Moonlight

di Shinalia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Questa è una ff che avevo iniziato a scrivere tempo fa! La cancellai, trovando troppo complicato scrivere in terza persona. Ho cos’ deciso di riprenderla. Solo il prologo sarà in terza persona, il resto della storia invece sarà in prima, dal punto di vista di Isabella e talvolta di Edward. ^^

Detto questo vi lascio alla lettura, ma non prima di aver indicato il link del mio gruppo su Fb, dove troverete spoiler e info sulle mie storielline. Un bacione.

Link mia pagina su fb

Moonlight  

Isabella Swan aveva più volte sentito parlare della famiglia Cullen, sebbene la loro natura di vampiri fosse celata al mondo, essendo lei cresciuta nel territorio di La Push era consapevole di ben più di quanto degli umani dovessero sapere. Suo padre, Charlie Swan, era lo sceriffo della città, legato a La Push da una profonda amicizia con uno degli anziani della tribù dei Quileute: Billy Black.

E fu grazie a loro che Isabella aveva conosciuto Jacob, suo migliore amico sin dall’infanzia, che con il tempo era divenuto qualcosa di più. Legati da un forte sentimento erano convolati a nozze poco dopo aver conseguito il diploma e Bella si era trasferita nel territorio di La Push definitivamente, dopo aver frequentato lì la scuola già da tempo. Suo padre era a conoscenza della presenza di vampiri nel territorio e a differenza di sua figlia non era propenso ad immaginarla in una scuola priva di protezione, circondata da creature leggendarie con particolari regimi alimentari.

I Cullen per un certo verso potevano essere considerati innocui. La loro alimentazione prevedeva esclusivamente sangue animale, grazie alla scelta del capo famiglia, Carlisle, che aveva ripudiato la sua stessa natura pur di non abbandonarsi all’istinto bestiale che dimorava nel suo corpo.

Con il tempo attorno a lui si era costruita una vera e propria famiglia, altri vampiri che come lui condividevano quelle idee che, per quanto strampalate, erano riuscite a generare un clima di coesione e affetto pari a qualsiasi famiglia biologicamente costituita. Oltretutto, per convenzione sociale e per assicurarsi una degna copertura, Carlisle e la sua compagna, Esme, si dichiaravano, al mondo umano, i genitori adottivi dei cinque vampiri del clan. Tutto ciò era naturalmente permesso dalle età apparenti che dimostravano.

Edward, il primo ad unirsi a Carlisle e al suo progetto, era stato trasformato appena diciassettenne, salvato da morte certa a causa dell’epidemia di spagnola che aveva ucciso i suoi genitori. Era un ragazzo avvenente e l’unico della famiglia a non aver ancora incontrato una compagna con cui dividere la sua esistenza. Non se ne crucciava, era solito dedicarsi ad attività alternative in grado di lenire la sua solitudine ed occupare il suo tempo.

Rose, era stata trasformata poco tempo dopo Esme, e Carlisle aveva sperato di trovare in lei una degna compagna per quel ragazzo che ormai considerava come un figlio. Non fu così, ciò che li univa era semplice affetto fraterno ed i continui battibecchi ne erano la palese dimostrazione. La bellezza eterea di lei non scalfì il giovane vampiro e la sua vanità ferita sommata al desiderio di maternità infranto e alla dolorosa violenza subita in vita, resero il suo carattere più scontroso di ciò che in realtà il suo buon cuore avrebbe voluto. Almeno sino a quando durante una caccia non salvò il suo compagno dalle grinfie di un orso, introducendolo poi in casa Cullen: Emmett. Brioso e allegro conquistò il suo cuore con un solo sguardo, divenendo per lei quel costante appoggio che aveva da sempre desiderato.

Gli ultimi due membri giunsero in famiglia in modo assai bizzarro. La piccola Alice, vampira minuta e dal carattere esuberante, possedeva un potere inusuale: la visione del futuro. Per quanto impreciso le permise di incontrare la sua metà, Jasper, vampiro tormentato dal suo violento passato, e con lui raggiunse quella che sarebbe stata la loro nuova dimora.

Erano una famiglia alquanto insolita e la loro bellezza non passava certo inosservata. Si erano trasferiti a Forks da pochi anni, scegliendo quella meta a causa della costante coltre di nubi che copriva il piccolo paesino. Lì Carlisle esercitava la professione di medico, rinomato per la sua bravura, e fu proprio ciò a dare inizio a quegli eventi che inesorabilmente avrebbero mutato la vita di molti.

______________________

Era una mattina di giugno ed Isabella camminava tranquilla per le strade di La Push, con un passo lento, reso naturalmente più goffo a causa della gravidanza. Era ormai entrata nell’ottavo mese di gestazione e sebbene non le piacesse dimostrare le sue debolezze era costretta a passare in casa gran parte del suo tempo, divenendo causa di continue apprensioni da parte di suo marito Jacob.

Erano giovani e molti avevano ritenuto il loro passo troppo affrettato, eppure lei non si era mai pentita di ciò che era accaduto. Riteneva di amarlo ed era certa che avrebbero trascorso la loro vita insieme sebbene un costante cruccio le provocasse non poche preoccupazioni.

Il suo Jacob era un licantropo e, per quanto potesse apparire strano agli occhi di tutti a causa della relazione intensa che avevano instaurato, Isabella non era il suo imprinting. Aveva udito svariate leggende in proposito, ma solo di recente aveva assistito ai frutti di quello strano fenomeno, quando la cugina di Leath era giunta in città e, disgraziatamente per quest’ultima, si era scoperta essere l’imprinting di quello che a breve sarebbe divenuto suo marito.

Era stato straziante assistere a ciò che ne era conseguito. Leath era affranta per la consapevolezza di aver perduto quello che considerava l’amore della sua vita.

Anche lei era un licantropo e, per quanto avesse odiato in precedenza quel destino avverso, aveva accettato le privazioni che le aveva imposto, almeno sino a quando non aveva visto il suo sogno d’amore brutalmente infranto. Aveva provato rancore per Sam, lo aveva odiato pur sapendo che lui avesse avuto ben poca colpa in quell’avvenimento. Era stato il destino a decidere per lui, per loro.

Ed era tutto ciò che terrorizzava Isabella, l’idea che in un lampo anche la sua vita potesse essere sconvolta in quel modo.

Nonostante tutto però cercava di godersi la gravidanza e la sua vita coniugale.

«Bells, non credi sia ora di tornare? Sarai stanca!» Jacob la fissò corrucciato, notando il suo respiro affannoso.

Lei scosse il capo in segno di diniego, desiderava godersi i frutti della primavera. Quella leggera brezza e l’odore di salsedine la inebriavano e non voleva assolutamente privarsene. Sarebbero state le sue ultime passeggiate prima dell’arrivo del bambino. «Sto bene, sono solo leggermente affaticata.» mormorò tranquillamente, accomodandosi su di una panchina poco distante.

«Credo sia il caso di andare in ospedale!» affermò prontamente, soffermando il suo sguardo apprensivo sul viso cereo della sua giovane moglie. Lei era ostinata, tremendamente ostinata, e di questo lui ne era consapevole.

L’idea di recarsi all’ospedale di Forks non lo allettava particolarmente, la consapevolezza della presenza di un vampiro tra quella fila di medici gli incuteva un certo timore. Non riusciva a comprendere perché Isabella si avesse categoricamente espresso il suo desiderio di partorire lì. Aveva affermato di non avere alcuna intenzione di affrontare un viaggio sino a Seattle quando il bambino avesse deciso di nascere, lo trovava un inutile rischio.

Non voleva certo far nascere il suo piccolo in una macchina!

Alla fine era stato costretto a cedere alle sue inoppugnabili riflessioni, ammettendo a se stesso che la presenza del dottor Cullen fosse, in fin dei conti, un bene. Era considerato uno dei migliori chirurghi d’America, molto probabilmente per le sue doti di vampiro che gli permettevano una maggiore concentrazione, precisione e velocità. Jacob era consapevole che il parto di Bella sarebbe stato tutt’altro che semplice, essendosi manifestate complicazioni sin dall’inizio. Il suo corpo troppo gracile, così come il suo cuore, erano una costante afflizione.

Il timore di perderla lo tormentava ogni giorno, quando scrutava il suo volto adombrato dalla fatica, il suo ventre troppo gonfio, quando udiva il suo respiro farsi più affannoso.

Se l’avesse persa ne sarebbe impazzito.

Tornarono a casa qualche ora più tardi, avevano passeggiato sino a quando Isabella non aveva manifestato un certo malessere. Le leggere fitte all’addome lasciarono il posto a lancinanti dolori in poco tempo e Jacob spaventato la convinse finalmente a recarsi in ospedale.

«Tranquilla amore mio, andrà tutto bene. » mormorava come un mantra stringendole la mano, mentre Bella con gli occhi lucidi accarezzava il pancione, terrorizzata all’idea di poter perdere il suo piccolo.

Sarebbe stato un maschietto, un bellissimo maschietto. Avevano già arredato la cameretta e scelto un nome: Daniel. Era stata Isabella a proporlo, le ricordava un tenue azzurro.

Adorava quel colore per la serenità che le infondeva, proprio la stessa che provava ogniqualvolta pensava al suo bambino. Il solo pensiero di poterlo perdere la dilaniava. Tentò invano, durante il tragitto fino all’ospedale, che le parve infinito, di non soffermarsi su simili pensieri per non peggiorare la situazione a causa dell’agitazione. Le sembrava di impazzire.

Andrà tutto bene, tutto benissimo.

Quando finalmente l’auto accostò accanto alla struttura, Isabella fu portata immediatamente in una stanza per effettuare i dovuti accertamenti. Eppure tuttavia, l’espressione preoccupata del medico non sfuggì a nessuno dei due.

Il solito pallore di Bella si era visibilmente accentuato dandole un colorito tutt’altro che sano.

Fu allora che Jacob decise. Non avrebbe permesso a delle stupide leggende di impedirgli di salvare la sua famiglia. Si diresse velocemente al centro informazioni chiedendo con enfasi di poter conferire con il dottor Cullen. Lui era il migliore, lui l’avrebbe salvata. Avrebbe salvato entrambi.

Quel gesto per quanto potesse apparire folle non era che lo specchio della sua disperazione. L’amore che provava per la sua Bella era immenso.

Era tutta la sua vita, lo era sempre stata sin dalla loro infanzia.

Non aveva amato che lei, sebbene fosse consapevole che non fosse il suo imprinting. Non gli importava, era certo che nessuno avrebbe mai potuto prendere il posto di Bells nel suo cuore, non lo avrebbe permesso.

Era consapevole che in fin dei conti ciò non derivava dalla sua volontà, ma quando aveva deciso di chiedere la sua mano si era ripetuto che non poteva rinunciare a lei, per qualcosa che forse un giorno sarebbe potuta accadere. Aveva agito egoisticamente, ma non era riuscito a fare altrimenti.

