Fiabe babbane di RachelDickinson (/viewuser.php?uid=1215)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il libro ***
Capitolo 2: *** La filastrocca ***
Capitolo 3: *** Seguendo le briciole ***
Capitolo 1 *** Il libro ***
Fiabe babbane
Fiabe babbane
Capitolo 1 – Il libro
Erano
circa le cinque del mattino. La finestra di una camera al primo piano era
aperta, un leggero venticello estivo muoveva le tendine purpuree, mentre una figura
snella e con il viso costellato di efelidi, dormiva
beatamente sotto bianche lenzuola di flanella, sorridendo. La stanza era
illuminata da lucenti raggi di dell’alba, e uno di questi batteva su un vecchio
libro dalla copertina marrone di pelle e le pagine ingiallite. Quest’ultimo era aperto verso la metà, Era
tutto scritto con una calligrafia elegante. Alcune frasi recitavano così:
“Essendo venuto il
momento della vecchia fata, essa disse tentennando il capo più per la bizza che
per ragion degli anni, che la Principessa si sarebbe bucata la mano con un fuso
e che ne sarebbe morta! Questo orribile regalo fece venire i brividi a tutte le
persone della corte, e non ci fu uno solo che non piangesse.
A questo punto, la giovane fata uscì di dietro la
portiera e disse forte queste parole:
"Rassicuratevi, o Re e Regina; la vostra figlia non morirà: è vero che io
non ho abbastanza potere per disfare tutto l'incantesimo che ha fatto la mia
sorella maggiore: la Principessa si bucherà la mano con un fuso, ma invece di
morire, s'addormenterà soltanto in un profondo sonno, che durerà cento anni, in
capo ai quali il figlio di un Re la verrà a svegliare".
Il Re, per la passione di scansare la sciagura annunziatagli dalla vecchia,
fece subito bandire un editto, col quale era proibito a tutti di filare col
fuso e di tenere fusi per casa, pena la vita.”
***
Un ragazzo
alto e dinoccolato, con capelli dello stesso rosso fuoco delle pareti della casa e gli occhi assonnati, scese gli ultimi gradini
sbadigliando. Si diresse in cucina e con espressione deliziata osservò le varie
leccornie sul tavolo, dai biscotti di zucca ai pancake
al cioccolato. Vide i suoi migliori amici, Harry Potter ed Hermione Granger,
fare colazione discutendo animatamente delle ultime novità in prima pagina
quella mattina sulla Gazzetta del Profeta. Si sedette accanto ai due, buttando li un “ ‘giorno” e azzannando famelico un pancake
particolarmente grande, con cioccolata strabordante
da tutte le parti.
Hermione,
che ora aveva ventidue anni e studiava per diventare guaritore, si portò una
ciocca ribelle di capelli castani dietro l’orecchio e sorrise al rosso,
sorridendo e arrossendo. Harry guardò l’amica trattenendo un sorrisetto,
sapendo che ormai erano secoli che Hermione aveva
capito di essere innamorata del loro amico Ron, poi spostò lo sguardo
sull’ultimo arrivato.
“Ron, se
mangi così velocemente ti andrà qualcosa di traverso.”
Detto
fatto, dopo l’avvertimento di Harry, Ron rischiò di soffocare con un abbondante
sorso di latte, che riuscì ad ingoiare grazie all’aiuto provvidenziale di sua
sorella Ginny, che aveva smesso di impastare qualcosa sul ripiano della cucina
e aveva appena sussurrato un incantesimo, la bacchetta ancora puntata verso il
fratello. “Sei una frana” bofonchiò la ragazza,
tornando alle sue mansioni.
“Ciao…
Ginny… coff… non ti avevo vista…
grazie…” rispose Ron ancora scosso, avendo appena rischiato di morire
con un sorso di latte di traverso. La sua attenzione fu poi attirata dalla copia
del giornale che Hermione stava sfogliando. “Qualcuno che conosciamo?” chiese
normalmente, riprendendo a mangiare. Ormai quella domanda era normale, da quando la seconda guerra contro i mangiamorte era
ufficialmente iniziata, ormai cinque anni prima, con la morte di Albus Silente.
Hermione
scosse il capo affermativamente. “Stavolta è toccato a Mundungus Fletcher.”
Ginny
soffocò un gemito, smettendo si stendere l’impasto di pasta frolla. Ron si incupì, Harry invece dal canto suo rimase indifferente.
“Oh… andiamo Harry… non puoi essere ancora arrabbiato con il
vecchio Dung…”
Harry
lanciò un’occhiataccia a Ron. “Si che posso. Per
quanto mi riguarda ha offeso la memoria di Sirius.”
“Ha solo
rubato qualche oggetto da casa sua, non ha offeso la sua
memoria…” puntualizzò Hermione. Harry non si risparmiò di guardare storto anche
lei. “I signori Weasley, Lupin e gli altri sono tutti d’accordo con me.”
Hermione
si alzò in piedi sbattendo una mano sul tavolo. “HA AVUTO IL BACIO DEL
DISSENNATORE, HARRY! UN DISSENNATORE SFUGGITO AL MINISTERO! Nemmeno lui meritava una
cosa del genere… meglio morire, piuttosto che questo. O
sei troppo ottuso per capirlo?”
Harry non
la guardò neanche. Tornò a mangiare la sua colazione, senza accorgersi dello
sguardo affranto di Ginny. La ragazza tolse il grembiule, buttò l’impasto nella
spazzatura e uscì in giardino, senza dire nulla. Hermione scosse la testa
guardando Harry ed uscì fuori anche lei, raggiungendo l’amica.
