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di darkimera
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***
Capitolo 6: *** VI ***
Capitolo 7: *** VII ***
Capitolo 8: *** VIII ***
Capitolo 9: *** IX ***
Capitolo 10: *** X ***



Capitolo 1
*** I ***


I

I

 

Ero a casa da sola.

E avevo paura.

Ma non c’era assolutamente niente che non andava, niente per cui dovessi essere allarmata.

O almeno doveva essere così se fossi stata una normale sedicenne.

Per mia sfortuna non lo ero. Riuscivo a percepire cose che gli altri non avvertivano. Spesso mi capitava di riuscire a vedere le anime delle persone, vive o morte che fossero.

Per questo, adesso che ero seduta sul divano in salotto cercando di concentrarmi sul libro che tenevo davanti, sentivo che nei dintorni della casa c’era una presenza terribile e oscura che si stava avvicinando.

Ripresi a leggere per l’ennesima volta l’inizio della pagina, cercando di escludermi dal mondo intorno a me. Ma il silenzio era anche peggio per certi versi.

Scoraggiata, chiusi il libro e lo appoggiai sul tavolino basso davanti a me.

Andai in cucina per bere un bicchiere d’acqua. La sensazione di pericolo sembrava non volermi abbandonare, facendomi stare con tutti i sensi all’erta.

All’improvviso il suono del telefono spaccò il silenzio. Sobbalzai violentemente rovesciando un po’ d’acqua e poi mi affrettai a rispondere.

-Pronto? – mi sentivo la gola stranamente secca.

-Tesoro? Sono io.

La voce resa metallica dal telefono era quella di mia madre.

-Ah! Sì… come va la cena di lavoro?

-Ecco proprio per quella ti ho chiamato. Non siamo ancora arrivati al ristorante, ci siamo persi e… insomma credo rincaseremo un po’ più tardi del previsto. Sai, ora che ritroviamo la strada e tutto…

-Uhm…ok…quindi a che ora sarete qui?

-Bah, credo per mezzanotte…vero, John? Sì, più o meno mezzanotte.

Guardai l’orologio. Erano quasi le dieci. Dovevo sopportare più o meno due ore di ansia creata da qualcosa di sconosciuto. Sbuffai.

-Che c’è? Perché sbuffi?

-No, niente… ci vediamo dopo. Ciao.

-Sì, vai pure a letto, ok?Ciao.

Riattaccai.

No, non potevo sopravvivere per due ore in tutto quel silenzio o sarei impazzita.

Ritornai in salotto e accesi la televisione. Poi pescai dal portagiornali il telecomando e cominciai a fare un giro di canali.

Sport, una sit com, un quiz…mi fermai solo quando beccai un film. Era una ridicola commedia romantica piena di sentimentalismo gratuito, ma me la sarei fatta andare bene.

Mi stravaccai sul divano e mi ripetei per l’ennesima volta che era tutto tranquillo e non sarebbe successo niente.

Verso le undici sentii il bisogno di andare in camera mia. Non ne capivo il motivo, il film non era ancora finito, non dovevo andare a letto, né prendere chissà cosa.

Sapevo solo che dovevo andarci.

Salii con calma le scale e feci il corridoio fino alla porta della camera. La aprii e l’oscurità più totale mi avvolse. Stavo per accendere la luce quando due punti rossi attirarono la mia attenzione.

Mi girai.

Fuori dalla finestra era accovacciata una figura che si confondeva con la notte. E i punti rossi che emanavano luce propria erano posizionati all’altezza dei suoi occhi.

L’ansia che aveva lambito la mia coscienza fino a quel momento divampò come un incendio e si trasformò in panico.

Chi era quella cosa davanti alla finestra? Che ci faceva lì? Cosa voleva?

-Fammi entrare.

Aveva parlato e la sua voce mi sembrò innaturale, asessuata. Ma anche così suadente da non riuscire ad opporvisi.

Sentii il mio corpo muoversi verso la finestra. Volevo farlo entrare.

Ma non ero io a muoverlo. Non era la mia volontà.

Sentivo la mente leggera, incapace di intendere e volere. Cercai di riprendermene possesso.

Andai a sbattere contro una sottile barriera. Ritentai e quella barriera si ruppe.

NO! Urlai mentalmente.

Il mio corpo si fermò a un soffio dalla finestra.

Riuscivo a vedere gli occhi cremisi baluginare di fiamme di rabbia.

-Fammi entrare.

Questa volta la sua voce aveva assunto i toni bassi e prolungati di un ringhio.

-Non sei il benvenuto.

Non so perché dissi così, sentivo solo che, per quanto assurda in quel momento, era la frase giusta da dire.

Lo sentii sibilare furioso.

-Fammi entrare, Helizabeth.

Ritentò cercando di dare alla voce un tono il più suadente possibile.

Non gli risposi. Mi voltai e presi ad uscire dalla stanza.

-HELIZABETH!!!

Ringhiò per attirare la mia attenzione.

Feci finta di niente e raggiunsi di corsa il salotto.

Mi buttai sul divano e presi a stringere convulsamente un cuscino. Ero agitata, tremavo.

Guardai senza vederla veramente la televisione. Alle orecchie mi arrivava distante la musica che accompagnava i titoli di coda.

Dentro di me, sentivo che quell’essere se n’era andato.

Almeno per ora.

 

 

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Capitolo 2
*** II ***


Quella notte non riuscii a chiudere occhio

II

 

Quella notte non riuscii a chiudere occhio.

Fin da quando avevo visto quella cosa avevo paura al solo pensiero di varcare la soglia della mia camera. Avevo paura che lui fosse ancora lì. Era un po’ come se fossi ritornata bambina, quando non volevo addormentarmi per paura che il Babau venisse a prendermi.

Solo che questa volta era una cosa reale. Dannatamente reale.

Quando mi calmai, mi raggomitolai sul divano. Non avevo il coraggio di spegnere la tele, mi serviva compagnia, qualcosa che mi distraesse dai miei stessi pensieri.

Sentii i miei rincasare e feci finta di essermi addormentata. Sentii che spegnevano la televisione.

Poco male. Almeno non ero sola in casa.

Quando fui certa che se ne fossero andati a dormire, mi alzai.

Rimasi tutta la notte seduta sul divano con gli occhi aperti. Non potevo chiuderli.

Se lo avessi fatto i suoi pozzi di lava sarebbero venuti a prendermi.

 

---

 

Bell mi venne incontro davanti alle scale della scuola.

Era incredibile quanto noi fossimo diverse. Lei aveva un viso carino, a forma di cuore punteggiato da lentiggini e contornato da morbidi riccioli biondi che le ricadevano sulle spalle. E ovviamente non si poteva dire bionda se non si nominavano i profondi occhi azzurro grigi.

Io, al contrario, avevo una faccia quasi anonima, con i capelli neri e lisci che mi arrivavano fin sotto le spalle. E ancora più scuri erano i miei occhi.

Quando ci fummo salutate, mi guardò preoccupata.

-Beth, lo sai che hai una brutta cera?

Sorrisi. -Immagino…

-Che è successo?

-Non ho dormito più di tanto stanotte, tutto qui.

In verità non avevo affatto dormito.

-Hai per caso avuto una di quelle…

Lasciò in sospeso la domanda, non le piaceva parlare di queste cose. E neanche a me. Ma dovevo parlarne a qualcuno.

-No, non ho avuta nessuna premonizione, visione di morti o roba del genere. Si è trattato di qualcosa di più reale.

Le raccontai in breve quel che mi era successo la sera prima. Quando finii mi guardava come se fossi appena uscita da un manicomio.

-Sei sicura che sia vero quel che hai visto? Cioè non è che una tua…visione…si è mescolata alla realtà e…

Negai con la testa. Lei trattenne il fiato.

In quel momento arrivò Logan.

-Ciao, ragazze! Che aria lugubre, che è successo? E’ morto il gatto?

Logan era un ragazzo alto, con la pelle olivastra e i capelli castano scuri arruffati.

Fece correre lo sguardo prima su di me e poi su Bell in attesa di una risposta.

Alla fine Bell staccò lo sguardo da me per rivolgerlo al ragazzo.

-Beth dice di aver incontrato un vampiro.

Ecco riassunta tutta la serata precedente in una frase detta con aria di sufficienza.

Si voltò a guardarmi, gli occhi spalancati per l’incredulità.

-Un vampiro? Tipo il conte Dracula? Aveva il suo stesso aspetto?

Lo fulminai con lo sguardo.

-No, Logan.

Poi mi voltai verso Bell.

-E sì, Bell. Mi sarò immaginata tutto, avrò avuto un’altra delle mie visioni. Scusate, i vampiri esistono solo al cinema.

Utilizzai un tono quanto più acido possibile.

-Scusa, stai tranquilla. Ma non è che magari ti sei addormentata mentre guardavi un film horror e ti sei sognata tutto?