«Jacob Black?» mormorò sorpreso Carlisle Cullen, notando la figura del giovane accasciata su di una sedia nella sala d’aspetto. Era consapevole della sua natura di licantropo e l’idea che volesse conferire con lui lo stupiva non poco.

Il ragazzo si alzò di scatto ponendosi dinanzi al vampiro. «Deve salvarla!» esclamò accorato. L’espressione di pura angoscia sul suo viso permise al medico di comprendere la gravità della situazione e, attese le dovute spiegazioni sul caso, non indugiò oltre.

Carlisle amava il suo lavoro, salvare vite umane gli permetteva in parte di espiare il peccato che la sua natura gli aveva imposto, e non avrebbe fatto eccezione per nessuno. Neanche per un licantropo.

Si recò così nella sala dove si stavano svolgendo le analisi per poter appurare la gravità delle condizioni di Isabella. Come tutti in città conosceva la storia della figlia dello sceriffo Swan, era una ragazza tranquilla che aveva frequentato La Push sin dall’infanzia. Carlisle era certo che anche lei fosse a conoscenza della sua natura, eppure durante le varie visite in ospedale non aveva mai mostrato il minimo accenno di paura o disgusto al suo passaggio.

Era sempre stato sorpreso di ciò.

«Dottor Miller!» salutò il suo collega prima di recuperare la cartella clinica. «Quali sono le condizioni della paziente?»

Quest’ultimo gli porse le immagini dell’ecografia appena conclusa, mostrandogli la posizione anomala del piccolo ed il cordone ombelicale attorno al suo collo.

Non potevano far altro che anticipare la nascita… un parto d’urgenza.

Non appena la notizia le fu comunicata, Isabella scoppiò in un pianto convulso, attanagliata dal terrore di ciò che il suo bambino stava subendo e temendo di esserne stata lei stessa la causa per una sua disattenzione. «Qualunque cosa accada pensate al bambino!» sussurrò debolmente al dottor Cullen prima di abbandonarsi all’effetto dell’anestesia.

______

Carlisle uscì dalla sala operatoria stremato. Non avrebbe mai creduto che la sua natura di vampiro potesse permettergli di avvertire determinate sensazioni, eppure…

Il suo sguardo saettò per la sala incontrando gli occhi scuri del licantropo e avvertì il coraggio venir meno. Come avrebbe potuto comunicare a quel giovane che i suoi sogni d’amore erano stati stroncati tanto presto?

«Jacob – mormorò addolorato, affiancandosi a lui. – è in coma!»

Non si abbandonò a giri di parole o salamelecchi inutili. Nulla avrebbe potuto mai addolcire una simile notizia e, per quanto assurdo potesse apparir,e lui stesso soffriva per quella povera creatura i cui respiri si affievolivano ad ogni attimo.

Era così maledettamente giovane…

Jacob rimase paralizzato. Non vi erano dubbi, il tono del dottore e la sua eloquente espressione, non permettevano alcun fraintendimento, non sarebbe sopravvissuta. La sua Bella stava morendo.

Neanche lui comprese cosa accadde, il suo petto straziato dai singhiozzi si abbassava e si alzava velocemente, rendendo ansante il suo respiro. Le voci si confusero inevitabilmente. Non avvertiva nulla oltre al suo dolore.

Lui non voleva perderla! Non poteva…

____________________

Jacob si svegliò, scoprendosi su di una branda. Volse il suo sguardo sulle pareti bianche rammentando finalmente di essere in ospedale.

Ricordò tutto, tutto ciò che avrebbe tanto desiderato ignorare.

Un ulteriore singhiozzo gli sfuggì e disperato si portò le mani sul volto inconsapevole di cosa sarebbe accaduto.

«Jacob…» Così preso dai suoi pensieri non aveva notato la presenza di Carlisle, in un angolo della sala. Non poté fare a meno di sobbalzare.

Osservò il dottore che lo fissava con uno sguardo dolente, ma non proferì parola, troppo impegnato a reprimere i singulti e le lacrime che minacciavano di uscire.

«So che la mia potrà sembrarti una proposta folle, ma desidero che tu ascolti fino all’ultimo prima di decidere.»

Carlisle comprendeva che probabilmente la sua richiesta non sarebbe mai stata accolta. Ma non poteva non tentare il tutto per tutto. Non poteva pensare di lasciarla morire definitivamente senza giocarsi anche quell’ultima carta, che per quanto disperata poteva in parte salvare la situazione.

In quella povera ragazza aveva visto quella che sarebbe potuta essere una nuova figlia. Così giovane per dover abbandonare quel mondo e così amorevole per non poter non crescere il suo bambino.

«Potrei portarla via di qui e trasformarla! – esclamò diretto aspettandosi una qualche reazione dal giovane che però non arrivò. Leggermente rincuorato decise di proseguire. – so che per voi licantropi questo può essere impensabile, ma l’addestreremo al nostro stile di caccia e l’aiuteremo a non uccidere umani e a vivere a contatto con loro… potrà veder crescere suo figlio.» Terminò in ansia, passandosi nervosamente le mani nei capelli color grano.

Non seppe interpretare il silenzio che calò nella sala per svariati minuti. Jacob restava immobile come una statua tenendo gli occhi fissi sul soffitto.

«Cosa proverà?» domandò d’un tratto, sorprendendo il vampiro.

Non era quella la reazione che si aspettava.

«La trasformazione sarà dolorosa.» confessò, mentire sarebbe stato inutile ed inopportuno.

«Dimenticherà tutto?»

« Ci sono delle possibilità! I ricordi umani nella nuova vita diventano sbiaditi e talvolta può accadere che vengano totalmente cancellati. – sospirò, scrollando le spalle. – Ma non posso affermarlo con sicurezza.»

Jacob prese un profondo respiro. La prospettiva che il dottore gli stava proponendo era tanto allettante quanto folle. Lui, l’alfa del branco, stava permettendo ad un vampiro di mordere sua moglie e trasformarla in un mostro. Eppure, non riusciva a vedere il lato negativo di ciò che sarebbe accaduto, perché nonostante tutto Bella ci sarebbe stata. Non sarebbe scomparsa dal suo mondo e da quello del loro bambino.

Avrebbe desiderato chiederle un parere, chiederle se desiderasse rinunciare alla sua anima… ma sapeva che essendo ciò impossibile la decisione non spettava che a lui.

E per l’ennesima volta agì da egoista.

«Fallo!»

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Salve! eccomi con il primo capitolo di questa storia *O* sono felice che il prologo abbia attirato la vostra attenzione, grazie grazie grazie. Volevo chiedervi se qualcuno sarebbe disposto a creare una cover per questa mia storia, io purtroppo non sono in grado ç_ç! Un bacioooo Manu

Ps: Risposta recensioni a fine capitolo

Erano trascorsi ben tre mesi dalla trasformazione di Isabella. L’ingresso nella non - vita era stato tutt’altro che traumatico: il suo carattere dolce e accondiscendente le aveva permesso in fretta di comprendere i vantaggi della situazione.

Era viva e con lei il suo bambino.

Poco importava se il branco di La Push, fino ad allora la sua famiglia, avesse ripudiato la sola idea di vederla. Lei era felice.

Era stata accolta da Carlisle ed Esme come una figlia. Le avevano salvato la vita e le avevano concesso una seconda opportunità, si premuravano di spiegarle ogni mistero di quella natura che ormai condividevano e di darle quel supporto e quell’affetto di cui necessitava. Isabella aveva trovato in Esme quella madre affettuosa e dolce che non aveva mai avuto.

Era stata una meravigliosa scoperta. I racconti che si tramandavano nel territorio dei licantropo dipingevano i vampiri come creature morte, prive di cuore e di ogni genere di umanità, fredde nell’animo come ne corpo. Ed invece ciò che lei stessa aveva potuto appurare era ben distante dalla torrida realtà che le avevano prospettato.  Lei stessa, pur condividendo quella natura, serbava l’amore materno verso il suo bambino, un amore ancora più vivo di quello che riservava a lui quanto giaceva ancora nel suo grembo.

Quanto quei dolci occhi color onice, pregni di fiducia, si posavano su di lei erano in grado di permetterle di comprendere quanto fosse fortunata. Aveva lui, Daniel, ed una possibilità di vederlo crescere, di supportarlo, aiutata da quella insolita famiglia di vampiri vegetariani.

Le avevano parlato di altri componenti, che in quel periodo si erano concessi una vacanza presso un clan amico. Erano stati trasformati tutto poco meno che ventenni e, sebbene Bella fosse non poco timorosa di incontrarli, sperava vivamente di trovare in loro dei fratelli amorevoli con cui condividere la sua eternità.

Aveva sempre desiderato vivere in una famiglia numerosa, la separazione prematura dei suoi genitori non le permise di godere della compagnia di qualche fratellino minore. Quando aveva sposato Jake credeva che con lui il suo sogno si sarebbe potuto realizzare… ma purtroppo anche quella sua aspirazione si era dissolta bruscamente.

Non solo per la sua nuova natura, che le impediva di procreare, ma anche perché, con suo disappunto, la trasformazione aveva inesorabilmente diradato quei sentimenti che la legavano a lui. Tutte le sensazioni di amore e calore che albergavano nel suo cuore erano state soppiantate dapprima da un tremendo fastidio per la sua sola presenza e successivamente da un affetto ben lontano dall’amore.

Nulla più di un’amicizia o semplice tenerezza fraterna!

Sebbene non ne avessero discusso era più che certa che Jacob avesse compreso perfettamente i suoi pensieri. Quella sintonia di un tempo non era totalmente svanita, e questo la crucciava non poco. Aveva sempre temuto che l’imprinting potesse strapparle il suo amore ed invece ora non desiderava altro. Sperava che la creatura a cui avrebbe dovuto legarsi comparisse dal nulla privandola dell’onere di dover dissimulare il suo dissidio interiore.

________________

 

Due auto estremamente costose posteggiarono nel vialetto di casa Cullen rivelando le figure di cinque vampiri.

Edward, Alice, Rose, Jasper ed Emmett avevano appena fatto ritorno dall’Alaska, dove avevano trascorso svariati mesi, approfittando dell’ospitalità di un clan amico. Non era la prima volta che ciò accadeva, ma a causa di alcune visioni di Alice avevano deciso di anticipare il loro ritorno a casa.

Da alcuni mesi la piccola vampira ostentava uno sguardo corrucciato. Le sue visioni – il potere che l’immortalità le aveva donato – venivano spesso oscurate da qualcosa di non ben definito. Con il protrarsi della situazione, Jasper aveva preferito interrompere il loro soggiorno sperando nell’aiuto di Carlisle. Pur essendo un medico per gli umani, la sua cultura e la sua immensa esperienza avrebbero di certo individuato una spiegazione a quel fenomeno.

O almeno era ciò su cui contavano.

Lo spavento che si palesò sui loro volti non appena furono fuori dalle auto fu evidente. Attorno alla casa aleggiava un fetore di licantropo piuttosto intenso, che non lasciava presupporre nulla di buono.

