The time travell:il viaggio temporale

di Smolly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


F-prologo

Questa storia è nata per cercare di arrivare ad un traguardo personale. Normalmente io e le storie serie non andiamo affatto d’accordo:fino ad ora ho scritto solo ficci comiche, demenziali, insomma non proprio il genere che si possa definire serio!! Ho deciso così di fare una prova e di mettermi d’impegno per riuscirci.

Riguardo ai nomi, essendo poco brava a sceglierli di fantasia, mi sono affidata a qualche nome inglese e a nomi arabi e fanno anche abbastanza pena, ma quello è proprio un tasto debole della mia fantasia!!!

[Scrivo accenti e pronunce per i nomi arabi (che poi non sono difficili): Melèk, Shiràn, Ròy, Nihal=Nihèl con H aspirata)]

Riguardo invece alla storia, probabilmente somiglia troppo ai libri fantasy che ci sono in giro, ma per me è gia un miracolo per me riuscire a non infilarci nel mezzo comiche!XD Grazie a tutti!XD

PROLOGO:

L’uomo continuava a correre per i corridoi, saltando i corpi morti e ignorando l’ignorabile. Avevano preso il principe, ucciso il re. Le due principesse no, e per questo dovevano essere salvate. Da lui. L’odore di sangue stava comuinciando a dargli la nausea e le sue forze stavano venendo meno. Arrivato vicino alle scale vacillò un attimo, quanto bastava per doversi aggrappare al muro per non crollare tra i corpi. Dal piano superiore si sentivano dei passi, segno che i soldati del Conte lo avevano preceduto. Una mormorata ma decisa imprecazione sintetizzò la tutta sua rabbia. Fece un lungo sospirone e si lanciò con uno sforzo disumano sulla rampa di scale. Oltrepasso l’arco che immetteva nel corridoio e svoltò a destra. La porta della stanza reale era aperta…ne vide uscire due soldati con la divisa del Conte che portavano un libro dalla rilegatura massiccia, scura, e legate due raggazzine sui cinque-sei anni. Se l’aspettava, e si aspettava anche di non resistere a quei due prima di poter liberare le piccole e il tomo. Allora impiegò le sue ultime forze in un’alternativa. Una luce verde attraversò tutto il corridoio, e dopo un secondo le due erano scomparse, e con loro il libro. “ce l’ho fatta, sono libere” furono le sue ultime parole prima di cadere. I due soldati gli furono sopra e l’uomo fece appena in tempo a vedere che lo legavano, prima di essere avvolto nell’oscurità dell’oblìo.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

Capitolo 1:

-NELL!!- disse una voce nel buio della notte.

-Danielle, sono le tre di notte, stavo dormendo- disse biascicando una seconda voce, evidentemente assonnata.

-Scusa, principessina…è che era quel sogno, di nuovo- replicò un po’ irritata la prima voce.

-Cosa?!?ma…ma…-

-Dobbiamo indagare, Nell, ormai non possiamo più ignorarlo-

-E cosa dovremmo fare secondo te?? Andiamo da nostra madre e le diciamo “mamma, sono circa sei volte che facciamo lo stesso orrendo sogno, secondo te c’entriamo qualcosa”???-

-No, certo…mamma ci direbbe che siamo diventate matte. Però ricordati che non ci ricordiamo nulla prima di sei anni…e quelle due avevano circa sei anni-

-Danielle, tu ricordati che mamma ci ha detto che abbiamo fatto un incidente da piccole e che abbiamo perso la memoria!-

-Giusto anche questo!Ma non potremmo provare lo stesso? Tanto se ci siamo sbagliate e non siamo noi non succede nulla!-

-Va bene, hai vinto tu…buanonotte-

-Aspetta Nell non…-

Ma la voce aveva già ripreso sonno

La luce del mattino rivelò l’entita delle due voci: appartenevano due sorelle, apparentemente sui quindici-sedici anni.

-‘giorno Nell. Ieri sera non mi hai nemmeno lasciato finire!- Cominciò Danielle, mentre cominciava a vestirs.

-Per prima cosa era ieri notte, secondo avevo sonno!-replicò Nell, che si stava alzando assonnata

-Non è un buon motivo-

-Qui a New York evidentemente sì. E comunque abbiamo tutto il giorno per poter “indagare”, chiaro?-

-Come vuoi tu…Ci ritroviamo in biblioteca per cercare informazioni allora!-

-Sì, alle due…- disse Nell. Si mise lo zaino in spalla e andò a salutare i genitori, poi uscì di casa. Danielle potè vedere dalla finestra i suoi lunghi capelli biondi che volavano nel vento NewYorkese, mentre si avviava a scuola.

Si decise a prendere lo zaino e uscì di casa a sua volta:l’aspettava una dura giornata scolastica.

Nell era la tipica persona molto dotata, intelligente, con una vista super chilomentrica (per questo era la più votata per l’ultima fila, dove di solito non ci si vedeva nulla), ma aveva passava le ore come se i porfessori non esistessero, disegnando o pensando ai fatti sui.

Danielle era forse meno dotata mentalmente della sorella e aveva la stessa tendenza a non stare molto attenta, ma in compenso aveva una sensibilità enorme, che Nell si poteva sognare. Litigavano abbastanza di frequente, normalmente per cose assolutamente inutili, ma si volevano molto bene.

Le due arrivarono lentamente. Danielle era già da cinque minuti davanti alla porta della biblioteca, e aspettava Nell impazientemente, arricciandosi i capelli fulvi con un gesto nervoso.

-Sei già qui???- domandò Nell, arrivando tranquillamente con lo zaino in spalla, con abbondanti cinque minuti di ritardo.

-Già- rispose Danielle – e comunque sei in ritardo sa?!-

-Sono solo cinque minuti! Entriamo?-

-sì-

E così, ignare di quello che sarebbe successo, la ricerca incominciò.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Capitolo 2:

-Danielle, vieni un momento qui- cominciò Nell –vieni a vedere che cosa ho trovato-

-Nell, se è di nuovo un’altra cavolata ti giuro che me ne vado sul serio!-

-Non lo è! Riconosci questo libro?- Replicò seria la bionda, mostrando alla sorellina un libro dalla rilegatura massiccia, diverso dagli altri libri di quello scaffale.

-Oh oh. Non mi dire che è QUEL libro?! Non promette niente di buono. Mettilo via-

-Danielle, stiamo indagando su quel sogno o no? Se questo è il libro del sogno, allora ci dirà tutto! E poi sei stata tu a insistere, e io ovviamente ti ho assecondato! Vuoi fermarti adesso? La porta è laggiù. Tranne me, nesssuno ti ostacola ad andartene, perciò se ora che siamo a un passo dallo scoprire qualcosa te ne vai, benissimo, sei assolutamente libera!Ciao-

-Scusa, è che quel libro mi fa paura!-

-Grazie tante…ma finchè non lo apriamo, rimarremo completamente ignare di quello che succede nella nostra testa-

-Solo perché odio quel sogno, altrimenti avrei già varcato quella soglia-

-Fifona, sei solo una fifona-

Dopo di che tolse il chiavistello che serrava il libro e lo aprì. Una testa cartacea prese rilievo sulle pagine del libro e prese a urlare a squarciagola, facendo rompere il vetro della finestra lì vicino.

-Chiudilo, chiudilo!- ordinò Danielle, piegata in due e con le mani premute con forza sulle orecchie. Nell prese il chiavistello e lo sigillò velocemente. Un’onda invisibile attraversò la sala, costringendo le sorelle ad appiattirsi sul pavimento.

-Cos’era?- chiese preoccupata, rivolgendosi più a se stessa che altro.

-E poi sono io la fifona, eh???!!!-

-Scusa, che ne sapevo io! Meglio se lo lasciamo perdere e torniamo a libri più normali-

-Per esempio: “Psicologia complessa:tutte le soluzioni ai misteri della mente” di Ingrid Halpfennar-

-Mmmm…-

Ma dall’altra parte del mondo…

Melek venne preso da un improvviso tremito. Si girò nervosamente a destra e sinistra, si girò dietro, controllò che nessuno l’avesse notato. Riprese a pulire le pentole come qualche secondo prima, ma dopo poco fu preso da un altro brivido, più forte del precedente. Capì allora che la situazione era seria, e di nascosto sgusciò nella tenda che divideva con Roy e Ashan.

-Melek, cosa diavolo ci fai qui??- chiese Ashan, evidentemente allarmato che il compagno non fosse al suo posto di lavoro –è il tuo turno, dovresti essere…-

-…a pulire, lo so, ma devo controllare una cosa veloce, non ci metterò più di dieci secondi:non si accorgeranno nemmeno che sono uscito!-

Aprì una busta che teneva vicino al letto:conteneva un piccolo ciondolo di cristallo, lavorato finemente. Riluceva di una opaca luce di colore indefinito. “Allora sono vive sul serio, e hanno pure il libro” pensò l’uomo. “devo raggiungerle”. Rimise il ciondolo al suo posto e fece per uscire.

-Aspetta, cosa credi di fare? Entri quando non dovresti, preoccupato, velocemente, non dici mezza parola! Allora?- lo bloccò Roy. Melek lo guardò severo, e per l’ennesima volta in dieci anni, pensò a quanto la mente del principe fosse cresciuta e diventata più saggia di lui stesso, per quanto frustrato dal lavoro che da ormai così tanti anni gravava sulle sue spalle, e di quanto poco si addicesse la sua così ampia mente con il suo corpo snello e quasi gracile.

-Roy, per favore, non è il momento di spiegazioni…se riuscirò a fare una cosa, stasera ti spiegherò ogni minimo dettaglio; ma ora, ti prego, lasciami tornare alla cucina-

-Melek, tu sei troppo intelligente per venirmi a dire stasera che cosa stai combinando…spero per te che non sia nulla di che…dimmelo adesso!-

-Non lo so, ma non ha benchè minima importanza per me…Roy, levati, o sarò costretto a toglierti di peso!-

-Faccio sul serio io!-

-Pure io, ragazzo!-

La durezza di quest’ultima frase convinse Roy a farsi da parte. Melek fece un cenno di saluto e sparì velocemente dietro il tendaggio della cucina.

