I Hope that sun will always shine di Silviettinax91 (/viewuser.php?uid=117784)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Riunione alla Tana ***
Capitolo 2: *** Nuovi ma vecchi amori ***
Capitolo 3: *** I rischi, il piano ***
Capitolo 4: *** scelte ***
Capitolo 5: *** Come un bambino spaventato ***
Capitolo 6: *** Avviso ***
Capitolo 7: *** Dobbiamo essere noi ***
Capitolo 1 *** Riunione alla Tana ***
RIUNIONE
ALLA TANA
“Calmi, signori,
restiamo calmi … per
favore! Capisco che la questione possa non esservi gradita, ma vi
prego,
interveniamo con un po’ di ordine!”
Albus
Silente seduto solennemente su una sedia in paglia a
capotavola sovrastava la sala da pranzo di casa Weasley, non
c’era la solita
cena sulla tavola, solo alcune bacchette sudate e pezzetti di pane
mangiucchiati.
L’Ordine della Fenice aveva trasferito alla Tana il suo
quartier generale e
quella era la prima riunione che si svolgeva là, era stata
indetta in piena
notte, per non destare sospetti, o, come pensavano i più,
per dare il giusto
clima a qualche sinistra proposta di Piton.
Non si sbagliavano del tutto.
Il mago
canuto portava negli occhi i segni di una
comprensibile stanchezza, Voldemort era tornato, e lui, Albus Silente,
sentiva
di non avere più nelle ossa quel vigore che lo aveva
sostenuto durante la prima
guerra magica, questa volta aveva paura,una sensazione che non
ricordava di
aver mai provato tanto vividamente, una sensazione che comunque doveva
celare,
non poteva e non doveva permettere che qualcuno cogliesse il suo
timore, lui
era la forza,lui era la roccia di coloro che rifiutavano
l’oscuro, lui era la
guida, lui non poteva e non doveva avere paura, mai, o per tutto il
mondo
magico sarebbe stata la fine.
Piton era
arrivato da lui in una nottata piovosa, aveva usato
la metro polvere ed era apparso nel suo ufficio ad Hogwarts come se gli
avesse
dato appuntamento proprio lì a quell’ora.
“Preside,
penso sia necessario che
lei mi ascolti…”
Quell’idea
non lo convinceva ancora del tutto, tuttavia aveva
deciso di provare a discuterne con l’Ordine, aveva dovuto
considerarla anche se
non gli piaceva, si sarebbe potuto rivelare, forse, l’unica
fonte di speranza,quasi necessaria,
visti i risvolti che stava ormai prendendo il lento e terribile ritorno
alla
vita del Signore Oscuro.
Nella
stanza di casa Weasley si diffuse in breve un inusuale
silenzio. Molly lanciò uno
sguardo
d’odio verso Severus prima di intervenire con veemenza:
“è
una follia Harry è solo un
ragazzino!”
Il
professore si sentì in dovere di risponderle, terribilmente
seccato per la leggerezza con cui la mamma Weasley aveva ragionato su
quell’insano
parto della sua mente.
“
Questo ragazzino porta comunque
sulle spalle grandi responsabilità! Se per qualsiasi ragione
dovesse
succedergli qualcosa, qualunque cosa, tutto il nostro mondo sarebbe
spacciato,
voi non sapete … “
“
Siamo alle strette cara Molly, purtroppo
non abbiamo certezze e non possiamo lasciare nulla di
intentato”
Silente
rientrò nel discorso di nuovo, si sentì in dovere
di
farlo,così di nuovo nella sala calò il gelo.
Remus
scuoteva il capo, stringendo forte a sé la mano di
Tonks, come per volerne assorbire il calore.
“Non
sarebbe affatto semplice e
assolutamente molto pericoloso, troppo! Se i mangiamorte sapessero
… gli obiettivi
da eliminare sarebbero due”
Molly
continuava a non darsi pace, agitando il corpo paffuto
e tenendosi la testa tra le mani; come potevano gettare su Harry anche
questo
peso? Chi altro avrebbero coinvolto? Sicuramente qualcuno a lei molto
vicino e questo
non poteva accettarlo!
Arthur le
mise la mano destra sulla spalla, sapeva cosa
sconvolgeva sua moglie, e, quel pensiero faceva trasalire nel profondo
anche
lui, però, la
pazzia di Piton poteva
davvero costituire l’ultima spiaggia in un momento disperato
nella lotta a
Voldemort ,il pensiero dominante doveva essere questo.
“Molly
cara, dobbiamo pensare al bene
comune prima di pensare al nostro”
Disse
alla moglie dolcemente.
La donna
scoppiò in lacrime.
Tutti i
presenti si guardavano negli occhi, perplessi,
preoccupati, straniti.
“Se
Harry sarà d’accordo dunque
faremo in modo che accada?”
Piton
sgranò gli occhi. Lily non avrebbe di certo permesso
che suo figlio fosse coinvolto in un piano del genere , ma lei era
morta, e
forse, proprio grazie a quel folle parto della sua mente, altre donne
come la
sua bella Evans si sarebbero salvate e altri uomini come lui avrebbero
potuto
amare un corpo vivo, avrebbero potuto avere la loro amata accanto,
vedendone
gli occhi senza immaginarli, sentendone il profumo senza doverlo
ricordare.
Arthur
annuì, accarezzava ancora Molly sulla schiena, la
donna alzò la testa e tremando fece anch’ella un
cenno di assenso. Tonks
stringeva di rimando la mano del suo uomo con dolcezza ferma,
appoggiò la testa
sulla sua spalla, Remus alzò gli occhi al cielo prima di
pronunciare il suo sì
poco convinto.
Silente
parlò ai membri dell’Ordine della Fenice con lo
stesso cipiglio solenne che impiegava in piedi sul suo pulpito nella
Sala
Grande di Hogwarts, ai volti sconcertati che lo fissavano, forse per la
prima
volta davvero consapevoli di quanto fosse grave ciò che
stavano vivendo.
“
Se e solo se Harry sarà disposto ad
accettare ciò che gli chiederemo, lui avrà il
diritto di scegliere la ragazza
con la quale vorrà dare alla luce il suo erede, ovviamente
sotto nostri
consigli, ma la decisione spetterà a lui. Tutto
dovrà essere tenuto in gran
segreto, la nascita del bambino e la sua identità
soprattutto. Ciascuno di noi
si dovrà impegnare nella protezione del bambino esattamente
quanto lo facciamo
nella protezione di Harry, con la speranza che il suo intervento non
sia
necessario. Mai. E, ricordiamo, il ragazzo ha solo sedici anni, gli
stiamo
chiedendo molto, ma un suo erede potrebbe costituire per tutti noi la
salvezza
anche se qualcosa andasse storto”
Il corpo
del Preside fu scosso da un brivido a queste parole.
Nessuno, però, se ne accorse.
Molly
non aveva ancora smesso di piangere.
“
È solo un bambino! E noi gli
chiediamo di avere un bambino, un bambino che rischierà la
vita sin dal suo
primo vagito”
Questa
long fiction l'ho iniziata un po' di tempo fa, poi arrivata al sesto
capitolo( essendo in difficoltà col settimo) mi sono resa
conto di
quanto fosse necessaria una bella revisione! Questo è il
primo
capitolo, diciamo un po' il prologo, riveduto e corretto. Se leggete
per la prima volta sappiate che ci tengo tanto ad avere un parere,
anche se negativo, se qualcuno di voi aveva,per caso, letto pirma e ha
riletto ora magari mi dica se i cambiamenti hanno migliorato il
capitolo.
Grazie a tutti della
lettura.
Silvia
|
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Capitolo 2 *** Nuovi ma vecchi amori ***
NUOVI
MA VECCHI AMORI
Il
cielo sopra la Tana era la perfetta illustrazione di una storia
romantica, spoglio dalle nuvole come in ogni classica serata di fine
estate e pieno di stelle che illuminavano, supportate da piccole
lanterne sospese a mezz’aria, il giardino di casa Weasley.
Ginny guardava quelle stelle come se in esse potesse trovare la
risposta ad ognuno dei dubbi che le affollavano la mente; stava male,
ripensava continuamente a quel suo terribile primo anno ad Hogwarts,
alla sua esperienza col Signore Oscuro, non riusciva ad
immaginare che quell’essere spregevole aveva ormai in pugno
tutto il suo mondo, tutto ciò che amava, non poteva nemmeno
pensare che Voldemort fosse andato così vicino a portarle
via anche la persona a cui,ormai da tempo, non riusciva a smettere di
pensare: Harry. Il ragazzo era uscito dalla casa per cercarla, la vide
là, si fermò proprio dietro di lei,in silenzio
dapprima, le appoggiò il viso sulla spalla e, in quel
gomitolo di pensieri neri di lei si aprì un varco, la
piccola Weasley sorrise.
“Hei”
le disse Harry con una dolcezza che nemmeno sapeva di poter esprimere.
“hei”
rispose Ginny girando appena il volto per far aderire la guancia alle
labbra di lui.
Harry
le baciò la gota di riflesso, cingendo la sorella di Ron con
le sue braccia diventate ormai possenti, l’avvolse e la
strinse a sé.
“
Non so come avrei fatto senza le tue lettere tutta l’estate
Ginny, non pensavo ci sarebbe mai stato qualcos’altro di
positivo nella mia vita oltre a Ron, Hermione e la magia, ora
più che mai vorrei solo che non ci fosse nessun Tu-Sai-Chi
da combattere! Nessun mondo da salvare, io vorrei poter tornare a
scuola come un ragazzo normale per poter vivere con te la nostra
storia, senza essere il sopravvissuto, il prescelto. Vorrei che fossimo
solamente io e te!”
