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Salve!! Sono nuova e questa è la mia prima fan fiction!! Spero che vi possa piacere.. un bacione :D
Viaggiavo sull’aereo, pensando alla mia vita e perché non poteva andare nel verso giusto. Mancavano pochi minuti al decollo, ma sembrava che fossero ore. Mi chiamo Isabella Swan, ma tutti mi chiamano Bella, e anche se non lo fanno li costringo a farlo perché, nonostante amassi tanto mia nonna, di cui ho il nome, e sono stata molto male quando due anni fa è morta, detesto il mio nome. Ho diciotto anni, e grazie a questi, dopo essere diventata maggiorenne ho deciso di abbandonare mia madre e andare a Forks, da mio padre. L’hostess chiamò a microfono tutti i passeggeri dicendo di allacciare le cinture perché stavamo per decollare. Quando lo feci il ragazzo che sedeva al mio fianco sfiorò per sbaglio la mia mano, anche se credo che lo fece a posta. Per tutto il viaggio non faceva altro che guardarmi, dalla testa ai piedi. Nonostante tutto io non gli diedi corda. Mia madre, Renèe, estroversa e pazza, decisamente, mi aveva costretta all’età di 5 anni a lasciare Forks, dove si trovava mio padre, e seguirla a Phoenix, dove si trovava il suo, all’ora amante e adesso marito Phil. Non so come mio padre la sposò nonostante sapesse che la sua testa non era mai stata delle migliori, aveva sempre cambiato fidanzati, al massimo duravano un mese. Ma mio padre Charlie, ingenuo, timido e squilibrato credeva che quello che c’era fra loro era amore, forse lo era ma mia madre non poteva durare tutto questo tempo. Dopo averlo sposato e dopo cinque anni dalla mia nascita, decise di confessare di avere un amante e così divorziarono e ci trasferimmo. Erano anni che non vedevo mio padre, anche perché mia madre non mi dava il permesso di vederlo, non ho mai capito il perché. Scesi dall’aereo e presi i bagagli, Charlie mi venne vicino e mi abbracciò. Per quanto potessi ricordarlo non era cambiato così tanto, a parte qualche capello in meno, e quelli che ne restavano erano di un grigio scuro, proprio come i baffi che aveva sempre portato. Charlie, era il capo della polizia di Forks, un piccolo stato di Washington, coperto da nubi e con pochissimi abitanti, aveva tra i cinquanta e i sessant’anni. Dopo due anni dal divorzio con mia madre, si risposò con Sue, una donna con due figlie, Alice e Rosalie. Aveva cambiato casa e a differenza della prima diceva che era molto più grande, una villa, composta da due famiglie, la sua al piano di sotto, e di un’ altra famiglia al piano di sopra, composta da padre, madre e tre figli. Per tutto il viaggio non parlammo, eravamo entrambi in un forte imbarazzo, mi disse solo che gli ero mancata e che ero cresciuta e diventata una bella ragazza. In effetti non ero così brutta ma nemmeno bellissima, ero una ragazza semplice, alta 1,63 per 50 kg. Carnagione molto chiara che con i capelli lunghi e di colore castano scuro sembrava molto più chiara. I miei occhi erano di un castano scuro e le mie labbra normali, ne difetti ne pregi.
<< ehm, Bella ti ricordi di Sue?>> disse Charlie, forse per rompere il silenzio o semplicemente per avvertirmi del cambiamento avvenuto a casa.
<< si, Char... papà. Non ti preoccupare, mi hai già detto che siete sposati e che lei ha due figlie di 18 e 20 anni, ci giocavo quando ero piccola e andavamo nella riserva, ricordi?>> risposi per cercare di non prolungare troppo la nostra conversazione e per non farlo trovare troppo in imbarazzo spiegandomi dei cambiamenti avvenuti nella sua nuova vita.
<< ah, perfetto allora. Spero che ti troverai bene con loro. Per quanto riguarda le stanze, ognuna di voi ha le proprie camere, per quanto riguarda la famiglia che vive sopra di noi, sono molto simpatici e l’unica cosa che condividiamo in casa è l’entrata, per entrare devono usare la nostra porta ma noi abbiamo provveduto a fare una specie di corridoio, così per non interrompere o impacciarsi nella nostra vita privata>> continuò Charlie facendomi il resoconto della situazione. << e poi, visto che precedentemente la casa era abitata da una sola famiglia, c’è un problemino nella tua camera, non ho potuto cacciare Alice o Rosalie dalla loro, non era educato e..>> continuò in forte imbarazzo e forse anche.. dispiaciuto? << dimmi, papà.>> lo incoraggiai. << nella tua camera ci sono delle scale che conducono al piano di sopra e collegano con la camera di uno dei figli dei Cullen. Ma non ti preoccupare loro hanno provveduto a farci una porta in modo da rendere inutilizzabili le scale.>> spiegò frettolosamente, con lo scopo di convincermi o di non mostrare troppo il disagio e gli aspetti negativi di quella camera. << va bene. I Cullen? Sbaglio o non li ricordo..>> domandai, per quanto mi riguarda in quei cinque anni della mia vita a Forks avevo conosciuto tutti, tutti mi adoravano e in fin dei conti anche io adoravo loro, ero pur sempre la figlia del capo della polizia, quindi mi conoscevano tutti. Dopo mezz’ora arrivammo davanti alla mia nuova casa dove si trovava la mia nuova famiglia.. e dove da adesso iniziava anche la mia nuova vita.
Salve ragazze!! come state?? io tutto bene!!
Prima di tutto vorrei ringraziare colore che mi hanno messa tra le seguite Giova71
Iaia_twl
Scricciolo90
Winniecullen97 (Reb <3) che ha recensito!! _Rosss_rrrossi che mi ha messo tra le preferite!!
Grazie.. siete un tesoro!! Ecco, ho finito col monologo e vi lascio al capitolo.. sperando veramente di non deludervi e che vi piaccia :D
La casa sembrava molto accogliente e grande, almeno esternamente. Era di un rosa antico, rivestita di legno, ed era appunto di due piani. Charlie prese le valigie dalla macchine, senza farsi aiutare e mi indicò la strada per entrare dentro. Prima di arrivare alla porta d’ingresso bisognava percorre un cinque metri di strada di pietra, proprio al centro di un enorme e magnifico giardino. La strada era coperta da un portico di rami e rose, del colore che richiamava il legno della casa, c’era siepi ben curate e un giardino con dell’erba così bella e verde, un paio di piccoli alberi sparsi qua e là per il giardino proprio come i gruppi di fiori sparsi nel giardino, c’era gruppi di rose bianche e blu, di viole, di fiori colorati e margherite. Oltre a sorprendermi la bellezza di questo giardino mi sorprendeva il come potesse sopravvivere tanta natura sotto la forte pioggia di Forks, che scendeva probabilmente 350 giorni all’anno.
<< Che bello! Le rose blu.. sono le mie preferite >> commentai più a me stessa che a Charlie. Lui sorrise felice. << lo sapevo, appena ho saputo del tuo arrivo ho chiesto al figlio dei Cullen di farmeli piantare e guarda sono già cresciute >> mi informò, fermandosi e dandomi il tempo di ammirare tanta bellezza. << ma con la pioggia.. come fanno a sopravvivere? >> domandai, visto che ancora non sapevo darmi spiegazione migliore. << oh tesoro, i Cullen sono persone che hanno quello che vogliono, appena scende la pioggia con un telecomando ricoprono il giardino con un telo, come una serra >> lo guardai sbalordita, questi Cullen dovevano avere molti soldi. << wow >> riuscii solo a dire e feci cenno di proseguire. Mi aprì la porta e mi fece accomodare, mi fece togliere il cappotto dopo aver posato le valige << questo è il corridoio che ti dicevo, e questa è la nostra posta >> indicando quella a destra. Entrammo e ad aspettarmi c’erano Sue con le loro figlie e mie vecchie amiche Alice e Rosalie. Appena mi vide, Alice si precipitò addosso, abbracciandomi. << Bella, amica mia quanto mi sei mancata!! >> disse, sembrava stesse piangendo. Era sempre un folletto, come la ricordavo, solo che aveva tagliato i suoi lunghi capelli, e ora erano corti e neri, il colore era sempre quello, aveva sempre avuto dei grandi occhi neri e delle ciglia lunghissime<< ciao Ali, anche tu mi sei mancata, tanto. Come stai? >> dissi, facendo finta di essere entusiasta della mia nuova vita, si ero contenta di aver rivisto Alice ma avevo una brutta impressione, come se ci stesse una calamita che vorrebbe portarmi non so dove. << Bene, bene. Vieni ti presento, anche se già le conosci, mia madre e mia sorella, a tutti gli effetti >> sapevo il motivo di quel “a tutti gli effetti”. In realtà Alice e Rosalie erano state adottate da Sue, fin da quando erano piccole, e per loro era la loro vera madre. Alice non sapesse chi e dove fossero i genitori, era stata chiusa in orfanotrofio fin da piccola e nessuno gli ha mai detto niente anche perché non lo sapevano, era stata trovata, appena nata, davanti alla porta di una chiesa e per miracolo era stata trovata. Mentre Rosalie aveva una storia alle spalle, un po’ più triste e vissuta. Sua madre era morta di parto, per far nascere lei. Il padre dopo poco si risposò e andò fuori di testa e iniziò a maltrattarla picchiandola, la matrigna nonostante tutto non diceva niente, ma una volta stanca andò a denunciarlo e lui fu arrestato, mentre la matrigna lasciò la bambina, andandosene da qualche parte, non si è mai saputo che fine abbia fatto. Gli assistenti sociali si presero cura di Rosalie per un po’ di tempo prima di affidarla a Sue, allora sposata con Harrie, uomo morto molto giovane di infarto, che non le potette dare figli. Erano entrambe storie tristi ma ora erano felici di avere una propria famiglia, e a quanto pare Alice era contenta di avermi come nuova sorella. Rosalie fin da piccola era sempre stata molto fredda, ma in fondo era simpatica. Sorprendendomi mi abbracciò<< Benvenuta a casa tua Bella, sono davvero felice di rivederti >> mi disse con tono dolce e amorevole. Rosalie fin da piccola era stata bellissima, aveva dei lunghi capelli biondi e ondulati, e degli occhi azzurri, color del cielo, certo no quello di dove viveva. Un fisico mozzafiato, alta, magra, era perfetta. << ehm grazie Rosalie. >> risposi sorpresa. Mi avvicinai a Sue, abbracciandola. << ciao Sue, sono davvero molto felice di rincontrarla >> gli dissi sempre usando del lei, come forma di rispetto. << anche tu mi sei mancata, e per favore dammi del tu >> disse sorridendomi. Ricambiai il sorriso ringraziandola. << dai Bella, ti sei stupida della dolcezza di Rosalie, si vede dalla tua faccia >> mi disse Alice, ridendo. << ma no, che dici >> << tesoro sono cambiate molte cose, prima di tutto Rosalie si è fidanzata e sta per sposarsi, visto che aspetta anche un bambino >> mi avvertì Sue, sorprendendomi. << N-non lo sapevo, bhè auguri Rose >> le dissi sorridendo mentre l’abbracciavo. << grazie Bella >><< allora chi è il fortunato? >> le chiesi per rompere un po’ il ghiaccio. Alice mi fece segno di guardare sopra, ma non capivo. A Rosalie non sfuggì << Alice!! >> l’ammonì << Bella, Alice ti vuole far capire che sono i nostri vicini, Charlie ti ha informata che c’è una famiglia che vive sopra? >> << si, si. Mi fa davvero piacere per te >> << e io invece, sto con l’altro fratello, sono tre fratelli, uno a me, uno a Rosalie, e vediamo di rimpiazzare l’altro a te >> disse Alice ridendo. << Alice!! >> l’ammoni Charlie, << non dire sciocchezze, Edward non fa per Bella, lei è una persona seria e nonostante lui sia figlio dei Cullen sappiamo che testa ha! >> le disse Charlie, ma in un certo senso voleva avvertire anche me. << non ti preoccupare papà, sono venuta qui no per i ragazzi ma per cambiare vita >> gli dissi facendogli l’occhiolino e lui mi rispose sorridendo. Passammo tutta la serata a chiacchierare tra un boccone e un altro della squisita cena che preparò Sue con l’aiuto di Rosalie. Finito di cenare, si rifiutarono di farsi aiutare dicendo che ero stanca e di dover andare a dormire perché il giorno dopo avrei già cominciato la scuola. Quindi diedi la buonanotte e mi avviai nella mia nuova camera. Alice mi accompagnò davanti alla porta e mi diede un bacio augurandomi buona notte. Aprii la porta e ciò che vidi mi sorprese. La camera era enorme e al centro c’era un enorme letto a baldacchino con un copriletto blu, il mio colore preferito. il velo dello baldacchino era bianco con il disegno sfumato di rose blu. Le pareti erano di un bianco neutro, per non rendere la camera troppo maschile, almeno credo. C’era un comodino a fianco del letto con tre cassetti e sopra una lampada. Alla sinistra c’era un’enorme scrivania con un portatile posto sopra e una sedia con le ruote. Tutto l’arredamento era in bianco e blu, un blu che andava nel viola però, davvero bellissimo. sulla destra c’era una finestra con delle tende bianche, lunghe che scivolavano per terra. Mi affacciai per vedere il panorama e vidi che affacciava sul giardino, solo che adesso era coperto da una tela, trasparente, che pure se sembra strano era spettacolare, era come se non ci stesse, distesa grazie a degli archi che la mantenevano, per fortuna c’era le luci che illuminavano il giardino altrimenti col buio e la pioggia che molto probabilmente era cominciata a scendere adesso, non si sarebbe visto niente. Sulla stessa parete c’erano tre porte, tra cui una nell’angolo, l’aprii e ciò che vidi mi lasciò a bocca aperta, c’era un’altra camera ma che probabilmente era una cabina armadio, c’era vestiti di tutti i tipi, abbinati, maglia con pantaloni o gonne con scarpe e cappotto e ognuno aveva la propria fodera, trasparente in modo da farmi vedere cosa ci stesse dentro senza che dovessi aprire la cerniera. Poi mi ricordai di Alice e della sua mania per i vestiti, fin da piccola, e così trovai la risposta a tutto ciò. Chiusi la porta senza vedere quella pazza che aveva combinato e ne aprii un'altra dove affacciava il bagno. Il bagno era immenso, aveva una vasca che poteva anche fare da doccia, ricoperta da tante rose blu finte, chiusi la porta e aprii l’ultima, dove si trovavano delle scale da cui proveniva una bellissima musica, pianoforte? Poi ricordai di quello che mi disse mio padre prima di arrivare a casa, e sospirando per il dispiacere di non poter sentire più quella musica, anche perché non era educato, chiusi la porta e andai a dormire.
Buonasera ragazzuoleee!! come va?? a me abbastanza bene :D!! che ne dite di parlarmi un pò di voi?? inizio io... il mio nome è Maria Felicia e ho 15 anni.. frequento il secondo (quinto ginnasio) anno del liceo classico!! sono una fan pazza di Twilight (chedo che si veda) e adoro leggere!! ho pochi amici, diciamo che stretti ne ho solo uno.. a parte le persone fantastiche che ho conosciuto via chat grazie alla saga <3!! adesso vi lascio al capitolo.. sperando che vi piaccia e che, se vi fa piacere, faceste qualche recensione!! prima però devo fare l'elenco per ringraziare le persone che mi hanno messa tra i seguiti:
A svegliarmi quella mattina non fu la sveglia ma i raggi del sole che picchiettavano sul mio viso. Guardai l’ora e mancava mezz’ora prima che suonasse la sveglia. Girai la faccia dall’altra parte cercando di riprendere sonno ma improvvisamente un’ansia e una consapevolezza di quello che sarebbe successo oggi mi invase e fui costretta a rinunciare a quell’altra mezz’oretta. Mi sedetti sul letto guardando la finestra, ma come era possibile che ci fosse il sole? Mi alzai e raggiunsi la finestra aprendo completamente la tenda e fui consapevole che stamattina Forks mi accoglieva con degli innocenti raggi di sole, non caldi ma luminosi. Volli vedere come era la temperatura ma me ne pentii all’istante visto che quando aprii la finestra un soffio di aria fredda mi fece venire la pelle d’oca. La chiusi immediatamente e capii che in quella cittadina anche se c’era il sole faceva freddo, ma probabilmente poteva anche essere la temperatura mattutina, più fredda. Decisi di andare a fare una bella doccia calda, sia per riscaldarmi ma soprattutto per rilassarmi. Quando uscii dalla doccia mi coprii con un asciugamano e inizia ad asciugare i capelli, come sempre vennero mossi, ma guardabili. Si sentiva ancora il profumo dello shampoo alla fragola che mi piaceva tanto così decisi di non mettere il profumo, perché già quello era bello. Come sempre senza trucco, non mi piaceva truccarmi, ed aprii la cabina armadio. Di certo non avrei indossato i completi di Alice, ma li avrei usati con i miei di abbinamenti. Aprii la valigia, ancora da disfare, l’avrei fatto nel pomeriggio. Presi un paio di jeans, i miei preferiti, e presi una camicetta blu a mezze maniche che Alice aveva messo in abbinamento con una gonna bianca e un paio di tacchi, che naturalmente avrei provveduto a restituirli perché non li avrei messi per nessuna ragione al mondo. infine presi una felpa bianca, senza cappuccio e la indossai, non era tempo di stare a mezze maniche molto probabilmente. Dopo aver indossato la felpa, suonò la sveglia e mi resi conto di essere parecchio in anticipo. Presi la mia vecchia borsa che usavo per andare a scuola e ci misi due quaderni e il mio libro preferito, Cime Tempestose, se non avrei avuto molto da fare, ma non credo, lo avrei riletto per l’ennesima volta. presi il mio lettore CD, scelsi un CD di musica classica, e lo inserii, attaccai l’auricolare e depositai il lettore nella seconda tasca della borsa. mi guardai per l’ultima volta al lunghissimo specchio che si trovava fra le porte dell’armadio e del bagno, presi la borsa e uscii dalla camera. Andai in cucina, che comprendeva anche il salotto, dove incontrai Sue che preparava dei toast al formaggio. << buongiorno cara >> mi disse teneramente. << Buongiorno >> risposi educatamente, ancora mi dovevo abituare di dover vivere con lei. << dormito bene? >> mi chiese. << si, si grazie. Stamattina è stato il sole a svegliarmi, con mia grandissima sorpresa >> commentai sorridendo. << si vede che Forks è contenta di riaverti, finalmente>> non so perché ma mi diede l’impressione di riferirsi a mia madre. << buongiorno. Oh Bella sei già sveglia. Buongiorno piccola>> mi disse sorridendomi e avvicinandosi a Sue baciandola sulle labbra. << siediti Bells, mangia uno degli squisiti toast che prepara Sue>> mi disse facendomi segno di sedermi. In quel momento mi resi conto di quanto fosse bello avere una famiglia, vera e affettuosa famiglia. Dopo aver mangiato i toast augurai a tutti buona giornata e chiamai Alice che mi disse di aspettare cinque minuti e di avviarmi in macchina. Uscii dalla porta e presi il cappotto appeso al pendi panni dove lo avevo messo la sera prima, lo indossai e uscii. La giornata era già più calda quindi tolsi il cappotto e me lo misi sotto braccio. Decisi di andare a vedere quelle magnifiche rose blu al centro del giardino. Mi resi conto che i ciottoli di pietra continuavano nel bel mezzo del giardino, per non calpestare l’erba. Mi abbassai per sentire che bellissimo profumo avessero quando una voce mi spaventò facendomi alzare di butto e facendomi cadere il cappotto da mano. << Sono davvero molto belle, sai cosa significano? Ops scusa non volevo spaventarti..>> disse la voce di un ragazzo, mi abbassai per prendere il cappotto, quando una mano lo preso prima di me. << graz..>> stavo per dire prima di alzare lo sguardo e incontrare due bellissimi e profondi occhi verdi, come diamanti. Guardandoci ci alzammo e mi diede il cappotto <> si scusò porgendomi il cappotto. <> dissi prendendolo. << non hai ancora risposto alla mia domanda>> mi disse improvvisamente con un sorriso sghembo, ma in quel momento, guardando i suoi occhi, non ricordavo nemmeno come mi chiamassi. << S-scusa, quale domanda?>> gli dissi molto probabilmente col viso in fiamme per l’imbarazzo. << sai che cosa simbolizzano le rose blu?>> mi ripetette avvicinandosi di più a me e facendomi perdere in quei occhi meravigliosi. << ehm no, cosa?>> gli chiesi cercando di essere interessata. << simbolizzano l’amore eterno>> mi disse, sorprendendomi. << tu sei..?>> gli chiesi allungando la mano per una probabile stretta di mano. << Bellaa>> la voce di Alice interruppe quell’imbarazzante silenzio e distolsi lo sguardo dagli occhi di quel ragazzo. << sembra che tu debba andare>> mi disse sorridendo. << eh si, devo andare>> gli dissi e molto probabilmente si rese conto che ne ero dispiaciuta. << bhè sperò di rincontrarti presto, Bella>> mi disse chiamandomi per nome << ma come fai a sapere il mio nome!?>> le chiesi sorpresa. << lo ha detto Alice>> mi rispose come se la risposta fosse ovvia. << ah vero..>> e in quel momento il mio viso s’incendiò dall’imbarazzo . feci per camminare ma una pietra mi fece perdere il mio pessimo equilibrio e lui mi prese al volo, avvicinando in modo imbarazzante i nostri volti. << G-grazie>> << è stato un piacere>> disse aiutandomi a riprende l’equilibrio. << io vado allora, ciao>> << ciao, Bella>> sorridendomi sghembo. Raggiunsi Alice in macchina mentre il mio viso diventava di un colore normale, quando salii , Alice mi guardò come per studiare qualcosa << che c’è? >> le chiesi. << dove ti eri cacciata?>> << stavo guardando le rose nel giardino, sono così belle.>> non volli dirle dell’incontro avvenuto con.. accidenti avevo dimenticato di farmi dire il suo nome. << oh ok, andiamo allora>> il viaggio fu breve per arrivare a scuola, al massimo ci mettemmo un quarto d’ora, in macchina con Alice parlammo della mia camera ma soprattutto della cabina armadio. << ma che abbinamento hai fatto?>> mi chiese Alice, quando iniziò a squadrarmi dalla testa ai piedi e commentando esplicitamente il mio abbinamento. Arrivammo a scuola quando già c’erano la maggior parte degli studenti, per cui fu molto difficile trovare un posto libero al parcheggio, ma fortunatamente lo trovammo al fianco di un’altra auto molto bella, grigia ma di cui non sapevo il genere. << proprio al fianco della Volvo di Edward>> commentò Alice. << di chi?>> dissi io, non sapendo chi fosse questo Edward. << ah tu non lo hai ancora conosciuto. Edward è il ragazzo più giovane della famiglia Cullen, l’unico libero, quello di cui Charlie dice che non fa per te>> disse Alice, in modo da farmi capire. << scusa, ma perché ha detto così?>> gli chiesi, anche perché, nemmeno la sera prima avevo capito il senso di quel commento. << Edward Cullen è il ragazzo che come minimo è stato con tre quarti delle ragazze della scuola. È molto diverso dai suoi fratelli, loro sono gentiluomini, lui invece no, assolutamente no. Ma forse è a causa della sua infanzia, è stato adottata dal dottor Cullen e sua moglie, nonostante avessero già due figli piccoli, sono persone bravissime, molto buone, non degne di quel ragazzo>> rimasi a bocca aperta di fronte al commento di Alice, lei era una persona che non criticava mai nessuno a parte il modo di vestire. Non seppi cosa rispondere quindi preferii il silenzio. All’entrata c’erano una decina di ragazze attirate dall’attenzione di qualcosa o qualcuno. << ma che..?>> commentai, più che altro a me stesso che a Alice. << che ti dicevo?? È lui!>> e capii che si riferiva al figlio dei Cullen. ad un certo punto le ragazze si aprirono per lasciarlo passare e il ragazzo che vidi mi lasciò a bocca aperta. Era lui, il ragazzo di stamattina, il ragazzo delle rose blu, era lui: Edward Cullen. Appena mi vide si bloccò e il suo sguardo sapeva di.. sconfitta? Mi guardò negli occhi ed Alice dovette tirarmi per un braccio e solo in quel momento mi resi conto che la campanella era suonata.
Buonaseraaaa!!! prima del capitolo devo fare due premesse.....
1° questo capitolo è più corto degli altri e mi scuso infinitamente!!
2° I successivi capitoli non li posterò come ho fatto in questi giorno (uno ogni giorno) perchè non avrò molto tempo... Ma i giorni in cui posterò saranno il MARTEDì e il VENERDì (o SABATO )in base al tempo ma comunque due volte a settimana!! la scuola mi tiene molto impegnata e soprattutto la prossima settimana sarà di fuoco quindi mi scuso in anticipo!!!
Volevo ringraziare tutti/e colore che stanno commentando, che mi stanno inserendo tra le preferite, tra le seguite e tra le ricordate!! dimentico qualcuno?? boh!! ultimamente la mia memoria gioca brutti scherzi xD basta col monologo!! Via al capitolo!! bacioni ^^
Prima di andare a lezione, dovetti andare a ritirare delle carte in segreteria, da far firmare ad ogni professore, questo perché stavamo a gennaio, se avrei iniziato la scuola già lì, avrei iniziato come un normale studente. Alice dovette correre in classe, altrimenti sarebbe arrivata in ritardo, quindi la salutai e gli dissi di non preoccuparsi per me, la scuola non era poi così grande e non c’era pericolo che mi perdessi. La segretaria fu molto ospitale, mi diede i fogli e mi augurò buon inizio, io ricambiai augurandole buona giornata. Mi aveva anche dato una cartina della scuola, e ogni classe aveva un numero. La seconda lezione, visto che la prima era ormai saltata, era a biologia, edificio 3. Vagai per la scuola, cercando di conoscerla nel modo migliore, approfittando del fatto che fossero tutti a lezione e quindi ero sola. Andai a vedere dove si trovava il mio armadietto e appena mi girai per aprirlo, mi ritrovai una rosa blu di fronte, qualcuno da dietro me la stava mostrando. Immaginavo chi fosse ma non ci speravo. Speravo? Bella ma che dici. Ma da una parte solo lui oltre la mia famiglia sapeva che mi piacessero le rose blu, grazie all’incontro di questa mattina. Mi girai e mi ritrovai come stamattina, quei due occhi verdi che riflettevano nei miei. Mi si fermò il cuore e poi iniziò a battere velocissimo, come le ali di un colibrì.
<< stamattina poi non l’hai più presa>> mi disse, porgendomi la rosa che aveva tra le mani. << ehm io volevo solo sentire il suo profumo, veramente. Comunque grazie>> dissi prendendo la rosa per non essere scortese, ma anche perché era bellissima, nonostante fosse ancora chiusa. << per me è un piace, figurati.>> disse sorridendomi gentilmente. Da come si era comportato stamattina e per come si stava comportando adesso sembra un tutt’altro quello che si diceva. << ma tu non dovresti stare a lezione>> gli chiesi quando mi resi conto che doveva essere così. << e tu?>> mi rispose. Gli mostrai le carte che avevo ancora tra le mani << primo giorno di scuola. Ho dovuto ritirare queste e ho perso tempo. Tu?>> <> alzai un ciglio, aspettandomi risposta migliore e forse più sensata << reputazione? Scusa ma a me sembra che tu già l’abbia una reputazione>> gli risposi, sfacciata nonostante tutto. Cambiò espressione, e da sfacciato passò ad un’espressione di delusione. << ah! Quindi già ti hanno detto che tipo di ragazzo sono..? >> disse con un’espressione che sapeva di delusione. << mi hanno detto qualcosa..>> gli risposi, facendo spallucce. << scusa ma adesso devo proprio andare>> continuai e feci per allontanarmi, dandogli le spalle ma mi bloccò da dietro, il polso. Mi girai stupita da quel gesto e me lo trovai più vicino di quanto immaginassi. << nessuno ha mai provato a conoscermi per quello che sono.. e poi intendevo dire di voler salvare la reputazione con te, non voglio che pensi di me quello che pensano tutti gli altri, in fondo sei appena arrivata>> mi disse guardandomi negli occhi. << e cosa te lo fa pensare che io non creda alle voci?>> dissi, cercando di convincerlo a spiegarsi meglio. << tu sei diversa, le altre ragazze mi sarebbero saltate a dosso se mi sarei comportato con loro come mi sto comportando con te>> quelle parole mi tolsero il fiato. Fece per avvicinarsi ma lo interruppi prendendo a parlare << no, non sono come loro. E comunque io non ascolto mai le voci ma solo quella della mia testa>> gli dissi e molto probabilmente lo stupii. << prima di giudicare una persona, bisogna conoscerla, in effetti>>continuai, cercando di essere il più distaccata possibile. In effetti era sorprendente che al nostro secondo incontro parlavamo già in questo modo e così vicini, era una situazione.. imbarazzante. << bhè allora piacere, Edward, Edward Cullen, il tuo vicino di casa>> mi disse allontanandosi e porgendomi la mano, l’afferrai << piacere, Bella, Bella Swan>>.
Ehilààà come va??? che bello stamattina niente scuola.. i miei mi hanno suggerito di non andareci perchè sto studiando troppo :P che farete di bello stasera?? io credo che andrò a fare un giro e a mangiare qualcosa fuori con i miei amici.. niente di particolare!! Ho appena finito di vedere la 2x15 di TVD... è stupendaaaaaa *________* e anche i Salvatore lo sonooo :P
come sempre ringrazio chi mi segue.. state aumentando ogni giorno di più e non sapete quanto mi rendete felice... anzi felicissimaa!! presto posterò una nuova storia... sto perfezionando i primi capitoli!! vi farò sapere :P
Adessof inisco il monologo e vi lascio a questo capitoletto!! un bacioneee ^^
<< E’ un buon modo per iniziare>> mi disse dopo aver afferrato la sua mano. << iniziare che??>> gli chiesi ormai smarrita, non sapevo a che si stesse riferendo. << a conoscerci sciocca>> mi disse, sfacciato. << si, ma non prendere subito confidenza>> gli dissi, accigliata. Mi guardò negli occhi e sorrise, sembrava che stesse pensando a qualcosa, ricordare qualcosa, vista la concentrazione sul suo viso. << scusami, ma sono abituato a comportarmi così..>> disse sorridendo e facendo spallucce. << ehm, ti ricordo che io non sono come le galline, a quanto ho visto stamattina, che ci sono in questa a scuola. Non sono proprio la tipa che va a pregare o a fare la fila per andare a letto col ragazzo più bello della scuola>> precisai, facendo l’esempio e facendogli ricordare la scena vista da me, questa mattina. Si erano proprio delle galline, quelle ragazze di stamattina, io non mi sarei mai comportata come loro. Scoppiò a ridere. Gli feci un occhiataccia e lui la vide. << scusa, ma galline credo sia l’aggettivo migliore. Mi piace>> disse sorridendomi. Sospirai, forse per il sollievo o forse perché non ricordavo se in questi ultimi minuti avessi preso un respiro. Non se lo fece sfuggire << che c’è?>> meglio non dirgli che non sapevo il motivo. Guardai l’orologio appeso al muro proprio di fronte a me e vidi che mancavano pochi minuti all’inizio della seconda ora. << no, niente. È che devo andare adesso, e anche tu. Sta per iniziare la lezione>> puntualizzai indicandogli l’orologio dietro di lui. Lo guardò e si girò verso di me. << che lezione hai?>> no, no ti prego, fa che non abbiamo la stessa. Non potrei resistere con lui al mio fianco o anche dall’altra parte dell’aula. << fisica>> gli risposi con tono speranzoso, sperai con tutta me stessa che non lo fraintese, non volevo che capisse tutto il contrario. Sorridendomi mi diede il triste annuncio << anche io!! Vieni allora, andiamo, così ti mostro anche dove si trova l’edificio 3 >> mi fece segno di precederlo e iniziai a camminare. Improvvisamente mi fermai << senti Edward>> quando pronunciai il suo nome, uno strano brivido mi percorse la schiena. << forse tu hai frainteso. Io non sono quella che ti porti a letto dopo due giorni e tantomeno voglio che la gente, intendo anche mia sorella Alice, vedendomi con te pensino qualcos’altro, non voglio essere conosciuta come l’arrivata che se la fa già con Edward Cullen.>> gli dissi chiarendo le cose. Stava correndo troppo. Io non lo conoscevo, questa era la seconda volta che lo incontravo da stamattina e già andavamo a lezione insieme. Si rabbuiò. << hai ragione, non puoi rovinarti la reputazione con uno come me. ci si vede allora, ciao>> mi disse. Senza nemmeno darmi il tempo di rispondere, girò le spalle e se ne andò. Aveva frainteso. Io ero convinta che lui, sì era quel ragazzo ma volendo poteva essere il contrario, un dolcissimo e gentilissimo ragazzo. Feci per chiamarlo ma non mi sentì o molto probabilmente non volle sentirmi. Iniziai a camminare vagamente quando mi accorsi che la campanella era suonata. Iniziai a camminare più veloce, per cercare l’edificio 3, ma non lo trovavo. << Bella?>> mi sentii chiamare da lontano. Mi girai e vidi Edward che faceva segno di avvicinarmi a lui. Di nuovo lui, ma come era possibile che dove andassi lo incontravo. Mi avvicinai a lui, quasi correndo. << vieni, e qui l’edificio 3>> mi disse indicandomi la terza porta più avanti. << grazie>> iniziai a camminare ma vidi che lui non mi seguiva. << non vieni?>> le chiesi, sperando, in parte, che nessuno mi vedesse interessarmi di lui. << si, ma vai prima tu, non voglio che ti vedano insieme a me>> disse, e quelle parole mi fecero male. Peggio di uno schiaffo, perché mi sentivo in colpa. << Edward, quanto riguarda prima, io non intendevo ques...>> mi interruppe << non ti preoccupare, adesso vai. Io devo fare una cosa e ti raggiungo >> mi disse guardando dall’altra parte dell’atrio. Seguii il suo sguardo e vidi che guardava una ragazza che gli sorrideva maliziosa. E in quel momento capii che avevo tolto, lui era quel tipo di ragazzo e non sarebbe mai cambiato. Mi girai e mi avviai verso la classe. Appena entrai vidi che gli altri stavano prendendo posto. Mi avvicinai al professore e gli dissi che ero la nuova arrivata e che doveva firmare le carte che mi avevano dato in segreteria, dopo averle firmate, mi indicò il posto dove sedermi, l’unico libero. Al mio fianco non c’era nessuno, meglio così, non ero molto socievole e per questo la chiacchierata con Edward questa mattina e adesso mi aveva sorpresa. Basta Bella!! Non lo devi più pensare.. lui non fa per te. Mi dissi, mentre mi sedevo a prendevo il libro che il professore mi aveva dato. Lo iniziai a sfogliare e vidi che erano cose che avevo già fatto, grazie al programma avanzato della scuola in cui andava prima. Il professore iniziò la sua lezione, cercai di concentrarmi su quello che diceva, ma la mia testa era oltre. A parte che quegli argomenti li avevo già fatti, ma pensavo a Edward, e a cosa stava sicuramente facendo con quella ragazza, che prima lo guardava maliziosa. Sicuramente si erano chiusi nel bagno o in qualche stanzino a... ma a me non doveva interessare, eravamo solo semplici compagni di scuola e vicini di casa, ah e anche una specie di cognati, visto che la mia sorellastra e il suo fratellastro stavano per sposarsi. Perfetto! Un ragazzo da dietro mi chiamò per nome, ma col mio intero nome << Ehm.. Isabella?>> mi girai guardandolo. Era un ragazzo con i capelli molto chiari, un viso ancora da bambino e due grandi occhi azzurri. << Ehm.. Bella!>> dissi io, precisando sorridendo. << si scusa, ciao io sono Mike, tu sei la nuova arrivata giusto? La figlia del capo Swan?>> mi accorsi subito che in questo posto tutti sapevano chi fossero gli altri, incredibile! << si, piacere>> allungai la mano e l’afferrò. Il rumore della porta che si aprì di buttò mi distrasse e vidi Edward entrare, mentre io avevo ancora la mano attaccata a quella di Mike. << grazie signor Cullen per averci onorato della sua presenza>> disse il professore, ma era tutto un rimprovero. << oh prof, l’ho fatto solo per un motivo>> disse malizioso << spero che sia quello di studiare, Cullen>> rispose il professore senza speranze e continuando la lezione. Edward si avvicinò al mio banco e passò tra le mani miei e di Mike, ancora attaccate facendole staccare. << scusate>> disse Edward, sedendosi al mio fianco. << Ehi, tu devi essere Isabella, la nuova arrivata. Piacere Edward, il tuo compagno di banco. >> mi disse facendo finta di nulla, come se non avessimo mai conversato prima. << piacere, e comunque chiamami Bella>> precisai. <> disse talmente a bassa voce, che nessuno, nemmeno Mike, dietro di noi credo lo sentì. Io arrossii e abbassai lo sguardo, cercando di seguire la lezione, ma senza avere successo. Pensavo e ripensavo a quella frase, cosa volve adire, che ero bella? Cioè bellezza? Ogni tanto mi giravo per vedere cosa stesse facendo ma subito mi rigiravo perché ogni volta incontravo quello sguardo che mi incantava, che mi faceva mancare il respiro, il suo sguardo era così profondo, come a dire guardache io sembro questo ma se mi guardi in profondità capirai chi sono davvero, ma subito la scena di lui che guardava quella ragazza mi passava davanti agli occhi, e la convinzione che fosse un ragazzo, come quello che tutti sapevano che fosse, mi assaliva. Con la coda dell’occhi lo guardavo e vedevo lui che continuava a fissarmi, ma anche lo sguardo di tutti i ragazzi della classe e soprattutto quello del ragazzo seduto dietro di me, Mike, era pesante e sembrava che tutti guardassero me. senza volerlo, a questo pensiero, arrossii e molto probabilmente lui se ne accorse, visto che cambiò posizione sulla sedia, sorridendo e distogliendo lo sguardo. Feci finta di niente e continuai a cercare di seguire la lezione.
Che ne pensate??? Secondo voi dove è andato o cosa ha fatto Edward con quella ragazza??
Buongiorno e buona domenicaaaaa!! come va?? che avete fatto di bello ieri sera?? vado di fretta (devo studiare -.-) e non ho tempo di elencare i tesori che mi hanno aggiunta tra i preferiti, seguiti e ricordati e che hanno commentato *____* ho solo il tempo di ringraziarvi... GRAZIEE!!! adessov i lascio il capitolo... x la continuazione anticipo che se ne parla martedì e poi o venerdì o sabato!!! un bacione ^^
Il suono della campanella, che indicava la fine di quell’interminabile ora, mi fece sobbalzare dalla sedia. Ero talmente immersa nei miei pensieri che non mi accorsi che il professore aveva segnato un compito per casa, ma appena si avvicinarono due ragazze gli chiesi subito cosa era, e che non avevo capito. Gentilmente me lo dissero e così ne approfittarono per conoscere la nuova arrivata.
<< allora tu sei, Isabella, la sorella di Alice!?>> mi chiese quella con i capelli castani, più chiari. Era una bella ragazza, i suoi capelli erano lunghi e lisci. Il suo viso era pallido come il mio, sicuramente per la mancanza di sole che c’era da queste parti. Aveva due grandi occhi castani ed era magra e slanciata.
<< si, sono io. Ma per favore chiamami Bella>> gli dissi sorridendo, gentilmente, << tu invece sei..?>> gli chiesi, visto che non si era ancora presentata, mentre l’altra ragazza non aveva ancora detto mezza parola. << ah si, scusa. Io sono Jessica, piacere di conoscerti>> mi disse sorridendo. << e io sono Angela>> disse l’altra ragazza, parlando per la prima volta. anche lei era molto bella, ma più semplice a differenza di Jessica. Aveva i capelli lunghi, lisci e castano scuro, momentaneamente attaccati in una coda di cavallo, impeccabilmente ordinata. I suoi occhi neri erano piccoli ma con delle ciglia lunghe. Anche lei era pallida in volto e aveva le labbra molto piccole. Portava un paio di occhiali, neutri. E come Jessica era magra e alta.
<< piacere di conoscervi>> risposi mentre mettevo i libri nella borsa. << ehm io devo andare a letteratura inglese, voi?>> gli chiesi cercando di trovare una scusa per andare a lezione. << no noi a matematica>> risposero deluse e molto probabilmente spiacenti di non poter continuare a chiacchierare. << ma ci possiamo vedere a mensa.. se ti va, naturalmente!?>> mi chiese Angela, che a quanto mi riguarda nonostante fosse timida era molto più simpatica. Jessica momentaneamente era distratta a guardare qualcosa dietro di me. mi girai per vedere da cosa era attirata la sua attenzione e solo allora, quando rincontrai due occhi verdi fissarmi, mi accorsi che Edward era ancora seduto, a mettere in ordine le sue cose, e aveva seguito tutta la conversazione. Mi girai immediatamente, cercando di prestare attenzione alle ragazze. << bhè io andrei allora. Ci vediamo dopo>> dissi allontanandomi e salutandole. Annuirono e mi salutarono sorridendo. Trovai presto l’altro edificio e così anche gli altri. Il resto della mattinata, senza Edward bisognerebbe sottolineare, era passata velocemente. Tra le firme ai professori, e i miei nuovi compagni. Quando suonò l’ultima campanella, feci un sospiro di silenzio e sistemai le miei cose, presi le carte in mano, che dovevo andare a consegnare. Alzai lo sguardo e vidi Edward che entrava in classe, mentre tutto il resto uscivano. Uno strano brivido mi attraversò la schiena e poi lo stomaco mentre si avvicinava, ma senza poterci capire niente, vidi Alice entrare dalla porte e corrermi incontro, mi abbracciò per salutarmi. << Bella!! Come è andata? Racconta, andiamo>> mi disse tirandomi per un braccio mentre guardavo Edward che tristemente usciva dalla classe.
Durante la strada per andare in mensa, Alice si fece fare un resoconto dettagliato della mattinata. Fui costretto a raccontargli tutto, a parte l’incontro con Edward. arrivate in mensa andammo al tavolo dove c’erano sedute le ragazze che avevo conosciuta prima, mi sembrava si chiamassero Jessica e Angela, o mi sbaglio? Sfortunatamente soffrivo di una memoria fin troppo corta. Al loro stesso tavolo c’era anche il ragazzo che sedeva dietro di me durante biologia, Mike. E poi c’erano altri due ragazzi e una ragazza. <> mi disse Jessica indicando il ragazzo con i capelli in po’ più lunghi, e con forse qualche discendenza orientale, vista la forma del viso. Quando Jessica mi informò che quello era il fidanzato di Angela, vidi lei arrossire in modo violento. << lui invece è Tayler, il fidanzato di Lauren, lei>> mi disse indicando prima il ragazzo e poi la ragazza. << piacere, Bella!>> dissi salutandoli e molto probabilmente arrossendo. Chiacchierammo per tutto il tempo, più che altro ci presentammo. Per pranzo presi solo una mela e una gassosa. << non hai fame>> mi chiese Mike. << no, a pranzo mangio sempre poco>> dissi facendo spallucce. Dopo pranzo andai alle altre due lezioni che volarono. Andai al mio armadietto per posare i libri, e quando lo aprii cadde la rosa blu che avevo posato stamattina. La presi e mi accorsi per la seconda volta che era chiusa. Decisi di portarla a casa, l’avrei messa in un piccolo vaso e vista crescere. Andai al parcheggio dove c’era Alice ad aspettarmi, salii in macchina e sfrecciammo verso casa.
Quando arrivammo, scesi ed aspettai Alice all’entrata, e intanto mi avvicinai per l’ennesima volta a quelle bellissime rose blu. Mi abbassai per sentire il profumo messo insieme di tutte quelle rose. Era bellissimo. notai che non c’era nessun ramo spezzato, da cui si sarebbe potuta prendere una rosa. Ma allora Edward dove l’aveva presa?
Nel frattempo arrivò Alice canticchiando spensierata e saltellando. << come mai sei così allegra?>> gli chiesi, sospettosa. << niente. Stasera esco con Jasper, il mio fidanzato>> mi rispose con un sorriso che mostrava tutti i denti. Poi si fermò e mi guardo, diventando seria. << ti dispiace se starai da sola stasera? Visto che anche Rosalie e Emmet usciranno, devono andare a vedere le bomboniere. Mentre Charlie e Sue usciranno anche loro, Sue si deve comprare il vestito>> mi disse cacciandomi la lingua. << ma no, non ti preoccupare Alice. A me piace stare da sola e poi oltre a recuperare il programma di qualche materia, devo sistemare i vestiti nell’armadio e sistemare la mia camera. Poi devo collegarmi e mandare un e-mail a mia madre, perché nonostante tutto voleva sapere quando arrivassi e come mi trovo. Quindi da come vedi anche io sarò impegnata>> gli spiegai, facendo il finto segno di una faticaccia. << allora non mi preoccuperò..>> mi disse scherzosa. Appena entrammo l’odore della cena si fece sentire. << ehi ragazze, come è andata a scuola? Bella come ti trovi?>> ci salutò Sue. << Ciao. Si è andata tutto bene. Sono davvero molto ospitali, ho già fatto qualche amicizia>> gli dissi sorridendo e in parte confortandola. Avevo come l’impressione che si preoccupasse che non mi trovassi bene lì. Aveva paura che tornassi da mia madre e questo voleva dire dare ragione a lei e che mio padre era incapace di crescermi. << ah sono contenta.. Ehm Bella, tesoro, ti piace il pollo vero?>> mi chiese gentilmente. << si, si>> la rassicurai. Mi era sempre piaciuto, fin da piccola, e lo sapevo anche cucinare bene, sapevo molte ricette per cucinare il pollo e ognuna era buonissima. << perfetto, sono contenta. Allora tra mezz’ora si mangia>> ci informò continuando a cucinare. Andammo ognuno nelle nostre camere. Decisi di fare una doccia per rilassarmi un po’, dopo la giornata trascorsa. Dopo essermi asciugata per bene, presi la mia comoda tuta dalla valigia, ancora da disfare, e la indossai, da sotto alla felpa misi una maglietta a mezze maniche, oggi il tempo fortunatamente era un po’ migliore. Attaccai i capelli in una comoda coda di cavallo e scesi per cenare. Mio padre era appena tornata e stata salutando Sue, appena mi vide gli si illuminarono gli occhi, era proprio felice che fosse venuta a vivere da lui. Mangiammo tutti insieme, tra una chiacchiera ed un’altra. Mi chiese come mi trovassi a scuola, se erano tutti gentili con me, se avevo già fatto amicizie. << non mi sembra il caso di parlare di ragazzi e comunque no, non mi piace nessuno>> risposi quando mi chiese se mi piacesse qualche ragazzo o se avessi fatto colpo su qualcuno. Alice mi guardò e mi fece l’occhiolino di cui, sinceramente non capii il significato. La cena fu deliziosa, mi complimentai con Sue e lei mi ringraziò felice che mi fosse davvero piaciuta. Una volta finito di cenare mi alzai per aiutare e dopo avermi detto una decina di volte che non era il caso, li convinsi. << Non ti preoccupare, vai a prepararti. Alice mi ha detto che tu e mio padre dovete uscire per comprarti il vestito. Va a prepararti altrimenti farai tardi, ci penso io qui, ho la serata libera>> la rassicurai. Mi guardò accigliando le ciglia << sei sicura?>> mi chiese dubbiosa. << si, si. Dopo aver finito qui, vado in camera a disfare la valigia e sistemarmi un po’ la camera.>>le spiegai. Allora mi sorrise << grazie tesoro, allora vado a prepararmi. Se hai bisogno di qualcosa, chiamami pure>> mi disse sorridendo << certo, non ti preoccupare e comprati un bel vestito>> gli suggerii facendogli l’occhiolino, prendendo un po’ di più di confidenza. Alla fine si convinse e andò a vestirsi. Misi i piatti nella lavastoviglie, che bella, non ne avevo mai avuta una e ogni volta mi toccava lavarli a mano, visto che mia madre era sempre impegnata a fare altro. Una volta sistemati i piatti, bicchieri e pentole, piegai la tovaglia e la misi nel cassetto. Spazzai a terra e lavai il lavandino. Mentre finivo di fare le ultime cose vidi scendere tutta la famiglia. << Bella noi andiamo, tutti. Vuoi venire?>> mi chiese Charlie. << no, grazi papà. Ho già spiegato anche a Sue e Alice che devo disfare la valigia e sistemare le mie cose in camera. Sono impegnata anche a recuperare alcuni programmi di scuola. >>spiegai. << d’accordo allora noi andiamo. Se hai bisogno di qual...>> << si, certo. Ciao e divertitevi>> li salutai, tagliando corto. Andai in camera mia e dopo due ore avevo finito di disfare la valigia, posizionai tutto per bene nella cabina armadio, qualcosa piegato sulle mensole, qualche altra cosa appesa. Misi lo spazzolino in bagno con lo shampoo che mi piace tanto. Misi Cime Tempestose nel comodino col caricabatteria del cellulare. Nel secondo cassetto misi tutti i CD che avevo per il lettore. Una volta finito mi misi il pigiama e le pantofole. Accesi il computer e vidi che mia madre mi aveva mandato due e-mail. La prima diceva era stata scritta ieri sera: Ciao Bella, mi manchi tanto. Sei arrivata? Come ti trovi? Come è la casa? Papà e gli altri stanno bene? Rispondimi presto. Baci, Mamma.
La seconda invece poche ore fa: Bella, perché ancora non mi hai risposto? Così mi fai preoccupare.. è forse successo qualcosa? Ti prego rispondimi, non ti posso chiamare perché ho il telefono scarico e non trovo il caricabatteria. Rispondimi presto. Baci!
Inizia a scrivere la risposta, senza nemmeno sapere cosa scrivere. Calmati mamma, ti sto rispondendo adesso. Sono stata impegnata. Appena sono arrivata ho dovuto salutare tutti, ho mangiato e sono andata a dormire perché ero stanca. Ho già iniziato la scuola. Stanno tutti bene, la casa è bellissima e la mia camera stupenda, per non parlare dell’armadio e di come lo ha assortito Alice.. è un’altra camera in poche parole, ma piena di vestiti. Papà sta bene, soprattutto con Sue. A scuola tutto bene, ho già trovato tanti amici e grazie al corso avanzato che ho frequentato lì non sto in dietro col programma. Ora vado a dormire. Ti scrivo appena posso. Baci! P.S. il tuo caricabatteria sta nel secondo cassetto del salotto.
E glie la mandai. Spensi il computer, studiai per una mezz’oretta e chiusi i libri. Sul comodino vidi la rosa blu che avevo poggiato appena tornata la scuola. Scesi giù, e andai a cercare con successo un vaso piccolo, adatto alla rosa. Lo riempii d’acqua e con la rosa dentro lo poggiai sul comodino. Nel frattempo una musica, un pianoforte, che proveniva dalle scale dietro la porta di camera mia mi faceva da ninna nanna. Mi infilai sotto le coperte e guardando la rosa, come se sperassi che sbocciasse adesso, e ascoltando quella melodiosa e fantastica ninna nanna, mi abbandonai nel sonno più profondo.
Buonpomeriggio!! come va?? a me tutto bene!! stamattina ho preso 7 (il voto più alto per la mia prof -.-) all'interrogazione di grecoo!! voi lavorate o andate a scuola??
un bacione :D
<< Mamma?>> chiesi quando vidi mia madre al centro di una camera senza finestre, senza nulla ma solo con un pianoforte al centro. Scrutai meglio nel buio per riconoscere la camera in cui mi trovavo ma non ci riuscivo e soprattutto non riusciva a capire come ci fossi arrivata e da dove fossi entrata. Iniziai a camminare cercando un muro e seguirlo per trovare una porta, ma non lo trovavo, sembrava che la camera non finisse mai, eppure mi trovavo sempre di fronte a mia madre e al pianoforte, nonostante avessi cominciato a correre. Vedevo mia madre a occhi chiusi che ascoltava una melodiosa musica proveniente dal piano, mi girai e improvvisamente mi accorsi di un ragazzo che lo stava suonando. Cercai di fare qualche passo per vedere chi fosse ma non mi potevo muovere da lì, rimanevo sempre nello stesso punto. Ad un certo punto la musica si fermò e mia madre aprì gli occhi, improvvisamente rossi. << Bella, sta attenta a ciò che fai. Non stare a sentire le voci che ti circondano, ma non agire di impulso. Mi fido di te, Bella. Tu sei diversa da me e da tutte le ragazze, saprai prendere la giusta decisione. La senti questa musica? Ti farà impazzire. È arrivato il tuo momento. Mi fido di te, mi fido di te..>>. Sobbalzai nel sonno. Mi ritrovai urlante, non troppo fortunatamente, altrimenti sarebbero corsi già tutti in camera a vedere che succedeva. Ero tutta sudata. Non facevo altro che pensare alle parole di mia madre. Mi alzai per andarmi a fare una bella doccia, lavai ancora una volta i capelli, li asciugai e mi vestii. Guardai l’orologio e vide che era tardi. Presi lo zaino al volo e andai in cucina. << Buongiorno>> dissi. Erano già tutti pronti. << tieni Bella. Mangia un toast per la strada>> mi disse Charlie. << Grazie. Alice andiamo?>>le dissi guardandola. << si, si>> sorrise. Uscimmo augurando a tutti buona giornata. Arrivammo a scuola, nonostante il ritardo dalla partenza di casa, in perfetto orario. Il posto per la macchina era sempre lo stesso. Scendemmo e mentre entravamo vidi che non c’era più il gruppo di ragazze come la mattina precedente. << strano.. le galline non sono unite stamattina>> commentò Alice. << eh no.. chissà come mai>> dissi io, sorridendo alla sua battuta. << Bella, io vado. La mia lezione inizia con un po’ di anticipo stamattina, ci vediamo dopo>> mi salutò baciandomi la guancia. << Ciao Ali>> ricambiai. Inizia a camminare per il corridoio continuando a pensare al sogno di stanotte. Senza nemmeno rendermene conto mi trovai davanti al mio armadietto. Lo aprii e da dentro cadde qualcosa. Mi abbassai per prenderlo e vidi che era una rosa, una rosa blu. Odorandola sorrisi. Non potevo crederci, ma nonostante tutto non riuscivo a darmi una spiegazione logica di questa rosa. Mi guardai intorno per vedere se c’erano occhi indiscreti, che pensassero Guarda la nuova arrivata, ha già un ammiratore.. perché il primo significato, visto da lontano era quello. Ma io sapevo che cercava solo di apparire diverso ai miei occhi, forse voleva cambiare iniziando da chi non lo conosceva ancora. Portai la rosa con me e per strada incontrai Jessica << ehii Bella. Oh ma che bella rosa?>> mi disse, guardando la rosa e accigliandosi. << ciao Jessica. Si, è davvero molto bella. Sono rose che ho nel mio giardino>> dissi per tagliare corto. Sapevo già che domande avrebbe voluto farmi, ma così non poteva, gli avevo anticipato la risposta. << ah è davvero molto bella. Vai a lezione? Mi sembra che abbiamo lo stesso orario, stamattina>> mi disse sorridendo. Accidenti, a volte, anche se la conoscevo da nemmeno un giorno, non la sopportavo. Parlava solo, di lei, di Mike, che le piaceva ma non sapeva come conquistarlo, di trucco, vestiti, scarpe, cinema. Era una, continuazione. << si, andiamo>>.
La mattinata passò velocemente e subito suonò la campanella per andare in mensa. << Ei Jess, io devo posare alcune cose nell’armadietto. Inizia ad andare ti raggiungo subito.>> gli dissi mentre mi allontanavo. Raggiunsi presto l’armadietto e lo aprii, posai i libri e lo richiusi subito. Avevo un forte mal di testa, come avevo previsto Jessica parlò tutto il tempo. Il professore la dovette richiamare più volte. Così decisi di andare a prendere una boccata d’aria fuori. Per la prima volta mi accorsi che c’era un giardino con tante panchine. Decisi di sedermi, sulla più lontana e appartata però, non volevo che tutti mi guardassero perché ero la nuova. Mi sedetti su una panchina che di sicuro non era ben visibile. Presi il libro Cime Tempestose dalla borsa e lo iniziai a leggere. Lo chiusi subito, non avevo voglia di leggere e quindi lo posai. Mi ritrovai per caso la rosa tra le mani, la presi e iniziai a guardarla sentendo il suo profumo, sorridendo. Improvvisamente me ne ritrovai un’altra davanti agli occhi che spuntava da dietro. Sobbalzai e mi girai immediatamente e di nuovo incontrai quei bellissimo occhi verdi che mi facevano incantare ogni volta, fissarmi. << Ti è piaciuta?>> mi chiese facendo il giro della panchina e venendosi a sedere di fianco a me. << Ehm si, grazie. È ..>> mi interruppi prendendo l’altra che mi stava porgendo e mi corressi << sono davvero bellissime.>> . << sono contento che ti piacciano. Sai non ho mai regalato nemmeno una foglia, ad una ragazza>> mi disse facendo spallucce. << c’è sempre una prima volta nella vita>> gli risposi sorridendo. << e tu sai perché questa prima volta è con te?>> mi chiese con un sorriso sghembo. Mi mancò il fiato, lui si avvicinò maggiormente a me << No..>> risposi con un filo di voce. << E’ da quando ti ho visto che ti penso. Da quando ti ho visto mi sono chiesto: ma perché ho deciso di essere così quando invece al mondo c’è di meglio di stupide ragazze che cercano di convincermi a fare sesso con loro>>mi disse, diventando improvvisamente serio << cosa mi hai fatto?>> mi accusò. Improvvisamente sentii delle lacrime riempirmi gli occhi e le guance diventarmi rosse. Non sapevo cosa dire, avevo paura di dire una cosa non giusta, di imbarazzante e di rompere questo momento. Io non gli stavo facendo niente, era lui che stava facendo qualcosa a me. come una magia. Fraintese il mio silenzio << certo hai ragione, di sicuro hai meglio da fare>> mi disse alzandosi, gli afferrai il braccio alzandomi a mia volta. << no, è che non so se ti comporti così con tutte, per convincerle a...>> mi ammutolì poggiando un suo dito sulle mie labbra. << non lo dire nemmeno, io con loro o mi dicono di si oppure le saluto>> << quindi? >> << voglio che tu mi conosca per quello che sono realmente, e diventiamo amici e buoni vicini >> quelle parole erano un pugno allo stomaco. Non sapevo il motivo, lo conoscevo solo da due giorni ed ero già pazza, come tutte le altre del resto, di lui. Allungai la mano, per afferrare la sua << ok, ci sto. Amici! >> dissi sorridendo. << amici, promesso >> disse facendomi l’occhiolino.
vi è piaciuto?? tra qualche capitolo, dovrebbero essere più lunghi!! bacii ^^
Ed eccomi qui in anticipo!!! sembrava ch eil tempo non passasse quindi ho deciso di postare prima xD Come sempre, ringrazio di cuore coloro che mi seguono... vi adorooo <3
adesso vi lascio al capitolo!
CAPITOLO 8
Dopo la stretta di mano, simbolo di patto tra me ed Edward, suonò come accadeva ogni volta che parlavamo, la campanella. Ognuno prese strade diverse, perché nonostante gli dissi che non era necessario e non mi interessava di quello che dicevano gli altri, aveva insistito a non farci vedere insieme. Chiedendogli il motivo disse una sola parola: Charlie. In poche parole aveva capito di non piacere affatto alla mia famiglia, soprattutto a Charlie, e non voleva che la nostra conoscenza, per quelli che eravamo realmente e la nostra amicizia, fosse ostacolata dalla famiglia. Accettai, nonostante fossi una pessima bugiarda, ma in fin dei conti dovevo solo dire di non conoscere Edward.
Le due settimane successive trascorse velocemente, senza che me ne rendessi conto, il tempo volò, ero sempre impegnata con lo studio. Nonostante avessi fatto il programma avanzato di studi a Phoenix, avevo ancora qualcosa arretrato, a causa della mia settimana sabatica presa per il trasferimento. Per fortuna però presi un giusto ritmo. Oltre che a studiare passai la settimana a conoscere sempre di più le mie nuove amiche, a chiacchierare senza troppo imbarazzo con Charlie e Sue, ogni sera era d’obbligo dover scrivere via e-mail a mia madre, ma la cosa che più mi emozionava, ormai ogni giorno, era la rosa blu che trovavo vicino al mio armadietto. Sì, ogni giorno appena arrivata a scuola non trovavo più tutte quelle ragazze attorno a Edward, lui lo vedevo sempre che passeggiava per il corridoio e andava a lezione, ma come sempre le ragazze se lo mangiavano con gli occhi. Io, quotidianamente andavo al mio armadietto per prendere i libri e ogni giorno ci trovavo una rosa blu attaccata vicino, e ogni volta, come la prima, la prendevo e la odoravo diventando sempre rossa. Ogni giorno le portavo a casa e le aggiungevo al vasetto sul comodino, dove c’era la prima, fin quando dovetti prendere un vaso più grande. Però, non avevo mai l’occasione di parlare o ringraziare Edward, ogni volta che lo vedevo stava in un luogo pubblico, lo guardavo e lui ricambiava sorridendo malinconico. Il nuovo comportamento di Edward ormai era noto a tutti, ogni singolo studente, anche il meno informato, si era accorto che Edward era cambiato. Non era più come prima, a quanto dicevano, perfino Alice lo diceva, che fin dall’inizio era sembrata molto avariata da lui. << Non noti che Edward sia cambiato? >> mi chiese due settimane dopo il mio patto con Edward. << ehm non lo so, Ali. Io sono qui solo da due settimane >> gli risposi indifferentemente, anche se ero sicura che non ci fosse cascata. << vero! Bhè è cambiato. Sta sempre in disparte mentre prima, anche se nessuna oca le stava dietro era lui ad andare da loro, si alzavano e andavano da soli in qualche aula. Ora invece o è a lezione, o seduto da solo al tavolo della mensa. Anche i ragazzi dicono che quando è a lezione oltre a seguire sta sempre con la testa fra le nuvole. Mah! Chissà cosa gli sarà successo >> commentò Alice. << può darsi che fino ad ora abbia avuto una maschera e non abbia voluto mostrare il suo vero carattere >> ipotizzai, falsamente. Alice mi guardò incuriosita dalla mia osservazione ma soprattutto dalla mia espressione. non parlò più, fin quando non iniziò col dire che voleva andare a fare shopping a Sattle. Iniziò a commentare i negozi insieme a Jessica e quindi fu la fine. Non la smettevano più, era un’accoppiata vincente. << sentite ragazze, io vado a prendere una boccata d’aria fuori >> dissi alzandomi. << giusto a Bella questi argomenti non interessano >> osservò Alice, ridendo, come se volesse prendermi in giro. Le salutai con la mano e andai fuori, in giardino. Mi misi alla panchina su cui mi sedetti una settimana fa. Presi il lettore e lo accesi. Mi accorsi di avere ancora il Cd di musica classica. Misi Clare de Lune di Debessy. Chiusi gli occhi e mi assaporai in pieno quella melodia. Sentii un movimento al mio fianco e aprii gli occhi. Era Edward, che mi guardava incuriosito. Sorrisi e tolsi le cuffie mettendo PAUSA. << Ciao! >> gli dissi sorridendo. << Ciao. Cosa stavi ascoltando? >> allungò la mano per farsi passare una cuffia. Ascoltò per pochi secondi. << Clare de Lune >> esclamò all’improvviso. << la conosci? >> gli chiesi curiosa. Non sembrava proprio il ragazzo che ascoltasse la musica classica. << certo che si. La so anche suonare abbastanza bene >> commentò facendo spallucce. Sgranai gli occhi. << tu suoni?? >> gli chiesi sbalordita. << Ops, si >> rise << il pianoforte >> disse allargando il suo sorriso << ma allora..? >> stavo per chiedere quando mi interruppe << si? >> << sei tu che suoni! Ogni sera sento qualcuno da sopra che suona il pianoforte, non avrei mai immaginato che fossi tu >> lo informai a bocca aperta. Rise << si, sono io. Ma quindi..tu hai la camera con le scale? >> << si ho quella. E tu? >> << anche io ho la camera con le scale >> ridemmo insieme. << qualche volta mi devi far vedere come suoni >> gli dissi decisi. Fu sorpreso da quello che dissi, forse non se lo aspettava. << S-sul serio ti piacerebbe? >> << Ma certo.. da quello che ho sentito sei davvero bravo. Ma nessuno mi può dire che è qualcun altro che suona e tu ti prendi il merito >> dissi, scherzando naturalmente, anche se mi sembrava davvero difficile. Cioè: Edward se le fa tutte, suona il pianoforte. Mah! Chi lo avrebbe mai detto, io no di sicuro. << O-ok.. >> promise indeciso. Mi alzai e feci per andarmene, ma mi afferrò per il polso. << ehi!! Ehm vai al matrimonio di Emmet e Rosalie, fra una settimana? >> mi chiese improvvisamente. Giusto. Il matrimonio di Rosalie, la mia sorellastra ed Emmet, il fratellastro di Edward, si stava avvicinando. Sarà stato la settimana prossima, e mi sarei dovuta anche perdere un giorno di scuola. La domanda di Edward mi fece pensare. Giustamente ci sarà stato anche lui.. come ci saremo dovuti comportare?<< si, certo che ci vado come credo che andrai anche tu >> supposi ad alta voce. << si, certo. Allora ci vediamo stasera? >> << stasera?? >> mi accigliai. Cos’era stasera? << ah forse ancora non te l’hanno detto ma stasera dovete venire a cena da noi >> rimasi qualche secondo a bocca aperta. Come era possibile che fossi sempre l’ultima a sapere le cose. << ah!non lo sapevo >> << non ti preoccupare Bella, andrà tutto bene e nessuno si accorgerà che noi già ci conosciamo >> mi disse avvicinandosi sempre di più a me. con le dita fredde mi accarezzò dolcemente una guancia, e involontariamente sospirai. << ancora non riesco a capire cosa mi stai facendo, sai? non mi sono mai comportato... in questo modo, con una ragazza >> mi disse dolcemente. << ehm... non so cosa dire >> dissi senza fiato. << non ti preoccupare, non c’è bisogno che tu dica qualcosa.. ti capisco perfettamente >> sorridendo mi confortò. << grazie.. ora andiamo o si fa tardi >> gli dissi, cercando una scusa per allontanarmi. << ok! Ah e ti prometto di cercare minimamente anche di studiare >> mi promise stringendo la mia mano. << ci sto. Ora andiamo >> suggerii ridendo. Arrivati davanti all’entrata, ormai disabitata, mi venne in mente la scena del nostro primo giorno, cioè il primo giorno che ci siamo conosciuti, quando lui ha seguito quella ragazza ed è arrivato in ritardo in classe. << ti posso.. chiedere ehm una cosa? >> gli dissi ormai completamente rossa in viso << certo.. quello che vuoi >> mi rassicurò. Non sapevo cosa chiedergli, come fare. In effetti non era affar mio. Tenevo lo sguardo basso per non guardarlo in viso. Con un dito me lo alzò, facendosi guardare negl’occhi. << dimmi >> mi incoraggiò, guardandomi negl’occhi. << due settimane fa, il primo giorno che ci siamo conosciuti, ricordi? >> decisi di verificare prima se ricordasse a quale momento mi stessi riferendo<< certo, come potrei dimenticarlo >> rispose sorridendo, forse al ricordo? << bhè.. quando mi hai chiamata per farmi vedere quale fosse la classe di chimica che io non trovavo.. >> << si? >> << chi era quella ragazza con cui sei andata e per cui hai sicuramente fatto ritardo a lezione? >> gli chiesi abbassando improvvisamente gli occhi. Passarono vari secondi di silenzio, decisi di alzare lo sguardo per vedere la sua espressione. era decisamente tesa e nervosa ma anche molto arrabbiata, sperai che non lo fosse per la mia sfacciataggine che poteva mostrarsi anche maleducazione. Fece un respiro profondo << Senza fare giri di parole, in modo che tu non abbia dubbi, era una ragazza che voleva... ehm passare qualche minutino con me, capito che intendo? >> sorrise. Rimasi delusa dalla sua risposta, mi sarei aspettata una risposta diversa, no la pura verità, così sputata in faccia. << si, capito! >> risposi e evidentemente si accorse che rimasi delusa dalla sua risposta. Girai le spalle e iniziai a camminare. Mi afferrò per il polso << Bella, aspetta. Non ho finito! Fammi spiegare >> cerco di parlare ma lo interruppi << non c’è niente da spiegare. Non sono così piccola e ingenua da non aver capito di cosa stai parlando>> risposi molto arrabbiata. Rise, disperato << no, no aspetta. Lo so che le conosci queste cose. Figurati se una ragazza, bella come te non ha mai.. >> avvampai. Si, io conoscevo queste cose ma non ero mai stata con nessuno. Bhè.. io.. ero ancora vergine. << tu non sai niente.. >> << aspetta! Si ci ha provato in tutte le maniere possibili ma mi sono rifiutato. Mi ha toccato, cercato di baciarmi, ha fatto di tutto. Ma dopo avergli spiegato che non potevo, che ero cambiato e che adesso sono quello che sono veramente dentro, l’ho lasciata da sola. >> << ma allora perché l’hai seguita? >> << perché volevo mettere le cose in chiaro come farò con tutte quelle che ci proveranno. >> rimasi incantata da quelle parole. << bhè scusami allora >> era giusto che lo facessi, non erano affari miei. << hai tutto il diritto di chiedermelo >> mi disse, sorridendomi appena. << ma.. cosa..? >> gli stavo per chiedere cosa intendesse con quelle parole ma me lo impedì chiudendomi di nuovo le labbra con un suo dito. << shh.. adesso andiamo, è tardi >> << D-d’accordo >> ed entrammo separatamente e ognuno andò a seguire la propria lezione.
Ci trovammo una porta di fronte dove Alice bussò. Vennero ad aprirci presto, senza farci aspettare. Aperta la porta rimasi letteralmente senza parole. Ad aprire, a mia grande sorpresa, fu Edward, che sorrise appena ci vide.
<< ehi ciao! Entrate, non vi bagnate >> scherzò lasciandoci l’ingresso libero. Entrammo, pulendo i piedi sul tappeto. Entrò Alice per prima e dietro io. Edward chiuse la porta alle nostre spalle e si voltò verso di noi.
<< Allora: Bella lui è Edward, il fratello di Emmet. Edward, lei è Bella mia sorella e la figlia di Charlie >> ci presentò Alice, perché lei non sapeva che ci conoscevamo già.
<< piacere! >> disse Edward offrendomi la mano, da stringere. Arrossii .
<< piacere mio >> e glie la strinsi, quando una scarica elettrica ci fece subito staccare.
Salve ragazze!! come va?? a me tutto ok ;D!! ecco il nuovo capitolo!!! ad un certo punto troverete un suggerimenti musicale, lo metto anche quì per avere la possibilità di metterlo a caricare ( http://www.youtube.com/watch?v=IoBoeg-oyBA&feature=related ) da ascoltare mentre leggete il pezzo successivo al suggerimento!! capirete dove..!! è un effetto diverso.. spero che lo utilizziate e che vi piaccia ancora di più!!! vi aspetto in recensioni... grazie!!
un bacione ^^
<< Accidenti!! Non so cosa mettermi! >> mi lamentai davanti allo specchio e poi guardando tutti i vestiti che avevo sul letto e nella cabina armadio. La giornata era volata. Dopo essermi salutata con Edward, seguii tutte le lezione senza incontrarlo nemmeno una volta, nemmeno visto. Come previsto, grazie all’avviso di Edward, appena tornai a casa incontrai Rosalie che mi disse che stasera eravamo invitati a casa dei suoi suoceri, ci sarebbero stati tutti. Una volta che me lo ebbe detto salii sopra a studiare e andai a fare una veloce doccia. I capelli li asciugai normalmente cercando li lisciarli nel miglior modo possibile, spazzolandoli. Per quanto riguarda i vestiti, non avevo idea di come vestirmi, elegante o sportiva, neutra o colorata, abito per la casa che comunque eravamo vicini o no. In pratica, nonostante mi vedesse tutti i giorni con jeans e t-shirt, non volevo essere fuori occasione, soprattutto con Edward. qualcuno bussò la porta facendomi distrarre da quei pensieri. << ehm avanti >> risposi cercando di coprirmi quanto possibile.
<< Bella, sono io >> disse Alice, entrando e chiudendosi la porta alle spalle. << vuoi aiuto per i vestiti? >> mi chiese sorridendo felice, come se fosse stata invitata a un restauro completo di una persona estremamente fuori look. << se proprio vuoi.. ma non esagerare >> gli dissi guardandola. Aveva una gonna nera corta abbinata ad una camicia marrone a maniche lunghe, con una bella scollatura, su cui scendeva una collana, mentre come scarpe aveva messo un paio di stivali neri col tacco. I capelli corti pettinati con un po’ di gel sulle punte. Un ombretto marrone chiaro e la matita nera, un po’ di lucido sulle labbra ed era impeccabile. << si, non ti preoccupare. Niente gonne corte, né scollature pazzesche e nemmeno tacchi e trucco eccessivo che per te equivale anche a come mi sono truccata io stasera >> sorrisi, mi conosceva proprio bene. Entrò nella cabina armadio, rimase lì per cinque minuti ed uscì con dei vestiti tra le mani. << ecco, provali >> ubbidii e indossai quella che mi aveva proposto: un pantalone nero lungo e stretto e una maglietta, semplice e viola scuro, parecchio scuro a maniche lunghe con un minimo di scollatura, ma che avrei coperto con la sciarpa nera che scivolava sulla maglia. Come scarpe mi aveva fatto provare un paio di stivali senza tacco, neri e lunghi fino al ginocchio la caviglia. << perfetto! Grazie Alice >> la ringraziai quando mi guardai allo specchio. << lo so, sono un genio >> disse ridendo. << adesso andiamo o faremo tardi e Rosalie poi ci uccide, loro sono già saliti >> << d’accordo, andiamo >>.
Uscimmo dalla porta e aprimmo quella di fronte, dove c’erano delle semplici ma accurate scale che portavano al piano di sopra. Ci trovammo una porta di fronte dove Alice bussò. Vennero ad aprirci presto, senza farci aspettare. Aperta la porta rimasi letteralmente senza parole. Ad aprire, a mia grande sorpresa, fu Edward, che sorrise appena ci vide. << ehi ciao! Entrate, non vi bagnate >> scherzò lasciandoci l’ingresso libero. Entrammo, pulendo i piedi sul tappeto. Entrò Alice per prima e dietro io. Edward chiuse la porta alle nostre spalle e si voltò verso di noi. << Allora: Bella lui è Edward, il fratello di Emmet. Edward, lei è Bella mia sorella e la figlia di Charlie >> ci presentò Alice, perché lei non sapeva che ci conoscevamo già. << piacere! >> disse Edward offrendomi la mano, da stringere. Arrossii << piacere mio >> e glie la strinsi, quando una scarica elettrica ci fece subito staccare. Rimasi incantata a fissare quegl’occhi e poi posai gli occhi su tutto il resto. Aveva un jeans grigio, stretto e una camicia bianca a maniche lunghe ma comunque sbracciata fino al gomito. I capelli sempre ordinatamente spettinati, proprio come li aveva ogni mattina. Nemmeno lui finiva di guardarmi, sembrava che mi stesse letteralmente mangiando con gli occhi. << andiamo? >> ci chiese Alice facendoci distrarre e iniziammo a prestarle attenzione. << certo >> disse Edward, dando la precedenza a Alice, che sapeva già dove andare, come se quella fosse casa sua. Guardai Edward, disperata e in quel momento capii che sarebbe stata una difficilissima lunga serata.
Alice camminò avanti e io dietro con Edward al mio fianco. Mi si avvicinò senza farlo notare a qualcuno, mentre raggiungevamo gli altri. << sei bellissima.. >> sussurrò al mio orecchio. Lo guardai e sorrisi arrossendo. Abbassai lo sguardo fino a quando sentii delle voci e lo alzai. C’era un immenso ed elegantissimo salotto, con dei divani di pelle nera, abbinata ai mobili, molto antichi. Erano tutti seduti sui divani, Charlie e Sue seduti vicino, di fronte a molto probabilmente i signori Cullen. Poi c’erano Rosalie Ed Emmet, capii che era lui visto che si tenevano per mano. E un ragazzo seduto da solo, su una sedia e capii che era il fidanzato di Alice quando le saltò addosso. Tutti gli sguardi si posarono su di me, io sorrisi per l’imbarazzo. << Buonasera! >> salutai educatamente tutti. Charlie si alzò e mi venne vicino mettendosi, molto probabilmente a posta tra me ed Edward, che a sua volta si andò a sedere su una sedia. << allora, lei è Bella, mia figlia >> disse evidentemente fiero di dirlo. Sorrisi. << loro sono Carlisle Cullen e sua moglie Esme >> mi informò Charlie indicando quelli che avevo supposto furono i genitori di Edward, e indovinai. Nonostante avessero già tre figli grandi erano molto giovani, almeno esteriormente, credo. Il dottor Cullen era un uomo molto affascinante, alto e magro ma con i muscoli ai punti giusti, come del resto, osservando li avevano anche i suoi figli, compreso Edward. aveva i capelli biondi e corti. Indossava un classico pantalone con una camicia nera a maniche lunghe. Si vedeva che era un uomo molto fine. Mentre sua moglie era comunque una bellissima donna e molto giovane. Si vedeva che curava il suo aspetto dalla pelle liscia che si ritrovava, coperta da un leggerissimo strato di trucco, mentre sugl’occhi portava solo un po’ di matita. Aveva i capelli castani e lunghi, inizialmente lisci ma si concludevano con dei dolci e soffici boccoli. Era molto magra e abbastanza alta. Indossava un jeans molto classico ed elegante con una soffice maglia rosso scuro a tre quarti. Si alzarono per stringermi la mano. << piacere di conoscerti, finalmente, Bella >> dissero guardando mio padre e scoppiando a ridere. Molto probabilmente, mio padre aveva parlato in continuazione di me, prima del mio arrivo. << piacere mio, di conoscerla signor Cullen e signora Cullen >> << ti prego dacci del tu, non siamo poi così vecchi >> mi disse il dottore << e chiamaci per nome, ormai siamo in famiglia >> mi suggerì sorridendo. Non so perché ma i miei occhi andarono dritti a guardare quelli di Edward, che fecero lo stesso. Rosalie si alzò richiamando la mia attenzione << questo invece è Emmet, il mio futuro marito >> << piacere, Bella >> mi limitati solo a stringergli la mano e a sorridere. Emmet era un ragazzone, alto e muscolosa, era enorme. Aveva i capelli ricci e scuri e portava una maglietta attillata ai suoi muscoli. Il folletto spuntò davanti ai miei occhi portandosi dietro il ragazzo che rimaneva << e questo è il mio Jasper >> mi disse Alice. Jasper non si mosse, rimaneva a distanza e mi sorrise mormorando un piacere. Lui era leggermente spaventoso. Aveva i capelli lunghi e biondi, e come i suoi fratelli era alto e muscoloso, ma sembrava avere l’aria di uno in agonia. << hai già conosciuto Edward? >> mi chiese improvvisamente Esme. << si, mamma. Ci ha presentati Alice appena sono entrate >> rispose Edward al mio posto, facendomi capire di dover mentire e non dire a nessuno che ci eravamo già conosciuti a scuola. << bene! Adesso andiamo a mangiare o si raffredda. >>
La serata passò piacevolmente, sia grazie alla compagnia che al cibo. Mi fecero sedere tra Alice e Rosalie, per fortuna. Il cibo era squisito. Mi fecero descrivere un po’ Phoenix, e fui costretta a digli che c’era molto più sole che qui, risero alla mia “battuta” che in realtà non lo non era. Io e Edward non ci parlammo nemmeno una volta, da perfetti sconosciuti, ma ogni tanto lo guardavo e trovavo i suoi occhi fissarmi.
<< ehm Bella? >> mi chiamò, inaspettatamente Edward. tutti tacquero per guardarlo. << si? >> risposi, cercando di non notare troppo i loro sguardi a dosso. << volevo chiederti se la sera senti la musica del pianoforte.. >> mi chiese indifferente. << si la sento. Sei tu a suonare? >> << si, sono io. Se vuoi posso cambiare orario e stanza di pianoforte se ti da fastidio. Non vorrei crearti problemi >> mi chiese facendo spallucce. << no, non mi dai affatto fastidio anzi.. sei davvero molto bravo complimenti >> gli sorrisi. << ehm grazie >> disse abbassando gli occhi. << è bravo il nostro Edward eh!? >> commentò Esme. << perché non gli fai vedere come suoni? È difficile credere che sia tu >> continuò, dandogli un suggerimento. << mamma, basta con questi complimenti. E poi di sicuro Bella non avrà voglia. >> rispose sghembo. << no. Mi piacerebbe >> dissi guardando l’espressione contratta di mio padre. << ehm okay allora >> disse alzandosi e venendo vicino a me, per aiutarmi con la sedia, da perfetto gentiluomo. << qualcuno vuole venire? >> chiese Edward, indifferente. << no grazie, andate >> risposero tutti << e mi raccomando >> aggiunse Charlie.