“Ha
ragione sai…”
“RON, NON
TI CI METTERE ANCHE TU!” sbottò infuriato il moro, posando con poca delicatezza
la sua tazza di caffé sul tavolo, in un tonfo sonoro. “Mi dispiace per Dung, okay? Ma non posso farci niente, e
sinceramente non ho la minima voglia di rovinarmi la giornata per lui, è il mio
compleanno”. Ron fece spallucce. “L’impasto che Ginny ha buttato sarebbe dovuto
diventare la tua torta di compleanno… credo sia dispiaciuta per il tuo
comportamento… arrabbiata, anzi.”
Lo sguardo
di Harry si mosse velocemente verso il cesto dei rifiuti. Si passò una mano tra
i capelli, sbuffando. Perché Ginny era così ostinata?
San Valentino, Natale, Pasqua, il suo compleanno, l’epifania… non mancava una
sola festa dove non preparasse un dolce o un regalo
per lui. Ma perché era così cocciuta? Lui non sarebbe
mai tornato con lei. Non voleva rischiare. Non poteva metterla in pericolo. L’amava troppo, e proprio per questo non poteva stare con lei.
Improvvisamente
una voce lo risvegliò dai suoi pensieri. Alzò lo sguardo verso la porta, e vide
una bambina salutarli e saltare in braccio ad Harry.
“Ciao zio
Ron e zio Harry” disse la bimba allegramente. Aveva
lunghi capelli rossi e profondi occhi azzurri come il cielo. Un viso
bellissimo, lontano dai canoni di bellezza dei Weasley. Nessuna l’avrebbe
scambiata per una di loro, se non fosse stato per l’inconfondibile
rosso fiamma dei capelli e il viso spruzzato di graziose lentiggini.
Quella bambina era Virginia Weasley, detta Ginny come la zia,
figlia di Bill e della bellissima mezza veela Fleur Delacour, aveva
quattro anni, ed un’adorazione infinita per Harry. I due genitori entrarono
proprio in quel momento in casa.
“Ginny, quaànte volte devo dirti di non infòstidire
gli zii?” disse Fleur in una corretta lingua inglese,
ma mantenendo il suo forte accento francese. “Oh ‘Arry! Vieni qui, fatti dare un bascio… buon compleanno” disse poi abbracciando
calorosamente Harry, che avvampò. Per quanto potesse
vederla ogni santo giorno, era pur sempre una veela, e lui, come Ron, sapeva
che non si sarebbe mai abituato ad averla così vicino senza sentirsi in
imbarazzo.
Quando
Fleur finì di salutare Harry e prese Virginia per cambiarla in modo che non si
sporcasse in giardino, fu il turno di Bill, che lo salutò con un’amichevole
stretta di mano. Ogni volta che lo vedeva, Harry non poteva fare a meno di ricordare
quella sera di cinque anni prima, quando Piton uccise Silente, e Bill fu morso
da un lupo mannaro, che gli lasciò una cicatrice indelebile su spalla e volto,
sfigurando quello che era, a detta di molti, il più bello dei fratelli Weasley.
Eppure, pensò sorridendo, Fleur l’aveva sposato lo
stesso, dimostrando di amarlo davvero, e non essere attratta solo dalla sua
bellezza. Quel giorno molti si erano ricreduti su Fleur Delacour, e anche Ginny
aveva smesso di prenderla in giro. Pian piano lei ed Hermione erano diventate sue amiche.
“Avete
sentito di Dung?” chiese Bill sedendosi a tavola e addentando un pancake alla marmellata. Ron ed Harry si scambiarono
un’occhiata, fu quest’ultimo a prendere parola.
“Purtroppo si…”
“Mi dispiace
molto per lui” continuò Bill.
“Si,
davvero un peccato…” disse con poca convinzione Harry. Bill inarcò un
sopracciglio, perplesso. “Sei ancora arrabbiato con Dung?”. “Non credo siano
affari che ti riguardano, Bill, con tutto il rispetto davvero, ma potremmo cambiare discorso?”
L’imbarazzante
discussione fu interrotta dai gemelli Fred e George, che piombarono in cucina
con delle “Trombette festive ultrasoniche”. La parola
ultrasoniche non stava per ultrasuoni, bensì per urla del tipo “Auguri”
“Buon compleanno” e “Cento di questi anni” gridate a tutto volume, con toni
acuti e assordanti. Tutti si tapparono le orecchie.
“Freddd…
Georgeee… finitela con quelle cose!!!” gridò il signor
Weasley dalla camera da letto, che si era ritirato appena quattro ore prima,
all’alba, ed essere svegliato dopo così poco da quei cosi spaccatimpani non era
propriamente da definirsi un bel risveglio. I gemelli smisero di far funzionare
le trombette ultrasoniche e le posarono su tavolo, sedendosi poi ai due lati di
Harry, George a destra, Fred a sinistra.
“Buon
compleanno, Harry!”
“Buonissimo,
davvero!” fece eco George al fratello.
“Stasera
te la spassi con qualche bella pollastra?”
“Qualche
bella pollastra stasera?” fu ancora George a ripetere le parole del fratello
Fred.
Harry si
girava di qua e di là, in preda ad un forte mal di testa. Ma
quei due sarebbero mai cresciuti? E pensare che
avevano già ventiquattro anni.
“Veramente
questa sera ho una cena con alcuni compagni dell’accademia” rispose vagamente,
sperando di poter finalmente finire di sorseggiare il suo caffé in santa pace.
