Fiabe babbane

di RachelDickinson
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il libro ***
Capitolo 2: *** La filastrocca ***
Capitolo 3: *** Seguendo le briciole ***



Capitolo 1
*** Il libro ***


Fiabe babbane

Fiabe babbane

 

Capitolo 1 – Il libro

 

Erano circa le cinque del mattino. La finestra di una camera al primo piano era aperta, un leggero venticello estivo muoveva le tendine purpuree, mentre una figura snella e con il viso costellato di efelidi, dormiva beatamente sotto bianche lenzuola di flanella, sorridendo. La stanza era illuminata da lucenti raggi di dell’alba, e uno di questi batteva su un vecchio libro dalla copertina marrone di pelle e le pagine ingiallite. Quest’ultimo era aperto verso la metà, Era tutto scritto con una calligrafia elegante. Alcune frasi recitavano così:

 

Essendo venuto il momento della vecchia fata, essa disse tentennando il capo più per la bizza che per ragion degli anni, che la Principessa si sarebbe bucata la mano con un fuso e che ne sarebbe morta! Questo orribile regalo fece venire i brividi a tutte le persone della corte, e non ci fu uno solo che non piangesse.
A questo punto, la giovane fata uscì di dietro la portiera e disse forte queste parole:
"Rassicuratevi, o Re e Regina; la vostra figlia non morirà: è vero che io non ho abbastanza potere per disfare tutto l'incantesimo che ha fatto la mia sorella maggiore: la Principessa si bucherà la mano con un fuso, ma invece di morire, s'addormenterà soltanto in un profondo sonno, che durerà cento anni, in capo ai quali il figlio di un Re la verrà a svegliare".
Il Re, per la passione di scansare la sciagura annunziatagli dalla vecchia, fece subito bandire un editto, col quale era proibito a tutti di filare col fuso e di tenere fusi per casa, pena la vita.

 

***

 

Un ragazzo alto e dinoccolato, con capelli dello stesso rosso fuoco delle pareti della casa e gli occhi assonnati, scese gli ultimi gradini sbadigliando. Si diresse in cucina e con espressione deliziata osservò le varie leccornie sul tavolo, dai biscotti di zucca ai pancake al cioccolato. Vide i suoi migliori amici, Harry Potter ed Hermione Granger, fare colazione discutendo animatamente delle ultime novità in prima pagina quella mattina sulla Gazzetta del Profeta. Si sedette accanto ai due, buttando li un “ ‘giorno” e azzannando famelico un pancake particolarmente grande, con cioccolata strabordante da tutte le parti.

Hermione, che ora aveva ventidue anni e studiava per diventare guaritore, si portò una ciocca ribelle di capelli castani dietro l’orecchio e sorrise al rosso, sorridendo e arrossendo. Harry guardò l’amica trattenendo un sorrisetto, sapendo che ormai erano secoli che Hermione aveva capito di essere innamorata del loro amico Ron, poi spostò lo sguardo sull’ultimo arrivato.

“Ron, se mangi così velocemente ti andrà qualcosa di traverso.”

Detto fatto, dopo l’avvertimento di Harry, Ron rischiò di soffocare con un abbondante sorso di latte, che riuscì ad ingoiare grazie all’aiuto provvidenziale di sua sorella Ginny, che aveva smesso di impastare qualcosa sul ripiano della cucina e aveva appena sussurrato un incantesimo, la bacchetta ancora puntata verso il fratello. “Sei una frana” bofonchiò la ragazza, tornando alle sue mansioni.

“Ciao… Ginny… coff… non ti avevo vista… grazie…” rispose Ron ancora scosso, avendo appena rischiato di morire con un sorso di latte di traverso. La sua attenzione fu poi attirata dalla copia del giornale che Hermione stava sfogliando. “Qualcuno che conosciamo?” chiese normalmente, riprendendo a mangiare. Ormai quella domanda era normale, da quando la seconda guerra contro i mangiamorte era ufficialmente iniziata, ormai cinque anni prima, con la morte di Albus Silente.

Hermione scosse il capo affermativamente. “Stavolta è toccato a Mundungus Fletcher.

Ginny soffocò un gemito, smettendo si stendere l’impasto di pasta frolla. Ron si incupì, Harry invece dal canto suo rimase indifferente.

“Oh… andiamo Harry… non puoi essere ancora arrabbiato con il vecchio Dung…”

Harry lanciò un’occhiataccia a Ron. “Si che posso. Per quanto mi riguarda ha offeso la memoria di Sirius.

“Ha solo rubato qualche oggetto da casa sua, non ha offeso la sua memoria…” puntualizzò Hermione. Harry non si risparmiò di guardare storto anche lei. “I signori Weasley, Lupin e gli altri sono tutti d’accordo con me.

Hermione si alzò in piedi sbattendo una mano sul tavolo. “HA AVUTO IL BACIO DEL DISSENNATORE, HARRY! UN DISSENNATORE SFUGGITO AL MINISTERO! Nemmeno  lui meritava una cosa del genere… meglio morire, piuttosto che questo. O sei troppo ottuso per capirlo?”

Harry non la guardò neanche. Tornò a mangiare la sua colazione, senza accorgersi dello sguardo affranto di Ginny. La ragazza tolse il grembiule, buttò l’impasto nella spazzatura e uscì in giardino, senza dire nulla. Hermione scosse la testa guardando Harry ed uscì fuori anche lei, raggiungendo l’amica.

