GIVE ME YOUR HEART AND RUN AWAY WITH ME

di Suicidal_Love
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ARTHUR: L'INIZIO DELLA STORIA ***
Capitolo 2: *** MERLIN: LA GARA ***
Capitolo 3: *** ENTRATA IN SQUADRA ***
Capitolo 4: *** DI BRACCIALETTI E OCHE ***



Capitolo 1
*** ARTHUR: L'INIZIO DELLA STORIA ***


Titolo : GIVE ME YOUR HEART AND RUN AWAY WITH ME
Autore : Suicidal_love
Beta : Shannara_810
Rating : Arancione ~ Ma piu` avanti il rating diverra` rosso.
Paring : Arthur/Merlin ~ Lancillotto/Ginevra and Other.
Avvertenze : Slash ~ Long-Fic ~ AU
Disclaimer : BCC
N.A. : Questa fanfic preciso si ispira al film Fast and Furious ed alcuni termini e modi di fare li ho ripresi dal telefilm Veronica Mars.
Inoltre volevo subito precisare che nella sezione HP c'è già una ff ispirata al film ma la mia storia non è un plagio di questa sin dall'inizio come in tutto il resto, ma
ammetto che vi e` una certa similitudine in determinati tratti in quanto questa come la mia e` ispirata al film.
Preciso assolutamente questa cosa, perche` non voglio inconvenienti, tutta la storia e` frutto della mia mente malata con il grandissimo aiuto del mio tesoro Shannara_810.


GIVE ME YOUR HEART AND RUN AWAY WITH ME

Live for yourself, it's a wonderful thing
You can so what you want, you can live in a dream
Get in, get up, get the rhythm, get down

(Living in Danger ~ Ace Of Base)





Il ruggito dei motori, l`odore del gasolio, l’asfalto che bruciava sotto di loro lo portava alla follia.
La macchina sferzò rapida a destra mentre il camion correva impazzito, cercando di distanziare quella sola auto spuntata dal nulla che aveva preso a correre al suo fianco.
Una pistola si affacciò al finestrino ed un sordo sparo risuonò nell`aria gelida della notte.
L`enorme ammasso di metallo s’incrinò lesto sulla gomma colpita, quasi fosse stato uno stupido pallone da calcio foratosi su di un sassolino aguzzo.
L`autista del convoglio spinse al massimo il freno, tentando in ogni modo di mantenere sotto controllo quel bestione di latta ma fu tutto inutile.
Nessuno sforzo fatto gli impedì di finire rovinosamente contro la parete di cemento.
Mille scintille di fuoco divamparono nel buio di quella strada deserta, mentre ancora la magnum esplodeva il suo colpo costringendo l`uomo a fermarsi.
L’auto che aveva creato tutto quel trambusto era una misera Honda Civic.
L’Honda si affiancò al camion, assestandogli un nuovo colpetto per buona misura, anche se era chiaro che non sarebbe mai potuto sfuggirle.
A quella vista, una risata di pura euforia si sparse per l`abitacolo di quella piccola macchina color rosso fuoco che stava dando filo da torcere ad un simile bestione di metallo.

"Arthur! Sta attento!". Lo rimproverò una voce nuova. La voce del giovane che teneva in pugno la pistola, sempre pronta a sparare un colpo se l’occasione lo avesse richiesto.
"Sta tranquillo, Lance. Questa bambolina regge tutto". Gli fece notare l’altro, spingendo al massimo l`acceleratore fino a superare il camion e a frenare all`improvviso.
Le gomme stridettero, lasciando una scia nera sulla strada pulita e bloccando l`avanzata della Ford Dumper che si arrestò, sbilanciandosi su se stessa e cadendo sul fianco.

L`uomo al suo interno uscì strisciando mentre un rivolo di sangue gli percorreva la tempia.
Era grasso e unto, i capelli radi sul capo e gli occhi piccoli da roditore.
Incapace.
Arthur scese dalla sua auto seguito da Lance, che senza perder tempo puntò deciso la pistola contro il ciccione semi svenuto dalla paura.

"Il bottino, grassone". Gli intimò, caricando l`oggetto.
Solo un sordo deglutire fece da eco alla sua richiesta.
"P-Prendete tutto". Balbettò il ciccione, alzando le mani in segno di resa giacché spaventato oltre modo.
Il ragazzo biondo, Arthur, scavalcò con un agile balzo il cofano per volare a prendere due valigette di pelle con combinazione.
"Le chiavi". Sbottò, gelido.
L`uomo con le mani sudaticce prese a frugare nelle tasche, lanciando poi una piccola chiave color magenta a terra.

Arthur sorrise al suo complice, un bel moretto di nome Lancillotto, il quale iniziò ad avvicinarsi alla povera vittima, puntandogli la sua bella magnum alla testa.
Sogghignava Lance nel vedere come quella palla di lardo avesse preso a pregarlo di risparmiargli la vita.

"Se racconterai di noi in giro, sappi che ti ammazzo". Lo minacciò, colpendolo alla testa con il calcio della pistola ed affrettandosi a risalire in macchina con l`amico. “È fatta!”. Esclamò mentre l’Honda girava su se stessa rimettendosi in strada con velocità.
"Johnny sarà contento". Arthur si lasciò sfuggire un sospiro imboccando in una stradina di campagna, per evitare l`autostrada già troppo affollata.

Lance si accasciò contro il sedile di pelle, ridendo tra sé ed alzando la musica della radio al massimo.

"Andiamo da lui e poi ...". Non fece in tempo a terminare quella frase che Arthur lo interruppe, accelerando bruscamente verso una strada a loro molto familiare.
"Al Death Worse". Sbottò, secco.
"Non sei stanco di guidare?".
"Mai! Sono o non sono ...".
"Si lo so". Sogghignò il moro, chiudendo gli occhi.
Oramai conosceva quella trafila a memoria.
Arthur non si stancava mai di ripeterglielo. "Sei il mitico: THE PRINCE". Scimmiottò pronto, riuscendo ad imitare il tono di voce di Morgana alla perfezione.
Avrebbero dovuto dargli un premio per quello.
"Non scordartelo mai, Lance". Fu il sommesso mormorio del famoso principe, i cui occhi azzurri brillavano nel buio.

Lui era il principe.
Mai nessuno era riuscito a batterlo nelle corse in passato e mai nessuno l`avrebbe fatto in futuro.
Nessuno poteva farlo… nemmeno la vita stessa.

To Be Continued ...

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Capitolo 2
*** MERLIN: LA GARA ***


“Il mio cuore aveva mai amato?

Occhi rinnegatelo perché non ha mai conosciuto la bellezza fino ad ora.”

 

DEATH WORSE

 

L’odore della pioggia appena caduta aleggiava ancora in quella landa desolata fuori città.

L’asfalto, la terra talmente arida nonostante le varie piogge da pensare che il terreno fosse maledetto.

