Fiori di pesco

di _Pandora
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Profumo di primavera ***
Capitolo 2: *** Presentazioni ***
Capitolo 3: *** Guerra ***
Capitolo 4: *** Fiducia ***
Capitolo 5: *** Invito ***
Capitolo 6: *** Il mulino a vento ***
Capitolo 7: *** Fuoco sulla pelle ***
Capitolo 8: *** Imprevisti ***
Capitolo 9: *** Perdonami ***



Capitolo 1
*** Profumo di primavera ***


Fiori di pesco
Un saluto a tutti voi che leggerete questa mia nuova storia. Ho deciso di mettere per iscritto alcune idee che da tempo frullavano nella mia testa, e spero che questo racconto vi possa piacere. Ho già in mente la linea di base che seguirò, ma non so quanti capitoli vi saranno. Non vi anticipo niente, vi lascio alla lettura di questa mia nuova avventura.
Pandora


1. Profumo di primavera




Sono sempre rimasta affascinata dallo sbocciare dei fiori di pesco in primavera. Forse perchè sono legati alla mia nascita, ma credo soprattutto perchè in questo periodo dell'anno la natura ricominci il suo ciclo vitale.
Camminando nei campi di mio padre, sento la terra umida del mattino solleticarmi i sensi. L'erbetta fresca e giovane è spuntata da poco, sento il suo profumo arrivarmi alle narici. La inspiro a pieni polmoni, è questo il profumo che voglio sentire. Muovendo la testa intorno a me, posso scorgere i diversi alberi in fiore. Mi sembra di trovarmi in un quadro, dipinto da un artista sapiente che è riuscito cogliere le diverse sfumature dei colori. Giallo, arancione, porpora. Il verde brillante delle chiome che mi sovrastano, facendo filtrare i raggi del sole fra le loro fronde. Posso udire il canto degli uccelli in amore, che omaggiano la rinascita della natura. E' stato un inverno difficile, i raccolti sono stati scarni e la mia famiglia è stata una delle poche a non cadere in rovina. Mia madre ringrazia Dio ogni giorno per averci aiutati, per esserci stato vicino. Io non so cosa pensare, non ho mai avuto una fede ferrea come la sua. Mi sono spesso ritrovata a riflettere su questo tema, ma non sono ancora riuscita a darmi una risposta.
Sono sdraiata sul prato, godendomi il calore del sole che mi bacia le guance. I miei capelli castani sono sciolti attorno al mio viso, e il leggero abito che indosso viene mosso dalla tenue brezza che proviene da Est. Alzo una gamba e la tengo tesa, perpendicolare al suolo. E' magra e bianca, troppo bianca. Come le mie braccia e il resto del mio corpo. Sono però molto sana, e questo è dato dal fatto che passo le giornate nei campi, correndo e stando all'aria aperta. Le mie guancie sono rosee e i miei occhi castani vivaci. Brillano, come afferma sempre mio padre quando mi vede tornare a casa.

Credo che abbia ragione mio fratello George, che ha vent'anni. Dice che se non metto su un pò di carne sulle cosce nessun uomo sarà attratto da me. Ma a me cosa importa? Non ho bisogno della compagnia di un uomo, sto bene così. Ho diciassette anni e non intendo certo sposarmi, come invece vorrebbe mia madre. Mi ripete sempre che a quest'età dovrei trovarmi un uomo, e che se non lo farò mi ritroverò sola per il resto della vita. Cosa che non mi spaventa. Insomma, a che cosa servono gli uomini? L'estate scorsa c'era un ragazzo, Henry, che mi faceva la corte. Mi veniva a trovare ogni giorno, sempre con dei fiori. Era davvero gentile, all'inizio, ma poi si è mostrato davvero per quello che era. Sento il sangue ribollirmi nelle vene se ci penso ancora, ma anche il riso salire verso le mie labbra. Eravamo distesi fra i campi di grano dietro la tenuta della mia famiglia, e stavamo ridendo come bambini. Ad un certo punto mi sono ritrovata le labbra di Henry sulle mie. Ero sorpresa, non sapevo cosa fare, ma quella sensazione non mi dispiaceva. Erano calde, invitanti. Mi lasciai baciare a lungo, mentre ad un certo punto sentii anche il corpo di Henry salire su di me. Era un ragazzo di diciannove anni, forte e muscoloso. Molto attraente, devo ammettere. Sentivo qualcosa di duro premere fra le mie cosce, e realizzai cosa fosse in poco tempo. Mi spaventai e cercai di sottrarmi a quella situazione, ma il suo peso me lo impediva. Intanto la sua bocca era passata sul mio seno e sentivo la sua lingua sulla mia pelle. Gli urlai di smettere, di lasciarmi andare, ma sembrava non sentire. Lo insultai, ma non demordeva. Ad un tratto riuscii a liberare una gamba e con tutta la forza che avevo, gli diedi una ginocchiata in mezzo alle gambe. Lo sentii urlare di dolore e accasciarsi al suolo. Mi sfuggì una risata, la situazione era alquanto divertente. Scappai subito dopo verso casa e mi chiusi nella mia camera, passando sotto gli occhi investigatori dei miei genitori. Da quel giorno non vidi più Henry, fortunatamente. E' per questo che non mi piacciono gli uomini. Vogliono solo arrivare alla virtù di una donna, per impadronirsene. Vivo benissimo senza di loro, ecco.

Mentre sono ancora qui a far vagare libera la mia mente, ritorno alla realtà perchè sento la lingua ruvida del mio cane sulla mia guancia. E' Argo, un pastore tedesco stupendo. Ha quattro anni ed è il mio migliore amico, mi accompagna ovunque. Gli accarezzo il pelo dolcemente, soffermandomi dietro alle morbide orecchie. So quanto gli piaccia, conosco tutto di lui. Spinge il muso contro il mio fianco e capisco che devo alzarmi per tornare a casa. E' ora di pranzare e anche il mio stomaco me lo fa capire. Mi tiro in piedi e mi avvio con Argo di fianco a me. Adoro sentire l'erba tenera sotto i miei piedi, mi sento in comunione con la terra. Volto lo sguardo un' ultima volta verso gli alberi di pesco, ammirandone i fiori. Fra qualche tempo i frutti matureranno e con loro arriverà l'estate.

Finito il pranzo, mio padre si avvia verso le camere per riposarsi dopo una giornata di lavoro. E' dovuto stare fuori tutta la mattina per seguire il lavoro dei suoi dipendenti. Mentre Marie, la domestica, si appresta a rimettere in ordine la cucina, mia madre mi fa cenno con un sorriso di seguirla nel salotto. Chissà cosa avrà da dirmi.

-Elizabeth, ho una notizia favolosa da darti.-. Mia madre è in fibrillazione. La guardo con sospetto.
-Sapevi che i Johnson hanno venduto la loro casa, quella che si trova poco distante dalla nostra?-. Il suo sorriso è a trentadue denti. Mia madre sa essere inquietante.
-Sì madre, me lo avevate detto. E con questo?-. Mia madre prende un grosso respiro, è pronta ad una raffica di parole. Ho paura.
-Al loro posto sono arrivati gli Smith, e presto andremo a trovarli per accoglierli nel migliore dei modi. Ma non è tutto! Hanno un figlio di vent'anni, si chiama Daniel, e dicono sia davvero un bel giovanotto!-. Oh no, no no no. Ho capito già tutto, ma prima che io riesca ad aprire bocca, mia madre mi interrompe nuovamente. -Spero che tu sarai gentile e carina, signorinella! Le stagioni passano e occasioni come queste non si possono lasciar scappare. Sono anche molto ricchi!-. Ditemi che è un incubo, vi prego. La guardo sconsolata. Gentile e carina con un uomo? Io?

Non conosco questo Daniel, ma so già che non mi piacerà. Io odio gli uomini. Tranne mio padre e mio fratello, sono tutti dei bambocci senza sostanza. Dopo aver promesso a mia madre di fare del mio meglio, cosa che invece non farò, mi ritiro nella mia stanza. Mi lascio cadere sul grande letto a baldacchino. Le lenzuola profumano di pulito, sono invitanti.  Ai piedi del letto sento Argo che rosicchia le gambe di legno del mio scendiletto. Se mia madre lo scopre, andrà su tutte le furie. Con un sorriso sulle labbra mi abbandono nelle braccia di Morfeo. Domani sarà un altro giorno, e credo che lo passerò nuovamente nei campi. Fuori, il sole è alto nel cielo e illumina tutto ciò che incontra nel suo cammino. La brezza si insinua fra gli alberi e spande il profumo dei loro fiori dappertutto. Adoro la primavera, mi fa sentire viva.






***





Spero che questa storia cominci a piacervi e che mi possiate far sapere che cosa ne pensate :) A presto,
Pandora

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Capitolo 2
*** Presentazioni ***


FDP2
Eccomi con un nuovo capitolo, e spero che possa piacervi. Ringrazio tutte le persone che hanno letto questa mia nuova storia e quelle che l'hanno aggiunta fra preferite/da ricordare/seguite, siete tutti gentilissimi! Un ringraziamento particolare, poi, va a chi si è fermato a recensire e lasciare il proprio parere, per me contano moltissimo le vostre opinioni :)
Vi lascio alla lettura di questo secondo capitolo,
Pandora


2. Presentazioni


Vengo svegliata da Monica, la donna che, da appena nata, era stata la mia levatrice. Mia madre dopo il parto stette molto male per un lungo periodo, e quindi Monica prese il suo posto, in un certo senso. Mi allattava e mi accudiva, ma mia madre era comunque presente per quanto poteva. Successivamente divenne la mia istitutrice, data la sua vasta conoscenza intellettuale. Era anche un'amica sincera, che più volte mi aveva aiutata a tirarmi fuori dai guai. Sì, perchè devo ammettere di averle dato parecchio filo da torcere fin da piccola. Una volta, ad esempio, stavo giocando con una vecchia racchetta da badminton, divertendomi a lanciare qua e là piccole pietre che trovavo nel giardino vicino alla casa. Trovandone una più grossa e pesante, mi accorsi che con la sola racchetta non riuscivo a lanciarla in aria. La presi allora in mano, e scagliandola senza guardare, questa andò a frantumare in mille schegge la grossa vetrata che faceva parte del primo piano della mia casa. Monica corse fuori, e quando mi vide andò su tutte le furie. Quando poi dovette raccontare l'accaduto ai miei genitori, tornati la sera tardi dopo un viaggio, disse però che erano stati dei villani di passaggio, scacciati poi dai lavoratori della tenuta. Sì, decisamente un'anima gentile.

Ora è qui di fronte a me, con le braccia incrociate al petto ed uno sguardo severo. Che cosa avevo potuto combinare questa volta?
-Signorina Elizabeth, si può sapere che cosa ci fa ancora a letto? Nessuna ragazza della vostra età dovrebbe essere così sregolata e selvaggia! Vi serve davvero una mano, non si può certamente presentare in questo stato davanti agli Smith!-. Che cosa? Avevo sentito bene? Mi tiro a sedere sul letto, con gli occhi sbarrati.
-Monica che cosa stai dicendo? E' prestissimo e non credo proprio di dovermi presentare davanti a nessuno.-. La guardo speranzosa, magari ho capito male. La sua occhiata torva, però, mi fa capire che non è così.
-Signorina Elizabeth, sua madre mi ha pregata strenuamente affinchè io la prepari adeguatamente per il pranzo di oggi. Ora, se lei si ostina a dormire tutto il giorno, che cosa posso fare io?-. Mi guarda con gli occhi strabuzzati. E' divertente, e per questo mi scappa un risolino.
-Adesso ride pure la signorina! Io mi licenzio, torno in campagna dalle mie zie!-. Povera Monica, dovevo davvero farla impazzire.
-Va bene, va bene. Gli Smith vengono qui per pranzo. Ma perchè tutta questa agitazione?-. Chiedo, conoscendo purtroppo la risposta.
-Voi lo sapete meglio di me.Vostra madre vuole che gli Smith si sentano i benvenuti, e inoltre mi ha affidato il compito di renderla presentabile per il signor Daniel. Dovete iniziare a pensare a voi come una donna da marito!-. Sentendo queste parole, mi sembra di essere invece una merce di scambio. Non sposerò mai un uomo perchè mi viene imposto, lo capiranno prima o poi.
-Monica, ti prego, almeno tu stai dalla mia parte!-. La supplico. Già mi vedo imbellettata, con un vestito e un odioso corpetto fatto per soffocare chiunque lo indossi. Inorridisco al solo pensiero.
-Suvvia, non mi fate dannare. In fondo potrebbe rivelarsi una bella esperienza, no? Magari scoppierà l'amore fra voi due, e poi dovrete ringraziarmi per sempre!-. Monica alza lo sguardo, sta sognando ad occhi aperti. So bene che ha una cotta per Ernest, un giovane dipendente di mio padre, e che qualche volta si sono incontrati. Spero solo che non si faccia ferire dagli uomini, non se lo merita. Ma quello che sta dicendo ora non ha senso, assolutamente. Come può pensare che io acconsenta ai piani di mia madre? No, nessun matrimonio, nessun Daniel. Non so nemmeno che aspetto abbia! Per quanto mi riguarda, potrebbe anche essere un basso e grasso omuncolo. Magari anche stupido, completerebbe il quadro.

