Le sorelle Preminger

di Hairen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Diana Preminger ***
Capitolo 2: *** Fuga ***
Capitolo 3: *** Ri-incontro ***
Capitolo 4: *** 10 Domande Per Conoscerti ***



Capitolo 1
*** Diana Preminger ***


Capitolo 1

Diana Preminger

***

“Con questa siamo a tre in questo mese! Smettila di cercare di fuggire, è impossibile.” l’ennesimo rimprovero dell’educatrice risuonò per l’ennesima volta nella stanza di Diana Preminger.

“Più tenterai di fuggire più il duca Preminger sarà severo con te…Vedi di capirlo!” concluse uscendo e chiudendo a chiave la porta.

Diana si buttò supina sul letto, era stanca di vivere così, non ne poteva più. Voleva vedere il mondo, voleva conoscere città diverse, voleva incontrare tante persone e voleva una volta per tutte uscire da quella dannata villa.

La stessa villa che l’aveva vista entrare a 2 anni e che tutt’ora non l’aveva ancore vista uscire. Mai, nemmeno una volta aveva potuto avanzare un passo fuori dal cancello da ben 13 anni.

Le sue passeggiate si svolgevano sempre all’interno del giardino, di cui ormai conosceva ogni filo d’erba a memoria.

Così per non- sapeva -più -quante –volte, si ritrovò a immaginare il mondo fuori dal cancello, che città avrebbe visitato semmai fosse riuscita a scappare.

Le uniche cose che conosceva erano quelle che era costretta a studiare e quelle che aveva visto alla televisione.

Si alzò dal letto e usci sul balcone che dava sulla vista della cittadina dove abitava, chissà se tutte le città erano così, quello era il suo posto preferito, il balcone, dal quale poteva ammirare la vista della città dall’alto.

I suoi pensieri e immagini furono interrotti da qualcuno che stava bussando alla porta.

“Avanti…” disse permettendo così allo sconosciuto di entrare.

“Buona sera signorina Preminger, la cena è pronta.” annunciò la sua cameriera personale

“Scusa Brigitte, non ho fame stasera.” Rispose con gentilezza lei.

Brigitte era l’unica persona di cui si potesse fidare all’interno di quella casa, l’unica persona che le raccontava come era fatto il mondo, delle emozioni che si vivevano al suo interno. L’unica amica che aveva mai avuto. Aveva un anno in più di lei, ovvero 16 anni, e quell’anno ne doveva compiere 17.

“Ma Diana, devi pur mangiare qualcosa.” Insistette dopo aver chiuso la porta dietro si se perché nessuno la sentisse

“Ho lo stomaco chiuso.” disse, poi dopo una breve pausa durante la quale aveva lanciato un ultima occhiata al giardino aggiunse : “Hai visto? Hanno aumentato di nuovo le guardie al cancello. Mi chiedo a che numero le farà arrivare. Diventerà piuttosto affollato lì sotto…”

“Già. Mi spiace Diana… poi oggi l’educatrice è stata molto dura. Ha veramente esagerato! Come fanno a non capire l’ingiustizia del tenerti chiusa qui dentro?!”

“Non lo so… L’unica cosa che so è che il nonno non può permettersi che io scappi, a quanto pare Nadja ha rifiutato di ereditare il ducato dei Preminger. E questo vuol dire che adesso l’erede sono io. In più se io scappassi non saprebbe più come riportarmi a qui, se mandasse la polizia a cercarmi i giornali lo saprebbero e in questo modo si scoprirebbe dell’esistenza di una seconda figlia di Colette Preminger, che è stata tenuta nascosta a tutti per più di 15 anni. Ti rendi conto delle conseguenze che questa dichiarazione avrebbe?

Oltre al fatto che l’alta società inizierà a parlare e spettegolare, la mia cara madre mi vorrebbe indietro e il nonno si ritroverebbe nuovamente senza un erede.”

“Ma prima o poi verrai comunque allo scoperto no?”

“Esatto infatti quest’anno il nonno, quando avrò compiuto 16 anni mi farà debuttare in società, come la figlia di Colette che non è stata conosciuta prima a causa di gravi malattie che le impedivano di alzarsi dal letto…!” spiegò sprezzante Diana

“Bhè non è del tutto falso. E’ vero che tu sei piuttosto delicata e ti ammali facilmente.” Aggiunse Brigitte

“Certo ma come puoi notare non ho alcuna difficoltà ad alzarmi dal letto… E per la cronaca, non è che mi ammali facilmente è che quando tento di fuggire mi stanco molto e finisco per ammalarmi!”

“Ma cosa faresti se riuscissi a scappare? Andresti da Colette?”

“Assolutamente no. Figurati se adesso ho bisogno di una madre che per 16 anni non è venuta a conoscenza che aveva un’altra figlia oltre alla sua cara Nadja. Avevo bisogno di lei quando ero piccola, quando ogni settimana mi ritrovavo con una babysitter diversa, quando non avevo nessuno con cui giocare, con cui ridere,  quando  piangevo e nessuno mi consolava, quando avevo bisogno di affetto, la volevo! Ma non c’era! Peggio ancora non sapeva neanche che esistessi! Adesso non ho più bisogno di lei, e non la voglio neanche vedere!”

“Mi dispiace Diana…”

“No Brigitte, tu sei l’unica persona che non può dispiacersi per me. Tu sei l’unica amica che mi ha tenuto compagnia in tutti questi anni... e per questo dovrei solo ringraziarti!”

“Diana… voglio dirti una cosa, che farò anche se non sarai d’accordo!”

“Dimmi.”

“Io, io verrò con te! Se tu cercherai di fuggire un’altra volta io sarò con te e ti aiuterò come potrò! Sarò tua amica per sempre e pertanto starò sempre al tuo fianco!” disse commossa Brigitte

“Grazie Brigitte. Non mento se dico che sei la prima persona a cui ho voluto bene e lo voglia tutt’ora…!” rispose Diana commossa a sua volta.

“Adesso per favore vieni a mangiare. Non sopporto l’idea che andrai a letto senza aver messo nulla sotto i denti…!” si riprese Brigitte sorridendo all’amica.

“D’accordo.” Sorrise Diana seguendola al piano di sotto.

L a cena come al solito fu silenziosa, anche perché a tavola c’era solo lei. Il duca Preminger veniva solo una o due volte alla settimana e se ne andava prima di cena.  E non le era permesso cenare con la servitù.

Tornata in camera indossò la camicia da notte e poco dopo arrivò Brigitte, che come ogni sera le spazzolava i lunghi capelli lisci biondi che ormai le arrivavano sulla schiena, ma che tuttavia erano diversi da quelli di sua sorella. L’aveva vista in foto e in effetti erano praticamente uguali se non per qualche piccolo dettaglio, ad esempio i capelli di Diana scendevano più morbidi e piani sulla schiena non avendo tutte quelle punte all’insù che avevano quelli di Nadja, e mentre quest’ultima aveva una frangetta sbarazzina sulla fronte, Diana aveva la riga in mezzo che le divideva i capelli sulla fronte che a volte le finivano sugli occhi.

Gli occhi azzurri erano uguali anche se nell’una erano pieni di allegria e libertà, nell’altra di sofferenze patite, abbandono ma anche speranza. Purtroppo gli occhi di Diana non perdevano mai quella vena malinconica che ormai era parte della sua espressione.

Mentre si guardava allo specchio vide Brigitte, dietro di lei avvicinarsi al suo orecchio.

“Diana, ho scoperto un giorno perfetto per la fuga.” Le sussurrò Brigitte nell’orecchio

“Quando e perché sarebbe perfetto!?” domandò velocemente Diana

“Dopodomani, ho sentito delle guardie a tavola che parlavano del fatto che finalmente dopodomani potevano avere un po’ di libertà.”

