Moonlight di Shinalia (/viewuser.php?uid=68696)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Questa
è una ff che avevo
iniziato a scrivere tempo fa! La cancellai, trovando troppo complicato
scrivere
in terza persona. Ho cos’ deciso di riprenderla. Solo il
prologo sarà in terza
persona, il resto della storia invece sarà in prima, dal
punto di vista di
Isabella e talvolta di Edward. ^^
Detto
questo vi lascio
alla lettura, ma non prima di aver indicato il link del mio gruppo su
Fb, dove
troverete spoiler e info sulle mie storielline. Un bacione.
Link
mia pagina su fb
Moonlight
Isabella
Swan aveva
più volte sentito parlare della famiglia Cullen, sebbene la
loro natura di
vampiri fosse celata al mondo, essendo lei cresciuta nel territorio di
La Push
era consapevole di ben più di quanto degli umani dovessero
sapere. Suo padre,
Charlie Swan, era lo sceriffo della città, legato a La Push
da una profonda
amicizia con uno degli anziani della tribù dei Quileute:
Billy Black.
E
fu grazie a loro
che Isabella aveva conosciuto Jacob, suo migliore amico sin
dall’infanzia, che
con il tempo era divenuto qualcosa di più. Legati da un
forte sentimento erano
convolati a nozze poco dopo aver conseguito il diploma e Bella si era
trasferita nel territorio di La Push definitivamente, dopo aver
frequentato lì
la scuola già da tempo. Suo padre era a conoscenza della
presenza di vampiri
nel territorio e a differenza di sua figlia non era propenso ad
immaginarla in
una scuola priva di protezione, circondata da creature leggendarie con
particolari regimi alimentari.
I
Cullen per un certo
verso potevano essere considerati innocui. La loro alimentazione
prevedeva
esclusivamente sangue animale, grazie alla scelta del capo famiglia,
Carlisle,
che aveva ripudiato la sua stessa natura pur di non abbandonarsi
all’istinto bestiale
che dimorava nel suo corpo.
Con
il tempo attorno
a lui si era costruita una vera e propria famiglia, altri vampiri che
come lui
condividevano quelle idee che, per quanto strampalate, erano riuscite a
generare un clima di coesione e affetto pari a qualsiasi famiglia
biologicamente costituita. Oltretutto, per convenzione sociale e per
assicurarsi una degna copertura, Carlisle e la sua compagna, Esme, si
dichiaravano,
al mondo umano, i genitori adottivi dei cinque vampiri del clan. Tutto
ciò era
naturalmente permesso dalle età apparenti che dimostravano.
Edward,
il primo ad
unirsi a Carlisle e al suo progetto, era stato trasformato appena
diciassettenne, salvato da morte certa a causa dell’epidemia
di spagnola che
aveva ucciso i suoi genitori. Era un ragazzo avvenente e
l’unico della famiglia
a non aver ancora incontrato una compagna con cui dividere la sua
esistenza.
Non se ne crucciava, era solito dedicarsi ad attività
alternative in grado di
lenire la sua solitudine ed occupare il suo tempo.
Rose,
era stata trasformata
poco tempo dopo Esme, e Carlisle aveva sperato di trovare in lei una
degna
compagna per quel ragazzo che ormai considerava come un figlio. Non fu
così,
ciò che li univa era semplice affetto fraterno ed i continui
battibecchi ne
erano la palese dimostrazione. La bellezza eterea di lei non
scalfì il giovane
vampiro e la sua vanità ferita sommata al desiderio di
maternità infranto e
alla dolorosa violenza subita in vita, resero il suo carattere
più scontroso di
ciò che in realtà il suo buon cuore avrebbe
voluto. Almeno sino a quando
durante una caccia non salvò il suo compagno dalle grinfie
di un orso,
introducendolo poi in casa Cullen: Emmett. Brioso e allegro
conquistò il suo
cuore con un solo sguardo, divenendo per lei quel costante appoggio che
aveva
da sempre desiderato.
Gli
ultimi due membri
giunsero in famiglia in modo assai bizzarro. La piccola Alice, vampira
minuta e
dal carattere esuberante, possedeva un potere inusuale: la visione del
futuro.
Per quanto impreciso le permise di incontrare la sua metà,
Jasper, vampiro
tormentato dal suo violento passato, e con lui raggiunse quella che
sarebbe
stata la loro nuova dimora.
Erano
una famiglia
alquanto insolita e la loro bellezza non passava certo inosservata. Si
erano
trasferiti a Forks da pochi anni, scegliendo quella meta a causa della
costante
coltre di nubi che copriva il piccolo paesino. Lì Carlisle
esercitava la
professione di medico, rinomato per la sua bravura, e fu proprio
ciò a dare
inizio a quegli eventi che inesorabilmente avrebbero mutato la vita di
molti.
______________________
Era
una mattina di
giugno ed Isabella camminava tranquilla per le strade di La Push, con un passo lento, reso
naturalmente più
goffo a causa della gravidanza. Era ormai entrata nell’ottavo
mese di
gestazione e sebbene non le piacesse dimostrare le sue debolezze era
costretta
a passare in casa gran parte del suo tempo, divenendo causa di continue
apprensioni da parte di suo marito Jacob.
Erano
giovani e molti
avevano ritenuto il loro passo troppo affrettato, eppure lei non si era
mai pentita
di ciò che era accaduto. Riteneva di amarlo ed era certa che
avrebbero
trascorso la loro vita insieme sebbene un costante cruccio le
provocasse non
poche preoccupazioni.
Il
suo Jacob era un
licantropo e, per quanto potesse apparire strano agli occhi di tutti a
causa
della relazione intensa che avevano instaurato,
Isabella non era il suo imprinting. Aveva udito svariate leggende in
proposito,
ma solo di recente aveva assistito ai frutti di quello strano fenomeno,
quando
la cugina di Leath era giunta in città e, disgraziatamente
per quest’ultima, si
era scoperta essere l’imprinting di quello che a breve
sarebbe divenuto suo
marito.
Era
stato straziante
assistere a ciò che ne era conseguito. Leath era affranta
per la consapevolezza di aver perduto quello che
considerava l’amore della sua vita.
Anche
lei era un
licantropo e, per quanto avesse odiato in precedenza quel destino
avverso,
aveva accettato le privazioni che le aveva imposto, almeno sino a
quando non
aveva visto il suo sogno d’amore brutalmente infranto. Aveva
provato rancore
per Sam, lo aveva odiato pur sapendo che lui avesse avuto ben poca
colpa in
quell’avvenimento. Era stato il
destino a
decidere per lui, per loro.
Ed
era tutto ciò che
terrorizzava Isabella, l’idea che in un lampo anche la sua
vita potesse essere
sconvolta in quel modo.
Nonostante
tutto però
cercava di godersi la gravidanza e la sua vita coniugale.
«Bells,
non credi sia
ora di tornare? Sarai stanca!» Jacob la fissò
corrucciato, notando il suo
respiro affannoso.
Lei
scosse il capo in
segno di diniego, desiderava godersi i frutti della primavera. Quella
leggera
brezza e l’odore di salsedine la inebriavano e non voleva
assolutamente
privarsene. Sarebbero state le sue ultime passeggiate prima
dell’arrivo del
bambino. «Sto bene, sono solo leggermente
affaticata.» mormorò
tranquillamente, accomodandosi su di
una panchina poco distante.
«Credo
sia il caso di
andare in ospedale!» affermò prontamente,
soffermando il suo sguardo apprensivo
sul viso cereo della sua giovane moglie. Lei era ostinata,
tremendamente
ostinata, e di questo lui ne era consapevole.
L’idea
di recarsi
all’ospedale di Forks non lo allettava particolarmente, la
consapevolezza della
presenza di un vampiro tra quella fila di medici gli incuteva un certo
timore.
Non riusciva a comprendere perché Isabella si avesse
categoricamente espresso
il suo desiderio di partorire lì. Aveva affermato di non
avere alcuna
intenzione di affrontare un viaggio sino a Seattle quando il bambino
avesse
deciso di nascere, lo trovava un inutile rischio.
Non
voleva certo far nascere il suo
piccolo in una macchina!
Alla
fine era stato
costretto a cedere alle sue inoppugnabili riflessioni, ammettendo a se
stesso
che la presenza del dottor Cullen fosse, in fin dei conti, un bene. Era
considerato uno dei migliori chirurghi d’America, molto
probabilmente per le
sue doti di vampiro che gli permettevano una maggiore concentrazione,
precisione e velocità. Jacob era consapevole che il parto di
Bella sarebbe
stato tutt’altro che semplice, essendosi manifestate
complicazioni sin
dall’inizio. Il suo corpo troppo gracile, così
come
il suo cuore, erano una costante afflizione.
Il
timore di perderla
lo tormentava ogni giorno, quando scrutava il suo volto adombrato dalla
fatica,
il suo ventre troppo gonfio, quando udiva il suo respiro farsi
più affannoso.
Se
l’avesse persa ne
sarebbe impazzito.
Tornarono
a casa
qualche ora più tardi, avevano passeggiato sino a quando
Isabella non aveva
manifestato un certo malessere. Le leggere fitte all’addome
lasciarono il posto
a lancinanti dolori in poco tempo e Jacob spaventato la convinse
finalmente a
recarsi in ospedale.
«Tranquilla
amore
mio, andrà tutto bene. » mormorava come un mantra
stringendole la mano, mentre
Bella con gli occhi lucidi accarezzava il pancione, terrorizzata
all’idea di
poter perdere il suo piccolo.
Sarebbe
stato un
maschietto, un bellissimo maschietto. Avevano già arredato
la cameretta e
scelto un nome: Daniel. Era stata Isabella
a proporlo, le ricordava un tenue azzurro.
Adorava
quel colore
per la serenità che le infondeva, proprio la stessa che
provava ogniqualvolta
pensava al suo bambino. Il solo pensiero di poterlo perdere la
dilaniava. Tentò
invano, durante il tragitto fino all’ospedale, che le parve
infinito, di non
soffermarsi su simili pensieri per non peggiorare la situazione a causa
dell’agitazione. Le sembrava di impazzire.
Andrà
tutto bene, tutto benissimo.
Quando
finalmente l’auto
accostò accanto alla struttura, Isabella fu portata
immediatamente in una
stanza per effettuare i dovuti accertamenti. Eppure tuttavia,
l’espressione preoccupata del medico non sfuggì a
nessuno dei due.
Il
solito pallore di Bella si era visibilmente
accentuato dandole un colorito tutt’altro che sano.
Fu
allora che Jacob
decise. Non avrebbe permesso a delle stupide leggende di impedirgli di
salvare
la sua famiglia. Si diresse velocemente al centro informazioni
chiedendo con
enfasi di poter conferire con il dottor Cullen. Lui era il migliore,
lui
l’avrebbe salvata. Avrebbe salvato entrambi.
Quel
gesto per quanto
potesse apparire folle non era che lo specchio della sua disperazione.
L’amore
che provava per la sua Bella era immenso.
Era
tutta la sua
vita, lo era sempre stata sin dalla loro infanzia.
Non
aveva amato che
lei, sebbene fosse consapevole che non fosse il suo imprinting. Non gli
importava,
era certo che nessuno avrebbe mai potuto prendere il posto di Bells nel
suo
cuore, non lo avrebbe permesso.
Era
consapevole che
in fin dei conti ciò non derivava dalla sua
volontà, ma quando aveva deciso di
chiedere la sua mano si era ripetuto che non poteva rinunciare a lei,
per
qualcosa che forse un giorno sarebbe potuta accadere. Aveva agito
egoisticamente, ma non era riuscito a fare altrimenti.