-Eh!Magari è come dice lui, no Beth? Non ti devi incavolare per così poco. Va bene che non hai dormito, però…

Mi fissai i piedi. Certo, forse avevo esagerato a reagire così, ma avevo sperato in un minimo di collaborazione da parte loro. Voglio dire, è questo che ci si aspetta dagli amici, no?

Non potevo negare che era una cosa assurda da dire se non la vedevi di prima persona, però…

Forse sarebbe stato meglio che non avessi raccontato nulla.

Per lo meno non sarebbe finita con i due miei amici che pensano che sia una malata mentale.

-Cambiando argomento, oggi dovrebbe arrivare il nuovo prof di inglese, vero?

Annuii. Il nuovo insegnante. Avevo dimenticato di questo arrivo.

All’improvviso un brutto presentimento cominciò a stuzzicare la mia mente.

Qualcosa di non umano era vicino.

 

---

 

La campanella della terza ora suonò.

I corridoi come ad ogni cambio d’ora si riempirono di una marea di persone che dovevano cambiare aula.

Io mi diressi verso quella di inglese. Entrata, mi accomodai nei banchi in fondo.

Dopo una buona mezz’ora dal suono della seconda campanella, il nuovo professore finalmente entrò in classe.

Era abbastanza giovane, sulla trentina non di più. Era una figura allampanata, dalla pelle chiara e i capelli scuri.

Sentivo che ogni mia percezione di non umano convergeva in lui. Mi feci prendere dall’ansia.

Possibile che fosse lui il vampiro?

Staccai un pezzo di carta dal quaderno e vi scrissi sopra di fretta.

Bell, ho paura. Sento che lui non è umano, secondo te è possibile che sia…beh hai capito, no?

Lo feci passare fino a lei che era seduta due banchi avanti.

Dopo poco mi ritornò indietro.

Beth, te l’hanno mai detto che sei paranoica? Lui è umano, non ha niente che non va.

Come faceva a dirlo con tanta sicurezza? Già, lei non aveva i miei stessi strani poteri né aveva visto quella cosa.

Sospirai. Beata ignoranza.

La voce del prof mi distrasse.

-Mi chiamo Jacob Adamson e sono il vostro nuovo prof di inglese, come credo abbiate capito.

La lezione si trascinò fino alla fine dell’ora.

Al suono della campanella, tutta la classe si affrettò a mettere in borsa i libri per recarsi alla lezione successiva.

Ero felice di lasciare quell’aula e quel prof.

Però non arrivai neanche alla porta che mi sentii chiamare dal prof.

-No, Evans. Resta qui, ti devo parlare.

Mi bloccai dov’ero col cuore che cominciava a martellarmi nel petto.

No, perché? Cosa voleva? Mi arrovellai in fretta la mente per cercare una scusa plausibile per non restare.

Non ne trovai.

Quando tutti gli studenti furono sciamati via dall’aula, Adamson si alzò per chiudere la porta.

-Non vorrei che qualcuno ci sentisse.

Aggiunse, come scusante risedendosi poi alla cattedra.

Balle, non voleva che altri vedessero chi fosse veramente, ecco il vero motivo per cui aveva chiuso la porta.

-Prof…

-Chiamami pure Jake… - disse con un sorriso.

-Uhm…allora, Jake perché mi hai fermata?

-Volevo parlare con te di quel che è successo ieri sera…

Il cuore sembrava volermi perforare il petto. Io e lui. Come la sera prima. Soli. Io e il vampiro.

Che scontro impari.

Indietreggiai fino alla porta.

-Non scappare, Helizabeth. Stiamo solo parlando, non voglio farti nulla.

Il suo sorriso mi stava facendo venire la nausea.

-Ieri sera non è successo niente.

Sbuffò spazientito.

-Oh avanti,Helizabeth, non tiriamola per le lunghe. Ieri qualcuno ti ha chiesto di invitarlo a entrare, non è così?

Negai con la testa. Ma sapevo che più negavo, più affermavo di sapere.

Si alzò dalla cattedra e mi si avvicinò. Io indietreggiai, ma andai a sbattere contro la porta.

La sua faccia era a un niente dalla mia.

Mi guardò negli occhi. Non riuscii a fare a meno di notare di quanto fossero profondi i suoi occhi dai toni della foresta.

-Io posso aiutarti, lo sai Beth?

Scossi forte la testa. No, lui non poteva aiutarmi in alcun modo se non quello di passare a miglior vita.

Mi girai e aprii la porta.

Feci per andarmene via, ma lui mi trattenne per il polso costringendomi a girare.

I suoi occhi sembravano cercare comprensione.

-Lui ritornerà, Beth

Fu l’ultima cosa che mi disse, poi mi mollò il polso e io mi dileguai per i corridoi.

 

---

 

A tutti coloro che mi hanno recensito e hanno inserito questa storia tra le loro preferite/seguite:

sono felice che il primo capitolo sia stato di vostro gradimento, spero di non deludervi con gli altri.

Continuate a seguirmi…

darkimera

 

 

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Capitolo 3
*** III ***


Ero dentro a una casa di bambole identica a quella con cui giocavo da piccola

III

 

Ero dentro a una casa di bambole identica a quella con cui giocavo da piccola. Fluttuavo senza un vero corpo da muovere.

Mi trovavo in una camera da letto e c’erano due bambole. Andai a vederle più da vicino.

La prima era seduta davanti a una finestra e sembrava una Barbie con i capelli ricci. Aveva qualcosa di incredibilmente familiare e mi avvicinai ancora di più al suo viso. Era carino a forma di cuore punteggiato di lentiggini. Gli occhi fissi e senz’anima erano azzurro grigi. Isabel. Quella bambola era Isabel.

Mi voltai verso l’altra, posta più distante dalla prima. Non appena incontrai i suoi occhi mi sentii risucchiata dentro di essa. Quella ero io e la mia essenza aveva finalmente incontrato un corpo adeguato.

Non appena venni imprigionata dentro la bambola, la finestra si spalancò di scatto.

Una figura d’ombra saettò nella stanza e si posizionò di fronte alla bambola-Isabel.

Pericolo, qualcosa dentro di me urlava a squarciagola questa parola. Io la dovevo avvertire. Ma la mia bocca si ostinava a non aprirsi e rimaneva fissa in un sorriso.

Poi ci fu uno schiocco secco e sinistro, come di ossa spezzate, e l’ombra si voltò verso di me, lasciando intravedere i pochi resti di Bell.

Se avessi avuto un cuore quel momento, avrebbe battuto con tutta la sua forza per le ondate di panico e terrore che mi invadevano.

In quella massa scura c’erano due punti luminosi che rilucevano come stelle in una notte senza luna.

Occhi cremisi. Paura. Invito. Vampiro.

Avrei voluto urlare se non fossi stata immobilizzata in quel corpo di plastica. Avrei voluto fuggire, ma non potevo.

Era la fine e lo sapevo.

Il vampiro si avventò su di me.

~

Riemersi dal sogno come se fossi rimasta sott’acqua per troppo tempo e avessi un urgente bisogno di ossigeno.

I miei occhi trovarono solo un opprimente soffitto bianco sporco. Mi tirai su a sedere ancora mezzo rimbambita e mi guardai intorno.

Ero nell’infermeria scolastica e non sapevo perché. L’ultima cosa che ricordavo era che mi precipitavo fuori dall’aula di inglese e poi più nulla, tabula rasa.

La vecchia signora Wedding era seduta al solito sgabello vicino alla scrivania e mi stava guardando.

-Cosa ci faccio qui?

Mi sorrise.

-Sei svenuta all’improvviso nel corridoio davanti all’aula d’inglese.

Annuii lentamente. Svenuta, bene. Ecco un’altra cosa strana.

Scivolai giù dal lettino e mi diressi verso la porta. Non feci in tempo ad aprirla che si spalancò da sola.

Mi ritrovai davanti Bell in tuta da ginnastica.

-Beth?! Che ci fai qui?

Era sorpresa.

Mi arginò ed entrò in infermeria.

-Signora Wedding mi può dare del ghiaccio? Abbiamo avuto problemi con la pallavolo…

La donna si alzò a prenderlo e Bell si rivolse a me.

-Allora stasera a casa mia, ok?

La guardai spaesata. Me n’ero scordata, come anche del sogno fatto prima che ora mi ritornava in mente.

La Wedding le diede il sacchetto del ghiaccio secco, lei uscì e io la seguii.

-Bell…- la chiamai.

Si voltò.

-Mmm?

-Credo che tu sia in pericolo di vita.

L’affermazione cadde nel silenzio del corridoio deserto.

Mi guardò preoccupata.

-Hai avuto una visione?

-Credo di sì. Prima ero in infermeria perché ero svenuta e ho sognato che tu morivi per colpa del…

Non avevo il coraggio di dire quella parola.

