Harry
si rigirò nel letto e
fu pervaso da un brivido. Quella notte era innaturalmente fredda; le
nuvole
avevano coperto la luna e tutto giaceva in uno stato di
semioscurità. La
battaglia era finita e si sarebbe dovuto sentire felice, sollevato.
Eppure non riusciva
a prendere sonno. Era una sensazione strana, gli pareva di essere come
un
guscio vuoto, come se non avesse più alcuno scopo nella
vita, assolutamente
incapace di provare alcun tipo di emozione.
Guardò
Ron ed Hermione che
dormivano abbracciati nel letto accanto, entrambi avevano le ciglia
bagnate, si
erano addormentati piangendo cercando l’ultimo spiraglio di
conforto l’uno
nell’affetto dell’altra. Si alzò, prese
il mantello dell’invisibilità e scese
le scale del dormitorio. Non aveva voglia di incontrare nessuno,
né di
rispondere alle domande che tutti bramavano di fargli. Quel momento,
quel
dolore era solo suo. Il calore della sala di ritrovo dei Grifondoro si
era
spento, le poltrone erano riverse a terra con le fodere strappate e il
grande
tavolo sulla quale gli studenti erano soliti svolgere i compiti era
capovolto e
addossato al muro.
Si
diresse verso l’uscita, ma
il quadro che in tutti quegli anni aveva fatto da dimora alla Signora
Grassa
era stato divelto. Il castello era quasi interamente distrutto.
Attraversò quei
corridoi che erano stati gli scenari di tante avventure, ma ora ogni
pietra gli
ricordava un momento diverso della battaglia. Ogni volta che chiudeva
gli occhi
rivedeva lampi di luci rosse e verdi, i tagli e le ferite gli
bruciavano come
se il corpo fosse arso da mille fiamme, ma a lui non importava. Quando
Madama Chips
si era avvicinata per curargli le ferite si era allontanato senza dire
nulla,
come se nessuna pozione o nessuna magia avesse potuto curarlo.
Ma
tutto ciò ormai non aveva
più importanza, tra poche ore sarebbe spuntato il sole e
tutti sarebbero
tornati a casa. Casa…Hogwarts era l’unica casa che
Harry avesse mai considerato
sua, ma ora era distrutta. Dove sarebbe andato? I Weasley gli avrebbero
sicuramente offerto un tetto ma lui non avrebbe accettato. Aveva sempre
contato
sull’appoggio di qualcuno e questo aveva comportato la morte
delle persone che
si erano offerte di proteggerlo. Adesso doveva imparare a cavarsela da
solo,
ormai era un uomo, un uomo a cui era stata strappata via
l’infanzia e
l’adolescenza, un uomo che era dovuto crescere troppo in
fretta.
Con
cautela senza fare rumore
aprì il portone ed uscì dirigendosi nel parco,
verso il lago e in pochi minuti
si ritrovò lì, nel solo posto dove sentiva una
sorta di pace. Si sfilò il
mantello e accarezzò il freddo marmo bianco.
-Sapevo
di trovarti qua!-
Harry
rimase immobile
continuando a fissare il marmo della tomba di Silente
- Come si sente tua madre?-
-
È forte, se la caverà-
-E
tu?-
-sono
forte, me la caverò-
mise una mano sulla spalla di Harry e appoggiò la fronte
sulla sua schiena. –
sono preoccupata per George… e per te. Stai sanguinando,
perché non ti sei
fatto curare?-
-
Sto bene, è solo qualche
graffio! -
-
Questo è più di qualche
graffio, devi andare subito in infermeria!-
-Ginny
ho detto che sto bene!
Voglio restare solo!- Senza guardarla negli occhi si
allontanò camminando
velocemente verso il castello. Ginny rimase impietrita per qualche
istante.
Quel
pomeriggio c’erano stati
i funerali delle vittime: Lupin, Tonks, Fred, Piton e tutti i caduti in
battaglia avevano trovato finalmente pace, e avrebbero riposato per
sempre
accanto alla tomba di Silente, protetti dalle fronde di magnifici
alberi
secolari, che avrebbero avuto il compito di narrare alle generazioni
future le
grandi gesta di quegli eroi che non erano sopravvissuti alla
scelleratezza di
Voldemort.
La
cerimonia era stata
straziante per tutti coloro che ne avevano preso parte. I singhiozzi di
Hagrid
risuonavano ancora più forti all’interno della
Sala Grande e la sgargiante
maglietta gialla, indossata da George, era come se mettesse in evidenza
tutto
il suo dolore – Fred avrebbe voluto così- furono
le uniche parole che riuscì a
pronunciare guardando gli occhi traboccanti di lacrime della signora
Weasley
che lo abbracciò come mai aveva fatto prima. Il signor
Weasley fu quasi portato
di peso da Charlie e Bill sulla sedia più vicina, mentre con
sguardo assente
continuava a ripetere –Fred non puoi metter su un allevamento
di Fwooper, non
hai la patente necessaria ed è pericoloso-
-
Tranquillo papà, siediti
qua.- Disse Bill
-
Bisogna ricordare a Fred di
Uric Testamatta, non voglio vederlo con un parrucchino di tasso! Glielo
dirai
Bill? Gli dirai di non mettere su un allevamento di Fwooper?-
-Si
papà- Bill guardò Charlie
con lo sguardo velato dalle lacrime -glielo dirò!-
-Bene,
bene- annuì il padre.