«Jacob
Black?»
mormorò sorpreso Carlisle Cullen, notando la figura del
giovane accasciata su
di una sedia nella sala d’aspetto. Era consapevole della
sua natura di licantropo e l’idea che
volesse conferire con lui lo stupiva non poco.
Il
ragazzo si alzò di
scatto ponendosi dinanzi al vampiro. «Deve
salvarla!» esclamò accorato.
L’espressione di pura angoscia sul suo viso permise al medico
di comprendere la
gravità della situazione e, attese le dovute spiegazioni sul
caso, non indugiò
oltre.
Carlisle
amava il suo
lavoro, salvare vite umane gli permetteva in parte di espiare il
peccato che la
sua natura gli aveva imposto, e non avrebbe fatto eccezione per
nessuno.
Neanche per un licantropo.
Si
recò così nella
sala dove si stavano svolgendo le analisi per poter appurare la
gravità delle
condizioni di Isabella. Come tutti in città conosceva la
storia della figlia
dello sceriffo Swan, era una ragazza tranquilla che aveva frequentato
La Push
sin dall’infanzia. Carlisle era certo che anche lei fosse a
conoscenza della
sua natura, eppure durante le varie visite in ospedale non aveva mai
mostrato
il minimo accenno di paura o disgusto al suo passaggio.
Era
sempre stato
sorpreso di ciò.
«Dottor
Miller!»
salutò il suo collega prima di recuperare la cartella
clinica. «Quali sono le
condizioni della paziente?»
Quest’ultimo
gli porse
le immagini dell’ecografia appena conclusa, mostrandogli la
posizione anomala
del piccolo ed il cordone ombelicale attorno al suo collo.
Non
potevano far altro
che anticipare la nascita… un
parto
d’urgenza.
Non
appena la notizia
le fu comunicata, Isabella scoppiò in un pianto convulso,
attanagliata dal
terrore di ciò che il suo bambino stava subendo e temendo di
esserne stata lei
stessa la causa per una sua disattenzione. «Qualunque cosa
accada pensate al bambino!»
sussurrò debolmente al dottor Cullen prima di abbandonarsi
all’effetto
dell’anestesia.
______
Carlisle
uscì dalla
sala operatoria stremato. Non avrebbe mai creduto che la sua natura di
vampiro
potesse permettergli di avvertire determinate sensazioni,
eppure…
Il
suo sguardo saettò
per la sala incontrando gli occhi scuri del licantropo e
avvertì il coraggio
venir meno. Come avrebbe potuto comunicare a quel giovane che i suoi
sogni
d’amore erano stati stroncati tanto presto?
«Jacob
– mormorò
addolorato, affiancandosi a lui. – è in
coma!»
Non
si abbandonò a
giri di parole o salamelecchi inutili. Nulla avrebbe potuto mai
addolcire una
simile notizia e, per quanto assurdo potesse apparir,e lui stesso
soffriva per
quella povera creatura i cui respiri si affievolivano ad ogni attimo.
Era
così maledettamente
giovane…
Jacob
rimase
paralizzato. Non vi erano dubbi, il tono del dottore e la sua eloquente
espressione, non permettevano alcun fraintendimento, non sarebbe
sopravvissuta.
La sua Bella stava morendo.
Neanche
lui comprese
cosa accadde, il suo petto straziato dai singhiozzi si abbassava e si
alzava
velocemente, rendendo ansante il suo respiro. Le voci si confusero
inevitabilmente. Non avvertiva nulla oltre al suo dolore.
Lui
non voleva
perderla! Non poteva…
____________________
Jacob
si svegliò,
scoprendosi su di una branda. Volse il suo sguardo sulle pareti bianche
rammentando finalmente di essere in ospedale.
Ricordò
tutto, tutto
ciò che avrebbe tanto desiderato ignorare.
Un
ulteriore
singhiozzo gli sfuggì e disperato si portò le
mani sul volto inconsapevole di
cosa sarebbe accaduto.
«Jacob…»
Così preso
dai suoi pensieri non aveva notato la presenza di Carlisle, in un
angolo della
sala. Non poté fare a meno di sobbalzare.
Osservò
il dottore
che lo fissava con uno sguardo dolente, ma non proferì
parola, troppo impegnato
a reprimere i singulti e le lacrime che minacciavano di uscire.
«So
che la mia potrà
sembrarti una proposta folle, ma desidero che tu ascolti fino
all’ultimo prima
di decidere.»
Carlisle
comprendeva
che probabilmente la sua richiesta non sarebbe mai stata accolta. Ma
non poteva
non tentare il tutto per tutto. Non poteva pensare di lasciarla morire
definitivamente senza giocarsi anche quell’ultima carta, che
per quanto
disperata poteva in parte salvare la situazione.
In
quella povera
ragazza aveva visto quella che sarebbe potuta essere una nuova figlia.
Così
giovane per dover abbandonare quel mondo e così amorevole
per non poter non
crescere il suo bambino.
«Potrei
portarla via
di qui e trasformarla! – esclamò diretto
aspettandosi una qualche reazione dal
giovane che però non arrivò. Leggermente
rincuorato decise di proseguire. – so
che per voi licantropi questo può essere impensabile, ma
l’addestreremo al
nostro stile di caccia e l’aiuteremo a non uccidere umani e a
vivere a contatto
con loro… potrà veder crescere suo
figlio.» Terminò in ansia, passandosi
nervosamente le mani nei capelli color grano.
Non
seppe
interpretare il silenzio che calò nella sala per svariati
minuti. Jacob restava
immobile come una statua tenendo gli occhi fissi sul soffitto.
«Cosa
proverà?»
domandò d’un tratto, sorprendendo il vampiro.
Non
era quella la
reazione che si aspettava.
«La
trasformazione
sarà dolorosa.» confessò, mentire
sarebbe stato inutile ed inopportuno.
«Dimenticherà
tutto?»
«
Ci sono delle
possibilità! I ricordi umani nella nuova vita diventano
sbiaditi e talvolta può
accadere che vengano totalmente cancellati. –
sospirò, scrollando le spalle. –
Ma non posso affermarlo con sicurezza.»
Jacob
prese un
profondo respiro. La prospettiva che il dottore gli stava proponendo
era tanto allettante
quanto folle. Lui, l’alfa del branco, stava permettendo ad un
vampiro di
mordere sua moglie e trasformarla in un mostro. Eppure, non riusciva a
vedere
il lato negativo di ciò che sarebbe accaduto,
perché nonostante tutto Bella ci
sarebbe stata. Non sarebbe scomparsa dal suo mondo e da quello del loro
bambino.
Avrebbe
desiderato
chiederle un parere, chiederle se desiderasse rinunciare alla sua
anima… ma
sapeva che essendo ciò impossibile la decisione non spettava
che a lui.
E
per l’ennesima
volta agì da egoista.
«Fallo!»
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
Salve! eccomi con il
primo capitolo di questa storia *O* sono felice che il prologo abbia
attirato la vostra attenzione, grazie grazie grazie. Volevo chiedervi
se qualcuno sarebbe disposto a creare una cover per questa mia storia,
io purtroppo non sono in grado ç_ç! Un bacioooo
Manu
Ps: Risposta
recensioni a fine capitolo
Erano trascorsi ben
tre mesi dalla trasformazione di
Isabella. L’ingresso nella non - vita era stato
tutt’altro che traumatico: il
suo carattere dolce e accondiscendente le aveva permesso in fretta di
comprendere i vantaggi della situazione.
Era viva e con lei
il suo bambino.
Poco importava se il
branco di La Push, fino ad allora la
sua famiglia, avesse ripudiato la sola idea di vederla. Lei era felice.
Era stata accolta da
Carlisle ed Esme come una figlia. Le
avevano salvato la vita e le avevano concesso una seconda
opportunità, si
premuravano di spiegarle ogni mistero di quella natura che ormai
condividevano
e di darle quel supporto e quell’affetto di cui necessitava.
Isabella aveva
trovato in Esme quella madre affettuosa e dolce che non aveva mai avuto.
Era stata una
meravigliosa scoperta. I racconti che si
tramandavano nel territorio dei licantropo dipingevano i vampiri come
creature
morte, prive di cuore e di ogni genere di umanità, fredde
nell’animo come ne
corpo. Ed invece ciò che lei stessa aveva potuto appurare
era ben distante
dalla torrida realtà che le avevano prospettato. Lei stessa, pur
condividendo quella natura,
serbava l’amore materno verso il suo bambino, un amore ancora
più vivo di
quello che riservava a lui quanto giaceva ancora nel suo grembo.
Quanto quei dolci
occhi color onice, pregni di fiducia, si
posavano su di lei erano in grado di permetterle di comprendere quanto
fosse
fortunata. Aveva lui, Daniel, ed una possibilità di vederlo
crescere, di
supportarlo, aiutata da quella insolita famiglia di vampiri vegetariani.
Le avevano parlato
di altri componenti, che in quel periodo
si erano concessi una vacanza presso un clan amico. Erano stati
trasformati
tutto poco meno che ventenni e, sebbene Bella fosse non poco timorosa
di
incontrarli, sperava vivamente di trovare in loro dei fratelli
amorevoli con
cui condividere la sua eternità.
Aveva sempre
desiderato vivere in una famiglia numerosa, la
separazione prematura dei suoi genitori non le permise di godere della
compagnia di qualche fratellino minore. Quando aveva sposato Jake
credeva che
con lui il suo sogno si sarebbe potuto realizzare… ma
purtroppo anche quella
sua aspirazione si era dissolta bruscamente.
Non solo per la sua
nuova natura, che le impediva di
procreare, ma anche perché, con suo disappunto, la
trasformazione aveva inesorabilmente
diradato quei sentimenti che la legavano a lui. Tutte le sensazioni di
amore e
calore che albergavano nel suo cuore erano state soppiantate dapprima
da un
tremendo fastidio per la sua sola presenza e successivamente da un
affetto ben
lontano dall’amore.
Nulla più
di un’amicizia o semplice tenerezza fraterna!
Sebbene non ne
avessero discusso era più che certa che Jacob
avesse compreso perfettamente i suoi pensieri. Quella sintonia di un
tempo non
era totalmente svanita, e questo la crucciava non poco. Aveva sempre
temuto che
l’imprinting potesse strapparle il suo amore ed invece ora
non desiderava
altro. Sperava che la creatura a cui avrebbe dovuto legarsi comparisse
dal
nulla privandola dell’onere di dover dissimulare il suo
dissidio interiore.
________________
Due auto
estremamente costose posteggiarono nel vialetto di
casa Cullen rivelando le figure di cinque vampiri.
Edward, Alice, Rose,
Jasper ed Emmett avevano appena fatto
ritorno dall’Alaska, dove avevano trascorso svariati mesi,
approfittando
dell’ospitalità di un clan amico. Non era la prima
volta che ciò accadeva, ma a
causa di alcune visioni di Alice avevano deciso di anticipare il loro
ritorno a
casa.
Da alcuni mesi la
piccola vampira ostentava uno sguardo
corrucciato. Le sue visioni – il potere che
l’immortalità le aveva donato –
venivano spesso oscurate da qualcosa di non ben definito. Con il
protrarsi
della situazione, Jasper aveva preferito interrompere il loro soggiorno
sperando nell’aiuto di Carlisle. Pur essendo un medico per
gli umani, la sua
cultura e la sua immensa esperienza avrebbero di certo individuato una
spiegazione a quel fenomeno.
O almeno era
ciò su cui contavano.
