Operazione compromessa

di tinta87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


capitolo 1 - op

Capitolo I

Los Angeles, OSP office
8.30 a.m

 
“ Hei ragazzi dove state andando ? “ chiese incuriosita Kensi.
“ Buongiorno Kens!” rispose Callen sorridendo “vieni ad allenarti con noi?”
“Vi allenate?” rispose sorpresa
“ Certo! Voglio insegnare a G come si combatte e, soprattutto, come si vince” affermò fiero Sam.
“ Insegnarmi? Ho sentito bene?” rispose il collega avvicinando la mano all’orecchio “ Vorrai dire che IO ti farò vedere come si vince pur non essendo una montagna di muscoli come te, caro mio!”
”Questa poi è bella!” disse l’ex – seal avviandosi verso la palestra.
“ Siete sicuri che sia una buona idea? Non è che vi farete del male vero?” affermò la ragazza alzando un sopracciglio.
“ Stai tranquilla! Sarò clemente!” rispose divertito Hanna. Kensi scoppiò a ridere e fece spallucce a Callen che le tirò uno sguardo di sottecchi, scherzosamente infastidito dalla poca fiducia dei colleghi.
L’agente Blye si avviò vero la sua scrivania. Aveva deciso di arrivare prima a lavoro quella mattina, doveva consegnare delle note spese ad Hetty entro la fine del turno; la minaccia di dover passare il week – end a compilare scartoffie era stata una motivazione più che sufficiente per alzarsi prima dal letto. Ma a quanto pare non era la sola. Anche Nate era seduto al tavolo armato di penna ed immerso in una pila di fogli.
“Consegna straordinaria per il capo, Nate?” chiese Kensi avvicinandosi allo psicologo
“ Hei buongiorno!” rispose il ragazzo “ Eh si, consegna entro le 18, fortunatamente sono già a buon punto! Tutti mattinieri oggi..”
“ Già! Ho appena incontrato gli altri due pazzi” disse la ragazza prendendo il suo posto.
“ Giusto..Non è che poi dovremmo portare G all’ospedale, vero? Sam non è proprio il tipo che mi piacerebbe avere davanti, nemmeno in allenamento” chiese Nate in tono serio e leggermente preoccupato.
“ Dottor Gutz non la facevo così fifone sa? Comunque stai tranquillo, Callen sa il fatto suo e credimi, anche lui non è un tipo che saresti felice di trovare di fronte”
“ Oh bè di G avrei meno timore, potrei contare per lo meno sull’altezza…”
” Io fossi in te non ne sarei così sicuro, dal canto suo ha l’agilità e mai lo sfiderei se impugna una pistola o qualsiasi cosa che può diventare un arma: ha una mira micidiale”
“ Oh..ok…lo terrò a mente, grazie del consiglio..” disse titubante lo psicologo, non più cosi sicuro delle sue abilità fisiche.
Kensi sorrise, prese la penna e aprì il tanto temuto fascicolo rosso. “ Quale minaccia ha usato con te?”
“Minaccia..?” chiese confuso Nate
“ Si, Hetty, per convincerti a consegnare i documenti entro stasera..”
” Oh nessuna in particolare..” rispose il dottore, ed avvicinandosi alla ragazza, parlando sottovoce aggiunse: “ Per me quella donna è tutta una minaccia..Effettivamente ho il terrore di quello che potrebbe fare se non rispetto la consegna.......”
“ Buongiorno!” una voce squillante dietro la scrivania di Nate salutò calorosamente i due giovani. Il ragazzo deglutì, sapeva benissimo chi era appena entrato.
“ Buongiorno Hetty! Ben arrivata!” ricambiò Kensi
“ Hetty, mi hai fatto prendere un colpo!” disse Nate voltandosi verso la piccola, grande donna, visibilmente in difficoltà “Buongiorno anche a te!” aggiunse con un sorriso un po’ troppo falso.
“ Sono felice di vedervi già operativi..Immagino che le consegne saranno rispettate!”
“ Sicuramente!” risposero all’unisono, come due figli ubbidienti.
Hetty sorrise compiaciuta e si avviò verso la sua scrivania, quando dei rumori la bloccarono: “ Cos’è questo frastuono Signorina Blye?” chiese incuriosita
“Oh sono Sam e Callen che si allenano al piano di sopra” rispose prontamente la ragazza.
“COME? O cielo sono definitivamente impazziti!” affermò Hetty. Kensi la seguì con lo sguardo e per l’ennesima volta sorrise: si, amava troppo questo lavoro!
La piccola donna si stava dirigendo verso la zona palestra, quando il suo telefono cellulare squillò. Si fermò per recuperarlo dalla tasca, lesse il nome che stava lampeggiando sul display e cambiò espressione. Tornò, di nuovo, sui suoi passi e velocemente raggiunse il suo ufficio, rispondendo alla chiamata.
'Deve essere importante’ pensò Kensi dopo aver visto la scena.

 
Sam e Callen avevano iniziato il riscaldamento. Infatti, prima di allenarsi in una lotta a corpo libero, hanno scaldato i muscoli tirando qualche pugno nel sacco. Cinque minuti a testa; questo è quello che l’agente Hanna aveva imposto.
Iniziò Sam e poi fu il turno di G: uno tirava, l’altro teneva il sacco.
“ Sei proprio così sicuro di essere più forte di me?” chiese ad un certo punto Callen tra un pugno e l’altro.
“ Certo! Basta osservarci, fisicamente non c’è storia!” rispose prontamente l’altro
“ La forza non è tutto sai? Ci vuole agilità, intelligenza e furbizia..sei sicuro di avere tutte queste qualità?”
“ Perché tu pensi di averle?”
G rispose sorridendo sornione sganciando un pugno più forte.
“ Vedi G” esordì Sam “ io e te siamo una bella squadra perché ci compensiamo..”
“ Cioè tu il braccio ed io la mente?” chiese in risposta Callen
“ No, io il braccio e la mente nel combattimento e tu il braccio e la mente in uno scontro a fuoco. Lo riconosco hai una mira ineguagliabile, ma non mi batterai sul ring!”
“ Vedremo!” disse Callen iniziando a slacciare i guantoni.
Sam si spostò sui tappeti che i due avevano sistemato sul pavimento per evitare di farsi del male sul serio: “ Sei pronto?” chiese all’amico.
“ Io sono nato pronto. Fatti sotto” rispose Callen in tono di sfida.
Iniziò così il loro combattimento: fu Sam a prendere l’iniziativa, ma i primi due colpi andarono a vuoto, prontamente schivati da un attento G. Il terzo andò a segno, facendo oscillare Callen, che però rimase in piedi e sferrò un colpo in risposta, centrando il bersaglio. Pari.
Fu Sam che allora tornò all’attacco e, con un colpo più potente, fece cadere G sul tappeto; ma i suoi riflessi erano pronti e ben allenati: da terra, con un colpo preciso alla gamba di appoggio, fece perdere l’equilibrio al compagno, facendo finire, pure lui, sul tappeto. Di nuovo in parità.
“ Però, niente male agente Callen!” affermò Sam mentre tornava in piedi.
“ Tutto qua quello che sai fare agente speciale Hanna?” lo sfidò in risposta Callen.
“ Non mi provocare G, potresti pentirtene..”
“ Tu credi? Dai, fammi vedere..sono pronto”
“ Sei sicuro” chiese ridendo Sam. G rispose con un gesto della mano, invitandolo all’attacco; si posizionò con i pugni vicini di fronte al viso, era pronto per la difesa. Si guardarono negli occhi, studiandosi, come due veri pugili sul ring. Sam era pronto a sfoderare il colpo a sorpresa, G era davanti a lui, con le spalle all'ingresso della sala.
“ Signor Callen..” Hetty, visibilmente preoccupata, spuntò dalle scale. G, sentito il tono poco rassicurante, lasciò scivolare i suoi pugni verso il basso e si girò verso Hetty…Ma Sam non fece caso alla piccola donna dietro a Callen e, come promesso, sfoderò un potente gancio sinistro che finì rovinosamente sulla guancia destra del compagno, facendolo cadere a peso morto.
Al piano inferiore, Keni e Nate, sentito il rumore sordo e Hanna urlare il nome di G si scambiarono uno sguardo d’intesa e scattarono verso le scale.

“Nate, mi sa tanto che l’hai gufata a G..” disse sarcasticamente la ragazza…

Ciao!
Ecco qua il primo capitolo introduttivo...Come ogni puntata, anche la nostra storia, inizia con un momento dedicato al team..Per ora è tutto tranquillo per i nostri ragazzi di LA. Ma è solo la quiete prima della tempesta; dal prossimo capitolo entreremo nel vivo della storia...
Vi ringraziamo in anticipo per aver dedicato del tempo alla fan fiction e saremo felici di poter leggere un segno del vostro passaggio, un pensieo, una critica..

A presto

Tinta87 & Susan

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


capitolo II OP

Capitolo II




Callen si ritrovò a terra. Il colpo di Sam era stato così ben calibrato che G perse i sensi per qualche secondo, stordito dalla botta. Hetty si chinò immediatamente su di lui.
“ Sam prendi del ghiaccio: subito!” ordinò all’agente. L’ex - Seal si avviò velocemente nel corridoio, incontrando Kensi e Nate.
“Dire ve l’avevo detto mi pare scontato, no?” disse la ragazza
“Questa me la farà pagare..” rispose Sam ormai alla fine delle scale.
“Chi gliela farà pagare? Callen o Hetty?” chiese incuriosito Nate.
“Entrambi?!?” rispose sorridendo Kensi.

“Signor Callen tutto bene?” chiese Hetty sfiorando lo zigomo destro del suo agente, visibilmente arrossato.
G, al contatto,  si scosse, mugugnò qualcosa e si girò su un fianco portandosi una mano sul livido dicendo stizzito: “Questa me la paga…”
“ Mi dispiace signor Callen non volevo distrarla…ma comunque siete degli incoscienti!” concluse Hetty, sottolineando l’ultima parola. Kensi e Nate lo raggiunsero, aiutando G a rialzarsi.
“Stai bene?” chiese Kensi

“Si” rispose visibilmente seccato Callen, tenendo la mano sullo zigomo colpito. Sam arrivò con il ghiaccio e lo porse al collega “ Scusa” le disse come un bambino che ha combinato qualche guaio.
Nate non trattenne una risata ma fu subito gelato da uno sguardo penetrante di Callen e da una gomitata di Kensi. G prese il ghiaccio dalle mani di Sam e se lo portò al viso; gemette un po’ al contatto e si rivolse ad Hetty: “ Come mai sei salita di corsa prima? Cosa è successo? “
“Fatevi una doccia! Tra dieci minuti in sala operativa” concluse la piccola donna, in un tono tutto fuor che rassicurante. Raggiunse di nuovo il suo ufficio, lasciando i suoi uomini perplessi.

