Libro 8 - Un nuovo inizio di Lugxi (/viewuser.php?uid=51859)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'alba di una nuova era ***
Capitolo 2: *** Partenze ***
Capitolo 3: *** Il Quartier generale degli Auror ***
Capitolo 4: *** Racconti dall'Australia ***
Capitolo 5: *** Notizie di Hogwarts ***
Capitolo 6: *** Il Wizengamot ***
Capitolo 1 *** L'alba di una nuova era ***
Harry
si rigirò nel letto e
fu pervaso da un brivido. Quella notte era innaturalmente fredda; le
nuvole
avevano coperto la luna e tutto giaceva in uno stato di
semioscurità. La
battaglia era finita e si sarebbe dovuto sentire felice, sollevato.
Eppure non riusciva
a prendere sonno. Era una sensazione strana, gli pareva di essere come
un
guscio vuoto, come se non avesse più alcuno scopo nella
vita, assolutamente
incapace di provare alcun tipo di emozione.
Guardò
Ron ed Hermione che
dormivano abbracciati nel letto accanto, entrambi avevano le ciglia
bagnate, si
erano addormentati piangendo cercando l’ultimo spiraglio di
conforto l’uno
nell’affetto dell’altra. Si alzò, prese
il mantello dell’invisibilità e scese
le scale del dormitorio. Non aveva voglia di incontrare nessuno,
né di
rispondere alle domande che tutti bramavano di fargli. Quel momento,
quel
dolore era solo suo. Il calore della sala di ritrovo dei Grifondoro si
era
spento, le poltrone erano riverse a terra con le fodere strappate e il
grande
tavolo sulla quale gli studenti erano soliti svolgere i compiti era
capovolto e
addossato al muro.
Si
diresse verso l’uscita, ma
il quadro che in tutti quegli anni aveva fatto da dimora alla Signora
Grassa
era stato divelto. Il castello era quasi interamente distrutto.
Attraversò quei
corridoi che erano stati gli scenari di tante avventure, ma ora ogni
pietra gli
ricordava un momento diverso della battaglia. Ogni volta che chiudeva
gli occhi
rivedeva lampi di luci rosse e verdi, i tagli e le ferite gli
bruciavano come
se il corpo fosse arso da mille fiamme, ma a lui non importava. Quando
Madama Chips
si era avvicinata per curargli le ferite si era allontanato senza dire
nulla,
come se nessuna pozione o nessuna magia avesse potuto curarlo.
Ma
tutto ciò ormai non aveva
più importanza, tra poche ore sarebbe spuntato il sole e
tutti sarebbero
tornati a casa. Casa…Hogwarts era l’unica casa che
Harry avesse mai considerato
sua, ma ora era distrutta. Dove sarebbe andato? I Weasley gli avrebbero
sicuramente offerto un tetto ma lui non avrebbe accettato. Aveva sempre
contato
sull’appoggio di qualcuno e questo aveva comportato la morte
delle persone che
si erano offerte di proteggerlo. Adesso doveva imparare a cavarsela da
solo,
ormai era un uomo, un uomo a cui era stata strappata via
l’infanzia e
l’adolescenza, un uomo che era dovuto crescere troppo in
fretta.
Con
cautela senza fare rumore
aprì il portone ed uscì dirigendosi nel parco,
verso il lago e in pochi minuti
si ritrovò lì, nel solo posto dove sentiva una
sorta di pace. Si sfilò il
mantello e accarezzò il freddo marmo bianco.
-Sapevo
di trovarti qua!-
Harry
rimase immobile
continuando a fissare il marmo della tomba di Silente
- Come si sente tua madre?-
-
È forte, se la caverà-
-E
tu?-
-sono
forte, me la caverò-
mise una mano sulla spalla di Harry e appoggiò la fronte
sulla sua schiena. –
sono preoccupata per George… e per te. Stai sanguinando,
perché non ti sei
fatto curare?-
-
Sto bene, è solo qualche
graffio! -
-
Questo è più di qualche
graffio, devi andare subito in infermeria!-
-Ginny
ho detto che sto bene!
Voglio restare solo!- Senza guardarla negli occhi si
allontanò camminando
velocemente verso il castello. Ginny rimase impietrita per qualche
istante.
Quel
pomeriggio c’erano stati
i funerali delle vittime: Lupin, Tonks, Fred, Piton e tutti i caduti in
battaglia avevano trovato finalmente pace, e avrebbero riposato per
sempre
accanto alla tomba di Silente, protetti dalle fronde di magnifici
alberi
secolari, che avrebbero avuto il compito di narrare alle generazioni
future le
grandi gesta di quegli eroi che non erano sopravvissuti alla
scelleratezza di
Voldemort.
La
cerimonia era stata
straziante per tutti coloro che ne avevano preso parte. I singhiozzi di
Hagrid
risuonavano ancora più forti all’interno della
Sala Grande e la sgargiante
maglietta gialla, indossata da George, era come se mettesse in evidenza
tutto
il suo dolore – Fred avrebbe voluto così- furono
le uniche parole che riuscì a
pronunciare guardando gli occhi traboccanti di lacrime della signora
Weasley
che lo abbracciò come mai aveva fatto prima. Il signor
Weasley fu quasi portato
di peso da Charlie e Bill sulla sedia più vicina, mentre con
sguardo assente
continuava a ripetere –Fred non puoi metter su un allevamento
di Fwooper, non
hai la patente necessaria ed è pericoloso-
-
Tranquillo papà, siediti
qua.- Disse Bill
-
Bisogna ricordare a Fred di
Uric Testamatta, non voglio vederlo con un parrucchino di tasso! Glielo
dirai
Bill? Gli dirai di non mettere su un allevamento di Fwooper?-
-Si
papà- Bill guardò Charlie
con lo sguardo velato dalle lacrime -glielo dirò!-
-Bene,
bene- annuì il padre.
Teddy
non smetteva di
piangere, come se avesse capito anche lui che non avrebbe
più potuto riposare
al sicuro tra le braccia della sua mamma e del suo papà.
Ron, Hermione e Ginny
piangevano silenziosamente abbracciati.
Tutti
erano dilaniati dal
proprio dolore e cercavano conforto, tutti tranne Harry che sembrava
osservare
la scena da un corpo che non gli apparteneva, come se lui si fosse
trovato
lontano, lontano da quel dolore e da quella sofferenza.
Per
tutto il giorno aveva
evitato chiunque gli si fosse avvicinato. Aveva vagato per il castello
guardando i cumuli delle macerie riversi ai lati dei corridoi o i
banchi
distrutti all’interno delle aule. Ginny era stata tutto il
giorno con la sua
famiglia e gli aveva lasciato i suoi spazi, ma ora non capiva, non
poteva
sopportare di essere lasciata nuovamente da parte.
-Non
ci provare!- Disse quasi
urlando – Non provare ad andartene! Le tue spalle! Negli
ultimi anni ho visto
solo le tue spalle! Ti ho aspettato Harry, e ho capito, quando te ne
sei andato
senza chiedermi di venire con te, ma ora non puoi voltarti e andartene
nuovamente!-
Harry
si bloccò e tutta la
rabbia che aveva dentro venne fuori come l’eruzione
improvvisa di un vulcano.
- Chiederti…
chiederti di venire con me? Credi
forse che sia andato in vacanza? Credi che mi sia divertito? Che sia
andato a
vedere partite di Quidditch e che abbia fatto tutti i giorni feste
mangiando
zuccotti di zucca e
bevendo Burrobirra
al calduccio? Le vedi queste cicatrici? Ho combattuto, ho rischiato la
vita e
sono quasi morto! Quindi non provare a dirmi che mi perdoni per il
fatto di non
averti chiesto di venire con me!-
-
Non rigirare la questione!
Credi che per me sia stato facile? Qui ad Hogwarts era un inferno! Non
credere
che tu sia stato l’unico a combattere e a soffrire! Non ho
avuto vostre notizie
per mesi, giravano voci che mio fratello fosse stato catturato e
ucciso, e non
sapevo che fine avesse fatto il ragazzo che amo!- Ginny teneva i pugni
stretti
e tremava, le nuvole iniziavano a sparire e la luce della luna faceva
risplendere le guance purpuree della ragazza. – Quindi adesso
smettila di
raccontarmi storielle, non sono una stupida e so che tutto quel che hai
passato
non è stata una passeggiata. Ma la guerra è
finita Harry, eppure sembra che tu
non ne sia felice. Ora è il tempo di stare con le persone
che ami e di
affrontare il tuo dolore!-
-Il
mio dolore? Cosa ne sai
tu del mio dolore?-
-
E allora parla! Per una volta
fammi partecipe di ciò che provi… dimmi cosa
senti!-
Harry
fu come attraversato da
una folgore ghiacciata.
-Cosa
vuoi che ti dica? Come
posso stare con te e con tutte quelle persone che piangono i loro cari
quando è
tutta colpa mia!- cadde in ginocchio e per la prima volta
sentì i suoi occhi
bagnarsi di lacrime e il cuore battergli così forte nel
petto che prestando
attenzione si sarebbero potuti sentire chiaramente i battiti.
-
Cosa stai dicendo Harry?
Come puoi sentirti responsabile! Tu ci hai salvati!- Si
inginocchiò di fronte ad
Harry e gli accarezzò una guancia. – Ci hai
salvati!- ripetè con le lacrime
agli occhi.
-
No… non tutti! – Harry era
come in preda ad un forte attacco d’asma – se mi
fossi consegnato subito, se
fossi andato subito da Voldemort, Tonks, Lupin, il professor Piton e
Fred
sarebbero ancora vivi! Dovresti odiarmi…
dovresti… ho condannato a morte tuo
fratello! E cosa dirò a Teddy quando chiederà dei
suoi genitori? Come farò a
dirgli che sono morti perché il suo padrino è
stato troppo codardo per
consegnarsi prima che loro morissero? – Si
sciolse in singhiozzi, come se tutto quello
che sentiva dentro stesse finalmente uscendo fuori. Aveva le meni
affondate nella
terra, la luna era
nuovamente coperta e iniziarono a cadere alcune gocce di pioggia. Ginny
era
davanti a lui, gli sollevò la testa in modo da poterlo
vedere dritto negli
occhi e lo guardò come mai aveva fatto prima. I suoi intensi
occhi nocciola si
persero dentro quelli di Harry.
-Non
provare neanche a
pensare ad una cosa del genere!- Aveva la faccia più seria
che Harry le avesse
mai visto dipinta in volto -Noi non potremmo mai pensare che la morte
di Fred,
Lupin, Tonks, Piton e di tutti gli altri possa essere colpa tua. Tu sei
un
eroe! Hai sacrificato tutto per salvare le persone che ami, ma
Voldemort era un
pazzo assassino, un essere senza scrupoli e tu non avresti potuto fare
nulla
per salvarli! Sono loro che hanno deciso di combattere e sapevano
benissimo
quello che stavano facendo. Quando Teddy ti chiederà dove
sono i suoi genitori,
gli dirai che sono qua – gli prese la mano e la
posò sul petto all’altezza del
cuore – E che sono felici, perché hanno combattuto
per un mondo migliore dove
far crescere il loro bambino, un mondo che tu… tu hai
permesso di creare!-
Harry
la abbracciò. La
pioggia iniziò a cadere con più insistenza,
mentre Harry piangeva tutte le sue
lacrime. Per la prima volta si sentiva libero, sollevato, come se
l’enorme
macigno che portava nel petto da tanto tempo si fosse sgretolato come
un
castello di sabbia. Ginny lo teneva forte tra le sue braccia e gli
accarezzava
la testa come una mamma fa col suo bambino.
Rimasero
stretti così per un
tempo indefinito, a Harry sembrarono giorni. La pioggia smise di cadere
e le
prime luci dell’alba fecero capolino tra le acque del lago,
l’alba di un giorno
nuovo… l’alba di una vita nuova!
Quando
tutte le lacrime
furono piante, si presero per mano e si diressero insieme verso il
castello.
-Aspetta!-
Harry si fermò di
colpo. Appeso al collo portava ancora il borsellino di mokessino che
gli aveva
regalato Hagrid. Allentò il cordoncino che lo teneva chiuso.
–Puoi mantenere un
segreto per me?-
-Certo…-
Ginny lo fissava con
aria perplessa.
-Devo
fare una cosa ma devi
giurarmi che non lo dirai mai a nessuno… neanche a Ron ed
Hermione, e che tu
non parlerai mai di questo momento!- Aveva un aria seria e risoluta,
come se la
cosa che stesse per fare fosse la più importante al mondo.
-Lo…lo
prometto.- Era sempre
più confusa ma anche incuriosita.
-Ti
prego, rimani qua un
attimo- Harry si girò e iniziò a camminare
lentamente verso la tomba di
Silente. Aveva agito d’impulso, sapeva che quello sarebbe
stato forse l’ultima
occasione ma come avrebbe fatto?
Giunto
davanti alla tomba
infilò la mano nel borsellino ed estrasse la Bacchetta di
Sambuco. Per Harry
quello non era un dono della morte ma un dono di
morte. Se nessuno avesse mai saputo del suo nascondiglio e se
fosse morto di morte naturale, l’immenso potere della Stecca
della morte si
sarebbe infranto. Ma ora che si trovava ad un passo da eseguire
ciò che aveva
concordato con Silente non sapeva cosa fare. Non sarebbe stato in grado
di
profanare quella tomba. L’unico che aveva osato era stato
Voldemort. Ma Harry
provava troppo rispetto per quel luogo e per ciò che
rappresentava. Inoltre cosa
avrebbe trovato al suo interno?
Fece
l’ultimo passo che lo
separava dal marmo bianco e con la bacchetta in pugno poggiò
le mani sulla
lastra gelata.
-È
inutile…- disse a denti
stretti – non posso farlo, sarebbe come violare la sua
memoria- poi sorrise tra
se e se -sarò sempre un uomo di Silente!-
Accadde
tutto in un attimo,
la lastra di marmo divenne calda e luminosa e la superficie si
increspò come
l’acqua accarezzata da una dolce brezza. Harry fu guidato
dall’istinto e poggiò
la bacchetta proprio al centro. Doveva aver fatto la cosa giusta,
perché appena
la mollò sprofondò lentamente dentro la tomba.
Quando anche l’ultimo millimetro
di legno fu scomparso la luce si diramò in mille raggi e
come tutto era
iniziato, finì. La luce venne risucchiata dal marmo che
tornò durò e freddo.
Harry accarezzò la lastra –Riposi in pace
professore!-
Si
girò e di corsa tornò da
Ginny e le prese la mano.
-Ora
possiamo tornare-
-Stai
bene?- Ginny lo guardò
apprensiva-
-Si,
d’ora in poi tutto andrà
bene!-
-
Ginevra Weasley, si può
sapere che fine avevi fatto? Io e i tuoi fratelli ti abbiamo cercato
per tutta
la notte! Tuo padre era disperato!-
La
signora Weasley era
davanti alla sala Grande e aveva le mani poggiate sui fianchi nella sua
classica posizione che avrebbe fatto venire i brividi a chiunque.
-Mi
dispiace. È colpa mia!-
Harry si fece avanti, gli occhi gonfi e rossi e i vestiti bagnati.
Molly lo
guardò e capì che Harry si era finalmente
liberato del demone che viveva dentro
di lui. Si avvicinò e lo strinse in un abbraccio che solo
una madre è capace di
dare e lui per la prima volta si sentì parte della famiglia.
Non aveva bisogno
di parlare, in quell’abbraccio riversò tutta la
gratitudine che provava verso
la donna che in tutti quegli anni era stata la cosa più
vicina ad una madre, a
colei che si era presa cura di lui trattandolo come un figlio.
Nella
sala grande erano stati
riposizionati i tavoli e tutti erano già svegli nonostante
fosse appena
spuntata l’alba. Ma l’atmosfera non era neanche
lontanamente paragonabile ai
giorni vissuti ad Hogwarts. Tutti erano molto silenziosi e persino Ron
era
seduto in maniera composta fissando il toast che aveva nel piatto.
Hermione era
vicina a lui con sguardo vacuo e gli teneva la mano mentre sorseggiava
del
succo di zucca. Le uova, la pancetta, i muffins ai mirtilli, i Krapfen
ripieni
di marmellata, gli zuccotti di zucca, riempivano i piatti al centro
delle
lunghe tavolate, ma nessuno sembrava aver voglia di mangiare. La nonna
di
Neville continuava a riempire il piatto del nipote nella speranza che
toccasse
cibo mentre Luna, seduta accanto a lui, fissava lo sbrilluccichio delle
posate.
Per la prima volta ad Hogwarts non vi erano ragazzi rumorosi pronti a
divorare
tutto ciò che capitava a tiro, nessuno era più
nel proprio tavolo e Tassorosso,
Grifondoro e Corvonero sedevano vicini. Quando Harry
e Ginny entrarono nella stanza però,
videro decine di visi voltarsi verso di lui e sorridergli con sguardo
di
gratitudine. Hagrid si alzò da tavola seguito da Thor che si
avventò sul ragazzo
e gli leccò tutta la faccia.
-Mi
hai fatto un brutto
scherzo Harry! Ci pensavo che eri schiattato sul serio! Mi è
venuto un colpo
quanto ti ho visto per terra! Ma come hai fatto? Io c’ero
ragazzo e quello era
un’anatema che uccide, posso scommetterci mille Knarl, che
detto tra noi sono
delle belle creature affascinanti!-
Tutti
allungarono il collo
per riuscire a carpire ogni parola di Harry perché tutto
ciò che era accaduto
nell’ultimo anno era un mistero per tutti.
-Mi
dispiace Hagrid, ho
dovuto mentirti, ma prometto che non lo farò più!
Verrà il momento in cui racconteremo
ogni cosa, ma ora credo di non riuscirci- Hagrid capì che
quello non doveva
essere un momento facile per Harry. Gli diede una pacca sulla spalla
che lo
fece avanzare di un metro prima di stritolarlo in un uno dei suoi
abbracci
rompi ossa. Harry e Ginny andarono a sedersi accanto a Ron ed Hermione.
I
quattro si guardarono e si sorrisero. In tutti quegli anni avevano
capito che
l’unica cosa che contava, ovunque essi fossero o in qualsiasi
situazione si
trovassero, era stare insieme ed essere amici, perché ormai
erano legati per la
vita da qualcosa che neanche la magia avrebbe potuto separare, erano
legati da
un profondo rapporto di fiducia, di rispetto e di amore.
-Un
momento di attenzione per
favore!- La McGranitt era in piedi dietro il tavolo degli insegnanti.
Dopo la
fine della battaglia aveva preso in mano la situazione con una forza ed
una
decisione degni del suo nuovo ruolo di preside, eppure sul suo viso
erano
rimasti evidenti i segni di quegli ultimi anni di sofferenze.
–Negli ultimi
giorni abbiamo vissuto delle esperienza che non augurerei a nessuno di
rivivere. Abbiamo combattuto tutti con tale forza e determinazione da
farci
onore. Eppure questa battaglia ha recato a tutti delle ferite che
nessun
unguento, formula magica o pozione possa cancellare, perché
resteranno dentro
di noi per sempre. Purtroppo anche il nostro castello ha risentito
della
guerra, e buona parte di esso è andato distrutto, ma posso
garantire che verrà
fatto il possibile per iniziare immediatamente i lavori di restauro, in
modo
che possa essere garantito lo svolgimento regolare delle lezioni per il
nuovo
anno scolastico.
Ieri
notte, nonostante tutti
gli impegni che gli si prospettano, sono riuscita ad avere un colloquio
col neo
eletto, anche se per il momento solo provvisoriamente, Ministro della
Magia
Kingsley Shekalbot, per parlare delle conseguenze didattiche derivate
dall’anno
appena trascorso. Di comune accordo con tutti gli insegnanti abbiamo
deciso di
dare la possibilità ai ragazzi dell’ultimo anno di
svolgere i propri MAGO- Un
boato pervase la sala, Neville si alzò in
piedi facendo volare il piatto di uova, Seamus Finnigan apriva e
chiudeva la
bocca come un piccolo pesce, Cho e Padma di abbracciarono mentre
Calì, Lavanda
e Hanna Abbot emisero grandi sbuffi. Hermione guardò la
McGranitt con uno
sguardo profondamente triste. Lei, Ron, Harry, Dean e molti altri, non
avevano
avuto la possibilità di frequentare l’anno appena
trascorso, e di conseguenza,
non avrebbero potuto dare l’esame per la quale avevano
studiato tutti quegli
anni. La preside sembrò leggerle nel pensiero e
continuò – Gli esami si
svolgeranno il prossimo mese per tutti coloro che hanno frequentato
l’anno per
intero. Gli studenti che invece, non hanno potuto, diciamo
così – e guardò
Hermione –Verranno esaminati alla fine dell’estate,
in modo da avere la
possibilità di preparasi al meglio. Se verranno bocciati
potranno comunque
recuperare l’anno perso.- Hermione schizzo in piedi. Le stava
per venire una
paralisi facciale tanto era felice, a Ron andò di traverso
un pezzo di toast
mentre Harry andò d’istinto a toccarsi la
cicatrice, se avesse superato tutti i
suoi MAGO sarebbe potuto diventare un Auror.
-C’è
tantissimo lavoro da
fare, non vedo l’ora di tornare a casa e preparare un piano
di lavoro. Dovremo
studiare fino a notte fonda ma se riusciamo a dormire solo tre ore a
notte credo
che potremmo farcela!-
-E
dimmi Hermione, avremo il
tempo di mangiare o sarà superfluo?- Le chiese Ron
-Dipende,
se riuscirai a
mangiare e studiare contemporaneamente forse potrei concederti due
pasti al
giorno!-
-Per
tutti i mutandoni di
Merlino! Credo che odierò l’estate!-
La
McGranitt aspettò che vi
fosse nuovamente silenzio –Se è tutto chiaro tra
poco verranno messe a
disposizione le carrozze che vi porteranno alla stazione di Hogsmade. A
tutti
gli studenti verrà recapitata a casa, entro pochi giorni,
una lettera, dove
verranno esplicati i termini in cui si
svolgerà l’esame ed il programma da presentare.
Auguro a tutti una buona
estate. Ora è tempo di ricostruire ciò che
è distrutto, questa è l’alba di una
nuova era!- Harry strinse la mano di Ginny. Era iniziata una nuova vita
per
lui. Da quando era nato aveva perso tante persone ma questo lo aveva
aiutato a
maturare e ad apprezzare le persone che gli stavano vicine. Non avrebbe
più
permesso a nessuno di fare del male ai suoi amici, alle persone a cui
teneva e
alla ragazza che amava e soprattutto non avrebbe dato nessun momento
vissuto
per scontato.
Magicamente
la tavola si ripulì
e tutti si diressero verso la porta d’uscita. La signora
Weasley si avvicinò ai
suoi figli e ad Harry ed Hermione – Ragazzi andate a
raccogliere le vostre
cose. Ginny, cara, il tuo baule è ancora nel dormitorio.
Cercate di fare
presto, vorrei prendere il primo treno.-
-Si
mamma, andiamo subito-
I
quattro si diressero verso
il dormitorio. Era tutto così strano. Per tanto tempo quella
stanza era stata
lo scenario di momenti felici. Ginny si avvicinò ad Harry e
gli diede un veloce
bacio. – Vado a preparare le mie cose, torno subito!- Harry
le mollò la mano solo
quando il braccio non fu completamente teso e le sorrise. Hermione si
avvicinò
alle poltrone accanto al camino, quelle in cui erano soliti trascorrere
le ore
parlando, facendo i compiti e mangiando “gelatine tutti i
gusti + 1” o
Cioccorane. –Reparo!- proferì
accompagnando la formula con un veloce gesto della bacchetta. Le
poltrone
tornarono nella loro posizione originale, la stoffa strappata si
aggiustò e le
parti scheggiate furono nuovamente lisce e lucide.
-Non
posso credere che sia
tutto finito!- Tutti e tre si posizionarono nei posti in cui erano
soliti
sedersi.
-Già,
questa è stata la
nostra seconda casa per tanti anni- Hermione osservava ogni singolo
dettaglio
della stanza, come se avesse voluto imprimerne una fotografia nel suo
cervello.
