Il Contratto

di BlackLuna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fraus ***
Capitolo 2: *** Extrema Hora ***
Capitolo 3: *** In Inferis te expectabo ***
Capitolo 4: *** Caelum ***



Capitolo 1
*** Fraus ***


Sogno di una notte senza stelle,

Dove la Luna ingannava l’oscurità.

Parlo della luce che illuminava la pelle

Di quella creatura che per sempre dormirà.

 

E scendevano lacrime sui quei volti affranti

Di nere figure silenziose e spente

Ma nulla sarebbero serviti quegli sconsolati pianti

Su chi oramai nessun rumore sente

 

Rinchiusa che fu la morta figura

Nella sua dimora per l’eterno futuro

Lamenti scoppiarono per quella bellezza pura

Separata del mondo da un insormontabile muro

 

E la notte divenne un luminoso giorno

E le campane suonavano a  festa

Quasi a farsi beffa di quella partenza senza ritorno,

Di quell’addio dopo il quale nulla resta

 

Ma nel castello il sole era grigia nebbia,

Le campane erano la musica di un eterno funerale,

Le risate erano furiosi urli di rabbia

E petali di rose taglienti lame di un pugnale.

 

E i giorni passarono fino a che una promessa

Del lontano passato fu mantenuta

Di chi per anni aspettò la principessa

Che ora nelle tenebre era perduta

 

Entrò nel paese sul suo fiero destriero,

Nel suo fascino di oscuro viaggiatore,

Spronò il suo cavallo al galoppo verso il maniero

Ancora ignaro del futuro suo dolore.

 

Oltrepassò il cancello di ciò che era stato

Il suo più grande sogno di quand’era lontano.

Ma ciò che per tanto aveva desiderato

Gli ricordavano bruciate spighe di grano.

 

Spogliato era il cancello del suo oro iniziale

E rimaneva solo nel ricordo di pochi stolti.

Ed il maestoso giardino reale

Pareva un cimitero di alberi morti.

 

Percorse l’oscuro tortuoso sentiero

Che portava all’ingresso della fortezza

Ma giunto lì pensò lo straniero

Che nulla rimaneva dell’antica bellezza.

 

 

Entrò nel castello ed attese

Nella sala dove dal buio tutto era velato

Ma dopo poco egli comprese

Che nessuno in sua accoglienza sarebbe arrivato

 

Raccolse il coraggio per cui era noto

E  lentamente i primi passi mosse

In quel castello dove tutto era vuoto

Non sapendo il motivo per cui così fosse.

 

Percorse le infinite lugubri stanze

Ora con pesanti velluti neri coperte

Ripensò a quando li si tenevano le danze

Ma in cui ora si facevano solo terribili scoperte.

 

Era quindi in lutto l’imponente maniero

Un lutto più profondo di qualsiasi altro

E si trovò a gelare l’impavido straniero

Che più non riusciva ad essere scaltro.

 

Arrivò infine in una camera dimenticata

Dove ancora più scure erano l’oscurità

E sul tappeto di fronte al letto stava adagiata

Una nera figura che gli fece pietà.

 

Era quella la camera della fanciulla

Così a lungo amata e desiderata

E la stavan le braccia che le furon culla

Presa in un pianto sul tappeto sdraiata.

 

“Il tempo è passato forse troppo crudele

E la speme mia sta ormai svanendo

Desolata e stanca come al vento le vele

In un viaggio che ancor non sta finendo”

 

Pronunciate queste parole la madre si voltò

E vide il cavaliere dalla figlia tanto amato

Le parole giuste per parlargli ella cercò

E le ritornò in mente il ricordo non ancora dimenticato

 

“Come una spada in petto mi duolon le parole

Per descriver la disgrazia della nostra storia

Che dalla nostra vita ha cancellato il sole

E di cui sempre noi tutti avremo memoria

 

Era giovane come un fiore appena sbocciato

Felice come se nulla al mondo fosse malvagio

Bella come un cielo estivo stellato

Eppur la Nera Dama l’ha portata via adagio

 

 

 

La trovammo un giorno la nel suo letto

Chiedendo aiuto dicendo che stava male

E forti dolori accusava al suo petto

E si scoprì che eran sintomi di una malattia mortale

 

Per sette mesi stetti al suo capezzale

Cercando nei suoi spenti occhi un segno di vita

Ma una notte capii che col suo male

Alla fine di tutto, senza una parola, era partita

 

Spenta e morta, per sempre”

