questo... piccolo, funzionale ma comunque estremamente grazioso!”
mormora, avvicinandosi ancora di più e sfiorando i decori in porcellana con una
lieve carezza.
“Sapete, il mio
nobile padre conservava una copia quasi identica di quest’orologio nella sua
stanza. Fu un dono di nozze che fece alla mia nobile madre… e io avrei voluto
far dono di quell’oggetto alla mia adorata… E-Eliade…” Sul nome della donna, la
voce del vampiro viene meno e lui si perde nella contemplazione dei suoi
ricordi.
Chi invece non
ha assolutamente tempo da perdere è la signorina Fay che, da quando Kanda ha
buttato giù la porta rivelando al mondo il lusso esagerato di cui Cross ha
voluto circondarsi, non fa altro che correre come una disperata, taccuino alla
mano, trascinandosi dietro Johnny (solo perché lo scienziato ha avuto la
sfortuna di essere quello più a portata di mano) per fare l’inventario di tutto
quanto contenuto nella stanza con l’utopico proposito di calcolare il costo
(esorbitante) di quegli arredi e addebitarli al generale.
“L’Ordine non
può permettersi sprechi del genere!” continua a ripetere, sempre più
istericamente. Ad intervalli regolari, poi, la donna si rivolge anche ad Allen,
indicandolo con piglio minaccioso: “E lei, Walker, veda di trovare quel
disgraziato del suo maestro! Altrimenti toccherà a lei ripagare queste spese,
chiaro?!”
“Cosa?! Ma,
signorina! Comprendo e condivido il pensiero che le spese dello Shisho siano per
la maggior parte assurde e di dubbio gusto, ma perché dovrei ripagare io il
tutto? Qualcuno dovrà pur averle approvate, no?” implora Allen con i lacrimoni
agli occhi. Lavi, che è riuscito a liberarsi dalle grinfie di Bookman Sr, lo
guarda ridacchiando meritandosi un'altra occhiataccia.
La signorina
Fay, tuttavia, non si fa intenerire. Si ferma per un attimo, costringendo Johnny
ad un’acrobazia non da poco per non franarle addosso, e squadra Allen con un
sorriso che non promette niente di buono. “Oh, non tema, Walker: troverò
anche chi ha approvato quelle spese anche loro faranno la loro parte, ma ciò
non la esime dal prendersi le sue responsabilità…”
Vedendo
l’inglese sbiancare e sudare freddo, Link decide di intervenire in sua difesa -
anche se non è proprio tutta filantropia la sua: se Allen dovesse essere
costretto a passare le serate nelle bische per racimolare i soldi necessari, al
biondo ispettore toccherebbe seguirlo… e non è che la cosa gli vada proprio a
genio! Quindi preferisce muoversi per tempo: “Bridget, non essere troppo severa
col quel ragazzo… in fondo gli è toccato un demonio di maestro, è già tanto che
lui non sia venuto su uguale, no?”
Intanto Komui
(che si è perfettamente avveduto di quanto sta accadendo, ma preferisce non
intervenire in quanto… ehm… è esattamente lui quello che avrebbe dovuto
approvare le spese per gli arredi…) si è accomodato su una delle poltroncine
attorno al tavolino, il thermos sempre stretto tra le braccia, sotto lo sguardo
sconsolato di Reever e Johnny.
Bak scuote la
testa, meravigliandosi dell'idiozia del collega, prima di iniziare a starnutire.
La capoinfermiera gli si avvicina subito, premurosa.
“Mh, questa
potrebbe essere allergia agli acari. Qui le tende e le finestre le ho aperte,
forse è il caso di far cambiare aria anche alla stanza da letto” esclama dopo
averlo osservato per qualche secondo. Trascinandoselo nuovamente dietro (povero
Bak, ha pregustato per poco la ritrovata libertà!) la capoinfermiera si dirige
verso la camera da letto di Cross.
Linalee,
lasciato Komui a cullare il thermos, li tallona, preoccupata per la salute del
Supervisore della Sede Asia. Miranda la segue da vicino: dopo due minuti di
imbarazzato silenzio ha lasciato Crowley, perso nei ricordi della sua amata, è
si è avventurosamente quanto silenziosamente dedicata alla scoperta dell'intero
appartamento.
Mentre Tiedoll
appare, afferra il saltellante Timothy e lo porta via, le due donne si prendono
un paio di secondi per riprendersi dallo choc. Allen e Lavi si avvicinano,
preoccupati dalla loro improvvisa immobilità, ma quanto è ora davanti ai loro
occhi ne spiega molto bene il motivo.
Al centro della
stanza, pavimentata da un antico (e costoso) parquet, si trova il più grande
letto a FORMA DI CUORE di tutta l'Inghilterra.
Appena la
capoinfermiera spalanca le tende, la calda luce del sole, proveniente dalla
finestra che dà verso est, illumina subito l'ambiente rifrangendosi nello
specchio stile Luigi, facendo brillare i candelabri d'argento sulle mensole e
sulla scrivania decorata e creando morbidi chiaroscuri sulle lenzuola di seta
rosso carminio. Sul camino di fronte al letto, circondato dal Viandante sul
mare di nebbia di C.D. Friedrich e dalla Vocazione di San Matteo del
Caravaggio, brilla deciso un crocefisso d'oro massiccio. Almeno i quadri
presenti sembrerebbero quelli di un uomo di fede, non fosse per le restanti
tele: una per parete, La pie di Monet, L'assenzio di Degas e Il
bacio di Francesco Hayez non sono certo opere simbolo di purezza
spirituale...
Linalee osserva
ammirata le opere appese alla parete: durante gli anni trascorsi da sola
all’Ordine prima che il fratello la raggiungesse, per vincere la solitudine
leggeva libri d’arte, quindi è perfettamente consapevole del valore dei quadri
cha ha di fronte. A parte il Caravaggio, sono tutti dipinti piuttosto recenti,
non più vecchi di 80 anni, ma i loro autori sono già famosi e quotati. Quei
quadri valgono un sacco di soldi! Sono tutti bellissimi, ma è soprattutto Il
bacio di Hayez ad affascinarla, soprattutto per il soggetto… guardandolo
arrossisce.
“Bello, neh?”
mormora Lavi, distogliendo forzatamente lo sguardo dalle gote imporporate
dell'amica per fissarlo al quadro che ha di fronte. “So che l'autore ne ha fatte
più copie... L'originale è conservata in Italia, questa dev'essere uno dei tre
esemplari autografi sparsi per il mondo. Comunque è una tela molto famosa, anche
perché è la prima volta che un pittore esprime in un dipinto un bacio tanto
passionale e carico di emotività…”, continua, avvicinandosi leggermente alla
ragazza.
Forse troppo:
lei arrossisce ancora di più e si volta per allontanarsi con pudore da quel
quadro così bello e al contempo così carico di sensualità... finendo per andare
a sbattere involontariamente contro l'apprendista Bookman che, leggermente chino
in avanti per osservare meglio la firma autografa dell'autore, si sbilancia
finendo col dare una violenta testata alla mensola lì vicino. Stordito, il rosso
cade all'indietro trascinando con sé (e su di sé) tutti i soprammobili del
ripiano. Nonostante i suoi lamenti, però, nessuno corre in suo aiuto: Timcanpy
ha scelto proprio quell'istante per apparire con le nuove recensioni.
Linalee, Miranda
e la capoinfermiera vengono fatte galantemente accomodare sul letto che,
eccettuata la forma alquanto eccentrica, risulta essere veramente comodo e tutti
iniziano a darsi da fare con l’entusiasmo di sempre.
§ Gentilissima
Madamigella Retsu,
*inchino* è per
me motivo di indicibile sollievo sapere che la mia inettitudine non vi ha
turbato e che mi concediate quindi l’onore poter riprendere questo scambio
epistolare con voi.
Vi ringrazio
invero dal profondo del cuore per la premura che dimostrate nel provvedere alla
realizzazione di una statua dedicata alla nobile capoinfermiera. Farò quanto in
mio potere e anche più per ricambiarvi quanto prima, basta che esprimiate un
desiderio.
Vi porgo i miei
più sinceri saluti e mi congedo.
Barone Alaister
Crowley III
Carissima
Retsu-chan,
vorrei dirti che
è un piacere sapere che c’è gente che la pensa come me riguardo il
Sovrintendente, ma ti confesso che mi vergogno un po’ di aver pensato cose così
brutte… *arrossisce* Ti spiace se non ne parliamo più?
Ti ringrazio
molto per la premura che dimostri verso la signorina Fay e ti chiedo di scusarla
se non ti ha risposto direttamente, ma sappi che ha apprezzato molto ^^
Quanto ad
Allen-kun… beh, onestamente credo anch’io che qualcuno molto spesso guardi giù e
lo protegga: quell’azzardo di tirare un dolce in testa a Kanda-kun (che sappiamo
tutti quant’è suscettibile!) è stato veramente un’istigazione all’omicidio… ma
per fortuna gli è andata bene anche stavolta!
Ora ti saluto,
lascio la penna a Johnny che poverino è qui tutto imbarazzato.
Fai una carezza
da parte mia al tuo gattino.
Un abbraccio,
Linalee
Gentilissima
signorina Retsu,
scusi se non
sono capace di rispondere molto bene a una recensione, ma è la prima volta che
mi capita e, anche se Reever-san mi ha spiegato come funziona, avrò sicuramente
bisogno di pratica per diventare bravo ^_^''
Volevo
ringraziarla anch'io per il supporto che da ad Allen-kun e a Kanda-kun, e
indirettamente a noi tutti che all'Ordine lavoriamo per far funzionare le cose
al meglio!
Le mando quindi
un caro abbraccio, al quale allego una scatoletta di tonno per la sua simpatica
bestiola!
Johnny
§ Hola Gen!
Intanto le
autrici mi dicono di ringraziarti per i contatti, sono prese benissimo adesso
che possono beccarti più o meno quando vogliono!
Per la Nutella,
vai tra! Mica gliela lascio a tiro a quel pazzoide là… me la tengo ben stretta
io e anzi, andrò pure da Jerry a farmi dare un po’ di caffè fatto come si deve
così ce la provo assieme!
Vabbò, mi han
detto di essere breve per lasciar spazio agli altri (cheppalle, limitare così la
mia recensione strafigosa, non è giusto!)
Alla prossima!
Timothy Hearst,
9 anni – esorcista
Mia cara
Genesis,
è un vero
piacere leggere le sue parole, non solo per la stima che mi dimostra (stima
ampiamente ricambiata, peraltro) ma anche per le sue osservazioni molto profonde
sul giovane ispettore Link.
Concordo in
pieno con lei e le assicuro che farò il possibile perché quei due siano
finalmente felici: con tutto quel che devono passare nella vita lavorativa, che
almeno quella affettiva li ricompensi!
Inoltre intendo
dedicarmi anche ad avvicinare Walker e Kanda… non so perché ma ho la sensazione
che starebbero davvero bene assieme, non crede?
Saluti,
Gen. Klaud Nine
Carissima
Genesis,
mi commuove il
fatto che tu riesca a comprendere appieno come mi sento, e ti ringrazio
nuovamente per le tue belle parole.
So anch'io che
prima o poi i miei passerotti lasceranno il nido, e anche se spero sempre sia
più tardi possibile so benissimo che è inevitabile. Non posso certo legarli a
una sedia, dopotutto, no? (Anche se a Yu-kun potrebbe in qualche modo giovare:
almeno sarebbe costretto ad ascoltare quello che la gente ha da dirgli! Hai
visto cosa si è ridotto a fare il povero Allen-kun per attirare la sua
attenzione?)
Con affetto,
Gen. Froi
Tiedoll
Genesis cara,
grazie per la
fiducia in me e nell'infermeria dell'Ordine, che a questo punto tenderò a tenere
aperta ventiquattrore su ventiquattro sette giorni su sette. Dovrò organizzarmi
per trovare altri collaboratori e decidere i turni, ma ce la faremo, o almeno
spero.
Per quanto
riguarda le allergie del Supervisore Bak ti tengo aggiornata, sto aspettando i
risultati dalla scientifica... spero solo non sia allergico alla polvere, non
credo sopravvivrebbe a dover abbandonare il suo posto di Supervisore della Sede
Asia!
Un caro
abbraccio,
*firma
incomprensibile* - Capoinfermiera
Cara Genesis,
ti ringrazio per
la recensione, nonostante tu abbia rischiato di farti beccare dal capo (e
nonostante la cosa ricordi un po' troppo Komui-san che cerca di sfuggire alla
signorina Fay! XD), e ti ringrazio per il prezioso consiglio... sperando che
quei due riescano a lavorare bene senza combinare altri disastri!
Alla prossima!
Reever
§ Carissima
Mohran,
innanzitutto
benvenuta nella nostra grande famiglia! *allunga un piatto di dango appena
cucinati come regalo di benvenuto da parte di tutti*
Sono contento
che la storia ti piaccia e, come te, spero anch'io che adesso le cose migliorino
almeno un po'... anche se ho la vaga impressione che non sarà affatto facile,
eh.
Comunque sono
convinto che con il vostro supporto riusciremo a uscire da questo gran
pasticcio! ^_^
Spero di
risentirti presto, un abbraccio
Allen
§ Salve
carissima Bloodberry-Jam,
io sto bene,
nonostante gli acciacchi dell’età - ma non lo dica al mio apprendista idiota, o
non la smette più con le sue sciocchezze. Quanto a lui non si preoccupi:
nonostante le botte (meritatissime) che si prende ogni volta (e se anche ne
prendesse di più non sarebbe peccato), ha la testa fin troppo dura, sta
benissimo.
E lei non si
faccia problemi se le sue recensioni tendono a stringarsi, si concentri su
quello che è importante per lei.
La saluto
cordialmente.
Bookman Sr.
Y-y-oo...
*si sposta un
mappamondo di marmo di dosso per respirare meglio*
Come va? Spero
tu stia meglio del sottoscritto... sono contento che almeno tu riesca a piangere
dalle risate, io credo di aver finito le lacrime, accidenti! Non ne posso
proprio più... lassù c'è qualcuno che mi vuole davvero male! ç_ç E non è vero
che me le merito, non dare retta al vecchio Panda. Ho la testa dura, ok, ma non
è un buon motivo per rompermela... il bernoccolo che sto sentendo adesso è
reale, accidenti! Ohi ohi ohi...
Comunque... hai
pienamente ragione quando dici che la scena del krapfen è stata davvero epica,
rimarrà nella storia... questa sì che è una di quelle cose che mi fanno amare il
mio lavoro di apprendista bookman! Mi sarebbe piaciuto anche assistere allo
scontro tra Moyashi-chan e Yu-chan, a dire il vero, anche se da un certo punto
di vista è meglio ch'io non sia stato presente. Non so se sarei riuscito a
documentare tutto senza intromettermi... ora però sono curioso anch'io di sapere
come va a finire!
Ci becchiamo al
prossimo giro di recensioni, ora è meglio se finisco di disseppellirmi dai
soprammobili =_=
Un abbraccio ;)
Lavi
§ Carissima
Flowermoon,
come vede,
nonostante tutto sono a scriverle queste poche righe. Ma le assicuro che questa
volta è stata veramente dura… lo shock causato dal vedere come gente
irresponsabile sperpera il denaro dell’Ordine, nel totale disinteresse di chi
invece dovrebbe controllare, è stato veramente difficile da superare. Per
fortuna, Howard mi ha supportato in questo momento difficile… *sorride a Link*
Comunque, se mi
permette, sia Bookman Jr. che il supervisore Chan fanno veramente di tutto per
attrarre su di sé sventure d’ogni tipo. Quindi non mi viene da compatirli
neanche un po’. Spero mi comprenda.
Mi scusi la
brevità ma devo salutarla, ho dei debiti da ripianare.
Saluti.
Bridget Fay –
Segretaria (quasi esaurita) del Supervisore
Gentile
Flowermoon,
fa piacere
sapere che i “retroscena” dell’incontro tra Walker e il mio superiore l’hanno
interessata. Quel colloquio ha fatto un certo effetto anche a me, che pure vi ho
assistito di persona.
Quanto ad Allen
che perde il controllo, beh, ha fatto specie anche a me venirlo a sapere… anche
se, come vedrà, quel testone ci ha messo parecchio per dirmi le cose come
stavano *scuote la testa*
Bene, credo ora
sia meglio che la lasci alla lettura, è certamente più interessante di una mia
lettera.
Ad ogni modo, se
ha piacere, può contattare le autrici e inviare loro i suoi contatti MSN e
Facebook, così nella nostra corrispondenza non saremo più vincolati alle uscite
quindicinali.
Cordialità,
Howard Link
§ Cara Mizukage,
sono così
contenta che tu sia riuscita a recensire anche questa volta!
Sono d'accordo
con te quando dici che molti di noi avrebbero bisogno di una vacanza... fossi
più brava e più forte potrei dare una mano e permettere loro di andare in
vacanza anche solo per il weekend! Dici che se continuo a impegnarmi riuscirò
anch'io a fare qualcosa di buono? Allora prometto che mi impegnerò al massimo!
^_^
Ti abbraccio
affettuosamente,
Miranda
Gentile
Mizukage,
non si preoccupi
per la stringatezza, purtroppo l’essere oberati di cose da fare è problema
comune - pensi che l’autrice Mistral sono giorni che non fa altro che ripetere
che “non ha tempo per far nulla”…
Quanto al
salvataggio di Lavi e Bak-san, personalmente sarei anche favorevole (non mi
hanno fatto nulla di male, in fondo!), ma temo che qui non troverei molto
supporto… supporto che invece sembra molto più diffuso riguardo al salvataggio
di miss Bridget.
Da ultimo, se mi
posso permettere, le consiglio di non preoccuparsi troppo per quei due testoni
di Allen e Kanda. Faranno fatica, pesteranno il muso migliaia di volte, ma alla
fine ne verranno fuori, mi creda.
A risentirla,
Noise Marie
Dopo aver
consegnato ad Allen il foglio con la sua recensione, Linalee si accosta
preoccupata a Lavi che non è ancora riemerso dai soprammobili. Chinandosi
accanto a lui, scosta la statuetta di alabastro che cadendo gli ha lasciato un
bel bozzo sulla fronte e poi gli è andata a pesare sul petto. “Lavi-kun? Tutto
bene?”
Il rosso esita
un attimo, prima di rispondere. Non può certo risponderle che è caduto
portandosi dietro mezzo arredamento perché lei è andata a sbattere contro di
lui... proprio come con Miranda (e ancor di più in questo caso) Lavi arrangia
alla bell'è meglio un sorrisino imbarazzato e risponde: “Non ti preoccupare,
Linalee-chan, è tutto a posto! Ha proprio ragione il vecchio Panda, a volte sono
più imbranato di un elefante in un negozio di cristalli, hehe! Beh, ora ho solo
bisogno di una mano per rialzarmi, se non ti dispiace!”
Lei ride
sommessamente e si china verso di lui, allungandogli la mano perché la afferri.
“Dai, tirati su, così poi ci riuniamo tutti assieme e decidiamo cosa fare...
anche perché credo sia meglio portare Reever-san e la signorina Fay fuori di
qui... non ti sembrano un po' troppo tesi?” la voce si riduce ad un sussurro
mentre Linalee si china per mormorare l'ultima parte della frase all'orecchio di
Lavi, indicandogli con un gesto appena accennato lo scienziato e la segretaria
(la quale si trascina dietro Johnny sbatacchiandolo nervosamente qua e là) che
osservano con fare quasi isterico ogni singolo pezzo d'arredamento.
“Ehm... in
effetti...” risponde lui, osservando Johnny che è allegramente alle prese con
una calcolatrice uscita fuori dal nulla. «Evidentemente stanno facendo i conti
di quanto possono recuperare rivendendo tutta la mercanzia» pensa Lavi,
scuotendo la testa divertito.
Reever si è
armato di blocco per gli appunti sul quale sta scribacchiando rapidamente tutti
i conti completati dal collega, mentre la signorina Fay si sta avvalendo della
preziosa consulenza del generale Tiedoll e di Bookman per valutare attentamente
ogni singola opera d'arte.
Preso
dall'attenta osservazione dello strano quintetto, l'apprendista bookman afferra
la mano dell'amica per tirarsi su ma non si rende conto di mettere troppo impeto
nella risalita: si sbilancia quindi in avanti e si vede costretto ad allungare
anche il braccio sinistro per trovare un piano d'appoggio e stabilizzarsi
meglio, finendo per puntarsi con la mancina sulla spalla dell'amica e
avvicinandosi a lei. Accortosene e improvvisamente arrossito per l'imbarazzo,
Lavi toglie subito la mano.
Il problema è
che il piccolo «incidente», benché durato pochissimi istanti, non è sfuggito
agli sguardi affilati dei due Supervisori che, già nervosi per non essere stati
coinvolti nelle recensioni, subito si avvicinano con aria bellicosa.
“Tu! Bookman Jr!
Giù le mani dalla mia Linalee-chan!” esclama Komui, brandendo il suo adorato
thermos come arma impropria.
“Tu! Non ti
permettere di avvicinarti di un solo passo in più alla soave Linalee-chan! Solo
i degni di lode come il sottoscritto possono avere il privilegio di calpestare
la sua dolcissima ombra!” aggiunge Bak.
Perplesso dalla
reazione a suo giudizio spropositata dei due (ma sono così tante le cose che lui
ignora mondo, invero!), Crowley è però certo che nella frase proferita dal
supervisore della sede Asia è invero contenuta una madornale imprecisione.
Desideroso di dare il suo modesto contributo, il vampiro sfiora quindi
delicatamente il braccio di Bak, per attrarne l'attenzione. “Invero... se posso
avere l'ardire di rivolgermi a voi, Bak-san, vorrei permettermi di farvi notare
come il sole celato dalle nubi non proietti invero in alcun luogo l'ombra di
madamigella Linalee... quindi Bookman Jr. non può invero compiere una scortesia
come calpestarla!”
I due
Supervisori si fermano e osservano Crowley con aria interrogativa. Poi fanno
spallucce, si guardano in cagnesco per un secondo e infine decidono di ignorarlo
e accantonare la rivalità per dedicarsi alla guerra contro il nemico comune.
A Lavi, che
pensava di aver trovato la salvezza nel provvidenziale intervento di Crowlino,
non resta quindi che la fuga.
Subito Linalee
si precipita dietro i tre: non può permettere che Komui-nii-san e Bak-san
facciano del male a Lavi! Lui non ha fatto niente, sono loro ad essere
paranoici!
Allen, perso in
tutti i ricordi del suo apprendistato in giro per il mondo che gli oggetti
sparsi per la camera gli hanno riportato alla mente, si sta deprimendo davanti
alla vetrinetta dei liquori. Non fosse minorenne e non dovesse ripagarli tutti
lui, si farebbe volentieri un goccetto per dimenticare e per farsi passare
l'emicrania che gli sta martellando le tempie... Sospira sconsolato, poi un
improvviso movimento alla sua sinistra lo fa voltare di scatto.
Non riesce a
vedere altro che una macchia fulva in rapido movimento, ma gli basta sentire
l'urlo disumano per capire che quello è Lavi... inseguito da Komui-san e
Bak-san.
“Ma che cavolo
sta succedendo, adesso?” si chiede, quando vede l'amico raggiungere la porta e
superare di gran carriera Kanda, uscendo dalla stanza per allontanarsi il più
possibile dai due Supervisori infuriati.
Miranda gli si
avvicina, timorosa ma curiosa di capirci qualcosa di più. È successo tutto così
velocemente... è riuscita solo a vedere che la Capoinfermiera aveva trovato
delle bende per fasciare il bernoccolo di Lavi, ma ci aveva rinunciato perché il
giovane bookman era praticamente sparito.
“Allen-kun, ma
Lavi-kun sta bene? Lo vedo un po' stanco e provato, ultimamente”
“Non saprei,
Miranda-san. Probabilmente, per lui è solo una giornata un po' storta,
passerà...” risponde l'inglese, rassicurando l'esorcista tedesca.
«... e poi me la
pagherà per questo scherzetto. Proprio in questa stanza dovevamo finire?» è la
conclusione della frase, che però rimane solo un pensiero nella mente del
giovane esorcista di tipo parassita.
Le sue
riflessioni vengono interrotte da Kanda che, avvicinatosi gelido, lo prende per
il colletto e lo solleva quasi di peso avvicinando pericolosamente il viso al
suo.
“Moyashi, io
seguo i deficienti, tu occupati di questi. Ci vediamo in caffetteria e guai a te
se manca qualcuno”
Lanciato contro
la vetrinetta come un sacco di patate, Allen annuisce all'ordine impartitogli,
al contempo arrossendo per l'improvvisa quanto breve vicinanza al viso dello
spadaccino. Per fortuna questi è già partito alla ricerca dei fuggitivi, dando
per scontata la collaborazione dell'esorcista dai capelli bianchi, che si
ritrova a rivolgere il suo cenno di assenso alla sola schiena del giapponese in
rapido allontanamento.
Il generale
Klaud, che dall'angolo meno pacchiano (per quanto possibile) della stanza ha
fatto il suo «dovere» di recensore, ora osserva incuriosita la scena che si è
appena svolta tra Allen e Kanda; un sorriso d'intesa scambiato al volo con
Bridget la convince che, benché l'amica sia così impegnata a trovare un modo di
rimediare all'idiozia congiunta di Cross e Komui, anche a lei non è sfuggito
quanto appena accaduto e anche lei è giunta alla stessa conclusione: il vero
amore a volte può prendere strade impreviste!
Come il
generale, anche Miranda ha assistito alla scena, ma con tutt'altri pensieri per
la testa. “Ehm... Allen-kun, anche tu non mi sembri in gran forma, comunque”
mormora la tedesca, aiutando Allen a rialzarsi da terra.
“È vero,
giovanotto, sei tutto rosso in viso. Non è che hai un po' di febbre?” si
intromette la capoinfermiera, premurosa.
Lui, se
possibile, arrossisce ancora di più. Poi tossicchia nervosamente, alla ricerca
di qualunque modo per cambiare argomento. Un paio di profondi respiri, un'ultima
occhiata alla stanza, e decide di rimandare le pare (sulla stanza, sullo Shisho,
sul giapponese) a più tardi. Prima deve raggiungere Lavi, non può permettere che
il baKanda, Komui-san o Bak-san gli facciano del male.
Non prima di
lui, almeno.
“Credo sia
meglio riunire tutti quanti e seguire il gruppo in corridoio... Se mi date una
mano a convincere i nostri esperti a lasciar perdere i calcoli sul lampadario
del salotto, intanto io vado a chiamare Marie e Timothy nell'altra stanza”
propone Allen, guardando pensieroso i cristalli di Boemia che brillano al sole.
Spera proprio
che rivendere tutto basti a ripagare le spese.
“Va bene,
Walker, lascia fare a noi!” esclama la capoinfermiera, prendendo Miranda
sottobraccio e dirigendosi assieme a lei verso il gruppetto.
Nel frattempo,
nella stanza da letto, Marie sta facendo divertire il piccolo Timothy (che,
nonostante tutti i suoi proclami è pur sempre un bambino di 9 anni);
intrecciando i fili del Noel Organon e usando un cuscino come sedile,
l'esorcista ha creato una rudimentale altalena e, aiutato dalla sua
considerevole altezza, ora fa dondolare placidamente il ragazzino.
Link, seduto su
una sedia in velluto con l'intelaiatura in legno pregiato, sfoglia incuriosito
un ricettario medievale trovato nella libreria in mogano del salottino, accanto
ad una copia quattrocentesca del Decameron di Boccaccio e ad una delle
prime copie dell'Adone di Marino.
Per quanto tutti
possano pensare il contrario, in realtà il biondo ispettore non si è perso nulla
di quanto accaduto poco prima... ma benché incuriosito dal comportamento
piuttosto inusuale di Kanda, ha preferito non approfondire - tanto di sicuro
prima o poi salterà fuori tutto! E quanto a Bookman Jr. che sta rischiando la
vita... beh, imparasse a tacere queste cose non succederebbero, no?
Quando poi Allen
gli passa davanti per raggiungere Marie e il ragazzino in camera, Link chiude
malvolentieri il libro e si alza, sistemandosi la giacca: a quanto pare la pausa
è finita.
Intanto Miranda
e la capoinfermiera stanno avendo un po' di problemi a convincere il gruppetto
di novelli critici d'arte. O meglio, Reever, Johnny, la signorina Fay e Bookman
Sr. hanno già visto (e valutato, e contato) abbastanza per dichiararsi
soddisfatti... L'unico problema risulta essere il generale Tiedoll che,
adocchiato il Tondo Doni di Michelangelo appeso al muro dell'ingresso del
salotto, si rifiuta di allontanarsi da lì senza portarselo dietro.
“Tiedoll-san, se
le può far piacere proveremo a chiedere se ne hanno una copia da regalarle”
tenta di calmarlo Miranda, e alla fine anche lui si decide a lanciare un ultimo
sguardo d'addio alla tela e a raggiungere tutti gli altri in corridoio.
Anata ga Koko
ni Iru Riyuu
(La
ragione per cui sei qui)
Amatte irebakakeru
mono ga aru
Soba ni arebamienaku
naru
Kidzukanaisou ja naiitai hodo
wakatteru
(Se le parole
sono troppe, di certo qualcuna manca
Se la verità è
troppo vicina, non riesco a vederla
Non è che non
ti capisco, è che so quanto tutto questo fa male)
Capitolo 12
Gli istanti
interminabili di decisioni importanti
“Smettila di
essere così infantile e pretendere che tutti capiscano cosa provi. Se non te ne
sei ancora accorto, mammoletta, la gente se ne frega degli altri, pensa solo al
suo interesse”
“Ma chi se ne
frega di quello che pensano gli altri! Io lo sto chiedendo a te, accidenti, A
TE! Dimmelo, dannazione!”
Grido,
mettendoci tutta la rabbia, la frustrazione e la disperazione accumulate ma,
mentre l'eco delle mie parole si perde nell'aria fredda, le emozioni che mi
stanno travolgendo sembrano quasi dissolversi nel nulla, lasciando il posto a
una stranissima sensazione di vuoto.
Chiudo gli occhi
e scuoto un paio di volte il capo, cercando di schiarire la mia mente confusa
(e incredula [perché ho la pessima sensazione di essermi perso qualcosa?]),
stupendomi nel percepire per un brevissimo istante il soffice manto di Crown
Clown sulla spalla destra.
La sorpresa per
la reazione insolitamente aggressiva di Walker alle mia risposta (tutto
sommato non molto più caustica di altre che gli ho rifilato da che ci
conosciamo), passa improvvisamente in secondo piano quando sento un dolore
lancinante propagarsi rapidissimo dal collo giù per tutto il braccio e
rimbombarmi violento in testa (che cazzo sta succedendo?).
Contorco il viso
in una smorfia sofferente, cercando di trattenere un urlo; ma è solo quando
sento la mia voce gridare che mi rendo conto di non esserci riuscito (mi
sembra quasi che mi stiano strappando via a forza dal corpo… [e che cos’è quella
sensazione calda che mi scivola sul petto?])
Riapro gli occhi
(nemmeno mi ero accorto di averli chiusi, quando è stato?) e davanti a me
vedo la sua espressione allucinata mentre fa un passo indietro, allontanandosi
da me e cadendo seduto sul prato. Avverto un pizzicore sulla spalla destra e poi
di nuovo dolore che a ondate si diffonde in tutto il corpo, rendendomi difficile
pensare.
Subito dopo,
tutto diventa buio e mi sento scivolare a terra, la schiena che graffia contro
la corteccia dell’albero e la neve che continua a cadere (ma che cazzo è
successo…?)
Alla smorfia di
Kanda sposto lo sguardo sulla sinistra, cercando di capire (Non... non
ricordo di aver voluto... pensato... desiderato attivare l'Innocence, anche
se... [Cosa diavolo sta succedendo?!]), e finisco per spalancare gli occhi:
mi si gela il sangue nelle vene quando vedo che l'artiglio del pollice gli ha
trapassato perpendicolarmente la spalla, arpionandolo all'albero (Cosa
diavolo sta succedendo?! Volevo fermarlo ma... [Cosa ho fatto?! Non è questo il
modo!])
Il tempo sembra
scorrere al rallentatore mentre seguo come intontito il rivolo rosso e caldo che
scende dalla ferita, lungo la mia mano e giù per il gomito, prima di sgocciolare
lentamente verso terra, la neve candida che si macchia sempre più. Mi riscuoto
improvvisamente, il panico che mi coglie fulmineo, e senza pensarci disattivo
l'Innocence liberando Kanda dalla mia presa.
Quando lo sento
urlare dal dolore (cosa ho fatto?! [Dannazione, cosa ho fatto!]), il
flusso di sangue che aumenta repentinamente macchiandomi il viso di rosso e la
sofferenza scritta a chiare lettere nella sua espressione, non riesco a fare
altro che arretrare.
Subito, freddo e
velenoso, mi torna alla mente il ricordo delle parole del Maestro e le lacrime
iniziano a pungermi gli occhi quando mi rendo conto che il mio tempo sta
scadendo. Sto perdendo il controllo, quello che è appena successo ne è la prova
più lampante, e se non voglio che quelli che amo ci vadano di mezzo dovrò
decidermi a fare qualcosa di concreto, una volta per tutte (ma non ora, non è
il momento… [devo fare qualcosa per Kanda, ora, adesso!])
Inciampo nei
miei piedi e finisco seduto sul terreno innevato, gli occhi fissi nei suoi a
incidere per sempre nella mia mente la tragica conseguenza delle mie azioni
(Devo fare qualcosa per Kanda [Ma cosa? Cosa?!]).
È quando lo vedo
chiudere gli occhi, ormai seduto immobile in mezzo alla neve, che riesco ad
accantonare il panico e ad agire, la mente prima confusa ora concentrata
sull'unico obiettivo che mi importi veramente.
Mi rialzo,
riavvicinandomi barcollando a Kanda, e mi inginocchio davanti a lui per
esaminare la ferita. Non sono affatto un esperto di medicina, allora decido di
affidarmi all'istinto e alle poche nozioni di pronto soccorso che mi è capitato
di incamerare durante i miei viaggi attorno al mondo. Inizio a premere a monte
del taglio (quanto sangue, dannazione [non te ne andare, dannazione!],
cercando di arginare l’emorragia e al contempo sperando (pregando [non
credevo l'avrei mai fatto]) che il tatuaggio inizi al più presto la sua
opera di guarigione.
Ho la testa
sempre più confusa, ma mi sforzo ugualmente di riaprire gli occhi quando sento
la mano di Walker premermi sul collo (Mi fa male… ma cosa sta facendo? Sta
fermando un’emorragia? [Perché dovrei avere un’emorragia?!]).
Il mio campo
visivo è costellato di macchie nere che danzano assieme ai fiocchi di neve,
confondendomi, ma il dolore che non smette di propagarsi dalla spalla (più
meno dove lui tiene la mano) non può che venire da una ferita… una
pugnalata… lui però non mi ha attaccato, mi sarei difeso… e allora… (la mano
maledetta, l’Innocence… [ha perso il controllo dell’Innocence?!])
Una stretta
dolorosa allo stomaco e un conato di nausea mi impediscono di continuare a
pensare. Provo a prendere un respiro più profondo per dare ossigeno al cervello
e recuperare lucidità, ma appena inspiro sento la cassa toracica attraversata da
una fitta.
Ho freddo…
Mentre con la
sinistra continuo ad applicare pressione sulla zona vicino alla ferita, porto la
destra alla sua guancia trovandola ghiacciata. Alzo gli occhi al cielo,
incontrando la neve che continua imperterrita a scendere... comincia a fare
decisamente troppo freddo, e il fatto che Kanda sia a torso nudo con questo
tempo non contribuisce certo a migliorare la situazione.
Dannazione, se
quel tatuaggio non si muove... (non posso portarlo al caldo finché
l'emorragia non si arresta [e se non lo porto al caldo qui rischia di
congelare!]). Devo fare in modo che prenda meno freddo possibile, ma come?
Gli scosto i capelli dal viso e lo libero dal leggero strato di neve fredda e
umida che lo sta lentamente ricoprendo, preoccupandomi quando non lo sento
reagire al mio tocco.
Solo nel momento
in cui lo vedo riaprire a fatica gli occhi e cercare di prendere un respiro
profondo tiro un piccolo sospiro di sollievo.
Riporto la mano
sulla sua guancia, spostandomi leggermente (ma senza smettere di premere
vicino alla ferita [devo stare attento, o l'emorragia potrebbe peggiorare])
e avvicinandomi ancora di più per guardarlo dritto negli occhi confusi e
annebbiati.
“O… Oi! Kanda!
Mi senti? T-ti prego, tieni duro!”
Inizio a
sfregargli il braccio sinistro, cercando di trasmettergli calore nonostante
anch'io stia iniziando a perdere sensibilità.
Non deve
addormentarsi, dannazione, o sarà tutto inutile.
Sento in
lontananza la sua voce angosciata che mi chiama (sta andando in panico,
l’idiota… [dovrebbe saperlo che io non muoio così facilmente…]) e provo ad
alzare la testa perché il mio sguardo incontri il suo, ma i muscoli non mi
rispondono (ho il collo paralizzato?!).
Il dolore alla
spalla è ormai quasi scomparso e anche quello nel braccio destro che… perché non
sento più il braccio destro?! (Ma cosa cazzo mi hai fatto, Walker?)
Mi sforzo di
concentrarmi sul resto del corpo, ma tutto quel che riesco a percepire sono le
fitte allo stomaco (come se dovessi vomitare [anche se non mangio nulla da
due giorni]) e i crampi che hanno cominciato a stringermi le gambe (ho
interrotto l’allenamento troppo bruscamente)… mi sento esausto…
“…moyashi…”
Quando lo chiamo
(per dirgli cosa, poi? [non lo so nemmeno io… non riesco più a pensare…])
la voce mi esce ridotta a poco più di un sussurro, ma è sufficiente perché lui
volti gli occhi di scatto verso di me.
Lo guardo
stupito, e mi accorgo improvvisamente di quanto mi sia mancato quello stupido
soprannome.
Riesco a
sorridergli, la speranza che si riaccende (ha ancora la forza per prendermi
in giro in una situazione come questa [Kanda è un osso duro, non devo
dimenticarlo]), e mi avvicino ancora di più per proteggerlo dal vento freddo
e mantenere il contatto visivo.
“Sta'
tranquillo, Kanda, ora vedo di portarti via da qui!”
Lo dico sempre
sorridendogli, cercando di tenere un tono calmo e sicuro (per rassicurarlo,
andrà tutto bene [per rassicurare me stesso... andrà tutto bene?]).
Torno a
esaminare la ferita, allentando leggermente la pressione. Un'esclamazione di
giubilo mi sfugge dalle labbra quando vedo che l'emorragia si è arrestata quasi
del tutto, e ringrazio mentalmente le incredibili capacità rigenerative di Kanda
(fosse stato chiunque altro a quest’ora sarebbe morto da un pezzo [...per
mano mia]).
Ora posso
concentrarmi meglio sul come portarlo via da questa radura fredda e
inospitale... mi guardo attorno, cercando di valutare tutte le possibilità.
Non ce ne sono
molte, anzi, e comincio ad agitarmi quando mi ritrovo a scartare le poche idee
che mi vengono in mente.
Potrei
caricarmelo in spalla e portarlo all'Ordine... da solo però non ce la posso fare
(la differenza di altezza e peso rende la cosa difficile [e poi dubito di
essere in grado di spostarlo così lontano senza che la sua ferita si riapra])...
Mi servirebbe una mano, ma quest’area del giardino è poco frequentata, e con
questo tempo non c'è sicuramente nessuno in giro.
Potrei lasciare
Kanda appoggiato all'albero per rientrare a chiamare i soccorsi... però non mi
fido a lasciarlo solo, sotto la neve che non smette di scendere (e anzi,
sembra aumentare)...
Dannazione, cosa
posso fare?! Se solo non avessi chiesto a Tim di restare all'interno!
Come se avesse
risposto alla mia chiamata (e in fondo comincio a sospettare che sia così
[non mi stupisco più di niente!]), un frullio d'ali attorno a noi e mi trovo
Timcanpy fra le braccia. Il piccolo golem dorato si struscia un paio di volte
sulla mia giacca e io lo stringo forte a mia volta, decisamente più sollevato...
ora che Tim è qui so esattamente cosa devo fare!
Lotto contro il
persistente giramento di testa che non smette di tormentarmi anche se sono
seduto (devo aver perso parecchio sangue [in qualunque modo mi abbia ferito,
mi ha colpito in un punto pessimo…]), impedendomi di ragionare lucidamente.
I pensieri si compongono a stento e spesso si interrompono per proseguire su
un’altra strada (odio questa sensazione) e il dolore diffuso che continuo
a sentire in tutto il corpo mi confonde ancora di più…
Faccio fatica a
rendermi conto della situazione (non importa, mi fido di lui [qualsiasi cosa
sia successa io me la caverò, è lui che rischia di più adesso…]) ma non mi
preoccupo, non morirò certo per così poco (non posso permettermelo [ho una
missione da compiere]): basta dar tempo a questo maledetto tatuaggio di fare
il suo lavoro…
La cosa più
importante adesso è non addormentarsi, peggiorerei solo la situazione (lo
abbandonerei a se stesso e finirebbe per fare qualche stronzata [com’era
successo a…]), quindi mi sforzo di parlare anche per richiamare la sua
attenzione (si sta agitando perché non sa cosa fare [si sente in colpa]).
Compongo la
frase a fatica, ogni parola è una piccola battaglia vinta contro il torpore che
mi sta prendendo (ho freddo…)
“E… dove
vorresti… portarmi…?”
Dove, mi chiedi?
Nell'unico posto dove posso portarti senza scatenare un putiferio, dannazione!
L'Ordine è off-limits se non vogliamo che qualcuno capisca quel che è successo
(e preferirei evitare [e sono sicuro che questa volta sei d'accordo con me]),
quindi resta solo un'opzione disponibile... Rischiosa, certo, ma non mi sembra
di avere altra scelta.
“Heh, ora
vedrai! Non so te, ma io comincio ad averne abbastanza di questo freddo! Dammi
solo un attimo!”
Gli rispondo,
continuando imperterrito a sorridere. Devo tenerlo sveglio e il più possibile
lucido.
Ascoltami Kanda,
concentrati, non mollare. Il tempo di dare un paio di istruzioni a Tim e ce ne
andiamo di qui, promesso.
Giro la testa
verso il golem, che adesso sta svolazzando in tondo abbastanza agitato. Non mi è
difficile capire il perché: oramai è passata almeno mezz'ora da quando sono
uscito da quella stanza, e Link mi starà sicuramente cercando.
“Tim, vieni qui!
Ho bisogno di un favore... Ti prego, prendi Mugen e la casacca di Kanda e
mettili al sicuro, poi vai da Link e comunicagli questo messaggio...”
Mi interrompo un
attimo, incerto su quanto dire all'ispettore... come spiegargli il mio
allontanamento senza farlo preoccupare? Timcanpy annuisce, restando in attesa.
“Link, ho
bisogno di stare da solo con le mie idee per un po'. Non mi cercare ma
soprattutto non ti preoccupare, ok? Anzi, per evitarti casini con Leverrier,
aspettami in camera mia... vedrò di farmi vivo presto!”
Seh, «non ti
preoccupare»... ne avrebbe tutte le ragioni! Eppure non posso proprio dirgli
tutto, non ancora. Complicherei solo le cose.
Seguo Timcanpy
con lo sguardo, mentre raccoglie spada e casacca e si allontana svolazzando in
direzione della Home, poi riporto tutta la mia attenzione su Kanda.
Sento il moyashi
sollevarmi con attenzione da terra (fa talmente piano che sembra abbia paura
di spezzarmi [teme di farmi ancora del male]) ma nei suoi gesti avverto una
certa sicurezza (dove vuole portarmi?).
Provo a dargli
una mano cercando di muovermi da solo, ma mi rendo conto che, oltre al collo,
nemmeno la schiena mi risponde come dovrebbe (i muscoli sembrano intorpiditi,
non riesco ad alzarmi [ma cosa mi ha fatto?]) e avverto il braccio destro
battermi rigido contro il fianco (è paralizzato?)
“Bene Kanda, è
ora di andare! Vedi di resistere e di tenerti forte a me, non ci vorrà molto!”
Cerca di tenersi
addosso tutto il mio peso, però anche lui deve avere qualche problema (eppure
non mi sembra sia stato ferito…) perché lo sento vacillare, incerto sulle
gambe (io non riesco a reggermi in piedi da solo), ma dopo un attimo si
stabilizza, anche se non accenna a muovere un passo… non capisco…
Faccio una
smorfia e provo a scuotere leggermente la testa (sembra che la paralisi del
collo si stia sciogliendo [dopo dovrai spiegarmi parecchie cose, mammoletta…]),
sforzandomi di rimanere lucido (solo un altro po’…)
Gli faccio
passare il braccio sinistro attorno al mio collo e mi alzo in piedi a fatica,
portandolo con me. Barcollo leggermente, le gambe che iniziano a non rispondere
più come dovrebbero, ma dopo un attimo riesco a trovare il giusto equilibrio.
“Spero di non
farti male, ma è l'unico modo per andarcene da qui!”
Sorreggendolo
per la vita con il braccio destro, chiudo gli occhi e prendo un respiro
profondo.
Mi concentro,
ripetendo nella mia testa le ormai familiari note di quella malinconica
ninna-nanna, e quando li riapro un gate si è spalancato a un metro da noi.
“Oh, non mi
sembra che tu ci sia mai entrato... o sbaglio?”
Gli chiedo,
stringendolo un po' di più a me. Pochi passi, e dal freddo del giardino ci
ritroviamo nel caldo tepore della mia Stanza Segreta.
Il piccolo golem
dorato non aspetta che Allen sia sparito nel gate con il suo fragile carico, ma
parte subito a tutta velocità diretto alla stanza di Kanda. Stando attento che
nessuno lo noti, raggiunge la camera e vi entra dalla finestra che il giapponese
ha lasciato, come sempre, socchiusa; depone la spada e la casacca umida sul
letto, quindi scivola fuori altrettanto cauto e si dà da fare per raggiungere
l’ispettore Link.
Non deve fare
molta fatica per trovarlo, perché fino a pochi minuti prima era proprio con lui,
che già da un po’ stava girando per la sede alla ricerca del giovane inglese.
Tim trova infatti Link vicino alla porta che conduce verso l'esterno e lì lo
ferma, svolazzandogli freneticamente attorno per attirare la sua attenzione.
L’ispettore
allunga il braccio per invitare la creaturina a posarsi sulla sua mano.
“Timcanpy? Sai per caso dov’è finito Walker?”
Subito il golem
annuisce e prende il biondino per la manica, spingendolo verso il corridoio da
cui sono arrivati.
“Ehi... cosa
c'è?” domanda incerto Link, lasciandosi però trascinare senza opporre resistenza
- sa per esperienza che quell'affarino è molto più intelligente dei normali
golem, quindi se si comporta così un motivo ci sarà.
Timcanpy gli
gira attorno un paio di volte, poi arriva ai piedi della scala che conduce alle
camere. Si ferma a mezz'aria, in attesa che l'uomo lo raggiunga, agitando la
coda con fare impaziente.
Link lo segue in
fretta, non potendo però fare a meno di domandarsi dove lo stia portando. E
soprattutto se la direzione imboccata dal golem lo condurrà davvero da Walker… o
se piuttosto non sia un modo di fargli perdere tempo perché lui non veda
qualcosa che non dovrebbe (e non può fare a meno di pensare che, se è davvero
così, chissà perché è sicuro che nell’intera faccenda è coinvolto anche Kanda).
L’ispettore scuote la testa.
“Timcanpy, dove
stiamo andando?” chiede, prima di darsi dell’idiota da solo: come fa ad
aspettarsi una risposta?
Il golem si
ferma, e sembra sospirare sconsolato (se non fosse che i golem non sospirano...
non tutti, almeno). A quanto pare la pazienza dell'ispettore si sta
assottigliando troppo.
Gli gira attorno
un altro paio di volte, prima di portarsi davanti a una piccola porta nel
corridoio che hanno appena imboccato. Lì lo aspetta, facendogli intendere
chiaramente che deve entrare dentro. Non può aspettare di arrivare alla camera
di Allen, ma non intende certo riferirgli il messaggio del proprio master dove
orecchie altrui possano sentire...
Vedendolo
fermarsi e indicare imperiosamente con la coda lo sgabuzzino delle scope, Link
aggrotta le sopracciglia perplesso, ma poi decide di fare come Tim gli sta
chiedendo (anzi, ordinando - quel piccolo golem ha una capacità di persuasione
notevole se vuole…). Si guarda intorno velocemente poi, accertatosi di essere
solo, apre la porticina di legno e si infila nello stanzino buio, chiudendosela
subito alle spalle.
“Perché mi hai
fatto entrare qui, Timcanpy? Cosa devi dirmi?” gli domanda, mettendosi le mani
sui fianchi e sospirando - perché è abbastanza ovvio che nel golem è registrato
un messaggio, probabilmente di Walker.
Tim si posa
subito su una mensola, sogghignando compiaciuto. L'umano ha capito, per
fortuna... ora non gli resta altro che trasmettere il messaggio, sperando che
l'ispettore ascolti le indicazioni di Allen e non faccia cose strane...
Con un piccolo
saltello gli atterra tra le mani, alzando la testolina e aprendo la bocca. Il
volume è ridotto al minimo, ma la voce chiara, benché un po' agitata, del
ragazzo dai capelli bianchi si diffonde limpida fra le strette quattro mura.
