a new life for me

di _Giuls17_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo uno ***
Capitolo 2: *** il sogno nel cassetto ***
Capitolo 3: *** il primo passo verso la felicità ***
Capitolo 4: *** il secondo passo verso la felicità ***
Capitolo 5: *** l'incidente ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** la luce ***
Capitolo 8: *** problema ***
Capitolo 9: *** abbattuta ***
Capitolo 10: *** Casa ***
Capitolo 11: *** risalita ***
Capitolo 12: *** decisioni ***
Capitolo 13: *** possibilità ***
Capitolo 14: *** tutto cambia ***
Capitolo 15: *** da domani ***
Capitolo 16: *** una nuova vita ***



Capitolo 1
*** capitolo uno ***


capitolo 1

Vorrei solo fare una piccola introduzione dicendo, che questa storia è postata anche sul sito, manga net, io sono la stessa autrice, quindi non pensate male (che si chiama dark angel, là), la riposto qua con qualche modifica, spero che vi piaccia! =)

 

Il dolore….

 

Lui e Funny, la cosa più sbagliata del mondo.

Dovevamo essere io e lui, ma lui ha scelto lei, la ragazza semplice a quella complicata.

La ragazza calma a quella pazza, la bella alla mediocre.

 

Ed adesso sono sola in camera mia, a disperami per quei baci che mi hai rubato quando eravamo piccoli, e penso anche al bacio che hai lasciato a Funny, uguale ai miei.

Ho perso cinque anni della mia vita a starti dietro, per poi sapere che ti piaceva Funny, da quel momento in poi ho cercato di starti lontano, ma tu nn ti rendi conto che soffro anche quando non siete assieme, soffro per gli sguardi che gli lasci, soffrirò per sempre.

 

Toppo era il dolore, pensai,  guardai fuori dalla finestra, stava nevicando, misi un giubbotto ed uscii lo stesso, dovevo schiarirmi le idee.

Mi capitava che uscendo da scuola tornavo tardi a casa, molto tardi, facevo dei giri assurdi, camminavo o meglio vagavo per la città, in cerca di un segno, che mi facesse tornare alla realtà, ma puntualmente ogni giorno non arrivava mai.

Perché ormai l’unico segno che mi era stato concesso si trovava accanto a un’altra donna.

La sera passò veloce, in certi attimi mi sentivo morta, svuotata di tutto, e la colpa era solo di una persona, purtroppo a me cara.

 

L’indomani, a scuola, arrivai a piedi, non volevo più che Rey mi accompagnasse, senza lui era più facile stare sola, fra i miei pensieri.

Avevo perso i miei amici, non solo perché loro volevano frequentare Eric, ma il motivo di base era, che gli avevo detto che volevo stare sola.

Purtroppo per me, loro, la coppia del momento arrivavano sempre assieme a scuola, ogni giorno, e vi soffermavate a guardarmi  ed io, come una stupida abbassavo la testa, intimorita e  sempre più sola.

Le ore non volevano passare, erono una rottura, sembravano infinite, come alle elementari ci siamo ritrovati tutti nella stessa classe, che coincidenza ! voi due siete pure seduti accanto e io sono seduta all’ultimo banco, sola e lontana da voi.

 

Le pause fra le varie lezione duravano 10 minuti, ed erono 10 minuti di dolore per me.

- Allora Eric, quando hai il prossimo incontro di karate? -

- Presto fra una settimana – rispose lui soddisfatto.

- Bene, o Eric sta sera usciamo vero?-

- Si va bene, Funny –

A un tratto Eric mi guardò ma nn con il suo sguardo pieno d’odio, ma con tenerezza, compassione e non potei fare a meno di sorridere, Funny se ne accorse – Che cosai da sorridere rana?-

- Niente, stavo solo…lascia stare- bisbigliai.

- no dai sono, siamo molto curiosi-

- Dai Funny lasciala stare, non stava facendo niente di male- la riprese Eric duramente.

- Lasciala stare! Eric che ti è preso?-

- Niente, è solo, che la stiamo torturando da troppo tempo, e la parola fine dovrebbe essere messa -

- Grazie Eric, ma me la cavo da sola da tanto tempo,e so cosa fare –

 

Mi alzai e me ne andai dalla classe, nel frattempo mi sento urlare alle spalle – Scapperai per sempre, cosi, pensa che già scappi da tutti i problemi –

Ma è questa la vita, c’è chi li affronta i problemi come ho sempre fatto io e c’è chi cambia e decide di scappare, come faccio sempre io.

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Capitolo 2
*** il sogno nel cassetto ***


capitolo 2

 

Il sogno nel cassetto…

 

 

La professoressa mi mandò in presidenza, dopo che ebbe scoperto che ero uscita dalla classe per andarmene, dato che non volevo proprio andarmene dalla scuola, mi avevano beccato.

Il preside mi fece la solita ramanzina, ultimamente finivo spesso in presidenza, ma non lo facevo apposta,  una volta mi avevano mandato perché avevo saltato educazione fisica e mi ero addormentata su un albero.

Era scomodo dormire là, ma almeno mi ero riposata una poco.

Un’altra volta invece, secondo le voci che avevano fatto girare i miei compagni, e quando dico compagni intendo Funny, mi avevano mandato in presidenza perché “avevo” quasi picchiato una ragazza più grande, cosa non vera, non sapevo manco che fosse quella ragazza. E un ultima volta avevo involontariamente insultato la prof.

Mi resi conto di essere cambiata e molto, ma la nuova me, anche se fuori cercava di appare forte, la sera piange ancora.

 

Il preside mi lasciò andare dopo mezz’ora, in tempo per la ricreazione, arrivai nel cortile principale, e mi avvicinai al posto dove ormai mi ero abituata a  passare la ricreazione, era alla fine del cortile, lontano da tutti e per giunta sotto un albero.

Mi sedetti a terra e iniziai a fissare il cielo, era una bella giornata di Aprile e non mi resi conto che Eric si stava avvicinando, e si sedette accanto a me, io sobbalzai per lo spavento, ma poi ripresi a guardare il cielo e chiesi sorpreso – che stai facendo?-

- mi sono seduto accanto ad un’amica –

-amica?- chiesi sorpresa e sconvolta allo stesso tempo.

- Sana mi sono comportato malissimo con te, ma ti considero ancora la mia miglior amica- disse guardandomi.

 

Sarebbe stato fantastico se questo fosse successo veramente, desideravo veramente poter tornare alla vecchia vita, sarebbe stata la cosa più bella del mondo, mi avrebbe reso davvero felice poter stare daccapo con lui, poter tornare a sorridere, ma sarebbe rimasto solo un sogno che nn si sarebbe mai avverato, -vorrei tornare ad amarlo…- dissi a bassa voce.

E quando mi riscossi dal sogno arrivò Funny, che cominciò a blaterare del mio comportamento che non rispecchiava un’alunna con i miei voti. Poi si disinteresso a me e prese a parlare delle giornate con Eric, di quando studiavano insieme.

 

Il mio cervello che stava scoppiando pensò “ mi vuole proprio fare incavolare, dice queste cose solo per rendermi gelosa, ma devo mantenere la calma, nn devo picchiarla”, ma lei continuava a parlare.

 – è diventato cosi dolce, e quando studiamo mi tempera anche la matita – disse in modo frivolo.

- Bastaaa!!!- urlai la mia pazienza era arrivata al limite, mi alzai e me ne andai, almeno potevo essere soddisfatta di me: non l’avevo picchiata.

 

Imprecò contro di me e della mia maleducazione, ma io non feci niente, mi stetti zitta, e me ne andai lentamente  in bagno.

Mi sciacquai la faccia, e mi guardai allo specchio, ero pallida, assomigliavo a un fantasma, avevo anche le occhiaie, e dire che la sera credevo di dormire.

 

Entrarono le amichette di Funny e lei, “che bellezza” mi dissi fra me e me, mi diressi verso l’uscita, ma loro la sbarrarono con i loro corpi piccoli senza muscoli – fatemi passare –

-facciamo quattro chiacchiere prima – disseto in coro.

- no- risposi decisa.

 

Le spostai con una sola mano, e usci, stavo piangendo, il perché nn lo sapevo, ma volevo essere apprezzata per una volta, e cosi cominciai a urlare, in mezzo a tutti.