-Secondo me sei svenuta perché sei stanca e hai sognato questo perché sei preoccupata… Non credo che significhi niente quel sogno.

Forse.

-Quindi, stasera verrai a casa mia! Ti devi distrarre da quel che è successo, se è successo, ieri sera e stasera verrai da me, come avevamo già stabilito!

Sorrise.

-Ok… - feci mesta.

-Ora però vado in palestra altrimenti la Stewart sclera!

Si allontanò verso la palestra.

Sospirai. Chissà, forse aveva ragione lei.

Eppure era sicura che tutto quel che avevo sognato sarebbe avvenuto, come sempre era stato.

 

---

 

Devo dire che questo capitolo non è molto bello…L’ho scritto solo per creare un legame che conducesse a quello che succederà nel prossimo capitolo, che credo sarà più lungo…

Probabilmente con il 2° e ora con il 3° capitolo vi ho delusi… probabilmente ognuno è scritto con uno stile diverso… vi chiedo solo di aver pazienza e di seguire questa storia… grazie…

Grazie alle 6 persone che hanno messo questa storia tra le preferite e alle 2 che l’hanno messa tra le seguite.

Inoltre grazie alle 2 persone che hanno recensito. Chi sarà Adamson? Ancora pochi capitoli e il mistero verrà svelato…

Se aggiornerò e ci saranno nuove recensioni che non ho letto in precedenza, ringrazio anche coloro che le hanno fatte.

Cercherò di aggiornare più o meno ogni settimana.

Continuate a seguirmi…

darkimera

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** IV ***


Era una serata normale e tranquilla

IV

 

Era una serata normale e tranquilla. Stavo cenando a casa della mia migliore amica e poi avremo fatto i compiti, almeno in teoria, e in pratica avremo chiacchierato per tutta la serata.

Ecco cosa continuavo a ripetermi per convincermi che aveva ragione Bell riguardo al sogno.

-Ehi, Beeeeth… sei ancora tra noi?

La voce di Isabel mi riportò alla realtà.

-Sì, scusa. Ho la testa tra le nuvole…

Tentai un sorriso.

-Sei preoccupata per la scuola?

Mi chiese la mamma di Bell, inforchettando l’insalata.

-Ehr…sì…?

Posai le forchette sul piatto cercando di non fare rumore.

-Era tutto molto buono, Jessica.

Mi sorrise.

-Beh, visto che ho finito anche io, vi dispiace se andiamo in camera a fare i compiti?

Il padre annuì. Lei si alzò da tavola e io la seguii a ruota fino in camera sua al secondo piano.

Non appena entrammo, lei si buttò sul letto e io mi accomodai sulla sedia vicino alla scrivania.

Mi accorsi che fuori era appena tramontato il sole.

-Devo farti un po’ di domande, cara Helizabeth…- cominciò tirandosi a sedere.

-Come mai non mi hai mai detto che il più gran figone di tutta la scuola da un mese a ‘sta parte ti sta facendo il filo?

-Perché non è vero.

Probabilmente la mia risposta laconica la sorprese perché poi quando mi parlò aveva cambiato tono.

-Si può sapere che hai? È tutta la sera che sei così…

Feci un sorriso tirato. –Sono preoccupata per te… e ho paura.

Si distese sul letto. –Per il sogno? Te l’ho già detto quello che penso. Potresti almeno per stasera fare finta di niente?

-Difficile.

Rimanemmo in silenzio per un bel po’ di tempo indecise su cosa dire o fare.

All’improvviso sentimmo due tonfi dal piano di sotto e un rumore proveniente da fuori della finestra.

Bell si tirò su a sedere.

-Cosa è stato?

Feci spallucce, ma in qualche modo sapevo che presto sarebbe successo qualcosa.

-Buonasera, Helizabeth.

Quella voce… Girai quasi meccanicamente la testa verso la finestra. E sbiancai.

Lui era lì, appollaiato sulla penombra del davanzale.

Sentii la voce di Adamson risuonarmi in testa: “Lui ritornerà,Beth.”. Come faceva a saperlo?

Bell trattenne il fiato.

-Isabel… che piacere fare anche la tua conoscenza…

Non andava bene. Il sogno era diventato realtà. Bell era in pericolo di vita. Doveva andarsene.

Girai la testa verso Bell. Era evidentemente impaurita e tremava.

-Bell…- cercai di attirare la sua attenzione, ma dalla bocca mi uscì solo un sospiro rauco.

-Isabel?- la chiamò suadente il vampiro.

Lei scattò sul letto.

-IsabelHelizabeth è stata così cattiva da non volermi far entrare l’altra sera. Che ne dici di farlo tu?

Si alzò dal letto come trainata da una forza invisibile e si avvicinò alla finestra.

Balzai dalla sedia e le afferrai un braccio.

-NO!

Si voltò verso di me, gli occhi inespressivi.

-Non puoi fare niente, Helizabeth.

Bell si liberò della mia presa e aprì la finestra.

-Entra.

La sentii dire piano.

Lui balzò dentro felino.

Il mio cuore perse un battito per poi accelerare come impazzito.

Era un uomo alto dall’aspetto asciutto e tonico. Indossava dei jeans logori e sporchi e il torace era nudo con i muscoli ben scolpiti sotto un velo di pelle talmente pallida da sembrare trasparente.

Il viso era affilato, circondato da capelli castano chiari che gli arrivavano fino alla base del collo.

Provavo terrore e delizia di lui. Volevo toccarlo, ma volevo anche scappare.

Il fascino dei vampiri.

La sua mano afferrò Bell per una spalla. La sentii mugugnare.

-Grazie.

Le sibilò e poi avvicinò la faccia alla sua gola. E morse.

Sangue scarlatto corse giù dalla ferita prima che lui lo leccasse avido.

Bevve per un lasso di tempo che a me sembrò enorme, mentre lo guardavo sconvolta. Poi la scaraventò in un angolo della stanza. Come un bambino che getta via un gioco ormai rotto e inutilizzabile.

Lui mi guardò. Gli occhi rossi e accessi di sete.

-Non mi piace il sangue di quelle come lei, ma meglio che niente.

Guardai terrorizzata Bell. Tutto si stava svolgendo come avevo sognato, la prossima sarei stata io.

Mi salì fino in gola un urlo che però non riuscì a trovare espressione. D’altronde, se anche avessi urlato a cosa sarebbe servito?

-Non è morta…

Lo guardai e notai che aveva gli occhi fissi sulla ragazza. Poi voltò verso di me la testa e mi guardò di sottecchi.

-Almeno credo.

Esplose in una risata.

Costrinsi le gambe ad andare a ritroso per raggiungere la porta senza perderlo di vista. Forse sarei riuscita a scappare. Forse, ma sapevo di non avere la minima possibilità di scamparla.

-Scappi? Hai paura? – domandò beffardo.

Mi raggiunse con due falcate e mi accarezzò una guancia. Rabbrividii.

-Sai non dovresti aver paura di me. Tanto è inutile perché tra poco finirà tutto, lo sai?

Mi soffiò in faccia queste parole e quasi rimasi stordita dal profumo del suo alito.

Sorrise.

-Arrenditi…

Inclinò piano la testa per raggiungere la mia gola.

Era finita, lo sapevo.

Chiusi gli occhi, pronta al dolore.

Le gambe che fino a quel momento avevano tremato, non riuscirono più a reggermi. Caddi in ginocchio. E fu un bene perché sfuggii dalla sua presa.

Quasi contemporaneamente, sentii uno sparo echeggiare per la stanza.

Aprii di scatto gli occhi. Lui si teneva una mano sulla spalla sinistra che sanguinava copiosa, sibilando furioso e guardando con astio oltre le mie spalle.

Girai il busto quanto bastava per vedere dietro di me.

Nella cornice della porta c’era Adamson che impugnava una pistola. 

 

---

 

Eccomi di nuovo qua… beh credo di essere stata di parola, dall’ultimo aggiornamento credo sia passata una settimana. Però mi sa che per le prossime 2 settimane non avrete mie notizie… c’ho un internet balengo che comincia a darmi segni di squilibrio e quando questo succede non posso più usarlo per 15 giorni, poi non so come, ma riparte… bah, vallo a capire te.

Eeeh… vi farò stare sulle spine un bel po’, o almeno penso. Ma quanto sono cattiva? Hi hi hi>x<

Grazie ancora a tutti coloro che mi seguono leggendo nell’ombra e a quelli che l’hanno messa tra le storie seguite o preferite, non sapete quanto mi fate felice!

E poi laguerriera grazie per la recensione! Troppi complimenti, davvero! >///<

Se non rispondo ad altre recensioni è perché non faccio in tempo a leggerle e aggiorno senza riuscire a scrivere qualcosa, come ho detto prima, c’ho un internet balengo. Comunque se ci sono state altre recensioni per il 3° capitolo, ringrazio coloro che le hanno fatte!