Quando la
registrazione si interrompe, Tim chiude la bocca e, sebbene non abbia occhi,
sembra lanciare all’ispettore uno sguardo carico d’attesa. Rendendosene conto,
Link sospira profondamente e con lentezza si passa una mano sul viso. Come il
giorno prima in missione e la mattina stessa mentre compilava il rapporto, si
trova nuovamente di fronte ad un dilemma: nei confronti di Allen deve porsi come
il sorvegliante che è o come l’amico che è diventato?
Dopo aver
ascoltato quel messaggio, l’ispettore è certo che sia nuovamente successo
qualcosa tra Walker e Kanda - altrimenti l’albino non gli avrebbe chiesto di
starne fuori. E tra quei due ci dev’essere molto più di quello che Allen gli ha
raccontato, deduce Link, altrimenti non si spiega lo sconvolgimento emotivo
subito dall’inglese (e in modo diverso anche dal giapponese) in seguito alla
discussione del giorno prima di cui gli è stato riferito, né trova
giustificazione la situazione attuale. E quegli alti e bassi non fanno bene né a
loro né a tutti quelli che con loro devono lavorare… quindi è meglio che
risolvano le cose al più presto. Quindi lui non farà nulla e una volta di più
sarà amico di Allen, prima che suo sorvegliante.
Link abbozza un
sorriso e sfiora con un dito la testolina del golem. “Andiamo ad aspettare
Walker in camera, Timcanpy”
Appena mettiamo
piede nella stanza, la luce brillante che la illumina si abbassa, facendosi più
soffusa e confortevole. Non ho ancora capito di preciso come funziona, ma sembra
che l’ambiente si modifichi automaticamente secondo il mio bisogno... e
sinceramente adesso, dopo tutto il bianco abbacinante della neve che ci ha
circondati fino a poco fa, un'atmosfera più calma e tranquilla è proprio quello
che ci vuole (a me e a Kanda).
Sospiro
contento, beandomi del tepore che mi sta facendo tornare sensibilità alle mani.
“Neh, Kanda?
Senti che bel calduccio che c'è qui?”
Arranco ancora
un po' traballante verso il divanetto bianco appoggiato al muro. Lì, senza
alzare gli occhi verso la parete a specchi (non è il momento di perdere tempo
con il signor Quattordicesimo [ma dopo avremo da discutere, quando Kanda sarà al
sicuro]), faccio sedere il mio prezioso carico. Cercando di essere più
delicato possibile lo aiuto a sdraiarsi a pancia in su, le gambe appoggiate sul
bracciolo in modo che il sangue scorra più facilmente verso la parte superiore
del corpo, riportando la pressione alla normalità. Nonostante la temperatura
gradevole della stanza è ancora gelato, dannazione, serve qualcosa di caldo.
Una volta
sistemato Kanda mi guardo attorno, cercando di ricordare dove accidenti ho
cacciato il solito golfone di lana che la capoinfermiera mi costringe a
indossare ogni volta che finisco in infermeria (e che ho trafugato di
nascosto l'ultima volta... [mi fa sentire al sicuro, anche se nemmeno io so il
perché]). Lo individuo subito, appoggiato disordinatamente sul panchetto del
pianoforte, e rapidamente lo prendo per metterglielo addosso a mo' di coperta.
Sentendo la sua
voce mi riscuoto dallo stato di torpore in cui stavo cadendo (nonostante
fossi in piedi [sono veramente conciato male…]). Socchiudo gli occhi e mi
guardo intorno, ritrovandomi in un ambiente completamente bianco che dopo
qualche istante riconosco come la stanza del Musicista (siamo arrivati qui
dopo che Walker aveva fermato la distruzione dell’Arca, no? [Non ricordo nulla,
ho la testa completamente confusa…])
Mi sento
appoggiare su un divano, i piedi sollevati, e avverto vagamente il pizzicore
della lana che mi si appoggia sulla pelle nuda.
Vorrei dire
qualcosa, ma il tepore e la stanchezza (e la tensione e l’emorragia)
hanno la meglio: in capo a pochi secondi perdo conoscenza, scivolando in un
sonno profondo (so di essere al sicuro ora).
Quando lo vedo
chiudere gli occhi e sospirare mi preoccupo, ma l'espressione rilassata che
assume mi tranquillizza subito. Si è semplicemente addormentato, nulla più, come
vedo dal movimento del maglione che continua ad alzarsi e abbassarsi con un
ritmo lento ma regolare.
Sorridendo del
mio timore infondato, gli prendo delicatamente un polso per controllare il
battito. Sembra tutto nella norma, e quando mi avvicino per guardarlo meglio in
viso mi accorgo con gioia che sta anche riacquistando un minimo di colore.
Inoltre la ferita sembra essersi richiusa quasi del tutto... ha solo bisogno di
riposare, ora.
Avvicino una
mano al suo volto per sistemargli alla bell'e meglio i capelli, allontanandogli
la treccia umida da spalle e collo, e ne approfitto per lasciargli una piccola
carezza su una guancia. È calda al tocco, per fortuna. Sentendomi
incredibilmente sollevato, mi lascio scivolare per terra accanto al divanetto.
Le gambe
raccolte al petto, gli occhi fissi sulla sua figura quasi immobile, posso
finalmente rilassarmi un poco. Allungo il braccio destro fino a poggiare la mano
sul suo avambraccio. Non so quanto ci vorrà prima che la sua temperatura
corporea torni normale e che Kanda si svegli, ma non mi importa. Non intendo
allontanarmi prima di allora.
“So che non è
granché, ma per il momento ti dovrai accontentare...”
Gli sussurro.
Fatico un po' per togliermi la giacca umida (non voglio interrompere il
contatto [è vivo, è vivo!]) poi torno ad accoccolarmi ancora più vicino al
divano. Appoggio la testa sulle ginocchia, il viso voltato verso di lui, e
aspetto.
Non so quanto
tempo passo seduto lì, a osservare come ipnotizzato il suo respiro forte e
regolare, so solo che la mia mente inizia a vagare per conto suo, saltando a
briglia sciolta da un pensiero all'altro.
Mi chiedo se Tim
abbia trovato Link e gli abbia consegnato il messaggio. Mi chiedo cosa gli dirò
quando, più tardi (appena Kanda sarà sveglio [appena mi sentirò sicuro]),
lo raggiungerò in camera mia per spiegargli della mia piccola sparizione. Mi
chiedo come farò a far uscire Kanda da qui senza che nessuno si accorga che è
successo qualcosa. Mi chiedo se, per colpa mia, una volta finita questa giornata
Kanda mi odierà un po' di più (e se ne andrà [e sarà meglio così]).
Mi chiedo se
posso riuscire, una volta per tutte, a spiegargli il perché.
Perché è ora di
dire tutta la verità, anche quella scomoda che ho tentato di negare a me stesso.
Ho paura,
dannazione. Di me. Per me. Per l'Ordine. Per tutti quelli a cui voglio bene. Per
Kanda.
Ho paura.
E questa paura
non riesco più a tenerla dentro, a nasconderla sotto alla solita maschera
sorridente.
Guardo Kanda,
che dorme tranquillo senza immaginare il casino che ho nella testa in questo
momento. Me ne vergogno, ma se non parlo ora temo di esplodere... e nonostante
io sia conscio che lui non può sentirmi, le parole iniziano a uscire da sole, e
con loro tornano i pensieri, e torna tutta la confusione per questa situazione
assurda che è iniziata male e che stava per finire nel peggiore dei modi
possibili, e lacrime di stizza, frustrazione, dolore e paura iniziano a
scorrermi giù per le guance, nonostante cerchi come al solito di trattenermi.
“Neh, K-Kanda?
La sai una cosa? Mi... mi dispiace tanto per... per prima”
Singhiozzo,
spostando la mano fino a prendere e stringere la sua.
“E per... per
ieri mattina... e per tutto, ecco! Non volevo diventare un peso, è p-per quello
che in quel bagno ho mentito... non è vero che non puoi capire quello che provo,
pro-probabilmente sei l'unico che può farlo... è che tutto questo è troppo,
dannazione, troppo per me, e non voglio che tu ti senta prigioniero come mi
sento io... e ora che non basta più la storia del Maestro, che non basta più
Leverrier che rompe, ora che ci si mette pure l'Innocence a fare di testa sua...
Sto perdendo il
controllo, dannazione, sento che il mostro... il mostro che è dentro di me...
sta guadagnando terreno, e non so più cosa fare! Non voglio che qualcuno si
faccia male per colpa mia, non voglio che tu ci vada di mezzo, capisci? Cosa
devo fare, Kanda? Cosa devo fare?”
Continuo a
parlare, sussurrando e singhiozzando, le lacrime che mi rendono impossibile
definire i contorni del suo viso, la mano che sempre stringe saldamente la sua,
unica àncora che mi tiene legato alla vita.
Pur leggermente
assopito come sono, le parole spezzate di Walker mi arrivano ben distinte alle
orecchie (perché piange?). Faccio fatica a seguire tutti i passaggi del
suo discorso (parla troppo piano e io non sono ancora del tutto lucido [anche
se sento che il tatuaggio ha fatto il suo maledetto lavoro]), ma c'è una
cosa che capisco senza possibilità d'errore: sta crollando (come l'altra
notte, la prima volta che si è confidato con me) ed è terrorizzato...
('fanculo, tutta questa situazione me ne ricorda dannatamente un'altra che
vorrei solo cancellare [non voglio pensare a lui adesso, è passato ormai...])
Mugugno
stancamente per attrarre la sua attenzione e mi copro gli occhi col braccio
sinistro (il destro ancora non lo sento quasi per nulla [e ancora non so
perché...])
“Cazzo moyashi,
non puoi stare un po' zitto? Voglio risposare...”
Mi irrigidisco
quando lo sento muoversi, e allontano subito la mano dalla sua. Devo averlo
svegliato, accidenti... Mi asciugo la faccia in fretta e furia e cerco di
sorridergli, nascondendo l'imbarazzo per lo sfogo appena terminato. Spero non
abbia sentito niente di quel che ho farfugliato nel mio delirio (spero che
abbia capito tutto [anche solo... qualcosa...]).
Non lo guardo in
viso, sperando che non veda gli occhi ancora gonfi di pianto, mentre mi alzo con
fatica dal mio angolino. Solo la voce mi tradisce, ma lui non sembra
accorgersene (per fortuna [però...]).
“Scusa... Ti
senti un po' meglio?”
“Hn. Sai che non
muoio così facilmente. Comunque sto bene...”
In realtà non
sto poi così bene, continuo a sentirmi stremato, ma penso dipenda da quel che mi
è successo (e che adesso il caro moyashi mi spiegherà per filo e per segno [a
parte quel dolore lancinante, ho solo ricordi confusi]) e ad ogni modo non è
niente che con un po' di risposo non si risolva da solo (spero valga anche
per questo dannato braccio...)
Oltretutto lui
non ci può fare nulla, per cui è inutile farlo agitare ancora: adesso ho bisogno
che sia lucido, perché noi due abbiamo un bel po' di cose da chiarire.
Sospiro,
stringendo i pugni per farmi forza.
Non voglio più
fuggire, e adesso che Kanda si è ripreso (quasi del tutto [avevo qualche
dubbio in proposito?]), è ora che io gli spieghi quello che è successo
esattamente, se possibile senza farmi prendere dall'agitazione. Non gli dò
nemmeno il tempo di chiedere spiegazioni (ormai il danno è fatto, e rimandare
peggiorerebbe solo le cose), però è difficile, e mi ritrovo per l'ennesima
volta a controllare la sua ferita pur di non guardarlo in faccia.
Appoggio le dita
sulla cicatrice che sta pian piano svanendo.
“Mentre stavamo
discutendo... mi sono fatto prendere dalla foga e dalla rabbia e ho perso il
controllo dell'Innocence. Non so come sia successo, ma si è attivata e tu sei
rimasto ferito... allora ho chiesto a Timcanpy di trattenere Link in camera mia,
dicendogli che l'avrei raggiunto in seguito, e ti ho portato qui per darti il
tempo necessario per riprenderti. Kanda, io...”
Cazzo! Allora
quei brandelli di ricordo che ho erano esatti (stavolta però non sono fiero
di aver capito, perché vuol dire che ha [abbiamo?] un grosso problema [cosa
c’entro io?])… e se mi ha ferito con l’Innocence, potrei avere delle
conseguenze più serie (di cui non deve accorgersi [perché dovrei dargli
spiegazioni scomode]). Ad ogni modo, non è il momento di perdersi dietro
queste cose.
“Frena moyashi,
avrai tempo dopo per spiegare...”
Lo interrompo,
sollevando il braccio dagli occhi e mettendogli la mano aperta proprio davanti
al naso. Come al solito, lui non ha il senso delle priorità: se ha detto al suo
babysitter che si sarebbe fatto vivo, non può stare chiuso qui dentro ancora per
molto senza avvisarlo... altrimenti come minimo quello allerta le alte sfere e
siamo nella merda più totale (i signori non aspettano altro che una scusa per
farlo fuori [e magari far fuori anche me, per nascondere per sempre il loro
fallimento di 9 anni fa...]: non mi sembra una grande idea dargli una mano)
“...dovresti
prima andare a parlare col tuo amico Link, no?”
Sto per
ribattere, chiedendogli spiegazioni, quando capisco esattamente dove vuole
andare a parare.
Ops... Mi sono
completamente dimenticato di Link! E ora che faccio?
Mi metto a
camminare in tondo, cercando una soluzione, e finisco con il sedermi sullo
sgabellino del pianoforte. Devo per forza tornare alla Home, se non altro per
prendere una camicia di ricambio per Kanda (a vederlo rientrare così
farebbero domande [e meno domande ci sono meglio è]) e magari per intascarmi
qualche altro dango della scatola che mi ha mandato Lou Fa-san (ho fame,
comincio a vederci doppio...). L'unico problema è che camicia e dango sono
in camera mia. E in camera mia c'è Link. E Link... vorrà di sicuro una
spiegazione!
Mi prendo la
testa fra le mani.
“Oh cavolo, e
ora? Cosa gli dico?”
Come immaginavo
si era totalmente dimenticato che esiste il mondo esterno. Me n’ero reso conto
fin dalla prima missione assieme (a Matera… sempre Matera…): quando si fa
prendere dalle emozioni parte per la tangente e non ragiona (dovrei odiarlo
per questo, ma non ci riesco… perché? [Forse perché anche… lui era così…?]).
Con un sospiro
mi tiro seduto, imprecando contro la schiena indolenzita e lottando contro gli
effetti dello sbalzo di pressione (dovrei mangiare qualcosa, visto il sangue
che ho perso); nel muovermi cerco di mascherare la rigidità del braccio
destro per non farlo preoccupare (abbiamo già abbastanza problemi), ma
non so quanto ci riesco.
Lo osservo di
sbieco per un istante, riordinando le idee (se lui non sa cosa inventarsi
dovrò dargli una mano). Devo trovare una spiegazione che giustifichi la sua
divisa sporca di sangue e il fatto che ci vedano rientrare assieme dal giardino
(sempre se rientreremo da lì [dobbiamo rientrare da lì, Mugen è
rimasta nel parco!]). Il pensiero della mia Innocence lasciata in mezzo alla
neve catalizza tutta la mia attenzione, ma nello stresso tempo mi offre la
soluzione al problema del moyashi.
“Ehi mammoletta,
Mugen è ancora nel parco?”
PREVIEW:
Capitolo 13 -
Scavi nell’anima alla ricerca di un perché
Una smorfia
sghemba mi si disegna sulle labbra mentre il mio cervello mi pone nuovamente di
fronte all’inconfutabile realtà di ciò che l’istinto (il cuore? [il rimorso?])
mi ha portato a fare poco fa: ho deciso di essere di nuovo al suo fianco
(nonostante quel che è successo [a causa di quel che è successo])… ma perché
l’ho fatto? Qual è la vera ragione che mi ha portato a voler essere ancora qui?
[…]
La certezza che
tutto si stia pian piano sistemando rende rapido e costante il mio passo, mentre
continuo a correre (ad andare avanti per la mia strada [l’ho promesso]) verso
l’ultimo inevitabile chiarimento che finalmente metterà la parola fine a questi
due giorni di angoscia e (molto probabilmente [almeno lo spero]) darà un nuovo
inizio (diverso dal primo [migliore]) al rapporto tra me e Kanda.
IL POST-IT DELLE
AUTRICI:
Non staremo a
ripetervi anche in questo capitolo la precisazione che vi abbiamo già fatto
rispetto all’epoca in cui al storia è stata scritta. Piuttosto stavolta vorremmo
utilizzare questo spazio per ringraziare di tutto cuore Miri, senza la quale non
avremmo mai potuto descrivere realisticamente le conseguenze subite da Kanda in
seguito al ferimento - e dobbiamo ammettere che, senza le sue conoscenze di
anatomia, Yu-chan avrebbe sofferto molto, ma molto meno!
Per quanto
riguarda Mistral, questo è il capitolo che personalmente apprezza di più, anche
perché non era affatto facile portare avanti il punto di vista di un personaggio
che praticamente è quasi incosciente… speriamo che il risultato sia piaciuto
anche a voi!
Dal canto suo,
l'autrice Lety ringrazia sentitamente il tagliere proveniente dal Portogallo che
al momento copre la macchia sul muro della sua cucina. Provare e riprovare la
scena del ferimento di Kanda per rendere realistica la scena è ottima cosa, ma
solo se il baKanda in questione non ha la tinta in testa.
Questo è quanto!
Ovviamente, se avete un qualsiasi dubbio, chiedete pure!
Capitolo 13 *** Scavi nell'anima alla ricerca di un perché ***
Nota delle autrici
Nota delle
autrici:
Dato che l'Angolo
di Allen di questa fanfic è strutturato come quello della precedente e ne è la
continuazione, tenderà anche qui ad assumere proporzioni chilometriche (perché i
pg sono tanti e le recensioni per fortuna pure! ♥)
Se per caso non
vi interessasse, potete passare tranquillamente all'inizio del capitolo vero e
proprio. Vi assicuriamo che questo non pregiudicherà la completa comprensione
della storia.
Grazie e buona
lettura!
Lety&Mistral
L’ANGOLO DI
ALLEN
16 Giugno 2010
Ordine Oscuro -
*fuori dalla stanza di Cross*
Pochi istanti e
tante lacrime di Tiedoll dopo
La
«delicatissima» stanza da letto del generale Cross torna vuota, mentre il
corridoio stretto si riempie all'inverosimile. Allen si chiude la porta alle
spalle e si guarda attorno, facendo mentalmente l'appello. Non può rischiare di
perdersi qualcuno per strada, Kanda non glielo perdonerebbe.
O forse sì, ma
solo dopo averlo fatto a fettine.
Johnny gli si
avvicina, leggermente perplesso, la calcolatrice in mano e una matita
sull'orecchio.
“Ma,
Allen-kun... Lasciamo perdere la caccia al tesoro? Non abbiamo trovato il
secondo indizio... “
“Già. Anche se
abbiamo trovato tanta roba da vendere, non abbiamo raggiunto lo scopo per il
quale siamo arrivati fin qui.” aggiunge Reever, grattandosi la testa e
rischiando di far cadere il voluminoso pacco di appunti che porta sotto braccio.
L'esorcista li
guarda un attimo, facendo scorrere lo sguardo dai due scienziati alla signorina
Fay (che ricontrolla per l'ennesima volta con occhi luccicanti il valore del
tesoro che hanno trovato), alla Klaud a Link e a Bookman Sr.
Ha un bel
problema, adesso. Deve portarli via di lì, ma non può certo spiegare a tutti che
quella lettera assurda era solo uno scherzo suo e di Lavi per movimentare la
giornata e per vendicarsi dello stupido scherzo di Linalee e Kanda, trascinando
tutti quanti alla ricerca di qualcosa di inesistente!
Per fortuna il
gruppetto nelle retrovie non è più così interessato a quella stanza... Miranda e
la capoinfermiera si sono già messe a chiacchierare, iniziando a passeggiare in
direzione del primo gruppo, e Timothy... è già sparito per conto suo!
“Non vi
preoccupate. Evidentemente... non era destino che ricevessimo l'indizio
successivo, ecco tutto. Ci riproveremo a tempo debito, che ne dite?” esclama,
quindi, chiudendo il discorso. “Ora dobbiamo raggiungere gli altri, sennò Kanda
si arrabbia e son dolori!” continua, iniziando a camminare seguito subito da
tutti. Ognuno ha un motivo per raggiungere il gruppo in avanscoperta, anche
Allen.
Non è solo la
paura di Kanda a farlo andare avanti, però.
L'*evilgrin*
che, credendo di non essere visto da nessuno, porta stampato in volto sta a
significare una sola cosa: Lavi non avrebbe dovuto portare tutti in quella
stanza. E per questo Lavi dovrà pagarla molto cara.
Klaud tuttavia
ha notato l’espressione poco rassicurante dell’inglese e, deliziata, dà di
gomito alla signorina Fay. “Ehi Bridget, sembra che avremo da divertirci ad
osservare Walker, non credi?”
L’interpellata
inarca le sopracciglia perplessa, distogliendo l’attenzione dall’infinita serie
di cifre e calcoli con cui ha riempito in breve tempo un blocco intero. Poi il
suo sguardo coglie la direzione del sorriso del generale e il suo cipiglio si
distende. “Credo proprio di sì, Klaud… e trattandosi di lui abbiamo anche
un’arma in più per prevederne le mosse…” aggiunge infine, lanciando un’occhiata
significativa a Link, che le sta accanto cercando di estraniarsi il più
possibile da quella conversazione che ha già intuito pericolosa. Non sapendo se
preoccuparsi di più del giovane esorcista che deve controllare o delle due
donne, l’ispettore preferisce tacere e aumentare il passo, per raggiungere Allen
che apre la fila e seguirlo a poca distanza.
Supera
velocemente il resto del gruppo, passando a fianco a Marie - tutto intento a
consolare il suo maestro, addolorato per aver dovuto abbandonare il Tondo
Doni nella stanza del collega – e a Crowley che ancora stringe al petto la
lettera del nobile nonno, declamando alternativamente le lodi dell’illustre
antenato e quelle dell’amata E-Eliade.
In coda a tutti
viene poi Bookman Sr, che non sembra per nulla turbato dal fatto che il proprio
allievo sia scomparso ormai da un po’ – non che questo sia preoccupante di per
sé, il problema è che l’allievo in questione è Lavi (uno specialista nel
cacciarsi nei casini) e che il rosso era inseguito da due Supervisiori
infuriati…
Scuotendo la
testa per scacciare la prospettiva di raggiungere il resto del gruppo solo per
assistere ad un truculento pestaggio, Link affianca Allen proprio mentre la voce
di Timothy (il vero apripista del gruppo, che precede tutti sfrecciando sui
pattini), risuona strabiliata nei corridoi.
***
Ordine Oscuro -
*In fondo al corridoio, dietro l'angolo*
Nello stesso
momento
Lavi ha la netta
impressione di correre da ore, ma i due Supervisori dietro di lui non mostrano
il minimo segno di stanchezza. Hanno solo smesso di lanciargli improperi contro,
per risparmiare fiato e aumentare la velocità, anche se qualche velata minaccia
riesce ancora a leggerla dal labiale ogni volta che si gira per controllare la
loro posizione.
Dietro di loro
gli sembra di vedere altre persone, che a una seconda occhiata si rivelano
essere Kanda e Linalee.
Accidenti,
apprezza la premura dell'amica, ma potrebbe anche aumentare la furia dei due
scienziati pazzi!
“Whaaa! Che
figata! Quel vecchio è altissimo, hai visto fratellone pianista?”
“Eh?
Timothy-kun, per favore, non correre! Voglio essere il primo a raggiungere...”
inizia in tutta risposta Allen, prima di fermarsi bruscamente nel bel mezzo del
corridoio. “Lavi! Fa’ attenzione!”
Sotto il suo
sguardo incredulo, infatti, il giovane bookman sta ancora scappando a testa
bassa e gambe levate lungo il corridoio. Il problema è che, preso com'è dal
mettere in salvo la pelle, non si è accorto che la sua via di fuga è ostruita da
una persona. O meglio, quando se ne accorge... è troppo tardi per evitare
l'impatto!
Il tempo sembra
andare al rallentatore, in quel preciso istante, mentre Lavi sta terminando la
sua corsa suicida andando a schiantarsi contro l'ampio torace dell'anziano che
gli sta di fronte. Nessuno però si preoccupa per lui... La domanda che tutti si
stanno ponendo è un'altra: che cosa ci fa Wong, l'assistente di Bak Chan, in
quel corridoio?!
La stessa
domanda se la pone Lavi stesso, quando anziché avvertire il dolore dell'impatto
violento, si sente sollevare di peso come una piuma. Ma quella stessa domanda se
la dimentica subito, quando Wong lo schianta noncurante sulla parete a lato.
L'uomo ha appena notato il suo adorato Supervisore avvicinarsi di corsa, allora
si è limitato a rimuovere l'ostacolo ignorandolo completamente e cominciando a
correre verso Bak.
Grande è il suo
stupore, ma di breve durata: sarà la commozione cerebrale, saranno i traumi
subiti in questa lunga e sofferta giornata (trascorsa solo a metà, precisiamo),
Lavi cade a terra come un sacco di patate finendo dritto dritto nel mondo dei
sogni.
“Grazie, Wong!”
è il coro che si alza dai due Supervisori alla vista di un Lavi decisamente
malconcio e momentaneamente impossibilitato a muoversi. Le loro esclamazioni di
giubilo vengono però coperte quasi completamente dalla voce tonante
dell’anziano, che corre felice come un bambino incontro a Bak, con le braccia
spalancate.
“Onorevole
Ba~k!” esclama, mentre fontane di lacrime gli sgorgano dagli occhi “Vi stavo
cercando per mari e per monti! Mi siete manca~to!”
“W-wong, mettimi
giù!” farfuglia Bak Chan, cercando di liberarsi dall'affettuosa stretta del suo
assistente. “Mi stavi cercando? Bravo! Ah, è proprio vero, il team della mia
Sede è così meravigliosamente multitasking da fare più cose
contemporaneamente... riuscire a fermare quel moccioso mentre mi cercavi, che
colpo di genio! Visto, Komui? Altro che la tua Scientifica!”
“Vedo, vedo...
devo dire che il suo intervento è stato provvidenziale, Wong… ma cosa ci fa qui
coperto di sabbia, ragnatele e con gli abiti laceri? Sembra abbia attraversato
il deserto del Sahara!” chiede Komui, aggiustandosi gli occhiali sul naso per
analizzare meglio lo strato di polvere che ricopre l'anziano.
All’osservazione
di Komui, Wong lascia cadere di botto Bak e stringe i pugni tremanti accanto al
viso, quasi piegandosi su se stesso per la commozione. “Per cercare l’Onorevole
Bak, io l’umile suo servitore, Samo Han Wong, HO attraversato il deserto
del Sahara! Capite?!” scatta poi, afferrando Lavi che stava cercando di
sgattaiolare via e agitandolo come una maracas “L’Onorevole Bak mancava dalla
Sede da ben due giorni!”
“A-aiut-aiutomollami” mugola Lavi, riprendendo improvvisamente conoscenza “Ho il
mal di mare~!”
“Wong, non lo
lasciare! Prima lo devo conciare per le feste per essersi avvicinato troppo alla
splendida Linalee-chan!”
“Per una volta
sono d'accordo con BakaBak, non mollarlo!”
Spronato dal suo
onorevole superiore, Wong si prepara ad eseguire (pur non capendo come mai un
tizio tanto insignificante sia d’interesse per il nobile Bak), quando il viso
ormai bluastro di Lavi viene nascosto dalla figuretta agile di Linalee. La
cinesina se lo stringe al seno, dopo averlo raggiunto attivando la propria
Innocence e servendosi della stessa anche per tenersi sollevata nell’aria quel
tanto che basta per ovviare all’altezza considerevole delle braccia dell’uomo.
“Wong-san, ti
prego non far del male a Lavi-kun!” esclama la ragazza, rivolta all’anziano.
Quindi si volta severa verso di due Supervisori, gelati sul posto dal suo
intervento. “E voi Komui-nii-san e Bak-san, per favore! Comportatevi in maniera
consona alla carica che ricoprite!”
“Ma
Lenalee-chan, è lui che ha iniziato avvicinandosi a te!” piange
melodrammaticamente Komui, mordendo un fazzoletto uscito da chissà dove.
“E' vero, è lui
che ha osato sfiorare un dolce fiore quale sei tu, oh soave!” indica rabbioso
Bak Chan, riempiendosi al contempo delle sue solite macchie pruriginose.
Nonostante le
proteste dei due, Linalee a sorpresa non risponde, ma si limita a scuotere la
testa; quindi alza gli occhi oltre le loro sagome e accenna lievemente di sì col
capo.
Meno di un
secondo e, senza sapere né come né perché, Komui e Bak si trovano inchiodati al
muro, Mugen che unisce in una diagonale affilata le loro gole e gli occhi severi
di Kanda a scoraggiare ogni tentativo di resistenza.
Mentre Reever e
Johnny si avvicinano lentamente, non troppo ma abbastanza per controllare che
Komui resti il più vivo possibile, la capoinfermiera scuote la testa sconsolata
cercando bende e cerotti nel suo kit per il pronto soccorso.
Lavi ha ripreso
fiato, ma nonostante i traumi non riesce proprio a stare zitto. Il suo istinto
di sopravvivenza dev'essere evaso anni prima: alzando gli occhi verso l'amica la
ringrazia (non senza arrossire leggermente, ma il rossore va a confondersi con
il ritorno della circolazione) e cerca di rialzarsi in piedi, esclamando
sovrappensiero un affaticato ma allegrissimo “Grazie Yu-chan, mi hai salvato la
vita!”
Anche la
reazione di Kanda è altrettanto istintiva (il selfcontrol del giapponese è
probabilmente andato a far compagnia all’istinto di sopravvivenza del rosso):
con un movimento fulmineo punta la katana alla gola di Lavi, senza per questo
lasciar liberi i due Supervisori ma anzi schiacciandoli nervosamente e con tutta
la sua forza contro la parete, servendosi del fodero di Mugen.
Il corridoio
piomba nel silenzio, e anche il rotolo di garza che è appena caduto dalle mani
della capoinfermiera sembra far più rumore di un vaso lanciato per terra.
Silenzio, poi un
urlo in rapido avvicinamento
“Yu-ku~n! Non
fare così~!” ulula il generale Tiedoll, correndo disperatamente verso il proprio
figlioccio. Non può permettere che si complichi la vita perdendo il controllo in
quel modo, no?
Sentendo gli
strepiti del generale, Linalee alza subito gli occhi dal viso cinereo di Lavi e
li punta su Kanda, stupendosi nel vederlo non solo altrettanto pallido (perfin
più del solito), ma anche nel notare un lievissimo tremito di mal celata rabbia
nella mano con cui stringe spasmodicamente il fodero – con cui tra l’altro sta
schiacciando sempre più forte i supervisori contro il muro.
“K-Kanda-kun…?”
soffia piano, temendo l’esplodere della furia che il giapponese, per rispetto al
maestro, sta trattenendo.
Lui non risponde
né dà cenno di averla sentita ma all’improvviso, talmente in fretta che nessuno
fa in tempo ad accorgersene, Bak e Komui vengono liberati dal blocco e si
trovano afflosciati per terra, tossendo per riprendere fiato, mentre la bandana
che Lavi porta al collo e la maglia che indossa sono aperte in due, senza però
che sulla pelle del rosso ci sia il minimo graffio.
Ora Kanda è in
piedi immobile, braccia distese lungo il corpo, katana in una mano e fodero
nell’altra. Non trema più, ma il fatto che tenga gli occhi serrati e la testa
bassa non depone molto a favore del suo livello di autocontrollo.
Ancora shockato
dall'urlo dell'anziano generale, e ancora di più dall'epilogo della «caccia al
coniglio» (coniglio che deve ancora pagare, ma non può finché è incosciente...
non sarebbe corretto!), Allen si avvicina lentamente a Kanda con le mani alzate
e i palmi aperti verso di lui in segno di pace, frapponendosi tra lui e i due
Supervisori.
Mentre la
capoinfermiera e Reever trascinano via i due infortunati e Linalee allontana per
precauzione lo svenuto Lavi, Allen continua con la diplomazia.
“Ehm... Kanda...
che ne diresti di, ecco... mettere via Mugen? Non possiamo permetterci di
eliminare recensori preziosi, non credi anche tu?” dice, cercando di guardarlo
negli occhi per leggere la risposta alla sua considerazione. L'inglese spera
sempre che la poca voglia di recensire del giapponese sia sufficiente a evitare
nuovamente il massacro.
Lo spadaccino
volta lentamente gli occhi verso di lui, ma la sua espressione non è granché
rassicurante. “Tu fa’ tacere quell’esaltato che si crede mio padre e fa’ in modo
che questi tre deficienti la piantino di fare casino. Poi ne riparliamo” sibila
infine, la voce sempre gelida ma nel cui sottofondo si avverte una punta di
esasperazione – la pazienza di Kanda è davvero arrivata al limite…
Allen annuisce,
arretrando e tirando un sospiro di sollievo. La tragedia, però, è stata solo
rimandata: per evitarla del tutto dovrà fare un bel discorsetto ai due
Supervisori e a Lavi, appena si saranno ripresi. E per quanto riguarda il
generale Tiedoll... forse potrà riuscire a convincerlo a calmarsi un po'
spostando la sua attenzione su qualcosa per la quale prova lo stesso amore che
dimostra nei confronti dei suoi allievi...
Mentre Tim si
avvicina a tutta velocità con le nuove recensioni, un sorriso nervoso si disegna
sulle labbra dell'esorcista dai capelli bianchi. Beh, non sarà una passeggiata,
ma convincere la signorina Fay a regalare il Tondo Doni al generale
Tiedoll non può certo essere più difficile di evitare un massacro, no?
§ Cara Mohran,
sono contento
che capitolo e dango ti siano piaciuti ^^
Hai visto tutto
l'anime? Oh, qui ti consigliamo tutti quanti di leggere anche il manga, ti
assicuriamo che merita tantissimo (e non solo perché ne siamo i protagonisti, eh
XD ). Se non vuoi stare a rileggerti tutto da capo puoi sempre cominciare dal
capitolo 159, fino al capitolo precedente corrisponde all'anime ^^
Per quanto
riguarda quest’ultimo capitolo sì, hai ragione: finalmente sono riuscito a dire
a Kanda quel che penso! È sempre meglio dire tutto, sennò si rischia di
complicare cose che si potrebbero risolvere con facilità ^^
Di nuovo
benvenuta in famiglia, e anche Tim ti saluta tanto!
Un abbraccio,
Allen
PS: Ah, il
baKanda dice che se vuoi capire meglio i suoi pensieri nella mia Stanza Segreta
ti conviene leggere il manga, anche se ti ci vorrà un po', dato che viene
spiegato tutto (quasi tutto... insomma, qualcosa) solo nelle ultime Night. Ora
sta cacciando quattro accidenti, ma tanto so che è contento di essere il tuo
personaggio preferito... Solo non lo ammetterà mai né a se stesso né al mondo ^^
Gentilissima
Mohran,
sono felice che
qualcuno apprezzi la mia vena recitativa... era anche ora! Ti assicuro comunque
che non c'è alcun rischio per il caro Allen-kun, se le cose continuano così sarà
qualcun altro a dover scappare dai miei Komurin...
Ho recapitato il
tuo messaggio a Jerry, dice che ti manderà per posta un pacco con alcuni dei
suoi piatti migliori e che «farà il possibile per le due teste di rapa» (che
avrà voluto dire? Boh..)
Alla prossima!
Komui Lee -
Supervisore
Mohran,
è vero,
Linalee-chan non mi piace, mi stra-piace! È lei la donna ideale per una
meraviglia di uomo quale il sottoscritto!
Ti dirò, credo
proprio che l'orticaria sia la diretta conseguenza dell'impossibilità di starle
accanto... solo convolando a giuste nozze guarirò definitivamente da questo
imbarazzante e fastidioso problema! E poi tra me e Fou non c'è niente. Nulla di
nulla. Si diverte a prendere in giro il grande me, non vedo come potrebbe
amarmi... bah.
Cambiando
argomento, non so se i Noah appariranno. Passo la domanda alle autrici, che però
tendono sempre a rispondere cose come “chi ci sarà vedrà”. Mi sa che ti tocca
andare avanti a leggere, quindi... buona lettura!
Bak Chan -
Supervisore Sede Asia
PS: ti saluta
anche Wong, che mi sta facendo da tavolino mentre scrivo. Che subordinato
efficiente, eh?
Onorevole Ba~k!
Quale onore mi rende citandomi nella sua recensione! *piange come una fontana”
E lei, cara
ragazza, apprezzi la meravigliosa recensione del nobile Bak-sa~n!
Samo Han Wong –
Umile servitore dell’Onorevole Bak Chan
§ Gentilissima
Madamigella Retsu,
invero la Vostra
nobiltà d’animo Vi fa immenso onore e voglio pregiarmi del riguardo che Voi
dimostrate nei miei confronti abdicando al Vostro nobile desiderio per
proteggere la mia persona.
Sono invero
ancora in fervente attesa per la consegna della statua; in caso di assai poco
nobili disguidi, sarà tuttavia mia cura non importunarVi inutilmente.
Bacio la mano
con devozione.
I miei rispetti,
Barone Alaister
Crowley III
Carissima
Retsu-nee-chan,
che piacere
risentirti! ^^ Ti ringrazio per i complimenti e per l’apprezzamento che dimostri
verso di me, la cosa mi fa onore! Anche se non capisco a cosa alludi quando
parli di una parte di me che dovrei mostrare più spesso… *espressione perplessa*
Mi fa davvero
tanto piacere sapere che apprezzi la signorina Fay. Sai, all’inizio tutto noi
abbiamo faticato un po’ ad accettarla, perché era molto sulle sue, ma adesso che
la conosciamo possiamo dire che è davvero una brava persona!
Ti abbraccio
stretta stretta.
Linalee.
Cara Retsu-chan,
ecco, sono
contento che la mia risposta ti sia piaciuta e che Neko-chan abbia gradito la
scatoletta! ^_^
Spero anch'io
che le cose si risolvano, voglio davvero bene ad Allen-kun e mi dispiace vederlo
triste o pieno di problemi...
Ah, ora che i ci
fai pensare, per quanto riguarda il vestito da crocerossina che gli hai spedito
mi sono preso la libertà di modificarlo leggermente! Purtroppo però anche
adesso si rifiuta di indossarlo... È più timido di me, a volte, non è tenero?
Comunque se non ti scoccia penso che potrei utilizzare il modello come base per
le prossime divise.
Ti ringrazio
tanto e ti mando un abbraccio,
Johnny
§ Wow Gen!
Cavolo, certo che te fai le cose alla stragrande! Figata! Hai decisamente avuto
un’idea troppo ganza… mi sa anche a me che Jerry ha bisogno di una vacanza. Con
tutto quel che mangia fratellone pianista lo esaurisce…
Spero che il
pacco arrivi presto.
Ci becchiamo
alla prossima!
Timothy Hearst,
9 anni – esorcista
Carissima
Genesis,
devo essere
onesta… il triangolo no, non l’avevo considerato! Ma, come si dice, la
matematica non è un’opinione, di conseguenza non vedo perché quell’intreccio non
possa funzionare… certo, Crowley-san è un po’ intestardito nel ricordo di quel
suo vecchio amore (cosa encomiabile, per carità, ma la vita continua!), quindi
sarà difficile, ma mi applicherò a che tutto vada per il meglio.
Ah, le
convivenze forzate sono sempre un’ottima cosa… la terrò aggiornata sugli
sviluppi.
Saluti,
gen. Klaud Nine
Gentilissima
Genesis-chan,
e se chiedessi
alla capoinfermiera di consigliarmi un tranquillante naturale? Magari con una
buona camomilla il mio Yuu-kun potrebbe diventare più collaborativo ç_ç
Intanto la cara
signora mi chiede di riferirti che i risultati degli esami di Bak-san hanno
avuto esito negativo, quindi pensa proprio che i disturbi che affliggono il
Supervisore siano più di natura psicosomatica che altro.
Mh... e se
provassimo con un po' di valeriana?
Un caro
abbraccio,
Gen. Froi
Tiedoll
Cara Genesis,
speriamo,
guarda, speriamo. È più facile svendere tutto e raggranellare qualcosa piuttosto
che mettere al lavoro Komui! Se poi due teste calde a caso si ostinano a far
danni durante le loro litigate, mi sa che da questa situazione di bilancio in
rosso non ne usciamo proprio più. Mah, speriamo che le cose si sistemino per
tutti.
Un saluto da
tutti noi,
Reever
§
My dear Queen Robin,
non piangere,
su! *allunga fazzoletto* È vero, quei due sono due autentici cretini quando ci
si mettono, ma è anche vero che sotto sotto si vogliono ben-... si stimano
molto! (Io le vedo, certe cose... non per niente sono un apprendista bookman!
^^) Vedrai che tutto andrà per il meglio (o almeno spero).
Grazie infinite
per il supporto, qui sembra proprio che prendersela con il sottoscritto sia
diventato sport nazionale... bah, per fortuna ci siete voi fangirl che mi date
la forza di tirare avanti!
Un abbraccio
stretto stretto,
Lavi -
apprendista bookman
§ Carissima
Flowermoon,
che consolazione
vedere che qualcuno comprende le mie preoccupazioni riguardo lo sperpero di
denaro!
Mi permetta però
di suggerirle di non farsi troppo impietosire da Bookman Jr., sono convinta che
le sue siano tutte scene per conquistare il cuore della signorina Linalee… ah,
Klaud ha proprio ragione quando dice che lui le muore dietro!
Quanto
all’impiego dei fondi ricavati dalla vendita degli arredi e delle suppellettili
del gen. Cross, sinceramente dubito possano bastare a ripianare anche una minima
parte dei debiti di quell’uomo. Mi spiace per Walker, ma quello è un problema
suo. Avesse tenuto d’occhio il suo maestro a tempo debito, ora non avrebbe di
questi problemi!
La saluto
cordialmente,
Bridget Fay –
Segretaria (ormai oltre l’orlo di una crisi di nervi) del Supervisore
Cara Flowermoon,
devo riconoscere
che lei ha ragione dicendo che il giovane Walker dà sempre del suo meglio. Solo
temo che, a lungo andare, un atteggiamento del genere possa fargli più male che
bene. In questa faccenda di Kanda ha avuto fortuna, ma è solo grazie alla
particolare natura dello spadaccino se non ci è scappato il morto…
E, sì, lo
ammetto: sono curioso quanto lei di capire come quei due ne verranno fuori.
Perché sinceramente ho i miei dubbi che sia stato davvero tutto appianato,
soprattutto a livello psicologico.
Saluti,
Howard Link
§ Cara Liar,
non c'è bisogno
di preoccuparsi se ti capita di saltare una recensione... cose che capitano, con
la vita frenetica del giorno d'oggi! Prova anche tu un po' di valeriana contro
l'ansia, funziona!
Certo, capitoli
del genere potrebbero evitarseli, le autrici, ma poi è anche vero che non
sarebbero realistici (e qui, il realismo, vuole essere uno dei punti
caratteristici di tutta l'opera!).
Mistral e Lety
ringraziano per i complimenti, e aggiungono arrossendo che no, loro nel futuro
non riescono a leggere, ma adorano perdersi in lu~nghe disquisizioni sullo
svilupparsi della vicenda... è così che sono nate anche queste storie -
esclusivamente da un lavoro di brainstorming intensivo sui pochi dati che la
sensei ha lasciato loro! Poi, va da sé, ci vuole anche un pizzico di fortuna.
Sperano comunque
di mantenere alto l'onore del fandom anche con le prossime storie... facci
sapere se ci riescono o no, ok?
Un abbraccio,
*solita firma
incomprensibile* - Capoinfermiera dell'Ordine Oscuro
§ Carissima
Bloodberry Jam,
mi spiace
contraddirla, ma posso assicurarle che le opere d’arte nella camera del generale
Cross sono tutte autentiche. Come ci siano arrivate è cosa ignota persino a noi
Bookmen, ma nessuna replica, per quanto perfetta, può ingannare il nostro occhio
allenato.
La invito
inoltre a non preoccuparsi troppo per il mio stupido apprendista. È tanto idiota
quanto di pellaccia dura, quindi non ci sono rischi. Piuttosto la prego di
scusarla se oggi non le risponde, ma il golem di Walker gli ha assegnato un
altro incarico.
Le faccio i miei
migliori auguri mentre si accinge ad affrontare gli esami di maturità.
Saluti,
Bookman Sr.
§ Mizukage cara,
grazie per il
tuo continuo supporto! Mi impegnerò al massimo, te lo prometto, così sarete
tutti fieri di me!
Saluti e
abbracci anche a te,
Miranda
Gentile
Mizukage,
le riporto
quanto detto dall’autrice Mistral al leggere la sua recensione: “Argh! Voglio
una giornata di 62 ore!”. Dopodiché è fuggita via urlando. Quindi ritengo di
poter dire che, sì, siete in una situazione quantomeno affine.
Ragion per cui
non le sottraggo tempo prezioso e la saluto.
Alla prossima
recensione e mi faccia sapere che ne pensa degli sviluppi della situazione.
Cordialità,
Noise Marie
Ritirate e
restituite le recensioni a Timcanpy, Allen prende il coraggio a quattro mani e
si avvicina alla signorina Fay, testa china e sguardo a terra.
“Ehm...
Signorina Fay, potrei chiederle una cosa?” inizia, titubante. Non sa cosa
aspettarsi dalla donna, che purtroppo ha già dimostrato di essere (con tutte le
ragioni, peraltro) psicologicamente provata dal ruolo che le è stato attribuito
dopo la riorganizzazione della sede principale. Sa solo che, al momento, teme
più lei che Mugen.
Sentendosi
chiamare, la donna si volta di scatto verso il ragazzo, trattenendosi a stento
dal rispondergli con un ringhio – non è che ce l’abbia con Allen, per carità, è
solo che con questa faccenda delle recensioni (che pure alla fine ha imparato ad
apprezzare, per quanto portino via un sacco di tempo) unita all’idiozia cronica
di Komui e a diecimila altri impedimenti, ha i nervi un po’ tanto a fior di
pelle.
Il movimento
repentino spaventa l'esorcista dai capelli bianchi, che arretra istintivamente
per mettersi al riparo. Vista l'assenza di altri gesti inconsulti, però, Allen
decide di continuare con il «piano» e avanzare la sua proposta. È fermamente
convinto che sia l'unico modo per scongiurare una strage... “Ecco... per evitare
altri... come dire... disguidi, sì, stavo pensando che forse... forse sarebbe il
caso di distrarre in qualche modo gli elementi critici del gruppo per tenerli
più calmi e sotto controllo. Lei che ne dice?”
“Gli elementi
critici?!” esclama lei in risposta brandendo la penna minacciosa sotto il naso
di Allen “Gli elementi critici, dice lui!” continua poi, tanto nervosa da
dimenticare perfino il «lei» di cortesia che ha sempre usato “Vuoi dire il 90%
dei componenti di questo gruppo assurdo! E sentiamo, cosa proporresti?”
“Eh... ecco... a
parte tenere separati i due Supervisori da loro stessi e da Lavi, e dissuadere
Lavi stesso dal parlare senza prima ragionare, credo che sarebbe cosa buona e
giusta indirizzare l'eccessivo entusiasmo del... ehm... generale Tiedoll verso
qualcosa di diverso. Non saprei... ad esempio potremmo, giusto per distrarlo un
po' ed evitare reazioni inconsulte da parte di Kanda, regalargli quella replica
del Tondo Doni che era appesa in camera dello Shisho...”
Allen si guarda
attorno, vedendo che alle sue parole il generale più anziano si è già
leggermente calmato e non sta più allagando il corridoio, ora che è bello
concentrato a riprodurre su carta tutte le delicatissime tonalità dell'artistico
livido che comincia pian piano ad apparire sui petti di Bak e Komui i quali,
dopo essersi guardati in faccia alle parole del giovane esorcista, hanno deciso
di trovare temporaneo riparo dietro la schiena della capoinfermiera.
Lavi, d'altro
canto, non sembra aver sentito nulla di quanto proposto dall'amico. È troppo
preso a guardarsi attorno per escogitare un nuovo piano di fuga.
Quando
l’esorcista albino riporta gli occhi sulla segretaria di Komui, non sa bene come
interpretare il luccichio folle che le vede in viso. Nel silenzio teso che
segue, interviene pacato Bookman Sr. “Walker, ritengo corretto informarla che
quella appesa in camera del suo maestro non è una banale replica del
Tondo Doni… bensì l’originale…”
A quelle parole,
una cappa di gelo sembra precipitare sul gruppo; solo Timothy - che nella sua
«carriera» di ladro ha imparato a valutare cinicamente le opere d’arte pur non
avendo perso la spontaneità tipica dei bambini – trova la forza di commentare
con un fischio acuto e prolungato. “Mannaggia la miseria! Quel coso vale un
sacco di soldi!”
“I-invero lo
credo anch’io, giovanotto…” sussurra Crowley, il primo a riprendersi almeno un
po’.
I loro commenti,
tuttavia, sembrano avere l’effetto di svegliare il can che dorme – ovvero
Bridget Fay. La signorina prima sbianca in volto, poi scatta come una molla,
rovesciando addosso ad Allen tutta la furia accumulata e repressa che ha in
corpo. “Una r-replica?! Tu sei davvero convinto che quella tela sia una
REPLICA?! Allora quell’irresponsabile anarchico truffatore del tuo maestro non
ti ha insegnato proprio niente?! Quello è il Tondo Doni originale,
maledizione! E non posso assolutamente permettere che venga regalato a… ad un
artista mezzo pazzo, per di più uomo di Chiesa, che in teoria non dovrebbe avere
inclinazioni verso beni materiali di questo genere!”
