Vivo per lei

di Diana Abigail
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 - E ritorno da te - Parte prima ***
Capitolo 2: *** Cap. 1 E ritorno da te – Parte seconda ***
Capitolo 3: *** Cap. 2 - Ho bisogno d'amore - Parte prima ***
Capitolo 4: *** Cap. 2 - Ho bisogno d'amore - Parte seconda ***
Capitolo 5: *** Cap. 2 - Ho bisogno d'amore - Parte terza ***
Capitolo 6: *** Cap. 3 - Se fosse per sempre - Parte prima ***
Capitolo 7: *** Cap. 3 - Se fosse per sempre - Parte seconda ***
Capitolo 8: *** Cap. 3 - Se fosse per sempre - Parte terza ***
Capitolo 9: *** Cap. 4 - Sono già solo - Parte prima ***
Capitolo 10: *** Cap. 4 - Sono già solo - Parte seconda ***
Capitolo 11: *** Cap. 4 - Sono già solo - Parte terza ***
Capitolo 12: *** Cap. 5 - Fare a meno di te ***



Capitolo 1
*** Cap. 1 - E ritorno da te - Parte prima ***


Chapter 1 – E ritorno da te – Parte prima

Ilaria
Ho sempre pensato che la colonna sonora sia la vera chiave di tutto. Di un film, di un sentimento, di una storia, di una vita.
A volte una canzone può parlare tanto di te, a volte può parlare tanto di voi.
Ciao, io sono Ilaria, da poco diciottenne e, purtroppo, infognata in una storia senza sbocchi.
A vedermi non si direbbe, lo so bene. Amo lo studio, amo prendermi cura di me stessa e amo girare le città d'arte. Feste e alcool non fanno affatto per me, ma a quanto pare le storie di sesso si.
Non giudicatemi, non so bene come ci sono finita in questo casino, sta di fatto che sono alla prese con una tesina d'esame e un compagno di classe che mi spoglia appena può.
Arrossisco al solo pensiero, eppure quando sono lì non ci sono freni.
Un bacio rubato al cambio dell'ora nascosti dietro la colonna, uno stupido messaggio per un appuntamento di studio approfondito o un incontro inaspettato di fronte a casa mia.
Ma lui non è il principe azzurro.
Non riceverò un regalo per qualche “mesiversario” o un abbraccio immotivato. Tutto ciò che fa ha lo stesso fine.
Eppure, ripeto, non so proprio smettere. Sono un'Alessandro addicted.

Alessandro
Guardo fuori dalla finestra e sbadiglio. Impossibile ascoltare questa lagna senza fine. Mi ci vorrebbe una distrazione bella e buona.
Giro lo sguardo e la vedo lì, mentre scrive i suoi appunti che probabilmente oggi studierà.
Forse.
Sorrido tra me e me, pensando a quanto sia facile avere quello che si vuole, in alcuni casi.
Ma è lei quello che voglio? Certo, lei non è Alice, ma comunque non è affatto male. Adoro pensare ai suoi gemiti o alle sue richieste assurde quando è nuda, sotto di me.
“Perché ridi come uno scemo?” mi chiede Walter, il mio vicino di banco.
Merda.
Quando vengo colto in flagrante arrossisco e mi sento un idiota. Tossicchio e mi tiro su.
“Ma no, niente. Pensavo ad una tipa” dico, salvandomi in corner.
“È figa?” mi chiede, contento di aver trovato un argomento di conversazione.
Si, come no, è Ilaria penso, senza dirlo davvero. Farei la figura dello sfigato e del cazzone se scoprisse che vado a letto con lei.
Il fatto è che Ilaria non è brutta, ma è troppo una secchia. Ti annoia appena apre bocca, sa troppe cose, ed è impossibile non prenderla per il culo con Walter.
“Diciamo che non è da buttare” dico, tenendo a freno l'imbarazzo.
“Te la scopi?” mi chiede, appoggiandosi contro lo schienale della sedia, incrociando le braccia al petto.
“Si, non vivo di mano destra come te” gli dico, appoggiandomi contro il muro.
Lui ride, io parlo sul serio.
“Amico, non sai cosa tengo dentro il mio armadio” mi dice, facendo il bullo.
Per una volta è lui a sembrarmi il vero sfigato.
“I giochini che usi con i tuoi amichetti froci” gli rispondo, beffardo. Lui mi tira un pugno e la prof. ci richiama.
“Si può sapere di cosa state parlando voi due?” ci chiede la Bertone, avvicinandosi.
“Di tipe prof. Mica parliamo di giochi della playstation” dice Walter, credendosi anche simpatico.
“Perché non andate a parlare di tipe con il preside?” ci chiede, guardandoci da sopra gli occhiali.
La Bertone è la solita professoressa di economia. In tailleur, con i tacchi che si usavano 20 anni fa e gli occhialini che starebbero bene solo ad una porno prof.
L'immagine della Bertone seminuda mi fa rabbrividire e mi metto a sedere, chiudendo un attimo gli occhi per togliermi dalla mente quell'immagine raccapricciante.
“Ma no, prof. Il preside non ha i nostri gusti in fatto di tipe” continua Walter.
“Mi dispiace non siate sulla stessa lunghezza d'onda con il preside, ma allora perché non andate a raccontargli qualche bella storia? Così magari si intenerisce e vi lascia a casa per una breve vacanza. Che ne pensi? Fuori. Tutti e due, ora”
Walter sei un grande. Mi hai risparmiato questa santa messa che non ha niente di utile.
Esco dalla classe e Ilaria mi guarda. La fisso per un momento prima di chiudere la porta e sento che quella stronza della Bertone le dice di non farsi abbindolare da uno come me.
Troppo tardi, prof!
Usciamo fuori e ci facciamo una canna. Ilaria odia l'odore e il gusto che la canna mi lascia, ma proprio non riesco a rinunciare a qualcosa per lei.
“State insieme?” mi chiede Walter, dopo qualche tiro.
“Chi?” chiedo, guardandolo.
“Tu e la tipa. State insieme?” mi ripete, con una nuvola di fumo.
“No. Non fa per me” rispondo, guardando a terra.
“Allora sei proprio un grande. Ci sta ogni volta?” mi chiede, manco fosse un terzo grado.
“Quando non mi faccio le canne” gli rispondo, ridendo.
Ride anche lui e ci sediamo sul muretto.
Alzo la testa verso il cielo e una nuvola di fumo esce dalla mia bocca, appannandomi la vista. E penso a lei, ai suoi capelli biondi e quel suo atteggiarsi da donna. Alice. È lei quella che voglio.
Magliette scollate, minigonne, capelli raccolti in una coda alta, orecchini a cerchio.
È fottutamente provocante ogni volta.
“Pensi a lei?” mi chiede Walter, interrompendo i miei pensieri.
“No. Lei non è quasi mai nei miei pensieri” gli rispondo, tenendo gli occhi chiusi.
E un po' mento. Lei fa capolino nella mia mente qualche volta. E ogni volta, il pensiero a lei è subito seguito da un messaggio.
“Perché te la fai?” mi chiede, tirando per l'ultima volta quella fonte di finto piacere.
“Non lo so. Forse perché so che ogni volta lei c'è. Sai, come quando vai a fare benzina. Difficilmente troverai un benzinaio senza benzina. È una certezza. E poi è brava, non c'è che dire” rispondo, buttandomi alle spalle il mozzicone.
Lui ride e io scuoto la testa.
Suona la campanella e inizia l'intervallo.
“Ho fame” dice Walter, scendendo dal muretto.
“Chissà perché” gli dico, seguendolo. Ovviamente ho fame anche io.
Vado verso il bar e Ilaria ci ferma, probabilmente è stata mandata per riferirci qualcosa.
“Non siete andati dal preside, vero?” dice, arricciando il naso.
Ma come fa? Che cos'è, un segugio?
“No” le risponde Walter, scazzato. Anche lui sa già che ci farà una predica.
“Ma siete davvero furbi. La prof. vi manda dal preside e voi vi fumate una canna?” dice quasi urlando.
Il mio “shh!” viene soppresso dalla voce di Walter che si altera.
“Brava cogliona, perché non vai a fare la spia dalla Bertone? Levati dalle palle e per una volta fatti i cazzi tuoi” le dice, spintonandola da una spalla.
Mi viene quasi voglia di difenderla, ma non posso permettermelo.
“Fottiti Walter” risponde lei, doppiamente offesa.
E vorrei chiederle scusa, ma so che in fondo non mi abbasserei a tanto.
Mi guarda e poi se ne torna in classe, probabilmente a mangiare il suo yoghurt e a leggere qualche romanzo di Oscar Wilde o che so io.
Dopo neanche due passi la Bertone ci ferma e so già di esser fottuto.
“In presidenza, sbrigatevi” ci dice, muovendo la testa per indicarci la strada. Manco ce la fossimo dimenticata.
In fondo la presidenza è la mia terza casa. La prima è la mia, la seconda è il letto di Ilaria e la terza è lei. Sono i posti in cui passo più tempo in assoluto.
Lo vedo. Ugo, il nostro amatissimo preside.
“Ragazzi, che avete combinato?” ci chiede, con quel suo accento napoletano. Dio se lo odio.
“Prof., ci vietano anche di parlare di ragazze! Ma le sembra possibile? Dovremmo diventare tutti froci?” chiede Walter, con quel suo fare amichevole. Sghignazzo.
Walter, contieniti. Nessuno ti dice di diventare omosessuale, quella è una scelta personale, ma non dovresti parlare delle ragazzine durante economia, se capisci quello che intendo” gli dice il preside, mentre gesticola.
“Prof, ma sempre di numeri parliamo! Ci sono regole fisse, 90 60 90, però sa anche lei che solo poche elette ci arrivano” continua Walter.
È proprio un coglione.
Smetto di ascoltarlo, mi volto e vedo Ilaria nel corridoio. È appoggiata contro il muro e mangia, ovviamente, lo yoghurt ai frutti di bosco. È sola, come sempre, ma sembra quasi non accorgersene.

“Walter, su basta. Se mi promettete che non vi fate beccare dalla professoressa di nuovo, vi lascio liberi. Piuttosto scrivetevi dei bigliettini” ci consiglia.
“Prof, ma stiamo all'asilo?” chiede Walter.
“Al massimo siamo” lo correggo, istintivamente. Walter mi guarda e il preside fa lo stesso.
Vaffanculo Ilaria. Tu e l'abitudine che hai di correggermi.
Ugo ci lascia liberi, dopo averci costretto a promettere, e ci prendiamo un panino al bar. Qualcosa di buono, che non lasci l'odore e l'alito cattivo.
Walter esce, io mi avvicino a lei che con nonchalance mi ignora.
“Sei arrabbiata?” le chiedo, mentre mastico.
“No” mi risponde, senza guardarmi.
“Allora oggi ci possiamo vedere” affermo, ricevendo uno sguardo d'odio intenso.
“Ale, vai a farti fottere insieme al tuo amico. Anzi, perché non ti scopi lui?” mi chiede, alzando leggermente la voce.
È una cretina e la odio quando fa la scazzata.
“Abbassa la voce!” le dico, guardandola male. Sbuffa e se ne torna in classe.
Rimango sulla porta e la guardo un attimo, mentre arrotola il cucchiaino sporco in un tovagliolo.
Valentina e Beatrice mi guardano insospettite.
“Qualche problema?” chiedo loro, dopo cinque secondi.
“Ma che vuoi?” mi chiedono, quasi all'unisono. Giro gli occhi, quelle sfigate mi fanno solo ridere.
La campanella suona e sono costretto ad andarmi a sedere. Domani taglio, non ne posso più di stare dentro a questa merda.
Lei si volta e mi guarda un attimo. Probabilmente in mente ha solo pensieri omicidi nei miei confronti.
Ti addolcisco io penso, sorridendole. Lei mi guarda malissimo e poi si gira.
E così anche matematica e storia dell'arte passano, tra un pensiero a luci rosse e dei capelli biondi che mi fanno svalvolare.
All'uscita scappa per non perdere il pullman. Vorrei fermarla e chiederle se torna a casa con me, ma rimango fermo e la guardo salire sul pullman, con il fiatone per colpa della corsa.
Raggiungo la mia macchina, butto lo zaino sul sedile del passeggero e metto in moto. Faccio marcia indietro e freno di colpo, prendendomi degli insulti da tutti.
Una coda bionda oscilla seguendo il ritmo dei suoi fianchi.
Alice.
Si volta per vedere che cosa succede, copiando le sue amiche, e mi vede.
Vedo Walter nello specchietto retrovisore che si sta facendo una grassa risata mentre mi prende per il culo.
Volto di nuovo la testa e lei alza una mano, in segno di saluto.
Contraccambio, lasciando andare il freno.
Esco dal cortile della scuola e corro oltre i cento per le strade della mia città. Amo la velocità, soprattutto se sono in fibrillazione come adesso.
Sono conscio del fatto che era solo un saluto, ma niente mi impedisce di immaginarmela nel mio letto. Rallento, il semaforo è rosso. Con il braccio fuori dal finestrino canto a squarciagola Vasco, mentre i passanti mi lanciano sguardi furiosi.
Rido e ingrano la marcia, mi sento leggero.
Parcheggio sotto casa mia e salgo le scale a due a due. Mia madre non c'è, sicuramente sarà ancora al lavoro. Sbatto la porta e vado in camera mia ad accendere lo stereo.
Decido che Vasco è il mio compagno per oggi.
Vado in cucina e sorrido vedendo il pranzo già pronto. Si, sono viziato.
Mangio e me ne torno in camera. Dovrei studiare per la verifica di geografia, ma non mi importa, ho solamente voglia di cantare.

“Io no, io no, io no, non ti dimenticherò. Io no, io no vedrai, che.... Io non ti aspetto più!” grido, con la musica ad alto volume, fregandomene dei vicini di casa.
Vasco è poesia, inutile negarlo.
E poi ripenso alle parole di Ilaria dopo questa mia affermazione.
Ma leggiti un libro, così capisci che non è poesia quella.
Sempre ad infilare il dito nella piaga quella ragazza. Prendo il cellulare e le mando un messaggio.

Voglio farmi perdonare per oggi. Ci vediamo?

E qualcosa mi dice che non sarà facile convincerla, oggi sono stato proprio uno stronzo, tanto per cambiare. Ma non ho voglia di stare da solo e ho voglia di stare un po' con lei, per litigare un po'. Quando facciamo pace è ancora più brava.
Mi arriva un messaggio e quasi inciampo per prendere il cellulare.

Stai scherzando? Devo studiare e non ho più voglia di perdere tempo con te. E poi c'è mia madre a casa, quindi lascia stare.

Sorrido e rimando a più tardi il problema. Mi sdraio nel letto e continuo a cantare, perdendomi nei miei pensieri. E ci metto anche lei, che in fondo è la persona più vicina a me. Penso anche a mio padre, che sarà da qualche parte nelle Baleari, ad Alice che mi ricorda tanto una pantera e che mi “accende” ogni volta, a mia madre che è tanto dedita a me e al suo lavoro e poi penso a lei. La mia lei che mi odia e mi ama ogni giorno di più, esattamente come faccio io.
A volte mi amo, quando le provoco quel piacere che la stravolge, a volte mi odio, quando vedo la sua faccia delusa, come oggi.
Ma non riesco ad amare lei. Sarà per quella superficiale vergogna che mi costringe a tenere tutto segreto, oppure quel suo atteggiamento troppo saccente. Oppure perché è qualcosa che mi spaventa troppo.
Guardo il soffitto e cerco di immaginarmi come il suo ragazzo.
Uscire al parco mano nella mano, andare un pomeriggio al mare, passare una notte insonne a parlare di qualsiasi cosa.
So che è quello che desidererebbe, ma non riuscirei mai a fare una cosa del genere. Perché lei non è quello che voglio, non è come mi immagino la mia ragazza tipo. E poi è tanto adulta.
Mi alzo per abbassare un po' la musica e torno nel letto. Il cellulare squilla: mi è arrivato un messaggio.

Volevi uccidere qualcuno oggi a scuola? :-)

Il messaggio è di Alice e mi si stringe lo stomaco. Clicco su “rispondi” e scrivo.

Ma no :-) sono un cattivo ragazzo, ma non così cattivo.

Invio il messaggio e tengo il cellulare sulla pancia. Ammetto di aver pensato fosse Ilaria per chiedermi di andarla a trovare.
Aspettando la risposta di Alice mi addormento, come un bambino all'asilo. E quando mi sveglio sono già le cinque.
Mi risveglio spaventato dalla porta che sbatte. Scendo dal letto e vedo mia madre che appende la borsa.
“Ti sei appena svegliato?” mi chiede, togliendosi la sciarpa.
“Si. Ora esco però” le dico, stropicciandomi l'occhio.
“Devi farti la doccia?” mi chiede, forse consapevole della mia meta.
“Si, almeno mi sveglio” rispondo, tornando in camera.
Opto per la camicia bianca, i pantaloni neri e le converse blu. Prendo il cellulare e le mando un messaggio.

Posso venire a trovarti? Rispondi si o si.


Sorrido tra me e me e vado in bagno. Se non mi fossi addormentato, avrei potuto portarla a casa mia, prima che arrivasse mia madre, ora invece devo sperare che sua madre se ne vada.
Mi faccio la doccia velocemente, giusto per riprendere il contatto con il mondo. Esco e mi lavo direttamente i denti: non c'è niente di peggio che sentirsi dire che il tuo alito fa schifo.
Torno in camera e prendo il cellulare, con un suo messaggio:

Allora facciamo che non ti rispondo proprio. Non venire Ale, non ho voglia di vederti.

Butto il cellulare sul letto e inizio a vestirmi. Andrò comunque da lei, non voglio che sia arrabbiata con me, altrimenti rischio di mandare all'aria tutto.
Lego le scarpe e prendo le chiavi della macchina.
“Mà! Esco, ci vediamo stasera” urlo dal corridoio.
“Non fare tardi che domani hai scuola!” mi urla di rimando.
“No, tranquilla” rispondo, chiudendo la porta.
Salgo sulla mia Alfa Romeo, la Mito per essere precisi, metto in moto e accendo l'autoradio.
Casa sua è a venti minuti dalla mia, ma ogni volta non mi dispiace percorrere quella strada. Mi dà sempre troppa soddisfazione.
Arrivo sotto casa sua e le faccio uno squillo. Tempo un minuto esatto e la vedo alla finestra che mi guarda esasperata.
Me la immagino mentre dice a sua madre che scende un attimo e prende la giacca. Poi me la ritrovo davanti, arrabbiata.
“Ti avevo detto di non venire” mi dice, incrociando le braccia al petto.
Sorrido e la guardo. Ha la tuta: pantaloni a vita bassa e maglietta corta.
“Lo so, ma sono voluto venire lo stesso” le dico, avvicinandomi.
“Tanto c'è mia madre, te ne devi andare” mi risponde, tenendo il mio sguardo. Non si può dire che non sia coraggiosa.
“Andiamo a farci un giro?” le chiedo, indicando la macchina.
“Sono le cinque passate, tua madre è già tornata dal lavoro. Non ci sono scuse, vattene Alessandro” mi risponde, sospirando e chiudendo gli occhi.
Mi avvicino e l'abbraccio. Sono goffo nei movimenti, me ne rendo conto, ma lei si aggrappa, letteralmente, a me. Sposto il viso e la guardo, è tanto carina quando non deve tenere testa agli altri.
Mi bacia e capisco che in fondo non ce l'ha con me. È consapevole del fatto che non sarò mai come mi vorrebbe lei.
“Quindi ci vediamo domani a scuola?” le chiedo, guardandole le labbra.
“Si. Hai studiato geografia?” mi chiede, tornando ad essere quella di sempre.
“No. Tanto ci sei tu che mi suggerisci, no?” le chiedo sorridendole. Mi sento tanto meschino.
“Non ci contare” mi risponde, diventando leggermente seria. E un po' mi dispiace per le mie parole, in fondo le ho appena fatto capire che la voglio usare. Ma non stanno così le cose, non faccio sesso con lei perché mi aiuti con la scuola.
Scioglie il nostro abbraccio e mi guarda.
“Ci vediamo domani Ale” mi dice, quasi triste.
Annuisco e le sorrido. Anche se in realtà sono un po' infastidito.
Mi da un bacio sulla guancia e va verso il cancello.
“Ah, Ila. Scusa per oggi. Sai, Walter” le dico, un po' imbarazzato.
Lei alza le spalle.
“Sono superiore a queste cose. E poi non è compito tuo difendermi” mi dice, aprendo il cancello. Mi saluta da dietro le sbarre e scompare dietro il grande portone.
Salgo nuovamente sulla mia Mito e, un po' deluso, mi chiedo dove potrei andare. Rimango lì in macchina, fermo davanti a casa sua, pensando a cosa potrei fare ora che i miei programmi non sono più gli stessi.

Ecco una nuova storia^^ mi dite che ne pensate? Un bacione

Erika <3

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Capitolo 2
*** Cap. 1 E ritorno da te – Parte seconda ***


Chapter 1 – E ritorno da te – Parte seconda

Metto in moto e faccio marcia indietro. Non ho altre “amichette” oltre a lei, perciò la giornata è andata persa e la cosa mi dà leggermente fastidio. Questo è il bello di non essere indipendenti.
Supero il ponte e quasi quasi penso di tornarmene a casa a dormire, o magari a studiare geografia.
Mi arriva un messaggio e rallento al semaforo rosso, odio la legge del cellulare in macchina.

I miei stasera escono, vanno ad una festa. Si, non è proprio una festa, ma comunque non sono a casa. Hai voglia di tornare indietro più tardi?

Leggo il messaggio e sorrido. Si, ho voglia di tornare indietro. Potevi anche dirmelo prima. Il semaforo diventa verde e non ho il tempo di rispondere, così aspetto di arrivare a casa e di spegnere la macchina.

A che ora? Non mi dire che ti sei dimenticata che domani c'è scuola. Comunque io non ci vado, oggi la Bertone mi ha fatto scazzare troppo.

Apro la porta e mia madre mi guarda sorpresa dalla cucina: non si aspettava che arrivassi così presto.
“Sei già qui?” mi chiede.
“Sono cambiati i piani, esco più tardi” le rispondo, chiudendomi in camera.
Mi arriva un altro messaggio.

Vieni dopo cena. Non voglio saltare la verifica domani, perciò puoi rimanere al massimo fino alle undici

Lei cena verso le otto e mezza, perciò devo proprio accontentarmi di qualche ora.

Ci vediamo per le nove, se i tuoi sono già via

Invio il messaggio e mi butto sul letto, guardo l'orologio e noto che mancano ancora tre ore alle nove. Cosa potrei fare? Accendo il computer ed entro un po' su Facebook, così, giusto per controllare i post di un paio di persone.
Entro e mi trovo una cinquantina di notifiche, tra commenti e applicazioni inutili. Scorro le notifiche e cerco il suo nome, sperando ci sia anche lei. Noto che le piace qualche mio link di una settimana fa e poi, finalmente, un commento di Alice.
Mi si apre la pagina, è un link: “Io amo le coccole nel letto” dice. Leggo la sua risposta.

Sono sicura che le coccole non ti bastano :-9

Maliziosa la ragazza. Mi convinco che sia un buon segno e sorrido tra me e me.

No, infatti :D

Clicco su aggiungi e aggiorno la pagina. Trascino giù il cursore per controllare gli altri post, ma mi cade l'occhio di nuovo su quel link.

A Ilaria Castoldi piace questo elemento

Non lo avrei detto, siamo sempre molto “freddi” dopo, poche volte siamo rimasti abbracciati o ci siamo scambiati un bacio. Cerco di non pensarci e vado avanti, leggendo il resto. Mi arriva una notifica istantanea: Alice mi ha commentato il link. Clicco e aspetto che si apra la pagina.

Interessante! ;-)

Okay, bene. Cerco di tranquillizzarmi, potrebbe significare tanto e potrebbe significare niente. Mi si apre un messaggio in chat da Alice e decido di non rispondere al link. Rispondo al suo saluto e mi chiede come sto. Bene, decisamente troppo bene. Le rispondo con un banale “tutto ok” e cambiamo discorso. Menomale, i convenevoli sono stupidi e perditempo.

Ma che link condividi?!?

Sghignazzo. Hai solo da non commentarli.

Semplici link! Sei tu che scrivi commenti provocanti! :-P

E continuiamo così, cambiando in fretta il discorso, che cade inevitabilmente sulla scuola. Stufo del fatto che non si possa parlare di altro con nessuno, cambio nuovamente e le chiedo se sta con qualcuno. Mi risponde che si sta vedendo con uno, ma che è da poche settimane che si frequentano. Peccato.
La saluto, sono stato fin troppo al pc. Spengo tutto, vado in salotto e mi stravacco sul divano. Il bello di avere sky è che hai qualche canale in più del digitale terrestre.
Passo dai canali di default a quelli “solo nostri”: Fox, Fox crime, E!, Fox Life, Comedy Central. Niente di niente. Mi fermo a guardare Verissimo su canale 5, pensando davvero che al mondo ci sono persone più idiote di me.
Guardo Signorini e rido: come può uno come lui essere in televisione? Vive dei cazzi degli altri! Spengo la tele e sento mia madre che mi dice di riaccenderla perché le tiene compagnia. Eseguo gli ordini e mi arruola per apparecchiare il tavolo.
Ecco perché rimango sempre chiuso in camera.
Prendo i piatti in alto e poi i bicchieri, prima di accorgermi di non aver messo la tovaglia sul tavolo.
“Mà, mi prendi la tovaglia, per favore?” le chiedo, con piatti e bicchieri per aria.
“Appoggiarli, no?” mi dice, scuotendo la testa. Ora pretende anche?
Finisco di apparecchiare e poi mi abbraccia. La mia mamma.
Se solo sapessi che razza di superficiale sono diventato... Ti voglio bene mamma.
Le sorrido e mi prendo il mio bacio affettuoso. Quanto è bella la mia mamma.
“Basta Mà, che mi consumi” le dico, arruffandole i capelli. Mi tira uno scappellotto e ridiamo tutti e due.
Guardo l'orologio e noto che sono quasi le otto. In fondo il tempo non è passato così lentamente come credevo.
Mangio con mia madre e parliamo del suo lavoro e della scuola che non sta andando molto bene.
Alle otto e mezza mi alzo da tavola e vado a lavarmi i denti. Mi guardo allo specchio e aggiusto la camicia. Controllo che l'odore sia okay e mi spruzzo il dopobarba.
Esco dal bagno, do un bacio a mia madre e prendo la giacca.
“Ci vediamo domani” le grido, chiudendomi la porta alle spalle.
Arrivo alle nove meno cinque e suono il campanello. Mi apre il cancello e anche il portone.
Casa sua è bella, senza dubbio, ma è enorme, tanto da rischiare di perdersi in qualche stanza mai scoperta.
Salgo su fino al salotto e lei è lì che guarda la tv, seduta sul divano.
“Ehy” le dico, entrando. Lei si volta e mi sorride; la raggiungo e mi siedo vicino a lei.
“C'è zelig” mi dice, sorridendomi. Annuisco e la guardo con interesse.
Non le importa più di come si presenta davanti a me, ormai rimane in tuta o con i vestiti da casa, al contrario di quando avevamo appena iniziato a vederci: aveva sempre la gonna o i jeans attillati che le stavano molto bene.
Eppure, nonostante i vestiti, non smette di essere interessante.
Ride ad una battuta di un comico romagnolo, i suoi preferiti sono proprio i romagnoli, e sorrido anche io.
È così difficile provare interesse per una persona? Le accarezzo una guancia e lei arrossisce.
“Mi fai vedere Massimo Bagnato? Giuro che dopo di lui spengo la tv” mi dice, stringendo le mani come stesse pregando.
Quello che mi da fastidio è che Massimo Bagnato fondamentalmente è un idiota con tanto di patente, perciò non capisco come possa piacerle uno così.
Mi stravacco sul divano, senza neanche pensare all'eventualità di abbracciarla. Dopo una buona mezz'ora di sole sue risate, arriva l'idiota.
“Chi lo fa per inerzia? Chi vorrebbe che io smettessi?” un idiota, appunto.
“Ma davvero ti fa ridere?” le chiedo, sorpreso. Eppure è una ragazza intelligente.
“Si, un sacco! È stupido e mi fa ridere. Mi piace” mi risponde, sorridendomi. Il tizio esce di scena con tanto di applausi e scuoto la testa incredulo.
Si volta verso di me e mi guarda seriamente.
Oh, avanti, lo abbiamo fatto un milione di volte, non puoi ancora imbarazzarti penso, sbagliandomi di grosso.
Il suo non è imbarazzo, pensava solo al posto.
La tiro verso di me e la bacio. Da qualche parte bisogna pur iniziare. Si sdraia sopra di me e continua a baciarmi, decisamente presa dalla situazione.
Era ora.
Sono passati quattro giorni dall'ultima volta che ci
siamo visti, sono contento di non essere l'unico impaziente.
Mi accarezza, ormai conscia di ogni mio punto debole, e la voglia mi pervade.
“Andiamo in camera mia, qui non va bene” mi dice, alzandosi e spegnendo la televisione. Butto la testa all'indietro, cercando di ritrovare il respiro. Ogni volta è sempre più sorprendente.
La seguo su per le scale e penso che dalla sua prima volta è migliorata parecchio. Niente più indecisioni, neanche più la vergogna.
Chiudo la porta della sua camera e lei abbassa le tapparelle.
La raggiungo e l'abbraccio da dietro, per poi baciarle una guancia.
Guardo i suoi occhi che diventano tristi, forse per qualche pensiero che rimarrà sempre un mistero per me. Si volta e mi bacia, qualsiasi cosa le fosse passato per la mente lo ha accantonato da una parte per stare con me.
Le tolgo la maglietta e lei trema, forse per il contatto con le mie mani fredde, oppure per la situazione.
E subito da saccente e noiosa diventa intrigante ed eccitante. Per questo torno sempre da lei, per questo è diventata un punto di riferimento.
Mi sdraio sul suo letto, venti volte più comodo del mio, e mi sbottona la camicia, lasciandomi un attimo di respiro.
La guardo, si ferma e per un attimo sembra mi stia chiedendo qualcosa. Non sopporto quel suo comportamento enigmatico, ogni volta mi disarma e mi confonde.
Capisce che non sono in grado di comprendere ciò che mi chiede, così ignora il tutto e torna a dedicarsi solo a me. È una specie di Geisha, è qui per intrattenere me.
Le tolgo i pantaloni e, secondo la tabella di marcia, ci siamo quasi.
“Ale... Me lo fai un favore?” mi dice, già in preda agli ansimi.
“Si” dico, senza pensarci. Cosa potrebbe mai chiedermi?
“Pensa a me. Guardami” mi chiede, a bassa voce.
Ammetto che mi fa tenerezza. La bacio, pensando che non è qualcosa di impossibile. Fare l'amore implica per forza l'amarsi?
Mi viene in mente “siamo soli” di Vasco e lascio perdere ogni paranoia. Ci proverò, cercherò di pensare a lei, almeno stanotte.
“Per una volta penso di poterlo fare. Solo io e te. Ci sto” le dico, accarezzandole una guancia.
Si mette a sedere sopra di me e mi tiro su anche io. Che le prende?
“Ila?” chiedo, a bassa voce.
Non mi risponde, ma mi abbraccia, nascondendo il viso contro il mio collo. L'abbraccio anche io. Stasera qualcosa non va.
“Scusa” sussurra a bassa voce. Non capisco, scusa per cosa?
“Per cosa?” le chiedo.
“Niente...” risponde. Impossibile che sia niente.
“Ila? Parla” le chiedo, ma chiude la nostra conversazione con un bacio.
Mi prende ogni volta, è troppo brava a coinvolgermi, è nel mentre che mi perdo.
Ha ragione, se n'è accorta che nella mia mente c'è sempre altro, mai lei o il suo corpo e un po' mi dispiace, credevo che cose come queste non si capissero.
E allora faccio come mi ha chiesto, la guardo e la vedo bella, perché lei è bella. Quanto è bella la mia ragazza, perché indubbiamente ora è mia.
Apre gli occhi e mi guarda fisso, poi sorride. Ha capito che ci sto provando, sto cercando di fare quello che mi ha chiesto.
Le sue mani mi accarezzano la schiena e non posso non baciarla, sto facendo l'amore con lei. Mi tira giù e mi abbraccia.
Le mordo un orecchio e ride, le sorrido e mi perdo completamente. Con lei.

