Nails for Breakfast and tacks for Snack

di Heven Elphas
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I chapter ***
Capitolo 2: *** II Chapter ***
Capitolo 3: *** III Chapter ***
Capitolo 4: *** IV Chapter ***
Capitolo 5: *** V Chapter ***



Capitolo 1
*** I chapter ***


Brendon: Heven Elphas

Brendon: Heven Elphas

Ryan: Chemical Lady

 

Nails for Breakfast

And

Tacks for snack

 

 

 

I CHAPTER

 

Correre la mattina in una giornata del genere è forse stata una vera e propria pazzia. Il cielo sembra sul punto di spararmi addossso litri e litri d’acqua e il vento che mi soffia addosso vuole certamente impedirmi di correre. Se c’è un dio da qualche parte, perchè non vuole che mi tenga in forma smaliante e perfetta? Non è possibile che stia veramente per piovere mentre faccio jogging! Dico, aspetta che torni a casa almeno! No, le gocce devono cadermi addosso imperterrite proprio dopo i primi due chilometri di corsa, così che mi costringono a cercare riparo da qualche parte. Prima di tutto perché non posso assolutamente ammalarmi, no, non posso nemmeno perdere la voce! E poi perché con gli occhiali pieni di acqua colante non vedo assolutamente nulla, rischierei di andare a sbattere contro qualcuno o peggio essere investito.

-Dannatissimo tempo autunnale, ti odio!-

Urlo al cielo con le braccia spalancate ed un vecchio mi lancia un’occhiata sconvolta. Beh, lui che ha un ombrello se ne sbatte di certo se diluvia in questo modo!

La mia salvezza sembra attendermi in un bar che non avevo mai visto prima, ma che quest’oggi sembra volermi attirare proprio al suo interno. Con quest’acquazzone sono infatti costretto ad accelerare il passo per potermici rifugiare.

Entro ormai tutto fradicio e oltretutto sudato, passandomi una mano nei capelli e sfilandomi gli occhiali per asciugarmeli nella felpa dato che non vedo una sega. Camminando verso il centro del bar me li infilo di nuovo e nel farlo noto una figura riconoscibilissima e mi scappa un piccolo verso sconvolto. Seduto ad un tavolo, con un giornale nella mano sinistra e una tazzina  nell’altra, vestito come uno dei peggiori teddy-boy in circolazione negli anni Settanta –cazzo, ma non siamo nel 2010?- e con un portamento da padre di famiglia di quei tempi andati… Ecco, in quest’assurdo atteggiamento c’è –chi altri potrebbe esserci, d’altronde?- Ryan Ross, il re degli hippie. Gli passo accanto per andarmi ad infilare nel tavolo libero all’angolo, ma non riesco a staccargli gli occhi di dosso nemmeno quando lui mi nota e si gira verso di me cambiando l’espressione da saccente-menefreghista a pesce lesso-inquietato. Rischio di morire contro lo spigolo del tavolo, ma alla fine riesco a sedermi e prendo a guardare il porta tovaglioli sul tavolo, estraendone uno per asciugarmi almeno la faccia. Ma mentre lo faccio non riesco a staccare gli occhi dalle spalle di Ross e quell’oscena giacchetta grigia spenta che deve aver di certo vinto ad una pesca di beneficienza. Fuori inizia a tuonare e comincio a farmi l’idea che se un dio c’è dev’essere davvero un gran burlone infame che vuole rivoltarmi il destino contro.

 

 

Stamattina quando mi sono alzato ho capito che l’estate sta davvero finendo. Il cielo azzurro di Los Angeles è coperto da nuvoloni carichi di pioggia e il solo pensiero di portare Gabe in cerca di un nuovo appartamento più verso il mare e meno centrale (come mi ha spiegato lui) mi demotiva e non poco. Sarei volentieri rimasto a letto a poltrire o al massimo sul divano con Hobo, spostandomi di tanto in tanto nello studio alla ricerca dell’ispirazione per terminare quella nuova canzone che ho iniziato l’altro giorno. Rosy viene verso di me con un sorriso smagliante e un caffè nero in mano, appoggiandomelo davanti assieme a un cornetto alla nutella. Alzo lo sguardo dal Los Angeles Daily per ringraziarla poi la guardo allontanarsi facendo ondeggiare i fianchi e la coda bionda di cavallo per farsi notare meglio dal sottoscritto. Che ragazza banale…

In questo periodo però non posso fare molto lo schizzinoso a livello di gusti visto che non ho un appuntamento da un po’ e la solitudine mi fa male…

Sto pensando che si, potrei darglielo un colpetto a quella ragazza visto il modo provocante nel quale si atteggia nei miei confronti quando avverto una sgradevole sensazione alla nuca, sentendomi quindi osservato da qualcuno alle spalle.

Mi volto lentamente sempre bevendo il caffè e per poco rischio di strozzarmici. I miei occhi nocciola si scontrano con quelli neri di Brendon Urie e per un attimo tutto si ferma, i rumori spariscono… e per tre secondi restiamo immobili a fissarci come due coglioni. Lui sta cercando di andarsene senza farsi notare da me (tentativo fallito) verso i tavolini più nascosti. Peccato che mi sia voltato. Mi rigiro con noncuranza come se la  cosa non mi toccasse affatto e sollevando il giornale riprendo a leggere. Peccato che ora non capisca assolutamente nulla di quello che stia leggendo, come se la mia mente si fosse chiusa su se stessa collassando e lasciando solo un grande buco nero. Merda….

Chiudo il giornale mascherando alla meglio il gesto di stizza e poi guardo verso la porta. Quando cazzo arriva Gabe? Perché ci mette sempre tanto? Perché deve sempre abbinare le mutande ai calzini??

Devo stare calmo, mi sto facendo prendere inutilmente dal panico…

Ma lui è qui e con se ha portato troppi ricordi della mia vecchia vita che ora ha scaricato sulle mie spalle dolorosamente…

 

 

Mi trovavo davanti alla porta di una casa con Brent al mio fianco che cercava di farmi stare calmo dopo avermici portato per provare a suonare la chitarra nella sua band. Ma cazzo, io non ero poi tutto questo genio che credeva… Avevo grandissimi problemi a fare una cosa giusta con la chitarra davanti agli altri, mi sarei di certo perso a metà canzone e poi avrei sbagliato. Altro che prendermi nella band mi avrebbero di certo buttato fuori dalla cantina a calci in culo e tanti saluti… Ne ero certo e stavo cercando di defilarmi il più in fretta possibile, quando alla porta apparve in tutto il suo splendore un ragazzo con un largo maglione azzurro e degli occhi nocciola chiarissimi che mi ritrovai puntati addosso scazzati.

-Ross pensi di farci entrare?-

Disse Brent notando che l’aria si era come congelata attorno a noi. In effetti io mi sentivo vagamente separato dal mio corpo mentre fissavo come un cretino questa meraviglia della natura che mi era apparsa davanti. Beh, forse valeva la pena entrare e cercare di impegnarsi in questa faccenda della band. Perlomeno potevo stare a guardare quel Ross che Brent tanto acclamava.

Mi rotrovai così a suonare una canzone dei Blink 182, mentre non riuscivo a staccare gli occhi di dosso a Ryan –aveva detto di chiamarsi così quando avevo allungato la mano verso di lui, ma nemmeno si era degnato di stringermela- continuavo così a distrarmi. Ogni volta che mi concentravo su  un particolare del suo viso che mi attirava, sbagliavo a dare la pennata o a posizionare le dita sulla tastiera della mia chitarra, attirando occhiate omicide da tutti. Quelle del cantante mi fulminavano più di tutte e mi ritrovavo imbarazzatissimo, non capendo nemmeno perché non riuscissi ad azzeccare proprio nulla. Non era normale che mi sbagliassi così tanto, al massimo mi facevo intimidire ma non mi capitava mai di sbagliare tutto. Volevo sprofondare nel pavimento polveroso e sparire dalla vista degli altri… Soprattutto volevo che Ross dimenticasse quello che aveva appena visto così che almeno avrei potuto parlargli senza che mi sputasse in un occhio.

Quando finimmo di provare ero proprio pronto a ricevere una testata e mi ritrassi su me stesso aspettando che arrivasse a secondi, mentre puntavo il mio sguardo in quello di Ross. Lui aveva quest’espressione saccente –già allora doveva tirarsela e pensai anche che ne aveva tutte le ragioni- e mi fissava di certo pronto a dirmi “ciao ciao, Brendon, conoscerti e sentirti suonare è la cosa peggiore che mi sia mai capitata da quando l’ovulo è stato fecondato”.

-Beh che dire Brendon! Hai davvero fatto pena.-

Disse invece, colpendomi in pieno e costringendomi ad immaginare la mia ritirata dal mondo musicale dopo appena una prova. Ero intenzionato a scappare via ma lui iniziò di nuovo a parlare prima che potessi muovere un solo muscolo.

-Vedi di fare megli giovedì sera, chiaro?-

Rimasi congelato mentre una luce si accendeva dietro di lui, illuminandolo come se fosse un angelo caduto dal cielo in un momento di smarrimento. 

-Sono nella band quindi?-

Domandai lasciando che l’entusiasmo e l’eccitazione prendessero possesso del mio viso, che si stortò in un sorriso ed iniziò a sudare freddo. Lui sorrise abbassando lo sguardo verso il pavimento, probabilmente impaurito dalla mia reazione.

-Sì, benvenuto nei Panic! At the Disco.-

 

 

Guardavo con espressione assorta la parete davanti a me mentre Spence si esibiva in un paio di rullate potenti riportandomi alla realtà “Ma quindi… ora Brent lo porta qua?”

Vidi il mio batterista annuire mentre faceva roteare una bacchetta fra le dita senza dare tregua ne al rullante ne al charlie, rendendo la nostra conversazione pressappoco inesistente a causa del casino “Si ha chiesto di fare una prova subito, per vedere se ci sta dentro…”

Annuii poco convinto. Non sapevo chi diavolo fosse questo Brendon Urie ma quando me lo ero trovato davanti con una strana espressione sperduta rimasi un attimo in silenzio.

“Ross pensi di farci entrare?” La voce di Brent mi riportò alla realtà come una pioggia di acqua gelata così li feci entrare prendendo la chitarra mentre quello strano ragazzo prendeva la sua attaccandola al mio vecchio amplificatore.

Non capivo perché mi aveva guardato con quella faccia, era stato davvero strano… forse ero particolarmente brutto con i miei brufoli da povero sedicenne oppure per via dei miei vestiti  messi a caso la mattina… fatto stà che le prove furono un totale disastro. Non prese una nota, nemmeno mezza. Continuava a sbagliare e lanciare esclamazioni sorprese come ‘Oh’ e schiarendosi la voce come se fosse davvero strano per lui sbagliare e si stupisse di ciò. Appena però incontrava il mio sguardo subito arrossiva chiedendo scusa e di ripartire di nuovo con la strofa o il ritornello.

Alla fine Spence fece il giro della batteria avvicinandosi a me e sussurrando all’orecchio “Non essere troppo cattivo” guardando con compassione crescente Brendon che stava mettendo via la chitarra un po’ abbattuto.

Lo so, avrei dovuto cacciarlo a pedate per quella performance davvero scadente ma appena i nostri sguardi si calamitarono fra loro non ebbi il coraggio di infierire su di lui come era mia abitudine. Mi guardava con quell’espressione da cane bastonato e io non riuscii ad essere cattivo così sospirai mentre Brent e Spence aspettavano di vedere cosa avrei fatto.

“Beh che dire Brendon? Hai fatto davvero pena” dissi con tono duro mentre quello abbassava gli occhi verso il pavimento “Vedi di fare meglio giovedì sera, chiaro?”

Brendon tornò a guardarmi sorpreso mentre Spence si strozzava con la birra che aveva provato a bere ma che gli era andata di traverso a causa mia e della mia uscita buonista “Sono nella band quindi?” chiese meravigliato sorridendo in modo un po’ inquietante.

Io ricambiai il sorriso abbassando gli occhi sulle scarpe poi dissi “Si, benvenuto nei Panic! at the Disco”

 

 

Non puo’ seriamente non cagarmi affatto e fare finta che io non esista… No, Ross, tu non puoi continuare così. Insomma, voltati verso il mio bel faccino e vedrai che questa volta il coraggio di insultarti lo trovo. Sì, questa volta ce la faccio a dirti quel che penso di te, stupido bastardo troppo bello per essere veramente umano. No, perché umano non lo sei… Qualcuno di umano mi avrebbe già sorriso e salutato. Tu sei una dannata ameba piena di sé e con più orgoglio che cervello…

Lo osservo mentre guarda di nuovo l’ora dall’orologio appeso sopra il bancone, prima di afferrare il cellulare e cercare un numero in rubrica. Che stia aspettando una donna e gliel’abbia data buca? Ah, ti starebbe bene, Ross. Sissì, davvero, ti meriti una quantità infinita di due di picche fin quando ne avrai un mazzo peno in mano.

-Pronto Gabe.-

Mi congelo quando sento con chi sta parlando, anche se mi compiaccio che non sia una donna quella che aspetta. Sì, una donna nella vita di Ryan sarebbe meglio se non ci fosse proprio… Non mi renderebbe affatto felice.

-Non so se sono a casa, man… Ti chiamo appena ho sentito John, so che gli serviva una consulenza importante per non so cosa…-

Dice, prima di passarsi una mano nei capelli in modo scazzato mentre ascolta il cantante dall’altra parte dell’apparecchio.

-Ma figurati lo sai che per un amico faccio questo ed altro.-

Ah! Questa è proprio bella, Ross. Tu per gli amici al massimo faresti la fatica di torglierti  un guanto e lanciarglielo ai piedi nel caso ti chiedessero una mano.

-Ci vediamo oggi al massimo domani allora?-

Lo sento dire a denti stretti mentre continuo ad origliare questa sua conversazione al telefono.

-Me too, ciao Gabe.-

Mormora alla fine in tono carino e fasullo, prima di alzarsi e lasciare i soldi sul tavolo.

-Ciao io vado.-

Faccio per alzarmi credendo che lo dica a me ed invece noto che è rivolto alla cameriera. Saluta quella stupida troietta ignorante e non mi guarda nemmeno? Ross, mi cadi sempre più in basso… Ma uno con indosso quei vestiti d’altronde dovrebbe comunque sotterrarsi.

-Okay Ryan a domani.-

Cinguetta lei facendole un occhiolino che mi fa mandare di traverso il caffè che tentavo di bere per non urlare “sei un figlio di puttana” a quel rincoglionito infame.

Quando Ross sparisce dalla porta del bar dopo aver sbattuto come un deficiente impedito contro una sedia, rimango a fissare la cameriera. Velocemente metto in bocca il resto del mio croissant e masticandolo malamente. Lo butto giù con il caffè e cerco di non morire soffocato mentre mi alzo e corro al bancone per pagare. Devo sembrare un disperato, dato che la ragazza mi fissa allarmata mentre tiro fuori tremando gli spiccioli per pagare la colazione.

-Bello il posto, io qui è la prima volta che ci metto piede e… Il… Il ragazzo di prima viene qui spesso? -

Domando agitato dandole i soldi e lei sorride e sospira, battendo lo scontrino con enfasi.

-Oh sì, fa colazione da noi tutti i giorni… è un cantante famoso, sai?-

Mi dice, afferrando la moneta e dandomi il resto con un sorriso sognante sulle labbra. Io faccio un ghigno tirato mentre questa sembra sempre più propensa a scappare per paura che le chieda l’elemosina. Da quando quel gruppo di hippie sarebbe famoso? Dico io… Ora fermo il primo idiota che trovo per strada e gli domando di cantarmi una loro canzone per vedere se seriamente sono diventati all’ultima moda questa mattina.

Esco dal bar e decido che prendere qualche goccia d’acqua non dovrebbe portarmi alla morte, così mi ci avventuro sotto e riprendo a correre.

Ryan Ross, quel dannatissimo teddy-boy…

Doveva rovinarmi la giornata ovviamente, figuriamoci se lui prima o poi non doveva apparire. Brutto stronzo… Oddio, brutto mica tanto. Ma stronzo sì, più di chiunque altro abbia mai conosciuto. Devo togliermelo dalla testa e far finta di non averlo incontrato. Eviterò di bazzicare questa zona prima di ritrovarmelo tra i piedi o su un pullmino a fiori pronto ad investirmi mentre corro. Sì, anche se è difficile dimenticare qualcosa di così bello e perfetto devo farcela. …Dio, Ross, ti fai sempre più splendido ogni volta che ti vedo?

-Cazzo, Bden! Togliti dalla testa quel cazzone!-

Urlai di nuovo al cielo, anche se questa volta nessuno era accanto a me per potermi guardare di traverso.

 

 

Brendon Urie è un coglione.

Sarà il grande cantante che tutti acclamano come un vero talento naturale, un musicista versatile sapendo suonare una caterba di strumenti musicali, sarà anche un bel ragazzo amato dalle undicenni ma cazzo, è un coglione che si fa beccare subito.

Mi sta guardando fisso da quando si è seduto nel tavolino infondo alla stanza, senza quasi battere gli occhi e perdere il contatto, a parte quando ha ordinato la sua colazione.

Do un morso scocciato al cornetto. Ovviamente non mi serve voltarmi per guardarlo, lo vedo bene nel riflesso dello specchio che ho di fronte. Ok, anche io sono un coglione, ma un coglione davvero discreto, non mi abbasserei mai a farmi cogliere sull’atto di osservarlo con così tanto interesse. Per me lui ora è al pari di uno sconosciuto e a me, degli sconosciuti, non mi importa un cazzo.

Lo guardo e per un attimo mi sembra davvero che no, quello non può essere lo stesso ragazzo che ho amato con tutto me stesso… è solo un viso come tanti altri ormai, con una stempiatura incipiente e gli occhiali da vista unti, se poi non contiamo i vestiti bagnati e l’espressione stravolta come se avesse camminato per giorni e giorni nel deserto.

Mi pulisco la bocca nel tovagliolo e nel contempo rifletto se voltarmi e lanciarlo a Brendon assieme al tavolo, costringendolo così a smettere di guardarmi in modo così dannatamente irritante. Lo picchierei, giuro, ma sono una persona contenuta io. Avvolte.

Sono così perso nei miei progetti di lancio-del-tavolo che sento a mala pena la mia suoneria spargere note nell’aria e mi affretto a rispondere ma perdo la chiamata. Un classico.

Ricompongo il numero che ormai non devo nemmeno più cercare in rubrica tante volte l’ho composto e aspetto ce il mio amico risponda “Pronto Gabe?”

-Ciao Ryro! Scusami ma ho avuto un contrattempo e adesso non posso davvero raggiungerti!! Facciamo che passo a prenderti nel primo pomeriggio a casa?-

“Non so se ci sono a casa, man… ti chiamo appena ho sentito John, so che gli serviva una consulenza importante per non so cosa…”

-Non preoccuparti! Mi dispiace davvero di averti fatto alzare da letto…. Ma la tua consulenza mi serve per scegliere la casa giusta!-

Anche a me dispiace di essermi alzato, Gabe “Ma figurati lo sai che per un amico faccio questo ed altro” deformo la faccia senza credere a una sola parola di quello che ho detto. La verità è che a letto oggi si stava davvero bene, piove pure ora “ci vediamo oggi o al massimo domani allora?”

-Perfetto Ryro! I love U!!-

“Me too, ciao Gabe” chiudo la chiamata alzando gli occhi al cielo e pensando che si, il mio migliore amico è davvero un idiota. Che posso fare quindi? Torno a letto! Così quel malefico stronzetto di Brendon Urie non potrà più guardarmi. Lascio cadere sul tavolo cinque dollari poi sorrido a Rosy che sta pulendo un tavolo poco distante da me “Ciao io vado!”

“Ok Ryan a domani” mi dice lei raggiante facendomi l’occhiolino, che io ricambio urtando anche una sedia e facendo la figura del marpione rincoglionito. Ma mantengo sempre un certo charme mentre mi dirigo alla porta con il giornale sotto al braccio senza più guardare Brendon.

Addio maledetto, grazie per aver fatto piovere sul mio cuore oggi.

 

Fermai le dita che correvano sulle corde mentre Brendon mi guardava ridacchiando “Sono così buffo?” chiesi abbassando lo sguardo un po’ imbarazzato sulla coperta del letto del mio amico.

Lui scosse il capo “No è che fai una strana espressione mentre suoni, sai? Mi fai sorridere…”

Io tornai a occuparmi della stesura della melodia per la nostra prima canzone, per evitare di arrossire ancora di più. Non ero abituato ad avere una persona così dannatamente scrupolosa nell’osservarmi e la cosa mi allarmava un po’.

Non era normale Brendon, nonostante avesse davvero talento come musicista, soprattutto nel suonare il pianoforte…. Ma quel giorno ebbi l’ulteriore conferma che si, era perfetto per la nostra band.

“Questo legato non mi piace” disse facendomi notare un passaggio sul pentagramma prima di scarabocchiare qualcosa di simile ma di un paio di ottave più alta. Lo guardai scandalizzato.

“Non riuscirò mai a prendere delle note così alte” dissi mentre provavo il pezzo con la chitarra. Suonava molto meglio, dovevo ammetterlo, ma era davvero impossibile per me cantare quella strofa.

Brendon sorrise “Ma dai che ce la fai! Ci riesco anche io che nel canto sono del tutto negato!” mi disse sbracciandosi e facendomi alzare un sopracciglio.

“Allora fammi sentire…” dissi con un tono di sfida iniziando a suonare. Brendon allora chiuse gli occhi senza lasciare che il sorriso lo abbandonasse e poi prese un respiro profondo iniziando a cantare.

Rischiai il collasso.

La sua voce era la cosa più bella che io avessi mai sentito. Calda e profonda sembrava avvolgermi interamente tanto da togliermi per un attimo il respiro. Mi fermai incapace di compiere un pensiero decente se non ‘cazzo ho beccato un coglione che si crede stonato ma ha la voce da tenore…’

“Lo so che faccio pena ma tu potevi almeno finire la canzone, cazzo!” mi disse scocciato Brendon lasciandomi ancora di più senza parole.

Era davvero convinto di fare pena… pazzo.

“Ecco… Brend…” ci pensai per bene. Volevo davvero passare da cantante a semplice chitarrista? Ero sempre stato un fottuto egocentrico e in un certo senso lo sono ancora, e ovviamente non ero certo di voler lasciare il microfono a Urie, ma quella voce era qualcosa di davvero superiore.

“Cosa?” mi chiese un po’ triste buttando in fuori il labbro inferiore e facendomi così sorridere intenerito. Sembrava sempre un cucciolo bisognoso di aiuto, Brendon.

“Penso di non aver mai sentito una voce meravigliosa come la tua, davvero” gli dissi facendo scontrare i nostri sguardi.

Lui rimase in silenzio, incredulo, poi sbuffò e disse “Odio quando mi prendi in giro Ross” disse lanciando la chitarra classica sull’altro letto ed alzandosi. Io mi affrettai al alzarmi spostando la mia prendendolo poi per un braccio.

“Non sto scherzando! Dico sul serio!”

“Si certo come no….”

“Prendi il mio posto” Glielo dissi di impulso senza rifletterci più e senza sapere se davvero era la cosa giusta da fare per me. Per la band lo era di sicuro.

E mi stupii di me stesso, del fatto che non ero stato egoista almeno una volta nella vita. Strano eh? Brendon è arrivato sconvolgendomi del tutto… e quella è stata la prima vera dimostrazione di quel cambiamento che stava avvenendo in me.

Lui mi guardava senza capire, così ripetei “Prendi il mio posto, diventa il cantante dei P!ATD”

Lui allargò gli occhi “Non so se sono in grado Ryro”

Ignorai quel buffo e al tempo stesso dolce soprannome che mi aveva appioppato appena arrivato nella band e mi rimisi a sedere riprendendo la chitarra sulla gambe e passandogli il testo “Io penso che tu sia perfetto invece… adesso chiudi gli occhi e canta…”

“Ma Ryro…”

“Non voglio obbiezioni” dissi sorridendogli e per la prima volta non spostai lo sguardo dal suo.

Lui si illuminò poi disse “Però non so come fare a leggere con gli occhi chiusi”

Io rimasi un attimo in silenzio prima di ridere “e allora tienili aperti! Adesso proviamo questa canzone però!”

Brendon annuì mentre io prendevo a suonare convinto introducendo la correzione di Brendon dove  lui mi aveva spiegato.

Venne perfetta.

“Per oggi dire che può bastare” gli dissi alzandomi in piedi mentre lui mi guardava scontento.

“Vuoi già andare a casa?” mi  chiese guardandosi attorno, come se cercasse un pretesto valido per trattenermi.

Io scossi il capo “No, ma devo. Se no chi lo sente mio padre? Devo sbrigarmi o perderò l’ultimo autobus!”

“Ti porto io!” mi disse lui prontamente mentre io alzavo un sopracciglio e lo seguivo fino in garage. Aveva quindici anni ergo non poteva avere la patente “volerai nel cielo sul mio bolide” disse spostando una coperta e rivelandomi una vecchia vespa scassata di un color giallo limone piuttosto carico.

Io la guardai scettico “Con quella al massimo voleremo per terra…”

Lui mi ficcò in testa un casco prima di spingere la vespa fuori mentre io mi assicuravo la chitarra sulla schiena “Io sono un guidatore espertissimo” mi disse mettendo in moto e allacciandomi il casco “Adesso salta su!” mi disse per incoraggiarmi.

Io sospirai saltando su e allacciando le braccia al suo stomaco mentre lui tratteneva il respiro prima di partire a bomba verso il tramonto.