Teddy
non smetteva di
piangere, come se avesse capito anche lui che non avrebbe
più potuto riposare
al sicuro tra le braccia della sua mamma e del suo papà.
Ron, Hermione e Ginny
piangevano silenziosamente abbracciati.
Tutti
erano dilaniati dal
proprio dolore e cercavano conforto, tutti tranne Harry che sembrava
osservare
la scena da un corpo che non gli apparteneva, come se lui si fosse
trovato
lontano, lontano da quel dolore e da quella sofferenza.
Per
tutto il giorno aveva
evitato chiunque gli si fosse avvicinato. Aveva vagato per il castello
guardando i cumuli delle macerie riversi ai lati dei corridoi o i
banchi
distrutti all’interno delle aule. Ginny era stata tutto il
giorno con la sua
famiglia e gli aveva lasciato i suoi spazi, ma ora non capiva, non
poteva
sopportare di essere lasciata nuovamente da parte.
-Non
ci provare!- Disse quasi
urlando – Non provare ad andartene! Le tue spalle! Negli
ultimi anni ho visto
solo le tue spalle! Ti ho aspettato Harry, e ho capito, quando te ne
sei andato
senza chiedermi di venire con te, ma ora non puoi voltarti e andartene
nuovamente!-
Harry
si bloccò e tutta la
rabbia che aveva dentro venne fuori come l’eruzione
improvvisa di un vulcano.
- Chiederti…
chiederti di venire con me? Credi
forse che sia andato in vacanza? Credi che mi sia divertito? Che sia
andato a
vedere partite di Quidditch e che abbia fatto tutti i giorni feste
mangiando
zuccotti di zucca e
bevendo Burrobirra
al calduccio? Le vedi queste cicatrici? Ho combattuto, ho rischiato la
vita e
sono quasi morto! Quindi non provare a dirmi che mi perdoni per il
fatto di non
averti chiesto di venire con me!-
-
Non rigirare la questione!
Credi che per me sia stato facile? Qui ad Hogwarts era un inferno! Non
credere
che tu sia stato l’unico a combattere e a soffrire! Non ho
avuto vostre notizie
per mesi, giravano voci che mio fratello fosse stato catturato e
ucciso, e non
sapevo che fine avesse fatto il ragazzo che amo!- Ginny teneva i pugni
stretti
e tremava, le nuvole iniziavano a sparire e la luce della luna faceva
risplendere le guance purpuree della ragazza. – Quindi adesso
smettila di
raccontarmi storielle, non sono una stupida e so che tutto quel che hai
passato
non è stata una passeggiata. Ma la guerra è
finita Harry, eppure sembra che tu
non ne sia felice. Ora è il tempo di stare con le persone
che ami e di
affrontare il tuo dolore!-
-Il
mio dolore? Cosa ne sai
tu del mio dolore?-
-
E allora parla! Per una volta
fammi partecipe di ciò che provi… dimmi cosa
senti!-
Harry
fu come attraversato da
una folgore ghiacciata.
-Cosa
vuoi che ti dica? Come
posso stare con te e con tutte quelle persone che piangono i loro cari
quando è
tutta colpa mia!- cadde in ginocchio e per la prima volta
sentì i suoi occhi
bagnarsi di lacrime e il cuore battergli così forte nel
petto che prestando
attenzione si sarebbero potuti sentire chiaramente i battiti.
-
Cosa stai dicendo Harry?
Come puoi sentirti responsabile! Tu ci hai salvati!- Si
inginocchiò di fronte ad
Harry e gli accarezzò una guancia. – Ci hai
salvati!- ripetè con le lacrime
agli occhi.
-
No… non tutti! – Harry era
come in preda ad un forte attacco d’asma – se mi
fossi consegnato subito, se
fossi andato subito da Voldemort, Tonks, Lupin, il professor Piton e
Fred
sarebbero ancora vivi! Dovresti odiarmi…
dovresti… ho condannato a morte tuo
fratello! E cosa dirò a Teddy quando chiederà dei
suoi genitori? Come farò a
dirgli che sono morti perché il suo padrino è
stato troppo codardo per
consegnarsi prima che loro morissero? – Si
sciolse in singhiozzi, come se tutto quello
che sentiva dentro stesse finalmente uscendo fuori. Aveva le meni
affondate nella
terra, la luna era
nuovamente coperta e iniziarono a cadere alcune gocce di pioggia. Ginny
era
davanti a lui, gli sollevò la testa in modo da poterlo
vedere dritto negli
occhi e lo guardò come mai aveva fatto prima. I suoi intensi
occhi nocciola si
persero dentro quelli di Harry.