E ora, rimango sdraiato nel suo letto, lei è appoggiata sulla mia pancia che si rilassa. Guardo l'orologio e noto che le dieci sono già passate, tra meno di venti minuti me ne dovrò andare.
Sospira e poi si tocca i boccoli castani.
“Mi dici che succede?” le chiedo, per paura e gentilezza.
“Niente... Sono solo un po' stufa” mi dice, senza muoversi. Sento il suo alito caldo contro la mia pancia.
“Quindi non è per me?” le chiedo, speranzoso. Non ho molta voglia di scoprire cosa ho combinato.
La sento sbuffare e poi si gira verso di me.
“Devi ancora capire che il mondo non va avanti grazie a te. Sei un narcisista presuntuoso. No, non è per te, ma per noi. È questo quello che volevi sapere?” mi chiede, già infuriata.
“È meglio non parlarci con te se ogni volta devi aggredirmi così. Basta, me ne vado. Ti preferisco quando scopiamo” le rispondo, alzandomi dal letto. La conosco, ho già capito che ha voglia di litigare.
Sta zitta e si rannicchia su se stessa, senza dirmi nulla. Sta per piangere, ne sono sicuro. Mi vesto in fretta, vederla piangere mi renderebbe troppo vulnerabile e rischierei un suo fraintendimento.
“Ci vediamo” le dico, uscendo dalla sua camera.
Scendo, dopo aver preso le mie cose, salgo in macchina e ignoro i sensi di colpa: ogni volta litighiamo.
Me ne torno a casa, un po' frastornato. Il cuore a mille mi fa spingere sull'acceleratore, nonostante l'ora, nonostante i rischi.
Penso al ribaltamento delle situazioni: un attimo prima in paradiso e poi la caduta all'inferno. È così, sempre.
Freno di colpo, non mi ero accorto del semaforo rosso, ero troppo preso dai miei pensieri. Non capisco il suo comportamento, non capisco cosa voglia da me, pensavo che dopo sei mesi avesse iniziato a conoscermi.
Schiaccio di nuovo il piede sull'acceleratore e cambio in fretta le marce: dannate emozioni. Vorrei essere immune a certe cose, a certi pensieri che non fanno altro che confondermi.
Parcheggio sotto casa mia e mi meraviglio dei dieci minuti.
Apro la porta di casa e vedo mia madre alla tv, mi sembra tanto sola in questo momento. Entro in salotto e la saluto.
“Tutto bene?” le chiedo, guardandola.
Lei annuisce, sta quasi per addormentarsi.
“Perché non vai a dormire? Dai, scendi da quel divano” le dico, spegnendo la tele. Mi sorride e sbadiglia, alla fine l'ho convinta.
“E tu, tutto bene?” mi chiede, alzandosi e uscendo.
“Si” le rispondo, spegnendo la luce del salotto.
“Hai una faccia strana. È meglio se dormi anche tu” mi dice, entrando in bagno.
Vado in camera mia e inizio a spogliarmi, aspettando che si liberi il bagno. Prendo il cellulare dalla tasca e controllo se ci sono messaggi. Ce n'è uno solo, di Ilaria.

Lo abbiamo fatto, vero? Abbiamo fatto l'amore?

Rimango allibito dalla sua domanda. Il cuore inizia a battermi forte, senza controllo, e mi sale anche la rabbia, perché non sono domande da fare queste. Cosa vuole sapere?
Mi siedo sul letto con solamente i pantaloni addosso, guardo fisso davanti a me e penso.
Riporto alla mente l'accaduto, come un deficiente, e riesco a constatare che, effettivamente, non era stato come le altre volte. Qualcos'altro, oltre al mio ego e alla mia soddisfazione personale, mi ha fatto arrivare alle stelle. Spalanco gli occhi, non posso ammettere a me stesso di provare qualcosa per lei, diventerebbe un'ossessione e finirei con l'innamorarmi.
Mi alzo e vado in bagno. Una doccia è quello che mi serve.
Un po' di shampoo, un po' di bagnoschiuma e i pensieri scivolano via.
Ma una volta nel letto, la testa torna a sfornare idee sconclusionate, ricordi dimenticati e segreti mai svelati.
Chiudo gli occhi e penso ad Alice, bella, bionda e tanto complicata.
Di una come lei potrei anche innamorarmi, rispecchia a pieno il mio ideale e la trovo tanto misteriosa.
Poi mi torna in mente il messaggio di Ilaria e prendo il cellulare.

Ho fatto quello che mi hai chiesto, nulla più. Non so cosa fosse e forse non ho neanche voglia di scoprirlo.

Premo su invio e per l'ennesima volta ho mentito. Era qualcosa di più, qualcosa che non riesco a spiegarmi.
Stringo il cuscino intorno alla mia testa: mi odio, la odio e odio quel maledetto giorno: non avrei mai dovuto baciarla.
Mi vibra la pancia e leggo la sua risposta.

Ti invidio, sai? Sei così bravo a scappare da tutto e tutti. Forse non sei migliore di tuo padre.

Stringo il cellulare e avrei voglia di ucciderla.
Come si permette? Lei, con la sua vita rosa e fiori, con i genitori che hanno i soldi pure al posto della carta igienica. La odio e non capisco perché perdo ancora tempo con lei. Forse per pena.

Fanculo Ilaria.

Spengo il cellulare e penso a tutti gli insulti che potrei rivolgerle, a lei e a quella fottutissima vita perfetta che si ritrova.
Mi addormento nervoso, con le immagini di noi due.

Ehy! Ma ciau^^ Waaa, vorrei dirvi che Massimo Bagnato lo adoro, nonostante sia un emerito deficiente!
E poi che dirvi? Conto molto su questa storia, ho tante idee, forse supererà Love in Germany... =) i buoni propositi ci sono, manca un po' il tempo, ma non importa... Io non scappo ^___^ vi ringrazio per i primi seguiti, davvero! 
Ah, posso darvelo un consiglio spassionato? Ascoltate le canzoni dei titoli. La canzone di questo primo capitolo è "E ritorno da te" di Laura Pausini. Il testo, è quella la chiave =)

Ringraziamenti:

_LaUra: ti ringrazio, mi fa davvero piacere. Mi scuso per averci messo un po' ad aggiornare!

LaBabi: ehhh! L'altro giorno volevo mandartelo tutto, ma entravi e uscivi da msn, così ci ho rinunciato xD comunque, ogni tanto controlla, qui aggiorno! Un bacio

Giulietta7: Bene! Era proprio quello il punto! Spero si sia fatto ancora più interessante

Ro90: che scema xDDD scrittori famosi? La storia ha 4 seguiti xDDDD mi fai morire... Comunque, ecco qui il capitolo che tanto aspettavi. E' già pronto anche il terzo, ma ci metterò un po' per postarlo! Un bacio

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Capitolo 3
*** Cap. 2 - Ho bisogno d'amore - Parte prima ***


Cap. 2 - Ho bisogno d'amore - Parte prima

Ilaria

Sdraiata nel letto, penso a quanto è successo e a quanto odio Alessandro e il suo modo di fare da spaccone.
Non riusciamo ad andare d'accordo per più di qualche ora e la cosa mi da fastidio. In fondo mi concedo a lui, non beviamo mica il the delle cinque.
Prendo il cellulare e leggo i suoi messaggi che si dividono in due categorie: quelli del “prima” e quelli del “dopo”.
Prima è carino, gentile, a tratti anche simpatico, poi diventa cattivo e maleducato.
Mi giro su un fianco e me lo immagino lì, con me, e penso a tutto quello che vorrei dirgli e a come vorrei dirglielo.

Bip... Bip bip... Bip bip bip...” la sveglia sta suonando.
Decido di alzarmi e vado in bagno a lavarmi, così per svegliarmi. Una doccia leggera, mentre ripasso mentalmente geografia e agli stati dell'America. Va bene, Stati Uniti.
Alabama, California, Texas, Florida.

Ilaria! Vieni a fare colazione!” mi grida mia madre da dietro la porta.
Arrivo!” le rispondo, mentre mi rivesto. I capelli li ho lavati ieri sera, per fortuna.
Scendo e vedo la tavolata chilometrica apparecchiata solo per me, incredibile. Queste manie da megalomane di mia madre le odio, vuole sentirsi una regina quando non ha proprio niente di reale. Mi siedo e guardo tutto quello che c'è sul tavolo: the, caffè, latte caldo, brioches, biscotti.
E pensare che mangio la stessa cosa ogni mattina.

Mamma, non siamo in America, non puoi far preparare ogni volta tutta questa roba. Mangio sempre tre biscotti al cioccolato e il caffè, dovresti saperlo ormai” le dico, mordendo uno dei biscotti.
Devi sempre trovare qualcosa per criticare, non è vero? Sbrigati che devi andare a scuola, ingrata che non sei altro” mi risponde, lasciando la stanza.
Mi fa davvero ridere, vorrebbe farmi credere che tutto questo lo fa preparare per me, non per soddisfazione personale.
Bevo il caffè e mi alzo da tavola, quella stronza mi ha già rovinato la giornata.

Non mangi nient'altro, Ilaria?” mi chiede Natalia, la governante. Mi fa tenerezza, Natalia è con noi da quando sono nata, mi conosce più di quanto possa farlo mia madre.
No, grazie” le dico, abbracciandola. Le voglio, indubbiamente, bene.
Borbotta qualcosa mentre salgo le scale, ma sono troppo lontana per sentire le sue lamentele. Mi preparo ed esco da quella casa, così grande e così opprimente.
Dopo dieci minuti buoni arriva il pullman, momento di grande concentrazione: sul pullman ripasso, penso, ricordo e mi capita anche di piangere.
Ho diciotto anni e so che dovrei avere una macchina e la patente e dovrei dire basta al pullman, ma dovete dirlo ai miei genitori. Ho entrambe le cose, patente e macchina, ma non me le fanno usare a meno che loro non si allontanino per troppo tempo. Insopportabili, davvero.
Scendo dal pullman, dopo aver sprecato quel tempo prezioso per pensare a quell'arpia di mia madre, e mi ritrovo l'orda di studenti ammassati davanti ai cancelli.
Alcuni parlano, alcuni si baciano, altri ascoltano la musica aspettando i compagni di classe. Altri, invece, ripassano per un compito in classe o per l'interrogazione. Ed è questo che fa capire che la primavera è già arrivata, in inverno arrivano tutti due minuti prima che suoni e si rintanano nell'entrata della scuola.
Attraverso la strada e mi avvio verso i cancelli, notando Alessandro e Walter. Fanno i cretini con i ragazzi della 5A e alcune ragazzine di terza e quarta.
Ne noto una in particolare, capelli rossi e boccolosi, occhi azzurro cielo e un trucco che farebbe concorrenza persino a Platinette. Pende letteralmente dalle labbra di Alessandro: lo fissa, ride, sbatte le ciglia mentre parla.
Carina, purtroppo ti devi mettere in coda. E poi, accetta un consiglio: lui in testa ha già la biondina, non perdere tempo con lui.
Alice. C'è anche lei, qualche metro più in là.
La guardo e vedo una normale ragazza con dei vestiti poco adatti ad una tipica giornata scolastica.
Non ha nulla di speciale se non una fama da poco di buono.
È davvero questo quello che vuoi, Ale?
Conciate come lei, tutte possono sembrare delle gran fighe. Il mio sguardo torna su Alessandro e noto qualche occhiata verso Alice: vuole solo farsi vedere mentre una tizia gli sta morendo davanti.
Ma cosa avrà di così tanto attraente?
Me lo chiedo ogni volta, eppure ci vado a letto insieme. Non è tutta sta gran bellezza, niente a che vedere con Cristiano Ronaldo o che so io, è normale, carino, ma normale. Il fatto è che è uno stronzo colossale.
La campanella suona e scendo le scale per arrivare in classe. Non mi piace arrivare in ritardo o dopo degli altri, non so esattamente perché.
Entro, tolgo la giacca e mi guardo per un attimo, riflessa nella finestra: indosso una camicia decisamente fuori moda, dei jeans a vita alta, versione anni '70, le scarpe da ginnastica bianche e rosa.
Mi rabbuio, probabilmente non sarò mai considerata come le altre.
Entrano Valentina e Beatrice e mi salutano, mi siedo imbarazzata al mio posto e rispondo al loro saluto. In pochi minuti la classe si popola.
Entra la professoressa di Storia dell'Arte e preparo il mio quaderno per gli appunti: ci tengo ad avere il mio 8 in Arte.
E in un attimo le prime tre ore passano, tra litigate e mie domande. Sono così infantili certe persone.
Suona l'intervallo e prendo dal mio zaino lo yoghurt alla fragola e il cucchiaino. Non è molto, ma gli zuccheri mi aiutano a mandar giù
alcuni elementi che fanno parte di quella massa di caproni.
Non li sopporto, si nota?
In più Alessandro mi ignora e la cosa mi urta più del resto. Perché deve fare così? È un coniglio, ne sono sicura.
Alla quarta ora abbiamo inglese, la nostra professoressa ci divide sempre in gruppi o a coppie perché vuole che i più bravi aiutino gli altri a correggere le verifiche, infatti oggi ci deve consegnare la verifica.

Castoldi: nove. Bravissima” mi dice, consegnandomi la verifica. Sorrido alla prof, nonostante i fischi dei miei compagni: Walter, Davide e ovviamente Alessandro.
Sei una secchia! La Castoldi è una racchia secchia!” grida Walter, prendendosi il richiamo dell'insegnante. Walter a diciotto anni è esattamente come il Walter che ne aveva quattordici.
Castoldi tu fai da tutor a De Angelis” mi dice, indicandomi Alessandro. Mi accascio su me stessa, molto teatralmente, fingendomi disperata.
Se vuoi ti metto con Barone, a te la scelta”
No, Walter no!

No, va bene De Angelis” rispondo, prendendo il quaderno dallo zaino. Intanto Alessandro si avvicina e si siede nel banco vuoto vicino a me.
Quanto hai preso?” gli chiedo, mentre sfoglio il quaderno.
Quattro” mi risponde, mentre si stravacca sulla sedia. Come si fa a prendere quattro di inglese?
Sei senza speranze” gli dico, guardandolo.
Me lo dici sempre, quasi non lo sapessi” mi risponde, guardandomi negli occhi. Imbarazzata abbasso lo sguardo e prendo la mia verifica.
Si sporge sul banco, appoggia la testa sulle braccia e si avvicina a me.

Comunque io sono ancora incazzato con te” mi dice, a bassa voce.
Mi volto verso di lui e gli rifilo uno sguardo assassino. Brutto stronzo.

Fattela tu la correzione della verifica, testa di cazzo” gli dico, cercando di non farmi sentire dagli altri. Perché? Perché si deve sempre attaccare a delle cavolate?
Non mi interessa la verifica, mi interessa di più farti sapere che mio padre non lo devi nominare. Solo perché ti ho raccontato quello che è successo, non puoi permetterti di usarlo contro di me. Sai una cosa? Sei solo una racchia secchiona” mi dice, scuotendo la testa.
Alzo la mano e chiedo all'insegnante di poter andare in bagno.
Esco e sento gli occhi umidi, così corro a nascondermi, lontana da quello schifoso.

Sei solo una racchia secchiona.
Non mi fa star male che lui me lo abbia detto, ma mi angoscia perché anche lui ha usato qualcosa contro di me. Glielo avevo confidato che i primi anni erano angoscianti perché tutti me lo ripetevano in continuazione.
Mi asciugo una lacrima e tiro su con il naso.
So di non essere una racchia, forse un po' secchiona si, ma non sono brutta. Loro non mi conoscono, non sanno come sono al di fuori di qui.
Tiro un calcio alla porta del bagno e mi sento forte, pronta per spaccare il mondo. Un giorno anche Walter vedrà come sono e smetterà di considerarmi così, ne sono sicura.
Mi lavo le mani e torno in classe, con Alessandro che mi guarda serio.
Suona la campanella e tiro un sospiro di sollievo, nonostante la professoressa di inglese ci faccia la predica perché non abbiamo risolto nulla.
Esco da scuola dopo la sesta ora e incrocio Alice all'uscita. Pensano che sia bella, ma non è vero. Non è gelosia nei confronti di Alessandro, è sola e pura constatazione.
La ignoro e vado verso la fermata del pullman di fronte alla scuola, oggi non sono in ritardo. Aspetto e mi guardo intorno, un po' annoiata. Mi giro e vedo Alessandro e Walter che parlano con Alice, cosa che mi fa infervorare e prendere il cellulare.

Bello mio, ti devo rovinare la vita” farfuglio a bassa voce. Compongo il numero di Alessandro e gli faccio uno squillo che lo distrae dalla conversazione con la belloccia. Stacco e lo vedo armeggiare con il cellulare, poi alza lo sguardo e gli faccio un cenno di saluto e scoppio a ridere.
Per fortuna arriva il pullman in mio aiuto e ci salgo, sghignazzando ancora. Sento il “bip” del mio cellulare e lo prendo per leggere il messaggio.


Non sei simpatica. Sei infantile e stupida, per colpa tua se n'è andata. Era questo il tuo obiettivo?

Leggo e sorrido tra me e me. Si era il mio obiettivo e sono pronta per fissarne un altro. Diventerò insopportabile, così avrai davvero un motivo per trattarmi male.

Si era proprio quello. Mi dispiace per la tua amichetta, dico davvero, però c'è urgenza che io ti dia fastidio. Povera, non è neanche colpa sua

Invio il messaggio e aspetto, noncurante delle persone intorno a me. Guardo fuori dal finestrino e vedo la Mito di Alessandro superare il pullman. Perché viene da questa parte? La casa di Alessandro è dall'altra parte della città, rispetto la mia. Mi arriva un messaggio.

Scendi alla prossima fermata

Col cavolo. Se non torno a casa senza dirlo a mia madre, me la dovrò sentire per una settimana o forse più. E poi avrà già preparato il pranzo.

No che non scendo, non posso arrivare in ritardo a casa. Peggio ancora non andarci.

Invio il messaggio proprio mentre il pullman supera la fermata che intendeva Alessandro.
Mi stringo sul sedile, conscia del fatto che forse l'ho fatto incazzare sul serio: toccategli tutto ma non Alice. Altro che Breil.


Se non scendi tu, salgo io

Che idiota. Siamo stati insieme sei ore, non potevi parlarmi prima? Non capisco proprio queste sue scenate napoletane. Sono di così cattivo gusto. Dio, mi sento mia madre!

Fai pure il buffone, tanto non risolvi molto. E poi sei tu che sei arrabbiato con me. Anche se la cosa della racchia non te la faccio passare.

Dopo due fermate sento il pullman fermarsi e guardo il portellone davanti, con il cuore a mille. Alessandro sale e chiede un biglietto al conducente, tirando fuori il portafogli.
Merda, merda, merda, merda!
Paga e timbra entrambi i biglietti, poi lo vedo incamminarsi nel corridoietto. Arriva al mio sedile e mi guarda.

È libero?” mi chiede, serio. Che bastardo.
No” rispondo, ma lui si siede lo stesso.
Hai ragione, non è libero, ci sono io” mi dice, mentre mette i biglietti nel portafogli e lo rimette in tasca.
Spiegami come torni indietro a prendere la tua macchina” gli dico, incrociando le braccia al petto.
Prenderò un altro pullman, non mi preoccupa quello” mi risponde, guardandomi. È così strano vederlo lì.
Non sono neanche più arrabbiata, l'importante è che lui mi consideri, in che modo non mi interessa.

Mi inviti a pranzo e mi fai conoscere tua madre” mi dice, guardandomi serio.
Cosa? Ma non scherzare. Lei non la presenterei neanche al mio peggior nemico, non voglio che tu la conosca” gli dico, pensando alla mia genitrice.
Non vuoi presentarmela perché ce l'hai con lei? Non dovrebbe essere il contrario? Cioè che tu non voglia presentare me a lei?” mi chiede, con la fronte corrucciata.
Che scemo.

Si. È un'arpia quella donna, ti giudicherebbe guardandoti solo con la coda dell'occhio. E intendo negativamente” rispondo, scuotendo la testa. Pensare a quella donna mi innervosisce.
Ma è tua madre, non puoi parlare così di lei” mi dice, confuso. Proprio lui parla, visto che suo padre lo odia da sempre.
Tu dovresti capirmi. Anche tu odi tuo padre, ma non ci vedo niente di strano. Mettiamola così, magari riesco a spiegarmi: partendo dal presupposto che è una stronza, mettici le sue manie da aristocratica da due soldi, la fissazione dell'eterna giovinezza, l'odio nei miei confronti per una gelosia che solo lei conosce e poi? Certo, il suo opprimermi in tutto e vietarmi le cose” gli rispondo, cercando di non alzare la voce e farmi sentire dagli altri ragazzi sul pullman.
Tua madre è una con la puzza sotto il naso, insomma. Una stronza colossale, una di quelle che ti annoiano appena aprono bocca e che già solo dall'atteggiamento ti dà fastidio. Sai chi mi ricorda? Te” mi dice, facendomi incazzare.
Ma che ne sai tu di me e di lei? Grazie, quanta considerazione hai di me. Ti annoio quando parlo? Complimenti Ale, se le cose sono negative, tu le peggiori” gli dico, appoggiando la testa contro il vetro.
Sta zitto, ma poi, di nascosto, mi prende la mano e cerco di non sorridere: almeno io voglio rimanere coerente.
Però ammetto di non essere una persona coerente, anche perché quello che c'è tra me e Alessandro va contro tutti i miei principi, così stringo la sua mano e si volta verso di me.

È vero, dovrei capirti più io di altri, ma mi sembra difficile collegare i problemi a te. Però chiudiamo qui la discussione, abbiamo già tanti motivi per litigare, preferisco non mettere altra carne al fuoco” mi dice, confondendomi un po'.
Decido di ignorarlo e noto che la mia fermata è la prossima.

Dobbiamo scendere” gli dico, spingendolo.
Va bene, stai tranquilla” mi risponde, gradendo poco lo spintone.

Sono ancora viva! Scusatemi per il ritardo ma è stato un mese pesante e i prossimi saranno anche peggio. Sono stata una settimana in Ungheria (pessima, mi hanno trattata peggio che male), ma è stata utilissima perché la gita di Ilaria e Alessandro sarà proprio ambientata lì. *____* vedrete che idee!
Non ho intenzione di abbandonare la storia, ma si sa che la scuola impegna un po' tutti, perciò abbiate pazienza, ve ne prego. E non abbandonatela neanche voi! =)
Vi ringrazio per i commenti, lo ripeterò fino alla nausea, ma l'unica cosa che davvero mi spinge a pubblicare sono i vostri commenti! Bacioni

Commenti:

Ro90: scusami se non ti rispondo mai ai messaggi ma non ho soldi =( certo, Alessandro usa tutt'altro per pensare, come quasi tutti i ragazzi del resto. Guai a chi dice che non è vero, maledetto falso xDDD

_LaUra: grazie! *^* anche io sono curiosa di scoprire come andrà a finire xDDD a presto.

legolina77: uh! Beh, si, questo ormai è risaputo che quasi tutte le mie storie sono scontate e banali. Comunque non lasciare che la somiglianza di Ilaria e Alessandro con i classici personaggi ti influenzi, saranno dolci e bastardi entrambi. Confusi e diplomatici, chi più chi meno. Lei non è stupida, tantomeno innamorata in questo punto della storia. Lui è menefreghista, deve ancora trovare qualcosa che lo faccia stare bene. Ma aspetta il seguito! A presto =)

Grazie anche per i 13 seguiti, 4 preferiti e 2 ricordate!^^

ERIKA <3

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Capitolo 4
*** Cap. 2 - Ho bisogno d'amore - Parte seconda ***