Mi vergognavo di mostrargli dove vivevo dopo aver visto una casa così bella come la sua e soprattutto mi vergognavo del fatto che potesse vedere come era ridotta la mia famiglia in cui c’era tutto tranne il calore e l’amore che regnava fra le mura di casa Urie.

Davanti alla purezza di Brendon io mi sentivo sporco…

 

Le braccia di Ryan strette attorno alla mia pancia mentre guidavo quella vecchia vespa gialla limone sembravano stritolarmi pure lo stomaco. Non sapevo ancora cosa provavo di preciso, ma sentivo che dentro di me qualcosa si stava muovendo e mi portava a fare pensieri strani. Per esempio mi immaginai che le sue mani scivolassero più in giù a slacciarmi la cerniera dei pantaloni, mentre lui appoggiava  il casco alla mia schiena e si schiacciava  interamente contro di me. Ovviamente non accadde nulla di tutto ciò, ma io sbandai lo stesso rischiando di stirare un bambino che andava in bicicletta sul ciglio della strada. Sentii Ross avvinghiarsi a me spaventato e ciò mi procurò non pochi problemi nel continuare a guidare dritto. Stare in moto con lui appicciacato come un koala era davvero un’impresa…

Arrivammo ad un incrocio e lui mi disse di girare a destra, prima di strattonarmi la felpa per farmi fermare. Appoggiai i piedi all’asfalto e lui scese immediatamente togliendosi il casco che gli avevo prestato.

-Bene, dov’è che abiti?-

Domandai guardandomi intorno, non vedendo altro che un vialetto che portava ad una vecchia catapecchia diroccata. Lui guardò la baracca alle sue spalle e poi si rigirò verso il sottoscritto con un sorriso vago e triste. Non credevo ai miei occhi e probabilmente la sorpresa mi si lesse in faccia, dato che ho sempre faticato a nascondere ciò che penso.

-..molto… rustica.-

Mi ritrovai a sussurrare mentre entrambi sembravamo inghiottiti da uno strano imbarazzo. Lui alzò le spalle e si sistemò la custodia della chitarra sulla spalla, prima di incrociare il mio sguardo.

-Beh, allora adesso che so dove abiti posso venire a trovarti così ci facciamo quattro chiacchiere!-

Ridacchiai mentre lui sembrava spaventato all’idea… Ma non ne sapevo ancora il motivo preciso. Non che ci volle molto a capirlo… Sarò anche uno stupido, ma anche la mia deficienza ha dei limiti.

Ryan stava per rispondermi, ma un uomo apparì sulla veranda malandata e pericolante, così che il ragazzo si limitò ad alzare una mano per salutarmi.

-Grazie del passaggio… Ci vediamo presto.-

Disse, prima di andare verso la porta ed essere afferrato malamente e violentemente da quello che –sì, per forza- doveva essere suo padre. Io rimasi lì come un idiota a guardarlo, non sentendo bene cosa l’uomo ringhiasse mentre strattonava il figlio. Ero come immobilizzato, anche se dentro di me avrei voluto fermare un simile scempio e rapire Ryan per portarlo al sicuro con me.

Lui alzò per un’ultima volta lo sguardo verso di me per farmi intendere di non preoccuparmi e venne spinto in casa con brutalità. Suo padre non mi degnò di un’occhiata e si limitò a sbattere la porta, prima che calasse il silenzio.

Rimasi cinque minuti a fissare quella casa, prima di infilarmi il casco e scappare a casa. Il profumo dei capelli e del collo di Ross mi arrivava al naso inebriandomi, ma ai pensieri maliziosi si erano sostituite delle preoccupazioni che non avevo mai provato prima.

E allora immaginai di abbracciare Ryan e tenerlo stretto al petto, proteggendolo da qualcosa di terribile che ancora non sapevo cos’era. E sì, fu in quel momento che mi accorsi che forse quello che provavo era più di una cotta o di un colpo di fulmine… Non sbandai, ma accelerai verso casa, sperando che la velocità mi spedisse dritto in un futuro brillante con Ryro al mio fianco.

Ma non possedevo una vespa in grado di viaggiare nel tempo, così mi ritrovai a parcheggiare nel mio garage solo come un cane e con il profumo dolce e incancellabile di Ryan addosso. Volevo annusare di nuovo quel buon odore, ma stavolta direttamente dalla sua pelle… Probabilmente stavo impazzendo.

 

 

 

 

 

Gli scoiattoli cinguettano e i ruscelli scorrono mentre il sole splende. Dovrei mettere questa frase in una canzone. Però forse potrei sembrare un po’ troppo hippie e non voglio affatto diventare come Ryan Ross.

-Ma perché diavolo sto pensando ancora a Ryan?!-

Esclamo puntando il dito con appoggiata la lente a contatto contro il mio riflesso, prima di infilarmela faticosamente nell’occhio destro. Dallo specchio ora mi guarda un bellissimo ragazzo pettinato perfettamente e con un sorriso splendente, che poi ammicca in modo affascinante.

-Quella brutta checca isterica di Ryan Ross non potrà staccarti gli occhi di dosso e addirittura stenderà il suo gilet a terra per farti passare… Farai sicuramente colpo, Brendon.-

Dico, sbottonandomi i primi bottoni della camicia bianca stirata in modo impeccabile. Mi passo una mano nei capelli senza staccare gli occhi dal mio riflesso.

-Dici a me? Ah sì, sono bellissimo? Anche tu sei bellissimo, Brendon…-

Il ragazzo nel riflesso mi manda un bacio alzando le sopracciglia e poi inizio a saltellare felice.

-Sì Bden, Ross cadrà ai tuoi piedi come un girasole davanti al sole!-

-Brend… Stai seriamente parlando da solo?-

Una voce alle mi spalle mi distrae e mi volto di scatto per correre verso la porta del bagno per chiuderla a chiave.

-Vai via Shane! Via!-

Urlo, prima di rigettarmi sull’armadietto per mettere il mio profumo migliore.

-Ryan Ross mi invidierai a morte!-

Mi metto a ridere appoggiandomi le mani ai fianchi… Sono pronto per la riconquista.

Quando arrivo al bar mi sfilo gli occhiali da sole e sorrido alla meglio, ma guardandomi attorno non vedo quel maledetto teddy-boy e subito un macigno di depressione mi cade sulle spalle. Decido comunque di accomodarmi al tavolo che occupava ieri ed aspettarlo dopo aver ordinato un caffè… Sicuramente quando mi vedrà striscerà da me accorgendosi di quanto sono splendido.

Dopo un quarto d’ora e due brioches finalmente dalla porta appare un figlio dei fiori che attira su di sé un bel po’ di sguardi. Io ammicco in modo che di certo lo farà sciogliere ma lui si limita a rimanere lì come un baccalà, prima di avviarsi al bancone e sedersi. Non posso fare a meno di fissare il suo sedere, dato che lo sporge in modo invitante verso di me. Però… Non me lo ricordavo così bello e…

-…mi fai un caffè corretto con la sambuca? Oggi ho già visto certe facce… Ho bisogno di qualcosa di forte per riprendermi.-

Le sue parole mi distraggono dalla bella visuale e m’irrigidisco, strappando violentemente un morso alla mia terza brioches pensando che sia la sua testa. Come osa insultarmi in questo modo? Mi sono addirittura truccato per apparire ancora più bello e lui mi dice che sono brutto? Dovrebbe guardarsi meglio la mattina quando si infila quelle fasce in testa… Così si accorgerà di quei suoi occhi piccoli da merluzzo.

Mentre penso a tutti i difetti di Ross –faticando a trovargliene più di due- la porta si spalanca e vengo flashato dal sorriso a mille miliardi di denti della persona che è appena entrata.

-BrendBerry!Eccoti!-

Pete Wentz urla saltellando come una bertuccia verso di me e prendendo posto al mio fianco, prima di afferrarmi la spalla con forza e scuotermi.

-Ma come siamo in tiro stamattina! Rientri da una nottata o hai appuntamento con qualche bella ragazza? Hai una ragazza, BrendBerry? Perché l’altra sera mi stavi giusto dicendo che magari sarebbe anche l’ora di trovarne una e dimenticare Ross.-

Gli tiro una gomitata e lui si lamenta rumorosamente, prima di voltarsi verso il bancone e vedere lui e urlareMa quello è Ryan Ross!”.

Questo sentendosi chiamare si volta con tutta la stizza di questo mondo dipinta sul viso, alzando una mano in malo modo per salutare Pete. Io cerco di attirare la sua attenzione con uno sguardo abbastanza sensuale, ma lui subito torna a guardare il bancone. Mi mordo le labbra per evitare di gridare e Pete si mette a sventolare le braccia come un pazzo, tirandomi pure una gomitata.

-Unisciti a noi dai!-

Grida a Ross, mentre io mi piego su me stesso per il dolore alla costola rialzando lo sguardo proprio mentre l’hippie si siede al nostro tavolo con la tazza in mano. Pete inizia uno sproloquio spaventoso e riempie Ryan di domande riguardo alla sua band di figli dei fiori, intanto che io allargo le braccia sulla sedia, cercando di farlo voltare verso di me e tutto il mio splendore. Ross però evita per tutto il tempo di far scappare lo sguardo verso di me, trattenendosi perfino quando mi appoggio il porta tovaglioli in testa. Pete si gira e mi guarda interdetto, così gli sorrido ed alzo il sopracciglio in modo eloquente… Anche se non credo che abbia capito quel che volevo dirgli.

All’improvviso Ross si alza e si rivolge solamente a Pete come se io nemmeno eistessi.

-Io devo scappare. Stammi bene bello, ci vediamo alla prossima.-

Dice inforcando gli occhiali da sole stra-hippie e Wentz gli stringe la mano sorridendo.

-Magari puoi venire qualche volta da me e Patrick.-

-Magari ci sentiamo.-

La risposta del più giovane sembra più un convenevole che una cosa sentita e sincera e il fatto che si dilegui alla velocità della luce conferma il fatto che non voglia avere a che fare con nessuno dei due.

-Ah! Hai visto? Non mi ha mai guardato!-

Lagnandomi mi alzo di scatto e Pete mi guarda allarmato.

-Davvero? Beh, non avrai fatto abbastanza per attirare la sua attenzione…-

Gli lancio uno sguardo sconvolto e oltraggiato, dato che non si rende conto che lui parlando a vanvera mi ha rubato tutta la scena! È stato inutile mettermi in tiro se poi questo folle in tuta arriva e si mette di mezzo. Non che odi Pete, ma potrebbe evitare di apparire ovunque e soprattutto nei momenti meno propizi. Ho perso la mia occasione di riconquistare il cuore di Ross!

-Ti offro io, eh?-

Mi dice avvicinandosi alla cameriera e facendole un occhiolino. Lei arrossisce e come un’oca le chiede l’autografo perché “dio, sei veramente Pete Wentz?”.

-Vuoi anche il mio?-

Chiedo appoggiando il gomito al bancone e sghignazzando in direzione di questa Rosy. Lei mi osserva un attimo allibita e ritrae la tazzina che Pete ha autografato con un indelebile fucsia.

-Sei famoso pure tu? Chi sei?-

Spalanco la bocca sconvolto e m’infilo gli occhiali da sole dandole la schiena.

-Non è nessuno… Un tizio.-

Le dice Wentz mentre le da i soldi, prima di seguirmi verso l’esterno e puntare le chiavi verso il suo SUV. Poi nota il fanale distrutto e corre appresso al veicolo sbracciando come un matto.

-No!!! L’ho appena fatta aggiustare e mi è arrivata a casa ieri! Pensa che qualcuno me l’ha sfrisata proprio l’altro giorno… Ed ora me l’ammaccano pure!-

Si guarda in giro come se ci fossero tracce lasciate dal colpevole, mentre io mi passo una mano fra i capelli con nonchalance mormorando un “che stronzi”… Di certo non gli dirò che sono stato io a rigargliela uscendo da casa sua.

Lo guardo allontanarsi dopo avermi salutato e poi mi avvio pestando qualcosa in terra nel parcheggio. Abbassando lo sguardo noto che è la fascia che indossava Ryan e la raccolgo per intascarmela chiedendomi se l’odore dei suoi capelli sia ancora lo stesso…

 

 

Oggi c’è il sole, il che è un bene. Mi alzo con una marcia in più rispetto a ieri e mi infilo nella cabina armadio in cerca di qualcosa da indossare per uscire alla volta del solito bar.

Mi infilo una camicia marrone e fiorellini beige e un paio di pantaloni neri prima di afferrare al volo un gilet del medesimo colore delle decorazioni delle camicia e chiudo il tutto sentendomi realizzato nel aver trovato al volo l’abbigliamento di solito ci metto molto di più.

C’è qualcosa che però mi stona, come se mi fossi dimenticato di qualcuno o di un evento in particolare… poi lentamente il viso stravolto di Brendon si materializza nei miei pensieri e si, per un attimo escono i nuvoloni neri di ieri e mi torna la voglia di rimettermi a dormire.

Mi lascio cadere sul letto ormai vestito con la fascia che volevo mettermi in testa fra le mani. La guardo con desiderio come se fosse un potenziale cappio. Perché tutte le volte che lo rivedo o sento parlare di lui mi riduco in questo stato amebico?

Mi faccio forza prendendo gli stivali da terra e infilandoli con violenza prima di legarmi la fascia in testa, poi afferro l’Iphone e il portafogli uscendo con violenza da casa sotto lo sguardo sconvolto di Hobo prima di cambiare idea e decidere di denudarmi di nuovo e lanciarmi a capofitto fra cuscini e lenzuola.

Tanto non lo rivedrò più.

Che senso ha pensare a lui e preoccuparmi di una persona così egoista e convinta di essere il messia di un Dio brutto e scimmiesco chiamato Pete Wentz?

Bah… un caffè mi tirerà su di morale così mi infilo nel mio Wagon a fiorellini e parto come il peggio hippie sulla faccia della terra. La realtà però è ben diversa… ieri sono rimasto a piedi con il mio SUV e ora sono costretto ad utilizzare il bus degli Young Vein per potermi muovere dalla mia casetta Santa Monica fino in città. Questa sfiga che ho me l’ha sicuramente tirata Brendon Urie.

Parcheggio storto ma non mi importa, ho davvero bisogno di caffeina o morirò.

Quando entro però vorrei mettermi ad urlare come un pazzo psicopatico mentre le manie omicide iniziano a farsi largo tra i miei pensieri. Praticamente ruggisco attirando l’attenzione di un paio di ragazzi ma vedere Brendon Urie seduto al mio tavolo, quello che occupo tutte le mattine, mi fa incazzare perché una sensazione negativa che si realizza non rende mai felici. Lui mi sorride affabile ammiccando leggermente con le sopracciglia e noto che non solo ha messo le lenti e l’odore forte della sua colonia costosa ma stomachevole arriva fino a me, ma che si è anche truccato e vestito bene come se dovesse andare a fare un aperitivo con gli altri sfigati fighetti che frequenta. Ma cosa mi posso aspettare da un rozzo ignorante che non conosce nemmeno il significato della parola ‘basito’ se non queste uscite idiote?

Lo guardo con sufficienza e mi dirigo al bancone con un sorriso solo per Rosy “Ciao Ryan come stai?” mi chiese appoggiandosi ai gomiti per mostrarmi meglio i grandi occhi da cerbiatta.

“Bene grazie... anche tu stai bene, a quanto vedo” dico buttando un occhio alla scollatura e facendola ridacchiare come un’oca “ mi fai un caffè corretto con la sambuca? Oggi ho già visto certe facce… ho bisogno di qualcosa di forte per riprendermi” dico a voce alta per farmi sentire da Urie, sedendomi in modo tattico per mostrare la parte più bella di me: il sedere.

Lei annuisce prima di guardarmi dispiaciuta “Temo solo che dovrai aspettare un po’…. Mi si è rotta una macchina del caffè e quindi devo fare tutto con la moka… occorrerà un po’ di tempo” altra sfiga tirata dal James Bond seduto dietro di me.

“Non preoccuparti non ho fretta” mento accasciandomi sullo sgabello con il male alla schiena per la posizione scomoda che avevo assunto per mostrarmi in tutto il mio splendore. Mentre sto ancora parlando con Rosy le porte si aprono di scatto e sull’entrata appare la figura sfolgorante di Pete Wentz vestito con una tuta da ginnastica con la quale ha sicuramente dormito a giudicare dalle pieghe, ma appena vede  Brendon sorride sfilandosi gli occhiali da sole e si incammina verso di lui urlando come un pazzo “BrendBerry! Eccoti!”

Mi rifiuto di ascoltarli mentre parlano (Pete non parla, urla) e torno a concentrarmi su Rosy trovando la cosa assai difficile perché, nonostante le critiche dette in precedenza, Brendon è davvero un gran figo oggi. Solo oggi? Mmm…

“Ma quello è Ryan Ross!” l’urlo di Pete mi sconvolge e spaventa assieme. Mi volto lentamente con un sorriso tirato e vero come una moneta da tre dollari alzando una manina in segno di saluto e sperando che la cosa finisca qua e che mi lascino tornare alla mia vita.

Ma con Pete Wentz non finisce mai così.

“Unisciti a noi dai!” mi dice battendo una mano accanto a lui mentre Rosy mi appoggia la tazzina davanti e io non posso far altro che prenderla e sedermi al tavolo rassegnato. Non posso dirgli di no, potrebbe mettersi ad urlare. Voglio evitare litigate feroci alle otto del mattino.

Mi fa domande strane sulla band mentre io trangugio rapidamente il caffè ustionandomi l’esofago in tutta la sua lunghezza, nel tentativo disperato di fuggire rapidamente. Faccio facce strane che ovviamente Pete non nota mentre soffro silenziosamente impegnandomi per non guardare mai verso Brendon, quasi come se per me lui non esistesse.

“Io devo scappare” dico lasciando i soliti cinque dollari a Rosy con un sorriso falsissimo mentre infilo i miei occhiali da sole e stringo la mano a Pete “Stammi bene bello, ci vediamo alla prossima”

“Magari puoi venire qualche volta da me e da Patrick” dice Pete come al solito straesaltato.

No, coglione, non voglio venire in quel canile pulcioso che chiami casa e guardare te e il tuo ragazzo che vi battibecchiate come una vecchia coppia composta da due imbecilli, ma abbozzo un altro sorriso uscito dal nulla e dico “Magari ci sentiamo”

Magari no.

Saluto e scappo di corsa verso il mio furgone mettendo in moto e urtando involontariamente una macchina dietro di me. Merda, la macchina di Pete.

Ovviamente non mi fermo e scappo sgommando visto che non ci sono testimoni.

Mi chiuderò in casa  e butterò la chiave nel cesso.

Dopo oggi voglio una vita da eremita solitario.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Ciao a tutti!!!!

Ecco la nostra storia sui Panic!

Per Miky è anche la prima!!!

 

Avvisiamo che sarà di soli tre capitoli!!! ^^

Speriamo di ricevere commenti e grazie in anticipo a chi commenterà! <3

 

 

XOXO

Miky&Jess

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** II Chapter ***


Brendon: Heven Elphas

Brendon: Heven Elphas

Ryan: Chemical Lady

 

Nails for Breakfast

And

Tacks for snack

 

 

 

II CHAPTER

 

Il giorno in cui decisi di inviare la nostra demo a Pete Wentz non mi aspettavo davvero nulla, nemmeno una risposta. Avevo pensato a lui perché sapevo che aveva lanciato un paio di band spedendole direttamente a far concerti in giro per gli States e mi ero ritrovato a fantasticare sull’ipotesi che magari un giorno avrebbe potuto essere un potenziale trampolino di lancio per noi quattro.

“Pensaci” dissi a Brendon mentre questo mi faceva una treccia ai capelli che si stavano notevolmente allungando, mentre aspettavamo gli altri per le prove fuori da casa sua. Alzai gli occhi su di lui e mi sistemai meglio con la testa sulle sue gambe mentre lui continuava a intrecciare con fare esperto le mie ciocche castane “Un cd tutto nostro in vendita nei negozi, un video… un tour… sarebbe così bello…” dovevo avere un’espressione parecchio sognante perché Brendon si limitò a sorridere “è il nostro sogno…”

“Già Ryro, sarebbe stupendo… noi due su un palco davanti a migliaia di persone…”

Ridacchiai “Ma non saremo mica soli… dove li metti Spence e Brent?”

“Vabbè intendevo metaforicamente, se mi capisci” No, non lo capivo quasi mai quando faceva quei discorsi ma mi piaceva lo stesso moltissimo sentire i suoi sproloqui. Brend è sempre stato un folle senza possibilità di ritorno “Potrò baciarti ancora mentre suoniamo se diventeremo mai famosi?”

Io rimasi per un attimo spiazzato prima di tirarmi su di scatto e arrossire di colpo “Si… potrai continuare a fare quello che vuoi sul palco”

“Ma la mia voce è tua” rispose lui stupito e sconvolgendomi ancora di più “Non la uso per nient’altro se non portarti via da quella casa… te l’ho promesso…”

Si un pazzo…

Ma un vero amico.

Per poco anche io rischiai di perdere del tutto la testa quando un sabato mattina aprendo la porta di casa mi ritrovai davanti un ragazzo bassetto, con una chioma di capelli neri sparati, occhiali da sole e un sacco di tatuaggi che mi guardò con un sorriso enorme e prendendo un foglio lesse il mio indirizzo ad alta voce controllando  un paio di volte il numero civico prima di aggiungere “Ma tu quindi sei Ryan Ross?” Io annuì sorpreso senza riuscire a dire nulla. Non lo avevo ancora riconosciuto ma quel viso mi diceva qualcosa…  Non appena però si alzò gli occhiali sulla fronte il mio cuore prese a battere così forte da rischiare l’infarto. Avevo di fronte il fondatore di una delle mie band preferite che mi stava sorridendo amabilmente. Non servì, ma mi porse ugualmente la mano tatuata che io afferrai scioccato mentre lui pronunciava il suo nome ad alta voce.

Pete Wentz era venuto a casa mia senza nemmeno rispondere alla mia email, chiedendomi dove si trovava l’albergo più vicino e quando avrebbe potuto ascoltare per bene i PATD, visto che se eravamo davvero bravi come sembravamo ci avrebbe sicuramente presi sotto la sua ala protettrice.

Lo inviai a un albergo abbastanza bello poco lontano da casa di Brendon e presi a chiamare tutti organizzando delle prove all’ultimo minuto nella cantina di Spence.

Sembravamo quattro disperati, vestiti alla cazzo di cane che si prostravano come umili monaci davanti all’effige di un Dio enigmatico e molto tatuato.

Lui assistette alla prove, che più che prove sembravano un vero e proprio concerto con tanto di palpate di Brendon ai danni del mio sedere, in totale silenzio, osservandoci serio. Troppo serio.

Pensavo di aver fatto una cagata e che si sarebbe alzato dicendoci che aveva sprecato i soldi del biglietto aereo e voleva farci causa per riaverli e spedirci sul lastrico.

Ero leggermente paranoico a quei tempi.

Alla fine spensi la chitarra guardando in attesa l’uomo che poteva davvero cambiarmi la vita trascinandomi fuori dalla fogna in cui ero nato sbattendomi con violenza tra le stelle (Sbattendoti con violenza punto, coglione NdBrendon).

Lui si alzò di scatto dopo aver meditato per istanti infiniti e con un sorriso disse “Ragazzi, spero proprio che vi piacerà la vostra nuova casa a Los Angeles!”

Io non potevo crederci. Mi portai una mano alla faccia per sopprimere un urlo di gioia mentre  Brendon si avvicinava a me allargando le braccia. Non riuscii però ad abbracciarlo perché Pete si mise tra noi due, avvolgendomi in un caldo abbraccio prima di congratularsi con me per i bellissimi, a detta sua, testi. Grande intenditore.

Spence prese a correre attorno alla batteria come un folle invasato urlando felice mentre Brent tratteneva le lacrime per la commozione. Quando mi staccai da Pete cercai subito Brendon per condividere con lui la mia gioia ma lo vidi distante da noi, intento a riporre con cura in microfono dentro alla sua custodia rigida. Mi avvicinai a lui abbracciandolo da dietro e appoggiando la testa nell’incavo fra le sue scapole mentre lui mi prendeva le mani fra le sue “Ce l’abbiamo fatta Brend…”

Brendon strinse di più le mie mani mentre qualcosa di umido cadeva su una di esse “Te lo avevo promesso” mi disse voltandosi poi verso di me con un sorriso radioso e gli occhi colmi di lacrime di gioia “Che avrei usato la mia voce per portarti via da qui… e così è stato…”

Io buttai le braccia al suo collo stringendomi a lui, al mio amico. Al mio cantante.

Poi iniziammo a ridere assieme mentre gli altri tre ci guardavano un po’ straniti un po’ inteneriti “Ora dobbiamo assolutamente festeggiare!” disse Spence saltellando come un pazzo prima di buttarsi sulla schiena di Brent, irrefrenabile “che ne dite di andare a bere qualcosa da Charlie??”

Pete mi guardò curioso così io alzai le spalle “è un posto dove andiamo sempre, ma non c’è mai nessuno” dissi mentre portavo una mano alla guancia di Brendon, togliendogli una piccola goccia cristallina.

“Allora andiamo!” disse Pete prendendo il suo capello e gli occhiali da sole. Io lasciai la chitarra nella cantina che venne chiusa a chiave dal nostro batterista e mi avviai alle scale. Mi misi a sedere accanto a Pete che guidava come un folle con gli occhiali ancora calati sul naso nonostante fosse ormai notte.

Mio padre mi avrebbe di certo messo le mani addosso, stavo facendo davvero tardi, ma visto che ero del tutto intenzionato a non rovinarmi la serata chiesi ospitalità a Spence almeno per la notte. Arrivati al locale smontai dall’automobile stringendomi nella felpa mentre una brezza autunnale mi spettinava un po’ i capelli, mentre questi mi nascondevano la faccia. Brendon corse al mio fianco prendendomi a braccetto mentre Spence e Pete parlavano davanti a noi.