 

E così le paure dell’eroe glorioso

Diventarono la pura verità

E si sentì in trappola su un burrone scoglioso

Dove l’unica salvezza è l’aldilà

 

Senza riuscire a dir parola alla dama

Si voltò è fuggì per i corridoi in lutto

Corse finché il vento tagliava come una lama

La sua pelle, e a cavallo raggiunse il paese di sotto

 

La gente si spostava per farlo passare

Maledicendolo per la sua poca attenzione

Ma nulla lui sentiva se non lo scalpitare

Degli zoccoli del bianco cavallo in azione

 

Arrivò in piazza e ne vide la chiesa

E oramai perso dalla sua follia

Ci entrò a cavallo con la mano tesa

Verso l’altare e la croce dell’anima pia

 

“Perché?Perché un simile tradimento?

Non sei tu quello che tutto può vedere?

Allora forse non guardavi in quel momento

Quando uno dei tuoi angeli s’apprestava a cadere?

 

Non hai forse sentito le nostre parole

Mentre dicevamo al ritorno insieme per sempre?

Non hai visto che me le son scritte nel cuore

Che dopo tanti orrori più di nulla or si riempie?

 

Ho visto assassini ridere contenti

Con le loro vittime piangenti ai piedi

O visto tiranni annientare innocenti

 E ora dimmi,neppure quello tu vedi?

 

Tre anni fa pensavo che oggi

Su questo altare mi sarei sposato

Ma ora danno il tuo nome e quello dei saggi

Che per mille anni ti hanno appoggiato!”

 

Sotto lo sguardo sbigottito dei fedeli

Che in silenzio ascoltavan la messa

Egli sputò sulla croce dai contorni neri

Maledicendo Dio e la religione stessa

 

Tornò nella piazza guardando nel cielo

Dove spesso aveva trovato conforto

E scoprì che ora era diventato nero

E si sentì nuovo, più forse, come risorto

 

Si rese conto in fretta, però, del suo errore

Che da troppa fretta era stato animato

E si ricordò dei roghi per i nemici del Signore

E temette di poter ora essere li bruciato.

 

Il dannato fuggì più lontano che mai

Sperando che il villaggio lo avrebbe dimenticato

Arrivò a una radura dove tu non sai

E fece al cavallo prendere fiato

 

E la notte arrivò fredda e scura

Quasi una punizione per il cavaliere

Ma egli non provò per nulla paura

Perché mai era stato abituato a temere

 

Fu svegliato ore dopo da una strana risata

Si destò pensando alle guardie del re

Ma non capiva da dove la risata fosse nata

Per il troppo buio, ecco perché.

 

“Vi guardate intorno tutto spaventato

Di cosa temete, mio nero signore?

Vi state pentendo del vostro peccato

Bramate il perdono del Altissimo Cuore?”

 

Queste parole furono dette da uno sconosciuto

Che rise a lungo dopo averle pronunciate

E il cavaliere rimase semplicemente muto

Di muoversi e parlare veramente incapace

 

Non parlate di nulla, mio caro dannato?

Non volete un aiuto da chi può?

Non vorreste il ritorno di chi vi ha amato

O la vendetta, che altro? Non so!”

 

“Chi siete? Perché vi nascondete?

Mi avete visto oggi?Mi state minacciando?

Per il silenzio una somma volete?

Badate che il silenzio ve lo posso procurare non solo pagando…”

 

“Oh, che permaloso il nostro peccatore

Non voglio soldi, ricchezze , non scherzare

No, vi voglio servire, in cambio di un favore

Perché io vi vedo diverso e vi voglio aiutare”

 

“Che genere di aiuto vorreste darmi?

Io sono perduto, senza anima ne amore

Non so proprio che cosa potreste farmi

Per togliermi dal petto questo grande dolore”

 

“Io vi posso ridare quello che avete perduto,

E anche cancellare la memoria di chi oggi ha dannato

Il vostro gesto oggi.Cosa fate li seduto?

Ditemi qualcosa, che cosa posso fare per il mio caro amico amato?”

 

“Davvero potete darmi tutto ciò che desidero?