 

Sam si stava legando una scarpa mentre Callen si abbottonava l’ultimo bottone della camicia blu. Tra loro regnava il silenzio; non si erano ancora rivolti parola. Sam aspettava che fosse il collega a parlare, sapeva di aver colpito duro, ma d’altro canto, sapeva anche che non poteva essersela presa così tanto per un piccolo incidente. Appoggiò il piede sulla panchina dello spogliatoio e guardò G sistemarsi il colletto. Cavolo lo zigomo si era davvero arrossato, avrebbe portato il segno del pugno per qualche giorno, oddio, forse, un po’ incazzato lo era, però era troppo scuro in volto per avercela davvero con lui. Alla fine Hanna prese la parola: “Hai intenzione di giocare al gioco del silenzio ancora per molto? E’ così che me la vuoi far pagare per il pugno?”
G gli rivolse un’occhiata: “Te la farò pagare, ma non ora…così mi sottovaluti” aggiungendo un mezzo sorriso.
“Allora cos’hai?” chiese Sam, allargando le braccia
“Stavo pensando a cosa potesse essere successo, al perché Hetty sia così preoccupata..”
“Già..non ne ho idea, e la cosa non mi piace per niente.”
“Sei pronto?”
“Si” rispose Sam
“Mi congratulo con te …6 minuti, un record” disse Callen uscendo dallo spogliatoio, seguito dal collega.


Raggiunsero la sala operativa.  Il resto della squadra era in attesa. Eric aveva il suo notebook tra le mani, aspettando istruzioni. Hetty non era ancora salita. Nel frattempo i due agenti entrarono nella stanza ed il tecnico informatico non riuscì a non trattenere una risata che fu subito stroncata da un’occhiata di Sam.
“Hetty?” chiese Callen.
“Proprio dietro di lei Signor Callen”
G chiuse gli occhi e si spostò per far passare la direttrice alle operazioni.
"Prego" disse G. Hetty inclinò il capo e si avvicinò allo schermo.
"Eric" e il ragazzo fece apparire delle immagini sullo schermo. Sembravano i resti di un bar, ma era difficile dirlo visto che era completamente distrutto. Del fumo usciva dalla vetrina a pezzi e davanti all'edificio passavano poliziotti a tranquillizzare la gente intorno.
"Questa mattina il 'Red Chain' è saltato in aria... O almeno così credevano i poliziotti".
G fissava le immagini con attenzione. "Ci sono parecchi fori di proiettile... Vicino alla porta" e con il dito ingrandì l'immagine, così che fosse possibile vedere i fori.
"Uhm... C'è stata una sparatoria?" domandò Kensi.
"Sì... Mi hanno informata che sono morti due marines, il sergente Stent e il sergente Jensen. La telefonata che ho ricevuto veniva dal signor Deeks... Signor Hanna, signor Callen e Kensi... Andate sulla scena del crimine" ordinò Hetty.
I tre annuirono e uscirono.
"
Signor Beal, signor Guetz... Trovate più informazioni possibili su questi due marines"
Nate e Eric annuirono e si misero all'opera.





Kensi scese dall'auto e i suoi occhi cercarono Marty, in mezzo a tutto quel viavai di gente.
"Wow... Ce n'è di gente" commentò Sam. "Marty dov'è?"
G indicò Deeks vicino al nastro che delimitava la scena del crimine.
"Ciao, Deeks!" lo salutarono.
Quello si girò e sorrise.
"Ciao! Da quanto non ci sentivamo? Tutto a posto?"
Kensi fece spallucce. "Insomma..."
"Che ti è successo alla guancia, Callen?" domandò curioso Marty, indicando lo zigomo destro di G.
"... Incomprensioni sul posto di lavoro" fu la succinta risposta di Callen. "Allora, ci vuoi dare i dettagli di questo casino?"
Marty fece strada ai due agenti e li portò all'interno del bar. L'interno era ancora integro (più o meno), il fumo si era diradato, ma la scena davanti ai loro occhi fu terrificante.
Un marinaio (se fosse Stent o Jensen non potevano dirlo, visto che la faccia era coperta di sangue e polvere) giaceva in una pozza di sangue, la mano destra mozzata qualche metro più lontano, che impugnava ancora una pistola.
"Oh, porca t---" incominciò Kensi, mettendosi la mano davanti alla bocca.
G fissava la scena: oltre alla mano tagliata, il corpo era sta crivellato da una marea di proiettili... Fino a quel momento ne aveva contanti 25.
"... Hai la dinamica dell'assassinio?"
"Il barista, che si sta tenendo l'anima con i denti, ci ha detto qualcosa" disse Deeks, tirando fuori un foglietto. "Stamattina, verso le 6, il bar era vuoto. All'improvviso sulla porta si sono materializzati due ragazzi, maschio e femmina, gemelli mi hanno detto. Entrambi avevano i capelli scurissimi e gli occhi altrettanto scuri... Ma la loro carnagione era pallidissima. Avranno avuto tra i 18 e i 25 anni. Si sono avvicinati al bancone e hanno chiesto se in quel bar ci andavano marines. Il barista era poco convinto ma ha risposto di sì... I due avevano uno strano accento dell'est... Comunque, si sono seduti al tavolo in fondo" e Deeks indicò un tavolo senza una gamba al fondo della stanza. "E sono rimasti in silenzio fino a che non sono entrati Stent e Jensen"
Sam si piegò sulle ginocchia e guardò gli occhi sbarrati dell'uomo senza mano. "Marty, scusa se ti interrompo, ma l'altro dov'è?"
Deeks distolse lo sguardo dal pezzo di carta e disse:"Di là... Nel retro, ma è meglio... se non lo vedete... La vista ha provocato 4 conati di vomito"
G si diresse verso la stanza e aprì la porta. Gli altri lo seguirono e si bloccarono all'entrata, scioccati.
Un uomo era legato alla sedia. Le gambe erano piene di fori di proiettili e aveva tagli ovunque, ma la parte più spaventosa era la testa: quelli che sembravano chiodi erano conficcati nella testa del poveraccio.
"Q-quelli sono... chiodi?" domandò inorridita Kensi.
"Sì... E il medico legale ha detto che dalla quantità di sangue... Glieli hanno conficcati nella testa mentre era ancora vivo"
G fissava la scena e non proferiva parola. Perchè non ce ne erano.
"Torna al racconto, Deeks" disse Sam, facendo un passo nella stanza.
"Uh, sì... Dicevo, che appena sono entrati Stent e Jensen, i ragazzi si sono alzati e si sono diretti verso i due. Hanno sorriso ai due e il ragazzo ha tirato fuori un macete più grande di me... Sembra un film dell'orrore" aggiunse Marty, grattandosi la testa. "Comunque, il poveraccio di là ha tirato fuori la pistola, ma il ragazzo gli ha mozzato la mano. L'altro tira fuori a sua volta la pistola, ma la sorella del ragazzo tira fuori un B.A.R"
"Un che?" domanda confusa Kensi.
"Fucile automatico della Browning" rispose Sam. "E' stata un'arma molto apprezzata durante la Seconda Guerra Mondiale e tuttora è ritenuto una delle armi americani migliori. Ma è enorme! Hai detto che lo maneggiava la ragazza?"
"Sì e anche con destrezza... Hanno maciullato il tipo di là e poi si sono divertiti con questo... Il barista ha lesioni al polmone destro e alla gamba... Il ragazzo ha tentato di tagliargli la gamba con il macete, poi ha deciso di lasciarlo perdere... Hanno sparato nel bar finché non hanno finito le munizioni. Hanno lasciato un messaggio, comunque"
I tre si voltarono verso il poliziotto.
"Un messaggio?"
"Sì"
"Per chi?"
Deeks tirò fuori un biglietto chiuso in una busta per le prove e lo mostrò ai tre. C'era solo un'unica lettera: G.
Sam e Kensi lanciarono uno sguardo a Callen che fissava il biglietto.
"Non sono certo che sia indirizzato a te... Ma te l'ho mostrato per sicurezza"
"Sai che fine hanno fatto?"
"Sono saliti su una macchina... Una Mercedes metallizzata... Senza targa"
Sam si passò una mano sulla fronte e lanciò un altro sguardo al povero marine legato alla sedia.
"Hai detto che erano dell'est?"
"Sì, l'accento era dell'est... Usavano parole tipo -Bunaseara-, -Sora Mai Male- e -Fratti Mai Sol-"
"Che diavolo di lingua è?" domandò Kensi. "Sam?"
"Mai sentita"
"Callen?"
G non rispose, fissava ancora il biglietto. Kensi gli toccò la spalla e lui si riscosse dai suoi pensieri.
"No, non ho mai sentito parole del genere"
Marty fissò i tre e alla fine disse:"Chiunque siano... Non hanno solo qualche rotella fuori posto, ma sono proprio malati... E' pane per i denti di Nate"
"Sì" rispose piano G e fissò ancora una volta il biglietto.
G... G... G... G...









Continua....