Io gli sorrisi ancora del tutto sconvolto da quello che ci stava succedendo e lui mi lasciò un bacio sulla guancia.

Doveva essere un sogno, un sogno bellissimo dal quale non volevo più svegliarmi.

Pregai dunque di entrare in coma.

 

 

Eravamo ormai all’ennesimo drink e dal mio divanetto osservavo la band brindare e ridere all’idea di andare a Los Angeles con Pete Wentz. Ricordo che ridevo anche io, sì, ero davvero felice… Però mancava il contatto visivo con Ryan da cui attingere appieno tutta questa gioia, ma ogni volta che incontravo il suo sguardo Wentz faceva di tutto per distrarlo. Non perdeva una sola occasione per poterlo toccare e accarezzare e Ryro sembrava non fare nemmeno caso a tutte quelle moine lascive. Guardavo le mani del più vecchio scivolare dalla sua spalla al suo avanbraccio, poi sul suo ginocchio infine sulla sua guancia e fra i capelli. Era impossibile non notare che l’interesse di Pete andava molto al di là di un semplice fattore  musicale… Dico, se me ne accorgevo io, gli altri come facevano a non vedere?

Ryan, come hai potuto non accorgertene?

Fu quando il naso del bassista sfiorò il collo di Ross con la scusa di dovergli dire qualcosa nell’orecchio dato il volume alto della musica del locale, che mi si rivoltò decisamente lo stomaco –e sì pure le palle-.

Mi alzai di scatto e tutti si voltarono verso di me, che respiravo pesantemente per il nervoso e la rabbia. Mi portai le mani alla testa e puntai il mio sguardo in quello di Wentz.

-Dio, ma hai quasi trent’anni!-

Urlai ricevendo solo occhiate alquanto impaurite da tutti quanti. Soprattutto da Ryro che non riusciva a capire che cosa mi avesse fatto scattare in quel modo folle. Non pensai più di tanto a quel che stavo facendo quando presi il suo polso e lo trascinai in piedi, facendomi seguire verso la porta di servizio dopo i bagni. La aprii con violenza e buttai Ross nel cortile, prima di sbattere il portellone con altrettanta brutalità.

-Urie… Sei per caso impazzito?!-

Mi chiese spostandosi i lunghi ciuffi dalla faccia per fissarmi meglio con gli occhi sgranati. Sembrava decisamente alterato e, sì, preoccupato per il mio comportamento. Io mi attaccai alla rete del piccolo cortile esterno in cui ci eravamo trovati chiusi.

-Ha quasi dieci anni in più di te e ci sta provando, hai visto? Ma dico, ti stava per lasciare un succhiotto sul collo, quel vampiro!! Solo perché vuole lanciarci ne approfitta per toccarti ovunque… Chi si crede? Dio caduto dal cielo? È assurdo!-

Alzai un po’ troppo la voce, ma non m’importava, volevo solo gridare per non pensare a quelle mani che scivolavano su Ryro… Il mio Ryro.

-Tu sei assurdo! Mi dai fuori di matto davanti a Pete Wentz dicendo che è gay e ci sta provando con me? Ma tu sei malato nella testa!-

Lo sentii urlare alle mie spalle, prima di girarmi a guardarlo negli occhi. Per un attimo pensai di essere davvero diventato pazzo a causa di quell’attrazione incomprensibile che provavo nei suoi confronti… Ero la prima volta che sentivo tutta questa gelosia per qualcuno. Ryan mi aveva artigliato il cervello e non capivo più nulla quando si trattava di lui… Eppure me lo sentivo che Pete se lo stava lavorando per poterselo portare a letto.

Scossi la testa non sopportando che lui mi osservasse con tanta rabbia e mi avviai verso la porta per rientrare con gli altri. Il destino però si girò dalla mia parte e pigiando la maniglia mi accorsi che eravamo rimasti chiusi fuori come due poveri coglioni.

-Ryro… Credo che…-

-Brendon Urie, se quella porta non si apre considerati morto.-

Disse senza farmi finire la frase, così mi limitai a sorridergli alzando le sopracciglia, quando lui ringhiò preso da una crisi di nervi.

Restammo seduti in silenzio per qualche minuto a guardare le luci degli altri palazzi, non riuscendo a dirci nessuna parola. Il vento freddo filtrava nel tessuto delle nostre maglie troppo leggere, ma tornare dentro a prendere le giacche era davvero impossibile.

-Fa freddo, eh?-

Dissi, picchiando il suo fianco con un gomito e ammiccando. Lui rimase lì scazzato e tremò per un brivido, prima di raggomitolarsi di più ed allontanarsi appena appena da me. Io ci rimasi male, anche perché non mi sembrava di avergli fatto un avance per cui reagire tanto malamente… Gli approcci di Pete erano invece decisamente più azzardati. Ripensare a Ryan che si lasciava accarezzare da lui ed io non potevo neanche sfiorarlo mi fece di nuovo ribollire il sangue.

Scattai di nuovo in piedi e mi misi proprio davanti a lui, così che fosse costretto a guardarmi.

-Quel Wentz è ormai un centenario! Ha delle rughe su tutto il viso e ti toccava come un vecchio marpione!- Quando sentì queste parole Ross alzò il viso e notai che era sconcertato. –Tu addirittura ti lasciavi accarezzare come se ci stessi! Non dirmi che sei così infimo da farti scopare solo per arrivare subito al successo!-

Lui non si mosse né disse nulla, non riuscendo a staccare lo sguardo da me per il terrore.

-Di qualcosa, Ryro! Ti lasci trattare così da un vecchio maiale?-

Mi abbassai in ginocchio ed afferrai le sue guance gelide, stringendole con le mani tremanti. Eravamo talmente vicini che il suo profumo mi inebriava.

-Perché sei tanto idiota da non vedere quello che ti accade attorno?-

Mormorai, leggendo dubbio e terrore nei suoi occhi. Poi non so come mi ritrovai a baciare le sue labbra e mi dimenticai di Pete, perché erano le mie mani quelle che scorrevano fra i suoi capelli. E non me ne importava un cazzo di tutto il resto…

Ryro sembrò rimanere stravolto per i primi attimi, ma presto sentii la sua lingua infilarsi complice fra le mie labbra. Strinsi le sue spalle mentre approfondivamo il bacio e all’improvviso mi staccai, completamente rincoglionito per ciò che era appena accaduto.

I nostri occhi erano come calamitati, quando lui mi fece quella domanda idiota che ruppe l’atmosfera.

-Cos’era questo?-

Io rimasi a bocca aperta e mi sedetti in terra senza riuscire a smettere di osservarlo.

-Un bacio.-

Un piccolo sorriso nacque sulle mie labbra, ma lui invece restò solo perplesso.

-Ah.-

Sussurrò facendomi cadere le braccia…

In quell’attimo la porta si aprì e ne uscì una cameriera che ci rivolse un “ma che ci fate qui? Lo sapete che è una zona privata e non potete accedervi?”. Nemmeno a metà frase, però, Ross si era lanciato a tutta velocità nel locale.

Quando raggiunsi gli altri Pete mi venne incontro sorridendo e mi abbracciò la spalla in modo complice, alzando un sopracciglio.

-Se mi avessi detto subito che era tuo, non mi sarei mai permesso!-

Mi disse e mentre sorridevo gentilmente, incrociai di nuovo lo sguardo di Ryan che ancora non riusciva a smettere di fissarmi.

Nessuno dei due capiva ancora cosa stava succedendo… Beh, io sapevo solo che avei voluto baciarlo ancora e ancora. E ancora…

 

 

Visto che Brendon ha ormai capito (a quanto pare) che ogni mattina vado sempre a fare colazione alle otto, stamattina ho deciso di andare li per le nove. Non sarà mica così stupido da aspettarmi per un’ora intera voglio sperare, visto che non abbiamo contatti eccetto qualche occhiata ambigua che mi lancia avvolte seguita da una strizzata d’occhio.

Io spero sempre  che dentro a quel fottuto occhio ci sia finito un moscerino e che quello strizzarlo sia solo per tentare di soffocare il povero insetto perché se davvero pensa di potermi riportare nel suo letto pieno di cattiverie e falsità allora ha sbagliato alla grande.

Stamattina non ho nemmeno voglia di cercare un look elaborato, così infilo una camicia a casa tra le mille che possiedo e un raro paio di jeans chiari che non mi ricordavo di possedere. Afferro il mazzo di chiavi dal ripiano davanti all’ingresso ed esco entrando di corsa nel pulmino per non bagnarmi i capelli. Ok non elaborare il look ma la decenza per me è sempre decenza.

Arrivo al bar e noto che è mezzo vuoto, forse al causa del tifone che ha deciso di abbattersi su Los Angeles e no, Brendon non c’è.

Mi metto al mio solito tavolo deluso.

Un attimo… perché mai dovrei essere deluso?? Perché finalmente Brendon ha fatto la cosa che gli riesce meglio ovvero arrendersi al primo no?

Sbuffo, lo odio.

Lo odio perché odio il fatto che non smetto di pensare al fatto che lo odio… e quindi no… non lo odio per niente. Sono ossessionato.

Rosy mi viene a salutare e io la liquido con un ‘il solito’ decisamente atono e privo di sorrisi che la delude e la rattrista.

Non ho voglia di essere simpatico oggi, la vita fa schifo.

Dovrei scriverci una canzone…

Il motivetto sarebbe lento e macabro come una marcia funebre e le parole dovrebbero essere qualcosa come: Brendon ti odio perché ti amo….

Alzo gli occhi sgranandoli fino all’inverosimile… cosa ho appena pensato????

No dove essere impazzito del tutto. Mi alzo di scatto prima di risedermi sconvolgendo i pochi clienti e la gentile cameriera. Poi mi rialzò e afferro un giornale. Devo distrarmi.

Oh che bello un pazzo in autostrada ha fatto un’inversione a U provocando una strage, ma pensa. Che simpatico..

Ok, non funziona.

Devo trovare qualcosa su cui concentrarmi.

Parole crociate.

Non ho la penna.

“Rosy puoi darmi una penna?” chiedo cercando di sorridere spontaneo ma ne esce un’espressione maniacale che la spinge a portarmi la penna velocemente prima che la uccida. Questo so che lo pensa lei. Io penso solo a una cosa.

Brendon. Brendon. Brendon. Brendon. Brendon. Brendon. Brendon. Brendon. Brendon.

Brendon. Brendon. Brendon. Brendon. Brendon. Brendon. Brendon. Brendon. Brendon.

Brendon. Brendon. Brendon. Brendon. Brendon. Brendon.Brendon. Brendon. Brendon.

Merda.

Decido di iniziare dalle parole in verticale e inizio a leggere.

Uno verticale: parola di sei lettere che indica un individuo fuori dal comune.

Brendon.

Sbatto la testa contro al tavolo cercando di rilassarmi e pensare alla vera risposta ma non mi viene in mente niente.

Rosy mi appoggia la tazzina e la brioche davanti a me prima di scappare di nuovo al riparo dietro al bancone.

Altra parola coraggio… puoi farcela Ryro…

Cazzo sono passato all’auto incitamento.

Sette verticale: gli piacciono i cetrioli e altri ortaggi. Quattro lettere.

Urie.

Ok, questa era davvero malata…

Altra testata al tavolo.

Nove verticale: Lo si prova quando si compie un’azione senza riflettere. Sette lettere.

Sospiro mentre una tristezza nuova mi travolge portando con se tutta la follia che mi aveva colto alla sprovvista e lasciandomi svuotato a scrivere quella parola che ormai è impressa a fuoco nel mio cuore.

Rimorso.

Decido che basta, per oggi ho già dato, così chiudo mesto il giornale sospirando. Mi manca, non posso più negarlo e se prima lo potevo sopportare era solo perché non ero costretto a vederlo ogni fottuto giorno. Adesso però tutto è cambiato… è tornato nella mia vita come sempre con irruenza imponendosi come un bambino viziato e poi, come al solito, si è stufato e se ne è andato lasciando una voragine sanguinante dentro al mio cuore.

Il mio problema è che sono totalmente dipendente da lui e dal suo sorriso.

Vorrei cancellare la sua immagine della mente e dal cuore per sempre.

Voglio odiarlo. Lo voglio, ma so che semplicemente volerlo non mi consentirà di farlo.

Mentre sono totalmente immerso nei miei concetti romantici da sedicenne emo ecco apparire dell’ingresso del locale l’oggetto dei miei pensieri con addosso un insolito impermeabile giallo limone e, oddio ma cosa ha in testa? Un orrendo copricapo che non riesco nemmeno a spiegare… sembra un piccolo ombrello che gli copre la testa.

Osceno.

Non ho parole.

Lui entra guardandomi sconvolto poi si specchia rapidamente negli occhiali da sole che una ragazza ha sul capo e cerca di andare a un tavolo con nonchalance, consapevole di essere un vero disastro, tutto bagnato, sudato e.. oddio… accaldato per la corsa…

Mi si asciuga la bocca mentre inizio a pensare a Brendon accaldato per tutt’altro esercizio fisico.

Calma…

“Ciao” mi guardo attorno prima di capire che il saluto è uscito dalla mie labbra e si, l’ho detto proprio a lui. Lui rimane del tutto sorpreso e mi sorride appena guardandomi e alzando una mano, ma non fa in tempo a dire nulla che inciampa in una sedia posta davanti al suo percorso. Non soddisfatto di aver fatto una figura del genere peggiora tutto aggrappandosi alla tovaglia del tavolo vicino a lui trascinando a terra assieme a lui tutta la colazione di una povera coppia di sposi.

Mi porto una mano alla bocca per non ridere, ma le mie spalle sono comunque scosse da tremiti. Mi trattengo ma poi esplodo alla vista di Brendon che mi fissa stralunato con una frittella che gli penzola dal ombrellino sopra alla testa.

Ma le risate mi muoiono in gola appena lui mi riserva uno sguardo di totale disprezzo.

Il suo orgoglio è stato ferito, si salvi chi può!

Altro che uragano, non ho possibilità di salvezza da Brendon Urie che si appoggia al mio tavolo con entrambe le mani sussurrando a denti stretti “Divertente” prima di andare a sedersi in disparte, assumendo un’espressione ferita che mi fa venire voglia di correre li e stringerlo forte a me. Ma rimango seduto immobile fino a che esaurisco il caffè così come ogni giorno pago e mi alzo.

Brendon stavolta non mi guarda, preferisce osservare la pioggia che cade minacciosa fuori invece che questo stronzo con le gambe.

Esco fuori e il vento prende a schiaffeggiarmi la faccia come per punirmi della mia stupidità. Entro dentro al flower-pullman e appoggio la testa al volante.

Mi guardava e non volevo.

Non mi guarda e voglio che mi guardi…

Sto impazzendo. Devo davvero levarmelo dalla testa anche se ora come ora non sarà difficile…

Non penso che tornerà più al bar dopo le pessima figura fatta, non è il tipo da perdere la faccia in questo modo e fingere che non sia successo nulla.

Lo amo, ma non ho alcuna intenzione di ritornare ai bei vecchi tempi.

Metto in moto mentre la pioggia si intensifica e penso che se è arrivato fin qui di corsa deve assolutamente rincasare con un mezzo o si prenderà una polmonite. Il vizio di preoccuparmi per lui non mi è passato.

Lo amo, sì, ma lo tengo per me.

 

 

Spalanco all’improvviso gli occhi perché Shane fa rumore dalla cucina, facendo cadere un’intera batteria di pentole e rompendo credo qualche piatto. Mugugno affondato nel cuscino prima di alzare la testa e rivolgere uno sguardo alla sveglia sul comodino. Sono le dannatissime otto e dieci ed io sono ancora a letto?!

-Non ho messo la sveglia!!-

Urlo entrando in cucina dove il mio coinquilino bestemmia affondato nella ferraglia. Lui mi guarda e non riesce nemmeno a dirmi nulla che io grido in preda al panico.

-Ryan sarà già là da un pezzo, ormai sul punto di andarsene!-

Dopo aver inciampato in una pentola che senza occhiali non avevo notato, riesco a tornare in stanza e gettarmi sul letto disperato. Il mio piano ben preciso di presentarmi ogni mattina al bar per riavere Ross è ormai fallito per colpa di una mia misera dimenticanza. Sospiro abbracciando il mio cuscino oro rivestito di pizzo, guardando il cielo plumbeo fuori dalla finestra.

Non poteva almeno tuonare, così da svegliarmi in tempo per essere in quel bar ad osservare Ryan? Ieri prima di andare a letto mi sentivo che oggi sarebbe stato il giorno buono per ricevere in cambio un suo sorriso e presto fatto! Nel giro di altre tre mattine mi sarei svegliato con Ryro nel letto. Ora, dopo questa falla nel piano, posso solo stringere quel cuscino in piume… Dovrei scriverci una canzone, forse, su questo mio unico amante. Sì, la intitolerò “my golden pillow, my only lover”. No… Un cuscino non potrà mai ricambiare il mio amore –o perlomeno dovrei farci un buco e non vorrei rovinare questo pizzo importato dall’Italia-. La mia canzone dovrà intitolarsi “My golden hippie, my only lover” e parlerà solo di Ryan… E se non mi ricordo male, lui ha tutti i buchi al posto giusto.

Dieci minuti dopo mi ritrovo a correre sotto l’uragano, coperto alla meglio per non trovarmi fradicio fino alle mutande. Stare in casa a poltrire era impensabile, quindi ho visto bene di fare jogging prima di perdere la mia forma perfetta. Se proprio il destino voleva che io non avessi Ross, allora dovevo tenermi al top per conquistare qualcun altro. Mi specchiai nelle vetrine di un palazzo e ammiccai al mio riflesso senza fermarmi.

-Sì, Brendon… Conquisterai di certo il mondo!-

Urlo e dall’altra parte del vetro un commesso con uno straccio in mano stringe il pugno in mia direzione per incitarmi. Allora, preso dall’entusiasmo del suo appoggio accelera il passo e corro spedito per altri trecento metri, ma lo stomaco inizia a farsi sentire per il fatto di non aver ingerito nulla per colazione. Non sono molto lontano dal bar e posso anche farci un salto… Tanto Ryan se ne sarà già andato e non mi vedrà di certo in queste misere condizioni.

Quando però spalanco la porta ecco che lo vedo seduto al suo solito tavolo e d’istinto mi specchio negli occhiali da sole di una tizia, trovandomi molto più ricolo di quello che pensavo. Cerco di avviarmi in un posto inculato, ma mentre passo di fronte al Male in persona questo mi dice “ciao” ed io per un millesimo di secondo sento le campane suonare dentro la mia testa. Alzo la mano e sorrido per rispondere al saluto e faccio per dirgli qualcosa, ma non presto attenzione davanti a me ed improvvisamente sento qualcosa tra i miei piedi e ho una sensazione di vuoto attorno. Non è per la felicità, sto letteralmente volando a terra. Ho la prontezza di afferrare qualcosa a portata di mano per non finire rovinosamente con il naso schiacciato a terra, ma riesco solo a combinare un disastro trascinandomi addosso una tovaglia con tanto di colazione sopra. Perché…? Perché hai afferrato una cazzo di tovaglia, Brendon? Ho il tempo di domandarmelo mentre tento di rialzarmi, spostandomi dal copricapo una frittella. 

Sento le guance ribollirmi ed inizio a sudare per l’imbarazzo, non riuscendo a guardare nient’altro che la punta delle mie scarpe. Tutti mi staranno guardando e di sicuro penseranno che sono il peggior cretino capitato qua dentro… Beh, perlomeno nessuno ha la faccia tosta di ridermi in faccia. Nessuno tranne quell’infame di Ross che inizia a tremare e poi scoppia in una risata cristallina davvero sadica… Sadica ma dannatamente bella. Quanto è bello mentre ride, quasi me lo ero dimenticato… Il fatto che rida di me è però imperdonabile. Come si permette, quando è colpa sua che io ho fatto una figuraccia davanti ad un intero locale! Con che coraggio lo puo’ fare?

-Divertente?-

Chiedo incazzato appoggiando le mani al suo tavolo, prima di avviarmi al posto in fondo al bar. Sbatto il copricapo con l’ombrellino e l’impermeabile sulla sedia vuota e prendo posto proprio accanto alla finestra. Non voglio assolutamente voltarmi per trovare sguardi divertiti rivolti verso di me… No, non voglio proprio far ridere nessuno.

È impossibile, Urie, che tu riesca a cadere proprio quando l’oggetto dei tuoi desideri finalmente ti degna della sua attenzione. Se non fossi caduto probabilmente ora saresti seduto al suo fianco e vi stareste parlando…

-Coglione.-

Mormoro al mio riflesso, prima che la cameriera arrivi a prendere l’ordinazione.

Non voglio guardare Ryan, non dopo quella terribile risata poco carina nei miei confronti. Come potrei? Eppure non ce l’ho a morte con lui per quella risata… Continuo ad avercela con me stesso per questa immensa sbadataggine che mi ha portato di nuovo a marcire da solo in un angolo quando avrei invece potuto fare il primo passo verso Ross.

Dev’essere il destino che mi sta proprio pigliando per il culo… Ma non posso demordere ora. No… Se Ryan è passato dal menefreghismo assoluto al saluto vuol dire che qualcosa nel mio piano è andato per il verso giusto.

Domani riproverò... Domani quella risata cristallina sarà ancora tutta per me, sì, ma solo per la felicità di potermi riabbracciare.

 

 

Mi trovavo seduto accanto a Spencer sul volo per Los Angeles, mentre osservavo in cagnesco Pete Wentz che era accomodato languidamente vicino a Ryro. Non c’è bisogno di specificare che avrei voluto dirottare l’aereo contro la sua villa, ma il pensiero di morire prima ancora di incidere l’album mi scoraggiava. Ross non mi aveva ancora parlato da quando gli avevo rubato quel bacio… Ci eravamo trovati per organizzarci bene per il viaggio il giorno prima della partenza, ma lui mi aveva bellamente ignorato. Figurati se non faceva lo stronzo. Comunque non ci diedi tanto peso, arrivando in fretta alla conclusione che aveva problemi più gravi di un bacio a cui pensare… Insomma, non era difficile intuire che suo padre gliele aveva di nuovo date di santa ragione. Io potevo benissimo aspettare…

Certo, non era di mio gradimento stare lì immobile a guardare Pete che gli raccontava chissà cosa non potendo fare altro dato che Spence se la dormiva. Russava a dirla tutta… E proprio nel mio orecchio. Per fortuna Wentz sembrava aver capito che il solo sfiorare quella pelle avrebbe potuto provocare reazioni davvero inaspettate da parte mia, così se ne stava nei suoi spazi.

La cosa che mi rassicurò più di tutte fu quando fummo nell’hotel e lui spartì le stanze… Ebbi la conferma che non voleva più provarci con Ryro quando dandoci la chiave ci disse che noi due saremmo stati nella stessa stanza.

Un colpo dritto al petto…

Io sorrisi non riuscendo come mio solito a trattenermi e nascondere le mie emozioni, poi Pete mi fece un occhiolino antisgamo che mi aprii un mondo… Mi aveva appena fatto intendere che quella spartizione era calcolata apposta per permettermi di stare vicino a Ross e riuscire a chiarire le cose tra noi. Sì, perché io ero ben intenzionato a parlargli e dirgli che avevo capito che ero attratto da lui in un modo che mi metteva paura… ma ero assolutamente sicuro che la paura più grande era stare senza di lui al mio fianco.

-Scusi potrebbe cambiarci questa doppia in due singole?-

Un altro colpo al cuore, ben più doloroso del primo.

D’altronde dormire insieme per lui doveva essere una grande scocciatura. Nemmeno io mi sarei mai messo a dormire con un tizio che mi aveva cacciato la lingua in bocca contro la mia volontà… Per lui ero un po’ lo stupratore con cui la vittima è obbligata a dormire, il compagno di cella in prigione che aspetta sulla brandina il novellino… Però io non ero esattamente questo. Non volevo violentarlo o assalirlo di nuovo, volevo solo sapere se avevo possibilità di avere un ruolo più importante nella sua vita. A quel punto però credevo che mi sarei dovuto far da parte…

Non sono mai stata una persona che ha la forza di affrontare i cambiamenti. Quando c’è da avere le palle e fare qualcosa mi capita spesso di aver fifa.

Però guardare Ryro m’infondeva coraggio e potevo farcela. Dovevo farcela.

Per mia fortuna il destino volle che l’hotel fosse pieno e così finimmo seriamente da soli in stanza. Una suite doppia davvero elegante, in cui Ross si avventurò totalmente affascinato come se non avesse mai visto nulla del genere… Beh, confronto alla baracca in cui viveva quello doveva essere un castello. Ero felice, Ryro… Felice di vederti in mezzo a quello splendore che ti meritavi e che la vita fino a quel momento non ti aveva voluto offrire. Il suo viso per la prima volta non riusciva a nascondere l’emozione e guardarlo diventò un piacere immenso… Com’era bello il mio Ryro.

Probabilmente avevo una faccia da idiota mentre lo fissavo e pensavo a quanto fosse stupendo, perché lui se ne accorse e subito riprese ad indossare quella sua maschera d’insensibilità.

-Ryro…-

Sussurrai dopo qualche istante di silenzio, intenzionato a mettere immediatamente le carte in tavola. Lui scosse la testa stizzito e i miei propositi svanirono immediatamente… Per lui stare con me doveva già  essere uno scazzo. Come potevo rischiare di fare un simile coming-out senza pensare al suo conseguente allonamento?