Lo spavento che si
palesò sui loro volti non appena furono
fuori dalle auto fu evidente. Attorno alla casa aleggiava un fetore di
licantropo piuttosto intenso, che non lasciava presupporre nulla di
buono.
La millenaria lotta
ingaggiata tra licantropi e vampiri nel
territorio di Forks aveva assistito ad una tregua, che per quanto
potesse
apparire stabile a causa degli anni trascorsi in relativa pace, era in
realtà
labile e pronta ad infrangersi al primo errore, da entrambe le parti.
Terrorizzati corsero
in casa per accertarsi non fosse stato
fatto del male ai loro genitori. Benché non fossero legati
da reali parentele
biologiche, nutrivano per loro un affetto smisurato. Nessuno di loro
espresse
il più vivo timore che si era al contempo materializzato
nella loro menti, ma i
loro volti ben rappresentavano l’angoscia di quella
prospettiva.
Che
fosse questo il motivo delle visioni sfocate di Alice?
«
Esme!» Edward richiamò l’attenzione
della vampira che si
destreggiava in cucina tra latte e pappine.
I suoi occhi si
illuminarono notando quelli che considerava
alla stregua di suoi figli avvicinarsi, lieta di avere al completo la
sua nuova
famiglia, ma soprattutto di poter finalmente informare loro delle
novità che
avevano coinvolto i Cullen negli ultimi mesi.
«Siete
tornati!» esultò correndo ad abbracciarli con la
viva
felicità dipinta in volto.
Il suo aspetto
semplicemente radioso ebbe il potere di
dissipare immediatamente la loro ansia, benché
l’interrogativo fosse tutt’altro
lontano dal potersi dire risolto.
Al contrario.
In quei mesi di
lontananza i cambiamenti apportati alla casa
erano più che evidenti. Esme non di rado si destreggiava in
ristrutturazioni,
dando sfogo alla sua creatività, ma culle, giocattoli e
pannolini non erano
solitamente quel tipo di migliorie che prediligeva.
«Mamma, da
quando ti sei data alle pappine?»
ghignò divertito Emmett, l’unico a
non
condividere l’allarmismo dei presenti. Lo scimmione possedeva
una mente assai
acuta, ma anche un innocenza assolutamente inappropriata visti gli anni
trascorsi in terra.
Il sorriso di Esme
se possibile si ampliò. «Ci sono state
delle novità, più tardi io e vostro padre vi
presenteremo due persone molto
speciali!» annunciò,
tentando di tener a
bada i suoi pensieri per non permettere ad Edward di scoprire in
anticipo cosa
era accaduto.
Il vampiro dai
capelli ramati, dal canto suo, non aveva che
percepito due volti. Il primo corrispondeva a quello di un bambino dai
capelli
corvini e gli occhi color cioccolato, il secondo era sicuramente
attribuibile
ad una vampira. Sebbene l’immagine fosse apparsa e scomparsa
velocemente,
Edward era riuscito ad ammirare le linee perfette di quel viso, le
labbra piene
ed una cascata di boccoli castani.
Chi
diamine è?
Intanto Alice
saltellava per la casa con un delizioso
broncio dipinto in viso, tentando invano di intenerire Esme per
ricevere le
dovute informazioni. Per lei, che era solita conoscere ogni cosa in
anteprima,
doveva essere non poco frustrante non comprendere cosa accadeva.
Degna punizione per
le sue costanti machiavelliche
macchinazioni.
« Alice,
smettila!» l’ammonì Edward in tono
perentorio.
Lui stesso era
afflitto da una morbosa curiosità, ma era ben
conscio che la loro madre non avrebbe fatto parola sino
all’arrivo di Carlisle.
In compenso notando il sorriso beato sul volto si
tranquillizzò non poco, di
certo non poteva trattarsi di cattive notizie.
Così,
dopo qualche inutile scongiuro di Alice e le battute
ridicole di Emmett, i vampiri si recarono nelle loro stanze ognuno
ostentando
diverse espressioni: ilarità, curiosità,
nervosismo. Frementi di curiosità
immaginarono chi potessero essere i nuovi ospiti, mentre si occupavano
dei
bagagli da disfare e proprio allora Edward, sistemando alcuni oggetti
nel
ripostiglio, intercettò uno strano odore.
Un magnifico profumo
quasi completamente coperto dalla puzza
di licantropo che ormai aleggiava in tutta la casa.
Incuriosito e al
contempo affascinato seguì la scia fino ad
arrivare alla porta di una delle camere che sino a prima della loro
partenza
era stata vuota. Senza indugiare entrò notando, con sommo
stupore, non pochi
cambiamenti.
La camera era stata
quasi totalmente restaurata.
L’arredamento appariva tendenzialmente blu, talvolta
alternato da un intenso
arancione nelle decorazioni più fini. Accanto al letto a
baldacchino, che
troneggiava al centro della stanza, c’era una culla
intarsiata in legno.
«Ma
cos’è?» il suo fu poco più di
un sussurro, ma lo stupore
e la leggera ansia nelle sue parole furono sufficienti per richiamare
l’attenzione degli altri vampiri.
Alice fu la prima a
giungere sulla soglia della camera ed
anche lei come gli altri sgranò gli occhi non comprendendo a
pieno il
significato di ciò che ammirava. La stanza era colma dei
giochi più disparati,
che mostravano il tangibile passaggio di un bambino di non
più di qualche mese.
I pupazzi erano adagiati ovunque.
«Esme e
Carlisle hanno adottato un bambino umano?» Rosalie,
sopraggiunta qualche istante dopo, iniziò a girovagare per
la stanza con aria
sorpresa, mentre un sorriso stendeva le sua labbra, mentre lasciava
scorrere
teneramente le lunghe dita sui disegni della culla.
Il suo sogno materno
era stato infranto troppo presto e la
fievole speranza di veder crescere un bambino in quella casa e poter
svolgere
quelle mansioni semplici come cullarlo, coccolarlo o nutrirlo era una
prospettiva più che gradita.
«Non credo
sia umano – biascicò Emmett, inspirando a fondo.
– l’odore è molto simile a quello di un
licantropo!»
«Non dire
idiozie, perché dovrebbero allevare un cucciolo di
licantropo!» sbottò Jasper rivolgendo a suo
fratello un’occhiata scettica.
«Considerando
l’odore di licantropo in casa non me ne
sorprenderei!» ribattè Edward mestamente,
soffermando il suo sguardo su di una
cornice in argento che faceva bella mostra sul cassettone in mogano.
La foto ritraeva due
umani, due ragazzi per la precisione, e
lui non potè non soffermarsi sul volto della ragazza con il
grembo gonfio. Era
di certo incinta, ma soprattutto gli ricordava la vampira che aveva
intravisto
poco prima nei pensieri di Esme. I suoi lineamenti erano meno
aggraziati, ma
era più che si sicuro si trattasse della medesima persona.
Non seppe come
interpretare tutto ciò, ma la voce di Carlisle
dal piano inferiore gli annunciò che da li a poco avrebbe
finalmente scoperto fatto
luce su quella insolita faccenda. Ripose con cura la cornice al suo
posto,
gettando a quei volti sorridenti un’ultima occhiata.
______________________________________________
I vampiri si
diressero celermente nel salone, incuriositi
dalle novità che da li a poco li avrebbero travolti.
«Carlisle!
» salutarono accomodandosi sul divano bianco
pronti ad ascoltare.
Il dottore rise
divertito delle espressioni dei loro figli,
un misto di curiosità ed ansia mal celata.
«Bene,
come avrete compreso la nostra famiglia si è
allargata. Durante la vostra assenza gli eventi mi hanno costretto a
trasformare una ragazza che stava morendo a causa di un parto
difficoltoso!»
annunciò mentre un coro di sospiri mozzati si levava per la
casa.
Edward
potè osservare nella mente dei fratelli una miriade
di pensieri confusi. Emmett desiderava sfidare la neonata in una lotta
corpo a
corpo per testare la sua forza e mettersi alla prova, Rosalie era
estasiata al
pensiero che probabilmente la ragazza aveva condotto con sé
anche il bambino e
sperava vivamente che le permettesse di aiutarla con
quest’ultimo, Alice…
beh, la sua mente era un guazzabuglio
di incoerenti desideri riguardanti lo shopping.
Jasper , invece,
come Edward aveva ben compreso ci fosse
molto altro dietro quella confessione e lo confermava la postura tesa
di
Carlisle. Qualcosa non quadrava!
«Ma…
?» domandò incitandolo a continuare.
Carlisle gli rivolse
un sorriso tirato. «Come ben sapete al
di la del nostro territorio c’è La Push, ove
risiedono i licantropi.»
Il
patto è stato infranto!
Lo stesso pensiero
si era diffuso nelle menti dei vampiri,
terrorizzati dalle conseguenze che avrebbe comportato. Ognuno stringeva
a sé la
propria compagna, inquietati dall’idea di uno scontro aperto
con quelle
creature ostili. Non si potevano certo definire docili e, come se non
bastasse,
loro denti erano stati creati per poter lacerare senza
difficoltà la pelle di
un vampiro.
«
Tranquilli.» li confortò dolcemente Esme,
sorridendo
rassicurante. « Il patto non è stato infranto
perché è stato l’alfa del branco
a chiedere a vostro padre di trasformare sua moglie!»
«Non
è possibile…» sussurrò
Jasper, assottigliando lo
sguardo, dando voce ai pensieri dei presenti. La sua mente
vagliò ogni
possibilità, indugiando sulla possibilità potesse
essere una trappola.
Volevano in qualche
modo incastrarli, non vi erano dubbi.
Nessun licantropo
avrebbe ceduto l’anima della sua consorte
per un simile scambio. Nessun amore poteva resistere a quelle
differenze
naturali che dividevano le loro razze.
Inconcepibile.
«Sapeva
che l’avrebbe perduta e non voleva che suo figlio
crescesse senza una madre.» Carlisle serrò gli
occhi, in un’espressione
angosciata, rammentando il dolore sul volto di quel ragazzo. Quella
doveva
essere stata la decisione più atroce della sua vita, eppure
non aveva esitato. Nonostante
i problemi con il branco, la possibilità di venir divisi,
forse per sempre,
dall’agonismo tra le loro razze… lui aveva scelto
per lei la vita.
Una vita eterna,
forse senz’anima e senza un cuore pulsante,
ma pur sempre una vita.
Un susseguirsi di
scene agghiaccianti trapassarono la mente
di Edward. Il sangue di quella povera ragazza era sparso ovunque, il
distacco
della placenta sommato ai suoi problemi cardiaci aveva impedito una
buona
riuscita di un’operazione di routine. Il piccolo era nato
sano e forte, ma
nonostante ciò lei era entrata in coma.
Edward rimase
pietrificato notando il volto di Jacob
trafitto da un’espressione di pura sofferenza. Eppure la
risolutezza con la
quale aveva pronunciato quelle parole la faceva apparire quasi come
un’ovvia
richiesta.
Si
ritrovò irrimediabilmente ad ammirare quel licantropo,
certo che non sarebbe mai stato in grado di compiere una simile scelta
rinnegando i suoi principi. Probabilmente perché lui non era
mai stato
innamorato… conscio della sua natura dannata e demoniaca che
non gli avrebbe
mai permesso di provare dei simili sentimenti.
Quello che Edward
però non sapeva era che l’amore colpisce
con il suo dardo quando meno lo si attende, regalando talvolta
più dolori che
gioie se non lo si comprende.
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dindy80 [Contatta] |
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violazione
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08/11/10,
ore 22:58 - Capitolo 1: Prologo |
ahahhaha ciao! XD si si
diciamo che i presupposti della storia sono un pò confusi.
