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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Parte I: Atena *** Capitolo 2: *** Parte II: Incontro *** Capitolo 3: *** Parte III: Amiche *** Capitolo 4: *** Parte IV: Una nuova vita *** Capitolo 5: *** Parte V: Di nuovo nel baratro *** Capitolo 6: *** Parte VI: Quando il cuore torna a battere ***
Ciao a tutti!!
Questa è la prima fanfic che pubblico e quindi non so se è buona…Grazie a chi
la leggerà e soprattutto a chi la commenterà perché mi sarà davvero di aiuto.
L’ho scritta un po’ di tempo fa in un tentativo di rendermi Misa più simpatica
dal momento che è il personaggio che odio di più nel manga…Posto solo i primi
due capitoli, poi vedrò se sarà il caso di continuare con gli altri.
Buona lettura!!
Parte I:
Athena Ormai era passato quasi un anno dalla
morte di Kira, ma Misa non era ancora riuscita a lasciarsi il passato alle
spalle e a ricominciare. Aveva abbandonato l’idea del suicidio da tempo,
sperando di trovare un nuovo inizio, ma invano: la sua vita era diventata una
catena meccanica di abitudini e niente sembrava poter variare la monotonia
delle sue giornate che passavano tutte uguali tra il lavoro, la televisione, il
computer e le foto di Light. Quest’ultimo in particolare le aveva lasciato nel
cuore un vuoto che sembrava irrimediabilmente insanabile.
Quella mattina, mentre tornava a casa dal lavoro come sempre, la ragazza notò
una folla urlante riunita intorno a un palco. Sopra questo c’era una figura
avvolta in un mantello nero, il cappuccio che le nascondeva in parte il viso
interamente coperto, a eccezione degli occhi e del naso, da una maschera
bianca. Una fascia rossa gli cingeva la vita. Lo sconusciuto era intento a
parlare con la gente lì raccolta che lo guardava con disprezzo e lo insultava.
Ma quello non se ne curava e portava avanti con una passione infuocata il suo
discorso. Misa non avrebbe saputo dire se si trattava di un uomo o di una donna
perché il manto ne nascondeva la fisionomia e la maschera ne alterava la voce,
però aveva capito subito di chi si trattava: era il fondatore della setta dei
“Veri Illuminati”, come si facevano chiamare, un gruppo che si era schierato
contro Light fin dalla sua comparsa, che sosteneva L, cercava di convincere le
persone che l’operato di Kira era sbagliato e di ostacolare in ogni modo i
seguaci di quest’ultimo. Era facile riconoscere i membri della setta, in quel
momento tutti in fila, in piedi dietro il loro capo, perché si
mostravano in pubblico sempre abbigliati esattemente come lo sconosciuto sul
palco e il fondatore portava come segno di riconoscimento una collana con il
simbolo di L in argento.
“Kira è morto! Non potete più negarlo, ormai è un dato di fatto! Gli omicidi
sono cessati da quasi un anno e non si sono più avute sue notizie! Il sogno
diabolico di quel criminale è andato distrutto. Per sempre! Non ci sarà mai più
un altro Kira! L ha vinto! La vera Giustizia ha trionfato!” stava dicendo il
fondatore della setta e la giovane modella poteva vedere i suoi occhi verde
smeraldo lampeggiare battaglieri e orgogliosi anche da quella distanza.
“Dimostralo!” gridò qualcuno. “Hai forse qualche prova certa?”.
“Kira non è un criminale, è un giustiziere!” urlò un altro.
“Non si può accostare al nome di Kira qualcosa che ha a che fare con la
Giustizia! Lui è solo un assassino! Sarà anche partito con gli ideali più
nobili, ma i suoi metodi l’hanno reso uguale alle sue vittime! Ora, io non
posso dimostrare che lui sia morto, ma voi non potete dimostrarmi il contrario!
Però c’è una cosa che posso fare: posso dimostrarvi la mia convinzione! Io non
temo più Kira!” rispose lo sconosciuto con ardore. Si strappò con leggerezza il
mantello e la maschera di dosso. Un silenzio carico di sorpresa calò tra i
presenti a quel gesto.
Anche Misa sgranò gli occhi: il misterioso fondatore dei Veri Illuminati era
una ragazza sui venticinque anni, alta, snella ma con un fisico atletico, le
forme bene in proporzione con tutto il resto del corpo. I corti capelli rosso
fuoco facevano contrasto con il nero degli anfibi militari, dei larghi
pantaloni di cotone leggero e della maglietta smanicata che indossava. Su
quest’ultima spiccava la scritta “L’s Justice, the true Justice, will prevail”.
Era di una fierezza mai vista ed era anche bellissima.
“Kira!” urlò la ragazza in tono di sfida. “Io sono la fondatrice dei Veri
Illuminati, il tuo nemico numero due, la più grande sostenitrice di L del
pianeta! Il mio nome è Athena Kunuichi! Se sei vivo. prova a uccidermi!”.
L’eco delle sue parole si spense in un nuovo silenzio profondo e carico di
attesa. Gli occhi verdi di Athena vagavano tra la folla ammutolita, sicuri e
canzonatori, incrociando lo sguardo di ognuno dei presenti senza paura, mentre
lei stava immobile, in piedi a gambe leggermente divaricate sul palco, fiera
come un condottiero in battaglia.
Passarono lenti dieci lunghi minuti, ma non accadde nulla.
“La mia ipotesi era corretta, a quanto pare” disse la giovane con un sorriso.
Poi scese dal palco. Un boato esplose tra i membri della setta che si levarono
a loro volta di dosso i mantelli e iniziarono ad inneggiare il nome di L e
quello del loro capo.
La folla fece ala alla fondatrice. Quella giovane che aveva osato sfidare Kira
con così grande sfacciataggine era ancora viva e ciò significava solo una cosa:
il mito che la stragrande maggioranza dei presenti aveva venerato era davvero
morto.
L’Illuminata passò a pochi centimetri da Misa e per un istante i loro sguardi
si incontrarono. Per la modella il tempo parve congelarsi: quegli occhi fieri e
agguerriti, accesi da un ardore brillante, sembrarono non voler più lasciare i
suoi. Ma il momento passò, Athena volse lo sguardo davanti a sé e la superò, camminando
in fretta con quell’andatura tipica dei militari.
Misa la seguì con lo sguardo finchè non sparì tra la gente che camminava lungo
il marciapiede. Quella ragazza la aveva lasciato dentro un senso di disagio e
lei non poteva fare a meno di sentirsi inquieta. Alla fine si incamminò verso
casa, con l’immagine di quella guerriera orgogliosa e bellissima stampata a
fuoco nella mente.
Nei giorni seguenti, però, la figura di Athena con il suo straordinario
temperamento si eclissò e i pensieri di Misa tornarono i soliti, malinconici e
dolorosi di sempre. La routine la riassorbì nuovamente, come se le emozioni che
avevano invaso la modella quel giorno fossero state solo un vago sogno.