Ditemi prima il vostro nome, scaltro messere

Già che non vi vedo in tutto questo nero

Ch’io non vi temo, perché sono un cavaliere”

 

Allora l’oscurità si fece rosso fuoco

Tutto bruciava intorno a quei due

E l’interlocutore pareva normale, poco

In confronto alle fantasie che il nostro eroe aveva fatto sue

 

“Io sono il nome che nessuno osa pronunciare

Rinchiuso in casa sua, al sicuro come la lepre nella sua tana

Sono il nome di chi solo ti può salvare

Mi presento, sono io,il temuto Satana”

 

Per un attimo rimase l’eroe paralizzato

Come poteva egli esser li, li di fronte

Era così lui già così perdutamente dannato

Da poter intingere la sua anima nella dissacrata fonte?

 

Vacillò il nostro eroe però ad un pensiero

Il Diavolo aveva detto che gli avrebbe ridato

La sua principessa, sua promessa, del maniero

Che Dio così presto gli aveva rubato

 

“Davvero potreste ridar vita alla gente morta

Che nell’abisso delle tenebre è caduta?

Davvero mi ridareste Selena risorta

Dal fiume di morte in cui è perduta?”

 

“Si, amico mio, se me lo comandate

Ma solo una cosa voglio in cambio da voi

La vendita di ciò che più caro avete

Persino più della vostra amata e nient’altro poi”

 

 

E nel dire ciò gli tese un foglio

Che portava scritta l’amara sentenza

Così mortale come un nero scoglio

Così piacevole come una speranza

 

“I vostri occhi guardano con avidità l’oscuro contratto

Cosa aspettate, impavido straniero?

Basta una firma col sangue, un piccolo taglietto

E riavrete così  la dama del maniero”

 

“Voglio anche che perdano il ricordo

Coloro che hanno visto la mia eresia.

Voglio che il modo diventi sordo

E che non badi a me e all’anima mia”

 

E preso un pugnale sulla mano si tagliò

Intinse la penna nel suo sangue nero

E sulla linea giusta il suo nome segnò

Così perse il diritto di essere un uomo vero

 

“Domani mattina al castello riavrete

La dolce dama da tanto sognata

E quindi voi la riabbraccerete

Ma attento perché questa promessa non sarà dimenticata

 

E quando più  lo riterrò opportuno

Riscuoterò ciò che mio è di diritto

E non ti stupirai in modo alcuno

Perché come vedi qui tutto è scritto”

 

Detto questo il Diavolo sparì

E il Faust non poté che dormire

Sognando il ritorno di chi morì

E che il giorno dopo sarebbe andato a scoprire

 

La notte divenne presto alba

E il cavaliere montò a cavallo

Immaginò la sua amata salva

Al sicuro tra le mura del suo castello

 

Tutto, per ora, era come promesso

Per le strada passava senza destare attenzione

Nemmeno lo guardavano adesso

Figuriamoci ricordarlo per la sua maledizione!

 

Quando ripercorse la strada fatta il giorno anteriore

Vide che il cancello era nuovamente d’oro colato

E gli si cancellò dal cuore ogni suo timore

Che il Diavolo la sua promessa non avesse mantenuto.

 

 

Anche il giardino era fiorito

E allegro della fanciulla che prima moriva

Era quindi tutto quanto finito

E ora lui avrebbe visto la sua amata viva

 

Era infatti li la giovincella

In una bella veste bianca

Non pallida, ma molto bella

Così bella da parere una santa.

 

Sorrise ella e corse in contro al suo amato

Che l’abbracciò e la strinse forte al petto

“Siete dunque in fine da me ritornato

rimanendo di parola al nostro patto!”

 

“Si, mia cara, perché la mia promessa è la stessa

Possiamo sposarci e per sempre rimanere insieme

Ma voi come state mia bella principessa

Perché il mio cuore per la vostra salute teme”

 

“Mi sento strana, in effetti, ma comunque bene

Come dopo un lungo sonno intorpidita

Come rinata dopo tante pene

Ma ora ditemi di voi, mentre facciamo per il parco una gita”

 

E nel parco camminaron fino all’imbrunire

E cenarono insieme alla luce di un lume

Dopo di che andarono a dormire

E la principessa provò per l’indomani il suo costume

 

La notte passò per il principe non agitata

Come la notte prima da tormenti

Ma sognò la sua bellezza fatata

Con lui li mentre gli altri erano dormienti.

 

Le nozze il giorno dopo furono maestose

Di quelle che per sempre di faranno sognare

Di sicuro elle era la più bella di tutte le spose

Nel suo vestito di seta bianco vicino all’altare

 

E passarono i tempi sui due innamorati

Tanto da fare al neo principe dimenticare

I patti che erano stati una buia notte dati

Perché quella sua felicità nulla poteva annientare.