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


capitolo 3 oc

Capitolo III


"Ok, grazie, Kensi" disse Nate e chiuse la conversazione.
"Che ti hanno detto?"
"Che abbiamo a che fare con dei psicopatici" disse Nate fissando le foto dei due marines sullo schermo. Non avevano trovato nulla di anomalo nelle loro vite.
"Perchè?"
"Uno lo hanno maciullato con i proiettili e all'altro hanno conficcato chiodi in testa mentre era ancora vivo"
Eric sbiancò. "E-erano in due?"
"Sì, è anche molto giovani... Gemelli... Un ragazzo e una ragazza"
Eric fissava lo schermo. "Ma perchè hanno ammazzato due semplici marines?"
Nate alzò le spalle. "E chi lo sa... Kensi mi ha detto che hanno lasciato un messaggio... Un pezzo di carta con la lettera G scritta"
Eric sussultò. "G?"
Nate annuì. "Non siamo però sicuri che sia indirizzato a Callen"
"Con la fortuna che abbiamo (e che ha Callen), lo è di sicuro!"
Nate sorrise. "Effettivamente..."
"Inoltre dobbiamo chiedere una cosa a Hetty"
"Cosa, signor Getz?" domandò Hetty, a braccia conserte sula soglia della sala operativa.
"Tu conosci mote lingue... Hai mai sentito le parole -Bunaseara-, -Fratti Mai Sol- e -Sora Mai Male-?"
Hetty rimase in silenzio per un po', poi disse semplicemente: "Rumeno"
"E' rumeno? Certo, questo spiegherebbe l'accento dell'est..." ragionò Nate.
"Ehi, questo ci aiuta! Hai detto che sono fratelli?"
"Sì... Capelli scuri e anche gli occhi, ma pallidi... Tra i 18 e i 25 anni"
"Bene, abbiamo delle caratteristiche fisiche su cui basare le nostre ricerche... Controllo tra stranieri provenienti dalla Romania o con passaporto rumeno... Avranno mostrato dei documenti, no? Non si sono certo materializzati qui dal nulla!" esclamò Eric.
"Buona idea!" rispose il dottore mentre Eric iniziò a digitare freneticamente sulla tastiera.

 

Callen, Sam e Kensi, dopo aver lasciato Deeks a dirigere i lavori sulla scena del crimine, risalirono in auto per tornare alla base. Nessuno aveva più fiatato, quello che avevano appena visto non necessitava di commenti.
G era seduto sul sedile posteriore. In mano aveva il biglietto ritrovato nel bar. Continuava a rigirarselo tra le dita, guardando quella consonate scritta con inchiostro nero,  al centro del pezzo di carta. Poteva avere un migliaio di significati, ma Callen, senza saperne il motivo, aveva la sensazione che riguardasse proprio lui. In effetti, nel corso delle sue missioni nell’est europeo, aveva incontrato almeno un centinaio di persone che avrebbero potuto torturare con tanta ferocia due uomini, ma non riusciva a trovare un motivo per accanirsi ferocemente su due marines in un bar nel centro di Los Angeles.
Era un messaggio per la marina? Per lui? Erano in cerca di vendetta?
G sospirò e guardò fuori dal finestrino. Hanna lo osservò dallo specchietto revisore e, per la seconda volta quella mattina, decise di rompere il silenzio e prendere la parola: “ Qualche idea G?”
“ No, e questo mi preoccupa” rispose l’agente senza voltarsi
“ Pensi che quel messaggio sia rivolto a te, vero?” intervenne Kensi.
“ Possibile…ma non ho mai sentito quelle parole, dubito che siano persone con cui sono entrato direttamente in contatto.”
“ Per prima cosa mandiamo il biglietto alla scientifica, magari hanno lasciato qualche impronta” aggiunse, speranzosa la giovane donna
“ Ne dubito” rispose secco Callen.

 

“Trovati” esclamo Eric facendo apparire i passaporti dei due fratelli sullo schermo grande “ Irina e Florian Petrescu, 24 anni. Sono arrivati a Los Angeles 2 mesi fa con un volo proveniente da Bucarest con scalo a New York..”
“Bene..” rispose Hetty
“La ragazza ha richiesto un permesso di studio” continuò l’esperto informatico “si è iscritta all’università della California. Florian, invece, ha un permesso per lavoro e attualmente è un cameriere al Nash coffe, vicino al campus.”
“Perfetto!” escalmò Nate “allora possiamo risalire all’indirizzo che la ragazza ha fornito alla segreteria degli studenti”
“ Entro nel database dell’università..” disse Eric continuando a muovere freneticamente le sue dita sulla tastiera.
“ E’ stato tutto fin troppo facile..” affermò lo psicologo.
“ Non cantare vittoria troppo presto, doc” disse Sam entrando nella sala operativa, seguito dai colleghi “questi sono i  nostri uomini?” chiese indicando lo schermo.
“A quanto pare, si…coincidono con la descrizione fornita dal barista” rispose di nuovo Nate.
Callen si avvicinò per scrutare meglio le due foto. Erano passati dieci anni dall’ultima  volta che aveva messo piede nell’est europeo. Se mai avesse incontrato i due fratelli, dovevano essere poco più che bambini. Passò lo sguardo dal ragazzo alla ragazza; osservò il lineamento del viso, degli occhi, del naso. Ma niente. Non se li era mai trovati davanti, ne era certo.
“G?” lo chiamò Sam
“ Non li ho mai visti né incontrati prima d’ora” rispose con sicurezza.
“Eric hai trovato per caso l’indirizzo?” domandò Kensi.
“ Norman Street, numero civico 42”
Kensi recepì l’informazione e guardò Callen in attesa di istruzioni.
“ Non potremmo semplicemente arrestarli con l’accusa di omicidio e interrogarli fino a farli confessare?” domandò Eric.
“Non è così facile come crede signor Bale. Tutto quello che abbiamo è una sommaria descrizione, ma nessuna prova concreta.” rispose Hetty
“ Già” continuò Nate “ questi due ragazzi svolgono una vita apparentemente più che normale. Eppure pare che abbiano massacrato due marines semplici che non lavoravano top secret ed ai quali non era stata affidato nessun progetto particolare. Se davvero sono stati loro, siamo di fronte a dei veri e propri professionisti, addestrati a non confessare nemmeno sotto tortura.”
“C’è solo una cosa che possiamo fare” disse Sam
“ Andare sotto copertura” continuò Kensi.
“ Hai in mente qualcosa?” le chiese lo psicologo.
“ Potrei andare io in missione… iscrivermi all’università ed avvicinarmi alla ragazza. Se mi gioco bene al carta magari potrebbe anche presentarmi al fra..”
“ NO” intervenne Callen rimasto silenzioso fino a quel momento “No. Vado io sotto copertura”
“ Con tutto il rispetto Callen ma non credi di aver passato l’età per essere uno studente credibile?” domandò ironicamente Kensi. G la guardò di sottecchi e sorridendo aggiunse: “Grazie del complimento Kens, comunque non è mia intenzione essere uno studente.”
“Aspetta un attimo G..Io non credo sia una buona idea..” disse Nate, incrociando le mani al petto.
“Mi costa dirlo, ma questa volta sono d’accordo con lui” aggiunse Sam
“Perché?”
“Il biglietto ritrovato nel bar penso che sia una motivazione più che sufficiente” rispose Hanna
“ Non sappiamo ancora se tutto questo è rivolto a te oppure no. Magari lo scopo dell’omicidio è stato proprio quello di attirarti. Entrando sotto copertura, fai il loro gioco. Se per caso volessero ucciderti, in questo modo li faciliti solo le cose” disse Nate alzando la voce.
“Se effettivamente è me che vogliono, e hanno così tante informazioni da sapere che la mia attuale occupazione è l NCIS, non avrebbero ucciso quei due poveri marines per attirarmi a loro. Ma, a quest’ora, staresti contando quanti proiettili sono nel mio corpo.”
La sala operativa rimase in silenzio, compresi i due tecnici alle postazioni laterali che si fermarono a guardare Callen. Era stato chiaro nell’esprime il concetto, forse anche troppo. Così chiaro che non fu difficile far riaffiorare alla  mente l’attentato che G aveva subito poco più di un anno fa.
“Ok ragioniamo” disse Kensi prendendo la parola e rompendo l’imbarazzo caduto nella sala “  Sono dei professionisti, quindi se avessero voluto Callen morto probabilmente lo avrebbero già fatto, giusto Nate?”
“ Si, potrebbe essere giusto..”
“Perfetto. Quindi se effettivamente il biglietto è indirizzato a Callen (cosa che dobbiamo ancora appurare) vogliono qualcos’altro da te…” disse rivolgendo lo sguardo a G.
“Quindi per scoprire se vogliono me e cosa vogliono, l’unico modo è esporsi..”
“ Questo non esclude la preoccupazione di Nate” affermò, con voce tranquilla Sam “ Potrebbero comunque ucciderti dopo che hanno ottenuto ciò che vogliono”
“ E’ un rischio che devo correre” disse con fermezza Callen guardando negli occhi l’amico.
“ Potrei sempre andare io sotto copertura. Non ti esporresti a nessun rischio diretto, e…”
“ No, Kens. Non posso permettermi che qualcun altro rischi al posto mio, per una cosa che mi riguarda. Su una cosa Nate ha ragione, sono dei professionisti, quindi, potrebbero avere delle informazioni su di me e probabilmente su tutte le persone con cui lavoro, compresa te…”
La ragazza lo guardò nei suoi occhi blu, così intensi e determinati. Sapeva che il suo capo aveva preso una decisione e nessuno lo avrebbe smosso da lì. Solo una persona non aveva ancora detto niente: “Hetty?”
La piccola donna era rimasta in disparte per tutto il tempo, aveva l’autorità per intervenire in qualsiasi momento e porre fine alla discussione che non avrebbe mai trovato punto d’incontro. Ma aveva preferito non farlo, voleva ascoltare tutte le argomentazioni e prendere una decisione di conseguenza. Quando Kensi la chiamò in causa, ogni membro della squadra rivolse l’attenzione a lei: “ Signor Guetz apprezzo le sue preoccupazioni e le condivido, ma il Signor Callen ha ragione. L’unico modo per scoprire la verità è esporsi. La signorina Blye, potrebbe incorrere negli stessi rischi….. Callen è sicuro di volerlo fare?”
G annuì con fermezza.
“ NO, IO NON CI STO” urlò Nate; si tolse con forza l’auricolare, lo gettò sul tavolo e uscì dalla stanza.
“Parlerò con lui” disse Hetty “Signor Callen..lavori con Eric, Sam e Kensi. Pianificate nel dettaglio l’operazione, non tralasciate nessun particolare…Tra venti minuti al guardaroba” ordinò prima di uscire dalla stanza.