“Era
proprio a questo che stavo pensando sai? Alla paura! Ti ho appena
trovato Harry e ho già così paura di
perderti”
“Ma
ci senti? Parliamo come due vecchi amanti
"
E hai solo sedici anni"
"
Perché tu?"
Harry
aveva la sue mani strette alla vita di lei, tenendo la testa appoggiata
alla sua, annusando il profumo dei suoi capelli, inebriandosi nel
pensiero dell’amore che aveva scoperto così,
leggendo le parole che Ginny scriveva ogni giorno per farlo stare
meglio, per allontanare dalla sua mente il pensiero di un altro lutto
inaccettabile. La ragazza si girò verso di lui, iniziando a
baciarlo sulle labbra dolcemente, lui rispondeva al bacio delicato,
spaventato, quasi come potesse farle male, si spostò sul
collo di lei, sempre lento, sempre leggero come avesse tra le mani uno
scricciolo da preservare. Aveva voglia di quella ragazza, voglia di
assaporare il suo corpo in quel momento, su quel prato, con quel cielo,
ma si limitò a guardarla negli occhi dopo averla baciata sul
collo, perdendosi nel chiarore dei suoi meravigliosi occhi bruni.
“
Che c’è? ” Ginny si stupì di
vedere che Harry aveva interrotto il suo abbraccio e aveva iniziato a
guardarla con quell’espressione strana,
“c’è
che non ti resisto”
“e
non resistermi!” gli sussurò maliziosa ad un
orecchio.
Harry
l’accarezzò, ricominciò a parlarle a
bassa voce dopo essersi fatto d’un tratto tutto serio,
“Ora
che ci sei ho un motivo vero per andare avanti, io credo di essere
innamorato di te”
Quella
frase uscì dalla sua bocca come la lava di un vulcano, il
famoso Harry Potter non riuscì a trattenere la lingua e non
riuscì neppure a frenare il sorriso che gli era apparso sul
volto segnato dalla stanchezza e dalla paura. Tutti coloro che aveva
amato di più o erano morti o avevano più di una
volta rischiato la vita, questo pensiero lo fece trasalire per un
attimo, un brivido gli attraversò il corpo, si
allontanò dal calore innocente di quella bella ragazza
rossa, come se tutto quell’amore lo bruciasse di
consapevolezza.
“Tutto
bene?” Ginny si spaventò quasi per il brusco
movimento di Harry.
Ron
ed Hermione arrivarono in giardino uscendo dalla porticina in legno
della cucina, mano nella mano. C’era qualcosa
nell’aria quell’estate, qualcosa che aveva spinto i
ragazzi ad ammettere finalmente quello che provavano l’uno
per l’altra; era certamente quel senso costante di
precarietà che solo una minaccia incombente come quella di
Lord Voldemort poteva creare in un mondo in cui quasi nulla
è impossibile. Ron aveva confessato ad Hermione in che modo
le voleva davvero bene il giorno in cui si erano celebrati i funerali
di Sirius. La lacrima che rigò il viso di Harry in quel
giorno uggioso colpì Ron in pieno petto, gli
penetrò in cuore la consapevolezza che da un momento
all’altro, forse, non avrebbe più avuto la
possibilità di dire quello che doveva, e lo capì
pensando al suo migliore amico e al fatto che non avrebbe mai potuto
dimostrare all’unico membro della sua famiglia quanto davvero
tenesse a lui. Aveva preso Hermione per mano, piangeva anche lei,
sommessamente, guardando fissa nel vuoto come a voler disperdere i
pensieri insieme allo sguardo. Le si era avvicinato e le aveva
sussurrato timidamente tutto il bene che le voleva, tutto quello che in
tanti anni si era tenuto dentro, lei aveva preso la sua mano e
l’aveva stretta, senza parlare, ma quel gesto da solo, da
parte sua, che non era così facile nel rispondere alle
emozioni di quell’intensità, diceva davvero tutto.
Hermione, comunque, non si era concessa granchè in quei
primi veri giorni di coppia insieme a Ron, forse anche meno di quanto
aveva fatto Ginny con Harry, non perché non ricambiasse
quello che il ragazzo provava per lei ma perché tutto quello
che le stava accadendo doveva ancora essere filtrato dalla sua grande
razionalità, il Super-io della ragazza doveva ancora darle
la piena approvazione per agire. Nulla nella vita di Hermione Granger
era mai stato lasciato al caso, e anche se l’amore la
destabilizzava, non aveva permesso nemmeno a questo sentimento di
deviarla. Era tutto così complicato, non faceva che pensare
a quanto le attenzioni di quello che fino a poco tempo prima era solo
un grande amico le facessero piacere, eppure non riusciva, non ce la
faceva a mettere la paura per come potevano evolversi le cose in
secondo piano. Era lei che nel famoso trio di Grifondoro aveva in
mano tanta parte delle sorti, lei era la mente dei tre, e non
poteva permettersi annebbiamenti, non ora. Doveva fare qualcosa di
più che partecipare all’esercito di Silente,
doveva diventare qualcosa di più che una brava studentessa
di Hogwarts. Questo pensiero di inutilità non le dava pace
un secondo, non le permetteva di essere sé stessa con Ron, e
per questo soffriva. Ginny le lanciò un’occhiata
tra lo stranito, il divertito, e il leggermente infastidito
per la non certo voluta interruzione. Vedere l’amica amare
suo fratello non era ancora così familiare per lei, come
ancora non lo era sentire il calore di Harry sul suo collo mentre
osservava le stelle nelle miti serate d’estate , eppure le
novità le piacevano. Forse qualcosa di buono c’era
in quell’anno difficile.
“
È pronta la cena!” disse Ron come in una sorta di
dispetto all’amico che aveva appena osato baciare sua sorella!
“
Entriamo subito” replicò Ginny mostrando al
fratello la lingua.
“
Mamma è felicissima per me ed Hermione, sapete? Oggi ci ha
fatto dei biscotti a cuoricino, per festeggiare, non sono sicuro di
quanto sia contenta di voi due invece!” il rosso aveva
ribattuto smaliziato mentre i quattro si avvicinavano alla stanza da
pranzo di casa Weasley.
“Risolveremo
il problema fratellone, stai tranquillo” Ginny non colse la
sua provocazione e superò Hermione e Ron seguita a ruota da
Harry che diede uno sguardo all’amico e scrollò
ridacchiando le spalle. A cena c’erano anche Lupin e
Tonks, dopo una strana riunione dell’Ordine qualche
giorno prima ( da cui i ragazzi erano stati bellamente esclusi ) si
presentavano spesso alla Tana. A volte Remus si fermava a guardare
Harry con una sorta di apprensione non compresa dal ragazzo e anche
Silente, che tempo prima aveva chiesto ad Harry di convincere insieme
a lui Horace Lumacorno a tornare ad insegnare ad Hogwarts, da
dopo quella riunione gli parlava con un tono di preoccupazione velata
ma percepibile. Qualcosa bolliva in pentola, ma nessuno dei ragazzi
poteva immaginare cosa. Molly diventava scontrosa quando
c’erano Dora e Remus, e Harry sapeva bene che la mamma dei
fratelli Weasley non era certo donna che non apprezzava gli ospiti. La
Frecciatina di Ron poi, colpiva effettivamente nel vivo, alla signora
Weasley la relazione che lui stava intessendo con Ginny sembrava non
piacere affatto. Lui e la ragazza arrivarono in sala da pranzo per
primi, Molly con la bacchetta faceva ondeggiare sulla tavola un grosso
calderone dentro il quale un mestolo di legno mescolava una verde
brodaglia fumante.
“Minestrone”
biascicò seccamente la mamma
“
mmmm” rispose fintamente allettato Arthur.
I
gemelli alzarono le spalle guardandosi, erano già seduti da
tempo ad aspettare la cena, non vivevano più alla Tana, ma
mangiavano sempre là. Ovviamente non erano soddisfatti da
ciò che la madre aveva proposto. Fred, come sempre, dette
l’avvio al momento ironico dei gemelli.
“
Mamma ora lavoriamo!”
“i
nostri esili fisici hanno bisogno di sostentamento!”
Molly
bofonchiò qualche lamento prima di alzare gli occhi su sua
figlia che stava per sedersi, come ogni sera, accanto ad Harry,
costringendo per altro in quell’anomala disposizione di sedie
creata da lei ad arte quella sera, Hermione a doversi sedere alla
destra di Tonks,tre posti lontana da Ron. L’organizzazione
della tavola non era stata sufficientemente furba da costringere i due
a dividersi almeno per il tempo di un pasto, così decise che
doveva intervenire, cercando di esporsi il meno possibile.
“
Ginny cara vieni a sedere qui accanto a Tonks e me,
quest’oggi non siamo state neppure un po’
insieme!”
Ginny
si avvicinò alla madre con un falso sorriso stampato sul
volto, Ron che era entrato subito dopo Harry senza aver ancora lasciato
la mano di Hermione, si convinse a lasciarla solo per sedersi a tavola,
afferrò subito un panino e ne trangugiò un morso
mentre apostrofava tacitamente sua sorella con un’espressione
trionfante.
Molly
assunse un’aria soddisfatta ma un po’ dura, Arthur
la guardò come per sgridarla e lei si sedette facendo una
smorfia, Remus sorrise, così anche Dora, ma questo aspetto
della signora Weasley spaventava un po’ tutti in fin dei
conti.
