La saga dei precari

di Sokew86
(/viewuser.php?uid=67474)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La dodicesima carta ***
Capitolo 3: *** La ragazza dal rossetto scarlatto ***
Capitolo 4: *** Il signor Stefanelli ***
Capitolo 5: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


00-prologo

Prologo
 

 

Se ne fa un gran baccano

sul discorso del precariato.

Tante leggi  si fanno

servono solo ad aumentarlo.

Persone sull’orlo della pazzia collettiva

ecco che cos’è il precariato.

Non avere la certezza di avere il piatto a tavola,

ecco che cos’ è il precariato.

Ora senza indugio parliamo.

Di tre persone.

Nella loro lotta dei conti a  fine mese,contro il precariato.

E’ davvero necessario

che vi dica chi è il vincitore?

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La dodicesima carta ***


02

La dodicesima carta.

 

 

Sei il mio primo pensiero

Che al mattino mi sveglia

L’ultimo desiderio

Che la notte mi culla.

Sei la ragione più profonda di ogni mio gesto…

 

 

Ad Andrea piaceva questa canzone,ha sempre pensato che lo rappresentasse in pieno.

Finisce il nodo della corda che ha in mano,la osserva con il sottofondo della sua canzone preferita.

E’ propria una bella corda per impiccarsi. Andrea studia  con la mano la robustezza di quell’oggetto di morte.

Il suicidio per Leopardi era un atto egoistico perché aumentava la sofferenza delle persone che restavano in vita,per Foscolo era la morte dell’eroe pensa Andrea.

Da ciò che ha detto Andrea,è facile capire in cosa è laureato:in lettere e filosofie.

Andrea non ha mai avuto grandi ambizioni,era sempre stato un ragazzo semplice,voleva diventare insegnante di letteratura. Andrea ama la letteratura,eppure stranamente ha sempre avuto insegnanti pessimi:la lettura è bella e lui voleva diventare professore per condividerla con altre persone.

Si era spostato anche dal suo piccolo paese per realizzare il suo obiettivo:aveva detto addio per sempre alle montagne che avevano raffreddato i suoi inverni e rinfrescato le sue estati.

Non era partito da solo,questo è vero,la sua amica Elisa l’aveva seguito.

L’ennesima riforma e Andrea era di nuovo fuori dalla scuola.

Non capiva,tra i tanti che cacciavano,non ce ne era una che non facesse il suo lavoro.

Anzi sembrava che chi fosse intenzionato a fare davvero l’insegnante fosse cacciato a calci dalla scuola. Andrea sistema davanti alla sedia,dove si impiccherà una telecamera.

Uno scenario semplice apparirà agli occhi degli spettatori futuri:una trave,una corda e una sedia di plastica.

Manca l’attore.

Andrea si sistema davanti  alla telecamera la accende,aspetta maniacalmente che passa un minuto,nel frattempo ripete mentalmente il suo discorso,un discorso che dovrà spiegare perché un uomo di quasi 31 anni si uccide.

Il minuto è passato.

Andrea guarda la telecamera e sorride:

<< Salve. >> esordisce così il suo discorso di morte.

<< Sono Andrea Sacco.Italiano.Professione:precario scolastico. >>

Ha rispettato tutte le pause con la meticolosità che molti medici non hanno.

Si sente soddisfatto.

<< Vi starete domandando il perché di questa corda attorno al mio collo,ebbene sto per uccidermi. Il motivo … >>

Andrea prende un respiro profondo: << L’amore. >>

Già si immagina i vari deficiente e cretino detti,di chi guarderà il video,persone superficiali che non sanno la storia completa.

<< Non è la storia d’amore che non potrà mai avere fine,un lieto fine,grazie a un Don Rodrigo moderno:il precariato. >>

Una luce folle passa negli occhi dell’ uomo.

 <<  Ho incontrato la mia dolce Carla in un discount,è una commessa, precaria proprio come me.