Passò un tranquillo pomeriggio, facendo finta di essere sempre stato lì. Per sua fortuna le guardie che facevano i turni di guardia alla cucina erano leggermente distratte. Verso le sette si fermò, scrutò che nessuno lo stesse controllando da vicino, poi mormorò qualcosa, e all’improvviso sparì…

-Nell, sono le sette, andiamocene!-

-Ok, non ne posso più di vedere libri inutili-

Si alzarono, i volti stanchi. Ma non erano ancora arrivati alla porta, quando una figura scura apparve davanti a loro

-Voi non andrete da nessuna parte, care…-

Si tolse il cappuccio, e davanti a loro apparve l’uomo dei loro sogni.


X Afaneia:grazie mille, sempre e comunque...

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3 del fantasy

Capitolo 3:

-Bene, sedetevi, ne avremo per un po’-

-Nell, e questo qui da dove spunta???- disse sottovoce Danielle, osservando con aria spaurita l’uomo.

Nell non rispose. Era intenta ad osservarlo per bene: coperto in volto; alta statura, un po’ massiccia, si sarebbe detta anche atletica.

-Lei…che cosa ci fa qui?- chiese cautamente la ragazza, cercando di nascondere la sorpresa e anche un po’ di sana paura.

-Be’ la faccenda è lunga, meglio se vi sedete…- cominciò calmo l’uomo.

-E noi dovremo fidarci di voi, immagino?!- replicò Nell sempre cautamente, ma lasciando trasparire un tocco di freddezza che rivelava quanto poco credeva nella persona che le era appena apparsa davanti.

-Ovviamente sì- rispose placidamente l’uomo, evidentemente non curante della freddezza di Nell.

-Come possiamo essere certi?non abbasso la guardia così facilmente, anche sei sei l’uomo che abbiamo sognato così tante volte-

-Ah, ma davvero? questa mi mancava...-constatò sorridendo l’uomo.

-Non ci trovo niente di divertente. Se mi trovassi nei suoi panni non scherzerei!-

-In realtà io non scherzo mai, sai?! E ti conviene abbassare il tono della voce con me, o ti dovrò dare ragione su questa stupida questione del non fidarsi di me-

-Perspicace! Ma non mi arrendo: come si chiama?? Come ha fatto ad arrivare fino a qui??-

-Te lo detto, è un po’ lunga la questione, comunque io mi chiamo Melek, e vi ho raggiunto grazie al libro…dovrete averlo aperto per forza!-

-Quindi sai del libro. Ma probabilmente eri in qualche stanza vicino, ci hai visti con il libro e vuoi saperene po’ di più-

-Non è affatto esatto…sei intelligente comunque, lo sai Nell?-

-Perché me lo dici?! Che effetto dovrebbe farmi questa frase?! Addolcirmi un po’? redere un po’ più rilassata Danielle, che adesso sa che ha una sorella intelligente???-

-No, era solo una costatazione!! Ma vi prego, fidatevi di me! Non vi avrei nemmeno detto il mio nome, magari vi avrei ucciso, ferito o quant’altro…non ho nemmeno armi-

-Dammi la tua parola, Melek, e scopriti il capo-

-Hai la mia parola…e mi scopro il capo…adesso la tua!-

-…Ok, hai la mia parola!Adesso possiamo sederci-

-Bene, anche perché ho meno tempo del previsto-

Così detto agguantò una sedia e si abbandonò pesantemente su di essa. Poi si tolse il cappuccio, e da sotto di essa spuntò la faccia di un uomo molto affascinante: occhi scuri e severi, leggermente allungati; capelli scuri;pelle olivastra;orecchie allungate.

-Sei strano, Melek:non sembri affatto di questo mondo, eppure parli un’inglese perfetto, con ottimo accento americano- osò dire Danielle, che per tutto il resto della precedente conversazione era stata muta come un pesce.

-Giusta osservazione. Prima di dirvi tutto però, dovete parlarmi di questo vostro sogno, di cui prima avete accennato- rivolse il suo sguardo interrogativo verso Nell che, ormai tranquillizzata, aprì prontamente bocca.

-Abbiamo sognato varie volte lei che vagava per dei corridoi pieni di morti e cercava di salvare due bambine sui cinque, sei anni circa, con il libro- e indicò il tomo sullo scaffale –le ragazze sparivano e lei veniva preso. Ci siamo messe qui a cercare informazioni-

-Strano, vi ricordate della presa del castello ma non di tutto il resto…molto interessante-

-Molto interessante?- domandò Danielle.

-Presa del castello?-le fece eco Nell.

-Già. Ecco, vedete, io non sono di qui: vengo da una sorta di luogo parallelo a questo. È difficile da spiegare, sapete, il posto da dove vengo è quello che voi definireste “mondo fantastico”-

-Scusa, vorresti dire che vieni da un luogo pullulato da Elfi, Nani e quant’altro???-

-Ecco, diciamo così…se non vi dispiace vi racconto tutto dal pricipio…-

-Certo, visto che siamo qui, ti stiamo ad ascoltare-

-Bene:in principio, circa duemila anni fa, furono creati due mondi paralleli. Uno era abitato da soli uomini, e uno da tutto il resto delle creature. Un giorno un gruppo di uomini, stufi del mondo in cui vivevano, aprì un portale per arrivare nell’altro mondo. Vi fondarono un Regno, anche piuttosto potente, che conviveva con quello degli Elfi, dei Nani, dei Folletti, dei Troll. Ma gli altri uomini, scoperto che cosa c’era in quel mondo, lo attaccarono e devastarono. Si riuscì ad arrivare ad un patto. Si chiuse il collegamento tra i due mondi, e solo determinate persone del mondo delle creature potevano passare da un mondo all’altro. Queste determinate persone erano principalmente maghi, o esseri legati alla magia, e giurarono di utilizzare il passaggio solo per nescessità, e di non recare danni all’altro mondo. Questi diventarono i custodi ufficiali delle famiglie Reali. Inoltre venne imposto di far scorrere in maniera diversa il tempo, cosicchè gli uomini col passare del tempo dimenticassero ciò che avevano visto del modo parallelo. Da circa vent’anni però si è bloccato l’avanzamento molto più veloce del tempo umano, e adesso il tempo viaggia in maniera uguale.

Circa dieci anni fa il cugino del re del regno degli Elfi decise di provare un colpo di stato contro il Re, e contro quindi il suo stesso sangue. Insieme ad alcuni uomini della contea dove abitava, uccise il Re e la Regina, poi catturò il figlio maggiore dei regnanti, Roy, che allora aveva circa undici anni; poi cercò di prendere le due minori, ma il custode della famiglia riuscì a farle sparire dagli occhi del nemico, e le catapultò nel mondo parallelo. Il custode fu ridotto in schiavitù, e così il principe, precedentemente privato della sua aura regale, in modo che perdesse il suo diritto a regnare sugli Elfi una volta maggiorenne. Adesso, oltre al regno degli Elfi, è in possesso del regno dei Troll e dei Nani. Gli altri regni si stanno unendo per sconfiggerlo, anche se non hanno molte speranze. Infatti il Conte è in possesso di un’armata vastissima, che è alimentata dal Cristallo, una pietra molto potente creato dal primo Re Elfico, in grado di rendere praticamente imbattibile i soldati. Adesso sta cercando di rendersi pure immortale, per poter dare l’attacco finale alle terre libere senza poter essere distrutto. Per farlo ha bisogno della formula che è contenuta dentro il libro-e indicò il tomo sullo scaffale- Ah, piccola parentesuccia, le due ragazze siete voi.-

Melek si fermò per riprendere fiato. Scrutò le due sorelle per osservarne la reazione: Danielle lo sganò gli occhi; Nell aveva il viso più neutro ed era intenta a riflettere. Seguì un imbarazzante silenzio, interotto solo da un lieve tamburellare sul tavolo. Si cominciarono a guardare, ancor più imbarazzati:non sapevano che dire. Dopo un lasso di tempo indefinito, la minore fece un pprofondo respiro pe ruppe quell’angosciante silenzio:

- Quindi noi saremmo delle principesse venute da un modo completamente diverso, e tu saresti il custode della famiglia reale, quindi anche il nostro???-

Melek si limitò ad annuire serio. Non aveva molta voglia di aggiungere altro: stava cominciando a preoccuparsi che lo avessero scoperto.

-Ma è assurdo…-cominciò Nell, che sembrava essersi risvegliata dallo stato di riflessione.

-E’ meno assurdo di quanto non sembri…-

-Parlaci del libro: hai detto che contiene una formula che rende immortali…ma se noi abbiamo trovato solo una testa urlante da spaccarci le orecchie??!!!-

-Non tutti possono utilizzare quel libro:solo e sempre i maghi possono. Il Conte non è in grado, ma per esempio io lo sono. Ha bisogno di me anche per questo. Io posso percepire dove si trova il libro, perché chiunque lo apra che non ha la facoltà di leggerlo, fa scaturire dell’energia dal libro che arriva fino a me. Però io posso dare il permesso qualcuno di aprirlo e usarlo al posto mio, ma è pericoloso e non è una pratica usata con nessun libro del genere-

-Ma noi possiamo andare dall’altra parte??sempre che ci sia quest’altra parte…-

Un boato lontano attirò la loro attenzione.

-Oh, no, il cambio del turno…- mormorò preoccupato Melek, alzandosi in piedi nervosamente

-Cambio del turno???-

-Sì, devo andare, subito. Ascoltatemi bene: anche se mi beccano, posso produrre una forma di magia anche col cervello. Domani, a quest’ora, ripresentatevi qui; troverete un’arco, nero. Dovete oltrepasarlo, portate con voi il libro. Dall’arco vi ritroverete in una stanza bianca e una persona vi darà indicazioni. È un mio amico, ditegli che siete venute da parte mia e vi aiuterà. Vi prego fate attenzione-

E fu così che Melek scomparve nel nulla, così come era arrivato.

***

Strisciò velocemente nella tenda. Ci aveva messo meno del previsto, forse non erano ancroa arrivati alla cucina. Raggiunse la tenda in fretta e furia, ma stando attento a non passare troppo nell’occhio. Entrò. Era buio, con le pentole così come le aveva lasciate. Accese un candelabro, e a tre centimentri dal naso si ritrovò una lancia.

-non ti muovere, o infilzo subito i tuoi amici- sentnziò la guardia con fare deciso, indicando Roy e Ashan imbavagliati a due sedie.