-Dove preferisci dormire?-

Chiesi, facendo segno verso il grande letto. Non che mi importasse questo particolare, ma dovevo salvarmi in qualche modo con una qualsiasi uscita. E alla fine prima o poi avrei anche dovuto iniziare a svuotare la roba… Così sapere quale comodino sarebbe stato il mio per le seguenti tre settimane era già un passo avanti.

-Nel letto.-

Mi rispose lui arrossendo al solo pensiero di dover dividere il letto con me. Oh… Un cedimento che non lasciai passare inosservato.

-Lo avevo capito… Ma intendo dire, destra o sinistra?-

Sogghignai  contento mentre lui alzava le spalle per farmi capire che non gliene importava. Ancora non capivo questo suo atteggiamento menefreghista… Ancora oggi stento a capirlo, ma perlomeno so che delle preferenze in qualcosa ce le ha. Non è l’uomo freddo che voleva farmi credere a quel tempo… Mi scelsi da solo il lato del letto andando ad occupare quello vicino alla finestra, così la mattina mi sarei svegliato con la fantastica luce del sole puntata sul viso.

Ryan s’immobilizzò prima che iniziassimo a svuotare le valige. Io presi fuori una camicia piegata perfettamente e la aprii per fargliela vedere

-Questa ti piace? L’ho presa l’altro giorno perché pensavo che se dobbiamo conoscere qualcuno d’importante dovrei tirarmi anche in tiro! Ne ho prese due o tre a dir la verità… Ma il migliore acquisto è stato un profumo stra oro! Dico, nessuno potrebbe resistermi… Eh sì. Scommetto che farò conquiste!-

Provai più e più volte a coinvolgerlo nella conversazione, ma lui si limitava ad annuire e sorridere appena. Si vedeva che era sovrappensiero… O forse ero io che  parlavo troppo e non sapeva come rispondere a stronzate colossali. Quando arrivai a raccontare della cucciolata dei criceti di mia sorella, lui andò a sedersi sul letto e chiuse gli occhi. Lo osservai per qualche secondo e non riuscii a restistere… Due secondi dopo ero seduto al suo fianco e lo stavo stringendo contro il mio petto. Com’era bello il mio Ryro, com’era buono il suo profumo… Iniziai a passare le dita fra i suoi capelli, desiderando annusarli per sentire meglio l’odore del suo shampo. Mi chiedevo se era possibile desiderare così tanto una persona e provare quella miriade di sentimenti contrastanti dentro… Volevo agire d’impulso e baciarlo, ma allo stesso tempo non volevo azzardarmi a possedere qualcosa di così incantevole. La cosa che rese tutto più complicato fu il suo braccio che scivolò spensierato sulla mia schiena, mentre lui cercava rifugio in me. Quel suo gesto così innocente e sereno mi lasciò talmente stordito che non pensai più a nulla…

Sarò ripetitivo ma… Che bello il mio Ryro. Sì… Continuerei a dirlo all’infinito.

Il telefono ci interruppe all’improvviso e Ross saltò per andare a rispondere, lasciandomi fermo a cercare ancora il suo calore.

-Vado io!-

Disse e nel giro di due secondi, senza nemmeno guardarmi in faccia e senza darmi spiegazioni, sparì dalla stanza come per fuggire da me…

Non riuscii a muovermi per un po’, fin quando mi piegai in avanti appoggiando i gomiti alle ginocchia ed affondando il viso fra le mani.

Ryan non si accorgeva che per lui avrei fatto qualsiasi cosa… Che per lui avrei continuato a cantare come avevo fatto fino a quel momento per poterlo portare fuori da un mondo così schifoso?

Insomma Ryro non vedeva che se sorridevo perenntemente come un idiota era solo per lui?

Non ero poi così stupido come lui continuava a pensare: sentirmi prima desiderato e poi rifiutato in quel modo mi faceva più male di qualsiasi altra cosa. Non lo capiva… Non so se l’ha mai capito.

Ancora non sapevo cosa mi avrebbe aspettato in futuro, ma decisi di mettere Ryan in una campana di vetro ed aspettare che fosse lui a bussarci per farmi entrare… Nel frattempo avrei cantato per lui finchè sarebbe servito a qualcosa.

Che potevo fare? D’altronde ero solo  il cantante della sua band… Niente di più.

 

 

Ero felice e confuso nello stesso momento, elettrizzato ma anche conscio che qualcosa non andava.

Ero felice e elettrizzato perché eravamo nella città degli Angeli e lontano dalla baracca in cui vivevo mi sentivo libero di aprire le mie ali nonostante quel viaggio mi fosse costato molte botte, ma allo stesso tempo ero confuso perché ancora non ero riuscito a dimenticare il sapore delle labbra di Brendon, il brivido di eccitazione pura che mi aveva percorso la colonna vertebrale mentre le nostre lingue si scontravano e soprattutto il male alla testa che mi ero auto-inflitto mentre pensavo al motivo per il quale il mio cantante potesse essersi lasciato andare in un gesto così avventato.

Ma, cosa ancora più importante, il bacio era stato di mio gradimento? Il brivido era di piacere o di ribrezzo?

La risposta non era per nulla chiara.

Arrivammo nel grande e bellissimo hotel che Pete ci aveva prenotato e prima di scappare a casa ci assegnò lui le stanze, proprio come fa un capo scout alla sua compagnia di ragazzini sfigati “Spence e Brent” disse passando loro la chiave magnetica “Brendon e Ryan” terminò passandomi la tesserina e io non feci nemmeno in tempo a ribattere che lui fece l’occhiolino a Brend fuggendo poi fuori come se avesse la polizia alle calcagna.

Brendon si stava già incamminando verso l’ascensore rassegnato ma io no, non volevo darmi vinto. Ero davvero imbarazzato nello stare anche solo dieci secondi con Brendon e con anche gli altri presenti, figurarsi passare la notte soli “scusi” dissi alla receptionist “potrebbe cambiarci questa doppia con due singole?”  chiesi ma lei scosse il capo dicendo che purtroppo l’albergo era tutto al completo.

Tornando verso Brendon non mi sfuggì il suo sguardo deluso e dispiaciuto. Avevo cercato di cacciarlo, ero imperdonabile.

Arrivati al lungo corridoio bianco non potei far a meno di notare come Brent e Spence fossero eccitati ed agitati mentre io e Brendon non ci guardavamo nemmeno in faccia. Ma cosa diavolo dovevo fare?? Mi aveva baciato!

Era gay, per Dio! E aveva attrazione per me!

Un altro brivido mi percorse tutto il corpo mentre il mio amico apriva la porta della stanza, a due passi da quella del resto della band. Forse potevo convincere Brent a lasciarmi dormire con Spence…

Entrammo nella stanza in silenzio appoggiando le grandi valigie e terra e guardandoci attorno a bocca aperta. Nella grande suite di quel grande hotel mi sentì davvero ricco. Mi avvicinai al tavolo in vetro e ferro battuto guardandolo meravigliato prima di alzare gli occhi sulle colonne che dalle pareti arrivavano fino al soffitto, prima di voltarmi verso Brendon che se ne stava ancora immobile nell’ingresso. Tutta la poca eccitazione che era nata in me alla vista del luogo in cui avremmo passato bene tre settimane svanì quando i nostri occhi si scontarono, rimanendo incollati per alcuni muniti prima che io decidessi di spostare i miei a terra, lontano da quelle due grandi pozze nere che stavo iniziando ad adorare un po’ troppo…

“Ryro…” scossi il capo senza accorgermene come per dire ‘vattene, non voglio ascoltarti’ mentre lui si bloccava un attimo prima di sospirare e chiedermi “Dove preferisci dormire?” chiese indicando il grande letto a due pizze, bianco come la neve, al centro della stanza.

“Nel letto” dissi io sottovoce arrossendo prima di aggiungere un ‘con te’.

Lui ridacchiò appena “Lo avevo capito… intendo dire, a destra o sinistra?”

Io alzai le spalle come per dire che non me ne importava nulla così lui andò a sedersi a destra, verso la finestra mentre io arricciavo il naso. Lo volevo io quel posto.

Iniziai a svuotare la valigia lentamente appendendo i miei poveri e umili stracci accanto a molte camicie di Brendon, davvero bellissime e coloratissime mentre il mio imbarazzo aumentava. Ero pure un morto di fame… cosa poteva trovarci uno come Brendon Urie in un totale fallimento come me?

Ma lui non pareva farci caso, come se nemmeno lo notasse. Continuava a sistemare le sue cose lanciando di tanto in tanto battutine scadenti o raccontando aneddoti assurdi per riempire il silenzio, visto quando era logorroico non riusciva a trattenersi nemmeno un po’. Io lo ascoltavo abbozzando di tanto in tanto un sorriso. Non avevo voglia di niente se non di dormire, mi sembrava che tutta la stanchezza di quel giorno mi fosse piombata sulle spalle così mi misi a sedere sul letto chiudendo gli occhi. Avevo davvero molto sonno…

Sentì il letto abbassarsi accanto a me e le molle cigolare appena sotto il peso del corpo di Brendon ma non aprì gli occhi, sapevo che era lui dal suo profumo… lui mi passò un braccio attorno alle spalle stringendomi al suo petto mentre con l’altra mano mi accarezzava i capelli che ormai arrivavano al collo. Avvertivo il suo respiro caldo sulla nuca mentre mi rilassavo lasciandomi cullare da lui che mi abbandonava di tanto in tanto un bacio tra le ciocche castane.

Perché gli consentivo di farlo? Perché davvero non stavo pensando.

Passai un braccio dietro alla sua schiena per stringermi ancora di più contro il suo petto mentre mi rilassavo. Rimanemmo in quella posizione per minuti infiniti in totale pace con me stesso fino a che il telefono della stanza ci riportò bruscamente alla realtà e io mi scostai violentemente dal corpo snello del mio cantante. Era Spence che chiedeva a Brendon di passare a prendere alcune cose che gli aveva messo in valigia, visto che la capienza massima di quella del mio compagno di stanza era stata raggiunta e superata.

“Vado io” dissi senza guardarlo non volendo rimanere un minuto di più in stanza con lui da soli. Rimasi barricato li, dagli altri due, lasciando Brendon solo.

Avevo bisogno di distarmi, volevo ubriacarmi e avrei sicuramente svuotato il frigobar a spese di Pete Wentz per poi lasciarmi cadere stravolto a letto. Collassavo abbastanza rapidamente e si sa, superata la prima notte, poi si superano tutte… il più è iniziare…

Brendon ci raggiunse al tavolo e subito notai che si era cambiato e che si, aveva la maglietta al contrario. Particolare che non sfuggì nemmeno a Spence che prese a canzonarlo. Risi svogliatamente mentre torturavo un povero raviolo con la punta della forchetta. Non potevo alzare gli occhi dal piatto visto che il cantante si era seduto proprio davanti a me e sentivo i suoi addosso.

Per tutta la cena Spence non fece altro che chiedermi cosa diavolo mi prendesse “ho detto niente, cazzo” dissi scocciato alzandomi a metà del secondo “Sono solo stanco e ho sonno… vado a dormire” aggiunsi poi cercando di prendere la chiave magnetica ma Brendon fu più veloce.

“Vengo con te, anche io devo ammettere che sono stanco”

Gli altri due ci guardavano davvero perplessi ma io non dissi nulla, limitandomi a allontanarmi mentre Brendon li salutava con un sorriso augurando loro la buona notte in modo pittoresco. Il mio piano per bere era andato a puttane ma almeno potevo dormire e dimenticare comunque.

Arrivati nella nostra stanza Brendon mi indicò il bagno “c’è la vasca con l’idromassaggio… magari un bagno caldo potrebbe aiutarti a rilassarti prima di dormire…”

Io annuì allettato dall’idea e senza nemmeno afferrare un cambio di mutande corsi in bagno chiudendomi dentro ed aprendo a tutta forza i rubinetti di acqua calda. Mi spogliai guardandomi allo specchio e mi trovai di fronte l’immagine di un ragazzino forse eccessivamente magro e con un viso quasi femminile. I capelli lunghi poi non facevano altro che rendere il mio sesso ancora più equivoco ma non potevo farci nulla, ero nato così. Forse per quello Brendon mi aveva baciato, in un lapsus freudiano in cui mi aveva scambiato per una donna e totalmente in preda ad una tempesta ormonale.

Ma allora perché quel abbraccio così dolce? Non lo sapevo… non capivo più nulla.

Mi lasciai scivolare dentro la vasca ricolma di schiuma profumata e sali da bagno che non mi accorsi quasi di aver utilizzato, immerso come ero nelle mie seghe mentali. L’acqua calda mi aiutò a rilassarmi per un attimo mentre mi immergevo fino al mento chiudendo gli occhi.

Feci un errore.

La figura di Brendon si materializzò davanti al mio viso sorridente mentre imbracciava una chitarra classica seduto accanto a me sul letto. No, dovevo smetterla di pensare a Urie e godermi quel bagno caldo… ed ecco cambiare la scena… Brendon immerso dal busto in giù nella vasca mi sorrideva provocante mentre il mio sguardo indugiava sul suo corpo liscio. Lo vidi scivolare lentamente sulla schiuma verso di me prima di appoggiarmi le mani sulle cosce, sotto l’acqua e iniziare a baciarmi con passione, come se volesse divorarmi.

Aprì gli occhi sedendomi di scatto incredulo. Era davvero un fottuto sogno erotico su Brendon quello che avevo appena fatto?? Non potevo crederci, e a giudicare da quello che era accaduto sotto alla mia cintura si, era davvero un sogno erotico eccitante. Diedi la colpa all’acqua calda, dopotutto io non ero gay, non avevo mai avuto nemmeno un piccolo segno di essere omosessuale prima dell’arrivo di Brendon nella mia vita… doveva essere solo stanchezza… solo stanchezza…

Mi sbrigai a sistemare quel problema chiudendo gli occhi ed immaginando la mano di Brendon al posto della mia.

Ero sempre più incredulo mentre uscivo dalla vasca e realizzavo che non avevo portato nulla con cui vestirmi e, contando che il solo pensiero di rinfilarmi i vestiti sporchi con cui mi ero fatto il viaggio mi fece rabbrividire dal disgusto, così mi infilai uno dei due accappatoio che l’albergo aveva messo a disposizione. Avvolgendomi con quel indumento caldo e morbido uscì dal bagno imbarazzato ma non vidi Brendon. Dove era? Se n’era andato??

Mi affrettai a cercarlo notando poi la porta aperta che dava sulla terrazza. Uscì di fuori smettendo di preoccuparmi per il mio abbigliamento e vidi Brendon seduto su un divanetto intento a guardare la città. Notò la mia presenza solo quando mi misi a sedere di fianco a lui, solo allora mi guardò un po’ sorpreso, dopotutto non ci parlavamo da giorni e io mi tenevo a una certa distanza. Eppure ero corso a cercarlo appena mi era salita la paura che se ne fosse andato a causa del mio atteggiamento, senza contare la testardaggine del mio cantante…

I suoi occhi saettavano su di me, sull’accappatoio lasciato lievemente aperto sul petto, negli occhi castani e imbarazzati nello scontrare i suoi, neri e carichi di desiderio, sulle mie labbra desideroso di riaverle…

“Ryan…” si schiarì la voce chiudendo un attimo gli occhi prima di ripuntarli nei miei “Io non so come… insomma… tu…e io… noi due…” Lo guardavo un po’ divertito mentre trovava difficoltà nel esprimersi, prima di tornare serio.

“Io non lo so cosa sta succedendo Brend, ma inizio a spaventarmi” dissi sincero mentre i capelli bagnati mi andavano un po’ davanti al viso “Dopo quel bacio mi sembra di non capire più nulla… non so cosa vuoi, e soprattutto cosa voglio io…”

Lui si sporse verso di me sorridendo un po’ nervoso “E io posso fare qualcosa per fartelo capire?” mi chiese speranzoso mentre io osservavo le sue labbra così belle e carnose.

“Si. Baciami ancora…”

Lui non se lo fece di certo ripetere, ma fu incredibilmente dolce quella volta. Mi prese il viso fra le mani prima di guardarmi per alcuni secondi con un sorriso strano sul viso, prima di far combaciare ancora le nostre labbra. Io rimasi immobile mentre lui mi succhiava appena il labbro inferiore prima di staccarsi e lasciarmi così, a bocca socchiusa.

“Un’altra volta” dissi gemendo e lui esaudì ancora il mio desiderio prendendo possesso delle labbra con maggiore passione, iniziando a muovere la lingua nella mia bocca. Le mie mani scivolarono fra le sue ciocche corvine mentre lui iniziava ad accarezzarmi piano il petto e la schiena umida da dentro all’accappatoio, poi si staccò ancora, guardandomi in attesa.

“Ancora Brendon…”

“No, adesso devi dirmi cosa pensi” mi disse scostandosi appena ma io lo afferrai per la maglietta che portava ancora al contrario.

“ Voglio che continui a baciarmi fino alla fine dei miei maledetti giorni” gli soffiai sulle labbra prima di ributtagli la lingua in gola, ma il coglione si staccò ancora ridendo allegramente mentre si esprimeva in tutta la sua felicità.

“Oddio Ryro ma allora sei gay anche tu! Che bello!”

“Stai zitto”

Ci baciammo per molto tempo e solo dopo essere rientrato tenendo la sua mano intrecciata alla mia mi guardai attorno e capì che non sarei mai stato ricco per il successo o per le belle stanze d’albergo ma mi bastava Brendon per sentirmi davvero bene…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Hellooooo….

Secondo capitolo di questa flash che non è venuta tanto flash come si credeva…

Ma vabbè!!!

XD

 

…comunque Grè grazie per il commento, se non ci fossi tu addio!!!!! Scriviamo per te mi sa… XD ahahahaha! E per noi, vabbè!!

 

 

Alla prossima! Speriamo che qualcun altro recensiscaaaa <3

XD

 

 

 

XOXO

Miky&Jess

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** III Chapter ***


Brendon: Heven Elphas

Brendon: Heven Elphas

Ryan: Chemical Lady

 

Nails for Breakfast

And

Tacks for snack

 

 

 

III CHAPTER

 

 

Ryan circondato da rose, con il suo gilet rosso e con un’espressione orgasmica sul viso…

Quest’immagine mi fa spalancare gli occhi e tirarmi su dal letto impregnato di sudore. Mi guardo attorno in cerca di quel ragazzo, ma subito mi rendo conto che era solo un sogno -un gran bel sogno dovrei dire…-.

Ma domani sarà tutto diverso! Domani mi sveglierò seriamente con lui accanto e questa notte potrò godermi quel bel viso sconvolto dalla passione dal vero. Mi alzo dal letto e vado dritto all’armadio, convintissimo a mettere in atto la nuova parte del mio piano.

Entro nel bar attirando su di me gli sguardi di tutti i presenti, che questa volta non sono interessati all’idiota di turno che si ribalta a terra. No, questa volta guardano le rose rosse sul mio gilet… Sì, ora godetevi Brendon in tutto il suo splendore. Prendo posto al tavolo di Ryan e cerco di indirizzare la sedia alla meglio verso la porta così che appena metterà piede qui dentro sarò la prima cosa che noterà. Mi sposto un paio di volte, cercando la posizione giusta e perfetta da mantenere fino al suo arrivo, decidendo di lasciare un braccio dietro lo schienale della sedia e uno appoggiato al tavolo. Ignorarmi sarà letteralmente impossibile.

Infatti quando entra si congela sulla porta e mi fissa con quei suoi occhi brillanti. Brillanti, sì, ma di rabbia. Resta a fissarmi come un ebete per qualche istante, mentre le mie labbra si allargano in un enorme e soddisfatto sorriso… Dai Ryan, vieni qui a prenderti tutto quello che vuoi. Come se mi avesse letto la mente lui decide di avvicinarmisi e mi preparo già a lanciargli uno sguardo eloquente che lo convincerà a lasciarsi sedurre.

-Quello è mio.-

Mi dice freddo facendo cenno al gilet che ho indosso. Io alzo un sopracciglio e lo guardo in segno di sfida, allargando appena le braccia.

-Ma cosa Ryan? Se lo vuoi devi sfilarmelo di dosso… con le tue mani.-

Lui viene attraversato da un brivido che dev’essere di certo dovuto al solo pensiero di potermi di nuovo toccare. Ammico in sua direzione, porgendogli la mia intera persona…

-Piuttosto te lo regalo.-

Mi dice a denti stretti, prima di dirigersi al bancone e mettersi a parlare con la cameriera. Io rimango del tutto basito e abbasso lo sguardo verso il simbolo di Pete stampato sulla maglia sotto il gilet. Ho per caso qualcosa che non va? Dico, non sono abbastanza in forma da fargli venire voglia di spogliarmi?

-…e poi passiamo da te?-

La voce di Ryan mi obbliga a voltarmi verso di lui e noto che è appiccicato a Rosy, lei le tiene le mani sul petto e lui le sfiora il mento.

-Sei fidanzata?-

Le chiede e lei scuote la testa tutta emozionata… Brutta gallina! Non puoi avere il mio Ryan!

-Sai anche io sono totalmente libero.-

Dice lui a questo punto, prima di arricciarle un ciuffo con fare perso. Ma questo, Ross, è davvero un colpo basso. Seriamente… Abbassarsi a provarci con la cameriera è la cosa più subdola che potevi fare. Trovo la cosa addirittura schifosa… Ma tanto che te ne frega? Ormai sei talmente abituato a comportarti in modo così infimo che non ti accorgerai di certo della bassezza delle tue azioni.

Mai visto un atteggiamento così spregevole!

Mi alzo di scatto non sopportando più quella scenata e mi levo quel suo viscido gilet, gettandolo via prima di uscire. Quanta meschinità riusciresti a tirar fuori piuttosto di darmi la soddisfazione di vederti con me? Se giochiamo d’orgoglio, allora vedremo chi ne ha di meno… Mi sembra che siamo già sulla buona strada entrambi.

 

 

Il.

Mio.

Gilet.

Rosso.

Appena sono entrato nel bar l’ho subito visto, stupendo come me lo ricordavo, con quelle belle rose rosse e quelle catene d’argento a decorarlo mentre quel emerito idiota di Brendon Urie lo indossa con un sorrisetto furbesco sul viso.

Domanda: perché cazzo continuo a venire in questo bar?

Ma domanda ancora più importante: perché, porca miseria, ha messo una banalissima maglietta a maniche corte con il logo di Pete Wentz sul petto sotto al MIO bellissimo gilet??

No, questo no, è troppo! È troppo anche per una persona paziente come me…

Ero convinto di averlo perso dentro uno dei mille scatoloni, quel meraviglioso gilet, non di averlo lasciato nel mio vecchio appartamento, e quindi mi ero rassegnato a vivere tutta la mia vita nel rimorso di non averlo curato di più e poterlo tenere per ricordo in quanto non dovrebbe mai più essere indossato.

Ho vissuto attimi così felici con quel gilet addosso che dovrebbero rimanere per sempre legati ad esso, senza però essere indossato più da nessuno in quanto fa parte di me e di un periodo ormai chiuso, un capitolo finito che ricordo un sorriso sulle labbra ma che so che non tornerà mai più.

Dovrebbe essere riposto in una bacheca…

Non dovrebbe stare addosso a un idiota che per giusta sta bevendo un caffè.

Che imbecille montato, tutta colpa della pessima influenza che ha Pete su di lui.

“Quello è mio” dico indicando il mio gilet serio mentre lui sorride “Dammelo subito”

Brendon ridacchia malizioso prima di dire “Ma cosa Ryan?” si alza in piedi cercando- e riuscendo- a trovare i movimenti giusti per essere sensuale poi allarga le braccia appena dicendo “se lo vuoi dovrai sfilarmelo di dosso…. Con le tue mani”

Io rimango fermo tentennando mentre lui allarga sempre di più le braccia e gli occhi, non so come cazzo faccia… avvolte penso che la sua faccia sia finta tanto sono assurde le sue espressioni.

Poi sospiro e sofferente dico “Piuttosto te lo regalo” prima di andare a sedermi al bancone come ormai è mia consuetudine.

Lo odio così tanto…. E di certo non posso dargliela vinta.

Mi sporgo verso Rosy sorridendole e lei ricambia un po’ timorosa “posso scusarmi con te per il modo in cui mi sono comportato ieri?” le chiedo prendendole la mano fra le mie e lei subito arrossisce sciogliendosi come un pezzetto di burro in una padella. Fortuna che non devo scrivere il testo di una canzone in questo momento perché mi rendo conto di non capire davvero un cazzo tanto sono incavolato. Ma che mi tocca fare… il cascamorto con un’oca per vendicarmi di Brendon? Dio che pena….

Lei mi accarezza lentamente il petto felice, non aspettava altro che un mio gesto del genere “Beh potresti farti perdonare portandomi a cena, che dici?”

“E poi passiamo da te?” continuo io spinto mettendole due dita sotto il mento il viso. Immagino la faccia di Brend in questo momento, starà mangiandosi anche le dita, altro che unghie. Ma ancora non mi volto per vedere la sua faccia… decido di continuare a fare lo stronzo, mi viene così bene dopotutto “Sei fidanzata?” chiedo fingendo interesse mentre lei scuote il capo, infondo chi potrebbe mettersi con lei? Ha il quoziente intellettivo di un barattolo di cetrioli sott’olio “Sai anche io sono totalmente libero” proseguo prendendole fra le mani una ciocca di capelli. Che schifo sono davvero unti e quei denti gialli? Dio mi era sembrata sempre una bella ragazza ma da vicino mi fa veramente schifo, sarà anche per la forfora? Dio che mi tocca fare!

Decido che adesso basta, posso anche smetterla. Mi volto appena e vedo che Brendon non è più seduto al tavolo. Mi volto del tutto deluso e ignorando Rosy che si era sporta verso di me per baciarmi.