Ma il Destino aveva altri piani per la ragazza e aveva deciso di sconvolgere
una volta per tutte la sua triste e abitudinaria vita.
Un pomeriggio, mentre camminava per strada guardando distrattamente le vetrine,
Misa fu quasi investita da un ragazzo in bici. Quel giorno non era, come da un
anno a questa parte, per niente di buon umore e la distrazione del giovane la
irritò non poco.
“Ehi, tu!! Ma sei impazzito?? Sta’ attento, idiota che non sei altro!” gli urlò
dietro adirata. Quello non sembrò neanche accorgersi di lei.
La modella sospirò. ‘Sono diventata davvero così invisibile?’ si chiese
tristemente. Fece per voltarsi e riprendere la sua strada quando,
all’improvviso, qualcuno le arrivò addosso violentemente, buttandola a terra.
Questo era troppo.
“Ma che diavolo fate tutti og…” esplose. Non terminò però la frase,
riconoscendo stupita la persona che le era venuta addosso: una ragazza dai
brillanti occhi verdi e dai capelli rosso fuoco. Athena Kunuichi.
“Mi dispiace!! Scusami!!” esclamò quest’ultima, tendendole una mano e
aiutandola ad alzarsi. “Non volevo! È che stavo inseguendo quel tipo!! Mi ha
rubato la bici!”.
Misa si lasciò alzare da terra e spazzolare i vestiti, sommersa da una nuova
carrellata di emozioni: disagio, imbarazzo totale, ma anche una certa felicità
infantile. “Non importa” riuscì a borbottare, sentendosi arrossire senza
motivo.
“Tieni!” le fece Athena mettendole in braccio la propria borsa. “Ora rincorro
quel deficiente, poi torno qui e mi scuso come si deve!”. Senza aggiungere
altro corse via, nella direzione che aveva preso il ragazzo in bici.
La modella rimase lì impalata in mezzo al marciapiede, cercando di mettere a
fuoco la situazione. Dopo qualche attimo si decise a seguire l’altra. La vide
infilarsi in un vicoletto e subito dopo udì un grido di dolore. Si affrettò a
raggiungere la stradina preoccupata e ciò che vide la lasciò di stucco: il
ragazzo era steso a terra con lo sguardo spaventato, mentre Athena lo sovrastava
minacciosa. La bici era a terra in un angolo.
“Allora?” stava dicendo la fondatrice dei Veri Illuminati. “Ma non lo sai che
rubare è un reato??”.
“Non lo farò più, lo giuro, ma ti prego non colpirmi di nuovo!” la pregò
l’altro disperato.
“Va’, allora. Per questa volta ti lascio andare, ma se vengo a sapere che hai
rubato di nuovo ti denuncio alla polizia!”gli concesse lei, calcando molto le
parole.
Quello si alzò e se la diede a gambe più in fretta che poté. Athena, invece,
accorgendosi della presenza di Misa, si voltò verso di lei sorridendo. “Oh, sei
qui” disse. “Scusami se ti ho lasciato in mezzo alla strada con la mia borsa,
ma ero di fretta…”.
La modella le porse la sacca. “Nessun problema. Ma come ha fatto a rubarti la
bici?” chiese.
“Vedi, quel ragazzo è un ladruncolo che gira nei dintorni dell’università che
frequento…Non abbiamo mai potuto incriminarlo perché ci mancavano le prove, ma
oggi ha scelto la vittima sbagliata” spiegò l’altra divertita prendendo la
borsa. “Penso che la prossima volta ci penserà bene prima di rubare ancora!”.
“Università?” ripetè Misa stupita. Non le era neanche passato per la testa che
quella ragazza potesse frequentare l’università! Solo allora notò che il suo
abbigliamento era più formale di quello che indossava il giorno in cui l’aveva
vista la prima volta: al posto della maglia smanicata portava una camicia
bianca che si intravedeva attraverso la giacca scura e un paio di jeans stirati
perfettamente. Però portava comunque la fascia rossa intorno alla vita e la L d’argento
al collo.
“Sì, sono al primo anno di giurisprudenza” sorrise la ragazza con gli occhi
smeraldo. “Oh, che ma che maleducata che sono! Non mi sono neanche presentata!
Mi chiamo Athena! Piacere. Probabilmente in questi giorni avrai sentito parlare
di me...dopo tutto lo spettacolo che ho dato!”. Ridacchiò portandosi una mano
nei capelli rosso fuoco e porgendo l’altra alla modella.
Questa si affrettò a stringerla, lottando disperatamente contro l’imbarazzo e
la consapevolezza di essere rossa come un peperone. “Sì, ho assistito al tuo
discorso” ammise, cercando di concentrarsi sul viso della sua interlocutrice,
ma il suo sguardo scorreva inesorabilmente lungo quelle forme che le apparivano
così perfette. “Hai avuto un bel coraggio a sfidare Kira a volto scoperto. Se
la tua ipotesi fosse stata sbagliata, saresti morta! Mi hai davvero
impressionata. Comunque, io sono Misa Amane”.
“Be’, Misa, sono i rischi del mestiere!” rise la fondatrice dei Veri
Illuminati. Poi aggiunse: “Hai da fare adesso?”.
Misa si stupì della domanda. “No, perché?”.
“Stavo pensando che per farmi perdonare avrei potuto invitarti a bere qualcosa
a casa mia. Potremmo sfruttare l’occasione per conoscerci meglio. Che ne
pensi?”.
Il cuore della modella cominciò a battere fortissimo e lei si sentì
inspiegabilmente felice. “Certo…vengo volentieri!” rispose, forse con troppo
entusiasmo.
Athena sorrise. “Allora andiamo!”.
‘Quando sorride quegli occhi meravigliosi le brillano ancora di più’ si scoprì
a pensare la ragazza bionda seguendo la sua nuova compagna. ‘Ma che vado a
pensare?! Che mi succede ultimamente? Questa ragazza…la sua presenza mi mette
così a disagio! Non…non riesco a smettere di guardarla…Era da tempo che non mi
sentivo così…felice…’.
Le due ragazze
attraversarono il centro della città e
poi presero il pullman. La casa in cui Athena viveva da sola era molto in
periferia e quindi il mezzo impiegò un po’ a raggiungere la zona. Durate il
viaggio Misa accennò alla sua nuova amica qulacosa sulla sua vita: il lavoro da
modella, i viaggi che faceva, gli stilisti che la richiedevano, lo stress e la
noia che impregnavano la sua esistenza. Accennò a Light tenendosi vaga e
descrivendolo come il ragazzo di cui si era innamorata, ma che non l’aveva mai
ricambiata. La giovane coi capelli rossi si mostrò sinceramente dispiaciuta
quando la modella, non senza esitazioni, le disse della morte di lui.
“Mi dispiace da morire, Misa” le disse abbracciandola. “Davvero”.