La millenaria lotta ingaggiata tra licantropi e vampiri nel territorio di Forks aveva assistito ad una tregua, che per quanto potesse apparire stabile a causa degli anni trascorsi in relativa pace, era in realtà labile e pronta ad infrangersi al primo errore, da entrambe le parti.

Terrorizzati corsero in casa per accertarsi non fosse stato fatto del male ai loro genitori. Benché non fossero legati da reali parentele biologiche, nutrivano per loro un affetto smisurato. Nessuno di loro espresse il più vivo timore che si era al contempo materializzato nella loro menti, ma i loro volti ben rappresentavano l’angoscia di quella prospettiva.

Che fosse questo il motivo delle visioni sfocate di Alice?

« Esme!» Edward richiamò l’attenzione della vampira che si destreggiava in cucina tra latte e pappine.

I suoi occhi si illuminarono notando quelli che considerava alla stregua di suoi figli avvicinarsi, lieta di avere al completo la sua nuova famiglia, ma soprattutto di poter finalmente informare loro delle novità che avevano coinvolto i Cullen negli ultimi mesi.

«Siete tornati!» esultò correndo ad abbracciarli con la viva felicità dipinta in volto.

Il suo aspetto semplicemente radioso ebbe il potere di dissipare immediatamente la loro ansia, benché l’interrogativo fosse tutt’altro lontano dal potersi dire risolto.

Al contrario.

In quei mesi di lontananza i cambiamenti apportati alla casa erano più che evidenti. Esme non di rado si destreggiava in ristrutturazioni, dando sfogo alla sua creatività, ma culle, giocattoli e pannolini non erano solitamente quel tipo di migliorie che prediligeva.

«Mamma, da quando ti sei data alle pappine?»  ghignò divertito Emmett, l’unico a non condividere l’allarmismo dei presenti. Lo scimmione possedeva una mente assai acuta, ma anche un innocenza assolutamente inappropriata visti gli anni trascorsi in terra.

Il sorriso di Esme se possibile si ampliò. «Ci sono state delle novità, più tardi io e vostro padre vi presenteremo due persone molto speciali!» annunciò,  tentando di tener a bada i suoi pensieri per non permettere ad Edward di scoprire in anticipo cosa era accaduto.

Il vampiro dai capelli ramati, dal canto suo, non aveva che percepito due volti. Il primo corrispondeva a quello di un bambino dai capelli corvini e gli occhi color cioccolato, il secondo era sicuramente attribuibile ad una vampira. Sebbene l’immagine fosse apparsa e scomparsa velocemente, Edward era riuscito ad ammirare le linee perfette di quel viso, le labbra piene ed una cascata di boccoli castani.

Chi diamine è?

Intanto Alice saltellava per la casa con un delizioso broncio dipinto in viso, tentando invano di intenerire Esme per ricevere le dovute informazioni. Per lei, che era solita conoscere ogni cosa in anteprima, doveva essere non poco frustrante non comprendere cosa accadeva.

Degna punizione per le sue costanti machiavelliche macchinazioni.

« Alice, smettila!» l’ammonì Edward in tono perentorio.

Lui stesso era afflitto da una morbosa curiosità, ma era ben conscio che la loro madre non avrebbe fatto parola sino all’arrivo di Carlisle. In compenso notando il sorriso beato sul volto si tranquillizzò non poco, di certo non poteva trattarsi di cattive notizie.

Così, dopo qualche inutile scongiuro di Alice e le battute ridicole di Emmett, i vampiri si recarono nelle loro stanze ognuno ostentando diverse espressioni: ilarità, curiosità, nervosismo. Frementi di curiosità immaginarono chi potessero essere i nuovi ospiti, mentre si occupavano dei bagagli da disfare e proprio allora Edward, sistemando alcuni oggetti nel ripostiglio, intercettò uno strano odore.

Un magnifico profumo quasi completamente coperto dalla puzza di licantropo che ormai aleggiava in tutta la casa.

Incuriosito e al contempo affascinato seguì la scia fino ad arrivare alla porta di una delle camere che sino a prima della loro partenza era stata vuota. Senza indugiare entrò notando, con sommo stupore, non pochi cambiamenti.

La camera era stata quasi totalmente restaurata. L’arredamento appariva tendenzialmente blu, talvolta alternato da un intenso arancione nelle decorazioni più fini. Accanto al letto a baldacchino, che troneggiava al centro della stanza, c’era una culla intarsiata in legno.

«Ma cos’è?» il suo fu poco più di un sussurro, ma lo stupore e la leggera ansia nelle sue parole furono sufficienti per richiamare l’attenzione degli altri vampiri.

Alice fu la prima a giungere sulla soglia della camera ed anche lei come gli altri sgranò gli occhi non comprendendo a pieno il significato di ciò che ammirava. La stanza era colma dei giochi più disparati, che mostravano il tangibile passaggio di un bambino di non più di qualche mese. I pupazzi erano adagiati ovunque.

«Esme e Carlisle hanno adottato un bambino umano?» Rosalie, sopraggiunta qualche istante dopo, iniziò a girovagare per la stanza con aria sorpresa, mentre un sorriso stendeva le sua labbra, mentre lasciava scorrere teneramente le lunghe dita sui disegni della culla.

Il suo sogno materno era stato infranto troppo presto e la fievole speranza di veder crescere un bambino in quella casa e poter svolgere quelle mansioni semplici come cullarlo, coccolarlo o nutrirlo era una prospettiva più che gradita.

«Non credo sia umano – biascicò Emmett, inspirando a fondo. – l’odore è molto simile a quello di un licantropo!»

«Non dire idiozie, perché dovrebbero allevare un cucciolo di licantropo!» sbottò Jasper rivolgendo a suo fratello un’occhiata scettica.

«Considerando l’odore di licantropo in casa non me ne sorprenderei!» ribattè Edward mestamente, soffermando il suo sguardo su di una cornice in argento che faceva bella mostra sul cassettone in mogano.

La foto ritraeva due umani, due ragazzi per la precisione, e lui non potè non soffermarsi sul volto della ragazza con il grembo gonfio. Era di certo incinta, ma soprattutto gli ricordava la vampira che aveva intravisto poco prima nei pensieri di Esme. I suoi lineamenti erano meno aggraziati, ma era più che si sicuro si trattasse della medesima persona.

Non seppe come interpretare tutto ciò, ma la voce di Carlisle dal piano inferiore gli annunciò che da li a poco avrebbe finalmente scoperto fatto luce su quella insolita faccenda. Ripose con cura la cornice al suo posto, gettando a quei volti sorridenti un’ultima occhiata.

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I vampiri si diressero celermente nel salone, incuriositi dalle novità che da li a poco li avrebbero travolti.

«Carlisle! » salutarono accomodandosi sul divano bianco pronti ad ascoltare.

Il dottore rise divertito delle espressioni dei loro figli, un misto di curiosità ed ansia mal celata.

«Bene, come avrete compreso la nostra famiglia si è allargata. Durante la vostra assenza gli eventi mi hanno costretto a trasformare una ragazza che stava morendo a causa di un parto difficoltoso!» annunciò mentre un coro di sospiri mozzati si levava per la casa.

Edward potè osservare nella mente dei fratelli una miriade di pensieri confusi. Emmett desiderava sfidare la neonata in una lotta corpo a corpo per testare la sua forza e mettersi alla prova, Rosalie era estasiata al pensiero che probabilmente la ragazza aveva condotto con sé anche il bambino e sperava vivamente che le permettesse di aiutarla con quest’ultimo,  Alice… beh, la sua mente era un guazzabuglio di incoerenti desideri riguardanti lo shopping.

Jasper , invece, come Edward aveva ben compreso ci fosse molto altro dietro quella confessione e lo confermava la postura tesa di Carlisle. Qualcosa non quadrava!

«Ma… ?» domandò incitandolo a continuare.

Carlisle gli rivolse un sorriso tirato. «Come ben sapete al di la del nostro territorio c’è La Push, ove risiedono i licantropi.»

Il patto è stato infranto!

Lo stesso pensiero si era diffuso nelle menti dei vampiri, terrorizzati dalle conseguenze che avrebbe comportato. Ognuno stringeva a sé la propria compagna, inquietati dall’idea di uno scontro aperto con quelle creature ostili. Non si potevano certo definire docili e, come se non bastasse, loro denti erano stati creati per poter lacerare senza difficoltà la pelle di un vampiro.

« Tranquilli.» li confortò dolcemente Esme, sorridendo rassicurante. « Il patto non è stato infranto perché è stato l’alfa del branco a chiedere a vostro padre di trasformare sua moglie!»

«Non è possibile…» sussurrò Jasper, assottigliando lo sguardo, dando voce ai pensieri dei presenti. La sua mente vagliò ogni possibilità, indugiando sulla possibilità potesse essere una trappola.

Volevano in qualche modo incastrarli, non vi erano dubbi.

Nessun licantropo avrebbe ceduto l’anima della sua consorte per un simile scambio. Nessun amore poteva resistere a quelle differenze naturali che dividevano le loro razze.

Inconcepibile.

«Sapeva che l’avrebbe perduta e non voleva che suo figlio crescesse senza una madre.» Carlisle serrò gli occhi, in un’espressione angosciata, rammentando il dolore sul volto di quel ragazzo. Quella doveva essere stata la decisione più atroce della sua vita, eppure non aveva esitato. Nonostante i problemi con il branco, la possibilità di venir divisi, forse per sempre, dall’agonismo tra le loro razze… lui aveva scelto per lei la vita.

Una vita eterna, forse senz’anima e senza un cuore pulsante, ma pur sempre una vita.

Un susseguirsi di scene agghiaccianti trapassarono la mente di Edward. Il sangue di quella povera ragazza era sparso ovunque, il distacco della placenta sommato ai suoi problemi cardiaci aveva impedito una buona riuscita di un’operazione di routine. Il piccolo era nato sano e forte, ma nonostante ciò lei era entrata in coma.

Edward rimase pietrificato notando il volto di Jacob trafitto da un’espressione di pura sofferenza. Eppure la risolutezza con la quale aveva pronunciato quelle parole la faceva apparire quasi come un’ovvia richiesta.

Si ritrovò irrimediabilmente ad ammirare quel licantropo, certo che non sarebbe mai stato in grado di compiere una simile scelta rinnegando i suoi principi. Probabilmente perché lui non era mai stato innamorato… conscio della sua natura dannata e demoniaca che non gli avrebbe mai permesso di provare dei simili sentimenti.

Quello che Edward però non sapeva era che l’amore colpisce con il suo dardo quando meno lo si attende, regalando talvolta più dolori che gioie se non lo si comprende.