“Ha ragione sai…”

“RON, NON TI CI METTERE ANCHE TU!” sbottò infuriato il moro, posando con poca delicatezza la sua tazza di caffé sul tavolo, in un tonfo sonoro. “Mi dispiace per Dung, okay? Ma non posso farci niente, e sinceramente non ho la minima voglia di rovinarmi la giornata per lui, è il mio compleanno”. Ron fece spallucce. “L’impasto che Ginny ha buttato sarebbe dovuto diventare la tua torta di compleanno… credo sia dispiaciuta per il tuo comportamento… arrabbiata, anzi.

Lo sguardo di Harry si mosse velocemente verso il cesto dei rifiuti. Si passò una mano tra i capelli, sbuffando. Perché Ginny era così ostinata? San Valentino, Natale, Pasqua, il suo compleanno, l’epifania… non mancava una sola festa dove non preparasse un dolce o un regalo per lui. Ma perché era così cocciuta? Lui non sarebbe mai tornato con lei. Non voleva rischiare. Non poteva metterla in pericolo. L’amava troppo, e proprio per questo non poteva stare con lei.

Improvvisamente una voce lo risvegliò dai suoi pensieri. Alzò lo sguardo verso la porta, e vide una bambina salutarli e saltare in braccio ad Harry.

“Ciao zio Ron e zio Harry” disse la bimba allegramente. Aveva lunghi capelli rossi e profondi occhi azzurri come il cielo. Un viso bellissimo, lontano dai canoni di bellezza dei Weasley. Nessuna l’avrebbe scambiata per una di loro, se non fosse stato per l’inconfondibile rosso fiamma dei capelli e il viso spruzzato di graziose lentiggini. Quella bambina era Virginia Weasley, detta Ginny come la zia, figlia di Bill e della bellissima mezza veela Fleur Delacour, aveva quattro anni, ed un’adorazione infinita per Harry. I due genitori entrarono proprio in quel momento in casa.

“Ginny, quaànte volte devo dirti di non infòstidire gli zii?” disse Fleur in una corretta lingua inglese, ma mantenendo il suo forte accento francese. “OhArry! Vieni qui, fatti dare un bascio… buon compleanno” disse poi abbracciando calorosamente Harry, che avvampò. Per quanto potesse vederla ogni santo giorno, era pur sempre una veela, e lui, come Ron, sapeva che non si sarebbe mai abituato ad averla così vicino senza sentirsi in imbarazzo.

Quando Fleur finì di salutare Harry e prese Virginia per cambiarla in modo che non si sporcasse in giardino, fu il turno di Bill, che lo salutò con un’amichevole stretta di mano. Ogni volta che lo vedeva, Harry non poteva fare a meno di ricordare quella sera di cinque anni prima, quando Piton uccise Silente, e Bill fu morso da un lupo mannaro, che gli lasciò una cicatrice indelebile su spalla e volto, sfigurando quello che era, a detta di molti, il più bello dei fratelli Weasley. Eppure, pensò sorridendo, Fleur l’aveva sposato lo stesso, dimostrando di amarlo davvero, e non essere attratta solo dalla sua bellezza. Quel giorno molti si erano ricreduti su Fleur Delacour, e anche Ginny aveva smesso di prenderla in giro. Pian piano lei ed Hermione erano diventate sue amiche.

“Avete sentito di Dung?” chiese Bill sedendosi a tavola e addentando un pancake alla marmellata. Ron ed Harry si scambiarono un’occhiata, fu quest’ultimo a prendere parola. “Purtroppo si…”

“Mi dispiace molto per lui” continuò Bill.

“Si, davvero un peccato…” disse con poca convinzione Harry. Bill inarcò un sopracciglio, perplesso. “Sei ancora arrabbiato con Dung?”. “Non credo siano affari che ti riguardano, Bill, con tutto il rispetto davvero, ma potremmo cambiare discorso?”

L’imbarazzante discussione fu interrotta dai gemelli Fred e George, che piombarono in cucina con delle “Trombette festive ultrasoniche”. La parola ultrasoniche non stava per ultrasuoni, bensì per urla del tipo “Auguri” “Buon compleanno” e “Cento di questi anni” gridate a tutto volume, con toni acuti e assordanti. Tutti si tapparono le orecchie.

“Freddd… Georgeee… finitela con quelle cose!!!” gridò il signor Weasley dalla camera da letto, che si era ritirato appena quattro ore prima, all’alba, ed essere svegliato dopo così poco da quei cosi spaccatimpani non era propriamente da definirsi un bel risveglio. I gemelli smisero di far funzionare le trombette ultrasoniche e le posarono su tavolo, sedendosi poi ai due lati di Harry, George a destra, Fred a sinistra.

“Buon compleanno, Harry!”

“Buonissimo, davvero!” fece eco George al fratello.

“Stasera te la spassi con qualche bella pollastra?”

“Qualche bella pollastra stasera?” fu ancora George a ripetere le parole del fratello Fred.

Harry si girava di qua e di là, in preda ad un forte mal di testa. Ma quei due sarebbero mai cresciuti? E pensare che avevano già ventiquattro anni.

“Veramente questa sera ho una cena con alcuni compagni dell’accademia” rispose vagamente, sperando di poter finalmente finire di sorseggiare il suo caffé in santa pace.