Erano anni, o forse anche più, che in quella terra non un filo d’erba era riuscito a crescere creando un piccolo spazio verde.

La morte aleggiava in quel posto, tanto da dargli la fama di “mano destra della morte”. Questo era il Death Worse. Uno spiazzo lungo più di cinque chilometri e largo altrettanti.

Terra morta, come le anime che vi aleggiavano sopra, vittime, di una delle tante gare clandestine di macchine o di qualche amicizia errata.

Nonostante la morte avesse impresso a fuoco il suo marchio, il Death Worse era anche vita per coloro che non avevano più nulla da perdere, per gli amanti del pericolo o per chi solo avesse voluto assaporare la velocità, l’adrenalina e l’odore di benzina che impregnava il luogo che appena scoccata la mezzanotte si riempiva di auto sfavillanti e di gente che da ogni parte di Londra si riuniva a guardare il principe battere l’ennesimo sfidante.

Arthur sorrise e le sue mani strinsero il volante mentre nell’interno dell’abitacolo  risuonò wanted dead or alive di Bon Jovi.

Lancillotto inclinò la testa all’indietro e si portò uno spinello alle labbra aspirando il fumo che poi buttò fuori riempendo per un attimo l’auto di quella leggera nebbia che subito venne spazzata dal vento proveniente dal finestrino di poco abbassato.

Le labbra del moro seguirono la canzone e il viso si mosse a ritmo. Arthur si girò un attimo verso l’amico ed alzò il volume delle casse aumentando, però, anche il suo canto battendo più volte sul volante quasi questo fosse la sua personale batteria.

“I’m wanted” Lance gli fece eco –wanted- “DEAD OR ALIVE” cantarono assieme.

L’auto svoltò a sinistra incontrando una rotonda con al centro frammenti di pezzi d’auto e dei fiori piantati all’interno che ormai erano il fantasma di ciò che in vita erano stati.

Si stavano avvicinando al Death Worse, pensò Arthur premendo sull’acceleratore, mentre partiva welcome to the jungle come prossima canzone.

Perfetto, si disse il biondo tenendo gli occhi fissi sulla strada che pian piano cambiava trasformando il panorama da pieno di luci della città ad un buio spazzato via di tanto in tanto da qualche malfunzionante lampione.

Poco importava, il principe conosceva a memoria quella via e fra non pochi minuti si sarebbe scorto il suo paradiso illuminato da forti luci da stadio che … oh sì le avevano rubate ed installate.

 

 

Merlino avanzò alla cieca per qualche tratto toccando le pareti per non creare più rumore di quanto i suoi passi potessero fare.

Prese un bel respiro silenzioso e fece ancora qualche metro con il cuore in gola.

Arrivò ad una piccola porta in mogano illuminata di poco dall’uscio schiuso in cui i dipendenti della scuola stavano guardando una trasmissione serale mandata in onda dalla BBC.

Il ragazzo poggiò la mano sudata sul pomello e spinse creando un piccolo cigolio che lo mise in allarme. Stette fermo per qualche secondo ma solo le risa risposero a quel rumore.

Aprì velocemente e chiuse con cautela la porta correndo ad un cancello in ferro battuto.

Lo guardò con sfida e poggiò le mani su di esso stringendo le aste in ferro gelide ringraziando il fatto che fosse marzo e non dicembre.

Poggiò il piede sul piccolo muretto sul qualche si ergeva il cancello e si fece forza scavalcandolo con agilità.

Si volse un attimo verso la Westmister School salutandola con un sorriso impertinente prima di correre via.

 

 

Il boato si fece fragoroso. Morgana abbracciò Ginevra che ricambiò la stretta dell’amica.

Altri soldi, altre possibilità e l’ennesima vincita che avrebbe fatto gonfiare l’ego di Arthur, pensarono entrambe.

Il biondo uscì dalla sua Honda Civic rossa e ne carezzò il cofano bollente sul quale vi era disegnato un drago dorato, simbolo della sua squadra.

Si passò una mano fra i capelli e sorrise alle amiche avvicinandosi spavaldo.

“Allora gallinelle” sbottò allegro “quanto abbiamo guadagnato stasera grazie alla mia formidabile persona?” chiese, infine, ricevendo in cambio un’occhiataccia da entrambe le ragazze.

Morgana si sistemò la coda e scosse il capo andando all’Honda per controllare lo stato del motore.

Ginevra – o meglio Gwen – si avvicinò al ragazzo, Lancillotto, con il quale festeggiò la vittoria appena ottenuta con un caloroso bacio.

Il biondo si strofinò gli occhi ed alzò le braccia al cielo “grazie davvero! Ho vinto IO e nessuno viene a coccolarmi con dei complimenti!” esclamò con voce lamentosa ricevendo in risposta solo un “pallone gonfiato  dai tre amici.

 

 

Una Nissan Skyline sfrecciò per le vie della capitale.

Merlino alzò il volume dello stereo e cambiò la traccia audio. Gli Hammerfall esplosero nell’auto e il giovane premette sull’acceleratore portando il suo gioiellino sui 120 chilometri orari.

Il moretto abbassò i finestrini e l’aria gli fischiò nelle orecchie confondendosi con la voce del cantante.

Questa era vita, pensò prendendo l’uscita laterale dell’autostrada, sparendo dalla vista di Londra per entrare nel Death Worse, per entrare nella morte.

Pian piano la vista colorata si trasformò in un buio spettrale, tanto da costringerlo a tenere per una decina di minuti gli abbaglianti accesi, o almeno accesi fino a quando delle luci da stadio illuminarono la strada e dei rombi d’auto lo salutarono.

Lo spiazzo si presentò in tutta la sua gloria e Merlino temette di soffocare per un attimo dalla gioia.

Un arcobaleno di macchine si presentò alla sua vista e una vasta gamma di persone lo lasciò totalmente stordito.

Non aveva mai visto tante donne in abiti succinti come in quel momento. Cosce nude, seno prosperoso in evidenza dalle maglie talmente scollate da risultare indecenti se fossero state viste nella sua scuola.

Mosse piano la sua auto verso uno spiazzo vuoto vicino e scese osservandosi attorno.

Una musica martellante lo colpì come un pugno e si girò più e più volte, mentre ragazze e ragazzi saltavano, bevevano, fumavano spinelli in ogni angolo di quel ritaglio dedicato allo sballo.

Merlino deglutì sonoramente e si mosse verso un uomo che di buono pareva non avere nulla.

Il capo rasato era ricoperto da dei tatuaggi tribali che ricadevano quasi fossero una cascata lungo la schiena ampia e muscolosa. I bicipiti grossi anch’essi erano ricoperti da vari tatuaggi il cui più spaventoso era un dragone dagli occhi color ghiaccio che dal polso correva lungo il braccio destro fin sopra la spalla.