Mi avvicino al tavolo disorientato, incapace di credere che sia davvero scappato così, quando pesto qualcosa. Abbasso gli occhi e vedo il mio gilet rosso, così mi sbrigo a raccoglierlo e a spolverarlo ringraziando Dio che non si sia rovinato. Poi ci penso e una stretta al cuore. Deve averlo lanciato prima di uscire di corsa. Stringo il gilet al petto e all’improvviso non lo voglio più.

Vorrei che lo avesse tenuto lui, conservandolo come una sacra reliquia per ricordarsi di me.

Sto per uscire quando Rosy mi chiama “E l’appuntamento?”

“Emh…” e adesso? Vai Ryro menti! “Mi sono appena ricordato che sono davvero impegnato in questo periodo…”

Lei mi guarda scazzatissima poi indica il tavolo di Brendon “Perfetto, ma devi pagarmi la colazione del tuo amico”

Io prendo il portafogli e senza darci troppo peso lascio cadere la banconota sul tavolo uscendo sempre tenendo il gilet come se fosse fatto di cristallo o di un altro materiale fragile.

Urie mi devi una colazione… va bene domani?

 

 

Quella sera pioveva a dirotto e me ne stavo seduto al tavolo ad aspettare che gli altri finissero il loro dolce, guardando fuori dalla finestra della grande sala da pranzo dell’hotel. Che tristezza… Nessuno voleva uscire perché il tempo scazzava…

Pete ci aveva abbandonato da un pezzo dicendo che doveva scappare per qualche impegno, così eravamo rimasti solo noi. Perlomeno senza lui tra i piedi non c’erano troppi impacci con Ryan… Iniziava a capitare troppo spesso che quell’uomo insulso ci mandasse sguardi strani e ci facesse sorrisini credendo chissà cosa. Da quando noi due dormivamo in stanza insieme si era convinto che passassimo la notte a compiere follie e non faceva altro che fare allusioni a riguardo. Ryro si eclissava non dicendo nulla ed io invece ridevo non riuscendo a trattenere la felicità che provavo alla sola idea di stare con lui.

Beh, quella sera senza Wentz, Ross sembrava più sereno e si guardava attorno vispo, prima di incontrare il mio sguardo. Probabilmente lo stavo fissando per l’ennesima volta e lui arrossì, nascondendosi dietro il suo caffè.

-Bene! Andiamo a dormire? Il tempo mi deprime!-

Dissi alzandomi dal tavolo per stiracchiarmi, lanciando uno sguardo a Ryro che continuava a fare il ragazzino imbarazzato ed innocente. Io gli sorrisi alzando un sopracciglio e Spencer mi guardò davvero malissimo, dato che non capiva ancora quest’atteggiamento. O forse l’aveva capito e non era convinto seriamente che io e Ryan potessimo stare insieme.

-Tu hai bisogno di una doccia fredda più che tutto…-

Suggerì il mio ragazzo arrivando al mio fianco per seguirmi nella nostra stanza. Ancora non riusciva bene a comprendere quello che stava facendo e spesso mi veniva appresso istintivamente, per poi pensare di scappare per non farsi toccare. Ma Ryro non ha mai avuto le idee chiare quando io gli giravo attorno.

Forse in questo eravamo proprio l’opposto… Io trovavo coraggio ed ero deciso di fare qualcosa solo quando si trattava di me e Ryan. Lui non capiva più nulla e cadeva nell’indecisione.

Ci ritrovammo così in camera nostra seduti sul letto come due novelli sposini del 1950… Nessuno dei due sapeva che cosa fare. Oddio, io sapevo benissimo quel che volevo fare con lui, ma non mi azzardavo a saltargli addosso perché avrebbe di certo dato fuori di matto. Quindi ci limitavamo a fissare l’armadio davanti a noi come se ci fosse racchiusa la risposta assoluta a tutte le nostre domande. “Vai, Brendon, bacialo!”, leggevo io dai ghirigori floreali sulle ante.

-Dormiamo?-

Domandai io picchiandogli dentro con il gomito. Lui si voltò lentamente verso di me e mi mostrò la sua espressione esasperata.

-Non ho ancora digerito.-

Mi disse lui come scusa, come se il fatto di non digerire fosse un problema serio… Magari gli sarebbe rimasto tutto sullo stomaco e avrebbe messo su due grammi in più. Cosa che non gli avrebbe fatto male, dato che se gli toccavi dentro con un grissino quello che si spezzava per primo era lui.

-Facciamo una doccia?-

-L’ho già fatta prima di cena…-

Mormorò stizzito, guardandomi dritto negli occhi. Io piegai le labbra in fuori offeso dal suo comportamento e lui scosse la testa facendo un sorriso davvero bello.

-Sei un coglione Urie. Non riuscirai a rompere il ghiaccio in modo intelligente.-

Dopo averlo detto mi baciò piano e quella fu la fine, mi aveva appena dato il via. Mi voltai e lo abbracciai forte, approfondendo il bacio più a fondo. Le sue mani scivolarono sulla mia schiena mentre lo facevo sdraiare sotto di me accarezzandogli le cosce. Andai subito a slacciare il bottone dei suoi pantaloni, ma lui si defilò da sotto di me spingendomi indietro con brutalità.

-Che fai?-

Domandai appoggiando un piede a terra per evitare di capitombolare e morire.

-Ti ho spinto…-

La sua risposta era talmente stupida che rimase allibito da sé. Io mi accomodai accanto a lui, seduto a gambe incrociate, restando a fissarlo un po’ triste.

-Ho bisogno di un attimo di respiro…-

Disse poi, volando in bagno alla velocità della luce. Osservai il lenzuolo stropicciato e lo accarezzai per stendere le pieghe. Era un problema fare l’amore con me dopo sedici giorni che passavamo le notti insieme a pomiciare?

-Ryro… Ma sei vergine?-

Urlai, sentendo partire dei colpi di tosse dall’altra parte della porta. Mi alzai di corsa raggiungendolo, preoccupato che si stesse impiccando al soffitto in preda ad una crisi. Ma lo ritrovai chinato sopra il lavandino da cui scorreva acqua… Probabilmente stava solo bevendo.

-Tutto bene?-

Gli chiesi avvicinandomi ed abbracciandolo da dietro. Ammiccai dal riflesso dello specchio che lui stava fissando con attenzione, poi scoppiò a ridere. Sereno, felice e, sì, direi innamorato.

-Sì… Va tutto bene. Credo che non sia mai stato meglio.-

Mugolò arrossendo a dismisura, prima di voltarsi verso di me ed abbracciarmi. Io lo presi in braccio e lo trasportai fino il letto, ignorando le sue lamentele.

-Aw, vedrai che più starai al mio fianco più ti sentirai bene ed importante… Perché lo sai che sei unico al mondo, vero, Ryro? Ti renderò così felice che non potrai più dirmi che non c’è nulla che vada bene.-

Mi sdraiai sopra di lui e gli levai direttamente la camicia, per potermi fiondare a baciargli il petto. Ovviamente era la prima volta che entrambi andavamo a letto con un ragazzo… Prima di allora non mi ero mai azzardato a passare oltre i baci perché non volevo metter pressione ad una persona così rigida come lui. In quel momento però volevo che si sciogliesse sotto di me e che mi desse tutto sé stesso come non aveva mai fatto con nessun altro. Volevo che si lasciasse andare e perdesse tutta quel suo menefreghismo verso tutti.

La mia mano scivolò lungo il suo ventre, fino poi ad accarezzargli il cavallo dei pantaloni che non aveva nemmeno allacciato da prima. Lui sgranò gli occhi e li puntò nei miei, incredulo di quello che stava accadendo.

Mi abbassai per baciargli le labbra, mentre mi adoperavo a sfilargli del tutto i pantaloni e i boxer. Lui tremò per il freddo per qualche secondo, prima di staccarsi dal mio viso ed iniziare la mia svestizione. Era la prima volta che vedevo Ryro così nervoso da incepparsi addirittura nello slacciare bottoni.

Lo aiutai prima che si demoralizzasse o che strappasse la mia bellissima camicia in uno scatto d’ira, poi senza vestiti ad intralciarci presi ad accarezzare ogni parte del suo corpo troppo asciutto.

Osservai l’espressione sul suo viso cambiare e rilassarsi totalmente, prima di essere sconvolto da una smorfia di dolore mentre m’insuinavo dentro di lui.

Era la prima volta che facevo l’amore con un maschio, ma ricordo che Ryan era più soffice e caldo di qualsiasi ragazza io avessi mai sfiorato. Il suo volto stravolto era dieci volte più bello di qualunque altro su cui avessi mai posato il mio sguardo.

Com’eri splendido, Ryro… I  tuoi polpastrelli  freddi mi sembra ancora di sentirli affondare nella pelle. Ma ora graffiano a fondo…

 

 

La mia vita ebbe una svolta improvvisa quando accettai il fatto che si, ero gay e perdutamente cotto del mio cantante.

A Brendon la cosa sembrava non pesare anche se io, però, mi chiedevo come era potuto succedere che non mi fossi accorto di nulla fino a che le sue labbra non avevano incontrato le mie. E se non lo avesse mai fatto? Io non mi sarei mai accorto di nulla? Bah, ero davvero confuso ma appena i nostri occhi si incontravano perdevo ogni incertezza, sentendomi per la prima volta nella mia vita davvero amato e sereno. Il cd era appena uscito quando io e Brendon decidemmo di prendere un appartamento insieme a Los Angeles. Ok, parlare di convivenza forse era un po’ eccessivo o forse non volevo ammettere che la cosa mi spaventasse un po’… Non mi sentivo pronto per prendermi un impegno così serio e non riuscivo ancora bene ad entrare nell’ottica che nel mio letto e nel mio cuore avevo Brendon, il ragazzino goffo ed esagitato che mi era davvero entrato dentro… beh in tutti i sensi.

Tornando all’appartamento, lo scelse lui poiché io gli avevo dato assolutamente carta bianca.

Non sapevo se aver paura o meno, ma alla fine mi ritrovai in una zona davvero carina della città, a pochi passi dal finanziatore dell’appartamento, ovvero  Pete Wentz.

Mi guardai attorno osservando con interesse la sala dalle pareti rosse e i divani blu. Colori a caso che però la rendevano accogliente, e si, mi piaceva moltissimo. Brendon mi abbracciò da dietro iniziando a baciarmi il collo dolcemente mentre io mi rilassavo contro di lui, chiudendo gli occhi.

“Ti piace vero? Se ti piace possiamo farlo sul divano prima di passare alla camera da letto… e farlo anche lì”

Io risi divertito anche se sapevo che non stava scherzando e ripresi a camminare per la casa osservandola tutta e fermandosi nello studio che Brendon aveva arredato personalmente. Le mie chitarre pendevano dalle pareti mentre tutti i miei quaderni erano posti con cura su una piccola scrivania di legno. Mi voltai di slancio abbracciando Brendon mentre lui indicava con odio la mia Firebird bianca “Quella mi è caduta sulla testa” disse toccandosi la fronte, sulla quale spuntava un grosso bozzo che doveva essere un bernoccolo.

“Brendy sono felice”

“Che io mi sia fatto male con la chitarra?”

Alzai gli occhi al cielo chiedendomi perché doveva essere così stupido… cazzo, io mi aprivo, vergognandomi come un cane e ammettendo quando lo amassi e lui doveva per forza sparare cazzate… o non capire, semplicemente…

“oh! Sei felice perché viviamo insieme!” urlò praticamente assordandomi e unendo le manine strafuori. Buon giorno Brendon “Anche io sono felicissimo! Per festeggiare potremo farlo!  Che ne dici di stenderci sulla moquette?”

“Sembri un maniaco” decretai dirigendomi in cucina e afferrando una birra dal frigo “Pensi solo a fare sesso…”

“Ma cosa dici” disse lui fingendosi offeso e sedendosi sul ripiano della cucina “Io penso anche a un sacco di altre cose che non sono solo fare l’amore con te…” mi spiegò sottolineando il ‘fare l’amore’ con una smorfia di disgusto verso la brutalità che io avevo usato nel dire ‘fare sesso’.

“Per esempio, Brendon?”

“Avvolte faccio delle fantasie sessuali su Jared Leto”

Sgranai gli occhi “Apparte il fatto che queste sono comunque fantasie erotiche… Ma sei scemo??” ero geloso, troppo, perché ero consapevole che Leto era trenta volte più bello di me….

Brendon alzò le spalle “Anche tu fantastichi su altri, ammettilo”

“No”

“Non ci credo, Ryro!”

“Ti dico di no!”

Lui alzò un sopracciglio fino all’inverosimile, tanto che mi chiesi se fosse davvero suo o se si fosse attaccato uno scoiattolo sulla fronte e che quello staccandosi avesse deciso di trovare rifugio fra i capelli.

“Io non ho mai desiderato che un altro ragazzo mi… insomma…”Mi grattai dietro all’orecchio mentre desideravo solo morire di vergogna. Brendon sorrise scendendo dal ripiano e mi baciò.

“Ancora non sei convinto della tua gayaggine?” mi chiese continuando a lasciarmi baci sulle labbra ad intervalli regolari.

“No è solo che per me ci sei solo tu…” Lo sussurrai pianissimo ma comunque Brendon lo sentì bene perché mi guardò con l’espressione più seria che gli abbia mai letto sul viso e in un istante mi ritrovai con la schiena contro al muro.

“Anche per me ci sei solo tu” mi soffiò sulle labbra prima di imprigionarle in un bacio appassionato “Non dubitarne mai Ryro… adesso andiamo a vedere un film!” disse poi esagitato trascinandomi fino al divano sul quale mi addormentai, accoccolato fra le sue braccia come una ragazzina tra le braccia del suo ragazzo.

Primo ragazzo, per la precisione.

Quando mi svegliai la mattina ero nel letto e in pigiama, quindi non solo Brendon mi aveva trasportato fin li ma aveva anche avuto la delicatezza di cambiarmi senza svegliarmi. O violentarmi. Mi alzai affamato e appena arrivato in cucina mi ritrovai davanti Gabe e Pete che mi guardavano divertiti “Che bel pigiamino Ross” disse il primo prendendo un cupcake di quelli che il mio ragazzo stava cucinando allegramente fischiettando.

“Solo perche siamo vicini non significa che dobbiate venire qui a far colazione” dissi acido sedendomi a capotavola mentre Brendon mi appoggiava un piatto stracolmo di roba davanti, baciandomi dolcemente una guancia.

“Siamo una famiglia” disse Pete a bocca piena rischiando di strozzarsi “e lo saremo per sempre! Tanto vale mangiare le squisitezze che cucina tua moglie!”

Ero convinto che avesse ragione, ero convinto che fossimo una famiglia… ma no, non lo eravamo affatto era solo una bella illusione dataci da Pete…

 

 

Ero indeciso se presentarmi o no al bar, quindi ho optato per correre per non doverci pensare più di tanto. Se riesco a stare a fare jogging fino alle nove e mezza allora mi passerà la voglia di andarci per poterlo anche solo rivedere. No… Non devo assolutamente essere così stupido da farmi vedere nuovamente. Non dopo tutte quelle stupide moine fatte a quella brutta oca di Rosy! Devo resistere alla tentazione e farmi desiderare sempre di più! Anzi… Anche se dovesse venire qui ad inginocchiarsi davanti a me non dovrò cedere!! No! Mai più!

Il cellulare mi vibra all’improvviso ed esagitato lo tolgo dalla tasca per vedere chi è. Quando vedo il numero mi sembra di sognare e strabuzzo gli occhi per capire se la mia ossessione mi spinge a questi livelli.

“Ehy Brend, io sono al bar… se sei nei paraggi magari oggi facciamo colazione insieme. Ryro”

Ryro…

-Ryro corro da te!-

Dico, facendo retrofront e partendo sparato verso il bar dove lui mi sta aspettando. Ryro… Come suona ancora bene quel soprannome. È bello, come chi lo porta… E dire che da tempo immemorabile avevo smesso di chiamarlo così.

Arrivo al bar dopo dieci minuti di corsa inarrestabile e splancando la porta mi ritrovo Ryan davanti seduto al solito tavolo, che anche oggi si presenta in tutto il suo stile hippie con tanto di fascia. …chissà se si è accorto di avere perso quell’altra nel parcheggio.

Mi siedo accanto a lui e lo guardo, contento che finalmente si sia deciso a farsi avanti e ritornare da me. Perché è ovvio che voglia tornare ad essere il mio ragazzo, altrimenti avrebbe continuato ad ignorarmi… Conosco i miei polli! Ammicco e lui guarda in alto un po’ scazzato, ma so che è tutta scena!

Finalmente riesco a riprendere un po’ di fiato e ringrazio il fatto di essere allenato a fare certe corse, altrimenti sarei svenuto sul pavimento.

-Ciao Ryro!-

-Ciao… Brenny…-

Mi risponde lui, arrossendo lievemente e nascondendosi nella bandana che circonda il suo collo. Gli sorrido ultra esaltato, trovando in ogni suo gesto una porta aperta per me. …però quanto è bello. Vorrei accarezzare il suo viso per sentire quanto scottano le sue guance arrossate… Dio, quanto vorrei di nuovo sfiorarlo e baciarlo. Soprattutto ora che il suo profumo è così forte e i suoi occhi non riescono a staccarsi da me.

-Come te la passi?-

Mi chiede non potendo nascondere l’emozione che prova standomi così vicino. Non lo ha mai capito che non puo’ fare a meno di desiderarmi.

-Bene! Vivo con Shane ora.-

Non faccio in tempo a finire di dirlo che lui s’irrigidisce e sbianca, in un impeto di gelosia che probabilmente non vorrebbe né provare né mostrarmi.

-Nono! Non in quel senso! Nel senso che non mi andava più di parlare con il mio cuscino dorato così ho chiesto a qualche amico di vivere da me, e Shane ha accettato!!-

Specifico, prima che se ne vada via pensando che sono sentimentalmente occupato con qualcun altro. Figurati Ryro… Non potrei mai sostituirti con nessun altro al mondo. E anche se tu non ti credi così speciale, vorrei assicurarti che nessuno è paragonabile a te. Il mio cuscino dorato, soprattutto… Insomma, lo butterei via volentieri se fossi tu a riempire il posto vuoto nel mio letto.

-Oh… capisco.-

Mi dice lui, sembrando un po’ giù di morale lo stesso.

-E tu? Vivi solo?-

Domando curioso di sapere se anche lui vuole liberarsi di qualche oggetto che ha usato per sostituire la mia temporanea assenza, oppure se ha qualcun altro con cui condividere il letto.

-Sì… cioè no… con Hobo.-

Si corregge, anche se non capisco perché debba dirmi del suo cane. È ovvio che se Hobo non è morta e se lui non l’ha abbandonata, vive con lei! Non gli dico nulla perché mi pare sia imbarazzato e che non voglia andare più in là con questo discorso, così mi volto verso la finestra per trovare un argomento di discussione abbastanza interessante.

-Ma hai visto che bel cielo c’è oggi?-

Chiedo, non sapendo che altro potrei mai dire.
-Sì.-

La sua risposta mi lascia un attimo perplesso ed infelice, ma mi riprendo in fretta. Devo farlo parlare, altrimenti come faccio a riconquistarlo? Sì, potrei benissimo baciarlo direttamente, ma non so se con un tipo come lui potrebbe funzionare.
-C’è il sole!-
-E già…-
Ricade nel mutismo dopo questa grande ed allegra risposta, così per un attimo penso che la mia idea di violentarlo sia l’unica soluzione. Beh proviamo a circuirlo in modo più pesante…

-Sai che ho fatto jogging?-

Ammicco, così da fargli capire che è per lui che mi sto tenendo in allenamento.

-Si sente…-

Dicendolo alza appena un sopracciglio mentre l’angolo delle sue labbra si curva in su di mezzo millimetro. …non è vero che puzzo così tanto, però! Insomma, prima di entrare qui mi sono pure spruzzato addosso del deodorante che mi ero in messo in tasca… Mi ha baciato anche dopo i concerti, quindi vuol dire che il mio odore non dev’essere un gran problema!

Gli stringo la mano attorno al muscolo del braccio e lo sento ancora scarno come un tempo. Non sei cambiato per niente, Ryan… Non è cambiato nulla nemmeno nei sentimenti che provi per me?
-Anche tu dovresti andare in palestra… Sei sempre il solito grissino lo sai? Pensavo che la depressione per non essere più il mio ragazzo ti avesse spinto a mangiare di più, per dimenticare… ma non invece niente, sei sempre lo stesso…-

Faccio scivolare la mano sulla sua per poi sfiorarla piano, mentre lo distraggo con le parole per evitare che il mio gesto non pesi troppo.

-Anche tu non sei cambiato per nulla, lo sai? Dici sempre un mare di stronzate senza senso e soprattutto inopportune…-

Non ascolto molto quello che mi sta dicendo, concentrato sulla sua mano che sembra non volersi spostare. Nel momento in cui le sue dita s’intrecciano alle mie e le stringe forte, l’aria pare mancarmi e nel mio cervello sparisce anche l’ultimo neurone rimasto.

-Ryan…-

Allungo l’altra mano verso il suo volto ed accarezzo i suoi capelli, spostandoli per poterlo guardare meglio. Sono così felice di poterlo riavere indietro tutto per me… Ma c’è una curiosità che dentro mi sta divorando. Ed immagino Ryro fra le braccia di qualcun altro che non sono io. Una cosa così insopportabile…

-Ho… ho una cosa da chiederti, ma trovare le parole è così difficile…-
-Dillo, semplicemente…-

La voce gli trema mentre si avvicina a me per potermi ascoltare.

-Sei stato a letto con altri uomini dopo di me?-

Lui indietreggia all’improvviso e sgrana gli occhi oltraggiato mentre arrossisce.

-Ma che cazzo di domanda è? Non puoi chiedere queste cose al tuo ex!-

Cerca di tenere un tono di voce basso, mentre sento la sua mano che suda stretta nella mia.

-Ma io non voglio che tu per me sia solo un ex…-

Gli mormoro ad un orecchio per evitare che tutti possano ascoltare il nostro discorso. Sento Ryan rilassare le dita e lo prendo come un buon segno.

-Lo sai che sono geloso…-

-Ma geloso di cosa??-

Mi domanda impazzendo quasi dal nervoso ed io spalanco gli occhi offeso.
-Del tuo caz-
-Non in quel senso! Nel senso che non puoi essere geloso! Non stiamo più assieme!-

Quasi urla e poi sfila la mano dalla mia con rassegnazione.

No, Ryro… Resta qui.

Alzo lo sguardo verso di lui, che sul volto ha dipinta un’espressione mista tra tristezza ed accettazione.

-Non penso che tra noi due ci sia futuro. Siamo troppo diversi, troppo…-
Mi dice, alzandosi in piedi. Ed io non voglio che se ne vada… Eravamo così vicini al poter parlare ancora.

-Ma Ryro…-
-Lasciami finire Brend… Ti ho chiesto di venire qui, a colazione con me, perché ci tenevo a dirti in faccia che non voglio più vederti, Brend. Ti ho amato molto è vero, ma ormai quel sentimento è andato, si è spento… ed è ora che lo riponga in qualche baule assieme al mio gilet rosso.-

Spalanco le palpebre mentre un dolore che avevo cercato di reprimere, prende di nuovo spazio nel mio petto. …come faccio a sorriderti, Ryro, se di nuovo mi rifiuti così?

-Non odiarmi ti prego, ma smettila di provarci e di illuderti, non potrai avermi… mai più-

Odiarti mai, Ryan, non potrei farlo mai. Ma non posso nemmeno rinunciare a te e cancellare quest’amore… No, lo sai che io non sono bravo come te a nascondere e reprimere le mie emozioni. Come faccio a rassegnarmi al non averti più al mio fianco?

-Addio Brenny, stammi bene.-

Mi lascia un bacio sulla guancia che mi rende ancora più distrutto. Perché mi stai chiedendo di dirti addio, Ryan? Che importa se siamo diversi, se qualche volta ci sono delle incomprensioni…?

Lo guardo andarsene e sparire, lasciandomi solo come un coglione seduto al nostro tavolo.

Ryro, non ti ricordi più quando ti ho detto che saresti potuto tornare in qualsiasi momento? Oggi, come allora, spero tu riesca a capire che la luce fuori dalla mia porta sarà sempre accesa per indicarti dove poter tornare. Perché finchè in questo mondo tu esisterai in qualsiasi angolo… ovunque tu andrai… La mia casa sarà sempre la tua. E per quanto tu voglia negare i tuoi sentimenti persino a te stesso, prima o poi vedrai che sentirai il bisogno di ritornarci.

