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Autore: Shinalia    03/11/2010    7 recensioni
Estratto capitolo:
Non appena la notizia le fu comunicata, Isabella scoppiò in un pianto convulso, attanagliata dal terrore di ciò che il suo bambino stava subendo e temendo di esserne stata lei stessa la causa, per una sua disattenzione. «Qualunque cosa accada pensate al bambino!» sussurrò debolmente al dottor Cullen prima di abbandonarsi all’effetto dell’anestesia.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Questa è una ff che avevo iniziato a scrivere tempo fa! La cancellai, trovando troppo complicato scrivere in terza persona. Ho cos’ deciso di riprenderla. Solo il prologo sarà in terza persona, il resto della storia invece sarà in prima, dal punto di vista di Isabella e talvolta di Edward. ^^

Detto questo vi lascio alla lettura, ma non prima di aver indicato il link del mio gruppo su Fb, dove troverete spoiler e info sulle mie storielline. Un bacione.

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Moonlight  

Isabella Swan aveva più volte sentito parlare della famiglia Cullen, sebbene la loro natura di vampiri fosse celata al mondo, essendo lei cresciuta nel territorio di La Push era consapevole di ben più di quanto degli umani dovessero sapere. Suo padre, Charlie Swan, era lo sceriffo della città, legato a La Push da una profonda amicizia con uno degli anziani della tribù dei Quileute: Billy Black.

E fu grazie a loro che Isabella aveva conosciuto Jacob, suo migliore amico sin dall’infanzia, che con il tempo era divenuto qualcosa di più. Legati da un forte sentimento erano convolati a nozze poco dopo aver conseguito il diploma e Bella si era trasferita nel territorio di La Push definitivamente, dopo aver frequentato lì la scuola già da tempo. Suo padre era a conoscenza della presenza di vampiri nel territorio e a differenza di sua figlia non era propenso ad immaginarla in una scuola priva di protezione, circondata da creature leggendarie con particolari regimi alimentari.

I Cullen per un certo verso potevano essere considerati innocui. La loro alimentazione prevedeva esclusivamente sangue animale, grazie alla scelta del capo famiglia, Carlisle, che aveva ripudiato la sua stessa natura pur di non abbandonarsi all’istinto bestiale che dimorava nel suo corpo.

Con il tempo attorno a lui si era costruita una vera e propria famiglia, altri vampiri che come lui condividevano quelle idee che, per quanto strampalate, erano riuscite a generare un clima di coesione e affetto pari a qualsiasi famiglia biologicamente costituita. Oltretutto, per convenzione sociale e per assicurarsi una degna copertura, Carlisle e la sua compagna, Esme, si dichiaravano, al mondo umano, i genitori adottivi dei cinque vampiri del clan. Tutto ciò era naturalmente permesso dalle età apparenti che dimostravano.

Edward, il primo ad unirsi a Carlisle e al suo progetto, era stato trasformato appena diciassettenne, salvato da morte certa a causa dell’epidemia di spagnola che aveva ucciso i suoi genitori. Era un ragazzo avvenente e l’unico della famiglia a non aver ancora incontrato una compagna con cui dividere la sua esistenza. Non se ne crucciava, era solito dedicarsi ad attività alternative in grado di lenire la sua solitudine ed occupare il suo tempo.

Rose, era stata trasformata poco tempo dopo Esme, e Carlisle aveva sperato di trovare in lei una degna compagna per quel ragazzo che ormai considerava come un figlio. Non fu così, ciò che li univa era semplice affetto fraterno ed i continui battibecchi ne erano la palese dimostrazione. La bellezza eterea di lei non scalfì il giovane vampiro e la sua vanità ferita sommata al desiderio di maternità infranto e alla dolorosa violenza subita in vita, resero il suo carattere più scontroso di ciò che in realtà il suo buon cuore avrebbe voluto. Almeno sino a quando durante una caccia non salvò il suo compagno dalle grinfie di un orso, introducendolo poi in casa Cullen: Emmett. Brioso e allegro conquistò il suo cuore con un solo sguardo, divenendo per lei quel costante appoggio che aveva da sempre desiderato.

Gli ultimi due membri giunsero in famiglia in modo assai bizzarro. La piccola Alice, vampira minuta e dal carattere esuberante, possedeva un potere inusuale: la visione del futuro. Per quanto impreciso le permise di incontrare la sua metà, Jasper, vampiro tormentato dal suo violento passato, e con lui raggiunse quella che sarebbe stata la loro nuova dimora.