SPAZIO RINGRAZIAMENTI E ALTRO:
scusate, ci ho messo un po' per finirlo, ma tra la scuola e la musica sono parecchio impegnata!!!.
X AFANEIA:volevi l'omino simpatico???volevi l'omino simpatico???eh eh????accontentata...spero ti piaccia!!!!
X DANYCULLEN:non credo che mi offriranno di scrivere un fantasy da pubblicare...scrivere qui su EFP è già tanto per ora!!!Tra qualche anno ci posso fare un pensierino...ma per ora mi sembra improbabile!!!sono contenta che ti piaccia

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Cap 4...

Capitolo 4:

-Allora Melek, parla- ordinò con tono perentorio una scura figura incappucciata- I tuoi amici si sono dovuti sottoporre allo strizzamente perché non parlavano…quasi li ho uccisi! Adesso sono in infermeria al campo e perciò ho quattro mani in meno e due uomini da rimpiazzare per qualche giorno! Ma io non ho uomini per rimpiazzarli…Non fare lo stesso errore. Parla. Cosa ci facevi dall’altra parte?-

-Anche sotto tortura non parlerei! Non ritengo opportuno riferire a tiranni come te- Melek alzò la testa –Anche se sono legato ad un palo non ho paura!-

-Andiamo vecchio mio, guardati intorno: è da ieri sera che sei nelle segrete del palazzo reale, sono umide e fredde; meglio un bel letto morbido in una tenda, lassù, qualche metro più in alto, al calduccio della primavera! PARLA!-

Il cambio di tono non fece spostare di un millimetro la mimica facciale del prigioniero. Scosse la testa per liberarsi dei ciuffi che ricadevano sulla fronte in maniera scomposta. Alzò nuovamente gli occhi e osservo il basso soffitto pieno di ragnatele e si immaginò quante persone quei ragni avevano visto passare.

-Fai quello che ti pare, ma non tradirò gli Elfi, né tantomeno me stesso-

-Non sei facile da persuadere, Melek, devo ammetterlo. Adesso dovrei ucciderti. Ma ho bisogno di te, lo sai perfettamente. Lo so che lo sai. Dimmi che cosa stavi facendo e ti lascerò libero- provò di nuovo la figura. Nell’ombra del cappuccio e di una maschera due occhi rossi rilucevano bramosi di vederlo cedere.

-La mia risposta l’ho già data e non ritengo opportuno aggiungere altro-

-Te ne pentirai, mago, te ne pentirai! GUARDIE, PORTATELO IN SALA TORTURE-

-Subito signor Conte- le guardie slegarono Melek, che non oppose resistenza. Non avrebbe avuto senso comunque. Tanto non aveva intenzione di parlare. Il cancello si richiuse ferraginosamente dietro la piccola scorta. Le torce illuminavano l’angusto e umido corridoio che collegava le celle vere e proprie con la sala torture; sul pavimento resti di morti e topi che zampettavano qua e là alla cerca di resti di cibo. I passi risuonavano e rendevano lugubre il tutto. Ma Melek non pensava alla lugubrità del luogo, ma alle principesse, e sperava che avessero seguito il suo consiglio.

***

-Nell, sveglia, sono le sette!! È ora di alzarsi- biascicò Danielle stiracchiandosi sul suo letto.

-Ciao, come va?-

-Bene, se non fosse che mamma ha deciso di segregarci per un mese in casa a causa di iere sera! Scuola e basta…non possiamo tornare a casa non un minuto più tardi! Immaginati che barba…-

-Non intendevo in quel senso…insomma, dopo l’inconrto di ieri sera…-

-Non riesco a crederci, nonostante che abbiamo il libro-

-Già, che hai intenzione di fare tu??? Dovremo tentare di andare all’appuntamento o no???-

-Nell, non lo so…quello che so è che non ho le idee cheiare…insomma, un uomo appare dal nulla, ci dice che non siamo di questo mondo, sparisce sotto i nostri occhi, possediamo un libro che urla, abbiamo pure un presunto incidente alle spalle, almeno secondo nostra madre…-

-Non capisco neanche io…secondo me dovremo provare…non vedo molte possibilità per capire-

Quella mattina passò angosciosamente e senza molta attenzione. L’irrequietezza era padrone del loro cervello e non riuscirono a pensare ad altro che al misterioso Melek, l’uomo che le aveva cambiate in così poco tempo, l’uomo che le aveva messe in una strana e oscura situazione.

Dopo cinque ore di scuola la casa sembrò ad ambedue la loro salvezza, anche se teoricamente e praticamente la loro prigione

-Ecco le due brave bambine- la voce sarcastica della madre era inconfondibile anche dall’altra parte della casa.

-Danielle, andiamo, veloce- mormò la bionda con un gesto che non lasciava spazio ai dubbi. Coresero in camera e si chiusero dentro, prima che la madre potesse vederle.

-Nervose, eh???- fu quello che gridò la donna alla porta chiusa.

Il tempo cominciò a passare inesorabile.

***

-Siamo arrivati, prigioniero, muoviti- e la guardia gettò avanti con una spinta Melek, che cadde a terra e vi rimase, legato.

-Non riesci nemmeno ad alzarti, mago? Su, facci vedere i tuoi poteri. E non ti conviene fare tanto il nobile-

-Non mi servirebbe rialzarmi. E se devo salvare qualcuno, e per salvarlo devo soffrire, così sia: per questo mondo c’è di nuovo una speranza. Non voglio fermarla ora. Comunque non parlerò. Morirei per questo… e ti assicuro che non scherzo- fu l’amara risposta dell’uomo

-Se la metti in questo modo, mago, allora non c’è nient’altro da fare. Portatelo alla ruota-

La ruota era un grande, enorme attrezzo metallico. Era ricoperto di sangue. Tutto delle povere persone delle quali il Conte non aveva avuto pietà. Melek venne legato stretto al ferro freddo della ruota. Le guardie si posizionarono e la tortura lentamente cominciò. La ruota si muoveva prima lentamente, poi sempre più veloce, sempre più veloce. Dopo poco la testa del mago cominciò a far male. Pulsava e gli girava maledettamente. Cercò fin da subito di mantenere il controllo sul suo corpo: non voleva, non doveva e non poteva cedere. Né ora, né mai. Doveva essere certo dell sua missione. Provò a trovare la concentrazione, l’arco doveva essere creato. Al suo cervello stavano arrivando segnali di scombussolamento. La nausea cmoinciava a farsi sentire, lì, nell’esofago, pronta a salire. Strizzò gli occhi e lottò contro un prepotente senso di vertigini. La ruota girava incessantemente, sempre allo stesso ritmo. I minuti scorrevano lenti, sembravano infiniti, quasi come se il tempo si fosse bloccato. Le vertigini aumentavano, la nausea saliva, la testa faceva ancora più male. Quell’attrezzo non causava danni permanenti, ma certo non era affatto piacevole. Non era concentrato, e si fece coraggio. I suoi arti tirati sembravano chiedere una possibilità alternativa alla rottura. Il tutto era complesso. Doveva calmarsi, cavolo, doveva calmarsi; non era in grado di creare? Doveva provarci…e ancora e ancora. Finchè non riusciva. Il prezzo era caro, ma forse ne valeva la pena. Tentò di far affluire la magia fino al cervello. Un senso di calore stava arrivando ai suoi neuroni. Poi un colpo violento nello stomaco. Forte, imprevisto e troppo doloroso. Una terza guardia, che era arrivata evidentemente per assistere allo spettacolo, aveva ben pensato di colpirlo con una mazza. E la ruota continuava. Oramai la nausea era intrattenibile e gli urti di vomito non si fecero aspettare. Chiuse gli occhi, li strizzò. Ce la poteva fare. Isolare il dolore. Isolare il dolore. Il calore si era bloccato. La testa si faceva pesante. Passi, sicuri, leggeri. Era quasi sicuramente il Conte. Stava tornando a controllare il suo stato. Si sentì un lontano saluto. A fatica l’uomo alzò la testa.

Non aveva mai guardato il Conte in faccia. Era sempre coperto da una maschera o portava il cappuccio. Anche prima del colpo di stato non l’aveva mai visto. Sfuggiva sempre ai suoi sguardi, era sempre da parte. Alzò la testa, sicuro che anche stavolta non avrebbe fatto eccezione. Ma la tenue luce rivelò un volto scoperto, con i tratti stranamente familiari. Gli occhi lo sfidavano, così pareva. Un sorrisetto malefico, ironico e assolutamente odioso gli solcava la faccia da parte a parte come una piaga. I suoi lineamenti gli erano familiari, ma non riuscì ad afferrare a chi assomigliava. Quell’orreibile persona si allontano da lui e si sistemò da una parte. Melek riabbassò la testa e respirò pesantemente. Il dolore era onnipresente, non aveva più il senso del tempo, chissà che giorno era, se erano passate ore o minuti. Isolò la nausea, il pulsante dolore e con molta molta fatica sentì che il calore affluiva in lui e che un arco si formava dall’altro capo del mondo. Cosa diavolo avessero combinato intanto quelle due gli era ingoto, ma sperava bene per loro. Il Conte bloccò le guardie e la ruota si fermò. Il prigioniero potè rilassarsi per una frazione di secondo. Poi fu trasportato su una piattaforma, ampia e consumata. Quando lo appoggiarono, Melek fece una smorfia.

-Ancora convinto mi pare eh???Non resisterai in eterno…e comunque anch se non parli adesso, saprò tutto: un demone è stato appena inviato nel luogo dove sappiamo che sei stato…sono curioso di sapere che ci riporta!-

Una risata fredda, penetrante, risuonò per tutta la prigione.

- Forse ci rivedremo…se resisterai! Addio!- e con uno schiocco partì una frustata. Uno spruzzo di sangue cadde ai piedi del tiranno. Questo tranquillamente si piegò, raccolse il sangue con l’indice e –come se fosse la cosa più naturale del mondo- l’osservò.

-Hai un buon sangue, vecchio. Proprio un peccato sprecarlo, non trovi?- sorrise malignamente. Melek si ritrovò a sperare di potersela in qualche modo cavare. -Credo che una cinquantina di frustate siano più che sufficienti. E fate in modo che sia nacora vivo. Moribondo, ma ancora in vita-

Mosse un passo, sembrò però cambiare idea, perché tornò dal mago.