Indossava una canotta bianca che aderiva perfettamente al torace muscoloso.  I pantaloni neri in pelle fasciavano perfettamente le cosce da gladiatore dell’uomo che dall’alto del suo metro e novanta dominava chiunque gli fosse attorno.

Ma non era il suo viso duro sporcato da una leggera barba rossa ad incutere timore, no … era una fondina ascellare di pelle color carbone che conteneva al suo interno una nove millimetri argentata con inciso sopra Dragoon a caratteri gotici.

Merlino si avvicinò all’uomo che raccoglieva scommesse e tossicchiò appena.

“Vorrei sfidare il principe” esordì nascondendo la sua insicurezza dietro una perfetta maschera di menefreghismo.

L’uomo lo guardò appena per poi sorridere mostrando una fila di denti bianchi brillanti e si tolse la sigaretta dalla bocca soffiandogli il fumo in faccia.

“Come vuoi tu pivello” rispose “vai alla tua macchina e mettiti sulla linea di partenza fra dieci minuti avrai la tua sfida …” lo guardò torvo “il tuo nome bambino?”.

Il moretto si morse il labbro inferiore “Jethro” replicò andando alla sua Nissan blu oceano e vi si mise all’interno andando alla linea di partenza.

Finalmente avrebbe sfidato il leggendario principe.

 

 

Dragoon si avvicinò ad Arthur con almeno diecimila sterline in mano e gliene diede ottocento.

“Un pivello di nome Jethro vuole sfidarti” disse dopo aver fatto l’ennesimo tiro dell’ennesima sigaretta di quella notte appena iniziata.

Arthur alzò il viso ed annuì malandrino andando alla sua bimba e la carezzò nuovamente “non facciamo male al pivellino ok?” disse all’auto e si sistemò all’interno andando sulla linea di partenza.

Affianco a sé riconobbe una Nissan Skyline ed annuì in approvazione. Era davvero un bel pezzo d’auto e ben curata.

Premette sulla frizione e accese il motore che ruggì creando un boato di grida dietro di lui.

Guardò di nuovo verso lo sfidante maledicendo quei finestrini oscurati. Beh lo avrebbe visto dopo averlo battuto su tutti i fronti.

Sophia, una ragazza dalla carnagione lattea e i lunghi capelli biondo ramati e le gote rosse si mise fra le due auto.

Si piegò un attimo verso l’Honda e mandò un bacio al principe che le fece l’occhiolino di rimando.

La ragazza si rimise in posizione eretta ed alzò il braccio sventolando una bandana color porpora e guardò le due auto severamente “NESSUNA PIETA’” urlò abbassando il braccio.

Le due auto sfrecciarono in contemporanea lasciando una scia delle gomme sull’asfalto rovinato.

Si tennero testa per i primi metri, prima che l’Honda spingesse su un fianco sbilanciando la Nissan che rallentò un attimo permettendo al principe di superare il suo sfidante.

Le mani di entrambi si strinsero sui volanti in una morsa ferrea e Arthur sfrecciò in avanti sul rettilineo, osservando dallo specchietto la Skyline appiccicata al suo didietro.

“Bimba quella Nissan ti sta facendo una corte sfacciata” esclamò il biondo accelerando con l’unico risultato di ritrovarsi al suo fianco l’auto dello sfidante.

Complimenti, pensò il principe, il pivello era tenace.

La mano premette su un bottone rosso e dalla tubatura dietro partì una scarica di nitro che lasciò indietro la Nissan blu.

Arthur rise forte ed alzò la musica della vittoria, mentre svoltava a destra facendo stridere le gomme.

Ora mancava solo il ritorno ed avrebbe guadagnato altri ottocento bigliettoni, pensò allegro, prima di ritrovarsi schiacciato contro la muratura del vecchio ponte del Death Worse.

Si girò ed imprecò.

La Nissan era di nuovo al suo pari. Entrambi accelerano spostando la marcia sul cinque.

Arthur ringhiò e spinse la sua bimba sulla Skyline che si spostò per il forte impatto permettendogli di superarlo.

Corse in avanti e vide la fine di quella gara, quando alla sua sinistra la Nissan fece un volo e lo superò all’ultimo tratto tagliando il traguardo il suo contemporanea.

Arthur frenò di colpo e si lasciò cadere sfinito e scioccato lungo il sedile.

Il pivello era arrivato al suo pari.

Ringhiò all’interno dell’abitacolo ed uscì dall’auto incurante del silenzio creato da quella novità e diede un calcio alla gomma della sua bimba.

“ESCI DA QUELL CAZZO D’AUT …” urlò prima di zittirsi quando dalla Skyline oceano uscì un ragazzo che dal viso si capiva fosse solo un diciottenne.

Il suo cuore gli balzò fino in gola e rimase zitto ad osservarlo.

“cristo sei bellissimo baby” sussurrò solamente.

 

To Be Continued.

 

Ce l’ho fatta dannazione. CE L’HO FATTA *balla la samba* °_° ehm *cof cof* passiamo a ringraziare tutte le povere anime che hanno commentato:

 

·         Shannara_810 (BEH SOLO QUESTO PER TE … GRAZIE PER SOSTENERMI SEMPRE NEGLI SCLERI)

·         CucciLoverZ

·         Princeton_818

·         celine_underworld 

·         ely_scorpioncina

·         lady niniane

·         LadyMerendina

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Capitolo 3
*** ENTRATA IN SQUADRA ***


Ed eccomi qui con il terzo capitolo di questa magnifica storia (?).

Che dire non vorrei risultare molesta ma volevo darvi un piccolo avvertimento u.u

Alcuni personaggi risulteranno un poco OCC ma la cosa è voluta da me medesima. Cerco in qualche modo di non stravolgere il carattere originario del personaggio ma essendo una AU ambientata in un mondo moderno, ergo la presenza di qualche parolaccia o di qualche comportamento non proprio cavalleresco non condannatemele u.u.

Vi ringrazio davvero tanto ed un speciale grazie a Edian che mi ha betato il capitolo e a Shannara_810 che sarà felice di leggere il continuo del nostro sclero.

Ed ora u.u  altri ringraziamenti a chi ha commentato facendomi davvero felice: lady niniane, ely_scorpioncina, baileyzabini90, Yaoithebest, erol89, Shannara_810, Edian.

Davvero ragazze le vostre recensioni mi invogliano a scrivere! Grazie di cuore un bacione Sui e il suo delirante seguito di cavalieri! BALLATE YMCA *-*

 

ENTRATA IN SQUADRA

 

Doveva essersi appisolata, perché quando riaprì gli occhi la lancetta più corta dell’orologio era passata dalle cinque alle sei. Il suo sguardo corse subito verso la sedia all’angolo, e lui era là. Semisdraiato, la testa appoggiata allo schienale della sedia e le dita incrociate sulla pancia, aveva un aspetto decisamente poco illustre.

