Underworld

di I__Freddi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***
Capitolo 6: *** capitolo V ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI ***
Capitolo 8: *** Nuovo Avviso -_-'' ***
Capitolo 9: *** Capitolo VII ***
Capitolo 10: *** Capitolo IX ***
Capitolo 11: *** Capitolo X ***
Capitolo 12: *** Nuovo Avviso ... ***



Capitolo 1
*** Prefazione ***


Underworld

-prefazione-

Guardai negli occhi tutti e due, solo uno ne potevo scegliere … quale?

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Capitolo 2
*** Capitolo I ***


Capitolo I
6.45
Ero in bagno, impalata davanti allo specchio, a fissare la mia figura: pettine in mano cercando il modo di domare la chioma castana che mi ritrovavo in testa. A occhi socchiusi, non volevo pensare all’orario della mia sveglia digitale.
<< Bella!! Sono quasi le sette, muoviti che è tardi! >> disse Renèe, dalla cucina.
“ eccoci qua, ancora una volta…”
Era dalla mia nascita, ormai, che facevo visite per quel mio stramaledettissimo problema all’organo pulsante che avevo nel petto: avevo una specie di patologia al cuore, e oggi, chissà se mi sarebbe stata diagnosticata una volta per tutte.
Infilate le mie Converse nere, scesi le scale di legno scuro e mi diressi verso la cucina.
<< Bellaaa!! Ho fatto le brioches al cioccolatoooo! >> ecco la solita frase tonta. Pensavo l’avesse ormai capito …
<< Mamma … - sospirai- non posso mangiare dolci … >> dissi. Lei si girò col grembiule a fiorellini rosa, sporco di cioccolato, e mi guardò stranita.
<< perché??!! >> che svampita …
<< perché ho la visita dal cardiologo … >> “l’ennesima …” pensai.
<< ah … è vero … >> disse.
<< bè … adesso vado, torno verso pranzo >> aggiunsi. Presi la borsetta, uscii dalla casa e mi diressi verso il garage. La mia seicento mi aspettava parcheggiata in malo modo, presi il mazzo di chiavi dalla borsetta: salii sulla macchina e partii.
Era autunno, le foglie rosse, arancioni e oro coprivano le strade asciutte di Phoenix in Arizona. Passai per il centro della città, caotico come sempre, e alla fine della strada vidi il grosso policlinico di “San Silvestro”. Sistemai l’auto nel parcheggio che stranamente era vuoto. La brezza era frizzantina e mentre attraversavo le strisce pedonali, alzai lo sguardo al piano di cardiologia che ormai conoscevo troppo. Le grandi porte scorrevoli si aprirono alla mia vista e una folata di aria calda mi investì. La calma era piatta e l’atmosfera mi inquietava, non mi piaceva stare da sola. L’ascensore faceva degli strani scricchiolii e il cuore mi batté forte quando si aprì. Un’infermiera stava pulendo il corridoio e medici insieme a pazienti camminavano freneticamente sul pavimento splendente. Erano le 7.15 ed il mio appuntamento era fissato per quell’ora, ma tanto sapevo che il cardiologo era un ritardatario cronico, era sempre così. Quando raggiunsi la sala d’attesa c’erano più persone. Mi sedetti e, dato che non c’erano giornali da leggere, mi misi ad osservare i pazienti. C’era una donna con in braccio il suo bambino, evidentemente stava male sentendo la sua tosse; una coppia di anziani si abbracciavano guardando un’ecografia. Poi l’occhio mi cadde su un ragazzo: più o meno aveva la mia età ma era molto più alto di me. Aveva i capelli castano ramati, un bel paio di occhi verdi e un fisico mozzafiato.
<< Swan? >> l’infermiera mi svegliò dai miei pensieri.
<< arrivo >> dissi a bassa voce, senza quasi farmi sentire.
Quando entrai nello studio il dottore stavo trascrivendo qualcosa su un foglio di carta. Era un uomo sulla cinquantina, lo capivo dai capelli brizzolati e dalle rughe agli occhi. Aveva gli occhiali sulla punta di quel naso aquilino che nessuno poteva non notare.
<< ah, la Swan. >> disse alzando la testa. Lo odiavo.
<< ci togliamo la maglietta, per favore? >> disse presuntuosamente. Feci , controvoglia, ciò che mi chiese e mi sedetti sul lettino.
L’infermiera mi attaccò al petto delle ventose, collegate a dei fili elettrici. Dallo schermo, vedevo i battiti del mio cuore, e capii subito che non ero migliorata. Io dottore mi toccò con le sue mani gelide, e sussultai.
<< mh, il problema persiste. Mi dispiace, ma è la verità. >> me l’aspettavo, in fondo.
<< ha avuto qualche problema negli ultimi mesi? >> l’infermiera mi fece cenno di rivestirmi.
<< la solita tachicardia… >> dissi, allacciandomi la felpa.
<< be’, vada avanti con le cure prescritte mesi addietro >> disse scrivendo la scrivendo la ricetta per il farmaco.
<< bene! Ora può andare, ci vediamo il mese prossimo. >>
<< arrivederci >> senza pensarci due volte, uscii da quell’inferno.
Attraversai velocemente la sala d’attesa e mi diressi verso l’ascensore. Appena dopo aver pigiato il pulsante per richiamarlo, mi sentii chiamare: << scusa! >> mi voltai.
<< la borsa… >> era il ragazzo di prima, quello della sala d’attesa.
<< oh… grazie… che sbadata. >> in quel momento avrei voluto sotterrar armi.
<< be’, ora vado… ciao. >> disse girandosi.
<< si… ciao >> mormorai e l’ascensore si aprì.

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Capitolo 3
*** Capitolo II ***


Capitolo II
Guardavo la ricetta che mi aveva dato il dottore insistentemente. Mi giravo e rigiravo sulla sedia del mio computer, sentendo la pioggia scrosciante che ogni tanto si faceva vedere la Phoenix. Aspettavo che il mio decrepito Pc si accendesse e, mentre fissavo quella carta, la rabbia ricresceva in me.
È possibile che questa stupida malattia non mi passi mai?!”
Sbuffai e buttai quella scartoffia sul letto. Nel frattempo il computer si acceso e mi misi ad ascoltare la mia canzone preferita: Claire de lune. Mi piaceva ascoltarla mentre pensavo a tutto quello che mi era successo indietro … dalla malattia, così intralciante e dolorosa, e poi … l’immagine di quel ragazzo dalla chioma bislacca e dagli occhi magnetici mi vorticava nella mente e non riuscivo a far sparire quella faccia dalla mia testa. Chissà se l’avrei mai visto … me lo chiedevo perché non l’avevo mai incontrato e poi Phoenix era una città cosi grande!
<< Bella! >> sobbalzai, era mia madre.
<< vieni subito giù!! >> la sua voce mi sembrava dolorante e così pensai di precipitarmi al piano di sotto. Le scale scricchiolavano sotto il miei piedi nonostante non pesassi molto. La tv era accesa ma si sentivano appena dei brusii provenire da essa. In salotto c’era Renèe in pigiama seduta sul divano con in mano un termometro per misurare la febbre.
<< cosa c’è mamma? >> dissi scostandomi un ciuffo ribelle dalla fronte.
<< Ho la febbre … >> disse alzando il braccio e indicandomi ciò che aveva in mano.
<< e anche alta … >> constatai io dopo aver visto la cifra indicata: 38.4
<< si infatti … >> disse
<< credo che dovresti andare a letto mamma … riposati dai … >> le consigliai.
<< si, forse è meglio così … >> disse alzandosi dal divano, spegnendo la tv e dirigendosi verso le scale.
<< NUO!!! Domani c’è il mercatooo!! >> urlò spaccandomi i timpani.
Sapevo già cosa voleva chiedermi.
<< Ma mica avevi la febbre? >> dissi alzando un sopracciglio.
<< si ma … il Mercato è importante … vitale, è più appropriato. >> fece drammatica irrigidendo le mani.
<< Amore … puoi andare tu … vero? >> sfoderò la sua solita faccia segreta: occhi da cucciolo bastonato, labbro tremulo e un verso inumano che ti faceva sciogliere come un pezzo di cioccolato al sole.
<< … ok … >> dissi arrendendomi.
<< grazie!! >> esultò lei avanzando sulle scale.
<< prego … >> sbuffai e l’accompagnai in camera.
“ che peste …”
Erano le 11.20 e l’indomani mi sarei svegliata alle 7 del mattino per andare a quel maledetto mercato … in più avevo sonno quindi decisi di spegnere il PC e andare a letto. Quando fui comoda e pronta a dormire, sentii il cellulare vibrare: lo guardai e con stizza risposi.
<< pronto? >>
<< ciao, pronto sono Jessica. >> “ non lo sapevo guarda …” pensai.
<< oh, ciao Jess… >>
<< È da un po’ che non ci si sente!! >> ormai avevo perso l’udito dell’orecchio sinistro …
<< ehm … Jessica ci siamo sentite ieri mattina … >> quella ragazza era proprio impossibile ….
<< per me è tanto! >> disse.
<< già… cosa mi volevi dire? >> chiesi.
<< novità?? >> chiese, sempre la solita domanda.
<< forse uno… oggi ho conosciuto un ragazzo bellissimo. >> dissi abbassando la voce. Non volevo farmi sentire da mia madre. Ci fu un momento di pausa.
<< davvero?! mi devi parlare di luii!!!! Oraaa! >> disse.
<< Ti racconto tutto domani ok? Sono molto stanca … e poi devo fare delle commissioni per mia madre … >> dissi.
<< al mercato? Te lo chiedo perché domani è mercoledì quindi … >> “bingo”.
<< si … >> decisi di prendere l’iniziativa dato che sapevo già cosa mi volesse chiedere …
<< vuoi venire con me? >> chiesi.
<< siiiiiiiiiiiii!! Evvai!!!! A che ora?! >> urlò.
<< alle 9 passo io a prenderti. Ok? >> chiesi.
<< ok! Ciao ti lascio dormire!! Ti voglio beene!! >> forse anche io. Un pochino..”
<< si… >> dissi facendo dei disegnini immaginari sulla coperta del letto.
<< ciao … >> dissi e chiusi la telefonata.
Adesso volevo dormire, e lo feci, dopo aver spento il cellulare dato che non volevo essere svegliata.
*************************************************************
La mattina seguente mi svegliai piuttosto di buon umore.
Mi alzai dal letto, sbadigliando sonoramente.
<< nooooooo! >> corsi da mia madre, era lei che aveva fatto quell’urlo disumano.
<< mamma, che succede?! >> chiesi intontita ed allarmata allo stesso tempo.
<< stavo scrivendo la lista delle cose da comprare per stamattina … >>
<< stamattina? >>
<< si, tontolona, c’è il mercato .. Ricordi? >> chiesi.
<< ah già … >> “ porca zozza …”
<< be’ .. Ti stavo dicendo che stavo scrivendo la lista delle cose da comprare al mercato, quando ho fatto cadere la foto del matrimonio mio e di Charlie … sai che me ne importa … >> disse. Sempre la solita delicata.
<< Mamma … >> e la guardai male.
<< ok … hai ragione papà è importante per te … >> ammise.
<< comunque, tieni! >> mi passò il foglio che aveva scritto: ma era chilometrica!!
<< devo comprare tutto?! >> avrei finito dopo due anni!
<< ma.. Bella, sono le 8.30, non è tardi? Sei ancora in pigiama! >>
<< merda, è tardissimo!! La sveglia non mi è suonata!! >> mi fiondai nella mia camera e guardando la sveglia mi accertai che erano già le 8.30 passate.
Perché non era suonata?!
Mi precipitai in cucina dove mi preparai una tazza di latte e cereali al cioccolato. Mangiai velocemente, poi tornai in camera mia per vestirmi: indossai dei pratici jeans, una camicetta azzurra e le mie solite Converse nere. Mi catapultai in bagno, e mi lavai i denti minuziosamente, nonostante l’orario ( erano già le 8.43 ). Mi misi il primo cerchietto che mi capitò a tiro per tirare indietro i capelli, una bella manata d’acqua congelata in viso, un po’ di profumo e a 8.49 ero pronta. Corsi giù dalle scale, rischiando di ammazzarmi più di una volta, e senza salutare mia mamma, corsi fuori. C’era un sole splendente e la rugiada regnava ancora sulle fragili foglie di cespugli e alberi. Misi in moto la ruggente seicento - oh, poteva competere con una Ferrari! -, e sgommai verso casa Stanley. Arrivai da Jessica con tre minuti di ritardo, lei era lì che mi aspettava con le braccia conserte, tamburellando con il piede sull’asfalto ancora umido.
<< finalmente sei arrivata, pensavo m’avessi abbandonata! >> “avrei voluto..”
<< scusa … non mi è suonata la sveglia … >> dissi senza neppure guardarla.
<< adesso ci sarà già pieno e chissà che fila per prendere anche solo un paio di calzini!!! >> sbraitò. E infatti fu così..
Al mercato non c’era neppure un posto per parcheggiare e quando lo trovammo le vie erano strapiene. Il caldo e l’afa erano bestiali e le urla della gente assordanti. Poi con Jessica che si fermava ad ogni banco per dire -che bei vestiti! Chissà che sconti che fanno!!- era noioso… e poi dovevo ancora prendere tutti i componenti della lista di mia madre!
<< ehi, Jessica! Ho trovato un vestito perfetto per te, ti valorizzerà il decolté! >> urlò la signora Stanley.
<< mamy, arrivo! Bye Bella!! >> sospirai alzando gli occhi al cielo.
Continuai il mio tour per le bancarelle, comprando ciò che era segnato sul foglietto. L’ultima cosa che dovevo acquistare erano le mele, possibilmente rosse.
Mi diressi alla bancarella della frutta dove c’erano due coniugi che vendevano.
<< che vuoi cara? >> chiese la donna.
<< un chilo di mele rosse, grazie. >> dissi.
<< subito! >> disse e indossando un guanto, mi servì.
<< sono 5 dollari >> disse porgendomi il sacchetto. Le diedi i soldi.
<< grazie cara. Ciao . >>
<< arrivederci >> mi congedai. Feci dietrofront, diretta al mio pick up. Ma ovviamente la mia sbadataggine doveva necessariamente farsi sentire!
Infatti inciampai, e mi cadde la borsina con le mele. Le raccolsi quasi tutte, ma una rotolò via. Allungai il braccio per afferrarla e quando alzai lo sguardo, dopo averla presa, mi ritrovai davanti lui, il ragazzo dell’ospedale!
Dio, mi pareva ancora più bello della volta precedente…
<< ehi, ma tu sei quella della borsetta! >>
<< si … >>
<< ti ricordi di me, te l’ho io ridata al policlinico! >>
<< si … >>
<< ehi, ma si dire solo ‘si’? >>
<< no … >> mormorai imbarazzata. Mi sentii le guance ribollire.
<< bene … io sono Edward Cullen … piacere. >> disse. “Che bel nome …” pensai.
<< Isabella Swan … ma puoi chiamarmi Bella... >>
<< allora non parli solo a monosillabi! >>
<< ehi, certo che no! Ma cosa credi?! >>
<< aggressiva … mi piace! >> “ idiota …”
<< che ridere … ehm … dove stavi andando? >> chiesi. Non volevo andarmene. Stavo bene con lui … e non sapevo il perché.
<< be’ … io stavo andando a prendere un caffè in centro, ti andrebbe di accompagnarmi? >>
“ cos’è? Una specie di primo appuntamento?” pensai scettica.