-Non
provare neanche a
pensare ad una cosa del genere!- Aveva la faccia più seria
che Harry le avesse
mai visto dipinta in volto -Noi non potremmo mai pensare che la morte
di Fred,
Lupin, Tonks, Piton e di tutti gli altri possa essere colpa tua. Tu sei
un
eroe! Hai sacrificato tutto per salvare le persone che ami, ma
Voldemort era un
pazzo assassino, un essere senza scrupoli e tu non avresti potuto fare
nulla
per salvarli! Sono loro che hanno deciso di combattere e sapevano
benissimo
quello che stavano facendo. Quando Teddy ti chiederà dove
sono i suoi genitori,
gli dirai che sono qua – gli prese la mano e la
posò sul petto all’altezza del
cuore – E che sono felici, perché hanno combattuto
per un mondo migliore dove
far crescere il loro bambino, un mondo che tu… tu hai
permesso di creare!-
Harry
la abbracciò. La
pioggia iniziò a cadere con più insistenza,
mentre Harry piangeva tutte le sue
lacrime. Per la prima volta si sentiva libero, sollevato, come se
l’enorme
macigno che portava nel petto da tanto tempo si fosse sgretolato come
un
castello di sabbia. Ginny lo teneva forte tra le sue braccia e gli
accarezzava
la testa come una mamma fa col suo bambino.
Rimasero
stretti così per un
tempo indefinito, a Harry sembrarono giorni. La pioggia smise di cadere
e le
prime luci dell’alba fecero capolino tra le acque del lago,
l’alba di un giorno
nuovo… l’alba di una vita nuova!
Quando
tutte le lacrime
furono piante, si presero per mano e si diressero insieme verso il
castello.
-Aspetta!-
Harry si fermò di
colpo. Appeso al collo portava ancora il borsellino di mokessino che
gli aveva
regalato Hagrid. Allentò il cordoncino che lo teneva chiuso.
–Puoi mantenere un
segreto per me?-
-Certo…-
Ginny lo fissava con
aria perplessa.
-Devo
fare una cosa ma devi
giurarmi che non lo dirai mai a nessuno… neanche a Ron ed
Hermione, e che tu
non parlerai mai di questo momento!- Aveva un aria seria e risoluta,
come se la
cosa che stesse per fare fosse la più importante al mondo.
-Lo…lo
prometto.- Era sempre
più confusa ma anche incuriosita.
-Ti
prego, rimani qua un
attimo- Harry si girò e iniziò a camminare
lentamente verso la tomba di
Silente. Aveva agito d’impulso, sapeva che quello sarebbe
stato forse l’ultima
occasione ma come avrebbe fatto?
Giunto
davanti alla tomba
infilò la mano nel borsellino ed estrasse la Bacchetta di
Sambuco. Per Harry
quello non era un dono della morte ma un dono di
morte. Se nessuno avesse mai saputo del suo nascondiglio e se
fosse morto di morte naturale, l’immenso potere della Stecca
della morte si
sarebbe infranto. Ma ora che si trovava ad un passo da eseguire
ciò che aveva
concordato con Silente non sapeva cosa fare. Non sarebbe stato in grado
di
profanare quella tomba. L’unico che aveva osato era stato
Voldemort. Ma Harry
provava troppo rispetto per quel luogo e per ciò che
rappresentava. Inoltre cosa
avrebbe trovato al suo interno?
Fece
l’ultimo passo che lo
separava dal marmo bianco e con la bacchetta in pugno poggiò
le mani sulla
lastra gelata.
-È
inutile…- disse a denti
stretti – non posso farlo, sarebbe come violare la sua
memoria- poi sorrise tra
se e se -sarò sempre un uomo di Silente!-
Accadde
tutto in un attimo,
la lastra di marmo divenne calda e luminosa e la superficie si
increspò come
l’acqua accarezzata da una dolce brezza. Harry fu guidato
dall’istinto e poggiò
la bacchetta proprio al centro. Doveva aver fatto la cosa giusta,
perché appena
la mollò sprofondò lentamente dentro la tomba.
Quando anche l’ultimo millimetro
di legno fu scomparso la luce si diramò in mille raggi e
come tutto era
iniziato, finì. La luce venne risucchiata dal marmo che
tornò durò e freddo.
Harry accarezzò la lastra –Riposi in pace
professore!-
Si
girò e di corsa tornò da
Ginny e le prese la mano.