-Ora lavatevi, che poi dovrò aiutarvi a vestire-. Le lancio un ultimo sguardo supplichevole, ma quello che mi rimanda lei non ammette repliche. Mi alzo controvoglia dal letto e mi avvio al lavandino in ceramica davanti al mio comodino. Un grande specchio incorniciato da una grande struttura in legno riflette la mia immagine. Devo ancora svegliarmi, decisamente. Con le mani getto l'acqua tiepida sul mio viso, rinfrescandomi dal torpore della notte. Successivamente mi immergo nella vasca da bagno, mentre Monica vi versa dentro, da una bacinella, dell'acqua calda. Mi godo quella sensazione appagante, immergendo anche la testa sotto l'acqua. Quando riemergo, vedo che Monica è già pronta all'opera. Con una spazzola dalle setole morbide mi insapona delicatamente la pelle, sciaquandomi poi con cura. Mi lava poi i capelli e li pettina per bene, levando i nodi. Li massaggia con un olio profumato, e capisco che sta mettendo molta cura nella mia preparazione. Mi sento fresca e pulita, pronta ad affrontare un nuova giornata. O quasi. Una delle finestre della mia camera è aperta e sento l'aria primaverile entrare e lambire il mio viso, accarezzandolo. Mi avvolgo in un asciugamano e friziono i capelli che mi arrivano a metà schiena. L'olio li ha resi ancora più morbidi e brillanti, devo ammettere che sono incantevoli. Mentre questi finiscono di asciugarsi, Monica inizia su di me la sua tortura. Mi improfuma il corpo con fragranze francesi,e sul mio viso mette un velo di colore roseo. Sento le mie labbra venir dipinte da un leggero tocco di rossetto, cosa che non uso mai. Quando Monica ha finito, mi volto verso il grande specchio, sedendomi davanti ad esso. Il risultato non è male, fortunatamente Monica mi conosce bene e non ha esagerato con il trucco. Le mie labbra hanno un tocco sensuale, non saprei come definirlo diversamente. Mi alzo e mi preparo a quello che sarà il mio inferno, ossia l'indossatura dell'abito. Ho sempre amato vestirmi semplicemente, con vestitini leggeri e comodi. Questi invece, adorati da mia madre, sono sfarzosi e decisamente ingombranti. Sento il corpetto comprimermi la cassa toracica, mi manca il respiro. Il mio seno è strizzato e sporge in avanti, mentre la grande gonna mi impedisce quasi di camminare. Perchè devo fare tutto questo? Monica mi guarda e battendo le mani emette un gridolino di approvazione.
-Siete meravigliosa, signorina Elizabeth! Farete colpo su tutti, soprattutto sul signor Daniel ne sono sicura!-. Oh no, me ne ero quasi dimenticata. Tutto questo sta accadendo per un vano tentativo di mia madre di vedere sua figlia con la fede al dito. Se solo questo Daniel proverà ad abbassare lo sguardo sul mio seno, gli riserverò un caldo benvenuto, ci può scommettere.


Ci avviamo verso la sala, io con un'espressione funerea dipinta sul viso e Monica raggiante. Non mi spiego il perchè di tutto questo, dev'essere un brutto sogno. Cerco di scendere le scale il più lentamente possibile, spero forse di riuscire a scappare. Penso a tutti i falsi sorrisi che dovrò fare, probabilmente alla fine del pranzo avrò la mascella slogata. Sento già le voci provenire dal grande salone, si stanno divertendo tutti. Appena vi metto piede, tutto sembra fermarsi. Mio padre sembra colpito da un attacco di cuore, ha la bocca spalancata e incredula. Mia madre ha un sorrisino stampato sulla bocca, compiaciuta ai massimi livelli. Abbasso lo sguardo prima di incontrare quello di chiunque altro in quel posto. Mi sento osservata, non riesco quasi a camminare. Mi fermo e sono tutti davanti a me, gli Smith al completo. Mia madre mi raggiunge e mi prende la mano, invitandomi a fare le presentazioni. Il signore e la signora Smith sono gentili, cordiali. Non ho ancora voltato lo sguardo verso il figlio, non voglio farlo, ma sento mia madre spingermi. Giuro che, se potessi, in questo momento la affogherei.
Alzo gli occhi e mi sento irrigidire, come travolta da una scarica elettrica. No, riprenditi Elizabeth, riprenditi! E' il ragazzo più affascinante che io abbia mai visto, è stupendo. Mi sento avvampare e vorrei scappare. Tutti i miei buoni propositi gettati al vento! Vedo Daniel fare un passo verso di me, e credo che la mia faccia abbia assunto un color pomodoro vivace. Abbasso gli occhi e sento la sua mano prendere la mia. Potrei svenire in questo stesso istante. Il mio cuore fa una capriola quando le sue labbra vi si posano sopra, lasciando un leggero bacio. Che cosa mi sta succedendo? Non ho mai provato niente di simile.
-Incantato-. La sua voce mi riporta alla realtà.
-E' un piacere conoscervi, signor Daniel-. Da dove mi sono uscite quelle parole? Tu odi gli uomini, Elizabeth! Ma è così perfetto, non può essere come gli altri. Cosa stai dicendo, datti una calmata!
-Il piacere è mio, Elizabeth-. Mi guarda con i suoi splendidi occhi, di un azzurro penetrante. Non riesco a staccarmi da quell'incatenamento di sguardi, e forse non voglio nemmeno. Non posso lasciarmi catturare così da un uomo, io non credo al colpo di fulmine...





***




E ora che cosa succederà fra Daniel ed Elizabeth? Lo scoprirete nei prossimi capitoli :)!
A presto,
Pandora

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Capitolo 3
*** Guerra ***


FDP3 Sono felice di vedere che la mia storia viene seguita :) Spero che questo capitolo possa essere di vostro gradimento! Ringrazio tutte le persone che mi sostengono, siete fantastiche! A presto,
Pandora






3. Guerra






Dopo gli usuali convenevoli, insieme agli altri presenti andiamo verso il grande tavolo apparecchiato al centro della sala da pranzo. Mia madre ha fatto le cose in grande, e sospetto che tutto questo sia in funzione del suo piano. Le posate d'argento splendono accanto ai piatti di porcellana bordati d'oro, e i fiori dei nostri giardini decorano tutto lo spazio circostante. Mentre prendo posto, mi soffermo sulla figura di Daniel, che si siede di fronte a me. E' alto, all'incirca una spanna più di me e il suo portamento è fiero. E' slanciato e posso intuire che il suo fisico sia muscoloso e ben fatto. Quello che mi attira di più, però, è il suo viso. I capelli di un biondo scuro sono morbidi e ben curati, e incorniciano due occhi azzurro cielo, splendidi. Mi accorgo di fissarlo da qualche istante, più del dovuto. Abbasso lo sguardo verso il mio piatto e mi impongo di smetterla. Mi sembra di essere come tutte quelle ragazzine frivole che si innamorano del belloccio di turno. No, io non sono così. So bene che mi devo saper difendere e che prima di buttarmi in un'avventura, devo valutarne i pro e i contro. Le portate si susseguono e mangio tutto con gusto, tanto non ingrasso. Mi inserisco nelle varie conversazioni che vengono intraprese soprattutto dagli uomini. Forse questo potrebbe essere visto come sconvenevole dagli Smith, ma mio padre mi ha sempre educata in modo che io avessi consapevolezza delle mie facoltà e della mia persona. Lo ringrazio per questo, mi ha sempre trattata come un suo pari e non come una donna da mettere in disparte per la sua presunta inferiorità. Anche mio fratello partecipa, è sempre stato un uomo garbato e capace di sostenere discorsi impegnativi. L'ho sempre ammirato per la sua personalità e da sempre siamo molto legati.
-E voi che cosa ne pensate, signor Daniel?-. Chiede mio padre, aspettando un parere. So che lo sta analizzando, deve aver capito anche lui l'intento di mia madre.
-Credo, signor Richard, che ai giorni nostri ci si debba aprire alla novità. Abbiamo la fortuna di vivere in un secolo di grande modernizzazione e scoperte, non vedo perchè dovremmo tirarci indietro e rifugiarci in un becero tentativo di stasi-. Un punto a suo favore, vedo mio padre accennare un sorriso. Le sue parole mi hanno colpita, è intelligente e la sua mentalità è quella di un uomo nuovo, capace di inserirsi nel suo tempo. Forse questo Daniel sta cominciando a piacermi, dopotutto.


Credo di stare per morire. Sono seduta da almeno due ore alla tavola da pranzo e sento che le costole mi stanno perforando i polmoni. Il corpetto mi impedisce di respirare e sento la fronte imperlata di sudore. Respira Elizabeth, respira. Prego che tutto finisca e che io mi possa alzare, ma non è così. Mi rendo conto che la vista mi si sta offuscando e i sensi cominciano ad affievolirsi. Tutto gira, che cosa mi sta succedendo? Riesco a vedere l'espressione di Daniel davanti a me...è...preoccupata?


Mi risveglio nel mio letto, non so bene quanto tempo dopo. Noto con piacere che al posto dell'ingombrante vestito ho addosso, il mio corpo è libero e coperto da una semplice camicia da notte. Finalmente. Monica è di fianco a me e sento l'ansimare di Argo ai piedi del letto. Ah, sì, ora ricordo. Devo essere svenuta.
-Signorina Elizabeth, come si sente?-. Monica ha una voce preoccupata, come se fossi morta.
-Bene Monica, non ti preoccupare. E' stato un piccolo svenimento, niente di che-. Cerco di concludere presto la faccenda.
-Signorina Elizabeth, il signor Daniel era così preoccupato!-. Monica è in fibrillazione. -Ha chiesto di essere informato ogni istante sulle vostre condizioni!-. Davvero? Non mi spiego perchè. In fondo, nemmeno mi conosce.
-Bene, potete riferigli che sono viva e vegeta-. Mi alzo bruscamente dal letto e mi rinfresco il viso. Mi infilo un leggero vestito estivo che mi sono cucita da sola e mi dirigo verso l'uscita della mia camera. Monica cerca di fermarmi con una scusa, probabilmente mia madre le ha ordinato di tenermi a bada, ma non la ascolto. Con un fischio risveglio Argo, che corre verso di me. Ho davvero bisogno di sentirmi libera, di correre e riposarmi sotto il sole.