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 dindy80 [Contatta] Segnala violazione
 08/11/10, ore 22:58 - Capitolo 1: Prologo
ahahhaha ciao! XD si si diciamo che i presupposti della storia sono un pò confusi. La vita di Bella era legata a quella di Jacob e adesso si trova con un bambino, in una famiglia di vampiri a fare i conti con l'amore di Jake che lei non condivide più. Un bel problema ahahahaha deve solo sperare che lui trovi presto il suo imprinting risollevandola dall'onere di comunicargli il raffreddamento dei suoi sentimenti. Poi qui compare anche il resto della famiglia Cullen ahahah con una povera Alice che si ritrova con le visioni bloccate ahahah
 Bella_kristen [Contatta] Segnala violazione
 06/11/10, ore 19:52 - Capitolo 1: Prologo
Ciaoooo!
si si ripresa XD diciamo che mi dispiaceva tenerla lì sul pc, abbandonata e sola... vorrei finirla. Magari non mi dilungherò come accade per le altre ahahahh cercherò di farla durare meno capitoli, ma voglio terminarla.
Ps: adoro il tuo avatar *O* Il bacio di Heyez, uno dei miei quadri preferiti! ♥
 theangelsee69 [Contatta] Segnala violazione
 03/11/10, ore 18:57 - Capitolo 1: Prologo
Ciaoooo! Grazieeee *O* questa era una storia che avevo già postato in precedenza e che ora ho deciso di riprendere a causa di un piccolo ritorno di ispirazione aaahah un vero miracolo! Mi piace creare qualche universo alternativo dove le cose si svolgono in modo strano ahahahahah e poi secondo me, se Bella non avesse incontrato Edward, nella storia probabilmente sarebbe finita con Jake hihihi quindi ho pensato di scostare un pò a livello temporale l'incontro Bella Edward ed ecco qui che è nata la storia. *manu la tira fuori come un coniglio dal cilindro*
 eliza1755 [Contatta] Segnala violazione
 03/11/10, ore 18:19 - Capitolo 1: Prologo
Non temere... confermo che questa è una Bella-Edward ahahahah anche se qui inizialmente lei appare legata a Jake, si vede sin dall'inizio del capitolo cosa ha comportato la trasformazione e come questa finisce per incidere sul loro rapporto. *O* poi c'è il piccolo Daniel ♥
 JeGGe Twilight [Contatta] Segnala violazione
 03/11/10, ore 16:44 - Capitolo 1: Prologo
Ciaoooo! grazie *O* come noterai all'inizio del capitolo il branco non l'ha presa molto bene, poi questo pezzo sarà anche ripreso in seguito, mostrando meglio la loro reazione. In fin dei conti però quello che ha salvato la situazione è il fatto che jake ha il ruolo di alpha e che quindi ha un certo potere all'interno del branco! :)
 jennyvava [Contatta] Segnala violazione
 03/11/10, ore 15:57 - Capitolo 1: Prologo
Caiooooo!
si si la storia è una bella Edward hiihihiih ancghe se all'inzio, nel prologo, sembrava di no! In compenso già nella prima parte di questo capitolo noterai che il rapporto con Jake è in crisi a causaa della trasformazione e che ora a legarla a lui c'è solo amicizia e il bambino. Purtroppo però i sentimenti di Jake nei suoi confronti non sono cambiati... quindi XD hihihi kissà

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Salveee! Eccomi con il capitolo 2 *O* ho risposto alle vostre recensioni mediante il nuovo sistema previsto da Efp ahahaha uno sfizio pazzesco. XD

Un bacioneeeeeee

2.

« Jake, credo sia opportuno che io riporti Daniel a casa. Sai quanto diventa irritabile se non mangia. » mormorò Isabella, dondolando docilmente il piccolo tra le braccia. Avevano trascorso la mattina in giro per i boschi, il bambino pareva calmarsi durante quelle passeggiate. Il calore del sole, i colori della natura, lo scrosciare dell’acqua del fiume erano per lui fonti inesauribili di interesse, in grado di calamitare la sua naturale curiosità infantile.

Oramai aveva poco più di sei mesi.

Jacob sorrise divertito, constatando quanto suo figlio gli somigliasse. Cresceva velocemente ed era piuttosto robusto per sua età. Ogni giorno gioiva per la scelta che aveva compiuto qualche mese prima.

Aver chiesto a Carlisle di trasformare Bella era stato provvidenziale, non avrebbe mai potuto vivere la sua vita senza di lei. L’amava e, benché in quella condizione lei si figurasse come l’incarnazione del suo naturale nemico, le cose non erano affatto cambiate.

Almeno non da parte sua. Nonostante tutto aveva notato una crescente freddezza di Bella nei suoi confronti. Evitava il più possibile qualsiasi contatto fisico e spesso era ben lieta di rimandare le loro visite. Jacob tentava di convincersi che fosse frutto della sua natura di neonata, come vampira che da poco era entrata nella non-vita, l’instabilità era più che naturale. Purtroppo una parte di lui temeva non fosse quello l’unico motivo. Una parte di lui sospettava che lei potesse covare del rancore per la sua scelta egoista: strapparle la sua anima perché troppo spaventato dall’idea di perderla.

Come avrebbe reagito lui al suo posto?

Non lo sapeva. Forse l’avrebbe odiata, forse avrebbe maledetto lei e la sua decisione.

Eppure…  Jacob non si pentiva.

Ogniqualvolta osservava gli sguardi amorevoli che Isabella e il loro bambino si scambiavano comprendeva cosa avrebbero perduto. Non sarebbe stato in grado di occuparsi di lui, da solo. Avrebbe osservato quel viso tondo con il dolore di chi rammenta a cosa ha rinunciato e cosa rimpiange.

« Ti accompagno? » domandò speranzoso.

Lei scosse il capo. « Non preoccuparti, sono certa che avrai altri impegni... »

Scrollò le spalle placidamente, allungando le braccia verso di lei, per prendere Daniel. Il piccolo gorgogliò paroline incomprensibili, gesticolando divertito per attirare l’attenzione, abbandonandosi ad uno dei suoi sproloqui insensati, almeno per i grandi che in quel momento erano troppo impegnati a negare i loro problemi per dargli peso.

« La ronda inizia tra due ore, ho tutto il tempo di accompagnarti dai Cullen.» si giustificò Jake, stampandole un bacio sulle labbra, prima di correre verso il confine sotto lo sguardo dolente di Bella.

La vampira seguì suo marito. La situazione era ormai divenuta più che incresciosa, era infastidita dalla continua ricerca di contatto che Jake tentava, così come dagli sguardi languidi ed innamorati.

Il senso di colpa era prepotente in lei e difficilmente riusciva a non farsi schiacciare dal suo peso. Ormai casa Cullen era divenuta la sua oasi felice. L’unico posto dove la presenza di Jake era nei limiti ed in cui lei poteva rilassarsi senza remore, dedicandosi al suo bambino.

Avrebbe voluto parlargli, confessargli che ormai tutto era mutato. Il rancore del branco verso entrambi, la lontananza necessaria, la sua vita… la loro vita, l’amore. I sentimenti genuini che un tempo aveva serbato erano svaniti, evaporati insieme alla speranza di un futuro insieme.

Voleva che Jake fosse vicino, ma esclusivamente per Daniel.

Se non fosse stato per l’amore che nutriva verso quest’ultimo avrebbe potuto ipotizzare che la freddezza dei suoi sentimenti fosse causata dal cuore immobile nel suo petto,  ma non era così.

Lei era in grado di amare, ma non Jacob. Non più.

Giunti in prossimità dello spiazzo però la loro corsa si arrestò, risvegliandola dalle sue elucubrazioni, e non potè non notare i muscoli di Jacob tendersi, mentre inspirava l’aria freneticamente. Una smorfia di disgusto si dipinse sul suo volto, riconoscendo immediatamente quel fetore che impregnava l’aria.

« Ci sono vampiri! » sibilò, riuscendo a stento a non ringhiare.

Bella lo affiancò immediatamente prendendo il piccolo Daniel tra le sue braccia, timorosa di una repentina trasformazione del licantropo. « Calmati, potrebbero essere degli amici di Esme e Carlisle... allontanati. » lo intimò allarmata.

Una certa apprensione prese possesso di lei, i due coniugi non le avevano comunicato se attendevano o meno qualcuno. Non sapeva come queste cose venivano gestite nel mondo immortale, ma supponeva che anche per i vampiri potessero aver luogo visite a sorpresa.

Jacob si voltò di scatto, fulminandola. « Non vi lascio da soli in mezzo a dei succhiasangue! » protestò con vigore, mentre il suo corpo veniva scosso dai primi tremiti , guadagnandosi un’occhiata per nulla benevola di Isabella. Odiava quel termine tanto usato alla riserva, e non solo perchè lei si ritrovava a condividere quella natura, ma soprattutto perché tutto quell’odio e quel disprezzo era totalmente ingiustificato,  in particolar modo se rivolto a persone stupende come Esme e Carlisle.

Arricciò il labbro ringhiando. Come osa? « Vai via... » soffiò, mentre i suoi occhi si scurivano pericolosamente.

Quel sibilo incattivito e lo sguardo furioso che lo accompagnò, fecero comprendere a Jacob quanto le sue parole fossero state inopportune e, recuperando il controllo di sé, si limitò ad annuire, fuggendo verso la foresta.

Un flebile scusa riecheggiò nella boscaglia, accompagnato da un ululato.

_____________________________________

Alice si ritrovò immersa in una visione leggermente sfocata.

« Stanno arrivando. » comunicò con entusiasmo, attirando su di sé gli sguardi colmi di aspettativa dei presenti.

Il sorriso radioso che si dipinse sul volto di Esme non sfuggì a nessuno. La vampira si alzò dal divano, sul quale era accomodata, trotterellando allegramente verso la cucina per immergersi nelle pappine del piccolo licantropo.

L’arrivo di Bella e Daniel nella loro famiglia era stato accolto con enorme entusiasmo ed era certa che anche i suoi figli avrebbero gioito della loro presenza. Quella ragazza appariva ai suoi occhi tanto dolce da meritare tutto l’affetto possibile e la sua forza, la capacità di gestire la condizione difficile in cui si trovava, giustificava la grande stima che i coniugi Cullen nutrivano per lei.

Ciò che non sapevano era che da lì a poco molte cose sarebbero cambiate, mutando quel clima di serenità che si era momentaneamente creato.

La porta di casa Cullen si aprì lentamente, mentre Bella, leggermente impaurita faceva il suo ingresso. Benchè avesse allontanato Jake non poteva di certo dirsi sicura, temendo che un vampiro privo di controllo potesse fare del male al suo piccolo. Stringeva Daniel tra le braccia, con una presa salda e sicura, pronta a scattare e a portarlo lontano al primo accenno di pericolo.

Non avrebbe mai permesso a qualcuno di avvicinarsi abbastanza anche solo per sfiorarlo. Lo avrebbe protetto ad ogni costo ed era sicura che, quelli che ormai considerava alla stregua dei suoi genitori, avrebbero reagito nel medesimo modo.

 «Esme, Carlisle?» sussurrò titubante, con quella sua nuova voce alla quale non riusciva ad abituarsi, suadente e morbida, anche quanto permeata dalla paura come in quell’istante. La natura di vampiro aveva in sé un fascino indiscutibile.