Il volto di Misa andò in fiamme, ma lei non ebbe il coraggio di scostarsi. “È
successo tempo fa. Non importa” balbettò imbarazzata.
Athena si staccò da lei, le mise le mani sulle spalle e la guardò negli occhi
seria. “Queste non sono cose che si superano nell’arco di un anno, Misa” disse.
“So che ci siamo conosciute solo oggi, ma ricorda: se hai bisogno di qualcosa,
di qualunque cosa, io sono qui per te, a qualunque ora del giorno e della
notte”.
“Gra…Grazie, Athena. Sei molto...gentile”. La voce della bionda si ruppe sull’ultima
parola e lei scoppiò in lacrime. La sua compagna non disse nulla e la abbracciò
forte di nuovo , stringendola a sé.
La giovane bionda quasi non si accorse che l’altra l’aveva fatta scendere dal
bus: si litimita a stringersi addosso a lei e a piangere. Non aveva mai pianto
dalla morte di Light e aveva accumulato dentro di sé tutto il dolore di quei
mesi passati nella monotonia e nella solitudine.
Athena la fece camminare lungo una viuzza, stretta ma pulita e curata e la fece
fermare davanti a una piccola casa a due piani. Aprì il cancello e la condusse
all’interno dell’abitazione, poi lungo un corridoio finchè non sbucarono sul
retro della casa, che si affacciava su un minuscolo giardinetto tipicamente
giapponese con un piccolo ciliegio in fiore e un laghetto con la fontanella. La
fondatrice dei Veri Illuminati fece sedere Misa sul terrazzo e aspettò che si
calmasse.
Rimasero un po’ in silenzio. Misa fece dei respiri profondi cercando di
calmarsi un po’.
“Mi dispiace per questa scenata” balbettò imbarazzata, asciugandosi le lacrime
con il dorso della mano.
“Non devi scusarti. Non c’è niente di male nel soffrire. I sentimenti sono
delle brutte bestie!” cercò di scherzare Athena, sorridendole. “Be’, tu mi hai
raccontato la tua storia, adesso tocca a me. Mettiti comoda: è moooolto lunga e
anche un po’ noiosa forse”.
La modella ricambiò il sorriso, divertita dal tono della sua nuova amica.
“Io sono nata in America” cominciò a raccontare quella. “Mia madre è di origine
giapponese, mio padre invece è di Washington DC. Sono due ufficiali
dell’esercito americano, si sono conosciuti tramite il lavoro. Quando ero
piccola hanno fatto di tutto per convincere me e mio fratello a seguire la loro
strada e a diventare soldati. Siamo stati cresciuti come se fossimo in caserma.
Immagino che avrai notato i miei modi militareschi. Ecco, li devo alla mia
particolarissima educazione. Comunque, i miei riuscirono a piegare mio
fratello, ma non me. Non ne volevo sapere di andare in guerra o robe simili.
Sono completamente contro la violenza gratuita. Lo dissi chiaramente, ma i miei
genitori non accettarono la mia scelta. Così, quando compii diciotto anni,
sette anni fa, me ne andai di casa con i risparmi che avevo accumulato fin da
quando ero bambina. Tornai nella patria di mia madre e adottai il suo congnome.
Ho tagliato i ponti con i miei genitori, mio padre e mia madre non hanno più
voluto saperne di me, di questa ribelle che aveva intaccato l’onore della
famiglia. Mio fratello, invece, a volte lo sento ancora. Lui mi capisce, mi
appoggia e ogni tanto viene a trovarmi, quando riesce ad ottenere una licenza
di qualche giorno. Mi ha aiutato tanto all’inizio, quando ero appena arrivata
qui, mi ha prestato dei soldi che, uniti a quelli dei miei lavoretti part-time,
mi sono serviti per comprare questa casa e poi per pagarmi gli studi
all’Università. Poco dopo il mio arrivo qui, Kira ha iniziato il suo operato.
Non sopportavo i suoi metodi e così io e alcuni che la pensavano come me
abbiamo fondato la nostra “organizzazione” e ci siamo messi contro di lui”.
Misa la ascoltava rapita. Quella ragazza aveva una forza d’animo incredibile,
che pochi possedevano. Immaginò che razza di difficoltà aveva dovuto
affronatare e pensò sbalordita che proprio in mezzo ai suoi problemi aveva
trovato il coraggio di difendere i suoi ideali e di mettersi contro uno dei più
grandi serial killer di tutti i tempi. La invidiava: lei non aveva neanche la
forza di lasciarsi il passato alle spalle.
Athena continuò il suo racconto: “In questi ultimi anni mi sono dedicata anima
e corpo ai miei studi individuali e ai progetti dei veri Illuminati. Sai, ho
chiamato la mia organizzazione così per sottolineare il fatto che noi eravamo
la Luce, la Giustizia che combatteva contro il Buio, il Male, Kira. Ti sto
annoiando?”.
“No, no, per nulla. Hai avuto una vita difficile. Io non sarei stata capace di
fare quelle cose. Mi sarebbe mancato il coraggio” disse la modella. “Ti
invidio, sai? Io mi sono ridotta a un’ombra solo per un sentimento, tu ti sei
messa contro tutto e tutti e ne sei uscita ancora più forte”.
La ragazza con gli occhi verdi le passò un braccio intorno alle spalle. “La
forza ce l’hanno tutti, Misa. Bisogna solo trovarla. Devi porti un obiettivo e
giurare a te stessa che farai di tutti per conseguirlo, senza arrenderti mai. Io
inseguo il mio sogno: contribuire a creare un mondo migliore. È questo che mi
ha sostenuta in tutto ciò che ho fatto”. Sorrise. “È per questo che ho scelto
giurisprudenza: voglio fare politica a livello mondiale e provare a cambiare in
meglio le cose. Però seguo anche lezioni di astrofisica e biologia, perché amo
questo pianeta con le sue meraviglie naturali e lo Spazio mi attira. Come
ripeto sempre a mio fratello, l’Universo è la mia passione, la natura è la mia
anima, ma la politica è la mia vita!”.
Anche Misa sorrise: l’energia che quella ragazza emanava era impressionante e
la sua allegria era contagiosa. E poi quegli occhi…si rimproverò per l’ennesima
volta dei suoi pensieri, mentre si sentiva arrossire.
La giovane coi capelli rossi sembrò non accorgersene. “Misa, tu ce l’hai un
sogno?” le chiese, cogliendola alla sprovvista.
“Io…” balbettò la modella senza sapere cosa dire. “No, non ce l’ho”.
“Questo è un male! Tutti devono avere un sogno!” fece l’altra sorpresa. Tacque
per un attimo poi esclamò: “Allora facciamo così. Io ti aiuterò a trovare il
tuo sogno e a realizzarlo! Te lo prometto”.
Misa le gettò le braccia intorno al collo, sentendo le lacrime pungerle
nuovamente gli occhi. “Grazie” mormorò riconoscente.