-Miseriaccia!Vi
ricordate la
prima volta che ci siamo conosciuti? Eravamo sul treno e Harry aveva
svuotato
il carrello del pranzo!-
-Come
potrei dimenticarlo,
hai divorato tutto, meglio di un incantesimo autopulente!- Harry
iniziò a
ridere e le orecchie di Ron diventarono rosse per l’imbarazzo.
-Ho
un ottimo appetito, cosa
posso farci!- Incrociò le braccia al petto e
sfoderò una delle sue migliori
facce imbronciate.
-Io
preferirei dimenticare tutti
gli episodi che mi riguardano fino alla notte di Halloween! Non siete
stati
molto carini con me! Per colpa vostra sono quasi morta!-
-
Guarda che fino a prova
contraria tu eri odiosa!-
-Ronald
Weasley! Il vostro
comportamento era assolutamente sconsiderato!- Hermione si
allungò sulla
poltrona tanto che sembrava essere cresciuta di qualche centimetro in
pochi
istanti.
-
Sconsiderato? Tu non facevi
che dirci cosa fare e cosa no! “È contro le regole
di Hogwarts!” continuavi a
ripetere, “farete perdere ai Grifondoro tutti i punti che ho
guadagnata durante
la lezione di Trasfigurazione!”-
-
E avevo ragione!- Le sue
guance iniziavano a diventare scarlatte. Harry rimase serio per qualche
istante. Li osservò in silenzio, Ron si era alzato dalla
poltrona, le sue
orecchie adesso erano dello stesso colore dei suoi capelli,e guardava
Hermione
dall’alto, che di rimando lo osservava con gli occhi ridotti
a fessure. In
quegli ultimi due anni aveva sempre vissuto con loro. Il triste periodo
in cui
Ron li aveva abbandonati era stato accantonato e volutamente
dimenticato da
tutti. Come avrebbe fatto adesso a separarsi da loro? Se avessero
superato gli
esami avrebbero preso strade diverse e nulla sarebbe stato
più come prima.
Nutriva per entrambi un affetto indefinito e quello probabilmente
sarebbe stato
l’ultimo momento solo loro. Le sue labbra si mossero da sole
e disse quello che,
forse, avrebbe dovuto fare da molti anni…
-Grazie!-
Sia Ron che
Hermione smisero di parlare e lo osservarono seri. Avevano imparato a
riconoscere
il tono della voce di Harry, e quello era il tono che usava nei
discorsi
solenni, quando voleva essere ascoltato!
–In tutti questi
anni siete sempre stati con
me. Insieme abbiamo condiviso tutto, gioie e dolori, e avete
sacrificato ogni
cosa per seguirmi. Io non ho mai avuto una vera famiglia, ma ho avuto
voi! Vi
ho trascinato in ogni sorta di pericolo e se oggi sono qua e Voldemort
è morto
lo devo solo a voi. Senza il vostro aiuto probabilmente avrei fallito
da
subito, non sarei neppure arrivato a scoprire la pietra Filosofale. Vi
devo
tutto…-
-
Oh fermati, ti prego!-
Hermione aveva gli occhi pieni di lacrime – Non
c’è bisogno che continui
Harry!- fece qualche passo e lo abbracciò. Ron
guardò verso l’alto e tirò sul
col naso.
-
beh… ecco…i veri uomini non
si abbracciano vero?- Guardò Harry un po’
imbarazzato
-Suppongo
di no - rispose
l’amico.
–
Che ne dici di una virile stretta
di mano?- tirò il petto in fuori e allungò la
mano verso il suo migliore amico.
-Si
certo!- Harry gli strinse
la mano con vigore e Ron gli ricambiò uno sguardo colmo di
gratitudine e
affetto mentre si avvicinava per stringerlo in un abbraccio da
togliergli il
fiato.
-Credo
di essermi persa
qualcosa!- Ginny scese le scale del dormitorio femminile, seguita dal
suo baule
che aleggiava a circa un metro da terra. Hermione si mise a ridere e si
asciugò
le lacrime col dorso della mano.
-Harry
oggi è piuttosto
sentimentale!-
Ron
si allontanò da Harry. Le
orecchie diventarono nuovamente purpuree.
-Ma
davvero?-
Harry
gli mise una mano dietro
la schiena e la avvicinò a se. Ginny lo guardò in
quei profondi occhi verdi e
lo baciò con intensità. Ora nessuno piangeva,
erano finalmente insieme, liberi
da qualsiasi preoccupazione. E sarebbero rimasti così per
sempre perché
sapevano di appartenersi. Sapevano di completarsi a vicenda. Sapevano che nulla avrebbe
più potuto
dividerli.
-Ehi,
un po’ di contegno.. ti
ricordo che è mia sorella quella che stai baciando!-
Harry
guardò per qualche
secondo Ginny negli occhi e poi si girò verso
l’amico.
-Tu!
Tu parli di contegno?
Lasciamo da parte la tua storia con Lav Lav… vogliamo
discutere del bacio tra
te Hermione?-
Ginny
sgranò così tanto gli
occhi che Harry ebbe paura che gli saltassero fuori, Hermione
iniziò a
guardarsi i piedi con estrema attenzione e Ron divenne talmente rosso
che non
si distingueva più quale fosse la faccia e quali i capelli.
-
Non ci posso credere,
finalmente vi siete decisi! Ma quando è successo?-
-
Dopo che sono tornati dalla
Camera dei Segreti!-
Ginny
avrebbe voluto sapere ogni
particolare, ma Ron fu lieto di vedere la madre entrare nella stanza
pregandoli
di fare presto perché il treno sarebbe partito di li ad
un’ ora.
Tutti
gli studenti che
avevano partecipato alla battaglia, ed i familiari delle vittime, si
accalcarono verso il portone del castello per riuscire a salire sulle
carrozze.
Fino a pochi giorni prima non erano molti quelli
che potevano ammirare la triste
bellezza dei Testhral, ora tutti gli studenti additavano le creature
che fino
ad allora risultavano invisibili a coloro che avevano avuto la fortuna
di non
aver mai visto la morte.
Nonostante
la calca tutti
erano in silenzio, desiderosi solo di tornare il più presto
possibile a casa.
Ma quella quiete innaturale fu interrotta dal vagito di un neonato dai
capelli rosati
che agitava le manine in direzione del viso della donna che lo
stringeva a se.
Harry fissò con tenerezza e malinconia quella piccola
creatura. Facendosi
spazio tra la gente si avvicinò alla donna dai capelli bruni
e dallo sguardo
spento. Nonostante tutto i suoi occhi esprimevano una profonda dolcezza
ma sul
suo viso si leggevano i segni di una persona che in poco tempo aveva
perso un
marito, una figlia e, anche se odiata per tanto tempo, una sorella. Ora
la sua unica
ragione di vita era fra le sue braccia.
-
È bellissimo. Assomiglia
alla mamma!- Harry avvicinò l’indice alla manina
del piccolo che subito lo
afferrò stringendolo con forza. Andromeda sorrise e
guardò con orgoglio il
nipotino.
-Si
hai ragione, è identco a
Ninfadora quand’era piccola, anche se gli occhi sono di
Remus.-
–Mi
dispiace per sua figlia,
e suo marito. Non sono riuscito a salvarli.-
-Oh
Harry, non avresti potuto
fare nulla di più ciò che hai fatto. Remus era
così orgoglioso di te!- Ad Harry
batté forte il cuore a quelle parole. Lupin era rimasto
l’ultimo grande amico
dei suoi genitori e per lui rappresentava una guida. Sapere che era
orgoglioso
di lui era come avere la certezza che anche i suoi genitori avrebbero
provato
lo stesso sentimento. Guardò nuovamente il suo figlioccio
sentendo per lui un
affetto fortissimo.
–
Mi piacerebbe venire a
trovarlo se per lei non è troppo disturbo!-
-Certo
che no! Teddy avrà
bisogno del suo padrino. Per te Harry la mia casa è sempre
aperta. Vorrei che
facessi parte della sua vita.-
-Ne
sarei onorato!- Harry
accarezzò i capelli del neonato che subito cambiarono colore
da un rosa acceso
ad un azzurro intenso.
-Ora
devo andare, prima che
alla signora Weasley venga un attacco di panico. È stato un
piacere signora
Tonks, verrò a trovarla lo prometto!-
-Ciao
Harry. A presto!-
I
signori Weasley, Bill e
Fleur salirono sulla prima carrozza, Charlie, Percy e George sulla
seconda
mentre Harry, Ginny, Ron ed Hermione sull’ultima. In testa al
corteo vi erano
alcuni funzionari del ministero che, bacchetta in mano, avevano il
compito di
tenere lontana la folla.
In
quegli ultimi giorni
avevano vissuto rinchiusi all’interno del castello, lontani
dal resto del mondo
e non avevano pensato a ciò che sarebbe potuto accadere
quando avessero
lasciato Hogwarts. Scoprirono presto che le conseguenze di
ciò che era successo
aveva avuto un eco immenso. Squadre di obliviatori erano state spedite
in tutta
l’Inghilterra. I maghi di tutta la Gran Bretagna erano in
festa. I babbani non
riuscivano a capire cosa fosse capitato, sapevano solo che un ragazzo
di nome
Harry Potter aveva sconfitto il Signore Oscuro, ma molti scambiarono
l’avvenimento come la trovata pubblicitaria di un nuovo
spettacolo o
dell’ultimo film in uscita. Nelle strade si potevano ammirare
uomini in tunica e
cappello a punta che ballavano festanti. I gufi e le civette sembravano
impazziti, volteggiavano giorno e notte nei cieli di ogni paese
portando rotoli
di pergamena nel becco o legati alle zampe. Ma nulla poteva essere
paragonato a
ciò che stava accadendo ad Hogsmade.
Dalla
terra si libravano in cielo fenici
infuocate che esplodevano in un turbinio di colori lasciando impresse
nell’aria
le lettere H P, si potevano ammirare le originali forme sgargianti dei
fuochi
d’artificio con innesco ad acqua. Centinaia di fotografi
attendevano i
sopravissuti alla stazione e i flash delle macchine fotografiche erano
abbaglianti. Maghi e streghe erano accalcati nelle strade sperando di
poter
toccare il loro eroe. Fin
da quando
aveva scoperto di essere un mago Harry era stato abituato ad essere al
centro
dell’attenzione, ma non era una cosa che aveva mai apprezzato
più di tanto.
Troppe volte aveva visto la sua faccia sulla Gazzetta del Profeta, e
raramente
gli articoli narravano qualche fatto reale della sua vita. Odiava tutta
quella
pubblicità, e mai come ora desiderava essere un ragazzo qualunque. Voleva solo
vivere la sua vita in
tranquillità, una vita normale insomma. Ma nulla della vita
di Harry era mai
stato normale, e purtroppo, una volta ancora, stava facendo i conti con
la sua
popolarità.
I
cinque funzionari del
ministero dovettero mettercela tutta per evitare che il ragazzo
sopravvissuto
venisse risucchiato da un’ orda di ragazzine che piangevano e
si strappavano i
capelli, urlando proposte di matrimonio a squarciagola. Harry si chiese
perché
non aveva avuto l’idea di indossare il mantello
dell’invisibilità, e rischiò
più di una volta di essere denudato da alcune streghe che
cercavano di
strappargli i vestiti. Con somma difficoltà i quattro
riuscirono a svincolarsi
e a saltare sul treno.
-Aiuto,
credevo di non
farcela! È molto peggio che affrontare venti mangiamorte che
vogliono
ucciderti! Quelle mi volevano fare a pezzi!- Harry aveva ancora il
fiatone, la
sua faccia era chiazzata di rosso e i suoi occhiali gli penzolavano da
un
orecchio.
-Non
sei contento? Hai
ricevuto almeno quindici proposte di matrimonio!- Ginny lo
superò cercando uno
scompartimento il più isolato possibile.
-Infatti
sto vagliando le
varie ipotesi!-
La
ragazza estrasse la
bacchetta dalla tasca e con un movimento impercettibile del polso fece
cadere
il baule sul piede di Harry che non fu abbastanza svelto da spostarsi.
-Ops!
Devo aver sbagliato
incantesimo…!-
Ron
scoppiò in una fragorosa
risata mentre Harry si pentiva di aver fatto quella battuta sarcastica
saltellando su un piede solo e asciugandosi le lacrime dagli angoli
degli
occhi.
Il
viaggio in treno sembrò
interminabile ma nonostante tutto apprezzarono quel momento di pace.
Hermione
iniziò il suo programma di studio con “Guida alla
trasfigurazione umana –
Ultimo livello” ma ogni tanto si prendeva qualche minuto di
distrazione per
fissare Ron che si era addormentato sulla sua spalla. Ginny si era
coricata sul
sedile poggiando la testa sulle gambe di Harry che le accarezzava i
capelli, in
tutto il viaggio scambiarono poche parole ma non persero mai di vista
l’uno gli
occhi dell’altra. In quegli sguardi fecero mille discorsi.
Quando
il treno arrivò alla
stazione di Londra fuori era ormai buio. Scendere dal treno e
attraversare la
barriera che li introduceva al mondo babbano senza essere notati, fu
un’impresa
ancora più difficile. Questa volta però
fortunatamente la scorta era maggiore e
meglio organizzata. Fuori dalla stazione li aspettava una macchina del
Ministero che li avrebbe accompagnati finalmente a casa. Quando Harry
aveva
detto alla signora Weasley che intendeva stabilirsi nel suo
appartamento in
Grimmauld Place, lei non aveva voluto sentire ragioni e gli aveva
esplicitamente detto che quell’estate sarebbero stati tutti
insieme alla Tana,
così aveva rimandato il suo trasferimento a Settembre. La
cosa però non gli
dispiacque più di tanto,in questo modo avrebbe avuto tutto
il tempo per rendere
abitabile il posto, e tutti i fratelli Weasley si erano offerti di
dargli una
mano, in più avrebbe potuto passare gli ultimi mesi di
vacanza accanto a Ginny.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Partenze ***
I
giorni
successivi non furono esattamente come Harry si aspettava. Credeva che
finita
la guerra, avrebbe finalmente avuto la tanto agognata pace, ma
così non fu. Il
giorno dopo essere tornati alla Tana erano tutti vagamente frastornati.
Si
ritrovarono a colazione, seduti intorno al tavolo e in silenzio. La
cosa che
però insospettì Harry fu
l’atteggiamento di Ron ed Hermione. Erano entrambi
tesi e continuavano a scambiarsi sguardi sospetti. Si conoscevano ormai
da più
di sette anni, negli ultimi tempi avevano vissuto fianco a fianco e
Harry aveva
imparato a conoscere i suoi amici più di chiunque altro,
così iniziò una tacita
conversazione di sguardi. Harry con le sopracciglia sollevate guardava
con aria
interrogativa Ron ed Hermione, dal canto suo Ron guardava Hermione
cercando di
spingerla a dire qualcosa mentre lei stringendo gli occhi faceva cenni
di
negazione ad Harry.
-Per
l’amor del
cielo!- sbottò ad un tratto Ginny. –Volete dirci
cosa sta succedendo?-
-Nulla!-
disse
prontamente Ron diventando di un cangiante color rosso
-
Oh basta Ron!
Dobbiamo dirlo,credo che se ne accorgerebbero non credi?- Hermione si
alzò in
piedi
-Mi
sono perso
qualcosa?- Chiese Harry.
-Partiamo
domani
per L’Australia. Devo andare a cercare i miei genitori. Sono
riuscita ad avere
da Kingsley un permesso per attivare una passaporta che ci
condurrà a Sidney,
da li potremo iniziare la nostra ricerca.-
-Non
dovremmo
metterci più di qualche settimana- proseguì Ron
– Al massimo staremo via un
mese-
La
signora
Weasley li guardò con aria affranta. Era straziata da una
parte dall’idea di
perdere un altro figlio, il viaggio sarebbe stato lungo e pieno di
incognite e
di pericoli, ma d’altro canto non poteva permettere che
Hermione non cercasse i
suoi genitori e non l’avrebbe certo lasciata partire da sola.
Grossi lacrimoni
iniziarono a colarle sulle guance. Il signor Weasley le strinse un
braccio
intorno alle spalle. L’ultimo anno gli aveva lasciato segni
evidenti sul viso:
i pochi capelli che come una corona gli cingevano la testa avevano
perso il
loro rosso caratteristico per virare verso una sfumatura grigiastra, lo
sguardo
appariva sempre stanco segnato da marcate occhiaie sotto gli occhi e
sulla
fronte si notavano profonde rughe.
-Va
bene!- Disse
Harry –Vado a preparare i bagagli! Bill potremo prendere
nuovamente in prestito
la tua tenda?-
-Harry…
ecco- lo
interruppe Hermione arrossendo lievemente e stringendo un fazzoletto
nella mano
destra –Io e Ron partiamo da soli-
-Cosa?
– Harry
si alzò di scatto sgranando gli occhi, la sua sedia cadde a
terra spaventando
Leotordo che sonnecchiava lì vicino -Non starai parlando
seriamente? Non vi lascio
andare da soli, abbiamo affrontato sempre tutto insieme e non me ne
starò in
disparte proprio ora!-
-Se
partono loro
parto anche io- Ginny si alzò accanto ad Harry.
-Non
dire
sciocchezze Ginny cara- Il signor Weasley iniziò a dare
delle piccole pacche
sulle spalle della signora Weasley che non riusciva a smettere di
piangere.
–
Hermione ha ragione.
È meglio che parta solo con Ron. Da soli riusciranno a
muoversi più veloci e tu
Harry ora più che mai ci servi qua.- fece una piccola pausa
e proseguì stancamente
- Al Ministero hanno bisogno delle tue deposizioni, verrai contattato a
giorni dai
funzionari dei servizi amministrativi del Wizengamont per sapere la tua
versione dei fatti. Il Wizengamot, o ciò che ne rimane, si
sta organizzando per
il processo, c’è molta gente che aspetta
giustizia.-
Harry
si sentiva
incastrato e anche vagamente offeso. Non avrebbe
mai pensato di essere tenuto da parte o
all’oscuro da qualcosa proprio dai suoi migliori amici.
Eppure sapeva di non avere
scelta, lui stesso non vedeva l’ora che tutti i mangiamorte
finissero ad
Azkaban.
-Va
bene- Disse
fissando un punto nel vuoto. Non riusciva a guardare in faccia Ron ed
Hermione,
così si alzò ed uscì fuori nel
giardino. Aveva bisogno di aria.
-Harry
aspetta…-
Ron fece per seguirlo ma Hermione lo fermò.
–Ha
bisogno di
stare un po’ da solo, lasciamogli il suo spazio. Capisco che
si senta tradito
ma capirà che è la scelta migliore-
Harry
evitò i
suoi amici per tutta la giornata, quella notizia lo aveva turbato
più di quanto
si aspettasse. Da quando aveva conosciuto Ron ed Hermione aveva
affrontato
mille pericoli, aveva combattuto con chiunque e rischiato la vita
praticamente
ogni giorno, ma la costante era lui. Lui insieme ad i suoi amici, lui
con Hermione,
lui con Ron, lui con Luna o con Neville… sempre lui. Ora gli
sembrava quasi
inconcepibile non essere compreso in quella nuova avventura. Ma sapeva
anche
che in tutto ciò che gli era capitato lui era sempre stato
il protagonista solo
per un triste scherzo del destino, non perché in qualche
modo fosse speciale. Se
non avesse avuto i suoi amici accanto non
sarebbe mai riuscito ad andare avanti. Erano loro quelli speciali. Loro
non si
erano trovati in mezzo alla guerra per destino. Loro avevano
deliberatamente
scelto di stargli accanto per lottare in qualcosa in cui credevano, e
negli
anni si erano impegnati, senza trucchi o giochetti o l’aiuto
di tante persone
che si erano sacrifica per lui. Erano loro i veri eroi e in quanto tali
avevano
tutte le capacità e il diritto di dimostrare che potevano
farcela senza
problemi anche senza Harry Potter. Era stato egoista e presuntuoso e
ora si
sentiva terribilmente in colpa. Senza contare che ora più
che mai Ron ed
Hermione avevano il bisogno di parlare e di stare l’una
accanto all’altro, come
lui sentiva di non poter più stare lontano da Ginny. Ginny…Harry
spalancò gli occhi e corse su per
le scale.
-Vattene
prima
che ti affatturi!- Ginny corse alla porta e la sbatté con
forza.
-Ginny
ti prego
apri. Scusa sono stato un idiota, l’ho capito solo
ora…-
-Meglio
tardi
che mai!- Urlò Ginny da dentro la stanza
-Mi
hanno colto
di sorpresa, quando hanno detto che sarebbero partiti l’idea
di non andare con
loro mi sembrava assurda.
Per
tutta la mia
vita non ho mai dovuto render conto a qualcuno, non ho mai dovuto
chiedere il
permesso per qualcosa…-
-Tranquillo,
non
mi devi nulla! Chi sono infondo io! Tanto ormai ci sono abituata-
-Sto
cercando di
spiegarti! Per me è tutto nuovo. Sei tu che mi hai dato la
forza di lottare e
di non arrendermi. Per la prima volta avevo qualcuno da cui tornare.
Quando Ron
ed Hermione hanno detto che sarebbero partiti sono scattato per istinto
-
Ginny
andò ad
aprire la porta –Non capisci? So che l’anno scorso
non avevi scelta, ma non
posso restare ad aspettarti ogni volta che decidi di partire
chissà dove-
-Ginny
credi
davvero che per me sia stato facile starti lontano? È che
ora per me è tutto
nuovo, questa calma è innaturale e non so perché
non mi sento a mio agio. È
come se fossi stato progettato per cacciarmi nei guai!- sorrise ironico
- È una
delle poche cose che mi riesce bene-
Si
fissarono per
qualche istante, come se Ginny stesse cercando di prendere una
decisione di
vitale importanza, poi fece un gran respiro e Harry capì che
per questa volta
l’aveva passata liscia
-Ve
bene, per
stavolta ti perdono. So che questa è la tua natura e devo
abituarmi visto che so
che il tuo più grande sogno è diventare un Auror,
ma sarei felice se d’ora in
poi potessi rendermi più partecipe della tua vi…-
non fece in tempo a finire la
frase, Harry le sorrise e le diede un frettoloso bacio sulla guancia
–Grazie! Scusa
ma devo andare a scusarmi con Ron ed Hermione prima che partano!-
Ginny
rimase
sulla porta e sollevò gli occhi al cielo, doveva ammetterlo,
quasi divertita.
Harry
fece la
rampa di scale di corsa e bussò nella stanza di Ron
–Posso?-
-Entra-
La voce
di Ron era strana, un misto tra freddezza e tristezza. Harry
entrò lentamente e
si chiuse la porta alle spalle inspirando profondamente.
-Credo
di
dovervi delle scuse-
-Oh
Harry tu non
ci devi niente- Hermione era seduta per terra in un angolo e infilava
degli
indumenti dentro uno zaino decisamente troppo piccolo per contenerli
tutti,
doveva aver sicuramente fatto un incantesimo
estensibile irriconoscibile come quello che aveva eseguito
sulla borsetta
di perline. Guardandola ebbe quasi un “de ja vu” .
Era passato quasi un anno da
quando l’aveva vista seduta nello stesso punto a scegliere i
libri prima della
partenza alla ricerca degli Horcrux. Quante ne avevano passate insieme
in quei
lunghi mesi.
-No
Hermione,
avevate ragione. È che per me è un po’
strano non partire con voi, ma è
normale. Stiamo crescendo, e ora inizieremo a prendere strade diverse e
anche
se non condivideremo ogni attimo insieme,
voi resterete sempre i miei migliori amici.-
-È
un po’
zuccone però poi ci arriva!- Ron diede una pacca sulla
spalla dell’amico
-Inoltre
è il
caso che vi lasci un po’ di intimità- e
sghignazzò evitando una pallottola di
calzini che gli lanciò Hermione.
-Quindi
domani a
che ora partirete?-
-Credo
verso le
sei o le sette, ci sono dieci ore di fuso orario con Sidney, in questo
modo
avremo qualche ora prima che tramonti il sole. Ho ricevuto un biglietto
da
Kingsley, passerà più tardi per dirci i dettagli
e consegnarci la passaporta–
-Non
vedo l’ora
di vedere i canguri-
-Ron
non andiamo
in vacanza! Ti ricordo che dobbiamo cercare i miei genitori!-
-Ovviamente!-
si
affrettò a dire Ron, ma Hermione non poté che
scoppiare a ridere vedendolo
tornare verso il letto balzellando a gambe unite e con le braccia
piegate e le
mani che sporgevano dal petto.