 

Nulla in questo mondo di anime perdute.

 

 

 

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Capitolo 2
*** Extrema Hora ***


Ma una promessa fatta col sangue va mantenuta

Per quanto disperata e assurda essa fosse

E se egli oramai nella mente l’aveva perduta

Non l’aveva dimenticata il Signore delle Fiamme Rosse

 

E il tempo era passato per i due innamorati

Felice e sereno per tutti quegli anni

E mai più i due erano stati a lungo separati

Poiché in pace era il paese, niente più danni

 

Era una scura notte d’estate calda e serena

Il campanile in paese suonava il dodicesimo rintocco

Abbracciato alla sua bella moglie Selena

Dormiva tranquillo il povero sciocco

 

Fu destato da una risata che gli fece gelare la schiena

Poiché anche se nascosta, la verità era temuta

Sapeva chi aveva fatto questa risata di scherno piena

Poiché sempre di notte l’aveva sognata

 

“Chi è la?”disse pieno di timore

Sperando in una risposta diversa

Da quella che temeva il suo cuore

Ma questa speme andò presto persa

 

“Amico mio, quanto tempo è passato

da quella notte in cui io ti incontrai

Mi guardi stranamente,ti sei forse dimenticato

Della promessa, sperando che non sarei venuto mai?

 

Rammenti ancora le mie parole, vero?

Ti dissi che prima o poi sarei arrivato

A riscuotere ciò che appartiene ora al Nero

Poiché tu quello che volevi hai ottenuto!”

 

“Rammento ciò che quella notte fu

E solo che credevo di avere solo sognato

Ma ora che tu sei qui,pronto a portarmi giù

Rammento che con le mie mani mi sono incatenato”

 

“Sono sagge le tue parole, in effetti così è stato

Ma guarda il lato positivo : Selena hai riavuto

E ora quello che  è mio deve essermi dato

Firmando il contratto che ti ha reso perduto”

 

E prese una nera corda e fece per legare

Il principe, ma egli un’idea strana ebbe

Per il suo nemico una volta per tutte ingannare

E valutate le possibilità, la sicurezza in lui crebbe

 

 

 

 

“Aspettate Oscuro Signore, non oggi e non ora

lasciatemi prima salutare mia moglie desolata

Voglio dirle addio una volta sola

Prima di perdere la mia anima a voi incatenata”

 

“E sia! Mi sento buono con voi

Solo un giorno vi concedo, e poi..” 

 

E sparì nel nulla l’anima dannata.

Quello che aveva pensato comportava

Comunque la perdita della persona amata

Ma una certa sicurezza comunque gli dava.

 

Il giorno dopo giusto all’alba venuta

Aprì gli occhi la bella dormiente

Guardò il marito con gioia velata

Lo guardò felice e sorridente

 

Ma vista l’espressione sul volto di lui

Si cancellò dal suo il sorriso

Ed ebbe paura del modo in cui

Guardava egli il suo viso

 

“Dimmi mio amato cosa ti turba

Cosa ti impedisce di sorrider contento

Cosa ti fa tenere la bocca curva

E lo sguardo di chi non è riuscito nel suo intento?”

 

Sospirò : “Mia cara, una cosa ti ho nascosto

Che ora devo dirti e spiegare

Dovete sapere che io ero in un orrendo posto

E per fuggire un patto ho dovuto firmare”

 

Era una bugia, e lo sapeva bene

Ma non aveva il coraggio di dire

Della sua morte e darle così tante pene

Non voleva dirle che sua madre l’aveva vista morire

 

“Che cosa è successo? Che patto?

Parla amore mio, non indugiare

Dimmi chi ti ha indotto a quell’atto

Lo sai che di me ti puoi fidare”

 

“Ebbene, ero così spaventato che ho ceduto

Alla tentazione di venire salvato

Capisci ero così irrimediabilmente perduto

Ed egli è in fretta arrivato…”

 

 

 

 

 

“Che contratto era? Cosa comportava

Raccontami presto amore mio

Chi è quell’uomo che ti salvava?”

Ed egli rispose : “Il Demonio”

 

Incredula Selena saltò giù dal letto

Con la bocca aperta indicò il marito

“Hai venduto l’anima a colui che non ha cuore in petto?

Stolto! Credevi forse che gli saresti sfuggito?”