Ohhh… ci sarà anche Cathrine, la tipa con cui sei uscito fino a qualche mese fa?” chiesero all’unisono i gemelli, accertandosi che proprio in quel momento Ginny stesse rientrando in cucina, e alzando la voce il più possibile in modo che sentisse. La rossa però ignorò il commento dei due. Imboccò le scale e le salì fino a scomparire dalla vista di tutti.

“Bene… cosa diavolo vi è saltato in mente di dire certe cose davanti a Ginny?” chiese Bill irritato. Era sempre stato il più protettivo nei confronti di sua sorella Ginevra, ed era anche il suo confidente, così sapeva che lei soffriva ancora per Harry nonostante fossero passati cinque anni. Era cresciuta, era diventata una splendida ventunenne, ormai donna, fisicamente e caratterialmente, e se da piccola era una ragazzina graziosa, ora era una donna bellissima, una di quelle che facevano voltare gli uomini quando passava loro accanto. Aveva decine di pretendenti, e lui proprio non capiva perché si ostinasse così tanto con Harry. Perché non voleva capire che tra loro era finita? Harry era uscito con altre ragazze nel frattempo, seppur non fosse andata benissimo con nessuna di loro. Lei invece si era chiusa in se stessa, rifiutando qualsiasi contatto con qualcuno che non fosse Harry. Ma cosa aveva Harry di così speciale per Ginny? Non era certo una ragazzina stupida come tutte le altre che bramavano di sposare il moro solo perché era famoso, e perché era “Il prescelto” o “Il ragazzo sopravvissuto”. Per Ginny queste cose non contavano. Lei non amava Harry perché era famoso e ricco. Lei amava Harry perché era lui. Se al posto di Harry ci fosse stato qualcun altro, lei si sarebbe comunque innamorata di Harry, prescelto o no.

Il flusso di pensieri di Bill fu interrotto da mamma Weasley, Molly, che entrò in cucina ciabattando e portando alcune buste piene di cianfrusaglie babbane.

“Mamma, cos’è quella roba?” chiese Ron allungando il collo per sbirciare dentro i sacchetti di plastica.

Molly sorrise ai figli, trionfante. “Vostro padre dorme, ne sto approfittando per fare ordine in soffitta… tutte queste chincaglierie prendono solo spazio, e non servono a niente. Oh… non fare quella faccia Bill. Arthur ha tante di quelle cose babbane che non se ne accorgerà nemmeno che manca qualcosa in soffitta. Anche perché lui non entra in soffitta da qualche secolo... spiegò appoggiando le borse sul tavolo e sospirando. Era da tanto che voleva mettere un po’ di ordine.

Fred e George, senza nemmeno chiedere il permesso, cominciarono ad estrarre gli oggetti dalle buste, incuriositi. “Ma cosa se ne fa davvero di questa roba?” chiese Fred accigliato, esaminando una caffettiera arrugginita e mancante di alcuni pezzi. Molly fece spallucce, poi guardò Harry. “Oh, Harry caro, sei sveglio. Buon compleanno, tesoro” disse abbracciandolo, stritolandolo  per benino. “Gra… zie… M… Mo…lly…” rispose lui tentando di respirare.

“Mamma, così lo ammazzi… “ borbottò Ron, sfogliando un vecchio libro dalle pagine ingiallite e la copertina marrone di pelle.

Hermione, rientrata poco prima insieme a Ginny, osservò il libro e sorrise. “Ti piacciono le fiabe babbane, Ronald?” chiese divertita.

Ron la guardò accigliato. “No, mi fanno schifo…”

Molly scosse il capo. “Quel libro l’ho trovato in camera di Ginny… è meglio buttarlo.

Bill non era d’accordo. “Mamma a Ginny piacciono le fiabe da quando aveva pochi anni, perché vuoi privarla del libro?”. “Oh, caro… Ginny ha ventuno anni, no? E’ ora di lasciarsi dietro le fiabe. Se continua di questo passo rimarrà sempre bambina, non crescerà mai, non… non troverà mai un marito…” disse infine con gli occhi pieni di lacrime. Farfugliò uno strozzato “scusate” e ciabattò fuori dalla stanza, in preda ai singulti.

“Ginny dovrebbe finirla con le fiabe…” cominciò Fred.

“… come mamma dovrebbe smetterla di piangere ogni tre secondi per cose inutili. Finì George, addentando un biscotto di zucca.

Fleur e la piccola Virginia tornarono in cucina. “Oh, cos’è questo sudiscio libroò? Toglietelo per favore, Virginia deve fare colazione…” disse la moglie di Bill, stizzita. Hermione tolse il libro dal tavolo, ma non lo rimise nei sacchi di cianfrusaglie babbane. “Questo è di Ginny… glielo riporto.”

Harry la vide avviarsi verso le scale, pensò tre secondi a qualcosa di intelligente da dire, poi scattò in piedi e le si avvicinò velocemente. “Aspetta… aspetta… glielo porto io…”

Hermione lo guardò qualche secondo, poi sorridendo gentilmente glielo porse. “Vai, diavolo. E non farla arrabbiare di nuovo.”

Harry osservò il libro, stringendolo tra le mani. Poi annuì verso la brunetta e salì velocemente le scale, saltando i gradini a tre a tre.

“Beh… finalmente s’è deciso.” fu tutto ciò che disse Bill, mentre imboccava sua figlia, seduta in braccio a lui.

 

… continua…

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Capitolo 2
*** La filastrocca ***


Fiabe babbane

Fiabe babbane

Capitolo 2 – La filastrocca

“Ron?”