Mi fece strada per il corridoio fin quando si fermò ed aprì la porta che si trovò di fronte. Mi fece entrare e se la chiuse alle spalle. Accese la luce. E mi venne di fronte. Mi sfiorò la guancia con la mano. Arrossii chiudendo gli occhi. Sospirai e li riaprii e trovai i suoi occhi che mi fissavano. << hai paura? >> mi chiese serio. << no.. io mi fido di te >> risposi senza riflettere, automaticamente, perché era la verità. Dentro, ma anche fuori, perché lui lo stava dimostrando, era diverso da quello che mi dicevano che era fino a due settimane fa. Sorrise. << vieni siediti sullo sgabello del pianoforte. >> mi disse prendendomi per mano e guidandomi fino a di fronte al pianoforte. Mi sedetti e lui si sedette al mio fianco, visto che era uno sgabello lungo, apposito ai suonatori di pianoforte. Quest’ultimo era bellissimo. era un pianoforte a coda, nero lucido, era proprio uno di quei bellissimi pianoforte classici. Era fatto a posta per stare in quella camera, semplice, con il letto in ferro battuto nero e una porta che sicuramente portava alla cabina armadio.Una volta seduto, prima di poggiare le sue lunghe dita sulla tastiera mi guardò, sorridendo. << cosa va che ti suoni? >> mi chiese indifferente dalla mia risposta, sembrava quasi le conoscesse tutte. << cosa sai suonare? >> gli chiesi per non imbarazzarlo se casualmente non avesse saputo suonare una canzone che gli avrei proposto. << ehm di tutto.. ma diciamo che oltre a suonare compongo anche >> sorrise. Io rimasi senza parole per qualche secondo e con gli occhi fuori dalle orbite. << C-componi? >> chiesi sbalordita. << si, ormai è qualche anno che lo fanno. Inizialmente no, perché non ero ancora esperto ma poi ho deciso di provare e da allora i testi mi sono sempre venuti bene >> << bhè allora fammi sentire l’ultima canzone che hai composto >> chiesi, curiosa. Sorrise malizioso. << che c’è? >> gli chiesi sospettosa. << niente, te lo dico dopo >> e si girò, ridendo verso i tasti.***
Iniziò con qualche nota ma poi le sue mani si sciolsero e iniziarono a volare sul pianoforte. La melodia prendeva sempre più forma, più senso e sembrava raccontare una dolce storia. Non sapevo quale ma sembrava il sottofondo di una bellissima storia. Iniziava lenta e oscura ma poi si velocizzava fino a prendere un ritmo stabile e dolce. Mille farfalle si formarono nel mio stomaco in quel preciso istante, volteggiavano dentro di me al ritmo della melodia. Oltre a guardare le sue dita volare guardavo anche il suo viso, serio e concentrato. Aveva gli occhi chiusi e mi chiesi a che stesse pensando. Il ritmo cambio e divenne più lento ma continuo, sembrava che quelle note fossero fatte a posta per essere suonate una dopo l’altra. Fino a quando l’ultima nota fece scendere il silenzio nella camera ma anche una lacrima sul mio viso. Si girò verso di me e raccolse la lacrime con un polpastrello. << ti sei.. commossa? >> mi chiese stupito. Io invece mi sentivo una stupida ma niente mi aveva permesso di trattenere quella lacrima. Al solo pensiero di quanto lui fosse dolce, di quanto fosse bella quella melodia.. << scusami, sono una stupida.. ma sei stato bravissimo >> mi complimentai. Sembrava non avesse ascoltato quelle parole. Mi guardava profondo negli occhi, sembrava cercasse qualcosa nel profondo dei miei occhi e anche io cercai di trovare qualcosa nel suo profondo ma vidi solo il riflesso di ciò ciò che stava per accadere. Dolcemente mi spostò i capelli dietro la spalla. << l’ho iniziata a comporre due settimane fa >> disse improvvisamente, senza smettere di guardarmi. << D-due settimane fa? >> non poteva essere possibile, noi due settimane fa ci eravamo conosciuti. << si.. me l’hai ispirata tu. Ho fatto passare un giorno dal nostro incontro ma ogni volta che ti vedevo queste note mi attraversavano la mente fino a quando non le ho unite e mi è uscita questa melodia >> sorrise. Io mi commossi di nuovo e un’altra lacrima scese sul mio viso, la raccolse di nuovo con un altro polpastrello. Mi accarezzò una guancia con la mano e lentamente, insieme avvicinammo i nostri volti. Chiusi gli occhi sospirando. Le nostre labbra ebbero solo il tempo di sfiorarsi leggermente quando qualcuno bussò alla porta e ci allontanammo immediatamente, insieme. Tolse anche la mano dal mio viso e io dal suo. Arrossii violentemente. Velocemente prese un foglio dello spartito e me lo mostrò, facendomi l’occhiolino. << avanti>> rispose, come se niente fosse. Era Charlie. << ehm Bella, dobbiamo andare >> mi alzai all’istante << okay andiamo>> gli sorrisi e iniziai a camminare verso di lui. << che stavate facendo? >> chiese sospettoso. << stavo cercando di far capire a Bella come si suona il pianoforte, anche se è impossibile capirci qualcosa in pochi minuti >> scherzò Edward. ridemmo entrambi. << Ci vediamo Edward. è stato un piacere conoscerti e.. ehm sei bravissimo a suonare. Complimenti! >> mi congratulai con lui, stando al gioco. << ti ringrazio. Anche per me è stato un vero piacere >> disse ma nei suoi occhi leggevo il doppio senso. Sorrisi, arrossendo. Dopo aver salutato tutti e averli ringraziati per la magnifica serata andammo a casa e diedi la buonanotte a tutti. Mi misi il pigiama e andai a letto. Ascoltai il silenzio e improvvisamente Edward incominciò a suonare la stessa melodia che mi aveva suonato prima, quella che mi aveva dedicato, che era riuscito a comporre ispirandosi a me. sorrisi al pensiero. Quello che mi era successo quella sera era qualcosa di molto forte, non sapevo nemmeno io cosa avevo provato in quel momento, quando le nostre labbra si erano sfiorate. Sembrava quasi che le farfalle nate nel mio stomaco dopo aver ascoltato la sua, la mia, la nostra melodia, si fossero raddoppiate e iniziate ad agitarsi come non mai. Mi persi in quella magnifica sensazione e cullata dalla ninna nanna che quella splendida persona mi stava suonando, mi addormentai.
SPOILER:
. << senti Edward per quanto riguarda ieri sera.. >> mi interruppe improvvisamente << sono stato benissimo. È stata una serata stupenda, forse la più bella della mia vita >> continuò, quando io invece volevo scusarmi << sul serio?>> chiesi come una cretina << si, davvero >> ci guardammo negl’occhi fino a quando qualcuno ci separò sgarbatamente spingendomi e per poco non caddi, causa anche del mio scarso equilibrio...
avete letto con la musica di sottofondo?? che ne pensate?? ^^
Buongiornooooo!! sono appena tornata da scuola!! finalmente è sabatoooooo.. se ne parla giovedì adesso ;D
uff questo tempo mi deprime... mi sento così malinconicaaa.. Mah!!
ora non vi annoio più e vi lascio al capitolo!!! ci vediamo in recensioni!!!
bacioniii ^^
Il giorno dopo mi svegliai a causa del forte rumore della pioggia. Mi alzai e dopo essermi vestita andai a fare colazione. Trovai Charlie con un termometro in mano, che lo passava a Sue. Mi accigliai << buongiorno! Chi ha la febbre?>> chiesi, preoccupata. << tesoro buongiorno! Ehm sai portare la porche di Alice con la pioggia? Mi sa che stamattina te la dovrai cavare da sola>> mi disse decisamente dispiaciuto. << Alice ha la febbre?>> chiesi, dispiaciuto e preoccupata. << si, niente di grave. È 37 e mezzo ma se esce, con questo tempo senza dubbi la temperatura si alzerà>> rispose dispiaciuta per me e per la propria figlia. << certo, è normale. È in camera sua?>> chiesi iniziando a camminare verso la sua stanza mentre loro mi risposero di si. Bussai e Alice con mezza voce mi disse di entrare. << Alice! Mi dispiace.>> gli dissi abbracciandola. << non ti avvicinare Bella o la prenderai anche tu e ora non ce lo possiamo permettere. Tra meno di una settimana ci sarà il matrimonio di Rosalie>> mi ricordò. << certo che anche se stai male pensi a tutto>> scherzai. Rise << certo! Tieni queste sono le chiavi della porche>> le prese dal comodino e me le buttò, fortunatamente le riuscii a prendere. << ehm grazie. Ora vado o si farà tardi. Ciao e guarisci>> le augurai senza avvicinarmi ma la salutai semplicemente da lontano. Era vero non potevo ammalarmi proprio adesso che stava per sposarsi Rosalie. Quando andai in cucina,Charlie e Sue erano usciti e mi avevano lasciato un bigliettino, e anche ad Alice. Bella siamo usciti tutti: Charlie è dovuto andare a lavoro che era tardi. Io sono dovuta uscire per alcune commissioni urgenti e dopo devo andare con Rosalie a prendere le bomboniere. Buona giornata! Alice, prendi la medicina che ti ho detto e domani starai meglio. Stai al caldo e non pensare di uscire! Torno preso. Vi voglio bene.
Rimisi il bigliettino di nuovo al suo posto e uscii di casa, prendendo il cappotto e mettendolo, alzando anche il cappuccio per ripararmi dalla violenta pioggia. Appena uscii dal viale del giardino mi ritrovai una Volvo argentata di fronte. Vidi Edward che mi indicava di salire. Aprii lo sportello ed entrai. << Buongiorno! Vieni ti do un passaggio>> mi consigliò. << ehm grazie. Hai saputo di Alice?>> gli chiesi anche per dire qualcosa. << no, cosa è successo?>> chiese allarmato. << niente di grave. Ha la febbre e oggi non viene per questo stavo da sola.>> precisai. << e come saresti andata a scuola?>> mi chiese e nel frattempo avevo avviato il motore. << con la Porche di Alice. Ma non la so portare bene, la sua>> lo informai, imbarazzata. << ah, quindi guidi!?>> certo, lui non sapeva niente di me. << si, certo. Però la patente l’ho presa a Phoenix>> cercai di essere più precisa. Mi guardò << Bella, parlami un po’ di te, non so niente>> notò improvvisamente. << cosa vuoi che ti dica?>> << parlami di tua madre, la tua vita. Hai mai avuto un ragazzo? Tutto quello che vuoi.>> propose. << okay, sembra anche giusto che lo faccia, ma dopo tocca a te>> gli dissi facendogli l’occhiolino. << promesso>> sorrise. << allora sono nata il 13 settembre ed ho diciotto anni, grazie a dio. Ti starai chiedendo perché, sicuramente. Bhè così sono potuta venire a vivere qui>> feci domanda e risposta da sola. << non ho capito>> si accigliò. << ora ti spiego. I miei si sono separati quando avevo sei anni. Diciamo che mia mamma non ha avuto sempre una brillante mente, cambiava ragazzo ogni settimana. Poi ha conosciuto mio padre e entrambi pensassero fosse amore. Sono nata io ma dopo qualche anno mia madre confessò di avere un amante. Così hanno divorziato e io nonostante affidata legalmente a lei, quindi mi sono dovuta trasferire a Phoenix con lei e il suo fidanzato, attuale marito. Qui conoscevo tutti, anche Sue con Alice e Rosalie, sapevo anche della loro storia. Comunque mia madre, non so perché non mi ha mai dato il permesso di venire a trovare mio padre. Non vedevo l’ora di compiere diciotto anni per venire da lui e lasciare lei a casa, con i suoi problemi, di cui fino a poche settimane fa me ne sono occupata io.>> sospirai << mamma mia, che casino. È normale che tu sia già così matura. Quanto riguarda la tua vita “sociale”?> commentò e poi mi chiese di tutto il resto. << si. Avevo pochi amici, tutti snob però. Diciamo che lo erano semplicemente per convenienza, senza essere crudele. Poi, ehm stavano sempre dietro il bello della scuola, che se le faceva tutte>> abbassai lo sguardo e arrossi. << non ti preoccupare Bella, sono consapevole che fino a poco tempo fa ero anche io così, ma ora sono cambiato. Continua..>> mi incoraggiò. << quanto a ragazzi non sono mai stata insieme a qualcuno, mai avuto nemmeno un ragazzo in vita mia e ne vado fiera>> rimase zittito per qualche secondo << in che senso?>> mi chiese sconcertato. << io aspetto il vero amore, e non voglio storielle. Sono una persona seria e abbastanza matura, per la mia età, e cerco la serietà, appunto>> risposi decisa e fiera della risposta. << sei una persona fantastica Bella, sul serio. >> << grazie>> risposi rossa in viso. << ora tocca a te>> gli ricordai. << vero! Allora la mia vera madre è morta per un tumore, molto raro e grave mentre mio padre è stato sempre assente fino a quando ho scoperto che era stato arrestato ma poi ucciso da certi suoi “amici”. Alla morte di mia madre, mentre non trovavano una famiglia a cui affidarmi mi hanno chiusa per due mesi in una casa famiglia, avevo quattro anni. Li se ne vedevano di tutte i colori. Poi quando finalmente i Cullen mi adottarono, l’impatto con questa vita, senza problemi, assolutamente fu tragico. Mi sentivo un pesce fuor d’acqua. Io ero abituato a vivere degli stenti di mia madre, in una casa che era chiamata così solo su un foglio di carta, era tutto diverso e lì ebbe inizio il mio periodo di ribellione. Imparai ad amare i miei genitori, perché loro lo sono, persone meravigliose che nonostante avessero già due bambini piccoli hanno deciso di salvarmi e crescermi con tutti i miei milioni di difetti>> la sua storia era toccante, molto. Rimasi disorientata per un minuto. << perché hai deciso di essere questo tipo di ragazzo?>> abbassò gl’occhi. << i primi tre anni di liceo li ho fatti in una scuola dove tutti sapevano della mia storia perché conoscevano Carlisle e mi prendevano in giro, giudicandomi fin troppo. Così hanno deciso di aiutarmi facendomi trasferire d’istituto e città, anche loro non si trovavano bene lì, ma nonostante tutti mi assicurarono che nessuno sapeva della mia storia, io non li credetti e non volli riaffrontare i giudizi e le offese che avevo subito lì e..>> lo interruppi e continuai al suo posto. << e così hai approfittato della tua bellezza per essere apprezzato>> << giusto! Ma ora, dopo averti conosciuto ho capito che ho sbagliato, che dovevo accettare il mondo per quello che è davvero, egoista e superficiale. Ma non l’ho fatto per paura del giudizio, l’unica cosa che adesso, dopo aver capito, mi consola, è che forse è arrivato anche il mio momento, un aiuto dopo la vita che ho passato>> mi guardò sorridendo. << cosa intendi?>> chiesi, anche se credevo di conoscere la risposta. << tu.. credo che tu sia stata mandata per farmi aprire bene gli occhi e farmi vedere quanto fosse bello il mondo, attraverso te>> sorrise e ricambiai con un altro sorriso. << ecco siamo arrivati. Mi dispiace, ora tutti vedranno da che auto scenderai>> si scusò << non ti preoccupare, non ci deve interessare del giudizio, non più. È solo che il problema sono le nostre famiglie. Non potranno dire niente, siamo vicini punto.>> sorrisi, trovandi una scusa plausibile al passaggio avuto da lui. Scesi dalla macchina e mi avviai con lui all’entrata. << senti Edward per quanto riguarda ieri sera..>> mi interruppe improvvisamente << sono stato benissimo. È stata una serata stupenda, forse la più bella della mia vita>> continuò, quando io invece volevo scusarmi << sul serio?>> chiesi come una cretina << si, davvero>> ci guardammo negl’occhi fino a quando qualcuno ci separò sgarbatamente spingendomi e per poco non caddi, causa anche del mio scarso equilibrio. Per fortuna trovai qualcosa su cui mantenermi. Una ragazza alta, magra e bionda stava davanti a me con le braccia incrociate. Edward corse a prendermi per non farmi cadere. Mi aiutò a riprendere l’equilibrio e si girò verso la ragazza. << Tanya ma che ti passa per la testa?>> chiese Edward a quella ragazza, di nome Tanya. Lei puntò il dito contro di me, parlando << tu! Stai lontana da lui. Lui è mio>> prima che riuscissi a riformulare ogni pensiero possibile, Edward la strattonò per un braccio << tu, invece sparisci, capito? Non trattare mai più Bella così, non ti voglio vedere nemmeno dieci metri vicino a lei, capito?>> disse Edward, arrabbiato. << ma tu..?> stava per dire la pazza. << niente. Sono cambiato, non sono più quello che ti piace, quindi adesso vai a cercarti qualcun altro da scoparti>> gli disse quasi urlando. Lei si allontanò e guardandomi disse un ultima cosa << ti tengo d’occhio>> e se ne andò. Edward mi si avvicinò. << scusami, è una pazza, è una delle tante con cui devo sistemare la situazione. Ti sei fatta male?>> mi chiese cercando di individuare, forse qualche graffio su di me. << no, non ti preoccupare, s-sto bene! Perché hai reagito così?>> chiesi, sbalordita. << nessuno ti deve toccare, non ci devono nemmeno provare. Non ti preoccupare non si farà più vedere. Adesso vai a lezione altrimenti fai tardi.>> suggerì, rassicurandomi. << O-okay. Ci vediamo dopo?>> chiesi, dubbiosa. << certo, ti devo riaccompagnare a casa, sana e salva>> si avvicino lentamente e mi baciò sulla fronte, si girò e se ne andò.
Quando tutte le lezioni finirono mi avviai fuori e trovai Edward vicino alla sua macchina, che appena mi vide, mi fece segno di raggiungerlo, sotto lo sguardo di tutti gli studenti presenti. Lo raggiunsi e salii in macchina. << come è andata la giornata?>> mi chiese, senza far caso a tutte quelle persone attorno che ci guardavano, al contrario di me che li fissavo, impaurita. << B-bene. A te?>> <> disse sorridendo fiero di se. << grazie>> dissi sincera, dal profondo. Per tutto il viaggio non parlammo e quando arrivammo mi lasciò davanti all’entrata per non farmi bagnare. << vai, altrimenti mentre non poso la macchina ti bagni. Ci vediamo>> mi salutò. << grazie, di tutto>> dissi mentre scendevo e lo salutavo con una mano. Raggiunsi in fretta la porta e lo guardai sgommare via chiedendomi dove stesse davvero andando. Guardai la rosa che anche questa mattina avevo trovato nel mio armadietto e sospirai, entrando dentro e chiudendomi la porta alle spalle.
SPOILER CAPITOLO 11:
Qualcuno richiamò la nostra attenzione parlando a microfono. << visto che ci troviamo in questo meraviglioso giardino, propongo ai familiari maschi degli sposi di prendere un fiore a piacere e metterlo nel taschino della giacca>> era una bella idea. Guardai Edward, sapendo già quale avrebbe preso. Si avviò verso quella pianta e strappò delicatamente una rosa blu e se la mise nel taschino sinistro della giacca. Lo sorrisi e lui ricambiò.
Buongiornoooooooo!!! scusate.. avrei dovuto postare ieri, ma non ne ho avuto proprio il tempo!! mi sono connessa pochi minuti e x poco mia madre non mi ammazzava!!! come avete passato il carnevale??? io niente di che.. sono andata a vedere i carri con la mia famiglia -.-" divertentisimo -.-"
Prima di lasciarvi alla lettura del capitolo, che è puramente introduttivo ai festeggiamenti del matrimonio, devo fare una cosa.. anche se in ritardo la devo fare..
AUGURI A TUTTE LE DONNE :D
La settimana successiva passò velocemente, troppo velocemente. Alice, forte come sempre, si riprese in un giorno, in pratica perse solo un giorno di scuola. Fui costretta, a causa degli studenti che ci avevano visto, dire che quel giorno accettai un passaggio da Edward per andare a scuola, visto che mi aveva notato la mia difficoltà a portare la Porche di Alice. Nonostante tutto non vidi Edward per tutto il resto della settimana, a parte di sfuggita nei corridoi, dove avevamo solo il tempo di mandarci uno sguardo e prendere strade opposte. Forse era causato dall’impegno che avevamo entrambi: lui rispettare la, anzi le promesse nei riguardi delle ragazze, ma anche a recuperare corsi di studio, come me del resto, impegnata sempre a studiare. Ma un impegno che ci teneva occupati sempre, ad entrambi, era l’organizzazione e l’avvicinarsi delle nozze di Emmet e Rosalie. Finalmente era arrivato il gran giorno, non se ne poteva più. Il nervosismo da parte dei promessi sposi e delle proprie famiglie era noto a tutti, l’organizzazione era dura, fra abiti, parrucchiere, bomboniere, ricevimento, in pratica dovevamo collaborare tutti. Quella sera andai a dormire presto, visto che il giorno dopo sarebbe stata una lunghissima giornata con dei tacchi vertiginosi al piede. Stranamente quella notte dormii serenamente, senza sognare, forse perché ero dolcemente cullata dalla ninna nanna del pianoforte, che ormai ogni sera, Edward suonava più o meno allo stesso orario. Appena la sveglia suonò, vidi che fuori c’era un sole molto chiaro, e qualche nuvola. Speravo che avrebbe retto fino a tarda serata, per rendere il ricevimento ancora più bello. Andai a farmi doccia e shampoo. Alice accettò, dopo aver fatto una prova, che mi sarei fatta i capelli e il trucco da sola. Fortunatamente avevo imparato per il matrimonio di mia madre e di alcune mie amiche a Phoenix. Arrotolai i capelli, ciocca per ciocca, nella carta argentata e li schiacciai con la piastra calda. Intanto mi iniziai a truccare. Passai un leggero strato, come una crema, il fondotinta sul viso e successivamente un po’ di cipria rosa sulle guance, leggero come se fosse un colore naturale. Misi un ombretto bianco brillantinato, di Alice, sugl’occhi. Il colore, sull’occhio, iniziava con questo bianco e finiva con un blu notte sempre brillantinato, stupendo. Presi la matita nera e tracciai il piccolo angolo dell’occhio con questa. Misi il mascara per rendere le ciglia più lunghe e infine un leggero lucido sulle labbra, trasparente. Decisi di aspettare un altro po’ per sciogliere i capelli quindi iniziai a vestirmi. Misi prima le scarpe per comodità. Queste avevano un tacco altissimo, aperte e bianche con diamanti blu sparsi tra la fascia della scarpa e il tacco, abbinate alla borsa che era identica, ma piccola. Il vestito lo avevo comprato in settimana sotto tortura di Alice; era blu notte, lungo e stretto. Avvolgeva il mio corpo, stranamente, morbidamente. Scendeva leggero a terra, senza essere troppo lungo però. Aveva una scollatura decente, ma comunque metteva in risalto il seno a causa della fascia posta sotto. Aveva delle bretelle sottili di diamanti multicolore, cambiavano con la luce. Infine tirai la carta argentata e venero mille moccoli che sciolsi delicatamente con le dita. Presi i capelli davanti e li attaccai ai lati, sotto gli altri capelli, con delle mollettine. Mi guardai allo specchio e mi piacevo, stavo bene. Presi la borsetta e andai a bussare in camera di Alice che mi disse di entrare. Appena entrai rimanemmo entrambe a bocca aperta nel guardare l’altra. Quel piccolo folletto era bellissimo. un vestito argento che l’avvolgeva delicatamente, senza bretelle. Delle scarpe alte il doppio delle mie abbinate alla borsa. << wow>> dicemmo all’unisono. Scoppiammo a ridere. Il suo trucco era bellissimo, aveva trovato l’ombretto della stessa tonalità del vestito ma brillantinato. Con la matita aveva formato una coda che partiva dall’inizio alla fine dell’occhio e un mascara che apriva in modo pazzesco gli occhi. Un rossetto rosso chiaro, brillantinato. I suoi capelli, nonostante fossero corti erano ben pettinati, lisci ma con le punte volte all’insù. << sei bellissima Ali>> mi congratulai con lei. << io? E ti sei vista tu.. wow>> << ehm grazie>> dissi arrossendo. << ah quasi dimenticavo, tieni questo ti servirà se avrai freddo, lo puoi benissimo mettere in borsetta>> mi disse lanciandomi un giacchino corto fino a sotto il seno, bianco, a maniche a tre quarti, di seta. << grazie>> lo piegai e lo misi nella borsetta. << dai andiamo, la sposa ci aspetta>> disse saltellando. In cucina trovammo Charlie, nervoso col suo smoking. << ehi papà, sei uno schianto>> mi complimentai. si girò per guardarci e rimase a bocca aperta. << wow.. Bella sei>> si corresse << siete bellissime>> << grazie Charlie, ma puoi dirlo che hai una preferenza per tua figlia>> disse Alice, toccandolo col gomito. << è che non ho mai visto Bella così elegante>> disse stupefatto. << bhe nemmeno io>> risposi cercando di essere spiritosa. << Bella andiamo, la sposa non si vuol far vedere, iniziamo ad andare in giardino>> disse Alice, dispiaciuta. << d’accordo, ci vediamo dopo papà>> gli dissi, sorridendo. Andammo in giardino dove si sarebbe svolta la cerimonia e il ricevimento, sul giardino del retro, più spazioso. Quando uscii rimasi senza fiato, avevano messo un gazebo al centro del giardino, adornato di fiori, tante rose, più che altro bianche. C’erano tanti veli attaccati da un palo all’altro. Il prete era già arrivato e guardava l’orologio, sotto al gazebo. C’erano delle sedie per far accomodare gli ospiti, che in pratica erano tutti i parenti di Sue e di Emmet, forse una cinquantina. Ma la cerimonia l’avrebbero seguita solo i parenti stretti, noi. Ci andammo a sedere nella seconda fila di sedie, poiché alla prima ci dovevano essere i genitori degli sposi. Notai che c’era un pianoforte vicino al gazebo. Ma in quel momento fui distratta da qualcos’altro di molto più bello. Edward aveva fatto la sua entrata aggiustandosi i capelli, scompigliati dal vento con la mano. Aveva il classico completo nero elegante da cerimonia, con una camicia bianca e la cravatta blu, che rispecchiava nei suoi occhi verdi, smeraldo. Si guardò intorno mentre raggiungeva il pianoforte e incontrò i miei occhi. Nonostante fossi seduta mi guardò dalla testa ai piedi, strabuzzò gli occhi continuandomi a guardare. Arrossii mentre lui iniziò a sorridere. Qualcuno richiamò la nostra attenzione parlando a microfono. << visto che ci troviamo in questo meraviglioso giardino, propongo ai familiari maschi degli sposi di prendere un fiore a piacere e metterlo nel taschino della giacca>> era una bella idea. Guardai Edward, sapendo già quale avrebbe preso. Si avviò verso quella pianta e strappò delicatamente una rosa blu e se la mise nel taschino sinistro della giacca. Lo sorrisi e lui ricambiò. Qualcuno lo chiamò facendogli uno strano segno, lui si sedette a pianoforte, concentrandosi. Arrivò Emmet, impeccabile nel suo completo da sposo e si posizionò sotto al gazebo. Capii solo allora che Edward avrebbe dovuto suonare la marcia nuziale per l’entrata di Rosalie. Si concentrò ed iniziò. Rosalie, con a fianco mio padre, iniziò a camminare lentamente verso il suo sposo. Fui un po’ gelosa di mio padre, ma sapevo che questo matrimonio non era niente a confronto di quando sarebbe stato il mio. Sorrisi, quasi commovendomi. La cerimonia andò tutto bene, cercai di concentrarmi sulle loro parole e su Rosalie. Era bellissima. I capelli lisci scendevano in sinuosi boccoli, dorati. Il vestito bianco, lunghissimo con una coda bellissima e stretto era adornato di rose sulle riprese della gonna. Era a bretelle sottili, ma il velo, lunghissimo la copriva. Nonostante tutto, seguii la cerimonia, ogni tanto ero costretta a guardare Edward, che faceva altrettanto. Gli sposi si scambiarono le fedi e il parroco li dichiarò marito e moglie. Noi scoppiammo in un forte e lungo applauso mentre loro simboleggiavano l’inizio di una nuova, lunga vita insieme, con un bacio, un tenero e lungo bacio. Emmet prese in braccio Rosalie e la portò dall’altra parte del giardino dove tutto era preparato per il ricevimento. Ci avviammo anche noi dall’altra parte del giardino, tutti sorridenti e pronti, a festeggiare questo meraviglioso giorno.
SPOILER:
Mi girai improvvisamente a guardare chi si stava sedendo al mio fianco, sentito il tumore della sedia. Era un ragazzo che non conoscevo ma molto bello, sicuramente un invitato. << come può tanta bellezza rimanere qui, da sola?>> mi chiese, invadente. << tu sei..? >> chiesi leggermente sgarbata vista la sua sfacciataggine. << ah vero, piacere sono Aro, un amico Di Jasper. Tu sei?>> disse allungando la mano. Prima che potessi rispondere, qualcuno lo fece al posto mio. << non so se ti interessa chi io sia, ma comunque sono qualcuno che tra poco ti spacca la faccia se non te ne vai>> Edward con un sorriso sghembo era intervenuto. Il ragazzo alzò lo sguardo e appena vide Edward fu scosso da un brivido e si alzò immediatamente. << ehm ciao Edward, vedo che non sei cambiato>> disse come se volesse scusarsi. << ecco bravo hai visto bene, quindi smamma Aro>> suggerì facendosi spazio e sedendosi sulla sedia su cui era seduto prima Aro. << si, certo. Scusi il disturbo signorina>> disse come per salutare e scappò via. Alzai un ciglio guardando la scena e girai lo sguardo verso Edward << cosa gli hai fatto??>> gli chiesi smarrita. Rise << diciamo che ha il brutto vizio di toccare le cose a cui tengo molto e una volta ne ha dovuto pagare le conseguenze>>
Buongiornooo!! finalmente è sabatooo :D come va ragazzuole?? a me tutto bene, a parte qualche problemino che ho alla vista da un paio di giorni.. sia al computer che sui libri, quando vedo le lettere queste iniziano a girare e le vedo sfocate come se ci fosse una lente di ingrandimento davanti.. Mah!!
finalmente siamo arrivate al capitolo del matrimonio... spero che sia di vostro gusto!! vi aspetto nelle recensioni...
Un bacione ^^
e grazie a tutte :D
Ciò che vidi dall’altra parte del giardino, cioè dove si sarebbe svolto il ricevimento del matrimonio, mi stupì peggio ancora di quanto avevo visto dalla parte dove si era celebrata la cerimonia. Il giardino sul retro era il doppio di quello davanti, ma ero spoglio, c’erano tre o quattro alberi sparsi e niente più, nemmeno un fiore. Ma comunque era stato preparato in un modo fantastico. C’erano tanti tavolini rotondi, di ferro, sparsi per il giardino, coperti ognuno da una tovaglia bianca, ricamata. Al centro di ognuno di questi c’era un vasetto piccolo con un solo fiore, che cambiava da tavolo a tavolo. Le sedie erano minimo cinque per ogni tavolo, in modo da far accomodare tutti gli ospiti. Al centro del giardino c’era un tavolo più grande dove sedevano gli sposi e i testimoni di nozze, Jasper ed Alice. I piatti erano tutti di ceramica, bellissimi, come il resto d’altronde. Alla fine del giardino c’era un tavolo lunghissimo con tutti gli assaggi di cibo. Per il matrimonio avevano chiamato un servizio di catering e potevo dire che erano stati fantastici. C’erano tulle appesi dappertutto, era bellissimi. All’entrata c’era un cartellone poggiato sul un tre piedi di legno dove c’era scritto il numero del tavolo e le persone che lo componevano. Cercai il mio e vidi che stavo nel tavolo con Charlie, Sue, Carlisle, Esme ed Edward. perfetto!! Questo sarebbe stato il matrimonio più lungo della mia vita.
Raggiunsi il tavolo dove non c’era ancora nessuno e posai la borsetta su una sedia. Andai a cercare gli sposi, che stavano facendo le foto sull’altro giardino. Mi avvicinai e gli augurai tantissimi auguri. Ritornai a quel giardino e vidi che le persone erano aumentate, e al mio tavolo c’erano già Esme e Carlisle. Vidi che dall’altra parte del giardino stavano montando un impianto stereo, di sicuro avrebbero messo anche la musica, per ballare. Mi avvicinai al mio tavolo e mi avvicinai ai signori Cullen. << Carlisle, Esme, tantissimi auguri anche a voi>> dissi avvicinandomi e baciandogli le guance, infondo erano i genitori. << grazie tesoro, vieni siediti>> mi disse gentilmente Esme, indicandomi la sedia. Mi sedetti, sorridendo. << allora, come ci si sente essere genitori di un figlio sposato?>> dissi per rompere il ghiaccio. << strano, parecchio>> confessò Esme. << si, ma è una sensazione che dovranno provare tutti un giorno.. anche tuo padre, con te>> continuò Carlisle. << E’ vero>> confermai, arrossendo. Arrivarono Charlie e Sue, la quale diedi gli auguri. Si sedettero e iniziarono a discutere dei fatti loro, fino a quando non arrivò Edward, in tutta la sua bellezza e si sedette, salutando educatamente tutti, sulla sedia rimasta, quella al mio fianco. Ci guardammo negl’occhi e vidi che combatteva contro la voglia di parlarmi, proprio come stavo combattendo io. Vidi la sua mano alzarsi lentamente ed avvicinarsi per poco al mio viso quando mio padre richiamò la sua attenzione e distolse subito la sguardo dai miei occhi e contemporaneamente ritrasse la mano. << complimenti Edward, sei stato bravissimo con il pianoforte>> si congratulò, seriamente. << la ringrazio Charlie>> rispose educato Edward. << ti prego Edward ti ho detto tante volte di darmi del tu, siamo vicini, buoni vicini>> suggerì mio padre. << va bene, come vuol... come vuoi Charlie>> si corresse. Risero. << ah l’aperitivo è pronto. Andiamo>> disse Carlisle alzandosi e aiutando la moglie a fare altrettanto. Mio padre lo imitò e andarono a prendere, compreso Edward, l’aperitivo e a salutare gl’ospiti. Io rimasi lì a godermi quel poco di tranquillità che oggi sembrava inesistente. Cercai di non pensare, ma nel farlo stavo comunque pensando a Edward e a tutto il casino in cui mi stavo tuffando. Ma non potevo farci niente, da quando lo avevo conosciuto in quel giardino non facevo altro che pensare a lui, e alla persona fantastica che era e che nessuno conosceva. Mi girai improvvisamente a guardare chi si stava sedendo al mio fianco, sentito il tumore della sedia. Era un ragazzo che non conoscevo ma molto bello, sicuramente un invitato. << come può tanta bellezza rimanere qui, da sola?>> mi chiese, invadente. << tu sei..? >> chiesi leggermente sgarbata vista la sua sfacciataggine. << ah vero, piacere sono Aro, un amico Di Jasper. Tu sei?>> disse allungando la mano. Prima che potessi rispondere, qualcuno lo fece al posto mio. << non so se ti interessa chi io sia, ma comunque sono qualcuno che tra poco ti spacca la faccia se non te ne vai>> Edward con un sorriso sghembo era intervenuto. Il ragazzo alzò lo sguardo e appena vide Edward fu scosso da un brivido e si alzò immediatamente. << ehm ciao Edward, vedo che non sei cambiato>> disse come se volesse scusarsi. << ecco bravo hai visto bene, quindi smamma Aro>> suggerì facendosi spazio e sedendosi sulla sedia su cui era seduto prima Aro. << si, certo. Scusi il disturbo signorina>> disse come per salutare e scappò via. Alzai un ciglio guardando la scena e girai lo sguardo verso Edward << cosa gli hai fatto??>> gli chiesi smarrita. Rise << diciamo che ha il brutto vizio di toccare le cose a cui tengo molto e una volta ne ha dovuto pagare le conseguenze>> disse sfacciato. << non ti domando come, perché conoscendoti per quel poco ormai, ho capito cosa hai fatto.>> rise << brava>> si complimentò. << e quindi io sarei una cosa a cui tieni molto?>> chiesi provocandolo. << tieni ti ho preso l’aperitivo>> disse porgendomi il calice. << oh grazie>> risposi prendendo il bicchiere e bevendo un po’, mentre lui faceva lo stesso. << allora?>> chiesi insistente. << allora cosa?>> rispose facendo finta di non ricordare di cosa stessimo parlando. Sbuffai << io sarei una cosa a cui tieni molto?>> ripetei. Si avvicinò verso di me. << a cui tengo? Sarebbe un eufemismo dire così. Tu sei molto di più per me, ormai>> rispose stupendomi. Mi si illuminarono gli occhi. Mi sorrise diventando improvvisamente serio << non so cosa mi sta succedendo, Bella. Da quando ti ho conosciuto sono cambiato totalmente e mi disgusta pensare di tornare quello di prima. Anche al solo pensiero mi viene il volta stomaco. Tu invece, tu mi fai guardare il mondo da una prospettiva diversa, come se questi occhi non fossero i miei, che erano abituati a vedere tutto come uno squallido oggetto da usare. Con te mi voglio godere ogni attimo, ogni minimo gesto anche il più insignificante, ogni parola, anche la più assurda, ma me le voglio godere queste cose. Con te, anche quando non sono dell’umore perfetto, appena ti vedo un sorriso mi nasce spontaneo e la voglia di accarezzarti mi tiene impegnato per tutto il tempo che mi stai vicina.>> dichiarò improvvisamente lasciandomi letteralmente senza parole. Non ci potevo crede, era tutto surreale, una fantasia diventato ormai sogno, un meraviglioso sogno. << Edward io...>> stavo per iniziare a dire quando arrivarono i nostri genitori e dovemmo girarci ognuno dal lato opposto facendo finta che in quegl’ultimi due minuti non fosse successo niente. Al ricordo stavo per piangere, tanto erano belle quelle parole. Ogni tanto lo guardavo e lui faceva lo stesso. Mi accorsi che diventò buio solo quando delle luci, tra gli alberi si illuminarono, insieme ai lampioni, era uno spettacolo. Misero la musica di sottofondo fino a quando alzarono il volume per divertirsi tutti quanti insieme, mezzi ubriachi dal vino bevuto durante tutto il ricevimento. Le risate non mancarono, nel guardare quelle persone che si sfrenavano fino a quando arrivò il buio totale, illuminato solo dalla luce dei lampioni, delle lampadine fra gl’alberi e dalla luce che irradiava la luna piena, era bellissima. In microfonista annunciò che era il momento di ballare un lento, in cui gli sposi dovevano aprire le danze. Emmet porse delicatamente la mano a Rosalie che l’afferrò alzandosi dalla sedia su cui era seduta. Raggiunsero in poco tempo il centro della pista da ballo, che si era formata, e iniziarono a ballare, lentamente a ritmo di quella dolce musica. Charlie e Sue andarono a ballare come fecero Carlisle ed Esme. Jasper invitò Alice che era impaziente di essere invitata a ballare. Tutti si trovavano a ballare abbracciati, teneramente. Una voglia matta di afferrare Edward e portarlo al centro della pista per essere stretta a lui e ballare lentamente si sprigionò in me, ma ero consapevole di non poterlo fare eppure quando Edward si alzò rimasi stupita. << Ti fidi di me?>> disse porgendomi una mano. L’afferrai. << più di qualsiasi altra cosa>> mi alzai e lo seguii. Per fortuna nessuno ci vide perché non passammo sotto alle luci e fra le tante persone che c’erano non potevano notarci. Raggiungemmo l’altro giardino dove comunque la musica, dolce e bellissima, si sentiva. << Ti va di.. ballare?>> mi chiese inchinandosi da perfetto gentiluomo. Sorrisi e battei le ciglia più volte per provare che questa fosse la realtà e non un sogno. Afferrai la sua mano e senza parlare capì che la mia risposta era un si. Iniziammo a ballare distaccati ma lentamente si avvicinammo, fino a quando lui non mi strinse al suo petto, abbracciandomi teneramente.
<< E’ tutto complicato e lo sarà sempre, tutti mi vedranno sempre in quel modo ma io sono davvero cambiato Bella, credimi>> bisbigliò improvvisamente per non interrompere il momento. Si staccò da me per guardarmi negl’occhi << Bella, ho capito cosa mi è successo, perché sono cambiato.. per te>> mi informò, diventando improvvisamente serio. << cosa?>> chiesi curiosa ma nello stesso momento stavo tremando dalla paura di sapere la risposta. << non mi è mai capitato ma sono sicuro che sia quello il motivo. Bella, io mi sono innamorato.. di te. Io ti amo più di qualsiasi cosa al mondo, senza limiti. Certo ti sembrerà stupido perché ci conosciamo solo la tre settimane e sappiamo poco e niente di noi, anche perché il tempo e le persone ce lo impediscono, ma non ci posso fare niente, da quando ti ho guardato negl’occhi ho capito che per me saresti stata speciale.>> dichiarò sicuro di sé stesso ma nello stesso tempo impaurito da una mia probabile reazione negativa. Forse lo avrei dovuto dichiarare pazzo perché era vero, non ci conoscevamo per niente, ma per me era come se lo conoscessi da tanto tempo, come se io e lui fossimo stati creati per stare insieme, da sempre e per sempre. Ma in quel preciso istante non potei fare altro che sorridere e accettare la verità anche dalla mia parte. Si, ero innamorata di lui, pazzamente innamorata. Lo spiegava la voglia di toccarlo, di sentirlo, di vederlo, la voglia di stringerlo, di sentire la sua voce, di farmi accarezzare il viso. Lo pensavo sempre e appena lo vedevo e si avvicinava a me, nascevano mille farfalle nel mio stomaco che si agitavano. E ogni volta, a maggior ragione il quel momento , il mio cuore perdeva dei battiti per poi ricominciare a battere più veloce di prima. Ogni volta che lo vedevo era come se non respirassi, come se mi dimenticassi di respirare. E dopo quelle parole non potevo fare altro che sorridere e accettare le cose per quelle che stanno. Sospirai e lo guardai negl’occhi perdendomi in quel verde smeraldo. << io ho paura>> confessai, come risposta. Si accigliò e diventò teso. << paura?>> chiese, ansioso. << di perderti. Di dirti quello che sento veramente e poi di perderti, per sempre. Ho paura delle complicazioni che sono il doppio delle cose che stanno dalla nostra parte.>> confessai senza pudore. << tu non ti devi preoccupare, perché qualsiasi saranno le tue parole le accetterò e rimarrò qui ad essere qualcuno per te>> mi incoraggiò. << ti può sembrare stupido e falso, ma non lo è. Edward, anche io ti amo. Appena non ti vedo mi manchi, e non faccio altro che pensarti. Appena ti vedo il mio cuore perde battiti per ricominciare a battere più veloce che mai, proprio come il mio respiro. E ho voglia di toccarti, di stringerti ogni volta che mi sei accanto>> dichiarai, stupendolo letteralmente. Mi preoccupai per la sua reazione ma tutto ciò finì quando lo vidi sorridere. << sono.. felice, dopo tanto tempo>> confessò infine. << e io credo di aver trovato il mio posto nel mondo>> risposi. Mi accarezzò dolcemente una guancia che dalla timidezza era diventata rossa, bollente. Al contatto con le sue dita, no perché erano fredde ma perché erano le sue, rabbrividii. Chiusi gl’occhi per assaporarmi il momento. << Ti amo>> disse, in quel momento meraviglioso. << ti amo anch’io>> dissi aprendo gli occhi e guardando nel riflesso dei suoi occhi quello che stava succedendo, che finalmente stava accadendo, che da tanto tempo non vedevo l’ora accadesse. Si avvicinava sempre di più a me e io lo aiutavo a diminuire la distanza, avvicinandomi a mia volta. con una mano raggiunsi i suoi capelli e li afferrai dolcemente, con l’altra la sua spalla. Lui mentre con una mano accarezzava ancora la mia guancia, con l’altro mi prese per il fianco. Le nostre labbra si sfiorarono delicatamente come se volessimo prolungare quel momento, in cui improvvisamente le farfalle si raddoppiarono e iniziarono a ballare a ritmo della musica, che dolcemente faceva ancora da sotto fondo a quel bellissimo e indimenticabile momento. Poggiò dolcemente le sue labbra sulle mie, una, due, tre quattro volte. Aprii delicatamente la bocca dopo che lo fece anche lui e ci abbandonammo a un bellissimo bacio, pieno di urgenza, urgenza di averci, di appartenerci, finalmente. Si poteva benissimo capire dal nostro bacio che entrambi non vedevamo l’ora che questo momento, ancora migliore di quanto previsto, arrivasse. Sentivo il sapore della sua lingua, dolce ma nello stesso momento salato, sulla mia. Appena ci staccavamo, incominciavamo a baciarci di nuovo, la voglia non si saziava mai. Cercai di tornare con i piedi per terra e fra un bacio ed un altro notai che la musica era terminata e molto probabilmente qualcuno sarebbe venuto a cercarci. Lo baciai per l’ultima volta sussurrando un Ti amo contro le sue labbra, mi allontanai e lo guardai negl’occhi, che riflettevano la stessa mia felicità. << anch’io ti amo, tanto>> sorrisi alle sue parole, anche se già le avevo sentite prima del nostro bacio. << ho raggiunto la felicità, questi sono stati i dieci minuti più belli della mia vita>> dichiarò infine. Lo abbracciai poggiando la testa sul suo petto, ma improvvisamente, anche se dolcemente, mi allontanò e si abbassò. << Bella!>> sentii la voce di mio padre, chiamarmi e capii perché Edward si era allontanato da me. << papà! Sono qui>> lo avvertii. << bella! Oh Edward che ci fate voi qui, da soli?>> chiese Charlie, sospettoso. << Edward mi stava facendo vedere quali fossero i suoi fiori preferiti.>> dissi mentendo spudoratamente. << ah ehm Edward che fai a terra?>> chiese Charlie, vedendo Edward accovacciato a terra, questo lo volevo capire anche io. << sto cercando l’orecchino che Bella ha perso>> disse, fingendo da vero attore. << Bella, hai perso un orecchino?>> disse scrutando nel buoi se avessi veramente un orecchino mancante. << si, Edward mi sta aiutando visto che non riesco a vedere niente>> << ah capito! Bhè quando avete fatto venite, tra poco ci sarà il taglio della torta>> ci avvertì, girando le spalle e andandosene dall’altra parte. Decisi di controllare se se ne stava andando davvero. Edward mi abbracciò da dietro baciandomi la guancia. Un brivido mi percorse la schiena. Mi girai e lo bacia sulle labbra. << sarà meglio se andiamo o sospetteranno di noi>> dissi, tra un bacio ed un altro. Sorrise << giusto, ma non ti voglio lasciare>> commentò, dispiaciuto. << neanche io, ma è il pegno che dobbiamo pagare per il casino in cui ci siamo cacciati>> dedussi. << giusto. Ma ce la faremo>> promise. << mi prometti che non scomparirai?>> gli chiesi poggiando la mia testa sul suo petto. Le sue braccia mi avvolsero stringendomi a lui. Mi baciò il capelli. << te lo prometto amore mio, te lo prometto>>.
SPOILER:
Mi alzai e andai a lavarmi. Mi vestii e andai in cucina, dove trovai Alice a mangiare una brioche. << buongiorno>> gli dissi sorridendo addormentata. << buongiorno>> << dove sono tutti?>> chiesi guardandomi intorno. << sono usciti.. visto che tu hai fatto un po’ di ritardo>> mi rinfacciò. << si è vero, scusa. Ma stamattina non riuscivo proprio ad aprire gli occhi e mi fanno male i piedi>> gli dissi puntandogli gl’occhi addosso. << per essere belle bisogna soffrire, e ieri lo eri. Tutti i ragazzi ti hanno letteralmente mangiato gl’occhi, compreso Edward>> notò Alice. Accidenti! Io non sapevo mentire, in questi giorni me l’ero cavala perché c’era lui con me. << che c’entra Edward, adesso?>> chiesi sospettosa. << non dirmi che non hai notato come ti guarda e soprattutto ieri, ti mangia con gli occhi e non dire che non è vero. Ma non cadere nella sua trappola Bella, non farlo.>> mi avvertì Alice. << ma se hai detto che ultimamente era cambiato>>
<< la volpe perde il pelo ma non il vizio, Bella. Chi può dire che si è comportato così anche con le altre!?>> ..
Buongiornooooooooo!! che bello oggi neinteee scuolaa!! dei ragazzi hanno buttato la creolina e hanno dovuto chiudere la scuola ( O.o)!!
ecco il capitoletto!! oggi sono di poche parole.. quindi mi limito a ringraziare tutte le persone che mi seguono e che recensiscono.. mi rendete felicissima!!
Un bacione ^^
Il mattino dopo ero davvero esausta, non riuscivo a muovere un muscolo e nemmeno ad aprire gl’occhi, quando la sveglia suonò. Decisi di rimanere ancora qualche minuto sotto le coperte e chiusi gli occhi, pensando alla fantastica giornata che avevo trascorso il giorno prima.
Dopo la promessa che Edward mi aveva fatto, ci eravamo scambiati un ultimo bacio e raggiungemmo gli altri, che avevo iniziato il conto alla rovescia per il taglio della torta. Ognuno mangiò la propria fetta, io mi sedetti al mio tavolo, stanca per essere stata un sacco di tempo in piedi, sui tacchi. Per tutto il tempo non feci altro che guardare Edward che sorrideva distratto alle persone. Pensavo continuamente alle parole che ci eravamo detti e a quel bacio.. La serata trascorse tranquillamente fino a quando salutammo gli sposi che partirono subito, dopo essersi cambiati, per il viaggio di nozze. Dopo aver ordinato il minimo e indispensabile andammo tutti a dormire augurando la buonanotte, che Edward mi mimò con le labbra mandandomi un bacio. Nonostante tutto, la sera dopo essermi svestita e struccata, mi addormentai subito.
Mi alzai e andai a lavarmi. Mi vestii e andai in cucina, dove trovai Alice a mangiare una brioche. << buongiorno>> gli dissi sorridendo addormentata. << buongiorno>> << dove sono tutti?>> chiesi guardandomi intorno. << sono usciti.. visto che tu hai fatto un po’ di ritardo>> mi rinfacciò. << si è vero, scusa. Ma stamattina non riuscivo proprio ad aprire gli occhi e mi fanno male i piedi>> gli dissi puntandogli gl’occhi addosso. << per essere belle bisogna soffrire, e ieri lo eri. Tutti i ragazzi ti hanno letteralmente mangiato gl’occhi, compreso Edward>> notò Alice. Accidenti! Io non sapevo mentire, in questi giorni me l’ero cavala perché c’era lui con me. << che c’entra Edward, adesso?>> chiesi sospettosa. << non dirmi che non hai notato come ti guarda e soprattutto ieri, ti mangia con gli occhi e non dire che non è vero. Ma non cadere nella sua trappola Bella, non farlo.>> mi avvertì Alice. << ma se hai detto che ultimamente era cambiato>> << la volpe perde il pelo ma non il vizio, Bella. Chi può dire che si è comportato così anche con le altre!?>> mi chiese Alice, mentre chiudemmo la porta e salimmo in macchina. << così, come scusa?non capisco>> cercai di fingere quanto meglio. << provocatore. Comunque tuo padre dice che sei matura e sai prendere le giuste scelte>> mi informò. << scusa Ali ma non capisco niente di quello che stai dicendo, meglio chiudere qui il discorso che già la testa mi scoppia>> finsi, prendendomi la testa fra le mani e chiudendo gl’occhi, ma in fondo era vero ch la testa mi scoppiava. Arrivammo a scuola e la campanella suonò, scappammo entrambe alle proprie lezioni, corsi all’armadietto per prendere il libri di biologia. Appena aprii l’armadietto qualcosa cadde insieme ad una rosa, blu. era un foglietto con su scritto Ti amo con una grafia perfetta. Sorrisi e posai il bigliettino in tasca, correndo verso l’aula. Al mio solito, persi l’equilibrio e caddi a sedere a terra, e tutti i libri che avevo fra le mani si sparpagliarono a terra. << accidenti!>> un ombra mi tolse la luce ed eccolo il mio miracolo personale. Mi sorrise e mi porse una mano per aiutarmi a mettermi in piedi. << ehilà vicina, sempre sbadata eh!?>> finse da vero attore, ma i suoi occhi, tuffati nei miei, dicevano tutti. << ciao Edward. eh si!>> mi abbassai per prendere i libri ma mi fece segno di restare ferma, si abbassò e li prese lui. Raccolse qualcosa e me lo porse << tieni hai perso questo>> era il bigliettino che avevo trovato nell’armadietto, lo misi in tasca e lo guardai negl’occhi, che dicevano tutto. < su dai andiamo a lezione, questi te li porto io>> disse riferendosi ai libri. << grazie>> farfugliai, con un doppio senso. Arrivati in classe ci accomodammo e il professore ci informò che quel giorno avremo visto un film. Spense le luci e mise un documentario che parlava delle cellule animali e umane, che sinceramente non ebbe la mia attenzione. Strinsi le braccia al petto con le mani serrate in un pugno, per cercare di mantenere il controllo, visto che la voglia di toccarlo, abbracciarlo e assaggiare le sue labbra era molto forte. Quell’ora sembrava non terminare più, e l’atteso suono della campanella fu decisamente un sollievo. Mi stiracchiai sotto il suo sguardo meravigliato. Sorrisi e mi alzai prendendo i libri. Uscirono tutti dalla classe compreso il professore, mentre sistemavo i libri in borsa. le sue forti braccia mi abbracciarono da dietro e mi baciarono il lobo dell’orecchio. << oddio quanto mi sei mancata>> commentò. Quelle parole crearono una bramosia in me e mi girai, afferrandolo per i capelli, dolcemente, lo avvicinai e gli diedi un breve bacio. Ci staccammo dopo nemmeno un paio di secondi e mi guardò soddisfatto. << questo vuol dire che ti sono mancato anche io?>> mi chiese seducente. << decisamente>> risposi facendomi scappare un altro bacio. << cosa hai da fare stasera?>> mi chiese improvvisamente. << ehm niente. Perché?>> chiesi curiosa. << visto che sono sicuro che Alice è sospettosa è meglio non uscire, ma volevo il permesso per fare una cosa>> << dimmi>> lo incoraggiai. << stasera verso le nove, quando vuoi, vieni in camera mia, attraverso la porta>> mi suggerì. Improvvisamente mi sentii raggelare e lui notò la mia espressione. mi accarezzò una guancia. << tranquilla Bella, non voglio fare niente. Così per stare un po’ insieme e per raccontarci un po’ di noi. Se vuoi posso suonare qualcosa e poi andiamo a dormire. Va bene?>> mi disse dolcemente. << va bene. Ora devo andare>> << certo, anche io. Ti amo>> risposi con un baciò veloce e me ne andai.
La giornata passò veloce e a lui non lo vidi più. Appena tornammo a casa feci velocemente i compiti e cenai. Infine dichiarai di essere molto stanca e augurai la buonanotte, andando in camera mia e chiudendola lentamente a chiave. Andai a fare una doccia, indossai una tuta, lasciai i capelli sciolti e mi avviai verso la porta che conduceva alle scale. Mi fermai di fronte a quella porta che forse me ne avrebbe fatte aprire molte altre, nella mia vita. Sospirai e girai la maniglia.
SPOILER:
Mi baciò dolcemente, fino a quando mi sorprese alzandosi e prendendomi improvvisamente in braccio. << ma che fai? Mettimi giù.. dai>> mi lamentai. << no.. non ti metto giù>> disse ridendo. Mi portò a sedere sul letto e si mise accanto a me. le coperte erano già tirate giù. << che fai?>> chiesi rossa come un peperone. << ti metto comoda. Voglio parlare con te>> confessò diventando improvvisamente serio. Mi strinsi le gambe al petto, poggiando la testa sulle ginocchia. << ok, dimmi. Anche se mi sto preoccupando>> un sorriso serio nacque sulle sue labbra. Mi diedi un breve e lieve bacio e iniziò a parlare. << Non so da dove cominciare>> confessò imbarazzato. << dall’inizio?>> suggerii.
Buonpomeriiiggiooo!! non ho molto da dirvi oltre a ringraziarvi ^^
ora scappo che ci sono "persone" che non mi danno treguaaa!! ci vediamo nei commentiii
Baci^^
Rimasi lì impalata, con la porta aperta, ferma e zitta per circa due minuti. Ciò che vidi mi lasciò letteralmente senza fiato, era un sorpresa, una enorme sorpresa. Le scale erano ricoperte di tanti petali blu e su ogni scalino, alla sua destra e alla sinistra c’era una candela accesa, che indicata la strada da percorrere. Lentamente entrai, senza nemmeno accendere la luce visto che le candele indicavano la strada. Mi chiusi la porta alle spalle e con un passo lento iniziai a salire, godendomi quella nuova sensazione, di essere amata. Quando arrivai davanti alla porta trovai una rosa blu, la presi e la odorai. Appoggiai l’orecchio alla porta per vedere se ci fosse qualcuno e sentivo solo il silenzio. Lentamente bussai e subito venne ad $aprirmi, sorridente. Mi sorpresi nel vederlo e arrossii all’istante. Indossava solo un pantalone della tuta, sopra non aveva niente e mostrava in tutta la sua bellezza il suo fisico. I suoi addominali erano ben scolpiti, non potei evitare di notarlo, portava il pantalone a vita a bassa mostrando tutte le sue forme. Lo guardai in viso e notai che aveva il capelli bagnati, che rendevano ancora più chiari i suoi occhi. Mi sorrise e mi fece spazio per entrare. << vieni, siediti. Scusa se mi trovi in queste condizioni ma ogni volta che esco dalla doccia ho un gran caldo, vado subito a vestirmi>> chiuse la porta e fece per andare in bagno. << non ti preoccupare, se hai caldo...>> dissi io arrossendo ancora di più. << sicura che non ti mette a disagio?>> mi chiese dolcemente, avvicinandosi e accarezzandomi la guancia rossa. Feci segno di no col capo. Lentamente si avvicinò e mi baciò la guancia, spostandosi lentamente verso le labbra fino ad arrivare a baciarle. << quanto mi sei mancata>> sussurrò tra un bacio ed un altro. << sei sicuro che non ci scoprono?>> chiesi leggermente in ansia. << tu hai chiuso la porta a chiave, di camera tua?>> chiese dandomi un tenero pizzicotto sotto al mento. << si..>> << perfetto, anche questa è chiusa>> sorrise. << le scale.. è stato bellissimo, grazie>> dissi arrossendo in modo violento, dopo un minuto di silenzio << è solo un banale modo per dirti quanto ti amo>> si giustificò dandomi un altro bacio. << e io come posso dimostrarti di amarti?>> chiesi, accarezzandolo. << come stai facendo, mi hai dato il tuo cuore e ti stai fidando di me, sono io quello che deve essere perdonato>> fece spallucce, teneramente. << vedremo..>> dissi spiritosa. << allora che facciamo stasera?>> chiesi alzando le spalle. Si aggiustò i capelli con la mano << mm che ti andrebbe di fare?>> propose << non saprei..>> << facciamo una cosa, ora ti suono qualcosa e poi ci sediamo e chiacchieriamo un po’, per conoscerci meglio, va bene amore mio?>> mi fermai sull’ultima parola e non pensai a più niente, non riuscii a dare un senso logico alle altre parole. << C-come mi ha chiamata?>> chiesi allibita. << amore mio, tu sei il mio amore, ecco..>> mi disse ridendo e iniziando a farmi il solletico sui fianchi. Iniziai a ridere come una matta e per non farmi urlare troppo, cercò di ammutolirmi con dei baci. << basta.. ti.. prego>> dissi tra una risata ed un’altra. << va bene, ma solo per questa volta>> disse maliziosa. Ridemmo entrambi. << dai vieni>> si alzò e prendendomi per mano mi tirò verso lo sgabello lungo del pianoforte. Ci sedemmo e guardandomi negl’occhi, capì che volevo riascoltare, dal vivo la mia ninna nanna. Posò gli occhi sul pianoforte e iniziò a suonare, volando dolcemente con le dita sui tasti. La melodia continuava e più le farfalle nel mio stomaco aumentavano. Suonò per almeno dieci minuti, appena finiva una melodia riattaccava dirittamente con l’altra senza alzare le dita dai tasti. Con un’ultima nota terminò. Alzò lo sguardo e mi guardò negl’occhi. << quella all’inizio, quella dell’altra volta è la tua ninna nanna>> mi disse accarezzandomi la guancia con le mani ghiacciate. << Ti amo>> riuscii solo a dire. Mi baciò dolcemente, fino a quando mi sorprese alzandosi e prendendomi improvvisamente in braccio. << ma che fai? Mettimi giù.. dai>> mi lamentai. << no.. non ti metto giù>> disse ridendo. Mi portò a sedere sul letto e si mise accanto a me. le coperte erano già tirate giù. << che fai?>> chiesi rossa come un peperone. << ti metto comoda. Voglio parlare con te>> confessò diventando improvvisamente serio. Mi strinsi le gambe al petto, poggiando la testa sulle ginocchia. << ok, dimmi. Anche se mi sto preoccupando>> un sorriso serio nacque sulle sue labbra. Mi diedi un breve e lieve bacio e iniziò a parlare. << Non so da dove cominciare>> confessò imbarazzato. << dall’inizio?>> suggerii. Sorrise << bene! Ti ho sempre parlato di quello che ero prima e di quello che facevo.. con le ragazze>> diventai seria anche io, rattristandomi leggermente. Lo notò e mi accarezzò il viso. << si, ricordo>> risposi. << bhè proprio di questo ti volevo parlare. Io non voglio che questa situazione sia un ostacolo per la nostra relazione, ma so anche che il passato non si può cancellare, ma io voglio ricominciare da capo.. con te! Non voglio che ogni volta che ti invito a stare insieme in camera mia, o ogni volta che ti sfioro, che ti tocco, che ti bacio, tu pensi che io voglia qualcos’ altro, perché ti sbagli. Ti sbagli di grosso. Io voglio stare con te in tutti i modi possibili ma iniziando lentamente, piano, piano, fino ad averti completamente quando sarai pronta tu, anche fra dieci, venti anni. Perché io non ho fretta, anzi.. io sarò pronto di stare completamente con te solo quando lo sarai anche tu, non voglio che sia un obbligo ma voglio che sia una voglia, la voglia di appartenersi completamente, la voglia di amarci ancora di più>> con quelle parole fu un’ennesima dichiarazione e io rimasi ancora più stupita della precedente. lo abbracciai saltandolo addosso, fino a quando mi ritrovai distesa su di lui, che a sua volta era disteso sul letto. Lo baciai appassionatamente stringendolo a me, lui rideva. << mi hai reso felicissima lo sai? non so perché ma lo hai fatto>> dissi tra un bacio ed un altro. Ridemmo entrambi. << è la prima volta che mi innamoro e credo che è anche l’ultima perché sei unica Bella, sei unica. Ti amo, ti amo, ti amo>> mi disse tra un bacio ed un altro. Rimanemmo in quella posizione, lui disteso sul letto e io distesa su di lui, mi appoggiai con i gomiti sul suo petto nudo, gli chiesi se gli davo fastidio ma mi disse che era il contrario. Parlammo di tutto, della nostra infanzia, della nostra famiglia, fratelli, sorelle, amici, amiche, libri e musica preferita, e di fidanzati. <> confessò. << visto? Abbiamo un’altra cosa in comune>> gli dissi. Avevamo quasi gli stessi gusti in tutto. << C- cioè.. T- tu non sei mai s-stata f- f-fidanzata?? Non sei mai stata c –con q-qualcuno?>> mi chiese sorpreso. << mai>> dissi fiera di me, sorridendo. << quindi..?>> voleva chiedere qualcosa ma era imbarazzato, quindi, sapendo già cosa voleva sapere glie lo dissi dirittamente. Gli toccai una guancia, chiuse gli occhi, sospirando. << so già cosa vuoi sapere, quindi te lo dico in modo da non avere dubbi. Sono ancora vergine>> confessai, completamente rossa in viso, come un peperoncino. << dai prendimi pure in giro adesso>> gli permisi. Un sorriso nacque sul suo volto. << e perché dovrei prenderti in giro? Io sono fiero di te, della mia piccolina. E al tuo posto sarei fiero di me stesso>> disse, guardandomi negl’occhi, fiero. << sul serio?>> chiesi, meravigliata. << si, piccola mia!>> << piccola mia?>> chiesi curiosa di questa specie di nomignolo. << si, tu sei la mia piccolina>> confessò, con un senso di appartenenza. << non mi sembra che io sia più piccola di te.. abbiamo la stessa età>> notai. << no, io sono un anno più grande di te>> confessò. Il mio sguardo era interrogativo. << per l’adozione ho perso un anno alle elementari>> disse imbarazzato. << ah! Capito..>> ancora più imbarazzata di lui. << quindi sto con uno più grande di me>> scherzai, dopo un minuto di silenzio. << si, per questo sei la mia piccolina>> disse convinto. << tua?>> << si, mia e basta, e di nessuno più, sia chiaro>> mi baciò leggero sulle labbra. << con tutti i miei difetti?>> << si, non ti preoccupare, ci penso io a te>> a quelle parole, il cuore perse qualche battito ma poi iniziò a battere come un martello furioso. Lo baciai, e quel bacio fu diverso da quelli che ci demmo fino ad adesso, era pieno di passione contemporaneo a tutto l’amore del mondo, il nostro. Sentivo il suo respiro sulla lingua e ne assaporai tutto il sapore. Mi staccai, stiracchiandomi. << sarà meglio che io vada o domani mattina..>> feci per alzarmi ma mi bloccò, prendendomi per un braccio. << V- vuoi rimanere qui con me?>> mi chiese in imbarazzo, un totale imbarazzo. << qui?>> chiesi, confusa. << Amore ricordati quello che ti ho detto prima>> mi ricordò il discorso serio avuto prima. << certo..>> lo rassicurai. << dormi con me?>> suggerì. Mi distesi di nuovo su di lui, poggiando la testa sul suo petto nudo. << va bene.>> accettai e non ci potevo credere nemmeno io. << grazie>> << è un piacere>> risposi, imitando la sua solita battuta. Si allungò per prendere la coperta e me la mise addosso, coprendo anche lui visto che ero distesa sul suo corpo. << buonanotte amore mio>> mi disse, baciandomi i capelli. << ti amo. Buonanotte>> e gli posai un leggero bacio sul petto. Spense la luce sul comodino al nostro fianco, mi abbracciò, e ci addormentammo felici, per la prima volta insieme.
SPOILER:
Alice salutò brevemente Jasper dandogli un bacio sulle labbra, mentre io ed Edward ci avviammo verso la macchina. << temo che Alice sospetti qualcosa>> dichiarò Edward a bassa voce, per non farci sentire. << lo temo anch’io>> << se ti chiede di sederti avanti, al mio fianco.. ha capito tutto>> scommise Edward. << andata, vediamo adesso>>. Vedemmo Alice correre verso di noi << andiamo?>> si avvicinò a me mentre stavo aprendo la porta di dietro della macchina. << no Bella, mettiti tu avanti>> << no, vai tu Alice>> << mettiti avanti tu!>>
Buonaseraaa!! visto come sono brava anche quii??? ho postato in anticipooo.. xke probabilmente domani non ho tempo!!!
niente da dirvi su questo capitolo... solo.. povera Bella :(
spero di farvi dimenticare per qualche minuto tutto quello che sta succedendo nel mondo!!!
grazie a tutte che mi seguite :D
Un bacione ^^
Sospirai svegliandomi lentamente dal sonno profondo, quando una mano iniziò ad accarezzarmi la schiena e delle labbra iniziarono a darmi teneri baci fra i capelli. << non sai quanto vorrei non svegliarti per rimanere così ancora per un po’>> mi sussurrò vicino all’orecchio con quella voce fantastica. Mi stiracchiai leggermente e lui mi abbracciò ancora più forte dandomi un bacio sulla fronte. << ma la sveglia è suonata da un po’ e tra poco qualcuno verrà a cercare entrambi>> disse triste. << abbiamo ancora una decina di minuti però..>> continuò ridendo. Sorrisi e aprii lentamente gl’occhi ritrovandomi i suoi di fronte, che mi incantarono all’istante. << Buongiorno amore mio>> mi disse, accarezzandomi una guancia. Mi resi conto di trovarmi ancora distesa sul suo petto, senza aver cambiato posizione né io, né lui. Rotolai al suo fianco, abbracciandolo forte e dandogli un leggero bacio sulle labbra. << Buongiorno>> dissi sorridendo. << dormito bene?>> mi chiese << fin troppo, direi. Scommetto che tu invece sei stato scomodo>> ipotizzai arrossendo. << ti sbagli! Mai stato tanto bene e sottolineo mai>> capii il doppio senso. << che ore sono>> chiesi agitandomi, e cercando un orologio. << sono le otto meno un quarto>> mi disse prendendo l’orologio dal comodino col braccio su cui ero poggiata. Mi alzai di butto << oddio è tardissimo>> quasi urlai. << shhh! Non ti preoccupare, stai calma>> mi rassicurò. Mi alzai velocemente, fin troppo e persi l’equilibrio. Per fortuna Edward riuscì a prendermi. << piano amore mio>> mi aiutò ad alzarmi e anche lui lo fece, stava ancora a petto nudo. Lo fissai << ma non hai freddo?>> chiesi rabbrividendo dal freddo mattutino. << con te a fianco come faccio ad aver freddo>> rispose diretto e mi fece sorridere.<< Tieni, mentre non scendi mettiti questa, l’aria nelle scale è più fredda>> mi suggerì porgendomi una sua camicia. << ma..>> stavo per replicare quando mi zittì poggiando le sue labbra sulle mie. << me la ridarai stasera quando verrò in camera tua.. se non è un problema>> mi alzai sulle punte per poggiare di nuovo le mie labbra sulle sue << assolutamente>> sussurrai sulle sue labbra. Indossai la camicia odorando il suo profumo. << vado, ci vediamo a scuola>> dissi triste del fatto che dovevamo fingere di essere perfetti sconosciuti, solo normali vicini e al solo pensiero di quelle galline... mi baciò facendomi distrarre dai miei pensieri << ti amo>> << anche io>> aprii la porta e prima di chiuderla lo guardai triste negl’occhi. Scesi di fretta in camera mia andandomi a lavare. Mi fermai a guardare il mio volto allo specchio e mi trovai cambiata: il mio volto non era pallido e neutro come prima, adesso avevo le guance rosa, gli occhi mi brillavano e nonostante la paura non potevo fare almeno di sorridere.
Dopo essermi vestita, jeans, maglietta a maniche lunghe e felpa, e aver posato ben nascosta la camicia di Edward, andai di corsa con lo zaino alle spalle in cucina. << buongiorno a tutti>> dissi entusiasta << buongiorno cara, siamo di buon umore?>> mi chiese curiosa Sue. Sorrisi << diciamo che stanotte ho dormito proprio bene >> confessai, ma loro non potevano capire il vero senso. << mi fa piacere. Alice ti sta aspettando fuori, ne ha approfittato per stare con Jasper>> mi avvisò. << d’accordo, grazie! Buona giornata>> << anche a te, Bella>> andai fuori e vidi che faceva ancora più freddo di quanto immaginassi. Indossai il cappotto e vidi Alice e Jasper che si guardavano. << buongiorno ragazzi>> dissi avvisandoli che stessi li. << ehi buongiorno Bella, come va?>> disse Alice, mentre il suo fidanzato rimaneva sempre zitto. << bene, stamattina sono di buon umore>> la informai. Sentii la porta chiudersi alle spalle e qualcuno camminare verso di me. << buongiorno>> disse con una voce melodiosa, che assomigliava a quella di un angelo ma con la stessa persuasione di un diavolo. Era Edward che mi venne di fianco, standomi una decina di centimetri lontano. << buongiorno anche a te, Edward>> disse Alice e si guadagnò un sorriso di Jasper. << << a te come va stamattina? La nostra Bella è di ottimo umore>> disse Alice imbarazzandomi a tal punto di farmi diventare rossa. Sorrisi a quel nostra Bella, pensando che lui la sera prima mi aveva detto che ero la sua Bella e di nessuno più. Lo guardai ed ero fin troppo sicura che stesse pensando la stessa cosa. << bene, a dire la verità anche io sono di ottimo umore>> confessò Edward facendomi un occhiolino, senza che nessuno le vedesse. << e come mai?>> Alice era sempre la solita curiosona sospettosa. << dormito bene>> rispose Edward indifferente. << capito.. che ne dite di andare con una sola auto stamattina a scuola?>> disse rivolgendosi a me e Edward visto che Jasper non ci andava. << va bene>> confermò Edward. << Volvo?>> << perfetto!>> Alice salutò brevemente Jasper dandogli un bacio sulle labbra, mentre io ed Edward ci avviammo verso la macchina. << temo che Alice sospetti qualcosa>> dichiarò Edward a bassa voce, per non farci sentire. << lo temo anch’io>> << se ti chiede di sederti avanti, al mio fianco.. ha capito tutto>> scommise Edward. << andata, vediamo adesso>>. Vedemmo Alice correre verso di noi << andiamo?>> si avvicinò a me mentre stavo aprendo la porta di dietro della macchina. << no Bella, mettiti tu avanti>> << no, vai tu Alice>> << mettiti avanti tu!>> salii in macchina, al fianco di Edward e lo guardai impaurita. Mi fece segno di non preoccuparmi e di far parlare lui. Annuii.
Dopo che partimmo ci fu qualche minuto di silenzio, ma sapevo che non poteva durare in eterno. << Edward?>> chiese improvvisamente Alice.<< si?>> << ultimamente non ti vedo più con tutte quelle ragazze in giro per la scuola>> notò Alice. Mi irrigidii all’istante, stringendo forte i pugni sulle ginocchia. Edward se ne accorse e ispirò forte << si, è vero Alice>> rispose Edward indifferente ma con un filo di tensione tra le parole. << come mai? Di la verità andate a fare tutti quei giochetti da qualche altra parte eh!?>> la gelosia mi annebbiò la vista e cercai con tutta me stessa di controllarmi. Iniziai a respirare un po’ più forte e chiusi gli occhi per mantenere le lacrime. Sì, perché la voglia di piangere era tanta, al solo pensiero di lui che toccava il corpo nudo di una ragazza e viceversa, che lui provasse piacere con loro, uniti, insieme, le sue labbra, il suo cor.. basta! Mi rifiutai di pensare queste cose. << no Alice, non le faccio più quelle cose, sono cambiato>> disse Edward nervoso e dal tono molto arrabbiato. << e come mai? Non ti bastano più?>> disse tentatrice Alice. <> rispose Edward cercando di deviare il discorso. << wow e cosa ti è successo per farti cambiare idea?>> sapevo, e anche lui lo aveva capito, dove volesse arrivare, intanto la mia gelosia lentamente si era placata. << diciamo che alcune cose possono accadere anche ad uno come me>> rispose diplomatico Edward. << alcune cose? Cosa, se non sono indiscreta>> si scusò implicitamente mia sorella << diciamo che cupido ha colpito anche me>> si vedeva che Edward voleva ironizzare la situazione per far rilassare i miei pugni che erano ancora serrati. << ti sei innamorato? Questo non me lo aspettavo proprio. E dimmi, chi è la fortunata? Una di quelle con cui sei stato più volte?>> Chiese Alice facendomi invadere nuovamente dalla gelosia. Intanto eravamo arrivati davanti alla scuola e stavamo girando per trovare un posto nel parcheggio << o quella che mentre stavate in bagno urlava così tanto che si sentiva dal corridoio?>> propose Alice come seconda ipotesi. A quel punto sentii di star per perdere il controllo e non potevo, così pensai di scendere dalla macchina e andarmi a distrarre leggermente a lezione. << ehm Edward?>> chiesi in preda all’ansia ma cercai di non farlo notare troppo e interrompendo la sua risposta, che stava per dare << si?>> chiese, stringendo forte le mani sul volante << mi potresti fermare qui?>>chiesi indicando il posto in cui ci trovavamo, l’entrata. << va bene>> rispose preoccupato, accostando vicino alle scale. << bella sei molto pallida, non ti senti bene?>> mi chiese Alice ironica ma anche preoccupata. << si, ma sono in ritardo. Io vado, ci sentiamo>> dissi scendendo dall’auto e guardando triste negl’occhi Edward. era ufficiale: la felicità e il buon umore di questa mattina erano già spariti.
Andai a lezione, di fretta, cercando di sfuggire a tutti quei pensieri, alle minime descrizione di Alice.. basta! Non ci dovevo più pensare.
Il tempo per l’ora di pranzo passò in fretta, forse perché non mi resi perfettamente conto del tempo che scorreva. Di quello che i professori dissero quella mattina non capii niente, forse perché non li ascoltai proprio. Immaginai tutto il tempo Edward con quelle ragazze, non riuscivo a non farlo. Ricordavo le domande fatte da Alice a lui, in macchina.. eppure non potevo cancellare il suo passato, ma ero comunque gelosa. Arrivata l’ora di pranzo andai a mensa, a sedermi al tavolo dove c’erano le ragazze, compresa Alice. Sedendomi le salutai. << ragazze non notate che Edward Cullen sia cambiato?>> iniziò Alice, guardandomi maliziosa. Per stasera l’avrei uccisa, sicuro! << E’ vero, non sta con qualcuna da circa tre settimane>> commentò, affermando Jessica. << e tu che ne sai?>> le chiesi leggermente sgarbata. << ho chiesto alle ragazze che si è fatto gli ultimi tempi. Con me non ci sta da un mese>> confessò Jessica, lasciandomi completamente a bocca aperta e con gl’occhi fuori dalle orbite << tu..?>> dissi sbalordita. E come dice il vecchio detto.. parlando del diavolo spuntano le corna. Fece la su entrata Edward andandosi a sedere da solo, sotto lo sguardo di tutte le ragazze. Lui non le notò ma guardò me e quando lo ricambiai, mi sorrise. Mi sforzai di sorridere, ma mi usci una smorfia. Alzò un ciglio come per chiedere cosa fosse successo. Mi rattristai e feci spallucce. << Bella? Bella?>> mi chiamò Jessica. << si scusa, stavo pensando. Puoi ripetere?>> dall’espressione di Edward, capii che si stava concentrando per ascoltare. << ti stavo dicendo che anche io non ho saputo resistere alla tentazione di passare qualche minuto con lui. La prima volta lo abbiamo fatto in bagno, una volta in un aula e una volta in uno sgabuzzino. Non puoi nemmeno immaginare che fisico mozzafiato abbia e che..>> delirai e non le diedi il tempo di continuare a parlare. << fossi in te non me ne vanterei>> dissi secca e sgarbata, alzandomi e abbandonando la mensa, sotto lo sguardo incredulo di lei e di Alice e guardando per l’ultima volta lo sguardo arrabbiato ma nello stesso tempo dispiaciuto di Edward.
SPOILER:
Mi girai e vidi un ragazzo alto, muscoloso e di carnagione più scura della nostra, i capelli corti ma sembravano tagliati da poco. << ehm ciao>> dissi chiedendo implicitamente chi fosse, arrossendo e sentendo improvvisamente molto forte la presenza rigida di Edward al mio fianco. << sono sicurissimo che non ti ricordi di me. in effetti hai ragione, io ti ho riconosciuta solo perché ti ho vista per foto. Sono parecchi anni che non ci vediamo.>> disse amichevolmente quel ragazzo ma anche molto impacciato proprio come se mi conoscesse meglio delle sue tasche. Lo guardai negl’occhi e riconobbi qualcosa di familiare in quello sguardo spensierato di un vero e proprio ragazzo, ma non lo riuscivo a collegare in nessuna maniera a nessuno.
Saaaaalveee :D!!! come va??? che farete di bello questa sera???
dallo spoiler avrete capito chi incontreremo in questo capitolo!! come poteva mancare lui?? nonostante io sia ASSOLUTAMENTE team Edward.. diciamo che avere la migliore amica dell'altro team non aiuta... e mi ha pregato (anzi minacciata) di dover inserire anche lui!! non vi preoccupate.. non ci DOVREBBE dare problemi.. forse solo QUALCHE discussione *shhhh*!!
vi lascio al capitolo, sperando che sia di vostro gradimento!!! grazie ragazze..
bacioo ^^
Finite le lezioni, mi recai fuori per andare in macchina di Edward. per strada trovai lui e Alice e salutandoci, continuammo a camminare, fino a quando non mi sentii chiamare per nome da una voce sconosciuta, di un ragazzo. Mi girai e vidi un ragazzo alto, muscoloso e di carnagione più scura della nostra, i capelli corti ma sembravano tagliati da poco. << ehm ciao>> dissi chiedendo implicitamente chi fosse, arrossendo e sentendo improvvisamente molto forte la presenza rigida di Edward al mio fianco. << sono sicurissimo che non ti ricordi di me. in effetti hai ragione, io ti ho riconosciuta solo perché ti ho vista per foto. Sono parecchi anni che non ci vediamo.>> disse amichevolmente quel ragazzo ma anche molto impacciato proprio come se mi conoscesse meglio delle sue tasche. Lo guardai negl’occhi e riconobbi qualcosa di familiare in quello sguardo spensierato di un vero e proprio ragazzo, ma non lo riuscivo a collegare in nessuna maniera a nessuno. Eppure sapevo che lo conoscevo perché non mi sentivo a disagio a parte il fatto che non lo ricordassi, era leggermente imbarazzante. Mi guardò sorridendo. << non cambierai mai, arrossisci come sempre>> mi disse avvicinandosi sempre di più e nello stesso istante vidi Edward che stava per fare un passo ma poi si bloccò. Guardai meglio gl’occhi del ragazzo, il colore della sua pelle e la sua altezza, enorme altezza. Mi ricordava qualcuno. Feci mente locale di tutte le persone che conoscessi. << ti ricordi di un certo Jacob Black?>> mi disse facendo segno con le mani di guardarlo. Jacob? Cerco che lo ricordavo. Da piccoli stavamo sempre insieme, era il mio migliore amico, nonché il figlio del
migliore amico di mio padre, Billy. Quell’uomo era finito sulla sedia a rotelle dopo aver avuto un incidente in auto con sua moglie, la quale morì dopo vari giorni di coma. Così rimase lui e i suoi tre figli, ancora molto piccoli: Jacob e le gemelle, Rachel e Rebecca. Quest’ultime che alla morte della propria madre avevano intorno ai dieci anni, andarono in un collegio e da allora non avevo più loro notizie. Mentre Jacob, lui era rimasto qui, ad aiutare il padre e a continuare ad essere il mio migliore amico, avevamo la stessa età, ma io ero molto più matura. Quando mia madre mi portò via da Forks, anche se lui mi sembra che vivesse a La Push, fu molto triste anche lui, era come se ci stessero dividendo a metà, eppure non perdemmo i contatti per i primi due anni, ci scrivevamo lettere e fino all’età di otto anni, una volta ogni tanto una foto per vedere quanto fossimo cambiati. Ma gli impegni erano sempre di più e iniziammo col ritardare nel rispondere fino a non sentirci più. ricordo di esserci rimasta molto male, poiché nell’ultima lettera mi scrisse una cosa, che ancora adesso ricordo. Senti Bella, io ti voglio bene e forse è per questo che è meglio se non ci scriviamo per un po’ di tempo.. mi manchi e le lettere sono l’ennesima conferma che sei lontana e mi manchi ancora di più. Scusa ma credo che mi potrai capire. Baci!