Tutti mi guardarono, ma finalmente stavo facendo uscire il mio dolore, le lacrime aumentarono, nn vedevo più niente.

Smisi di urlare, dopo poco,  Eric mi guardava, era stupito che una come me avesse cosi tanto dolore dentro, ma era la verità, io stavo male e nessuno poteva curarmi nemmeno i medici.

 

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Capitolo 3
*** il primo passo verso la felicità ***


capitolo 4

 

 

Il primo passo verso la felicità…

 

 

Me ne andai di corsa, il mio dolore doveva essere solo mio, nn dovevo comunicarlo agli altri, da un lato sarebbe stato meglio condividerlo, saperlo meno pesante sulle mie spalle, era troppo, pure per gli altri.

Mi diressi verso la classe, anche se la lezione nn era incominciata mi sedetti e aspettai. Con calma.

Piano pianola classe si riempi.

- Devo dirti una cosa - era il mio vecchio amico – Funny e Eric hanno litigato, lui ti vuole ancora bene, ma ricordati nn si separeranno mai - mi disse con cattiveria.

- lo so - dissi tranquilla, non capivo cosa voleva da me.

Finita la scuola mi alzai di corsa, per andarmene,in tempo record ero già nel cortile, molte persone come me correvano, uscire dalla scuola era come togliersi un enorme peso dalle spalle, pensai.

Delle lacrime cominciarono a scendere senza nessuno motivo, sul mio viso, loro erono la mia unica compagnia, ma un tratto qualcuno mi afferrò per la spalla e mi fece voltare.

Era – Eric- dissi piano.

- devo parlarti-

- perché?- chiesi sconcertata.

- dobbiamo chiarire Sana, un volta per tutte- mi disse guardandomi negli occhi, negli occhi che amavo.

Ci dirigemmo verso il parco  e ci sedemmo a terra, lontano da tutti – perché quell’urlo?- mi chiese giocando con i fili d'erba.

- anche io sono umana, ricordatelo- gli dissi.

- soffri?- mi chiese con non chalanche.

- si tanto- abbassi lo sguardo, mi stavo vergognando?!

- mi dispiace, veramente, ma dimmi sono io la causa dei tuoi problemi?-

Voglio mentirti, pensai, non ti meriti la mia sofferenza – no-

Avevo alzato lo sguardo, ma lo distolsi subito dal suo - sei un imbrogliona, Sana, sono io, e non me lo vuoi dire, credi che potrei soffrire ed è giusto, ma so anche essere ragionevole- mi disse con una maturità che non conoscevo.

- ti ha reso lei cosi forte e deciso, ti ha mutato totalmente, ha fatto il mio lavoro, lei c’è riuscita in pochi mesi, io in 5 anni no, ho fallito, nn sono riuscita a cambiarti- dissi tristemente.

- ti sbagli-

- mi sbaglio?- ripresi sorpresa, e alzando lo sguardo.

- si, lei nn mi ha cambiato sei stata tu, la nostra separazione mi ha reso cosi, significa che hai fatto un ottimo lavoro-

-peccato che questa forza non l’abbia avuta io, starei cento volte meglio adesso- dissi cercandomi di consolare sa sola.

- ma tu sei forte, che fine ha fatta l’attrice che non ha paura di niente?- mi chiese cercando di sorridere.

- è morta de tanto tempo, anzi credo di essere un cadavere ormai, penso di essere morta da tanto tempo- gli risposi accennando un piccolo sorriso.

- nn dire cosi, nn sei morta per me-

-No, sono morta con te, quando mi hai lasciato-

Ed all'improvviso come niente cominciai a piangere, mi misi le mani in faccia ero disperata, e  lui mi abbracciò – mi sono mancati i tuoi abbracci - dissi fra le lacrime.

- mi sei mancata tu Sana -

- Eric - non dovevo lasciarmi trascinare da quell’abbraccio,eppure lo feci, lo amo pensai – ti amo- dissi quasi in un sussurro.

O no lo detto, mi tolsi da quell’abbraccio e corsi via, solo dopo che mi alzai lui aveva capito quello che avevo detto, e mi insegui.

Mi prese e mi abbracciò, mi strinse a lui, stavolta nn voleva lasciarmi andare.

Ci guardammo negli occhi e io sorrisi per la prima volta dopo mesi - Sana, ti amo anch’io -

Fece una pausa - sei la mia vita, forse Funny serviva solo a sostituirti, ma io voglio stare con te, nn con lei -

- veramente?- dissi.

- si -

Mi baciò.

I suoi baci erano sempre i suoi baci, uguali a quelli di quand’eravamo alle elementari,  noi ci amiamo come allora.

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** il secondo passo verso la felicità ***


capitolo 4

Il secondo passo verso la felicità:

 

Mentre mi baciava scoppiai a piangere, aspettavo da tanto questo momento e ancora nn ci potevo credere. Eravamo io e lui. Di nuovo.

You and Me together 4ever…

Appena si separò mi abbracciò forte, un’abbracciò che ormai avevo dimenticato, ma che adesso mi tornava tanto familiare…

-Cosa faremo ora con Funny?- chiesi un po’ esitante.

-Stasera la chiamo e gli dico che è finita-

-Speriamo che nn si arrabbi troppo- sospirai…

-E anche se fosse? Si dovrà rassegnare- mi disse guardandomi negli occhi.

-Già.- dissi ricambiando lo sguardo e stringendolo forte a me.

Mi accompagnò a casa, ero talmente felice che avevo stampato in faccia quel sorriso da ebete, e appena mamma mi vide mi chiese –Tutto a posto?-

-O mammina sono cosi felice!- risposi abbracciandola.

-E perché cara?-

-Io e Eric siamo tornati assieme!!- dissi, anzi per meglio dire glielo urlai.

E me ne tornai in camera mia, saltellando come una pazza, e aspettai la telefonata di Eric che arrivò dopo un’ora e mezza.

-Allora come è andata?- chiesi curiosa.

-Beh, è andata cosi…- e iniziò il suo racconto.

-Ciao Funny-

-Ciao Eric!!-

-Dobbiamo parlare-

-E di cosa?? Ah senti ti va di uscire domani sera?-

-Funny fra noi è finita-

-Cosa ? E perché?-

-Amo Sana, non te-

-Cosa?? Tu non puoi amarla, con lei avevi chiuso!!-

-Pensavo fosse cosi, invece non l’ho mai dimenticata, a presto Funny-

-No aspetta…Eric!-

-E poi ho riattaccato- mi disse lui.

-Capisco- dissi perplessa.

-Sana?-

-Si Eric?-

-Domani ti posso vedere?-

-Certo Eric, dove ci vediamo?- ero felice, il mondo stava riprendendo a girare per il verso giusto, finalmente.

-Al parco alle 11-

-Va bene, ‘notte Eric-

-Sana, ti amo- mi disse, con una voce dolcissima.

-Ti amo anch’io Eric- e chiusi il telefono, quella notte sarebbe stata una delle più belle della mia vita.

 

La mattina mi sveglia super agitata e anche in ritardo, erono già le 10, avevo meno di un ora per essere pronta e per andare al parco, e allora cercai di fare tutto molto velocemente.

Mangia quattro biscotti e mi preparai subito, non avevo tempo da perdere.

 

Alle 10:57 ero al parco, si stavano avvicinando le vacanze di Natale, e in giro si sentiva l’aria natalizia, anche al parco. Mi guardai intorno per vedere se c’era.

E lo trovai alla panchina di ieri, mi avvicinai a lui.

 

-Buongiorno Eric!- dissi.

-Sana se già qui, nn ti credevo cosi puntuale- mi disse in tono scherzoso, lo avevo sorpreso allora.

-Non sarò puntuale a scuola, ma agli appuntamenti col mio ragazzo arrivo puntuale- dissi sorridendo.

-passeggiamo?- mi chiese anche lui mostrando un piccolo sorriso.

-certo-

-Stamattina Funny mi ha richiamato, cercava spiegazioni, ma ho riattaccato subito il telefono- mi disse in modo serio.

-Abbiamo combinato un casino- dissi abbassando la testa.

 

Eric vide il mio dispiacere e mi cinse con la mano destra la spalla e mi avvicino a lui, era diventato tanto dolce.