Mhh?” mugolò il rosso alzando la testa dal cuscino, mezzo assonnato. Osservò Harry, seduto sul letto accanto, ancora perfettamente sveglio e vestito.

“Ho parlato con Ginny”

Mh…”

“… sai… quando le ho riportato il libro…”

E allora?”

“No… niente… le ho detto che era finito per sbaglio nella busta delle cianfrusaglie babbane di vostro padre… mi ha ringraziato e mi ha sbattuto la porta in faccia”

“Ah… e allora?”

“No… niente”

Harry sospirò e indossò il pigiama. Si mise sotto le lenzuola, diede un pugno al cuscino, più per rabbia repressa che per aggiustarlo e spense la luce sul suo comodino.

“Beh… buonanotte, Ron”

’notte…” rispose Ron, ormai quasi completamente nel mondo di Morfeo.

***

La base militare era divisa in tre plessi, dislocati a 200m l’uno dall’alto, su un terreno di proprietà del ministero della magia, e insieme disegnavano un triangolo.

L’edificio più grande era suddiviso in due ulteriori sezioni: uffici e dormitori auror.

Il secondo edificio aveva tre piani: al primo e al secondo c’erano le aule per le lezioni teoriche alle reclute, al terzo la palestra per le prove pratiche, con una grande stanza dove erano riposte armi magiche e babbane(da taglio e da fuoco, archi e frecce, aste, lance, spade, fucili, pistole e tutto ciò che poteva essere utile in battaglia).

L’ultimo edificio era l’ospedale. Il San Mungo era protetto da materializzazioni, così l’ospedale della base militare auror aveva sistemi d’allarme che riconoscevano gli auror e gli intrusi, in modo che se qualcuno si fosse ferito in battaglia avrebbe potuto subito materializzarsi lì per essere curato, e spesso riprendere anche subito a combattere.

L’ultimo piano dell’ospedale, inoltre, era adibito a scuola. Aspiranti guaritori, medimaghi e infermieri venivano istruiti personalmente dai migliori medici del mondo della magia. Hermione era al suo ultimo anno, stava preparando la sua tesi finale (Maledizioni senza perdono – Guarire dai dolori fisici provocati dalla Cruciatus).

Come tutte le mattine, giunse in orario a lezione. Alla prima ora aveva “Veleni e antidoti”, tenuta dal suo professore preferito, un uomo affascinante e giovane (appena trentuno anni), capelli corvini e profondi occhi azzurro ghiaccio, sicuramente il medico più in vista dell’ultimo periodo nel mondo magico.

La ragazza entrò in classe sfogliando alcuni appunti sull’ultima lezioni e si diresse verso la prima fila di banchi. Alzò un attimo lo sguardo dai fogli e notò con piacere che il posto dove sedeva solitamente era libero, ormai i suoi compagni avevano capito che a lei piaceva sedersi li, così lo lasciavano sempre libero. Si sedette e si voltò verso la ragazza seduta dietro di lei.

“Ciao Luna” sorrise salutando l’amica.

Luna, insieme ad Hermione, era tra i migliori del corso. Aveva mantenuto la sua aria svampita e persa, sempre presa dai suoi pensieri. Però era diventata una donna anche lei, e come Ginny ed Hermione, era bella. I lunghi capelli biondi ora erano trattati con più cura, così da non sembrare più di un biondo sporco, bensì di un biondo lucente, color del grano. Gli occhi blu elettrico erano ancora un po’ folli, tuttavia non risparmiavano sguardi dolci, che la ragazza rivolgeva a chiunque le fosse simpatico. Era alta, più di Ginny ed Hermione, snella, non troppo formosa come le sue amiche, ma comunque attirava gli uomini, che la trovavano affascinante, e spesso non si avvicinavano solo per la sua stranezza, infatti non aveva perso l’abitudine di parlare a destra e a manca delle teorie del padre sulle creature più strane, di cui nessuno aveva mai sentito parlare.

La biondina sorrise, rispondendo al saluto. “Ciao ‘Mione. Steve, l’assistente del professor McAden, ha detto che oggi il professore sarà assente. Terrà lezione lui…” spiegò sfogliando le pagine dell’ultimo numero del cavillo, dedicato ad una nuova razza di Nargilli scoperti da una signora in Canada.

“Oh, peccato” fu tutto ciò che disse Hermione. Lei considerava l’assistente di McAden, Steve, un insegnante pessimo. Invero, avrebbe preferito correre via dalla classe prima del suo arrivo, ma dopotutto pensò fu meglio rimanere.

“Come sta Harry?” chiese vagamente Luna, come nulla fosse. Hermione le osservò il viso, e notò un vago colorito purpureo che spiccava sulle sue gote e faceva a pugni con la sua carnagione lattea. Sospirò. Lo sapeva, oh se lo sapeva. Era da tempo ormai che era a conoscenza del piccolo trascurabile segreto di Luna: anche lei era innamorata di Harry. E questo perché Harry era l’unico ragazzo che la trattava come una persona normalissima. Era logico che si sarebbe innamorata di lui, prima o poi. E questo era successo al matrimonio di Fred e George (rispettivamente con Angelina Johnson e Katie Bell) quando tutti ballavano e Luna era l’unica seduta in un angolino a sfogliare il cavillo. Harry le si era avvicinato quatto, quatto, le aveva abbassato la copia del giornale con una mano e le aveva porto l’altra, sorridendole e chiedendole “Mi concede questo ballo, adorabile fanciulla dagli occhi d’oceano?”. Luna era diventata di tutti i colori, passando dalle più forti tonalità del rosso, alle più rare tonalità violette, ed aveva accettato commossa.