******* Angolino autori –Kekka&Andrea -

Piaciuto il capitoletto?? Incrociamo le dita!!

Please, recensite, se no ci demoralizziamo…

Infiniti grazie a tutti quelli che ci seguono:

1 - alexia__18 [Contatta]
2 - crazyjuve [Contatta] (Sei un/una grandeee :) by juventini4ever)
3 - mux [Contatta]
4 - Rumy [Contatta]
5 - saratokio [Contatta]
6 - Tawara [Contatta]
7 - Twilly [Contatta]
8 - underworld_max [Contatta]

ed un grazie particolare a Tawara e Ele lilly per le recensioni ( siete fantastiche :P ):

Tawara [Contatta]

04/05/10, ore 13:30 - Capitolo 2: Capitolo I

CIAO TAW!! 1: NOI NON ABBIAMO 1 MANI a testa, bensì due!!! :P ( nd Andrea) 2: LA STORIA DELLA TACHICARDIA è DI Kekka ... -_-'' ( è geniale, lo so! [Nd kekka xD]
SIAMO FELICI CHE LA STORIA TI ABBIA INTRIGATO CIAO! <3

Ele Lilly [Contatta]

03/05/10, ore 21:53 - Capitolo 2: Capitolo I

I VAMPIRI NON CI SONO PER ORA ... CI DISP!! E POI SIAMO IN DUE A SCRIVEE ( un maschio e una femmina) =) COMUNQUE TI PERDONIAMO!! xD

SIAMO MOLTO FELICI CHE LA STORIA TI PIACCIA! ALLA PROSSIMA

I__FREDDI :)

E per ultimo, ma non meno importante, un GRAZIE immenso alla nostra amica Rose ( o Rosellina xD), che c’ha aiutati col primo capitolo!! Diciamo che è una specie di beta per tutti e due. Ci ha aiutati tantissimo per la trama, e, se non fosse per lei, il primo capitolo non ci sarebbe mai stato ( i due autori si stavano per scannare come al solito, ma lei ha fatto da giudice di pace! ).

Okay, abbiamo finito con i ringraziamenti J
Un saluto a tutti!! <3

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Capitolo 4
*** capitolo III ***


Salve a tutti, Andrea e Kekka sono tornati con il nuovo capitolooo!! Yaya! ;) xD
Innanzitutto, Andrea preme perchè ringrazi, in questa breve ciarlata, tutti i lettori silenziosi, chi ha preferito, chi segue e chi commenta ( in particolare, Tawara e Ele Lilly, che recensiscono sempre, vi lovviamo! ) <3
Tawara
Tawara, CALMA! e poi, di cosa ti lamenti, tu non hai sentito qualche spoiler, tu sai praticamente TUTTA la storia! xD ma si, dai. Per la storia delle mani, ma cioè, hai ragione, solo dettagli. xD speriamo che il nuovo capitolo ti piaccia ;) nel caso contrario, devi picchiare Kekkina xD un bacio <3
Ele Lilly
Ehi, Ele, grazie per la recensione, sei gentilissima. E sei anche perdonata, non è successo nulla, dai. Speriamo che anche questo capitolo ti piaccia! un bacio <3
Buona lettura!
Capitolo III
<< be’ … io stavo andando a prendere un caffè in centro, ti andrebbe di accompagnarmi? >>
<< si, perché no… >> concessi, con un sorrisino.
Fece cenno di precederlo, sorridendo. In quel momento vidi com’era vestito: indossava una camicia bianca, che risaltava i suoi muscoli scolpiti, e teneva le maniche arrotolate sugli avambracci, poco più giù del gomito. Le gambe erano fasciate da dei semplicissimi jeans scuri; ai piedi aveva delle semplici Converse alte bianche.
Nell’insieme, era stupendo.
Uno affianco all’altro, raggiungemmo il bar ‘Da James”. Era un locale non troppo grosso, con le pareti color pesca. Da fuori si vedevano le tendine panna delle finestre, davvero graziose;
Edward mi aprì galantemente la porta di vetro dai bordi in metallo scuri, sorridendomi: arrossii per il gesto così cortese.
All’interno, l’edificio era sempre carino e confortevole; l’atmosfera non era troppo formale, dava l’impressione di essere a casa.
C’erano vari tavolini rotondi, sparsi per la stanza dal pavimento di marmo bianco.
Vicino alle pareti, erano disposti dei divanetti all’apparenza morbidi e comodi, del colore delle tende, davanti a cui, a volte, vi erano altri tavolini.
Il bancone era una lastra di vetro opaco, con le basi di marmo, che richiamavano il colore del pavimento.
Sul soffitto c’era un bellissimo lampadario con dei diamantini di cristallo pendenti. Se fosse caduto,… aiuto!
Ci sedemmo ad un tavolo, l’uno di fronte all’altra.
<< allora… - cominciò lui – Bella… come mai al mercato? >> “ ma che domanda è?”.
<< avevo delle commissioni da sbrigare per mia madre, e te? >> dissi stringendomi nelle spalle.
<< avevo voglia di farmi un giro, semplicemente. >> sorrise, stordendomi per un attimo. Certo che era proprio un ragazzo carino…
<< cosa posso servirvi? >> la cameriera attirò l’attenzione su di sé.
Era bionda platinata, tinta ovviamente (si vedeva da un chilometro). La divisa rosa, con le maniche corte bombate e la gonnella a balze con tanto di grembiule, era di una taglia più piccola, e le si vedeva, diciamo… tutto? La rendeva più volgare di quanto già non fosse.
<< per me un caffè, per te Bella? >> Edward si voltò verso di me.
<< anche per me, grazie. >> la bionda rifatta continuava a guardare Edward insistentemente: anzi, lo mangiava proprio con gli occhi!
Mi dava un certo fastidio, ma era anche normale: a tutti darebbe fastidio che la cameriera flirti con il proprio ‘conoscente’- non sapevo come definire Edward –, cioè, non era propriamente educato.
La cameriera faceva di tutto per farsi vedere dal rosso, solo che lui non la calcolava minimamente.
La ragazza sbuffò scocciata e sconsolata, e se ne andò via ancheggiando volgarmente. Disgustoso.
<< dov’eravamo rimasti? >> chiese, sporgendosi col busto verso di me.
<< non saprei nemmeno io. >>, a dire il vero non avevamo cominciato ancora una conversazione degna di quel nome.
<< quanti anni hai? >> mi domandò.
<< ehi, non si chiede l’età ad una ragazza! >>
<< andiamo, non puoi essere più vecchia di me. >>
<< e se non volessi dirtelo? >> sfidai, con un sorriso divertito.
<< lasciamo perdere, va. >> ridacchiò.
<< frequenti una scuola, università magari..? >> chiesi, curiosa.
<< si, facoltà di medicina. >> disse fiero, con un sorriso ad illuminargli il volto divino.
<< quindi il tuo desiderio è diventare medico… >> dedussi, con un sorriso amareggiato: magari lui, una volta laureato, avrebbe trovato una cura anche per me…
<< si, diciamo di si. Invece, te? >>
<< per ora, sono disoccupata e non vado nemmeno a scuola. Mi è passata la voglia di studiare, per cui sto in casa ad aiutare mia madre. >>
<< e tuo padre? >>
<< be’, i miei hanno divorziato quando ero piccola… all’inizio ero in contatto con lui, ora quasi non ci parliamo.. >> sospirai << ma è sempre mio padre, e gli voglio bene. >>
<< mi.. dispiace. >> disse sincero.
<< oh, ormai non ci faccio più caso, non preoccuparti. >>
<< hai fratelli o sorelle? >> domandò poi. Edward era un tipo curioso, a quanto pareva.
<< no, non ho mai nemmeno desiderato averne. Non… ho mai sentito il bisogno di compagnia, diciamo che.. sono una persona piuttosto introversa. >> spiegai, gesticolando.
<< nemmeno io, in questo siamo piuttosto simili. >> constatò. Annuii, e in quel momento sbucò un uomo sulla cinquantina, dalla faccia simpatica, pacioccona e buffa.
<< evlas! Oi onos semaJ!! >>
<< eh? >> dicemmo all’unisono io e il mio compare, non capendo decisamente un tubo di quello che aveva detto. Lui scoppiò in una fragorosa risata, e mi fece preoccupare parecchio.
<< io sono James, il proprietario di questo locale! >> a quel punto, fu il turno di me e di Edward a ridacchiare.
<< spero che il servizio sia soddisfacente, ma qui poca gente se ne pente! >> disse in rima, per poi ridere ancora da solo. Faceva leggermente paura…
Edward mi guardò con una faccia che diceva tipo “ oddio questo è tutto sclerato”, e io ricambiai prontamente.
<< ora vi lascio, bon appetit! >> e se ne andò saltellando.
Io e il mio accompagnatore ci guardammo in faccia, per poi scoppiare a ridere.
<< certo che ce n’è di gente strana in giro! >> commentai, con le lacrime agli occhi. Lui annuì, ancora scosso dai singulti.
<< dai, per lo meno è simpatico. >> disse, sospirando, tenendosi la pancia.
<< ecco a voi! >> ecco che ricompariva la barbie gonfiabile.
<< grazie >> disse Edward, avvicinando la tazzina a sé, e io feci lo stesso. Fece un’ultima radiografia completa, poi l’ochetta se ne andò. Il suo sedere andava da un emisfero all’altro del pianeta…
Se ci fosse stato il premio per ‘miss volgarità’, sapevo già a chi avrei potuto consegnarlo.
Cominciammo a sorseggiare i nostri caffè, senza più dir niente. Ma quel silenzio stava diventando quasi imbarazzante.
<< mh – mandò giù il sorso, e ruppe il mutismo creatosi in quel momento – non ha i aspirazioni per il futuro, un sogno nel cassetto? >>
<< di sogni ne ho tanti, ma non tutti si possono realizzare, ovviamente… per il momento mi accontento di stare in casa con mia madre, poi si vedrà. >>
<< aspetti l’occasione giusta, dunque. >>
<< si, e spero di acchiapparla al volo e al momento giusto, quando arriverà. >> mormorai tra me e me.
<< ne sono sicuro, Bella >> rispose lui, sentendomi. Arrossii, imbarazzata.
Mi guardò negli occhi con un’intensità tale, da stordirmi.
Il silenzio creatosi, era carico di una strana elettricità; in quel momento, il cellulare di Edward suonò, facendogli spostare lo sguardo dai miei occhi. Frugò nella tasca, e tirò fuori un Samsung Star, nero, e premette la cornetta.
Io cominciai a guardarmi intorno, cercando di non badare a quello che diceva, dato che non mi sembrava educato ascoltare i discorsi altrui.
*****
Pov Edward
<< pronto? >> domandai, scostando indietro la sedia.
<< Edward, sono mamma… >>
<< è successo qualcosa di grave? >> chiesi allarmato, interrompendola.
<< no, Edward, tranquillo. Non fasciarti la testa ancora prima di romperla, figliolo! >> mi riprese, ridacchiando << comunque, ti ho chiamato per dirti che papà sta per tornare, e vuole portarci a pranzo fuori. Torni? >> domandò.
<< certo! – dissi felice – ora vi raggiungo a casa! >>
<< okay, tesoro, a dopo! >>
<< ciao >> e riappesi. Volsi lo sguardo alla bellissima ragazza di fronte a me: guardava in giro, imbarazzata. Non aveva prestato attenzione alla conversazione telefonica tra me e mia madre, era stata discreta. Lo sapevo che era diversa dalle altre ragazze.
<< tra poco, io dovrei andare. >> esordii. Lei annuì, e si alzò. Io la imitai, e andammo alla cassa. Fece per prendere il portafoglio, ma la bloccai, afferrandole il braccio.
<< permetti che ti offra io il caffè. >> dissi sorridendo gentile.
<< no, non preoccuparti, pago io. >> disse, imbarazzata.
<< non accetto rifiuti >> dissi, e appoggiai la mia mano sulla sua, premendo leggermente per mandare il suo arto, armato di borsello, nella borsa e farglielo metter giù.
<< non se ne parla neanche, ti prego Edward, lascia pagare me la mia parte. >> e tornò alla riscossa con la mano e il portafoglio.
<< non se ne parla, piccola, pago io. >> e cercai di prenderle il portamonete, che le avrei restituito solo dopo aver pagato io. Lei si voltò di scatto, riuscendo a schivarmi, e tirò fuori una banconota.
Ma non si poteva! La prima volta che mi sentivo in dovere di pagare ad una ragazza, lei si rifiutava!
Rimasi sbalordito dei miei stessi pensieri, e lei ne approfittò per voltarsi e appoggiare la sua mano e i soldi sul bancone. Io, prontamente – già ripreso dallo sbigottimento – portai la mia mano sulla sua.
<< per piacere, Bella. >> intimai.
<< non mi pare il caso di fare scenate, Edward. >>
*****
Stavo uscendo soddisfatto dal bar, con a fianco la mia rassegnata nuova amica.
<< uffa, però: sei impossibile! >> commentò, per poi sbuffare. Ridacchiai, divertito.
<< andiamo, solo perché ti ho pagato il caffè! Non mi pare la fine del mondo! >>
<< lo dici tu… mi sento una ladra, una truffatrice… >> disse tragica.
<< che esagerata, per due dollari… >>
<< tre dollari, Edward… tre! >> scoppiai a ridere per la faccia incavolata che fece: il suo intento era farmi paura, ma io la trovavo tremendamente buffa!
<< ci vediamo! >> mi girò le spalle, stringendo i pugni lungo i fianchi.
<< andiamo! >> la inseguii, benché mi avesse già congedato, anche se in malo modo.
<< Bella! dai, non offenderti! >> mi misi di fronte a lei, bloccandole il passaggio. Cercò di superarmi, ma io le feci specchio, impedendole di passare.
Sbuffò sonoramente: << piantala. >>
<< solo se mi perdoni >> e sorrisi.
<< e va bene, perdonato, ora mi lasci passare?! >>
<< si, ciao Bella! >> le baciai una guancia, lasciandola esterrefatta e imbambolata in mezzo al marciapiede, con una ‘o’ disegnata sulle labbra rosse. Ridendo, velocemente mi diressi alla mia Volvo c30, e volai – letteralmente – a casa, senza rispettare i limiti di velocità imposti dalla legge.
Entrai a grandi passi in casa, e corsi in cucina da mia madre, che stava sfornando i biscotti.
<< ciao mamma >> le baciai una guancia, sorridente.
<< sei di buonumore, vedo! >>
<< già, hai preparato i tuoi biscotti speciali?! >> chiesi, inspirando il profumino invitante proveniente dalla teglia, sedendomi sul piano cottura.
<< si, avevo tempo e voglia, spero tu sia contento e che li mangerai! >> e mi lanciò un’occhiata ammonitrice.
Ridacchiai: << certo, mamma, sarebbe un peccato sprecare i tuoi famosi biscotti al cioccolato! >> detto questo, mi allungai per prenderne uno. Elizabeth mi picchiettò il mestolo sulla mano: << sono caldi, ancora, testone! >>
Mia madre Elizabeth era davvero una bellissima donna, sulla quarantina, abbastanza alta e snella. Avevo preso da lei i miei capelli ramati, solo che mia madre li teneva sempre in ordine, al contrario mio.
Quel giorno, li teneva raccolti in un’elegante cipolla, e due ciuffi fini le ricadevano davanti alle orecchie, appese a cui vi erano due cerchi d’oro. I suoi occhi erano di un azzurro splendente, davvero belli.
Indossava un vestito semplice, blu, sbracciato, che le arrivava poco sotto le ginocchia. Sui fianchi, aveva una cintura di stoffa, dello stesso colore dell’abito, che le si allacciava sulla schiena. Ai piedi teneva delle simpatiche e pelose pantofole azzurre.
<< ehi, sono tornato! >>
<< Richard! >> esclamò mia madre, correndo alla porta d’ingresso. Io sorrisi, e la seguii con più calma. Li trovai a sbaciucchiarsi come due fidanzatini, e sorrisi, intenerito. Si amavano molto, quei due.
Ma vedendo che non si staccavano più, mi schiarii la voce: << ehm, ehm, avete vostro figlio spettatore, vi ricordo! >> loro si separarono all’istante, e mia madre arrossì vistosamente. Ridacchiai con mio padre, e andai ad abbracciarlo.
<< bentornato papà! >>
<< grazie figliolo. Sbaglio, o sei più solare del solito? >>
<< l’ho notato anche io, amore. >> concordò mia madre, sorridendo.
*****
<< allora, Edward… che mi racconti? >> disse, sedendosi sul divano in salotto. Mi accomodai anche io, accanto a lui.
Mio padre, Richard, era anch’egli un bell’uomo – secondo il genere femminile – e affascinante. Aveva i capelli castano chiaro, con qualche ciuffetto ormai bianco qua e là. Gli occhi erano di un verde smeraldo, come i miei, avevano fatto innamorare mia madre di lui, e ne andava particolarmente fiero. Sembrava un uomo tutto d’un pezzo, serio e severo, ma fuori,dal lavoro, era un padre amorevole e buono. Non mi aveva mai fatto mancare nulla, e benché molte volte fosse in viaggio per lavoro, era molto presente.
<< io vado a vestirmi >> esclamò mamma, sparendo sulle scale.
<< nulla di particolare, sempre le solite, monotone, cose. Te, invece? Com’è andata in Inghilterra? >>
<< benissimo, Edward, e… diciamo che ho una sorpresa per te. >>
<< quale cosa bizzarra e costosa hai comprato, stavolta? >> chiesi divertito.
<< be’, seguimi. Sono sicuro che ti piacerà! >> papà aprì la porta d’ingresso e scese di un gradino, facendomi un gesto come di presentazione. Io mi ero bloccato sulla soglia, sbalordito, scioccato. Non ci potevo credere!
<< oddio, ma quella è un’ Aston Martin V12 Vanquish!! >> esclamai.
<< buon compleanno Edward… >> disse, sorridendomi mio padre. Io l’abbracciai, per ringraziarlo. Poi corsi ad ammirare la mia nuova auto. Stupenda, assolutamente magnifica!
Boccheggiai, quando mi sedetti al posto di guida: ah, che sensazione!
<< ehi, pa’, questa non è di certo una cosa bizzarra, ma sicuramente costosa! >>
<< Richard, ma così lo vizi troppo! >> esclamò mamma, quando la vide.
<< ma che viziare e viziare! Mio figlio compie 24 anni, tra meno di una settimana! >>
<< e perché mai dovresti dargliela adesso?! >> disse mamma, arrivando solo dopo alla conclusione.
<< partirai ancora? >> dissi, triste.
<< si, ho un nuovo incarico, devo ripartire per l’Italia… per questo volevo passare una bella giornata in famiglia, per farmi perdonare… >> mormorò, dispiaciuto. Mia madre lo abbracciò: << quando vai via? >>
<< tra due giorni, purtroppo. >> l’atmosfera si stava facendo fin troppo malinconica, per i miei gusti. Decisi quindi d’intervenire. Suonai il clacson: << ehi, mica dobbiamo andare a cena fuori? Montate su, stasera guido io! >> i miei genitori risero, poi, dato che eravamo già tutti pronti, con loro a bordo, sgommai verso il ristorante.