Dopo tutti questi giri contorti di parole, direi che posso anche salutarvi… al prossimo capitolo!

darkimera

 

P.S. Recensite che fa bene alla salute!!!  

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** V ***


-Jacob

V

 

-Jacob…- sibilò il vampiro.

-Scappa, Beth.

La voce era fredda e autoritaria. Teneva salda la pistola in mano e aveva lo sguardo fisso sul vampiro.

Mi costrinsi ad alzare in piedi. Ma fatti pochi passi, sentii di nuovo le gambe molli e caddi ancora in ginocchio.

-Jacob…speri di riuscire a salvarla? Non ci sei riuscito con Clara né con nessun’altra mi pare.

Sentivo i passi dell’essere avanzare pesanti. Guardai il prof.

-Scappa, Beth!

Mi incitò ancora, portandosi alle mie spalle per difendermi. Provai a rialzarmi, ma questa volta le gambe non vollero darmi ascolto.

Sentii Adamson imprecare e poi un altro colpo di pistola riecheggiò nell’aria. Ci fu un tonfo, un respiro raschiato e sofferente, poi Adamson mi sollevò dal pavimento come se pesassi quanto una piuma.

Sbirciai la stanza da oltre la sua spalla. Il vampiro era sparito, lasciando come ricordo delle macchie di sangue. Isabel era invece rimasta nella stessa posizione: per terra, in un angolo della stanza col collo livido e sporco di sangue.

-Bell è…?

Chiesi in un sussurro, sottintendendo la domanda vera e propria.

Esitò un po’ prima di rispondermi.

-E’ viva.

Probabilmente lo diceva solo per confortarmi, ma per il momento andava bene lo stesso. Tirai un sospiro di sollievo.

Uscimmo dalla stanza e poi giù per le scale. In soggiorno c’erano i corpi dei genitori di Bell che giacevano sul pavimento.

Prima che potessi fare qualsiasi domanda sul perché di quella scena, Jacob mi anticipò parlando senza tradire alcuna emozione.

-Dormono. Beth, ce la fai a camminare?

Annuii con poca convinzione e mi fece scendere lentamente. Quando appoggiai i piedi a terra, sentii le gambe tremare leggermente, ma nonostante questo sembrava che riuscissero a reggermi.

-Parcheggiata davanti alla casa c’è un’auto: salici e chiuditi bene dentro. Io arriverò tra poco.

Detto questo tirò fuori dalla tasca dei jeans un cellulare e se ne andò verso la cucina.

Non mi rimase altro da fare che eseguire quel che mi aveva detto.

Aprii la porta di casa e mi inoltrai nella sera fredda. Davanti alla casa era parcheggiata una macchina anonima, di quelle che si vedevano spesso in giro e che sapevano come non attirare l’attenzione.

Salii in macchina al posto del passeggero e misi la sicura alla portiera. Appoggiai la fronte al vetro, gli occhi incollati alla porta della casa.

Non passarono neanche cinque minuti che lo vidi uscire, poi lo sentii salire, mettere in moto il motore e partire.

-Isabel è davvero viva? Non me l’hai detto solo per confortarmi, vero?

Chiesi piano, con tono distante.

-Sì. Ho sentito il suo cuore che batteva…

Sembrava essere sul punto di aggiungere qualcosa, ma non lo fece.

Non riuscii a fare a meno di chiedermi come l’avesse sentito, visto che non le si era avvicinato, ma non mi importava. L’importante era che lei era ancora viva. Almeno potevo evitare un senso di colpa ancora più opprimente di quello che già avevo.

-Che le succederà?

-Ho appena chiamato degli specialisti. Ci penseranno loro a fare tutto quel che è necessario.

Passarono altri tre minuti silenziosi mentre vedevo sfrecciare via la strada. E poi cinque.

Insopportabile.

-Cosa hai fatto al vampiro?

-Pallottole d’argento. Non credo che uccideranno Edmund, ma almeno lo fermeranno per un po’.

-Edmund?

-E’ il nome del vampiro. O almeno è questo l’ultimo nome con cui è conosciuto.

-Ah… e perché non l’hai ucciso?

Sentii il volante gemere sotto una stretta troppo forte. Avevo fatto una domanda inopportuna?

In quell’istante vidi sfrecciare via il negozio di ferramenta del signor Griffin e mi allarmai. Mi girai di scatto verso Jacob.

-Dove mi stai portando? Casa mia è da tutt’altra parte!

Sorrise.

-Stanotte starai da me, credo sia meglio così.

-M…ma i miei genitori? Non pensi che dovrei avvisarli?

-E perché? Tanto sapevano che per stanotte non c’eri, in ogni caso.

Silenzio. Ancora. Maledizione!

I pensieri cominciarono a divagare nuovamente, soffermandosi su quello che era appena successo.

E io non avevo affatto voglia di pensare.

Svoltò in una stradina secondaria con poche case.

-Non mi devi fare altre domande?

Chiese all’improvviso.

-Mi sembra ovvio.

-Bene, allora aspetta che siamo entrati.

Parcheggiò nel vialetto del garage di una casa.

Scendemmo dall’auto e entrammo dentro.

Mi fece accomodare sul divano in salotto e poi sparì in un’altra ala della casa.

Mi guardai un po’ intorno. Un divano, una poltrona, una tv… tutto normale. Chissà che mi aspettavo di trovare.

La mia attenzione venne attratta da delle foto messe su un mobiletto, le uniche nella sala.

Mi avvicinai. Sembravano molto vecchie, sbiadite e sui toni del seppia. Stavo quasi per prenderne una, quando lo sentii ritornare.

Ritornai sul divano. Lui fece la sua comparsa in salotto tenendo in mano due tazze. Me ne allungò una e si sedette sulla poltrona.

-Allora, cosa volevi chiedermi?

Bella domanda, che volevo chiedergli?

Bevvi un sorso dalla tazza. The, buono.

-Posso chiederti cosa sei? Voglio dire, sembri in tutto e per tutto a un umano però emani una sensazione di non umano. Stamattina pensavo che fossi tu il vampiro, ma a quanto pare mi sono sbagliata. Quindi, tu cosa sei?

Sorrise fraterno.

-Brava. Hai ragione, io non sono né uno di voi né uno di loro: sono un mezzosangue vampiro.

 

---

 

Ciao a tutti! Finalmente ho potuto aggiornare la storia che sta finalmente prendendo forma (almeno credo…)…

laguerriera…sono felice che lo scorso chap ti sia piaciuto! Grazie per la recensione!

Cleo92… mi fa piacere che la storia ti piaccia e spero che ti piacerà anche nei prossimi chap…grazie per aver recensito!

anna96…proprio così! Una recensione al giorno toglie il medico di torno e salva dall’estinzione del buonumore negli autori! Grazie per i complimenti! Spero che la vera natura del prof d’inglese non ti abbia delusa!

Continuate a seguirmi! Al prossimo capitolo!

darkimera

 

 

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Capitolo 6
*** VI ***


-Cosa

VI

 

-Cosa?!

Chiesi sentendo salire di diverse ottave la voce. Mi alzai di slancio dal divano facendo rovinare a terra la tazza con tutto il suo contenuto.

-Allora tu sei complice di Edmund, non è così? Mi hai portato qui così che possiate finirmi con calma. Lui dov’è? È qui in casa, vero?

Istintivamente mi ero portata più vicina alla porta.

-Beth, calmati…

Mi intimò tranquillo.

-Col cavolo che mi calmo! Immagino che prima a casa di Bell quando ti sei allontanato hai finito il lavoro lasciato in sospeso dal tuo socio e poi mi hai mentito perché così avevate deciso!

-Beth, mi sembra che se non fosse stato per me a quest’ora saresti morta. E poi io sono dalla parte dei “buoni”…

-Balle! Sono tutte balle! Lui è qui, lo so! Non mentire!

Mi guardai nervosamente intorno come se mi aspettassi che il vampiro sbucasse fuori da qualche parte da un momento all’altro.

Lui, in risposta, si alzò cauto dalla poltrona e prese ad avvicinarsi.

-Beth

Mi portai le mani alle orecchie.

-Zitto! Stai zitto!

Sentii che mi stava per abbracciare e io mi divincolai. Mi sentivo sul punto di esplodere a piangere.

-Ed è stato per questo che non l’hai ucciso… non potevi e l’hai solo ferito con dei proiettili normali… era tutto calcolato… tutto quanto…

Ormai piangevo.

Che spettacolo patetico, davvero.

Sentii le mani di Jacob che mi stringevano piano le spalle per darmi una specie di conforto.

-Beth, calmati e ascoltami. Io non ho niente a che vedere con quel bastardo. E’ da quasi un secolo che gli sto dando la caccia e non penserei mai di allearmi con lui, non dopo quel che mi ha fatto. Non l’ho ucciso perché non ne avevo il permesso, ma ti giuro che avrei voluto farlo con tutto me stesso.