-Non è un casino l’amore, io ti amo, e non intendo rinunciare a te, dopo che ti ho persa una volta, non ti lascerò mai più!-

-Nemmeno io intendo lasciarti- dissi con orgoglio.

-sai che pensavo Eric?-

-no a cosa Sana?-

-Che se dobbiamo essere una coppia  a tutti gli effetti, dovremo avere una canzone, la nostra canzone- dissi emozionata dell’idea.

-E perché?- mi chiese confuso.

-Perché se uno dei due la sentisse penserebbe immediatamente all’altro, cosi da non separarci mai-

-va bene, quale scegliamo allora-

-Non si fa cosi, deve succedere per caso, nn te ne devi accorgere, e come nei film, la sentiremo noi nel momento giusto, verrà da noi la canzone giusta-

-ti credo.- mi disse stringendomi le mani - ma tu stai gelando!-

-ho un po’ di freddo forse- dissi imbarazzata.

 

Eric si tolse subito la giacca e me la mise addosso –cosi sto meglio- dissi sorridendo.

 

E mi baciò.

Ci sedemmo in una panchina del parco e continuammo a baciarci, forse per un paio di minuti, forse un’ora o forse un’eternità, ma in quel momento una musica aleggiava nell’aria…

 

“When you look me in the eyes,
And tell me that you love me.
Everything's alright,
When you're right here by my side.
When you look me in the eyes,
I catch a glimpse of heaven.
I find my paradise,
When you look me in the eyes.”

-la senti?- chiesi cercando di ascoltarla.

-cosa?- mi disse lui.

-ascolta bene-

-la sento, è una canzone, ma da dove viene?-

-Non lo so, penso che venga dal chioso che c’è più in la, e credo che faccia…when you look mi in the eyes… More and more, I start to realize,
I can reach my tomorrow-

-I can hold my head up high, And it's all because you're by my side.-

-okay questa sarà la nostra canzone-

-si, when you look me in the eyes-

 

Mentre c’è ne tornavamo a casa

-Sana ti va se stasera usciamo, dico seriamente andiamo a mangiare in qualche posto, facciamo una passeggiata al chiaro di luna e tutte le altre cose da fidanzati…che ne pensi?-

-va bene a che ora ? e dove?-

-facciamo alle 8:30 al Grace, va bene?

-Si, ci vediamo stasera- dissi

Lo bacai per l’ultima volta e entrai a casa.



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Capitolo 5
*** l'incidente ***


capitolo 5

L’incidente

 

 

Erono 7:30 del pomeriggio, io e Eric ci saremmo dovuti incontrare fra un’ora al Grace.

Appena arrivai a casa, mi diressi subito nel mio bagno, e cominciai a prepararmi, ed iniziai il tutto con una bella doccia fredda, per calmare i miei nervi.  

 

Per la serata con Eric, dovevo essere perfetta, mi dissi, cosi decisi di indossare una mini gonna nera, e una camicia bianca, che aveva dei piccoli fiorellini come bottoni, ed infine misi degli stivali neri con un po’ di tacco.

 

Era il look perfetto per quella sera, doveva esserlo, per forza, non volevo sfigurare.

 

Alle 8:25, esco di casa. Il Grace era un po’ distante da casa mia, avrei volevo uscire un po’ prima ma mamma aveva avuto da ridere, e cosi non ero potuta uscire prima.

Eric mi stava aspettando e io non lo avrei tardato ancora per molto.

A casa di Eric, invece erono le 8:20. E stava per uscire.

-Papà sto uscendo, vado ad un appuntamento con Sana, nn so che ora faccio, però.-

-Ok figliolo sta attento!.-

 

Appena Eric apri la porta di casa, per uscire, si ritrovò davanti Funny e Terence, rimase scioccata perché non si sarebbe mai aspettato di vederli in quelle circostanze, soprattutto lei, la sua ex.

Entrambi si guardarono e poi lo presero con la forza e lo portarono dentro casa e lo legarono alla prima sedia che trovarono libera.

-Ehi ma che fate?!.- disse cercando di divincolarsi dai suoi amici.

-Scusaci Eric –disse Funny- ma ora ti faremo cambiare idea su Sana e su me.- disse Funny decisa.

-Funny, Terence, smettetela io sono perfettamente in salute, lasciatemi ho un appuntamento con Sana.- disse Eric in preda a una furia nascente.

-Ah con la puttana.- disse lei acidamente.

-Non ti permettere di chiamarla cosi! Casomai sei tu la puttana!!.- gli rispose

-Eric non vedi che ti ha fatto il lavaggio del cervello- Terence cominciò a urlare- sei diventato tutto scemo amico mio!-

 

-Noi voi siete scemi come vi vengono certe idee in mente!.-

 

Nel frattempo al Grace, una ragazzina stava aspettando l’arrivo del suo fidanzato.

 

8:35…niente.

8:40……ancora niente.

8:45………

9:00………….ma lui nn c’era.

 

A casa di Eric la situazione non era per niente migliorata.

 

-Lasciatemi Sana mi aspetta, per favore!!- urlò in preda alla disperazione.

-Oh scusate ma che state facendo a mio figlio?.- chiese il padre di Eric, che solo ora si era accorto che il figlio era legato come un salame alla sedia.

-Il lavaggio del cervello- rispose Funny, senza guardarlo.

-Oh va bene.- disse con non calane e andandosene via.

-Cosa papà! Torna qui, non puoi lasciarmi nelle loro mani, papà!!!- urlò suo figlio.

 

-Eric devi reagire, lei nn è niente per te, io sono l’unica, l’inimitabile, l’unica degna di essere la tua ragazza!!!!.- riprese Funny.

-Sai chi sembri in questo momento, Funny? una bambina viziata, capricciosa, ed egoista, io non ti capisco, ti credevo diversa una ragazza intelligente, capace, ma davanti a me vedo una bambina. Stai mostrando il tuo lato peggiore.- disse il ragazzo distogliendo lo sguardo da quelli della sua ex.

-Mi fai ridere caro, credevo che fossi tu il bambino, con il tuo sguardo triste e da cretini,

-buhu buhu, povero bambino, mi fai ridere.- disse lei cercando di imitare la faccia triste di Eric.

 

-Va bene, dai  accendiamo la tv, vediamo che succede –disse Terence, un po’ seccato dalla situazione, cosi accese la tv, e digitò il canale sei, il canale che teneva sempre aggiornati su tutto ciò che succedeva a Tokyo.

 

In quel momento c’era in tv una giornalista che stava per parlare di un incidente.

 

-Salve sono la vostra Kelly Mistic, e vi porto una notizia degli ultimi minuti,  poco fa sono corsa sul posto di un incidente, è successo proprio davanti al più famoso ristorante di tutti i tempi il Grace, una ragazzina che secondo l’identikit fatto dai presenti avrebbe 15 anni, è stata investita mentre aspettava per ipotesi qualcuno, e mentre stava per tornava a casa un camion l’ha investita, adesso è ricoverata al Hospital Centrel di Tokyo, sperando che guarisca presto.

 

-Ma chi sarà questa?.- disse Terence.

-Vi mostrerò ora una foto della ragazza.- disse la giornalista e mostrò la foto di Sana Smith.

 

Dopo aver visto la foto,con uno scatto improvviso Eric si liberò dalla sedia, e cominciò a correre verso l’ospedale di Tokyo.

 

Corse cosi veloce che arrivò dopo cinque all’ospedale.

-Scusate Sana. Dov’è Sana Smith?.- chiese in preda alla disperazione.

-Lei chi è?.- chiese la ragazza della reception.

-Sono il suo fidanzato, per favore mi dica dov’è!.- gli urlò.

-Si trova nella stanza 312.-

-Grazie.- disse.

 

Nella stanza 312.

 

-Signora-a Smith.- disse Eric ansimando per colpa della tosse.

-Oh ciao Eric.- disse la madre di Sana.

-Mi dispiace, è tutta colpa mia.- disse il ragazzo.

-Eric, voglio chiederti una sola cosa, dovevi essere con mia figlia giusto?.-

-Si.-

-E allora perché non eri con lei?.-

-Funny e Terence, mi hanno trattenuto, legato a una sedia, l’ho saputo dalla tv, non ho potuto fare niente.- disse abbassando lo sguardo.

-Va bene, ora so che non è colpa tua.- rispose la madre.