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Capitolo 5
*** Capitolo IV ***


Buongiorno ragazzi!!

ecco a voi il nuovo capitolo da Kekka e Andrea!!

ringraziamenti e risposte alle recensioni

 in fondo alla pagina :)

Capitolo IV

 

Finalmente quel giorno, a Phoenix, il sole splendeva. Era sbucato da poco dai nuvoloni grigi rimasti ancora dalla sera prima, quando aveva piovuto, e ora ero costretto a mettere gli occhiali da sole, per non farmi accecare e guidare bene.

Sfrecciavo a velocità 100 Km/h sull’asfalto autunnale della grande città, con la mia bellissima e nuova auto. Nera e lucidissima, padroneggiava del tutto la strada con quelle ruote e motori nuovi di zecca.

I miei genitori stavano zitti sulla macchina, e continuavano e farsi coccole … che orrore. Non volevo sopportare un minuto di più quei due, così decisi di accendere la radio.

<< e ora, il pezzo più ascoltato del momento:

Bad Day di Daniel Powter!!! >> annunciò il presentatore. Bene, la mia canzone preferita! In generale amavo ascoltare musica era … così rilassante. Quando non sapevo che fare o ero giù di morale mi sdraiavo sul letto, mettevo l’mp3 alle orecchie e iniziavo a fantasticare guardando il soffitto. E poi Bad Day era il massimo. Era malinconica, molto malinconica, ma comunque la melodia era azzeccatissima e il testo molto toccante.

<< Edward … ma dove stai andando? il ristorante è da quella parte. >> mia madre mi distolse dai miei pensieri.

<< eh? >> fu l’unica risposta che riuscii a darle.

<< hai sbagliato strada!! All’incrocio dovevi girare a sinistra! >> è vero! “the Black Rose”, il posto dove mio padre aveva prenotato, era esattamente sulla strada opposta a quella in cui mi stavo dirigendo.

<< ops!! - dissi mettendomi la mano sulla fronte- scusate!! >> cambiai subito corsia e tornai indietro.

<< quella canzone ti manda sempre in tilt! - era mia madre. - Edward … caro … - si corresse. - lo so che quella canzone ti piace, ma non è che puoi sempre dedicarti a quella e non pensare più ad altro! >> adesso si era staccata da mio padre e si era appoggiata allo schienale della macchina con il gomito.

<< hai ragione mamma … cercherò di evitare di distrarmi. >> dissi indifferente.

<< ecco Edward … - mio padre si intromise per cambiare discorso. - alla prossima via, gira a destra. Poi al semaforo a sinistra. Dovrebbe essere più avanti. >> disse. Notai che nel frattempo i due piccioncini avevano continuato a sbaciucchiarsi.

Pochi minuti e arrivammo al ristorante. Era così imponente. Si trovava in un luogo molto appartato, ma comunque mi piaceva.

Parcheggiai e quando cliccai il telecomandino della mia auto, un bit mi avvisò che si era chiusa ( mi piaceva fare quel gesto, come nei film d’azione!). Appena arrivati un cameriere ci aprì la porta.

<< benvenuti signori! Se … volete darmi le giacche e seguire il mio collega. Grazie, grazie, grazie>> disse ad ognuno di noi quando gli appoggiamo i cappotti sul braccio.

<< wow pa … che lusso!! >> dissi dandogli un pugno lieve sulla spalla.

<< gia,Richard … non dovevi organizzare tutto questo … >> disse mia madre dandogli un bacio a stampo. Nel frattempo ci eravamo seduti.

<< bè? Allora che ve ne pare? >> ci chiese papà. Io mi guardai un po’ intorno:

Era enorme. Una specie di sala unica raggruppava decine e decine di tavoli lunghi almeno 5 metri, e grossi lampadari di cristallo illuminavano dall’alto soffitto tutto il ristorante. Le pareti erano di un colore simile al pesco, ma più chiaro, con rifiniture barocche ai margini.

<< mi piace un sacco! >> esultai. Sul viso di mio padre si dipinse un sorriso timido.

<< si Richard … è bellissimo! >> disse mia madre, portando le braccia sul tavolo e, assumendo con le mani la forma di un pugno, ci appoggiò il mento. Meno male che mi aveva risparmiato il solito bacio.

<< bè, sto qui per poco tempo! E voglio il meglio, speso nel maggior tempo possibile, anche se relativamente poco, con la mia famiglia. Vi voglio bene, e voglio dimostrarvelo. Davvero. >> disse. Mio padre non era uno da lacrime e labbra tremanti ma, quella volta ci aveva davvero toccati con quella parole.

<< grazie amore … >> disse mia madre. Io non riuscii a dire nulla: mi imbarazzava parlare con mio padre di cose sdolcinate e sentimentali. Con mia madre forse si ma … con lui no, e non so perché.

<< scusate signori, posso lasciarvi la lista del pranzo? >> era il cameriere. E aveva in mano tre fascicoletti.

<< oh si grazie. >> disse mio padre e ci lasciò quello che teneva in mano.

<< mm … io direi che prenderò un antipasto di pesce - disse mia madre.- così per stare in forma. >> “che stress“ pensai.

<< mamma! >>

<< Elizabeth! >> urlammo all’unisono io e papà.

<< ehi!! Ci tengo al mio peso! >> disse. Io negai con la testa e guardai mio padre.

<< cos’è?! Mi volete obesa e orrenda?! Non credo proprio!! >> urlò. Risi tra me e me.

<< mamma … magra o grassa ti voglio bene comunque!! >>

<< tu non fare il ruffiano! >> urlò e questa volta scoppiai in una risata fragorosa.

<< usciamo da questo argomento per piacere! >> disse mio padre, così decisi di aprire anche io il menù.

<< io prendo l’antipasto di pesce come mamma .. Mi alletta. E poi … un piatto di pasta e .. una bistecca alla milanese. La mia preferita! >> dissi.

<< ok Edward. Scusi?! Cameriere?! >> incitò mio padre e prendemmo le ordinazioni.

Bella’s POV

Ero appena tornata dall’incontro con Edward, e ancora il mio cuore batteva forte.

Stavo parcheggiando nel vialetto di casa mia, ed al solo pensiero di sopportare ancora mia madre ammalata, mi rifiutavo di sorpassare lo zerbino con scritto “welcome”. Nonostante questo terrore, presi il mio mazzetto di chiavi e quando trovai la chiave giusta, aprii la porta. Non feci neppure in tempo a chiuderla, che …

<< Bellaaaaaaaaaaaaa!!!! >> “ oh no …” pensai.

<< arrivo … >> risposi scocciata. Con estrema calma e lentezza, cercai di salire quella scalinata che in quel momento mi sembra interminabile.

<< dimmi. >> dissi quando entrai in camera. Stranamente Renèe aveva uno sorriso sulle labbra.

<< mi è passata!! >>

<< cosa? >> chiesi

<< come cosa?! La febbre!! Mi è passata!! Sparita. >> “ non ci posso credere!!” in quel momento godei tantissimo: ero scampata dall’obbligo di cucinare!

<< davvero?! >> chiesi strabuzzando gli occhi.

<< siiii!! >> esultò alzando le braccia al cielo.

<< quindi, ti senti bene, giusto? >> chiesi furba.

<< si si! >> rispose. “bene … ihih”

<< allora te la senti di cucinare, vero? >> quando sentì quelle parole, negli occhi di mia madre si aprì un buco nero, si immobilizzò e andò sotto le coperte.

<< bè, adesso che ci penso ho ancora un po’ di mal di testa e … che nausea!! >> disse. “scansa fatiche …” non ne potevo più.

<< potresti cucinare te?- sbuffai.- dai! Tanto devi soltanto far riscaldare il merluzzo e il pollo … >> disse battendo ripetutamente le palpebre e allargando il labbro inferiore.

<< ok … va bene. >> mi arresi.

<< grazie!! >> ero stufa del suo atteggiamento pigro. Mi grattai il collo, uscii da quella stanza chiudendomi la porta alle spalle, e scesi velocemente le scale.