 

Nate si era seduto sul divano al piano inferiore. Sorseggiava del caffè cercando di recuperare la calma.
“Posso?” chiese Hetty avvicinandosi
“Certo” rispose il dottore
“Capisco la sua rabbia signor Guetz, ma il signor Callen sa quali sono i rischi a cui va incontro. Lo sa da quando ha scelto di fare questo lavoro…o forse ancora prima, da quando ha scelto questa vita.”
“Io non discuto sull’operazione. Sono d’accordo sulla missione sottocopertura…Ma non credo che G sia la persona più adatta..”
“ E’ convinto che quel biglietto sia indirizzato a lui, vero?”
Nate annuì e sorseggiò un altro po’ di caffè.
“ Lo credo anch’io. E penso che anche Callen ne sia sicuro….Ma non è solo questo che la preoccupa signor Guetz….o sbaglio?”
Il dottore rimase in silenzio per un po’. Guardava la tazza che teneva tra le mani. Sapeva che a Hetty non sfuggiva mai niente. Sospirò e disse: “ Sto osservando G da un mese a questa parte. Quello che ha affrontato nell’ultimo periodo, la storia della sorella ritrovata, il fatto di essere arrivato ad un soffio dalla verità  su di lui,  lo ha toccato, anche se non vuole darlo a vedere sta, soffrendo..”
“ Lo so. Come so che non ne ha parlato con te…Ma sono convinta che lo farà. Deve solo aver pazienza, ed aspettare che riesca ad affrontarlo…… Crede che non sia pronto psicologicamente per una missione?”
“ Non tanto la missione, ma le conseguenze. Se il passato tornasse di nuovo ad incombere sul presente?”
“ Potrebbe sempre presentare le sue considerazioni al direttore Vance, non sarò certo io a fermarla signor Guetz.”
“ Il direttore sarebbe costretto a prenderle in considerazione e toglierebbe il caso a Callen….Ma G non me la perdonerebbe mai una cosa del genere..”
“ Possibile..” rispose Hetty
“ Che devo fare?”
“ La cosa giusta, Nate” .
“ E se avevo ragione?”
“Il signor Callen avrà sicuramente un amico pronto ad ascoltarlo”.  Concluse Hetty. Si alzò dal divano e si diresse verso il suo ufficio. Nate finì l’ultimo sorso di caffè e sorrise.
“ Pausa caffè finita! Ha un caso su cui lavorare Signor Guetz..” gli urlò una voce femminilie dall’altra sala…

Continua..

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


cap 4 oc

Capitolo 4

"Cioè, fammi capire: tu, professore di criminologia dell'università di New York?" domandò divertito Sam.
"Certo, mi calza a pennello!" rispose G, sistemandosi il colletto della camicia. Hetty aveva scelto un completo scuro, ma non troppo formale, elegante ma giovane. Doveva essere credibile, un professore dinamico e non troppo vecchio.
"Credibile o no, fai la tua figura, Callen, complimenti" disse Kensi.
"Vedi? Lei sì che ha occhio" disse G, guardando Sam. "Grazie, Kens"
"Wow, che eleganza" disse Deeks, appoggiandosi alla colonna.
"Appunto... Sei tu che non sai apprezzarmi, Sam... Saputo niente dalla scientifica, Marty?"
"Ho la risposta, ma niente di rilevante... Nessuna impronta, carta e inchiostro comuni"
"Immaginavo"
Quindi andrai sottocopertura... Sei sicuro di quello che stai facendo, Callen?"
"Sicurissimo" rispose determinato, guardando la propria immagine riflessa nello specchio.
"Hai in un minuto?" gli chiese Nate, comparendo alle spalle di G.
"Kensi e Sam si diressero verso le scrivanie, volendo lasciare loro la possibilità di parlare di quello che era successo.
"Andiamo" disse Kensi prendendo sottobraccio Deeks, rimasto tranquillo al suo posto.
Nate attese che se ne andassero tutti e rivolse i suoi occhi marroni su G.
"Per prima cosa, voleva chiederti scusa per come mi sono comportato prima..."
G sorrise. "Tranquillo..."
"E' che... Sai, dopo la cosa di Dom... Sto cercando di... limitare i danni" spiegò Nate. "E tu sei il collante della squadra, Callen"
"E' una tua considerazione?"
"E' un dato di fatto... Non ci vuole un esame psicologico per capirlo"
G abbassò lo sguardo. "Grazie, Nate... La seconda cosa?"
"Eh?"
"Hai detto Per prima cosa... C'è una seconda cosa?"
Nate lo fissò un po' confuso, poi si riscosse. "Ah, sì... Riguarda il profilo psicologico dei due ragazzi... Sono pericolosi entrambi, non sono molto diversi... Forse il fratello, Florian, è persino più sadico della sorella, Irina: lo dimostra l'arma che usa... Un macete non è proprio un'arma comune... La sorella è invece più distruttiva e tende a velocizzare le cose: un B.A.R. è una grossa arma che uccide quasi all'istante.
Tuttavia, quello che hanno fatto a Stent... Si divertono a uccidere, ma lo nascondono bene, visto che il barista non si è accorto di nulla... Sono stati addestrati bene"
Callen annuì e fissò lo psicologo.
"Altro?"
"Per ora nulla... Ah, sì... Quei ragazzi non sembrano aver avuto una bella infanzia... Ricama sul tuo passato e dì loro di aver avuto un'infanzia infelice"
"Che è la verità" replicò Callen, fissando lo psicologo, che si rese conto di quello che aveva detto.
"Oh... Già, scusa"
"Lascia perdere, Nate" disse dandogli una pacca sulla spalla. "Allora, andiamo?"

G e Sam erano sull'auto e stavano correndo sulla Long Beach Freeway, dirigendosi verso l'università.
G non parlava, guardava solamente fuori dal finestrino. Pensava a un sacco di cose: chi erano quei ragazzi, perchè avevano fatto quello che avevano fatto e se quello che avevano fatto, l'avevano fatto per qualcuno.
"G?"
"Mm?"
"Smettila di pensare a quei due"
"Non stavo pensando a loro"
"Sì, invece"
G continuò a guardare fuori dal finestrino.
"Piuttosto cosa ti ha dato Hetty?"
"Una microcamera nel bottone e un microfono nell'orologio"
"La parola da dire in caso di guai?"
"Parco"
"Uhm... Prometti di non fare cavolate?"
G non rispose. Sam capì che era inutile continuare quella conversazione. Pigiò sull'acceleratore e dopo 10 minuti erano davanti l'Università.
"Buona fortuna, professor Thomas Reeve" disse Sam.
Callen si voltò a guardarlo e sorrise.
"Ci vediamo dopo, Sam" e scese dall'auto.

"Prego, professor Reeve" disse il preside Gilmore. "E' un piacere averla qui"
"Il piacere è mio" disse Callen.
"La sua classe è in fondo al corridoio... Spero si trovi bene" disse Gilmore, un uomo con una pancetta sporgente e un paio di baffoni.
Callen attese che se ne andasse e infilò l'auricolare che gli aveva dato Hetty.
"Eric, mi senti?"
"Forte e chiaro, Callen"
"Si va in scena" disse sottovoce Callen e girò la maniglia.
Fuori dalla porta aveva sentito un brusio, ma appena mise piede nell'aula il rumore svanì. Quasi cento occhi si piazzarono su di lui. Gli occhi celesti di Callen cercarono subito quelli neri di Irina.
La ragazza era seduta in quarta fila e leggeva un libro, indifferente alla presenza di G.
"Buongiorno" salutò tutti Callen. "Sono il professor Reeve"
"Buongiorno, professor Reeve" lo salutarono in coro gli studenti.
In quel momento, Irina staccò gli occhi dal libro e lo fissò dritto negli occhi. Erano neri come la pece e Callen poté quasi vedere odio in quel nero, ma anche totale indifferenza verso il mondo attorno a lei.
"Bene... Allora, per questa settimana vi insegnerò io criminologia, va bene? Ho dato un'occhiata al programma che avete svolto finora e direi che siete a buon punto"
"Callen, lo sai che ogni ragazza nell'aula ha socchi solo per te... Hai fatto colpo!" rise di gusto Eric, nell'auricolare di G. L'agente aveva attivato la microcamera bottone appena era entrato nella scuola, così che Nate potesse analizzare le reazioni di Irina.
"Ok... Allora, lasciatemi compilare il registro e poi incominciamo"
Prese un pezzetto di carta e scrisse:
Eric, va al diavolo! Concentrati!
"Uh... Scusa, Callen" si scusò Eric, ma G sentì Nate ridere nel suo microfono.



