I Hope that sun will always shine

di Silviettinax91
(/viewuser.php?uid=117784)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Riunione alla Tana ***
Capitolo 2: *** Nuovi ma vecchi amori ***
Capitolo 3: *** I rischi, il piano ***
Capitolo 4: *** scelte ***
Capitolo 5: *** Come un bambino spaventato ***
Capitolo 6: *** Avviso ***
Capitolo 7: *** Dobbiamo essere noi ***



Capitolo 1
*** Riunione alla Tana ***


RIUNIONE ALLA TANA

 

Calmi, signori, restiamo calmi … per favore! Capisco che la questione possa non esservi gradita, ma vi prego, interveniamo con un po’ di ordine!”
Albus Silente seduto solennemente su una sedia in paglia a capotavola sovrastava la sala da pranzo di casa Weasley, non c’era la solita cena sulla tavola, solo alcune bacchette sudate e pezzetti di pane mangiucchiati. L’Ordine della Fenice aveva trasferito alla Tana il suo quartier generale e quella era la prima riunione che si svolgeva là, era stata indetta in piena notte, per non destare sospetti, o, come pensavano i più, per dare il giusto clima a qualche sinistra proposta di  Piton. Non si sbagliavano del tutto.
Il mago canuto portava negli occhi i segni di una comprensibile stanchezza, Voldemort era tornato, e lui, Albus Silente, sentiva di non avere più nelle ossa quel vigore che lo aveva sostenuto durante la prima guerra magica, questa volta aveva paura,una sensazione che non ricordava di aver mai provato tanto vividamente, una sensazione che comunque doveva celare, non poteva e non doveva permettere che qualcuno cogliesse il suo timore, lui era la forza,lui era la roccia di coloro che rifiutavano l’oscuro, lui era la guida, lui non poteva e non doveva avere paura, mai, o per tutto il mondo magico sarebbe stata la fine.
Piton era arrivato da lui in una nottata piovosa, aveva usato la metro polvere ed era apparso nel suo ufficio ad Hogwarts come se gli avesse dato appuntamento proprio lì a quell’ora.
“Preside, penso sia necessario che lei mi ascolti…”
Quell’idea non lo convinceva ancora del tutto, tuttavia aveva deciso di provare a discuterne con l’Ordine, aveva dovuto considerarla anche se non gli piaceva, si sarebbe potuto rivelare, forse,  l’unica fonte di speranza,quasi necessaria, visti i risvolti che stava ormai prendendo il lento e terribile ritorno alla vita del Signore Oscuro.
Nella stanza di casa Weasley si diffuse in breve un inusuale silenzio. Molly lanciò  uno sguardo d’odio verso Severus prima di intervenire con veemenza:
“è una follia Harry è solo un ragazzino!”
Il professore si sentì in dovere di risponderle, terribilmente seccato per la leggerezza con cui la mamma Weasley aveva ragionato su quell’insano parto della sua mente.
“ Questo ragazzino porta comunque sulle spalle grandi responsabilità! Se per qualsiasi ragione dovesse succedergli qualcosa, qualunque cosa, tutto il nostro mondo sarebbe spacciato, voi non sapete … “
“ Siamo alle strette cara Molly, purtroppo non abbiamo certezze e non possiamo lasciare nulla di intentato”
Silente rientrò nel discorso di nuovo, si sentì in dovere di farlo,così di nuovo nella sala calò il gelo.
Remus scuoteva il capo, stringendo forte a sé la mano di Tonks, come per volerne assorbire il calore.
“Non sarebbe affatto semplice e assolutamente molto pericoloso, troppo! Se i mangiamorte sapessero … gli obiettivi da eliminare sarebbero due”
Molly continuava a non darsi pace, agitando il corpo paffuto e tenendosi la testa tra le mani; come potevano gettare su Harry anche questo peso? Chi altro avrebbero coinvolto? Sicuramente qualcuno a lei molto vicino e questo non poteva accettarlo!
Arthur le mise la mano destra sulla spalla, sapeva cosa sconvolgeva sua moglie, e, quel pensiero faceva trasalire nel profondo anche lui, però, la  pazzia di Piton poteva davvero costituire l’ultima spiaggia in un momento disperato nella lotta a Voldemort ,il pensiero dominante doveva essere questo.
“Molly cara, dobbiamo pensare al bene comune prima di pensare al nostro”
Disse alla moglie dolcemente.
La donna scoppiò in lacrime.
Tutti i presenti si guardavano negli occhi, perplessi, preoccupati, straniti.
“Se Harry sarà d’accordo dunque faremo in modo che accada?”
Piton sgranò gli occhi. Lily non avrebbe di certo permesso che suo figlio fosse coinvolto in un piano del genere , ma lei era morta, e forse, proprio grazie a quel folle parto della sua mente, altre donne come la sua bella Evans si sarebbero salvate e altri uomini come lui avrebbero potuto amare un corpo vivo, avrebbero potuto avere la loro amata accanto, vedendone gli occhi senza immaginarli, sentendone il profumo senza doverlo ricordare.
Arthur annuì, accarezzava ancora Molly sulla schiena, la donna alzò la testa e tremando fece anch’ella un cenno di assenso. Tonks stringeva di rimando la mano del suo uomo con dolcezza ferma, appoggiò la testa sulla sua spalla, Remus alzò gli occhi al cielo prima di pronunciare il suo sì poco convinto.
Silente parlò ai membri dell’Ordine della Fenice con lo stesso cipiglio solenne che impiegava in piedi sul suo pulpito nella Sala Grande di Hogwarts, ai volti sconcertati che lo fissavano, forse per la prima volta davvero consapevoli di quanto fosse grave ciò che stavano vivendo.
“ Se e solo se Harry sarà disposto ad accettare ciò che gli chiederemo, lui avrà il diritto di scegliere la ragazza con la quale vorrà dare alla luce il suo erede, ovviamente sotto nostri consigli, ma la decisione spetterà a lui. Tutto dovrà essere tenuto in gran segreto, la nascita del bambino e la sua identità soprattutto. Ciascuno di noi si dovrà impegnare nella protezione del bambino esattamente quanto lo facciamo nella protezione di Harry, con la speranza che il suo intervento non sia necessario. Mai. E, ricordiamo, il ragazzo ha solo sedici anni, gli stiamo chiedendo molto, ma un suo erede potrebbe costituire per tutti noi la salvezza anche se qualcosa andasse storto”
Il corpo del Preside fu scosso da un brivido a queste parole. Nessuno, però, se ne accorse.
Molly non aveva ancora smesso di piangere.

“ È solo un bambino! E noi gli chiediamo di avere un bambino, un bambino che rischierà la vita sin dal suo primo vagito”

Questa long fiction l'ho iniziata un po' di tempo fa, poi arrivata al sesto capitolo( essendo in difficoltà col settimo) mi sono resa conto di quanto fosse necessaria una bella revisione! Questo è il primo capitolo, diciamo un po' il prologo, riveduto e corretto. Se leggete per la prima volta sappiate che ci tengo tanto ad avere un parere, anche se negativo, se qualcuno di voi aveva,per caso, letto pirma e ha riletto ora magari mi dica se i cambiamenti hanno migliorato il capitolo. 

Grazie a tutti della lettura.