Io la amo e lei anche,ma non possiamo sposarci. I soldi ci mancano perché entrambi lavoriamo precariamente. Una   cattedra ogni tanto per me,sei mesi per lei e degli stipendi che arrivano appena a mille euro. L’impossibilità di pagare una cerimonia classica e costosa non ci importa,ma non possiamo neanche vivere insieme. I mutui sono tanto alti quindi non possiamo permetterci una casa,dovremmo andare a vivere con altre persone in un appartamento subaffittato:addio privacy di coppia. Tutto ciò non è frustante? >>

Andrea inizia a stringere la corda attorno al suo collo.

<< I giornali ci accusano di essere mammoni ma se con gli stipendi che abbiamo,non possiamo permetterci una casa tutta nostra. Come facciamo a dire addio alla casa materna? Non possiamo permetterci di sposarci. E ancora peggio… >>

Andrea punta la telecamera verso l’alto e lui si alza in piedi sulla sedia.

<< …Di avere dei figli. Io e Carla vogliamo un bambino anche quattro se è possibile. Ma due precari non hanno il diritto di mettere al mondo dei figli destinati alla fame e in democrazia. >>

Il mio è un omicidio,non un suicidio. Degli assassini ci sono. Mi rivolgo a chi mi sta guardando in questo momento,se sapete chi sono questi assassini dovete stanarli dalle loro tane e arrestarli come nemici dei giovani. >>

Andrea prende un respiro profondo.

Crash.

Con un colpo secco cade la sedia,si sente solo un basso gemito di sofferenza,la corda che resiste al peso.

Li maledirà dall’inferno i suoi assassini ben vestiti di vanità e scorrettezza.

Silenzio,è tutto ciò che si sente in quell’appartamento subaffittato,ora è solo lo scenario della morte di un giovane.

Una donna apre l’appartamento,le labbra sono colorate di rosso scarlatto. La donna cammina nel corridoi con passo svelto. L’appartamento del suo amico Andrea è fin troppo silenzioso. Fortunatamente il coinquilino del uomo non c’è,essere vista vestita in quel modo squallido infastidisce la donna. Lei si avvicina alla stanza d’Andrea,lo scenario di morte la colpisse come un pugno. La donna si immobilizza,vede il corpo del uomo girare lentamente … lentamente.

La donna cade a terra,sente qualcosa sotto la gamba,la raccoglie quasi meccanicamente,gli occhi sono fissi su quel corpo appeso.

La mano tasta qualcosa,la sensazione che prova gli ricorda la carta.

Una lettera di poche istruzioni e con una sola frase importante- Se vuoi saper il perché guarda il filmato. Ti voglio bene Elisa-    

La donna si rialza,ancora incapace di non tremare.

Non deve chiamare la polizia.

Non è questo ciò che le ha ordinato Andrea. Elisa esce dall’appartamento;non riesce ad essere veloce,è ancora troppo scossa.

Elisa incontra un abitante del palazzo,l’anziano Stefanelli:un anziano dal volto sempre stanco e dai segni di vergogna incancellabili  sul volto.

Un saluto veloce e niente di più.

Elisa è brava a computer,non ci mette molto a caricare il video-denuncia d’Andrea su youtube.

Eppure la donna rimane davanti allo schermo del computer per un tempo infinito,a rivedere gli ultimi gesti lenti e crudeli del suo amico.

La tastiera si bagna di lacrime.

Non si è ucciso.

L’hanno ucciso.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** La ragazza dal rossetto scarlatto ***


02

La ragazza dal rossetto scarlatto

 

 

Dal viso poteva avere all’incirca ventisette o ventotto anni,era una donna intelligente di nome Elisa.

Laureata con i massimo dei voti in Economia e Commercio.

Lavorava Elisa?

Sì.

Di giorno in un call center,di notte per strada.

Non tutti hanno i genitori che possono permettersi di mantenere una figlia precariata,soprattutto  se hanno altri due a carico.

Elisa, la sera si mette davanti allo specchio, della sua stanza di un appartamento subaffittato, si trucca gli occhi e le labbra,queste ultime le risalta con un rossetto scarlatto.