Erano le 12.05, e un invitante profumino di pesce e pollo mi colpì il naso. La fame mi assalì improvvisamente. Mi catapultai subito in cucina, aprii la borsina gialla del mercato e presi con la mano una manciata di patatine fritte ed incominciai a mangiarle. Presi la tovaglia e la disposi per coprire il tavolo, accesi il forno e misi posate, bicchieri e piatti sul tavolo. Dopo aver aperto il frigo per mettere l’acqua e le verdure fresche, mi capitarono in mano le mele rosse, quelle mele rosse. Inconsciamente mi misi a cercare quella che era caduta e mi aveva fatto incontrare lui. Frugai e frugai sempre più finche la trovai: era ancora rossa e splendente, ma un grosso buco nero si era impossessato di gran parte del frutto. Misi il merluzzo, patatine e pollo nel forno a riscaldare e cominciai a pensare all’incontro. La sorpresa dopo aver visto tutte le mie mele per terra, il gesto disperato di prendere l’ultima, quella più lontana e poi l’incrocio dei suoi occhi con i miei: così normali e infimi in confronto ai suoi. Verdi, grandi e così dolci … mi potevo sciogliere a pensare ancora a quei pochi secondi passati a pochi centimetri di distanza tra i nostri visi. E poi i suoi capelli, rossi e focosi e la sua pelle bianca ma così calda e rassicurante.

driiiiiiiiiin” il suono del forno mi distolse dai miei pensieri. Misi la mela nel frigo insieme a tutte le altre e, prendendo un guanto, aprii il forno e tirai fuori il pranzo.

<< mamma! C’è pronto!! >> urlai.

<< arrivo! >> rispose Renèe. Guardai all’orologio, erano gia le 12.28! E il cibo scottava tantissimo. Lo presi e lo buttai letteralmente sul tavolo. Dal piano superiore sentii dei passi veloci e la voce di mia madre, era al telefono.

In due secondi scese.

<< si si! Allora facciamo stasera alle 9.00? Perfetto!! Ciao! Salutami Jessye!! >> disse chiudendo la telefonata.

<< che cosa, c … >> non feci neppure a tempo di parlare che mi madre si era gia seduta a tavola e stava prendendo il merluzzo.

<< stasera vengono Jessica e sua madre a cenare a casa nostra!! >> non ci potevo credere ….

<< cosa?! >> dissi sconcertata.

<< hai sentito bene!- “no!!!!” dissi tra me- vedi … Helen, la madre di Jessica voleva farmi vedere il video del parto di sua sorella … una cosa così … entusiasmante!! >> rimasi a bocca aperta.

<< vedere una donna nuda che urla di dolore ti sembra entusiasmante?! >> chiesi sbigottita.

<< Bella non interrompermi! Comunque .. Ti stavo dicendo che Helen porterà quel video e … bè Jessica voleva farti vedere un vestito … l’ha appena comprato al mercato … non so di che cosa si tratti>> “ah si … ricordo …”

<< io invece si … >> dissi,mi stavo preparando ad una serata mooolto lunga

 Piaciuto il chappy? spero di si!

Innanzitutto vogliamo ringraziare tutti quelli che ci seguono

14 *.*

Quelli che ci hanno aggiunti alla lista dei preferiti

3

E i lettori silenziosi! grazie mille!! siamo felici che ogni giorno voi leggiate i nostri capitoli e recensiate!

ecco le risposte alle recensioni:

 Tawara
 21/05/10, ore 14:46 - Capitolo 4

davvero la tua macchina preferita è la Aston Martin?! *.* uuuuu non lo sapevooo!!!! comunque .. non sai quanto anch'io vorrei il padre di Edward, con tutti quei regali!! xD
si panche io penso che James sia simpaticissimo ... e sicuramente siguiremo i tuoi conisgli grammaticali!!

baci I__Freddi

 Ele Lilly
 21/05/10, ore 14:46 - Capitolo 4

siamo contneti che ti  sia piaciuto il personaggi odi James .. .ma anche che abbia odiato la cameriera!!! mamma mia che rompi ... -_-siamo contentissimi che il chappy ti sia piaciuto e .. speriamo siastato l ostesso per questo!!

baci I__Freddi

 kandy_angel
 21/05/10, ore 14:46 - Capitolo 1

grazie mille siamo contenti che ti piaccia e speriamo che tu continui a leggerla!

ciaooo!! I__Freddi ^^

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Capitolo 6
*** capitolo V ***


Good evening/morning/afternoon guys!! Siamo tornati con il nuovo capitoloooo!! Felici, vero? ( speriamo, incrocio le dita). Comunque, spero che questo V capy vi piaccia.
Ps: recensite, per piacere, non vorremmo obbligare nessuno, però ci farebbe piacere ecco. ( senza contare che prendete punti)
Capitolo V
“Oh santa polenta…”
Non ne potevo davvero più. Renèe mi aveva costretta a pulire tutta, e sottolineo tutta, casa mia per la cena della sera. Ed era pressoché inutile tutta questa attenzione, dato che casa nostra era praticamente linda e pulita, se non pure profumata. Cioè, se guardavi il mio pavimento ti potevi specchiare! Ma a mia madre non bastava, no! Infatti, stavo passando la cera per circa… la decima volta!
Sbuffai, passandomi una mano sulla fronte, appoggiandomi al manico dello spazzolone per i pavimenti. Avevo una mezza idea di conficcarmelo in gola, così avrei messo fine a quel tormento, ma, di certo, non era la cosa migliore.
<< Bella! >> mi chiamò mamma, dal piano superiore. Io corsi su, allarmata dal suo tono quasi spaventato.
<< cosa c’è?! >> chiesi, appoggiandomi allo stipite, col fiatone.
<< camera tua è un disastro, farai una figuraccia con Jessica! Vuoi fare una figuraccia con Jessica? Be’, io no: quindi, pulisci. Subito! >>
<< mamma, è praticamente scintillante la mia camera, talmente è pulita! >> esclamai, esasperata.
<< ma guarda quanta polvere! >> indicò un ripiano del mio scaffale, dove sulla superficie ci si poteva sempre specchiare.
<< dove? >> chiesi, alzando un sopracciglio, scettica.
<< dappertutto, Bella! io non voglio far figuracce, quindi... ti prego, ti scongiuro, tesoro di mamma, aiutami a non far brutta figura con Helen: sai quanto me che è una pettegola. Io non voglio passare per la ‘Renèe con la casa in disordine’, capito? Ne va della mia reputazione da casalinga. >> e fece la sua rinomata arma segreta. Ah, quindi era solo una questione di stima… be’, non che a me importasse molto delle voci che avrebbero messo in giro le due Stanley, ma non volevo che mia madre ci stesse male, per cui…
<< eh va bene, migliorerò la perfezione. >> concessi, anche se un po’ di malavoglia.
<< grazie tesoro! >> e mi abbracciò, stritolandomi.
Poi, ricominciai il lavoro.
Certo che quella giornata era partita decisamente bene, ma stava continuando assolutamente male.
Mmm! Possibile che quel giorno continuassi a pensare a lui?! Non riuscivo a togliermelo dalla testa, porca miseriaccia! Era frustrante, perché orgogliosa com’ero, odiavo sentirmi dipendente da qualcuno, specie se di un ragazzo! Che per altro, era un quasi totale sconosciuto. Un bellissimo sconosciuto, era da ammettere.
Ma era malsano continuare a pensare a Edward, non sapevo nemmeno se l’avrei rivisto! Non volevo farmi illusioni, fantasie o robe del genere: ripeto, assolutamente malsano.
Francamente, però, all’inizio credevo che fosse solo un dongiovanni, un gigolo, uno sciupa femmine… ( oh, insomma, s’è capito! ) invece, era una persona davvero simpatica, forse un po’ presuntuosa, ma comunque seria e profonda. Praticamente, una sorta di principe azzurro - in rosso. In sintesi, l’uomo che ogni donna vorrebbe avere accanto a sé. Ma anche vicino come buon amico, credo che sarebbe bastato.
Fatto sta, che ero ancora un po’ scocciata: non mi sembrava giusto che pagasse lui, invece alla fine l’aveva fatta franca, lasciandomi come un’interdetta in mezzo alla strada.
Mi sfiorai la guancia alla quale aveva dato un bacio. Mi sentii avvampare, arrossendo a più non posso.
“basta pensare a lui! B-a-s-t-a!!” m’imposi, e poi ripresi a concentrarmi su ciò che facevo.
*******
From Jessye: Ehi Bella stiamo partendo adesso da casa nostra. Baci, Jess.
Lessi il messaggio, e informai mia madre.
<< cosa? Ma… ma… NON E’ ANCORA PRONTO!!! >> stava davvero impazzendo. Pur di non far brutta figura davanti alla sua amica e alle altre casalinghe della città, stava facendo l’impossibile. Certo che con la stramberia di mia madre, anche ciò che non ci si immaginava di fare, veniva compiuto magicamente!
<< mamma, rilassati, sta’ calma. >> intimai, e risposi alla mia amica.
From Bella: okay, vi aspettiamo.
Cinque minuti dopo, il campanello suonò, annunciando l’arrivo delle due Stanley.
<< oddio, oddio, oddio! Che me la mandi buona! >> mormorò tra sé mia madre. Era partita del tutto, completamente fuori.
Dato che mia madre continuava a pregare, mi decisi io di aprire la porta.
<< ciao Bella! >> esclamarono le due.
<< Renèe! >> Helen corse ad abbracciare mia madre. << ma che casa splendida! Mm, senti Jessye, che buon profumo! >> esclamò. La mia amica inspirò, per poi concordare. << davvero ottimo! >>
<< ah, Bella, devo farti vedere il vestito che ho comprato stamattina! >> esclamò, e mi accorsi della borsa che teneva in mano.
<< oh, Helen, mi dispiace, ma sarà pronto tra qualche minuto. >> disse mia madre.
<< oh, non preoccuparti cara, così ti anticipo un po’! >> e a braccetto, andarono in salotto.
<< vieni, Jess! >> e la portai in camera mia.
<< uuuh, che bella stanza!! >> commentò. Io la ringraziai, poi ci sistemammo sul mio letto.
<< Bella. >> cominciò poi, seria. Io mi feci attenta. << ho da dirti una cosa sensazionale. >>
<< che cosa? >> chiesi, curiosa.
<< non ci crederai mai! STO USCENDO CON MIKE!!!! >> esclamò su di giri. Urlammo entusiaste insieme, io forse con un po’ troppa enfasi. E forse Jessica si accorse che non m’importava particolarmente. Allora, per rimediare, rincarai la dose, un po’ più convincente.
<< ma è fantastico, Jess! Finalmente si è accorto di quanto tu sia fantastica! Oh, quanto sono felice per te! >> lei si aprì in un sorriso smagliante.
<< davvero sei contenta? >> chiese con un luccichio negli occhi. Si, be’, un po’ ne ero contenta. Con tutte le pene che aveva passato per farsi notare da lui, bisognava rendergliene conto.
<< certo, siete una bella coppia! >> e su questo, ci avrei giocato una mano: due petulanti si completano. ( ovviamente)
<< oh, grazie!! Lo credo anche io! stiamo proprio bene insieme! >> commentò con la sua solita modestia.
<< e tu, Bellina – mi scrutò attentamente- frequenti qualcuno? >>
<< io? no, no, assolutamente. >> ero sincera, io non avevo nessun ragazzo.
<< non c’è nessuno che ti interessi? >>
<< no, Jess. Davvero, cosa… cosa te lo fa pensare? >> balbettai, arrossendo.
<< oh, niente: semplice curiosità… ma sei sicur… >> non fece in tempo a formulare il pensiero che mamma ci chiamò per la cena. Scendemmo e ci accomodammo a tavola, pronte per affrontare una cena all’italiana: lasagne!
*******
<< davvero squisito, Renèe! >> commentò Helen. << ora, che ne dici di tuffarci nel mondo del parto?! >> chiese emozionata. Aiuto…
<< si!! Ci sto collega! >> mia madre era più rincitrullita della precedente.
<< mi unisco anche io a voi, mi sembra interessante! >> e volarono in salotto, di nuovo, lasciandomi sola con le stoviglie sporche.
“brutte befane…ma certo, lasciamo sola Bella! tanto ormai è diventata la cameriera di turno oggi!” pensai, innervosita. Sbuffando come una locomotiva cominciai a sparecchiare, tornando inevitabilmente a Edward col pensiero. Che nervoso!
Buttai poco delicatamente i piatti nell’acqua calda, schizzandomi un po’ addosso. Mannaggia! Iniziai a passare la spugna sui piatti, togliendo i resti del cibo.
Poi passai ai bicchieri, ed infine presi ad asciugare il tutto.
Ben, il mio migliore amico, mi mandò un messaggio, ma nel rispondere, m’accorsi che non avevo più soldi sul telefono: ottimo!
Grugnii.
Jess mi aveva detto che era salito un po’ di vento, quindi per precauzione mi munii di foulard.
<< vado a farmi una ricarica. >> annunciai, passando per la sala. L’ambiente era pervaso da grida acuto per il dolore. Scappai fuori, senza accertarmi se m’avessero capito.
Una folata di vento mi scompigliò i capelli, e mi incamminai verso il centro, non troppo distante. Stranamente quella sera avevo voglia di camminare.
Arrivai dopo una decina di minuti al primo tabacchino. Fortuna che era ancora aperto!
Feci la ricarica da 15 euro, poi uscii. Un’altra ventata mi fece volar via il foulard, e presi a rincorrerlo sul marciapiede. Ma ero decisamente troppo lenta. Si fermò in faccia ad una persona, qualche metro avanti.
<< oh, mi scus… >> la voce mi morì in gola, quando l’uomo si tolse la mia leggera sciarpa dal viso.
<< oh ho – ridacchiai – due volte in un giorno? Non esageriamo troppo! >> scherzai. Lui mi rivolse un sorriso che illuminò a giorno la sera buia.
<< guarda, guarda! Phoenix è più piccola di quanto pensassi. >> commentò. << che ci fai fuori a quest’ora? >>
<< faccio una ricarica, non che ti interessi troppo. >> commentai con un sorrisino, strappandogli di mano il velo, per poi mettermelo al collo. << tu invece? >>
<< prendevo una boccata d’aria fresca. E poi, è tornato mio padre. Volevo lasciare a lui e mia madre un po’ d’intimità >> alzò le spalle. Io sorrisi, anche se non sapevo bene il perché.
<< sei a piedi? >> chiese poi.
Annuii tranquillamente: << avevo voglia di farmi due passi. >> sorrise.
<< che ne dici se ti accompagno fino a casa? >> strabuzzai gli occhi.
<< a piedi? >>
<< a piedi. >> confermò.
<< si, perché no. >> e sorrisi timidamente. Cominciammo a passeggiare, verso casa mia.
*****
<< tuo padre viaggia molto? >> chiesi, curiosa. Avevamo iniziato un’interessante conversazione sui nostri genitori.
<< si, abbastanza. È appena tornato dall’Inghilterra, tra qualche giorno ripartirà… ha sempre girato il mondo. >> spiegò.
<< oh, wow. Deve essere bello… intendo vedere posti sempre nuovi. Però,cioè… la distanza… >> cercai di formulare la domanda, ma era un po’ delicata. Lui capì lo stesso.
<< no, no: non è mai stato un padre assente, tutt’altro! Ci è sempre stato vicino, benché si sposti molto, è ben presente nella mia vita. >> sospirò. << mi hai detto che tua madre è una tipa bizzarra… >> ricominciò. Ridacchiai.
<< è un eufemismo… è una persona estremamente strampalata ed infantile! Ma le voglio un gran bene. quasi le ho fatto io da madre, e non il contrario… è come la mia migliore amica, siamo molto legate. Però è una pessima cuoca; certe volte fa di quegli intrugli – risi – che ti fanno rimanere a letto con la cagarella per settimane! >>
<< oh, ricordami allora di non venire mai a cena a casa tua! >> ridemmo, spensierati.
<< be’, in tal caso cucinerei io. tranquillo. >> sorrisi, gentilmente.
<< oh, siamo arrivati. >> dissi, accorgendomi di essere ormai a qualche metro da casa mia.
<< ci… vediamo, allora. >>
<< Bella, mi dai il tuo numero di telefono? >> chiese, prima che mi allontanassi.
<< ehm… certo. >> dissi. Scrissi il mio numero sul suo cellulare, e fece lo stesso col mio lui.
<< okay, ciao Edward: a presto! >> e mi incamminai all’indietro.
<< ciao Bella! >> e si allontanò, fino a che non scomparve nell’ombra.
Entrai in casa, e mi tolsi il foulard. Passai per il salotto, dove ancora le tre donne guardavano il video.
<< Bella, vieni a vedere! È così… emozionante! >> commentò Jess. “oh, davvero, che entusiasmo!” pensai. Mi sedetti comunque accanto a loro, sul divano.
Mi vibrò il cellulare, in tasca.
From Edward: ciao, Bella!
Risposi: ciao Edward! mi sono divertita stasera.
Poco dopo, mi arrivò un altro messaggio.
From Edward: anche io, molto. È divertente stare con te.
Io: idem! Sai, mi stai risparmiando un ‘entusiasmante’ video su un parto…
From Edward: mmm… bello! Direi proprio il massimo per rallegrare una serata!
Ridacchiai tra me, era davvero un artista.
Io: davvero, mia madre e le mie ospiti hanno gli occhi fuori dalle orbite per la felicità e l’entusiasmo… io quasi piango per la depressione!
Era da dire, non era il massimo sentire continue urla. Cioè, era un parto con due ore di travaglio!
From Edward: haha, povera te! Non ti invidio.
Io: nemmeno io… fidati.
********
Messaggiammo tutta la sera, e mi divertii parecchio.
From Edward: domani ti andrebbe di fare un giro? Magari invita un tuo amico…
Oddio, non sapevo cosa rispondere. Decisi di rispondere affermativamente, il giorno dopo avrei implorato Ben di venire con me.
Io: okay, magari!
From Edward: magnifico! Ci troviamo alle 3 davanti alla tabaccheria di stasera, ve bene?
Io: perfetto, ci vediamo domani allora!
From Edward: buonanotte, allora. Sogni d’oro.
Io: buonanotte.
Angolino autori*******
Ringraziamentiii!!
Ovviamente, a chi recensisce ( thanks Taw, per il tuo super sostegno! ), chi segue, chi preferiscee chi ricorda. Non mi divago oltre; un bacio a tutti!