Cap. 2 - Ho bisogno d'amore - Parte seconda

Scendiamo e mi sembra strano fare quella strada con lui.
“Certo che potresti anche prendermi lo zaino” gli dico, un po' seccata. Lui scuote la testa, è sempre il solito scansafatiche.
“Chiedi troppo ora” mi dice, camminando con la sua aria da strafottente.
“Ma smettila e tieni 'sto zaino” gli rispondo, tirandogli lo zaino addosso. Lo prende e se lo mette in spalla. Gli sorrido: dov'è finito l'odio che aveva per me?
Sghignazzo e lui mi chiede cosa ho.
“Mi stai portando lo zaino nonostante io ti abbia rovinato una conversazione con Alice” gli dico, scuotendo la testa, conscia di avergli ricordato qualcosa di già dimenticato.
“Perché sono un coglione. E probabilmente non ho speranze con Alice” mi dice, abbassando lo sguardo.
“Figurati, sono sicura che lei è più brava ad essere un'amante focosa” dico, nascondendo l'amarezza.
“Beh, tu non sei male. Non ho di che lamentarmi” mi dice, spingendomi in avanti. Rido e vedo casa mia in lontananza.
“Oddio, potrei presentarti a mia madre come mio trombamico. Le prenderebbe sicuramente un infarto” dico, scoppiando a ridere. Sarebbe un bel modo per togliersela da dosso.
“Quindi siamo trombamici? Nulla più?” mi chiede, sviando il mio discorso.
“Nulla più” aggiungo, senza guardarlo. Vedo Natalia che ramazza davanti al cancello, con il suo grembiulino azzurro.
“Ti riaccompagno io alla macchina. Dammi il tempo di dirlo a mia madre” dico, guardandolo in faccia.
“No, ma io voglio conoscerla tua madre. Dopo tutto questo tempo non pensi che mi debba conoscere? E poi come potresti accompagnarmi alla mia macchina? A piedi?” mi chiede, prendendomi in giro.
“No, non puoi conoscerla e non la conoscerai mai. E poi io ho una macchina e una patente” gli rispondo, seccata.
“Tu hai la macchina?” mi chiede, ignorando tutto il resto.
“Si, ma posso usarla solo se non ci sono i miei genitori oppure se c'è sciopero dei mezzi. Sai, hanno paura degli incidenti” gli dico, salutando Natalia con la mano.
“Brava, invece di farmi fare avanti e indietro ogni volta saresti potuta venire anche tu, qualche volta” mi dice, scazzato. Scoppio a ridere e mi fermo, guardandolo.
“Ma se io vengo sempre” gli dico, prendendolo in contropiede. Scuote la testa e sospira.
“L'aspetto sarà da suora, ma ormai ho corrotto la tua anima: sei diventata una pervertita” mi dice, teatralmente.
Mi avvicino a lui e gli do un bacio leggero, uno amichevole, ma lui mi tira verso di se e mi dimentico anche di essere di fronte a casa mia.
“Ilaria!”
Mia madre mi chiama dal giardino e mi allontano spaventata da Alessandro.
“Merda! Merda!” dico a bassa voce, chiudendo gli occhi un momento.
Mi volto e vedo mia madre nel suo tubino nero con la faccia seria e una posizione troppo autoritaria.
Alessandro mi accarezza la schiena e mi faccio forza, cercando di comportarmi il più naturale possibile.
“Mamma, devo riaccompagnare Alessandro a prendere la sua macchina. Posso prendere la Mini Cooper?” le chiedo, sorridendole.
“No che non puoi, lo sai bene. Perché era con te sul pullman se ha una macchina? Non sono stupida, Ilaria. Cerca di non prenderti gioco di me” mi dice, con quel suo fare altezzoso.
Ammazzati, ti prego, altrimenti potrei farlo io un giorno.
“È un'urgenza, va bene? Dillo pure a papà, non mi importa, io la prendo” le dico, incrociando le braccia al petto e mettendo il muso.
“Ma quanto sei infantile, Ilaria! Devo andare via, non mi creare problemi inutili. Entra, forza” mi dice, indicandomi l'ingresso.
“Ale?” dico, voltando le spalle a mia madre.
“Ti sembra il caso di portare un ragazzo in casa?” mi chiede mia madre, cercando di non farsi sentire da Alessandro.
“Mamma, sei rimasta un po' indietro. Casa nostra la conosce meglio di te” le dico, guardandola male. Mi sono esposta troppo, lo so bene, ma odio lei e il suo modo di trattarmi.
Si avvicina a me e mi rifila uno schiaffo: l'ennesimo.
Mi tocco la guancia e scappo in casa, prima di ammazzarla con le mie mani. La vergogna mi sovrasta, farsi prendere a schiaffi dalla propria madre a diciotto anni sa tanto di umiliazione e sottomissione.
È tua madre. Non è mia madre, è solo una stronza, punto.
Salgo le scale e mi chiudo in camera mia, devo cercare di tranquillizzarmi. Accendo lo stereo e sento il cd di Paolo Meneguzzi che incomincia. Scelgo la traccia cinque, “Corro”, e alzo il volume quasi al massimo solo perché so che la fa imbestialire la musica alta.
“Tanta strada c'è, se vuoi correre con me” canto, rannicchiata per terra.
Sento bussare e chiedo chi è, Alessandro entra e appoggia il mio zaino vicino alla porta.
“Ehy... Tua madre non voleva farmi entrare. Mi ha detto che finirò all'inferno per quello che ti sto facendo. Cosa ti sto facendo?” mi chiede, sedendosi vicino a me.
Con lo sguardo basso, tiro un sospiro ansioso.
“Le ho detto che tu qui ci sei già stato... Parecchie volte. Non è scema, ha capito. Forse però ha frainteso, magari crede che ci frequentiamo o stiamo insieme, non so” dico, appoggiando la testa sulle ginocchia.
“Proprio davanti a me dovevi dirglielo? Pensavo mi avrebbe ucciso” mi dice, sghignazzando.
Non rispondo e non lo guardo, ho troppe cose in testa, troppe cose che non stanno bene insieme.
“Pensavo che la tua vita da riccona fosse molto meglio della mia, ma vedo che siamo più o meno sulla stessa barca” aggiunge, dopo un po'.
“Certo, da fuori sembro solo una secchiona riccona. Odio la superficialità, è insopportabile!” sbotto, facendolo spaventare.
Mi guarda, ma tace. Vorrei un abbraccio, una carezza, un “va tutto bene”, qualcosa che porti conforto, ma lui non si esprime, non azzarda come se un gesto avesse un valore più grande, un valore equivocabile.
Non mi giurerai amore eterno con un abbraccio.
“Alla fine ci sei venuto a scuola” dico, cambiando completamente discorso e umore.
“Già. Ho fatto troppe assenze ed essere bocciati all'ammissione è da coglioni” mi risponde, voltandosi verso di me.
“Se continui a prendere quattro non ti ammettono. Com'è andata la verifica di geografia?” chiedo, curiosa.
“Non avevo studiato. Non ho avuto il tempo di fare tutto ieri, tra dormire e fare avanti e indietro” mi risponde, stravaccandosi contro il muro.
“Certo, sei un uomo impegnato” gli dico ridendo.
Mi alzo e abbasso leggermente il volume dello stereo, per non arrivare ad avere mal di testa.
“Puoi dirlo. Mi accompagni a casa? Il pensiero di vedere ancora tua madre mi spaventa. Avevi ragione, è Crudelia Demon in persona” mi dice, mentre si alza.
“Tra un po' se ne va, lo ha detto prima. Aspettiamo che se ne vada e poi mangiamo. Anzi, vieni, andiamo in cucina” gli dico, andando verso la porta e aprendola.
“E se la incontriamo? Potrebbe incolparmi di averti violentata, che ne sappiamo?” dice, chiudendo la porta e guardandosi intorno.
“Ne sarebbe solo felice” dico, scazzata.
“È pur sempre tua madre e non credo che le farebbe piacere. Sai che sembri davvero infantile così?” dice, camminando accanto a me.
“Eccone un altro...” commento, girando gli occhi. Ma cosa hanno tutti?
“Davvero. Figurati se una madre vorrebbe che il proprio figlio viva brutte esperienze. Ma dove si arriva da questa parte?” mi chiese, indicandomi un corridoio che ancora non gli avevo fatto vedere.
“In cucina. Entriamo solo dall'altra parte” gli rispondo, guardando il mio riflesso in uno degli specchi.
Mi fermo e mi guardo. Mi perdo nella mia immagine e no, non sono narcisista, tutt'altro: mi faccio quasi schifo.
Come fai?
Capisco le parole di Walter e capisco anche che è colpa mia se quelle persone dicono certe cose.
“Ila?” mi chiama Alessandro.
“Si?” gli chiedo, istintivamente, voltandomi verso di lui.
“Ti perdi negli specchi? Non pensavo fossi così vanitosa” mi risponde, alzando un sopracciglio.
“Non sono vanitosa, ultimamente sono un po' stanca e mi distraggo facilmente” gli dico, altezzosa, allontanandomi dal mio pessimo riflesso.
Alessandro alza le spalle e mi segue, mentre noto che cerca di memorizzare quante più informazioni su quella nuova parte di casa.
“È un arazzo?” mi chiede, indicando una grande “coperta” appesa al muro.
“Certo. Ma non mi chiedere niente, perché non ho idea da dove arrivi e quanto possa costare” gli dico, liquidandolo.
“Okay, okay” mi dice, come fosse una difesa.
Scendo le scale e ci ritroviamo in cucina, quella cucina così moderna che stona con il resto della casa.
“Ilaria, vieni, ti ho preparato i ravioli al vapore come piacciono a te” mi dice Natalia, vedendoci entrare.
Sorrido e la raggiungo, per poi abbracciarla.
“Sei un tesoro” le dico, stampandole un bacio sulla guancia.
“Siediti e mangia. Va bene anche per l'amico tuo?” mi dice, guardandolo un po' male.
“Sono sicura di si” le dico, sussurrandole all'orecchio.
Natalia non vede di buon occhio Alessandro, forse perché le dispiace per me, magari pensa che mi stia usando, forse crede che lui possa farmi qualcosa di male.
Mi siedo a tavola e guardo i miei ravioli fumanti, mentre Alessandro annusa il suo piatto, un po' diffidente.
“Sarà commestibile?” mi chiede, avvicinandosi un po' per non farsi sentire.
“Certo che sono commestibili, sono una cuoca io. Non sono quelle schifezze come le patatine o la pizza unta. Ma per favore” dice Natalia, uscendo dalla stanza.
Scoppio a ridere notando la faccia di Alessandro, dopo la risposta della mia domestica.
“Mi odia?” chiede ancora, guardandomi.
Tra le risate, annuisco e lui torna ad analizzare il suo piatto.
Mangio metà raviolo e penso che sia una delle cose più buone che abbia mai mangiato, dopo le lasagne di Natalia, ovviamente.
Mangiamo e Alessandro mi chiede di andare, nonostante mia madre non ci sia e un po' mi dispiace, anzi mi sembra strano.
“Va bene, mi cambio e prendo le chiavi” gli dico, sparendo su per le scale.
Entro in camera e apro l'armadio in cerca di una maglietta non troppo pesante, ma neanche troppo estiva.
Prendo una maglia leggera un po' scollata e poi mi cambio i jeans, togliendomi quelli che mi sembrano un vecchio modello in voga negli anni settanta, per indossare quelli chiari, a vita bassa e le Superga bianche.
Esco nel corridoio e raggiungo la camera dei miei, le chiavi le tengono nel cassetto del comodino.
Guardare dentro al cassetto del comodino mi ha sempre messa in imbarazzo, dal tempo delle scuole medie, quando una mia compagna mi raccontò del vibratore di sua madre. Da allora un possibile oggetto fallico in quel cassetto mi ha sempre spaventata, più dei pagliacci.
Apro, frugo velocemente e vedo il portachiavi della Mini così lo afferro e corro in bagno.
Mi lavo la faccia, passo la matita, l'eyeliner e il mascara, slego i capelli e passo un po' di schiuma: oggi voglio farmi un giro in centro.
Scendo e chiamo Alessandro dall'entrata, mentre armeggio con la serratura. Finalmente riesco ad aprire ed esco fuori, contenta di poter aprire il garage e prendere la mia amata auto.
Clicco un pulsante e la porta del garage inizia ad aprirsi e Alessandro esce fuori, coprendosi gli occhi dal sole.
Mi volto a guardarlo e lui mi fissa, serio, immobile.
“Che ti prende?” gli chiedo sorridendo, prima di salire sulla Mini Cooper.
Metto in moto, lascio andare piano la frizione, accelero ed esco piano dal garage, facendo attenzione a non toccare da nessuna parte.
Alessandro sale davanti e mi guarda un po' sorpreso.
“Si nota che la macchina non la prendi spesso” commenta, poco simpatico. Certe uscite potrebbe anche evitarsele.
“Sei pesante, Ale” commento, pigiando nuovamente il pulsante del telecomando.
“Era solo una constatazione. Devi uscire oggi?” mi chiede, ostentando indifferenza.
“Si, perché?” gli chiedo, guardandolo. Che vuole?
“Così” mi risponde, guardando fuori dal finestrino. Neanche un po' la soddisfazione di ricevere un complimento.
Accelero e prendo la strada diretta alla macchina di Ale, incontrando subito la coda del centro città.
“Che palle...” commento, dopo cinque minuti di coda.
“È sempre così. Esci con qualcuno?” mi chiede, facendo ancora il finto tonto.
“No” rispondo, sbuffando. Annuisce e sorride tra se e se, come un ebete. Avrei dovuto mentire e dire di si.
“Comunque non devono essere affari tuoi. Fino a prova contraria sono liberissima di uscire con chi mi pare, no?” gli chiedo, dopo averci riflettuto un po'.
“Ci mancherebbe. Ci provo spudoratamente con chiunque, nonostante tutto, perciò esci pure con chi vuoi. Però dimmelo” aggiunge le ultime due parole dopo qualche secondo.
“Cosa? Allora ogni giorno mi fai il resoconto con tanto di nomi e cognomi di quelle con cui ci hai provato. Ale, non dire cazzate” dico, gesticolando.
Guarda fuori dal finestrino attentamente, forse un po' infastidito dalle mie parole. Poco mi importa, aveva solo da non fare un ragionamento così stupido.
“Va bene” commenta, dopo un po'. Cosa?
“Si, certo. Prendi la chiavetta usb lì” gli dico indicandogli la tasca a lato della portiera. La prende e la attacca allo stereo, lamentandosi quasi immediatamente delle canzoni.
“Ma sei incredibile! La smetti di lamentarti per tutto? Come si fa a non litigare con te?” dico esasperata, alzando un po' troppo la voce.
“Ma se ascolti musica che fa pena non è colpa mia” risponde, cambiando canzone.
Ringraziando tutti gli Dei dell'Olimpo riesco a liberarmi della coda, arrivando in fretta alla macchina di Alessandro.
“Menomale!” commento, sospirando di sollievo.
“Mai più in macchina con te alla guida” commenta, scuotendo la testa. Gli do una spinta e lui si gira a guardarmi.
“Non sono così pessima” dico, imbronciata
“Non è per la guida, ma per la musica” mi risponde, sorridendomi.
Apre la porta e mi rivolge un'ultima occhiata.
“Grazie. Ci vediamo domani” mi dice, guardandomi negli occhi. Annuisco e lui scende dalla macchina, sbattendo la portiera.

Ciao a tutti :)

Scusate per il ritardo, ma finalmente è finito tutto, compresi gli esami! Sono andati piuttosto bene, se vi interessa saperlo... 

Comunque ho una brutta notizia, non ho idea di quando potrò aggiornare, perché mi requisiscono il pc per potenziarlo e quindi non so quanto starò senza computer e no computer no storia xD se vi va e non sapete che leggere, vorrei chiedervi di dare un'occhiata alla mia nuova storia, quella intitolata "Nadir". Grazie a tutti.

Commenti:

Bridget: grazie molte :) si, ci sarà una gita, ma molto più avanti...! Tra qualche capitolo accadranno cose interessanti ^^ baci!

luuluu: eh si, in effetti dovrebbe reagire, ma non è stupida, questo no. Grazie per aver letto e commentato, a presto.

marychan82: si, la voglio continuare ma devo ritrovare l'ispirazione, ora come ora la sto dedicando all'altra fanfiction. Grazie per i complimenti e per averli definiti non banali, mi rallegra molto! A presto :)

Erika

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Capitolo 5
*** Cap. 2 - Ho bisogno d'amore - Parte terza ***


Metto la retro ed esco dallo spiazzo, diretta al centro, pronta per un pomeriggio di shopping. Ferma ad un semaforo, mando un messaggio alla mia migliore amica, ormai trasferitasi a Roma.

Sto andando in centro. Vorrei ci fossi ancora tu, sai che bel pomeriggio passeremmo? Come va l'università? È da un po' che non mi aggiorni :D ti voglio bene

Invio il messaggio e accelero, conscia di trovare nuovamente quella coda interminabile.
Alzo il volume dello stereo e canto, lasciandomi andare ai pensieri più disparati. Penso anche avremmo potuto scambiarci un bacio, prima di salutarci, mi avrebbe fatta sentire un po' meno triste, senza farmi pensare che i miei aggiustamenti estetici siano stati inutili.
“Ale fottiti!” grido, da sola come una scema in macchina. Mi arriva il messaggio di Federica, ma non posso leggerlo.
Conscia di non trovare parcheggio da nessuna parte, giro a vuoto perdendo tempo. Avrei potuto studiare la tesina.
Effettivamente il tempo è poco, soprattutto se contiamo la gita, le ripetizioni a Mattia, il ragazzino di tredici anni senza speranze, e il tempo passato a letto con Alessandro.
Trovo miracolosamente parcheggio e quasi non tampono una panda blu, ma poco mi importa, il posto deve essere mio.
Prendo la borsa e corro a pagare il parcheggio: un'ora basterà?
Sono sicura di no, perciò pago per tre ore, al massimo ne perderò una. Posiziono il tagliandino sul parabrezza e parto alla volta dei miei negozi di vestiti preferiti.
In genere non mi piace vestire firmato o sfoggiare accessori costosi, ma mia madre li esige per gli incontri tra le famiglie dei soci di mio padre, così nell'armadio qualche Chanel ci capita.
Se devo essere sincera, solo una volta mi è capitato di avere un vestito di Chanel, ma maglie e pantaloni sono rigorosamente di marca.
Decisa a comprare vestiti da indossare durante la gita, raggiungo Via Roma e inizio la mia passeggiata con la carta di credito nella borsa: in questa americanata ho preso decisamente da mia madre.
Cammino con le mie superga troppo sileziose, la mia maglietta troppo giovanile e i miei jeans troppo chiari, in una via come quella sono gli abiti che ti rendono una possibile cliente.
Vedo uomini distinti che mi guardano dall'alto in basso, quelli che sono lì più per scena che per altro, anche se probabilmente non arriveranno mai al guadagno annuale di mio padre. Lui però lavora, non se ne sta in centro Torino a cazzeggiare per sentirsi grandioso.
Adoro il mio papà, si nota?
Dicono che in genere quando non si sopporta un genitore automaticamente ci si attacca all'altro, ma non sono del tutto d'accordo, lo adoro e basta.
La prima tappa è sicuramente H&M, uno dei miei negozi preferiti. Forse sono quella scalinata e quella quantità incredibile di accessori che mi attraggono.
Entro e saluto la commessa che ormai mi conosce bene.
“Ciao Ila!” mi grida dall'altra parte del negozio, sbracciandosi. Ricambio timidamente il saluto con un sorriso e salgo fino al piano degli accessori.
Mi tornano in mente i pomeriggi persi davanti agli specchi di H&M con Federica e mi prende un po' di malinconia.
Mi ricordo del suo messaggio così prendo il cellulare e trovo la sua risposta.

Anche tu mi manchi! Non sopporto dover studiare in continuazione ma questi esami sono venti volte più complicati della maturità. Ma chi me lo ha fatto fare? Vorrei essere lì con te a svuotare un po' la carta di credito del papi. Compra di tutto e di più, poi inviami un regalino! Ti voglio bene. Ah, lo vedi ancora Alessandro?

Sorrido, e scuoto la testa come un'ebete.

La cultura richiede troppo impegno e troppo sforzo! Si, Alessandro lo vedo ancora purtroppo. Forse dovrei iniziare a tagliare i ponti, però è più forte di me, sono una pera cotta. Certo, mi costeranno più le spese di spedizione che il regalo in sé, ma qualcosa ti arriverà, presto o tardi :) ti voglio bene!

Decido di iniziare dai cappelli, anche se so che almeno l'ottanta percento dei cappelli esistenti al mondo mi fanno sembrare una scema, così dopo averne provati tre o quattro lascio perdere e mi fiondo sugli orecchini, l'unico vero accessorio che considero importante.
Mi perdo a guardarne un paio davvero spessi, a cerchio, piuttosto pesanti ma che mi attraggono. Poi ne noto un paio semplici, a cerchio, sottili e subito mi ricordano Alice.
Divento scura in volto e mi arrabbio, senza un motivo preciso. Non è possibile che una vuota come lei possa essere il vero obiettivo di Ale. Svegliati!
Prendo gli orecchini che avevo in mano e scendo al primo piano, per dare un'occhiata alle magliette, ma dopo averne guardate un paio perdo le speranze, troppo innervosita per starmene lì ferma.
Vado alla cassa e pago, senza stare a chiacchierare con la commessa e ammetto che un po' mi dispiace.
Esco e un vento improvviso mi scompiglia i capelli, facendomi rabbrividire. Esco dal porticato, alzo il viso e vedo il cielo grigio e in cuor mio spero davvero che non venga a piovere.
Cammino e guardo tutte le vetrine che mi sfilano davanti, mi fermo, guardo la merce e le commesse, poi vado via. Adoro fare shopping in solitudine, semplicemente perché non sei costretta ad entrare per forza in tutti i negozi e se sei arrabbiata non devi rendere conto a nessuno, così i criteri di scelta che mi spingono a non entrare in un negozio possono essere anche i più futili, ad esempio la commessa che mastica la gomma con la bocca aperta o quelle che ti guardano male se hai le scarpe da ginnastica.
Attraverso la strada e mi fermo davanti al negozio Lacoste e guardo i vestiti da uomo. Entro e rispondo al buongiorno della ragazza dietro la cassa, mi avvicino alle Polo e guardo gli abbinamenti. Se un giorno mi sposerò, probabilmente succederà con uno sposo vestito Lacoste.
“Serve un aiuto?” chiede gentilmente la commessa.
“No, immaginavo solo il mio futuro sposo. Se mai dovessi fidanzarmi, probabilmente mi rivedrà. Arrivederci” dico, uscendo e trattenendo le risate.
Sono pazza! Ed è colpa di quella biondona da due soldi se mi sono appena messa in ridicolo. Cammino e scoppio a ridere, nonostante tutto vivere è il mio unico vero divertimento. Sono queste cose che spingono una persona ad andare avanti, non una scopata ogni tanto con qualcuno che non ti amerà mai.
Mi sfilano davanti solo vetrine di gioielli e di vestiti che starebbero bene solo a mia madre, ma un po' più avanti incrocio le vetrine di Pinko ed entro senza pensarci due volte.
Do il buongiorno e mi perdo tra vari vestitini che se me li vedesse mio padre addosso, mi direbbe che ho dimenticato i pantaloni.
Ne trovo uno in particolare, forse troppo corto, senza spalline, con il corpetto nero e la trama scozzese bianco e nero. È bello, ma non è nello stile di Ilaria Castoldi.
Giro un po' e poi lo vedo: lui, così lucido, nero, da trecentonovanta euro.
Chiamo la commessa e le chiedo se posso provarlo. “Certo” mi dice, chiedendomi la taglia.
Entro nel camerino, mi spoglio e lo indosso. Non mi dà problemi, si lascia chiudere e la cintura di paillettes che l'avvolge mi ipnotizza.
Mi cambio e dico alla commessa che lo prendo. Alla cassa passano la mia carta di credito e do la carta d'identità.
“Grazie e buona giornata” mi risponde, consegnandomi la borsa. Esco già più leggera e rincomincio a camminare per Via Roma con uno strano sorriso e una borsa di Pinko ciondolante.
Lo shopping. Ho detto tutto.
Mi squilla il cellulare e rispondo, scoprendo che è solamente un gestore che vuole offrirmi questa o quella novità, ma ringrazio e attacco, concentrandomi di nuovo sulle mie compere.
Passo il resto del pomeriggio a comprare un paio di completi intimi da Calzedonia con un gelato di Grom in mano.
Stanca morta, decido di tornare a casa e ripercorro Via Garibaldi, bloccandomi davanti ad Extin Italia, per colpa di un altro vestito, questa volta in jeans e particolari in pelle marrone.
Senza pensarci due volte entro, lo provo e lo compro: è decisamente più abbordabile di quello nero, infatti con novanta euro me lo porto via e torno a casa, prima che piova.


Alessandro

Apro la porta di casa e controllo che mia madre non ci sia e trovo conferma ai miei dubbi, sorti vista la mancanza della sua macchina nel parcheggio del condominio.
Entro in camera e mi levo le scarpe, cercando di togliermi dalla testa quella dannata ragazza che ne combina una più del diavolo. Spero per lei che non sia in giro con qualcuno, la cosa mi farebbe incazzare parecchio.
Era carina, si, glielo avrei potuto dire, ma non voglio rischiare che si illuda, lei non fa per me e viceversa, viviamo ai poli; lei è in Italia, io in Nuova Zelanda.
Prendo il cellulare e chiamo Rocco, il mio amicone, e gli chiedo che fa nel pomeriggio e mi risponde che posso trovarlo al bar. Il bar è un locale che frequenta la gente losca come lui, ex spacciatore, appena ventenne, in cui ci trovi solo brutte persone. Un posto che Ilaria non vedrebbe neanche con il cannocchiale.
Mi cambio e scendo, il bar non è lontano da casa mia, ci si arriva in cinque minuti a piedi e così è, arrivo e “Il Mozzo” mi saluta. Non è un nome da boss è solo che “Mozzo” sta per mozzone, non ha mai offerto niente a nessuno in vita sua, così gli hanno affibbiato quel nomignolo di cui va fiero. Non per niente è un piemontese D.O.P.
“Alex vieni di qua” mi urla Rocco, agitando una mano nell'aria. Alzo una mano in segno di saluto e passo nell'altra saletta, dove aleggia una nuvola di fumo e non garantisco che sia solo di sigaretta, dove trovo una “calda accoglienza”.
“Pensavo ti fossi fatto i soldi, Alex! Da quant'è che non ci si vede?” mi chiede Rocco, dandomi pacche sulla spalla sinistra.
“Tranquillo Rocco, se mai mi facessi i soldi come dici tu, saresti il primo a saperlo” gli dico, battendo il cinque a Mario e Mimmo, amici di Rocco. Amici per così dire, sono stati loro a portarlo nel giro della droga.
“Sarà meglio Alex, perché se lo scopro ti vengo a cercare io. Allora, dimmi, sei venuto qui per quel lavoretto?” mi chiede, guardandomi con quegli occhi circondati da occhiaie.
Hai sbagliato i verbi, idiota.
Con “quel lavoretto” intende spacciare, fumo più che altro, sa che non accetterei mai di spacciare roba pesante, ma sinceramente non mi sento nemmeno di spacciare fumo. Al massimo lo compro, ma di mettermi nei casini non mi va.
“No Rocco, lasciami stare” gli dico, ordinando una birra.
“Ma dai Alex, come te la paghi quella bella macchinina? Come minimo costa sui tredicimila. E sono soldi. Avanti, spiegami come cazzo te la paghi se vai ancora a fare il coglione a scuola” mi dice, ridendo. È ubriaco, sono un idiota ad essermene accorto solo ora.
Non sarei mai dovuto venire qui. Prendo la birra e bevo un sorso, cercando di prendere tempo. Quella macchina è un regalo, ed è pure usata. Non me la sarei mai potuta permettere nuova.
“Non ti preoccupare della mia macchina, non è quello che sembra. Comunque la mia risposta è no. Ormai è troppo tempo che me lo chiedi, non cambio idea Rocco, devi mettertelo in testa”.
“Cambierai idea Alex. Un giorno verrai da me in ginocchio a chiedermi di darti quel lavoretto. Sarà tardi De Angelis” mi risponde e un brivido mi percorre la schiena a sentire il mio cognome.
Finisco la mia birra e saluto il trio, che mi guarda di sottecchi e sento il loro sguardo anche varcata la soglia di quel locale.
Vorrei avere la testa di quella ragazza, qualche volta. Lei non ci penserebbe due volte ad ignorare quei tizi, non ci avrebbe neanche mai rivolto la parola e ad un tratto mi rendo conto che se mai accettassi quel “lavoretto” direi addio per sempre alla pseudo relazione che ho con Ilaria. Non che ci avessi mai pensato seriamente ad accettare.
Vago per le vie di Torino senza una meta, sentendomi anche un po' solo, sono costretto ad ammetterlo, ma in un secondo mi rendo conto della realtà che mi circonda e del fatto che non sono più un bambino e dovrei cercare un pretesto per mettere la testa a posto. O almeno provarci.
Che sia lei il mio pretesto? Non credo.
Rallento, mi fermo. Come un lampo capisco una cosa: per quanto possa prenderla in giro, per quanto possa credere che per certi versi è una sfigata, in realtà sono io a non essere abbastanza per lei. Perché al di fuori della scuola lei è qualcuno. Perché oltre a ciò che sembra a tutti noi, in realtà ha tutto. E non parlo di soldi.
Mi do dell'idiota e riprendo a camminare. Non posso permettermi certi pensieri, rischierei davvero di vederla sotto un'altra luce e non voglio. Non posso innamorarmi di Ilaria. Proprio no.
Cerco di toglierla dai miei pensieri e mi concentro su Alice, la bella biondina, due anni più piccola, ma due anni di sviluppo in più.
Mi squilla il telefono e sgrano gli occhi davanti al nome che compare sul display: Walter.
Che vuole quel coglione?
“Pronto” rispondo, un po' freddo.
“We, socio! Com'è?” mi chiede. Si, è senza dubbio un coglione.
“Male Walter. Che vuoi?” gli chiedo, continuando a girare per le stradine, prendendo seriamente in considerazione l'eventualità di tornare a casa.
“Allora, le ragazze, qui, hanno avuto un'idea per sabotare la Castoldi. Così, per non darle la soddisfazione di arrivare al cento alla maturità” mi dice, tranquillo.
Un impeto di rabbia mi accende e vorrei gridargli contro, ma non me lo posso permettere. Ancora.
“E che cosa vuoi da me?” gli chiedo, trattenendomi.
“Beh, ci chiedevamo se fossi d'accordo con noi e se ci avresti aiutato. Sei il primo che se la prende con quella sfigata e quindi ci sembravi un buon alleato” mi dice, convinto. Mi incazzo ancora di più, ma non riesco a stare zitto.
“Lasciatela stare, ne ha già tanti di problemi quella. Che fastidio vi dà se esce con cento?” gli chiedo, iniziando a percorrere la strada verso casa.
“Non ci ha mai aiutato in cinque anni. Beh, non lo puoi sapere, ma avrai visto nei tre anni che sei stato con noi che è una stronza. Non ci ha mai passato niente nei compiti in classe e ha sempre fatto la spia. Vogliamo prenderci una rivincita” mi dice, credendo alle sue stesse parole.
“Non mi sembra proprio, Walter. Se non hai il debito in tutte le materie è perché lei suggerisce durante i compiti, mica perché sei un genio. E nessuno lì dentro ha mai fatto un cazzo di compito, li ha sempre dati lei. E te lo dico io che sono in classe con voi solo da tre anni, Walter. Lasciatela in pace. Prenderla in giro è un conto, ma rovinarle la maturità è da figli di puttana” dico, sfogandomi. Gli avrei urlato, ma mi sembrava un po' troppo.
“Va bene, non ci stai, ho capito. Ci vediamo a scuola” mi dice e lo fermo prima che possa staccare.
“No, Walter, non hai capito. Non è che non sono con voi è che ti scasso di botte se fate qualche cazzata, hai capito?” gli dico, intimidatorio.
“Ma che cazzo hai? Una cotta per la Castoldi?” mi chiede, sorpreso.
“No cretino, se la Castoldi fosse una cogliona come Valentina o Beatrice probabilmente sarei con voi. Walter te l'ho detto, fai una cazzata del genere e ti disintegro” gli dico, esagerando.
Probabilmente mi fermerei ad un pugno, ma è un cagasotto e crede a qualsiasi cosa.
“Si, vabbè. Ci vediamo a scuola” mi dice, riattaccando.
Non farà niente di stupido, ho capito dalla sua voce che ha paura.
Salgo su in casa e mi stravacco sul divano, ma mi addormento in men che non si dica.
Verso le sette, circa, mi sveglio e trovo mia madre in cucina, mentre mescola un intruglio biancastro in una ciotola.
“Come stai ma?” le chiedo, entrando nella stanza.
“Ti sei svegliato finalmente. Sto bene, tu?” mi chiede, rivolgendomi una rapida occhiata.
“Anche io” rispondo e sento il mio cellulare squillare in camera mia.
Mi precipito e leggo un numero sconosciuto. Titubante clicco il pulsante verde e rispondo.
“Pronto?” dico, celando la curiosità.
“Sei Alessandro?” mi chiede una voce profonda, è una donna.
“Si, sono io. Con chi parlo?” chiedo.
“Sono la madre di Ilaria” e spalanco gli occhi per la sorpresa.
Mi sarei aspettato di tutto, un rimprovero, una minaccia, ma mai quello che mi propone.
Cerco una scusa qualsiasi, ma alla fine non posso fare altro che accettare.