Sento un groppo alla gola, ma non riesco a spiegare precisamente a che cosa sia dovuto. O forse non voglio ammetterlo. Sì, lo so bene il perchè. Ho diciassette anni e vengo considerata come una donna da marito. Certo, la mia amica Emily ha la mia stessa età ed è sposata da questo inverno appena passato, ma lei è diversa. Io non mi sento pronta. Non voglio precludermi le mie libertà, ho bisogno di sentirmi libera sempre e dovunque. Ho ancora tutta la vita davanti e non posso sapere ora chi desidero al mio fianco. Non così all'improvviso, perlomeno. Daniel ha un non so che, qualcosa che mi attrae, ma non posso dire con certezza se questo sfocierà in qualcosa. Questi ragionamenti mi sembrano assurdi, non sono da me. Che cosa mi sta succedendo? Vorrei che tutto fosse più semplice, senza queste complicazioni. Mia madre non può impormi un matrimonio, non siamo nel Medioevo, per Giove! Devo distrarmi, trovare qualcosa con cui svagare la mia mente. Argo è accanto a me e sento il suo corpo caldo contro il mio fianco. Povero, sta soffrendo la calura estiva. Bene, ora so cosa fare.


Mi alzo in piedi e mi dirigo verso il laghetto poco distante da dove mi trovo adesso, seguita dal mio fedele cane. Ho avuto un'idea geniale e alquanto divertente. Ci siamo, sento il rumore dell'acqua giungere da vicino. Con un tuffo mi getto in acqua e subito sento una piacevole sensazione pervadere il mio corpo. Non c'è niente di meglio di un bagno nell'acqua fresca per difendersi dal caldo.
-Forza Argo, vieni!-. Incito il mio bellissimo cane a seguirmi e lui non mi fa tardare. I suoi spruzzi mi arrivano in pieno viso, e subito iniziamo a scherzare. A volte mi fermo a pensare come gli animali riescano davvero ad essere migliori di certe persone. Senza di lui la mia vita sarebbe vuota, è il mio migliore amico.

All'improvviso sento ridere qualcuno. Mi volto verso la sponda e rimando pietrificata. Daniel è lì, con un sorriso divertito sulle labbra, appoggiato ad un albero con la schiena. Mi sta forse prendendo in giro? Come si permette! Lo guardo con aria di sfida e vedo come questo aumenti la sua ilarità.
-Che cosa avete da ridere?-. Il mio tono è furente.
-Non volevo offendervi, Elizabeth-. Perchè non si leva quel maledetto sorriso dalla faccia? -E' solo che siete..come dire...buffa-.

Buffa? Ha detto buffa? Bene, ho appena dichiarato guerra al signor Daniel "Laprossimavoltastaròzitto" Smith.




***




Che cosa ne pensate di questo capitolo? Spero di non avervi deluso! Il prossimo sarà più movimentato :)
Pandora

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Capitolo 4
*** Fiducia ***


FDP4
Siamo giunti al quarto capitolo! Mi sto affezionando sempre più a questa storia e ai personaggi che mano a mano stanno prendendo forma e carattere. Sono tremendamente felice nel vedere che questa mia storia venga seguita e recensita , perchè vuol dire che dopotutto non è un totale disastro. Vi ringrazio tantissimo, siete fantastici tutti quanti! Colgo inoltre l'occasione per dare il via ad un sondaggio, e l'idea mi è stata data da una carissima lettrice, Madapple94.
Secondo voi, a quali personaggi famosi o comunque conosciuti possono corrispondere Daniel ed Elizabeth?

Madapple94 mi ha suggerito Alex Pettyfer per Daniel, e devo dire che potrebbe essere un perfetto candidato! So che ancora non ho descritto minuziosamente i due personaggi, ma lo farò presto! Fatemi sapere i vostri pareri e i vostri candidati, io vi lascio con questo alla lettura :)
A presto,
Pandora






4. Fiducia







Lo sto guardando con aria di sfida. Lui è lì, davanti a me, con un sorriso divertito stampato sulla faccia. Credo che si stia sforzando per non scoppiare in una risata. Non posso fare a meno, però, di notare ancor di più quanto sia affascinante. Una leggera brezza gli scompiglia i capelli, e il sole cade sul suo viso creando un saltellante gioco di chiaroscuro. Il mio sguardo rimane per un certo tempo incantato, e vedo che lui se ne accorge. Che stupida, non deve succedere più. Sento il mio leggero vestito totalmente bagnato aderire pericolosamente al mio corpo, delineandone ogni forma, ma non mi tirerò certamente indietro. Attraversando la corrente mi dirigo verso la sponda, cercando di ridare una certa compostezza alla mia persona. Fallendo. Mi vergogno immensamente, è come se fossi nuda davanti ai suoi occhi. Lo vedo confuso, è forse agitato dalla mia presenza? Il mio sguardo si posa maliziosamente verso i suoi pantaloni. Oddio, non ci posso credere. Rialzo immediatamente gli occhi, sconvolta, e incontro quelli di lui, ancora più sfuggevoli dei miei. Che situazione imbarazzante.
-Quindi lei crede che io sia buffa, signor Daniel-. Cerco di sviare l'attenzione da quella che sta diventando un'atmosfera insostenibile. Lo vedo tirare un sospiro di sollievo, credo che fosse in apnea.
-Certamente vedere lei, Elizabeth, e il suo cane sguazzare come forsennati nell'acqua è divertente. Non intendo deriderla dicendo che lei è buffa, ma piuttosto notare con piacere che fortunatamente esistono donne come voi capaci di uscire dagli schemi e dalle futili etichette dei nostri tempi-. Ha ripreso il suo tono normale, è più rilassato. Quello che mi ha appena fatto è un complimento? Non ne ho idea, ma in un certo senso apprezzo le sue parole, mi rispecchiano. E' come se in così poco tempo fosse riuscito a cogliere alcuni aspetti particolari del mio carattere, oscuri a molte persone che invece vivono entro le mie stesse mura.
-In questo caso, signor Daniel, non posso far altro che essere d'accordo con lei. Il pranzo di oggi è stata una tortura, per non parlare del vestito e..-. Daniel ha uno scatto improvviso del corpo verso di me, come se si fosse ricordato di qualcosa di importante.
-Mi stavo dimenticando, Elizabeth. Come si sente? Sono venuto a conoscenza del suo svenimento e non ho più avuto notizie dal momento del suo risveglio-. Non capisco come mai si preoccupi così tanto per me. E' stato solamente un piccolo svenimento, niente di che. Neanche mi fossi rotta una gamba, ne stanno facendo una questione di Stato.
-Come può vedere, signor Daniel, sto benissimo, in piena salute-. Lo rassicuro e vedo il suo corpo rilassarsi, tornando ad appogiarsi al tronco d'albero. Un pesco, il mio preferito.
-Lo vedo, lo vedo-. Sta forse alludendo a qualcosa? Arrossisco violentemente e distolgo lo sguardo, mentre sento Argo avvicinarsi. Oh no, sta correndo verso Daniel! Non faccio in tempo a fermarlo che questo appoggia le sue zampe completamente bagnate sui pantaloni di Daniel, sporcandoli ed inumidendoli molto. I metri che ci dividono sono davvero pochi, e con qualche passo raggiungo il mio cane, prendendolo per il muso.
-Oh no, guarda cos'hai combinato!-. Lo so, mi sto rivolgendo ad un animale come se fosse una persona, ma so benissimo che Argo mi capisce. -Mi dispiace immensamente, Daniel, provvederò affinchè i vostri pantaloni vengano sostituiti e poi rimessi a nuovo al più presto-. Faccio per avviarmi verso casa quando sento nuovamente la sua risata.
-Dispiacervi di cosa? Era da molto tempo, forse troppo, che non mi divertivo-. Mi guarda fisso negli occhi, probabilmente ho uno sguardo perplesso. Oh no, che cosa sta facendo? Lo vedo togliersi la giacca. Fermati, ti prego. Il panciotto. Sono persa, aiutatemi. La camicia. Ecco il mio Inferno.


Credo che la mia mascella stia raggiungendo i miei piedi. Quello che ho davanti è uno spettacolo, una meraviglia per gli occhi. Vedo il suo torace scolpito e muscoloso, e due spalle così virili da far sospirare. E' perfetto, un dio greco. Credo che se non distolgo ora i miei occhi da questo capolavoro, non lo farò mai più. Brucerò all'inferno, e con me tutti i miei buoni propositi falliti. No Elizabeth, non puoi buttare all'aria tutte le tue convinzioni, riservati perlomeno il dubbio! E' praticamente nudo, con solo i pantaloni a coprire quel suo corpo così perfettamente modellato. Non riesco davvero a fare a meno di osservare ogni più piccolo particolare. Penserà che io non abbia mai visto un uomo, e ineffetti è così. Perlomeno in questo stato.
-Forza, che cosa aspettate?-. Si tuffa in acqua e mi fa cenno di seguirlo. Che cosa dovrei fare? Chiunque ci vedesse dall'esterno crederebbe giustamente di trovarsi davanti due giovani sconsiderati, senza pudore. Non è convenevole per una donna e un uomo che si sono appena conosciuti darsi così tanta confidenza e pensare di condividere lo stesso spazio seminudi. Ma io ho sempre odiato tutti questi ostacoli e inutili proibizioni, anche se in questo caso ammetto di trovarmi leggermente in difficoltà. Devo decidere, però. Daniel mi sta guardando, probabilmente non crede che io lo seguirò in acqua. E invece lo faccio. Sento i miei piedi muoversi involontariamente, correre. Argo mi segue, ha voglia di giocare. Mi sollevo leggermente dal suolo e atterro nella distesa d'acqua. Quando emergo vedo di fronte a me Daniel. Vicino, decisamente troppo vicino. Con una bracciata mi allontano e mantengo le debite distanze. Sento un formicolio pervadere il mio corpo, non so spiegarmi cosa sia ma non mi era mai capitato prima.
Uno spruzzo d'acqua mi arriva in pieno volto e prima che io possa rendermi conto che sia stato Daniel, me ne arriva un altro. Guerra, guerra. Iniziamo una lotta in acqua, ridendo come bambini e divertendoci come non mai.

Ad un certo punto, però, sento una sua mano sfiorarmi sott'acqua. E' stato casuale, ma tutti e due abbiamo ricevuto una scossa. Ci guardiamo negli occhi per un istante e distogliamo subito dopo lo sguardo. Riprendiamo a giocare, cercando di far finta di niente. Succede ancora, e questa volta sono io a finire con una mia mano sul suo petto. Mi sento rabbrividire, toccare la sua pelle calda e bagnata è stata una sensazione bellissima. Invece che fingere nuovamente, con sorpresa sento una sua mano attirarmi nuovamente a lui. La sua presa è salda, mi ritrovo vicina a lui. Con una mano mi tiene un fianco, e io mi sento bruciare. Mi guarda come per chiedere un permesso. Vedo l'altra sua mano avvicinarsi al mio viso. Mi sfiora una guancia, passando delicatamente vicino alle labbra. Mi sembrano attimi interminabili. Ogni centimetro di pelle attraversato dal suo tocco ora è rovente, segnato. Improvvisamente ritrae la mano e guarda verso il basso, lasciandomi andare. Sento come una sensazione di vuoto, stare fra le sue braccia mi donava un senso di tranquillità e fiducia mai provati.

-Perdonatemi, Elizabeth-. Daniel esce dall'acqua e si adagia sul prato vicino alla sponda. Io lo guardo con attenzione. Ha gli occhi chiusi, ma il suo respiro è accelerato. Sta cercando di calmarsi, forse pensa di essersi spinto troppo oltre il limite. E in realtà è così, ma tutto questo mi è sembrato così naturale. Forse Daniel non è poi così male, vorrei soltanto imparare a conoscerlo meglio. Lo raggiungo e mi stendo al sole di finco a lui, un pò distanziata. Rimaniamo così per quelle che potrebbero essere ore, o soli pochi minuti. Non so quanto tempo stia passando, tutto è fermo intorno a noi e nessuno dei due proferisce parola. I nostri vestiti sono ormai asciutti e anche i nostri capelli, mossi dal venticello estivo che profuma l'aria di primavera. Argo ansima di fianco a me, la sua testa poggiata sul mio addome. Gli accarezzo lentamente il muso, per poi passare alle sue orecchie. Daniel nel frattempo si alza e comincia a rivestirsi, mentre io lo osservo ancora sdraiata sull'erba fresca. Quando finisce, si avvicina a me e, porgendomi una mano, mi invita ad alzarmi.
-Probabilmente ci staranno dando per dispersi-. Il suo tono è divertito, ma tradito da un certo fremito nella voce. Sta pensando ancora al gesto di prima, lo sento. Vorrei rassicurarlo, dirgli che non ha fatto niente di male, ma mi limito a sorridergli. Ci avviamo attraverso gli alberi in fiore per fermarci poco prima della casa.