“Ma non ci sarà un cambio come al solito?”

“No. Ed è questo che renderebbe il giorno il più indicato per fuggire. Dopodomani non c’è nessun cambio, quindi in tutta la villa ci saranno solo tre guardie! E calcolando che due devono stare al portone principale, al cancello ce ne sarà solo una.”

“Perfetto! Se usciamo dalla porta sul retro, arriviamo al cancello e riusciamo a superare la guardia siamo fuori!”

“Sì però dovremmo o stordire o addormentare quell’unica guardia. In modo che perda i sensi per il tempo che ci serve per scappare abbastanza lontano!”

“Inoltre dobbiamo farlo in un momento della giornata in cui non ho lezione e non sono occupata, in questo modo si accorgerebbero dopo della mia scomparsa. E lo stesso vale per te!”

“Giusto!” concluse entusiasta Brigitte contenta di aver aiutato a programmare la fuga.

“Brigitte inizia a preparare le tue cose, devi portare il minimo indispensabile chiaro? Al cibo e alle bibite ci penso io. E se hai bisogno di qualcosa dimmi pure che domani mando qualcuno a comprarmi delle cose…In fondo il nonno ha ordinato che qualunque cosa chieda mi deve essere portata!”

“Mi servirebbero delle scarpe più comode, sai queste della divisa di cameriera non sono molto adatte alle fughe”sorrise Brigitte guardandosi le scarpette con il tacco nere.

“Sì e ti prenderò anche qualcosa di più comodo come vestito… “ aggiunse Diana guardandole l’enorme e ingombrante vestito nero.

“Non esagerare…” sorrise Brigitte nuovamente.

“Sì, ho detto solo un vestito e un paio di scarpe, poi magari qualche maglione e sciarpa nel caso faccia freddo…tutto qui!”

“Va bene!” acconsentì Brigitte raccogliendole i capelli in una treccia come ogni sera. “Non mi stancherò mai di dirtelo ma hai dei capelli bellissimi…” aggiunse

“E con questa siamo a 246…vuoi dirmelo ancora altre volte?!” sospirò rassegnata Diana.

“Può darsi che lo farò.” sorrise divertita Brigitte

“Comunque anche tu hai dei bei capelli! Dovresti solo farli crescere un po’, li tieni sempre a caschetto.”

“Ho sempre pensato che non fossero belli, il castano è un colore così comune… Per questo cerco di non farli notare…”

“Sciocchezze… Sono stupendi.”

“Se lo dici tu… allora proverò a farmeli crescere okay?”

Diana annuì “Buona notte Brigitte, ci vediamo domani… e metteremo ben a punto il piano!”

“Buona notte Diana. A Domani.” Sussurrò Brigitte chiudendo la porta

***

Primo Capitolo spero vi sia piaciuto! Ovviamente la storia di Diana si intreccierà con quella di Nadja, Keith, e Francis!

Aspetto una vostra opinone! Fatemi sapere se la storia vi piace^-^

Baci Irene

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Capitolo 2
*** Fuga ***


CAPITOLO 2

Fuga

Durante il pomeriggio del giorno dopo chiamai Brigitte nella mia stanza.

“Cosa succede?” domandò dopo essere entrata ed aver chiuso la porta.

“Vieni!”  disse Diana facendola sedere sul letto vicino a lei “Allora ascoltami... a mezzanotte di stasera ci sarà il cambio della guardia. Noi alle una scappiamo. Quando al cancello ci sarà solo una guardia! E non ci scopriranno fino alle 7 quando verranno per svegliarmi. Che ne dici?”

“Perfetto… vedo che tutte le tue fughe ti hanno fatto diventare un esperta…”scherzò Brigitte annuendo.

“In effetti... Di questo passò altro che erediteria… mi sa che farò la ladra..”sorrise Diana “Comunque…” cominciò nuovamente tornando seria “ A mezzanotte mentre c’è il cambio della guardia verrò in camera tua, da lì è più facile arrivare al portone del retro. E mentre aspettiamo che si facciano le una possiamo prepararci… Anche psicologicamente.”

“Bene. Ah! E guarda cosa ho trovato in cucina!” esclamò Brigitte estraendo da una tasca una boccetta di vetro contente del liquido trasparente.

“Cos’è?”

“Veleno per topi. Non è mortale per un essere umano. Lo metterò nel pasto della guardia che stanotte prenderà il cambio così sarà già intontito quando arriveremo.”

“Perfetto…vedo che la mia influenza sta trasformando anche te in una piccola ladruncola eh?”

“A quanto pare sì. Sono piuttosto nervosa, ma anche eccitata.”

“Non ti preoccupare. Nel caso le cose dovessero andare per il peggio e ci dovessero riprendere racconta che stavi cercando di fermarmi o roba simile. Promettimelo.”

“No!”

“Brigitte se non prometti scappo da sola!”

“Io ti seguo.”

“Allora non scapperò proprio e resterò qui finché il nonno non farà il suo annuncio alla società!”

Brigitte guardò Diana con aria triste, poi abbassò la testa e sospirò.

“E va bene. Prometto.”

“Molto bene!” Diana sorrise soddisfatta “Allora verrò in camera tua stanotte a mezzanotte…Ora vado, ho lezione di pianoforte.”
“Sarà una mia impressione ma di tutte le tue lezioni credo che quella di pianoforte sia la tua preferita. Non è così?”

“Chissà!” sorrise andandomene.

Era vero. La lezione di pianoforte era proprio la sua preferita. In realtà tutte quelle che riguardavano la musica in qualche modo le piacevano. Quando ascoltava musica, la componeva o la danzava era come se fosse libera. In quei momenti Diana si sentiva come un cigno che poteva volare e vagare tra paesi lontani posandosi nei laghi ed esibendosi in meravigliose danze.

 A mezzanotte in punto come programmato uscì piano dalla sua stanza, diretta a quella di Brigitte.

Quando arrivò davanti alla sua porta bussò piano.

“Brigitte!” sussurrò

“Ah eccoti! Stavo iniziando a preoccuparmi , pensavo mi avessi lasciata qui!”

“Brigitte sono in ritardo di 2 minuti!!”

“Lasciamo perdere. Dai entra!”

Entrò nella stanza di Brigitte e si posò sul letto ben fatto, ponendo vicino a se le due valigie cariche dell’occorrente.

“Eccoti i vestiti. Cambiati in fretta.” disse Diana porgendole un paio di pantaloni neri e un maglione blu.

“Che gusto tremendo che hai…!” mormorò Brigitte prendendoli.

“Sciocca. Questi servono solo per la fuga. Nella valigia ce ne sono di migliori. Con quelli sì che sembrerai una signorina ricca!” sorrise Diana.

“Bene! In questo caso non vedo l’ora che usciamo di qui così potrò indossarli!” disse lei emozionata. Aveva sempre desiderato provare i  vestiti da “ricca” come diceva lei, di Diana e ora finalmente ne aveva l’occasione.

“Già! Ora ascoltami…” disse Diana tornando seria “Dentro alle valigie oltre ai vestiti ci sono coperte, indispensabile per l’igiene, cibo e un po’ di soldi!”

“Bene io ho preso la paga di questi anni! E anche dell’altro cibo.” aggiunse lei

“Stasera a cena hai dato al soldato che deve fare il cambio il veleno per topi?”

“Sì signora!” sorrise lei portando una mano alla fronte come un soldato

“Ottimo! E’ tutto pronto allora!” concluse soddisfatta “Ora mi cambio anche io con abiti più comodi per la fuga e poi possiamo iniziare le danze!”