-Ora
possiamo tornare-
-Stai
bene?- Ginny lo guardò
apprensiva-
-Si,
d’ora in poi tutto andrà
bene!-
-
Ginevra Weasley, si può
sapere che fine avevi fatto? Io e i tuoi fratelli ti abbiamo cercato
per tutta
la notte! Tuo padre era disperato!-
La
signora Weasley era
davanti alla sala Grande e aveva le mani poggiate sui fianchi nella sua
classica posizione che avrebbe fatto venire i brividi a chiunque.
-Mi
dispiace. È colpa mia!-
Harry si fece avanti, gli occhi gonfi e rossi e i vestiti bagnati.
Molly lo
guardò e capì che Harry si era finalmente
liberato del demone che viveva dentro
di lui. Si avvicinò e lo strinse in un abbraccio che solo
una madre è capace di
dare e lui per la prima volta si sentì parte della famiglia.
Non aveva bisogno
di parlare, in quell’abbraccio riversò tutta la
gratitudine che provava verso
la donna che in tutti quegli anni era stata la cosa più
vicina ad una madre, a
colei che si era presa cura di lui trattandolo come un figlio.
Nella
sala grande erano stati
riposizionati i tavoli e tutti erano già svegli nonostante
fosse appena
spuntata l’alba. Ma l’atmosfera non era neanche
lontanamente paragonabile ai
giorni vissuti ad Hogwarts. Tutti erano molto silenziosi e persino Ron
era
seduto in maniera composta fissando il toast che aveva nel piatto.
Hermione era
vicina a lui con sguardo vacuo e gli teneva la mano mentre sorseggiava
del
succo di zucca. Le uova, la pancetta, i muffins ai mirtilli, i Krapfen
ripieni
di marmellata, gli zuccotti di zucca, riempivano i piatti al centro
delle
lunghe tavolate, ma nessuno sembrava aver voglia di mangiare. La nonna
di
Neville continuava a riempire il piatto del nipote nella speranza che
toccasse
cibo mentre Luna, seduta accanto a lui, fissava lo sbrilluccichio delle
posate.
Per la prima volta ad Hogwarts non vi erano ragazzi rumorosi pronti a
divorare
tutto ciò che capitava a tiro, nessuno era più
nel proprio tavolo e Tassorosso,
Grifondoro e Corvonero sedevano vicini. Quando Harry
e Ginny entrarono nella stanza però,
videro decine di visi voltarsi verso di lui e sorridergli con sguardo
di
gratitudine. Hagrid si alzò da tavola seguito da Thor che si
avventò sul ragazzo
e gli leccò tutta la faccia.
-Mi
hai fatto un brutto
scherzo Harry! Ci pensavo che eri schiattato sul serio! Mi è
venuto un colpo
quanto ti ho visto per terra! Ma come hai fatto? Io c’ero
ragazzo e quello era
un’anatema che uccide, posso scommetterci mille Knarl, che
detto tra noi sono
delle belle creature affascinanti!-
Tutti
allungarono il collo
per riuscire a carpire ogni parola di Harry perché tutto
ciò che era accaduto
nell’ultimo anno era un mistero per tutti.
-Mi
dispiace Hagrid, ho
dovuto mentirti, ma prometto che non lo farò più!
Verrà il momento in cui racconteremo
ogni cosa, ma ora credo di non riuscirci- Hagrid capì che
quello non doveva
essere un momento facile per Harry. Gli diede una pacca sulla spalla
che lo
fece avanzare di un metro prima di stritolarlo in un uno dei suoi
abbracci
rompi ossa. Harry e Ginny andarono a sedersi accanto a Ron ed Hermione.
I
quattro si guardarono e si sorrisero. In tutti quegli anni avevano
capito che
l’unica cosa che contava, ovunque essi fossero o in qualsiasi
situazione si
trovassero, era stare insieme ed essere amici, perché ormai
erano legati per la
vita da qualcosa che neanche la magia avrebbe potuto separare, erano
legati da
un profondo rapporto di fiducia, di rispetto e di amore.
-Un
momento di attenzione per
favore!- La McGranitt era in piedi dietro il tavolo degli insegnanti.
Dopo la
fine della battaglia aveva preso in mano la situazione con una forza ed
una
decisione degni del suo nuovo ruolo di preside, eppure sul suo viso
erano
rimasti evidenti i segni di quegli ultimi anni di sofferenze.
–Negli ultimi
giorni abbiamo vissuto delle esperienza che non augurerei a nessuno di
rivivere. Abbiamo combattuto tutti con tale forza e determinazione da
farci
onore. Eppure questa battaglia ha recato a tutti delle ferite che
nessun
unguento, formula magica o pozione possa cancellare, perché
resteranno dentro
di noi per sempre. Purtroppo anche il nostro castello ha risentito
della
guerra, e buona parte di esso è andato distrutto, ma posso
garantire che verrà
fatto il possibile per iniziare immediatamente i lavori di restauro, in
modo
che possa essere garantito lo svolgimento regolare delle lezioni per il
nuovo
anno scolastico.