Sulle prime pensò che stesse dormendo. Teneva gli occhi chiusi e il corpo perfettamente immobile, ma poi la sua bocca si distese in un accenno di sorriso.

Freya si morse il labbro inferiore e si mosse sulla piccola poltrona divenuta ormai letto improvvisato per quella notte ormai finita e si scostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio sospirando stancamente.

“Cosa ci fate qui Gaius?” chiese la ragazza con voce sottile attenta a non svegliare nessuno in quella piccola ala della scuola dedicata al guardiano notturno.

Ci fu un breve silenzio. “Aspettavo che il nostro giovane Merlino rientrasse dalla sua piccola gita notturna” rispose l’anziano professore alzandosi dalla sua piccola sedia in mogano causando un piccolo cigolio che si perse per la piccola stanza.

Gaius si avvicinò alla finestra. Sul davanzale c’era un vaso a boccia pieno di fiori disposti magistralmente. “Gerani rosa, crochi bianchi e margherite”  disse Gaius quasi rivolto a se stesso tornando verso la sua ‘compagna’ notturna; vi si sedette nuovamente sporgendosi di poco verso la giovane che continuava a fissarlo con occhi leggermente rossi. “Tornerà presto” farfugliò pochi secondi dopo.

Il vecchio uomo inarcò un sopracciglio assumendo un’aria scettica prima di abbandonarsi ad un sonoro sbadiglio. “Speriamo che quello zuccone” –Freya ridacchiò- “torni in tempo per la prima lezione ...”

 

 

*FLASHBACK*

 

Cristo sei bellissimo baby”.

Merlino spalancò gli occhi temendo di non aver compreso bene ciò che il principe avesse appena sussurrato.

Strinse le mani a pugno e lo guardò dritto negli occhi, sentendo distintamente la fronte mandida di sudore.

“Come scusa?” chiese con voce leggermente spezzata.

Il biondo si avvicinò con le movenze di un felino e il giovane indietreggiò istintivamente finendo con la schiena contro la portiera del suo gioiellino ancora caldo per la gara appena ‘vinta’ –beh se la parità poteva considerarsi una vincita- osservando il suo avversario che lo studiava, o meglio … mangiava con gli occhi.

“Come ti chiami baby?” sussurrò nuovamente questi, ignorando la sua precedente domanda, lasciando che il palmo della sua mano finisse contro la Nissan ‘intrappolando’ così il suo sfidante.

Il moro si umettò d’istinto le labbra con la lingua  e rispose un flebile –Jethro- che finì in bocca al principe quasi fosse una carezza sensuale quando questi lo ripeté.

“Baby ti va una birra con me?” domandò Arthur dipingendosi in volto un sorriso sensuale e provocatorio che ebbe la sola reazione di farlo apparire buffo agli occhi della sua ‘preda’.

“No, grazie” rispose Merlino nascondendo un risolino che voleva uscirgli spontaneo dalle labbra, causando però nel principe un’espressione di assoluto sdegno, quasi lo avesse insultato pesantemente.

“No grazie?” mormorò questi arricciando le labbra ad un’infantile broncio “tu non vorresti prendere una birra con il famoso principe?” sbottò oltraggiato il suddetto campione, ormai dimentico della parità subita in quella gara.

Quel moccioso dagli occhi color oceano lo aveva appena rifiutato come se fosse un semplice … un semplice ragazzo!

Arthur  stette per tornare all’attacco quando una mano candida si posò sulla sua spalla ed una voce morbida, ma autoritaria, lo interruppe nella sua patetica futura scena da prima donna.

“Scusa il suo comporta …” tentò di dire prima che questi la interrompesse bruscamente.

“Nessuna scusa, il bimbo qui presente non ha ben capito che …” neanche il principe finì la frase.

Morgana non aveva nessuna intenzione di lasciarsi zittire, Arthur era uno dei suoi migliori amici ma non aveva nessun diritto di prendersela con un ragazzino che aveva la stoffa del corridore nelle vene solo perché improvvisamente il suo spirito omosessuale si era risvegliato e questo, appunto, era stato umiliato da un rifiuto.

“Scusa il comportamento di questo idiota” ringhiò lei lanciando un’occhiataccia al biondo che si zittì mestamente, naturalmente non mancando di imbronciarsi come un infante.

Merlino ridacchiò e scosse il capo ammirando la bellezza di colei che evidentemente doveva essere una cara amica per il principe. “Non importa, nessun problema” rispose alzando le spalle come se la cosa non lo toccasse minimante, anzi, lo divertiva.

“Piacere Morgana” si presentò allungando la mano coperta da un piccolo guanto in pelle nera a mezze dita che il moro strinse con delicatezza.

“Jethro” rispose lui dando nuovamente un nome falso.

Sapeva che se avesse svelato la sua vera identità sarebbe stato cacciato dal Death Worse se non rapito o ammazzato. Nella più rosea aspettativa si aspettava un pestaggio in piena regola.

“Allora, Jethro” rimarcò lei con un sorrisetto malizioso “che ne dici di una birra in compagnia di noi Pendragon … ho un affare da proporti” finì lasciandolo per un attimo basito e curioso, ma soprattutto divertito  alla reazione poco nascosta di quel principe che se fosse stato un cane avrebbe scodinzolato felice.

Naturalmente quando Arthur scoprì di essere fissato da baby tossicchiò assumendo un’aria indifferente.

“Andiamo baby?” chiese con voce roca e fintamente spazientita che irritò il giovane ragazzo.

“Mi chiamo Jethro” esclamò scocciato lasciando che una piccola espressione di vittoria si scolpisse sul viso del biondo.

“Ok … baby” rispose questi facendosi scivolare addosso una cascata di insulti tra cui il più ricorrente era asino.

Arthur si girò e strinse i denti “Io sono il principe” disse lasciando che Merlino slargasse gli occhi come se si fosse improvvisamente accorto dell’errore.

“Scusatemi non avevo capito che foste un asino di razza reale!” esclamò lasciando basito il biondo e facendo scoppiare a ridere  Morgana che si avvicinò a Lancillotto il quale stringeva la vita della sua Gwen poggiata con la schiena al suo ampio petto.

“Ragazzi questo genio è Jethro” disse lei allegra chinandosi per prendere due birre cui una  finì nelle mani del moretto che salutò allegramente la coppia.

Morgana si poggiò contro un muretto e lasciò vagare il suo sguardo per la figura del ragazzino che si sentì decisamente a disagio sotto lo sguardo attento della donna. “Allora … vorresti unirti ai Pendragon?” chiese lei lasciando Lancillotto e l’amata basiti ed il biondo principe sull’orlo di una crisi isterica mista a felicità, sempre nascosta ovviamente.

Il ragazzo spalancò la bocca sorpreso e guardò l’asino che lo fissò a sua volta confuso prima che entrambi proferissero un “NO” –detto dal biondo-  e un “SI” –esclamato dal moro-.

