Ballata su orizzonti altri

di VeganWanderingWolf
(/viewuser.php?uid=77762)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Correvo saltando a pié pari sui sassi dispari ***
Capitolo 2: *** Avevo una banda di termiti contro ogni bandiera ***
Capitolo 3: *** Avevo queste parole in testa che non riuscivo a pronunciare mai ***
Capitolo 4: *** Con tutto ciò che ci porta avanti, ricorda, mai voltarsi indietro ***
Capitolo 5: *** Forse torneremo banditen a rifugiarci nei boschi ***
Capitolo 6: *** Canto la canzone del lupo senza coda, ascolto le cortecce e annuso le posate ***
Capitolo 7: *** Vorrei richiamare indietro tutte le ombre e dire 'provateci ora!' ***



Capitolo 1
*** Correvo saltando a pié pari sui sassi dispari ***


Avevo 6 giorni sulla testa

Avevo 6 giorni sulla testa

avevo 4 paia di occhi nel cuore

avevo un muto grido nelle orecchie

avevo 5 serpenti in tasca

avevo un coltello spuntato tra i denti

correvo saltando a pié pari sui sassi dispari

non avevo alcuna direzione e i venti

 

Avevo sete di alcool e caffé

mi dissero non alzare bicchiere prima delle 11

forse ero più sano e malato di te

c'erano 7 civette sul davanzale, cantavano mi do re

scappavo a farmi shampoo di olio alla fontana

avevo scarpe più veloci dei miei piedi

odorava la mia pelle di sambuca e polvere da sparo

 

Avevo 2 spine per ogni fianco del re

avevo solo 5 carte per mano e una tazza di té

balzavo sui bus senza chiedere per dove

progettavo battaglie, finivo a dormire per ore

avevo un apribottiglie in tasca per ogni buona occasione

il mio amico ragno sussurrò mangio solo mosche bianche

un ragazzino mi ha investito la coda con lo skate

 

Avevo un luogo dove brillava una stella del mattino

ma se ne andò a Vienna senza salutarmi mai più

le mattine non sorgono, non so proprio come venga il giorno

ho picchiato testa e ginocchio contro il forno

Avevo 9 scarafaggi che ridevano di me

Ho avuto paura di scendere dal palco perché

non so più dov'é l'uscita per davvero

 

Avevo solo 15 passi dietro di me

il becchino mi ha corrotto porgendo birra e saké

ho riso così tanto che mi è caduta la lingua

albero si è chinato a chiedermi come stavo

avevo perso una manica nella fruttiera

correvo tra pallini di fucile dicendomi sono vivo

le mie 10.000 coscienze chiedevano urgente udienza

 

Sono stato sulla collina dove dormono fiumi di spuma

avevo 3 anelli per ogni giunco spergiuro

avevo chili di polvere magica e nessuna fata

sono affondato nel fango e il cavallo piangeva per me

il fantino ridendo non mi ha lasciato un favore

avevo 13 candele sulla pancia sconsolata

avevo un ombra sulla parete che non mi parlava

 

Avevo fiducia nell'assoluzione dei ladri di biciclette

una gatta rossa e nera mi invitò a ballare ma non avevo equilibrio

c'erano fuochi all'orizzonte, verso quale dirigersi non seppi

avevo un sacchetto di conchiglie, le sparpagliai sulla spiaggia

i granchi mi scrutarono per traverso dall'alto in basso

avevo 9 cucchiai e mezzo di ottimismo con zucchero

avevo una sola mano per coprirmi 20 occhi

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Avevo una banda di termiti contro ogni bandiera ***