Silvia

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Nuovi ma vecchi amori ***


NUOVI MA VECCHI AMORI

Il cielo sopra la Tana era la perfetta illustrazione di una storia romantica, spoglio dalle nuvole come in ogni classica serata di fine estate e pieno di stelle che illuminavano, supportate da piccole lanterne sospese a mezz’aria, il giardino di casa Weasley. Ginny guardava quelle stelle come se in esse potesse trovare la risposta ad ognuno dei dubbi che le affollavano la mente; stava male, ripensava continuamente a quel suo terribile primo anno ad Hogwarts, alla sua esperienza col Signore Oscuro, non  riusciva ad immaginare che quell’essere spregevole aveva ormai in pugno tutto il suo mondo, tutto ciò che amava, non poteva nemmeno pensare che Voldemort fosse andato così vicino a portarle via anche la persona a cui,ormai da tempo, non riusciva a smettere di pensare: Harry. Il ragazzo era uscito dalla casa per cercarla, la vide là, si fermò proprio dietro di lei,in silenzio dapprima, le appoggiò il viso sulla spalla e, in quel gomitolo di pensieri neri di lei si aprì un varco, la piccola Weasley sorrise.
 “Hei” le disse Harry con una dolcezza che nemmeno sapeva di poter esprimere.
“hei” rispose Ginny girando appena il volto per far aderire la guancia alle labbra di lui.
Harry le baciò la gota di riflesso, cingendo la sorella di Ron con le sue braccia diventate ormai possenti, l’avvolse e la strinse a sé.
“ Non so come avrei fatto senza le tue lettere tutta l’estate Ginny, non pensavo ci sarebbe mai stato qualcos’altro di positivo nella mia vita oltre a Ron, Hermione e la magia, ora più che mai vorrei solo che non ci fosse nessun Tu-Sai-Chi da combattere! Nessun mondo da salvare, io vorrei poter tornare a scuola come un ragazzo normale per poter vivere con te la nostra storia, senza essere il sopravvissuto, il prescelto. Vorrei che fossimo solamente io e te!”
“Era proprio a questo che stavo pensando sai? Alla paura! Ti ho appena trovato Harry e ho già così paura di perderti”
“Ma ci senti? Parliamo come due vecchi amanti
" E hai solo sedici anni"
" Perché tu?"
Harry aveva la sue mani strette alla vita di lei, tenendo la testa appoggiata alla sua, annusando il profumo dei suoi capelli, inebriandosi nel pensiero dell’amore che aveva scoperto così, leggendo le parole che Ginny scriveva ogni giorno per farlo stare meglio, per allontanare dalla sua mente il pensiero di un altro lutto inaccettabile. La ragazza si girò verso di lui, iniziando a baciarlo sulle labbra dolcemente, lui rispondeva al bacio delicato, spaventato, quasi come potesse farle male, si spostò sul collo di lei, sempre lento, sempre leggero come avesse tra le mani uno scricciolo da preservare. Aveva voglia di quella ragazza, voglia di assaporare il suo corpo in quel momento, su quel prato, con quel cielo, ma si limitò a guardarla negli occhi dopo averla baciata sul collo, perdendosi nel chiarore dei suoi meravigliosi occhi bruni.
“ Che c’è? ” Ginny si stupì di vedere che Harry aveva interrotto il suo abbraccio e aveva iniziato a guardarla con quell’espressione strana,
“c’è che non ti resisto”
“e non resistermi!” gli sussurò maliziosa ad un orecchio.
Harry l’accarezzò, ricominciò a parlarle a bassa voce dopo essersi fatto d’un tratto tutto serio,
“Ora che ci sei ho un motivo vero per andare avanti, io credo di essere innamorato di te”
Quella frase uscì dalla sua bocca come la lava di un vulcano, il famoso Harry Potter non riuscì a trattenere la lingua e non riuscì neppure a frenare il sorriso che gli era apparso sul volto segnato dalla stanchezza e dalla paura. Tutti coloro che aveva amato di più o erano morti o avevano più di una volta rischiato la vita, questo pensiero lo fece trasalire per un attimo, un brivido gli attraversò il corpo, si allontanò dal calore innocente di quella bella ragazza rossa, come se tutto quell’amore lo bruciasse di consapevolezza.
“Tutto bene?” Ginny si spaventò quasi per il brusco movimento di Harry.
Ron ed Hermione arrivarono in giardino uscendo dalla porticina in legno della cucina, mano nella mano. C’era qualcosa nell’aria quell’estate, qualcosa che aveva spinto i ragazzi ad ammettere finalmente quello che provavano l’uno per l’altra; era certamente quel senso costante di precarietà che solo una minaccia incombente come quella di Lord Voldemort poteva creare in un mondo in cui quasi nulla è impossibile. Ron aveva confessato ad Hermione in che modo le voleva davvero bene il giorno in cui si erano celebrati i funerali di Sirius. La lacrima che rigò il viso di Harry in quel giorno uggioso colpì Ron in pieno petto, gli penetrò in cuore la consapevolezza che da un momento all’altro, forse, non avrebbe più avuto la possibilità di dire quello che doveva, e lo capì pensando al suo migliore amico e al fatto che non avrebbe mai potuto dimostrare all’unico membro della sua famiglia quanto davvero tenesse a lui. Aveva preso Hermione per mano, piangeva anche lei, sommessamente, guardando fissa nel vuoto come a voler disperdere i pensieri insieme allo sguardo. Le si era avvicinato e le aveva sussurrato timidamente tutto il bene che le voleva, tutto quello che in tanti anni si era tenuto dentro, lei aveva preso la sua mano e l’aveva stretta, senza parlare, ma quel gesto da solo, da parte sua, che non era così facile nel rispondere alle emozioni di quell’intensità, diceva davvero tutto. Hermione, comunque, non si era concessa granchè in quei primi veri giorni di coppia insieme a Ron, forse anche meno di quanto aveva fatto Ginny con Harry, non perché non ricambiasse quello che il ragazzo provava per lei ma perché tutto quello che le stava accadendo doveva ancora essere filtrato dalla sua grande razionalità, il Super-io della ragazza doveva ancora darle la piena approvazione per agire. Nulla nella vita di Hermione Granger era mai stato lasciato al caso, e anche se l’amore la destabilizzava, non aveva permesso nemmeno a questo sentimento di deviarla. Era tutto così complicato, non faceva che pensare a quanto le attenzioni di quello che fino a poco tempo prima era solo un grande amico le facessero piacere, eppure non riusciva, non ce la faceva a mettere la paura per come potevano evolversi le cose in secondo piano. Era lei che nel famoso trio di Grifondoro aveva in mano  tanta parte delle sorti, lei era la mente dei tre, e non poteva permettersi annebbiamenti, non ora. Doveva fare qualcosa di più che partecipare all’esercito di Silente, doveva diventare qualcosa di più che una brava studentessa di Hogwarts. Questo pensiero di inutilità non le dava pace un secondo, non le permetteva di essere sé stessa con Ron, e per questo soffriva. Ginny le lanciò un’occhiata tra lo stranito, il divertito, e il leggermente  infastidito per la non certo voluta interruzione. Vedere l’amica amare suo fratello non era ancora così familiare per lei, come ancora non lo era sentire il calore di Harry sul suo collo mentre osservava le stelle nelle miti serate d’estate , eppure le novità le piacevano. Forse qualcosa di buono c’era in quell’anno difficile.
“ È pronta la cena!” disse Ron come in una sorta di dispetto all’amico che aveva appena osato baciare sua sorella!
“ Entriamo subito” replicò Ginny mostrando al fratello la lingua.
“ Mamma è felicissima per me ed Hermione, sapete? Oggi ci ha fatto dei biscotti a cuoricino, per festeggiare, non sono sicuro di quanto sia contenta di voi due invece!” il rosso aveva ribattuto smaliziato mentre i quattro si avvicinavano alla stanza da pranzo di casa Weasley.
“Risolveremo il problema fratellone, stai tranquillo” Ginny non colse la sua provocazione e superò Hermione e Ron seguita a ruota da Harry che diede uno sguardo all’amico e scrollò ridacchiando le spalle. A cena c’erano anche Lupin e Tonks,  dopo una strana riunione dell’Ordine qualche giorno prima ( da cui i ragazzi erano stati bellamente esclusi ) si presentavano spesso alla Tana. A volte Remus si fermava a guardare Harry con una sorta di apprensione non compresa dal ragazzo e anche Silente, che tempo prima aveva chiesto ad Harry di convincere insieme a  lui Horace Lumacorno a tornare ad insegnare ad Hogwarts, da dopo quella riunione gli parlava con un tono di preoccupazione velata ma percepibile. Qualcosa bolliva in pentola, ma nessuno dei ragazzi poteva immaginare cosa. Molly diventava scontrosa quando c’erano Dora e Remus, e Harry sapeva bene che la mamma dei fratelli Weasley non era certo donna che non apprezzava gli ospiti. La Frecciatina di Ron poi, colpiva effettivamente nel vivo, alla signora Weasley la relazione che lui stava intessendo con Ginny sembrava non piacere affatto. Lui e la ragazza arrivarono in sala da pranzo per primi, Molly con la bacchetta faceva ondeggiare sulla tavola un grosso calderone dentro il quale un mestolo di legno mescolava una verde brodaglia fumante.
“Minestrone” biascicò seccamente la mamma
“ mmmm” rispose fintamente allettato Arthur.
I gemelli alzarono le spalle guardandosi, erano già seduti da tempo ad aspettare la cena, non vivevano più alla Tana, ma mangiavano sempre là. Ovviamente non erano soddisfatti da ciò che la madre aveva proposto. Fred, come sempre, dette l’avvio al momento ironico dei gemelli.
“ Mamma ora lavoriamo!”
“i nostri esili fisici hanno bisogno di sostentamento!”
Molly bofonchiò qualche lamento prima di alzare gli occhi su sua figlia che stava per sedersi, come ogni sera, accanto ad Harry, costringendo per altro in quell’anomala disposizione di sedie creata da lei ad arte quella sera, Hermione a doversi sedere alla destra di Tonks,tre posti lontana da Ron. L’organizzazione della tavola non era stata sufficientemente furba da costringere i due a dividersi almeno per il tempo di un pasto, così decise che doveva intervenire, cercando di esporsi il meno possibile.
“ Ginny cara vieni a sedere qui accanto a Tonks e me, quest’oggi non siamo state neppure un po’ insieme!”
Ginny si avvicinò alla madre con un falso sorriso stampato sul volto, Ron che era entrato subito dopo Harry senza aver ancora lasciato la mano di Hermione, si convinse a lasciarla solo per sedersi a tavola, afferrò subito un panino e ne trangugiò un morso mentre apostrofava tacitamente sua sorella con un’espressione trionfante.
Molly assunse un’aria soddisfatta ma un po’ dura, Arthur la guardò come per sgridarla e lei si sedette facendo una smorfia, Remus sorrise, così anche Dora, ma questo aspetto della signora Weasley spaventava un po’ tutti in fin dei conti.
“Allora Ronald ed Hermione, mi ha detto Ninfadora che vi siete fidanzati?”
Remus decise che era il momento di affrontare l’argomento, anche se Molly sapeva su cosa andava a parare il lupo mannaro, e si terrorizzò. Ron aveva la bocca piena di minestrone e annuì col capo,
“ fidanzati, che parola grossa!” rispose invece Hermione, lasciando per un momento Ron di stucco e tutti i commensali in silenzio.
“ Ancora non stiamo per sposarci, fidanzati vuol dire questo, che vogliamo sposarci … noi non vogliamo sposarci ora no?” Hermione voleva rompere il silenzio, e soprattutto allontanare dal suo ragazzo l’idea che lei non fosse coinvolta quanto lui. Ci riuscì.
“Sempre la solita pignola la mia ragazza!”
Ron aveva mandato giù una buona dose di minestrone caldo giusto per riprendere il sorriso ebete che gli si era stampato in viso da quando aveva baciato Hermione la prima volta il giorno dopo il funerale. I gemelli farfugliavano qualcosa uno con l’altro senza farsi capire.
“Allora auguri ragazzi!”
Remus alzò il bicchiere, tutti i commensali sorrisero e fecero altrettanto. Dopo il brindisi tornò a diffondersi un chiacchiericcio informe nella stanza, Remus volle riprendere il discorso, non contento, la signora Weasley lo fulminò con lo sguardo come a volerlo dissuadere, come se il non sentire la verità avesse potuto cancellarla. Remus comunque fece finta di non notarlo.
“ E non siete gli unici da quanto abbiamo visto nell’arrivare qui”
La signora Weasley fece cadere il suo bicchiere macchiando la tovaglia di succo di zucca, tirò fuori nervosamente la bacchetta per ripulire il suo danno, ma era talmente distratta che ne lasciò una buona dose a seccare sul tessuto a quadri.
“Ci siamo messi insieme anche io e Harry sì” disse Ginny senza vergogna. Anche Harry trasalì (non si aspettava un’ammissione così dalla sua Ginny), ma la peggior reazione certo l’ebbe la signora Weasley che scoppiò incomprensibilmente a piangere e si alzò per lasciare la stanza. Harry le andò incontro:
“C’è qualcosa che non va in me signora Weasley?”
“Oh no Harry caro! Io ti adoro, sei come un figlio per me, ma …. Scusa!” accarezzò Harry sulla guancia e corse sulle scale verso la sua stanza.  Arthur si alzò per raggiungerla!
“io , io … mi dispiace” disse Harry mortificato e sconvolto.
“ Non preoccuparti!” Arthur sorrise e glie diede una pacca sulla spalla prima di addentrarsi anche lui sulle scale.
I ragazzi si guardavano l’un l’altro in cerca di spiegazioni Ninfadora, alzandosi, finì con la bacchetta di ripulire il succo di zucca e guardando i ragazzi sconcertati con dolcezza cercò di tranquillizzarli:
“ presto noi dell’Ordine parleremo con tutti voi!”


