Dear Diary. No Wait. Dear Dean.

di Sweet Madness
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** Explain. Now! ***
Capitolo 3: *** Chasing Ghosts And Demons ***
Capitolo 4: *** Exorcisms And Luck ***
Capitolo 5: *** What The Hell? ***
Capitolo 6: *** If At First You Don't Succeed, Don't Try To Kill A Winchester ***



Capitolo 1
*** Prologue ***


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A/N: Sì lo so, teoricamente dovrei finire “Castiel’s First Date”, ma quest’idea non aveva nessuna intenzione di lasciare il mio cervello quindi... Nella mia mente bacata dopo aver sventato l'Apocalisse tutti insieme Gabriel e Cas viaggiano e cacciano con Sam e Dean (yay! Il sogno di ogni fangirl)

Disclaimer: Stavo giusto andando a firmare il contratto che mi avrebbe dato pieno possesso dei ragazzi quando sono stata brutalmente rapita da dei loschi figuri che si fanno chiamare “Impala lover”, “Stanford student” e “Huggy Bear”, purtroppo indossano delle maschere e non so dirvi chi sono. Tutto ciò per dirvi che non possiedo nulla. Ancora.

Dear Diary. No Wait. Dear Dean.

Prologue

Le ruote dell’Impala sfrecciavano sull’asfalto bagnato dalla pioggia, i quattro passeggeri scrutavano la strada, gli unici rumori udibili erano il tamburellare delle gocce d’acqua che si infrangevano sulla carrozzeria lucente del veicolo ed il motore dello stesso.

Nessuno osava rompere quel silenzio carico di tensione.

“Dean come devo dirti che mi dispiace? Non sapevo assolutamente che fosse un uomo, voglio dire l’hai visto?” sbottò all’improvviso Gabriel facendo sussultare i due cacciatori ormai abituati all’assenza di suoni e guadagnandosi una strana occhiata dal fratello.

“Gabriel, non avevamo concordato di non parlarne più?” chiese Dean, la voce più bassa di almeno due ottave, tutto ciò che voleva era dimenticare. Senza contare che in quel preciso momento la sua preoccupazione era rivolta altrove.

“Lo so, lo so, quello che succede a Las Vegas rimane a Las Vegas, ma è da quando siamo ripartiti che parli a malapena” ribatté l’arcangelo continuando a ricevere occhiatacce da Castiel, seduto accanto a lui, e da Sam che ora si era girato a guardarlo.

“Cavolo Gabe! Ma li hai notati i demoni che ci inseguono neanche fossimo in un dannatissimo film d’azione?” sbottò il maggiore dei Winchester.

“Ah, quelli, beh sì, ma non credevo che un paio di demoni fossero un problema per Mr. Faccio Fuori Demoni Neanche Mi Pagassero Per Farlo e suo fratello Mr. Uccidere Demoni Mi Libererà Dal Fardello Della Colpa E Mi Redimerà” replicò il diretto interessato, la voce permeata di sarcasmo “Sai però, quella del film d’azione non è una cattiva idea, preferisci “The Fast And The Furious” o “Indiana Jones”?”.

“Cas, sei sicuro di non poter fare nulla?” chiese Sam ignorando apertamente l’arcangelo.

“Sì, sono diventati più furbi, si sono tatuati sigilli enochiani addosso, né io né Gabriel possiamo toccarli o usare i nostri poteri su di loro” rispose l’angelo, aggrottando le sopracciglia, cercando una soluzione.

“C’è un centro commerciale a pochi metri, li attiriamo sul tetto, li prendiamo di sorpresa e li uccidiamo con il coltello” disse improvvisamente Gabriel con una nota annoiata nella voce e senza alzare gli occhi dalle proprie unghie, improvvisamente l’elemento più interessante del mondo.

“Gabriel, amico, non cessi mai di sorprendermi” disse Dean, con un sorriso divertito sul volto “quando non fai il completo idiota sei quasi intelligente”.

Con un’abile torsione dello sterzo il cacciatore parcheggiò l’auto in uno dei posti rimasti vuoti.

“Allora, il piano è questo, io e Sam andiamo sul tetto, prepariamo una trappola del Diavolo, appena arrivano, Gabriel e Cas li attirano da noi, facendo in  modo che nessuno si faccia male, alla fine li uccidiamo con il coltello, tutto chiaro?”

“Chiaro” risposero gli altri tre all’unisono prima di uscire dalla macchina.

L’attesa sul tetto sferzato dalla pioggia era estenuante, sembrava infinita, i secondi scorrevano lenti come ore, ad un tratto i due esseri celesti si materializzarono di fronte ai due fratelli.

“Stanno arrivando” disse Castiel mantenendo un tono di voce quasi inaudibile.

La porta che dava sul tetto si spalancò, il rumore attutito da quello del vento che fischiava in tutte le direzioni, i due demoni la oltrepassarono, armi in mano e orribili ghigni sul volto.

Un attimo e tutto si concluse, niente parole, niente grida, in meno di un minuto entrambi gli esseri infernali erano stati uccisi.

“Okay, io direi che ci siamo meritati un po’ di riposo” esclamò Dean rientrando nell’edificio.

“Potremmo rimanere qui per un po’, almeno finché non smette di piovere” replicò Sam con un’alzata di spalle, un po’ di tempo libero avrebbe fatto bene a tutti, da quando avevano fermato  l’Apocalisse e richiuso Lucifero nella sua prigione tutti i demoni e parecchi degli angeli avevano deciso che la caccia al Winchester era la cosa più divertente del mondo.

“Fantastico! È da quasi vent’anni che non entro in un centro commerciale” disse Gabriel suonando incredibilmente eccitato.

Erano appena arrivati all’ultimo piano quando accadde, Dean si stava avvicinando ad uno degli stand per comprare qualcosa da mangiare e non si era accorto dell’uomo che gli si stava avvicinando da dietro.

Un’unica pugnalata alla schiena, quattro parole “Ti aspetto all’Inferno”, una colonna di fumo nero e tutto era finito.

Il primo a reagire fu Gabriel che con un unico gesto delle dita cancellò la memoria dei presenti che cominciavano ad affollarsi sul luogo in cui giaceva il corpo senza vita del maggiore dei fratelli Winchester, corpo che con un altro schiocco di dita sparì nel nulla senza lasciare neanche una goccia di sangue sul pavimento giallognolo della sala.

L’unica cosa fuori posto era un diario, nero, rilegato in pelle, giaceva a terra, esattamente dove un momento prima era stato il cadavere del cacciatore.

Sam, gli occhi già inondate di lacrime guardava muto l’arcangelo raccogliere l’oggetto da terra e tenerlo in mano con un sorriso trionfante sul volto.

“Amici miei, sono lieto di annunciarvi che avevo preso provvedimenti riguardo ad un’eventualità del genere, non c’è nulla di cui preoccuparsi tra poco riavremo il nostro carissimo Dean tra noi, ancora più rompipalle di prima”

Proprio in quel momento una ragazzina che non dimostrava più di sedici anni attraversava la sala e, troppo occupata a tenere gli occhi incollati alle pagine del libro che stava leggendo, non aveva visto i tre uomini fermi davanti allo stand dei dolci.

L’impatto non era stato troppo forte, ma Alice, questo il nome della giovane, non era esattamente rinomata per lo straordinario senso dell’equilibrio e andare a sbattere contro quell’uomo dal sorriso contagioso l’aveva mandata direttamente a terra, sparpagliano tutti i suoi recenti acquisti, compreso un diario, nero, terribilmente simile a quello che fino ad un momento prima l’uomo teneva in mano.