Ieri
notte, nonostante tutti
gli impegni che gli si prospettano, sono riuscita ad avere un colloquio
col neo
eletto, anche se per il momento solo provvisoriamente, Ministro della
Magia
Kingsley Shekalbot, per parlare delle conseguenze didattiche derivate
dall’anno
appena trascorso. Di comune accordo con tutti gli insegnanti abbiamo
deciso di
dare la possibilità ai ragazzi dell’ultimo anno di
svolgere i propri MAGO- Un
boato pervase la sala, Neville si alzò in
piedi facendo volare il piatto di uova, Seamus Finnigan apriva e
chiudeva la
bocca come un piccolo pesce, Cho e Padma di abbracciarono mentre
Calì, Lavanda
e Hanna Abbot emisero grandi sbuffi. Hermione guardò la
McGranitt con uno
sguardo profondamente triste. Lei, Ron, Harry, Dean e molti altri, non
avevano
avuto la possibilità di frequentare l’anno appena
trascorso, e di conseguenza,
non avrebbero potuto dare l’esame per la quale avevano
studiato tutti quegli
anni. La preside sembrò leggerle nel pensiero e
continuò – Gli esami si
svolgeranno il prossimo mese per tutti coloro che hanno frequentato
l’anno per
intero. Gli studenti che invece, non hanno potuto, diciamo
così – e guardò
Hermione –Verranno esaminati alla fine dell’estate,
in modo da avere la
possibilità di preparasi al meglio. Se verranno bocciati
potranno comunque
recuperare l’anno perso.- Hermione schizzo in piedi. Le stava
per venire una
paralisi facciale tanto era felice, a Ron andò di traverso
un pezzo di toast
mentre Harry andò d’istinto a toccarsi la
cicatrice, se avesse superato tutti i
suoi MAGO sarebbe potuto diventare un Auror.
-C’è
tantissimo lavoro da
fare, non vedo l’ora di tornare a casa e preparare un piano
di lavoro. Dovremo
studiare fino a notte fonda ma se riusciamo a dormire solo tre ore a
notte credo
che potremmo farcela!-
-E
dimmi Hermione, avremo il
tempo di mangiare o sarà superfluo?- Le chiese Ron
-Dipende,
se riuscirai a
mangiare e studiare contemporaneamente forse potrei concederti due
pasti al
giorno!-
-Per
tutti i mutandoni di
Merlino! Credo che odierò l’estate!-
La
McGranitt aspettò che vi
fosse nuovamente silenzio –Se è tutto chiaro tra
poco verranno messe a
disposizione le carrozze che vi porteranno alla stazione di Hogsmade. A
tutti
gli studenti verrà recapitata a casa, entro pochi giorni,
una lettera, dove
verranno esplicati i termini in cui si
svolgerà l’esame ed il programma da presentare.
Auguro a tutti una buona
estate. Ora è tempo di ricostruire ciò che
è distrutto, questa è l’alba di una
nuova era!- Harry strinse la mano di Ginny. Era iniziata una nuova vita
per
lui. Da quando era nato aveva perso tante persone ma questo lo aveva
aiutato a
maturare e ad apprezzare le persone che gli stavano vicine. Non avrebbe
più
permesso a nessuno di fare del male ai suoi amici, alle persone a cui
teneva e
alla ragazza che amava e soprattutto non avrebbe dato nessun momento
vissuto
per scontato.
Magicamente
la tavola si ripulì
e tutti si diressero verso la porta d’uscita. La signora
Weasley si avvicinò ai
suoi figli e ad Harry ed Hermione – Ragazzi andate a
raccogliere le vostre
cose. Ginny, cara, il tuo baule è ancora nel dormitorio.
Cercate di fare
presto, vorrei prendere il primo treno.-
-Si
mamma, andiamo subito-
I
quattro si diressero verso
il dormitorio. Era tutto così strano. Per tanto tempo quella
stanza era stata
lo scenario di momenti felici. Ginny si avvicinò ad Harry e
gli diede un veloce
bacio. – Vado a preparare le mie cose, torno subito!- Harry
le mollò la mano solo
quando il braccio non fu completamente teso e le sorrise. Hermione si
avvicinò
alle poltrone accanto al camino, quelle in cui erano soliti trascorrere
le ore
parlando, facendo i compiti e mangiando “gelatine tutti i
gusti + 1” o
Cioccorane. –Reparo!- proferì
accompagnando la formula con un veloce gesto della bacchetta. Le
poltrone
tornarono nella loro posizione originale, la stoffa strappata si
aggiustò e le
parti scheggiate furono nuovamente lisce e lucide.
-Non
posso credere che sia
tutto finito!- Tutti e tre si posizionarono nei posti in cui erano
soliti
sedersi.