“Ohhh… ci sarà anche Cathrine, la tipa con cui sei uscito
fino a qualche mese fa?” chiesero all’unisono i gemelli, accertandosi che
proprio in quel momento Ginny stesse rientrando in cucina, e alzando la voce il
più possibile in modo che sentisse. La rossa però ignorò il commento dei due.
Imboccò le scale e le salì fino a scomparire dalla vista di tutti.
“Bene…
cosa diavolo vi è saltato in mente di dire certe cose davanti a Ginny?” chiese
Bill irritato. Era sempre stato il più protettivo nei confronti di sua sorella Ginevra, ed era anche il suo confidente, così
sapeva che lei soffriva ancora per Harry nonostante fossero passati cinque
anni. Era cresciuta, era diventata una splendida ventunenne, ormai donna,
fisicamente e caratterialmente, e se da piccola era una ragazzina graziosa, ora
era una donna bellissima, una di quelle che facevano voltare gli uomini quando passava loro accanto. Aveva decine di
pretendenti, e lui proprio non capiva perché si ostinasse così
tanto con Harry. Perché non voleva capire che
tra loro era finita? Harry era uscito con altre ragazze nel frattempo, seppur
non fosse andata benissimo con nessuna di loro. Lei invece si
era chiusa in se stessa, rifiutando qualsiasi contatto con qualcuno che non
fosse Harry. Ma cosa aveva Harry di così
speciale per Ginny? Non era certo una ragazzina stupida come tutte le altre che
bramavano di sposare il moro solo perché era famoso, e perché era “Il prescelto”
o “Il ragazzo sopravvissuto”. Per Ginny queste cose non contavano. Lei non
amava Harry perché era famoso e ricco. Lei amava Harry perché era lui. Se al
posto di Harry ci fosse stato qualcun altro, lei si sarebbe comunque
innamorata di Harry, prescelto o no.
Il flusso
di pensieri di Bill fu interrotto da mamma Weasley, Molly,
che entrò in cucina ciabattando e portando alcune buste piene di cianfrusaglie babbane.
“Mamma,
cos’è quella roba?” chiese Ron allungando il collo per sbirciare dentro i
sacchetti di plastica.
Molly
sorrise ai figli, trionfante. “Vostro padre dorme, ne sto approfittando per
fare ordine in soffitta… tutte queste chincaglierie
prendono solo spazio, e non servono a niente. Oh… non fare quella faccia Bill. Arthur ha tante di quelle cose babbane che non se ne accorgerà nemmeno che manca qualcosa in soffitta. Anche
perché lui non entra in soffitta da qualche secolo...”
spiegò appoggiando le borse sul tavolo e sospirando.
Era da tanto che voleva mettere un po’ di ordine.
Fred e
George, senza nemmeno chiedere il permesso, cominciarono ad estrarre gli
oggetti dalle buste, incuriositi. “Ma cosa se ne fa davvero di questa roba?”
chiese Fred accigliato, esaminando una caffettiera arrugginita e mancante di alcuni pezzi. Molly fece spallucce, poi guardò Harry. “Oh, Harry caro, sei sveglio.
Buon compleanno, tesoro” disse abbracciandolo, stritolandolo per benino. “Gra…
zie… M… Mo…lly…” rispose lui tentando di respirare.
“Mamma,
così lo ammazzi… “ borbottò Ron, sfogliando un vecchio libro dalle pagine
ingiallite e la copertina marrone di pelle.
Hermione,
rientrata poco prima insieme a Ginny, osservò il libro e sorrise. “Ti piacciono
le fiabe babbane, Ronald?” chiese divertita.
Ron la
guardò accigliato. “No, mi fanno schifo…”
Molly
scosse il capo. “Quel libro l’ho trovato in camera di Ginny… è meglio buttarlo.”
Bill non
era d’accordo. “Mamma a Ginny piacciono le fiabe da quando
aveva pochi anni, perché vuoi privarla del libro?”. “Oh, caro… Ginny ha ventuno
anni, no? E’ ora di lasciarsi dietro le fiabe. Se continua di questo passo rimarrà sempre bambina, non crescerà mai, non… non
troverà mai un marito…” disse infine con gli occhi pieni di lacrime. Farfugliò
uno strozzato “scusate” e ciabattò fuori dalla stanza,
in preda ai singulti.
“Ginny
dovrebbe finirla con le fiabe…” cominciò Fred.
“… come
mamma dovrebbe smetterla di piangere ogni tre secondi per cose inutili.” Finì George, addentando un biscotto di zucca.
Fleur e la
piccola Virginia tornarono in cucina. “Oh, cos’è
questo sudiscio libroò? Toglietelo per favore, Virginia deve fare colazione…” disse
la moglie di Bill, stizzita. Hermione tolse il libro dal tavolo, ma non lo
rimise nei sacchi di cianfrusaglie babbane. “Questo è di
Ginny… glielo riporto.”
Harry la
vide avviarsi verso le scale, pensò tre secondi a qualcosa di
intelligente da dire, poi scattò in piedi e le si avvicinò velocemente. “Aspetta… aspetta… glielo porto io…”
Hermione
lo guardò qualche secondo, poi sorridendo gentilmente glielo
porse. “Vai, diavolo. E non farla arrabbiare di
nuovo.”
Harry
osservò il libro, stringendolo tra le mani. Poi annuì verso la brunetta e salì
velocemente le scale, saltando i gradini a tre a tre.
“Beh…
finalmente s’è deciso.” fu tutto ciò che disse Bill,
mentre imboccava sua figlia, seduta in braccio a lui.