Gli risposi singhiozzando.

-N…non ne avevi il p…per…permesso? E a co…cosa serve un p…permesso se la gente muore?

Mi riaccompagnò piano in salotto.

-Vedi… i mezzosangue come me, spesso decidono di entrare in una società di hunter che da la caccia ai vampiri considerati pericolosi. Lui è uno di questi. Purtroppo se non si ha il permesso, non si può uccidere. È una cosa assurda, ma è così.

Aspettai che mi calmassi un po’ prima di fare un’altra domanda.

Lui, seduto sulla poltrona, mi guardava paziente.

Feci un respiro profondo asciugandomi le lacrime e poi parlai.

-Perché mi vuole?

La voce mi uscii rauca.

-Vuole il tuo sangue. Mi sembrava che almeno su questo punto eri certa.

Non fece niente per nascondere la sua espressione sorpresa.

Una domanda stupida, certo, ma non per come la intendevo io.

-Sì…no, quello lo so anch’io. Ma perché proprio il mio di sangue? Ci sono moltissime altre persone in questa città, perché io in particolare?

-Perché sei diversa. Non credo sia da tutti riuscire a vedere le anime delle persone o fare sogni premonitori.

Lo guardai persa.

Diversa. Certo lo ero sempre stata. E mi aveva sempre creato problemi.

Da piccola, quando era morto il nonno, io insistevo a dire che non era così. In un primo momento pensavano che io fossi semplicemente molto legata a quell’uomo, ma poi mi videro parlare col nulla e cominciarono a chiedersi se non ero pazza o una cosa del genere.

Ma io non parlavo col nulla, parlavo con il mio nonnino. O meglio, con la sua anima.

Mi portarono da uno psicologo, che però non poté fare altro che smentire quel che credevano tutti.

Io ero mentalmente sana.

Poi, alle medie, mi capitò di sognare che una mia compagna di classe si spezzasse la gamba cadendo dalle scale. Provai a dirlo a qualcuno, ma mi dissero che era solo un sogno.

Allora dissi alla ragazza che doveva stare attenta, ma lei mi guardò male. Non mi accorsi che ci eravamo messe a parlare proprio

i accorsi che eravamo in cima alle scale e ttenta, ma lei mi guardò male. zasse la gamba cadendo dalle scale.  in cima alle scale e lei, quando stava per andarsene, aveva appoggiato male il piede ed era capitombolata giù.

Da quel momento cominciarono ad evitarmi perché mi consideravano pericolosa e violenta.

E ora l’ultima fortuna che mi avevano procurato i miei fantastici poteri era quella di avere un vampiro, anzi no, Edmund, che mi dava la caccia per potere bere il mio sangue così diverso.

Che bello schifo.

Approfittando del mio silenzio, Jacob si alzò e si mise a raccogliere i cocci della tazza per poterli buttare.

Quando ritornò, buttai lì una domanda che mi era venuta in mente in quel momento.

-Chi era Clara?

Lo vidi irrigidirsi, per poi rilassarsi quasi subito dopo.

-Già, è stato Edmund a nominarla…

Lo sentii dire tra sé e sé come se stesse rispondendo a una domanda che si era fatto da solo.

Poi si avvicinò al mobiletto con le foto. Quando si girò me ne porse una.

-E’ lei.

Guardai la foto. Era il mezzo busto di una ragazza abbastanza giovane nel fiore della sua bellezza. Teneva gli occhi chiusi e la carnagione sembrava molto pallida, per quanto si potesse capire da una foto nei toni del seppia. Portava i capelli sciolti ed erano scuri.

Quando staccai gli occhi dalla foto, lui riprese a parlare con un’espressione quasi addolorata.

-Era la mia fidanzata negli anni ’20. Era una bellissima ragazza, sia come carattere che come aspetto. Era come te, sai? Era speciale… Non possedeva la vista, ma aveva la Vista. Intendo dire che era cieca dalla nascita, non poteva vedere il presente, ma riusciva a vedere il futuro.

-E lei è morta?

Mi venne alle labbra senza volerlo questa domanda diretta. Gli restituii la foto.

-Sì… è stato Edmund. Ma visto che io mi dovevo comunque Risvegliare penso che non avremmo comunque potuto vivere felici e contenti…neanche se avessimo voluto…

Concluse la frase con un punta di amarezza. Per un istante mi chiesi quale potesse essere la storia che aveva fatto innamorare queste due persone e che problemi avessero mai affrontato.

Si allontanò nuovamente dal salotto e ritornò diversi minuti dopo con una coperta.

-Immagino sarai stanca.

Presi la coperta e la strinsi.

-Grazie…

Mormorai.

Mi avvolsi col tessuto e mi distesi sul divano.

Sentivo gli occhi di Jacob puntati su di me. Non mi davano affatto fastidio, anzi. Se ci fosse stato lui al mio fianco forse per quella notte avrei potuto azzardarmi a chiudere gli occhi senza incontrare i pozzi di lava.

Non passarono neanche troppi minuti che sentii le palpebre pesanti e la carenza di sonno che mi avvolgeva accogliente.

Dopo poco il sonno mi catturò completamente.

 

---

 

^__^ Grazie mille per aver letto questo capitolo!

anna96… felicissima che la scelta della “razza” di Jacob ti sia piaciuta! Edmund cosa pensa di combinare? Beh un po’ si è capito da questo capitolo, ma il peggio credo debba ancora venire… grazie mille per la recensione, per favore, continua a seguirmi!

Sekhmet 2102… grazie per i complimenti! Mi fa piacere aver destato il tuo interesse per i vampiri anche con una storia così banale. Sono davvero felice del fatto che  l’idea di aver inserito un mezzosangue vampiro nella storia sia piaciuta! Certo, forse ti ho delusa… pensavi chissà quali motivi per cui non aveva ucciso Edmund e invece io ti metto un motivo banalissimo… scusami, non mi piacciono molto ‘ste cose… -___-”” Andando sul discorso “perché Edmund non ha morso subito Beth” se ci pensi bene in quasi tutti i film o libri che trattano i vampiri, ‘sti qua prima di mordere chissà perché si fanno sempre una lunga chiacchierata con la vittima… una cosa davvero idiota, concordo. Diciamo che sono voluta rimanere sul “classico”… hmmm… sembra che mi stia arrampicando sui vetri… -___-””” grazie mille per aver recensito, continua a seguirmi, per favore!

To the next chaptre!

E ricordate: recensire fa bene alla salute!

darkimera

 

 

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Capitolo 7
*** VII ***


Era sabato mattina, più precisamente le nove

VII

 

Era sabato mattina, più precisamente le nove. Mi sembrava un orario abbastanza accettabile per andare in casa di qualcuno.

Quel mattino, dopo essermi svegliata a casa del prof con una tremenda confusione in testa, avevo insistito che lui mi accompagnasse da Bell, ancora non riuscivo a fidarmi completamente, dovevo constatare di persona che lei stesse effettivamente bene.

Così alla fine aveva accettato ed ora mi trovavo di fronte alla porta dei Newsson a bussare con una certa insistenza mentre sentivo Adamson tenermi d’occhio dall’abitacolo della macchina.

Quando pensavo di passare al campanello, sentii che qualcuno stava aprendo la porta.

Mi ritrovai davanti la madre di Bells quanto mai sorpresa di vedermi, con i capelli ancora in disordine e una vestaglia messa alla bell’e meglio. Probabilmente l’avevo buttata giù dal letto.

-Beth? Che ci…

Non le concessi di finire la frase che le parlai con voce concitata.

-Devo vedere Bell!

Lei sgranò ancor di più gli occhi, cercava di capirci qualcosa.

-Isabel sta ancora dormendo, ma si può sapere che succede?

-Per favore, mi faccia entrare, voglio solo vedere se sta bene!

Si scostò dalla porta per farmi passare.

-Va bene, entra. Prima però dovrai spiegarmi che succede.

Non la degnai di risposta e corsi in camera sua.

Mi attardai sulla porta, con una mano sospesa sopra la maniglia. Mi chiedevo cosa avrei visto, se l’avrei rivista di nuovo in quella strana posa scomposta da bambola rotta. Se magari c’erano strane tracce di sangue, magari non viste la sera prima, come in una piccola camera degli orrori. Se magari…

La mia mano si abbassò pesante sulla maniglia. La porta si aprì cigolando appena. La camera era immersa nel buio con le imposte delle finestre chiuse, rischiarata solo dalla luce che veniva dal corridoio.

Sul letto c’era una sagoma scura immobile. Avevano spostato il suo corpo, ora mi chiedevo se quel che vedevo era la sagoma di un cadavere, probabilmente non ancora scoperto dalla famiglia, o…

Bell si mosse appena sotto le coperte. Tirai un sospiro di sollievo e prima che me ne rendessi conto avevo acceso una luce nella stanza e cominciato a scuoterla per svegliarla.