Oh, buonasera...

Non siete contente? Ho aggiornato! xDDD okay, mi sono un po' montata la testa. Comunque sia, se questo capitolo vi pare pieno di sorprese, aspettate il prossimo. Un'altra cosa, non giudicate i personaggi troppo in fretta, perché potreste fraintendere, vi ricordo che siamo solo all'inizio!

Ne capiteranno delle belle, è una promessa ;) Ah, in realtà c'è un prologo, se mi dite che volete leggerlo subito, cercherò di scriverlo e pubblicarvelo :)

Erika

Commenti:

sassybaby: ti ringrazio...! Comunque non ho intenzione di lasciarla a metà, il terzo capitolo è quasi concluso, non ho intenzione di deludervi :) per Ilaria, beh posso dirti: aspetta il prossimo capitolo! Comunque lei non è stupida, sa benissimo quello che fa, anche se lo sottovaluta! A presto =)

vigife: ringrazio anche te :) ebbene, posso dirti che, a parte i piccoli particolari, la storia è già completa nella mia mente, dall'inizio alla fine. Pensa, anche l'ultima sera della gita in Ungheria, che poi si svolgerà a Budapest, la capitale, è già programmata. Proprio mentre passeggiavo per le strade di Budapest me li sono immaginati lì e, beh, non posso non scrivere di loro!

Ro90: non è double face, è che lei è bella di natura, ma si lascia andare a scuola, è un po' sciatta, non si trucca, non si veste bene, così per non dare nell'occhio. E non è neanche una Top Model! xD comunque non sarei così sicura della scorza di Alessandro, anche se in questo capitolo e nei prossimi potrà sembrare dolce e tenero, in realtà non è molto diverso da prima. Un bacio!

sciona: Ciao Anto :) ti ringrazio, in effetti può sembrare che lei si stia innamorando, ma la verità è che per lei è proprio tutto nuovo! Comunque si, mi sa che sti stronzi ci attizzano fin troppo xD a presto, e aggiorna anche tu!

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Capitolo 6
*** Cap. 3 - Se fosse per sempre - Parte prima ***


Capitolo 3 – Se fosse per sempre


Ilaria

Guardo il tubino nero di mia madre sul mio letto e cerco di convincermi che la visita degli zii sia un avvenimento abbastanza degno per indossare un vestito come quello, ma proprio non ci riesco.
“Mamma, non mi sembra il caso. Posso mettere uno dei miei vestiti estivi, guarda questo bianco” le dico, prendendo un abito dal mio armadio e facendoglielo vedere.
“Ma vuoi proprio essere considerata una ragazzina, eh?” mi chiede, retoricamente.
Sbuffo e rimetto il vestito al suo posto. Il tubino nero non me lo metto, questo è poco ma sicuro. Che poi lo zio Carlo non è mica il principe del Galles, il nostro non è un ricevimento con i Conti, non ci saranno Duchesse sedute al nostro tavolo, perché dovrei indossare un vestito come quello?
“Mi metto questo, non puoi dirmi che è da ragazzina perché lo hai messo anche tu una volta” le dico, mostrandole un vestito lungo al ginocchio, anche quello abbastanza estivo, perfetto per oggi, visto che le temperature toccano livelli abbastanza alti.
“Va bene ma, se tuo padre dice qualcosa, prenditi le tue responsabilità” mi dice prima di uscire dalla mia stanza.
Vado nel mio bagno, il bagno della mia camera, mi faccio una doccia veloce e indosso il vestito con i capelli ancora bagnati.
“Ilaria, i tuoi zii sono arrivati” sento che mi dice Natalia, oltre la porta.
“D'accordo, mi asciugo i capelli e scendo!” urlo, per farmi sentire. La porta che si chiude mi fa capire che Natalia è andata a riferire. Accendo il phon e mi asciugo i capelli senza pettinarli, così verranno mossi. Ci metto un po' di schiuma e mi trucco: qualcosa di leggero, che faccia risaltare i miei occhi nocciola.
Scendo al piano di sotto e mi preparo mentalmente al saluto con gli zii: di aristocratico non hanno niente, ma l'atteggiamento è quello che hanno tutte le persone che si credono importanti.
Regole ferree: le labbra non devono toccare le guance, non si fissa direttamente negli occhi perché è da maleducati e ultima, ma non meno importante, allo zio si dà del lei.
Entro in salotto e li vedo tutti intenti a salutarsi. La zia, come mia madre, indossa un vestito di Chanel, probabilmente acquistato proprio per l'occasione, ma che le sta sicuramente peggio, vista l'età.
In realtà questi zii non sono zii di primo grado per me, ma sono prozii, ovvero gli zii di mio padre. Con loro ci sono anche le nipoti, Giulia e Carlotta, due ragazzine di quattordici e quindici anni che, puntualmente, mi chiedono di portarle da qualche parte e, visto che quest'anno ho la macchina, sono davvero nei guai.
“Ciao Ilaria!” mi saluta la zia, con finto entusiasmo.
Risparmiatelo.
“Ciao zia” le dico, appoggiando la mia guancia contro la sua e mimando il suono di un bacio. Tutto questo è più che finto.
“Sei molto bella oggi. Sei cresciuta, eh? Non farai l'ingresso in società?” mi chiede, prendendomi alla sprovvista.
“Non lo so, zia. Non c'è stato ancora il tempo per organizzarlo” le dico, sorridendo.
No, non farò il mio ingresso in società per essere paragonata a quelle galline senza cervello. Mi dispiace, ma non ci sto.
“Quanti anni hai già, cara?” mi chiede, senza togliersi quel dannato sorriso.
“Ne ho compiuti diciotto qualche mese fa. In teoria sarei un po' in ritardo” le spiego, notando il disappunto sul suo viso.
La verità, Caterina, è che la signorina ha fatto di tutto per evitare il suo ingresso in società. Non vuole, capisci? Non so più cosa fare con lei” si intromette mia madre, dicendo la sua. Cerco di calmarmi, non posso permettermi di perdere le staffe davanti agli zii.
Hai ancora tempo, fino ai ventitré anni accettano le ragazze. Pensaci cara, sarebbe vergognoso per la famiglia non averti presentato in società” mi dice, senza darmi molte possibilità di risposta.
“Ci penserò, zia” rispondo, chiudendo lì il discorso.
Saluto le mie “cuginette” e mi avvicino allo zio, senza intromettermi nella conversazione tra lui e mio padre, ma aspetto che mi saluti lui, così come si aspettano da me. Sono stufa di seguire degli standard.
“Ilaria? Sei davvero tu? Ti trovo splendida” mi dice l'uomo sulla settantina, accarezzandomi una guancia. Faccio una riverenza accennata e sfoggio il mio sorriso migliore, sapendo di compiacerlo.
“La ringrazio, zio. E lei come sta? Anche io trovo che lei sia il ottima forma” gli dico, con un eccesso di zelo che ucciderebbe un diabetico.
“Sei troppo gentile, Ilaria. Ma dimmi, come va la scuola?” mi chiede il nonnetto, prendendomi sotto braccio.
“Bene, come sempre, zio. Ma mi dica un po', cosa si racconta tra le ville del lago?” chiedo, mostrandomi realmente interessata. Questo zio vive sul lago di Como. Anche se potrebbe permettersi anche la Reggia di Caserta.
“Oh, niente di importante. I soliti pettegolezzi che non fanno più per me. Quel signor George, sai, quello americano, ci dà parecchio fastidio in realtà. Non c'è più privacy per nessuno” mi dice e sorrido all'idea di George Clooney che infastidisce lo zio.
“Oh, ma quanti crucci è costretto a sopportare ogni giorno?” gli chiedo, usando un tono davvero finto e, forse, se ne accorge anche lui.
“Troppi cara, davvero troppi” mi risponde, perdendo l'attenzione, perché il campanello suona.
“Natalia, gentilmente, andresti ad aprire?” chiede mia madre, intervenendo prima di tutti.
“Certo signora” risponde Natalia, dolce come sempre.
Prendo un calice con dello spumante dal tavolino da the e ne bevo un piccolo sorso, con molta eleganza, devo ammetterlo.
Mi guardo intorno, ma volto la testa in direzione di Natalia che mi guarda con un'aria sconvolta, prima di far entrare il nuovo ospite.
Spalanco gli occhi e sento il cuore battere a mille, quando vedo Alessandro entrare nel mio salotto, vestito con dei jeans ed una camicia, con un viso ancora più confuso del mio.
Si volta e mi guarda. Giuro che vorrei gridargli addosso, chiedergli perché diavolo si è presentato qui, proprio oggi poi. Pensavo facesse sempre parte del nostro tacito accordo: non ci si presenta a casa dell'altro senza avvisare. Non si sa mai che cosa potrebbe succedere in quel momento: un altro ragazzo, i genitori, oppure gli zii con cui potresti rovinare la reputazione della tua famiglia.
“Bu-buongiorno” farfuglia, guardando i presenti.
“Possiamo aiutarla?” chiede mio padre, lievemente confuso, guardandolo negli occhi. Mi viene da piangere, non pensavo che questa storia avrebbe potuto degenerare, non volevo che mio padre lo conoscesse, non volevo che scoprisse quello che c'era tra di noi. Perché non c'era niente a parte il sesso.
“Caro, lui è Alessandro, il fidanzato di Ilaria” dice mia madre, appoggiandogli una mano sul braccio. Mio padre si volta verso di me e ciò che vedo sul suo viso mi distrugge, tutte le emozioni lasciano spazio solo alla delusione.
Mia madre mi guarda seria alle spalle di mio padre e giuro di non averla mai odiata tanto, mai prima d'ora aveva cercato di intromettersi nel rapporto tra mio padre e me.
“Non me lo presenti?” mi chiede mio padre, serio. Sembra quasi arrabbiato.
Faccio un passo in direzione di Alessandro e sento le gambe tremare, vorrei scappare dalla stanza, vorrei dire a mio padre che per me lui non è niente, che c'è un complotto alle mie spalle e che non deve essere deluso, io sono davvero quella che crede che io sia.
Alessandro si passa una mano sul viso e poi mi guarda colpevole, ma capisco subito che non sapeva cosa lo avrebbe aspettato qui. Lo fisso e vorrei capisse che cosa mi passa per la testa in questo momento. Prendo la sua mano e mi avvicino a mio padre, che lo fissa, che mi fissa.
“Arturo, non credi che, in quanto più anziano, dovrebbe presentare il ragazzo prima a me?” chiede lo zio, con il petto all'infuori.
“No, zio. Io sono il padre ed è a me che lo deve presentare. Non ti offendere, ma ora non c'entri niente” gli dice mio padre, rispondendogli a tono. Ma ha fatto uno sbaglio: gli ha dato del tu.
“Devi portarmi rispetto anche davanti ad un tuo futuro genero” dice lo zio e sento la mano di Alessandro stringermi la mia, iniziando ad essere davvero nervoso.
Non puoi darmi colpe.
“Le chiedo scusa, zio. Ma ora la prego di rimanere al suo posto, perché qui c'è qualcosa che io non so e devo analizzare la situazione. Ilaria, perché non mi hai parlato di questo ragazzo?” mi chiede, ignorando lo zio. Deglutisco e prego tutti i santi perché mi facciano parlare senza scoppiare a piangere.
“Ti chiedo scusa, non ho pensato che forse avrei dovuto parlartene prima. Comunque lui è Alessandro” gli dico, indicandolo con una mano. Ale lascia la presa per stringere la mano di mio padre e la tensione che percepisco mi spaventa.
“Lo sai cosa ti ho sempre detto. Ne sei sicura?” mi chiede mio padre, guardandomi negli occhi.
Si papà, so cosa mi hai sempre detto e vorrei dirti la verità. Se avessi potuto scegliere probabilmente non te lo avrei mai presentato, lui non è quello che ti renderebbe fiero di me, non sono neanche innamorata di lui e tu non avresti mai dovuto sapere della sua esistenza.
“Si papà, ne sono sicura” mento, spudoratamente, incrociando le dita della mano destra. Non penso valga granché, ma meglio che niente.
“Bene. Benvenuto allora” dice, cercando di sorridere ad Alessandro.
“Ti dispiace se gli parlo in privato un attimo?” chiedo a mio padre, sottovoce.
“No, vai pure” mi dice, annuendo.
Tiro Alessandro fuori dal salotto e andiamo in camera mia. Rimango in silenzio finché non chiude la porta della stanza.
“Ila so che sei arrabbiata però...” inizia, ma lo interrompo.
“Non voglio le tue scuse, voglio che mi spieghi perché cazzo sei qui oggi! Non mi sembrava di averti detto di venire qui” gli urlo, mentre le lacrime mi rigano le guance. Non vorrei piangere di fronte a lui ma non riesco a controllarle, scorrono da sole.
“È stata tua madre a dirmi di venire qui oggi. Cazzo. Avrei dovuto dirtelo, ma tua madre mi aveva detto che doveva rimanere una cosa tra me e lei. Non pensavo avesse tramato qualcosa. Scusami” mi dice, abbassando gli occhi. Inizio a singhiozzare, non posso credere che abbia fatto qualcosa di così scorretto. È lei che mi ha dato la vita.
“Spiegami tutto Ale, voglio capire” gli dico, con un tono più basso, rotto dal pianto.
“Qualche giorno fa ho ricevuto una chiamata da tua madre. Mi aveva detto solo che sarei dovuto venire qui oggi, non mi ha detto perché e ho provato a dirle che avevo da fare, ma mi ha risposto che se non mi fossi presentato oggi, avrebbe preso provvedimenti” mi spiega, cercando di non sembrare troppo colpevole.
“Non pensavo fossi il tipo che si lascia intimidire così”dico, asciugandomi gli occhi.
“Vieni qui” mi dice, abbracciandomi e mi chiedo se per caso il vero Alessandro non sia stato rapito dagli alieni.
“Alessandro De Angelis che mi abbraccia. Aiuto! Gli alieni hanno iniziato la loro invasione!” dico, teatralmente, scoppiando poi a ridere.
“Sei proprio stupida” mi dice, senza lasciarmi andare.
“Non dovresti trattarmi così. In fondo di là si aspettano che tra un paio d'anni mi sposerai. Mi chiedo cosa farebbero se scoprissero la verità. Sai che sono in combutta per iscrivermi al ballo delle Debuttanti?” gli chiedo, quasi capisse di cosa sto parlando.
Non si può capire da fuori. Non traspare la pressione, i sacrifici e la responsabilità che una persona nella mia situazione si ritrova a dover subire.
“Entrare in società. Certo che te ne capitano di disgrazie” mi dice, baciandomi la testa.
Il mio cuore batte a mille. Vorrei fosse così sempre, non com'è realmente. Non sto dicendo che non mi piaccia, ma è lontano anni luce da quello che potrebbe andare davvero bene a me. Non sono viziata, non sto cercando il principe ricco, voglio soltanto qualcuno che mi voglia bene davvero, che non abbia come secondo fine l'eredità di mio padre o solamente il mio corpo.
“Ti va di essere la mia fidanzata? Solo per oggi. Non voglio crearti problemi” mi dice e alzo la testa per guardarlo negli occhi.
“Si, mi va” rispondo, seriamente.
Usciamo dalla mia camera e torniamo in salotto.
“Bene, ora che siete tornati possiamo sederci a tavola” dice mio padre, scortando gli ospiti in sala da pranzo.
“Rimani vero?” chiedo ad Alessandro, quasi supplicandolo. Okay, è già tutto incasinato, perciò non voglio trovarmi a risolvere una situazione da sola. Non è un compito di algebra.
“Ho forse scelta? Penso rientrasse anche questo nel piano di tua madre” mi dice, sussurrando per non farsi sentire.
Ci sediamo vicini, lui si ritrova Giulia alla sua sinistra, che brama alla sua vista, come un leone con una bella bistecca.
Sorrido tra me e me e vedo mio padre alla mia destra che mi fissa.
“Va tutto bene?” mi chiede, alzando un sopracciglio. Annuisco.
“Non ti preoccupare” gli dico, sorridendogli sincera.
“Parleremo più tardi, io e te. Mi devi spiegare delle cose se vuoi il mio permesso” mi dice e sento le mie budella rivoltarsi.
È davvero un po' tardi per il suo permesso.
“D'accordo” rispondo, annuendo.
Iniziamo dagli antipasti e per tutto il pranzo guardo le buffe espressioni di Alessandro quando il cameriere gli propone un piatto diverso.
In realtà non abbiamo un cameriere ma è stato assunto solo per oggi, visto che gli zii si aspettano che ci sia un cameriere in ogni casa che si rispetti.
“A costo di sembrarti frocio, lui posso portarmelo a casa?” mi chiede, sussurrandomi nell'orecchio e indicandomi il cameriere. Sghignazzo, cercando di contenermi.
“No, è mio. Credimi, non sa solo portare piatti” gli dico, ammiccando.
Lui spalanca gli occhi e diventa serio.
“Ti sei appena disperata perché tuo padre ha conosciuto me, con cui hai una relazione di, praticamente, solo sesso e mi dici una cosa del genere?” mi dice, nell'orecchio, raggelandomi.
Mi volto, guardando il mio piatto e senza degnargli più uno sguardo. Ha esagerato, anche se devo ammettere che non ha tutti i torti, non può permettersi di dirmi certe cose. Ci penso su, forse non è il fatto che me lo abbia detto che mi dà fastidio, ma più che altro la veridicità.
Mi vanto di essere diversa dalle altre, ma appena posso divento una civetta.
“Non volevo offenderti” bisbiglia, mentre mia madre e la zia intrattengono una discussione sull'educazione delle ragazze.
“È tutto a posto. Hai ragione e mi dà fastidio, tutto qui” rispondo, senza essere troppo seria.
Ci guardiamo, entrambi sorpresi.
“Non pensavo fossimo in grado di risolvere diplomaticamente una questione” gli dico, convinta delle mie parole.
“Già” dice, sorridendomi.
Mangiamo il dolce e ci alziamo da tavola, per tornare in salotto, ma Giulia e Carlotta mi chiedono se le posso portare da qualche parte perché si annoiano.
Dopo aver ricevuto il permesso, salgo in camera a prendere la borsa e le chiavi della macchina che finalmente tengo io.
Saluto mio padre con un bacio sulla guancia e mi sorride, giuro di sentirmi più sollevata.
“Io andrei. È stato un piacere conoscervi” dice Alessandro, prima di stringere la mano a tutti, ricevendo due bei baci dalla zia che, data la sua età, non può permettersi molto altro.
Usciamo da quella casa che sembra davvero troppo piccola oggi e Ale si ferma, prima di salire in macchina.
Ci sentiamo, okay?” mi dice, avvicinandosi. Annuisco e lui mi bacia, ma non è un semplice bacio, è sentito, fin troppo visto che mi lascia senza fiato.
“È stato bello conoscere anche voi” dice, baciando sulla guancia le due sorelle, che attaccano con una ridarella che mi disgusta.
Mi dà un altro bacio, veloce, leggero, ma lo spingo via e gli dico che deve andarsene.
“Sono offeso” mi dice, fingendosi triste.
“Sparisci!” gli dico, voltandomi verso la Mini Cooper.
“Ti chiamo!” mi urla, prima di rientrare in macchina.
Saliamo tutt'e tre in macchina ed esco dal vialetto.
“Il tuo ragazzo è un vero fico” commenta Giulia, accarezzandosi una guancia.
“Davvero!” rincara la dose l'altra, complice della sorella.
“Lo so” dico io, sorridendo tra me e me.

Hola!!! Ehy, tra meno di nove ore sarò in puglia! Nel Gargano, se realmente vi interessa. Indovinate? Devo finire la valigia! Però non volevo abbandonarvi senza un aggiornamento <3 starò via per due settimane, ma avete resistito anche di più per un aggiornamento, non è vero? Io, comunque, non vi dimentico, se avete voglia di scrivermi vi lascio l'email: eryp92@rocketmail.com scrivetevi il vostro nick, nel caso^^
 Che altro dirvi? Adoro le vostre recensioni, dico davvero, punto tanto in questa storia, ho tante idee e non vi deluderò, almeno spero xD non mi sono mai divertita tanto come con questo capitolo, soprattutto per George xD vi devo salutare, ma prima rispondo ai vostri commenti ;) baci e abbracci, perfavore scrivetemi sempre ciò che realmente pensate!

P.S. Il ragazzo a cui mi sono ispirata (fisicamente) ad Alessandro si è fidanzato. Lei si chiama Alice. Sarà mica un segno? Fortuna che questa fanfiction è mia... Volete sapere altro su di lui? Non si chiama Alessandro, è del '91, mi piace parecchio (ma va?), ha uno dei sederi più belli che io abbia mai visto, porta gli occhiali anche se spesso ha le lenti a contatto, è stato bocciato all'ultimo anno, non è passato alla maturità... Perciò ancora un anno e lo vedrò tutti i giorni, anche se mi dovrò subire la vista della zoccoletta che, tra l'altro, è pure più piccola di me... Come Alice e Ilaria. Oh santo cielo, ora che ci penso è proprio così, se non fossi stata bocciata lui sarebbe in classe con me e lei sarebbe un anno più piccola. Fantastico! Ora vi lascio per davvero, magari a settembre potrei aggiornarvi su di lui! Intanto leggetevi la fic... Nota chilometrica, che cavolo! Un bacione.

P.P.S. Guardando le sue foto ora su Facebook è proprio carino e lei proprio una stronza che se li passa tutti ù.ù baci!

Commenti:

sciona: eccolo qui! E' tornato anche alessandro =) il tuo nuovo capitolo lo leggerò domani sul pullman, poi commenterò, promesso <3 hai ragione, il rapporto tra Ilaria e Federica è fantastico :D che ne pensi del cavaliere, qui? Non lo hai adorato? Ma non ILLUDERTI! I prossimi capitoli saranno ancora più interessanti e lo so perché li ho già scritti... xD bacioni!

LaNana: *____* grazie mille, i complimenti fanno SEMPRE piacere (lo scrivo in maiuscolo per attirare l'attenzione di tutti! xD) vorrei aggiornare più in fretta, ma il tempo e la voglia non me lo permettono -.- poi con le vacanze di mezzo, ancora peggio... Hai ragione, l'Ilaria della mia classe sono io, a parte i soldi e la bellezza nascosta, sono brutta sempre *_* xDDD e Ale, beh, l'ho detto chiaramente, mi sono ispirata ad un mio compagno di scuola che mi piace assai... xD a presto! 

vigife: :D è un po' una stronza questa donna! Ancora grazie ^^

sassybabyhai ragione, non è quello il motivo della sua reazione :D mi fa piacere, spesso leggo il tuo nome nei commenti di molte altre mie storie, ne sono davvero contenta e ti ringrazio^^ comunque, tornando al tuo commento, non aggiorno per questioni di tempo, ma la storia non sta morendo, tranquilla :D si, il secondo capitolo è finito, questo è l'inizio del terzo. Forse per il prossimo aggiornamento dovrai aspettare due settimane circa, ma se riesco cerco di aggiornare prima^^

A presto!!! :D

Erika <3

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Capitolo 7
*** Cap. 3 - Se fosse per sempre - Parte seconda ***


Decido di portarle alle Gru, il centro commerciale di Grugliasco, così da passare un paio d'ore per poi tornare a casa e liberarmi delle due zecche.
Dove ci porti?” mi chiede la più piccola, petulante.
Vi porto in un centro commerciale bello grosso. Poi magari possiamo prenderci un gelato più tardi” dico, superando una Mazda rossa che proprio non ne vuole sapere di superare i sessanta.
Bello! Potevamo chiedere la carta di credito al nonno” dice Carlotta, rivolgendosi a Giulia.
Io ho qualcosa dietro. Non più di settanta però” dice la sorella, aprendo la borsa.
Io ne dovrei avere circa cento. Ila pensi che con centosettanta euro riusciamo a prendere qualcosa?” mi chiede Carlotta, seriamente preoccupata.
Ma si, qualcosa troverete di sicuro, basta che non litigate” dico io, sentendomi un po' vecchia. Educare non fa affatto per me.
Accendo la radio e le ragazze iniziano a cantare a squarciagola rendendomi felice, perché almeno qualcuno apprezza i miei gusti musicali.
Arrivate davanti al centro commerciale cerco parcheggio per circa cinque minuti, alla fine lo trovo e sento le ragazze immaginarsi dentro la struttura a spendere i loro risparmi. Anzi, probabilmente sono il resto della paghetta settimanale, vista la cifra scarsa di entrambi.
Entriamo e ovviamente, nonostante l'età, il primo negozio in cui capitano è quello della Disney. Io mi guardo intorno e le seguo, quasi fossi la loro bodyguard, così butto l'occhio qua e là per farmi un'idea, finché non mi volto verso una delle gioiellerie e decido di avvicinarmi.

Ragazze vado a farmi un giro, mi trovate in gioielleria o al massimo in libreria” dico loro, anche se non mi prestano molta attenzione.
Si, va bene. Al massimo ti squilliamo” mi dice Carlotta, senza badare molto a ciò che dice. Sbuffo ed esco, non sopporto questo loro atteggiamento da superiori, che poi non è granché visto che sono in un negozio Disney con pupazzi e giocattoli, perché si sentono chissà chi, solo perché vivono tra le celebrità.
Entro in gioielleria e faccio un giro, la commessa mi sorride e si avvicina chiedendomi se ho bisogno di aiuto, ha intuito dal mio abbigliamento che posso permettermi quello che c'è lì dentro e la cosa mi dà fastidio.

In realtà stavo solo guardando, ma mi interesserebbe guardare qualche braccialetto. Però non d'oro giallo, non mi piace” le dico decisa, come ogni buona cliente che si rispetti.
Venga. Visto che lei è molto giovane opterei per qualcosa di Guess, magari, oppure sta cercando qualcosa di elegante?” mi chiede gentilmente.
Veramente cerco qualcosa di versatile, che possa andare bene con uno Chanel o un paio di jeans, non so se mi spiego” le dico, fingendo di essere “qualcuno”. È divertente.
Mi fa vedere un paio di modelli e ne trovo uno davvero carino della Morellato, ma mentre guardo i braccialetti vedo una collana da uomo e la trovo davvero fantastica: è in acciaio, a catenella, con il pendenti intrecciati a forma di manette.
La guardo e ammetto di immaginarmela addosso ad Alessandro e riesco solo a vederla più bella.

Prende il braccialetto, signorina?” mi chiede la commessa e annuisco istintivamente.
Non posso fare un regalo ad Alessandro, sono sicura che fraintenderebbe e non voglio che pensi che posso permettermi di regalargli collane da ottanta euro senza un valido motivo, anche se poi è la verità.

Mi dà anche questa?” chiedo alla commessa, pigiando il dito sul vetro. Lei mi sorride raggiante e sgambetta fino qui, dicendomi che ho scelto davvero bene.
È per il fidanzato?” mi dice, ammiccando.
Beh, si, per oggi si” dico, sorridendole, anche se non può aver capito a cosa alludessi.
Vuole che glielo incarti?” mi chiede, prendendo la collana dall'espositore e prendendo la sua scatola tonda.
No, la ringrazio, non è niente di ufficiale” le dico, sorridendo.
I regali senza motivo sono sicuramente i più belli” dice, mettendo il braccialetto e la collana in un sacchettino con il marchio della gioielleria.
Allora, sono quarantotto per il braccialetto e settantanove per la collana. In tutto sono centoventisette” mi risponde, alzando la testa.
Prendo la carta di credito dal portafoglio e gliela porgo.

Grazie e arrivederci” mi risponde, porgendomi la busta. Esco e torno al Disney store per accertarmi che le ragazze non siano scappate da qualche parte. Faccio un giro ma non le trovo, decido di andare in libreria e poi, magari, chiamarle.
Entro e il silenzio che regna è fantastico, anche se proprio silenzio non c'è, viste le persone al di fuori del negozio.
La Feltrinelli la sento un po' come casa mia, qualsiasi sia il punto vendita so che non mi deluderà, infatti trovo sempre qualche libro perfetto per me, anche se non l'ho mai sentito nominare; quasi un sesto senso.
Vado verso i romanzi, supero la saggistica che non mi attrae poi molto, e leggo qualche titolo, ma mi fermo su uno dei tanti libri di Sparks, autore che non mi ha mai deluso in fatto di sogni, devo ammetterlo. Lo prendo e leggo la trama e, come immaginavo, la trovo attraente e non cerco altre scuse per poterlo comprare. Faccio un giro più avanti e prendo in mano un altro romanzo e perdo circa dieci minuti per leggere la trama di quello e di altri due.
Sento il cellulare squillare e metto a posto l'ultimo che avevo preso e cerco il cellulare in borsa.

Pronto?” chiedo, tenendo il telefono tra la guancia e la spalla.
Ila ma dove sei sparita? Siamo al primo piano noi, ma non riusciamo a trovarti!” mi dice Giulia, allarmata.
Dove siete voi?” chiedo, parlando a bassa voce per non disturbare.
Alla Fnac!” mi risponde, concitata.
Io sono alla Feltrinelli. State lì che pago e arrivo” rispondo, staccando e rimettendo il cellulare in borsa.
Mi dirigo alla cassa e cerco il portafoglio.

Prendo questi” dico alla commessa, appoggiando i tre libri sul bancone.
Sono trentasette e novanta” mi dice, con fare annoiato.
Prendo una banconota da cinquanta e mentre prendo la busta aspetto il resto.

Grazie e arrivederci” mi risponde ed esco senza salutarla.
Davanti alla Fnac vedo le due sorelle con una busta enorme della Disney e quasi mi vergogno per loro.