-Hermione
a cosa
credi che ti serviranno “Traduzione
runica avanzata. Libro secondo” e “Guida
pratica alla trasfigurazione per maghi navigati”?
Non credo che sarà
necessario tradurre rune-
-È
interessante
che tu l’abbia chiesto!- Hermione si schiarì la
gola, fu in quel momento che
Ron capì che la discussione non avrebbe portato a nulla di
buono.
-Stanotte
sono
rimasta sveglia ad elaborare un programma di studio. Con la nostra
partenza e
il processo perderemo tutti molto tempo prezioso, ma non pensate di
oziare!
Abbiamo poco più di tre mesi per studiare il programma di un
intero anno
scolastico, che per inciso è anche il più
difficile, senza contare che abbiamo
trascorso un anno lontani da Hogwarts e la nostra preparazione
è piuttosto
arrugginita e come se non bastasse non abbiamo avuto
l’ausilio di nessun
professore, per cui i momenti in cui non saremo impegnati li
sfrutteremo al
meglio!- a quel punto estrasse dalla tasca una pergamena lunga almeno
un metro
e mezzo. Harry vide che vi era una tabella fitta di appunti colorati.
–Il
programma è studiato giorno per giorno e-sarà-
meglio- per- voi- che- lo-
rispettiate!- Sottolineò le ultime parole con aria
minacciosa poi tornò serena
come prima e puntò la bacchetta sulla pergamena eseguendo un
delicato movimento
del polso –Gemino. Ecco
Harry, questa
è la tua copia- Harry prese la pergamena e iniziò
a leggere. Il programma era
suddiviso in maniera sempre più dettagliata. Il mese di
Maggio era sotto la
voce programma leggero, ma di
leggero
non aveva nulla. Era studiato nei minimi particolari e seppur vi
fossero
annotati orari ben precisi era possibile riuscire a recuperare le ore
perse in
caso di imprevisti, ore certo che venivano tolte al sonno o ai pasti.
Più Ron
andava avanti nella lettura più i gemiti si facevano forti.
-Hermione
ci
deve essere un errore, secondo questa tabella ad Agosto non sono
previste pause
per i pasti!-
-Nessun
errore
Ron, basterà mangiare e leggere contemporaneamente!-
-Per
tutti gli
avvincini, credo che non arriverò vivo a dare
l’esame!-
I
lamenti di Ron
furono interrotti dalla signora Weasley che li chiamava per
apparecchiare. Quando
scesero di sotto trovarono Kingsley ad aspettarli.
-Harry!
Che
piacere vederti!- allungò la mano per stringergliela. Era
diverso dall’ultima volta
che Harry l’aveva visto. Portava degli abiti sgargianti che
facevano contrasto
con la pelle scura e aveva rimesso il suo orecchino ma lo sguardo
seppur gentile
come sempre era stanco e annebbiato da mille pensieri –Ron,
Hermione!- fece un
sorriso ed un cenno di saluto con la testa. -Vi ho portato la
passaporta!- da
un taschino della casacca estrasse un paio di occhiali: una delle lenti
era
rotta, l’altra era assente e la stecchetta destra era
rosicchiata. –Mi
raccomando, partirà alle sette in punto! Troverete ad
aspettarvi John Koalbears
un mio vecchio amico, vi ospiterà per la notte e nel caso ne
abbiate bisogno
sono certo che vi aiuterà. Mi dispiace, so che non
è molto-
-Grazie
Kingsley. È perfetto!- Hermione prese la passaporta e la
avvolse in un fazzoletto
che ripose poi nella tasca della maglietta.
-Avete
già
qualche indizio su dove possano essere andati?-
-Purtroppo
no,
quando gli ho modificato i ricordi ho fatto in modo di non dargli
nessuna
destinazione precisa in modo che anche se mi avessero catturata non
sarei stata
in grado di dire nulla. Arrivata in Australia spero di trovare qualche
indizio anche
se il territorio è vastissimo.-
-Purtroppo
i
tuoi genitori sono babbani, non ho nessun modo per rintracciarli.-
-Non
ti
preoccupare, hai fatto già tanto. Sono certa che
riuscirò a trovarli-
-Non
ho dubbi.
Ora…- e si voltò verso Harry, -Harry ho bisogno
di parlare con te. So che
Arthur ti ha anticipato qualcosa-
-Riguarda
il
processo vero?- Kingsley annuì.
-Ma
c’è
dell’altro…Abbiamo arrestato quasi
tutti i mangiamorte…- Harry trasalì
-Cosa
intendi
con quasi?- Come se ormai fosse diventato un tic la mano di Harry
andò prima a
sfiorare la cicatrice e poi a stringere forte la bacchetta.
-Dopo
la fine
della battaglia, i mangiamorte ancora vivi che non erano stati
catturati sono
riusciti a smaterializzarsi oltre i confini di Hogwarts, purtroppo
tutte le
difese erano crollate. Siamo riusciti a catturare Rowle, Goyle e Nott,
ma
Avery, Selwyn e Tiger sono ancora a piede libero.-
-Papà
tu lo
sapevi?- Charlie si girò verso il signor Weasley
-Si,
non ho
voluto dirvi nulla per non allarmarvi. Ma ora credo che non sia giusto
tenervelo segreto. Mi dispiace ragazzi-
La
notizia fu
qualcosa di devastante. Hermione iniziò a tremare e
sbiancò, sembrava così
debole che Ron le cinse la vita e la fece accomodare sul divano. La
signora
Weasley ormai non reggeva più le cattive notizie e si
accasciò sulla sedia più
vicina piangendo in silenzio. Fleur si strinse fra le braccia di Bill e
George,
che sembrava aver perso per sempre la sua scintilla di vita rimase se
possibile
ancora più immobile del solito. Nessuno osava parlare. Harry
ebbe la reazione
più strana di tutte: rimase in silenzio, tranquillo, senza
nessuna apparente
reazione. Kingsley lo osservò per alcuni secondi e poi gli
sorrise.
-Non
faranno del
male a nessuno. Sono soli, deboli. Non hanno più nessuno a
cui rivolgersi e gli
Auror li stanno cercando. Se ferissero qualcuno verrebbero intercettati
e
catturati immediatamente.- Harry era calmo, analizzava velocemente ogni
possibilità, senza esitazione.
–Kingsley…-
-So
cosa stai
pensando, e sono d’accordo. Sta a te decidere-
Ginny
si alzò di
scatto e afferrò il braccio di Harry. Lo guardò
negli occhi con aria di
supplica, poi i suoi occhi si addolcirono. – È
ciò che vuoi fare?- Harry la
guardò intensamente. Voleva andare a cercare i mangiamorte e
catturarli. In
quel momento non desiderava altro. Sentiva le dita prudergli e il cuore
battere
forte. Qualsiasi cosa gli celasse il futuro, sia che avesse superato
gli esami
o che fosse stato bocciato, lui sarebbe stato un Auror. Era nato per
quello,
tutta la sua vita era stata un lungo campo di addestramento. Ginny gli
lasciò
il braccio –solo… fa attenzione!-Harry le
accarezzo la guancia, poi si voltò
verso Kingsley.
-Voglio
partecipare! Devo farlo.- Kingsley annuì
–Non
avevo
dubbi. Presentati domani mattina alle sette e mezza al Ministero,
sezione
Auror, lì ti spiegheranno tutto.
-Ora…
è meglio
se… ci sediamo a tavola. Kingsley… rimani per un
piatto di zuppa?- La voce
della signora Weasley era tremolante ed interrotta ogni tanto da
qualche
singhiozzo.
-Ti
ringrazio
Molly, ma purtroppo al Ministero abbiamo un gran da fare. Ho lasciato
Percy in
ufficio ed è bene che lo raggiunga. Quel ragazzo
è un gran lavoratore. Arthur
ci vediamo domani in ufficio.-
-Certo.
Buona
serata Kingsley-
-Buona
serata
anche a voi.- E dopo aver salutato tutti con un cenno del capo, si
smaterializzò.
Ginny, Harry, Ron ed
Hermione apparecchiarono
in fretta e si sedettero per la cena.
Fleur
e Charlie
servirono le pietanze anche se nessuno sembrava aver fame. Ognuno era
perso nei
propri pensieri. Hermione e Ron erano preoccupati per la nuova
situazione.
Dovevano partire, Hermione non avrebbe più potuto aspettare.
Ma avevano paura
per Harry. Sapevano che era in gamba ma sapevano anche che era
impulsivo e spesso
sprezzante del pericolo. Cosa avrebbero dovuto fare?. Ginny, in
silenzio, continuava
a staccare pezzetti di mollica da un panino. Harry… era
eccitato. Solo qualche
ora prima si era domandato come sarebbe stata la sua vita ora che non
aveva
nessuno a cui dare la caccia e nessuno da cui nascondersi. Adesso aveva
davanti
un nuovo scopo e come se non bastasse a breve avrebbe collaborato con
gli
Auror. Il suo più grande sogno era dietro l’angolo
servito su un piatto
d’argento e non avrebbe sprecato questa occasione. Infine non
vedeva l’ora di
dare la caccia e scovare gli ultimi mangiamorte rimasti in
circolazione.
Sperava che gli Auror avessero già una pista, era pronto a
lanciarsi
all’attacco.
Quella
notte
ebbe un sonno agitato. Sognò Cedric Diggory.
Si
trovava in un cimitero e tutto era buio. Cedric
avanzava lentamente e doveva esserci parecchio freddo perché
ad ogni respiro il
fiato del ragazzo si condensava in una piccola nuvola bianca.
Superò due file
di tombe e poi svoltò a sinistra. Camminò ancora
per qualche passo prima di
fermarsi. Giunse davanti ad una costruzione imponente. Cedric
salì alcuni
scalini e si ritrovò circondato da
sette
alte colonne. Erano bellissime, di un perfetto marmo roseo, sui
capitelli,
intricati motivi floreali di marmi policromi creavano un gioco di
colori
ammaliante. Il ragazzo proseguì e si trovò in
un’ ampia sala circolare
circondata da candele che fluttuavano accanto alle pareti, e sembrava
danzassero al ritmo di una musica che pareva nascere dal nulla. La
melodia era qualcosa
di dolce e malinconico, ma era così bella che era
impossibile restarne
indifferenti. Cedric attraverso la sala fino a giungere davanti ad una
lapide
bianca circondata da centinaia di fiori freschissimi. Probabilmente il
defunto
doveva essere morto da pochi giorni. Con un veloce movimento della
bacchetta il
ragazzo fece apparire una rosa bianca e la poggiò ai piedi
della lapide, poi
con il dito lesse la frase incisa sulla lastra: “ Un
fratello, un amico, un
marito, un padre… un eroe”. Doveva
Essere
un Auror perché ai piedi della tomba,
scolpito in bassorilievo, vi era il loro simbolo. Cedric
sollevò la testa e
solo allora lesse il nome dorato: “Harry Potter”.
Il ragazzo abbassò lo sguardo
ma non era più lui. Una ragazza dai capelli rosa
iniziò a scuotere la testa.
Sembrava in preda alle convulsioni, si accovacciò e strinse
alcune ciocche ora
diventate nere. Iniziò a dondolare poi rilesse la scritta.
Cacciò un urlo
agghiacciante…
Harry
si svegliò
ansimando. Era sudato, il lenzuolo era caduto per terra.
-Per
le consunte
mutante di Merlino! Tutto ok amico? Stavi urlando!-
Harry
inforcò
gli occhiali e si ritrovò la faccia di Ron ad un centimetro
la naso. Sembrava
spaventato e si guardava intorno con la bacchetta a
mezz’aria.
-Non
è che
Tu-Sai-Chi è tornato vero? Insomma non era uno
di quei sogni vero?-
-No
tranquillo!
Era solo un incubo. E poi quando ti deciderai a chiamare Voldemort col
suo
nome? Adesso non può più spaventare nessuno.-
-Ok
ok va bene!
Comunque adesso sono troppo agitato per rimettermi a letto, ti va un
bicchiere
di latte?-
-Si,
tanto non
credo che riuscirei a riaddormentarmi-
Scesero
le scale
cercando di non fare il minimo rumore ma quando arrivarono in cucina
trovarono
la luce accesa e Hermione e Ginny avvolte nelle loro vestaglie intente
a bere
una tazza di tè.
-Anche
voi non
riuscite a dormire?- Ginny si alzò e svuotò il
resto del tè nel lavandino.
-Harry
ha gli
incubi!- Ron si diresse verso il forno per vedere se fosse avanzato un
po’ di
pasticcio di carne.
-Come
gli
incubi? Non sono come…- Hermione lasciò cadere il
biscotto che teneva in mano.
-No
tranquilli!-
e guardò tutti in faccia –era-solo-un-incubo!-
rimarcò la frase in modo da
tranquillizzarli una volta per tutte. Si, era solo un incubo,
però doveva
ammettere di esserne rimasto scosso. Non era certo un buon augurio
sognare di
morire da Auror quando di lì a poche ore si sarebbe trovato
nel loro quartier
generale. Senza contare che, ne era certo, la ragazza sconvolta non
poteva che
essere Tonks, anche lei Auror e anche lei…morta. Si
rigirò una galletta tra le
mani. Però la scritta sulla lapide era strana. Ok fratello, infondo Ron ed Hermione ormai
erano come fratelli per
lui, ma marito? E padre?
Era forse un sogno premonitore? E
perché Tonks sembrava così tanto sconvolta?
-Harry?
Ehi
Harry mi stai ascoltando?- Hermione sventolò la mano davanti
alla faccia
dell’amico. –Era un incubo così
terribile?- Harry sbatté un paio di volte le
palpebre come se stesse uscendo da un’ipnosi e
guardò l’amica.
-Come?
Oh scusa
Hermione, ero soprapensiero. No tranquilla lascia perdere
l’incubo. Tu invece
come stai? – Hermione gli sorrise gentilmente. Sapeva che era
turbato più di quanto
desse a vedere, ma sapeva anche che era realmente preoccupato anche per
lei.
-Sinceramente?
Uno schifo! Non ho la più pallida idea di possano essere
andati i miei genitori
e adesso questa faccenda dei mangiamorte e tu che ti unisci agli
Auror…-
-Hermione…
respira! Stai tranquilla ok? Per prima cosa non devi preoccuparti per
me. Io
sarò al sicuro e non ho nessuna intenzione di farmi
ammazzare!- Ginny ebbe un
brivido e diventò ancora più pallida. Harry le
strinse la mano e proseguì –Per
quanto riguarda i tuoi genitori, mi è venuto in mente prima
che andassi a
letto. Che ne dici di farti una navigata su internet? Magari li trovi-
Hermione
si illuminò.
-Harry
sei un
genio!- si battè una mano sulla fonte -Mi ero completamente
dimenticata, a
furia di stare tra i maghi pensavo solo a quali incantesimi potessi
fare…-
-Nabigre? Io sop-pro mal-ghim-re!-
-Quando
imparerai a inghiottire prima di parlare?- Ginny si tolse un pezzo di
carne che
gli era volato tra i capelli e lo guardò con rassegnazione.
Ron si sforzò di
inghiottire un boccone sicuramente troppo grande per la sua bocca e
ripeté –Io
soffro il mal di mare! Non si era parlato di barche! E poi
perché pensi che
navigando su questo internet (che poi cos’è? Un
fiume? Un lago?) troveremo i
tuoi genitori?Non facevano i dentisti?-
Hermione e Harry scoppiarono a ridere
-Cosa
c’è da
ridere?- Ron sembrò offeso
-Ron,
internet
non è un corso d’acqua!-
-E
allora come
faremo a navigarlo?- Harry scoppiò un’altra volta
a ridere mentre Hermione
cercò di sforzarsi di rimanere seria
-diciamo
che è
detto in maniera figurata. Internet è un modo che hanno i
babbani per
comunicare a distanza in maniera anche istantanea. Ci si collega
tramite un
computer, che è una di quelle scatole che conserva tuo
padre, e puoi trovare
qualsiasi cosa tu possa cercare che riguardi i babbani. Molte aziende o
anche
privati si fanno dei siti propri per farsi pubblicità ed
è quello che spero
abbiano fatto i miei genitori. O comunque magari trovo qualche
indizio.-
Hermione era emozionata, finalmente aveva una pista da cui partire.
Quando
Ron finì
anche l’ultimo pezzo di pasticcio ormai era quasi
l’alba, decisero allora di
salire e di iniziare a prepararsi.
-Sei
mai entrato
negli uffici degli Auror?- Harry era seduto sul letto e si rigirava la
bacchetta tra le mani. Ron teneva in mano due magliette cercando di
decidere
quale infilare dentro lo zaino
-No,
l’accesso
non è consentito ai visitatori…-
lasciò cadere le magliette per terra e
spalancò gli occhi –sono proprio un troll! Cibo!-
infilò la testa sotto il letto
e iniziò ad estrarre un mucchio di oggetti impolverati.
-Ron
hai finito
di mangiare poco fa, e poi si può sapere cosa stai cercando?-
-Deve
essere qui
da qualche parte, la tengo in caso di emergenza.- estrasse un calzino
puzzolente e lo guardò con disgusto per ricacciarlo poi
sotto il letto.
–Eccola!- Con aria trionfale tirò fuori una
scatola di legno che poggiò con
cautela sul letto come se contenesse un grande tesoro. –Con
tutti i preparativi
e le ultime novità mi stavo dimenticando una cosa
fondamentale- aprì il
coperchio dello “scrigno” –tadan! La mia
riserva segreta di cibo direttamente
da Mielandia. Non voglio rischiare di mangiare bacche e funghi muffiti
anche
questa volta, così in caso di necessità avremo un
posto da cui attingere.-
Harry
scosse la
testa divertito –non cambierai mai!- Ron rise con Harry e
infilò con cura la
scatola dentro lo zaino, poi qualcuno bussò alla porta
–Posso?- Hermione fece
capolino ed entrò nella stanza. –È
meglio se scendiamo, è quasi ora-
Il
sole era
sorto e quando scesero trovarono la signora Weasley già ai
fornelli. Non ci fu
verso di convincerla che avevano già mangiato e
riempì i piatti di tutti di
uova, bacon, frittelle e pane tostato. Ron non fece complimenti e
spazzolò
tutto in un attimo, Hermione cercava di ingoiare a forza le sue uova
mentre Harry,
che aveva lo stomaco chiuso per la tensione lanciava pezzi di pancetta
a
Leotordo ogni volta che la signora Weasley si girava.
Quando
i piatti
furono ripuliti poterono finalmente alzarsi da tavola. Si riunirono
tutti in
salotto pronti per i saluti. Hermione si mise lo zaino in spalla e
guardò
l’orologio appeso al muro, mancavano dodici minuti alle sette.
-Mi
raccomando
scrivete tutti i giorni- La signora Weasley si sforzava di non piangere
mentre
abbracciava e baciava Ron ed Hermione. –E fate attenzione-
Il
signor
Weasley abbracciò entrambi, Ginny strinse Hermione e diede
un fraterno pugno
sulla spalla di Ron cosa che fecero anche George, Charlie e Bill ma in
maniera
meno fraterna, Percy optò invece per una formale stretta di
mano.
-Tenetemi
aggiornato!- A Harry sembrava sempre più strana
l’idea di non partire con loro.
-
E tu non fare
l’eroe!- Hermione lo strinse forte. -È ora-
Estrasse
dalla
tasca la passaporta, lei afferrò una stecchetta e Ron
l’altra. Appena la
lancetta scoccò le sette gli occhiali si illuminarono. Harry
fece in tempo a
sussurrare un “Buona fortuna” prima che gli amici
venissero risucchiati in un
vortice sparendo nel nulla.
-Harry
è ora
anche per noi!- Harry annuì al signor Weasley
–vado a prendere il mantello e
poi possiamo smaterializzarci-
La
signora
Weasley seguì il marito mentre tutti gli altri andarono in
cucina a fare
colazione. Harry rimase solo con Ginny.
-Emozionato?-
La
ragazza si avvicinò e gli accarezzò una guancia.
A Harry venne un brivido, non
si sarebbe mai abituato.
-Un
po’.
Tranquilla, non farò niente di stupido e starò
attento- le spostò una ciocca di
capelli e le baciò dolcemente la fronte.
–Tornerò stasera, promesso!- Si
separarono giusto un attimo prima che tornassero i signori Weasley.
-Bene
Harry sei
pronto? Possiamo andare- Il signor Weasley gli prese il braccio e si
smaterializzarono.
Sentì
la solita
nausea e poi finalmente respirò l’aria fresca del
mattino sbucando in un vicolo
della Londra babbana. Era la prima volta che si allontanava dalla Tana
dalla
fine della guerra, per un momento gli vennero in mente le immagini
delle
streghe urlanti che si strappavano i capelli alla stazione di Hogsmade
ed ebbe
paura. Come avrebbero reagito i maghi vedendolo al Ministero. Per un
attimo
pensò di indossare il mantello che teneva ben ripiegato in
tasca, la mattina
aveva deciso di prenderlo nell’eventualità di
andare con gli Auror in missione,
era pronto a qualsiasi situazione, ma forse adesso non era il momento
migliore
per indossarlo, forse non sarebbe stato molto professionale.
-Harry
purtroppo
devi passare dalla cabina, possono entrare dall’ingresso
principale solo i
possessori del tesserino-
Il
signor
Weasley sembrava imbarazzato ma Harry capì la situazione
-Certo,
non si
preoccupi! Ci vediamo tra qualche minuto nell’Atrio!- e si
diresse dall’altro
lato della strada.
Dovette
aspettare perché la cabina era occupata da un babbano.
Quando entrò tutto era
esattamente come l’aveva visto l’ultima volta,
tranne per un adesivo di una
band americana attaccato su uno dei vetri alla sua sinistra. Harry
guardò fuori
e aspettò che la strada fosse libera, poi sollevò
la cornetta e digitò i cinque
numeri: 62442. Dallo sportellino per il resto uscì una
spilla con la scritta visitatore e
la cabina iniziò a scendere
verso il basso. Quando l’ascensore si fermò una
voce femminile annunciò “ottavo
livello: Atrio”.
Harry
si trovò
davanti uno scenario del tutto nuovo. Una sfavillante fontana spiccava
su
tutto. Era una nuova versione della fontana che aveva visto la prima
volta che
era stato al Ministero. Ora una strega abbracciava un centauro mentre
un mago
stringeva la mano di un elfo perfettamente pulito e sorridente, getti
d’acqua
colorata danzavano davanti alle statue di marmo e oro; sotto una
scritta aurea
citava: “la Vittoria è
figlia dell’unione
e madre della fratellanza” .
L’Atrio
era
animato da un via vai incessante di maghi. A Harry venne in mente un
formicaio
e si stupì di tutta quella folla perché erano
solo le sette e venti e
solitamente l’orario d’ufficio scattava alle nove;
ne era certo perché l’anno
predente aveva trascorso un intero mese a studiare tutto ciò
che riguardasse il
ministero. Avevano tutti mazzi di pergamene svolazzanti e centinaia di
aerei di
carta sfrecciavano da un ascensore all’altro. Si
guardò intorno alla ricerca
del signor Weasley e proprio quando riuscì a vederlo, una
strega poco più alta
di un elfo gli andò a sbattere contro. Tutti i rotoli di
appunti volarono per
aria.
-Perché
non
guardi dove vai ragazzo!- La
donna era
sdraiata a terra con un originale cappello
posto di traverso, doveva avere almeno
settant’anni. Harry aiutò la
strega ad alzarsi e a raccogliere le pergamene.
-Mi
dispiace
tanto, non l’avevo vista!-
-Almeno
sei
educato ragazzo, bravo! Mi ricordi qualcuno… ti ho
già visto da qualche parte?-
La strega si sistemò meglio gli occhiali mentre Harry
cercava di coprire la
cicatrice schiacciandosi i capelli sulla fronte.
-Em…
può darsi…
ma ho un viso comune-
-
Per tutte le
budella di Mago Merlino! Ma sei Harry Potter!- La donna si sporse in
avanti e
diede una vigorosa stretta di mano ad Harry che si chiese da dove
venisse tutta
quella forza.