Si veste in modo provocante e esce per strada,si  sistema sotto un palo. Il suo preferito ma non è il suo,un tempo Elisa si vendeva in un appartamento di un suo amico,precariato anche lui ma tre mesi fa circa si è impiccato.

La frustrazione di un lavoro non fisso lo ha ucciso.

Elisa prega mentalmente,se il protettore di quella zona la becca a battere lì,la fa nera.

Elisa aspetta pazientemente,qualche volta le è anche capitato di vendersi all’autorità.

Poliziotti che senza tanto giri di parole le aveva concesso una scappatoia alla prigione,

Elisa che doveva fare?L’ha fatto, alla fine non le importa neanche più quanti di loro se la scopano, l’ importante per lei è riuscire ad arrivare a fine mese senza l’aiuto dei genitori.

Che strana cosa è l’autorità,tanto tempo fa aveva chiuso le case di prostituzione per non sfruttare le donne.

Ma alla fine una scopata di sfruttamento se la fanno i rappresentanti dell’autorità con Elisa.

E qualche volta Elisa ha beccato dei veri propri porci,uno gli aveva lasciato un occhio nero per la troppa passione che aveva,e Elisa invece non sapeva come presentarsi a lavoro nel call center con il viso in quelle condizioni.

Ovviamente il poliziotto se ne era andato senza pagare.

Elisa torna a casa circa alle sei del mattino si lava e si veste di nuovo normale per andare a lavorare nel call center.

Elisa dorme solo cinque ore al giorno spezzate e gli effetti negativi li sente.

Quando lavora nel call center Elisa si sente frustata,a volte la chiamano vecchiette analfabete che non conoscono una sola parola d’italiano e parlano il loro dialetto stretto stretto con tanta rabbia che Elisa si spaventa.

Arriva la sera e come ogni giorno Elisa si prepara per il suo lavoro,stavolta esagera con il rossetto scarlatto:deve attirare più clienti stasera.

Con la crisi che c’è anche le prostitute come lei hanno dovuto abbassare i prezzi,quindi deve giocare sulla quantità se vuole arrivare a fine mese.

Ma stavolta c’è già qualcuno sotto il suo palo:il protettore della zona.

Elisa si immobilizza dalla paura e questo non perde tempo,

quella sera di  scarlatto non c’è solo il rossetto di Elisa.

Tanto tanto dolore sente Elisa,ma quello fisico non batte quello mentale.

Se questa bestia la riduce fino a una paralitica come farà a lavorare?

Dovrà di nuovo chiedere i soldi ai suoi genitori.

Elisa urla per cercare aiuto,ma in realtà il suo urlo non è rivolto alle persone di quel quartiere malfamato.

E’ diretto a persone molto più in alto, che si incontrano a Roma in un palazzo,per decidere che tipo di vita squallida deve fare un italiano.

E lì che la voce di Elisa vorrebbe arrivare,

ma il corpo di un uomo ha i suoi limiti.

 

 

Note dell’autrice.

 Il titolo è ripreso da quello del quadro di Jan Vermeer.

Infatti il termine ragazza non è più utilizzato nel testo,perché una persona su 28 per me è un uomo o un donna.

Questo racconto è un esasperazione della realtà o forse è solamente un racconto verosimile che possiamo negare l’esistenza?

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Il signor Stefanelli ***


03

Il signor Stefanelli

 

 

Stefanelli era un uomo anziano dai capelli bianchi poco folti,il suo viso esprimeva una bontà infinità ed era così che Stefanelli era stato allevato,ad essere un uomo di buon cuore e un cittadino onesto.

Un buon lavoratore e Dio sapeva quanto aveva lavorato nella sua vita,la schiena risentiva degli acciacchi e degli errori giovanili. La vita di Stefanelli era stata questa,era nato,era cresciuto,aveva lavorato,si era sposato e alla fine era rimasto solo. Non aveva avuto figli e da quello che gli raccontavano i suoi amici,era stata una fortuna. Tutti quella della sua età,i figli  li dovevano aiutare a mantenersi,invitandoli a pranzo la domenica oppure a fargli la spesa o simili.