-Ah, dimenticavo- e sferrò un colpo di bastone nello sterno del prigioniero. Poi scomparve. Melek, stanco, dolorante, sudato, si preparò ad una nuova tortura.

***

Era sera. Due esili figure sbirciarono guardinghe fuori dalla finestra sul retro del palazzo. Sparirono dentro e pochi secondi dopo avavanno appoggiato i piedi sull’asfalto.

-Bel salto, Danielle-

-Ok. Però mi dispiace per la mamma. Le faremo predere un colpo. E se poi non la rivediamo più…-

-Lo so. Più che lasciarle un biglietto non possiamo fare altro.-

Attraversarono la strada poco trafficata. La biblioteca stava per chiudere e a malincuore la minore si ritrovò a farfugliare una scusa per farle entrare. Ritrovarono facilmente la stanza di poco tempo prima e, dopo avevr acceso la luce, notarono un’enorme arco nel mezzo della stanza. Era di un nero lucidissimo, quasi abbagliante; ma non fecero in tempo ad avvicinarsi che davanti a loro si stagliò una cosa mostruosa: un mostro rosso e nero, possente, con occhi inquietanti.

-Oh, oh, pensavo di trovare di meno sinceramente. Sembrate gracili, ma non si sa mai-

Delle funi scaturirono dal terreno e avvolsero le principesse, bloccandole.

-Nell, adesso che facciamo?-

***

Le frustate erano sempre peggio, e una dopo l’altra stavano massacrando la sua schiena. Era distrutto. Eppure molti poveri innocenti erano finiti peggio di lui e prima, anche. Ogni frustata durav un’infinità, e il rumore della frusta era insopportabile. Non era affatto piacevole. Piano piano ci si avvicinava a cinquanta; ad un tratto le frustate si bloccarono. Sperò bene per un misero attimo, uno soltanto. Gli occhi affaticati notarono un leggero barlume. Una mazza. Ancora. Non gli bastavano quelle poche che gia gli avevano infierito? Melek percepì la guardia dirgli qualcosa del tipo “Sei ancora troppo cosciente, un paio di mazzate oltre alla frusta ti massacreranno per bene”. E la botta arrivò, più forte di prima. Fu sicuro in quel momento che non avrebbe più retto. Pensò a Roy: quel giovane, che neanche sapeva di avere due sorelle vive, e forse neanche l’avrebbe saputo. Lo aveva cresciuto da sempre, e il ragazzo non lo avrebbe voluto morto, ci teneva troppo a lui. E poi Ashan: da quando lo aveva addocchiato tra i prigionieri, avava visto in lui qualcosa di strano. SI era affezionato a lui per questo. Non aveva mai saputo come era finito lì, ma di sicuro era avvenuto qualcosa di troppo particolare. Quanto avrebbe dato in quel momento per rivederlo e chiedergli tutto. Non respirava quasi più. C’era un mormorio lontano. E poi, per la seconda volta in dieci anni, svenne.

***

-Ahahahah…non mi sfuggirete…-sghignazzò il demone. I suoi occhi guizzavano malignamente. Si avvicinò alle sorelle, tirò fuorì una lama e la preparò bene. Si avvicinava…sempre più, sempre più, lentamente.

-Voglio farvi morire con l’angoscia, perciò credo che mi prenderò tutto il tempo-

Dei passi risuonarono nel corridoio.

-O forse no- si corresse il demone.

-NELL, DANIELLE…siete…-la madre delle due ragazze entrò nella stanza e rimase senza fiato. Il demone si distrasse, voltandosi.

-Lasciale stare, mostro!- gridò la donna dopo un attimo di silenzio. Si lanciò verso il suo avversario e con un urlo lo gettò a terra. Allentò le corde, ma non fece in tempo a slegarle del tutto, perché il demone si lanciò contro di lei. Intanto le principesse si erano slegate e non persero tempo a correre verso l’arco. Il demone se ne accorse e cambiò la sua rotta con la lama sguainata puntata in avanti. Quando ormai sembrava dovvesse finire tutto, la donna si parò davanti alle ragazze e la spada la centrò in pieno petto. Nell, lucida, strattonò Danielle e la spinse dentrò l’arco, prima che il demone le raggiungesse.

***

Aprì gli occhi, ma li richiuse subito poiché la luce gli dava noia.

-Ben svegliato. Sei stato cinque giorni a poltrire- Roy era accanto a lui.

-Ciao… come va?-

-Bene. Sono ancora un po’ rintontito, ma sto bene. Ashan sembra passarsela peggio: anche stamattina è dovuto farsi controllare. La semi tortura deve avergli creato qualche danno più grave-

-Speriamo bene…è arrivato nessuno?-

-Perché? No!-

-Niente, te lo spiegherò-

-Su, vecchio. Dimmi che cosa hai combinato. Su, ti prego, ti prego-

-NO, non ora!-

-Per favore…-

e andarono avanti così tutta la sera, riportando un po’ di allegria in quella giornata triste e piena di sofferenza.

SPAZIO AUTRICE:

e così anche questo capitolo è finito!!!C'ho sudato un sacco, perchè far torturare il mio povero Melek - o Melly, visto che QUALCUNO (leggi:Afaneia)non riesce a fare a meno di dare soprannomi a tutti- e stata un'impresa...

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Cap 5

Capitolo 5:

Nella luce accecante si delinearono i contorni di un uomo. Avanzava lento, avvolto in un mantello scuro che risaltava sempre più sul bianco dell’ambiente. Era la guardia della Stanza di Passaggio. La Stanza di Psassaggio era come un enorme deserto bianco, dove non c’erano che la casa del sacerdote che custodiva e controllava il luogo con il suo assistente; qui vi passavano tutti quelli che desideravano passare da un mondo all’altro. Da un punto indefinito comparvero due figure:l’una reggeva l’altra, appoggiata pesantemente sulla spalla della prima figura. Parevano due donne, a occhio e croce. Avevano vestiti semprlici, e una borsa.

-Chi siete???- chiese con voce grave la guardia alle due figure appena si fermarono a poca distanza da lui. Non ricevette risposta. Pensò che fossero due anime sorde, morte o quant’altro, che viaggiavano nella Stanza di Passaggio senza meta:a volte accadeva che le anime dei morti venissero mandati dai maghi nella Stanza di Passaggio e che lì vagassero senza meta alcuna; sinceramente l’uomo non aveva mai capito il perchè. Poi una delle due alzò la testa, precedentemente poggiata alla spalla dell’altra e un paio di occhi verdi cerchiati di rosso per pianto fissarono la guardia con immensa tristezza. Dopo qualche secondo anche l’altra figura alzò la testa e la guardia si sentì raggelare dallo sguardo di due occhi neri, anch’essi molto tristi.

-Chi siete voi due??- ripetè di nuovo, sperando in una risposta.

-Veniamo dal mondo degli uomini, siamo amici di Melek, dobbiamo arrivare nell’altro mondo- fu Danielle, con voce spezzata, a prendere parola.

-Non conosco nessun Melek. Forse il sacerdote del luogo sì e vi può dare una mano…venite con me- e la guardia fece cenno di seguirlo.

Sembrò che nessuna delle due ragazze volesse andargli dietro, poi pian piano si mossero verso di lui e fu così che iniziò il breve percorso verso il sacerdote.

Il guardiano abitava in una specie di cottage, che col suo rosso mattone risaltava su tutto quel bianco inconsistente del posto. Era l’unica casa che c’era.

-Signore, ci sono visite- disse la guardia bussando delicatamente alla porta. Ad aprire fu un uomo giovane di aspetto, rasato, con un tatuaggio a forma di drago sul braccio destro e una tunica nera.

-Entrate pure- rispose il sacerdote. Aveva una voce calma e profonda, quasi spettrale, tanto che il primo pensiero di Nell fu che l’uomo che aveva d’avanti era solo un sogno. Ma le immagini della madre morta erano troppo vive in lei per poter dubitare della veridicità dell’accaduto, anche se avrebbe preferito un altro modo per vedere la morte della donna.

-Siamo qui da parte di Melek, pare che vi conosciate. Dobbiamo arrivare da lui il più presto che possiamo:ci può aiutare?- Nell soppesò le parole in modo da risultare più calma e gentile possibile.

-Sì, Melek. È passato qui giusto l’altro giorno; era molto di fretta e aveva una grande paura di essere beccato da qualcuno, a quanto pare-

-E sai se gli hanno fatto qualcosa?-

-Credo che non l’habbiano trattato molto bene laggiù!non so che cosa di preciso, ma niente di troppo grave credo, o mi avrebbero avvertito della sua morte- le scrutò per un secondo e un lampo attraversò gli occhi del sacerdote –ma voi…voi siete le principesse. Oh santo dio-

-Ma si vede così tanto???- riuscì a dire Nell.

-Accipicchia, dove ho la testa??? Come ho fatto a non accorgermi subito di chi eravate:gli stessi occhi di quando eravate piccole.-

-Scusi, ma lei ci conosce???-

-Certo! Ogni sacerdote della Stanza di Passaggio deve essere informato sulle famiglie reali-

-Buono a sapersi. Però preferirei che il nostro argomento tornasse sulla richiesta che abbiamo avanzato poco fa!- s’azzardò a dire Danielle, che si era messa a sedere.

-Certo, lo farò; prima però fareste meglio a riprendervi con una bella tazza di tè fumante e a dirmi che cosa vi è accaduto-

-Esistono i tè anche da voi?-curiosarono le due sorelle, cercando di distrarsi.

-Certo, non crederete che i due mondi siano completamente differenti, senza niente in comune…anche se piccolo- e agitò delle bustine.

-Grazie infinite-

Passò una buona mezz’ora prima che una delle due principesse si decidesse a raccontare l’accaduto:

-Io mi chiamo Danielle e lei e Nell. Melek ci aveva rintracciato grazie a questo libro- iniziò la rossa, togliendo dalla borsa il tomo borchiato –ci ha spiegato tante cose sul mondo parallelo. Quando se n’è andato ci ha detto che avrebbe creato un’arco che noi avremmo dovuto attraversare il giorno dopo alla stessa ora. Siamo venute all’appuntamento senza il permesso di nostra madre:eravamo in punizione. Le abbiamo scritto un biglietto dove le dicevamo che volevamo conoscere la verità e che doveva scusarci. Ha pensato bene di venirci a cercare. Ci ha trovate. Eravavo davanti a quell’arco e con noi c’era un demone, che voleva ucciderci. Mamma è morta per riuscire a farci passare. Ancora non mi capacito di questo- si coprì il volto con le mani eriprese a piangere sommessamente.