… continua…
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Capitolo 2 *** La filastrocca ***
Fiabe babbane
Fiabe babbane
Capitolo 2 – La filastrocca
“Ron?”
“Mhh?” mugolò il rosso alzando la testa dal cuscino, mezzo
assonnato. Osservò Harry, seduto sul letto accanto, ancora perfettamente
sveglio e vestito.
“Ho
parlato con Ginny”
“Mh…”
“… sai… quando le ho riportato il libro…”
“E allora?”
“No…
niente… le ho detto che era finito per sbaglio nella
busta delle cianfrusaglie babbane di vostro padre… mi ha ringraziato e mi ha
sbattuto la porta in faccia”
“Ah… e
allora?”
“No…
niente”
Harry
sospirò e indossò il pigiama. Si mise sotto le lenzuola, diede un pugno al
cuscino, più per rabbia repressa che per aggiustarlo e spense la luce sul suo
comodino.
“Beh…
buonanotte, Ron”
“’notte…” rispose Ron, ormai quasi completamente nel mondo di
Morfeo.
***
La base
militare era divisa in tre plessi, dislocati a 200m
l’uno dall’alto, su un terreno di proprietà del ministero della magia, e
insieme disegnavano un triangolo.
L’edificio
più grande era suddiviso in due ulteriori sezioni:
uffici e dormitori auror.
Il secondo
edificio aveva tre piani: al primo e al secondo
c’erano le aule per le lezioni teoriche alle reclute, al terzo la palestra per
le prove pratiche, con una grande stanza dove erano riposte armi magiche e
babbane(da taglio e da fuoco, archi e frecce, aste, lance, spade, fucili,
pistole e tutto ciò che poteva essere utile in battaglia).
L’ultimo
edificio era l’ospedale. Il San Mungo era protetto da
materializzazioni, così l’ospedale della base militare auror aveva sistemi
d’allarme che riconoscevano gli auror e gli intrusi, in modo che se qualcuno si
fosse ferito in battaglia avrebbe potuto subito materializzarsi lì per essere
curato, e spesso riprendere anche subito a combattere.
L’ultimo
piano dell’ospedale, inoltre, era adibito a scuola. Aspiranti guaritori, medimaghi e infermieri venivano
istruiti personalmente dai migliori medici del mondo della magia. Hermione era al suo ultimo anno, stava preparando la sua tesi finale
(Maledizioni senza perdono – Guarire dai
dolori fisici provocati dalla Cruciatus).
Come tutte
le mattine, giunse in orario a lezione. Alla prima ora aveva “Veleni e
antidoti”, tenuta dal suo professore preferito, un uomo affascinante e giovane
(appena trentuno anni), capelli corvini e profondi occhi azzurro ghiaccio,
sicuramente il medico più in vista dell’ultimo periodo nel mondo magico.
La ragazza
entrò in classe sfogliando alcuni appunti sull’ultima lezioni
e si diresse verso la prima fila di banchi. Alzò un attimo lo sguardo dai fogli
e notò con piacere che il posto dove sedeva solitamente era libero, ormai i
suoi compagni avevano capito che a lei piaceva sedersi
li, così lo lasciavano sempre libero. Si sedette e si voltò verso la ragazza
seduta dietro di lei.
“Ciao
Luna” sorrise salutando l’amica.
Luna,
insieme ad Hermione, era tra i migliori del corso.
Aveva mantenuto la sua aria svampita e persa, sempre presa dai suoi pensieri. Però era diventata una donna anche lei, e come Ginny ed
Hermione, era bella. I lunghi capelli biondi ora erano trattati con più cura,
così da non sembrare più di un biondo sporco, bensì di un biondo lucente, color
del grano. Gli occhi blu elettrico erano ancora un po’ folli, tuttavia non
risparmiavano sguardi dolci, che la ragazza rivolgeva a chiunque le fosse simpatico. Era alta, più di Ginny ed Hermione, snella,
non troppo formosa come le sue amiche, ma comunque
attirava gli uomini, che la trovavano affascinante, e spesso non si
avvicinavano solo per la sua stranezza, infatti non aveva perso l’abitudine di
parlare a destra e a manca delle teorie del padre sulle creature più strane, di
cui nessuno aveva mai sentito parlare.
La
biondina sorrise, rispondendo al saluto. “Ciao ‘Mione. Steve, l’assistente del
professor McAden, ha detto che oggi il professore sarà
assente. Terrà lezione lui…” spiegò sfogliando le
pagine dell’ultimo numero del cavillo, dedicato ad una nuova razza di Nargilli
scoperti da una signora in Canada.
“Oh,
peccato” fu tutto ciò che disse Hermione. Lei considerava l’assistente di
McAden, Steve, un insegnante pessimo. Invero, avrebbe
preferito correre via dalla classe prima del suo arrivo, ma dopotutto pensò fu
meglio rimanere.
“Come sta
Harry?” chiese vagamente Luna, come nulla fosse.
Hermione le osservò il viso, e notò un vago colorito purpureo che spiccava
sulle sue gote e faceva a pugni con la sua carnagione lattea. Sospirò. Lo sapeva, oh se lo sapeva. Era da tempo ormai che era a
conoscenza del piccolo trascurabile segreto di Luna: anche lei era innamorata
di Harry. E questo perché Harry era l’unico ragazzo che la
trattava come una persona normalissima. Era logico che si sarebbe
innamorata di lui, prima o poi. E questo era successo
al matrimonio di Fred e George (rispettivamente con Angelina Johnson e Katie
Bell) quando tutti ballavano e Luna era l’unica seduta in un angolino
a sfogliare il cavillo. Harry le si era avvicinato
quatto, quatto, le aveva abbassato la copia del giornale con una mano e le
aveva porto l’altra, sorridendole e chiedendole “Mi concede questo ballo,
adorabile fanciulla dagli occhi d’oceano?”. Luna era diventata di tutti i
colori, passando dalle più forti tonalità del rosso, alle più rare tonalità violette, ed aveva accettato commossa.