Dopo delle scuse frettolose e dopo aver raccattato tutte le sue cose, la ragazza, cercando di nascondere il volto arrossato dall’imbarazzo, si rialzò e se ne andò, decisa ad arrivare a casa il prima possibile.

Se uno dei due avesse fatto più attenzione avrebbero potuto notare che ciò che avevano raccolto dal pavimento non era ciò che vi avevano fatto cadere, ma la ragazza era troppo distratta e l’uomo troppo eccitato per accorgersene.

E fu così che Alice Jones tornò a casa con l’anima di Dean Winchester dentro la borsa.

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Capitolo 2
*** Explain. Now! ***


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A/N: Okay, lo so è tantissimo che non aggiorno, ma a mia discolpa posso dire di avere delle ottime ragioni, Lunedì ho avuto il test d’ingresso all’università, sono venuti a farci visita dei parenti dall’estero e c’è stato Rosh Ha-Shanà, una specie di capodanno ebraico, in cui non si fa altro che cucinare, pregare e mangiare (in quest’ordine) quindi è facile capire come tra una teglia di abbacchio con le patate, un test di preparazione e un tour di Roma il tempo di scrivere sia stato poco. Spero di essere un po’ più regolare con gli aggiornamenti in futuro. Infine vorrei ringraziare tutte le persone che hanno letto, preferito, ecc., un grazie speciale a Sonda, FleurDeLys e Brokendream per le gentilissime recensioni.

Dedica: Lo so che è strano ed in genere non lo faccio, che volete farci? Sarà l’ora tarda, sarà il dolce al cioccolato che sto mangiando fatto sta che vorrei dedicare questo capitolo a mia sorella perché proprio stamattina mi sono ricordata che è lei la ragione per cui scrivo e a Brokendream perché le sue mail mi motivano, mi divertono, mi ispirano e mi fanno riflettere.

Explain. Now!

“Quindi tu mi stai dicendo che avendo paura che io o mio fratello morissimo e andassimo direttamente nell’Aldilà hai fatto in modo che le nostre anime rimanessero legate ad un oggetto talmente comune da passare inosservato?” chiese Sam con un tono che soltanto pochi sfortunati al mondo avevano mai sentito, dire che al momento il minore dei fratelli Winchester era furioso era probabilmente l’eufemismo del secolo.

Erano arrivati in quel motel alla periferia di Boston da meno di un’ora e per tutto il tempo Gabriel si era indaffarato intorno ad uno strano libricino nero e solo dopo numerosi tentativi e complicati rituali aveva ammesso la disfatta confessando tutto agli altri due.

“Che ci vuoi fare? Sono pigro e sinceramente venire a riprendere le vostre anime ogni volta è stancante ed anche un po’ monotono” replicò l’arcangelo, gli angoli della bocca incurvati appena, trovava tutta la situazione tremendamente divertente, non che l’avrebbe detto a Sam, sembrava decisamente incavolato al momento.

“E mi stai anche dicendo che hai perso il diario a cui è legata l’anima di mio fratello e che non possiamo in alcun modo localizzarlo con i vostri poteri”

“Beh sarebbe stato un po’ inutile se tutti fossero in grado di localizzarlo non credi?”

“Discutere non serve a nulla, dobbiamo ripercorrere tutte le tappe della giornata per scoprire dove è finita l’anima di Dean, propongo di tornare al centro commerciale e controllare le telecamere di sorveglianza prima che Inferno e Paradiso si accorgano che c’è un’anima che manca all’appello” si intromise Cas prima che Sam potesse rispondere.

--

Alice chiuse la porta della sua stanza con un sospiro, da quando suo fratello se ne era andato per iniziare l’università i suoi genitori avevano cominciato a dedicarle fin troppe attenzioni, cosa che finiva immancabilmente per farla irritare.

La ragazza prese un respiro profondo, adesso era il suo momento, la parte della giornata che dedicava a sé stessa, niente scuola, niente genitori, niente drammi, solo lei, un dolce al cioccolato e il suo diario. Il suo nuovo diario in questo caso.

Dean riaprì gli occhi ed il suo primo pensiero fu di aver avuto un incubo, ma a contraddirlo c’era il pavimento su cui era disteso e l’assoluta certezza di essere morto, non riusciva a spiegarselo, ma aveva la distinta sensazione di essere privo di qualsivoglia entità fisica.

Ad interrompere le elucubrazioni del maggiore dei fratelli fu il rumore della porta che si apriva, lasciando entrare una ragazza dai capelli castani, non troppo alta, gli occhi verdi coperti da un paio di occhiali dalla spessa montatura azzurra.

Ogni dubbio sull’eventualità di un’entità corporea fu dissipato dal fatto che la ragazza si sedette alla scrivania senza notare minimamente il cacciatore di fronte a lei.

“Mattiamoci a lavoro”

Alice aprì il suo nuovo diario senza neanche notare che non era quello che aveva comprato quel pomeriggio, afferrò una penna dal porta penne nell’angolo e, preso un respiro profondo, cominciò a scrivere.

Caro diario, Dean represse a malapena un grido di sorpresa, aveva sentito chiarissima una voce dire quelle parole, ma avrebbe potuto giurare che le labbra della giovane non si erano neanche mosse. Si avvicinò per osservarla meglio, le era così vicino che se avesse avuto una qualsiasi consistenza avrebbe potuto sentire il suo respiro solleticargli la guancia.

come ti chiami? scrisse Alice nella sua calligrafia disordinata, ancora una volta il maggiore dei fratelli Winchester sentì la domanda nella sua testa chiara come se le parole fossero effettivamente state pronunciate con la voce dolce e un po’ titubante della ragazza.

“Dean, mi chiamo Dean” rispose il cacciatore senza pensare troppo, era morto, tanto valeva fare un po’ di conversazione mentre cercava un modo per arrivare da Sam, non sapeva dov’era, e questo era un problema, ma in fin dei conti era uscito da situazioni peggiori.

 Alice tornò a guardare il foglio e fu soltanto parzialmente sorpresa di trovarci sopra qualcosa che non ricordava di aver scritto, non era la prima volta che cercando di dare un nome ad un diario ne aveva annotato uno senza rendersene conto, questa era tuttavia la prima volta che lo faceva con una calligrafia diversa dalla propria.

Beh, e Dean sia allora, non ho mai avuto un Dean. continuò la ragazza lanciando una rapida occhiata allo scaffale della libreria su cui erano accuratamente impilati tanti quadernetti di colori e dimensioni diversi, l’unica costante era una targhetta sul dorso con sopra scribacchiato un nome, tutti maschili, come notò in seguito il cacciatore.

Allora, con cosa possiamo iniziare oggi? Beh perché non con il fatto che il mio unico fratello, sangue del mio sangue, carne della mia carne, sono due giorni che non si fa sentire? Sono convinta che sia tutta colpa di quella strega con cui sta ora, prima di mettersi con Grimilde aveva sempre tempo per me, ora va alle partite di polo e ai brunch. Sì, hai capito bene, polo e brunch con Ursula, mio fratello, sì quello che sembra appena uscito da “Il libro della giungla”. Si vede che ultimamente sto rivedendo i film della Disney? Beh, comunque il punto è che mi manca mio fratello, anche se è un idiota che preferisce quella strega alla famiglia.