“Allora
Ronald ed Hermione, mi ha detto Ninfadora che vi siete
fidanzati?”
Remus
decise che era il momento di affrontare l’argomento, anche se
Molly sapeva su cosa andava a parare il lupo mannaro, e si
terrorizzò. Ron aveva la bocca piena di minestrone e
annuì col capo,
“
fidanzati, che parola grossa!” rispose invece Hermione,
lasciando per un momento Ron di stucco e tutti i commensali in silenzio.
“
Ancora non stiamo per sposarci, fidanzati vuol dire questo, che
vogliamo sposarci … noi non vogliamo sposarci ora
no?” Hermione voleva rompere il silenzio, e soprattutto
allontanare dal suo ragazzo l’idea che lei non fosse
coinvolta quanto lui. Ci riuscì.
“Sempre
la solita pignola la mia ragazza!”
Ron
aveva mandato giù una buona dose di minestrone caldo giusto
per riprendere il sorriso ebete che gli si era stampato in viso da
quando aveva baciato Hermione la prima volta il giorno dopo il
funerale. I gemelli farfugliavano qualcosa uno con l’altro
senza farsi capire.
“Allora
auguri ragazzi!”
Remus
alzò il bicchiere, tutti i commensali sorrisero e fecero
altrettanto. Dopo il brindisi tornò a diffondersi un
chiacchiericcio informe nella stanza, Remus volle riprendere il
discorso, non contento, la signora Weasley lo fulminò con lo
sguardo come a volerlo dissuadere, come se il non sentire la
verità avesse potuto cancellarla. Remus comunque fece finta
di non notarlo.
“
E non siete gli unici da quanto abbiamo visto nell’arrivare
qui”
La
signora Weasley fece cadere il suo bicchiere macchiando la tovaglia di
succo di zucca, tirò fuori nervosamente la bacchetta per
ripulire il suo danno, ma era talmente distratta che ne
lasciò una buona dose a seccare sul tessuto a quadri.
“Ci
siamo messi insieme anche io e Harry sì” disse
Ginny senza vergogna. Anche Harry trasalì (non si aspettava
un’ammissione così dalla sua Ginny), ma la peggior
reazione certo l’ebbe la signora Weasley che
scoppiò incomprensibilmente a piangere e si alzò
per lasciare la stanza. Harry le andò incontro:
“C’è
qualcosa che non va in me signora Weasley?”
“Oh
no Harry caro! Io ti adoro, sei come un figlio per me, ma ….
Scusa!” accarezzò Harry sulla guancia e corse
sulle scale verso la sua stanza. Arthur si alzò
per raggiungerla!
“io
, io … mi dispiace” disse Harry mortificato e
sconvolto.
“
Non preoccuparti!” Arthur sorrise e glie diede una pacca
sulla spalla prima di addentrarsi anche lui sulle scale.
I
ragazzi si guardavano l’un l’altro in cerca di
spiegazioni Ninfadora, alzandosi, finì con la bacchetta di
ripulire il succo di zucca e guardando i ragazzi sconcertati con
dolcezza cercò di tranquillizzarli:
“
presto noi dell’Ordine parleremo con tutti voi!”
Sistemato anche il
secondo capitolo, in cui le cose si fanno un po' più
chiare... che dite? Vi piace come evolve la storia? Datemi qualche
parere sennò mi demoralizzo, l'idea per questa fan fiction
mi aveva reso molto entusiasta all'inizio ma nessuno mi dice nulla...
Grazie comunque della lettura! Silvia.
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Capitolo 3 *** I rischi, il piano ***
I
RISCHI, IL PIANO.
La
mattina successiva la signora Weasley servì la colazione
in sala da pranzo come se nulla fosse successo, aveva di nuovo sfornato
biscottini a forma di cuore e aveva permesso ad Harry e Ginny di
sedersi vicini
senza dare alcuna spiegazione di quello strano cambiamento di tendenza;
era
riapparsa dalla sua stanza solo di buon mattino con un grosso sorriso
stampato
sul volto e un’abbondanza di complimenti rivolti ad Harry,
coccolato come un
bimbo a cui si è data una sberla troppo forte. Il ragazzo
stentava a capire,stava
iniziando a preoccuparsi seriamente, non aveva mai visto i Weasley in
quello
stato e, ogni giorno che passava, le cose sembravano degenerare. A
quanto
pareva anche quel giorno ci sarebbe stata una riunione speciale
dell’Ordine e
di certo per questo a tutti i ragazzi era stato proposto di passare
la giornata al negozio di scherzi dei
gemelli, anche se Molly aveva implorato Ginny di non portare a casa
un’altra di
quelle “malefiche pallette di pelo pigmee!!”
Harry non
riusciva a capire il motivo della loro esclusione a
priori da tutte le ultime riunioni,chi più di lui era
coinvolto in tutto quello
che stava succedendo? Era parecchio infastidito, pensava di ribellarsi
alla
cosa, di declinare l’invito per l’ennesimo giro
turistico ai “Tiri Vispi
Weasley” e rimanere alla Tana per ascoltare gli argomenti Top
Secret
dell’Ordine della Fenice, ma Ginny aveva altri programmi,
andare a Diagon Alley
significava libertà, per un po’, da soli.
Hermione
era scesa a colazione stranamente tardi, quando
arrivò nella stanza con ancora indosso il pigiama di seta
avorio, Ron aveva già
in mano il quarto biscotto glassato a forma di cuore, Harry aveva
davanti a sé
ogni sorta di leccornia portata dalla Signora Weasley che andava avanti
e
indietro dalla cucina presa dai sensi di colpa per la scenata della
sera prima,
Ginny si stava versando del te.
“Buongiorno
raggio di sole!” le disse Ron con la bocca piena.
“Buongiorno”
rispose Hermione effettivamente poco raggiante,
con la mano fece cenno di saluto anche a tutti gli altri.
Fred e
George avevano finito di mangiare da un pezzo ed erano
già in salotto vestiti ad aspettare gli altri, dopo un
po’ Fred fece capolino
con la testa in sala da pranzo per cercare di spronare gli altri
giovani a
muoversi
un po’.
“Non
penserete mica che vi aspetteremo ancora per molto?”
George
spuntò dietro al fratello.
“
Sì, caro Harry sarai pure il nostro finanziatore ma abbiamo
degli affari da sbrigare…”
“ma
dai” intervenne Ginny “è solo che
non riuscite a stare troppo lontani da quel posto!”
“eh
sorellina!” Fred si teneva una mano sul cuore “
il negozio di scherzi è la nostra vera
casa”.
Harry si
alzò, guardò Ginny negli occhi e lei di tutta
risposta appoggiò la fronte su quella di lui
“
Cinque minuti e sono pronta per andare!” gli disse portando
il visino a pochissimi centimetri di distanza da quello del ragazzo.
“
io veramente …”
Harry non
ebbe la possibilità di controbattere, la bella
ragazza rossa era già sparita sulle scale e in breve i suoi
lunghi capelli
svolazzavano al piano di sopra.
“Forza!!”
gridarono in coro i gemelli ai tre rimasti di
sotto, Harry abbastanza perplesso aprì la fila e
salì. Hermione lo affiancò
sulla scala.
“Nemmeno
a me tutta questa situazione convince Harry,
dobbiamo cercare di capire che sta succedendo, solo … non
ora!”
Ginny
aveva indossato un vestitino di raso viola con la gonna
che scendeva aprendosi a campana e un golfino della stessa tinta un
po’ più
scura, era bella come non l’aveva mai vista, semplice ed
elegante insieme. Non
l’aveva mai immaginata sotto la divisa di Grifondoro, non
aveva mai pensato a
quanto fosse bella, a quanto fossero luminosi i suoi capelli rossi e
lisci, a
quanto fossero dolci i suoi occhi marroni. Negli occhi nocciola di
Hermione
aveva sempre letto l’affetto profondo di una sorella, e
quelli erano gli unici
occhi di donna che Harry aveva scrutato davvero prima di allora, ma
nelle iridi
di Ginny, di una diversa sfumatura castana, c’era qualcosa di
talmente intenso
che Harry non poteva spiegarselo. Amava ogni millimetro della pelle che
formava
il suo sorriso, e, mentre l’ammirava, non riusciva a pensare
ad altro che al
desiderio che quel sorriso potesse rimanere su quel volto per sempre.
Quando
pensava a lei, la gioia veniva sempre adombrata dalla paura, come stava
accadendo in quel momento. Erano tutti intorno alla passaporta
preparata dai
Gemelli, un orecchio oblungo rotto, Harry assorto dalla visione della
sua
ragazza riuscì a metterci le mani sopra appena in tempo
per essere risucchiato nel vortice e
ritrovarsi in breve a Diagon Alley, nel rumoroso e colorato negozio di
Fred e
George.
“Materializzarsi
sarebbe stato molto più comodo” disse Ron
cercando di riaversi dallo stravolgimento della passaporta.
“questione
di punti di vista” rispose Harry scrollando le
spalle.
“
dobbiamo restare qui davvero tutta la mattina?” Ginny
sembrava intenzionata a restare sola con Harry ed era da quando si era
svegliata lo stava dando a vedere. Hermione sorridendo prese Ron per
mano e
rispose all’amica dirigendosi verso l’uscita :
“
Oh no, io e Ron dobbiamo fare un giretto da Ghirigoro!”