-Se la fa sentire meglio neanche mio padre ha voluto aiutarmi, ma mi dica dov’è Sana adesso?.-

-In terapia intensiva.- rispose la donna senza indugio.

-Come mai, cioè è tanto grave?..- chiese il ragazzo meravigliato.

-Non si sa, possiamo solo aspettare e sperare.- rispose sedendosi sulla sedia.

 

Nel frattempo in terapia intensiva.


-Dottore non sta migliorando, anzi il polso sta cedendo.- urlò l’infermiera.

-Non la lasceremo, deve resistere, a tutti i costi.- rispose questo.

-Ma dottore!.-

-Niente ma, continuiamo, dobbiamo intubarla.- disse prendendo gli attrezzi.

 

-Il polso, non c’è più polso, il battito è basso, la stimo perdendo…l’abbiamo persa dottore.!-

-No, finché non lo dico io, non l’abbiamo persa.- insistette.

 

1-2-3-4-5-...20…30…40…50…60…70…80…85…90…secondi…la ragazza era morta…

 

-Dottore, non c’è l’ha fatta.- disse l’infermiera.

-Si invece, sii, guardi il polso, è viva, sii, c’è l’abbiamo fatta!!- urlò per la gioia il medico.

-Dottore, ora possiamo portarla in camera sua, che ne pensa?-

-Va bene, andiamo.-

 

Pochi minuti dopo i dottori arrivarono con Sana nella stanza 312.

-Oh dottore come sta la mia bambina?- chiese sua madre alzandosi.

-Sana, va tutto bene?- chiese Eric avvicinandosi al lettino che stava portando Sana.

-La signorina Sana ha avuto un incidente molto grave, l’abbiamo quasi persa.- disse il dottore.

-Che intende dire?- chiese Eric preoccupato.

-Intendo dire che l’abbiamo persa per 90 secondi.-

-Ma questo non gli avrà provocato dei danni celebrali?.- chiese la madre preoccupata per le sorti della figlia.

-No, dobbiamo solo sperare che non entri in coma.-

-Dottore come faccio a capire se lei è entrata in coma o no?-

-Se nn si sveglia tra un’ora sarà in coma, è semplice, ora riposi, che è meglio.- disse il dottore alla madre.

Un’ora dopo.

-Eric vai a casa, ancora non si è svegliata, ti conviene andare a casa, ti chiamo io appena si sveglierà.-

-No signora vada lei, io resto.-

-Va bene, mi chiami.- disse e la donna se ne andò.

 

-Certo.-

Due ore dopo.

-Dottore, perché non si è ancora svegliata?.-

-Ragazzo è semplice è entrata in coma.-

-Signora Smith, sono Eric, Sana è entrata in coma.- disse Eric chiamando la madre al cellulare.

-Eric se vuoi torna a casa io sarò li a momenti.- rispose lei.

-No, resto con lei.-

-Va bene, a fra poco.

Il ragazzo chiuse il telefono e si avvicinò al lettino di Sana.

-sana amore mio, scusami, è tutta colpa mia, io dovevo essere con te, vorrei tanto che ci fossi io su quel tavolo nn tu. Perdonami, sana.- disse piangendo.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


capitolo 6

Capitolo 6: il giorni dopo     (Eric PoV)

 

Eric non si mosse dalla stanza di lei per molto tempo.

Doveva pensare a loro, doveva pensare a farla stare meglio, o meglio ancora a farla svegliare.

Lei era là, a pochi passi da lui, ma non le poteva parlare, non la poteva sentir ridere, lei non poteva fare niente, e lui si sentiva un debole, un traditore.

Ma doveva accettare il tutto, si disse cercando di farsi forza.

 

Un paio di ore dopo arrivarono i medici, ed Eric vide Sana andare via, ma aveva una paura costante, la paura di non vederla più varcare la soglia di camera sua. La paura di sapere che non ce l’avrebbe fatta. 

E con quelle paure Eric si addormentò, e fu sommerso da incubi.

 

Quando si svegliò  Eric rivide la sua Sana nel letto. E cosi una paura per il momento gli scivolò di dosso.

Sospirò, si sentiva più tranquillo adesso. Un po’ più sereno.

Si avvicinò al letto della sua ragazza e iniziò a guardarla,era sempre bellissima, nonostante tutto era ancora la ragazza più bella che avesse mai conosciuto e amato.

E in quell’attimo di debolezza si lasciò andare, e pianse tutto il suo dolore..

 

 

 

 

 

Scusate per il capitolo corto, ma per ora non è un momento bello, spero che vi piaccia lo stesso a presto!

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Capitolo 7
*** la luce ***


capitolo 7

Capitolo 7: la luce.

 

-Non c’è la farà se non si sveglia, vero?.- chiese Erik al dottore.

-Le possibilità sono davvero poche, la sua vita dipendere solo da lei.- rispose quello.

-Non possiamo aiutarla in qualche modo?.-

-Ho paura di no ragazzo.-

 

Dopo un mese dall’incidente, Erik era ancora là, in quell’ospedale, nella stanza di lei, con il cuore a pezzi e gli occhi pieni di lacrime.

No gli importava della scuola, dei voti, degli allenamenti, l’unico suo pensiero giorno e notte era lei, soltanto lei.

Il su unico amore.

L’unica persona che l’aveva capita fin da subito, l’unica persona con cuoi poteva essere se stesso, senza nascondersi, l’unica che lo amava incondizionatamente.

-Amore mio, perché non ti svegli? Sei arrabbiata con me?.- la guardò, come se si aspettasse una risposta, ma dal viso di lei non apparve nulla, nessun sentimento, nessun calore.

Era come morta.

-Io sarei venuto, lo sai, sarei venuto da te, se non mi avessero fermato.- disse scoppiando a piangere.

Un pianto disperato.

-Erik?.-

-Signora Kurata, mi dica?.- disse cercando di asciugarsi le lacrime.

-Non vergognarti di me, anche io sono un disastro.- disse con molta sincerità e un sorriso forzato.

-Già ha ragione.-

-Ci sono novità?.- chiese sedendosi accanto a lui.

-No.-

-Le tue parole non mi sorprendono, ma non mi feriscono neanche, ormai dopo un mese non so neanche cosa ci aspettiamo.-

-Mi dispiace che lei pensi ciò, io ancora in ci spero.- disse stringendo i pugni per il dolore.

-Anche io caro, anche io, ogni notte prego, prego che lei ritorni, che lei mi illumini ancora la giornata con le sue risate, con le sue grida e i suoi problemi, ma sto cominciando a temere che i miei sogni rimarranno tali.-

-No, non deve dire cosi, lei tornerà, lei  forte! Lei tornerà da me.- disse Erik scappando via.

-Quanto vorrei crederti.- dissi la signoria prima di andare via.

 

-Sana! Sana adesso basta, ti devi svegliare!.- cominciò a piangere e le sue lacrime cominciarono a bagnare Sana.

-Amore ti prego, sono qua per te, non ti lascerò mai, Sana…- niente il suo angelo non stava tornando.

-Ti ricorderò per sempre, esisterai sempre e solo tu.- strinse forte la mano di lei, non voleva crederci, non voleva credere che fosse veramente morta.

Un piccolo movimento, quasi impercettibile, ma non impossibile da vedere per un uomo disperato.

-Sana?.- chiese sorpreso.

Ancora una leggera pressione alla mano del ragazzo, stava reagendo, dopo un mese stava tornando alla luce.

-Sana svegliati sono qua!.-

Lentamente si aprirono gli occhi, e rivide quel colore bello come la luna e le stelle. Rivide lei, viva.

-Amore mio.- disse scoppiando in un ultimo pianto, l’ultimo perché lei era tornata.

-Eric..- disse quasi in un sospiro e strinse forte a se il corpo tremante del suo ragazzo sconvolto.

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Capitolo 8
*** problema ***


Capitolo 8: problema.