Così da allora non lo risposi più e nemmeno lui lo fece. E perdemmo definitivamente i contatti. Tornai con i piedi per terra, al presente. << certo che lo conosco.. ma non lo sento da parecchio. Ma.. aspetta.. non mi dire che tu..>> non poteva essere che Jacob fosse lui. Mi avvicinai per guardarlo negl’occhi. Eppure lo sguardo era quello. << Jake?>> chiesi chiamandolo come quando lo chiamavo da piccola. << Bells!>> urlò, prendendomi in braccio e facendomi girare intorno. Risi, si era lui senza alcun dubbio. << mi..gira..la..testa!>> dissi, ridendo. << ops scusa. Mi hai riconosciuto>> disse contento. << lo sguardo, è sempre lo stesso>> confessai. Scoppiò in una fragorosa risata, mentre Alice ci guardava ridendo e Edward serio. << ehi, sei cresciuta>> disse allontanandosi e guardandomi. << io? E tu invece? Quanto sei altro due metri?>> dissi per scherzare, ma era davvero alto. << 1,95>> precisò. << ehm Bella, sei uno schianto, cioè voglio dire sei diventata proprio una bella ragazza>> mi disse, complimentandosi, facendomi sentire in imbarazzo e sentendo respirare forte Edward. << ehm grazie>> arrossi. << allora come stai?>> dissi per cambiare discorso. << bene. Ma non credo sia il luogo migliore per parlare. Che ne dici se vieni con me? ho la macchina. Scommetto che ancora non sei andata sulla spiaggia di La Push>> << in effetti..>> << e allora cosa aspettiamo. Andiamo?>> mi girai verso di Alice. << Ali, di a papà che sto con Jake. Tanto appena sente il suo nome scoppierà di gioia e accetterà anche se volessi rimanere due giorni a casa sua>> dissi ridendo, ma Edward mi incenerì con lo sguardo. Accidenti! << certo. lo farò. Edward andiamo? Edward?>> lo chiamò due volte prima di avere la sua attenzione. << certo, andiamo>> Alice si allontanò e noi continuammo a guardarci negl’occhi. Mi si avvicinò, sotto gl’occhi di Jacob, ma senza farsi vedere da Alice. << Noi - stasera -dobbiamo -parlare>> mi disse scandendo per bene le parole, sussurrando. Fece per baciarmi ma si girò e se ne andò, arrabbiato. Sospirai, mi girai e vidi Jacob che aveva notato molto. << andiamo?>> << certo>> salimmo sulla sua macchina, una vecchia golf. << chi era quello? Il tuo ragazzo?>> << no>> risposi, subito, troppo velocemente, e lui mi conosceva. << mm Bella, so quando mi menti>> << è complicato Jake, fin troppo>> e sprofondai nel sedile. << così tanto che tu non ce la fai più>> ipotizzò guardandomi.
<< basta parlare di questo! Allora dimmi raccontami tutto quello che è successo in questi anni>> dissi cambiando discorso. << appena arriviamo in spiaggia dai!>> suggerì. Per tutto il tempo in macchina scherzammo e ricordammo tutti i momenti folli passati insieme. Ricordo di quanto era bello giocare con lui, fuori dai problemi della mia famiglia e di tutto. Ricordo che mi piaceva e io piacevo a lui ma volevamo essere migliori amici. Arrivammo a casa sua, posò la macchina e andammo in spiaggia. Ci sedemmo su un tronco, caduto. << allora racconta>> << tutto?>> << si tutto>> << va bene>> iniziò. << dopo il trasferimento di Rachel e Rebecca io sono rimasto con mio padre, che è ancora sulla sedia a rotelle e ci rimarrà. Rachel ha vinto una borsa di studio ed è stata trasferita per la sua bravura all’università di Houston. Appena arrivata lì ha incontrato il grande amore. Dopo due anni si è laureata col massimo dei voti con anche i meriti, è diventata una dottoressa. L’anno successivo si è sposata e adesso lavoro nell’ufficio privato del marito che è un chirurgo. Rebecca invece ha abbandonato gli studi appena anche lei ha trovato il grande amore, che è un grande imprenditore e soldi non glie ne servono. Si è sposata e ha un bambino di un anno. Io invece, ho continuato a studiare alla riserva e ci sto ancora, ma appena mi diplomo lascio la scuola perché ho già un mestiere in corso. Ti ricordi la mia passione per le auto?>> annuii << ecco, sono diventato un meccanico, abbastanza bravo e con alcuni risparmi e lo stipendio di un lavoro pomeridiano mi sto attrezzando per bene, ormai vengono tutti da me>> << complimenti! Lo sapevo che ce l’avresti fatta>> sorrise << è vero. Ah, poi dovrai conoscere i miei due migliori amici, Quil ed Embry. Sono fantastici>> << va bene, ci conto>> << ora parlami di te>> continuò. << bhè non ho molto da dire. Mia madre come già sai mi ha portato a Phoenix, siamo andate a vivere con il suo, ormai marito, che si è sposato dopo due mesi. La casa era normale, avevo la mia camera e il mio bagno e passavo tutto il tempo lì, a parte la cucina. Mia madre non è cambiata, io non ho voluto impicciarmi ma so che continua a tradire Phil, ma mi sono scocciata, così appena ho compiuto diciotto anni ho deciso di venire a vivere qui, da mio padre>> << e tua madre come l’ha presa?>> << appena glie l’ho detto non riusciva a capire il perché di questa mia decisione, ma io gli ho detto che mi mancava mio padre, che avevo voglia di vederlo perché comunque lei non mi ha mai dato il permesso di farlo, volevo una famiglia, una vera famiglia, non solo fatta di entrambi i genitori presenti, perché questa non l’avrò mai, ma fatta di persone che si vogliono bene, come Charlie, Sue, Alice e Rosalie. Lei mi ha lasciata andare perché ero comunque maggiorenne, ma mi ha detto di tornare appena voglio, non credo lo farò molto presto, anzi non credo che lo farò. Comunque non mi trovavo bene, avevo qualche amica ma solo per avere qualcuno con cui stare a scuola e basta. Forks nonostante tutto mi mancava, e anche tu>> confessai, chiudendo il mio racconto. << anche tu mi sei mancata Bells. Ho dovuto mandarti quella lettera perché non ne potevo più>> si scusò << lo so, ti capisco. Non ti preoccupare osa siamo qui>> lo consolai sorridendo.
Passammo il resto del pomeriggio a chiacchierare e a parlare delle avventure fatte durante la lontananza. Parlammo del mio trasferimento, dei vicini, le auto e di tutto.
Guardai l’orologio e mi accorsi che si era fatto proprio tardi. << accidenti devo andare>> dissi alzandomi. << vero, è tardi. Andiamo!>> salimmo in auto e continuammo a parlare fino a quando non arrivammo di fronte casa mia. << sono stata bene>> confessai << anche io, devi venirmi a trovare più spesso>> << certo, appena posso. >> << e mi raccomando con quello>> mi avvertì riferendosi a Edward. << non ti preoccupare. Grazie di tutto Jake>> gli dissi dandogli un baio sulla guancia. Mi accarezzò i capelli e dopo esserci augurati la buonanotte scesi dalla macchina e lo salutai con la mano mentre sgommava via. Sospirai sapendo già cosa avrei trovato una volta varcata la porta della casa, anzi della camera. Entrai e trovai Sue che cucinava. << ehi ciao Bella! Come sei stata oggi?>> << molto bene, grazie. Gli altri dove sono?>> chiesi guardandomi intorno. << Alice è in camera sua. Tuo padre ancora deve tornare>> << ehm ok! Senti io stasera non ho voglia di mangiare, non mi sento molto bene. Scusami>> in effetti avevo iniziato a tremare, avevo freddo. E la testa continuava a farmi male da oggi pomeriggio. << certo cara, vai a letto a riposare>> mi disse dolce Sue. << grazie, allora buonanotte>> << ‘notte tesoro>> andai in camera mia, cercando di individuare la porta tanto che mi girava la testa. Girai la maniglia, chiusi la porta a chiave alle mie spalle e prima di accendere la luce, sospirai.
SPOILER: (Mooolto breve *me ride sadica*)
<< io ti voglio, adesso>> disse e trasalii quando vidi che lei si buttò su di lui, improvvisamente, prendendolo alla sprovvista e buttandolo su letto..
Salve ragazzeeee!! come va?? a me tutto ok!! a parte che ho sonno e che la voglia di studiare ormai se n'è andata in vacanza anche se mancano ancora 2 mesiii O.O
allora... è arrivato il momento di fare una confessione (che x quanto riguarda questa storia sarà bella.. quanto riguarda l'altra...)!!
fino ad una settimana fa, ero intenzionata a sospendere questa storia!! mi spiego meglio.. appena l'ho iniziata a scrivere.. in due mesi ho scritto 40 capitoli, e poi ho iniziato a postarla.. solo che dopo questi 40 capitoli, la voglia di scrivere mi è passata e avevo lasciato la storia appesa ad un filo sottilissimo!! non so cosa mi sia preso... Fatto sta che avevo deciso di pubblicare regolarmente i capitoli rimanenti e poi scrivere un breve riassuno su quello che sarebbe dovuto succedere e un finale molto rozzo!! non vi allarmate.. caaalmeee!! ringraziate _MiSS CuLLeN_ se adesso ho cambiato idea e ho ricominciato a scrivere!! grazie al mio tesoruccio adorato che mi ha incoraggiato (e fate il conto che ci conosciamo bene solo da un paio di settimane..), mi ha minacciata e non so come ci sia riuscita, ma la vogtlia di scrivere è tornata!! sto già scrivendo nuovi capitoli... senza fermarmi!!
avrei anche potuto non dirvelo... ma credo che bisogna RINGRAZIARE il mio tesoruccio malefico (Athena.. cioè _MiSS CuLLeN_) se ciò non accadrà!!!
naturalmente devo ringraziare anche voi che mi incoraggiate commentando la mia storia!! grazie milleeeee!! vi adorooo *________*
finisco con il monologo e posto il chappy!!
Un bacioneeeeeeeeeeeeeeeeee ^^
Mi ritrovai di fronte proprio quello che immaginavo. Edward era seduto, serio e con l’espressione del viso contratta, sul mio letto. Aveva le braccia al petto e le mani chiuse con dei pugni. << ciao>> dissi, posando la borsa sulla scrivania e togliendomi il giubbotto. Mentre lo stavo appendendo all’attaccapanni un forte giramento di testa mi invase. Mi mantenei allo stipite della porta. Una volta passato, mi avvicinai a Edward, poggiando le mani sulle sue spalle, e stando all’in piedi di fronte a lui. Mi abbassai per guardarlo negl’occhi, neri come il carbone. << sei arrabbiato?>> chiesi indifferente. Non mi rispondeva e non si muoveva ma si limitava ad incenerirmi con lo sguardo. << facciamo una cosa, mentre non ti decidi a parlare io mi vado a fare una breve doccia e mettermi il pigiama. Aspetta>> continuava a non rispondere. Presi l’asciugamano dal cassetto e andai in bagno. Rimasi due minuti ferma dietro alla porta, nervosa per il suo atteggiamento. Ma di certo non sarei rimasta zitta. Stetti per cinque minuti sotto al getto d’acqua calda, che mi faceva sempre rilassare mente e corpo. Uscii dalla doccia e dopo essermi asciugata, mi misi il pantalone della tuta con una maglia da sopra, per la notte. Attaccai i capelli in una coda e uscii dal bagno. Non trovai nessuno. Edward non c’era, non stava più sul letto, fermo e zitto a guardare il nulla con quegl’occhi neri come la notte. Mi girai intorno per vedere se stesse da qualche altra parte, niente, era scomparso. Notai che la porta che conduceva in camera sua non era completamente chiusa ma ben si socchiusa. Mi avvicinai e salii le scale, silenziosamente. La sua porta era lo stesso socchiusa e sentivo varie voci provenire dalla sua camera, in effetti erano solo due, la sua e quella di una ragazza. La paura mi invase e un brivido mi percorse la schiena. Decisi di spiare e di origliare la conversazione. Riuscivo a vedere, da quella piccola fessura, perfettamente entrambi, la ragazza era Tanya, quella che giorni prima mi aveva minacciato per Edward. Edward era arrabbiato e lo sembrava anche lei.
<< Tanya cosa vuoi ancora?>> chiese Edward arrabbiato.
<< te l’ho già detto, voglio te>> rispose lei decisa e nervosa, come se glie lo avesse ripetuto già parecchie volte.
<< mi hai già avuto in quel senso, adesso basta>>
<< ma perché? Tu ogni volta ti divertivi!>> la rabbia e la gelosia, a quella risposta mi invasero.
<< sono cambiato, lo vuoi capire? basta adesso, vattene>> rispose lui, deciso.
<< non puoi cacciarmi, io ti voglio, adesso>> trasalii quando vidi che lei si buttò su di lui, improvvisamente, prendendolo alla sprovvista e buttandolo su letto, si mise su di lui.
<< Tanya! Non ti permettere. Vattene>> urlò lui arrabbiato.
<< dai, ti farò divertire promesso. Mi potrai fare quello che vuoi, come l’ultima volta, anzi ancora meglio>>
<< non ci voglio stare con te, né adesso né mai più. Non ti voglio più vedere>> Edward si alzò senza badare a lei, che per non cadere si sedette sul letto.
<< ma Edward>> piagnucolò.
<< Tanya, vuoi sapere tutto? Ecco: mi sono innamorato. Certo tu non lo puoi sapere, non puoi capire, proprio come non lo capivo io un mese fa. E non posso tradire la persona che amo, perché lei è unica e mi ha fatto scoprire un nuovo mondo, che non è basato di solo sesso, anzi quello arriva per ultimo>> dichiarò infine Edward, commovendomi.
<< Ma lei non lo verrà a sapere, promesso>> disse Tanya avvicinandosi e in quel momento sarei voluta uscire e prenderla per i capelli, urlandogli che Edward era mio e basta.
<< no, è questione di fiducia>>
<< comunque non puoi cancellare quello che hai fatto con me>> disse lei divertita al solo ricordo.
<< ne sono sicuro. Adesso vai! Ciao.>> disse Edward cacciandola dirittamente dalla sua camera e sospirando. Scesi di fretta per le scale e chiusi la porta, facendo finta di niente. Mi accovacciai sul mio letto, fino a quando sentii la porta delle scale aprirsi. Si avvicinò sedendosi di fronte a me e guardandomi con quegl’occhi cupi.
<< dobbiamo parlare>> si decise a dire, dopo la sceneggiata fatta prima. << parla>> lo incoraggiai.
<< oggi mi hai fatto star male. Ti ho aspettato tutto il giorno ma tu non arrivavi. Ho fatto brutti pensieri..>> lo interruppi. << che pensieri?>> << stavo dicendo..>> << che pensieri?>> dissi alzando leggermente la voce e alzandomi anche io. << pensavo che tu e lui..>> non finì la frase. Alzai le braccia al cielo. << oh! Complimenti signor Cullen, complimenti sul serio. Grazie per avermi dato tutta questa fiducia, ne sono lieta>>
<< Bella non c’è bisogno d’alterarsi>> << si invece. Edward come hai potuto, anche solo pensare. Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo? Ti sembrano belle queste parole?>> si alzò anche lui, mettendosi di fronte. << e a te ti sembra bello vedere la propria ragazza fare finta di niente e andare via con un ragazzo, un suo vecchio amico, che non si vedevano da circa dieci anni, che inoltre se la mangia con gl’occhi. A te sembra bello?>> replicò. << su dai Edward, è solo un amico. Anzi è il mio migliore amico, lo è sempre stato>> mi giustificai anche se non ne avevo il dovere di farlo <>
<< oh adesso ti metti anche a fare il geloso?>>
<< non lo faccio ma lo sono. Accidenti tutti ti guardano, spogliandoti con gli occhi compreso questo Jacob>>
<< e allora io cosa dovrei fare?>> replicai, pensando alla scena di prima e alla conversazione con Alice, in macchina, questa mattina.
<> chiese confuso.
<< cosa? E me lo chiedi pure? Secondo te come sono stata oggi? Sono dovuta scendere di corsa dalla macchina stamattina per andarmi a chiudere in un miserabile bagno a piangere, pensando di non essere alla tua altezza. Poi tutte parlano di te, ti mangiano con gl’occhi. E non bastava questo per tutta l’ora di pranzo mi sono dovuta sorbire quelle arpie che descrivevano nei minimi dettagli quello che hanno fatto con te: luoghi, modi ecc..ecc... E mi sono anche dovuta sentir dire di non conoscerti e di non poter immaginare quanto tu sia bello, quando invece stanotte abbiamo dormito insieme in camera tua! A te questo sembra bello accidenti?>> gli dissi tutta la verità in faccia, scoppiando a piangere.
<< Bella, Bella, amore mio>> mi disse abbracciandomi e facendosi bagnare la camicia dalle mie lacrime. << io..io non lo sapevo scusa>> disse sincero.
<< io non sono sicura di poter reggere Edward, è troppo difficile. Sono venuta qui con l’intendo di godermi la vita serenamente... e sentire ogni giorno Jessica che parla di quanto sei bravo in quelle cose>> fui interrotta da un singhiozzo ma continuai << e quanto fosse bello il tuo fisico e ho dovuto interromperla altrimenti avrebbe detto di peggio>> scoppiai in nuovi singhiozzi.
<< shh, Bella shh>> mi cullò, portandomi sul letto. Ci distendemmo e mi strinse al suo petto. << e Tanya? Che viene addirittura a casa tua, in camera tua e si butta addosso a te>> confessai.
<< H- hai v- visto?>> chiese.
<< si, non volevo scusa, ma stavo venendo da te e ..>> nuove lacrime uscirono dai miei occhi, ero disperata. Non disse niente per almeno un quarto d’ora, passò tutto il tempo a cullarmi e a baciarmi i capelli, accarezzandomi la schiena.
<< S- scusa>> gli dissi, riferendomi ai pianti.
<< Non ti scusare per avermi detto le cose come stanno. Sono solo pochi giorni che stiamo insieme e già i problemi ci travolgono>> << si>> << e’ arrivato il momento di sistemare la situazione con tutte quelle oche>> disse usando il nome che le avevo dato io. << e come?>> << facendo un bel discorso a ognuno di loro>>. Lo abbracciai. << S- secondo te ce la faremo?>> chiesi, riferendomi al futuro. << si amore mio, il nostro amore vincerà>> e così dicendo, esausta a causa della giornata movimentata e a causa delle lacrime, mi addormentai tra le sue braccia.
SPOILER:
<< Bella, ma tu davvero non puoi nemmeno immaginare che fisico abbia Edward. di sicuro vorresti vederlo, ma non lo farai mai, perché Edward non farà mai caso ad una come te, mi dispiace>> disse soddisfatta di sé. Lo disse a posta in quel momento perché eravamo sole, ma non si accorse che Edward era appena arrivato dietro di lei e aveva sentito quella parte del discorso..
Scusateee l'enorme ritardoooooooooooooooo *me si prosta ai vostri piedi*
ho avuto problemi col pc su cui avevo scritto il capitolo e non ho potuto postare!! rimedio subito con questo nuovo capitolo!! succederanno molte cose... E credo che ci saraà UNA PARTE che vi piacerà!! ehehehehehehe >.<
ci vediamo in recensioni tesore ^^
CAPITOLO 18
Le due settimane successive passarono velocemente. Ogni sera andavo in camera di Edward o veniva lui da me e dopo aver chiacchierato, scherzato e coccolati ci addormentavamo abbracciati. La mattina ci dovevamo separare e ogni volta era una stilettata al cuore. A scuola facevamo finta di niente, di non conoscerci, a parte quando c’era Alice ci salutavamo con un semplice <> ma i nostri occhi parlavano, più che altro mettevano in atto una conversazione, molto lunga, fatta anche di fantasie. Come era accaduto dal mio primo giorno lì, ogni mattina trovavo una rosa blu e sempre, purtroppo, attraverso lo sguardo, lo ringraziavo. Ormai la mia vita, la mia esistenza girava attorno a lui.
Per quanto riguarda l’argomento ragazze e soprattutto Tanya, ma anche Jessica, che continuava ogni santo giorni all’orario di pranzo, in mensa a parlare e straparlare dello strano comportamento di Edward e che non stava più con le ragazze. Descriveva i loro passati rapporti quasi nei minimi particolari e si vantava sempre di aver toccato il suo petto. Mi dava fastidio, perché avrei tanto voluto dirgli che ogni sera io dormivo su quel petto e lo baciavo, e lui mi baciava e mi accarezzava dolcemente, le labbra, i capelli, la guancia, il collo e non potevo farlo, mentre lei si e se ne vantava con me, sì proprio con me. dentro di me però ridevo, perché era solo una povera illusa e quando un giorno, perché quel giorno, anche se lontano avverrà, diremo la verità lui rimarrà lì impalata, imbarazzata come una povera stupida. Ma arrivò il giorno in cui stavo perdendo la pazienza, iniziò a parlare di un rapporto molto profondo con Edward e i vari modi di come erano stati insieme e di quello che facevano per filo e per segno, vantandosi, nonostante le avessi già detto una volta che non era nella giusta posizione di farlo. Era sicuramente irritata dalla risposta che le diedi quel giorno e ancora adesso portava rancore, e un giorno provò ad umiliarmi. << Bella, ma tu davvero non puoi nemmeno immaginare che fisico abbia Edward. di sicuro vorresti vederlo, ma non lo farai mai, perché Edward non farà mai caso ad una come te, mi dispiace>> disse soddisfatta di sé. Lo disse a posta in quel momento perché stavamo solo entrambe ma non si accorse che Edward era appena arrivato dietro di lei e aveva sentito quella parte del discorso, guardandomi. << senti Jessica, non permetterti mai più di dire una cosa del genere a Bella>> l’avvertì senza particolari. << e perché non è la verità?>> disse sorpresa ma nello stesso momento insolente Jessica. << tu lo hai visto per farci i comodi tuoi, il mio fisico, ma Bella è quasi un mese che lo vede ogni sera, sai siamo vicini.. di camera>> rivelò Edward sorprendendomi completamente. Lei mi guardò sbiadita << Bella tu sei stata con.. lui?>> << no, non in quel senso. Lei non è superficiale come te. Ma comunque ci dorme con me mentre ci baciamo e accarezziamo.>> rimasi con la bocca aperta. << e non pensare di dirlo a nessuno, sai bene come posso umiliarti. Ci si vede.. Ciao amore mio>> disse avvicinandosi e accarezzandomi leggermente una guancia con le dita fredde. Dopo quella piccola discussione ma che aveva rivelato tante cose, Jessica se ne andò umiliata e non mi ricolse la parola per qualche giorno e impaurita dalle minacce di Edward non disse niente di noi. Quella sera ci facemmo un sacco di risate io ed Edward ed ero anche soddisfatta, felice che gli abbia detto quelle cose. Per quanto riguarda Tanya continuava a dare fastidio Edward, pregandolo e scongiurandolo ma lui dopo averle ripetuto varie volte le parole che le disse in camera sua, iniziò a stufarsi e a passare alla fase indifferenza. Nonostante tutto, non so perché, ma Tanya mi teneva sotto controllo, guardava me e Edward quando ci incontravamo e guardava il modo in cui ci guardavamo o se ci sfioravamo, e questo mi metteva in difficoltà.
Due settimane dopo, appunto, arrivò un freddo cane, nonostante si stesse avvicinando la primavera. Dopo i giramenti di testa avuti la sera del battibecco con Edward, mi rimase una forte tosse che riuscivo a placare con qualche caramella alla menta. Erano due giorni che avevo un forte mal di gola e non riuscivo nemmeno a parlare. Avevo detto a Edward di starmi lontano altrimenti se la sarebbe presa anche lui, ma testardo come sempre volle stare comunque vicino a me, come se niente fosse. Quel giorno, mi incappottai per bene cercando di prendere meno freddo possibile, e coprendomi la gola con una sciarpa. Quando uscii fuori faceva veramente freddo, si ghiacciava, anche i vetri della macchina, che quella sera era rimasta fuori dal garage, lo erano. Per la strada bisognava andare piano, perché era ghiacciata e c’era il rischio di scivolare, così arrivammo in ritardo. Fuori non c’era nessuno, a parte due ragazzi, che da lontano non riconoscevo. Appena scendemmo dall’auto, Alice andò di corsa a lezione mentre io me la presi con comodo perché avevo ginnastica. Mentre camminavo, mi avvicinavo anche a quei due ragazzi che discutevano e appena arrivai vicino ad un’alta pozzanghera vicino alle scale, ghiacciata, mi accorsi che era Edward che stava discutendo con Tanya. Perfetto! La giornata non poteva iniziare in un modo migliore. Mi avvicinai facendo finta di niente, mentre lei urlava.
<< Non puoi venire da un giorno all’altro e dire di esserti innamorato e che non sei più quello di prima>> diceva Tanya, urlando sempre.
<< non c’è bisogno di urlare. E poi a me è successo va bene? Ma che vuoi! Basta Tanya>> rispondeva Edward, quando improvvisamente si girò e mi vide arrivare, e mi guardò con occhi esausti, dal discorso avuto con lei. Lo guardai, sorridendo appena e facendo spallucce. Queste mosse non sfuggirono a Tanya e si avvicinò a me. << sei tu! Da quando sei arrivata tu è cambiato tutto>> mi urlò in faccia. << scusa? Ma a che ti riferisci?>> Edward si avvicinò, cercando di allontanare Tanya da me. << confessa è lei>> gli disse. << stai perdendo la testa, adesso vattene>> << certo per poter stare con lei. No invece, o io o nessuna>> disse urlando maggiormente e spingendomi, prima che Edward potesse fermarla. Naturalmente persi l’equilibrio e caddi all’indietro, cadendo in quella pozzanghera ghiacciata e sbattendo leggermente le testa sul gradino, visto che stavo sulle scale. << ahi!>> fu l’unica cosa che riuscii a dire. Edward si catapultò da me, abbassandomi per vedere che mi fossi fatta. << ma sei impazzita? Ma ti rendi conto che stai perdendo la testa?>> gli urlò Edward incazzato mentre io non riuscivo a muovere nemmeno mezzo muscolo, ero ghiacciata. Tanya girò le spalle e se ne andò senza vedere che mi fossi fatta o rispondere a Edward. << vieni ti aiuto io>> mi disse, aiutandomi ad alzarmi. Iniziai a tremare per il freddo. Mi guardai a dosso e lui fece lo stesso. << accidenti Bella, sei tutta bagnata. Devi coprirti>> << non posso andare a lezione così>> sussurrai tra un battito di denti ed un altro. << certo che no! Stai ghiacciando. Andiamo>> mi disse mettendomi un braccio sulla spalla. << ma tu devi andare>> replicai. << con te in queste condizioni? Nemmeno sotto tortura. Dai andiamo nella mia macchina.>> ci dirigemmo verso la sua macchina e mi fece accomodare sul sediolino al suo fianco. Accese il riscaldamento ma con i vestiti bagnati non finivo di tremare. Si tolse il cappotto e me lo mise sulle spalle. << N- no.. P- poi c- c- congeli t- t-tu!>> esclamai. << sempre meglio io che tu>> me lo fece indossare e iniziai a prendere un po’ più di calore. << grazie>> risposi senza battere i denti. << è un piacere stare con te, lo sai. scusa per Tanya..>> iniziò ma lo interruppi prima che iniziasse ad aprire l’argomento. << non è colpa tua, ma sua. Ora sto qui con te, quindi sto bene, fin troppo>> gli dissi guardandomi intorno per vedere se ci fosse qualcuno e quando lo confermai mi avvicinai per dargli un bacio leggero. Ma appena lo sfiorai sulle labbra fu scosso da un brivido e portò le sue mani vicino al mio viso per invitarmi a continuare. Mi fermai. << Edward ci vedono>> gli sussurrai contro le labbra. << i vetri sono appannati>> in effetti era vero. Continuai a baciarlo afferrandolo per i capelli, lui mise una sua mano sulla mia schiena e un’altra sul fianco. Mi portò su di lui, continuandoci a baciare. << sia chiaro>> sussurrò contro le mie labbra. << non voglio fare niente, ma mi piacerebbe passare un po’ oltre all’ingenuo bacio.. se per te va bene>> continuò a dire. In quel momento mi sembrava una proposta molto ragionevole. << mm mi sembra ragionevole>> sussurrai mentre lui sorrideva. Dopo essermi messa su di lui, continuammo a baciarci mentre mi sorreggeva per un fianco e io mi mantenevo ai suoi fantastici capelli. Con le labbra, dalle mie, scese fino a giù al collo per poi risalire fino al lobo dell’orecchio, baciarlo e riscendere lungo al collo, fino alla clavicola. Si fermò lì facendomi dolcemente il solletico col naso. Io sorridevo e lui ne godeva. Risalì e ricominciò a baciarmi sulle labbra. Mi spostai e lo baciai leggermente sulla guancia, sul collo e poi sul petto, scoperto un po’ da un bottone che non aveva abbottonato. Sussultò, mi riprese e iniziò a baciarmi. << mi stai facendo impazzire>> mi sussurrò contro le labbra. << io? E tu che stai facendo allora?>> rise. Dalle labbra scesi alla gola e poi sul suo petto, mi azzardai a spostargli la camicia per scendere ancora più giù con le labbra, e sussultò. << Bella, basta! Ti prego sto per impazzire e non riesco più a resistere>> sorrisi soddisfatta fino a quando risalii e lo baciai sulle labbra. Mi prese tra le braccia e mi poggiò sul sediolino al nostro fianco e salì su di me, facendomi mancare il fiato. Iniziò a baciarmi da dio, scese lungo il collo, facendomi anche il solletico, sulla clavicola e lentamente scendeva. Si fermò dove finiva la scollatura della maglia, non molta come sempre, e appoggiò l’orecchio sul mio petto. Si mise ad ascoltare i battiti accelerati del mio cuore. Alzò lo sguardo, poggiandosi come dall’inizio, con le braccia sul sedile per non pesarmi e potevo vedere bene i suoi muscoli. << ti faccio questo effetto?>> chiese entusiasta e si rivolgeva ai battiti accelerati del mio cuore. Annuii sorridendo. << sei bellissima>> mi disse dolcemente, ricominciando a baciarmi. Diedi uno sguardo al cruscotto e vidi che era passata mezz’ora. << credo sia ora di staccarci, prima che finiscono le lezioni e vedano questa strana ma conosciuta macchina appannata>> annuì senza smettere di baciarmi. << e prima che perda il controllo come stai facendo tu>> rise. Si sedette sul suo sediolino, guardandomi ridendo. Mi misi in ginocchio e prendendolo per i capelli gli diedi un altro bacio che ricambiò.
<< c’è qualcuno a casa tua adesso?>> mi chiese improvvisamente.
<< no, perché?>> chiesi curiosa. Sospirò. << ti devi mettere qualcosa di asciutto, toccandoti ho visto che sei tutta bagnata>> << vero! Comunque non ci dovrebbe essere nessuno.>> ipotizzai. << ok, allora andiamo >> e sfrecciò verso casa. Appena arrivammo controllammo che auto c’erano e effettivamente non c’era nessuno. La chiave della porta principale ce l’aveva Edward, mentre l’altra di casa mia stava in fondo al portaombrelli, quella di riserva. Lo feci accomodare, portandolo in camera mia. Presi i vestiti puliti e dandogli un bacio andai a vestirmi in bagno.
<< quanto vorrei essere quella doccia..>> disse malizioso e ridendo. Risi. Mi cambiai e uscii dal bagno. Mi avvicinai a lui e mi alzai sulle punte per baciarlo. Per non farmi sforzare mi prese per i fianchi e mi fece sedere sulla scrivania, in modo da arrivare alla sua altezza. Gli misi le braccia al collo e incrociai le mie gambe attorno a lui, facendolo mio prigioniero, sorrise. Continuammo a baciarci per una decina di minuti, poi si staccò da me, sempre ridendo.
<< mi sa che sarò costretto a ringraziare Tanya>> scoppiai a ridere, aveva ragione se non era per lei non avrei passato questa fantastica mattinata. Scesi dalla scrivania con un salto. Mi faceva male la testa e mi toccai le tempie. << cos’hai?>> mi chiese allarmato. << niente, mi fa male la testa>> << che dici rimaniamo qui? Prima che tu prenda altro freddo>> suggerì. << mi piace come idea>> e ridendo mi avvicinai per baciarlo ancora.
SPOILER:
. << amore che succede?>> mi abbracciò e mi baciò la fronte, bagnata di sudore, nonostante stessi morendo di freddo. Si allontanò all’istante.
<< Bella, sei caldissima>>
*Me entra in punta di piedi*
*me ha una bella torta al cioccolato x farsi perdonare* :Q____________
buonaseraaaaa!! come va??? a me male .-.
stanotte mi sono sentita male a causa di un forte mal di pancia ed è tutto il giorno che sono a letto!! oggi pomeriggio mi sono consolata guardando Eclipse *___________*
Non ho niente da dire... soloooo: BUONA LETTURAAAA!! commentateee careee ^^
CAPITOLO 19
Faceva freddo, si ghiacciava alzai la testa e mi resi conto di trovarmi nel bel mezzo di una bufera. Di fronte c’era un finestra, scrutai nel buio combattendo contro il freddo, e vidi che c’erano tre persone; cercai di individuare chi fossero ma non ci riuscivo. Feci un passo avanti per avvicinarmi alla finestra e la sciarpa che avevo tra le mani, che dovevo usare per coprirmi, mi cadde nel nulla. Era Edward con Tanya e Jessica che si baciavano, accarezzavano, si trovavano in atteggiamenti imbarazzanti. Cercai di urlare ma non ci riuscivo, potevo solo dire, anzi urlare il suo nome. Lo urlavo, ma mi guardava a sorrideva. Tanya si avvicinò, aprì la finestra e mi urlò contro, ridendo. << Edward sarà sempre mio>>.
Mi svegliai urlando e sedendomi nel letto. << Bella?>> . era solo un sogno, ma sembrava così reale. Iniziai a piangere e lui si preoccupò all’istante, e si sedette al mio fianco. << amore che succede?>> mi abbracciò e mi baciò la fronte, bagnata di sudore, nonostante stessi morendo di freddo. Si allontanò all’istante. << Bella, sei caldissima>> disse toccandomi la fronte con una mano. << no, tu scotti proprio. Distenditi, vado a prendere il termometro>> mi aiutò a distendermi e si alzò, entrando per la porta delle scale. Dopo nemmeno un minuto tornò. Si distese al mio fianco e mi misurò la febbre. << Accidenti, hai la febbre altissima>> confermò la sua ipotesi precedente. << Vattene o te la prendi anche tu>> lo avvisai, girandomi dall’altro lato del letto, ricominciando a piangere. << te lo scordi>> mi disse deciso. Si alzò e posandosi sulle braccia si sporse verso di me e vide che piangevo. << amore mio ma perché piangi?>> mi chiese prendendo una mia lacrima sul polpastrello. << ho fatto un brutto sogno>> confessai. Si distese e mi abbracciò da dietro. << raccontami>> mi sussurrò mentre con la mano sulla fronte mi controllava la temperatura. << c’eri tu.. con Tanya e Jessica, insieme>> e scoppiai di nuovo a piangere. << shhh era solo un brutto sogno. Io sono qui con te e basta>> e mi abbracciò. Mi girai per baciarlo sulle labbra. << solo con te>> mi sussurrò. Mi riaddormentai tra le sue braccia.
Mi svegliai con un gran freddo, tremavo. Edward era sveglio al mio fianco. Lo guardai accigliata. << perché sei sveglio?>> gli chiesi tremante. Si avvicinò abbracciandomi, e sfregandomi un braccio con la mano per riscaldarmi. << la sveglia è suonata, ma non ti voglio lasciare in queste condizioni anche perché sarei tentato di picchiare Tanya per averti ridotto in questo stato>> disse sincero. La mia espressione chiedeva chiaramente una risposta migliore. << è colpa sua se stai così, se due giorni fa non ti avrebbe buttato in quella pozzanghera>> ah, ora era tutto chiaro. << non avevi detto di volerla ringraziare?>> gli chiesi abbracciandolo forte e poggiando la testa sul suo petto nudo, visto che durante la notte si era tolto la maglia per coprirmi ancora di più, era caldo. << si, eccome. Ma lo avremmo potuto fare anche in qualche altro modo>> un brivido di freddo mi fece tremare le ossa. Mi strinse ancora di più. << vai e segui le lezione. Io starò qui ad aspettarti>> gli dissi stringendolo ancora di più per poi lasciarlo dopo aver deposto un bacio sul suo petto. << va bene, lo faccio solo perché non ho scuse. Ma vedi di guarire presto non ti posso vedere così e poi vorrei riprovare quell’esperimento>> disse ridendo e alzandosi delicatamente. << va bene>> riuscii solo a dire. Si abbassò dandomi un bacio sulla fronte. Chiusi gl’occhi e me ne diede un altro, accarezzandomi. << guarisci amore mio>> e scomparve.
Molto presto venne Alice in camera mia e dopo avergli detto di non sentirmi bene, dispiaciuta se ne andò. Subito dopo venne Sue a vedere quanto avessi alta la febbre ed era parecchia. Dopo aver chiamato il medico e avergli spiegato i sintomi, mi portò la giusta medicina e dovette andare via anche lei, lasciandomi il telefono vicino per poter chiamare in caso di necessità.
Passai una settimana a letto con la febbre altissima nonostante la tutta la medicina che stavo prendendo. Charlie dopo due giorni di febbre decise di chiamare Carlisle e di farmi visitare, e dopo una visita ben accurata egli capì che mi ero presa una bella bronchite e dovette somministrarmi delle siringhe.
<< No, ti prego, le siringhe no, Carlisle>> piagnucolai quando mi dette la triste notizia.
<< Bella nemmeno io te le vorrei far fare, ma nelle tue condizioni devi altrimenti dobbiamo solo ricoverarti in ospedale, capisci?>> mi spiegò gentilmente, e dopo quello fui costretta ad accettare, così ogni sera veniva e me ne faceva una, ma dovevo dire la verità: era bravo e non sentivo nessun dolore.
Charlie era molto preoccupato del perché non mi passasse ma lo consolavo dicendogli che la bronchite non passa da un giorno ad un altro e che la medicine a poco avrebbe iniziato a fare un giusto effetto.
Anche Edward era molto preoccupato: ogni notte veniva da me e dormiva al mio fianco nonostante gli ripetessi mille volte che non ce ne era bisogno ma che così se la sarebbe presa anche lui, ma lui continuava a dirmi che era vaccinato. Mi copriva con le coperte o me le toglieva da dosso a seconda della mia temperatura corporea e grazie a lui la notte potevo dormire più tranquillamente e più profondamente. Ogni volta che mi lamentavo nel sonno mi misurava la febbre e se era alta mi svegliata per farmi prendere la medicina. Ogni giorno mi chiamava una ventina di volte al telefono chiedendomi come stessi, anche mentre era a scuola. Era un vero tesoro, si stava prendendo cura di me come se fossi stata sua figlia, ma mi ripeteva che ero comunque la sua piccolina e che mi amava fin troppo per lasciarmi da sola e io come una stupida non potevo fare altro che sorridere.
Anche mia madre chiamava sempre per sapere come stessi e le dovevo sempre dire che stavo bene, ma non mi credeva mai.
Dopo una settimana stavo decisamente meglio, era sabato e riuscii dopo tanti giorni ad alzarmi dal letto. La prima volta che lo feci, con l’aiuto di Sue non riuscivo a sorreggermi perché la testa mi girava e quindi rinunciai, anzi mi fecero rinunciare. La seconda volta che ci provai era di notte. Lentamente mi sedetti e per fortuna la testa girava di meno. Lentamente mi alzai ma persi l’equilibrio ma come sempre Edward mi prese e mi accompagnò fino alla porta del bagno. Mi sciacquai un po’ il viso, lavai un po’ i denti e ritornai in camera, dove c’era Edward pronto a sorreggermi. Mi fece sedere sul letto, con la schiena poggiata ai cuscini. Sospirai.
<< che c’è?>> chiese Edward allarmato. Sorrisi e scossi il capo.
<< niente niente, sto bene.>> lo tranquillizzai.
<< mi manchi>> disse improvvisamente, guardandomi negl’occhi.
<< ma se sei sempre qui!?>> gli dissi accigliata.
<< mi manca la Bella sana, che appena può mi da un bacio o mi accarezza e che è sempre pronta ad arrossire>> in effetti in questi giorni di malattia mi ero rifiutata di baciarlo perché non volevo che se la prendesse anche lui, non avrei sopportato maggiore lontananza.
<< scusa>> sussurrai abbassando lo sguardo. Mi toccò il viso.
<< e di cosa? Tu lo fai per me lo so, ma ancora non hai capito che avendo un padre medico è normale che abbia tutte le vaccinazioni che ci siano, ma la tua testa è troppo dura per capirlo>> sorrisi e lui fece altrettanto. Gli accarezzai il viso, mi avvicinai a lui e prendendolo per i capelli, lo attirai a me e lo baciai. Non se l’aspettava, questo era sicuro. Nonostante fossi ancora debole riuscimmo a scambiarci un bacio, e che bacio! Si allontanò e mi sorrise.
<< ne avevo proprio bisogno>> mi disse dandomi un altro leggero bacio sulle labbra. Mi sedetti di nuovo con la schiena poggiata ai cuscini e lo attirai a me. posò la testa sul mio petto e chiuse gl’occhi. Rimanemmo così per parecchio tempo, fino a quando non mi resi conto che si era addormentato. Poverino, non dormiva da parecchio, ogni notte stava sveglio per sorvegliarmi, doveva essere proprio stanco. Chiusi gl’occhi e mi addormentai, accarezzandogli i capelli.
CAPITOLO 19
Faceva freddo, si ghiacciava alzai la testa e mi resi conto di trovarmi nel bel mezzo di una bufera. Di fronte c’era un finestra, scrutai nel buio combattendo contro il freddo, e vidi che c’erano tre persone; cercai di individuare chi fossero ma non ci riuscivo. Feci un passo avanti per avvicinarmi alla finestra e la sciarpa che avevo tra le mani, che dovevo usare per coprirmi, mi cadde nel nulla. Era Edward con Tanya e Jessica che si baciavano, accarezzavano, si trovavano in atteggiamenti imbarazzanti. Cercai di urlare ma non ci riuscivo, potevo solo dire, anzi urlare il suo nome. Lo urlavo, ma mi guardava a sorrideva. Tanya si avvicinò, aprì la finestra e mi urlò contro, ridendo. << Edward sarà sempre mio>>.
Mi svegliai urlando e sedendomi nel letto. << Bella?>> . era solo un sogno, ma sembrava così reale. Iniziai a piangere e lui si preoccupò all’istante, e si sedette al mio fianco. << amore che succede?>> mi abbracciò e mi baciò la fronte, bagnata di sudore, nonostante stessi morendo di freddo. Si allontanò all’istante. << Bella, sei caldissima>> disse toccandomi la fronte con una mano. << no, tu scotti proprio. Distenditi, vado a prendere il termometro>> mi aiutò a distendermi e si alzò, entrando per la porta delle scale. Dopo nemmeno un minuto tornò. Si distese al mio fianco e mi misurò la febbre. << Accidenti, hai la febbre altissima>> confermò la sua ipotesi precedente. << Vattene o te la prendi anche tu>> lo avvisai, girandomi dall’altro lato del letto, ricominciando a piangere. << te lo scordi>> mi disse deciso. Si alzò e posandosi sulle braccia si sporse verso di me e vide che piangevo. << amore mio ma perché piangi?>> mi chiese prendendo una mia lacrima sul polpastrello. << ho fatto un brutto sogno>> confessai. Si distese e mi abbracciò da dietro. << raccontami>> mi sussurrò mentre con la mano sulla fronte mi controllava la temperatura. << c’eri tu.. con Tanya e Jessica, insieme>> e scoppiai di nuovo a piangere. << shhh era solo un brutto sogno. Io sono qui con te e basta>> e mi abbracciò. Mi girai per baciarlo sulle labbra. << solo con te>> mi sussurrò. Mi riaddormentai tra le sue braccia.
Mi svegliai con un gran freddo, tremavo. Edward era sveglio al mio fianco. Lo guardai accigliata. << perché sei sveglio?>> gli chiesi tremante. Si avvicinò abbracciandomi, e sfregandomi un braccio con la mano per riscaldarmi. << la sveglia è suonata, ma non ti voglio lasciare in queste condizioni anche perché sarei tentato di picchiare Tanya per averti ridotto in questo stato>> disse sincero. La mia espressione chiedeva chiaramente una risposta migliore. << è colpa sua se stai così, se due giorni fa non ti avrebbe buttato in quella pozzanghera>> ah, ora era tutto chiaro. << non avevi detto di volerla ringraziare?>> gli chiesi abbracciandolo forte e poggiando la testa sul suo petto nudo, visto che durante la notte si era tolto la maglia per coprirmi ancora di più, era caldo. << si, eccome. Ma lo avremmo potuto fare anche in qualche altro modo>> un brivido di freddo mi fece tremare le ossa. Mi strinse ancora di più. << vai e segui le lezione. Io starò qui ad aspettarti>> gli dissi stringendolo ancora di più per poi lasciarlo dopo aver deposto un bacio sul suo petto. << va bene, lo faccio solo perché non ho scuse. Ma vedi di guarire presto non ti posso vedere così e poi vorrei riprovare quell’esperimento>> disse ridendo e alzandosi delicatamente. << va bene>> riuscii solo a dire. Si abbassò dandomi un bacio sulla fronte. Chiusi gl’occhi e me ne diede un altro, accarezzandomi. << guarisci amore mio>> e scomparve.
Molto presto venne Alice in camera mia e dopo avergli detto di non sentirmi bene, dispiaciuta se ne andò. Subito dopo venne Sue a vedere quanto avessi alta la febbre ed era parecchia. Dopo aver chiamato il medico e avergli spiegato i sintomi, mi portò la giusta medicina e dovette andare via anche lei, lasciandomi il telefono vicino per poter chiamare in caso di necessità.
Passai una settimana a letto con la febbre altissima nonostante la tutta la medicina che stavo prendendo. Charlie dopo due giorni di febbre decise di chiamare Carlisle e di farmi visitare, e dopo una visita ben accurata egli capì che mi ero presa una bella bronchite e dovette somministrarmi delle siringhe.
<< No, ti prego, le siringhe no, Carlisle>> piagnucolai quando mi dette la triste notizia.
<< Bella nemmeno io te le vorrei far fare, ma nelle tue condizioni devi altrimenti dobbiamo solo ricoverarti in ospedale, capisci?>> mi spiegò gentilmente, e dopo quello fui costretta ad accettare, così ogni sera veniva e me ne faceva una, ma dovevo dire la verità: era bravo e non sentivo nessun dolore.
Charlie era molto preoccupato del perché non mi passasse ma lo consolavo dicendogli che la bronchite non passa da un giorno ad un altro e che la medicine a poco avrebbe iniziato a fare un giusto effetto.
Anche Edward era molto preoccupato: ogni notte veniva da me e dormiva al mio fianco nonostante gli ripetessi mille volte che non ce ne era bisogno ma che così se la sarebbe presa anche lui, ma lui continuava a dirmi che era vaccinato. Mi copriva con le coperte o me le toglieva da dosso a seconda della mia temperatura corporea e grazie a lui la notte potevo dormire più tranquillamente e più profondamente. Ogni volta che mi lamentavo nel sonno mi misurava la febbre e se era alta mi svegliata per farmi prendere la medicina. Ogni giorno mi chiamava una ventina di volte al telefono chiedendomi come stessi, anche mentre era a scuola. Era un vero tesoro, si stava prendendo cura di me come se fossi stata sua figlia, ma mi ripeteva che ero comunque la sua piccolina e che mi amava fin troppo per lasciarmi da sola e io come una stupida non potevo fare altro che sorridere.
Anche mia madre chiamava sempre per sapere come stessi e le dovevo sempre dire che stavo bene, ma non mi credeva mai.
Dopo una settimana stavo decisamente meglio, era sabato e riuscii dopo tanti giorni ad alzarmi dal letto. La prima volta che lo feci, con l’aiuto di Sue non riuscivo a sorreggermi perché la testa mi girava e quindi rinunciai, anzi mi fecero rinunciare. La seconda volta che ci provai era di notte. Lentamente mi sedetti e per fortuna la testa girava di meno. Lentamente mi alzai ma persi l’equilibrio ma come sempre Edward mi prese e mi accompagnò fino alla porta del bagno. Mi sciacquai un po’ il viso, lavai un po’ i denti e ritornai in camera, dove c’era Edward pronto a sorreggermi. Mi fece sedere sul letto, con la schiena poggiata ai cuscini. Sospirai.
<< che c’è?>> chiese Edward allarmato. Sorrisi e scossi il capo.
<< niente niente, sto bene.>> lo tranquillizzai.
<< mi manchi>> disse improvvisamente, guardandomi negl’occhi.
<< ma se sei sempre qui!?>> gli dissi accigliata.
<< mi manca la Bella sana, che appena può mi da un bacio o mi accarezza e che è sempre pronta ad arrossire>> in effetti in questi giorni di malattia mi ero rifiutata di baciarlo perché non volevo che se la prendesse anche lui, non avrei sopportato maggiore lontananza.
<< scusa>> sussurrai abbassando lo sguardo. Mi toccò il viso.
<< e di cosa? Tu lo fai per me lo so, ma ancora non hai capito che avendo un padre medico è normale che abbia tutte le vaccinazioni che ci siano, ma la tua testa è troppo dura per capirlo>> sorrisi e lui fece altrettanto. Gli accarezzai il viso, mi avvicinai a lui e prendendolo per i capelli, lo attirai a me e lo baciai. Non se l’aspettava, questo era sicuro. Nonostante fossi ancora debole riuscimmo a scambiarci un bacio, e che bacio! Si allontanò e mi sorrise.
<< ne avevo proprio bisogno>> mi disse dandomi un altro leggero bacio sulle labbra. Mi sedetti di nuovo con la schiena poggiata ai cuscini e lo attirai a me. posò la testa sul mio petto e chiuse gl’occhi. Rimanemmo così per parecchio tempo, fino a quando non mi resi conto che si era addormentato. Poverino, non dormiva da parecchio, ogni notte stava sveglio per sorvegliarmi, doveva essere proprio stanco. Chiusi gl’occhi e mi addormentai, accarezzandogli i capelli.
SPOILER:
Però appena aprii la porta Sue mi chiamò allarmata e dispiaciuta. << Oh Bella, mi ero completamente dimenticata. Alice non sapeva che oggi saresti tornata ed è già corsa via. Mi sono proprio dimenticata, scusami. Se aspetti ti accompagno>> si stava scusando.
<< Buongiorno>> sobbalzai a quella voce al mio fianco e mi girai di butto trovando gl’occhi di Edward fissarmi. << oh ciao>> dissi io tornando a guardare Sue, per non rischiare di incantarmi guardando i suoi occhi. << oh buongiorno a te Edward>> rispose cortese lei. << non volevo intromettermi, ma per caso ho sentito che a Bella serve un passaggio. Bhè io sto andando a scuola, se vuoi andiamo insieme>> propose Edward facendo spallucce, indifferente, mentre io sorridevo.
Buona domenica delle palme a tutteeeee\iiiiiii!!!!
ripeto il discorso anche qui!! mi scuso ionfinitamente per non essere stata puntuale in queste ultime settimane!!! da oggi ritornerò al vecchio ritmo (Martedì e Venerdì o sabato)!! promesso!!
sono stata molto concentrata su questa storia nell'ultima settimana e... udite udite....HO FINITO DI SCRIVERLAAA!!! l'altro ieri ho scritto l'ultimo capitolo :D a voi manca ancora tanto per leggerlo.. ma piano piano arriverà anche perchè dovranno succedere ancora tantissime cose!! siamo solo all'inizio O:)
vi ringrazio per le recensioni e per seguirmi!!
P.S. quasi dimenticavo!!! devo ringraziare con tutto il cuore il mio tesoruccio (_MiSS CuLLeN_) se sono riuscita a portare a termine questa storia!!! lei mi ha fatto tornare la voglia di scrivere!! e grazie a lei ho ricominciato a scrivere dopo 2 mesi di abbandono!! Ed è grazie a lei se sono riuscita a portarla a termine!!! grazie tesoro!! ti voglio bene!! ( leggete la sua ff IL RITMO DEL CUORE ... è fantastica *___*)!!!
ringrazio anche le PRIMARLE (so che non sapete chi sono... ma basta che dico che sono 3 ragazze stupende e fantastiche) vi voglio bene *____*
Vi vorrei chiedere di passare anche a leggere la storia di _Renesmee Cullen_ che si intitola CHI L'AVREBBE MAI DETTO!!!
adesso vi lascio al capitolo!!!
grazie a tutte!!! buona lettura e recensite care ^^
CAPITOLO 20
Una settimana dopo mi potetti dichiarare finalmente guarita. Carlisle era venuto il pomeriggio prima a visitarmi e lo aveva confermato, e tutto grazie a lui, alle sue siringhe e a suo figlio. In quei giorni avevo avuto l’occasione per starmene buona e ferma a letto, da sola e a pensare, naturalmente solo la mattina perché il pomeriggio c’era Alice o qualcuno della famiglia, mentre la sera e la notte Edward. riflettendo avevo capito di avere la necessità di raccontare di me e di Edward a qualcuno di cui mi fidassi e a cui volevo e che mi voleva bene. Pensavo ad Alice e ai suoi innumerevoli sospetti. Ogni pomeriggio veniva da me per chiedermi se Edward si fosse fatto sentire e io dovevo, ero costretta a risponderle sempre di no. Mi guardava e sono sicura che a scuola guardava anche le mosse di Edward, e diciamo che da una parte ne ero contenta così se sarebbe successo qualcosa sarebbe subito venuta a dirmelo come quando mi disse, pochi giorni fa, di una discussione avvenuta fra lui e Tanya. Appena me lo accennò andai in iperventilazione ma vista la mia agitazione mi disse subito di non preoccuparmi e io ci cascai come un finocchio, perché sicuramente era un trappola per vedere la mia reazione. Comunque la discussione avvenuta fra Tanya e Edward era assolutamente vera. Mi disse che era stata bella dura e che entrambi urlavano nel parcheggio della scuola, così per non creare problemi didattici, come due pazzi. Non mi seppe dire il motivo perché erano arrivati tutti troppo tardi per capirlo. Io feci finta di nulla ma credevo di conoscerlo, infatti quella stessa sera chiedi informazioni a Edward che confermò tutto, anche la mia supposizione; in pratica Edward aveva incolpato, anche se era vero, Tanya per avermi buttato nella pozzanghera di ghiaccio e che adesso ero ancora a casa malata. Dopo essermi infuriata per il suo comportamento impulsivo, anche se in realtà ero contenta che prendesse le mie parti e che se la prendesse con Tanya, si fece perdonare e si giustificò dicendo che era solo l’effetto collaterale della mia lontananza e a questa espressione chi potrebbe resistere.
Quel giorno dovevo tornare a scuola, e ne ero contenta perché non ne potevo più di stare chiusa in casa, a letto, anche se Carlisle si era raccomandato dicendomi di non prendere troppo freddo per non rischiare una ricaduta, e se la prendevo sarei stata costretta ad andare dirittamente in ospedale, quindi quando mi vestii ci pensati due volte. Indossai uno dei miei soliti jeans, una maglia a collo alto marrone e una felpa bianca col cappuccio; come scarpe misi quel paio di stivali cadi e bassi che avevo buttato nell’armadio convinta che non avrei più messo, in presenza di Alice, ma questi erano casi estremi.
Quando andai in cucina trovai Sue che felice mi augurò buona giornata. Erano andati tutti via, anche mio padre. Nemmeno Alice si vedeva ma mi avviai dirittamente fuori, convinta che stesse approfittando per passare un po’ di tempo con Jasper. Però appena aprii la porta Sue mi chiamò allarmata e dispiaciuta. << Oh Bella, mi ero completamente dimenticata. Alice non sapeva che oggi saresti tornata ed è già corsa via. Mi sono proprio dimenticata, scusami. Se aspetti ti accompagno>> si stava scusando.
<< Buongiorno>> sobbalzai a quella voce al mio fianco e mi girai di butto trovando gl’occhi di Edward fissarmi. << oh ciao>> dissi io tornando a guardare Sue, per non rischiare di incantarmi guardando i suoi occhi. << oh buongiorno a te Edward>> rispose cortese lei. << non volevo intromettermi, ma per caso ho sentito che a Bella serve un passaggio. Bhè io sto andando a scuola, se vuoi andiamo insieme>> propose Edward facendo spallucce, indifferente, mentre io sorridevo. << sul serio lo faresti Edward? Bella va bene?>> ci disse guardandoci. << si, si>> rispondemmo all’unisono e scoppiammo a ridere. << ehm va bene allora. Grazie Edward e buona giornata ad entrambi>> salutammo e ci dirigemmo in silenzio verso la sua Volvo. Entrammo e mise in moto. Per cinque minuti stemmo entrambi zitti, ognuno a pensare per i fatti suoi. Chissà cosa stava pensando lui, di sicuro no quello a cui stavo pensando io. Infatti o stavo pensando ad Alice e a quanto fosse brutto mentirle. Ogni volta che mi chiedeva di lui mi faceva gl’occhi dolci aspettandosi che io le raccontassi qualche novità riguardante me e lui, ma ogni volta ero costretta a negargli questa soddisfazione. Quando me lo chiedeva sembrava che non vedesse l’ora che confermassi la sua ipotesi, ma forse era solo il desiderio che mi faceva immaginare ciò. A interrompere i miei pensieri fu Edward, che prima sospirò e poi iniziò a parlare.
<< a che pensi?>> decisi di negare, mi avrebbe preso per pazza se gli avrei detto che stavo pensando di dire tutto ad Alice.
<< mm niente.. tu invece?>>
<< niente>> e scoppiamo a ridere per la nostra ingenuità, visto che era evidente che ognuno stava pensando a qualcosa.
<< dai a che stavi pensando?>> insistette ma senza opprimermi.
<< bhe in realtà, ad Alice>> confessai, preoccupata per la sua reazione.
<< ad Alice? Come mai?>> chiese dubbioso. Intanto eravamo arrivati al parcheggio e aveva posato la sua macchina al solito posto. Non c’era nessuno, a parte qualche studente vicino alla sua auto con un libro o un telefono in mano. Persone ingenue che erano troppo impegnate a notare noi due arrivare insieme e parlare. Quindi continuai senza problemi.
<< bhè in realtà è che.. io vorrei.. no lascia stare, sono una pazza>> era meglio tenere quei pensieri per me. feci per scendere dalla macchina ma mi bloccò per il polso.
<< dimmelo dai, cosa ti preoccupa?>> mi incoraggiò.
<< bhè in realtà stavo pensando a quanto fosse brutte mentirle e a quanto mi piacesse dirle tutta la verità, ma sono cosciente che è una pazzia>> dissi scuotendo la testa, chiudendo gl’occhi e aspettando una sua risata, per prendermi in giro.
<< perché non me lo hai detto prima?>> mi chiese, sorridendo.
<< perché mi avresti preso per pazza come stai facendo adesso, confessa>> sorrisi, rossa in viso.
<< non è vero, amore mio. Bhe veramente io stavo pensando alla stessa cosa. Abbiamo bisogno di dirlo a qualcun altro che non siamo noi, anche per coprirci, aiutarci, consigliarci. In fin dei conti siamo entrambi inesperti, no?>> scherzò. << e anche io avevo pensato ad Alice. Ormai sospetta e anche molto. Tiene sotto d’occhio te e me e le nostre reazione quando parla dell'altro. Sono convinta che ha capito ma aspetta solo una nostra conferma, solo per non immaginare tutto>> rimasi a bocca aperta dal quello che aveva appena detto. Infondo anche lui voleva la stessa cosa, anzi lo aveva detto esplicitamente.
<< sul serio?>> chiesi dubbiosa.
<< certo, però ci rimarrà male quando saprà che lo abbiamo tenuto nascosto per un mese>> disse improvvisamente. Cercai di seguire un filo logico per tutto ciò ma mi fermai all’ultima parola: un mese. Cosa? Un mese? Non poteva essere possibile. Feci un veloce calcolo mentale e costatai che erano passati proprio trentuno giorni dal giorno in cui Rosalie ed Emmet si erano sposai, quindi era un mese che io ed Edward stavamo insieme.
<< U- un mese?>> dissi ingenuamente, anzi più che altro domandai, imbarazzata per non essermelo ricordata, ma lui capì dallo sguardo dei miei occhi.
<< è comprensibile che te ne sia dimenticata, ora ti sei ripresa e hai perso completamente la cognizione del tempo>> disse facendo spallucce. Si avvicinò guardandomi con quegl’occhi verdi che mi facevano sciogliere ogni volta che lo guardavo, anche da lontano. << auguri amore mio, è un mese che hai reso la mia vita perfetta>> sorrisi arrossendo ed emozionata da quelle parole.
<< auguri>> e arrossii all’istante. Lentamente si avvicinò accarezzandomi una guancia, io lo presi dolcemente per i capelli perché non riuscivo più a resistere. fu un bacio dolce e tenero, come il primo, come quello che ci eravamo dati un mese prima. Quando vidi l’orario mi resi conto che si era fatto proprio tardi e con tutte queste assenze non mi potevo permettere di fare tardi.
Scendemmo dalla macchina e come sempre mi allontanai tristemente da lui, come se niente fosse, come se non lo conoscessi, come se tra noi non fosse successo mai niente. Ma da dietro mi bloccò per il polso sorprendendomi, facendomi girare verso di lui per guardarlo negl’occhi, ma mi trovai di fronte a lui, molto più vicino di quanto immaginassi.
<< dopo, all’ora di pranzo, al posto di andare in mensa, vieni in giardino alla solita panchina>> mi sussurrò sempre più vicino di quanto avesse dovuto, anche se in quel momento non c’era nessuno.
<< va bene>> e dopo che controllai che non ci fosse nessuno gli stampai un bacio sulle labbra.
Andai di corsa in classe. Tutti mi diedero il benvenuto e Alice mi sgridò quando mi vide, dicendo che glie lo avrei dovuto dire. Vollero sapere come stavo e cosa avevo fatto in questi giorni. Jessica era molto fredda con me, forse per quello che io ed Edward le avevamo detto, comunque non proferì parola. Tra una lezione ed un'altra, il tempo volò e io non vedevo l’ora che arrivasse l’ora di pranzo. Non facevo altro che pensare a questo fantastico mese insieme e che senza problemi lo avevamo raggiunto. Io ormai ero completamente e incondizionatamente innamorata di lui. Ed sono convinta che anche lui lo fosse, in fin dei conti me lo sta dimostrando in tutto, anche aspettando, che fatto da lui è una grande dimostrazione d’amore. Appena suonò la campanella mi piombai fuori ma inaspettatamente mi ritrovai Alice di fronte.
<< dove vai?>> mi chiese curiosa, come sempre d’altronde ma adesso aveva uno sguardo strano.
<< ehm a prendere un po’ d’aria. Perché?>> dissi cercando di mentire più che potevo, ma appena la vedevo mi veniva voglia di urlarle la verità in faccia.
<< mi stai mentendo>> disse decisa.
<< no>> ribattei.
<< si>> continuò.
<>
<< si>>
<< no>>
<< si>>
<< e va bene>> mi arresi. << ma se adesso mi lasci andare dopo ti spiego tutto>> le dissi facendole gl’occhi dolci. Non seppe resistere.
<< ok. Ma tutto?>> disse sorridendo. << tutto, promesso. Adesso scappo Ali>> e baciandole la guancia scappai fuori. Cercai di riprendere fiato per la strada, andando lentamente alla panchina. Appena mi avvicinai credevo che non fosse ancora arrivato, perché non vedevo nessuno. Controllai meglio e sobbalzai sorpresa e felice di trovarlo lì. Stava disteso sulla panchina, con gl’occhi chiusi a godersi quel poco di sole che oggi Forks ci regalava. Mi avvicinai, cercando di fare il meno rumore possibile. Posai lo zaino e in cappotto a terra, sul prato. Mi inginocchiai a terra, accanto alla sua testa e vidi che aveva gli auricolari nelle orecchie, quindi non mi aveva sentito arrivare. Notai anche che aveva la camicia azzurra che gli donava molto e il pantalone nero. Con le dita gli toccai la punta del naso e sussultò dalla sorpresa. Lentamente scesi fino alle labbra e poi sul collo. Sostituii le dita con le labbra e premetti sulle sue. Con le mani spense l’ipod e mi avvicinò a lui. Mi allontanai perché eravamo comunque in un luogo pubblico. Mi sorrise aprendo gl’occhi.
<< e se non fossi stata io?>> chiesi maliziosa. Sorrise.
<< mm vediamo un po’: primo riconoscerei le tue labbra e le tue mani tra mille e secondo sei l’unica che si comporta con me così senza saltarmi addosso>> sorrise sghembo. Alzai gl’occhi al cielo e lo guardai. << modesto, congratulazioni>> sorrise alla mia battuta ma io m’imbronciai sedendomi sulla panchina, ai suoi piedi. Si sedette subito al mio fianco, abbracciandomi. << che c’è?>> mi chiese preoccupato, stringendomi sempre di più e baciandomi l’orecchio. << lo sai che sono gelosa quando parli di...>> mi bloccò. << giusto, scusa amore. Vediamo di non litigare oggi, ti prego>> e mi diede un bacio sulla guancia facendomi rabbrividire. << okay>> e sorrisi. Lentamente si alzò e lo guardai accigliata. Tese una mano come a invitarmi ad alzarmi, l’afferrai e mi alzai. Mi fece girare e mi sussurrò all’orecchio. << un piccolo oggetto per farmi stare sempre tra i tuoi pensieri e quando staremo lontani, lo guarderai e ti ricorderai di me. Oggi è un mese e questo, nonostante tutto, è stato il mese più bello della mia vita, grazie.>> e mi porse di fronte una scatolina blu, di velluto. << tieni, aprila>> con le mani tremanti dall’emozione la presi. << tu sei già sempre nei miei pensieri.>> gli dissi mentre l’aprivo e rimasi a bocca aperta. All’interno c’era un bracciale d’acciaio a catene, grande ma esile nello stesso momento. Tanti cuoricini di diamanti pendevano da questo ma al centro ce n’era uno semplice con una lettera incisa sopra l’iniziale del suo nome. sorrisi e sentii gl’occhi riempirsi di lacrime. Mi girai e lo abbracciai. << grazie, è bellissimo>> gli dissi commossa. Mi strinse forte. << dai mettimelo>> gli dissi porgendogli il polso e la scatolina. Sorridendo lo prese e me lo mise al polso. Era bellissimo. e quei diamanti a forma di cuori al sole irradiava mille colori e brillava.
<< sul serio ti piace?>> mi disse guardando i miei occhi.
<< mi piace? Ma è bellissimo!>> gli dissi riabbracciandolo. Poi mi allontanai e arrossii. << ma io non ti ho preso niente>> dissi timida e dispiaciuta. << mi hai già regalata te stessa>> << ma..>> mi baciò veloce. << va bene>> mi arresi.
Per il resto del tempo parlammo, seduti sulla panchina, di tutto. Decidemmo di organizzare un uscita con Alice e Jasper. Pensammo di approfittare della situazione, e decidemmo di organizzare per quella sera stessa, così avremmo potuto festeggiare insieme quel giorno, senza nasconderci, non da tutti almeno. Decidemmo l’orario e questo pomeriggio lo avrei dovuto chiamare per confermare e lui lo stesso. La campanella suonò e ognuno dovette correre alle proprie lezioni.
<< ci sentiamo dopo allora>> gli dissi. << certo, a dopo amore>> e senza nemmeno baciarci, perché c’erano parecchi studenti, ci separammo.
SPOILER:
<< ehi bellezza>> saltai a quella voce sconosciuta, mi girai verso di lui e vidi un ragazzaccio che si avvicinava. Mi allontanai leggermente sempre stando vicino al muretto e avvicinandomi leggermente al ristorante, ma mi fermai quando vidi che un altro ragazzo stava venendomi in contro proprio come stava facendo l’altro molto probabilmente un suo amico.
Buongiornoooooo!!!!!!! puntuale come promesso ;D
ho visto che le recensioni e le visite sono un pò calate!! se c'è qualcosa che non va ditelo pure... vi ascolterò!!!
come sempre ringrazio coloro che continuano a recensire ma anche chi legge di nascosto!! lo apprezzo davvero!!!!
il prossimo capitolo o venerdì o sabato!!!!
un bacione e recensite care ^^
CAPITOLO 21
Ad Alice della serata dissi che avevo bisogno di uscire con lei, solo con leì perché le dovevo parlare. Inizialmente si accigliò ma poi si mise a saltellare come una pazza. Quando gli chiesi di smetterla e il motivo per cui aveva fatto quella sceneggiata mi disse che sapeva di aver ragione e che stasera ne avrebbe avuto la conferma. Come era prevedibile passai tutta la giornata a mangiarmi le unghia dal nervosismo e mille domande mi frullavano in testa: Come avrebbe reagito Alice? E se avrebbe reagito male? Sarebbe andata a dirlo a Charlie? E lui come si sarebbe comportato? In pratica queste erano le domande che poneva il mio lato negativo, il diavolo Bella. Ma poi c’era anche il lato positivo ossia l’angelo Bella che mi consolava dicendomi che in effetti Alice si era già accorta di qualcosa e che se non era d’accordo non avrebbe aspettato una mia decisione a dirle la verità, che comunque mi voleva bene e che al costo di non parlarmi più non lo avrebbe mai detto a Charlie. Cercai di smettere di pensare, anzi a smettere di immaginare questa serata, ma più pensavo di non pensare e più ci pensavo.
Per consolarmi più tardi chiamai Edward per comunicargli la reazione di Alice e per chiedergli cosa avesse detto Jasper che a quanto pare era rimasto indifferente ma preoccupato, più che alto non sapeva cosa aspettarsi. Naturalmente Alice era in estasi e da come avevo intuito, quando uscii dal bagno dopo una doccia con il mio bagnoschiuma e shampoo preferito alla fragola che mi aiutava a rilassarmi, trovai dei vestiti con tanto di accessori e scarpe e anche un bigliettino.
Ho detto a Charlie che stasera usciamo. Non ha detto niente, solo: buon divertimento e state attente. P.S. metti questi vestiti senza discutere! Baci, Alice.
Li indossa e Andai a guardarmi di corsa allo specchio per vedere cosa mi aveva fatto mettere quella pazza. Appena mi guardai allo specchio non potevo fare altro che confermare quanto sia pazza ma che stavo davvero bene nonostante non potessi sapere che reazione avrebbe avuto Edward, visto che era un po’ sconcio come abbigliamento, almeno la parte bassa: avevo una gonna di jeans che arrivava fino a metà coscia, era assolutamente corta per me ma diciamo che per una serata, e poi con Edward potevo fare un’eccezione alla regola. Fortunatamente delle calze color carne facevano diventare l’abbigliamento un po’ più civile. Da sopra avevo un maglioncino a collo alto, bianco, diciamo che non si era sbilanciata molto, per fortuna. Come scarpe invece mi aveva proposto degli stivali altissimi sia di tacco che di gamba, arrivavano al ginocchio, ma non ci pensai due volte prima di cambiarli con un comodo stivale bianco, con un po’ di tacco tanto per accontentarla. Andai in bagno e misi un po’ di matita sotto gl’occhi, un pò di burro cacao per non spaccarmi le labbra a causa del freddo. Lasciai i capelli sciolti e andai a preparare la borsa, ma mi bloccai prima del previsto a guardare una statua, un dio greco di fronte ai miei occhi. Edward era lì, appoggiato al muro con le bracca conserte e un’espressione normale, fino a quando non mi vide e strabuzzò gl’occhi.
<< Wow>> riuscì solo a dire facendomi sorridere e imbarazzandomi molto. << ehm sei stupenda>> continuò facendomi arrossire maggiormente.
<< grazie, anche tu lo sei>>. Lentamente mi avvicinai a lui e lo abbracciai forte. Mi strinse a se, silenzioso per due minuti. << che succede?>> mi sussurrò all’orecchio.
<< ho paura>> confessai e lui mi strinse ancora di più.
<< andrà tutto bene>> mi allontanai e lo guardai negl’occhi.
<< mi prometti che rimarremo insieme qualsiasi sarà la loro reazione>> gli chiesi.
<< certo, sempre>> e mi baciò leggero sulle labbra.
<< adesso vado. Mi raccomando ci vediamo al Blue Twilight tra mezz’ora>> mi ricordò.
<< ci sarò>> sorrise e chiudendo la porta mi lasciò sola. Immediatamente sentii bussare alla porta.
<< avanti>> dissi. Alice entrò e si chiuse la porta alle spalle, mentre si avvicinava continuava a guardarmi e immediatamente notò le scarpe che non erano quelle che mi aveva ordinato di mettere. Lei era stupenda, impeccabile. Anche lei aveva una minigonna, colo che a lei era bianca. Da sopra aveva un top con un foulard al collo e una giacca tra le mani che sicuramente avrebbe indossato appena uscite. Le scarpe erano molto simili a quelle che mi aveva proposto. Aveva un trucco leggero ma nello stesso momento molto evidente.
<< ma sei comunque bellissima>> anticipò. Sorrisi. << grazie Alice ma tu sei insuperabile>> rise.
<< allora andiamo?>> gli dissi prendendo la borsa e il cappotto. << certo andiamo>> . uscimmo dalla mia camera e salutando tutti e dopo averci ripetuto circa mille volte di stare attente, uscimmo e salimmo sulla Porche di Alice. << dove dobbiamo andare?>> mi chiese indifferente. << avevo pensato di andare a Sattle al Blue Twilight>> dissi come per far finta di pensarci prima. << ok. Mantieniti forte e in venti minuti saremo lì>> mi disse cacciandomi la lingua. Sfrecciammo verso Sattle e durante tutto il tragitto non ci scambiammo nemmeno mezza parole. Io stavo pensando a Edward e a quanto fosse bello con quella camicia azzurra che si intonava con i suoi occhi e una giacca semplice, nera da sopra. Come sempre i suoi capelli erano scompigliati ma erano bellissimi. E aveva un profumo... Mentre Alice non sapevo a cosa stesse pensando, immaginavo che potesse pensare a cosa aspettarsi da me quella sera e come reagire se avrebbe scoperto di me e di Edward e che fosse tutto vero, o forse stava semplicemente pensando a quello che stavo pensando io, oppure no. Mah! Quella sera, durante il tragitto persi il conto di quante domande mi stessi facendo. Arrivammo nel parcheggio più vicino al ristorante, posammo la macchina e scendemmo. << Bella c’è una mia amica lì, in quel bar. La vorrei andare a salutare, vuoi venire?>> mi guardai intorno e vidi un bar abbastanza affollato, che si trovava abbastanza vicino al ristorante. << ti aspetto qui Ali>> gli dissi sorridendo. Entrò nel bar, di sicuro ci avrebbe messo un cinque minuti. Mi appoggiai ad un muretto e mi guardai un po’ intorno. Non c’era proprio nessuno forse a causa del freddo che pizzicava sulle guance, nessuno era uscito o forse perché era un giorno lavorativo. Sentii qualcosa muoversi al mio fianco, mi girai per controllare ma nel buio non si vedeva niente. Lo risentii ma dall’altra parte ma non c’era ancora nessuno. Guardai verso la porta del bar per vedere e sperare che Alice stesse tornando.
<< ehi bellezza>> saltai a quella voce sconosciuta, mi girai verso di lui e vidi un ragazzaccio che si avvicinava. Mi allontanai leggermente sempre stando vicino al muretto e avvicinandomi leggermente al ristorante, ma mi fermai quando vidi che un altro ragazzo stava venendomi in contro proprio come stava facendo l’altro molto probabilmente un suo amico. Scrutai nel buio e vidi che erano abbastanza alti e avevano delle bottiglie probabilmente di birra, tra le mani. Ricontrollai verso la porta del bar ma Alice ancora non si vedeva. Iniziai a tremare non so se per la paura o per il freddo. << che ci fai qui sola soletta?>> mi chiese quello a destra, che aveva parlato prima. << guarda Mark ha freddo perché non la riscaldiamo un po’>> mi disse l’altro che stava più vicino a me. mi allontanai da loro continuando a camminare di fronte a me lontano da loro ma uno di loro mi fermò da dietro per un braccio facendomi girare. Sentii il sangue salirmi in testa dalla paura. Cercai di scappare mia ma uno di loro mi manteneva per il braccio. << lasciami!>> gli dissi con quel poco di voce che mi era rimasta a causa del panico. << tra qualche minuto o ora ti lascio, promesso>> l’altro mi tocco il viso e una gamba << lasciatemi>> cercai di urlare e le lacrime iniziarono ad uscire dai miei occhi. << tra poco non piangerai tesoro ma ti farò toccare il cielo con una mano altro che dito>> disse l’altro ridendo e toccandomi le gambe mentre l’altro con la mano con cui non mi manteneva cercò di togliermi la giaccia. << lasciatemi!>> urlai con tutta la voce che mi era rimasta. Uno di loro si avvicinò maggiormente a me in modo prepotente e l’altro mi toccava dappertutto. << aiuto!>> urlai sempre con quel tono di voce basso, ma che era il massimo che potessi fare..
SPOILER:
<< shhh Bella adesso sei al sicuro. Shh ci sono io>> e mi cullò ma immediatamente mi fece alzare facendomi sedere su quel muretto e riprese ad abbracciarmi. Intanto mi ero calmata e mi porse un fazzoletto per pulirmi dalle lacrime. << tutto bene? Dimmi che sono arrivato in tempo ti prego>>
Buongiornoooooooooooooo!!!!! nuovo capitolo!!! ho visto che qualcuno spera che sia successo quello che si presume sia successo a Bella...darebbe una svolta alla storia!!! altri invece credono che sia arrivato Jacob a salvare Bella... dicono che non si vede da un pò!! altri pensano che arrivi Edward a salvarla!!!
terrei a precisare una cosa: Jacob... io non sono una sua grandissima fan xD diciamo che non lo sono proprio >.< non si vedrà presto.. o non si vedrà proprio!!! quindi escludete questa ipotesi!!!! per quanto riguarda la speranza.. mi sembrava troppo crudele farlo.. però... vediamo se sono stata crudele xD
vi lascio al capitolo... cercherò di postare prima di martdeì ma per il momento grazie a tutte e...
BUONA PASQUA!!!!
CAPITOLO 22
In due secondi mi ritrovai a terra con quei due uomini lontani da me senza capirci niente. Cercai di fare un passo indietro. Qualcuno da dietro mentre quei due mi toccavano li aveva buttati a terra e adesso erano scappati. Aprii gl’occhi, che avevo chiuso dalla paura, e vidi quella persona che si stava avvicinando a me. mi allontanai per paura che fosse uno di loro ma anche lui si inginocchiò a terra. scrutai nel buio e vidi che era Edward. scoppiai a piangere. E immediatamente mi abbracciò. << shhh Bella adesso sei al sicuro. Shh ci sono io>> e mi cullò ma immediatamente mi fece alzare facendomi sedere su quel muretto e riprese ad abbracciarmi. Intanto mi ero calmata e mi porse un fazzoletto per pulirmi dalle lacrime. << tutto bene? Dimmi che sono arrivato in tempo ti prego>> disse in preda all’ansia. Provvedetti a rispondere subito << grazie Edward, se non fosse stato per te>> e lo abbracciai cercando di scacciare via quei pensieri. Sospirò forte. << non ti hanno fatto niente vero amore mio?>> mi disse guardandomi. << no, no. Sei arrivato in tempo>> scesi dal muretto quando in lontananza vidi Alice uscire dal bar. << se non ce la fai rimandiamo amore mio>> mi disse accarezzandomi una guancia. << no, no sto bene. Adesso ci sei tu>> gli dissi sorridendo e stringendogli la mano per poi lasciarla. Cacciai quei pensieri dalla testa, tanto non era successo niente perché era arrivato Edward, e adesso stavo con lui e stavo al sicuro. Alice si avvicinò << ehi ragazzi, come mai state insieme?>> guardai Edward. << ehi ciao Alice, entriamo?>> deviò Edward. alice annuì ed entrammo al ristorante. Era un posto davvero bellissimo. era tutto buio con colori scuri ma ad illuminare l’ambiente ci pensavano le lui piccole intorno e le lampade su ogni tavolo. Ci avvicinammo al tavolo che ci indicò Edward ed Alice appena vide Jasper gli saltò addosso e poi ci guardò accigliata. << era tutto programmato?>> ci chiese dubbiosa. << sediamoci Alice abbiamo una serata intera per parlare>> disse Edward porgendomi la sedia per farmi accomodare. Dopo che mi sedetti lui fece lo stesso e mi sorprese mettendosi al mio fianco. Alice si mise al fianco di Jasper, che ci guardavano. Edward chiamò il metre che arrivò subito. Ordinammo quattro pizze e quattro coche, che Edward chiese gentilmente di portarle subito. Nel frattempo non avevamo detto nemmeno una parola e quando arrivarono le bibite iniziammo a bere.
<< ci dovete delle spiegazioni>> disse improvvisamente Alice. << hai ragione Ali>> gli dissi io sincera e decisa. Guardai Edward e annuì. << non so da dove cominciare>> iniziò lui evidentemente in imbarazzo almeno quanto me. << dall’iniziò? Anche perché non ci stiamo capendo niente>> rispose Jasper sorridendo e con il consenso di Alice.
<< giusto. Bhè voi avete sempre visto che tipo di ragazzo sono, anzi ero scusate>> si corresse guardandomi. << ma due mesi fa non ci ho capito letteralmente nulla, quando ho visto Bella la prima volta in giardino. Diciamo che per la prima volta quando parlavo con lei, una ragazza che non avevo mai conosciuto e nemmeno parlato, balbettavo>> disse ridendo, mentre Jasper ed Alice lo guardavano. << poi>> intervenni io << ci siamo scontrati un paio di volte e io ho sentito quello che si diceva su di lui. Ma dopo due settimane tutti iniziarono a dire che Edward era cambiato. Anche io con lui mi sentivo in imbarazzo. Poi la situazione si è evoluta durante la cena a casa loro>> dissi decisa a raccontare. Arrivò il cameriere con le pizze e iniziammo a mangiare tra in boccone ed un altro, ma questa volta continuò Edward. << diciamo che si è evoluta quando siamo andati in camera mia per mostrarle come suonavo, non è successo niente ma comunque fu la serata migliore, più bella della mia vita>> << della nostra vita>> lo corressi sorridendo. << ma il cambiamento alla nostra relazione che non era è avvenuto durante il matrimonio di Emmet e Rosalie. Diciamo che entrambi non ce la facevamo più con questa situazione e poi gli ostacoli non mancano, Charlie mi considererà sempre quel tipo di ragazzo, poi tutte quelle ragazze che non la smettono>> disse Edward scuotendo il capo << comunque al matrimonio ci siamo detti tutto quello che provavamo>> continuai io fino a quando non lo fece Edward. << e scoprimmo di esserci innamorati e da quella sera stiamo insieme>> concluse semplicemente Edward senza dettagli, che dic erto entrambi ricordammo in quel momento. Nel frattempo Jasper ed Alice erano rimati fermi, senza dire niente.