-Molto
piacere
Harry, sono Gladis Pikerwet… mi pare… ma ne sono
quasi certa!- continuava a
stringere la mano di Harry facendola dondolare su e giù.
Harry
farfugliò
un piacere, terribilmente imbarazzato, sperando che nessuno
l’avesse notato.
Fortunatamente arrivò il signor Weasley a salvarlo.
-Buongiorno
Gladis, credo che il ragazzo abbia ancora bisogno della sua mano-
-Ah!
Lo dicevo
io che mi chiamavo Gladis! Piacere sono Gladis Pikerwet!-
Il
signor
Weasley sollevò gli occhi al cielo ed Harry
riuscì a liberare la mano.
-Gladis
credo
che al quarto livello stiano aspettando quei documenti, lo sa che senza
di lei
non possono andare avanti con le pratiche-
-Lei
chi?- La
strega si guardò intorno e il signor Weasley scosse la testa
con aria
rassegnata.
-Lei
Gladis,
lei-
-Oh
la peppa!
C’è un’altra Gladis? Non la conosco.-
Harry
cercò di
soffocare una risata mentre il signor Weasley si strofinava le tempie
con i
polpastrelli.
-Si...
credo sia
andata al quarto piano, Divisione Esseri
e Spiriti… perché non la raggiunge?-
-Certo
certo…
vado- e si allontanò trascinando i rotoli di pergamena.
-Scusa
tanto
Harry, era una grande strega prima che uno dei mangiamorte uccidesse
suo
figlio, per mesi non è venuta a lavoro e quando è
tornata… beh l’hai visto.-
Harry
si guardò
nuovamente intorno, non era stato l’unico a perdere le
persone che amava,
chissà a quante di quelle persone Voldemort aveva rovinato
la vita.
-Signor
Weasley,
come mai tutte queste persone sono già a lavoro? Non
è presto?-
-Devi
capire che
quando Voldemort ha preso il comando del Ministero ha creato il caos.
In poco
tempo ha modificato un gran numero di leggi, ha distrutto fascicoli, ha
cancellato sezioni e ne ha creato di nuove e come se non bastasse la
maggior
parte dei dipendenti è stata cacciata, alcuni sono morti
altri non vogliono
tornare perché per molti è troppo doloroso.
E questo è solo ciò che è
accaduto qui…- si diressero all’ascensore
più
vicino, fortunatamente lo trovarono vuoto tranne che per una decina di
promemoria che li seguirono. – nulla è
paragonabile a ciò che sta succedendo
fuori. I maghi iniziano a chiedere risarcimenti per la distruzione
delle loro
abitazioni e dei negozi, altri chiedono aiuto per ritrovare i propri
cari
scomparsi, alcuni hanno perso tutto e non sanno dove andare, a molti
è stata
cancellata la memoria e la maggior parte spinge il Ministero
affinché venga
dato il bacio del dissenatore a tutti i mangiamorte catturati senza
alcun
processo-
Una
vocina
annunciò l’arrivo al secondo livello. Harry quasi
neanche se ne accorse. Era
stato così ingenuo da pensare che finita la guerra tutto
sarebbe tornato
apposto, invece Voldemort aveva creato più danni di quanto
avesse immaginato.
Quanto tempo ci sarebbe voluto perché ogni cosa venisse
sistemata? I suoi
pensieri vennero interrotti dal signor Weasley
-Scusa
Harry,
devo andare a parlare con Kingsley. L’ufficio Auror e
l’ultimo là infondo, ti
stanno aspettando. Ci vediamo più tardi.-
A
Harry sembrò
di avere una mou mollelingua in bocca, gli mancava il fiato. Stava per
entrare
nel quartier generale degli Auror.
Sono
a lavoro sul terzo capitolo, spero
che i primi due vi siano piaciuti. Se vedete errori o notate qualche
discrepanza ogni commento o critica è ben accetta. A
presto!!!
P.S. vorrei sapere la vostra opinione sulla lunghezza dei capitoli, in
particolare se li trovate eccessivamente lunghi. Grazie
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Il Quartier generale degli Auror ***
Harry
fece i
pochi passi che lo separavano dal quartier generale. Da quando la
McGranitt gli
aveva detto che avrebbe potuto completare gli studi se avesse superato
l’esame,
aveva concretamente pensato agli Auror. Si immaginava a combattere
accanto ai
migliori maghi degli ultimi tempi, come Malocchio o come Tonks. Il
quartier
generale doveva essere un luogo in cui si studiavano piani
d’attacco, si
disegnavano mappe e ci si allenava in combattimento.
Era
sempre più emozionato.
Aprì
la porta,
il cuore gli batteva a mille…
Si
guardò
intorno, poi tornò indietro di qualche passo per controllare
nuovamente la
targhetta sulla porta… non c’erano dubbi:
“Quartier Generale Auror”.
La
stanza era
piuttosto ampia, sei scrivanie, tre per parte, erano addossate al muro,
una
strega circondata da pile e pile di pratiche scriveva freneticamente su
una
pergamena, davanti a lei un uomo sulla quarantina sbatteva la testa
contro il
muro mentre un altro mago fissava intensamente una cartina della Gran
Bretagna.
Nessuno notò il suo arrivo fino a quando da una porta alla
sua destra sbucò un
uomo, alto poco più di Harry con l’aria
decisamente trasandata.
-
Oh,
Harry Potter, ti aspettavamo alle sette e mezza, come mai in anticipo?-
Hermione
e Ron
erano partiti alle sette in punto e Harry si era smaterializzato col
signor
Weasley dieci minuti più tardi, aveva aspettato fuori dalla
cabina e aveva
perso del tempo con la signora Pikerwett. Era certo di non essere in
anticipo.
Guardò l’orologio d’oro che i signori
Weasley gli avevano regalato per il suo
diciassettesimo compleanno: erano le sette e ventinove. Harry fece in
tempo a
vedere la lancetta dei secondi finire il giro e il piccolo scatto che
segnò le
sette e mezza.
-Oh,
Harry
Potter, che piacere! Ti aspettavamo proprio ora!-
Harry
era
perplesso. Pensò che tutto fosse uno scherzo. Quelli erano
veramente gli Auror?
Guardò nuovamente l’uomo che sbatteva la testa al
muro e un moto di depressione
lo invase. Li aveva idealizzati talmente tanto che ora guardando la
manciata di
maghi che aveva davanti era impossibile non restare delusi. Pensava a
Malocchio
e a Tonks, dov’erano finite le persone come loro? Forse anche
loro erano stati
sostituiti da impiegati di altri uffici…
Harry
strinse la
mano dell’uomo.
-Io
sono
Bondimus Agent, anche se puoi chiamarmi Bondy. Sono a capo di questo
ufficio-
-Kingsley
mi ha
messo a conoscenza del fatto che tre mangiamorte sono riusciti a
fuggire dopo
la battaglia. Volevo rendermi utile-
-Certo!-
Harry
era al settimo cielo, non vedeva l’ora di andare a
combattere, voleva che Tiger, Avery
e Selwyn venissero catturati il prima
possibile. Bondy lo accompagnò alla scrivania accanto alla
ragazza che scriveva
in maniera febbrile sbrigando delle pratiche. –Lei
è Galatea, potresti aiutarla
a finire di compilare i rapporti del 2 Maggio- La strega gli sorrise
debolmente
capendo che non era esattamente ciò a cui Harry aspirava e
decisamente neanche
ciò a cui aspirava lei.
-Veramente
signore vorrei andare con gli Auror a catturare i mangiamorte-
Bondy
lo guardò con sguardo vacuo, come se non capisse le parole
di
Harry
-Mi
spiace ragazzo ma credo sia impossibile-
Harry
sgranò gli occhi, Bondy non capiva, nessuno poteva capire.
Lui doveva
finire il lavoro che aveva iniziato, non avrebbe permesso a quegli
assassini di
passarla liscia e non sarebbe rimasto con le mani in mano lasciandogli
una via
di fuga.
-Cosa intende? C'è qualcuno che lavora al caso no?-
-Certo- L'Auror annui.
-Voglio combattere al loro fianco!-
-Si allora avevo capito bene e ripeto che questo non è
possibile.-
-Ma
signore, sono certo di essere all'altezza...- a Harry sembrava tutto
assurdo, non potevano impedirglielo, era stato lui a sconfiggere
Voldemort,
aveva combattuto molte volte; l'unica spiegazione che riusciva a darsi
era che
fosse un cavillo burocratico. -Se il problema è che non ho
ancora superato i
MAGO credo che solo per questa volta si possa fare un'eccezione, posso
parlare
col Ministro, la prego, per me è molto importante!-
L'Auror
lo ascoltava pazientemente e per un momento sembrò un po'
infastidito dalle affermazioni di Harry, ma poi il suo volto
tornò sereno.
-Capisco
quanto sia importante per te, ma nonostante ciò che hai
affrontato
e nonostante tu abbia sconfitto Voldemort, cosa di cui peraltro ti
siamo tutti
riconoscenti, ritengo che tu non sia pronto.-
A
Harry crollò il mondo addosso. Come era possibile? Si che
era pronto, lo
era da quando aveva scoperto quale sarebbe stato il suo destino.
-Mi
dia una possibilità, le prometto che non la
deluderò!- Bondy ci pensò
su per qualche istante, roteò gli occhi più volte
e Harry fu sempre più
convinto che fosse uno svitato.
-Va
bene…- l’Auror estrasse la bacchetta e Harry fece
altrettanto, se fosse
stato sfidato a duello non si sarebbe fatto trovare impreparato, ma
Bondy puntò
la bacchetta verso il suo braccio e con un veloce movimento si
procurò un
profondo taglio che iniziò a sanguinare copiosamente.
–Bene Harry, hai un
minuto prima che io svenga… curami!-
Harry
sgranò gli occhi, non poteva crederci… era finito
nel regno dei
pazzi. Sul pavimento comparve in breve tempo una grossa pozza di
sangue. Non
era mai stato bravo in quel tipo di incantesimi e ora era in preda al
panico. Cosa
c’entrava tutto ciò con i duelli! Gli rimanevano
ancora quarantacinque secondi.
Provò con qualche incantesimo che aveva visto eseguire a
Hermione o a Madama
Chips ma nessuno sembrava funzionare. Cinque secondi…
-Epismendo!-
provò con l’ultimo disperato tentativo, il sangue
smise di
fuoriuscire dalla ferita per qualche istante ma poi
ricominciò.
-Tempo
scaduto! Ora Harry se non ti dispiace, devo svenire!- e
stramazzò a
suolo.
Galatea
si alzò velocemente dalla sedia e si avvicinò a
Bondy.
-Desanguine
fundo!- La ferita smise di sanguinare –Cicatrizeo!- uno
strato
di pelle rosata ricoprì il profondo taglio. –Devo
fare una pozione, ha perso
molto sangue. Ti andrebbe di aiutarmi?- La ragazza scavalcò
il corpo
incosciente dell’Auror e si diresse verso un armadio che si
trovava dall’altra
parte della stanza. –Ti vedo perplesso, credo non ti
immaginassi così il
quartier generale- Iniziò ad afferrare alcune boccette che
posò su un tavolo
poi prese una ciotola e mischiò erbe e fluidi dai colori
vivaci.
-Sinceramente…
no. Là fuori ci sono tre assassini a piede libero e qui- si
guardò intorno e abbassò le spalle sconsolato
–si compilano scartoffie-
Galatea
diede fuoco alla pozione, si alzò una grande fiamma che si
consumò
pochi minuti dopo, al suo posto rimasero alcune gocce di un fluido di
un
intenso colore blu.
-
Non
è come credi. Non pensare che sia così semplice.
Come credi di riuscire
a rintracciare i tre mangiamorte? Non possiamo uscire da qua e sperare
di
incontrarli per strada. Potrebbero essere ovunque. Stiamo indagando,
alcune
squadre stanno pedinando i familiari o gli amici di
Tiger, Avery e
Selwyn che non sono stati arrestati,
io sto cercando di
ricostruire, tramite i rapporti di tutti gli Auror, i fatti della
battaglia;
quel mago laggiù studia i movimenti dei probabili
mangiamorte. Abbiamo usato lo
stesso stratagemma dei ghermidori: Signore
Oscuro è la parola tabù, solo loro lo
chiamavano in quel modo. Per il
momento è stata pronunciata due volte, ma non siamo arrivati
abbastanza
velocemente. Sono più furbi di quanto pensassimo.-
-E
quel mago?- Harry indicò l’uomo che sbatteva la
testa contro il muro, Galateo
lo osservò qualche istante e poi continuò a
lavorare sulla pozione che ora era
di un celestino pallido.
-Lui…
diciamo che sta cercando l’ispirazione- sorrise e
tornò vicino a
Bondy.-
So
che pensi che sia uno svitato- gli fece bere il liquido quasi
trasparente –In realtà un po’ lo
è… ma è anche un genio, è
un mago dalle
abilità strabilianti e ha ragione a dire che non sei
pronto.- Bondy strizzo
leggermente gli occhi.
–Berenice?-
-No
Bondy sono Galatea! Come stai?- La ragazza gli resse la testa per
qualche istante poi l’Auror spalancò gli occhi e
balzò in piedi.
-Una
meraviglia! Grazie Tea. Visto che sei stata così gentile ho
un compito
per te… dovrai addestrare Harry, a partire da, beh da ora!
Bye Bye- detto ciò
si girò ed uscì dall’ufficio. Harry non
sapeva come reagire, pensava che
sarebbe stato tutto molto semplice e che gli avrebbero permesso di
andare a
combattere subito,ma effettivamente era stato uno sciocco. Galatea
aveva
ragione, i mangia morte non sarebbero stati così stupidi da
farsi catturare
facilmente e si rendeva conto che l’anno che aveva saltato
aveva pesato
fortemente sulle sue conoscenze.
La
ragazza lo guidò nei sotterranei. Quel posto non gli era mai
piaciuto e
sentì un brivido gelato percorrergli la schiena quando
passarono davanti
all’ufficio misteri.
-Siamo
quasi arrivati. Ho bisogno di sapere alcune cose per capire da dove
devo iniziare. Come te la cavi con gli incantesimi non verbali?-
Harry
deglutì, doveva ammettere di non essere molto ferrato in
materia,
Galatea capì e proseguì con le domande. Gli
chiese di pozioni, incantesimi e
fatture che Harry non aveva neanche mai sentito nominare.
-
La formazione di un Auror non si basa solo su un buon attacco- la
ragazza
si fermò davanti ad una porta molto alta, Harry non vide
nessuna maniglia –Si
deve essere preparati su tutto, perché non si sa mai in che
situazioni ci si
può trovare. Bisogna essere sempre pronti ma soprattutto i
tuoi compagni devono
sapere di poter contare su di te in qualsiasi circostanza. Per questo
motivo
oltre a difesa contro le arti oscure bisogna avere un buon livello come
guaritori, pozionisti o in materia di magisprudenza,
trasfigurazione...-
Pronunciò alcune parole che Harry non riuscì ad
afferrare e attraverso la porta
chiusa. Il ragazzo la seguì. Si ritrovarono in un ampia
stanza di pietra con
volte a crocera. In un lato della stanza c’era un calderone e
accanto un tavolo
pieno di erbe e boccette dai vari colori. –Tutto quello che
hai studiato ad
Hogwarts è solo l’ABC della magia.
L’addestramento per Auror dura anni… sono
certa che tu sia abbastanza motivato da far accorciare i tempi!-
strizzò
l’occhio in direzione di Harry che però non si
sentì per nulla rassicurato. Ora
gli sembrava più che logico, ma era stato molto ingenuo nel
pensare che finita
la scuola non ci fosse altro da imparare.
Passarono
le quattro ore seguenti a “duellare”, in
realtà Harry fu disarmato,
pietrificato, schiantato e affatturato talmente tante volte che aveva
dolori
ovunque, riuscì ad attaccare solo due volte con incantesimi
non verbali, ma
ormai era allo stremo delle forze.
-Non
credo… di riuscire… a continuare- Harry
cercò di rialzarsi dopo essere
stato schiantato per l’ennesima volta in meno di trenta
secondi.
-Va
bene, credo che per oggi sia abbastanza- Galatea si avvicinò
al ragazzo
aiutandolo ad alzarsi. –Però devo dire che hai
fatto dei grandi progressi!-
-Mi
prendi in giro?- Harry si asciugò la fronte con il dorso
della mano.
-No,
ora ti sembra di non aver appreso nulla, ma vedrai che appena ti sarai
riposato riuscirai a usare con molta meno fatica gli incantesimi non
verbali.
Devi promettermi che ora non userai che quelli, anche per le piccoli
incantesimi!-
-Promesso…-
Quella
sera studiarono
pozioni e Harry tornò alla Tana che era ormai buio.
I
giorni successivi
furono massacranti ma ben presto le cose iniziarono a migliorare,
seppur molto
lentamente.
Una
settimana dopo Harry
stava facendo colazione quando un grosso uccello dai colori vivaci
entrò dalla
finestra portando con se una pergamena. Ginny si avvicinò
immediatamente.
-Deve
essere una lettera
di Ron ed Hermione!-
Harry
prese la pergamena
e accarezzò la testa di quella meravigliosa creatura che
emise un suono
bellissimo prima di volare via.
Harry
riconobbe subito
la scrittura ordinata di Hermione.
Ciao
Harry e Ginny!
Siamo
arrivati in Australia tre giorni fa e sono
successe già tantissime di cose. Purtroppo non abbiamo
ancora trovato i miei, però
abbiamo una pista. Ma è meglio che racconti dal principio.
Siamo
arrivati alle cinque in punto e come ci aveva
preannunciato Kingsley abbiamo trovato il signor John
Koalbears ad aspettarci.
È
un uomo simpatico, vive con la sua famiglia in una
casa appena fuori Sidney. Devo ammettere di non conoscere affatto le
leggi
magiche australiane e se non ci fosse stato il signor Koalbears credo
che ora
non avremmo più le nostre bacchette, infatti pochi minuti
dopo il nostro arrivo
si sono materializzati due funzionari del Ministero della Magia che ci
accusavano di aver infranto la legge. Potete ben capire il nostro
spavento, non
capivamo assolutamente quale legge avessimo potuto infrangere visto che
eravamo
arrivati da non più di cinque minuti. Fortunatamente
Kingsley ci ha consigliato
proprio una buona guida perché ha capito subito a cosa si
riferissero. Dovete
sapere che in Australia si diventa maggiorenni a vent’anni
quindi è bastato un
semplice incantesimo di appello per svelare la nostra traccia
all’ufficio per
l’uso improprio delle arti magiche. Dopo aver spiegato la
situazione il signor
Koalbears, non solo è riuscito a far decadere
l’accusa ma è riuscito anche a
farci avere dei permessi speciali per poter usare la magia (qua sono
molto
severi nel rispetto delle leggi e si finisce a Numandir, la prigione
australiana, molto facilmente).
Comunque,
superato lo spavento e riempito lo stomaco
(per la gioia di Ron), siamo riusciti ad avere accesso ad una rete
internet e
dopo vari tentativi falliti sono riuscita a trovare gli indirizzi di 3
dentisti
che corrispondono al cognome Wilkins e altri 4 di cui però
ignoro il lavoro.
Purtroppo non sono riuscita a fare di meglio ma almeno abbiamo qualcosa
in
mano.
Siamo
partiti la mattina all’alba verso Warwick, nel
sud-est. Purtroppo non conoscendo il territorio siamo costretti a
spostarci con
mezzi babbani. Quando siamo arrivati era ormai buio, così
stanchi e
infreddoliti ci siamo chiusi in una taverna. Ron ha fatto un sacco di
domande,
è stato davvero grande. Purtroppo però le notizie
che ha avuto non sono state
per nulla incoraggianti, infatti a quanto pare il dentista della zona
aveva più
di sessantenni e alla taverna c’era anche il figlio, Martin
Wilkins jr. Primo
buco nell’acqua. Ma non ci arrendiamo. Ora ci troviamo su un
treno che ci
porterà a Emerald. Vi devo salutare, sta arrivando il
carrello del pranzo e Ron
non sta fermo. Spero che a voi stia andando tutto bene, Harry voglio
avere
assolutamente un racconto dettagliato degli Auror, che emozione!
A
presto!
P.s.
Ciao ragazzi sono Ron… Harry, tratta bene mia
sorella!!!
Un
salutoooo!!
Ron & Hermione
-Ah! Che sfacciato!- Ginny
si alzò dalla sedia
e andò a prendere la padella dove sfrigolava della pancetta fumante che
versò nei due piatti.
Harry sorrise e piegò accuratamente la lettera.
-Spero
che
trovino presto i signori Granger, l’Australia è
enorme e senza mezzi magici
potrebbero metterci mesi interi prima di recuperare le loro tracce.-
-Già,
se solo
riuscissero a procurarsi delle scope sarebbe tutto più
semplice. Se ti va Harry
possiamo rispondere insieme questa sera dopo che sarai rientrato dal
Ministero.- Addentò un pezzo di toast dorato.
-
Ho una bella
sorpresa, Galatea ha un impegno oggi quindi la giornata è
tutta per noi!- Harry
sorrise alla ragazza e si avvicinò per darle un bacio ma
Percy entrò in cucina,
stretto nella sua vestaglia a quadri e si sedette tra i due ragazzi.
-Buongiorno,
come va l’addestramento Harry?-
-Hem,
bene,
grazie. Stavo giusto dicendo a Ginny che ho la giornata libera, magari
le va di
darmi una mano per esercitarmi un po’ in giardino.- Fece un
cenno con la testa alla
ragazza indicando la porta.
-Certo,
mi
farebbe molto piacere aiutarti-
Si
alzarono e
scapparono alla svelta fuori lasciando Percy da solo.
Scusate
se avete
dovuto attendere tanto ma purtroppo sono impegnatissima in questo
periodo.
So
che questo
capitolo non è particolarmente avvincente ma state
tranquilli, l’estate sarà piena
di avvenimenti. ^.^
Ditemi
tutto
quello che vi passa per la testa, soprattutto vorrei sapere se trovate
i
capitoli troppo lunghi. Un bacio
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Racconti dall'Australia ***
-Che
ne dici se
prendiamo le scope e andiamo alla radura oltre la collina? Ai margini
del bosco
ci sono degli alberi che sono perfetti per giocare a Quidditch- Ginny
era di
ottimo umore e Harry non poteva certo stupirsi. A causa
dell’addestramento
nelle ultime settimane usciva di casa prestissimo e rientrava
all’ora di cena
stanco morto, riuscivano a vedersi solo la mattina perché
Ginny si ostinava a
svegliarsi con lui all’alba per poter almeno fare colazione
insieme e Harry
ogni giorno non riusciva a capacitarsi di quanto fosse fortunato
nell’averla al
suo fianco sempre e comunque. Finalmente potevano godersi una giornata
libera
da impegni e, se ne rendeva conto solo ora, senza Ron ed Hermione.
Erano per la
prima volta…soli.
-Sono più che d’accordo- Sorrise beandosi di quel
momento e, puntata la
bacchetta al capanno, appellò le due scope col semplice
movimento del polso.
-Complimenti,
stai facendo progressi, non ti sei neanche dovuto sforzare per usare
l’incantesimo non verbale!-
Harry
guardò la
ragazza stupito e poi la sua bacchetta –sai che non ci avevo
neanche pensato?
Questa giornata inizia a piacermi sul serio-
Saltarono
sulle
scope e si librarono in volo. La giornata era bellissima, il sole era
alto nel
cielo e la primavera si percepiva in tutta la sua grandezza. Salirono
sempre
più in alto. Da quell’altezza era tutto
così colorato e vivo. Chiuse gli occhi
per farsi accarezzare dal vento e poi si diressero verso la radura.
Ginny
iniziò a danzare nell’aria compiendo delle
acrobazie fantastiche e anche
piuttosto complicate, fece alcuni giri su se stessa, poi alcuni zigzag
ad una
velocità folle. Harry non riusciva quasi a starle dietro. A
poche decine di
metri dal suolo si lanciò in picchiata.
Harry
rabbrividì
e virò verso il suolo cercando di accelerare per
raggiungerla, era convinto che
si sarebbe schiantata.