“Quanto ti capisco” borbottò Dean pensando immediatamente a quel gigantesco (in più di un senso) idiota di suo fratello.

Alice riprese a respirare, non si era neanche accorta di star trattenendo il fiato tanta era la sua concentrazione.

Quando riportò la sua attenzione sul foglio la ragazza quasi soffocò a causa della propria saliva, lì nero su bianco c’era scritto Quanto ti capisco in una calligrafia che non era decisamente la sua, senza contare che lei non aveva neanche pensato quella frase.

“Ecco lo sapevo, sono impazzita definitivamente. Oh cavolo che faccio? Che faccio? Se lo dico ai miei divento orfana nel giro di cinque minuti” disse Alice andando completamente nel panico, continuava a passarsi una mano tra i capelli e gli occhi già le erano diventati lucidi “voglio dire, ho sempre saputo di essere strana, ma tutto questo è da manicomio!”

Il repentino cambio d’umore fece quasi cadere Dean dalla sedia su cui era appollaiato.

Woah! Calmati ragazzina, agitarsi tanto non serve a nulla.

“Oh beh, mi fa piacere che la mia seconda personalità abbia a cuore la mia salute” rispose la ragazza alzandosi di scatto dalla sedia, gli occhi sgranati e i capelli arruffati non aiutavano affatto a smentire l’idea della pazzia “Non posso essere rinchiusa in un manicomio, non sono adatta al manicomio! Non sopravvivrei!”

Alice stava per andare in piena crisi isterica quando lanciando uno sguardo al diario vide che le parole si stavano scrivendo da sole, ormai più curiosa che spaventata la giovane si avvicinò all’oggetto incriminato.

Calmati, non sei pazza, io sono Dean Winchester e, beh, credo di essere morto e da quello che sembra sono legato a questo dannato diario, immagino sia il motivo per cui tutto quello che dico viene trascritto.

“Oh” disse semplicemente la ragazza sedendosi di nuovo sulla sedia che prima occupava, se non si fosse seduta probabilmente le avrebbero ceduto le gambe “io sono Jones, Alice Jones”

Beh Jones, Alice Jones, la stai prendendo abbastanza bene. Ora Dean aveva raggiunto tutto un nuovo livello di perplessità, fino a qualche secondo prima la ragazza sembrava sull’orlo di una crisi di nervi perché convinta di essere pazza ora lui le stava dicendo di essere un fantasma e tutto quello che riceveva era un “Oh”, forse era davvero fuori di testa.

“Credo di essere sollevata, tra la prospettiva di avere un fantasma in casa e quella di essere fuori di testa preferisco la prima. Certo, potrei essere completamente partita e magari questo è un delirio causato dalla schizofrenia”

Il maggiore dei fratelli Winchester sospirò, come faceva a convincerla ad aiutarlo se lei continuava a credere di essere pazza? Per l’ultima volta, non sei pazza, né isterica e neanche schizofrenica, la mia anima è davvero legata allo stramaledettissimo diario.

“Oh, okay, ma questo ci porta ad un nuovo problema, come faccio a sapere che non prenderai possesso del mio corpo e lo userai per fare una strage? Ho letto “Harry Potter e la camera dei segreti”, come faccio a sapere che non sei un novello Voldemort? Pensi che se non riuscirei a sopravvivere in manicomio potrei farlo in una prigione?” a questo punto la ragazza era di nuovo sulla soglia dell’iperventilazione.

Il cacciatore si lasciò sfuggire un sospiro frustrato. Perché quello è un dannatissimo libro e questa è la realtà, non sei in “Harry Potter” sei soltanto una guest star in uno schifoso rifacimento di “Una serie di sfortunati eventi”.

“Okay, okay, non ti scaldare Mr. Winchester, posso aiutarti in qualche modo? Non so, vuoi passare oltre? Perché in quel caso credo tu debba andare verso la luce.”

No, non voglio passare oltre, devo soltanto trovare mio fratello e i miei amici, loro sapranno cosa fare. Forse era stato davvero stupido pensare di farsi aiutare da una ragazzina, il fatto che non gli importava poi molto era indice del livello della sua disperazione.

“Va bene Winchester, ti aiuterò, ma ti avverto, se dovessi morire in qualche modo a causa tua verrò a tormentarti per l’eternità ovunque tu sia”

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Capitolo 3
*** Chasing Ghosts And Demons ***


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A/N: Okay, lo so, sono davvero pessima, ma davvero non è colpa mia se le mie giornate sono più corte di quelle di tutti gli altri (okay pessima scusa lo so), comunque, vorrei ringraziare tutte le persone che leggono e soprattutto brokendream, Sonda e FleurDeLys per le gentilissime recensioni, godetevi il terzo capitolo, non ci posso credere, siamo già a metà storia *sigh* come vola il tempo...

Chasing Ghosts And Demons

Erano quasi le sette di sera quando Sam, Castiel e Gabriel arrivarono al centro commerciale per la seconda volta nello stesso giorno.

I tre ora indossavano dei completi scuri ed erano muniti di distintivi falsi dell’FBI.

Raggirare le guardie di sicurezza era stato uno scherzo ed ora il cacciatore e i due angeli si trovavano davanti una mezza dozzina di monitor e almeno altrettante ore i filmati da controllare.

“Eccola è lei!” gridò Gabriel indicando lo schermo su cui veniva mostrata l’entrata dell’edificio.

“Sei sicuro?” chiese Sam soffocando uno sbadiglio.

“Assolutamente, riconosco i vestiti” rispose l’arcangelo.

“Seguiamola con le telecamere, se scopriamo chi è possiamo rintracciarla e trovare Dean” continuò Castiel socchiudendo appena gli occhi di fronte allo schermo.

Venti infruttuosi minuti dopo i tre uomini si trovarono di fronte alle immagini appena precedenti alla morte di Dean, ma invece di vedere il demone accoltellare il maggiore dei Winchester si passava direttamente dai quattro che si ritrovavano in mezzo alla sala, a Gabriel che teneva in mano il diario.

Questa volta tutti notarono lo scambio, anche se dovevano ammettere che ci erano riusciti solo perché sapevano che era avvenuto, altrimenti sarebbe stato impossibile.

“Ferma qui” disse improvvisamente Sam indicando lo schermo “Stampa questa immagine, domani mattina possiamo tornare e chiedere ai negozianti se la conoscono”

“Sam, guarda questo” lo interruppe Cas senza staccare gli occhi dal monitor alla destra del cacciatore.

Le immagini mostravano il luogo dell’uccisione di Dean qualche secondo dopo che i tre se ne erano andati, uno dei demoni si avvicinava al punto da cui erano appena scomparsi e raccoglieva qualcosa dal pavimento, il cacciatore la riconobbe subito come una chiave della stanza che occupava al motel.

Meno di venti minuti dopo i tre erano di nuovo in macchina decisi ad evitare uno scontro, almeno finché non fossero stati pronti.

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La porta della stanza del motel si aprì con uno scricchiolio che non faceva presagire niente di buono, se fosse stato un film dell’orrore quello sarebbe stato il momento giusto per darsela a gambe, ma la figura che imboccò l’entrata non sembrò farci caso.

Il giovane uomo accese la luce ed avanzò ancora un po’, gli occhi improvvisamente riempiti di nero. Inspirò, poteva sentirlo, il cacciatore e i due angeli erano appena stati qui e a giudicare dalle condizioni della stanza se ne erano andati in tutta fretta.