Hetty stava compilando un rapporto, quando il suo telefono squillò.
"Lange"
"Hetty, è un piacere sentirti" disse l'interlocutore dall'altra parte.
"Chang, come stai?"
Andrew Chang, ex-agente dell'Interpol, era un vecchio amico di Hetty. La donna lo aveva chiamato dopo aver scoperto le identità dei due gemelli killer.
"Ho sentito il tuo messaggio... Riguardo quei due ragazzi rumeni... Non conviene però parlarne al telefono... Possiamo parlare a quattr'occhi?"
"Certo, Chang"
Dieci minuti dopo, Hetty attendeva nel bar di fronte alla base operativa. Si sedette a un tavolo e fissò la porta. Con i piedi non toccava terra, ma non sembrava preoccuparsene.
"Le porto qualcosa, signora?" domandò il cameriere gentilmente.
"Avete del thè cinese?" domandò Hetty.
Il cameriere fece una faccia dubbiosa. "Non lo so..."
"Lo appuri e, se la risposta è positiva, allora ne prendo una tazza"
Il cameriere confuso lasciò la piccola donna al tavolo, mentre Chang entrava in quel momento e individuava subito Hetty.
"Sei di fretta, vero?"
"Abbiamo un'operazione in corso, Chang"
L'uomo sorrise. Aveva una quarantina d'anni e un paio di occhiali da sole gli nascondeva gli occhi.
"Allora sarò sintetico"
"Hai tutta la mia attenzione"
"Quando hai chiamato, mi stavo facendo un lungo bagno, bevendo uno scotch del '72, quello che mi hai regalato dieci anni fa..."
"Ricordo"
"Non ho risposto, credendo che fossi un tizio che vende quegli stupidi aspirapolvere ultrapotenti... Mi hanno chiamato sette volte questa settimana"
"Chang, sei prolisso..."
"Claire è tornata dal suo corso di yoga e ha ascoltato la segreteria telefonica. E' venuta sù e mi ha detto che avevi chiamato"
"Santo cielo, Chang, taglia!"
"Quando hai pronunciato quei due nomi, credevo che stessi scherzando, ma non hai richiamato per dire: 'Scherzetto!'"
Hetty sospirò. Chang era famoso per il modo in cui si dilungava nei racconti.
"Comunque, Irina e Florian Petrescu sono due gemelli che ne hanno viste di cotte e di crude. I loro genitori li hanno messi in commercio quando erano piccoli al mercato nero in cambio di 20.000 dollari... una bella cifra... Quei bambini sono stati per anni giocattoli per maniaci per poi finire come cibo per maiali"
Hetty ascoltava in silenzio. Non aveva parole.
"Poi quei figli di puttana hanno incominciato a ordinargli di uccidere la gente, per divertiment. I ragazzini, per poter sopravvivere, hanno imparato tutti i modi di uccidere che un pervertito ama... E alla fine si sono ribellati ai quei bastardi"
Il cameriere arrivò in quel momento e portò la tazza di thè cinese a Hetty.
"Ecco il suo thè"
"Molto gentile"
"Lei, signore, vuole qualcosa?"
"La pace nel mondo, amico, ma non me la puoi dare... Quindi no"
Il cameriere se ne andò, confuso più di prima.
"Non è una bella storia..."
"Già... Ormai quei due non sanno far altro che uccidere... Per loro è diventato normale..."
Hetty bevve un sorso di thè.
"Bene, se li cattureremo, vi faremo un favore, no?"
Chang chinò la testa e sorrise.
"Oh, sì... Se fosse possibile"
"Cosa?"
"Ci abbiamo provato per anni... Ma non ci siamo mai riusciti..."
Hetty posò la tazza. "Chang, spiegati"
"Hetty, quando hanno un obiettivo, non lo mollano finché non respira più... E lo stesso vale per chi li ostacola... Non hai mandato nessuno a prenderli, vero?"
"Ho mandato un agente sottocopertura per scoprire se sono stati davvero loro..."
"Allora è molto probabile che quel tuo agente morirà entro stasera... E' il tempo massimo che danno a un loro obiettivo di vivere"

 

 

 

Continua.....

 

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


CAPITOLO 5

CAPITOLO 5

 

 

 

Nate fissava la scena nell'aula e sentiva che qualcosa non andava. Callen aveva incominciato la lezione e tutti erano attenti (più le ragazze, a dire il vero), ma l'unica che sembrava disinteressata alla lezione era Irina.
La ragazza fissava G e stringeva gli occhi. Lo stava scannerizzando.
"Nate, tutto ok?" domandò Kensi entrando in quel momento, riscuotendolo dai suoi pensieri.
"Ciao... Deeks?"
"Con Sam all'università... Aveva occhi solo per le studentesse" disse divertita Kensi con una smorfia.
Nate rise e tornò a guardare Irina.
"Che idea ti sei fatto di lei?"
"C'è qualcosa che mi fa rabbrividire in lei... La sola idea che abbia ucciso quei marines e ora se ne stia lì, in mezzo a tutti quei ragazzi..."
Nate rabbrividì. Kensi annuì.
"Già..."
"I suoi occhi sono spaventosi"
"Trovi?"
Eric fece uno zoom sugli occhi neri di Irina.
"Effettivamente..."
Nate guardò quel nero così... nero.
"Non sembrano occhi di un essere umano, ma più di... una bestia"
"E i miei?" domandò Kensi, voltandosi verso Nate. Cercava di tranquillizzarlo con un sorriso.
"Beh, i tuoi sono bellissimi in confronto... E poi sono diversi, il che ti rende unica" disse Nate.
"Grazie, doc!" disse Kensi, compiaciuta.
Nate arrossì un po'. Sì, l'aveva tranquillizzato.

“Callen come se la cava?”

“Benissimo direi” rispose Eric “ Sta facendo tutto da solo e lo stanno pure a sentire”

“ Ovvio, sta spiegando le tecniche di osservazione su una scena del crimine…Non so quanto sia attinente al programma, comunque ha fatto colpo” rispose Nate

“Oh, bè vedo. Quella in prima fila se lo sta mangiando con gli occhi”  disse Kensi sorridendo.

G in aula si schiarì la voce.

“Oh scusa” rispose l’agente Blye tornando ad osservare le immagini sullo schermo “Eric ingrandisci di nuovo sulla ragazza”

“Subito”

“ Cosa ha in mano? …Tiene gli occhi puntati su G, ma ogni tanto abbassa lo sguardo per qualche secondo”

“ Da questa angolazione non posso offrire di meglio..” rispose Eric.

“G, avvicinati alla ragazza, dobbiamo capire cosa sta facendo..” disse Nate

“ …perché fondamentale quando arrivate su una scena del crimine è la luce di cui disponete.” Callen continuava la sua spiegazione ai ragazzi in aula e, ricevuto il messaggio dello psicologo salì le scale dell’aula universitaria, trovandosi così in mezzo ai ragazzi “..a seconda della luce alcuni particolari potrebbero sfuggirvi oppure apparire diversi. Per esempio se da qui” disse fermandosi all’altezza di Irina “..guardate la cattedra, non noterete la graffetta che vi sta sopra”.

“ Astuto..” disse Eric facendo scorrere velocemente le sue dita sulla tastiera.

“Ferma l’immagine su Irina e dammi un ingrandimento sulle mani” disse Kensi avvicinandosi allo schermo. “ Ha un cellulare….sembra che stia…scrivendo un sms..”

“ G ha un cellulare..” comunicò con l’auricolare Nate.

“..Altra fase importante è la catalogazione delle prove ai fini della rintracciabilità..

Oh certo..cerco di rintracciare la chiamata….Sono sull’operatore vicino al campus, limito la ricerca all’aula universitaria…..Solo un secondo..” disse continuando a lavorare sul pc “Ok perfetto, negli ultimi cinque minuti è stato inviato un solo sms. Rintraccio il numero e…..voilà…ecco il testo”

Vreau să Somlói galuska

Nate e Kensi osservarono lo schermo davanti a loro, parecchio confusi.

“C’è solo un problema….è in rumeno Eric!”

“Abbiamo bisogno di Hetty…”disse Nate

“ Non c’è..è uscita dieci minuti fa..”

“Google traduttore? “ propose Eric

“Ottima idea”

“ Non è precisissimo ma per lo meno capiamo il senso…….e il testo dice..- ho voglia di Somlói galuska – “

Somlói galuska? E che diavolo vorrebbe dire?” chiese Kensi guardando gli altri nella stanza.

Nate incrociò le braccia e si portò una mano alla bocca, come era consueto fare mentre pensava, ed osservò G sullo schermo.

“ Questo non è rumeno altrimenti sarebbe stato tradotto…comunque sappiamo a chi è stato inviato il messaggio?” chiese Kensi

“Ah si giusto…il numero del destinatario è intestato ad un certo Paul Koster che si trova al quinto di Landfaire Avenue…praticamente l’indirizzo del bar in cui lavora il fratello”

“ Sarà sicuramente lui, lo avrà avvertito della presenza di Callen?” chiese Kensi rivolgendo lo sguardo a Nate

“ E’ possibile”rispose, tornando ad osservare gli occhi di Irina che non avevano mai lasciato Callen.

 

 

“Sam?”

“Che vuoi Deeks?”

“Manca molto?”

“Cinque minuti meno rispetto a cinque minuti fa!”

“ Ahah..simpatico, davvero simpatico..Magari se non fossi stato così silenzioso sarebbe trascorso di più il tempo” rispose Marty seccato, sistemandosi per l’ennesima volta sul sedile.

“ Capita…Comunque tra qualche minuto dovrebbe suonare la campanella”

“Oh questo mi piace..”

“ Non avevo dubbi..” concluse Sam senza sorridere

“Tutto bene?”

“Mmm..”

“Allora questo tuo essere così silenzioso è normale? Preoccupato per Callen?”

Sam lo guardò serio per poi tornare ad osservare fuori dal finestrino.

“Ok, ricevuto…Me ne sto zitto…Quanto hai detto che manca?”
” Non avrei mai creduto di poterlo dire, ma sto rimpiangendo gli appostamenti con G”

“ Sam?” disse una voce femminile attraverso l’auricolare

“Dimmi Kensi”

“Hai idea di cosa voglia dire Somlói galuska?”

“ Somlói galuska?”

“Si”

“Se la memoria non mi inganna dovrebbe essere un piatto tipico ungherese…Ma perché vuoi saperlo?”

“ Lo ha scritto Irina in un sms, molto probabilmente a suo fratello..”

“Scusa ma non sono rumeni?”

“Già…”

“Nate cosa ne pensa?”

“ Penso che potrebbe essere una parola con la quale avvertire il fratello della presenza di Callen nella stanza..” rispose lo psicologo

“Ma perché scrivere un piatto ungherese?” chiese Deeks

“Non ne ho idea..Penso che dovremmo sentire G in merito, ma questa cosa non mi piace comunque..”

Dal plesso universitario si sentì la campanella suonare, segno che la lezione era finita. Per adesso il lavoro del professor Callen era terminato.

“ Ok, ragazzi..A quanto pare il tempo a nostra disposizione è finito..Vi consiglio di dare un’occhiata al capitolo 5 del vostro manuale, tratta proprio di quello che vi ho spiegato stamani..”
”Cioè fatemi capire..” disse Eric guardando i presenti della sala operativa “Callen ha letto il manuale del corso?”

Nate fece spallucce e Kensi sorrise prendendo il cellulare dalla tasca. “Ragazzi chiamo Callen per aggiornarlo”

G indossò la giacchetta che aveva appoggiato alla sedia, raccolse i libri dalla cattedra e, dopo aver salutato con un sorriso la ragazza della prima fila, uscì dall’aula. Non guardò Irina, ma sentiva tutta la potenza del suo sguardo su di lui. Il cellulare nella tasca destra iniziò a vibrare, osservò il display e sorridendo rispose: “ Ciao amore!”

“ Bel modo di troncare sul nascere le speranze delle tue giovani allieve Callen..” lo sbeffeggiò Kensi.

“Oh si è andato tutto bene.. cosa mi racconti?”

“Ok abbiamo rintracciato il messaggio inviato da Irina, probabilmente lo ha avvertito della tua presenza, o per lo meno è quello che crediamo, visto che ha usato una parola ungherese….”