Ginny
era
lanciata verso il basso, doveva aver perso il controllo della
scopa…
…
lo schianto
ormai era imminente, la ragazza stava andando troppo forte, non sarebbe
mai
riuscita a fermarsi…
… Harry estrasse la bacchetta, forse con un Wingardium
Leviosa sarebbe riuscito
almeno a farla rallentare…
…
non c’era
tempo, puntò la bacchetta al suolo e fece comparire una
sorta di bolla
gelatinosa..
...
Ginny tirò
il manico della scopa verso il petto con tutte le sue forze e
inarcò la schiena
indietro. Harry trattenne il respiro, non voleva guardare. La scopa
virò verso
l’alto e lentamente riprese quota, infine con molta eleganza
discese verso
terra e poggiò i piedi sul prato.
-Oddio
Ginny
stai bene?- la seguì scendendo dalla scopa.
-Certo!-
sorrise
con soddisfazione –Cos’è
quel… budino
che hai fatto apparire? Non l’avevo mai visto-
-Me
l’ha
insegnato Galatea, ma lasciamo perdere… sei sicura di essere
tutta intera?- Le
poggiò le mani sulle spalle e la guardò in viso
per assicurarsi che stesse
bene, le accarezzò una guancia e le diede un bacio sulla
fonte, forse per
tranquillizzare più se stesso che Ginny.
–Si
tranquillo,
l’ho provata per settimane, sai ho un mucchio di tempo libero-
-Vuoi
dire che
hai imparato la finta Wronski?- lasciò
per un attimo la spalla della ragazza, sorpreso e ammirato per quello
che aveva
appena fatto
-Si-
-E
mi sbaglio o
hai eseguito anche un Woollongong Shimmy?-
-Esattamente!
Pensavo non l’avessi riconosciuto- si avvicinò di
più a Harry, trionfante
-Scherzi?
Cosa
credi che abbia fatto con tuo fratello negli ultimi sette anni?-
-Mmm
vediamo, a
parte salvare il mondo magico da un crudele e spietato mago oscuro?-
Cinse le
braccia intorno al collo del ragazzo
-Già,
oltre
quello…- sorrise –Ho l’impressione,non
so perché, che tu abbia strane idee per
oggi…- accarezzò la schiena di Ginny che aveva
infilato una mano tra i suoi
capelli corvini
-Giusto
qualcuna…- si avvicinò alle labbra di Harry
-Non
vedo l’ora
di sentirle…- disse a fior di labbra prima di perdersi in un
lunghissimo e
appassionato bacio.
Passarono
le ore
seguenti tra coccole ed effusioni, non ricordavano neanche
più quanto tempo
fosse passato da quei lunghi pomeriggi che avevano trascorso insieme ad
Hogwarts.
-Se
ci vedesse
Hermione… “ma vi sembra
il momento di
perdere tempo così? Harry ti sei forse dimenticato che tra
poche settimane
abbiamo gli esami? Avrete tutto il tempo di sbaciucchiarvi quando
avremo preso
i nostri M.A.G.O.!”- Ginny imitò alla
perfezione la voce di Hermione e
Harry non poté fare a meno di ridere divertito.
-Però
un po’ mi
sento in colpa-
-Oh
Harry, stai
facendo ogni giorno ore e ore di studio ben più avanzato di
quello che puoi
trovare nei libri di scuola, ed è da tanto che non ti prendi
una vacanza!-
-Hai
ragione!-
con uno scatto di reni si sollevò a sedere e
appellò nuovamente la sua scopa
–che ne dici di una partita a Quidditch? Sono curioso di
scoprire cos’altro hai
imparato!-
-Ci
sto! Che
vinca il migliore…- sorrise divertita vedendo Harry
sollevare gli occhi al
cielo. Ginny andò a prendere la sua scopa e si
librò in volo mentre Harry
incantava una pallina da pingpong babbana. Quando iniziarono la partita
il sole
era alto nel cielo e i raggi risplendevano infrangendosi sugli alberi e
sull’erba fresca. Harry non riusciva a tenere gli occhi
completamente aperti ed
era costretto a stringerli in due fessure, Maledisse i suoi occhiali
che
peggioravano la situazione fungendo da specchio. Ginny sembrava
perfettamente a
suo agio, si lanciò in un inseguimento salendo sempre
più in alto, il labbro
inferiore stretto fra i denti e i capelli al vento. Era bellissima,
pensò
Harry, prima di scuotere la testa e concentrarsi nuovamente sul
boccino. Ginny
era davvero un osso duro, era migliorata tantissimo e, doveva
ammetterlo,
faceva fatica a starle dietro. La partita non durò a lungo,
Harry era troppo
distratto e Ginny effettivamente molto brava.
-Ti
trovo fuori
allenamento caro!- esultò col boccino tra le mani.
-Cavolo,
non
riuscivo a seguirti, sei migliorata tantissimo!-
-Te
l’ho detto,
avevo molto tempo a disposizione e poi…- arrossì
leggermente. Non le capitava
spesso, per la verità le capitava solo quando Harry era nei
paraggi. Al
contrario di Ron e Percy, gli altri fratelli non arrossivano quasi mai,
ma ora
Ginny era un po’ in imbarazzo e Harry non ne capiva il motivo.
-E
poi?- la
incoraggiò Harry incuriosito
-Ho
deciso che
l’anno prossimo voglio fare i provini per diventare una
professionista, magari
non in una squadra grande, mi accontento di una categoria inferiore, ma
il mio
sogno è giocare nelle Holyhaed Harpys! Ti prego non ridere e
non dire
assolutamente nulla ai miei fratelli, mi prenderebbero in giro!- Disse
tutto
d’un fiato. Harry sbatté le palpebre per qualche
secondo e poi le mostrò il più
bello dei suoi sorrisi.
-E
perché mai
dovrei ridere? Sei bravissima! Insomma voli divinamente e sei
velocissima e
versatile. Non hai problemi né come cacciatrice
né come cercatrice e ti ho
visto giocare anche in porta… qualsiasi squadra farebbe la
fila per averti-
-Dici
davvero?
Ti prego sii obiettivo e non di parte! Pensaci bene…-
-Non
ho bisogno
di pensarci, credimi-
Ginny
gli saltò
letteralmente addosso e caddero insieme sull’erba.
Fecero
due
partite che durarono più della prima vincendone una a testa
e poi concordarono
che sarebbe stato meglio rientrare a casa visto che si stava facendo
tardi e
che era ora di pranzo.
Apparecchiarono
la tavola e Molly si ritrovò a fissarli. Quando Ginny chiese
spiegazioni la
madre fu molto evasiva accennando a qualcosa tipo “quanto
state crescendo” e
“volevo assicurarmi che apparecchiaste nel modo
giusto”.
Erano
passate
tre settimane dal loro rientro alla Tana e le cose stavano iniziando a
migliorare. Ma Molly era comunque sempre tesa e spesso scoppiava a
piangere
senza spiegazioni apparenti, per cui i due ragazzi non si soffermarono
più di
tanto sulla sua spiegazione. A pranzo decisero che quella sera
sarebbero andati
a Grimmauld Place per iniziare i lavori, approfittando della serata
libera di
Harry. Molly e Ginny non erano molto contente, perché
l’idea di ristrutturare
quella casa le faceva pensare a quando Harry le avrebbe lasciate per
andare a
vivere da solo, e nessuna delle due era pronta. Ma Ginny si trovava
spesso a
pensare che quella sarebbe potuta diventare la loro
casa , e si ritrovò ad arrossire per la seconda volta nella
stessa
giornata. Billy e Charlie iniziarono una discussione su come avrebbero
potuto
raggirare l’incantesimo di adesione permanente e come
disfarsi della Signora
Black, mentre Fleur era molto più interessata
all’arredamento.
-Scè
un negozio
molto carino a Diagòn Alley dove ho presò alcuni
mobili per casa nostra. Credò
Harrì che dovresti farsci un salto!-
Harry
fu
costretto a sorbirsi un’ora di discussione su tende e fodere
per i divani,
prima che il signor Weasley lo salvasse chiedendogli come funzionassero
le viodeostanze , e passarono
alcuni minuti
prima di capire che stesse parlando delle videocamere.
Erano
le tre
quando si smaterializzarono davanti alla casa. Ginny fu costretta a
fare la
smaterializzazione congiunta con Bill perché era ancora
minorenne.
La
porta d’ingresso era nera con un battente d’argento
dalla forma di un serpente
attorcigliato. Harry pensò che prima o poi avrebbe
sostituito anche quella,
quel serpente all’ingresso della casa lo innervosiva. Spinse
il portone e gli
si presentò davanti un lungo corridoio, illuminato da un
grande lampadario.
Alle pareti vi erano un sacco di vecchi ritratti. Quando
entrarono
nell’appartamento il solito fantasma di Silente si
materializzò davanti a loro.
-Per
tutte le
puffole- esclamò Ginny spaventata e infastidita
–mi ero dimenticata di questa
scocciatura… qualcuno sa come eliminarla?-
Tutti
si
guardarono e fece cenno di no con la testa. Avevano provato
più volte a
liberarsene ma con nessun risultato.
-Severus Piton?- Chiese lo spettro con
l’inconfondibile voce di Malocchio. Harry sentì
una morsa al cuore. Ora quello
spettro gli sembrava un insulto alla memoria del professore.
-Severus
Piton è
morto- Disse Harry con un nodo alla gola. Immediatamente lo spettro lo
guardò
negli occhi
-Ora posso riposare in pace!- la polvere
vorticò su se stessa, sembrava un tornado in miniatura che
diventò sempre più
piccolo fino a scomparire nel nulla.
-Credete
che sia
spartito per sompre?- Chiese Fleur stringendo il braccio del marito.
-Credo
di si,
penso che abbia ritenuto che giustizia sia stata fatta- rispose il
signor
Weasley. Tutti sembravano piuttosto scossi. Oltre Ron ed Hermione, la
famiglia
Weasley era l’unica a cui avessero raccontato tutta la
verità. Non si sentivano
ancora pronti a condividere quell’anno col mondo esterno.
Riportare alla luce
il ricordo di Piton e di Silente ora faceva più male che
mai. Fu Ginny a
parlare per prima che fu attirata da uno strano
fenomeno
-L’avete
notato?- Chiese Ginny
Tutti
si
girarono perplessi a guardarla –Cosa cara?- chiese la madre
-Il
silenzio.
Dov’è quella vecchia megera urlante?-
Effettivamente era strano, avevano fatto
piuttosto baccano e la signora Black non si lasciava mai sfuggire
l’occasione
di urlargli contro quanto fossero della feccia
o dei traditori del loro sangue.
-Se
vi riferita
alla Signora Walburia Black- disse una voce femminile
–è andata via!- da un
quadro piuttosto piccolo li guardava con aria altezzosa una strega sui
cinquanta anni. Era piuttosto tarchiata e un neo peloso le sporgeva sul
mento.
-Cosa
vuol dire
che è andata via?- chiese Ginny –Come è
possibile?-
-Voi
Weasley
siete tutti degli zucconi! Noi possiamo passare da un quadro
all’altro, e se è
presente un nostro ritratto da qualche altra parte possiamo andare a
trovarlo
se vogliamo!- disse con aria altezzosa.
-So
come vi
spostate!- rispose acida Ginny – non pensavo che ci fosse un
altro ritratto di
quella donna da qualche altra parte!-
-Che
insolenza!
Certo che aveva altri ritratti, era una purosangue e faceva parte della
casata
dei Black, ogni purosangue che si rispetti ne ha uno!-
I
signori
Weasley risposero con un sonoro mpf
-Ho
detto che si rispetti-
sottolineò la donna
-E
quindi dov’è
andata?- chiese Charlie
-Mi
sembra
ovvio, a Villa Malfoy.-
Senza
contegno
iniziarono tutti a ridere. Quella si che era una condanna.
-Siete
proprio
degli insolenti!- disse la signora stizzita. Ginny si
avvicinò all’orecchio di
Harry e senza premurarsi di abbassare troppo la voce gli disse
–di quel quadro
te ne sbarazzi presto vero?-
-Ci
puoi
contare!- rispose lui, appuntandosi mentalmente di far sparire da
quella casa
tutti i quadri.
Percorsero
il
corridoio e decisero di scendere le scale che portavano alla cucina.
Appena
Harry vi si affacciò, comparve
Kreacher. Harry faticò a riconoscerlo. L'elfo era pulito e
profumato, una candida federa gli arrivava all'altezza delle ginocchia.
Aveva
provato anche a pettinare quei pochi ciuffi che aveva in testa, con un
risultato decisamente buffo.
-Padron
Harry!- saltellò trionfante ai piedi di Harry prima si
esibirsi in
un inchino degno di nota, per poco il naso non toccò il
pavimento.
-Krecher!
Stai benissimo!-
l'elfo
iniziò quasi a piangere di gioia.
-Padron
Harry, guarda, Kreacher ha tenuto tutto pulito in previsione del
tuo ritorno- effettivamente tutto era lustro, nei vetri delle credenze
ci si
poteva specchiare. Harry si sentì un po' in colpa per non
essere passato
neanche una volta a salutarlo.
-Kreacher
ha conservato anche i tuoi disegni- e indicò una serie di
pergamene ordinatamente impilate sul tavolo.
-Ma
questa è la pianta del ministero!- disse Bill - e questi-
continuò
guardando gli appunti- sono tutti gli spostamenti e le abitudini di
almeno
quindici funzionari... eccetto questa pergamena di insulti rivolta a
Dolores
Umbridge! Però, questo è piuttosto originale -
rise divertito -e questo...
oddio ma è volgarissimo, anche se piuttosto pertinente.-
Ginny si affacciò
dietro la spalla del fratello per sbirciare
-
È la
scrittura di Ron!- disse
ridendo
-effettivamente
lo stile è il suo- le rispose il fratello.
-Ma
insomma! Non ho cresciuto dei figli maleducati!- disse la signora
Weasley sequestrando la pergamena e sgranando gli occhi leggendo i vari
epiteti
tra i quali "rana dalla bocca larga" e "sudicia meretrice"
che erano sicuramente tra i più eleganti.
-Che
volgarità! Pertinenti, è vero, ma volgari!- e con
un gesto della
bacchetta incenerì la pergamena.
-E
questò? Che carino. Sembra uno degli alberi viscini al Lago
Nero- disse
Fleur guardando un disegno piuttosto accurato.
Ginny
lo riconobbe subito. Era vero era un albero vicino al Lago Nero, ma
non uno qualunque. Era l'albero in cui era andata con Harry il giorno
in cui
lui si era dichiarato e dove avevano passato interi pomeriggi, a
chiacchierare
e ridere e... arrossì violentemente. Sicuramente Harry stava
pensando la stessa
cosa perché anche lui reagì allo stesso modo.
Fleur continuava a guardare il
disegno e a dire quanto fosse carino.
-Sai,
la nostalgia!- disse Harry evasivo guardando Ginny che cercava di
stare seria, cosa impossibile perché in quel momento avrebbe
voluto saltare al
collo di Harry.
Quindi
in tutti quei mesi, nonostante la lotta contro Voldemort, Harry non
si era dimenticato di lei. E come avrebbe potuto. Harry aveva passato
quasi un
anno a fantasticare su quando sarebbe potuto stare ancora con Ginny. A
volte
invece temeva che lei avesse incontrato qualcun altro e che l'avesse
dimenticato per sempre. In quei momenti diventava di pessimo umore ed
era
intrattabile. I pensieri di Harry furono distratti da
Kreacher che si
offrì di preparare la cena per quella sera.
-Ma
mancano George e Percy!- disse la signora Weasley
-Li
avvertiremo con un patronus cara, non ti preoccupare- disse il signor
Weasley che invocò una piccola donnola a cui
lasciò un semplice messaggio “cena
da Harry a Grimmauld Place. Alle otto”. A Harry venne allora
in mente di cogliere
la palla al balzo e invitare anche la signora Tonks col piccolo Teddy,
così
invocò anche lui il suo. Uno splendido cervo si
materializzò davanti a loro.
Harry era sicuro di non averne mai invocato di più belli.
Ginny gli sfiorò per
sbaglio il braccio e il patronus emanò una luce abbagliante.
-Wow
Harrì, sei diventato proprio bravò con i patroni-
Fleur batté due
volte le mani per complimentarsi. Harry era piuttosto imbarazzato
così proferì
un invito affrettato e il cervo si allontanò portando con se
il suo messaggio.
La
serata passò lenta. Passarono in rassegna ogni stanza e
decisero a
grandi linee quali sarebbero stati i primi interventi da fare. Il
problema
maggiore, come avevano già dedotto era come aggirare gli
incantesimi di
adesione permanente. Harry non sopportava l’idea di avere in
salotto l’albero
genealogico della famiglia Black, tanto più che ogni persona
a cui aveva voluto
o voleva bene, era stata cancellata con una grossa bruciatura. Alla
fine Ginny
propose di attaccarvi sopra della carta da parati e tutti convennero
che
sarebbe stata la soluzione migliore.
Al
contrario di ciò che pensava inizialmente, Harry dovette
convenire che i
suggerimenti di Fleur sull’arredamento non erano per nulla
malvagi e si rese
conto che da solo non sarebbe mai riuscito a cavarne piede. Non sapeva
da dove
partire, e quando sentiva parlare di abbinamenti di colori gli veniva
il mal di
testa. Si accorse però ben presto che prima di prendere
qualsiasi decisione gli
veniva spontaneo girarsi verso Ginny per sapere la sua opinione, cosa
che non
sfuggì alla signora Weasley che continuò a
sorridere per tutta la serata. Se ci
fossero stati anche Ron ed Hermione sarebbe stato un pomeriggio
perfetto. Era
decisamente strano fare dei progetti senza Hermione che prendesse
appunti
freneticamente o senza i consigli del suo migliore amico.
Alle
sette e mezza arrivò la signora Tonks col piccolo Teddy e
poco più
tardi arrivò anche Percy. L’ultimo fu George che
non riuscì a chiudere il
negozio prima delle otto e un quarto. A quanto pare gli affari andavano
a
gonfie vele.
La
cena fu davvero piacevole, Kreacher diede il meglio di se e quando
Harry
gli fece i complimenti si lanciò a terra piangendo e dicendo
che “Kreacher non
si meritava tanta bontà dal suo padrone”.
Tornarono
alla Tana che ormai erano quasi mezzanotte.
Harry
posò gli occhiali sul comodino e si distese supino sul letto
incrociando le braccia dietro la testa. Era stata una giornata davvero
bella,
soprattutto la mattina passata con…
-Ginny?-
strizzò gli occhi cercando di vedere la figura che era
appena
entrata in camera sua.
-Shhh!
Vuoi per caso svegliare tutta la casa?!- disse la ragazza. Si chiuse
la porta alle spalle e a piedi nudi raggiunse il letto di Harry
sedendosi
all’indiana poggiando la schiena contro il muro.
-Sai
non pensavo avessi quelle doti artistiche- si divertì a
prendere in
giro il ragazzo.
-Si,
sai, avevo tanto tempo libero…- rispose ironico
-Era
il nostro albero vero?- a Harry piacque moltissimo la parola “nostro”
-Si-
Ginny era bellissima illuminata dalla luna, la sua pelle chiara
sembrava risplendere e Harry non poté fare a meno di
sporgersi per baciarla.
Profumava di fiori. Lei gli cinse il collo con le braccia sporgendosi
verso di
lui che tenendole i fianchi la adagiò accanto a se sul
letto. Harry la strinse
a se, sentiva il suo cuore battere fortissimo e sincronizzarsi con
quello di
Ginny. Le accarezzò una guancia e la baciò di
nuovo e il bacio divenne sempre
più appassionato. Ben presto si ritrovò sopra di
lei. Ginny fece scorrere le
mani lungo la schiena del ragazzo e poi sotto la maglietta.
La
porta si aprì.
-Sono
tornat…- Ron era sulla porta, la bocca spalancata e le
orecchie rosso
fuoco.
Ginny
si alzò subito dal letto e Harry inforcò gli
occhiali –Non è come
sembra!- disse velocemente. Fece appena in tempo a lanciare un Muffliato prima che Ron esplodesse.
-HARRY
JAMES POTTER, SPERO PROPRIO CHE LA DOTE DI MIA SORELLA SIA ANCORA
INTATTA
PERCHÉ GIURO SU MERLINO CHE RIUSCIRÒ DOVE
VOLDEMORT HA FALLITO!!!-
-Vuoi
darti una calmata!- esplose Ginny –Spero proprio che tu non
sia serio
quando parli della mia dote! Devi
esserti completamente rincitrullito in Australia se credi che questi
siano
affari tuoi! Ma se proprio vuoi saperlo non stavamo facendo nulla di
male!
Pezzo di idiota che non sei altro, quanto tempo deve ancora passare
prima che
ti faccia gli affaracci tuoi per una buona volta! Non puoi continuare a
esplodere ogni volta che Harry mi sfiora, è il mio ragazzo,
è la mia vita e
sono abbastanza grande per decidere da sola! Per giunta brutto ipocrita
credi
che sia così ingenua da credere che tu ed Hermione non
abbiate fatto lo stesso…o
peggio, da soli tre settimane in Australia?-
Ron
rimase senza parole. Ginny uscì
sbattendo la porta.
-Andato
bene il viaggio?- disse Harry imbarazzato. L’amico continuava
ad
aprire e chiudere la bocca non sapendo cosa dire. Era stanco, gli
mancava casa
sua e l’idea di tornare lo aveva messo di buon umore per
tutto il giorno. Non
che il viaggio gli fosse dispiaciuto, tutt’altro, aveva
potuto passare tre
settimane solo con Hermione ed erano state bellissime, ma non vedeva
l’ora di
rivedere il suo migliore amico e riabbracciare tutta la sua famiglia.
Non si
sarebbe mai aspettato di trovare una scena simile. E Ginny poi, come al
solito,
l’aveva aggredito. Non capiva che era la sua sorellina? Per
quanto volesse bene
ad Harry non poteva pensare che si approfittasse di lei in quel modo.
Ma ormai
aveva capito che non poteva farci nulla, stava crescendo ed era libera
di
prendere le sue decisioni. Preso da un senso di sconforto e ignorando
l’amico,
si girò ed uscì chiudendosi la porta alle spalle.
Harry non ebbe il coraggio di
seguirlo, perché doveva ammetterlo, si sentiva piuttosto
colpevole.
Quella
mattina uscì ancora prima del solito per evitare di vedere
Ron. Era
deconcentrato e rischiò più di una volta di far
saltare in aria la pozione che
stava preparando e con trasfigurazione non riusciva proprio a
migliorare.
Quando sbagliando trasfigurò la gamba di Galatea in un
salame, lei decise che
sarebbe stato meglio riprendere il giorno seguente.
-Harry,
quando sei in situazioni di pericolo non puoi permetterti di
pensare ai tuoi problemi personali, così metti in pericolo
non solo te, ma
anche la tua squadra! Per oggi vai a casa e riposati, ma soprattutto
risolvi i
tuoi problemi!-
Harry
si sentì mortificato e uscì dalla sala a testa
bassa. Salì le scale e
prese l’ascensore per tornare al secondo livello. Entrato
nell’ufficio del
Quartier Generale trovò alcuni Auror intorno alla cartina.
Bondy sbatté un
pugno sulla scrivania.
-Sono
fuori dalla nostra giurisdizione, non possiamo fare nulla
finché
rimangono in Polonia!-
A
Harry venne un tuffo al cuore. -Sono riusciti a scappare?-
Un
mago che Harry non aveva mai visto sollevò la testa e lo
guardò con aria
affranta. Bondy strinse le mascelle e annuì.
-Hanno
superato la frontiera stanotte, non siamo riusciti a fermarli, mi
dispiace Harry.-
Solo
in quel momento si accorse che il mago sconosciuto era ferito. La
manica destra era intrisa di sangue che gocciolava sul pavimento e
aveva un
altro taglio piuttosto profondo sul fianco.
-Non
importa, prima o poi riusciremo a catturarli, lo giuro!- Quello era
decisamente il giorno più brutto delle ultime settimane.
-Oddio
Vincent, stai bene! Perché non sei andato al San Mungo, sei
ferito!-
Galatea, che era salita poco dopo Harry aprì la porta e si
trovò davanti uno
scenario per lei agghiacciante. Si precipitò verso
l’Auror ferito ed estrasse
subito la bacchetta cercando di bloccare il sangue. –Ma cosa
è successo?