-Ho trascorso una splendida giornata grazie a voi, Elizabeth-. La sua voce è calda, suadente. Sincera. Abbiamo passato insieme un bel pomeriggio, devo ammetterlo. In fondo Daniel non è un signorotto impomatato, decisamente diverso da come me lo ero immaginato. Sicuramente non è un basso e grasso omuncolo e, da quanto ho potuto capire, nemmeno stupido. No, per niente stupido.
-Anche io, Daniel. Sono felice di aver fatto la vostra conoscenza-. La penso davvero così, e non avrei mai pensato di ammetterlo.
-Spero di rivederla presto, Elizabeth-. Sussurra, avvicinandosi a me. Vedo l'azzurro dei suoi occhi riflettere il colore del cielo. Mi ci potrei perdere dentro.
-Quando lo desidera, venga pure a trovarmi-. Lo voglio davvero, spero che venga al più presto. Sono in fibrillazione.
Daniel mi saluta con un baciamano e si avvia all'interno della casa, mentre io passo per un'entrata secondaria e procedo verso la mia camera. Sento il cuore martellarmi nel petto, credo che prima o poi scoppierà. Ho un sorriso splendente dipinto sul volto. Chiudo la porta della mia stanza dietro di me e raggiungo in mio letto, sprofondandovi. Afferro un cuscino e vi ci affondo la testa, soffocando un risolino estatico. Forse non tutti gli uomini sono da odiare, o almeno spero. Ho deciso di conoscere meglio Daniel, credo che si meriti questa opportunità. In un certo qual modo mi sento attratta da lui, ma ancora non riesco a definire tutto questo turbinio di emozioni. Mi addormento ripensando agli avvenimenti della giornata, soffermandomi soprattutto su quelli passati con Daniel, e mi rendo conto di aver davvero trascorso una giornata stupenda, piena di sorprese. Domani sarà un altro giorno, e chissà quali avvenimenti porterà con sè.






***





Che cosa ne pensate di questo capitolo? I vostri pareri sono sempre importanti per chi scrive :)
Ringrazio ancora chi recensisce questa storia, chi la inserisce fra seguite/da ricordare/preferite e anche chi si ferma a leggere solamente :)
Pandora

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Capitolo 5
*** Invito ***


5
Scusate la lunga assenza ma in questi giorni non ho potuto accedere al mio computer per scrivere e pubblicare nuovi capitoli! Ma non vi preoccupate, da ora riprenderò con ritmo costante :) Ringrazio ancora tutte le persone che continuano a seguirmi e ad inserire questa storia fra seguite/preferite/da seguire, mi date la forza di andare avanti ^^  Spero di non deludervi con questo capitolo, il prossimo sarà più lungo e più...non vi anticipo niente (sono perfida)!
Vi lascio alla lettura,
Pandora.





5. Invito






POV Daniel





Sento il rumore degli zoccoli dei cavalli, che trascinano la carrozza, fendere il terreno scosceso. Pochi giorni fa ha piovuto e il suolo, tornando asciutto grazie al sole, risulta attraversato da grosse buche. Ripensando alla giornata appena trascorsa, devo ammetere che era da tempo che non ne passavo una così piacevole. Devo riconoscerlo, Elizabeth è una donna interessante. Mi ritrovo a far scorrere nella mia mente le immagini di ogni singolo istante passato insieme a lei. Non so come definirlo, ma è stato quasi magico. E' raro, anzi praticamente impossibile, trovare ai giorni nostri una ragazza così vivace ed indipendente, libera ed aperta al mondo. Ho la sensazione che conoscerla sarà davvero piacevole, come una boccata d'aria fresca. E da tempo ne avevo bisogno. Non rimprovero niente alla mia famiglia, o perlomeno quasi nulla. L'unica pecca è forse quella di vivere dietro una perfetta facciata di compostezza. A volte non lo sopporto, è troppo per me; sono sempre stato educato in modo da comportarmi impeccabilmente, come un soldatino. E poi di ostentare la nostra ricchezza, mia madre non ne riesce a fare a meno. Ovviamente senza la nostra possibilità economica mi sarebbero state precluse molte possibilità che invece sono state da me sfruttate, non posso negarlo; quel senso di dover a tutti i costi apparire, però, proprio non lo sopporto.

Siamo arrivati nella nostra grande villa, fatta costruire per volere di mio padre. E' maestosa, dall'alto di una collina sovrasta lo spazio circostante. Mi è piaciuta fin dal primo istante, da quando scendendo da una carrozza abbandonavo per sempre il mio passato. Qui inizierò una nuova vita, più libera e felice. Percorro il viale lastricato che conduce all'ingresso e, varcata la porta, mi dirigo verso la mia stanza. Mi tolgo gli abiti e ne indosso di più comodi, per poi andare verso la mia libreria personale. E' ciò a cui tengo di più; colleziono volumi sin da quando ero ragazzino, e ora posso vantarne un discreto numero. Afferro un libro e mi distendo sul grande letto che troneggia nella camera. Sento un dolce languore pervadermi e mi ritrovo a pensare ad Elizabeth. Il mio pensiero si sofferma sul suo corpo quasi senza segreti, bagnato dall'acqua. Mi ritornano in mente i suoi seni generosi, i capezzoli irti per il freddo della corrente. I suoi glutei morbidi e sodi. Non dovrei avere questi pensieri, ma più cerco di sforzarmi a levarmeli dalla testa e più ci ricado. Che cos'hai fatto Elizabeth...! Mi hai stregato forse? Non riesco a smettere di pensare al suo giovane corpo, sono un animale. Vorrei averla qui con me, adesso, e farle vedere l'effetto che fa su di me. No, no, no. Non sono una bestia. Sono un uomo e, come tale, posso avere questi pensieri. Ma tutto deve finire qui. Prendo in mano il libro e inizio a leggere. Le parole si susseguono e catturano la mia mente, i miei occhi. Dopo qualche tempo, però, mi accorgo di non stare leggendo davvero. Penso ancora a lei. Penso a quando mi ha salutato sotto gli alberi di pesco. Era davvero speranzosa di vedermi ancora? Spero di sì, Elizabeth, perchè io desidero rivedervi.








POV  Elizabeth







Sono sveglia da poco, oramai è mattina. Mi sto godendo il tepore delle coperte dopo una notte perfetta. Ho dormito come non mi capitava da tempo, e credo che il motivo non sia ignoto. I miei sogni sono stati popolati prevalentemente da Daniel e di questo non so cosa pensare. Mi vergogno di ammettere a me stessa che questi non sono stati del tutto casti, anzi. Sento un brivido percorrermi la schiena mentre ripesco nella mia mente le immagini delle sue mani sul mio corpo nudo; il suo respiro caldo sul mio collo e il suo desiderio fra le mie gambe. Mi sento avvampare, ho bisogno di aria. Non mi era mai capitato di fare questo genere di sogni, mai. Nessuno ha mai toccato il mio corpo in quel modo, e nemmeno io lo avrei permesso. Ma in questi sogni ero io a volerlo, a desiderare che Daniel non si fermasse. Forse sto solamente crescendo e i miei ormoni sono in netto conflitto con la mia parte razionale. Sì, dev'essere così. Non conosco Daniel e certamente lui non è interessato a me. Posso solamente ammettere di essermi ritrovata davanti ad un bello spettacolo quando ho visto il suo corpo seminudo...oh...e che spettacolo...! Basta, basta! Via dalla mia mente! Devo ricompormi, assolutamente.

Scendo dal letto e faccio la mia toilette mattutina; una goccia di profumo dopo essermi lavata il corpo ed eccomi, sono pronta ad affrontare una nuova giornata. Ho deciso di rendermi utile stamattina. O, meglio, di imparare qualcosa di utile. Mi dirigo verso le cucine e, dopo esservi entrata, saluto Berta, la cuoca di famiglia. E' una signora tanto dolce quanto rotonda, dal cuore d'oro. Fin da piccola mi piaceva stare con lei ed essere viziata con ogni sorta di dolcetti prodotti dalla sua fantasia. In questi termini, fare da cavia non è affatto male. Mi viene incontro e mi abbraccia, quasi soffocandomi. Era da un pò di tempo che non passavo a trovarla, credo di esserle mancata.
-Berta ho bisogno del tuo aiuto. Vedi, oramai ho diciassette anni e devo pur imparare a cucinare qualcosa! Ti prego, insegnami tu...magari iniziando da un dolce!-. Sfodero poi la mia tecnica infallibile, gli occhioni dolci.
-Signorina Elizabeth, non potrei mai dirle di no!-. Si avvicina a me e mi strizza una guancia con forza. Forse troppa. Mi massaggio leggermente e sorrido.

Iniziamo a preparare il dolce, uno dei miei preferiti. Torta al cioccolato. Il cacao è ancora un alimento pregiato qui in Inghilterra e per questo costa molto. La mia famiglia, fortunatamente, può permettersi di acquistarlo e da quando è entrato nelle nostre cucine, non ne riusciamo a fare a meno. Il profumo che si sprigiona quando le bacche vengono triturate mi inebria, è come se fossi in estasi. Berta mi fa rompere le uova in una scodella e fortunatamente non combino nessun guaio. Cucinare sta cominciando a piacermi, devo ammetterlo. In seguito, mi fa vedere come devo versare la farina e iniziare a mescolare per non formare grumi. Quando però lo faccio, me ne cade una generosa quantità addosso e mi sporco completamente. Sono un disastro, lo so. Mi rimbocco le maniche e faccio finta di niente, non mi lascerò di certo scoraggiare da un piccolo incidente. Quando l'impasto è pronto, Berta si complimenta con me.
-Signorina Elizabeth lei diventerà una bravissima donna di casa!-. Mi guarda e sorride, mentre io non posso fare a meno di trovare buffo il suo viso paffuto. E' adorabile, una donna dal cuore gentile ed educata.
-Certamente Berta, avevi forse dei dubbi?-. Chiedo io, fingendo di essere offesa.
-Oh no signorina, certo che no!-. Esclama, ancora più entusiasta.
Mentre la torta è in forno e noi aspettiamo che finisca di cuocere, sentiamo la porta delle cucine aprirsi. Penso che sia un altro addetto alle cucine, ma non immagino quanto mi sbagli.