Mi cambiai velocemente poi entrambe prenderono una valigia e si diressero silenziosamente alla porta sul retro.

Come ogni volta in cui provava a scappare Diana svuotò la mente da ogni pensiero, e il cuore da ogni dubbio e paura.

Si chiusero la porta dietro, e avanzarono fino a giungere dietro una colonna del maestoso cancello, a pochi metri dalla guardia assonnata che da dentro vigilava sulla tranquillità della villa.

Il cambio della guardia era già avvenuto se no ci sarebbero state tre guardie e non solo una.

Diana strinse saldamente il bastone che aveva preso per tramortire la guardia e dopo aver respirato profondamente  avanzò con fluidità e silenzio dietro l’uomo e lo colpì con un colpo secco alla nuca facendolo svenire.

In seguito disse a Brigitte di raggiungerla e frugò nelle tasche dell’uomo svenuto finché non trovo le chiavi del cancello.

“Perfetto!” esultò a bassa voce Diana infilando la chiave nella serratura e aprendo il cancello il giusto necessario.

“Brigitte andiamo!” sussurrò Diana afferrando la sua valigia e uscendo dal cancello seguita subito da Brigitte.

E così Diana per la prima volta in 16 anni mise la testa fuori dalla villa. Era pronta per conoscere il mondo e a quel punto niente l’avrebbe più fermata.

Corsero insieme fino a quando il fiato uscì completamente dal loro corpo e ansimando si sedettero sul ciglio della strada.

Diana attorno a se vedeva tante case tutte addossate l’una all’altra e capì che quello era un paese.

Immaginava le persone lavorare nelle proprie botteghe, di udire il rumore di chiacchiericcio della gente che si fermava a conversare, e ascoltava il rumore del ruscello dietro di lei…

Tutte quelle sensazioni portarono molta gioia nel cuore di Diana, tutti quei suoni, quegli odori per lei significavano libertà!

Brigitte la condusse nel centro del paese, le fece vedere cosa c’era e le particolarità di ogni angolo di strada come se conoscesse quel luogo come le sue tasche.

Alla fine la portò alla stazione dei treni e si allontanò un momento per chiedere informazioni all’uomo dietro il banco con sopra scritto “biglietteria”.

“Diana! Il primo treno è tra una mezz’ora e va a Vienna.”  le disse Brigitte una volta tornata

“Va bene.” Sorrise Diana

“Allora prendo due biglietti nello scompartimento economico.”

“D’accordo”

Brigitte si allontanò ritornando dal bigliettaio e comprando i due foglietti.

“Bene allora avviamoci verso il binario, così non rischiamo di perderlo”

“Okay”

Si diressero verso il binario 5  e una volta arrivate si sedettero su una panchina e decisero di mangiare qualcosa.

“Ehi Diana…”

“Sì?”

“Per quanto ancora dovrò indossare questi abiti? Una curiosità ma sono per uomini?”

“Credo di sì” rise Diana “Comunque ci cambieremo nel treno. D’accordo?”

“Perfetto! Questo maglione prude!” si lamentò Brigitte

“Anche il mio. Allora tra quanto dovrebbe arrivare?”

“Cinque minuti. Perché?”

“Tra qualche ora scopriranno la nostra fuga. Per quel momento è meglio essere il più possibile distanti da qui, probabilmente avviseranno il duca Preminger  e anche se non so cosa possa fare non ho alcuna intenzione di scoprirlo.”

“Immagino… Ma a Vienna non si trova la sua villa???” domandò Brigitte dopo averci riflettuto qualche attimo.

“Sì e sono convinta che sia l’ultimo posto dove andrebbe a cercare… Il duca mi sottovaluta crederà che riavuta la mia liberà io voglia andare in posto nuovi e lontani, non penserebbe certo che andrei dove si trova lui…”

“Ha senso…”

“Già, non staremo nei pressi della sua villa ovviamente! Vienna è grande e sono sicura che il duca non passa mai nei borghi di Vienna dove abita la gente povera!Noi andremo lì.”

“Perfetto! Comunque ho notato che stai iniziando a chiamare tuo nonno “duca” perché?”

“Perché adesso sono libera non ho più nessun legame ne con lui ne con Colette ne con Nadja. Da oggi sarò solo Diana e all’infuori di te non conoscerò nessun altro. Per la prima volta, Brigitte, mi sento veramente leggera, come se prima avessi un peso che mi opprimeva il cuore ora invece è come se fosse andato via e ho una sensazione di leggerezza dentro che nemmeno ti immagineresti…”

“Capisco” sorrise Brigitte guardando l’amica “E allora ti è piaciuto quello che hai visto qui?”

“Sì”

“Ebbene Vienna è il quadruplo di questo paese! C’è molta più gente, più negozi, più mercati più vita!”

“Meraviglioso…” mormorò Diana

In quel momento il treno arrivò in stazione seguito dalla sua scia di vapore e dai suoi boati, i suoi boati che annunciavano il suo arrivo che Diana udì come un grido di gioia e libertà.

“Prego Diana!” sorrise Brigitte posizionandosi vicino l’entrata e chinando la testa.

“Grazie Brigitte!” rispose Diana chinandosi a sua volta ed entrando poco dopo nel treno seguita da Brigitte.

Cercarono il loro posto e giunsero in uno scompartimento con sei posti dei quali due erano occupati da una mamma e suo figlio e gli altri erano liberi.

“Salve…” dissero in coro Diana e Brigitte accomodandosi sui sedili

“Buongiorno” sorrise loro la donna

“Gli altri tre posti sono liberi?” chiese Brigitte alla donna

“Sì, ma credo che sono stati prenotati per le prossime fermate…”

“Capisco. Grazie.”

“Di niente” sorrise nuovamente

Diana per tutto il tragitto non staccò mai lo sguardo dal finestrino, ammaliata da quello che passava velocemente sotto i suoi! Erano quasi arrivata a Vienna quando il treno si fermò per l’ennesima fermata.

Diana senza accorgersene si addormentò appoggiata al finestrino e Brigitte le mise una coperta che le copriva perfino la testa, e si sistemò anche lei sul sedile per prendere sonno. Fu a quel punto che nel loro scompartimento entrò un’altra persona. Come automatico a tutti Brigitte si girò verso la porta e davanti ad essa vide un ragazzo alto, dagli occhi incantevoli di un intenso azzurro e i capelli biondi come un campo di grano con un espressione calma leggermente malinconica.

“Buon giorno” disse quello sorridendo

“B-Buon g-giorno” disse a sua volta Brigitte arrossendo violentemente quando lo sconosciuto si sedette di fianco a lei.

“Buon giorno” disse tranquilla la donna che in quel momento stava giocando con il bambino, che avrà avuto poco più di tre anni.

Brigitte si sentiva molto a disagio, e senza volerlo quasi inconsciamente si girò verso lo sconosciuto.

“Al-allora, lei dov-dove va?” gli chiese automaticamente

Lui si girò a sua volta e sempre sorridendo rispose: “A Vienna e lei?”

“A-anche io!” disse stupita Brigitte “Ed è da solo?”

“Sì. Lei?”

“No sono c-con una m-mia amica” sorrise Brigitte indicando con un dito Diana completamente avvolta dalla coperta “Sta dormendo…” aggiunse

“Allora sarebbe meglio non svegliarla.”

“Oh n-non si preoccupi Diana non si sveglia c-così facilmente!P-per svegliarla ogni mattina mi ci vuole un q-quarto d’ora abbondante…”sorrise ancora rossa in viso “Ah no ci siamo ancora presentati io mi chiamo Brigitte Schutz . P-piacere.”

“Piacere, Keith Harcout.”