I pensieri
di Hermione furono interrotti dal supplente, che chiuse la
porta dopo che anche l’ultimo ritardatario fosse in classe.
***
Dopo l’ennesimo
litigio con un ‘collega’ mangiamorte, Draco Malfoy era
estremamente irascibile. E quando era nervoso tendeva
a rifugiarsi in quel bosco poco lontano da Ottery St. Catchpole, dove sperava di
incontrare la sua migliore amica, nonché unica amica,
come spesso accadeva. Quel pomeriggio non attese molto. Giunto a destinazione
si sedette all’ombra di un albero, per ripararsi dal sole battente di inizio Agosto. Chiuse gli occhi, ma li riaprì dopo
neanche cinque minuti, quando senti qualcuno sedersi
al suo fianco, sull’erba ancora umida dalla notte appena trascorsa.
“Ti
aspettavo…” disse il biondo figlio di Lucius.
La figura
accanto a lui si voltò a guardarlo, mostrando due occhi neri come il petrolio e
un grazioso nasino all’insù spruzzato di efelidi. Era
Ginevra Weasley.
“Lo so, Drakie, altrimenti non mi avresti mandato un gufo per dirmi
di raggiungerti qui…” disse appoggiando la testa alla
spalla dell’amico. “Per colpa tua stamattina ho saltato un addestramento
importante…” disse in tono scherzosamente arrabbiato.
Il
biondino sorrise e le passò un braccio intorno alle spalle.
“Scusa,
scusa… ma se vieni bocciata non fa nulla no? Quando ti
diplomerai non potremo più essere amici… un auror e un mangiamorte amici, si è
mai visto?” chiese sorpreso come sempre di se stesso e
della sua amicizia con la Weasley.
Lei si
divincolò dalla stretta del suo braccio e si allontanò un po’.
“Di cos’è
che hai bisogno, stavolta?”
“Avevo
bisogno di vederti…”
“Come no…”
rispose lei scettica.
“Dico sul
serio Ginny. Questa giornata è iniziata fin troppo male. Ho litigato con quel
pezzo di merda di Blaise Zabini.
E’ davvero un…” si bloccò con la bocca tappata da una
mano della ragazza.
“Preferirei
tu non mi mettessi a conoscenza del grazioso epiteto
con cui ti piace definire Zabini. Passiamo al dunque, cosa ti ha fatto?”
Lui fece
spallucce. “Ha detto qualcosa al signore oscuro… non so precisamente cosa… ero
abbastanza lontano, così non ho capito tutto. Ma ho
sentito lo stretto necessario per definirlo un…” ancora una volta lei gli
premette la mano sulle labbra. Sembrava quasi Draco lo facesse
apposta, infatti quando lei tolse la mano, lui sorrideva. “… uno stupido. Stavo dicendo uno stupido… “ rise divertito. Indispettita
Ginny gli diede un buffetto su una guancia. “Sei irrecuperabile, Drakie.” “Oh, tu non sei da meno, Gin… Comunque,
stavo dicendo? Ah si… in pratica ha capito che faccio la spia per l’ordine
della fenice, e credo l’abbia riferito al nostro Lord, perché mi ha messo delle
spie alle calcagna…” detto questo alzò la bacchetta e alcune scintille verdi zampillarono
fuori dalla punta della sua bacchetta, andando a
colpire un albero. Ginny osservò l’albero accigliata,
e vide qualcosa cadere a terra. Era un mangiamorte mascherato, che fino a pochi
secondi prima era nascosto dietro il tronco.
“Quante
volte ti ho detto di non lanciare maledizioni senza perdono davanti a me?”
chiese passandosi due dita alle tempie, con un forte mal di testa che si faceva lentamente strada nel suo cranio.
“Scusa…
certe volte è più forte di me…” disse lui sorridendo. Le diede un bacio sulla
guancia. Lei lo guardò stranita “Scommetto che anche questo è
più forte di te…” borbottò ironicamente. Lui non rispose, ma nella sua
mente la risposta era una sola, ed era ovvia. Si.
***
Harry era
seduto su una delle panche in fondo alla palestra al terzo piano del secondo
edificio della base militare auror. Grondava sudore da tutti i pori, aveva il
fiato corto, ed era tutto un livido. Odiava quegli addestramenti di lotta
libera, a che servivano? Nessuno ne faceva mai uso nei combattimenti tra maghi.
Vide Ron seduto accanto a lui e si accorse che l’amico non era messo molto
meglio di lui.
“Odio le arti marziali…” bofonchiò il rosso, massaggiandosi
il collo indolenzito, dove pian piano si stava formando un brutto livido.
Harry
scosse il capo. “Tu non odi le arti marziali… odi che il nostro professore sia
una donna e che ti metta KO facilmente davanti a tutti” disse frugando nel suo
borsone da palestra, in cerca della bottiglia di acqua
ghiacciata che la signora Weasley gli aveva dato quella mattina, come tutte le
altre volte. La trovò e la osservò irritato. Era un brodino caldo. La rigettò
nella borsa, maledicendo quell’estate così afosa. Si alzò e buttò l’asciugamano
sulla panca, dirigendosi in corridoio. “Dove vai?”
chiese Ron curioso. Ma Harry non rispose, già troppo lontano per
sentirlo.