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Capitolo 7
*** Capitolo VI ***


Buonasera ragazzi/e!

finalmente, eccoci qui con un nuovo chappy...

purtroppo attualmente non posso aggiungere le risposte alle recensioni ma perchè non ho tempo materiale.

domani ci saranno le risposte alle recensioni

baci

I__Freddi

- mamma mia che bel video … ritorno nel passato, quando ho partorito Bella, che emozione … - io fissavo mia madre sconcertata, arrossendo sempre più notando che Jessica e sua madre mi guardavano come due tonte annuendo.

- si Renèe … non sai come ti capisco! Penso che avere Jessye, è stata una delle cose più belle che mi siano mai successe … - disse Helen. A Jessica si accesero gli occhi.

- mamminaaaa!!! Ti voglio tanto bene!!!! - e l’abbracciò teneramente. Non mi piacevano quelle scenette così … sdolcinate … forse perché non ero mai stata una ragazza molto socievole ed estroversa. Il contrario forse.

- oddio … si sono fatte le undici … andiamo Jess? - chiese Helen alla figlia.

- si, forse è meglio … - rispose.

- uff .. questa settimana ho anche il turno di notte … stamattina dovrò svegliarmi alle 4 … Jess, lo so che ti da fastidio, ma … io devo andare a lavorare … - disse vedendo la figlia imbronciarsi.

- Helen? Posso chiederti che lavoro fai? - chiesi.

- Certamente Bella … io lavoro come cassiera al supermarket. Tu ti chiederai: “ ma come mai deve svegliarsi alle 4?!” bè, la risposta è semplice! Prima dell’apertura dobbiamo mettere tutto apposto, caricare e scaricare il cibo e oggetti vari dai camion che arrivano verso le 5 di mattina. Capisci?- disse. Io mi limitai ad annuire. Fu in quel momento che lo sguardo mi cadde su mia madre: aveva gli occhi pensanti. E quando lei si metteva a pensare, non era un bel presagio.

- bè Jessica … - disse mettendo giu la cioccolata calda che un attimo prima stava bevendo- dato che tua madre si assenterà molto presto domani, perché non dormi qui? Io e Bella saremo molto felici di accoglierti- “ti prego rifiuta, ti prego rifiuta, ti prego rifiuta!!!” mi ripetei continuamente nella mente.

- Mamma? Posso restare? Ti prego!! - implorò Jessica. Helen esitò un attimo, per poi dare la sua risposta:

- e va bene, puoi restare - disse e la ragazza e mia madre si misero ad urlare e saltare abbracciandosi. “Nooo!!!!” pensai sperando con tutte le mie forze che tutto quello che era successo fosse solo un sogno.

Invece non lo era affatto: dopo circa dieci minuti, mi ritrovai quella peste in camera mia, che apriva cassetti su cassetti per trovare il pigiama giusto.

- Jessica … devi dormire, non andare in discoteca … - dissi sbuffando. Lei si girò strabuzzando gli occhi.

Edward’s POV

- Edward? Edward sveglia dai … - una voce calda e tenera mi destò dai miei sogni.

Quando aprii gli occhi, vidi due bellissimi occhi color cioccolato davanti a me. Non avrei mai potuto confonderli: erano quelli di mia madre.

- ciao mamma … - dissi stiracchiandomi.

- ciao tesoro! Dai sono gia le sette … fai colazione che poi devi andare all’Università … - disse.

- p-perché?- chiesi.

- come perché?! Perché devi dare un esame oggi! Dai vai giu a fare colazione!- “è vero!” dissi tra me.

Improvvisamente mi tolsi dalle gambe le coperte precipitandomi in cucina. Mi misi subito al tavolo mangiando come un forsennato con estrema velocità.

- ma Edward sta calmo!!- disse mamma- mangia con calma, dai!-

- mamma, - dissi con un boccone di cereali in bocca- l’esame inizia alle 8.30, sono le 7 devo ancora vestirmi e andare a Seattle! Tira tu le conclusioni! - dissi ingurgitando l’ultimo paio di cerali con del latte e scaraventando la tazzina nel lavello.

Alle 8.10 ero pronto, vestito, denti e faccia puliti e con tutto il necessario con ritardo incredibile. Avevo venti minuti per arrivare all’Università e per andare a Seattle ce ne sarebbero voluti almeno 30.

- ciao mamma!- dissi dandole un bacio sfuggevole.

Mi fiondai verso il garage, dove presi la mia

Alle 8.35 circa mi arrivò un messaggio: era Angela Weber, la mia compagna di classe all’Università.

Aston Martin e sgommai verso la meta.

From Angela:

ma dove sei?! Il professore si sta irritando! Anche tanto!

Nonostante la velocità e la strada, risposi:

Edward:

tra 2 minuti sono lì, comunicaglielo. Baci

From Angela.

ok. Sbrigati, ciao

Angela era la mia migliore amica praticamente da sempre. Lei era nata lo stesso giorno, dello stesso anno nello stesso ospedale in cui sono nato io. Infatti le nostre madri erano in camera insieme duramente i tre giorni di convalescenza dopo il parto e … facendo amicizia, decisero di vedersi 

anche fuori dall’ospedale così che io e Angie potessimo passare molto tempo insieme diventando amicissimi. All’asilo, alle elementari, alle medie e anche alle superiori! sempre insieme.

Quando arrivai erano le 8.39, ed ero agitatissimo. Correndo tra i corridoi trovai la mia classe ed entrai.

- AAHHH, guarda chi si vede .. Signor Mason … ben svegliato … - era il mio professore di medicina, lo stimavo meno di un pezzo di carta igienica sporca di diarrea immersa nell’acqua putrefatta di un cesso incrostato di un barbone.

- mi scusi professore, non mi è suonata la sveglia … - a quelle parole tutti si misero a ridere ed io, arrossendo, corsi a prendere il foglio d’esame per poi rifugiarmi vicino ad Angela.

- sei in mega ritardo … - disse spazientita.

- lo so, scusa. - dissi.

***

avevo proposto a Bella di invitare un amico o amica. La risposta non arrivava, fino a quando dalla porta della classe uscì Angie.

- ovvio che vengo ma … chi è questa amica?- disse sorridendo e col cellulare in mano.

- Angie! Come è andata?- chiesi avvicinandomi a lei.

- bene bene ma.. Non hai ancora risposto alla mia domanda!- disse incrociando le braccia.

- bè, si chiama Isabella e … l’ho conosciuta in ospedale, mentre stavo facendo una visita per la mia asma … e poi l’ho rincontrata ieri al mercato, siamo andati al bar e poi l’ho incrociata ancora ieri sera dal tabaccaio. E … ci siamo dati un appuntamento. Lei invita un suo amico e io invito te … ihih- dissi, lei esitò prima di parlare.

- Uuuuuuu, è carina?- chiese, rimasi sconcertato.

- molto … - ammisi a testa bassa ed arrossendo.

- ok, basta domanda imbarazzanti! La vedrò oggi .. Ihih- disse togliendomi un peso- a che ora?- chiese.

- passo io da casa tua alle, diciamo 14.50? Ok?- chiesi

- sisi ok … allora, io vado, ci vediamo dopo ok?-

- si, ciao Angie!- dissi salutandola e dirigendomi verso il parcheggio.

- ciao Ed!-

Prima di accendere la macchina, decisi di mandare un messaggio a Bella.

Edward:

ciao! Come va? Allora per oggi tutto apposto?

From Isabella:

ciao, tutto ok , tu? Comunque, si … ho invitato un mio amico

Edward:

perfetto, io ho appena finito di fare un esame di medicina … estenuante.

From Isabella:

bè .. Studiare tutto il tempo non è una delle cose migliori della vita ma … poi i risultati soddisfano, no?

Edward:

certo! Che cosa stai facendo?

From Isabella:

sopporto una mia amica, infatti ora devo andare per ché deve parlarmi assolutamente di una cosa importantissima ( mi chiedere un consiglio su come smaltare le sue unghie) vabbè … ciao! Baci

Edward:

ti capisco, anzi no ihih-. Ciao! Ci vediamo oggi!

Chiusi la conversazione. Non vedevo l’ora di rivederla.

Bella’s POV

From Edward:

ti capisco, anzi no ihih-. Ciao! Ci vediamo oggi!

Come mi piaceva messaggiare con lui … era così simpatico …

Non vedevo l’ora di rivederlo.

- Bella di che colore faccio le unghie? Lilla o pervinca?- era Jessica

- Noooooo!!- dissi pensando che ciò che avevo scritto poco prima si era avverato …

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Capitolo 8
*** Nuovo Avviso -_-'' ***


Buonasera ragazzi!

come va?  noi beeeeeene! Andrea&Kekka hanno finito gli esamiiiiii!! zizi

si ... cioè ... Andrea ha finito gli scritti

e Kekka ( la solita fortunata -_-'' ) ha finito pure gli orali

e Andrea invece fino al 28 di giugno non li fa.Povero me... :'(

comunque, io Andrea, sono qui per darvi brutte notizie.

in effetti sarebbe il turno di Kekka a scrivere il chapy ma ...

 le si è rotto il computer ( solita sbadata -_-)

e quindi non possiamo scrivere il capitolo, figuriamoci postarlo!.!.!

 ci dispiace moltissimo e PROMETTIAMO che settimana prossima avrete il vostro chappy ...