Alle parole
della signorina Fay le reazioni sono tutte abbastanza simili. Johnny,
terrorizzato, si nasconde dietro Reever. Anche il caposezione, che abbassa gli
occhi intimorito: non pensava che una signorina tanto distinta come lei potesse
perdere il controllo in quel modo.
Lavi ingoia un
paio di battute sull'incapacità di Allen di distinguere un quadro originale da
una copia, limitandosi a portarsi buono buono accanto a Bookman Sr.
L'esorcista
maledetto impallidisce, colpito dalla rabbia della donna e forse anche un po'
piccato per le nemmeno troppo velate offese al suo Shisho e al generale Tiedoll.
Ed è questi, in effetti, a reagire nel modo peggiore di tutti. Dopo aver
interrotto bruscamente l'esperimento di «disposizione artistica dei
Supervisori», con tanto di consulenza della collega Klaud e la collaborazione di
Marie con il Noel Organon (il dubbio era: meglio un livido continuo in linea
retta tenendo Komui a sinistra e Bak a destra o due lividi paralleli tra loro
invertendo i due?), l'artista si alza a terra, lo sguardo chino, la matita con
la quale ha abbozzato i suoi schizzi che rotola per terra. Quando solleva il
viso, vedono tutti chiaramente che c'è rimasto male: enormi lacrimoni gli
scendono per le guance, inzuppandogli perfino i baffi, prima di trasformarsi
improvvisamente in due fiumi in piena.
Il generale
Tiedoll scoppia in un pianto a dirotto, e a questo punto anche le lacrime di
paura di Miranda, che ha trovato rifugio con Komui e Bak dietro la schiena della
capoinfermiera, sembrano poca cosa. Subito Wong si precipita accanto a loro,
cercando di consolare l’onorevole Bak (ma in realtà probabilmente ottenendo solo
di agitarlo di più, nonché di accrescere la confusione).
Tanto per
peggiorare le cose, poi, anche Timothy scoppia a piangere, scosso per
l'improvvisa esplosione emotiva della donna (e fa niente se non è una reazione
per nulla ganza! Il ragazzino ci è rimasto malissimo, che cavolo!). Linalee gli
si affianca premurosa, cercando di consolarlo, ma senza nel frattempo perdere di
vista gli altri – accidenti, qui la situazione sta degenerando! Come ha fatto a
non accorgersi prima del nervoso che stava accumulando la signorina?
Nel casino
generale, la Fay pare invece essersi calmata; ma proprio mentre Link sta per
dichiarare lo scampato pericolo, Kanda sembra giunto al suo limite di
sopportazione della confusione: sotto lo sguardo atterrito di Crowley (l’unico
ad essersi accorto del suo movimento repentino), lo spadaccino scatta in piedi.
Il vampiro non
fa nemmeno in tempo ad esordire col suo solito “Invero Kanda-san…”, che il
giapponese sta già incenerendo il gruppo con lo sguardo. “La volete smettere
tutti quanti di fare scenate isteriche?” sibila “Se questa è esaurita, peggio
per lei, ma piantatela di rompere l’anima a me!”
Il silenzio
incredulo e/o terrorizzato che scende sulla sala, viene spezzato solo dal
commento mormorato di Bookman Sr., un commento che non promette nulla di buono.
“Pessima mossa e soprattutto pessimo tempismo, Kanda…”
La signorina Fay
infatti si volta inviperita verso lo spadaccino, quasi ringhiando. “E così io
sarei esaurita, eh! Ma bene, parla lui! L’uomo più calmo del mondo! Quello che
fa scoppiare una guerra solo perché si è svegliato con la luna storta! Vorrei
vedere te al mio posto, a correre dietro tutto il giorno ad un Supervisore che
non supervisiona proprio un bel nulla, ma preferisce passare il tempo a
rimbeccarsi con quell’altro perditempo suo pari!” strilla, indicando
nervosamente Bak e Komui “Per non parlare poi di certi che, invece di fare il
loro lavoro di osservatori imparziali, passano il tempo a dire idiozie e a farsi
menare dal mondo! E io non dovrei essere esaurita…”
Link, durante lo
scambio di battute velenose tra la signorina Fay e Kanda, si è avvicinato alla
donna cercando di attirarne l'attenzione per riportarla alla calma, ma i suoi
pacati tentativi di interrompere il fiume di parole dei due non hanno sortito
alcun effetto.
Perso l'ultimo
briciolo di distaccata e autorevole pazienza, l'ispettore si trova infine ad
urlare a sua volta in direzione della donna che, sentendosi finalmente chiamare,
si gira verso di lui sibilando un “Howard, non è il momento! Sto riportando un
po’ di disciplina in questo dis-...”
La frase della
segretaria del Supervisore si perde in un mormorio sommesso quando il biondo,
ignorando volutamente la sua risposta, la attira a sé per farla tacere nel più
dolce dei modi possibili.
Nel corridoio
torna finalmente il silenzio, appena intaccato dai commenti bisbigliati delle
donne presenti, e anche quando il bacio si interrompe nessuno dei due ha più la
forza - il fiato - di dire alcunché.
L'atmosfera,
comunque, benché piena di imbarazzo è sicuramente più leggera di prima.
Mentre i due
piccioncini arrossiscono oltre l'inverosimile, le donne sorridono raggianti.
Anche i ragazzi e gli uomini non riescono a reprimere una leggera smorfia di
sollievo, cercando comunque di tenere lo sguardo ben lontano da Link e dalla
signorina Fay.
Reever scuote la
testa, rassegnato alle stranezze che lo circondano. “Beh, se non altro la
tragedia è stata rimandata anche stavolta” commenta a mezza voce, asciugandosi
la fronte sudata.
“Anche stavolta?
Ma... non pensavo che qui fossero tutti così pazzi, caposezione...” risponde a
bassa voce Johnny, sedendosi vicino a lui. “Non è che ci conviene usare i soldi
che guadagneremo dalla vendita dei quadri e dei mobili per pagare un buon
psichiatra?”
Anata ga Koko
ni Iru Riyuu
(La
ragione per cui sei qui)
Capitolo 13
Scavi
nell’anima alla ricerca di un perché
“Frena moyashi,
avrai tempo dopo per spiegare. Dovresti prima andare a parlare col tuo amico
Link, no?”
“Oh cavolo, e
ora? Cosa gli dico?”
“Ehi mammoletta,
Mugen è ancora nel parco?”
Panico. Comincio
ad agitarmi, cercando inutilmente di capire quanto tempo è passato da quando
sono uscito dalla stanza dove Leverrier stava facendo colazione. Mh, per fortuna
ho mandato Timcanpy a rassicurare Link, sennò scommetto che a quest’ora
avrebbero già mandato una squadra a cercarmi (in ogni caso mi conviene
muovermi a tornare in camera [la fortuna mi ha già assistito abbastanza, per
oggi]). Non devono trovarci qui, accidenti! Certo, non possono entrare senza
che il sottoscritto apra un gate diretto per questa stanza, però...
Faccio scorrere
nervosamente lo sguardo per la stanza, fermandomi a fissare Kanda.
Sono talmente
concentrato sulle mie divagazioni mentali da sentire a malapena la sua domanda,
ma se non altro mi accorgo benissimo che qualcosa ancora non va. Si è tirato a
sedere, muovendosi con cautela (in fondo la ferita si è appena richiusa [e
magari fa ancora male]), ma mi preoccupa il modo in cui ha spostato il
braccio dalla parte offesa. Sembra quasi che non riesca a controllarlo (la
cosa non mi piace, ma non posso fare a meno di sperare [di nuovo] in quel
tatuaggio).
“Eh? Mugen? Oh,
sì, ho detto a Timcanpy di prenderla e di portarla via da lì, assieme alla tua
casacca... Piuttosto, qualcosa non va?”
“Ok. Sarà meglio
che sia al sicuro”
Cazzo, deve aver
notato che non riesco a muovere il braccio… beh, se anche fosse non voglio certo
dargli corda, abbiamo altri problemi di cui occuparci. E ora che ho la certezza
che Mugen è in buone mani (anche se quel golem mi lascia sempre perplesso),
posso farlo.
Lo guardo male,
scocciato perché ha palesemente ignorato la mia domanda (sospiro
mentalmente... dovrei smettere di fargli domande alle quali sono sicuro non
risponderebbe [quasi tutte quelle personali, insomma]), ma non posso certo
dire di non essermelo aspettato... decido quindi di far finta di nulla. Anche
perché è troppo preso nei suoi pensieri per notare il mio disappunto.
Possiamo far
passare il sangue sulla sua divisa come conseguenza di una ferita
d'allenamento... un allenamento tra me e lui?
(L'idea è
talmente assurda
che lascia
stupito perfino me
[e allora da
dove l'ho tirata fuori?]
Le poche volte
che ci siamo allenati assieme
è andata a
finire in rissa
[e non stavamo
scherzando…
è sempre così
tra noi]).
Vorrebbe dire
tornare, inevitabilmente, a stringere i rapporti tra noi (ma non avevo deciso
di tagliarlo fuori dalla mia vita? [Ora che l’ho visto così simile a lui non ce
la faccio])... vorrebbe dire rischiare ancora che succeda quel che è
successo ieri, vorrebbe dire aprire una breccia nella mia corazza (quello
l’aveva già fatto da solo [come lui])… sono sicuro di volerlo?
(Sì, perché non
voglio che finisca come lui
[lui aveva perso
il controllo e io non ho saputo fermarlo]
e quel che è
successo a Walker prima
suonava come
un’inquietante replica di quel giorno
[entrambi hanno
perso il controllo, entrambi per me sono...])
Mi rendo conto
di essere tornato di nuovo al punto di partenza (lo stesso dell'altra notte
[quasi lo stesso di 9 anni fa]) e di dover prendere una decisione che, in un
modo o nell'altro, avrà delle conseguenze. Ma se davvero scegliessi di
rinsaldare quel patto che ho stretto con lui l'altra notte (di provare a
proteggerlo da se stesso [come non ho fatto con lui, Alma…]), devo avere
l’assoluta certezza che non cambierà idea alla prima difficoltà.
“Comunque ti
stavo allenando con la spada… hai una tecnica penosa”
“Mi stavi...
allenando?”
Sì, potrebbe
andare come scusa. Certo, potrebbe suonare abbastanza strano che Kanda decida di
farmi da maestro, ma Link sa benissimo che tra noi le cose non sono come
sembrano... Potrebbe funzionare...
“Ehi, aspetta,
non è vero che ho una tecnica penosa!”
“Sì, in effetti
hai ragione: non hai una tecnica e basta”
Gli sorrido
beffardo, divertito dal broncio infantile che si mette in faccia.
Comunque mi
auguro che capisca dove voglio andare a parare (perché in quella frase c'è
molto di più di una presa in giro o della scusa da rifilare a Link [c'è qualcosa
che non riuscirò mai a dire chiaramente]). Ci mette un po', ma alla fine
sembra che ci arrivi.
“Comunque come
scusa dovrebbe funzionare, sì... ma per i prossimi giorni che gli dico? Quando
vedrà che non ci alleneremo più assieme potrebbero venirgli dei dubbi...”
Mi gratto la
tempia, pensieroso. Strano che Kanda non ci abbia pensato, in effetti. A meno
che... Nah, sarebbe troppo bello per essere vero (o forse no? [vorrebbe dire
che...])...
No, mi correggo,
non ci è ancora arrivato. Guarda che non è così difficile, moyashi: quella è la
mia mano tesa, anche se devo ammettere di non essere così sicuro della mia
scelta (ma l'istinto mi dice che è giusto così [perché tu somigli troppo a
lui e non voglio che finisca di nuovo come allora] e io mi sono sempre fidato
dell’istinto)
Inclino la testa
su una spalla e lo fisso, stringendo gli occhi. Se non riesce a cogliere da solo
il sottinteso delle mie parole, vuol dire che non gli importa poi così tanto del
mio aiuto (andrebbe bene anche così [mi tirerei indietro?])
Sempre seduto
sullo sgabello mi metto a dondolare avanti e indietro con le gambe, riflettendo
in silenzio e segretamente aspettandomi altre idee da parte sua (non so cosa
fare [la sua sembra la sola opzione possibile, ma...]).
Sospiro, ed è
l'unico rumore nella stanza. Mi aspetto che continui a parlare, e dopo qualche
attimo alzo lo sguardo perplesso. Kanda è lì, seduto sul divano, che mi sta
fissando con gli occhi ridotti a due fessure.
Questo vuol dire
solo una cosa: è completamente serio e si aspetta una risposta altrettanto seria
da parte mia.
Arrossisco di
colpo, prima per l'imbarazzo di aver dubitato di lui (è che sembrava troppo
bello per essere vero [...in questi casi è piacevole ammettere di aver
sbagliato!]), poi quando mi rendo finalmente conto di tutte le implicazioni
di una scusa di questo genere (vuol dire che, sì, vuoi avere ancora a che
fare con me [vuol dire che mi stai dando un'altra possibilità!]).
Cerco di darmi
un tono, rimettendomi in piedi e dandogli le spalle, mentre sistemo lo sgabello
al suo posto. Quando mi giro verso di lui il rossore è ormai scomparso, anche se
la speranza che si è riaccesa mi riscalda da dentro. Sbuffo e incrocio le
braccia.
“Domani dobbiamo
proprio allenarci con la katana? Non posso cominciare con qualcosa di più simile
alla mia spada?”
E il broncio si
trasforma, senza che io me ne accorga, in un sorriso.
Alla fine ci sei
arrivato, eh? (per un attimo ho pensato che non avresti capito [voluto
capire])
Nel gioco di
sottintesi che stiamo costruendo (perché sono ancora troppo diffidente [siamo
entrambi troppo fragili] per chiamare le cose col loro nome), una cosa
semplice come un allenamento sta assumendo un significato enorme, senza che
nessuno dei due l’abbia detto apertamente (io sono fatto così: penso e
agisco, non mi piace parlare [non ho le parole per farlo]).
Metto su
un’espressione annoiata di circostanza e gli rispondo a tono.
“No, ed è
inutile che ti spieghi il perché. Useremo una katana e basta. E adesso vai dal
tuo babysitter, che altrimenti gli prende un colpo…”
“Uffa... Va
bene, ho capito”
Gli rispondo,
avvicinandomi al pianoforte e chiudendo gli occhi. So cosa fare per uscire di
qui, ormai mi sono intrufolato in questa stanza tante di quelle volte (sempre
di nascosto, non vogliono che mi ci avvicini troppo [non vogliono che io la
utilizzi per fuggire da qui])… Allungo la mano verso i tasti bianchi e neri,
e concentrandomi pigio leggermente sul do centrale. La nota si spande bassa
nell'aria e quando il suono cessa, la sagoma di una porta si apre lungo la
parete.
Senza voltarmi
indietro la raggiungo, fermandomi solo un istante per voltarmi e fare ciao-ciao
con la mano a Kanda.
“Vado e torno,
ok?”
Poi afferro la
maniglia e apro la porta, entrando nell'oscurità del tunnel.
Appena sparisce
oltre il gate, lasciandomi solo in questa stanza così assurda, prendo un
profondo sospiro. Non starà via molto (non credo, almeno) per cui devo
sfruttare questo momento per riordinare le idee (venire a patti con la mia
scelta [capire come fare a proteggerlo]).
Nonostante
l’ambiente abbia una temperatura gradevole continuo a sentire freddo (sono
ancora debole [il tatuaggio cura le ferite, non le loro conseguenze]), per
cui cerco in qualche modo di infilarmi il golf che il moyashi ha usato per
coprirmi (e che ha preso il suo profumo, unito a quello di agrumi che pervade
[chissà perché] questa stanza). Faccio un po’ fatica per via del braccio
ancora irrigidito, ma noto (con sollievo) che pian piano sto
ricominciando a riacquistarne il controllo (almeno adesso lo sento [anche se
le dita sono ancora totalmente insensibili]).
Terminata
l’operazione, mi alzo in piedi e inizio a guardarmi attorno: l’altra volta che
sono stato qui (subito dopo la battaglia con i Noah) ero troppo stravolto
da tutto quanto era successo per far caso all’ambiente. Nel frattempo, lascio
vagare i pensieri.
Pensieri che,
invariabilmente, convergono tutti su Walker e sull’ennesimo cambiamento che
abbiamo (ho?) impresso al nostro rapporto. La decisione di tornare
indietro all’altra notte (come se non fosse successo nulla [ma nel senso
migliore della frase, imparando dagli errori commessi]) ammetto di averla
presa, più che per istinto, dando ascolto ad una parte di me che credevo di aver
cancellato nove anni fa…
(quando sono
stato costretto
ad uccidere
Alma
[quando ho
dovuto scegliere
tra
distruggere quel poco che avevo
o essere
distrutto])
…ma a quanto
pare mi sbagliavo. Ciò significa che non mi conosco e non so dominarmi così bene
come credevo.
Un sorriso
strano mi incurva le labbra mentre poggio l’avambraccio e la fronte contro lo
specchio che occupa un’intera parete (quello specchio in cui il moyashi ha
evitato accuratamente di guardare [perché lì vede il suo incubo]),
socchiudendo gli occhi. Scotto, e il vetro gelido è una sensazione piacevole.
È inutile che
continui a negare a me stesso le somiglianze tra loro due. Fino ad ora la bugia
ha retto (ho voluto farla reggere), perché mi sono convinto che non avrei
permesso che Walker mi si avvicinasse quanto Alma, ma lui l’ha fatto senza che
io me ne accorgessi (non ho voluto accorgermene [perché forse in fondo… so
che lui può capirmi?]) e oggi là nel giardino, ferendomi dopo aver perso il
controllo di sé, ha rivelato la stessa debolezza di Alma: entrambi sono quello
che qualcun altro ha deciso che loro fossero (anch’io sono così), ed
entrambi stanno finendo schiacciati da quel qualcosa che hanno dentro… entrambi
hanno cercato il mio sostegno e io ho già fallito una volta nell’intento di
salvarli
(di salvare…
un amico?
[sì, Alma era
un amico…
e anche
Walker lo può diventare])
da se stessi e
dalla follia. Non posso permettermi di fallire ancora. È per questo che devo
(voglio) allenarlo con la spada.
Sembrano passare
pochi minuti, anche se potrebbero essere di più (o forse potrebbero essere
solo pochi secondi, chissà), quando il buio uniforme del passaggio che
collega l'Arca con il mondo esterno si rischiara fino ad aprirsi nel bianco
luminoso del giardino innevato.
Sorrido fra me e
me, ben più calmo di quando, non molto tempo fa, ho fatto il percorso inverso.
La breve passeggiata nella morbida oscurità di quel tunnel (tanto buio e
indefinito da non permettermi di distinguere il basso dall'alto [anche se ormai
dovrei esserne in grado, dopo tutte le volte che l'ho attraversato]) mi ha
aiutato a ritrovare la calma.
Faccio un passo
in avanti mentre il gate si richiude, la neve che scricchiola sotto i miei
piedi. Fa ancora freddo, ma ha smesso di nevicare. Il timido sole di fine
ottobre è uscito dal suo nascondiglio dietro alle nubi e ora illumina l'intero
giardino, facendo brillare il manto bianco che lo ricopre.
Adoro la neve, e
ancora di più i paesaggi innevati, ma non riesco proprio ad apprezzare quanto ho
davanti agli occhi in questo momento. Non dopo tutto quello che è successo qui
(e solo il cielo sa se riuscirò a osservare la neve con lo stesso sguardo,
d'ora in poi [se riuscirò a non vederla più, mai più, contaminata dal rosso
della vita di qualcuno]).
Starnutisco un
paio di volte (devo aver preso il raffreddore) e poi sospiro,
incupendomi, mentre mi avvicino all'albero che ancora porta i segni
dell'incidente di prima. Passo le dita lungo l'incisione nella corteccia,
macchiata del sangue di Kanda, poi appoggio la fronte al tronco e chiudo gli
occhi.
Ora che lui è al
sicuro (e sta bene [per fortuna]) posso preoccuparmi di capire cosa
accidenti (mi) è successo (anche perché più tardi dovrò dargli delle
spiegazioni [ma prima di tutto devo capire io]).
Provo a
ripercorrere mentalmente la litigata, cercando di comprendere cosa esattamente
abbia causato il mio errore. Tristezza e frustrazione si susseguono mentre
ricordo le parole mie e di Kanda (quelle pronunciate [e quelle solo pensate]),
ma arrivato al punto del ferimento tutto si fa confuso.
Non capisco:
ricordo sì di aver pensato di non volere che Kanda se ne andasse, ma null'altro.
Ok, se parto dal presupposto che l'Innocence si attiva secondo i pensieri consci
e inconsci del compatibile è ovvio che si sia mossa di sua iniziativa in tal
senso, ma… Volevo trattenerlo, questo è sicuro. Come era già successo quella
volta, durante l'attacco al Quartier Generale, quando avevo fermato il Livello 4
(se ne stava scappando verso l'altra ala dell'Ordine [dovevo impedirglielo,
in qualche modo]). Allora la mia Innocence si era attivata, ed ero riuscito
a bloccarlo usando Clown Belt.
E allora perché
questa volta è andata diversamente (perché si è attivata Crown Edge in
modalità attacco [e non Clown Belt])?
Rialzo la testa,
sollevando la sinistra e portandomela davanti al viso. Apro e chiudo la mano,
girando il palmo su e giù. Non vedo nulla di diverso dal solito nella mia
Innocence, e se chiudo di nuovo gli occhi e mi concentro un po' su di lei la
sento tranquilla, non ostile.
Nessun problema,
insomma.
E allora cos'è
successo in quell'istante, quando per un attimo ho perso il controll...
Spalanco gli
occhi e inizio a tremare. C'è solo una spiegazione logica a quanto è successo.
Ho abbassato la
guardia (ed è inutile perdere tempo a ragionare sul colpevole [le parole di
Kanda hanno avuto il loro peso, sì, ma non posso dire di non essermele meritate
e comunque non è una buona scusa per perdere il controllo della mia coscienza])
e lui ne ha approfittato.
Scivolo a terra,
la consapevolezza di essere più vicino del previsto al baratro, che mi schiaccia
verso il tappeto di neve e foglie. Ma questa volta, più forte della paura di
perdere me stesso, è il timore per coloro che mi stanno intorno (per Kanda).
Ed è da quel timore e dalla rabbia che mi riempie al pensiero di ciò che
«quello» potrebbe fare che nasce, forte e improvvisa, la determinazione di
fermare a tutti i costi quell'essere.
Stringo i pugni,
stringo i denti.
Non so quali
siano i tuoi piani, bastardo che non sei altro. Il fatto che ti serva io (il
mio corpo, come un guscio vuoto da usare all'occorrenza [e chi se ne importa se,
ops, è già occupato]) è una cosa con la quale stavo cercando di venire a
patti da un po’ (pian piano [inevitabilmente]). Fino a stamattina ero
quasi rassegnato a questa infelice realtà, ma ora...
Ora tutto è
cambiato. Non devi assolutamente, mai, per nessun motivo permetterti di fare del
male ai miei amici. È per impedirtelo che qui e adesso, in questo giardino, ti
giuro che lotterò fino alla fine. E lo farò con l'aiuto e il sostegno di coloro
che mi vogliono bene (tu puoi dire lo stesso? [Sei solo, contro di noi]).
Mi rialzo in
piedi, togliendomi la neve dai pantaloni, lo sguardo dritto al cielo che, ormai
sgombro di nubi, sembra quasi volermi incoraggiare. È ora di rientrare, parlare
con Link e tornare nella Stanza Segreta per spiegare tutto a Kanda.
E poi, una volta
che tutto sarà tornato come prima... inizierò la mia battaglia personale per la
libertà (e sono fermamente intenzionato a vincerla)!
Starnutisco di
nuovo, mentre con piglio combattivo lascio il giardino per dirigermi verso la
Home.
Rientro
nell’edificio dalla stessa porta dalla quale sono uscito questa mattina,
cercando di non farmi notare per evitare domande scomode (alle quali non
saprei dare risposte convincenti [non senza raccontare la verità, almeno]).
A proposito di domande scomode, non ho ancora pensato a cosa dire esattamente a
Link (poveretto, sarà in pensiero [anche Timcanpy mi sta aspettando in camera
mia con lui]).
Sospiro di
nuovo, decidendo di non preoccuparmene particolarmente. In ogni caso non ho
tempo di inventarmi niente, perché stranamente i miei piedi mi hanno appena
portato davanti alla porta della mia stanza (dannato senso dell'orientamento,
dovevi decidere proprio oggi di funzionare? [Mi fossi perso avrei avuto il tempo
di riflettere meglio...]). E vabbè...
Alzo le spalle,
e metto la mano sulla maniglia. La giro ed apro la porta entrando
silenziosamente in camera, solo il rumore delle suole bagnate che segnano il
ritmo dei miei passi. Mi chiudo l’uscio alle spalle, appoggiandomici contro.
Link è seduto sulla sedia davanti alla finestra, immerso nella lettura di un
libro di cucina, e non sembra accorgersi del mio ingresso... almeno fino a che
mi scappa un nuovo starnuto (ok, mi sono preso un bel raffreddore [se mi
ostino a uscire senza cappotto è anche normale...]).
“Bentornato
Walker”
Sorrido
leggermente e annuisco, avvicinandomi alla scrivania e cercando i fazzoletti
nella confusione che regna nei miei cassetti. Ne prendo uno, e mi soffio
rumorosamente il naso, poi mi tolgo la giacca fradicia e la appendo allo
schienale della sedia. Mi allontano dalla scrivania (e da Link [prendo tempo,
ed è meglio che non veda da vicino che sto per... arricchire la mia versione dei
fatti, ecco]) e mi siedo sul letto. Durante tutto il tempo lui non fa altro
che seguirmi con lo sguardo, silenzioso.
Lo guardo a mia
volta, cercando di capire cosa gli stia passando per la testa (sta rendendo
tutto più difficile [è giusto così, non posso sempre avere qualcuno che mi dia
l'input per quello che devo fare, dire, pensare]), e vedo che lancia
un'occhiata significativa alla mia giacca.
Sospiro
stancamente. Ci ho pensato bene, e anche se mi scoccia non essere completamente
sincero con lui (lo merita, in fondo [anche se qualche tempo fa non ci avrei
scommesso]) non posso fare altro che indorare un po' la pillola. Per me
(qui rischio grosso), per Kanda (che con me non dovrebbe avere a che fare
[almeno in teoria]), ma anche per Link (che se sapesse si troverebbe in
una situazione critica [dovrebbe mentire... più di quanto ha fatto finora]).
“Tutto a posto?”
“Ehm, sì… sono
uscito a fare un giro”
Lo vedo inarcare
un sopracciglio, l'aria leggermente perplessa di chi aspetta una spiegazione più
approfondita (sarei uno stupido a pensare che si accontenti di così poco)
senza tuttavia riuscire a immaginarla.
Distolgo lo
sguardo, iniziando a giocherellare con il fazzoletto che ho in mano. Lo piego e
lo ripiego un paio di volte, cercando di sfogare in quei piccoli gesti la
frustrazione residua (non pensavo ce ne fosse ancora, eppure... [quell'uomo
mi indispone sempre più di quanto dovrebbe, dannazione!]) dallo sfortunato
incontro con Leverrier.
“Avevo bisogno
di prendere aria, ecco. Dopo… dopo quello che è successo con il Sovrintendente”
“Oh... e per
fare un giro e prendere aria sparisci per più di un'ora e torni fradicio e
sporco di sangue. Capisco”
Abbasso la
testa, nascondendomi dietro alla frangia ancora umida. Credo di essere diventato
bordeaux dalla vergogna... non per le parole che ha detto (che dopotutto
descrivono esattamente lo stato in cui sono [fa bene il suo lavoro di
osservatore, eh!]), quanto per il tono assolutamente piatto che ha usato.
Somiglia sempre più a quello di un fratello maggiore che fa la ramanzina al più
piccolo: senza rabbia, ma con infinita pazienza e rassegnazione.
Sospiro e torno
a guardarlo in viso, notando con malinconia che oggi è una di quelle giornate in
cui la vita sembra mettergli sulle spalle almeno una decina di anni in più
(sicuramente è merito dell'ultima missione [e di tutti i casini che sono
seguiti]). È proprio stanco, povero Link, stanco soprattutto di farmi da
babysitter. Non perché io gli stia antipatico,
(anzi, non
credo proprio sia così
[e poi mi sta
nuovamente dando del tu,
segno che la
discussione sta virando decisamente sul lato «personale»,
a discapito
di quello «professionale»])
quanto perché ha
capito che ad avere a che fare con me deve aspettarsi... qualunque cosa!
(beh, se non altro è difficile che ci si annoi, no? [Mh, questo è meglio non
dirglielo...]). È stanco di questa situazione, e a me dispiace (e l'unica
cosa che posso fare è evitargli problemi sul lavoro... )
Quando torno
sulla terra, interrompendo tutte le considerazioni possibili su me, Link e tutto
il resto, mi accorgo che ha allungato il braccio per riporre il libro sulla
scrivania e ora si sta alzando dalla sedia.
Mi faccio
prendere leggermente dal panico quando riconsidero la sua domanda e penso alla
risposta che sicuramente si sta aspettando (non mi guarderebbe in quel modo
perplesso, altrimenti [ma quanto tempo ho perso ad arrossire di vergogna?]).
E ora che gli dico?
Ingoio
nervosamente il groppo che mi si è bloccato in gola, poi lo fisso dritto negli
occhi. Un pezzo per volta, vediamo cosa riesco a combinare...
“Già. È che
fuori nevica, eh. Anche se siamo in autunno. Strano, non trovi?”
Mi dò
automaticamente del cretino, aspettandomi addirittura che si arrabbi, e rido
nervosamente della mia idiozia. Quanto odio andare in panico, accidenti!
Distolgo lo sguardo, ritornando a giocare con il fazzoletto ormai stropicciato
che stringo tra le mani. Continuo a spiegare, questa volta borbottando un po'
più seriamente.
“Comunque non
sono l'unico idiota a uscire con questo tempo, anche Kanda era fuori. Si stava
esercitando con Mugen e ovviamente ha trovato da ridire. Allora è finita che ci
siamo allenati un po' assieme e ho perso la cognizione del tempo. Mi sta
insegnando a usare una spada, dice che non ne sono capace…”
Riesco pure a
mettere il broncio, per sottolineare il tutto (anche se a essere sincero...
questo broncio è la cosa più reale che ho fatto da quando sono rientrato!)
“Dice che non ho
nemmeno una tecnica, e forse ha un po' ragione... sono talmente imbranato che ho
finito per ferirlo per errore, per fortuna però non è nulla di grave”
Lo dico più fra
me e me che altro, ma a lui non sfugge una parola. Lo capisco dal modo in cui
spalanca gli occhi quando mi giro a guardarlo, grattandomi la tempia.
“Dov'è Kanda,
ora? Anche se è una ferita leggera va portato in infermeria!”
Davanti alla sua
esclamazione, è il mio turno di guardarlo leggermente perplesso. Ok, che ti
preoccupi mi sta bene (sei proprio una brava persona [anche se lavori per
Leverrier]), ma stai calmo!
Oh...
probabilmente non si ricorda della particolarità del tatuaggio di Kanda! Mi
conviene rassicurarlo, prima che si convinca di aver compiuto un'imperdonabile
leggerezza (se sono scappato e ho ferito Kanda, qualunque sia la circostanza,
la responsabilità è in parte anche sua [dovrebbe tenermi d'occhio
ventiquattr'ore al giorno, in fondo]).
“Eh? Oh no,
tranquillo, era solo un taglietto, sta benissimo! A quest’ora sarà tornato ad
allenarsi da qualche parte... A dire il vero credo comunque che la maggior parte
di quel sangue sia mio”
“Come sarebbe a
dire che è sangue tuo?”
Gli sorrido,
portando la destra dietro alla testa fingendo imbarazzo.
“È da ieri che
ho il raffreddore, in più rientrando sono scivolato sulla neve e ho preso una
botta alla faccia... Appena ho messo piede all'interno della Home ha iniziato a
uscirmi il sangue dal naso. Per fortuna non è niente di grave e l'emorragia si è
fermata da sola”
Non è convinto
della mia spiegazione, lo vedo dal modo in cui mi fissa. Un nuovo starnuto mi
costringe a voltarmi dall'altra parte, rimettendo mano al fazzoletto.
Ho ancora il
viso nascosto nel tessuto quanto Link riprende a parlare.
“Allen Walker.
Sai bene che per principio non dovrei fidarmi di te, perché potenzialmente sei
un nemico. Ma…”
Mi blocco, lo
stomaco che improvvisamente fa le capriole per il nervosismo. Non si è bevuto
nemmeno una delle cose che gli ho detto, ed erano una quasi-verità...
figuriamoci avessi inventato tutto di sana pianta!Lo
sento sospirare, e alzo nuovamente gli occhi a guardarlo.
“Ma d'altro
canto hai dimostrato di essere una persona degna di fiducia, almeno per quanto
mi riguarda. Per questo non indagherò oltre. Sappi tuttavia che non mi hai
convinto, neanche un po': tu e Kanda mi state nascondendo qualcosa e non so
quanto vi convenga continuare a farlo”
Riprendo a
respirare e gli sorrido, anche se il sorriso è un po' più triste del solito
(perché vorrei dirgli tutto [ma proprio non posso]). Mi avvicino a lui,
mettendogli la destra sulla spalla.
“Grazie, Link.
Farò il possibile per non distruggere la tua fiducia nei miei confronti, lo
prometto. Anch'io sento che posso fidarmi di te... ma il fatto è che ci sono
cose che è meglio rimangano sepolte per il bene di tutti”
Mi risponde
anche lui con un sorriso ironico e un po’ storto, quasi una risata accennata,
tra il divertito e il sarcastico.
“Il bene di
tutti, dici? O piuttosto quello tuo e di Kanda? Sia quel che sia, se questa è la
tua decisione la rispetto, ma ti avviso che non potrò più permettermi di
coprirvi. Fate attenzione con i vostri... «allenamenti». E ora scusami, ho un
appuntamento con il Supervisore”
Annuisco,
facendo un passo indietro. Lo seguo con lo sguardo fino alla porta, che dopo
essere uscito si chiude quietamente alle spalle, e torno a sedermi sul letto.
Scuoto piano la testa, considerando che sì, quando intendo «il bene di tutti»
intendo il mio, quello di Kanda, ma anche quello di tutte le altre persone a cui
tengo. Link compreso (anche se a volte sembra che non se accorga [o forse non
riesce anche solo a considerarne la possibilità?]).
Sospiro e mi
lascio cadere all'indietro, sdraiato a pancia all'aria con il braccio a coprirmi
gli occhi, per riprendere fiato per un attimo; poi mi rialzo e vado all'armadio.
Mi cambio rapidamente la maglia umida, quindi prendo una delle mie camicie di
riserva. Adesso che Link è sistemato, è ora di tornare nella stanza segreta.
Poggio la fronte
allo specchio, sentendola scottare contro la gelida superficie argentata, mentre
un accesso di tosse mi squassa il petto (probabilmente tra la stanchezza per
la missione, la ferita e il freddo mi è venuta la febbre [in effetti mi rendo
conto di non essere perfettamente lucido e la cosa non mi piace per niente]).
Chiudo gli occhi
e contraggo la mascella, cercando con scarso successo di controllare almeno le
reazioni del mio corpo (il mio dannatissimo corpo [se posso definire mio
questo involucro…]), visto che già la mente se ne sta andando dove vuole,
proponendomi pensieri di cui farei volentieri a meno (pensieri che
normalmente riuscirei a dominare [cancellare] ma che ora sono troppo stanco per
reprimere [Alma su tutti, ma anche la consapevolezza della mia… natura]).
Mi volto,
sentendo la schiena percorsa da brividi quando la appoggio contro il vetro, e
alzo gli occhi verso la porta da cui un momento fa è uscito Walker (quanto
tempo sarà passato?); se ora la aprissi io, probabilmente al di là non
troverei nulla… questa stanza è assolutamente assurda e, se devo essere sincero,
mi dà una strana sensazione essere qua dentro da solo (se qualcuno mi
trovasse qui sarei morto [saremmo morti entrambi, io e il moyashi]).
Faccio scorrere
gli occhi sugli scarni arredi uniformemente bianchi, gli occhi attratti verso
quello strano pianoforte da cui dipende tutto ciò che esiste nell’Arca (e a
cui dobbiamo tutti quanti la vita, stando a quello che ci hanno riferito) e
i miei pensieri ancora una volta vanno a finire sul musicista che di quello
strumento ha il controllo.
Una smorfia
sghemba mi si disegna sulle labbra mentre il mio cervello mi pone nuovamente di
fronte all’inconfutabile realtà di ciò che l’istinto (il cuore? [il
rimorso?]) mi ha portato a fare poco fa: ho deciso di essere di nuovo al suo
fianco (nonostante quel che è successo [a causa di quel che è successo])…
ma perché l’ho fatto? Qual è la vera ragione che mi ha portato a voler essere
ancora qui? O meglio, perché fin dalla prima sera sulla torre ho deciso di
raccogliere le sue confidenze?
Mi copro il viso
con la mano (le guance mi scottano, devo proprio avere la febbre alta [non
sono in condizioni di ragionare… ma non posso farne a meno]) e rovescio la
testa all’indietro, respirando pesantemente.
Alma non
c’entra, se non in minima parte. L’ho (l’avevo) seppellito troppo in
profondità dentro di me, proprio per evitare che il suo ricordo mi influenzasse
(turbasse). Quel che è accaduto nel giardino l’ha fatto riemergere, certo
(anche se non l’avrei mai creduto possibile [non voglio veder ripetersi quel
giorno]), ma già da prima avevo permesso al moyashi di avvicinarsi a me… e
allora perché?
Quando lui mi ha
fatto la stessa domanda quella sera, gli ho detto che era solo curiosità. E ad
essere sinceri, non è del tutto falso…
Rido
sommessamente e la mia risata sarcastica rimbomba amara nel silenzio della
stanza.
“…credo non se
lo sarebbe mai aspettato da me… Yu Kanda non è curioso! Ma quando mai?”
E invece sì, era
curiosità. E attrazione. Attrazione verso una persona così incredibilmente
lontana da me, eppure, per certi versi, a me così simile: entrambi non siamo
completamente umani ed entrambi siamo costretti a portare un peso che non
abbiamo chiesto (siamo entrambi schiavi, non solo dell’Innocence [e poi… un
akuma è per sua natura attratto da un Noah, no…?]).
Mi volto di
nuovo verso lo specchio, incontrando il riflesso pallido e stanco di quel viso
che qualcuno, nove anni fa, ha scelto per me (un viso dai tratti delicati,
orientali [per molti un viso piacente, perfino bello… ma non me ne importa
granché]). D’istinto vorrei sollevare la destra per seguirne i contorni con
un dito, ma il braccio non mi risponde (Maledizione! Dannato corpo troppo
[poco] umano!); con stizza colpisco con il pugno il muro bianco all’altezza
del mio fianco.
Lui si detesta
per aver rischiato di uccidermi, benché io lo tenga così a distanza. Beh, io mi
detesto per aver ucciso la persona a me più vicina, il mio solo ed unico amico…
(cosa diresti se sapessi la verità, eh Walker? [Probabilmente cercheresti di
convincermi che io non ho colpe… povero ingenuo!])
Sposto
lentamente il braccio sinistro dietro la schiena, a prendere e slacciare il
nastro che mi lega la treccia quasi sfatta. La striscia di tessuto cade
silenziosa sul pavimento, bianco nel bianco, e intanto i capelli ormai liberi
pian piano si sciolgono, tornando a coprirmi le spalle.
Contraggo la
mascella e fisso negli occhi il riflesso, familiare eppure estraneo, che lo
specchio, indifferente, mi rimanda. Sostengo lo sguardo di quelle iridi gelide,
sentendole per la prima volta un po’ meno lontane (quello è il mio sguardo,
lo sguardo con cui affronto il mondo [io sono quello sguardo]). Non
riesco a staccare gli occhi dai miei, mentre i pensieri si cancellano
completamente.
“È questo lo
sguardo che ti rivolgo ogni giorno, Walker? Cosa vedi in questi occhi deserti?
Che cosa nel mio nulla ti ha attratto inesorabilmente verso di me? Qual è la
ragione per cui sei ancora qui?”
Lo domando al me
stesso nello specchio, ben sapendo che non avrò risposte (perché queste
risposte me le può dare solo Walker [e queste domande gliele farò, quando
ritorna]).
Avrei altre cosa
da chiedere a quel riflesso, interrogativi che esso potrebbe (io stesso devo)
risolvere, ma un violento attacco di tosse mi spezza la voce in gola.
Per sostenermi
poggio l’avambraccio contro la parete, sempre continuando a tossire, e mi chino
in avanti, posando anche la fronte contro il vetro.
Quando riesco a
calmare la tosse, prima ancora che io possa raddrizzarmi, sento alle mie spalle
la voce preoccupata di Walker che mi chiama.
Corro
rapidamente lungo le bianche strade dell’Arca, le case candide che mi scorrono
davanti agli occhi come macchie indistinte, la camicia per Kanda stretta fra le
braccia. Certo, potrei facilmente aprire un gate che mi porti direttamente alla
Stanza Segreta (sarebbe la cosa più saggia: l’interno dell’Arca è sorvegliato
[anche se, dato che è ora di pranzo, la sicurezza è come al solito allentata])
ma al momento sono troppo felice per non godere del caldo sole del sud che si
riflette sui muri (dopo tutto quel freddo, finalmente un po’ di calore [e non
mi riferisco solo al tempo o alla temperatura]).
La certezza che
tutto si stia pian piano sistemando rende rapido e costante il mio passo, mentre
continuo a correre (ad andare avanti per la mia strada [l’ho promesso])
verso l’ultimo inevitabile chiarimento che finalmente metterà la parola fine a
questi due giorni di angoscia e (molto probabilmente [almeno lo spero])
darà un nuovo inizio (diverso dal primo [migliore]) al rapporto tra me e
Kanda.
È quando giungo
alla cima della torre (nella stanza dove era conservato l’uovo per la
produzione degli akuma [dalla quale sono obbligato ad aprire quel cavolo di
gate, dato che non ho altro modo per accedere alla Stanza del Quattordicesimo])
che i miei piedi inspiegabilmente rallentano e poi si fermano, un’improvvisa
quanto irrazionale paura a serrarmi lo stomaco.
Riuscirò a non
combinare un altro pasticcio, questa volta?
Timcanpy mi
svolazza attorno, irrequieto. Vede chiaramente che sono nervoso, e decide di
darmi una mano a suo modo… mordendomi con convinzione un orecchio!
Lo guardo male
per un attimo, sfregandomi il punto dolorante, poi gli sorrido. È vero, alla
fine (nonostante tutto) siamo riusciti a uscire (indenni [o quasi])
dall’incubo in cui siamo finiti, giusto Tim? Quindi non vedo perché il futuro
dovrebbe preoccuparmi (non troppo, almeno)…
Chiudo gli
occhi, concentrandomi sulla melodia, ed apro il gate per la Stanza. Sorrido
ancora quando metto piede fra quelle quattro pareti candide, ma subito il
sorriso diventa una smorfia preoccupata per quel che vedo. Kanda è in piedi,
davanti allo specchio, la fronte appoggiata alla superficie liscia, le spalle
scosse da ripetuti colpi di tosse.
Si vede lontano
un miglio che non sta bene, e la cosa mi preoccupa molto (è la prima volta
che lo vedo stare male [sempre grazie a quel tatuaggio]). Mi avvicino
rapidamente a lui, lo sguardo che corre allo specchio e scivola oltre,
ignorandolo (non mi dà nemmeno fastidio [ho altre priorità, al momento]).
Allungo la
destra verso di lui quando lo vedo barcollare leggermente.
“Ehi, Kanda,
cosa sta succedendo?”
PREVIEW:
Capitolo 14 - La
ragione per cui sei qui
Ma la verità,
ora l'ho capito, è che da solo non vado proprio da nessuna parte.
Nessuno è
invincibile, a tutti serve una mano ogni tanto (ai martiri idioti che si
ostinano a salvare il mondo, e anche agli altrettanto testardi esorcisti
giapponesi [anche se dubito lo ammetterai mai]).
Bisogna imparare
a conoscere se stessi e riconoscere i propri limiti, per utilizzare le proprie
forze al meglio, e per conoscere se stessi l'unica strada è il confronto con le
persone.
Il problema è
scegliere quelle giuste (io ci ho riflettuto, e ho fatto la mia scelta. [Ho
scelto te, perché...])
[…]
Davvero non
riesco a trovare il filo logico del suo sfogo (forse perché in realtà ce ne sono
troppi, tutti assieme), ma c’è un concetto che pure risalta chiarissimo in quel
marasma: lui ha scelto me, ha bisogno di me (non l’ha detto! [Eppure è così, le
sue parole sono inequivocabili]).
Nessuno mai, da
che ho memoria, mi aveva detto una cosa del genere (non so come comportarmi di
fronte a questi sentimenti [nessuno l’ha mai fatto con me])… e ora cosa si
aspetta da me? A cosa gli servo? Che cosa vuole in cambio della fiducia che
ripone in me?
IL POST-IT DELLE
AUTRICI:
In questo
capitolo si è presentata per la prima volta la necessità di correggere alcune
frasi che, sebbene perfettamente plausibili all’epoca in cui furono scritte (nel
caso specifico Dicembre 2009), alla luce di quanto emerso nelle ultime Night,
finiscono per essere “sbagliate”. Si tratta di modifiche puntuali che non
influenzano minimamente l’impalcatura complessiva della storia, ma abbiamo
deciso ugualmente di effettuarle, per amor di coerenza. Tuttavia, per
correttezza verso voi lettori, riportiamo di seguito anche la versione
originale.
-
“[quando ho dovuto scegliere tra distruggere quel poco che avevo o essere
distrutto]” nella prima
stesura era “[quando avrei voluto farla finita anch’io e invece quel bastardo
mi ha tenuto in vita]”
-
“Lui si detesta per aver rischiato di uccidermi, benché io lo tenga così a
distanza. Beh, io mi detesto per aver ucciso la persona a me più vicina, il mio
solo ed unico amico… (cosa diresti se sapessi la verità, eh Walker?
[Probabilmente cercheresti di convincermi che io non ho colpe… povero
ingenuo!])” nella prima stesura era “Lui si detesta per aver rischiato di
uccidermi. Beh, io mi detesto per non esserci riuscito quel giorno di nove anni
fa… (cosa diresti se lo sapessi, eh Walker? [probabilmente cercheresti di
convincermi che sbaglio… povero illuso])”
Come potete
vedere, quando scrissi questa parte Mistral era fermamente convinta che, dopo la
tragedia di Alma, Kanda desiderasse morire; non avevamo ancora letto quel suo
disperato “Io voglio vivere, anche se questo significasse distruggerti” (Cap.
193, pag. 34) che urla rivolto proprio ad Alma, il suo “solo ed unico amico”,
prima di dargli il colpo di grazia.
Questo è quanto!
Ovviamente, se avete un qualsiasi dubbio, chiedete pure!
Dato che l'Angolo
di Allen di questa fanfic è strutturato come quello della precedente e ne è la
continuazione, tenderà anche qui ad assumere proporzioni chilometriche (perché i
pg sono tanti e le recensioni per fortuna pure! ♥)
Se per caso non
vi interessasse, potete passare tranquillamente all'inizio del capitolo vero e
proprio. Vi assicuriamo che questo non pregiudicherà la completa comprensione
della storia.
Grazie e buona
lettura!
Lety&Mistral
L’ANGOLO DI
ALLEN
01 Luglio 2010
Ordine Oscuro -
*corridoio*
Mentre Link e la
signorina Fay continuano a restare fermi e muti al centro del corridoio, il
resto del gruppo si riprende lentamente dallo choc.
“Beh, questa non
me la sarei mai aspettata, sarò sincero” ghigna Allen. Non si sa mai, questo
piccolo sviluppo potrebbe portare a un ulteriore allentamento della
sorveglianza...
Lo stesso
pensiero fa ora ghignare anche Komui, che commenta a mezza voce un “Potevano
anche svegliarsi prima, accidenti”.
“Non capisco
cosa ci sia da ridere, Komui. Non sai che le relazioni fra colleghi di lavoro
diminuiscono la produttività?” chiede Bak, perplesso.
Wong annuisce
con fervore alle sagge parole dell’onorevole Bak.
“BakaBak, fa' un
favore al mondo... Stai zitto, una buona volta! E lasciali fare, così io sarò
libero di tornare alla mia placida routine!” gli risponde il collega mentre
aiuta la capoinfermiera a riavvolgere le bende in eccesso.
“Komui-nii-san,
per favore!” lo rimprovera dolcemente Linalee (è troppo emozionata da quanto
successo per arrabbiarsi davvero) “Devi essere felice per la signorina e
l’ispettore! Non essere sempre così egoista!”
Il generale
Tiedoll, già dimentico delle offese ricevute, si avvicina ai due con aria
estasiata “Come siete carini, figlioli! Vi andrebbe di posare per una
riproduzione del quadro appeso in camera di Cross?” Miranda, sorridente al suo
fianco con le mani giunte, annuisce entusiasta guardandoli con sguardo
implorante. Sarebbero proprio belli, in costume d'epoca!
“Per una volta
sono d’accordo con Froi” annuisce Klaud, sorridendo; quindi si avvicina alla
Fay, ancora imbambolata, e le prende le mani con calore. “Bridget, sono davvero
tanto contenta per te!”