Il demone fu distolto dai suoi pensieri dall’acuto squillo del telefono, senza veramente pensare l’essere infernale rispose.

Pronto? Sam Winchester?

“Sì, chi parla?” un sorriso incurvò le labbra sottili dell’uomo, era fin troppo facile.

Ciao, sono Alice Jones, non mi conosci, ma ecco, io, cavoli quant’è difficile, beh ecco io credo di avere l’anima di tuo fratello Dean

“Davvero? Ma è fantastico! Dove sei, vengo subito a riprenderlo”

Wow, l’hai presa bene, comunque è un po’ complicato perché fondamentalmente la sua anima è legata al mio diario, aspetta un momento, no Dean, ti ho detto di no, non gli chiederò una cosa del genere! Dicevo? Ah sì, puoi venire domani mattina quando non ci saranno i miei genitori, sai com’è, sarebbe complicato da spiegare al momento. Il mio indirizzo è 1908 Roald Dahl Lane

“D’accordo, allora a domani”

Aspetta un momento, Dean vuole che ti chieda una cosa” dire la voce della ragazza ora sembrava riluttante era come dire che Bill Gates è riesce a malapena ad arrivare a fine mese. “Lui vuole sapere, ecco, lui vorrebbe sapere cosa fai con un orso di peluche gigante che ha la, cavolo quanto sono caduta in basso, che ha la malattia dei leccalecca? Gli spari o gli dai fuoco? Cosa? Vuoi uccidere un orsetto di peluche? Non mi interessa se è un orso alto due metri con tendenze suicide! Uff, d’accordo, lo sterminatore di giocattoli vuole che tu risponda

“Ehm” okay forse non era poi così semplice “lo bruci?”

Oh, bene, sì, risposta esatta” rispose la ragazza con una risatina nervosa “ci... ci vediamo domani ciao” e con questo la linea era diventata muta.

“Ti prego Dean, ti prego, dimmi che non ho appena dato ad un demone il mio nome ed indirizzo” chiese la ragazza, fissando un punto dietro la scrivania che aveva deciso, piuttosto arbitrariamente in verità, fosse il punto in cui lo spirito si trovava.

Dean, che in realtà si trovava nel lato opposto della stanza, sbuffò, se avesse avuto pressione sanguinea probabilmente ora la sua sarebbe stata alle stelle.

Ti avevo detto di fare la domanda prima e dargli l’indirizzo dopo. È colpa tua se siamo in questo casino. Rispose Dean, la bocca curvata in un sorriso divertito, okay forse si stava divertendo un po’ troppo.

“E io l’avrei fatta se tu non mi avessi chiesto di fare una domanda tanto ridicola! E togliti quel sorriso dalla faccia”

Come fai ad essere sicura che sto sorridendo? Non puoi vedermi. Rispose il cacciatore, mentre il sorriso gli moriva sulle labbra, era davvero così ovvio?

“Non ho bisogno di vederti, sono particolarmente percettiva ed ho un’immaginazione iperattiva. Comunque, basta con le chiacchiere e torniamo al punto principale, un demone sta venendo qui a casa mia, non posso dire nulla ai miei genitori anche se sono in pericolo, non ho la più pallida idea di cosa fare e se non troviamo una soluzione al più presto potrei avere una crisi isterica” disse Alice senza praticamente respirare, tutta questa agitazione non poteva farle bene.

Woah, respira! Ma fai sempre così? Non preoccuparti, ho un piano, intanto questa notte sigilliamo la casa, per sicurezza, anche se non credo che verrà.

“Come fai ad esserne sicuro? E anche se venisse domani che caspita faccio?” chiese la ragazza sedendosi sul bordo del proprio letto, giocherellava distrattamente con uno dei braccialetti che portava e aveva un’espressione talmente persa che il maggiore dei Winchester non poté fare a meno di dispiacersi per tutta la situazione, finora aveva pensato soltanto a quanto si fosse messa male per lui, ma ora si era reso conto che quella che aveva davanti non era che una ragazzina spaventata e travolta dagli eventi.

Senti, andrà tutto bene, te lo prometto, ho un piano, questo è il mio lavoro e per domani e domani soltanto sarà anche il tuo.

“Cosa faremo?”

Domani bellezza, esorcizzerai il tuo primo demone.

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Capitolo 4
*** Exorcisms And Luck ***


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A/N: Signore e signori ecco a voi il quarto capitolo, mi dispiace di non essere riuscita a scriverlo prima, ma l’ho trovato particolarmente ostico, non so perché ma è così, senza contare che mi sono accidentalmente tagliata un dito mentre cucinavo (sì, nonostante la mia reputazione sono ancora tutti vivi nel caso ve lo stiate chiedendo) il che rende tutto molto più lento. Ma passiamo ai ringraziamenti, come sempre ringrazio chiunque legga, ma soprattutto FleurDeLys, Lily Black 90, brokendream, Giulia Justine e rosadilunedi per le loro gentilissime recensioni. In più qualora ve lo stiate chiedendo sto pensando ad un sequel, se non ve lo stavate chiedendo fa niente, ora lo sapete. Ma basta con i nonsense, vi lascio al capitolo.

Exorcisms And Luck

Quella mattina Alice si era alzata alle cinque dopo aver passato una notte quasi insonne, trovare l’esorcismo giusto su internet non era stato difficile e per sigillare porte e finestre con sale e strani simboli non era proprio necessaria una laurea in ingegneria aerospaziale, ma lei continuava a contemplare tutti quei fogli pieni di scritte e disegni neanche fossero le copie dettagliate dei rapporti del CERN di Ginevra.

Lo shock delle prime ore aveva adesso ceduto il passo ad una calma quasi glaciale puntellata qua e là da attimi di panico puro e semplice.

Nonostante tutto l’unica cosa a cui la ragazza riusciva a pensare al momento era “Mamma ho perso l’aereo”. Sì, Alice Jones nel momento più cupo e terrificante della sua giovane vita non poteva far altro che pensare ad un film, perché, per Alice, se un ragazzino da solo era riuscito ad avere la meglio su due ladri, forse anche lei, che aveva al suo fianco il cacciatore migliore del pianeta (per mera auto-definizione la giovane sospettava), aveva qualche chance. Il pensiero che quella fosse un’avventura puramente inventata mentre questa era terribilmente reale non l’aveva sfiorata minimamente.

La sveglia sul comodino tornò alla vita alle sei e trenta precise sparando a tutto volume la sigla di una serie televisiva semi-sconosciuta, la ragazza si sedette pesantemente sul letto coperto dal suo piumone di Spiderman e con un colpo secco zittì l’apparecchio.

È ora di andare in scena bellezza disse Dean controllando di nuovo che il sale fosse ancora al suo posto.

“D’accordo, vado a liberarmi dei miei genitori, tu rimani qui, non sarà un bello spettacolo” concluse la ragazza arricciando il naso, poi si avvolse in una vestaglia abbastanza grande da nascondere il fatto che era completamente vestita e, dopo aver preso un respiro profondo, uscì dalla stanza.

Il cacciatore si guardò intorno prendendo nota, per la prima volta da quando si era svegliato in quella stanza, dell’ambiente in cui si trovava.

Non sembrava la classica stanza di una sedicenne, non che lui fosse un esperto, ma anche Dean, dall’alto della sua ignoranza in materia, notava delle stranezze, delle piccole idiosincrasie, come il piumone di Spiderman e le miriadi di orecchini colorati sparpagliati in giro, i vari diari ordinatamente riposti sullo scaffale della grande libreria e i post-it colorati attaccati un po’ ovunque.