-Signorina Elizabeth, che piacere vedervi-. Mi giro di scatto e sento il sangue gelarmi nelle vene. No, non può essere. Quella voce, però, non può che essere la sua.
-Signor Daniel, che ci fa qui?-. Chiedo sorpresa. In un attimo mi rendo conto di essere impresentabile. I capelli raccolti sono certamente impastati di qualcosa, mentre il resto dei miei abiti è ricoperto di farina e di strisce di cioccolata. Arrossisco e guardo per terra. Se volevo avere una possibilità di conoscere più a fondo Daniel, me la sono giocata ora. Penserà che io sia una ragazzina sbadata, incapace di fare qualcosa di consono ad una donna. Quello che vedo, invece, mi stupisce. Daniel avanza verso di me e, con aria seria, mi esamina attentamente. Dopodichè avvicina una mano al mio vestito e dopo averlo toccato con un dito, se lo porta alla bocca.
-Mmm...cioccolato?-. Chiede con faccia divertita. Non posso fare a meno che sorridergli e ringraziarlo mentalmente per essere così...così...se stesso.
-Beh effettivamente io e Berta abbiamo preparato una torta. Ottima, oserei aggiungere-. Lo guardo con aria di superiorità e mi ritrovo a ridere poco dopo.
-A questo punto direi proprio che ho fatto bene a passare di qui-. Credo che se non distolgo ora i miei occhi dal suo viso, la mia espressione risulterà ancor di più persa. Il suo sorriso è qualcosa di incantevole.
-A proposito, perchè siete qui?-. Chiedo nuovamente, aspettando una risposta soddisfacente.
-Volevo invitarla ad una passeggiata a cavallo, e quando sono arrivato un cameriere mi ha riferito che l'avrei trovata qui-. Ancora quel suo sorriso. Credo di avere le guance fin troppo rosse.
-Bene, sarò felice di accettare l'invito, ma prima credo di dovermi dare una sistemata. Permette?-.
-Certamente, Elizabeth. La aspetterò nella sala su questo piano, prendetevi tutto il tempo che vi occorre-.
Mi accompagna fuori dalle cucine e prima di salire per le scale e avviarmi alla mia camera, mi volto verso di lui.

-Perchè mi avete invitata ad una passeggiata a cavallo, signor Daniel?-.
-Lei è una donna interessante, signorina Elizabeth. Mi farebbe davvero piacere conoscerla meglio-.

Il mio cuore inizia a battere furiosamente nel petto. Mi volto di scatto verso le scale e inizio a percorrerle velocemente, senza voltarmi. Non è possibile che un uomo abbia questo effetto su di me, non è minimamente possibile. Eppure sta accadendo. Mi gira la testa e non so che cosa fare. So solamente che il mio istinto mi porta a fidarmi di tutto questo, di lasciare che le cose prendano il loro corso.
Mi immergo nella vasca da bagno e mi preparo mentalmente a quello che sarà il mio pomeriggio con Daniel. Sì, credo proprio che sarà una giornata stupenda.






***



Che cosa ne pensate di questo capitolo? Non esitate a farmelo sapere se avete critiche, dubbi o anche solo per esprimere un vostro parere ^^
Aggiornerò dopodomani, a presto!
Pandora

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Capitolo 6
*** Il mulino a vento ***


FDP6
Chiedo terribilmente perdono per non aver pubblicato capitoli in questi giorni, ma purtroppo è successo qualcosa che me lo ha impedito. Il computer non si accendeva più e, disperata, pensavo che con lui se ne fossero andati anche tutti i capitoli che avevo scritto finora. Immaginatevi la gioia quando un mio amico è venuto da me ed è riuscito a recuperare tutto. Non ci riuscivo a credere, prima ero quasi sull'orlo del suicidio. Ma, bando alle ciance, eccomi qui di nuovo. Spero che questo capitolo vi piaccia.
A presto,
Pandora.







6. Il mulino a vento








Cammino nervosamente nel giardino degli Sterne, senza meta. Ho quasi paura che qualcuno della servitù possa  trovarmi in questo stato. Devo sembrare davvero ridicolo, peggio di una qualsiasi ragazzetta in preda ai primi amori. Ho bisogno di calmarmi, ma sono in preda a dubbi e pensieri che mi tormentano. Sono stato troppo avventato, lo ammetto. Chiedere alla signorina Elizabeth di accompanarmi in una passeggiata a cavallo solamente un giorno dopo averla conosciuta, non è stata una grande mossa. Non voglio nemmeno immaginare che cosa direbbero i miei genitori o, peggio, i suoi. Però, in fondo, cerco soltanto di conoscerla. Non sono riuscito a frenare quell'impulso che mi premeva ad invitarla fuori con me. I suoi occhi sono vivaci e scommetto che sono perle incastonate in un gioiello splendente. Non voglio precludermi la possibilità di rimanerne ammaliato, sarebbe un grande errore.
Non posso stare ancora a lungo qui, devo ricompormi ed essere presentabile agli occhi di Elizabeth. Oramai sarà pronta, è passata circa un'ora da quando ci siamo separati e devo dire di essere impaziente. Voglio imparare il più possibile di lei, poter sfogliare le pagine della sua anima come quelle di un libro prezioso, delicato. Non so perchè questo desiderio mi sconvolge, ma non riesco a frenarlo. Quando la vedo sento come una sensazione di purezza, di benessere. E' come osservare il movimento di un'eterea ninfa, flessuosa ed elegante nei movimenti. Ricordo il suo corpo mentre si riscaldava al sole, bagnato e lucente. I raggi del sole risplendevano di vita propria sulla sua pelle, creando luccichii incantevoli. Non sarei rimasto sorpreso se ad un certo punto fosse scomparsa nell'erba del prato, ricongiungendosi alla natura.
Mi sto avviando a passo deciso verso la villa. La leggera brezza primaverile mi rinfresca il volto, portando dietro di sè un'inconfondibile profumo di fiori di pesco. I miei favoriti. Arrivo all'ingresso e mi faccio annunciare dal maggiordomo, sperando che Elizabeth sia pronta. Mentre sono voltato di spalle ad osservare un quadro nell'ingresso, sento dei passi provenire da dietro di me. Mi volto e quasi strabuzzo gli occhi dallo stupore. Elizabeth è di fronte a me, meravigliosa. Non porta quei lunghi ed ingombranti abiti che usano le dame per andare a cavallo, ma un semplice vestito e stivali da cavallerizza. La trovo perfetta e non posso fare a meno di notare come, anche con questi semplici abiti, possa essere attraente per un uomo. Non credo se ne renda conto, è una ragazza inconsapevole del fascino con cui attrae la gente. Fortunatamente, ho avuto il piacere di conoscerla.
-Bene, direi che siamo pronti signor Daniel. Possiamo andare?-. Elizabeth mi guarda sorridendo e per un attimo mi dimentico della sua richiesta.
-Certamente, signorina Elizabeth. I cavalli ci aspettano legati appena qui fuori-. Con un cenno della mano la invito a seguirmi, mentre mi volto per farle strada.
Non oso guardarla in volto, è come camminare di fianco a qualcosa di sfuggente. Ho paura che se la osservassi per poco più di un istante, sparirebbe dissolvendosi nell'aria. Mi hai forse stregato, Elizabeth?
Arriviamo ai cavalli e la aiuto a salire tenendole ferma la sella. Sicuramente non ne aveva bisogno, con un gesto veloce ed elegante si è subito portata a sedere sul suo bellissimo esemplare. Sono sempre rimasto affascinato dai cavalli. Fieri, eleganti, forti. Fedeli agli uomini che sanno domarli senza maltrattarli. Incrocio lo sguardo di Elizabeth e mi porto in groppa al mio cavallo, tenendo ben saldi i piedi nelle staffe.
-Signor Daniel, le piacciono le sfide?-. Elizabeth mi guarda con aria pungente, ma non so che cosa vuole intendere.
-Certamente, signorina Elizabeth. Vuole propormene una?-. Io stesso sento un leggero fremito nella mia voce, ma non riesco a capire che cosa significhi. O, forse, non ne sono ancora consapevole.
-Vedo che lei riesce a capire velocemente la mente di una donna. Un punto a favore per lei, signor Daniel. E ne guadagnerà altri se riesce a battermi ora. A chi arriva per primo al mulino a vento qui vicino. Che vinca il migliore!-.
Non faccio in tempo a rendermi conto di cosa abbia detto, che la vedo dare un colpo di speroni nel fianco del suo cavallo e partire sfrecciando. Scrollo la testa e agguanto le redini velocemente. Con un "ha!" mi getto all'inseguimento. Non l'avrà vinta, quest'impudente. Sfidare così apertamente un uomo. Mai visto fare da una ragazza. E forse è anche per questo che mi piace. Ora la vedo, poco davanti a me. Posso raggiungerla facilmente. I suoi capelli si librano nell'aria, giocando col sole. Sembrano quasi dorati, brillano di luce propria.
-Vi sto raggiungendo, signorina Elizabeth! Ha fatto male a sfidarmi!-. Ad alta voce, cosicchè mi senta, le faccio capire di avere la vittoria in pugno. Sono sempre stato sicuro di me, e anche questa volta non ho intenzione di perdere. Vinto da una donna. No, non accadrà mai.
-Non ci sperate troppo, Daniel!-. Mi ha dato del tu. Forse non se ne è accorta, ma l'ha fatto. La vedo sfrecciare ancora più veloce, ma non mi lascio intimorire.
Con un colpo di speroni, sento il mio cavallo accelerare e raggiungere Elizabeth. Oramai siamo fianco a fianco, ognuno desideroso di vincere. Ancora un altro colpo, leggero, e ho la vittoria in pugno. Ho superato Elizabeth di diversi metri e sto per uscire dal bosco, verso un sentiero che mi condurrà direttamente al mulino. Non mi è servito molto tempo per conoscere i luoghi qui intorno, esplorare posti nuovi è sempre stata una mia passione e ora tutto ciò sta giocando a mio favore. Sento i piccoli sassi del sentiero sterrato far rumore sotto gli zoccoli del cavallo. Sono arrivato, ho vinto. Il mulino a vento si staglia imponente sotto la mia vista; è uno dei più grandi che io abbia mai visto.
Quando vedo Elizabeth arrivare, la sua espressione sul volto mi fa quasi spavento. E' arrabbiata, decisamente. Smonta da cavallo e si dirige verso di me con passo furioso. Devo dire, però, che è alquanto buffa con quel suo broncio. Il viso è contorto in una smorfia di rabbia e indispettimento. Ah, Elizabeth, non vi avevo forse detto che sfidarmi non era una buona idea?
-Bene, sarete contento!-. Sbotta improvvisamente, riportandomi alla realtà della situazione.
-Ineffetti, signorina Elizabeth, vincere mi si addice e me ne compiaccio-. Forse ho esagerato, perchè vedo il suo volto farsi paonazzo. Se potesse mettermi le mani al collo, credo lo farebbe.
-Lei è...lei è proprio insopportabile!-. Mi urla addosso. Devo averla davvero ferita vincendo contro di lei, ma non pensavo ci tenesse davvero così tanto. Ora, però, ho capito. Fa parte del suo carattere, la vittoria l'attira quanto me. La osservo mentre la vedo sorpassarmi per poi andarsi a sedere sugli scalini davanti al mulino, piegando la testa e tenendola fra le gambe.
Mi avvicino a lei, aspettandomi qualsiasi reazione. Mi siedo sulla roccia fredda e attendo qualche istante.
-Elizabeth, siete stata un'avversaria incredibile. Non avrei potuto chiedere di meglio-. Cerco di farle alzare il volto con le mie parole, vederla così mi tormenta.
-Ma ho perso. Non avevo mai perso, non è possibile.-. Tiene ancora il viso fra le mani, nascondendomi i suoi occhi. La sua voce è attraversata da lievi singulti. Sta forse piangendo? Azzardo una mossa, sperando di non turbarla ulteriormente. Con un dito mi avvicino a lei e le sollevo il mento. Elizabeth oppone una leggera resistenza, ma poi cede al mio tocco. La guardo negli occhi e mi accorgo che sono rigati di rosso. Non me lo sarei mai aspettato, a dire il vero non so come reagire.
-Vi prometto che vi darò mille altre occasioni di battermi, Elizabeth-. Vedo un sorriso spuntarle e denti bianchi come perle incorniciare il suo volto come in un quadro. E' stupenda, mi sento come in una rete.
-Voi non siete insopportabile, Daniel-. Quello che fa dopo avermi detto queste semplici parole mi sconvolge. Vedo la sua bocca avvicinarsi al mio volto e il cuore mi si blocca. Che cosa sta facendo? Non so se sentirmi spaventato. Sento le sue labbra posarsi all'angolo della mia bocca. Chiudo gli occhi e sento il desiderio di approfondire quel tocco. Devo trattenermi, non è il momento. Li riapro e vedo Elizabeth sorridermi nuovamente, mentre si alza per andare verso il suo cavallo. Mi farà impazzire, lo sento.