Lo sciamano ha gettato 3 ossa di formica sulla sabbia

avevo 1 punta di freccia che scricchiolava indicazioni

avevo 17 graffi di lumaca su una guancia

la guardia del tetto senza casa mi ha salutato l'altroieri

avevo 40 pulci, il pubblico del mio circo ambulante

avevo 22 lische con cui giocare a Shangai

mi dissero a Parigi va di moda clochard in umido


Avevo una banda di termiti contro ogni bandiera

14 falene si alzarono in volo quando caddi

le scimmie del bosco mi hanno presentato lo scoiattolo

anguille fluorescenti si aggirano schiaffeggiandomi

aquile senza patente sfrecciano facendosi i fatti loro

un istrice faceva l'autostop presso la via lattea

avevo un corpo che non sapevo più dove trascinare


Avevo 25 denti che stavano sull'attenti

ho rubato la scopa a una strega, è rimasta basita

63 once di vin brulé vorrei per me

non c'è ancora freddo per correre nudi nell'aia

lo spadaccino mi ha affidato 114 stuzzicadenti

ho strofinato il pollice sulla nebbia della valle

avevo un fascio di ricordi da bruciare a mezzanotte


Ero appollaiato in un pollaio e non sapevo perché

mi stavo ancora chiedendo come fare senza di te

a ritmi regolari mi consulto con l'indiano di penna nera

avevo timore delle sirene che corrono sul cemento

il tacchino faceva la guardia alla casa dove volevo tornare

il folletto ha proclamato un suicidio, nessuno sa chi può aiutarlo

ho perso coscienza in un prato di quadrifogli che mi facevano linguacce


Il babbuino dalla chioma bionda disse andrà bene

il conte appoggiato sulla mia spalla faceva sì con la testa

avevo un coccodrillo che non aveva più lacrime per sé

sognavo pulcini blu che migrano nel cielo malva

apriti occhi sulla terra che si trascina su tre zampe

la bella egiziana si preoccupava per me

ho trovato un altro sorriso nel fondo degli attimi bucati


Un soldato della foresta sanguinava lacrime di petrolio

gli abbiamo portato pane caldo e caffè sul bordo del cortile

masticò pane, disse la vita troppo amara per altro caffè

non si dormiva la notte per le urla silenziose dei prigionieri

si lasciavano i letti per andarli a trovare tutti insieme nel freddo

musica e grida e saluti sotto le finestre sbarrate

la notte rimase a guardare, i rinchiusi bruciavano entusiasmo caldo


Un cavaliere pezzato è passato di qua

aveva una zavorra sulla groppa che si spacciava per lui

suo cugino con le dita spezzate giace rinchiuso aspettando la fine

avevo un angelo custode che pensava solo a sé stesso

un tizio affabile mi invitò sulla barca che conosce una sola direzione

avevo abbastanza speranza da voltargli le spalle e andare per la mia strada

ho rubato il mantello al brigadiere per giocare al fantasma

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Avevo queste parole in testa che non riuscivo a pronunciare mai ***


Dormivo su una saponetta sognando campi di fumo

 

 

Dormivo su una saponetta sognando campi di fumo

passeggiavamo facendo il filo ai fiumi radioattivi

là tra i boschi ribattezzati parchi

e troppo stretti sono i confini cittadini

correvo ad afferrare principesse spezzate che si gettavano incontro alle auto

non portatemi più a respirare disperazione nei labirinti della metropolitana

avevo un pappagallo che ripeteva 'continui a sbagliare'

 

Ho raccontato a un cammello albino i miei incubi

il Piccolo Principe era troppo depresso per risollevarmi il morale

getto dalla finestra scrupoli come lussi scaduti

ho visto nel retro delle palpebre che ci saranno giorni migliori

le prigioni spalancano la bocca putrescente verso di noi

impareremo a saltare come caprioli sulle colline tenere

avevo un cassetto pieno di paure, l'ho aperto e non ci sono più

 

Avevo la consapevolezza che gli aironi sono traghettatori di anime

e mio nonno volava nel vento sorridendo in migliaia di briciole

c'era una casa alla fine delle maree dove avevo lasciato bei ricordi

non ho ancora visto i cardellini di cui mi cantava l'antica signorina

una capra travestita da ragazzo mi confidò non ho più niente da perdere

c'è sempre qualcosa da perdere mi disse un bambino razionale

avevo queste parole in testa che non riuscivo a pronunciare mai

 