Stefanelli aveva sospirato,

guardava gli scaffali del supermercato rassegnato:non poteva comprare nulla. Gli occhi gli pizzicavano vorrebbe scoppiare a piangere lì? Nel supermercato?!

Da quando si era reso conto di essere povero,era andata così: Stefanelli entrava nei supermercati e usciva piangendo a mani vuote.

L’anziano signore non poteva comprare il giornale:leggeva i giornali di sotto banco come il City qualche rara volta una dimenticata Repubblica si una panca.

La mattina che aveva cambiato la sua vita l’anziano,aveva letto il City:diminuivano le pensioni per la nuova finanziaria.

Per un lungo attimo l’anziano si era sentito preso dall’ansia,la bocca dello stomaco si era chiusa,fitte di dolore al cuore si era manifestate per un lungo momento.

Come avrebbe fatto per mangiare?

 

La prima volta che aveva rubato Stefanelli,aveva preso un pacco di pasta.

L’anziano non era riuscito neanche ad aprirlo,l’aveva lasciato sul tavolo della cucina illeso,era roba non sua,non poteva toccarla.

Però la fame è molto più forte della morale,riesce a soccomberla, a distruggerla ma la sua scomparsa viene ricordata da un suo grande amico:i sensi di colpa.

Stefanelli era di nuovo in un negozio,le sue mani erano nere,sporche,troppo sporche per essere lavate da una piccola confessione di un prete di provincia. Stefanelli rimane al centro del negozio con la bocca aperta.

I colori e i suoni di quell’ambiente scompaiono.

Non ce la fa,lui non è quel tipo di persona,lui la roba degli altri la rispetta,non la ruba.

Si era avvicinato all’anziano un giovane,un giovane alto dal viso da bravo ragazzo. Stefanelli aveva osservato per un attimo i vestiti di sottomarca del giovane,anche lui era un nuovo povero.

<<  Si sente bene?  >>  una domanda gentile di una persona cortese. Le pupille dell’anziano si erano dilatate. Aveva sottratto della roba anche a lui,a un altro povero come me.

La vergogna si era impossessata del Signor Stefanelli,l’anziano sentiva tutto il suo corpo diventare freddo,solo il suo viso era accaldato:  <<  Non mi tocchi sono sporco!  >>  aveva urlato.

Il giovane uomo,per un momento,aveva osservato l’anziano,non gli sembrava sporco.

Forse è un folle o un disperato.

Che tristezza.

Stefanelli aveva abbassato lo sguardo tremando,si vergognava per la sua scenata : <<  Mi dispiace … grazie. E’ un bravo giovane.  >>

L’anziano Stefanelli non ce la faceva più a stare lì,ad essere fissato da una sua vittima.

Rubare che atto ignobile.

Anche affamare un paese.

Il sorriso amaro dell’anziano sembra dire  <<  che orrenda vita che ho.  >>

Stefanelli si era chiuso a riccio e pensava alle prediche del papa sulla fame dei poveri bambini del terzo mondo.

Lui un bambino non era.

E non abitava neanche nel terzo mondo ma la morsa allo stomaco ce l’aveva comunque. Stefanelli si sedette a terra,incurante della strada sporca.

Tanto era sporco anche lui.

Cosa doveva fare?

Cosa?

Le sue mani erano sporche,piccolo ladro ignobile,ecco cosa era.

Lui era un cattolico italiano. Dio perdona i peccati dei suoi figli ma Stefanelli era anche un cittadino…

I carabinieri ,alla vista di un uomo di quella età, preparano immediatamente un modulo di denuncia,probabilmente qualche furfante l’aveva rapinato all’uscita della Posta o della Banca.

<<  Sono un ladro … arrestatemi.  >>  i “tutori” dell’ordine rimasero sorpresi dall’affermazione,Stefanelli non aveva l’aspetto di un furfante,ad alcuni carabinieri scappa una risata maleducata. Solo uno di loro,sembra riuscire a scorgere sotto quell’aspetto di uomo perbene,una sottile espressione di vergogna.