***

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Capitolo 7
*** Fuoco sulla pelle ***


FDP7
Eccomi di nuovo. Sono davvero felice che questa storia venga seguita da sempre più persone, vedere che ciò che scrivo viene apprezzato mi sprona moltissimo ad andare avanti :) Ringrazio inoltre le persone che inseriscono questa storia fra preferite/seguite/da ricordare, e un ringraziamento in particolare va a quelle anime pie che si fermano a recensire e a farmi crescere con le loro opinioni, complimenti e suggerimenti. Vi ringrazio davvero di cuore, siete fantastiche ^^ Vi lascio alla lettura del nuovo capitolo, sperando che vi possa piacere!
Pandora





7. Fuoco sulla pelle






POV Elizabeth



Non so che cosa mi sia passato per la mente, ma credo di essere totalmente impazzita. Sì, dev'essere così per forza. Sento il mio volto scottare, come in preda ad una febbre tremenda. Che cos'ho combinato? Mezzo minuto fa ero lì, seduta sulla pietra, e le mie labbra sfioravano quelle di Daniel. Quale svergognata, probabilmento l'ho sconvolto. Non riesco a voltarmi per guardarlo, procedo in linea diritta verso il mio cavallo. Voglio sparire, ma sento la sua presenza dietro di me. Afferro le redini e faccio per salire sul dorso, ma la sua mano mi blocca. Bene, ora desidero davvero scomparire sotto dieci metri di terra. Mi volto verso di lui e abbasso lo sguardo, consapevole della situazione imbarazzante che sono stata io a creare.

-Elizabeth, guardami-. Non mi aveva mai dato del tu. Probabilmente lo sta facendo perchè mi considera una sciocca bambina, immatura. Non voglio alzare gli occhi, non riuscirei a sostenere il suo sguardo.
-Guardami, ho detto-. La sua voce è ferma, mi fa tremare. Non rispondo assolutamente delle mie azioni quando sento nuovamente le sue dita afferrarmi il mento e costringermi a posare i miei occhi nei suoi. Quello che vedo mi lascia senza fiato. In un istante, cattura i miei occhi in un legame indissolubile. La sua espressione è un misto di dubbio e...rabbia? Non riesco a comprenderlo Daniel, aiutami.
-Mi dispiace-. Lo ammetto velocemente, senza pensare. Mi sembra il modo migliore per mettere termine a quella situazione, mi sento quasi soffocare dalla stoffa del mio abito. Sento una sua mano prendere la mia e stringerla possessivamente, quasi facendomi male. Mi sembra di vivere una scena irreale. I suoi occhi sembrano contenere un liquido color del mare in continuo movimento, quasi a seguirne le emozioni. Si avvicina al mio volto e credo di stare per morire di crepacuore.
-A me no, invece-. Ora credo davvero di rasentare la tachicardia e l'infarto. Un semplice sussurro alle mie orecchie, il suo alito fresco che mi solletica il collo. Avvampo immediatamente e cerco di nascondermi il volto fra le mani, ma risulto ancora più impacciata. Gli sorrido, incontrando di nuovo il suo sguardo, e salgo definitivamente a cavallo. Cerco di ricompormi e di mostrare dignità mentre aspetto che anche lui monti il suo destriero.
Il viaggio di ritorno non prevede alcuna gara, procediamo fianco a fianco senza proferire parola. Mi accorgo di fissarlo da alcuni istanti, senza ritegno. Ripenso alle sue parole e di nuovo il mio cuore accelera la sua corsa. A me no, invece. Non so che cosa pensare. Tutte le mie convinzioni riguardo agli uomini stanno crollando pian piano, come un castello di carte scompigliato dal vento. Stare in compagnia di Daniel è qualcosa di magico, estasiante. Lo guardo di fianco a me e vedo un uomo forte, fiero. I suoi capelli sono mossi dal vento e a me sembra di osservare un personaggio incantato. Non è comparabile a nessun uomo che i miei occhi abbiano mai scorto. Fortunatamente, perlomeno per la mia sanità mentale, non manca molto all'arrivo. I cavalli sfrecciano veloci lungo l'ultimo tratto e io non posso fare a meno di ridere felice. Daniel incontra il mio sguardo e sorride a sua volta, lasciandomi spiazzata. Mi farà sempre questo effetto? Lo spero con tutta me stessa.

-Berta, quest'oggi il signor Daniel si fermerà a pranzo da noi-. I miei genitori, dopo l'incontro di ieri con gli Smith, sono dovuti partire in viaggio per andare a discutere di questioni di lavoro. Quasi sempre, mia madre accompagna mio padre e io rimango a casa con mio fratello George. Beh, oggi saremo in tre in sala da pranzo. Qualche minuto fa, entrando in casa, mi è sorto spontaneo invitare Daniel a pranzo con noi. O, meglio, volevo che si fermasse un pò di tempo ancora con me. Devo essere certamente fuori di senno. Con un nuovo balzo all'indietro del mio cuore, Daniel ha accettato con piacere.
-Bene signorina Elizabeth, il pranzo sarà pronto fra poco. Perchè non porta il signor Daniel nel vostro giardino? E' così bello, sono sicura  che gli piacerà-. Giusto, il mio giardino. Da anni ormai coltivo questa passione. Vi sono piante di ogni genere e fiori meravigliosi. Dopotutto, l'idea di Berta è capitata al momento giusto.

-Venite con me-. Mi rivolgo a Daniel con un sorriso, invitandolo a seguirmi. Sento i suoi passi dietro i miei, probabilmente mi sta osservando.
-Dove mi state portando?-. Chiede, con curiosità. Si porta di fianco a me e mi guarda con aria enigmatica. Mi spunta un sorriso divertito sulle labbra, chissà dove crede che io lo stia portando. Una stanza delle torture, forse?
-Aspettate e vedrete-. Mi diverto a tenerlo sulle spine. Questo comportamento non si addice ad una signorina che si rivolge ad un uomo, ne sono consapevole. Ma con Daniel è diverso, mi sento libera di essere me stessa.
Percorriamo un lungo corridoio che conduce ad un'uscita sul retro. Il mio giardino è poco distante e quasi inizio a sentire il profumo dei fiori giungermi alle narici. Osservo Daniel e vedo che il suo sguardo si fa sempre più curioso, il suo passo è veloce ed impaziente. Uomini. Vogliono sempre avere tutto sotto controllo.
Eccoci, siamo arrivati. Spingo il grande cancello di ferro battuto e ci adentriamo in questa meraviglia che è la natura. Moltissimi fiori diversi ci circondano e ci stupiscono con i loro colori e i loro profumi. Il volto di Daniel è estasiato, sembra perso in una realtà tutta sua.
-E' meraviglioso, Elizabeth. Meraviglioso-. I suoi occhi contengono a stento l'emozione, li vedo brillare incantati. Il suo sguardo passa in rassegna ogni specie, ogni sfumatura. Il suo olfatto coglie le diverse fragranze e io mi accontento di guardare lui. E' magnifico, non può essere vero. Forse ho incontrato un uomo in grado di farmi cambiare idea sull'universo maschile. Lui è diverso, lo sento.
Passiamo ancora qualche istante ad osservare i fiori, mentre ogni tanto Daniel mi chiede di spiegargli quale specie abbia davanti agli occhi. E' divertente, e condividere la mia passione con lui mi rende felice. Se avessi mostrato il mio giardino a qualcun altro, probabilmente non avrebbe saputo apprezzarlo come ora sta facendo lui. Mentre sono di spalle a raccogliere una piccola pianta dai fiori arancioni, Daniel mi sfiora il braccio con una sua mano. Per poco non faccio cadere il vaso. Sento la mia pelle bruciare dove è appena passato il tocco della sua mano. Mi volto verso di lui e incrocio nuovamente i suoi occhi. Se continuerà ad esercitare questo effetto su di me, credo che prima o poi cadrò al suolo inerme. Ma quello che fa mi porta davvero a non sentire più il cuore per la velocità dei suoi battiti. Sento le labbra di Daniel posarsi sull'angolo della mia bocca, come poco fa ho osato fare io con lui. Mi sento ardere in tutto il corpo, le mie ossa sembrano sciogliersi ed una sensazione di vertigine mi pervade. Possibile che con un solo bacio, nemmeno approfondito, riesca a ridurmi in questo stato? Devo riprendere controllo di me stessa oppure i miei polmoni inizieranno a soffrire per mancanza d'aria. Vorrei stringerlo a me e rimanere così per sempre, ma non so come reagire. Daniel mi guarda e dopo poco mi accarezza una guancia con delicatezza. Di nuovo fuoco su pelle. Vorrei fargli sentire il battito del mio cuore, fargli capire l'effetto che ha su di me. Non conosco a fondo le sue intenzioni, non so che cosa potrebbe accadere. Decido che è meglio per tutti e due uscire dal giardino e avviarci in sala da pranzo. Daniel mi segue senza dire una parola, ma le sue labbra sono curvate in un leggero sorriso.

Mio fratello ci sta aspettando in sala da pranzo e, quando ci vede, viene incontro a noi. Il suo sguardo è un misto di stupore e curiosità e passa prima verso di me e poi verso Daniel. Mi accorgo di arrossire, ma decido di non farci caso.
-E' un piacere avervi qui, Daniel. Siete il benvenuto in casa nostra-. George porge la mano a Daniel, stringendola con la sua e salutandolo.
-Vi ringrazio, George. Vostra sorella è stata così gentile da invitarmi per pranzo e non ho saputo dire di no-. Daniel mi guarda e sfoggia uno dei suoi sorrisi più belli. Ovviamente l'effetto su di me è immediato, ma spero che mio fratello non se ne accorga.
-Bene, che ne dite di sederci?-. Invito i due a seguirmi, mentre attendiamo il pranzo.
Le pietanze vengono portate mentre io, Daniel e George parliamo allegramente di diversi argomenti. Hanno due menti brillanti, entrambi. Per dessert, Berta porta la torta che abbiamo fatto insieme questa mattina e riscuote un grande successo. Sono orgogliosa di me stessa.

Dopo aver finito di pranzare e di aver parlato ancora per un po', Daniel si scusa dicendo di dover tornare a casa. Speravo di poter passare ancora del tempo con lui questo pomeriggio, ma so bene di non dovermi mostrare impaziente. Lo accompagno all'uscita e attendo con lui l'arrivo della sua carrozza.
-Ho trascorso una bellissima giornata con voi, Elizabeth-. Le sue parole mi riportano alla realtà. Chissà a che cosa stavo pensando.
-Lo stesso vale per me, Daniel. Spero di rivedervi presto-.
Daniel si avvicina a me e incatena per la seconda volta i suoi occhi ai miei. Non riesco a resistergli. Mi prende una mano e se la porta alla bocca, baciandone il dorso.
-Ci rivedremo presto, Elizabeth-. Mi sorride e si volta per salire sulla carrozza, lasciandomi inerme. So solamente di desiderare con tutto il mio cuore di rivederlo ancora, di sentire nuovamente la mia mano sfiorata dalla sua.





POV Daniel




Sono arrivato a casa da poco, e non so che cosa stia succedendo dentro di me. Questa giornata passata con Elizabeth è stata ancora meglio di ieri. Non so come descriverla, ma credo di essere attratto da lei. Queste parole suonano impossibili alla mia mente, ma non saprei in che altro modo spiegarmi tutto ciò. Ogni dettaglio che vengo a conoscere di lei mi rimane impresso come un marchio. Voglio scoprire tutto di te, Elizabeth.
Mi dirigo verso le mie stanze, ma non appena apro la porta della sala antistante la mia camera da letto, rimango bloccato sull'uscio.
-Claire-. La voce mi esce strozzata. Non riesco a crederci, lei non può essere qui. Purtroppo tutto è reale. La vedo sorridere compiaciuta, e so che questo non porterà a niente di buono.