Il cacciatore venne scosso dalle sue elucubrazioni dalla porta che veniva aperta con forza.

“Okay, tesoro, ora tu mettiti a letto, chiamami se ti serve qualcosa, sei sicura che non vuoi che rimanga a casa? Posso disdire tutti gli appuntamenti di oggi se vuoi” Dean ora sapeva esattamente da chi Alice avesse ripreso l’abitudine di parlare senza riprendere fiato. La donna che stava letteralmente infilando a forza la ragazza nel proprio letto era alta, con i capelli biondo cenere, gli occhi scuri e l’espressione corrucciata.

“No mamma, vai tranquilla, io starò bene, ho soltanto bisogno di un po’ di riposo” la donna la guardò, evidentemente combattuta, dopo secondi che sembrarono ore, la signora Jones sospirò, diede un ultimo bacio alla figlia e uscì.

Fatto finta di stare male?

“No” rispose secca Alice scavando in un cassetto e tirandone fuori in gran fretta un cioccolatino che infilò in bocca intero. “Vuoi un consiglio? Mai bere il caffè con il sale. A meno che tu non stia cercando di rimanere a casa da scuola per tentare di esorcizzare un demone che vuole la tua testa su un paletto. In quel caso datti pure alla pazza gioia”

Quella era tua madre? Non vi assomigliate affatto disse Dean cambiando radicalmente argomento.

“Sì lo so, ma in realtà sono io ad essere una specie di anomalia genetica, anche se mia nonna giura che sono identica a sua sorella, non che io possa esserne sicura dato che questa sorella è stata disconosciuta dalla famiglia perché all’epoca faceva la cabarettista invece di trovarsi un  marito e questo è stato un motivo di scandalo”

Ma sì dimmi pure la storia della tua vita borbottò il cacciatore senza rendersi conto di aver parlato a voce alta.

“Ehi! L’hai chiesto tu! Io ho semplicemente fornito una gentile risposta” rispose la ragazza prendendo dei fogli dalla scrivania e tornando a letto.

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Sam sbadigliò sonoramente, la scomparsa di Dean l’aveva colpito più di quando avrebbe mai ammesso e per tutta la notte non aveva fatto altro che rigirarsi nel letto cercando di scacciare i pensieri occupandosi di cose triviali, come il fatto che Gabriel avrebbe potuto dormire anche durante la propria esecuzione (cosa che aveva fatto nel 1793 durante l’epoca del Terrore in Francia, ancora rideva quando raccontava delle facce degli spettatori quando si era alzato dalla ghigliottina, aveva ripreso la propria testa dal cestino e dopo un sentito discorso sulle falle del loro sistema esecutivo, se ne era andato con un’espressione così indignata da rivaleggiare con quella di Raphael quando aveva rivisto Cas) o il fatto che effettivamente Dean aveva ragione, Castiel non sbatteva le palpebre praticamente mai.

“Okay ragazzone, cinque minuti e ci muoviamo, vedrai che la troveremo” disse Gabriel con un gran sorriso ed una giovialità decisamente fuori luogo.

Il cacciatore non rispose, tirò fuori la foto dalla tasca e la studiò attentamente cercando di imprimere nella propria memoria ogni lineamento di quella ragazzina.

I tre erano talmente presi nei preparativi che quasi non si accorsero della donna che passava dietro di loro e che per puro caso aveva notato la foto.

“Scusatemi signori” iniziò timidamente la donna che i tre riconobbero subito come la proprietaria del motel che li aveva fatti registrare la sera prima.

“Sì?”

“La ragazza, quella della foto, è per caso nei guai?” chiese la donna, la preoccupazione si poteva leggere chiaramente sul suo volto.

“Perché? La conosce?” domandò Castiel.

“Si chiama Alice Jones, è amica di mio figlio, è nei guai?” ora la donna era quasi sull’orlo del panico.

“Ma no signora, non si preoccupi, stiamo solo cercando possibili testimoni per un incidente avvenuto ieri, può darci l’indirizzo della sua scuola gentilmente?” intercettò Gabriel posando un braccio sulle spalle della donna e sfoderando il suo sorriso migliore.

“Poe High School, ma ho incontrato sua madre prima, ha detto che stava male e che oggi sarebbe rimasta a casa, se entrate un momento vi do l’indirizzo” disse la proprietaria visibilmente sollevata.

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Alice sedeva sul divano a gambe incrociate, erano almeno dieci minuti che era ferma nella stessa posizione. Gli occhi fissi nel vuoto mentre si tormentava distrattamente un’unghia.

Quando finalmente il campanello suonò la ragazza non trasalì, ma prese un respiro profondo, mise su l’espressione più neutra che le riusciva ed andò ad aprire.

L’unica parola che veniva in mente ad Alice Jones per descrivere l’uomo davanti casa sua era ordinario, aveva immaginato che un demone fosse un po’ più... beh, demoniaco, ma no, questo bel ragazzo in jeans e camicia scura sembrava assolutamente normale.

“Alice Jones? Ciao, sono Sam Winchester” disse il demone sorridendo amabilmente.

“Ciao Sam, entra pure, accomodati, vuoi qualcosa da bere?” chiese la ragazza cercando di auto convincersi che andava tutto bene.

“No grazie” la giovane guardò attentamente l’uomo addentrarsi nel suo salotto e sedersi sul divano, con sua grande delusione però l’uomo non si era seduto dalla parte su cui era disegnata la trappola del diavolo.

Alice si concesse un breve secondo per guardare male il demone poi si sedette sulla poltrona il più fisicamente possibile lontano dalla creatura.

“Intelligente” esclamò improvvisamente l’uomo con un sorriso che non poteva essere definito altro che malvagio.

“Come scusa?” chiese la ragazza cominciando a sudare freddo, lo sapeva che sarebbe andata male, in quel momento, in quel preciso momento si ripromise che se fosse sopravvissuta avrebbe chiamato suo fratello, Grimilde o non Grimilde, okay, Lauren o non Lauren.

“Davvero ingegnoso disegnare una trappola del diavolo sotto il cuscino del divano, se non fossi stato appostato davanti alla finestra tutta la mattina saresti quasi riuscita a fregarmi” disse il demone alzandosi lentamente, Alice non si perse d’animo e schizzò in un angolo della stanza dove, nascosta sotto il tappeto, c’era una trappola, prese da dietro un mobile un sacchetto di sale e disegnò un cerchio.

Passato il momento di puro panico la ragazza notò comunque che l’essere non si era mosso dal divano e aveva cominciato a prendere in  mano i vari gingilli disposti sul tavolino da caffè di fronte.

“Carino” disse maneggiando un piccolo elefante di cristallo “il tizio in cui sono dentro era un arredatore d’interni, lo trova delizioso. Certo lo potrebbe apprezzare di più se non fosse troppo occupato a urlare e disperarsi” concluse l’uomo con una risata che avrebbe potuto far ghiacciare il sangue nelle vene ad Hannibal Lecter.

“Ma parliamo di affari, senti, sei una ragazza giovane, carina e mi sei anche stranamente simpatica, quindi perché non facciamo cosi? Tu mi consegni il diario in cui è intrappolato Dean Winchester e io ti lascio vivere”

“Oh, dici questo diario?” chiese la ragazza tirando fuori dalla tasca della felpa il libretto nero “vienitelo a prendere se ci tieni tanto” concluse con una sicurezza che decisamente non aveva, poi prese un foglio dalla tasca dei jeans e con voce tremante cominciò a leggere l’esorcismo, doveva riconoscere che ora era particolarmente grata a suo padre per averla costretta a studiarlo.