Cosa avete preso?” chiedo loro, chiudendo la cerniera della borsa.
Un peluche di Ih-Oh per il compleanno di una nostra amica. È fissata per quell'asino” mi risponde Carlotta, probabilmente quell'amica non le sta tanto simpatica.
Ah, bello” commento, camminando verso la gelateria.
E tu cosa hai preso?” ammicca Giulia, probabilmente ha visto la busta della gioielleria.
Mah, delle cosette. A parte i libri ho preso un braccialetto e una collana” butto lì, visto che non mi va di dire loro che la collana è per Alessandro.
Prendiamo un gelato?” chiedo e ricevo in risposta un'alzata di spalle e un “okay” molto annoiato.
Alla fine offro io, così loro riprendono il sorriso e io mi accorgo che ridendo e scherzando è passata già un'ora e che la noia mi sta assalendo, vista la scarsa euforia delle due.

Ila ci riporti a casa? Ha chiamato il nonno e vuole che rientriamo al più presto” mi chiede Giulia, una volta finito il gelato.
Certo, non vogliamo mica far arrabbiare il nonno. Andiamo” dico, festeggiando dentro di me.
Ci metto circa mezz'ora per tornare a casa e al nostro ritorno nulla è cambiato, non che mi aspettassi qualche novità, così chiedo scusa e salgo in camera mia.
Vado in bagno e mi do una sciacquata alla faccia e mi butto sul letto con il cellulare. Compongo il numero di Alessandro e ascolto gli squilli.

Da quanto tempo” mi risponde, con la solita voce profonda.
Già. Cosa stai facendo?” gli chiedo, arrivando al dunque.
Cavoli, un giorno che siamo fidanzati e già mi controlli? Sono appena rientrato a casa, comunque. Ero uscito con degli amici” mi dice e sono piacevolmente colpita dalla sincerità e dai particolari che mi offre.
Capisco, anche io sono appena rientrata. Sono andata alle Gru con le due zecche. Sai che le hai affascinate?” gli dico, sentendomi meschina nei confronti delle ragazze.
Non l'avevo capito” mi risponde, sarcastico e rido.
Devo darti una cosa, quando possiamo vederci?” gli chiedo, cambiando tono. La voce si fa più bassa e io divento stranamente nervosa.
Domani a scuola?” mi chiede e sento il rumore delle chiavi sul vetro. Probabilmente le ha appoggiate sul tavolino.
No, non è una cosa che posso darti davanti agli altri” gli dico, facendogli intuire che è una delle nostre cose losche, sperando non fraintenda.
Uhh, sei stata in un sexy shop?” mi chiede e ovviamente distrugge tutte le mie aspettative.
Non frequento quei posti” commento, superiore.
Dovresti, ci sono tanti giocattoli interessanti” mi dice, sghignazzando.
Smettila idiota” gli dico, sbuffando.
Va bene. Ti do il permesso di venire qui, ma sappi che io indietro non ci torno. Penso proprio che tuo padre mi voglia morto” commenta, vedendo già lungo.
Lo penso anche io. Ci vediamo tra un po', ciao” gli dico, alzandomi dal letto.
A dopo” mi risponde, staccando.
Mi cambio e opto per il vestito che ho comprato da Extin, quello in jeans e indosso il braccialetto nuovo.

Io devo uscire, perciò vi saluto” dico, baciando la zia e lo zio.
Ci vediamo presto allora. E ripensa al Ballo delle Debuttanti” mi dice la zia, accarezzandomi una guancia.
Va bene zia, ci penserò” le dico, rendendola felice. Saluto le sorelle che mi ringraziano per il pomeriggio passato insieme.
Per che ora torni?” mi chiede mia madre, seria. Lei ha capito dove sto per andare.
Non lo so. Per l'ora di cena dovrei essere qui, ma non te lo assicuro” le rispondo, gelida.
Ilaria non fare tardi, o avvertici” mi dice mio padre, con uno strano tono, forse hanno capito tutti lì dentro.
D'accordo. Vi saluto, a stasera” dico loro uscendo.
Ho bluffato, alla grande pure. Non voglio stare con Alessandro, cioè non sono sicura di voler vedere la sua reazione di fronte al mio regalo, perché potrebbe sembrargli chissà cosa. Potrebbe pensare che sia un gesto da “innamorata” cosa che, tra l'altro, non sono. Un regalo, per il nostro primo ed unico giorno di fidanzamento.
Salgo sulla Mini e, arrivata sotto casa di Ale, suono il citofono chiedendogli di scendere.

Alessandro

Scendo e la trovo appoggiata contro la sua Mini con una mise piuttosto attraente: un vestitino in jeans.
Ciao” le dico, chiudendomi il portone alle spalle e avvicinandomi.
Ciao” mi dice, sorridendomi dolcemente.
Mi guardo intorno, sono nervoso, questa giornata per quanto possa esser stata positiva è stancante e il peggio è stato a casa sua. Proprio non mi aspettavo un gesto così meschino da parte di sua madre, ma ammetto di essere stato un coglione a non dirle niente.

Perché non vuoi salire?” le chiedo, indicando il portone alle spalle.
Mi chiedo se, per caso, il mio alloggio non è abbastanza per lei e se lei in realtà pensa questo, ma mi ripeto che non è possibile, nonostante sia ricca non snobba gli altri, anzi.

Non... Non so, non ho dato peso alla cosa, sinceramente. Se vuoi saliamo, per me è indifferente” mi dice, tenendo le braccia conserte. Segno di chiusura.
Sei venuta qui perché devi darmi qualcosa, no?” chiedo conferma.
Allora mi ascoltavi!” esclama ridendo e scuoto la testa.
Le mie chiamate durano poco proprio per questo” le dico, appoggiandomi contro la Mini.
Si, me ne sono accorta” mi dice, prima di una lunga pausa di silenzio.
Dai, sali” le dico, scostandomi dalla Mini, lei annuisce e chiude la macchina.
Le tengo la porta e sale le scale davanti a me: non posso mica perdermi la panoramica del suo lato B proprio in quest'occasione.

Permesso” dice inutilmente, entrando in casa.
Prima di oggi, solo una volta è stata in casa mia, però è stato memorabile quel giorno, visto che era la “prima volta”.

Vuoi qualcosa?” le chiedo, guardandola. Okay, forse non dovrei farle la radiografia.
No. Ale smettila di guardarmi come se fossi affamato” mi dice, girando gli occhi e incrociando le braccia al petto.
Va bene, va bene” glielo concedo, però poteva coprirsi anche un po' di più.
Fruga nella sua borsa e sento il fruscio di un sacchetto di plastica che tira fuori e mi porge: il sacchetto è quello di una gioielleria.

Il sacchetto è inerente al regalo o è il primo che hai trovato?” le chiedo sarcastico, prendendolo.
Beh, di solito non uso altri sacchetti” mi risponde, seria.
Memo: lei non ricicla sacchetti.
Lo apro e vedo una scatola tonda, seria, con la base nera e il coperchio argentato. Che diavolo mi ha regalato?
Decido di rimanere zitto e tirarlo fuori, così mi fermo a guardarlo immaginando cosa possa essere.

Dai, muoviti” mi dice, impaziente. L'avevo notato che era leggermente nervosa.
Okay” le dico, aprendo il coperchio e scoprendo una collana con due manette.
La tolgo dalla spugnetta che la sorregge e me la rigiro tra le mani.
È bella, non è pesante e sono sicuro che fa la sua porca figura, soprattutto addosso a me.

Ehy, potevi regalarmi le vere manette” le dico, scherzando, ma lei non la prende molto bene, perché mi rifila uno sguardo di puro odio.
Sto scherzando Ilaria. Mi piace, è bella” dico, vedendola sospirare, quasi si fosse tolta un peso enorme.
Decido di mettermela e il suo sorriso è a trentadue denti e trovo che mi stia bene, davvero.

Che metallo è?” le chiedo, accarezzandole una guancia. Lei ci si appoggia e mi risponde con tranquillità.
Acciaio”
Figo, penso. Probabilmente è una delle cose più costose in casa mia, a parte la macchina, non abbiamo niente di valore.
Io l'avrò anche guardata
affamato come dice lei, ma qualcosa mi dice che lei non sia venuta fino a qui per darmi la collana e andarsene, ma soprattutto che non si sia vestita così perché è il primo straccetto che ha trovato.

Grazie” le dico, tirandola dal braccio e dandole un bacio.
È l'unica occasione questa, non capiterà di nuovo di farti un regalo, volevo ti ricordassi del nostro unico giorno di fidanzamento” mi dice, accoccolandosi contro di me.
Caspita.

Come potrei dimenticarlo?” le chiedo, senza pensare molto alle mie parole. Si contorce tra le mie braccia, ma la colpa è tutta dei baci sul collo che le sto dando.
Non mi meraviglierebbe. Non so neanche se ti ricordi dove ci siamo dati il primo bacio” mi dice, mugugnando. Sta cedendo, non è difficile capirlo.
Nelle scale antincendio all'inizio dell'anno. Ero uscito per fumare una sigaretta ed eri lì a piangere” le dico, segnando il punto decisivo, quello che mi fa vincere la partita.
Mi bacia e da lì al mio letto la strada è davvero corta e riesco anche a meravigliarmi di quanto io la stia desiderando, i miei istinti si accendono come alcol puro sul fuoco.

Sono tornata dalle vacanze... Con un piede rotto -.- o meglio, è ingessato, ma in verità ho un osso parzialmente staccato XD o qualcosa del genere. Come è successo? Sono caduta da tre gradini a Vico del Gargano, in Puglia. Pessima vacanza, dieci giorni a litigare pesantemente -.- ma passiamo ad altro...
Ahahahah! Okay, lo so che il capitolo è corto e vi avverto che il prossimo lo sarà ancora di più xD ad ogni modo, che ne pensate?
Bene, per chi non se ne fosse accorto, è stato pubblicato un prologo di 'Vivo per lei' che potete trovare come one shot nella mia pagina. Si intitola 'Vivo per lei - cominciò così'. In più è stata creata anche la serie. Tenetela d'occhio, potrebbero spuntare delle one shot inerenti alla storia, magari del periodo tra il prologo e l'inizio della long fic. D'accordo, cos'altro potrei dirvi? Non ne ho idea. Magari lasciate un commento nell'altra oppure scrivete un'unica recensione e parlate di entrambi, non lo so, fate vobis. Ah: non illudetevi del comportamento dei due... Ne prossimo capitolo vi deluderanno, ve lo garantisco xD.

Commenti:

sciona: sono convinta che EFP sia una specie di dono, perché grazie a questo sito ho "conosciuto" persone fantastiche, tipo te :) comunque tu sei favoreggiata tanto quanto me, io vengo avvisata dell'arrivo di mattia addirittura con un messaggio privato! xD si trattava di un pranzo e non di una cena, ma te l'ho giò detto. Mi piace ripetermi. Sono convinta che EFP sia una specie di do... No, aspetta, non in questo senso! xDD la smetto, davvero xD non credo che il Ballo delle Debuttanti avrà ancora spazio nella storia, perciò non ci badare più, era per scrivere qualcosa! No, era far capire il ceto sociale degli zii, nel caso non si fosse capito con la villa al lago... :D okay, voglio sapere subito che ne pensi e, questa volta, non illuderti davvero xD

 LaNana: ma ciao! Mi fa piacere leggere un altro tuo commento :D sono già tornata, visto che velocità? Ti auguro vacanze migliori, dico davvero :D a presto!

Iris92: uhhhh! Un commento chilometrico *___* sono i miei preferiti xD mi fa piacere (dico a tutti cosìììì. Devo trovare dei sinonimi -.-) che tu abbia scoperto la mia storia tra tutte quelle romantiche xD direi che i corteggiamenti sarebbero fuori luogo, ma ti consiglio di leggere il prologo che ho pubblicato come storia a parte, nel caso tu non l'abbia ancora letto :) mi dispiace per l'uomo dei tuoi sogni. Lo scemo a cui mi sono ispirata non è manco passato alla maturità, non lo hanno ammesso. Che pezzo di idiota! xD comunque se non riesci a togliertelo dalla testa, un motivo ci sarà! Fammi sapere che pensi del capitolo e grazie ancora per i complimenti! A presto! :D

Erika

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Capitolo 8
*** Cap. 3 - Se fosse per sempre - Parte terza ***


Essenzialmente questi sbalzi di ormoni non dovrei averceli più, dati i diciannove anni, ma perdo la ragione e giuro che un'ora passa senza che me ne accorga. Un'ora, non di più, visto che quando mi sdraio accanto a lei sono morto, avrei dovuto trattenere la passione, perché ora mi sembra di aver fatto quindici chilometri di corsa.
Mamma santa” commenta Ilaria, coprendosi il viso con le mani.
Scoppio a ridere e si unisce a me, siamo davvero ridicoli.

Che prestazione, eh?” le dico, ammiccando. Lei mi dà uno schiaffo sul petto, poi mi abbraccia e io non posso far altro che ricambiare. Essere carino una volta ogni tanto non fa male a nessuno. Almeno spero.
Posso dormire un po' o devo scappare subito?” mi chiede, a bassa voce.
Dormi pure” le dico, accarezzandole la testa sudata.
Si addormenta con la testa sul mio petto e, dopo essermi pentito di non aver preso prima le sigarette, non posso far altro che sonnecchiare un po', anche se poi mi assopisco anche io e mi sveglio con la porta della mia camera che filtra un po' di luce dalla cucina.
Apro un occhio solo e vedo che è mia madre e, nel momento in cui sto per salutarla, realizzo che Ilaria è nuda sotto le coperte e che è addormentata sopra di me e mia madre non può non averla vista. Così faccio finta di niente e aspetto che richiuda la porta, prima di svegliarla.

Ila? Ila svegliati” le dico, scuotendola un po'.
Guardo l'ora, sono le dieci. Mia madre è a casa da almeno tre ore e non mi ha svegliato.

Ilaria, cazzo sono le dieci!” le dico, spostandole i capelli da davanti il viso.
Cosa?” mi chiede, alzandosi e stropicciandosi un occhio.
Ha i capelli arruffati ed è completamente nuda, mi dispiace quasi chiederle di andarsene.

Sono le dieci. Abbiamo dormito più di cinque ore” le dico, vedendo i suoi occhi spalancarsi con orrore.
Avevo detto che sarei tornata per cena! Cazzo, cazzo, cazzo! Chi li sente quelli? Avevano pure capito che ci saremmo visti, facendo due più due capiranno che abbiamo scopato! Santo Dio, mi toglieranno pure dal testamento!” dice, agitandosi e rivestendosi.
Sei melodrammatica” le dico, girando gli occhi. Mi alzo e cerco i boxer, senza molto successo, data la scarsa visibilità. Mi chiedo come faccia a ritrovare la sua biancheria.
Non sono melodrammatica, sono nella merda. Dov'è la borsa?” si chiede, girandosi su se stessa, sperando di vederla con la luce della luna. Accendo la luce e le indico la borsa, lei ci si butta sopra, come un avvoltoio con una carogna, in cerca del telefono e chiama a casa.
Sono io. Sto per tornare. Lo so, ma non riuscivo a chiamare prima... Smettila, lo sai che non ti sto dicendo cazzate... Mamma! Non ti basta avermi rovinato la giornata? Devi ancora rompere? Ci vediamo a casa. Ancora... Guarda che non ci torno proprio” dice, cercando di non urlare. Probabilmente avrà capito che c'è mia madre in casa.
Scusa Ale, ma continuava a ripetermi che non ci crede che non potevo chiamare a casa per avvertirli. Non la sopporto, voleva che ammettessi a tutti i costi” mi dice, tirandosi indietro i capelli.
Tranquilla. Sicura di voler tornare a casa?” le chiedo, vedendola piuttosto turbata.
Sarebbe meglio di si. Ale in questi giorni capitano cose che prima non erano mai successe, forse è meglio trattenersi un po'. Ammetto che se fossi un altro non avrei detto niente, ma nel tuo caso è meglio rimanere estranei” mi dice, seria.
Che colpo basso il suo. Ora sarebbe mia la colpa?

Cosa stai cercando di dirmi?” le chiedo, quasi ringhiandole contro. Si, sono una sottospecie di animale.
Che fondamentalmente sei un bastardo, Ale, e che non voglio stare male per colpa tua” mi dice, fin troppo franca.
Cos'è questa fitta di delusione? Ha ragione, non è neanche la prima a dirmelo.

Capisco. Forse un giorno la smetterò di essere così stronzo, visto che me lo ripete continuamente qualcuno” commento, sbuffando.
Va bene avere una reputazione, ma fino ad un certo punto. Se continua così, nessuno si avvicinerà più a me.

Ne dubito” mi dice, sbuffando.
Io sarò pure stronzo, però tu mi sai un po' di zoccola, senza offesa” vedo che spalanca la bocca, ma continuo, ormai mi sono offeso.
Prima vieni qui, mi regali una collana, ti strusci tipo gatta morta e dopo mi dai del bastardo? Stai facendo tutto tu, nel caso non te ne fossi accorta. Vedi? Non ti sopporto dopo” le dico, fissandola negli occhi.
Adesso mi sono anche un po' stufato.
Gli occhi le si riempiono di lacrime e mi sento una merda, lo posso dire senza problemi, non volevo darle davvero della zoccola, ma è la prima cosa che mi è passata per la mente. O meglio, l'ho pensato in quel momento.

Ila...” dico, sospirando.
No, hai ragione, sono stata stupida. Non avrei dovuto regalarti quell'inutile collana, non sarei dovuta venire qui, non avrei dovuto fare tardi a casa, eppure l'ho fatto, perché sono stupida, non perché sono una puttana come pensi tu” mi dice, per poi mettersi il vestito e cercare le scarpe.
Non avrei dovuto dirti una cosa del genere” dico infine, sperando di recuperare un po' di dignità.
In quel momento lo hai pensato, questo già basta. Non ho voglia di discutere, Alessandro. Voglio solo andarmene a casa” mi dice, mentre si mette le ballerine ai piedi.
No, aspetta, non voglio che tu te ne vada così, rimani qui stanotte, tanto è già tardi” le dico, pentendomene all'istante.
Per farmi ancora insultare? No, grazie” mi dice, prendendo la borsa e superandomi.
Ilaria c'è mia madre, non puoi uscire così, senza che te la presenti” le dico, lei si blocca a metà tra la porta e me.
Vuoi presentarmi tua madre?” mi chiede, spazientita. Che altro posso fare?
Direi di si. Ti prenderebbe davvero come una prostituta se sgattaiolassi fuori senza farti sentire. Dai, vieni” le dico, superandola e aprendo la porta.
Sbianca, ma tra i due sono sicuro di essere io quello messo peggio, mia madre non ha neanche mai conosciuto i miei amici, figuriamoci una ragazza.

Che... Che cosa le dico?” mi chiede, sussurrando.
Oh, beh, io mi sono ritrovato tuo padre senza neanche immaginare che lo avrei conosciuto così presto. Fai un respiro profondo ed esci, ne usciremo comunque vivi” le dico, cercando di sembrare tranquillo.
Fa come le dico, esce fuori dalla mia camera e tiene la borsa tra le mani, è rossa in volto e sembra sul punto di piangere dal nervoso.

Ma'?” chiamo, cercandola.
Sono in cucina” mi urla, probabilmente ha già capito.
Cammino verso la cucina, ma vedo che Ilaria non mi sta seguendo.

Hai intenzione di venire?” le chiedo, cercando di non sembrare arrabbiato, ma non mi riesce molto bene.
Scosse la testa, era davvero terrorizzata.

Mi dici che ti prende? Non ti ucciderà, è pur sempre mia madre” le dico, avvicinandomi. Lei fa un passo indietro; brutto segno.
Non è questo, Ale. È solo che non mi sembra giusto conoscerla” mi dice, sospirando.
Allungo un braccio e le prendo la mano, non voglio che mia madre pensi male di lei, anche se io per primo l'ho giudicata nei peggiori dei modi, prima.

Mamma? Posso farti conoscere una persona?” le chiedo, entrando in cucina con la mano di Ilaria nella mia.
Mia madre si volta e ci guarda con uno strano sorrisino, ci ha visti, starà pensando che è la mia ragazza, appena se ne andrà mi chiederà se sono innamorato e poi quando negherò mi guarderà con quell'aria da tanto lo so che stai mentendo.
È snervante essere figli.

Ciao” dice mia madre, mettendo a posto una sedia e camminandoci incontro.
Salve” dice flebilmente Ilaria, con lo sguardo basso. Dov'è finita la forte combattente pronta a difendersi contro tutto e tutti?
Mamma questa è Ilaria, Ilaria questa è mia madre” dico loro, imbarazzatissimo.
Si scambiano una stretta di mano, ma Ilaria non alza gli occhi e la capisco, abbiamo appena litigato e io le presento mia madre.

È la tua ragazza?” mi chiede mia madre, con un sorriso dolce. La guardo e rispondo senza pensare.
“Veramente no”
Cade un silenzio glaciale, Ilaria lascia la mia mano e lo sguardo di mia madre si fa serio e capisco di aver detto una cazzata delle mie. Avrei dovuto mentire ancora un po'.

Bene” commenta mia madre, ormai anche lei in imbarazzo.
Io dovrei andare. È stato un piacere conoscerla, signora. Spero non si offenda, ma sono in terribile ritardo e i miei genitori mi aspettavano circa tre ore fa. Arrivederci” dice Ilaria, allungando una mano verso mia madre, più sicura di sé, non più bloccata come prima. Qualcosa mi dice che è arrabbiata.
Esce dalla stanza il più velocemente possibile e riesce anche ad aprire la porta, così mi ritrovo a rincorrerla per le scale.

Ilaria!” le grido, sperando di fermarla, ma lei esce dal portone e sono costretto a darmi una mossa, se le voglio parlare.
Ilaria, aspetta un attimo” le dico, prima che chiuda la portiera.
No, Ale. Voglio andarmene” mi dice, fredda.
Mi gratto la testa e mi maledico per essere così coglione, possibile che riesca a fare così tanti casini in così poco tempo? Dev'essere un record il mio.

L'ho detto senza pensarci, okay?” le dico, aprendo le braccia in segno di resa.
Tu non pensi mai Alessandro. Comunque le hai detto la verità, perciò non sentirti in colpa. Facciamo così, chiudiamola qui. Basta vederci, basta scopare, basta parlarci. Cancella il mio numero, ignorami a scuola e dimentica ciò che è successo tra di noi. Provaci con Alice, con Genoveffa, con chi cazzo vuoi, ma fai finta che io non sia mai esistita” mi dice, rientrando in auto e mettendo in moto.
Guardando quella Mini andare via mi chiedo il perché delle mie azioni.

Non dovete odiarmi, davvero ç___ç lo so che è corto, ma non ci posso fare nulla, più di così non riesco xD sappiate che dopo SETTIMANE di sconforto totale per il quarto capitolo, finalmente ha ingranato. Anche se, ahimè, avrete Andrea in mezzo ai piedi ;) non vi dico altro!

Ricordo ancora che: è stato pubblicato un prologo di 'Vivo per lei' che potete trovare come one shot nella mia pagina. Si intitola 'Vivo per lei - cominciò così'.

Commenti:

sciona: ti chiedo scusa <3 ma te l'avevo detto di non illuderti! Eh, questi ragazzi. Ma l'hai viste le ultime foto del ragazzo a cui mi sono ispirata per Alessandro? Ha la foto profilo di facebook con LEI! Zoccola. Ad ogni modo, no, non stiamo più pelando carciofi (e abbiamo già parlato del fatto che io i carciofi non li pelo, di solito), siamo passati a lavar zucchine. Bacioni!

chiara84: è un po' presto per parlare di sentimenti, dopo la gita le cose saranno più chiare, ma fino ad allora non sono ancora legati come si deve!

LaNana: hai pienamente ragione, non può essere disinteressato xD però che brutta sorpresa dopo -.- si, forse avrei potuto evitare, ma è così che doveva finire. Tra qualche capitolo le cose miglioreranno, ma per il quarto capitolo saranno divisi (tre capitoli di EFP, quindi). Spero di non averti delusa! A presto :D

Iris92: ebbene si, veramente non è rotto, ma due ossa sono staccate tra di loro, quando non dovrebbero esserlo xD forse lunedì me lo tolgono però ** comunque, tornando alla recensione, immagino che questo capitolo non sia bello come l'altro, visto com'è andata a finire xDDD mi dispiace, ma era inevitabile!^^ ti ringrazio anche per la recensione nel prologo!

marty 95oh, ma quante lusinghe, ti ringrazio! Come dico sempre, gongolo leggendo i complimenti! xD allora, voglio aggiungere che la madre non è una stronza colossale senza motivo, qualche ragione ce l'ha, ma si scoprirà più avanti. Ebbene, non è finito bene il capitolo, ma come hai detto tu, non può essere tutto rose e fiori^^ mi fa piacere che ci sia una nuova lettrice, spero continuerai a recensire!^^ a presto

Erika!

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Capitolo 9
*** Cap. 4 - Sono già solo - Parte prima ***


Ilaria
Non piangerò. È una promessa che ho fatto a me stessa, perché non ne vale la pena, non è giusto che io stia a sprecare il mio tempo così. Non è giusto per me stessa, sto dimostrando più affetto nei miei confronti così. Mi voglio più bene, in un certo senso.

Sto una merda, Fede. Non funziona neanche l'autoconvincimento” le dico al telefono, mentre piango come una scema.
Ila è uno stronzo, te lo ha dimostrato un milione di volte, sei tu che non vuoi capirlo e ti ostini a vederlo. Lascialo perdere e stop. Ti toglierai un peso dallo stomaco” mi dice Fede, mentre corre per le strade romane.
Sono andata a trovarla a Roma, una volta. In quattro giorni mi ha fatto fare un giro ultra veloce della Roma Antica e di quella moderna. La fontana di Trevi mi ha lasciata senza fiato. Ricordo ancora di aver buttato una moneta e di aver sperato che la mia vita migliorasse un po’, magari facendomi incontrare la mia anima gemella o qualcosa di simile. In verità dopo Marco, il ragazzo di cui mi ero follemente innamorata a sedici anni, non ero più stata con nessuno e dopo qualche giorno dal mio ritorno a scuola ecco l’incontro con Alessandro. Beh, lo conoscevo già, ma di certo non lo avevo mai baciato prima.

Ci proverò Fede. Abbiamo litigato un sacco di volte, ma non mi aveva mai insultata, non così. In genere sono sempre io quella che l’offende. Mi sono ficcata in un casino senza precedenti” rispondo, rotolandomi nel letto.
Appunto, motivo in più per chiudere definitivamente questa storia prima che sia troppo tardi” aggiunge, prima di urlare un sonoro “Bastardo!” ad un automobilista di fretta.
Cosa intendi con prima che sia troppo tardi?” le chiedo, temendo di conoscere già la risposta.
Ti innamorerai di lui, Ilaria. Non è tanto diverso da quello che è successo con Marco. Ti farà del male anche lui” mi dice, spaventandomi.
Ero già innamorata di Marco, mentre di Alessandro non lo sono. E, per la cronaca, io e Ale l’abbiamo già fatto da tempo, nel caso non ne fossi al corrente. Marco mi aveva lasciata in quella stanza, dopo essersi gentilmente appropriato della mia verginità. Gli interessava solo quello, perciò non trovo le due situazioni analoghe, per niente, ad essere sincera” le dico, cercando di non arrabbiarmi.
Per quanto possa essersi comportato da merda Alessandro, non arriverà mai ai livelli di Marco.

D’accordo, hai ragione, ma ora devo smettere di parlare, solo perché ho lezione. Tu intanto studia la tesina e non farti fregare, non puoi rischiare di andare male alla maturità per colpa di un ragazzo, sarebbe da stupidi e lo sai meglio di me. Ora ti saluto, baci e abbracci, ti voglio bene” mi dice, mentre sale saltellando le scale della sua università, almeno credo.
Ti voglio bene Fede. Non so come farei senza di te, baci” le dico, prima di interrompere la chiamata. Parlare con Fede mi fa sempre sentire meglio, anche se quello che mi dice non è rassicurante o saggio, mi fa riflettere e va bene così.
Ilaria, è arrivato Mattia” mi dice Natalia, dopo un breve colpo alla porta.
Scendo!” le rispondo, precipitandomi verso la scrivania per prendere l'occorrente: calcolatrice scientifica, quella normale e il righello. La scientifica mi serve per le radici quadrate e quella normale è per lui che non è in grado di usare quella scientifica.
Scappo in bagno a mettermi un attimo in ordine, non è certo giusto che Mattia mi veda con i lacrimoni e il mascara colato.

Ciao Mattia!” gli dico, sorridendo. Lui, come sempre, ha una faccia da morto.
Ciao” commenta, sedendosi e aprendo lo zaino.
D'accordo, ho considerato Mattia un “ragazzino”, in verità ha sedici anni, solo due in meno di me, ma considero ragazzini tutti quelli che siano come minimo sei mesi più piccoli. Lo so che non è una cosa carina, ma poco mi importa: sono ragazzini anche i miei coetanei, se proprio dobbiamo stare qui a sindacalizzare.

Allora... Come sta andando a scuola?” gli chiedo, sedendomi di fronte a lui.
Ho preso tre, nell'ultima verifica di mate” mi dice, stravaccandosi con aria strafottente.
Il bastardello lo fa apposta.

Vuol dire che dovremmo vederci più spesso e non è un invito galante” gli dico, alzando un sopracciglio, seria.
Che cazz...” dice, abbassando la testa. Si è dato da solo la zappa sui piedi.
Visto che pagano i tuoi, più tardi parlerò con tua madre, puoi starne certo” aggiungo, prendendo il libro di algebra.
Passo così un'ora e mezza, cercando di inculcare nella testa di quello sbandato almeno le basi delle disequazioni, senza molto successo.
Mi giura di metterci tutto l'impegno possibile nel prossimo compito e di aspettare il voto, prima di parlare con sua madre: non vuole rinunciare allo skate, così mi dice.
Appena se ne va, incontro mia madre nel corridoio che porta in cucina, devo ancora parlarle da domenica.