Da quel giorno la vita di Misa cambiò: aveva trovato la sua amica del cuore e
la sua ancora di salvezza. Ma il Destino non è mai così magnanimo e la giovane
avrebbe dovuto superare ancora una prova prima di poter godere di quel futuro
luminoso che le si stava aprendo davanti.
Parte IV: Una
nuova vita
Passarono i giorni. Misa e Athena si incontravano ogni pomeriggio e la ragazza
con gli occhi verdi trascinava la sua migliore amica da una parte all’altra
della città: facevano shopping, passeggiavano per il centro, facevano
volontariato, andavano addirittura insieme alle riunioni dei Veri Illuminati e
a lezione di karate dal maestro di Athena. Quest’ultima era riuscita a
convincere Misa a riprendere gli studi e tra le tante facoltà lei aveva scelto
arte: quella materia la entusiasmava, la faceva sognare come da tanto non le
succedeva, la proiettava in nuovi mondi. Si scoprì una bravissima pittrice,
cosa che non aveva mai nemmeno sospettato. In quei giorni si sentì rinascere.
Era come se Athena, con la sua inesauribile energia positiva, l’avesse
riportata alla vita.
Si prese anche del tempo per riflettere sui sentimenti che la vicinanza
dell’altra ragazza suscitava in lei. Si rese conto, non senza un po’ di
sconvolgimento, che erano molto simili a quelli che aveva provato, e in parte
provava ancora, per Light, ma erano meno ossessivi, molto più puri e sinceri.
Aveva sempre pensato che non avrebbe mai amato nessuno dopo Light e invece
aveva dovuto ricredersi: all’inizio il fatto di essersi innamorata di una
ragazza l’aveva turbata molto, ma poi la trasparenza e la freschezza del
sentimento stesso l’avevano aiutata ad accettarlo e a lasciarsi andare di nuovo
a quelle dolci illusioni che dà l’amore. Le mancò però il coraggio anche solo
di sfiorare l’argomento con l’oggetto del suo desiderio: temeva più di ogni altra
cosa il suo rifiuto, non voleva che Athena la allontanasse perché, se così
fosse stato, lei sarebbe ritornata a quell’orribile e buia pseudo-esistenza che
aveva condotto nell’ultimo anno. Si accontentò quindi di percorrere quelle
forme morbide e perfette con lo sguardo, di mangiarsi con gli occhi quel
bellissimo viso, di accarezzare con la mente quei capelli rosso fuoco e di
specchiarsi di nascosco in quegli occhi smeraldo. Da parte sua, la giovane
”guerriera”, come amava chiamarla scherzosamente Misa, non si accorse
minimamente dei sentimenti della sua compagna, persa com’era nella ricerca
della strada per raggiungere i suoi obiettivi.
In quei giorni, inoltre, Misa trovò il suo sogno, ciò per cui combattere: una
vita serena, in viaggio intorno al mondo, lei, i suoi dipinti e soprattutto
Athena. Quell’idea e l’amicizia che la legava all’altra le diedero una forza
incredibile e finalmente il suo passato divenne tale, solo ricordi brutti ma
che non facevano più così male. “Insegui i tuoi sogni” le ripeteva sempre la
sua amica, e così lei fece.
Un pomeriggio, mentre le due erano sedute in un bar a mangiare un gelato,
Misa prese fiato e raccontò tutta la verità sé stessa. Parlò ad Athena del
fatto che il ragazzo che amava era Kira e che lei stessa lo aveva aiutato nel
suo folle piano. Le raccontò tutto quello che sapeva sugli avvenimenti del
caso, senza tralasciare nulla, tenendo lo sguardo basso, incapace di scontrarsi
con un eventuale giudizio scritto negli occhi dell'altra. Aveva deciso che
Athena meritava la verità, dopo tutto quello che aveva fatto per lei. Non aveva
più senso nasconderle quello che era stata.
“E questo è ciò che successe” concluse, senza avere il coraggio di guardarla.
“Se ora non mi vorrai più con te ti capirò. Avrei dovuto dirtelo prima. Mi
dispiace”.
Calò il silenzio per qualche minuto. La modella fremeva di impazienza e paura.
“Misa”la chiamò Athena. “Misa, guardami”. La sua voce non conteneva né rabbia
né disappunto, anzi sembrava felice.
Lei alzò lo sguardo e vide stupita che la ragazza con gli occhi verdi le stava
sorridendo.
“Misa, sono davvero felice che tu me lo abbia detto”disse quella, senza
smettere di sorridere. “Questo vuol dire che hai trovato la tua forza
interiore, che hai ripreso a vivere. E questo mi rende estremamente felice”. Le
mise le mani sulle spalle e gliele strinse. “Non mi importa quello che sei
stata. In fondo, non è tutta colpa tua: te l’ho già detto il giorno che ci
siamo conosciute, i sentimenti sono brutte bestie”.
“E l’amore è la più brutta di tutte!” commentò Misa sentendosi sollevata.
I loro occhi si incontrarono.
“Già, l’amore…” mormorò Athena. Fu un attimo: i loro visi si avvicinarono e la
modella sfiorò la guancia dell’amica con le labbra.
Arrossirono entrambe e distolsero lo sguardo.
“Ehm…shopping?” propose Misa, cercando disperatamente un modo per uscire da
quella situazione e trattenendo l’istinto di gettarsi sulla sua migliore amica
e baciarla.
“Uhm…certo!” si affrettò ad accettare l’altra, scattando in piedi:
“Vado a pagare!!”. E corse alla cassa. “Oh, Misa!”chiamò ancora da lontano. La
bionda guardò nella sua direzione. “Ricorda: a me puoi dire tutto senza temere
conseguenze”. Detto ciò sparì all’interno del bar.
“Tutto senza conseguenze, eh?” ripetè piano Misa con un sospiro. “Forse non
proprio tutto. Non potrò mai dirti che ti amo, Athena”.
La ragazza con gli occhi rosso fuoco affondò con dolcezza le mani nei
capelli dell’altra, mentre le due si baciavano con passione. Misa si sentiva in
paradiso, non avrebbe mai potuto desiderare di più: ora aveva tutto ciò che
voleva e che avrebbe sempre voluto. Sfiorò delicatamente i fianchi di Athena
con le mani e le fece scorrere piano sul suo corpo, sorprendendosi ancora una
volta di quanto fossero delicate e sode al tempo stesso quelle curve. I
movimenti della giovane coi capelli rosso fuoco erano così armonici da essere
quasi ipnotici. La modella si lasciò cadere sul letto e la sua migliore amica
le si sdraiò di fianco abbracciandola e baciandola. Poi le mani calde di Athena
si infilarono sotto la camicetta dell’altra e… Misa si svegliò di scatto tutta sudata e
divenne bordeaux per l’imbarazzo. ‘Ma che razza di sogni vado a fare?!’ si
rimproverò turbata. Non era il primo di quel genere e sapeva che non sarebbe
stato l’ultimo. Ma sapeva anche che non poteva andare avanti così: prima o poi
a furia di fare quei sogni non avrebbe avuto più il coraggio di guardare Athena
in faccia o, peggio, le sarebbe saltata addosso. Dopo averci riflettuto
parecchio, prese una sofferta decisione: avrebbe parlato alla sua amica del suo
sentimento. Ormai si conoscevano da quasi tre mesi: era sicura che Athena non
l’avrebbe cacciata, ma, al contrario, avrebbe cercato di aiutarla.