La segretaria
annuisce, ancora un po’ confusa, quindi guarda Link al suo fianco – il quale
invece non è confuso affatto, nota Marie con un sorriso sornione (l’ispettore
sapeva benissimo quel che stava facendo, ha solo colto la palla al balzo!).
“T-ti ringrazio, Klaud…” balbetta infine lei, un po’ incerta.
“Beh, alla fine
quest’assurdità delle recensioni almeno un effetto positivo l’ha prodotto,
direi!” prosegue poi la bionda, allargando il proprio sorriso.
“Ha prodotto
anche l’effetto di non far lavorare Komui, vuoi mettere?” interviene Timothy,
ridacchiando, con le braccia incrociate dietro la testa e un ghigno sulle
labbra.
“Invero ciò mi
sembra alquanto irriguardoso nei confronti del rispettabile supervisore…”
commenta incerto Crowley.
“Quasi quanto il
suo comportamento nei nostri confronti, peraltro. Trascinarci nella sua caccia
per i corridoi dell'Ordine... Non dimentichiamo che siamo in questo corridoio
solo per una delle sue bambinate... “ sospira sconsolato Reever, passandosi una
mano tra i capelli scompigliati.
Lo scienziato si
guarda attorno, per assicurarsi che il Supervisore (anzi, I Supervisori) sia ben
lontano dalla sua preda. E in effetti fra i tre c'è una bella distanza. Anche
perché di Lavi... non c'è più traccia.
“Ehi, qualcuno
ha visto che fine ha fatto Lavi-kun?!”
“Appunto, dov’è
finito quel cretino d’un coniglio?” commenta per tutti Kanda, il tono già
notevolmente alterato.
Un mormorio di
sconcerto passa rapido nel gruppo e gli occhi si puntano su Bookman Sr.
Di certo
l’anziano mentore non può non sapere dov’è finito il suo allievo! Quel che c’è
da capire è se ha intenzione di dirlo… visto e considerato che più d’uno lì
dentro ha un conto in sospeso con Lavi (o potrebbe averlo presto, data l’abilità
del rosso nel cacciarsi nei casini).
L’anziano
esorcista sorride sornione, sostenendo senza fatica gli sguardi d’attesa che lo
circondano.
È Timothy alla
fine a spezzare il silenzio. “Ne-neh, Panda, dov’è finito il guercino?”
Al sentirsi
chiamare con quel nome, un tic inizia ad agitare un sopracciglio di Bookman Sr.,
ma l’anziano non reagisce in altro modo.
“Timothy, credo
sia il caso di evitare di usare certi... ehm... soprannomi, sai?” abbozza Allen,
cercando di limitare il più possibile il rischio che il ragazzino prenda la
stessa pessima abitudine di Lavi. Basta già uno che rischia la vita tutti i
giorni inventando nomignoli assurdi che la maggior parte delle volte (ok,
sempre) hanno solo l'effetto di far innervosire il destinatario!
Sentendosi
ripreso – sia pure in maniera estremamente blanda – Timothy si mette d’istinto
sulla difensiva, usando la tattica più vecchia del mondo: lo scaricabarile. “Neh
Allen, guarda che guercino lo dice sempre anche fratellone vampiro!” esclama,
con voce offesa, puntando il dito verso Crowley.
Questi, divenuto
in un attimo il centro dell’attenzione (nessuno a dire il vero si aspettava che
una persona come lui, sempre così formale, cedesse al malvezzo dei soprannomi!),
prima arrossisce furiosamente, cercando di balbettare qualche scusa incoerente
infarcita di «invero», quindi, avendo ormai capito di non essere in grado di
trarsi d’impaccio, estrae dal taschino della camicia una fiaschetta metallica e
ne tracanna il contenuto fino all’ultima goccia.
Pochi istanti e
il barone subisce una mutazione incredibile: rinvigorito dal sangue di Akuma
tira fuori il suo lato più aggressivo e parte a tutta velocità per il corridoio,
lasciando tutti a bocca aperta.
“Supervisore?”
chiede dopo un attimo di silenzio la capoinfermiera, la voce tanto bassa che
sembra provenire dall'oltretomba.
Komui si gira,
lentamente, già spaventato da quel tono che non lascia scampo. La donna è
arrabbiata, molto arrabbiata.
“Ehm... mi
dica…” balbetta, al contempo arretrando e cercando riparo dietro a Reever.
“Non le avevo
ordinato di smetterla con le invenzioni assurde? Pensavo avesse capito che non
condivido le sue sperimentazioni sulla salute dei miei pazienti passati,
presenti e futuri... Si può sapere da dove l'è uscita l'idea di usare sostanze
dopanti per aumentare le capacità degli esorcisti?!” sibila lei, iniziando a far
scrocchiare minacciosamente le nocche delle mani.
Komui boccheggia
senza sapere cosa dire, mentre spinge sempre più avanti un preoccupatissimo
Reever.
Per sua
«fortuna», Kanda interviene. “Lasciate perdere queste stronzate. Piuttosto
troviamo il vampiro e anche quel cretino d’un coniglio” ordina seccamente,
incamminandosi a passo deciso nella direzione in cui è sparito Crowley.
Subito Linalee
lo segue, preoccupata che, una volta raggiunti i due, lo spadaccino possa far
loro del male; a lei si accoda anche Marie, cui si accoda Timothy – perché ormai
il ragazzino ha capito che, quando fratellone samurai parte in quel modo,
soprattutto se è sulle tracce di Lavi, in qualche modo c’è sempre da divertirsi.
Un rapido
scambio di occhiate, e tutti si incamminano dietro a Kanda. A questo punto è
opinione comune che è meglio non fare innervosire ulteriormente lo spadaccino,
ma soprattutto che è meglio raggiungere Lavi prima che riesca a uscire
dall'Ordine e a combinare altri casini...
***
Ordine Oscuro -
*in fondo in fondo in fondo in fondo in fondo al corridoio in fondo*
Nel frattempo
La fuga di Lavi,
che è riuscito a sgattaiolare via senza essere notato e appena girato l'angolo
ha cominciato subito a correre come se avesse l'intera famiglia dei Noah alle
calcagna, si è purtroppo interrotta davanti alla porta di uscita.
O meglio,
davanti alla porta di ingresso, dato che solitamente da lì si entra e basta:
nella nuova sede l'uscita è ubicata nel lato posteriore dell'edificio, dalla
parte opposta a dove si trova adesso l'apprendista bookman, e immette
direttamente sul Tamigi consentendo agli esorcisti e ai finder di lasciare via
barca il Quartier Generale.
Non che a Lavi
faccia qualche differenza, eh. È pur sempre un passaggio verso l'esterno...
verso la libertà... verso la salvezza! Il problema è che, beh... il portone è
chiuso.
Ancora con il
fiatone per la corsa a rotta di collo, Lavi prova a spingere i battenti. Poi
prova a tirare. Niente. Allora, preso dal panico - già gli sembra di sentire le
voci di quelli che lo stanno braccando! - inizia a picchiare i pugni e a
implorare.
“Apriti! Per
favore! Ti scongiuro! Se mi trovano qui sono un uomo morto!”
Sentendo gli
strepiti e infastidito dal picchiare di Lavi (sebbene per lui sia poco più di un
prurito), il maestoso portone che da un secolo vigila sull’Ordine, socchiude un
occhio. “Che ci fai tu qui? E poi smettila di farmi il solletico!” esclama,
trattenendo l’istintiva risata.
“Cosa ci faccio
qui? Secondo te?! Devo uscire! Apri~!” insiste Lavi.
La porta
socchiude anche l’altro occhio, quindi inarca un sopracciglio, perplessa
dall’insistenza schiamazzante e fastidiosa dell’esorcista. “Aprirmi? Ma dal
Quartier Generale non è venuto nessun ordine… non posso aprirmi quando mi va!”
replica seria. Poi si interrompe un attimo e, quando riprende, il suo tono s’è
fatto lagnoso “Se potessi, credi che me ne starei qui sempre chiuso tutti i
santi giorni? Sai che noia! Ho i battenti tutti indolenziti…”
“Tu hai i
battenti indolenziti e a me serve uno spiraglio largo abbastanza per uscire... E
allora, come ti ho già detto, apriti! Giuro che non lo dico a nessuno, dai!”
esclama lui di rimando, inginocchiandosi a mani giunte proprio sotto al naso del
portone.
Questi, per
niente colpito dalla supplica del rosso quanto piuttosto desideroso di non
contravvenire alla sua secolare funzione (che sarebbe quella di non far
entrare nessuno – non gli è mai stato detto alcunché a proposito del non far
uscire nessuno, ma fa niente), apre del tutto gli occhi e fissa Lavi con
espressione serissima e grave.
“Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne
l'etterno dolore,
per me si va tra
la perduta gente.
Giustizia mosse il mio alto fattore:
fecemi la Divina
Podestate,
la Somma
Sapienza e 'l Primo Amore.
Dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne,
e io etterno duro.
Lasciate ogne
speranza, o voi ch'intrate”
Recita quindi con solennità, dopo essersi schiarito la voce un paio di volte.
Non sa dove ha imparato quei versi (e, a dirla tutta, non sa nemmeno bene cosa
vogliano dire), ma ricorda vagamente che erano iscritti su una porta famosa,
perciò li trova comunque adatti.
“A parte che io
devo uscire, e non entrare... la speranza la lascio se rimango qui dentro,
dannazione! Yu-chan mi vuole morto... moyashi-chan si è impermalosito e me ne
vuole dire quattro perché, già che c'ero, ho tirato uno scherzetto anche a lui
portandolo nella stanza di Cross... Komui-san e Bak-san mi vogliono morto perché
secondo loro mi sono avvicinato a Linalee-chan, il che è vero oltre che
piacevole ma purtroppo ha quei due come effetto collaterale... Panda come minimo
mi vuole mollare un calcio volante in faccia perché non mi sto comportando da...
ehm... bravo bookman... Due Nei non mi ha mai perdonato la storia del
soprannome... e ultimamente anche la sfiga mi sta perseguitando, tanto che anche
chi non ha nulla contro di me finisce per pestarmi involontariamente! La mia
unica speranza è uscire di qui!”
Il portone lo
ignora, scocciato perché Lavi non ha né colto la citazione né riconosciuto il
suo valore, ma il rosso non ha tempo o voglia di cercare di ricordare dove ha
già sentito quelle parole. Al momento l'unica cosa che sente sono i passi in
rapido avvicinamento che rimbombano lungo i corridoi... e uno strano sibilo,
come di qualcosa che sferzi l'aria con una velocità e una violenza quasi
superiori a quelle del suo martello.
Impallidendo
dall'ansia e dalla paura Lavi inizia a graffiare i battenti, in un disperato
tentativo di infastidire il portone tanto da costringerlo ad aprirsi.
Non vede quindi
la causa di quel sibilo: la sente però molto chiaramente nel momento in cui
Crowley, non riuscendo a frenare, finisce per schiantarglisi addosso facendogli
fare la figura del salame tra due fette di pane.
Il giovane
bookman, tuttavia, non ha nemmeno il tempo di capire appieno cos’è successo o di
iniziare a lamentarsi per il dolore, perché quasi istantaneamente ne avverte un
altro, di dolore, stavolta molto più intenso, localizzato alla base del collo.
Quasi «dopato»
dal sangue di akuma bevuto, Crowley si è lanciato su di lui come se il rosso
fosse un nemico da abbattere, quindi i suoi denti micidiali erano ben sguainati
e pronti a serrarsi sulla preda… cosa che effettivamente è accaduta: quando ha
impattato contro Lavi, d’istinto il vampiro gli ha piantato i canini (ma anche
gli incisivi e i molari, se è per questo…) nel collo, con un morso poderoso.
Nel frattempo,
il gruppo al completo ha raggiunto di corsa i due fuggiaschi, e quando Lavi
comincia a urlare come un pazzo togliendosi dall'impronta incisa nel battente e
iniziando a girare in tondo per levarsi il vampiro dal collo, anche altri del
gruppo, shockati per aver assistito in diretta a quella scena da film horror,
finiscono per imitarlo.
In un crescendo
delirante, Miranda inizia a gridare terrorizzata, imitata da Johnny e dal
generale Tiedoll. Pure la capoinfermiera impallidisce, ma riesce a restare
lucida abbastanza per pensare a tutti i rimedi che conosce per vampirismo,
anemia e semi-dissanguamenti.
Klaud assiste
vagamente schifata, scambiando un’occhiata con Marie: ok, stando sul campo di
battaglia ne hanno viste di ogni, però quella è una scena piuttosto pesantuccia…
soprattutto per il sangue che cola sulla maglia squarciata di Lavi. Ma il fatto
che il rosso si agiti come un indemoniato con il barone ancora attaccato al
collo, rende il tutto estremamente grottesco.
Linalee, dal
canto suo, è sconvolta e cerca inutilmente di coprire gli occhi a Timothy –
quando in realtà il bambino altro non vorrebbe che vedere bene quel che sta
succedendo.
I più calmi lì
dentro sono Kanda (che anzi osserva il tutto con aria piuttosto scocciata),
Bookman Sr. e i due piccioncini che, arrivati per ultimi, non hanno forse ancora
ben compreso l’accaduto.
Komui, dal canto
suo, ha capito perfettamente. O meglio, non è che gli importi più di tanto del
fatto che Lavi stia sanguinando... è quello che si merita per aver allungato
l'occhio su Linalee-chan, dopotutto! Ciò che sta facendo accasciare a terra il
Supervisore, invece, è la vista delle numerose patacche rosse che stanno
macchiando il pavimento.
“Ehi Komui,
cos'è, hai paura del sangue per caso?” lo prende in giro Bak Chan, al quale il
sangue che si sta spargendo dà solo un po' di voltastomaco. “Dovresti esserci
abituato. Anche se lavoriamo come Supervisori è importante avere una certa
esperienza in combattimento, e comunque i nostri esorcisti che tornano ogni
volta coperti di ferite han visto ben di peggio!”
Wong annuisce
con forza, quindi si avvicina a Bak e gli prende le mani tra le sue, con
espressione fervente. “Quanto avete ragione, Onorevole Bak! Le vostre nobili
mani spesso si sono tinte del rosso del vostro nobile sangue, quando vi siete
messo in prima linea per difendere la Sede! Quanto siete ammirabile, Onorevole
Ba~k!” esclama infine, iniziando a piangere commosso.
“Continua così,
Wong, dimostra con le tue lacrime a quest’uomo come siamo legati alla nostra
meravigliosa Sede! Non sulla mia giacca però, da bravo!”
“No, decisamente
quei due non sono normali…” commenta a mezza voce Kanda, con un’espressione
decisamente schifata in viso.
Solo Marie, nel
bailamme generale, riesce a cogliere l’osservazione del compagno, cui risponde
con un mezzo sorriso. “Porta pazienza… sono così da sempre, lo sai. In fondo
posso anche essere divertenti, no?”
L’occhiataccia
che lo spadaccino gli lancia in risposta a dire il vero non sembra molto
concorde.
Incurante
dell'ego di Bak, delle lacrime di Wong e del sarcasmo dei due esorcisti, il
Supervisore Lee scuote lentamente la testa. Sembra come ipnotizzato dal rosso
che sta tingendo la grigia pietra.
“No, Bak, tu non
capisci. Non puoi capire. Non è quello, il problema. È che... ecco... giusto
poco fa ho terminato di revisionare il nuovissimo Komurin XXXV, che come il suo
predecessore è implacabile contro chi sporca la nostra Home...” mormora,
portandosi le mani al viso.
La frase, benché
appena sussurrata, viene incredibilmente sentita da tutti quanti. Anche Lavi
smette per un attimo di correre e urlare, e Crowley riesce finalmente a mollare
la presa.
Tutti gli
sguardi si rivolgono a Komui ma, mentre Timcanpy arriva svolazzando placido con
le nuove recensioni e Allen pensa disperatamente a un piano per salvare tutti
quanti dalla minaccia di una nuova «Giornata della pulizia nell'ufficio del
Supervisore», è Reever a riportare la calma.
“Capo, voglio
sinceramente capire come diamine hai fatto a lavorarci senza farti vedere. Sono
due giorni che giriamo senza sosta per il Quartier Generale, e non ti abbiamo
perso di vista nemmeno un attimo! Bah... comunque al tuo dannato Komurin XXXV ci
ho già pensato io. Prevenire è meglio che curare.” borbotta il caposezione,
lanciando ai piedi di Komui un bullone grande come un pugno.
§ Carissima
Genesis,
è un piacere
risentirla! Sono lieta che abbia apprezzato gli sviluppi della situazione, la
cara Bridget si merita qualcuno che la apprezzi davvero!
Ovviamente non
dubiti che mi farò carico di organizzare al meglio le loro giuste nozze. E mi
occuperò anche della cara Miranda e dei suoi due compagni… quella povera ragazza
è sempre così timida e insicura che avere due cavalieri anziché uno non potrà
fare che bene alla sua autostima! E poi stiamo parlando di Crowley e Marie, due
che hanno un certo personale, non concorda?
Ci sentiamo alla
prossima.
Saluti,
gen. Klaud Nine
Gentilissima
Genesis-chan,
proverò come
consigli tu ad aggiungere della valeriana alla zuppa di miso mattutina di
Kanda-kun.
E, già che ci
sono, vedrò di metterne una bella dose anche nel caffè della signorina Fay.
Povera ragazza, è decisamente esaurita... ma anche se se l'è presa con me io non
le serbo rancore, ogni tanto può capitare di perdere il controllo! Ora che sta
romanticamente tubando con l'Ispettorino biondo, però, sembra decisamente più
tranquilla!
Eh, è davvero un
bravo ragazzo, quel Link. Non so perché a Yu-kun stia così antipatico, chissà.
Forse è semplicemente un po' geloso, ma non credo che glielo farò notare!
Un caro
abbraccio,
Gen. Froi
Tiedoll
Cara Genesis,
tirare l'1 a
recensire e il giorno dopo dover andare a lavorare... come ti capisco! Per
fortuna però le cose si stanno sistemando, e ben presto non ci sarà più
necessità di fare i salti mortali per recensire anche se, a dire il vero, non so
quanto durerà la pace qui!
Per quanto
riguarda le opere d'arte, vedremo il da farsi più tardi, con calma. Adesso devo
concentrarmi per evitare al mondo la piaga dei Komurin, e nel frattempo stavo
pensando di salvare quel poveretto di Lavi dalle grinfie di tutti.
È un po'
strambo, quando ci si mette, ma non credo sia un cattivo ragazzo. È solo un po'
tanto sfortunato, ecco, e a volte decisamente infantile... ma mai quanto i due
Supervisori ai quali dobbiamo fare da babysitter.
Passo loro il
tuo rimprovero (ma dubito mi daranno retta, eh) e ad Allen-kun il tuo abbraccio.
Un grande saluto
da me e dalla scientifica tutta,
Reever -
Caposezione della Scientifica
§ Hola Retsu!
Hai visto, a
‘sto giro mi hanno assegnato alla tua fighissima recensione, sei contenta? *posa
da eroe*
Neh, comunque
che sola la faccenda della lettera… io ci speravo di divertirmi ancora un po’…
anche se, diciamocelo, quella lettera faceva proprio schifo!
Vabbè, però sono
d’accordo con te che ci siamo rifatti col pestaggio di fratellone guercino
*ride* Alle volte è proprio sfigato, ok, ma per il resto se le va a cercare…
Vediamo stavolta
chi lo mena… XD
Ci becchiamo
alla prossima!
Timothy Hearst,
9 anni – esorcista
Nobile
Madamigella Retsu,
*si inchina e
bacia la mano* Vi porgo i miei più sinceri rispetti. Accolgo con profonda
gratitudine la Vostra manifestazione di sincero interessamento per la mia
salute: ciò non fa altro che innalzare ancor di più la considerazione che ho per
Voi ed esaltare la Vostra magnanimità e il Vostro buon cuore.
Quanto alla
statua, mi farò carico al più presto di andarla a recuperare alla Sede Nord
America, per quanto mi riferiscano che non ne è rimasto molto… Vi assicuro che,
se il Vostro nobile dono fosse stato danneggiato nel codardo attacco che abbiamo
subìto, non mi farò scrupolo nel vendicare il Vostro onore! *si infervora*
Vi porgo i miei
più sinceri rispetti.
Barone Alaister
Crowley III
Retsu-nee-chan,
non
preoccuparti! Anche a me alle volte capita di fare dei pensieri un po’… beh,
diciamo… confusi… soprattutto se penso a… a Lavi-kun, ecco! *arrossisce
furiosamente*
Secondo te è
normale? Cioè, a me piace starci assieme, come mi piace stare con Allen-kun e
Kanda-kun, ma insomma… oh che confusione!
Scusami, sono un
po’ imbarazzata! Ci sentiamo alla prossima.
Un abbraccio
Linalee
*scappa via
bordeaux in faccia*
Carissima
Retsu89,
penso proprio
che questo sia l'inizio di una proficua collaborazione *w*
Provo a mandarti
i bozzetti che ho fatto, dacci un'occhiata e dimmi cosa ne pensi!
E hai ragione,
uno psichiatra non basterebbe per tutti quanti... alla fine poi son tutti delle
brave persone, con le dovute eccezioni (Komui e i suoi Komurin farebbero perdere
la pazienza anche a un santo...). Certo, ogni tanto si bisticcia... ma se non ci
si volesse bene non si litigherebbe, no?
Un bacione
Johnny
§ Carissima
Mohran,
grazie a te per
la tua graziosissima recensione! Hai visto, che razza di scherzi combinano quei
due? Per quanto riguarda Lavi-kun stai tranquilla, non credo che gli farò del
male - anche perché c'è già chi ci pensa per conto mio. Anche Allen-kun non
subirà la mia ira: a parte che ha già penato abbastanza quando ha visto in che
stanza siamo finiti, lui non allunga le mani sulla virtù della mia adorata
Linalee!
Di lui si che ci
si può fidare... e confido che risolva definitivamente anche la questione con
Kanda-kun, così tra queste mura potrà tornare la pace!
Ah, Jerry ti
saluta tanto, e dice di non far forzare troppo la mano ad Allen-kun... un
bacetto a Kanda *ride* potrebbe starci, ma poi dovremmo cercare i suoi pezzetti
in giro per tutti i piani!
Un caro saluto,
Komui Lee -
Supervisore
Cara Mohran,
precisiamo, io
non «uso» Wong! È il mio assistente, regolarmente assunto e retribuito, e come
tale si comporta... da voi a occidente non sono così leali e fidati?
[Quanto avete
ragione, onorevole Ba~k! Le sue parole sono così sagge~! ndWong che piange come
una fontana]
Il meraviglioso
me si degnerà di passare i tuoi saluti a Four, ma ribadisco che lei non mi
sopporta e io a mia volta non sopporto lei, quindi... le lascerò un post-it!
Per cortesia,
non mi chiamare BakaBak come fa quel folle di Komui... ch'io sia simpatico è
ovvio, ma non mi paragonare a lui, grazie!
Per quanto
riguarda l'apprendista bookman seguirò le mosse di Komui. Non farò nulla di
male, non intendo certo iniziare una guerra intestina, anche se per la bella
Linalee-chan ne varrebbe la pena...
Sono contento
che il capitolo ti sia piaciuto, e speriamo per davvero che quei due la smettano
di pestarsi e basta. Un po' di collaborazione, che diamine, possibile che in
questa sede non si riescano a fare le cose basilari? Mah!
Ah, il giorno
che diventerò io Supervisore di questo posto...
Un abbraccio,
Bak Chan -
Supervisore Sede Asia (per ora)
§ Cara
Bradipiro,
innanzitutto
bentornata! Accidenti, ti sei letta tutti i capitoli in 4 giorni?!
È bello che la
storia ti abbia toccata nel profondo, a quanto pare Mistral e LetyJR sono
riuscite a usare le parole giuste per spiegare, descrivere e argomentare sia la
storia che tutti i ragionamenti e le interpretazioni che ci sono dietro...
[Sì, in pratica
si sono fatte un trip mentale infinito quelle due… ndKanda]
Si vede che ti
piace davvero, e di questo le autrici e tutti noi ti siamo immensamente grati!
Ti aspettiamo al
prossimo capitolo, intanto ricambio il bacio volante e ti mando un caro
abbraccio,
[Tsè, parla per
te moyashi. ndKanda]
Allen
§ Carissima
Lawrlia,
hai cambiato
soprannome! Anche questo nuovo è molto bello, brava!
Ah, a proposito,
ho scritto all'Ispettore un bigliettino riportando i tuoi complimenti: credo che
abbia apprezzato, sai?
Comunque hai
ragione, lui e la signorina Fay sono proprio carini assieme ^^ Si stanno
rivelando due persone davvero a modo, soprattutto lui... non pensavo si potesse
affezionare al nostro Allen-kun, e invece a volte lo tratta proprio come un
fratellino più piccolo! Stiamo proprio diventando una grande famiglia, qui! Sono
tanto felice!
Spero solo di
non deludere nessuno e di non combinare pasticci come mio solito...
Saluti e
abbracci anche a te.
Miranda
Gentile Lawrlia,
Innanzitutto mi
unisco ai complimenti di Miranda sul cambio di nick, scelta davvero suggestiva
la sua!
Secondariamente,
sono lieto per lei che la situazione sia migliorara, spero continui così. Quanto
alle autrici, ormai stanno entrando nel periodo di delirio-pre-RiminiComics,
quindi s’immagini… *scuote la testa*
La saluto, vado
a fermare Mistral che sta tentando il suicidio perché non riesce a tagliare come
si deve il mantello della divisa…
Cordialità,
Noise Marie
§ Gentile
Flowermoon,
*tossicchiano
entrambi imbarazzati* dati gli… ehm… ultimi sviluppi della situazione, spero non
si offenderà se rispondiamo congiuntamente alla sua recensione.
Bridget intende
scusarsi con lei e con tutti i lettori per lo scatto di nervi che ha avuto, ma
confida che tutti voi comprendiate lo stress cui è stata sottoposta. Quanto
all’incapacità di Walker di distinguere un originale da una copia, abbiamo
constatato con estremo sconcerto che tutti gli esorcisti hanno lo stesso
problema… *scuotono la testa* …ma che educazione hanno questi giovani d’oggi?
Ad ogni modo, a
parte queste lacune, Walker effettivamente è da lodare per le sue prese
d’iniziativa. E lei ha perfettamente ragione nel dire che Howard non potrà
continuare ancora per molto a coprire quei due… ma d’altronde farglielo capire è
impresa ardua, crediamo!
Bene, ciò detto
la lasciamo alla lettura del capitolo, ci faccia sapere se le impressioni
positive suscitate dal preview sono confermate.
Cordialità,
Howard Link&Bridget Fay
Onorevole Flowermoo~n!
*le corre
incontro a braccia spalancate, travolgendo nel mentre Lavi* Quanto sono onorato
di sentire le vostre parole! Avete visto, onorevole Bak, la signorina mi stima
così tanto!
*si volta per
cercare Bak ma, non trovandolo ha una crisi di panico*
Onorevole Ba~k!
Per tutti gli dei, dove siete~?!
*corre via come
impazzito, ri-travolgendo Lavi*
§ Buonasera cara
Bloodberry Jam,
non le chiedo
come sta, perché mi immagino che oramai, finita la maturità, stia benissimo…
sono certo che sarà andato tutto a meraviglia.
Non si sconvolga
troppo per la scoperta che il generale Cross teneva degli originali di quadri
celebri nella sua stanza. Quell’uomo è pieno di sorprese, anche per noi bookmen.
E di certo non gli si può negare un notevole senso estetico…
Quanto al mio
apprendista idiota, come vede la sua abilità nel cacciarsi nei guai è pressoché
infinita, quindi le sconsiglio di nuovo di crucciarsene eccessivamente.
La saluto
cordialmente.
Bookman Sr.
Cara
BloodberryJam,
ti scoccerebbe
stare un attimo ferma immobile dove sei? Grazie!
*la squadra per
bene*
Ok, tu non sei
OUT ^_^ Puoi entrare, uscire, fare quello che ti pare. Dì cosa vuoi ch'io faccia
e sarà fatto...
*dall'altra
parte della porta di sente un flebile lamento, dovuto all'incredibile spessore
dei battenti*
[Ehi, perché io
ti chiedo di aprire e non mi dai retta, e invece per lei ti apri e chiudi a
comando?! ndLavi]
...questo perché
mi citi Giolitti, Crispi, Vittorio Emanuele... tu sì che sei colta, non come il
tizio qua fuori che nemmeno mi riconosce Dante quando lo cito! Pfui!
Sono a sua
disposizione, signorina.
Alestina, da
tempo immemorabile Portone dell'Ordine Oscuro
§ Carissima L i
a r,
innanzitutto
grazie per la tua missiva. Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, anche
se non capisco cosa c'è di bello nel delirio dovuto alla febbre dell'esorcista
Kanda. Personalmente mi ha preoccupata, anche perché vista l'identità del malato
avrei scommesso il mio manuale di medicina comparata che non si sarebbe
presentato in infermeria per farsi visitare. E indovina un po'? Avevo ragione!
Il tuo «genio incompreso» avrei dovuto prenderlo per un orecchio per
costringerlo a seguirmi e farsi curare! Certo, il giovane Walker finisce sempre
per essere in zona: potrebbe rimettergli un po' di sale in zucca, sempre se non
si facesse coinvolgere in una rissa come al solito... Bah!
Per fortuna
l'Ispettore Link li segue e li tiene d'occhio per me... anche se questa sua
«impiccionaggine» a quanto pare viene confusa con altro! Però lui non sembra
prendersela particolarmente, sta solo facendo il suo lavoro... non c'è bisogno
che tu ti preoccupi, tranquilla!
Ah, ti mando per
posta un altro barattolo di valeriana! Come ogni anno, sotto periodo di esami,
ne distribuisco a quintali... in fondo è sempre meglio degli intrugli assurdi
creati dal Supervisore Lee!
Un caro saluto,
*firma
incomprensibile* - Capoinfermiera
Quando tutte le
recensioni sono raccolte e affidate alla bocca senza fondo di Timcanpy,
l'atmosfera si è decisamente alleggerita.
L'unico ancora
nervoso ovviamente è Lavi, che non ha ancora rinunciato a tagliare la corda.
Armato di un piede di porco, spuntato chissà da dove, sta cercando di spalancare
a forza i battenti che il portone si rifiuta ancora ostinatamente di aprire.
“Eddai, apriti!
Mi basta mezzo metro per passare!” sibila, facendo forza sulla leva.
Proprio mentre
la speranza sta lasciando posto alla disperazione, la porta, suo malgrado, si
socchiude e Lavi si lancia in avanti, l'aria fresca proveniente dal Tamigi che
gli scompiglia i capelli rossi liberi dalla fascia. La sensazione euforica di
essere finalmente libero, però, dura poco: irritato dalle maniere poco educate
dell'apprendista bookman, il portone si richiude all'istante, intrappolando tra
i battenti i due lunghi capi della sciarpa arancione che il giovane porta sempre
al collo.
“Ehi, ma sei
impazzito? A parte che questa è la mia sciarpa preferita... avresti potuto
schiacciarmi!” sbotta lui, afferrando il capo d'abbigliamento con entrambe le
mani, iniziando a tirare e rischiando quasi di soffocarsi da solo.
“E tu hai
rischiato di intaccare le mie decorazioni, con quel pezzo di ferraglia! Volevi
uscire, no? Ora smettila di disturbare il mio riposino. Se devi entrare manda
una lettera alla direzione o contatta qualcuno via golem. Io senza ordini
dall'alto non mi muovo più di un millimetro!”
“E io come
faccio? Non posso restare legato qui in eterno!” mugola lui, accasciandosi per
terra in modo da non tendere troppo la sciarpa/cappio che ha attorno al collo.
Improvvisamente
una voce rimbomba dall'interno dell'edificio: è Komui, una tazza di caffè in una
mano e un megafono nell'altra.
“Porta
d'ingresso, apriti! È il tuo Supervisore Komui Lee che te lo ordina!” esclama,
tornando poi a sorbire tranquillamente la sua bevanda. Non ha fretta, lui.
Con lenta
solennità, Alestina, rispettabile portone dell’Ordine Oscuro da tempo
immemorabile, spalanca i suoi battenti. Il tempo sembra scorrere a rallentatore,
mentre Lavi ricomincia a respirare. Anche se, visti gli sguardi omicidi che si
allargano nello spiraglio dietro di lui, forse avrebbe preferito farne a meno…
Ora che la porta
si è riaperta e distanza tra Lavi e l'intero gruppo si è nuovamente ridotta (con
grande sconforto del giovane bookman, a quanto si riesce a capire dai suoi
farfugliamenti mentre Allen-kun lo benda a mo' di mummia con Crown Clown) può
aspettare che Kanda-kun e il giovane inglese lo concino per le feste prima di
punirlo per le sue eccessive attenzioni verso Linalee!
Anata ga Koko
ni Iru Riyuu
(La
ragione per cui sei qui)
Aa fumikomu dake
omoikkiri
Suikomu dake kono
shousoukan o
Watashi ga ima
koko ni iru riyuu o kore kara mo sagashiteru
(Oh,
semplicemente impegnarsi al massimo per accettare la realtà
Semplicemente
respirare con questa sensazione opprimente nel petto
Anche dopo
quel che è accaduto, continuerò a cercare la ragione per cui ora sono qui)
Capitolo 14
La ragione per
cui sei qui
“Ehi, Kanda,
cosa sta succedendo?”
Sono ancora in
piedi davanti allo specchio, la fronte appoggiata al vetro e una fitta a
trapassarmi la cassa toracica, strascico dell’ultimo accesso di tosse che ha
appena smesso di mozzarmi il fiato, pur senza essersi del tutto acquietato.
La voce di
Walker mi coglie di sorpresa: ero così assorto nei miei pensieri che nemmeno
l’ho sentito rientrare (sempre che quella porta abbia fatto un qualsiasi
rumore aprendosi) e in un secondo me lo ritrovo a fianco a sincerarsi sulle
mie condizioni. È preoccupato, si capisce chiaramente, ma non osa sfiorarmi
(deve aver subìto un bello shock prima).
Prendo un
respiro più profondo, cercando smettere del tutto di tossire, quindi volto
leggermente la testa verso di lui, ma senza raddrizzarmi né staccare il braccio
dallo specchio (non mi sento del tutto sicuro sulle gambe [devo avere la
febbre molto alta])
“Niente. Sto
bene, non…”
Un nuovo attacco
di tosse mi spezza la voce in gola. Quando si calma, poggio di nuovo la fronte
al vetro, alla ricerca di un po’ di fresco, e chiudo per un attimo gli occhi.
…‘fanculo, non
sopporto che mi veda conciato così…
Lo fisso per un
attimo, poi abbasso la mano che gli stavo appoggiando sulla spalla e sposto lo
sguardo sul divano, cercando di reprimere il naturale impulso di avvicinarmi
ulteriormente per sorreggerlo. Sembra quasi stia in piedi per miracolo,
dannazione!
So benissimo che
l'unica cosa che dovrei fare ora è aiutarlo a spostarsi per cercare una
posizione più comoda per riposarsi, ma semplicemente non ce la faccio (ho
ancora paura di fargli del male [di nuovo]). Stringo per un attimo i pugni
per la frustrazione, poi incrocio le braccia e torno a guardarlo, chinando il
capo di lato.
“Tu non stai
bene per niente… sei pallido come un lenzuolo, dannazione…”
Il mio borbottio
scocciato (preoccupato) cade nel vuoto, ma a dire il vero non mi importa.
È più che altro una considerazione tra me e me, in effetti, che però serve a
farmi riordinare le mie priorità (e qual è la mia priorità, in questo
momento? [È Kanda la mia priorità]). Decido quindi di mandare a quel paese
ogni scrupolo (ogni paura irrazionale [se non facessi niente la situazione
potrebbe solo peggiorare]) e mi riavvicino a lui.
Mentre una nuova
serie di colpi di tosse gli scuote le spalle, facendogli ondeggiare ritmicamente
i capelli sciolti (quando si è disfatta quella treccia? [Non so perché, ma la
cosa non mi dispiace]), gli appoggio delicatamente la mano destra sul
braccio.
“Torna a sederti
sul divano, su”
Gli dico, quando
smette per un attimo di tossire, cercando al contempo di spingerlo a staccarsi
da quello specchio.
Mi circonda le
spalle con il braccio (il destro [il sinistro ancora un po’ sembra ce l’abbia
più paralizzato di me]), invitandomi a spostarmi. Faccio per assecondare il
movimento (anche perché ho davvero bisogno di sedermi), allontanandomi
dalla parete, e nel contempo mi volto verso di lui, un sorriso beffardo sulle
labbra: odio quando la gente mi sta troppo addosso e si preoccupa per me
(quando da
piccolo ne avrei avuto bisogno
nessuno si è
mai occupato di me
[in fondo,
per loro ero solo una cavia],
quindi non
vedo perché debbano farlo ora)
quindi il primo
istinto è di allontanarlo (anche perché lui è così dannatamente simile ad
Alma [vuole essermi amico]). Mi vengono in mente le parole (dure) che
ho usato prima nel giardino, ma la voce spezzata con cui le pronuncio le rende
meno incisive.
“Te l’ho già
detto che non devi fare il buon samaritano con me…”
Decisamente
questa frase sa più di esasperazione sarcastica che di fastidio… sono veramente
messo male, se non riesco più neanche a controllare l’inflessione della voce
(o forse sono io che inconsciamente ho ammorbidito i toni?).
Comunque sia non
è questo il momento di parlare di me (per quanto mi riguarda, non è mai il
momento [e poi, a chi interessa di me?]): abbiamo altre questioni in
sospeso, quindi vediamo di portare lì l’attenzione del moyashi.
Sebbene con un
po’ di fatica, prendo un respiro profondo, raddrizzandomi completamente.
“Piuttosto, hai
parlato con Link?”
Appena noto che
sembra in grado di restare in piedi da solo lo lascio andare, seguendolo
comunque da vicino (se serve sono qui, pronto a intervenire).
Sbuffo
leggermente al suo commento, così simile (e al contempo così diverso [non c'è
rabbia, questa volta, è più stanchezza e... confusione?)) a quanto mi ha
detto nel giardino. Ora sono più lucido, posso rispondere tranquillamente...
anche perché non ho nulla da nascondere né di cui vergognarmi, no?
“Mh, e io te
l’ho già detto che faccio quel che mi pare, o sbaglio? Comunque sì, ci ho
parlato. Se ti siedi, ti racconto com’è andata”
Lo so, è un
piccolo ricatto, il mio... Spero inconsciamente che la debolezza gli impedisca
di prendersela a male (o che gli permetta di ragionare con più calma sui
motivi del mio comportamento), ma mentre lo vedo ancora un po’ barcollante
penso che, sì, per farlo sedere (riposare [guarire]) sono disposto a
tutto.
Sentendo la sua
risposta mi verrebbe da ridere: questo è un ricatto bello e buono... decisamente
fuori dagli schemi per il «bravo ragazzo» che tutti dicono (credono) di
conoscere.
“Sei veramente
noioso, moyashi…”
Butto fuori con
un certo sforzo una risposta scocciata di circostanza (non lascio mai a
nessuno l'ultima parola), poi però finisco per fare quel che vuole e con
fatica mi siedo (non ce la faccio più [ho la testa che mi scoppia])
all'angolo del divano, schiena dritta e gambe accavallate come mio solito.
D'istinto faccio per incrociare le braccia, ma riesco a malapena a sollevare di
poco il destro (dannazione, non è ancora tornato normale!). Con una
smorfia di stizza lo abbandono sul cuscino, lasciandomi andare contro lo
schienale e poggiando il gomito sinistro sul bracciolo.
Rovescio un
attimo indietro la testa e prendo fiato, quindi riporto gli occhi su di lui e lo
fisso severo.
“E adesso sputa
il rospo”
Mentre raggiunge
con fatica il divano lo osservo di soppiatto, pensando alla prossima mossa da
fare. Si siede lentamente, dritto come un fuso, accavallando le gambe e
appoggiandosi (un po' più pesantemente del solito) allo schienale. Chino
il capo di lato, lanciando un'occhiata al suo braccio destro, ancora fuori uso
(non riesce a muoverlo correttamente [ma almeno sembra che abbia riacquistato
sensibilità]), poi mi avvicino per guardarlo meglio in viso.
C'è qualcosa di
strano, oltre al pallore dovuto allo shock e alla stanchezza… (ma cosa? [Aah,
non so che fare, è la prima volta che vedo Kanda ammalato!]).
Ignoro la sua
provocazione, troppo concentrato e preso dalle mie riflessioni per dargli una
risposta.
Quando lo vedo
stringere quasi impercettibilmente gli occhi capisco che gli dà fastidio la luce
(e per fortuna prima ho pensato di abbassare l'illuminazione)... e a
quanto vedo dalle occhiaie che gli segnano il volto deve anche avere un bel mal
di testa!
Sospiro,
portandomi esattamente davanti a lui in modo di fargli ombra dal morbido
chiarore che ravviva l'ambiente. Incrocio le braccia, riflettendo.
Fastidio alla
luce, mal di testa... deve avere la febbre!
Allungo una
mano, mettendogliela sulla fronte, e devo forzarmi per non ritrarla bruscamente.
Alla faccia della febbre - è bollente, dannazione!
Mi abbasso
leggermente, avvicinandomi ancora un poco e chinandomi verso di lui.
“Ti è salita la
febbre, accidenti…”
Lo fisso dritto
negli occhi, ma lui nemmeno mi risponde, limitandosi a lanciarmi
un’occhiataccia.
“E non mi
guardare così: hai detto di non fare il buon samaritano, non mi hai detto di non
fare la mamma chioccia”
Lo guardo di
sbieco, gli occhi che ormai mi fanno male (moyashi, la vuoi piantare di
cambiare argomento? [Dimmi quel che voglio sapere e portami fuori di qui, ho
bisogno di riposare]) e allontano la sua mano da me.
“Beh, te lo dico
adesso…”
È inutile che mi
chieda in continuazione come mi sento: ormai è evidente anche dalla voce
(debole, ma non per questo meno severa [sarcastica]) che non sto per niente
bene, quindi perché non la smette? Abbiamo altre priorità, che cazzo… è così
difficile da capire?
Alzo un
sopracciglio, perplesso, poi decido di lasciar perdere e vado a sedermi anch'io
sul divano. Sprofondo quasi nei cuscini candidi, ma non posso ancora godermi il
meritato riposo che il mio corpo vorrebbe. Devo capire quali sono le condizioni
di Kanda, per poi trovare una soluzione (sempre se ce ne sarà bisogno).
Giro la testa verso di lui, indicando con un cenno del capo il braccio leso.
“E quel braccio?
Non è ancora andato a posto?”
Roteo gli occhi
dietro le palpebre chiuse: sì, evidentemente il concetto di priorità è troppo
difficile da capire per lui… Non mi resta che rispondergli, così magari è la
volta buona che se ne sta zitto e mi dà retta.
Raddrizzo la
testa e lo osservo di sbieco, la mano sinistra che scivola lentamente sul
braccio destro, per cercare di rendermi conto se e quanto ho recuperato
sensibilità nell’arto.
“Non riesco a
controllarlo, come se fosse paralizzato... e se mi spieghi cosa accidenti mi hai
fatto, magari capisco anche perché…”
Aggiungo alla
fine, inacidendo il tono di voce. Mi innervosisce che non riesca a rendersi
conto che il discorso che abbiamo lasciato in sospeso prima ha forse più
importanza per lui che per me (io alla fine con un po’ di riposo mi riprendo
[ho passato di peggio], ma lui deve fare i conti con quel che è successo [e di
cui probabilmente ha paura])
Seguo con lo
sguardo la sua mano che si posa sul braccio immobilizzato, poi volto la testa
abbassando gli occhi a fissare il pavimento (mi è difficile spiegare
guardandolo negli occhi, soprattutto dopo aver sentito il tono caustico con cui
ha pronunciato l'ultima frase [mi farei prendere dall'agitazione, e non devo...
devo restare lucido]).
Mi appoggio del
tutto allo schienale del divano, prendendomi il viso tra le mani e riordinando
le idee. Sospiro e subito dopo le riabbasso, pronto a parlare, lo sguardo
puntato verso il nulla.
“Cosa ti ho
fatto? Heh... Mentre litigavamo ho perso per un attimo il controllo. Non so
esattamente come sia successo, ma a un certo punto non ho più visto né capito
nulla. E quando sono riuscito a schiarirmi le idee... la mia Innocence attivata
in modalità Crown Edge ti stava tenendo... arpionato per la spalla al tronco di
quell'albero, ecco. L'ho disattivata subito, ma ormai il danno era fatto”
Alla faccia
della lucidità, dannazione... non riesco a restare calmo come vorrei, e i
concetti che avrei voluto esprimere con chiarezza finiscono invece per uscire
più simili ad un ammasso caotico di vocali e consonanti... Solo le ultime
parole finisco per pronunciarle con lentezza, cariche di ansia, tristezza e
sincero rammarico per quanto è successo.
Chino nuovamente
il capo, cercando di calmare il mio cuore impazzito (non devo dimenticare che
il peggio è passato [e Kanda si riprenderà sicuramente]).
Il tono con cui
(finalmente) mi spiega quel che è successo in quel giardino mi preoccupa
forse più delle parole stesse che pronuncia: perché non è un problema da poco,
ok (evidentemente il Noah dentro di lui sta lottando per emergere), ma se
lui fosse lucido sarebbe tutto più semplice (e invece non lo è per niente [al
diavolo la sua emotività esagerata!]).
Inarco
leggermente le sopracciglia, disorientato da quanto mi ha detto (non so come
comportarmi) e d’istinto mi sfioro il punto in cui c’era la ferita, dove
ormai la pelle è tornata perfettamente intatta sotto il sangue già secco.
“Immagino che tu
sappia già che una cosa del genere è un colossale casino… quanto sa il tuo
babysitter?”
Commento
sottovoce, con tono piatto e vagamente disinteressato (sto constatando
l’ovvio in fondo), ma senza poter fare a meno di chiedere di Link (per
quanto la cosa mi infastidisca, è imprescindibile tenerne conto [meglio averlo
alleato che nemico, vista la sua posizione]).
Quel che mi ha
detto, però, mi spiega anche il motivo per cui adesso sto così male. È come
pensavo: se mi ha trafitto con Crown Edge, è ovvio che il mio corpo (la mia
parte akuma) reagisca, e la febbre alta che ho ne è la prova (non dipende
solo dalla stanchezza, dallo shock e dalla perdita di sangue [è una sorta di
reazione allergica]). Avrò anche un’Innocence impiantata (a forza)
nel corpo, ma sono pur sempre quello che sono e venire a contatto con un’arma
anti-akuma estranea è comunque un rischio per me (è solo per mezzo di Mugen
che ho potuto… uccidere Alma).
Scuoto il capo,
cercando di scacciare tutti questi pensieri inopportuni (sono troppo poco
lucido per ricordare), e sento le tempie trapassate da una fitta dolorosa.
L’esclamazione allarmata del moyashi alla smorfia involontaria che mi contrae il
viso mi riporta alla realtà: devo concludere questo discorso al più presto per
poi uscire di qui.
Il braccio, mi
ha chiesto del braccio…
Torno a girarmi
verso Kanda, allungando una mano verso il suo braccio al vedere una smorfia di
dolore stravolgergli per un istante i lineamenti. Mi ritraggo all'ultimo, quando
lo sento prendere un respiro profondo, per poi rispondermi con voce più ferma.
“Per quanto
riguarda il mio braccio, penso che tu mi abbia colpito un nervo, per questo è
bloccato. Tornerà normale da solo”
“Per fortuna,
almeno una notizia positiva…”
Replico con tono
stanco, ma non per questo meno deciso, e mi volto completamente verso Kanda per
guardarlo meglio negli occhi.
“Comunque lo so
che è un colossale casino, Kanda. Lo so, ci sono arrivato anch'io, sai? Ho
abbassato la guardia, e per un attimo lui è riuscito a prendere il controllo,
non c'è altra spiegazione... anche perché non avrei mai voluto farti del male, e
non credo che la mia Innocence la pensi diversamente da me”
Sospiro e
distolgo lo sguardo, cercando di limitare il rossore che mi sta sicuramente e
assurdamente imporporando le guance dopo la mia piccola «confessione». Di certo
starà pensando che sono il solito idiota emotivo, lo so (e ha anche ragione
[e beh, chissenefrega!]).
“Ad ogni modo,
Link sa solo che ci stavamo allenando… e benché sia palese che non ci crede
nemmeno un po', anche questa volta manterrà il riserbo sull'intera faccenda”
Riappoggio la
testa allo schienale del divano, inspirando ed espirando profondamente per
calmarmi, e chiudo gli occhi in attesa di una sua risposta.
La sua
osservazione su Link mi strappa un principio di risata, sùbito soffocato in un
nuovo accesso di tosse.
“Quell’ispettorino petulante si sta rivelando meno peggio di quel che pensassi…”
Mi concedo quel
commento a mezza voce, per poi tornare immediatamente a concentrarmi sulla
questione principale (perché il fatto che lui sappia in che fottutissimo
casino si è cacciato, non migliora di molto le cose [e se voglio tirarlo fuori
da lì devo trovare una soluzione, devo scuoterlo]).
Stringo il pugno
della destra, ignorando il formicolio che mi risale dal polso (almeno adesso
posso controllare la mano), quindi mi sforzo di alzarmi dal divano (ho
bisogno di muovermi per scacciare il torpore dovuto alla febbre) e inizio a
fare qualche passo per la stanza.
Noto
l’apprensione nello sguardo con cui segue i miei movimenti e ad un certo punto
mi fermo accanto al pianoforte, voltandomi verso di lui, un’aria di sfida negli
occhi.