Sistemato anche il secondo capitolo, in cui le cose si fanno un po' più chiare... che dite? Vi piace come evolve la storia? Datemi qualche parere sennò mi demoralizzo, l'idea per questa fan fiction mi aveva reso molto entusiasta all'inizio ma nessuno mi dice nulla...
Grazie comunque della lettura! Silvia.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** I rischi, il piano ***


 I RISCHI, IL PIANO.

 

La mattina successiva la signora Weasley servì la colazione in sala da pranzo come se nulla fosse successo, aveva di nuovo sfornato biscottini a forma di cuore e aveva permesso ad Harry e Ginny di sedersi vicini senza dare alcuna spiegazione di quello strano cambiamento di tendenza; era riapparsa dalla sua stanza solo di buon mattino con un grosso sorriso stampato sul volto e un’abbondanza di complimenti rivolti ad Harry, coccolato come un bimbo a cui si è data una sberla troppo forte. Il ragazzo stentava a capire,stava iniziando a preoccuparsi seriamente, non aveva mai visto i Weasley in quello stato e, ogni giorno che passava, le cose sembravano degenerare. A quanto pareva anche quel giorno ci sarebbe stata una riunione speciale dell’Ordine e di certo per questo a tutti i ragazzi era stato proposto di  passare la giornata al negozio di scherzi dei gemelli, anche se Molly aveva implorato Ginny di non portare a casa un’altra di quelle “malefiche pallette di pelo pigmee!!”

Harry non riusciva a capire il motivo della loro esclusione a priori da tutte le ultime riunioni,chi più di lui era coinvolto in tutto quello che stava succedendo? Era parecchio infastidito, pensava di ribellarsi alla cosa, di declinare l’invito per l’ennesimo giro turistico ai “Tiri Vispi Weasley” e rimanere alla Tana per ascoltare gli argomenti Top Secret dell’Ordine della Fenice, ma Ginny aveva altri programmi, andare a Diagon Alley significava libertà, per un po’, da soli.

Hermione era scesa a colazione stranamente tardi, quando arrivò nella stanza con ancora indosso il pigiama di seta avorio, Ron aveva già in mano il quarto biscotto glassato a forma di cuore, Harry aveva davanti a sé ogni sorta di leccornia portata dalla Signora Weasley che andava avanti e indietro dalla cucina presa dai sensi di colpa per la scenata della sera prima, Ginny si stava versando del te.

“Buongiorno raggio di sole!” le disse Ron con la bocca piena.

“Buongiorno” rispose Hermione effettivamente poco raggiante, con la mano fece cenno di saluto anche a tutti gli altri.

Fred e George avevano finito di mangiare da un pezzo ed erano già in salotto vestiti ad aspettare gli altri, dopo un po’ Fred fece capolino con la testa in sala da pranzo per cercare di spronare gli altri giovani a muoversi  un po’.

“Non penserete mica che vi aspetteremo ancora per molto?”

George spuntò dietro al fratello.

“ Sì, caro Harry sarai pure il nostro finanziatore ma abbiamo degli affari da sbrigare…”

“ma dai” intervenne Ginny “è solo che non riuscite a stare troppo lontani da quel posto!”

“eh sorellina!” Fred si teneva una mano sul cuore  “ il negozio di scherzi è la nostra vera casa”.

Harry si alzò, guardò Ginny negli occhi e lei di tutta risposta appoggiò la fronte su quella di lui

“ Cinque minuti e sono pronta per andare!” gli disse portando il visino a pochissimi centimetri di distanza da quello del ragazzo.

“ io veramente …”

Harry non ebbe la possibilità di controbattere, la bella ragazza rossa era già sparita sulle scale e in breve i suoi lunghi capelli svolazzavano al piano di sopra.

“Forza!!” gridarono in coro i gemelli ai tre rimasti di sotto, Harry abbastanza perplesso aprì la fila e salì. Hermione lo affiancò sulla scala.

“Nemmeno a me tutta questa situazione convince Harry, dobbiamo cercare di capire che sta succedendo, solo … non ora!”

Ginny aveva indossato un vestitino di raso viola con la gonna che scendeva aprendosi a campana e un golfino della stessa tinta un po’ più scura, era bella come non l’aveva mai vista, semplice ed elegante insieme. Non l’aveva mai immaginata sotto la divisa di Grifondoro, non aveva mai pensato a quanto fosse bella, a quanto fossero luminosi i suoi capelli rossi e lisci, a quanto fossero dolci i suoi occhi marroni. Negli occhi nocciola di Hermione aveva sempre letto l’affetto profondo di una sorella, e quelli erano gli unici occhi di donna che Harry aveva scrutato davvero prima di allora, ma nelle iridi di Ginny, di una diversa sfumatura castana, c’era qualcosa di talmente intenso che Harry non poteva spiegarselo. Amava ogni millimetro della pelle che formava il suo sorriso, e, mentre l’ammirava, non riusciva a pensare ad altro che al desiderio che quel sorriso potesse rimanere su quel volto per sempre. Quando pensava a lei, la gioia veniva sempre adombrata dalla paura, come stava accadendo in quel momento. Erano tutti intorno alla passaporta preparata dai Gemelli, un orecchio oblungo rotto, Harry assorto dalla visione della sua ragazza riuscì a metterci le mani sopra appena in  tempo per essere risucchiato nel vortice e ritrovarsi in breve a Diagon Alley, nel rumoroso e colorato negozio di Fred e George.  

“Materializzarsi sarebbe stato molto più comodo” disse Ron cercando di riaversi dallo stravolgimento della passaporta.

“questione di punti di vista” rispose Harry scrollando le spalle.

“ dobbiamo restare qui davvero tutta la mattina?” Ginny sembrava intenzionata a restare sola con Harry ed era da quando si era svegliata lo stava dando a vedere. Hermione sorridendo prese Ron per mano e rispose all’amica dirigendosi verso l’uscita :

“ Oh no, io e Ron dobbiamo fare un giretto da Ghirigoro!”