<< quindi è un mese che state insieme?>> disse Alice con un tono un po’ più alto. Iniziai ad avere molta paura, parecchia. << S-si>> risposi io, balbettando. << Bella perché non me lo hai detto?>> mi accusò. << Ali lo ha detto anche Edward, le complicazioni sono molte e non potevamo rischiare di mandare tutto all’aria facendolo scoprire a Charlie, poi volevamo vedere se ci amavamo veramente, se ci trovavamo insieme e se lui era davvero cambiato e dopo due giorni potevo confermare tutte queste cose. Non abbiamo voluto dirlo a nessuno all’inizio ma poi entrambi abbiamo sentito la necessità di confessarlo a qualcuno e immediatamente, entrambi, abbiamo pensato a voi.>> dissi sincera. Alice rimase zitta e ferma per qualche minuto ma poi, improvvisamente si alzò e mi venne ad abbracciare. Nello stesso momento guardai Edward confusa e lui fece spallucce. << lo sapevo! Che bello!>> si allontanò e si riandò a sedere al suo posto. << C-che bello?>> non ci potevo credere. << si, sono felicissima per voi>> sorrisi. << non vorrei interrompere questo momento ma Alice, Jasper non lo dovete dire a nessuno, soprattutto ai nostri genitori, soprattutto a Charlie, proprio a nessuno, nemmeno a scuola e nemmeno a Rosalie ed Emmet, almeno per adesso.>> disse in fretta Edward. io annuivo.
<< certo Edward, abbiamo capito la situazione e rimarrà un nostro segreto, vero Alice?>> rispose Jasper sorridendo. << vero vero, non vi preoccupate>> immediatamente mi rilassai e strinsi la mano di Edward che intanto mi aveva dato e che avevamo sulla mia gamba. Si girò e mi guardò sorridendomi. << te l’avevo detto>> sussurrò. Sorrisi.
<< vorrei altri chiarimenti però>> disse improvvisamente curiosa Alice. << dimmi>> la incoraggiai. << vi vedete solo a scuola? Come fate?>> rispose lei confusa. Guardai Edward e scoppiammo a ridere. Lei alzò un ciglio. << perché ridete?>> ci disse infastidita. << no niente e solo che siamo stati proprio fortunati>> disse Edward. << in che senso?>> disse lei continuando a non capire niente. << ehm la porta..>> dissi io improvvisamente rossa. << La Por... la porta della vostra camera? Quella che vi collega??>> disse improvvisamente e mi sembrò come vedere una lampadina accendersi vicino alla sua testa. Annuimmo entrambi. << siete dei geni>> disse ridendo. Io indicai Edward. << tutto merito suo>> dissi. Lui sorrise. << ecco perché Edward mostrava di “non essere in astinenza”>> disse alice facendo il segno delle virgolette. Io mi irrigidii. Edward intervenne subito. << oh no Alice, ti sbagli non è come pensi. Io non sono in astinenza ma non ho nemmeno...>> lasciò la frase in sospeso. Alice guardò Jasper << allora è veramente innamorato?>> << io credo che abbia perso proprio la testa per lei>> rispose il suo fidanzato. Scoppiammo tutti e quattro a ridere.
SPOILER:
<< cosa avete intenzione di fare?>> ci chiese Alice diventando seria. << in che senso?>> chiesi io. << farete sempre tutto di nascosto?>> ci chiese lei preoccupata e allibita. << è l’unica soluzione Alice, non sappiamo come Charlie possa reagire quando saprà che stiamo insieme. Prima di tutto sa quello che ero io e poi dopo quello che successe quella volta..>> rispose Edward lasciando la frase in sospeso. Alzai un ciglio. << quale volta?>> chiesi confusa. Vidi Edward abbassare lo sguardo. << non lo sa?>> chiese Alice in imbarazzo. << non so cosa Edward?>>
Buongiorno fanciulleee!! come avete passato le feste di Pasqua?? io le ho passate a mangiare O_O da domani a dieta ferreaaaaaaaa!!! l'estate si avvicina e non sono ancora pronta alla prova costume.. assolutamente no ^_^"
bene.. bene.. dallo spoiler si prevede un pò di fuoco.. chissà cosa ci nasconde il nostro super Cullen!! scopriamolo và!! vi lascio al capitolo e oltre a ringranziarvi per le vostre recensioni.. posso dire che spero che continuiate a farlo!!!
un bacione caree ^^
CAPITOLO 23
Passammo il resto della serata a mangiare la pizza e a chiacchierare. Mi sentivo proprio sollevata, non mi aspettavo questa reazione da parte di Alice e di Jasper, avrei immaginato un tentennamento, che avrebbe creduto che fosse uno scherzo ma era accaduto tutto il contrario; forse avevano guardato i miei occhi e quelli di Edward e avevano visto la sincerità e anche le voci su Edward e della sua “astinenza” li avevano colpiti. Mah! Comunque ero contentissima ed Edward non la smetteva di stringermi la mano sulla mia gamba, forse era semplicemente contentissimo come lo ero io.
Dopo aver mangiato il dolce e bevuto un altro po’ di coca continuammo a chiacchierare fino a quando Alice tornò seria a parlare su quell’argomento che era l’argomento della serata.
<< cosa avete intenzione di fare?>> ci chiese Alice diventando seria. << in che senso?>> chiesi io. << farete sempre tutto di nascosto?>> ci chiese lei preoccupata e allibita. << è l’unica soluzione Alice, non sappiamo come Charlie possa reagire quando saprà che stiamo insieme. Prima di tutto sa quello che ero io e poi dopo quello che successe quella volta..>> rispose Edward lasciando la frase in sospeso. Alzai un ciglio. << quale volta?>> chiesi confusa. Vidi Edward abbassare lo sguardo. << non lo sa?>> chiese Alice in imbarazzo. << non so cosa Edward?>> chiesi leggermente irritata di non sapere qualcosa di importante soprattutto che riguardava mio padre. Guardai Alice che aveva abbassato lo sguardo e Jasper distolse lo sguardo. Vidi Edward sospirare. << Edward?>> chiesi ancora più irritata. << ehm Jazz andiamo a fare un giro fuori?>> chiese Alice al suo fidanzato evidentemente per lasciarci soli a parlare. Jasper si alzò e insieme ad Alice andò fuori lasciandomi da sola con Edward. << Edward prima che mi innervosisca, cosa è successo quella volta?>> chiesi citando la sua stessa frase e sforzandomi di non alzare lo voce. << Bella calmati non è successo niente di ché. Non te l’ho detto prima perché non voleva che penassi male di me anche se non ce ne è motivo>> disse cercando di deviare. << Edward>> replicai. << ok va bene. Una volta Charlie mi ha trovato, ehm con una ragazza mentre....>> lasciò la frase in sospeso facendomi capire al volo e facendomi strabuzzare gl’occhi. << inizialmente pensò che avevo fatto molto peggio, che l’avevo viol..... ma non era così, e da allora gli è rimasta questa scena impressa davanti agl’occhi e mi vede sempre come quel ragazzo>> disse facendo spallucce. Rimasi due minuti senza dire niente, mi sentii sbiancare. << Bella, amore mio, ti senti bene?>> disse toccandomi in braccio. << ma tu l’avevi...>> chiesi impaurita. << no no. Era una delle tante. Ti prego perdonami per non averti detto questo miserabile ma grandissimo dettaglio.>> mi implorò letteralmente. Mi alzai. << scusa, ho bisogno d’aria>> e uscii senza aspettarmi una risposta da parte sua. Ma subito mi venne dietro. << scusami ma non ti posso lasciare sola dopo quella che è successo prima di entrare a ristorante>> mi disse correndo fuori dal ristorante e prendendomi per un braccio facendomi girare verso di lui, molto vicino a lui. Lo guardai negl’occhi. << sul serio Bella, non ho fatto niente a quella ragazza era una come le altre. E quanto a Charlie già sapeva di me ma vederlo fu oltre i suoi limiti e sono convinto che in quel momento pensava veramente che fosse successo altro ma poi capì che si era sbagliato. Quindi per favore Bella, chiudiamola qui>> mi disse e mi abbracciò forte. Quell’abbraccio mi diede forza, ma la cosa che più mi faceva soffrire era che con questa orribile verità la situazione stava peggio di quanto immaginassi, ma di certo questo non poteva essere un ostacolo tra noi due. Ormai io mi fidavo di Edward meglio di me stessa e non mi avrebbe mai detto una bugia e sono sicura che se accadde quello che Edward negava mio padre mi avrebbe già avvertito e quella mattina Sue non mi avrebbe mandato a scuola con lui. Ricambiai l’abbracciò fino a quando non mi allontanò e mi alzò il viso con un dito. Lo guardai negl’occhi timidamente come a chiedergli scusa e lo feci. << scusa..>> gli dissi rossa in viso. << non cambierai mai. Sono io quello che deve chiederti scusa non tu>> e con queste ultime parole avvicinò il suo viso al mio e poggiò prima dolcemente le sue labbra sulle mie ma poi la situazione stava degenerando perché il bacio si fece più passionale. Mi aggrappai dolcemente ai suoi capelli e lui mi prese per i fianchi facendomi sedere su quel muretto, per non farmi sporgere troppo visto che ero più bassa di lui; era un’ottima idea. Continuammo fino a quando non sentimmo qualcuno schiarirsi la gola. Ci allontanammo improvvisamente. << saperlo è una cosa ma vederlo è tutt’altra. Ops scusate non volevo interrompermi>> disse ridendo Alice facendomi imbarazzare totalmente. << vedo che avete risolto la faccenda>> continuò maliziosa. Sciolsi le gambe che aveva attaccato dietro la schiena di Edward e ci lasciammo andare. << ragazzi avete proprio bisogno di un po’ di tranquillità per stare insieme senza paura che qualcuno vi scopra o tra poco vi mangerete>> disse Alice indicandoci e molto probabilmente si riferiva alla passionale scena di prima. Ridemmo. << comunque abbiamo deciso di aiutarvi>> disse Alice improvvisamente seria. << in che senso Ali?>> chiesi io confusa. << se avete bisogno di copertura noi siamo a disposizione, qualsiasi cosa>> disse Jasper.<< qualsiasi idea e qualsiasi luogo>> continuò Alice facendomi l’occhiolino. Scesi dal muretto per abbracciarla. Mi allontanai guardando entrambi. << Grazie>> dissi a entrambi. Edward si avvicinò cingendomi la vita con un braccio. << non posso fare altro che concordare con Bella>> e ridemmo.
Tornammo a casa per le undici, quella era stata un serata stupenda e indimenticabile. Parlare con Alice e anche Jasper mi aveva fatto proprio bene e avevamo la loro completa disposizione. Durante il viaggio di ritorno io andai in macchina con Edward e jasper in quella di Alice. Durante il viaggio ci tenemmo per tutto il tempo la mano e anche quando cambiava la marcia tenevo la mano sulla sua. Per tutto il tempo non parlammo ma ci limitammo a stringerci le mani, ad accarezzarci e lui ogni tanto si girava a guardarmi visto che passai tutto il tempo con gl’occhi fissi sul suo viso. Quando arrivammo al garage, scendemmo e andammo di fronte ad Alice e Jasper. << grazie per la serata>> dissi loro ed ero sicura che avessero capito a cosa mi stessi riferendo in particolare. << grazie a voi per esservi fidati di noi e per averci scelto>> rispose Jasper. Sorridemmo. << credo che sia ora di andare>> disse Alice guardandomi. << vero>> concordai. Alice diede un baciò veloce a Jasper. Io mi girai verso Edward e lo guardai negl’occhi. Mi interruppe quando stavo per parlare. << certo amore mio, ci vediamo tra un quarto d’ora, vieni tu da me>> mi sussurrò ma anche loro sentirono. Diventai rossa e abbassai lo sguardo. Come fece quella sera con un dito mi alzò il viso e mi diede un leggero bacio. Sorrisi e lasciando leggermente la sua mano, col suo sguardo addosso, mi diressi verso la porta dove mi aspettava Alice. Entrammo indifferenti e ad aspettarci c’erano Charlie e Sue. << ehi ragazze, come è andata la serata?>> ci chiesero. << benissimo>> dicemmo all’unisono. Augurammo la buonanotte e ci dirigemmo verso le nostre camere. Tentennai. << vai Bella, ti capisco. Cambiati e vai>> mi disse baciandomi una guancia ed entrando in camera sua. Andai nella mia e mi misi velocemente il pigiama, andai a chiudere la porta a chiave e mi diressi di sopra. Quando entrai Edward stava disteso sul letto, di sicuro si era messo lì per aspettarmi. Mi avvicinai e mi accorsi che aveva gl’occhi chiusi e dal respiro capii che si era addormentato aspettandomi. Indossava solo un pantalone della tuta e come accadeva spesso non indossava la maglia, e quindi stava a petto nudo. Mi tolsi le pantofole. Spensi la luce sul comodino. Mi distesi al suo fianco, poggiando la testa sul suo petto e abbracciandolo. Istintivamente, forse preso dall’abitudine, mise un braccio attorno alla mia vita e così mi addormentai.
SPOILER:
Iniziò a baciarmi con grande passione sfiorandomi leggermente il fianco sinistro da sotto la canotta del pigiama. Gli stringo forte i capelli per avvicinarlo sempre di più a me, ne approfitta per stringermi ancora di più a lui mettendo una mano dietro la mia schiena, sotto la maglia. Continuava a baciarmi in un modo fantastico e ogni tanto dalle mie e dalle sue labbra usciva un gemito che affogavamo a vicenda continuando a baciarci. Tracciai con un dito la forma degli addominali. Lentamente mi alzò la maglia e dopo che vide che non mi opponevo me la sfilò continuando a baciarmi dappertutto.
*me entra in punta di piedi*
*me cerca di spiegare.. la scuola.. ultime interrogazione.. ultimi compiti in classe.. internet che non funziona bene.. le PRIMARLE.. è tutto un casino*
*perdonatemiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii*
scusate anche se non ho risposto alle vostre stupende recensioni.. scusate scusate.. davvero!! posto ora.. poi posto un altro capitolo molto probabiolmente questa sera.. e se riesco anche lunedi.. per farmi perdonare!!! poi però se ne parlerà la settimana dopo per postare perchè ho la settimana totalmente impegnata!!! lunedì studio.. martedi studio.. mercoledì è il mio compleanno (spero di riuscire a fare io un regalino a voi con un altro capitolo ma non so) ... giovedì preparo valige e parrucchiere + infilo un pò di studio da qualche parte e venerdì parto!! torno il martedì dopo... e cercherò di postare presto!! promesso!!
ecco il capitolo!!! leggete e recensite care!!
un bacione ^^
Appena la sveglia suonò e mi svegliò, aprii gl’occhi e trovai un Edward ancora nel profondo dei sogni che mi teneva stretta, proprio come ci eravamo addormentati la sera prima. Staccai la sveglia allungando un braccio e facendo attenzione a non svegliarlo, mi rimisi nella stessa posizione di prima e poggiai la testa di nuovo sul suo petto e chiusi gl’occhi pensando e ricordando a quello che era successo la sera prima. Finalmente avevamo detto la verità a qualcuno, nonché la mia sorella preferita e il fratello preferito di Edward. inizialmente sembravano titubanti ma poi passammo la serata a ridere felici, noi per aver detto tutto a loro con un ottimo successo, e loro per la fiducia che gli avevamo dato, dicendogli tutto solo e unicamente a loro. Ripensai a tutto il resto della serata e non potetti non ricordare l’episodio accaduto prima di entrare a ristorante e mentre Alice stava in quel maledetto bar a salutare quella sua amica. Avevo una gran paura e avevo deciso di arrendermi perché erano due ragazzi contro la mia goffaggine, e mi rifiutai di pensare a ciò che sarebbe potuto succedere. Per fortuna era arrivato il mio Edward che non aveva permesso che accadesse ciò che stava per accadere. Era molto arrabbiato il quel momento forse per il fatto che qualcuno mi potesse avere il quel modo prima di lui o semplicemente perché qualcuno mi stava facendo del male. Ero sicura che si trattasse della seconda opzione ma infondo era altrettanto sicura che si trattasse anche della prima. Ero sicurissima che mi amasse e che mi volesse anche in quel senso, che mi volesse in tutto, ma mi dimostrava di non avere fretta e voleva darmi il tempo per fidarmi cecamente di lui e non avere la paura che dopo quel momento insieme lui potesse scappare e via e scomparire. E io lo ero, io ero sicura che ciò non sarebbe accaduto perché mi stava dimostrando i tutti i modi possibili che mi amava e che era intento ad aspettare. Io ero pronta ma non volevo dirglielo, volevo che fosse una cosa improvvisa no organizzata. Per quanto riguarda il resto della serata ero rimasta abbastanza sconvolta dalla rivelazione di Edward per quanto riguarda l’accaduto con mio padre, questo peggiorava la situazione ma iniziavo a pensare che forse essendogli arrivate le voci, proprio come gli sono arrivate le voci dell’Edward di prima, poteva anche aver cambiato giudizio su di lui.. mah! Lo speravo, perché se questa storia continuava uno giorno avrei dovuto dirgli di noi.
Sospirai e aprii gl’occhi, guardai la sveglia ed erano passati dieci minuti. Mi misi su un fianco, appoggiata con un braccio e mi fermai a guardarlo. Era davvero bellissimo, di una bellezza assurda, perfetto. Dormiva beato tenendomi sempre una braccio attorno alla vita e questo gesto mi faceva sentire protetta. Le labbra erano leggermente socchiuse e i capelli tutti incasinati. Sorrisi avvicinandomi lentamente e baciandolo a fior di labbra. Sospirò leggermente e gli diedi un atro bacio ma questa volta passandogli la punta della lingua sopra. Scendo giù fino alla gola facendolo rabbrividire e poi sul petto gli lascio scie bollenti di baci. Lo vedo sorridere e mi metto su di lui continuando questo pericoloso gioco.
<< se vuoi andare a scuola ti conviene smetterla o va a finire male>> disse improvvisamente malizioso mentre teneva ancora gl’occhi chiusi.
<< e chi te lo dice che io voglia andare a scuola?>> gli dico ancora più maliziosa di lui.
<< ok, l’hai voluta tu>> e aprendo gl’occhi mi porta sotto di lui. Mi si blocca il respiro e il cuore per poi incominciare a battere più veloce e a sospirare forte. Inizia a baciarmi con grande passione sfiorandomi leggermente il fianco sinistro da sotto la canotta del pigiama. Gli stringo forte i capelli per avvicinarlo sempre di più a me, ne approfitta per stringermi ancora di più a lui mettendo una mano dietro la mia schiena, sotto la maglia. Continuava a baciarmi in un modo fantastico e ogni tanto dalle mie e dalle sue labbra usciva un gemito che affogavamo a vicenda continuando a baciarci. Tracciai con un dito la forma degli addominali. Lentamente mi alzò la maglia e dopo che vide che non mi opponevo me la sfilò continuando a baciarmi dappertutto. Stavo per perdere il controllo ed ero sicura che in quel momento niente potesse fermarci a parte qualcuno che bussava alla porta, il quale non avevo calcolato. Appena sentimmo quel rumore ci bloccammo entrambi senza fiatare e aspettando che qualcuno parlasse. Ma nessuno parlava e Edward chiese chi fosse.
<< sono Jasper, sono solo Edward>> disse suo fratello forse capendo la situazione. Lanciammo un sospiro di sollievo entrambi e lui si alzò lasciandomi lo spazio per sedermi e coprirmi con il lenzuolo visto che ero rimasta con a dosso solo il reggiseno. Lui si alzò e prese la mia maglia porgendomela e io arrossii in modo violento e sembrava anche lui molto imbarazzato. Anche se prima non lo sembrava proprio come non lo ero io, forse era il momento che rubava l’imbarazzo da ogni cellula del nostro corpo rendendo il momento perfetto o forse erano le sensazione che provavo come sentire le sue labbra sulle mie o sul mio corpo o sentire la sua pelle nuda sulla mia altrettanto nuda, che ci aiutavano a non essere imbarazzati. Tornai con i piedi per terra. misi in fretta la canotta e feci per scendere dal letto quando Edward mi fermò. Portai le gambe al petto poggiando il mento sulle ginocchia. Andò ad aprire la porta e jasper entrò senza sorprendersi quando mi vide, anzi sembrava che fosse una cosa normale, di routine trovarmi li.
<< ‘giorno Bella, Edward>> ci salutò sorridente.
<< ciao Jasper>> risposi io timida mentre Edward gli diede una pacca sulla spalla.
<< che è successo jazz?>> chiese scocciato Edward.
<< niente, volevo dirti che mi serve la tua macchina perché la mia è dal meccanico. Quindi stamattina te ne vai con Alice e Bella >> Edward lo guardò malamente ma rassegnato
<< ok, ma solo per oggi.>> rispose.
<< dai così potrai stare più tempo con Bella>> disse jasper malizioso. Non lo facevo così audace.
<< oh grazie ma ci hai interrotto ormai. Vai fratello vai>> gli disse spingendolo verso la porta e lanciandogli le chiavi che stavano sulla scrivania e che suo fratello prese al volo.
<< grazie fratello>> e girando le spalle se ne andò. Edward tornò a sedersi al mio fianco.
<< non avrei voluto essere interrotto. Lo avrei ucciso>> disse e sembrava serio ma sapevo che stava scherzando.
<< mm ti aiuto?>> dissi ridendo e lui fece lo stesso. << E’ stato un bene però..>> dissi improvvisamente e mi pentii all’istante di averlo detto.
<< in che senso? Non capisco..>> rispose Edward, confuso.
<< scuola, genitori, niente tranquillità, non mi piace>> improvvisai.
<< giusto>> si avvicinò e mi diede un leggero bacio, guardandomi negl’occhi. << sei bellissima>> disse infine.
<< e io ti amo>> continuai.
Dopo essere scesa in camera mia, essermi lavata, vestita e preparata andai in cucina dove c’era Alice ad aspettarmi e nessun altro. << buongiorno. Gli altri?>> chiesi sorridendo e baciandola sulla guancia.
<< sono usciti visto che qualcuno ha fatto tardi>> disse indicando me e con l’altra mano il piano di sopra. Sorrisi.
<< ringrazia il tuo fidanzato che sono qui, se era per lui stavo ancora in camera di Edward>> dissi ridendo. << vi ha interrotto?>> Alice era la solita curiosona.
<< si>> e risi. Uscimmo fuori ed Edward ancora non c’era. Si affacciò dalla finestra che affacciava sulle scale e ci disse di aspettare cinque minuti che doveva finire di sistemar una cosa. Andammo in giardino e mi fermai a guardare la pianta di rose blu che mi avevano portato tanta fortuna fin dal primo momento che le avevo viste, che mi ero avvicinata per vederle meglio. Sorrisi a quel ricordo. alice si avvicinò lentamente mettendosi di fonte a me.
<< Bella ti posso chiedere una cosa? Non voglio essere evasiva però.. come vuoi>> disse imbarazzata. Mi alzai, visto che ero inginocchiata al fianco delle rose per sentirne il profumo anche se lo conoscevo bene perché Edward ogni giorno, come dall’inizio mi faceva trovare una rosa vicino all’armadietto. Tornai ad Alice che era ancora timidamente ferma di fronte a me.
<< certo dimmi pure, ormai sai tutto di me perché non dovrei..>> risposi sorridendo.
<< bhè anche tu sai che tipo era Edward prima di incontrare te e credo che ci hai messo tempo prima di fidarti di lui..>> disse aspettando una mia risposta.
<< diciamo un mese di corteggiamento che continua ancora adesso>> continuai a sorridere.
<< quindi tu e lui avete.. bhè voglio dire.. siete stai insieme... avete..?>> si stava incasinando da sola.
<< Ali mi vuoi chiedere se abbiamo fatto l’amore?>> gli chiesi dolcemente e lei annuì. << no, è un mese che stiamo insieme e io sono una ragazza dai sani principi, voglio essere completamente pronta per concedermi a lui. Lo so ti può sembrare un discorso all’antica ma io la penso così.. Edward è disposto ad aspettarmi ma non credo che dovrà aspettare ancora molto..poi non so>> gli chiarii le idee, almeno spero. Mentre io non le avevo ancora chiare.
<< quindi sei pronta, nonostante il suo passato e quello che è stato? Sei sicura?>> mi chiese da buona amica e sorella.
<< bhè sicura è una parola grossa. L’unica cosa di cui sono sicura è di Edward>> confessai sospirando e lasciando il sorriso sulle mie labbra, sostituito da preoccupazione.
<< E...>> disse incitandomi a continuare. Sapevo di potermi fidare di lei, se non potevo di lei con chi avrei dovuto allora?
<< bhè vedi Alice io sono ancora vergine>> dissi timidamente.
<< e hai paura che Edward non sia giusto? Che non sia la persona adatta, quella dei tuoi sogni con cui farlo per la prima volta?>> continuò al mio posto ma si stava sbagliando.
<< no, no. Edward è la persona che ho sempre sognato anche se non lo è la situazione. Il problema è che io non sono.. esperta>> si accigliò.
<< non ti seguo>>
<< Ali lui per quanto riguarda il sesso di sicuro è un professionista, sa tutto in quell’ambito, sa cosa fare, come iniziare, come muoversi, cosa dire, sa tutto, mentre io a stento so di cosa si tratta. Capisci? E se quando lo faremo non gli dovesse piacere e combinerei qualcosa? Se non dovesse riempire le sue esigenze? Lui prima mandava a quel paese le ragazze che non erano “brave” e se io dovessi essere una di queste?>> dissi sputandogli tutta la verità e le miei paure. Alice rimase ferma a guardarmi, anzi no a guardare qualcosa alle mie spalle, preoccupata e dispiaciuta. Oh no, ti prego fa che non sia quello che sto immaginando, no, no, no, non può essere. Le chiavi della macchina arrivarono nelle mani di Alice, dal nulla.
<< ti erano cadute queste?>> disse Edward alle mie spalle deluso ma anche forse dispiaciuto. Con gl’occhi chiusi mi girai verso di lui e quando li aprii trovai un Edward che mi girò le spalle e si piazzò davanti alla macchina. << allora vogliamo andare?>> chiese salendo in macchina dopo che Alice l’aveva aperta. E in silenzio Edward salì al posto posteriore dell’auto e non mi degnò di uno sguardo mentre io venivo divorata da qualcosa, forse dalla delusione? O dal dispiacere? Mah! L’unica cosa di cui ero certa era che avevo paura, paura che Edward si potesse essere offeso e che se ne andasse.. da me.
SPOILER:
ci dirigemmo dentro dove ci separammo. Salutai con un misero ciao entrambi e andai all’armadietto dove trovai come sempre una rosa blu. la presi e la misi nell’armadietto mentre le mani mi tremavano. Presi i libri e feci per entrare in classe, ma davanti alla porta della palestra sentii qualcuno che mi tappava la bocca e mi portava dentro. Non sapevo chi potesse essere ma vidi solo che in palestra non c’era nessuno...
Se
vi
state chiedendo cosa ha bevuto l’autrice state tranquille,
non sono lei…
tranquille!! Sono _MiSS CuLLeN_ alias Athena, e sto postando al posto
di
Maryuccia perché lei è in Sicilia… se
questa non è fortuna…ç__ç
Comunqueeee
visto che posto io… e ho a disposizione emh…
capitoli illimitati di questa
storia fino a mercoledì muahahahah se recensirete abbastanza
posterò quando
vorrete… anche questa sera o domani se ci saranno abbastanza
recensioni! Eheheheh
è tutto nelle vostre mani, io posterò in base
alle recensioni… sono più cattiva
dell’autrice lo so ihiihihihiih… quindi ecco il
capitolo spero che vi piaccia,
io questa storia l’adoro! *-*vado ad
aggiornare anche Mi scusi prof..?!
Un
bacione!
Per tutto il viaggio nessuno osò parlare. Alice
non parlava forse perché era inutilmente dispiaciuta dalla
situazione, per non avermi interrotto mentre parlavo quando aveva visto
Edward, o forse era dispiaciuta per non avermi potuto avvertire visto
che non lo aveva notato arrivare. Nemmeno Edward parlava forse
perché era arrabbiato con me o forse perché
voleva parlarmi a quattr’occhi, in privato. Io nemmeno
parlavo perché anche se avrei voluto, le mie corde vocali
non funzionavano a causa della paura. Paura che Edward potesse
lasciarmi, paura che mi dicesse si hai ragione, sto con te solo per il
sesso. Ci proverò ma se non mi piace, arrivederci e grazie.
No Edward non lo avrebbe mai fatto, non era da lui.. almeno credo.
Ormai Edward era diventato essenziale per me, non sarei riuscita a
vivere un giorno senza di lui e se mi avrebbe lasciato io avrei
lasciato il mio corpo, ne ero sicura. Ormai lo amavo più di
qualsiasi cosa al mondo, più di me stessa, più di
tutto e di tutti. Poggiai la testa al sedile e chiusi
gl’occhi per fermare le lacrime che dalla paura, dalla
tensione stavano per uscire. Mi portai una mano alla tempia e questo
non sfuggì a nessuno. Sentii un rumore provenire dai sedili
posteriori. << Bella non ti senti bene?>>
mi chiese preoccupato Edward affacciandosi da dietro. Volevo sorridere
per questo suo gesto ma non ci riuscivo. << no sto bene,
grazie>> e dopo questo non disse nulla ritornando a
rilassarsi sul sediolino.
Una volta arrivati a scuola scesi dalla macchina prendendo la borsa ma
un capogiro mi fece perdere l’equilibrio e Edward mi prese
giusto in tempo per i fianchi. << ehi tutto
bene?>> mi chiese molto preoccupato. << ehm
si, grazie. Un leggero capogiro>> mi aiutò a
riprendere l’equilibrio e ci dirigemmo dentro dove ci
separammo. Salutai con un misero ciao entrambi e andai
all’armadietto dove trovai come sempre una rosa blu. la presi
e la misi nell’armadietto mentre le mani mi tremavano. Presi
i libri e feci per entrare in classe, ma davanti alla porta della
palestra sentii qualcuno che mi tappava la bocca e mi portava dentro.
Non sapevo chi potesse essere ma vidi solo che in palestra non
c’era nessuno, molto probabilmente alla prima ora nessuno
aveva educazione fisica. Quella persona mi fece girare e appena lo vidi
un sospiro di sollievo attraverso le mie labbra. <<
accidenti! Mi hai fatto spaventare>> dissi tremante.
<< scusa ma ho bisogno di parlarti>> mi
disse calmo ma infondo, nei suoi occhi vedevo che era agitato.
<< credo di aver capito di cosa si tratta. Hai sentito
vero, prima intendo>> << si, ed
è proprio di questo che ti volevo parlare>>
continuò. <> lo
incoraggiai << stavi scherzando prima?>>
<< no, assolutamente no>> dissi, decisa.
<< ma già ti ho detto mille volte di amarti e
devi credimi>> nonostante tutto, queste parole mi
rassicurarono. << ma io non ho detto questo, ho solo
paura di..>> << di?>>
<< di non essere all’altezza.. di non
soddisfare le tue “esigenze”. Edward tu sei esperto
in questo campo, io no>> << io sono esperto
in quanto di sesso ma non in amore. Quello che spero fortemente
accadrà tra me e te, anche tra trenta anni, non
sarà sesso ma amore. E io non l’ho mai fatto.
Diciamo che in questo campo (amore, no sesso) anche io sono vergine
come te>> disse stupendomi. << ma io
intento nel campo pratico, tu sei esperto accidenti!>>
<< e quindi? Bella vuoi che ti parli da Edward, il
ragazzo follemente innamorato di te o da quell’edward quale
ero prima e che dici tu: è esperto?>>
<< entrambi>> risposi timidamente e
naturalmente rossa in viso. << bene; allora
l’edward follemente innamorato di te, quale sono adesso ti
dice che in quel momento tutto sarà perfetto,
perché io ti amo, tu mi ami, almeno credo e spero. E
sarà la situazione più bella, dolce, romantica e
perfetta di sempre, sarai la prima, no una delle tante ma nemmeno la
migliore, ma la prima perché io ti amo e sei perfetta.
Mentre l’Edward esperto ti dice che tutto verrà
naturale, in quel momento saprai cosa fare, ti verrà
automatico, ma questo accade solo se fai sesso, invece (anche se non lo
so, perché non l’ho mai provato) io credo che fare
l’amore sia diverso>> rimasi senza parole da
quel discorso. << non so cosa dire>>
confessai. << dimmi quello che provi>> mi
suggerì. << che ti amo, che sono sicura di te
e che soprattutto mi fido di te>> << grazie
>>e mi baciò. << adesso andiamo
o ci prenderanno per dispersi>> dissi tra un bacio ed un
altro. << ancora un minuto>> disse senza
finire di baciarmi passionalmente senza darmi il tempo di fermarmi ma
nemmeno di raggiungere la mia parte razionale. Mi prese in braccio in
modo molto imbarazzante e mi portò a sedere su qualcosa che
fosse della sua altezza. Incrociai le mie gambe dietro di lui
attirandolo a me per i capelli. Passai la lingua sulle sue labbra. Mi
baciò lungo il collo e io portai le mani sotto la sua
maglia. << Edward, ti voglio>> dissi senza
pensare a quello che avevo detto ma non me ne pentii, mentre lui si
bloccò all’improvviso. << C
-cosa?>> disse guardandomi negl’occhi. Lo
attirai a me guardandolo negl’occhi e sfiorando le sue
labbra. << sono pazza di te e non rispondo delle mie
azioni ma so che ti voglio più di qualsiasi cosa al mondo ma
non adesso, non in questo modo. Non voglio che sia una cosa organizzata
da parte di nessuno dei due, voglio che il momento venga da se,
spontaneo, mentre siamo tranquilli, sereni, felici e soli, un
po’ soli senza paura di essere interrotti da una telefonata o
da qualcuno che bussa o apre la porta, o senza la paura che ci
sentano>> confessai sorprendendomi. <<
arriverà quel momento, verrà da se e quando
verrà noi lo sapremo. Arriverà quel giorno in cui
saremo soli, spegneremo i telefoni, lasceremo le porte aperte
perché nessuno è in casa o chissà
dove, e saremo soli per tanti giorni, per fare l’amore una,
due, tre volte, fino a quando non saremo entrambi stanchi e ci
addormenteremo abbracciati>> descrisse per un momento un
sogno, che ero sicura non si sarebbe mai avverato. << sei
mio e voglio che da oggi in poi sarai solo mio>> dissi
tirandolo dolcemente per i capelli verso di me. << lo
sono sempre stato, amore mio>> << me lo
prometti?>> << si, sul nostro
amore>> << ti amo>> e dandoci
un ultimo bacio ci separammo per andare ognuno alle proprie lezioni
facendo finta di non conoscerci, interrompendo quel dolce sogno
diventato per un momento realtà.
SPOILER
<<
mi è venuta un’idea>> disse Edward
all’improvviso. Alzai un ciglio come risposta.
<< io vado in vacanza per due settimane e poi lo convinco
a venire a stare un po’ da me, così usando Alice
potremo andare in vacanza per un paio di giorni..>>
<< ma mio pad...>> mi interruppe
baciandomi. << gli dirai i nome di tutti compresi quelli
di Alice e Jasper, non potrà rifiutare>> disse
sorridendo. << okay, ci proveremo. Adesso voglio sapere
un’altra cosa..>> dissi maliziosa .
<< tutto quello che vuoi>> disse
avvicinandosi e me mentre ero ancora appoggiata al banco.
<< chi è questo tuo amico?>>
dico incrociando le braccia.
La fine del mondo è vicinaaaaa!! ahahah.. buon pomeriggio e buon 2 giugnooo tesoreeee!!!
sono tornata con una bella notizia: X ME LA SCUOLA E' FINITAAAAAAAAAAAAAA (con un bell'8 e mezzo tra l'altro xD) ... sono tutta vostraaaa!! da ieri mi sono messa a scrivere.. miuahahahah!!
bene.. Vi lascio direttamente al capitoloooo!!
scusate se nn ho risposto alle recensioni ma sono stata impegnatissima nello studiooo!! scusateee tantissimoooooo!!!
corro ad aggiornare anche MI SCUSI PROF!!
Ci vediamo in commenti tesoreeeeee
baciooo e grazie di esserci nonostante il ritardo ^^
CAPITOLO 26
Giugno. Mese in cui finisce la scuola, mese in cui dovrebbero iniziare le vacanze estive, partire per qualche bel posto esotico dove divertirsi, prendere il sole per tornare a settembre abbronzati, per dimenticare la scuola e stare tre mesi senza studiare. Era arrivato questo mese tra alti e bassi ma era arrivato e io, unica al mondo ad esserlo, ero nervosa, seccata e triste. Erano successe molte cose in questi due mesi e mezzo ma non di necessaria importanza. Le mie giornate trascorrevano normalmente anche se tanto normali non lo erano a causa del mio amore, Edward. ogni sera ormai abitualmente, sul tardi perché c’era sempre in giro qualcuno e intendo i genitori, andavo in camera sua o veniva lui nella mia per coccolarci un po’ e poi addormentarci abbracciati. Ci svegliavamo e andavamo a scuola dove continuavamo ad ignorarci, e a comportarci come perfetti sconosciuti. Ogni tanto all’ora di pranzo grazie all’aiuto di Alice che ci copriva, potevamo incontrarci in giardino su quella solita panchina limitandoci a chiacchierare, ma di certo non lo potevamo sempre fare viste le non mancate attenzioni che aveva Edward da parte di tutte quelle oche che ancora non credevano al fatto che Edward fosse cambiato. Il pomeriggio passavo le ore sui libri, anche se avevo fatto molto presto a recuperare lo studio era frenetico soprattutto con l’avvicinarsi della fine dell’anno scolastico. E queste erano le mie giornate. Ad uscire insieme a lui non potevo perché Charlie sapeva che erano tutte fidanzate e se uscivo con Alice comunque mi sentivo in imbarazzo e poi comunque c’erano lei e Jasper presenti e questo mi metteva ansia. Diciamo che in questi tre mesi insieme non avevamo trovato un momento per stare da soli insieme. Si, certo la notte dormivamo nello stesso letto ma non era lo stesso, c’era sempre il rischio che qualcuno potesse bussare alla porta o che qualcuno potesse sentirci e quindi ci potevamo limitare a coccolarci teneramente e di certo non mi dispiaceva.
Con Alice i rapporti erano stupendi, mi ascoltava, mi consigliava, mi consolava quando litigavo con Edward perché ci litigavo a volte, poche volte ma quelle volte avevamo forti discussioni e l’argomento principale era sempre la gelosia. Molte volte in palestra vedevo ragazze che gli saltavano a dosso e lui le scansava ma a me dava comunque fastidio e dopo averglielo detto lui normalmente si difendeva ma io scaricavo tutta la tensione su di lui dicendogli cose orrende come dire che era colpa sua; a queste parole lui veniva sempre colpito e io dopo essermi pentita gli chiedevo sempre scusa e lui mi ripeteva di capirmi a causa dello stress e che anche lui avrebbe reagito nello stesso modo e così facevamo pace baciandoci, ma ogni volta arrivava qualcuno a rompere letteralmente le scatole, compresi Alice e Jasper. Una volta invece litigammo sempre per la gelosia, ma questa volta sua. Una volta andammo a cena insieme ad Alice e Jasper sotto sempre l’occhio indagatore di mio padre e comunque c’era un cameriere che mi faceva una corte spietatissima, mi lasciò anche un bigliettino dicendomi che ero bellissima e scritto sotto il numero di telefono. Quando Edward lo lesse andò su tutte le furie ed era male intenzionato ma fortunatamente riuscii a calmarlo ma lui continuò dicendo che era colpa mia ma poi si fece perdonare presto. Un’altra volta litigammo perché andai per una domenica intera, dalla mattina alla sera a La- Push, da Jacob e quando tornai a casa, dove miracolosamente non c’era nessuno, mi aspettavo che Edward volesse passare un po’ di tempo in tranquillità con me, invece lo trovai come una belva ad urlare e a sgridarmi di essere stata un giorno intero da Jacob, io a mia volta urlavo dicendogli che non si fidava di me e che non si poteva permettere sceneggiate di gelosia dopo che ogni giorno dovevo sentire i soliti discorsi da quelle oche su di lui. Dopo quella discussione ricordò che se ne salì sopra lasciandomi lì impalata a innervosirmi e delusa visto che mi aspettavo altro, qualcosa di molto meglio al mio rientro con nessuno in casa. Il giorno dopo mi chiese scusa facendomi trovare al posto di una rosa, un mazzo di rose blu vicino all’armadietto, ma ero troppo infuriata e glie lo feci ritrovare dirittamente sul vetro della macchina sotto ai reggi cristalli. Non gli rivolsi la parola per ben quattro giorni, chiudendo a chiave la porta delle scale e evitandolo a scuola. Dopo quattro giorni dalla discussione, quando tornai a casa trovai appeso alla porta delle scale un bigliettino con scritto: perdonami, perdonami, perdonami e perdonami. Sono stato uno stupido, perdonami e non lo farò mai più. Adesso ti prego prendi quella maledetta chiave e vieni da me. Ti amo, Edward.
quando aprii la porta trovai lo stesso spettacolo che trovai lo stesso giorno che aprii per la prima volta la porta per andare in camera sua. Candele accese e petali blu. quando aprii la sua porta era vestito elegante e si mise in ginocchio a chiedermi scusa. Dopo che mi inginocchiai di fronte a lui e baciandolo sulle labbra, ci ritrovammo sul pavimento, lui senza camicia e io mezza frastornata fino a quando Carlisle venne a bussare alla sua porta facendomi sbuffare e dopo averlo salutato, scesa in camera mia.. ma dopo poco mi raggiunse nel mio letto e ci addormentammo abbracciati.
Oltre alla faccenda con Edward erano successe anche altre cose. Finalmente dopo un mese e qualche giorno di viaggio di nozze, tornarono emmet e Rosalie. Facemmo una bellissima cena si famiglia, Swan e Cullen, una tragedia, una vera agonia.. stare lontana da lui. Quella sera stessa tornarono gli sposini, e dopo averli abbracciati ci parlarono dei loro piani per il futuro. Prima del matrimonio avevano comprato casa a Sattle e infatti dopo due giorni si trasferirono definitivamente lì. Emmet voleva fare tirocinio in uno studio legale, vista la neo laurea in giurisprudenza. Rosalie voleva comunque continuare gli studi di informatica-meccanica, nonostante la gravidanza; diceva che quando non avrebbe più potuto avrebbe interrotto per poi continuare dopo.
Ed ecco tutti i cambiamenti e i fatti accaduti essenziali di questi due mesi e mezzo.
Quel giorno mi ero svegliata presto visto che uscivano i risultati a scuola e anche se sapevo che sarebbe andato tutto bene ero comunque nervosa. Presi la mia macchina e andai a scuola trovando solo poche auto e dirigendomi nell’atrio per vedere i risultati. Non c’era ancora nessuno ma fors stavano festeggiando in giardino. Andai vicino ai quadri e cercai il mio nome con l’esito. Quando lo trovai tirai un sospiro di sollievo. Isabella Marie Swan ( quarto anno) àPromossa all’ultimo anno
In quel preciso istante sentii delle mani da dietro stringermi la vita e un mento appoggiarsi sulla mia spalla. Sospirai sapendo già di chi si trattasse. << Complimenti signorina Swan>> mi sussurrò all’orecchio e rabbrividii. << grazie signor Cullen e complimenti anche a lei>> dissi quando vidi lo stesso esito anche per lui e stando al suo stesso gioco. << mm grazie>> mugugnò tirandomi sempre per la vita e portandomi in un aula vuota. Mi schiacciò verso il muro trovandomi davanti lui. Mi iniziò a baciare lasciando scie di fuoco sul mio collo e sentii che si era soffermato su una parte del petto, sì perché in questi ultimi mesi andavamo un po’ oltre il collo. Lo allontanai bruscamente quando capii che stava facendo. << Edward! accidenti ti ho già detto di non farmi succhiotti>> mi controllai e per fortuna lo avevo fermato in tempo. Un mese fa me ne aveva fatto uno sul collo e dovetti stare per un’abbondante settimana con maglie a collo alto o con sciarpe. Rise << scusa, ma lo sai che quando sto con te perdo il controllo>> invertii le posizioni e spostando la camicia glie ne feci uno sul collo. Era la prima volta che ci provavo e devo dire che era venuto proprio bene. In quel momento non fece altro che mugugnare e stringermi a lui in modo molto provocante. Risi guardando il segno lasciato tra il collo e il petto. << così impari>> mi prese per le natiche e mi poggiò sul banco baciandomi con molta passione sulle labbra e sul collo. Iniziai ad ansimare e forse doveva essere molto imbarazzante ma non ne potevo fare a meno e lui non voleva che smettessi. Con una mano segno il profilo del mio fianco fino al ginocchio. Mi diede un leggero bacio e si allontanò porgendomi una mano per scendere. << adesso al posto del costume devo mettermi maglie invernali per colpa tua>> disse spiritoso. << lo hai voluto tu e poi a Fork in costume?>> si irrigidì a queste parole. Lo guardai negl’occhi <> lo chiamai. Poi una lampadina si accese nella mia testa. << confessa: dove te ne vai in vacanza?>> mi guardò triste. << ho avuto parecchi inviti dai ragazzi ma ho rifiutato. I miei lavorano e quindi stanno a casa quest’anno e avevo pensato di andare da un mio amico in Florida>> disse. << e quindi?>> << per un mese.. senza te. Ma io voglio che tu venga>> disse spiazzandomi. << Ed lo sai che non posso. Mio padre ha detto che senza di lui non andrò da nessuna parte, ha paura.>> avevo avuto una recente discussione con Charlie dopo avergli chiesto di andare in vacanza con amici e lui mi aveva detto che era pericoloso. << allora non ci andrò nemmeno io>> << dai vacci. E’ solo un.. mese>> dissi leggermente triste e lui se ne accorse. Mi accarezzò il viso ma poi i suoi occhi si illuminarono. << mi è venuta un’idea>> disse all’improvviso. Alzai un ciglio come risposta. << io vado per due settimane e poi lo convinco a venire a stare un po’ da me, così usando Alice potremo andare in vacanza per un paio di giorni..>> << ma mio pad...>> mi interruppe baciandomi. << gli dirai i nome di tutti compresi quelli di Alice e Jasper, non potrà rifiutare>> disse sorridendo. << okay, ci proveremo. Adesso voglio sapere un’altra cosa..>> dissi maliziosa . << tutto quello che vuoi>> disse avvicinandosi e me mentre ero ancora appoggiata al banco. << chi è questo tuo amico?>> dico incrociando le braccia. << E’ un ragazzo, contenta?>> disse ridendo, aveva capito perfettamente cosa volessi sapere, ormai mi conosceva. << sicuro?>> chiesi attirandolo a me con la camicia. << mi piace quando fai la gelosa>> sussurrò contro le miei labbra mordendomi il labbro inferiore e facendomi sospirare forte. << ti faccio vedere io la gelosa>> dico catapultando le posizioni ma portandolo contro il muro. Col dito traccio la forma dei suoi muscoli sulle braccia e questo grazie alla maglia a maniche corte che porta, bianca e aderente al suo fisico mozzafiato. Sussulta chiudendo gl’occhi. Con le dita salgo alla gola alzandogli il mento gli lascio un bacio sulla giugulare. << potresti anche scansarmi via se vuoi. Tanto lo so che sei più forte di me>> dico maliziosa, scendendo con la mano ma mi fermo sopra la cintura dei pantaloni. << e chi te lo dice che voglio!?>> dice ancora più malizioso iniziando ad accarezzarmi. << c’è qualcuno?>> dice qualcuno che improvvisamente apre la porta e in quel preciso istante mi stacco da Edward. era Alice. Tirai un sospiro di sollievo. << Ali, accidenti che paura>> si chiuse la porta alle spalle ridendo. << scusate, ma ho sentito delle voci e allora.. mm vi stavate consolando o stavate festeggiando?>> continua a ridere. << stavamo festeggiando e come fa sempre il tuo fidanzato, ci hai interrotti>> dico stufa di queste continue interruzioni. << scusate, scusate>> dice ed esce continuando a ridere come una matta. Edward mi attira a se e mi guarda negl’occhi. << troveremo un po’ di tranquillità, te lo prometto>> << ne dubito>> e mi abbraccia.
SPOILER:
Aiutai Edward a preparare le valige e quando mi fece sistemare in un angolo del borsone i costumi feci una smorfia. << che c’è?>> mi disse avvicinandosi e abbracciandomi da dietro. << niente>> risposi triste. << dai..>> << quando metterai questi per andare al mare>> dissi indicando i costumi << sai quante ragazze ti guarderanno e ci proveranno con te?>> confessai. Mi baciò il lobo dell’orecchio facendomi sussultare. << vuol dire che mi divertirò un po’..>> rispose malizioso.
Buongiorno tesorine!! come va?? a me bene.. Diciamo.. ho un capitolo buca da scrivere ma non ho ispirazione :'( uffaaaaaa!! ora mi metto all'opera.. pregate x me e mandatemi tutta la vostra energia positiva perchè il capitolo che devo scrivere è importante!! non lo devo postare qui ma su un forum dove la storia è molto più avanti e mi trovo quasi alla fine.. nel bum della storia!! muahahah.. sono sadica lo so :P
okaaaayy.. vi lascio al capitoletto e commentate care!!
Bacio <3
Una settimana, una settimana e una settimana. Una settimana che mi ero salutata con Edward, una settimana che lui era partito per andare in vacanza dal suo amico, una settimana vuota, una settimana triste, una settimana in cui dormivo da sola nel mio letto, una settimana che non usavo le scale per andare in camera sua, una settimana in cui non sentivo la sua voce, una settimana che non sentivo le sue labbra poggiarsi sulle mie, una settimana che non lo toccavo, una settimana che non mi faceva rabbrividire sfiorandomi, una settimana spenta e in fine ancora un’altra settimana prima che lui tornasse.
Due settimane dopo avermi spiegato il suo piano in quell’aula della scuola dopo aver visto i risultati di fine anno scolastico, era partito dal suo amico, James. Mi aveva raccontato di conoscerlo fin dall’infanzia. Sono sempre stati amici, fin da quando Edward era stato adottato dai Cullen. Era stato l’unico a guardarlo con occhi diversi, con occhi veri e che gli diceva sempre la verità in faccia al contrario degl’altri che provavano compassione per lui. Quando Edward si era trasferito per le varie esigenze, il suo amico riuscì a convincere i suoi genitori a seguirlo ma quando il padre, un anno fa, fu trasferito per lavoro a New York lui dovette trasferirsi e anche se non voleva lo fece, perché a New York aveva anche più possibilità di lavoro visto che lo studio non faceva per lui. Dal trasferimento si erano sentiti via chat e via telefono, e si erano visti solo una volta quando venne lui per sistemare delle ultime cose per continuare comunque la scuola, quindi adesso toccava ad Edward andare da lui. Quando Edward telefonò il suo amico, dall’altra parte del telefono iniziò ad urlare dalla felicità, facendomi sorridere per aver ascoltato la conversazione. Aiutai Edward a preparare le valige e quando mi fece sistemare in un angolo del borsone i costumi feci una smorfia. << che c’è?>> mi disse avvicinandosi e abbracciandomi da dietro. << niente>> risposi triste. << dai..>> << quando metterai questi per andare al mare>> dissi indicando i costumi << sai quante ragazze ti guarderanno e ci proveranno con te?>> confessai. Mi baciò il lobo dell’orecchio facendomi sussultare. << vuol dire che mi divertirò un po’..>> rispose malizioso. Io mi girai e lo spinsi via da me, mettendo il broncio. Rise. << gelosona ..>> << stron..>> mi baciò per non farmi finire di parlare. << dai lo sai che scherzo e sai anche che non le noterò proprio>> continuò. << e se qualcuno dovesse toccarti!?>> << mm gli dirò la verità: che se la vedesse la mia fidanzata la ucciderebbe>> in quel momento mi fermai solo ad una parola fidanzata. << come mi hai chiamata?>> chiesi sorridendo. << ragazza è troppo da vecchio Edward anche se non ne ho mai avuta una e visto che con te la questione è seria e stiamo insieme da quasi quattro mesi mi permetto di chiamarti fidanzata. Ti dispiace?>> << mm no, ma fidanzata è parecchio serio>> dissi ridendo. Mi si avvicinò in modo pericolo. << è quello che sto facendo con te.. il serio>>.
Quel ricordo mi fece male perché volevo rivederlo e non ce la facevo più, mi mancava da impazzire. Ogni giorno ci sentivamo almeno tre volte. La mattina, il pomeriggio e la sera, poi a volte anche chiamate oltre la programmazione. Appena sentivo la sua voce, anche solo per telefono, rabbrividivo e mi sentivo in parte completa. Ci dicevamo che ci mancavamo a vicenda e che non vedevo l’ora che tornasse. Mi ero fatta promettere che non sarebbe più partito e lui ogni volta me lo prometteva. Ci ripetevamo di amarci e solo dopo qualche interruzione, le solite interruzioni eravamo costretti a staccare.
Il giorno della partenza decisi di non accompagnarlo in aeroporto. Primo, perché non sapevo che scusa trovare con mio padre visto che Alice era andata a fare shopping con quel poverino del suo fidanzato e secondo, ero sicura che le lacrime sarebbero scese come non mai e tutti mi avrebbero guardata. Dormimmo, anzi no, ci coccolammo per tutta la notte cercando di non far rumore. Non facemmo niente di diverso dai soliti gesti maliziosi, dalle paroline, dai baci e dalle carezze ma avevo provato un piacere immenso. Come ogni sera ci addormentammo abbracciati e dopo solo due ore di riposo la sveglia suonò. Dopo essersi vestito mi si avvicinò dandomi solo un bacio leggero sulle labbra e avvicinandosi all’orecchio portandomi alla schiena mille brividi. << ci vediamo presto amore mio, e mi raccomando..>> disse riferendosi a tantissime cose. <> e una lacrima scese sul mio viso che catturò con un bacio e poi per non prolungare questo bruttissimo momento mi guardò per un ultima volta negl’occhi e si chiuse la porta alle spalle.
A questo ricordo mi ritrovai abbracciata al cuscino con una lacrima che scendeva dal mio occhio. Accidenti! Quanto mi mancava.. fui interrotta dallo squillo del telefono. Lo presi e risposi. << pronto?>> << Bella, amore mio.>> era Edward e in quel momento sentii il mio cuore battere. << E- Edward>> dissi con la voce strozzata dal pianto. << Ma s- stai piangendo?>> disse preoccupato. Scossi il capo anche se non mi poteva vedere. << no, no>> << non mi dire bugie..ti conosco bene>> mi rimproverò. << solo un innocente lacrima, nulla di cui preoccuparsi>> << e perché piangi amore mio?>> chiese preoccupato. << mi manchi..>> dissi triste e lui sospirò. << anche a me. non puoi immaginare quanto sia troppo vuoto il letto senza di te, e fa freddo senza le tue braccia che mi abbracciano e le tue labbra sulle mie, e il tuo profumo che mi fa da ossigeno>> sorrisi. << dai smettila, sai come mi stai rimpiazzando?>> << non lo pensare nemmeno. James mi ripete sempre che mi sono rintontito perché non guardo nemmeno una ragazza, non può credere ai suoi occhi>> e rise. << lo spero..>> << e tu invece? Che stai combinando?>> << niente, una noia mortale. Alice è sempre in giro con quel poverino di jasper e sono anche stata costretta per un giorno ad andare a fare shopping con lei>> << e dimmi cosa hai comprato?>> << pantaloncini, top e costumi, tanti costumi anche se non capisco a cosa possano servirmi visto che sto sempre rinchiusa in casa>> e feci spallucce. << costumi??>> urlò facendomi ridere. << si, sono riuscita a metterne solo uno>> << e quando e con chi soprattutto?>> << ehm..>> non volevo dirgli la verità, si sarebbe arrabbiato. << è venuta anche Alice con me e Jasper>> << dove?>> << nella piscina di Jake a La- Push, era una bellissima giornata e ne abbiamo approfittato>> << da Jacob??>> urlò arrabbiato. << si, dai Edward non ti fidi di me?>> << di te si, è di lui che non mi fido. Di che colore era il costume?>> chiese preoccupato. << Alice me lo propose bianco>> mi interruppe continuando ad urlare. << bianco??? Cosa?>> << fammi finire di parlare! Bianco non lo avrei mai messo.. con Jacob e quindi l’ho messo nero. Contento?>> dissi ridendo. << ah, adesso sono un po’ più calmo. Quindi non mi devo preoccupare?>> << no, assolutamente.>> << mi raccomando conserva quello bianco per quando torno..>> disse malizioso. << si certo certo>> risposi ridendo. << quando torni?>> continuai speranzosa. << tra cinque giorni>> rispose sorprendendomi. << e gli altri due?>> inizialmente dovevano essere due settimane. << non ce la faccio più. Comunque quel giorno arrivo all’aeroporto di Sattle verso le due e quindi alle quattro dovrei stare a casa>> <> << tutto risolto, non ti preoccupare>> un urlo interruppe la comunicazione << Bella, a tavola>> Charlie, come mai mi cercava. << accidenti! Amore devo andare, ci sentiamo domani>> << okay. Ti amo>> << anche io>> e staccai il telefono. Andai a cenare e dopo essermi fatta una doccia calda, nonostante facesse già caldo, mi misi a letto col vuoto al mio fianco.
SPOILER:
Improvvisamente un altro dolore alla pancia mi sorprese ma questa volta accompagnato da un forte capogiro. Mi aggrappai al mobile bar per non cadere ma Edward si accorse della mia mancanza e mi strinse per un fianco. << ehi, che succede?>> disse preoccupato. << cos’hai Bella?>> chiese Alice altrettanto preoccupata. << no niente, un dolore alla pancia e un capogiro improvviso>> Edward si accigliò. << di nuovo?>> chiese stupita Alice. Edward la guardò. << perché è già accaduto?>> << si, stamattina>> rispose lei. << o anche altre volte?>> continuò Alice.
Eccomi!! saaaalvee!! Passo veloce veloce per postare..
Scusate se non ho risposto alle recensioni dello scorso capitolo ma avrei voluto postare un pò più tardi.. ma per due giorni il sito non sarà disponibile quindi sto facendo tutto di fretta per non lasciarvi senza capitolo >.< Comunque grazie x le belle recensioni.. vi adoro *____________*
Buon capitolo.. e commentate careee
CAPITOLO 26
Mancava un giorno, finalmente. Domani Edward sarebbe tornato e io lo sarei andata a prendere all’aeroporto. Mi ero organizzata con Alice e Jasper e grazie al loro aiuto, che avevo convinto Carlisle ed Esme che sarebbero andati loro a prenderlo, gli avrei fatto una sorpresa. Jasper aveva pregato suo padre a convincerlo di non dire niente ad Edward e dirgli che sarebbe andato lui a prenderlo in aeroporto perché volevano fargli una sorpresa. A Charlie avevo detto che Alice era intenzionata ad andare a fare shopping a Sattle e vista già l’occasione, con Jasper saremmo andati a prendere Edward all’aeroporto. All’inizio sembrava titubante e a me dava proprio l’impressione che mi volesse tenere il più lontano possibile da Edward, ma non ci sarebbe mai riuscito nonostante volessi un gran bene a mio padre. Ero agitata, fingere con Edward a telefono non era mai molto facile, ormai mi conosceva benissimo e a ogni parola mi chiedeva se c’era qualcosa che non andava. Quella notte non dormii affatto, mi giravo e rigiravo nel letto, fino a quando controllai l’orologio e quando vidi che erano ancora le cinque e mezzo del mattino decisi di alzarmi per andare a fare una doccia. Erano un paio di giorni che avevo un dolore tra l’ombelico e l’anca desta e quando dolore all’addome, ma pensai che era causato dall’aver nuotato in piscina, visto che non lo facevo da tempo. Insieme alla doccia feci anche lo shampoo col mio solito bagnoschiuma preferito, alla fragola, che ogni volta mi aiutava a rilassarmi con quel bel profumo. Uscii dalla doccia e asciugai i capelli cercando di fare meno rumore possibile. Indossai un pantaloncino di jeans stretto con una cinta a foulard bianco con fantasie tra l’azzurro e il blu. presi una camicetta blu senza maniche e la indossai mettendo i fonti dentro il pantalone. Presi le superga blu con i lacci bianchi che mi aveva regalato Alice, dopo aver capito che non usavo molto spesso i tacchi e mi presi la borsa bianca dove trasferii tutte le cose che mi servivano dall’altra borsa. uscii dalla mia camera e andai in quella di Alice, bussando prima. Mi fece entrare e appena mi vide mimò un wow. Sorrisi e mi sedetti sul suo letto, facendomi sfuggire un “ahi” quando un altro dolore alla pancia mi colpì. << cos’hai?>> mi chiese girandosi. << niente, la nuotata dell’altro giorno mi ha fatto male>> e risi. << emozionata?>> << non vedo l’ora>> tagliai corto. Dopo che Alice finì di prepararsi, andammo in cucine a mangiammo un cornetto e appena uscimmo trovammo Jazz ad aspettarci. Salimmo sulla sua macchina e dopo un ora di traffico arrivammo a Sattle. Posammo dirittamente la macchina nel parcheggio dell’aeroporto e uscimmo a fare un giro. Ci fermammo in molti negozi dove Alice comprò vari vestitini sia per me che per lei. Quando vedemmo che si erano fatte mezzogiorno tornammo alla macchina per posare le buste ed entrammo in aeroporto. Aspettammo per tre quarti d’ora al bar e quando annunciarono l’arrivo del volo 36 (cioè l’aereo che aveva preso Edward) mi alzai di scatto ed Alice e Jasper scoppiarono a ridere. << andiamo?>> dissi ansiosa. << noi aspettiamo qui, vai tu>> disse Jasper con un occhiolino di Alice. << D- d’accordo. A dopo>> e corsi alla porta da dove Edward sarebbe dovuto entrare. Dopo cinque minuti vidi dai vetri un aereo arrivare e il mio cuore prese la rincorsa e io iniziai a molleggiarmi impaziente sulle gambe. Vidi avvicinarsi un gruppo di persone e cercai Edward tra loro e lo vidi, dietro a tutto al fianco di un ragazzo, molto probabilmente il suo amico, James. Si era abbronzato, la carnagione non era rossa ma bruna e devo dire la verità, ma lo rendeva ancora più bello, non credevo potesse essere possibile. Tutti entrarono nell’edificio e mancavano solo loro. Mi misi al fianco della porta, appoggiata al muro e quando entrò non si accorse di niente. Feci un colpo di tosse richiamando la sua attenzione. << scusi ha bisogno di aiuto?>> dissi col sorriso stampato in faccia. Si girò e appena mi vide gli si illuminarono gl’occhi. Lasciò le valige cadere a terra sotto lo sguardo sbalordito dell’amico e mi corse incontro prendendomi in braccio e facendomi girare. Risi << Bella, Bella!>> e finalmente dopo due settimane di terribile distacco e attesa, poggiò dolcemente ma con una terribile voglia di quel contatto, le sue labbra sulle mie. Presi i suoi capelli e lo attirai a me e mi accorsi di non aver perso l’abitudine. Mi staccai da lui arrossendo per aver dimenticato la presenza dell’amico. Mi guardò sorridente. << che fantastica sorpresa amore mio>> arrossii ancora di più e feci segno al suo amico. << ah, non ti preoccupare lui sa tutto>> mi prese per un fianco e mi portò vicino a lui e alle valige che il mio amore aveva fatto cadere per corrermi incontro. << Bella lui è James, il mio migliore amico. James lei è Bella, la mia fidanzata>> disse fiero. Allungai la mano per afferrare quella di James che mi aveva offerto. << piacere>> dicemmo insieme e sorrisi. Senza staccarsi da me, Edward prese le valige e iniziò a camminare. << aspetta ti do una mano>> dissi allungando una mano che allontanò. << non ci pensare proprio. Ce la faccio da solo. A proposito, con chi sei venuta? Mica con Carlisle? Ci hanno visti?>> chiese allarmato. Scossi il capo << no, no. Sono con Alice e Jasper che ci stanno aspettando al bar>> << e Charlie?>> si accigliò. << gli ho detto che andavo a fare shopping con quella pazza di mia sorella e poi saremo venuti “noiosamente” a prendere te>> dissi facendo virgolette con le mani. Scoppiò a ridere. << e ti ha creduto?>> << ehi che vorresti dire?>> chiesi leggermente arrabbiata per la poca fiducia. << che sei una pessima bugiarda>> disse toccandomi il naso con un dito. << solo tu te ne accorgi>> << meno male..>> e mi diede un veloce bacio mentre camminavamo. Arrivammo al bar ed Edward non mi lasciò per il fianco nemmeno mentre salutava suo fratello ed Alice, scompigliandole i capelli. Improvvisamente un altro dolore alla pancia mi sorprese ma questa volta accompagnato da un forte capogiro. Mi aggrappai al mobile bar per non cadere ma Edward si accorse della mia mancanza e mi strinse per un fianco. << ehi, che succede?>> disse preoccupato. << cos’hai Bella?>> chiese Alice altrettanto preoccupata. << no niente, un dolore alla pancia e un capogiro improvviso>> Edward si accigliò. << di nuovo?>> chiese stupita Alice. Edward la guardò. << perché è già accaduto?>> << si, stamattina>> rispose lei. << o anche altre volte?>> continuò Alice. << qualche volta negl’ultimi giorni, ma non vi preoccupate, sono sicura che il dolore alla pancia è dovuto alla nuotata in piscina mentre il capogiro l’ho avuto solo adesso, sarà solo un calo di pressione dovuto al caldo>> Edward mi fece sedere, preoccupato e dopo avergli detto mille volte di non preoccuparsi si rassicurò. Sopo dieci minuti andammo in macchina ed Edward mi tenne stretta a se per tutto il tragitto, sempre preoccupato. Ci sedemmo vicino e misi un gamba incrociata sulla sua; a questo gesto mi guardò e sorrise. Si avvicinò per sussurrarmi all’orecchio. << questo contatto mi è mancato>> e mi diede un bacio sulla guancia facendomi sospirare. Dopo una ventina di minuti di traffico trascorsi a farci raccontare la vacanza passammo ad argomenti più bollenti. << scusami Bella se mi prendo tutta questa confidenza ma.. cosa diavolo hai fatto al mio amico, anzi al vecchio Edward?>> risi << perché?>> << non ha guardato nemmeno mezza ragazza ed erano tutte in costume e che costumi! Parecchie ci hanno provato ma si allontanava e se qualcuna gli chiedeva di andare a fare un giro insieme o gli chiedeva il numero di telefono o lo toccava lui rispondeva “ se ti vedrebbe la mia fidanzata ti ucciderebbe”>> scoppiai a ridere insieme ad Alice. << io non gli ho fatto un bel niente, lui è cambiato>> e feci spallucce. << dai James, non dirmi che non ne vale la pena>> disse indicandomi e facendomi arrossire. << in effetti..>> e ricevette uno schiaffo in testa da Edward. << non ti permettere di guardarla un secondo di più capito!?>> disse ridendo il mio fidanzato. << va bene, va bene. Oh mamma, è pure geloso, ormai l’ho perso>> e scoppiammo a ridere. Passammo il resto del viaggio a parlare di cose senza senso e a cercare di farmi ingelosire. << ah Bella, per quanto riguarda i posti letto avevo pensato una cosa>> disse improvvisamente Edward, guardandomi malizioso. << cosa?>> << visto che non abbiamo camere in più, james potrebbe dormire nel mio letto e io con te nel tuo>> disse sorridendomi sghembo. << per me va bene>> risposi indifferente ma dentro ci godevo. << ehh Edward mi hai detto che la tua camera sta sopra quella di Bella?>> chiese James. << quasi sopra, si. Perché?>> rispose confuso Edward. << mi raccomando a non farmi arrivare le fiamme al piano di sopra, eh!?>> e a quelle parole diventai un peperoncino e mi nascosi dietro la spalla di Edward che fece altrettanto. Appena arrivammo davanti casa, guardano negl’occhi Edward fui costretta ad alzare la testa, che mi faceva un male cane, dalla sua spalla e a prendere le distanze. << già Charlie si è infuriato quando ha saputo che c’eri anche tu, meglio non dare troppi sospetti>> dissi. << fantastico>> e si allontanò. Scendemmo dall’auto e prendemmo le valige portandole davanti all’entrata. << ci vediamo stasera>> mi sussurrò ed entrai a casa mia. Per tutto il pomeriggio la pancia mi fece un male cane e decisi di prendere la medicina, ma il dolore non passava. Mi misi sul letto e iniziai a contorcermi, fino a quando, stanca mi addormentai.
Mi svegliai a causa di un crampo alla pancia ma anche dopo aver sentito delle labbra baciarmi i capelli. Dopo che il dolore passò mi girai per baciare quelle labbra e aprendo gl’occhi vidi la luce del sole entrare dalla finestra. Guardai anche la sveglia e vidi che erano le.. nove?? << ma mica sono le nove di mattina?>> chiesi scandalizzata al mio amore. << si. Buongiorno dormigliona>> mi stiracchiai e lo abbracciai. << scusa, non ti ho aspettata ma mi sono addormentata >> dissi mentre lo abbracciavo. << mm non ti preoccupare>> e mi strinse più forte ma un gran mal di pancia mi obbligò ad allontanarlo da me. << ehi, che succede?>> mi sedetti sul letto stringendomi la pancia dal dolore e subito fu al mio fianco, ad accarezzarmi i capelli. << Bella, cos’hai?>> disse preoccupato. << M- mi fa male la p- pancia>> dissi quando il dolore stava andando via. Mi alzai ma mi prese per il polso. << dove vai?>> << un attimo in bagno, torno subito>> ma appena feci un passo mi sentii la forza mancare e vidi il nulla.
SPOILER:
girai le spalle e andai in camera mia sbattendomi la porta alle spalle e chiudendola a chiave. Edward stava ancora sul mio letto e appena mi vide si alzò e mi venne in contro << che è successo?>> chiese premuroso. << lasciami, non mi toccare>> urlai, fuori di me. << cosa?>> << non è giusto, non è affatto giusto>> urlai prendendo la prima cosa che mi trovai tra le mani e scaraventandola contro il muro e scoppiai a piangere inginocchiandomi a terra.
E rieccomi qui con un nuovo capitolooo.. anzi.. due nuovi capitoliii :D
Scusate il ritardo ma sono molto impreanata x quanto riguardo sia fan fiction che situazioni quotidiane!! xD
Ieri sono andata a ritirare la pagella e quest'anno è stato un vero successone :D *viva mee*
poi.. oggi sono andata a fare il primo bagno e dire che mi sono abbronzata è poco >.< benissimoo.. muahahahah!! Sapete.. ci vuole un pò di abbronzatura prima che.. beh.. prima che.. vada a Roma tra 20 giorni!! sììì.. xke tra circa 20 giorni andrò a Roma e potrò incontrare la mia gemellinaaaaaaaaaaaaaaa *____________________* alias _MiSS CuLLeN_
Non è stupendoo??? Sono quasi 5 mesi che ci sonosciamo.. e non vediamo l'ora di incontrarciii *_______________*
inoltre.. su un forum sto postando gli ultimi capitoli di questa ff.. e quindi sono molto impegnata a scrivere i vuoti.. e ora che li ho coperti quasi tutti.. devo cortreggere i già scritti prima di postarli .-. sì.. già la fine.. qui ci vorrà ancora molto per la fine.. ma arriverà e io vi vorrò bene >.< ok.. non dico più nulla U_U
e poi.. sto preparando una OS per un contest.. e anche se sono sicura che non vincerò ( >.< ) penso che la posterò comunque e voi la potrete leggere *-*
adesso vi lascio ai capitoli..
Un bacione e... recensite caree!!
P.S. Scusate se non ho risposto alle recensioni.. scusate davvero!! siete tutte magnifiche e ogni volta che le leggo mi fate emozionare.. ma nn trovo il tempo per rispondere!! lo farò.. promesso U_U
P.S.2. Per quanto riguarda l'altra mia storia.. MI SCUSI PROF.. il capitolo.. beh.. non ho scritto ancora una riga.. ora devo pensare di scrivere prima per il contest xke la scadenza è vicina e io non ho scritto un accidenti ^^" ma presto arriverà.. un bacione e grazie per la pazienza!!
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Quando aprii gl’occhi, mi ritrovai in una camera bianca, distesa su un letto con le sbarre e un bip proveniente da un macchinario. Non riuscivo a capire dove mi trovassi ma sentii una mano stringere la mia. Mi girai e vidi mio padre. << dove sono?>> sussurrai. << in ospedale tesoro>> fui sorpresa da quella risposta. << che è successo?>> non ricordavo precisamente cosa fosse successo, ricordavo solo che stavo parlando con Edward el mio mal di pancia e appena mi sono alzata ho perso le forse e basta, lì si fermava il mio ricordo. << Alice mi ha chiamato dicendomi di averti trovata distesa e svenuta in camera tua e ti ha portata in ospedale. Hai avuto un attacco di appendicite e ti hanno dovuto operare d’urgenza. Adesso stai bene, non ti preoccupare devi stare solo qualche settimana a riposo>> accidenti, non mi sarei aspettata tutto questo da un banale mal di pancia. << dove è Alice?>> chiesi ma speravo che mi dicesse anche dove fosse Edward che probabilmente, per non farci scoprire aveva chiamato mia sorella e inventato questa messinscena. << e’ fuori con Jasper, Edward e il suo amico. Li ha chiamati presa dal panico quando ti ha trovata a terra e ti hanno accompagnato qui>> che bello Edward era rimasto qui. << che ore sono?>> avevo anche perso il senso del tempo. << sono le tre del mattino>> wow ero rimasta addormentata per un bel po’. << papà vai a dormire, domani devi lavorare>> << non ti preoccupare>> << invece si. Ci sarà Alice qui, sono sicura che rimarrà>> dissi come scusa perché volevo vedere Edward. << sicura?>> << sicurissima, adesso vai>> mi diede un bacio sulla fronte e dicendomi un guarisci presto se ne andò. Chiusi gl’occhi a pensare a niente. Improvvisamente sentii delle labbra baciarmi la fronte e aprii immediatamente gl’occhi e incontrai quegl’occhi verdi bellissimi che guardavano i miei. Mi alzai per abbracciarlo ma mi prese lui per non farmi stancare e mi abbracciò. << scusa>> sussurrai e iniziai a piangere senza motivo. << ehi, ehi. Perché piangi? E scusa di cosa?>> disse poggiandomi di nuovo sui cuscini del letto. << scusa se ho rovinato il tuo ritorno>> confessai. << ma che dici stupida. Venendomi a prendere mi hai fatto il più bel regalo e poi non è colpa tua, solo che mi hai fato prendere uno spavento. Promettimi che la prossima volta che ti sentirai male me lo dirai e andremo subito dal medico>>. << promesso >> e sorrisi. << adesso riposati, sei stanca e devi rilassarti per guarire bene>> << va bene>> e mi lasciai andare sui cuscini. << Edward?>> lo chiamai << si?>> << te ne vai?>> sorrise avvicinandosi. << e dove potrei andare senza di te!?>> mi sfiorò le labbra a si sedette vicino a me. << Dormi mia Bella, fai tanti bei sogni. Io sarò qui al tuo fianco, come lo sarò per sempre>> e a queste parole mi addormentai tra le braccia di Edward che erano molto meglio di quelle di Morfeo.
Dopo un giorno di ricovero in ospedale, tanto per essere sicuri, potetti finalmente ritornare a casa. Appena tornai trovai tutta la famiglia e anche i miei vicini ad accogliermi. Mi abbracciarono tutti tranne Edward e James. Mi fecero mettere subito a letto dicendo che ci dovevo rimanere per almeno una settimana e mezza, sotto ordine di Carlisle. Diceva che la ferita era ancora fresca e se avrei fatto qualche movimento brusco, avrei rischiato di riaprirla. A quel pensiero rabbrividii, il sangue non era il mio forte, la sola presenza, il solo odore e la sola vista mi mandavano in crisi e svenivo.
Ogni sera Edward, grazie alla sorveglianza di Alice, veniva in camera mia e dormiva al mio fianco. Le giornate passavano tra colazione, pranzo e cena a letto, televisione, libri, musica sia dal lettore che da quello del piano proveniente dalla camera di Edward e telefonate da parte di mia madre. Non stavo mai sola, c’era sempre qualcuno a sorvegliarmi, mentre la notte Alice diceva di voler rimanere sempre lei ma era una scusa per farmi stare con Edward. dopo finalmente due settimane, cioè metà luglio, mi fecero alzare e camminare un po’ per sgranchirmi le gambe. Carlisle diceva che avevo rischiato un emorragia per questo dovevo stare tutto questo tempo a letto. Mi fecero fare un giro per la casa, ma mi dichiarai già stanca e mi rimisi a letto.
A inizio agosto avevo ripreso la mia normale routine, camminavo da sola e nessuno mi sorvegliava più. Uscivo con Alice, passavo da camera mia a quella di Edward e una volta andai anche a La-Push con Alice sotto lo sguardo geloso di Edward. non capivo perché ogni volta che ci andavo diventava sempre geloso e possessivo. In fondo, ogni volta che andavo da qualche altra parte con Alice non diceva mai nulla, ma quando andavo a La Push, diventava una belva. Diceva di essere geloso del rapporto e della confidenza che avevo con Jacob, ma il rapporto che avevo con lui era molto meglio. O no?
CAPITOLO 28
andai in camera mia per riposarmi un po’ dopo la mattinata di shopping con mia sorella e trovai Edward ad aspettarmi. Mi misi in braccio a lui e dopo esserci un po’ coccolati, mi fece sedere sul letto. << abbiamo pensato di andare alla casa al mare che ha James in Florida, per una settimana. Può venire anche Alice con Jasper, tu vuoi?>> mi chiese all’improvviso speranzoso. << dici sul serio?>> << certo>> << fosse per me partirei anche adesso>> dissi ridendo. << a Alice lo ho già detto e anche a Jasper e sono d’accordo, adesso manchi solo tu che naturalmente devi chiedere a tuo padre>> << giusto. Sai che ti dico glie lo vado a dire adesso>> mi alzai e dopo essermi Goduta la sua risata. Andai da mio padre, chiudendomi la porta alle spalle. << ehi papà>> dissi sedendomi al suo fianco sul divano, mentre guardava la partita. << Bella, ciao. Tutto bene?>> mi chiese sorpreso. << si, si. Ehm ti volevo chiedere una cosa>> meglio andare al sodo. << Alice, Jasper, Edward e il suo amico si sono organizzati per andare una settimana in Florida in una casa di proprietà dell’amico di Edward e Jasper. Mi chiedevo, visto che mi hanno invitata, ehm ci posso andare?>> chiesi gentile. << ci sarà anche Edward?>> annuii preoccupata. << allora non se ne parla>> rimasi cogl’occhi serrati. << cosa? E perché?>> risposi leggermente agitata. << perché ci sarà anche lui e non mi va. Quel ragazzo non mi piace>> stavo per perdere la pazienza << ma non ci sarà solo lui>> << non mi interessa, anche se ci stessero altre cento persone, con lui presente non ti mando>> disse deciso. << ma perché? Non capisco!>> dissi alzandomi. << perché quel ragazzo non mi piace affatto e a maggior ragione perché sei una bella ragazza. Quindi il discorso si chiude qui>> e continuò a guardare la televisione. << ma..>> stavo per replicare ma mi interruppe. << niente ma e ma. Signorina tu con lui presente non vai da nessuna parte>> girai le spalle e andai in camera mia sbattendomi la porta alle spalle e chiudendola a chiave. Edward stava ancora sul mio letto e appena mi vide si alzò e mi venne in contro << che è successo?>> chiese premuroso. << lasciami, non mi toccare>> urlai, fuori di me. << cosa?>> << non è giusto, non è affatto giusto>> urlai prendendo la prima cosa che mi trovai tra le mani e scaraventandola contro il muro e scoppiai a piangere inginocchiandomi a terra. Edward subito mi fu vicino e mi abbraccio. << shh, shh>> mi sussurrava ma io non riuscivo a smettere di bagnargli la camicia con le lacrime e ad urlare agitandomi fra le sue braccia. Dopo un po’che mi fui calmata, mi prese in braccio e mi portò sul letto e si mise al mio fianco abbracciandomi. << scusa>> dissi tra un singhiozzo e l’altro. << non ti preoccupare, lo avevo capito che eri arrabbiata>> e fece spallucce. Lo abbracciai forte, in quel momento avevo bisogno di essere stretta forte per sentirmi al sicuro e lui era l’unico che poteva darmi quella sicurezza e capendo mi strinse ancora più forte.
Dopo un po’ si allontanò da me e mi guardò negl’occhi. << mi dici che è successo per favore? Prima che diventi pazzo>> disse preoccupato. << ho discusso con mio padre>> confessai. << per la vacanza?>> chiese subito e io annuii. << ha detto di no?>> e continuai ad annuire << e perché ci sono io giusto?>> annuii ancora una volta. sospirò abbracciandomi. << non ti preoccupare amore mio, tutto si risolverà per il meglio e troveremo un momento di pace>> << io non ci conto più. Non avremo mai un attimo di pace>> << shh fidati di me>> e stringendomi ancora più forte mi addormentai, stanca dalle lacrime.
Quando mi risvegliai cercai Edward con le mani al mio fianco, ma il letto era vuoto. Aprii gl’occhi quando sentii qualcosa di ruvido sotto le mani. Era un bigliettino, probabilmente da parte sua, e lo lessi. Sono dovuto scappare di sopra per sistemare delle cose. Non ti preoccupare, tutto si risolverà. Ti amo, tuo Edward.