I pensieri di Hermione furono interrotti dal supplente, che chiuse la porta dopo che anche l’ultimo ritardatario fosse in classe.

***

Dopo l’ennesimo litigio con uncollega’ mangiamorte, Draco Malfoy era estremamente irascibile. E quando era nervoso tendeva a rifugiarsi in quel bosco poco lontano da Ottery St. Catchpole, dove sperava di incontrare la sua migliore amica, nonché unica amica, come spesso accadeva. Quel pomeriggio non attese molto. Giunto a destinazione si sedette all’ombra di un albero, per ripararsi dal sole battente di inizio Agosto. Chiuse gli occhi, ma li riaprì dopo neanche cinque minuti, quando senti qualcuno sedersi al suo fianco, sull’erba ancora umida dalla notte appena trascorsa.

“Ti aspettavo…” disse il biondo figlio di Lucius.

La figura accanto a lui si voltò a guardarlo, mostrando due occhi neri come il petrolio e un grazioso nasino all’insù spruzzato di efelidi. Era Ginevra Weasley.

“Lo so, Drakie, altrimenti non mi avresti mandato un gufo per dirmi di raggiungerti qui…” disse appoggiando la testa alla spalla dell’amico. “Per colpa tua stamattina ho saltato un addestramento importante…” disse in tono scherzosamente arrabbiato.

Il biondino sorrise e le passò un braccio intorno alle spalle.

“Scusa, scusa… ma se vieni bocciata non fa nulla no? Quando ti diplomerai non potremo più essere amici… un auror e un mangiamorte amici, si è mai visto?” chiese sorpreso come sempre di se stesso e della sua amicizia con la Weasley.

Lei si divincolò dalla stretta del suo braccio e si allontanò un po’.

“Di cos’è che hai bisogno, stavolta?”

“Avevo bisogno di vederti…”

“Come no…” rispose lei scettica.

“Dico sul serio Ginny. Questa giornata è iniziata fin troppo male. Ho litigato con quel pezzo di merda di Blaise Zabini. E’ davvero un…” si bloccò con la bocca tappata da una mano della ragazza.

“Preferirei tu non mi mettessi a conoscenza del grazioso epiteto con cui ti piace definire Zabini. Passiamo al dunque, cosa ti ha fatto?”

Lui fece spallucce. “Ha detto qualcosa al signore oscuro… non so precisamente cosa… ero abbastanza lontano, così non ho capito tutto. Ma ho sentito lo stretto necessario per definirlo un…” ancora una volta lei gli premette la mano sulle labbra. Sembrava quasi Draco lo facesse apposta, infatti quando lei tolse la mano, lui sorrideva. “… uno stupido. Stavo dicendo uno stupido… “ rise divertito. Indispettita Ginny gli diede un buffetto su una guancia. “Sei irrecuperabile, Drakie.” “Oh, tu non sei da meno, Gin… Comunque, stavo dicendo? Ah si… in pratica ha capito che faccio la spia per l’ordine della fenice, e credo l’abbia riferito al nostro Lord, perché mi ha messo delle spie alle calcagna…” detto questo alzò la bacchetta e alcune scintille verdi zampillarono fuori dalla punta della sua bacchetta, andando a colpire un albero. Ginny osservò l’albero accigliata, e vide qualcosa cadere a terra. Era un mangiamorte mascherato, che fino a pochi secondi prima era nascosto dietro il tronco.

“Quante volte ti ho detto di non lanciare maledizioni senza perdono davanti a me?” chiese passandosi due dita alle tempie, con un forte mal di testa che si faceva lentamente strada nel suo cranio.

“Scusa… certe volte è più forte di me…” disse lui sorridendo. Le diede un bacio sulla guancia. Lei lo guardò stranita “Scommetto che anche questo è più forte di te…” borbottò ironicamente. Lui non rispose, ma nella sua mente la risposta era una sola, ed era ovvia. Si.

***

Harry era seduto su una delle panche in fondo alla palestra al terzo piano del secondo edificio della base militare auror. Grondava sudore da tutti i pori, aveva il fiato corto, ed era tutto un livido. Odiava quegli addestramenti di lotta libera, a che servivano? Nessuno ne faceva mai uso nei combattimenti tra maghi. Vide Ron seduto accanto a lui e si accorse che l’amico non era messo molto meglio di lui.

Odio le arti marziali…” bofonchiò il rosso, massaggiandosi il collo indolenzito, dove pian piano si stava formando un brutto livido.

Harry scosse il capo. “Tu non odi le arti marziali… odi che il nostro professore sia una donna e che ti metta KO facilmente davanti a tutti” disse frugando nel suo borsone da palestra, in cerca della bottiglia di acqua ghiacciata che la signora Weasley gli aveva dato quella mattina, come tutte le altre volte. La trovò e la osservò irritato. Era un brodino caldo. La rigettò nella borsa, maledicendo quell’estate così afosa. Si alzò e buttò l’asciugamano sulla panca, dirigendosi in corridoio. “Dove vai?” chiese Ron curioso. Ma Harry non rispose, già troppo lontano per sentirlo.