Si osservano in cagnesco, prima che Gwen timidamente si avvicinò a Merlino allungando la mano. “Congratulazioni! Benvenuto in squadra!”.

Arthur aprì più volte la bocca alla ricerca di qualcosa di intelligente da dire, uscendone solamente con un “ma io non voglio”, stroncato sul nascere da Morgana che gli fece segno che se avesse osato ribattere la sua decisione lei lo avrebbe castrato.

Il biondo, asino ma non senza istinto di sopravvivenza e con un particolare attaccamento ai suoi genitali, optò per un dignitoso e maschio silenzio, rotto ogni tanto da qualche borbottio incomprensibile sul fatto che nessuno in quella squadra si curasse della sua opinione.

Lancillotto scosse il capo e strinse anch’egli la mano alla nuova recluta, fidandosi del giudizio dell’amica che sicuramente aveva visto del potenziale in Jethro.

“Beh festeggiamo no?” propose Lance alzando la Beck’s in aria “a Jethro e alla sua Nissan” esclamò seguito dagli altri che ripeterono lo stesso brindisi, tutti a parte Arthur che brontolò bevendo un sorso di birra.

 

 

*FINE FLASHBACK*

 

 

Il sole era sorto da poco e Merlino desiderava disperatamente un bagno caldo e un letto comodo.

Tornò a scuola con la Nissan e la parcheggiò nel garage comprato poco lontano dalla Westmister School.

Sceso dall’auto traversò due vie e si ritrovò di fronte l’imponente retro della scuola che pian piano si stava svegliando pronta ad un altro giorno di lavoro e lezioni.

L’acqua bagnava ancora il ciglio della strada, ma due giorni di sole tiepido avrebbero cancellato il ricordo di quella pioggia pomeridiana riportando in luce il grigio chiaro dell’asfalto.

Svoltò nel vialetto e scavalcò nuovamente il cancello più goffamente della notte prima, cadendo sulla fresca erba bagnata dagli irrigatori, rabbrividendo.

Dannazione, pensò il ragazzo osservando l’ambiente. Si sentiva così fuori posto ora che aveva assaggiato un pezzo di quella vita.

Aveva bevuto, aveva riso assieme ai suoi nuovi amici trovando in Morgana una compagna di burle ai danni dell’asino, in Gwen una buona confidente che, però, aveva il difetto di tentare di difendere Arthur dalle prese in giro, in Lancillotto aveva invece trovato un buon amico che lo aveva  ascoltato in quelle poche ore senza mai stancarsi ed infine Arthur, il principe, era risultato fastidioso ma simpatico.

Era un idiota, ma un idiota con il cuore d’oro. A quanto gli aveva confessato Gwen, Arthur gareggiava perché con i soldi delle vincite poteva pagare l’università a Morgana che a quanto pare era la sua sorellastra.

Merlino sorrise appena ricordandosi di quel ridicolo baby con cui lo aveva ormai apostrofato e di quel saluto superficiale che gli aveva dato prima di chiedergli il numero di telefono e la mail, naturalmente chiesti solo per contattarlo in vista di qualche gara o riunione della squadra … ceeeerto.

Si alzò da terra e corse fino alla porta vincendo la sfida con gli irrigatori che all’ultimo momento si erano nuovamente accesi.

AH! Ed il vincitore era … MERLINO, pensò entrando nella stanza del guardiano notturno che a quell’ora era sempre alla panetteria di qualche via più in là o almeno così credeva.

Del guardiano non vi era traccia ma ad attenderlo vi era la sua migliore amica, Freya, ed il suo anziano precettore privato, Gaius.

“Buongiorno Merlino” esclamò allegro il vecchio sistemandosi il farfallino del suo solito Tweed color cachi che indossava indistintamente in inverno, autunno, primavera ed estate, o forse semplicemente aveva l’armadio pieno di quegli abiti tipicamente inglesi e non trovava appropriato cambiare stile.

“B-Buongiorno Gaius, buongiorno Freya” rispose passandosi una mano fra i capelli umidi.

“Credo che faresti bene a cambiare abito indossando la tua divisa scolastica” disse solamente alzandosi dalla sua sedia avviandosi verso la porta per poi sparire dietro ad essa.

Merlino guardò Freya che si avvicinò tirandogli l’orecchio trascinandolo lungo i corridoi ancora vuoti della scuola buttandolo dentro la sua stanza singola.

“Non dirmi che ci sei andato!” esclamò lei incrociando le braccia al petto battendo il piede a terra.

“Sono entrato a far parte della squadra dell’asi … scusa principe” si corresse subito.

“Oh ma certo … quando poi tuo padre lo scoprirà chissà come sarà fiero di te” rispose lei sarcastica sedendosi stancamente sul morbido letto del migliore amico che senza pudore si stava spogliando di quegli abiti per indossare la divisa scolastica.

Una camicia bianca, una cravatta blu con lo stemma argentato della Westmister, un paio di calzini bianchi, i pantaloni blu scuro a taglio classico abbinati alla giacca del medesimo colore.

Sembrava un ragazzo normale se non avesse avuto la matita che colava lungo gli zigomi pronunciati.

“Struccati Lady Gaga” borbottò Freya alzandosi mal volentieri dal morbido giaciglio sedendosi sulla sedia della scrivania di Merlino. Aprì una custodia e ne tirò fuori un computer portatile, lo collegò in rete elettrica e lo accese. La prima cosa che vide fu che l’amico aveva della corrispondenza. Aprì la casella della posta elettronica e trovò tre messaggi da parte del padre, Belinor. Freya non aveva bisogno di leggerli per sapere cosa volesse il padre di Merlino.

Il resoconto dei voti del figlio; sempre la solita richiesta o in caso speciale l’avvisarlo di una qualche cerimonia di beneficenza in cui la presenza della famiglia Emrys era richiesta.

Solo un quarto messaggio attirò la sua attenzione, una mail da parte di un certo onlytheprince@gmail.com.

La ragazza si voltò un attimo  verso il piccolo bagno da cui proveniva il rumore d’acqua e l’aprì leggendo.

Ciao baby, Morgana mi ha chiesto di avvisarti che domani sera ci vediamo a Piccadilly per andare poi in pizzeria, ovviamente me l’ha chiesto lei … io non ti chiederei mai un appuntamento sia chiaro! Però se te l’avessi scritto io accetteresti? OH NO NO. Dimentica tutto idiota. A stasera alle 8:30 vedi di non mancare, baby.”

Ridacchiò.

“Ti ha scritto un certo principe” disse Freya ricevendo in risposta una tosse e subito dopo il volto struccato del moretto far capolino dal bagno.

“Arthur?” chiese questi arrossendo leggermente.

“Sì mia dolce Drag Queen” asserì lei con un sorrisetto in volto “presumo sia quello in nome del principe”.

“C-Cosa ha scritto?” chiese Merlino uscendo allo scoperto mentre si sistemava la cravatta.