Era stato strano svegliarsi in quel nuovo corpo, tanto simile quanto diverso. Il suo viso, i suoi lineamenti, tutto si era perfezionato, raggiungendo quella armoniosità eterea che connotava la sua natura. Una pelle liscia e luminosa, labbra rosse e perfette, occhi di un inquietante color cremisi che non il tempo stava scemando verso un caldo color oro.

Per lei che era sempre stata anonima, era stato una scoperta entusiasmante.

Non era mai stata vanitosa o particolarmente attaccata al suo aspetto, forse perché si reputava un caso irrecuperabile che non avrebbe mai potuto aspirare a nulla di meglio. Al suo risveglio, lontana da Jacob, si era chiesta cosa avrebbe pensato lui.

Era certa che sarebbe stata una piacevole sorpresa anche per lui, invece l’espressione del suo volto fece eco alla sua: disgusto, paura.

Era stato un colpo al suo cuore morto, una ferita che non si sarebbe mai rimarginata.

Avrebbe serbato in eterno quell’immagine, ormai impressa a fuoco nella sua memoria.

« Bella, entra! » la voce sicura di Esme le provocò un lieve sobbalzo, ma quanto il volto della donna comparve sullo stipite della porta, ostentando il suo dolce sorriso, Bella non potè fare altro che rilassarsi. Emise un sospiro di sollievo, rendendosi conto solo in quell’istante della rigida postura che aveva assunto e sorridendo imbarazzata seguì la donna nella sala da pranzo, rivelandosi ai cinque vampiri che incuriositi iniziarono a fissarla.

« Tesoro, questi sono gli altri membri della famiglia. Ti avevamo parlato di loro e… »

Prima che Carlisle potesse terminare la frase, un piccolo tornado dai capelli neri si catapultò verso di lei con un sorriso estatico, iniziando a ciarlare con frasi sconnesse riguardando ore di shopping sfrenato, rifare un certo guardaroba, considerato eccessivamente sfornito per una Cullen, e di giocattoli per bambini. Tutto sotto lo sguardo incredulo dei presenti e di una Bella piuttosto spaventata.

Come al solito Alice, un passo avanti a tutti loro, a causa del suo dono, aveva agito quasi come conoscesse quella ragazza da tempo. Effettivamente era apparso il suo viso, sebbene sfocato, in molte sue frammentarie visioni. Quei lineamenti dolci, le labbra piene e la cascata di capelli castani ormai le erano noti.

Peccato non potesse dirsi il contrario. Bella gettava sguardi titubanti alla sala e alla ragazzetta dall’aria fin troppo allegra, avvolgendo Daniel nel suo abbraccio. La tensione del suo corpo era visibile, era pronta a scattare da un momento ad un altro. Sarebbe bastato un minimo cenno di pericolo.

Ecco un’altra delle caratteristiche acquisite con la natura di vampira. La sua mente, lavorando frenetica, valutava le possibilità di riuscire ad uscire indenne dallo scontro con la piccoletta e al contempo vagliava le vie di fuga.

Non che in realtà fosse necessario, l’espressione di benevola condiscendenza di Esme le rivelava che non vi erano pericoli, eppure lei non riusciva a tranquillizzarsi del tutto.

Non rammentavano la sua natura di instabile vampira neonata? Si domandò irritata, gettando uno sguardo colmo di disappunto a Carlisle che si passava esasperatamente divertito la mano tra i folti capelli biondi.

Bella comprese che quello strano comportamento non era una novità, come ebbe modo di appurare in seguito. Si sarebbe affezionata ad Alice con una velocità che non avrebbe mai ritenuto possibile. Sarebbe diventata una sorella e una grande amica, un sostegno in quel periodo devastante che da lì a poco avrebbe affrontato.

Non è vero che sono le prime impressioni quelle che contano, perché esse si fermano a quella superficie che le persone ostentano. Quella maschera che manifestano, talvolta, e che poco corrisponde al loro vero io.

Nel profondo di ognuno c’è molto più di quello che si può intuire a colpo d’occhio, fortunatamente. Se non fosse così la vita sarebbe mortalmente noiosa, se non fosse così non sarebbe possibile riscoprirsi ogni giorno, nel bene e nel male che sia.

Nessuna imprevedibilità.

Siamo come un puzzle.

Siamo composti da milioni di pezzetti che formano nel complesso la nostra personalità, ma ognuno di essi, per quanto piccolo ha il suo valore. Le sfaccettature del nostro essere non potranno mai essere comprese appieno, ma questo non ci deve impedire di tentare.

«Tesoro, la stai spaventando. – mormorò dolcemente un ragazzo dalla chioma leonina, mentre una calma innaturale si diffondeva nella sala, facendo man mano scemare anche l’euforia di Alice, permettendole di riacquistare un minimo di contegno. - Possibile tu sia sempre così irruente. continuò in tono bonario, rivolgendosi a sua moglie che li fissava con un sorriso imbarazzato. Solo in quell’istante si era resa conto di non essersi nemmeno presentata alla loro ospite, preda dall’entusiasmo di ciò che le sue visioni le avevano rivelato.

Esme scuotendo il capo divertita si avvicinò a Bella allontanandola dalle grinfie del folletto e accompagnandola verso il divano per effettuare le dovute presentazioni.

«Ragazzi, questa è Isabella e lui è il piccolo Daniel Blake. Come vi stavamo raccontando, Bella è sposata con l’alfa del branco dei licantropi e di conseguenza per lui è stato revocato il patto. »

Tutti annuirono, sebbene alcuni di loro non propriamente convinti. Jasper era a conoscenza dell’impulsività dei licantropi e temeva seriamente per l’incolumità della propria famiglia. Nonostante ciò preferì non replicare, notando lo sguardo sereno di Esme e la tranquillità che aleggiava in casa.

La vampira si voltò verso la nuova venuta, pronta a concludere le presentazioni, indicando ad uno ad uno quelli che considerava alla stregua di suoi figli. «Loro sono Alice, Jasper, Emmett, Rosalie ed infine Edward. »

Il suo sguardo imbarazzato si posò su ognuno di loro, limitandosi ad un lieve cenno del capo, almeno sino a quando non incrociò gli occhi color oro del vampiro dai capelli bronzi. Rimase piuttosto sorpresa constatando l’avvenenza di quest’ultimo ed inevitabilmente il suo sguardo indugiò su di lui più del dovuto.

Ma non molto.

Sorpresa da se stessa deviò immediatamente l’attenzione su di un quadro esposto nel salone, fingendo di apprezzarne la bellezza, lieta della natura di vampira che non le permetteva di arrossire.

Edward dal canto suo la fissava incantato, ignorando i richiami mentali di Jasper che gli intimava di recuperare il controllo, rammentandogli il legame di lei con il branco dei licantropi.

Edward, per cortesia cerca di riprenderti! Stai letteralmente sbavando.

Naturalmente la sua aria assente era stata colta anche dagli altri membri della famiglia, che non mancarono di schernirlo o rimproverarlo.

Guardati beone, sembra  non abbia mai visto una donna in vita tua. Eddino Edduccio si farà strapazzare da un licantropuccio. Cantilenava Emmett ghignando divertito, immaginando la reazione del marito di Isabella.

Un licantropo e la gelosia non erano un connubio auspicabile.

« Il piccolo vivrà qui? » il sussurro di Rosalie ridestò i presenti, compreso Edward. « Cioè vivrete entrambi qui, con noi?»

Giuro che se per colpa dei suoi sguardi languidi l’alfa non le permetterà più di vivere qui insieme al bambino, lo strangolo.

Tutti si voltarono ad osservarla, mentre si torceva le mani, notando l’espressione di malcelata speranza. Isabella le rivolse un sorriso radioso, Esme le aveva parlato di lei e le aveva comunicato che, con certezza, la vampira bionda sarebbe stata più che entusiasta di affiancarla nelle sue mansioni materne.

Bella aveva compreso immediatamente il motivo di una tale affermazione. Il sapere di non poter generare un proprio figlio affliggeva lei stessa, che tanto avrebbe desiderato dare un fratellino oppure una sorellina al suo Daniel. Eppure lei aveva la fortuna di avere il suo piccolo.

Immaginava il disagio e la tristezza che doveva aver arrecato loro quella condizione ed era sua intenzione ripagare Esme e quella meravigliosa famiglia delle attenzioni e della bontà che le stavano rivolgendo, nonostante il disprezzo che Jacob manifestava verso di loro.

Assurdo considerando che per lui l’avevano trasformata in una di loro, le avevano dato una casa quando il branco l’aveva allontanata, le avevano donato la protezione da se stessa e dal mondo. Come poteva essere a tal punto ingrato?

Lei non si sarebbe comportata in quel modo.

A quella famiglia doveva tutto. La sua vita, la sua felicità… il suo bambino.

« Vuoi prenderlo in braccio? » chiese in risposta, desiderosa di guadagnarsi la fiducia della vampira.  Conscia che il piccolo Daniel fosse profondamente addormentato ed abituato ad essere stretto da braccia gelide glielo porse senza remore, guadagnandosi un’occhiata colma di gratitudine anche dal mastodontico vampiro al suo fianco.

Alice euforica decise di porre fine ai convenevoli, troppo impegnata a vagliare le ipotesi dell’incerto futuro che iniziava a prospettarsi ai suoi occhi.

« Credo che un giro al centro commerciale potrebbe essere un’ottima idea! » sentenziò pronta a girare tra i negozi di qualche mega centro commerciale.

« Tesoro, ma siete appena arrivati. - mormorò Esme che non comprendeva il motivo di un così frettoloso progetto. – Potremmo approfittare della serata per permettere a Bella e Daniel di conoscervi. »

Un piccolo broncio si disegnò sulle labbra della vampira dai capelli corvini. « Io sono certa che la mia sorellina sarà più che felice di dedicarsi ad un po’ di sano shopping con me. » sussurrò volgendo uno sguardo speranzoso ad Isabella che la fissava sinceramente commossa.

L’aveva realmente definita sua sorella? Si chiese. Quella parola così semplice riuscì a trasmetterle un immenso senso di calore. Lei, che non aveva mai avuto una famiglia realmente unita non poteva non apprezzare quel piccolo gesto e sebbene non fosse entusiasmata dall’idea di venir trascinata per i negozi, decise ugualmente di acconsentire. Qualcosa nello sguardo di Alice le diceva che le sue non erano parole vane e che, forse grazie al suo dono, era riuscita ad accettarla realmente in quella famiglia, pur non conoscendola di persona.

« Mi farebbe piacere. » asserì sorridendo, rammentando però che per Daniel probabilmente non sarebbe stato opportuno.

Stava per ribattere, ma la piccola veggente fu più veloce.