Accidenti questa ferita è troppo profonda…-
-Tea
non ti preoccupare, sto bene, è solo un graffio-
allungò la mano e
accarezzò la guancia della ragazza.
-Non
è solo un graffio! Perché ogni volta vuoi fare
l’eroe. Andiamo ti
accompagno in ospedale e no…niente storie!- Galatea si
voltò verso Harry –Mi
spiace, credo che dovrò annullare le lezioni per i prossimi
giorni.
Approfittane per ciò di cui discutevamo prima.-
I
maghi che erano rimasti si allontanarono e Harry rimase solo con Bondy.
-Mi
spiace ragazzo, davvero.-
-Non
si preoccupi, so che avete fatto il possibile, quell’Auror
non mi
sembrava uno che si arrende facilmente- sorrise con amarezza
-
Chi Vincent Duell? Ragazzo il gamba, ottimo Auror, un po’
cocciuto se
devo dirla tutta. Solo Galatea riesce a tenergli testa. Ah Harry, dimenticavo, il
Ministro vuole
vederti- Si girò di spalle e oltrepassò la solita
porta da cui era uscito il
primo giorno che Harry l’aveva conosciuto. Prima o poi
avrebbe dato una
sbirciatina a quella stanza.
Dall’ufficio
del Ministro c’era un continuo via vai di gente, Harry
dovette
aspettare quasi un’ora prima di poter parlare con Kingsley.
-Harry,
ti stavo aspettando- come al solito indossava un abito sgargiante e
i suoi modi erano sempre molto gentili. –Siediti ti prego.
Posso offrirti
qualcosa?- agitò la bacchetta e una brocca contenente quello
che sembrava
dell’idromele si avvicinò danzando
nell’aria, versò il contenuto in due grandi
bicchieri e si poggiò con delicatezza sull’ampia
scrivania. Harry si sedette su
una delle due poltrone libere e prese il bicchiere in mano. –Ti prego di
scusarmi per l’attesa.-
-Figurati,
capisco che tu sia impegnato. Bondy mi ha detto che volevi
vedermi- fece ruotare il liquido ambrato nel bicchiere.
-Si.
Quelle persone che hai visto entrare ed uscire dal mio ufficio erano
funzionari del Winzegamot. È stata decisa la data del
processo. Ti prego di
scusarmi se le cose si sono dilungate in questo modo, speravamo di
poter
iniziare a lavorare sulle deposizioni molto prima.- fece una pausa e
prese
alcuni fogli in mano. –qua ci sono i nomi di tutti gli
imputati, tu più di
tutti sei a conoscenza dei fatti. Il processo inizierà il
primo Luglio.- porse
una lunga pergamena e gliela porse - Da domani vorrei che interrompessi
le
lezioni con Galatea.-
-Ma
Kingsley! Non puoi farmi questo, ti prego!- Harry sentì lo
stomaco
accartocciarsi
-Lo
so Harry, ma ho bisogno che lavori sulle deposizioni. Percy si
è offerto
di aiutarti.- ad Harry andò quasi di traverso il sorso di
idromele.
-Non
devi sottovalutarlo, è un elemento davvero prezioso per il
Ministero
in questo momento. Vorrei anche darti un consiglio da amico, non
trascurare lo
studio, gli esami non sono tanto lontani e noi abbiamo bisogno di Auror
in
gamba come te- e gli fece l’occhiolino –sono certo
che ti riavremo al Quartier
Generale molto presto-
-Signor
Ministro, il Primo Ministro Inglese è pronto a riceverla!-
Il
quadro alle spalle di Harry gli sorrise –è un
onore per me rivedervi signor
Potter. –
-Devi
scusarmi Harry, ma come vedi sono sommerso di impegni. Ci vediamo
presto- si alzò dalla sedia e poggiò una mano
sulla spalla del ragazzo, poi si
diresse verso il camino e sparì.
Harry
aveva il morale a terra e temeva per come sarebbe continuata la
giornata. Tornato alla Tana avrebbe dovuto affrontare Ron, non
c’era via di
scampo. Si materializzò in giardino e fu letteralmente travolto dalle galline che
stavano scappando,
rincorse da uno gnomo con la testa piuttosto bitorzoluta. Cadde a terra
maledicendo quella dannata creatura, avrebbero dovuto rifare la
disinfestazione. Non era passata neanche una settimana
dall’ultima volta che
con Charlie e Ginny avevano lanciato oltre la siepe ben diciassette
gnomi.
-Vuoi
una mano?- chiese una voce a lui familiare. Harry tese la mano e
afferrò quella di Ron.
-Grazie-
disse un po’ a disagio, non sapeva ancora cosa gli avrebbe
detto,
sperava di potersi prendere ancora qualche minuto per poterci pensare.
–Ron
senti, mi dispiace…-
-Lasciamo
stare e dimentichiamo tutto, ha ragione Ginny, non sono affari
miei- disse abbassando gli occhi concentrandosi su alcuni chicchi di
mangime
che avevano trasportato le galline –Spero solo che tu non la
stia prendendo in
giro perché allora dovrai vedertela con me!-
sollevò gli occhi e fissò quelli
di Harry che sostenne lo sguardo
-Speravo
che avessi capito ormai che per me Ginny non è un gioco. Ci
tengo
davvero ed è una cosa seria. Non è mia intenzione
farla soffrire, tutt’altro,
farei qualsiasi cosa per renderla felice e per proteggerla-
-Era
quello che volevo sentirti dire-
-
E a proposito di questo… vi siete chiariti?-
-Si,
tranquillo è tutto okay. Ora torniamo dentro, è
arrivata Hermione-
-Ron…-
-Si?-
-Bentornato
a casa!- disse Harry sorridendo all’amico che gli diede una
pacca affettuosa sulla spalla.
-Harry!-
Hermione gli corse incontro e lo strinse in un affettuoso abbraccio
che lui ricambiò. Doveva ammettere che i due amici gli erano
mancati davvero
molto, non era più abituato a stargli lontano per
così tanto tempo.
-Non
pensavamo sareste arrivati così presto, abbiamo ricevuto la
vostra
lettera solo ieri, non abbiamo neanche fatto in tempo a rispondervi-
disse
Harry mentre si scioglieva dall’abbraccio
dell’amica.
-Solo
ieri, accidenti, abbiamo mandato la lettera settimane fa! Quel
maledetto volatile si deve essere perso-
-Ma
Hermione, ti era piaciuto così tanto, l’avevi
definito “un animale
veramente paradisiaco”-
-Si
prima che mi facesse passare una notte in bianco cantando quella nenia-
tutti scoppiarono a ridere
-Siamo
tornati tre giorni fa e i miei genitori hanno tanto insistito
affinché Ron restasse a casa-
-Tre
giorni fa? Perché non ci avete detto nulla?-
-Ron
volava farvi una sorpresa…-
-E
ci è riuscito..- disse Ginny tra i denti, ma Harry
cercò di cambiare
argomento prima che l’ira di Ron si risvegliasse
-Dovete
raccontarci tutto, nella lettera dicevate di essere diretti a
Emerald- disse Harry seduto vicino a Ginny.
-Si,
siamo arrivati la notte, ormai era ora di cena così abbiamo
deciso di
rimandare le ricerche al giorno successivo. Quella notte abbiamo deciso
di
studiare la cartina per poter tracciare il percorso più
breve per raggiungere
almeno i posti che ci erano stati segnalati dal sito internet-
-E
facendo due conti abbiamo capito che i soldi purtroppo ci sarebbero
durati solo per la metà dei viaggi che avremmo dovuto fare-
continuò Ron –non
puoi capire lo sconforto, purtroppo eravamo costretti a girare con
mezzi
babbani quindi su quello non avremmo potuto risparmiare.-
-La
mattina seguente speravamo vivamente che i miei genitori si fossero
stabiliti lì perché temevamo di doverci
organizzare come per tutto l’anno
scorso, fortunatamente almeno avevamo la tenda con noi- si alternavano
nel
racconto come se fossero una persona sola. Ginny sorridendo si accorse
che tra
loro c’era una confidenza diversa. Ron non era più
così impacciato stando vicino
ad Hermione ed entrambi erano perfettamente affiatati nei movimenti e
negli
sguardi. Le supposizioni che aveva fatto la notte precedente con Ron
non
dovevano essere così lontane dalla realtà.
-Ci
svegliammo all’alba, non volevamo perdere più
tempo del dovuto ma ci
siamo resi conto ben presto di aver trascurato un
particolare…-
-Era
Domenica! Ed era chiuso praticamente ovunque, ed essendo
così presto
non c’era anima viva in giro-
-Così
dopo aver studiato un po’- a quelle parole Ron
alzò gli occhi al
cielo, Hermione doveva averlo fatto studiare durante tutto il viaggio
– aspettammo
che aprissero la taverna all’angolo-
-Abbiamo
chiesto informazioni praticamente a chiunque ma nessuno sembrava
conoscere il dentista finché una ragazza si
avvicinò a noi dicendoci di
conoscere molto bene il signor Wilkins perché era una sua
vicina di casa e ci
disse che era un ragazzo di trentasette anni e che si era trasferito da
circa
tre anni. Purtroppo era l’ennesimo buco nell’acqua.-
-Le
città successive erano molto distanti ed eccetto per
un’autostrada, tra
l’una e l’altra c’era praticamente il
nulla. Una pianura immensa si stagliava
davanti ai nostri occhi, così per risparmiare decidemmo di
smaterializzarci,
visto che potevamo vedere a miglia e miglia di distanza. Ma giunta la
sera
eravamo stanchissimi e senza forze così decidemmo di
piantare la tenda e
fermarci per la notte. Fortunatamente sia io che Ron avevamo portato
delle
riserve di cibo e- Hermione
interruppe
il racconto e per un attimo si perse nei suoi pensieri prima di
arrossire violentemente
mentre Ron, anche lui rossissimo, diede un colpo alla sua tazza di
tè che cadde
sul tavolo. Entrambi erano imbarazzatissimi e cercavamo di asciugare
maldestramente con dei fazzolettini. Ginny scoppiò a ridere
e Harry non capendo
asciugò tutto con un colpo di bacchetta.
-Si
può sapere cos’è successo?- chiese
guardando tutti con aria perplessa.
Ginny gli si avvicinò all’orecchio –dopo
te lo spiego…- e Ron sgranando gli
occhi le lanciò un fazzolettino umido che la sorella
scansò senza nessuna
fatica.
-Insomma
dopo due settimane di ricerche mi sono ricordata che quando ero
piccola mia madre era rimasta affascinata da un documentario sulla
cittadina di
Darwin così presi dalla disperazione e senza più
né indizi né cibo siamo
riusciti a raggiungerla e abbiamo trovato i miei genitori il giorno
dopo. Fine
del racconto!- Hermione tagliò corto e raccontò
tutto d’un fiato. Solo in quel
momento Harry sembrò collegare i pezzi e arrivare alla
conclusione a cui Ginny
era arrivata molto tempo prima. Riuscì ad emettere solo un “oh!” prima di sgranare gli
occhi e mostrare una faccia imbarazzatissima. In quel momento
arrivò George che
rimase a fissarli sulla porta
-Che
vi è successo ragazzi? Che facce… neanche vi
foste visti nudi!-
Tutti
si girarono a guardarlo prima di uscire dalla stanza prendendo
direzioni diverse.
Ok
ragazzi, ecco il
nuovo capitolo. Devo ammettere di aver avuto il blocco dello scrittore.
Questo
capitolo non mi piace più di tanto e mi sono divertita di
più a scrivere pezzi
di altri capitoli, quindi spero sarete felici di sapere che il
successivo è a
buon punto e che scopriremo cosa sta accadendo ad Hogwarts. Non mi
picchiate
per aver tolto momentaneamente Harry dagli Auror e per aver fatto
scappare i
Mangiamorte…niente è perduto. Ringrazio tutti per
le recensioni davvero
bellissime, spero di non avervi deluso. Stavo pensando anche di
scrivere una
One -shot su ciò che hanno combinato i nostri cari Ron ed
Hermione in Australia
(brutti sporcaccioni ;p) …vedrò se riesco a
trovare il tempo. Che dire… a
presto!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Notizie di Hogwarts ***
Le settimane
successive alla Tana non erano esattamente come Harry aveva sperato.
Hermione
li svegliava tutti i giorni alle cinque e mezza del mattino per
studiare, cosa
a cui Ron non riusciva ad abituarsi. Aveva escogitato
ogni trucco possibile per tenerla lontana
dalla loro stanza, ogni tipo di incantesimo anti intrusione, ma lei li
trovava
stimolanti; riteneva che fosse divertente svegliarsi la mattina e dover
escogitare un modo sempre nuovo per abbattere le barriere poste da Ron,
cosa
che poi non richiedeva più di cinque minuti. Harry invece
aveva preso il
programma piuttosto seriamente, spinto dalla determinazione di
diventare Auror.
Ma non era affatto semplice seguire la tabella di marcia che aveva
stilato
l’amica, senza contare che spesso era costretto a lavorare
per ore con Percy
sulle deposizioni. In tutto il giorno erano previste tre pause di
mezz’ora
dedicate ai pasti: colazione, pranzo e cena, e due pause di dieci
minuti per
andare al bagno, una delle quali era destinata alla doccia.
Fortunatamente il
duro lavoro era ripagato dai sabato sera e dalle domeniche che erano
completamente libere.
I lavori in
Grimmauld Place non procedevano molto bene. Charlie era tornato in
Romania
perché si erano schiuse le uova di Longhorn Romeno che era
soggetto ad un programma
di allevamento intensivo. Bill era stato richiamato alla Gringott. I
danni che
Harry, Ron ed Hermione avevano procurato alla struttura centrale
avevano creato
parecchi problemi. Ora la sorveglianza e i meccanismi di difesa erano
stati
triplicati per garantire la sicurezza adeguata ai tesori che giacevano
nelle
camere blindate dei sotterranei. Percy era letteralmente sommerso di
lavoro.
George era tornato subito a Diagon Alley. La signora Weasley sulle
prime si era
dimostrata profondamente preoccupata, ma poi aveva capito che il figlio
aveva
bisogno di distrarsi e gettarsi sul lavoro, almeno per il primo
periodo,
sembrava la soluzione migliore. Ad Harry però, il fatto che
i lavori non
procedessero, non sembrava infastidirlo più di tanto. Il
sabato avevano preso
l’abitudine di andare al fiume insieme a Luna, e spesso
veniva a trovarli anche
Neville, oppure andavano nelle campagne vicine, quelle protette dagli
alberi e
giocavano delle piccole partite di Quidditch. Naturalmente non potevano
rischiare di usare delle palle regolamentari, così
incantavano piccole palle
babbane. Ron stava in porta, mentre Harry e Ginny si scambiavano a
turno i
ruoli di cacciatore e cercatore. Hermione li stava a guardare anche se
la
maggior parte delle volte utilizzava quel tempo per ripassare. Ma la
giornata
preferita da tutti era sicuramente la domenica. Le due coppie ne
approfittavano
infatti per fare lunghe passeggiate lontani da casa. Avevano scoperto
una
radura aldilà degli alberi che si poteva raggiungere
risalendo il fiume. Il
fitto bosco che la precedeva offriva una perfetta barriera da occhi
indiscreti.
-Secondo voi
dovremo dire la verità ai vostri genitori?- chiese Hermione
con aria colpevole
mentre stava fra le braccia di Ron che le accarezzava i capelli.
-Io non ho
nessun
problema, è Harry l’unico a cui non piace
l’idea!- rispose Ginny, che
saltellava sulla riva a piedi nudi schizzando un po’ ovunque.
-Veramente
non sono
l’unico! Anche Ron non è d’accordo!
Inizierebbero tutti a fare un sacco di
domande, mentre noi vogliamo goderci questi ultimi mesi di pace.
-Ben detto
Harry!
La mamma inizierebbe a tempestarci di domande e non ci lascerebbe
più un
secondo da soli! Oppure inizierebbe a piangere perché Harry
diventerebbe
ufficialmente della famiglia!-
-Ma Harry ed
Hermione sono già della famiglia, lo sarebbero anche se non
stessero con noi, e
credete forse che la mamma non abbia già capito tutto?-
-Che male
c’è nel
dire alla signora Weasley che ci frequentiamo? Infondo non facciamo
nulla male
e ai miei genitori l’abbiamo già detto!-
A Ron
iniziarono a
diventare le orecchie rosse e cominciò a farfugliare
–I tuoi sono diversi…se,
ecco insomma, se la mamma sa, se capisce… lei
inizia… yuhu… tra un anno prepara
tutto… e poi bambini… miseriaccia!-
-Ron ti
dispiacerebbe esprimerti in una lingua comprensibile a tutti oppure
inizierò a
pensare che qualcuno ti abbia affatturato la lingua!-
-Lascia
perdere, è
meglio!- Fece una smorfia e Harry gli ricambiò uno sguardo
semi terrorizzato
prima di avvicinarsi a Ginny.
-Che fai? No
Harry…
mettimi giù!- Il ragazzo l’aveva sollevata e
lanciata in acqua. – Adesso me la
paghi!- Iniziarono a schizzarsi come due bambini. Era passato poco
più di un
mese da quando tutto era finito e le ferite iniziavano a fare un
po’ meno male.
Avevano cominciato nuovamente a sorridere, anche se qualche volta si
sentivano
colpevoli della loro momentanea felicità. Certe volte si
aspettavano che
accadesse qualcosa di terribile perché non avevano mai
vissuto dei momenti del
genere. Da quando tutto era iniziato sette anni e mezzo prima era stato
un
susseguirsi di eventi terrificanti, costellati di morti e terrore. Si
erano
così tanto abituati a stare sempre all’erta che
non riuscivano mai a separarsi
dalle proprie bacchette o a non prestare attenzione ad ogni piccolo
rumore. Harry
non era mai stato così felice, guardò Ginny e fu
come se il tempo si fosse
fermato. Come aveva fatto a non innamorarsi di lei prima? La prese tra
le sue
braccia e le spostò i capelli bagnati dagli occhi.
–Ti
arrendi?- Gli
chiese lei ridendo arruffandogli i capelli.
-Ti amo!- Le
parole
gli uscirono dalla bocca senza pensarci, fu una cosa naturale e
così semplice.
Si chiese perché non glielo avesse detto prima,
perché lui la amava, la amava
da così tanto… Ginny smise di ridere e si
passò il dorso della mano sugli occhi
completamente bagnati.
-Co…cosa?-
La
ragazza ci mise qualche secondo prima di recepire le parole di Harry
– Stai
scherzando? Perché se è uno scherzo non
è per nulla divertente!-
-No Ginny,
non è
uno scherzo! Sono stato un vero idiota, ti sono stato lontano un anno
intero e
tu mi hai aspettato! Mi hai capito quando sono stato intrattabile,
perché tu mi
leggi dentro. Amo tutto di te! Amo come arricci il naso quando sei
arrabbiata,
come aggrotti le sopracciglia quando ti sforzi di trovare il boccino
per prima,
quando sorridi perché sei felice, quando…-
Ginny lo
abbracciò
e appoggiò la testa sul suo
petto.
Poteva sentire i battiti del suo cuore fondersi con quelli di Harry.
Rimasero
abbracciati così, senza dire nulla, immersi
nell’acqua fino alla vita.
-Hey voi
due!
Volete restare in ammollo tutto il giorno? È ora di tornare
a casa prima che la
mamma mandi una spedizione a cercarci! È quasi mezzogiorno.-
Fu un
istante,
qualcosa brillò in lontananza. Harry prese di scatto la
bacchetta e strizzò gli
occhi per vedere meglio, ma tutto scomparve. Forse l’ho solo
immaginato, pensò
Harry. Non era abituato a tutta quella calma e non avrebbe voluto
rovinare quel
momento per nulla al mondo, soprattutto per qualcosa che probabilmente
si era
solo immaginato.
-Ron
l’unico motivo
per cui vuoi tornare a casa si chiama pasticcio di rognone!- Hermione
lo
squadrò dalla testa ai piedi con l’aria un
po’ offesa. – È incredibile,
preferisci riempirti lo stomaco piuttosto che restare ancora un
po’ con me!-
-Non
è colpa mia! È
il mio stomaco a reclamare cibo! E comunque tecnicamente
sto con te anche a pranzo!- Ron sorrise compiaciuto della
scappatoia che
era riuscito ad elaborare. Ma Hermione non sembrava averla recepita
nello
stesso modo.
-Allora
perché tecnicamente
d’ora in poi non esci col
pasticcio di rognone!- Si alzò, prese la coperta sulla quale
erano distesi e
iniziò ad incamminarsi verso la Tana.
Harry e
Ginny
scoppiarono a ridere
uscendo dal fiume,
mentre Ron correva dietro ad Hermione chiedendo cosa avesse detto di
male.
Il pranzo
domenicale alla Tana era ogni settimana più ricco e gli
invitati sempre più
numerosi. Quando il quartetto arrivò erano già
presenti Bill e Fleur, Percy,
che seduto al tavolo scriveva freneticamente su una pergamena, ed
Andromeda col
piccolo Teddy.
-Ragazzi si
può
sapere dove eravate andati a finire? C’è ancora la
tavola da apparecchiare.
George ha appena mandato un gufo per avvertire che porterà
un’altra persona,
probabilmente ha chiesto a Lee di venire a casa, so che è un
po’ depresso
perché ha litigato con la ragazza con la quale stava
uscendo!-
-Molly cara,
non mi
sembra sia di nostra competenza indagare sulle situazioni sentimentali
degli
amici di nostro figlio!- Arthur Weasley spalancò la porta
d’ingresso.-
-Oh, ciao
tesoro!
Finalmente sei tornato! Trovo inconcepibile che tu debba lavorare anche
la
domenica e per giunta fino a quest’ora. –
- Purtroppo
la fine
della guerra non ha risanato i problemi creati da Voldemort. Inoltre
ora
bisogna risolvere numerosi cavilli burocratici. Questo è il
periodo più intenso
per il ministero, trovo però che sia stimolante poter
ricominciare tutto daccapo.-
-Il tuo
ottimismo
caro è quasi disarmante!-
Tornò
in cucina e
con un leggero movimento della bacchetta spense il fornello.
- Io sono
d’accordo
con papà. C’è moltissimo lavoro da
fare, è vero, ma è così eccitante!
Inoltre
il ministro Kingsley è decisamente più di larghe
vedute rispetto ai suoi
predecessori…
-Perché
è l’unico
che si ricorda correttamente il tuo nome!- bofonchiò Ron
suscitando uno scoppio
improvviso di risa che Ginny dovette soffocare a sforzo.
Harry corse
in
direzione del figlioccio che immediatamente gli afferrò il
dito con la manina
-Ciao
campione!
Vedo che la forza non ti manca! Se ti vedesse tuo padre…-
Il bambino
come se
avesse recepito in qualche modo le parole di Harry strinse gli
occhietti, e i
capelli, che ormai gli ricoprivano interamente la testa divennero
castani e
ispidi come il pelo di un lupo. Andromeda guardò Harry
accennando un piccolo
sorriso.
- Questa
è una
novità degli ultimi giorni!-
-Io lo trovo
divertente!-.
Quando aveva
visto
Teddy per la prima volta non aveva pensato che si sarebbe potuto
affezionare in
quel modo. Adesso vederlo era diventato come l’ossigeno.
Aspettava con
impazienza i finesettimana, e ogni volta, il bambino, era cresciuto di
qualche
centimetro. Sentiva di essere responsabile di quel minuscolo essere,
che
qualche crudele ragione aveva reso tanto simile a lui. Ma Harry i suoi
genitori
li aveva conosciuti, aveva un intero album di foto a testimoniarlo. Per
un
intero anno era stato coccolato e viziato. Teddy invece non aveva avuto
questa
fortuna. Non ci sarebbe stato nulla a testimoniare l’amore
che Lupin e Tonks
provavano per lui, solo una foto scattata il giorno dopo la sua
nascita: Harry
la guardava spesso. Tonks aveva i capelli del suo colore preferito, un
ciuffo
rosato le ricadeva sugli occhi ma a lei non sembrava importare,
continuava a
guardare il suo piccolo che stringeva tra le braccia, profondamente
addormentato. Lupin aveva i capelli ingrigiti e delle rughe gli
appesantivano
lo sguardo, che appariva profondamente preoccupato, eppure accarezzava
la testa
di suo figlio con delicatezza mentre con l’altro braccio
cingeva la spalla
della moglie.