“Vieni e leggi” disse lei alzandosi dalla sedia avviandosi all’uscio dal quale uscì subito.

Il moretto si avvicinò al computer e lesse la mail mordendosi il labbro.

Che asino, pensò imbarazzato rispondendo con un semplice –ci sarò- prima di raccogliere da terra la sua tracolla, preparata la sera prima, ed avviarsi a colazione.

Avrebbe riposato il pomeriggio.

 

 

Arthur era seduto sul cofano di una Renault bianco latte. Dallo stereo la musica che filtrava era forte e ritmata.

“Lance” mormorò il biondo portandosi alle labbra una sigaretta mezza consumata “Lance … Lance” continuò a borbottare facendo uscire allo scoperto il proprietario del nome che brandì una chiave inglese minaccioso.

“Cosa cazzo vuoi?” sbottò acidamente.

“Come fanno sesso due uomini?” chiese lasciando che il povero attrezzo cadesse dalle mani di Lancillotto.

 

TO BE CONTINUED

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Capitolo 4
*** DI BRACCIALETTI E OCHE ***


Ed ecco un altro capitolo in cui ho cercato di alternare momenti seri e momenti allegri. Come sempre ringrazio Edian (quel vecchiaccio di Aramis) che mi ha ascoltato mentre betavamo il capitolo. VECCHIACCIO e.e

Ora i ringraziamenti ai miei recensori che mi rendono sempre felice e anche ai lettori anonimi che insomma un piccolo commento potrebbero lasciarlo no?

Grazie mille a: Ely_Scorpioncina; erol89; baileyzabini90; Shannara_810; Edian

 

DI BRACCIALETTI E OCHE

 

George non sentiva nulla a parte la paura. Cercò nuovamente il battito del collega, e questa volta fu sicuro di percepire qualcosa. “Stanno per arrivare i soccorsi. Coraggio.”

E miracolosamente fu proprio così. I fari dell’ambulanza sbucarono da dietro l’angolo  e, subito dopo, arrivò anche l’auto di Agraivane. I due veicoli si fermarono, uno da una parte e uno dall’altra. Le portiere si spalancarono all’unisono e i gli uomini corsero nel fascio di luce dei fari.

Agraivane era sulla cinquantina, alto e massiccio, indossava pantaloni neri e una giacca elegante del medesimo colore. L’uomo si tolse i guanti in pelle firmati Valentino e si avvicinò a George con espressione livida sul volto.

“Che cosa è successo?” domandò in fretta con voce roca lanciando un’occhiata ai paramedici che si apprestavano a trasportare il ferito su una lettiga.

“Sono arrivato pochi minuti dopo Tom e l’ho trovato a terra con la nuca sanguinante, il camion a terra e una Honda rossa che sfrecciava via a tutta velocità, ma non sono riuscito a prendere la targa.” Esclamò questi torturandosi le mani grassocce sudate, causando solo fastidio nel suo superiore che lo colpì alla gota con violenza, facendolo barcollare pericolosamente.

“L’hanno presa?” chiese estraendo dalla tasca del completo un blackberry nero lucido.

George deglutì ed annuì senza riuscire a spiccicare parola, mentre l’ambulanza si allontanava spedita lungo la strada.

Agraivane sorrise digitando un numero e con la mano alzata fece segno a due uomini di uscire dall’auto, dando le spalle al malcapitato che iniziò a parlare sconnessamente, mormorando suppliche, preghiere.

“Un lavoro pulito mi raccomando” disse l’uomo pacatamente rientrando nella sua Mercedes e partendo alla volta del suo ufficio, lasciandosi dietro le urla del grassone e poi uno sparo.

“Sei il migliore no?” proferì  Agraivane con voce dura “trova quella valigetta e uccidi chiunque si metta in mezzo. Il braccialetto va ritrovato.”

 

 

“E’ ridicolo” disse per l’ennesima volta Lancillotto, buttando sul tavolo l’ennesimo libro incriminato. “Perché non puoi chiedere a Morgana?” ripeté nuovamente sporgendo la testa oltre lo scaffale della piccola biblioteca comunale del quartiere.

Arthur si morse il labbro e guardò il suo ora irritante migliore amico negli occhi con l’impulso di ucciderlo o neutralizzarlo a furia di librate in testa, ma poi l’immagine di una Gwen arrabbiata per la prematura dipartita del fidanzato lo fece desistere e decise che l’arma migliore contro Lance era il silenzio.

“Arthur, Arthur, Arthur perché non possiamo chiedere semplicemente a Morgana” chiese ancora con un sorrisetto sul volto, subito cancellato dal passaggio di un gruppo di giovani che leggendo il titolo del libro che aveva in mano ridacchiarono occhieggiando lui ed il biondo asino, facendolo vergognare per aver acconsentito ad aiutarlo  in una così imbarazzante ricerca.

“Arthur” pigolò ancora lamentoso, facendo sbuffare il principe che gli si avvicinò colpendolo in testa con una copia alquanto voluminosa di ‘anatomia umana’.

“Non chiederò mai a Morgana va bene? Inizierebbe ad osservarmi con quel sorriso da ‘lo sapevo che eri gay’ per poi ridere sguaiatamente prendendomi in giro per la mia non esperienza in questo campo, nonché riferirebbe a baby le mie buone” Lancillotto inarcò un sopracciglio “le mie intenzioni e la mia appunto mancata esperienza in materia omosessuale” finì sbrigativo, per poi osservare in alto sullo scaffale e sorridere “TROVATO!”

Il moro alzò le mani al cielo “Graçias” esclamò venendo nuovamente colpito alla nuca dal suo migliore amico.

“Smettila di fare l’immigrato” disse scherzoso il biondo ricevendo un’occhiataccia da Lance che borbottò qualcosa sul fatto che non era colpa sua se la sua mamma, che riposi in pace, era spagnola e lo aveva cresciuto per i primi dodici anni nella sua terra natia, per poi seguire il padre in Inghilterra.

“Allora? Possiamo andarcene?” chiese seguendo Arthur fino al loro incriminato tavolo e sedervisi guardandosi attorno per controllare che non entrassero Gwen o Morgana, assidue frequentatrici della biblioteca.

“Non ancora, fammi prendere appunti” rispose sottovoce il principe tirando fuori da una tracolla una biro ed un piccolo quaderno, suscitando un attacco di risa soffocate del suo amico, che sì … avrebbe ucciso una volta uscito da lì. “Quanto sei sfigato …  quando farete sesso cosa farai? Sbirci i tuoi appunti?”.

Arthur lo fulminò con lo sguardo tirandogli i corti capelli scuri “taci Lance o deciderò di fare pratica su di te, prima che su baby … ci siamo capiti?” ringhiò facendo impallidire lo spagnolo notevolmente, non troppo felice all’idea che il suo deretano fosse usato in via sperimentale.