Disseppellimmo le nostre giustizie per le battaglie

seppellimmo i nostri cuori per non morire combattendo

aridi come soldati dimenticammo ogni gioia

corremmo a riprenderci i cuori per non lasciarli mai più

lascio scritto di mettere il cuore nella terra scura della foresta

e tutto il resto di me volerà nell'aria e radicherà in chi mi ricorda

ma solo dopo che cadrò per sempre tra le foglie morte

 

Il giullare cavalcando un bruco indaco accendeva i semafori con un accendino

la massaia ballava il ballo di san vito nella fontana ridendo

avevo una florida dolcezza nel cuore e la testa lucidata dalla serenità

il bravo droghiere beveva con noi alle osterie di fuori porta

si brindava ogni notte al giorno nuovo e all'alba ci ritrovavamo più vivi

avevo una pesca in una mano e un bastone di quercia nell'altra

mi svegliai nel mezzo della lunga strada sulla quale batto il terreno col mio passo

 

Eravamo gente di terra, di montagna e di vino

la birra di pianura annegò le nostre illusioni in fasce

il decrepito saggio girovagava in mutande con un bonsai sottobraccio

il cecchino si era addormentato abbracciato al fucile

i conigli di mezzanotte folleggiavano nell'orto pensile

avevo una punta della lingua sulla parola e sale nelle ferite

la guerriera dagli occhi di cielo mi ha dato la buonanotte

 

Un felino d'occhio smeraldino mi morse il mento di primo mattino

alla deriva sul divano di una bella tana mi riconobbi in parte

avevo 3 dita di riserva nello zaino e pomodori nella ciotola

arrivano sempre pagliacci blu-grigio-nero quando si fa per davvero

gettiamo sempre i nostri colpi oltre le loro indifferenti spalle

le parole come acquiloni s'involano oltre ogni barriera

e le lame di ferro sconfiggono ogni ferro di filo, ogni crudeltà di gabbia

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Con tutto ciò che ci porta avanti, ricorda, mai voltarsi indietro ***


Sveglia sveglia dissero il becchino e il pipistrello

Sveglia sveglia dissero il becchino e il pipistrello

aprirono gli occhi cisposi su diverse prospettive

la finestra di schermo scambiata per quella del muro

sugli abbracci recuperavo le distanze del tempo

avevo alberi di frutto e fiore per contare le ore

con sole e luna che portavano speranza e fortuna

il cuculo parlava di me e io di battaglie e pacificazioni

 

La mia luna era una pupilla azzurra con uno spicchio di nocciola

è tramontata per sempre nell'estate soffocante d'isolamento

una cornacchia lugubre diceva che albero è in difficoltà

avevo sinistri sogni che si realizzavano quand'ero sveglio

riconobbi il giaguaro con un capello da baseball seduto sullo sgabello

due lupi travestiti si riconoscono solo se ci sono grandi sprazzi nelle nubi

la gattara ubriaca si aggirava per l'autostazione cercando il suo treno perduto

 

Avevo un pesce rosso sopravvissuto che veniva dal Sand Creek

ci soffermavamo a parlare di massacri e giustizie

e quante cose passate si ripetono nel presente

il cucciolo perenne e un amico lupo non hanno più fiducia alcuna nella specie umana

la gazzella con un occhio solo mi ha guardato ed è corsa via

inseguita da predatori come ombre e da spari che non fanno rumore

Con tutto ciò che ci porta avanti, ricorda, mai voltarsi indietro

 

Caro amico, sono ormai per sempre partito

su una barca di gitani che solca fossi melmosi

si balla la tarantella da mezzanotte alle tre, olé

ma ci incagliamo nei fondali del resto del mondo

continuo a sbarcare su isolotti crudi di realtà

naufraghi di transatlantici dai nomi altisonanti

non ci hanno voluto ascoltare quando avvertimmo che andavano verso le cascate

 