Sono viva pensai, si sono viva, urló la mia mente. Stavo piangendo, come una bambina, piangevo, ma solo ora mi ero resa conto di quanto fosse importante la vita, di quanto l'avessi sottovalutata. Ma non sarebbe piú stato cosi, mi dissi, me la sarei goduto la vita.
-Sei viva.- mi sussuró Erik. Eravamo ancora abbracciati, non voleva allontarmi per paura che fosse solo un sogno, un terribile sogno.
Ma io non lo lasciai nemmeno per un attimo, lo tenni stretto a me e lui cosi potè sentire il mio cuore battere, batteva forte, per la gioia e per l'amore che provavo per lui.
-Si sono viva.- ripetei io, come per dare piú valore a quelle parore.
sono viva!
-Erik guardami.- dissi prendendo il suo volto tra le mani. Aveva tutti gli occhi rossi e le occhiaie, mi resi conto che non dormiva da giorni e probabilmente solo per non lasciarmi sola. Oh Erik pensai, sei diventato un vero uomo.
Lui mi guardó, e i suoi occhi si piantarono nei miei. -Dimmi Sana.- disse con voce tremante.
-Ti amo.- dissi e dandogli un casto bacio in bocca.
Chiuse gli occhi e assoporammo la magia di quel bacio, cosi tanto atteso, cosi tanto rubato a quella sera.

Eric andó a chiamare il dottore e mia madre, anche lei mi saltó al collo, anche lei pianse, anche lei divenne felice. E tutto perchè mi ero svegliata, che strana la vita!
-Sana, siamo davvero felici che tu ti sia svegliata.- disse il dottore.
-Si, anche io.- dissi sorridendo.
-Beh Signora, ha visto?.-
Mia madre annui, era ancora troppo sconvolta per rispondere.
Ad un certo punto, mi naque una domanda che teoricamente mi sarebbe dovita venire spontanea. -Quanto sono stata in coma?.- chiesi seria.
Tutti si guardarono, come se non sapevano se dirmelo o meno, ma il mio sguardo su di loro non cedeva, l'avrei scoperto, a qualsiasi costo.
-Sana, dai non è il caso...- inizió Erik.
-No, voglio sapere.-
-Tesoro dai, non è poi cosi importante.- rispose mia madre.
-Invece si!.- dissi alazandomi per andare a controllare da sola. Ma appena messo il piede a terra, capí che qualcosa non andava, man mano che tutta la pianta toccava terra, lo sentí piú debole, ma non solo il piede, anche la gamba e l'altro piedi. Li sentivo lontani, come se non fossero piú miei.
Quando il piede toccó terra, il mio cervello già non lo comandava piú, infatti se non fosse stato per Erik, che mi aveva preso in temo, sarei caduta a terra.
Scovolta e disorientata, mi guardai in torno e poi mi toccai le gambe, le toccavo con fare sfrenato, prepotente e forte. Toccavo, ma non sentivo.
Percorsi con le dita ogni singolo punto, ma niente, non mi appartenevano piú le mie gambe, erono come un ricordo lontato. E fra gli sguardi preoccupati, scoppiai a piangere.
Non avrei piú camminato...
Quello che successe dopo, non sconvolse solo me, ma anche gli altri.
Il dottore mi prese in braccio per riportarmi sul letto e controllarmi, anche lui aveva cominciato a toccare le mie gambe, ma già sapevo quello che mi avrebbe detto ecco perchè spensi il cervello, e mi isolai da mondo.
Chiamó l'infermiera e mi portarono a fare dei controlli veloci, ma anche là sapevano la risposta, solo che era difficile ammetterlo.
Solo dopo un'altra ora di test, si arresero e io mi svegliai dal vuoto in cui ero caduta. Nessuno aveva il coraggio di parlare, anche perchè non c'era veramente nulla da dire. E cosi parlai io.

-Sono stata in coma piú di sue settimane, quasi un mese e adesso mi sveglio paralitica, che schifo.-

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Capitolo 9
*** abbattuta ***


Capitolo 9


Il mio pessimismo aveva raggiunto dei livelli davvero critici, non facevo altro che stare in silenzio e quelle poche volte che parlavo, non ero gentile. Stavo male.
Ma non di un male fisico, ma di un male interiore, nessuno poteva capire come si stava senza poter camminare, senza poter correrre o alzarsi, sapevano solo dirmi quello che fare, in ogni momento e basta.
Ed io ero davvero stufa.
Erik era un angelo pensai, sorridendogli, era l'unico che capiva come stavo, l'unico che la sera, durante i miei pianti, mi incorragiava ad andare avanti, che mi teneva la mano e che mi accarezzava dolcemente.

Il mio dolore era allievato da lui, l'unica cosa bella.

Il dottore e mia madre non facevano altro che sottopormi a test e controlli, in modo da stimolare la circolazione o i muscoli o qualsiasi altra cosa potesse farmi riacquistare le gambe.
Ma io non ci credevo, non credevo piú a niente da quando mi ero svegliata, ero come una morta, che non aspettava altro che il giorno tanto attesso. Ma purtroppo per me, a un età cosi giovane, quel giorno era parecchio lontano e cosi mi tormentavo l'esistenza, da sola.
Come un cane che sa che prima o poi morirà, perchè non si hanno altre oppurtunità dalla vita.

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Capitolo 10
*** Casa ***


Capitolo 10: casa.

-Sana devi reagire.-

-Non voglio Erik, non ne ho motivo.-

-Invece si, devi farlo per te, per me, per noi.-

-Non mi importa, non ho nessun motivo per andare avanti.- dissi piangendo.

-Invece si, piccola.- disse abbracciandomi.

-Dobbiamo fare altri esami, su Sana.-
-Dottore, mi lasci andare a casa.- dissi senza neanche guardarlo.
-Che cosa?.- chiese sconvolto.
-Voglio tornare a casa.- dissi iniziando a piangere.
-Ma...perchè?.- voleva farmi raginare, ma non ci sarebbe mai riuscito.
-Perchè qua non c'è piú niente da fare per me.- dissi priva di qualsiasi emozione.
-Okay...- disse lasciandomi sola.
Era la cosa migliore pensai, mi coprí il volto con le mani e piansi tutto il mio dolore.

-Sana sei sicura?.- chiese mia madre.
-Si, andiamo.-
Erik mi prese in braccio e mi accompagnó alla macchina, strinsi i pungi per la rabbia, ero come un cane morente a cui peró non viene dato il colpo do grazia.
Ero un peso.
Arrivammo a casa dopo un quarto d'ora ed Erik mi poró in camera mia, mi appoggió sul letto, con molta delicatezza e andó ad aiutare mia madre, ed io sola in camera mia, mi persi nei nei miei pensieri.
Mi guardai attorno, non la vedevo da molto tempo, era sempre la stessa disordinata camera che avevo lasciato, ma era piena di vita.
Mi era mancata.
Vidi sulla scrivania l'album delle elementari e mi venne un moto di nostalgia.
Lo volevo prendere, volevo sfogliarne le pagine e rivivere quei momenti indimenticabili.
Credetti di alzarmi, di alzarmi e andare a prendere l'album, ma ea solo un sogno, una sensazione. Mi guardai le gambe. Erono ancora nella stessa posizione.
Le colpí con un pungo, poi un'altro e un'altro ancora.
-Vi odio!!!.- urlai con tutto il fiato che avevo.
Dopo quell'urlo sentí dei passi salire verso camera mia, correvano.
-Sana tutto bene?.- chiese Erik, che era accanto a mia madre.
Non dissi niente, ripresi semplicemente a piangere.
Erik cadde ai piedi del mio letto e vidi che anche lui piangeva e si buttó su di me.
Con mani tremnti gli accarezzai il volto fatto di lacrime e lo strinsi forte a me, aveva paura e anche io.

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Capitolo 11
*** risalita ***


Capitolo 11: risalita.