‘Potrebbe anche ricambiarmi’ pensò cauta, ricordando l’intimità particolare di
alcuni momenti che avevano trascorso. Quel pensiero la infiammò. “E sia! Mi
dichiarerò!” esclamò convinta.
Ma ancora una volta il Destino, come da sempre faceva, ci mise il suo zampino e
le cose andarono in un modo che nessuno si sarebbe aspettato.
Quella mattina Misa si alzò presto. Voleva
essere in piena forma quel giorno e non doveva assolutamente arrivare in
ritardo.
Non aveva avuto ripensamenti rispetto alla decisione che aveva preso quella
notte e non aveva intenzione di averli. Ciò non significava però che non fosse
agitatissima. Non era mai stata così ansiosa nelle questioni d’amore e non si
era mai preoccupata così della risposta che i ragazzi a cui si era dichiarata
le avrebbero dato. Perfino con Light, il suo primo, vero amore, non si era
agitata più di tanto. Ma quella mattina il solo pensare a quello che stava per
fare le faceva venire una crisi isterica. Dovette bersi due tisane per riuscire
calmarsi almeno un po’.
Le ci vollero più di due ore per prepararsi: si truccò e struccò almeno una
decina di volte prima di pensare al fatto che Athena la preferiva senza trucco,
cambiò una ventina di vestiti e si acconciò i capelli in mille maniere diverse.
Alla fine optò per un vestito abbastanza semplice ma colorato che le arrivava
al ginocchio, l’unico di quel genere che aveva nell’armadio, lasciò i capelli
sciolti mettendoci qualche mollettina e si infilò un paio di stivaletti neri.
Uscì di casa di corsa, maledicendosi, ma arrivò lo stesso tardi
all’appuntamento con l’amica.
“Scusa il ritardo!!” esclamò ansimando quando arrivò sul posto. “Non mi è
suonata la sveglia e sono alzata tardi”. Era una bugia ma non poteva certo
dirle che aveva fatto tardi perché aveva passato due ore a farsi bella per lei!
Athena sorrise. “Non ti preoccupare”disse tranquilla. “Non è una tragedia
arrivare con dieci minuti di ritardo!”. La squadrò per un istante poi aggiunse:
“Ehi! Ma come siamo carine oggi! Non avrai conosciuto qualche bel ragazzo senza
dirmi nulla!”.
La modella avvampò. “Ma…ma che dici! Non ne voglio più sapere di ragazzi per un
po’ dopo quello che ho passato con Light!” si schermì.
La ragazza con gli occhi smeraldo la guardò con l’aria di chi la sa lunga e
ridacchiò, ma non replicò.
“Allora, dove mi porti oggi?” domandò Misa, ansiosa di cambiare argmento.
“Volevo andare all’orto botanico se per te va bene” le rispose la sua migliore
amica. “Ma…stai bene? Mi sembri molto agitata stamattina”.
Misa sentì le guance prenderle nuovamente fuoco. “Certo!” si affrettò a dire.
“Ne sei sicura?” insistette Athena posandole le mani sulle spalle, cosa che
fece avvampare e agitare ancora di più la sua interlocutrice. “A me puoi dire
tutto, lo sai, Misa”.
“Davvero, non è nulla” fu la risposta evasiva.
La fondatrice dei Veri Illuminati la guardò per niente convinta e si strinse
nelle spalle. “Se lo dici tu…Su, andiamo o troveremo un sacco di coda
all’ingresso” fece ncamminandosi.
La bionda le si affiancò e la seguì docilmente. ‘Ho sprecato un’occasione per
dirglielo!’ pensò irritata dal proprio scarso autocontrollo. ‘Ma forse è meglio
così: ero troppo in ansia, chissà che cosa mi sarebbe uscito da questa dannata
bocca! Su, Misa, devi darti una svegliata! Uhm…l’orto botanico…Di sicuro
troverò il momento adatto per dichiararmi lì!’.
E di occasioni ne ebbe parecchie, ma non riuscì a sfruttarne nemmeno una. In
parte fu colpa della sfortuna perché, proprio quando stava per iniziare,
arrivava sempre qualcosa che la interrompeva, in parte di Athena, troppo
concentrata sulle bellezze vegetali che la circondavano per notare lo strano
comportamento dell’amica, in parte colpa sua perché le mancò il coraggio di
affrontare il discorso. Così, alla fine della giornata, se ne tornò a casa
infuriata con sé stessa senza aver concluso nulla.
Misa sospirò. Era passata un’oretta da quando aveva lasciato Athena per tornarsene
a casa. Era appoggiata al davanzale della finesta della sua camera e guardava
la gente camminare lungo i marciapiedi. Aveva fallito. Si era dimostrata ancora
una volta incapace di combattare per i suoi sogni. In quei mesi si era illusa
di essere cambiata, ma a quanto pareva si era sbagliata ed era ancora la solita
codarda. Sospirò nuovamente.
“Misa-Misa è una frana” borbottò andando a sedersi davanti alla televisione.
“Domani sarà un altro giorno e io non avrò più il coraggio di ritentare. Era
oggi il giorno buono, lo sentivo e io l’ho sprec…”. Non finì la frase perché un
pensiero la colpì all’improvviso: il giorno non era ancora finito! La sua
possibilità non era ancora del tutto sfiorita!
Si precipitò fuori dal suo appartamento senza neanche pensare e prese
l’autobus, diretta a casa di Athena. Corse lungo la stradina dove era situata
la villetta. Stava per bussare quando udì delle voci provenire dall’interno.
Rimase interdetta: Athena aveva visite? Strano, di solito la ragazza non
frequentava nessuno a parte lei e gli altri compagni della setta e comunque mai
a casa sua. Chi poteva essere allora? Si affacciò titubante a una finestra,
attenta a non farsi notare. Quello che vide le fece sgranare gli occhi: Athena
stava abbracciando strettissimo un ragazzo che doveva avere qualche anno più di
lei e sembrava più felice che mai. Lo sguardo della giovane era radioso come
non l’aveva mai visto e i due scambiavano sguardi pieni di una complicità che
la modella non aveva mai sperimentato. Lo sconosciuto le sorrise e le baciò la
fronte con affetto, mentre lei cercava di scostarlo ridendo.
Fu come se qualcosa si fosse appena rotto dentro Misa. Fece qualche passo
indietro barcollando mentre lacrime bollenti di dolore le rigavano le guance.