I Gemelli avevano provato ad opporsi ma in poco tempo il negozio fu pieno di piccoli maghi urlanti, niente più attenzioni fraterne per le due coppiette. Ron venne trascinato in libreria da un’Hermione entusiasta mentre Harry e Ginny sgattaiolavano fuori per andare verso il “Paiolo Magico”. Prima di entrare Ginny prese Harry da parte e lo baciò sulle labbra, il ragazzo ricambiò il bacio quando lei si fermò ad un tratto chiedendogli : “ portami nella Londra Babbana!”

 

***

“Quindi proporremo ad Harry il nostro progetto nel clima più intimo possibile, è importante che anche i suoi amici siano presenti, i suoi amici e la sua ragazza”

Silente parlava con la solennità che lo aveva sempre contraddistinto, tutti pendevano dalle sue labbra, tutti ritenevano che il suo consenso all’idea di Piton fosse un po’ folle, ma, nonostante questo, tutti si fidavano di lui. I signori Weasley aspettavano che arrivasse al punto come se l’anziano preside fosse l’oracolo di Delfi, la Pizia che, in poche parole avrebbe annunciato loro il loro destino.

“ logicamente la riuscita del piano non dipende solo da Harry,anzi, possiamo dire che dipenderà davvero in minima parte da lui, sarà tutto in mano alla ragazza che sceglierà per affiancarlo, la ragazza avrà infatti su di sé tutta la responsabilità per molto tempo. Stiamo chiedendo a Potter di darci un altro prescelto, di certo se il ragazzo avrà un figlio questo figlio prenderà da lui grandissime qualità magiche, potrebbe anche superare suo padre. Tuttavia questo bambino dovrà essere protetto sin dai primissimi momenti della sua vita. Dovremmo fare in modo che nessuno sappia che è un Potter, qualcuno dovrà occuparsi di lui fino a quando i genitori non finiranno la scuola, fino a quando, per lo meno, le cose non si saranno evolute nel bene o nel male.”

Molly, ancora una volta nel giro di poco tempo, scoppiò a piangere.

“ lo cresceremo noi!” disse nei singhiozzi.

“ oh Molly, non è detto che questa follia si compia! Harry potrebbe rifiutare! O potremmo non trovare una ragazza disposta a …”

La McGrannit cercò di consolare mamma Weasley, ma la donna in lacrime rispose che conosceva sua figlia e la sua intraprendenza. Piton intervenne a difendere la sua idea col solito tono sprezzante:

“ dovremmo ragionare su quale possa essere il miglior miscuglio di sangue!”

“ che discorso da Mangiamorte Piton” Lupin intervenne indignato.

E se lo vuoi proprio sapere noi Weasley siamo di sangue purissimo!” soggiunse Arthur poco convinto di quel che diceva, ma Piton scosse la testa guardando i suoi interlocutori dall’alto scuotendo la testa.

“Temo che nessuno di voi abbia capito!”

Nella stanza, come era successo alla prima discussione su quell’argomento, si diffusero le proteste dei membri dell’Ordine, e, ancora una volta Silente chiese attenzione e concluse personalmente:

“ Che nessuno di voi aggiunga altro! sarà Harry a scegliere e sarà Harry a decidere ogni cosa alla fine.”

***

 

“ Papà non mi aveva mai detto quanto fosse affascinante “questa” Londra”

“ Non dovremmo essere qui Ginny”

“ qui siamo solo io e te”

“ I mangiamorte attaccano il mondo babbano, i dissennatori … “

“ Siamo vicini a Diagon Alley, Harry non ci succederà nulla … guarda là”

Ginny indicò due ragazzi appoggiati ad un muro vicino alla vetrina di un negozio di abbigliamento, si accarezzavano e si scambiavano parole dolci.

“ Qui è questo che possiamo essere, solo Harry e Ginny, niente prescelto, niente sorellina Weasley, solo Harry e Ginny”

I due passeggiarono mano nella mano per qualche metro di normalità. Harry sentiva davvero il bisogno di essere normale, pensò che Ginny aveva ragione, per qualche minuto di passeggiata nella Londra babbana non sarebbe potuto succedere granchè. Le mise un braccio attorno al collo e la baciò, fecero qualche passo così, stretti l’uno all’altro nel chiasso della Londra non magica, di quella Londra normale e poco interessante. I passanti li evitavano schivandoli nella loro continua corsa a piedi, e, in quei minuti Harry si sentì quel bimbo normale che abitava nel sottoscala diventato ormai grande e felice, con una ragazza stretta a sé. Un passante non li schivò, almeno, non schivò Ginny. Non era un normale passante, era un ragazzo col volto coperto da un passamontagna nero, la piccola strega mentre se lo vedeva arrivare addosso a tutta velocità pensò  che fosse una strana creatura magica di cui non era ancora a conoscenza, ma non ebbe tempo di elaborare il pensiero che venne spinta a terra, perse i sensi. Il ragazzo, probabilmente un ladruncolo che aveva appena scippato la borsetta a una signora, scappava a tutta velocità e rovinò per sbaglio addosso a Ginny facendola cadere a terra e sbattere, per fortuna non troppo forte, la testa. Il ladro si era rialzato ed aveva continuato la sua fuga in mezzo alle urla di alcuni testimoni della scena. Harry vide Ginny a terra priva di sensi e sentì un rimorso salire dai piedi, tremò, si chinò subito su di lei, e iniziò a chiamarla dandole qualche schiaffetto sul volto, non ci mise molto a rivedere il castano chiaro dei suoi occhi che si riaprivano affaticati.

“ Che cos’era quella cosa?” appena ebbe a fuoco l’immagine del volto di Harry, Ginny gli sorrise e gli parlò.

“ Uno stupido babbano!” rispose lui e la prese in braccio. Pieno di rimorso e spaventato a morte strinse a sé Ginny e la riportò in fretta al Paiolo Magico. Ginny lo guardava sbattendo gli occhi, come una principessa indifesa in braccio al suo principe venuto a salvarla.

“ Stai bene?”

Harry aveva adagiato la sua ragazza, ormai ripresa, su una sedia ed era andato a prenderle una Burrobirra, gliela porse e lei sorrise.

“Sto bene, non è successo niente!”

“ No, no, no Ginny … io ti ho messa in pericolo”

“Quello non era pericolo Harry, cadere dalla scopa a Quidditch è sicuramente più pericoloso”

“ Ginny, ti ho vista a terra, priva di sensi! Io non dovevo permetterlo!”

Ginny accarezzò il suo ragazzo.

Ron entrò nell’osteria seguito da Hermione, raggiunsero subito Harry e Ginny, seduti poco distante dall’entrata.

“ Allora che avete fatto piccioncini?” chiese Ginny al fratello che portava un’enorme sacca piena di libri, Harry si era fatto serio serio.

“Shopping!” rispose Hermione sorridendo.

“ Già …” aggiunse Ron poco entusiasta “e voi?”

“ Niente di che” rispose Harry secco.

“ Forse è meglio che torniamo ai “Tiri Vispi” adesso”

Harry si alzò e fece per andarsene.

Ecco il nuovo capitolo, le cose ancora sembrano non evolversi ma diamo tempo al tempo :D  Un parere? Un consiglio? Anche un bell'insulto va bene :P                   Silvia

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** scelte ***


SCELTE

 

Era stato dolce come non mai in quella giornata, aveva assistito scherzando amabilmente a tutta la sua scelta dei libri, aveva poi portato la sacca piena delle sue scelte ed era stato un tenero fidanzatino romantico nella passeggiata per Diagon Alley. Dolce, romantico appunto, troppo; era quasi riuscito a farle perdere il controllo. Era nuda accanto a lui nella sua stanza, un raggio di sole entrava timido da uno spiraglio della tenda imputridita sulla finestrella rotonda nell’angolo in alto della stanza, le riscaldava un brandello di pelle scoperta, sì, decisamente era riuscito a farle perdere il controllo. Ron russava, ma anche quel rumore molesto le faceva tenerezza, mise una mano tra i suoi capelli rossi e accoccolò contro di lui il suo corpo infreddolito. Le braccia del ragazzo si erano fatte possenti ultimamente, con una strinse Hermione a sé, dormicchiando ancora. Sembrava che non pensasse allo scambio di stanza deciso la sera prima, a cosa avesse comportato per lui e a cosa avrebbe potuto comportare tra Harry e Ginny.