-Erik devi essere forte, lo devi essere per tutti e due.- dissi tra le lacrime.
-Sana...non ci riesco sei tu la mia forza, lo sei sempre stata...- disse guardandomi in modo disperato.
-Beh adesso si sono invertiti i ruoli, devi farcela per entrambi...ti prego.- dissi scongiurandolo.
-Non so come si fa.- disse scuotendo la testa.
-Ti aiuteró io.- dissi cercando di sorridere.
-Davvero?.- chiese speranzoso.
-Certo! Ma ora alzati.- dissi cercando di aiutarlo.
Si alzó e mi continuó a guardare negli occhi.
-Bene, ora asciugati le lacrime e sistemati sei un uomo nonostante tutto.-
-Non scherzare Sana, io non sono un uomo.- disse ironizzando sulla mia frase.
-Per me lo sei.- dissi fiduciosa.
Si asciugó le lacrime e si sistemó i vestiti stropicciati -Ed ora?.- mi chiese.
-Vai a scuola e fai vedere la tua forza.- dissi sorridendo.
-Ahaha bella battuta.- disse sedendosi sul letto accanto a me.
-Non sto scherzando vedi.- dissi seria.
-Invece si, come posso presentarmi senza te? Come?.-
-Beh per oggi sarà cosi, dai prossimi giorni vedremo.- dissi cercando di prendere la sua mano.
Lui mi aiutó e io gliela strinsi forte.
-Va bene?.- chiesi.
-No, lo sai.- disse guardandomi.
-Beh dovrai farlo, sei un uomo e devi dimostrarlo, per primo a me, poi a tuo padre e alla scuola.-
-Non devo dimostrare niente a nessuno.- disse abbassando lo sguardo.
-E invece si...tu vu..vuoi prenderti cura di me?.- chiesi.
-Certo Sana, ma che domande fai.-
-E allora fai come ti dico, tuo padre non ti darà mai abbastanza fiducia se molli la scuola e il karatè, lui vuole vederti felice e se gli dimostri di saper fare le stesse cose di prima, avendo una ragazza...beh messa come lo sono io, ti darà molta fiducia!.- dissi sorridendo.
-Ne' sei sicura?.- chiese guardandomi con i suoi occhi piú belli.
-Si amore..!-
-Va bene allora, vado a scuola io.- si avvicinó e mi diede un bacio.
-Ci sentiamo dopo Sana.- disse andandosene.
-Certo!.- lo salutai.
E cosi rimasi sola.
-Che faticaccia! È duro come la pietra quel ragazzo.- dissi stendendomi.
-Sana?.- sentí la voce di mia madre.
-Ehi si mamma entra pure.- dissi.
-Lo hai mandato a scuola?.- chiese guardando verso la porta.
-Si, era la cosa migliore da fare.-
-Lo so, hai fatto davvero bene.- disse sedendosi accanto a me.
-Lo spero...voglio che suo padre lo consideri un vero uomo e non lo farà mai se non riprende in mano la sua vita.-
-Già hai perfettamente ragione.-
-Davvero mamma?.- chiesi sconvolta.
-Si, e infatti io ti considero già una donna, stai cercando di risollevarti, è fantastico.- disse con un tono di malinconia.
-Lo so, ma è davvero difficile nelle mie condizioni.- dissi abbassando lo sguardo.
-Vedrai che il dottore ci aiuterà.- disse speranzosa.
-Speriamo mamma cara, speriamo.-
-Adesso riposati.- e se n'è andó silenziosa come era arrivata. Chiusi gli occhi e cercai di addormentarmi. Ci riuscí dopo poco..

"Sana su vieni" mi urló Erik.
"Si arrivo." dissi cercando di muovermi. Ma qualcosa me lo impedí.
Mi guardai i piedi erono come attaccati al prato.
"Erik aiutami non posso muovermi!" urlai.
"Su Sana, siamo tutti qui" sentí dire ai miei amici.
"Ma io non posso muovermi!!" ad un certo punto mi ritrovai a terra, le gambe non mi avevano piú retto.
"Erik ho paura" farfugliai.
"Sana, sei solo un peso morto, chi ti vorrebbe accanto?"
"Non dire cosi." cercai di muovermi ma le mie gambe non rispondevano ai miei comandi, erono ferme e immobili.
"Non posso camminare." dissi piangendo.
"Lo sapevamo, sei solo un invalida e lo sarai per sempre" mi dissero ridendo.
"No, no" urlai con tutte le mie forze.

-Nooooo!.- mi svegliai urlando.

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Capitolo 12
*** decisioni ***


Capitolo 12: decisioni.

Mi svegliai urlando, non era possibile pensai, non poteva essere vero. Ma appena cercai di muovermi e non sentì le gambe, mi resi conto che era tutto dannatamente vero.
mi avevano investito, ero entrata in come per un mese ed adesso, pensai tra le lacrime, adesso ero pure invalida, ero una ragazza che non avrebbe più potuto correre.
Delle calde lacrime iniziarono a corrermi lungo il viso, provai ad asciugarle ma loro invece di diminuire aumentavano.
Un singhiozzo lacerò il silenzio della mia camera.
Come poteva essermi successo tutto questo? Come potevo essere così sfortunata?
non trovai nessuna risposta, ma sapevo che un motivo anche se nascoto c'era, bisognava solo pensarlo.
-Sana tutto bene? Perchè hai urlato?.- chiese mia madre entrando di corsa.
-Solo un incubo.- dissi scuoendo la testa.
-Tesoro.- disse mia madre avvicinandosi e sedendosi accanto a me nel letto.
-Dimmi cosa ti preoccupa?.-
La guardai accigliata, era seria? era veramente e schifosamente seria?
-Mamma sono paralitica!! Non è un motivo abbastanza grave per essere così??.- dissi indicandomi.
-Si, ma pensavo...-
-Pensavi cosa? Che ci avrei scherzato su? che avrei sorriso e sarei tornata alla vita di tutti i giorni? Ti sbagli, ti sei sbagliata alla grande. Sto male e non si sa se portò mai tornare a camminare, la mia vita è appesa a un flo, che potrebbe recidersi da un momento all'altro.
Non so se il mio ragazzo, dopo che finalmente ci eravamo trovati, vorrà continuare a stare con me. Tu non ti rendi conto che la mia vita è una merda.- dissi seria.
Le lacrime si erono fermate, ma era rimasto l'odio, o meglio dire la rabbia, si una rabbia furiosa, verso mia madre che non sapeva dosare bene le parole nei momenti importanti.
-Io so che stai male, so che ti è successo qualcosa di brutto ma non è colpa mia, pensa che se non ti fossi rimessa con Erik questo non sarebbe mai succeso.- disse seria.
Rimasi ancora più scioccatta da quella affermazione.
-Come ti permetti di dare la colpa a lui? Quando sei stata tu a farmi i complimenti per quello che gli avevo detto? Sei stata tu a vederlo durante il mese della mia convalescenza e non hai aperto bocca!!
Non osare dire, mai più che la colpa è sua, la colpa è di quello stronzo che mi ha investito, e impedito così di stare bene. E tu più di tutti dovresti saperlo.- dissi quasi indignata, non poteva essere veramente mia madre.
-Non mi importa se la colpa è di quello oppure no.- disse guardandomi.
-A me si, perchè se la colpa fosse stata di Erik si sarebbe ucciso pur di non vedermi così e sappiamo entrambi che la colpa non è nè sua nè mia, e infatti stiamo bene.-
-Come puoi stare bene?.- chiese come se fosse una cosa dell'altro mondo.
-Perchè so che lui mi ama, e il suo amore per me è forza.-
Rimase con la bocca aperta, incapace di parlare.
-Erik non sarà il ragazzo più estroverso di questo mondo, ma non ha mai giocato con i miei sentimenti, so quello che prova anche se non lo dice a parole, a me bastano i suoi gesti.
E i suoi gesti parlano chiaro, mi ama, e vuole prendersi cura di me, a tutti i costi.- scandì bene quelle parole.
Doveva capire che lui non stava scherzando che non mi vrebbe mai più lasciata sola e che avrebbe passato la sua vita accanto a me.
-Se lo dici tu.- disse alzandosi e andandosene.
La guardai andare via, quella non poteva essere mia madre, troppo perfetta, troppo arrabbiata, troppo seria.
La mia vera madre non era così.
Drin. Drin.
Guardai il mio cellulare, stava vibrando.
-Chi è.- dissi mentre mi allungavo a prenderlo.
Vidi subito il suo nome e lo aprì.
-E' successo qualcosa?.- chiesi spaventata.
-No sto bene.- disse un pò timoroso.
-Erik, parlami.- chiesi disperata.
-Va tutto bene, ma la gente non smette di chiedermi di te, e io non voglio dire a nessuno che...- si interrumpe, faceva troppo male dirlo.
-Lo so e te ne sono grata, ma lo sapranno quando tornerò.- dissi arrendendomi.
-Non devi tornare per forza.- disse veloce.
-Invece si, devo andare a scuola.- dissi dolce.
-Puoi studiare a casa, nonostante tutto non sarebbe la prima volta.-
-Si è vero, non sarebbe la prima volta visto che prima dovevo lavorare, ma stavolta di lavoro non c'è neanche l'ombra. Sono solo una ragazza.-
-No sarai mai solo una ragazza.- disse dolce.
-Lo so, ma per ora questo è il mio ruolo.-
-Sana...ti amo e credimi farò di tutto pur di proteggerti.-
Sorrisi e delle lacrime cominciarono a scendere.
-Ti amo anche io, e stai tranquillo vedremo di andare avanti.-
Chiusi la chiamata con mani tremanti e digitai subito un'altro numero.
-Devo sapere se tornerò a camminare o no, e lo voglio sapere ora.- dissi decisa.