I Gemelli
avevano provato ad opporsi ma in poco tempo il
negozio fu pieno di piccoli maghi urlanti, niente più
attenzioni fraterne per
le due coppiette. Ron venne trascinato in libreria da
un’Hermione entusiasta
mentre Harry e Ginny sgattaiolavano fuori per andare verso il
“Paiolo Magico”.
Prima di entrare Ginny prese Harry da parte e lo baciò sulle
labbra, il ragazzo
ricambiò il bacio quando lei si fermò ad un
tratto chiedendogli : “ portami
nella Londra Babbana!”
***
“Quindi
proporremo ad Harry il nostro progetto nel clima più
intimo possibile, è importante che anche i suoi amici siano
presenti, i suoi
amici e la sua ragazza”
Silente
parlava con la solennità che lo aveva sempre
contraddistinto, tutti pendevano dalle sue labbra, tutti ritenevano che
il suo
consenso all’idea di Piton fosse un po’ folle, ma,
nonostante questo, tutti si
fidavano di lui. I signori Weasley aspettavano che arrivasse al punto
come se l’anziano
preside fosse l’oracolo di Delfi, la Pizia che, in poche
parole avrebbe
annunciato loro il loro destino.
“
logicamente la riuscita del piano non dipende solo da
Harry,anzi, possiamo dire che dipenderà davvero in minima
parte da lui, sarà
tutto in mano alla ragazza che sceglierà per affiancarlo, la
ragazza avrà
infatti su di sé tutta la responsabilità per
molto tempo. Stiamo chiedendo a
Potter di darci un altro prescelto, di certo se il ragazzo
avrà un figlio
questo figlio prenderà da lui grandissime qualità
magiche, potrebbe anche
superare suo padre. Tuttavia questo bambino dovrà essere
protetto sin dai
primissimi momenti della sua vita. Dovremmo fare in modo che nessuno
sappia che
è un Potter, qualcuno dovrà occuparsi di lui fino
a quando i genitori non
finiranno la scuola, fino a quando, per lo meno, le cose non si saranno
evolute
nel bene o nel male.”
Molly,
ancora una volta nel giro di poco tempo, scoppiò a
piangere.
“
lo cresceremo noi!” disse nei singhiozzi.
“
oh Molly, non è detto che questa follia si compia! Harry
potrebbe rifiutare! O potremmo non trovare una ragazza disposta a
…”
La
McGrannit cercò di consolare mamma Weasley, ma la donna in
lacrime rispose che conosceva sua figlia e la sua intraprendenza. Piton
intervenne a difendere la sua idea col solito tono sprezzante:
“
dovremmo ragionare su quale possa essere il miglior
miscuglio di sangue!”
“
che discorso da Mangiamorte Piton” Lupin intervenne
indignato.
“
E
se lo vuoi
proprio sapere noi Weasley siamo di sangue purissimo!”
soggiunse Arthur poco
convinto di quel che diceva, ma Piton scosse la testa guardando i suoi
interlocutori dall’alto scuotendo la testa.
“Temo
che nessuno di voi abbia capito!”
Nella
stanza, come era successo alla prima discussione su
quell’argomento, si diffusero le proteste dei membri
dell’Ordine, e, ancora una
volta Silente chiese attenzione e concluse personalmente:
“
Che nessuno di voi aggiunga altro! sarà Harry a scegliere e
sarà Harry a decidere ogni cosa alla fine.”
***
“
Papà non mi aveva mai detto quanto fosse affascinante
“questa”
Londra”
“
Non dovremmo essere qui Ginny”
“
qui siamo solo io e te”
“
I mangiamorte attaccano il mondo babbano, i dissennatori …
“
“
Siamo vicini a Diagon Alley, Harry non ci succederà nulla
…
guarda là”
Ginny
indicò due ragazzi appoggiati ad un muro vicino alla
vetrina di un negozio di abbigliamento, si accarezzavano e si
scambiavano
parole dolci.
“
Qui è questo che possiamo essere, solo Harry e Ginny, niente
prescelto, niente sorellina Weasley, solo Harry e Ginny”
I due
passeggiarono mano nella mano per qualche metro di
normalità. Harry sentiva davvero il bisogno di essere
normale, pensò che Ginny
aveva ragione, per qualche minuto di passeggiata nella Londra babbana
non
sarebbe potuto succedere granchè. Le mise un braccio attorno
al collo e la
baciò, fecero qualche passo così, stretti
l’uno all’altro nel chiasso della
Londra non magica, di quella Londra normale e poco interessante. I
passanti li
evitavano schivandoli nella loro continua corsa a piedi, e, in quei
minuti Harry
si sentì quel bimbo normale che abitava nel sottoscala
diventato ormai grande e
felice, con una ragazza stretta a sé. Un passante non li
schivò, almeno, non
schivò Ginny. Non era un normale passante, era un ragazzo
col volto coperto da
un passamontagna nero, la piccola strega mentre se lo vedeva arrivare
addosso a
tutta velocità pensò che
fosse una
strana creatura magica di cui non era ancora a conoscenza, ma non ebbe
tempo di
elaborare il pensiero che venne spinta a terra, perse i sensi. Il
ragazzo, probabilmente
un ladruncolo che aveva appena scippato la borsetta a una signora,
scappava a
tutta velocità e rovinò per sbaglio addosso a
Ginny facendola cadere a terra e
sbattere, per fortuna non troppo forte, la testa. Il ladro si era
rialzato ed
aveva continuato la sua fuga in mezzo alle urla di alcuni testimoni
della
scena. Harry vide Ginny a terra priva di sensi e sentì un
rimorso salire dai
piedi, tremò, si chinò subito su di lei, e
iniziò a chiamarla dandole qualche
schiaffetto sul volto, non ci mise molto a rivedere il castano chiaro
dei suoi
occhi che si riaprivano affaticati.
“
Che cos’era quella cosa?” appena ebbe a fuoco
l’immagine
del volto di Harry, Ginny gli sorrise e gli parlò.
“
Uno stupido babbano!” rispose lui e la prese in braccio.
Pieno di rimorso e spaventato a morte strinse a sé Ginny e
la riportò in fretta
al Paiolo Magico. Ginny lo guardava sbattendo gli occhi, come una
principessa
indifesa in braccio al suo principe venuto a salvarla.
“
Stai bene?”
Harry
aveva adagiato la sua ragazza, ormai ripresa, su una
sedia ed era andato a prenderle una Burrobirra, gliela porse e lei
sorrise.
“Sto
bene, non è successo niente!”
“
No, no, no Ginny … io ti ho messa in pericolo”
“Quello
non era pericolo Harry, cadere dalla scopa a
Quidditch è sicuramente più pericoloso”
“
Ginny, ti ho vista a terra, priva di sensi! Io non dovevo
permetterlo!”
Ginny
accarezzò il suo ragazzo.
Ron
entrò nell’osteria seguito da Hermione,
raggiunsero
subito Harry e Ginny, seduti poco distante dall’entrata.
“
Allora che avete fatto piccioncini?” chiese Ginny al
fratello che portava un’enorme sacca piena di libri, Harry si
era fatto serio
serio.
“Shopping!”
rispose Hermione sorridendo.
“
Già …” aggiunse Ron poco entusiasta
“e voi?”
“
Niente di che” rispose Harry secco.
“
Forse è meglio che torniamo ai “Tiri
Vispi” adesso”
Harry si
alzò e fece per andarsene.
Ecco il nuovo capitolo,
le cose ancora sembrano non evolversi ma diamo tempo al tempo :D
Un parere? Un consiglio? Anche un bell'insulto va bene :P
Silvia
|
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Capitolo 4 *** scelte ***
SCELTE
Era stato
dolce come non mai in quella giornata, aveva
assistito scherzando amabilmente a tutta la sua scelta dei libri, aveva
poi
portato la sacca piena delle sue scelte ed era stato un tenero
fidanzatino
romantico nella passeggiata per Diagon Alley. Dolce, romantico appunto,
troppo;
era quasi riuscito a farle perdere il controllo. Era nuda accanto a lui
nella
sua stanza, un raggio di sole entrava timido da uno spiraglio della
tenda
imputridita sulla finestrella rotonda nell’angolo in alto
della stanza, le
riscaldava un brandello di pelle scoperta, sì, decisamente
era riuscito a farle
perdere il controllo. Ron russava, ma anche quel rumore molesto le
faceva
tenerezza, mise una mano tra i suoi capelli rossi e
accoccolò contro di lui il
suo corpo infreddolito. Le braccia del ragazzo si erano fatte possenti
ultimamente, con una strinse Hermione a sé, dormicchiando
ancora. Sembrava che
non pensasse allo scambio di stanza deciso la sera prima, a cosa avesse
comportato per lui e a cosa avrebbe potuto comportare tra Harry e
Ginny.
Era circa
l’una di notte quando Hermione e Ginny avevano
bussato quatte quatte alla porta della camera di Harry, la stanza dei
gemelli
che era stata preparata per lui. I tre avevano poi raggiunto Ron che
russava
già della grossa e lo svegliarono a cuscinate silenziose.