“Allora … il libro dice che si deve partire con i preliminari, bisogna far rilassare il partner” mormorò scrivendo sulla pagina bianca del suo nuovo quaderno comprato quella stessa mattina per l’occasione.

“Beh … i preliminari li conosciamo tutti no? Baci, carezze e beh invece che … lo … hai capito no?!” borbottò Lance rosso in viso, un rossore che trasmise anche all’amico che annuì, dando per scontato l’argomento ‘preliminari’.

“Secondo punto … dopo averlo fatto eccitare bisogna prepararlo” lesse Arthur lanciando un’occhiata interrogativa a Lancillotto. “Devi cucinarlo?” chiese divertito il moretto facendo ridacchiare l’altro. “No … penso lo si debba preparare laggiù per … per abituarlo alle mie considerevoli dimensioni” replicò fiero il biondo.

Lo spagnolo non rispose a quell’ultima idiozia. “Penso sia un po’ come per le vergini … credo tu debba usare un lubrificante, per preparalo al meglio no?”.

Arthur lo guardò e fece avanzare un braccio, battendo il cinque contro il palmo dell’amico. “Sei un genio! Ma c’è solo un problema … i lubrificanti costano troppo e Morgana vedendone uno si insospettirebbe …” Lance annuì e fece poi spallucce “il lubrificante per le auto?” il biondo fece una faccia pensierosa prima di annuire come aveva fatto prima il moro “Credo vada più che bene, infondo deve solo facilitare l’entrata no?” chiese ricevendo un cenno d’assenso dal compagno.

“Beh allora non è così difficile … devo farlo eccitare, toccarlo un po’ e poi entrargli dietro” esclamò infine chiudendo il suo quaderno “un gioco da ragazzi”.

“Un gioco da ragazzi se baby decidesse di venire a letto con te” replicò Lance alzandosi dalla sedia che cigolò sotto il suo peso.

“E’ solo timido. Probabilmente è un vergine e ha paura.” Rispose Arthur seguendo l’esempio dello spagnolo uscendo dalla biblioteca a passo svelto. “Ma se davvero non fosse interessato a te?” chiese Lancillotto facendo fermare di botto il biondo che lo guardò negli occhi serio “allora lo stuprerò” replicò gelido facendo sgranare gli occhi al moro amico che nello scendere i gradini quasi non rotolò a terra. “Stai scherzando spero!” esclamò sempre questi, suscitando le risa del principe. “Ovvio! Poi baby mi vuole! Ne sono sicuro!”.

Lancillotto sorrise appena e lo sperò tanto per baby, perché Arthur non era sicuramente un tipo prevedibile e un rifiuto non lo digeriva bene quel principe viziato.

 

 

Per una buona parte della mattinata, Merlino rimase sulle spine. Si voltava al minimo rumore proveniente da fuori.

Il padre, Belinor, aveva annunciato la sua visita quella stessa mattina e come sempre Merlino era rigido come una corda di violino.

“I tuoi voti sono alti” Freya gli carezzò la zazzera corvina “non hai nulla di cui preoccuparti” finì la ragazza con un sorriso dolce.

Il ragazzo si girò verso lei ed annuì debolmente “lo so … ma se venisse a sapere di ieri notte? Se avesse installato un GPS nella mia auto?” mormorò terrorizzato memore ancora dell’esemplare punizione ricevuta quando il primo anno alla Westmister aveva saltato scuola per andare alla mostra d’auto da corsa in centro Londra.

Freya gli strinse la mano “non può venirlo a sapere ok? Comportati come se non fosse accaduto nulla e se lo sapesse beh lo noterai dal suo sguardo furioso”.

Lui sospirò pesantemente prima che la campanella suonasse e nell’aula comparisse la figura imponente del padre vestito con il solito completo Armani. I capelli corti con qualche striatura di grigio gli donavano un fascino maschio a cui la maggior parte delle segretarie avevano ceduto più di una volta scatenando le ire domestiche della madre non più nel fiore degli anni ma pur sempre una bella donna.

Merlino si alzò di scatto dalla sedia, seguito dalla migliore amica e si diresse davanti al genitore che accompagnato da … guardò la bionda, probabilmente una nuova amante, lo squadrava severo.

“Padre è un piacere vedervi” disse serio, mentre Freya sorrideva allegra al suo fianco a suo agio in quelle situazioni semi-formali.

“Figlio” fece una lunga pausa agitando la mano verso la Barbie con aria annoiata “i tuoi voti come sempre sono sorprendenti e noto con piacere che tu e la dolce Freya siete sempre più affiatati.” Prese dalle mani della giovane donna una scatola allungata in velluto blu mare e la porse al figlio che si stupì di quel … regalo?

“Padre a cosa devo un vostro presente?” chiese aprendo l’astuccetto rimanendone sbalordito. All’interno vi era un bracciale in oro bianco con delle piccole decorazioni tribali. Un bracciale davvero semplice e di buon gusto.

Belinor sorrise “è un oggetto davvero prezioso e voglio che lo tenga tu. Sei l’unico di cui mi possa fidare Merlino.” Il moretto slargò i suoi occhi blu ed annuì facendosi aiutare dall’amica a metterselo. Non avrebbe deluso il padre.

“Sono felice che tu abbia compreso. Non  perderlo mai di vista e non perderlo” aggiunse duramente “Cindy è ora di andare” disse alla segretaria che sorrise ai due giovani seguendo ancheggiante il suo capo e amante.

Quando Belinor si allontanò Merlino guardò Freya ed entrambi scoppiarono a ridere sollevati. “Allora stasera dovremo vegliare fino al tuo ritorno io e Gaius?” chiese la castana portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

Il suo migliore amico ghignò un poco e le passò un braccio attorno alla spalla “Non penso proprio … Gaius questa sera veglierà solo, tu verrai con me!”. Freya lo guardò con tanto d’occhi per poi tirargli un coppino “NO. NO. NO. Non verrò con te da nessuna parte!” esclamò lei arrossendo. Merlino le scoccò un bacio sulla guancia in fiamme “Morgana è davvero una bella ragazza … perché non vuoi conoscerla?” domandò gongolante.

Freya chinò il capo “perché dovrei? Non piacerei a nessuno” buttò fuori irritata staccandosi dalla presa del moro che le prese il viso osservandola dritta negli occhi. “Sei la ragazza più bella su cui io abbia mai posato gli occhi e Morgana sarebbe solo fortunata se tu ti interessassi a lei. Basta Freya, sei bellissima e devi uscire da questo guscio. Non vergognarti di ciò che sei” disse lasciando un leggero sorriso dipinto sul volto della ragazza che lo abbracciò di slancio per poi tirargli un coppino e ghignare a sua volta “verrò con te solo se ti lascerai corteggiare da questo principe, infondo entrambi dobbiamo uscire dal guscio no?”.