La vita di Bella era legata a quella di Jacob e adesso si trova con un
bambino, in una famiglia di vampiri a fare i conti con l'amore di Jake
che lei non condivide più. Un bel problema ahahahaha deve
solo sperare che lui trovi presto il suo imprinting risollevandola
dall'onere di comunicargli il raffreddamento dei suoi sentimenti. Poi
qui compare anche il resto della famiglia Cullen ahahah con una povera
Alice che si ritrova con le visioni bloccate ahahah
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Bella_kristen [Contatta] |
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violazione
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06/11/10,
ore 19:52 - Capitolo 1: Prologo |
Ciaoooo!
si si
ripresa XD diciamo che mi dispiaceva tenerla lì sul pc,
abbandonata e sola... vorrei finirla. Magari non mi
dilungherò come accade per le altre ahahahh
cercherò di farla durare meno capitoli, ma voglio terminarla.
Ps:
adoro il tuo avatar *O* Il bacio di Heyez, uno dei miei quadri
preferiti! ♥
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theangelsee69 [Contatta] |
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03/11/10,
ore 18:57 - Capitolo 1: Prologo |
Ciaoooo! Grazieeee *O*
questa era una storia che avevo già postato in precedenza e
che ora ho deciso di riprendere a causa di un piccolo ritorno di
ispirazione aaahah un vero miracolo! Mi piace creare qualche universo
alternativo dove le cose si svolgono in modo strano ahahahahah e poi
secondo me, se Bella non avesse incontrato Edward, nella storia
probabilmente sarebbe finita con Jake hihihi quindi ho pensato di
scostare un pò a livello temporale l'incontro Bella Edward
ed ecco qui che è nata la storia. *manu la tira fuori come
un coniglio dal cilindro*
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eliza1755 [Contatta] |
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violazione
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03/11/10,
ore 18:19 - Capitolo 1: Prologo |
Non temere... confermo che
questa è una Bella-Edward ahahahah anche se qui inizialmente
lei appare legata a Jake, si vede sin dall'inizio del capitolo cosa ha
comportato la trasformazione e come questa finisce per incidere sul
loro rapporto. *O* poi c'è il piccolo Daniel ♥
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JeGGe
Twilight [Contatta] |
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violazione
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03/11/10,
ore 16:44 - Capitolo 1: Prologo |
Ciaoooo! grazie *O* come
noterai all'inizio del capitolo il branco non l'ha presa molto bene,
poi questo pezzo sarà anche ripreso in seguito, mostrando
meglio la loro reazione. In fin dei conti però quello che ha
salvato la situazione è il fatto che jake ha il ruolo di
alpha e che quindi ha un certo potere all'interno del branco! :)
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jennyvava [Contatta] |
Segnala
violazione
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03/11/10,
ore 15:57 - Capitolo 1: Prologo |
Caiooooo!
si si
la storia è una bella Edward hiihihiih ancghe se all'inzio,
nel prologo, sembrava di no! In compenso già nella prima
parte di questo capitolo noterai che il rapporto con Jake è
in crisi a causaa della trasformazione e che ora a legarla a lui
c'è solo amicizia e il bambino. Purtroppo però i
sentimenti di Jake nei suoi confronti non sono cambiati... quindi XD
hihihi kissà
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
Salveee! Eccomi con
il capitolo 2 *O* ho risposto alle vostre recensioni mediante il nuovo
sistema previsto da Efp ahahaha uno sfizio pazzesco. XD
Un
bacioneeeeeee
2.
« Jake,
credo
sia opportuno che io riporti Daniel a casa. Sai quanto diventa
irritabile se
non mangia. » mormorò Isabella, dondolando
docilmente il piccolo tra le
braccia. Avevano trascorso la mattina in giro per i boschi, il bambino
pareva
calmarsi durante quelle passeggiate. Il calore del sole, i colori della
natura,
lo scrosciare dell’acqua del fiume erano per lui fonti
inesauribili di
interesse, in grado di calamitare la sua naturale curiosità
infantile.
Oramai aveva
poco più di sei mesi.
Jacob sorrise
divertito, constatando quanto suo figlio gli somigliasse. Cresceva
velocemente
ed era piuttosto robusto per sua età. Ogni giorno gioiva per
la scelta che
aveva compiuto qualche mese prima.
Aver chiesto a
Carlisle di trasformare Bella era stato provvidenziale, non avrebbe mai
potuto
vivere la sua vita senza di lei. L’amava e, benché
in quella condizione lei si figurasse
come l’incarnazione del suo naturale nemico, le cose non
erano affatto
cambiate.
Almeno non da
parte sua. Nonostante tutto aveva notato una crescente freddezza di
Bella nei
suoi confronti. Evitava il più possibile qualsiasi contatto
fisico e spesso era
ben lieta di rimandare le loro visite. Jacob tentava di convincersi che
fosse
frutto della sua natura di neonata, come vampira che da poco era
entrata nella
non-vita, l’instabilità era più che
naturale. Purtroppo una parte di lui temeva
non fosse quello l’unico motivo. Una parte di lui sospettava
che lei potesse
covare del rancore per la sua scelta egoista: strapparle la sua anima
perché
troppo spaventato dall’idea di perderla.
Come avrebbe
reagito lui al suo posto?
Non lo sapeva.
Forse l’avrebbe odiata, forse avrebbe maledetto lei e la sua
decisione.
Eppure… Jacob non si pentiva.
Ogniqualvolta
osservava gli sguardi amorevoli che Isabella e il loro bambino si
scambiavano
comprendeva cosa avrebbero perduto. Non sarebbe stato in grado di
occuparsi di
lui, da solo. Avrebbe osservato quel viso tondo con il dolore di chi
rammenta a
cosa ha rinunciato e cosa rimpiange.
« Ti
accompagno?
» domandò speranzoso.
Lei scosse il
capo. « Non preoccuparti, sono certa che avrai altri
impegni... »
Scrollò
le
spalle placidamente, allungando le braccia verso di lei, per prendere
Daniel.
Il piccolo gorgogliò paroline incomprensibili, gesticolando
divertito per
attirare l’attenzione, abbandonandosi ad uno dei suoi
sproloqui insensati,
almeno per i grandi che in quel momento erano troppo impegnati a negare
i loro
problemi per dargli peso.
« La ronda
inizia tra due ore, ho tutto il tempo di accompagnarti dai
Cullen.» si
giustificò Jake, stampandole un bacio sulle labbra, prima di
correre verso il
confine sotto lo sguardo dolente di Bella.
La vampira
seguì
suo marito. La situazione era ormai divenuta più che
incresciosa, era
infastidita dalla continua ricerca di contatto che Jake tentava,
così come
dagli sguardi languidi ed innamorati.
Il senso di
colpa era prepotente in lei e difficilmente riusciva a non farsi
schiacciare
dal suo peso. Ormai casa Cullen era divenuta la sua oasi felice.
L’unico posto
dove la presenza di Jake era nei limiti ed in cui lei poteva rilassarsi
senza
remore, dedicandosi al suo bambino.
Avrebbe voluto
parlargli, confessargli che ormai tutto era mutato. Il rancore del
branco verso
entrambi, la lontananza necessaria, la sua vita… la loro
vita, l’amore. I sentimenti
genuini che un tempo aveva serbato erano svaniti, evaporati insieme
alla
speranza di un futuro insieme.
Voleva che Jake
fosse vicino, ma esclusivamente per Daniel.
Se non fosse
stato per l’amore che nutriva verso quest’ultimo
avrebbe potuto ipotizzare che
la freddezza dei suoi sentimenti fosse causata dal cuore immobile nel
suo
petto, ma non era
così.
Lei era in grado
di amare, ma non Jacob. Non più.
Giunti in
prossimità dello spiazzo però la loro corsa si
arrestò, risvegliandola dalle
sue elucubrazioni, e non potè non notare i muscoli di Jacob
tendersi, mentre
inspirava l’aria freneticamente. Una smorfia di disgusto si
dipinse sul suo
volto, riconoscendo immediatamente quel fetore che impregnava
l’aria.
« Ci sono
vampiri! » sibilò, riuscendo a stento a non
ringhiare.
Bella lo
affiancò immediatamente prendendo il piccolo Daniel tra le
sue braccia,
timorosa di una repentina trasformazione del licantropo. «
Calmati, potrebbero
essere degli amici di Esme e Carlisle... allontanati. » lo
intimò allarmata.
Una certa
apprensione prese possesso di lei, i due coniugi non le avevano
comunicato se
attendevano o meno qualcuno. Non sapeva come queste cose venivano
gestite nel
mondo immortale, ma supponeva che anche per i vampiri potessero aver
luogo
visite a sorpresa.
Jacob si
voltò
di scatto, fulminandola. « Non vi lascio da soli in mezzo a
dei succhiasangue!
» protestò con vigore, mentre il suo corpo veniva
scosso dai primi tremiti ,
guadagnandosi un’occhiata per nulla benevola di Isabella.
Odiava quel termine
tanto usato alla riserva, e non solo perchè lei si ritrovava
a condividere
quella natura, ma soprattutto perché tutto
quell’odio e quel disprezzo era
totalmente ingiustificato, in
particolar
modo se rivolto a persone stupende come Esme e Carlisle.
Arricciò
il
labbro ringhiando. Come osa?
« Vai
via... » soffiò, mentre i suoi occhi si scurivano
pericolosamente.
Quel sibilo
incattivito e lo sguardo furioso che lo accompagnò, fecero
comprendere a Jacob
quanto le sue parole fossero state inopportune e, recuperando il
controllo di
sé, si limitò ad annuire, fuggendo verso la
foresta.
Un flebile scusa
riecheggiò nella boscaglia, accompagnato da un ululato.
_____________________________________
Alice si
ritrovò
immersa in una visione leggermente sfocata.
« Stanno
arrivando. » comunicò con entusiasmo, attirando su
di sé gli sguardi colmi di
aspettativa dei presenti.
Il sorriso
radioso che si dipinse sul volto di Esme non sfuggì a
nessuno. La vampira si
alzò dal divano, sul quale era accomodata, trotterellando
allegramente verso la
cucina per immergersi nelle pappine del piccolo licantropo.
L’arrivo
di
Bella e Daniel nella loro famiglia era stato accolto con enorme
entusiasmo ed
era certa che anche i suoi figli avrebbero gioito della loro presenza.
Quella
ragazza appariva ai suoi occhi tanto dolce da meritare tutto
l’affetto
possibile e la sua forza, la capacità di gestire la
condizione difficile in cui
si trovava, giustificava la grande stima che i coniugi Cullen nutrivano
per
lei.
Ciò che
non
sapevano era che da lì a poco molte cose sarebbero cambiate,
mutando quel clima
di serenità che si era momentaneamente creato.
La porta di casa
Cullen si aprì lentamente, mentre Bella, leggermente
impaurita faceva il suo
ingresso. Benchè avesse allontanato Jake non poteva di certo
dirsi sicura,
temendo che un vampiro privo di controllo potesse fare del male al suo
piccolo.
Stringeva Daniel tra le braccia, con una presa salda e sicura, pronta a
scattare e a portarlo lontano al primo accenno di pericolo.
Non avrebbe mai
permesso a qualcuno di avvicinarsi abbastanza anche solo per sfiorarlo.
Lo
avrebbe protetto ad ogni costo ed era sicura che, quelli che ormai
considerava
alla stregua dei suoi genitori, avrebbero reagito nel medesimo modo.