“ Ne sei sicura?” chiese G fermandosi nel corridoio, visibilmente preoccupato.

“ Si, un dolce al cioccolato ungherese…Si lo so è un modo un po’ insolito, ma non avrebbe alcun sen…”

“Sai una cosa amore” disse non lasciando finire la frase alla collega “c’hai ragione, vado a mangiare qualcosa qui vicino. Un collega mi ha suggerito un posticino carino a due isolati da qui..”

“ Callen stai scherzando, spero? Ma hai capito quello che ti ho appena detto?” rispose Kensi alterandosi, tirando un’occhiata a  Nate.

“ No, certo che non è un problema…ci pensi tu ad avvertire mio fratello per la cena?”

“E’ un suici…”

“ No, ha ragione” intervenne Nate. Kensi lo guardò per una seconda volta, stavolta parecchio confusa: “Scusa ma non eri tu il primo ad opporti  all’operazione?” chiese allo psicologo.

“ Si, e sono contrario pure ora” rispose Nate “Ma ormai siamo in ballo, ed entrare nel bar adesso è una mossa che non si aspettano. Come non si aspettava Irina di vedere Callen all’università. Non dico che sono d’accordo, ma, se pur pericolosa, è una mossa sensata.”

“Se lo dite voi….ma non correre rischi inutili ed al minimo problema AVVERTI” disse di nuovo a G.

“Tranquilla”

“Callen?”

“Dimmi”

“Fai attenzione”

“ Ci vediamo stasera…Ti amo” .

G chiuse la conversazione e mise, di nuovo, il telefono in tasca. Kensi fece lo stesso. Sospirò e guardò i suoi colleghi: “ Siamo sicuri che sia la strategia giusta?”
” Lo spero” rispose Getz al suo fianco.

Eric osservò entrambi e poi chiese: “ Ma Hetty che fine ha fatto?”

 

 

Quindici minuti più tardi G parcheggiava l’auto di fronte al Nash coffe. Sam lo aveva seguito discretamente per tutto il tempo ed aveva parcheggiato sul lato opposto della strada per non dare nell’occhio e per avere la giusta visuale sul locale.

“Mi senti Sam?”
”Forte e chiaro G…anche il video è ok”

“Eric?”

“Perfettamente”
” Ok, io entro..”
” G…”
” Si lo so Sam,  faccio attenzione e se c’è qualche problema, c’è la parola d’ordine..”
” Merda!” disse Deeks guardando attraverso l’obiettivo della macchina fotografica

“Che c’è?” chiese Hanna

“Ad ogni vetrata del bar c’è una tenda, non abbiamo visuale all’interno..”

“Sarai solo G..” disse preoccupato Sam

“Tranquillo amico. Terrò gli occhi aperti.”. Detto questo Callen aprì lo sportello, lasciò la giacca sul sedile posteriore ed uscì dall’auto. Fece un cenno impercettibile a Sam con la testa, si tolse gli occhiali da sole ed aprì la porta del bar. Era dentro.

Il locale era carino, un posto tranquillo. Non era affollato: una ragazza stava pagando e un signore sorseggiava un caffè leggendo il giornale. La radio era accesa e lo speaker della stazione di Los Angeles presentava il nuovo pezzo. G richiuse la porta dietro di se, catturando l’attenzione del ragazzo dietro al bancone. Florian. La reazione fu la stessa di Irina: gli occhi, dello stesso nero intenso, lo scannerizzarono, ma fu molto più bravo. Salutò la ragazza e sorrise a Callen come se fosse un semplice cliente, ma a G non sfuggì lo sguardo che gli aveva riservato. Ne aveva la certezza era il loro obiettivo.

Si sedette ad un tavolo ed iniziò a sfogliare il menù. Nel frattempo, il signore si alzò, pagò il conto e lasciò il locale. Prima di uscire, però, fece entrare una giovane ragazza salutandola cortesemente.

“Kensi…Irina è entrata nel locale”

“Ricevuto Sam” fu la risposta secca dell’agente. La tensione era piuttosto alta all’interno della sala operativa.

“E’ il momento della verità ragazzi” constatò Nate.

 

“Ciao sorellina..già di ritorno?”

“ Oh si, sono in pausa pranzo ma non avevo voglia di mangiare alla mensa del campus…preparami uno dei tuoi favolosi panini..”

“Allora mi ha consigliato bene il mio collega…mi ha detto che è il miglior posto della zona..” intervenne Callen.

Irina guardò il fratello e poi sorridendo rispose a G: “Professor Reeve ma che piacere vederla qui”

“Ha seguito il mio corso stamani mattina vero? Comunque mi chiami pure Thomas” disse porgendole la mano.

“Si… piacere mio…Irina Petrescu e questo è mio fratello Florian”

“Perché mai si è presentata con il suo vero nome?” chiese Eric osservando lo schermo.

“Non ha niente da perdere ed inoltre né lei né il fratello sono stati arrestati…la loro fedina penale è immacolata” rispose Nate

“Pedrescu, cognome europeo….polacca?” chiese G

“No, rumena..”

“Oh capisco..bè un bel viaggio per arrivare Los Angeles…Non deve essere facile vivere così lontano da dove si è nati e cresciuti”

“Non è poi un così grosso problema, avevamo voglia di cambiare vita e quale posto migliore dell’America?”

- Certo che è davvero brava – pensò Callen tra se

“Oh be sicuramente….anche per i vostri genitori deve essere una soddisfazione avere una figlia che studia nella più prestigiosa università della California”

Callen poté notare come gli occhi della ragazza si riempirono di dolore e di odio, ma la sua espressione non cambiò minimamente, si fece solo un po’ più triste, da vera professionista: “Purtroppo i nostri genitori sono morti quando eravamo piccoli…io e Florian ce la siamo dovuta cavare da soli”
“Mi dispiace, non potevo saperlo” rispose Callen abbassando lo sguardo “Ma ti capisco, ho passato la mia infanzia tra orfanotrofi e case affidatarie..” Callen seguiva il consiglio di Nate: giocare con il suo passato. G guardò di nuovo negli occhi Irina e questa volta si accorse che l’aveva colpita. Ora non c’era rabbia nel suo sguardo, ma dolore, il dolore di una persona che ha provato le stesse cose.

“Non pensiamo al passato, cosa ne dici di pranzare insieme, Irina? Cosa mi consigli”
”Volentieri…Florian preparaci due panini Extra e due succhi all’arancia…può andare?”
”Perfetto!” Rispose Callen invitando la ragazza a sedersi di fronte a lui.

 

“Dove è il signor Callen?” chiese Hetty entrando nella sala operativa.

“Nel bar di Florian con i fratelli Petrescu” rispose Kensi

“Fatelo rientrare” ordinò Hetty.

“Hetty con tutto il rispetto, non credo che sia una buona idea interrompere la missione adesso…Callen ha appena istaurato un rapporto con Iri..”
“Abbiamo la certezza che non sia lui il loro obiettivo?”

“No…anzi” rispose Nate

“Appunto….Signorina Blye invii un sms al signor Callen..”

Il cellulare di G segnalò l’arrivo di un messaggio.

“Scusami..sarà sicuramente mia moglie”
- Missione conclusa. Ordine di rientrare. Hetty –

Callen sorrise e rispose al messaggio:

- E’ tutto apposto Hetty. Non posso rientrare ora!. –

“Scusa….è mia moglie che mi controlla…dicevamo..”

“Dicevamo che è arrivata l’ora di mangiare”

Florian appoggiò i due piatti ed i due bicchieri e si congedò.

“Buon appetito professore” disse Irina aprendo il tovagliolo. Ma un gesto un po’ troppo maldestro la fece incappare nel suo bicchiere che urtò anche il bicchiere di G, facendo cadere l’aranciata sul braccio e sulla camicia di Callen.

“Maledizione” disse alzandosi in piedi

“Mi dispiace..prendo un po’ di carta per pulire..” affermò Irina.

Lo schermo della sala operativa diventò grigio e all’auricolare si sentiva solo un fastidioso fruscio.

“Eric che diavolo succede?!” chiese Kensi preoccupata

“Credo che il liquido abbia messo ko le nostre trasmittenti”
“Può fare qualcosa a riguardo?” domandò Hetty

“Ci sto provando..” rispose il tecnico lavorando frettolosamente al pc

“Signor Hanna se non ha risposta, tra 60 secondi entri nel bar!”

“ Ricevuto Hetty”

 

 

“Ci penso io” disse Florian avvicinandosi con uno straccio. Ma non aveva solo quello in mano. Teneva nascosta una pistola, G se ne accorse e l’istinto fu quello di portarsi una mano sulla cintura, ma l’arma non era lì. Non sentì il colpo partire dalla canna perché Florian aveva applicato il silenziatore, ma un dolore lancinante al petto. Cadde a terra ed il buio lo avvolse…

 

 

Continua..

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6

CAPITOLO 6

 

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“Deeks io entro”

“Ma non dovevamo aspettare 60 secondi?”

“Si lo so, ma non mi piace questo silenzio..”
” Ok, ti seguo..”
” Hetty noi..”

Si fate irruzione!”

Sam e Marty uscirono rapidamente dall’auto, attraversarono la strada e si trovarono di fronte alla porta del locale. Hanna impungò la pistola e guardò Deeks:

“Ma vuoi entrare armato?”
”SI” rispose secco. C’era qualcosa che non andava, se lo sentiva. Callen sapeva che aveva il microfono e la telecamera fuori gioco, avrebbe inviato un sms per dire che tutto era tranquillo. Era decisamente successo qualcosa.

Hanna a sinistra, Deeks a destra. Il primo contò fino a tre ed il poliziotto aprì con un gesto deciso la porta. Le loro pistole puntate all’interno, ma lo spettacolo che si trovarono di fronte li lasciò senza fiato.

Il locale era vuoto. Ma i loro occhi si fermarono sul pavimento: una pozza di sangue piuttosto grande era proprio lì, dove meno di un minuto fa era seduto G.

“ Maledizione” si lasciò sfuggire Deeks guardando un pietrificato Sam di fronte a lui. "Sam..."
L'agente scattò e oltrepassò la pozza. Si diresse sul retro e trovò una porta spalancata. C'era una scia di sangue. Molto sangue. Troppo sangue.
Deeks lo seguì e notò anche lui il sangue.
"Oddio..."