Si diede della stupida: era ovvio che una ragazza speciale come la sua migliore
amica fosse fidanzata! Ma, dato che Athena non le aveva detto niente, il
pensiero non l’aveva nemmeno sfiorata. Si voltò e scappò via, sentendosi di
nuovo distrutta come dopo la morte di Light, anzi peggio di allora.
Raggiunse il suo appartamento, si chiuse dentro e rimase a piangere per un
tempo indeterminato, raggomitolata sul letto, in cerca di protezione contr quel
nuovo, inaspettato dolore. Come aveva potuto pensare di poter ricominciare una
vita che era finita più di un anno prima? Lei era morta con la chiusura del
caso Kira, si era solo illusa di poter trovare un nuovo inizio, di poter vivere
solo per i suoi sogni. Si pentì di non averla fatta finita già allora, si
sarebbe risparmiata mesi interminabili di sofferenza e noia.
“Non voglio soffrire di nuovo in quel modo! Non voglio tornare all’esistenza
che facevo prima…” mormorò. Quel pensiero si impossessò di lei insieme a una
nuova calma glaciale. Si asciugò le lacrime con il dorso della mano, prese un
foglio di carta e si mise a scrivere. Quando ebbe finito, piegò in due la
pagina, vi scrisse sopra “Per Athena Kunuichi” e la lasciò sul tavolino
dell’ingresso. Poi lasciò nuovamente l’appartamento, senza chiudere a chiave.
Una decina di minuti dopo Athena era davanti alla porta di Misa, più felice
che mai. Non poteva crederci, era venuto da lei! Finalmente Ares aveva
mantenuto la sua promessa! Era da settimane che le diceva che sarebbe tornato a
trovarla, ma aveva sempre avuto contrattempi. Era una vita che non si vedevano
e poter finalmente riabbracciare suo fratello era stato fantastico. E voleva
condividere questa gioia immensa con la sua migliore amica. Dato che non
rispose nessuno al campanello, la giovane abbassò la maniglia scoprendo così
che la porta era aperta. Per qualche motivo l’ansia la prese alla gola: aveva
un orrendo presentimento.
“Misa…”chiamò entrando. Le rispose solo il silenzio. Guardò in tutte le stanze:
la casa era deserta. Athena inziò ad agitarsi: dove diavolo si era cacciata Misa?
Fu allora che notò il biglietto sul tavolino. Lo afferrò e lo lesse in fretta.
Ciò che vi era scritto la lasciò sgomenta.
“Cara Athena,
so che mi odierai per questo, ma, fidati, non c’era altra soluzione. Io non
posso essere salvata, è troppo tardi per me, ho rinunciato a vivere un anno fa.
Però voglio che tu sappia una cosa: tu sei stata la persona più importante
della mia vita. Ti voglio ringraziare per tutto quello che hai fatto per me in
questi mesi, per avermi hai fatto riassaporare il dolce sapore della vita a cui
io avevo rinunciato un’ultima volta, per avermi regalato almeno per un po’ la
speranza che io avevo creduto persa per sempre. Ti sono debitrice. Ma tu hai la
tua vita e, da quanto ho visto stasera, in essa non c’è posto per me. O, almeno,
non c’è il posto che vorrei. Non sentirti in colpa, non ne hai motivo. Tu hai
fatto tutto ciò che potevi, anzi di più. Ma ricordatelo, Athena, non puoi
aiutare tutti, non puoi salvarci tutti. Io ero già condannata, devo pagare per
i miei peccati. Quello che sto cercando di dirti è che ti amo, Athena, ti amo
come non ho mai amato nella mia breve vita. Spero che un giorno potrai
perdonarmi per la mia debolezza, per aver deciso di non combattere, per aver
mollato, per non avere avuto la forza di affrontare la mia vita come si deve.
Sei stata la migliore amica che potessi desiderare. Sono felice di averti avuta
con me anche se per così poco tempo. Ma la vita è ingiusta, lo sappiamo
entrambe fin troppo bene.
Addio,
Misa.
Ps: Troverete il mio corpo vicino alla chiesetta dove andavamo a fare i
pic-nic. Non cercarmi.”
Appena finì di leggere, Athena lasciò cadere il biglietto e si precipitò
fuori dall’appartamento. Il suo corpo faticava a risponderle e la sua mente era
in sobbuglio, ma non c’era tempo per i dubbi, la disperazione, i sensi di colpa
o le debolezze. Si parò davanti alla prima macchina che passava e implorò il
guidatore di darle un passaggio. L’uomo, vedendola disperata, la accontentò e
guidò più veloce che potè fin dove diceva lei.
Una volta arrivati, la ragazza lo ringraziò velocemente e corse verso la
chiesa. Sentiva un caos di emozioni esploderle dentro, ma sapeva che doveva
tenerle sotto controllo, altrimenti non avrebbe avuto nessuna possibilità di
salvare la persona che per lei significava di più. Arrivò senza fiato in cima
alla scalinata che portava al balcone posto sul tetto dell’edificio e un’ondata
di sollievo la avvolse quando vide una figura in piedi sul muretto che
delimitava la balconata.
“MISA!!!”urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
La bionda si voltò. Era in lacrime, ma sembrava decisa a fare quello che voleva
fare.
La ragazza con gli occhi verdi avanzò lentamente verso la sua amica. “Misa, non
fare sciocchezze!” la pregò.
“Che cosa fai qui?” chiese l’altra. “Almeno lasciami morire in pace”.
“No, Misa. Ho…letto il tuo biglietto”.
“Un motivo in più per non essere qui”.
“No, invece. Ascoltami, il ragazzo che hai visto questa sera è mio fratello!
Non è come pensi, io non ho una storia d’amore con nessuno!” spiegò Athena
disperata gesticolando. Doveva fermarla a qualunque costo, doveva salvarla.
Almeno lei.
“Ma questo non cambia le cose” fu la risposta atona.
“Sì che le cambia!”.
“Provi forse qualcosa per me, Athena? Lo so che sembra stupido, ma sapere che
non potrò mai avere ciò che voglio di più al mondo ha fatto tornare a galla
vecchi sensi di colpa, ha riaperto vecchie ferite. E io sono stanca, Athena,
stanca di stare male. È meglio che me ne vada. È meglio per tutti”. Misa si
voltò e si avvicinò ancora di più al bordo.
Athena era terrorizzata: guardava la sua amica impotente e non sapeva che fare.
Non poteva perderla, non poteva. Soprattutto non ora che aveva capito i suoi
sentimenti.
“MISA NON FARLO!” urlò piangendo. “Ti prego, non mi lasciare, non posso vivere
senza di te!”.
“L’hai fatto fin’ora, non vedo cosa sia cambiato” fece la bionda indifferente
senza neanche guardarla.
La ragazza con gli occhi smeraldo prese fiato. Le parole le uscirono fuori da
sole, intrattenibili ormai. “Prima non ero innamorata. Ti amo anche io, Misa,
con tutta l’anima” confessò, con le lacrime che le rigavano il volto.