« Daniel resterà con Esme e Rose, loro saranno più che liete di occuparsi di lui. – comunicò mestamente. – mentre Edward e Jasper ci accompagneranno. Qualcuno dovrà pur portare le buste. » sentenziò mentre un cipiglio increspava il volto di Isabella.  Qualcosa le lasciava presupporre che la concezione di shopping della piccoletta era estremamente diversa dalla sua. Quando aveva scelto l’arredamento della sua nuova camera con Esme aveva appurato quanto il denaro non fosse un problema per loro e come non si premurassero di risparmiare su nulla.

Osservando gli abiti indosso alla vampira dinanzi a lei, griffati e palesemente nuovi, intuii che quello doveva essere un vizio di famiglia. Peccato che lei non disponesse di cifre astronomiche e che al contrario le sue finanze fossero tutt’altro che cospicue.

Con un sospiro sommesso si arrese, in fin dei conti non le pareva di avere molte scelte.

Edward silenzioso osservò la scena senza proferir parola, evitando di ribattere come era solito fare. Odiava quando Alice gli imponeva qualcosa senza premurarsi di chiedere il suo consenso, ma la curiosità per la nuova vampira lo spinse a non crucciarsi oltre.

Era seriamente intenzionato a conoscerla, in parte anche per comprendere come potesse vivere in una situazione tanto insolita, non era di certo usuale trovare una vampira amorevolmente sposata con un licantropo e per giunta con un bambino.

Decise di sondare i suoi pensieri, esortato da Jasper ancora preoccupato da questione, ma quello che accadde non fu certo un buon segno.

« Bene, andiamo a prepararci! » il trillo entusiasta di Alice pose fine alla discussione, preannunciando un pomeriggio di sano e sfiancante shopping e di prime conoscenze, sotto lo sguardo vacuo di Edward. Non riusciva a leggere i pensieri della nuova vampira.

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Salve. Oggi doppio aggiornamento nella sezione Twilight. Dopo una giornata estenuante eccomi qui a gettarmi nello scribacchiare, cercando di alleviare un pò la tensione. Non mi dilungherò, lasciandovi al capitolo. Come al solito vi ringrazio per le bellissime recensioni e per la vostra gentilezza. Ho appena aperto un gruppo su Fb per le mie storie:
Link mio gruppo su fb: spoiler, info aggiornamenti ecc
In più vi lascio anche il link di alcune mie storie recenti, nel caso vogliate farci un salto.



La giornata trascorse con una lentezza estenuante per la povera Isabella, la quale fu trascinata da un negozio all’altro senza aver modo di replicare. Finalmente comprendeva il motivo delle parole di Edward, sua sorella era una piccola dittatrice in gonnella.
Nei pochi momenti in cui aveva osato ribattere, lo sguardo torvo che le aveva rivolto l’aveva a tal punto intimorita da indurla al silenzio. A nulla erano serviti i tentativi di Jasper di placare l’esuberanza di sua moglie, che quel giorno si crogiolava in una felicità inspiegabile.
Tutti erano coscienti che fosse dovuta alla presenza di Isabella nelle loro vite, una nuova sorella da torturare doveva essere una prospettiva allettante, ma il sospetto che vi fossero altri motivi non pareva voler abbandonare Edward.
Qualche subdolo meccanismo della sua mente era sicuramente in atto.
Sua sorella continuava a celare abilmente i suoi pensieri, usufruendo di strane ed insolite canzoni e tiritere. Avrebbe voluto chiedere spiegazioni riguardo quel mistero, ma sapeva che avrebbe ottenuto ben poco. Il mistero per lei era un’arte, della quale era perfettamente padrona.
« Questo è l’ultimo. » sentenziò entusiasta, ponendo le borse sulla panchina dove Jasper ed Edward erano accomodati.
Quest’ultimo le rivolse uno sguardo colmo di ammonimento, notando l’espressione stravolta di Isabella che li raggiungeva stringendo tra le braccia un pacchetto dai colori sgargianti.
« Cosa le hai costretto a comprare? » mormorò accigliato.
Bella sembrava non poco imbarazzata mentre tentava di nascondere alla vista altrui il nome del negozio. Edward, dal canto suo, trovava non poco frustrante non poter leggere la sua mente e, benché le sue espressioni rivelassero più di quanto lei potesse immaginare, avrebbe dato qualsiasi cosa pur di comprendere i misteri più reconditi che avvolgevano i suoi pensieri.
La trovava oltremodo affascinate.
I suoi sorrisi, le parole non dette dietro le quali nascondeva i suoi segreti erano… intriganti.
« Non so di cosa parli. » ribatté sua sorella, fissando con occhio critico un vestito appena acquistato. Una strana maglia per la quale doveva aver speso una cifra spropositata.
Non che fosse una novità!
« Amore, Bella è tremendamente imbarazzata. » intervenne Jasper, tentando di nascondere un ghigno.
A quanto pareva, l’empatico, si stava divertendo a sondare le emozioni altalenanti di Isabella, che passava repentinamente dall’imbarazzo, alla paura, al disgusto. Non riusciva proprio ad immaginare cosa sua moglie avesse potuto combinare per ridurre in quel modo la povera vampira. Oltretutto si sorprendeva del controllo che possedeva Bella, essendo la sua trasformazione recente, le sue emozioni avrebbero dovuto dominarla e renderla non poco pericolosa, invece accettava con rassegnazione ogni sopruso a cui sua moglie la costringeva.
Ammirevole.
Soprattutto tenendo conto che anche vampiri secolari riuscivano difficilmente a gestire l’irritazione in presenza di Alice.
Il suo carattere incline al comando sapeva essere non poco molesto, in particolar modo se sommato alle sue manie di perfezionismo e la passione incontrollata per la moda.
Un piccolo ed instancabile tornado.
Alice scrollò le spalle con indifferenza. « Biancheria intima. – replicò candidamente imbarazzando i presenti. – Mi domando come potesse sedurre suo marito con quegli stracci che conservava nel suo armadio. » si chiese retorica.
Edward rabbrividì involontariamente, soffermandosi su quel pensiero. Aveva avuto modo di incontrare Jacob Black talvolta, anche se esclusivamente in forma animale, e si domandava come una ragazza tanto graziosa potesse essersi innamorata di un tale bruto.
I suoi pensieri erano sempre litigiosi e autoritari, forse a causa della sua posizione di alpha, ma nonostante ciò non lo trovava adeguato a lei.
Isabella appariva tremendamente pura, pur essendo una vampira.
« Bhe, credo che il cane ti ringrazierà per questi acquisti. » ironizzò Jasper, guadagnandosi uno sguardo disgustato della sua compagna.
« Perché quella faccia? » chiese Bella nascondendo, a velocità tutt’altro che sostenuta, il pacchetto in una delle buste più grandi.
Trasse un sospiro di sollievo convinta di essere scampata ad un’imbarazzante conversazione… purtroppo non aveva tenuto conto della scaltrezza della sua nuova sorella.
Aveva ancora molto da imparare se voleva far parte della famiglia.
« Si parlava delle prestazioni sessuali del tuo lupo. - replicò semplicemente Alice. – E del tuo pessimo gusto estetico in fatto di completi intimi. »
L’espressione si Bella divenne dapprima sbigottita, poi fortemente indignata. « Alice. » l’ammonì, mentre un lieve ringhio si levava dal suo petto.
« Non capisco perché ti alteri… hai un bambino, credo sia implicito che tu abbia avuto rapporti sessuali che… »
« Basta per favore. - sbottò Edward. – Sei esasperante. Potresti dimostrare un minimo di tatto, in fin dei conti conosci Bella da meno di quarantotto ore e già le stai dando il tormento.» sentenziò recuperando velocemente delle buste e dirigendosi verso l’auto, lasciando i presenti allibiti.
Era raro che Edward avesse simili attacchi di nervi, soprattutto in pubblico. Era ben attento a mantenere la sua compostezza, ostentando indifferenza per tutto ciò che lo circondava. Fu proprio tale consapevolezza che provocò in Alice un moto di gioia, comprendendo che le sue visioni avevano non poche possibilità di realizzarsi. Forse non tutto era perduto per il suo amato fratello, avrebbe dovuto solo indirizzarlo nella giusta direzione.
Una piccola spinta… vero Isabella.
« Ma che gli è preso? » mormorò Jazz, volgendo il suo sguardo su sua moglie, sospettando che qualche suo pensiero potesse aver alterato il fratello.
« Andiamo. » ribatté mesta, esortando i presenti a seguirla ed ignorando deliberatamente la domanda di suo marito.
Un passo alla volta…
_______________________
 
Edward si accomodò in auto, depositando malamente i pacchetti sui sedili posteriori. Alice non avrebbe apprezzato il gesto, ma in quel momento preferì non curarsene, ripensando all’invadenza della sua arguta sorella.
Il sospetto che in qualche modo avesse voluto irritarlo di proposito balenò nella sua mente, per poi dissolversi con altrettanta velocità.
Lui stesso non avrebbe mai pensato che quelle semplici frasi potessero suscitargli una reazione tanto ingiustificata, come avrebbe potuto lei anche solo immaginarlo?
Paranoico. Si disse scuotendo il capo.
Malgrado ciò non riuscì ugualmente a scacciare il senso di fastidio che provava.
Aveva notato lo sguardo di Isabella incupirsi nuovamente non appena avevano nominato Jacob, proprio com’era accaduto precedentemente, durante il loro viaggio in auto.
Perché?
Si trovò a chiedersi il motivo di quelle sue reazioni, pur non trovandovi risposta. Avrebbe voluto porle una miriade di domande, comprendere il perché dei suoi silenzi e dell’amarezza che colmava il suo sorriso.
Scosse il capo, scacciando mesto quei pensieri, portando la sua attenzione su Isabella e gli altri che, sorpresi, seguivano Alice stranamente allegra.
Jasper si avvicinò a lei, afferrando la sua vita e tirandola a sé, ben attento a non rovinare le buste per non incorrere nelle ire della sua dolce mogliettina.
« Potrei sapere il motivo di tutta questa allegria? » domandò seriamente curioso.
Il sorriso radioso che lei gli rivolse fu ben poco eloquente. « Vedrai… - mormorò sibillina – Vedrai. »
Edward che attraverso i loro pensieri li ascoltava comprese che da lì a poco i guai non sarebbero mancati.
_______________________________
 