L'ufficio era silenzioso. Sembrava essere tornati ai tempi della morte di Dom. C'era una sensazione di tristezza e frustrazione nell'aria. Tristezza perchè un compagno non era lì, frustrazione perchè era qualcosa che si sarebbe potuto evitare.
Eric aveva cercato ovunque G, in ogni telecamera, ma nessuna traccia. La Mercedes metallizzata dei gemelli era stata abbandonata al porto, quindi avevano una nuova auto. Ma non sapevano quale.
Sam, dopo che Eric aveva detto:"Non abbiamo nulla", si era semplicemente voltato ed era uscito.
Deeks aveva l'aria da cucciolo bastonato: che poteva dire per confortarli? Nulla...
Hetty aveva preso un grosso respiro ed aveva seguito Sam fuori.
Nate aveva messo sù la sua faccia corrucciata e pensava. Sentì qualcosa che gli sfiorava la spalla e vide Kensi che si allontanava a capo chino.
Un tempo il team era più combattivo, come quando Dom era sparito e non si erano fermati per nulla al mondo. Ma era G che aveva spinto tutti... Era il capo della squadra.
E se G non c'era, non c'era neanche più la determinazione.
Nate fissò il fermoimmagine della faccia di Irina. Dove diavolo avevano portato Callen?
Nate si tolse l'auricolare e diede una pacca a Eric mentre usciva.
Appena uscì sentì il rumore del sacco da pugilato. Sam...
Nate si fermò e ponderò l'idea di andare a parlarci, ma sapeva benissimo che Sam scaricava così la tensione. Scese le scale e trovò Deeks al telefono.
"Ehi, Deeks, che fai?"
Deeks alzò la testa e fissò lo psicologo.
"Chiamò un mio amico della polizia... Forse ci può aiutare"
"In che modo?"
Sta lavorando sottocopertura per bloccare un traffico di armi e droga... Magari dei delinquenti hanno sentito parlare dei due gemelli assassini"
Nate annuì con un sorriso.
"Grandioso!"
"Sì, magari ha sentito qualcosa... Se succede qualcosa a Callen, giuro che li ammazzo io di persona" ringhiò Deeks. "Quei due psicopatici"
Nate continuò ad annuire. Forse c'era speranza...
"Ah, Nate?"
"Uhm?"
"Vai da Kensi...
Non aveva una bella cera"
"Dov'è?"
Deeks indicò la porta che dava sul giardino di cemento dell'ufficio. Nate si diresse fuori a passo spedito e aprì la porta. L'aria fresca fu un toccasana per la tensione che aveva accumulato fino a quel momento.
Inspirò l'aria e cercò Kensi con lo sguardo. La ragazza se ne stava seduta per terra e fissava il cielo. Ma non era sola. Hetty era affianco a lei.
"Ciao" le salutò Nate. Le due si voltarono a fissarlo.
"Signor Getz..."
"Tutto ok?"
Hetty lo fissò con intensità e sospirò. "Non credo proprio, signor Getz"
"Lo so che siete preoccupate per Callen..."
Kensi chiuse gli occhi.
"Ma non dobbiamo disperare... Ricordate con Dom? Lo abbiamo cercato fino all'ultimo e alla fine lo abbiamo trovato!"
Kensi si alzò così di scatto che Nate indietreggiò, spaventato.
"Sì, certo e come è finita, eh? Dom è morto! Dannazione, è morto! E se Callen finisce così?"
"Non succederà!"
"Hai la palla di cristallo?" domandò ad alta voce Kensi.
Nate non l'aveva mai vista così frustrata e arrabbiata.
"No... Ma ho fiducia in Callen e nella nostra squadra" rispose secco lo psicologo ergendosi in tutta la sua altezza. Superava Kensi di 10 centimetri buoni.
Kensi lo fissò, poi sentì la mano di Hetty sulla sua. Si voltò e vide la donna annuire.
"Il signor Getz ha ragione"
"Ma... Ma..."
Nate la prese per le spalle. "Kensi, sei una delle migliori agenti che abbia mai conosciuto e l'intero team è il migliore che abbia mai visto... Non possiamo perderci d'animo ora... Proprio no! E' vero, con Dom non è andata bene... Ma possiamo riscattarci con Callen!"
Kensi fissò lo psicologo e la luce determinata nei suoi occhi.
"Uoa, doc... Parli con un sergente dei marines!"
Nate la fissò interrogativo.
"Eh?"
"Usi queste frasi da film di guerra... Ok, ok... Dai, vado a staccare Sam da quel dannato sacco e ci rimettiamo all'opera"
Nate sorrise. "Sul serio?"
"Sì e lo farei volentieri se mi lasciassi andare" disse Kensi scocciata, indicando con gli indici le mani di Nate chele serravano ancora le braccia.
"Oh, scusa!" disse Nate, allontanandosi subito.
"Grazie" e gli diede un pugnetto sul braccio. "Tu sì che sai fare il tuo lavoro, doc"
Nate sorrideva tra sé e sé quando Kensi si voltò.
"Ah, Nate?"
"Sì?"
"Afferrami di nuovo così e ti stendo"
Nate impallidì. "O-ok"
La porta si chiuse dietro Kensi. Hetty e Nate rimasero soli.
"Signor Getz?"
"Sì"
"L'agente Blye ha ragione... Lei sa davvero fare bene il suo lavoro"
"Grazie"
"E' in momenti come questi che lei deve capire la sua utilità per la squadra. Uno psicologo riesce a vedere tutti i punti di una situazione... Non se lo dimentichi, signor Getz: lei è indispensabile per la squadra"
Nate fece un piccolo cenno con la testa. "Grazie"
"E adesso andiamo a cercare il signor Callen"


La squadra era di nuovo nella sala operativa e fissava delle immagini.
"Il mio amico mi ha detto che ha sentito parlare dei due ragazzini psicopatici. Anzi, a dire la verità, tra la malavita non si parla d'altro. Dice che tutti i delinquenti di Los Angeles stanno lontani da quei due" spiegò Deeks.
"Ci credo" disse Kensi.
"Comunque, mi ha detto che sono protetti da qualcuno molto in alto... Li ha visti due volte al porto scendere da una limousine nera e parlare con il passeggero. Non ha visto il volto perchè i vetri erano oscurati"
"Quindi è qualcuno di ricco..."
"Già... E sappiamo che hanno una sistemazione provvisoria al Golden Hotel"
I presenti nella stanza fissarono stupiti Deeks.
"E tu come lo sai?" domandò Eric.
"Uno spacciatore che il mio amico tiene d'occhio gli ha visti più volte entrare in quell'hotel"
Eric si lanciò sulla tastiera. Dopo dieci secondi disse:"Ma non c'è nessuno di loro due. Gli albergatori del Golden fanno una scansione dei documenti e ci sono le foto di tutti i clienti, ma di quei due nemmeno l'ombra"
"Eric, lascia stare... Stampa una copia per me, Kensi e Deeks della facce di quei due... Andiamo a chiedere personalmente" disse Sam, risoluto.




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Capitolo 7
*** Capitolo VII ***


CAPITOLO 7

CAPITOLO 7

 

 


La Challenger di Sam frenò sull'asfalto davanti al Golden Hotel. I tre scesero in fretta dalla macchina e si diressero verso l'entrata. Scansarono un paio di turisti e andarono subito verso la reception.
"Scusi, signorina" disse Sam.
Una ragazza con una divisa rossa si voltò.
"Come posso esserle utile, signore?"
"Sto cercando due ragazzi... Ecco" e mostrò le foto di Irina e Florian. "Li ha mai visti qui?"
"Uhm... Aspetti... Oh, sì, certo... Stanno qui con il loro padre"
"Cosa?" esclamò Deeks e Kensi gli tirò una gomitata.
"Sì... Un signore alto, con i capelli grigi... Aspetti... Controllo... Ecco, il signor Terri Hall"
Kensi prese una penna e, non avendo un pezzo di carta, prese il braccio di Deeks.
"Ehi!"
"Sta zitto" e scrisse il nome sull'avambraccio di Marty.
"L'inchiostro inquina la pelle!"
"Chiudi il becco" disse Kensi. "Li ha visti di recente?"
"Certo"
"Quando?"
"Due minuti fa... Ma solo la ragazza... E' salita poco fa"

“Numero di stanza?”

“223… al quarto piano..”
Sam si lanciò subito verso l'ascensore. "Deeks, le scale"

Kensi  rimase a controllare l’atrio.

Deeks saliva due gradini alla volta mentre Sam guardava scorrere i numeri dei piani, sperando che l’ascensore potesse viaggiare più velocemente. Chiuse gli occhi e prese aria. Nella sua mente si ripresentò la scena del bar, quella pozza di sangue sul pavimento. Doveva trovare il suo compagno. Al più presto.

L’ascensore fece il consueto Din e le porte si aprirono, Sam uscì velocemente, ma non impugnava la pistola. Se si fosse presentato come agente federale Irina avrebbe potuto reagire e sapevano che era molto brava a maneggiare le armi. Non poteva correre il rischio di ucciderla per difendersi, avevano bisogno di lei viva! Hanna svoltò verso destra ed imboccò un lungo corridoio e la vide. Un brivido percorse la sua schiena, rabbia, ma anche paura di scoprire cosa era successo a G: è se fosse stato ucciso?

Scacciò quel pensiero e si mosse verso la ragazza, vide Deeks apparire dall’altra parte del corridoio; il poliziotto capì che non avrebbero usato le armi, prese il cellulare e si incamminò.

“Salve signorina” disse Sam avvicinandosi ad Irina
”Buonasera” rispose distaccata la ragazza

“Sa per caso dove posso trovare un’edicola qui vicina?”

“Mi spiace non sono del posto..”
”Oh, che peccato..Da dove viene, se posso chiedere?”
” Non sono affari suoi!” rispose secca la ragazza e con un gesto rapido afferrò la pistola, ma Deeks fu più veloce di lei e, con l’aiuto di Sam, la immobilizzarono al muro. Irina tentò di liberarsi, ma Sam aumentò la forza nella presa, puntandole la pistola alla testa: “Fossi in te non lo farei, non ho problemi a premere il grilletto..”