 

 

Come era logico pensare Brendon oggi non si è presentato….
Mi dispiace, a dirla tutta, non solo perché mi deve una colazione ma soprattutto perché, beh. Avevo davvero voglia di vederlo oggi.
Non so se sono ricaduto nella sua tela ma una cosa è certa, se non lo vedo non sto bene e se non sto bene non posso scrivere… e se non posso scrivere… beh non posso lavorare se non scrivo quei maledetti testi!
Afferro l’Iphone dalla tasca e corro nella rubrica. Sorrido quando trovo il numero di Brendon, non posso crederci che non ho cambiato il nome sotto il quale l’ho segnato. BrennyLove.
Scrivo frettolosamente un sms, poi lo cancello e scrivo qualcosa di meno idiota. Poi ricancello e rifaccio.
Operazione che dura diversi minuti prima che le parole da me scelte possano soddisfarmi del tutto.
-Ehy Brend, io sono al bar… se sei nei paraggi magari oggi facciamo colazione insieme. Ryro-
Lo trovo davvero banale ma ormai non posso più fermarlo, visto che l’ho inviato.
Non mi aspetto una risposta, dopo la carognata che gli ho fatto ieri non me l’ha merito nemmeno in effetti…
Non aspetto molto prima che dalla porta di ingresso appaia Brendon Urie, tutto sudato e ansante ma con un sorriso sulle labbra che per un attimo mi fa perdere il contatto con la realtà fortuna che ho una fascia in testa, così non dovrebbe vedere che sto sudando nel vederlo in quelle condizioni.
Si avvicina al tavolo, sedendosi in parte a me e lanciandomi una serie di occhiatine maliziose che mi fanno alzare gli occhi al cielo.
Che esagerato.
“Ciao Ryro!” mi dice tutto straeccitato riprendendo a respirare normalmente. Mi sto chiedendo quanto abbia corso, non molto forse, dopotutto non sono nemmeno dieci minuti che ho mandato l’sms.
“Ciao… Brenny…” rispondo al saluto affondando il viso nella sciarpa a fiorellini per l’imbarazzo. Ma che mi prende? Sembro una ragazzina sfigata ed imbarazzata! Coraggio Ross smettila di fare il cretino e parla normalmente… è solo Brendon…
È solo il ragazzo che hai amato con tutto te stesso per quasi quattro anni della tua vita, con il quale hai convissuto e con il quale hai sognato di sposarti ed avere un figlio… ma questo tienilo per te, o persino Brendon Urie penserà che sei uno scoppiato!
“Come te la passi?” chiedo cercando di tenere un tono da duro, ma la voce trema da sola.
Lui non smette di sorridermi in quel modo inquietante e so che sta pensando. Che ha vinto lui. Col cazzo proprio, non significa nulla quel sms… avevo solo voglia di aver compagnia…
“Bene! Vivo con Shane ora” mi spiega e io mi irrigidisco al volo. Con chi?? Shane?? Lui sgrana gli occhi appena si accorge di quello che ho capito e prende a sbracciarsi e a dire “Nono! Non in quel senso! Nel senso che non mi andava più di parlare con il mio cuscino dorato così ho chiesto a qualche amico di vivere da me, e Shane ha accettato!!”
Cuscino dorato?
“Oh… capisco…”
“e tu?” Chiede indagatore assottigliando gli occhi come per cercare di capire se mai mentirò “Vivi solo?”
“Si… cioè no… con Hobo…”
E cala un silenzio imbarazzatissimo. Ma perché dovevo specificare che vivo con il mio cane? Cazzo non era necessario!

Lui non sa che altro chiedermi così inizia a tentennare, voltandosi verso la vetrata e mi indica l’esterno “Ma hai visto che bel cielo c’è oggi?”
“Si” wow Ryan che rispostona, complimenti.
“C’è il sole!” continua lui emozionato.
“E già…”
Mi guarda accigliato ma so che non si darà per vinto, lo conosco troppo bene e so che lui non cede mai… “Sai che ho fatto jogging?” mi domanda muovendo le sopracciglia velocemente, credendo di essere sexy suppongo.
“Si sente…”
“Anche tu dovresti andare in palestra” prosegue palpandomi un braccio “Sei sempre il solito grissino lo sai? Pensavo che la depressione per non essere più il mio ragazzo di avesse spinto a mangiare di più, per dimenticare… ma non invece niente, sei sempre lo stesso…”
Io rimango immobile, sorridendo appena mentre le sua mano si appoggia dolcemente sulla mia, accarezzandomi le dita con i polpastrelli “Anche tu non sei cambiato per nulla, lo sai? Dici sempre un mare di stronzate senza senso e soprattutto inopportune…”
Lui annuisce facendosi per un attimo serio mentre osserva le nostre mani a contatto e io, in un momento di follia, la stringo forte, in cerca del suo calore.
“Ryan..” mi guarda profondamente negli occhi prima di allungare l’altra mano e spostarmi i ricci castani dal viso “Io… ho una cosa da chiederti, ma trovare le parole è così difficile…”
Il mio cuore compie una capriola mentre mi sporgo un po’ verso di lui “Dillo, semplicemente…”
Lui sorride avvicinandosi ancora un po’, poi la sua voce cambia e da profonda torna come al solito irritante “Sei stato a letto con altri uomini dopo di me?”
Come spinto da una forza mistica salto in dietro schiacciandomi contro lo schienale della sedia ma stando attendo a non lasciare la sua mano, anche se non so bene il motivo “Ma che cazzo di domande è? Non puoi chiedere queste cose al tuo ex!”
Ci guardano tutti.
Brend abbassa lo sguardo poi mi si accosta ad un orecchio e mi sussurra “Ma io non voglio che tu per me sia solo un ex…” io chiudo gli occhi avvertendo il suo profumo misto all’odore del sudore (eccitante) e il suo respiro sulla pelle del collo (doppiamente eccitante) e spero che ora basta, tenga la bocca chiusa e non rovini più questo momento. Ma sbaglio, come sempre “E poi lo sai che sono geloso!”
“Ma geloso di cosa??”
“Del tuo caz-“
“Non in quel senso! Nel senso che non puoi essere geloso! Non stiamo più assieme!” Sto diventando rossissimo, lo sento, ho le guance incandescenti.
Sospiro, sfilando la mano dalla sua con immonda sofferenza. Non vorrei farlo ma devo.
Brendon mi guarda come se avessi appena compiuto un sacrilegio e si, è vero, l’ho fatto.
Mi alzo guardandolo un po’ tristemente e poi dico “Non penso che tra noi due ci sia futuro. Siamo troppo diversi, troppo…”
“Ma Ryro…”
“Lasciami finire Brend…” sospiro mentre guardo i suoi occhi persi, lo so che gli sto facendo del male, ma è giusto che sappia come la penso “Ti ho chiesto di venire qui, a colazione con me, perché ci tenevo a dirti in faccia che non voglio più vederti, Brend. Ti ho amato molto è vero, ma ormai quel sentimento è andato, si è spento… ed è ora che lo riponga in qualche baule assieme al mio gilet rosso” abbasso gli occhi incapace di guardarlo ancora. Fa malissimo “Non odiarmi ti prego, ma smettila di provarci e di illuderti, non potrai avermi… mai più”
Alzo gli occhi nei suoi e li trovo più lucidi di prima, così incapace di restare ancora rinchiuso in questo silenzio assordante prendo la mia giacca, prima di chinarmi su Brendon e lasciargli un bacio sulla guancia “Addio Brenny, stammi bene”
E esco, lasciandolo da solo.
Ma infondo anche io sono solo, e so che lo sarò per sempre.

 

 

 

 

 

-------------------------------

 

Ma ciaooo…

 

Terzo e TERZULTIMO capitolo della nostra storia!!!!!

 

Speriamo che qualcuno di quelli che sta leggendo si sia appassionato un po’!

 

Greta, lo sappiamo che a te piace!!! <3 O forse sei anche l’unica… XD

 

A presto a tutti quanti!!!!

 

 

 

 

XOXO

Miky&Jess

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** IV Chapter ***


Brendon: Heven Elphas

Brendon: Heven Elphas

Ryan: Chemical Lady

 

Nails for Breakfast

And

Tacks for snack

 

 

 

IV CHAPTER

 

 

Ero davanti al microfono con una chitarra in mano e nessuno a quanto pare in quel momento era intenzionato a fare qualcosa. John stava mangiando un panino, Spencer stava messaggiando e Ryro era troppo occupato ad osservare un qualche particolare della sua chitarra. Diciamo che la registrazione stava proprio andando a gonfie vele… Presi a suonare da solo, saltellando davanti al microfono e sparando parole a caso come “A toast! I want a toast! Toast and jam and flowers” attirando così l’attenzione di Ryan.

-Toast, marmellata e fiori?-

-Fa molto hippie! Dillo che ti piace…-

Lui scosse la testa sconsolato ed iniziò a strofinare uno straccio sulla chitarra, con la cura che si potrebbe dare al proprio figlio. Io continuai a suonare quella melodia davvero stupida, che pian piano cominciava anche a piacermi. Pensai che potevo seriamente farci una canzone, che non doveva per forza parlare di toast e fiori.

Poteva parlare di Ryro… No. Doveva parlare di Ryro. Io non avevo mai scritto nulla per lui…

-Hai finito con quella cosa country da saloon impolverato?-

Mi domandò, senza alzare lo sguardo verso di me. Io gonfiai le labbra offeso, ma non smisi lo stesso di suonare.

-I will take the gun in my hand and shoot to your heart… I’m the new western Cow-Cupid!-

Cantai, facendo ridere Ross che finalmente riprese a guardarmi.

-Sei un coglione, Brenny…-

Mi disse, abbandonando finalmente lo strumento per avvicinarsi a me. Io mi lasciai la chitarra dietro la schiena e lo abbracciai, appoggiandogli il mento alla spalla. Se dovevamo perdere tempo quello era un bel modo per farlo…

-Mmmh… Che ne dici di prendere seriamente la… uhm…  ‘mia pistola’ e…-

-Brendon!-

Lui arrossì dandomi un pugno nelle costole, così iniziai a ridere prima di stringerlo a me e girare su me stesso. Buttai a terra un paio di cose che urtai con il manico della chitarra, ma non me ne importava. Era Ryro che si lamentava perché avrei di certo rotto qualcosa e poi “vedrai che dovremo risarcire tutto!”.

Per fortuna del nostro fondo bancario, entrò Pete con un sorrisone enorme sul viso e tre sacchetti della spesa altrettanto enormi.

-Ho portato da bere ai miei pupilli!!!-

Urlò alzando le borse verso l’alto come se fossero le nuove tavole della legge e lui una sorta di Mosè senza barba e pieno di tatuaggi.

Mollai Ryan a terra e corsi da lui per vedere cosa aveva portato e quando vidi quella massa di alcolici lo abbracciai.

-Aaaw! Si festeggia allora!-

-Cosa?-

Domandò Ryan, arrivando scazzato da noi e fulminandoci. Io alzai le sopracciglia e sorrisi da furbo, mentre arrivavano pure Spence e John per salutare Wentz e rubare alcool.

-La mia nuova canzone! Quella del saloon!-

-Io quella cosa non la voglio più sentire, figurati se la festeggio!-

Sbottò Ross, prendendo una bottiglia di Jack per poi andare a sedersi di nuovo dov’era prima. Pete lo guardò un secondo, prima di voltarsi verso di me ed appoggiarmi una mano sulle spalle.

-Avete scopato ultimamente? Mi pare che sia un po’ nervoso… Non trascurare la vita di coppia!-

Sussurrò stringendomi a sé, mentre il chitarrista iniziava a tracannare sorsi un po’ troppo abbondanti di Jack Daniel’s. L’osservai per qualche attimo, prima che Pete mi distraesse e mi porgesse una bottiglia di vodka, sorridendomi felice.

-Stasera basta incidere! Voglio che vi rilassiate e che vi sballiate un po’! La musica da ubriachi è sempre meglio!!-

Quelle furono le ultime parole intelligenti di quella sera, perché poi arrivò seriamente il devasto.  Non erano passate nemmeno due ore che Spence era abbracciato ad un amplificatore a sussurrargli qualche cosa… John si era addormentato sul divanetto con la bocca spalancata da cui colava saliva. Pete rideva come un pazzo e faceva battute scadenti e a sfondo sessuale, con me che lo ascoltavo e ridevo facendo altrettante battute. Ryan ci osservava stralunato, in uno stato a metà tra pazzo allucinato e hippie felice del mondo. Sembrava che nemmeno stesse ascoltando il discorso mio e di Pete sull’accoppiamento dei pesci.

-Dico, i pesci non scopano! Come fanno?-

Continuava a chiedermi. Io scuotevo la testa tra un sorso di gin e l’altro, prima di alzare lo sguardo verso Ryro.

-Ryro! I pesci sono tutti vergini... Scrivici una canzone!-

E scoppiai di nuovo a ridere insieme a Wentz. Ross annuì come se Dio gli avesse parlato dritto nel cervello e iniziò a strimpellare qualcosa di davvero stupido e da anni Sessanta. Poi, di scatto, si fermò e piegò appena la testa per osservare meglio la chitarra. Prese lo straccio accanto a sé ed iniziò a sfregarla per mandare via delle ditate unte e una goccia di Jack che ci era colata sopra. Io mi gattonai da lui, scivolando con la faccia a terra una volta, ma senza poi farci tanto caso. Poi indicai un punto indefinito sulla superficie dello strumento.

-Qui c’è una macchia tremenda!-

Urlai e lui subito si mise a sfregare come un ossesso, cacciando la lingua fra i denti per la concentrazione e lo sforzo.

-Ah ah! Ryro! Non va viaa! Non va viaaaa!!-

Lo canzonai, ridacchiando come un allocco.

-Quel rottame ormai è da buttare!-

La frase di Pete sembrò colpirloin testa, dato che spalancò le palpebre come se gli fosse venuta un’illuminazione. Io ridevo continuamente e mi lasciai cadere su un fianco a terra, così che Ryan fu costretto a scavalcarmi per barcollare per la stanza con lo strumento in mano.

-Buttala alla discarica, Ryro-bunny!-

Sogghignò Wentz riprendendo la scena con il cellulare  e il chitarrista lanciò seriamente a terra lo strumento con fare scazzato con le nostre risate come sottofondo.

-No, no! È ancora sporca!-

Gli dissi io mentre ci cadeva sopra con l’intenzione di  riprenderla fra le mani. Rialzarsi fu un’impresa, ma quando ci riuscì sorrise fiero e sfidò  la sua amata chitarra, condannandola a morte con un altro lancio più convinto. Pete cadde in avanti a forza di ridere ed appoggiò la testa al pavimento, rovesciando un bottiglia e imbevendo i capelli di whiskey. Io ero talmente vicino allo strumento che allungai la mano e ce la strisciai sopra apposta.

Quanto mai non l’avessi fatto!

Ryro mi si lanciò addosso e la prese fra le braccia, lanciandomi uno sguardo agguerrito.

-Me l’hai porc… sporcata ancora di più! Sei cattivo, Brenny… Cattivo.-

Biascicò a fatica, penzolando verso l’uscita con la chitarra fra le mani.

-Devi disinfettarla, Ryro!-

Fu l’ultima cosa che uscì dalle mie labbra prima di cadere a faccia a terra ed addormentarmi in quella posa scomodissima. Ma ubriaco com’ero, non me ne accorsi nemmeno.

Mi ricordo che a svegliarmi fu un urlo da checca isterica che riempì la saletta. Faticai ad aprire gli occhi, mentre la testa era sul punto di esplodermi e disperdere i pochi neuroni rimasti  in giro.

-…arra! È rotta! Bruciata! Nessuno ha fermato questo scempio?-

Ryan era in piedi davanti a me e quasi piangeva senza che io ne capissi il motivo.

-Eh?-

Dissi soltanto, beccandomi una sua occhiataccia omicida e sofferente.

-Mi sono svegliato con in mano l’accendino e lei era accanto a me divisa in due e bruciacchiata! Devo averle dato fuoco da ubriaco e nessuno me lo ha impedito! Tu me l’hai fatta bruciare, Brendon! Pensa se prendavamo fuoco tutti quanti? Eravamo tutti morti!-

Essere svegliati dopo una sbronza da un hippie che sclera parlando di ipotetiche azioni catastrofiche ed apocalittiche è stata una delle cose più sconvolgenti che mi sono capitate.

-Hendrix non è mai morto.-

-Si è soffocato nel suo vomito e io potevo morire così, oltre che bruciato! Tu non mi avresti salvato!-

Gridò, prima di girare sui tacchi ed andarsene via. Io cercai di alzarmi per seguirlo, ma appena mi mossi il mondo sembrò tremare tutt’intorno a me. E per quanto volessi correre dietro a Ryro, in quel momento l’unica cosa da cui potevo correre era un dannato water in cui vomitare.

 

 

Io non potevo crederci che davvero mi avessero permesso di farlo.
Tenevo strette fra le mani la tastiera e la cassa della mia chitarra, purtroppo separate e semi bruciate. Da ubriaco avevo fatto davvero molte pazzie, è vero… ma arrivare ad incendiare una delle mie preziose chitarre mi mancava…
Strinsi al petto quello strumento ormai distrutto, anche se ora mi domando il perché di tanto attaccamento… avevo tantissime chitarre, avevo molti strumenti eppure stavo facendo un sacco di capricci immotivati su quella chitarra che, ora come ora, non ricordo nemmeno che modello o di che colore fosse…
Non volevo ammettere a me stesso che avevo perso il controllo, perché di natura sono sempre stato una persona che detesta quando le cose gli sfuggono di mano. E quello era un classico esempio.
Erano solo due le cose a farmi perdere del tutto il nume della ragione: l’alcool e la passione che provavo quando possedevo Brendon. Eravamo così attratti l’uno dell’altro che riuscivano a fare l’amore con lo sguardo, e la cosa avvolte era un problema un po’ imbarazzante.
Riguardai ancora una volta i relitti che stringevo fra le mani sospirando.
Era davvero una bestia… come era possibile lo sapevo solo io.
La porta si aprì senza che nessuno avesse l’accortezza di bussare e sapevo già di chi si trattasse “Esci Pete, sono imbufalito con te e il tuo maledetto Jack Daniels…”
“Ma Ryrino, Honey, Sugar… Baby….”
“Hai finite di fare il gay? Voglio restare solo!”
Lui si mise a sedere di fianco a me abbracciandomi con trasporto e io per poco perdetti l’equilibrio “Ma Ryro non voglio vederti arrabbiato con me! Sei solo un uomo molto frustrato dal lavoro! Incidente troppo e scopate poco voi ragazzi! È questo è male!”
“Pete i tuoi suggerimenti sono sempre errati, guarda qui!” dissi sbattendogli la chitarra sotto al naso “Ho ascoltato te e la tua coglionaggine e guarda che ho combinato!”
“Se mi perdoni te ne compro tre di chitarre Ryro!” disse sorridendomi speranzoso “Ok, quattro?”
“Non importa man, sono sponsorizzato dalla Gibson… o almeno credo” dissi appoggiando i frammenti della chitarra e passandomi una mano sul viso “Non capisco un cazzo al momento… sono stordito…”
“E ci credo!”
“Posso almeno sapere che ho fatto?” chiesi un po’ timoroso e per risposta Pete esplose a ridere.
“Scusami” mi disse poi ricomponendosi, prima di riesplodere a ridere “Solo che hai fatto la figura del cazzo di germofobico di merda… e hai iniziato a lanciare la chitarra in giro poi in giardino ci hai dato fuoco usando l’alcool denaturato per disinfettare!!”
Rimasi un attimo colpito dalla stupidità di Pete, visto che l’alcool denaturato non era infiammabile… ma cazzo! Non mi importava cosa avevo usato ma il perché nessuno mi avesse impedito di farlo!
“fondamentalmente è stata colpa di Brendon” disse pratico Pete “Ma potevi evitare di strillargli addosso come un malato di mente, ci è rimasto male poverino…”
“Perché lui, o te, o un altro imbecille non mi ha impedito di farlo?” chiesi al limite della sopportazione.
Pete alzò le spalle “Io non capivo un cazzo e mi chiedo come diavolo posso ricordarmi quasi tutto… Brendon lasciamo perdere, è già tanto se è sopravvissuto alla nottata, John è collassato subito e Spence ha tentato di far sesso con l’amplificatore, ma non sapeva come penetrarlo…”
Era il delirio più totale… “Come ci siamo ridotti?” chiesi a un pubblico immaginario.
“Molto male, Ryro…”
Pete rideva ancora con le lacrime agli occhi mentre io mi lasciavo cadere all’indietro appoppando la schiena al materasso. Avevo i sensi di colpa per essermela presa solo con Brendon quando tutti quei coglioni non avevano fatto nulla. Tutti, non solo lui che era il più ciucco forse….
“Dovresti andare da Brendon e fare sesso”
“Pete fai schifo! Sei un cazzo di fissato!”
Lui si alzò dal letto con un sorrisetto malizioso “Tu fallo, poi mi sai dire come stai… scommetto che arrangerai le migliori canzoni della tua vita dopo tanto sarai sereno!” mi fece l’occhiolino prima di dirigersi verso la porta “Vado a disinfettare l’amplificatore così poi lo trovi pronto! Sempre se ti andrà di alzarti da quel letto… penso che lo troverai difficile LittleRyro…”
Io sbuffai arrossendo appena, visto che ero sempre stato restio a parlare della mia vita sessuale “Finiscila Wentz…”
“Ci vediamo a cena! Poi ti mostro le riprese di te ubriaco!”
“Mi hai filmato??”
“Ossì e finirai sul mio blog! E magari in qualche video! Spence che scopa l’ampli è devastante!” e detto questo se ne andò chiudendosi la porta alle spalle. Ok, pace, non sarei stato comunque il più imbarazzante.
Spence mi batteva, anzi, stavolta batteva tutti.
Mi alzai dirigendomi in camera di Brendon, infondo dovevo almeno chiedergli scusa e, visto che era anche la mia stanza, lasciare quella di John libera.
Lo trovai steso sul letto con gli occhi chiusi e la musica a palla nelle orecchie, così mi avvicinai osservandolo intenerito e imprimendomi bene nella mente ogni singolo dettaglio del suo viso, come se volessi imprimerlo a fuoco nella mia memoria.
Lentamente mi misi a sedere in parte a lui, osservando con desiderio crescente quelle labbra carnose che sembravano invitarmi a baciarle. Teneva le braccia dietro alla testa così, calcolando attentamente la distanza, mi misi in ginocchio sopra di lui prendendolo per i polsi e immobilizzandolo.
Lui spalancò gli occhi emettendo un debole “Eh..?” sorpreso prima che io potessi imprigionare quelle labbra rosee in un bacio affamato.
Stavo forse seguendo il consiglio di Pete? Boh, non lo sapevo, ma di certo l’istinto (e il cavallo dei pantaloni) mi tiravano in quella direzione.
Brendon cercò di liberare le mani ma io non glielo permisi, sfilandomi il foulard che portavo al collo e legandogli così entrambi i polsi, ovviamente dopo avergli sfilato la maglietta rossa. Lui mi guardò con un sorrisetto malizioso mentre io gli levavo le cuffiette dalle orecchie e prendevo a baciarlo ovunque, sul petto, sul collo, sul ventre…
“Ryro ti prego, slegami” mi implorò mentre gli sfilavo anche i pantaloni lasciandolo con solo i boxer addosso. Io scossi il capo, con un sorriso furbetto sul volto “Ma non posso spogliarti così!”
Io mi alzai sempre guardandolo provocante e presi a spogliarmi con lentezza quasi esasperante davanti ai suoi occhi, mentre lo guardavo osservarmi sofferente nel non poter toccarmi, o toccarsi…
“Devi essere punito” dissi mentre allargavo l’elastico dei miei boxer senza però abbassarli, ancora, godendo della sua sofferenza interiore “Mi hai fatto bruciare una chitarra davvero tanto costosa… devo pur vendicarmi non credi?”
Brendon sgranò gli occhi mentre facendo ancora per sfilarmi l’ultimo dei miei indumenti, facendo però un’altra finta “Mi stai uccidendo, Ross”
La cosa andò abbastanza per le lunghe e di certo non mi metterò a descrivere le numerose cose che ho fatto davanti a Brendon una volta nudo, per farlo soffrire un altro po’…
Alla fine quando decisi che era ora di arrivare allo step successivo lui era davvero al limite. Gli sfilai i boxer, senza liberargli le mani e lo feci mio. Mi bloccai nel vedere la sua espressione totalmente estasiata e capendo che si, era la cosa più bella che avessi mai visto nella mia breve vita.
Quando quel amplesso ebbe termine mi lasciai cadere grondante di sudore sul suo corpo, facendo poi leva sulle mie fragile braccia tremolanti per liberargli le mani. Lui subito abbassò le braccia, stringendomi a se mentre cercava di regolarizzare il respiro e io sorrisi in quel dolce abbraccio, mentre gli occhi mi cadevano sui suoi polsi.
“Cazzo” sussurrai prendendo la sua mano fra le mie e guardando i profondi segni rossi che si era auto inflitto nel tentativo di liberarsi.
“Nah non è nulla” mi disse lui mentre io gli baciavo i polsi irritati prima di accoccolarmi contro al suo petto e lasciare che mi cingesse per bene le spalle con un braccio, mentre l’altra mano si appoggiava sul mio fianco, per stringermi di più a se “Mi piace quando ti vengono queste idee” sussurrò vagamente divertito, baciandomi la fronte mentre io sbadigliavo assonnato “Dovremmo comprare delle manette… però rivestite di pelo così non rischio di svenarmi…”
Io sbadigliai ancora annuendo mentre lui ridacchiava ancora “Tutto quello che vuoi Brenny” dissi chiudendo gli occhi, distrutto.
Brendon alzò gli occhi al cielo “Mamma mia, ti basta una scopata e track! Ti addormenti di botto… sei davvero incredibile….”
Ma io non lo sentivo più, pensavo solo a Pete che si, per una volta aveva ragione.
Col cazzo che mi sarei alzato da quel letto!