Per una sera avevano
deciso di divertirsi un po’, come ragazzi normali, come se il
loro mondo non
fosse minacciato dal peggior mago oscuro di tutti i tempi. Dopo qualche
ora di
risate, di scherzi, di racconti dell’orrore e di storielle di
magia Harry e
Ginny avevano lasciato la stanza di Ron, ma Hermione decise di rimanere
ancora
per un po’, un po’ di tempo che divenne la nottata
intera. La Granger si era
lasciata andare, di nuovo, come con Krum l’estate prima, ma
questa volta tutto
era speciale, questa volta non era stato per voglia ma per amore. Ad un
certo
punto, forse, Harry e Ginny avevano tentato di tornare nella stanza di
Ron,
nella foga di quella notte Hermione aveva sentito la porta cigolare, ma
non
aveva dato peso alla cosa, sapeva che i suoi amici avrebbero capito e
si
sarebbero allontanati senza fiatare, magari, poverini, un po’
sconvolti. Guardò
quello spiraglio luminoso schiarire parte della stanza, voleva
sospirare,
sorridere, piangere di gioia; aveva fatto l’amore con Ron
Weasley, e lui era
stato delicato, dolce, quasi perfetto; aveva fatto l’amore
con Ron Weasley e,
per un momento, il non poter fare nulla per salvare il mondo magico non
contava
più; aveva fatto l’amore con Ron Weasley e quelle
erano state le ore più belle
della sua vita. La porta cigolò di nuovo, Hermione distinse
una sagoma
imponente entrare coprendosi gli occhi.
“Ok
ragazzi, ho già visto abbastanza stanotte” Harry
aveva
sussurrato ma Ron si svegliò di soprassalto, per un momento
sembrò non capire,
poi, realizzò cos’era successo durante la nottata
e il pensiero apprensivo da
fratello maggiore si fece sempre più pressorio …
“
V-v-oi non … cioè…. non quello
che…. Noi…. vero?” il rosso
guardava il miglior amico con gli occhi sbarrati aspettando in visibile
ansia
la sua risposta, ma questa arrivò da Ginny che
entrò di soppiatto nella stanza,
indossava il pigiama, perfettamente intonso, come la sera prima :
“tranquillo
Ron, il tuo amico è fin troppo rispettoso!”
“
meglio così!” disse Ronald tirando un sospiro di
sollievo,
Harry rimaneva con gli occhi coperti, Ginny passò la camicia
da notte ad
Hermione che da sotto le coperte si rivestì. Era la
camicetta in raso lilla,
quella che aveva deciso di mettere senza sapere perché prima
dell’incursione
nelle stanze dei ragazzi, quella che la faceva così bella,
così donna, quella
stessa che era da ore sul pavimento a fianco a lei.
“
Puoi guardare ora Harry” disse Hermione alzandosi dal
letto.
“
Io vorrei che evitassimo tutti di parlare di quel che avete
visto stanotte” Ron pian piano stava carburando, stava
prendendo coscienza di
quel che era accaduto quella notte, un sorriso sornione si espandeva
pian piano
sul suo volto.
Improvvisamente
la signora Weasley aprì la porta, rimanendo un
po’ scioccata nel trovare lì tutti i ragazzi,
scosse la testa, era visibilmente
agitata.
“
già a fare baldoria a quest’ora del mattino voi
quattro …
scendete per colazione, abbiamo ospiti!”
Molly si
richiuse la
porta alle spalle e scese in
cucina.
“
baldoria sì” Harry diede una pacca sulla spalla a
Ron, che
arrossì ulteriormente.
“
Non una parola su questa notte ho detto,non una parola!”
***
Ad
attendere i ragazzi nella solita sala da pranzo della Tana
c’erano almeno una decina di persone, i soliti Remus e Dora,
la McGrannit, il
professor Piton, Hagrid pigiato su una seggiolina per lui minuscola,
Kingsley
Shacklebolt, i signori Weasley stretti l’uno
all’altro, e Silente, col suo
solito mantello porpora e l’espressione sorridente, ma al
contempo molto seria.
Harry ebbe paura, temeva che quella disposizione significasse brutte
notizie, e
dopo i sospetti dei giorni precedenti, ne era quasi certo. Ginny gli
prese la
mano, così fece Ron con Hermione. I volti dei quattro
ragazzi erano mutati
improvvisamente, erano terrorizzati, quelli non erano certo tempi di
simpatiche
riunioni di piacere. Silente percepì il loro disagio,e, come
previsto, fu lui a
prendere la parola.
“Ragazzi,
non è successo nulla, sedetevi!”
Fu sempre
Silente a fare gli onori di casa, con la bacchetta
servì del tè col latte a tutto il convivio
silenzioso, cercando di mantenere un
clima disteso, abbastanza inutilmente. Piton fremeva per sapere cosa ne
sarebbe
stato del suo piano, con l’immagine di Lily fissa nei suoi
pensieri, aveva gli
occhi stralunati, quasi inquietanti. Molly osservava tutti i
commensali,
passando sugli occhi sull’uno, poi sull’altro, poi
sull’altro, sempre sul punto
di piangere, mantenne lo sguardo distante solo da quello di sua figlia,
che,
invece, aveva cercato il suo più volte come a chiedere
spiegazioni di quella
strana situazione.
“
Abbiamo da chiedere ad Harry una cosa difficile, ad Harry ma
anche a voi, per certi versi”
Silente
amava i preamboli, Harry odiava l’attesa da quando
ogni cosa che il preside avrebbe potuto dirgli riguardava direttamente
le sorti
del mondo.
“
Noi dell’Ordine certo odiamo chiedertelo, ma sappiamo che
sei un ragazzo molto maturo per i tuoi sedici anni e che certo pensi a
quello
che comporta essere chi sei. Sai bene quanto sia difficile la
situazione in cui
siamo e quanto sarebbe importante che ci fossero più figure
come te in questo
mondo , più figure che abbiano nelle mani le sorti del
mondo”
“So
che a questo non c’è soluzione però
Professor Silente”
“
mio caro ragazzo, il Professor Piton ha pensato a qualcosa,
che, a lungo termine potrebbe aiutare tutti noi, ma è
qualcosa di doloroso,
doloroso e pericoloso ragazzo, qualcosa che non coinvolge solo te, e
che,
paradossalmente, non è tanto pericoloso per te quanto per
altri, ma di certo doloroso”
Harry non
capiva, la mano di Ginny, che non lo aveva lasciato
un secondo, si stringeva sempre più alla sua, il suo pollice
carezzava il dorso
della mano di lui. Qualunque cosa fosse, non era solo. Tutti si
chiedevano
perché Silente stesse tergiversando in questo modo, non
poteva essere paura, un
mago come lui non poteva aver paura, voleva arrivarci gradualmente, non
voleva
spaventare i ragazzi, ma l’effetto che aveva ottenuto era
stato proprio
l’opposto, Hermione, atterrita e silenziosa tremava.
“
Il professor Piton ha pensato che tu potresti tentare di
avere un erede Harry, così da trasmettergli il tuo
potenziale magico, così che
possa esserci qualcun altro oltre a te in grado di contrastare
Tu-Sai-Chi. Le
capacità magiche, come sai, spesso si rafforzano di
generazione in generazione,
certamente i tuoi figli Harry porteranno la tua eredità,
sono destinati a
grandi cose come lo sei tu, se tu ne avessi uno ora ci sarebbe una
speranza in
più per il nostro mondo un domani, se ce ne dovesse essere
bisogno, anche se
tutti noi speriamo che non finisca così”
“Significherebbe
dare un neonato in pasto a Voldemort!” rispose
subito Harry sconvolto.
“
nessuno saprebbe che il bimbo è tuo, nemmeno
all’interno
dell’Ordine ne abbiamo parlato a tutti… e sarebbe
protetto, protetto perfettamente!”
Lui era
sempre stato il bambino sopravvissuto, ora era un
giovane mago con alle spalle un passato di sofferenza, gli stavano
chiedendo di
riproporre una vita del genere ad un altro bambino, ad un figlio, un
figlio
suo. Rimase in silenzio per minuti e minuti, interminabili per tutti
coloro che
stavano ad aspettare una sua risposta.
“
con chi dovrei avere questo erede?” sbottò ad un
tratto
rompendo il silenzio.
“
questa sarà una tua decisione Harry” Ginny strinse
ancora
la sua mano , Hermione guardò Ron, poi guardò
Harry. Molly scoppiò, ancora,
finalmente per un motivo che tutti potevano comprendere, in lacrime.
“Io
non sono convinto che sia una buona idea!” disse Harry
scosso.
Piton
esplose, nessuno sembrava davvero capire quanto fosse
importante che ci fosse un altro Potter su cui contare, lui, Piton,
sapeva chi
era Voldemort, sapeva COSA era Voldemort.
“
Potter, cerca di capire, tuo figlio potrebbe sostituirti se
tu non ce la facessi, certo, ci vorrebbero degli anni, ma se puoi dar
vita a un
mago che potrebbe essere più grande, se hai questa
possibilità non vedo perché
tu non debba sfruttarla!”
Remus
battè un pugno sul tavolo!
“
Nessuno pensa che Harry non ce la farà!” gridò.
Harry
aveva capito, sapeva che quella del suo fallimento,
comunque era una possibilità, rispose a Lupin che lo sapeva,
poi si rivolse di
nuovo a quello che fino all’anno precedente era stato il suo
odiato insegnante
di pozioni.
“
Professor Piton, forse è lei che non capisce, stiamo
parlando di mettere al mondo una persona, una persona che
rischierà la vita
ogni giorno! Io so cosa significa!”
“
Lo sappiamo tutti noi Potter!”