Sorry

Andrea&Kekka

 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo VII ***


Ehm... Ciao a tutti i gentili lettori. Per favore, non linciatemi! Colpa degli esami e di quegli stupidi virus! Scusate, scusate, scusate! Comunque, Kekka e Andrea sono tornati con il nuovo capitolo! Lo scorso era bello, neh? lo penso anche io^^ Sono brava come lecchina, vero Andrea? //devo ammansirlo, o mi lincia anche lui!// Scherzo! xD
Comunque, ecco il nuovo capitolo. Ho penato per scriverlo.
Alla fine, ringraziamenti. Le recensioni non le rispondo, dato che Andrea ha già fatto.
Capitolo VII
Mi guardai allo specchio un’ultima volta, e decretai che stavo abbastanza bene.
Un paio di jeans scuri, una felpa, e le mie Converse: vestiti comodi ed essenziali.
Dopotutto era una semplice uscita di gruppo tra amici.
Misi un po’ di matita, per risaltare il mio sguardo cioccolato; truccarmi mi sembrava giusto. Uscivo con Edward- ed anche con la sua amica/ragazza e Ben- , e non volevo apparire sciatta vicino a lui. O forse, semplicemente, volevo essere almeno carina.
Ma se lui avesse portato la sua ragazza, io come mi sarei dovuta comportare?
Non ne avevo la più pallida idea, comunque speravo che la sua accompagnatrice fosse solo una sua amica.
Guardai l’orologio, mancavano venti minuti alle 3, e Ben sarebbe passato a momenti. Andai da mia madre << ciao, mamma, io esco. >> annunciai, con un sorriso. << dove vai? >> domandò. Cos’era, sospettosa?
<< esco con Ben, e degli altri amici. >> mi strinsi nelle spalle, e mi spostai una ciocca ribelle dal viso.
<< Voi due siete delle sanguisughe, state sempre appiccicati. Se non sapessi che siete migliori amici, penserei che stiate insieme. >> alzai gli occhi al cielo, esasperata.
<< stai attenta!! >> raccomandò poi, lanciandomi un’occhiata ammonitrice. Annuii solamente, poi raccattai la borsetta e uscii di casa. La macchina di Ben parcheggiò proprio in quel momento davanti al vialetto di casa mia, e io corsi alla sua macchina. << ciao Ben! >>
<< Bella, ciao! >> disse solare, rivolgendomi un sorriso amichevole. Salii sull’auto e richiusi la portiera. Mi voltai verso quel santo del mio amico fidato.
<< senti, ti volevo ringraziare. Sei un tesoro, non so come avrei fatto se non ci fossi stato tu oggi. >>
Lui ridacchiò, annuendo. << già, sei succube del mio potere. >> e rise ancora.
<< andiamo, dai, che manca dieci! >> esortai, e lui avviò nuovamente il motore.
Nell’auto regnava il silenzio, ma non era fastidioso o imbarazzante. Io e Ben ci capivamo, eravamo migliori amici, dopotutto. Ci conoscevamo da sempre, praticamente. Benché avessimo la stessa età, lui mi difendeva sempre da quelli più grandi, era il mio protettore. Ben era un ragazzo simpatico e dolce, con un sorriso amichevole rivolto sempre a tutti- tranne a chi lo faceva arrabbiare, sia chiaro.
Era il mio confidente, io e lui parlavamo di tutto. Era come un fratello per me.
<< è carino? >> ruppe il silenzio, io mi voltai verso di lui, con un’espressione confusa che lo fece sorridere.
<< eh? >>
<< il ragazzo per cui hai una cotta, è carino? >> lo trucidai con lo sguardo, e lui rise ancora. << non ho nessuna cotta, io. È solo un amico. Comunque, sì, è molto carino. >>
<< se se, un amico.. >> commentò, e gli diedi una sberla sul braccio.
<< che scemo che sei. >> e rise ancora. Quel giorno aveva la ridarella, a quanto pareva.
Arrivammo. Ben parcheggiò l’auto, poi scendemmo e andammo alla tabaccheria, qualche metro più in là.
<< ehi, Bella! >> mi sentii chiamare da una voce più che famigliare. Mi voltai nella direzione da cui proveniva, e lo vidi sbracciarsi, per salutarmi. Edward. Al suo fianco c’era una ragazza, sembrava timida. Aveva lo sguardo fisso su Ben, e lui, d’altro canto, continuava a guardare lei.
<< Edward, ciao! >> alzai un braccio, e salutai. Ci raggiunsero, la ragazza fece un debole saluto, imbarazzata.
<< Bella, lei è Angela, la mia migliore amica. Angela, Bella. >> lei sorrise, più a suo agio. << ah, allora sei tu la ragazza di cui Edward parla tanto. Piacere! >> la sua affermazione mi sorprese, e dovevo ammetterlo, mi lusingò. Edward arrossì, e ridacchiò nervosamente. Risi, porgendole una mano. << oh, lo spero! Piacere, Isabella. >>
Lei la strinse, sorridente.
Ben, al mio fianco, aveva gli occhi a cuoricini intermittenti.
<< Edward, Angela, lui è Ben, il mio migliore amico da sempre. >> dissi orgogliosa del tempo da cui ci conoscevamo. << piacere, Ben. Bella mi ha implorato oggi di venire, rischiava di avere un attacco di panico da un momento all’altro, se le avessi detto no. >> ridacchiarono, mentre io arrossii. Era vero, dopotutto. Solo a pensare a Edward mi veniva la tachicardia, ma non era la mia malattia. Ne ero certa. Semplicemente, era lui, che con la sua presenza mi mandava in subbuglio. Ma, dopotutto, c’era qualcuno più bello di lui?
<< Edward >> l’angelo porse la mano al mio amico, e lui la strinse con un sorriso.
<< io direi di incamminarci. >> propose Angela, sorridente.
<< concordo: dove potremmo andare? >> domandai. Ero curiosa di sapere come si sarebbe evoluto il pomeriggio.
<< che ne dite di prendere un gelato? Io ho fame. >>
<< Ben, tu hai sempre fame. >> commentai, facendo ridere tutti a parte il mio amico.
<< beh, ho fame anche io. – disse Edward – Quindi, direi che è un’idea fantastica. >>
<< abbiamo due pozzi senza fondo per amici. >> commentò Angela, facendomi scoppiare a ridere. Ci incamminammo, chiacchierando. Io stavo vicina ad Angela, che mi raccontava delle storielle buffe su Edward, e io non facevo altro che ridere. Ovviamente, poi, parlavo io delle mie (dis)avventure con Ben e dei casini che combinavamo. Lei ascoltava assorta, ogni cosa riguardasse Ben le faceva brillare gli occhi. Il mio amico, ogni tanto, lanciava occhiate furtive alla ragazza a fianco a me, credendo che nessuno lo vedesse. Non sapevo se lei se ne fosse accorta, ma anche lei, quando poteva, gli lanciava degli sguardi. Io e Angela ci trovavamo qualche metro indietro rispetto a loro, che ridevano. Mi persi ad ammirare Edward. Anche di schiena era bello. Solo in quel momento osservai com’era vestito: indossava una camicia nera – i primi due bottoni aperti, come sempre – e le maniche di essa erano arrotolate sui gomiti. I jeans erano semplici, scuri; ai piedi portava delle All Star. Stava benissimo così, come con ogni altra cosa indossasse. Avevo capito che Edward era, in tutto, una persona affascinante. Di lui ti incantava dal suo magnifico sorriso sghembo, al modo di passarsi una mano tra quei capelli mai pettinati, al modo di camminare. Era semplicemente una persona splendida, in tutto. Aveva un bel carattere, era una persona buona e gentile, rispettosa delle altre persone, spiritosa, a volte arrogante o forse solo ‘leggermente’ orgogliosa.
Già, proprio una bella persona. E non solo fisicamente.
E non mi stupivo che lui e Angela fossero così uniti. Anche lei era una ragazza fantastica, buona e dolce.
<< ti piace? >> domandò. Mi voltai verso di lei, confusa.
<< come, scusa? >> chiesi. Mi sentivo una scema, ma davvero, non avevo capito.
<< Edward, ti piace? >> ripeté. Immaginai la mia bocca cadere fino a terra. Non sapevo che rispondere alla mia nuova amica. Magari gliel’avrebbe detto, anche se sentivo di potermi fidare di lei. No. Non gli avrebbe detto nulla.
<< ragazze, è questa la gelateria: qui fanno i gelati migliori del mondo! >> enfatizzò Ben. Edward, al suo fianco, sembrava concordare. Li ringraziai mentalmente, non sapevo proprio cosa rispondere ad Angela. Entrammo. Come gli altri tre, feci passare lo sguardo su ogni gusto, in cerca di quello che mi attirava di più.
<< mmh, io un cono al fiordilatte. >> dissi, e l’uomo dietro al bancone mi preparò il gelato. In quel momento notai lo sguardo di Edward su di me, ed io arrossii. Perché mi fissava, diamine?!
Ridacchiò, poi rivolse l’attenzione al gelataio: << io, un cono al caffè. >>
*****
Passeggiavamo tra le strade di Phoenix. Io ero tra Angela e Edward, che finivamo ancora di sgranocchiare i nostri snack. Ben, che aveva preso più gusti di noi, aveva finito già.
<< e così, anche voi abitate a Phoenix.. incredibile che non ci siamo mai visti. >> commentò Angela.
<< già, è strano. Eppure, a volte il mondo sa’ essere davvero piccolo, giusto Bella? >> Edward ammiccò in mia direzione, e io ridacchiai- arrossendo- per l’incontro del giorno prima. Anzi, per gli incontri del giorno prima. Edward ed io c’eravamo incontrati puramente per casualità all’ospedale, poi ancora al mercato. Ed infine, pure davanti al tabaccaio. Forse era destino che diventassimo amici.
<< davvero! Borsetta, mele, foulard.. >> rammentai, ridacchiando con lui, sotto lo sguardo curioso dei nostri amici. Ma non era importante, e gli facemmo capire di lasciar stare. Storia troppo complicata e lunga, per i miei gusti.
<< ah. Ben, sai che Jess ieri ha dormito a casa mia? Non la tolleravo più. >> sospirai, facendolo ridere. << scommetto che l’idea non è stata tua. >> scossi la testa in segno di diniego. Rise ancora: << tua madre sa essere impossibile! >> Annuii, sconsolata: aveva ragione, eccome se aveva ragione!
Ci sedemmo su una panchina, per il marciapiede. << è l’amica dello smalto? >> chiese Edward, divertito.
<< già, sai che poi mi ha chiesto davvero quale smalto doveva mettersi? È stato orribile sapere che c’avevo azzeccato. >> sbottai.
<< hai dormito bene, stanotte? >> domandò. Sul suo viso si disegnò un ghigno divertito.
Cosa intendeva?
<< perché? >>
<< beh, dopo aver visto il video di un parto, io avrei gli incubi. >> disse, stringendosi nelle spalle. Fece ridere Angela e Ben.
<< ma tu mica vorresti fare il medico? >> incalzai, scrutandolo. Ridacchiai divertita dalla sua espressione eloquente. << non sarò un ostetrico, né ginecologo. Mi do’ alla chirurgia, io. >> disse saccente, gonfiando il petto e vantandosi come un tacchino - pavone. Gli feci la linguaccia: << tanto è uguale. >> ancora risate.
<< ragazzi, alle 4:00 danno Face Punch.. che ne dite di andare a vederlo? >> propose Edward, entusiasta.
<< mh, armi, adrenalina.. sì, proprio il mio genere!>> commentai, deglutendo a vuoto.
<< oh, dai Bella. Come sei fifona: abbiamo anche visto venerdì 13, adesso dovresti essere immune ad ogni genere di Horror o di thriller!>> disse Ben, con enfasi.
<< si certo, e non ho dormito per settimane! >> sbottai. Gli altri scoppiarono a ridere, come se fosse divertente.
<< beh, comunque per me è okay.>> concordò Ben: che traditore.
<< perfetto!>>
****
Mamma, che strazio. Non sapevo cosa mi desse più fastidio, tra la vista del sangue e cadaveri, e Angela e Ben che si sbaciucchiavano. Erano peggio di sanguisughe, non si staccavano più! Ero quasi certa che sarebbero schiattati per mancanza di ossigeno nei polmoni, non si separavano nemmeno per respirare!
<< ehi, secondo te si metteranno insieme prima di tornare a casa? >> mormorò Edward al mio orecchio. Gli lanciai un’occhiata eloquente, che a causa del buio non notò.
<< non ti sembra ovvia come risposta?>> risposi, ironica. Rise, mentre tutto il cinema era muto: era la scena cruciale del film, il protagonista si accasciò per terra, e lui rideva. Ottenne un’occhiataccia dai tizi di fronte a noi. Mi morsi il labbro, cercavo di non seguirlo a ruota.
****
<< è stato un bel pomeriggio. Mi sono divertita molto >> dissi sorridente. Eravamo tornati al tabacchino, era ora di salutarsi. Un po’ mi dispiaceva lasciarlo.
<< anche io, beh.. ci, ci vediamo. >> balbettò Edward, sorridendo.
<< oh, okay amore, ci sentiamo stasera.>> Angela e Ben si baciarono ancora. Non ne avevano ancora abbastanza, dopo DUE ore di film?
<< beh, ciao ragazzi! Ci sentiamo presto! >> detto ciò, io e Ben montammo sulla sua auto, e sgommammo verso casa mia.
Ah, che giornata.
*angolino autori*
Allora, sciuri, piaciuto? Incrocio le dita! Forse è un po' lungo. Comunque.
Ringraziamo le 7 persone che hanno questa storia come preferiti! Olè!
Un grazie speciale alle 25 persone che la seguono! Olè!
Thanks alle 4 persone che hanno ricordato! Olè!


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Capitolo 10
*** Capitolo IX ***


Ciao a tutti!! come va ragazzi? noi decisamente bene,

 oggi abbiamo visto per la seconda volta Eclipse,

stupendo, ovviamente, ma ..

 voi per caso avete visto ( dopo i titoli di coda) una scena in cui Bella e Edward consegnano a Jacob l'invito a nozze e lui scappa in fomìrma licantropo?

no perchè noi non l'abbiamo vista ... ç_ç

comunqeu eccoci qui, Andrea a Kekka, con un altro chappy!

spero vi piaccia! baci

P.s: ringraziamenti e risposte alle recensioni in fondo al capitolo.


Capitolo IX


Edward’s POV


< <  NOOOOOO!! Porca trota mi sono dimentica di chiedergli il numero di cellulare!! PERCHé A ME?! > > urlò improvvisamente Angela.

< <  Angela … lo rivedrai domani, dai …  > > dissi per consolarla, pur essendo molto ( anzi troppo) stanco delle sue lodi per Ben …

Eravamo in macchina, sulla mia macchina, e stavo accompagnando Angie a casa. Erano quasi le sei e mezza e la luce del sole gia stava iniziando ad affievolirsi. Avevo il finestrino aperto, ed esultavo mentalmente sentendo sulla mia pelle così sudata la fresca brezza di un venticello post-temporale.