Avevo una scorciatoia nelle fogne buie, umide e tranquille

nel fetore famigliare ho conosciuto ratti che sanno il fatto loro

mi avvertirono le pantegane di quegli uomini tremendi

hanno un piano per tornare alla superficie e dettare regole e leggi d'odio

si fantasticava e progettavano sgambetti alle sentinelle

tra materassi in fiamme, urla e colpi sulle sbarre

insistiamo sulla libera cessione delle chiavi e abolizione d'ogni serratura

 

Mi han detto un segreto: tutte le cose apprese in un aula ben poco valgono se non integrate

le eloquenti scritte dei muri di San Vito

una bella poetessa cantava chiedendo aiuto per abbattere le prigioni

noi in ritardo come al solito, non sentì quando gridammo aspettaci

Israele mi sedusse e mi tradì con un timido sorridendo

quando sono braccato dagli spettri invoco la tribù a cui non appartengo

di tutti i luoghi e i posti che conosco in nessuno torno a casa

 

Avevo solo una vaga idea di dove si trova il trattino tra R ed E

due mondi, due territori, e cataste di vite sacrificate

un ranocchio mi ha confidato che le fontane sono prosciugate

alcuni sono accorsi a recuperare le monetine arrugginite

camici bianchi ripetono non siamo torturatori ma professionisti

masticando le realtà non dette, i soliti facinorosi aspettano il momento buono

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Forse torneremo banditen a rifugiarci nei boschi ***


Avevo una coperta color di topo con 2 o 3 buchi

Avevo una coperta color di topo con 2 o 3 buchi

riparava da ogni temperatura e precipitazione

scaldava il cuore più della pelle e mi portava buonumore

fatta di scaglie di guerriero, proteggeva dall'affilata quotidianità

e la pioggia di mezzogiorno cadeva sempre più fitta

lavava via polvere di sconfitta e sogni scoppiati come bolle appassite

e chi non aveva panchina si rifugiava sotto ai portici per non cadere nei tombini

 

Trapezista di mattonelle impilate e di grondaie mezzo scardinate

avevo così un rifugio alla deriva dei binari morti

l'ho lasciato al suo destino e il mio demone fa la guardia

avevo un rigurgito cittadino e l'anima che chiamava le montagne

forse torneremo banditen a rifugiarci nei boschi

bruciando resina e riflessioni parleremo attorno ai fuochi

traditi dai satelliti saremo presi e fucilati come terroristi

 

Chiedete ai sopravvissuti cosa succede dietro sbarre e tendoni

nel retroscena di circhi, fatti osceni al pubblico non sono manifesti

io e l'indiano su cavalcature a motore corriamo nei canyon di cemento e lampioni

abbiamo dissepolto la vernice e le parole di guerra

nel traffico indifferente si lavora alacramente

le pubblicità di prigionia e tortura a sradicar

ma le idee falsate più a fondo son state piantate, la mente a inquinar

 

Una cimice capottata sul dorso chiamava aiuto

ho litigato coi commensali per la grazia a una mosca

avevo un gusto profondamente amaro tra le fauci conserte

fallii tendando di sbronzarmi con limoncello

credevo di non aver mai visto niente di più bello

nel silenzio di un'alba tranquilla ho sognato la fine di mezzo mondo

con lo stesso calmo ritmo le tribù sopravvissute camminavano sulla terra di tutti e di nessuno

 

Gentaglia che straparla mi vuole insegnare che tutti si muore

accecato da tanta erudizione quasi rimango senza parole

ridendo mi accorgo di non essere il più cinico in fondo

se è questa è la scusa, perché non fare l'assassino?

in fondo si va tutti in una vita migliore dove tutto è fatto di mollica di stelle

no, non credo, altro non è che resa imbelle

 

Ogni pietà è in fondo molto umana cosa

aldilà di facili proclami si è tutti dannatamente umani

ho visto molti templi che parevano autolavaggi

cambiavano tele e tovaglie macchiate di tutto

per riprendere a gozzovigliare su superfici linde

su sventurati capri espiatori malconosciuti scagliavano

la loro scorta di colpe che non osano commettere, ma piacerebbe

 