***

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Capitolo 8
*** Imprevisti ***


FDP8
Ancora non ci credo. Sempre più persone seguono questa mia storia e io non posso che esserne felice. Vi ringrazio tutti di cuore, siete meravigliosi. Una piccola noticina: volevo ricordare che sono ancora aperti i suggerimenti per le foto che rappresentino Elizabeth e Daniel. Chiunque voglia parteciparvi con il proprio parere è il benvenuto ^^ Ringrazio ancora Madapple94 per la bella idea. Vi lascio alla lettura,
Pandora










8. Imprevisti







Sono passati tre giorni dall'ultima volta che i miei occhi hanno incrociato quelli di Daniel. Tre lunghissimi giorni passati a chiedermene il perchè. Lo sapevo, lo sapevo che il mio comportamento spudorato lo avrebbe allonatanato. Anche se, in fondo, lui mi stesso mi aveva fatto capire di non disprezzare la mia naturalezza. Sono una sciocca, che cosa vorrei pretendere? Nemmeno io so che cosa voglio. Io e Daniel ci siamo visti solamente due giorni e, per quanto intensi, non sono certamente bastati a farlo interessare a me. Sì, sono solamente una povera illusa, che si è lasciata trascinare da passioni impetuose e, per questo, distruttive. Stavo decisamente meglio qualche tempo fa, quando le mie convinzioni sugli uomini erano ancora salde e il mio cuore non aveva accelerato il suo battito davanti agli occhi di Daniel. Aveva promesso che sarebbe tornato da me molto presto, però... Basta, devo smettere di pensare a lui. Quasi non mi riconosco più. Mi sono lasciata incantare così facilmente? Probabilmente sì, ma so bene che non sono stati sentimenti veri. Solamente l'attimo fugace di un abbaglio. Se fossero stati veri, ora sarei qui a disperarmi. Ma non è forse quello che stai facendo, Elizabeth? Ci mancava solamente la mia voce interiore a confondere maggiormente le mie idee. Solamente le donne prive di forza d'animo si struggono per gli uomini e io non sono certamente una di loro. Non rimarrò qui, nella mia stanza, affacciata alla finestra aspettando di scorgere la sua carrozza arrivare. E allora perchè sei esattamente davanti ad una finestra, guardando fuori con aria ansiosa? Ora è troppo. Devo trovare qualcosa da fare per tenermi distratta. Devo smettere di pensare, assolutamente.

Fortunatamente mio fratello George sembra avermi letto nel pensiero. Lo sento bussare alla porta della mia camera da letto e chiamarmi. Mi dirigo verso di lui e giro la maniglia dorata, facendolo poi entrare. Dev'essere stato nei campi, il suo viso è arrossato come un uomo che ha appena terminato una corsa. Si lascia cadere pesantemente sull'elegante sedia vicino al mio letto e mi guarda, stravolto.
-Che cosa stavate facendo, Elizabeth?-. E' molto stanco, lo vedo dai suoi occhi. Durante i periodi in cui mio padre è assente da casa, mio fratello assume tutte le responsabilità di questa. E' un uomo fantastico, d'animo gentile. Da sempre il nostro rapporto è stato di profondo affetto e reciproco rispetto.
-Niente di interessante, a dire il vero. E voi? Vi vedo piuttosto provato...avete seguito il lavoro nei campi?-. Gli chiedo, mentre apro il mio grande armadio per prendere una salvietta in modo che possa asciugarsi il lieve sudore dalla fronte. La porgo poi a George, attendendo la sua risposta.
-Sì, Elizabeth. Fra poco vi sarà una grande raccolta e devo fare in modo che tutti sappiano esattamente che cosa fare. Spero che nostro padre torni presto, a volte mi rendo conto che la sua bravura è indispensabile.-.
-Sapete bene di essere al suo pari oramai. Nostro padre è spesso via e prima o poi lascerà la guida a voi.-. Ne sono certa, anche mia madre me l'ha lasciato intendere diverse volte.
-Spero il più tardi possibile, Elizabeth. Non ho ancora preso moglie e voglio riservarmi ancora un pò di libertà prima del grande passo-. Nonostante mio fratello sia davvero un bell'uomo e le spasimanti non gli siano mai mancate, non ha mai trovato la donna giusta. Anche lui crede nell'amore vero, sentito da entrambe le parti.
-Vi capisco, George. Ma ora che ne dite di un bel bagno? Se inizierete ad avere un cattivo odore il grande passo non lo farete mai!-. Inizio a ridere di gusto, in questi giorni senza aver visto Daniel non mi è mai capitato di incurvare le labbra in un sorriso. Me ne accorgo solamente ora, lucidamente. Mio fratello si alza di scatto dalla sedia e mi raggiunge, prendendomi fra le braccia e facendo smorfie buffissime. Non posso far altro che ridere ancora, lo adoro. Ogni volta che ho sentito il bisogno di qualcuno con cui condividere i miei dolori, lui era sempre lì per me. Non lo dimenticherò mai, il nostro è un legame di sangue forte come pochi. Cerco di divincolarmi dalla sua presa ridendo ancora di più, di gusto. Anche lui ride e mi scompiglia i capelli mentre mi tiene in una morsa ferrea. E' davvero forte, non avrei nemmeno una minima speranza di batterlo. Mi spingo in avanti e, non lo avessi mai fatto!, cadiamo insieme sul grande tappeto che ricopre una parte del pavimento in marmo.
-Aaah! Che dolore!-. Mi lamento scostandomi da sotto il corpo di George, che probabilmente non ha sentito nulla poichè atterrato sul "morbido" della mia schiena. Lo sento ridere, a quanto pare la scena gli suscita ilarità. Mi rialzo, facendo finta di essere offesa, guardandolo con aria di sfida.
-Che cosa non va, Elizabeth?-. Mi chiede, scrutando il mio viso con attenzione.
-Se non mi aveste trattenuta, non avrei sentito il bisogno di liberarmi e non sarei caduta a terra!-. Cerco di essere convincente nel tono di voce, sperando che faccia effetto.
-Non dico questo. Che cosa vi è successo in questi giorni. Voglio sapere questo. E' come se foste un fantasma, non vi vedo più sorridere nè tantomeno uscire di casa. Avete visto i peschi, Elizabeth? Sono belli più che mai e invece di andarli ad ammirare come fate sempre, ve ne siete stata tre giorni quasi escusivamente rinchiusa in questa camera.-. Rimango sconvolta dalle sue parole, comprendendone il significato. Lo ha notato anche lui. Non posso fare altro che abbassare lo sguardo e cercare di non mostrare le mie emozioni a George. Penserebbe certamente a me come una sciocca ragazzina, se venisse a sapere il perchè di questo comportamento.
-Non è successo niente, George. Sto bene, ve lo posso assicurare. Ho pensato che ogni tanto riposarmi e dedicare tempo alla lettura sia un modo per impiegare le giornate altrettanto buono che invece uscire per ammirare degli alberi.-. So bene che ha capito che sto mentendo. Tengo fisso lo sguardo al pavimento. -Dirò a Monica di prepararvi l'acqua per il bagno, siete stanco. Andate a riposarvi, ci vedremo questa sera a pranzo.-. Devo fare in modo di farlo uscire dalla stanza immediatamente, o sono certa che scoprirebbe di più in poco tempo. E' sempre stato così, con George non sono mai riuscita a tenere per molto tempo dei segreti.
-Bene. A stasera, Elizabeth.-. Sono sorpresa, non pensavo avrebbe mollato la presa così facilmente. Vedendolo uscire dalla mia stanza, però, noto che il suo passo è furioso e veloce. Spero che non abbia tratto conclusioni azzardate, ma non credo.

Di nuovo mi ritrovo sola nella mia stanza. Il cielo inizia ad imbrunire e fra poco il sole tramoneterà. Mi abbandono sul letto lasciando che i miei pensieri scorrano liberi nella mia mente. Mi accorgo subito di aver commesso un errore. Subito tutto gira vorticosamente intorno ad un unico polo: Daniel. Sento di essere terribilmente infantile, ma non riesco a far smettere tutto questo. Vorrei che fosse qui, anche solo per darmi una spiegazione della sua assenza. Spero che non sia successo niente di grave, ma d'altronde se non fosse così vorrebbe dire che il nostro incontro non è valso niente per lui. Non riuscirei a spiegarmi la sua assenza altrimenti. No, sto vaneggiando. Capisco che l'unica spiegazione è quella di non essere stata sufficientemente interessante ai suoi occhi. A causa della mia totale mancanza di ragione in alcuni casi, però, voglio tenermi stretta la possibilità dell'imprevisto. Ho bisogno di vederlo almeno un'ultima volta ancora, sento questo bisogno bruciarmi dentro.

Ad un tratto, sento nuovamente bussare alla porta della mia camera. Spero che non sia George, non saprei come sostenere il suo sguardo. Può forse esistere la remota possibilità che sia...? No, non può essere. Vado ad aprire con il cuore in gola. Quando però la porta si apre, sul mio viso compare un'espressione di delusione che anche io riesco a percepire pur non vedendola.
-Signorina Elizabeth, ho una lettera per voi.-. Monica mi porge una piccola busta con sopra il mio nome, scritto in bella grafia. Non ho idea di cosa possa contenere, ma sono curiosa.
-Chi me la manda?-.
-Il signor Daniel Smith, signorina Elizabeth. Ricordatevi che fra poco la cena sarà servita.-. La vedo allontanarsi con un sorriso compiaciuto sulla faccia. Solo allora mi rendo conto che probabilmente quello sulla mia è ancora più grande. Sento il cuore rimbombarmi nel petto. Corro verso il letto e mi ci getto sopra, aprendo velocemente la lettera.


Cara Elizabeth,
con questa lettera vi prego di scusarmi.
Avevo promesso di tornare da voi quanto prima avessi potuto,
mentre invece mi sono comportato da villano senza farvi avere
mie notizie. E' accaduto un imprevisto che mi ha costretto a
rimanere nella mia tenuta senza poter tornare da voi, ma spero
che voi mi permettiate di rimediare al più presto.
Vi spiegherò tutto, ve lo prometto.

Daniel



Credo che il mio cuore abbia smesso di battere. Sento il respiro farsi sempre più affannoso e la vista annebbiarsi per un istante. Che cosa potrà mai essere accaduto? In ogni caso, quello che ho appena letto ha esercitato una potenza mai provata su di me. Stringere fra le mani una lettera scritta da Daniel mi sta mandando in fibrillazione. Decido di prendere immediatamente un foglio di carta. Immergo la penna nel calamaio e scrivo di getto una risposta da far recapitare immediatamente.


Pensavo che oramai vi foste dimenticato di me.
Domani sera torneranno i miei genitori, ma per il resto della
giornata sarò disponibile. Credo che possiate tentare di farvi
perdonare.
A presto,

Elizabeth.