 

Pianse la poverella accasciata al suolo

Nello stesso punto dove una volta c’era la madre

Quando ancora non s’udiva più il suo canto d’usignolo

Quando morta aveva raggiunto il Padre

 

“Dannato!Dannato da Dio stesso!

Tra le fiamme dell’inferno brucerai

Ecco cosa ti turbava di notte spesso

Ecco che sapevi cosa dall’altra parte vedrai”

 

“Io lo ingannerò!Raggiungerò il nero contratto

Lo prederò con me con un gran sorriso

Perché una volta che questo sarà rotto

Potrò andar e aspettarti in Paradiso”

 

Tra le lacrime baciò la moglie affranta

Si avvicinò alla finestra è guardò giù

La paura in lui era veramente tanta

“Addio Selena”, ed il cavaliere non fu più.

 

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Capitolo 3
*** In Inferis te expectabo ***


 Ed aprì gli occhi il Faust dannato

E i chiese dove in quel momento si trovasse

E si rese conto di dove era precipitato

E del perché tutto in torno a lui bruciasse

 

Era un luogo luminoso e oscuro egualmente

Un luogo dove perennemente era caldo inverno

E dove fiamme alte bruciavano continuamente

Era nell’oblio, era all’Inferno.

 

Si alzò e vide un gruppo di anime unite tra di loro

Mentre demoni infernali li frustavano urlando

E cantavano i dannati uniti in un coro

Di desolazione, questo andavano cantando :

 

 

 

Vita dannata,

eternità bruciata

Siamo tutti perduti

Nell’abisso dannato caduti

 

Fruste di fuoco ci lacerano la pelle

Per l’eternità, per l’eternità

E mai più i nostri occhi vedranno le stelle

Per l’eternità,per l’eternità

 

Vita dannata,

eternità bruciata

Siamo tutti perduti

Nell’abisso dannato caduti

 

Eterna fame senza cibo, fiumi di latte senza sete

Per l’eternità, per l’eternità

E viaggi infiniti senza mete

Per l’eternità, per l’eternità

 

Vita dannata,

eternità bruciata

Siamo tutti perduti

Nell’abisso dannato caduti

 

E un poco di pena, di profonda pietà

Provava egli per quelle povere figure

Ma poi si ricordò che ora anche per lui era cattività

E fu scosso da mille paure

 

Stette immobile dietro un pilastro

Con l’illusione di non essere trovato

Dal terribile e nero Maestro

Povero stolto!Questi di sicuro l’avrebbe trovato.

 

Infatti sentì il cavaliere dei passi

Si voltò lentamente e guardò

Con le braccia aperte camminare tra i sassi

Avvicinarsi Egli che lo salutò

 

Amico mio, ma che gentile!

Neanche il disturbo di venirti a prendere mi hai dato!

Hai visto che posto magnifico?Come un infuocato fienile

Lo sappiamo tutti e due, non ti ha il fuoco da sempre attirato?

 

Così bello e maestoso,

da lasciarti impietrito senza saper che fare

Eppure così pericoloso

Che se lo tocchi ti farai un gran male”

 

E detto questo la mano in una fiamma buttò

E cominciò ad urlare di dolore

Poi però sorridendo la mano perfettamente normale ritirò

E cominciò a ridere con una risata venuta dal cuore

 

Sulla terra sarai anche stato un potente

E su molte terre del tuo passaggio avrai lasciato il segno

Ma qui non sei che un perdente

Perché questo è il mio regno

 

Sento che un brivido che ti attraversa la schiena,

Lo sai quello che sto per fare?

Sto per darti la tua pena

Che per sempre ti dovrà consumare”

 

E cadde in vortice insieme all’angelo dannato

Piombò su un terreno pietroso e duro

Dove vide un drago addormentato

Enorme,, potente, di un colore scuro

 

“Che tu non me ne voglia per questo giochetto

Costui è il Drago Infernale

Ed è anche il mio modo prediletto

Per le mie anime tormentare

 

Vai ora, sei un cavaliere

Non fate anche questo, voi altri?