Aprì piano gli occhi.

-Ma che…?

Chiese con voce impastata. Sbatté le palpebre più e più volte per abituarsi all’improvviso cambio di luce.

-Bell!

Esclamai sentendo che un largo sorriso mi si stava aprendo in faccia.

Lei si tirò su a sedere.

-Eli? Come mai sei qui? Ehi!

L’abbracciai. Probabilmente stavo compiendo dei gesti troppo esagerati, ma non riuscivo a contenere la felicità di rivederla viva.

-Sì, ok… perché fai così?

-Tu stai bene, vero?

-Sì, certo che sto bene. Perché non dovrei?

Mi staccai da lei e osservai il suo collo. Mi sembrava impossibile, ma anche la più minima traccia era sparita. Niente segni, niente lividi, niente graffi. Strano.

-Ieri sera…ieri sera non stavi per niente bene.

Lei rise.

-Ieri sera? Ma se stavo benissimo! Non ti ricordi che ti ho pure chiamata?

-Mi hai chiamata?

Ero confusa. Come mai non ricordava niente? Sarà stato lo shock?

-Sì! Abbiamo chiacchierato per almeno un’ora!

La guardai interrogativa.

-No, tu non mi hai chiamato. Davvero non ricordi niente? Il vampiro…

-Il vampiro? Aaah… magari ne esistesse uno come Tom Cruise nell’Intervista…ma perché salti fuori con certi discorsi?

-Quindi tu non ti ricordi che ti ha morsa?

Ora era il suo turno di essere completamente spiazzata.

-Ma di che parli?

Mormorò. Restammo per un po’ in silenzio. Era evidente che per qualche motivo avesse dimenticato. Piano piano mi stava abbandonando l’idea che fosse successo per lo shock.

Alla fine scossi la testa.

-No, niente. Me ne vado.

Uscii dalla camera e poi dalla casa ignorando quello che ladre di Bell stava dicendo e infine mi infilai nel posto passeggero dell’auto di Adamson.

-Le avete cancellato la memoria, vero?

Domandai non appena chiusi la portiera.

-Adesso sta bene, mi pare.

-Perché lo avete fatto?

Chiesi girando la testa verso di lui.

-Volevi che rimanesse shockata per sempre? Tu non sai cosa può causare alla mente umana anche solo la vista di un vampiro, se poi ci aggiungi che è stata morsa, la tua amica sarebbe pronta per il manicomio.

-Come avete fatto a togliere i segni del morso?

-Io sono solo un cacciatore, non so di cosa è capace la squadra che si occupa di queste faccende.

Rimanemmo in silenzio per un bel po’ di tempo. Fu lui a spezzarlo.

-Ho inviato una richiesta per licenza di uccidere alla società degli hunter. Penso che sbrigheranno alla svelta tutte quelle pratiche che servono per ottenerla e me la invieranno al più presto possibile. Intanto, in caso di eventuali attacchi, cosa che non penso accadrà, ma è sempre meglio prevenire che curare, – pescò una collanina da una tasca della giacca e me la porse. – è meglio se tieni con te questa. È di argento lavorato a croce, dovrebbe bastare ad allontanare un vampiro indebolito. Più tardi ti chiamerò al tuo cellulare, così che tu possa registrare il mio numero e chiamarmi in caso di bisogno.

Appena finì di parlare mise in moto l’auto.

Io guardai scettica la collana che avevo in mano. Carina, certo, ma avrebbe davvero saputo proteggermi?

 

---

 

Non ho parole per chiedervi scusa del ritardo nel pubblicare questo capitolo. Avevo l’idea, ma non riuscivo per niente a metterlo giù, infatti mi sembra quasi di essermi trascinata fino all’ultima riga. Cercherò di pubblicare l’ottavo con più rapidità, ma non è detta l’ultima parola, voi tenete fede.

anna96,Sekhmet2102…vi ringrazio moltissimo per la recensione!

Alla prossima!

darkimera

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** VIII ***


Ero da sola, vestita elegantemente con un abito da sera dai colori delle foglie d’autunno in uno spazio che potevi tranquillam

VIII

 

Ero da sola, vestita elegantemente con un abito da sera dai colori delle foglie d’autunno in uno spazio che potevi tranquillamente definire ristretto e infinito allo stesso tempo.

Mi trovavo dentro una specie di scatola quadrata, di non più di due metri per lato, le cui pareti non erano altro che specchi che mi riflettevano migliaia e migliaia di volte in un gioco continuo.

Una gabbia, una trappola o qualunque cosa che potesse contenermi, fermarmi, bloccarmi.

Il vestito frusciava pigramente mentre giravo su me stessa cercando di capirci qualcosa, in preda all’ansia.

Un attimo. In preda all’ansia, per cosa? Mi bloccai. Qualcosa mi diceva che stavo scappando. Scappando, certo, ma da chi, o da che cosa?

Misi a fuoco lo specchio davanti a me e vidi che dietro di me stava sbucando un ragazzo.

Un viso affilato piegato in un sorriso maligno che si rifletteva negli occhi rossi.

Edmund.

Scappa!

Questo comando mi scoppiò in testa come il rombo di un tuono.

Certo, scappare, ma da che parte?

Lui era uscito da una parete, il che significava che quella era anche una possibile via di fuga. Ma significava anche andare incontro alla morte.

Ma se lui era sbucato da uno specchio, il che probabilmente poteva anche significare che ogni specchio si poteva attraversare.

Non so perché, ma sorrisi sicura di me, sicura di riuscire a fuggirgli.

Corsi verso lo specchio che mi stava di fronte. Ma andai a sbattergli contro.

Mi accasciai al suolo, le spalle alla parete. Migliaia di occhi si sbarrarono per il terrore. Lui era sopra di me. Questa era davvero la fine.

Sentii le zanne lacerarmi il collo, impietose. Sentii il mio sangue defluire come un torrente in piena dall’arteria. E poi non sentii più nulla, solo vuoto e un senso di totale leggerezza.

Mi ritrovai a fluttuare in aria, come uno spirito, e ad osservare quella scena dall’alto.

Mi accorsi che quella scatola dove tutto si stava svolgendo era sospesa in un infinito spazio bianco e sembrava protrarsi senza fine verso l’alto.

E poi mi accorsi che gli specchi avevano qualcosa che non andava. Addossati a uno c’eravamo io e Edmund, ma gli altri non riflettevano l’immagine di Edmund. No, sembrava un’altra persona che conoscevo. Sembrava quasi...

Non feci in tempo a formulare il pensiero, che la testa del riflesso guizzò verso l’alto, verso di me. E poi prese a salire sempre più veloce, sempre più veloce, sempre più veloce…

Voleva me. E io provavo a scappare e urlavo sempre più forte, sempre più forte, sempre più forte…

Sbarrai gli occhi, mentre dalla gola mi usciva un rantolo gracchiante. Sentivo il corpo scosso da violenti brividi e la bocca secca.

La mia mano corse verso il collo e, con gesti convulsi, prese a stringere la collana che mi aveva dato il prof più di una settimana fa e che quasi mai toglievo. Il contatto con la superficie fredda riuscì a calmarmi un po’, ma non abbastanza. Scivolai giù dal letto e mi diressi in bagno. 

Aprii il rubinetto dell’acqua fredda lasciando che essa mi scivolasse sulle mani e poi me la passai anche sulla faccia. Feci per prendere l’asciugamano che mi cadde l’occhio sullo specchio.

Urlai.

Lo specchio mi mostrava una ragazza dai capelli neri con il volto in preda all’orrore. E la ragazza continuava a spostare lo sguardo da me al mio collo sporco del sangue che seguitava a uscire da un profondo squarcio proprio dove si trovava l’arteria.

Con dita tremanti, mi toccai per vedere se era soltanto un’illusione. Toccai qualcosa di viscido.

Urlai ancora più forte. Non capivo. Come era possibile?

Sentii del trambusto nella camera dei miei e dopo poco vidi mia madre apparire nella cornice della porta del bagno.

-Heliza…che è successo? Cos’hai da urlare?

Mi toccai più volte il collo per farle capire, non riuscendo a trovare le parole per dirglielo. Si avvicinò.

-Ti fa male?

Tentò. Ma possibile che non vedeva?

-…il sangue…continua ad uscire…non so come fermarlo! Aiutami!

-Quale sangue? Heliza, spiegati, non capisco…

Mi sembrava confusa.

-Non vedi…lo squarcio, qui, sul collo?

Mi alzò i capelli per poter vedere meglio.

-Non c’è niente. Avrai fatto un incubo o uno di quei sogni tuoi strani…- mi abbracciò, come era solita fare quando ero piccola. –Soltanto un incubo…stai calma, è passato.