“Lo s-sa che il suo cognome è lo stesso di una famiglia nobiliare austriaca…”

“Che coincidenza…Me lo dicono spesso” sorrise un ultima volta prima di voltare la testa verso il finestrino.

“Tra poco dovremmo arrivare…”pensò Brigitte “Sarà meglio svegliare Diana…”

Così si avvicinò all’amica e cominciò a chiamarla scuotendola leggermente.

“Adesso Brigitte, lasciami stare ancora 1 minuto…” sussurò Diana ancora addormentata

“E va bene, però che sia uno!” mormorò Brigitte sospirando e alzandosi per prendere le due valigie, quando una mano l’aiuto a afferarle  poi urlò.

“Cosa succede?? Brigitte??” si svegliò subito Diana tirando su la testa e guardandosi attorno, ma l’unica cosa che vide fu un ragazzo di spalle con davanti Brigitte di spalle anche lei, che la stava aiutando a prendere le valigie.

“Perché hai urlato?” disse Diana togliendosi la coperta e iniziando a piegarla

“No…Niente…” disse Brigitte col fiato corto “Grazie” aggiunse poi rivolgendosi al ragazzo che posate le valigie stava per tornare al suo posto.

“NADJA??” urlò poi voltandosi e vedendo Diana piegare la coperta

Diana di scatto alzò la testa verso il ragazzo che la guardava stupito e subito si rese conto che quel ragazzo conosceva sua sorella.

FINE SECONDO CAPITOLO

Grazie Ramona per il commento e per aver inserito la storia sia tra le seguite che tra le preferite

Grazie anche ad Anelin per la recensione e per aver messo la storia nelle preferite.

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Capitolo 3
*** Ri-incontro ***


CAPITOLO 3

Ri-incontro

 

Diana di scatto alzò la testa verso il ragazzo che la guardava stupito e subito si rese conto che quel ragazzo conosceva sua sorella.

Un attimo dopo il treno si fermò. Erano a Vienna.

Diana non aveva alcuna intenzione di intrattenersi a conversare con uno sconosciuto che credeva di conoscerla quindi presa una valigia e afferrata la mano di Brigitte che nel frattempo aveva preso l’altra, scappò. Dietro  di lei sentiva ancora il ragazzo chiamarla con un nome non suo, e man mano che correva il richiamo diveniva sempre più tenue finché una volta scesa dal treno, circondata dalla folla, non si sentì più.

Trascinò Brigitte fuori dalla stazione e una volta allontanatasi da questa si permise una sosta.

-Che succede Diana, come mai questa fretta?-

-Il ragazzo nel treno!- esclamò Diana ancora sfiancata per la corsa.

-Keith?-

-Come sai il suo nome?-

-Abbiamo avuto una conversazione mentre dormivi…Perché?-

-A quanto pare conosce Nadja…-

-Tua sorella?!? Incredibile!-

-Già mi ha confusa per lei… Comunque è meglio non avere rapporti con le persone che hanno a che fare con la mia vecchia “famiglia”-

-Peccato…- sospirò Brigitte

Diana lanciò un sorrisino a Brigitte che arrossì violentemente.

-Siamo appena scappate e già mi vorresti abbandonare per il primo belloccio che incontri in treno?-

-Non dire sciocchezze è che è un bel ragazzao tutto qui!- esclamò Brigitte diventando sempre più rossa.

-Se lo dici tu- sorrise Diana –Allora, adesso come prima cosa cercheremo un posto per stare qualche giorno…-

-D’accordo.-

-Ah e come ti ho già detto bisogna trovarlo nei borghi della città, posti in cui il duca non passerebbe mai…-

-Va bene.-

Le due ragazze si avviarono verso il centro, ormai era mattina e la città con i suoi abitanti iniziava a svegliarsi, le botteghe dei fornai stavano aprendo e le vie si popolavano di persone che lavoravano.

-Questo posto è veramente stupendo…- esclamò Diana guardandosi attorno

-Già..- concordò Brigitte seguendo lo sguardo di Diana.

Si infilarono nelle viuzze laterali alla città, dove purtroppo abitava la gente povera.

-Come ogni città Vienna ha i suoi lati meravigliosi e i suoi lati poveri…- rifletté Diana

-Purtroppo sì, comunque in questa zona è assicurato che il duca non metta piede!-

-Questo è sicuro.-

Percorsero  le stradine mal lastricate su cui si affacciavano case in rovina e rovinate dal tempo e dal freddo.

-Ecco un albergo!- esclamò Diana avvistando un insegna

-Se così si può definire…- mormorò Brigitte quando si furono avvicinate

-Speriamo ci sia una camera libera…-

-Mi meraviglierei se non ci fosse…-

-Brigitte - sospirò Diana –La vorresti finire di fare commenti? Questo è esattamente il posto che cercavamo…-

-E va bene, a va bene!- sospirò Brigitte

Le due entrarono dalla porta di legno schiarito e rovinato facendo tintinnare una campanella.

-Permesso.- mormorarono in coro, ma non ci fu nessuna risposta.

-C’è nessuno?- urlò Brigitte

-Eccomi!- da dietro un bancone nell’ingresso spuntò un bambino.

-Ciao piccolo stiamo cercando il gestore di questo posto… Sai dirci dov’è?-

-Sono io!-

-Ah sì? E quanti anni hai?- intervenne Diana abbassandosi fino al livello del bambino con un sorriso.

- 9!- esclamò lui aprendosi in un sorriso a cui mancavano due dentini.

-E ti occupi già di un albergo?- chiese Diana continuando a sorridere

-Sì!-

-Ma che bravo ometto! Dimmi, come ti chiami?-

-Johan –

-Bene Johan allora noi vorremmo una stanza con due letti se è disponibile.-

-Guarda caso ne abbiamo proprio una libera con due letti. Però dovete darmi i soldi!-

-Facciamo così, prima ci mostri dov’è e noi poi ti consegniamo i soldi d’accordo?- intervenne Brigitte

-Va bene!- esclamò Johan –Seguitemi.-

Brigitte e Diana seguirono Johan lungo un corridoio e fino ad una porta che aprì con una chiave.

-Ecco la stanza.- annunciò il bambino

La stanza non era molto grande, nel centro c’erano due letti singoli con delle coperte beige affianco un armadio di legno antico e vicino, un tavolo che sembrava instabile era ai piedi dei due letti.

-E’ perfetta Johan. Ecco un i soldi, e se mentre saremo qui farai il bravo e ci darai informazioni quando ce ne andremo te ne daremo altri. D’accordo?-

-Grazie mille.- sorrise ancora il bambino prima di lasciarle e correre a riporre il tesoro.

Tornò poco dopo mentre Diana e Brigitte avevano iniziato a sistemare i vestiti nell’armadio.

-Il bagno se volete è in fondo al corridoio.- disse

-Grazie Johan, stai uscendo?- notò Diana

-Sì!- rispose il bambino soddisfatto

-Posso venire con te?- chiese ancora preoccupandosi per l’incolumità del bambino se fosse uscito da solo.

-Ma Diana…-intervenne  Brigitte

-Non ti preoccupare, faremo in fretta, compro qualcosa da mangiare e torno. Tu resta pure qui e sistema tutto e se vuoi puoi anche cambiarti con uno dei miei vestiti!- sorrise Diana tranquillizzandola

-E va bene, ma fate in fretta.- disse Brigitte contenta al pensiero di levarsi quella maglia che prudeva.

-Va bene!- esclamarono in coro Diana e Johan.

Così Diana e Johan uscirono dalla locanda e si diressero verso il centro

-Cosa devi comprare Johan?-

-Delle medicine per il papà.-

-E’malato?-chiese Diana iniziando a rattristarsi per quel bambino. Ora capiva come mai era solo nella locanda che probabilmente era gestita dal padre.