Ora ti fai vedere?” le dico, incrociando le braccia.
Che stai dicendo?” mi chiede, fermandosi e guardandomi seria. Ha paura, sa di aver sbagliato.
È da domenica che mi eviti e non ti fai vedere da me se non c'è anche papà. Pensavi che non ti avrei trovata prima o poi? Però non capisco perché diavolo ti comporti così! Perché mi odi? Sono una figlia perfetta, non faccio mai niente di sbagliato e cerchi sempre di mettermi i bastoni tra le ruote. Dimmi perché hai fatto venire Alessandro proprio domenica” le chiedo, bloccando la mia sfuriata.
Lei rimane impassibile e mi fissa.

Non credo di dover dare spiegazioni a te che sei mia figlia. Ne riparliamo un'altra volta, adesso devo uscire e non posso fare tardi. E non ti odio, stupida, ti ho portata io per nove mesi dentro di me, mica tuo padre o che so io. Quello che fai non è giusto e visto che di definisci perfetta, smetti di vedere quel ragazzo” mi risponde, prima di sparire in salotto.
Gran chiacchierata la nostra.
Torno in camera e guardo l'orologio sulla parete. Sono già le cinque e non ho combinato nulla di buono.
Mi siedo davanti alla scrivania e guardo la mia tesina con malinconia: avrei dovuto perdere meno tempo, contando la gita e le vacanze di Pasqua.
La prendo e sfoglio qualche pagina: è già stata corretta e riveduta un sacco di volte, sia da me che dai miei insegnanti. È dalla fine della terza che ci lavoro su.
Ho deciso di portare il Giappone e la guerra del Pacifico, o nel Pacifico, che dir si voglia.
D'accordo, lo so che il mio punto di vista sulla guerra dovrebbe essere giapponese, visto il mio lavoro, ma non riesco proprio a vederlo così. È più forte di me, non riesco a non essere dalla parte degli americani e giuro di averla modificata almeno dieci volte solo per quel motivo. Fanculo ai giapponesi, potevano evitarsi quell'attacco a Pearl Harbour.
Neanche il tempo di leggere le prime tre pagine che mi arriva un messaggio, veramente due, ma uno era vecchio e non potevo leggerlo davanti a Mattia. Non è mica giusto mettersi a leggere i messaggi quando ti pagano a ore.
Prendo il cellulare e ringrazio chiunque sia, non ho proprio la testa per studiare e la cosa mi preoccupa, perché non è assolutamente da me. Sono quella che ha studiato i quattro capitoli di storia nel pub del centro. Aggiungo solo che Federica era sopra il tavolo a ballare, completamente ubriaca.


Okay, è stata la lezione più lunga della mia vita. Quel vecchiaccio non la smetteva più di parlare, in più mi sono dovuta trattenere perché avevo delle domande da fargli. E ti dico che è quello di belle arti, se mi capisci. Hai studiato, brutta tonta? Se non esci con cento, non ti rivolgerò più la parola. Ti voglio bene mon amour, mi hai anche fatto sprecare tre messaggi, come minimo mi devi offrire una colazione. Sono quasi a quattro. Ciao!

Mi chiedo se sia possibile avere una migliore amica come lei, perché le manca qualche rotella di sicuro. Sghignazzo e decido di rispondere dopo aver letto l'altro messaggio. Ora non so che scriverle.
Torno nella cartella dei messaggi e ne trovo due. I messaggi ricevuti erano tre, quindi.


Oggi pomeriggio in centro? Ma non ti stavi vedendo con qualcuno? :-) ci sarò. Porti qualche amica per caso? :-P chiedo anche a Ste di venire? Fammi sapere prima delle tre! Tanti baci Ali :-*

Porca puttana.

Merda, merda! Non doveva essere per te il messaggio, ho sbagliato! È colpa dell'abitudine. Ignora l'altro messaggio per favore. E scusami.

Bastardo.
Come si fa a sbagliare così? Lo sta facendo apposta? Mi vergogno per lui, vista la meschinità dei suoi gesti. Questo poi li batte tutti.


Oh, si, immagino sia stato proprio un brutto incidente, vero? Ma guarda, ti prude già? Dopo solo quattro giorni? Mi fai schifo, Ale. Se fossi una donna, saresti più puttana di me.

Perlomeno non piango, questo è già tanto. Sono solamente arrabbiata, vorrei spaccargli la testa, non ha rispetto per me, tanto meno per quel “noi” che effettivamente non c'è mai stato. Riapro il messaggio di Federica e le rispondo:

No, non sono riuscita a studiare. Alessandro mi ha mandato un messaggio destinato ad Alice e ho scoperto che si vedono oggi in centro. Beh, forse un paio d'ore fa, non lo so, i messaggi non potevo leggerli prima. Mi fa schifo, davvero. E per la cronaca, la colazione offerta è per le morte di fame! Sto scherzando, non credi che potrebbe essere una frase di mia madre? Ti lascio, I love you, lovely friend.

Mentre scrivevo la risposta mi è arrivato un messaggio e, senza neanche doverci pensare molto, intuisco il mittente che non può non essere lui.

Ma quanto sei stupida? Davvero credi lo abbia fatto apposta? Vaffanculo te e le tue paranoie. Mi hai rotto i coglioni, sei convinta che il mondo ce l'abbia con te. Scendi dal piedistallo.

C'è un po' di verità nelle sue parole, ma non voglio ammetterlo.

Ma smettila, sei ancora un ragazzino. E si, penso che tu l'abbia fatto apposta, perché sarebbe un comportamento di Alessandro De Angelis.


Rispondo e mi asciugo le lacrime che mi scendono lente. Maledetta quella serata a casa sua, ora la rimpiango tanto. Ho così paura che le parole di Federica possano diventare realtà che sento la nausea fare capolino. Alessandro ti odio!
Mi arriva un messaggio e subito dopo un altro, voglio prima leggere quello che mi dice Federica. Non ne posso già più di lui.


È sicuramente una frase di tua madre. Comunque te l'avevo detto che Alessandro è un bastardo, ma non mi hai voluto dare retta. Figurati se mi innamoro di Alessandro! Figuriamoci se non riesco a smettere di vederlo! Ti sei fregata da sola e ti dirò: te l'avevo detto. Ah-ha, ora ti sta bene. Ma siccome sono la tua migliore amica, sappi che sto soffrendo con te. Anche se addento un hamburger di McDonald.

Certo che mangiare un hamburger alle sei del pomeriggio non è un'ottima idea. Però per il resto non posso negare che avesse ragione, tranne per il fatto che non sono innamorata di Alessandro. Ricordo bene com'ero, ai tempi di Marco. Non mangiavo, fissavo in continuazione il cellulare e piangevo quando mi rispondeva ai messaggi chilometrici con una semplice sillaba. Con Alessandro non è così, se non ci sentiamo per giorni non mi importa, se non ci rivolgiamo la parola a scuola non mi dispero, se per una settimana non ci vediamo, non smetto di mangiare.
Con uno strano peso sullo stomaco, decido di leggere prima il messaggio di Alessandro e poi di rispondere a Fede.


Ah, si, come no. Perché tu mi conosci così bene, non è vero? Sai tutto su Alessandro De Angelis! Potresti scriverci una biografia. Ma smettila tu, che ti comporti come una bambina. Anzi, no, come una moglie gelosa. Se avessi saputo che per qualche scopata mi sarei dovuto sorbire una lagna come te, avrei speso qualche soldo, ma almeno avrei avuto una professionista. Cancella il mio numero, per favore. Lo farò anche io.

Ci sono cose che, nella loro semplicità, possono significare cose più grandi. Questo è il significato dei simboli di cui parlano tutti. Ad esempio il pensiero di cancellare il suo numero, è una specie di simbolo della sua cancellazione dalla mia vita. D'accordo, è complicato, ma più o meno dovrebbe essere così.

Vorrei tanto che tu l'avessi fatto. Anzi, a saperlo, te l'avrei pagata io. Ora cancello il numero.

Invio il messaggio e cancello davvero il suo nome dalla rubrica. È fatta, è davvero finito tutto, finalmente. Rispondo a Fede, deve essere aggiornata, visto che mi vuole bene ne sarà contenta.

Mi ha detto che avrebbe preferito pagare una puttana, piuttosto che scopare con me ma dovermi sopportare. Mi ha detto di cancellare il suo numero e l'ho fatto, così ora dovrebbe essere tutto a posto. Mi sento vuota, ma non pensare subito male. Non sono innamorata di lui, okay? Mi danno fastidio le sue parole e il pensiero che alla fine abbia lo stesso la stronzetta bionda. Che cosa avrò io in cambio? Ora mi metto nel letto, ho già faticato troppo.

Le invio il messaggio e mi butto sul letto, lasciando la tesina aperta sulla scrivania. Non è proprio periodo. Ebbene, adesso avrò tutto il tempo necessario per studiare la tesina e mi dispiace essere costretta ad andare in gita. È la mia prima gita, in questa scuola. Lo so che aspettare fino alla quinta è da masochisti, soprattutto perché non erano i soldi il mio problema, eppure andare in gita con compagni che ti odiano non è il massimo del divertimento. Sto già tanto da sola a casa che da un'altra parte mi demoralizzerebbe e basta.
Ma questa volta avevo accettato perché ero sicura che almeno una persona lì dentro non mi avrebbe ignorata del tutto. E una settimana e mezzo prima di partire, aveva buttato tutto nel cesso.
Alessandro sei grande!
Leggo il messaggio di Fede con l'umore a terra, perché non posso credere di essere così stupida.


Che se la pagasse e si prendesse pure l'AIDS! D'accordo, non sono cose da dire, lo so. Però almeno l'epatite? Anche qualcosina di leggero... Comunque se non sei innamorata di lui, poco ci manca, cara. Speriamo sia finita prima, così non rischi poi molto. Ehy, perché non vai in centro con qualcuno pure tu? Che ne so, portati uno dei tuoi amiconi sciccosi. Sai quel tipo... Perché non chiami Andrea? Quello muore per te. Potresti far morire d'invidia pure l'altro. Non stare a letto che ingrassi! Devi bruciare calorie più in fretta, ora che non hai più il sesso! Oppure ti trovi un altro. Cazzo, spreco cinque-sei messaggi a botta. Mi sa che mi devi offrire un hotel a cinque stelle ora. Non rispondermi, fammi sapere stasera com'è andata. Baci&abbracci.

Sorrido leggendo il suo messaggio. Non ha poi tutti i torti, Andrea muore davvero per me. Cerco il suo numero nella rubrica e lo chiamo, sono sicura che mi risponderebbe pure nel cesso, visto che non lo calcolo neanche per sbaglio.
Ilaria! Ciao” mi risponde, con enfasi. Chissà, magari è davvero nel cesso.
Ciao Andre. Com'è?” gli chiedo, guardando il soffitto.
Mi sento anche io un po' meschina, non è giusto usare Andrea per i miei scopi malvagi, ma mi continuo a ripetere che sono una persona buona e che magari mi innamorerò per sbaglio di Andrea. D'accordo forse non sono così buona.

Tutto a posto. Te?” mi chiede, mentre cammina. Sento delle porte scorrere.
Anche io tutto a posto. Non per essere invadente, ma che stai facendo?” gli chiedo, arricciandomi un ciuffo. Questo comportamento non va bene.
Stavo aiutando Bobby a studiare francese. Non fa proprio per lui. Mamma pensava di mandarlo a Parigi un anno, per fargli imparare la lingua come si deve, però ha tredici anni, non è giusto che salti la scuola per una lingua. Tu? Che combini?” mi chiede.
Bobby è Roberto, suo fratello. Uno dei tre, a dire il vero.

Niente, sono qui ad annoiarmi. Volevo chiederti se ti andava di fare un giro in centro, sai, magari potevamo prenderci un gelato o, boh, quello che vuoi” gli dico, sentendomi una cacca gigantesca.
Grande! Cioè, perché no? Tanto Bobby aveva finito con francese. Per me va bene, davvero. Ti passo a prendere?” mi chiede, sminuendomi al massimo.
Mi dispiace sentire tanto entusiasmo, mi fa sentire la persona peggiore del Pianeta. Dopo Alessandro, ovviamente.

Perché no? Però ti prego evita la Lamborghini perché attira troppe persone” gli dico, ricordando la nostra ultima uscita.
Tanto non ce l'ho, le stanno cambiando gli interni. Sai che papà ha la fissa, deve cambiarli ogni anno. Al momento c'è solo la Porsche, è un problema anche quella? Andiamo in bici, se vuoi” mi dice, facendomi ridere.
Dai, non è poi così male.

No, va bene quella. Purché tu la parcheggi lontana” gli dico, con tono canzonatorio.
Se me la fottono però, me la ricompri” mi dice, senza mezzi termini.
D'accordo” gli rispondo, sghignazzando.
Ci vediamo tra un quarto d'ora. Ciao” mi dice, sussurrandomi l'ultima parola.
Metto una camicetta bianca e un paio di pantaloni neri eleganti. C'è un po' di differenza tra Alessandro e Andrea. Direi che in comune hanno solo la prima lettera del nome.
Prima di tutto Andrea ha gli occhi azzurri, non verdi come Ale, ed è attraente, tipo un modello o qualcosa di simile, ed è anche istruito, ora frequenta giurisprudenza, ma è noioso. Ad esempio non marinerebbe mai la scuola per stare con una ragazza oppure non risponderebbe mai ad un insegnante. Anzi, parliamo al passato, perché all'università funziona in modo diverso.
Anche nell'abbigliamento sono agli antipodi, Alessandro è sportivo, di solito indossa le felpe o le magliette aderenti con i jeans e le Converse, invece Andrea ha sempre la camicia e le scarpe eleganti. È così, esattamente come i suoi fratelli.
È tipo una squadra di splendidi alieni fatti con lo stampino, ma con caratteri opposti.
Arriva esattamente un quarto d'ora più tardi e lo saluto con due baci sulle guance. Si, è sempre bello.

Allora, come mai questa uscita?” mi chiede subito, facendomi rivoltare le budella.

Lo so che già odiate Andrea, ma non dovete :D aspettate il prossimo capitolo^^, tanto poi sparirà, almeno per un po'. D'accordo, basta anticipazioni, ora vi lascio! Volevo aggiungere che Vivo per lei ha raggiunto i 53 seguiti, 30 preferiti, 5 ricordata e 44 COMMENTI! :D io vi adoro, davvero... L'ultimo capitolo ha ricevuto addirittura 10 commenti! Vi voglio così <3 è stata la prima volta :) i vostri commenti mi spingono ad andare avanti ma purtroppo ho ancora tutti i compiti da fare e due fanfiction da completare entro dopodomani O.O un bacione grande!

Commenti:

sciona: Tu più di tutti odierai Andrea, ne sono sicura xD come sempre ti avviso in diretta per gli aggiornamenti di vivo per lei... Ma tu stai facendo passare troppo tempo per the edge of love, ok? Ammetto di non aver voglia di rispondere ai commenti oggi, ma è un mio dovere e mi piace scrivere con tutti *-* Ilaria e sua madre non si sono ancora chiarite, ma lo faranno, basterà aspettare. Spero ti sia comunque piaciuto questo capitolo. La goffaggine di Alessandro non ha fine xD Bacioni! <3

chiara84: Si, la manterrà pur soffrendo incredibilmente... Per questo è saltato fuori Andrea :) l'aiuterà a stare senza Alessandro e non solo questa volta! Al prossimo capitolo :)

_deny_: Davvero sono già nove capitoli? Cavoli! Siamo ancora al quarto, però. Mi fa piacere che la storia ti abbia preso, era quello il mio obiettivo! Interessare! xD ebbene, la madre è un po' stronza, ma Alessandro detiene il primato! Al prossimo capitolo, ciao!

marty 95: Ahahahah! Tutta arrabbiata e poi? "nonostante tutto spero che tra questi due tutto finisca bene..." Mi hai fatta sorridere :) eh, Alessandro è come tanti e tanti ragazzi in giro, perciò è normale che faccia sfoggio delle sue debolezze! xD comunque cercherò di infilarci anche un discorsetto tra Ale e sue madre, ma vedremo... Nel capitolo 5 (quindi tra qualche capitolo su EFP) ci sarà la preparazione per la gita, perciò i protagonisti chiariranno con genitori e amici... Quindi non abbandonarci! Un bacio^^

Little Miss Sunshine: Fantastico! Adoro le fan! <3 Io adoro il nome Alessandro (se per caso dovesse nascermi un figlio, probabilmente lo chiamerò così <3) quindi adoro il personaggio in sè, nonostante la bastardaggine xD beh, si, in effetti è vero che Ilaria ha quasi una doppia personalità, ma più avanti verrà svelata a tutti :) a presto!

missLovely91: eheh, è presto per parlare di amore! Sono troppo imbranati entrambi per rendersene conto xD spero sia piaciuta anche alla tua amica, la storia!^^ non mi è possibile aggiornare più velocemente e mi dispiace davvero, ti chiedo umilmente perdono! :D ma spero continuerai a leggere la storia comunque! A presto!

Iris92: No, no, la storia è solo al quarto capitolo! Conto di arrivare almeno ai dodici xD il gesso l'ho tolto, stai tranquilla :) ora cammino, anche se a volte mi fa un po' male... In effetti Alessandro poteva starsene zitto, ma era inevitabile, altrimenti la storia non sarebbe interessante xD ne capiteranno davvero di tutti i colori, te lo assicuro :) a presto!

kia_85: No, non è stata adottata, se è questo che pensi :) però forse su qualcosa hai ragione :) è pur sempre una mamma, magari più avanti qualcos'altro sarà chiarito. Mi fa piacere che ti piacciano entrambi, magari se ti annoi leggi qualche altra mia storia e fammi sapere che ne pensi =) al prossimo capitolo!^^

___Chocolate: è vero, deve proprio soffrire! Comunque Ilaria cambierà, non ti preoccupare! Comunque Alessandro ha fatto tutto senza pensarci, in fondo è un maschio...! :D fammi sapere che ne pensi di Andrea, visto che più avanti (molto più avanti) avrà un ruolo importante (arrrrrgh! Che mega-informazione!) bye, a presto^^

Eklypse: Ahahah! :) mi fa piacere che ti sia piaciuta così tanto! Anche a me piacciono le storie di amore-odio (anche quelle tra migliori amici, non per questo ho creato love in germany), per questo sono tanto appassionata con Vivo per lei :) Spero che la grandezza del carattere non sia un problema per l'i-phone... A me capita di leggere alcune storie con il mio n97 ed è stressante... Meglio il mio monitor da 20" xD Beh, i caratteri dei personaggi (lo so che ho cambiato discorso) li ho scelti apposta, ma non volevo che fosse una copia di "Come tu mi vuoi", infatti cerco di tenermi ben lontana da quella storia (non sopporterei che le paragonassero, anche se adoro quel libro-film). Al prossimo capitolo, ciao!

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Capitolo 10
*** Cap. 4 - Sono già solo - Parte seconda ***


Era da un po' che non ci vedevamo e non riuscivo a studiare la tesina, così ti ho chiamato. È dall'ultima festa a casa tua che non ci vediamo, o sbaglio?” rispondo, salvandomi in corner.
Si, è vero. Un paio di mesi. Allora, che mi racconti? Sei fidanzata?” mi chiede, distogliendo per un attimo lo sguardo alla strada per voltarsi verso di me.
No, però le cose sono andate male da poco con un ragazzo. Però non ci voglio pensare, non merita proprio” commento, facendo la finta tonta. Non voglio che capisca.
Che è successo?” mi chiede, fingendosi preoccupato.
Non ci casco nella tua trappola.

Non andavamo d'accordo. Sai come succede, no? Non è andata come speravo” gli dico, mentendo spudoratamente. Lui però ci crede e annuisce.
Scendiamo dall'auto e camminiamo verso Piazza Castello, gremita di gente come sempre.
Sono le sei, probabilmente Alessandro non è neanche più in giro e sono qui per niente. Povero Andrea.

Passeggiata in Via Roma?” mi propone, sorridente. Annuisco, convinta.
Che altro potremmo fare?

E tu? Ce l'hai la ragazza? O aspetti ancora la principessa?” gli chiedo, sorridendo. È sempre stato un romanticone, anche con me che non sono mai stata niente per lui.
Per la sua ex ragazza, Valentina se non sbaglio, affittò un ristorante solo per loro due per il loro anniversario. Lei era da un po' che aveva intenzione di lasciarlo, ma lui non se n'era reso conto. Beh, proprio quella sera lei lo lasciò, consegnandogli la fede che lui le aveva regalato. Me lo ricordo in quel periodo, era così giù di morale che era impossibile vederlo sorridere.

Aspetto ancora te, a dire il vero” ammette, uccidendomi.
Lo guardo, ma poi abbasso la testa, guardando altrove. Non è giusto, giuro che mi limiterò a prendere un gelato con lui e gli chiederò di portarmi a casa.

Faresti meglio a guardarti in giro” gli dico, imbarazzata.
Lui mi sorride tristemente.

Non hai cambiato idea, eh?” mi chiede, mettendo le mani in tasca.
No. Questo, poi, non è proprio il periodo. Però chissà, magari un giorno capirò che cosa ho perso” gli dico, sorridendogli.
Beh, in quel caso dovrai venire da me. Ci sarò sempre per te, Ila” mi dice, smontandomi di nuovo.
Non dovresti dirmi queste cose, Andre. Non me lo merito, non ti ho mai trattato come meritavi” gli dico, sincera.
Non è vero, mi hai sempre detto che non eri interessata a me e io l'ho accettato ogni volta, però mica è detto che non cambierai idea, un giorno” mi dice e la sua speranza mi fa sorridere. È tenero, ecco.
Potresti provare a corteggiarmi. Sai, nell'ottocento era parecchio in voga” dico, sghignazzando.
Anche prima, a dire il vero” e ride anche lui, mentre annuisco alle sue parole.
Rimaniamo in silenzio e camminiamo sotto i portici di Via Roma.
Si ferma davanti alla vetrina di Lacoste e per poco non mi prende un colpo.
Allontanati da lì!

Vieni qui” mi dice, voltandosi. Mi avvicino alla vetrina e alzo la testa: è altissimo.
Quanto sei alto?” gli chiedo, interrompendolo. Probabilmente mi voleva chiedere qualcosa.
Un metro e novanta. Ma che c'entra?” mi chiede.
Sei enorme. Comunque era solo per curiosità. Che volevi chiedermi?” chiedo a mia volta, guardando la vetrina.
Voglio un parere femminile: che ne pensi della polo blu? Ci starebbe bene con i jeans?” mi chiede, imbarazzato.
I jeans?

Si, certo. Perché me lo chiedi? Non ti ho mai visto con i jeans, se devo essere sincera” gli dico, lui annuisce.
Infatti. Cerco un look nuovo, mia zia l'altro giorno ha detto che io e i miei fratelli sembriamo tutti dei gemelli. Non mi va di essere paragonato a Luca e Cristiano. Cioè, non andiamo molto d'accordo ultimamente. Sai che Angela, la ragazza di Luca, è incinta? Diventerò zio tra qualche mese” mi dice, sorridendomi.
Andrea è già zio, ma questo è il primo figlio di suo fratello Luca. Cristiano ha due gemelle, bionde, con gli occhi azzurri. Hanno preso dalla mamma.

Che bello, di nuovo!” gli dico sorridendo.
Già. Speriamo sia un maschio stavolta. Non che non voglia bene a Clara e Clotilde, però vorrei un nipotino maschio a cui insegnare a giocare a calcio o a cavalcare. Sarebbe bello, ecco” mi dice, allontanandosi dalla vetrina.
Ehy, ti va di comprarla quella Polo?” gli chiedo, senza seguirlo.
Si volta e sembra pensarci su.

D'accordo. Chissà quando mi ricapiterà di fare shopping con te” mi dice, ridendo.
Entriamo nel negozio e si prova la polo e un paio di jeans.

Ma stai benissimo!” gli dico, guardandolo mentre si specchia.
Ha un bel lato b, non come quello di Alessandro, lo devo ammettere, ma comunque è piacevole guardare come gli stanno i jeans. Sembra uno dei miei compagni di scuola, non un universitario pieno di soldi.

Dici?” mi chiede, scettico. Non ne è davvero convinto.
Si. Dai, prendili tutti e due” gli dico, sorridendogli allo specchio.
Okay” risponde, rientrando in camerino.
Rimango ferma nel negozio e mi guardo intorno, ma l'occhio mi cade inevitabilmente nella fessura del camerino: la tenda non è chiusa del tutto.
Anche se so che non è un comportamento da persona rispettabile, allungo il collo per guardare meglio. Andrea si sta togliendo la maglia e sfoggia, anche se inconsapevolmente, il suo fisico atletico, che apprezzo.
Andrea si gira e mi guarda, cogliendomi in flagrante e arrossisco, mentre lui inizia a ridere dentro il camerino. Saluto la commessa ed esco imbarazzata. Questa me la sono proprio cercata!
Dopo cinque minuti esce con il sacchetto e mi sorride. Dio che figuraccia!

Come mai sei scappata?” mi chiede, sghignazzando.
Avevo bisogno di un po' d'aria” gli dico, iniziando a camminare verso Piazza San Carlo e dandogli le spalle.
Che stavi facendo lì dentro? Non sai che non si spia nei camerini?” mi chiede ridendo, mentre la mia faccia prende un colorito simile a quello di un pomodoro.
Smettila” gli dico, imbarazzata.
D'accordo, d'accordo” mi dice, ridendo ancora.
Sbuffo e accelero il passo, non sopporto che mi prenda ancora in giro, so di aver sbagliato e mi dispiace che mi abbia beccata: sono un essere umano con tanto di debolezze!

Allora... Cos'hai visto?” mi chiede, riprendendo a ridere.
Mamma mia, Andrea basta” gli dico, rifilandogli uno schiaffo nella schiena.
Ti è piaciuto, eh?” commenta, rincarando la dose.
Molto, hai un gran bel fisico. Ma smettila, te lo dicono tutti che sei un gran figo, potresti evitare di mettermi in imbarazzo così!” gli dico, imbronciata.
Hai ragione, scusami” mi dice, accarezzandomi la testa.
Apprezzo il gesto, ma sono ancora un po' arrabbiata. Mi verrebbe da dire che i maschi sono tutti uguali, ma la verità è che non è così. Andrea non si comporterebbe mai come Alessandro, qui non ci piove.

Che ne diresti di prenderci un caffè o un aperitivo invece del gelato?” mi chiede Andrea, spezzando il silenzio.
D'accordo. Mi va un marocchino con la nutella” gli dico, annuendo convinta.
Raggiungiamo uno dei splendidi caffè e ci sediamo nei tavolini fuori, fa abbastanza “caldo” per godersi il via vai di gente che attraversa la piazza.

Allora... Raccontami un po' di questo ragazzo con cui è andata male” mi dice, mentre aspettiamo il cameriere.
Sei consapevole di iniziare ogni tuo discorso con << allora >>?” gli chiedo, ignorando la sua domanda. Speriamo non me lo richieda.
Davvero?” mi chiede, leggermente stupido.
Scoppio a ridere e annuisco. Ti prego, non mi parlare di Alessandro!

Fantastico! Che figura, chissà quante volte l'ho ripetuto senza rendermene conto” mi dice, sbuffando.
Almeno tre, sicuramente” gli rispondo, accavallando le gambe.
Andrea mi guarda e sposta lo sguardo sulle mie gambe. So di piacergli, ma tra di noi non ci sono neanche mai stati accenni maliziosi. Sembra strano, lo so.

Non hai risposto alla mia domanda” mi dice, dopo avermi guardata per un po'.
Merda.

Lo so, il fatto è che non voglio rispondere” aggiungo, guardando il cameriere arrivare.
Buonasera. Cosa posso portarvi?” ci chiede il cameriere, vestito di tutto punto.
Per la signorina un marocchino con nutella, per me un crodino e qualche stuzzichino” risponde Andrea, sorridendo affabile.
No, aspetti. Prendo anche io un crodino, lasci stare il marocchino” dico, imbarazzata.
Cavoli, non posso bere il caffè mentre lui prende un aperitivo. Mi sento di nuovo piccola.

Sei sicura?” mi chiede il mio accompagnatore.
Annuisco e il cameriere se ne va, così lo sguardo indagatore di Andrea torna su di me.

Cosa ti ha fatto di così spiacevole?” mi chiede, appoggiandosi contro lo schienale della sedia.
D'accordo te lo dirò” sbotto, sbuffando. Parlarne con Fede non mi basta.
Bene” mi dice, sorridendo appena.
Io e il ragazzo in questione...” esordisco, rendendomi conto di aver sbagliato la grammatica italiana. “Voglio dire, il ragazzo in questione ed io avevamo incontri... beh, notturni diciamo” dico, imbarazzata. Che vergogna ammettere di avere una relazione di solo sesso!
Ma dai? Che carini, scappavate di casa per incontrarvi al parco a sbaciucchiarvi?” mi chiede, scoppiando a ridere.
Sei un idiota. No, sesso, puro sesso, ad essere sincera. Non era così male, se non contiamo la mancanza di affetto e il fatto di tenere tutto nascosto” dico, incrociando le braccia al petto.
Perché tutto nascosto?” mi chiede, seriamente curioso.
Perché sono lo zimbello della classe. Sai, la sfigata, la secchiona, beh, il capro espiatorio di tutte le frustrazioni dei diciottenni, e non solo, presenti lì dentro” dico, con una punta di acidità.
Tu?” mi chiede, spalancando gli occhi.
Già. Non lo sapevi?” gli chiedo, quasi fosse una notizia di dominio pubblico.
Non lo avrei mai immaginato. Cioè, ammettiamolo, tutto sembri tranne che una sfigata” mi dice, facendomi sorridere.
Quasi quasi lo bacerei.

Beh, fuori. Ma non curo il mio aspetto a scuola. La trovo una perdita di tempo, so che non vorrei mai e poi mai che il padre dei miei figli venisse a scuola con me. Si fanno così tante cose imbarazzanti a scuola!” gli dico, scuotendo la testa.
Il cameriere ci porta il nostro drink e ci lascia gli stuzzichini sul tavolino.