-Oh, Danielle- mormorò Nell. Poi abbracciò la sorella con tutta la forza che aveva. La guardia si commosse a vederle in quello stato.

-Come sono tristi- e, non potendo trattenersi dal’impulso, andò da loro e le abbracciò entrambe.

-Adesso è l’ora di smetterla. Voi dovete andare da Melek. Non possiamo aspettare troppo;il demone è in circolazione:prima agiamo e meglio è- decretò il sacerdote spezzando la fragilità del precedente momento.

-Vi travestirete, in modo che non vi riconoscano. Potrete così raggiungerlo tranquillamente passando inosservate-

-Ma non sappiamo dov’è. Come facciamo a travestirci?-

-aspettate un attimo- il sacerdote scomparve un secondo e poi ricomparve con uno scatolone–è in infermeria di uno dei campi dell’esercito nemico. Quindi sarete travestite da infermiere!semplice…ecco i vostri vestiti- e dalla scatola saltarono fuori due completi perfetti per loro.

-Per caso li tieni qui per quando due ragazze hanno bisogno di travestirsi da infermiere per iintrufolarsi in un campo nemico???-

-Non proprio-sorrise il sacerdote.

Pochi minuti dopo le principesse erano pronte ad andare. Perciò fu evocata la magia, con la quale si formo un’arco aperto sul mondo delle creature.

-buona fortuna ragazze, è stato un vero piacere-

-Grazie a te. Una sola domanda: Melek non ha accennatoi ai nostri nomi in questo mondo-

-Ovviamente non sono gli stessi che avete adesso. Danielle, il tuo nome vero è Shiran e quello di Nell è Nihal. Ma meglio se non vi azzardate a pronunciarli finchè non siete al sicuro-

-Non lo faremo- e, salutando l’uomo e il suo assistente, attraversarono l’arco.

***

Il campo era cupo e molto vasto. Schiere di uomini si strascicavano verso le tende acora più scure dell’atmosfera. Le armi erano appoggiate ovunque: spade, asce e lance. Una tenda bianca si distingueva fra le altre: evidentemente doveva essere l’infermeria, che era di quel colore per poter essere distinta meglio.

-Nessuno si è accorto di noi- disse Nihal.

-facciamo veloci, soo ansiosa di arrivare laggiù. Non ce la faccio a restare qui ancora per molto- rispose Shiran.

-Calmati!!!- e si avvicinò alla tenda con cautela, seguita a ruota dalla minore delle due. Erano quasi arrivate quando un omone massiccio si stagliò davanti a loro

-Due infermiere che sono fuori a quest’ora??non dovresteessere a controllare i malati-

-Stiamo giusto andando…è che siamo nuove- implorò Nihal. “fa che non ci dica niente, fa che non ci dica niente” sperò vivamente.

-Potete entrare, ma la prossima volta che vi becco fuori orario non farete un altro passo da vive!-

-Ok- dissero in coro le false infermiere, e non se lo fecero ripetere due volte:entrarono dentro quasi correndo.

***

(poco prima)

- Buona sera Melek-

-‘sera Roy-

-Come andiamo oggi?-

-Meglio del solito. E tu?-

-Bene. Ashan dovrebbe essere rimandato qui tra poco- E in quel momento entrò una guardia, portando Ashan con lui.

-Toh guarda, parliamo del diavolo e spuntano le corna. Bentornato Ashan caro- lo salutò Melek, contento di aver ritrovato ambedue i compagni di stanza. Ashan si mise seduto sul lettino accanto al loro e a quel punto la guardia se ne andò. Melek, impaziente com’era, si mise subito a fare domande all’amico:

-Ashan, ma che ti è successo?-

-Niente, mi sono fatto solo più male del previsto-

-Non è possibile: tu e Roy avete ricevuto lo stesso trattamente-

-Senti Melek:io sono tuo amico, siamo compagni di stanza, ma di questo non voglio proprio parlare-

-Perché? Dieci anni fa ti ho trovato solo e abbandonato tra tutti gli schiavi del Conte, triste, distrutto psicologicamente:ho sempre pensato che ti fosse successo qualcosa ed è dieci anni che non ricevo nessuna risposta, e anche Roy si chiede perché. Almeno a noi puoi dire tutto. E come puoi esserti fatto più male di lui?-

-Togliti quella domanda dalla testa. Mi è successo qualcosa, sì, ma per favore non lo voglio dire-

-sei proprio un bambino quando fai così Ashan. Proprio un bambino-

in quel momento due infermiere entrarono nella stanza. Melek si accorse subito che cosa c’era che non andava in loro. Erano le principesse. LE due si guardarono intorno per controllare presenze indesiderate e si avvicinarono a loro.

-Ce l’abbiamo fatta- Disse Shiran.

-Melek, vi conoscete?- lo interrogò Roy.

-Sì, pare proprio di sì. È un po’ lunga da spiegare, ma se mi date del tempo vi spiegherò chi sono!-

***

SPAZIO AUTRICE:

finalmente ho finito questo capitolo. Lo considero più un capitolo di passaggio, che mi serviva per far ricongiungere i personaggi. Spero appreziate lo stesso.

X DANYCULLEN:Innanzitutto grazie per il complimento. Mi fa piacere sapere che sto migliorando...adesso sai che hanno fatto le "bimbe"...e perchè Roy non le ha trovate...anche a me dispiace per la mamma, ma era necessario!!!!....1 bacione
X AFANEIA:Sì,certo che è sopravvissuto, non potevo farlo morire!!!!e trovare quella tortura non è stato semplice, erano tutte troppo atroci per lui...XD

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6

Capitolo 6:

-CHE COSA???ti ho mandato per uccidere quelle due mocciose, non per perdere tempo con altre persone …aaaaaaaaaaaah…sospettavo che fossero ancora in vita, maledette loro, ma adesso che ne ho la certezza vengo a sapere che un demone –stupido, incapace e tonto- se l’è fatte scappare!!!Che devo fare con te, sudicio mostriciattolo insignificante???????????!DIMMELOOOOOOOO!- e il Conte scagliò un paio di pugnali contro il demone, che cercava di nascondersi come si sarebbe nascosto un bambino di fronte alla madre arrabbiata, facendosi minuscolo.

-Io ho cercato di fare del mio meglio, signor Conte…-

-Ma ti stai sentendo, lurida feccia insignificante???Non si cerca di fare del proprio meglio, si deve fare e basta…!Non voglio scuse, tontolone di un demone, brutto mostriciattolo da quattro soldi; ti disintegro, ti squarto, ti…ti…AMMAZZO!!!!fra tutte le orde dempniache che ci sono proprio te mi doveva capitare?è meglio che esci di qui entro tre secondi o farai una seria brutta fine…UNO!...DUE…E TRE…- lanciò un altro pugnale, che si conficcò nella porta della camera, chiusa appena in tempo dal povero demone.

Il Conte era veramente nervoso, arrabbiato come non mai. Il verme schifoso s’era lasciato sfuggire quelle ragazzine, e chissà se erano arrivate da Melek. No pensò, Melek è troppo furbo per farle venire da lui. Le farà nascondere da qualche parte.

-DEMONEEE; torna subito qui!!!ho un altro incarico da darti…e non deludermi questa volta…-

***

-Allora vecchio? Parla- chiese in tono supplichevole Roy –sono impaziente di sapere tutto-

-Sicuro?- domandò Melek.

-Certo, sì!-

-Ok. Ma per favore devi stare calmo-

-va bene-

- Allora. Ti ho detto che le tue sorelle erano scomparse con il mio libro magico e non se ne era saputo più niente?-

-Certo che me l’hai detto!-

-Ti ho detto che il libro crea delle specifiche onde particolarmente forti che rivelano dove si trovano lui e le principesse?-

-Credo che tu mi abbia detto anche questo…ma cosa c’entra?-

-Ecco…c’entra.- fece un profondo respiro: sapeva che Roy avrebbe avuto una reazione non certo calma, ma doveva essere lui per primo ad avercela.

- Perché loro due- e indicò le due ragazze con un cenno della mano -avevano il libro, e le onde particolarmente forti mi sono proprio l’altro giorno mentre loro stavano aprendo il libro-

Ci fu un’imbarazzante pausa di silenzio, molto imbarazzante. Ashan era perplesso, Nihal e Shiran tenevano gli ochi bassi, Roy stava fulminando Melek con lo sguardo. La sua voce ruppe l’incantesimo in modo molto brusco.

-Ma sei impazzito per caso????NO dico sei impazzito???? Mi vorresti dire che per dieci anni mi hai raccontato balle, cioè che le mie sorelle erano scomparse chissà dove sicuramente per non tornare – che poi la hai fatte scomparire te- e ora sono davanti a me, sedute tranquillamente in fondo al tuo lettino e parlano pacificamente con noi????- la rabbia dentro Roy cresceva visibilmente.

-Roy, non ti scaldare…posso spiegarti-

-Non ti scaldare?io mi scaldo eccome.-la sua voce cresceva di volume.