Silenziosa Bella entrò in auto, ma i suoi timori svanirono non appena intravide il sorriso increspare le labbra di Edward. Non aveva compreso appieno la sua reazione, ma in un certo qual modo sapeva di doverlo ringraziare per averla distolta da quella situazione di imbarazzo.
« Grazie. » mormorò flebilmente, fingendo di sistemare le buste che Alice le aveva affidato.
Edward si limitò a sorridere dolcemente, gli pareva non poco difficile considerarla una vampira neonata.  « Immagino sia stato non poco sfiancante lo shopping con Alice. »
Lei scosse il capo per poi abbandonarsi sul sedile. « Credevo che i vampiri non potessero avvertire la spossatezza ed invece devo ricredermi. – sentenziò con espressione corrucciata. – A livello fisico sto bene, ma a livello psicologico sono distrutta. »
Edward si abbandonò ad una cristallina risata, facendo affiorare anche sul volto della sua interlocutrice un sorriso genuino. Qualcosa che nell’ultimo periodo era divenuta maledettamente rara.
Eppure, con quella famiglia, tutto appariva meravigliosamente facile.
Abbandonò il capo contro il sedile, chiudendo gli occhi e godendosi il rilassate silenzio che aleggiava attorno a loro.
Nessuno dei due era solito abbandonarsi a conversazioni inconcludenti e, soprattutto in quel momento, il conflitto insito nelle loro menti, chi per un motivo chi per un altro, li rendeva solitamente taciturni e silenziosi. Eppure tra loro quella sensazione di disagio ed inadeguatezza svaniva, sostituita da una strana alchimia che pareva legarli, benché loro stessi non ne fossero ancora coscienti.
Si scambiarono non poche parole durante il viaggio, gran parte delle quali erano piccole curiosità che Edward le espresse in merito alla sua vita presso la dimora dei Cullen. Aveva appreso la sua storia attraverso la mente dei suoi genitori, ma a lui piaceva la voce di Bella e preferiva di gran lunga ascoltare lei.
Aveva un tono di voce basso e dolce, suadente per certi versi, anche se inconsapevolmente. Ma ciò che maggiormente lo colpì fu il suo viso disteso, i suoi occhi chiusi, incorniciati dalle folte ciglia e le labbra, quelle bellissime e apparentemente morbide labbra che gli ispiravano idee stranamente peccaminose.
Non era solito abbandonarsi a determinati pensieri, benché di donne ne avesse conosciute molte, poche avevano risvegliato in lui un simile desiderio. Qualcosa che lui comunque aveva sempre combattuto con ferrea volontà, proprio come intendeva agire in quel caso.
Lei è sposata, felicemente sposata e madre. Si rammentò mesto, con una punta di delusione.
 Stavano ancora chiacchierando quando Edward posteggiò la sua auto nel parcheggio, avvertendo immediatamente dei pensieri irritati provenire dall’interno della casa.
Si irrigidì all’istante rivolgendo uno sguardo allarmato ad Isabella.
« Che succede? » mormorò agitata, immaginando che potesse essere accaduto qualcosa al suo bambino.
Senza attendere una risposta si precipitò in casa notando una presenza conosciuta nel salone.
Immediatamente rilassò i muscoli, comprendendo che il motivo dell’inquietudine di Edward poteva essere dovuto alla presenza del licantropo. Come dargli torto. Anche a lei, nonostante fosse suo marito, la natura di vampira reagiva di sovente con ostilità verso Jacob.
« Jake. » esclamò con un sorriso ricevendo un’occhiata tutt’altro che benevola.
Ciò che Bella non aveva compreso era l’irritazione che suo marito aveva provato scoprendo che sua moglie aveva lasciato il loro bambino nelle mani dei vampiri, disagio acuito dalla consapevolezza che fosse in compagnia di un altro uomo.
Alice e Jasper, li avevano preceduti  giungendo in netto anticipo, a causa dell’andatura sostenuta che Edward aveva tenuto per l’intero viaggio.
Tanto era rilassato che non aveva dato peso alla velocità, oppure inconsciamente aveva preferito prolungare quel viaggio più del dovuto, limitandosi per una volta a rispettare le leggi stradali.
Evento assai raro.
« Dobbiamo parlare. » sentenziò perentorio il giovane licantropo, facendo segno alla sua compagna di seguirlo all’esterno.
Incuriosita e leggermente turbata, non obbiettò.
« Voglio portare il piccolo a La Push. »
Bella inclinò il capo sorpresa. « Per quale motivo? »
« Non mi fido di quei succhiasangue. »
« E io non mi fido dell’instabilità dei licantropi. – ribetté mesta. – Sai benissimo ciò che è accaduto ad Emily e quello che tu stesso hai fatto a me! » sbottò irritata.
Odiava dover discutere continuamente, detestava sentirlo biasimare coloro che l’avevano accolta come una figlia.
Jacob la fissò stralunato, ferito dalle sue parole. Bella non era solita rivangare il passato, soprattutto rammentando quanto era stato doloroso per lui comprendere di aver fatto del male alla donna che amava. Pochi mesi dopo la sua trasformazione, durante un litigio innocente, Jacob si era tramutato non riuscendo a controllare l’irritazione, ferendo Isabella. Aveva riportato un piccola lesione al polmone destro, ma per sua fortuna l’operazione era riuscita perfettamente ponendo rimedio al danno fatto.
A differenza di Emily lei non portava alcun segno evidente di quel giorno, ma non per questo Jacob soffriva meno di Sam, per ciò che era accaduto.
Era fuggito per mesi, dopo essersi assicurato della buona riuscita dell’intervento. Si era sentito in colpa per il suo scarso autocontrollo ed era stato terrorizzato di scorgere nello sguardo di Bella il disgusto e il terrore per quella bestia che era diventato.
Era stato tremendo.
Eppure lei, complice l’aiuto del branco, era stata in grado di rintracciarlo pregandolo di tornare a  casa con lei.
Lo aveva perdonato.
Come sempre… perché la sua natura era buona, lo era sempre stata.
Jake aveva avuto modo di scrutare nei ricordi dei suoi compagni, mirando le lacrime che la sua Isabella aveva versato compresa la sua scomparsa. Lo aveva cercato ed invocato il suo nome durante quelle notti di lontananza, almeno sino a quando la guarigione non le aveva permesso di raggiungerlo.
Da quel giorno il loro amore si era consolidato ed era cresciuto oltre misura. Lei non era il suo imprinting e di questo ne era conscio, ma in cuor suo era certo che mai e poi mai avrebbe amato un’altra quanto lei.
Ma proprio la consapevolezza di essere sul punto di perderla lo stava distruggendo.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Buon nataleeeeee! Spero che abbiate trascorso una bellissima vigilia e che il vacchio pancione dall'abito rosso vi abbia portato tante belle cose! ahahah Io speravo di trovare David Gandy sotto l'albero, ma purtroppo non ho avuto fortunaa! ahahahaahha Bhe questo capitolo scritto ieri pomeriggio e ieri sera, visto che non avevo granchè da fare ve lo posto oggi con l'obiettivo di farvi gli auguri in questo giorno speciale e come mio piccolo regalino per voi che sempre mi seguite e mi spronate a continuare a scrivere nonostante i dubbi! *O* detto questo vi lascio alla lettura. Ancora tanti auguri ♥