«Esme,
Carlisle?» sussurrò titubante, con
quella sua nuova voce alla quale non riusciva ad abituarsi, suadente e
morbida,
anche quanto permeata dalla paura come in quell’istante. La
natura di vampiro
aveva in sé un fascino indiscutibile.
Era stato strano
svegliarsi in quel nuovo corpo, tanto simile quanto diverso. Il suo
viso, i
suoi lineamenti, tutto si era perfezionato, raggiungendo quella
armoniosità
eterea che connotava la sua natura. Una pelle liscia e luminosa, labbra
rosse e
perfette, occhi di un inquietante color cremisi che non il tempo stava
scemando
verso un caldo color oro.
Per lei che era
sempre stata anonima, era stato una scoperta entusiasmante.
Non era mai
stata vanitosa o particolarmente attaccata al suo aspetto, forse
perché si
reputava un caso irrecuperabile che non avrebbe mai potuto aspirare a
nulla di
meglio. Al suo risveglio, lontana da Jacob, si era chiesta cosa avrebbe
pensato
lui.
Era certa che
sarebbe stata una piacevole sorpresa anche per lui, invece
l’espressione del
suo volto fece eco alla sua: disgusto, paura.
Era stato un
colpo al suo cuore morto, una ferita che non si sarebbe mai rimarginata.
Avrebbe serbato
in eterno quell’immagine, ormai impressa a fuoco nella sua
memoria.
« Bella,
entra!
» la voce sicura di Esme le provocò un lieve
sobbalzo, ma quanto il volto della
donna comparve sullo stipite della porta, ostentando il suo dolce
sorriso,
Bella non potè fare altro che rilassarsi. Emise un sospiro
di sollievo,
rendendosi conto solo in quell’istante della rigida postura
che aveva assunto e
sorridendo imbarazzata seguì la donna nella sala da pranzo,
rivelandosi ai
cinque vampiri che incuriositi iniziarono a fissarla.
« Tesoro,
questi
sono gli altri membri della famiglia. Ti avevamo parlato di loro
e… »
Prima che
Carlisle potesse terminare la frase, un piccolo tornado dai capelli
neri si
catapultò verso di lei con un sorriso estatico, iniziando a
ciarlare con frasi
sconnesse riguardando ore di shopping sfrenato, rifare un certo
guardaroba,
considerato eccessivamente sfornito per una Cullen, e di giocattoli per
bambini. Tutto sotto lo sguardo incredulo dei presenti e di una Bella
piuttosto
spaventata.
Come al solito
Alice, un passo avanti a tutti loro, a causa del suo dono, aveva agito
quasi
come conoscesse quella ragazza da tempo. Effettivamente era apparso il
suo
viso, sebbene sfocato, in molte sue frammentarie visioni. Quei
lineamenti
dolci, le labbra piene e la cascata di capelli castani ormai le erano
noti.
Peccato non
potesse dirsi il contrario. Bella gettava sguardi titubanti alla sala e
alla
ragazzetta dall’aria fin troppo allegra, avvolgendo Daniel
nel suo abbraccio.
La tensione del suo corpo era visibile, era pronta a scattare da un
momento ad
un altro. Sarebbe bastato un minimo cenno di pericolo.
Ecco
un’altra
delle caratteristiche acquisite con la natura di vampira. La sua mente,
lavorando frenetica, valutava le possibilità di riuscire ad
uscire indenne dallo
scontro con la piccoletta e al contempo vagliava le vie di fuga.
Non che in
realtà fosse necessario, l’espressione di benevola
condiscendenza di Esme le
rivelava che non vi erano pericoli, eppure lei non riusciva a
tranquillizzarsi
del tutto.
Non rammentavano
la sua natura di instabile vampira neonata? Si domandò
irritata, gettando uno
sguardo colmo di disappunto a Carlisle che si passava esasperatamente
divertito
la mano tra i folti capelli biondi.
Bella comprese
che quello strano comportamento non era una novità, come
ebbe modo di appurare
in seguito. Si sarebbe affezionata ad Alice con una velocità
che non avrebbe
mai ritenuto possibile. Sarebbe diventata una sorella e una grande
amica, un
sostegno in quel periodo devastante che da lì a poco avrebbe
affrontato.
Non è
vero che
sono le prime impressioni quelle che contano, perché esse si
fermano a quella
superficie che le persone ostentano. Quella maschera che manifestano,
talvolta,
e che poco corrisponde al loro vero io.
Nel profondo di
ognuno c’è molto più di quello che si
può intuire a colpo d’occhio,
fortunatamente. Se non fosse così la vita sarebbe
mortalmente noiosa, se non
fosse così non sarebbe possibile riscoprirsi ogni giorno,
nel bene e nel male
che sia.
Nessuna
imprevedibilità.
Siamo come un
puzzle.
Siamo composti
da milioni di pezzetti che formano nel complesso la nostra
personalità, ma
ognuno di essi, per quanto piccolo ha il suo valore. Le sfaccettature
del
nostro essere non potranno mai essere comprese appieno, ma questo non
ci deve
impedire di tentare.
«Tesoro,
la stai
spaventando. – mormorò dolcemente un ragazzo dalla
chioma leonina, mentre una
calma innaturale si diffondeva nella sala, facendo man mano scemare
anche
l’euforia di Alice, permettendole di riacquistare un minimo
di contegno. -
Possibile tu sia sempre così irruente. continuò
in tono bonario, rivolgendosi a
sua moglie che li fissava con un sorriso imbarazzato. Solo in
quell’istante si
era resa conto di non essersi nemmeno presentata alla loro ospite,
preda
dall’entusiasmo di ciò che le sue visioni le
avevano rivelato.
Esme scuotendo
il capo divertita si avvicinò a Bella allontanandola dalle
grinfie del folletto
e accompagnandola verso il divano per effettuare le dovute
presentazioni.
«Ragazzi,
questa
è Isabella e lui è il piccolo Daniel Blake. Come
vi stavamo raccontando, Bella
è sposata con l’alfa del branco dei licantropi e
di conseguenza per lui è stato
revocato il patto. »
Tutti annuirono,
sebbene alcuni di loro non propriamente convinti. Jasper era a
conoscenza
dell’impulsività dei licantropi e temeva
seriamente per l’incolumità della
propria famiglia. Nonostante ciò preferì non
replicare, notando lo sguardo
sereno di Esme e la tranquillità che aleggiava in casa.
La vampira si
voltò verso la nuova venuta, pronta a concludere le
presentazioni, indicando ad
uno ad uno quelli che considerava alla stregua di suoi figli.
«Loro sono Alice,
Jasper, Emmett, Rosalie ed infine Edward. »
Il suo sguardo
imbarazzato si posò su ognuno di loro, limitandosi ad un
lieve cenno del capo,
almeno sino a quando non incrociò gli occhi color oro del
vampiro dai capelli
bronzi. Rimase piuttosto sorpresa constatando l’avvenenza di
quest’ultimo ed
inevitabilmente il suo sguardo indugiò su di lui
più del dovuto.
Ma non molto.
Sorpresa da se
stessa deviò immediatamente l’attenzione su di un
quadro esposto nel salone,
fingendo di apprezzarne la bellezza, lieta della natura di vampira che
non le
permetteva di arrossire.
Edward dal canto
suo la fissava incantato, ignorando i richiami mentali di Jasper che
gli
intimava di recuperare il controllo, rammentandogli il legame di lei
con il
branco dei licantropi.
Edward, per cortesia
cerca di
riprenderti! Stai letteralmente sbavando.
Naturalmente la
sua aria assente era stata colta anche dagli altri membri della
famiglia, che
non mancarono di schernirlo o rimproverarlo.
Guardati beone,
sembra non abbia
mai visto una donna in vita tua. Eddino
Edduccio si farà strapazzare da un licantropuccio. Cantilenava Emmett
ghignando divertito,
immaginando la reazione del marito di Isabella.
Un licantropo e
la gelosia non erano un connubio auspicabile.
« Il
piccolo
vivrà qui? » il sussurro di Rosalie
ridestò i presenti, compreso Edward. «
Cioè
vivrete entrambi qui, con noi?»
Giuro che se per
colpa dei suoi sguardi
languidi l’alfa non le permetterà più
di vivere qui insieme al bambino, lo
strangolo.
Tutti si
voltarono ad osservarla, mentre si torceva le mani, notando
l’espressione di
malcelata speranza. Isabella le rivolse un sorriso radioso, Esme le
aveva
parlato di lei e le aveva comunicato che, con certezza, la vampira
bionda
sarebbe stata più che entusiasta di affiancarla nelle sue
mansioni materne.
Bella aveva
compreso immediatamente il motivo di una tale affermazione. Il sapere
di non
poter generare un proprio figlio affliggeva lei stessa, che tanto
avrebbe
desiderato dare un fratellino oppure una sorellina al suo Daniel.
Eppure lei
aveva la fortuna di avere il suo piccolo.
Immaginava il
disagio e la tristezza che doveva aver arrecato loro quella condizione
ed era
sua intenzione ripagare Esme e quella meravigliosa famiglia delle
attenzioni e
della bontà che le stavano rivolgendo, nonostante il
disprezzo che Jacob
manifestava verso di loro.
Assurdo
considerando che per lui l’avevano trasformata in una di
loro, le avevano dato
una casa quando il branco l’aveva allontanata, le avevano
donato la protezione
da se stessa e dal mondo. Come poteva essere a tal punto ingrato?
Lei non si
sarebbe comportata in quel modo.
A quella
famiglia doveva tutto. La sua vita, la sua
felicità… il suo bambino.
« Vuoi
prenderlo
in braccio? » chiese in risposta, desiderosa di guadagnarsi
la fiducia della
vampira. Conscia
che il piccolo Daniel
fosse profondamente addormentato ed abituato ad essere stretto da
braccia
gelide glielo porse senza remore, guadagnandosi un’occhiata
colma di
gratitudine anche dal mastodontico vampiro al suo fianco.
Alice euforica
decise di porre fine ai convenevoli, troppo impegnata a vagliare le
ipotesi
dell’incerto futuro che iniziava a prospettarsi ai suoi occhi.
« Credo
che un
giro al centro commerciale potrebbe essere un’ottima idea!
» sentenziò pronta a
girare tra i negozi di qualche mega centro commerciale.
« Tesoro,
ma
siete appena arrivati. - mormorò Esme che non comprendeva il
motivo di un così
frettoloso progetto. – Potremmo approfittare della serata per
permettere a
Bella e Daniel di conoscervi. »
Un piccolo
broncio si disegnò sulle labbra della vampira dai capelli
corvini. « Io sono
certa che la mia sorellina sarà più che felice di
dedicarsi ad un po’ di sano
shopping con me. » sussurrò volgendo uno sguardo
speranzoso ad Isabella che la
fissava sinceramente commossa.
L’aveva
realmente definita sua sorella? Si chiese. Quella parola
così semplice riuscì a
trasmetterle un immenso senso di calore. Lei, che non aveva mai avuto
una
famiglia realmente unita non poteva non apprezzare quel piccolo gesto e
sebbene
non fosse entusiasmata dall’idea di venir trascinata per i
negozi, decise
ugualmente di acconsentire. Qualcosa nello sguardo di Alice le diceva
che le
sue non erano parole vane e che, forse grazie al suo dono, era riuscita
ad
accettarla realmente in quella famiglia, pur non conoscendola di
persona.
« Mi
farebbe
piacere. » asserì sorridendo, rammentando
però che per Daniel probabilmente non
sarebbe stato opportuno.
Stava per
ribattere, ma la piccola veggente fu più veloce.