<<  Mi segua signore.  >>  dice l’unico carabiniere più attento, mentre i suoi colleghi lo esortano a lasciar perdere,forse Stefanelli era solo un vecchio matto.

Stefanelli segue docilmente il tutore della legge,le sue mani erano sporche ancora: <<  Sa ha rubato anche a lei.  >>

I carabinieri fissa l’uomo,nella sua mente cerca di un dare senso alla frase dell’anziano: forse è un truffatore nazionale o un appaltatore corrotto.

<<  Il suo nome. >>

Stefanelli osservava sott’occhi l’uomo,ha i tratti mediterranei ma gli sembra serio come un tedesco.

<<  Stefano Stefanelli. Sa sembra un tedesco,è un uomo tutto di un pezzo? >>  domanda l’anziano con una sorta di entusiasmo giovanile.

Il carabiniere aprì una cella,tenne la porta aperta esortando l’anziano ad entrare.

Con voce asciutta: <<  Cerco di esserlo. >>

Stefanelli aveva avuto lo sguardo abbassato tutto il tempo,quando sente il carabiniere chiedere la cella lo rialza. Gli occhi vergognosi non avevano fissato direttamente il carabiniere ma la sua bocca: da dove erano uscite quelle parole.

<<  Sa anche io … cercavo di esserlo … un uomo tutto di un pezzo … essere un buon cristiano e anche un buon italiano,si può essere tutte e due le cose. Eppure… eccomi qui. >>

Il carabiniere non era un ufficiale non dovrebbe fare troppe domande al carcerato: <<  Perché dice ”ho rubato anche a lei” cosa ha fatto?  >>

Stefanelli aveva sorriso amaramente: <<  Ho rubato nei supermercati. >>

Il carabiniere si stupisce,aveva pensato di trovarsi di fronte a un grande criminale e invece è solo un morto di fame che si era consegnato alla giustizia. Stefanelli si era alzato e aveva teso le mani al carabiniere: <<   Vede adesso non sono più sporche. >>  aveva esultato l’anziano. Quelle mani il carabiniere non le aveva viste sporche: << Ma Stefanelli,lei non aveva le mani sporche. >>

Stefanelli aveva sorriso paternamente,un sorriso di un nonno che spiegava al nipote qualcosa del mondo:  <<  Signor carabiniere,non voglio diventare come loro…  >>  Stefanelli si era incurvato,si era fissato le mani e poi era tornato a guardare il carabiniere: <<  Loro non vedono mai le loro mani sporche. Non hanno morale,per questo non si consegnano alla legge. Loro non si sentono sporchi.   >>

 Il carabiniere cerca di capire se l’anziano davanti a sé e un vecchio matto.

<<  Chi loro?Lei è forse pazzo?  >>

Stefanelli era tornato a sorridere: <<  Loro sono quelli che mi hanno abbassato la pensione. Loro rubano a tutti: le loro mani non sono sporche sono putride ma loro non se ne accorgano,perché per loro è giusto rubare i soldi ai cittadini di un paese. >>

Stefanelli aveva guardato il carabiniere negli occhi: <<  Mi chiede se sono matto ebbene non lo sono. Però una volta lo sono stato,feci un grande errore rifiutandomi di trasferirmi in Canada con mia moglie,come ci aveva consigliato sua sorella. Dovevo andarmene dall’Italia,quella volta. Perché questo non è un paese ne per nascere ne per invecchiare.  >> 

Ringraziamenti:

 annalicious:grazie per il commento.Comunque mi sembra che l'uomo di cui parli si è ucciso giovedì o venerdì!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Epilogo ***


04

 

 

 

 

Ed ecco la fine della nostra saga.

Potete ammirarla,criticarla o ridicolizzarla:

Siete liberi.

Ma se tra i nostri lettori,

c’è stato uno solo commosso,

possiamo ritenerci soddisfatti.

Che il commosso  faccia sapere in giro

La verità? scritta da una penna troppo spinta.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=466292