“Quanto a te,
hai intenzione di far arrivare così presto il momento in cui uno di noi dovrà
farti fuori? L’ultima volta che ne abbiamo parlato non mi sembravi di questo
avviso…”
Glielo dico con
tono volutamente provocatorio, in una chiara allusione alla sera in cui tutta
questa storia assurda è iniziata (si è fatta esplicita, perché in realtà le
origini di tutto sono molto più lontane [quanto non lo so]).
Adesso voglio
vedere come mi risponde: si incazzi pure se vuole, non importa, basta che la
smetta di lasciarsi trascinare verso il baratro.
Rispondo alla
sua sfida guardandolo senza alcuna paura negli occhi e sorridendo sicuro, mentre
ripenso alle decisioni prese poco fa nel giardino.
“E infatti
sottoscrivo quanto ti ho detto quella sera, Kanda. Non ho affatto intenzione di
permettergli di fare quel che gli pare, anzi! Non intendo mollare: questa è la
mia vita e voglio godermela ancora per un bel po'. Hehe, non credo se ne
sia reso conto, ma questa volta ha davvero esagerato…”
Poi, giusto per
rendere più incisivo il messaggio (che è rivolto a Kanda [ma è diretto anche
e soprattutto al Quattordicesimo]), mi giro deliberatamente con busto e
testa verso lo specchio, il mio sorriso che si allarga fino a diventare quasi un
ghigno.
“Evidentemente
non ha capito con chi ha a che fare... Non ho più paura di lui, ormai, e se
vuole la guerra, beh... l'avrà, dannazione! Sono pronto a lottare! Anche perché,
al contrario di lui, io non sono solo...”
Mi verrebbe
voglia di fargli la linguaccia, al mostro, ma finirei davvero per sembrare il
ragazzino infantile che non sono più. Mi limito quindi a riprendere fiato, per
poi tornare ad appoggiarmi allo schienale e tornare serio.
Tutta questa
determinazione non è solo un lampo improvviso di breve durata. È solida e
duratura, perché...
“...non voglio
più che succeda quel che è accaduto oggi. Non voglio che coloro che amo rischino
la vita per colpa mia, o che vivano nel terrore di quello che potrei diventare”
È solo un
sussurro quello che è uscito dalle mie labbra, ma sono sicuro che tutti e due mi
hanno sentito chiaramente.
All’udire le sue
parole, al vederlo sfidare apertamente il suo incubo, abbozzo un sorriso. Non so
da dove abbia tirato fuori tutta quella determinazione (che dipenda da me?
[Nah, non diciamo cazzate]), ma so che è esattamente quello che gli serve.
L’importante è
che alla prima difficoltà non crolli di nuovo e non si faccia prendere da
paranoie inutili… tipo convincersi che la gente lo teme (lui ha bisogno del
sostegno degli altri per andare avanti [come Alma] e non si sostiene chi si
teme).
Mi porto il
braccio sinistro sul fianco e increspo le labbra in un sorriso sarcastico
(affaticato).
“Credi che io
possa avere paura di te, mammoletta?”
Ignoro la sua
reazione vagamente piccata alla mia provocazione e faccio scivolare gli occhi
lontano da lui, puntandoli verso l’angolo di specchio dove immagino ci sia il
riflesso del Noah (adesso cos’è questa malinconia?).
Lascio cadere il
braccio lungo il fianco, mentre lo sguardo mi si incupisce.
Non ho paura di
te, Walker…
“…piuttosto, ho
paura per te…”
Cazzo! Mi sono
reso conto troppo tardi di aver concluso il pensiero a mezza voce (dannata
febbre che mi toglie lucidità)! Mi maledico da solo, osservando di sottecchi
come reagisce (spero non mi abbia sentito [non voglio spiegargli il perché di
quella frase])
Oh, santo cielo,
lo so che tu non hai paura di niente e di nessuno, Kanda! (Sono io che avevo
paura [ora non più, ed è anche grazie a te])
Sbuffo
leggermente, iniziando ad alzarmi dal divano, ma mi blocco quando lo sento
mormorare il resto della frase.
Giro lentamente
la testa verso di lui, gli occhi spalancati, e con lentezza mi lascio cadere di
nuovo sui cuscini. Devo concentrarmi bene per evitare di assumere un'espressione
da pesce lesso... è che sicuramente questa è l'ultima cosa che mi sarei
aspettato di sentirgli dire (non che mi dispiaccia, eh [è semplicemente...
incredibile!]).
Dall’espressione
assolutamente basita che assume, devo dedurre che mi abbia sentito (‘fanculo!
Lo sapevo io che non era il momento di parlare!). Mi aspetto da un momento
all’altro un’uscita idiota delle sue, ma per fortuna sembra davvero che qualcosa
in lui sia cambiato perché non dice nulla, limitandosi a concentrarsi per far
sparire quella faccia allucinata.
Stringo i denti
per dominare il dolore che mi martella le tempie e i brividi che non hanno
smesso di scuotermi; quando sono sufficientemente sicuro di me, decido di dare
una brusca virata alla conversazione (perché c’è una risposta che mi devi
dare, moyashi e, febbre o non febbre, non ti lascerò scappare prima di averla
ottenuta)
“Invece dimmi
un’altra cosa: cosa ci facevi in giardino prima?”
Eh? Cosa ci
facevo in quel giardino, prima? Bella domanda, Kanda, alla quale so esattamente
cosa rispondere (so perfettamente perché ero lì, fuori dal caldo della Home
[e perché avevo cercato te e nessun altro]). Il problema è capire quanto ti
piacerà come risposta…
“Te l'ho detto,
no? Avevo bisogno di prendere aria e di parlare con qualcuno, dopo lo scontro
con Leverrier...”
Cos'è, ti sembra
strano che io abbia pensato di rivolgermi a te
(con cui non
sono mai andato molto d'accordo [finora]
e dal quale
non mi posso aspettare altro
che parole
rudi [ma schiette]
e gesti
sgarbati [ma veri])
e non a qualcun
altro? Anch'io penso che sia strano, sì, ma... non per questo è sbagliato, anzi!
(Qualcosa dentro mi dice che sei la persona più adatta [perché tu...])
Eh no, Walker:
risposta sbagliata. O meglio, risposta incompleta. Perché non ci credo che, dopo
tutto il casino che è successo ieri, dopo che ti avevo detto chiaramente che non
ti volevo più tra i piedi,
(dopo che
anche tu mi avevi allontanato
[per quanto
sia stato sùbito evidente
che non ci
credevi nemmeno tu])
dopo aver
passato l’intera fottutissima missione ad evitarmi… dopo tutto questo non ci
credo che tu abbia (di nuovo) cambiato totalmente idea!
Stringo gli
occhi e lo fisso severo (non devo perdere la calma).
“E sei venuto da
me. Dopo avermi detto di non aver bisogno del mio aiuto perché te la sapevi
cavare da solo. Se proprio ti serviva qualcuno con cui parlare, perché non hai
cercato quel cretino di un coniglio? Lui quanto a parlantina è sicuramente messo
meglio di me”
Già: l'ho detto
e ho anche cercato di dimostrartelo (dimostrarmelo) allontanandoti,
cercando di non coinvolgerti nei miei casini (nella mia vita).
In quei momenti
pensavo che tenendoti distante da me (al riparo dal nefasto influsso dei miei
dubbi e delle mie incertezze [protetto dall'oscurità che sta allungando le sue
dita avide sulla mia anima]) ti avrei fatto un favore.
Mi sono accorto
solo una volta uscito da quel bagno che, pronunciando quelle parole, stavo
inconsciamente, semplicemente ed egoisticamente negando il fatto di avere
bisogno di qualcuno (di te).
Ed era già
troppo tardi.
Ma la verità,
ora l'ho capito, è che da solo non vado proprio da nessuna parte.
Nessuno è
invincibile, a tutti serve una mano ogni tanto (ai martiri idioti che si
ostinano a salvare il mondo, e anche agli altrettanto testardi esorcisti
giapponesi [anche se dubito lo ammetterai mai]).
Bisogna imparare
a conoscere se stessi e riconoscere i propri limiti, per utilizzare le proprie
forze al meglio. E per conoscere se stessi l'unica strada è il confronto con le
persone.
Il problema è
scegliere quelle giuste (io ci ho riflettuto, e ho fatto la mia scelta. [Ho
scelto te, perché...])
“Lavi? Oh, sarei
anche potuto andare da Linalee, se è per questo. Mi vogliono bene, e sono sempre
ben disposti ad ascoltarmi e a darmi una mano. Avrei potuto rivolgermi a loro,
come a tutti gli altri membri dell'Ordine - a parte le dovute eccezioni. La
chiamiamo Home anche per questo, no? Perché siamo una grande famiglia. E invece
no, sono venuto da te.
Poi ho combinato
un disastro, in quel bagno, ma anche lì non sono andato a farmi consolare da
Miranda-san... Ho continuato a insistere, perché io avevo scelto te. E non l'ho
fatto solo perché al momento eri l'unica opzione rimasta, dannazione.
L'ho fatto
perché tu non mi proteggi come fanno loro. Mi fa piacere che si preoccupino per
me, lo apprezzo tantissimo e li ringrazierò sempre per questo, ma a volte,
ecco... esagerano a trattarmi come il fratellino più piccolo, cercando
alleggerire i miei problemi senza però arrivare a comprenderli in pieno!
Tu invece mi
metti ogni santa volta davanti alla dura realtà, e mi dai la possibilità di
scegliere la mia strada. Con te posso parlare senza peli sulla lingua, perché so
che non passerai le notti a piangere, o a lavorare fino a rovinarti la vista per
dimenticare tutto il marcio che ho dentro e che ho disperatamente bisogno di
buttare fuori!
Non so come né
perché, ma ho la netta sensazione che tu riesca a capirmi, a comprendere la
confusione che ho nella testa, probabilmente perché siamo più simili di quanto
pensiamo. Quando discuto con te, ho la quasi certezza di poter sentire una
campana diversa dalla mia, che mi aiuta a riflettere e a comprendere meglio le
mie idee, le mie opinioni e soprattutto me stesso... Di solito finiamo per fare
a pugni, è vero, ma sinceramente ne vale la pena, ecco”
Riprendo fiato,
cercando di capire se mi sia riuscito di dire qualcosa di sensato o meno, in
tutto quel diluvio ininterrotto di parole.
Beh, al limite
aggiungerà il termine logorroico all'elenco degli insulti che ama urlarmi
contro...
Rimango incerto
di fronte al lungo discorso che ha tirato fuori all’improvviso, una marea di
frasi e parole dette tutte assieme, senza quasi respirare. Un discorso che è
riuscito in un attimo ad azzerare completamente i miei pensieri, come se il mio
cervello si fosse trasformato in una spugna che, per sua stessa natura, si
impregna d’acqua senza fiatare.
Quando tace, mi
trovo completamente spiazzato: faccio fatica a produrmi in una reazione coerente
che vada al di là dello «tsè» di circostanza e di una scrollata di spalle.
Pensa davvero
che noi due siamo simili? Per un attimo l’ho pensato anch’io e non ci ho messo
molto per rendermi conto di come stanno le cose: al dì là dell’essere schiavi
non completamente umani, non credo esistano altre somiglianze tra noi, moyashi.
Tu non sei un
essere artificiale, creato all’unico scopo di diventare una perfetta macchina
per distruggere i nemici - una cavia che, come prima cosa, è stata dichiarata un
fallimento e poi costretta a scagliarsi contro il suo unico simile (contro il
suo unico amico [obbligato ad uccidere o ad essere ucciso]). Tu hai avuto
delle persone che ti hanno amato, che ti hanno fatto conoscere il mondo (io
ho incontrato Tiedoll, ma ormai era già tardi).
Tu hai sempre
avuto fiducia nella vita,
(io nemmeno so
cosa siano,
la vita e la
fiducia
[l’una non l’ho
mai davvero avuta,
l’altra nessuno
mi ha insegnato ad averla])
quella stessa
fiducia che, nonostante tutto, aveva Alma (e stai rischiando la sua stessa
fine [e allora chi ha ragione? Voi o io?])… e come Alma ti perdi in discorsi
assolutamente assurdi…
Un sorriso
sarcastico (vagamente esasperato) mi incurva per un rapidissimo attimo le
labbra.
Davvero non
riesco a trovare un filo logico nel suo sfogo (forse perché in realtà ce ne
sono troppi, tutti assieme), ma c’è un concetto che pure risalta chiarissimo
in quel marasma: lui ha scelto me, ha bisogno di me (non l’ha detto! [Eppure
è così, le sue parole sono inequivocabili]).
Nessuno mai, da
che ho memoria (da che sono uscito da quella pozza), mi aveva detto una
cosa del genere (non so come comportarmi di fronte a questi sentimenti
[nessuno l’ha mai fatto con me])… e ora cosa si aspetta da me? A cosa gli
servo? Che cosa vuole in cambio della fiducia che ripone in me? Io non ho niente
da dargli (posso solo [devo, voglio] cercare di impedire che impazzisca),
né niente da chiedergli (non voglio che venga a conoscenza della mia storia
[che provi pietà per me]).
Queste risposte,
però, me le può dare solo lui… e non creda adesso di potersi nascondere come suo
solito. Ha gettato il sasso (il macigno), che non si sogni di ritrarre la
mano e non spiegare chiaramente quel che intendeva.
“Quindi è per
questo che sei venuto a cercarmi? Perché ne vale la pena? Cosa vuoi esattamente
da me?”
Senza
accorgermene gli ho ribaltato la domanda che lui stesso mi aveva fatto quella
dannata sera sulla torre. Io allora gli avevo risposto, adesso tocca a lui.
Sì, è per
quello. E anche perché, cercando te, trovo me stesso...
Non sono la
persona perfetta che tutti vorrebbero (o che pensano che io sia). Sono
testardo, orgoglioso, proprio come te.
Come te porto
sulle spalle una maledizione, e come te sono una pedina sacrificabile di questa
dannata guerra.
Come te indosso
una maschera, per celare le mie vere emozioni agli occhi del mondo (l'unica
differenza è che io non le sopprimo [col carattere che mi ritrovo sarebbe
impossibile], le nascondo soltanto).
Perché,
nonostante la gente che mi sta attorno e che mi vuole bene, sono solo. Proprio
come te.
E se tu sei
riuscito a essere quello che sei nonostante tutto, beh, ce la posso fare
anch'io.
Cosa voglio
esattamente da te, mi chiedi?
Sii il mio punto
di riferimento, la mia àncora di salvezza dai dubbi che mi confondono quando
penso al futuro.
Non ti chiedo
niente di più e niente di meno.
Gli sorrido.
“Ne vale la
pena, sì. Da te non voglio niente di particolare, Kanda, mi basta che tu resti
quello che sei. Mi fido di te, so che in caso di bisogno sarai dalla mia parte,
anche se questo non significa affatto che sacrificherai per me ciò per cui
stiamo lottando. Non è quello che voglio. Certo, sarebbe bello se tu
considerassi la possibilità che io faccia la stessa cosa per te... ma ho
imparato che a volte è inutile ostinarsi, quindi non insisto”
Mi rendo conto
di avergli rivolto più o meno le stesse parole che aveva pronunciato due notti
fa (aveva ragione, quella sera [non può darmi torto, questa volta]),
sperando che lo riscaldino come era successo a me. Ripensando ad allora, però,
mio malgrado riemerge lo stesso interrogativo che mi aveva assillato dopo la
prima volta sulla torre.
“Una cosa però
devo chiedertela, Kanda. La prima notte sulla torre sei rimasto solo per
curiosità, mi sta bene, ma l'altro ieri sera perché mi hai chiesto di uscire su
quel balcone?”
Scuoto
lentamente la testa e nascondo gli occhi sotto l’ombra della frangia. Mi fa uno
strano effetto sentirmi rispondere con le stesse parole che io avevo rivolto a
lui (ma in fondo è un bene, vuol dire che [finalmente] siamo d’accordo almeno
su qualcosa [sarebbe stupido da parte sua mentirmi ora]).
Una stilettata
improvvisa alla testa interrompe per un istante il flusso dei miei pensieri,
deviando la mia attenzione. Quando la fitta si acquieta un po’, facendosi
costante (e quindi sopportabile [ignorabile, come tutte le cose sempre
uguali]), prendo un respiro profondo per abituarmi alla nuova situazione
(metabolizzare il nuovo dolore, sommandolo agli altri [e all’annebbiamento
dovuto a febbre e stanchezza]), quindi torno a concentrarmi su di lui.
Se la prima
parte del suo discorso era perfettamente condivisibile (erano parole mie
dopotutto), il seguito invece mi piace un po’ meno. Non perché non abbia una
risposta da dargli (anzi, gliel’ho già data]), ma per l’episodio che ha
citato in sé e per sé: nemmeno io ho mai capito fino in fondo perché avessi
deciso di aiutarlo e il fatto che adesso lui torni a parlarne mi obbliga a
confrontarmi (immediatamente) con quella questione in sospeso (e in
queste condizioni non ne ho la forza).
“Mi hai già
fatto questa domanda e ti ho già risposto. E le mie motivazioni non sono
cambiate dall’altra notte ad adesso”
Il mio tono è
definitivo (mi sembra abbastanza chiaro che non ho voglia di discuterne, no?)
e, avessi a che fare con chiunque altro, dopo una frase del genere la questione
sarebbe sicuramente chiusa, ma con lui non è mai detto (è dannatamente cieco
e sordo, quando vuole).
Lo guardo
storto, ma non riesco nemmeno ad arrabbiarmi. Vuole chiudere qui la
conversazione, a quanto pare, e la cosa un po' mi scoccia... ma credo sia solo
perché non ce la fa più (è stanco e provato fisicamente [non è abbastanza
lucido per interagire senza rischiare di farsi scappare qualcosa di troppo]).
Sospiro, andando
a cercare la sua risposta nei miei ricordi... cos'è che mi aveva detto? Ah sì,
che se avessi ricominciato a farmi paranoie come la sera sulla torre e Link si
fosse svegliato, avrebbe sicuramente tartassato di domande anche lui, che non
aveva intenzione di farsi coinvolgere in questa storia.
Ehi, aspetta un
momento...
Lo guardo e gli
sorrido di nuovo (strano quanto io stia sorridendo, dopo tutto quello che è
successo [e sono anche sorrisi veri, una volta tanto]) quando, finalmente,
capisco il vero significato di quelle parole.
Voleva
semplicemente darmi una mano, allontanandomi dalla minaccia (in quel caso
rappresentata dal povero Link) prima che mi rovinassi rivelando i miei dubbi
e le mie insicurezze a chi avrebbe potuto farne (cattivo) uso.
“Oh. Ho
capito...”
Mi alzo in piedi
e mi avvicino silenziosamente al pianoforte, fermandomi solo un istante per
raccogliere il nastro bianco che era finito a terra. Arrivato davanti a Kanda,
mi prendo la libertà di guardarlo da vicino (e ne sono davvero felice [temevo
di non potermi più avvicinare a lui]). Poi gli giro attorno, fermandomi
dietro di lui (che, ne sono sicuro, a questo punto starà cercando di capire
cosa diamine ho intenzione di fare), e in pochi istanti gli rifaccio quella
treccia che ancora portava quando l'ho incontrato nel giardino.
Non è un lavoro
perfetto, anzi, e il fatto che i suoi bei capelli siano ancora umidi e sporchi
di sangue e terriccio non aiuta affatto... ma per ora dovrà accontentarsi
(rimettiamo su la maschera, dobbiamo tornare alla Home [anche se non mi
spiacerebbe restare qui ancora un po']). Torno di fronte a lui, la destra
sulla sua spalla, ancora coperta dal mio golf preferito, e lo guardo dritto
negli occhi.
“...grazie,
Kanda”
Mentre lo
osservo scavare nei ricordi alla ricerca della risposta che gli avevo dato, mi
sforzo di muovere il braccio destro di cui ormai ho (per fortuna)
riacquistato quasi del tutto il controllo. Sembra che abbia inteso che non ho
intenzione di discutere di quell’argomento, perché si limita ad assentire.
Soddisfatto
annuisco lievemente, le labbra strette in una linea sottile, continuando nel
frattempo a seguire i suoi movimenti ora che si è alzato dal divano per
avvicinarsi a me, portandosi alle mie spalle (che cavolo fa?).
Sto per voltarmi
verso di lui e chiedergli di farmi uscire di qui, quando sento le sue mani
iniziare a scorrere tra i miei capelli, come per pettinarli, per poi dividerli
in tre ciocche e rifare la treccia che avevo prima. La sorpresa per questo suo
gesto (così semplice e così inaspettato) è talmente grande che non riesco
nemmeno a dire una parola, rimanendo immobile con la bocca leggermente
dischiusa, la voce che non vuole saperne di uscire a pronunciare un pensiero
che, peraltro, neanche c’è.
Sono troppo
stanco perfino per incazzarmi per questa invasione del mio spazio personale,
quindi mi limito a lasciarlo fare, chiudendo gli occhi.
Quando ha finito
mi gira di nuovo attorno, portandosi davanti a me. E quel suo ringraziamento
sussurrato mi spiazza quasi quanto il fatto che gli sia venuto in mente di
mettersi a rifarmi la treccia (chissà poi dove avrà imparato…).
“Tsè, non dire
idiozie, mammoletta. Piuttosto, non credi sia il caso di uscire di qui?”
Vorrei suonare
sarcastico, infastidito, anche un po’ stufo di questa situazione assurda. E
invece il tono con cui pronuncio quella frase riesce a suonare solo
irrimediabilmente stanco.
Col passare
degli anni le mie capacità rigenerative si sono rallentate, in più adesso c’è la
storia del contatto con la sua Innocence - e il risultato è che allo stato
attuale delle cose ho assoluto bisogno di riposare.
Scuoto il capo,
innervosito.
A dimostrazione
che sono quasi arrivato al limite, anche solo quel semplice movimento (anche
solo lo sforzo di stare in piedi) mi causa un violento giramento di testa e
sono costretto ad appoggiarmi al pianoforte per non cadere.
“Oi, fai piano!”
Vedendolo
barcollare, mi avvicino e lo aiuto a sedersi sullo sgabellino del pianoforte.
Mi chino a
osservarlo mentre cerca di riprendere fiato. Credo abbia ancora la febbre, ma
nonostante tutto noto che ha iniziato a riprendere un po' di colorito, grazie al
cielo. Ora ha solo bisogno di riposare un bel po' (e anche io avrei bisogno
di una bella dormita... dopo aver fatto un salto in caffetteria, magari...).
“A questo punto
credo sia meglio tornare indietro, che ne dici Kanda? Togliti quel golf che
ormai è umido e mettiti questa, mentre apro un gate dritto dritto per camera
tua”
Gli allungo la
camicia di scorta che mi sono portato dietro. Lui la prende e mi guarda male,
chinando di lato la testa.
Sbuffo,
contrariato.
“Sì, lo so che mi hanno vietato di usare l'Arca... ma, a quanto mi ha detto
Komui-san, alla Scientifica non sono ancora in grado di capire quando apro un
gate senza che io glielo comunichi. Quindi, finché posso, ho intenzione di
approfittarne! E poi, non vorrai mica farti vedere in giro con una delle mie
camicie addosso, no?”
Mugugno qualcosa
in risposta, considerando nel frattempo che, come c’era da aspettarsi, non ha
capito il perché della mia occhiata storta: non è il problema che sta usando
l’Arca senza permesso (per quanto mi riguarda potremmo usarla anche sempre,
se ci serve [e adesso è l’unico modo per uscire di qui senza rischiare che ci
becchino]). Quello che mi infastidisce (perché non ci sono abituato [e
non intendo abituarmici]) è il suo atteggiamento da… com’è che l’aveva
chiamato? Ah sì, l’atteggiamento da mamma chioccia.
Ad ogni modo non
ho voglia di mettermi a discutere con lui pure su questo (anche perché nelle
ultime ore sta tirando fuori una testardaggine fastidiosa [ma in effetti è
sempre stato dannatamente cocciuto]), quindi mi alzo e mi faccio scivolare
dalle spalle il golf, ormai talmente inumidito da non scaldarmi nemmeno più, per
poi infilarmi la camicia che mi porge.
Nell’allacciare
i bottoni devo per forza abbassare gli occhi per guardare quel che faccio (ho
le dita intorpidite, non riesco a lavorare alla cieca [non che la vista mi aiuti
molto di più]) e lo sguardo mi cade, inevitabilmente, sul tatuaggio da una
parte e sul sangue rappreso dall’altra.
Archivierei il
tutto come niente (non è la prima volta che la mia natura di mezzo akuma mi
salva la vita [e non sarà l’ultima]), se non fosse che Walker avvicina
esitante la mano fin quasi a sfiorare il marchio nero che mi segna il petto, la
spalla e la parte alta del braccio. Inconsciamente mi irrigidisco.
Allungo la mano
quasi senza accorgermene, di nuovo attirato da quello strano simbolo, come una
falena alla luce di una candela, ma mi fermo.
Se Kanda vorrà
parlarmene lo farà di sua iniziativa, io non intendo indagare oltre... anche
perché, al momento, per quella maledizione
provo più riconoscenza che altro (e a pensarci dovrei ringraziare anche la
mia, di maledizione [senza la capacità di vedere le anime degli akuma non potrei
essere né l'esorcista né tantomeno la persona che sono]).
Ritraggo la mano
scuotendo la testa, senza smettere di sorridere, poi mi giro e mi avvicino al
pianoforte. Non sono mai stato nella camera di Kanda, ma in quell'ala del
palazzo ci sono finito spesso e volentieri (colpa del mio inesistente senso
dell'orientamento [forse. O forse no, chissà]). Mi concentro dunque su quel
particolare corridoio (anche se alla prima occhiata non ce ne si accorge,
sono tutti diversi tra loro: quello dove c'è la sua stanza, ad esempio, è
decorato da un quadro con un paesaggio lacustre davvero molto bello [e appeso
proprio di fianco alla sua porta]), e premo con decisione il Re.
Il gate si apre
all'istante e mi faccio da parte per lasciarlo passare.
“Prego!”
Entro nel gate,
aspettandomi come al solito di finire in una delle vie di quella strana città
che costituisce l’interno dell’Arca. Invece, con mia grande sorpresa, mi ritrovo
in un ambiente completamente nero (come mai? [Beh, meglio così, meno rischi
di imbattersi in qualcuno]); davanti a me si staglia il portale d’uscita,
oltre il quale intravedo la porta della mia camera (credevo che non potesse
aprire gate in posti che non conosce… [come fa a sapere dov’è la mia stanza?]).
Mi giro verso di lui, gli occhi stretti in quella domanda (che non gli farò),
ma lui si limita ad affiancarsi a me con un sorriso.
Scuoto la testa,
decidendo di mettere da parte il problema (in fondo non è poi così
importante) e mi accingo ad uscire nel corridoio, guardandomi intorno per
precauzione. È tutto tranquillo (come quasi sempre [ho chiesto apposta che mi
assegnassero una camera nell’ala meno frequentata del palazzo]), per cui ho
il tempo di cercare la chiave nella tasca dei pantaloni e far scattare la
serratura.
Apro la porta ed
entro
(e noto subito
Mugen e la mia casacca
buttate sul
letto
[ce le ha
portate il golem di Walker?])
ma, prima di
richiudermela alle spalle, mi fermo per un attimo con la mano sulla maniglia e
mi volto verso il moyashi.
“Ci vediamo
domattina alle sette per l’allenamento. Vedi di essere puntuale”
PREVIEW:
Capitolo 15 – Da
adesso in poi
Da adesso in poi
non sono più solo contro i miei incubi peggiori, fra me e l'ombra che mi vuole
annullare si è accesa di nuovo la fiamma della speranza. Kanda mi ha dato una
seconda opportunità, e non intendo sprecarla.
[…]
Da adesso in poi
penso che gliene farai vedere delle belle, Allen Walker… e io continuerò a non
parlare, ma di certo non me ne andrò prima di averti visto fargli il culo
(perché tu non finirai come lui [non te lo permetterò]). E sono sicuro che ne
varrà la pena, vedrai.
IL POST-IT DELLE
AUTRICI:
Per questo
capitolo non ci sono annotazioni particolari da fare. Niente citazioni né frasi
che abbiamo modificato per adeguarci a ciò che la sensei ci ha rivelato
successivamente a quando abbiamo scritto questo capitolo (vale a dire Natale
2009 [e non immaginate la soddisfazione che proviamo ogni volta che esce una
Night nuova e la nostra fic continua a quadrare!]).
Per amor di
precisione, citiamo la fonte dello sproloquio del Portone nell’Angolo di
Allen - anche se siamo sicure che l’avrete riconosciuto tutti. I versi
recitati sono ovviamente quelli inscritti sulla porta dell’Inferno, così come
raccontato da Dante nella Commedia (Inferno, Canto III, versi 1-9).
Questo è quanto!
Ovviamente, se avete un qualsiasi dubbio, chiedete pure!
Dato che l’Angolo
di Allen questa volta è diventato veramente chilometrico, per non
costringere chi non vi fosse interessato a scorrere in basso per 13 pagine (ehm…
^^”), abbiamo preferito inserirlo a fine capitolo.
Grazie e buona
lettura!
Lety&Mistral
Anata ga Koko
ni Iru Riyuu
(La
ragione per cui sei qui)
Capitolo 15
Da adesso in
poi
Sto beatamente
galleggiando nel buio di un sonno senza sogni quando un rumore alla mia sinistra
mi riporta alla realtà. Socchiudo pigramente un occhio e sollevo la testa,
cercando di capire cosa stia succedendo, ma sento solo il respiro regolare di
Link infrangere il silenzio, ragion per cui mi ritengo autorizzato a girarmi
dall'altra parte e continuare a dormire, tirandomi la coperta sulla testa.
Mi sto quasi
riaddormentando quando un fortissimo dolore all'orecchio mi sveglia
completamente. Sono costretto a tapparmi la bocca da solo per evitare di urlare
(non voglio svegliare Link) e mi tiro seduto, sfregandomi la parte lesa e
afferrando al volo Timcanpy con l'altra mano.
“Maledizione
Tim, mi hai fatto male! Quando ieri sera ti ho chiesto di svegliarmi all'alba
non intendevo... così!”
Borbotto, ma il
golem dorato si limita a ignorare le mie lamentele e a rivolgermi il migliore
dei suoi ghigni soddisfatti. Il suo obiettivo l'ha raggiunto, dopotutto.
Sospirando lo
lascio libero, poi scendo dal letto cercando di fare meno rumore possibile. Per
mia somma gioia, il tutto è reso più complicato dal fatto che dalla finestra non
entra nemmeno un po' di luce. Il sole a quanto pare non è ancora sorto... beato
lui!
Muovo un paio di
passi incerti verso il fondo del mio letto, cercando la sedia dove ieri sera ho
preparato maglia e pantaloni adatti per l'allenamento con Kanda e poco dopo la
trovo. La trovo e la ribalto, urtandola con il ginocchio (ma non l'avevo
lasciata più vicina al muro? [Devo ancora abituarmi alla nuova disposizione
della stanza…]), ovviamente facendo abbastanza rumore per svegliare Link.
“Walker, cosa
diamine ci fai in piedi così presto?”
Cerco di mettere
assieme una risposta degna di questo nome (cosa non facile, visto il sonno e
la fame che sta iniziando a farsi sentire), quando sono costretto a coprirmi
gli occhi con una mano, improvvisamente abbagliato dalla luce dell'abat-jour che
Link ha appena acceso.
“Mh, potresti
spegnere quella luce, per cortesia? Anzi no, lasciala accesa, almeno vedo di
prepararmi senza distruggere qualcos’altro…”
Riapro
lentamente gli occhi per abituarmi alla luce, poi quando riesco di nuovo a
vedere mi avvicino al letto dal quale Link mi sta fissando.
È evidentemente
scocciato (gli sto impedendo di godersi le sue meritate ore di sonno [di cui
ha bisogno anche lui, dopo l'ultima missione]), ma a guardarlo mi scappa
quasi da ridere. Non capita tutti i giorni di sentirlo borbottare a quel modo,
soprattutto dopo aver sollevato il viso dal cuscino solo dei pochi centimetri
necessari per volgere lo sguardo verso di me.
“Scusa, non
volevo svegliarti, è che devo correre in caffetteria! Alle sette devo andare ad
allenarmi con Kanda, e non posso mica andarci digiuno...”
“Cos'è che devi
fare tu alle sette?! Dovevi svegliarmi, non posso certo lasciarti andare da
solo!”
Non l'ho mai
visto così agitato, cavolo! Non sembra più nemmeno il babysitter impeccabile,
tutto tirato a lucido che Leverrier mi ha affibbiato non molto tempo fa (non
che mi dispiaccia, eh)!
Quasi mi
spavento quando lo vedo scattare giù dal letto e raggiungere rapidamente
l'armadio, aprendolo e afferrando i propri vestiti, per poi chiudersi dentro al
bagno, più veloce di quanto potessi immaginare (l'unica cosa che sono
riuscito a vedere chiaramente sono i suoi capelli, per una volta non costretti
nella solita treccia [il che lo rende ai miei occhi meno perfetto - più umano]).
Mi vesto e mi
risiedo sul letto, in attesa. Finché non esce di lì, di andare in caffetteria a
quanto pare non se ne parla...
Quando riapro
gli occhi non è né per la luce che entra dalla finestra (anche se quando ieri
pomeriggio mi sono messo a letto non ho chiuso le imposte [tanto fuori è ancora
buio pesto]), né per il suono della sveglia. Mi sono svegliato da solo, come
tutte le altre mattine (come se negli ultimi due giorni non fosse successo
niente di strano), alle cinque o poco più, per avere il tempo di meditare in
santa pace, fare colazione e uscire ad allenarmi prima che per i corridoi
dell'Ordine cominci a girare troppa gente.
Mi tiro a sedere
e butto indietro le coperte, quindi mi alzo e mi avvicino al davanzale. Quei
pochi passi mi bastano per capire che, nonostante la ferita e tutto il sangue
perso ieri, ormai mi sono ristabilito completamente: oltre ad un vago
indolenzimento del braccio destro e dei muscoli in generale, il mio corpo non
conserva traccia di quanto subìto.
Altri segni sono
però ben presenti (più o meno visibilmente) a ricordarmi che ieri (e
ierlaltro) non è stato un giorno qualsiasi (una fottutissima missione
qualsiasi [perfin banale, diceva Komui!]). Ci sono i miei ricordi, in parte
confusi (quando mai non lo sono stati? [Però almeno stavolta ci sono]),
ma soprattutto c'è una camicia non mia (un po' piccola e con un profumo
strano) che ieri ho lasciato distrattamente sulla spalliera della sedia
prima di infilarmi in doccia e subito dopo buttarmi sul letto, quasi senza
nemmeno rivestirmi.
Stringo le mani
sul davanzale, gli occhi che smettono di vagare cercando invano di superare
l'orizzonte buio e scivolano nella stanza, oltre la mia spalla, verso quel pezzo
di stoffa bianca (trascinandosi dietro i pensieri [finché dormivo potevo
permettermi di non pensare, ma ora sono sveglio]).
Sulla scrivania,
il loto della mia vita riluce sinistro nella sua prigione di vetro, sospeso
sopra i cadaveri rinsecchiti dei petali che ha perso. Quando il vecchio Zhu mi
aveva detto che era un'illusione su cui non dovevo fare affidamento gli avevo
creduto (in fondo, perché dubitarne? Quello rappresenta la mia esistenza e io
non ci ho mai contato molto di esistere per il mondo). E invece, dopo tutti
questi anni, continuo ugualmente a vederlo (e se lo vedo io e lo vedono gli
altri è perché esiste, no?)... come gli altri continuano a vedere me
(quindi io continuo ad «esistere», qualunque cosa significhi). Quel fiore è
l'unica cosa estranea entrata e rimasta nella mia stanza, nella mia vita. Fino
ad oggi (a ieri [non solo]).
Afferro la
camicia per le spalle, distendendomela davanti agli occhi. Questa camicia e il
suo proprietario hanno violato la zona franca che ho sempre mantenuto (voluto
mantenere) attorno a me. Altri hanno provato ad avvicinarsi a me
(Linalee, Tiedoll, Marie...) e forse un po' ce l’hanno fatta. Ma loro
(Walker e Alma) hanno sfondato le mie difese e si sono stanziati entro le
mie mura. E io non sono riuscito (forse nemmeno ci ho provato [perché?])
a respingerli. E ora questa camicia è qui.
Walker è qui. Ed
è qui con delle motivazioni che, in tutta onestà, fatico a (non sono in grado
di) comprendere (accettare [perché troppo lontane da quello che ho sempre
saputo essere il mondo]).
Walker è qui
spinto da un sentimento incondizionato, è qui perché vuole che io sia il suo
punto di riferimento (folle! Cosa crede di imparare da me?), è qui perché
pensa ne valga la pena (nonostante io sia quel che sono [lui non sa davvero
cosa sono]).
Walker è qui, ma
non mi ha chiesto perché io sono qui (né voglio dirglielo [non voglio
parlargli di Alma]). Come fa ad avere tutta quella fiducia negli altri
(in me, non negli altri)?
Io non l'ho mai
avuta quella fiducia. Non ho mai avuto niente di così importante da affidare a
qualcuno, nessun peso che non fossi in grado (per scelta o per costrizione)
di portare da solo, non una persona che ritenessi degna di stare al mio fianco
(qualcuno che non fosse soltanto un compagno [più o meno occasionale] sul
campo di battaglia [e al quale comunque non avrei affidato la mia vita, per quel
poco che vale]). Eppure, inconsciamente, a lui la mia vita l'ho affidata
(seppure per poco [solo perché non potevo fare altrimenti?]).
È forse questo
che lui vuole da me? Fiducia in cambio di fiducia? Si fida di me e vuole che io
mi fidi di lui? Se così fosse, non so se sarò pronto mai a dargli ciò che
chiede.
Ho visto più di
un esempio di fiducia incondizionata, di amore disposto a sacrificare se stesso
per l'altro e, no, questo non so se sarò pronto mai a farlo (io sono tutto
ciò che ho [che ho mai avuto], non posso cederlo [perché allora non sarei più
nulla]).
Eppure ciò che
fa (questa fiducia) deve avere un senso, uno scopo... quel suo sorriso
(lo stesso sorriso di Alma) a cosa serve? Perché lo indossa anche quando è
palese che è una maschera? Forse perché...
(questo mondo è
talmente oscuro
[crudele]
che a volte
diventa difficile
persino
respirare
[sopravvivere]
Ma quel giorno,
quando provai a
sorridere
con Alma, come
Alma
[come Allen],
respirare
[vivere]
sembrò per un
attimo meno difficile)
...che sia
questo il motivo? Io ho provato a fidarmi di Alma (perché quella era fiducia,
no?) e poi... come è finita?
“...193
giorni... e poi sono stato costretto ad ucciderlo...”
Sarà così anche
con te, Allen Walker? (Non farlo succedere… [Non voglio che succeda!])
Mentre Link
termina di prepararsi, resto seduto al mio posto, Timcanpy che mi si è
riaddormentato in grembo e i pensieri che mi girano liberamente nella testa.
Fuori è ancora
buio, ma ora la mia strada mi sembra piena di luce. Dopo tutto quello che è
successo nelle ultime quarantotto ore, con la mia nuova determinazione sento che
ora potrei (potremmo) superare indenne qualunque cosa. Da adesso in poi
non sono più solo contro i miei incubi peggiori, fra me e l'ombra che mi vuole
annullare si è accesa di nuovo la fiamma della speranza. Kanda mi ha dato una
seconda opportunità, e non intendo sprecarla.
Mi sfrego gli
occhi con la mano e, nonostante la stanchezza, un piccolo ma sicuro sorriso
inizia a curvarmi le labbra.
Continuo a
sorridere anche quando Link esce dal bagno, completamente vestito ma ben lontano
dalla sua solita impeccabile perfezione (oh, finalmente sembra dimostrare la
sua vera età [mi fa sempre piacere quando riesco a vedere per davvero coloro che
mi circondano… e non solo l'etichetta che li identifica]).
Mi alzo e mi
avvio alla porta, Timcanpy che sbadigliando mi si posa sulla testa, poi abbasso
la maniglia ed esco dalla camera, Link alle calcagna. Sto morendo di fame,
accidenti, e si sta già facendo tardi!
Kanda varca le
porte della caffetteria con il consueto passo rapido ed elegante, ma l’occhio
attento di Jerry (che a quell’ora è lì pronto a ricevere il puntualissimo
giapponese e a prenderne l’ordinazione) nota che quella mattina nel ragazzo c’è
qualcosa di diverso - sembra un po’ stanco, provato quasi, come se si fosse
rimesso da una malattia. Ed è un caso più unico che raro vedere Kanda in quelle
condizioni; soprattutto considerando che il giorno prima, pur essendo appena
tornato da una missione, stava benissimo - a parte quella rabbia malcelata, che
oggi però è sparita del tutto.
Il cuoco scuote
la testa e si sporge al bancone con un sorriso. Un sorriso che tuttavia vacilla
pericolosamente quando Kanda, con la solita inflessione piatta e per nulla
cortese, ordina una colazione più ricca del normale - come, appunto, quando si è
in convalescenza e si devono riprendere le forze.
Preso in
contropiede da quella variazione inaspettata, Jerry ci mette un po’ più del
consueto minuto netto a servire il giovane, ma questi non pare farci troppo
caso, forse perso dietro ai pensieri che gli incupiscono lo sguardo.
Staccatosi dal
bancone, Kanda va ad accomodarsi al suo solito tavolo ma, come il giorno prima,
dà le spalle alla finestra e volge gli occhi sulla sala, pur senza farli
saettare nervosamente dietro ogni minimo movimento.
Anche Lavi,
seduto al suo posto per una rapida pausa spuntino dopo un'intera nottata passata
ad archiviare e registrare, all’ingresso dello spadaccino abbassa la forchetta
per seguirlo con lo sguardo.
Vorrebbe
istintivamente alzarsi e raggiungerlo per il solito saluto (a cui seguirebbe la
quotidiana minaccia di morte da parte del giapponese), in parte rinfrancato dal
fatto che Mugen questa volta non c'è - ma si trattiene, con il ricordo
dell'incidente del mattino prima che torna ad assillarlo.
Anche dopo aver
parlato con il suo mentore ed essere stato messo al corrente di quanto avvenuto
durante il briefing nell'ufficio di Komui, il rosso non è riuscito a capire
esattamente cosa sia accaduto. È preoccupato, Lavi, anche se da bravo
apprendista bookman non dovrebbe. Allora si limita a restare dov'è, continuando
a mangiare e a fare il suo mestiere: osservare. Sperando che qualunque cosa sia
successa tra Yu-chan e moyashi-chan si sia sistemata.
“Mh. Anche oggi
si è seduto con il viso verso l'interno della sala, come ieri... ma stavolta
sembra decisamente meno teso e nervoso” sussurra, tra un boccone e l'altro.
Bookman Sr. a
quell’osservazione alza per un attimo gli occhi dal documento che sta
consultando e beve un sorso di the, concedendosi di lanciare un’occhiata verso
il giapponese. “E con questo, Jr.? Sai bene che i comportamenti privati delle
persone non sono materia di interesse per noi”
“Ma Panda, se
finisco a fette come stava succedendo ieri, poi chi ti fa da apprendista?”
mugugna Lavi, agitando la forchetta.
L’anziano
esorcista scuote la testa. “Credo sia inutile dirti che, se tu ti comportassi da
bookman, non rischieresti di finire a fette… o sbaglio?”
Lavi non lo
ascolta già più, distratto dall'ingresso del giovane esorcista dai capelli
bianchi.
Una rapida
occhiata all'orologio e la prima domanda che passa per il cervello del rosso è
«Ma che ci fa in piedi così presto?»
La seconda, più
che una domanda è un'affermazione: «È una giornata davvero piena di sorprese,
questa» pensa il rosso, appena la sua memoria fotografica finisce di registrare
il passo rapido e sicuro con cui il più piccolo è entrato in caffetteria e il
suo lieve sorriso, solo un poco appannato da quella che sembra impazienza.
Subito dopo di
lui, anche l’immancabile Link varca la soglia del locale. Il biondino ha la
faccia parecchio assonnata e si sta allacciando i polsini della camicia; Lavi
inoltre nota che i capelli non sono acconciati nella solita treccia, ma in una
ben più rapida coda bassa.
Decisamente
quella pausa si sta rivelando per lui densa di sorprese…anche
se l'entusiasmo dell'esorcista maledetto nel correre verso il bancone per
ordinare la sua consueta mega-colazione è tutto fuorché una novità!
Anche Jerry non
può fare a meno di sorridere mentre accompagna con lo sguardo il piccolo Allen
che si avvicina. Sì, sembra che sia tornato tutto nella norma, e la conferma sta
nell'impressionante elenco di piatti prelibati che il ragazzino chiede come
colazione.
Seguendolo
allontanarsi in fretta con la pila traballante di vassoi tra le braccia, il
cuoco tira un sospiro di sollievo. Si prende ancora un paio di secondi per
tenerlo d'occhio, ma quando lo vede accomodarsi a un tavolo tutto sommato non
troppo lontano da quello di Kanda e iniziare a mangiare con la solita foga,
capisce che può tornare a dedicarsi con cuore più leggero agli altri commensali.
Link, dal canto
suo, si siede un attimo dopo accanto ad Allen, tra le mani un vassoio con una
tazza di caffè bollente formato gigante e una fetta di torta.
Con un
sopracciglio leggermente inarcato, l’ispettore osserva il giovane albino
ingozzarsi molto più velocemente del solito, e un’occhiata all’orologio a muro
che corre impietoso verso le 7 gli spiega anche perché. Sorseggiando piano il
suo caffè, Link si concede un sorriso e poi fa scivolare gli occhi in tondo per
la sala; non tenta nemmeno di intavolare un minimo di conversazione - sa già che
Allen non avrebbe tempo di rispondergli, ma preferisce divertirsi ad osservare
di sottecchi gli altri occupanti della caffetteria, Lavi e Kanda su tutti.
Fra un boccone,
un morso e una sorsata di latte l'esorcista dai capelli bianchi seguita a
lanciare occhiatacce alla pendola, le cui lancette continuano inesorabili la
loro corsa in avanti. Sono quasi le sette meno dieci, ed è riuscito ad
ingurgitare solo i due terzi della propria colazione... L'unica è aumentare la
velocità, cercando di non strozzarsi nel frattempo!
Vana speranza,
quella, soprattutto quando un certo esorcista giapponese si avvicina con passo
marziale al tuo tavolo, facendoti andare di traverso l'ultimo pezzo di toast!
L’espressione di
Kanda è impenetrabile come sempre, ma il ghigno quasi strafottente che gli
incurva le labbra mentre si china a picchiettare due dita sul tavolo di Allen,
ecco, quel ghigno dice cose che il giovane inglese probabilmente preferirebbe
non sapere. Quel ghigno parla di un allenamento che si preannuncia nient’affatto
leggero (e con un insegnante così - forse il miglior spadaccino che l’Ordine
ricordi - non ci si può aspettare altro) e soprattutto di un allenamento che,
cascasse il mondo, inizierà tra 6 minuti esatti.
“Ti voglio
vedere prima di subito nel campo d’addestramento esterno, capito
moyashi?”sussurra Kanda con un tono che non ammette repliche, prima di
allontanarsi e uscire dalla caffetteria.
Link lo segue
con lo sguardo e, quando è scomparso, si volta verso Allen, sorbendo un altro
sorso di caffè. “Fossi in lei, Walker, lascerei qui tutto e andrei con lui… non
credo abbia tempo di finire di mangiare”
Il più piccolo
annuisce, ingoiando a fatica il boccone che stava masticando, poi raccoglie
tutti i piatti guardando sconsolato le due mega porzioni di dango che è
costretto ad avanzare. Sospira... i dango devono aspettare, e lui deve muoversi
se vuole essere abbastanza vivo da mangiarli più tardi... Sempre se Tim gliene
avanzerà qualcuno, ovvio.
Il suddetto
golem, infatti, non preoccupandosi particolarmente dell'ansia del proprio
master, si sta placidamente sbafando gli avanzi.
Con lo scatto di
un centometrista, il giovane esorcista scarica la pigna di stoviglie sporche sul
bancone e fa inversione di marcia, oltrepassando di corsa le porte della
caffetteria per poi fermarsi nel corridoio. Da lì ricaccia la testa nella
stanza, cercando con lo sguardo il suo babysitter e iniziando a picchiare
nervosamente il piede per terra.
È in ritardo,
dannazione, ma purtroppo è costretto ad attendere Link.
E non solo
perché il biondo deve seguirlo ovunque. È che lui... il campo d'addestramento
esterno mica sa dov'è!
Lavi scuote la
testa, sorridendo, mentre vede l'ispettore seguire il ragazzino fuori dalla
caffetteria e iniziare a dargli le prime indicazioni.
«Certe cose non
cambiano proprio mai...» riflette, finendo la propria colazione, riportando i
piatti al bancone ed uscendo nel corridoio giusto in tempo per vedere una
testolina bianca girare l'angolo. «...e se cambiano migliorano, per fortuna.
Ehehe, Linalee-chan sarà contenta!»
Lasciato il
moyashi in caffetteria a strafogarsi con la sua colazione (voglio vedere come
farà ad allenarsi con tutta quella roba nello stomaco), torno rapidamente in
camera, con l’intento di recuperare Mugen e poi passare in armeria per prendere
due spade.
L’intero Ordine
è ancora addormentato e nei corridoi non incontro nessuno (non che la cosa mi
dispiaccia); nel silenzio degli androni e degli ampi saloni in penombra, la
debolezza (la mancanza di giustificazioni razionali solide) della scelta
che ho fatto emerge in maniera per me quasi imbarazzante,
(non sono
abituato a gestire
decisioni prese
sull’onda dei… sentimenti?