Era circa l’una di notte quando Hermione e Ginny avevano bussato quatte quatte alla porta della camera di Harry, la stanza dei gemelli che era stata preparata per lui. I tre avevano poi raggiunto Ron che russava già della grossa e lo svegliarono a cuscinate silenziose. Per una sera avevano deciso di divertirsi un po’, come ragazzi normali, come se il loro mondo non fosse minacciato dal peggior mago oscuro di tutti i tempi. Dopo qualche ora di risate, di scherzi, di racconti dell’orrore e di storielle di magia Harry e Ginny avevano lasciato la stanza di Ron, ma Hermione decise di rimanere ancora per un po’, un po’ di tempo che divenne la nottata intera. La Granger si era lasciata andare, di nuovo, come con Krum l’estate prima, ma questa volta tutto era speciale, questa volta non era stato per voglia ma per amore. Ad un certo punto, forse, Harry e Ginny avevano tentato di tornare nella stanza di Ron, nella foga di quella notte Hermione aveva sentito la porta cigolare, ma non aveva dato peso alla cosa, sapeva che i suoi amici avrebbero capito e si sarebbero allontanati senza fiatare, magari, poverini, un po’ sconvolti. Guardò quello spiraglio luminoso schiarire parte della stanza, voleva sospirare, sorridere, piangere di gioia; aveva fatto l’amore con Ron Weasley, e lui era stato delicato, dolce, quasi perfetto; aveva fatto l’amore con Ron Weasley e, per un momento, il non poter fare nulla per salvare il mondo magico non contava più; aveva fatto l’amore con Ron Weasley e quelle erano state le ore più belle della sua vita. La porta cigolò di nuovo, Hermione distinse una sagoma imponente entrare coprendosi gli occhi.

“Ok ragazzi, ho già visto abbastanza stanotte” Harry aveva sussurrato ma Ron si svegliò di soprassalto, per un momento sembrò non capire, poi, realizzò cos’era successo durante la nottata e il pensiero apprensivo da fratello maggiore si fece sempre più pressorio …

“ V-v-oi non … cioè…. non quello che…. Noi…. vero?” il rosso guardava il miglior amico con gli occhi sbarrati aspettando in visibile ansia la sua risposta, ma questa arrivò da Ginny che entrò di soppiatto nella stanza, indossava il pigiama, perfettamente intonso, come la sera prima :

“tranquillo Ron, il tuo amico è fin troppo rispettoso!”

“ meglio così!” disse Ronald tirando un sospiro di sollievo, Harry rimaneva con gli occhi coperti, Ginny passò la camicia da notte ad Hermione che da sotto le coperte si rivestì. Era la camicetta in raso lilla, quella che aveva deciso di mettere senza sapere perché prima dell’incursione nelle stanze dei ragazzi, quella che la faceva così bella, così donna, quella stessa che era da ore sul pavimento a fianco a lei. 

“ Puoi guardare ora Harry” disse Hermione alzandosi dal letto.

“ Io vorrei che evitassimo tutti di parlare di quel che avete visto stanotte” Ron pian piano stava carburando, stava prendendo coscienza di quel che era accaduto quella notte, un sorriso sornione si espandeva pian piano sul suo volto.

Improvvisamente la signora Weasley aprì la porta, rimanendo un po’ scioccata nel trovare lì tutti i ragazzi, scosse la testa, era visibilmente agitata.

“ già a fare baldoria a quest’ora del mattino voi quattro … scendete per colazione, abbiamo ospiti!”

Molly si richiuse la  porta alle spalle e scese in cucina.

“ baldoria sì” Harry diede una pacca sulla spalla a Ron, che arrossì ulteriormente.

“ Non una parola su questa notte ho detto,non una parola!”

***

Ad attendere i ragazzi nella solita sala da pranzo della Tana c’erano almeno una decina di persone, i soliti Remus e Dora, la McGrannit, il professor Piton, Hagrid pigiato su una seggiolina per lui minuscola, Kingsley Shacklebolt, i signori Weasley stretti l’uno all’altro, e Silente, col suo solito mantello porpora e l’espressione sorridente, ma al contempo molto seria. Harry ebbe paura, temeva che quella disposizione significasse brutte notizie, e dopo i sospetti dei giorni precedenti, ne era quasi certo. Ginny gli prese la mano, così fece Ron con Hermione. I volti dei quattro ragazzi erano mutati improvvisamente, erano terrorizzati, quelli non erano certo tempi di simpatiche riunioni di piacere. Silente percepì il loro disagio,e, come previsto, fu lui a prendere la parola.

“Ragazzi, non è successo nulla, sedetevi!”

Fu sempre Silente a fare gli onori di casa, con la bacchetta servì del tè col latte a tutto il convivio silenzioso, cercando di mantenere un clima disteso, abbastanza inutilmente. Piton fremeva per sapere cosa ne sarebbe stato del suo piano, con l’immagine di Lily fissa nei suoi pensieri, aveva gli occhi stralunati, quasi inquietanti. Molly osservava tutti i commensali, passando sugli occhi sull’uno, poi sull’altro, poi sull’altro, sempre sul punto di piangere, mantenne lo sguardo distante solo da quello di sua figlia, che, invece, aveva cercato il suo più volte come a chiedere spiegazioni di quella strana situazione.

“ Abbiamo da chiedere ad Harry una cosa difficile, ad Harry ma anche a voi, per certi versi”

Silente amava i preamboli, Harry odiava l’attesa da quando ogni cosa che il preside avrebbe potuto dirgli riguardava direttamente le sorti del mondo.

“ Noi dell’Ordine certo odiamo chiedertelo, ma sappiamo che sei un ragazzo molto maturo per i tuoi sedici anni e che certo pensi a quello che comporta essere chi sei. Sai bene quanto sia difficile la situazione in cui siamo e quanto sarebbe importante che ci fossero più figure come te in questo mondo , più figure che abbiano nelle mani le sorti del mondo”

“So che a questo non c’è soluzione però Professor Silente”

“ mio caro ragazzo, il Professor Piton ha pensato a qualcosa, che, a lungo termine potrebbe aiutare tutti noi, ma è qualcosa di doloroso, doloroso e pericoloso ragazzo, qualcosa che non coinvolge solo te, e che, paradossalmente, non è tanto pericoloso per te quanto per altri, ma di certo doloroso”

Harry non capiva, la mano di Ginny, che non lo aveva lasciato un secondo, si stringeva sempre più alla sua, il suo pollice carezzava il dorso della mano di lui. Qualunque cosa fosse, non era solo. Tutti si chiedevano perché Silente stesse tergiversando in questo modo, non poteva essere paura, un mago come lui non poteva aver paura, voleva arrivarci gradualmente, non voleva spaventare i ragazzi, ma l’effetto che aveva ottenuto era stato proprio l’opposto, Hermione, atterrita e silenziosa tremava.

“ Il professor Piton ha pensato che tu potresti tentare di avere un erede Harry, così da trasmettergli il tuo potenziale magico, così che possa esserci qualcun altro oltre a te in grado di contrastare Tu-Sai-Chi. Le capacità magiche, come sai, spesso si rafforzano di generazione in generazione, certamente i tuoi figli Harry porteranno la tua eredità, sono destinati a grandi cose come lo sei tu, se tu ne avessi uno ora ci sarebbe una speranza in più per il nostro mondo un domani, se ce ne dovesse essere bisogno, anche se tutti noi speriamo che non finisca così”

“Significherebbe dare un neonato in pasto a Voldemort!” rispose subito Harry sconvolto.

“ nessuno saprebbe che il bimbo è tuo, nemmeno all’interno dell’Ordine ne abbiamo parlato a tutti… e sarebbe protetto, protetto perfettamente!”

Lui era sempre stato il bambino sopravvissuto, ora era un giovane mago con alle spalle un passato di sofferenza, gli stavano chiedendo di riproporre una vita del genere ad un altro bambino, ad un figlio, un figlio suo. Rimase in silenzio per minuti e minuti, interminabili per tutti coloro che stavano ad aspettare una sua risposta.

“ con chi dovrei avere questo erede?” sbottò ad un tratto rompendo il silenzio.

“ questa sarà una tua decisione Harry” Ginny strinse ancora la sua mano , Hermione guardò Ron, poi guardò Harry. Molly scoppiò, ancora, finalmente per un motivo che tutti potevano comprendere, in lacrime.

“Io non sono convinto che sia una buona idea!” disse Harry scosso.

Piton esplose, nessuno sembrava davvero capire quanto fosse importante che ci fosse un altro Potter su cui contare, lui, Piton, sapeva chi era Voldemort, sapeva COSA era Voldemort.

“ Potter, cerca di capire, tuo figlio potrebbe sostituirti se tu non ce la facessi, certo, ci vorrebbero degli anni, ma se puoi dar vita a un mago che potrebbe essere più grande, se hai questa possibilità non vedo perché tu non debba sfruttarla!”

Remus battè un pugno sul tavolo!

“ Nessuno pensa che Harry non ce la farà!”  gridò.

Harry aveva capito, sapeva che quella del suo fallimento, comunque era una possibilità, rispose a Lupin che lo sapeva, poi si rivolse di nuovo a quello che fino all’anno precedente era stato il suo odiato insegnante di pozioni.

“ Professor Piton, forse è lei che non capisce, stiamo parlando di mettere al mondo una persona, una persona che rischierà la vita ogni giorno! Io so cosa significa!”

“ Lo sappiamo tutti noi Potter!”