Erano una famiglia alquanto insolita e la loro bellezza non passava certo inosservata. Si erano trasferiti a Forks da pochi anni, scegliendo quella meta a causa della costante coltre di nubi che copriva il piccolo paesino. Lì Carlisle esercitava la professione di medico, rinomato per la sua bravura, e fu proprio ciò a dare inizio a quegli eventi che inesorabilmente avrebbero mutato la vita di molti.

______________________

Era una mattina di giugno ed Isabella camminava tranquilla per le strade di La Push, con un passo lento, reso naturalmente più goffo a causa della gravidanza. Era ormai entrata nell’ottavo mese di gestazione e sebbene non le piacesse dimostrare le sue debolezze era costretta a passare in casa gran parte del suo tempo, divenendo causa di continue apprensioni da parte di suo marito Jacob.

Erano giovani e molti avevano ritenuto il loro passo troppo affrettato, eppure lei non si era mai pentita di ciò che era accaduto. Riteneva di amarlo ed era certa che avrebbero trascorso la loro vita insieme sebbene un costante cruccio le provocasse non poche preoccupazioni.

Il suo Jacob era un licantropo e, per quanto potesse apparire strano agli occhi di tutti a causa della relazione intensa che avevano instaurato, Isabella non era il suo imprinting. Aveva udito svariate leggende in proposito, ma solo di recente aveva assistito ai frutti di quello strano fenomeno, quando la cugina di Leath era giunta in città e, disgraziatamente per quest’ultima, si era scoperta essere l’imprinting di quello che a breve sarebbe divenuto suo marito.

Era stato straziante assistere a ciò che ne era conseguito. Leath era affranta per la consapevolezza di aver perduto quello che considerava l’amore della sua vita.

Anche lei era un licantropo e, per quanto avesse odiato in precedenza quel destino avverso, aveva accettato le privazioni che le aveva imposto, almeno sino a quando non aveva visto il suo sogno d’amore brutalmente infranto. Aveva provato rancore per Sam, lo aveva odiato pur sapendo che lui avesse avuto ben poca colpa in quell’avvenimento. Era stato il destino a decidere per lui, per loro.

Ed era tutto ciò che terrorizzava Isabella, l’idea che in un lampo anche la sua vita potesse essere sconvolta in quel modo.

Nonostante tutto però cercava di godersi la gravidanza e la sua vita coniugale.

«Bells, non credi sia ora di tornare? Sarai stanca!» Jacob la fissò corrucciato, notando il suo respiro affannoso.

Lei scosse il capo in segno di diniego, desiderava godersi i frutti della primavera. Quella leggera brezza e l’odore di salsedine la inebriavano e non voleva assolutamente privarsene. Sarebbero state le sue ultime passeggiate prima dell’arrivo del bambino. «Sto bene, sono solo leggermente affaticata.» mormorò tranquillamente, accomodandosi su di una panchina poco distante.

«Credo sia il caso di andare in ospedale!» affermò prontamente, soffermando il suo sguardo apprensivo sul viso cereo della sua giovane moglie. Lei era ostinata, tremendamente ostinata, e di questo lui ne era consapevole.

L’idea di recarsi all’ospedale di Forks non lo allettava particolarmente, la consapevolezza della presenza di un vampiro tra quella fila di medici gli incuteva un certo timore. Non riusciva a comprendere perché Isabella si avesse categoricamente espresso il suo desiderio di partorire lì. Aveva affermato di non avere alcuna intenzione di affrontare un viaggio sino a Seattle quando il bambino avesse deciso di nascere, lo trovava un inutile rischio.

Non voleva certo far nascere il suo piccolo in una macchina!

Alla fine era stato costretto a cedere alle sue inoppugnabili riflessioni, ammettendo a se stesso che la presenza del dottor Cullen fosse, in fin dei conti, un bene. Era considerato uno dei migliori chirurghi d’America, molto probabilmente per le sue doti di vampiro che gli permettevano una maggiore concentrazione, precisione e velocità. Jacob era consapevole che il parto di Bella sarebbe stato tutt’altro che semplice, essendosi manifestate complicazioni sin dall’inizio. Il suo corpo troppo gracile, così come il suo cuore, erano una costante afflizione.

Il timore di perderla lo tormentava ogni giorno, quando scrutava il suo volto adombrato dalla fatica, il suo ventre troppo gonfio, quando udiva il suo respiro farsi più affannoso.

Se l’avesse persa ne sarebbe impazzito.