Richiuse la porta della palestra alle proprie spalle e raggiunse il centro dell’androne, dove erano situati tre distributori automatici babbani, uno per i cibi, uno di bevande calde e uno di bevande fredde. Inserì cinque zellini nella fessura per le monete e premette il tasto 5. Immediatamente la macchina si mise in movimento ed espulse una bottiglia da mezzo litro di acqua minerale ghiacciata. La aprì, ne bevve un abbondante sorso, avidamente, alcune gocce gli scivolarono dalle labbra lungo il mento e sul collo, dandogli una piacevole sensazione di freschezza dopo la fatica degli allentamenti. Quando si staccò dalla bottiglia, sentì una presenza accanto a sé. Senza neanche girarsi sospirò.

Cosa vuoi, Cathrine?” chiese avvicinandosi ad un finestrone tramite cui la luce del sole inondava il luogo. Si appoggiò al largo davanzale e desiderò che le sbarre che in ferro battuto scomparissero, aveva una gran voglia di scappare da quella civetta odiosa.

“Non sei più venuto ieri sera…” iniziò lei, con il suo fare l’oca che tanto detestava. Sarebbe stata anche una ragazza interessante con cui uscire, se non fosse stata così tremendamente papera.

“Ma davvero?” chiese ironico. “Pensa, non me ne sarei mai accorto se non me l’avessi detto tu ora.

Lei sorrise e gli si avvicinò, appoggiando una mano sul suo braccio, che lui prontamente ritrasse.

Perché sei sempre così scontroso con me? Invece quella stupida Weasley… quando c’è lei sei completamente diverso… eppure se non sbaglio vi siete lasciati da un pezzo.”

Il ragazzo scosse il capo. Fare lo scontroso non serviva a niente, quella Cathrine era di coccio.

“Senti Cathnon è che non mi piaci… anzi se fossi un tantino meno asfissiante probabilmente uscirei volentieri con te. Ma non parlare di Ginny. Lei non c’entra nulla. E’ la sorella del mio migliore amico, e una cara amica lei stessa. Niente di più… ora scusa devo tornare agli allenamenti” spiegò pacato. Se ne andò, dimenticando la bottiglia d’acqua sul davanzale. Cathrine lo guardò scomparire dietro la porta della palestra, poi si passò una mano tra i capelli, sospirando. “Tanto lo so che anche se dici così, in realtà la ami…” disse prima di accucciarsi a terra, sotto la finestra, per reprimere i singulti e le lacrime.

***

Draco sentì il tatuaggio andargli in fiamme sul braccio sinistro.

“Mi sta chiamando…” borbottò scocciato, alzandosi dalla posizione in cui era stato fino a quel momento, ossia disteso sull’erba, con il capo appoggiato sul grembo della ragazza.

Ginny lo guardò. “Come? No… stavo finendo di leggerti Hansel & Gretel!!!” sbottò irritata.

Lui sorrise, sistemandosi i capelli, poi si sporse verso di lei e le diede un bacio sulla guancia. “Sarà per la prossima volta, principessa. Sorrise e prima di smaterializzarsi le sussurrò che le sue fiabe, anche se babbane, gli piacevano molto. Ginny sapeva che non lo diceva solo per prenderla in giro. Sapeva che Draco vedeva in lei la madre che avrebbe sempre voluto, una donna che lo coccolasse e gli raccontasse storie prima di andare a dormire. Ma cosa ci faceva un ragazzo sensibile come lui tra i mangiamorte? Tutta colpa di Lucius Malfoy…

A malincuore, lo salutò con la mano mentre si stava smaterializzando. Poi guardò l’orologio.

‘Ancora le dieci… non ho voglia di tornare a casa… leggerò qualcosa…” pensò facendo spallucce e riaprendo il libro. Era assorta nella lettura quando improvvisamente sentì qualcosa sotto la mano sinistra. Guardò la copertina, perplessa, ma non notò nulla di strano inizialmente. Osservandola più attentamente però notò un doppio fondo.

Cosa? Ho questo libro da anni e anni… come ho fatto a non accorgermene prima?” disse tra se e sé, maledicendosi. Prese la bacchetta e la puntò sul doppio fondo della copertina, che si aprì, rivelando uno strano foglio, sicuramente molto vecchio. Lo aprì con cautela, per paura che potesse rompersi e lesse ad alta voce gli strani versi che vi erano scritti.

Se queste righe leggerai

La prescelta tu sarai

Per salvare il mondo delle fiabe

Le ninfe, le streghe, gli elfi e le fate

E se nell’impresa tu riuscirai

L’amore supremo in dono avrai

Orsù avanti, non esitare

La grande avventura sta per iniziare

Chiudi gli occhi, indossa il cuore

E lasciati trasportare dal dio dell’amore.

Sorrise. Ma era uno scherzo o cosa? Ripose il foglio in tasca, e si dedicò all’altro contenuto del doppio fondo del libro.

“Oh… è bellissimo…” sussurrò prendendo tra le mani un piccolo ciondolo piatto a forma di metà cuore. Era davvero stupendo. Lo osservò attentamente e constatò con sorpresa che era d’oro. Provò ad indossarlo, non aveva mai posseduto un oggetto di tanto valore in vita sua. Appena chiuse la catenina dietro al collo si bloccò con le mani a mezz’aria. Si sentiva strana, debole. Osservò le sue mani e vide con orrore che stava diventando trasparente. Un urlo, poi il silenzio. Il buio.