Branchi di nuvole multicolori pigre in cieli spazzati da temporali

sdraiati sui monti riprendiamo fiato, ripuliamo orecchie cuore occhi polmoni

abbiamo corso così tanto senza preoccuparci di riposare

abbiamo gridato così tanto che ora si fa senza parlare

non abbiamo più carta né china, le cose importanti le ricordiamo

guai a pensare all'ora di rialzarsi per tornare a far acido lattico e sudore

Là giurai per sempre: all'abitudine non seguirà la rassegnazione

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Canto la canzone del lupo senza coda, ascolto le cortecce e annuso le posate ***


Avevo un doposbronza senza essere stato ubriaco

 

 

Avevo un doposbronza senza essere stato ubriaco

i cellulari sono pericolosi anche senza ruote

espandi la tua sensibilità come elastico tra i due estremi di una fionda

vino vodka caffé nitroglicerina ingurgitati, l'alcool decolora ad ogni onda

lasciando relitti di rimorsi sui coralli delle memorie confuse

e ogni ora senza di lei è come una coltellata nel fianco

 

Se barattassi le mie storie avrei una piscina di tappi di sughero

il vecchio cervo guercio appoggiato sul melo in angolo mi fa l'occhiolino

aveva un pirata per amico che diventò un motociclista ruggente

come tanti, fa rumore molto e non dice più niente

vorrei tornare al mio paradiso dove d'inverno c'è solo roccia e neve

d'estate brillano pascoli di ghiaccio e fontane d'erba, coperte scure di boschi

Canto la canzone del lupo senza coda, ascolto le cortecce e annuso le posate

 

Ho detto a un toro condannato il trucco per fregare il torero

le coccinelle mi hanno disegnato una pista d'atterraggio con succo di more

a bordo di un pellicano con un gran senso dell'umorismo feci tappa sulle ringhiere

mi calai con tela di ragno sugli spalti dell'arena

esultai in silenzio quando il torero capitombolò sulle corna

attraverso il cuore ferito il toro ucciso perché aveva vinto guardai

mentre vedevo fiori osannare l'assassino caduto

 

Forse mi lascerò condurre nel paese di cioccolata e monti

dove gli orologi son puntualissimi, ma le persone affatto

sospetto saremo estradati per i nostri ritardi e le nostre idee

ma il nostro amico rinchiuso ancora non si è piegato sulle ginocchia

nemmeno noi perciò, nemmeno noi mai

non chiedeteci per cosa dopo averci bersagliato di tutto

non chiedeteci per chi se non ci avete ascoltato

non guardateci se non volete vederci comunque

 

Mi sono ricordato che i sogni sono sempre più sinceri di noi

mi hanno intossicato fazzoletti di carta aromatizzati

non vedo l'albero da tempo, le nuvole incartate scorrono troppo lente

mi aggiro ai piedi delle colline, cavaliere senza cavallo né testa

non mi sono stupito vedendo poissons lunà boccheggiare nella nebbia

la vecchia umidità della valle ci frega tutti

l'indiano si è chiuso nel suo tepee, io vago con la coperta di topo

 

Il cucciolo depresso si è ritirato nell'isola delle favole celtiche

ho perso le sue notizie, so che non ha smarrito la volontà di battersi

il conte romantico ritrova perde e ritrova la sua bambola di pezza

affilo coltelli sulle trappole e le scatole nere vengono inghiottite dalla notte

mi hanno detto che il sultano è finito nella pancia del suo elefante preferito

ci si ritrova nelle stanze amiche a cucire insieme pezzi di serpenti rivoltosi

attenzione a non mordersi la propria coda, per favore

 

So solo io quanta strada ho fatto signore, ma non serve contare

non si impressioni ho sempre fatto così signora, e non rimpiango

potrei riposare un po' sulle tue gambe signorina?