< <  si ma … cioè … uffiiiii!! Il mio Bennino …. Mi manca gia …  > > disse, la solita frase da film romantico e sdolcinato ( nonché vomitevole).

< <  Angela … dai risparmiami  queste frasette .. Dai …  > > dissi alzando gli occhi al cielo.

< <  certo … tu non puoi capirmi, Bella non attacca …  > > disse alzando un sopracciglio.

< <  scusa? > > dissi girandomi verso di lei e strabuzzando gli occhi.

<< Edward, ti dico la verità! N-O-N   C-I    S-T-A!! mi dispiace … >>

< <  solo perché sei una ragazza e perché sei la mia migliore amica, se no ti ritroveresti sul ciglio della strada con un occhio nero.  > > dissi a denti stretti.

< <  mamma mia … calmati …  > > disse sbuffando.

< <  forza scendi che ho un impegno. Devo andare a prendere mio fratello … > >  meno male che eravamo gia arrivati a destinazione …

< <  sempre il massimo della gentilezza, neh? Comunque, ciao scapolo terminale. > > disse con un ghigno crudele in faccia a chiudendo la portiera.

Quanto la detestavo quando faceva così … però era Angie … la solita rompi maroni Angie … non potevo arrabbiarmi con lei più di tanto. E soprattutto non potevo arrabbiarmi con lei in quel momento, dato che non volevo presentarmi a mio fratello con un’aria simile a quella di mia mamma appena svegliata … ebbene si, avevo un fratello. Si chiamava Joshua e aveva 6 anni. Era praticamente la mia vita … gli volevo troppo bene … diciamo che nonostante la differenza di età, io facevo compagnia a lui e lui faceva compagnia a me. Mi divertivo a fare giochi stupidi con lui, un suo sorriso per me era come ricevere un premio in denaro di chissà quale cifra … e anche se il padre era sempre assente, lui riusciva a vivere senza soffrirci troppo. Ovviamente quando mi chiedeva “ma dov’è papà?”  oppure “ perché papà non è mai con noi?” dovevo dargli una risposta, lui la pretendeva ma … era molto difficile per me. E adesso stavo sfrecciando sulla strada per andare a prenderlo dato che era stato invitato ad una festa di compleanno di un suo amichetto. Sapere che aveva altri amici oltre a me .. Mi rincuorava.

Ci misi minuti, se non  ore, per trovare quella benedetta casa. E si che mia mamma mi aveva dato tutte le indicazioni possibili per trovarla ma … niente da fare! Solo dopo ben 35 minuti riuscii a risolvere il mio intento. Ero in un enorme ritardo! Quando parcheggiai vidi mi fratello con un’ espressione impaziente in braccio ad una signora, probabilmente la madre del festeggiato. Quando mi vide, gli si accesero gli occhi e, sciogliendosi dalle presa della signora, mi si precipitò addosso.

< <  Fratellonee!! > > urlò quando lo presi in braccio.

< <  Josh!! Allora? Come è andato il compleanno? > > chiesi sorridendo costantemente.

< <  Benissimo!! Fia la casa è grossisimaaa e poi fia c’erano tanti giocattoli … e poi ho giocato con i bambini, ho mangiato … > >

< <  ok ok Josh, ho capito > > dissi sorridente per interromperlo. < <  mi scusi moltissimo per il ritardo è che trovare questa casa è stato un vero problema …  > > dissi rivolgendomi alla donna d’innanzi a me.

< < oh non ti preoccupare .. .Edward, non è vero? > > chiese.

< <  si si …  > >

< <  fratellone! > > corresse Joshua.

< <  grazie comunque per la pazienza … arrivederci > > dissi andando verso la macchina.

< <  arrivederci! > > disse lei.

< <  ehi Josh, che ne dici se andiamo a mangiare una pizza? > > dissi, mi sentivo troppo in colpa per il ritardo e poi … mi scioglievo davanti a quegli occhi grandi e cioccolatosi!

< <  Siiiiiiiiiiiiii!! > > esultò e mi diressi verso la più vicina pizzeria.


Bella’s POV


Non avrei mai pensato quanto poteva essere bello passare delle ore con lui. Più il tempo passava … e più lo … lo amavo. Non sapevo che cosa esattamente mi attraeva di lui … forse i suoi capelli così scompigliati ma allo stesso tempo così sensuali … o forse il suo sorriso sghembo che mi scioglieva come un ghiacciolo al sole … ma credo che la cosa che più mi piaceva di Edward era la sua bravura nell’essere se stesso. Nessuno era come lui … NESSUNO.

Pensavo a questo, mentre mi dirigevo verso casa. Avevo appena accompagnato Ben e ora non vedevo l’ora di sentire Edward via cellulare.

Mentre solcavo le strade di Phoenix, inizia a sentire un rumore inconsueto provenire dal cuore della mi macchina. Era un rumore assordante, quasi insopportabile e continuò a risuonare nella macchina fino a quando quest’ultima si fermò improvvisamente.

< <  ma che …  > > dissi scendendo dalla macchina e vidi l’orrore: le quattro ruote erano a terra e un fumo inquietante  e puzzolente usciva dal motore.

< <  sei morta cara mia …  > > dissi. “ ehh … adesso avviamoci verso casa ….” dissi tra me incamminandomi.


***


< < Bella!!  > > mi madre urlò dall’uscio di casa. < < oddio, che ti è successo? Sono le  7.30 dove sei stata? E la macchina? > > urlò.

< < mamma .. Calmati … sono in ritardo perché mi si è rotta la macchina, circa 2 miglia da qui … credo che sia deceduta. Devo assolutamente prenderne un’altra … > > dissi delusa.

< <  Bella … lo sai che i soldi scarseggiano ultimamente io non ..  > >

< <   e chi ti ha detto che voglio prenderla con i tuoi soldi? Mi cercherò un lavoro …  > > dissi interrompendola.

< <  tu? Un lavoro? Non farmi ridere!  > > disse improvvisando una risata antipatica.

< <  mamma .. Dico sul serio! Adesso vado in casa e … mi cercò qualche lavoro decente.  > > dissi.

< <  davvero lo farai? Bè … se vuoi in casa ci sono fascicoli con richieste di lavoro … puoi sfogliarle se vuoi. > > disse.

< <  si …  grazie mamma >> mi limitai a rispondere prima di rientrare in casa.


***


Erano ore che cercavo qualcosa ma .. Non trovavo nulla. Erano le 22.47 ed ero sul mio letto sommersa dai piccoli giornalini. Tutte le richieste avevano bisogno di personale maggiorenne ( e io non lo ero ancora), competente e che avesse almeno una laurea. Niente, io non potevo rientrare in questa categoria … avevo bisogno di un lavoro semplice ma fruttuoso, e lo trovai, dopo vari tentativi:

“ cercasi baby-sitter per accudire bambino di età 6 anni a tempo indeterminato esclusi festivi e fine settimana.

Per maggiori info:

Tel. 33312405769”

< <  SI!!  > > esultai saltando sul letto e danzando goffamente, Reneè irruppe nella camera.

< <  Bella!! Che succede?! > > disse.

< < Niente mamma! È solo che ho trovato un potenziale lavoro! > > urlai lanciano i giornali per tutta la camera. Poi mi precipitai in salotto, presi il telefono e composi il numero. Squillava.

< < pronto? > > era una voce femminile.

< <  si buonasera, sono Isabella Swan e … le telefono per il semplice fatto che ho visto la sua richiesta per una baby-sitter … bè dato che io sono disponibile ..  > >  venni interrotta.

< < si si si si sii!! Assolutamente si!! Si presenti domani mattina alle 7.30 nella casa in fondo al viale! A domani e arrivederci! > > disse euforica la signora.

< < emm … arrivederci … >> dissi anche se gia avevo capito che avevano riattaccato.


***


Erano le 6.56 ed ero gia sveglia dalle 5.00. Non ero riuscita a dormire quella notte … ero troppo elettrizzata! Cioè .. Il mio primo lavoro! Era un passo importante!

Decisi che era abbastanza tardi da potersi alzare, staccai la sveglia, presi le mie pantofole e mi diressi verso le scale. Ovviamente Reneè dormiva ( e lo avrebbe fatto anncora  un po’ ) ma non ci feci molto caso. Scesi le scale e mi diressi verso la cucina, li mi preparai una bella e sostanziosa colazione: latte, cereali al cioccolato e pancakes!!! BUONISSIMI!!

Feci il tutto con grande calma … e alle 7. 13 mi diressi verso il bagno per prepararmi.

 “ cazzo, sono a piedi!!” mi dissi ricordando che la mia macchina aveva ceduto alla vecchiaia. Puntai lo sguardo verso la sveglia: 7. 24

“ cazzo cazzo cazzo cazzo cazzoo!!!! Sono in mega ritardo!”  presi tutto l’occorrente e mi misi a correre in mezzo alla strada.

“ se continuo a tenere questo passo ce la faccio, dai!!” mi continuavo a ripetere anche se gia sapevo che mai ce l’avrei fatta … alle 7.33 ero arrivata.

< <  mi scusi moltissimo! > >  dissi alla bellissima signora che mi ritrovavo davanti.  Non era molto alta, al massimo 1.60, ma mi abbagliava. La sua pelle poco abbronzata e delicata mi affascinava, e soprattutto mi provocava invidia, e la sua intera faccia ( con quei grossi occhi verdi e quella bocca così rosea così come il naso) mi costringeva a fissarla costantemente. In confronto a me, sudata fradicia e con due occhiaie incredibili, lei sembrava una dea.

< <  non ti preoccupare … come ti chiami cara? > > chiese gentilmente.

< < Isabella … però, se non le dispiace, vorrei che mi chiamasse Bella. > >

< < certo … Bella …  io sono Elizabeth e lui  > > dissi indicando il bambino che aveva in braccio  < < è Joshua. Di ciao Josh!  > > non l’avevo notato era .. Così piccolo ma stupendo. Aveva dei capelli corti e castani, occhi color cioccolato e un sorriso bellissimo. Gia mi piaceva quel bambino.

< <  ciao Joshua, io sono Bella. > >dissi sorridendogli. Lui contraccambiò, mi fece vedere una fila di dentini da latte bianchissimi.

< <  ciao! > > disse lui.

Ero certa che ci saremmo divertiti. E molto.


*angolo autori* Fine! piaciuto? speriamo di si ...

ringraziamo:

i  28 lettori che hanno messo la sotria nei seguiti *.*

i  6 lettori che l'hanno messa nei preferiti <3

e i  4 che l'hanno messa nei ricordati!!! grazieeeee

risposte alle recensioni:



 MonyPurpa [Contatta] Segnala violazione
 08/07/10, ore 13:06 - Capitolo 10: Capitolo VII
eh si, le coppie si stanno formando ... xD belle coppie, neh???
io ho constantemete voglia di mangiare gelato quindi .. tira tu le conclusioni ... -_- xDxDxD
grazie per i complimenti
ciao ciao recensisci!
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 03/07/10, ore 21:20 - Capitolo 10: Capitolo VII
grazie mille!

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Capitolo 11
*** Capitolo X ***


Ma ciao, prodi lettori! Eccoci qui con un nuovo appuntamento con la lettura ;)
Ci scusiamo per il ritardo - cause misteriose, che non si possono dire :P fate finta di nulla.
Comunque, piccolo spoilerino da moi (Checca- ovviamente, Andrea mi staccherà la testa): in questo capitolo, c'è aria di novità! Infatti, ci sono delle new entry, nella storia! XP Beh, comunque, now I'have to go. Ci vediamo in fondo!! XP