 

 

“Sono ancora indeciso, magari guardare un altro paio di case potrebbe aprirmi la mente…”
Guardo Gabe con fare assassino ma lui non vede, troppo intento a girovagare per queste strade maledette piene di cartelli con scritto vendesi “amico, ho voglia di un caffè, ti prego!”
“Ok man” risponde lui sorridendomi “Andiamo al solito posto!”
“NO!”
Si ferma sotto al semaforo praticamente inchiodando e mi dedica uno sguardo sconcertato, forse dovuto all’urlo che ho tirato e che lo ha parzialmente stordito.
“è che… la cameriera mi odia… non voglio uno sputo nel caffè” tento di salvarmi in corner e lui sembra caderci.
Un’alzatina di spalle mentre il semaforo si fa verde “Ok allora dove andiamo?”
“C’è un nuovo bar dietro la 67th… è carino…”
Lui annuisce facendo inversione “Allora Ross… questa cameriera perché ti odia?”
“Ci provava, ma io non ci stavo” Ovviamente..
Il mio amico ride, parcheggiando perfettamente dentro alle strisce bianche. Gabe è la sola persona che conosco che sappia guidare davvero bene, per il resto è lo sfacelo, me compreso. John addirittura quando può prende i mezzi, spaventato all’idea di impazzire nel traffico della città degli angeli “Le donne sono una palla” dice il cantante dei Cobra sedendosi a un tavolino di mogano nero “i ragazzi sono meglio. Guarda Will, è perfetto in quanto è un uomo ma con le fattezze di una ragazza”
Alzo gli occhi al cielo.
Io adoro Gabe, è il mio migliore amico.
Ma ODIO quando inizia a parlarmi di come lui e il suo ragazzo stiano bene assieme, o siano felici, o si amino da morire perché questo mi ricorda che invece io sono fottutamente solo.
E lui questo lo sa, per questo mi organizza appuntamenti scadenti con i suoi amici che decisamente non fanno per me. Io ho alti standard che solo qualcuno come… beh, come Brendon, potrebbe soddisfare.
“Ryro hai davvero tanto bisogno di fare sesso” sottolinea a mò di cantilena come sempre “Ti aiuterei io ma cazzo, sono fedele…”
“Ma che peccato…” replico sarcastico.
Il mio cellulare vibra e io tento di estrarlo dei jeans aderenti ma con lentezza “Ma che suoneria hai??” domanda il cantante dei Cobra “Sembra un gatto agonizzante in procinto di morire”
“è Guilty Pleasure” gli dico canzonatorio e lui si zittisce dopo aver detto che una sua canzone fa schifo, in pratica. Rispondo ed è John “Ehy bello!”
-Cazzo Ross sono tre giorni che ti cerco e non ti trovo! Ma dove sei?-
Io mi allontano il cellulare dall’orecchio prima di venir assordato dalla voce angelica del mio chitarrista “Sono a far colazione con Gabe”
-Bravo perdi tempo con quel coglione invece di pensare al concerto di domani!!-
“Grazie” dice intanto Gabe con un sorriso, dopo aver sentito tutto.
-Prego. Posso raggiungervi oppure è un club riservato ai soli dementi a piede libero?-
“Ovvio che puoi ci sei anche tu nel circolo” rispondo poco prima di indicargli la strada e riattaccare, poi mi volto verso Gabe “è un po’ nervosetto”
Lui sorride “Come te del resto, quando mi dirai perché ti girano in questo periodo?”
Scuoto il capo “è solo stanchezza”
“Ma non stai facendo concerti o altro” puntualizza il mio amico prendendomi la mano e stringendola appena “Ryro smettila di tenerti tutto dentro o quando esploderai farai un boato incredibile… assordando anche chi ti circonda”
“Wow come sei profondo”
“Lo so! Per questo mi ami!”
“E chi ti ha detto che ti amo scusa?” questa poi… questo ragazzo sta partendo del tutto.
“Si vede da come mi guardi” aggiunge battendo forte le ciglia, cercando di emulare un’espressione dolce che non mi tocca, così prendo la tazzina e bevo il mio cappuccino in silenzio, chiedendomi perché perdo ancora tempo a parlare con certa gentaglia.
John entra fischiettando e sedendosi davanti a me, prima di darmi forte il giornale sulla testa “Questo è per essere sparito senza motivo” dice mentre io mi massaggio la testa.
“Ti odio” dico a denti stretti mentre lui ordina un cappuccino tiepido con un tono lievemente omosessuale.
“Anche io ti odio” mi risponde con un sorriso “Perché mi tieni nascoste le cose”
“Siamo in due” ribatte Gabe alzando la mano così come si faceva a scuola.
“Io non ti nascondo nulla..”
“Mi hai nascosto di aver rivisto Brendon”
Per poco mi strozzo bevendo il caffè “C-cosa….? Chi…?” cerco di chiedere tra un colpo di tosse e l’altro.
John ride di cuore, davvero divertito da questa cosa che invece ha scioccato me “Nessuno, l’ho capito da me… hai tutti i segni di una Brendinite acuta in fase terminale: sei caduto nel tuo solito mutismo, sei perennemente nel mondo dei sogni e degli unicorni a pensare a chissà cosa… non ti fai la doccia…”
Gabe sgrana gli occhi spalancando la bocca “Stronzo! Non me ne hai parlato!”
“Ragazzi non c’è nulla da dire” cerco di dire mentre loro mi guardano alzando un sopracciglio, increduli. Arrossisco.
Sono l’uomo anti sgamo.
“Per me sei un libro aperto” dice ovvio Mr Walker “Adesso parliamo di questo incontro scontro?”
“Ci siamo visti al bar un paio di volte” cerco di non dare peso a quello che dico ma mi viene difficilissimo, per me tutto ruota attorno a Brendon quindi è difficile fingere che non mi importi in cazzo di lui “ma cambiando bar ho risolto il problema” terminò guardando male Gabe prima che possa dire qualcosa.
“Ah certo per una persona che risolve tutto scappando si” prosegue senza pietà John prima di alzarsi “Pago io oggi! Tu Ryro mi sembra che hai anche troppo a cui pensare…” gira sui tacchi mentre io abbasso lo sguardo “Ah dimenticavo! Pete mi ha detto tutto, Brendon lo ha detto a lui… se per te è solo un fatto di diversità dovresti chiederti se ce la faresti a sopportare un bastardo insensibile come te, come fidanzato… secondo me arrivereste alle mani”
Sbem!
Una murata nei denti di un’intensità devastante, tanto che ringrazio di essere seduto se no cadrei a terra come un sacco di patate.
Gabe mi abbraccia le spalle mentre io mantengo questa espressione da sogliola “Dai Ryro non ascoltarlo… devi fare quello che ti senti…”
Ma cosa mi sento ora che tutte le mie convinzioni sono crollate come le tessere di un domino?
Davvero scappo sempre?
Non lo avevo mai notato… eppure riflettendoci su, si è vero. Sono sempre scappato dai miei problemi senza cercare di risolverli.
Ed è anche vero che ad essere sbagliato sono io, non Brendon…
“Ryan ma… stai davvero piangendo?”
Mi alzo di scatto uscendo fuori dal bar, tenendomi una mano sulla bocca per non urlare. Ma perché nessuno mi capisce? Perché nemmeno io non mi capisco?
“Ryan!” cerco di seminare Gabe ma lui è molto più atletico e ha le gambe più lunghe delle mie così non ci mette molto a riprendermi “Ma che scenate sono queste?” mi chiede abbracciandomi mentre io affondo nella sua felpa “Non sono cose che Ryan Ross- il misurato di natura- farebbe mai…” continua accarezzandomi i capelli mentre anche John ci raggiunge.
“E questa fuga?” domanda ansante ma io non voglio rispondere. Voglio eclissarmi. Il mio chitarrista sospira prendendomi e costringendomi quasi ad abbracciarlo “se stai così dovresti davvero farti delle domande Bro”
No, le domande ci sono.
Sono le risposte a mancarmi.

 

 

 

Dio quanto sono stupido… Davvero, sono ai livelli di una bertuccia. Stupido, banale, ottuso Brendon Urie… Che ci fai di nuovo seduto in questo piccolo e sporco bar a due chilometri da casa tua? Ho corso fin qui per la terza mattina di fila, guidato dalla musica sparata a palla nel mio lettore e dalla voglia di rivedere Ryan. Seppure io voglia riprendermi e smettere di pensare a lui, la speranza mi brucia ancora dentro… La speranza di ritrovare la sua figura sottile, mentre sorseggia un caffè avvolto nei suoi folli gilet. Ma ovviamente dovevo aspettermelo: lui non si è presentato nemmeno oggi e pure Rosy sembra esserne infastidita.

-Ryan non si è fatto vedere manco stamattina?-

-No. E se me lo chiedi ancora ti denuncio per stalking…-

Mi risponde, gettandomi con poca delicatezza un cornetto striminzito e storto. L’osservo ma non ho nemmeno fame… Vorrei solo vedere Ryro. Sospiro, guardando verso la porta e lasciando che il caffè si raffreddi.

Non so quanto tempo passi, forse un’eternità, ma che importa… Varrebbe la pena di diventare parte dell’arredamento solo per rivedere il sorriso di Ryro. Sì… Se solo entrasse e mi trovasse qui ad aspettarlo fiducioso, forse mi sorriderebbe e mi abbraccerebbe. Così le mie labbra si curvano mentre lo immagino correre verso di me sussurrando il mio nome…

-Urie! Ma ti sei fatto?!-

Una voce conosciuta mi distrae e voltandomi vedo Spence in piedi a braccia congiunte, che mi fissa alquanto arrabbiato.

-Eh?-

-Lo sapevo che eri sparito per cercarti la roba! Chi te l’ha data che vado a prenderlo a testate?-

Dice, prendendo posto al mio fianco e passandomi una mano dietro le spalle. Io non sposto lo sguardo dalla porta, ancora così ingenuo da aspettare Ross.

-No, Ryan non verrà qui. Ho sentito Jon che andava da lui altrove…-

Io mi volto verso di lui con gli occhi che bruciano per le lacrime che vogliono uscire. Beh, sì… è ovvio che Ryro se ne sia andato altrove se non è qui. Eppure io voglio continuare a sperare che entri.

-Senti, Brendon… Pete mi ha detto tutto.  Se vedi che non c’è più speranza, rassegnati. Dobbiamo preparare un album e perdersi di nuovo ad aspettare che Ross faccia i suoi comodi prendendoti e mollandoti quando vuole è una perdita di tempo.-

-No… Non è mai tempo sprecato quando si tratta di Ryro. Che siano cinque minuti o due settimane…-

Sussurro, portandomi alle labbra la tazzina e sorseggiando un caffè ormai freddo. Sento Spencer sospirare e stacca il braccio dalla mia schiena per appoggiarlo al tavolo. Sa che quello che si deve rassegnare è lui… Perché da quando Ryro è entrato nella mia vita non c’è nient’altro che possa volere o aspettare.

-O mesi… Proprio come stai facendo. E io che credevo che te lo fossi tolto dalla testa…-

Togliermi Ryan dalla testa è impossibile, perché sarebbe come chiedermi di disimparare a cantare. Insomma, quando una cosa ce l’hai dentro come fai cancellarla? Spence si alza dal tavolo e mi indica l’uscita con un cenno della testa, così lo seguo senza troppe storie dopo aver pagato il conto. D’altronde sono le undici e di certo è troppo tardi perché Ryro venga a fare colazione. Io ed il batterista camminiamo fianco a fianco sul marciapiede, accostati dal traffico di Los Angeles. Il silenzio che è calato è alquanto strano, soprattutto perché si tratta di me ed io difficilmente non lo rompo con qualche battuta. Così mi sforzo di far vedere che alla fin fine va tutto bene.

-Certo che sono un po’ scemo, eh? Ho perso ore in quel bar e non ho scritto nulla. Anzi, no, a dir la verità ho in mente un testo davvero interessante… Sul mio cuscino.-

Dico ridacchiando, mentre il cuore mi si stringe. Oddio, Ryro, lo sai che quel testo dovrebbe essere per te? Dio… Quanti ne ho scritti per te riempiendo di lacrime quel dannato cuscino. Eppure penso che l’unico testo che riflette ciò che sento per te, resta quella “cosa country da saloon impolverato”… Perché penso ancora che l’unica frase che vorrei dirti è che lascerò fuori una lanterna per vederti tornare a casa.

-Già… Sul cuscino. Immagino… Brendon, guarda che lo so che l’unica cosa che ti passa per la testa è Ross. Ti si legge in faccia, dico, fai di quelle espressioni sofferenti ogni tanto!!-

Io punto lo sguardo verso i miei piedi ed inizio a piangere come un idiota.

-Non riesco a non pensare a lui! Per quanto lui mi chieda di dirgli addio, io non posso cancellare a comando quello che sento!! Questo Ryan non l’ha mai capito!-

Mi blocco e mi affondo in Spence, che resta un attimo interdetto per le mie grida ed il mio schizzo improvviso. Sento le sue braccia stringermisi sulla schiena e cerco conforto, pur sapendo che non lo troverò mai fin quando non sentirò il profumo di Ryan invadermi le narici… Finchè non vedrò il suo sorriso rilassato e felice. …finchè non lo potrò di nuovo sentire suonare e cantare per me. Ed aspetterò, Ryan… Aspetterò piangendo fino a quando tu avrai bisogno di sentirmi ridere per essere sicuro che il mondo ancora riserva qualcosa di bello per te.

 

 

Sapevo cosa fare.
Non ero mai stato così deciso come quella volta, sapevo che cosa avrei dovuto fare ma beh, non sapevo precisamente il motivo, sapevo solo che era la mia sola chance per essere davvero libero.
Quando aprii gli occhi quella mattina ero più deciso di un kamikaze e decisi che si, avrei parlato a Brendon della mia decisione…
Mi alzai a sedere sul letto avvertendo nell’aria il dolce profumo delle frittelle appena fatte dal mio uomo.
Non sapevo bene come affrontare il discorso per non turbarlo eccessivamente ma chi volevo prendere in giro? Me stesso o lui?
Avrebbe fatto una scenata.
Arrivato in cucina me lo trovai davanti con addosso solo i boxer e una maglietta bianca, entrambe le cose erano parecchio aderenti, che canticchiava un motivetto allegro trafficando con i fornelli.
“Fame” dissi semplicemente lasciandomi cadere su uno sgabello della penisola in granito che avevamo in cucina. La nostra cucina.
Lui sorrise voltandosi verso di me “Quasi fatto” mi disse chinandosi su di me e baciandomi teneramente le labbra. Apparentemente era una mattinata come molte altre… apparentemente.
“Amore oggi mamma Pat passa a prendere Bogart e Hobo… così possiamo andare a farci quei due giorni soli soletti a San Diego” disse prendendo la frittella e lanciandola nel mio piatto “Prenoto da qualche parte appena abbiamo finito di far colazione”
“Brend possiamo annullare?”
Lui mi guardò un po’ confuso “Ok… come mai?”
“Ci sono cose che devo sistemare…” dissi sottovoce come timoroso.
Facevo davvero schifo.
Lui annuì sedendosi davanti a me e prendendo a mangiare rumorosamente come sempre la sua colazione “Ok amore quello che vuoi” disse a bocca piena facendomi sorridere mentre si sporcava con la panna di un pasticcino “immagino sia importante”
Io sorrisi togliendogli la panna dal naso con l’indice e leccandola “Si, lo è…”
Lui non indagò oltre continuando a sorridere e a parlarmi di tutti i modi buffi che conosceva per sputtanare Spence e John, che a suo parere avevano una relazione clandestina.
Ci spostammo sul divano e gli chiesi di non accendere la tv mentre mi sedevo sul ampio divano allargando le braccia per poterlo stringere forte a me. Lui subito saltellò da me, appoggiando il capo al mio petto e abbracciandomi i fianchi mentre io passavo le dita fra i corti capelli neri da poco tagliati.
“Non sarebbero mai belli come noi, comunque?”
“Eh?” chiesi mentre lo stomaco si stringeva. Che pessimo momento per quella frase.
“Che anche se stessero insieme non sarebbero mai belli come noi due… nemmeno Gabe e Bill lo sono… e nemmeno Pat e Pete! Noi siamo perfetti” disse fiero mentre si lasciava coccolare da quella carogna del sottoscritto.
“Brendon devo parlarti di una decisione che ho preso…”
Lui ridacchiò appoggiandosi al mio petto con le mani e alzandosi fino a guardarmi negli occhi “Come sei serio signor Ross…” mi sussurrò sulle labbra prima di coinvolgerle in un bacio appassionato.
“è una cosa che sto meditando da un po’…”
“Se stai ancora per ripetermi che vuoi che io mi tagli le basette allora aspetta e spera” scherzò continuando a lasciarmi bacetti a intervalli regolari.
“Brendon sono serio…”
Lui mi guardò senza capire appoggiando il mento al mio petto e continuando ad osservarmi “Ok allora parla…”
Sospirai senza trovare le parole. Volevo indorarli la pillola come si fa quando si da la medicina ad un bambino zuccherandola, ma era troppo difficile rendere bella una cosa così brutta che però io sentivo necessaria…
“Sto aspettando Ryan Ross” mi disse con un sorriso e io per un attimo mi sentì morire. Non volevo spegnere quella parentesi che si apriva solare quando mi sorrideva in quel mono, non volevo.
“Me ne vado. Lascio i Panic at the Disco”
La sua reazione tardò un po’ ad arrivare. In un primo momento rimase immobile con un sorriso gelato sulla labbra, ad osservarmi con i grandi occhi neri spalancati “Eh?” chiese poi alzandosi a sedere, sempre spingendosi al mio petto, scuotendo piano il capo mentre l’espressione passava da incredula a terrorizzata “c-cosa hai detto??”
Io presi la mano che mi teneva sul cuore e la strinsi, guardandolo tristemente negli occhi “Il nostro tempo insieme è scaduto… adesso devi permettermi di andarmene e rifarmi una vita…”
Sfilò la mano dalla mia come se fosse incandescente e lentamente si lasciò scivolare verso il pavimento davanti a me, tenendosi una mano sulla bocca mentre gli occhi si riempivano di lacrime.
Io mi rimisi a sedere composto cercando di trattenere le lacrime che si stavano formando ai lati dei miei occhi. Faceva male, ma dovevo essere forte, ormai avevo deciso. Strinsi gli occhi mentre avvertivo Brendon riavvicinarsi a me e aggrapparsi al mio ginocchio, appoggiando il capo alla tibia “Non puoi essere serio, non hai bisogno di rifarti una vita… la nostra insieme è perfetta…”
“Per te, non per me” il tono mi uscì più duro di quello che volevo.
Lui strinse ancora di più il tessuto del mio pigiama “No, io non ti credo…”
“Dovresti” dissi alzandomi e costringendolo a staccarsi da me “Brendon ti lascio tutto… soprattutto la casa… io mi posso arrangiare dopotutto sono io che ho deciso di andarmene e-“
“-cosa cazzo me ne frega di questa fottuta casa??” prese ad urlarmi addosso, senza però avere la forza di muoversi, apparte appoggiarsi al divano con un braccio in un goffo tentativo di rialzarsi che però fallì “Se non ci sei tu non me ne frega un cazzo nemmeno della band e nemmeno della mia maledetta vita!!”
Andai in camera da letto mentre le prime lacrime prendevano a scorrermi sulle guance. Stupido Brendon senza dignità, doveva picchiarmi! Darmi un pugno! Dirmi che mi odiava! Non dirmi che senza di me non viveva… stava rendendo tutto impossibile…
Mi infilai un paio di pantaloni e una maglietta mentre ficcavo tutto quello che potevo dentro a uno zaino nero. Dovevo andarmene…
Mi mancava il respiro.
Quando tornai in salotto lo vidi ancora nella stessa posizione in cui lo avevo lasciato con gli occhi rossi dal pianto e l’espressione più infelice che avessi mai visto in vita mia. I miei occhi dovevano essere ridotti nelle stesse condizioni ormai, ma non li poteva vedere nascosti come erano dalle lenti scure.
Feci per aprire la porta ma quello che disse mi lasciò con la mano sospesa sopra alla maniglia metallica “Ti amo Ryro, se per te queste parole significano o hanno significato qualcosa non te ne andare…”
Appoggiai la testa alla porta mentre stringevo quella maledetta maniglia così forte da darmi male alla mano. Quelle parole significavano tutto, e anche se me ne ero reso conto non potevo lo stesso tornare sui miei passi così decisi di farmi del male veramente, ma farne anche a lui.
Presi tempo per impedire alla mia voce di tremare a causa del pianto e poi dissi “Dimenticami Brend…”
E me ne andai, uscendo dalla sua vita.
Goodbye, my lover…
Senza un minimo di forza mi accasciai nella mia macchina e li presi a piangere appoggiato a quel maledetto volante mentre lasciavo che il dolore prendesse il soppravvento.
Solo per dieci minuti Ryro, mi dissi, poi prenderai le redini della tua fottuta vita ed andrai avanti…
Solo dieci minuti.
Poi misi in moto e mi allontanai.

 

 

Ero così sicuro del mio futuro con Ryro che quando mi aveva detto di voler lasciare me e la band il mondo era praticamente crollato a pezzi. Distrutto… Ero lì, in quella casa, solo perché Ryan doveva stare con me. Ero a Los Angeles perché ci eravamo andati per la nostra band… Cantavo perché lui me l’aveva chiesto. Perdere lui era come trovarsi improvvisamente a camminare sull’acqua, senza più terreno sotto i piedi. Ed io non sono mai stato Cristo… Caddi in acqua e cominciai ad affondare, senza nessun appiglio a cui aggrapparmi e senza una sponda fino a cui poter nuotare. Il mondo senza Ryro con me era uno sterminato oceano tempestoso…

Mi ritrovai non so come a camminare per una strada che prima non avevo mai percorso e continuai ad andare avanti nonostante non sapessi dove mi stessi dirigendo. Volevo solo lasciarmi casa alle spalle… Perché non potevo avere una casa ora che Ryro non c’era. Nel mondo intero l’unica casa che avrei potuto trovare sarebbe stata dove c’era lui, ma ero ormai da considerare un senzatetto sperduto e senza speranze.

Il panorama era ofuscato dalle lacrime che continuavano a gonfiarmi gli occhi, cadendo copiose sulle mie guance. Sorrisi nel sentirmi così stupido ed inutile… Così solo e sciupato. Usato… Abbandonato. Scaricato. Distrutto. Vuoto…

Non sapevo davvero cosa fare, perché la mia vita girava intorno a Ryro. Che cosa patetica rimanere solo e non poter essere indipendente! Chiunque avrebbe pensato a come prendere le redini della band e  a come occupare tutta la scena dopo l’abbandono di  altri membri… Io non potevo. I Panic! At The Disco erano quattro… E poi, a chi volevo mentire? Non avrei mai potuto cantare senza Ryan.

Forse avrei dovuto seguirlo… Rinunciare ai Panic! ed andare con lui. Non mi sarei intromesso nella sua vita musicale, mi sarei limitato a stare al suo fianco. La musica era importante, ma senza Ryro con me non potevo nemmeno farla. Non esisteva la musica senza Ross. Non esisteva nulla senza di lui. Il Brendon Urie che tutti acclamavano ed amavano non esisteva senza Ryan.

Mi accasciai sulla prima panchina che trovai, prendendomi il viso fra le mani e sentendoci ancora il profumo di Ryro sopra. Non potevo davvero credere che fosse l’ultima volta che sentivo quella fragranza… Era impensabile. Scoppiai in singhiozzi e mi raggomitolai, sdraiato lì come un barbone. Ma era quello che ero... Ero la spazzatura che Ryan Ross si era lasciato alle spalle.

Le nostre parole d’amore, i baci, le carezze, il fare l’amore… Erano fotografie stracciate che giacevano con me in quel bidone chiamato Los Angeles. Io volevo affondarci e marcire in mezzo a tutti questi rifiuti.

Mi addormentai, sopraffatto dall’afflizione.

Fu la voce di Pete a svegliarmi, me lo ritrovai addosso che urlava come un pazzo senza che io capissi cosa stesse dicendo. Mi scosse forte mentre lo fissavo con gli occhi doloranti, allora mi accorsi che era scesa la notte e non sapevo dov’ero.

-BrendBerry! BrendBerry stai bene?!-

Domandava continuamente, sbattendomi come se fossi un manichino. Pat lo spinse via dicendogli che così mi avrebbe fatto vomitare e  si piazzò accanto a Pete.

-Che è successo? Ti abbiamo cercato ovunque…-

Chiese con voce ferma, mentre io stringevo gli occhi e riprendevo a piangere come una fontana.

-Ryro se n’è andato…RYRO SE N’E’ ANDATO!-

Urlai in preda all’isterismo e alla disperazione. Pete rimase un attimo sconvolto e poi mi abbracciò, affondandomi il viso nei capelli. Non se l’aspettava nemmeno lui, allora… Anche se a quanto pare era una delle cause dell’abbandono di Ryan.

-Non piangere Brendon… Se è stato così stupido da lasciarti gliela faremo pagare.-

Disse, accarezzandomi le spalle con rabbia. Sentivo che non riusciva a a mandare giù quello che considerava un affronto.

Avrei potuto lasciare Pete in quel momento e dirgli che i Panic! ormai erano storia… Avrei potuto tagliare i ponti con lui e scappare con Ryan verso un roseo futuro.

Ma Ryro mi aveva chiesto di dimenticarlo… Lo amavo troppo per non assecondarlo. Lo amavo tanto da poter autoinfliggermi quel male con il solo pensiero che lui sarebbe stato felice, altrove… Senza di me.

E se non potevo seguirlo, lasciare Pete sarebbe stata solo un’altra fucilata al cuore. Lui mi avrebbe perlomeno sostenuto per evitare che affondassi.

Ma a chi voglio darla a bere? Non avevo le palle per abbandonare tutto senza avere la sicurezza di stare con Ryro. Per questo mi lasciai consolare da Pete…

Ma dentro di me sapevo che niente al mondo avrebbe potuto colmare quel vuoto nel mio petto. Non ci sarebbe stato più nulla in grado di rendermi felice. Niente, se non il sorriso di Ryro solo per me…

Sì, sarei di certo affondato nella tristezza e non avrei più visto la superficie.

 

 

 

 

 

 

 

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Dobbiamo dimezzare l’ultimo capitolo perché troppo lungo!!!! Q__Q

Speriamo di non guadagnarci il vostro odio!!!!