[più volte ho
dubitato
di essere in
grado di provarne
di diversi dal
senso di colpa e dall’odio])
costringendomi a
confrontarmi di nuovo con quella realtà per me così nebulosa. Nonostante tutto,
però, non tornerò indietro: quell’inquietante (terribile) analogia tra
quanto è successo ad Alma nove anni fa e quello che minaccia di succedere a
Walker nel brevissimo futuro, è più che sufficiente per mettere a tacere ogni
mia possibile obiezione (in fondo, nessuno ha mai tenuto conto delle mie
opinioni, perché devo iniziare a farlo io adesso?).
Il peso di Mugen
legata al mio fianco mi sbatte in faccia con violenza il ricordo di quando fui
costretto ad utilizzarla quel giorno (il ricordo del mio fallimento [perché
la colpa della morte di Alma è solo mia]).
Inizio a
prendere una serie di respiri profondi per riuscire a controllare la sequenza di
immagini (scomposta e confusa) che mi riporta a forza indietro nel tempo,
nel bagno di sangue in cui la mia esistenza è iniziata (e subito finita
[perché in realtà io non sono mai stato vivo]).
Stringo forte
l’elsa della spada: no, una cosa del genere non deve più ripetersi… farò tutto
il possibile perché questo non si ripeta (ma non dipende solo da me [nemmeno
allora dipendeva solo da me - questa comunque non è una giustificazione]).
Scuoto la testa,
chiudendomi la porta della camera alle spalle. Devo smetterla di pensare al
passato. So benissimo che è un’attività da cui non guadagnerei altro che
inquietudine.
Nel breve
tragitto tra la mia stanza e l’armeria, riesco a seppellire di nuovo nella
profondità della mia anima (ma ne avrò poi una? [Non che sia importante
saperlo]) tutto quanto successo da ieri mattina ad adesso.
Quando esco in
giardino, sono tornato ad essere l’esorcista (l’essere artificiale)
lucido e determinato (privo di emozioni) che sono sempre stato.
La neve
ghiacciata scricchiola sotto i miei piedi mentre inizio il riscaldamento,
aspettando il moyashi.
Cammino
rapidamente lungo il corridoio, Tim sulla spalla e Link che mi precede di un
paio di passi. Lo osservo per un attimo, pensando che è quasi incredibile come
sia tornato a essere il solito ispettorino perfetto (anche se io so che sotto
c'è dell'altro [è un amico, ormai]).
Sorrido fra me e
me, cercando di allungare il passo per portarmi al suo fianco. Pensare che fino
a poco tempo fa sospettavo di essere l'unico a indossare una maschera...
Lo stomaco mi
brontola leggermente, e il pensiero torna ai miei adorati dango. Dannatissimo
baKanda, non potevamo iniziare un po' più tardi?! Vorrà dire che mi dovrò
impegnare a fondo, per finire il prima possibile e tornare in caffetteria...
È quindi con
sguardo determinato che esco all'esterno, il terreno imbiancato che mi abbaglia
leggermente riflettendo la pur poca luce dell'alba.
Riesco a mettere
a fuoco dopo qualche istante, il vento freddo che ne approfitta per soffiarmi
addosso, facendomi rabbrividire leggermente. Sento che il raffreddore di ieri
non è ancora passato del tutto, e infatti riesco a trattenere a malapena uno
starnuto, mentre mi guardo attorno alla ricerca del mio nuovo «maestro».
Kanda è già lì,
alle prese con il riscaldamento, dipinta in viso una strana espressione che al
nostro ingresso si fa leggermente perplessa. Cos'è, non ti aspettavi che sarei
arrivato, Kanda? O ti dà noia che ci sia anche Link? In ogni caso mi spiace
deluderti, ma non possiamo fare altrimenti. Dovrai portare pazienza e sopportare
(ce la farai di sicuro [auguri, in ogni caso...]).
Dopo che Link si
è seduto su una delle panchine,
(con Timcanpy
sulla testa
[che strano...
sente di potersi fidare, a quanto pare]
e il solito
libro di ricette in mano
[dolci...
chissà, potrebbe provare a cucinarli, prima o poi])
mi dirigo verso
Kanda e mi fermo davanti a lui, a braccia conserte.
Comunque sia,
comunque vada, da adesso in poi farò del mio meglio. Non voglio che tu ti penta
della decisione che hai preso. Ne vale la pena, e sono pronto a dimostrartelo.
Quando noto il
moyashi (e il suo babysitter [che palle, odio allenarmi con gente che mi
guarda addosso!]) avvicinarsi lentamente, l’espressione assonnata ma
tranquilla e un po’ incuriosita, rinfodero Mugen e lo saluto con un cenno del
capo.
“Sei vagamente
puntuale, mammoletta… non male come inizio”
Commento poi,
con tono neanche troppo velatamente ironico, incrociando le braccia e
sorridendogli appena.
“Ehi, ho perfino
rinunciato a metà colazione per non arrivare in ritardo, sai? E il mio nome è
Allen!”
Gli rispondo, il
broncio che si dissolve in un ghigno (e poi in un lievissimo sorriso, anche
perché vedere Kanda che sorride [appena appena, eh… ma sorride!] farebbe passare
il muso a chiunque).
Mi stiracchio
leggermente, cercando di riscaldare i muscoli contratti dal freddo (e dal
sonno...), mentre aspetto le sue prime istruzioni.
Scuoto la testa,
ignorando palesemente entrambi i suoi commenti, già concentrato su come
impostare il suo allenamento (perché era poco più di una scusa, ok, ma io le
cose le faccio sempre seriamente [non ho mai insegnato nulla a nessuno in vita
mia]). Ho avuto solo poche occasioni di vederlo maneggiare la spada, ancor
meno di osservare come si comporta, quindi devo iniziare dai fondamentali.
Con il braccio
destro sempre un po’ indolenzito non mi conviene mettermi a combattere (anche
perché dovrei metterci il doppio dell’attenzione e della fatica, visto che lui è
alle prime armi). Partiamo da un passo ancora più basilare…
Lo guardo dritto
negli occhi e noto che si irrigidisce leggermente sotto il mio sguardo.
“Evoca”
“Scusa?”
Rispondo
d'istinto, facendo un passo indietro, il resto della frase che si perde in un
nuovo starnuto.
Dannato
raffreddore, e dannato Kanda. Cos'è questa storia? Non doveva mica insegnarmi a
usare una spada?!
Tsè, avrei
dovuto forse aspettarmelo che non avrebbe capito il mio intento (o forse è
solo il pensiero di quel che è successo ieri a frenarlo).
“Evoca, ho
detto. La tua Innocence può assumere anche la forma di una spada, no? Se non
sbaglio, l’accordo era che ti insegnassi a maneggiarla in modo perlomeno
decente”
Gli ripeto,
cercando di non spazientirmi subito. Mentre aspetto che elabori il senso delle
mie parole, lancio un’occhiata a Link, seduto a qualche metro di distanza (ma
perfettamente a portata d’occhio e orecchio su di noi): alle mie parole, ha
sollevato leggermente lo sguardo dal libro che sta leggendo e ci osserva con
un’espressione che la dice lunga su quanto non abbia creduto al racconto del
moyashi rispetto all’incidente di ieri (mi auguro solo che la mammoletta non
si faccia scappare qualche stronzata delle sue e che l’ispettorino non voglia
mettersi a curiosare dove non deve).
Avanti, Walker:
l’hai detto tu che ti fidi di me, no? (Come tu faccia non lo so [io non so se
sarò pronto mai a farlo, prova ad esserlo tu per me]). Stai tranquillo che
non ho nessuna intenzione di farmi trafiggere dalla tua spada (né quella di
Innocence, né una qualsiasi), quindi piantala di preoccuparti e fammi vedere
come la impugni (ma temo ci sarà parecchio da lavorare anche su questo…),
poi passeremo ad utilizzare delle spade tradizionali, se pensi che la cosa possa
facilitarti.
Sospiro,
leggermente irritato. Non c'è bisogno di essere così insistenti, basta chiedere
con cortesia (ma la cortesia non è di casa, con Kanda [soprattutto davanti ad
un pubblico]), anche se avrei preferito non utilizzare la mia Innocence
(almeno per oggi [sembra tutto sotto controllo, ma...]).
L'occhiata che
lancia dietro le mie spalle (proprio non riesce a far finta che Link non ci
sia, eh?) mi fa ricordare che forse è il caso di stare attento con le
parole. Per fortuna ieri non mi sono lasciato sfuggire particolari precisi, ma
il biondo ispettore non è stupido (anzi, sono sicuro abbia già capito più di
quanto avrebbe dovuto [il che a dire il vero non mi dispiace]).
“Va bene, ora la
attivo! È che non pensavo ci fosse differenza tra la mia e quelle che abbiamo
usato ieri, tutto qui!”
Rispondo,
alzando le spalle e poi afferrandomi il polso della sinistra con l’altra mano.
Dopo pochi istanti, stringo nella destra la mia spada e Crown Clown mi si è
appoggiata delicatamente sulle spalle (e meno male, col freddo che fa... sono
uscito senza cappotto [di nuovo]).
Rialzo gli occhi
verso Kanda, puntando l'arma verso il terreno (è vero, sugli umani non ha
effetto [ma se voglio imparare a usare una spada in maniera corretta devo
considerarla letale in ogni caso]).
“Fatto. E ora?”
Vedendolo
rivolgere la lama a terra annuisco lievemente (quella è la prima cosa che
ogni maestro di spada insegna a fare) e mi prendo qualche istante per
interpretare il suo stato d’animo leggendo l’espressione dei suoi occhi. Sembra
tranquillo e determinato; il fatto che io gli abbia chiesto di materializzare la
spada rende la sua Innocence inoffensiva per gli esseri umani (peccato che
per me sia letale quanto Crown Edge [ma lui questo non lo sa e non lo deve
sapere]) e la cosa lo solleva.
“Impugnala come
se dovessi attaccare. Immagina che quell’albero sia un akuma”
Indico una
grossa quercia alle mie spalle e mi scosto dalla traiettoria, per lasciargli
spazio di manovra e poter osservare i suoi movimenti.
Lui annuisce e
si prepara a colpire, ma sono costretto a fermarlo immediatamente. Ieri quando
gli ho detto che ha una tecnica men che penosa pensavo solo di prenderlo per i
fondelli, ma mi sbagliavo… è ancora peggio!
Scuoto la testa
e mi riavvicino a lui, sfoderando Mugen.
“Moyashi stai
sbagliando tutto…”
“Eh?”
Non capisco...
Guardo la spada che sto impugnando e la mia mano, cercando di capire dove stia
l'inghippo, e basta poco perché questa si metta a tremare per la tensione. Anche
tenerla sollevata per un paio di minuti diventa problematico, dannazione!
Eppure... non saprei in che altro modo usarla, quest'arma troppo grande per me!
La pianto nel
terreno e mi gratto una tempia, squadrandola con occhio critico. Poi, mani sui
fianchi e aria perplessa, mi giro verso il mio nuovo «maestro».
“Non capisco...
Dov'è che sbaglio, Kanda?”
“Devi afferrare
la spada più in alto. Altrimenti non riuscirai mai a fare forza”
Gli spiego,
mostrandogli come impugno io Mugen - la mano stretta sull’elsa il più vicino
possibile alla base della lama, a reggere la spada perfettamente dritta, puntata
verso il cielo. Meno un paio di fendenti all’aria, facendo sibilare l’acciaio,
quindi rinfodero la katana con un gesto secco e mi volto verso di lui.
“Hai capito
adesso?”
Mh, credo di
aver capito, sì... Devo solo prenderla un po' più vicino alla guardia.
Afferro la mia
spada per l'impugnatura e la sollevo, girando il polso fino a portarla
perpendicolare al terreno.
“C-così?”
Effettivamente,
ora che ci faccio caso, sento la presa leggermente più stabile di prima.
Sorrido, soddisfatto, ma sfortunatamente non dura a lungo. Non so se è perché ci
ho messo troppo impeto, o se è perché non ne ho ancora una buona padronanza...
finisco comunque per sbilanciarmi verso destra.
Aaah, comincio a
innervosirmi!
Scuoto la testa:
no, decisamente prima di arrivare a poter anche solo spiegargli i fondamentali
del combattimento, la strada sarà parecchio lunga. Forse lui non se ne rende
conto, ma è teso come una corda di violino, assolutamente troppo rigido nei
movimenti. Se parte così è ovvio che non riuscirà mai nemmeno ad impugnare una
spada come si deve.
Lancio
un’occhiata a Link e noto che (per fortuna) non ci sta minimamente
degnando di alcuna attenzione. Mi lascio scappare una smorfia e lascio scivolare
di nuovo lo sguardo sul moyashi, ancora impegnato a tenere dritta la spada.
Non mi va molto
di avvicinarmi così tanto a lui (non amo il contatto fisico [soprattutto
davanti a terzi incomodi]), ma non posso fare altrimenti. In due falcate gli
sono a fianco e mi porto alle sue spalle.
“Sei troppo
rigido, così non riuscirai mai a compensare il peso della spada e continuerà a
caderti. Rilassa quei muscoli…”
Mentre parlo
allungo il braccio destro a coprire il suo, correggendo la sua impugnatura
troppo spasmodica (stringe quell’elsa come se fosse un’ancora di salvezza!),
mentre con la sinistra gli sfioro il
bicipite, cercando di spingerlo ad alleviare la rigidità del muscolo, contratto
in una posizione sbagliata.
Non che io abbia
molto successo: invece di rilassarsi lo sento solo farsi più teso (lo sapevo
che sarebbe finita così…)
Ehi, ma che
cav-... dannazione, sono così concentrato a mandare accidenti alle mie carenti
abilità con la spada da non accorgermi che Kanda mi è arrivato alle spalle!
Nervoso come sono, quasi salto in aria quando lo sento allungare le braccia
attorno a me per correggere la mia posizione, e devo farmi forza per non girarmi
e allontanarmi da lui.
Resto fermo dove
sono, ma inizio a tremare leggermente per l'ansia, la spada che comincia a
barcollare a destra e a sinistra.
Mi sento nelle
orecchie il cuore che batte a tremila e la faccia mi diventa improvvisamente
calda (devo essere arrossito in maniera esagerata [o è colpa di quel
raffreddore, più forte del previsto?]).
Possibile che io
non riesca a non pensare di nuovo a quella notte sul balcone
(la notte in cui
ero riuscito
ad avvicinarmi
di più a lui
[prima che la
distanza tra noi
iniziasse
inesorabilmente ad aumentare])
o a quella notte
sulla torre quando, col calore involontario del suo primo vero abbraccio
(iniziato da me, d’accordo [ma lui mi aveva assecondato]), mi aveva salvato
dal baratro in cui stavo finendo?
Cerco di
rilassarmi il più possibile, seguendo il suo consiglio, e chiudo gli occhi
inspirando profondamente.
Anche adesso
sento il suo petto caldo dietro la mia schiena e, come allora, questo contatto
mi dà sicurezza.
Smetto di
tremare.
Devo tornare il
più possibile lucido, non posso permettermi di navigare nei ricordi (non ora,
almeno).
Sorrido. Ce la
posso fare (con Kanda).
Respiro a fondo
un'ultima volta, prima di riaprire gli occhi.
La mia mano è
ferma, ora, la spada puntata dritta verso il cielo.
Da dietro le
spalle lo osservo di sottecchi. Lo vedo chiudere gli occhi e prendere un respiro
profondo, poi pian piano la tensione in lui inizia a defluire e lo sento
rilassarsi tra le mie braccia (e in un flash non richiesto mi tornano in
mente le altre due volte in cui è successa una cosa del genere… non è il momento
di ricordare!).
Quando riapre
gli occhi, ormai completamente (o quasi) calmo, allontano un poco la mano
dalla sua e noto (non senza una certa soddisfazione) che ora la spada
rimane perfettamente dritta e immobile.
Faccio un passo
indietro, abbassando le braccia.
“Ecco, questa è
l’impugnatura corretta. Memorizza la posizione che hai assunto e le sensazioni
del tuo corpo, dovrai riprodurle ogni volta”
“O…ok”
Annuisco,
deciso, e mi concentro per riprovare a compiere lo stesso movimento tutto da
solo. Abbasso la spada e la rialzo, sollevandola davanti a me, e questa volta
riesco a non sbagliare. Sorrido e, sempre tenendo la spada sollevata, mi giro
verso Link.
L'ispettore è
ancora immerso nella lettura, e non sembra essersi accorto della mia piccola
impresa... accidenti a lui, una volta tanto che posso dimostrare quanto riesco a
fare lui si distrae? Questa me la paga! Per fortuna Tim ha assistito a tutta la
scena, e ora fa il tifo per me svolazzando su e giù tutto contento (e sono
felice anch'io [anche perché, quando mi giro di nuovo verso Kanda, nel suo
sguardo noto qualcosa di nuovo... e io quel qualcosa voglio rivederlo, a tutti i
costi. Voglio che sia fiero di me!]).
“Così va bene?”
Gli chiedo,
abbassando di nuovo la spada a terra, giusto in tempo per starnutire senza
farmela cadere di mano. Stupido raffreddore!
Incrocio le
braccia e lo osservo con un sogghigno sulle labbra.
“Andrà bene
quando sarai in grado di rifare quel movimento all’infinito e senza pensarci”
Ok, ammetto che
è stato bravo. In fin dei conti per lui la cosa più difficile non è imparare a
maneggiare una spada, ma dominare la sua emotività esagerata. Una volta che sarà
in grado di fare quello, per lui sarà tutto più semplice (in fondo, quando
non vuole fare a tutti i costi il martire, è anche un buon combattente [e forse
riuscirà anche a non finire come…]).
Scuoto la testa
per scacciare quel pensiero inopportuno che tentava di farsi largo dal mio
subconscio e torno a concentrarmi su di lui che, tra uno starnuto e l’altro, sta
provando e riprovando ad impugnare la spada.
“Ora prova a
tirare qualche fendente”
Gli dico poi,
indicandogli l’albero di prima e allontanandomi di un po’. Nel girarmi, noto un
guizzo dorato balenare ripetutamente al limitare del mio campo visivo. Mi volto
in quella direzione, finendo per fissare la panchina su cui siede Link.
L’ispettorino è sempre immerso nella lettura del suo libro (dubito che abbia
osservato anche solo un decimo di quel che abbiamo fatto [non che la cosa mi
dispiaccia, è solo ridicola]), mentre il golem del moyashi continua a
svolazzare come impazzito (era lui che vedevo).
Sto per
disinteressarmi della scena (piuttosto monotona, a dire il vero) per
tornare a Walker e dargli ulteriori istruzioni, quando una sagoma in movimento
dietro le vetrate al primo piano del quartier generale attira la mia attenzione.
Mi concentro sui finestroni (sono quelli dei corridoi dell’ala dei saloni di
rappresentanza) e la vista di quella persona (che riconosco senza
possibilità di errore) mi infastidisce non poco. Leverrier ci sta fissando.
Contraggo la
mascella e torno a rivolgermi al moyashi.
Seguendo le
indicazioni di Kanda mi avvicino all'albero, sollevando la spada davanti a me e
tentando qualche fendente e un paio di affondi. Man mano che i miei colpi
diventano più precisi e calibrati comincio addirittura a divertirmi, il freddo
del vento autunnale che ormai è solo un vago ricordo.
Mi accorgo con
stupore che, improvvisamente, la mia spada sembra essere diventata più leggera.
Vorrei dirlo a Kanda (magari potrebbe spiegarmene il motivo), ma lo sento
allontanarsi in direzione di Link, i suoi stivali che fanno scricchiolare la
neve che ancora deve iniziare a sciogliersi.
Decido di
fermarmi un attimo per riprendere fiato e, quando anche il sibilo della spada
che fende l'aria cessa del tutto, sul piccolo campo di addestramento innevato
cade il silenzio.
Mi volto,
incuriosito, e lo seguo muoversi verso l'ispettore per poi tornare verso di me.
Lancio un'occhiata di sfuggita a Link, che continua a leggere (ma non mi
frega: so bene che è perfettamente consapevole di ciò che sta accadendo attorno
a lui [lo conosco abbastanza per interpretare correttamente la tensione delle
sue spalle mentre gira pagina]), poi torno a concentrarmi su Kanda. Che
strano, si è fermato nel centro dello spiazzo con il naso in su...
Faccio un passo
verso di lui e, seguendo la linea del suo sguardo, intravvedo Leverrier dietro
alle finestre del primo piano. Con immensa soddisfazione mi rendo conto di non
provare più alcun timore a causa di quell'uomo (crede di avere la mia vita
tra le mani, l'illuso [ma la mia vita è MIA, e di nessun altro, Quattordicesimo
incluso... figuriamoci di uno come lui!]).
E poi ora ho
Kanda accanto a me e so che, fin quando dimostrerò di meritare il suo appoggio,
lui non mi lascerà solo. Certo, dovrò impegnarmi a fondo. Dovrò imparare a
gestire meglio me stesso e le mie emozioni. Ma ci proverò, ci riuscirò, e da
adesso in poi non avrò più paura.
È quindi con un
sorriso che mi avvicino a Kanda, mettendogli la mano sulla spalla e indicando
con un cenno del capo le finestre al piano superiore.
“Non ci badare.
Non merita la nostra attenzione, non vale la pena prendersela per colpa sua”
Gli dico, senza
nemmeno preoccuparmi di tenere bassa la voce (tanto mi basta un'occhiata
dietro le sue spalle per notare il magro tentativo di Link di nascondere una
smorfia divertita [il Sovrintendente non sta proprio simpatico a nessuno, a
quanto pare!]).
Sentendo le
parole del moyashi, un’espressione a metà tra un sorriso e un ghigno mi incurva
le labbra. E se non bastasse a fargli capire cosa ne penso di quel pallone
gonfiato di Leverrier, il tono e il contenuto della mia risposta sono piuttosto
esplicativi.
“Tsè. Credi che
me ne freghi qualcosa di lui?”
Il sorriso che
gli nasce sul viso al sentire le mie parole vale forse di più della frase che ha
pronunciato prima (significativa fino ad un certo punto [perché può anche
essere stata una forzatura del momento: mi devi dimostrare che riesci a metterla
in pratica]). Forse finalmente si è reso conto che con l’atteggiamento
arrendevole che ha avuto finora non andrà molto lontano…
(era ora che
iniziasse
a tirare fuori
le unghie
[quelli dal
cuore troppo tenero
in questo mondo
di merda non hanno scampo:
vengono
annientati o…])
E sinceramente
mi viene da ridere se penso a come reagiranno tutti quelli che lo conoscono solo
come la mammoletta senza spina dorsale (ma ho l’impressione che anche lui si
sia stancato di quell’etichetta) quando si renderanno conto di quanto sta
cambiando.
Gli lancio
un’occhiata di sottecchi e il mio ghigno si allarga, facendosi un principio di
risata.
Da adesso in poi
penso che gliene farai vedere delle belle, Allen Walker… e io continuerò a non
parlare, ma di certo non me ne andrò prima di averti visto fargli il culo
(perché tu non finirai come lui [non te lo permetterò]). E sono sicuro che
ne varrà la pena, vedrai.
Scuoto
leggermente la testa e, con decisione, volto le spalle all’edificio e alle sue
vetrate.
“Avanti moyashi,
torniamo al lavoro”
“Ottima idea! Mi
sembra di capire che ho ancora molta strada da fare, prima di diventare bravo
come te, vero baKanda? E comunque, per l'ennesima volta… il mio nome è Allen!”
Ci riuscirò,
promesso. E un giorno potremo ripensare a questi momenti con più serenità, e
magari ci rideremo pure su, consapevoli di quanto ci siamo complicati la vita
mettendoci in questo bel casino e chiedendoci se a qualcosa sarà pur servito...
E sicuramente ci
accorgeremo che ne sarà valsa la pena, vedrai.
Da adesso in
poi ci proverò
A farti avere
il meglio che ho,
Il peggio lo
troverai da te.
Ma vale la
pena vivere.
Mi chiederai:
“Si, ma perché?”
So solo che ti
dirò: “Vale la pena vedrai”
Da adesso in
poi
IL POST-IT DELLE
AUTRICI:
Eccoci così
arrivate alla fine di questa lunghissima fic. Come al solito, prima di
salutarvi, vi indichiamo i riferimenti esterni che abbiamo inserito nel testo:
-
“(Questo mondo è talmente oscuro [crudele] che a volte diventa difficile persino
respirare [sopravvivere]. Ma quel giorno, quando provai a sorridere con Alma,
come Alma [come Allen], respirare [vivere] sembrò per un attimo meno difficile)”
Questa
frase di Kanda è una rielaborazione fatta da Mistral di quanto si legge nella
Night 190 pag. 31: “questo mondo è talmente oscuro che a volte diventa
difficile persino respirare. Ma quel giorno, quando provai a sorridere con te,
respirare sembrò per un attimo meno difficile”.
-
“...193 giorni... e poi sono stato costretto ad ucciderlo...”
Anche questa
frase è tratta dal manga (sempre Night 190, pag. 31); Mistral ha deciso di
citarla assieme con la precedente non solo perché è rimasta affascinata da
entrambe - seppur in maniera differente per l’una e per l’altra - ma anche
perché le ritiene estremamente significative del rapporto così particolare che
ha legato Kanda ad Alma.
-
Avrete sicuramente riconosciuto i versi della canzone con cui abbiamo scelto di
chiudere la fic e dalla quale abbiamo tratto anche il titolo del capitolo. Per
correttezza comunque la citiamo, si tratta di “Da adesso in poi” di Ligabue, il
cui testo è anche in parte inserito nel testo di quest’ultimo capitolo.
Questo è quanto!
Vi ringraziamo di cuore per aver seguito questa storia dall’inizio alla fine e
per averci lasciato così tante recensioni: non ce lo saremmo mai aspettate e ci
ha fatto un piacere e un onore immensi vedere quanto questo nostro piccolo
esperimento abbia trovato accoglienza positiva.
Da parte nostra,
ci permettiamo l’orgoglio di dire che, nonostante il fatto che questa fic sia
stata iniziata almeno un anno fa e finita a inizio gennaio 2010 e contenga una
buona dose di speculazione sui pensieri sia di Allen che (in misura anche
maggiore) di Kanda, tuttavia non sia stato necessario modificare praticamente
nulla alla luce di quanto via via emergeva nelle nuove Night. E di questo
davvero ci facciamo un punto d’onore.
A parte il
piccolo momento di autocompiacimento delle autrici, ci fa piacere ricordarvi che
la Yullen Saga non si conclude certo qui: al momento c’è in pubblicazione
Hachisu no Yume, che costituisce il 5° capitolo, mentre il 4° (dal titolo
provvisorio di Bildungsroman – Ovvero: come cambiare senza tradire quel che
si è stati) andrà in lavorazione prossimamente.
Speriamo
continuerete a seguirci numerose quanto e più di adesso!
Un saluto e un
abbraccio forte.
E ricordate…
in missing moments we trust!
Alla prossima
Lety&Mistral
L’ANGOLO DI
ALLEN
16 Luglio 2010
Ordine Oscuro -
*esterni... fuori dalla porta*
L'aria soffia
fresca da nord facendo correre le soffici nuvole che punteggiano il cielo,
stranamente azzurro per una città grigia come Londra. I cigni nuotano allegri,
aggirando i salmoni che si rincorrono nelle tranquille acque del Tamigi.
Esorcisti e
civili, per una volta liberi dalle atmosfere un po' opprimenti della Home - che
sarà anche «casa» ma è pur sempre un castello di pietra con corridoi e stanze
buie, che diamine! - si prendono un secondo di pausa dalla caccia al coniglio,
respirando beati l'aria pulita del mondo esterno.
Solo Crowley,
ancora scosso per quanto accaduto poco prima con Lavi (invero non voleva fargli
del male!), se ne sta in disparte mogio mogio a fare cerchiolini per terra,
salvo poi a tratti, sotto gli ultimi effetti del sangue di akuma bevuto,
scattare in piedi e scoprire i denti.
Miranda lì
accanto lo assiste preoccupata, cercando di consolarlo – tranne quando
l’Innocence riprende possesso del vampiro, perché a quel punto la donna,
terrorizzata, lancia un gridolino e si rannicchia contro il muro, coprendosi il
capo con le mani, per poi tornare, amorevole e solerte, dal barone appena questi
si calma.
L’altro che non
riesce ad apprezzare pienamente questo momento è l'apprendista bookman che,
avvinto com'è nell'Innocence dell'amico, sta facendo i conti con una
problematica carenza di ossigeno...
Bookman Sr.,
contrariamente a quanto il senso comune si aspetterebbe da un maestro nei
confronti del suo allievo in difficoltà, non pare tuttavia affatto angustiato
per le sorti del ragazzo, né tantomeno si sforza di fare alcunché per aiutarlo,
nonostante le occhiate vagamente preoccupate, benché discrete, di Linalee. Al
contrario, l’anziano siete su un pietrone (che, chissà perché, nessuno si è mai
preoccupato di spostare da di fianco al portone), godendosi la brezza fluviale e
fumando tranquillo la pipa. Accanto a lui c’è Link, allontanatosi per un momento
dalla sua dolce metà – ora tutta intenta a confabulare con il generale Klaud di
qualcosa che il biondo ispettore ignora e preferisce continuare ad ignorare – il
quale alla fine, dopo l’ennesima occhiata perplessa al viso ormai cianotico di
Lavi, pone all’esorcista la domanda che negli occhi della ragazza si fa sempre
più pressante.
“Non crede che
sia meglio far qualcosa per liberare il suo apprendista, Bookman Sr.?”
Questi, in
risposta, accenna un sorriso e soffia una placida boccata di fumo. “Ritengo che
a Jr. non possa che giovare sperimentare su di sé e in maniera così estrema qual
siano le conseguenze dell’ignorare le mie raccomandazioni… per questo non
interverrò, Ispettore, per il suo stesso bene e per non intralciare la sua
formazione”
Davanti a quella
replica pacata, Link non può che annuire: si è perfettamente reso conto che
l’anziano gli ha chiuso ogni possibilità di controbattere senza contraddirsi.
Ammirato, scuote leggermente il capo e torna ad osservare la scena che si sta
svolgendo poco distante.
Sentendo gli
sforzi di Lavi che tenta di liberarsi dalla stretta di Crown Clown, Allen
riporta l'attenzione sul rosso, che sta cercando di farfugliare qualcosa.
“Lavi, è inutile
che parli, eh. Finché non ti sbendo non posso capire cosa vuoi dirmi, anche se
spero sia una spiegazione convincente per il fatto di averci portato proprio in
QUELLA stanza. Dico io, l'idea è stata di entrambi... non potevi consultarmi
anche per quello? Non l'avrai mica fatto apposta, vero?!”
La sensazione di
essere stato «leggermente» raggirato sta facendo innervosire Allen, e di
conseguenza sta facendo innervosire anche Crown Clown...
Lavi, che non
aveva certo immaginato di riuscire a risvegliare istinti omicidi anche nel
moyashi, non può far altro che iniziare a pregare e tenere l'occhio ben stretto,
mentre l'Innocence di tipo parassita inizia a scuoterlo come una maracas.
Komui e Bak, che
si stanno avvicinando quatti quatti ai due, pronti a intervenire a suon di
mazzuolate, ghignano perfidi.
Chi invece
osserva la scena con tutt’altri intenti è Linalee: visto che da Bookman Sr. non
ottiene che indifferenza per le sorti di Lavi, la cinesina decide di muoversi
per altra via. Sa che, così facendo, probabilmente scatenerà qualche reazione
inconsulta nel fratello e in Bak (anche se ancora deve capire perché anche
l’Asiatico reagisca tal quale al nii-san, se non peggio, quando lei si avvicina
ad un ragazzo…), ma è ben decisa ad andare avanti ugualmente: non può permettere
che Lavi-kun finisca ridotto peggio che un frullato!
Stringendo i
pugno per farsi coraggio, prende un respiro profondo e poi fa un passo avanti,
mettendosi tra Allen e quella specie di bozzolo in cui l’Innocence ha
trasformato il giovane bookman. “Adesso basta, Allen-kun… dai, finiamola qui.
Non ti sembra il caso di dare un colpo di spugna a quel che è successo e lasciar
andare Lavi-kun?” gli domanda dolcemente, fissandolo negli occhi.
Mentre Lavi tira
un sospiro di sollievo mentale e i due Supervisori fischiettano con espressione
angelica (non possono certo lasciarsi andare ad atti di violenza gratuita
davanti agli occhi innocenti di Linalee-chan, dopotutto) il ragazzo dai capelli
bianchi guarda per un istante l'amica, ponderando le sue parole. Sospirando si
passa una mano sul viso, rabbia e nervoso che tornano sotto controllo e Crown
Clown che inizia a districarsi, anche se con un po' di fatica, cercando di
liberare quel che rimane dell'apprendista bookman.
“E va bene,
Linalee-chan, come vuoi. Però pretendo ancora delle spiegazioni, neh Lavi? E
stai calmo, che se ti muovi così, altro che liberarti dai nastri di Crown Clown…
finisci solo per ingarbugliarti ancora di più...”
Lavi mugugna
qualcosa di incomprensibile, ma poi sembra fare lo sforzo di calmarsi e pian
piano l’Innocence inizia a lasciarlo andare. Lì accanto, Linalee osserva,
attenta e sollevata. “Porta ancora un po’ di pazienza Lavi-kun, adesso ti
tiriamo fuori…” mormora, senza il coraggio di allungare la mano verso il rosso.
Quindi si rivolge all’albino e gli sorride: “Grazie Allen-kun, stai facendo un
ottimo lavoro…”
Kanda come tutti
sta seguendo con un certo interesse la faccenda (anche se non lo ammetterebbe
mai) e non ha nessuna intenzione di vederla finire così presto, soprattutto
senza un sano pestaggio dello stupido coniglio – il quale deve sempre e comunque
pagargliela per tutte le volte che l’ha tormentato con la sua stupidità. Con un
ghigno vagamente perfido sulle labbra, lo spadaccino incrocia le braccia.
“Perché non lo lasci fare, Linalee? Per una volta che stava combinando qualcosa
di buono…”
I nastri di
Crown Clown improvvisamente interrompono la loro azione di scioglimento in
un'evidente replica delle reazioni di Allen che, sentite le parole del
Giapponese, si gira subito verso di lui con un diavolo per capello.
“Cosa accidenti
vuol dire quel «per una volta», neh baKanda?!” sibila, ignorando Lavi e Linalee,
mentre Crown Clown riprende la presa sull'apprendista bookman e inizia a
sballottarlo di qua e di là.
“Vuol dire
esattamente quel che sembra, mammoletta” replica serafico Kanda, per nulla
toccato dalla reazione veemente di Allen, quanto piuttosto intimamente divertito
dal battibecco con lui.
“Kanda-kun, per
cortesia, non ti ci mettere pure tu! Allen-kun, Lavi-kun sta soffocando,
dobbiamo liberarlo!” si intromette Linalee, cercando senza successo di smorzare
sul nascere un battibecco che per Lavi potrebbe, sia pur indirettamente, essere
fatale. Ma i litiganti sono due e lei è sola, quindi la ragazza decide di
adottare una tattica rischiosa che però, se riuscisse, calmerebbe in un sol
colpo sia Allen che Kanda. Dopo aver ricontrollato le condizioni critiche in cui
ormai versa il rosso, Linalee si rivolge quindi allo spadaccino, posandogli le
mani sul braccio che già stava correndo alla spada, ed esclama con voce
esageratamente angosciata: “Diglielo anche tu, Kanda-kun, ti prego!”
“Dirgli cosa? Di
non uccidere il coniglio?” replica il Giapponese. Dopo una pausa che inquieta un
po’ tutti, Kanda riprende, parlando con una lentezza esasperante (sì,
decisamente lo spadaccino è molto abile a creare una certa atmosfera, considera
Link): “Già, hai ragione… se lo uccidesse, mi toglierebbe tutto il divertimento…
quindi moyashi, è ora di finirla” conclude poi, accompagnando le ultime parole
con un gesto rapidissimo che lo porta a sguainare la spada e a calarla verso i
lacci che, partendo dalle spalle di Allen, imbrigliano Lavi come un salame.
“E deciditi, per
l'amor del cielo! Prima devo lasciarlo andare, poi devo trattenerlo, poi devo
lasciarlo andare... Comunque la finirei molto volentieri, se tu la smettessi di
usare quel tuo stuzzicadenti sulla mia Innocence, sai? E il mio nome è Allen,
dannazione, vuoi capirlo o no?” replica l'Inglese notando l'effetto che
l'attacco sta avendo su Crown Clown: confusa dalle diverse istruzioni che sta
ricevendo dal suo compatibile e impermalosita per l'indelicato trattamento da
parte dell'esorcista giapponese, l'Innocence alterna strette più o meno forti
sul povero Lavi che si trova a girare su se stesso come una centrifuga.
Komui,
controllato a vista da Reever e Johnny, si avvicina con loro al gruppetto per
dare un'occhiata più da vicino al comportamento di Crown Clown: dato che non può
prendersela con Lavi, tanto vale occupare il tempo con accurate analisi
sull'interazione Innocence-compatibile, no? Dettando rapidamente nuovi appunti
da rielaborare in seguito e che Johnny appunta efficiente sul suo bloc-notes con
i commenti del caposezione Reever, il Supervisore gira più volte attorno ad
Allen, decidendo poi di battere in ritirata appena si rende conto di quanto
l'Innocence dell'Inglese sia emotivamente instabile.
A pochi metri di
distanza, Bak segue con attenzione le mosse dell'avversario.
“Wong! Komui sta
approfittando della situazione per far procedere le ricerche scientifiche della
sede principale! Prendiamo appunti anche noi, non possiamo permettere che ci
superino!” esclama, rivolgendosi con sguardo combattivo al suo assistente.
“La sua volontà
è un ordine per me, Onorevole Bak!” proclama Wong, esaltatissimo, iniziando a
tirar fuori da una valigetta recuperata chissà dove una strumentazione
iper-tecnologica con cui allestire una postazione di lavoro per il suo amato
superiore.
La
capoinfermiera, lì accanto, scuote la testa sconsolata. Tutti a pensare al
lavoro, quando dovrebbero pensare un po' più alla salute... anche quel poveretto
ancora legato come un salame avrebbe bisogno di una vacanza! O perlomeno di un
paio di giorni di completo riposo...
Tra gli altri
presenti che osservano perplessi l’attività dei supervisori e il battibecco che
continua tra Allen e Kanda a spese del povero Lavi, Marie è l’unico che ha il
coraggio (o la voglia) di prendere una minima iniziativa per dare una svolta
alla vicenda. Se le cose continuano di questo passo, Bookman Jr. non è l’unico
che rischia la vita: è molto probabile che, lasciandoli fare, l’Inglese e il
Giapponese finiscano per darsele come al solito di santa ragione e, se così
fosse, probabilmente a Linalee verrebbe un attacco di cuore – con tutto quel che
ne conseguirebbe per i due supervisori…
L’esorcista
decide quindi di intervenire, allungando i fili del Noel Organon e avvolgendoli
attorno a Kanda per trattenerlo. Quindi gli si avvicina, quel tanto che basta
perché, sussurrando, il compagno lo senta. “Kanda, ora basta. Lo vedi Tiedoll
che è già pronto a intervenire per calmare il suo figlioccio troppo turbolento?
Manca poco, lo sento dal suo cuore… datti una calmata e trova il modo di fermare
anche Walker, o per lo meno la sua Innocence, altrimenti qui finisce male.
Intesi?”
Lo spadaccino,
inizialmente innervosito per l’interruzione (ma in fondo nemmeno poi tanto – sa
benissimo che Marie non sarebbe intervenuto così se non in casi eccezionali), si
irrigidisce man mano che sente le parole del compagno: non ha nessuna intenzione
di sopportare una paternale del maestro quindi, volente o nolente, deve dar
retta all’altro. Contraendo la mascella, rifila a Marie un’occhiata omicida.
“Tsè, ho capito. Ora però lasciami, questi così danno fastidio”
Il sorriso
sornione di Marie mentre ritira i fili della sua Innocence attira l’attenzione
di Klaud e della signorina Fay, sempre intente nella loro fitta conversazione.
Ogni discorso delle due signore, però, si perde nel silenzio allibito che cala
sul gruppo quando Kanda, con un’espressione truce in viso, in due falcate si
porta alle spalle di Allen, tutto concentrato a imprecare sulla matassa
inestricabile cui Crown Clown ha ridotto Lavi (e quel nervoso che l’Inglese ha
in corpo non giova certo alla liberazione del rosso). Senza dire una parola, lo
spadaccino si avvicina all’altro tanto da sfiorarlo e quindi solleva Mugen,
facendo sentire all’albino la lama scintillante proprio sotto il mento.
Allen, che stava
cacciando accidenti a tutto spiano contro Lavi, contro Kanda e anche contro se
stesso - se Crown Clown è fuori controllo è perché lui per primo è fuori
controllo, lo sa benissimo - ammutolisce al contatto con il freddo metallo.
Certo, è abituato a venir minacciato via katana, ma questa volta il Giapponese è
incredibilmente vicino... e incredibilmente serio, a quanto pare.
Decide quindi di
calmarsi davvero, prendendo un respiro profondo e rilassandosi il più possibile.
In pochi istanti Crown Clown si quieta e, dopo aver posato quasi con delicatezza
il povero Lavi sul prato, si disattiva, lasciando il suo confusissimo
compatibile in piedi tra Kanda e Mugen. Riaprendo gli occhi, infatti, l'Inglese
si trova ancora la lama della spada sotto al collo. Niente di strano, non fosse
che oltre a quella riesce ancora a sentire l'ampio torace di Kanda dietro la
schiena...
Allen arrossisce
improvvisamente, rendendosi conto dell'assurdità della situazione: da quando in
qua è Kanda a dover calmare lui? Da quando in qua si preoccupa così tanto da
intervenire personalmente? E poi, da quando in qua gli si avvicina così tanto
senza problemi? Di solito sono loro che devono calmare lui per impedire
spargimenti di sangue, non il contrario! Perché diamine è successo? E perché,
ora che Crown Clown è disattivata, Kanda non si sposta? Certo, come situazione a
dire il vero è piuttosto piacevole, ma... gli altri cosa ne potrebbero pensare?
Ad Allen
verrebbe quasi da piangere... l'unica consolazione che gli viene in mente, prima
di prendere un nuovo respiro e ritrovare la calma interiore, è che peggio di
così proprio non può andare...
L’Inglese viene
distratto dai suoi pensieri cupi da un’esclamazione entusiasta del piccolo
Timothy. Il ragazzino fino a quel momento se n’è stato piuttosto in disparte, ma
sembra ben intenzionato a recuperare tutta l’attenzione di cui non ha goduto
nell’ultima mezz’ora.
“MINCHIA CHE
FIGO!” esclama infatti, estasiato e rumorosamente eccitato, mentre il fischio
profondo di un vaporetto penetra l’aria quieta.
Tutti gli
sguardi corrono (con gran sollievo di Allen) dal giovanissimo esorcista a ciò
che ne ha suscitato gli entusiasmi, scorgendo un piccolo ma lussuoso battello a
vapore che solca lentamente le acque del Tamigi, puntando verso il molo.
Sempre più
esaltato, Timothy corre dall’uno all’altro degli adulti, tirando mani,
aggrappandosi a maniche e saltellando, mentre pone, a tutti e a nessuno in
particolare, la stessa febbrile domanda: “Chi è quello? Lo conoscete? Perché
viene qui in barca? Dai, dai! Ditemelo! Chi è?!”
Nessuno sa cosa
rispondergli... Non è previsto l'arrivo di nessuno, ma i passeggeri di quel
vaporetto sono decisamente intenzionati a sbarcare proprio lì...
Tutti gli
sguardi finiscono su Komui (un'altra lettera di presentazione persa, forse?), ma
è Tiedoll il primo a capire, e solo dopo aver visto una testa fulva sbucare
fuori dalla porticina della sala comandi. Abbracciato a due donzelle vestite
alla marinaretta, l'onnipresente sigaretta in bocca e Timcanpy che gli svolazza
attorno, il generale Marian Cross fa la sua gloriosa apparizione sul ponte
principale.
“Timothy-kun,
quello è il generale Cross, il maestro di Allen-kun!” spiega l'artista al
proprio pupillo, lieto di rivedere nuovamente il collega.
Al sentire il
nome del generale di cui - benché sia all’Ordine da poco – ha già sentito
parlare come di una sorta di leggenda vivente, gli occhioni di Timothy
scintillano di eccitazione. Il ragazzino emette un sonoro fischio di ammirazione
ed approvazione quando alla sua mente balena un collegamento che sulle prime gli
era sfuggito: se Cross è il maestro di fratellone pianista, perché non potrebbe
diventare anche il suo di maestro?! Sarebbe troppo una figata!
Nemmeno il tempo
di concludere il pensiero che il ragazzino si è già precipitato da Allen, ancora
perso nel suo mondo fantastico (chissà poi a cosa starà pensando, si domanda
Timothy in un angolo del cervello). Tirandolo per il braccio per attrarre la sua
attenzione, gli pone la fatidica domanda: “Ne-neh Allen! Vero che mi può
prendere come suo allievo?! È troppo un figo!”
“Eh? Ma cosa?”
l'esorcista maledetto, distratto dalle sue tristi elucubrazioni mentali, non fa
in tempo a chiedere spiegazioni a Timothy che il ragazzino è già corso via.
Seguendolo con lo sguardo, curioso di sapere cosa possa averlo entusiasmato a
quel modo (e poi cos'è sta storia dell'allievo?), lo vede avvicinarsi ad un uomo
appena sceso da una barca a vapore.
Ci vuole un po'
prima che riesca a mettere a fuoco la figura che ora sta parlando con Timothy, e
quando accerta senza ombra di dubbio l'identità del visitatore non riesce a non
mormorare un paio di paroline tutt'altro che educate.
Se possibile,
Allen diventa più pallido di quello che già è. Deve compiere uno sforzo
sovrumano per non urlare - anzi, per non scappare... il fatto che quell'uomo sia
tornato all'Ordine significa solo una cosa: guai.
“... e nuovi
debiti, direi. Ma non avevi appena pensato che «peggio di così non poteva
andare»?” commenta ironica la voce nella sua testa, completamente ignorata
dall'Inglese, troppo impegnato a seguire passo passo le azioni del suo maestro.
Timothy nel
frattempo si è fiondato da Cross, chiamandolo a gran voce. “Ehi! Ehi generale!
Eccomi qui, sono l’esorcista più giovane e più figo di tutta la sede: Timothy
Hearst, 9 anni! Ho un’Innocence troppo ganza, mi prendi come tuo allievo?!”
Nonostante
l’entusiasmo del bambino, l’uomo non sembra intenzionato a dargli molto retta.
Quando Timothy gli saltella davanti, agitando le braccia, Cross si limita a
mettergli una mano sulla testa, non tanto per una carezza quanto per tenerlo
fermo. Il suo sguardo furbo e il suo sorriso sornione sono infatti puntanti sul
gruppetto radunato davanti al portone. “Salve a tutti! Che carini che siete, mi
avete organizzato il comitato di benvenuto…” commenta ridendo. Salvo poi
interrompersi e lasciar scivolare sul suo viso una smorfia di disappunto: “Però
potevate portare qualche bella donna in più, no?”
Le
considerazioni del redivivo generale vengono accolte dal gruppo con sentimenti
contrastanti, ma lui non sembra darci peso, apparentemente più interessato a
frugarsi nelle tasche alla ricerca di una nuova sigaretta. L’altro che sta
ignorando del tutto la questione è Timothy, scornato per non essere stato preso
in considerazione da Cross. All’improvviso il ragazzino sembra giungere alla
soluzione: con rinnovata energia si batte il pugno sulla mano e salta in piedi,
un gran sorriso sul volto. Un attimo dopo lo si sente esclamare: “Tsukikami,
attivazione! Facciamo vedere a Cross di che pasta siamo fatti!” e subito il suo
corpo crolla a peso morto, avvolto da una luce verdastra.
La
capoinfermiera, che si era portata al capezzale di Lavi, al vedere il bambino
cadere svenuto abbandona su due piedi l'apprendista bookman per correre da lui.
Sotto lo sguardo
incredulo di Bak e Komui, che non pensavano si potesse muovere ancora dopo il
trattamento di Crown Clown, Lavi si alza in piedi.
I due
Supervisori, basiti e un po' scocciati per aver perso l'occasione di infierire
un pochino, non notano la strana espressione trionfante del rosso. Questi,
leggermente barcollante ma più stabile passo dopo passo, inizia prima a
camminare e poi a correre verso il generale Cross.
“Ehi Cross,
visto che roba? Sto muovendo il fratellone guercino come mi pare e piace! Non è
una figata?” esclama, raggiungendo l'uomo e abbrancandolo per un braccio,
cercando con l'occhio verde segnali di approvazione.
Il generale,
stretto in quella morsa, non può fare a meno di dar retta almeno un po’ al
ragazzino. Se inizialmente si stupisce un po’ nel vedere Lavi che gli parla come
Timothy, un attimo dopo capisce il trucco e non può fare a meno di
complimentarsi con se stesso per l’ennesima «consegna» di Innocence andata a
buon fine. Ora però non ha tempo né voglia di prestare attenzione al piccoletto
- che è simpatico (gli piace la sua strafottenza!) e tutto e ha pure
un’Innocence interessante, ma non è per quello che è tornato all’Ordine.