Misa si voltò di scatto, stupita. Troppo di scatto. I suoi occhi incontrarono
quelli orripilati di Athena, mentre lei perdeva l’equilibrio. Poi sotto di sé
avvertì solo il vuoto.
Capitolo 6 *** Parte VI: Quando il cuore torna a battere ***
Parte VI: Quando il cuore torna a battere
Per Athena fu come se il tempo si fosse congelato. Davanti ai suoi occhi
sgranati Misa era immobile, sospesa nel vuoto. Non poteva accadere ciò che
stava accadendo, non doveva accadere. Non poteva lasciare che succedesse di
nuovo, lo aveva giurato anni prima. Non poteva permetterlo. No, la vita non le
avrebbe rubato un’altra volta la cosa più preziosa della sua esistenza.
Athena Kunuichi non era sempre stata la ragazza amante della vita e
sognatrice che era. Certo, era da sempre una ribelle, testarda, ostinata,
avventata e imprudente, ma prima del fatto le mancava il supporto per sfruttare
fino in fondo il suo carettere, prima non conosceva l’importanza dei sogni, non
sapeva apprezzare la vita fino in fondo.
A coprire questa sua lacuna c’era la sua migliore amica Elyon Phoenix, una
ragazza dolce, semplice, sempre allegra e ottimista, dalla contagiosa risata
cristallina. Le due erano legatissime e per la giovane con gli occhi smeraldo
Elyon era la cosa più preziosa al mondo. Ma anche tutti gli altri adoravano
quella ragazzina con i capelli dorati e gli occhi blu mare, sempre gentile,
sempre pronta a combattere per i suoi sogni, sempre coraggiosa e sorridente,
eppure in apparenza così fragile e delicata. Athena era sempre stata molto
protettiva nei suoi confronti e le aveva sempre dato man forte quando ce n’era
bisogno. E in cambio Elyon le insegnava la vita. In molti si erano chiesti se
quella creatura incredibile non fosse in realtà un angelo. La stessa fondatrice
dei Veri Illuminati se lo era chiesto. Elyon, da parte sua, rideva a quei
commenti e negava, diceva che lei non poteva essere un angelo perché se lo
fosse stata avrebbe portato via il dolore dal mondo e lo avrebbe reso il posto
meraviglioso che meritava di essere. Era evidente che non si accorgeva di
quanto bene faceva a chi le stava intorno e di quanta gioia dava con la sua
sola presenza.
Le due passarono insieme l’infanzia e l’inizio dell’adolescenza. Tra loro non
c’erano segreti né dissapori e mai ce ne erano stati, neanche una volta. Athena
parlava spesso ad Elyon dei suoi piani di fuga da casa, le descriveva la vita
che avrebbe voluto fare. L’altra ascoltava rapita e le prometteva che un giorno
sarebbero partite insieme verso l’ignoto, in un viaggio avventuroso per mari e
continenti. Che un giorno loro due avrebbero cambiato il mondo. Ma il Fato
distese la sua mano nera su quelle due giovani esistenze, non permettendo a
quel giorno tanto agognato di arrivare e a quei sogni di trovare la
realizzazione.
Quel pomeriggio Athena non lo avrebbe mai scordato, perché quel pomeriggio la
sua vita aveva preso una svolta dolorosamente inaspettata, perché quel
pomeriggio lei stessa era combiata. Pioveva a dirotto. L’acqua inzuppava i suoi
vestiti e quelli di Elyon. A distanza di anni poteva ancora sentire il freddo
di quell’acqua invaderle la pelle. Avevano avuto la brillante idea di uscire di
casa nonostante il cielo nero promettesse pioggia in abbondanza e ora erano
tutte bagnate. Era stata la ragazza con gli occhi smeraldo a proporre all’amica
di fare un giro al parco, per passare il pomeriggio insieme. Ci erano rimaste
un’oretta, poi le prime gocce avevano cominciato a cadere e loro erano scappate
alla fermata del bus scoprendo così che era stato cancellato a causa di un
guasto e al momento non ce ne erano altri disponibili. Elyon avrebbe voluto
aspettare, ma Athena aveva testardamente insistito per tornare a casa a piedi.
Dovevano fare solo un paio di chilometri ed entrambe conoscevano la strada.
Alla fine la ragazza con gli occhi blu aveva ceduto, anche se, mentre
camminavano, era rimasta molto turbata. La zona che erano state costrette ad
attraversare non era delle migliori e giravano voci secondo le quali era
frequentata anche da individui pericolosi. Di solito era molto affollata, ma
quel giorno, a causa del maltempo, era deserta.
“Qualcosa non va, Elyon?” aveva chiesto Athena, notando l’apprensione
dell’amica.
“No, è solo che ho un brutto presentimento, Athena. Forse non avremmo dovuto
venire qui” rispose lei incerta.
“Preferisci che torniamo indietro e aspettiamo il pullman?”.
“Sì, è meglio”.
Ma non avevano fatto in tempo a fare un paio di metri che tre ragazzi sui
diciottanni erano sbucati da dietro una svolta e avevano cominciato ad
avvicinarsi minacciosamente a loro. La ragazza con gli occhi verdi aveva
prontamente afferrato per un braccio la sua compagna ed aveva iniziato a
correre per il labirinto di vicoli tirandosela dietro. I tre, dopo un attimo di
sorpresa, le avevano inseguite.
Athena non avrebbe saputo dire per quanto tempo era scappata disperatamente
lungo quelle stradine, senza sapere dove stava andando. Sentiva solo il respiro
affannato di Elyon e i passi dei ragazzi dietro di sé. Nella mente un unico
pensiero: salvare la sua migliore amica. A tutti i costi. Si era maledetta per
non averla ascoltata e aver insistito per passare di lì. Se le fosse successo
qualcosa, la colpa sarebbe stata soltanto sua. Poi la fine. Aveva svoltato e si
era trovata davanti un vicolo cieco. Le due ragazze si erano voltate spaventate
verso i loro aggressori. Athena si era parata davanti a Elyon. Doveva farsi
venire un’idea. E in fretta.
“Non lo sapete che girare in certi posti da soli è pericoloso?” aveva
ridacchiato uno dei tre sogghignando. “Soprattutto per delle ragazzine carine
come voi”.
“Avanti, dateci i soldi e nessuno si farà male”aveva ordinato brusco un altro.
“Noi…non ne abbiamo” aveva risposto la ragazza con gli occhi verdi, cercando di
mantenere ferma la voce.
“Non ci credo. Mi hai preso per scemo, ragazzina? Quelle sgualdrinelle come voi
hanno sempre della grana con sé” aveva ringhiato il terzo avvicinandolesi e
afferrandola per un braccio. Lei si era divincolata selvaggiamente e, visto che
non riusciva a liberarsi, aveva colpito il giovane con un violento calcio nello
stomaco. Quello l’aveva mollata subito ed era caduto in ginocchio tenendosi la
pancia.