***


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Capitolo 9
*** Perdonami ***


FDP9
Eccomi qui, con un nuovo capitolo. Questi giorni sono frenetici, a volte mi ritrovo con l'acqua alla gola e con mille cose ancora da fare. Ciò a cui non posso rinunciare, però, è concedermi qualche istante da passare su EFP. Questa storia viene apprezzata da sempre più persone e io non posso che esserne felicissima. Vi ringrazio tutti, dal primo all'ultimo. Vedere che il mio impegno viene ripagato è uno sprono ad andare avanti a scrivere. Vi lascio alla lettura del nuovo capitolo, non vi anticipo nulla!
Un abbraccio,
Pandora





9. Perdonami




POV Daniel





Credo di non aver mai provato un senso d'angoscia così profondo e radicato in me. Mi sento impotente, costretto da spire avvolte attorno alla mia anima. Claire è partita ieri pomeriggio, dopo essersi fermata nella nostra tenuta per quelli che si sono dimostrati quattro interminabili giorni. Pensavo che per lei fosse chiaro il fatto che non l'avrei mai sposata. Donne. Si innamorano e automaticamente credono che anche l'uomo si leghi a loro. Il nostro rapporto mi riempie ancora di vergogna, a volte faccio fatica a credere di essere stato coinvolto in tutto questo.
Quello che più mi preoccupa, però, è affrontare Elizabeth. Così ingenua e piena di vita, rimango terrorizzato all'idea di come possa reagire alle mie parole. Guardandola negli occhi ho visto l'idea che si è fatta di me. Sbagliata, purtroppo. Non sono un principe azzurro, senza macchia. Purtroppo nel mio passato ho commesso l'errore di lasciarmi trascinare nel piacere delle donne, fino al punto di commettere un grande errore. Una promessa non mantenuta. Un abbandono. Cerco di trovare le parole adatte, di formulare un discorso che possa far capire ad Elizabeth quanto quell'uomo che sono stato, seppur per poco tempo, non rappresenti quello che sono ora. Quello che chiedevo a Claire era il permesso di entrare nel suo letto. Quello che voglio da Elizabeth, invece, è poterla conoscere e ammirare per la sua purezza. Le mie mani non la sporcheranno. Dopo aver commesso l'errore di lasciarmi trascinare da Claire nel piacere della sensualità, mi sono accorto dopo poco di non volere solamente quello. Entrare in una donna senza provare alcun sentimento è da villani. E' per questo che vorrei, con tutto me stesso, che Elizabeth non venisse mai a sapere di ciò che è successo in questi ultimi giorni. Sento, però, di doverle delle spiegazioni. Non è successo niente con Claire, la sua vista mi ha solamente ripugnato in quanto questa credesse di avermi nelle sue mani. Non dimenticherò mai l'espressione di disprezzo dei miei genitori dopo essere venuti a conoscenza del rapporto che avevo intrattenuto in passato con lei. Ci sono voluti tre giorni per cacciarla dalla nostra casa ma, alla fine, ha ceduto ed è tornata da dove era venuta. Fortunatamente. Non mi sento in colpa, sicuramente avrà molti altri rampolli di buona famiglia da accalappiare.

E' stato difficile spiegare tutto ai miei genitori, ma ancor di più lo sarà quando dovrò farlo con Elizabeth. Forse mi sto immaginando tutto, ma spero di non essere il solo a sentirmi in preda a sentimenti contrastanti. Da una parte sono consapevole del fatto di averla conosciuta solamente per due giorni, dall'altra, invece, sento di esserne rimasto attratto inesorabilmente. Mi chiedo se anche lei provi lo stesso. Questo pomeriggio la incontrerò, sperando che quello che le dirò non la spinga al punto di non volermi mai più vedere. Sarebbe peggio di una pugnalata al cuore, posso sentire il mio respiro affannoso al solo pensiero. Sarà meglio che ora mi prepari, voglio essere presentabile e non la maschera di strazio che vedo ora nello specchio di fronte a me.





POV Elizabeth




Sono inquieta. Non so che cosa mi aspetterà questo pomeriggio. Daniel mi ha fatto inviare una lettera questa mattina, scrivendomi che sarebbe giunto da me dopo pranzo. Desidero sapere il perchè di questa sua assenza, in fondo mi deve una spiegazione. Non voglio sembrare appiccicosa, ma è stato lui a dirmi che sarebbe tornato. In questo momento mi ritrovo a camminare avanti e indietro per la mia camera, senza meta. Mi fermo davanti al mio armadio e mi prendo il mento fra le dita. Decidere quale vestito mettere per l'incontro di questo pomeriggio si sta dimostrando una scelta assai ardua. Opto per un vestito leggero, simile a quello che uso di solito per correre nei campi. Simile a quello usato mentre ero in acqua con Daniel. I ricordi di quel giorno risalgono alla mia mente, percorrendomi la pelle e suscitando in me brividi. Le sue labbra pericolosamente vicine alle mie, le sue mani che mi sfiorano. Credo di stare impazzendo, sento un languore pervadermi totalmente. Questi giorni senza poter incontrare i suoi occhi sono stati dolorosi, ma finalmente oggi potrò rivederlo. Anche George si è accorto di come la sua mancanza abbia avuto effetto su di me. Non mangio da un giorno e non mi era mai capitato...mi sento così sciocca e così...così...appassionata. Sì, appassionata. Non posso negare che quando Daniel è di fianco a me sento un desiderio irrefrenabile di stringermi a lui, di sentire nuovamente un suo bacio. Sono impaziente e quando mi metto a sedere di fronte al mio specchio, vedo che le mie guance sono leggermente arrossate. Tutto questo pensare mi porterà certamente al delirio. Devo trovare qualcosa da fare mentre attendo Daniel. Fortunatamente Argo è qui di fianco a me e scodinzola divertito. Un sorriso mi spunta sulle labbra mentre comincio ad accarezzarlo dietro le orecchie e mi alzo per uscire dalla camera con lui. Un compagno come lui è difficile da trovare, credo che riesca a comprendere i miei stati d'animo come poche persone riescono a fare. Ci dirigiamo verso l'uscita della casa e non appena alzo gli occhi, il mio cuore smette di battere. Daniel è qui, di fronte a me.





POV Daniel




I miei occhi rimangono abbagliati dalla vista di Elizabeth. E' stupenda, fa quasi male. Mi chiedo come io abbia potuto fare a meno della sua vista durante questi giorni così lunghi e cupi. Vorrei annullare le distanza fra di noi e stringerla fra le mie braccia, invece rimaniamo entrambi immobili senza proferire parola. Posso scorgere il suo viso leggermente arrossato. Sarà forse per causa mia? Mi piace pensarlo. Non riesco ancora a capacitarmi di come in così poco tempo sia riuscita ad attrarmi a sè. Decido di parlare per primo, in fondo sono io che devo chiedere il suo perdono.
-Elizabeth io...mi dispiace di non essermi fatto sentire in questi giorni.-. Le parole mi escono velocemente di bocca, non so più come comportarmi. Elizabeth suscita senza dubbio una potente forza su di me. Cerco comunque di rimanere al mio posto, voglio prima sondare la situazione.
-Non preoccupatevi. Pensavate forse che io fossi qui a struggermi per la vostra assenza, signor Daniel?-. Ragazzina impertinente. Vedo un sorriso malizioso apparire sul suo viso. E' forse un gioco per voi, Elizabeth?
-Bene, allora credo che potrò andarmene anche in questo momento-. Fingo durezza nel mio tono, per poi voltarmi e muovere qualche passo prima di essere bloccato da Elizabeth.
-No!-. La sua è una richiesta. Sento disperazione nella sua voce. -Non ve ne andate, ve ne prego-.
Mi volto verso di lei e sento una strana sensazione prendere il possesso di me. La desidero. Annullo le distanze e, sperando che nessuno ci veda, la stringo fra le mie braccia e inspiro estasiato il suo profumo. Sento i battiti del suo cuore accelerare pericolosamente, ma Elizabeth non si allontana da me. Forse questa è l'ultima volta che riuscirò ad averla così vicina. Preme il suo viso contro il mio collo, sollevandosi sulla punta dei piedi. La sua pelle brucia a contatto con la mia e mi trovo sorpreso da questa sua reazione. La prendo per le braccia e la faccio allontanare leggermente da me.
-Venite-. Prendo una sua mano fra la mia e la conduco verso gli alberi. Se questa è l'ultima volta in cui potrò vederla, voglio poterle parlare negli occhi. Solo noi due.
Elizabeth mi segue in silenzio, il suo viso ancora visibilmente arrossato sulle guance. E' così voluttuosa nei movimenti, nemmeno se ne rende conto dell'effetto che provoca su di me. Se dessi retta agli istinti primordiali che lottano dentro il mio corpo in questo istante, credo che penserebbe che anche io sia un animale.

Ci fermiamo in mezzo ad una piccola radura creata in mezzo al fitto bosco che ci circonda. Le campagne inglesi, a volte, sono attraversate da paesaggi suggestivi. Di colpo sento Elizabeth fermarsi dietro di me. Capisco che è giunto il momento, devo raccontarle tutto.
-Questa è la vostra occasione, Daniel. Aspetto le vostre scuse-. Il suo viso è contorto in una buffa smorfia, che mi impedisce di rimanere impassibile. Sollevo l'angolo della bocca in un leggero sorriso, preparandomi però al peggio.
-Vedete, Elizabeth, voi non sapete quasi nulla di me-. I suoi occhi saettano verso i miei. -In questi giorni ho ricevuto una visita sgradevole, che avrei evitato volentieri. E' per questo che non sono potuto venire da voi-.
-Una visita da parte di chi, se posso permettermi?-. Vuole sapere, posso scorgere la sua impazienza. Non si accontenterà di pochi particolari.
-Forse è meglio cominciare da qualche tempo fa. Prima di trasferirci nella nostra tenuta odierna, vivevamo nei pressi di Londra. E' lì che ho conosciuto Claire-. Scorgo un sussulto in Elizabeth, mentre sento una morsa stringere il mio petto. Vorrei non andare avanti. -Se vi state chiedendo che rapporti ho avuto con lei, vorrei potervi non rispondere. Mi sono lasciato sedurre da questa donna fino quasi al punto di non ritorno-. Le parole mi escono a fatica. Abbasso lo sguardo, non riesco a sostenere i suoi occhi che mi scrutano inquieti.
-Che cosa intendete con ciò?-. Vi prego Elizabeth, andatevene ora. Lasciatemi qui e non tornate mai più da me.
-Le promisi di sposarla.-. Un flebile sospiro mi fa capire che Elizabeth sta soffrendo. Non vuole farmelo vedere, ma non faccio fatica ad immaginare che cosa stia pensando di me. Un farabutto, un animale come tutti gli altri uomini.
-E la sposerete?-. Mi porge questa richiesta quasi con un tono supplichevole, straziato. Ora comprendo che l'interesse che provo io per lei è ricambiato.
-Assolutamente no. Non ero in me, quella donna cercava solamente di arrivare al mio patrimonio ed irretirmi per sempre.-. Se ripenso a ciò che ho fatto, mi sento un verme. Da una parte ho illuso Claire, dall'altra mi sono salvato dalle sue menzogne. Non era certamente amore quello che scorreva fra noi, ma solamente piacere carnale.
-Quindi ora non tornerà più?-. La sua voce mi riporta alla realtà, cristallina.
-No. Mai più. Vi prego di scusarmi, non mi sarei mai dovuto permettere di trattarvi in questo modo. E per una cosa del genere, oltretutto.-. Rialzo lo sguardo e incontro nuovamente i suoi occhi. E' come perdersi in un sole caldo. Tutto di lei è magnetico, irresistibile.
-Vi perdono-. Due semplici parole, solamente due. Con passi veloci mi avvicino a lei e non rispondo più delle mie azioni. La stringo a me, godendo della vicinanza dei nostri corpi e benedicendo quel leggero vestito che Elizabeth indossa. La sento trattenere il respiro. Spero solo di non averla spaventata per colpa di questa mossa avventata. Elizabeth, però, si stringe ancor di più a me. Se qualcuno ci vedesse in questo momento, ci considererebbe due spudorati. Non riesco però ad allontanarmi da lei, ad allentare la presa. Vorrei immergermi nel suo profumo, averla sempre con me. Il suo cuore batte all'impazzata, ma credo che anche il mio stia correndo come non mai.
-Sarà meglio tornare in casa, che ne dite? Penseranno che voi mi abbiate rapita-. Sento il suo alito fresco solleticarmi il collo mentre pronuncia queste parole.
-E se vi rapissi per davvero?-. Elizabeth si irrigidisce contro di me per un istante, per poi rilassarsi nuovamente. Si discosta leggermente da me, per poi fare qualcosa che mi lascia come travolto da un uragano. Le sue labbra si posano sulle mie. Un bacio casto, che con tutto me stesso vorrei approfondire. Questa volta è stato un bacio vero, pieno d'emozione. Mi farà uscire di senno, lo sento. Elizabeth si allontana con un sorriso sul suo perfetto volto e inizia a correre. In un istante mi lancio all'inseguimento.
Sì, Elizabeth, mi stai facendo letteralmente impazzire.





***




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