-Sì.- rispose lui,-Ma con le medicine guarirà!- sorrise contento

Arrivarono alla farmacia e Johan entrò mentre Diana andò nel negozio affianco per comprare del pane, facendosi promettere da Johan che una volta comprate le medicine l’avrebbe aspettata fuori.

Ma quando finì di fare le sue spese vide che Johan non c’era ancora così entrò in farmacia, e appena mise piede dentro il locale udì il pianto di Johan che urlava.

Seguì la il rumore del bambino fino ad arrivare alla cassa, dove un uomo stava fissando Johan piangere senza fare niente.

-Ehi Johan! Cosa succede?- disse Diana avvicinandosi al bambino che vedendola le corse incontro.

-La medicina!.... Due giorni fa costava meno e ora, ora non riesco più a prenderla…!!!- spiegò il bambino singhiozzante.

-Ehi lei! Come mai ha alzato il prezzo?- parlò Diana rivolta all’uomo

-Mi spiace ma il commesso che di solito me le portava si è ammalato e adesso che devo andare a prenderle io mi costa di più e perciò devo alzare il prezzo…- spiegò l’uomo piuttosto a disagio.

-E va bene! Le pagherò io.- disse Diana porgendo all’uomo il denaro

-Grazie mille signorina.- ringraziò consegnandole le medicine.

Johan e Diana uscirono dal locale per tornare a casa.

-Hai visto Johan? Alla fine si è risolto tutto.- sorrise Diana consegna dogli le medicine

Il bambino annuì sorridendo e tirando su con il naso

-Però devi promettermi che non piangerai più e cercherai di trovare sempre una soluzione a qualsiasi ostacolo ti impedisca di proseguire per ciò che vuoi fare. D’accordo?-

Il bambino annuì e strinse al petto le medicine.

-Non ci sarà sempre qualcuno che ti consolerà e ti aiuterà a risolvere i tuoi problemi. Per questo devi diventare forte e riuscire a superare qualsiasi problema!- sorrise Diana prende dolo per mano.

-Va bene!!- esclamò Johan annuendo.

-Molto bene!- esultò Diana –Allora stasera vieni a mangiare con me e Brigitte? Ho comprato tanti dolci da scoppiare!-

-Sì!!!!-

-Ehi Johan, dove stiamo andando? Questa non è la strada che abbiamo fatto all’andata!-

-Stiamo andando dal mio papà per dargli le medicine!- esclamò Johan

-Tuo papà non è nell’albergo?-

-No, se ne sta occupando una signora buona e il suo aiutante magico!-

-C’è anche un aiutante magico…wow!- disse Diana

-Sì!-

-E va bene. Andiamo!-

-Signorina! Qual è il tuo nome?- chiese a un certo punto Johan mentre camminavano

-Non te l’ho ancora detto?-

Il bambino scosse la testa

-Ah scusa sono stata maleducata. Mi chiamo Diana.-

-Diana! E’ un bel nome!-

-Grazie Johan anche a me piace il tuo.-

Giunsero  ad una casa abbastanza grande e messa meglio rispetto a quelle che la circondavano, Johan bussò alla porta quattro volte di seguito.

-Chi è?- sussurrò una voce da dietro

-Johan.- sussurrò a sua volta il bambino

La porta si aprì e Johan trascinò velocemente Diana dentro.

-Johan!!! Come stai piccolo? Stavo per venirti a trovare!- esclamò una donna gigante con i capelli rossi e gli occhi color cioccolata –E lei chi è? Una tua amica?- chiese poi passando l’attenzione su Diana

-Sì! Mi ha aiutato a comprare le medicine per papà!-

-Che brava! Felice di conoscerti io sono Anne.Un’amica di Johan.- sorrise la donna tendendo la mano verso Diana

-Piacere Anne. Io sono Diana, un ospite di Johan.-sorrise Diana a sua volta stringendogliela

-Ma che bella ragazza! Entrate, accomodatevi pure. Johan tuo padre sta dormendo aspettate che si svegli mentre bevete una tazza di thè!-

-Grazie Anne.- dissero Diana e Johan insieme sedendosi sul divano scuro al centro del soggiorno.

-Scusa se non sono passata a trovarti da un po’. Ma le persone qui stanno diventando sempre di più!-

Johan spiegò a Diana che Anne si prendeva cura delle persone malate finché i loro parenti non fossero riusciti a comprare delle medicine per guarirli. Spiegando che ad aiutarla c’era una persona magica.

-Sai io e lui non riusciamo a occuparci di tutto e tutti da soli per questo sono stata molto occupata.-continuò Anne portando in soggiorno due tazze fumanti.

-Non fa niente! Ora che finalmente sono riuscito a prendere le medicine papà guarirà e  tornerà tutto come prima- sorrise il bambino prendendo una tazza

-Ben detto Johan!- rispose la donna

La conversazione però fu interrotta da qualcuno che bussò alla porta.

Anne si avvicinò e come prima sussurrò :-Chi è?-

-Anne aiutalo! Ti prego!- implorò una voce di un uomo fuori dalla porta

La donna aprì subito e fece entrare un uomo con in braccio un bambino pieno di sangue.

-Che gli succede?-

-Non lo so! Credo si sia tagliato pesantemente con qualcosa! L’ho trovato vicino casa così! Curalo ti prego!-

Supplicò l’uomo che doveva essere suo padre

-Adesso non posso. Di solito è il mio aiutante a curare le ferite di questo genere io mi occupo solo di quelle interne. Nel frattempo appoggialo sul divano!-

Diana e Johan si alzarono subito per far spazio al bambino. Il padre lo posò con delicatezza sul divano e gli scopri una ferita profonda sul braccio.

-Oh cielo!- esclamò Anne –E adesso dovremmo aspettare che arrivi il mio aiutante!- disse esasperata

-Non potete, di questo passo l’emorragia aumenterà e il bambino morirà dissanguato.-intervenne Diana che tra i molti studi che aveva fatto c’era anche quello di medicina.

L’attenzione allora si puntò su Diana.

-Tu! Ne sai qualcosa! Ti prego salvalo!- implorò il padre avvicinandosi a Diana

-Io ho studiato solo la teoria non so nulla su come si operi in pratica.-

-Provaci !- esclamò Anne intervenendo.

-Non potrei mai! Se sbagliassi non so cosa potrei fargli!-

-Con i “se” non arriverai mai da nessuna parte ragazza! Provaci!- insistette Anne con voce severa

-Portami del disinfettante, delle fasce, un ago, delle pezze e del filo. Svelta.- ordinò Diana allora, inginocchiandosi vicino al bambino e osservando la ferita.

Poco dopo Anne arrivò con le cose richieste. Diana allora iniziò a pulire la ferita con il disinfettante, disinfettò anche l’ago e ci passò dentro il filo dopo di che si apprestò a cucire la ferita quando alla fine ci ebbe fatto un nodo gli passò attorno la fasciatura e con le pezze pregne del disinfettante pulì tutt’attorno il sangue rimasto. Alla fine sospirò pulendosi il sudore dalla fronte.

-Finito.-mormorò –I punti dovrebbero andare bene, e li dovresti togliere tra circa due settimane, cambiare la fasciatura ogni tre giorni e quando la cambi disinfetta la ferita prima di mettere quella nuova.-

-GRAZIE! Grazie mille veramente non so come fare per sdebitarmi.- esclamò il padre con gli occhi lucidi

-Non c’è di che. A proposito il bambino ha qualche linea di febbre, Anne, perché non gli prepari un bel brodo caldo?- sorrise Diana rivolgendosi alla donna dietro di lei

-Sì signorina! Come comanda!- sorrise quella prima di scomparire dietro una porta.