Harry si
rese conto che Piton con quella risposta sgarbata
aveva però colto nel segno, tutti in quella stanza sapevano
cosa significasse
rischiare la vita ogni giorno, quello che gli stavano chiedendo era di
fornirgli una speranza maggiore, di dargli un’altra
opportunità oltre a lui
stesso, un’opportunità che potesse crescere nel
tempo. Tutti rischiavano tutto
finchè Voldemort era vivo, lui più di ogni altro,
certo, lui non avrebbe potuto
restare nascosto per sempre, eppure…
Forse
avere questo bambino poteva essere un modo per tutelare
gli altri, per permettere loro di avere un futuro, ma anche il bambino
aveva
diritto ad avere un futuro. Era una decisione davvero non facile, la
scelta più
difficile che gli fosse toccata fino a quel momento, e poi Ginny, non
poteva
farle correre altri rischi, diventare la madre di suo figlio era un
rischio
enorme, e poi, poi era solo una ragazzina. Lo era anche lui, certo,
però doveva
fare l’adulto, sempre e comunque.
“
Puoi pensarci Harry, ma devi decidere presto”
Silente,
vedendo che il giovane si era
di nuovo ammutolito
decise di rassicurarlo, ma forse,ancora una volta quella sera,
sbagliò. Harry
diede infatti una risposta di impulso, senza quasi rendersene conto,
una
risposta che andava contro a quello che aveva pensato, una risposta
sulla quale
avrebbe dovuto molto ponderare oltre.
“Voglio che
ognuno di noi abbia almeno un motivo per
continuare a sperare sempre!Cercherò di avere un
erede”
Ecco
il nuovo capitolo, lo so ci ho messo tanto ad aggiornare ma sono stata
un po' presa, innanzitutto buon 2011 a tutti. Del resto che dirvi?
Questo capitolo non mi soddisfa pienamente ma finalmente Harry ha
scoperto tutto. Devo dire però che sono un po' in dubbio per
questa long fic, ho perfettamente in mente come continuarla ma visto
che il mio tempo scarseggia non sono sicura di andare effettivamente
avanti.... cosa mi dite?
|
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Capitolo 5 *** Come un bambino spaventato ***
COME
UN BIMBO SPAVENTATO
Harry
aveva deciso di stare un po’ da solo per pensare bene a
quello che avrebbe deciso, era uscito in giardino e faceva avanti e
indietro
nei campi, vedendo comunque di non allontanarsi troppo per non
preoccupare
ulteriormente i signori Weasley, specialmente Molly, che, come poteva
finalmente capire, era tutta un fremito.
Ginny si era spostata in
cucina dove la madre si era messa a fare dolci,
insieme a Ron ed Hermione, che, ancora, non era riuscita dire nulla.
“Io
me la sento” disse all’improvviso Ginny, facendo
sussultare Molly che con la bacchetta rompeva le uova in una grossa
terrina
bordeaux.
“
Non credo che tu ti renda conto” rispose invece Ron,
razionale come non mai.
“
Mi rendo
benissimo
conto invece, un tempo le streghe diventavano mamme molto preso, alla
mia età
lo erano già di certo”
“
sì, quando i babbani le bruciavano vive!”
“
Ron, tutti i membri dell’Ordine sanno che si tratta di un
grosso sacrificio ma l’hanno chiesto ad Harry comunque, vuol
dire che si fidano
di me, sanno che posso farcela …”
“
L’hanno chiesto ad Harry, non a te! E… tu faresti
bene ad
aspettare prima di comprare le tutine!”
Hermione
rimaneva ancora in silenzio,come non sentisse la
discussione attorno a lei, fissava la finestra e la sagoma lontana di
Harry che
camminava come in preda ad un attacco isterico nel giardino incolto.
Piton si
era trattenuto con Arthur per dargli alcuni consigli su come trattare
certe
magie oscure che avevano fatto i mangiamorte sui babbani, mentre tutti
gli
altri membri dell’Ordine presenti quella mattina se
n’erano andati ormai da un
pezzo. Dopo aver stretto la mano di Arthur ed essersi risistemato il
mantello
nero sulle spalle, Severus uscì. Solcando il vialetto stava
per
smaterializzarsi quando vide Harry poco lontano che aveva fermato il
suo
peregrinare e si teneva la testa tra le mani. Non aveva voglia di
andare a
parlare con lui, non gli andava di rinfrancarlo, non gli andava di
guardare gli
occhi di Lily attaccati all’espressione di James, eppure gli
si avvicinò.
“
Decisione difficile Potter”
“
Io voglio farlo, io devo farlo, l’ho promesso a tutti voi,
non sono io il problema”
“Per
l’appunto “
Piton
guardava il ragazzo di sbieco, non si lasciò nemmeno
per un secondo sfuggire un po’ di dolcezza nella voce.
“
Vedi ragazzo, io ritengo che tu debba ragionare per far sì
che questa cosa dia i migliori risultati possibili, sai, il miscuglio
di sangue
magico e sangue babbano”
“
Professore, non le permetto di dire qualcosa contro i
sangue misto davanti a me!”
Piton
scosse la testa ridendo malignamente.
“
Siete tutti uguali voi, vi aspettate le stesse cose, mentre
siete i primi ad essere così prevedibili … io
parlavo proprio dell’opposto di
quello che pensi tu piccolo sciocco, il miscuglio tra sangue magico e
sangue
babbano ha sempre dato ottimi risultati per quanto io abbia osservato,
tu
stesso sei figlio di una sangue misto…i migliori maghi del
mondo hanno spesso
in famiglia sangue babbano, che i mangiamorte lo vogliano ammettere o
no, i
mezzosangue sono più utili di quanto si pensi! Forse tu per
questo bambino
dovresti pensare ad una mezzosangue”
“
non penserò a chi darà alla luce mio figlio come
si pensa
ad una cavalla da monta professore! Odio solo sentire la parola
mezzosangue!
Voi maghi di grandi famiglie pensate di conoscere tutto voi, di sapere
tutto
voi! E invece…”
“E
INVECE POTTER!” gridò Piton irritandosi
più che mai “Invece
forse sei proprio tu che non sai niente! Tu che credi di sapere e muovi
accuse
senza basi, lo fai da quando eri uno stupido undicenne, proprio come
tuo padre
… prova ad informarti prima di parlare!”
tirò fuori la bacchetta e la puntò sul
ragazzo “Sai che non ti farò nulla!Non posso farti
nulla! Ma NON pensare di
potermi parlare così anche a scuola Potter”
Detto
questo si smaterializzò in un sonoro pop.
Ad Harry
venne subito in mente a chi si riferiva Piton:
Hermione, lui non ci aveva pensato minimamente, per lo meno, non nei
termini in
cui ne aveva parlato l’ex professore di Pozioni. Lei,
effettivamente, era più
grande di Ginny, era più preparata a superare pericoli,
anche se solo l’idea
lontana di avere un bambino con la sua migliore amica lo
destabilizzava. Per un
secondo l’immagine di Ginny a terra priva di sensi
tornò alla mente del bambino
sopravvissuto, e l’agitazione ricominciò a montare
dentro di lui. Amava anche
Hermione, dell’amore di un fratello, di un amico, se voleva
preservare la sua
ragazza avrebbe dovuto sacrificare lei,lei che di certo in
quell’anno avrebbe
preferito studiare, migliorarsi, diventare una strega coi fiocchi.
Però non
poteva permettersi di ledere Ginny, non poteva sopportare neppure che
le fosse
torto un capello senza fremere in ogni fibra del corpo, e poi i signori
Weasley, lo avevano accolto in casa per anni, erano stati la cosa
più vicina ad
una famiglia vera che avesse mai avuto, non poteva fargli questo. Forse
aveva
sbagliato ad accettare quella proposta assolutamente assurda, non si
rendevano
conto che non era a lui che avrebbero dovuto chiedere? La
responsabilità stava
solo minimamente in lui. Ginny gli aveva fatto capire che era dalla sua
parte,
qualunque sarebbe stata la sua decisione, gli aveva fatto capire che
era
disposta a farlo, per lui; gli aveva dimostrato di non rendersi affatto
conto
di cosa significasse. Iniziò a dare pugni al vuoto attorno a
sé. Era
arrabbiato, furioso, era stato caricato di una decisione troppo
difficile
troppo pesante per lui, specialmente in quel momento, in quel momento
in cui la
lotta vera contro Voldemort sarebbe stata la cosa più
importante a cui pensare.
Chi altro avrebbe potuto considerare? Luna forse? No, non poteva
rischiare che
suo figlio fosse un piccolo e folle cercatore di Nargilli. No, non
c’era
un’altra a cui avrebbe potuto fare una tale richiesta,
ripensò un secondo a
Cho, ma scosse subito la testa e sorrise amaro, come poteva chiedere a
lei una
cosa del genere, dopo che si era dimostrata la ragazza che era. No, non
aveva
una scelta molto ampia, le sue opzioni erano solo due, e non sapeva
capacitarsi
di quale sarebbe stata la
peggior
scelta. Ginny dalla cucina continuava ad osservarlo, il profumo di
biscotti in
forno stava inebriando tutta la Tana, la piccola rossa sorrideva, quasi
come se
quello che sarebbe potuto succedere la rendesse addirittura felice.
Vide che il
ragazzo tirava pugni all’aria, scherzò sulla cosa.
“Mi
sa che ci siamo persi Harry ”
Molly si
girò per vedere che succedeva,
“
Non c’è niente da ridere!” sentenziò
brusca.
“
no, appunto!” aggiunse Hermione rompendo il silenzio
glaciale che aveva portato avanti dalla fine della riunione in poi.
Portò una mano tra i capelli castani,
chiuse gli occhi per un secondo e sospirò.
“scusate”
disse quasi sussurrando, si alzò, uscì dalla
cucina, salì le scale in fretta e si chiuse alle spalle la
porta della stanza
di Ginny.