Con un rapido
movimento, libera il polso dalla stretta di Lavi/Timothy e ribalta le posizioni,
tenendo sollevato il ragazzo per il brandello di maglia che indossa. “Se vuoi
attrarre la mia attenzione, moccioso, la prossima volta possiedi una bella
donna… non un corpo così lercio!” esclama quindi, lanciandolo lontano.
Grande è lo
stupore di Lavi quando, una volta riacquistato il controllo del proprio corpo,
riapre finalmente l'occhio: non sa bene né il come né il perché, ma ora il
paesaggio gli sta scorrendo davanti rapidamente, mentre l'aria fresca gli sferza
quasi piacevolmente il viso. Finalmente libero da denti e nastri di Innocence,
tirerebbe quasi un sospiro di sollievo, non si fosse accorto delle mura esterne
del Quartier Generale che gli si stanno avvicinando a tutta velocità.
Tutti seguono il
volo di Lavi con il naso all'aria e il fiato sospeso, e nell'attimo dell'impatto
gli adulti coprono gli occhi ai più giovani per evitare loro di assistere ad una
scena tanto violenta.
Anche se di
sangue alla fine se ne sparge poco, lo schianto è incredibilmente rumoroso: dopo
aver lasciato la propria impronta nella pietra della parete Lavi scivola verso
terra, dove rimane intontito e confuso, per poi venir leggermente sepolto da una
piccola frana di detriti.
Totalmente
disinteressato al destino del rosso è invece Cross, che non si preoccupa neppure
di seguirne la rovinosa parabola. Prima ancora che Bookman Jr. si sia spalmato
sul muro di cinta, il generale si è portato di fronte ad Allen, il quale sta
ancora ritto in piedi, rigido come un fuso, sempre con Kanda alle spalle, anche
se ormai Mugen è stata abbassata (ma non certo riposta!)
Da quando il
generale ha messo piede sul molo a quando è arrivato davanti a lui, per la mente
dell'Inglese sono passati i pensieri più disparati. Dimenticata per un attimo la
presenza di Kanda dietro di sé, Allen ha seguito l'uomo avvicinarsi, gli occhi
spalancati come davanti a un fantasma o a un miracolo. Lo stupore di vederlo
ancora vivo, nonostante le indagini avessero suggerito il contrario, viene però
subito sostituito da una sottile inquietudine: Marian Cross odia l'Ordine, se lo
ricorda bene (come potrebbe dimenticare quella martellata?), quindi i motivi
dietro al suo ritorno devono essere particolarmente gravi...
Improvvisamente
a disagio, l'esorcista maledetto inizia a preoccuparsi veramente quando il
generale, un'espressione allegra quanto esagerata stampata in faccia, gli
rivolge un entusiasta “Oi, discemolo!”.
Arretra, Allen,
cercando inconsciamente la fuga. Arretra e finisce con l'andare a sbattere
contro Kanda, che non si è ancora spostato di un millimetro dalla posizione
precedente. Questo manda ancora più in confusione l'Inglese, che comincia ad
andare in panico quando si accorge che Kanda è teso come la corda di un
violino... non ne capisce il motivo, ma si è reso conto che il Giapponese ha
iniziato a innervosirsi quando Cross si è avvicinato a loro.
“Mh, sbaglio o
sei un po' circondato?” chiede la solita voce. “E ora cosa pensi di fare?”
Scuotendo il
capo per schiarirsi le idee e scongiurare il mal di testa in arrivo, Allen
decide riprendere in mano la situazione. Può fare solo una cosa, in questo
momento, chiedere spiegazioni.
“Shisho... «Oi»
un accidente! Si può sapere dov'è stato finora?! A parte che ci ha fatto
preoccupare con l'allegra recita della sua morte, cos'ha combinato in tutto
questo tempo? Ha finito i soldi? E perché ora è qui? Non vorrà mica che io le
paghi tutte le spese sostenute per ritornare, spero! Anche perché grazie a lei
mi sto trovando più sommerso dai debiti io che l’intera popolazione inglese!
Hanno visto tutti la sua stanza, e mi hanno anche dovuto spiegare che, toh,
tutte le opere d'arte sono autentiche e quindi di inestimabile valore! E chi
dovrebbe pagare tutto quanto, eh?!”
Davanti al fiume
di parole che Allen gli ha rovesciato contro con tono sempre più esagitato, il
generale non ha fatto una piega: al vederlo sembrerebbe perfino una statua, non
fosse per quel sorriso compiaciuto che gli si allarga sul viso al constatare
come l’allievo abbia ormai acquisito una certa sicurezza, tale da permettergli
di confrontarsi alla pari col maestro – ammesso e non concesso che lui, il
maestro, voglia concedergli di farlo! E in quel momento Cross non lo vuole
proprio… quello spadaccino che ha notato tutto teso proprio lì, dietro ad Allen,
è un argomento decisamente più intrigante…
Alzando con fare
solenne una mano davanti al viso dell’albino, il generale sorride. “Relax,
discemolo, relax! Se è per la camera che ti preoccupi, stai sprecando il tuo
tempo… quella l’ha già pagata il nostro Komui!” esclama, rivolgendo un’occhiata
complice al supervisore (e ignorando quella, tra l’incredulo e l’assassino, che
gli ha lanciato in risposta quella bella donna dall’espressione severa - Bridget
Fay, se non ricorda male…)
“Ah.” commenta
l'allievo ritrovando la calma... e subito perdendola, voltandosi verso il
Supervisore con aria quasi omicida. “Komui-san! Ma allora quelle trattenute
mensili sul mio stipendio servono a finanziare il Tondo Doni?! Mi aveva
detto che finivano in beneficenza!” inizia a sbraitare, per poi accorgersi che
di Komui non c'è più traccia da nessuna parte.
“E adesso dov'è
finito?” chiede Bak, iniziando a cercare il collega anche dietro ai sassi,
aiutato dal fedele e solerte Wong.
Reever alza le
spalle e scuote la testa, rassegnato. “Inutile che lo cerchiate. Se c'è una cosa
che al nostro Supervisore riesce peggio del lavoro d'ufficio, è il prendersi la
responsabilità per pasticci di questo genere. Non parliamone più e vedrete che
riapparirà così come è scomparso.”
Davanti al misto
di sconcerto, incredulità e rassegnazione che è calato sul gruppo, Cross scoppia
in una risata. “Ahahaha! Certo che Komui non cambia proprio mai!”
“Neanche tu, se
è per questo, Marian: sei sempre il solito spaccone senza un briciolo di tatto…”
commenta piatta Klaud, tra le cui braccia si è rifugiato poco prima in lacrime
Timothy.
“Ma lo so che
voi donne mi amate anche per questo, Klaud!” replica il generale, rivolgendo un
sorriso circolare a tutte le signore presenti. Quindi torna a concentrarsi su
Allen. “Quanto a te, discemolo, spiegami una cosa…” lascia la frase in sospeso,
accennando poi col dito alle spalle dell’albino, quasi che quel gesto da solo
esplicasse la sua domanda. Allo sguardo perplesso del più giovane, il generale
continua: “Io ricordo di averti insegnato ben altro! Da quando in qua hai
cambiato gusti? Così mi deludi…”
“Eh? Cosa
significa «hai cambiato gusti»…?” è l'unica risposta che Allen riesce a
balbettare. Non capisce dove il maestro voglia andare a parare... né tantomeno
perché stia indicando qualcosa dietro le sue spalle. Si volta, curioso di vedere
cosa ha provocato quella strana reazione nello shisho, e finalmente comprende.
Cross sta
indicando Kanda. Stai a vedere che Cross pensa che lui e Kanda...
L'esorcista di
tipo parassita inizia a impallidire e a sudare freddo, man mano che diventa più
consapevole delle reazioni che seguiranno al simpatico commento del generale.
Lentamente,
ignorando Cross, gira su se stesso fino a trovarsi faccia a faccia con il
Giapponese, il cui viso è ancora cristallizzato nella solita maschera
inespressiva, ma i cui occhi stanno già iniziando a lanciare fulmini e saette.
Il maestro non
smetterà tanto facilmente di provocare, Allen lo conosce bene; eppure è suo
dovere fare di tutto per impedire che Kanda commetta un generalicidio (anche se
questa volta farebbe volentieri a meno, eh). Prendendo un respiro profondo e
cercando di non arrossire come suo solito (per la vicinanza, e per l'allusione
dello shisho!) allunga le mani fino ad afferrare Kanda per la casacca. Lo attira
quindi verso di sé, fino a quando i loro visi sono incredibilmente vicini,
concentrando in quel gesto tutte le sue ultime forze fisiche e psicologiche
rimaste.
“Kanda, ti
prego... almeno tu, ignora quello che esce dalla bocca di quest’uomo!” esclama
dopo un attimo di silenzio, subito prima di svenire e cadere a terra come un
sacco di patate.
Una balla di
fieno rotola in background, mentre tutti cercano di capacitarsi dell'accaduto.
Vero è che fra Allen e il generale Cross le cose non sono mai state facili, ma è
la prima volta che succede una cosa del genere. Perfino la capoinfermiera fa
cenno di volersi avvicinare per valutare le sue condizioni, ma viene tenuta a
debita distanza dall'aura terrificante che Kanda sta emettendo da quando Cross
si è fermato davanti a lui.
Anche il
generale Tiedoll si è reso conto dello stato di estremo stress di cui è vittima
il suo figlioccio: vede chiaramente dalla presa convulsa di Kanda su Mugen che,
in quel momento, l'unica cosa che questi vorrebbe fare è affettare il generale
che gli sta di fronte.
“Ohi ohi, qui si
mette male…” mormora a bassa voce, avvicinandosi ai due. Deve trovare un modo
per dividerli: conosce bene il sarcasmo di Cross e il viscerale divertimento
ch'egli prova nel provocare il prossimo; e conosce bene la poca pazienza di
Kanda, pazienza che a questo punto è già svanita come ghiaccio al sole.
Puntando il meno
pericoloso dei due, Tiedoll si avvicina a Cross e, con un paio di amichevoli
pacche sulla schiena, lo distrae il tempo necessario per coinvolgerlo in
un'appassionata discussione sul perché e il percome quel famoso quadretto che
aveva dipinto per lui (e che Cross aveva affermato di aver perso) si trovi sulla
mensola in camera sua.
Avvedutosi
dell’intelligente manovra diversiva dell’artista, Link decide che è meglio
lasciare a Walker (e a Kanda) il tempo per riprendersi. Basta uno scambio di
occhiate con Bridget perché lei capisca le sue intenzioni e, dato che Komui si è
fatto uccel di bosco, prenda le redini del comando e si ponga alla testa del
gruppo, invitando (anzi, il termine esatto sarebbe intimando, considera
l’ispettore con un sorriso) tutti quanti a rientrare nella Home dietro i due
generali per recensire.
Timcanpy
infatti, terminato il pisolino accoccolato sul cappello del generale Cross,
subito dopo lo svenimento di Allen si è messo a fischiare e a sputare i soliti
fogli con le recensioni, immediatamente raccolti e riordinati da Johnny.
Il gruppo si
avvia a passo lento, il portone che, ad un cenno della donna, si spalanca docile
per farli passare. Davanti Tiedoll e Cross, il quale saluta Alestina con un
amichevole cenno della mano, e in coda Bookman Sr. che, malgrado le occhiate
preoccupate di Linalee (cui Bak rivolge sguardi altrettanto agitati), trascina
per un braccio il suo allievo ancora svenuto, come fosse un sacco di patate. A
centro gruppo c’è Klaud che porta tra le braccia il piccolo Timothy addormentato
e Miranda che sostiene Crowley, seguita passo passo da Marie.
“Un attimo!”,
tuona Alestina dall'alto “Ve ne state andando? Volevo saperne di più di quella
storia delle recensioni... mi piacerebbe partecipare!”
Reever e Johnny
si guardano perplessi, poi il caposezione si rivolge direttamente alla porta.
“Per me va bene, ma solo finché non fa buio... Poi non mi fido a tenere tutti
fuori, e se noi restiamo qui Komui potrebbe approfittare della nostra assenza
per combinare altri guai”
La
capoinfermiera annuisce, approvando. “Il signor Reever ha ragione. Anch'io sono
del parere di restare qui, almeno finché tramonta. Il sole fa bene alla pelle e
alle ossa, ma quando verrà sera rientreremo tutti: non voglio gente a letto col
raffreddore, domattina!”
§ Nobile
Madamigella Retsu,
È un vero
piacere tornare a corrispondere nuovamente con Voi *inchino e baciamano*.
Oggi il
rispettabile golem del signor Walker mi ha affidato l’incarico di risponderVi
anche in vece del nostro giovane compagno Hearst. Essendo stato il fanciullo
colpito da ignoto malessere, la nobile capoinfermiera ha deciso di occuparsene
personalmente (che cuore generoso!) e quindi l’incombenza delle recensioni è
stata demandata a noi ancora in forze.
Sono invero
certo che il giovane Hearst al suo risveglio apprezzerà molto il Vostro…
*arrossice* gesto d’affetto, ma mi permetta l’ardire di sconsigliare Vossignoria
e il ragazzo dal mettere in atto il Vostro piano: invero ritengo che il nobile
generale Tiedoll potrebbe esserne esageratamente turbato. Vogliate, Madamigella,
perdonare la mia insolenza nel parlarVi in tal modo… *imbarazzato*
Vi prego di
accettare i miei più sentiti omaggi. *inchino*
Sentitamente
Vostro,
Barone Alaister
Crowley III
Ni-hao Retsu-nee-chan!
Ti ringrazio
tantissimo per I tuoi consigli e ti prometto che alla prima occasione vedrò di
metterli in pratica… magari quando Lavi-kun esce dall’ospedale… se non me lo
ammazzano nel frattempo… (cosa di cui dubito, visto tutto quel che gli sta
capitando!) *scuote la testa*
Quanto a
Komui-nii-san e Bak-san… *sospiro* …davvero, io non so più che fare! Conto su di
te per farli ragionare!
Ora scusami ma
devo salutarti, vado a cambiare le bende a Lavi-kun: la capoinfermiera mi sta
insegnando come fare, visto che lei è così impegnata ultimamente.
Un bacio e un
abbraccio.
Linalee
Ciao Retsu-chan!
^_^
Ho ricevuto i
tuoi campioni, e ho subito provveduto a imboscarli in camera mia... è un
progetto troppo esclusivo per essere svelato prima che l'opera sia compiuta!
Ahahah, gli staranno fischiando sicuramente le orecchie, a quei due, soprattutto
ora che sono rimasti chiusi fuori! Chissà, magari per una volta il detto «mal
comune mezzo gaudio» potrebbe funzionare, e quei due potrebbero imparare a
collaborare meglio...
Ti faccio sapere
quando saranno pronti i primi modelli ;)
Un abbraccio,
Johnny
§Carissima
Genesis,
ritmi serrati e
vacanze ben lungi dall'arrivare, vedo. Come ti capisco! Già penso a tutto il
lavoro arretrato che ci aspetta in laboratorio... *sigh*
Lo so anch'io
che Lavi-kun, poveretto, non è così male. È simpatico, sempre sorridente,
peccato che a volte non pensi a sufficienza prima di parlare... Vabbè, che ci
possiamo fare? Possiamo solo consolarci pensando che se non altro a noi resta la
salute (fisica... forse), almeno fino a quando riusciremo a tenere a bada i
pazzi che girano per i corridoi. C'è poco da fare, qui gente normale non ce n'è,
e il confine tra genialità e pazzia è ogni giorno più sottile, però siamo
contenti che tu ci capisca almeno un pochino, sai?
Ah, cosa faremo
senza le tue lettere? Ci mancherai tantissimo anche tu...
Un caro
abbraccio da me e da tutta la Scientifica al completo,
Reever
Gentile Genesis,
ben ritrovata!
Sono lieta di informarla che, in seguito all’incidente occorso a Crowley poco
fa, la signorina Miranda si è fatta estremamente sollecita nei suoi confronti… è
ancora un pochetto impressionabile alla vista del sangue, ma credo che su questo
si possa lavorare con una certa facilità.
Quanto alla
signorina Linalee… sì, ho notato il suo debole. Per quanto l’erede bookman non
sia in cima alla lista mia e di Bridget come possibile fidanzato, se lei ha
scelto quella strada dobbiamo in tutti i modi assisterla ed incoraggiarla.
Certo, la faccenda della gelosia paranoide del supervisore Lee e del supervisore
Bak è una questione piuttosto spinosa – ma conto di avvalermi dell’aiuto di
Kanda per convincerli a desistere (ho notato che il ragazzo è estremamente
propenso al supervisoricidio… potrebbe tornarci utile! *evilgrin*).
Mi faccia sapere
che ne pensa.
Saluti,
gen. Klaud Nine
Cara Genesis,
ti assicuro che
la scena a cui abbiamo assistito non la consiglierei a nessuno, è stata
abbastanza shockante! Per fortuna però il ragazzo sta bene, alla fine è stata
più scena che altro... anche se non avrei mai immaginato che il doping potesse
scatenare attacchi di vampirismo! Per caso nella tua ricerca ti sei imbattuta in
informazioni a riguardo? Preferirei essere preparata per la prossima volta!
Il signor Reever
mi dice che la sera fai tardi davanti al computer... non approvo, lo dico sempre
anche all'autrice Lety, ma se proprio non potete farne a meno utilizzate
un'illuminazione adeguata e mantenete la corretta distanza dal video, ok?
Comunque sì,
credo proprio che seguirò il tuo consiglio e organizzerò dei corsi di pronto
soccorso per insegnare a tutti almeno le basi necessarie. Quando ci si mettono
d'impegno finisce che il 90% della popolazione dell'Ordine rimane infortunata,
quindi tanto vale fare in modo che riescano a fare qualcosa da soli in casi di
minore emergenza! Ovviamente io sarò sempre lì per loro, ma potrò anche
concentrarmi di più sullo studio per aumentare le mie capacità di infermiera...
sto giusto iniziando un manuale sulle malattie psicosomatiche! Ho come il
sospetto che troverò lì dentro la soluzione per il piccolo problema del
Supervisore Chan!
è proprio vero,
l'amore per le opere nasce direttamente dal cuore e cresce se lo si alimenta
leggendo e ammirandone altre! Ti ringraziamo tutti infinitamente per l'ottimo
lavoro svolto nel leggere questa fanfiction e le precedenti, e speriamo che ne
sia valsa la pena!
Facci sapere
cosa pensi anche di quest'ultimo capitolo, ok? Io spero di finire il quadro in
tempo per mostrarlo a te e a tutti quelli che hanno recensito finora!
Un saluto
affettuoso,
Gen. Froi
Tiedoll
§ Buonasera
carissima Bloodberry Jam,
innanzitutto
complimenti per come ha concluso la maturità! Mi è stato riferito che ha
ottenuto un’ottima valutazione. Non fosse che la sua strada è già tracciata e
porta verso tutt’altra destinazione, le proporrei di diventare mia allieva al
posto di quello scansafatiche di Jr… sulla salute del quale, nonostante le
apparenze, torno a rassicurarla: un po’ di riposo e sarà come nuovo. Sa come si
dice, no? L’erba cattiva non muore mai.
La saluto
cordialmente.
Bookman Sr.
§ Buonasera a
te, BloodberryJam!
Suvvia, non puoi
togliermi l'idea che tu sia una persona colta, visto il lavoro che hai fatto per
gli esami, no? Almeno tu hai provato a impegnarti U_U
Mh, leggo nella
tua recensione che i due esorcisti protagonisti della storia hanno finalmente
deciso di parlare a quattr'occhi senza mettersi le mani al collo... e sento nei
vostri commenti che, a quanto pare, era anche ora! Potrei dare loro un'occasione
in più, ora che sono fuori, che ne dici? *ride* In fondo non si può certo
pretendere di entrare e uscire a piacimento, no? Solo chi mi sta simpatico ha
questo privilegio!
Un saluto
cordiale,
Alestina - da
tempo immemorabile Portone dell'Ordine Oscuro
§ Cara
Lawria-chan,
sono d'accordo
con te, il generale Tiedoll è davvero una cara persona! Dovrebbero dargli retta
più spesso, ha davvero una grande sensibilità! Certo, anche lui ogni tanto si
comporta un po' in maniera strana (piange tanto anche lui, come me, anche se per
altri motivi!), ma forse fa parte del suo essere artista... non vedo l'ora di
vedere il suo prossimo quadro con Fraulein Fay und Herr Link!
Povero Lavi, ne
sta passando proprio di tutti i colori... è riuscito a far arrabbiare anche
Allen-kun, anche se so che lui sotto sotto non è arrabbiato per davvero ^_^ È
troppo buono per questo!
Un grande
abbraccio anche a te,
Miranda
Gentile Lawrlia,
sono lieto
d’informarla che Mistral è sana e salva – sempre un po’ esaurita ma viva.
Le autrici
concordano con lei che è davvero una fortuna per loro riuscire a ritagliarsi
qualche giorno per andare a Rimini. In fondo è uno dei pochi vantaggi della vita
lavorativa, avere qualche soldino a disposizione per gli svaghi. Mistral e Lety
si rammaricano molto di non poterla incontrare di persona, ma sperano che lei
voglia almeno far pervenire loro i suoi contatti Facebook o MSN così da potervi
tenere in contatto anche una volta finita la pubblicazione.
Quanto a me, le
porgo i miei più cordiali saluti, è stato un piacere corrispondere con lei.
Noise Marie
§ Carissima
Flowermoon,
Siamo di nuovo a
scriverle assieme una risposta alla sua sempre gradita recensione.
Per quanto
riguarda il nostro… ehm… matrimonio… *fischiettano imbarazzati: stavano giusto
per avanzare una scusa legata al lavoro* Beh, come dire, preferiamo prenderci
ancora un po’ di tempo e non affrettare le cose. Stia comunque certa che, non
appena decideremo di compiere il grande passo, lei ne sarà celermente informata.
Bridget, dal
canto suo, la ringrazia per tutto il sostegno e la comprensione dimostrati verso
di lei. Sono queste piccole cose che la trattengono in un’area di ragionevole
sanità mentale.
Quanto al
giovane bookman, come ha potuto vedere le sue previsioni di un aggravarsi della
sua situazione si sono verificate. E per una volta possiamo ben dire che non è
colpa sua! Incredibile, vero?
Il supervisore
Chan strepita per avere il foglio con la sua recensione per poterle dare una
«magnifica risposta» (a quale titolo non è dato saperlo, visto che lei non ha
fatto il suo nome), quindi ci vediamo costretti a salutarla.
I nostri
rispetti.
Howard
Link&Bridget Fay
§ Cara
Flowermoon,
precisiamo
innanzitutto che la mia meravigliosa persona non dà manforte a Komui né oggi, nè
domani, né mai.
Certo, Komui è
il fratello della splendida Linalee-chan, ma qui parliamo di lavoro: se il
Supervisore di questa sede non fa il suo dovere, che lo licenzino e nominino al
suo posto qualcuno di più competente!
Per quanto
riguarda il buon vecchio Wong, è il mio assistente da quando ho memoria e non
intendo fare a meno della sua preziosa collaborazione. Lui sa bene che nella mia
infinita giustizia prima o poi lo ripagherò dei suoi sforzi, quindi non ti
preoccupare inutilmente... anzi, per rassicurarti te lo faccio dire direttamente
da lui!
Intanto ti
saluto, sperando di re-incontrarti in futuro... magari nel mio nuovo ufficio in
questa Sede!
Alla prossima,
Bak Chan -
Supervisore della Sede Asia (in attesa di promozione)
Onorevole Ba~k!
Voi mi onorate infinitamente con l’onore che mi fate nel concedermi di terminare
la Vostra meravigliosa recensione! *piange come una fontana abbracciato alle
gambe di Bak*
Onorevole
Flowermo~n credetegli! Io amo l’Onorevole Bak, non potrei ma~i abbandonarlo!
*tira su col
naso* Comunque, onorevole signorina, *si asciuga gli occhi col basco di Bak* vi
chiedo cortesemente di non paragonare la mia figura a quella di Reever-san: il
rapporto che c’è tra lui e Komui-san non è che una pallida imitazione del legame
di fiducia e affetto sconfinati che mi legano all’Onorevole Bak da sempre e per
sempre!
*stringe i pugni
con commozione ripensando a Bak, quindi scappa via in lacrime*
Finito il solito
giro di recensioni, Timcanpy raccoglie tutti i fogli e parte a razzo in
direzione della caffetteria. Fra bagni, camera di Cross ed escursioni all'aperto
è ormai pomeriggio e, visto che hanno tutti saltato il pranzo, il golem pensa
sia il caso di andare a fare merenda!
Guardandolo
mentre sparisce nel buio del corridoio, Reever alza lo sguardo verso Alestina.
“Beh, credo sia
ora di andare. Spero ti sia divertita a recensire, eh! Potremmo tornare anche la
prossima volta, se sono tutti d'accordo, cosa ne dici?”
“Vi aiuterò
volentieri! Fare due chiacchiere ogni tanto mi risolleva il morale, stare fermi
qui è una noia mortale! Ah, potreste farmi una cortesia, signor Reever?
Salutatemi la porta che dà sulle cucine. È un mio lontano parente francese!”
“Sarà fatto, non
ti preoccupare!” risponde infine Reever, salutando un'ultima volta la porta
prima di raggiungere gli altri in fondo al corridoio.
Finiti i saluti,
Alestina torna a fare il suo lavoro, chiudendosi ermeticamente per impedire
l'accesso di estranei alla sede.
Peccato però che
qualcuno sia rimasto chiuso fuori...
Risvegliatosi
dal suo tranquillo e sicuro stato comatoso al solo sentir nominare la
caffetteria, Allen si tira seduto, guardandosi attorno nel tentativo di radunare
le idee. È ancora sul prato di fronte al molo, sotto lo sguardo severo (e
scocciato) di Kanda, accomodato sotto una quercia in posizione di meditazione.
Ripresosi dal
trauma, anche grazie al fatto che lo shisho è temporaneamente lontano, l'Inglese
si prende un paio di minuti di completo relax. Ovviamente l'atmosfera rilassata
svanisce in un lampo appena ripensa a tutto quello che è successo da quando sono
usciti dalla porta a quando s'è fatto tutto buio... arrossisce, vergognandosi
dell'attimo di debolezza, in fondo però è contento che tutto si sia risolto per
il meglio. O almeno crede, ma il fatto che Kanda non sia coperto di sangue ne è
una prova abbastanza valida, no?
Si alza in
piedi, ripulendosi i pantaloni dall'erba, la strana voce nella testa che gli
suggerisce di dire qualcosa come «Mh... ciao, baKanda! Non vedo sangue in giro,
devo dedurre che per una volta in vita tua mi hai dato retta?», ma il suo
stomaco è di tutt'altro avviso.
L'accenno alla
caffetteria che ha fatto risvegliare Allen sta iniziando a farlo brontolare, e
alla fine quello che esce dalla bocca dell'esorcista maledetto mentre si
avvicina alla porta d'ingresso è “Mh... ciao, bakanda! Sbaglio o qualcuno ha
parlato di mangiare? Che ne dici se rientrassimo anche noi?”
Inarcando
impercettibilmente le sopracciglia alle prime parole (assolutamente idiote) che
il moyashi ha pronunciato appena sveglio - a questo punto forse avrebbe fatto
meglio a continuare a dormire, almeno diceva meno stronzate… - Kanda non si
scomoda neppure a rispondere. Gli basta indicare col fodero della spada il
portone, chiuso e sigillato, perché l’albino capisca bene quanto la sua idea sia
irrealizzabile.
“Ehm... mi
scusi, signor portone? Potrebbe farci la cortesia di aprire?” chiede allora
Allen, il tono leggermente incerto a causa di una strana sensazione di déjà-vu
che lo sta facendo sudare freddo.
Alestina lo
squadra per bene, come se lo vedesse per la prima volta, ed è in quel momento
che l'inglese si ricorda che, a parte il giorno del suo arrivo all'Ordine mesi
prima, effettivamente non è mai rientrato dalla porta principale. Il che
significa che...
“E tu chi
saresti? Se vuoi entrare devi prima sottoporti alla scansione a raggi X, quindi
stai fermo e lasciami lavorare!”, esclama il portone, inquadrandolo meglio e
attivando la sua funzione di akuma-detector.
Pochi istanti e
Alestina viene colto da una crisi isterica: il pentacolo sulla fronte di Allen
ha reagito come la volta precedente e, mentre la porta prende a urlare “È OUT, È
OUT~!” con tutto il fiato che ha nei battenti, l'esorcista maledetto inizia a
picchiare disperatamente i pugni sul legno.
Già una volta ha
rischiato di finire a fette per «verificare» la sua natura umana, e non ci tiene
affatto a rivivere l'esperienza!
“Quante volte ti
devo dire che non sono un akuma?! Io lì dentro ci lavoro, dannazione! Fammi
entrare, per favore! Kanda, diglielo pure tu che siamo esorcisti!” grida,
cercando la collaborazione del collega giapponese.
Lo spadaccino,
però, non ha nessuna intenzione di dar manforte al moyashi: lo diverte troppo
vederlo terrorizzato a causa dei ricordi che quell’idiota di portone ha fatto
riemergere con il suo atteggiamento…
Un ghigno passa
rapidissimo e inquietante sulle labbra sottili di Kanda quando il giovane
orientale decide il da farsi. Dato che il copione de «Walker vs Alestina» si sta
ripetendo esattamente uguale a quello della prima volta, per forza di cose lui
deve recitare la sua parte (non che la cosa gli dispiaccia, eh…).
Alzandosi in
piedi con un movimento fluido, lo spadaccino sguaina Mugen, descrivendo un
letale arco fino a distendere la destra dietro di sé e in poche falcate è
addosso all’Inglese e gli punta la lama proprio in mezzo agli occhi, ad un
millimetro dalla pelle, impugnando la katana con entrambe le mani, pronto a
trapassarlo.
“Ehi moyashi…”
inizia poi, con tono realmente minaccioso (in cui solo Marie, con il suo
finissimo udito riuscirebbe a cogliere il sottofondo di divertimento che pure è
presente) “…due volte che passi di qui e due volte che il portone ti accusa
d’essere un akuma. Non è che ha ragione?”
“Ka-Kanda, ma
che stai facendo?!” strilla il più giovane, preso alla sprovvista, alzando le
mani in un timido quanto inutile tentativo di difendersi.
“Che ne dici se
ti apro in due così verifichiamo le tue budella?” continua Kanda, ignorando a
bella posta le parole dell’altro.
“Dico che
veramente preferirei evitare! Ci tengo alle mie budella, grazie mille, non
intendo certo far prendere loro aria solo perché il signor portone ha qualche
piccolo problema di memoria! L'altra volta alla fine mi avevano aperto, o
sbaglio?!” esclama quindi Allen, alzando la voce quanto basta per farsi sentire
per bene anche da Alestina.
“L’altra volta…
adesso chissà…” replica quieto Kanda, senza spostarsi di un millimetro.
Impossibilitato
a muoversi, l’inglese si fa cinereo e volta gli occhi supplichevoli verso il
portone.
Dal canto suo
Alestina, dopo lo spavento alla vista di Kanda che minacciava di attaccarlo (e
che cavolo, se trafiggesse Allen, colpirebbe anche lui!), ha ricordato quella
famosa «altra volta» di cui tanto vanno ciarlando quei due. Ormai deciso ad
aprire all’albino (che in fin dei conti sembra un bravo ragazzo), vuole però
prima far sfoggio della sua secolare cultura.
Apre lentamente
i battenti, mentre recita con solennità:
“Lo duca e io
per quel cammino ascoso
intrammo a
ritornar nel chiaro mondo;
e sanza cura
aver d'alcun riposo,
salimmo su, el
primo e io secondo,
tanto ch'i' vidi
de le cose belle
che porta 'l
ciel, per un pertugio tondo.
E quindi uscimmo
a riveder le stelle.”1
Quando la voce
possente di Alestina si spegne, Allen è belle che ruzzolato all’interno del
cortile; Kanda ripone la spada e, nascondendo un sogghigno, entra rapidamente,
non senza lanciare un’occhiata alla porta. “Tsè… impara a distinguere entrare e
uscire prima di recitare poesie…”
1. È ovviamente
una citazione dalla Divina Commedia, precisamente Inferno Canto XXXIV, versi
133-139
Mente Kanda si
avvia lungo il corridoio che porta agli interni del quartier generale, Allen si
rialza a si ferma un attimo per spolverarsi con foga i pantaloni dal terriccio.
«Dannato shisho » pensa, levandosi un paio di fili d'erba da una manica, «…oltre
ad apparire nei momenti meno opportuni è anche più pettegolo di una suocera...»
L'irritazione
nei confronti del suo maestro, però, viene completamente soffocata dalla
preoccupazione per le parole che questi ha pronunciato davanti a tutti. Appena
lui e Kanda li raggiungeranno in caffetteria gli altri cosa diranno? Cosa
penseranno? E soprattutto, Kanda riuscirà a non fare una strage?!
L'inglese
occhieggia preoccupato la schiena rigida dell'esorcista che sta procedendo
velocemente tre passi davanti a lui. Vorrebbe dire qualcosa, ma... cosa?
«Uffa, sempre a
preoccuparti di quello che fanno, dicono e vogliono gli altri... Massì, anche fa
una strage? Cosa vuoi che sia... Potrebbe essere divertente, no?»
chiede con falsa innocenza la voce nella sua testa.
“La vuoi finire
o no?” sibila Allen di rimando, cercando di farla tacere. Già ha problemi a
riordinare le idee da solo, figuriamoci con un ospite in più nei pensieri.
Sentendo il
sibilo (che sibilo non era poi tanto, anche senza l’udito allenato di Kanda), lo
spadaccino si volta di scatto, se possibile ancora più rigido.
“Questo lo
dovrei dire io a te, mammoletta” sillaba, rifilando all’albino un’occhiataccia
capace di uccidere.
“Non stavo
parlando con te, baKanda. Stavo... ehm... pensando allo shisho” borbotta lui
distogliendo lo sguardo imbarazzato.
“Pensaci in
silenzio” replica lui, tagliente “E sappi che il tuo maestro è un uomo morto”
conclude, riprendendo la propria camminata a passo marziale.
Un brivido di
freddo percorre la schiena dell'esorcista dai capelli bianchi mentre vede Kanda
girare l'angolo. Nonostante la fame (hanno saltato il pranzo, accidenti... ),
Allen si trova per la prima volta nella sua vita a non voler mettere piede in
caffetteria...
Ordine Oscuro -
*caffetteria*
Un cartello
quadrato riportante la scritta «Lavori in corso» giace abbandonato lungo la
parete della caffetteria.
Distrutte senza
alcun riguardo le strisce di carta colorate apposte per evitare l'ingresso ai
non addetti ai lavori, il generale Cross, con il generale Tiedoll e l’allegra
brigata al seguito, entra nella nuova saletta privata della caffetteria.
Il piccolo
locale (già arredato di tutto punto con cinque tavolini rettangolari da quattro
posti e collegato direttamente con le cucine da un ampio finestrone e da una
porta stile saloon) è completamente deserto anche perché, in effetti, non è
ancora stato inaugurato.
«Ah... quale
posto migliore per bere in santa pace?» si chiede lui, accomodandosi a uno dei
tavoli e tirando fuori dal nulla una bottiglia di rosso parecchio costoso.
Il gruppo al
quasi completo si guarda attorno, incuriosito per quella stanza separata dalla
caffetteria comune e della quale solo pochi di loro conoscevano l'esistenza, per
poi disperdersi ai tavoli imitando l’uomo.
Komui si è
accomodato ad un tavolo d’angolo, senza dimostrare il benché minimo interesse
per la riapparizione di Cross: armato di tazza di caffè che la sorella provvede
sollecita a riempirgli con la bevanda bollente, il Supervisore pare essere
completamente in pace col mondo.
Dopo averlo
guardato di sottecchi per qualche istante, Johnny picchia leggermente sulla
spalla di Reever, seduto accanto a lui, per attirarne l'attenzione. “Ma... da
dove è passato?” mormora, indicando il Supervisore che gli siede davanti.
L’australiano
scuote la testa. “Chissà... conosce a menadito ogni singolo pertugio di
quest’accidenti di posto! Comunque sapevo sarebbe spuntato fuori dal nulla,
prima o poi. Komui non è certo tipo da fuggire troppo lontano, soprattutto se
può restare in zona senza alzare un dito per lavorare come in questo caso”
risponde, indicando con un cenno del capo la segretaria del Supervisore che si
sta dirigendo a passo di marcia verso il tavolo di Cross. “Facci caso: si è
seduto in modo tale da non essere visto dal posto che sta per occupare la sua
assistente, così lei continuerà a lavorare, non sospettando che Komui è qui a
pochi metri da lei...”
La signorina
Fay, con Link alle spalle a mo’ di guardia del corpo, si siede accanto al
generale. È fermamente intenzionata ad approfittare della pausa per portarsi
avanti con il lavoro.
Cross era
scomparso in maniera sospetta, e ora è ricomparso come se nulla fosse... il
minimo che lei può fare, a questo punto, è interrogarlo sui suoi spostamenti
dell'ultimo periodo.
«Certo, questo
sarebbe compito del Supervisore Komui…» pensa, aprendo la penna e cercando una
pagina bianca sul bloc notes «... se solo lui fosse a sua volta riapparso al
momento del rientro al quartier generale!»
L’altra che
vorrebbe fare qualche domanda (o anche più di qualche) al redivivo generale è la
capoinfermiera che, da un tavolo leggermente discostato, lo osserva con sguardo
penetrante, come se ciò bastasse a capire perché, pur avendo perso litri e litri
di sangue e essendosi beccato un colpo di pistola in testa, Cross sia ancora lì
vivo e vegeto – e apparentemente in perfetta salute.
A sua volta
anche la donna è oggetto di attenzione: Crowley la fissa ansioso, cercando di
capire se, invero, può permettersi l’ardire di domandare alla nobile signora un
minuto del suo prezioso tempo per acclarare ad un povero ignorante come lui
quali sono le condizioni del povero Lavi, rimasto vittima del suo morso (e di
molto altro, ma questo sono dettagli!).
Sebbene il
barone pensi di riuscire a non far trapelare nulla della propria impazienza, in
realtà essa è palese non solo all’orecchio attento e allenato di Marie, ma anche
all’empatica Miranda, seduti accanto a lui.
Ed è soprattutto
la tedesca a cercare di rassicurarlo (in realtà finendo con l’agitarsi più di
lui), per quanto l’immobilità assoluta di Lavi e la posa scomposta con cui è
spalmato sul pavimento (una posa che tra l’altro lo fa somigliare ad un
mucchietto informe di abiti), non siano proprio d’aiuto.
In più Bookman
Sr., seduto lì accanto a fumare tranquillo, sembra più interessato a seguire
l’interrogatorio (o il tentativo di interrogatorio) della Fay a Cross che ad
occuparsi della salute del suo allievo.
Completamente
indifferenti al terzo grado cui la Fay sta sottoponendo l’esorcista sono invece
Bak Chan e il suo fidato Wong.
Il Supervisore
della Sede Asia, infatti, sta discutendo con il suo assistente sulle modalità
scenografiche utilizzate dal generale durante la sua entrata in scena.
“Capito, Wong?
Dobbiamo fare così anche noi! Se riuscirò nel mio intento verrò ricordato in
eterno negli annali della Sede Asia come il miglior Supervisore in assoluto!”
“Quanta nobiltà
e grandezza d’animo nel Vostro intento, Onorevole Bak!” esclama l’assistente,
commosso fino alle lacrime dall’idea (assurda) del suo superiore.
Tiedoll, seduto
davanti a Wong, è decisamente più tranquillo ora che Cross e Kanda sono ben
lontani. Non dovendo più occuparsi di sventare un'eventuale strage, può
concentrarsi a dovere sul suo piccolo allievo, che dorme tranquillo addormentato
tra le braccia di Klaud, e sulla finora infruttuosa ricerca del suo adorato...
…un attimo!
L'assistente del Supervisore Chan sta prendendo appunti sul suo adorato
bloc-notes!
Il generale,
innervosito, si alza per chiedere spiegazioni. Avvicinatosi all'anziano, però,
la rabbia lascia il posto alla curiosità: guardando da sopra la spalla dell'uomo
vede che questi ha riempito la pagina (dove avrebbe dovuto riportare i punti da
seguire per l'entrata scenografica di Bak) di piccoli ritratti del suo
amatissimo e nobilissimo Supervisore.
Scuotendo la
testa, divertito e in un certo qual modo intenerito, Tiedoll decide quindi di
lasciarlo disegnare in santa pace.
«Vorrà dire che
mi troverò un altro blocco da disegno…» pensa, tornando a sedere e riportando la
sua attenzione sul suo figlioccio. «Strano che non si sia ancora svegliato, dopo
tutto questo trambusto...»
Nel frattempo,
la signorina Fay ha iniziato a interrogare Cross.
“Molto bene,
generale. Lei è sparito nel nulla mesi fa lasciando dietro di sé una confusione
che non può nemmeno lontanamente immaginare. Oggi torna qui come se nulla fosse.
Si può sapere cos'ha combinato nel frattempo?”
Al sentire il
tono gelido con cui la donna pronuncia la domanda, il generale, per nulla
preoccupato o neanche solo minimamente toccato dalla cosa (dopotutto ha preso
per i fondelli anche Leverrier quando questi aveva tentato di interrogarlo, non
vede perché dovrebbe stare più attento con quella bella signora!), atteggia il
viso in un’esagerata smorfia di disappunto. “No, no Bridget cara, non ci siamo!
Sei un gran bel pezzo di figliola, perché rovinarti atteggiandoti a lady di
ferro? Non ti si addice!”
La donna
arrossisce, ma riprende subito il controllo. “Generale, il mio «atteggiamento» è
causato dal suo comportamento irrispettoso delle regole e della mancanza di
rispetto nei confronti dell'autorità. Che mi si addica o meno non deve
interessarle; stiamo parlando di lei, adesso, e sicuramente potremmo rendere
quest’interrogatorio una conversazione più piacevole se solo lei iniziasse a
rispondere alle mie domande!”
Al sentirla
parlare di «rendere la conversazione più piacevole» (il contesto in cui l’ha
detto è irrilevante, suvvia!), un lampo di malizia passa negli occhi castani
dell’uomo. Si raddrizza dalla posizione svaccata in cui si era accomodato e si
avvicina rapido alla signorina Fay, puntando il gomito sul tavolo, proprio
accanto alla mano con cui lei impugna la penna, quindi posa il mento sul palmo.
“Pienamente d’accordo, tesoro. Di cosa vogliamo parlare?”
Arrossendo di
nuovo, Bridget arretra bruscamente per evitare ogni minimo contatto con l'uomo,
finendo così con l'urtare la bottiglia di vino. Afferratola per il collo la
sposta di lato, per poi immergersi nei suoi appunti, in un inutile quanto
impacciato tentativo di ignorare le parole dell’esorcista.
“Generale Cross,
gradirei la smettesse una buona volta di comportarsi da persona immatura. Ora,
non intendo ripetermi: stia al suo posto e risponda alla mia domanda, per
cortesia.” tenta infine, la pazienza che sta già raggiungendo il limite.
Lui, ben conscio
di averla colpita non poco (riconosce perfettamente gli effetti che ha sulle
donne quando ci si mette), si finge offeso dalla reazione della Fay e incrocia
le braccia, scuotendo lievemente il capo. “Avanti, non fare la permalosa…” una
breve pausa, poi riprende, allungandosi verso di lei “E comunque… quando mi
chiederai di uscire con te sarò ben lieto di rispondere alla tua domanda, ma
chere!”
Sconvolta da una
proposta così esplicita, Bridget boccheggia, incapace di articolare una
qualsiasi replica.
È in quel
momento che Link decide di intervenire. Posando una mano attorno alle spalle
della compagna, si avvicina di un passo a Cross, fissandolo torvo: sarà anche un
esorcista potente e rispettato, ma non può permettersi certi atteggiamenti!
“Generale, la
invito severamente a mantenere rispettose e convenienti distanze da Bridget. Non
mi costringa a prendere provvedimenti, chiaro?”
Colto vagamente
di sorpresa dall’intervento del biondino, Cross si volta appena verso di lui,
lanciando un fischio di falsa ammirazione (e di completa presa per i fondelli).
“Oh-la-là, così abbiamo qui! Il cavalier servente che scende in campo a
difendere la sua dama!”
Il povero Link
non fa in tempo ad articolare una risposta che la donna è già scattata in piedi,
testa china e pugni stretti.
“Generale Marian
Cross” sibila tra i denti, iniziando vistosamente a tremare “ringrazi la sua
buona stella che io sia una persona ligia al dovere e soprattutto rispettosa
delle gerarchie... sappia che, in caso contrario, non sprecherei energie a
reprimere l'impulso di sfracellarle sul muso quella bella bottiglia di
costosissimo vino. In ogni caso mi rifiuto di farmi oltraggiare ulteriormente.
Ora, se lor signori vogliono scusarmi... “ articola a fatica, lo stress che
torna a darle alla testa.
Preoccupata per
il colorito sempre più livido della segretaria del Supervisore, la
Capoinfermiera decide di alzarsi dalla sua sedia per accompagnarla in
infermeria. Deve assolutamente darle un calmante, prima che si faccia venire un
infarto!
Presala
delicatamente per un braccio, quindi, la donna si appresta a scortare la sua
nuova paziente fuori dalla stanza, con l'ausilio di un sollecito quanto
preoccupato Link.
Ordine Oscuro -
*corridoio*
I due esorcisti
continuano per la loro strada, Kanda in avanscoperta e Allen nelle retrovie.
Il più piccolo,
però, grazie al suo inaffidabilissimo senso dell'orientamento, non si è accorto
che il giapponese ha sbagliato strada.
«Ehi,
Allen, ma... dove accidenti sta andando il tuo amico dalla chioma fluente? Per
la caffetteria dovevamo girare a destra, non a sinistra!»
gli fa notare la voce nella sua testa.
«Eh? Ne sei
sicuro?» risponde a sua volta l'inglese, trattenendo a stento una risatina per
il nickname che il 14mo ha affibbiato a Kanda.
«Certo che ne
sono sicuro! Grazie al cielo so orientarmi, io, non come qualcuno di mia
conoscenza! Bah... meglio se glielo fai notare, comunque»
«Mh, ok...»
“Ehi, baKanda,
guarda che stai sbagliando strada! La caffetteria è da tutt'altra parte!” urla
quindi il ragazzino dai capelli bianchi, fermandosi in mezzo al corridoio.
Sentendosi
richiamare, lo spadaccino si volta, un lampo gelido negli occhi. “Chi ti ha
detto che sto andando in caffetteria, moyashi?”
Se il tono di
voce potesse uccidere, beh, quello che Yu Kanda ha appena usato avrebbe ridotto
in fin di vita anche un avversario forte e ben piazzato.
E Allen,
soprattutto ora, non è certo né forte né ben piazzato, quindi l’albino accusa in
pieno il colpo. Non per questo, tuttavia, rinuncia a cercare di articolare una
qualsiasi replica, che però viene smontata sul nascere dall’altro.
“Impara a farti
i cazzi tuoi. E se proprio vuoi rompere i coglioni, almeno fallo stando zitto”
“Mamma mia come
siamo simpatici, oggi...” borbotta lui di rimando, non facendosi però sentire.
Sinceramente non
riesce a capire il motivo di tutto quest’astio nei suoi confronti. Non vuole
rompere le scatole, vuole solo rendersi utile! Da Kanda non si aspetta certo un
ringraziamento, ok, ma qui si esagera!
Arrivati a un
bivio il giapponese prende il corridoio di destra mentre Allen, indeciso, si
ferma. Vorrebbe seguirlo ma, visto l'umore di quest’ultimo, equivarrebbe a un
suicidio.
«Vero è che
anche prendere la via di sinistra non darebbe un esito diverso... ma sospetto
che la morte per mano dello shisho tramite un'abbondante porzione di umiliazione
e imbarazzo sarebbe troppo lenta e dolorosa.
Lui e la sua
linguaccia... Già mi immagino gli sguardi degli altri: qualcuno potrebbe
semplicemente pensare male, altri potrebbero provare pietà per me. Tutto perché,
una volta tanto, sembro andare d'accordo con il baKanda e lo shisho, come al
solito, si è divertito a equivocare e stuzzicarlo!
Nah, suicidio
per suicidio, forse sarebbe meglio risolvere le cose con il baKanda, Mugen e una
morte rapida e indolore.
Forse.
O forse no.»
L’albino
arrossisce leggermente.
«Forse Kanda
potrebbe essere meno cafone, una volta tanto. Forse potremmo imparare a
sopportarci civilmente, potremmo imparare ad andare d'accordo. Kanda potrebbe
dirmi di non preoccuparmi, che Cross parla a vanvera e che non bisogna dargli
retta. Potrebbe succedere, se ignorassi la caffetteria e lo seguissi lungo il
corridoio.
O potrebbe
semplicemente mandarmi a quel paese come ha appena fatto.
Oppure...»
«Mah, lascialo
perdere. Che vada pure dove gli pare, noi andiamo in caffetteria, ok?»
borbotta scocciato il 14mo.
Nessuna
risposta.
«Oi? Allen? Oh
santo cielo, l'abbiamo perso di nuovo…» sospira quindi
il Noah cercando di non venir assordato dai mille pensieri che stanno passando
per la mente del suo ospite. «Ho capito, vorrà dire che a mangiare ti ci devo
portare io... continua pure a farti le pare e lascia fare a me!» esclama
mentalmente, prendendo il controllo del corpo di Allen e iniziando a muoverlo in
direzione della caffetteria.
Cinque minuti e
un paio di svolte dopo, i «due» arrivano in vista della mensa. Proprio in quel
momento la Capoinfermiera passa rapidamente al loro fianco, la signorina Fay
sottobraccio, ma è talmente di fretta da non degnare di un'occhiata il giovane
esorcista.