Ma i
pensieri di
Harry furono interrotti da George che annunciò il suo arrivo
e che fu accolto
tra lo stupore collettivo: accanto a lui non vi era Lee, come tutti si
aspettavano, bensì niente di meno che Angelina Johnson.
Aveva le lunghe
treccine sparse sulle spalle e un accecante vestito giallo faceva
contrasto con
la sua pelle scura. La signora Weasley la osservò tenendo il
mestolo a
mezz’aria. Gli occhi le si riempirono subito di lacrime e la
fronte si corrugò
.
-Per la
barba di Merlino
mamma!- George aveva un’espressione tra lo stupito e
l’arrabbiato. –Potresti
almeno conoscerla prima di fare
quella
faccia. Angie è una ragazza straordinaria e non mi importa
se tu non la reputi
tale! Io sono innamorato di lei e se proprio vuoi saperlo abbiamo
deciso di
sposarci!-
Nella stanza
calò
il gelo, rotto solamente dal rumore metallico del mestolo che sbatteva
sul
pavimento e dai singhiozzi della signora Weasley che iniziò
a piangere come una
fontana.
-Io…
io…- Il signor
Weasley le andò incontro stringendole le spalle.
-Molly cara,
che ti
succede?-
-Io…-
Cercò di dire
tra un singhiozzo e l’altro. –Io…Sono
così felice!!!- e a quel punto corse ad
abbracciare Angelina, più che perplessa e a baciare il
figlio che scoppiò in
una fragorosa risata. Quindi il suo bambino era riuscito ad andare
avanti. Ora
era certa che tutto sarebbe andato per il meglio. A quel punto tutti
seguirono
George in uno scroscio di risa, abbracci e congratulazioni. Alla morte
di Fred
si era spezzato qualcosa e tutti avevano creduto che George non si
sarebbe mai
ripreso. Avevano temuto il peggio quando i giorni seguenti i funerali
era
tornato a Diagon Alley. Non aveva fatto sapere sue notizie per tre
giorni e poi
il negozio era stato riaperto. Gettarsi sul lavoro sembrava la
soluzione ideale
per non pensare, ma ora erano grati che sulla sua strada si fosse messa
Angelina. Sapevano benissimo che la vita di George non sarebbe stata
più la
stessa ma il pensiero che una ragazza, capace di renderlo felice, lo
avesse
distratto e lo aiutasse a superare quel dolore era di sollievo per
tutti.
-Complimenti
per lo
stile!- lo canzonò Ron –Ricordami di non chiamarti
quando dovrò fare un
annuncio importante!-
George gli
fece
l’occhiolino
–Perché?
Hai
intenzione di sposarti presto?- Le orecchie di Ron divennero scarlatte
ed
Hermione iniziò a tossire poiché il succo di
zucca che stava bevendo le era
andato di traverso. Fortunatamente a quel punto la signora Weasley
richiamò l’attenzione
per fare un brindisi e iniziare il pranzo. Tutti sorridevano e si
riempivano i
piatti con ogni succulenta pietanza.
-Di cosa ti
occupi
ora?- Chiese Harry curioso. –Dall’altro lato del
tavolo Angelina sorrise
entusiasta
–Sono
stata presa
come cacciatrice in una squadra minore di Quidditch, spero di
acquistare un po’
di visibilità ed esperienza per entrare nelle Holyhead
Harpies l’anno
prossimo!- A Ginny si illuminarono gli occhi.
–È
fantastico! Non
sai come ti invidio. Naturalmente appena sarà possibile
verremo a vederti
giocare. Avrai tutto il nostro tifo!-
-Come vi
siete fidonsati?-
Fleur battè le mani guardandoli con occhi luccicanti. George
abbozzò una faccia
“di disappunto” notata subito da Bill che gli diede
un calcio sotto il tavolo
facendogli apparire dei grossi lacrimoni agli angoli degli occhi.
–Guordate che
carino! Al ponsiero si è commosso!- A rispondere
fortunatamente fu Angelina.
–Come
sapete ci conosciamo da tanto e ho
trovato George sempre molto divertente e dolce- a
quest’ultima parola tutti
eccetto Fleur, che ascoltava come rapita e la signora Weasley che non
riusciva
a smetter di piangere, scoppiarono a ridere. Ron sembrava colto da
spasmi e
convulsioni e Harry dovette dargli dei colpi sulla schiena per evitare
che soffocasse col
pezzo di patata dolce che
aveva in bocca. –Circa un anno fa ero a Diagon Alley. Avevo
un disperato
bisogno di code di ratto per fare una pozione, mio nonno stava poco
bene. Ero
quasi arrivata al negozio quando sentii
un forte boato alle mie spalle. Due Mangiamorte avevano fatto saltare
in aria
la porta di una bottega poco
più avanti.
Ero come impietrita dalla paura. George stava tornando ai Tiri Vispi
Weasley e
mi trascinò via portandomi al suo negozio. Ero talmente
spaventata che non
riuscivo a dire una parola, ma lui come se nulla fosse successo
iniziò a
mostrarmi le ultime diavoleria che lui e…- Le parole le
morirono in gola.
Nessuno, non si sa se apposta o per caso, pronunciava mai il nome di
Fred. Era
come una parola tabù, troppo dolorosa per essere
pronunciata. George abbassò
gli occhi per non incontrare lo sguardo di nessuno.
–Ecco-
proseguì
Angelina per distrarre l’attenzione – A un certo
punto tirò fuori il prototipo
di un nuovo fuoco d’artificio-
-Che a
proposito è
ancora da perfezionare!- Sentenziò George.
–Lo
credo bene! Gli
scoppiò tra le mani e la sua faccia iniziò a
cambiare colore e dal naso gli
uscirono scintille. Era davvero divertente! Iniziai a ridere senza
nemmeno
accorgermene e non fu facile smettere. Non ridevo ormai da tanto tempo
e
finalmente mi sentii bene e stranamente al sicuro. Così
abbiamo iniziato ad
uscire. Questo mese l’ho aiutato in negozio,
c’è stato un gran da fare. Qualche
giorno fa dopo la chiusura eravamo soli, pronti
ad andare a vedere una partita di
Quidditch, quando si è avvicinato e ha detto…-
Fleur era in
fibrillazione, sporta al massimo verso Angelina. Se non ci fosse stato
il
tavolo di mezzo le si sarebbe seduta sulle ginocchia pur di non perdere
una
parola. In quel momento un grosso gufo dalle piume canute
entrò in cucina
lasciando cadere sul tavolo una copia de “Il settimanale
delle streghe” e
volando via emise uno stridio acuto. Fleur lo prese e lo
lanciò dall’altra
parte del tavolo infastidita dall’interruzione del racconto e
il giornale andò
a cadere proprio davanti agli occhi di Percy che non poté
fare a meno di
sgranare gli occhi. Il suo viso divenne prima rosso, poi viola e poi
nuovamente
rosso.
-HARRY
POTTER!!!-
Urlò alzandosi in piedi lasciando cadere la sedia per terra
ed estraendo la
bacchetta. Tutti si voltarono e Harry non capendo il motivo della furia
improvvisa di Percy cercò di sbirciare la prima pagina del
giornale. Un brivido
gli percorse lungo tutta la schiena e deglutì in maniera
rumorosa capendo cosa
fosse stato il bagliore che l’aveva messo in allarme quella
mattina: Il flash
di una macchina fotografica.
George
iniziò a
ridere. –Ora sei nei guai!-
-HARRY
POTTER!-
Proseguì Percy –GIÚ LE MANI DA MIA
SORELLA!!!-
-SPERO
PROPRIO CHE
SIA UNO SCHERZO!- Proruppe Ginny –ORA BASTA! NON MI PARE
PROPRIO CHE SIANO
AFFARI TUOI, NON SONO AFFARI DI NESSUNO DI VOI!- e
guardò accigliata tutti i fratelli
-OH CERTO!-
ribadì
Percy –ORA CHE È DIVENTATO UN EROE PER TUTTI CREDE
DI POTERTI METTERE LE MANI
ADDOSSO!-
-SE PROPRIO
VUOI
SAPERLO SONO QUASI DUE ANNI CHE MI“METTE LE MANI
ADDOSSO”- e disegnò due
virgolette in aria con le dita. Questo fu troppo.
–DUE
ANNI?- Percy
fece roteare la bacchetta e Harry fece appena in tempo a scansare un
lampo di
luce rossa prima che andasse ad infrangersi sulla sedia distruggendola.
-ORA BASTA!-
La
signora Weasley si alzo in piedi lanciando un occhiataccia al figlio.
–Perce
abbassa quella bacchetta! Sei davvero ingenuo caro, pensavi che non
fossimo a
conoscenza della storia tra tua sorella ed Harry? Certo che lo
sappiamo! Si
guardano come due puffole imbambolate. Con tutto rispetto cari!- e si
girò con
sguardo amorevole verso la figlia ed Harry –Io e Arthur siamo
felici di vedervi
insieme, credo che nostra figlia non avrebbe potuto meritare di meglio-
Ron
ridacchio sotto i baffi vedendo Harry arrossire. –E tu non
fare lo sciocco
Ronald! Credi che non sappiamo anche di te e Hermione?-
-E chi non
lo
sapeva?- Disse Bill –E da quando avevano undici anni che
aspettiamo che quello
zuccone dicesse ad Hermione di essere innamorato di lei!- Tutti risero,
tranne
Ron che divenne di tutte le sfumature del rosso.
–E
poi devo
ammettere che è proprio una bella foto!- Disse la signora
Weasly sorridendo.
Dal giornale si potevano ammirare Harry e Ginny stretti l’uno
all’altra con i
piedi nel lago, mentre si guardavano teneramente negli occhi.
‘–Si
sono
d’accordo! – Ammise Ginny, grata che non avessero
fotografato il momento
successivo, che non so quanto avrebbe tenuto a bada Percy.
Il resto del
pranzo
continuò con più tranquillità, Harry
fece in modo che il giornale sparisse e si
impegnò ad evitare di sfiorare Ginny per non scatenare
nuovamente l’ira di
Percy. Tutto sommato però, ora che la loro storia era uscita
allo scoperto, si
sentiva vagamente meglio. Si era sentito colpevole per aver mentito
alla
famiglia che più di tutti l’aveva adottato. Ora
temeva solo che sarebbe stato
tenuto talmente sott’occhio da non poter più stare
neanche solo un secondo con
Ginny. Alla fine dell’estate lei sarebbe partita per
frequentare il suo ultimo
anno ad Hogwarts e sarebbero stati nuovamente separati.
I peggiori
timori
di Harry si realizzarono, ma non certo a causa della famiglia
Weasley… bensì a
causa di Hermione. Di lì a una settimana ci sarebbero stati
gli esami per
coloro che avevano frequentato l’ultimo anno a Hogwarts e,
nonostante loro
avessero davanti ancora quasi tutta l’estate, questo sembrava
metterle
agitazione, cosa che influenzò l’umore di tutti
quanti. Ron era diventato
intrattabile perché Hermione aveva deciso di intensificare
il, già da pazzi,
piano di studio, ciò significava che non riuscivano mai a
finire un pasto
completo il che rendeva Ron irritabile e nevrotico. Dal canto suo Harry
era
ansioso perché quelli sarebbero stati gli ultimi mesi con
Ginny prima che lei
partisse, ma non voleva neanche trascurare lo studio. Si era ben presto
reso
conto di quanto il programma fosse difficile e vasto. Senza i
professori a
spiegare quei complicati incantesimi impiegavano sere e sere per
riuscire a
venirne a capo. Spesso Hermione stava concentrata sui libri, con gli
occhi
stretti in due fessure mentre si mordicchiava il labbro ed eseguiva
complicati
movimenti con la bacchetta. L’unica cosa che non lo
preoccupava era Difesa
contro le arti oscure. Nell’ultimo anno aveva imparato
più di quello che avrebbe
voluto. Spesso gli sembrava che i libri fossero quasi incompleti. Ma
trasfigurazione e pozioni erano tutta un’altra cosa. Il
livello era molto più
avanzato delle sue possibilità, nonostante tutte le lezioni
svolte con Galatea.
A volte gli serviva un giorno intero solo per memorizzare gli
ingredienti di
una pozione. Alla fine della giornata era talmente esausto che faceva
appena in
tempo a dare un veloce bacio a Ginny prima coricarsi e cadere in
catalessi.
Ma la guerra
scoppiò quando Hermione ritenne che non avevano abbastanza
tempo per sprecare i
fine settimana.
-Per tutti i
gargoyle
Hermione! Non siamo macchine! Se continui a farci lavorare
così moriremo prima
di arrivarci agli esami! Dobbiamo riposarci ogni tanto o la testa ci
salterà in
aria!- Proruppe Ron un sabato.
-Scusa tanto
se
cerco di far entrare qualcosa nella tua testa, forse tra le api
frizzole che ti
ritrovi nel cervello riesci a fare spazio anche per un po’ di
istruzione!-
Ginny
sollevò la
testa dal suo libro sul Quidditch e si sporse verso Harry
–Scommetto tre
galeoni su Hermione!-
-Lo sai che
hai
frequentato troppo i tuoi fratelli vero?- Rispose Harry ridacchiando.
Il battibecco
però non durò a lungo. Ron mise il broncio e
Hermione si immerse nella lettura
di un nuovo libro.
Per tutta la
settimana in cui si svolsero gli esami Hermione e Ron non si parlarono.
Capitava però spesso che lei sollevasse gli occhi dal libro
per fissarlo e
Harry fu certo di vederla arrossire più di una volta e
sorridere vedendo Ron
con la faccia corrugata dallo sforzo. Anche Ron quando era certo che
Hermione
non lo stesse guardando si distraeva a fissare gli occhi di lei o i
riflessi
dei suoi capelli al sole. Harry si era ormai abituato a quei loro
litigi che
non ci faceva neanche più caso, sapeva che non sarebbero
riusciti a tenere il
broncio per molto.
Una mattina,
qualche giorno dopo la fine degli esami, Neville andò a
trovarli di buon
mattino.
-Entra pure
caro.
Che bello vederti!- disse amorevole la signora Weasley. –Hai
già fatto
colazione?-
-Si, la
ringrazio.
Harry Ron ed Hermione sono in casa?-
-Si, sono in
salotto. Vai pure.-
Appena lo
vide
Hermione scatto in piedi. –Devi raccontarmi assolutamente
tutto! Cosa ti hanno
chiesto? Trasfigurazione? Sicuramente un incantesimo avanzato.
Accipicchia mi
manca ancora la parte sulla trasfigurazione umana in animali, non credo
di
riuscirci. E se dovessero chiedermi una delle pozioni di morte
apparente? Su
antiche rune sono tranquilla…- Harry scoppio a ridere.
–Hermione
potresti
almeno lasciargli il tempo di sedersi.-
-O
è superfluo
anche quello?- biascicò Ron.
-Grazie
Harry.-
Disse Neville sedendosi – Ragazzi dovreste vedere Hogwarts-
disse con un velo
di tristezza.
-È
messa così
male?-
-Una buona
parte è
stata ricostruita, il castello ha aiutato. I muri sono talmente intrisi
di
magia che è come una ferita che si cicatrizza. Alcune parti
però non sono
ancora riusciti a sistemarle, soprattutto quelle colpite dalle
maledizioni. È
strano camminare per i corridoi e vedere muri diroccati. E poi ora,
ecco…-
esitò –C’è una
novità…- Harry, Ron ed Hermione si guardarono
preoccupati.
–Cosa
intendi? –
Neville deglutì e cambiò leggermente posizione
sulla poltrona.
–Il
numero dei
fantasmi è triplicato. C’è un atmosfera
strana, i vecchi fantasmi sembrano
infastiditi, il Barone sanguinario è furibondo
perché tra i Serpeverde ora
rivendica la sua casa un Mangiamorte.- Impallidì lievemente
al ricordo –E
Nick-quasi-senza-testa continua a litigare con…Colin Canon!-
-Colin
Canon?-
dissero all’unisono.
–Già.
Colin dice
che ora vuole essere lui il fantasma di Grifondoro perché
era più amico tuo
Harry, ma a Nick questo non va proprio giù. La professoressa
McGranitt non sa
come risolvere la situazione. Inoltre la maggior parte dei fantasmi non
riesce
ad adattarsi alla nuova situazione, alcuni piangono, alcuni fanno
esperimenti
su ciò che possono o non possono fare e questo mette a
disagio gli studenti.-
Nessuno
sapeva cosa
dire. Una cosa era certa: la vecchia Hogwarts non sarebbe
più esistita.
Rimasero in
silenzio per qualche minuto, ognuno rifletteva sulle nuove informazioni
che
avevano ricevuto. Non avevano minimamente pensato che oltre tutti i
danni ad
Hogwarts ci sarebbe potuto essere anche il problema dei fantasmi.
Pensandoci
però non era una considerazione che avrebbero dovuto
tralasciare. Voldemort
stava distruggendo tutto il loro mondo e non solo. Tutti combattevano
ardentemente per la loro libertà, per avere una vita
migliore…alcuni semplicemente
per averla una vita. Morire per i propri ideali senza sapere se tutto
sarebbe
andato a buon fine era logico che creasse una situazione irrisolta che
non gli
aveva permesso di andare oltre.
-E gli altri
come
stanno?- Hermione ruppe il silenzio. Dopo quei cattivi pensieri sperava
di
avere notizie migliori. Lei e Ron erano stati per lungo tempo i
Australia, Harry
era stato impegnato al ministero e Ginny era stata praticamente una
reclusa.
Gli unici contati con l’esterno erano venuti da Luna e
Neville. Ora erano avidi
di notizie. Avevano anche smesso di leggere la Gazzetta del Profeta, si
erano
creati una sorta di prigione dorata che li aveva separati dal resto del
mondo.
Erano stati per così tanto tempo al centro
dell’attenzione che ora volevano
ritagliarsi un po’ di vita privata tutta per loro. Sapevano
che con l’inizio
del processo tutto quello sarebbe finito e le loro facce sarebbero
state
sbattute nuovamente su tutti i giornali, per cui avevano
deliberatamente deciso
di estraniarsi dal resto del mondo.
-Bene, anche
se il
clima era molto strano. Per di più
mi
hanno chiesto di voi. Volevano sapere i particolari della battaglia che
ancora
non sono stati svelati, alcuni di loro mi sembravano realmente
interessati a
voi però, Ernie e Susan sono stati molto carini e
poi…- Neville sembrava a disagio
–Lavanda e Cho vi mandano i loro saluti- parlò a
voce talmente bassa che fu
difficile sentirlo e guardò di sfuggita Ron ed Harry.
-Sfacciate!-
-Galline!-
sia
Hermione che Ginny sbuffarono e cambiarono posizione sulla poltrona,
entrambe
sporgendosi meccanicamente verso i rispettivi ragazzi. Ron
arrossì, pensando
imbarazzato a quella patetica storia mentre Harry cercò di
stare impassibile
sapendo quanto l’argomento Cho rendesse Ginny ipersensibile e
nervosa.
-In
più Seamus ha
mandato un gufo alla McGranitt, ha deciso di non presentarsi agli
esami-
Hermione sgranò gli occhi come se Neville avesse detto la
più grossa bestemmia
del mondo. –Dice che preferisce ripetere il settimo anno per
intero- Hermione
si rilassò
-Non posso
dargli
torto, l’anno scorso non è stato certamente un
anno formativo ad Hogwarts.
Trovo che sia stata una scelta intelligente. Comunque non ci hai ancora
detto
come sono stati gli esami-
-Devo
ammettere che
sono stati piuttosto clementi. In Erbologia credo di aver preso il
massimo,
anche Difesa contro le Arti Oscure è andato piuttosto bene,
Pozioni poi…
diciamo che il professor Lumacorno ha avuto un occhio di riguardo per tutti coloro
che hanno
partecipato alla battaglia-
-Grande!-
Ron fece
un sorriso a trentadue denti che si spense quanto guardò il
viso accigliato di
Hermione.
-Non trovo
per
nulla giusto che vengano fatti dei favoritismi, è giusto che
la nuova società
rinasca a partire da persone preparate e meritevoli!-
-Ma sai che
Lumacorno ha sempre fatto così, il Lumaclub del resto non mi
sembrava il
circolo dell’equità!- Hermione provò a
ribattere ma Harry esasperato li
interruppe
-E la
professoressa
McGranitt?-
-Ovviamente
lei è
stata imparziale, così come il professor Vitious, anche con
i Serpeverde,
persino con Pensy Parkinsone Theodor Nott-
-Vuoi dire
che si
sono presentati anche i Serpeverde?-
-Ron so che
hanno
commesso errori e, credimi, è l’ultima cosa che
avrei pensato di dire ma, per
rispetto al professor Piton, credo che sia giusto che anche loro
abbiano avuto
la possibilità di finire la scuola. Anche il professor
Silente non avrebbe
ceduto a riguardo.- Harry quasi si sorprese delle sue parole, ma sapeva
che era
la cosa più giusta. Silente gli aveva insegnato a dare a
tutti sempre una
seconda possibilità e che non era mai troppo tardi per
pentirsi delle proprie
scelte. Si ritrovò a pensare a Draco Malfoy, come sarebbe
stata la sua vita se
le scelte di suo padre non si fossero ripercosse su di lui. Una buona
parte di
quello che le persone sono e diventano dipende dall’ambiente
in cui crescono e
dall’educazione che gli viene imposta. Provò
ancora più ammirazione per Sirius e
per Andromeda. Loro avevano avuto il coraggio di ribellarsi alla loro
famiglia,
di diventare delle persone fantastiche, leali e coraggiose senza
l’aiuto di
nessuno, e la stessa ammirazione andò a Regulus. Era per
persone come lui che
la casa di Serpeverde ai suoi occhi avrebbe meritato tutto il suo
rispetto
esattamente come quella di Grifondoro, Tassorosso e Serpeverde.
Rimasero tutti
molto colpiti dalle parole di Harry e nessuno ebbe nulla da ribattere.
Nell’ora
seguente
Hermione volle sapere tutti i dettagli sugli esami e riuscirono ad
interrompere
l’interrogatorio solo quando le fecero notare che aveva
obbligato Neville a
ripetere tutto ciò che gli aveva fatto fare la professoressa
McGranitt.
Le settimane
seguenti
volarono e senza accorgersene arrivò il ventisei giugno. Di
li a pochi giorni
sarebbe iniziato il processo il che rendeva tutti nervosi. Percy
sembrava non
dormisse da giorni e continuava a chiedere ad Harry sempre le stesse
cose cercando
nuovi particolari che potevano essergli sfuggiti, cosa che rendeva
Harry
nervoso e irritabile. Il giorno successivo si sarebbero dovuti
presentare
entrambi al cospetto di un funzionario del Wizengamot per rivedere le
deposizioni e ragionare su una linea di accusa.
Arthur
Weasley
tornò a casa molto tardi quella sera e portò con
se delle notizie che avrebbero
suscitato non poche potreste da parte del mondo magico. Erano tutti
seduti a
tavola, tranne Bill e Fleur che avevano deciso di cenare a casa loro e
George, quando
entrò sventolando la Gazzetta del profeta.
-È
ufficiale!- solo
Percy sembrò capire al volo le parole del padre, gli altri
lo fissavano
perplessi.
-Si tratta
di Azkaban-
a quelle parole la signora Weasley ebbe un tremito e anche Ron
poggiò la forchetta
e si avvicinò di più al padre per prestare
maggiore attenzione. Fu invece Percy
a dare spiegazioni.
-È
stato un
argomento piuttosto dibattuto in questi ultimi giorni al Ministero ma
la
richiesta di Kingsley alla fine è stata approvata. Verranno
eliminati i
dissennatori da Azkaban.-
-Ma i
dissennatori
non possono essere uccisi dove andranno?-
-Giusta
osservazione Hermione.- Il signor Weasley si sedette e si tolse gli
occhiali.