« Daniel
resterà
con Esme e Rose, loro saranno più che liete di occuparsi di
lui. – comunicò
mestamente. – mentre Edward e Jasper ci accompagneranno.
Qualcuno dovrà pur
portare le buste. » sentenziò mentre un cipiglio
increspava il volto di
Isabella. Qualcosa
le lasciava
presupporre che la concezione di shopping della piccoletta era
estremamente
diversa dalla sua. Quando aveva scelto l’arredamento della
sua nuova camera con
Esme aveva appurato quanto il denaro non fosse un problema per loro e
come non
si premurassero di risparmiare su nulla.
Osservando gli
abiti indosso alla vampira dinanzi a lei, griffati e palesemente nuovi,
intuii che
quello doveva essere un vizio di famiglia. Peccato che lei non
disponesse di
cifre astronomiche e che al contrario le sue finanze fossero
tutt’altro che
cospicue.
Con un sospiro
sommesso si arrese, in fin dei conti non le pareva di avere molte
scelte.
Edward
silenzioso osservò la scena senza proferir parola, evitando
di ribattere come
era solito fare. Odiava quando Alice gli imponeva qualcosa senza
premurarsi di
chiedere il suo consenso, ma la curiosità per la nuova
vampira lo spinse a non
crucciarsi oltre.
Era seriamente
intenzionato a conoscerla, in parte anche per comprendere come potesse
vivere
in una situazione tanto insolita, non era di certo usuale trovare una
vampira
amorevolmente sposata con un licantropo e per giunta con un bambino.
Decise di
sondare i suoi pensieri, esortato da Jasper ancora preoccupato da
questione, ma
quello che accadde non fu certo un buon segno.
« Bene,
andiamo
a prepararci! » il trillo entusiasta di Alice pose fine alla
discussione,
preannunciando un pomeriggio di sano e sfiancante shopping e di prime
conoscenze, sotto lo sguardo vacuo di Edward. Non
riusciva a leggere i pensieri della nuova vampira.
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
Salve.
Oggi doppio aggiornamento nella sezione Twilight. Dopo una giornata
estenuante eccomi qui a gettarmi nello scribacchiare, cercando di
alleviare un pò la tensione. Non mi dilungherò,
lasciandovi al capitolo. Come al solito vi ringrazio per le bellissime
recensioni e per la vostra gentilezza. Ho appena aperto un gruppo su Fb
per le mie storie:
La giornata
trascorse con una lentezza
estenuante per la povera Isabella, la quale fu trascinata da un negozio
all’altro senza aver modo di replicare. Finalmente
comprendeva il motivo delle
parole di Edward, sua sorella era una piccola dittatrice in gonnella.
Nei pochi
momenti in cui aveva osato
ribattere, lo sguardo torvo che le aveva rivolto l’aveva a
tal punto intimorita
da indurla al silenzio. A nulla erano serviti i tentativi di Jasper di
placare
l’esuberanza di sua moglie, che quel giorno si crogiolava in
una felicità
inspiegabile.
Tutti erano
coscienti che fosse dovuta
alla presenza di Isabella nelle loro vite, una nuova sorella da
torturare
doveva essere una prospettiva allettante, ma il sospetto che vi fossero
altri
motivi non pareva voler abbandonare Edward.
Qualche
subdolo meccanismo della sua
mente era sicuramente in atto.
Sua sorella
continuava a celare abilmente
i suoi pensieri, usufruendo di strane ed insolite canzoni e tiritere.
Avrebbe
voluto chiedere spiegazioni riguardo quel mistero, ma sapeva che
avrebbe
ottenuto ben poco. Il mistero per lei era un’arte, della
quale era
perfettamente padrona.
« Questo è
l’ultimo. »
sentenziò entusiasta, ponendo le borse
sulla panchina dove Jasper ed Edward erano accomodati.
Quest’ultimo
le rivolse uno sguardo colmo
di ammonimento, notando l’espressione stravolta di Isabella
che li raggiungeva
stringendo tra le braccia un pacchetto dai colori sgargianti.
« Cosa le hai
costretto a comprare? » mormorò
accigliato.
Bella
sembrava non poco imbarazzata
mentre tentava di nascondere alla vista altrui il nome del negozio.
Edward, dal
canto suo, trovava non poco frustrante non poter leggere la sua mente
e, benché
le sue espressioni rivelassero più di quanto lei potesse
immaginare, avrebbe
dato qualsiasi cosa pur di comprendere i misteri più
reconditi che avvolgevano
i suoi pensieri.
La
trovava oltremodo affascinate.
I suoi
sorrisi, le parole non dette
dietro le quali nascondeva i suoi segreti erano… intriganti.
« Non so di cosa
parli. » ribatté
sua sorella, fissando con occhio
critico un vestito appena acquistato. Una strana maglia per la quale
doveva
aver speso una cifra spropositata.
Non
che fosse una novità!
« Amore, Bella
è tremendamente imbarazzata.
» intervenne Jasper,
tentando di
nascondere un ghigno.
A quanto
pareva, l’empatico, si stava
divertendo a sondare le emozioni altalenanti di Isabella, che passava
repentinamente dall’imbarazzo, alla paura, al disgusto. Non
riusciva proprio ad
immaginare cosa sua moglie avesse potuto combinare per ridurre in quel
modo la
povera vampira. Oltretutto si sorprendeva del controllo che possedeva
Bella,
essendo la sua trasformazione recente, le sue emozioni avrebbero dovuto
dominarla e renderla non poco pericolosa, invece accettava con
rassegnazione
ogni sopruso a cui sua moglie la costringeva.
Ammirevole.
Soprattutto
tenendo conto che anche
vampiri secolari riuscivano difficilmente a gestire
l’irritazione in presenza
di Alice.
Il suo
carattere incline al comando
sapeva essere non poco molesto, in particolar modo se sommato alle sue
manie di
perfezionismo e la passione incontrollata per la moda.
Un
piccolo ed instancabile tornado.
Alice
scrollò le spalle con indifferenza.
« Biancheria intima.
– replicò
candidamente imbarazzando i presenti. – Mi domando come
potesse sedurre suo
marito con quegli stracci che conservava nel suo armadio. »
si chiese retorica.
Edward
rabbrividì involontariamente,
soffermandosi su quel pensiero. Aveva avuto modo di incontrare Jacob
Black
talvolta, anche se esclusivamente in forma animale, e si domandava come
una
ragazza tanto graziosa potesse essersi innamorata di un tale bruto.
I suoi
pensieri erano sempre litigiosi e
autoritari, forse a causa della sua posizione di alpha, ma nonostante
ciò non
lo trovava adeguato a lei.
Isabella
appariva tremendamente pura, pur
essendo una vampira.
« Bhe, credo che il
cane ti ringrazierà
per questi acquisti. »
ironizzò Jasper, guadagnandosi uno sguardo disgustato della
sua compagna.
« Perché
quella faccia? » chiese Bella
nascondendo, a velocità
tutt’altro che sostenuta, il pacchetto in una delle buste
più grandi.
Trasse un
sospiro di sollievo convinta di
essere scampata ad un’imbarazzante conversazione…
purtroppo non aveva tenuto
conto della scaltrezza della sua nuova sorella.
Aveva
ancora molto da imparare se voleva far parte della famiglia.
« Si parlava delle
prestazioni sessuali
del tuo lupo. - replicò
semplicemente Alice. – E del tuo pessimo gusto estetico in
fatto di completi
intimi. »
L’espressione
si Bella divenne dapprima sbigottita, poi fortemente indignata.
«
Alice. »
l’ammonì, mentre un lieve ringhio si
levava dal suo petto.
« Non capisco
perché ti alteri… hai un
bambino, credo sia implicito che tu abbia avuto rapporti sessuali
che… »
«
Basta per favore. - sbottò Edward. – Sei
esasperante. Potresti dimostrare un
minimo di tatto, in fin dei conti conosci Bella da meno di quarantotto
ore e
già le stai dando il tormento.»
sentenziò recuperando velocemente delle buste e
dirigendosi verso l’auto, lasciando i presenti allibiti.
Era
raro che Edward avesse simili attacchi di nervi, soprattutto in
pubblico. Era
ben attento a mantenere la sua compostezza, ostentando indifferenza per
tutto
ciò che lo circondava. Fu proprio tale consapevolezza che
provocò in Alice un
moto di gioia, comprendendo che le sue visioni avevano non poche
possibilità di
realizzarsi. Forse non tutto era perduto per il suo amato fratello,
avrebbe
dovuto solo indirizzarlo nella giusta direzione.
Una
piccola spinta… vero Isabella.
«
Ma che gli è preso? » mormorò Jazz,
volgendo il suo sguardo su sua moglie,
sospettando che qualche suo pensiero potesse aver alterato il fratello.
«
Andiamo. » ribatté mesta, esortando i presenti a
seguirla ed ignorando
deliberatamente la domanda di suo marito.
Un passo alla
volta…
_______________________
Edward
si accomodò in auto, depositando malamente i pacchetti sui
sedili posteriori.
Alice non avrebbe apprezzato il gesto, ma in quel momento
preferì non
curarsene, ripensando all’invadenza della sua arguta sorella.
Il
sospetto che in qualche modo avesse voluto irritarlo di proposito
balenò nella
sua mente, per poi dissolversi con altrettanta velocità.
Lui
stesso non avrebbe mai pensato che quelle semplici frasi potessero
suscitargli
una reazione tanto ingiustificata, come avrebbe potuto lei anche solo
immaginarlo?
Paranoico.
Si disse scuotendo il capo.
Malgrado
ciò non riuscì ugualmente a scacciare il senso di
fastidio che provava.
Aveva
notato lo sguardo di Isabella incupirsi nuovamente non appena avevano
nominato
Jacob, proprio com’era accaduto precedentemente, durante il
loro viaggio in
auto.
Perché?
Si
trovò a chiedersi il motivo di quelle
sue reazioni, pur non trovandovi risposta. Avrebbe voluto porle una
miriade di
domande, comprendere il perché dei suoi silenzi e
dell’amarezza che colmava il
suo sorriso.
Scosse il
capo, scacciando mesto quei pensieri,
portando la sua attenzione su Isabella e gli altri che, sorpresi,
seguivano
Alice stranamente allegra.
Jasper si
avvicinò a lei, afferrando la
sua vita e tirandola a sé, ben attento a non rovinare le
buste per non
incorrere nelle ire della sua dolce mogliettina.
« Potrei sapere il
motivo di tutta questa
allegria? » domandò
seriamente curioso.
Il sorriso
radioso che lei gli rivolse fu
ben poco eloquente. «
Vedrai… - mormorò
sibillina – Vedrai. »
Edward
che attraverso i loro pensieri li ascoltava comprese che da
lì a poco i guai
non sarebbero mancati.
_______________________________
Silenziosa
Bella entrò in auto, ma i suoi
timori svanirono non appena intravide il sorriso increspare le labbra
di
Edward. Non aveva compreso appieno la sua reazione, ma in un certo qual
modo
sapeva di doverlo ringraziare per averla distolta da quella situazione
di
imbarazzo.
« Grazie. » mormorò
flebilmente, fingendo di
sistemare le buste che Alice le aveva affidato.
Edward si
limitò a sorridere dolcemente,
gli pareva non poco difficile considerarla una vampira neonata. «
Immagino sia stato non poco sfiancante lo shopping con Alice. »
Lei scosse
il capo per poi abbandonarsi
sul sedile. « Credevo
che i vampiri non potessero avvertire la spossatezza ed invece devo
ricredermi.
– sentenziò con espressione corrucciata.