Vai e metti in pratica il tuo mestiere

Dimostra come i cavalieri siano scaltri”

 

Detto questo il Diavolo sparì

Lasciandolo solo con il Drago addormentato

Ma voltatosi, l’eroe inorridì

Notando che il Drago si era svegliato

 

Cominciò la battaglia con la belva affamata

Che sputava fuoco ardendolo

Urlava di dolore allora e bramava la fine già arrivata

Per cui il drago lo coceva, ma mai uccidendolo

 

Scansò una fiammata e di rabbia il Drago fece uno strido

 Con un colpo di spada l’eroe e sperò di averlo ucciso

Ma soltanto di dolore fu del Drago il grido

Un grido che sentirono anche gli angeli del Paradiso

 

Così questa assurda battaglia si apprestò a continuare

Tra ferite da una parte e dall’altra della scacchiera

E mai sembrava che volesse terminare

Come in un sogno,in una realtà che non è vera

 

Passò molto tempo, quanto non so

Li giorni e notti erano uguali

E quando un minuto di pace tra i due si posò

Non poté che piangere l’eroe i propri mali

 

Ma ad un tratto il faccione del drago spuntò

Da dietro la pietra in cui egli era rifugiato

E la spada in gola il cavaliere gli piantò

Ed il drago cadde mortalmente accasciato

 

Titubante egli si avvicino al suo nemico

“Ti ho ucciso?” gli chiese sbalordito

“E cosa succederà ora?Io mi dico

Ora che così gravemente ti ho ferito?”

 

Parlò allora il drago stancamente

“Mai nessuno arrivò a questo punto fatale

ma sento di aver esaurito la mia pena qui, finalmente

ed ora ti prego finiscimi, sono solo un animale”

 

“Prima una cosa mi devi ascoltare

Vendetti l’anima al tuo Signore un giorno

Dimmi ora dove i contratti posso trovare

Così che dal Padre potrò far ritorno”

 

“Non solo dirtelo ti ci posso portare

Con le forza che mi è rimasta

Tanto poi al mio destino dovrò ritornare

Perché qua morire non posso, e la mia pena mai basta”

 

Salì allora il cavaliere sul dorso

Con un grande sforzo il drago si alzò in volo

Sulle teste dei diavoli fece il suo corso

Ed il viaggio pareva lunghissimo, come dall’equatore al polo

 

Arrivarono infine ad un lugubre castello

Con pietre e cancelli di color nero

Arrivarono ad una finestra ed entrarono in quello

Che doveva essere il magazzino del maniero.

 

Armadi stracolmi di cattivi atti

Torreggiavano sul nostri eroe impavido

A si gettò nel mucchio di contratti

Cercando il suo con fare avido

 

Cercò per ore con il drago di guardia alla porta

Lesse i nomi di chi come lui era stato ingannato

Lesse di pazzi  desideri di ogni sorta

Finché anche il suo foglio venne trovato

 

 

Rilesse ciò che egli aveva desiderato

Della bella viva di lui soddisfatto

E provò ribrezzo per se stesso che era cascato

Nel tranello del diavolo che voleva pagato il riscatto

 

“Chiedo perdono per i miei atti passati

Chiedo pietà perché sono uno stolto

Chiedo che i miei misfatti siano cancellati

E che il nome di Dannato mi sia tolto”

 

E preso il foglio in mano

Tirò con tutta accecato dalla rabbia

Sperando di così diventar sano

Di poter fuggire da quella sua gabbia.

 

E si lacerò il contratto maledetto.

 

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Capitolo 4
*** Caelum ***


 

Aprì gli occhi dopo un sonno lungo come l’eternità

E in un candido splendore egli era avvolto

Alzò gli occhi e con stupore vide ch’ella era la

Vestita da sposa, con un velo che le celava il volto

 

Scostò questo e una luce si sprigionò

E la sua voce era come il canto di usignoli

Al suo comando egli si alzò

Si guardò intorno e vide che erano soli

 

“Sono riuscito nel mio intento?

Ho rotto la maledizione?”

“Si, mio caro, sei contento?

Ci siamo lasciati indietro questa assurda situazione”

 

Erano essi in Paradiso

Tutto quanto era passato

La guardò con un sorriso

Sentendosi in quel luogo ancora una volta rinato.

 

La rottura del contratto aveva cancellato tutto quanto

Ella morta nell’attesa

Egli in collera con più Santo

Dopo la dannazione della Chiesa.

 

Ma perdono aveva chiesto un minuto

Prima del contratto strappare

E quel perdono era stato ottenuto

Poiché anche lui il Male era riuscito ad ingannare

 

 

 

 

Ed insieme rimasero per sempre la Dama e il Cavaliere

Che per tanto tempo la pace avevano cercato

Insieme per l’eternità senza più nessun dispiacere

Godendosi questa nuova vita che Egli gli aveva dato.

 

Sempre in questo perpetuo cielo stellato.

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