-Scusa, io…senti Roy non avrei voluto farti questo, ma in realtà non ero affatto sicuro di…-

-Non eri affatto sicuro di che cosa??Non eri affatto sicuro di che???Eh?dimmelo!-

-In realtà io credevo di averle catapultate nel mondo parallelo, ma non sapevo che fine avessero fatto. Pensavo fossero morte o chissà quali altre sciagure!-

-Io non ti capisco. E ti lamenti di Ashan che non ti vuol dire che gli hanno fatto. E ti lamenti di me, anche. Perché?-

-Senti Roy, lo so. Avrei dovuto parlare, ma capisci, non volevo darti…-

-…speranze vane???meglio vane speranze che niente!-

-Invece no, Roy, ci saresti rimasto ancora peggio!-

-No, non ci sarei rimasto un bel niente. Pensavo che come mio Custode valessi qualcosa per te. Parecchio. Ma mi sono letteralmente illuso per più di vent’anni. Avresti dovuto mettere le cose in chiaro fin da subito.-

-Oh, Roy, non puoi credere che io non ti voglia bene. Te ne voglio eccome-

-No, bugliardo, non me ne vuoi. Sei un bugliardo, e per questo adesso io ti odio- e con questa frase sprezzante Roy prese e andò a contrattare con la guardia fuori dalla porta. Voleva cambiare posto. La guardia lo portò via. E per la prima volta nella loro breve conoscenza del personaggio, Shiran e Nihal videro Melek piangere. E non fu l’unica cosa, perchè ci fu un’altra prima volta: Nihal, vedendo quell’uomo piangere, le mani sul viso, i capelli neri che gli ricadevano sulla faccia, capì di essersene innamorata. Fu una sensazione insolita, strana e quasi incomprensibile. In fondo lo conosceva da poco ed era pure il suo Custode, ma ormai non poteva tornare indietro. Ma in fondo penso che fosse solo una stupida allucinazione, poi era capitata in un momento che non era proprio il massimo. Passò una mezz’ora buona prima che Melek smettesse di piangere. Le lacrime gli avevano conferito un’aria stanca e triste che sapeva più di umano, in confronto alla sua solita aurea che di umano aveva ben poco.

-Ci dispiace, non pensavamo di creare tutta questa confusione-

-No, non è colpa vostra. È solo colpa mia. Sono uno stupido. ma ormai non posso tornare indietro. Dovrà capire che non può sottrarsi a questa verità. Voi siete tornate, questo è quello che ora conta. E conta che capiate che qui avrete parecchio da affrontare. Avrete una fondamentale missione da compiere, e anche Roy dovrà. Perciò deve capire.- Melek respirava ancora rumorosamente e si fermò.

-C’entra con la guerra? Con il Conte?- esordì Shiran –dovremmo affrontare ostacoli?-

-Temo proprio di sì, volenti o nolenti sì…adesso però non posso spiegarvi, si sta facendo tardi e le guardie si insospettiranno se state ancora per molto dentro…meglio se andate a riposarvi; non vi sarà difficile capire la zona dove dormono le infermiere e le altre poche donne che ci sono in questo posto. Venite domani dopo il primo turno della mattina. Dopo quello nessuno viene fino al pranzo e le infermiere di solito non hanno molto da fare e nessuno si preoccupa per loro. Non a quell’ora. Ci vediamo domani-

-Ci saremo di sicuro- fu così che la bionda e la rossa sparirono dietro i tendaggi. Fuori era buio.

-Melek-

-Sì, Ashan?qualcosa non va?-

-No, cioè sì. È che non mi piace vederti così-

-Non piace neanche a me, ma Roy…-

-Non penso che credesse in quello che a detto. Sono sicuro che non ci credeva veramente.-

-Lo spero. Mi dispiacerebbe tanto se io e lui non dovessimo più parlarci-

-Non dirlo a me. Vi conosco da dieci anni, e so che Roy è duro come le pigne, ma so anche –e lo sai anche tu- che è legato molto a te-

-Lui…-

-Andiamo, pian piano si risolverà tutto. È solo un po’ arrabbiato. Ne sono sicuro!-

-Davvero?-

-Davvero…comunque non ti voglio vedere con questa faccia per i prossimi dieci anni! Quanto meno smettila di tenere questo broncio da funerale-

-Facile…adesso buonanotte-

-Ehi, ti ho dato forse il permesso di addormenarti. Guarda che non ho finito con te…-

-Sembri Roy quando mi vuole convincere a fare qualcosa-

-Non proprio-

-Cioè?-

-E’ che prima mi ha fatto pensare-

-Ah, sono contento di scoprire che anche tu pensi ogni tanto-

-Non ricominciare con le tue battute sarcastiche. Penso che tu hai fatto arrabbiare Roy perché non gli hai detto tutta la verità…neanche io l’ho fatto, ma fino ad ora non ritenevo opportuno…forse è l’ora…ma per favore, giurami che starai muto come un pesce…-

-Giuro-


SPAZIO AUTRICE:
grazie a tutti...per i commenti, per chi ha aggiunto questa storia tra i preferiti ecc....in realtà questo capitolo non mi piace molto, però non ho saputo fare di meglio...mmm....per i curiosi sul raccontino di Ashan...continuerò a tenervi sulle spine ancora un po'...prima o poi si saprà...XD, spero sia stata una buona lettura!!!!XDXDXD
Ciao ciao

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Cap 7

Capitolo 7:

AVVISO:Scusate per il mega mega ritardo, ma sono proprio una lumacona incapace!!!!!!!!!!*me lumaca, **me incapace*…spero che questo capitolo, benchè non particolarmente lungo, sia passabile…XD XD XD XD…comunque per quanto riguarda la storiellina di Ashan, ci sono dei particolari che io ho provato a mettere anche nei precedenti capitoli che dovrebbero far capire in parte una cosa…è parecchio semplice la questione, c’è solo da farci caso(parlo anche per te Marghe, anche se sai già a cosa mi riferisco). Buona lettura a tutti e grazie a tutti quelli (o quelle!!!) che hanno recensito XD XD…Ciao Ciao

PS:avrei bisogno di qualche cosiglio sulla forma…se a qualcuno viene in mente qualcosa a cui dovrei far caso per favore me lo segnali…grazie 1000… By Smolly

Trovare la tenda fu più semplice del previsto. Era una tenda come le altre, ma attorno vi gironzolavano meno soldati. Tutte e due notarono che non c’erano solo Elfi sottomessi al Conte, come pensavano, ma c’erano anche parecchi Troll e un gruppo di soldati di una razza che non avevano mai visto.

-Certo che questo accampamento è proprio enorme, e anche i soldati non sono male-

-E penso che non sia l’unico!e poi sai che tipi sono quelli laggiù-disse Nihal indicando i misteriosi soldati sconosciuti.

-Non ne ho assolutamente idea, ma non deve essere niente di buono, o non sarebbero qui. Deve proprio volerci male il Conte…-

-Oh…Hai scoperto l’acqua calda…-

-Ti ringrazio del sarcasmo…intendevo:che cosa l’ha portato a rivoltarsi contro il suo stesso sangue?-

-Una parola:potere!semplice-

-Forse:ma per conquistare l’intero mondo ce ne vuole di bramosia…-

-Perché mi fai queste domande complicate????sta’ zitta ed entriamo!-

La tenda era spoglia e conteneva un esiguo numero di donne. C’erano due file di giacigli consunti, e vicino un cassetto dove venivano tenuti i propri averi (cioè quasi niente). L’odore non era dei migliori. Le donne si voltarono al passaggio delle nuove arrivate, ma non spiccicarono neanche mezza parola di saluto:si limitarono a borbottare tra loro. Erano quasi tutte giovani, con faccie tristi e provate e indossavano vestiti che davano l’idea di non aver mai visto l’acqua. C’erano due giacigli liberi dall’altro lato della tenda, vicino ad una ragazza apparentemente molto piccola che se ne stava solitaria sul suo.

-Buonasera- disse improvvisamente la giovane. Le principesse erano così sorprese di sentire qualcuno rivolgergli anche solo una parola che sobbalzarono.-Scusate-disse subito la giovane, vedendo la reazione delle due –non pensavo di spaventarvi-

-Scusaci te. È che mi sembravastrano che qualcuno ci rivolgesse la parola-

-Sì, lo so. Ma io faccio eccezione, se non vi disturba.-

-Certo che no.-

-Io sono Meryan-

-Piacere Meryan…possiamo chidere quanti anni hai?-

-Dodici. Sono qui da quasi tutta la vita.-

-Povera te-

-Ci ho fatto l’abitudine. Ora dovrete scusarmi, ma ho sonno e vorrei dormire-

-fai pure- e la bambina si distese girandosi dall’altro lato.

-ce la farò io invece ad addormentarmi??- chiese piano Shiran alla sorella.

-Boh, se non proviamo…-

E si distesero sui loro letti. E prima che prendessero sonno ci volle parecchio tempo.

***

Il Conte aveva appena finito di dare gli ordini a quell’insulso demonietto. Adesso se ne stava nella sua camera, seduto sulla scrivania, a pensare. Intorno a lui era tutto scuro, a partire dalle pareti:nere, piene di arazzi scuri raffiguranti morti, il letto a baldacchino nero, la scrivania in ebano, i tappeti scuri. L’unico tocco di colore era l’unico ritratto che il Conte teneva sul tavolo: una bellissima donna sorridente con due ragazzi di circa quindici anni, che sorridevano, ed erano molto simili.

***

La mattina era fresca, la temperatura ottima. Due infermiere si dirigevano verso il tendone bianco per il turno della mattina; nessuno ci fece caso. Infatti gl’ingnari soldati non sapevano niente di chi erano veramente, e se lo avessero saputo, sarebbe stato un bel guaio per tutti.

-Eccoci qua!- dichiararono le due principesse.

-Vi aspettavamo- rispose con un sorriso un po’ tirato Melek.

-Notte tranquilla??-domandò curiosa Nihal.

-Non proprio…ma non ci possiamo lamentare!-rispose tranquillo Ashan.

-Ci dispiace per ieri sera!Non pensavamo che nostro…fratello…fosse così irascibile…non ci siamo neanche presentati per bene- disse a sua volta Shiran, rivolgendosi anche ad Ashan.

-No, è che siamo molto legati io e lui, e non sopporta che io gli dica bugie…comunque lui è Ashan, mio compagno di stanza da circa dieci anni…-

-piacere, Nihal e Shiran…-

-È assolutamente un piacere far meglio conoscenza con le principesse-

-Il piacere è nostro. Hai per caso un legame con la faccenda di cui stiamo per parlare per caso??-

-Sì, diciamo pure di sì-

-Ok…allora?-

-Curiose di sapere tutto e subito?-

-certo-

-Accidenti…-

-Be’ in effetti siamo un po’ troppo precipitose…-

-Non importa, perché vi dobbiamo spiegazioni comunque.- sia Ashan che Melek si misero a sedere sul lettino.

