Ciao a tutti!!
Questa è la prima fanfic che pubblico e quindi non so se è buona…Grazie a chi
la leggerà e soprattutto a chi la commenterà perché mi sarà davvero di aiuto.
L’ho scritta un po’ di tempo fa in un tentativo di rendermi Misa più simpatica
dal momento che è il personaggio che odio di più nel manga…Posto solo i primi
due capitoli, poi vedrò se sarà il caso di continuare con gli altri.
Buona lettura!!
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Parte I:
Athena
Ormai era passato quasi un anno dalla
morte di Kira, ma Misa non era ancora riuscita a lasciarsi il passato alle
spalle e a ricominciare. Aveva abbandonato l’idea del suicidio da tempo,
sperando di trovare un nuovo inizio, ma invano: la sua vita era diventata una
catena meccanica di abitudini e niente sembrava poter variare la monotonia
delle sue giornate che passavano tutte uguali tra il lavoro, la televisione, il
computer e le foto di Light. Quest’ultimo in particolare le aveva lasciato nel
cuore un vuoto che sembrava irrimediabilmente insanabile.
Quella mattina, mentre tornava a casa dal lavoro come sempre, la ragazza notò
una folla urlante riunita intorno a un palco. Sopra questo c’era una figura
avvolta in un mantello nero, il cappuccio che le nascondeva in parte il viso
interamente coperto, a eccezione degli occhi e del naso, da una maschera
bianca. Una fascia rossa gli cingeva la vita. Lo sconusciuto era intento a
parlare con la gente lì raccolta che lo guardava con disprezzo e lo insultava.
Ma quello non se ne curava e portava avanti con una passione infuocata il suo
discorso. Misa non avrebbe saputo dire se si trattava di un uomo o di una donna
perché il manto ne nascondeva la fisionomia e la maschera ne alterava la voce,
però aveva capito subito di chi si trattava: era il fondatore della setta dei
“Veri Illuminati”, come si facevano chiamare, un gruppo che si era schierato
contro Light fin dalla sua comparsa, che sosteneva L, cercava di convincere le
persone che l’operato di Kira era sbagliato e di ostacolare in ogni modo i
seguaci di quest’ultimo. Era facile riconoscere i membri della setta, in quel
momento tutti in fila, in piedi dietro il loro capo, perché si
mostravano in pubblico sempre abbigliati esattemente come lo sconosciuto sul
palco e il fondatore portava come segno di riconoscimento una collana con il
simbolo di L in argento.
“Kira è morto! Non potete più negarlo, ormai è un dato di fatto! Gli omicidi
sono cessati da quasi un anno e non si sono più avute sue notizie! Il sogno
diabolico di quel criminale è andato distrutto. Per sempre! Non ci sarà mai più
un altro Kira! L ha vinto! La vera Giustizia ha trionfato!” stava dicendo il
fondatore della setta e la giovane modella poteva vedere i suoi occhi verde
smeraldo lampeggiare battaglieri e orgogliosi anche da quella distanza.
“Dimostralo!” gridò qualcuno. “Hai forse qualche prova certa?”.
“Kira non è un criminale, è un giustiziere!” urlò un altro.
“Non si può accostare al nome di Kira qualcosa che ha a che fare con la
Giustizia! Lui è solo un assassino! Sarà anche partito con gli ideali più
nobili, ma i suoi metodi l’hanno reso uguale alle sue vittime! Ora, io non
posso dimostrare che lui sia morto, ma voi non potete dimostrarmi il contrario!
Però c’è una cosa che posso fare: posso dimostrarvi la mia convinzione! Io non
temo più Kira!” rispose lo sconosciuto con ardore. Si strappò con leggerezza il
mantello e la maschera di dosso. Un silenzio carico di sorpresa calò tra i
presenti a quel gesto.
Anche Misa sgranò gli occhi: il misterioso fondatore dei Veri Illuminati era
una ragazza sui venticinque anni, alta, snella ma con un fisico atletico, le
forme bene in proporzione con tutto il resto del corpo. I corti capelli rosso
fuoco facevano contrasto con il nero degli anfibi militari, dei larghi
pantaloni di cotone leggero e della maglietta smanicata che indossava. Su
quest’ultima spiccava la scritta “L’s Justice, the true Justice, will prevail”.
Era di una fierezza mai vista ed era anche bellissima.
“Kira!” urlò la ragazza in tono di sfida. “Io sono la fondatrice dei Veri
Illuminati, il tuo nemico numero due, la più grande sostenitrice di L del
pianeta! Il mio nome è Athena Kunuichi! Se sei vivo. prova a uccidermi!”.
L’eco delle sue parole si spense in un nuovo silenzio profondo e carico di
attesa. Gli occhi verdi di Athena vagavano tra la folla ammutolita, sicuri e
canzonatori, incrociando lo sguardo di ognuno dei presenti senza paura, mentre
lei stava immobile, in piedi a gambe leggermente divaricate sul palco, fiera
come un condottiero in battaglia.
Passarono lenti dieci lunghi minuti, ma non accadde nulla.
“La mia ipotesi era corretta, a quanto pare” disse la giovane con un sorriso.
Poi scese dal palco. Un boato esplose tra i membri della setta che si levarono
a loro volta di dosso i mantelli e iniziarono ad inneggiare il nome di L e
quello del loro capo.
La folla fece ala alla fondatrice. Quella giovane che aveva osato sfidare Kira
con così grande sfacciataggine era ancora viva e ciò significava solo una cosa:
il mito che la stragrande maggioranza dei presenti aveva venerato era davvero
morto.
L’Illuminata passò a pochi centimetri da Misa e per un istante i loro sguardi
si incontrarono. Per la modella il tempo parve congelarsi: quegli occhi fieri e
agguerriti, accesi da un ardore brillante, sembrarono non voler più lasciare i
suoi. Ma il momento passò, Athena volse lo sguardo davanti a sé e la superò, camminando
in fretta con quell’andatura tipica dei militari.
Misa la seguì con lo sguardo finchè non sparì tra la gente che camminava lungo
il marciapiede. Quella ragazza la aveva lasciato dentro un senso di disagio e
lei non poteva fare a meno di sentirsi inquieta. Alla fine si incamminò verso
casa, con l’immagine di quella guerriera orgogliosa e bellissima stampata a
fuoco nella mente.