Grazie mille” dico al cameriere, mangiando una mini bruschetta al salmone.
Quindi vorresti trovare qualcuno che non ti abbia mai conosciuta tra le mura scolastiche. Perché questa fissa?” mi chiede, addentando anche lui una bruschetta.
Cavolo, ho fame!

Non lo so. Cioè, io non mi sento la sfigata che sono a scuola. Mi piace studiare, mi piace sapere tante cose e non è giusto che io debba essere discriminata per questo. Non voglio che qualcuno possa usare contro di me qualche strano nomignolo affibbiatomi al liceo. Sarebbe... orribile!” dico, senza aver mai pensato prima d'ora a tutto questo.
Capisco. Immagino tu abbia ragione, ma davvero non riesco a capacitarmene” mi dice, sorridendomi.
Che io venga reputata una sfigata?” gli chiedo, sorridendo.
No, che l'ignoranza delle persone disprezzi l'intelligenza e la cultura in modo così palese. Ma soprattutto, che la vera bellezza non venga capita. Tu sei stupenda, con il trucco o senza trucco, perché è il tuo modo di fare ad essere bello. Per questo, probabilmente, non ho una ragazza. Oltre agli occhi azzurri e ai muscoli non vedono altro, se non i soldi nel peggiore dei casi. Non voglio una ragazza che ami la mia bellezza, voglio essere amato per quello che sono davvero”.

Alessandro
È assurdo. È davvero troppo, troppo figa!

Ha i capelli sciolti che le cadono sulle spalle con una strana curva sul ciuffo. Dio santo, ispira sesso!

Hai la faccia di un pervertito” mi dice Alice, scoppiando a ridere.
Non dirmi così! Speravo non si notasse, invece mi hai colto in flagrante!” le dico, sorridendole.
Me l'avevano detto che ti piacevo, ma non immaginavo fossi così preso da me. Speriamo non lo venga a sapere anche Fabio, sarebbero problemi” mi dice, coprendosi la bocca con la mano decorata. Cioè, sono le unghie ad essere decorate, non la mano. Ha solo un anello come decorazione. Un anello d'oro bianco con tre pietre Swarovski.
Mi piace la tua collana. È d'argento?” mi chiede Alice, indicandola.
La collana di Ilaria. O meglio, la collana che mi ha regalato Ilaria.

No, in acciaio. È un regalo di... di una persona” dico, cercando di salvarmi.
Ammettilo, l'ho capito che è il regalo di una ragazza. Per il compleanno?” mi chiede, maliziosa. Ma perché non si fa i fatti suoi? Non ho voglia di parlare di Ilaria, non mi va, abbiamo litigato. Stop, cosa chiusa. Non ho voglia di parlarne in generale, figuriamoci con Alice!
No, per una stupidaggine” borbotto, guardando le vetrine.
Via Garibaldi è sempre piena di gente, ma in primavera si riempie di persone che si vogliono godere i primi giorni di sole.

Ti ha regalato una collana per una stupidaggine? È pazza?” mi chiede, ridendo.
Mica le posso dire che era un regalo per il nostro primo e unico giorno di fidanzamento. È una cosa da idioti, ne sono ben consapevole.

No, era una cosa tra noi due” commento, capendo di non volerglielo dire.
È una cosa nostra, perché deve saperlo per forza?

Oh, capisco. Non è andata bene con questa, eh?” mi chiede, rincarando la dose.
Perché le donne non smettono mai di spettegolare? Lo fanno apposta, secondo me.

Già. Non mi sono comportato molto bene” ammetto, a testa alta.
I maschi sono sempre quelli bastardi! Però non sembri così, cioè, hai la faccia da cucciolone” mi dice, pizzicandomi una guancia.
Dio quant'è bella.

Non valutare mai una persona solo dall'apparenza” le dico, sorridendo.
Ma come siamo saggi!” mi dice, teatralmente.
No, lei e Ilaria vivono in due mondi paralleli, senza dubbio.

Visto? È l'età” commento. Ho due anni in più di lei, non dieci, però è una frase d'effetto.
Oh, vecchietto!” mi dice, dandomi uno schiaffetto sul braccio.
Deve smetterla, oppure la porto nel primo vicolo disponibile.
Oddio, sono un maniaco sessuale!

A che pensi?” mi chiede, vedendo la mia faccia pensierosa.
Al fatto che ti farei mia anche ora, qui, perché sei fottutamente stupenda.

A niente di preciso” commento, grattandomi la testa.
Ce lo facciamo un giro in Via Roma? Poi devo scappare a casa che mi aspetta il capitolo di storia” commenta, sbuffando.
Accetto e superiamo piazza Castello in pochi minuti. Alcuni tizi alla fermata del pullman salgono tranquilli, altri corrono sperando di non perdere l'ultimo mezzo che li riporterà a casa. Amo la mia macchinina.

Ti faccio vedere il vestito che mi piacerebbe comprare” mi dice, prendendomi per mano.
Speriamo solo che non si aspetti che glielo compri, perché sono in bancarotta.
Arriviamo davanti ad una vetrina di un negozio che neanche conosco e lei mi indica un mini vestito, ma davvero mini, blu elettrico con un collo esagerato.
È inguardabile!

È stupendo” commento, sorridendole.
Vero? L'ho visto qualche giorno fa e me ne sono innamorata. Solo che non ho centocinquanta euro da spendere per un vestito” commenta, spegnendosi.
Ma dai, centocinquanta euro? Ma stiamo scherzando? Innanzitutto fa cagare e poi lo stilista che aveva quel giorno? Starebbe bene per una linea di pagliacci sexy in stile femminile. Ma neanche!

Posso capire. Anche io ho problemi a comprare vestiti, a volte” commento, pentendomene subito.
Grande! Le hai appena detto che sei spiantato e pure sfigato!

Vabbe'. Andiamo a farci una passeggiata” mi dice, riprendendo il passo.
Camminiamo per qualche metro stando in silenzio e vedo qualche coppietta qua e là abbracciarsi davanti alle vetrine.
Ci sono uomini in giacca e cravatta, donne in tailleur, coppie di anziani ben messi e ragazzi giovani che si tengono per mano.

Guarda che carini quei due!” mi dice improvvisamente Alice, facendomi voltare dall'altra parte.
Due ragazzi, un ragazzo ed una ragazza, sono abbracciati davanti al negozio della 3 e si baciano appassionatamente, quasi non si fossero visti da mesi.

Già, sono davvero carini” commento.
Che ne dici di imitarli?
Riprendo la mia camminata, ma noto che Alice non mi sta seguendo.

Ali? Andiamo?” le chiedo, guardandola ancora lì impalata.
Quella ragazza mi sembra di averla già vista” commenta, perdendo tempo. Non doveva tornare a casa? Non è che mi pianta in asso come un imbecille?
Magari è un'amica di un'amica” le dico, incrociando le braccia. Non sto prestando tanta attenzione alla coppia, non mi interessa di quello che fanno gli altri se io stesso non combino nulla.
Ma no! È quella della tua classe! Ecco dove l'avevo vista” mi dice, dandosi uno schiaffo sulla fronte.
Della mia classe?” le chiedo. Credo si sia sbagliata.
La secchiona! Ma guarda com'è bella! Cavoli, non l'avevo riconosciuta” aggiunge, raggelandomi.
No, non può essere lei.

New chapter... Che ne pensate? Il tanto agoniato riscatto è arrivato. Forza Ilaria, Fagli vedere chi sei! xDD ma non è adorabile Andrea? Non so come mi siano uscite quelle parole, ma ultimamente sono di nuovo ispirata... Per fortuna. Come va la scuola? A me una cacca, non ho nessuna voglia di riprendere a fare compiti =(

Grazie per gli 11 commenti! Vi  adoro!!!

Commenti:

___Chocolate: Sono contenta che, dopotutto, la maggior parte di voi abbia apprezzato Andrea. È vero, Ilaria a volte è noiosa, ma Andrea lo sarà ancora di più, purtroppo. Dimmi cosa hai pensato su questo capitolo, immagino che la descrizione abbia confermato l'idea di Ilaria del modello xD a presto, baci! (ti faccio notare che hai commentato nel primo capitolo e non nel nono, per questo potresti non trovarlo ma io, che controllo tutto, l'ho trovato! xD)

sciona: ti ringrazio per i complimenti che fanno sempre piacere! E mi scuso, non vorrei mai essere la causa di tanto dispiacere! xD già Alessandro è stato stronzo, ma mangerà cacca anche lui, visto che si sentiva tanto importante... Vedrai! A me piace un sacco il personaggio di Federica (<3) ed è per questo che è l'amica saggia! Voglio sapere qualche tuo pensiero su questo capitolo... Je t'aime!

Eklypse: oddioooo! Mi dispiace! Non riesco ad aggiornare più velocemente, ma vedrò di fare del mio meglio, promesso! Ti dirò che sono proprio i film mentali a darmi lo spunto per scrivere, perciò pensa, pensa! :) a presto!

Kia_85: ti ringrazio davvero per i complimenti e aggiungo che hai ragione, è giusto che lei si riprenda e Andrea è la persona perfetta. Per la gelosia... Basta aspettare!

Balenotta: neanche a me dispiace Andrea, ma nessuno ti farà del male perché Alessandro è un idiota... xD alla prossima!

Machi: ma dai, Andrea è adorabile...! xD e Ale, finalmente, ha avuto quello che si merita, ma aspettate il prossimo capitolo, ci sarà una chiacchierata madre-figlio spettacolare :) a presto!

Marty 95: anche se Andrea è un perfettino, in alcune cose è così umano da sembrare uno come tanti. O meglio, uno diverso dagli altri.
Gironzolando tra i commenti ricevuti, sai cosa ho scoperto? Eri già una mia lettrice ai tempi di love in germany, mi fa piacere ritrovarti! Comunque, io continuo a preferire Alessandro <3 baci!


Iris92: hai rivalutato Andrea dopo questo capitolo? Ad ogni modo quello di Alessandro era davvero un errore. E ancora non immaginava quanto! Che bella smerdata, se la meritava. Il prossimo capitolo sarà tenero (almeno, per ora ho scritto quello xD), ma non tra di loro :) shhh, dico (nel senso di scrivere xD) sempre troppe cose. A presto!

_deny_: che tenera, ti ringrazio tanto! Ebbene, è arrivato il tempo di essere gelosi pure per Alessandro, che è troppo stupido per capire. Finalmente il capitolo è arrivato! Bacioni!

Criros: a costo di sembrarti un'imbecille, sai che avevo letto “cheerios” invece di criros? Povera me ç__ç comunque, tornando al tuo commento, ti ringrazio tanto e mi fa piacere che tu l'abbia scoperta in mezzo a tante altre *__* Anche io odio il nome andrea, sarà che ne conosco troppi che non vanno! Hai ragione, Ilaria non se lo merita, ma dovrai aspettare un po' per scoprire se le chiederà scusa oppure no^^ fammi sapere intanto cosa ne pensi di questo! Baci!

Rebellious_Angel: inizio subito con il manifestare la mia ignoranza chiedendoti cosa significa self-insertion o.o xDDD ti ringrazio per i complimenti e ti dirò che ho cercato di renderli il più possibile reali e sono contenta che tu li abbia percepiti così^^ beh, sappi che i ragionamenti che hai fatto non sono poi così sbagliati^^ a presto!

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Capitolo 11
*** Cap. 4 - Sono già solo - Parte terza ***


Mi volto di scatto e cerco la coppia che cammina tranquillamente, ignara del proprio pubblico. Sono abbracciati, o meglio, lei lo abbraccia.
E menomale che prudeva a me.
Stringo i pugni fino a sentire le unghie nella pelle. La odio, santo Dio se la odio!

Andiamocene, dai. Ora ho capito chi è” mi dice Alice, superandomi.
Non me ne vado. Voglio che mi veda con Alice, non mi basta che sappia che saremmo usciti. Ora siamo io e lei da soli, senza Ste, senza le sue stupide amiche.
Ilaria, cazzo, guardami!
Rimango qualche secondo a fissarli mentre Alice mi chiama e Ilaria si volta lentamente, quasi mi avesse sentito.
Mi fissa e rallenta il passo. Io non posso e non voglio muovermi.
Uno... Due... Tre...
Ha ripreso a camminare senza più degnarmi di uno sguardo, incredibile! E poi sarei io lo stronzo, non è vero?

Ale, andiamo? Ho ancora mezz'ora!” mi grida Alice, facendo i capricci.
Non mi va di mollarla qui, ma non ho neanche voglia di perdere tempo con lei, visto che non pare proprio volerci stare.

Ali non ti offendere ma si è fatto tardi e sta per tornare mia madre. Ci vediamo domani a scuola, okay?” le chiedo, lasciandola basita.
Ale ma dove vai? Mi lasci qui?” mi chiede, tirandosi indietro il ciuffo voluminoso.
Sì. Torna a casa da sola” le dico, sapendo di aver appena mandato tutto a puttane. Amen, tanto non avevo molte possibilità.
Sei proprio uno stronzo!” mi grida.
Basta, non ne posso più di questa parola. Mi rintanerò in casa, non mi importa, ma basta sentire che sono uno stronzo perché inizio a crederci davvero e non mi va la cosa.
Non presto più attenzione alla mia accompagnatrice, in compenso so benissimo che loro hanno appena visto il mio fallimento e la cosa mi innervosisce ancora di più. Ma che bella coppietta, immagino che lui abbia un conto in banca che smerderebbe tutta la mia famiglia, compreso quel deficiente di mio padre.
Anche se mi sento un po' un bambino, ho davvero voglia di stare un po' con mia madre. Non sono un mammone, okay forse un po' sì, ad ogni modo lei mi vuole bene incondizionatamente perché è così che fanno le mamme. Solo lei sarà la donna della mia vita, ne sono sicuro.
Le altre non fanno altro che abbandonarmi.
Vedo la sua macchina nel parcheggio e capisco che sono in ritardo per prepararle la cena, ma c'è sempre tempo per chiacchierare e apparecchiare la tavola, perlomeno.

Ciao ma'” grido, entrando in casa.
Ale vai a controllare i fornelli!” mi grida dal bagno.
Mi ero illuso, tocca comunque a me.
Abbasso il fuoco della padella e scopro che ha messo su le ali di pollo, ma c'è ancora dell'acqua e ha ancora il colorito del pollo bollito.

È pronto?” mi chiede mia madre, entrando in cucina.
Non ancora” le rispondo, voltandomi.
Mi spinge leggermente da una parte e si occupa della sua parte preferita della casa, le piace cucinare anche se è stanca morta e non esce di casa se non ha lavato i piatti e la cucina.

Come stai?” le chiedo, appoggiandomi contro il piano in marmo.
Sono un po' stanca, a dire il vero” mi risponde, senza guardarmi.
Novità?” le chiedo, guardandomi le unghie. Quella dell'indice è cresciuta troppo rispetto alle altre.
No. Tu hai qualche novità?” mi chiede, voltandosi.
È proprio tenera, mi verrebbe da raccontarle tutto, ma non ci riesco proprio. Potrei accennarle qualcosa, non scoprirà tutto per forza.

Sono arrabbiato. Perché hai fatto un figlio così scemo?” le chiedo, allargando le braccia.
Io ti ho fatto normale, sei tu che sei peggiorato crescendo” mi risponde, scuotendo la testa.
Non puoi lavartene le mani così! Faccio una cosa e ne sbaglio due, non è possibile” le dico, grattandomi la fronte.
Hai vent'anni Alessandro, ti devi prendere le tue responsabilità, mica puoi pretendere che ti stia ancora dietro” mi risponde, mentre gira la pasta.
Non ti ho chiesto niente, infatti. È solo che mi comporto da perfetto imbecille. Sai la ragazza dell'altro giorno, Ilaria?” le chiedo e lei annuisce.
È una bella ragazza” commenta, prendendo la tovaglia.
Si è arrabbiata perché non te l'ho presentata come la mia ragazza. D'accordo, non sono stato carino, ma era la verità. Non è la mia ragazza, perché devo dire che lo è?” le chiedo, sfogandomi.
Ora basta Alessandro, finirai dicendole tutto.

E perché non è la tua ragazza?” mi chiede, guardandomi negli occhi.
Cattiva mamma! Cattiva mamma indagatrice.

Non sono innamorato di lei, okay? E ho fatto bene visto che oggi era già in giro con un altro” le dico, prendendo i piatti.
Mica può rimanere lì ad aspettare te che neanche la vuoi” commenta, pugnalandomi alle spalle.
Ehy, sono io tuo figlio, è me che devi difendere!” le dico, indicandomi.
Cosa c'entra, se non hai ragione non posso difenderti. Si vedeva che era in imbarazzo e probabilmente si è vergognata di farsi trovare nel tuo letto da tua madre, senza che fosse neanche la tua ragazza. Sai che a me non me ne frega niente di chi ti porti a letto, purché tu prenda precauzioni” mi dice e mi sento un attimo in imbarazzo.
Mi ha detto che prende la pillola, non usiamo più il... Ma perché te lo sto dicendo?” le chiedo, tenendo tra le mani due bicchieri.
Perché non dovresti? A proposito, hai cambiato le lenzuola?” aggiunge, senza migliorare la situazione.
Mamma!” grido indignato. Santo Dio, mi sento una checca.
Che c'è? Non è mica igienico” mi dice.
Adesso basta, cambiamo argomento” dico, mettendo le posate sul tavolo.
No, davvero, le hai cambiate?” continua, imperterrita.
Sì, le ho cambiate” rispondo, sbuffando.
Non è vero! Che schifo che fai Ale, ma quand'è che cresci?” mi dice, scuotendo la testa.
Ma perché diavolo ho iniziato questa discussione con lei?

Me ne vado in camera” dico, irritato.
Vieni qua che adesso mangiamo” mi dice, prima che riesca ad uscire dalla cucina.
Mi siedo a tavola e, dopo cinque minuti circa di totale silenzio, prende la parola.

Era carina quella ragazza” mi dice, facendomi irrigidire.
Sì però è una scassapalle” le dico, bevendo un bicchiere d'acqua.
Finirà mai questa giornata? È passata tutta all'insegna di Ilaria, Ilaria, Ilaria!

La donna che sta zitta non è interessante, non credi? Quella che ti piace in tutto e per tutto ti stufa ancora prima di quella che ha qualche difetto” aggiunge, smerdandomi un po'.
In effetti è interessante, ma ho anche buttato tutto via.

Tanto è tardi per parlarne, è finito tutto tra di noi” le dico, chiudendo l'argomento.
Secondo me ti mancherà” aggiunge, tagliando una mozzarella.
Secondo me l'argomento è chiuso e non dovremmo riaprirlo più” commento.

***

Sono in ritardo, non avrei dovuto farmi la doccia. O meglio, avrei dovuto farla ieri sera invece di concedermi il lusso della pigrizia.
Ale io vado, sbrigati!” mi grida mia madre, prima di chiudersi la porta alle spalle.
D'accordo, al massimo entro alla seconda ora.
Sono le sette e cinquanta, ho dieci minuti per vestirmi, fare lo zaino e arrivare a scuola. Bastano cinque minuti di traffico e sono fottuto.
I jeans, dove sono i jeans?
Prendo i vestiti ammucchiati sulla sedia e li lancio sul letto. Possibile che siano spariti? Apro l'armadio e prendo i pantaloni neri, non posso fossilizzarmi sull'idea dei jeans. Prendo una t-shirt bianca e la felpa dell'Adidas. Dai, meglio che niente.
Apro lo zaino e controllo l'orario nel diario e scopro che alla seconda ora c'è inglese, con letteratura. Che palle è l'ora in cui ci si divide con i “tutor” e l'ultima volta era Ilaria la mia tutor e il lavoro l'abbiamo iniziato insieme e dobbiamo finirlo insieme.
Prendo la mia copia di David Copperfield e infilo nello zaino anche il libro di matematica, cerco le chiavi ed esco di corsa da camera mia.

Soldi, chiavi, cellulare...” dico ad alta voce.
Ho tutto.
Esco di casa e corro giù per le scale, ma una volta fuori mi accorgo che sta praticamente diluviando. Fantastico!
Entro in macchina che sono già fradicio e metto in moto pronto a schizzare via.
Merda, sono in riserva.
Non ho tempo per fare benzina, ci penserò più tardi, visto che non sono sicuro neanche di avere abbastanza soldi, dietro.
La pioggia rallenta il traffico, questo è risaputo, ma stamattina sembra che i pedoni ce l'abbiano con me. Devono attraversare la strada tutti!
Alle otto e dieci sono a scuola, cinque minuti di ritardo, in effetti pensavo peggio. Entro e chiedo al professore di matematica se mi fa entrare in classe, lui acconsente ma vuole la giustificazione.
Mi siedo vicino a Walter e cerco il libretto delle giustificazioni, compilo la tabellina, firmo e la porto alla cattedra.

Ti sei svegliato tardi, eh, De Angelis?” scherza il prof.
Non lo sopporto, si crede l'unico Dio in terra, quando è buono solo a schiaffarti un due perché non ricordi che “m” è il coefficiente angolare. È programma di terza, porca puttana!

No, me ne stavo sdraiato nel letto in preda all'indecisione. Non sapevo se venire ad annoiarmi durante la sua ora, o stare a casa a dormire e infischiarmene. Ma siccome sono un bravo alunno, mi sono fatto vedere. Ora posso annoiarmi” gli dico, sbeffeggiandolo.
Fuori De Angelis” mi dice e io gli faccio un inchino.
D'accordo, è l'ultimo anno, sono stato già stato bocciato una volta, la mia media fa schifo e potrei salvare almeno la condotta, però non ci riesco. È più forte di me.

C'è Galeoni in classe?” mi chiede la bidella, guardandomi mentre cammino senza meta per il corridoio.
Ovvio” commento, senza guardarla. Ormai è un'abitudine, ma almeno non sono in ritardo.
Okay, non sono sicuro che sia una cosa positiva.
La porta della mia classe si spalanca ed esce Ilaria con il libro di matematica tra le mani. Non poteva chiedere a qualcun altro di fare le fotocopie? Probabilmente immagina che lei sia l'ultima persona con cui potrei parlare.
Il bello di avere un segreto!
Mi passa davanti senza degnarmi di uno sguardo e si ferma davanti alla fotocopiatrice, in attesa che la professoressa di francese della terza B finisca di fare i suoi comodi.
Mi avvicino a lei e mi guarda con uno sguardo truce, che mi fa capire che non vuole parlare con me, tanto meno vorrebbe che mi soffermassi a guardarla.

Fotocopie?” le chiedo, quando sono abbastanza vicino.
Fai un po' te” mi risponde, voltandomi le spalle. Che zitella acida.
Che state facendo in classe?” le chiedo, senza alzare la voce. C'è sempre e comunque un'insegnante.
Come se ti importasse davvero...” commenta, scuotendo la testa.
Non la sopporto, lei si è fatta vedere in giro con un altro, di cui nemmeno immaginavo l'esistenza, e se la prende con me? Il messaggio era davvero uno sbaglio!
Odio ammetterlo, ma non le avrei mai fatto una cosa del genere, ho un livello massimo di bassezza anche io.

Dobbiamo parlare” le dico. Voglio spiegarle che era uno sbaglio, era davvero convinta che l'avessi fatto apposta. Ma che ne può sapere? Ah, già, lei è quella che conosce Alessandro De Angelis come le sue tasche.
Preferirei di no” mi risponde, senza girarsi.
Tanto c'è letteratura inglese l'ora dopo. Dovrai parlarmi per forza” le dico, con un sorrisetto compiaciuto.
No, chiedo alla professoressa di mettermi in coppia con Walter” mi risponde, voltandosi e sorridendomi.
No, non lo farebbe. Cioè, sarebbe davvero cattivo da parte sua e non è giusto che a me tocchi Valentina come partner.

Non scherzare” le dico, fissandola.
Chi me lo impedisce, scusa? Tu? Non mi pare tu abbia alcun diritto” risponde, sfidandomi.
Ci penso su, devo trovare qualcosa di convincente. Non mi viene proprio nulla!

No, però già non capisco niente di inglese, se ancora cambio sempre compagno di lavoro, come posso sperare di capirci qualcosa?” le chiedo, incrociando le braccia al petto.
Alza il mento e anche il sopracciglio destro.

Tu l'inglese lo conosci meglio di me, non fare l'idiota. Sei solo pigro, non stupido” commenta. Ehy, è una specie di complimento!
Devo compiacermene?” le chiedo, dubbioso.
No, non te l'ho detto come lusinga, piuttosto come critica” risponde, inserendo la tessera delle fotocopie. È azzurra, quindi è dell'insegnante.
Cosa stai fotocopiando?” chiedo, prendendo una delle pagine che escono.
Esercizi di ripasso” mi risponde, cambiando pagina.
Sono tipo compiti?” le chiedo, alzando lo sguardo.
Lei mi guarda in modo strano, quasi avessi le orecchie a punta e la pelle rosa shocking.

È ovvio, no? Sono per la prossima volta” mi dice, prendendo tutte le copie. Sono all'incirca una ventina in tutto.
Questa è mia” mi dice, prendendomi la copia dalle mani. Torna in classe lasciandomi qui come uno stupido.
Quella ragazza è proprio incredibile.
D'accordo, quasi quasi mi manca.
E va bene, mi manca e basta, però sono sicuro che dipende tutto dal fatto che Alice esce con quel deficiente che le fa regali così inutili.
La fine della prima ora arriva e torno in classe, ignorando il professore che esce e richiede l'attenzione di tutti.
Ammazzati.

De Angelis mi sa che tu alla maturità non ci arrivi” commenta l'insegnante di matematica prima di uscire.
Questo mi porta sfiga” dico a Walter, sedendomi vicino a lui.
No, questo ti sega” dice lui, ridendo.
Ho deciso che Walter mi sta proprio sulle palle, non lo posso proprio soffrire, è più forte di me.
La prof. di inglese, la schizzata, entra in classe e subito chiede di dividerci in coppie, per non perdere tempo. Ilaria si alza in piedi, ma sembra che stia prendendo tempo.
No, non può davvero cambiare compagno, devo parlare con lei ed è la mia unica possibilità.
Mi alzo in piedi e la raggiungo prima che possa parlare con l'insegnante.

Non cambiare” la imploro, cercando di non fare scenate.
In coppia con te non ci sto” mi risponde, fredda.
Allora facciamo che la prossima volta cambi, ma oggi parli con me” le chiedo, sperando di aver trovato un espediente.
Lei mi fissa e poi sbuffa: davvero l'ho convinta?

Va bene” risponde, facendo dietro front e andandosi a sedere al suo posto. Mi sbrigo a prendere David Copperfield e il quaderno e a sedermi di fronte a lei.
Fai almeno finta di scrivere” mi consiglia, aprendo il suo libro e iniziando a leggere le prime frasi.
Alessandro hai letto il sesto capitolo?” mi chiede la prof, comparendo alle mie spalle.
Sì, certo. È un bel libro, meglio di Romeo e Giulietta” commento, prendendo la mia copia del libro tra le mani.
Bravissimo” commenta, allontanandosi.
Non hai manco letto il primo” dice Ilaria, scuotendo la testa. Non è mica colpa mia se la prof pende dalle mie labbra.
Vero” aggiungo, sorridendole.
Inizia a scrivere qualcosa e, ogni volta che cerco di prendere parola, mi zittisce. Dopo un quarto d'ora capisco che ha finito l'esercizio e alza la testa per ascoltarmi.

Dimmi che vuoi” mi dice, posando la penna a sfera.
Inspiro.

So che ieri ti sei arrabbiata con me e so che ti ho detto cose poco carine. Non voglio rimangiarmi nulla, ma sappi che quel messaggio era davvero uno sbaglio” le dico, guardandola negli occhi. Lei, però, sbuffa e gira gli occhi.
Non è solo quel messaggio, okay? Se non fosse stato seguito da tutti gli altri, probabilmente non avrebbe avuto l'importanza che gli sto dando ora. Mi hai offesa e non me lo merito, nonostante quello che pensi tu” mi risponde, mentre spiegazza i bordi del libro.
Ero arrabbiato” provo a giustificarmi.
Se sei arrabbiato cerca di morderti la lingua o sbattere la testa contro un muro, invece di scrivermi cattiverie. Basta, non ho più voglia di ascoltarti, direi che è anche troppo” mi dice, mortificandomi.
Inizio a copiare il foglio che aveva scritto prima e sto zitto. Mi ha rimesso al mio posto e non so più che dire, visto che ha ragione lei. Devo imparare davvero a mordermi la lingua. Prendo il foglio e leggo le parole scritte da lei e mi sembrano tutte senza senso.
E non perché è inglese.
La guardo di sottecchi: la sua pelle è splendida, i capelli sono a posto, ma i suoi occhi sono tristi e, giuro, mi sento un idiota a fare caso a queste cose.

Hola bella gente :) ecco qui un nuovo capitolo. Il problema? Sono nella cacca perché, per la prima volta, non ho nient'altro di scritto oltre a questo. Significato? Per il prossimo capitolo aspetterete un po' di più! A meno che non sia presa da un'insana ispirazione e voglia di scrivere. Sapete, dovrei smettere di mangiarmi le unghie, mi fanno male! D: beh, cos'altro vorrei aggiungere? Sabato ho avuto un'incontro sconvolgente con gli occhi del "vero alessandro", nel parcheggio della scuola. Accanto c'era la sua ragazza (con cui aveva litigato nell'intervallo, davanti al suo pubblico, ovvero io e l'unica mia compagna che sa di questa immensa cotta xD).
Ebbene, vi lascio, mi aspetto dei commenti! Un bacio, vi adoro tutte quante <3

missLovely91: immagino di essermi fatta aspettare un po' troppo, eh? Chiedo umilmente scusa =( dimmi che ne pensi del capitolo, era così che pensavi si sarebbe comportato? A presto^^

vigife: chiedo scusa, ma chi sarebbe l'altro della storia? xD Alessandro? Comunque hai ragione, dovrebbe farci un pensierino!