Harry si rese conto che Piton con quella risposta sgarbata aveva però colto nel segno, tutti in quella stanza sapevano cosa significasse rischiare la vita ogni giorno, quello che gli stavano chiedendo era di fornirgli una speranza maggiore, di dargli un’altra opportunità oltre a lui stesso, un’opportunità che potesse crescere nel tempo. Tutti rischiavano tutto finchè Voldemort era vivo, lui più di ogni altro, certo, lui non avrebbe potuto restare nascosto per sempre, eppure…

Forse avere questo bambino poteva essere un modo per tutelare gli altri, per permettere loro di avere un futuro, ma anche il bambino aveva diritto ad avere un futuro. Era una decisione davvero non facile, la scelta più difficile che gli fosse toccata fino a quel momento, e poi Ginny, non poteva farle correre altri rischi, diventare la madre di suo figlio era un rischio enorme, e poi, poi era solo una ragazzina. Lo era anche lui, certo, però doveva fare l’adulto, sempre e comunque.

“ Puoi pensarci Harry, ma devi decidere presto”

Silente, vedendo che il giovane si era di nuovo ammutolito decise di rassicurarlo, ma forse,ancora una volta quella sera, sbagliò. Harry diede infatti una risposta di impulso, senza quasi rendersene conto, una risposta che andava contro a quello che aveva pensato, una risposta sulla quale avrebbe dovuto molto ponderare oltre.

“Voglio che ognuno di noi abbia almeno un motivo per continuare a sperare sempre!Cercherò di avere un erede”

Ecco il nuovo capitolo, lo so ci ho messo tanto ad aggiornare ma sono stata un po' presa, innanzitutto buon 2011 a tutti. Del resto che dirvi? Questo capitolo non mi soddisfa pienamente ma finalmente Harry ha scoperto tutto. Devo dire però che sono un po' in dubbio per questa long fic, ho perfettamente in mente come continuarla ma visto che il mio tempo scarseggia non sono sicura di andare effettivamente avanti.... cosa mi dite?

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Come un bambino spaventato ***


COME UN BIMBO SPAVENTATO

Harry aveva deciso di stare un po’ da solo per pensare bene a quello che avrebbe deciso, era uscito in giardino e faceva avanti e indietro nei campi, vedendo comunque di non allontanarsi troppo per non preoccupare ulteriormente i signori Weasley, specialmente Molly, che, come poteva finalmente capire, era tutta un fremito.  Ginny si era spostata in cucina dove la madre si era messa a fare dolci, insieme a Ron ed Hermione, che, ancora, non era riuscita dire nulla.

“Io me la sento” disse all’improvviso Ginny, facendo sussultare Molly che con la bacchetta rompeva le uova in una grossa terrina bordeaux.

“ Non credo che tu ti renda conto” rispose invece Ron, razionale come non mai.

“ Mi  rendo benissimo conto invece, un tempo le streghe diventavano mamme molto preso, alla mia età lo erano già di certo”

“ sì, quando i babbani le bruciavano vive!”

“ Ron, tutti i membri dell’Ordine sanno che si tratta di un grosso sacrificio ma l’hanno chiesto ad Harry comunque, vuol dire che si fidano di me, sanno che posso farcela …”

“ L’hanno chiesto ad Harry, non a te! E… tu faresti bene ad aspettare prima di comprare le tutine!”

Hermione rimaneva ancora in silenzio,come non sentisse la discussione attorno a lei, fissava la finestra e la sagoma lontana di Harry che camminava come in preda ad un attacco isterico nel giardino incolto. Piton si era trattenuto con Arthur per dargli alcuni consigli su come trattare certe magie oscure che avevano fatto i mangiamorte sui babbani, mentre tutti gli altri membri dell’Ordine presenti quella mattina se n’erano andati ormai da un pezzo. Dopo aver stretto la mano di Arthur ed essersi risistemato il mantello nero sulle spalle, Severus uscì. Solcando il vialetto stava per smaterializzarsi quando vide Harry poco lontano che aveva fermato il suo peregrinare e si teneva la testa tra le mani. Non aveva voglia di andare a parlare con lui, non gli andava di rinfrancarlo, non gli andava di guardare gli occhi di Lily attaccati all’espressione di James, eppure gli si avvicinò.

“ Decisione difficile Potter”

“ Io voglio farlo, io devo farlo, l’ho promesso a tutti voi, non sono io il problema”

“Per l’appunto “

Piton guardava il ragazzo di sbieco, non si lasciò nemmeno per un secondo sfuggire un po’ di dolcezza nella voce.

“ Vedi ragazzo, io ritengo che tu debba ragionare per far sì che questa cosa dia i migliori risultati possibili, sai, il miscuglio di sangue magico e sangue babbano”

“ Professore, non le permetto di dire qualcosa contro i sangue misto davanti a me!”

Piton scosse la testa ridendo malignamente.

“ Siete tutti uguali voi, vi aspettate le stesse cose, mentre siete i primi ad essere così prevedibili … io parlavo proprio dell’opposto di quello che pensi tu piccolo sciocco, il miscuglio tra sangue magico e sangue babbano ha sempre dato ottimi risultati per quanto io abbia osservato, tu stesso sei figlio di una sangue misto…i migliori maghi del mondo hanno spesso in famiglia sangue babbano, che i mangiamorte lo vogliano ammettere o no, i mezzosangue sono più utili di quanto si pensi! Forse tu per questo bambino dovresti pensare ad una mezzosangue”

“ non penserò a chi darà alla luce mio figlio come si pensa ad una cavalla da monta professore! Odio solo sentire la parola mezzosangue! Voi maghi di grandi famiglie pensate di conoscere tutto voi, di sapere tutto voi! E invece…”

“E INVECE POTTER!” gridò Piton irritandosi più che mai “Invece forse sei proprio tu che non sai niente! Tu che credi di sapere e muovi accuse senza basi, lo fai da quando eri uno stupido undicenne, proprio come tuo padre … prova ad informarti prima di parlare!” tirò fuori la bacchetta e la puntò sul ragazzo “Sai che non ti farò nulla!Non posso farti nulla! Ma NON pensare di potermi parlare così anche a scuola Potter”

Detto questo si smaterializzò in un sonoro pop.

Ad Harry venne subito in mente a chi si riferiva Piton: Hermione, lui non ci aveva pensato minimamente, per lo meno, non nei termini in cui ne aveva parlato l’ex professore di Pozioni. Lei, effettivamente, era più grande di Ginny, era più preparata a superare pericoli, anche se solo l’idea lontana di avere un bambino con la sua migliore amica lo destabilizzava. Per un secondo l’immagine di Ginny a terra priva di sensi tornò alla mente del bambino sopravvissuto, e l’agitazione ricominciò a montare dentro di lui. Amava anche Hermione, dell’amore di un fratello, di un amico, se voleva preservare la sua ragazza avrebbe dovuto sacrificare lei,lei che di certo in quell’anno avrebbe preferito studiare, migliorarsi, diventare una strega coi fiocchi. Però non poteva permettersi di ledere Ginny, non poteva sopportare neppure che le fosse torto un capello senza fremere in ogni fibra del corpo, e poi i signori Weasley, lo avevano accolto in casa per anni, erano stati la cosa più vicina ad una famiglia vera che avesse mai avuto, non poteva fargli questo. Forse aveva sbagliato ad accettare quella proposta assolutamente assurda, non si rendevano conto che non era a lui che avrebbero dovuto chiedere? La responsabilità stava solo minimamente in lui. Ginny gli aveva fatto capire che era dalla sua parte, qualunque sarebbe stata la sua decisione, gli aveva fatto capire che era disposta a farlo, per lui; gli aveva dimostrato di non rendersi affatto conto di cosa significasse. Iniziò a dare pugni al vuoto attorno a sé. Era arrabbiato, furioso, era stato caricato di una decisione troppo difficile troppo pesante per lui, specialmente in quel momento, in quel momento in cui la lotta vera contro Voldemort sarebbe stata la cosa più importante a cui pensare. Chi altro avrebbe potuto considerare? Luna forse? No, non poteva rischiare che suo figlio fosse un piccolo e folle cercatore di Nargilli. No, non c’era un’altra a cui avrebbe potuto fare una tale richiesta, ripensò un secondo a Cho, ma scosse subito la testa e sorrise amaro, come poteva chiedere a lei una cosa del genere, dopo che si era dimostrata la ragazza che era. No, non aveva una scelta molto ampia, le sue opzioni erano solo due, e non sapeva capacitarsi di quale sarebbe stata la  peggior scelta. Ginny dalla cucina continuava ad osservarlo, il profumo di biscotti in forno stava inebriando tutta la Tana, la piccola rossa sorrideva, quasi come se quello che sarebbe potuto succedere la rendesse addirittura felice. Vide che il ragazzo tirava pugni all’aria, scherzò sulla cosa.

“Mi sa che ci siamo persi Harry ”

Molly si girò per vedere che succedeva,

“ Non c’è niente da ridere!”  sentenziò brusca.

“ no, appunto!” aggiunse Hermione rompendo il silenzio glaciale che aveva portato avanti dalla fine della riunione in  poi. Portò una mano tra i capelli castani, chiuse gli occhi per un secondo e sospirò.

“scusate” disse quasi sussurrando, si alzò, uscì dalla cucina, salì le scale in fretta e si chiuse alle spalle la porta della stanza di Ginny.