Sospirai e pensai alla discussione che avevo avuto prima con mio padre. Non ero nemmeno arrabbiata per avermi negato il permesso, ma ero infuriata per le cose che aveva detto di Edward, aveva detto che non si fidava di lui e se c’era lui io non ci dovevo essere e questo non mi piaceva, perché era l’ennesima dimostrazione delle complicazioni che c’erano. Non osai immaginare cosa sarebbe successo se gli avrei detto la verità. Oh mamma! Mi alzai e andai a rinfrescarmi un po’ le idee e la pelle calda dal gran caldo estivo che c’era, sotto la doccia. Lasciai i capelli umidi sulle spalle e misi un pantaloncino bianco e un top rosso con un paio di scarpe da ginnastica abbinate. Presi la borsa bianca e uscii dalla mia camera, avevo bisogno di schiarirmi le idee. Incontrai mio padre nel corridoio. << dove vai?>> mi chiese pensieroso. << a fare un giro>> risposi fredda. << sei arrabbiata?>> si accorse. << secondo te!? Adesso vado. Non credo di tornare per cena ma entro le dieci sono qui. Ciao>>e mi chiusi la porta alle spalle senza nemmeno aspettare una sua risposta. Presi il pick up e presi la strada per andare da qualche parte, basta che stessi da sola. Ero stufa di sentirmi dire cosa fare o cosa non fare, di rimanere sempre a casa a piangere perché o Edward non c’era o mi ricordavo che la nostra era una relazione impossibile. Avevo diciotto anni e mio padre mi trattava ancora una bambina e non riusciva a vedere oltre in Edward. la cosa che non mi piace di quelle oche, anche anziane che parlano di tutto e di tutti, è che parlano e fanno girare le voci solo su faccende negative, come ad esempio il fatto che Edward se le facesse tutte; mentre non facevano girare la voce delle cose positive, come ad esempio che Edward era cambiato e non stava con nessuno da circa sette mesi, accidenti! Se queste voci sarebbero arrivate a mio padre si sarebbe potuto fare due calcoli e si sarebbe potuto anche accorgere della complicità e degli sguardi che io e Edward ci mandavamo durante una cena di buon vicinato o di famiglia, ma invece teneva quella stupida benda sui suoi occhi senza accorgersi dei cambiamenti e invece la prima cosa che sentisse o vedesse di una persona voleva dire che quella persona non poteva cambiare e che sarebbe rimasta così a vita. Se si sarebbe accorto dei cambiamenti io gli avrei detto già la verità ma se continuava a pensare e a parlare da egoista io non gli dirò mai la verità, almeno credo. Uffa e che situazione! Mi fermai durante la strada e accostai sul uno spazio vuoto lasciando la macchina li e iniziando a camminare senza meta, calpestando l’erba arrabbiata come se fossero la causa dei miei problemi. Arrivai in uno spazio senza erba alta ma sostituita da tanti bellissimi fiori bianchi. Camminai lentamente e controllai che non ci fosse nessuno prima di posare la borsa e mi distesi su quei fiori profumati, chiudendo gl’occhi e godendomi il sole che batteva sul mio corpo e sul mio viso e il silenzio con il sottofondo di un ruscello nelle vicinanze. Cercai di non pensare a nulla e di rilassarmi e godermi quel momento di tranquillità fuori dal mondo. << scusi?>> una voce mi fece sobbalzare, facendomi sedere di scatto proprio come aprii gl’occhi. << oh scusa non voleva spaventarti>> disse un ragazzo alto con i capelli scuri come la sua pelle. Mi porse una mano per aiutarmi ad alzarmi e accettai l’aiuto. << grazie>> dissi. << mi sembrava che ti fosse successo qualcosa ma mi sbagliavo. Mi trovavo in giro e ti ho vista>> si giustificò. << certo, non ti preoccupare. Ero venuta qui per rilassarmi un po’ e basta>> feci spallucce timidamente. << oh non mi sono nemmeno presentato. Mi chiamo Laurent>> << piacere Laurent, io sono Isabella, ma puoi chiamarmi Bella>> << nome adatto a una ragazza come te>> disse sfacciatamente facendomi arrossire. << grazie>> sussurrai. Il telefono nella mia borsa iniziò a suonare. << scusa>> gli dissi appena risposi. << pronto?>> Bella dove sei? Mi stai facendo preoccupare, se ti succede qualcosa? Dove sei, ti vengo a prendere>> e sentii il rumore della macchina accelerare. << Edward non ti preoccupare, sto bene. Sono andata solamente a fare un giro. Ora torno, non c’è bisogno che ti alteri, calmo>> gli dissi sorridendo mentre quel ragazzo continuava a guardarmi. Okay ti aspetto e stai attenta. << si, non ti preoccupare. Ciao>> e staccai la telefonata. Il ragazzo continuò a guardarmi. << scusa era il mio fidanzato che si sta preoccupando>> mi giustificai e quando pronunciai la parolafidanzato un brivido lungo la schiena mi percorse. << figurati. A quanto ho capito devi scappare>> annuii. << bhè è stato un piacere. Al prossimo incontro>> disse porgendomi la mano per salutarmi che afferrai. << ciao>> e andai via prendendo la borsa al volo e correndo verso la macchina. Arrivai a casa dopo venti minuti, non mi sembrava che ci avessi messo tutto questo tempo per arrivare in quel posto incantato. Guardai l’orario sul telefonino e mi accorsi che erano ancora le sette mentre avevo detto di non essere stata presente a cena e di essere tornata verso le dieci. Chiamai Edward sul cellulare e rispose al primo squillo. << che è successo?>> rispose preoccupato. << niente, niente. È che non mi va di tornare a casa, ti va di raggiungermi sulla spiaggia di La-Push?>> gli chiesi quasi con tono di implorazione. << d’accordo. Tu sei già li?>> << no, sono in garage ma non mi va di entrare>> << d’accordo. Inizia ad andare, io ti raggiungo.>> stavo per staccare ma continuò << Ci incontriamo sulla spiaggia, farò un po’ di ritardo ma ci sarò>> << okay, a dopo>> e chiusi la telefonata ripartendo per andare in spiaggia.
Eccomi qui con un nuovo capitolo!!
Scusate ancora per il ritardo ma sto avendo da far per quanto riguarda tutte queste ff .-.
per quanto riguarda MI SCUSI PROF?! sinceramente non so quando arriverà il prossimo capitolo.. non ho scritto nemmeno un rigo .-. cercherò di sbrigarmi!!
Stasera sono veloce e concisa!!
Grazie a tutte!! fatemi sapere che ne pensate!!
un bacione enorme ^^
CAPITOLO 28
Dopo mezz’ora arrivai sulla spiaggia. Posai la macchina e mi diressi sulla sabbia, dove tolsi le scarpe per poter sentire la sabbia accarezzarmi le dita dei piedi. Arrivai sulla riva dove mi sedetti e mi abbracciai le ginocchia aspettando che il sole tramontasse e che si nascondesse dietro quel muro d’acqua dell’oceano, delineato dall’orizzonte. Dopo una decina i minuti sentii sei rumori dietro di me ma immaginando chi fosse rimasi ferma lì ad aspettare che si avvicinasse e infatti, si sedette al mio fianco, posando qualcosa prima di farlo, e mise un braccio attorno alla mia spalla. Mi girai per guardarlo e gli sorrisi. Mi rigirai per continuare a guardare il sole e mi accorsi che stava tramontando, stava a metà tra il mondo terreno e quel mondo fantastico che era nascosto dall’orizzonte. Immediatamente, quando il sole si calò, leggeri luci si accendere sulla spiaggia dando la possibilità di vederci qualcosa. Sospirai posando la testa sulla sua spalla che lui non rifiutò ma anzi mi accolse con un bacio sulla fronte. Dopo essere stai così per una decina di minuti, un brivido mi percorse, a causa del freddo serale estivo e dei pochi vestiti che avevo addosso. Lui se ne accorse e si alzò per togliersi la giacca e me la mise sulle spalle. << grazie >> sussurrai. << ho portato qualcosa da mangiare>> disse improvvisamente, tornando a sedersi al mio fianco. Mi girai e vidi un cestino e un mazzo di rose blu. alzai un ciglio e appena vide la mia espressione si allungò per prenderle e me le offrì. << da quando è finita la scuola non ho avuto più l’opportunità di dartele e adesso cerco di recuperare>> erano sette rose blu, naturalmente, messe insieme, confezionate stupendamente. << sette, come i mesi>> << che stiamo insieme>> continuò al mio posto. Si oggi erano precisamente sette mesi che stavamo insieme e forse anche l’orario era quello giusto. << sono bellissime, grazie>> gli dissi posandogli un lieve bacio sulla guancia. Mi girai con le spalle al mare e verso il cestino. << allora?>> chiesi sorridente. << toast, aranciata, acqua e un dolce al cioccolato.. quello che sonno riuscito ad improvvisare>> rispose imbarazzato << è più che sufficiente>> sorrise ed aprì il cestino offrendomi un toast.
Passammo la serata a chiacchierare delle cose inutili e a mangiare toast, bere aranciata. Gli raccontai di quel posto trovato in mezzo al bosco e anche del ragazzo. << un ragazzo?>> disse a voce alta quando iniziai a raccontarglielo. Decisi di voler fare un po’ la maliziosa. << si e non puoi nemmeno immaginare che bel ragazzo che fosse>> risposi e lui strabuzzò gl’occhi. << e che labbra, morbide e bellissime proprio come il suo fisico> strinse i pugni anche se credo che si sia accorto che stavo scherzando. << Bella, smettila>> disse e io cercai di nascondere il mio sorriso e di evitare di ridere. << e quando mi ha baciata, mamma che sensazione. Mai provata una tale sensazione>> continuai cercando con tutte le forse di non ridere. <> mi interruppe iniziandomi a fare il solletico e non potei resistere dal ridere come una pazza, ma ero decisa a continuare a giocare << un ragazzo degno della mia prima volta>> continuai e lui si fermò guardandomi cupo. Accidenti! Forse avevo un po’ esagerato. << cosa hai detto??>> mi chiese serio. << niente, stavo solo cercando di farti arrabbiare un po’. Dai mica credi che stessi dicendo sul serio!?>> risposi preoccupata e a sorpresa mi ingannò. Si buttò a cavalcioni su di me e io mi distesi sulla sabbia mentre ricominciò a farmi il solletico. Non ce la facevo più a ridere e lo implorai di smettere. << basta, basta, ti prego. Mi fa male la pancia>> dissi tra le risate. << solo perchè sei stata operata da poco altrimenti fino alle dieci stavi a posto>> e rise. Giusto gli avevo detto di dover tornare per le dieci. << però avevo la forza per..>> e mi interruppe con un bacio. Non aspettavo altro e lo attirai a me per i capelli, fino a quando il bacio diventò più passionale; sentivo il suo sapore sulla lingua e lui non finiva di baciarmi. Fui costretta a spostarmi per respirare e lui ne approfittò per scendere sul collo, solleticandomi con la punta del naso e una serena risata usci dalle mie labbra insieme a dei mugolii di piacere. Con una mano si reggeva per non pesarmi mentre con l’altro iniziò a toccarmi il fianco spostando leggermente la maglietta. << comunque.. giusto.. per essere.. precisi.. stavo scherzando>> dissi ansimando. << lo avevo capito>> rispose sorridendo contro la mia pelle. << non mi faresti mai una cosa del genere come io non la farei mai a te>> continuò. << lo sai che presto sarò tua e di nessuno più?>> gli chiesi ironica e fui sorpresa da me stessa per aver detto quelle parole. << lo so, anzi ci conto perché non ti resisto più, la voglia di farti mia e sempre di più e tu non mi aiuti affatto a placarla>> rispose sorprendendomi tra un bacio ed un altro. Sbottonai leggermente la sua camicia e lui sussultò. Arrivai a sbottonarla tutta e mi aiutò a togliersela; ora era a petto nudo contro di me. presi a baciare il suo petto accarezzando i suoi addominali ben scolpiti. Mi portò a sedermi sopra di lui, altrettanto seduto, prendendomi per le natiche. Una bretellina del mio top scese sulla spalla, scoprendomela leggermente visto che la sua giacca era caduta; prese a baciarmi la spalla e io senza resistere lo buttai a terra facendolo distendere e mettendomi a cavalcioni su di lui, continuando a baciargli il petto e sorreggendomi per i capelli. Lui continuava a baciarmi la spalla e mi accarezzava il fianco, ormai scoperto dal top. Lentamente mi alzò sempre di più il top e io alzai le braccia per farmelo sfilare e lui rimase qualche secondo fermo a guardarmi mentre ero rimasta solo in reggiseno. Iniziò a baciare il merletto e io gemetti ansimando forte e mi inarcai dal piacere. Lo mantenevo per i capelli e mi portò sotto di lui, prendendo una mia gamba e portandosela sul fianco. In quel momento non potevo fare altro che confermai nella mia testa di essere paurosamente eccitata come lui d’altronde e lo dimostrava anche parecchio. << Edward..>> sussurrai vicino al suo orecchio. << Bella>> mi rispose esterrefatto dal piacere, come me d’altronde. << ti voglio, adesso>> risposi senza riflettere e lui continuò a baciarmi ma questa volta tornò sulle labbra continuando ad accarezzarmi la schiena nuda, mentre io percorsi col dito tutto il suo addome fino a fermarmi sull’orlo della cintura. Mi fermai improvvisamente quando il mio telefono suonò ed Edward ruggì. Risi nervosa e mi allungai per prendere la borsa visto che Edward non mi lasciava andare. Presi il telefono e vidi che era casa. <> risposi ancora ansimante. “Bella dove sei? Mi stai facendo preoccupare..” << stai calmo papà, un quarto d’ora e sono a casa. Sono andata a fare un giro in spiaggia, tutto qui>> “okay, ti aspetto. Ciao” e staccò senza nemmeno darmi il tempo di salutarlo. Scossi la testa. << che c’è?>> mi chiese Edward lasciandomi un lieve bacio sulla guancia. << mai un momento di pace, senza interruzioni..>> risposi arrabbiata. << pazienza, ne verremo ripagati>> rispose ancora ansimante e io sorrisi. << stanco?>> lo presi in giro ridendo. << e poi dici di non sapere come fare. Accidenti Bella solo con questo mi hai mandato in ecstasy non oso immaginare se dovremmo..>> lo interruppi baciandolo. << ecco bravo non lo immaginare>> gli dissi sorridendo. Mi sedetti sulla sabbia prendendo il top e indossandolo e lui fece lo stesso con la sua camicia. << credo che sia ora di andare>> risposi triste e mettendo il broncio sulle labbra che delicatamente mi morse. << mm mm >> rispose Edward continuando a baciarmi passionalmente. << ti prego, smettila o non riuscirò a controllarmi>> gli dissi ansimando. << va bene>> e si allontanò guardandomi malizioso e io alzai gl’occhi al cielo. mi alzai e prima di raccogliere il cestino per aiutarlo mi fermò per un polso. << e sia chiaro, anche se non è ufficiale: questo è stato un appuntamento>> disse improvvisamente. << mm diciamo..>> e mi strinse a sé.
SPOILER:
Lo chiamai con tutta la voce che avevo, che non era tutta vista l’agitazione e la paura e la musica alta che la coprivano. << Edward!!! >> ma non mi sentiva e continuava con Tanya che si girò ringhiandomi come un animale. << Aiutami Edward!>> e loro si avvicinavano iniziando a toccarmi e a baciarmi; cercavo di allontanarmi, di schivarli ma mi mantenevano con forza e mi picchiavano.
*Me entra in punta di piedi*
Ehm.. salve!! *me si gratta la testa*
Ehm.. scusate l'enorme ritardo ^^"
Rimedio subito ^^"
Grazie a tutte per le recensioni ma non trovo il tempo per rispondere.. ma lo farò è.é
Un bacione e buona lettura :D
Quando arrivai a casa Charlie era abbastanza calmo, sinceramente mi sarei aspettata una sfuriata mai vista, ma dopo avermi salutata e chiesto se andava tutto bene, mi aveva augurato la buonanotte. Edward si sarebbe prolungato, sarebbe andato a fare un giro per non destare sospetti. Andai a farmi una doccia fredda per raffreddare i bollori dovuti alla serata passata con Edward, accidenti mi dovevo calmare. Lasciai i capelli leggermente bagnati e non mi asciugai nemmeno con cura per lasciare la pelle ancora più fresca. Indossai solo una canotta senza pantalone, tra poco mi sarei addormentata e dubitavo che Edward fosse venuto da me dopo essere tornato tardi. Era uscito con James e quindi era sicuro che tornasse presto. Mi distesi sul letto e spegnendo la lampada chiusi gl’occhi per addormentarmi ad un leggero sonno, pensando e cercando di sognare il mio amore.
Appena chiusi gl’occhi mi ritrovai in un pub con le luci spente tranne dei faretti rossi e blu che davano una certa strana tonalità nell’aria, molto strana. Iniziai a camminare per cercare l’uscita, non mi piaceva quel posto, non faceva per una come me. mi ritrovai due ragazzi con un cappello in testa e appena alzarono la testa li riconobbi. Erano quelli che avevano cercato di aggredirmi tempo fa, quando io ed Alice andammo a Sattle per incontrare Edward e Jasper, a sorpresa e raccontargli tutta la verità. Lei era andata in un bar lasciandomi per qualche minuto da sola. Mi ero ritrovata questi ragazzi che iniziarono a darmi fastidio e cercarono di abusare di me ma per fortuna Edward mi aveva sentita e salvata. E adesso erano di nuovo lì che si avvicinavano mentre io non potevo scappare perché c’erano troppe persone che non ascoltavano i miei urli. Mi girai e rimasi sorpresa quando vidi Edward e Tanya che facevano cose assurde, che si toccava, ansimava, stavano facendo sesso. Lo chiamai con tutta la voce che avevo, che non era tutta vista l’agitazione e la paura e la musica alta che la coprivano. << Edward!!! >> ma non mi sentiva e continuava con Tanya che si girò ringhiandomi come un animale. << Aiutami Edward!>> e loro si avvicinavano iniziando a toccarmi e a baciarmi; cercavo di allontanarmi, di schivarli ma mi mantenevano con forza e mi picchiavano. Iniziai a piangere e urlavo il suo nome << Edward, aiutami ti prego, aiutami di nuovo>> qualcuno mi scosse ma non erano quei ragazzi, era qualcun altro, forse qualcuno che mi voleva salvare. <> urlai con tutta l’aria che avevo nei polmoni. << Bella, Bella, shh.>> qualcuno cercava di rasserenarmi ma sentivo ancora le loro mani addosso e come una nebbia li vedevo ancora. << aiutami Edward>> e riscappai a piangere. << Bella calmati..>> era la sua voce, la sua. Aprii di scatto gl’occhi alzandomi a sedere, mi guardai intorno e mi resi conto che era solo un sogno anzi un incubo, un terribile incubo. Scappai a piangere e Edward subito mi fu accanto abbracciandomi forte e facendomi stendere su di lui, poggiando la testa sul suo petto nudo. Mi accarezzò la schiena e i capelli, sussurrandomi di stare tranquilla e che adesso c’era lui al mio fianco. Dopo un po’ riuscii a calmarmi e ad alzare il viso. << Che ci fai qui?>> chiesi con la voce roca dal pianto. << Sono venuto da te, non ce la faccio a starti lontano>> e a queste parole riscappai a piangere abbracciandolo forte. << Oh Edward!>> << Bella, dimmi cosa è successo per favore. Cosa hai sognato>> mi chiese preoccupato, accarezzandomi. << ero in un locale, non dei più raccomandabili e c’erano loro, quei due ragazzi che tempo fa a Sattle avevano cercato di aggredirmi. E poi c’eri tu con Tanya al mio fianco, insieme e io ti chiedevo aiuto ma non mi ascoltavi>> e ricominciai a piangere. << shh Bella, io sono qui con te, solo con te e lo sarò per sempre.. tuo. Sono qui anche per proteggerti da tutto perché ti amo e ti amerò per sempre. Adesso però calmati, ti prego. Shh>> e mi cullò sul suo petto, stringendomi a lui. << mi prometti di non lasciami mai?>> gli chiesi improvvisamente e posò un baciò tra i miei capelli ancora umidi. << te lo prometto piccola mia, adesso dormi, riposati, ci sarò io qui a scacciare via i tuoi brutti sogni. Dormi serena tra le mie braccia, sorveglierò io su di te, non ti accadrà nulla>> e con queste parole, posando un leggero baciò sul suo petto e mentre una lacrima di contentezza scendeva sul mio viso, mi abbandonai ad un sonno profondo, tranquillo e felice.
POV EDWARD
Cioccolato, il colore dei suoi occhi, così profondi e intensi che rispecchiavano perfettamente la sua dolce e sensibile anima ma anche forte e grintosa. Dal primo momento che li guardai mi ci persi senza nemmeno rendermi conto di dove mi trovassi, avevo perso il senso del tempo e dell’orientamento. L’avevo vista per la prima volta da dietro mentre si accovacciava per avvicinarsi alle rose e sentirne il profumo e ci avevo fatto un certo pensierino, come tutte del resto. Ma già mentre camminavo verso di lei sentiva una strana scarica che arrivava fino alle ossa, come una calamita che mi portava verso di lei; forse in quel momento sei avrei voluto girare le spalle e lasciarla perdere non ci sarei riuscito perché la forza magnetica che mi conduceva a lei era troppo forte. Il mio cuore, mentre mi avvicinavo, oltre a battere stranamente in modo frenetico, mi suggeriva anche di essere cordiale, lento, non troppo frettoloso, senza comprendere nemmeno io il perché; ma la cosa più strana era che avevo ascoltato il cuore e no la testa come facevo sempre, con tutte le altre ragazze. Quando fui vicino a lei gli chiesi se sapesse che significato avessero le rose blu e alla mia voce, anche sorpresa di non essere più sola, sobbalzò facendosi cadere il cappotto dalle mani. Quando mi abbassai per raccoglierlo e porgerglielo gentilmente, incontrai per la prima volta quei due pezzi di cioccolato, i suoi occhi. Mi ci incantai, erano bellissimi ed espressivi. Anche lei non finiva di fissarli e quella specie di contatto divenne molto imbarazzante facendoci alzare entrambi. Continuammo a chiacchierare, sempre delle rose ma avevo come l’impressione che non mi conoscesse e infatti dopo che sentii il suo nome, pronunciato da Alice, una delle figlie dei sottovicino, capii che era la figlia legittima del capo della polizia di Forks, che mi aveva chiesto un mese prima di piantare quella pianta in giardino per la nuova arrivata, sua figlia, la sua vera figlia avuta con il primo matrimonio: Bella. Lei mi chiese il mio ma dovette scappare prima del tempo; speravo vivamente che non venisse a conoscenza di me per quello che ero ritenuto a scuola da tutti, soprattutto dalle ragazze ma anche da suo padre. Non sapevo nemmeno io in quel momento perché mi comportassi così.. diversamente con lei e mi preoccupavo anche di quello che pensava di me, strano! E ancora più strano fu quando se ne andò e sentii un vuoto nell’aria e nel mio petto, un vuoto provocato da una sconosciuta, appunto conosciuta cinque minuti prima e scambiato qualche imbarazzante e semplice parola.
Mentre pensavo e ripensavo a quel momento, creando un flash back mentale, scesi nella sua camera. Era tardi, erano le due di notte. James mi aveva convinto ad andare a bere una birretta insieme per fare quattro chiacchiere tra uomini e avevo accettato. Quando salimmo in camera mia mi guardò in faccia e mi disse di scendere subito giù altrimenti sarei andato in astinenza e cambiandomi il jeans con il pantalone della tuta e sciacquando i denti dal brutto sapore della birra, scesi da lei. Appena aprii la porta la trovai distesa sul suo letto con addosso solo una canotta bucherellata e senza pantalone, solo una coulotte nera. Probabilmente aveva molto caldo e forse non si aspettava che fossi andato a dormire da lei e si aspettava che facessi ancora più tardi di quanto avessi già fatto. Mi accorsi che in effetti in quella camera faceva caldo così tolsi la maglietta e la posai sulla sedia a dondolo che aveva nell’angolo, sotto la finestra. Cautamente mi avvicinai e le coprii le gambe col lenzuolo fresco, altrimenti non avrei resistito a vederla così. Mi distesi al suo fianco, nello spazio vuoto che aveva lasciato forse per abitudine, e l’abbracciai e lei sospirò. Chiusi gl’occhi ricordando ancora..
Quando arrivai a scuola quello stesso giorno, tutte quelle oche si avvicinarono e mi lasciarono lo spazio minimo per passare e arrivai all’atrio della scuola. Come voleva mandarle via mentre veniva intorno a me dicendo cose assurde di cui per la prima volta mi imbarazzavo ad ascoltare o ricordare o immaginare. Speravo che in quel momento non arrivasse Bella per vedere come mi consideravano a scuola e quale fosse la mia reputazione lì, ma quando le oche mi lasciarono lo spazio per passare ma le ritrovai a pochi metri di distanza che mi guardava dispiaciuta e delusa. Forse anche il mio volto rispecchiava la delusione, la delusione di non avercela fatta a rimanere incognito a lei senza fargli sapere niente. La guardai negl’occhi e nemmeno lei la smetteva di fissarmi, fino a quando Alice fu costretta a tirarla per portarla a lezione. Poco dopo la vidi vicino al suo armadietto e ne approfittai per chiederle scusa o spiegarle e mi diede l’occasione di farlo ma no fino in fondo. I suoi occhi mi bloccavano, mi incantavano sempre. Poi la rividi ancora smarrita nel corridoi cercando l’aula di biologia, me lo aveva detto poco prima che aveva quella materia, e così decisi di chiamarla per indicarle la strada. Ma ecco che mentre si avvicinava, spuntò una della tante che mi chiamava con un cenno della testa e le sue idee era molto chiare e lo parvero anche a Bella, che leggermente delusa se ne andò. Io seguii quella che mi portò in uno sgabbizzino e cercò di assalirmi di carezza, baci e piacere ma mi veniva il voltastomaco e la respinsi, e a questo mio gesto lei ne rimase sorpresa. Dopo poche discussioni la lasciai lì e andai a lezione, dove c’era la mia Bella. Accidenti era già diventata mia.
Sorrisi nel dormiveglia a questi ricordi ma il mio sorriso si aprì di più al ricordo della cine a casa mia, quando feci finta di non conoscere Bella, ripresentandoci. Per tutta la serata facemmo finta di niente e con la scusa del pianoforte la portai in camera mia per parlare, per stare un po’ con lei, semplicemente per starle vicino. Dopo che ebbi finito di suonare, le confessai che avevo scritto quell’ultima canzone per lei e una lacrime scese sul suo viso che raccolsi con un polpastrello. Le spiegai del cambiamento avuto in me e lentamente avvicinammo i nostri volte, proprio come non avevamo fatto per paura, timidezza. Le accarezzai una guancia e chiuse gl’occhi sospirando. Proprio quando le nostre labbra si sfiorarono solleticandosi tanto era leggero lo sfioro, qualcuno bussò alla porta facendoci ricomporre e in quel momento, per la prima volta mi resi conto che una probabile relazione con Bella sarebbe stata molto dura.
A questo ricordo la strinsi ancora più forte facendomi ricordare a quando la strinsi per la prima volta dopo il nostro primo bacio. Quella sera era bellissima e per tutto il giorno la voglia di accarezzarla era tale da farmi impazzire e da farmi torturare le mani per starle lontano. Quando vidi Aro avvicinarsi e parlare con lei non ci vidi più e per poco non lo ripicchiavo. E poi il discorso fatto dopo e di nuovo un interruzione. Quando la musica lenta si fece sentire mi feci coraggio e la invitai a seguirmi e quando accettò il mio cuore sussultò. una volta arrivati dall’altra parte del giardino la invitai a ballare e nonostante le titubanze, accettò. Per poco non fummo abbracciati e in quel momento mi resi conto, per la prima volta di cosa mi stava succedendo, del perché stavo cambiando e al solo pensiero di fare sesso con qualcuno mi veniva il voltastomaco, e perché questo senso di protezione nei suoi confronti. Io ero totalmente e incondizionatamente innamorato di lei. Non avrei mai giurato di dirlo un giorno, per me l’amore era solo fantasia, una cosa scritta sui libri e un sogno di ogni stupida ragazza. Ma adesso le capivo, l’amore esiste sul serio e quando Cupido ti colpisce profondo e centrato nel cuore niente può farti sfuggire a quella ferita. Così le confessai tutto pauroso della sua reazione ma soprattutto della sua risposta e quando mi disse di provare la stessa cosa mi sentii mancare le forze dalla contentezza, avrei voluto urlare al mondo intero quello che era successo, volevo fare tutto, tutto per dimostrarle di amarla. L’accarezzai lentamente a avvicinando i nostri volti, posai le mie labbra sulle sue, dolcemente e in quel preciso istante lei afferrò i miei capelli e scoprii che era un gesto, naturalmente se fatto la lei, che mi eccitava molto. Ci baciammo alternando tanti Ti amo e accertati all’ultimo prima dell’intervento di Charlie che per fortuna avevo visto arrivare. E dopo la promessa di farcela, di non lasciarla perché aveva paura che potessi lasciarla, ma sinceramente dove sarei potuto andare adesso senza di lei.
Improvvisamente Bella iniziò ad agitarsi nel letto, sembrava quasi stesse dando calci. Aprii gl’occhi spaventato e le accarezzai la fronte per rassicurarla perché molto probabilmente stava facendo un brutto sogno. Sembrò calmarsi ma ricominciò ad agitarsi peggio di prima. << Edward>> sussurrò. << Aiutami Edward>> quasi urlava mentre le accarezzai il volto. << Edward, aiutami ti prego, aiutami di nuovo>> iniziò a dire quasi come se stesse piangendo e piena di paura. Cosa voleva dire di nuovo? La scossi leggermente per farla riprendere perché le lacrime erano iniziate a scendere. << aiuta!>> continuò ad urlare mentre cercavo di calmarla, cullandola. <> e sobbalzò nel sonno, aprendo gl’occhi e sedendosi nel netto. Si guardò intorno impaurita e mi fissò << che ci fai qui?>> mi chiese stordita. << Sono venuto da te, non ce la faccio a starti lontano>> le confessai quando ricominciò a piangere forte e ad abrracciarmi per cercare conforto in me << Oh Edward!>> l’abbracciai ancora più forte. Vederla piangere era la cosa più brutta e non lo sopportavo << Bella, dimmi cosa è successo per favore. Cosa hai sognato>> gli chiesi preoccupato della sua reazione, accarezzandogli la schiena. Un’altra lacrima scese sul suo viso e la catturai col polpastrello << ero in un locale, non dei più raccomandabili e c’erano loro, quei due ragazzi che tempo fa a Sattle avevano cercato di aggredirmi.> mi irrigidii quando ripensai a loro e quello che stavano per fare alla mia Bella. Certo forse aveva trascurato il fatto che fosse quasi stata.. no non ce la facevo a dire quella parola, ma comunque era un trauma ed era normale che avesse paura, ma ero sicuro che i fosse anche un’altra parte del sogno<< E poi c’eri tu con Tanya al mio fianco, insieme e io ti chiedevo aiuto ma non mi ascoltavi>> e ricominciò a piangere e l’abbracciai per rassicurarla << shh Bella, io sono qui con te, solo con te e lo sarò per sempre.. tuo. Sono qui anche per proteggerti da tutto perché ti amo e ti amerò per sempre. Adesso però calmati, ti prego. Shh>> e la cullai sul mio petto, stringendola cercando di farle trovare un luogo sicuro, io. << mi prometti di non lasciami mai?>> mi chiese improvvisamente preoccupata e gli diedi un bacio sui capelli e notai che erano leggermente bagnati e che probabilmente prima di andare a dormire si era fatta lo shampoo. Odorai il suo profumo e sapeva di fragola, dimostrazione che lo aveva fatto, perché lo shampoo alla fragola era il suo preferito. << te lo prometto piccola mia, adesso dormi, riposati, ci sarò io qui a scacciare via i tuoi brutti sogni. Dormi serena tra le mie braccia, sorveglierò io su di te, non ti accadrà nulla>> e con queste parole mi posò un bacio sul petto mentre un’altra lacrima scendeva sul mio viso, non sapevo se era per il brutto sogno ancora o perché si sentiva rassicurata. Comunque si abbandonò sul mio petto chiudendo gl’occhi e sospirando serena e dopo poco si addormentò in un sonno pacifico. Sorvegliai su di lei senza smettere di cullarla fino a quando, nella mattinata mi addormentai con le labbra sui suoi capelli.
SPOILER:
Sulla punta dei piedi mi avvicinai all’armadio e presi l’intimo, un pantaloncino bianco con una maglia viola a maniche corte. Cercai di raggiungere sempre in punta di piedi la porta del bagno ma due mani afferrarono i miei fianchi e mi trascinarono sul letto. In quello stesso momento strinsi la stretta sull’attaccatura dell’asciugamano e mi irrigidii imbarazzata. Edward mi portò sotto di lui accarezzandomi la guancia rossa e sorridendo. << Buongiorno principessa>>
Fui svegliata dalla luce del sole che iniziò a penetrare attraverso i vetri della finestra, oltrepassando anche la leggera tenda. Sospirai e mi stiracchiai sentendo la presenza di qualcuno. Aprii lentamente gl’occhi e vidi Edward sotto di me e sobbalzai. Mi ero completamente dimenticata che stanotte mi aveva consolata dopo aver fatto quel terribile sogno e mi aveva avvertito di essere venuto da me perché non ce la faceva a starmi lontano, come del resto io. Lentamente cercando di non smuoverlo troppo mi alzai dal letto e mi andai a guardare allo specchio. Per poco non mi veniva un infarto, ero orrenda: i capelli sembravano un orribile balla di fieno, avevo gl’occhi leggermente arrossati dal pianto e certe occhiaie da paura. Mi accorsi, anzi mi ricordai di non indossare il pantalone e arrossii all’istante pensando a Edward quando mi aveva visto in quello stato, chissà cosa aveva pensato. Decisi di andare a fare una doccia per sistemarmi un po’. mi avvicinai alla scrivania e strappai un foglio di carta e scrissi. Sto facendo una doccia. Mi aspetto di trovarti al mio ritorno e fa come se fossi a casa tua. Ti amo, Bella.
Lo poggiai sul cuscino dove prima stavo io e gli lasciai un leggero bacio sulla guancia. Andai in bagno e mi infilai sotto la doccia, attaccando i capelli perché lo shampoo lo avevo fatto la sera prima. Rimasi sotto al getto d’acqua a pensare al sogno fatto quella notte. Era orribile perché prima di tutto Edward stava con quella e poi c’erano quei ragazzi che avevano cercato di violentarmi quella sera a Sattle. Non avevo mai detto niente, nemmeno a Edward che mi aveva salvato, per paura di farlo preoccupare, ma parecchie volte mi era capitato di vedere i loro volti nei miei sogni ma arrivava sempre Edward a salvarmi a differenza di questa notte. Molto probabilmente la paura di perderlo, deluderlo e di non essere alla sua altezza era ancora molta.
Uscii dalla doccia avvolgendomi in un’ asciugamano bianca. Lavai i denti e sciolsi i capelli cercando di sciogliere i nodi che si erano creati stanotte, con la spazzola; li attaccai a coda di cavallo e mi resi conto di aver dimenticato i vestiti. Mi avvicinai con l’orecchio alla porta per sentire se Edward si fosse svegliato o no, ma in camera non volava una mosca così decisi di uscire per andare a prendere i vestiti. Sulla punta dei piedi mi avvicinai all’armadio e presi l’intimo, un pantaloncino bianco con una maglia viola a maniche corte. Cercai di raggiungere sempre in punta di piedi la porta del bagno ma due mano afferrarono i miei fianchi e mi trascinarono sul letto. In quello stesso momento strinsi la stretta sull’attaccatura dell’asciugamano e mi irrigidii imbarazzata. Edward mi portò sotto di lui accarezzandomi la guancia rossa e sorridendo. << Buongiorno principessa>> mi disse facendomi letteralmente sciogliere con un pezzo di cioccolata al sole con temperatura di cinquanta gradi. << B- buongiorno>> risposi ancora più imbarazzata. Poi mi guardò e notò l’asciugamano si allontanò. << scusa, non avevo visto che eri in asciugamano. Scusa davvero>> e si allontanò ma non volevo fare la figura della stupida e nemmeno ferirlo anche perché in fin dei conti la situazione mi piaceva. Lo presi per le spalle e lo riportai su di me guardandolo maliziosa. << Vorresti che al tuo posto adesso ci fosse qualcun altro?>> gli chiesi improvvisamente. << e tu vorresti che quel qualcun altro fosse morto?>> sorrisi. << mm non so se ne saresti capace, in fondo sai quante volte ti sei trovato in occasioni come queste..>> vagai cambiando leggermente discorso che mi fece tornare in mente il sogno di stanotte. << mai trovato in simili atteggiamenti e devo dire che questo è ancora più eccitante>> confessò facendomi andare in iperventilazione sia per le parole che per l’imbarazzo. << Ah si, ti faccio eccitare?>> chiesi maliziosa sorprendendomi. << si, e non sai quanto. Accidenti>> sussurrò mentre iniziai a tracciare con un dito la forma dei suoi addominali e lasciando scie di fuoco sul suo petto. << B- bella, mm, ti prego smettila>> balbettò rabbrividendo. << hai freddo?>> chiesi sorridendo e sfiorando la sua pelle d’oca. << no ho i brividi ma sto bollendo>> disse allarmato. Continuai con questo gioco ma quando iniziai a baciarlo sul collo mi prese per i fianchi e iniziò a baciarmi sulle labbra. Le nostre lingue si incontrarono facendomi sentire il suo profumo che espirai. Con una mano segnò il profilo del mio braccio e con le labbra scese sul mio collo fino alla scollatura dell’asciugamano. Tolsi le mani dalla fermatura prendendo i suoi capelli e lui con le labbra cercò di farsi più spazio dopo l’asciugamano cercando di scendere sempre di più. Sentii l’asciugamano slacciarsi lentamente ma in quel momento non riuscivo a fare altro che accarezzarlo e baciarlo. L’asciugamano si aprì leggermente sul petto che lui prese a baciare facendomi inarcare dai brividi di piacere. Mi baciò un seno e mi toccava i fianchi. Io lo mantenevo per i capelli e mi mordevo le labbra per nascondere i mugolii di piacere. << Edward>> sussurrai e lui fu preso da una scarica elettrica. << Ti amo>> mi rispose continuando a baciare il mio seno sinistro e non mi trovai assolutamente in imbarazzo. Qualcuno bussò alla porta facendoci sobbalzare e interrompendo questo fantastico momento. Guardai impaurita Edward mentre mi coprivo con l’asciugamano arrossendo. Mi fece segno di rispondere mordendosi le labbra per la voglia. << Chi è?>> chiesi tremante. << Sono Alice, apri o butto giù la porta e non mi interessa in che condizioni troverò Edward>> accidenti che spavento! Sicuramente tutti erano già usciti altrimenti Alice non avrebbe detto il suo nome. << aspetta giusto un attimo>> gli urlai alzandomi e sistemandomi l’asciugamano e guardando Edward rossa di imbarazzo. Mi si avvicinò sfiorandomi una guancia. << perché sei arrossita?>> mi chiese e se poteva essere possibile arrossii ancora di più. << bhè per quello che è.. che stava per succede>> mi corressi all’istante. << non ti vergognare, sei bellissima ancora meglio di quanto immaginassi, sul serio>> e mi fece sorridere. << ora è meglio che apra a quella pazza, tu rimani qui>> e gli sfiorai le labbra con le miei. Andai ad aprire a Alice che entrò come se nulla fosse. <> dissi io ironica. << si, si buongiorno>> rispose acida. << che è successo?>> si girò per guardarmi e indicandomi con un dito. << confessa! Tu preferisci la compagnia di Edward alla mia>> quasi non le scoppiavo a ridere in faccia. << Ali, certo che preferisco la compagnia di Edward, con te non posso fare niente di interessante>> e scoppiai a ridere. Edward venne da dietro prendendomi per i fianchi. << ah quindi è solo per poter fare qualcosa?>> mi sussurrò all’orecchio. << mm mm>> e risi ancora. Intanto Alice non finiva di guardarmi cupa. << dai Ali stavo scherzando. Comunque a cosa devo questa visita mattutina? Ma dico io perché tu e il tuo fidanzato dovete sempre interrompere qualcosa>> Edward scoppiò a ridere. << ah-ah-ah spiritosa Bella. Comunque sono venuta qui per avvisarti, anzi avvisarvi che tra una settimana abbiamo una cena da Emmet e Rose, entrambe le famiglie>> sbuffai. << odio queste riunioni di famiglia>> rispose Edward. << perché?>> chiesi. << perché devo far finta di niente e non posso starti vicino>> rispose sorprendendomi. << uuuh quanto zucchero in questa stanza. Comunque dobbiamo andare a fare shopping. >> la interruppi. << come shopping? Ma dobbiamo andare tra una settimana!>> esclamai sbigottita.<< Ti devo comprare una gonna bella corta e una maglia per quella sera. Ti voglio impeccabile visto che faremo anche un giro per Sattle, solo noi due>> sottolineò guardando Edward. mi irrigidii all’istante pensando al sogno fatto stanotte e all’ultima e unica volta che andai a Sattle. A Edward non sfuggì questa mia agitazione e mi bacio il collo. << Alice non credo sia il caso che andiate da sole..>> intervenne cercando di andare su vario. << se come no. Da sole, non ti preoccupare che non succede nulla>> rabbrividii. Si, invece a Sattle poteva succedere qualcosa come stava accadendo l’altra volta. << Ali forse Edward ha ragione>> cercai di replicare mentre Edward mi strinse più forte. << no, uffa ma perché Bella!?>> replicò scocciata. << non ti preoccupare ti proteggo io>> intanto Edward mi sussurrò. Feci un respiro profondo. << perché ho avuto una brutta esperienza a Sattle>> confessai e Edward si sedette sulla sedia facendomi sedere sulle sue gambe. Alice si accigliò. << dai spara, che esperienza>> mi provocava. Rabbrividii al solo pensiero delle mani di quei ragazzi sul mio corpo, alle loro labbra, alle loro parole, ai loro gesti. Edward mi accarezzò il braccio. << Alice ricordi quella sera in cui vi abbiamo raccontato tutto, a Sattle?>> rispose Edward e Alice annuì col capo. << ecco, mentre tu eri in quel bar, hanno cercato di.. di..>> deglutì << di violentare Bella>> e rabbrividii al ricordo. << Cosa???>> si alterò mia sorella. << si, ma per fortuna Edward ha sentito che lo chiamavo e mi ha salvato>> continuai io, dando un bacio al mio ragazzo. << scusa Bella, non lo sapevo. Allora è meglio non andarci o al massimo farci accompagnare dai ragazzi>> annuii. << perfetto. Okay allora preparati che si va a fare shopping>> Edward la fermò parlandole. << ehi Alice, per quanto riguarda la gonna corta da comprare a Bella, mica dicevi sul serio?>> e scoppiammo tutte e due a ridere.
*Angolo pazzia e curiosità*
Ma buonasera!!! Come va ragazzuole??
Ultimamente mi piacciono le note finali è.é infatti sul forum su cui oggi ho postato il penultimo capitolo di questa storia, ho scritto maxinote alla fine xD dire che mi vogliono uccidere è un eufemisco.. ops!! uhuhuhuh
Bene, ricordatevi, fino ad ora è stato solo l'inizio, la nascita del loro amore, il cambiamento di Edward e anche quello di Bella anche se continueranno a cambiare lungo il corso della storia, ma il vero cuore del Profumo dell'amore, incomincia ora, soprattutto dal prossimo capitolo!! Sono sincera, più andiamo avanti con la storia e più mi piace *-* Oggi mentre postavo sul forum il penultimo capitolo per poco non piangevo ç_ç Non oso immaginare quando mercoledì posterò l'ultimo ç____ç
Prima di lasciarvi volevo chiedervi un favore: vi andrebbe di passare sulla mia pagina facebook che condivido con la mia geme?? E' una pagina in cui mettiamo spoiler, avvisi, immagini, totoscommesse e tutto quello che riguarda le nostre fiction :D Vi lascio il link: http://www.facebook.com/home.php#!/MeAfanfic Sarei felicissima se passaste :) Ah, e trovate anche un piccolo avviso per quanto riguarda mi scusi prof, accompagnato più in basso, da uno spoiler con totoscommessa :P Troverete anche le stupende storie di _Stella_Cometa_
*me imita una televendita xD*
Scusate ma non ho tempo di scrivere niente!! Sto volando per postare!!
Un bacione e buona lettura ^^
Mi guardai allo specchio per vedere come mi stava il vestitino che una settimana fa Alice mi aveva costretta a comprare. Dopo che mi ebbe interrotto con Edward mi costrinse a vestirmi e ad andare con lei per i negozi di Port Angeles. Avevamo girato il resto della mattinata che rimaneva e tutto il pomeriggio a girare negozi e negozi. Mi aveva fatto comprare un vestitino per quella sera in cui avevamo la cena di famiglia a casa di Rose e Emmet. non capivo perché ci tenesse tanto in fondo mi conoscevano per quella che ero sul serio; ma in effetti Alice anche per andare a buttare la spazzatura avrebbe indossato un paio di tacchi e una maglietta alla moda, quindi figuriamoci per una cena di famiglia a Sattle. Oltre a quello avevo comprato due pantaloni lunghi, perché tra meno di un mese sarebbe ricominciata la scuola e non sarebbe stato più opportuno indossare pantaloncini. Un cinque magliette tra cui due a maniche corte, una a tre quarti e altre due a maniche lunghe, tutte di stili e colori diversi. Oltre ai vestiti mi aveva costretto a comprare un paio di zeppe alte e bianche che avrei dovuto indossare quella sera, un paio di stivali per quando sarebbe tornato il freddo visto che non avevo intenzione di andare a fare shopping molto presto con lei e infine un paio di scarpe basse e comode, come piacevano a me. anche lei aveva comprato varie cose tra cui il vestito che avrebbe indossato quella sera: un vestitino corto fino a sopra il ginocchio che si attaccava dietro al collo, con sfumature tra il nero e il bianco, poi avrebbe abbinato un paio di tacchi vertiginosamente alti, neri ma col tacco bianco.
Tornai con i piedi per terra e mi guardai allo specchio. Il vestitino era lungo fino a metà coscia, senza spalline ma a fascia e con un particolare colore tra un azzurro e un viola. Alice mi aveva minacciata di passare la piastra dopo aver fatto lo shampoo, altrimenti mi avrebbe chiuso in camera, anche se sarebbe stata un’idea attraente, ma per vedere lui avrei pagato le pene dell’inferno. Con la matita azzurra tracciai leggermente l’angolo basso dell’occhio e basta, era già troppo. Come scarpe misi quelle zeppe che mi aveva fatto comprare e una borsa bianca dove dentro avevo messo piegato un copri spalle a maniche corte e corto fino a sotto al seno, sempre bianco. Mentre mi guardavo per l’ultima volta al lungo specchio suonò il telefonino, lo cercai nella borsa e appena lo trovai risposi. << pronto?>> Bella, sono Edward. mica siete già a Sattle? << no, perché?>> vogliamo andare insieme? Io vado con Jasper e tu con Alice, no? << si. Allora scendete tanto i miei e i tuoi sono lì già da due ore>> Charlie e Sue insieme a Carlisle ed Esme si erano avviato circa due ore prime anche per dare una mano a Rose per la preparazione visto che si trovava già quasi al settimo mese di gravidanza e il bambino, perché era maschietto, si faceva già sentire. Ci avevano raccomandato di non fare tardi, come sempre e si riferivano soprattutto ad Alice che per prepararsi doveva iniziare a prepararsi come minimo quattro ore prima. La voce di Edward mi fece tornare al presente. Giusto, okay allora adesso scendiamo. Ciao << ciao>> e riattaccai posando il telefono di nuovo nella borsa. andai ad aprire la porta dove tra poco sarebbero apparsi Edward e Jasper. Andai a chiamare Alice mentre aspettavo il loro arrivo e miracolosamente era pronta. Il vestito che aveva comprato appositamente per questa sera una settimana fa a Port Angeles, gli stava di’incanto e i capelli era perfettamente ordinati con le punte leggermente alzate, la matita nera sotto agli occhi grandi con un leggero ombretto bianco brillanti nato e un lucido sulle labbra. << pronta?>> chiesi bussando alla porta e mi sorrise. << si, si. Andiamo?>> disse prendendo le chiavi della Porche e le bloccai la mano. << senza che le prendi. Mi ha chiamato Edward e andiamo con loro visto che sono ancora qui. Ora stanno scendendo.>> sorrise. << wow ci risparmiamo una guidata. Okay allora andiamo>> e uscimmo da camera sua trovando i ragazzi appoggiati al piano della cucina mentre ci aspettavano. Edward era bellissimo: aveva un pantalone nero jeansato e una camicia tra il viola e il blu, tipo il colore del mio vestito. i capelli erano sempre ordinatamente disordinati di quel colore bronzo che ti faceva venire la voglia di prenderli e stringerli forte tra le dita. Anche lui appena mi vide strabuzzò gl’occhi e poi si aprì in un sorriso da mozzare letteralmente il fiato. << Buonasera, finalmente!>> ci salutò Jasper ridendo. << prenditela con la tua fidanzata>> risposi indicando mia sorella. Mi avvicinai a Edward e misi le braccia sulle sue spalla. << ciao>> sussurrai e lui prendendomi per i fianchi mi avvicinò a lui per poggiare dolcemente le sue labbra sulle mie. << sei bellissima>> rispose facendomi arrossire. << okay adesso vogliamo andare>> disse Alice ridendo. << okay, okay>> risposi stufa. Edward mi strinse il fianco e ci avviammo verso la sua Volvo che naturalmente avrebbe guidato lui e sotto richiesta di mia sorella e suo fratello mi misi al suo fianco. Per tutto il viaggio di mezz’ora parlammo di cose banali e delle vacanze estive che io non potei fare e che anche Edward si era rifiutato di andarci. Il suo amico, James, era partito due giorni fa e quando mi aveva salutato mi aveva ringraziato. << Senti Bella, nonostante ogni volta ti abbia detto che non riconosco più Edward e che lo hai totalmente cambiato da quello che era prima, io ti devo ringraziare. Per Edward come per me, è arrivato il momento di crescere e grazie a te lui lo ha capito.>> dopo averlo ringraziato ci abbracciamo perché in quell’ultimo periodo avevamo stretto amicizia soprattutto quando ero stata all’ospedale per l’operazione, e se ne andò con Edward che lo avrebbe accompagnato all’aeroporto. Mi accorsi di eravamo arrivati davanti ad una casa enorme, in una strada illuminata in cui c’erano tante bellissime ville. Parcheggiammo lungo la strada e scendemmo. Edward mi si avvicinò e mi diede un ultimo bacio perché da allora avremmo dovuto far finta di niente. << ti amo>> sussurrai e i staccammo. Bussammo alla porta e ci venne ad aprire Emmet in tutto il suo splendore. << ehi ragazzi, entrate>> e uno alla volta entrammo salutando con un buonasera. Dopo aver chiacchierato un po’ soprattutto della gravidanza di Rosalie che si portava molto bene e ormai si vedeva già la piccola pancia forse un po’ più grande del solito, ci sedemmo a tavola e iniziammo a mangiare. Mi fecero sedere tra Rosalie e Alice, fortunatamente no accanto ad Edward ma purtroppo di fronte, che forse era anche peggio. Mi ritrovai molte volte a sospirare perché non ce la facevo a stare lontana da lui senza dire la verità e senza poterlo accarezzare né niente, accidenti, era una vera tortura. La voce di Esme mi fece sobbalzare dai miei pensieri ricevendo un’occhiata incuriosita di Edward. << Bella, come mai non sei andata in vacanza? Se non mi sbaglio volevano organizzare un weekend i ragazzi>> oh grazie Esme ci mancava solo questa domanda come ciliegina sulla torta. << ehm..>> ma fortunatamente fu mio padre a rispondere. << Bella è arrivata da poco e ho preferito che si abituasse e conoscesse un po’ meglio le persone>> rispose accentuando questo ultimo pezzo e guardando cupo Edward e io mi innervosii. Guardai Edward e scossi il capo. Mi alzai improvvisamente da tavola. << scusate ho bisogno di un po’ d’aria, esco un po’>> annunciai. << certo cara, vai>> rispose Esme sempre gentile mentre Edward on mi guardava, era nervoso. Uscii dalla casa andando a fare un giro per quella stradina che di sicuro era sicura no come quella parte di Sattle. Mi sedetti su una panchina a pensare guardando le stelle che quella sera si vedevano bellissime ma qualcuno non me ne diede il tempo che si sedette al mio fianco. Guardai al mio fianco e vidi un ragazzo abbastanza muscoloso e anche alto, con i capelli scuti che guardava anche lui le stelle ma appena vide il mio movimento si girò. << scusa non volevo disturbarti>> disse sorridendo e mi accorsi che era davvero un bel ragazzo. << no figurati>> risposi educata. << anche a te piace guardare le stelle?>> mi chiese sempre sorridendo gentile. << in realtà sono uscita a prendere un po’ d’aria>> confessai timida. << a me invece piace guardare le stelle ma anche a me capita di voler uscire per schiarirmi le idee o perché sono arrabbiato>> si descrisse in pochissime parole. << si, ti capisco>> risposi alzando lo sguardo. << sei di questa zona?>> mi chiese curioso. << no, sono venuta a trovare mia sorella, e tu?>> sembrava educato chiederglielo. << si abito in una di queste case. Chi è tua sorella?>> << è venuta da poco qui, si chiama Rosalie e suo marito Emmet>> lo informai. << ah si, li conosco. Ci ho scambiato qualche chiacchiera e mi sono sembrati simpatiche ma mai quanto te>> confessò facendomi imbarazzare. In quel momento pensai a Edward che se avrebbe visto questa scena lo avrebbe preso a pugni. Sorrisi. << grazie, anche tu sembri simpatico>> ricambiai alzandomi. << e sei anche molto bella>> arrossii. << ti ringrazio ancora>> << ah comunque piacere, Damon>> strinsi la mano che mi aveva offerto. << piacere, Bella>> << nome degno di te>> e poi continuò cambiando discorso. << di dove sei?>> mi chiese ma qualcuno che mi chiamava interruppe la conversaione. Mi girai e vidi mio padre che mi veniva incontro sorridendo. << scusami devo andare, è stato un piacere>> dissi sorridendo. << piacere tutto mio>> e mi salutò mentre raggiunsi mio padre. << ehi Bella, entriamo?>> mi disse continuando a sorridere. << si certo>> entrammo e dopo aver chiesto scusa per l’assenza mi risedetti a tavola iniziando a mangiare il dolce. Da quando ero entrata avevo incrociato lo sguardo di Edward una sola volta. << Bella chi era quel ragazzo con cui stavi parlando?>> chiese mio padre mentre Edward scattò alzando la testa e incastonandomi cogl’occhi facendomi deglutire. << non lo conosco. Si è avvicinato e ha iniziato a fare domande>> risposi sul vago. << come si chiama?>> intervenne Rosalie. << mm mi sembra Damon>> risposi non troppo sicura. << ah si è un bravo e davvero un bel ragazzo, non trovi?>> oh cara sorellina quanto ti voglio bene. <> risposi seria e nervosa dallo sguardo che mi lanciava Edward. << peccato>> commentò mio padre cercando di beccare e riferirsi sempre a Edward, accidenti!
Verso mezzanotte dopo aver salutato Emmet e Rose ci dirigemmo verso le auto e proprio come avevamo fatto per l’andata, io ed Alice andammo nella macchina con Edward e Jasper, sotto lo sguardo di rifiuto di mio padre. Mi sedetti di nuovo al suo fianco e dopo essere partiti lanciai un sospiro di sollievo posando la testa sul sedile. Edward non mi rivolse uno sguardo mentre Alice e Jasper stavano dietro per i fatti loro. Cercai di attirare l’attenzione di Edward guardandolo fisso perché di solito se ne accorgeva e mi guardava sorridendo ma adesso non osava muoversi senza capirne il motivo. Studiai la sua espressione ed era abbastanza contratta che formava delle piccole piegature sulla fronte e anche le labbra erano strette, proprio come se fosse stato arrabbiato. Mentre metteva la marcia provai a sfiorargli la mano ma la tiro indietro proprio come per evitare quel contatto. La rabbia si stava diffondendo in me e ancora per poco avrei resistito ad una strillata. Dopo aver preso qualche boccata d’aria per calmarmi decisi di prendere l’iniziativa di parlare. << cos’hai?>> gli chiese sussurrando ma forse col tono leggermente acido. Non mi rispondeva, la sua espressione contratta rimaneva quella e anche il suo corpo rigido non si muoveva a parte i movimenti necessari per guidare. << prima che perda la calma Edward, mi dici cosa diavolo è successo?>> mi stavo proprio arrabbiando. << ah quindi sei tu quella che dovrebbe perdere la pazienza! Ah!>> rispose ironico facendomi arrossire la vista. << e perché tu adesso dovresti essere arrabbiato, con me? sentiamo>> chiesi ancora più acida. << ah e me lo chiedi pure!? Non bastano forse le parole di tuo padre? A me sembra che siamo più che sufficienti>> mi accigliai pensando a che parole avesse usato mio padre a parte le frecciatine riferite a lui, per quello che era prima naturalmente. Poi ricordai la mia uscita e il ritrovamento nel parco insieme a quel ragazzo da mio padre e le parole usate appena entrati, davanti a tutti, e l’espressione di Edward a quelle parole: Bella chi era quel ragazzo con cui stavi parlando? E anche le parole di mia sorella Rosalie è un bravo e davvero un bel ragazzo e ancora le parole di mio padre quando gli avevo detto che non era il mio genere: peccato!
<< ti riferisci a quando mi ha trovato fuori con quel ragazzo?>> chiesi io diretta senza giri di parole guardando la sua figura contratta. << secondo te?>> rispose ancora più acido di me. << Edward dimmi la verità, cosa stai pensando?>> non poteva pensare questo di me. se si trattava di Jacob potevo pure passarci sopra perché era il mio migliore amico e ultimamente anche io avevo notato che mi guardava in uno strano modo, tipo attrazione; comunque poteva dargli leggermente fastidio anche per la confidenza che avevamo ma no con quel ragazzo, incontrato per caso e scambiato quattro parole tanto per non allontanarmi dicendo se ti vedrebbe il mio fidanzato ti ucciderebbe e non essere scortese. << Edward cosa pensi che io abbia fatto con quel ragazzo? È il motivo per cui sei arrabbiato?>> cercavo di mantenere un tono basso e talmente che mi sforzavo e lo tenevo basso che dubitavo mi avesse sentito. << Bella, stasera ancora di più delle altre volte eri uno schianto assoluto e nessuno ti avrebbe resistito e poi quello si dice che fosse un bel ragazzo e io credo che due più due faccia quattro>> rispose diplomaticamente e proprio come me cercava di mantenere la calma. << io non ci posso credere. T- tu non ti fidi di me?>> stavo per iniziare a piangere come una stupida, come una bambina che il giorno di natale non trova nessun regalo sotto l’albero, come una bambina che cade e si sbuccia un ginocchio, si mi sentivo come se fossi ferita, ma no sulle ginocchia, o sul viso o chissà dove, mi sentivo ferita dentro. Come poteva dubitare di me? << non è che non mi fida di te...>> lo interruppi iniziando ad alzare il tono della voce. << ah no? A me sembra questo, allora dimmi cosa è, perché io veramente non capisco>> ormai stavo per urlare. << ma perché solo tu puoi essere quella gelosa? Quella che appena vede una ragazza mangiarmi con gli occhi o Tanya, diventa di mille colori iniziando ad immaginare?>> rispose alzando le braccia in aria. << a me sembra che quello che doveva conquistare la fiducia dell’altro ero io>> gli rinfacciai ormai senza pensare a quello che dicevo per la rabbia. << e a me chi mi assicura che anche tu non abbia fatto quello che facevo io prima?! Eh, dai spiegami>> disse fissandomi con quegl’occhi ormai cupi dalla rabbia. << io non mi scopavo tutti come facevi tu!>> gli sputai in faccia quelle parole indicandolo con un dito. << ah quindi è questo quello che pensi di me?>> ma stava dando i numeri. << mi dici cosa diavolo centra adesso questo? >> sul serio non riuscivo a capire da dove uscisse fuori questa domanda. << rispondi>> urlò. << no, io non penso questo di te ma sembra che adesso sia tu a pensarlo di me>> risposi cercando di calmarmi iniziando ad abbassare la voce, quando mi accorsi che Alice e Jasper ci stavano guardando. << a me nessuno mi può assicurare che..>> e lasciò la frase in sospeso lasciandomi immaginare e capire cosa intendesse dire e lo capii subito. Senza preoccuparmi dei presenti ricominciai ad urlare. << Che sono vergine? È questo quello che vuoi dire Edward? che non sei sicuro che io sia veramente vergine? Credi che ti abbia detto una cazzata per fare la santarellina davanti a te e per farti vedere quanto fossi diversa? Non sai quanto vorrei non essere così per non aver paura di te, di un tuo rifiuto, di un tuo dispiacere, così da non avere paura di deluderti e di non essere alla tua altezza, tu non lo puoi sapere..>> dissi mentre sentivo gl’occhi riempirsi le lacrime e guardando fuori dal finestrino mi accorsi che ci eravamo fermati davanti casa, così aprii lo sportello della macchina e scesi, ma prima di chiudere gli dissi un’ultima cosa, un’ultima e orribile cosa, che voleva dire molte cose, che poteva avere tanti significati ma che in quel momento, in quel contesto ne poteva dare solo uno. << ah e per me la puoi anche murare quella porta.>> e con queste ultime parole sbattei la portiera dell’auto e corsi verso casa andando dirittamente in camera mia senza guardare chi ci fosse o chi no, senza preoccuparmi che ci fosse mio padre o Sue, senza vedere niente tanto che la vista mi si era annebbiata dalle lacrime. Mi sbattei la porta alle spalle, ormai non riuscivo a calmare la mia ira, la mia delusione, il mio dolore e quella specie di tradimento. Mi diressi dirittamente a quella porta, quella che credevo mi avesse fatto aprire gli occhi ad un mondo pieno serenità e felicità, un mondo con lui; la chiusi a chiave e togliendomi le scarpe mi buttai sul letto per iniziare a dar sfogo alle mie lacrime, che non vedevano l’ora di uscire.
Angolo pazzie* Ma buonaseraaaaaaaaaaa!!! Scommetto che siete tutti impegnate per seguire i comic coon, proprio come me ma, a causa della pennetta del cavolo, non riesco a seguirli in diretta quindi devo aspettare che carichino le pagine ^^"
Piaciuto il capitolo?? Muahahahhaha, beh io vi avevo avvisate che da ora iniziava la vera storia del profumo dell'amore U_U
Crudele?? Naaaahh io vi voglio bene ^^"
ok, ora vi auguro buiona visione dei comic coon e dei 4-5 minuti del nuovo teaser treiler di Breaking Dawn!! Non vedo l'oraaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!
ok, basta.. ritegno U____U
Alla prossima e.. commentate care ;D
P.S. Tra poco posterò una mia nuova OS!! Seguitemi e fatemi sapere se vi piace.. un baciooone
Hello girls!! Eccomi qui, con un nuovo gapitolo, già!! E' più lungo degl'altri e, ormai, siamo nel cuore della storia.. forse (uhuhuhuh)
Ringrazio tutte voi che mi avete commentate e, visto che non ho tempo, mi limito ad una risposta generale! Charlie lo odiate?? Ehehehehe, e non sa nulla di Edward e Bella!! Altrimenti....
Edward è statao troppo precipitoso nel dire quelle cose e, a mio parere, ha sbagliato. Certo, è geloso marcio perchè già si mette la situazione del segreto, il primo amore e tutte le difficoltà, ora ci si mette anche Charlie, le sue frecciatine e Damon ._. Ma ha comunque sbagliato a dire certe cose e, in questo capitolo, doprattutto nel pov Bella, lo odierete ^^"
Ok, la smetto che poi giù metto delle IMPORTANTI NOTE!
Dedico questo capitolo alla mia Silver ( Glellady ) <3
Un bacione enorme! Ci leggiamo giù :P
Stavo sul letto in camera mia con le ginocchia strette al petto e con lo sguardo perso nel vuoto quando qualcuno bussò alla porta principale facendomi sobbalzare e facendomi tornare alla realtà. << Chi è?>> chiesi con la voce spenta che da circa due settimane avevo. << Sono Alice, posso entrare?>> come era gentile Alice, in queste due settimane almeno ogni paio d’ore veniva per vedere se stessi bene o avessi voglia di fare qualcosa, visto che ero spenta e uscivo da quella camera solo per andare a mangiare un po’ o per andare a fare le ultime spese per la scuola. << Si Ali, entra>> le risposi cercando, con le mani, di aggiustarmi un po’ i capelli che ultimamente non avevano forma. Lentamente entrò chiudendosi subito la porta alle spalle, segno che a casa ci fosse o mio padre o sua madre. Mentre si avvicinava continuava a fissare quella porta, quella porta messa tra la principale e la porta della cabina armadio, quella porta che era chiusa a chiave e in cui non mi ero minimamente avvicinata per due settimane, due interissime settimane. Distolse lo sguardo e si sedette di fronte a me e lesse nei miei occhi la tristezza che guardare quella porta, aveva accentuato. Mi conosceva troppo bene e mi abbracciò e scoppiai a piangere sulla sua spalla inzuppandole di lacrime la maglietta bianca che oggi indossava; appena mi calmai si allontanò guardandomi negl’occhi e sorridendomi gentile. << Bella, non puoi continuare così. Dai alzati, vestiti, usciamo un po’>> mi disse incitandomi ad alzarmi ma proprio non ce la facevo, non avevo voglia e nemmeno le mie gambe non ne volevano sapere tanto meno le braccia che aveva solo voglia di fare qualcos’altro, come abbracciare una persona. << No, Ali, veramente non mi va>> le risposi dispiaciuta scuotendo il capo. << noi stasera avremmo una cena di famiglia da Rosalie ed Emmet a casa loro, tu.. vuoi.. venire?>> mi chiese lentamente preoccupata dei ricordi che poteva nano sprigionare quelle parole, quell’invito e il ricordo della prima sera a casa di Emmet e Rosalie e del ricordo del viaggio di ritorno, delle parole di mio padre a cena, di quel ragazzo conosciuto al parco, della gelosia di.. di.. lui. E quel discorso sviato non so per quale ragione ma che aveva preso un’altra strada. Scossi il capo per cacciare via i brutti ricordi e quelle parole, e anche per rifiutare l’invito. << di a Charlie che non mi sento bene e di a Rosalie che mi dispiace e che andrò a trovarla presto. >> le risposi triste. Mi accarezzò una guancia. << va bene. Ehm vuoi che rimanga con te tesoro?>> quanto era buona. << No Ali. Vai divertiti. E grazie>> le risposi baciandole una guancia. << ti voglio bene>> e dicendo queste parole uscì dalla camera lasciandomi sola, nel mio mondo a ricordare quella sera di due settimane fa. Piansi per tutta la sera a maggior ragione quando iniziò a sbattere la maniglia della porta chiusa a chiave dall’altra parte della porta. Mi urlava di aprirlo e mi diceva di aver sbagliato, di perdonarlo; inizialmente feci finta di dormire non rispondendolo ma quando divenne insistente gli urlai di andarsene e ancora più arrabbiato mi disse delle parole che non dimenticherò mai. Vuol dire che non era destino, che tu non fai per me. meglio che vada a consolarmi da qualcuno che mi apprezzerà. Quella frase poteva voler dire molte cose ma in quel momento riaffiorò solo un significato, solo una traduzione nella mia testa: Tanya. Col suo volto davanti agl’occhi affogai la faccia nel cuscino per cercare di scacciarla, di non immaginare cosa potesse essere successo quella sera tra di loro. Il pianto divenne disperato fino a quando, dalla stanchezza delle lacrime mi addormentai immaginando che non fosse successo niente e che adesso mi trovassi su quel letto tra le sue braccia, solo che queste erano solamente di Morfeo.
POV EDWARD
Fissavo l’armadio pensando a come mi sarei potuto vestire: elegante o sportivo? Camicia o maglia? Jeans semplice o nero? Tutte queste domande solo per cercare di riconquistare Bella, la mia dolce Bella. Erano due settimane che non mi parlava, che mi evitava e avevo notato che evitasse anche di uscire, anche solo dalla sua camera, notizie avute grazie ad Alice. Quella sera avevamo una delle famose cene di famiglia a casa di Rosalie ed Emmet, a Sattle, dove due settimane fa era iniziata la nostra discussione. Non vedevo l’ora di vedere, abbracciare, sentire, baciare Bella, ma anche solo vederla mi avrebbe colmato di gioia. I miei occhi stavano soffrendo perché non vedevano la luce da diversi giorni, le braccia mi facevano male perché ogni notte erano sole e vuole, le labbra erano dolenti perché da tanto non le premevo contro le sue, e avevo sempre freddo, perché il suo corpo, la sua vicinanza era il mio calore. Ancora a pensarci mi dichiarerei un pazzo; ero attratto da lei fin dal primo momento in cui ho incrociato i suoi caldi e dolci occhi, e in una settimana me ne ero completamente innamorato senza darmi una risposta a come fosse potuto accadere in così breve tempo, eppure mi sembrava così naturale essere innamorato di lei. Speravo tanto che quella sera i miei dolori sarebbero stati colmati, ma sapevo che dovevo sudare, lo speravo così avrebbe capito ancora di più quanto mi fosse mancata e quanto l’amassi. Per una banale discussione mi ero fatto travolgere dalla gelosia, per un ragazzo, un semplice ragazzo di cui Bella ricordava a stento il nome, e io preso dalla gelosia, avevo pensato subito qualcosa oltre al limite, oltre ai confini stabiliti da Bella. Le avevo detto cose assurde e inedite, cose che Bella non si sarebbe mai aspettata da me nei suoi confronti. Le avevo detto che anche lei poteva essere come quello che ero io, una che se li faceva tutti tanto per gioco e per passare il tempo, le avevo detto di dubitare della sua verginità a cui lei teneva tanto e anche io, perché era una cosa a cui tengo tantissimo e che spero perderà con me, col suo grande amore. Ma quelle parole potevano essere facilmente comprese rispetto a quello che le dissi dopo, dietro la porta di camera sua. Dopo che scese dalla macchina, feci per seguirla ma scappò talmente in fretta all’interno di casa sua che non potevo permettermi di essere scoperto da Charlie o da Sue, ma avevo subito pensato alla porta di camera sua, così feci scendere in fretta Jasper ed Alice, la cui era molto arrabbiata con me per il mio atteggiamento e per le parole che in effetti avevano ascoltato anche loro; sapevo quanto bene volesse Alice a Bella, la riteneva una vera e propria sorella, come io ritenevo Alice tale; fin da quando ci eravamo trasferiti in questa casa avevo legato molto con Alice a causa della sua relazione con Jasper e , nonostante anche lei sapesse che atteggiamenti avessi con le ragazze, era sempre buona con me anche se ero molto più antipatico e insopportabile ma con lei forse lo ero di meno perché la sua piccola statura mi faceva ricordare una bambina e non potevo fare altro che trattarla da tale; ricordo quando venne a sapere del trasloco della sua “nuova sorella” e di quanto fosse entusiasta, mi torturava raccontandomi di quante volte avevano giocato insieme da piccole e di quanto fossero state legate, ma che erano anche molto diverse. fin dall’inizio capii che Alice avesse qualcosa in mente perché mi ripeteva sempre che un giorno sarei cambiato e tutti questi discorsetti noiosi, all’epoca. Dopo che seppe che i fiori preferiti di Bella erano le rose blu mi pregò letteralmente di piantare una pianta in giardino e visto che Jasper era sempre impegnato per l’università e si limitava a comportarsi da fidanzato, ed Emmet era troppo impegnato con Rossalie e le preparazioni del matrimonio, io fui costretto da bravo fratello acquisito per scelta, ad aiutarla nel piantare le rose. Morale della favola: l’avevo delusa per i comportamenti tenuti nei confronti della sua sorella preferita, e delusa di avere un fratello acquisito per scelta (come mi chiamava lei). Comunque quella sera mi catapultai in camera mia chiudendo la porta a chiave e correndo per le scale che conducevano in camera di Bella, ma quando feci per aprire qualcosa mi bloccò, la serratura; aveva chiuso a chiave la porta segnale che fosse davvero delusa e arrabbiata perché non lo aveva mai fatto. Bussai, cercai di aprire e la chiamavo per nome pregandola di aprire ma non mi rispondeva. Arrabbiata o forse seccata dalla mia pressione mi urlò di lasciarla in pace e preso dall’ira e dal pentimento gli urlai delle parole di cui mi sarei pentito ancora di più. Vuol dire che non era destino, che tu non fai per me. meglio che vada a consolarmi da qualcuno che mi apprezzerà. dette da me e ascoltate da lei, erano parole orribile. Da pochi mesi avevo totalmente conquistato la sua fiducia e adesso, in pochi minuti, l’avevo persa. Mi sentivo uno straccio per le cose orribili che gli dissi, da quella sera non ebbi più il coraggio di presentarmi, ma ogni sera andavo davanti alla porta a controllare che fosse ancora chiusa, ogni giorno la chiamavo per telefono ma non mi rispondeva mai e il massimo che Alice potesse dirmi era che stava male ed era triste e delusa, che passava le giornate in camera sua con una luce spenta negl’occhi e ogni tanto, per quanto la vedesse, vedeva gl’occhi riempirsi di lacrime, forse al ricordo. e quindi, stasera, ero deciso a farmi perdonare, parola di Edward Cullen.
Decisi di indossare la camicia azzurra, quella che a lei è sempre piaciuta perché diceva che si intonavano col colore dei miei occhi, il pantalone lo scelsi di jeans nero e lasciai i capelli scompigliati come sempre, alla quale a lei piacevano sempre, soprattutto stringerli. Scesi di fretta e in furia e andai a prendere la macchina, visto che proprio come l’altra volta i miei genitori e quelli di Bella erano andati un paio d’ore prima per non fare la figura di quelli che si siedono e mangiano, ma anche perché volevano passare un po’ di tempo insieme ai loro figli e aiutare Rosalie che si trovava nel bel mezzo del settimo mese di gravidanza e pare che si portasse molto grande. Passai davanti casa vedendo se ci fossero luci accese e vedere se erano già partiti ma le luci era spente e quindi diedi a tutto gas per arrivare il prima possibile.
In meno di venti minuti fui sul viale in cui c’erano tutte le villette rosa, tra cui quella di Emmet. Parcheggiai di fronte alla casa e scesi impaziente, non vedevo l’ora di rivedere la mia Bella. Mentre camminavo scorsi un ragazzo alto con i capelli neri, seduto su una panchina a guardare probabilmente le stelle e pensai a Bella, e che forse potesse essere lui qul ragazzo, Damon. Mi diressi alla porta e bussai fino a quando Emmet non venne ad aprirmi alla porta, accogliendomi con un abbraccio. Emmet è sempre stato un gran fratello, molto spiritoso e dovevo confessare che mi mancasse, si sentiva la sua mancanza in quella casa, c’era decisamente più tranquillità ma anche meno ironia. Mi spinse verso il salotto dove erano seduti tutti, sorridenti. Annunciai il mio arrivo augurando un buonasera distratto, perché i miei occhi la stavano cercando, ma non la trovavano. Mi feci prendere dall’ansia e guardai Alice, cercando di leggere nel suo sguardo qualcosa, ma li aveva abbassati come se volesse evitare di incrociare i miei occhi e di mostrarmi qualcosa, di dirmi qualcosa. Non poteva essere, Bella era venuta di sicuro, non avrebbe deluso il padre, non avrebbe mai detto al verità e di sicuro non poteva star fuori con quel ragazzo. Mi avvicinai ad Alice tremando con le mani dal nervosismo, tra cui una la misi in tasca per nascondere il tremolio. Aveva ancora lo sguardo abbassato fino a quando non poggiai una mano sulla sua spalla sotto lo sguardo di Jasper, che non era di gelosia, ma di.. dispiacere?! Ma per me o per la sua fidanzata!? Finalmente alzò lo sguardo e mi guardò negl’occhi con un espressione di dispiacere, sì, sembrava davvero dispiacere, tristezza, difficoltà. << Alice possiamo parlare, in privato?>> le chiesi sottolineando con un tono di voce diverso il in privato. Annuì e si alzò precedendomi e portandomi fuori al viale in cui c’erano tutte quelle case. << Al..>> stavo per chiederle cosa fosse successo ma mi interruppe. << Edward, mi dispiace. Sapevo quali fossero le tue intenzioni stasera, ho cercato di convincerla ma non è voluta venire. Stava troppo male, ha detto che non ce l’avrebbe fatta a guardarti negl’occhi e sicuramente stava pensando alla vostra discussione. Ci ho provato ma niente, mi ha detto di dire a Rosalie che non si sentiva bene e visto che fra pochi giorni ricomincia la scuola non voleva ammalarsi, questa è stata la sua scusa. Mi dispiace..>> disse cercando di avvicinarsi per abbracciarmi ma mi allontanai. << Edward? calmati>> mi disse notando le miei mani tremare. << No, Alice, non posso calmarmi. Non è voluta venire, non mi vuole vedere, non apre quella maledetta porta, non risponde al telefono, non mi cerca, mi evita, cazzo Alice, mi evita. Questo cosa vuole dire che è finita? Che tra me e Bella è finita? Io lo devo sapere e non posso continuare a vivere così, non ce la posso fare, mi manca, mi manca tutto di lei e non la vedo mè sento da due settimane, ti rendi conto? Due settimane>> urlai sfogandomi e dando un calcio all’aria. << lo so, hai ragione, ma anche lei ha i suoi motivi Edward. lei è letteralmente convinta che quella sera di due settimane fa tu sia andato da Tanya a “sfogarti”>> mi disse introducendo delle virgolette con le dita a quest’ultima parola. << le ho dimostrato in tutti i modi che sono cambiato e che la amo e che non la tradirò mai, perché pensa questo, non lo può pensare>> urlai furibondo. << primo, anche tu in quel momento le hai detto di dubitare su di lei e su quella che era prima di arrivare a Forks e secondo, le hai detto tu, con la tua bocca che ti saresti andato a consolare ocn qualcuno che ti apprezzi veramente. Cosa credi che lei possa pensare?>> mi urlò contro Alice e sapevo che avesse ragione ma volevo in tutti i modi negare l’evidenza. << ma come ha potuto credermi?>> << glie lo hai detto tu e poi si è sentita tradita da te, dalla tua fiducia e ti ha creduto, basta.>> Alice in pochi minuti mi aveva rivlato la realtà in faccia, io ero convintissimo di potermi far perdonare con un mille scusa, con un po’ di seduzione, un sorriso sghembo e uno sguardo che a lei piacevano tanto, ma a lei, a Bella, non interessavano tutte queste sceneggiate, lei voleva che venissero dal cuore le cose, e soprattutto voleva che la verità fosse certa e no con dubbi e quindi, morale della favola: se mi presentavo da lei dicendole che non era vera la cosa che gli dissi quella sera lei, primo non mi crederà e secondo, anche se dovesse credermi sarebbe comunque arrabbiata per averle dette, quindi ero spacciato, non sapevo come fare a farmi perdonare e non sapevo nemmeno quando farlo. L’unica cosa di cui sono certo, è che io, Edward Cullen, per un’insignificante vicenda sto perdendo l’amore della mia vita, la donna della mia vita, quella che mi ha fatto cenno da lontano per indicarmi la strada giusta da percorrere, che era quella opposta a cui mi trovavo io e lei, disinteressata dalle persone che la circondava e dallo stesso padre che le dicevano di non fidarsi, si è fidata cecamente di me, si è lasciata andare a me, dicendomi addirittura di voler essere mia e io, come uno stupido, dopo averla raggiunta sulla buona strada sono inciampato in un stupido fosso, deludendola, e adesso la stavo perdendo definitivamente. Ultima cosa: sono un emerito idiota!
Ed ecco riapparire dopo un mese la mia doppia personalità. C’è una parte di me che esulta per l’arrivo di questo giorno e un’altra parte di me che non fa alto che ripetere che noia, che barba, uffa non ce la faccio, ecc..ecc.. E bene si, oggi ricomincia la scuola. Dopo tre mesi di vacanze, tra cui metà meravigliosi e un’altra metà disastrosi, ricomincia finalmente o noiosamente la scuola. Finalmente così avrò una scusa valida per costringere il mio corpo ad alzarsi dal letto e ad uscire da quella camera e da quella casa, e noiosamente per i soliti motivi che tutti gli adolescenti trovano. Finalmente anche perché questo sarà l’ultimo anno, quest’anno dovrò fare l’esame di maturità e poi di nuovo noiosamente, anzi drammaticamente perché dovrò guardare, incontrare Edward dopo un mese di lontananza. Non facevo altro che preoccuparmi delle reazione che potrò avere quando lo vedrò al posto di pensare e preoccuparmi del primo giorno di scuola.
Appena mi svegliai mi andai a fare una doccia e uno shampoo alla fragola e caldo, per rilassarmi. Asciugai i capelli e passai la piastra, sotto vera e propria costrizione da parte di Alice; con una leggera cipria, diedi un po’ di colore rosa alle mie guance e mi andai a vestire; indossai un pantalone attillato nero e una maglietta a maniche corte tra il bianco e il viola, le scarpe da ginnastica basse e nere e la mia vecchia borsa. decisi di non guardarmi allo specchio perché altrimenti mi sarei sicuramente cambiata visto che erano vestiti scelti accuratamente da Alice, anche se diceva che li aveva scelti per soddisfare le esigenze di entrambe, ma non ci credevo più di tanto. Quando andai in cucina e Alice mi guardò si aprì in un sorriso a trentadue denti, la guardai alzando un sopracciglio << che c’è?>> le chiesi confusa. << niente, niente. Andiamo>> presi un cornetto al volo e ci dirigemmo nella porche gialla di mia sorella. In dieci minuti fummo a scuola e nel frattempo avevo mangiato il cornetto alla crema. Appena scesi dalla macchina sentii l’aria scolastica scontrasti sul mio viso in modo molto violento, questo a causa di tutti gli alunni presenti e in orario per l’unica volta all’anno, insieme a ridere anziché essere nervosi per un interrogazione come si è sempre durante il periodo scolastico. No,questo doveva essere un giorno felice, in cui ci ritrovavamo tutti, parlavamo della nostra estate, l’unico giorno scolastico senza preoccupazione.
Scesi dalla macchina avvicinandomi ad Alice e sorridendole. << certo che il primo giorno di scuola sono sempre tutti felici eh!?>> esclamai iniziando a camminare con lei.
<< si, soprattutto per noi dell’ultimo anno>> mi rispose facendomi l’occhiolino. Poi fece una finta tosse per attirare la mia attenzione e io la guardai accigliata. << Mm Bella!? Ti stanno letteralmente mangiando tutti con gl’occhi>> mi informò ridendo leggermente e guardando la mia espressione e il mio volto che probabilmente era rosso dall’imbarazzo perché era vero, tutti i ragazzi mi stavano guardando a occhi aperti, forse avevano semplicemente notato il mio cambiamento di look e stavano presumendo che fosse stata la mia “nuova sorella” a costringermi a vestirmi così. Mi si avvicinarono Jessica e Angela sorridendo, proprio come tutto il resto degli studenti quella mattina.
<< ehi ciao Bella, Alice>> disse Angela abbracciandosi mentre Jessica mi guardava acida e dava molto l’impressione che fosse invidiosa; al quel pensiero e quella supposizione sorrisi soddisfatta. Ricambiai l’abbraccio ad entrambe, sforzandomi di cacciare un sorriso sincero.
<< come state?>> chiesi gentile.
<< bene e vedo che anche tu stai bene. Wow Bella sei fantastica con questi vestiti, non sono molto diversi ma c’è quel pizzico in più che mostra la tua bellezza>> si complimentò Angela facendomi arrossire.
<< grazie>> e abbassai lo sguardo. Mi sentivo osservata e non mi piaceva come sensazione, anche perché.. no, non mi potevo permettere di pensare a quelle cose, no. Iniziammo a camminare fino a quando Mike ci venne incontro per salutarci, felice di rivederci. Ricambiammo il sorriso e si avvicinò a me, mettendo un suo braccio attorno alle mie spalle e mettendomi in imbarazzo.