Tornò dopo qualche minuto con la minestra in mano.

-Ah! Diana! Potresti farmi un favore? Dentro quella porta c’è un armadio con delle coperte ne prenderesti un paio?-

-Sì signora!- disse Diana alzandosi e dirigendosi nello stanzino.

-Che brava ragazza…!- mormorò l’uomo guardando il punto in cui Diana era scomparsa.

-Già! Io la sposerò!- esclamò Johan

-Chi è che sposerai Johan?- disse un uomo entrando in quel momento dalla porta di d’ingresso.

-Aiutante magico!!! Sei tornato!-

-Già, mi sono perso qualcosa?- sorrise

-No ma per fortuna che c’era questa amica di Johan che ci ha aiutato con un incidente.-spiegò Anne

-Che è successo?-

-Maximilian si è tagliato con qualcosa e si è inferto una ferita piuttosto profonda. Fortunatamente è riuscita a curargliela.-

-Scusate ho avuto un piccolo imprevisto.Ed è lei che Johan vuole sposare?- sorrise

-Sì! Quando sarò grande e diventerò forte, la sposerò! E non piangerò più perché glielo ho promesso!- esclamò entusiasmato Johan

-Congratulazioni allora!-

-Ecco le coperte, ne stavo scegliendo qualcuna più pesante e calda…- mormorò Diana entrando con le coperte in braccio.

-TU!!- esclamò “l’aiutante magico” vedendo Diana, che sentendosi chiamare si voltò verso l’uomo sulla soglia.

-Toh! Il ragazzo del treno!!!- esclamò Diana a sua volta

-Nadja!-

-Ancora con questa “Nadja” ?! Lo vuoi capire che ti stai sbagliando?- disse Diana esasperata –Comunque ora devo andare, grazie per l’accoglienza Anne.- sorrise alla donna avviandosi alla porta

-Aspetta. Scusa è che assomigli ad una mia cara amica…-mormorò il ragazzo afferandole il braccio

-Stai qui almeno per pranzo.- disse Anne

-No la mia amica mi sta aspettando!-

-Johan porta qui anche la sua amica!- continuò Anne

-E’ troppo lontana come puoi mandarci un bambino da solo?-

-Veramente la sua locanda è qui a due passi …- intervenne “il ragazzo del treno”

-E va bene.-


FINE TERZO CAPITOLO

Vorrei ringraziare Ramona e Anelin per le recensioni ^^
Vi aspetto nel prossimo capitolo
Baci Irene

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Capitolo 4
*** 10 Domande Per Conoscerti ***


CAPITOLO 4

 

10 DOMANDE PER CONOSCERTI

 

Una volta che anche Brigitte li ebbe raggiunti, si sistemarono a tavola.

-E così siete in viaggio?- domandò Anna portando a tavola un piatto carico di cibo.

Diana la aiutò a posarlo, passandole i piatti per riempirli –Esatto, io e Brigitte siamo arrivate qui oggi, da un paesino tra Vienna e Graz.-

-Capisco. E se posso, dove state andando?- chiese Keith prendendo il piatto dalle mani di Diana.

-Nessun posto in preciso a dire la verità…-

-Non è che siete in fuga vero?- Anne si era seduta dopo aver servito i piatti, e ora fissava Brigitte e Diana.

-Direi sì. Una specie di fuga…-riflettè Diana pensando alla loro situazione. In effetti era una vera e propria fuga.

-E da chi?- continuò Anne

Brigitte guardò Diana, non erano convinte che fosse il caso di dirlo. In fondo il duca di Preminger era pur sempre un nobile, e loro avevano appena conosciuto queste persone. Non potevano ancora fidarsi.

-Da chi fuggite?- chiese Johan –Da un cattivo?-

-Sì, da un cattivo Johan.-

Anne e Keith capirono che le ragazze non ne volevano parlare e rispettarono la loro decisione. In fondo come dar loro torto? Erano ancora estranei per loro.

Però non riusciva a smettere di fissare Diana, era veramente troppo simile a Nadja perché fosse una semplice coincidenza.

-Diana, conosci per caso una ragazza di nome Nadja Applefield?-

La ragazza lo guardò soppesando anche questa volta, se era il caso di parlare o meno.

-Dimmi, come fai a conoscerla tu…E poi forse ti dirò se la conosco.- rispose Diana.

-Ci siamo incontrati varie volte e ci siamo conosciuti…Lei mi ha aiutato in molte occasioni, è veramente una brava ragazza…- Keith ancora una volta si perse nei ricordi e nel dolore. Doveva dimenticarla, lei aveva scelto Francis. Certo però, questa nuova ragazza uguale a lei non lo aiutava nell’impresa.

-Sei innamorato di lei, non è così?- domandò Diana vedendo la sfumatura triste che avevano preso gli occhi del ragazzo.

Keith alzò la testa di scatto, domandosi come aveva fatto quella ragazza a capirlo così velocemente. –Può darsi…- rispose piano con un sorriso –E allora, la conosci?-

-Diciamo di sì…-

Quella risposta non fece altro che aumentare i dubbi di Keith. Chi era quella ragazza misteriosa? Da chi stava scappando? E come conosceva Nadja? Erano parenti?

Riprese il controllo. Non poteva certamente farle tutte quelle domande, non dal momento in cui si erano appena incontrati.

-Sai Diana,- parlò Brigitte – il cognome di Keith è uguale a quello di una famiglia di aristocratici…-

-Non mi dire...-mormorò Diana sorpresa, fissando Keith che nel frattempo aveva iniziato una discussione con Anne. Quel ragazzo non le piaceva, sapeva troppo cose su Nadja che avrebbero potuto ricondurre a lei. Era ovvio che era innamorato di lei, lo si notava da come ne parlava e dal espressione che prendevano i suoi occhi. Ma chi era veramente Keith? E perché Johan lo chiamava l’aiutante “magico”?

-E quale sarebbe?- domandò a Brigitte continuando a tenere lo sguardo su Keith

-Arcouth.-

-Cosa??!!- urlò Diana sorpresa. Tutti gli occhi si rivolsero su di lei. Era troppo strano perché potesse essere una semplice coincidenza.

-Cosa succede?- domandarono Anne e Keith all’unisono.

-Stavo dicendo a Diana che Keith ha –

Diana interruppe Brigitte prima che dicesse qualcosa che sarebbe stato meglio non dire –Mi diceva che Keith ha il soprannome di “aiutante magico”. Lo avevo sentito anche da Johan, come mai questo strano soprannome?-

-Bhè questo è un segreto. Se rivelassi la mia magia poi non sarebbe più magica. Ma un giorno ve la mostrerò, promesso.-sorrise Keith poi si rivolse nuovamente verso Anne continuando la discussione di prima a cui presto si unì anche Brigitte.

Così Diana si prese un po’ di tempo per pensare, lei conosceva bene la famiglia Arcouth era una delle più prestigiose e influenti famiglie d’Austria. L’erede del casato Francis Arcouth aveva qualche hanno in più di lei. E quest’anno avrebbe preso moglie e di seguito le redini del casato. E guarda caso adesso questo Keith non solo aveva la stessa età ma anche lo stesso cognome di Francis. Era possibile che Francis Arcouth si stesse fingendo un’altra persona per scappare dalla sua famiglia? E se fosse stato così perché mantenere il cognome? Non era un’azione molto astuta, ed era sicura che Francis Arcouth non fosse così stupido da fare un errore del genere!

Questa storia non le quadrava del tutto.

-…sì anche Diana! Non è così?- la interpello Brigitte

-Ah ehm, sì…- rispose Diana riprendendosi dai suoi pensieri.