Annuii con la testa e guardai di nuovo lo specchio. Tutto normale, niente sangue, niente squarci.

Cosa mi aveva detto il prof? “Tu non sai cosa può causare alla mente umana anche solo la vista di un vampiro”? Bene, sembrava che avesse fatto effetto.

 

---

 

Camminavo col vento che mi colpiva ripetutamente mentre mi dirigevo a casa di Adamson. Continuavo a domandarmi perché mi avesse chiesto di andare a casa sua, e soprattutto perché proprio nel tardo pomeriggio. Mi aggiravo per le strade in preda a una strana ansia, eravamo al crepuscolo quasi e sospettavo di veder spuntare da dietro qualche angolo buio l’essere che voleva mangiarmi.

Finalmente, arrivai a destinazione. Non feci in tempo a bussare che lui mi venne subito ad aprire e poi mi fece accomodare in salotto.

-Perché mi ha fatta venire qui?

-Ho ricevuto licenza di uccidere, volevo comunicartelo.

Non so per quale ragione, ma quello che diceva non mi convinceva.

-Non poteva dirmelo al telefono?

Sembrava che non si aspettasse quella domanda.

-Beh, ecco… vedi…io…era necessario che venissi, volevo parlare con te del piano per ucciderlo… e  così…

Sembrava si stesse arrampicando sugli specchi. Perché? Volevo ribattere, ma non feci in tempo perché qualcun altro si intromise nella conversazione.

-Jake, Jake, Jake… sempre a pensare a un modo per uccidermi… sei noioso, lo sai?

Mi voltai. Edmund, chissà come, era riuscito a entrare in casa e ora se ne stava vicino al mobiletto del salotto ad ammirare una foto.

 

---

 

Ci stiamo avvicinando a una fine che (forse) non immaginereste mai. Le teorie del prof sembrano vacillare…

Spero di aver pubblicato il capitolo alla svelta!

Sekhmet 2102grazieeeeeeeeeeeeeee!!!! Soprattutto della comprensione! Spero con tutto il cuore di non averti delusa! Continua a seguirmi!

Vedrò di postare il nono il più presto possibile, alla prossima.

darkimera

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** IX ***


IX

IX

 

-Come hai fatto ad entrare, Edmund?

Gli chiese il prof mentre mi avvicinavo a lui, cercando la sua protezione. Il vampiro assunse un’aria un po’ annoiata.

-Non te l’hanno mai insegnato che un vampiro deve chiedere il permesso solo se deve entrare in casa di umani, e che quindi non è obbligato a farlo se la casa è dei suoi simili?

Tornò a guardare la foto che aveva in mano, passando quasi dolcemente il pollice sul volto di Clara come a volerla carezzare.

-Sai, non pensavo avessi ancora queste… pensavo che ormai avessi dimenticato Clara, oppure…- lo guardò di sottecchi. – continui a pensare a quel giorno? Ricordi, no? Quando hai perso il controllo…

Cercai lo sguardo del prof. Cosa significava “quando hai perso il controllo”? C’era qualcosa a cui ero stata tenuta all’oscuro?

Sentii lo sguardo di Edmund scivolare su di me e poi ricadere su Jake. Scoppiò a ridere, così senza motivo, un istante di ilarità che tagliò come un coltello l’aria tesa della casa.

-Helizabeth, dolce Helizabeth…com’è che ti ha detto che è morta Clara?

-E’è stata prosciugata…sei stato tu a farlo.

Rise di nuovo e si avvicinò a Jake, gli diede una pacca sulla spalla e poi proseguì il suo cammino accasciandosi come se niente fosse sulla poltrona.

Il prof si girò verso di lui, io mi allontanai, cercavo di mantenere quanta più distanza di sicurezza possibile tra me ed Edmund.

-Certo, sono io il vampiro cattivo della storia, me ne ero quasi dimenticato. Però, che strano Jake… quando ti ho visto qui con la mia preda, ho quasi pensato che volessi tornare ai cari vecchi tempi… mi sono sbagliato?- finì la frase inarcando in maniera quasi esagerata le sopracciglia.

Guardai interrogativa Adamson.

-Come ai… che significa?

-Niente, Helizabeth. Vuole confonderti.

Questa risposta fredda venne subito seguita da una risata. Mi voltai verso la poltrona.

-Confonderti? Io? Ah, mia cara se qui c’è qualcuno che lo sta facendo quello non sono io! Prova un po’ a chiedere al tuo prof come sono andate veramente le cose con Clara.

-Helizabeth, attenta. Non fidarti di quello che dice…ti ho già raccontato tutto su Clara. È stato lui ad ucciderla, non ci sono altre verità.

-Non ci sono altre verità? Cos’è adesso nascondi il tuo passato?

-No, semplicemente cerco di dimenticare gli errori che ho commesso.

Io ero sempre più confusa. Mi sembrava di essere in una bolla di tempo diversa dalla loro.

-Bene, allora vorrà dire che le racconterò un po’ di cose.

-No!

Edmund fissò lo sguardo su di me.

-Beth, devi sapere che la vita di Jacob non è stata poi così pura e casta. Come mi hai confermato, ti ha parlato di Clara. E come tu stessa hai detto, Jake ti ha rivelato che sono stato io ad ucciderla. Ma ti ha detto che anche lui ne ha goduto?

Lo fissavo sconcertata.

-Zitto!- sibilò il prof.

Edmund si mise più comodo sulla poltrona e assunse un tono contrito.

-Erano gli anni ’20 in Inghilterra. Avevo stabilito che la bella Clara sarebbe stata la mia prossima vittima e aspettavo solo che rimanesse sola. Una sera, dopo l’imbrunire, quando sapevo che si era ritirata in camera, le imposi di farmi entrare. Dopo di che mi cibai di lei, un ottimo sangue, me lo ricordo ancora adesso. Però mi ero dimenticato che nella casa c’era anche il suo promesso sposo. Forse allarmato da qualche strano rumore, quell’uomo piombò nella stanza…

-Zitto!- la voce di Jake si era fatta più forte, sembrava quasi un ringhio sommesso.

Il vampiro lo ignorò e proseguì.

-Però adesso, prima di continuare, ti dirò un’altra cosa utile. I mezzosangue sono persone estremamente instabili. Qualunque cosa metta a soqquadro la loro vita, il loro sangue vampirico prende possesso del corpo, per poi stabilizzarsi col tempo, senza restituirgli, però, la condizione umana. Comunque, dicevo che non appena Jack vede la sua amata in fin di vita mi attaccò scoprendo una forza mai avuta prima, tuttavia, dopo, la sua attenzione venne catturata da qualcos’altro, vuoi dirlo tu?

-Zitto!

-A quanto pare, no. La sua attenzione è catturata dal sangue! Dal denso liquido scuro che esce dal collo di Clara e a quel punto…

Sentii solo una lieve folata d’aria quando Jacob scattò prendendo per una mano il collo di Edmund e sbattendolo contro una parete, facendo volare per terra la poltrona. Lo sentivo sibilare furioso. Edmund, invece, sembrava quasi divertito.

-Mio caro Jake…ti hanno mai insegnato che i vampiri puri sono molto più forti dei mezzosangue?

E, quasi per accompagnare le parole, scagliò via il prof con un braccio, facendolo schiantare contro la parete opposta. Si rialzò immediatamente e snudò i canini soffiando. Notai che le unghie si erano trasformate in lunghi artigli ricurvi.

Il vampiro senza fare una piega, rialzò la poltrona e mi si fece vicino. Mi allontanai istintivamente.

Era già qualcosa se non avevo ancora urlato.

Mi alzò piano i capelli dal collo e passò lievemente le labbra sulla pelle della mia gola.

Il cuore prese a battermi all’impazzata dentro il petto, mentre anche il ritmo del mio respiro accelerava.

Mi baciò quasi dolcemente sul collo.

-Non devi aver paura.

Di nuovo quella frase. Tutto il panico che tenevo serbato dentro si dibatté disperato alla ricerca di una via di fuga. Aprii la bocca, ma non ne uscì suono, solo un patetico gemito. Sentii le sue labbra contrarsi in un sorriso.

Riprese a parlarmi soffiandomi il suo alito caldo.

-Hai paura di me? E allora come hai fatto a non avere paura di Jacob? Siamo della stessa razza… e non esistono buoni e cattivi. Anche lui avrebbe potuto aprire la sua bocca sulla tua tenera pelle e posarvi i canini. Così… -sentii che stava facendo quello che diceva. Sentivo due punte acuminate che mi pungevano. Provai a scostarmi, ma mi teneva bloccata.

Sentì la sua lingua che umettava, ruvida come quella di un gatto.

Che accidenti stava facendo il prof? Non doveva essere lui che doveva salvarmi? Non vedevo niente, Edmund era più alto di me e mi bloccava la visuale.