Poco più in là,
subito all'esterno del locale, Link sta seguendo con lo sguardo le due donne.
Ora che l’albino è di ritorno l'Ispettore è costretto suo malgrado a tornare al
lavoro... e il 14mo deve lasciare nuovamente i comandi al suo erede.
Allen si guarda
attorno confuso, sbattendo un paio di volte gli occhi, poi vede Link e gli si
avvicina sorridendo.
“Ciao Link! Sai
per caso come sono arrivato qui?”
L’ispettore che,
appena individuato il suo sorvegliato si è sforzato di distogliere l’attenzione
e la preoccupazione dalla compagna per stamparsi in faccia la sua migliore
espressione professionale, a quella domanda candida dell’albino rimane un po’
spiazzato. “Walker, ti senti bene?”
“Eh? Oh, sì sì,
ho solo fame!” risponde lui, portandosi una mano allo stomaco che sta già
iniziando a brontolare.
A quella
risposta, tutta la perplessità di Link si dissolve in un colpetto di tosse
rispettoso e lievemente imbarazzato. “Sì, stai bene…” commenta quasi tra sé e
sé. Poi torna a concentrarsi sul ragazzo. “Piuttosto, non c'era anche Kanda con
te?” gli domanda, con un vago accenno di interesse.
Allen sposta la
mano dalla pancia alla testa, imbarazzato. “Sì, ma a un certo punto deve aver
girato e l'ho perso di vista... Non ho la minima idea di dove sia andato!”
L’ispettore
inarca le sopracciglia, nuovamente perplesso. “Mi stai dicendo che sei arrivato
fin qui da solo?!”
“Eh, a quanto
pare sì…”
La risposta
timida di Allen fa scuotere vigorosamente la testa al biondino. “No, Walker, tu
non stai bene per niente. Vieni con me” esclama quindi, afferrandolo per un
gomito con una presa discreta ma decisa, e scortandolo verso la caffetteria.
Ordine Oscuro -
*caffetteria*
Dopo aver
seguito con lo sguardo le due donne e l'ispettore lasciare la saletta, Tiedoll
si alza per raggiungere il collega generale.
“Marian, forse
sarebbe il caso di essere un po' più collaborativo ogni tanto, non credi? Quella
povera signorina non ha già la vita facile con Komui...” commenta, indicando la
porta che ancora fa avanti e indietro sui cardini dopo l'uscita dei tre.
Riponendo
l’accendino in tasca e soffiando in alto con evidente soddisfazione una boccata
di fumo, Cross osserva di sbieco prima la porta, poi Tiedoll. “Dai Froi, non
metterla giù dura: lo sappiamo che le belle donne sono sempre soggette a crisi
isteriche…” commenta poi. Ma prima ancora che abbia finito di parlare, la sua
attenzione si è già concentrata su un’altra bella donna.
Sulle labbra del
generale scivola un sorriso carico di allusioni, mentre un’occhiata altrettanto
significativa accompagna il lieve cenno della mano che indirizza dalla parte
opposta della sala e con cui sta chiaramente invitando qualcuno ad avvicinarsi.
L'artista scuote
la testa. “Questo non ci autorizza a mancare loro di rispetto, lo sai.”
Cross riporta
per un secondo gli occhi e un briciolo della sua attenzione su Tiedoll. “Io non
le stavo mancando di rispetto, anzi… vero Klaud, carissima? Che ne dici?”
conclude poi, voltandosi completamente verso la donna che si avvicina.
“Minchia quante
ne sai, Cross!” commenta lei, ancheggiando vistosamente nelle ultime falcate che
ancora la separano dall’uomo. Quando gli è vicino, si china a posare gli
avambracci sulla spalliera della sedia lasciata vuota dalla Fay, offrendo così a
Cross e Tiedoll ottima visione del suo procace davanzale, e inarca la schiena
come un gatto per accentuare le curve già vistose del suo corpo.
Tiedoll squadra
la collega, impallidendo. “Klaud cara, sei... sicura di sentirti bene?” Non l'ha
mai vista comportarsi in quel modo, e inizia già a preoccuparsi per l'effetto
potrebbe avere sulla fragile psiche di Timothy-kun...
“Direi che sta
benissimo!” risponde al suo posto Cross, ridendo. Quindi si raddrizza sulla
sedia, in modo da poter raggiungere e cingere con un braccio la vita della donna
(che nel frattempo si è rimessa dritta) tirandola verso di sé. La bionda
asseconda il movimento, portandosi al suo fianco, tanto vicina che all’uomo
basta niente per posare il capo sul suo seno.
L'atteggiamento
così disinvolto del generale Nine disegna lo sconcerto sui volti di tutti i
presenti, che iniziano a girarsi dall'altra parte per nascondere l'imbarazzo.
Reever e Johnny
cercano di ricomporsi ma, si sa, una bella donna è una bella donna.
Bak si limita a
guardare prima la bionda e poi la dolce Linalee, scuotendo la testa e infine
commentando: “È proprio vero, in questa sede l'unica vera donna perfetta per me
è la soave, casta e pura Linalee-chan!”
La ragazza però,
anche se cerca di non darlo a vedere, piuttosto che sentirsi onorata è a dir
poco indispettita. Questo perché Lavi, riavutosi dallo svenimento conseguente a
volo-più-schianto-più-trascinamento e trovandosi davanti agli occhi come prima
cosa le tette della Klaud, si è inginocchiato vicino alla sedia di Bookman con
le braccia sul tavolo... in contemplazione.
“Oh, Panda, sono
finito in paradiso!” mormora addirittura, l'espressione sognante.
“Tsk! Non hai
ancora imparato la lezione, idiota di un apprendista!” lo riprende aspro Bookman
Sr., senza risparmiarsi il classico scappellotto. Lavi, colto alla sprovvista
dal gesto del mentore (nonostante come reazione fosse perfettamente prevedibile,
il rosso ci spera sempre che l’anziano prima o poi la smetta di accanirsi sul
suo coppino), non riesce ad opporre un minimo di resistenza e finisce per
sbattere il naso contro il profilo del tavolo.
Questa volta,
però, le sue solite lagne non suscitano la compassione di Linalee: sentendosi
anche un po’ cattiva per questo, la cinese è quasi… sì, soddisfatta, della botta
rimediata dal giovane bookman.
“Così impari,
Lavi-kun…” sussurra, vergognandosene subito dopo e trovandosi a lottare anche
contro un altro strano sentimento che – non fosse lei stessa a provarlo verso il
rosso – potrebbe definire «gelosia».
Accortosi della
situazione di estrema confusione in cui versa Linalee, Marie cerca di
tranquillizzarla, sebbene nemmeno lui abbia idea di come fare. Lanciando
un’occhiata verso Klaud (e conseguentemente Cross, al quale la generale è
avvinghiata), per cercare di sondarne le intenzioni e i pensieri, Marie
percepisce qualcosa di strano nella donna, tuttavia non riesce ad identificare
l’origine della sensazione di disturbo che avverte nel battuto del suo cuore.
«Sarà l’eccitazione del momento…» considera tra sé l’alto esorcista, per poi
distogliere lo sguardo imbarazzato e decidere di accantonare il problema –
soprattutto perché lì accanto ne ha di più urgenti a cui pensare.
Infatti non è
solo Linalee quella incasinata con se stessa: anche Miranda, divisa tra il voler
consolare l'amica, il dover consolare Crowley (che, alla vista della bionda in
posa discinta, subito ha fatto il parallelo con l'amata Eliade rientrando per
l'ennesima volta in depressione) e l'idea di avvertire Lavi, non sa più cosa
fare – il che significa che in breve rischia una crisi isterica.
Dato che Marie
sta pensando alla ragazza, però, la tedesca riesce a barcamenarsi alla meno
peggio mettendo una mano consolatrice sulla spalla del barone e lanciando
occhiate di fuoco al ragazzo con i capelli rossi, sperando che questi si senta
fissato e si giri, avvedendosi della tragedia incombente.
In effetti,
però, Miranda non si rende conto che in questo momento non è da Linalee che
potrebbe venire il pericolo maggiore; tuttavia arrossisce furiosamente quando,
lanciando una timida e pudica occhiata verso i due generali, vede Klaud sempre
più vicina a Cross, una gamba snella avvolta nei jeans bianchi che scavalca
quelle dell’altro, accennando a sedersi in braccio a lui. Non sono certamente
comportamenti degni di esorcisti del loro livello, quelli!
Il fatto è che
né l’uno né l’altra sembrano pensarla così perché, in riposta al movimento della
bionda, l’uomo ne approfitta per far scivolare più in basso la mano con cui le
cingeva la vita, per poi staccarsi dallo schienale e avvicinare le labbra
all’orecchio di lei.
Tutta la scena
sta causando ben più di qualche mormorio di biasimo o imbarazzi vari negli
astanti… c’è anche chi è seriamente sull’orlo del collasso per conseguenze più o
meno direttamente collegate a quanto sta accadendo.
Il fatto è che,
mentre tutti immaginano che ciò che sta sussurrando Cross contenga chissà quali
sconcezze o proposte indecenti, in realtà il generale è molto più pragmatico.
Non che di
solito l’uomo sia un campione di romanticismo, ma sa tirar fuori le cose giuste
al momento giusto per far capitolare le donne. Quel che sta dicendo ora,
tuttavia, non ha niente a che fare col corteggiamento. “Ehi ragazzino… guarda
che l’ho capito che non sei Klaud, sai?”
A quelle parole,
«Klaud» si irrigidisce e, temendo la reazione del generale per essere stato,
fondamentalmente, preso per i fondelli, si irrigidisce. Il suo sorriso vacilla e
i suoi movimenti (che aveva appena imparato a rendere fluidi – come cavolo fanno
le donne a camminare su quei trampoli spacciati per tacchi?!) diventano forzati.
Cross tuttavia
non è per niente arrabbiato, anzi, sembra piuttosto divertito da tutta la
faccenda. Percorrendo con una carezza lenta la schiena della bionda per indurre
Timothy a rilassarsi, l’uomo prosegue, sempre in un sussurro. “Calma, non c’è
problema. Ti ho beccato in pieno, però devo ammettere che hai avuto una buona
idea… e poi il modo in cui usi questo corpo mi piace… Andiamo avanti a giocare
ancora un po', che ne dici?” conclude infine, depositando un bacio lieve sulla
guancia di Klaud. Il piccoletto gli ha dato un’ottima occasione per prendere per
il culo l’intero Ordine (e nel frattempo godersi la compagnia di quella gran
bella donna di Klaud – e pazienza se lei non lo sa!), come può rinunciare?
Timothy, dal
canto suo, a quelle parole riprende coraggio: il generale gli ha chiesto di
continuare la recita, gli ha persin detto che è stato bravo! Si sente troppo un
figo! Anche se non sa proprio bene cosa implichi quel « Andiamo avanti a giocare
ancora un po'» (qualcosa gli suggerisce che va ben oltre quel che potrebbe
accettare), ignora tutti gli avvertimenti che Tsukikami dal fondo della sua
mente gli lancia e si stringe ancor di più a Cross, sedendosi sulle sue gambe.
Tutti li fissano
di nuovo: Lenalee diventa bordeaux e si nasconde tra le braccia del fratello;
Komui la
stringe a sé con
fare protettivo, lanciando al contempo occhiate soddisfatte in direzione di
Lavi. Dopo questo pasticcio l'idiota non avrà più possibilità di allungare le
mani sulla sua dolce sorellina, dopotutto!
L'apprendista
bookman, dal canto suo, gira lievemente la testa per squadrare meglio la donna,
poi caccia un'occhiata significativa al maestro.
L'anziano
mentore annuisce. “Allora non sei idiota come sembra, stupido apprendista...”
Sorridendo, più
rilassato, Lavi si guarda per la prima volta attorno. Gli basta però vedere
Lenalee, le orecchie color dei pomodori maturi, nascosta dietro Komui per capire
che ha assistito all'intera scena.
Marie che scuote
la testa portandosi una mano alla fronte, Crowley che chiama Eli... (no vabbè,
quello non c'entra) e l'espressione sconvolta di Miranda, poi, gli fanno venire
il sospetto che la ragazza abbia visto chiaramente anche la sua reazione al
«belvedere» di pochi minuti prima...
Il sospetto
diventa infine certezza quando Miranda si porta le mani al viso, mettendosi a
piangere.
Lavi
impallidisce, rendendosi conto di aver fatto un'emerita stronzata.
“... forse”
conclude la frase il vecchio Panda, dopo aver compreso la situazione spinosa in
cui il suo erede si è cacciato; ma Lavi non lo ascolta già più, troppo
concentrato ad arrossire per la vergogna e a cercare le parole con cui potersi
scusare.
L’unico ad
ignorare i «movimenti sussultori» di Klaud è Tiedoll, che è tornato verso il suo
posto per recuperare il suo figlioccio.
«Che madre
snaturata! Dove l'avrà lasciato? Quel povero bambino stava dormendo, se si
svegliasse e si ritrovasse solo potrebbe pensare che l'abbiamo abbandonato!»
pensa, cercando sotto al tavolo. L'artista impiega cinque minuti buoni prima di
individuare il piccolo, che giace addormentato su un mobile imboscato
nell'angolo della sala, parzialmente nascosto tra pile di piatti e stoviglie.Trovatolo e presolo in braccio, Tiedoll nota subito che qualcosa non va...
Timohy non respira!
Il momento di
panico arriva, ma subito se ne va.
Basta fare due
più due e il generale ha capito esattamente cosa sta succedendo, tuttavia pensa
bene di far finta di nulla.
Aggiustandosi il
bambino in braccio torna a sedersi al suo posto, deciso a godersi la scena. Tace
e sorride, pensando che forse, una volta tanto, sia Cross che Timothy
riceveranno una bella lezione: il primo per il suo pessimo comportamento con le
donne, e il secondo per l'utilizzo sconsiderato dei suoi poteri.
Le sue
riflessioni vengono però interrotte dalla porta d'ingresso, che si apre
improvvisamente per lasciare entrare Allen.
“Ciao, discemolo
del generale, vieni a giocare anche tu con noi!” urla Klaud, facendo convergere
l'attenzione di tutti sull'inglese.
Questi
all'inizio non risponde, limitandosi a guardare perplesso la donna in braccio a
Cross, poi (quando finalmente coglie il significato implicito di quella domanda)
diventando bordeaux fa dietrofront cercando l'uscita.
Peccato che ci
sia Link in mezzo.
“Link? Ce ne
possiamo andare da qui? Piuttosto resto digiuno!”
“Contegno,
Walker, contegno”
“Contegno? Ma li
hai visti?!”
Agli strepiti di
Allen, l’ispettore alza gli occhi con fare svogliato e si vede subito costretto
ad ammettere che, sì, in effetti lo spettacolo che ha di fronte non è
propriamente edificante…
Tuttavia non fa
in tempo a commentare nulla, perché l’attenzione dell’albino viene attirata
dalle porte delle cucine che si aprono, lasciando passare l’elegante figura di
una donna avvolta in un abito di velluto nero, decorato di rose sulla scollatura
e in vita. La figura scivola leggera sulle piastrelle in cotto, senza altro
rumore se non quello delle gonfie sottogonne in pizzo che sfiorano il pavimento.
Basito, Link alza gli occhi sul viso color alabastro, su cui spiccano le labbra
rosso fuoco… e una maschera a forma di farfalla che la copre dal naso in su.
“Ma quella…”
sussurra, osservando Mària che si avvicina al tavolo di Cross con un vassoio in
mano; giunta accanto a lui, gli serve il caffè e quindi si porta alle sue
spalle, posando le mani sullo schienale della sedia su cui è accomodato – quasi
fosse una moglie devota in amorosa attesa della parola del marito. Sconvolto
dalla metafora che il suo stesso cervello gli ha suggerito, Link si volta verso
Allen per chiedere una qualsiasi spiegazione.
L'inglese si
passa una mano sugli occhi, come a cancellare quanto appena visto.
“Sì, Link,
quella. Mària, l'Innocence dello shisho. Se ti stupisce vederla servire il caffè
vuol dire che non hai ancora capito com'è fatto il mio maestro, eh. Posso
dartene un'idea abbastanza accurata, se vuoi, ma non qui. Non mi far entrare lì
dentro, ti prego!”
“Walker, non ti
far inquietare da scene del genere. Sei grande abbastanza per non farti
influenzare, no?”
“Sì, ma...”
Allen tenta una debole protesta, però il suo stomaco decide proprio in quel
momento di farsi nuovamente sentire, smontando ogni minima pretesa di
credibilità.
“...oh, ho
capito, mi volete pazzo! Anzi, peggio, mi volete morto! E io vado a mangiare con
Jerry, ecco!” si lamenta il ragazzino, facendo dietrofront e dirigendosi verso
le cucine con Link alle calcagna.
Non prima,
comunque, di aver lanciato un'altra occhiata storta al suo maestro. “Certe
abitudini non si perdono mai, eh?” esclama, prima che le porte si chiudano
dietro di lui.
Nel frattempo,
l'arrivo di Mària ha portato un po' di scompiglio anche al tavolo di Cross.
Perso nelle sue
mille pare per la reazione di Linalee, Lavi si accorge troppo tardi dell'arrivo
della donna e, trovandosela improvvisamente davanti, non riesce a controllarsi a
dovere: “Strike! ♥”, esclama, spargendo ovunque cuoricini rosa.
L'estasi però
dura poco: resosi conto di aver fatto nuovamente un'emerita stronzata il giovane
bookman scivola in avanti mollando una testata al tavolo. Una rapida riflessione
e inizia quindi a maledirsi sottovoce, picchiando ripetutamente la fronte sul
piano, sia per togliersi certi pensieri dalla testa che per auto-punirsi.
Bookman Sr.,
scuotendo il capo, lo lascia fare per un po’, quindi afferra la caraffa colma
d'acqua lì accanto e, senza troppe cerimonie, gliela rovescia addosso.
Lavi quasi
affoga, ma dopo essersi calmato e aver strizzato capelli e sciarpa alza gli
occhi verso il suo maestro, decisamente più calmo e sollevato. “Grazie panda! La
prossima volta, però, avverti neh!”
Dal canto suo,
Timothy osserva leggermente nervoso la silenziosa figura che ha appena servito
il caffè al generale: non capisce bene cosa sia (in teoria è una donna, o almeno
così sembra), né perché se ne vada in giro con quell’enorme maschera sul viso,
però è innegabile che abbia un certo fascino. D’altronde, riflette il ragazzino,
uno come Cross (che secondo lui è la figaggine fatta persona) non può che
circondarsi di cose fighissime… anche se decisamente inquietanti, pure un po’
spettrali, ecco… quest’ultimo pensiero fa correre un brivido lungo la schiena
del bambino che, dimentico di trovarsi ancora a manovrare il corpo di Klaud
Nine, istintivamente si stringe a Cross – peccato che, così facendo, non faccia
altro che far aderire il seno della donna al petto del generale, cosa che ha
come risposta automatica da parte dell’uomo un accentuarsi della stretta con cui
tiene la bionda vicina a sé.
Stavolta però,
Cross non approfitta dell’ingenuità del giovanissimo esorcista (andiamo, in
fondo il marmocchio l’ha fatto divertire, non se la sente di essere
completamente stronzo con lui): la stretta si allenta e si trasforma in una
lieve pacca rassicurante, accompagnata da un sorriso divertito.
“Calma,
ragazzino, Mària non ti fa niente…” lo rassicura, alzando nel frattempo lo
sguardo verso la donna e allungando la destra a sfiorarle con due dita la
guancia. E da quella carezza traspare un affetto che ben pochi avrebbero
scommesso di poter vedere nei gesti di Cross. Mària in risposta accenna un
sorriso e per un attimo copre con la mano guantata quella dell’uomo.
“Lei è la mia
mogliettina devota!” esclama poi lui con tono divertito, dissolvendo subito
quell’istante di tenerezza, quasi fosse un fatto troppo privato per farlo durare
più a lungo.
Per quanto
quello scambio sia stato breve, tuttavia, Linalee non s’è persa nessun
dettaglio, affascinata da quella donna vestita di nero. Quando però la risata di
Cross spezza l’incanto, portando con sé quella frase assurda, la ragazza si
volta incuriosita verso il fratello per chiedere chiarimenti.
“Nii-san, ma che
sta dicendo il generale?”
“Ehm... il
generale Cross ha sempre avuto una relazione particolare con le sue
Innocence...” inizia Komui, tentennate. Anche lui non sa bene che razza di
rapporto ci sia tra Cross e… quella donna (che in teoria dovrebbe pure essere
morta da parecchio), figurarsi se vuole provare a spiegarlo alla sua dolce
sorellina! “Non vuoi sapere altro, Linalee-chan: lascia perdere, fidati.”
Bak invece, dal
momento dell’apparizione di Mària non ha fatto altro che esaltarsi e coltivare
gloriosi sogni di emulazione che ora, sentita la definizione che Cross ha dato
della donna, si sono trasformati in pura venerazione per il generale – quello è
decisamente un grande, il modello perfetto da imitare e superare per il
meraviglioso Bak Chan! “Wong! Mi serve una mogliettina per essere più figo di
lui!” proclama quindi, in preda all’esaltazione “Dobbiamo liberarci di Komui!”
“Sarà fatto,
Onorevole Bak!” esclama di rimando l’assistente, tirando fuori dalla tasca una
motosega, senza nemmeno considerare l’assurdità di quel che sta facendo.
Johnny e Reever
gli saltano subito al collo per bloccarlo e sequestrargli l'arma. “Prima lo fai
finire di lavorare, e poi puoi fare quello che ti pare!” sibila l'australiano,
già temendo di doversi occupare di tutte le pratiche di Komui a causa della sua
brusca dipartita.
Improvvisamente
le porte della cucina si riaprono, giusto il tempo di far passare un mestolo
che, senza né un come né un perché, vola a tutta velocità verso Cross.
Ovviamente,
visto il lancio alla cieca, l'attrezzo da cucina invece che centrare il generale
finisce per mettere K.O. nuovamente Lavi...
L’uomo
sghignazza, divertito dalla scena, per poi commentare ad alta voce: “Pessima
mira, discemolo! Piuttosto che star li a fare l'asociale vieni qui a imparare
come si fa a godersi la vita! Devi stare con le donne, non con i ragazzini dai
capelli lunghi!”
Nel silenzio che
segue alla battuta di Cross, si sente chiaramente il fracasso di pentole e
piatti che cadono nelle cucine.
“Povero
Allen-kun…” mormora mesto Tiedoll.
Per qualche
minuto un silenzio incerto avvolge la saletta, quindi Link esce dalla cucina
scuotendo la testa, un sorridente Timcanpy appollaiato tra i capelli.
A quanto pare è
ora di recensire, ma il gruppo è innanzitutto preoccupato per la sorte
dell'esorcista maledetto: dopo pochi istanti è Lavi a porre all'Ispettore la
fatidica domanda.
“Due Nei? Ma...
di là che è successo?”
Link sospira,
sconsolato. “È successo che l'abbiamo perso, Bookman Jr. Purtroppo però dobbiamo
fare il nostro lavoro di recensori anche se lui è svenuto, quindi... Generale
Tiedoll, può per favore andare a chiamare Kanda? Crowley-san, vada a cercare
Bridget e la capoinfermiera, e lei, Marie-san, mi aiuti a portare Walker in
camera sua. Ci troviamo tutti lì per recensire, intesi?”
MESSAGGIO AI
LETTORI:
Per cause di
forza maggiore, purtroppo non siamo state in grado di preparare anche le
risposte a tutte le vostre graditissime recensioni. Per farlo avremmo avuto
bisogno di altro tempo, ma non ci sembrava bello ritardare ulteriormente la
pubblicazione di questo “Angolo di Allen Extra” (al quale tra l’altro tenevamo
particolarmente).
Appena Lety
rientra dalle ferie, tra un decina di giorni, provvederemo a rispondere alle
recensioni e quindi a ripubblicare il capitolo completo.
Grazie a tutti!
Mistral&Lety
Il buio è
totale, ma soffice e confortevole. Si sente a suo agio, in quella strana
dimensione che è il suo inconscio. È completamente solo, lì, nessuno che può
dargli noia, preoccupazioni o problemi da risolvere. Ci resterebbe più che
volentieri, ma la sua mente sembra avere altre intenzioni: non fa a tempo a
bearsi del silenzio che i suoni della realtà che lo circonda cominciano pian
piano a farsi sentire. Prima lontane, poi più definite, sente delle voci sia
maschili che femminili, che però dicono qualcosa che non riesce a capire. Sembra
quasi stiano parlando a bassa voce, anche se non riesce a spiegarsi il perché.
«Mh, che cosa è
successo? Dove sono?» borbotta Allen infastidito, rassegnato a lasciare il buio
confortevole del suo inconscio.
«Sei svenuto
nelle cucine. A quel punto ho pensato di schiacciare un pisolino anch'io, quindi
non ho idea di cosa sia successo... per il dove sono, invece... è meglio che tu
apra gli occhi e veda da te, sai?»
gli risponde il 14mo, sogghignando. Ha già dato un'occhiata all'esterno, ed è
convinto che quanto vedrà non sarà entusiasmante, per il suo ospite...
Prima ancora di
aprire gli occhi, Allen si rende conto di trovarsi in posizione supina su una
superficie morbida. Bene, se non altro può affermare con certezza matematica di
non trovarsi più sdraiato tra paioli e padelle... Ma chi è che lo sta
sorreggendo, quasi facendogli da cuscino?
La luce
dell'ambiente lo costringe a socchiudere gli occhi lentamente, per abituarli,
quindi le prime immagini che colpiscono la sua retina sono macchie di colore
confuse. Macchie rosse, nere e bianche, che una volta messe a fuoco riesce a
identificare con... Mària? Che ci fa l'Innocence dello shisho sul suo letto? E
cosa ci fa lui sdraiato sulle sue ginocchia?!
L'inglese si
tira a sedere di scatto, girandosi verso la donna, la domanda chiaramente
espressa dai suoi occhi grigi.
«No, no Allen,
la domanda che ti devi porre adesso non è perché lei è qui... È cosa ci fanno
loro qui!» lo precede il
Noah, costringendolo con delicatezza a girarsi per dare un'occhiata alla stanza.
«Non sono carini? Sono tutti qui per te! E, sai una cosa? Mi hanno dato
l'ispirazione per una canzoncina!» ride il Compositore, iniziando a
descrivere in musica al giovane esorcista la piccola folla che in quel momento
sta riempiendo il locale.
Un dì Noè nella
foresta andò
e tutti gli
animali volle intorno a sé:
“Il Signore si è
arrabbiato il diluvio manderà:
voi non ne avete
colpa, io vi salverò”
«Spiritoso,
davvero spiritoso. Canzone più adatta non potevi trovarla, davvero.»
«Eddai, non fare
il rompiscatole! Ora arriva la parte divertente, fidati!»
E infatti Allen
si trova a girare rapidamente la testa a destra e sinistra, seguendo il ritmo
delle parole del 14mo che continua a cantare attribuendo a ognuno dei presenti
inquadrati un ruolo nella sua canzone.
A ogni
inquadratura corrisponde una strofa, a ogni ruolo corrisponde una persona. È un
gioco, un passatempo, per il Noah.
Che però si
trova, stupito e intrigato, a dover render conto dei suoi ragionamenti al suo
ospite, deciso a farsi un'idea dei pensieri della memoria che possiede dentro di
sé.
Ci son due
coccodrilli…
Komui è in piedi
davanti alla finestra, ai piedi del letto di Allen. Si guarda attorno, come
cercando una via di fuga, il viso contratto in un broncio infantile come di
bimbo che non vuole fare i compiti o mangiare le verdure.
Bak è seduto di
fronte alla porta d'ingresso, e guarda con occhi lucidi un punto imprecisato
dall'altra parte della stanza. L'inglese sospetta - a ragione - che sia dove è
seduta Linalee.
«Andiamo, quali
più adatti al ruolo di coccodrillo dei due Supervisori? Bak a causa del suo
amore non corrisposto e dell'eritema, Komui per la sua gelosia e per l'allergia
al lavoro... Non fanno altro che lagnarsi e frignare inutilmente!»
«Mh, in effetti.
Sono persone serie e affidabili, quando vogliono, ma a volte sono proprio
infantili... » pensa il ragazzino, scuotendo la testa, un piccolo sorriso che
inizia a increspargli le labbra.
…ed un
orango-tango…
Wong è
appoggiato alla parete, seduto per terra, le gambe piegate avvicinate al petto a
formare un piccolo «seggiolino» per il suo adorato Supervisore.
«Che tipo!
Decisamente particolare... a una prima occhiata sembra praticamente inoffensivo,
ma temo che andandogli a toccare il suo “Onorevole Bak” si potrebbe dimostrare
pericoloso. Nonostante l'età è decisamente ben piazzato fisicamente, e la sua
provenienza orientale potrebbe garantirgli conoscenze tecniche sorprendenti.
Proprio come un orango, non eccelso dal punto di vista intellettuale ma
affettuoso... e letale, se provocato.»
«Mh, l'ho sempre
visto più come una mamma chioccia, per Bak, però non hai tutti i torti. Essere
fedele a qualcuno porta a fare di tutto per assicurargli la felicità…»
Qui l'inglese
sorride, agitando la mano in un piccolo cenno di saluto all'anziano.
…due piccoli
serpenti…
Bookman Sr.
siede composto sull'unica poltroncina della camera, lo sguardo fisso su Allen.
Lavi è accomodato per terra accanto a lui, una gamba piegata sotto l'altra e le
braccia conserte. Sembra quasi addormentato, ma l'unico occhio visibile brilla
nella penombra, attento al minimo movimento.
«Guardali.
Fermi, immobili, completamente immersi nella loro analisi. Sembra quasi che ti
vogliano entrare dentro l'anima, con i loro occhietti incredibilmente saggi e
penetranti, o che vogliano ipnotizzarti. Altro che panda, è tutto un trucco per
rassicurare e sembrare inoffensivi. E invece... Sarò sincero, non mi fido di
loro. O meglio, del più anziano. Il rosso è strano, complicato, contorto. Non
riesce a guardarti e basta, con lui è uno scambio alla pari, ti entra dentro ma
non riesce a evitare di concedere piccoli lampi della sua, di anima. Il vecchio
panda no, è un muro di cemento. I suoi pensieri sono bloccati, inaccessibili...
nasconde qualcosa di grosso, secondo me»
«Questo è poco
ma sicuro»
Una piccola
smorfia, la testa che si inclina di lato come per cambiare prospettiva.
«Però... mi fido
comunque di loro, ecco. Non so perché, ma mi fido. Lavi si è dimostrato un
amico, e il suo ruolo da “serpente” gli sta stretto... Troppo per riuscirgli
appieno. Per quanto riguarda Bookman... sta facendo il suo lavoro, come tutti.
Il suo ruolo ha un senso, solo perché non riusciamo a capire qual è non è detto
che non ci sia.»
…e un'aquila
reale…
Cross è seduto
alla scrivania, sedia inclinata e gambe sul tavolo. Fuma tranquillo e beato,
dando le spalle al mondo intero.
«Tizio
interessante, sì sì. Ha una forza fisica e psicologica notevole, più grande di
quella che mostra normalmente. Borioso, orgoglioso, sbruffone, sfruttatore,
soprattutto un grande bugiardo... ma più con se stesso che con il resto del
mondo. Incredibilmente orgoglioso e fiero di sé - non che non ne abbia tutte le
ragioni - ma sotto sotto è un vero e puro uomo d'onore. Ha l'aria di uno che
mantiene la parola data anche a costo della vita... E io gli affiderei la mia,
se mi trovassi nella condizione e situazione di poterlo e doverlo fare!»
«Addirittura?
Sono d'accordo, ma solo sulla parte dello sfruttatore. Per il resto... non gli
affiderei la mia vita nemmeno per scherzo, finirebbe per giocarsela per pagarsi
da bere.» bofonchia Allen, distogliendo a forza lo sguardo dalla schiena del suo
maestro.
Il 14mo ride,
enormemente divertito.
«Heh, non c'è
che dire, hai imparato bene. Bugiardo che non sei altro! Menti esattamente come
lui per nascondere quello che pensi veramente! Ti ricordo che sono nella tua
testolina e mi son già fatto una mezza idea di quel che pensi veramente, eh!»
…un gatto, un
topo, l'elefante…
A debita
distanza da Cross, Kanda sbuffa scocciato. In piedi a fianco all'ingresso, non
vede l'ora che questa pagliacciata finisca per poter tornare al suo allenamento.
La testa di
Allen si gira rapidamente, facendogli quasi venire le vertigini, e lo sguardo
dell'esorcista dai capelli bianchi finisce su Miranda. Seduta sul letto di Link,
posizionato accanto al suo, la timida esorcista si tormenta nervosamente le
mani, facendo saettare gli occhi da una persona all'altra.
Subito la
visione si sposta, questa volta su Marie che, in paziente attesa accanto a
Kanda, sta occupando con la sua enorme figura lo spazio della porta.
«Oh, qui mi
diverto! Vuol sembrare una ferocissima pantera, ma il tuo caro baKanda è solo un
gattone che ama la sua indipendenza, le sue regole e la sua routine.
Insofferente a tutto e a tutti, sospetto che semplicemente non si senta compreso
dal mondo intero. Il 90% delle volte che ti vuole fare a fette è perché tu
rappresenti tutto ciò che lui non è... esci fuori dai suoi soliti schemi
mentali, e lui si mette a soffiare irritato! Il restante 10% è un mistero anche
per me... se riesci a scoprirlo fammelo sapere, che son curioso!»
«BaKanda un
gatto?»
Qui l'esorcista
dai capelli bianchi non riesce a trattenere una risata vera e propria.
«Effettivamente
sì, direi che ci somiglia abbastanza! È incredibilmente possessivo delle sue
cose e dei suoi spazi e non guarda in faccia nessuno per ottenere quello che
vuole... però mi chiedo se, come tutti i felini, può in un certo qual modo
essere addomesticato...»
«Forse sì, forse
no... dipende da chi e da come, soprattutto. Sicuramente deve volerlo anche lui,
sennò è tempo sprecato. In ogni caso è difficile che conceda a qualcuno il
permesso di decidere della sua vita: fondamentalmente è e rimarrà sempre una
persona autonoma e introversa.
Altrettanto
introversa ma per niente autonoma è la signorina Miranda. Hai visto come si
guarda attorno, attenta e timorosa del giudizio altrui? È una brava donna, lo
vedo, grande lavoratrice... proprio come un topolino che, anche se di dimensioni
ridotte, riesce con caparbietà a svuotare un intero sacco di grano un chicco
dopo l'altro. Peccato che la sua grande insicurezza la limiti parecchio, ha
delle ottime potenzialità.»
«Già, eppure fa
del suo meglio. Prima o poi però riuscirà a superare il suo problema, ci
scommetto. Certo che a vederla così fa... tenerezza, ecco. È più grande di noi,
ma non si direbbe...»
«Oh, ed eccoci a
uno dei soggetti più interessanti! Il caro, buon vecchio Noise Marie... non l'ho
paragonato all'elefante per la sua stazza, anche se a dire il vero ci somiglia,
tanto è imponente e massiccio. Marie è il classico tipo che sta zitto e osserva
e che, anche se materialmente si pronuncia solo su pochi argomenti, in realtà
ragiona decisamente tanto praticamente su tutto.»
«Vero. Ogni
tanto tira fuori certe frasi che non ti aspetti, e l'effetto è sempre
straniante. Però mette sicurezza, alla fine su di lui puoi fare affidamento, che
si tratti di una missione, un allenamento o semplicemente scambiare quattro
chiacchiere.»
«E poi è
talmente cocciuto da essere riuscito, in qualche modo, a farsi accettare dal tuo
amico con i capelli lunghi. Ammirevole, davvero, una pazienza tale che potrebbe
far invidia a Giobbe»
«Ma sempre con
grande tatto... forse è per quello che riesce a parlare con la gente, perchè non
insiste, non pressa. Ti ascolta e basta.»
…Non manca più
nessuno;
solo non si
vedono i due leocorni.
Subito nella
mente di Allen appaiono due immagini raccapriccianti: il generale Sokaro intento
nel massacro di Akuma durante l'attacco al quartier generale, e Leverrier che
cucina torte nel retro del suo ufficio.
«Urgh... Questi
due grazie al cielo non li vedo, qui dentro»
«Suvvia,
potremmo sempre chiuderli assieme in una stanza... potrebbe essere divertente,
sai? Sangue e salsa di lamponi... sembra quasi il titolo di un thriller»
«...»
L'inglese tace,
limitandosi ad assumere un colorito verdognolo.
«Ok, scherzavo.
Scusa tanto, non volevo urtare la tua sensibilità... bah, continuiamo che manca
ancora un bel po' di gente. Accidenti, devo riutilizzare lo stesso ritornello di
prima sennò non riesco a coprirli tutti... e vabbè.»
Ci son due
coccodrilli…
Il generale
Tiedoll e Crowley sono entrambi in piedi accanto all'armadio, uno da una parte e
uno dall'altra. L'artista sta disegnando qualcosa sul blocco da disegno mentre
Crowley sembra intento ad analizzare le venature del legno del mobile, lo
sguardo perso nei ricordi.
«Eccoli qui, gli
altri due coccodrilli. Hanno più ragione degli altri due di versare lacrime su
lacrime, ok, ma in ogni caso la cosa è decisamente esagerata nonché
scenografica.
Il generale
esprime a quel modo il suo affetto, ma al contempo cerca inconsciamente di
smuovere le coscienze e i cuori di coloro che lo circondano per ottenere quello
che vuole. Ciò non significa che sia una cattiva persona, eh, solo non si
accorge di quanto in questo modo riesca a manipolare gli altri.»
«Peccato che con
l'unica persona per la quale si preoccupa non funzioni…» commenta Allen,
indicando con un cenno del capo il giapponese fermo davanti alla porta.
«Mah, come si
dice “Chi la dura la vince”... comunque se ci pensi ti accorgerai che il baKanda
finisce sempre per fare quello che vuole Tiedoll, che sia sbuffando o
convincendosi di essere lui ad averlo deciso.
Mh, l'altro
coccodrillo è il tuo amico barone, imprigionato dal filo indissolubile
dell'amore perduto per sempre. Checcavolo, da quando ne ho memoria è lì che
piange e si dispera per la sua Lilia!»
«Eliade, si
chiamava Eliade»
«Bah, è lo
stesso! Lilia, Eliade, Peppina... il risultato è che continua a piangersi
addosso quando invece dovrebbe andare avanti! Capisco il non voler dimenticare
l'amata, ma il suo sentimento deve diventare il motore della sua esistenza, non
la catena che lo tiene fermo sul posto! Deve scollarsi dal passato e vivere il
presente!»
«In effetti hai
ragione, ma non dispero. Con il nostro aiuto uscirà dal baratro, e ricomincerà a
vivere veramente... solo ci vuole un po' di tempo.»
…ed un orango
tango…
Lo sguardo di
Allen scorre rapidamente, tornando a posarsi sulla schiena di Cross e
oltrepassandola. Al di là del generale, il piccolo Timothy (risvegliatosi dopo
l'assurda esibizione in caffetteria) è seduto sul bordo della scrivania.
L'espressione decisamente annoiata, dondola lentamente le gambe avanti e
indietro, irrequieto.
«Qui c'è poco da
dire, eh. Non sta fermo un attimo! Corre, salta, pattina... più che un orango
tango sembra una bertuccia... però proprio come quelle scimmiette è
intelligente, fa più o meno quello che gli dici di fare ed è divertente!»
«Un po' scarna
come spiegazione, sai...?»
«Oh, senti... lo
trovi somigliante a qualche altro animale della canzone, per caso? »
«...ok, sto
zitto. Continua.» sbuffa l'inglese.
…due piccoli
serpenti…
Allen torna a
girarsi verso il letto di Link. Qui il generale Klaud e la signorina Fay stanno
chiacchierando a bassa voce, pianificando quasi sicuramente matrimoni e idee per
portare un po' di sano romanticismo all'interno dell'Ordine.
«Ecco, quelle
due quando confabulano a quel modo sono più pericolose dei Bookmen. Vedendole si
più pensare siano semplicemente due galline, e invece sono dei veri serpenti.
Non sai mai cosa aspettarti, e le occhiate che stavano mandando a te e a
frangetta tagliata quando eravamo all'esterno dell'edificio non mi piacciono per
niente. Stanno tramando qualcosa con la loro lingua biforcuta, dammi retta.»
«Oh, questo è
poco ma sicuro. In ogni caso non sarà mai più imbarazzante di quanto detto dallo
shisho, quindi non mi preoccuperei…»
…e un'aquila
reale…
Seduta a gambe
raccolte sul letto di Link, vicino alle altre due donne, Linalee sembra essere
concentrata a mantenere la calma. Unico indizio di un disagio interiore sono le
occhiate furtive che continua a lanciare in direzione di Lavi. Nei suoi occhi ci
sono rabbia, tristezza e delusione, ma anche qualcosa di più profondo che
aspetta solo l'occasione giusta per uscire allo scoperto.
«Mh, ci fossero
nella canzone a lei attribuirei la farfalla o la colomba. Mi accontento
dell'aquila, con la quale in ogni caso condivide la determinazione, l'amore per
la famiglia nonché la grazia e la rapidità in volo. Anche una certa altezzosità,
legata completamente all'orgoglio. Vedi come è seduta composta, la schiena e il
collo dritti? Sembra rilassata, ma guarda com'è rossa in viso: anche se non
vuole darlo a vedere è ancora arrabbiata con l'apprendista bookman, anche se non
ho idea del perché, dato che quando siamo entrati in caffetteria il pasticcio
era già stato fatto...»
«Sai, credo che
Linalee abbia una piccola cotta per Lavi... Lui deve aver detto o fatto qualcosa
che l'ha irritata, tanto per cambiare. Spero se ne sia accorto, così potrà
rimediare in qualche modo e toglierle dal viso quell'espressione così poco da
Linalee…»
«Non hai tutti i
torti, già. Staremo a vedere»
…un gatto, un
topo, l'elefante…
Reever e Johnny
sono fermi davanti al letto di Allen, subito dietro Komui e - soprattutto - tra
il Supervisore e la finestra (unica via d'uscita a parte l'ingresso presidiato
da Marie e Kanda). L'australiano ha l'espressione crucciata, starà pensando ai
mille modi per impedire la fuga del suo superiore, mentre Johnny sembra
semplicemente preoccupato per Allen.
L'inglese non
riesce a guardarlo in faccia il tempo utile per capire il motivo della sua
preoccupazione, perché il 14mo gli fa girare di nuovo il capo verso destra, dove
la capoinfermiera attende in piedi accanto al letto di Link.
«Ah, Reever. Un
micione domestico e tuttofare, davvero, completamente autonomo ma perfettamente
integrato nella società e nell'astrusa organizzazione dove ci troviamo ora. Sa
perfettamente qual è il suo lavoro e lo porta a compimento senza giri di parole
inutili, e finisce puntualmente per occuparsi di cose che non gli competono solo
per mantenere il tutto nei binari della normalità. Fedele e affezionato, bene
addomesticato ma pur sempre indipendente e dotato di un cervello di tutto
rispetto che sa usare decisamente bene.»
«Su questo non
ho nulla da aggiungere, a parte che è il primo e unico esemplare di “gatto da
guardia” che ho mai visto in vita mia» aggiunge sorridendo l'esorcista maledetto
notando le occhiate con cui l'australiano sta impedendo a Komui di avvicinarsi
alla finestra.
«Johnny più che
un topolino è un topo da laboratorio. Piccolo, agile e rapido con i
ragionamenti, tende a passare inosservato. Da un certo punto di vista gli
conviene, almeno può lavorare in santa pace, ma è comunque una condizione che
gli crea disagio. Timido, vorrebbe essere più vicino a voi, che siete un po' la
sua nuova famiglia, ma ci mette sempre un po' a esprimere a parole quel che
prova»
«Però ci riesce
benissimo con le azioni. Che siano delle nuove divise, cucite con ago, filo e
affetto, o una semplice pacca sulla spalla, sappiamo che lui c'è. Affidabile,
sincero... una di quelle persone che qui dentro, in questo inferno pieno di
tragedie e dolore, non dovrebbe nemmeno starci. Eppure c'è, e non possiamo che
ringraziarlo per questo»
«Altra persona
indispensabile, anche se invisibile per la maggior parte del tempo: la
capoinfermiera. Tipa tosta, questa donnona, davvero. Ha tutta la mia stima, sia
per il lavoro che fa sia per il fatto di dover avere a che fare con tutti voi.
Lavora come un mulo, e ha una pazienza da santi... Tu, soprattutto, con il tuo
istinto da martire, finisci sempre più spesso per aver bisogno delle sue cure.
Mi stupisce che non ti abbia ancora defenestrato per la tua sconsideratezza...
ma forse è solo perché poi dovrebbe curarti di nuovo…»
«Spiritoso. Mica
lo faccio apposta, uffa» mette il broncio il più piccolo, incrociando le
braccia.
Ora che la
canzoncina è quasi arrivata al termine comincia ad avere più controllo sul
proprio corpo.
…Non manca più
nessuno;
solo non si
vedono i due leocorni.
L'improvvisa
visione di Jerry fa partire in automatico il brontolio dello stomaco di Allen,
mentre un brivido di freddo lo coglie a immaginare il grande portone conosciuto
al mondo come Alestina. Non si è ancora ripreso dalla sua seconda disavventura
all'ingresso, dannazione! Per fortuna le immagini svaniscono rapidamente,
schiarendogli le idee.
«Uff, e abbiamo
terminato anche il secondo giro! Come va la testa?»
«Mh, mi gira
leggermente, ma potrebbe andare peggio.»
«Oh, ci farai
l'abitudine, non ti preoccupare. Piuttosto, aspetta un attimo... ma il tuo
babysitter dov'è finito? Non l'ho visto, e nella canzone non l'ho messo!»
«È qui vicino a
noi, genio!» borbotta l'inglese, indicando un Link decisamente perplesso
appollaiato sul comodino lì a fianco.
«Ah, già!
Ambarabà, ciccì, coccò, c'è un Link sul comò!»
«....hai
finito?»
«Ehm, sì, scusa.
È che ogni tanto mi faccio un po' prendere la mano... »
Mentre il 14mo
si mette nell'angolino del subconscio di Allen a fare cerchietti per terra,
lasciando finalmente la mente libera al ragazzino, tutto il gruppo presente si
scambia occhiate perplesse e preoccupate.
Hanno seguito
passo dopo passo le diverse espressioni che si sono alternate sul viso
dell'inglese, e la spiegazione più ottimista che viene loro in mente per
giustificare il tutto è che l'esorcista maledetto sia stato tanto traumatizzato
dal rivedere Cross da sviluppare un problema psichiatrico.
Tutti si voltano
contemporaneamente verso il generale, pronti a domandargli: “Ma cosa gli hai
fatto a ‘sto povero ragazzo?”
La domanda però
non ha nemmeno ragione di essere espressa, se non altro perché la persona cui
era indirizzata evidentemente non è in condizione di rispondervi.
Non si capisce
da dove sia passato, fatto sta che Cross è svanito di nuovo, lasciando
Pollo-Cross al suo posto: e l’unica risposta che il volatile può dare, mezzo
sepolto sotto il cappello del generale, è un sonoro coccodè.
«Oh toh, adesso
ne manca un altro, oltre ai due leocorni di prima e ai due leocorni di adesso...
Ah, però c'è una gallina in più! Uffa, però anche questa non va bene, nemmeno
lei è sul comò...»
ritorna alla carica il 14mo, cercando di fare alzare Allen per andare a prendere
il pollo.
“Erano civette,
deficiente!” ribatte l'inglese, rendendosi conto troppo tardi di non aver
abbassato abbastanza la voce.
Gli occhi di
tutti sono ora puntati verso di lui, che già si vede internato in una cella con
una camicia di forza. Deve cambiare argomento, distrarli... sperando che il 14mo
si sia finalmente deciso di smettere di fare l'idiota.
Portatosi dunque
a sedere, di volta verso la donna che gli stava facendo da cuscino e le prende
le mani. Poi, con voce chiara, le pone l'unica domanda che - Allen ne è sicuro -
nessuno si sta sognando di porre.
“Lo shisho se
n'è andato... tu cosa ci fai ancora qui?!”
Il silenzio di
tomba che segue per l’albino è consolante: sì, decisamente è riuscito a
dirottare la loro attenzione da civette nominate del tutto a sproposito.
Diciotto paia
d’occhi sgranati squadrano Mària, mentre pian piano i presenti elaborano la
scena, accorgendosi che «Sì, Cross se n'è andato» e «Sì, Cross s'è dimenticato
lì un'Innocence»…
Per quanto la
situazione sia surreale, Mària - le mani ancora strette in quelle di Allen e un
sorriso ieratico ad incresparle le labbra - non può far altro che stringersi
nelle spalle. Vero è che, anche se avesse il dono della parola, non ci sarebbe
molto da dire...
È in quel
momento che Timcanpy spunta fuori da chissà dove, andandosi a posare sulla testa
di Link.
“Tim! Proprio di
te abbiamo bisogno! Dobbiamo riportare Mària a casa, sai indicarci da che parte
è andato il maestro?” chiede l'erede del 14mo al suo golem.
Tim sorride a 64
denti, annuendo.
“Molto bene.
Allora, domani avrà ufficialmente inizio la missione di recupero di Cross!”
aggiunge Komui, sperando che questo contribuisca, in qualche modo astruso e
malsano, a concentrare gli sforzi organizzativi della signorina Fay in qualcosa
che non siano le pratiche che il Supervisore sta accumulando nel suo ufficio…