– A livello fisico sto bene, ma a
livello psicologico sono distrutta. »
Edward si
abbandonò ad una cristallina
risata, facendo affiorare anche sul volto della sua interlocutrice un
sorriso
genuino. Qualcosa che nell’ultimo periodo era divenuta
maledettamente rara.
Eppure, con
quella famiglia, tutto
appariva meravigliosamente facile.
Abbandonò
il capo contro il sedile,
chiudendo gli occhi e godendosi il rilassate silenzio che aleggiava
attorno a
loro.
Nessuno dei
due era solito abbandonarsi a
conversazioni inconcludenti e, soprattutto in quel momento, il
conflitto insito
nelle loro menti, chi per un motivo chi per un altro, li rendeva
solitamente
taciturni e silenziosi. Eppure tra loro quella sensazione di disagio ed
inadeguatezza svaniva, sostituita da una strana alchimia che pareva
legarli,
benché loro stessi non ne fossero ancora coscienti.
Si
scambiarono non poche parole durante
il viaggio, gran parte delle quali erano piccole curiosità
che Edward le
espresse in merito alla sua vita presso la dimora dei Cullen. Aveva
appreso la
sua storia attraverso la mente dei suoi genitori, ma a lui piaceva la
voce di
Bella e preferiva di gran lunga ascoltare lei.
Aveva un
tono di voce basso e dolce, suadente
per certi versi, anche se inconsapevolmente. Ma ciò che
maggiormente lo colpì
fu il suo viso disteso, i suoi occhi chiusi, incorniciati dalle folte
ciglia e
le labbra, quelle bellissime e apparentemente morbide labbra che gli
ispiravano
idee stranamente peccaminose.
Non era
solito abbandonarsi a determinati
pensieri, benché di donne ne avesse conosciute molte, poche
avevano risvegliato
in lui un simile desiderio. Qualcosa che lui comunque aveva sempre
combattuto
con ferrea volontà, proprio come intendeva agire in quel
caso.
Lei
è sposata, felicemente sposata e madre. Si
rammentò mesto, con una punta di delusione.
Stavano
ancora chiacchierando quando Edward posteggiò la sua auto
nel parcheggio,
avvertendo immediatamente dei pensieri irritati provenire
dall’interno della
casa.
Si
irrigidì all’istante rivolgendo uno
sguardo allarmato ad Isabella.
« Che succede? » mormorò
agitata, immaginando che potesse
essere accaduto qualcosa al suo bambino.
Senza
attendere una risposta si precipitò
in casa notando una presenza conosciuta nel salone.
Immediatamente
rilassò i muscoli,
comprendendo che il motivo dell’inquietudine di Edward poteva
essere dovuto
alla presenza del licantropo. Come dargli
torto. Anche a lei, nonostante fosse suo marito, la natura di
vampira
reagiva di sovente con ostilità verso Jacob.
« Jake. » esclamò
con un sorriso ricevendo
un’occhiata tutt’altro che benevola.
Ciò
che Bella non aveva compreso era
l’irritazione che suo marito aveva provato scoprendo che sua
moglie aveva
lasciato il loro bambino nelle mani dei vampiri, disagio acuito dalla
consapevolezza che fosse in compagnia di un altro uomo.
Alice e
Jasper, li avevano preceduti giungendo
in netto anticipo, a causa
dell’andatura sostenuta che Edward aveva tenuto per
l’intero viaggio.
Tanto era
rilassato che non aveva dato
peso alla velocità, oppure inconsciamente aveva preferito
prolungare quel
viaggio più del dovuto, limitandosi per una volta a
rispettare le leggi
stradali.
Evento
assai raro.
« Dobbiamo parlare. »
sentenziò perentorio il giovane
licantropo, facendo segno alla sua compagna di seguirlo
all’esterno.
Incuriosita
e leggermente turbata, non
obbiettò.
« Voglio portare il
piccolo a La Push. »
Bella
inclinò il capo sorpresa. « Per quale motivo? »
« Non mi fido di quei
succhiasangue. »
« E io non mi fido
dell’instabilità dei
licantropi. – ribetté mesta. – Sai
benissimo ciò che è accaduto ad Emily e
quello che tu stesso hai fatto a me! »
sbottò irritata.
Odiava dover
discutere continuamente,
detestava sentirlo biasimare coloro che l’avevano accolta
come una figlia.
Jacob la
fissò stralunato, ferito dalle
sue parole. Bella non era solita rivangare il passato, soprattutto
rammentando
quanto era stato doloroso per lui comprendere di aver fatto del male
alla donna
che amava. Pochi mesi dopo la sua trasformazione, durante un litigio
innocente,
Jacob si era tramutato non riuscendo a controllare
l’irritazione, ferendo
Isabella. Aveva riportato un piccola lesione al polmone destro, ma per
sua
fortuna l’operazione era riuscita perfettamente ponendo
rimedio al danno fatto.
A differenza
di Emily lei non portava
alcun segno evidente di quel giorno, ma non per questo Jacob soffriva
meno di
Sam, per ciò che era accaduto.
Era fuggito
per mesi, dopo essersi
assicurato della buona riuscita dell’intervento. Si era
sentito in colpa per il
suo scarso autocontrollo ed era stato terrorizzato di scorgere nello
sguardo di
Bella il disgusto e il terrore per quella bestia che era diventato.
Era
stato tremendo.
Eppure lei,
complice l’aiuto del branco,
era stata in grado di rintracciarlo pregandolo di tornare a casa con lei.
Lo aveva
perdonato.
Come
sempre…
perché la sua
natura era buona, lo era sempre stata.
Jake aveva
avuto modo di scrutare nei
ricordi dei suoi compagni, mirando le lacrime che la sua Isabella aveva
versato
compresa la sua scomparsa. Lo aveva cercato ed invocato il suo nome
durante
quelle notti di lontananza, almeno sino a quando la guarigione non le
aveva
permesso di raggiungerlo.
Da quel
giorno il loro amore si era
consolidato ed era cresciuto oltre misura. Lei non era il suo
imprinting e di
questo ne era conscio, ma in cuor suo era certo che mai e poi mai
avrebbe amato
un’altra quanto lei.
Ma proprio
la consapevolezza di essere
sul punto di perderla lo stava distruggendo.
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
Buon
nataleeeeee! Spero che abbiate trascorso una bellissima vigilia e che
il vacchio pancione dall'abito rosso vi abbia portato tante belle cose!
ahahah Io speravo di trovare David Gandy sotto l'albero, ma purtroppo
non ho avuto fortunaa! ahahahaahha Bhe questo capitolo scritto ieri
pomeriggio e ieri sera, visto che non avevo granchè da fare
ve lo posto
oggi con l'obiettivo di farvi gli auguri in questo giorno speciale e
come mio piccolo regalino per voi che sempre mi seguite e mi spronate a
continuare a scrivere nonostante i dubbi! *O* detto questo vi lascio
alla lettura. Ancora tanti auguri ♥
Capitolo
4
«Non
avresti dovuto.» la rimproverò
tremando per la furia. Bella, la sua Bella, in compagnia di quel
vampiro. Da soli,
mentre il loro bambino era nelle mani di un branco di vampiri.
Non riusciva
a comprendere cosa fosse
accaduto, cosa la trasformazione avesse portato con sé
distruggendo tutto ciò
che era la sua Isabella. Lei era responsabile, per lei la vita di
Daniel era al
primo posto, la sua salute e i suoi bisogno erano la
priorità.
E lui,
Jacob, lui era l’amore della sua
vita.
Quante
promesse si erano scambiati su
quella spiaggia su cui ormai si rifugiava da solo, quando la malinconia
lo
assaliva, quante parole dolci, baci e tenerezze che ormai gli
apparivano come
un lontano ricordo. Qualcosa di evanescente che poteva rammentare ma a
cui
ormai era consapevole di non poter più aspirare.
Bella era
viva, ma non era più la sua
Bella.
Ciò
che ne era emerso era una persona
nuova che non serbava per lui nulla di quel calore che un tempo
trasmettevano i
suoi occhi, quando quello sguardo color cioccolato, ormai perduto, si
posava su
di lui.
Nulla.
«Jacob,
smettila di comportarti come uno
sciocco. – lo ammonì lei, passandosi stancamente
le mani sul volto. Quelle liti
continue erano estenuanti ed era stanca di dovergli spiegare quanto in
realtà
quella natura di vampira non fosse qualcosa da aborrire. Almeno non per
i
Cullen. - Loro sono
buoni e adorano
Daniel.» gli rammentò per l’ennesima
volta, fissandolo in volto, quel volto un
tempo tanto amato che in quell’istante rifletteva solo astio
e paura.
Paura di lei.
Paura di
ciò che accadeva.
Paura di
perdere tutto.
Delle paure
che lei condivideva, che
l’avevano afflitta… ma che ogni giorno si
impegnava di superare.
Malgrado
tutto non osava lamentarsi, la
sua vita aveva ricevuto forti scossoni che avevano destabilizzato i
suoi
equilibri, forse per sempre. Ma versare inutili lacrime non le avrebbe
permesso
di tornare indietro anche perché, se anche avesse saputo
ciò che sarebbe
accaduto, non avrebbe mai rinunciato a Daniel.
Il
suo bambino.
Quindi non
le restava che guardare
avanti, richiudendo il passato in una scatola da conservare in un
angolo del
suo cuore, dalla quale talvolta cogliere qualche frammento di emozione
perduta,
qualche ricordo andato. Nulla di
più.
«Voglio
che lui venga a vivere con me
alla riserva.»
Il fiato le
si mozzò in gola, udendo quella
parole, mentre il loro significato si faceva largo con forza nella sua
mente. «È
mio figlio.» obiettò scossa, scrutandolo
incredula, troppo sorpresa per riuscire a ribattere come avrebbe
meritato.
Non poteva
credere fosse serio, non voleva
credergli.
«È
anche mio figlio, e ora come ora
condivide una natura più simile alla mia che alla
tua.»
No!
«Stai
delirando! – esclamò in un ringhio
sommesso. – Non sai quello che dici, tornatene a La Push,
calmati e poi ne
riparleremo.»
«Lo
porterò via con me, ora.» sibilò,
sottolineando con la voce quell’ultima parola, come un ordine.
Come se
potesse dare ordini a lei.
Lì
non erano nel suo branco, quello non
era il suo territorio e lei non era uno dei suoi sottoposti.
Il suo
sguardo si indurì, mentre i suoi
occhi si scurivano pericolosamente. La collera la stava assalendo con
la velocità
di un lampo, colmandola, saturandola. Non lo avrebbe permesso.
«Vai via, Jake.»
ringhiò, snudando le zanne, al limite della sopportazione.
Non avrebbe
retto a lungo, non percependo
la sua presenza come una minaccia. Avvertiva la sua nuova natura
scalciare
dentro di lei, pronta ad emergere, a reclamare ciò che era
suo, ciò che
intendeva difendere. Stava accettando che quella parte, che tanto
l’aveva
spaventata e che tanto aveva combattuto, emergesse per allontanare
Jacob. Per suo figlio.
«Ha
il sangue di licantropo, appartiene
al branco.»
Mio. «Ed io
sono quella che sono ora, quella
che tu definisci un mostro, perché ho dato alla luce quel
bambino e perché tu
non ti ritenevi in grado di crescerlo da solo. Perché sei un
dannato egoista,
non hai pensato minimamente a ciò che io potessi desiderare.
Noi hai ipotizzato
che forse perdere la mia anima e tutto ciò che conoscevo, la
mia famiglia, il
branco che era la mia casa… non hai pensato a nulla. Solo a
ciò che desideravi
tu.»