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Capitolo 13
*** possibilità ***


Capitolo 13: possibilità.

-Mi risponda dottore.- dissi con insistenza.
-Sana dobbiamo fare altre analisi per avere questa certezza.- disse serio.
-Venga qua e me le faccia.-
-Vuoi davvero tornare a camminare? Perchè se riusciamo a capire il motivo per cui hai smesso e troviamo il modo per farti ricominciare, avremo bisogno soprattutto del tuo aiuto.-
Risi.
-La sto aspettando, dottore.-

-È qui.- sentí dire e mi girai in direzione della porta.
Vidi entrare mia madre e il dottore, guardai l'orologio alla parete, era arrivato quasi un'ora dopo, che scansafatiche.
-Allora?.- chiesi.
-Sono felice Sana che tu abbia deciso di ricominciare a lottare.-
-Si anche io, ora faccio il test?.- chiesi non stando piú nella pelle.
Il dottore mi sorrise ed estrasse una siringa, si avvicinó alla gamba ed estrasse il sangue.
-Questi li porto subito ad analizzare, ti faró sapere il prima possibile, okay?.- chiese serio.
-Okay.- risposi altrettanto seria.
-A dopo Sana.- salutó mia madre e insieme scesero le scale.
Sorrisi a me stessa, quel sogno mi aveva abbastanza spaventata e rimanere invalida a vita, non era nei miei programmi.
-Sana?.- mi sentí chiamare gentilmente.
E lentamente aprí gli occhi, senza rendermene conto mi ero appisolata.
-Erik?.- chiesi cercando di mettermi a sedere.
-Si sono io.- disse sedendosi sul mio letto.
-Come va?.- chiesi.
-Dovrei essere io a chiederlo a te!.- disse ridendo.
-È vero.- dissi.
-Comunque alla fine sono riuscito a far allontanare i curiosi, mi hanno lasciato in pace, e a te?.- chiese prendendomi la mano.
-Ti ricordi quando eravamo piccoli e non facevamo altro che litigare?.- chiesi invece di rispondere alla sua domanda.
-Si certo.- rispose lui sorridendo.
-E ti ricordi quando mi baciasti la prima volta?.-
-Si, Sana.-
-Erik voglio tornare a essere la ragazza felice che ero un tempo, ho chiamato il dottore è venuto qua per farmi un'esame e stiamo aspettando la risposta. Voglio tornare a camminare.- dissi con le lacrime agli occhi.
-Sana è fantastico credimi, saró con te in ogni momento.- disse sorridendomi.
-Grazie.- gli risposi.
Lui teneramente mi prese il volto tra le mani e mi bació.
Non si poteva capire quanto lo amavo.
-Cos'è?.- chiese sentendo un tremolio sul letto.
-Il mio cellulare.- dissi prendendolo.
-Pronto?.- chiesi, -Dottore mi dica.- dissi facendomi attenta e con me anche Erik.
-Davvero? Bene, ahah si perfetto a domani.- chiusi il telefono.
-Cosa ha detto?.- chiese serio.
-Ha detto che le cellule che ha preso, sono solo danneggiate e che probabilmente posso tornare alla normalità.- dissi felice.
-Vuol dire che ti puó curare?.- chiese stringendo forte la mia mano.
-Si Erik, lui mi puó curare.-

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Capitolo 14
*** tutto cambia ***


Capitolo 14: tutto cambia.

-Va tutto bene?.- chiese Erik stringendomi la mano.
-Si tranquillo, è solo una visita.- dissi serena.
-Lo so, ma se sei positiva ai test possono procedere con la terapia.-
-Si.- dissi sorridendo.
Mi avevano portanti in ospedale la mattina successiva, il tempo non era dalla nostra parte e più ne passava, più aumentavano i rischi di non poter tornare a camminare.
-Sarò forte.- dissi sitringendo il pugno.
-Tutti noi lo saremo per te.- mi rispose Erik sorridendomi.
-Ti ha fatto bene andare a scuola, ti ha reso più sicuro.-
-Forse.- disse col solito tono.
-E' cosi fidati.- gli sorrisi era davvero bello e pensare che era solo mio lo era ancora più bello.
-Sana.- disse entrando il dottore.
-Si?.- chiesi sicura di me.
-E' il momento di andare, iniziamo il test.-
-Okay.- dissi guardando per l'ultima volta Erik, -Ci vediamo stasera.-
E il dottore mi prese in braccio per portarmi nella stanza che tanto avevo aspettato, ma mentre varcavo la soglia della mia stanza trovai un Erik non proprio felice.
Mi promisi di chiarire con lui quella sera.
-Allora cosa devo fare?.- chiesi al dottore dopo che mi posò sul lettino della stanza.
-Niente, io, assieme ai miei colleghi cercheremo di verificare se le tu gambe possono guarire.-
Si allontanò da me, e mi guardò -Forse ti darà solo un pò di fastidio.- disse entrando nella stanza isolata.
Voltandomi nella direzione del vetro, notai lo sguardo ambiguo degli altri medici, era come se non credessero in quello che mi avrebbero fatto, come se fosse solo un favore fatto al dottore e niente di più.
Mi sdrai mettendo il broncio, e poi sentì un pizzicotto leggero.
Mi avevano iniettato un liquido rossastro e vidi il dottore iniziare a toccarmi le gambe in vari punti e gli altri medici prendere appunti, la situazione era complessa e sperai di non dovere temere niente.
Il rituale andó avanti per circa un'ora e proprio per l'ora di cena smisero quel gioco stupido.
Gli altri dottori si congedarono e io rimasi sola con il mio dottore.
-Cosa ha visto?.- chiesi tremante.
-La situazione è complicata te lo avevo detto molte volte...-
-Non mi faccia la predica e mi dica se puó guarirmi.- dissi seria.
Mi guardó con attenzione -Perchè vuoi guarire?. mi chiese invece di rispondere.
-Lo voglio per lui, per Erik!.- urlai, -L'ho apsettato per tutta la vita ed ora che finalmente è mio, che lui mi ama e tutto non voglio dargli una delusione. Perchè so che se non ritorno a camminare si incolperà per il resto della vita ed io non voglio.- dissi asciugando una lacrima.
-Per questo voglio camminare, per renderlo felice, cosa c'è di male.-
-Niente.- disse il dottore, -Da domani ti verrano iniettate le cellule riparatrici, sistemeranno le tue gambe.-
Detto ció mi prese in braccio e in silenzio mi riportó alla mia camera, e ci trovai dentro Erik, mamma e Rei.
Sorrisi mi ave avo aspettato nonostante tutto.
-Come sta?.- chiese la mamma preoccupata.
-Se lo faccia dire da lei.- disse mettendomi sul letto.
-A domani Sana.- e cosi il dottore se n'è andò
-Dimmi Rossana.- chiese mamma preoccupato.
Mi feci attenta -Non mi chiami mai Rossana.- dissi piano.
-Non è il momento di pensare a certe cose, cosa ha detto??.- chiese Rei.
Lo ignorai e guardai Erik, lui mi sorrise senza fare altri commenti.
-Mi ha controllato le gambe e ha detto che domani mi metteranno delle cellule per riparare quelle quasi morte.- dissi guardandolo.
Lui sorrise ancora di più, e io con lui, mamma e Rei non smettevano di esultare e ballare per la stanza.
Erik mi si avvicinò e mi baciò, ricambiai quel bacio, perchè al diavolo mamma e Rei, ero diventata la persona più felice del mondo!