***
“
Se solo voi foste ancora qui con me, voi sapreste cosa
fare,ne sono certo”
Harry era
chiuso nella stanza dei gemelli, la sua nuova
stanza alla Tana, teneva in
mano una
vecchia foto dei suoi da ragazzini, un’immagine che gli aveva
regalato Sirius,
prima di morire. Guardava i suoi genitori che si abbracciavano
scherzosi e
stringeva quella foto magica con tanta intensità come se
potessero da quel
minuscolo sprazzo della loro vita, dargli un consiglio.
Ginny
bussò alla porta delicatamente, Harry non rispose, dopo
poco la porta si aprì cigolando come facevano tutte le porte
della Tana, la
rossa entrò delicatamente, sussurrò al suo
ragazzo.
“
scusami, lo so che volevi stare solo, ma io sentivo il
bisogno di entrare”.
La
ragazza si avvicinò ad Harry, si sedette sul letto al suo
fianco, rispettando il silenzio che lui continuava a rivolgerle.
Guardò anche
lei James e Lily, giovani, felici, innamorati, non erano poi
così diversi da
lei ed Harry. Anche dietro al loro amore si celava l’ombra
della guerra,
eppure, i loro sorrisi descrivevano sentimenti ben diversi dalla paura.
Erano
morti però, se n’erano andati, insieme, Lily e
James erano sepolti insieme,
Harry non aveva mai smesso di soffrirne, e forse anche loro da
chissà quale
luogo, soffrivano a loro volta la sofferenza del loro figlio. Ginny non
poteva
capire che cosa volesse dire non avere l’affetto di una
famiglia. Forse avere
un bambino con Harry sarebbe stato meno tragico di quello che tutti
pensavano,
forse quella famiglia difficile e sgangherata che stavano per formare
avrebbe
potuto ridare al ragazzo un po’ di calore, lei avrebbe potuto
dargli il suo
calore. Ginny continuava a guardare i suoi defunti
“suoceri” come se anche lei
volesse chiedere loro qualcosa, come se desiderasse la loro
benedizione.
“Non
posso” disse Harry poggiando la testa sulla spalla di
Ginny.
“Possiamo
invece” rispose lei accarezzandolo.
“Sono
molto preoccupato, sai che cosa ci hanno chiesto vero?”
“certo
Harry”
“
ci hanno chiesto di riprodurci come animali!”
Ginny
affondò lenta la sua mano nel maglione di lui,
carezzandogli la pelle nuda e fredda sotto di esso.
“
e riproduciamoci Harry”
Harry si
alzò, con la mano fermò Ginny, la guardava serio,
scuro. Non c’era niente di cui ridere, niente di cui
scherzare.
“
Ci hanno chiesto di avere un figlio che sarà cresciuto per
anni da altri,da chissà chi … un figlio che non
potremmo nemmeno riconoscere
come nostro, un figlio,Ginny, per cui saremmo in pensiero ogni momento,
ogni
giorno, ogni ora fino a quando tutto questo non sarà
finito”
“
Se ci è stato chiesto di farlo è
perché pensano che
possiamo farlo, capisci anche tu quant’è
importante Harry”
“
Non vorrei mai che tu soffrissi Ginny,non vorrei mai che tu
affrontassi qualcosa che è più grande di te, hai
quindici anni e dovresti
vivere la tua età!”
“
Pensi che potrei farlo? Pensi che potrei fare la ragazza
normale con quello che sta succedendo? Non vivremmo normalmente
comunque”
Harry
scoppiò a piangere, la sua forza si era sgretolata solo
davanti ai suoi morti, solo davanti alle perdite, ma, la consapevolezza
che
quella frase della sua Ginny aveva trascinato con sé era
riuscito ad avere su
di lui lo stesso effetto. La ragazza gli baciava la fronte, anche lei
pianse
silenziosa stretta a lui.
Lo
abbracciava animata da un sentimento tanto forte che certo
avrebbe potuto destabilizzare una ragazza tanto giovane, ma lei si fece
forza e
continuò a stargli vicino, col cuore, col corpo, con tutta
se stessa.
Harry
smise di pensare, stretto a quella pelle liscia e calda
perse ogni controllo, iniziò a baciare Ginny sul collo e
riportò la mano di lei
sotto il suo maglione incoraggiandola a sfilarlo, allo stesso modo fece
lui con
la sua camicetta rosa, la sbottonò pian piano e
delicatamente la lasciò cadere
a terra.
La Tana
in poche ore aveva visto consumarsi due rapporti
d’amore, forse sbagliati, forse dettati da una passione
giovanile troppo
impetuosa, ma comunque vissuti.
Harry
aveva ripreso il controllo di se stesso dopo quei
minuti interminabilmente stupendi, si sentiva in colpa, si sentiva male
per aver
fatto esattamente quello che si era imposto di evitare. Già
la sera precedente
stava per accadere, ma lui non se l’era sentita, avrebbe
voluto farlo da
giorni, da mesi ormai, lo aveva desiderato già da quando
aveva letto le lettere
di lei. L’aveva desiderata sempre, eppure sentiva con ogni
fibra del suo corpo
di aver fatto un errore enorme. E se fosse già rimasta
incinta? il pensiero lo
fece rabbrividire di nuovo. Ginny rimaneva lì sdraiata a
fianco a lui, in
silenzio, lo guardava languida e soddisfatta, cosa che in
realtà lo infastidiva
molto. Si rivestì in fretta e uscì da quella
stanza lasciando la ragazza lì da
sola. Si era seduto sul divano del piccolo salotto, ormai privo della
folla di
quella mattina. Hermione entrò nella stanza e senza parlare
guardò il suo
migliore amico, si sedette accanto a lui.
<<
E’ tutto così ingiusto!>>
gli sussurrò accarezzandolo, Harry la strinse
a sé in un abbraccio caloroso, come un bimbo spaventato che
corre dalla sua
mamma.
Ho
deciso di non
deludere la mia unica commentatrice e non abbandonare questa fic, anche
se dovrai avere la pazienza di aspettare gli aggiornamenti, alla fine
è grazie a questa idea che sono tornata su EFP!!
Cosa mi dite del nuovo capitolo? Nel prossimo si annunciano
novità............... Grazie a tutti della lettura, e , cari
silenziosi, non siate timidi! Ditemi qualcosa su questa fic! Grazie
Baby Riddle per la fedeltà :D un bacio a tutti. Silvia
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Capitolo 6 *** Avviso ***
AVVISO:
No,
tranquilli, non ho intenzione di interrompere questa long-fic anche
perchè ho già un mio preciso piano narrativo,
solo sono bloccata su un capitolo un po' ostico anche se solo di
transizione,volevo proprio avvisarvi di questo, per i prossimi
aggiornamenti chiedo un po' di pazienza , devo superare l'ostacolo del
nuovo capitolo, però non ho rinunciato alla storia, volevo
solo farvelo sapere, specialmente alla mia fedele BabyRiddle :D Per
marzo spero di soddisfare la vostra curiosità! Grazie!
E....scusatemi tanto!
Silvia
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Capitolo 7 *** Dobbiamo essere noi ***
DOBBIAMO ESSERE NOI
“Forse
dovrei essere io a farlo”
Hermione ci aveva pensato più di una volta, ma
non aveva mai
avuto il coraggio
di dirlo ad Harry, forse non aveva avuto il coraggio di farlo sapere a
Ginny,
senza il forse. Harry era il suo migliore amico, avrebbe fatto tutto
per lui, avrebbe
fatto di tutto per il mondo magico, di certo non sarebbe stato
difficile parlargliene
se lui fosse stato ancora solo, single,e se anche lei fosse stata
ancora sola.
Ron e Ginny, pieni di difetti, certo, come tutti, ma meravigliosi,
amati.
Perché farli soffrire? Anche loro due avrebbero sofferto
d’altra parte,lei ed
Harry, quella soluzione faceva soffrire tutti, e poi, un figlio con il
suo
migliore amico, assurdo! Hermione
si immaginava
mamma solo tra le braccia del suo Ron.
Invece
era stato lui a dirglielo,
lui a farsi scappare la richiesta tanto inaspettata, mentre lei lo
stringeva a
sè e lo accarezzava come un bimbo, forse, cinto dalle sue
braccia in quel modo,
aveva sentito il calore materno della ragazza, o,forse, dopo una
giornata tanto
intensa, non riusciva più a ragionare con
lucidità, forse, forse …
eppure lo propose, lo propose e rimase
convinto di quel che diceva anche dopo averlo detto, dopo averci
ragionato, lo
propose e aspettò in ansia che lei accettasse; ed Hermione
accettò.
“Lo
farò Harry” gli disse sempre
sussurrando.
“
sei sempre la migliore amica
che io possa avere!” rispose lui e le baciò la
fronte.
Sarebbe
stata Hermione a dargli
un figlio, Hermione era il minore dei mali, confidava ciecamente in
lei, sapeva
che sarebbe riuscita in tutto nonostante le difficoltà,
nonostante il pericolo,
sapeva che sarebbe riuscita a dominare le emozioni, com’era
sempre riuscita a
tenere per sé i sentimenti che provava per Ron.
Credeva
in lei, per quanto strano
fosse, si sentiva quasi sollevato per quella decisione.
Dirlo
a Ginny sarebbe stato
devastante, Harry lo immaginava, si sarebbe sentita tradita, umiliata,
magari
lo avrebbe perfino lasciato, ma doveva correre questo rischio per lei,
doveva
preservare il bocciolo prezioso che gli era capitato tra le mani sotto
la
pioggia scrosciante, anche se questo significava affidarlo a qualcun
altro.