la mia strada era solo una delle infinite tante, ragazzo

ma ora devo già andare, amico, mi chiamano, non senti

luoghi dove non sono stato, dove sono passato, dove voglio tornare

persone che non ho mai visto, che ho conosciuto, che voglio re-incontrare

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Vorrei richiamare indietro tutte le ombre e dire 'provateci ora!' ***


Son tornato sulle rotaie dei miei giorni migliori

 

 

 

Son tornato sulle rotaie dei miei giorni migliori

vagabondaggi camuffati da semplici spostamenti

il ghiaccio ha sciolto le acque più sporche

alla fine la voglia di battersi ancora ha corroso l'inedia

mentre rifuggo gli ospedali i cui cancelli ho scavalcato

vorrei richiamare indietro tutte le ombre e dire 'provateci ora!'

vorrei richiamare le loro ombre e affermare 'guardate bene come risplendono'

 

Ma le ombre, loro lo sanno, e son scappate con la sottana in mano

non ritornano finchè non siam riversi sul cemento brusco

ma io ho il loro abito da macabra festa con cui travisarmi gli occhi più duri

se arrivan fingo sangue, all'ultimo balzo e ben so far lor paura

ho ricomposto il puzzle della coscienza fino alla prossima rottura

sotto il nero telo son quel che sono, lupo di lupi tra i lupi si balla, si corre e si canta

non ho esitazione più per affondare i denti nelle ombre

 

In una stanza curiosamente senza danza accampati

i più puri, i più perfetti dicevano in voi troppi difetti

io so che non son fatto per le regole troppo anguste

loro proclamavano troppo alcool e noi ce ne andiamo

linguasciolta, il becchino ed io ascoltavamo con ogni rispetto

assicuro non abbiam nemmeno mai mostrato i denti

ma mentre quelli ci volevan sull'attenti, con un sorriso svicolammo via

 

Giurerei che l'amore del becchino è una delle più belle

per il momento ho affidato a linguargentina gelosa un dado morbido

lei lo stringe, lo scaglia e talvolta crede nel responso

e noialtri siam buoni a leggere il destino nel fondo del boccale divino

mentre una donna e suo figlio portano il lutto di me

me che son risorto ripartorendomi attraverso gli occhi di nuova linfa

posso rialzarmi dalle braci, caldo e freddo di troppo chiare intenzioni

 

Dimmi fratellino che gusto hanno ora le tue speranze

se germogliano bene oltre i ponti di tessuto salmastro

aspetto di vedere le piantine di quei tuoi semi nuovi

ti dirò mai son stato in migliore compagnia di quando e quando

quando le braccia le voci le rabbie le forze le scuse le proposte

si alzano al vento con troppa speranza e troppa disillusione

e ricordiamo che tutti potrebbero ma sol noi schizziamo come lampo pronto

 

Io so che non so più cosa a te mi lega stella senza senno

ho preparato per te filastrocche di girasoli, giallo gialle gialle

squillano come canarini in overdose di caffeina annunciando il tuo arrivo (e la tua partenza)

non ricordo a chi affidai che mi tien legato a terra la lenza

oserei dire ne hai un capo abbondante, non oso chiederti di non lasciarlo andare

vedrai che i tuoi accidentati progetti saran più floridi che mai

ora vieni solo sul mio stomaco a darmi tormento e gioia, sciocchezze e girasoli, sole e tempesta

 

Vago piastrina sperduto tra le folle maledette dai pori ermeticamente chiusi

quand'è il coagulo? mi chiedo. quand'è il coagulo? mi chiedono. la ferita già c'è

cicatrici passate e future mi turbano il sonno, e c'è chi soffoca nel pas plus

das ist alles! dico con piglio ottimistico quando finisco qualche amichevole getto d'inchiosto

tante altre risacche aspettano rimuginando brodolose su sè stesse

per ora porgo mandarini agli acuti osservatori sotto ai portici

loro dicono grazie, rispondo perfavore.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=415920