Spazio autrice: Cosa posso dire? ringrazio tutte le persone che hanno letto questa mia storia, e che all'inizio l'hanno commentata, volevo solo dire che ormai è agli sgoccioli e che probabilmente rinserirò alcuni capitoli, ma corretti perchè ho commesso alcuni errori. grazie di cuore =)

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Capitolo 15
*** da domani ***


Capitolo 15: da domani.

-Quando mi inserirete quelle cellule?.- chiesi agitata.
-Nel pomeriggio perchè l'inserimento avviene attraverso un operazione.- disse serio il medico.
-Si okay, ma a che ora?.- chiesi alzando il tono di voce.
-Pensiamo per le quattro, faremo venire anche un'altro dottore esperto in questo genere di operazioni.-
-Ma non è troppo tardi?.- chiesi agitata.
-No ora le conviene riposare.- disse lasciandomi sola.
In poco tempo vidi entrare Erik, stranamente sorrideva.
-Tutto bene?.- chiese sedendosi accanto a me.
-Alle quattro.- dissi semplicemente.
-Non è poi cosi tardi.- disse prendendomi la mano.
-Lo so peró non riesco ad aspettare.- dissi agitata.
-Lo so, fai il conto che dopo potrai finalmente camminare.- disse sorridendo.
-Non vedo l'ora credimi, Erik?.-
-Dimmi Sana.- disse guardandomi dritto negli occhi.
-Mi amerai sempre?.-
-Ma che domande fai?.- chiese scioccato.
-Rispondi per me è importante.- dissi abbassando lo sguardo.
-Si Sana ti ameró per sempre.- disse baciandomi.
-Non mi lasci?.-
-No.- disse serio.
-Va bene.- e gli buttai le braccia al collo e lo strinsi forte.
-Anche io ti amo.- sussurrai.

-Tesoro devi essere forte.- disse mia mamma stringendo forte la mano di Rei.
-Mamma andrà tutto bene.- dissi sorridendo.
-Ma come fai a essere cosi calma?!.-
-Non lo so.-
-Andiamo Sana?.- chiese il dottore che mi stava aspettando sulla soglia.
Erono le quattro, finalmente ed era il momento dell'operazione, fra un paio di ore avrei ripreso a camminare, pensai felice.
-Si.- dissi decisa.
Salutai Rei e la mamma con la mano e guardai Erik, mi aveva sorretto fino all'ultimo, lui si che era rimasto al mio fianco.
-Grazie.- dissi piano.
-Quando sarai guarita ti porteró via da tutto questo!.- disse deciso.
-Va bene.- dissi annuendo.
E venni trasportata via dal medico verso la sala operatoria.

-Da quant'è dentro?.- chiese Erik agitato.
-Da due ore.- disse la madre di Sana senza voltarsi.
Erik guardó fugace l'orologio e vide che segnava proprio le sei del pomeriggio, avevano detto che l'operazione sarebbe stata breve ma arrivata a questi punto non ne aveva più idea.
-Secondo me è successo qualcosa.- riprese Erik tartassandosi le mani.
-E anche se fosse? Non possiamo fare niente.- disse sua madre sconsolata.
-Ma come no?.- chiese Rei che solo ora si era accorto della discussione in corso.
-Scusate?.-
-Inferniera è successo qualcosa?.- chiese Erik preoccupato.
-Volevamo informarvi che solo ora è iniziata l'operazione.- disse seria.
-Come mai?.-
-Hanno avuto problemi ad anestetizzarla.-
-Ma il motivo?.- chiese Erik.
-I medicinali non facevano effetto, vi chiediamo di avere solo pó do pazienza.-
E se ne andó in silenzio com'era venuta.
-Beh.- disse Erik ridendo -È pur sempre Sana.-
-Già, quella ragazza è iperattiva.- disse ridendo Rei.
Due ore dopo.
-Sono passate altre due ore, ed ora?.- so chiese sconsolato Erik, -Sarà succedo altro?.-
-No tranquilli.- disse entrando il dottore, -Sta bene.-
E degli infermieri fecero entrare il lettino di Sana, con Sana dentro.
-È andato tutto bene.- disse fiero del suo lavoro.
-Sicuro dottore?.- chiese la mamma di Sana.
-Si mi creda, da domani potrà camminare, ora lasciatela riposare.-

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Capitolo 16
*** una nuova vita ***


Epilogo: una nuova vita.

-Dai Erik sbrigati!.- urlai per farmi sentire, stamattina era di una lentezza assoluta.
-Sana non riesco a essere pimpante alle sette del mattino!.-
-Ma dobbiamo andare a scuola!.- dissi correndo a dargli un bacio.
-Lo so purtroppo.-
-Su andiamo Rei ci aspetta.- gli presi la mano e lo trascinai in macchina.
-Buongirno ragazzi!.- disse con calma Rei.
-Buongiornooo!.- urlai.
-Sana i miei timpani!.- gemettè Erik per il dolore.
-Scusami amore.- dissi sorridendo.
-Tranquilla.- disse guardandomi dolcemente.
Ricambiai lo sguardo, era davvero un amore!
-Eccoci.- disse fermando la macchina davanti alla nostra scuola.
-Grazie Rei.-
Scendemmo dall'auto e mi prese la mano, stringendola forte nella sua.
-Sei pronta?.- chiese dolcemente.
-Si, con te accanto si.- dissi decisa.
-Non sarà facile.- disse iniziando a camminare.
-Lo so, ma tanto manca poco alla fine della scuola.-
Guardai verso la scuola e cominciai a vedere i ragazzi farsi sempre più numerosi, la notizia che sarei tornata a scuola si era diffusa velocemente da quando ero uscita dalla sala operatoria.
Ricordo tutto pensai tristemente, avevano deciso di farmi camminare subito anche se io avevo dubitato di riuscrci, ma anche quella volta mi ero sbagliata.
Scossi la testa, ero riuscita a camminnare subito, certo le gambe mi avevano tremato per lo sforzo ma ora andavano molto meglio, ed erono passati solo due giorni.
-A cosa pensi?.- mi chiese riportandomi alla realtà.
-Eh? A quando ho ripreso a camminare.-
-Capisco.- disse semplicemente e vidi che anche lui aveva notato i ragazzi che ci guardavano.
-Cosa c'è Erik?.- chiesi facendolo fermare.
-Niente penso che quest'ultimo mese di scuola sarà il più pesante.-
-Lo penso anche io, ma hai me accanto a te e, ti aiuterò io a supaerarlo.-
-Davvero?.- chiese incredulo.
-Erik sono la tua ragazza e tu hai fatto molto di più per me, è ovvio che ti aiuterò.- dissi abbracciandolo.
-Grazie e poi Sana c'è ne andremo.- disse abbracciandomi.
-Lo so, la nostra nuova vita.- dissi con le lacrime agli occhi.
-Non piangere, tanto tua madre verrà con noi e anche Rei.- disse asciugandomi la lacrima.
-Si ma tuo padre ancora no.-
-Dagli tempo, deve sistemare delle cose per il lavoro e poi verrà anche lui.-
-Sicuro?.- chiesi.
-Certo, non si vuole perdere un giorno di tutto quello.-
-Va bene.- dissi prendendogli la mano e camminando, -Pensi che New York ci piacerà?.-
-Io penso di si e poi là avrai molte più opportunità di lavoro.- disse guadandomi.
-Beh lasciamo fare a Rei.- dissi ridendo.
-Va bene, si sarà bello.-
-Si, soprattutto se stiamo assieme.- disse annuendo con la testa.
-Erik ti amo.- dissi avvicinandomi a lui.
-Anche io Sana.- e colmò la distanta baciandomi.
Sorrisi dopo quel bacio, la mia vecchia vita non era stata bella e soddisfacente come avevo sperato, avevo dovuto lottare per Erik, ma neanche dopo averlo fatto svegliare dal sogno, le cose erono andate meglio, ero stata investita da un pazzo che mi aveva lasciato un mese in coma e tanto per cambiare mi ero svegliata invalida, mi aveva impedito di camminare.
Ma ora pensai decisa, mi avevano ridato le gambe e tutti i miei sogni e Erik era deciso a realizzarli, mi avrebbe portato via da tutto questo, da quella vita che non piaceva a nessuno.
Mi aveva dato l'opportunità di avere una nuova vita e io l'avevo presa al volo, ma solo perchè lui sarebbe stato acconto a me.

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