Merlino sgranò gli occhi e si imbronciò “Morgana è intelligente, lui è un asino! Non puoi farmi questo!” esclamò lamentoso aggrappandosi alle gambe di Freya che gli carezzò i capelli “mi spiace è la mia condizione e se non lo farai chiamerò quel …” lo guardò divertita “Leon si chiamava?” il moro si morse il labbro inferiore “con cui hai avuto una parentesi negli Stati Uniti … ti dice nulla Boston?”.

“Stronza” mormorò il ragazzo “è stato solo un bacio poi …” Freya gli tirò un pizzico “ok un bacio parecchio spinto” finì cercando di tagliare corto.

“Un bacio dal quale poi sei fuggito come un leprotto impaurito?” disse lei ghignante e divertita da quell’episodio in cui si era visto un Merlino correre nella sua Suite a Boston con i pantaloni mezzi slacciati ed il collo pieno di segni poco casti.

“Lascerò che l’asino ci provi con me … ma non rivangare più quella situazione … perché io potrei ricordarti di quel Gwaine a Vienna!” Freya ridacchiò “In realtà, Merlino tesoro, quel Gwaine era stato appresso a te non di sicuro a me!”.

MALEDIZIONE!

“Lasciamo stare … usciamo dalla scuola alle sette meno un quarto, nessun completo firmato ok? Ah! Mi chiamo Jehtro.” Concluse velocemente apprestandosi a cambiare aula. Era ora di chimica, pensarono sconsolati all’unisono.

 

 

Johnny ansimava forte. Aveva percorso di corsa circa otto chilometri, secondo i suoi calcoli, lungo quella strada solitaria, allontanandosi dai suoi inseguitori. Era diretto a est, verso il Tamigi, dove avrebbe trovato un rifugio sicuro.

Si asciugò con il braccio la fronte imperlata di sudore, prima che una Jeep gli tagliasse la strada. L’uomo tremò visibilmente e si girò bloccato da un’altra auto.

Era in trappola. Cercò una via di fuga e si mosse a destra quando uno sparo alla spalla lo fece cadere a terra e un uomo massiccio gli posò il piede sulla ferita sanguinante facendolo urlare dal dolore.

“Il mio capo vuole sapere dov’è” disse l’uomo giocherellando con una pistola. Johnny sudò freddo e strinse le labbra “Non lo so non lo so” urlò quando una nuova pallottola si piantò nella sua coscia.

“Dov’è?” ripeté annoiato lasciando che la vittima cominciasse a piangere e pregare per la sua patetica vita “Dimmi dov’è e ti risparmierò la vita”.

Johnny singhiozzò “Jehtro” disse prima di bere una piccola fialetta di un liquido trasparente e lasciar sì che i suoi occhi si velassero di morte, lasciando sorpreso il suo carnefice.

“Che cazzo …” esclamò guardando i suoi colleghi. “Perc … è inutile stare qui” esclamò un uomo passandosi una mano fra i capelli castani.

Il gigante tirò un calcio al cadavere e fece cenno agli altri di ripulire la scena. “Che cazzo vuol dire Jehtro, Gwaine?”  chiese questi rimettendo la sua magnum nella fondina in pelle.

“Lo scopriremo ok? Se no il capo ci fa un culo tanto” rispose con indifferenza salendo sulla Jeep e partendo alla volta della base.

 

 

La pizzeria era gremita di gente e Arthur stava accanto a Merlino con un sorriso idiota. Quando un’ora prima il biondo gli aveva chiesto nuovamente di uscire quest’ultimo aveva accettato un po’ a fatica, pentendosene subito alla faccia soddisfatta di quell’asino che non faceva altro che toccarlo in luoghi non proprio da toccare.

“Arthur potresti, per favore, togliere la tua mano dalla mia coscia” ringhiò il moretto scatenando le risa del gruppo che allegramente seguiva le loro piccole liti quasi fossero un telefilm.

“Baby come sei pudico, una ragazza al posto tua avrebbe avuto già una reazione alquanto … come dire …” Lance rise “bagnata?” suggerì facendo sospirare sconsolata Gwen che preferiva chiacchierare con la sua migliore amica e quella di Jethro.

“Si dia il caso che non sono una ragazza e sia dia il caso che se la tua mano si poserà nuovamente su una mia parte anatomica vicino alle mie grazie prenderò questa forchetta e la renderò parte del tuo tentacolo” lo minacciò con un sorriso a cui Arthur rispose con un altro idiota.

“Sei bellissimo anche quanto mi minacci sai? Mi vien voglia di mangiarti baby!” rispose per nulla intimorito mordendogli la guancia liscia e pallida.

“Oh per Dio perché gli ho detto sì!” brontolò indeciso se accopparlo ora o trascinarlo in bagno e gettare il corpo nello scarico.

Lancillotto gli passò una mano sulla spalla “masochismo amico mio, solo masochismo”.

Già, era masochista, anche se doveva ammettere che nonostante Arthur fosse un asino idiota, era anche divertente stare in sua compagnia, ma questo di certo non significava che iniziasse a provare interesse per una testa calda del genere.

“Allora, Morgana … puoi smettere di flirtare con Freya e dedicarti a noi poveri mortali?” chiese il biondo facendo arrossire entrambe.

“Arthur la tua idiozia non ha limiti e comunque anche se la stessi corteggiando il mio metodo è più funzionante del tuo patetico tentativo di infilarti nelle mutande di Jehtro” gli rispose a tono lasciandolo senza parole “suvvia asinello placa le tue braghe ballerine!”.

“MORGANA!” urlò questi attirando l’attenzione della pizzeria su di sé e soprattutto un paio di occhi celesti che si piantarono su di lui.

Una ragazza dai lunghi capelli biondi si alzò dal tavolo e si avvicinò al loro buttandosi fra le braccia del principe che si ritrovò due seni premuti sul viso.

“Arthur!” la bionda si staccò di poco, facendosi riconoscere dal biondo che sorrise a sua volta malizioso.

“Viviane!” rispose lui dandole un bacio casto sulle labbra “tesoro come stai?” le chiese scatenando delle piccole risa in quell’oca e lasciando basito Merlino.

Cioè … prima ci provava con lui e poi faceva il cascamorto con una bionda oca dal seno evidentemente rifatto?

Ma stava scherzando!

“Oh tesorino bene, mi sei mancato sai?” mormorò lei passando l’indice lungo i pettorali prima che della birra cadesse sulla testa di Arthur facendo staccare la ragazza di scatto.

“Ora smamma ragazzina” disse il moretto senza pensarci, per poi pentirsene subito quando gli occhi dell’asino furono su di lui e non solo.

Viviane se ne andò scocciata e Merlino si risedette in silenzio per poi lanciare un’occhiataccia a quel somaro maniaco traditore e ora gongolante.

“Non farti strane idee …” brontolò incrociando le braccia al petto prima che due labbra si posassero sul suo collo.

“Mi piaci quando sei geloso!”

 

To be Continued …

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