-Brigitte tra poco dobbiamo andare. Il nostro viaggio continua.- disse Diana

Brigitte la guardò interrogativa sapeva che Diana aveva notato qualcosa che non andava così annuì –Sì-

-E’ stato un piacere, Anne, Keith.- mormorò Diana –Adesso si è fatto tardi e io Brigitte vorremmo tornare alla locanda per riposare. Johan, ci vediamo lì. Stai attento quando torni.-

E prima che qualcuno potesse dire qualcosa, le due ragazza uscirono dirigendosi alla locanda.

-Cosa c’è che non va, Diana?- chiese Brigitte nel percorso.

-C’è qualcosa di sospetto in quel Keith Arcouth, ammesso che questo sia il suo vero nome.- sussurrò

-Che intendi?-

-Non lo so ancora bene nemmeno io, ma quel ragazzo nasconde qualcosa.-

Brigitte la guardò, poi sopirò – Capito. Ho imparato a fidarmi delle tue sensazioni…-

Diana le sorrise ricordando l’episodio a cui si riferiva Brigitte. Era succedo qualche hanno fa,quando una sera aveva detto a Brigitte che una cameriera appena assunta non le sembrava affidabile. Ed ecco che il giorno dopo era stata arrestata per aver rubato due quadri preziosi nella villa.

-Bene. Adesso non so se sia il caso di cambiare locanda….-

-Perché?-

-Dobbiamo cercare di stargli alla larga prima che scopra qualcosa che non deve.-

-Capito. Allora che ne dici se restiamo ancora un po’, così vediamo se il papà di Johan si rimette, e poi ce ne andiamo?-

-Mi sembra una buona idea.-

Le due ragazze arrivarono alla locanda ed entrarono nella loro stanza.

-Che stanchezza…Non vedo l’ora di farmi una dormita.- disse Brigitte sfilandosi i vestiti e indossando una camicia da notte.

Diana fece lo stesso e si sedette sul letto.-Eccoti accontentata allora.-

-Già. Buona notte Diana.- mormorò l’altra stesa nel letto prima di addormentarsi.

-Buona notte Brigitte.-

Diana, nonostante quel giorno si fossero svegliate molto presto non riuscì a prendere sonno. Aveva troppi pensieri per la testa. Molti dei quali riguardanti il duca di Preminger. Sperava con tutto il cuore che non la trovasse ma a questo punto, pensò Diana, il nonno avrà già assunto delle persone per cercarla ovunque.

Visto che non riusciva proprio ad addormentarsi Diana uscì dalla stanza e andò sul balcone che c’era sul corridoio.

Uscita, respirò a pieni polmoni quell’aria che ancora sapeva così tanto di libertà. Le piaceva quel posto.

Pieno di casette e di persone, forse la gente ci poteva essere abituata, ma per lei che era la prima volta, sembrava tutto così bello.

Si prese un po’ di tempo per godersi il panorama e l’aria scura e pacifica della notte.

-Pssss. Ehi Diana? Sei tu…?- una voce dietro di lei la stava chiamando bisbigliando.

Diana si voltò sorpresa e dietro di lei trovò Keith con in braccio Johan dormiente. –Sì sono io.- sospirò rientrando e andando loro incontro.

-Scusa il disturbo. Qual è la stanza di Johan?-

La ragazza indicò una porta lì vicino, e li si diresse Keith. Dopo qualche minuto ne uscì chiudendo la porta lentamente.

Il ragazzo si avvicinò a Diana –Che facevi lì fuori?- chiese

-Prendevo una boccata d’aria e guardavo il panorama.-mormorò Diana –Saresti libero adesso, Keith?-

-Sì…perché?-

-Ti vorrei chiedere alcune cose…-

-D’accordo, seguimi.- sussurrò Keith prendendola per mano e conducendola su un altro balcone. Poi d’un tratto la sollevo in braccio e con un agile salto salì sul tetto delle casa affianco.

-Da qui il panorama è migliore.- disse sedendosi sulle tegole.

Diana che era senza fiato per il salto, espirò lentamente prima di dargli un pugno sul braccio. –La prossima volta che decidi di farmi prendere un colpo, avvertimi!-

Però era vero, da lì il panorama era migliore. Si poteva vedere una distesa immensa di case e luci, in contrasto con il cielo quasi nero. Così si sedette a sua volta.

-So chi sei.-mormorò Diana fissando Keith negli occhi azzurri.

Per un attimo il ragazzo trattenne il respiro. A che si riferiva? Al fatto che era un nobile? O che era Rosanera?

-Di che parli?- le domandò con un finto sorriso che nascondeva una certa inquietudine.

-Dai, pensavo fossi più intelligente, veramente. Tu sei Francis Arcouth l’erede di uno dei casati nobili più prestigiosi dell’Austria! Sinceramente, non sei stato molto furbo a cambiare solo il nome e non il cognome... Ma alla fine chi sono io per farti la morale?! Visto che anche io sono scappata…- sorrise Diana al buio.

-Mi stai dicendo che pensi che io sia Francis???- chiese Keith incredulo.

-Sì. Ci sono troppe cose in comune perché possa essere una coincidenza. Certo, io non ho mai visto Francis quindi non so com’è però so che ha la tua età e che fa cognome Arcouth. E ti assicuro che nella lista dei cognomi comuni in Austria, “Arcouth” è l’ultimo.-

A  quel punto Keith scoppiò a ridere. Lui, Francis? Come se fosse possibile che suo fratello venisse mai ad abitare nei quartieri poveri di Vienna, anche se stesse scappando, era assurdo!

-Se conoscessi Francis non lo avresti mai pensato…- mormorò smettendo di ridere ma comunque sorridendo.

-Ah e tu lo conosci?-

-Diciamo di sì-

-O è sì o è no!-

-Facciamo un patto allora. Abbiamo 10 domande a testa. Io rispondo sinceramente e tu fai lo stesso d’accordo?- sussurrò Keith con un sorriso

-Non so…I miei segreti valgono sicuramente di più dei tuoi…!-

-Io non ne sarei così sicuro.-

-Come faccio a sapere che mi posso fidare di te?-

-Prometto che quello che mi dirai stasera resterà un segreto a il resto del mondo. Hai la mia parola.- Gli occhi di Keith erano così limpidi e sinceri che Diana ci volle credere. In fondo doveva iniziare a fidarsi delle persone, fin’ora non era stata molto propensa a farlo a causa dell’ambiente in cui viveva, ma adesso che era circondata da gente comune avrebbe potuto iniziare a riporre in loro un po’ più di fiducia.

-D’accordo allora, accetto!- sorrise a sua volta

-Bene allora ti concedo la prima domanda…-

-Che gentiluomo… Allora domanda 1, ammesso che Keith sia il tuo vero nome, chi sei veramente?-

Keith sospirò, perché si fidava già di quella ragazza così tanto che era pronto a dirle la verità? Forse perché assomigliava a Nadja?

-D’accordo. Vedo che sei arrivata dritta al punto… Vediamo, probabilmente non ci crederai.-

-Vedremo, forza parla!- disse Diana, entusiasta all’idea di scoprire qualcosa di scottante.

-Keith Arcouth è il mio vero nome. Sono il figlio del famiglia aristocratica Arcouth nonché fratello gemello di Francis.-

-COSA?!?!? Scherzi? E che ci fai qui?- Come faceva a credere che quello era veramente il figlio della famiglia nobiliare… Certo che come situazione era simile alla sua, ora che ci pensava.

-Eh no.. Questa è un’altra domanda ed ora è il mio turno. Domanda 1, ammesso che Diana sia il tuo vero nome, chi sei veramente?-

-Che fai mi copi?- rise Diana

-Proprio così. – rise Keith a sua volta.