… continua…

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Capitolo 3
*** Seguendo le briciole ***


Fiabe babbane

Fiabe babbane

Capitolo 3 Seguendo le briciole

Le ricerche andavano avanti da giorni, ma nessuno sapeva che fine avesse fatto Ginny, e ovviamente lei non aveva lasciato nessuna traccia. La spiegazione più probabile era che fosse stata rapita, ma non da Voldemort e i suoi, perché non avrebbero perso così tanto tempo a far sapere che avevano in ostaggio un Auror, figlia di un importante membro dell'Ordine.

Erano passati tre giorni dalla sua sparizione, quando improvvisamente qualcuno inaspettato di materializzò nella cucina di casa Weasley, dove Hermione teneva compagnia alla signora Weasley, depressa, sconfortata, e in preda ad una crisi di pianto.

"Granger, non sai nemmeno consolare una povera donna che piange" disse una voce strascicata alle spalle della ragazza, che si era appena girata per vedere chi si fosse materializzato con un sonoro POP ed era delusa nel constatare che fosse solo quel povero idiota di Malfoy.

"E' ovvio che pianga, stupido... non trova più la figlia!!!" ribatté acida.

"Non la trovate solo perché non seguite le briciole!" disse compiaciuto di se stesso, facendo riferimento alla famosa favola di Hansel&Gretel che la sua amica Ginny adorava.

Hermione inarcò le sopracciglia, confusa. "E da quando leggi fiabe, tu?" chiese divertita.

Lui si sedette su una sedia, e prese un grosso libro marrone dalle pagine ingiallite da sotto al mantello, sbattendolo pesantemente sul tavolo e facendo sobbalzare la signora Weasley.

"OH! MA... QUESTO è IL LIBRO DI GINNY.. DOVE L'HAI PRESO?" chiese speranzosa.

"L'ho trovato nell'ultimo posto dove l'ho incontrata, cinque giorni va, nel bosco poco lontano da qui, accanto ad una sequoia nei pressi del lago.

Hermione lo guardò incredula. "Tu e Ginny vi incontravate?"

Lui annuì. "Si. Mi leggeva sempre queste sciocche fiabe babbane... le piacciono tanto."

La signora Weasley annuì. "Malfoy, caro, ti preparo un po' di tè, vuoi?" chiese alzandosi, e mostrandosi improvvisamente gentile con il mangiamorte. Lui forse sapeva come raggiungere Ginny, ovunque essa fosse stata.

Lui sorrise gentilmente. "La ringrazio, signora Weasley, accetto volentieri." poi tornò con la sua espressione glaciale a guardare Hermione. "Vicino al libro c'era questa..." disse prendendo un foglietto ingiallito e passandoglielo da sopra il tavolo. La ragazza prese il biglietto, inforcò un paio di occhiali che usava per leggere e lo fissò incredula. "Cosa vuol dire?"

Lui fece spallucce. "Non so... ma se guardi attentamente il libro, vedrai che c'è un doppio fondo, probabilmente aperto da poco dato che la carta al suo interno non è ancora ingiallita, forse è venuta da poco a contatto con ossigeno e umidità." spiegò aprendo il libro e mostrandole il doppio fondo, dove c'era un evidente segno che dimostrava il biglietto fosse stato preso da li. "Però... qui manca qualcosa..." disse Hermione, aggrottando la fronte. Le sembrava assurdo parlare in modo così 'amichevole' con Draco Malfoy. Ma per Ginny questo e altro.

"Si. Se guardi bene la forma del segno lasciato é una metà cuore. Credo si tratti del cuore nominato nella filastrocca sul biglietto."

La signora Weasley continuava a trafficare con bollitore, tazze e bustine del tè, senza perdersi una parola del ragionamento dei due.

Hermione rilesse la filastrocca. "Questo cosa può significare? Indossa il cuore... forse intende un ciondolo?"

Draco rifletté qualche secondo. Probabilmente era così. "Credo di sì."

"Allora vuol dire che questo ciondolo non era un semplice ciondolo babbano... "

"Esatto, Granger... credo che Ginny sia stata trasportata da qualche parte... magari un mondo parallelo.. o, perché no, nel libro stesso."

Hermione lo guardò incredula, mentre la signora Weasley tornò a tavola, con un vassoio di tè e biscotti, e porse una tazza al biondo, che la prese ringraziando. Poi lo sguardo di Molly cadde su una pagina aperta del libro che Hermione stava sfogliando. "Ferma non girare." Hermione si bloccò. "Cosa c'è, Molly?". "Torna alla pagina precedente...".

Hermione ubbidì.

Tutti e tre osservarono attentamente il disegno della principessa di una fiaba, precisamente "La sirenetta".

"Ehi... questa qui é tale e quale a Ginevra!" sbottò Draco, osservandola attentamente. Molly ed Hermione si ritrovarono perfettamente d'accordo.

"Ginny é nel libro..." fu tutto ciò che disse Hermione.

***

Ron sbatté una mano sul tavolo, interrompendo la spiegazione di Hermione, di come erano giunti alla conclusione che Ginny fosse nel libro di fiabe.

"E ALLORA COSA STIAMO ASPETTANDO? ANDIAMO A RIPRENDERCELA, NO?" disse irritato. Come facevano tutti ad essere così calmi? Per quel che ne sapeva, se Ginny era nella fiaba della sirenetta, si sarebbe trasformata in spuma marina, se non l'avessero salvata in tempo.