Era visibilmente stanco, si massaggiò gli occhi e riprese a
parlare. –Ormai non
c’è il clima il paura che si respirava prima, la
gente inizia nuovamente ad
essere felice, credo che si allontaneranno da queste terre e
smetteranno di
moltiplicarsi. Probabilmente non potendo più nutrirsi si
indeboliranno e se
siamo fortunati si dissolveranno-
-E se questo
non
dovesse accadere?- Ginny era visibilmente preoccupata
-Non devi
temere
tesoro, i dissennatori non potranno più creare il caos.
Trovo la decisione di
Kingsley molto intelligente, e molto umana vorrei aggiungere.-
-Ma come la
prenderanno le persone che non la pensano a questo modo?- Anche
Hermione
concordava con la decisione del ministro ma capiva che molta gente non
sarebbe
stata d’accordo. Ora che tutto era finito volevano dormire
sonni tranquilli,
convinti che i mangiamorte sarebbero rimasti rinchiusi ad Azkaban per
sempre, e
i dissennatori li facevano stare decisamente più al sicuro.
-Forse
inizialmente
avranno da ribattere ma Azkaban rimane la prigione più
sicura, inoltre verranno
aggiunte barriere magiche e raddoppiate le squadre di Auror di
pattuglia-
-E la
Gazzetta come
ha propinato la notizia?- Ron allungò il braccio per
afferrare il giornale e
lesse le prime righe
IL MINISTRO
SHACKLEBOLT ELIMINA I
DISSENNATORI DA AZKABAN
Il Ministro
troppo liberale
rischia di mettere in pericolo la sicurezza dei cittadini
È
stata resa pubblica pochi minuti fa la notizia che, entro poche
settimane,
verranno interamente eliminati, dalla nota prigione di Azkaban, tutti i
dissennatori posti
di guardia. È solo un’altra
delle innumerevoli scelte, forse troppo liberali, del Ministro, ancora
ad
interim, Kingsley Shacklebolt. Sorgono spontanee alcune domande come:
saremo al
sicuro ora che stanno per essere imprigionati alcuni dei maghi
più pericolosi
della storia? E: a pochi giorni dal processo non ci viene il dubbio che
anche
le condanne saranno troppo clementi vista la linea d’azione
che sta assumendo
il ministero? (continua a pagina 3)
-Puah! La
solita
spazzatura- Ron chiuse il giornale e riprese a mangiare la sua zuppa
-A quanto
pare la
redazione non è cambiata. Speravo in qualcosa di nuovo e di
più…- Harry cercò
la parola più adeguata ma Ron lo precedette
-Intelligente?
Imparziale? Veritiero?-
-Già…-
Finirono di
mangiare in silenzio, ognuno era perso nei propri pensieri. Quella
notte difficilmente
Harry sarebbe riuscito a dormire bene. Alle undici lo aspettavano al
Winzegamot
e la cosa lo metteva piuttosto in agitazione.
Salve
a tutti! Volevo prima di tutto
ringraziare tutti coloro che hanno lasciato una recensione, sono tutte
bellissime e ve ne sono immensamente grata, ma in particolare, se posso
permettermi (non me ne vorranno gli altri) vorrei ringraziare elettra1991 (aspetto sempre la tua
recensione che trovo ogni volta molto costruttiva, spero che questo
capitolo ti
sia piaciuto di più ^.^) e giorgetta
che mi ha fatto spuntare il sorriso, ahahah nonostante tutti gli
impegni
cercherò di non mollare! A tale proposito però
volevo avvisarvi che il prossimo
capitolo credo non arriverà tanto presto perché
sono veramente con l’acqua alla
gola tra esami e tirocinio. Prometto però che
farò il massimo per ritagliarmi
ogni tanto un po’ di tempo per scrivere.
Riguardo
questo capitolo so che
potrebbe aver suscitato un po’ di perplessità il
fatto che abbia deciso di mettere
il fidanzamento di George troppo presto. Ma ho sempre pensato che lui
fosse una
persona fuori dagli schemi e impulsiva. Il fatto che abbia deciso di
sposarsi
non vuol dire che abbia esorcizzato il dolore che continuerà
a provare per
sempre per la morte del fratello. Mi piace pensare che sia stato
abbastanza
forte e intelligente per andare avanti, perché lo trovo
sempre originale ed
anticonformista e perché Fred avrebbe certamente voluto che
il fratello
continuasse a divertirsi.
Per
quanto riguarda i nuovi fantasmi
ad Hogwarts, so che la Rowling non ne ha mai parlato ma mi piaceva
l’idea e non
ho resistito.
Finalmente
Harry e Ginny e Ron ed
Hermione sono usciti allo scoperto così Ginny non
dovrà più litigare con
nessuno dei suoi fratelli e Harry non rischierà di essere
affatturato hihihi
Per
chi non l’avesse vista e magari
fosse interessato ho pubblicato la famosa One-Shot su Ron ed Hermione,
so che
sono stata un po’ sdolcinata ma secondo me ogni tanto Ron nei
confronti di
Hermione tira fuori il meglio di se ;p
Che
dire, spero di non essermi dimenticata
nulla, forse mi sono dilungata anche troppo chiedo scusa. Un bacio a
tutti!!!
Ciaoooo
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Il Wizengamot ***
Salve
a tutti! Spero che le persone
che stavano seguendo questi capitoli non mi stiano odiando e che si
ricordino
ancora qualcosina di quello che ho scritto. So di aver lasciato passare
mesi e
mesi senza dare segni di vita ma a mia discolpa posso dire di aver
passato i
sei mesi più intensi della mia vita e non ho proprio avuto
il tempo e la testa
di scrivere. Ma squillino le trombe finalmente mi sono laureata e ora
per un
po’ sarò libera…libera di scrivere e
portare avanti la storia(sperando di non
essere totalmente libera ancora per molto però ;p). Vi
prometto che non lascerò
passare più così tanto tempo senza farmi sentire.
Ora bando alle ciance eccovi
un nuovo capitolo, vi dico solo due cosette:
è più
breve degli altri, lo so, ma volevo
darvi un “aperitivo” prima delle feste J,
seconda cosa, questo e il prossimo capitolo saranno un po’
cupi perché ci sarà
il processo ma vi prometto che l’estate di Harry
sarà piena di avvenimenti
alcuni dei quali veramente divertenti, altri commoventi…non
vi dico altro se
non buona lettura e a prestissimo!!!
Hermione
quella mattina andò a svegliarli alla solita
ora. Aprì piano la porta e si intrufolò dentro la
stanza aspettandosi uno dei
soliti incantesimi di Ron per tenerla lontana, ma quella mattina non
trovò
nulla a tenerla impegnata e ne fu quasi delusa. Per qualche secondo
rimase a
fissare il viso di Ron che dormiva in una posizione assolutamente
improponibile
e poi con dolcezza svegliò sia lui che il suo migliore amico.
-Harry hai un aspetto orribile!- Era tremendamente pallido e due
pesanti
occhiaie violacee gli contornavano gli occhi. Harry si passò
una mano tra i
capelli e si mise a sedere poggiando i gomiti sulle ginocchia . Aveva
un forte
mal di testa. Strinse per un attimo gli occhi e restituì ad
Hermione un
grugnito sommesso. Non
sapeva a che
punto della notte fosse riuscito ad addormentarsi ma non doveva essere
passato
molto tempo.
-Non ho dormito bene- rispose con voce roca. Hermione andò a
sedersi ai piedi
del letto di Ron.
-Non capisco perché tu sia così agitato, del
resto il processo non inizia oggi,
devi solo andare a parlare con un membro del Wizengamot, nulla di
più- si fece
una treccia laterale per riuscire a governare il cespuglio informe che
le si
era formato durante la notte, nel mentre Ron si girò verso
il muro e continuò a
sonnecchiare.
-Lo so Hermione, ma è l’intera idea del processo a
scombussolarmi. Non so
perché, forse è il pensiero di rivedere quelle
facce o il rivivere quei momenti.
E ho una sensazione strana…- Si strofinò la
cicatrice, più per abitudine che
per altro. Si ritrovò a provare quasi la mancanza di quel
pizzicore che gli
veniva ogni tanto, era come un campanello d’allarme che lo
metteva in guardia
dal pericolo. Ora doveva fidarsi solo dei suoi sensi e questo lo
rendeva
irrequieto. Si
girò e poggiò i piedi a
terra mentre inforcava gli occhiali. Strizzò
un’altra volta gli occhi e guardò
fuori. Era ancora buio pesto.
Dalla porta si affacciò una Ginny piuttosto assonnata, i
capelli arruffati. Con
gli occhi semi-chiusi si diresse verso il letto di Harry e gli
stampò un bacio
sulla guancia, si sedette e poggiò la testa sulla sua spalla.
-Come mai già in piedi?- Harry le diede un bacio sul capo e
le cinse le spalle
con un braccio.
-Hermione parla nel sonno. Non ho chiuso occhio.- Proferì
gelida. Hermione
arrossì violentemente.
-Veramente?-
-Si!- Rispose Ginny secca –sei anche peggio di Ron!-
-E…cosa, ecco- tossì con finta indifferenza
–di cosa parlavo?- chiese rigida.
Con tutto il cuore sperò di non aver detto nulla di
imbarazzante. Provò con
frustrazione a ricordarsi cosa avesse sognato ma nulla, non le veniva
in mente
neanche il più piccolo particolare. Il problema è
che i suoi sogni erano spesso
riguardanti Ron e si sarebbe sentita morire se avesse detto qualcosa di
compromettente.
-Per di più recitavi formule e ingredienti a voce alta.
Dovresti smetterla di
ripassare prima di andare a letto!- rispose acida. L’amica
tirò un sospiro di
sollievo. Salva!
-Perché non provi a tornare a letto. Vengo a salutarti prima
di andare- Le
disse Harry premuroso, ma Ginny scosse la testa.
-Che ne dite di andare a fare colazione?- a quelle parole Ron, che
ancora
sonnecchiava con il lenzuolo sopra la testa, schizzò in
piedi suscitando
l’ilarità generale.
-Che c’è?- disse ingenuamente, provocando un altro
scoppio si risa e senza
rispondere uscirono dalla stanza e si diressero in cucina.
-Preparo del tè- Hermione
accese il
fornello con un movimento della bacchetta e Ginny le si
affiancò spaccando
delle uova e mettendo della pancetta a cuocere. Sia Harry che Ron
ringraziarono
che fosse Ginny a cucinare perché entrambi sapevano che
Hermione era
decisamente negata nel preparare qualsiasi cosa di commestibile e
purtroppo
l’avevano imparato a loro spese.
Tranne Harry che spizzicò solo una frittella e qualche pezzo
di pancetta,
giusto per non offendere i sentimenti di Ginny che si era impegnata
tanto, gli
altri mangiarono in abbondanza uova strapazzate e pancetta, pancakes
con
sciroppo d’acero, pane tostato con burro salato,
tè, biscotti e succo di zucca.
Erano settimane che non facevano una colazione decente. Non certo
perché la
signora Weasley non cucinasse abbastanza, piuttosto perché
Hermione li
costringeva a correre sui libri dopo il primo morso di pane e un sorso
di
succo. Era una cosa che a Ron mandava su tutte le furie e contribuiva
al suo
malumore giornaliero. Ma quel giorno sembrava che tutti avessero a
cuore lo
stato d’animo di Harry e si erano decisi con un tacito
accordo di non mettergli
pressione. Dopo la confessione di quella mattina ora potevano capire
come
doveva sentirsi. Erano stati degli sciocchi e degli insensibili per non
aver
pensato che scrivere e discutere le deposizioni aveva fatto tornare a
galla
tutti quei momenti che aveva cercato di reprimere in un angolo buio
della sua
testa. Col processo tutti gli attimi di tormento e sofferenza sarebbero
stati
sviscerati e lui si sarebbe sentito nudo davanti a tutto il mondo
magico che,
ancora una volta, avrebbe avuto gli occhi puntati sul famoso Harry
Potter.
-Cosa credi voglia sapere il membro del Wizengamot?- Ron si
versò un’altra
abbondante porzione di uova.
-Credo voglia accertarsi che ci sia tutto, il Ministero ha gli occhi
puntati
addosso e non vogliono certo commettere degli errori-
allungò il piatto ancora
praticamente pieno all’amico che ne trangugiò il
contenuto senza fare troppi
complimenti e si alzò per versare nel lavandino
ciò che rimaneva nella sua
tazza.
Passarono le
ore successive cercando di studiare qualcosa
di leggero ma erano visibilmente tutti distratti. Alle dieci Percy
insistette
perché iniziassero ad andare. Odiava arrivare in ritardo.
Una volta George
aveva fatto evanescere la porta della stanza di Percy e al suo posto
aveva
fatto comparire un muro di mattoni di creta fresca ed escrementi di
drago, spesso
il doppio della parete. Percy che aveva lasciato la bacchetta in cucina
aveva
dovuto scavare un passaggio con le unghie ed era arrivato a lavoro con
un’ora
di ritardo e completamente ricoperto di una strana patina color fango.
Aveva
fatto una sfuriata a George talmente grande che la signora Weasley
aveva temuto
che la testa gli esplodesse.
Dal canto suo Harry non aveva nessuna fretta ma la petulanza di Percy
ebbe la
meglio.
Arrivarono
alle dieci e un quarto ma Harry dovette
ammettere che l’idea di arrivare con largo anticipo non era
stata così
malvagia. Quando misero piede nell’Atrio furono letteralmente
assaliti dai
giornalisti bramosi di avere un intervista dal famoso Harry Potter. Il
fatto
che dopo la fine della guerra Harry si fosse ritirato dal resto del
mondo,
aveva lasciato non poco scontenti tutti i maghi che non speravano altro
in un
racconto dettagliato dei fatti. Nessuno aveva ancora capito come Harry
fosse
riuscito ad uccidere Voldemort .
-Signor Potter, per il “Settimanale del Gufo”: dove
è stato in tutti i mesi
antecedenti la battaglia alla scuola di Hogwarts?-
Percy si mise davanti ad Harry rispondendo con un acido “no
comment”. Si
muovevano lentamente facendosi largo tra la folla.
–È inammissibile un
comportamento del genere. Questo è il Ministero della Magia,
c’è gente che
lavora, qui-
-Per gli “Spiriti Oggi”: è vero che in
realtà
Colui-che-non-deve-essere-nominato era il Professor Silente?-
Harry per poco non inciampò nei propri piedi. Come potevano
venire in mente
certe sciocchezze?
-Perché Severus Piton non è stato sepolto con
tutti gli altri cani dei
Mangiamorte?- La domanda sovrastò le altre e calò
il silenzio, tutti si
girarono verso la donna che aveva parlato. Non c’erano dubbi
su chi fosse
stata, Harry avrebbe riconosciuto quella voce irritante ovunque e
ovunque
l’avrebbe detestata. Si girò lentamente e
sentì la bile andargli di traverso:
Rita Skeeter. Come poteva quella donna essere ancora in circolazione a
raccontare le sue menzogne?
-Non osare mai più pronunciare il nome di Severus Piton in
quel modo!- Avrebbe
voluto raccontare tutta la verità in modo che Piton avesse,
di fronte al mondo,
la gloria che meritava, ma non avrebbe mai permesso che quell’insetto travisasse le sue parole. Ci
sarebbe stato il momento adatto e avrebbe fatto di tutto pur di
rendergli
giustizia.
-Harry andiamo!- Percy lo tirò per la camicia e lo condusse
fino all’ascensore.
Harry si sentiva ribollire dalla rabbia.
-Non riesco
a credere che quell’impostora continui a
scrivere sulla Gazzetta del Profeta!-
-L’hai detto tu stesso, è solo spazzatura. Non
devi preoccuparti di Rita
Skeeter in questo momento- l’ascensore si bloccò
annunciando l’arrivo al
secondo livello. Passarono davanti al quartier generale degli Auror e
Harry non
poté fare a meno di deglutire a vuoto. Era stata una
cattiveria fargli
assaporare i segreti del mestiere più ambito del mondo
magico, per poi
rispedirlo alla sua vita tanto velocemente da non poter pronunciare
neanche “protego”.
Sfilarono velocemente davanti
all’ufficio del signor Weasley e si fermarono di fronte ai
servizi
amministrativi del Wizen
gamot. La porta era imponente, color porpora
con al
centro intagliata una grande “W” dorata. Erano in
perfetto orario, Percy
estrasse un piccolo orologio da taschino e controllò
l’ora: mancavano cinque
minuti alle undici.
-Ricordi tutto quello che abbiamo preparato?-
-Per l’ennesima volta si, ricordo tutto! È
difficile dimenticare chi ha cercato
di ucciderti e in che modo!- Harry stava iniziando a innervosirsi. La
situazione di per se non era delle più rilassanti, in più la
petulanza di Percy
stava iniziando a dargli sui nervi.
Allo scoccare delle undici bussarono. Attesero qualche secondo
finché una donna
sulla cinquantina aprì la porta. Era di media altezza, ben vestita con un viso
dai tratti spigolosi
e degli occhiali tondi appesi al collo con una catenella
d’argento. Si sporse
verso Harry e gli fissò il viso.
-Harry Potter- Era difficile capire se avesse fatto una
domanda o un’affermazione. Harry
cercò di
salvare la situazione stirando la bocca in un sorriso imbarazzato che
all’occorrenza sarebbe potuto sembrare una conferma o un
saluto cortese. –Da
questa parte- lo condusse in un corridoio lungo e stretto che terminava
in una
stanza circolare con sette porte. La donna bussò sulla
seconda a sinistra e
senza attendere risposta aprì ed entrò, sulla
targhetta dorata riluceva un
nome: Adalbert J. Truman. Harry sentiva la tensione aumentare sempre di
più,
come se avesse dovuto sostenere un esame, le mani gli sudavano e si
sentiva
irrequieto. Dopo qualche minuto videro la maniglia abbassarsi e davanti
a loro
si presentò un uomo alto e distinto, a prima vista gli si
sarebbero potuti dare
quarant’anni ma osservandolo meglio si capiva che
probabilmente ne aveva
qualcuno in più.
-Signor
Potter, che piacere!- si sporse per offrire la
mano ad Herry che gliela strinse un po’ impacciato
–e lei deve essere Percy
Weasley, il figlio di Arthur. Ho conosciuto suo padre solo di recente
ma se il
buon sangue non mente il Ministero non può che essere
fortunato ad avere anche
lei- Percy tirò il petto in fuori come un pavone pronto a
fare la ruota. –Ma
non perdiamo tempo, prego accomodatevi nel mio ufficio. Greta
può portarci
dell’idromele?- La
donna strinse le
labbra come se avesse appena assaggiato un limone particolarmente acido
ed uscì
senza dire una parola. Non era decisamente una donna cordiale o
affabile ma sembrava
efficiente e puntuale, due qualità
che lavorativamente parlando, Harry giudicava indispensabili.
L’ufficio era
grande e ben illuminato. Sulle pareti si potevano ammirare quadri di
stili ed
epoche diverse, alcuni sembravano appartenere al rinascimento italiano,
altri
allo stile fiammingo, altri
ancora erano
più contemporanei, tutti però raffiguravano
persone dall’aria austera. Si
accomodarono su delle poltrone in pelle di drago, dovevano essere
costate una
fortuna –Allora signor Potter, che ne dice se iniziamo?-
Sviscerarono
ogni ricordo di Harry a partire dal suo
primo anno ad Hogwarts, di come Voldemort
avesse cercato di impossessarsi della Pietra Filosofale, e
via via anno
per anno. Fu dura parlare della morte di Sirius e dell’ultimo
anno passato
cercando di vincere una battaglia che ormai sembrava persa.
Analizzarono con
perizia uno ad uno tutti i fascicoli dei mangiamorte e il signor Truman
gli
fece una domanda dopo l’altra. Ogni volta Harry doveva fare
uno sforzo enorme
per riuscire ad andare avanti, ma sapeva che era indispensabile. Dopo
parecchie
ore trovò uno stratagemma per farsi coraggio,
iniziò a fissare la pila dei
fogli che mancano alla fine. Ogni volta che una piccola cartelletta
veniva
tolta dalla pila il groppo che aveva in gola sembrava sciogliersi un
pochino. Infine
prese l’ultimo fascicolo tra le mani e aspettò
qualche secondo prima di
aprirlo. –Ecco signor Potter…- l’uomo
sembrava imbarazzato –questo è
l’ultimo…
si tratta del fascicolo sui Malfoy- Harry sbiancò.
Nonostante tutto quello che
era successo Harry sapeva di non poter condannare Draco, e tantomeno
Narcissa,
a cui in modo o nell’altro doveva la vita.
-Qual
è il problema?-
cambiò posizione sulla poltrona, si sentiva a
disagio e ora più che mai
avrebbe desiderato essere altrove.
-Vede, il
Wizengamot non è totalmente d’accordo sulla sua
versione, crede che lei- si schiarì la voce, sembrava stesse cercando le parole
più adatte - non
sia stato… ecco… obiettivo. Loro pensano che non ci sia nulla di positivo
in ciò che hanno
fatto i Malfoy e che dovrebbe rivedere
la sua deposizione-
Harry
sbatté le palpebre per qualche secondo cercando di
cogliere al meglio le parole che aveva appena udito. -Cioè
lei vuole che io
menta?-
-Non la metterei in questi termini signor Potter-
-E come la metterebbe?-
-Lei non capisce! La gente non ammetterà che i Malfoy la
facciano franca!-
-Non mi importa di cosa pensa la gente! Mi importa solo di
ciò che è giusto e
ciò che è sbagliato. E lei signor Truman e il
Wizengamot siete nel torto!-
-Stiamo parlando di una delle famiglie che è stata
più vicina a Voldemort-
-Ha letto le mie deposizioni?-
-Si signor Potter, molto attentamente-
-E?-
-E mi dispiace ma il Wizengamot ritiene che non ci siano prove che
sussistano
la sua testimonianza-
Harry non poteva credere a ciò che stava accadendo. Si era
quasi rilassato,
credeva che una volta tanto le cose stessero andando per il verso
giusto e che
la giustizia stesse finalmente trionfando, ma ancora una volta il
Ministero
riusciva a deluderlo. Kingsley sapeva quali erano le decisione prese
dal
Wizengamot ? -Sta dubitando della mia parola? Perché se
è così non credo che le
mie deposizioni abbiano un senso. Mi chiedo quindi cosa abbiamo fatto
fino ad
ora!-
-Signor
Potter, la prego di non vederla così. Deve capire
che abbiamo il fiato sul collo e non sono ammessi errori. È
opinione pubblica
che…-
-Opinione
pubblica? Signor Truman qua stiamo parlando
della vita di alcune persone per cui non credo che mi interessi molto
l’opinione
pubblica!-
-Ma-
-Niente ma.
Credo che il nostro incontro sia finito. Arrivederci!- Harry si
alzò dalla
poltrona
-Signor
Potter! Non si dimentichi dove siamo e con chi
sta parlando!- L’uomo che aveva ora davanti gli sembrava
diverso, come se per
tutto il tempo avesse portato una maschera e solo ora riuscisse a
vedere con
nitidezza il suo volto e percepì la sua ultima frase quasi
come una minaccia. Harry
stava per rispondere quando Percy lo anticipò e disse
qualcosa che nessuno si
sarebbe mai aspettato.
-Credo che
Harry sappia benissimo dove siamo e con chi sta
parlando, forse è lei che lo ha dimenticato,
perché se questa discussione sta
avvenendo non è per colpa ma grazie
al “Signor Potter” perché senza di lui
non credo che nessuno di noi sarebbe
qua. Forza Harry, abbiamo finito. Andiamo via- Harry era sbalordito,
non
avrebbe mai potuto immaginare, neanche nei
suoi sogni più assurdi che Percy potesse
mancare così tanto di rispetto
ad un’autorità come un funzionario del Wizengamot.
Cercò di restare il più
serio possibile, ma avrebbe voluto volentieri dargli un cinque.
-Mi sono
sbagliato signor Weasley, a quanto pare in
questo caso il buon sangue ha mentito-
-Non credo
signor Truman, mi lasci dire con certezza che
in questo caso il buon sangue è stato sincerissimo!-
Quando
uscirono dall’ufficio si ritrovarono la segretaria
davanti e non ne furono certi ma ad entrambi sembrò che la
donna stesse
sorridendo.
Era quasi
ora di cena quando tornarono a casa ed Harry
era più turbato e demoralizzato che mai. Il processo sarebbe
stato anche peggio
di quel che si era immaginato.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=561969
|