Tornarono a casa qualche ora più tardi, avevano passeggiato sino a quando Isabella non aveva manifestato un certo malessere. Le leggere fitte all’addome lasciarono il posto a lancinanti dolori in poco tempo e Jacob spaventato la convinse finalmente a recarsi in ospedale.

«Tranquilla amore mio, andrà tutto bene. » mormorava come un mantra stringendole la mano, mentre Bella con gli occhi lucidi accarezzava il pancione, terrorizzata all’idea di poter perdere il suo piccolo.

Sarebbe stato un maschietto, un bellissimo maschietto. Avevano già arredato la cameretta e scelto un nome: Daniel. Era stata Isabella a proporlo, le ricordava un tenue azzurro.

Adorava quel colore per la serenità che le infondeva, proprio la stessa che provava ogniqualvolta pensava al suo bambino. Il solo pensiero di poterlo perdere la dilaniava. Tentò invano, durante il tragitto fino all’ospedale, che le parve infinito, di non soffermarsi su simili pensieri per non peggiorare la situazione a causa dell’agitazione. Le sembrava di impazzire.

Andrà tutto bene, tutto benissimo.

Quando finalmente l’auto accostò accanto alla struttura, Isabella fu portata immediatamente in una stanza per effettuare i dovuti accertamenti. Eppure tuttavia, l’espressione preoccupata del medico non sfuggì a nessuno dei due.

Il solito pallore di Bella si era visibilmente accentuato dandole un colorito tutt’altro che sano.

Fu allora che Jacob decise. Non avrebbe permesso a delle stupide leggende di impedirgli di salvare la sua famiglia. Si diresse velocemente al centro informazioni chiedendo con enfasi di poter conferire con il dottor Cullen. Lui era il migliore, lui l’avrebbe salvata. Avrebbe salvato entrambi.

Quel gesto per quanto potesse apparire folle non era che lo specchio della sua disperazione. L’amore che provava per la sua Bella era immenso.

Era tutta la sua vita, lo era sempre stata sin dalla loro infanzia.

Non aveva amato che lei, sebbene fosse consapevole che non fosse il suo imprinting. Non gli importava, era certo che nessuno avrebbe mai potuto prendere il posto di Bells nel suo cuore, non lo avrebbe permesso.

Era consapevole che in fin dei conti ciò non derivava dalla sua volontà, ma quando aveva deciso di chiedere la sua mano si era ripetuto che non poteva rinunciare a lei, per qualcosa che forse un giorno sarebbe potuta accadere. Aveva agito egoisticamente, ma non era riuscito a fare altrimenti.

«Jacob Black?» mormorò sorpreso Carlisle Cullen, notando la figura del giovane accasciata su di una sedia nella sala d’aspetto. Era consapevole della sua natura di licantropo e l’idea che volesse conferire con lui lo stupiva non poco.

Il ragazzo si alzò di scatto ponendosi dinanzi al vampiro. «Deve salvarla!» esclamò accorato. L’espressione di pura angoscia sul suo viso permise al medico di comprendere la gravità della situazione e, attese le dovute spiegazioni sul caso, non indugiò oltre.

Carlisle amava il suo lavoro, salvare vite umane gli permetteva in parte di espiare il peccato che la sua natura gli aveva imposto, e non avrebbe fatto eccezione per nessuno. Neanche per un licantropo.

Si recò così nella sala dove si stavano svolgendo le analisi per poter appurare la gravità delle condizioni di Isabella. Come tutti in città conosceva la storia della figlia dello sceriffo Swan, era una ragazza tranquilla che aveva frequentato La Push sin dall’infanzia. Carlisle era certo che anche lei fosse a conoscenza della sua natura, eppure durante le varie visite in ospedale non aveva mai mostrato il minimo accenno di paura o disgusto al suo passaggio.

Era sempre stato sorpreso di ciò.

«Dottor Miller!» salutò il suo collega prima di recuperare la cartella clinica. «Quali sono le condizioni della paziente?»

Quest’ultimo gli porse le immagini dell’ecografia appena conclusa, mostrandogli la posizione anomala del piccolo ed il cordone ombelicale attorno al suo collo.

Non potevano far altro che anticipare la nascita… un parto d’urgenza.

Non appena la notizia le fu comunicata, Isabella scoppiò in un pianto convulso, attanagliata dal terrore di ciò che il suo bambino stava subendo e temendo di esserne stata lei stessa la causa per una sua disattenzione. «Qualunque cosa accada pensate al bambino!» sussurrò debolmente al dottor Cullen prima di abbandonarsi all’effetto dell’anestesia.