Sibilò
ogni parola con furia, stringendo
i pugni per impedirsi di attaccare. Ci vedeva rosso, letteralmente
rosso.
Quelle
affermazioni non erano totalmente
vere, o almeno lo erano in parte. Si era risvegliata vampira senza che
potesse
volerlo, si era vista additare come nemico da molti di coloro che
riteneva
amici. Il suo mondo ne era uscito distrutto.
Ma aveva
Daniel.
Lui era la
sua forza, la sua ragione per
combattere nonostante le avversità, perché lui
aveva bisogno di lei. Un giorno
si sarebbe trasformato in un licantropo, a questo aveva pensato, un
giorno
forse l’avrebbe odiata… ma per il momento lui
aveva bisogno di lei. E Bella ci
sarebbe sempre stata.
«Io
l’ho fatto perché ti amo, perché
credevo che saremmo riusciti ad andare avanti… ma non
è così.»
L’ennesimo
ringhio le salì dal petto.
Fu allora
che comprese.
«
È per questo vero? – mormorò con la
voce colma di disgusto. – tutto questo non è altro
che un modo per vendicarti,
perché non ti amo, non più.»
«Non
dire idiozie.» sbottò caustico,
voltando lo sguardo abbastanza per non scontrarsi con i suoi occhi
accusatori.
Una bugia.
Lui aveva
compreso, era ormai consapevole
che quell’amore di un tempo era svanito, si era eclissato,
lasciando dietro di sé
solo briciole… nulla più che misere briciole.
Una risata
sarcastica traboccò dalle labbra
di Bella mentre scuoteva il capo. Tutto era sin troppo chiaro.
«Ma certo, vuoi
prenderti Daniel per una tua vendetta personale, senza considerare che
sei
stato tu a farmi questo.»
«Sei
viva.»
«I
tuoi amici del branco non mi
definiscono tale e neanche tu consideri vivi coloro che condividono
questa mia
stessa natura.» obiettò, con un sorriso di scherno
dipinto in volto.
Quante volte
aveva udito quelle parole,
durante la sua infanzia, la sua adolescenza e… dopo, in
seguito alla sua trasformazione.
Lei era cresciuta con loro, lei era consapevole dell’astio
che intercorreva tra
licantropi e vampiri, del disgusto con la quale si riferivano ai succhiasangue. Bella
sapeva.
«Tu
non lo hai scelto… non sei stata tu a
scegliere di diventare così, non ave…»
«Già.
Sei stato tu a scegliere per me.»
Il silenzio
pesante che calò tra di loro
parve quasi saturare l’aria, mentre la tensione cresceva.
Jacob
sapeva. I sensi di colpa
non gli davano pace, ma non poteva permettersi di lasciarlo con loro.
Si disse
che l’unico motivo a spingerlo ad agire in quel modo era il
bene del suo
bambino, la consapevolezza che per un licantropo era assurdo crescere
con dei
vampiri, che questo avrebbe pregiudicato senza dubbio un suo possibile
rientro
nel branco, tra quelli della sua specie.
O almeno
questo è ciò di cui tentava di
auto convincersi, perché si sa…
l’egoismo è spesso un effetto collaterale
dell’amore, alimentato dalla paura, dai timori, dalla
sofferenza.
E lui stava
soffrendo.
Un ringhio
si levò dal petto del
licantropo ormai fremente di rabbia. Perché la rabbia era il
suo ultimo
appiglio.
«Non
importa, ho sbagliato e ne sono
consapevole, ma Daniel non pagherà per un mio
errore.»
«Vai
via…»
«Bella
smet…»
Una figura
si frappose tra di loro,
ponendosi in difesa di Isabella ormai completamente sconvolta. Quella
lite non
avrebbe mai avuto fine, nessuno dei due intendeva cedere.
«Siete
entrambi scossi e in questo modo
finirete solo per spaventare il bambino.»
Edward
fissò da lontano suo padre cercare
di mitigare i dissapori, sebbene nella sua mente potesse leggere
l’indignazione
per quella presa di posizione oltremodo assurda. Eppure non si
abbandonò alle
emozioni, controllato come sempre, riuscendo con risolutezza a deviare
l’attenzione del licantropo su di lui.
«Jacob,
sei l’alfa, devi considerare il
bene del tuo branco. - cercò
di
rammentargli risoluto. – Oltretutto mi duole ricordarti che
questo è il nostro
territorio e che il salvacondotto è stato concesso fino a
quando non fossero
sorti problemi.»
Il
licantropo sibilò tra i denti un’imprecazione,
prima di annuire solenne. «Perfetto. Il banco
porterà il bambino a La Push, è
uno di noi e saremo noi a crescerlo come deve. Questo non potrai
cambiarlo, lui
è un licantropo. Non è
come te…»
Pronunciò
quelle poche parole fissando il
suo sguardo su Bella, prima di correre via, inoltrandosi nella foresta.
Non
si arrendeva ed il branco lo avrebbe appoggiato.
Isabella si
lasciò cadere in terra, preda
della disperazione, con il volto tra le mani e le lacrime, che avrebbe
desiderato
versare, a bagnarle il volto. Come poteva essere accaduto?
Perché Jacob non la
reputava in grado di prendersi cura del loro bambino quando era lei che
gli era
stata accanto sin dall’inizio. A causa della sua scelta che
in realtà non aveva
mai biasimato aveva avuto la possibilità di crescere il suo
piccolo, ma se gli
fosse stato strappato cosa le sarebbe rimasto? A cosa sarebbe valsa
quell’eterna esistenza nel vuoto che avrebbe lasciato il suo
Daniel?
Il nulla.
Come poteva
permetterlo?
Alice si
chinò accanto a lei, lasciandole
scorrere lentamente la mano sulla schiena, tentando di confortarla.
Jasper
percepiva il suo dolore, straziante, dilaniarle il corpo e la mente e
tentò in
vano di tranquillizzarla tramite il suo potere.
La
sofferenza era troppo forte per
poterla realmente mitigare.
«Non
può portarmelo via, io sono sua
madre.» mormorò alzando lo sguardo afflitto su
Carlisle, in cerca di un aiuto,
di un consiglio. Lui era un vampiro saggio, la sua
razionalità era la sua unica
speranza. O almeno era ciò che credeva.
«I
licantropi sono estremamente territoriali
e molto legati alla loro prole. Credo che averlo visto con noi, a causa
della
forte diffidenza che nutriamo rispettivamente per natura, lo abbia
scosso.»
«Anche
noi vampiri siamo territoriali. –
sbottò Rose, stringendo tra le mani il piccolo. –
E poi se non erro lui ha
voluto trasformarla, per non farla morire. È stato
egoista!» sentenziò
rammentando le parole di Bella.
Tutti loro
avevano udito la
conversazione, nonostante non tutti avessero intenzione di origliare.
La forza
di quelle accuse ed il risentimento li aveva sbalorditi, ma in fin dei
conti
avevano compreso le parole di quella ragazza che nell’ultimo
periodo aveva
visto la sua vita stravolgersi.
Appariva
tanto calma, tanto posata. Il
suo carattere dolce e condiscendente era stata una sorpresa,
considerando la
sua natura di neonata, per non parlare della capacità di
passare del tempo
accanto ad un licantropo.
L’avevano
ammirata, ma tutti loro si
erano soffermati semplicemente all’esteriorità, a
quello che lei desiderava
mostrare. Nessuno si era domandato se lei avesse accettato realmente ed
in
pieno quella natura, se avesse condiviso la decisione del marito, senza
rimorsi.
Al suo
risveglio era ovviamente parsa
spaventata, ma una volta appreso che il suo bambino era vivo e che, se
fosse
stata cauta, presto avrebbe potuto rivederlo… si era placata.
Come poteva
quel licantropo pensare di
sottrarle la sua ragione di vita, senza battere ciglio, a causa di un
suo
sciocco impulso? Era questa la domanda che Edward leggeva nella mente
dei suoi
cari, che fissavano sofferenti la straziante scena dinanzi ai loro
occhi.
«Aiutiamola
a rientrare.» propose Esme,
con lo sguardo velato dalla preoccupazione, accostandosi a lei.
Alice
annuì immediatamente, cercando di
farla alzare con delicatezza, sorreggendola.
Fragile.
Ad Edward
parve immensamente fragile.
La
osservò camminare a passo incerto
verso la casa, mentre i singulti scuotevano il suo corpo ed i suoi
occhi
seguivano Rosalie con il suo bambino tra le braccia.
Avvertì
l’ira sommergerlo, esaminando
quella povera ragazza che si spezzava sotto il peso della
consapevolezza che
potevano portarle via la sua vita e che se si fosse opposta avrebbe
potuto
perdere ogni speranza anche per il futuro.
Edward non
comprendeva, non accettava un
tale egoismo… una moltitudine di gesti assurdi rendeva quel
licantropo ai suoi
occhi come l’essere più abietto che avesse mai
conosciuto. Le avrebbe strappato
tutto, conscio delle conseguenze, ma troppo preso da sé
stesso per potervi dare
attenzione.
Lui era
entrato nella sua mente, aveva
visto quel cumulo di sofferenza che sommergeva i suoi pensieri, la sua
razionalità, ma aveva anche notato quanto forte fosse il
bisogno di rivalsa che
covava.
Si era
sentito mortificato quando aveva
visto Bella fare il suo ingresso insieme a lui, mentre Daniel giaceva
tra le
braccia di una vampira sconosciuta.
Gli era
parsa una famiglia.
Una grande
famiglia dove lui non aveva un
ruolo perché era certo che Bella lo stesse volutamente
escludendo.
Non poteva
accettarlo, questa era la
realtà.
Una parte di
lui forse sperava di
convincerla ad amarlo nuovamente, con quel gesto estremo, a
riavvicinarla a lui
per stare con il piccolo.
Forse…
forse… tanti forse che stavano
distruggendo la vita di Isabella.
Studiò
il suo viso contratto in una
smorfia di dolore, mentre faceva dondolare Daniel sulle sue ginocchia,
mentre
il piccolo scuoteva energicamente un pupazzetto di gomma.
«Sarà
stata la rabbia del momento, sono
certo che non intendeva realmente ciò che ha detto.
– tentò di rassicurarla Carslie,
poggiando una mano sulla sua spalla, per confortarla. – E se
anche fosse
troveremo un modo di risolvere, non ti lasceremo sola.»
Lei scosse
il capo con vigore, stringendo
con veemenza il bambino tra le sue braccia. «Non posso
permetterlo, il branco
non aspetta altro.»
Il suo non
fu che un flebile sussurro,
appena percepibile. Era terrorizzata.
«Non
sarà necessario giungere alla lotta.
– la corresse ragionevole. – Gli anziani del branco
non suggeriranno mai uno
scontro, considerando che molti tra loro sono licantropi trasformati da
poco.
Sono forti, ma anche molto inesperti, non potrebbero molto contro
vampiri
centenari.»
«La
mia forza è al tuo servizio
madamigella!» confermò Emmett con un sorriso
sornione, cercando di smorzare la
tensione, eppure nella sua mente stranamente non vi era alcun accenno
di
sorriso o di allegria.
Era furioso,
maledettamente furioso, per
ciò a cui stava assistendo.
Ma quelle
frasi di conforto non furono in
alcun modo accolte, non da Bella che ben conosceva il branco, la loro
furia e
le loro capacità. Non avrebbe mai posto volontariamente in
pericolo i Cullen,
non avrebbe mai permesso all’eventualità di
allontanarsi da Daniel di
realizzarsi.
No…
non poteva.
«Scapperò
via, con lui.»
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