Richiuse
la porta della palestra alle proprie spalle e raggiunse il centro dell’androne,
dove erano situati tre distributori automatici babbani, uno per i cibi, uno di
bevande calde e uno di bevande fredde. Inserì cinque
zellini nella fessura per le monete e premette il tasto 5. Immediatamente la
macchina si mise in movimento ed espulse una bottiglia da mezzo litro di acqua minerale ghiacciata. La aprì, ne
bevve un abbondante sorso, avidamente, alcune gocce gli scivolarono
dalle labbra lungo il mento e sul collo, dandogli una piacevole sensazione di
freschezza dopo la fatica degli allentamenti. Quando
si staccò dalla bottiglia, sentì una presenza accanto a sé. Senza neanche
girarsi sospirò.
“Cosa vuoi, Cathrine?” chiese
avvicinandosi ad un finestrone tramite cui la luce del
sole inondava il luogo. Si appoggiò al largo davanzale e desiderò che le sbarre
che in ferro battuto scomparissero, aveva una gran
voglia di scappare da quella civetta odiosa.
“Non sei
più venuto ieri sera…” iniziò lei, con il suo fare l’oca che tanto detestava.
Sarebbe stata anche una ragazza interessante con cui uscire, se non fosse stata
così tremendamente papera.
“Ma
davvero?” chiese ironico. “Pensa, non me ne sarei mai
accorto se non me l’avessi detto tu ora.”
Lei sorrise
e gli si avvicinò, appoggiando una mano sul suo braccio, che lui prontamente
ritrasse.
“Perché sei sempre così scontroso con me? Invece quella
stupida Weasley… quando c’è lei sei completamente diverso… eppure se non
sbaglio vi siete lasciati da un pezzo.”
Il ragazzo
scosse il capo. Fare lo scontroso non serviva a niente,
quella Cathrine era di coccio.
“Senti Cath… non è che non mi piaci… anzi
se fossi un tantino meno asfissiante probabilmente uscirei volentieri con te. Ma non parlare di Ginny. Lei non c’entra nulla. E’ la
sorella del mio migliore amico, e una cara amica lei stessa. Niente di più… ora
scusa devo tornare agli allenamenti” spiegò pacato. Se
ne andò, dimenticando la bottiglia d’acqua sul
davanzale. Cathrine lo guardò
scomparire dietro la porta della palestra, poi si passò una mano tra i
capelli, sospirando. “Tanto lo so che anche se dici così, in realtà la ami…” disse prima di accucciarsi a terra, sotto la finestra, per
reprimere i singulti e le lacrime.
***
Draco
sentì il tatuaggio andargli in fiamme sul braccio sinistro.
“Mi sta
chiamando…” borbottò scocciato, alzandosi dalla posizione in cui era stato fino
a quel momento, ossia disteso sull’erba, con il capo appoggiato sul grembo
della ragazza.
Ginny lo
guardò. “Come? No… stavo finendo di leggerti Hansel
& Gretel!!!” sbottò
irritata.
Lui
sorrise, sistemandosi i capelli, poi si sporse verso di lei e le diede un bacio
sulla guancia. “Sarà per la prossima volta, principessa.”
Sorrise e prima di smaterializzarsi le sussurrò che le sue fiabe, anche se
babbane, gli piacevano molto. Ginny sapeva che non lo diceva solo per prenderla
in giro. Sapeva che Draco vedeva in lei la madre che avrebbe sempre voluto, una
donna che lo coccolasse e gli raccontasse storie prima di andare a dormire. Ma cosa ci faceva un ragazzo sensibile come lui tra i
mangiamorte? Tutta colpa di Lucius Malfoy…
A malincuore,
lo salutò con la mano mentre si stava
smaterializzando. Poi guardò l’orologio.
‘Ancora
le dieci… non ho voglia di tornare a casa… leggerò qualcosa…” pensò facendo
spallucce e riaprendo il libro. Era assorta nella lettura
quando improvvisamente sentì qualcosa sotto la mano sinistra. Guardò la
copertina, perplessa, ma non notò nulla di strano inizialmente. Osservandola
più attentamente però notò un doppio fondo.
“Cosa? Ho questo libro da anni e anni…
come ho fatto a non accorgermene prima?” disse tra se e sé, maledicendosi.
Prese la bacchetta e la puntò sul doppio fondo della copertina, che si aprì,
rivelando uno strano foglio, sicuramente molto vecchio. Lo aprì con cautela,
per paura che potesse rompersi e lesse ad alta voce gli strani versi che vi erano scritti.
Se queste righe leggerai
La prescelta tu sarai
Per salvare il mondo
delle fiabe
Le ninfe, le streghe,
gli elfi e le fate
E se nell’impresa tu riuscirai
L’amore supremo in
dono avrai
Orsù avanti, non
esitare
La grande
avventura sta per iniziare
Chiudi gli occhi, indossa il cuore
E lasciati trasportare dal dio dell’amore.
Sorrise. Ma era uno scherzo o cosa? Ripose il foglio in tasca, e si
dedicò all’altro contenuto del doppio fondo del libro.
“Oh… è
bellissimo…” sussurrò prendendo tra le mani un piccolo ciondolo piatto a forma
di metà cuore. Era davvero stupendo. Lo osservò attentamente e constatò con
sorpresa che era d’oro. Provò ad indossarlo, non aveva
mai posseduto un oggetto di tanto valore in vita sua. Appena chiuse la catenina
dietro al collo si bloccò con le mani a mezz’aria. Si
sentiva strana, debole. Osservò le sue mani e vide con orrore che stava
diventando trasparente. Un urlo, poi il silenzio. Il buio.