Il demone rise “Pensi davvero di riuscire a fermarci? Se io non recupero l’anima di Dean Winchester qualcun altro verrà a farlo e non sarà gentile come me, a questo punto l’intero Inferno sarà sulle sue tra-” ma non riuscì a finire la frase perché improvvisamente dalla bocca dell’uomo cominciò ad uscire del denso fumo nero.

Fu in quel momento che Alice lo vide, di fronte a lei c’era uno specchio su cui riflesse c’erano tre persone, lei, il demone e Dean Winchester.

Lo shock della scoperta non le impedì comunque di terminare l’esorcismo, il fumo nero lasciò completamente il corpo dell’arredatore d’interni come la giovane si aspettava, quello che comunque non si aspettava era il fumo che si attorcigliava intorno al corpo del cacciatore.

Dallo specchio Alice riusciva a vedere l’uomo gridare cercando di liberarsi, ma il demone stava già cominciando a scendere verso l’Inferno e la ragazza presa dal panico e con le funzioni celebrali limitate al minimo fece la prima cosa che le veniva in mente e cercò di stringere la mano del cacciatore provando a trattenerlo.

Con sua grande sorpresa strinse qualcosa di solido, ma non fece in tempo a chiedersi cosa fosse successo che il demone sparì e una forte luce bianca la investì.

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Capitolo 5
*** What The Hell? ***


DDNWDD5

A/N: Scusate il ritardo, ma la scorsa settimana ho avuto un esame e mi ci è voluto un po’ per ritrovare la mia strada in quel labirinto di libri, appunti e quaderni che si era formato. Comunque, grazie a tutte le persone che leggono, ma soprattutto a brokendream e FleurDeLys per le loro gentilissime recensioni. Ci tengo a dire che questo penultimo capitolo è stato praticamente un parto e l’unico modo in cui sono riuscita a finirlo è stato grazie alla panna cotta che ho praticamente divorato, alla fantastica voce di John Barrowman e ai litri di thè al limone che continuo a bere. Ma basta blaterare e passiamo al capitolo, buona lettura.

What The Hell?!

“Oh, la mia testa” esclamò Alice portandosi una mano alla tempia, la ragazza aprì cautamente gli occhi solo per rendersi conto che non riusciva a vedere assolutamente nulla.

Imprecando in una lingua che decisamente non era Inglese la ragazza cominciò a cercare i propri occhiali trovandoli soltanto dopo cinque minuti di estenuante ricerca.

Quello che vide una volta tornata in possesso delle proprie facoltà visive la sconvolse (beh per quanto era possibile sconvolgerla dopo quello che aveva appena visto), sul pavimento del suo salotto c’erano due ragazzi evidentemente incoscienti, decisamente titubante la ragazza si avvicinò a quello che era sicura fosse Dean Winchester, si inginocchiò accanto all’uomo e con una penna arrivata da chissà dove gli punzecchiò il braccio.

L’uomo aprì gli occhi emettendo un grugnito di protesta, in fin dei conti era la seconda volta in meno di ventiquattro ore che si ritrovava disteso sul pavimento e qualcuno gli stava perforando il braccio con un oggetto appuntito, aveva tutte le ragioni del mondo per essere di cattivo umore.

“Ben svegliata principessa” sbuffò Alice colpendo il cacciatore sul braccio “mi hai fatto prendere un colpo! Quindi adesso che succede? Sei vivo?” chiese la giovane pizzicando l’uomo sul già martoriato arto.

“Ehi! Non lo so, non mi sento questo granché differente” confessò l’altro con un’alzata di spalle.

All’improvviso un colpo di tosse alle loro spalle li riportò alla realtà, la ragazza si precipitò accanto all’altro uomo, che si stava lentamente riprendendo.

“Dean vai a prendere un bicchiere d’acqua per favore, potrebbe aver battuto la testa quindi è meglio non muoverlo per il momento” sentenziò Alice cercando di prendere il polso dell’uomo, non era mai stata così contenta in tutta la sua vita del fatto che suo fratello l’aveva spesso usata come cavia per il suo corso di primo soccorso.

“Il fumo... il fumo nero” gracchiò l’uomo riprendendo conoscenza.

“Calmati, per favore, hai subito un trauma, devi calmarti” disse la ragazza all’uomo che cominciava a dimenarsi, nonostante il panico che l’attanagliava cercò di mantenere una voce calma e pacata “sono qui per aiutarti, qual è il tuo nome?”

“Zac, mi chiamo Zac”

“Bene Zac, io sono Alice, ora fai dei respiri profondi, andrà tutto bene te lo pro-” ma prima che riuscisse a finire la frase Zac cominciò a gridare, gli occhi sbarrati.

“Quel-quel bicchiere si sta muovendo da solo!” esclamò l’uomo prima di svanire di nuovo.

La ragazza si girò, ma l’unica cosa che vide fu Dean rientrare nella stanza con un bicchiere in mano.

“Beh, immagino questo risponda alle nostre domande, ma come mai io posso vederti e lui no? E soprattutto, ora cosa facciamo? L’hai sentito quel demone presto o tardi ne arriveranno altri” chiese Alice e togliendo polvere inesistente dai propri jeans.

“Dobbiamo andarcene, preferibilmente subito, avremo tempo di rispondere alle domande una volta trovato quell’idiota di Gabriel” rispose il cacciatore “per il momento sigilliamo la casa e andiamo nel posto più affollato che riusciamo a trovare”

“Cosa ne facciamo di Zac?” domandò la giovane indicando l’uomo a terra.

“Non abbiamo tempo di occuparci di lui adesso, chiamiamo un’ambulanza e lasciamolo in strada”

“Senti, io non so che branco di lupi ti abbia cresciuto, ma non possiamo lasciare questo poveretto in strada da solo!”

“Dobbiamo, fidati di me, starà benissimo”

“Va bene, come ti pare, a questo punto è meglio andare a scuola, lascio un messaggio a mia madre in caso tornasse prima” concluse Alice sbuffando.

In meno di dieci minuti i due erano sulla loro strada per la Poe High School, senza rendersi conto che qualcuno di poco raccomandabile li stava seguendo.

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“Almeno siamo sicuri sia la casa giusta?”  chiese Sam guardando fuori da una finestra e sperando che nessuno li notasse dato che, tecnicamente, quello che stavano facendo si chiamava violazione di proprietà.

“Sì, posso chiaramente rilevare residui di un esorcismo” esclamò Cas all’improvviso.

“Già il fratellino ha ragione, ci sono più residui demoniaci qui dentro che in quella casa dove io ed una congrega streghe abbiamo deciso di darci alla pazza gioia, se capite cosa intendo, ah bei tempi, avevo detto loro di essere un signore dell’Inferno, ho vissuto una settimana fantastica, peccato che poi abbiano cominciato a mangiare la foglia e abbiano chiamato un demone vero, certo alla fine abbiamo coinvolto anche il demone ma-”

“Gabriel, concentrati!” sbottò Sam a metà racconto, in genere amava ascoltare i racconti dell’Arcangelo, ma quello non era proprio il momento.

“Ho trovato qualcosa” si intromise Cas che nel frattempo aveva cominciato a cercare indizi.