***

 

“ Se solo voi foste ancora qui con me, voi sapreste cosa fare,ne sono certo”

Harry era chiuso nella stanza dei gemelli, la sua nuova stanza alla Tana, teneva in  mano una vecchia foto dei suoi da ragazzini, un’immagine che gli aveva regalato Sirius, prima di morire. Guardava i suoi genitori che si abbracciavano scherzosi e stringeva quella foto magica con tanta intensità come se potessero da quel minuscolo sprazzo della loro vita, dargli un consiglio.

Ginny bussò alla porta delicatamente, Harry non rispose, dopo poco la porta si aprì cigolando come facevano tutte le porte della Tana, la rossa entrò delicatamente, sussurrò al suo ragazzo.

“ scusami, lo so che volevi stare solo, ma io sentivo il bisogno di entrare”.

La ragazza si avvicinò ad Harry, si sedette sul letto al suo fianco, rispettando il silenzio che lui continuava a rivolgerle. Guardò anche lei James e Lily, giovani, felici, innamorati, non erano poi così diversi da lei ed Harry. Anche dietro al loro amore si celava l’ombra della guerra, eppure, i loro sorrisi descrivevano sentimenti ben diversi dalla paura. Erano morti però, se n’erano andati, insieme, Lily e James erano sepolti insieme, Harry non aveva mai smesso di soffrirne, e forse anche loro da chissà quale luogo, soffrivano a loro volta la sofferenza del loro figlio. Ginny non poteva capire che cosa volesse dire non avere l’affetto di una famiglia. Forse avere un bambino con Harry sarebbe stato meno tragico di quello che tutti pensavano, forse quella famiglia difficile e sgangherata che stavano per formare avrebbe potuto ridare al ragazzo un po’ di calore, lei avrebbe potuto dargli il suo calore. Ginny continuava a guardare i suoi defunti “suoceri” come se anche lei volesse chiedere loro qualcosa, come se desiderasse la loro benedizione.

“Non posso” disse Harry poggiando la testa sulla spalla di Ginny.

“Possiamo invece” rispose lei accarezzandolo.

“Sono molto preoccupato, sai che cosa ci hanno chiesto vero?”

“certo Harry”

“ ci hanno chiesto di riprodurci come animali!”

Ginny affondò lenta la sua mano nel maglione di lui, carezzandogli la pelle nuda e fredda sotto di esso.

“ e riproduciamoci Harry”

Harry si alzò, con la mano fermò Ginny, la guardava serio, scuro. Non c’era niente di cui ridere, niente di cui scherzare.

“ Ci hanno chiesto di avere un figlio che sarà cresciuto per anni da altri,da chissà chi … un figlio che non potremmo nemmeno riconoscere come nostro, un figlio,Ginny, per cui saremmo in pensiero ogni momento, ogni giorno, ogni ora fino a quando tutto questo non sarà finito”

“ Se ci è stato chiesto di farlo è perché pensano che possiamo farlo, capisci anche tu quant’è importante Harry”

“ Non vorrei mai che tu soffrissi Ginny,non vorrei mai che tu affrontassi qualcosa che è più grande di te, hai quindici anni e dovresti vivere la tua età!”

“ Pensi che potrei farlo? Pensi che potrei fare la ragazza normale con quello che sta succedendo? Non vivremmo normalmente comunque”

Harry scoppiò a piangere, la sua forza si era sgretolata solo davanti ai suoi morti, solo davanti alle perdite, ma, la consapevolezza che quella frase della sua Ginny aveva trascinato con sé era riuscito ad avere su di lui lo stesso effetto. La ragazza gli baciava la fronte, anche lei pianse silenziosa stretta a lui.

Lo abbracciava animata da un sentimento tanto forte che certo avrebbe potuto destabilizzare una ragazza tanto giovane, ma lei si fece forza e continuò a stargli vicino, col cuore, col corpo, con tutta se stessa.

Harry smise di pensare, stretto a quella pelle liscia e calda perse ogni controllo, iniziò a baciare Ginny sul collo e riportò la mano di lei sotto il suo maglione incoraggiandola a sfilarlo, allo stesso modo fece lui con la sua camicetta rosa, la sbottonò pian piano e delicatamente la lasciò cadere a terra.

La Tana in poche ore aveva visto consumarsi due rapporti d’amore, forse sbagliati, forse dettati da una passione giovanile troppo impetuosa, ma comunque vissuti.

Harry aveva ripreso il controllo di se stesso dopo quei minuti interminabilmente stupendi, si sentiva in colpa, si sentiva male per aver fatto esattamente quello che si era imposto di evitare. Già la sera precedente stava per accadere, ma lui non se l’era sentita, avrebbe voluto farlo da giorni, da mesi ormai, lo aveva desiderato già da quando aveva letto le lettere di lei. L’aveva desiderata sempre, eppure sentiva con ogni fibra del suo corpo di aver fatto un errore enorme. E se fosse già rimasta incinta? il pensiero lo fece rabbrividire di nuovo. Ginny rimaneva lì sdraiata a fianco a lui, in silenzio, lo guardava languida e soddisfatta, cosa che in realtà lo infastidiva molto. Si rivestì in fretta e uscì da quella stanza lasciando la ragazza lì da sola. Si era seduto sul divano del piccolo salotto, ormai privo della folla di quella mattina. Hermione entrò nella stanza e senza parlare guardò il suo migliore amico, si sedette accanto a lui.

<< E’ tutto così ingiusto!>>  gli sussurrò accarezzandolo, Harry la strinse a sé in un abbraccio caloroso, come un bimbo spaventato che corre dalla sua mamma.  

Ho deciso di non deludere la mia unica commentatrice e non abbandonare questa fic, anche se dovrai avere la pazienza di aspettare gli aggiornamenti, alla fine è grazie a questa idea che sono tornata su EFP!!  Cosa mi dite del nuovo capitolo? Nel prossimo si annunciano novità............... Grazie a tutti della lettura, e , cari silenziosi, non siate timidi! Ditemi qualcosa su questa fic! Grazie Baby Riddle per la fedeltà :D un bacio a tutti. Silvia

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Avviso ***


AVVISO:

No, tranquilli, non ho intenzione di interrompere questa long-fic anche perchè ho già un mio preciso piano narrativo, solo sono bloccata su un capitolo un po' ostico anche se solo di transizione,volevo proprio avvisarvi di questo, per i prossimi aggiornamenti chiedo un po' di pazienza , devo superare l'ostacolo del nuovo capitolo, però non ho rinunciato alla storia, volevo solo farvelo sapere, specialmente alla mia fedele BabyRiddle :D Per marzo spero di soddisfare la vostra curiosità! Grazie! E....scusatemi tanto!
Silvia

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Dobbiamo essere noi ***


DOBBIAMO ESSERE NOI

“Forse dovrei essere io a farlo” Hermione ci aveva pensato più di una volta, ma  non aveva  mai avuto il coraggio di dirlo ad Harry, forse non aveva avuto il coraggio di farlo sapere a Ginny, senza il forse. Harry era il suo migliore amico, avrebbe fatto tutto per lui, avrebbe fatto di tutto per il mondo magico, di certo non sarebbe stato difficile parlargliene se lui fosse stato ancora solo, single,e se anche lei fosse stata ancora sola. Ron e Ginny, pieni di difetti, certo, come tutti, ma meravigliosi, amati. Perché farli soffrire? Anche loro due avrebbero sofferto d’altra parte,lei ed Harry, quella soluzione faceva soffrire tutti, e poi, un figlio con il suo migliore amico, assurdo!  Hermione si immaginava mamma solo tra le braccia del suo Ron. 

Invece era stato lui a dirglielo, lui a farsi scappare la richiesta tanto inaspettata, mentre lei lo stringeva a sè e lo accarezzava come un bimbo, forse, cinto dalle sue braccia in quel modo, aveva sentito il calore materno della ragazza, o,forse, dopo una giornata tanto intensa, non riusciva più a ragionare con lucidità, forse, forse …  eppure lo propose, lo propose e rimase convinto di quel che diceva anche dopo averlo detto, dopo averci ragionato, lo propose e aspettò in ansia che lei accettasse; ed Hermione accettò.

“Lo farò Harry” gli disse sempre sussurrando.

“ sei sempre la migliore amica che io possa avere!” rispose lui e le baciò la fronte.

 

Sarebbe stata Hermione a dargli un figlio, Hermione era il minore dei mali, confidava ciecamente in lei, sapeva che sarebbe riuscita in tutto nonostante le difficoltà, nonostante il pericolo, sapeva che sarebbe riuscita a dominare le emozioni, com’era sempre riuscita a tenere per sé i sentimenti che provava per Ron.

Credeva in lei, per quanto strano fosse, si sentiva quasi sollevato per quella decisione.

Dirlo a Ginny sarebbe stato devastante, Harry lo immaginava, si sarebbe sentita tradita, umiliata, magari lo avrebbe perfino lasciato, ma doveva correre questo rischio per lei, doveva preservare il bocciolo prezioso che gli era capitato tra le mani sotto la pioggia scrosciante, anche se questo significava affidarlo a qualcun altro.