"Sei un cretino Ron... secondo te come facciamo ad entrare nel libro?" chiese Harry, mantenendo il sangue freddo, e cercando di non guardare nella direzione di Malfoy, perché lo irritava da matti. Ginny gli aveva tenuto nascosto che era amica di Malfoy. Perché? E se non erano solo amici? Se erano qualcosa di più? Scosse il capo, ora non doveva pensarci. Prima di tutto dovevano trovare un modo per recuperare Ginny.

"Io conosco una formula per entrare nel libro" disse Luna vagamente, ma nessuno le prestò ascolto.

"Dunque, chiederò al ministro di poter fare una ricerca nella biblioteca del ministero... e anche in quella della base auror. Spero di trovare qualcosa che ci aiuti" disse Hermione velocemente e subito si smaterializzò.

"Ehi... io... conosco una formula..." disse di nuovo Luna, ma di nuovo nessuno la calcolò minimamente. Nessuno, tranne Draco ed Harry. entrambi le si avvicinarono.

"Sei sicura funzioni questa formula?" chiese Harry pacato.

Luna annuì, mentre Ron sbraitava contro qualcun'altro ed Hermione lo metteva a tacere con la magia.

"Allora vieni. Dobbiamo sbrigarci." disse Draco. Prese il libro dalle mani di Hermione, uscendo in giardino seguito da Harry e Luna. Hermione e Ron presero a litigare furiosamente e non si accorsero della scomparsa dei tre in giardino.

Lontano da occhi e orecchie di chiunque, Draco appoggiò il libro a terra.

"Se vogliamo andare tutti e tre, dobbiamo metterci in cerchio intorno al libro e prenderci per mano."

Riluttanti all'idea di prendersi per mano, Draco ed Harry sembrarono avere lo stesso pensiero. 'Ma tu guarda cosa mi tocca fare, per te, Ginny...'.

Luna teneva il biglietto con la mano destra, mentre la mano sinistra era stretta in quella di Draco. Lesse velocemente la filastrocca e videro il libro aprirsi da solo, alla prima pagina. Si schiarì la voce e, stringendo ora anche la mano di Harry alla sua destra, chiuse gli occhi e richiamò alla mente i ricordi di quando era bambina e sua madre e suo padre fecero un esperimento simile per recuperare un loro parente dal libro in cui era stato rinchiuso da una potente maga oscura che in seguito sarebbe stata sconfitta dagli auror.

"Stelle cadenti, stelle splendenti, stelle che vegliate sui nostri sentimenti, date un aiuto e in questo libro fateci entrare, e la nostra amica Ginny poter ritrovare. Un aiuto da voi, non chiedo di più, poi potrete tornare a brillare lassù." disse come in una dolce cantilena.

Harry e Draco si lanciarono uno sguardo, imbarazzati. Sembrava una canzoncina per bambini dell'asilo. Eppure, qualcosa accadde.

Una strana luce cadde dal cielo in una linea retta, e colpi il libro. Il biondino alzò il naso all'insù e vide che la luce proveniva proprio da una stella, che aveva esaudito la preghiera di Luna.

Harry osservò il libro, ma questi improvvisamente si ingrandì a dismisura.

Luna arretrò di qualche passo, allargando le braccia più che poteva. "NON SPEZZATE LA CATENA!" disse strizzando gli occhi, accecata da quella luce bianca e abbagliante. Il libro smise di crescere, e si mise in posizione verticale. Alcune pagine sfogliarono, giungendo fino a metà, dove apparve un passaggio.

Luna lasciò le mani di entrambi e si buttò velocemente nel passaggio. I due ragazzi si guardarono e senza alcuna esitazione seguirono la ragazza.

Sotto lo sguardo incredulo di Ron ed Hermione, appena giunti avendo visto quel forte bagliore inondare la cucina, il libro si richiuse e cadde a terra, tornando alle sue dimensioni originali.

Ron lo raccolse da terra, fissandolo sconvolto. "Sono andati senza di noi..." disse solo, rosso sulle orecchie dalla rabbia.

... continua...

RINGRAZIAMENTI

Dunque, vorrei ringraziare tutti coloro che mi seguono ^__^ Un grazie speciale a:

Ninphadora - Beh, dai tempo al tempo e lo scoprirai... non posso mica svelartelo =P Che gusto ci sarebbe poi a leggere? ^_-

Anduril - Eh eh si è in linea con il sesto libro, ma da qui in poi le cose cambiano leggermente eh? Chissà cosa succederà ai nostri eroi, rinchiusi in un libro di fiabe...

Blacky - Evviva, sono contenta che i personaggi non siano OOC XD Beh forse in questo capitolo Draco é andato leggermente OUT, ma prendila come... Licenza poetica :p No, dico davvero, mi serviva ai fini della storia far passare velocemente questa parte introduttiva e passare al bello ^_-

GinGin - Per Sweet child o'mine non so dirti quando tornerà, ma posso affermarti con sicurezza che prima o poi la ripubblicherò, anche se non so quando.

Antares - Sono tornataaa! eh si si XD Il succo della storia comincia nel prox capitolo. Spero ti piacerà molto anche quello ^_^

Eileen - Come ho detto anche a Ninphadora, non posso dirti con precsione se è una D/G o una H/G... che gusto ci sarebbe a leggerla fino alla fine, se già sai come finirà? No, no, io sono sadica e cattiva e ti lascerò nel beneficio del dubbio XDDD

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