In salotto, attaccato alla superficie di un tavolino c’era un post-it giallo con sopra scritto in una grafia svolazzante e disordinata: Mamma, mi sono appena ricordata di avere un test importante, mi sento molto meglio così ho deciso di andare a scuola. Non ti preoccupare, torno presto. Alice.

“Sam, ho due notizie per te, una buona ed una cattiva” esclamò Gabriel tenendo in mano un quadernetto nero che aveva appena trovato a terra “quella buona è che questo è il diario a cui era legata l’anima di Dean, quella cattiva è che Dean non è più qui”

Sam si trattenne a stento dallo sbattere ripetutamente la testa (la propria, ma soprattutto quella dell’Arcangelo) contro il muro.

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Alice posò i libri nell’armadietto e si guardò intorno, molto consapevole del fatto che sembrava una pazza appena scappata dal manicomio, ma da quando aveva lasciato la propria casa si sentiva esposta ed in pericolo.

“Rilassati o rischi che qualcuno chiami l’antidroga” le sussurrò Dean nell’orecchio.

“Okay sono nervosa! Fammi causa” sibilò la giovane tra i denti, passare da una vita normale e un po’ monotona alla caccia ai demoni non aveva fatto bene ai suoi nervi.

Tutti i pensieri di droga e nervi furono accantonati quando tre ragazze che sembravano appena uscite da un teen drama, passando accanto ad Alice le rivolsero uno sguardo così pieno di odio e disgusto che Dean, nonostante avesse affrontato orde di mostri e demoni, rabbrividì.

“E quelle chi erano?”

“Beh, hai presente quando guardi quei telefilm sulle turbe adolescenziali e c’è sempre quel gruppetto di snob alla ‘Mean Girls’ che sono così pieni di cliché che se esistessero davvero probabilmente il mondo imploderebbe? Beh, loro sono la prova vivente che l’Universo ha un gran senso dell’umorismo. Non chiedermi come si chiamano però, perché continuo a dimenticare i loro nomi, per me sono sempre state, sono e sempre saranno Crudelia, Malefica e Ursula” rispose la giovane con una scrollata di spalle, al momento aveva decisamente altro a cui pensare.

“Odio il liceo” sentenziò il cacciatore con una smorfia “Professori, compiti, gente che ti odia senza motivo”

“Oh no, un motivo ce l’hanno, fondamentalmente odiano chiunque non abbia lunghi capelli setosi che riflettano il sole come il mare estivo riluce sotto la luce della luna, chiunque non porti una taglia 38 e in linea di massima chiunque non sembri appena uscito dalla copertina di ‘Seventeen’ il che significa che odiano praticamente chiunque, comprese loro stesse se vogliamo dare credito alla psicologia moderna.”

Due ore dopo Dean era seriamente convinto che morire di noia fosse possibile, era assolutamente certo di non aver mai incontrato nessuno con un programma di studi noioso come quello di Alice, un’altra ora sui principi di macroeconomia e avrebbe cominciato a dare di matto.

Era fondamentalmente a causa della noia che Dean ideò un piano, niente a che fare con la sua situazione ovviamente, semplicemente il cacciatore vedendo le tre ragazze di prima prendere in giro una ragazzina di appena tredici anni, aveva deciso di dare loro una lezione.

Già.

Dean Winchester: morto che cammina (parla, disturba le lezioni, flirta, ecc.), invece di fare qualcosa per porre rimedio alla situazione illustrata nella dichiarazione precedente gioca a fare il paladino della giustizia (ad onor del vero aveva sempre avuto l’aspirazione dell’eroe alla Batman).

Ehi, che tu sappia è mai morto qualcuno di morte violenta in questa scuola? Omicidio? Suicidio? chiese il cacciatore scrivendo discretamente su un foglietto dimenticato sul banco.

Perché? chiese sospettosa Alice scribacchiando con una matita sullo stesso pezzo di carta, Dean che apriva la bocca (in senso puramente metaforico in questo caso) senza lamentarsi? Decisamente sospetto.

Mi annoio, almeno potrei cercare qualche altro spirito con cui fare amicizia rispose l’uomo, ogni parola coperta da uno spesso strato di sarcasmo.

La ragazza sospirò, ultimamente lo faceva spesso e tutto a causa di quel dannato non-morto, ma neanche tanto vivo, Dean Winchester.

Va bene, che io mi ricordi c’è stata solo una ragazza, Harriett Miles, si è suicidata l’anno scorso, poveretta, soffriva da tanti anni di depressione

Senza neanche rispondere l’uomo uscì in fretta dall’aula.

Al cacciatore bastarono appena tre minuti per individuare le ragazze che si stavano dirigendo verso il bagno del secondo piano.

Quello che vide quando entrò fu un armamentario degno di una profumeria, ma ancora più importante uno specchio, un grande specchio. Perfetto.

Dean prese un rossetto e cominciò a scrivere.

Voi mi avete ucciso. HM

“Oh cavolo Jane! Oh cavolo! Che succede?!” gridò una delle ragazze allontanandosi repentinamente.

“Non lo so! Un fantasma!” rispose l’altra senza mai perdere di vista il rossetto che volteggiava nell’aria.

Smettetela e la vostra vita potrebbe essere risparmiata.

“Cosa? Smettere cosa?” a questo punto le tre erano decisamente terrorizzate.

Purtroppo però, Dean non riuscì a rispondere perché la porta si spalancò e le ragazze afferrarono al volo l’opportunità per scappare, lui però non prestò loro la minima attenzione, troppo preso dal nuovo arrivato.

Sam?

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Capitolo 6
*** If At First You Don't Succeed, Don't Try To Kill A Winchester ***


DDNWDD6

A/N: Here we go people, siamo alla fine, devo ammettere che un po’ mi dispiace, comunque bando alle ciance e ciancio alle bande, vorrei ringraziare tutte le persone che hanno letto questa storia, l’hanno messa tra le preferite, le seguite, ecc. ma soprattutto vorrei ringraziare brokendream e FleurDeLys per le loro splendide recensioni ed il loro supporto. Enjoy l’ultimo capitolo.

If At First You Don’t Succeed, Don’t Try To Kill A Winchester

Perché a me? Si chiese Alice per la quindicesima volta mentre si recava al luogo dell’appuntamento.

La collinetta dietro la scuola non era mai sembrata così sinistra, nonostante fosse appena mezzogiorno il cielo era scuro e grandi nuvole nere minacciavano pioggia, i rami degli alberi ormai spogli prendevano ai suoi occhi forme inquietanti.

“Okay Alice, ricordati ciò di cui blaterava Jenny l’altro giorno, il metodo dell’‘actor studio’, immedesimati nel personaggio, ricordati non ti interessa l’anima di Dean, sei spietata e vuoi solo venderla al miglior offerente” cercò di rassicurarsi la ragazza, l’idea non le piaceva affatto e che fosse stata partorita da quello strano tipo, come si chiamava? Ah sì, Gabriel, simpatico senza dubbio, ma fuori come un balcone, aggiungeva soltanto altri motivi di preoccupazione.

E poi quali cacciatori che si rispettano chiedono aiuto ad un demone? Crowley o come diamine si chiama, con quel suo accento scozzese e la risposta sempre pronta, le dava proprio sui nervi. Non certo il modo migliore per infondere fiducia in una che si stava letteralmente infilando nel covo dei lupi.