… continua…
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Capitolo 3 *** Seguendo le briciole ***
Fiabe babbane
Fiabe babbane Capitolo 3 – Seguendo le briciole Le ricerche andavano avanti da giorni, ma nessuno sapeva che fine avesse fatto Ginny, e ovviamente lei non aveva lasciato nessuna traccia. La spiegazione più probabile era che fosse stata rapita, ma non da Voldemort e i suoi, perché non avrebbero perso così tanto tempo a far sapere che avevano in ostaggio un Auror, figlia di un importante membro dell'Ordine.
Erano passati tre giorni dalla sua sparizione, quando improvvisamente qualcuno inaspettato di materializzò nella cucina di casa Weasley, dove Hermione teneva compagnia alla signora Weasley, depressa, sconfortata, e in preda ad una crisi di pianto.
"Granger, non sai nemmeno consolare una povera donna che piange" disse una voce strascicata alle spalle della ragazza, che si era appena girata per vedere chi si fosse materializzato con un sonoro POP ed era delusa nel constatare che fosse solo quel povero idiota di Malfoy. "E' ovvio che pianga, stupido... non trova più la figlia!!!" ribatté acida.
"Non la trovate solo perché non seguite le briciole!" disse compiaciuto di se stesso, facendo riferimento alla famosa favola di Hansel&Gretel che la sua amica Ginny adorava. Hermione inarcò le sopracciglia, confusa. "E da quando leggi fiabe, tu?" chiese divertita.
Lui si sedette su una sedia, e prese un grosso libro marrone dalle pagine ingiallite da sotto al mantello, sbattendolo pesantemente sul tavolo e facendo sobbalzare la signora Weasley.
"OH! MA... QUESTO è IL LIBRO DI GINNY.. DOVE L'HAI PRESO?" chiese speranzosa.
"L'ho trovato nell'ultimo posto dove l'ho incontrata, cinque giorni va, nel bosco poco lontano da qui, accanto ad una sequoia nei pressi del lago.
Hermione lo guardò incredula. "Tu e Ginny vi incontravate?"
Lui annuì. "Si. Mi leggeva sempre queste sciocche fiabe babbane... le piacciono tanto."
La signora Weasley annuì. "Malfoy, caro, ti preparo un po' di tè, vuoi?" chiese alzandosi, e mostrandosi improvvisamente gentile con il mangiamorte. Lui forse sapeva come raggiungere Ginny, ovunque essa fosse stata.
Lui sorrise gentilmente. "La ringrazio, signora Weasley, accetto volentieri." poi tornò con la sua espressione glaciale a guardare Hermione. "Vicino al libro c'era questa..." disse prendendo un foglietto ingiallito e passandoglielo da sopra il tavolo. La ragazza prese il biglietto, inforcò un paio di occhiali che usava per leggere e lo fissò incredula. "Cosa vuol dire?"
Lui fece spallucce. "Non so... ma se guardi attentamente il libro, vedrai che c'è un doppio fondo, probabilmente aperto da poco dato che la carta al suo interno non è ancora ingiallita, forse è venuta da poco a contatto con ossigeno e umidità." spiegò aprendo il libro e mostrandole il doppio fondo, dove c'era un evidente segno che dimostrava il biglietto fosse stato preso da li. "Però... qui manca qualcosa..." disse Hermione, aggrottando la fronte. Le sembrava assurdo parlare in modo così 'amichevole' con Draco Malfoy. Ma per Ginny questo e altro.
"Si. Se guardi bene la forma del segno lasciato é una metà cuore. Credo si tratti del cuore nominato nella filastrocca sul biglietto."
La signora Weasley continuava a trafficare con bollitore, tazze e bustine del tè, senza perdersi una parola del ragionamento dei due.
Hermione rilesse la filastrocca. "Questo cosa può significare? Indossa il cuore... forse intende un ciondolo?"
Draco rifletté qualche secondo. Probabilmente era così. "Credo di sì."
"Allora vuol dire che questo ciondolo non era un semplice ciondolo babbano... "
"Esatto, Granger... credo che Ginny sia stata trasportata da qualche parte... magari un mondo parallelo.. o, perché no, nel libro stesso."
Hermione lo guardò incredula, mentre la signora Weasley tornò a tavola, con un vassoio di tè e biscotti, e porse una tazza al biondo, che la prese ringraziando. Poi lo sguardo di Molly cadde su una pagina aperta del libro che Hermione stava sfogliando. "Ferma non girare." Hermione si bloccò. "Cosa c'è, Molly?". "Torna alla pagina precedente...".
Hermione ubbidì.
Tutti e tre osservarono attentamente il disegno della principessa di una fiaba, precisamente "La sirenetta".
"Ehi... questa qui é tale e quale a Ginevra!" sbottò Draco, osservandola attentamente. Molly ed Hermione si ritrovarono perfettamente d'accordo.
"Ginny é nel libro..." fu tutto ciò che disse Hermione. *** Ron sbatté una mano sul tavolo, interrompendo la spiegazione di Hermione, di come erano giunti alla conclusione che Ginny fosse nel libro di fiabe.
"E ALLORA COSA STIAMO ASPETTANDO? ANDIAMO A RIPRENDERCELA, NO?" disse irritato. Come facevano tutti ad essere così calmi? Per quel che ne sapeva, se Ginny era nella fiaba della sirenetta, si sarebbe trasformata in spuma marina, se non l'avessero salvata in tempo.