<< Ei Bella sei uno schianto stamattina, che ne dici se dopo ci facciamo uno giro insieme, anche solo in palestra mi basta>> rimasi sbalordita dal suo atteggiamento, mai avuto nei miei riguardi. Stavo per allontanarmi e tirargli uno schiaffo quando una voce si intromise facendomi ghiacciare il sangue nelle vene. << Non ti permettere mai più di parlarle in quel modo, da oggi non la dovrai nemmeno toccare>> la voce era dura come una roccia e nello stesso momento faceva davvero paura. Sia io che Mike ci girammo verso di lui e finalmente lasciò la presa sulla mia spalla.
<< Ehi Cullen, che c’è vuoi avere l’onore di fartela prima tu?>> disse quello sfacciato e lasciandomi per l’ennesima volta a bocca aperta. Guardai negl’occhi Edward, furiosa e avversatrice, ma anche incantata e persa in quel verde smeraldo che non vedevo da un mese, dal calore che solo quegl’occhi sapevano trasmettermi e mi resi conto che mi era mancato più del previsto; lui sembrava guardarmi nello stesso modo in cui lo stavo guardando io, ma forse mi stavo sbagliando.
<< Newton ti conviene sparire. Non te l’hanno detto che Bella è impegnata? E se il suo ragazzo potesse, ti prenderebbe a pugni in questo stesso momento>> rispose il mio.. Edward, minaccioso. Mike lo guardò ma poi girò le spalle e se ne andò furioso, probabilmente per non essere stato capace di tenerlo testa. Un sorriso uscì dalle mie labbra ma subito mi ricomposi; girai le spalle e feci per andarmene ma mi bloccò per un polso facendomi voltare.
<< che vuoi? Ti devo ringraziare? Grazie!>> dissi acidi a cercai di sciogliere la sua stretta ma non me lo permetteva.
<< no, non voglio che mi ringrazi, io ho semplicemente detto al verità, se avessi potuto, se mi avessi dato il permesso, lo avrei preso a pugni, adesso>> disse guardandomi sfacciato.
<< e chi ti dice che tu sia ancora il mio ragazzo?>> dissi decisa anche se non lo ero affatto e continuavo a domandarmi come diavolo facesse ad avere questo effetto ammaliatore su di me.
<< lo vedo nel tuo sguardo. E vedo anche che ti stai rendendo conto che ti sono mancato più di quanto ti immaginassi proprio come me ne sto accorgendo io, e vedo anche che adesso mi vorresti stringere e baciare facendo finta che non sia successo niente, anzi che io non abbia detto niente, ma vedo anche quanto sia difficile la situazione e quanto sarà difficile credermi proprio come so che sarà difficile farmi credere e farmi perdonare. Ma sappi una cosa, io ci proverò sempre, proverò a farti capire che quello che ho detto, quella sera, sono state parole che non so come abbia fatto a pensarle, perché non è assolutamente vero che le penso. Io credo ad ogni tua parola e mi sono reso conto di aver sbagliato ma sono semplicemente stato accecato dalla gelosia come capita anche a te e non so cosa mi sia preso, proverò a farti capire che sono sette mesi interi che non c’è stata nessuna al di fuori di te, te lo giuro, e che sei l’unica donna, la più importante nella mia vita e sarai sempre l’unica. Bella io non riesco a vivere senza di te, sono state settimana in cui ho sofferto: non respiro veramente da un mese perché sei tu il mio vero ossigeno, ho freddo perché sei tu che mi riscaldi e le braccia mi fanno maledettamente male perché ogni sera sono vuote, tu non ci sei al mio fianco, figurati anche il letto si lamenta dicendo che è troppo vuoto>> sorrisi a quella battuta. << e infine, io non mi aspetto che tu mi dica che mi perdoni o no, adesso, perché io me la devo, me la voglio riconquistare questa fiducia, devo soffrire per quello che ho fatto, ma voglio solo sapere se ho ancora speranze..>> concluse spiazzandomi definitivamente. Ero confusa non sapevo se credere o no a quelle parole, non potevo saperlo; certo, in quei mesi mi ha sempre dimostrato di amarmi e di essermi fedele, ci ha messo mesi a conquistare definitivamente la mia fiducia, ma adesso, come è possibile che si sia distrutta in quattro parole? Davvero la fiducia è così debole? A scuotermi dai pensieri fu la campanella che annunciava l’inizio dell’anno scolastico e che come sempre interrompeva qualcosa. Edward mi fece cenno di entrare e mi accompagnò fino all’entrata della mia classe. << ci vediamo..>> mi disse triste girandosi e iniziando a camminare ma si bloccò quando lo chiamai.
<< Edward? >> si girò immediatamente.
<< si?>> era allarmato.
<< si, ci sono ancora>> risposi decisa alla domanda che mi fece prima sulle possibilità. Sorrise e mi guardò, aveva capito immediatamente.
<< non le sprecherò, giuro>> e si diresse verso la sua classe proprio come feci io.
Angolo pazzia*
Ma buon pomeriggiooo!! Come state?? Ma soprattutto, come è il tempo da voi? Da me stamattina c'era il sole e adesso.. piove T_____T Arriverà questa estate?? Bhà, lo spero!
Vorrei dedicare questo capitolo a me stessa, egoisticamente! Perchè questo? Perchè sono abbastanza stressata per colpa di varie faccende e varie perdone.. quindi me lo dedico per darmi forza xD (prendetemi pure per pazza, ne avete tutte le ragioni ç_ç )
Aaaallora.. piaciuto il capitolo?? Ci è stato un enorme salto temporale: quasi due mesi! Ma l'ho fatto per un motivo preciso, che col tempo vi svelerò :P Rileggendolo mi sono quasi commossa alle parole di Edward xD *si fa i complimenti da sola*
Che dite, ce la faranno questi piccioncini?? Ma ricordate bene una cosa prima di rispondere.. nel mondo non sono da soli! Ops.. forse ho detto troppo ^^" Vi lascio!! Un bacione enorme e.. recensite girls! <3
Il tempo stava indiscutibilmente passando, senza che io me ne rendessi conto erano passati tre mesi dall’inizio della scuola e le cose non erano cambiate più di tanto, anzi sembravano essere peggiorate. Edward per giorno in cui ci siamo visti a scuola, dopo un mese di lontananza anche se abitavamo nella stessa casa, mi aveva promesso di provare in tutti i modi di farsi perdonare e di non sprecare tutte le possibilità e lo stava facendo, ma non tutto poteva filare liscio, naturalmente.
Ogni giorno trovavo sempre una rosa blu vicino all’armadietto con un bigliettino e un numero, che indicava i giorni in cui eravamo distanti, da quando avevamo litigato fino ad oggi, spesso mi lasciava anche delle bellissime frasi e a volte anche lettere con scritto sempre e solo le parole Ti amo e perdonami. A scuola stava sempre per i fatti suoi e appena vedeva una ragazza avvicinarsi o la mandava via o si alzava lui e se ne andava, guardandomi dolce e facendomi sciogliere come sempre. Si stava anche impegnando nello studio perché in tutti i corsi che frequentavamo insieme era uno dei migliori della classe e i professori si congratulavano sempre con lui, sotto gli occhi increduli dei nostri compagni. Io invece, non ero cambiata, Alice mi costringeva sempre a vestirmi come voleva lei ma rispettando anche i miei limiti e gusti, senza esagerare; i capelli dovevano sempre essere lisci mentre col trucco non era insistente, quindi non mi truccavo. Tutti i ragazzi sembravano mangiarmi con gli occhi e sinceramente non capivo il perché, a me sembrava di aver cambiato solo qualche pantalone a qualche maglietta, eppure mi guardavano in modo diverso; questa situazione dava fastidio ad Edward, lo notavo perché mi stava sempre attorno nei raggi di circa dieci metri e appena qualcuno si avvicinava, con un espressione da far paura li faceva allontanare, proprio come fece con Mike, che da quel giorno si limitava a guardarmi e salutarmi.
Tutti gli sforzi fatti da Edward andarono a rotoli giusto un mese fa, quando mi si presentò Tanya davanti, con una minigonna bianca e una camicia rossa, scollata.
Inizio flashback
Quella mattina non era fredda e piovosa come il resto dei giorni da quando era iniziata la scuola, certo forse mi dovevo abituare, ma questa estate calda e solare a sorpresa non mi aveva aiutata ad adeguarmi a quel clima. Scelsi di indossare un jeans stretto e una maglietta a tre quarti, blu, con le superga blu. la giornata passò normalmente come sempre, ma una cosa era diversa dagli altri giorni, la mia decisione. Avevo deciso di incontrare Edward in giardino, per parlargli di tutto il casino avvenuto in quei mesi e avevo deciso di perdonarlo definitivamente e di non farlo più soffrire, anche se era stato lui a propormi questo. Quando gli dissi di volerlo incontrare all’ora di pranzo in giardino, alla solita panchina, sembrava sorpreso, speranzoso e forse anche contento. Stavo camminando lungo il giardino quando vedo piazzarsi davanti a me Tanya, con una minigonna bianca e trasparente e una camicia leggermente aperta e rossa, i capelli biondo-rossiccio che scendevano ondulati sulle spalle e un paio di tacchi ai piedi, tipo poca di buono. Mi fece un cenno della testa come se volesse salutarmi ma io la ignorai ricominciando a camminare, quando mi bloccò facendomi arrestare davanti a lei. << ciao, che vuoi?>> le chiesi acida, andando dirittamente al sodo. << niente, ti volevo ringraziare>> disse innocente ma con una luce maliziosa negli’occhi, facendomi alzare un ciglio. << per cosa?>> chiesi ormai curiosa. << da quando è iniziata la scuola tu e Edward sembrate più distaccati di fronte all’anno scorso>> disse improvvisamente facendomi irrigidire al suo nome. << e lui sembrava anche più duro e cambiato, forse a causa tua. Volevo ringraziarti perché questo lo ha reso più.. come dire.. efficace? È molto più bravo di prima adesso>> a quelle parole mi sentii il sangue ghiacciare e le forze mancarmi. Sicuramente stava mentendo, lo stava facendo a posta. << quando è venuto da me, sembrava molto arrabbiato e si è sfogato con me. mamma mia, sarà stato il miglior sesso della mia vita! Era così eccitato, forte, deciso. Ma anche le volte successive lo è stato, anche prima, qualche ora fa>> continuò. << scusa adesso devo scappare, ciao Bella e grazie>> dicendo queste ultime parole se ne andò, lasciandomi sola. Avevo voglia di piangere ma non potevo farlo in pubblico così scappai in bagno a dare libero sfogo alle mie lacrime. Fine flashback
Certo, quel giorno non avevo avuto il coraggio di andare da Edward in giardino, dove avevamo stabilito di incontrarci, perché quando lo avremmo fatto volevo essere decisa in quelle parole e non volevo scoppiare a piangere davanti a lui, volevo mostrarmi determinata e forte. Quello stesso pomeriggio mi chiamò ma io non risposi così, dopo una settimana di silenzio e averlo evitato, e visto che nemmeno Alice gli aveva detto niente perché mi ero rifiutata di raccontarle del mio incontro con Tanya, mi mandò un messaggio dicendomi che mi aspettava il giorno dopo al solito posto a scuola.
Inizio flashback
Quel giorno ero particolarmente agitata, ancora non mi sentivo pronta a parlargli senza iniziare a piangere, ma cercai di raccogliere la forza necessaria, e all’ora di pranzo, mi recai in giardino, alla solita panchina. Per tutto il percorso non feci altro che formulare un discorso da fare, nella mia testa, ma sapevo precisamente che quando sarei arrivata e avrei incontrato i suoi occhi, avrei dimenticato tutto e probabilmente sarei esplosa. Quando mi avvicinai alla panchina, stava all’in piedi e con le braccia conserte, al mascella rigida e gli occhi cupi, e appena mi vide si irrigidì. Mi avvicinai posando la borsa sulla panchine e sedendomi sullo schienale di questa. Lo guardavo fisso negl’occhi e nessuno sembrava cambiare posizione fino a quando si avvicinò come se volesse abbracciarmi e io mi scansai. << Bella, perché l’altro giorno non ti sei presentata all’appuntamento, qui??>> chiese leggermente arrabbiato. << e perché io sono stata così ingenua da crederti?>> risposi lasciandolo di stucco. << cosa?>> era smarrito. Mi alzai dalla panchina a mi misi di fronte a lui, che era molto più alto di me. << Edward, mi hai mentito. Quel pomeriggio stavo venendo da te per dirti che ti amavo e che volevo continuare la nostra storia serenamente, ma un incontro mi ha fatto tornare indietro con la mia decisione.>> risposi decisa, cercando di mantenere le lacrime. << che decisione?>> balbettò. << tra noi è finita>> risposi tutta d’un fiato, chiudendo gli occhi per non vedere la sua reazione. << C- cosa? Perché? Bella dimmi che è uno scherzo, ti prego>> iniziò. << Io non sono mai stata tanto seria. Tra noi è ufficialmente finita!>> feci per andarmene ma mi bloccò. << perché? Dimmi perché mi stai lasciando! Forse hai trovato un altro...>> lo bloccai subito. <> gli sputai in faccia la verità. << ma che stai dicendo?>> sembrava confusa, ma non mi feci ingannare. << ti sto dicendo che la tua bella amante, Tanya, è venuta da me, quel pomeriggio, per ringraziarmi per averti reso migliore di prima, più passionale, per averti reso l’uomo perfetto e per avergli fatto fare il sesso migliore della vita!>> quasi urlai lascia nolo si stucco, sembrava immobile. << Tanya? Ma che stai dicendo? Tra me e Tanya non c’è niente da dieci mesi, Bella!>> << veramente? Secondo lei non è così. Comunque non fa niente, basta, è finita. Questi sono stati i mesi più belli della mia vita ma è finita, si vede che non era destino>> dissi ripetendo le sue stesse parole di quella maledetta sera. << no aspetta. Ti prego, lasciami spiegare. Non ci è stato niente, te lo giuro. L’unica persona con cui potrei stare adesso, è con te. Ti prego io ci tengo a te, io tengo tutto a te>> disse ma in quel momento mi venne in mente un’idea per togliermelo dai piedi. << a tutto? Quindi anche alla mia verginità?>> dissi improvvisamente facendolo impallidire. << certo>> << bhè complimenti, dalla rabbia quel giorno, ho perso la testa e l’o persa. Sei contento? Vuoi che ti faccia un applauso? Complimenti, bravo. Hai infranto il sogno della mia vita, farlo per la prima volta con la persona che amo. Adesso è meglio concludere la discussione qui, ciao>> e scappai da lui, iniziando a piangere per averle detto quelle parole, per averle mentito, per tutto. Fuggii dal presente. E adesso eccomi qui, a mangiarmi le mani per aver detto quelle cose, dopo un mese da quella conversazione, depressa e chiusa nel mio mondo che includeva tanta felicità e soprattutto i più bei ricordi con Edward.
POV EDWARD << Tra noi è finita>> aveva detto improvvisamente facendomi ghiacciare il sangue nelle vene. << Io non sono mai stata tanto seria. Tra noi è ufficialmente finita!>> aveva continuato, rigida. Perché? Perché mi stava dicendo questo, perché mi voleva lasciare? Forse aveva trovato qualcun altro? << non sono stata io a trovarmi un altro, ma sei stato tu a tradirmi>> aveva detto spiazzandomi perché non sapessi di cosa stesse parlando, io non l’avevo tradita. Da dove era uscita fuori questa cosa? Ma che stava dicendo? << ti sto dicendo che la tua bella amante, Tanya, è venuta da me, quel pomeriggio, per ringraziarmi per averti reso migliore di prima, più passionale, per averti reso l’uomo perfetto e per avergli fatto fare il sesso migliore della vita!>> cosa centrava adesso Tanya in tutto questo? Io non avevo rapporti con lei da dieci mesi, da quando avevo incontrato lei, Bella. << veramente? Secondo lei non è così. Comunque non fa niente, basta, è finita. Questi sono stati i mesi più belli della mia vita ma è finita, si vede che non era destino>> mi aveva detto ripetendo la frase, che quella sera, dietro alla porta, per la rabbia, le avevo detto. Non potevo lasciarla andare, così la bloccai. Non poteva andare via da me così, non poteva lasciarmi per una bugia creata da quella pu... vipera. Io tengo a lei, più di qualsiasi altra cosa, tengo a tutto di lei, tutto. << a tutto? Quindi anche alla mia verginità?>> aveva risposto improvvisamente, spiazzandomi. Certo che tenessi anche alla sua verginità, io volevo che fossi io il primo, perché la’mavo più di qualsiasi cosa al mondo, e dovevo essere l’unico ad averlo in quel modo. Certo che ci tenevo, che ci tengo. << bhè complimenti, dalla rabbia quel giorno, ho perso la testa e l’ho persa. Sei contento? Vuoi che ti faccia un applauso? Complimenti, bravo. Hai infranto il sogno della mia vita, farlo per la prima volta con la persona che amo. Adesso è meglio concludere la discussione qui, ciao>> rimasi impietrito dalla sua frase, non ebbi nemmeno la forza di muovermi e fermarla, per chiedere spiegazioni. In lontananza l’avevo vista piangere ma non avevo avuto la forza di prenderla e chiarire tutto. Lei, la donna della mia vita, che aspettava il vero amore per farlo per la prima volta, al contrario di me che avevo buttato all’aria la verginità, per colpa mia, per colpa di Tanya e della sua pazzia, aveva perso la ragione, incontrato qualcuno, forse anche Jacob che desiderava ardentemente averla, o Damon, il ragazzo che abitava nel viale della casa di Emmet e Rosalie, che era stata la causa delle nostre discussioni, o Laurant, il ragazzo che aveva incontrato nella raduna. Pensare le mani e le labbra di qualcun altro che non fossi io, sul suo corpo nudo, averla, possederla in quel modo mi mandava in bestia e così urlai, urlai e urlai, accascia nomi sulla panchina. No, non avevo potuto perdere il mio amore per questo, no. Io non mi dovevo arrendere, non dovevo. Avrei lottato per lei, fino alla morte.
Erano settimane che stavo progettando come farmi perdonare, e sapevo anche come, grazie ai consigli di Alice. Ma dovevo aspettare ancora un mese per metterle in atto, un mese e avrei fatto di tutto per farmi perdonare e per dimenticare questa storia, ce la potevo fare, ce la dovevo fare.
Angolo pazzia*
Ma buon giorno e buona domenica a tutte!! Visto che brava che sono?! Sto postando frequentamente così sarete piene piene per quando partirò per le vacanze ù.ù altri 10 giorni, và :P
Piaciuto il capitolo?? Muahahhahaha!! Non dite che non vi avevo avvisate che la vera storia iniziava adesso, e questo voleva solo dire che il peggio sta iniziando.. uhuhuhu
Cosa succederà?? Che combinerà il nostro Edwarduccio?? E Bella?? Lo scopriremo nella prossima puntata :P
Dedico questo capitolo alla mia bicicletta xD perchè??
Perchè, visto che è festa al mio paese, come ogni anno, la mattina della domenica in cui c'è la festa principale, si fa la pedalata e, alla fine, si estraggono i biglietti per vedere chi vince una bici e.. signori e signore... HO VINTO IOOOO!! Ahahahah.. una bella biciiiiii *___________________________________*
Quando ho chiamato mia madre per dirle di venirmi a prendere perchè con 2 bici non potevo tornare a casa.. non ci credeva xD
Ahahahahah.. ok basta :P
Vi lascio e, mi raccomando, recensite girls! <3
Era passato un mese da quando io ed Edward ci eravamo lasciati, anzi che io lo avevo lasciato. Mancavano due giorni a Natale, domani sarebbe stata la vigilia e oggi avrei fatto l’ultimo giorno di scuola, che tra l’altro procedeva bene, a parte qualche difficoltà in due materie, ma niente di grave. Il tempo era passato velocissimo e non mi rendevo affatto conto che era passato un mese, cioè un mese in cui avevo visto Edward, solo da lontano, in cui non ho affatto sentito la sua voce, in cui non lo sfioro, senza parlare del tempo che è passato da quando non poso le mie labbra sulle sue e lo stringo, ma me lo dovevo togliere dalla testa, lui non sarebbe mai stato più mio e di sicuro si stava divertendo in questo periodo, il contrario di quando faceva quando stava con me, o forse anche il quel periodo aveva continuato a prendermi in giro, tutto quel tempo e a scuola, forse, si divertita, ridendo alle mie spalle. Che ingenua, che sono stata! Ripensavo sempre a quando gli dissi di aver fatto sesso con un ragazzo, per caso, per sfogarmi, e di aver perso la mia verginità, quando invece non era vero, non gli avrei mai fatto una cosa del genere, anzi non mi sarei mai fatta una cosa del genere, non ne avrei mai avuto il coraggio.
Per quanto riguarda le vacanze natalizie le avrei passate a casa, proprio come quelle estive, a differenza di Charlie e Sue che sarebbero andati per una settimana e mezza in montagna, sulla neve, a passare il Capodanno e alcuni giorni. Mi era stato comunicato due sere prima e Charlie mi aveva anche chiesto se volessi andare con loro ma naturalmente avevo rifiutato e poi mi aveva detto di lasciarmi sola a casa, solo perché Alice lo avrebbe fatto anche lei; infatti sia Alice che Jasper avrebbero passato il Natale e il capodanno a casa, con me e la famiglia Cullen, ma Alice sapeva perfettamente che non lo avrei mai fatto. Quindi, morale della favola, quest’anno le mie festa sarebbero stati normalissimi giorni a parte il fatto che sarei andata a scuola, quindi molto probabilmente avrei studiato, anticipando qualcosa, avrei fatto faccende e cucinato. Quest’ultimo giorno di scuola erano tutti estasiati, non vedevano l’ora che finisse e di partire, perché quasi tutti sarebbero partiti con i propri fidanzati e amici. Anche i professori non avevano voglia di far niente, quindi assegnarono solo compiti per dopo le vacanze e basta. Una volta finita la giornata, augurai buone feste a tutti e lasciai la scuola per andare a casa.
I successivi cinque giorni passarono in fretta, la sera della vigilia di Natale mangiammo tutti quanti insieme e a mezzanotte ci scambiammo gli auguri. Fu una festa in famiglia quella, visto che il capodanno lo avremmo passato solo io e Alice. Era mercoledì e domani sarebbe stata la vigilia di Capodanno, e quindi oggi Charlie e Sue sarebbero dovuti partire, e visto che la più responsabile ero io, avrebbero spiegato tutto a me, anziché ad Alice.
<< Allora, qui c’è tutto l’occorrente per mangiare una settimana, compresa la sera della vigilia. Ho comprato di tutto visto che so che ti piace cucinare>> disse iniziando a spiegare quello che avremmo dovuto fare.
<< si, grazie>>
<< figurati. Poi non credo che debba dirti chissà cosa, so che sei responsabile, al contrario di Alice>> e rise, continuando. << so che quando torneremo tutto sarà come prima, e di sicuro non sarà cambiato niente..>> mi disse sorridendomi e io ricambiai.
<< certo, non vi preoccupate e divertitevi>>
<< grazie cara>> e mi abbracciò. Arrivò Charlie che si scusò per l’ennesima volta per lasciarmi sola ma gli ripetei continuamente di non preoccuparsi, mentre mi abbracciava. Arrivò Alice e salutarono anche lei, e andarono via, lasciandoci per una settimana e mezze da sole, a casa.
Alice si buttò sul divano, sospirando.
<< finalmente, non la finivano più di fare raccomandazioni!>> risi, sedendomi al suo fianco.
<< in effetti>>
<< okay, adesso io devo uscire. Ehm vuoi venire?>> chiese titubante.
<< no grazie. Ci vediamo stasera>> e le diedi un bacio sulla guancia, alzandomi e dirigendomi in camera mia. Accesi il computer per vedere se ci fosse nuove e-mail, ma niente; mia madre mi aveva critto una settimana fa domandandomi come stessi e quando gli risposi bene non si era fatta proprio sentire, in effetti cosa le poteva importare di sua figlia? Era sempre stata assente, da piccola mi faceva fare i corsi pomeridiani a scuola per non farmi stare da sola a casa, fin da quando avevo otto anni tornavo a casa da sola e ci rimanevo fino a quando non arrivava l’ora di cena, mangiavamo e mi mandava a letto. Molte volte, durante le litigare con Phil, si ubriacava e io mi chiudevo in camera per paura che potesse perdere la testa, e ricordo che mi addormentavo piangendo, sotto alle coperta, verso le tre o le quattro di mattina, perché mia madre non la smetteva di urlare. La mattina, dopo quelle sbronze, ero costretta ad andare a scuola a piedi, perché lei, troppo sbandata, si addormentava e comunque non sarebbe stata capace di guidare. Questo andò avanti fino a quando non decise di sposarsi con Phil, cioè tre anni dopo, ma la situazione migliorò di molto perché sentivo sempre urla provenire dalla loro camera o dal salotto e come sempre mi chiudevo dentro e iniziavo a piangere. Così a diciotto anni, perché sia lei che il suo nuovo marito, non mi davano il permesso di farlo, decisi di andarmene di casa, facendo finta che mi mancasse mio padre. Quindi adesso cercava di mandarmi ogni tanto qualche mail, tanto per far vedere.
Spensi il computer e mi misi a sistemare un po’ la camera, l’armadio e il bagno; effettivamente stava tutto in disordine visto che ogni mattina andavo di fretta e quindi adesso, visto che ero sola, ne approfittai per sistemare. Quando vidi l’orologio, una volta finito, mi accorsi che si erano fatte le sette e quindi mi precipitai in cucina per cucinare, ma pensai che probabilmente Alice avrebbe cenato fuori quindi, mi feci un panino e lo mangiai sullo sgabello. Una volta finito di mangiare, pulii la cucina e scongelai il pesce che il giorno dopo avrei dovuto usare, per il “cenone” della vigilia, tra me e Alice, visto che di sicuro Jasper l’avrebbe trascorsa con la sua famiglia. Andai in camera mia e chiusi la porta. Andai in bagno a farmi una doccia e mi misi il pigiama, che avevo fatto riscaldare sul termosifone; mi misi sotto alle coperte e iniziai a rileggere Cime tempestose. Una volta stanca, posai il libro, spensi la luce sul comodino e mi abbandonai alle braccia di Morfeo.
Mi stiracchiai e aprii lentamente gl’occhi, presi la sveglia per vedere l’ora e sobbalzai quando vidi che erano le undici. Accidenti, probabilmente ieri sera avevo fatto più tardi del previsto e adesso avevo ancora sonno da recuperare. Posai la sveglia sul comodino e mi alzai dal letto, affacciandomi alla finestra, che naturalmente non aprii visto che non c’era nemmeno un filo di sole quindi di sicuro faceva freddo; rimasi stupita dal manto di neve che ricopriva l’asfalto e dalla neve che scendeva come batuffoli di cotone, leggeri e splendenti, poggiandosi dolcemente a terra, che facevano aumentare il livello della neve sull’asfalto. Mi diressi in bagno dove feci un’ennesima doccia calda, per riscaldarmi e ne approfittai per fare anche uno shampoo alla fragola. Mi avvolsi nell’accappatoio e iniziai ad asciugare i capelli, passando la piastra che ormai era diventata un’abitudine; indossai un pantalone nero con un maglietta di lana fina e un paio di scarpe comode. Andai in cucina dove trovai Alice, che mi sorrise preoccupata.
<> le dissi sorridendo.
<< ehi buongiorno!>> rispose masticando un cornetto. Di solito mangiava in questo modo quando era nervosa e quindi andai dirittamente al sodo, sedendomi sullo sgabello di fronte a lei.
<< devi dirmi qualcosa Ali?>> le chiesi sorridendo.
<< in effetti..>>
<< dai dimmi>> la incoraggiai.
<< Jazz mi ha proposto di andare a cena insieme stasera, per passare la vigilia insieme, ma non posso lasciarti da sola>> confessò facendomi intristire improvvisamente, ma cercai di non mostrarlo.
<< vai Alice, divertiti. Non ti preoccupare per me, tanto non è che cambia qualcosa, sarà comunque una noiosa serata. Vai>> le dissi abbracciandola.
<< grazie, sei la sorella migliore del mondo>>
<< lo so>> e ridemmo insieme.
<< allora vado a prepararmi, perché andiamo prima a fare un po’ di shopping e poi a cenare>>
<< certo, vai>> e le baciai una guancia per poi andare in camera sua per prepararsi. Mi avvicinai al bancone della cucina per iniziare a cucinare, ma appena presi le cose tra le mani le scaraventai nel lavandino, appoggiandomi con i gomiti e iniziando a piangere. Come era possibile che nessuno si preoccupasse di me? fin da piccola avevo dovuto provvedere a fare tutto da sola, senza che nessuno mi guidassi, e adesso anche alla vigilia di Capodanno ero destinata a rimanere da sola, ad andare a dormire presto, senza aspettare la mezzanotte o cose del genere, niente; quindi decisi di cucinare qualcosa al momento, senza fare grandi preparativi. Alice era stupenda, quando si presentò davanti a me, pronta per uscire con Jasper. Aveva un vestito corto e grigio, con una giaccia da sopra dello stesso colore, i capelli lisci con le punte alzate e un paio di stivaletti con un tacco vertiginoso.
<< Sei stupenda Ali>> mi complimentai e lei arrossì nervosa.
<< grazie. Ehm adesso vado, scusami ancora>> mi disse abbracciandomi.
<< non ti preoccupare, vai e divertiti>> così uscì lasciandomi ai miei tormenti. Mi misi sul divano a guardare la televisione, e mi fermai su un programma dove avrebbero passato tutto il pomeriggio e la sera lì, aspettando di fare il conto alla rovescia; molto probabilmente mi addormentai perché sobbalzai quando sentii qualcuno bussare alla porta e in fretta e furia, guardando l’orologio e costatando che fossero le sei, mi catapultai ad aprire. Chi sarà mai stato a quest’ora, alla vigilia di Capodanno?
Angolo pazzia *
Ehilààà!! Ma buonaseraaaa!! Sono tornata da poco dal mare e devo ancora fare la doccia D: Ma visto che stasera esco ritardo di un altro pochino :P
Piaciuto il capitolo?? Muahahhaha.. che brava che sono u_______________________u
Non so che dirvi xD quindi mi eclisso lasciandovi nei vostri dubbi!
P.s. Vorrei darvi qualche opzione, o meglio ricordarvi i persnaggi dimenticati nella storia :P Ci sono: Jacob, Damon, Laurent.............................................................................
Recensite girls!! <3
Quando aprii la porta non c’era nessuno ad aspettarmi, in quel momento pensai che forse avevano suonato già da un po’ e a causa del sonno non lo avevo sentito, anzi lo avevo sentito troppo tardi. Abbassai lo sguardo e trovai un foglietto piegato, bianco con il contorno blu, tipo ricamato; lo presi ed entrai, chiudendomi la porta alle spalle. Lo aprii e lo lessi.
Vai in camera tua!
Non c’era nessuna firma. nessun’altra indicazione oltre a questa frase. Niente. solo queste poche lettere che sembravano insignificanti, ma che mi suggerivano di andare in camera. In camera mia. La scrittura era perfetta, stupenda, scritta con una penna stilografica, e assomigliava molto ad una scrittura che conoscevo bene, ma probabilmente mi stavo sbagliando. Spensi la televisione e andai in camera mia, aprii la porta e rimasi immobile, dalla sorpresa. Tante candele accese formavano una stradina che conducevano al letto; meravigliata le seguii e sul letto trovai una rosa blu e una lettera. Mi sedetti e iniziai a leggere.
Mia cara Bella, ho pensato che forse le parole che ti ho detto già mille volte, avessero un altro effetto scritte sulla carta. Ti ho già avvisato che ci avrei provato, sempre, fino a quando non ti avrei dimenticata, cioè mai. Mi manchi, è un mese e mezzo che ormai non provo a scriverti, a parlarti, ad avvicinarmi a te, a farti trovare la solita rosa blu vicino all’armadietto, ma questo solo per un unico motivo: no perché io ti abbia dimenticato, affatto, ma perché volevo lasciarti il tempo di riflettere senza una mia intrusione e adesso, ci riprovo. Tutto, la nostra storia, è iniziata come una prova, perché le complicazioni, fin dall’inizio non erano poche, ma abbiamo deciso di provarci perché ci amavamo e in tutto questo tempo (dieci mesi) io ti amo ancora di più, senza un limite, non saprei come dimostrartelo. E quindi ho pensato di riprovare a conquistarti, con un gioco. Ora se vuoi, se veramente ci tieni ancora a me, ad ascoltare le mie parole, segui le mie indicazioni. Indossa questo vestito che si trova nella scatola, sul cuscino. Poi vai nel posto in cui ci siamo incontrati la prima volta, se ti ricordi. Ti aspetto.. Ti amo.
Il tuo, sempre, Edward.
Mentre leggevo quelle parole non riuscivo a credere ai miei occhi e alle mie orecchie, tutto mi sembrava surreale, un sogno. Sì, forse stavo sognando, stavo ancora dormendo su quel divano, davanti alla televisione ad aspettare la mezzanotte col programma televisivo, ma non volevo che finisse, volevo continuare. Presi la scatola che, effettivamente stava sul cuscino a l’aprii; cacciai il suo contenuto e osservai il magnifico vestito che si trovava al suo interno: era nero, lungo fino a metà coscia, dietro alle spalle era incrociato e attaccate alle bretelline c’erano delle maniche lunghe, in cui misi le braccia, le scarpe erano viola e con un tacco decente, a decolté. Presi la borsa e con la lettera uscii fuori al giardino, chiudendo la porta a chiave. Mi diressi verso la pianta di rose blu, dove per la prima avevo incontrato Edward; appena arrivai mi abbassai per controllare se ci fosse qualcosa e in effetti, tra i rami, c’era un altro biglietto che presi e lessi.
Se stai leggendo questo biglietto adesso, vuol dire che hai deciso di continuare questo gioco e che forse ci tieni ancora un po’ a me. ecco, questo è il posto in cui per la prima volta, ho incrociato i tuoi occhi in cui mi sono totalmente perso, e in quel momento capii che al mondo c’era qualcos’altro, qualcosa che non credevo esistesse e che tu, oltrepassando tutti gli ostacoli e senza dare ascolto alle voci, alle persone, hai deciso di provarci, di stare con me. grazie. Adesso, vai dove ci siamo scambiati il nostro primo bacio e dove ci siamo dichiarati col nostro amore e dove tutta la nostra relazione è iniziata.
Di corsa, aprendo la porta di casa e attraversando il soggiorno, arrivai dall’altra parte del giardino e a terra, anzi no, su uno sgabello, trovai un altro bigliettino con vicino un paio di orecchini. Presi la lettera e ricominciai a leggere.
Grazie per continuare a seguire questo gioco. Comunque, ti ricordi questo posto? È dove ti ho portato, via dagl’occhi di tutti, a ballare e dove ti ho confessato di essere innamorato di te e tu hai fatto lo stesso, e poi ci siamo dati un bacio, il nostro primo bacio, il più bello, grazie. Ti ricordi di questi orecchini? Sono quelli che ti sarebbero dovuti cadere, come scusa quando tuo padre è venuto a cercarci, ricordo ancora la tua espressione spaventata. Adesso, nella busta troverai le chiavi della mia macchina e vai dove abbiamo passato una serata speciale, per la prima volta, da soli ma comunque interrotti dal tuo telefono. Ricordo che avevi voglia di scappare da tutti a causa di tuo padre e mi hai chiamato chiedendomi di andare insieme in un posto e io ti ho seguita, come sempre. Lì ho portato da mangiare e abbiamo fatto un pic-nic notturno. Ricordi? Ti aspetto.. ti amo.
Una lacrima scese sul mio viso, non potevo crederci che stesse facendo tutto questo. Presi le chiavi della macchina e gli orecchini, che indossai e mi diressi verso la spiaggia. Parcheggiai e scesi dirigendomi verso il muretto che portava sulla spiaggia e rimasi incantata dallo spettacolo. Il mare era calmo, piccole onde si infrangevano sulla neve che ricopriva la sabbia, era stupendo, senza parlare delle piccole candele che formavano una strada, questa volta più lunga; dei petali blu facevano da tappeto sulla soffice neve ormai ghiacciata e dura. Seguii la strada e non potetti credere ai miei occhi: un gazebo fatto di tende bianche, che copriva un tavolino con due sedie, piatti, cibo, candele e un mazzo di rose blu sulla sedia, si trovavano alla fine della stradina fatta di petali e candele. Mi avvicinai e salii sulla pedana su cui si trovava il tavolo col gazebo e trovai una lettera vicino ai fiori. Senza sedermi per l’agitazione, l’aprii.
Amore mio, finalmente sei giunta a destinazione. Se sei arrivata qui vuol dire che ci tieni ancora a me e io ci tengo a non deluderti e a non sprecare questa occasione. Ti avevo detto di voler scrivere tutte le parole già dette un miliardo di volte, ma ho pensato che non mi basterebbero nemmeno tutti i fogli del mondo, quindi preferisco dirtele a parole. Adesso siediti.. (e lo feci). Ti ho già detto che mi sei mancata, che tutto è diverso senza di te e voglio ripeterti che non c’è nessuna al di fuori di te.. << perché tu sei l’unica che io possa amare. So che il mio passato ti fa soffrire ma non sai quanto mi penta di essere stato quello che sono stato ma ringrazio il destino per avermelo fatto fare, perché probabilmente, se non fossi stato così non ti avrei mai incontrato, non avrei mai incontrato il mio unico amore. Tanya ti ha mentito, io non sono stato con lei, assolutamente, io la odio per quello che ti ha fatto, che mi ha fatto, che ci ha fatto. Ti prego credimi, non sarei mai stato capace di fare quello, e le parole che ti dissi quella sera, quella maledetta sera d’agosto, sono uscite non so come, senza che le pensassi, te lo giuro, credimi. Adesso, guardami negl’occhi, tu che sai incantarmi col tuo sguardo e vedi se ti sto mentendo, se veramente sono ancora innamorato perdutamente di te. Controlla>>
Mentre stavo leggendo era sbucato da dietro le mie spalle, continuando a parlare, pronunciando le stesse parole che stavano scritte sulla lettera. Si sedette di fronte a me e mi guardò negl’occhi con quegl’occhi verdi che sapevano farmi incantare.
<< sul serio non è accaduto niente con Tanya?>> gli chiesi dopo qualche minuto di silenzio.
<< Bella, amore mio, come hai fatto a credere alle parole di quella.... no, tra di noi non è successo niente e niente accadrà più. Ormai la odio, la detesto per avermi separato da te ed è colpa sua se oggi, ci troviamo qui, a cercare di chiarire e a riconquistare la nostra fiducia. >> rispose facendomi rabbrividire dall’odio che provavo nei confronti di quella ragazza; per colpa sua avevo passato i peggiori mesi della mia vita, separata da lui, senza nemmeno parlarci e guardarci. << Lo ha fatto apposta, e le è andata bene perché lo ha detto proprio in quel periodo in cui..>> mi interruppe. << riguardo a quello è stata un’altra bugia. Ero sconvolto e arrabbiato e non sapevo più che fare. Ti giuro che non so come mi siano venute in mente quelle parole, ma ti giuro per l’ennesima volta che quella sera sono rimasto a casa sul mio letto, con lo sguardo nel vuoto a pensarti, proprio come ho trascorso il resto delle serate, fino ad adesso>> non sapevo cosa dire, avevo paura di interrompere quel magico momento con delle parole sbagliate, inopportune. << mi perdoni?>> domandò dopo istanti di silenzio. Sorrisi.
<< non so, vedremo>> risposi maliziosa e lui scoppiò a ridere, capendo che il peggio era passato. Tutto era risolto e io ero tornata la Bella di prima proprio come lui era tornato l’Edward di sempre.. il mio Edward.
Angolo pazzia*
Su, ditelo che mi amate, su su u____________u sto aspettando!! *coroo*
Vistoc he bella sorpresina?? Ditelo che sono brava, buona e terribilmente romantica awww *___________*
Piaciuta la sorpresina?? Vi è piaciuto il comportamente del nostro Edwarduccio?? *O* Vi è piaciuta la descrizione della spiaggia ricoperta di neve?? Che bellooo *OOOO*
Coooomunque, dedico il capitolo a quella pazza della mia silver xD (Glellady) che sta soffrendo tanto a causa mia e dei miei spiler! Ahahahah, poverinaaa.. ti voglio bene <3
Inoooltre, stasera torna la mia gemellinaaaaa awww *__________________* vi rendete conto che non ci sentiamo da una 8 giornii???? *disperata*
Ok, la smetto!! Penso di postare solo un altro capitolo prima di partire per le vacanze (parto o il 14 o il 16 e torno il 1 settembre)!
Mi raccomando eh :P
Un bacione e.. recensite girls!! <3
Questo
capitolo è dedicato alla mia geme (Stella_Cometa), come promesso! I love
you <3
La serata era continuata serenamente e dolcemente. Dopo aver chiarito
tutta quella maledetta faccenda, iniziammo a mangiare tutto quel ben di
dio che c’era sul nostro tavolo; era tutto squisito e questo
non faceva che aumentare la perfezione del momento. Non ci eravamo
avvicinati più di tanto forse per paura di risvegliarci da
questo stupendo sogno, ma mi andava bene così.. era la
dimostrazione che tutto era stato chiarito senza l’aiuto di
carezze o baci.. Chiudemmo presto l’argomento Tanya,
litigata, Charlie e famiglia, per tutta la serata. Volevamo dimenticare
quello che era successo negli ultimi due mesi e trascorrere una serata
diversa dalle altre, serena e tranquilla, senza paura che qualcuno
potesse venire a disturbarci o a rovinarci il momento, proprio come era
accaduto negli ultimi mesi. Chiacchierammo della scuola e mi
complimentai con lui per gli alti progressi avuti negli ultimi tempi,
visto che era diventato uno dei migliori; poi parlammo di come avevamo
trascorso la vigilia di Natale e il Natale, e i nostri eventuali ma
interrotti piacevolmente, programmi per la vigilia di capodanno. Rise
quando gli dissi che mi ero addormentata sul divano mentre guardavo un
programma televisivo intenzionata ad aspettare la mezzanotte. Lui
invece, aveva trascorso tutta la giornata per preparare tutto e grazie
anche all’aiuto di Alice; sorrisi a quanto fosse gentile la
mia cara sorellina. Improvvisamente però, iniziò
a piovere, e visto che la tenda non avrebbe potuto reggere
più di tanto a causa anche del forte vento che stava
nascendo e che probabilmente gli addetti alla montatura
l’avrebbero dovuta togliere, ci alzammo e prendemmo le nostre
cose.
<< vai, avviati in macchina. Io vengo
subito>> mi disse porgendomi le chiavi e sorridendomi.
Annuii e scappai in macchina, sotto alla forte e improvvisa pioggia;
quando entrai in macchina, mi accorsi di essermi interamente bagnata,
visto che la distanza dal gazebo alla macchina era di una ventina di
metri. Vidi Edward correre sotto all’acqua e salire in
macchina, dalla parte del guidatore, e scoppiai a ridere a vederlo
tutto bagnato. Fece lo stesso e mi guardo ammirato.
<< Che c’è?>> chiese
ridendo come me.
<< sei tutto bagnato, come me
d’altronde>> rise ancora. Poi si
soffermò a guardare il tempo fuori e sentimmo il mare
agitarsi..
<< che sfortuna. Vabbè adesso andiamo a casa
ad asciugarci, prima di prenderci l’influenza. Ah, metti
questa dietro?>> mi chiese porgendomi una busta e la
posai dietro, sul sediolino posteriore al centro.
<< cos’è?>> chiesi
curiosa di sapere il contenuto di quella busta bianca. Mi sorrise
osservando la mia espressione curiosa. Scrollò le spalle.
<< ho preso il dolce, era peccato lasciarlo lì
senza assaggiarlo>> scoppiai a ridere. In effetti aveva
ragione.. era un vero peccato. Dopo venti minuti, trascorsi tra una
chiacchiera e una risata, arrivammo nel garage di casa; scesi dalla
macchina, prendendo la busta col dolce e ci avviammo verso il corridoio
che separava casa mia dalla sua. << dai andiamo a casa
mia>> disse stupendomi e facendomi accigliare. Non
potevamo..
<< ma non ci sono i tuoi?>> chiesi confusa.
Forse voleva dare spettacolo?
<< no sciocca, i miei sono partiti con i tuoi. Non lo
sapevi?>> mi chiese lasciandomi interdetta per qualche
minuto. Come mai mio padre non aveva accennato a questo particolare?
Beh non lo aveva fatto nemmeno Alice.. mah!
<< no, non lo sapevo>> confessai
imbarazzata e diventando rossa, sotto il suo sguardo ammaliato. Con le
punta delle dita fredde mi sfiorò la guancia calda.
<< quanto mi è mancato questo tuo modo di
arrossire e imbarazzarti>> osservò
improvvisamente incantato. Distolse lo sguardo dai miei occhi, aprendo
la porta.
<< Da me il camino è acceso, così
ci asciughiamo>> ritornò subito al discorso di
prima. Esitai ma poi accettai di entrare; salimmo le scale ed entrammo
attraverso l’entrata principale di casa sua che era ( non
ricordavo che fosse così) molto bella. Esme aveva davvero
buon gusto.. ma era pur sempre un’arredatrice di interni. Ci
avvicinammo al divano e posammo le nostre giacche lì e notai
che in effetti il camino era accesso e irradiava un leggero fuoco, che
Edward provvide subito a rianimare con qualche pezzo di legno, per far
aumentare la temperatura. << siediti sul tappeto,
così ti riscaldi e ti asciughi prima, vuoi che ti vada a
prendere qualcosa per cambiarti?>> disse premuroso,
mentre mi sedetti sul grande tappeto, ai piedi del camino.
<< no, grazie. Vedrai che tra poco mi
asciugo>> risposi sorridendo, mentre si sedeva al mio
fianco, portando con sé due piattino con delle forchettine.
<< ecco il dolce>> disse porgendomi un
piatto.
<< ah, grazie>> era un fantastico dolce al
cioccolato, ripieno di nutella. Appena lo finii, posai il piattino sul
marmo alto del camino, mentre lui mi guardava sogghignando. Mia
accigliai.
<< ti sei sporcata di cioccolata>> mi
disse, fissandomi e avvicinando una mano al mio viso. Sembrava che
volesse pulirmi.. ma mi ingannò sporcandomi di altra
cioccolata e io sobbalzai.
<< ehii non si fa così. Accidenti! Vado a
prendere un tovagliolo>> mi lamentai ma mi feci ingannare
da una risata che scappò dalle mie labbra. Si
abbandonò anche lui ad una dolce e piacevole risata.
<< no aspetta, c’è l’ho.
Ti pulisco io>> e continuò a ridere. Si
avvicinò e col tovagliolo iniziò a pulirmi la
guancia e un angolo delle labbra; incontrai i suoi occhi verdi pieni di
amore e di tenerezza, che fissavano i miei color cioccolato, mentre la
sua mano continuava a pulire il mio viso. Alzai una mano per
accarezzargli una guancia e fu preso da un brivido.
<< Ti amo>> dissi improvvisamente e con
tutta la spontaneità del mondo. I suoi occhi si
illuminarono, come se volessero piangere. Si avvicinò
facendo poggiare la sua fronte sulla mia. << anche io ti
amo>> mi disse e come lui poco prima, rabbrividii
prendendo i suoi capelli tra le mani (che sensazione magnifica) mi
erano mancati, e lentamente avvicinammo i nostri volti per baciarci per
la prima volta dopo quattro mesi di lontananza. Le mie e le sue labbra
si modellarono subito a quelle dell’altro, come se non
avessero mai perso l’abitudine di incontrarsi. Mi alzai in
ginocchio e approfondii i baci facendo incontrare le nostre lingue;
sentivo i suoi vestiti bagnati sulle braccia, ma non mi interessava,
anche se erano freddissimi nonostante stessimo ai piedi di un camino.
Con le mani mi prese i fianchi e mi fece sedere sulle sue gambe, e unii
i piedi dietro la sua schiena; con un dito scesi sul suo collo fino al
colletto della camicia, che iniziai a sbottonare, sfiorandogli
leggermente il petto. Le sue grande e lunghe mani iniziarono a far
scendere la cerniera, dietro al mio vestito, lasciando nuda la mia
schiena. << Edward, se entrano Alice e
Jasper..>> sussurrai. << volevo farti
un’altra sorpresa. Sono partiti per tre giorni di vacanza,
siamo soli>> confessò lasciandomi interdetta
per qualche secondo, ma poi ripresi a baciargli il collo.
<< Dio, quanto mi sei mancata>>
sussurrò contro le mie labbra, scendendo con le mani sui
miei fianchi, facendo scivolare il vestito e lasciandomi solo in
reggiseno; intanto con le mani lo incitai a togliersi la camicia e lo
fece. Lentamente mi prese tra le braccia e mi fece distendere sul
grande tappeto e lui si mese su di me, iniziando a baciarmi un seno,
che lentamente scoprì; con le mani raggiunse
l’allacciatura del reggiseno e appena vide che non esitavo lo
sbottonò togliendomelo. Per qualche secondo rimase a
guardarmi incantato poi iniziò a baciarmi; con le mani scesi
sulla sua schiena iniziandolo ad accarezzare e mi aiuto per togliere i
suoi pantaloni, come fece col resto dei miei vestiti. <<
Edward?>> dissi mentre continuava a baciarmi.
<< mm mm>> sussurrò,
raggiungendo le mie labbra << sono ancora
vergine>> confessai all’improvviso. La sua
reazione fu istantanea: si bloccò e mi guardò
negl’occhi. Sembrava che cercasse di individuare se stessi
dicendo la verità oppure no. Mentre continuava a guardarmi..
un mix di emozioni attraversò i suoi occhi.. senza lasciarmi
il tempo di capire cosa stesse provando e pensando. << ti
ho mentito. In quel momento volevo solo scappare e tu non volevi
lasciarmi stare, quindi ho pensato..>> cercai di
giustificarmi ma mi bloccò prima che potessi finire di
parlare.
<< vuoi dirmi che non sei stata con
nessuno?>> scossi il capo e lui iniziò a
sorridere abbracciandomi.
<< grazie, grazie. Non potevi farmi regalo
migliore>> lo baciai prendendo il suo viso tra le mani.
<< quindi..>> disse staccandosi da me e
capii che voleva interrompere quello che stavamo facendo prima. Ma io
non volevo interrompere. Volevo continuare. Prima che potesse
allontanarsi, avvolsi il suo collo con le mie braccia e lo avvicinai a
me.. tornando alla posizione di prima.
<< non te l’ho detto per fermarti, ma
perché volevo che sapessi che sei il primo e
l’unico>> gli dissi abbracciandolo. Lo sentii
rabbrividire tra le mie braccia.. proprio come stava accadendo a me.
<< Quindi tu sei.. pronta?>> mi chiese
emozionato ma nello stesso momento titubante. Io non esitai nemmeno un
attimo. Sapevo quello che volevo.
<< Non puoi nemmeno immaginare quanto>> e a
queste parole ricominciò a baciarmi appassionatamente. In
pochi minuti ci trovammo entrambi nudi e eccitati. Sapevo che era
arrivato il momento. Fino ad allora ci eravamo limitati a baciarci e
accarezzarci.. adesso era il momento di diventare un solo corpo.. una
sola anima. Delicatamente e premurosamente mi baciò le
labbra.. parlando contro di loro.
<< Se ti faccio male, dimmelo subito>>
disse sorridendomi ma nello stesso momento preoccupato. Gli sorrisi.
<< Non ti preoccupare, tu mi ami, non mi potresti mai
fare del male.. lo sapresti..>> e con queste parole, dopo
aver pensato lui alla precauzione, per la prima e indimenticabile
volta, entrò in me e mi rese sua. Fu lento e leggero..
cercando di non farmi male.. ma sapevo che il dolore era inevitabile.
Sentii un leggero dolore.. un fastidio. Mi irrigidii
all’istante e Edward se ne accorse.. tanto che si
fermò facendomi abituare alla sua presenza. Appena il dolore
passò, mi allungai per premere le mie labbra sulle sue e lui
capì che il peggio era passato. iniziò a muoversi
lento. Sentivo ancora un leggero fastidio ma tutto migliorò
quando prese a muoversi di più. Ad un certo punto
però lo incitai a muoversi in modo più profondo e
deciso perché il dolore era stato finalmente sostituito dal
piacere. iniziò con un ritmo dolce e deciso. Non provavo
imbarazzo.. lui mi voleva come lo volevo io.. Eravamo fatti per stare
insieme anche fisicamente.. proprio come due pezzi che si completano a
vicenda. Ci muovevamo insieme come un unico corpo, ci accarezzavamo e
baciavamo nello stesso momento. Lo vedevo rigido.. La vena del suo
collo pulsava eccessivamente.. stava aspettando me.
<< Be.. l..la>> sussurrò tra gli
ansiti con una voce carica di piacere. Era maledettamente eccitante. E
solo con quella parola riuscii a sciogliermi ancora di più
fino a quando venni seguita da lui. Entrambi urlammo i nostri nomi,
ansanti e appagati. Dopo che il nostro respirò si
calmò, uscì da me. si distese sul tappeto e mi
portò su di lui, facendomi posare il capo sul suo petto. Lo
abbracciai forte e felice come non lo ero mai stata. Finalmente avevo
trovato il mio posto nel mondo.. tra le sue braccia. Posai un bacio sul
suo petto nudo. Lo sentii sorridere mentre lasciava un bacio tra i miei
capelli.
<< ti amo>> mi disse con gli occhi lucidi
dalla felicità.. quegl’occhi che rispecchiavano le
mie stesse sensazioni e i miei stessi sentimenti..
<< anche io ti amo>> e chiusi gli occhi per
abbandonarmi ad un dolce e sereno sonno.. tra le braccia
dell’uomo della mia vita..
Angolo pazzia*
Aaaaaaaaaaaaa, scommetto che adesso mi amate più del
capitolo precedente, vero?? *____*
Allora, i genitori Cullen sono partiti con i genitori Swan, Alice e
Jasper sono andati a farsi un viaggetto senza dire nulla ai loro
(altrimenti Charlie non avrebbe lasciato Bella da sola con Edward nei
paraggi ù.ù) e i piccioncini sono rimasti da soli!
Fin dal primo capitolo, ho immaginato così la loro prima
volta, bagnati davanti al fuoco del camino acceso, a Capodanno e da
soli. Ed è per questo che ho fatto quegli enormi salti
temporali nei capitoli precedenti, perchè dovevo arrivare al
capodanno per poter stare insieme.. Vi è piaciuta la loro
prima volta?? E' stata abbastanza calma, questo (uhuhuh) Vedremo nei
prossimi capitoli come si svolgerà la situazione...
Allora ragazze, questo è l'ultimo capitolo prima che io
parta, cioè lunedì. Potrei anche postare appena
mi connetterò dal pc in quei 15 giorni di vacanza, ma devo
correggere e modificare alcune parti e ho bisogno di tempo quindi non
penso sia possibile ç__ç Non vi arrabbiate ma
finalmente anche a me arrivano giorni di relax e sole, spiaggia e mare
awww *___________________*
Beh, girls buon ultimi giorni di vacanza e.. recensiteee! <3
*Si
presenta in costume e con un cappello di paglia in testa* Prima di tutto, non
voglio allammarvi, qui non c'è l'intero
capitolo ma uno spoiler! Vi lascio prima alla lettura e sotto le note
ù.ù
<<
Buon giorno amore mio e buon anno>> mi salutò
ricordandomi anche che oggi era
capodanno: avevo abbandonato l’anno molto bene e lo
stavo iniziando
magicamente. Mi stiracchiai e lo guardai. <<
Buongiorno e buon anno anche
a te>> risposi posando un lieve bacio sulle sue labbra
per poi posare di
nuovo la testa sul suo petto. Un sospiro scappò dalle mie
labbra quando mi fermai a pensare. << Che
c’è?>> chiese
riprendendo ad accarezzarmi la schiena nuda, da sotto ad una coperta
che
probabilmente la sera prima, senza che me ne accorgessi,
aveva preso e messa
a dosso. << Come
vorrei che questo momento non finisse
mai>>
confessai arrossendo e lui mi baciò i capelli. << Se
vogliamo, può durare
in eterno>> rispose dolce e deciso. << ma
comunque sarà tutto
difficile..>> iniziai ma mi interruppe prima che potessi
iniziare un vero e proprio monologo. << Ah
no, oggi
voglio solo cose positive, okay?>> annunciò
guardandomi e fondendo il verde dei suoi occhi col marrone dei miei.
<< va
bene>>
Ed
eccomi qui dopo circa 15 giorni di assenza! Non sono tornata, sono
ancora in vacanza ma ho trovato tempo di postare un piccolo e dolce
spoiler (piaciuto?) Allora,
mie care tesoreine, ho un piccolo problema di.. scrittrice
(anche se non mi posso definire tale -.-") Chi
ha letto la mia ultima One Shot
Vengo da te.. avrà
notato un
cambiamento nel mio stile di scrittura, o almeno così sembra
a me. Mi sento più matura rispetto a quattro mesi fa
(cioè quando ho scritto questi capitoli) e adesso, appunto
questi, non mi piacciono più. Cioè, non ho
intenzione di cambiare la trama ma di riscrivere i capitoli in un modo
un pò.. migliore. Non so se avete capito cosa intendo
dire... Quindi,
appena torno a casa, mi metto sotto e li migliori per quanto
posso. Morale della favola: se ci sarà qualche ritardo,
sapete il motivo ù.ù
Ok,
adesso vado a postare lo spoiler di Mi scusi prof?! in
cui ci
sarà, anche lì, un'avvisetto ^^" Un
bacione girls e (in tema estivo e tipo Hawaii) HALOAAA
<3
Delle
dita che scorrevano lungo la mia schiena, in modo così
leggero che sembrava che
non la toccassero nemmeno, mi svegliarono da quella stupenda dormita.
Mi resi
conto di trovarmi distesa sul corpo di Edward, che mi accarezzava la
schiena
nuda appunto, così ne approfittai per stringere maggiormente
le mie braccia
attorno al suo corpo e affondare il viso nella sua spalla per sentirne
il dolce
odore. Sentivo il suo respiro leggero ma accelerato proprio come i
battiti del
cuore, che si sentivano più del solito, proprio come i miei
in quel momento,
presi dall’emozione. Mi spostò una ciocca di
capelli e mi alzò il viso con due
dita sotto al mento, aprii lentamente gl’occhi e mi ritrovai
i suoi fissare i
miei; erano diversi, erano più verdi, splendenti,
più lucidi, vivaci, felici,
gioiosi, proprio come mi sentivo io.
<< Buon giorno amore mio e buon anno>> mi
disse e ricordai che oggi
era capodanno, che avevo abbandonato l’anno molto bene e lo
stavo iniziando
magicamente. Mi stiracchiai e lo guardai. << Buongiorno e
buon anno anche
a te>> risposi posando un lieve bacio sulle sue labbra
per poi posare di
nuovo la testa sul suo petto, sospirando.
<< che c’è?>> chiese
riprendendo ad accarezzarmi la schiena nuda,
da sotto ad una coperta che probabilmente la sera prima, senza che me
ne
accorgessi, aveva presto e messa a dosso.
<< Come vorrei che questo momento non finisse
mai>> confessai
arrossendo e lui mi baciò i capelli.
<< Se vogliamo, può durare in
eterno>> rispose dolce e deciso.
<< ma comunque tutto difficile..>> iniziai
ma mi interruppe prima
che potessi formulare una frase sensata.
<< ah no, oggi voglio solo cose positive,
okay?>> e mi guardò
negl’occhi così fui costretta ad annuire.
<< va bene>> rimanemmo una decina di minuti
a coccolarci tra
carezze e baci fino a quando non suonò il mio telefono. Mi
accigliai: come era
possibile che nessuno mi chiamasse mai e proprio adesso lo faceva?
Edward vide
la mia espressione e rise; ci alzammo e mi porse la sua camicia
indicandomi di
indossarla. Senza nemmeno vedere come andasse mi alzai e andai a
prendere il
telefono.
<< pronto?>> risposi.
- Perdonami, perdonami, perdonami-. <>
risposi ridendo.
-Uh giusto, auguri! Bella mi perdoni per
averti lasciato da sola, per averti mentito e tutto?- Chiese
preoccupata
mentre intanto mi andai a sedere tra le gambe di Edward e mi strinse
con le
bracciai il petto. Misi il vivavoce e posai il telefono sul divano.
<< non lo so Alice, mi hai fatto arrabbiare. Non sono
sicura di volerti
perdonare..>> risposi cercando di trattenere le risate.
-Quindi Edward non è riuscito a
riconquistarti?- Domandò preoccupata e delusa e
nello stesso istante mi
girai per guardare lui negl’occhi.
<< mm non lo so. Perché non te lo fai dire da
lui?>>
-Da lui?- << Ciao Alice>> salutò
Edward attraverso il vivavoce. Ci fu
qualche minuto di silenzio ma poi sentii Alice urlare e saltellare.
Dopo un
minuto di questo spettacolo forse si calmò, leggermente.
-Che bello, che bello, che bello. Siete
tornati insieme, finalmente!- << Alice non ci siamo mai lasciati
definitivamente, è solo stato un
brutto periodo e le occasioni per le vipere si sono rivelate nel
momento
giusto, per loro, e meno adatto per noi>> risposi
lasciando di stucco
Edward, che prese a farmi il solletico e a farmi ridere come una matta.
-Ho capito, ho capito. Ci sentiamo dopo e
mi raccomando, non fate guai. Continuate bene quello che stavate
facendo- ci
salutò mia sorella facendomi arrossire
dall’imbarazzo.
<> dicemmo
all’unisono io e Edward.
staccammo il telefono e mi buttai su di lui.
<< lo sai che non sopporto il solletico>>
mi lamentai come una
bambina.
<< è proprio per questo che te l’ho
fatto>> rispose ridendo. Portai
le braccia dietro al suo collo e lo baciai, ma lui provvide ad
approfondirlo. Mi
fece distendere su di lui, continuando a baciarmi e ad accarezzarmi la
schiena
da sopra la sua camicia. Continuammo a stare in quella posizione per
parecchio
tempo e dopo un pò alzai lo sguardo per incontrare i suoi
occhi verdi. Mi
sorrise leggero e con un dito mi accarezzò una guancia
mentre con l’altra mano
continuava ad accarezzarmi leggero la schiena. Intrecciai le mie gambe
con le
sue e lo abbracciai con tutta la forza che avevo e quando se ne
accorse, mi
sorrise baciandomi i capelli e abbracciandomi anche lui. Dopo un
po’ mi
stiracchiai sotto il suo sguardo e mi sedetti cercando qualcosa per
coprirmi e
non trovando niente, diventai rossa come un peperone
dall’imbarazzo. Edward se
ne accorse così mi porse la sua camicia, quella della sera
prima e che avevo
indossato anche questa mattina; la indossai e mentre mi alzavo, mi
prese per i
fianchi e mi buttò sul divano accanto al camino, che quella
notte non avevamo
minimamente pensato di usare, al posto di rimanere sul tappeto. Mi fece
distendere
e mettendosi su di me poggiandosi sulle sue braccia per non pesarmi, mi
intrappolò creando una specie di gabbia. Mi
accarezzò una guancia e continuò a
guardarmi negl’occhi con lo sguardo pieno di amore e
passione.
<< perché prima ti sei
imbarazzata?>> mi chiese facendomi diventare
ancora più rossa di quanto fossi; non sapevo cosa rispondere
perché in effetti
era da stupidi imbarazzarsi, mi aveva visto pochi minuti prima in una
situazione ancora più imbarazzante e adesso mi vergognavo di
farmi vedere nuda.
Decisi di fare spallucce, forse era la cosa migliore.
<< Non devi vergognarti di farti vedere..
così>> disse indicandomi
<< da me.>> continuò.
<< ma...>> mi mise un dito sulle
labbra per zittirmi.
<< niente ma. Bella tu non ti rendi conto di quanto tu
sia perfetta. Dal
primo momento che ti ho vista, ho capito che eri perfetta, in tutto. Ma
stanotte ne ho avuta ancora di più la
dimostrazione.>> sorrisi
imbarazzata dal mio comportamento.
<< sul serio?>> sussurrai.
<< si, mi piaci più di quanto io piaccia a te,
su questo siamo
sicuri>> disse improvvisamente malizioso.
<< tu dici? Io non ne
sarei convinta. Ti amo più io>> risposi
sorridendo. << no, più io e
non si discute>> rispose, alzandosi all’in
piedi e chinandosi verso di
me. Improvvisamente mi prese in braccio e iniziò a
camminare. << dove mi
stai portando?>> urlai dimenandomi.
<< ti fidi di me?>> mi chiese ridendo.
<< nemmeno un po’. Scendimi
giù>> urlai ma poi cominciai a ridere
insieme a lui. Aprì la porta di camera sua e vi ci
entrò, dirigendosi verso la
porta del bagno, che aprì. Appena vidi il suo interno mi
bloccai. La luce era
spenta ma c’erano tre faretti che illuminavano la vasca, che
era piena d’acqua
e ricoperta di schiuma e petali di rose blu; sui bordi
c’erano delle candele
blu accese, che davano ancora più tonalità
all’atmosfera. Intanto Edward aveva
ripreso a camminare e si avvicinò alla vasca, facendomi
scendere dalle sue
braccia e poggiandomi sul tappeto al suo fianco. Presi la sua mano e lo
guardai
negl’occhi. << mentre dormivi>>
disse. Avevo dormito talmente
profondamente che non mi ero accorta della sua assenza.
<< ti va di fare
un bagno.. con me?>> mi chiese imbarazzato e preoccupato
dalla mia
risposa. << si..>> ebbi il coraggio solo di
dire. Sorrise e fece
segno di entrare nella vasca. Decisi di togliermi la sua camicia,
l’unico
indumento che mi copriva perché non volevo deluderlo o
offenderlo perché in
realtà non dovevo, mi aveva detto che ero perfetto, bella e
che mi amava. Cosa
vuoi di più dalla vita Bella? Quindi mi tolsi la camicia
buttandola sul
lavandino, sotto il suo sguardo incredulo. Entrai con un piede nella
vasca e
notai che l’acqua era ancora calda; immersi anche
l’altro piede e infine mi
sedetti, proprio come fece lui dopo. dopo un minuto iniziò a
parlare lui.
<< dimmi la verità, ti ho fatto parecchio..
male?>> mi chiese
preoccupato e io sorrisi.
<< no, non ho sentito niente Edward, sul
serio>> lo tranquillizzai.
<< sicura?>> << sicurissima.
Sei stato così dolce>>
risposi avvicinandomi e dandogli un leggero bacio sulle labbra.
<< ero terribilmente preoccupato di farti sentire
dolore>> confessò
arrossendo come facevo io di solito.
<< io credo, o almeno so che sianormale sentire un minimo di dolore la prima
volta..>> risposi
facendo spallucce.
<< questo l’ho sentito dire anche io.. per
questo..>> rispose
titubante.
<< vuoi la verità?>> chiesi e
lui annuì. << certo, ho sentito
un leggero dolore ma dopo un secondo è sparito tutto e ho
sentito ben altre
sensazioni>> confessai rossa in volto e lui sorrise.
<< credo di aver capito che tipo di
sensazioni>> e mi fece
l’occhiolino. non sapendo che fare, presi la schiuma e la
soffiai su di lui,
che di certo non si aspettava niente o almeno questo. Sconvolto prese
la
schiuma e fece lo stesso con me e così iniziò una
vera e propria battaglia di
schiuma. Ridevamo e ci divertivamo proprio come due bambini; ad un
certo punto
prese il getto della doccia e mi spruzzò l’acqua
addosso. Saltai dal contatto
con l’acqua e prendendolo per la testa << fai
un bel respiro>> lo
buttai col viso sotto all’acqua e non mi preoccupai dello
spazio perché la
vasca era grande mezzo bagno. Dopo pochi secondi uscì e mi
guardò furioso
ironicamente ma poi scoppiammo entrambi a ridere. Mi avvicinai
lentamente a lui
e lo baciai ma mi prese alla sprovvista e approfondì il
bacio. Istintivamente
immersi me mani nei suoi capelli bagnati e mi sedetti sulle sue gambe
dove sentivo
contro alla gamba la sua , già sentita, erezione. Incrociai
i piedi dietro la
sua schiena e con la lingua lucidai le sue labbra. Con una mano scese
lungo la
mia schiena fermandosi sulle natiche e facendomi sussultare. Con le
dita
tracciai i suoi addominali e lui rabbrividì. Ormai io ero
bagnata e lui era
eccitato e presa da una frenesia mi avvicinai al suo lobo per morderlo
leggero.
<< non so se è normale.. ma ti voglio
ancora>> risposi sorridendo e
continuando a baciare il suo collo e lui continuava a rabbrividire.
<<
sinceramente non lo so, ma ti capisco in pieno>> rispose
facendomi
eccitare ancora di più, al solo pensiero che fossi io
l’artefice della sua
eccitazione. Di colpo di alzò con me in braccio e senza
nemmeno che me ne
accorgessi, tanto che ero eccitata e impegnata a farlo rabbrividire
attraverso
i baci sul collo, mi portò in camera sua e mi distese sul
letto portandosi su
di me, visto che le miei gambe erano ancora intrecciate dietro la sua
schiena.
Ricominciammo a baciarci e scesi con la lingua lungo il suo petto,
facendolo
inarcare dai brividi di piacere. Con una mano accarezzò la
mia gamba poggiata
sul suo fianco, arrivando al mio centro e facendomi inarcare per
avvicinarmi
alle sue dita, che continuavano a muoversi per darmi piacere. Arrivai
al
culmine in pochi minuti e decisi di capovolgere le posizioni facendo lo
stesso
su di lui, nonostante fossi ancora una principiante, ma Edward sembrava
apprezzare lo stesso e anche parecchio tanto che in pochi minuti mi
chiese di
fermarmi << voglio te, voglio entrare dentro di
te>> mi sussurrò
facendomi rabbrividire. Sorrisi e così ribaltò di
nuovo le posizioni,
portandosi su di me. lentamente, dopo aver preso il preservativo dal
comodino e
indossato, entrò in me, ma questa volta a differenza della
prima che avevo
sentito un leggero dolore e lui aveva trovato una leggera esitazione,
andò
tutto liscio; scivolò in me senza esitazioni come se ormai
fosse una cosa
normale e abituale, come se fossimo fatti per stare insieme da sempre,
come se
fossimo nati uniti e poi separati e adesso ritrovati e uniti di nuovo,
e io non
sentii dolore ma dirittamente piacere. Le sue spinte si facevano a mano
a mano
sempre più veloci e decise, e ad ogni spinta ci alternavamo
sussurrando i nostri
nomi. Altre due spinte e rovesciò il suo piacere in me,
trascinandomi in
paradiso con lui.
ANGOLO
PAZZIA* Prima
di tutto mi scuso per l'enorme ritardo!! Non era mia intenzione ma
dovevo correggerlo, mi serviva ispirazione per riscriverlo,
ma non l'ho trovata così ho deciso di postarlo
così com'è.. e beh, non mi piace affatto
ç______________ç Meglio di niente, no?! *cerca di
autoconvincersi* Spero
che il prossimo capitolo arrivi presto e che trovi la forza di
riscriverlo, intanto però mi sto dedicando ad una nuova ONE
SHOT (di 2 capitolo) che posterò a giorni.
Ragazze
questo è il mio profilo facebook per potermi aggiungere,
così da conoscerci anche :) Inoltre ogni tanto
metterò spoiler sul mio stato ---->
http://www.facebook.com/profile.php?id=100002850867396
<<
Come vorrei che questo momento non finisse mai..>>
sussurrai tra le calde braccia di Edward. Dopo aver rifatto
l’amore eravamo rimasti sotto alle coperte a coccolarci
abbracciati nel silenzio interrotto solo dai nostri respiri e dai
battiti
irregolari dei nostri cuori.
<< Se vogliamo, possiamo farlo durare per
l’eternità..>> sussurrò
sulla mia spalla per poi depositarci un dolce bacio. Il suo petto era
schiacciato alla mia schiena e le sue mani incrociate sul mio
ventre che mi abbracciavano, mentre io salivo e scendevo leggermente
con le dita
sulle sue braccia, facendogli venire la pelle d’oca.
<< Sappiamo entrambi
che ancora pochi giorni e tutto questo finirà.. la
tranquillità, l’intimità, la
serenità, tutto. Ricominceremo a nasconderci, a vivere nella
paura di essere scoperti,
ci sarà sempre qualcuno che busserà la porta a
interromperci..>> risposi
triste ma lui mi baciò la guancia. <<
E’ vero amore mio, ma fin
dall’inizio sapevamo, immaginavamo quello che ci aspettava se
avessimo scelto
di continuare o di iniziare questa storia>> e fece
spallucce.
<< Lo so, però è quasi passato un
anno e la situazione diventa pesante. A
volte la voglia di urlare tutto al mondo intero è talmente
forte..>>
<< Da far venire il mal di testa>> mi
interruppe continuando lui. <<
Sì>> dissi sospirando.
<< Arriverà il giorno in cui dovremo dire
tutto a tutti, anche se loro
avranno gli stessi pregiudizi di oggi.. ma lo dovremmo
fare>> continuai.
<< Ma fino a quel giorno godiamoci il presente e
soprattutto quest’altri
tre giorni che ci rimangono per stare da soli, insieme>>
disse
abbracciandomi ancora di più. << Hai
ragione>> risposi e
mi girai per guardarlo negl’occhi. << posso
chiederti una cosa?>>
gli chiesi d’un tratto. <<
Certo, dimmi pure>>
rispose curioso. << In
questo momento, qual è la
tua più grande paura?>> gli chiesi
appoggiandomi su un gomito e
guardandolo negl’occhi.. i suoi occhi che non sapevano
mentirmi.. << In
questo preciso istante non
ho paura di nulla, perché sei qui con me, stanotte mi hai
regalato interamente
te stessa, è il momento migliore della mia vita. Mentre la
paura che ho sempre
è di fare qualcosa di sbagliato e di allontanarti da
me>> rispose deciso,
guardandomi profondo negl’occhi. << sul
serio?>> gli chiesi
accarezzandogli una guancia. Annuì. << ti amo
Edward>> e gli diedi
un bacio. <<
Perché questa domanda
improvvisa?>> mi chiese. <<
Volevo sapere quale fosse la
tua paura in questo momento magico>> risposi sorridendo.
<< E la tua qual è?>> mi chiese
facendomi sbiancare.
<< La dovresti già conoscere..>>
risposi abbassando lo sguardo ma
lui, con un dito mi alzò il viso per guardarmi.
<< Non lo so..>> << Ho
paura di.. quello che è
successo.. stanotte e.. p- prima>> risposi titubante.
<< Bella abbiamo usato protezioni>> lo
interruppi rossa in viso.
<< Non mi
riferisco a quello, lo
so. Ho paura che sia stata una vera e propria principiante, di non
essere stata
alla tua altezza>>mi zittì con un bacio. <<
Vuoi la verità?>> mi
chiese e io risposi facendo segno di si. << E’
stata come se fosse stata la
prima volta anche per me, Bella.. Fantastico. Tu non immagini quali
sensazioni
hai provocato in me stanotte, mai sperimentate prima. >>
rispose deciso. <<
Davvero?>> chiesi
sorridendo.
<< si, sei fantastica e noi siamo fatti per stare
insieme. Ti amo>> <<
anche io ti amo, Edward>>
e ci abbracciammo forte.
Dopo
aver trascorso qualche altro minuto abbracciati, decisi
di alzarmi e di andare a preparare il pranzo. Dando un ultimo bacio a
Edward,
mi liberai dalla sua stretta protettiva e mi alzai cercando qualche
indumento
da indossare, ma non trovai niente e ricordai che tutti i nostri
vestiti si
trovavano in bagno, dove poco prima avevamo fatto un bagno. Guardai
Edward e
lui sorrise, capendo la situazione. << va bene, chiudo
gli occhi>>
disse sorridendo e sconfitto si portò una mano
sugl’occhi. Risie
mi avvicinai di più a lui. << e non
spiare..>> lo avvertii.
<< ci proverò>> rispose
malizioso dopo cui ricevette
un leggero schiaffo sulla spalla da parte mia.
<< ci vediamo tra poco..>> gli dissi
alzandomi finalmente e aprendo
e poi chiudendomi alle spalle la porta che mi avrebbe portato in camera
mia.
Era
stupido fare una doccia adesso, visto che un’oretta fa
ero uscito dalla vasca col mio fidanzato, ma sentivo la
necessità di farla e
quindi entrai in bagno, buttandomi sotto al getto d’acqua
caldo,
bagnandomie
lavandomi accuratamente i
capelli con il mio shampoo preferito alla fragola. Dopo una decina di
minuti uscii dalla doccia e mi coprii con una grande
asciugamano; abbassai la testa e con un asciugamano più
piccola mi strofinai i
capelli per cercare di iniziarli ad asciugare per poi proseguire con il
fono e
la piastra, visto che i miei capelli senza ormai erano indomabili.
Andai in
camera ed aprii l’armadio, se così si
può chiamare, e mi ci inabissai per
cercare qualcosa di appropriato per una giornata a casa, capodanno, con
il mio
fidanzato. Trovai un jeans molto carino, di un blu scuro e senza tasche
sia
davanti che dietro; come maglia ne scelsi una blu, con una scollatura a
V e
senza scritte, o decori o cose del genere, una semplice maglia un
po’ più calda
ma anche abbastanza carina, che forse a Alice dopo varie preghiere
sarebbe
potuta andare anche giù; presi un paio di stivali blu ma con
le cuciture
bianche, bassi e lunghi solo fino a metà polpaccio e li
indossai. Andai in
bagno dove misi una leggera matita nera e, dopo aver sistemato per
l’ennesima
volta i capelli, chiusi la luce del mobile in bagno e andai a cercare
la borsa
blu, naturalmente, e grande che tanto mi piaceva, e ci misi dentro il
portafoglio, le chiavi che avevo portato dietro, i documenti che avevo
in un
altro portafoglio, fazzoletti, pasticche per probabili mal di testa,
assorbenti
visto che era quasi il periodo in cui sarebbero stati utili e non si
poteva mai
sapere anche se ero un orologio svizzero, una sciarpa in caso di freddo
e
finalmente la chiusi. Presi il cappotto ma mentre stavo per aprire la
porta per
raggiungere Edward, suonò il mio telefonino, facendomi anche
ricordare di
averlo dimenticato e posai tutto sul letto per andare a rispondere.Senza nemmeno vedere chi
fosse, risposi.
<< Pronto?>>
<< Bella? Sono
Charlie.>> <<
Oh ciao papà!>>
<< Auguri
tesoro!>> <>
<< ricambia. Allora tutto bene?
Alice dov'è?>> Accidenti e adesso cosa gli raccontavo?! << si,
tutto bene. Alice non so se
sia ancora in camera sua o sia uscita, perché mi sono
svegliata poco fa e sono
appena uscita da sotto la doccia, senza nemmeno uscire fuori da camera
mia>> risposi titubante e sperando che non si accorgesse
della mia voce tremante.
<< Ah, capito. Ehm tutto bene
allora?>> Mi chiese e sembrava quasi che
sospettasse.. qualcosa. << si
davvero, papà. Non ti
preoccupare. Senti adesso vado a cucinare qualcosa altrimenti rimango a
digiuno
il giorno di capodanno. Ci sentiamo okay?>> cercai di
liquidarlo
altrimenti avrebbe sospettato troppo e non era il caso.
<< Va bene. Ci sentiamo. Un
bacio.>> <<
ciao papà e
divertitevi>> e così terminò la
nostra breve telefonata anche se mi era
sembrato che fosse durata un’eternità. Posando il
telefono e sospirando mi
buttai di schiena sul letto, facendolo tremare; chiusi gli occhi e
ripensai a
tutto quello che mi era successo nell’arco di diciotto ore:
Edward mi aveva
fatto girare tutta casa per seguire la caccia al tesoro, fino a farmi
prendere
la sua auto e raggiungere la spiaggia e bhè, lì
si che era stata una bellissima
e straordinaria sorpresa. Non dimenticherò mai quella
lettera che avevo messo
per bene nel portafoglio come ricordo, e che mentre stavo leggendo,
ieri
sera,a bassa voce,
lui mi ha interrotta
continuando a pronunciare lui quelle parole e così
finalmente ci chiarimmo e
passammo l’intera serata insieme. Poi come sempre la pioggia
non poteva non
mancare a Forks e ci eravamo interamente inzuppati d’acqua,
ma per la prima
volta mi sentivo in debito nel ringraziare la pioggia,
perché forse è stato
merito suo se ci siamo trovati a riscaldarci di fronte al camino, a
mangiare un
dolce al cioccolato e poi esserci baciati per poi aver fatto
l’amore. Si,
finalmente mi ero sentita pronta e avevo avuto il coraggio di dirglielo
e lui
contento mi aveva resa sua. Risi al pensiero di averlo fatto due volte
in
dodici ore.
<<
cosa c’è da ridere?>> sobbalzai al
suono
della sua voce e mi venne spontaneo sedermi di butto sul letto. Lo vidi
appoggiato col fianco alla porta, con le braccia incrociate e un
sorriso
sghembo, che tanto adoravo, stampato sul volto. Mi portai una mano sul
petto
all’altezza del cuore, perché sembrava che volesse
uscire fuori dal petto, sia
per lo spavento inaspettato e sia per la visione di un dio greco a cui
stavo
assistendo.
<< mi hai spaventata>> risposi respirando.
Mi si avvicinò
lentamente sorridendo e quando mi si fermò di fronte, si
avvicinò. <<
scusa, ma non scendevi più e pensavo che fossi
scappata>> si giustificò
ridendo.
<< mm ci avevo fatto un pensierino in
realtà>> sussurrai
avvicinandomi al suo viso, che ormai si era piegato verso di me, e gli
circondai il collo con le braccia per avvicinarlo ancora a me, ma prima
che
potessi baciarlo, parlò. << e
perché mai saresti dovuta
scappare da me?>> mi chiese malizioso. Sorrisi e diventai
rossa. <<
perché adesso la voglia di
saltarti addosso è il triplo di quella che avevo
prima>> confessai
facendolo ridere. Mi si avvicinò e l’attirai a me
per baciarlo, tirandolo per
la camicia; si mise a cavalcioni su di me facendomi distendere sul
letto e
iniziò a darmi uno di quei famosi baci che ti tolgono il
fiato, mentre io
affondavo le mani nei suoi soffici capelli. << non
mi hai ancora detto perché
stavi ridendo>> sussurrò sulle mie labbra
facendomi sorridere.