Alice guardò l’orologio per l’ennesima volta, ancora qualche secondo e sarebbe scattata l’ora X, alzò gli occhi dall’orologio che portava ala polso e quasi urlò dal terrore, almeno sessanta persone erano comparse dal nulla, tutti avevano gli occhi neri e la guardavano neanche fosse un tacchino il giorno del Ringraziamento.

“Okay ragazzi, state indietro, lei non è sul menù” risuonò una voce in appropriatamente gioiosa alle spalle della giovane che, nonostante il naturale istinto di autoconservazione si girò per vederne la fonte, davanti a lei in tutto il suo demonico splendore c’era Crowley che avanzava tenendo in mano un bicchiere di quello che sembrava scotch.

“Bene, sappiate che qui comando io, quindi tutti i demoni dell’incrocio a destra, tutti gli altri a sinistra, quelli a destra fanno un’offerta, se la signorina accetta darà al demone l’anima di Dean Winchester che potrà poi essere spartita a vostra discrezione con quelli a sinistra” continuò il demone con nonchalance.

Tutto ciò che Alice riusciva a fare al momento era assumere una posa da “dura” sperando di essere il più convincente possibile cercando contemporaneamente di non avere un attacco di risata nervosa mentre vedeva l’orda di essere infernali posizionarsi in due linee ordinate.

“Bene, vedo che ci siamo capiti, il mio lavoro qui è finito” e prima che la ragazza riuscisse a spiccicare parola il demone se ne era andato.

Alice deglutì tornando a guardare i suoi compratori, davvero non riusciva a capire come si era fatta convincere, ah sì, ora ricordava erano stati il tizio ridicolamente alto e quello con il trench, se uno dei due l’avesse guardata negli occhi dicendo “salta” lei non avrebbe potuto fare altro che chiedere “quanto in alto?” sul serio, quegli occhi...

“Okay, avete sentito il boss, iniziate a fare qualche offerta” intimò la ragazza, e sarebbe anche stata mediamente convincente se non fosse stato per quel leggero tremore nella voce.

I demoni si cambiarono degli sguardi, le bocce spaccate in sorrisi malvagi, cominciando ad avanzare, la giovane per tutta risposta fece qualche passo indietro, troppo spaventata per voltare le spalle alle terribili creature che le si avvicinavano ogni secondo di più.

Poi all’improvviso al suo fianco apparvero quattro figure.

“Loki sei tu amico?” chiese uno dei demoni avvicinandosi a Gabriel.

“Hey Alaric! Quanto tempo” rispose l’Arcangelo abbracciando il demone.

“Che ci fai da queste parti? L’ultima volta che ti ho sentito tu e Kali stavate portando terrore e scompiglio da qualche parte in Asia”

“Sì, beh sai com’è, né io né Kali siamo fatti per la monogamia e-” ma il racconto di Gabriel fu interrotto da uno schiarirsi di gola collettivo “scusa amico, ora non è il momento” concluse beccandosi un’occhiataccia dalle quattro persone alla sua sinistra.

“Già, ora non è proprio il momento” disse Sam abbassandosi a livello del terreno e tirando su un pezzetto di filo di rame dalla terra “perché siete intrappolati in una trappola del Diavolo e state per essere esorcizzati”

“Dite ai vostri amici che se proveranno di nuovo a venire contro di noi faranno un fine anche peggiore” minacciò Dean.

Castiel cominciò a recitare l’esorcismo, l’aria prima riempita soltanto dalla sua voce profonda fu squarciata da urla disumane, l’odore di zolfo così penetrante che poteva essere sulla lingua.

Alice cercò di coprirsi le orecchie, calde lacrime le rigavano il viso, finalmente era finita, l’adrenalina lasciava il posto alla paura che la ragazza non aveva permesso al suo animo di provare fino ad allora, mentre il mondo diventava sempre più buio per la seconda volta in quella giornata.

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“Alice, Alice” chiamò Dean scuotendo la spalla della ragazza.

“Ti odio” rispose semplicemente la giovane aprendo cautamente un occhio, poi notò che Sam aveva una mano sulla spalla del fratello “vedo che sei tornato in vita”

“Così sembra” rispose il cacciatore con la tranquillità di uno che ha appena annunciato di aver mangiato un cheeseburger per pranzo.

Castiel l’aiutò ad alzarsi in piedi e le posò due dita sulla fronte, improvvisamente non le sembrava più di avere un concerto degli AC/DC in testa e così si arrischiò ad aprire entrambi gli occhi, la collinetta che era appena stata testimone di un evento soprannaturale era completamente sgombra.

“Dove sono tutti quanti?”

“A casa, tutti guariti. Che devo dirti? Sono bravo” replicò Gabriel con un sorriso a trentadue denti e facendole l’occhiolino.

“Mmm, okay, sentite tanto per essere chiari, dato che prima non abbiamo avuto proprio tempo di chiacchierare, tu sei l’Arcangelo Gabriele e tu sei un Angelo?” chiese Alice indicando a turno i due essere celesti.

“Così dicono bambolina”

“Oh, okay, fico”

“‘Oh, okay, fico’? io ti dico che sono l’Arcangelo Gabriele e questo è tutto quello che ottengo?”

“Accontentati, quando io le ho detto di essere un fantasma la sua massima reazione è stata ‘Oh’”

“D’accordo, credo sia abbastanza forse è meglio tornare indietro” intervenne Cas.

“Okay ma per favore niente voli, non credo che oggi potrei reggere altre stranezze” disse la giovane guardando implorante i quattro uomini.

“Va bene per me, mi è mancata la mia piccolina, non vedo l’ora di rivederla, spero tu l’abbia trattata più che bene Sam” rispose Dean con gli occhi lucidi al solo pensiero di rivedere la sua macchina.

“Oh, non sapevo avessi una figlia”

Sam e Gabriel quasi si ruppero una costola ridendo.

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Il viaggio in macchina fu breve, davanti alla scuola erano radunati tutti gli studenti appena usciti dalle classi, Dean parcheggiò e scese dall’auto seguito brevemente dagli altri quattro passeggeri.

Alice strinse la mano a Cas, Sam e Gabriel, ma quando arrivò a Dean la ignorò completamente lanciandosi addosso al cacciatore che dopo qualche secondo di sorpresa ricambiò l’abbraccio, bisbigliandole un ringraziamento nell’orecchio e facendole scivolare un biglietto da visita nella mano, con quella propensione a cacciarsi nei guai ne avrebbe avuto bisogno prima o poi.

“Alice!” chiamò qualcuno alle spalle della ragazza.

“Mike?” replicò la giovane correndo ad abbracciare il ragazzo “Che ci fai qui?”

“Sono venuto a fare una sorpresa alla mia sorellina, ultimamente ti ho un po’ ignorato, comunque, loro chi sono?” chiese sospettoso il ragazzo indicando i quattro uomini con un cenno della testa.

Il primo a rispondere fu Sam.

“Salve, agente Johnson, FBI, questi sono i membri della mia squadra Young, Willams e Rudd, sua sorella si è ritrovata suo malgrado coinvolta in un’indagine che, devo ammettere, senza di lei non saremmo riusciti a risolvere”

“Wow, davvero? La mia sorellina è un’eroina, aspetta che lo sappiano mamma e papà”

“Sì va bene, come ti pare, Lauren è con te?” chiese la giovane guardandosi intorno, aveva promesso di essere gentile con la strega, tanto valeva cominciare da subito.

“Nah, ci siamo lasciati, non volevamo le stesse cose”

Alice sorrise ed abbracciò suo fratello, questo sì che poteva essere definito un lieto fine.

The End

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