-Già,
questa è stata la
nostra seconda casa per tanti anni- Hermione osservava ogni singolo
dettaglio
della stanza, come se avesse voluto imprimerne una fotografia nel suo
cervello.
-Miseriaccia!Vi
ricordate la
prima volta che ci siamo conosciuti? Eravamo sul treno e Harry aveva
svuotato
il carrello del pranzo!-
-Come
potrei dimenticarlo,
hai divorato tutto, meglio di un incantesimo autopulente!- Harry
iniziò a
ridere e le orecchie di Ron diventarono rosse per l’imbarazzo.
-Ho
un ottimo appetito, cosa
posso farci!- Incrociò le braccia al petto e
sfoderò una delle sue migliori
facce imbronciate.
-Io
preferirei dimenticare tutti
gli episodi che mi riguardano fino alla notte di Halloween! Non siete
stati
molto carini con me! Per colpa vostra sono quasi morta!-
-
Guarda che fino a prova
contraria tu eri odiosa!-
-Ronald
Weasley! Il vostro
comportamento era assolutamente sconsiderato!- Hermione si
allungò sulla
poltrona tanto che sembrava essere cresciuta di qualche centimetro in
pochi
istanti.
-
Sconsiderato? Tu non facevi
che dirci cosa fare e cosa no! “È contro le regole
di Hogwarts!” continuavi a
ripetere, “farete perdere ai Grifondoro tutti i punti che ho
guadagnata durante
la lezione di Trasfigurazione!”-
-
E avevo ragione!- Le sue
guance iniziavano a diventare scarlatte. Harry rimase serio per qualche
istante. Li osservò in silenzio, Ron si era alzato dalla
poltrona, le sue
orecchie adesso erano dello stesso colore dei suoi capelli,e guardava
Hermione
dall’alto, che di rimando lo osservava con gli occhi ridotti
a fessure. In
quegli ultimi due anni aveva sempre vissuto con loro. Il triste periodo
in cui
Ron li aveva abbandonati era stato accantonato e volutamente
dimenticato da
tutti. Come avrebbe fatto adesso a separarsi da loro? Se avessero
superato gli
esami avrebbero preso strade diverse e nulla sarebbe stato
più come prima.
Nutriva per entrambi un affetto indefinito e quello probabilmente
sarebbe stato
l’ultimo momento solo loro. Le sue labbra si mossero da sole
e disse quello che,
forse, avrebbe dovuto fare da molti anni…
-Grazie!-
Sia Ron che
Hermione smisero di parlare e lo osservarono seri. Avevano imparato a
riconoscere
il tono della voce di Harry, e quello era il tono che usava nei
discorsi
solenni, quando voleva essere ascoltato!
–In tutti questi
anni siete sempre stati con
me. Insieme abbiamo condiviso tutto, gioie e dolori, e avete
sacrificato ogni
cosa per seguirmi. Io non ho mai avuto una vera famiglia, ma ho avuto
voi! Vi
ho trascinato in ogni sorta di pericolo e se oggi sono qua e Voldemort
è morto
lo devo solo a voi. Senza il vostro aiuto probabilmente avrei fallito
da
subito, non sarei neppure arrivato a scoprire la pietra Filosofale. Vi
devo
tutto…-
-
Oh fermati, ti prego!-
Hermione aveva gli occhi pieni di lacrime – Non
c’è bisogno che continui
Harry!- fece qualche passo e lo abbracciò. Ron
guardò verso l’alto e tirò sul
col naso.
-
beh… ecco…i veri uomini non
si abbracciano vero?- Guardò Harry un po’
imbarazzato
-Suppongo
di no - rispose
l’amico.
–
Che ne dici di una virile stretta
di mano?- tirò il petto in fuori e allungò la
mano verso il suo migliore amico.
-Si
certo!- Harry gli strinse
la mano con vigore e Ron gli ricambiò uno sguardo colmo di
gratitudine e
affetto mentre si avvicinava per stringerlo in un abbraccio da
togliergli il
fiato.
-Credo
di essermi persa
qualcosa!- Ginny scese le scale del dormitorio femminile, seguita dal
suo baule
che aleggiava a circa un metro da terra. Hermione si mise a ridere e si
asciugò
le lacrime col dorso della mano.
-Harry
oggi è piuttosto
sentimentale!-
Ron
si allontanò da Harry. Le
orecchie diventarono nuovamente purpuree.
-Ma
davvero?-
Harry
gli mise una mano dietro
la schiena e la avvicinò a se. Ginny lo guardò in
quei profondi occhi verdi e
lo baciò con intensità. Ora nessuno piangeva,
erano finalmente insieme, liberi
da qualsiasi preoccupazione. E sarebbero rimasti così per
sempre perché
sapevano di appartenersi. Sapevano di completarsi a vicenda. Sapevano che nulla avrebbe
più potuto
dividerli.