______

Carlisle uscì dalla sala operatoria stremato. Non avrebbe mai creduto che la sua natura di vampiro potesse permettergli di avvertire determinate sensazioni, eppure…

Il suo sguardo saettò per la sala incontrando gli occhi scuri del licantropo e avvertì il coraggio venir meno. Come avrebbe potuto comunicare a quel giovane che i suoi sogni d’amore erano stati stroncati tanto presto?

«Jacob – mormorò addolorato, affiancandosi a lui. – è in coma!»

Non si abbandonò a giri di parole o salamelecchi inutili. Nulla avrebbe potuto mai addolcire una simile notizia e, per quanto assurdo potesse apparir,e lui stesso soffriva per quella povera creatura i cui respiri si affievolivano ad ogni attimo.

Era così maledettamente giovane…

Jacob rimase paralizzato. Non vi erano dubbi, il tono del dottore e la sua eloquente espressione, non permettevano alcun fraintendimento, non sarebbe sopravvissuta. La sua Bella stava morendo.

Neanche lui comprese cosa accadde, il suo petto straziato dai singhiozzi si abbassava e si alzava velocemente, rendendo ansante il suo respiro. Le voci si confusero inevitabilmente. Non avvertiva nulla oltre al suo dolore.

Lui non voleva perderla! Non poteva…

____________________

Jacob si svegliò, scoprendosi su di una branda. Volse il suo sguardo sulle pareti bianche rammentando finalmente di essere in ospedale.

Ricordò tutto, tutto ciò che avrebbe tanto desiderato ignorare.

Un ulteriore singhiozzo gli sfuggì e disperato si portò le mani sul volto inconsapevole di cosa sarebbe accaduto.

«Jacob…» Così preso dai suoi pensieri non aveva notato la presenza di Carlisle, in un angolo della sala. Non poté fare a meno di sobbalzare.

Osservò il dottore che lo fissava con uno sguardo dolente, ma non proferì parola, troppo impegnato a reprimere i singulti e le lacrime che minacciavano di uscire.

«So che la mia potrà sembrarti una proposta folle, ma desidero che tu ascolti fino all’ultimo prima di decidere.»

Carlisle comprendeva che probabilmente la sua richiesta non sarebbe mai stata accolta. Ma non poteva non tentare il tutto per tutto. Non poteva pensare di lasciarla morire definitivamente senza giocarsi anche quell’ultima carta, che per quanto disperata poteva in parte salvare la situazione.

In quella povera ragazza aveva visto quella che sarebbe potuta essere una nuova figlia. Così giovane per dover abbandonare quel mondo e così amorevole per non poter non crescere il suo bambino.

«Potrei portarla via di qui e trasformarla! – esclamò diretto aspettandosi una qualche reazione dal giovane che però non arrivò. Leggermente rincuorato decise di proseguire. – so che per voi licantropi questo può essere impensabile, ma l’addestreremo al nostro stile di caccia e l’aiuteremo a non uccidere umani e a vivere a contatto con loro… potrà veder crescere suo figlio.» Terminò in ansia, passandosi nervosamente le mani nei capelli color grano.

Non seppe interpretare il silenzio che calò nella sala per svariati minuti. Jacob restava immobile come una statua tenendo gli occhi fissi sul soffitto.

«Cosa proverà?» domandò d’un tratto, sorprendendo il vampiro.

Non era quella la reazione che si aspettava.

«La trasformazione sarà dolorosa.» confessò, mentire sarebbe stato inutile ed inopportuno.

«Dimenticherà tutto?»

« Ci sono delle possibilità! I ricordi umani nella nuova vita diventano sbiaditi e talvolta può accadere che vengano totalmente cancellati. – sospirò, scrollando le spalle. – Ma non posso affermarlo con sicurezza.»

Jacob prese un profondo respiro. La prospettiva che il dottore gli stava proponendo era tanto allettante quanto folle. Lui, l’alfa del branco, stava permettendo ad un vampiro di mordere sua moglie e trasformarla in un mostro. Eppure, non riusciva a vedere il lato negativo di ciò che sarebbe accaduto, perché nonostante tutto Bella ci sarebbe stata. Non sarebbe scomparsa dal suo mondo e da quello del loro bambino.

Avrebbe desiderato chiederle un parere, chiederle se desiderasse rinunciare alla sua anima… ma sapeva che essendo ciò impossibile la decisione non spettava che a lui.

E per l’ennesima volta agì da egoista.

«Fallo!»

   
 
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