<< stavo pensando a tutto quello che è
successo e a cosa è cambiato
nell’arco di diciotto ore>> confessai,
riprendendo a baciarlo con le
braccia a circondargli il collo. <<
prima di tutto mi hai
perdonato.>> disse tra un bacio ed un altro, mentre io
sorridevo.
<< e poi.. ora sei mia a tutti gli
effetti>> e mi riprese a baciare
in un modo che dovrebbe essere dichiarato illegale. Con una mano prese
ad
accarezzarmi il fianco, alzando leggermente la maglietta, mentre io con
un
braccio gli circondavo il collo e con l’altra mano gli
accarezzavo i capelli.
Avrei tanto voluto continuare con questa dolce tortura, ma dovevo
trovare il
coraggio di alzarmi e andare a preparare qualcosa da mettere sotto i
denti, non
potevamo passare l’intera giornata con l’aggiunta
di nottata appena trascorsa
in un letto o su un tappeto, ma soprattutto sotto il tetto dello
sceriffo capo
Swan, nonché mio padre. Era davvero una pessima idea!
Così, presa da un
inaspettato momento di razionalità, catapultai la posizione,
mettendomi io a
cavalcioni su di lui che adesso si trovava disteso sul mio letto. Lo
provocai
un altro po’, ma mentre stava per approfondire quel contatto,
mi allontanai e
lui mi guardò accigliato.
<< mi dispiace signor Cullen, ma adesso devo
andare a cucinare>> dissi alzandomi e lasciandolo senza
fiato. Iniziai a
camminare per dirigermi verso la porta ma mi prese per i fianchi e mi
abbracciò.
<< Non puoi abbandonarmi così>>
disse sporgendo il labbro inferiore
proprio come un bambino e facendomi scoppiare a ridere.
<< Si invece. Come è possibile che non ne hai
mai abbastanza?>>
scherzai, girandomi con la testa e stampandogli un sonoro bacio sulla
guancia. <<
è che sono in astinenza da
parecchio tempo>> rispose facendomi raggelare il sangue
nelle vene e
facendomi oscurare la vista. Me lo scrollai da dosso e cercai di
andarmene.
<< ehi, vedi che stavo scherzando. Sei tu che mi rendi
insaziabile. Non è
colpa mia, ma tua che sei irresistibile>> disse
abbracciandomi come prima
da dietro e incrociando le braccia davanti al mio petto.
<< ah sul serio?
Bhè se non è stata astinenza allora non ti
dispiacerà starmi lontano per
qualche settimana>> dissi maliziosa e salendo di corsa le
scale ridendo.
<< eh? Cosa? Oh no Bella. Ehi! Aspetta!>>
urlò, inseguendomi ridendo.
Passammo
il resto della giornata a chiacchierare, cucinare e
ridere. Ho sempre adorato cucinare, ma se avessi dovuto cucinare ogni
volta con
lui, avrei deciso presto di intraprendere la carriera di cuoca.
Sì, avevamo
reso un disastro la cucina di Esme, sporcandola con tutto e di
più. Con la
farina che ci buttammo addosso mentre cercavamo di impastare insieme un
po’ di
pasta per delle frittelle, e dopo averla fatta crescere, stenderla
insieme, lui
dietro di me con le mani sulle mie e qualche bacio scambiato tra una
carezza ed
un’altra con le mani ancora imbiancate di farina. O con
l’acqua che ci
schizzammo mentre lavavamo l’insalata o con quella uscitadalla pentola della pasta
che non avevamo
visto perché eravamo troppo impegnati a punzecchiarci per
poi chiarire con un
appassionato bacio. Ma in fin dei conti ci eravamo divertiti e una
volta finito
di cucinare, mettemmo il cibo di lato e iniziammo a pulire tutto, sia
per non
rimanere il lavoro arretrato e sia per non destare sospetti a Esme
quando sarebbe
tornata dalla vacanza con suo marito, Charlie e Sue. Dopo aver ripulito
per
bene, preparammo la tavola anche se erano le cinque del pomeriggio e
avremmo
dovuto mangiare già qualche ora prima, ma ora il tempo non
sembrava scorrere.
Addobbammo la tavola con una tovaglia rossa con i bordi dorati, due
bicchieri a
calice, piatti, posate, fazzoletti e una candela rossa a stile
natalizio; tra
una risata, un boccone e un sorso di acqua o coca-cola, finimmo di
mangiare e
facemmo i piatti, facendo ritornare infine la cucina come quella che
era prima
che noi ci mettessimo all’opera. Passammo il resto della
giornata sul divano a
guardare quegli stupidi programmi televisivi che fanno ogni santo
capodanno,
con cantanti, attori e personaggi famosi, visto che fuori nevicava e
faceva
davvero freddo. Più sul tardi sentimmo via telefono Alice e
Jasper, che si
stavano preparando per andare a ballare in una discoteca e ci
aggiornarono
rispetto i cambiamenti della loro vacanza, visto che per problemi
climatici
causati dalla neve, dovevano tornare il giorno dopo, altrimenti se
avrebbero
voluto continuare la vacanza forse sarebbero arrivati con qualche
giorno di
ritardo e non era proprio il caso. Passata mezzanotte ci dirigemmo in
camera di
Edward per andare a dormire ma non ci arrivammo molto facilmente, visto
che
Edward mi aveva presa in braccio iniziando a baciarmi e spogliarmi e
quindi
fummo costretti a ributtarci sul divano, perché questo
ragazzo era davvero
insaziabile e incontenibile, come me d’altronde. Passammo
l’intera notte
insieme, a fare l’amore, a recuperare il tempo perduto a
causa della nostra
prima, vera e grande lite, e ad amarci come probabilmente non aveva mai
fatto
nessuno.. e nessuno avrebbe mai potuto fare..
ANGOLO
PAZZIA* Buonaseraaa e buon sabato
ragazzeeeeeeeee!! Come va???? Scusate il ritardo
ma beh, come ben saprete, la scuola è iniziata
ç__________ç Per quanto riguarda
il capitolo.. sì, sembrano monotoni vero?! Pardon, ma sapete
come si dice?! LA QUIETE PRIMA DELLA TEMPESTA ^^''
Vi lascio!! Un
bacione e.. recensite tesoreeeeeeeeeeeeee <3
Dedico questo capitolo alla
MIA migliore amica Stella_Cometa. Ci riusciremo geme,
ci riusciremo.
<<
Ho paura>> sussurrai, sorridendo sul petto di
Edward, che mi abbracciava forte. Avevamo dormito tutta la mattina e
anche un
po’ il pomeriggio, probabilmente erano le tre, sul divano e
viste le dimensioni
ero stata costretta a rimanere sul suo petto, e non mi ero dispiaciuta
affatto.
<< Di cosa?>> sussurrò tra il
miei capelli. Risi sarcastica. <<
Alice>> un solo nome,
tanti significati. << Oh,
anche a me fa paura tua
sorella, ma per quale motivo precisamente, adesso?>> mi
chiese pensieroso
e curioso.
<< Per due motivi>>
<< Parti dal primo>> mi incitò.
<< Prima di tutto vorrà sapere tutto nei
minimi particolari, e non
scherzo quando dico nei minimi>> dissi, poggiandomi con
un gomito sul suo
petto e notai che sorrideva malizioso.
<< E che c’è di male, non dirmi che
ti puoi lamentare...>> disse
ridendo e afferrandomi per i fianchi catapultò le posizioni,
portandosi su di
me ma senza pesarmi perché si manteneva sulle sue braccia.
<< Ho trovato di meglio>> risposi
maliziosa, portando una mia gamba
sul suo fianco, facendolo avvicinare più a me e sentii che
era già molto
eccitato.. come me d’altronde.. <<
Bugiarda>> disse,
portando anche l’altra mia gamba sul suo fianco. << Non
è vero>> risposi
incrociando le caviglie dietro la sua schiena. <<
Invece si. Io sono il primo e
l’unico>>
disse fiero di sé e
accentando l’ultima parola.
<< Ne sei
davvero sicuro?>>
dissi, spingendolo verso di me, aiutandomi con le mie gambe sui suoi
fianchi.
<< Sicurissimo>>la sua mano
si allungò dietro di noi.. poi la mise tra i nostri corpi..
e capii cosa aveva
fatto.. con la mano tornò a sfiorarmi il viso mentre i suoi
occhi erano carichi
di passione. Le sue labra si mossero in un leggero sussurro << Ti
amo>> e con queste parole
entrò dentro di me inaspettatamente, facendomi
gemere dal piacere. << Ti
ho fatta male?>>
sussurrò spaventato e cercando di uscire da me, ma lo
fermai, bloccandolo con
le mani dietro alla schiena. << No,
assolutamente>> e
sorrisi maliziosa facendolo rientrare in me. iniziò a
spingere facendo
aumentare il mio e il suo piacere. Non c’erano ostacoli
ormai.. anche grazie
alla mia forte eccitazione.
<< Non- mi- sembra- che- stessimo- parlando- di-
questo>> dissi tra
un interruzione ed un’altra.
<< Sì, ma a me>> si interruppe
per gemere. <<
Dicevi?>> sussurrai a fatica.. << A
me piace più questo
discorso>> e dicendo questo, venne urlando ma non si
fermò perché voleva
far godere anche me. i suoi ritmi aumentavano e diventavano sempre
più veloci e
forti, fino a quando non urlai il suo nome in preda al massimo piacere.
Mentre
ancora sentivo i miei muscoli rilassarsi, parlò baciandomi
la punta del naso.
<< Dicevamo?>> chiese mente io ancora non
mi riprendevo. Buttai la
testa sul bracciolo del divano.
<< Che non mi
posso assolutamente
lamentare>> risposi facendolo scoppiare a ridere.
<< E tu?>> chiesi, diventando seria.
<< Io cosa?>> chiese seriamente confuso,
tanto che la piccola
rughetta si formò tra le sue ciglia, sintomo che stesse
riflettendo.
<< Ti puoi lamentare?>> chiesi
precisamente. Lo vidi respirare a
fondo.. e il mio respiro si fermò..
<< Vorrei tanto scherzare come hai fatto tu, ma conosco
la tua inutile
insicurezza, quindi dico dirittamente la verità: sei
fantastica e no, non mi
posso lamentare affatto, anzi...>> disse facendomi
arrossire e riprendere
fiato. Lo abbracciai, per poi continuarci ad accarezzare.. le sue mani
sul mio
volto e io che mentre chiudevo gli occhi felice lo accarezzavo.
<<
Ti amo>> sussurrai lieve contro le sue dita
che sforavano le mie labbra.. <<
Anche io scricciolo>> rispose
dandomi un altro bacio. Dopo pochi minuti riprese a parlare.
<< Allora, stavamo parlando di Alice. Qual è
l’altra paura?>> mi
chiese curiosa, accarezzandomi il collo.
<< Sei davvero convinto che stasera non vorrà
fare niente come uscire o
chissà cosa? Alice è imprevedibile quanto
prevedibile>> dichiarai
preoccupata. << Non
ti preoccupare, non ti
lascerò sola>> e detto questo, uscì
da me e si alzò per dirigersi in
camera mia. << mi vado a fare una doccia, se vuoi farmi
compagnia..>> disse, affacciandosi dalla porta.
<< Meglio di no>> dissi facendolo sorridere. <<
Peccato..comunque fai come se
fossi a casa tua>> e con questo andò in camera
sua. Mi alzai e mi diressi
verso camera sua per poter scendere nel mio bagno. In pochissimo tempo
mi feci
una doccia e indossai un semplice jeans con un maglioncino,
convintissima che
Alice mi avrebbe fatta cambiare per uscire. Salii di sopra e notai che
Edward
non c’era, e nemmeno in bagno. Mi diressi verso la cucina e
sobbalzai quanto
trovai una nana sotto al mio naso.
<< Bella!>> urlò e mi
abbracciò.
<< Ciao Alice>> dissi abbracciandola. Dopo
aver salutato anche
Jasper, che sembrava più simpatico e dolce, ci sedemmo tutti
e quattro sui
divani, io ed Alice che non mi aveva dato la possibilità di
sedermi vicino ad Edward,
e lui e Jasper su un altro divano. Prima che iniziasse a parlare a
raffica, mi
avvicinai ad Alice per sussurrargli un <<
grazie>> all’orecchio, di
risposta mi guardò confusa.. << Se
non fosse stato per te e
Jasper, forse io ed Edward a quest’ora.. non so che fine
avremmo
fatto...grazie!>> sussurrai per farmi sentire solo da
lei.
<< Macché! Figurati, io..noi lo abbiamo fatto
col cuore, sul serio. Siamo
contenti che Edward abbia trovato te e tu, lui. Siete fatti per stare
insieme.>> mi disse sorridendomi e con gli occhi dolci e
non resistetti
dall’abbracciarla. << Comunque voglio sapere
solo una cosa. Ti ho
lasciato... vergine, adesso come ti ritrovo?>> mi
sussurrò all’orecchio,
come feci io poco prima. Scoppiai a ridere e scossi il capo. <<
Alice, Alice..>> dissi
adalta voce
allontanandomi. << Dai
ti prego, dimmelo! Ti
prometto che vorrò sapere solo questo, senza i minimi
particolari>> mi
pregò facendomi gli occhi dolci.
<< Si certo. impossibile!>> dissi ridendo.
<< Te
lo prometto>> e fece
la faccia da cucciolo a cui non sapevo resistere.
<< va bene. Sì, siamo stati
insieme>> sussurrai e lei non riuscì
a contenersi, tanto che iniziò a saltellare e a battere le
mani, richiamando
l’attenzione dei ragazzi.
<< A
cosa dobbiamo questa
allegria?>> chiese Jasper, guardando Alice e scuotendo il
capo.
<< Ho vinto la scommessa, ho vinto la
scommessa!>> canterellò Alice
continuando a saltare e lasciando me ed Edward spaesati, mentre Jasper
sembrava
deluso.
<< Scusate l’intrusione eh!? Ma che
scommessa?>> chiese Edward
irritato.
<< Io e Jazz avevamo scommesso che tu e Bella finalmente
sareste stati
insieme, e ho vinto!>> urlò Alice dando un
ultimo salto e buttandosi sul
divano.
<< Bravi scommettete su di noi>> disse
Edward facendo finta di
essere offeso. Alice si alzò e si buttò su Edward
<< Dai Ed, non te la prendere>> e gli fece
la faccia da cucciolo
che come con me, era irresistibile anche per lui.
<< Per
essere così
piccola sei davvero irritante, nana>> disse Edward
scompigliando i
capelli ad Alice.
<< Lo so. Ed è per questo che mi chiamo Alice
Clearwater!>> rispose
fiera mia sorella facendoci scoppiare a ridere. << Ed
è anche per questo che stasera si va a
ballare, tutti e quattro,
come single, in discoteca>> disse lentamente e sedendosi
sotto lo sguardo
sbalordito di Edward e di me.
<< Cosa?>> chiedemmo all’unisono
facendola spaventare.
<< Andiamo a ballare in discoteca e visto che voi non vi
fate vedere in
pubblico, insieme, andremo tutti e quattro come single>>
spiegò. << Non accetto un no come risposta,
quindi rassegnatevi e fate finta di
non essere
fidanzati>> disse indicando me ed Edward.
<< Non
basta quanto facciamo finta
di non esserlo?>> le chiesi sarcastica con un sorriso
amaro. <<
Solo per stasera>> mi
pregò.
<< e poi tornerà Charlie.. vabbè,
tanto!>> e incrociai le braccia
al petto. Edward si alzò e venne vicino a me, facendomi
alzare e sedendosi al
mio posto per poi farmi sedere sulle sue gambe.
<< avevi ragione a preoccuparti>> mi
sussurrò all’orecchio. Lo
guardai di traverso. << io
ho sempre ragione>> e
scoppiò a ridere.
Dopo
aver organizzato la serata con Alice, andammo a
preparare qualcosa da mangiare, in realtà lo feci da sola
perché altrimenti la
casa sarebbe andata in fiamme e non solo quella di Edward, ma anche la
nostra.
Dopo aver mangiato e messo in ordine, ormai si erano fatte le sette e
Alice
prese la decisione di andarci a preparare, sia noi ragazze che i
ragazzi. Alice
mi aveva avvertito fin dall’inizio che mi avrebbe preparata
lei e avevo davvero
tanta paura, come Edward d’altronde. Prima di avviarci in
camera mia, diedi un
bacio al volo al mio fidanzato e lei al suo, e scendemmo in camera mia,
sotto
lo sguardo stupito di Alice, che non aveva mai visto quella specie di
passaggio
segreto che permetteva una relazione decente a me e a Edward. appena
arrivammo
in camera, andai a fare una doccia e lo shampoo, come sempre alla
fragola, e
quando uscii trovai una sedia di fronte ad uno specchio, con tanti tipi
di
trucchi poggiati sulla mensola del mobiletto del bagno, fono, spazzola
e
piastra.
<< Siediti!>> mi ordinò e decisi
di non lamentarmi perché faceva
davvero paura. Iniziò ad asciugarmi i capelli normalmente,
poi
iniziò a
lisciarli con la spazzola e il fono e in fine passò la
piastra a gradi alti, ma
alla fine non la spense. Iniziò a truccarmi, cominciando a
mettere un leggero
strato di cipria chiara, un ombretto grigio sulle palpebre degli occhi
che
infine si andava a sfumare con un bianco brillanti natoe
luccicante. Con la matita nera disegnò una
leggere linea sugli occhi e anche un po’ sotto, nella parte
esterna
dell’occhio; mascara nero carbone e infine con un pennello,
colorò gli zigomi
delle mie guance con un leggero rosa. Dopo si truccò anche
lei con lo stesso
strato di cipria e gli zigomi di un colore più scuro, sul
colore
dell’abbronzatura, ombretto blu sugl’occhi e una
leggera matita azzurra,
mascara e via. Andammo a vestirci e quando vidi il mio vestito mi
fermai un
attimo.
<< E questo cos è?>> chiesi
davanti alla porta. << Il
vestito che indosserai
stasera. Sembra strano, ma è stupendo;
fidati!>> e me lo porse. Era molto
corto, solo fino a metà coscia ed era blu. gli accessori si
abbinavano
perfettamente a quella tonalità.. era stupendo ma anche
estremamente
provocante. Lo indossai e mi guardai allo specchio ed ero stupefatta di
me
stessa, mi piacevo. Guardai Alice che nel frattempo si era vestita, e
anche lei
era bellissima. Il suo vestito era anch'egli stupendo. Prendemmo le
borse, la mia
bianca e piccola, ma che si portava a tracolla con una catena dorata,
mentre
quella di Alice era altrettanto piccola, nera e che si attaccava al
polso. Salimmo
in camera di Edward attraverso le scale di camera mia e ci recammo in
salotto
dove trovammo i ragazzi pronti e a chiacchierare. Ci fermammo dietro la
porta
per poter ascoltare la conversazione. <<
Jazz ti giuro che Bella mi fa
impazzire, quando sto con lei non capisco niente di
niente>> disse il mio
dolce amore. << Sei
innamorato,
semplice!>> rispose mio cognato. << E'
che io non ho mai provato
sensazioni così forti, nemmeno nell’ambito
sessuale. Sì, mi divertivo quando
stavo con quelle ragazze, ma con Bella è come se le mie
esperienze passate
fossero annientate. Insieme al piacere sono mescolati anche i
sentimenti e
quindi tutto raddoppia.>> confessò Edward
facendomi sospirare e
sorridere. << Sei
proprio perso!>> esclamò
ridendo Jazz. Decidemmo di fare la nostra entrata, tossendo e quando i
ragazzi
alzarono gli occhi per guardarci, rimasero immobili, ognuno a guardare
la
propria fidanzata, proprio come noi guardavamo loro. Jasper aveva un
semplice
completo, jeans e camicia nera, mentre Edward, bhè lui era
bellissimo:
indossava un pantalone bianco, proprio come la camicia, sbracciata fino
al
gomito; i capelli sempre scompigliati ma impeccabili e i suoi grandi
occhi verdi
che spiccava col quell’abbinamento bianco. Messi vicino
eravamo davvero una
bellissima coppia. Alice
mi si avvicinò
toccandomi un fianco.
<< Edward hai visto quanto è bella la tua
Bella stasera?>> chiese maliziosa,
avvicinandosi al suo Jasper per
baciarlo.Edward
continuando a guardarmi
si avvicinò, facendo una smorfia. << Non
è meglio che tu ti
cambia?>> disse serio guardandomi da capo a piedi. Mi
avvicinai a lui
circondandogli il collo con le braccia e a fior di labbra parlai. <<
Questa sera sono single,
ricordalo. Quindi.. no!>> e mi allontanai senza baciarlo,
ma mi afferrò i
fianchi da dietro portando ad aderire la mia schiena col suo petto. << Sei
sicura?? Quindi sono anche
io.. single questa sera?>> mi sussurrò
all’orecchio procurandomi mille
brividi. <<
Certo! ma attento che appena
torniamo a casa non lo sarai più>> e
così dicendo sfuggii dal suo
abbraccio. Andammo in macchina e in mezz’ora arrivammo nella
più grande
discoteca di Sattle. Già da fuori si sentiva la musica e si
vedevano le luci
lampeggiare e ogni tanto gli urli in coro dei ragazzi. Mi fermai di
colpo
mentre stavamo camminando, appena vidi Jessica, Mike, Tanya, Lauran e
compagnia
bella, entrare nel locale. Sentii una stretta d’acciaio sul
fianco e guardando
al mio fianco mi accorsi che anche Edward le aveva notato e aveva
notato il mio
improvviso nervosismo. << Non
ti preoccupare. Andrà tutto
bene>> e detto questo entrammo, staccando le nostre mani
unite per
ricominciare a far finta di nulla, di non stare insieme;
l’unica consolazione
era che quella sera, anche Alice e Jasper avrebbero fatto la stessa
cosa. Appena
entrammo, fummo travolti dalla forte musica e dal lampeggiare delle
luci
colorate in tutta la sala; si vedeva un gran gruppo di ragazzi, sui
cento se
non di più, ballare al ritmo della musica, alzando le mani
come li incitava a
fare il Dj che ballava, ma seguendo il ritmo con i fari. Andammo al
banco e
ordinammo quattro drink alcolici e dopo averli bevuti, Alice scese
dallo
sgabello e tirandomi per una mano mi incitò a tuffarmi nel
ballo. Inizialmente
mi sentivo in imbarazzo ma poi, seguendo e prendendo esempio da Alice,
iniziai
a ballare.. inizialmente un ballo tipico da discoteca cioè
ondeggiare sui piedi
facendo avanti e indietro, muovere le braccia in alto e ogni tanto fare
un paio
di molleggi sulle gambe ma lentamente questa danza, tra un bicchiere e
un
altro, si trasformò in una danza più sensuale,
tanto che richiamammo
l’attenzione di molti ragazzi che ci guardavano con gli occhi
fuori dalle
orbite, mentre Edward e Jasper stavano appoggiati al pilastro della
sala a
controllare che la situazione non degenerasse; le risate e le battutine
da
parte mia ed Alice, anche grazie ad altri bicchieri, non mancarono, ma
per la
prima volta potetti dire di essermi divertita. Dopo aver ballato per
circa due
o tre ore di seguito, stoppando solo per andare a bere, decisi di
ritirarmi al
bancone e sedermi su uno sgabello perché ormai
l’effetto di aver messo un paio
di tacchi da dodici, si faceva sentire. Alice era rimasta un altro
po’ in pista
ma questa volta accompagnata, anche se con distanza eccessiva, dal suo
Jasper,
mentre io bevvi un altro bicchiere di tequila. Cercai con lo sguardo
Edward e
lo vidi appoggiato allo stesso pilastro di prima ma circondato da un
gruppo di
ragazze. Fui invasa da un momento di lucidità e ricordai di
aver visto fuori le
maggiori oche della mia scuola, quelle che avevano avuto un rapporto
con il mio Edward. quando vidi che
una di
questa, non sapevo riconoscerla a causa della lontananza e delle luci,
ma
intravidi solo la sua chioma bionda, sfiorare con le sue luride e
sporche mani
il petto di Edward, fui invasa dalla gelosia e dalla furia ma
fortunatamente il
momento di lucidità era più lungo della rabbia, e
decisi di agire con calma.
Ordinai altri due bicchieri di tequila, uno per me e uno lo avrei
portato ad
Edward. a malavoglia dei miei piedi, mi alzai dallo sgabello con i
bicchieri
tra le mani e mi incamminai verso Edward, per salvare lui da quella
situazione
di imbarazzo e per farlo sfuggire, e salvare loro dalle mie mani.
Mentre mi
avvicinai, notai che quella chioma bionda ornata di mani luride che
avevano
toccato il mio Edward, era quella
vipera di Tanya, e quindi accelerai il passo; mi feci spazio tra quelle
oche e
mi avvicinai ad Edward sorridendole. << Ehi
Edward, ti ho portato da
bere>> urlai per farmi sentire a causa della musica alta;
appena mi vide
un suo sorriso ma misto di preoccupazione spuntò sul suo
viso e accettò i
bicchiere prendendolo dalla mia mano.
<<
Grazie>> urlò. <<
Andiamo a sederci?>> gli
chiesi sotto lo sguardo incredulo di quella vipera. <<
Certo>> ma mentre ci
allontanavamo, Tanya fece il grosso errore di toccare il fondoschiena
al mio Edward, facendolo sobbalzare. << Ehi
Cullen, quando ti stufi di
questa verginella fammelo sapere e mi catapulto a farti godere solo
come so
fare io>> disse facendo l’occhiolino al mio Edward. appena disse queste parole
il mio momento di calma,
anche se era durato qualche minuto in più, mi
abbandonò e fui travolta dalla
gelosia e dalla rabbia. Mi girai per fulminare con lo sguardo quella
vipera e
Edward, notando i miei occhi che forse stavano andando a fuoco, mi
prese per un
braccio e cerco di portarmi via, ma ormai nessuno mi avrebbe fermata.
Mi
avvicinai a Tanya, tanto che potevo sfiorarla e la guardai
negl’occhi.
<< Meglio essere verginelle che pu***ne come te,
Tanya!>> gli urlai
in faccia per farmi sentire e sovrastare il volume della musica. <<
Come ti permetti,
brutta..>> e detto questo si buttò su di me;
subito cercarono di
dividerci e purtroppo arrivò Edward che con la sua forza
riuscì a separarci,
non prima di averle tirato i capelli. Edward mi prese per la mano e mi
portò
fuori, seguiti dalla vipera. <<
Tutto bene?>> mi chiese
guardandomi addosso come se cercasse tracce di violenza o
chissà cosa..
<< Si, sto bene>> risposi sorridendo
nervosa ma lui era troppo teso
per sorridermi. Quando arrivammo fuori, ci girammo verso di lei, mano
nella
mano, sotto il suo sguardo stupido e sbalordito. Si
riavvicinò per cercare di
spingermi, ma Edward abbandonando per un momento il suo istinto
cavalleresco,
l’allontanò da me. <<
Diglielo Edward che ti sei
stufato di lei e che non ti fa godere come faccio io,
diglielo>> urlò la
pazza in preda agli spasmi.
<< Basta Tanya! Quando lo vuoi capire che non ti voglio
più, che non ti
ho mai voluto e che ti ho sempre usato, quando? Mi sono innamorato di
Bella,
una ragazza dai sani principi e non è solo sesso, lo vuoi
capire? Trovati
qualcun altro da scopare, sai quanti ce ne sono!?>>
Edward urlò in preda
alla rabbia; quando finì, mi mise un braccio attorno alle
braccia e iniziammo a
camminare verso la macchina che si trovava nel parcheggio. Ma mentre
camminavamo nel silenzio con al fianco un Edward teso, fui travolta da
un
capogiro causato sicuramente dall’alcol abbondante e Edward
mi afferrò per i
fianchi.
<< Ehi, tutto bene?>> scossi la testa.
<< cos’hai?>> mi
chiese preoccupato. <<
mi.. gira.. la.. testa>>
riuscii a dire, chiudendo gli occhi; mi sentii sollevare e quando li
riaprii mi
resi conto che Edward mi aveva presa in braccio. <<
Peso>> farfugliai,
poggiando la testa sul suo petto, che fu scosso da tremori di risate.
<< Ma se sei una piuma. Hai bevuto Bella, adesso dormi..
ci penso io a
te. Ti fidi di me?>> disse lasciandomi un tenero bacio
sulla fronte. Feci
segno di si con la testa. Mi fidavo di lui come non mi fidavo di
nessuno..
<< sei.. arrabbiato.. con.. me?>> chiesi
preoccupata e ricordando
la sua postura rigida di poco prima. Cercai il suo sguardo ma lo
persi.. Il sonno
ebbe il sopravvento su di me e non riuscii a udire la risposta a causa
delle braccia
di Morfeo che mi rapirono..
SPOILER:
<<
Ho bisogno di parlarti>> dissi andando dirittamente al
punto.
<< Dimmi>> disse passandomi un
piatto. Dopo aver riempito la
lavastoviglie, mi girai e mi poggiai al ripiano della cucina.
<<
Senti.. mi dispiace per ieri
sera. È colpa mia se adesso anche Tanya sa di
noi>> mi interruppe
immediatamente.
<< Non è colpa tua. Se fossi
stato/a al tuo posto, avrei fatto molto
peggio>>.
<< Lo so..E’ che questa situazione
mi ha fatto riflettere..>>
<< Mi ..vuoi.. lascia..re?>>
ANGOLO PAZZIA*
Ma buoooooongiornooo! Come
va?? Scuola? Lavoro? u.u Scusate il ritardo
ma sto passando mattina, pomeriggio e sera sui libri (iniziando dalle
6e mezza di mattina =_=) Ehm.. vi
è piaciuto il capitolo?? *Faccia cucciolosa* Il finale? Lo
spoiler? Muahahahah u.u Per quanto riguarda lo spoiler.. beh, chi
sarà a parlare? Edward o Bella? Uhuhu. Riflettete e ci
arriverete u.u
Scusate se ci sono degli errori, ma veramente sto facendo la correzione
di fretta °-° Spero di riuscire a
postare presto, ci proverò per sabato o domenica,
farò del mio meglio u.u Un bacione e..
RECENSITE GIRLS! <3
Due
mie one shot a cui tengo moltissimo. Mi farebbe veramente piacere se ci
passaste ^^
Saaaaaaaaaaaaalve
u.u
Metto sotto il monologo, qui avviso solo che c'è un pezzo
nel capitolo un pò rosso.. metto gli asterisci quando inizia
e quando finisce, per evitare polemiche o problemi ;D
Buona lettura girls
u.u
POV
EDWARD
Si
era addormenta. Bella, la mia Bella, si era addormentata
prima di ascoltare la mia risposta e sovrastata dall’alcool e
dalla stanchezza.
La serata era proceduta bene, per modo di dire, a parte il finale
incontro con
Tanya. Bella stava tranquillamente ballando con sua sorella, circondata
da
tanti ragazzi e uomini che le guardavano con la bocca spalancata fino a
sopra i
piedi e gl’occhi fuori dalle orbite che sembravano volessero
arrivare sotto le
gonne e nella scollatura.
Che nervi!
Avrei tanto voluto andare da loro e prendere quei ragazzi per farli
testa e
muro, ma avevo promesso di far finta di niente, di conoscerle a stento.
Così,
mentre Jasper rimaneva seduto sullo sgabello del bancone del bar a
mangiarsi le
mani dal nervoso, io mi andai a poggiare contro un pilastro al centro
della
discoteca, dove anche da lì potevo ben vedere la mia Bella. Era passata quasi
mezz’ora che stavo lì e
all’improvviso, mentre stavano ballando, vidi un gruppo di
ragazze avvicinarsi;
stavo per allontanarmi quando si mettono a cerchio attorno a me.
accidenti!
Scrutai tra le luci e notai che erano le stesse ragazze che io e bella
vedemmo
fuori al locale, con l’aggiunta di Tanya. <<
scusate ragazze>> e
feci per passare, quando Tanyami
fa
appoggiare al muro spingendomi e toccandomi il petto. In quel momento
il mio
sguardo va dritto a quello di Bella, che è seduta al bancone
del bar e guarda
la scena con gli occhi aperti al massimo per lo stupore. Ti
prego amore mio, salvami tu ma non fare pazzie.
Ritorno
a Tanya e gentilmente ma nello stesso momento con
riluttanza, le sposto la mano. << lasciami in pace,
Tanya!>> le
dico prima che arrivasse Bella. Infatti, stava arrivando con due
bicchieri tra
le mani. Chissà cosa avrebbe combinato. Sii
cosciente Bella, ti prego!
Con
riluttanza si fece spazio tra le ragazze e si avvicinò a
me, mettendosi davanti a Tanya. Fantastica!
<> urlò per farsi sentire e
non farsi coprire dal volume alto della musica, mentre mi porgeva un
bicchiere,
che presi ringraziandola e sorridendo di liberazione. Il mio sguardo si
spostò
sul viso di Tanya che rappresentava lo stupore in persona. << andiamo a
sederci?>> mi chiese
Bella indicandomi il bancone del bar <<
certo>> risposi e iniziando
a camminare e farmi spazio tra il cerchio di ragazze, insieme a Bella.
Ma ciò
che accadde non avrei mai immaginato che sarebbe potuto succedere, non
avrei
mai creduto che Tanya avesse avuto tutta questa sfacciataggine.Sobbalzai quando mi sentii
una mano toccarmi
in modo seducente il fondo schiene e se ne accorse anche la mia Bella, che si girò e vide
quello che
era successo. << ehi Cullen, quando ti stufi di questa
verginella fammelo
sapere e mi catapulto a farti godere solo come so fare
io>> disse la
vipera facendomi l’occhiolino. appena disse queste parole,
sentii Bella
irrigidirsi. Ti prego amore mio. Non
l’ascoltare e andiamo via. Lo sguardo di Bella
poteva rispecchiare il fuoco
e mi venne in mente il detto: se gli sguardi potessero uccidere...vidi Bella iniziare a
camminare verso di lei
così decisi di prenderla e portarla via. E’
per il tuo bene.. ma si trasformò in una furia e
riuscì a sfuggirmi,
avvicinandosi a Tanya, quasi potendola sfiorare<< meglio
essere
verginelle che pu***ne come te, Tanya!>> gli
urlò la mia Bella in
faccia con una grinta mai sentita da parte sua
<< come ti permetti, brutta..>>
iniziò Tanya, ma non finì perché si
scaraventò su Bella, cadendo entrambe e iniziando ad urlare;le oche attorno urlavano e
subito tirai Bella
da quel miscuglio di capelli e braccia, alzandola e portandola al mio
fianco,
prendendole la mano e iniziando a camminare verso l’uscita.
Sentivo i passi di
Tanya seguirci.<<
tutto
bene?>> le chiesi urgente e frettoloso di scoprire che
stesse bene. Non
volevo nemmeno immaginare che le avesse potuto fare del male, non lo
avrei mai
accettato; avrei abbandonato all’istante la cavalleria e
avrei picchiato Tanya,
non mi avrebbe fermato nessuno.
<< si, sto bene>> rispose sorridendo
nonostante, anche se si vedeva che era un sorriso sforzato per cercare
di
convincermi ed era nervoso. Forse si aspettava che ricambiassi, ma ero
troppo
arrabbiato con Tanya e pensavo solo a come concludere questa storia una
volta
per tutte. Quando arrivammo fuori, ci girammo verso di lei, mano nella
mano,
sotto il suo sguardo stupido e sbalordito. Si riavvicinò per
cercare di spingerla,
ma fui travolto
dalla rabbia e
l’allontanai da Bella con uno spintone.
<< diglielo Edward che ti sei
stufato di lei e che non ti fa godere come faccio io,
diglielo>> urlò Tanya
come una pazza.
<< basta Tanya! Quando lo vuoi capire che non ti voglio
più, che non ti ho mai voluto e che ti ho sempre usato,
quando? Mi sono
innamorato di Bella, una ragazza dai sani principi e non è
solo sesso, lo vuoi
capire? Trovati qualcun altro da scopare, sai quanti ce ne
sono!?>> urlai
in preda alla perdita di pazienza, alla rabbia e alla voglia di
sistemare tutto
una volta per tutte, ero stufo! In quel momento sarei andato anche da
Charlie e
gli avrei detto tutta la verità. Ero stufo di mentire sulla
nostra relazione.
Ero stufo di dover continuare a subire senza poter dire niente. Ero
stufo di
non poter dire il motivo per cui ero cambiato. Ero stufo.. di tutto!
Presi
Bella, circondandole le spalle con un braccio e mi diressi verso la
macchina.
Eravamo avvolti dal silenzio. Io non parlavo dal nervosismo e lei..
forse dalla
paura.. di me.
Improvvisamente
sentii Bella
aggrapparsi al mio braccio come se non avesse più forse
nelle gambe. Giusto in
tempo l’afferrai per i fianchi prima che anche le forze nelle
mani le
mancassero.
<< Ehi, tutto bene?>> le chiesi seriamente
preoccupato.
Scosse la testa.<<
cos’hai?>>continuai fermandomi.
<< mi.. gira.. la.. testa>>
riuscì a stento a dire, chiudendo gli occhi; poi mi venne in
mente che oltre
alla litigata con Tanya lei aveva usufruito della serata in discoteca
bevendo
alcolici. Povera piccola mia..
La
presi in braccio facendole poggiare la testa sul mio petto.
<<
Peso>> farfugliò quando si accorse di quello
che avevo fatto. Risi, era
davvero buffa!
<< Ma se sei una piuma. Hai bevuto Bella, adesso dormi..
ci penso io a te. Ti fidi di me?>> le chiesi poggiandole
un lieve bacio
tra i capelli. Lei annuì.
<< Sei.. arrabbiato.. con.. me?>> chiese
sollevando lo sguardo e cercando di osservare la mia espressione.
<< come
potrei essere arrabbiato con te, Bella. Anzi sono
fiero..>> e risi ma
quando abbassai lo sguardo su di lei, notai che aveva gli occhi chiusi
e il suo
respiro era leggero. Si era addormentata.
Come
sei bella amore mio.. tu sei unica al mondo. dormi dolce mio amore. Ci
sarò io
a proteggerti, sia tra i tuoi sogni che nella tua realtà.
Sognami, proprio come
ogni sera faccio io. Ti amo.
POV
BELLA
Lentamente
mi stiracchiai e mi portai le mani alle tempie.
Aprii gli occhi e notai che la camera in cui mi trovavo non era la mia
ma
quella di Edward e che non era avvolta dalla solita luce solare che
ogni
mattina, nonostante le nuvole, illuminava la camera. Non ebbi il tempo
di
controllare se fosse ancora notte o no, perché subito mi
scontrai con due occhi
color smeraldo, gli occhio del mio Edward.
fui colta dal leggero e sfocato ricordo della sera, se non meglio,
notte prima
e di quello che era successo il discoteca con Tanya; ricordai anche di
essermi
addormentata tra le braccia di Edward che mi portavano in macchina per
tornare
a casa. << Buongiorno
dormigliona>>
mi disse Edward distraendomi dai miei pensieri, anche perché
la sua voce
sembrava che fosse stata usata con un tono più alto del
normale e tutto
sembrava rimbombare nella mia testa. Affondai la testa tra la spalla e
il collo
di Edward per cercare di fermare il rumore assordante del mio cuore che
rimbombava come un martello pneumatico nelle orecchie. Sentii
accarezzarmi
leggermente i capelli. <<
perché mi sento rimbombare
nella testa>> piagnucolai. Lo sentii sorridere.
<< non ti sei mai ubriacata, vero?>> mi
chiese distendendosi
maggiormente e portandomi su di lui.. scossi il capo. <<
bene, questo è
l’effetto del giorno dopo. orribile vero?>> mi
chiese ironicamente.
<< a te è mai capitato?>> chiesi
cercando di stordire il rumore
assordante della mia voce.
<< si. È non una sola volta>>
rispose accarezzandomi i capelli.
Chissà cosa era successo a lui dopo le sbronze.. che aveva
fatto.. basta!
Quello è il passato, e non conta!
<< Ehi a che pensi così
intensamente?>> mi chiese toccandomi la
piccola rughetta che si era formata sulla mia fronte.
<< niente, niente>> scossi il capo e mi
alzai a sedere, troppo
velocemente tanto che caddi di nuovo sul letto. Edward rise.
<< sta ferma qua.. vado a prenderti qualcosa per il mal
di testa>>
disse alzandosi e lasciandomi da sola. Mi girai per affondare il viso
nel
cuscino. La sera prima nonostante l’alcool ero perfettamente
lucida, in un
certo senso, delle mie azioni. Tutto era sfocato tra i miei ricordi, ma
ricordavo precisamente le cose più importanti. Aveva cercato
di risolvere
quella situazione con le buone ma quando ho visto Tanya mettere le sue
manacce
sul corpo di Edward mi sono fatta prendere dalla rabbia. Che orribile sensazione! Mi
sentii accarezzare
la spalla. << ti ho messo
un’aspirina>> e mi porse il bicchiere.
<< grazie..>> una volta bevuto posai il
bicchiere sul comodino e mi
buttai di schiena sul letto prendendo Edward per la maglia e portandolo
su di
me.
<< non sapevo che avesse un effetto così
immediato>> disse
malizioso riferendosi all’aspirina e vedendo la posizione in
cui ci trovavamo.
<< sei tu che pensi male. Io non ho fatto
niente>> risposi
innocente e facendo spallucce. Lentamente si avvicinò a me
dandomi uno di quei
baci che nello stesso momento trasmettevano tutto la tenerezza e la
passione del
mondo.
<< nemmeno io. Quindi non ci sono problemi se ti invito a
fare una doccia
con me? dopo una notte come questa..>> mi accigliai.
<< non ricordo quasi niente a parte la discussione con
Tanya>> lo
informai confusa.
<< ah! Per questo eri così focosa
stanotte!?>> disse tra sé e sé.
Io spalancai gli occhi e arrossii in modo violento. Mi si
avvicinò e mi
accarezzò leggermente la guancia. << Non avrei
mai approfittato di te,
stupida>> disse teneramente facendomi sorridere. Mi alzai. <<
allora? Questa doccia?>>
e mi diressi in bagno
.
*******
Non
sapevo perché, non sapevo come, non sapevo quando, ma
adesso mi ritrovavo con le spalle appoggiate alle piastrelle fredde
della
doccia, Edward appiccicato a me con le mie gambe incrociate dietro la
sua
schiena e le sue mani a mantenermi sui fianchi e il getto della doccia
che ci
bagnava tutti. Eravamo entrati inizialmente senza pensieri maliziosi ma
era naturale che la situazione non potesse rimanere stabile. Diamine,
eravamo
entrambi nudi! Continuava a baciarmi in modo famelico il collo e le
spalle
facendomi venire la pelle d’oca. Gli diedi un leggero morso
di piacere tra la
spalla e il collo.
<< sei una vampira?>> mi chiese spiritoso,
in un
momento di pura passione. Senza rispondere, continuai a morderlo
passando dalla
spalla al collo. << se tutte le vampire fossero come
te..>> non
riuscì a terminare la frase, interrotto da un gemito.
<< ti faccio male?>> gli chiesi sussurrando
all’orecchio.
<< no, anzi..>> scesi a baciargli il collo,
il petto, accarezzando
nello stesso momento la sua erezione. I movimenti della mia mano erano
lenti..
eppure sembravano piacergli. Buttò la testa
all’indietro quando aumentai la
velocità della mia mano. Gemiti incontrollati uscivano dalle
sue labbra.. dalle
sue carnose labbra. <<
Bella>> quasi urlò
sull’orlo del piacere. <<
fermati>> disse gemendo e lo feci. Mi
guardò negl’occhi con
un’intensità tale da farmi bruciare gli occhi. Con
le
mani scese sulla mia intimità e iniziò ad
accarezzarmi tanto da farmi scattare.
<> sussurrai prima di fermarlo.
Non ce la facevo a
resistere.. lo volevo.. in tutti i modi possibili. Mi sentivo bagnata
fra le
gambe e cercai sollievo contro la sua gamba.. ma non mi bastava.
<< che c’è?>> mi
chiese spaventato.
<< Ti voglio>> dissi senza giri di parole.
<< Ridillo >> mi chiese sorridendo.
<< TI
VOGLIO>> e detto
questo mi baciò, ma non era un bacio adatto a quel momento
di passione, era un
bacio dolce e pieno di tutto l’amore del mondo. sussultai
quando lo sentii
dentro di me. continuammo quel dolce e infinito bacio mentre lui
spingeva
dentro di me. prese le mie gambe e le strinse maggiormente attorno ai
suoi
fianchi.. alzandole ancora di più. Buttai la testa
all’indietro e strinsi forte
gli occhi. Cercai di prenderearia
con
la bocca. Urlai. In questa posizione lo sentivo tutto.. accidenti!!
Continuò a
spingere in me.. ad ogni spinta la forza aumentava e io raggiunsi dopo
poco il
culmine e lui se ne accorse. Uscì da me e come me poco
prima, venne. Era stato
lucido, almeno lui lo era stato. Mi ero completamente dimenticata che
essendo
in una doccia non aveva un preservativo a portata di mano. Il bacio non
finì
molto presto e con lui anche la doccia.
***********
Quando
uscimmo dalla doccia, io andai in camera mia a
prendere i vestiti e indossarli, naturalmente. Avevo indossato
l’accappatoio di
Edward e non facevo che adorare quel fantastico profumo che tanto mi
piaceva..
il suo. Entrai nella cabina armadio e tirai fuori un pantacollant nero,
una
minigonna di jeans, una maglia semplice a maniche lunghe con una
leggera
scollatura blu e una sciarpa nera; ai piedi misi gli stivaletti neri
con una
leggera zeppa color jeans, tanto per far contenta Alice. Passai la
piastra ai
capelli rendendoli perfettamente lisci, un po’ di matita
sugl’occhi e mascara.
Presi la mia borsa preferita riempiendola delle cose che mi servivano e
andai
di corsa sopra. Durante il tempo passata da sola mentre mi vestivo,
avevo
pensato molto alla mia relazione con Edward e alle svolte che in questi
giorni
erano avvenute. Tanya ormai sapeva tutto, Edward le aveva detto chiaro
e tondo
in faccia che è innamorato di me e di lei non glie ne
importava più niente. In
pratica, con la persona più pericolosa e vipera di tutte,
eravamo usciti allo
scoperto.. ma non mi preoccupavo più di tanto. Conoscendola
nessuno le avrebbe
creduto, e avrebbero pensato tutti che fosse un altro dei suoi stupidi
e
sporchi giochetti. Anche Jessica lo sapeva, a differenza di Tanya,
già da molto
tempo e fino ad ora non aveva mai detto niente.. perché mai
avrebbe dovuto
iniziare? Oltre a loro due, lo sapevano James, il vecchio e fidato
amico di
Edward e mia sorella con il suo fidanzato, fratello di Edward. la
nostra
relazione non era a rischio scoperta ma avevo comunque un nodo allo
stomaco,
che mi faceva tenere in tensione. Come se Charlie sarebbe potuto
spuntare
armato da dietro una porta mentre io ed Edward stavamo insieme. Scossi
la testa
a quel buffo pensiero. Ormai era quasi un anno che io ed Edward stavamo
insieme. Sì, perché nonostante gli alti e bassi
io, quei mesi passati lontano
da lui, li calcolavo lo stesso. Era stato solo un periodo di
incomprensioni,
causato sempre dalla stessa persona, anzi vipera. era passato per
ciò molto
tempo e un giorno la verità sarebbe dovuta salire a galla.
Volevo parlare a
Edward di questa situazioni e delle decisione, che sotto suo consenso,
volevo
mettere in atto. << ehi>> sobbalzai quando
sentii la voce di Jasper
chiamarmi. Mi girai. <<
ehi!>> le sorrisi. <<
come sta Alice?>>
continuai.
<< bene. Ha preso un aspirina per il mal di testa.
Presumo che lo abbia
fatto anche tu..>> annuii. Mi si avvicinò.
<< C’è qualcosa che ti
turba>> bisbigliò. <<
no>>
<< non era una domanda. Quindi se non lo hai notato vuol
dire che è
vero>> sorrisi.
<< come lo hai fatto a capire?>> chiesi
sbalordita.
<< sono sempre stato molto bravo a percepire.. a capire
l’umore e i
sentimenti delle persone>>
<< hai litigato con mio fratello?>>
continuò.
<< no, no. Anzi.. va tutto bene>> sorrisi. << e
allora cosa c’è che ti
preoccupa??>> mi chiese davvero preoccupato. <<
ehm..>> non sapevo cosa
rispondere. <<
andiamo in cucina così ne
possiamo parlare. Ti va?>> mi propose lasciandomi di
stucco. Annuii. Ci
sedemmo sugli sgabelli. Risi. Si accigliò.
<< scusa. È che ti ho sempre visto un ragazzo
freddo e distaccato e
adesso mi stai sorprendendo.>> confessai diventando rossa. << hai
ragione. Ma per me è
difficile trovare un approccio adatto e giusto con una persona. Non so
se mi
spiego>> annuii.
<< si, ti capisco>> << fin
dalla prima volta che ti ho
visto, ho capito che eri una brava ragazza e che grazie a te ci
sarebbero stati
delle svolte positive. Avevo questo tipo di sensazione. Poi, la prima
cena di
famiglia fatta qui, ho subito notato che sguardi vi lanciavate tu ed
Edward. in
lui, nei suoi occhi, vedevo una luce diversa.. di speranza. Sai Bella,
è
davvero molto cambiato da quando sei arrivata, non l’ho mai
visto così..
felice. È come se ci fosse un altro Edward.. un Edward che
mi piace. E questo
lo devo.. lo dobbiamo solo a te. Grazie>> rimasi a bocca
aperta dopo il
suo discorso.
<< ehm.. prego?>> risposi ironica. <<
spero che potremmo diventare
amici. Mi sei simpatica>> risi. << lo
spero anch’io. Dopo questa
chiacchierata anche tu lo sei molto.>> ero sorpresa di
questo nuovo
Jasper.. mai conosciuto prima d’ora. <<
allora.. ti va di dirmi cosa
c’è che ti turba?>> chiese. <<
niente.. è solo che.. devo
parlare con Edward. è quasi un anno che stiamo insieme e la
verità un giorno
dovrà salire a galla>> confessai. << in
effetti..>> << ma
non so come fare. Ho paura
delle reazioni>>
<< potresti iniziare da Emmet e Rosalie. Dillo a loro.
Poi a qualche tua
amica fidata e così via.. fino a quando dovrete affrontare
Charlie. Devi
parlare con Edward, dovete decidere insieme, perché non
è una cosa da
nulla.>>. aveva
perfettamente
ragione.
<< hai ragione. Grazie Jazz>>
<< figurati>> e mi fece
l’occhiolino. In quel momento entrarono
Alice e Edward, uno a fianco ad un altro e se non fosse stato per il
fatto di
conoscere la loro storia, li avrei presi per fratelli. Si somigliavano
molto,
carnagione dello stesso colore, corporatura perfetta, tratti del viso
ben
definiti, occhi dello stesso colore. Anche il carattere era molto
simile..
spiritosi e seri nei momenti opportuni, entrambi sapevano come far
nascere il
sorriso sul volto di una persona nel pieno di una disperazione. Avevano
molto
in comune..
<< ehi che stavate facendo?>> chiese Alice
andando ad abbracciare il
suo fidanzato. Feci spallucce.
<< niente. Ci stavamo solo conoscendo un
po’..>> rispose Jasper al
mio posto. Edward mi abbracciò da dietro e mi diede un
leggere bacio sotto
l’orecchio, facendomi rabbrividire. Accidenti! Questo ragazzo
mi avrebbe fatto
uscire fuori di testa!
Iniziai
a cucinare, da sola visto che Alice non sapeva
nemmeno mettere l’acqua della pasta. Feci una semplice pasta
con la panna e
prosciutto cotto e delle polpette con un insalata leggere per secondo.
Avevamo appena
finito di mangiare quando Jasper chiamò Alice.
$<< Ehi andiamo fuori? Ti devo dire una
cosa..>> e mi guardò. Che
bravo ragazzo..
<< Okay. Scusate>> rispose Alice
rivolgendosi a noi che le
sorridemmo. Mi alzai avvicinandomi al lavello per sciacquare i piatti
da
mettere in lavastoviglie.
<< Sbaglio o Jazz ha cercato di allontanarsi con una
banale
scusa?>> notò Edward, sempre molto sveglio.
Risi. <<
Avevo bisogno di
parlarti>> dissi andando dirittamente al punto.
<< Dimmi>> disse passandomi un piatto. Dopo
aver riempito c la
lavastoviglie, mi girai e mi poggiai al ripiano della cucina. <<
senti.. mi dispiace per ieri
sera. È colpa mia se adesso anche Tanya sa di
noi>> mi interruppe
immediatamente.
<< Bella, non è colpa tua. Se fossi stato al
tuo posto, avrei fatto molto
peggio>>. << lo so..E’ che questa
situazione mi ha fatto
riflettere..>>
<< Mi vuoi.. lasciare?>> chiese disperato e
confuso.
<< No, no, assolutamente. E’ solo che ci ho
pensato e mi sono fatta due
conti. È quasi un anno che la nostra storia va avanti e
prima o poi la verità
deve salire a galla; lo sai.. le bugie hanno le gambe
corte>>
<< Vuoi dire la verità a tutti compreso
Charlie>>
<< Un po’ per volta..>>
<< Che intendi dire?>>
<< Possiamo iniziare a dirlo a Emmet e a Rose, poi a
qualche amico
stretto, ai tuoi e infine a Charlie..>>
<< Potremmo provare.. in fondo hai ragione, dovremmo
dirlo un
giorno>> feci spallucce. Si avvicinò
pericolosamente a me, ma il suo
sorriso era dolce.
<< Organizziamo una cena con Emmet e Rose>>
propose.
<< Sei sicuro? Non è che vuoi solamente
assecondarmi?>> chiesi
titubante.
<< Ci stavo pensando anche io, Bella. Non possiamo vivere
nel segreto per
sempre, a prescindere dalle conseguenze.. noi ce la faremo. Hai capito?
Non ci
separeranno mai. non è poi una così grande
tragedia? Non stiamo facendo niente
di male, niente di sbagliato e vietato>>
<< Oh, mio padre mi ha vietato di cadere ai tuoi piedi
appena sono
arrivata..>> dissi ironica ma era la pura
verità. << Ho
mai detto di voler
rispettare le regole?>> chiese.
<< No, mai. E nemmeno io lo voglio fare>>
<< Bene>> e mi baciò.
<< Stasera cena da Emmet, Rosalie e la piccola
Esmeralda.>> << Va
bene..è perfetto>> e
risi.
<< Come sei bella quando sorridi..>>
abbassai lo sguardo timida.
<< E tu sei un buon ammaliatore..>> mi
girai dandogli le spalle.
<< E adesso muoviti! Aiutami a mettere in
ordine>>
<< Si, signor capitano>>.
Dopo
aver finito di sistemare, Edward chiamò suo fratello e
organizzò subito una cena a casa loro, la sera stessa. Per
tutto il pomeriggio
non avevo fatto altro che essere nervosa e Edward lo aveva notato.
Cercava di
rassicurarmi con carezze e parole, ma la mia ansia, ogni minuto che
passava..
aumentava. Avevo paura delle reazioni di entrambi.. anche Alice cercava
di
rassicurarmi, portandolo sullo scherzo e distraendomi continuando a
parlare di
vestiti e di quello che avremmo indossato questa sera. Verso le sei ci
ritirammo, sempre io ed Alice, nella mia camera per prepararci. Edward
mi
salutò, visto che ci avremmo messo sicuramente ore,
baciandomi e sussurrandomi
un non preoccuparti. Andai di corsa
a
fare una doccia rilassante, senza fare lo shampoo perché lo
avevo già fatto la
mattina stessa. Il getto d’acqua calda mi aiutò a
rilassarmi, ma appena misi
piede fuori dal box doccia, l’ansia mi travolse di nuovo,
peggio di prima.
Ancora in accappatoio, entrambe, iniziammo a truccarci. Io, misi un
leggero strato
di cipria, un ombretto marrone sugl’occhi, la matita sopra e
il mascara nero
carbone; Alice mise un ombretto grigio scuro e il mascara. Passai la
piastra
rendendo liscissimi, come spaghetti, i capelli e ci andammo a vestire.
Il mio
vestito poteva sembrare estivo ma con un copri spalle che copriva le
braccia,
diventava un normalissimo vestito invernale; le calze misi le
trasparenti ma
calde; il vestito era sul color oro, corto e largo, le scarpe alte
abbinate e
un paio di orecchini fantastici, la borsa era piccola e dello stesso
colore del
vestito. Anche quello di Alice era fantastico, molto appariscente a
causa dei
colori e della stretta del vestito, ma bello. Anche gli accessori, che
richiamavano perfettamente i particolari del vestito, erano a dir poco
bellissimi.
Una
volta pronte, andammo a casa Cullen, trovando i ragazzi
impeccabili. Edward era come sempre bellissimo, ma ogni volta trovavo
un
particolare che arricchiva maggiormente la sua bellezza. Aveva un
pantalone
jeansato nero e una camicia marrone che richiamava il colore del mio
vestito e
il colore dei suoi fantastici capelli ramati e ordinatamente
disordinati. Anche
Jasper stava benissimo nel suo pantalone grigio e camicia bianca, per
richiamare i colori del vestito di Alice. Ci avrei messo la mano sul
fuoco che
i loro vestiti erano stati scelti da quella pazza di mia sorella. Dopo
esserci
fatti i complimenti, andammo in macchina e partimmo per la mera, la
casa di
Emmet e Rose per dire loro la verità. Per tutto il viaggio,
al fianco di Edward
che guidava, non feci altro che tremare dal freddo ma in effetti erano
brividi
di paura e nervosismo, non riuscivo a stare ferma e mordermi il labbro.
Edward
aveva poggiato la sua mano sulla mia gamba per tranquillizzarmi e un
po’ ci
riuscì. L’unica cosa che mi dava coraggio era il
fatto che lui stava con me e,
naturalmente, avremmo affrontato tutto insieme, comprese le conseguenze
sia
negative che positive. Nell’arco
di
mezz’ora arrivammo davanti alla casa di Emmet e Rose. Edward
parcheggiò proprio
sulla strada, di fronte alla casa. Scendemmo e Edward mi si
avvicinò per
accarezzarmi un braccio e rassicurarmi.. ma adesso niente poteva
rassicurarmi.
Mi diede la mano, ma io gentilmente slacciai la presa.
<< Meglio andarci
piano>> spiegai.
<< Hai ragione..>> disse sorridendomi.
Iniziammo a camminare verso
casa, Alice e Jazz davanti, mano nella mano e noi dietro, affiancati ma
senza
avere contatti fisici.
<< Ehi Bella!>> mi sentii chiamare da una
voce che non riconoscevo.
Sia io che Edward ci girammo contemporaneamente per vedere chi fosse.
Accidenti!
<< Ehm ciao.. Damon, giusto?>> chiesi
cortese, facendo finta di non
ricordare il suo nome , anche se lo ricordavo perché era
stata l’inizio delle
discussioni tra me e Edward.. l’inizio di quel brutto periodo
lontano.
<<
si, Damon>> rispose avvicinandosi.
<< Come stai? È da tanto che non ti vedo.. a
dire il vero dalla prima
volta che ci siamo incontrati>>annuii.
<< Si, sono venuta qualche volta di sfuggita per vedere
il
bambino..>> e indicai la casa di Emmet e Rosalie.
<< giusto.. il
bambino. Bhè auguri>> disse.
<< Ehm scusa ma adesso devo.. dobbiamo
andare>>
<< ooh si, certo! scusa, ti ho fatto perdere tempo. Ehm..
che ne dici di
fare un giro insieme più tardi? O di andare a prendere un
caffè insieme in
questi giorni..>> mi chiese e sentii Edward irrigidirsi
al mio fianco.
Sospirai. << mi
dispiace, ma il mio
fidanzato non ne sarebbe felice..>> mi giustificai,
rendendo la risposta
vaga senza specificare il nome del fidanzato.
<< Non è detto che debba venirlo a sapere.. so
mantenere un
segreto!>> accidenti! Ma cosa gli passava in mente a quel
ragazzo. << Vi
ricordo che qui c’è un
testimone..>> disse Edward con la voce affilata come un
coltello. Damon
lo guardò stort.
<< Ci potresti anche lasciare da soli.. per parlare SENZA
TESTIMONI>> accentuò le ultime parole, quelle
dette da lui. Edward gli si
avvicinò pericolosamente e io lo tirai per un braccio.
<< Stagli alla larga, capito?>> disse
Edward alterato.
<< Chi sei tu? Eh?>> lo sfidò. <<
Sono il fidanzato.>> urlò
Edward e, solo in quel momento, mi resi conto della presenza di Emmet e
Rosalie
sulla soglia della porta.
Avevano sentito tutto.
Angolo
pazzia* Ma quanto sono
brava oggi?? *---------------* Ho postato 'Mi
scusi prof', ora ho postato 'Il profumo..' Shono blavissima
*voce da bambina* Ok, l'orario e
cinque ore di studio mi stano facendo sclerare o.O LOL Bando alle ciance..
ehm ^^' Sì, vi adoro anche io *OOOO* Non dico.. non
POSSO dirvi altro, quindi passo e chiudo. Me lo lasciate un
commentuccio?? Secondo voi come reagiranno Rosalie ed Emmett?? Un bacione tesore
*w*
Vi adorissimo u.u <3
Buooooooonasera
girls :3
Ho appena finito di studiare, anzi.. devo concludere D:
Come va?? Scuola??
Io non sto tanto bene, sono due giorni che ho mal di testa e nausea T.T
Vaaaabbè, a voi non interessa questo u.u Ma... vi interessa
copme reagiranno Rosalie ed Emmett #Muahahahah u.u
Beh.. che abbia inizio la terza e ultima parte di questa fan
fiction.. la vera storia. Non vi svelo troppo u.u
Se ci fossero parti in red, metto gli asterischi u.u
Ci sentiamo nei commenti, che mi lascerete vero? *faccia
cucciolosa*
Ah, quasi dimenticavo >.<
Dedico questo capitolo alla mia Silver (Giustina) e alla mia Cherie
(Sofii) che.. non so come farei senza di voi ragazze, davvero. Grazie
di tutto.. vi adoro :') <3
E ora..
BUONA LETTURA GIRLS *ww*
Lo sguardo di
Rosalie rispecchiava la delusione e la sorpresa del suo stato
d’animo, mentre quello di Emmet rispecchiava soddisfazione e
curiosità. Io tirai per un braccio Edward facendolo girare
in modo che potesse osservare e notare i nostri spettatori. Si
girò nella mia direzione e tramite uno sguardo dispiaciuto
mi chiese scusa. Scossi la testa.
- Adesso andiamo- dissi senza badare a Damon. Ci girammo e
andammo incontro ai nostri spettatori, cercando di sorridere, anche se
ad uscire fu sicuramente una smorfia.
- Ciao Rose- la salutai avvicinandomi e cercando di baciarle
una guancia, ma lei si scostò.
- Entrate- disse fredda, facendomi raggelare il sangue. nelle vene.
Entrammo ed Emmet diede una pacca sulla spalla a Edward srridenzo
malizioso. Ci accomodammo sul divano, io al fianco di Edward e rose e
Emmet di fronte a noi, mentre Alice e Jazz stavano vicini seduti su
delle sedie. - Cos’è questa storia?- chiese
Rosalie, guardando entrambi.
- Credo che in sostanza abbiate capito cosa succede..- risposi con la
voce tremante.
- Quindi tu e Edward state insieme?- chiese alzando leggermente il tono
della voce. Annuii. - Bella, ma come puoi eh!? Tu, una ragazza dai sani
principi da sempre, che fai adesso? Stai con uno come lui? E casomai ti
sei già fatta portare a letto, proprio come ha fatto con le
altre?- urlò alterandosi.
- Rosalie non c’è bisogno di alterarsi-
si intromise Edward notando, appunto, il suo stato.
- Oh si che ce n’è motivo! E dimmi, Charlie lo
sa??- abbassai lo sguardo aspettando la sfuriata. - Brava Bella, brava!
Lo hai nascosto a tutti.. o quasi- si corresse guardando Alice e
Jasper. - Complimenti! Ti stai facendo usare come una sgualdrina,
proprio come le altre, complimenti!-
- Rose adesso non esagerare- disse Edward alzandosi.
- Io non esagero! Anzi sono fin troppo buona con te!! Perché
ti dovrei cacciare da casa mia!-
- Perché? Dimmi cosa c’è di male?-
urlai in preda alla rabbia.
- Edward.. è lui il problema!!-
- perché una persona non può cambiare
per amore?- dissi continuando ad urlare.
- Amore? Edward?! Il suo cuore non proverà mai questo tipo
di sensazione, a lui interessa ben altro!! E tu sei caduta nella sua
trappola! Sono sicura che tra un paio di mesi si scoccerà di
te e ti lascerà, come ha sempre fatto. Ti userà
solo!-
- No, Rosalie, è qui che ti sbagli! È quasi un
anno che stiamo insieme e ho fatto di tutto per stare con lei, di
tutto! E adesso tu pretendi di aver ragione dicendo che io non posso
provare sentimenti!? E tu cosa stai facendo adesso?!-
- Un anno?? Ma stiamo scherzando?! Bella cosa ti aspettavi, che appena
mi avessi dato la notizia, ti avrei abbracciato congratulandomi con
voi!? Tu sei una delusione per tutti ma, soprattutto, sarai la
più grande delusione di Charlie! Lui non ti merita come
figlia!- quando disse queste parole non vidi più niente e mi
alzai furiosa.
- Non lo accetti? Perfetto, ma non mettere in mezzo mio, e sottolineo
MIO padre!! Tu non sei nessuno per venirmi a dire queste cose, capito?-
- Bella.. ti do quindici giorni di tempo per dirlo a tuo padre o lo
farò io!- e con queste parole mi sentii mancare le forze e
crollare il mondo addosso.
- Non puoi farlo- balbettai.
- E invece si!! Lui mi ha accettata nella sua famiglia come una figlia
e io non posso mentirgli, non posso e non voglio. Non posso far finta
di niente..-
- Brava, tradiscimi. Ho deciso di fidarmi di te e a quanto pare ho
sbagliato.. grazie!!- andai verso la porta d’uscita.
- Bella mi dispiace, ma non posso..- disse.
- Se ti fosse davvero dispiaciuto non avresti fatto questa
sceneggiata.. e sappi che se tra quindici giorni quando Charlie lo
verrà a sapere.. succederà qualcosa.. ti
riterrò responsabile!-
- Accadrebbe comunque..-
- No, perché avrei avuto il tempo, il tempo di far capire a
Charlie che Edward è cambiato.. quello che il tuo cuore di
ghiaccio non riesce a capire!! Ma tu che ne sai dei sentimenti..- e
dette queste parole uscii sbattendomi la porta alle spalle. Mi andai a
sedere sulla panchina che affiancava l’auto. Guardai verso
casa dove si vedevano le luci splendere dalla finestra e alcune ombre
che si muovevano. Cercai di isolarmi. Non potevo crederci, Rosalie
aveva reagito così ingiustamente. Non stavamo facendo niente
di male e lei che fa? Fa una sceneggiata del genere. Mi sarei aspettata
tutto ma no una cosa del genere, no un ultimatum. Adesso
avevo ancora più paura di prima. Se Rosalie aveva reagito
così, mio padre che avrebbe fatto? Mi avrebbe, anzi ci
avrebbe fucilati. Nello stesso momento pensavo e mi preoccupavo di aver
offeso anche Alice durante la sfuriata con l’argomento
riguardante mio padre, ma Rosalie mi aveva praticamente costretto a
dire cattiverie del genere.
E poi chi le diceva che Edward non poteva provare sentimenti? Lei che
non sa cosa è successo a Edward nel suo passato e cosa lo ha
portato a comportarsi così; e non ha alcun diritto di
comportarsi e giudicare le persone così, senza conoscerle.
Lui mi amava, ne ero sicura ormai, me lo aveva dimostrato in tutti i
modi eppure alla gente non basta, alla gente non basta mai niente!
Rabbrividii dal freddo e solo allora mi ricordai di stare con un misero
vestitino in mezzo alla strada. Nello stesso momento però
sentii qualcosa.. una giaccia posarsi sulle mie spalle. Alzai lo
sguardo e vidi Edward in camicia. Si era tolto la giacca per darla a
me. Si sedette al mio fianco coprendomi le spalle con un braccio. Posai
la testa sul suo petto chiudendo gl’occhi e beandomi di quel
momento. Ispirai il suo profumo, così buono e dolce, che
avrei riconosciuto fra mille e che aveva le stesse proprietà
di ossigeno per me.
Mi faceva sentire protetta, come solo lui era riuscito a fare in tutta
la mia vita.
Rimanemmo così, fermi per qualche minuto, con le mani
intrecciate in quelle dell’altro e accarezzando il palmo con
il pollice. Con l’altra mano che aveva dietro alla mia
spella, mi accarezzava i capelli. Ad un certo punto iniziò a
pronunciare parole di rassicurazione, mi intimava a stare zitta e di
non preoccuparmi. Solo allora mi accorsi di essere scoppiata a piangere
sulla sua camicia, che tra l’altro gli stavo inzuppando. Mi
strinse forte a sé, fino a quando mi prese per i fianchi e
mi portò a sedere sulle sue gambe e mi fece poggiare la
testa sul suo petto, nello stesso momento mi coprì meglio le
spalle con la sua giacca.
- Bella, amore, calmati ti prego- mi continuava a ripetere
mentre le lacrime cominciavano a fermarsi ma il mio respiro non
riusciva a calmarsi. - Shh- mi cullava dolcemente come se fossi una
bambina, come se fossi la cosa più fragile del mondo in quel
momento.- Andrà tutto
bene- mi continuava a ripetere fino a quando non alzai lo sguardo per
fissarlo negl’occhi, in cui lessi preoccupazione.
- No, sento che andrà tutto male. Edward entro due settimane
dobbiamo dire tutta la verità a mio padre!- quasi urlai.
- Non siamo costretti a farlo-
- Sì invece. Rosalie..- mi interruppe.
- Non credo che sia capace di farlo-
- Sì, Rosalie è capace di farlo. Tu non la
conosci. Per lei è molto importante conquistare la fiducia
delle persone e farebbe di tutto per ottenerla, soprattutto quella di
mio padre.- conclusi ripoggiando la testa sul suo petto.
- Beh allora vuol dire che accelereremo i tempi- lo guardai accigliata.
- Che vuoi dire?- chiesi confusa.
- Abbiamo due settimane per far cambiare idea sul mio conto a tuo
padre, dopodiché dovremmo accettare qualsiasi conseguenza-
- Qualsiasi? Beh io non credo di poter accettare qualsiasi presunta
conseguenza- dichiarai.
- Anche io. Ma non potrà fare molto tuo padre. Bella sei
maggiorenne e te ne sei andata via da tua madre proprio
perché non volevi vivere rinchiusa dalla paura e non volevi
essere comandata. Ecco, a te non deve dare più ordini
nessuno, nemmeno io o tuo padre..-
- Al massimo potrà dirti di lasciarmi in pace ma noi ci
continueremo a vedere di nascosto- conclusi leggermente più
speranzosa.
- Giusto. Hai visto? Si trova sempre una soluzione. Su, dai, andiamo
adesso o ti prenderai una bronchite- disse alzandosi e facendomi
poggiare i piedi a terra. sorrisi e lui mi guardò.
- Che c’è?- chiese accigliato con un
leggero sorriso sghembo stampato sul volto.
- Riesci sempre a farmi sorridere, anche in momenti come questi. Ti
amo, Edward. ti amo- e lo abbracciai stringendo le braccia attorno al
suo collo, talmente forte che quasi, quasi sembrava che lo volessi
unire a me.
- Vederti sorridere è la cosa più bella che ci
sia, amore mio. Anche io ti amo Bella e nessuno ci separerà-.
********
Non so come e non so quando, ma dopo mezz’ora eravamo a casa
mia, nella mia camera, io con le spalle contro al muro e lui tra le mie
gambe e con le braccia che mi manteneva le gambe attorno ai suoi
fianchi, mentre ci baciavamo. Alice e Jasper non erano tornati con noi.
Ci avevano chiamato per evitare che entrassimo in casa di Rosalie ed
Emmet e ci avevano comunicato di tornare con la macchina di Rosalie.
Sicuramente lo avevano fatto per lasciarci un po’ di privacy.
Durante il viaggio non avevamo parlato molto, a parte qualche commento
sulla discussione e sull’atteggiamento tenuto da Rosalie.
Quando arrivammo, avevamo posato la macchina in garage e Edward, da
bravo gentiluomo, era venuto ad aprirmi lo sportello per farmi scendere
e fu all’ora che mi attirò a se, baciandomi.
Inizialmente fu un bacio casto ma poi diventò di tutto,
tranne che quello. Con una mano sfuggita dai miei fianchi, aveva chiuso
lo sportello e chiuso col telecomando la macchina, per poi mettere le
chiavi in tasca. Mi sollevò per i fianchi e io incrociai le
caviglie dietro la sua schiena. Iniziò a camminare e prese
la chiave sotto il portaombrelli di casa mia. Non avevo la voglia e la
forza di chiedergli perché stavamo andando a casa mia, non
mi interessava il luogo in quel momento, volevo solo stare con lui. Si
chiuse la porta alle spallee
andò in camera mia.
E adesso eccomi
qui con le spalle al muro. Immediatamente mi tolse la sua giacca da
sopra le spalle e la buttò in una qualche parte della
camera, senza badare se fosse arrivata a terra o su qualcosa. Con
urgenza, iniziai a sbottonargli la camicia, fino a quando rimase col
petto scoperto che in breve tempo cominciai a baciare. Lui
reclinò la testa all’indietro gemendo dal piacere
e rabbrividendo. Leggermente gli morsi il collo facendolo gemere
più forte. Lentamente gli sfilai la camicia e la poggiai
sulla sedia che stava al mio fianco, e subito dopo iniziai a
slacciargli il pantalone. Alla fine rimase solo in boxer davanti ai
miei occhi felici e soddisfatti di vederlo già
così eccitato, pensare che a procurargli
quell’eccitazione ero stata io, mi faceva a mia volta
eccitare. Io indossavo ancora il vestito. Lentamente prese a slacciarmi
gli orecchini e li poggiò sulla sua camicia. Poi con i denti
iniziò ad abbassare la fascia del mio vestito, mentre con
una mano abbassava la cerniera dietro per facilitarsi il lavoro. Come
una cascata, ma di colore diverso, il mio vestito scivolò ai
miei piedi, lasciandomi solo in intimo color carne. Sempre tenendomi
tra le sue braccia, mi portò sul letto facendomi stendere
dolcemente e facendo spargere i miei capelli sul cuscino bianco come i
tentacoli di una medusa. Mi osservò come se fossi una dea,
mentre quello che era simile a un dio era lui.
- Sei bellissima- mi disse dolcemente ma con la voce roca
dall’eccitazione. Con le braccia attorno al collo lo attirai
a me per baciarlo. Le nostre lingue iniziarono una dolce ma nello
stesso momento passionale danza. Nel frattempo Edward portò
le mani dietro la mia schiena, per slacciare il gancetto del reggiseno.
Solo dopo qualche tentativo riuscì nella sua impresa e lo
buttò soddisfatto in qualche angolo della mia stanza.
Iniziò a baciarne uno, stuzzicandone il capezzolo e
facendomi inarcare dal piacere. Le mie mani erano nei suoi soffici
capelli. Regalò lo stesso trattamento anche
all’altro seno e mi resi conto di star prendendo a fuoco. Non
ce la facevo più. Gli tolsi i boxer e lui iniziò
a togliermi gli slip lentamente, molto lentamente con la bocca..
- Edward- lo chiamai seguita da un gemito di piacere.
- mm mm?- voleva forse giocare con me? beh io adesso volevo
fare di tutto, tranne che giocare.
- Edward!- mi lamentai quando iniziò veramente a
giocare. Mi tolse gli slip e tornò alla mia altezza. Ma
questa non voleva dire niente perché non era deciso a
concludere molto presto. Appena sembrava voler entrare, appena sembrava
stesse per soddisfare la mia voglia, si allontanava. Fece lo stesso
gesto per parecchie volte fino a quando catapultai le posizioni, io su
di lui.
- Mi piace che tu prenda l’iniziativa..- disse con la voce
piena di eccitazione.
- Vuoi forse giocare con me?- chiesi maliziosa passandomi la lingua
sulle labbra e lo vidi strabuzzare gli occhi.
- Mi piacerebbe, ma non ce la faccio più-
confessò avvicinandomi a sè, stringendomi un
fianco e facendo scontrare le nostre intimità che ci
portarono a gemere entrambi. - Prima però, devo prendere una
cosa- disse mentre io lo guardavo confusa. - Fidati di me, è
meglio che lo prendo- e solo in quel momento capii di cosa si trattava.
Era buffo interrompere un momento del genere per poi riprenderlo. In
men che non si dica fu di nuovo sotto di me, voleva che rimanessi io
sopra, lo eccitava e io non potevo fare altro che esserne felice e
rimanerne soddisfatta. Entrò dentro di me, seguito da un
sospiro di sollievo di entrambi che ci guardammo e sorridemmo. Mi
avvicinai a lui per baciarlo e con le mani ricominciò ad
accarezzarmi un seno, mentre con l’altra stringeva un mio
fianco dettando il ritmo giusto che presto ci avrebbe portato entrambi
all’apice massimo del piacere. Entrambi gemevamo chiedendo
sempre di più all’altro, anche se ormai eravamo
uniti quasi come un’unica persona. Improvvisamente, senza
uscire da me, catapultò le posizioni e si portò
su di me, continuando a muoversi sempre più veloce,
più forte e con spinte sempre più vigorosefino a quando raggiungemmo l’apice insieme,
urlando. Sfinita, poggiai la testa sul cuscino stringendolo a me.
uscendo da me catapultò le posizioni e mi portò
su di lui, distesa sul suo petto e mi strinse forte a se, baciandomi i
capelli.
- Dio Bella, quanto ti amo- disse stringendomi
sempre di più, e io non potevo fare altro che godere di
quelle coccole.
- Anche io Edward, anche io ti amo- e chiusi gli occhi. Improvvisamente
però mi sentii sollevare il volto da sotto al mento. Edward
cercava i miei occhi e li trovò presto.
- Bella lo sai che con te non sto scherzando vero!?- disse
sorprendendomi e rendendomi confusa. << non voglio
assolutamente che tu pensi che io stia giocando con te,
perché sto facendo di tutto tranne che prenderti in giro. Tu
sei diventata la cosa più importante della mia vita, tanto
che non riuscirei a vivere senza di te. Bella, ti ho donato il mio
cuore, prenditene cura perché è solo tuo, e
sempre lo sarà- queste parole pronunciate da lui mi
sorpresero molto. Sapevo che Edward probabilmente provava queste cose
per me, ma sentirsele dire e tutt’un altro effetto. Lo baciai
con una foga tale che mi sembrava poter scambiarci le labbra.
- beh, lo sai che per me è la stessa cosa e ripeterti le
stesse parole sarebbe un gesto davvero stupido. Ormai tu sei la mia
vita e non posso vivere senza tale.- mi ribaciò fino a
quando stremati ci addormentammo, una tra le braccia
dell’altro..felici.
Ferme tutte e
abbassate
fucili, pistole e coltelli xD
Nessuna storia da cancellare o da sospendere, è tutto work
in progress e a giorni posto entrambe le storie u.u
E' solo un avviso per avvisarvi (ma no?!) che ho creato un gruppo su
facebook in cui inserirò spoiler di tutte le
storie,
antemprime di storie in stesura, per conoscerci e chi più ne
ha più ne metta. Mi farebbe davvero piacere se mandaste la
richiesta per entrare a far parte del gruppo.. prometto che se per
stasera arriviamo a 10 inserisco uno SPOILERONE di tutte le storie u.u
BUUUUUH!! Buon
Halloween genteee :D
Ecco il capitolo come promesso *-*
Non ho molto da
dire, solo che manca poco alla fine di questa storia :'(
Vabbè, ci saranno gli extra :D
Beh, mi limito a dedicare questo capitolo a quelle meravigliose 66
persone che in meno di 24 ore hanno invaso il mio nuovo gruppo su
facebook in cui posto spoiler e qualsiasi informazione, ma anche per
poterci conoscere ( potete trovarloQUI
Un piccolo avviso: in caso di
parte rossa nel capitolo, troverete degli asterischi :)
Ok, banco alle ciance, vi lascio al capitolo. Un bacione enorme tesore
e grazie di tutto. Vi adoro :')
Mary ^^
Bum, bum,
bum, bum, bum.
Ero sveglia da
circa dieci minuti, ancora distesa sul petto di Edward come la sera
prima e con la
testa poggiata sul suo cuore mentre continuavo ad ascoltare il ritmo
regolare del
suo cuore. Lui dormiva ancora, lo sentivo dal respiro regolare e
profondo. Mi
ero chiesta se fossi pesante, ma se avrei voluto scivolare al suo
fianco non
avrei potuto senza svegliarlo, perché mi teneva con una
stretta ferrea su di
lui. Beh, io stavo comoda e la voglia di spostarmi non ce
n’era proprio.
Guardai la sveglia: erano già le 11. Mancavano venticinque
ore al ritorno della normalità in quanto sarebbero tornati
sia i miei genitori che i suoi.
E ci saremmo dovuti svegliare da questo meraviglioso sogno.
Toc, Toc.
Il bussare
vicino alla porta mi fece sobbalzare ma fortunatamente Edward non si
svegliò al mio sobbalzo. Lentamente slacciai la presa
dietro la mia schiena e mi alzai, avvicinandomi alla porta.
Sussurrando, chiesi
chi fosse. Era Alice. Le chiesi di aspettare un attimo e andai a
cercare qualcosa
da indossare, visto che ero ancora nuda. Indossai in fretta
l’intimo e presi la
camicia di Edward, il primo indumento che avevo trovato a portata di
mano, e la
indossai abbottonando tutti i bottoni fino all’ultimo. Mi
avvicinai ad Edward
e lo coprii col lenzuolo, anche lui ancora nudo. Mi avvicinai alla
porta di
camera mia a l’aprii, chiudendomela alle spalle.
<<
Ehi, come stai?>> mi chiese Alice abbracciandomi. Appena
si allontanò si soffermò sul mio abbigliamento.
<< Ho interrotto qualcosa?>> chiese
preoccupata.
<<
No,
non ti preoccupare. Edward sta dormendo>> sussurrai.
<< Come mai
siete in camera tua?>> mi chiese facendomi ricordare
questo particolare che la sera precedente avevo tralasciato.
<< Ehm..
effettivamente non lo so, mi ci sono trovata qui e..>>
<< Non hai
avuto il tempo di replicare>> continuò
maliziosa facendomi arrossire.
<< Già..>> confermai.
<< Allora, ehm.. come stai?>> mi ripetette.
Sospirai.