Capitolo 4
 
«Non avresti dovuto.» la rimproverò tremando per la furia. Bella, la sua Bella, in compagnia di quel vampiro. Da soli, mentre il loro bambino era nelle mani di un branco di vampiri.
Non riusciva a comprendere cosa fosse accaduto, cosa la trasformazione avesse portato con sé distruggendo tutto ciò che era la sua Isabella. Lei era responsabile, per lei la vita di Daniel era al primo posto, la sua salute e i suoi bisogno erano la priorità.
E lui, Jacob, lui era l’amore della sua vita.
Quante promesse si erano scambiati su quella spiaggia su cui ormai si rifugiava da solo, quando la malinconia lo assaliva, quante parole dolci, baci e tenerezze che ormai gli apparivano come un lontano ricordo. Qualcosa di evanescente che poteva rammentare ma a cui ormai era consapevole di non poter più aspirare.
Bella era viva, ma non era più la sua Bella.
Ciò che ne era emerso era una persona nuova che non serbava per lui nulla di quel calore che un tempo trasmettevano i suoi occhi, quando quello sguardo color cioccolato, ormai perduto, si posava su di lui.
Nulla.
«Jacob, smettila di comportarti come uno sciocco. – lo ammonì lei, passandosi stancamente le mani sul volto. Quelle liti continue erano estenuanti ed era stanca di dovergli spiegare quanto in realtà quella natura di vampira non fosse qualcosa da aborrire. Almeno non per i Cullen.  - Loro sono buoni e adorano Daniel.» gli rammentò per l’ennesima volta, fissandolo in volto, quel volto un tempo tanto amato che in quell’istante rifletteva solo astio e paura.
Paura di lei.
Paura di ciò che accadeva.
Paura di perdere tutto.
Delle paure che lei condivideva, che l’avevano afflitta… ma che ogni giorno si impegnava di superare.
Malgrado tutto non osava lamentarsi, la sua vita aveva ricevuto forti scossoni che avevano destabilizzato i suoi equilibri, forse per sempre. Ma versare inutili lacrime non le avrebbe permesso di tornare indietro anche perché, se anche avesse saputo ciò che sarebbe accaduto, non avrebbe mai rinunciato a Daniel.
Il suo bambino.
Quindi non le restava che guardare avanti, richiudendo il passato in una scatola da conservare in un angolo del suo cuore, dalla quale talvolta cogliere qualche frammento di emozione perduta, qualche ricordo andato. Nulla di più.
«Voglio che lui venga a vivere con me alla riserva.»
Il fiato le si mozzò in gola, udendo quella parole, mentre il loro significato si faceva largo con forza nella sua mente.  «È mio figlio.» obiettò scossa, scrutandolo incredula, troppo sorpresa per riuscire a ribattere come avrebbe meritato.
Non poteva credere fosse serio, non voleva credergli.
«È anche mio figlio, e ora come ora condivide una natura più simile alla mia che alla tua.»
No!
«Stai delirando! – esclamò in un ringhio sommesso. – Non sai quello che dici, tornatene a La Push, calmati e poi ne riparleremo.»
«Lo porterò via con me, ora.» sibilò, sottolineando con la voce quell’ultima parola, come un ordine.
Come se potesse dare ordini a lei.
Lì non erano nel suo branco, quello non era il suo territorio e lei non era uno dei suoi sottoposti.
Il suo sguardo si indurì, mentre i suoi occhi si scurivano pericolosamente. La collera la stava assalendo con la velocità di un lampo, colmandola, saturandola. Non lo avrebbe permesso. «Vai via, Jake.» ringhiò, snudando le zanne, al limite della sopportazione.
Non avrebbe retto a lungo, non percependo la sua presenza come una minaccia. Avvertiva la sua nuova natura scalciare dentro di lei, pronta ad emergere, a reclamare ciò che era suo, ciò che intendeva difendere. Stava accettando che quella parte, che tanto l’aveva spaventata e che tanto aveva combattuto, emergesse per allontanare Jacob. Per suo figlio.
«Ha il sangue di licantropo, appartiene al branco.»
Mio. «Ed io sono quella che sono ora, quella che tu definisci un mostro, perché ho dato alla luce quel bambino e perché tu non ti ritenevi in grado di crescerlo da solo. Perché sei un dannato egoista, non hai pensato minimamente a ciò che io potessi desiderare. Noi hai ipotizzato che forse perdere la mia anima e tutto ciò che conoscevo, la mia famiglia, il branco che era la mia casa… non hai pensato a nulla. Solo a ciò che desideravi tu.»
Sibilò ogni parola con furia, stringendo i pugni per impedirsi di attaccare. Ci vedeva rosso, letteralmente rosso.
Quelle affermazioni non erano totalmente vere, o almeno lo erano in parte. Si era risvegliata vampira senza che potesse volerlo, si era vista additare come nemico da molti di coloro che riteneva amici. Il suo mondo ne era uscito distrutto.
Ma aveva Daniel.
Lui era la sua forza, la sua ragione per combattere nonostante le avversità, perché lui aveva bisogno di lei. Un giorno si sarebbe trasformato in un licantropo, a questo aveva pensato, un giorno forse l’avrebbe odiata… ma per il momento lui aveva bisogno di lei. E Bella ci sarebbe sempre stata.
«Io l’ho fatto perché ti amo, perché credevo che saremmo riusciti ad andare avanti… ma non è così.»
L’ennesimo ringhio le salì dal petto.
Fu allora che comprese.
« È per questo vero? – mormorò con la voce colma di disgusto. – tutto questo non è altro che un modo per vendicarti, perché non ti amo, non più.»
«Non dire idiozie.» sbottò caustico, voltando lo sguardo abbastanza per non scontrarsi con i suoi occhi accusatori.
Una bugia.
Lui aveva compreso, era ormai consapevole che quell’amore di un tempo era svanito, si era eclissato, lasciando dietro di sé solo briciole… nulla più che misere briciole.
Una risata sarcastica traboccò dalle labbra di Bella mentre scuoteva il capo. Tutto era sin troppo chiaro. «Ma certo, vuoi prenderti Daniel per una tua vendetta personale, senza considerare che sei stato tu a farmi questo.»
«Sei viva.»
«I tuoi amici del branco non mi definiscono tale e neanche tu consideri vivi coloro che condividono questa mia stessa natura.» obiettò, con un sorriso di scherno dipinto in volto.
Quante volte aveva udito quelle parole, durante la sua infanzia, la sua adolescenza e… dopo, in seguito alla sua trasformazione. Lei era cresciuta con loro, lei era consapevole dell’astio che intercorreva tra licantropi e vampiri, del disgusto con la quale si riferivano ai succhiasangue. Bella sapeva.
«Tu non lo hai scelto… non sei stata tu a scegliere di diventare così, non ave…»
«Già. Sei stato tu a scegliere per me.»
Il silenzio pesante che calò tra di loro parve quasi saturare l’aria, mentre la tensione cresceva.
Jacob sapeva. I sensi di colpa non gli davano pace, ma non poteva permettersi di lasciarlo con loro. Si disse che l’unico motivo a spingerlo ad agire in quel modo era il bene del suo bambino, la consapevolezza che per un licantropo era assurdo crescere con dei vampiri, che questo avrebbe pregiudicato senza dubbio un suo possibile rientro nel branco, tra quelli della sua specie.
O almeno questo è ciò di cui tentava di auto convincersi, perché si sa… l’egoismo è spesso un effetto collaterale dell’amore, alimentato dalla paura, dai timori, dalla sofferenza.
E lui stava soffrendo.
Un ringhio si levò dal petto del licantropo ormai fremente di rabbia. Perché la rabbia era il suo ultimo appiglio.
«Non importa, ho sbagliato e ne sono consapevole, ma Daniel non pagherà per un mio errore.»
«Vai via…»
«Bella smet…»
Una figura si frappose tra di loro, ponendosi in difesa di Isabella ormai completamente sconvolta. Quella lite non avrebbe mai avuto fine, nessuno dei due intendeva cedere.
«Siete entrambi scossi e in questo modo finirete solo per spaventare il bambino.»
Edward fissò da lontano suo padre cercare di mitigare i dissapori, sebbene nella sua mente potesse leggere l’indignazione per quella presa di posizione oltremodo assurda. Eppure non si abbandonò alle emozioni, controllato come sempre, riuscendo con risolutezza a deviare l’attenzione del licantropo su di lui.
«Jacob, sei l’alfa, devi considerare il bene del tuo branco. -  cercò di rammentargli risoluto. – Oltretutto mi duole ricordarti che questo è il nostro territorio e che il salvacondotto è stato concesso fino a quando non fossero sorti problemi.»
Il licantropo sibilò tra i denti un’imprecazione, prima di annuire solenne. «Perfetto. Il banco porterà il bambino a La Push, è uno di noi e saremo noi a crescerlo come deve. Questo non potrai cambiarlo, lui è un licantropo. Non è come te…»
Pronunciò quelle poche parole fissando il suo sguardo su Bella, prima di correre via, inoltrandosi nella foresta.
Non si arrendeva ed il branco lo avrebbe appoggiato.
Isabella si lasciò cadere in terra, preda della disperazione, con il volto tra le mani e le lacrime, che avrebbe desiderato versare, a bagnarle il volto. Come poteva essere accaduto? Perché Jacob non la reputava in grado di prendersi cura del loro bambino quando era lei che gli era stata accanto sin dall’inizio. A causa della sua scelta che in realtà non aveva mai biasimato aveva avuto la possibilità di crescere il suo piccolo, ma se gli fosse stato strappato cosa le sarebbe rimasto? A cosa sarebbe valsa quell’eterna esistenza nel vuoto che avrebbe lasciato il suo Daniel?
Il nulla.
Come poteva permetterlo?
Alice si chinò accanto a lei, lasciandole scorrere lentamente la mano sulla schiena, tentando di confortarla. Jasper percepiva il suo dolore, straziante, dilaniarle il corpo e la mente e tentò in vano di tranquillizzarla tramite il suo potere.
La sofferenza era troppo forte per poterla realmente mitigare.
«Non può portarmelo via, io sono sua madre.» mormorò alzando lo sguardo afflitto su Carlisle, in cerca di un aiuto, di un consiglio. Lui era un vampiro saggio, la sua razionalità era la sua unica speranza. O almeno era ciò che credeva.
«I licantropi sono estremamente territoriali e molto legati alla loro prole. Credo che averlo visto con noi, a causa della forte diffidenza che nutriamo rispettivamente per natura, lo abbia scosso.»
«Anche noi vampiri siamo territoriali. – sbottò Rose, stringendo tra le mani il piccolo. – E poi se non erro lui ha voluto trasformarla, per non farla morire. È stato egoista!» sentenziò rammentando le parole di Bella.
Tutti loro avevano udito la conversazione, nonostante non tutti avessero intenzione di origliare. La forza di quelle accuse ed il risentimento li aveva sbalorditi, ma in fin dei conti avevano compreso le parole di quella ragazza che nell’ultimo periodo aveva visto la sua vita stravolgersi.
Appariva tanto calma, tanto posata. Il suo carattere dolce e condiscendente era stata una sorpresa, considerando la sua natura di neonata, per non parlare della capacità di passare del tempo accanto ad un licantropo.
L’avevano ammirata, ma tutti loro si erano soffermati semplicemente all’esteriorità, a quello che lei desiderava mostrare. Nessuno si era domandato se lei avesse accettato realmente ed in pieno quella natura, se avesse condiviso la decisione del marito, senza rimorsi.
Al suo risveglio era ovviamente parsa spaventata, ma una volta appreso che il suo bambino era vivo e che, se fosse stata cauta, presto avrebbe potuto rivederlo… si era placata.
Come poteva quel licantropo pensare di sottrarle la sua ragione di vita, senza battere ciglio, a causa di un suo sciocco impulso? Era questa la domanda che Edward leggeva nella mente dei suoi cari, che fissavano sofferenti la straziante scena dinanzi ai loro occhi.
«Aiutiamola a rientrare.» propose Esme, con lo sguardo velato dalla preoccupazione, accostandosi a lei.
Alice annuì immediatamente, cercando di farla alzare con delicatezza, sorreggendola.
Fragile.
Ad Edward parve immensamente fragile.
La osservò camminare a passo incerto verso la casa, mentre i singulti scuotevano il suo corpo ed i suoi occhi seguivano Rosalie con il suo bambino tra le braccia.
Avvertì l’ira sommergerlo, esaminando quella povera ragazza che si spezzava sotto il peso della consapevolezza che potevano portarle via la sua vita e che se si fosse opposta avrebbe potuto perdere ogni speranza anche per il futuro.
Edward non comprendeva, non accettava un tale egoismo… una moltitudine di gesti assurdi rendeva quel licantropo ai suoi occhi come l’essere più abietto che avesse mai conosciuto. Le avrebbe strappato tutto, conscio delle conseguenze, ma troppo preso da sé stesso per potervi dare attenzione.
Lui era entrato nella sua mente, aveva visto quel cumulo di sofferenza che sommergeva i suoi pensieri, la sua razionalità, ma aveva anche notato quanto forte fosse il bisogno di rivalsa che covava.
Si era sentito mortificato quando aveva visto Bella fare il suo ingresso insieme a lui, mentre Daniel giaceva tra le braccia di una vampira sconosciuta.
Gli era parsa una famiglia.
Una grande famiglia dove lui non aveva un ruolo perché era certo che Bella lo stesse volutamente escludendo.
Non poteva accettarlo, questa era la realtà.
Una parte di lui forse sperava di convincerla ad amarlo nuovamente, con quel gesto estremo, a riavvicinarla a lui per stare con il piccolo.
Forse… forse… tanti forse che stavano distruggendo la vita di Isabella.
Studiò il suo viso contratto in una smorfia di dolore, mentre faceva dondolare Daniel sulle sue ginocchia, mentre il piccolo scuoteva energicamente un pupazzetto di gomma.
«Sarà stata la rabbia del momento, sono certo che non intendeva realmente ciò che ha detto. – tentò di rassicurarla Carslie, poggiando una mano sulla sua spalla, per confortarla. – E se anche fosse troveremo un modo di risolvere, non ti lasceremo sola.»
Lei scosse il capo con vigore, stringendo con veemenza il bambino tra le sue braccia. «Non posso permetterlo, il branco non aspetta altro.»
Il suo non fu che un flebile sussurro, appena percepibile. Era terrorizzata.
«Non sarà necessario giungere alla lotta. – la corresse ragionevole. – Gli anziani del branco non suggeriranno mai uno scontro, considerando che molti tra loro sono licantropi trasformati da poco. Sono forti, ma anche molto inesperti, non potrebbero molto contro vampiri centenari.»
«La mia forza è al tuo servizio madamigella!» confermò Emmett con un sorriso sornione, cercando di smorzare la tensione, eppure nella sua mente stranamente non vi era alcun accenno di sorriso o di allegria.
Era furioso, maledettamente furioso, per ciò a cui stava assistendo.
Ma quelle frasi di conforto non furono in alcun modo accolte, non da Bella che ben conosceva il branco, la loro furia e le loro capacità. Non avrebbe mai posto volontariamente in pericolo i Cullen, non avrebbe mai permesso all’eventualità di allontanarsi da Daniel di realizzarsi.
No… non poteva.
«Scapperò via, con lui.»


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