-Allora, da dove cominciare?-

-Innanzitutto spiegateci meglio come funziona questo posto, dove siamo ecc.-

-giusto:questo è la seconda sezione dell’esercito del Conte. L’esercito conta sei sezioni in tutto. Sembrano poche, ma gardatevi intorno e vedete la quantità di soldati che ci sono…ci troviamo al confine fra la terra degli Elfi e quella dei Nani. Io e lui siamo solo servi nel periodi di “pace”, ma nel bisogno abbiamo l’obbligo di militare…finora non abbiamo avuto questa sfortuna. Il Conte vive nel castello appartenuto alla vostra famiglia, nel nord della terra.- spiegò brevemente Ashan. Una sua caratteristica era di spiegare in modo piuttosto spartano. Melek prese invece parola per spiegare la missione:

- Voi avete un compito importante:rendere l’esercito un semplice esercito, nel senso che dovete distruggere il Cristallo. Solo voi potete farlo, e Roy, perché siete i discendenti della casata Elfica e solo voi tre ce la potete fare…quindi voi e vostro fratello dovete andare a distruggere quella pietra. Mentre voi sarete in viaggio, il Conte vorrà attaccare, perché credo sia già informato della vostra presenza in questo mondo. Io e Ashan andremo ad avvertire il Re degli Uomini di mobilitare l’esercito. Il Conte però avrà bisogno della mia formula e del mio rituale per essere invincibile. Io cercherò di prendere tempo in questo senso. Lui non andrà in guerra senza essere immune a tutto. E io farò in modo che muoia senza che abbia mai messo piede nel campo di battaglia-

-la cosa non mi sconfinfera tanto sinceramente, ma se lo dite voi, mi fido- annunciò Shiran.

-Visto che insistete- borbottò Nihal

-Non ho finito. Nei giorni che resteremo qui, voi vi comporterete da brave infermiere. Noi, appena ci rimetteremo, parleremo con Roy e prepareremo il viaggio…-

-Mi chiedo il perché di questo cambiamento così rapido…sono passati così pochi giorni…insomma..che ci succede?! -

-il tempo non si controlla ragazze…su questo non possiamo farci nulla-

-magari si potesse-

-Nihal. Non puoi essere padrona di tutto; ci deve essere per forza qualche fenomeno naturale al quale devi sottometterti-

La discussione si troncò di netto, così, senza avere più nulla da dirsi. Il resto della mattinata lo passarono raccontandosi storie e parlando del più e del meno.

Verso le una la campana che segnava il pranzo suonò e i quattro si dovettero dividere, raccomandandosi attenzione a vicenda. Il giorno successivo sia Ashan che Melek furono dimessi. E la prima cosa che fecero fu di andare a cercare Roy, non avendo la minima idea di dove si fosse cacciato, dal momento che non era nella loro tenda.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8°

Capitolo 8

Trovarono Roy in una tenda dall’altra parte dell’accampamento. Fece per ignorarli, ma dopo un po’ non potè più evitare gli sguardi fissi degli amici.

-Che volete adesso?siete venuti a presentarmi qualche altro parente scomparso? Avete intenzione di perseguitarmi???ANDATE VIA!!!-

-Perché fai così?non ha assolutamente senso- controbattè Ashan –non puoi fare l’offeso a vita, solo per una bugia necessaria…-

Silenzio.

-Roy, sei proprio un bambino quando fai così…è vent’anni che ti seguo, e ti comportavi così solo quando avevi sei anni-

Silenzio.

-Smettila di ignorarci, smettila!!!non sono un mostro, sono Melek…-

Silenzio.

-Roy, siamo i tuoi vecchi amici. Abbiamo ambedue più anni di te econosciamo perfettamente tutti e due le nostre azioni. Non puoi chiuderti ancora per molto…io l’ho fatto per dieci anni, e ti assicuro che sono stato malissimo…dopo l’altra sera ho capito che non potevo restare chiuso per sempre: gliel’ho detto a Melek che cosa avevo che non andava. IO, che per anni sono rimasto zitto. Pensaci Roy, e torna da noi appena puoi- concluse Ashan.

E poi se ne andarono così come erano venuti, rapidi e silenziosi.

Passarono due giorni senza grosse novità. Roy ancora non si era fatto vedere; Ashan e Melek discutevano nel tempo libero sui particolari, attenti a non tralasciare nulla; Nihal e Shiran continuavano a fingere. Avevano fatto amicizia con Meryan, evitando accuratamente di raccontare tutti i particolari più importanti della loro storia. Si comportavano normalmente, e sembrava che nessuno si fosse accorto di loro.

Ma alle loro spalle, qualcuno osservava tutti i loro gesti.

***

-Sono nell’accampamento, dici?? Dobbiamo agire in fretta. Io non posso venire in guerra senza la mia formula, o troverebberò senz’altro qualche imprevedibile trucchetto per uccidermi, anche se la mia arte militare non è certo da poco:mi attiverò subito per andare da Melek. Tu vai ad avvertire la prima sezione che deve incominciare a mobilitarsi ed avvertire pian piano tutte le altre. Non voglio storie!-.

Il Conte uscì a grandi passi dallo studio e si avviò nella palestra:aveva bisogno di pensare, e il modo migliore era dopo essersi allenato Si cambiò rapidamente, sostituendo un’ampia tunica nera con un abito da combattimento, che lasciava intravedere le forme dei muscoli ben modellati dal tempo e dall’allenamento costante. Prese una spada e cominciò a roteare velocemente, sempre più velocemente, fio ad essere quasi una trottola. I suoi gesti erano impeccabili con ogni muscolo attivo. Poi una breve distrazione e gli partì la maschera che di solito portava. Si guardò allo specchio e quasi non si riconobbe. Erano anni che non si specchiava decentemente. Si faceva quasi paura da solo. Il volto che un tempo avrebbe suscitato ammirazione era spettrale. Ma non poteva biasimarsi, in fondo era sempre lui; e così si calcò nuovamente la maschera sulla faccia e impugnò la spada con maggiore forza. Doveva essere ancora più concentrato, ogni movimento preciso. Era o non era un grande assassino? Se non riusciva a controllare la propria spada, poteva scordarsi l’immortalità.

L’immortalità, che bella parola. Risuonava nella sua testa come un canto. Era quello che aveva sempre voluto, e sua madre non l’aveva mai potuto capire. Voleva tante cose, e per poterle avere doveva essere eterno. Voleva trasformare il mondo. E doveva essere eterno, immortale. La formula non sapeva esattamente in che cosa consisteva: sapeva che non era molto semplice da fare ed aveva un procedimento lungo, ma non aveva idea poi degli altri particolari.

Finito con la spada, prese due pugnali e li lanciò come se fossero state frecce, che si andarono a conficcare esattamente al centro del cerchio appeso al muro, che serviva appunto per tirare con l’arco. Compì una serie di voteggi con due spade ad una mano e poi prese un’alabarda. Doveva scaricare tutta la tensione, concentrarsi per riuscire a pensar meglio. Un cigolio e poi dei passi. Il Conte non si fermò nei suoi esercizi, nemmeno si voltò

-Chi è?-

-Sono un messaggero venuto con un telegramma signore. Ho bisogno di una risposta, subito-

-Non adesso, lascia qui il telegramma e vai a farti un giro. Devo finire di allenarmi-

-Ma signore…-

-Sparisci, mostriciattolo, non capisci quando ti parlo?-

-Sì, signore, ma a me ès stato ordinato così-

-A me non importa cosa ti è stato ordinato- rispose gelido il Conte, fermandosi un attimo e girandosi verso il messaggero- sparisci e basta-

-Però…- ma non finì mai quella frase, perché l’alabarda gli tranciò la gola di netto, e la testa del messo rotolò a terra con una striscia di sangue.

-Stupidi messaggeri, non riescono proprio a rendersi conto quando hanno davanti qualcuno che non dovrebbero MAI contraddire.-

Poi riprese l’alabarda con fare tranquillo, la pulì e riprese l’allenamento come se niente fosse.

***

Note dell’autrice:non ci credo, sono arrivata al capitolo 8…fino a poco tempo fa non ci credevo!!!mi sono riletta quello che ho scritto, e sono abbastanza contenta del risultato…non è certo perfetto (lo dimostra il fatto che mi sono resa conto di un’incongruenza abbastanza palese tra il capitolo 1 e 2 ^___^scusatemi!!!!!)Comunque non mi lamento:per essere la ia prima seria esperienza…Grazie ad Afaneia x la recensione…vale sempre il discorso che facevo nello scorso capitolo:chi mi vuole dare un consiglio, può farlo…mi servirebbe molto, anche per capitoli brevi come questi!! ciao ciao

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Cap 9

Capitolo 9:

Melek non poteva partire. Sarebbe stata un sciocchezza partire e ritornare; infatti sarebbe partito solo Ashan, e al più presto. Così fu. Ashan non salutò neanche Roy, il quale teneva ancora ostinatamente il broncio a tutti e due. Partì di nascosto e il più possibile sotto copertura. Melek doveva solo addolcire il principe e poi spiegare i piani.

Shiran e Nihal si erano ormai abituate al luogo, anche se non del tutto al tipo di persone:solo le loro compagne di stanza erano un po’ inquietanti. Meryan sembrava essere l’unica normale, e anche lei ogni tanto era più di là che di qua.

Finalmente, dopo tentativi su tentativi, Roy tornò da Melek e si scusò.

-Mi dispiace-

-un po’ tardi per dirlo, non ti pare?-

-lo so, ma…-

-so cosa vuoi dire, e io rispondo che la prossima volta devi cercare di autocontrollarti…chiaro??-

-scusa- e lo abbracciò…

-adesso però dobbiamo recuperare il tempo che abbiamo perduto…vieni che ti spiego i miei piani-

Quella notte nessuno dei due dormì più di qualche minuto, tanto erano intenti nella conversazione, e sembrava che tutto fosse tornato esattamente come prima, se non meglio. Roy ebbe anche occasione di scusarsi con le sorelle, la mattina dopo.

-Mi dispiace di essere stato troppo impulsivo, ma dovete capirmi-

-Non ti preoccupare. Mi sarei preoccupata più per Melek che per noi!!-

-infatti con lui ho già parlato…davvero, sono l’idiota più idiota che ci sia in questo mondo…-

-Stasera abbiamo un po’ di tempo in più: ti va di fare quattro chiacchere, così, tra parenti?-

-Volentieri, vorrei proprio rimediare al mio carattere-

E dal pentimento di Roy, l’amicizia profonda tra lui e il suo tutore non si fermò più.