Hermione era scappata via subito dopo il bacio sulla fronte, scappando come scottata dalla situazione, come scottata dalle sue stesse parole, tremante, per rifugiarsi nel calore delle braccia di Ron,provando a rintanarsi in lui, almeno fino a quando ancora poteva averlo per sé. Prima che tutto accadesse.

 

***

 

“Potremmo lasciare che sia qualcuno dell’Ordine a dirlo loro, in fin dei conti si farà quello che Piton sperava, potremmo mascherare la decisione con le motivazioni di sangue, una piccola bugia, per farli soffrire meno, per farli sospettare meno, perché possano capire che non c’è null’altro che amicizia dietro questa decisione, nient’altro che quello che c’è sempre stato, fino ad oggi. “

Harry era stato taciturno e cupo per giorni, né lui, né Hermione avevano avuto il coraggio di parlarne più, né tra loro, né, tantomeno, coi loro compagni. Dal canto loro Ginny e Ron non avevano più toccato l’argomento con la paura di infierire su un Harry già abbastanza turbato.

Hermione era particolarmente irrequieta, sbottava per un nonnulla, cercava di non restare mai inattiva, aiutava Molly in cucina, faceva i letti, cercava di pulire gli angoli trascurati della Tana, faceva cose che mai si sarebbe sognata in altre condizioni. Faceva la donna di casa, la sentiva quasi come una preparazione, anche se certo non si sarebbe ritrovata presto a fare pappe e pulire pavimenti.   

Harry aveva mandato un gufo riservato a Silente, gli aveva comunicato la decisione ormai da giorni, ma nessuno sembrava dare cenni di risposta. Alla Tana, da un po’ di tempo, non si vedeva nessun membro dell’Ordine e Molly ed Arthur erano troppo mortificati per parlare ai ragazzi con naturalità. Il clima  in quella casa si faceva sempre più teso. Le parole non pronunciate e tenute chiuse tra le pareti di cervelli confusi contribuivano ad alimentare sentimenti già esaltati dalla paura.

La quiete prima della tempesta? Solo la lontana ipotesi di poter perdere Ginny mandava Harry ai matti, non poteva e non voleva, però doveva rendersi conto che così la stava di certo deludendo.

- Meglio delusa che in pericolo-

C’era qualcosa di incomprensibile nella scelta di Harry, qualcosa di irrazionale sotto quella parete di motivazioni sensate che poteva addurle.

Vigliaccheria non volergliene parlare direttamente, ma lui era un Grifondoro, entrambi erano Grifondoro  dov’era la loro lealtà? 

 

“Dobbiamo essere noi”

Era mattina presto, Ron era già in cucina per la colazione ed Hermione e Ginny si erano nuovamente attardate nella preparazione. La rossa era entrata in bagno lanciando la solita occhiatina languida verso il suo ragazzo mentre Hermione ne usciva  con lo sguardo fisso a terra. Ginny chiuse la porta, per un attimo Harry ed Hermione si trovarono di nuovo soli nel corridoio dalle assi scricchiolanti, Harry le sussurò due volte : “dobbiamo essere noi, dobbiamo parlargliene noi!”

Hermione si limitò ad annuire, seria, silenziosa, quasi in lacrime, scese le scale.

 

***

 

L’assenza dei gemelli in quella casa si sentiva particolarmente nel silenzio che aleggiava in mezzo alle pareti scure, la tensione si poteva cogliere come fosse un banco di nebbia intrappolato tra quei quattro muri, se non ci fossero stati l’uno per l’altra, forse, i quattro amici, avrebbero ceduto già da tempo, ma il sentimento giovane che li legava aveva permesso loro di farsi forza, di superare la paura. La vigilia del tempo della maturità spaventa sempre, spaventano le responsabilità, spaventa la mancanza di una guida, la vita spaventa, a volte più della morte stessa. Harry, Ron, Hermione e Ginny erano uno davanti all’altro, sedicenni spaventati in un mondo al tracollo. Avevano smesso di incontrarsi la sera, ormai mancavano pochi giorni all’inizio della scuola, passavano la notte a fingere di dormire per non parlare coi compagni di stanza, col macigno di un segreto sullo stomaco, o col timore di toccare nervi scoperti, di squilibrare qualcosa di già fragile.  Dovevano farlo, dovevano essere sinceri, dovevano trovare quel coraggio, prima di salire su quel treno. Perché nessuno dell’ordine aveva reagito alla notizia, perché neppure una lettera? Forse avevano cambiato idea? Forse quella follia non si sarebbe compiuta, forse …

***

Il baule di Harry era appoggiato aperto sul suo letto, ogni volta che si ritrovava a rimestare nel suo contenuto per l’inizio di un nuovo anno i suoi pensieri vagavano oltre il treno, oltre la scuola, ad immaginare il suo destino; si era ripetuto tante volte di dover vivere ogni giorno senza pensare al futuro, lo aveva fatto pensando a Sirius e alla sua nuova vita con lui, e lui se n’era andato, aveva iniziato a farlo con Ginny e forse presto sarebbe finita. Magari prima o poi lui ed Hermione sarebbero finiti insieme, forse era questo che tutti si aspettavano, forse era questo lo aveva spinto a scegliere lei, scosse la testa, non lo credeva possibile.

“Non pensare troppo” gli disse Ron, intuendo il suo stato d’animo e lanciandogli un cuscino. L’amico sorrideva, poco convinto ma sorrideva; quanto gli voleva bene Harry, non glielo aveva mai detto, tra ragazzi queste cose non si dicono, vedendolo così, con quegli occhi, sapendo cosa stava per fargli,sentì una stretta allo stomaco, però sorrise anche lui, di rimando :

“ Questo non lo porti?”

Harry prese uno dei famosi maglioni di natale di Molly che da mesi se ne stava penzolante sulla testata del letto di Ron,e dopo averlo appallottolato, glielo rilanciò.

“Potter! Lancio indebito di maglioni! Cinque punti in meno a Grifondoro!!”

Ron si era esibito in una pessima imitazione della McGrannith.

“ Ah sì?”

Rispose Harry, raccogliendo il cuscino da terra, si gettò contro Ron, ridendo,  iniziò a colpirlo.

Attirata dal rumore delle risate Hermione aveva deciso di andare a rimproverare i suoi due amici, quello non era il momento di scherzare, non era il momento di ridere, non sapeva nemmeno più se ci sarebbe stato ancora un momento per scherzare e per ridere. Aprì la porta e vi infilò dentro la testa, stava per parlare, ma non ci riuscì, il suo Ron ed Harry ridevano di gusto, insieme,giocavano e non come due ragazzini sciocchi ma come ragazzi con il bisogno di non essere adulti per un po’; comunque il suo rimprovero non avrebbe nemmeno fatto in tempo ad essere proferito, come si accorsero di lei le scagliarono contro un cuscino, che Hermione schivò facendosi scudo con la porta. Anche lei riuscì di nuovo a ridere quella mattina, Ron le corse subito incontro, la prese in braccio e la trascinò verso Harry, che nel frattempo si era armato di nuovo del cuscino,una volta a tiro, iniziò a colpire anche lei. Ginny li raggiunse curiosa di lì a poco, per finire anche lei in quella infantile ma salutare lotta di cuscini, tra piume che volavano e risate sincere i suoi occhi incontrarono quelli di Harry, che non riuscendo a trattenersi, baciò la sua ragazza con dolcezza, dilaniato dai sensi di colpa, mentre con le braccia attorno alla sua vita la proteggeva dalle cuscinate della sua migliore amica.

La voce di Molly mise fine a quella favola :

“Harry … c’è qualcuno per te! Scendete tutti, così la smettete di  fare la confusione che avete fatto fino ad adesso! Merlino! Che sconsiderati! Domani tornate a scuola!!”

“ Oh Molly, sono ragazzi”

Era la voce flebile di Ninfadora.

“ Ciao Harry” disse al ragazzo non appena lo intravide dalle scale, lesse subito l’espressione di disappunto nei suoi occhi :

“Lo so, speravi ci fosse Silente!”

“ Io volevo una risposta!”

“ e l’avrai! Da me …”

“ Tonks io non …”

“ capisco Harry, capisco!”

Ginny corse fuori dalla stanza, arrivando vicino ad Harry e prendendogli la mano :

“ quale risposta?”

Chiese spaventata, passando lo sguardo da Harry a Ninfadora, a sua madre, a Hermione.

“ c’è qualcosa di cui dovrete discutere, ma prima io devo parlare con Harry”

Tonks era imbarazzata, temeva che i ragazzi non avessero ancora parlato tra loro, del resto,doveva essere lì, doveva parlare, l’indomani sarebbe partito l’Hogwarts Express e a scuola quell’anno tutto sarebbe successo.  

 

E' passato un po' di tempo eh? Però alla fine mi sono decisa a tornare su EFP e a continuare questa long, nonostante i mesi che ci ho messo questo capitolo non mi soddisfa granchè, però mi ha dato l'imput per continuare, l'importante è questo! 

Grazie della lettura :D

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=619939