“Brutta puttanella!” si era infuriato a quel punto uno dei suoi due compagni.
“Ti faccio vedere io cosa succede a quelle che non sanno stare al loro posto!”.
L’aveva colpita con forza in volto ed aveva estratto una pistola. “Muori,
bastarda!”.
Athena aveva visto la propria vita scorrerle davnti agli occhi offuscati dal
dolore alla testa. Era la fine, l’aveva sentito chiaramente. Ma, prima che il
ragazzo potesse premere il grilletto, Elyon gli si era gettata addosso urlando.
I due erano caduti a terra, i corpi che lottavano convulsamente. Poi uno sparo.
Athena, ancora stordita dal colpo, era riuscita a distinguere la voce di quello
che aveva mandato a terra dire: “Ma sei scemo? L’hai ammazzata! Via, presto! Ci
hanno sentiti!”.
Aveva sentito un rumore di passi che correvano via. E poi nulla. “Elyon” aveva
chiamato a bassa voce. “Elyon!”. Si era alzata barcollando e aveva raggiunto il
punto in cui era distesa la sua migliore amica. Una pozza di sangue. Il vestito
bianco era diventato purpureo. “Elyon”. Lacrime. Bollenti, incontrollabili.
“Elyon!”.
“A-Athena” la voce dell’altra la raggiungeva a stento. Era solo un sussurro.
“Elyon, perdonami, è colpa mia, solo mia. Quella pallottola era per me. Perché
l’hai fatto? Perché? Non dovevi farlo, non dovevi!” aveva urlato Athena tra le
lacrime.
“Invece dovevo, Athena. Tu mi hai resa felice per tutti questi anni, mi hai
donato tutto il bene del mondo. Sono felice di aver avuto il priviligio di
essere tua amica. Non potevo permettere che ti facessero del male. Tu hai
ancora tanto da fare” aveva mormorato Elyon accarezzandole il volto. Era chiaro
quanto le costasse parlare.
“Non è vero! Sei tu quella che aveva ancora tanto da fare! Sei tu quella che fa
felice le persone, quella che sa vivere e che insegna la vita! Io…io non servo
a nulla!”.
“No, Athena. Io sono troppo fragile per sopravvivere in questo mondo. Forse
avevate ragione, forse sono un angelo. E gli angeli non possono stare qui. Il
male che io combatto mi avrebbe distrutta prima o poi. Ma tu sei diversa. Tu
sei forte, Athena. Tu puoi riuscire là dove io avrei fallito. Promettimi che
continuerai a vivere per me e che lotterai per difendere i sogni, le speranze,
la vita tua e di chi lo merita. Promettimi che porterai avanti quello che io ho
iniziato. Tu puoi davvero cambiare le cose”.
“Elyon, io…”.
“Promettilo, Athena”.
“Te lo giuro”.
“Allora posso morire in pace. Addio, Athena. Sei speciale. Non scordarlo mai”.
La mano di Elyon aveva lasciato il viso dell’amica e i suoi occhi si erano
chiusi per sempre. Ma il sorriso le era rimasto sulle labbra, sereno come
sempre.
“ELYON!!!” aveva urlato Athena con tutto il fiato che aveva in gola e poi aveva
stretto a sé il corpo dell’amica. Era davvero finita. Ma quello era solo il
tramonto che precedeva una nuova alba. “Non ti dimenticherò mai. Io combatterò,
difenderò la vita e i miei sogni. E lotterò per te, Elyon. Non lascerò che il
Destino mi sconfigga un’altra volta. Io salverò tutti. Non mi farò battere. Ho
pagato per i miei errori. Non accadrà più. Lo giuro su di te, angelo mio”.
Ciò che era accaduto dopo erano solo una serie di ricordi confusi. Polizia,
ambulanza, ospedale, medici, casa, la sua stanza chiusa a chiave. Ci era
rimasta per una settimana, quasi senza mangiare e bere. Poi, quando ne era
uscita, era una persona diversa, migliore. Dentro di sé portava lo spirito di
Elyon.
Athena scattò in avanti in un gesto disperato. Per un tempo che le sembrò
infinito avvertì solo il battito del proprio cuore. Poi le sue mani si
strinsero intorno al polso di Misa. La bionda gridò spaventata, ma la giovane
con gli occhi smeraldo la tenne e la tirò su. Si abbracciarono strettissime,
piangendo di sollievo.
“Non farmi mai più uno scherzo simile!” esclamò Athena. “Ho perso dieci anni di
vita!”.
“Puoi giurarci! Io ne ho persi venti!” rispose Misa ansimando.
Si guardarono e scoppiarono a ridere, stringendosi ancora di più.
“Ti devo la vita, Athena. Mi hai salvata due volte”.
“L’ho fatto con immenso piacere, Misa, credimi. Sono felice di averti con me”.
“Anche io”.
I loro sguardi si incontrarono ed entrambe arrossirono. Poi la fondatrice prese
con delicatezza il viso dell’amica tra le mani e la baciò dolcemente. “Ti amo,
Misa”.
“Anch’io, moltissimo” rispose lei in un soffio rispondendo con passione al
bacio.
Finalmente. Questo fu ciò che pensò Misa baciando la ragazza della sua vita.
Finalmenete era tornata a vivere. Ora non avrebbe più sofferto. Ne era sicura.
Quello era un nuovo inizio. Il passato era finalmente solo passato. Avevano
superato tutte le prove, aveva pagato il conto per i suoi crimini. Aveva vinto.
Ora c’era solo da godersi il premio. Finalmente la vita le sorrideva.
Si presero per mano e si diresso verso le scale. Athena si voltò indietro a
guardare la balaustra. Seduta su di essa, con le gambe portate al petto, c’era
una ragazza dai capelli dorati e gli occhi blu mare. Si guardarono per un
attimo e si scambiarono un sorriso.
‘Ho imparato a vivere. Ho vinto io ‘sta volta. Ho rispettato la mia promessa,
Elyon’.
L’angelo, dalla sua posizione raggomitolata, le rivolse un cenno di saluto,
sempre sorridendo beata nella luce rossa del tramonto.
Salve a tutti!! E con questo capitolo concludo questo mio piccolo
racconto…Spero che vi sia piaciuto e che non vi abbia annoiato!! ^^ Immagino
che continuerò a postare nuove storie perché scrivere è una delle mie più
grandi passioni e vorrei coltivarla con tutte le persone che, come voi,
condividono questa mia passione. Un grazie a tutti quelli che hanno letto (e
recensito) la storia e a quelli che lo faranno in futuro. Per me è molto
importante. Un bacio e un ringraziamento speciale a Vi Vanish, che è stata la prima a commentare il racconto, e
soprattutto a DANYDHALIA, che ha
pazientemente seguito e recensito la storia capitolo per capitolo.
Ciao a tutti! Alla prossima!! (spero)