Melek sentiva che il Conte sarebbe venuto presto, e sperava di riuscire a trattenerlo il più possibile. Intanto aspettava il ritorno di Ashan e preparava i tre ragazzi alla prossima partenza per la missione del Cristallo, come diceva lui.

***

Ashan avvistò il palazzo che era pomeriggio inoltrato. Si era riposato ben poco, perché non c’era tempo, proprio non c’era tempo. Arrivato finalmente sotto le grandi porte di legno, richiamò l’attenzione di una guardie e, fattosi riconoscere, fece la sua entratanel famoso palazzo del Re. La stanza di sua Maestà era ben riconoscibile: era parecchio protetta e portava sullo stipite della porta il simbolo reale, tre spade incrociate.

Il Re degli Uomini era una persona molto intelligente quanto strana, a suo modo. Era più che altro un po’ inquietante, se così lo si poteva definire. Era giovane, ma sembrava avere una saggezza molto più ampia del padre, morto da ormai un paio d’anni, che già di per se era molto saggio. Aveva degli occhi marroni troppo penetranti per una persona normale, e chi riusciva a sostenere il suo tagliente sguardo era considerato, cioè due o tre persone in tutto, un genio. Ma era una brava persona, e man mano che si portava avanti una conversazione con lui da amioco e alleato, ci si sentiva un poco rinquorati.

Ashan entrò titubante e si inchinò al cospeto del Re.

-e dunque tu sei ashan, l’amico di Melek, lo schiavo misterioso di cui non si conosce bene il passato?-

-Già, sono io. Vengo con notizie importanti, maestà: io e Melek abbiamo scoperto che il Conte si sta muovendo. Tra non molto tempo comincerà ad attaccare il regno. Dovete mobilitarvi, subito-

-Ah, è così? Venite Ashan, credo proprio che conoscerete il mio Consiglio stanotte.-

il consiglio era formato dalle persone più disparate: vecchi o giovani, più nobili o meno nobili. Erano stati scelti in base alla loro intelligenza e astuzia politica, più che per il loro rango, e questo Ashan lo capì subito e lo apprezzò. Si sedette all’estremità del lungo tavolo di noce che serviva per le riunioni e aspettò che entrassero tutto, prendendosi l’occasione di eraminare la gente del uongo, almeno in parte. La media della statura non era molto alta, sul metro e sessanta, ma tutti, sia giovani che non, sembravano in buona forma. Di sicuro c’erano disparità sociali, ma apparentemente non così accentuate da non permettere al popolo di stare in salute.

Il consiglio durò un infinità. Non la finivano più di parlare e parlare e parlare ancora. MA alla fine si decise di fare qualcosa. E Ashan potè riposare tranquiollo per qualche ora prima di tornare all’accampamento nemico.

***

Melek accolse l’amico con calore.

-Ashan, eccoti qua…come è andata??stai bene???-

-Bene, bene, stai calmo. In consiglio hanno deciso prima di quanto mi aspettassi. Mi hanno trattato bene. Non c’è motivo di preoccuparsi-

-Stai scherzando? Adesso parte Roy, e noi dobbiao creare un po’ di casino…almeno non darà nell’occhio, e neanche le altre due. Andiamo-

Il piano di partenza era che Melej e Ashan creavano di nascosto scompiglio nell’accampamento, di modo che la fuga di Roy e delle sorelle fosse in qualche modo coperata e meno apparisciete. Con lo scompiglio che avrebbero creato, i soldati avrebbero dato poca importanza alla cosa, tonti com’erano, fino all’arrivo prossimo del Conte. Così i tre fratelli potevano avere del vantaggio sui nemici. Come entrare nel castello era un propblema, ma Melek contava che Roy fosse abbastanza capace di trovare un piano.

-Roy, dovete andare, Ashan è tornato!!!-

-Ah, eccoti!!ben tornato-

-Non è l’ora di fare chiacchere: vai ad avvertire le tue sorelle,partite. ADESSO-

-Ok, ok, vado-

Dieci minuti dopo era tutto pronto, e il piano d’azione ebbe avvio con successo. C’era tanta di quella confusione che filò tutto liscio.

-Per ora è andata, bisogna vedere come me la cavo io col conte-

L’Autrice Smolly dice: miseria ragazzi…quant’è che non posto questo cavolo di fantasy…mi dispiace, allo scorso capitolo avevo promesso di fare più in fretta e poi…è un mese passato abbondantemente che non posto..se le poche persone che mi sostegono in questa storia mi abbandonassero di colpo per non tornare mai più non me ne stupirei….mi devo riprendere del tutto, devo decidermi a riportare il ritmo ad un livello normale, perciò questo capitolo farà ancora schifo, se posso usare il termine…mi dispiace…chiunque avesse intenzione di insultarmi giustamente per recensione è autorizzato a farlo!!!!ciao ciao!!!

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


MALEDETTO CAPITOLO 10

Capitolo 10:

 

L’accampamento era lontano ormai, e calava la sera. Tre affannate figure si stavano accampando ai ripari di un piccolo smilzo boschetto. La sera era pungente, ma il riparo sufficientemente caldo per tre persone. La prima si tolse il cappuccio, rivelando nell’ombra il volto di Roy, il principe elfico. Si guardava intorno per controllare presenze nemiche, ma non ce n’erano, per sua fortuna. Fece un lieve cenno alle altre due figure incappucciate, Shiran e Nihal, che si liberarono dai cappucci.

-Finalmente a sedere-

-Aspetta a cantare vittoria:non sappiamo infatti per quanto riusciremo ad evitare i nemici-

-possiamo almeno sperare che per una sera non ci vengano dietro?abbiamo bisogno di riposarci-

-TU non hai idea di quanto veloci siano le truppe del Conte. Proprio non ne hai idea Nihal-

-Lo so. Ricordati che io non ho sempre vissuto qui. Veniamo da un posto completamente diverso, e non puoi biasimarci di non conoscere tutto quello che succede e come avviene-

-Scusate, sono sempre un po’ troppo precipitoso nel dire le cose…ma sono agitato: insomma, siamo in missione, dobbiamo distruggere quel cristallo!-

-questo lo abbiamo capito!!dove siamo di preciso???questa è una cosa che non sappiamo…-

-Credo dovremmo essere nel boschetto delle ombre…circa…10 miglia dall’accampamento…-

-Va bene. Quanto vantaggio abbiamo su di loro?-

-Non molto…un paio di giorni direi!ma dobbiamo stare attenti se non vogliamo rischiare di farci prendere sul serio!-

-Ok…ma adesso vorrei dormire un po:mi si stanno chiudendo gli occhi!-

 

i tre giorni successivi furono molto faticosi: la piccola compagnia non faceva altro che camminare in mezzo ad una steppa deserta ed esposta al sole…era una delle poche zone completamente disabitate del mondo parallelo, ed era anche una delle più fastidiose: pochissimi alberi e molto sole, solo uccelli e nient’altro cibio che piccole piantine selvatiche. Roy dovette mettere in moto tutto il suo ingegno per tenersi al riparo dagli eventuali ed invisibili occhi delle spie del conte. Non appena il paesaggio si trasformò in una piacevole collina, affiancata da un fiume, le due ragazze fecero salt di gioia.

-Shiran, un fiume!!finalmente acqua fresca, vieni-

-Ragazze, non isamo molto al sicuro:mi pare che da qui il villaggio di Baaltimora disti solo un…tre miglia diciamo…e Baaltimora è una ottima base nemica!!! Richiamo di farci sentire-

-E dai Roy…sono tre maledettissimi giorni che non facciamo altro che camminare, fermiamoci, visto che ne abbiamo l’occasione!!-

-Non posso concordare con voi…-

-Su, fratello…vieni con noi-

-Ho detto no, ragazze-

-Ti convinciamo noi…-

e le due gli spruzzarono dell’acqua addosso. A quel punto Roy non potè più resistere, scrollò i capelli e le raggiunse. Si divertirono talmente tanto che le loro risate sarebbero bastate e avanzate per un paio di milioni di persone. E Roy si dimenticò pure della sua preoccuazione, fino a che non sopraggiunse il tramonto. UN fruscio sospetto attirò le orecchie acute di Roy.

-che cos’era?-

-non lo so!- rispose accigliata Shiran.

-sembra quasi che ci sia qualcun qui…state all’erta-

-Ma non c’è ness…- …nessuno avrebbe dovuto dire la ragazza, ma non era così, perché una stretta freccia nera le passo ad un centimetro dalla faccia, apportandole un piccolo graffio rosso acceso.

-Merda- imprecò il principe, e tirò fuori l’arco a sua volta. Ma non aveva nemmeno finito di tirarlo fuori che lo rimise al suo posto: non gli sarebbe servito a moto in uno scontro con una pattuglia armata fino ai denti di vigorosi troll. Perciò sguainò prontamente lo spadone che teneva sempre a portata di mano. E partì lo scontro. I tre troll che si fecero avanti per primi erano i più deboli della squadra, e per Roy fu piuttosto semplice meterli fuori combattimento con un paio di vigorosi fendenti. Erano gli altri il problema. Ne schivò uno parandosi dal lato destro, e si slanciò in avanti, trovandosi faccia a faccia con un altro molto robusto. Provò a colpirlo dal basso, ma la clava del suo avversario era già pronta; riprovò dall’alto, ma anche questa volta la clava salvò il troll. Allora lasciò che questo tentasse di abbassare la clava sulla sua testa, si schivò gettandosi in avanti e lo colpì con un affondo sulla parte interna della gamba. Ne uccise un paio all’incirca allo stesso modo, poi si voltò per vedere come se la cavavano le sue sorelle, e constatò che non andava tutto molto bene. Due o tre si stavano avicinando alle ragazze indifese, che intanto indietreggiavano senza sapere cosa fare. Roy le raggiunse e si parò davanti a loro.

-Quanto vorrei che non fossimo qui!- esclamò Nihal.

-e dove vorresti essere…?-replicò il fratello. –non possiamo spostarci!_

-A New York…vorrei tanto che fossimo a New York…-

e qui accdde una cosa strana: alla parola New York, i tre elfi sentirono uno stappo allo stomaco, videro i volti dei troll sfuocarsi e tremare e poi scomparirono con un botto e una forte scarica di densa energia magnetica…per ricomparire svenuti a Street Avenue, New York, e proprio in mezzo alla strada, sotto gli occhi di una marea di persone e alla merce dei taxi.

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