Hermione
era scappata via subito
dopo il bacio sulla fronte, scappando come scottata dalla situazione,
come
scottata dalle sue stesse parole, tremante, per rifugiarsi nel calore
delle
braccia di Ron,provando a rintanarsi in lui, almeno fino a quando
ancora poteva
averlo per sé. Prima che tutto accadesse.
***
“Potremmo
lasciare che sia
qualcuno dell’Ordine a dirlo loro, in fin dei conti si
farà quello che Piton
sperava, potremmo mascherare la decisione con le motivazioni di sangue,
una
piccola bugia, per farli soffrire meno, per farli sospettare meno,
perché
possano capire che non c’è null’altro
che amicizia dietro questa decisione,
nient’altro che quello che c’è sempre
stato, fino ad oggi. “
Harry
era stato taciturno e cupo
per giorni, né lui, né Hermione avevano avuto il
coraggio di parlarne più, né
tra loro, né, tantomeno, coi loro compagni. Dal canto loro
Ginny e Ron non
avevano più toccato l’argomento con la paura di
infierire su un Harry già
abbastanza turbato.
Hermione
era particolarmente
irrequieta, sbottava per un nonnulla, cercava di non restare mai
inattiva,
aiutava Molly in cucina, faceva i letti, cercava di pulire gli angoli
trascurati della Tana, faceva cose che mai si sarebbe sognata in altre
condizioni. Faceva la donna di casa, la sentiva quasi come una
preparazione,
anche se certo non si sarebbe ritrovata presto a fare pappe e pulire
pavimenti.
Harry
aveva mandato un gufo
riservato a Silente, gli aveva comunicato la decisione ormai da giorni,
ma
nessuno sembrava dare cenni di risposta. Alla Tana, da un po’
di tempo, non si
vedeva nessun membro dell’Ordine e Molly ed Arthur erano
troppo mortificati per
parlare ai ragazzi con naturalità. Il clima
in quella casa si faceva sempre più teso. Le
parole non pronunciate e
tenute chiuse tra le pareti di cervelli confusi contribuivano ad
alimentare
sentimenti già esaltati dalla paura.
La
quiete prima della tempesta?
Solo la lontana ipotesi di poter perdere Ginny mandava Harry ai matti,
non
poteva e non voleva, però doveva rendersi conto che
così la stava di certo
deludendo.
-
Meglio delusa che in pericolo-
C’era
qualcosa di incomprensibile
nella scelta di Harry, qualcosa di irrazionale sotto quella parete di
motivazioni sensate che poteva addurle.
Vigliaccheria
non volergliene
parlare direttamente, ma lui era un Grifondoro, entrambi erano
Grifondoro dov’era
la loro lealtà?
“Dobbiamo
essere noi”
Era
mattina presto, Ron era già
in cucina per la colazione ed Hermione e Ginny si erano nuovamente
attardate
nella preparazione. La rossa era entrata in bagno lanciando la solita
occhiatina languida verso il suo ragazzo mentre Hermione ne usciva con lo sguardo fisso a
terra. Ginny chiuse la
porta, per un attimo Harry ed Hermione si trovarono di nuovo soli nel
corridoio
dalle assi scricchiolanti, Harry le sussurò due volte :
“dobbiamo essere noi,
dobbiamo parlargliene noi!”
Hermione
si limitò ad annuire,
seria, silenziosa, quasi in lacrime, scese le scale.
***
L’assenza
dei gemelli in quella
casa si sentiva particolarmente nel silenzio che aleggiava in mezzo
alle pareti
scure, la tensione si poteva cogliere come fosse un banco di nebbia
intrappolato
tra quei quattro muri, se non ci fossero stati l’uno per
l’altra, forse, i
quattro amici, avrebbero ceduto già da tempo, ma il
sentimento giovane che li
legava aveva permesso loro di farsi forza, di superare la paura. La
vigilia del
tempo della maturità spaventa sempre, spaventano le
responsabilità, spaventa la
mancanza di una guida, la vita spaventa, a volte più della
morte stessa. Harry,
Ron, Hermione e Ginny erano uno davanti all’altro, sedicenni
spaventati in un
mondo al tracollo. Avevano smesso di incontrarsi la sera, ormai
mancavano pochi
giorni all’inizio della scuola, passavano la notte a fingere
di dormire per non
parlare coi compagni di stanza, col macigno di un segreto sullo
stomaco, o col
timore di toccare nervi scoperti, di squilibrare qualcosa di
già fragile. Dovevano
farlo, dovevano essere sinceri,
dovevano trovare quel coraggio, prima di salire su quel treno.
Perché nessuno
dell’ordine aveva reagito alla notizia, perché
neppure una lettera? Forse avevano
cambiato idea? Forse quella follia non si sarebbe compiuta, forse
…
***
Il
baule di Harry era appoggiato
aperto sul suo letto, ogni volta che si ritrovava a rimestare nel suo
contenuto
per l’inizio di un nuovo anno i suoi pensieri vagavano oltre
il treno, oltre la
scuola, ad immaginare il suo destino; si era ripetuto tante volte di
dover
vivere ogni giorno senza pensare al futuro, lo aveva fatto pensando a
Sirius e
alla sua nuova vita con lui, e lui se n’era andato, aveva
iniziato a farlo con
Ginny e forse presto sarebbe finita. Magari prima o poi lui ed Hermione
sarebbero finiti insieme, forse era questo che tutti si aspettavano,
forse era
questo lo aveva spinto a scegliere lei, scosse la testa, non lo credeva
possibile.
“Non
pensare troppo” gli disse
Ron, intuendo il suo stato d’animo e lanciandogli un cuscino.
L’amico
sorrideva, poco convinto ma sorrideva; quanto gli voleva bene Harry,
non glielo
aveva mai detto, tra ragazzi queste cose non si dicono, vedendolo
così, con
quegli occhi, sapendo cosa stava per fargli,sentì una
stretta allo stomaco,
però sorrise anche lui, di rimando :
“
Questo non lo porti?”
Harry
prese uno dei famosi
maglioni di natale di Molly che da mesi se ne stava penzolante sulla
testata
del letto di Ron,e dopo averlo appallottolato, glielo
rilanciò.
“Potter!
Lancio indebito di
maglioni! Cinque punti in meno a Grifondoro!!”
Ron
si era esibito in una pessima
imitazione della McGrannith.
“
Ah sì?”
Rispose
Harry, raccogliendo il
cuscino da terra, si gettò contro Ron, ridendo, iniziò a colpirlo.
Attirata
dal rumore delle risate
Hermione aveva deciso di andare a rimproverare i suoi due amici, quello
non era
il momento di scherzare, non era il momento di ridere, non sapeva
nemmeno più
se ci sarebbe stato ancora un momento per scherzare e per ridere.
Aprì la porta
e vi infilò dentro la testa, stava per parlare, ma non ci
riuscì, il suo Ron ed
Harry ridevano di gusto, insieme,giocavano e non come due ragazzini
sciocchi ma
come ragazzi con il bisogno di non essere adulti per un po’;
comunque il suo
rimprovero non avrebbe nemmeno fatto in tempo ad essere proferito, come
si
accorsero di lei le scagliarono contro un cuscino, che Hermione
schivò facendosi
scudo con la porta. Anche lei riuscì di nuovo a ridere
quella mattina, Ron le
corse subito incontro, la prese in braccio e la trascinò
verso Harry, che nel
frattempo si era armato di nuovo del cuscino,una volta a tiro,
iniziò a colpire
anche lei. Ginny li raggiunse curiosa di lì a poco, per
finire anche lei in
quella infantile ma salutare lotta di cuscini, tra piume che volavano e
risate
sincere i suoi occhi incontrarono quelli di Harry, che non riuscendo a
trattenersi,
baciò la sua ragazza con dolcezza, dilaniato dai sensi di
colpa, mentre con le
braccia attorno alla sua vita la proteggeva dalle cuscinate della sua
migliore
amica.
La
voce di Molly mise fine a
quella favola :
“Harry
… c’è qualcuno per te! Scendete
tutti, così la smettete di
fare la
confusione che avete fatto fino ad adesso! Merlino! Che sconsiderati!
Domani tornate
a scuola!!”
“
Oh Molly, sono ragazzi”
Era
la voce flebile di Ninfadora.
“
Ciao Harry” disse al ragazzo
non appena lo intravide dalle scale, lesse subito
l’espressione di disappunto
nei suoi occhi :
“Lo
so, speravi ci fosse Silente!”
“
Io volevo una risposta!”
“
e l’avrai! Da me …”
“
Tonks io non …”
“
capisco Harry, capisco!”
Ginny
corse fuori dalla stanza,
arrivando vicino ad Harry e prendendogli la mano :
“
quale risposta?”
Chiese
spaventata, passando lo
sguardo da Harry a Ninfadora, a sua madre, a Hermione.
“
c’è qualcosa di cui dovrete
discutere, ma prima io devo parlare con Harry”
Tonks
era imbarazzata, temeva che
i ragazzi non avessero ancora parlato tra loro, del resto,doveva essere
lì, doveva
parlare, l’indomani sarebbe partito l’Hogwarts
Express e a scuola quell’anno
tutto sarebbe successo.
E' passato un po' di tempo
eh? Però alla fine mi sono decisa a tornare su EFP e a
continuare questa long, nonostante i mesi che ci ho messo questo
capitolo non mi soddisfa granchè, però mi ha dato
l'imput per continuare, l'importante è questo!
Grazie della lettura :D
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