“Faccia pure..ma non saprà mai che fine ha fatto il suo amico…..agente speciale Sam Hanna” rispose compiaciuta la ragazza. Deeks guardò sorpreso il collega. I gemelli sapevano di più di quello che pensavano, non solo su G, ma su tutte le persone a lui vicine.

 

Venti minuti più tardi Irina era nella sala interrogatori della rimessa delle barche. Kensi, Sam e Deeks la stavano osservando attraverso lo schermo, in silenzio. Nate entrò nella stanza e percepì subito la tensione nell’aria. Era una situazione estremamente difficile da gestire, per tutti loro. Avevano affrontato casi difficili e impegnativi in questi anni, ma quando un collega era in pericolo l’esperienza non contava più. Nate si avvicinò ai colleghi e li salutò con un semplice hei. Kensi si voltò a guardarlo, Sam non si mosse di un centimetro.

“Questo è quello che Eric ha trovato su Terri Hall…”esordì lasciando scivolare una cartellina sul tavolo “Non molto a dire la verità..E’ il proprietario di una delle catene di distribuzione più importante della California. Vive a San Diego e soggiorna all’hotel da due settimane. Comunque ho chiesto ad Eric che continui la sua ricerca, magari salta fuori qualcosa che possa collegarlo ai gemelli..”

Deeks gli osservò e prese la parola: “ So che questo compito spetta solitamente a Callen, ma vista la situazione, se volete Irina la interrogo io..”

“NO..” rispose duro Hanna “ci penso io”

“Certo, come vuoi..” rispose il poliziotto.

“Sam..” disse Nate osservando il collega che si stava avviando verso la sala interrogatori “ So che è difficile, ma cerca di contenere la tua rabbia..Lei cercherà di innervosirti in tutti i modi..”
”Grazie doc..Se credi che sia necessario intervieni..”

Nate fece un cenno con la testa e guardò nuovamente la ragazza nello schermo. Era immobile, seduta composta. Sam entrò nella sala, ero teso. Doveva mantenere la calma, ma in questi casi gli risultava difficile, solo G era bravo in questo, spettava a lui il compito dell’agente freddo e distaccato. Si sedette di fronte a Irina e la osservò in silenzio senza dire una parola.

“ Cosa c’è agente Hanna vede qualcosa che le piace?” chiese Irina

“ No! Mi fai semplicemente pena…”

“ Pena?”
”Hai passato gli anni più belli della tua vita ad uccidere..”

“Ottima mossa Sam” commentò a voce alta Nate

“ Lei non sa niente di me!” rispose con fermezza. I suoi occhi diventarono ancora più cupi e colmi di rabbia.

“ Sta giocando d’anticipo..Cerca di innervosire la ragazza prima che lei faccia innervosire lui..” disse Hetty raggiungendo i suoi uomini di fronte al monitor “..il signor Hanna sa che potrebbe perdere il controllo e sta cercando di evitarlo..”

“ Io so tutto di lei, so tutti i crimini che ha ferocemente commesso con il suo amato fratello…”
” Questo lo dice lei…la mia fedina penale è immacolata..”
” So che siete orfani” continuò Sam ignorando la risposta della ragazza “ siete cresciuti da soli in un ambiente tutt’altro che facile, ma questa non è una giustificazione per quello che siete diventati: spietati assassini”

“Io ho capito a quale gioco sta giocando agente speciale……Vuole innervosirmi per evitare che io lo faccia con lei..”
”La ragazza è molto intelligente” commento di nuovo Nate

“ Questo, purtroppo, lo sapevamo già, signor Getz..” rispose Hetty

“ Per quale motivo il Signor Hall vi ha assunto?”

“ Chi è Hall non lo conosco..”

Sam non rispose, ma con un gesto rapido si alzò in piedi: “Non fare la furba con me ragazzina..Ti sei bruciata quando mi hai chiamato per nome e cognome all’hotel….Con le buone o con le cattive mi dirai dove avete portato il mio collega..”

“Sempre che sia ancora vivo” rispose compiaciuta Irina ed un sorriso di sfida si dipinse sul suo volto.

Sam non reagire..” disse Nate corrucciando la fronte.

Non lo farà Signor Getz..” rispose Hetty.

Hanna trattenne il respiro, chiuse la sua mano in un pugno ed uscì dalla stanza sbattendo la porta.

Quattro paio di occhi furono subito su di lui, in attesa di una sua considerazione, un’idea, un ordine per portare avanti la situazione, ma Sam prese la giacca sulla sedia e senza alzare lo sguardo disse: “Ho bisogno di pensare…”

“Sam..”

“Lo lasci andare Signorina Blye…ha bisogno di sfogare la sua rabbia…un po’ d’aria fresca gli farà bene..” disse Hetty.

“Qualcuno dovrebbe andare con lui?” chiese Deeks

“No, ha bisogno di stare da solo..” spiegò Nate “ E poi in questi casi l’unica compagnia concessa è quella di…”

“Callen…..capito” rispose Marty abbassando lo sguardo.

“ Però abbiamo bisogno di tutto lo spirito e la determinazione di Sam per riportare G a casa..” constatò Kensi.

“Ce l’avremo..” affermò con voce pacata e sicura che solo Hetty può avere in questi casi “ Ma questa situazione non è facile per Sam…alle volte il passato è un peso scomodo da portarsi dietro..”

Ognuno si chiuse nel suo silenzio con mille domande su ciò che la minuta donna aveva appena detto, ma i loro pensieri furono interrotti dal volto di Eric che apparse sullo schermo: “Ragazzi..ho trovato qualcosa..”

 

 

“Sai cosa davvero mi spaventa?…..Perdere il mio collega..”

 

Sam camminava sulla spiaggia affollata di LA. La gente intorno a lui si divertiva, ascoltava musica, prendeva il sole, giocava a pallavolo, insomma, il mondo continuava a vivere ma a lui era indifferente.

 

“Sai cosa davvero mi spaventa?…..Perdere il mio collega..”

 

Quella frase continuava a rimbombargli nella testa. L’aveva detto a G poche settimane fa. Sembrava che d’un tratto la sua paura peggiore avesse preso vita.

Voleva essere combattivo, rimanere lucido e concentrato sul caso, sarebbe stata la cosa migliore, per G e per tutta la squadra. Ma non ci riusciva. A dire la verità non c’era mai riuscito, nemmeno con Dom. Anche quella volta aveva ceduto un paio di volte, preso dalle emozioni, dalla rabbia, dalla voglia di ritrovarlo; non riusciva a tenere lontano questi sentimenti che offuscavano la sua lucidità, se ne rendeva conto ma non poteva ignorarli.

 

“Sei l’unico a pensare che sia tutta colpa tua..Se vuoi piangerti addosso fallo dopo che abbiamo ritrovato Dom, perché in questo momento mi servi in gran forma..e servi in gran forma anche a Dom..”

 

Ma ogni volta c’era Callen a rimetterlo in carreggiata, a dargli la spinta per non mollare. Aveva maledettamente ragione su Dom e avrebbe avuto ragione ancora, perché se fosse stato qui gli avrebbe detto le stesse cose. Ma per G era naturale, riusciva a sembrare freddo e indifferente, a mettere da parte ciò che provava, è come se riuscisse a premere il tasto standby e rimandare tutto ad operazione conclusa.

Si, era terribilmente bravo in questo.

 

“ Non so come fai a restare calmo”

“Io mi concentro sul caso..”
” Non è normale, G..”

 

Sam lo pensava ancora, non era nomale, ma maledettamente bravo. Cavolo perché non riusciva a concentrarsi e pensare, invece di rimuginare sul passato? Tutto questo sembrava un maledetto dejà vu…un collega scomparso, la sua rabbia, la camminata sulla spiaggia…Sam si fermò, guardò verso l’oceano e prese un respiro profondo. Non poteva finire nello stesso modo, questa volta era diverso…Non avrebbe retto il colpo se fosse andata male, doveva riportare a casa G, vivo!

“Ci riuscirà Signor Hanna..Deve solo mettere in pratica la tattica di Callen, non lasci che il passato la travolga” Hetty comparve magicamente alle sue spalle, come suo solito.

“Io non sono G, non riesco a mettere da parte i miei sentimenti..”

“Lo so Sam…ma qualcuno una volta mi disse che questa squadra funziona perché ognuno è fatto a modo suo…Lei vede il bicchiere mezzo pieno e Callen mezzo vuoto, per questo lavorate insieme…Kensi beve dalla bottiglia, Nate si chiede perché è di vetro ed Eric lo rompe mettendo i piedi sul tavolo…manca il Signor Deeks, dovrò chiedere di aggiungere una similitudine anche per lui..”

Sam si lasciò sfuggire un sorriso “Questa frase è sicuramente di G…comunque credo che per Deeks potremmo dire che si chiede come mai bisogna per forza bere”

“ Tiri fuori il suo ottimismo Sam..Callen ne ha bisogno, tutti noi ne abbiamo bisogno…adesso lei è visto come il capo e se molla anche gli altri perderanno la speranza..”

“OK..” rispose

“Eric ha trovato qualcosa..”

 

 

 

Dieci minuti dopo la squadra era di nuovo riunita nella sala operativa. Tutti di fronte allo schermo in attesa di sapere cosa Eric aveva scoperto.

“Allora Signor Beal cosa ha trovato?” chiese Hetty

“In realtà potrei dire cosa non ho trovato..”
”Spiegati..” lo incoraggiò Sam

“Come Nate vi avrà detto, Terri Hall è uno dei proprietari di una delle catene di distribuzione più grandi della California..Ecco la cosa interessante è che ha fatto una fortuna lampo…”
” Cioè?” chiese Deeks

“ La sua scalata al successo risale a soli 3 anni fa…in così poco tempo ha creato un impero..”
” E prima di 3 anni fa?”
” Qui sta la cosa strana….Non c’è traccia di Terri Hall..”
” Nel senso che non esisteva sulla faccia della terra?” chiese incredulo Deeks

“Proprio così..”
” Una copertura..”
” Chi diavolo è questo tizio…??” chiese Kensi avvicinandosi allo schermo

“Non ho finito….” Riprese la parola Eric “ Ho fatto alcune ricerche in archivi internazionali, di cui è bene non dire come sono entrato, ed ho scoperto la sua vera identità: Ivan Fabriciu..”
”Russo” chiese Hetty

“No, ungherese..”

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