 

Il prossimo sarà seriamente la fine!!!!

 

Gre, ti vogliamo bene, we’re not passing the time! XD

 

 

XOXO

Miky&Jess

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** V Chapter ***


Brendon: Heven Elphas

Brendon: Heven Elphas

Ryan: Chemical Lady

 

Nails for Breakfast

And

Tacks for snack

 

 

 

V CHAPTER

 

 

Due settimane senza Ryan… Sembra di essere tornato allo stesso punto in cui mi trovavo prima. Seduto sulla panchina all’ultima ad una fermata di una vecchia ferrovia in disuso, osservo i binari distrutti su cui non passerà mai un treno per portarmi via. In qualche altra stazione so che dev’esserci pure Ryro, accomodato a leggere un giornale mentre la gente gli corre attorno frenetica per prendere treni che lui snobberà. Dovrebbe stare tranquillo e salirci, nessuno di questi tanto potrebbe portare da me…

Mi alzo dal letto e decido di andare a vedere chi bussa, dopo aver passato cinque giorni senza muovere il culo o metter fuori il naso dalla porta. Shane se n’è andato non so dove e starà via per ancora una settimana, così che nessuno ha potuto dirmi cosa fare della mia inutile vita. Nessuno tranne Spencer, ovvio… è lui che ha lo sbatti di bussarmi per venti minuti prima che mi degni ad aprirgli e farlo entrare. Che deve dirmi, poi?

-Che ci fai qui a quest’ora?-

-Oggi vieni a fare colazione con me… Ti voglio presentare un mio amico. Devi uscire da questa casa… Dio, Brendon! Che puzza, da quanto non apri le finestre per far cambiare l’aria?-

Si ritrae verso la veranda con il naso arricciato e lo guardo socchiudendo appena le labbra. 

-Non m’interessa del tuo amico. Se vuoi far colazione mi sta scadendo lo yogurt e bisogna finirlo.-

Dico indicando la cucina, ma lui non si muove e si limita a fissarmi.

-E dallo al cane… Fatti trovare a quel nuovo bar dove siamo stati con Pete. Presente? Lì troverai me e questo mio amico… Ti assicuro che ti piacerà! Anche lui sta cercando qualcuno dopo aver rotto tragicamente… E penso proprio che potreste trovarvi bene insieme!-

Sì… Come se qualcuno potrebbe fare da sostituto a Ryan, figuriamoci. Non potrei mai trovarmi bene con nessun altro, perché i miei pensieri tornerebbero di certo a lui. Ci ho già provato a stare con altri… Ma ogni volta che incrociavo i loro occhi mi accorgevo che non erano quelli di Ryro e non riuscivo più nemmeno a parlarci.

-Urie…  Alle nove e mezza là… Se non vieni è la volta buona che i Panic at the Disco si trasformeranno in una one-man-band.-

Minaccia, prima di girare sui tacchi ed andarsene alla macchina. Lo guardo sparire per la strada e poi chiudo la porta, accorgendomi che la casa davvero puzza di chiuso. Sospiro e decido che qualcosa dovrò pur fare, non posso restare tutta la vita sdraiato sul letto a morire asfissiato nell’attesa che Ryro si presenti sulla soglia.

Così eccomi uscire dal vialetto venti minuti dopo in sella alla mia nuova Vespa rossa fiammante, vestito alla meglio per fare bella figura con questo amico di Spencer. Passo a velocità moderata davanti a casa di Gabe, dove c’è William sulla veranda che sta sbattendo la tovaglia scazzato e quando mi vede alza il braccio per salutarmi. Poi ecco che è il turno di casa Wentz, dove Pete sta annaffiando i fiori sbadigliando mentre Patrick strappa qualche erbaccia. Suono il clacson e loro mi guardano passare, così Pete mi segue voltando il busto senza smettere di agitare la mano come un’ossesso e sorridere. Finendo però col bagnare il suo ragazzo che inizia ad urlare… Nell’ossevare la scena voltato indietro rischio di schiantarmi contro una station-wagon parcheggiata. Mi riprendo e questa volta cerco di guidare dritto senza trovare più distrazioni, allora inizio a cantare in mezzo al traffico di Los Angeles.

Arrivo in questo bar famoso, ricordando quando Pete mi ci aveva portato con Spencer dopo che eravamo rimasti soli nella band. Era un pomeriggio nuvoloso e ci rifugiammo qui a parlare sul destino della band… Posto davvero buffo per farmi incontrare con un ragazzo. Ma se era stato l’inizio di un nuovo percorso per i Panic, lo poteva essere anche per l’Amore. Così entro e vedo Spencer seduto ad un tavolo appartato, che immediatamente si sbraccia per farmi sedere sulla piccola panchina.

-Il tuo amico?-

Gli chiedo, facendo cenno alla cameriera di portarmi un caffè. Lui sorride e guarda nervoso la porta.

-Deve ancora arrivare… E…- Il cellulare inizia a squillargli e si alza di scatto. –Oh! Questo è lui! Corro subito a prenderlo!-

Dice, scattando come un maratoneta verso la porta ed uscendo. Io rimango da solo a guardare la ragnatela sopra la mia testa con crescente interesse. Sembra di essere nel vecchio west, in uno di quei bar polverosi dove i cowboy fanno colazione con whiskey e sigari. Diciamo che è particolare e scenografico… Per questo piaceva sia a me che a Pete. Certo, ho frequentato posti migliori… Però nonostante tutta quest’atmosfera, non si puo’ negare che far colazione qui forse fa un po’ schifo.

Continuo a fissare la polvere sul bancone, convincendomi che forse dovevo ritirare fuori le mie camice da cowboy e venire qui a cavallo con un banjo in mano, altro che completo elegante. Ecco, potrei anche mettermi a cantare I Have Friends in Holy Spaces senza esser preso per pazzo da nessuno…

-You remind me of a former love…-

Sussurro appena, tenendo il ritmo con le dita, quando sento qualcuno spostare una sedia. Mi volto ed ecco che vedo Ryan in piedi davanti a me con la faccia bordeaux e stravolta, vestito come al solito da hippie. Ma stamattina non mi interessa quanti fiori astrusi ci siano disegnati su quel foulard… Perché il suo viso è troppo bello per far caso a qualsiasi altra cosa. L’osservo, sentendo le lacrime formarsi di nuovo per la gioia di poterlo rivedere.

Solo dopo qualche istante che sembra interminabile, così titubante decido di parlare.

-Sono con Spence.-

-Sono con John.-

Diciamo in contemporanea, come  se il destino ci stesse tirando brutti scherzi. Lui fa una faccia strana, prima di prendere posto di fronte a me e sorridermi.

 

 

Se la mia vita fosse un film ora apparirebbe la scritta ‘due settimane dopo’.
Due settimane dopo cosa? Beh, dopo l’ultima volta che ho visto Brend, perché se la mia vita fosse un film lui sarebbe il protagonista assoluto e io una semplice quanto anonima comparsa.
Se la mia vita inoltre fosse un film non vorrei mai che fosse un banale film d’amore, ne uno splatter… vorrei che fosse un film introspettivo, che parla di un ragazzo dai grandi occhi neri e dalla voce profonda che però è troppo stupido per mandare a fanculo un ragazzo forse troppo hippie che potrebbe tranquillamente essere il suo antagonista….
E poi, se davvero la mia vita fosse un film, sarebbe girato da un sadico regista che non vuole girare un lieto fine, ma qualcosa di tragico e struggente che lascia l’amaro in bocca.
Non c’è posto per il lieto fine nella mia vita, ma solo compromessi.
-Non voglio sentire scuse Ryan, tu sei seriamente represso! Ti presento questo mio amico che è quasi nelle tue stesse condizioni, smettila di far storie!-
Lottare alle otto di mattina con un John deciso porta solo a una sconfitta “John non so se è il caso…”
-Taci, bestia! Ti passo a prendere per le nove e un quarto, se non ti trovo pronto entro usando uno dei due Nick a caso come ariete e abbatto la porta!-
Potevo solo acconsentire no? “Ok amico mi faccio trovare di sotto pronto”
-Bravo Ryro! Fatti bello e fatti la doccia mi raccomando! Potrebbe essere la volta buona che trovi l’amore della tua vita, non credi?-
L’amore della mia vita già ce l’ho avevo, grazie John, e l’ho rifiutato. Adesso voglio solo morire solo con i miei gilet e la mia cagnetta.
Eppure ora sono qua, con le mani in tasca, ad aspettare John che è in ritardo.
È sospetto questo ritardo perché John è la puntualità personificata di solito… e se…
No! Non è possibile quindi non devo nemmeno pensarlo…

Brendon.
Cazzo! Non dovevo pensarlo!
Inizio a darmi pacche in fronte per punire la mia stupidità. Ryan Ross sei un idiota! Smettila di pensare a quell’altro idiota!
“Ehy bello smettila di darti delle botte in testa” mi dice John accostando con la macchina accanto a me “Sei già scemo a sufficienza senza infierire!”
Io mi infilai in macchina arrossendo per la figura di merda che avevo appena fatto “Allora dove andiamo?”
“In un bar che mi ha consigliato Pete” mi disse alzando le spalle mentre io alzavo gli occhi al cielo. L’ultima volta che ero andato in un posto raccomandato da Pete mi ero ritrovato addosso tre ragazzi cubani che ballavano in perizoma e ricoperti di olio per la pelle.
Non mi era dispiaciuto, ok, ma era stato imbarazzante.
E poi di certo non ho più il fisico per far certe cose, sto invecchiando “Non è un Night Club vero?” chiedo un po’ preoccupato facendolo ridere.
“Certo tutti vanno in un Night Club a fare colazione la mattina Ryro! Cosa prendi oggi? Un Mojito? Un Cosmopolitan?”
“Vaffanculo Walker”
“Ma sei tu che spari cazzate!”
“Pete mi ha traumatizzato” dico semplicemente alzando le spalle.
“Devi smetterla di frequentare quel monellaccio di Gabe Saporta” mi disse con lo stesso tono di un padre di famiglia “Se continui così diventi più deficiente di lui…”
“Difficile man…”
“Ma se ti applichi lo superi!”
“Beh si se mi applico…”
Per il resto del tragitto in automobile rimango in silenzio, come un manichino. Ho una strana sensazione ma so che rimarrà tale.
“Parlami del tuo amico” dico a un certo punto mentre John svolta in una laterale un po’ stretta.
Lui mi guarda un po’ titubante poi dice “Beh ecco… lui… lo vedrai tra poco” dice fermandosi davanti a un piccolo bar anonimo “scendi ed entra! Io cerco parcheggio”
“Vengo con te dai”
“Ma oggi giochi a fare il contrario di quello che ti dico, Ross?”
Sbuffo scendendo dalla macchina “Ti ordino una camomilla ok?”
Ma non mi risponde nemmeno, partendo alla ricerca di un parcheggio. Io mi avvio verso il bar a passo spedito, certo che poteva scaricarmi un po’ più vicino eh…
La porta si spalanca mentre ci sono davanti e rischio di lasciarci il naso.
Spence, dalla porta esce Spence…
Ci guardiamo per un attimo in silenzio, dopotutto non ci vediamo da mesi...
“Ehy ciao” dico imbarazzato grattandomi la testa sotto la matassa di capelli ricci, sperando che il foulard si espanda coprendomi tutto e rendendomi invisibile. Bella invenzione, il foulard dell’invisibilità.
Sto iniziando a delirare, non è un bel segno.
Lui sorride appena “Ciao Ryan, come va? Tutto apposto?”
“Si dai, me la cavo” rispondo ricambiando il sorrisetto “e tu?”
“Bene, grazie” chiude la porta alla sue spalle “ora scusami ma ho una fretta del diavolo, ci si becca prossimamente!” e detto questo se ne va mentre io lo guardo stranito.
Prossimamente? Ma se ci siamo visti due volte nell’ultimo anno… se non stesse con John non avrei nemmeno sue notizie certe…
Sospiro guardando il mio ex migliore amico svoltare l’angolo prima di entrare nel bar.
Che topaia.
Tolgo gli occhiali da sole pulendoli nel foulard blu come se il solo guardare quel posto me li avesse sporcati.
Una signora anziana si sorride dal bancone prendendo la tazzina sporca di un uomo che sta uscendo e riutilizzandola subito per una ragazza che sta parlando all’amica. Senza. Lavarla.
“Una lattina di cocacola chiusa” dico sottolineando l’ultima parola “e una camomilla per favore” lei annuisce mostrandomi ancora il sorriso sdentato e io mi avventuro alla ricerca di un tavolino.
Che posti del cazzo che sceglie sempre Wentz, mamma mia.
Sto ancora pensando alla totale stupidità di quel uomo inutile quando davanti a me vedo Brendon Urie e penso che se è un incubo allora non voglio svegliarmi proprio ora.

Sto ancora pensando alla totale stupidità di quel uomo inutile quando davanti a me vedo Brendon Urie e penso che se è un incubo allora non voglio svegliarmi proprio ora.
Lui sta guardando verso il bancone tamburellando il tavolo con le mani e sembra tranquillo, sereno. Forse aspetta qualcuno…
Più lo guardo più mi convinco che sia sempre più bello. I capelli si stanno allungando di nuovo e non sembra nemmeno stempiato adesso, il completo grigio sembra che sia stato dipinto sul suo fisico snello eppure perfetto e le sue labbra sono sempre le più belle che abbia mai baciato.
Cerco di defilarmi senza farmi vedere ma cazzo, sono proprio di fronte al suo tavolo e quando urto una sedia con il ginocchio facendomi anche male lui si volta di scatto incontrando i miei occhi. Merda.
E rimane zitto e serio, immobile come una statua di cera a guardarmi, solo i suoi occhi si inumidiscono appena, diventando più belli e brillanti.
Rimaniamo a guardarci in faccia per alcuni minuti fino a che non sento in dovere di giustificarmi “Sono con John” dico indicando la porta, ma proprio nello stesso istante Brendon fa la stessa cosa dicendo “Sono con Spence”
E io che sono intelligente capisco tutto.
Ci sorridiamo appena e io mi siedo davanti a lui, tanto ormai il piano malvagio di quei due infami è saltato.

 

 

-Ti vedo in forma…-

Sentendolo cerco di sorridere, ma so che non lo pensa davvero. So che parla solo perché ci siamo incrociati qui e si sente in dovere di farlo… Poi appena Spence ed il suo amico arriveranno se ne andrà e mi dimenticherà un’altra volta.

-Sai, ho un appuntamento… E tra l’altro dovrebbe anche arrivare questo tizio, con Spence.-

Gli sussurro, per non far sapere gli affari miei all’inquietante barista che tende l’orecchio verso di me. Lui per tutta risposta tira una testata alla superficie lercia del tavolo –scommetto che ora ha i pidocchi- e poi sgrano gli occhi pensando che forse ci è rimasto male. Insomma, forse non gli va di sapere che io esco con altri…

-Sì ma ho intenzione di mandarlo via!-

Gli dico sbracciandomi. Nonostante tutto, voglio che sappia che io per lui manderei via chiunque…

-Brendon, non esiste…-

Afferma lui, prima di guardarmi negli occhi un po’ geloso.

-Ti sei fatto così bello per conoscere uno?-

Annuisco e mi guardo la giacca, facendo anche caso che forse mi sono pure profumato troppo. Per un ragazzo sconosciuto, sì…

-Senti, Brendon… Spence e John si sono messi d’accordo per farci incontrare. L’hai capito?-

Di nuovo muovo la testa acconsentendo e lui sbuffa passandosi una mano sul viso.

-E, malgrado ciò… Tu ti sei tirato a lucido per un altro?-

Sorrido appena e mi attacco al suo braccio.

-Sì ma… dentro di me sentivo che saresti stato tu!-

Cazzata… Però tanto vale la pena di giocare la carta del “Destino che ci vuole insieme”. Lui comunque si alza e cerca di staccarmi, ma io gli sto più addosso che mai.

-Io me ne vado! Lasciami… Fai in fretta a trovarti qualcun altro, eh?-

Geme mentre cerco di trascinarlo di nuovo a sedere.

-Ryro! Non potrei mai volere nessun altro!! Sei tu che mi hai detto di dimenticarti!! Resta qui con me e non lasciarmi!!-

Mi ritrovo ad urlare melodrammatico, mentre tutti si girano verso questa scenetta patetica. Lui si lascia trascinare giù e subito dopo viene a sedersi al mio fianco. Sì, dev’essere un buon segno se resta qui…

-Ti prego…-

Resta qui, Ryro. Non andare via, io non ho mai voluto chiudere con te o dimenticarti. Lui sembra intenerirsi e piano fa passare un braccio sulle mie spalle, per poi appoggiare il viso al mio. Il profumo del suo balsamo è sempre lo stesso, delicato e buono come la prima volta che l’ho annusato sul casco che gli avevo prestato…

-No, non me ne vado da nessuna parte Brendon… Basta scappare…-

Sussurra, facendomi venire i brividi. Dio Ryan, sei tornato da me…?

-Questo vuol dire che..?-

-Sì. Ti amo Brenny.-

Alle sue parole inizio a piangere, non riuscendo più a trattenermi. Ho sognato che mi dicesse questa cosa per mesi, ho sperato che tornasse da me ed ora non posso quasi crederci…

Lui mi sorride passandomi un dito sulla guancia per asciugare quelle stupide lacrime.

-Non ti ho mai dimenticato… Non ho mai smesso di amarti, Ryro.-

-Nemmeno io amore…-

A quella parola mi sento saltare il cuore e nel mio petto si riaccende quel calore.

-…anche io penso di non aver mai smesso di amarti nonostante la mia stupidità… Puoi perdonarmi?-

Preso dall’agitazione e dalla gioia gli salto al collo e lo stringo forte, urlandogli dritto nell’orecchio come un pazzo.

-Sì! Io non ti porto rancore, Ryro!-

Lui sorride e mi abbraccia di rimando, così affondo il viso nei suoi capelli e gli lascio un bacio.

-Ti piace come frase? L’ho sentita in un film western che passavano sulla via cavo l’altra sera…-

Gli accarezzo la schiena, così felice di sentire il suo calore sotto il palmo della mia mano.

-Certo che tu sai sempre come uccidere il romanticismo… ma ti amo lo stesso.-

-Me lo hai già detto che mi ami…-

Lo sento ridacchiare nella mia presa e mi rilasso. Niente al mondo… niente… Mi rende così felice e sereno come il suono della sua risata.

-D’ora in poi penso che lo dirò continuamente, Brendon Urie…-

-E io ti risponderò che ti amo anche io, Ryan Ross…-

Gli dico guardandolo dritto negli occhi. Com’è ancora bello il mio Ryan… Bacio le sue labbra e sento scorrermi di nuovo energia nelle vene, mentre il cuore mi batte all’impazzata come se questo fosse il primo bacio…

 


“Ti vedo in forma” dico con un altro sorriso fissando il tavolo prima di alzare un occhio su di lui che sorride anche se con meno entusiasmo del solito, forse ripensando alle ultime cose che ci siamo detti l’altra volta.
“Sai ho un appuntamento…” dice sottovoce facendomi sorridere ancora di più “E tra l’altro ora dovrebbe anche arrivare questo tizio, con Spence….”
Sento un tonfo e solo dopo mi accorgo che a provocare il rumore è stata la mia testa che si è schiantata contro al tavolo. Dio ma si può essere così ottusi??
“Si ma io ho intenzione di mandarlo via!!” si affretta a dire continuando a non capire.
“Brendon non esiste…” poi un altro pensiero si fa largo nella mia testa “Ti sei fatto così bello per conoscere uno?” chiedo con una punta di fastidio nella voce.
Lui si guarda come se non ricordasse come si è vestito quel mattino, senza contare i due litri di dopobarba che si è dato per profumare così tanto… questo profumo è così buono, vorrei prenderlo per le spalle, sdraiarlo sul tavolo e… No! Concentrazione Ross! Tu sei incazzato perché questo piccolo stronzo è in cerca di un altro!
“Senti Brendon… Spence e John si sono messi d’accordo per farci incontrare. L’hai capito??” chiedo senza la minima traccia di pazienza nella voce. Lo guardo mentre annuisce ancora come un cazzo di ebete e, al limite, mi passo una mano sul viso iniziando seriamente a rassegnarmi. È troppo stupido per essere vero. Come cazzo fa a farmi saltare i nervi così? “E malgrado ciò… tu ti sei tirato a lucido per un altro?” chiedo acido.
Lui però sorride allegro abbracciandomi e stringendo il braccio mentre la sua testa si appoggia al mio braccio “Dentro di me lo sentivo che saresti stato tu” dice candidamente. Certo, come se io ci credessi.
Mi alzo in piedi ma lui resta attaccato al mio braccio come una cozza allo scoglio, cercando di staccarmelo penso “Io me ne vado! Lasciami…” Niente da fare sembra attaccato con la colla “Fai presto a trovarti qualcun altro eh?”
Innamorato di me certo, lo sapevo che sarebbe finita così me lo sentivo.
“Ryro!” oddio inizia ad urlare, che imbarazzo “Io non potrei mai volere nessun altro!! Sei tu che mi hai detto di dimenticarti!! Resta qui con me e non lasciarmi!!”
Ci guardano tutti ma ora non mi importa più. Dopo quello che ha appena detto non posso fare altro che permettergli di ritrascinarmi a sedere, ma appena mi molla mi rialzo e mi siedo sulla panca, accanto a lui.
Si ha ragione lui. Cosa cazzo voglio?? Gli ho chiesto di dimenticarmi… che non saremmo mai più tornati assieme… io stesso ero li per un altro appuntamento. Devo smetterla assolutamente di prendermela con lui per i miei errori, l’ho fatto anche troppe volte… ferendo così entrambi.
“Ti prego” mi sussurra disperato, come se lo stessi condannando a morte togliendogli l’aria, come se davvero fossi importante come mi ha sempre detto… come lui è sempre stato per me.
Gli passo un braccio attorno alle spalle appoggiando la mia tempia alla sua fronte “No, non me ne vado da nessuna parte Brendon… basta scappare…”
“Questo vuol dire che…” La sua voce trema per l’emozione mentre gli prendo la mano.
“Si. Ti amo Brenny”
Guardo le lacrime calde che gli scorrono sul viso e inizio a raccoglierne alcune, con la punta di un dito mentre anche dai miei occhi piccole gocce cristalline scende dono silenziose, ma sono così poche che non le nota nemmeno. Sono troppo felice anche per piangere “Non ti ho mai dimenticato… non ho mai smesso di amarti Ryro”
“Nemmeno io, amore” dico facendolo sussultare per quel nomignolo affettuoso, era da tanto che non lo chiamavo così “anche io penso di non avere mai smesso di amarti nonostante la mia stupidità… puoi perdonarmi?”
“Sì! Io non ti porto rancore Ryro!”
Sorrisi, per davvero con le labbra che arrivavano da un orecchio all’altro abbracciandolo e avvetendo le sue labbra che mi lasciavano un bacio delicato sulla testa “Ti piace come frase?” mi chiede accarezzandomi la schiena “L’ho sentita in un film western che passano l’altra sera sulla tv via cavo….”
“Certo che tu sai sempre come uccidere il romanticismo… ma ti amo lo stesso”
“Me lo hai già detto che mi ami…”
“D’ora in poi penso che lo dirò continuamente, Brendon Urie…”
Lui mi guarda felice, per davvero, mentre i suoi piccoli occhi neri scintillano “E io ti risponderò che ti amo anche io, Ryan Ross…” termina, prima di lasciare che le sue labbra si congiungano alle mie… ed è come se non fossero passate nemmeno due ore dall’ultima volta…

 

* * *

 

Non avevo mai chiuso la porta di casa mia da quando Ryan ne era uscito, perché sapevo che era da qualche parte dell’America senza le chiavi per poterla aprire… Ogni notte correvo a controllare che Shane non avesse girato le chiavi o messo l’allarme. Volevo che -se avesse deciso di tornare da me- Ryro trovasse ancora la porta aperta e la luce in veranda accesa… D’altronde lo sapeva che un posto dove tornare e da chiamare casa l’avrebbe sempre avuto.

Ed ora che è al mio fianco e lo sento chiamarmi dalla stanza posso finalmente chiudere la serratura e spegnere la lampada esterna.

Sono solo felice che tu abbia finalmente trovato il coraggio di seguire la strada di casa, Ryan…

D’ora in poi non perderti più.

 

Io non sono un uomo che crede nel destino, in quanto sono convinto che il futuro ognuno sia libero di plasmarlo a suo piacimento.
Per questo ho sempre pensato che la mia vita potesse essere un film, dove ogni personaggio si è scritto da solo la propria parte, intrecciandola con gli altri protagonisti del racconto, ridendo assieme e avvolte litigando, gioendo e piangendo. Odiandosi e amandosi.
Sarò schifosamente romantico ma adesso che me ne sto nel mio letto, nella mia stanza, nell’appartamento che condivido con Brendon che ora dorme appoggiato al mio petto inizio a pensare che la mia vita si, è un film, perché qui c’è il lieto fine….
E lo abbiamo scritto insieme, Brend….

 

* * *

 

La sola cosa certa però resta questa: Non possiamo più entrare in metà dei bar di Los Angeles senza vergognarci a morte.

 

* * *

 

 

 

 

 

The end…

 

…?

 

 

 

 

 

 

 

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Ecco finalmente la fine!!!!

Grazie a chi ha letto tutto quanto!!!

Prossimamente ci sarà uno Spin-Off di questa storia a cui stiamo lavorando… Sarà una one!

 

E a chi è interessato, stiamo producendo una long sui Panic! che posteremo presto!!!

Stay tuned!!!! XD

 

Gre, sorry…. Ma amaci lo stesso!

 

 

XOXO

Miky&Jess

 

 

 

 

 

 

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