Capitolo X

Pov Edward
<< Josh, per la miseria! >> Scoppiai a ridere, seguito dal mio fratellino. Mi aveva buttato per terra, nel tentativo di fare l’aeroplano.
<< fratellone, disegniamo? >> propose Josh, alzandosi e correndo in cameretta, senza nemmeno sentire la mia risposta. Tornò armato di pennarelli, fogli e un sorrisone simpatico. Ridacchiai, mio fratello era una sagoma. Si sedette sul tappeto, accanto a me, e cominciò a scarabocchiare qualcosa. Non gli prestai molta attenzione, perché, in quei rari minuti di silenzio, il mio pensiero volò a una ragazza dagli occhi cioccolatosi, espressivi quanto profondi. Ah, chissà Bella che faceva in questo momento. Magari, anche lei mi pensava.
Edward, ti dico la verità! N-O-N C-I S-T-A!! Mi dispiace.. Le parole di Angela mi arrivarono dritte al cuore, come una pugnalata. Aveva ragione, cacchio, dannatamente ragione. Io non ero abbastanza per lei, non ero degno. Bella era così speciale, così genuina, così… Sincera. Lei era unica. Ed io ero irrimediabilmente cotto di lei.
<< fratellone, guarda: ho disegnato la ragazza che ti piace! >> Avevo raccontato tanto a Joshua di Bella, e lui approvava. Solo che ora mi tormentava con la storia che dovessi dirle i miei sentimenti. Ma che ne sapeva un bimbo come lui, di amore? Sicuramente, aveva più coraggio di me, in questo.
Mi voltai verso il disegno, e trovai la copia stilizzata- fatta dopotutto da un bambino di soli sei anni- della ragazza che amavo. Sorrisi, quando, con aria allegra, me lo regalò.
<< oggi stai a casa con me? >> domandò. Scossi la testa, scompigliandogli i capelli.
<< no, mi dispiace, devo fare una commissione. Ma se torno presto, posso anche giocare con te. La mamma ha già chiamato la baby-sitter, per oggi. >> Lui batté le manine, felice. << siii, che bello! >> esultò. Non capii se fosse per la tata, o perché gli avevo promesso che avremmo giocato al mio ritorno.
Mamma ci raggiunse, rimproverandomi per non aver vestito ancora Josh. Lui mi difese a spada tratta, dicendo che dovevamo giocare. Elizabeth ridacchiò, prendendolo in braccio e portandolo nella stanza da letto per vestirlo. Non capivo perché dovesse essere impeccabile anche per passare la giornata con una baby-sitter che, quasi sicuramente, l’avrebbe ignorato. Era inutile. Decisi anche io di prepararmi, e andai nella mia stanza per vestirmi. Indossai semplicemente dei jeans sbiaditi e una camicia, lasciando i primi due bottoni slacciati. Indossai le mie Converse, e salutando con un bacio mia madre e Josh, uscii. Dovevo andare in una libreria dall’altra parte di Phoenix, dato che era la più fornita. Mentre viaggiavo- purtroppo- a velocità moderata, verso il centro, vidi Ben passeggiare per il marciapiede. Dato che il semaforo era rosso, decisi di tirar giù il finestrino e salutarlo.
<< ehi, Ben! >> lui si voltò, e mi sorrise amichevole, avvicinandosi.
<< ehi, Edward! Come ti va? >>
<< tutto bene, dai. Con Angie? E Bella? >> domandai, curioso. Lui ridacchiò, arrossendo. << con Angela tutto bene, la sto aspettando, dobbiamo uscire. Mentre Bella è al lavoro. >> Mi incupii subito.
<< Bella lavora? >> domandai, con un cipiglio in volto. Lui annuì, ridendo.
<< già, con la fortuna che si ritrova, la sua auto è morta. E per non pesare sulla madre, ha deciso di trovarsi un impiego. >> spiegò, stringendosi nelle spalle. L’idea che Bella lavorasse non mi piaceva più di tanto. Voleva dire mettersi al servizio delle persone, e Bella era troppo… Scossi la testa, tornando a far attenzione a Ben.
<< Beh, amico, ora vado. E… il verde è scattato, ci vediamo! >> non realizzai bene ciò che disse, e i clacson cominciarono a suonare con boati fastidiosi. Eccheccacchio, con calma! Pensai, premendo il piede sull’acceleratore, schizzando in avanti. Arrivai davanti alla biblioteca non molto tempo dopo. Cominciai a girare tra gli scaffali assortiti, pieni zeppi di libri di ogni genere e volume, alcuni nuovi, altri dall’aria consumata e vecchiotta. Andai nell’ala dedicata alla medicina, e con lo sguardo cercai attentamente l’enciclopedia di cui avevo bisogno. Trovata, mi accomodai nella sezione per la lettura, e dopo aver ripassato un po’, decisi di farmi una pausa. Ricominciai a vagare nei corridoi, in cui vi erano fantasy, libri d’avventura e gialli. Il mio dito sfiorò parecchie copertine, nel leggere i titoli. Un libro in particolare mi attirò: Twilight, dalla copertina nera e dall’elegante scritta in bianco. Mi ripromisi che ci avrei dato un’occhiata, quando dovetti scappare fuori dalla sala, a causa del mio telefono che cominciò a vibrare.
<< pronto? >> domandai, un po’ infastidito, e con il fiatone, causa la corsa per non infastidire le persone.
<< Edward, ricordati che due ore devi andare a prendere le gemelle! >>
<< oh, caz.. >>
<< Edward! >> mi sgridò.
<< si, si, giusto, scusa mamma. Grazie di avermelo ricordato! Ciao. >> e riattaccai, correndo alla Auston Martin. Montai velocemente a bordo, partendo in quarta, sgommando verso l’aeroporto. Sapevo che Abigail non mi avrebbe fatto storie, ma Giselle…Beh, lei mi avrebbe fatto una di quelle scenate assurde, degne solo di una snob da sputo in faccia. Già, avevo un’alta considerazione di mia cugina. La sua gemella, Abigail, invece, era l’opposto. Fisicamente- entrambe bionde con riflessi ramati, dagli occhi azzurri- erano identiche. Solo che una era sempre sorridente e amichevole, l’altra aveva perennemente disegnato in viso un’espressione da superiore, la maggior parte delle volte, disgustata. Giselle era semplicemente odiosa.
Arrivai allo stabile immenso, parcheggiai, e corsi a perdifiato fin quando la vidi. Ma l’altra?La ragazza mi guardò con un’espressione leggermente...Incazzata. La raggiunsi ansante, cercando di sorriderle.
<< ciao.. >> fiatai, rannicchiato sulle gambe, cercando di riprendere fiato.
<< Alla buon’ora, cugino! Mi si stanno gonfiando i capelli, ti rendi conto?! >> sbraitò, guardandomi in cagnesco. Mamma, che voce da gallina…
<< Abigail? >> domandai, ignorando le sue imprecazioni. Lei mi guardò con sufficienza, incrociando le braccia al petto.
<< quella sfacciata ha preso un taxi..Ma io dico: un taxi?! Non è igienico! Ma non si può, è da poverelli! >> Affermò. Strinsi i pugni lungo i fianchi, tanto per non strozzarla. Sarebbe stata una liberazione per tutti, ma dopotutto era sempre mia cugina.
<< forza cugino, ora andiamo a casa. >> affermò. Lei cominciò ad andare, lasciando indietro me e i SUOI bagagli. Guardai le valigie, atterrito. Erano più di sei valigie- per di più di un orribile rosa shocking (gusti da maschio, dopotutto) - e non volevo immaginare quanti vestiti contenessero. Con un sospiro rassegnato e un’espressione terrorizzata, agguantai i trolley borsoni - cercando di spostarli come potevo-, e la raggiunsi.
<< un aiutino? >> domandai, arrancando fino alla mia auto. Mi guardò scioccata e indignata, come se avessi detto chissà quale blasfemia.
<< scherzi? Mi si sgualcisce il vestito. >> detto ciò, salì sull’auto. Andiamo di bene, in meglio.. Pensai, alzando gli occhi al cielo, e cominciando a caricare nel bagagliaio quella montagna di roba. Altro che palestra, a furia di portare quelle valigie sarei diventato un culturista. Montai sull’auto, al posto di guida- mi aveva concesso l’onore- e ripartii verso casa. Avrei tanto preferito che ci fosse anche Abigail, almeno lei si che mi avrebbe reso allegro. Giselle continuava a guardarsi le unghie, con fare innamorato. Probabile volesse più bene a loro che alla sorella. Tempo più tardi, arrivammo a casa. Scesi dall’auto e seguita da lei andai verso l’ingresso- i bagagli li avrei tirati fuori dopo. Aprii la porta, e venimmo accolti da tre risate: una era tenera, indiscutibilmente quella di Josh; la seconda era l’inconfondibile ilarità di Abigail; e la terza mi era sì famigliare, ma non capivo di chi fosse. Fatto sta, che era musica per le mie orecchie. Entrammo nel salotto, e la scena che mi si presentò agli occhi mi stordì non poco. Josh e Abigail si voltarono all’unisono verso di me, quando lo sguardo delle baby-sitter incontrò il mio. Il mio cuore perse un battito, e inevitabilmente le mie labbra si tirarono in un sorriso. Bella arrossì imbarazzata, nel suo sguardo la sorpresa. Poi, al mio fianco, giunse Giselle, rimasta indietro.
Pov Bella
Alla destra di Edward, comparve una ragazza bellissima, e identica ad Abigail, la ragazza che avevo conosciuto qualche ora fa, e con cui avevo già stretto amicizia. Erano si uguali, ma lo sguardo della sosia di Abi era diverso dal suo: altezzoso e fiero, come poteva esserlo solo quello di una regina. Al fianco di Edward, di certo non stonava. Anzi. Abigail s’alzò e corse ad abbracciare l’angelo, e - a me sembrò che fece apposta così- diede una gomitata alla gemella. Lei si lamentò, ma nessuno la calcolò. Josh- a differenza di prima- non abbracciò la nuova arrivata, insistendo per presentarmi.
<< ehi, potevi anche aspettarmi all’aeroporto, sarei passato! >>disse Edward alla ragazza biondo-ramata. << preferivo venire in taxi, e poi abbiamo preso due aerei differenti: io e la signorina abbiamo litigato >> fece, con un’espressione infastidita. Poi tornò sorridente. << non mi hai detto che la baby-sitter di Josh fosse così adorabile >> disse, lanciandomi uno sguardo. Io arrossii, interpellata. Edward sorrise, avanzando nella sala con le due ragazze appresso. << in realtà, non sapevo nemmeno chi fosse, la baby-sitter di Josh: ma ora ho la certezza che mio fratello sia in buonissime mani >> disse, sorridendomi. Anzi, ghignando, forse per le linee di pennarello che Josh mi aveva per sbaglio fatto sulla guancia, facendomi assomigliare ad una pellerossa. Mio fratello… E così, Edward era il fratello di Joshua? Wow, che coincidenze.
<< certo che il mondo è proprio minuscolo… >> affermò di nuovo, ridacchiando. Annuii, abbassando il capo.
<< Josh, com’è la tata? >> chiese poi. Il bambino rise, abbracciandomi teneramente.
<< la mia Bella è fantastica! >> Edward ridacchiò, perso in chissà quali pensieri. Baciai la testolina di Josh, sorridendo teneramente. Questo bimbo era eccezionale, proprio come il fratello.
<< già, è davvero un mito! >> concordò Abi, facendomi arrossire ulteriormente. Un conto era detto da un bambino di sei anni, un altro se detto da lei!
<< ma bene, il mio impiastro imbranato e la mia cuginetta hanno fatto amicizia! >> commentò, prendendomi un po’ in giro. Gli lanciai un’occhiataccia. Però il ‘mio impiastro’ riuscì a sciogliermi. Eravamo amici, ormai. Solo amici…
<< beh, allora evito altre presentazioni. Bella, la copia spiccicata di Abigail è la sua gemella, Giselle. Sono le mie cugine. Giselle, Isabella, una mia cara amica. >> presentò. Mi alzai, porgendo la mano alla bionda-rossa. Lei osservò il mio arto.
<< oddio, che mani poco curate! >> esclamò. Abi e Ed alzarono gli occhi al cielo.
<< beh, sì, mi mangio le unghie. >> ammisi, un po’ imbarazzata.
<< che sacrilegio! >> continuò lei. Oddio, non era una catastrofe! Erano fatti miei se non avevo le mani e le unghie come una star. Edward percepì il mio stato d’animo, introducendo un altro discorso.
<< beh, per la paga.. >> argomento peggiore non poteva trovarlo!
<< da-da-da-da-da!! No Edward, no. Sai che odio parlar di soldi. >>
<< Bella, non puoi far da baby-sitter a questo terremoto, gratis. >> ribatté accigliato.
<< tu mi hai pagato il caffè, io non prendo i soldi. >> affermai. Non mi interessava per l’auto, piuttosto avrei cercato - un’altra volta- un impiego alternativo, senza rinunciare a stare con Joshua.
<< ancora con questa storia? Andiamo, non posso lasciarti andar via senza averti pagata. >> sbottò, incrociando le braccia al petto. << siamo amici. >>
<< appunto che siamo amici, che non posso e non voglio accettare quei soldi! >> ribattei, seccata.
<< ehi, basta!! >> scoppiò Abigail, infastidita dal nostro battibecco.
<< tu accetti questi soldi, e non lamentarti. Edward, la prossima volta ti sforzi a pagare qualcos’ altro che non sia solo un misero caffè. >> fece Abigail, chiaramente d’accordo col cugino. Scossi la testa, rassegnata.
<< ehi, sono a casa! >> esclamò Elizabeth, entrando in salotto.
<< ma guarda chi c’è! Siete arrivate! >> la donna abbracciò le due ragazze, con tanto affetto. Abigail la strinse in una morsa soffocante- che avevo già testato (era una ragazza molto espansiva e solare)- mentre Giselle rimase un po’ freddina, nei confronti di quella donna così gentile e buona.
<< io ora dovrei andare.. >> mormorai, sentendomi di troppo. Edward parve dispiaciuto.
<< ma certo, Bella cara, vieni, ti pago e.. >> cercai di far desistere la madre del rosso, ma come lui, era piuttosto testarda su questo fronte. Quindi, a malincuore, dovetti accettare i soldi. Josh mi abbracciò forte, dispiaciuto che dovessi già andar via. Gli baciai una guanciotta paffuta, dicendogli che sarei tornata presto. Lui annuì piano, comunque giù di morale. Edward mi accompagnò alla porta, con la stessa espressione del piccino. << e così, sei il fratello di quel bimbo adorabile.. >> commentai, con un sorriso. Lui ridacchiò: << di quel terremoto, vorrai dire. >> mi corresse.
<< è così carino! >> ribattei. << beh, ora vado. E’ stato un piacere conoscere le tue cugine, Abigail è un tesoro >> affermai. Lui rise ancora. << già, Giselle non è il massimo della simpatia. >> convenne. Io stetti zitta, non volevo far figuracce. Comunque, era appurato che la gemella di Abi mi fosse antipatica.
<< comunque… - fece, dondolandosi sui talloni- spero ci vediamo presto. >> abbozzò. Annuii, speranzosa. << certo. >> lui mi baciò una guancia, come alla fine del nostro secondo incontro, facendomi arrossire. Io salutai e corsi via. Santo cielo, che ragazzo!
Eccoci alla fine, prodi cavalieri!! Piaciuto? Speriamo di sì- e confidiamo nelle vostre recensioni, ci riempiono il cuore di gioia, sul serio! O.o
Ora, risposte alle recensioniii... MMMh...
MonyPurpa
IO VOGLIO IL GELATO!! XD
E se offri tu, meglio ancora XP
Bello, vero, il nome Josh?? Hehe, lo so bene *-* E' stupendo... Ho sudato per convincere Andreuzzo (By Checca)
Grazie per la recensione, MO!! TvB

Ele Lilly
Ciau!!
Fia? E' un'espressione dialettale del nostro paese... XD Tipo fischia, cavolo... Cose così. Credo.
Vero che Josh è simpatico? SiSì, e poi è tenero *-*
Comunque, grazie di cuore per la recensione e per tutti i complimenti!
Un bacio!!

Detto ciò, ringraziamo chi segue, preferisce e ricorda: un grazie di cuore!!
Ora, ajo, dobbiamo defilarci. Ciauuu - please, commentini *-*

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Capitolo 12
*** Nuovo Avviso ... ***


Buonasera ragazzi!

Siamo qui per darvi brutte notizie .... -_- :(

Niente di serio, ovviamente, ma .... Dobbiamo dirvi che per problemi di vancaze varie ....  non potremo più postare. O.O

Purtroppo all'inizio di agosto Checca deve partire con la sua famiglia per trascorrere le sue vacanze in un luogo dove sicuramente non può ne scrivere, ne postare.

E anche Andrea deve partire prima o poi ...

Ma non affliggetevi!! Promettiamo che all'inizio di settembre ritorneremo più in forma che mai!!

Ci dispiace moltissimo.

Passate un buon agosto!!

I__Freddi

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