-Ehi,
un po’ di contegno.. ti
ricordo che è mia sorella quella che stai baciando!-
Harry
guardò per qualche
secondo Ginny negli occhi e poi si girò verso
l’amico.
-Tu!
Tu parli di contegno?
Lasciamo da parte la tua storia con Lav Lav… vogliamo
discutere del bacio tra
te Hermione?-
Ginny
sgranò così tanto gli
occhi che Harry ebbe paura che gli saltassero fuori, Hermione
iniziò a
guardarsi i piedi con estrema attenzione e Ron divenne talmente rosso
che non
si distingueva più quale fosse la faccia e quali i capelli.
-
Non ci posso credere,
finalmente vi siete decisi! Ma quando è successo?-
-
Dopo che sono tornati dalla
Camera dei Segreti!-
Ginny
avrebbe voluto sapere ogni
particolare, ma Ron fu lieto di vedere la madre entrare nella stanza
pregandoli
di fare presto perché il treno sarebbe partito di li ad
un’ ora.
Tutti
gli studenti che
avevano partecipato alla battaglia, ed i familiari delle vittime, si
accalcarono verso il portone del castello per riuscire a salire sulle
carrozze.
Fino a pochi giorni prima non erano molti quelli
che potevano ammirare la triste
bellezza dei Testhral, ora tutti gli studenti additavano le creature
che fino
ad allora risultavano invisibili a coloro che avevano avuto la fortuna
di non
aver mai visto la morte.
Nonostante
la calca tutti
erano in silenzio, desiderosi solo di tornare il più presto
possibile a casa.
Ma quella quiete innaturale fu interrotta dal vagito di un neonato dai
capelli rosati
che agitava le manine in direzione del viso della donna che lo
stringeva a se.
Harry fissò con tenerezza e malinconia quella piccola
creatura. Facendosi
spazio tra la gente si avvicinò alla donna dai capelli bruni
e dallo sguardo
spento. Nonostante tutto i suoi occhi esprimevano una profonda dolcezza
ma sul
suo viso si leggevano i segni di una persona che in poco tempo aveva
perso un
marito, una figlia e, anche se odiata per tanto tempo, una sorella. Ora
la sua unica
ragione di vita era fra le sue braccia.
-
È bellissimo. Assomiglia
alla mamma!- Harry avvicinò l’indice alla manina
del piccolo che subito lo
afferrò stringendolo con forza. Andromeda sorrise e
guardò con orgoglio il
nipotino.
-Si
hai ragione, è identco a
Ninfadora quand’era piccola, anche se gli occhi sono di
Remus.-
–Mi
dispiace per sua figlia,
e suo marito. Non sono riuscito a salvarli.-
-Oh
Harry, non avresti potuto
fare nulla di più ciò che hai fatto. Remus era
così orgoglioso di te!- Ad Harry
batté forte il cuore a quelle parole. Lupin era rimasto
l’ultimo grande amico
dei suoi genitori e per lui rappresentava una guida. Sapere che era
orgoglioso
di lui era come avere la certezza che anche i suoi genitori avrebbero
provato
lo stesso sentimento. Guardò nuovamente il suo figlioccio
sentendo per lui un
affetto fortissimo.
–
Mi piacerebbe venire a
trovarlo se per lei non è troppo disturbo!-
-Certo
che no! Teddy avrà
bisogno del suo padrino. Per te Harry la mia casa è sempre
aperta. Vorrei che
facessi parte della sua vita.-
-Ne
sarei onorato!- Harry
accarezzò i capelli del neonato che subito cambiarono colore
da un rosa acceso
ad un azzurro intenso.
-Ora
devo andare, prima che
alla signora Weasley venga un attacco di panico. È stato un
piacere signora
Tonks, verrò a trovarla lo prometto!-
-Ciao
Harry. A presto!-
I
signori Weasley, Bill e
Fleur salirono sulla prima carrozza, Charlie, Percy e George sulla
seconda
mentre Harry, Ginny, Ron ed Hermione sull’ultima. In testa al
corteo vi erano
alcuni funzionari del ministero che, bacchetta in mano, avevano il
compito di
tenere lontana la folla.
In
quegli ultimi giorni
avevano vissuto rinchiusi all’interno del castello, lontani
dal resto del mondo
e non avevano pensato a ciò che sarebbe potuto accadere
quando avessero
lasciato Hogwarts. Scoprirono presto che le conseguenze di
ciò che era successo
aveva avuto un eco immenso. Squadre di obliviatori erano state spedite
in tutta
l’Inghilterra. I maghi di tutta la Gran Bretagna erano in
festa. I babbani non
riuscivano a capire cosa fosse capitato, sapevano solo che un ragazzo
di nome
Harry Potter aveva sconfitto il Signore Oscuro, ma molti scambiarono
l’avvenimento come la trovata pubblicitaria di un nuovo
spettacolo o
dell’ultimo film in uscita. Nelle strade si potevano ammirare
uomini in tunica e
cappello a punta che ballavano festanti. I gufi e le civette sembravano
impazziti, volteggiavano giorno e notte nei cieli di ogni paese
portando rotoli
di pergamena nel becco o legati alle zampe. Ma nulla poteva essere
paragonato a
ciò che stava accadendo ad Hogsmade.