Criros: ciao Cheerios! Non riesco a leggere criros (è stato un problema scriverlo xD), perciò più semplicemente sarai cheerios, d'accordo? xD che bello il tuo entusiasmo! *___* mi rallegra!^^ mi sorprendono i commenti su Alice, ma ne deduco che hai inquadrato perfettamente il personaggio^^ beh, la fine e lontana, ma spero di intrattenerti in modo positivo con questi capitoletti-passaggi! Un bacio!

_deny_: eheh :) è arrivato anche questo capitolo^^ spero ti sia piaciuto! Neanche io sopporto Alice, davvero!^^ alla prossima!

kia_85: oh, ti ringrazio!!! Il discorso madre-figlio è arrivato, spero di non averti delusa! Beh, confesso che Andrea piace molto anche a me, infatti avrà un ruolo più importante... Ma moolto più avanti ;) ora per qualche capitolo (conto almeno il 6-7) saranno in gita^^ conta circa 3 capitoli di EFP per ogni capitolo della storia e avrai il risultato... Sempre che tutto vada per il verso giusto!^^ comunque si, avevi capito bene^^ un bacio!

sciona: piiiicola! Mi dispiace tanto =( il bello dell'abitare in Piemonte è che non è zona sismica! xD belli i tuoi messaggi d'odio, direi che condivido in pieno, nonostante li abbia creati io .-. comunque non puoi sapere perché si sono baciati, visto che la storia è dalla parte di Alessandro. Mi piacciono queste tue fantastiche perle! xD alla prossima, carissima <3

giullacara, inizio col dirti che non sono sicura di poter passare per una questione di tempo, perciò non prometto nulla. Però, chissà, magari in un giorno di noia... =) ri ringrazio dei complimenti, fanno sempre piacere! Già, anche io adoro Ale nella sua stupidaggine <3 e odio Alice perché è... perché è Alice! >.< alla prossima!^^

Rebellious_Angel: ti ringrazio per aver colmato la mia lacuna e vorrei dire anche che quel genere di storie non mi piacciono. In compenso ho dato il mio nome ad un personaggio, anche se le analogie tra di noi erano ben poche =) ti ringrazio anche per avermi segnalato l'errore che ho subito provveduto a correggere, odio quando capita! xD e sì, la parola era "allora"^^ beh, capisco bene i problemi scolastici, visto che questa settimana ho almeno una verifica/interrogazione ogni giorno ç__ç grazie per i complimenti, un bacione!^^

marty 95: Sì, l'ho creato apposta così, almeno non è il riccone convenzionale^^ e pure io preferisco Alessandro ad Andrea, anche se il secondo (ANTICIPAZIONE, ANTICIPAZIONE! xDD) si comporterà egregiamente più avanti. Sarà davvero fantastico *___* capisco bene ogni reazione, e ti dico che erano proprio quelle che mi aspettavo dalle lettrici xD mi dai soddisfazioni! xDDD ora ti lascio, un bacio!

Eklypse: non sono sicura di aver esaudito i tuoi desideri, ma c'è una spiegazione a tutto: è troppo presto! Vedrai, andando avanti, la storia prenderà una piega diversa e allora lì potrete sbizzarrirvi con i desideri! E comunque, tutto saprai tranne che la fine! Sarà così scontata che nessuno di voi se la potrebbe mai immaginare xD non a questo punto, almeno! Spero davvero che piaccia *__* a presto! <3

machi: lo so, chiedo scusa, non riesco proprio ad aggiornare regolarmente! ç__ç anche a te non prometto di passare perché non sono sicura di mantenere la promessa, ma se capitasse, molto volentieri!^^ è vero, Ilaria ha fatto la furbacchiona nel negozio! ;)

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Capitolo 12
*** Cap. 5 - Fare a meno di te ***


Capitolo 5 – Fare a meno di te

Ilaria

Non posso credere di essermi davvero lasciata andare con Andrea. È fantastico, senza dubbio, ma mi sembra di fare qualcosa di sbagliato. Non voglio prenderlo in giro, gli voglio bene e se soffrisse a causa mia probabilmente mi sentirei davvero male, soprattutto ripensando alle sue parole.
Il vicepreside entra in classe e tutti quanti ci alziamo in piedi, seguendo la regola che ci è stata imposta.
“Seduti ragazzi. Allora, sono venuto qua per portarvi le autorizzazioni per la gita della prossima settimana. Dovrete consegnarle entro giovedì, compilate e firmate dai vostri genitori. Sì, Walter, anche se siete maggiorenni. Ah, la scadenza per il bollettino è entro dopodomani, perciò chi ancora non ha pagato, veda di sbrigarsi. Ad esempio tu, Riccardo. Devi muoverti, te l'ho già detto la scorsa settimana. Bene, vi lascio qui le autorizzazioni. Buon proseguimento” dice, uscendo dalla classe e lasciandoci qui come degli imbecilli.
“Castoldi, distribuiscile” mi dice la prof, porgendomi i fogli.
Odio consegnare fotocopie, schede e quant'altro. Non mi dicono mai grazie e non mi guardano nemmeno in faccia.
Consegno le autorizzazioni e Alessandro mi rifila un'occhiata da cane bastonato che mi dà sui nervi, così cerco di finire il prima possibile per tornare al mio posto.
“Pronti per la gita?” chiede la prof, ma ovviamente Vanessa deve prendere parola.
“Io sono contenta di non andarci. Non so manco dov'è l'Ungheria, figuriamoci andare fino lì! Ma che lingua parlano? L'ungaro?” chiede, guardando la sua vicina di banco e sghignazzando.
“L'ungherese, ignorante” commento.
“Come scusa?” mi chiede, sfidandomi. Odio quel suo modo di fare!
“Parlano l'ungherese, ma visto che sei così ignorante da non sapere neanche dov'è l'Ungheria, figuriamoci se conosci la lingua e sai che valuta hanno” le dico, guardandola negli occhi.
Walter, credendosi simpatico, fa il verso del gatto, ma cerco di ignorarlo, visto che me la prenderei volentieri anche con lui.
“Hanno l'euro, no?” mi dice, facendomi pure il verso.
“No, veramente hanno il fiorino. Complimenti, hai appena confermato la mia teoria” le dico, voltandole, poi, le spalle.
“Sta secchiona del cazzo” commenta, a bassa voce per non farsi sentire.
“Basta ragazze. Come ha detto Ilaria, in Ungheria c'è il fiorino, perciò vi porteranno a cambiare i soldi. Ragazzi, cercate di comportarvi come si deve, ma soprattutto di adattarvi. Non mangiano quello che mangiamo noi, non parlano come noi e hanno una cultura diversa dalla nostra. Cercate di rispettarli come loro rispetteranno voi” ci dice l'insegnante.
Non mi piace il tono dell'insegnante, andremo in un Paese straniero, non in mezzo ad una mandria di bufali. Forse ha ragione Walter quando dice che la Bertone è razzista.
“Prof. ma come saremo divisi?” chiede Valentina.
“Ma nessuno vi ha dato l'itinerario e le sistemazioni? In linea di massima sappiate che i primi giorni saranno in campagna, quindi nelle case, mentre gli ultimi due saranno a Budapest e dormirete una notte in hotel. Sabato vi diranno in quale paese sarete, con paese intendo proprio un piccolo paesino, ma sappiate che ci sarà una sola persona per ogni famiglia e solamente due persone per ogni paese. Ad eccezione per quelli che saranno in città” spiega l'insegnante.
Ecco, questa non la sapevo!
Fantastico, almeno non sarò costretta a convivere con una delle mie compagne, mi sembra quasi che stia andando tutto per il verso giusto. Niente Vanessa, niente coinquilina, niente strana relazione con Alessandro. In fondo sono solo cinque giorni, no?

***

“Ragazzi, sono qui per comunicarvi le ultime sulla gita. Allora, Cinzia passami il registro per favore” chiede il vicepreside, rivolgendosi alla professoressa di francese.
“Perfetto. Allora... Mmh.. Iniziamo con chi rimarrà in città. Riccardo, Beatrice, Annarita, Eleonora, Silvia, voi sarete a Kaposvár, una delle città più importanti. Cinzia, segnali. Con la «a» accentata. Sì, sì, così” dice, iniziando a stilare una lista.
Va avanti così per un po', finché non arriva, finalmente, a me. Il paese si chiama Kutas.
“Castoldi con te non sappiamo chi ci sarà. Barone, mettiamo te a Kutas? Può andarti bene?” chiede Andretti, il vicepreside, appunto.
“Ma che mi cambia? Mica devo stare con lei, no?” chiede Walter, indicandomi.
Speriamo che la risposta sia no.
“No, Walter. Però pensavo di metterti a Jákó con Valentina. Chi manca all'appello?” chiede il prof.
Altri cinque miei compagni di classe alzano la mano, tra di loro c'è anche Alessandro. Il mio stomaco inizia a brontolare, avrei dovuto mangiare durante l'intervallo.
“Sa, chi di voi ci vuole andare? Non è un brutto posto, un paesino tranquillo, circondato dalle pianure. Fate voi” decide infine.
Il silenzio pervade la classe e capirne il motivo non è poi così difficile. Chi vorrebbe entrare in contatto con la sfigata di turno?
“Prof. segni me” sento dire.
No. No, posso contestare?
“D'accordo De Angelis. Anche tu sarai a Kutas. Quindi Barone ti segno in Jákó. Lì c'è pure una famiglia con origini torinesi, magari riuscirai a farti capire” scherza il prof., ignaro del mio stato di malessere.
Credo l'abbia fatto apposta. Deve averlo fatto apposta.


Alessandro

Okay, d'accordo, non so perché ho chiesto ad Andretti di mettermi nel suo stesso paese.
Quel silenzio era imbarazzante e giuro di essermi dispiaciuto per lei. In fondo non si merita il trattamento che le rifilano i nostri compagni, sono esagerati perché non la conoscono davvero.
Andretti esce dall'aula e Ilaria si gira verso di me, guardandomi in modo truce.
Iniziamo bene.
Durante l'ora di italiano mi ignora come suo solito, ma al suono della campanella mi raggiunge. È decisamente seccata.
“Perché lo hai fatto?” mi chiede, cercando di non farsi notare.
“Fatto cosa?” le chiedo, facendo il finto tonto.
“Lo sai bene cosa. Cerca di non rovinarmi la mia unica gita scolastica, per favore” mi dice, girando gli occhi al cielo.
“Sempre colpa mia, eh?” le chiedo, uscendo dal portone e prendendo il pacchetto di sigarette.
“Sempre. Always. Toujours” mi risponde, allontanandosi.
“Ciao, eh!” le grido, mentre mi avvio verso la macchina. Si gira e scuote la testa, poi sparisce in mezzo alla folla.
Mi farà diventare pazzo, quella ragazza.

***

“Hai preso tutto? Sei sicuro?” mi chiede mia madre.
“Soldi, sigarette, vestiti, preservativi. Sì ma', ho tutto” le dico, sorridendo alla sua brutta faccia.
“Non fare cazzate Ale, non posso venire a recuperarti in Ungheria. E fai attenzione alle note disciplinari, per favore” dice, seccata.
“So badare a me stesso” le dico, chiudendo il borsone.
“Sì, certo” borbotta, uscendo dalla mia stanza.
Finalmente si parte, sinceramente non so che cosa aspettarmi da questi giorni, ma dal momento che Alice non ci sarà, cercherò di riavvicinarmi ad Ilaria.
Mi manca, da morire.
Bacio mia madre e scendo in macchina, caricando il borsone e il trolley e parto, con un brontolio nello stomaco.
Sono le cinque e mezzo, si viaggerà tutta la notte in pullman, ma non credo che potrei reggere tanto tempo.
Parcheggio di fronte alla scuola e scendo portandomi i miei bagagli: c'è già qualche compagno nel cortile.
“Ehy, Ale!” mi saluta Valentina, tutta sorridente.
Ma che vuole questa?
“Ciao” dico salutando i presenti.
“Ci stavamo chiedendo se andrai a soccorrere la povera Castoldi, se avesse bisogno” dice Beatrice, facendo ridere anche gli altri.
Cosa dovrebbe significare la sua frase?
“Non capisco cosa intendi” le chiedo, prendendo una sigaretta.
“Ma no, scherzavamo sul fatto che ti sia proposto per qualcosa che comprendesse lei” mi dice, sghignazzando. Manco parlasse Tyra Banks, che cazzo.
“Che cazzo ti ridi. Intanto lei me la farei, a te non mi ci avvicinerei neanche se mi pagassero” le dico, mentre accendo. Rimangono tutti stizziti e mi guardano come fossi un alieno.
Beatrice, in compenso, mi rifila lo sguardo più cattivo del suo repertorio. Sembra un carlino, la razza più brutta di cane in circolazione.
“Bella battuta” dice Riccardo, scoppiando a ridere.
Inspiro e lo guardo seriamente, capisce che nessuno stava scherzando e smette subito.
“Oh, guarda, c'è la tua ragazza laggiù” dice Beatrice, indicando Ilaria al cancello.
Ha una valigia enorme, azzurra. È piegata tutta di lato, dev'essere bella pesante. Ma cosa ci devono mettere le donne in valigia? Probabilmente ha un bazooka, per me ovviamente.
“Non vai ad aiutarla?” chiede Valentina, seria.
Le odio ste galline, tutte, dalla prima all'ultima. Sì che ci vado, ci vado subito.
Mi incammino verso Ilaria che, appena si accorge che mi sto avvicinando, sbuffa spazientita. È in trappola per colpa di quella valigia enorme.
“Ti serve aiuto?” le chiedo, abbastanza vicino.
“No, grazie” mi risponde seccamente.
“Dai, dammi sta valigia” le dico, facendogliela appoggiare.
“Ti stanno guardando e tu stai parlando con me. Con me, non so se riesco a farmi capire. Io, la sfigata, la racchia, la bruttona, la secchiona e tutti gli altri nomignoli che ancora non conosco” mi dice, indicandosi.
“Beh, dopo quello che ho detto loro, non si meraviglierebbero neanche se ti infilassi la lingua in bocca, perciò questa la prendo io” le dico, prendendo la valigia da terra.
“Ma quanto cazzo pesa?!?” esclamo, cercando di tirarla su.
“Sei uno smidollato, dalla a me” mi dice, fermandosi.
“Ma cammina...” commento, accelerando il passo verso l'autobus, un bel bestione a due piani.
“Ale, cosa hai detto ai nostri compagni? Perché ci stanno guardando?” mi chiede, con la voce acuta.
“Niente di cui ti dovresti preoccupare” commento, appoggiando quella valigia spacca schiena a terra, stiracchiandomi subito dopo.
“No, seriamente, già mi odiano, non fare in modo che mi rendano la gita un inferno” mi chiede, incrociando le braccia.
“Non ti preoccupare, ci sono io con te, non può essere un inferno” le dico, accarezzandole una guancia. Lei si scansa.
“Smettila di comportarti così. Hai una doppia personalità o mi prendi per il culo?” mi chiede, incazzata.
“Ti ho già chiesto scusa, so di averti detto cose che non stavano né in cielo né in terra, ma sono impulsivo, ciò che penso, dico” cerco di scusarmi. Non sono convinto neanche io di quello che ho detto.
“Sei troppo grande per dar sfogo ai tuoi pensieri senza filtrarli, Ale. Se l'hai detto è perché volevi dirlo, tutto qui. Dopo avermi messa in imbarazzo di fronte a tua madre, hai ancora avuto il coraggio di insultarmi” mi dice, seria.
Non credo di essermi mai sentito così stupido in vita mia.
“Hai ragione, che altro ti posso dire?” le chiedo, allargando le braccia.
“Niente, non c'è più niente da dire. Comunque non ti aspettare che le cose tornino come prima, perché esco con un'altra persona e, io, non ferisco le altre persone, non volontariamente almeno” mi dice, innervosendomi.
Un riccone come lei si è trovata. Non venitemi a dire che quello non ha un conto corrente almeno uguale a quello di suo padre. Non ci credo, ma neanche se mi portassero la dichiarazione dei redditi.
“È un tizio come voi, vero?” le chiedo, buttando il mozzicone.
“Cosa vuol dire come noi?” mi chiede, aggrottando le sopracciglia.
“Ricco” commento, guardandola negli occhi, lei sbuffa.
“Non è una cosa fondamentale” dice, girandoci intorno.
“Rispondi” le dico, appoggiandomi contro il fianco del pullman.
“Sì, è ricco, ma non c'entra niente” dice, guardandomi negli occhi.
“Magari per te non è importante, ma credo lo sia per i tuoi. Tua madre mi odiava e tuo padre... Credo che se avesse potuto farmi sparire dalla faccia della Terra, lo avrebbe fatto” commento, grattandomi il braccio destro.
“Ci avevano visto giusto, eh?” scherza, calciando una pietrolina.
“Quindi è finita definitivamente?” le chiedo, quasi a bassa voce.
“Perché c'è mai stato qualcosa?” mi chiede, spiazzandomi.
Sì, certo che c'era qualcosa. A meno che in quel momento lei non fosse presente mentalmente, in genere c'era qualcosa. Qualcosa di bello.
Sono ufficialmente un coglione.
“Credevo di sì”
“Non era quello che dicevi a me” mi dice, spostandosi un ciuffo dietro l'orecchio.
La fisso per un momento, ma poi sorrido amaramente e distolgo lo sguardo.
“Le cose erano cambiate ultimamente” commento, guardando la mia macchina.
“Lo pensavo anche io, prima che mi insultassi. Mi hai dato della puttana, poi però mi hai anche detto che sarebbe stata meglio una professionista piuttosto che una rompipalle come me” mi dice, alzando il tono.
“Beh, sappi che non è vero. D'accordo, i tuoi modi sono esasperanti, ma una prostituta fissa non me la posso permettere” dico, sorridendo. La sua faccia diventa paonazza.
“Tu! Lurido bastardo” sibila e capisco che non ha capito l'ironia.
“Stavo scherzando, Ilaria!” le dico, scostandomi dal pullman.
“Ti sembra una battuta da fare?” mi grida.
“Non urlare, non voglio che sappiano i cazzi nostri. Dai, scusa, stavo scherzando. No, seriamente Ila, la smetto” le dico, avvicinandomi.
“Mi dai sempre dell'infantile, ma non è che tu sia tanto adulto” mi dice, facendo un passo indietro.
“Già” commento, sentendomi un idiota. Non vuole che mi avvicini. Perché?
“Non c'è più niente tra di noi, Ale. Non posso e non voglio. Non più” mi dice, con gli occhi lucidi.
“Ma perché?” le chiedo, con voce esasperata. Devo darmi un contegno.
“Perché ora c'è Andrea e lui mi vuole davvero bene e non mi tratta come... Come hai fatto tu” mi dice, parlando come una bambina indifesa.
“Io non ti ho costretta a fare nulla, mai. E non puoi dire il contrario” le dico, serio, calmo.
“Non intendevo questo” mi dice. Stiamo quasi sussurrando.
“E cosa intendevi allora? Ti sei sempre, diciamo, concessa? A me sembrava che la situazione ti andasse bene” dico, confuso.
Le alza gli occhi e inizia a piangere, un pianto di quelli che si fanno in silenzio, con un singhiozzo ogni tanto.
“Non l'hai mai capito, probabilmente. E mi sento di dire che non avevo capito neanche io. Eri l'unico che si fosse accorto di me, che evitasse di farmi sentire la persona peggiore del pianeta. Mi sentivo meno sola e speravo che... Che qualcosa sarebbe cambiato prima o poi” mi dice, con la voce leggermente incrinata.
“Speravi mi innamorassi di te?” le chiedo, infilando le mani in tasca.
“Qualcosa del genere” dice, voltandosi per asciugarsi le lacrime. Scuote la testa e si dà della stupida.
Okay, ho mal di pancia.
Anzi, no, sto male, perché in tutto questo tempo ho perso tempo a pensare ad altro e, davvero, non me ne ero reso conto. Cioè, forse ci avevo pensato, ma spesso era più rivolto a me stesso il pensiero. Qualcosa tipo “ma mi sto innamorando?” oppure “perché mi fa piacere?”, ma non credevo che lei ci sperasse. Non credevo si aspettasse quello da me.
“Mi dispiace, Ila” le dico, fissando a terra.
“Non è colpa tua, le cose non sono andate come speravo. Mi sono sempre sentita una... beh, la tua puttana, perlomeno. È davvero avvilente, ma da quando le cose avevano preso un'altra piega, mi sentivo meglio. Non mi sentivo usata, cioè, era tutto più bello” dice, continuando a piangere.
Voglio piangere anche io.
Vedo un gruppo di altri compagni che arriva con uno dei pullman di linea. Si avvicinano tutti agli altri nostri compagni, lontani abbastanza da non accorgersi di noi.
Prendo la mano di Ilaria e la porto dietro il pullman.
“Ale, c'è la valigia lì” mi dice, mentre si oppone leggermente.
Riesco ad allontanarla da occhi indiscreti e l'abbraccio, stringendola forte. Questo, forse, è il nostro primo vero abbraccio. Niente goffaggine, niente gesti imbarazzati.
“Mi dispiace. Mi sono spesso sentito meschino, ma non credevo che tutto questo ti avesse portato ad avere una bassa stima di te. Non ti ho mai reputata davvero una facile, se questo può esserti d'aiuto” le dico, sentendo le sue unghie sulla schiena.
“Mi ero ripromessa di non guardarti neanche in faccia. Ti odio, non dovrei essere qui” mi dice, mentre singhiozza. Le do un bacio sulla testa e vorrei tornare indietro. Vorrei non aver mai fatto l'amore con lei, vorrei che potesse non ricordare nulla.
“Lo so e hai ragione, odiami quanto vuoi, ma scusami” le chiedo, senza lasciarla andare.
“Non puoi essere così? Sempre? Ti voglio così, non il bulletto incazzato con il mondo che mi insulta” mi dice, con la testa appoggiata contro il mio petto.
“Piacerebbe anche a me, davvero. Dobbiamo andare, stanno facendo l'appello” le dico, sciogliendo l'abbraccio.
“Chi facciamo, andiamo laggiù insieme? Mentre io piango e mentre la tua felpa è umida?” mi chiede, alzando un sopracciglio.
“A me non interessa cosa pensano. Non più. Ti dà fastidio se si fanno domande?” le chiedo, aggiustandomi la felpa. Ha ragione, è umida.
“No. Cioè, sì, ma non è una cosa grave. Non sono fatti loro, fino a prova contraria” mi dice, asciugandosi gli occhi.
“Appunto. Chi se ne frega” commento, aggirando il pullman per raggiungere la nostra classe. Walter si gira a guardarci e la sua faccia mi fa venire voglia di prenderlo a pugni una volta per tutte.
“Barone che cazzo ti guardi” gli dico, avvicinandomi.
“Bello, stai calmo” mi dice, cambiando espressione.
“Se hai problemi hai solo da dirlo, invece di fissare le persone” aggiungo, attaccandolo. Magari è la volta buona che se le prende.
“Oh, ma chi cazzo ti ha detto niente!” grida. Buffone, ha già paura.
“Signori ci sono problemi? Se qualcosa non va, potete rimanere qui a parlare” ci dice la professoressa.
“No prof, tutto okay” dice Walter, dandomi le spalle.
Bravo, meglio così.
Ilaria mi sfiora la schiena con la punta delle dita, so che vuole che mi calmi. Mi volto per guardarla e le sorrido.
Ti prego, perdonami.
Finito l'appello, ci fanno salire sul pullman. Una vera e propria corsa per la sopravvivenza. I ragazzi di quinta intimidiscono quelli di seconda, convinti di potersi sedere nei sedili superiori. Saliamo tutti e prendo posto vicino al finestrino, davanti. Non mi va di stare con gli altri. Ilaria si siede qualche sedile più indietro.
Dopo il secondo appello partiamo. La professoressa ci spiega qualcosa al microfono, ma io accendo l'mp3 e non l'ascolto. Non so come, ma mi addormento per una mezzoretta, risvegliato dal cellulare che squilla. È mia madre.
“Siete partiti?” mi chiede, apprensiva.
“Tranquilla, siamo già in autostrada. Ma' le chiavi della macchina te le ho lasciate nell'entrata, sopra il termosifone” le dico, già che ci sono.
“Sì, le ho viste. Tutto bene?”
“Tutto a posto” rispondo.
Un'ora dopo ho già voglia di mangiare, o almeno di fare qualcosa. Ho sempre odiato i viaggi in pullman, sono di una noia mortale, se contiamo poi che ci vogliono più o meno dalle dodici alle quattordici ore, mi verrebbe voglia di ammazzarmi.
Dopo due ore di viaggio scendiamo al primo Autogrill e corro in bagno. Ovviamente c'è la fila.
Appoggiato contro il muro, guardo Ilaria girovagare nel reparto caramelle. Prende un sacchetto con delle Haribo a forma di coccodrillo. Quelle caramelle dolcissime e gommose con la parte bianca morbida sotto. Buone, mi piacevano da piccolo.
Finalmente riesco ad entrare in bagno e l'odore mi colpisce come un pugno allo stomaco. Insopportabile l'odore di pipì.
Cerco di uscire il più in fretta possibile, giusto in tempo per prendermi un caffé.
Ovviamente c'è la coda anche lì.
“Cosa hai preso?” mi chiede, arrivandomi alle spalle. Le sorrido.
“Un caffé. Sono da suicidio gli Autogrill” sono positivo stasera.
“Oh, beh, io ho un cappuccino, siamo lì” mi dice, appoggiandosi al bancone.
Vorrei farle mille domande per non far cadere lì il discorso ma mi sembrano così stupide che preferisco star zitto.
“Posso sedermi vicino a te?” mi chiede improvvisamente, voltandosi verso di me.
“Quando?” le chiedo.
“Dopo. Sul pullman” mi risponde, arrossendo.
“Va bene” le dico, senza pensare a qualcosa in particolare. Non mi dispiace e questo l'ho capito.
Riusciamo a prendere le nostre ordinazioni e ci avviamo verso il pullman, pronti per due ore almeno di viaggio.
Mi siedo al mio posto e Ilaria si siede accanto a me, imbarazzata. Effettivamente è strano stare insieme davanti ad altre persone.
“Tranquillizzati, sei tesa” le dico, sfiorandole il ginocchio.
“Ma sono tranquilla. Tranquillissima” dice, cercando qualcosa in borsa.
Tira fuori le caramelle e apre il pacchetto.
“Guarda che ti fanno venire la carie ai denti” l'avverto, sorridendo.
“Se ne vuoi una, basta chiedere” mi dice, porgendomi il sacchetto.
“Non era quello il mio intento, ma grazie” le dico, prendendo un coccodrillo rosso.
“Non potevi prendere quello verde? O quello giallo?” mi chiede e sghignazzo.
“Ti offendi per una caramella?” le chiedo, tirando la coda del coccodrillo per dividerlo.
“Sì” risponde, cercando attentamente un altro coccodrillo rosso.

***

Presto diventa notte e, dopo una seconda sosta in Autogrill, chiedono all'autista di poter spegnere le luci più forti. Nonostante la prof non fosse totalmente d'accordo, riusciamo ad avere una luce più soffusa.
Inizio a sbadigliare e mi tolgo le cuffie dalle orecchie. Non ne posso più di ascoltare musica.
Mi volto verso Ilaria e vedo e sonnecchia, o almeno sembra. Cambia posizione e vedo che è scomoda.
“Ila?” la chiamo, a bassa voce. Spalanca gli occhi e mi guarda.
“Appoggiati se stai più comoda” dico, serio.
“No, è peggio. Mi viene mal di schiena. L'unica sarebbe sdraiarsi su due sedili, ma qualcuno laggiù ha avuto la stessa idea e non ci sono più posti liberi” dice, cercando di mantenere la voce bassa.
“Se non sei così tanto arrabbiata da odiarmi e se non ti interessa davvero quello che pensano, ti prendo in braccio” dico, parlandole all'orecchio.
“Poi stai scomodo tu” dice, scuotendo la testa.
“No, mi cambiano soltanto cinquanta chili in più” dico sorridendole. Le professoresse sono cinque sedili davanti a noi.
Si siede sulle mie gambe ma quando si accorge di essere troppo in alto si abbassa, rannicchiandosi. Non posso fare a meno di sghignazzare.
“Non posso, mi vedono!” mi dice, moderando la voce.
“Allunga le gambe sull'altro sedile, così ti abbassi” le dico, facendo un cenno in direzione del sedile. Ci prova ed effettivamente si ritrova alla mia stessa altezza, ma con la schiena verso il finestrino.
“Così è pure peggio” commenta, guardandosi le scarpe.
“Vieni qui” le dico, abbracciandola. Appoggia la testa sulla mia spalla e nasconde il viso contro il mio collo.
“Mi vergogno da morire” sussurra, piegando le gambe.
“Non devi” le dico, appoggiando la mia testa contro la sua.
“Buonanotte. E grazie” mi sussurra piano.
“Buonanotte” le rispondo.
Chiudo gli occhi e mi addormento piano, con il suo fiato sul collo.

Vi chiedo umilmente scusa! Lo so, cinque mesi sono tantissimi, ma non ero riuscita a scrivere niente di niente. Riscrivevo e cancellavo. Così  vi ho appena pubblicato ben 7 pagine e un intero capitolo, sperando di farmi perdonare. Mi dispiace se il loro comportamento in questo capitolo può sembrare totalmente inadeguato, infatti non doveva essere così, però mi piaceva l'idea di un viaggio in intimità, un fregarsene di tutti e chiedersi solo scusa. In fondo dovrebbe essere un'intera settimana senza Alice e Andrea. Fatemi sapere che ne pensate del loro comportamento, potrei aggiustare tutto nel capitolo 6. Prima di tutto non voglio deludervi!
Bene, ora vi saluto e, se avete un po' di tempo, leggete qualche altra mia storia ^^
Non so dirvi quando riuscirò ad aggiornare di nuovo, ma spero di avervi dimostrato che la storia non l'ho abbandonata, tutt'altro!^^
Buona serata

P.S. Risponderò ai commenti per messaggio privato

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