-D’accordo. Però mi devi giurare che non lo dirai a nessuno.-

-Ti ho già dato la mia parola che quello che mi dirai stasera resterà segreto al mondo.-

-Sono sicura che si finirà  a parlare di Nadja…-mormorò Diana a se stessa –D’accordo allora, Diana è il mio vero nome, Diana Preminger. Sono la figlia di Colette Preminger, il duca di Preminger è mio nonno, Nadja è mia sorella.-

Keith non parlò nemmeno. Era troppo sorpreso. Non aveva mai sentito parlare della sorella di Nadja, eppure avrebbe dovuto dirglielo! E se nemmeno Nadja stessa sapeva dell’esistenza di Diana? Okay, okay calma. Keith cercò di tranquillizzarsi invano. Se quella ragazza era veramente la sorella di Nadja, allora che ci faceva lì? E da chi stava scappando?

-Tocca a me. Cioè almeno appena ti sarai ripreso dallo shock di sapere che la tua amata ha una sorella gemella.-

-Non è la mia amata.- sussurrò Keith mentre gli occhi riacquistavano quella sfumatura triste.

-No! Per favore no! Non assumere quello sguardo perché, seriamente, non lo reggo. Scusami, mi dispiace d’accordo? Figurati!Se non vuoi parlare di Nadja fai un favore anche a me…-

Keith rialzò lo sguardo con un sorriso.

-Allora tocca a me no? Mh…vediamo…domanda 2: Che ci fai qui?-

-Sono scappato quando avevo ancora 15 anni  e adesso, diciamo che vagabondo…-

-Capisco…-

-Mio turno! Domanda 2: Che ci fai qui?-

-Sei proprio un copione allora!- mormorò Diana fingendosi esasperata ma con un sorriso sulle labbra.

-Mi hai scoperto!- esclamò Keith alzando le mani, ma ridacchiando.

-Sono scappata quando avevo 15 anni, e adesso, diciamo che vagabondo…-

Keith rise -Ehi!! Poi dici a me?-

-Okay, okay…Sono scappata oggi alle una di notte. E adesso vagabonderò, voglio vedere il mondo!-

-Perché sei scappata?-

-Mi spiace, turno mio domanda mia! Domanda 3: perché sei scappato?-

Keith si fece serio rivolgendo lo sguardo al panorama di fronte a lui –Perché detestavo l’ipocrisia che regnava padrona in quegli ambienti. Mentre qui fuori c’era, e tutt’ora c’è, gente che lotta per un pezzo di pane, che è in bilico tra la vita e la morte! E mentre i nobili e gli aristocratici organizzano i loro sfarzosi balli qui ci sono bambini che lavorano sodo per guadagnarsi soldi per medicine…-

-Capisco.- Diana era incredula, la loro storia era così simile. E come se lo capiva, lo capiva fin troppo. Lei era stata prigioniera 16 anni di quell’ipocrisia.

Dall’altra parte Keith si domandava come faceva a rivelare a quella ragazza, appena incontrata, le cose con tanta facilità. E la cosa ancora più assurda è che quella ragazza sembrava veramente capire.

-Tu invece, perché?-

-Più o meno per lo stesso tuo motivo. Ma se rispondo a questa domanda risponderò praticamente a tutte.-

-Allora facciamo che vale 2…- Keith, che aveva iniziato il gioco solo con lo scopo di scoprire se quella ragazza aveva cattive intenzioni, adesso ne era veramente interessato.

-Va bene.- sorrise Diana -Sin da quando ero piccola sono stata prigioniera in una villa. Dire che ero prigioniera è esagerato: avevo tutto quello che desideravo. Tutto tranne la libertà di poter uscire. Per 16 anni non ho mai messo piede fuori dal cancello di quella villa, tranne oggi quando sono scappata. Perché sono scappata? Credo che adesso potrai capirlo anche tu. Ero stanca, stanca dei piani loschi di mio nonno, stanca della monotonia della vita e stanca che ci fosse sempre qualcuno che decideva della mia vita al mio posto.-

Quando finì di parlare Diana aveva gli occhi lucidi, si volse a guardare il cielo, per non incontrare gli occhi di Keith e per non mostrargli le sue lacrime. Ma fui lui stesso a prendergli il viso e voltarlo delicatamente per poi asciugarle con un sorriso rassicurante quelle gocce salate.

-Grazie.- sussurrò Keith

-Grazie a te per avermi ascoltata.- mormorò Diana riscoprendo un sorriso –Ora però è il mio turno... Domanda 4: non ti manca tuo fratello o la tua famiglia?-

-Qui si va sul personale…Onestamente no. Io e mio fratello andiamo d’accordo a tratti. E comunque qualche volta ci incontriamo. Quindi non mi manca del tutto per poter sentire nostalgia. Per quanto riguarda i miei genitori… mia madre è morta e sì, lei mi manca, ma mi mancava anche quando vivevo lì. E mio padre è una versione un po’ meno cattiva di tuo nonno quindi no, non mi manca.-

-Mi spiace…, per tua madre intendo…-

-Non ti preoccupare, è passato tanto tempo… Diciamo che un po’ ci ho fatto l’abitudine.- lo sguardo di Keith si spostò dagli occhi di Diana al cielo stellato, per poi ritornare sul viso della ragazza. –Adesso la mia domanda sarà diversa dalla tua. Domanda 5: tua mamma o tua sorella, sanno della tua esistenza?-

Ancora una volta lo sguardo di Diana si fece malinconico –No.-

Keith si morse la lingua per il modo in cui le aveva posto la domanda. Era stato troppo diretto.

-Mi dispiace.-mormorò

-Non farlo. Non le ho mai avute al mio fianco quindi non so come sia averle, è per questo che non mi sono mancate. Se una cosa non ce l’hai dall’inizio non ti può mancare…- disse Diana più a se stessa che a Keith –Ora tocca a me!! Domanda 5: Cosa hai fatto dopo che sei scappato di casa?-

Keith imprecò mentalmente. Sapeva che prima di arrivare alla numero 10 lei avrebbe posto questa domanda. E ora cosa le avrebbe detto?! Che era un ladro di nome Rosanera?! D’altronde se non glielo avesse detto avrebbe mentito. Non se la sentiva di mentirle.

-Rubavo.-



FINE CAPITOLO QUARTO

***Angolo Autrice***


GRAZIE A TUTTI PER AVER LETTO IL QUARTO CAPITOLO DELLA FANFICTION
SPERO VI SIA PIACIUTO E CHE LASCERETE QUALCHE COMMENTO ^^
NEL PROSSIMO CAPITOLO IL GIOCO DELLE 10 DOMANDE PROSEGUIRA' E SCOPRIREMO ANCHE COME REAGIRA' DIANA ALLA VERITA' RIGUARDO LA ROSA NERA!!^^

PASSIAMO AI RINGRAZIAMENTI^^
RINGRAZIO LE PERSONE CHE L'HANNO AGGIUNTA TRE LE PREFERITE/SEGUITE/RICORDATE!
E COLORO CHE HANNO RECENSITO:

ANELIN : Grazie mille per i complimenti sono felice che ti piaccia! Anche perchè nemmeno io ne ero molto convinta! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un po' lunghetto xD
Grazie per le recensionI! Ti aspetto nel prossimo capitolo! Baci Irene

EMILISSA15: Grazie ^^ Mi fa piacere che la storia ti piaccia!! ^^Non sono proprio una fan della coppia Nadja Francis, in realtà sono molto indecisa^^ Mi dava solo un po' fastidio che Keith rimaneva da solo. Ma francamente non so' con chi la preferisco^^ Tu? Spero che il capitolo ti sia piaciuto anche se era un po' lungo! Ti aspetto nel prossimo! Baci Irene

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