E poi sentii Edmund che mi si afflosciava addosso e vidi dietro di lui Jacob. Mi scostai lasciando che il corpo cadesse a terra. E poi vidi cosa era accaduto.

Il prof gli aveva conficcato un paletto nel cuore.

 

 

---

 

Ciao a tutti! Come va?Vi chiedo umilmente scusa per l’abnorme ritardo nell’aggiornare! (oddio…passo tutto i capitoli a chiedervi scusa!...)

Sapete, non sapevo proprio come buttare giù il capitolo, poi ogni volta che accendevo il PC c’era sempre qualcosa che mi distraeva dallo scrivere… ma! Meglio tardi che mai, no?

Spero comunque che il capitolo sia stato di vostro gradimento, vi ringrazio per le recensioni fatte nello scorso capitolo.

Sperando che continuerete a seguire, alla prossima (che spero verrà presto!)…

darkimera

 

 

 

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Capitolo 10
*** X ***


X

X

 

Jacob si accovacciò accanto al cadavere di Edmund come a constatare che fosse effettivamente morto.

-E adesso che vuoi fare?

Chiesi con una voce che non mi sembrava la mia, mentre mi grattavo nervosa il punto del collo che era entrato in contatto con la lingua del vampiro e con gli occhi cercavo di non guardare il cadavere.

Non mi rispose. Si allontanò semplicemente dal corpo.

-Ti consiglio di andartene, quello che farò adesso non sarà un bello spettacolo.

Scossi la testa. –No, non me ne vado. Ho ancora delle domande che vogliono una risposta.

-Non hai paura?

Questa volta fui io a non rispondere. Mi sembrava scontato che avessi paura. Avevo avuto paura quando loro si erano scontrati, avevo avuto paura quando Edmund aveva posato i canini sul mio collo, avevo ancora paura, paura che il vampiro si riprendesse improvvisamente e si alzasse da terra per completare l’opera nonostante gli fosse stato infilzato un paletto nel cuore. Avevo ancora paura perché, dopo aver ascoltato quello che aveva detto il vampiro, temevo che per qualche ragione il prof perdesse nuovamente il controllo e mi uccidesse. E se rimanevo lì era sì perché avevo delle domande da fare a Jake, ma anche perché ero totalmente paralizzata ed ero certa che se anche mi fossi mossa le mie gambe non avrebbero retto.

Lui si diresse in cucina per poi ritornare con una scatola di fiammiferi.

-Vuoi…vuoi bruciarlo…?

-E’ questa la prassi.

Mi fece gesto di avvicinarmi a lui, poi sfregò un cerino e lo lanciò sul corpo. Edmund prese fuoco immediatamente emettendo volute di odore acre. Osservai raccapricciata la scena, mentre il rogo si mangiava ingordo la sua fonte di energia, temendo che si espandesse e incendiasse tutta la casa.

Il prof intanto si godeva la scena seduto comodamente in poltrona.

-Immagino tu voglia sapere se quello che ha detto lui è vero. –disse con una voce distante e stanca. Annuii con la testa, disgustata e attratta contemporaneamente dal falò improvvisato che non mi permetteva di distaccare gli occhi.

-E’ andata così. Ma io non potevo farci nulla, non ero padrone del mio corpo quella sera. La mia natura, la mia metà di vampiro, si era risvegliata e aveva bisogno di quel sangue che gli era stato negato per 28 anni di esistenza… mi nutrii di Clara quella notte, la mia dolce, stupenda Clara… e lei non fu la sola quella notte. Uccisi almeno altre dieci persone prima che trovassi pace e lui fu il mio maestro in quella notte di follia…

Lo guardai, mentre confusione e orrore mi si mescolavano sulla faccia.

-Cosa?! Edmund è stato… il tuo maestro…? Come può essere?

Sì, non poteva essere vero, no, era assolutamente impossibile. Da quale squallido film era stata presa questa frase? Sembrava tutto troppo irreale quello che mi stava dicendo.

-Già…per dieci anni ho cacciato insieme a lui. Io, però, non avevo il suo stesso bisogno pressante di sangue, per questo ero quello che ingannava la vittima grazie alla mia natura umana, era il nostro metodo di caccia. E poi incontrai degli hunter. Lui li considerava la feccia del mondo, mezzi vampiri che cacciano vampiri? Impossibile, impensabile. Mi convinsero che l’esistenza della mia stirpe non era solo quello che facevo, che c’era dell’altro, una possibilità di redenzione. Lui diceva che mi avevano fatto il lavaggio del cervello, e a pensarci ora magari aveva pure ragione, che non voleva separarsi da me, ma ormai io avevo preso la mia decisione. Mi sottoposero ad un allenamento per diventare uno di loro, mi fecero odiare la mia natura e il mio maestro perché era lui che l’aveva risvegliata. Su questo punto provai ad opporre resistenza, ma fu inutile. Alla fine decisero di mandarmi in missione e, grazie al fatto che lo conoscevo bene, fu lui il mio primo obbiettivo.

-Fammi capire…allora non è vero che lo odi per aver ucciso Clara?

-Al contrario. Non l’ho ancora perdonato su questa cosa.

Smise di parlare e guardò il fuoco che ancora divampava senza intaccare nulla di quello che gli stava intorno. Al corpo erano ormai stati erosi i tessuti muscolari e si incominciavano ad intravedere le ossa. Distolsi lo sguardo per evitare un conato di vomito dovuto anche dall’odore che regnava nella sala.

-Però stasera hai avuto la tua vendetta.

Sospirò. –Sì, stasera l’anima di Clara ha trovato una pace.

-Non ti dispiace per lui?

Rise nervoso. –Proprio tu mi fai questa domanda? Non mi dispiace affatto, sono riuscito a vincere sui miei demoni e sono riuscito a salvare una delle sue vittime… è questo che conta.

Silenzio.

Eppure no, cavoli. Perché quella frase che aveva appena detto sembrava così falsa, così…recitata? Anzi, a ben pensarci tutto era stato troppo calcolato. Lui che arrivava giusto il giorno dopo che Edmund mi aveva attaccata la prima volta? Sì, possibile. Era possibile che l’associazione hunting l’avesse avvisato da tempo della cosa perché, per non so quale ragione, erano riusciti a prevedere dove avrebbe attaccato e chissà, anche quando. Però… se si fossero messi d’accordo?

E anche quando eravamo a casa di Bell… E adesso, una storia che era sì stata raccontata alla perfezione, ma che mancava di qualcosa. Possibile che non mi avesse detto davvero tutto?

E la domanda di Edmund, quando gli chiedeva se per caso non fossero tornati ai vecchi tempi, non era forse un qualche tipo di segnale, della serie “attacchiamo!”?

O forse no… forse ero io che mi stavo facendo inutili problemi, che mi stavo convincendo di cose che erano solo nella mia testa… allora, se era così, potevo benissimo chiederne conferma al mezzo vampiro, no? Non ci sarebbe stato nulla di male.

-Jacob… Non mi hai raccontato tutto, vero?

Mi guardò sorpreso della domanda, poi sorrise.

-Te l’hanno mai detto, Helizabeth? A volte ci sono domande che non bisognerebbe mai fare…

L’attimo dopo non lo vidi più. L’attimo dopo sentii un forte pugno sulla bocca dello stomaco e il mondo si colorò di nero, mentre mi accasciavo a terra.

 

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Ciao a tutti! Questa volta, come promesso, ho aggiornato un po’ più presto. Perdonatemi per il capitolo confusionario, non si capisce molto, vero? E poi è scritto pure male… mamma mia, che obbrobrio non mi è venuto, però non sapevo come sistemarlo, nonostante le varie riletture… -__-;;;

Ma passiamo a rispondere alle recensioni! ° V °

LaMiry ... Tutta la mattinata a leggere i capitoli?! Oddio…si vede proprio che questa storia così banale ti aveva preso! Chi sono i buoni e i cattivi? Ci deve per forza essere una distinzione? Dopo aver letto questo capitolo, secondo te, quali sono i ruoli? Grazie mille per i complimenti! Continua a seguirmi!

Sekhmet 2102…la nostra zucchina preferita non poteva starsene in silenzio sennò veniva meno alla fama di “Edmund, il vampiro che tutto vede e tutto sa” ù__ù… Delusione assurda per la reazione di Beth, immagino…E poi, Edmund non è poi così tanto infido, o almeno non come qualcun altro…Comunque, se hai voglia di altri colpi di scena continua a seguirmi e vedrai cosa ti combino nell’ultimo capitolo (che non so se sarà il prossimo o l’altro ancora…)! Grazie per la recensione!

Se per caso, oltre a queste due, ci saranno nuove recensioni a cui non ho risposto, ringrazio per avermele fatte.

Ci vediamo nel prossimo capitolo! E mi raccomando: recensite, recensite, recensite!

darkimera

 

 

 

 

  

 

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