"Sei un cretino Ron... secondo te come facciamo ad entrare nel libro?" chiese Harry, mantenendo il sangue freddo, e cercando di non guardare nella direzione di Malfoy, perché lo irritava da matti. Ginny gli aveva tenuto nascosto che era amica di Malfoy. Perché? E se non erano solo amici? Se erano qualcosa di più? Scosse il capo, ora non doveva pensarci. Prima di tutto dovevano trovare un modo per recuperare Ginny.
"Io conosco una formula per entrare nel libro" disse Luna vagamente, ma nessuno le prestò ascolto.
"Dunque, chiederò al ministro di poter fare una ricerca nella biblioteca del ministero... e anche in quella della base auror. Spero di trovare qualcosa che ci aiuti" disse Hermione velocemente e subito si smaterializzò.
"Ehi... io... conosco una formula..." disse di nuovo Luna, ma di nuovo nessuno la calcolò minimamente. Nessuno, tranne Draco ed Harry. entrambi le si avvicinarono.
"Sei sicura funzioni questa formula?" chiese Harry pacato.
Luna annuì, mentre Ron sbraitava contro qualcun'altro ed Hermione lo metteva a tacere con la magia.
"Allora vieni. Dobbiamo sbrigarci." disse Draco. Prese il libro dalle mani di Hermione, uscendo in giardino seguito da Harry e Luna. Hermione e Ron presero a litigare furiosamente e non si accorsero della scomparsa dei tre in giardino.
Lontano da occhi e orecchie di chiunque, Draco appoggiò il libro a terra.
"Se vogliamo andare tutti e tre, dobbiamo metterci in cerchio intorno al libro e prenderci per mano."
Riluttanti all'idea di prendersi per mano, Draco ed Harry sembrarono avere lo stesso pensiero. 'Ma tu guarda cosa mi tocca fare, per te, Ginny...'.
Luna teneva il biglietto con la mano destra, mentre la mano sinistra era stretta in quella di Draco. Lesse velocemente la filastrocca e videro il libro aprirsi da solo, alla prima pagina. Si schiarì la voce e, stringendo ora anche la mano di Harry alla sua destra, chiuse gli occhi e richiamò alla mente i ricordi di quando era bambina e sua madre e suo padre fecero un esperimento simile per recuperare un loro parente dal libro in cui era stato rinchiuso da una potente maga oscura che in seguito sarebbe stata sconfitta dagli auror.
"Stelle cadenti, stelle splendenti, stelle che vegliate sui nostri sentimenti, date un aiuto e in questo libro fateci entrare, e la nostra amica Ginny poter ritrovare. Un aiuto da voi, non chiedo di più, poi potrete tornare a brillare lassù." disse come in una dolce cantilena.
Harry e Draco si lanciarono uno sguardo, imbarazzati. Sembrava una canzoncina per bambini dell'asilo. Eppure, qualcosa accadde. Una strana luce cadde dal cielo in una linea retta, e colpi il libro. Il biondino alzò il naso all'insù e vide che la luce proveniva proprio da una stella, che aveva esaudito la preghiera di Luna.
Harry osservò il libro, ma questi improvvisamente si ingrandì a dismisura.
Luna arretrò di qualche passo, allargando le braccia più che poteva. "NON SPEZZATE LA CATENA!" disse strizzando gli occhi, accecata da quella luce bianca e abbagliante. Il libro smise di crescere, e si mise in posizione verticale. Alcune pagine sfogliarono, giungendo fino a metà, dove apparve un passaggio. Luna lasciò le mani di entrambi e si buttò velocemente nel passaggio. I due ragazzi si guardarono e senza alcuna esitazione seguirono la ragazza.
Sotto lo sguardo incredulo di Ron ed Hermione, appena giunti avendo visto quel forte bagliore inondare la cucina, il libro si richiuse e cadde a terra, tornando alle sue dimensioni originali.
Ron lo raccolse da terra, fissandolo sconvolto. "Sono andati senza di noi..." disse solo, rosso sulle orecchie dalla rabbia.
... continua... RINGRAZIAMENTI Dunque, vorrei ringraziare tutti coloro che mi seguono ^__^ Un grazie speciale a: Ninphadora - Beh, dai tempo al tempo e lo scoprirai... non posso mica svelartelo =P Che gusto ci sarebbe poi a leggere? ^_- Anduril - Eh eh si è in linea con il sesto libro, ma da qui in poi le cose cambiano leggermente eh? Chissà cosa succederà ai nostri eroi, rinchiusi in un libro di fiabe... Blacky - Evviva, sono contenta che i personaggi non siano OOC XD Beh forse in questo capitolo Draco é andato leggermente OUT, ma prendila come... Licenza poetica :p No, dico davvero, mi serviva ai fini della storia far passare velocemente questa parte introduttiva e passare al bello ^_- GinGin - Per Sweet child o'mine non so dirti quando tornerà, ma posso affermarti con sicurezza che prima o poi la ripubblicherò, anche se non so quando. Antares - Sono tornataaa! eh si si XD Il succo della storia comincia nel prox capitolo. Spero ti piacerà molto anche quello ^_^ Eileen - Come ho detto anche a Ninphadora, non posso dirti con precsione se è una D/G o una H/G... che gusto ci sarebbe a leggerla fino alla fine, se già sai come finirà? No, no, io sono sadica e cattiva e ti lascerò nel beneficio del dubbio XDDD |
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