Dalla
terra si libravano in cielo fenici
infuocate che esplodevano in un turbinio di colori lasciando impresse
nell’aria
le lettere H P, si potevano ammirare le originali forme sgargianti dei
fuochi
d’artificio con innesco ad acqua. Centinaia di fotografi
attendevano i
sopravissuti alla stazione e i flash delle macchine fotografiche erano
abbaglianti. Maghi e streghe erano accalcati nelle strade sperando di
poter
toccare il loro eroe. Fin
da quando
aveva scoperto di essere un mago Harry era stato abituato ad essere al
centro
dell’attenzione, ma non era una cosa che aveva mai apprezzato
più di tanto.
Troppe volte aveva visto la sua faccia sulla Gazzetta del Profeta, e
raramente
gli articoli narravano qualche fatto reale della sua vita. Odiava tutta
quella
pubblicità, e mai come ora desiderava essere un ragazzo qualunque. Voleva solo
vivere la sua vita in
tranquillità, una vita normale insomma. Ma nulla della vita
di Harry era mai
stato normale, e purtroppo, una volta ancora, stava facendo i conti con
la sua
popolarità.
I
cinque funzionari del
ministero dovettero mettercela tutta per evitare che il ragazzo
sopravvissuto
venisse risucchiato da un’ orda di ragazzine che piangevano e
si strappavano i
capelli, urlando proposte di matrimonio a squarciagola. Harry si chiese
perché
non aveva avuto l’idea di indossare il mantello
dell’invisibilità, e rischiò
più di una volta di essere denudato da alcune streghe che
cercavano di
strappargli i vestiti. Con somma difficoltà i quattro
riuscirono a svincolarsi
e a saltare sul treno.
-Aiuto,
credevo di non
farcela! È molto peggio che affrontare venti mangiamorte che
vogliono
ucciderti! Quelle mi volevano fare a pezzi!- Harry aveva ancora il
fiatone, la
sua faccia era chiazzata di rosso e i suoi occhiali gli penzolavano da
un
orecchio.
-Non
sei contento? Hai
ricevuto almeno quindici proposte di matrimonio!- Ginny lo
superò cercando uno
scompartimento il più isolato possibile.
-Infatti
sto vagliando le
varie ipotesi!-
La
ragazza estrasse la
bacchetta dalla tasca e con un movimento impercettibile del polso fece
cadere
il baule sul piede di Harry che non fu abbastanza svelto da spostarsi.
-Ops!
Devo aver sbagliato
incantesimo…!-
Ron
scoppiò in una fragorosa
risata mentre Harry si pentiva di aver fatto quella battuta sarcastica
saltellando su un piede solo e asciugandosi le lacrime dagli angoli
degli
occhi.
Il
viaggio in treno sembrò
interminabile ma nonostante tutto apprezzarono quel momento di pace.
Hermione
iniziò il suo programma di studio con “Guida alla
trasfigurazione umana –
Ultimo livello” ma ogni tanto si prendeva qualche minuto di
distrazione per
fissare Ron che si era addormentato sulla sua spalla. Ginny si era
coricata sul
sedile poggiando la testa sulle gambe di Harry che le accarezzava i
capelli, in
tutto il viaggio scambiarono poche parole ma non persero mai di vista
l’uno gli
occhi dell’altra. In quegli sguardi fecero mille discorsi.
Quando
il treno arrivò alla
stazione di Londra fuori era ormai buio. Scendere dal treno e
attraversare la
barriera che li introduceva al mondo babbano senza essere notati, fu
un’impresa
ancora più difficile. Questa volta però
fortunatamente la scorta era maggiore e
meglio organizzata. Fuori dalla stazione li aspettava una macchina del
Ministero che li avrebbe accompagnati finalmente a casa. Quando Harry
aveva
detto alla signora Weasley che intendeva stabilirsi nel suo
appartamento in
Grimmauld Place, lei non aveva voluto sentire ragioni e gli aveva
esplicitamente detto che quell’estate sarebbero stati tutti
insieme alla Tana,
così aveva rimandato il suo trasferimento a Settembre. La
cosa però non gli
dispiacque più di tanto,in questo modo avrebbe avuto tutto
il tempo per rendere
abitabile il posto, e tutti i fratelli Weasley si erano offerti di
dargli una
mano, in più avrebbe potuto passare gli ultimi mesi di
vacanza accanto a Ginny.