<< Bene, Edward riesce sempre a trovare una soluzione a
tutto e
riesce sempre a farmi sorridere>>
<< Soluzione?>> chiese confusa.
<< Preparerò Charlie e, se potrai dopo quello
che ho detto ieri sera, mi potresti
aiutare..>> sussurrai abbassando lo sguardo.
<< Bella, io sono
totalmente in disaccordo con Rosalie. Perché non vorrei
aiutarti!?>>
<< Riguardo l’argomento
Charlie..>> mi interruppe prima che potessi
cominciare.
<< Bella non devi preoccupare, io avrei fatto la stessa
identica cosa. Non sentirti in colpa>>
l’abbracciai.
<< Grazie Aly,
ti voglio bene>>
<< Anche io sorellina>> rimanemmo
abbracciate per un po’ fino a quando si staccò da
me. << adesso vai, di
sicuro Edward ti sta aspettando.>> dopo averla
riabbracciata, rientrai in
camera e notai Edward dormire ancora. Scivolai a terra, lungo la porta,
portandomi le gambe al petto e chiudendo gli occhi con la testa
poggiata alla
porta. Non avrei voluto farmi vedere così, ma le gambe
avevano iniziato a tremare
e a non reggere più, la testa a girare a causa dell'ansia.
Ero venuta a vivere a Forks
per vivere una vita tranquilla e cosa facevo? Mi facevo venire le crisi
di
panico.. Accidenti! Sospirando mi rialzai e andai a distendermi di
nuovo al
fianco di Edward, poggiando la testa tra il suo collo e la sua spalla,
inebriandomi del suo profumo che ormai era diventato come ossigeno per
i miei polmoni.
Improvvisamente mi sentii stringere i fianchi e capii che Edwardsi era svegliato e accorto
della mia
presenza. Sorridendo, alzai una gamba e la portai sul suo fianco,
affondando
maggiormente il viso nella sua spalla. << Buongiorno>>
sussurrò con la sua voce soave, musica per le mie orecchie.
Sorrisi.
<< Buongiorno dormiglione>>rise.
<< Da quanto sei
sveglia??>> mi chiese allontanandosi per guardarmi meglio
negl’occhi.
<< Da un po’...>> risposi vaga.
<< Chi era alla
porta?>> mi irrigidii. Aveva sentito tutto e quindi aveva
anche visto il
mio cedimento.
<< Ehm era Alice, era preoccupata per me.. per
noi>>
risposi quasi balbettando.
<< In realtà anche io sono preoccupato.. per
te>> confessò penetrandomi l’anima
col suo sguardo.
<< Non
devi..>> risposi insicura, non convincendo nemmeno me
stessa.
<< Senti Bella, io non so come possa reagirà
Charlie e non ti posso promettere
niente, ma so che questa storia avrà un lieto fine, capito?
>> non
risposi mentre sentivo il suo sguardo che mi perforava il corpo. Mi
scosse per le
spalle. << Capito Bella? Fidati. Fidati.>>
annuii abbracciandolo.
<< Mi fido. Mi fido>> mi baciò
con foga, come se volesse rassicurarmi
e ci stava riuscendo. Ci stavamo facendo trasportare entrambi da quel
bacio e
rischiavamo di perdere il controllo. Cercai di chiamarlo per fermarlo.
<<
Edward>> doveva essere un richiamo ma ne uscì
una richiesta. Prese a
baciarmi il collo e iniziai a gemere spudoratamente. <<
Ed..>>
Accidenti! Non riuscivo a sembrare minimamente convinta.
<< sei troppo
vestita>> notò malizioso mentre io notavo che
lui era ancora nudo, sotto
le lenzuola. O santo cielo! sarei morta con quel ragazzo, in queste
condizioni,
al mio fianco.
<< Lo so che il tuo amichetto è stato in
astinenza per
parecchio tempo, ma non mi sembra il caso di passare tutta la giornata
a
letto>>dissi sorridendo. Si allontanò.
<< Molto spiritosa>>
alzando le coperte si buttò su di me e coprì
entrambi con questa. Iniziò a
farmi il solletico e iniziai a ridere come una pazza e muovermi come
tale.
<< Basta, ti prego. Basta>> dissi tra una
risata ed un’altra.
<< Solo perché mi devo vestire o
sembrerò un pervertito>> scoppiai
a ridere. << vuoi fare la doccia con me?>>
continuò malizioso.
<< Devo fare la doccia, ma la farò
dopo>> dissi . Mi alzai
immediatamente, allontanandomi da lui. Ma solo in quel momento, sotto
il suo
sguardo curioso ma nello stesso momento divertito e soddisfatto di
Edward, mi
ricordai cosa indossavo.
<< Ultimamente ti piace indossare
camice?>> mi chiese malizioso alzandosi e
attorcigliandosi il lenzuolo
attorno al bacino, lasciando il petto scoperto.
<< Ho sempre desiderato
indossarle>> confessai arrossendo e sorridendo nello
stesso momento.
<< Le mie?>> chiese divertito e
avvicinandosi sempre si più.
<< Mm se vuoi posso indossare, di mattina, dopo una notte
senza, la
camicia di qualcun altro>> dissi maliziosa.
<< E di chi?>>
continuava a provocarmi, o ero io che provocavo lui? Non lo sapevo di
preciso
ma questo gioco mi piaceva, almeno fino a quando non sentii il piano
della
scrivania dietro alle gambe.
<< Potrei partire da Mike Newton. Sai
l’ultimo giorno di scuola mi ha chiesto se mi andava di
passare con lui un
weekend in montagna>> dissi per scherzare ma in fondo era
la verità. In
quei giorni io e Edward non ci parlavamo ancora, anzi non ci
scambiavamo
nemmeno uno sguardo, io almeno non lo facevo. Mike ci aveva provato
diverse
volte con me, ma io lo evitavo sempre, era diventato un vero e proprio
fastidio. Mi aveva varie volte chiesto di uscire insieme ma mi ero,
naturalmente, sempre rifiutata.
<< Stai scherzando?>> chiese con
una punta di rabbia nella voce. Scossi il capo.
<< Sh, anche Tyler mi
aveva chiesto di uscire, chissà potrei anche
accettare>> continuai e per
poco non scoppiavo a ridere, ma era la verità.
<< Smettila>>
sembrava arrabbiato.
<< Domani sera forse vado da Jacob>> ok, mi
stavo divertendo. << mi ci vedi con le loro camicie
addosso? Forse un po’
più aperte>> e detto questo sbottonai due
bottoni facendo intravedere il
merletto del reggiseno. Mi si avvicinò e afferrandomi e
circondandomi con un
braccio la vita, mi strattonò avvicinandomi al suo petto e
facendo
scontrare il mio sguardo col suo.
<< Smettila>> era un pochino
arrabbiato.
<< Geloso?>> chiesi maliziosa.
<< Sì. Sono.
geloso. Okay?>> mi strinse di più a
sè. Annuii. << Comunque mi
piace come ti stanno le MIE camice>> mi
sussurrò all’orecchio
sottolineando l’aggettivo mie e facendomi rabbrividire. Lo
spinsi.
<< Prima che passi io per la pervertita saltandoti
addosso, vado a farmi una
doccia, da sola>> sottolineai.
<< Ehi non dovevo andare prima
io?>>
<< Hai perso il turno>> gli baciai
velocemente le
labbra e scappai in bagno.
Quando ero
uscita dal bagno con l’accappatoio, al posto di Edward trovai
un bigliettino.
Sono andata a
fare la doccia da me. Ti aspetto di sotto. Ti amo. Edward.
Con calma
mi vestii. Indossai un semplice pantalone nero e una maglietta viola,
con una
sciarpa nera legata al collo, le scarpe da ginnastica, un pizzico di
matita
sotto gli occhi e uscii da camera mia. Non c’era ancora
nessuno, così, notando
la bella e rara giornata di Forks, uscii in giardino. Mi sedetti sul
gradino delle
scale all’entrata a guardare quei stupendi fiori che
continuavano a crescere
nonostante la temperatura fredda. Oggi il cielo era sereno tranne che
per
qualche nuvola bianca sparsa in giro, mentre il freddo continuava a
pizzicare
le mie guance.
<<
Disturbo?>> sentii dire alle mie spalle e mi girai per
controllare che fosse
lui.
<<
No,
figurati. Stavo solo approfittando di questo tempo>> si
sedette al mio fianco,
distante.
<<
Ti volevo
chiedere scusa..>> disse improvvisamente e mi girai per
guardarlo negl’occhi.
<<
P- per
cosa??>> chiesi preoccupata.
<<
Per
averti mentita..>> rispose abbassando gli occhi.
<<
Mentito? Che stai dicendo Jazz>> ero confusa.
<<
In
un certo senso ti avevo promesso che sarebbe andato tutto bene ieri
sera, ma
non è stato così>>
<<
Non è assolutamente colpa tua, anzi.. ti ringrazio per
avermi dato dei consigli
ieri pomeriggio>> inaspettatamente mi
abbracciò.
<<
Su
entriamo, che fa freddo>> disse sorridendomi. Ci alzammo
ed entrammo,
trovando Edward ed Alice chiacchierare.
<<
Ah! Eccovi>> disse la pazza. Edward mi venne incontro e
mi diede un bacio
a stampo. << Che stavate facendo?>>
continuò.
<<
Una chiacchierata>> rispose lui facendomi
l’occhiolino. Sentii Edward
stringermi ancora di più. Alzai lo sguardo e mi catapultai
il quegli immensi
oceani verdi dei suoi occhi.
<<
Io
ed Edward abbiamo pensato che potremmo stare a casa tutto il giorno,
visto che
è l’ultimo giorno di
libertà>> ci avvisò Alice. A me
andava bene, anzi..
anche meglio. In fondo stare a casa, soprattutto nella mia camera e da
quando
avevo conosciuto Edward, era il mio hobby preferito.
<<
Per me va bene>> rispose Jasper e io annuii.
<<
Per te Bella?>> mi chiese Edward. Sorrisi.
<<
Va
benissimo anche per me>>
<<
Perfetto. Allora Bella cucina qualcosa adesso>>
iniziò a dire Alice ma la
interruppi.
<<
E
tu mi aiuti>> lei scosse il capo.
<<
Non vi conviene. Io non so cucinare bene come lo fai tu>>
si giustificò e
io non potetti fare altro che rassegnarmi. << quindi tu
cucini, poi
mangiamo e poi ognuno si ritira oppure no. Va bene?>>
continuò. E noi
dicemmo di sì, all’unisono.
Io, seguita
da Edward, andai in cucina e iniziai a cucinare con un suo aiuto.
Più che altro
mi stuzzicava e mi distraeva, ma di certo era una bella distrazione..
Quando
tutto fu pronto, guardai Edward e scoppiai a ridere. Mi piegai in due
dalle
risate. Mi rialzai e lo visi accigliato.
<<
Cosa c’è da ridere??>> mi chiese
curioso, alche gli presi la mano e lo
portai di fronte al grande e lungo specchio all’angolo del
salotto. Appena si
vide strabuzzò gli occhi. Si passò una mano tra i
capelli bianchi di farina e
si prese a picchiettare sul pantalone nero ricoperto della stessa
polverina dei
capelli. Mi avvicinai e passai una mano tra i suoi capelli. Toccarli mi
faceva
impazzire. Ogni volta che ne avevo l’occasione, con le dita
mi immergevo in
quella chioma ramata, momentaneamente bianca. Si girò e mi
guardò con aria
colpevole.
<<
Hai bisogno di una doccia>> dichiarai cercando di non
scoppiare di nuovo
a ridere. Lui mi guardò con una strana luce
negl’occhi.
<<
La
faccio dopo. prima mangiamo e poi ANDIAMO a fare la
doccia>> strabuzzai
gli occhi a quella sua richiesta, anzi no.. a quel suo ordine. Ingoiai
a vuoto
l’aria e lui lo notò. Mi si avvicinò e
lentamente avvicinò le sue labbra alle
mie. Chiusi gli occhi aspettando quel contatto che ogni volta tanto
bramavo.
Sentii il suo caldo alito sfiorarmi le labbra e poi più
niente. Aprii gli occhi
e lo vidi ridere. Mi aveva presa in giro. Strinsi le braccia sotto al
petto e
misi il broncio.
<<
Non ti sarai offesa..>> disse avvicinandomi a me e io
feci un passo
all’indietro. << Dai Bella>>
<<
Dopo la doccia la fai da solo>> dissi decisa e lui mi si
avvicinò. Non
feci in tempo a scappare che mi prese tra le sue braccia e premette le
sue
labbra sulle mie. Inizialmente cercai di essere fredda ma poi mi
lasciai
andare. Il bacio iniziato dapprima lento, ora stava diventando
tutt’altro. La
sua lingua chiese il permesso per accedere nella mia bocca e quando
acconsentii,
subito si incontrò con la mia e iniziò una
piacevole danza.
*************
Le sue mani furono
subito sui miei fianchi e rabbrividii a quel contatto. Fece qualche
passo in
avanti, e quindi io all’indietro. Mi fermai quando sentii
qualcosa contro la
mia schiena. Eravamo arrivati al davanzale della cucina. Sempre
mantenendomi
per i fianchi, mi poggiò su ripiano e subito fu tra le mie
gambe. Circondai i
suoi fianchi con le mie gambe e sentii subito la sua erezione premere
prepotente contro di me. le mie mani furono subito tra i suoi capelli e
lo
strinsi maggiormente a me. le sue, invece, presero ad alzarmi la
maglia, in
fretta. Subito una sua mano fu sotto al mio reggiseno. Prese ad
accarezzarmi un
capezzolo facendolo inturgidire ancora di più. Gemetti per
quel contatto sulle
sue labbra e rabbrividii.
<<
Ed.. Ed>> gemetti e lui sorrise contro alle mie labbra.
<<
Che c’è Bella? Dimmi cosa vuoi..>>
mi stava provocando.
<<
Voglio te>> non riuscii a stare zitta.
L’eccitazione faceva parte di me.
lentamente scese con le mani sul bottone dei miei pantaloni e li
sbottonò.
Arrivò con le dita sulle mie mutandine che subito
trovò bagnate. Mi guardò
soddisfatto. Un suo dito si intrufolò al di sotto del
tessuto e prese a
stuzzicare la mia intimità. Gemetti a quel contatto.
<<
Ed.. ci possono vedere.. Alice.. Ja.. Ahhh...>> non
riuscii a finire la
frase che un suo dito si intrufolò tra le mie pieghe. Prese
a muoverlo
velocemente mentre col pollice stuzzicava il mio clitoride. Mi sentivo
tutto un
fuoco. Non riuscivo più a resistere. Lo vidi abbassarsi e le
sue dita furono
fuori di me. mi sorrise prima di scomparire dalla mia visuale. Oddio! Mi bacio
leggermente, sfiorandomi
solamente. Subito dopo la sua lingua prese il posto delle sue dita di
poco fa. Stavo impazzendo! Prese a
muoverla veloce,
mentre il suo pollice raggiunse quel bottoncino in grado di darmi tanto
piacere. Continuò questa tortura per qualche altro minuto,
senza imbarazzo né
da parte mia né da parte sua. Venni riversando il mio
piacere sulla sua lingua.
Presi i suoi capelli tra le mani e avvicinai di più il suo
volto al mio centro.
Continuò quella piacevole tortura fino a quando gli spasmi
del mio corpo
provocati dal piacere finirono. Si rialzò e mi
guardò. Si passò la lingua sulle
labbra e gemette.
<<
Sei buonissima amore mio>> rabbrividii a quelle parole.
Sentimmo dei
rumori provenire dal salotto e subito saltai dal ripiano,
abbottonandomi i
pantaloni. Avvicinai Edward a me e lo baciai. Sentii il mio sapore..
****************
<<
Ehi avete finito?>> la voce di Alice mi fece ritornare
sulla terra e
arrossii involontariamente. Mi girai per non farmi vedere o avrebbero
capito
tutto. Edward li rispose con un affermazione e subito prepararono la
tavola per
poi iniziare a mangiare. Ci furono molte battutine sui capelli di
Edward a ci
non potetti fare a meno di scoppiare a ridere. E ogni volta mi lanciava
sguardi
di fuoco.
Quando
finimmo di mangiare, Edward si alzò.
<<
Noi abbiamo cucinato. voi pulite.>> Alice lo
guardò strabuzzare gli
occhi.
<<
cosa??>>
<<
Rinforza le unghie fare pulizie. Scusate ma adesso noi ci
congediamo>> mi
prese per la mano e corremmo verso di sopra. Risi quando arrivammo in
camera
sua
<<
Povera Alice>> dissi ridendo. Lui mi guardò
serio.
<<
povera te..>> disse avvicinandomi e iniziando
quell’ultimo giorno.
Avevamo passato giorni indimenticabili e adesso ritornava tutto:
Charlie, i
suoi genitori e il segreto. I problemi. Ma soprattutto il momento di
dire la
verità si avvicinava. Non pensai a quelle cose quella sera
ma pensai solo al mio
Edward, alle goccioline d’acqua che scorrevano lungo il suo
corpo mentre
eravamo nella doccia insieme, alla mia lingua e alle mie labbra che
presto
avevano preso il posto delle goccioline, alle mie mani tra i suoi
capelli, alle
sue labbra sulle mie, alle sue mani su e dentro di me, alla nostra
eccitazione, al nostro appagamento, alla nostra passione e al nostro
amore. Per l’ultima
volta ci godemmo la vita come avevamo fatto solo in quegl'ultimi giorni
e come non avremmo potuto fare per i prossimi mesi, ma ce la godemmo
come per incidere il nostro nome sulla pelle dell'altro in modo
permanente, perchè mai nessuno ci avrebbe diviso, mai.
Maccciaaaao gente :3 Come va?? Io sono
sfinita dalla scuola D: Ok, basta essere
melodrammatiche, su con la vita. Yeeahh
ç______ç No, non sto sclerando u.u Ok, non dico nulla
solo.. si torna alla normalità, e che
normalità ragazze xD Non anticipo nulla,
come al solito se ci sarà qualche parte
in rosso metto gli asterischi. Notateli per favore, non voglio problemi
di alcun genere >.< E non vorrei passare la storia al
rating rosso solo per due o tre capitoli (anche perchè non
è che sia tanto rosso), quindi.. u.u BUONA LETTURA E
RECENSITE GIRLS! <3
Era arrivato il momento, il giorno tanto atteso e temuto, il giorno che
avrei voluto non arrivasse mai. Avevo passato una settimana da favola,
la settimana più intensa della mia vita, i sette giorni
più belli e importanti della mia vita. Tante cose erano
cambiare in quelle centosessantotto ore. Elencarle avrebbe impiegato
troppo tempo; e il tempo, da adesso, non poteva essere più
sprecato. Anche un millesimo di secondo avrebbe potuto cambiare la mia
vita. Una decisione. Un giudizio. Un parere. Oggi, mio padre e Sue,
insieme a Carlisle ed Esme, sarebbero tornati dalla loro vacanza.
Abbronzati o pallidi, accaldati o infreddoliti, allegri o nervosi..
questo non lo sapevo. Durante le brevi telefonate ero stata tutto il
tempo impegnata a concentrarmi sulla recitazione. Far finta di essere
allegra per aver passato del tempo sola con le
“sorelline” e triste di non averne passato con
loro. Io ed Edward ci
eravamo goduti ogni minimo istante di quei sette giorni. Non avevamo
sprecato un bacio, una carezza, un abbraccio, un sospiro. Non avevamo
sprecato nemmeno quell’ultima notte. Avevamo dormito, forse,
un paio d’ore, ma solo per non apparire stanchi a
“chi” sarebbe tornato. Ci eravamo addormentati
abbracciati e ci eravamo svegliati abbracciati, ci eravamo dati un
dolce e romantico
<< Buongiorno >> Ci eravamo baciati e
coccolati.. non avevamo sprecato nemmeno un istante. A dire il
vero.. non avevamo sprecato nemmeno l’acqua, avendo fatto la
doccia insieme. Poi ci eravamo vestiti, consigliando l’uno
all’altro cosa indossare. Io aveva sistemato la sua chioma
ribelle e lui mi aveva spostato una ciocca di capelli dietro
all’orecchio. Nemmeno un’ istante.. << Stai
tranquilla>> mi ripeté sfiorandomi una guancia
con le dita. Annuii. << Ci
vediamo stasera?>> risposi timorosa. Avevo paura di
somigliare troppo ad una cozza. << Certo
amore. Troppo tempo..>>
rispose e commentò nello stesso momento. Non potevo fare
altro che dargli ragione. E con un ultimo bacio volò via da
me. mi sistemai i vestiti e uscii da camera mia. Alice non era ancora
pronta visto non era in salotto. Bussai alla porta di
camera sua aspettando una risposta che non tardò ad
arrivare. Entrai e mi chiusi la porta alle spalle come se fossimo state
sole. <<
Già pronta??>> mi chiese mentre indossava una
maglietta bianca sopra a dei pantacollant di jeans. <<
Sì. Sei tu che hai fatto tardi>> risposi e mi
andai a sedere sulla sua sedia a dondolo, posta sotto alla finestra. I
leggeri raggi di sole, caratteristici di una fredda mattina
d’inverno, entravano attraverso il vetro, ma alleviati dalle
tende dello stesso colore della camera. Guardai il giardino,
ben visibile da questa camera, e subito i miei occhi furono catturati
da una rosa blu che era sbocciata. Ero totalmente assorta nei miei
ricordi legati a quel piccolo fiore che non sentii Alice avvicinarsi e
accarezzarmi una guancia. Si era inginocchiata davanti a me e mi
fissava. << Bella
andrà tutto bene.. me lo sento>> mi disse, ma
le mie sensazioni non erano delle migliori. Nonostante questo annuii,
anche se poco convinta. Inaspettatamente mi abbracciò e mi
cullo. << Shh
andrà tutto bene. Non piangere>> Non piangere?
Mi toccai la guancia con le dita fredde e sentii qualcosa di bagnato.
Lacrime. Come a confermare, fui scossa da un singhiozzo ed Alice
continuò a cullarmi fino a quando non mi calmai. <<
Grazie>> le sussurrai e lei mi baciò una
guancia. << Ci
sarò sempre per te, Bella. E sappi che non appoggio
assolutamente la decisione di Rosalie. Ma è testarda,
orgogliosa e talmente grata a Sue e a Charlie, a tal punto da non
volergli mentire su niente.. anche se non sono affari
suoi>>. Si vedeva che Alice cercava di giustificare sua
sorella, anche se non ci riusciva nemmeno lei. << Ho
una brutta sensazione>> confessai e lei mi
accarezzò un braccio. <<
Tesoro è normale che tu adesso pensi in negativo,
perché hai paura. Ma vedrai che andrà tutto bene.
Se lo dice Alice Clearwater è
così>> disse alzando e spalle modesta e non
riuscii a trattenere un sorriso. TA! Sobbalzammo quando
sentimmo un rumore provenire dal salotto. Io ed Alice ci guardammo. <<
Ragazze!>> la voce di Sue ci tranquillizzò e
spaventò nello stesso momento. Cosa ci facevano qui? non
dovevamo essere noi ad andare a prenderli in aeroporto? istintivamente mi
asciugai gli occhi dalle lacrime e sperai con tutta me stessa che non
fossero rossi o la situazione sarebbe già iniziata con una
nota negativa. Alice mi fece un cenno d’assenso
così uscimmo e trovammo Charlie che posava le valige sul
divano a Sue intenta a togliersi il cappotto. Appena ci vide corse ad
abbracciarci. Entrambe ricambiammo. Ci si avvicinò Charlie
che ci salutò proprio come aveva fatto Sue.. solo che
riservò un abbraccio più caloroso a me. <<
Ragazze ci siete mancate>> esclamò Charlie e
io sorrisi. << Anche
voi ci siete mancati>> rispondemmo io ed Alice
all’unisono e scoppiammo a ridere. << Come
avete passato questi giorni?>> Una meraviglia.. <<
Noiosi>> rispose
Alice.. << Che
avete fatto di interessante??>> Oh.. Arrossii ricordando
cosa avevo fatto in quei giorni ed Alice mi guardò maliziosa. <<
Mangiato.. dormito.. ballato.. shopping>> tipica risposta
di Alice. Che altro avevamo potuto fare?? <<
Shopping?? Fatemi vedere che avete comprato!>>
esclamò entusiasta Sue. Shopping?? Io ed Alice non avevamo
fatto shopping.. o no?? Il panico si impossessò di me ma la
mia pseudo sorelle notando la mia agitazione ci prese entrambe per mano
e ci portò di corsa in camera sua. Il cuore mi batteva
all’impazzata. Ok calma Bella. Stiamo parlando di Alice..
uguale maniaca dello shopping.. uguale vestiti di riserva. Ma certo!
Alice spalancò la porta della cabina ed estrasse ci o sei
vestitini più qualche pantalone. Ma quando accidenti aveva
comprato tutta questa roba? Mah.. non aveva importanza..
l’importante era che c’erano. Passammo circa
mezz’ora a mostrare i vestiti a Sue e a provarli. Si
licenziò nel momento in cui si ricordò nelle
valige ancora piene in salotto. Decidemmo di aiutarla per poter passare
del tempo insieme. Mentre loro mettevano su le lavatrici e sistemavano
i vestiti puliti, io andai in cucina e iniziai a cucinare. feci la
vecchia ricetta di nonna Swan.. buona e veloce. dopo venti minuti
arrivarono Charlie, Sue ed Alice. Dopo aver apparecchiato iniziammo a
mangiare in silenzio. Piano piano iniziarono a raccontare la loro
vacanza e descrissero i momenti divertenti con Carlisle ed Esme. Non
feci altro che annuire, sorridere e concentrarmi su come creare false
risate. Desideravo solo che questa maledetta cena di famigliola finisse
e che arrivasse il momento della “nanna”. Mi
chiedevo cosa fosse successo a casa di Edward al ritorno dei suoi
genitori. Se si erano accorti di qualcosa.. forse del frigo vuoto o
troppo pieno? Del tappeto spostato davanti al camino? Giusto il giorno
prima avevo controllato se fosse sporco.. di sangue. Ma non
c’era nulla e poi ricordai che Edward aveva messo una sua
camicia sotto di noi per evitare il tutto.. si sapeva in fondo, anche
se con grande imbarazzo, che la prima volta, per le donne, si perdeva
sangue. Certo, se fosse stato per me forse ci avrebbero scoperto ma
Edward non se n’era dimenticato ma, molto probabilmente, era
talmente preoccupato per il mio dolore che questo dettaglio non glie
era sfuggito. << Bella
hai sentito cosa ti ho detto??>> scossi la testa quando
sentii la voce di Charlie richiamare la mia attenzione. Dal mio sguardo
capì che non avevo sentito ciò che mi aveva
detto. << Ti ho chiesto se domani sera vuoi venire con
noi da Rosalie ed Emmet. Vorremmo salutarli>> mi
ghiacciai sul posto. Io. Da. Rosalie?? Neanche morta. Calma Bella.
Calma. << No
papà. Ho da studiare. In questi giorni mi sono rilassata ma
adesso devo riprendere con lo studio o rimarrò indietro. Sai
quest’anno poi c’è l’esame..
meglio non rischiare>> gli dissi aggiungendo anche un
occhiolino. Non ero mai stata una brava attrice. Certo, in Florida non
avevo motivo per cui mentire e anche se lo avessi fatto nessuno ci
avrebbe fatto caso, tanto meno mia madre.. Qui invece tutti avevano
imparato a conoscermi bene.. come una persona.. a cui volevano bene e a
cui interessava la sua situazione.. ma qui avevo anche dovuto imparare
a recitare per poter mentire. se me lo avessero
detto tempo prima sarei scoppiata a ridere. sistemammo
la cucina mentre Sue ordinava i piatti nella lavastoviglie. Dopo aver
depositato la tovaglia del cassetto mi drizzai e annunciai la mia
ritirata. Dando un bacio sulla guancia ad Alice, mi ritirai in camera
mia, chiudendomi la porta alle spalle e girando la chiave nella toppa.
Nello stesso momento un sospiro di sollievo fuoriuscì dalle
mie labbra mentre mi lasciavo scivolare lungo la porta. Tolsi le scarpe
quando mi sedetti a terra e mi liberai anche della maglietta, rimanendo
in reggiseno. Sapevo che eravamo in gennaio e faceva freddo, ma quella
maglietta sembrava che pesasse qualche chilo. Ma forse, anzi, quasi
sicuramente non era la maglietta ad essere pesante, ma lo era la
situazione. Molto probabilmente anche se Rosalie non ci avesse
“costretto” a dirlo a Charlie, forse a
quest’ora io e Edward stavamo facendo la stessa identica cosa
e forse domani avremmo comunque iniziato a parlare bene l’uno
dell’altro ai propri genitori.. o meglio: io avrei iniziato a
parlare bene di Edward con Charlie! Mi alzai e mi
trascinai nel bagno dove iniziai a riempire la vasca con
l’acqua calda. Tolsi il pantaloncino e insieme alla maglietta
lo buttai in un angolo del bagno... dopo li avrei messi nella cesta dei
panni sporchi. Rimasi in intimo mentre andavo a prendere il
bagnoschiuma che avevo preso prima dal bagno di Alice e tornai in
bagno. Mi spogliai e mi immersi, un piede alla volta e poi seduta,
nell’acqua calda della vasca. Feci colare un po’ di
bianco bagnoschiuma nella vasca e con la mano agitai l’acqua
così da formare la schiuma. Passai i primi dieci minuti
distesa con la testa posata su un asciugamano. Ne approfittai per
liberare la mia testa da tutti quei pensieri.. un giorno di questi mi
sarebbero usciti i capelli bianchi. In cinque minuti feci lo shampoo e
sciacquai i capelli. Li raccolsi e ti attaccai con una pinza per poi
uscire dalla vasca e avvolgermi in un asciugamano enorme da attaccare
al petto. Col fono asciugai i capelli alla bell’è
meglio praticamente lasciandoli bagnati.. l’importante era
asciugarli sulla radice no?! Sembrava che stessi cercando di perdere
tempo, di occupare il tempo nell’attesa di Edward, ma forse
stavo solo sprecando, appunto, tempo. lasciai i capelli mezzi bagnati e
mezzi asciutti sulle spalle e uscii dal bagno. Senza nemmeno guardarmi
intorno andai alla cassettiera per prendere il pigiama ma quando mi
girai per poco non mi venne un infarto.. o meglio: l’infarto
mi venne per quello che successe dopo. senza nemmeno rendermi conto e
mettere a fuoco l’immagine di Edward con i capelli bagnati e
scompigliati, il suo petto nudo e il suo pantalone grigio della tuta,
mi ritrovai sul letto con le labbra di Edward sul mio seno sinistro. Mi
ero persa qualche passaggio. 1) Come eravamo
arrivati così velocemente al letto?! 2) probabilmente
l’effetto del suo improvviso e passionale bacio sulle labbra
mi aveva fatto annebbiare la vista. 3) Come ci era
arrivata la mia asciugamano a terra??
********************************************
Non badai a questi fattori al momento di minore importanza.. ma mi
dedicai o meglio.. mi concentrai sui baci di Edward. aveva preso a
stuzzicare il mio capezzolo con i denti accompagnati dalla lingua. Mi
inarcai per il piacere e strinsi i suoi capelli tra le dita,
bagnandomele dall’acqua della doccia che sicuramente aveva
fatto poco prima. Risi al pensiero della stessa fretta che aveva usato
lui. Anche io non avevo asciugato i capelli nella paura di farlo
aspettare. Aprii gli occhi mentre sorridevo e mi ritrovai due smeraldi
scrutarmi a fondo. << Cosa
ti fa ridere??>> mi chiese alternando ad ogni parola un
bacio a stampo sulle labbra. Più volte avevo cercato di
trattenerlo per prolungare ma si era ritirato continuando con quella
tortura. << Allora??>> non gli avevo ancora
dato risposta. Presi una sua mano che stava sul letto per reggere il
suo peso e non schiacciarmi, mentre l’altra continuava a
reggersi, e la portai sui miei capelli bagnati e capì.
<< Andavamo di fretta eh?!>>
commentò baciandomi il collo e creando mille brividi sulla
mia pelle. Sentivo il flusso del sangue aumentare.. alla stessa
velocità di una cascata e lo stesso calore del sole che ti
rapisce in una giornata d’agosto. Continuai a sorridere al
suo commento e a lui non sfuggì. << Ti va di
ridere eh? Vediamo se così ridi ancora?>>
nello stesso momento in cui pronunciò queste parole, il mio
sorriso scomparve per essere sostituito da una smorfia di piacere, da
un boccheggiare. Un suo dito si era fatto strada tra le mie pieghe
penetrandomi. Mentre lo sentivo entrare e uscire, il suo pollice prese
a stuzzicare il mio clitoride così da procurarmi
più piacere..e ci riuscì. Il mio bacino prese a
muoversi per andare in contro ai movimenti delle sue dita. Mi sentii
completamente impazzire quando la sua lingua raggiunse ulteriormente il
mio capezzolo. Non sapevo se concentrarmi sul suo dito dentro di me, se
sul suo pollice che continuava a stuzzicare quella parte sensibilissima
del mio corpo o sulla sua lingua. Era troppo piacere. Buttai la testa
all’indietro e mi morsi le labbra per soffocare le urla.
Sentii un’ondata di calore partire dalla mia testa e scendere
come una bolla lungo il mio corpo per fermarsi al centro del piacere.
Guardai gli occhi neri di piacere di Edward e capì che non
ce la facevo più a trattenere le urla. Portò le
sue labbra sulle mie e iniziò a baciarmi con passione
aiutandomi a soffocare le urla. Nel momento in cui le nostre lingue
iniziarono a danzare e a toccarsi.. il mio piacere esplose in un
orgasmo gigantesco. Edward continuava a muovere le sue dita su di me e
la mia voglia.. la mia necessità di urlare stava per avere
la meglio ma lui mi tappò la bocca con una mano e affogai il
grido. Sentii le sue dita uscire da me e Edward sorridermi. Capii dai
suoi occhi che voleva chiedermi qualcosa e io gli sorrisi. Mi fece
alzare per mettermi a pancia sotto ma con le mani mi fece alzare in
ginocchio e posare le mani sulla tastiera del letto. Mi fece aprire le
gambe e subito sentii la sua lingua dietro al mio orecchio. Quella
situazione mi stava facendo eccitare più del dovuto.
Improvvisamente sentii le mani di Edward sui miei fianchi e il suo
membro penetrarmi da quella posizione in cui ero leggermente china in
avanti. << Oddio
edw..ard>> boccheggiai. <<
Bella.. Bella.. Bella>> canterellò tra una
spinta ed un'altra. Le sue mani sui miei fianchi dettavano il ritmo. Mi
fece posare le mani sul cuscino a così lo sentii ancora
più profondo.. fino in fondo. Le spinte diventavano sempre
più veloci e sentivo il piacere arrivare. Una sua mano
raggiunse un mio seno da dietro mentre sentivo il rumore dei nostri
bacini che si scontavano. Edward diede altre due spinte più
profonde e raggiunsi il più bell’orgasmo di tutta
la mia esperienza. Mentre sfogavo il piacere mordendo un cuscino e gli
ultimi spasmi di piacere mi abbandonavano, Edward continuava a spingere
con forza e passione fino a quando lo sentii irrigidirsi e venire. Meno
male che ci pensava sempre lui alle precauzioni, perché io
non ero mai lucida per farlo.
********************************************
Ci accasciammo sul letto ansimanti e dopo due minuti, dopo che
uscì da me, mi girai per guardarlo negl’occhi e
vidi la stessa espressione di pace che regnava sul mio viso. <<
Edward è stato..>> <<
Spettacolare>> concluse la frase al mio posto. mi
accoccolai sul suo petto creando forme immaginarie col dito su di esso.
Ogni tanto depositavo un bacio e lo sentivo sospirare senza mai
smettere di accarezzarmi i capelli. Era stupendo.. non potevo
immaginare momento migliore. Entrambi nudi sul mio letto a coccolarci
dopo aver fatto l’amore.. << Come
è andata oggi pomeriggio??>> chiese
interrompendo quel momento di pace e silenzio. sospirai. <<
Bene.. hai presente?! Cena di famiglia e domande su come sono andate
queste vacanze da soli..>> <<
Stessa cosa a me..>> sorrisi. Cos’altro
avrebbero potuto domandare?! << Adesso però..
come hai intenzione di procedere?>> sapevo a cosa si
stesse riferendo. Cosa avevo intenzione di fare e come volevo e potevo
preparare Charlie alla rivelazione. Non sarebbe dovuto essere difficile
perché comunque era quasi un anno che Edward era cambiato e
se le brutte voci arrivano velocemente.. le buone dovevano arrivare
ancora più in fretta. Certo, per precauzione era meglio
preparare Charlie al tutto ma sinceramente non sapevo nemmeno io come
fare. Non risposi alla
domanda di Edward perchè non c'era risposta; dovevo solo
prepararmi a procedere, senza uno schema ben preciso, senza troppi
progetti.. dovevo solo agire.
Vi ricordo il mio
gruppo su fb riguardo le mie storie, in cui inserisco
spoiler e tanto altro. Ecco il link:
http://www.facebook.com/add.php?api_key=fdfd01c9df7d644a68a4e989ae861e44&pages&page=110763848988037#!/groups/152633618168826/
Buonasera ragazze!!
Finalmente riesco a postare, alleluia xD Come ben saprete
(LOL) questa settimana è uscito il
così tanto aspettato Breaking Dawn *------------* E siamo
state tutte occupate ad affollare i cinema, a stare con la testa tra le
nuvole ripensando al film, a invidiare Bella che ha sposato quel gran
figo di Edward che rompe le tastiere del letto. Ooooooooooooooooook,
Mary. Torna in te u.u Sapete, sono solo due ore che sono uscita dal
cinema dopo aver rivisto per la seconda volta BD, sto ancora stonata LOL Ok, pensiamo a cose
serie (come se BD fosse meno importante di questo
-.-). Questo capitolo è di passaggio e ci prepara, per modo
di dire, a quello che lo seguirà. Avevo bisogno di un
capitolo intermedio per farvi capire come stanno agendo Edward, Bella e
compagnia bella. Beh, cosa dirvi se non.. preparatevi psicologicamente?
Devo prepararmi anche io perchè la storia si avvicina alla
conclusione O.O Cavolo ç__ç Ma calme, ci sono
ancora 6 o 7 capitoli, più o meno. Belli.. corposi xD Vi lascio alla
lettura e ringrazione, di nuovo, le mie stupenderrise
fans (?) sulla pagina!! Vi adoro ragazze *-----------------*
BUONA LETTURA!
Di solito per me il tempo non passa mai. Non era mai passato, sia per
le questioni piacevoli che non. Passava sempre in modo lento, tanto da
farmi innervosire a volte. E invece, adesso, mi ritrovavo a imprecare
contro l’orologio e il calendario, insultandoli e
colpevolizzandoli di andare così veloci. Perche quando si vuole
che il tempo non passi sembra che questo prendi una rincorsa? Forse
perché non avevo mai avuto un motivo valido per sperare e
pregare che il tempo non passasse. Non avevo mai avuto qualcosa o
qualcuno con cui condividere tutto il mio tempo. O meglio.. provare a
condividere tutto il tempo.. Quei quindici giorni
erano passati in un modo assurdo. In un modo assurdamente veloce. Forse
grammaticalmente è il modo sbagliato di descriverlo, ma,
praticamente, era il modo più disastroso per descrivere la
velocità del tempo trascorso.
Il
tempo. Il tempo. Il tempo. Sapevo solo pensare a
quello. Al tempo. Era la parola che,
oltre al suo nome, mi ripetevo nella testa. “
Non c’è tempo”; “ Il tempo sta
trascorrendo troppo velocemente”; “Ho
paura del tempo”; “Il tempo
trascorre”; Quindici giorni.
Quindici maledetti giorni di tempo. Quindi maledetti giorni di tempo per parlare bene di Edward a
Charlie, dire
tutta la verità a quest'ultimo per evitare che lo facesse
Rosalie, studiare
e iniziare a fare programmi sul college e l’esame, passare il mio tempo con
Edward, passare
tempo con Alice, chiamare
mia madre, chiacchierare
con la mia famiglia, tremare, piangere, fare incubi. Tutto successo in
quindici giorni. Con Charlie la
situazione era stabile. D’accordo con Alice ogni giorno gli
parlavamo di Edward. non sapevo come non iniziasse a sospettare
qualcosa. Insomma.. non avevamo mai parlato di lui, anzi, avevamo
sempre cercato di evitare discussioni il cui soggetto fosse proprio
lui. Non per altro ma sapevo che mi sarei sentita in imbarazzo a
disagio; e invece adesso mi ritrovavo a parlare sempre di lui,
fortunatamente in compagnia di Alice, o davvero avrebbero iniziato a
pensare che mi ero presa una cotta per Edward senza che lui,
naturalmente, ricambiasse. *****
<<
Ehi ragazze! Come è andata oggi a scuola??>>
ci chiese Charlie posando il giornale sul ripiano alto della cucina
mentre dava un casto bacio sulla guancia a Sue.
<< Bene, Charlie. Sembra che la prima della classe,
nonché tua figlia>>, disse sogghignando,
<< abbia un concorrente>>. Strabuzzai gli
occhi e per poco non sputavo l’acqua che stavo bevendo. Oh
cavolo! Un preavviso no?!
Mi concentrai sul volto leggermente arrossato di Charlie. Era
tranquillo ma aveva aggrottato le sopracciglia e una piccola rughetta
stile faccia pensierosa si era formata sulla sua fronte.
<< E chi sarebbe il concorrente di mia
figlia??>> chiese visibilmente curioso. Prese un
bicchiere e lo riempì con un po’ d’acqua
fresca.
<< Edward.. Edward Cullen>>. Mio padre
iniziò a tossire e il suo volto già rosso divento
viola. Sue gli diede un paio di pacche sulla schiena e dopo un minuto
sembrò riprendersi.
<< Edward?? il figlio dei Cullen??>> chiese
stranito. Alice annuì soddisfatta mentre lo sguardo di
Charlie passò dal suo volto al mio. Accigliato.
<< Bella devo pensare che i tuoi voti si stiano
abbassando??>> strabuzzai gli occhi. cosa??
<< No papà. I miei voti sono sempre gli
stessi! Cosa vai a pensare!>> mi sentivo, leggermente,
offesa. O meglio.. nervosa e stizzita. Cioè.. pensava che io
stessi peggiorando anziché pensare che forse era Edward a
migliorare.
<< Ma allora..>> iniziò ma lo
interruppi.
<< Papà.. due più due fa quattro.
È Edward che è visibilmente migliorato. Abbiamo
quasi gli stessi voti. >> precisai nervosa. Vidi Alice
lanciarmi un’ occhiataccia e capii che dovevo darmi una
regolata.
<< Wow. Finalmente ha messo la testa a posto. Anche se
dovrebbe farlo anche in altre faccende.. molto più
gravi>>.
******* Dopo quel suo commento
alla fine della discussione tenuta il secondo giorno di scuola ossia il
quinto dopo il loro ritorno .. non ci concentrammo più sulla
questione scolastica di Edward. Non sapevamo come
agire. Non potevamo andare da lui e dire “Charlie hai sentito
che Edward non si scopa più le ragazze della
scuola?!”. No, quindi decidemmo
di non agire. Decidemmo di lasciare brevi e puntati commenti su di lui,
intrecciando la sua vita scolastica a quella, fisica. Charlie non sembrava
farci granché caso. Forse non ci ascoltava nemmeno
perché si limitava a commentare con frasi brevi come
“ Davvero?!”, “Wow”,
“Strano” e basta. Non diceva nient’altro
o meglio.. non diceva quello che io speravo dicesse come
“E’ diventato proprio un bravo ragazzo! “. Purtroppo non avevo
questa soddisfazione e ci stavo male. Ci stavo tremendamente male
perché se continuava così questa scenetta non
sarebbe servita a nulla. Avremmo solo sprecato aria. E poi? Poi cosa
sarebbe successo quando avrebbe scoperto tutto? *********
<<
Bella ti devi rilassare. Sei troppo tesa>> Edward
continuava a ripetermi quanto fossi tesa mentre mi massaggiava il collo
con le sue grandi e luna dita affusolate.
<< Mm mm>> non ero in grado di comporre una
frase decente se le sue mani continuavano a toccarmi in questa maniera.
E inoltre.. sentivo il suo alito fresco dietro al collo scoperto che mi
procurava mille brividi sulla pelle delicata.
<< Bella sono serio. Devi rilassarti un po’,
non serve a niente essere così tesi>> in
effetti aveva ragione ma non era colpa mia. Ero sempre stata una
persona molto ansiosa e con un cervello che poteva fare concorrenza a
uno dei migliori registi al mondo. Infatti, non riuscivo a non pensare
cosa sarebbe successo se Charlie avesse preso male la mia relazione con
Edward. cercavo di immaginare il modo in cui avrebbe potuto reagire.
Bene. Male. Bene. Male. Era questo che continuavo a domandarmi senza
sosta. Cosa avrebbe fatto mio padre nel caso in cui si sarebbe
arrabbiato?? Non riuscivo proprio ad immaginarlo o meglio.. ad
immaginare le conseguenze per la sua ipotetica reazione negativa.
<< Cosa ti ho detto di fare??>> Edward
interruppe il flusso dei miei pensieri sia parlando e sia sostituendo
le sue dita lungo il mio collo con le sue labbra. Mugolii di piacere
fuoriuscirono dalle mie labbra nel momento in cui le sue labbra si
soffermarono nell’incavo dietro alla mia schiena. La
maglietta l’avevo tolta nel momento in cui mi aveva proposto
il massaggio o meglio.. mi aveva costretta ad accettare. Erano giorni
che mi ripeteva in continuazione che ero troppo tesa.
<< Allora.. cosa ti avevo detto??>> fui
costretta a soffermarmi su quelle parole per poter dare un senso
compiuto a quella frase.. << Allora??>>
insistette.
<< Che mi devo rilassare?!>>
<< E come devi pensare??>> capii a cosa si
riferiva.
<< Devo pensare positivo..>> sentii le sue
labbra sul mio orecchio.
<< Brava>> alitò.
************ Era passata circa una
settimana da quello scambio di battute concluso decisivamente meglio ed
io.. ero sempre in ansia. Edward non poteva venirmi a dire di stare
calma, perché era praticamente impossibile! Lui sembrava
essere più calmo di me.. ma in fondo in fondo sapevo che
anche lui era in pensiero.. forse come me, cercava di immaginare cosa
sarebbe potuto succedere. Pensa positivo. Pensa
positivo. Pensa positivo. Ma come facevo a
pensare positivo se Charlie continuava ad essere indifferente nei
riguardi di Edward?! Se continuava ad essere indifferente ai commenti
su Edward? Ma forse stavo
sbagliando a pensare male.. Charlie era mio padre e voleva solo il mio
bene e quindi, vedendo che con Edward ero felice, avrebbe accettato la
nostra relazione. Aveva ragione il mio
ragazzo. Perché dovevo pensare solo e unicamente negativo?!
Niente e nessuno mi poteva dire che Charlie avesse reagito in questo
modo.. ma nemmeno che avesse reagito in positivo. Non sapevo niente del
destino.. e mi toccava solo aspettare. Sì..
aspettare. Cosa mi costava aspettare un altro giorno? Ormai eravamo agli
sgoccioli e quello che avevamo fatto avevamo fatto.. e quello che non
avevamo fatto, beh, non avevamo fatto. Precisamente ventuno
ore e
saremmo stati allo scoperto. Ventuno
ore e
Charlie avrebbe saputo, finalmente, la verità. Ventuno
ore e la
nostra relazione non sarebbe stata più segreta. Ventuno
ore e la
mia vita sarebbe cambiata.. In bene o in male?? Questo non lo sapevo e
non lo potevo sapere. Mi toccava solo..
aspettare.
DIMENTICAVO! Ho postato
una NUOVA
STORIA in
settimana, è una storia sui
Robsten! Mi piacerebbe se passaste e lasciaste una recensione :')
Grazie mille!! Ah, qui trovate la
mia PAGINAsu facebook.
Ci sono spoiler e beh,
sì, sto avendo l'occasione di conoscervi tutte un
pò alla volta *----* Grazie per la
vostra attenzione u.u Ci si sente in RECENSIONE (faccia dolciosa). Mary <3
Ohhh eccoci qui con
l'attesissimo capitolo °-° Sono 50 capitoli tondi tondi
che aspettate questo capitolo. Mamma mia e che
faticaccia eh?! Ci stanno facendo morire sti ragazzo O.O E litigano, e
fanno pace, e le vacanze insieme, e casa libera, e casa piena, e
Rosalie che rompe, e Damon che rompe, E IL SEGRETO. *tosse* E' arrivato IL
capitolo. Bando alle ciance. Ricordate che vi adoro in modo
incondiionato, quindi.. abbassate le asce da guerra *occhi dolci*
Potreste trovare una parte del racconto rossa, ma non dice niente di
che. Comunque sia metto un asterisco :) Un bacione enorme
e.. RECENSITE GIRLS
<3
<< Sei sicura Bella? Sei troppo agitata>>,
era mezz’ora che continuava a chiedermelo. Continuavo a
muovermi irrequieta, camminando avanti e indietro. Edward o mi guardava
o mi seguiva. <<
No>> era la verità. Non era pronta, ma non ce
la facevo più a tenere questo peso che mi pressava. Questo
era un segreto che non andava mantenuto a lungo.. affatto. <<
Possiamo sempre rimandare..>>. Cosa? <<
No>> <<
Perché?>> <<
Edward non ce la faccio più a mentire. La paura che Rosalie
vada a raccontare tutto e la delusione di mio padre se ciò
accadesse. Via il dente.. via il dolore>>,
annuì alla mia risposta. << Io
non vedo perché dovrebbe reagire male>>
commentò lui e io mi sentii un po’ rassicurata da
quelle parole. Aveva sempre il dono di farmi calmare. <<
Allora??>> gli presi la mano. <<
Andiamo>> dissi. Ci avviammo verso la porta.
Aprì lui con la sua chiave e ci fermammo davanti alla porta
di casa mia. << Come sto??>> gli chiesi
facendomi osservare per bene. Lui guardò il mio vestitino
blu, corto, anzi cortissimo.. arrivava a metà coscia, a
fascia sul seno e uno spolverino dello stesso colore, forse un
po’ più scuro abbinato al colore della scarpe con
un enorme tacco. Chi poteva, se non Alice, vestirmi così?
Aveva detto che era una cena troppo importante per vestirmi come
quotidianamente facevo. Avevo lasciato i capelli sciolti a boccoli,
solamente pizzicati con le dita, sulle spalle. Uno scuro ombretto blu
notte e brillantinato, proprio come le stelle, accentuava il color
cioccolata dei miei occhi, che la mia personale truccatrice aveva
ingrandito con un buon mascara. << Sei
semplicemente e perfettamente stupenda>> disse con un
sorriso da infarto. Lui era impeccabile con quel pantalone nero che gli
fasciava perfettamente le gambe, abbinato ad una camicia blu, della
stessa tonalità del mio spolverino. << Anche
tu lo sei>> commentai e lui mi sorrise. Guardai le nostre
mani intrecciate e il suo pollice che mi accarezzava dolcemente il
dorso, cercando di calmarmi. << Forse
è meglio se ci andiamo cauti>> disse lasciando
la mia mano con mio disappunto ma fui costretta ad annuire. Meglio
andarci cauti.. Bussò alla
porta e subito ci vennero ad aprire (io avevo dimenticato le chiavi).
Venne Charlie. Iniziamo.. bene! <<
Buonasera ragazzi. Entrate! Vi siete incontrati qui davanti? Bella,
tesoro, dov’è Alice? Non eri con
lei?>> ma cos’era.. un interrogatorio? << Ciao
papà! Sì, ero con Alice, poi..
ehm>> Edward notò la mia difficoltà
continuò al mio posto. era sempre stato il migliore a
recitare fra i due.. << Alice
viene tra poco con Jasper. Avevano da fare un acquisto e Bella ha
aspettato me per venire>> ottimo! Mio padre ci
guardò sospettoso però poi fece segno di entrare. << Dopo
di te..>> disse Edward dolce e a Charlie
sembrò non sfuggire questo gesto. Io, nonostante la presenza
di mio padre, gli sorrisi ed entrai seguita da lui. <<
Buonasera>> salutammo io e Edward all’unisono
appena entrammo in salotto dove già c’erano Sue,
Carlisle ed Esme. Rosalie, Emmet e la piccola Esmeralda non sarebbero
venuti alla cena organizzata da me e da Edward. chissà
perché?! Naturalmente era una domanda ironica. << Oh
siete arrivati! Quanto tempo dovremmo aspettare ancora per sapere il
motivo di questo incontro?>> chiese Carlisle facendomi
strabuzzare gli occhi. Ma come?!.. Noi avevamo detto di voler
organizzare una cena.. senza un motivo ben preciso.. Anche se, pensandoci
bene, era strano. Guardai Edward
impaurita. Lui fece spallucce e sembrava essere preoccupato quanto me,
anche se non cercava di darlo a vedere, probabilmente, per me. <<
Ragazzi senza che ci guardate così che lo abbiamo capito che
dovete dirci qualcosa.. voi due>> disse dolce e furba
Esme. Mi rilassai leggermente quando ci fece un occhiolino. Avevo come
l’impressione che sia lei che Carlisle avessero capito tutto,
e anche da tempo ormai. E questo voleva dire che almeno loro erano
d’accordo. Ma la mia paura.. era un’altra.. <<
Allora che ci dovete dire??>> chiese Charlie visibilmente
impaziente. Che sapesse anche lui?? << Dopo
cena. Ve lo diremo dopo cena>> Propose tranquillo Edward.
tutti, per fortuna, annuirono. dopo poco arrivarono
anche Alice e Jasper. E mio padre disse subito la sua. << Alice
ti mando Bella per farti compagnia e la lasci da sola??>>
Alice fece spallucce. << ma non era da sola.
L’ho lasciata con Edward>> rispose e mi si
gelò il sangue nelle vene. Ma che diavolo aveva in mente??.. <<
Bhè non è che sia una delle compagnie
più raccomandabili>> sbottò Charlie
e subito mi irrigidii. Vidi Edward, con la coda dell’occhio,
sbiancare. << Oh su
Charlie! Non avrai notato il cambiamento di Edward in questi ultimi
mesi!>> Santa Alice da Forks! << In
effetti.. no!>> rispose e questo mi fece alterare. << Sai
papà: alla gente interessa parlare di cose negative. Le
belle cose non li attirano molto>> risposi irritata. <<
Charlie io credo che tua figlia abbia ragione>>
notò Carlisle, sorridendomi. << Forse
è meglio se adesso ceniamo..>> propose Sue
notando l’aria tesa che aleggiava attorno a noi. Charlie
acconsentì e ci avviammo al tavolo. Edward, da perfetto
gentiluomo, spostò la sedia all’indietro,
invitandomi a sedere. Dopo avergli sorriso mi sedetti e lui lo fece al
mio fianco. Nemmeno questo.. a Charlie sfuggì. La cena
proseguì serenamente. Naturalmente, come sempre del tutto, i
piatti cucinati e inventati da Sue erano squisiti. Per primo aveva
fatto una lasagna bianca con besciamella e crema di carciofi. Per
secondo.. salsicce tagliuzzate mista ad un’insalata di
carote, patate e olive. Il dolce, invece, lo aveva fatto Esme. Un
ottima ciambella ripiena di crema di cioccolato e ricoperta di panna e
scaglie di cioccolato. La cena tranquilla, occupata da chiacchiere,
battute e risate, aveva avuto l’effetto di calmarmi un
po’. Ma, molto probabilmente, non era stato questo la causa,
ma la mano di Edward intrecciata alla mia sotto al tavolo. Ogni tanto
ne approfittava innocentemente per accarezzarmi la coscia scoperta dal
vestitino corto. Ma come avere pensieri puri se colui che ti accarezza
somiglia ad un dio greco? mi alzai per aiutare
Sue ed Esme a togliere i piatti, ma mi disse di non preoccuparmi. <<
Vogliamo andare in salotto?>> chiese Charlie guardando
Edward. lui annuì. Carlisle si sedette con Esme su un
divano, Charlie e Sue su un altro, mentre Alice si sedette sulle gambe
di Jasper, seduto sulla poltrona. Io mi avvicinai ad Edward che stava
all’in piedi, di fronte a tutti loro. Mi passò un
braccio attorno alla vita e annuì. Era
arrivato il momento.. iniziai a sudare
freddo e sentivo tutta la tensione, che fino ad ora mi aveva
schiacciato lo stomaco, aumentare. Uno strano calore si
propagò lungo tutta la mia spina dorsale. Iniziai a
respirare più profondamente, nella possibilità di
calmare quella crisi di panico. <<
Bella, ti prego, stai tranquilla>> mi sussurrò
e cercai di fare come da lui chiesto. Sentimmo mio padre tossire per
richiamare la nostra attenzione. Subito Edward tolse il braccio dal mio
fianco e Charlie lo guardò. <<
Edward! tieni le mani a posto!>> lo richiamò
Charlie e sentii Edward sospirare. Tieni
le mani a posto?! << Come
avrete intuito, abbiamo organizzato questa cena per un motivo.
Perché..>> mi guardò e io annuii.
Ormai era fatta e non potevamo più tirarci indietro. <<
Perché io e Edward vi dobbiamo parlare>>
continuai al suo posto. vidi Charlie accigliarsi. << Non
riesco ad immaginare cosa dobbiate dirci. A stento vi
conoscete>> esclamò sorprendendomi. Come aveva
fatto a non accorgersi di tutto? Dai nostri sguardi.. dalle nostre
parole.. dai nostri gesti..?! eravamo stati proprio dei bravi attori
allora.. << In
verità noi ci conosciamo bene Charlie>> << come
fate a conoscervi?>> <<
Papà.. io e Edward ci siamo frequentati>>
finalmente lo dissi. Vidi la confusione attraversare il suo viso. << Siete
usciti con Alice, Jasper e qualcun altro?>> Accidenti!
Perché non capiva?! <<
Charlie.. io mi sono innamorato di Bella e lei.. beh..>> << Io lo
ricambio>> continuai. Il silenzio avvolse la camera. Vidi
Esme e Carlisle sorridere. Bene.. Almeno loro.. Alice e Jasper avevano
un espressione come a dire “finalmente!” Sue guardava mio
padre. Beh.. lui.. lui.. lui era indescrivibile. Mille colori.. mille
emozioni diverse attraversarono il suo volto. Non riuscivo a capire.
Cercai sicurezza nella mano di Edward che strinse la mia. <<
Cioè.. voi state insieme?>> chiese Charlie.
Noi annuimmo. Non osammo rivolgere parola. Io non lo feci per paura..
Edward, molto probabilmente, non sapeva che dire. un sorriso spunto sul
viso di mio padre e in quello stesso istante mi rilassai e, dalla
stretta di Edward, percepii che anche lui si stava rilassando. Era
andata bene. Ci eravamo fatti mille inutili problemi. Dovevo immaginare
che mio padre fosse venuto a conoscenza del totale cambiamento di
Edward. Era impossibile che girassero solo voci negative. In effetti,
poteva anche essere felice che Edward avesse preso una giusta strada, a
differenza della precedente. poteva anche essere contento che lui
avesse deciso di farlo con me. In quel momento mi
sentii così leggera.. tranquilla.. felice come non lo ero
da.. come non lo ero mai stata. Era un tipo di felicità
diversa da quella che procurava Edward in me.. era più
serena.. <<
E’ uno scherzo vero?!>>. Quelle parole. Quella
frase. Quella domanda o esclamazione da diversi punti di vista.. ebbe
l’effetto di un secchio d’acqua ghiacciata sulla
mia pelle. Mi si gelò il sangue in ogni singola vena e uno
strano calore si propagò nella mia testa, arrivato
attraverso la spina dorsale. Cosa voleva dire
quella frase detta da Charlie pochi secondi prima?.. voleva farci
spaventare o diceva sul serio?? Il sorriso spuntato
prima sul suo volto era stato causato dal pensiero che fosse tutto uno
scherzo? << No,
Charlie. Noi siamo serissimi>> rispose Edward deciso
anche se mi accorsi di una leggera esitazione.. un leggero tremolio..
nella voce. Mio padre tornò serissimo e lo vidi diventare
rosso in viso. <<
Bella, tu stai con.. lui>> chiese mio padre urlando e
indicando Edward con disprezzo. <<
Sì papà. Io sto con Edward>>
risposi accentuando il suo nome. << Ma..
ma.. Bella.. tu sei una brava ragazza>> urlò e
io strabuzzai gli occhi. << Anche
Edward è un bravo ragazzo!>> << Oh!
Io non credo che tu sappia cos..>> lo interruppi. << Se mi
stai dicendo che io non so cosa faceva prima Edward,beh, ti sbagli. Lo
so. Ma è cambiato. Per me!> << Una
persona come lui non cambia>> sentii Edward al mio fianco
irrigidirsi e io gli strinsi la mano. <<
Charlie tu non puoi..>> non lo fece nemmeno finire di
parlare. <<
Edward tu devi stare zitto adesso!>> urlò e io
mi alterai. <<
Papà! Non rivolgerti così a
Edward!>> strabuzzò gli occhi e rispose. << E tu
non rivolgerti così a tuo padre. Io sto semplicemente
dicendo la verità>> alzai le braccia al cielo
a quella sua risposta e poi le feci cadere lungo i fianchi. <<
Com’è possibile che la gente parli solo dei
“fatti negativi” e quando qualcosa o qualcuno
cambia nessuno ci da peso?>> chiesi ironica.. << Forse
perché nessuno ci crede>> << No
perché siete tutti egoisti! Ecco
perché!>> Alzai la voce. Il resto della
famiglia, compresi i genitori di Edward, non proferirono parola. Forse
non sapevano che dire e non volevano mettersi contro mio padre. << Bella
smettila! Io non voglio che tu stia con lui! Chiaro??>>
risi. << Non
è affatto chiaro. Io amo Edward e lui ama me>> << Non
mi interessa!>> urlò. << E a
me sì! Non puoi separarci..>> urlai. << Oh
sì che posso! Scommettiamo?>> << Io
non scommetto un bel nulla. che ti piaccia o no.. io e Edward
continueremo a stare insieme>> << E se
ti rimandassi da tua madre? Eh?! Potreste ancora stare
insieme>> mi irrigidii. << Non
puoi..>> mi interruppe. << Vivi
sotto al mio tetto e posso fare quello che voglio!>> <<
Charlie, tua figlia è andata via da sua madre per essere
libera, no per ritrovarsi di nuovo nella stessa
situazione>> disse Edward. << Lo
faccio per lei. tu non ti meriti mia figlia! Tu sei solo un
lurido..>> prima che potesse smettere di parlare,
Carlisle lo richiamò. <<
Charlie! Ricorda che è comunque mio figlio!>> << Scusa
Carlisle ma è quello che penso. Bella tu tornerai da tua
madre>> disse con tono duro che non accettava repliche.
Ma non mi sarei arresa. <<
No>> urlai facendo un passo all’indietro e
facendo cadere rovinosamente la sedia a terra facendo sobbalzare i
presenti. <<
Sì invece. E non ammetto repliche>>
urlò, alzandosi dal divano. Iniziai a tremare e combattei
contro le lacrime che spingevano per uscire.. << Tu
non puoi..>> dissi con voce tremante. <<
Sì. Io lo faccio per il tuo bene>> << No,
così peggiori solo la situazione>> stavo per
scoppiare a piangere ma non volevo dargli questa specie di
soddisfazione. << Non
mi interessa. Tu domani prepari le valige e dopodomani torni da tua
madre>> <<
Charlie forse stai esagerando..>> cercò di
dire Edward ma vidi mio padre puntargli un dito contro. <<
E’ solo colpa tua! Io non ti voglio nella vita di mia
figlia!>> <<
Quell’ Edward che hai visto fino ad un anno fa.. non esiste
più. Bella mi ha radicalmente cambiando>>
spiegò Edward. << A me
nessuno lo assicura>> << Ti
devi fidare. Io sono sincero..>> <<
E’ questo il problema.. io non mi fido di te! Tu le farai del
male. La farai soffrire!>> Urlò
Charlie. << Non
lo farei mai. così facendo.. però.. la farai
soffrire tu>> tremai al pensiero di ciò che.. << Non
mi interessa. Io lo faccio per il suo bene. E adesso non ammetto
repliche. La discussione finisce qui>> strabuzzai gli
occhi. mi diedi un pizzicotto: forse stavo facendo un incubo. Riaprii
gli occhi, che tenni chiusi per scacciare via le lacrime. Era tutto
vero. Mi allontanai dalla tavola. << Bella
dove vai? Siediti subito!>> mi urlò dietro
quell’uomo che doveva essere mio padre. Mi girai.. << Non
posso stare con Edward? Allora non voglio nemmeno restare qui.
Carlisle, Esme.. scusate ma la cena non è andata come
speravo. Spero che almeno voi capiate cosa fa bene a vostro figlio.
Ora, scusate, ma vado in camera mia>> guardai Edward
negl’occhi e poi mi ritirai. Sentii mio padre scusarsi con
gli ospiti e annunciare la fine della cena. Ma mentre diceva queste
parole sentii la porta di ingresso sbattere.. proprio come quella di
camera mia. Chiusi a chiave. Non volevo né vedere
né sentire nessuno! Appena fui sicura di
essere sola.. scoppiai a piangere. Mi tolsi quelle stupide scarpe e le
lanciai con brutalità da qualche parte della stanza,
rischiando anche di rompere. Al diavolo le scarpe! Con le lacrime agli
occhi iniziai a scaraventare a terra tutto quello che c’era
sulla scrivania, senza controllare se ci fosse qualcosa di fragile. Non
mi interessava più di nulla! nulla! presi le coperte dal
letto e le buttai da qualche parte. I singhiozzi non ne volevano sapere
di cessare. Nello stesso momento in cui mi avvicinai
all’armadio per aprirlo e buttare tutti i vestiti sul letto,
sentii la porta al mio fianco aprirsi. Era quella porta.
Edward appena mi vide in quelle, quasi sicuramente pessime condizioni,
corse da me. le mie lacrime non riuscivano a smettere di scendere.
Edward mi prese il viso tra le sue grandi mani e fece scontrare i
nostri sguardi. I suoi occhi riflettevano i miei. Le emozioni che stavo
provando io.. erano le stesse che stava provando lui. <<
Bella..>> non lo feci smettere di parlare
perché lo interruppi poggiando le mie labbra sulle sue. << Non
mi dire niente. Fammi solo capire che mi ami e che sono solo
tua>> dissi tra i singhiozzi. Le mie calde lacrime
stavano scendendo anche sulle guance. O erano i suoi occhi a produrle? << Tu
sei mia>> disse spingendomi contro il muro e iniziando a
baciarmi il collo. << Lo
sarà per sempre>> dissi in un sussurro. *****
Era incredibile che nonostante tutto quello che si stava accadendo, noi
potessimo essere eccitati. Non era eccitazione del tutto fisica.. ma
voglia di rassicurazione. Avevamo il bisogno di sentirci uno
dell’altro.. Non c’era
tenerezza o dolcezza.. ma amore travolto dalla passione. Non stavamo
usando giochetti e non ci demmo nemmeno il tempo di arrivare al massimo
dell’eccitazione. In meno di tre minuti eravamo entrambi
nudi, con i vestiti buttati in qualche angolo della stanza. Le mie mani
tra i suoi capelli, le mie spalle contro al muro, le mie gambe a
circondare i suoi fianchi, le sue mani sui miei fianchi a sorreggermi,
le sue labbra tra l’incavo del mio collo e del mio seno, le
mie a cercare aria per respirare.. Dai miei occhi
continuavano a scendere lacrime.. quella era l’ultima volta.. Con un'unica spinta
Edward fu in me. cominciò a spingere come non aveva mai
fatto. Non era rude ma non c’era l’amore che
abitualmente usava. Ero contenta di questo.. perché riuscivo
a sentirmi ancora più sua, mi faceva sentire parte di lui,
la necessità di essere un unico corpo. Io lo assecondai con
altrettanto forti spinte, fino ad arrivare in punti mai esplorati.
Stavamo per raggiungere entrambi il massimo piacere.... << Con
me..>> sussurrò senza smettere di spingere. << Con
te>> detto questo venni come non mai.. seguita da lui.
Sentii il suo piacere riversarsi e questo aumentò il mio
piacere. Sfiniti, posammo le nostre fronti su quella
dell’altro. Ci guardammo negl’occhi. << Non
ti voglio lasciare..>> sussurrai e altre lacrime scesero
dalle mie guance rosse e accaldate. <<
Nemmeno io Bella. Non posso vivere senza te..>> rispose
raccogliendo una mia lacrima tra le sue labbra. <<
Rassicurami! Come fai sempre.. dimmi che non ci separeremo mai, che
questo è solo un incubo.. Dimmelo ti prego.>>
dissi interrotta dai singhiozzi. << Non
posso>> scoppiai a piangere e Edward, uscendo da me, mi
prese in braccio e mi portò sul suo letto spoglio di
lenzuola. Ne prese uno che stava ai piedi del letto.. stendendosi al
mio fianco e coprì i nostri corpi nudi. Mi fece poggiare la
testa sul suo petto e mi strinse forte. Fortissimo. <<
Staremo lontani ma io ti amerò per sempre>>
alzai la testa e lo guardai. << Mi
stai lasciando?>> un sorriso amaro spuntò sul
suo volto. <<
Finché non lo farai tu, io non lo farò
mai..>> ritornai con la testa sul suo petto. <<
Nemmeno io ti lascerò mai>>> mi
baciò i capelli. Era la prima volta che
non mi rassicurava, ma se ora lo doveva fare voleva solo dire dirmi una
marea di bugie. Niente e nessuno poteva rassicurarmi, perché
non ce n’era motivo, non c’era nulla, non
c’era nemmeno più un briciolo di speranza. Tra le lacrime e con
questo pensiero che mi logorava, mi addormentai per la penultima volta
tra le braccia del mio Morfeo.
Buon pomeriggio
fanciulle!!!! Ehm.. come va? ^^'
Simpatico Charlie, no?! Ehm.. sì, certo, certo xD Ringrazio le
meravigliose ragazze del mio gruppo facebook che mi ripempiono di
complicenti *---* Ringrazio tutte voi che mi seguite e mi recensite
(appena ho tempo rispondo, promesso u.u). So che siete
impazienti quindi.. vi lascio al capitolo senza giri di parole u.u Ah, vi adoro
ricordatelo LOL Buona lettura, Mary.
Finito. Era tutto finito. La mia vita, il mio futuro, miei progetti. Tutto. Il giorno
dopo la discussione era trascorso velocemente tra preparazioni e
lacrime. Non ero uscita una sola volta da camera mia, solo per prendere
accessori personali nel bagno comune. Non ero uscita nemmeno per
pranzare e se non fosse stato per Alice che aveva portato qualcosa da
mangiare, avremmo potuto anche morire.. di fame.
“Avremmo” perché Edward era rimasto
tutto il giorno con me. era salito solo una volta per parlare con i
suoi genitori e per chiedergli aiuto. E per quanto riguarda la loro
situazione c’erano ben due punti. Uno positivo e uno
negativo. Il positivo era che approvavano. Approvavano la nostra
relazione. Avevano trovato il proprio figlio cambiato ed erano contenti
che lo avesse fatto e per me. il negativo era che, nonostante la forte
discordia, non potevano far cambiare idea a Charlie. Ci avevano provato
quella stessa sera ma.. niente. ormai mi ero
“rassegnata” di dover partite. Edward mi
aiutò con le valige in cui misi i miei vestiti, lasciando
quelli di Alice nella cabina. Preparai anche la borsa per il viaggio e
passai il resto della giornata tra le braccia di Edward. mi sembrava
così stupido passare il tempo così, ma era quello
che desideravamo. Volevo godermi quelle ultime ore con lui. Mi maledii
per aver pianto tutto il giorno; così facendo, con la vista
offuscata, non avevo potuto ammirare, per l’ennesima volta,
la perfetta bellezza di Edward. aveva detto che avrebbe fatto passare
prima qualche mese e poi sarebbe venuto a trovarmi, inventando qualche
scusa di viaggio scolastico. Io, a detta di Alice,
avrei incominciato la scuola lì dopo due settimane. Per il resto della
giornata, compresa la notte, non ci fu differenza perché
passai tutto il tempo abbracciata a Edward. non avevo dormito nemmeno
un minuto. Volevo godermi tutto fino all’ultimo secondo. La
mattina aspettai che suonasse la sveglia per alzarmi e, appena la
sentii, scoppiai in un pianto disperato.
Non poteva veramente succedere.. Dopo che Edward
cercò di calmarmi, mi andai a fare una doccia e indossai un
comodo jeans e una leggera camicia. Lì avrebbe fatto molto
più caldo. Guardai
l’orologio. Segnava le 9:00. Era l’ora.
Guardai Edward seduto sul letto che mi guardava. Abbassai lo sguardo,
non ce la facevo a guardare i suoi verdi occhi e ripetermi in testa per
l’ultima volta.. Ma non potevo non
salutarlo, non guardarlo, non accarezzarlo e non baciarlo.
Per l’ultima volta.. Mi precipitai fra le
sue braccia che mi strinsero e scoppiai a piangere. << Non
mi lasciare>> iniziai ad urlare senza preoccuparmi che
qualcuno potesse sentirmi. Strinsi forte le braccia attorno al suo
collo e, avvicinandomi a lui e facendo scivolare le mie mani tra i suoi
capelli, lo baciai. Inizialmente il bacio fu dolce ma poi si
trasformò in qualcosa di disperato. Premetti per
l’ultima volta le mie labbra sulle sue e mi allontanai senza
dire niente. Guardai i suoi occhi verdi che dal primo sguardo mi
avevano fatto impazzire. Presi la valigia tra le mani e, oltre a
guardare lui, guardai anche la mia camera. Quella camera dove tante
volte avevo dormito con Edward, dove avevamo fatto l’amore,
dove avevamo litigato, dove avevamo fatto pace, dove avevo pianto, dove
avevo sorriso. Il mio sguardo si soffermò sulla porta.. su quella porta. La prima volta che
l’avevo aperta.. l’avevo fatto per ascoltare una
dolce e all’epoca sconosciuta melodia proveniente dal piano
superiore. La prima volta che avevo attraversato la soglia di quella
porta.. ero convinta che mi avesse aperto la porta per una nuova vita,
una nuova felicità. E così era stato. La mia vita
era radicalmente cambiata. Io ero cambiata. Ero maturata proprio come
lo aveva fatto lui. Tornai con lo sguardo
su Edward e vidi i suoi occhi lucidi. Una lacrima, sorprendendomi,
scese sul suo viso.. sulla sua morbida guancia. << Ti
amo>> sussurrai e prendendo la borsa aprii la porta. La
mia mano tremava mentre abbassavo quella maniglia. Uscii senza
guardarmi alle spalle. Stavo per chiudere la porta quando sentii la sua
voce.. la sua voce chiamarmi. Aprii di nuovo la porta per guardarlo. << Ti
amo>> cinque lettere. Due parole. Quella sua frase ebbero
l’efficacia di farmi vibrare e il mio cuore perse un battito
per poi cominciare a battere più forte. Sembrava che mi
volesse uscire dal petto. Feci due passi in avanti. Verso di lui. Prima
di poter fare altro, si catapultò da me e, prendendomi il
viso tra le sue grandi mani, mi baciò. La valigia e la borsa
mi caddero da mano e fecero un fastidioso rumore quando toccarono
terra, ma non badammo a quello. Subito le nostre lingue si incontrarono
per iniziare una danza insieme. Non avevamo tempo e dopo pochi secondi,
forse dieci o quindici, ci staccammo e ci guardammo
negl’occhi. << Ti
aspetterò per sempre amore mio>> disse
accarezzandomi una guancia. Questo mi sembrò un vero a
proprio addio.
Come se dopo questa ultime volta non ci saremmo mai più
visti. Dovevo sapere. <<
Edward, cosa saremo noi adesso??>> chiesi con la voce
tremante. Un sorriso amaro dipinse il suo volto. << Tu
sei stata la cosa più bella che mi sia mai accaduta in tutta
la vita. Sei e sarai l’unica. Tu sarai il mio tempo e io ti
aspetterò per sempre>> era.. un addio. << Non
ce la faremo a reggere una relazione a distanza, vero?!>>
perché avevo deciso di affrontare questo argomento adesso e
non prima?? Certo.. perché avevo paura che fosse potuto
accadere quello che stava accadendo adesso. << Non
voglio che tu ti rovina la vita per me>> rispose. Gli
presi il viso tra le mani. << Tu
sei la cosa più bella che mi sia mai
capitata>> un bacio.. uno sfioramento di labbra.. <<
Goditi la vita. Io ti aspetterò>> non ebbi il
coraggio di rispondere. guardai per
l’ultima volta i suoi occhi color smeraldo e
mi girai. Uscii dalla camera chiudendomi la porta alle spalle e, molto
probabilmente, anche una storia ed una persona infinita. Quando arrivai davanti
all’entrata trovai una fila ad aspettarmi. C’erano
tutti. mi sembrava una condanna a morte.. come se mi volessero salutare
prima di andare al patibolo. Ci ero molto vicina. Non provavo rabbia o
odio nei loro confronti. Non ci riuscivo. Ma comunque non riuscivo
nemmeno a guardarli negl’occhi.. ad abbracciarli.. a
salutarli. Sorpassai tutta la fila. Sentivo i loro occhi fissarmi con
compassione. Ecco, adesso li odiavo. sorpassai Sue, senza
nemmeno guardarla in viso. Mi fermai davanti ad Alice e posando la
valigia, l’abbracciai. Scoppiò a piangere ma io
non lo feci. Non avevo più lacrime. Non avevo più
forze. Prima di separarmi da lei le sussurrai all’orecchio,
facendo in modo che nessuno potesse sentirmi. << Grazie
sorellina. Grazie di tutto.>> . Non ce la facevo a
guardarla negl’occhi. Gli ultimi
occhi a
dovermi penetrare dovevano essere i suoi. I suoi smeraldi. <<
Bella>> mi sentii chiamare e riconobbi la voce di
Rosalie. Non mi girai per guardarla. Per guardarla in volto. Le diedi
le spalle. << Mi disp.. >> la interruppi. << Non
dire che ti dispiace Rosalie. Se hai la tua dignità.. non
dire che ti dispiace. Fai più bella figura se non
parli>> <<
Bella! Chiedi immediatamente scusa a Rose>> mi
richiamò Charlie. Risi amara e lo notarono tutti. << Io ho
la mia dignità>> dissi. Charlie
imitò la mia risata di poco prima. Amara.. << Non
sembra che tu abbia la tua dignità dopo quello che hai
fatto>> subito mi alterai. << Siete
voi i monotoni! Siete voi che non capite!>> << Sei
tu che sei cieca! Lui non può cambiare. Viene da una
famiglia di delinquenti. Si è comportato così per
anni. Non può cambiare così, da un giorno ad un
altro, solo perché ha visto te>> queste parole
mi colpirono. << Si
vede che non hai mai provato un sentimento così forte. Le
persone possono cambiare. Edward è cambiato << Non
dire stupidaggini. Non ne puoi essere sicura..>> << Io
credo che sia un discorso inutile. Hai cambiato idea??>>
era l’unica cosa che davvero mi interessava. << No.
Sono fermo su questa decisione>> <<
Perfetto! Allora non abbiamo altro da dirci>> senza dire
altro uscii fuori e vidi Jasper che mi aspettava vicino alla macchina.
Ero contenta che mi avesse accompagnato lui all’aeroporto.
Prese la mia valigia e la mise dietro. Mentre salivo in macchina alzai
lo sguardo e intravidi, dietro alla finestra di camera mia, una chioma
rossiccia. Lo guardai e mimai con le labbra un flebile TI AMO. Lui si
limitò a guardarmi con uno sguardo triste. E in quel momento
sentii che era tutto finito. La vera consapevolezza di quello che stava
succedendo.. mi colpì. Una lacrima scappò dai
miei occhi umidi che subito provvidi ad asciugarla. Jasper mise in moto
e partimmo fino a quando quella chioma scomparve dalla mia vista. il viaggio in macchina
fu silenzioso per tutti e tre i quarti d’ora. Né
io e né Jasper proferimmo parola. Arrivammo e mi
aiutò a scaricare la valigia. Salii a fare il check- in e
raggiunsi Jasper per salutarlo. Ci abbracciammo. <<
Grazie Jazz. Grazie di tutto>> gli dissi sincera. << Io mi
sento in colpa Bella. Se non ti avessi suggerita di..>>
lo interruppi. <<
Doveva.. doveva succedere Jasper. Non sentirti in colpa>>
sentii la voce al microfono chiamare il mio volo. Misi la mano nella
tasca posteriore del jeans e presi quel foglietto. Aprii la mano di
Jazz e lo misi lì. << Dallo
a Edward.. ti prego..>> sussurrai senza ascoltare una
risposta.. me ne andai. Salii sull’aereo e mi sedetti vicino
al finestrino. Chiusi gli occhi e poggiai la testa al sedile. Sentii
l’aereo decollare e una volta in aria.. scoppiai a piangere.
Non avevo la forza per pensare, non avevo la forza per asciugarmi le
lacrime. Ebbi solo la forza di annuire quando l’hostess mi
chiese se andasse tutto bene. Avrei voluto urlare che andava tutto
male. Che la mia vita faceva schifo. Che la mia vita era finita. Se un
anno fa, mentre mi trovavo sull’aereo per arrivare a Forks,
mi avessero detto che mi sarei innamorata di un ragazzo.. ci avrei riso
sopra. E invece adesso.. mi ritrovavo piangente su un aereo, per
tornare da mia madre.. perché secondo Charlie, mi ero
innamorata della persona sbagliata. In quel momento, presa
dalla consapevolezza, mi sentii scivolare. Come quando da bambina
andavo su uno scivolo.. verso il divertimento. L’unica
differenza adesso era che, questo scivolo infinito, mi portava verso la
fine.
ANGOLO
PAZZIA* Oggi ci sono anche le note
finali, in quanto sto leggendo le vostre reazioni
allo spoiler che ho postato ieri sera in pagina e beh, ragazze..
fidatevi. Adesso avete anche letto questo capitolo e so che mi odiate
>.< Lo so, sono
stronza, lo ammetto, ma sono la prima ad essermi
stupita della svolta che ha preso questa storia. Iniziata per gioco,
per sfida contro me stessa e diventata sempre di più una
cosa che mi
sta davvero a cuore. Sono la prima fan della storia e so come muovermi.
Non voglio che calino le visite o che qualcuno decida di abbandonare la
storia o le recensioni, è l'ultima cosa che voglio. Ma
voglio che
capiate che questa storia è come un puzzle e tutto ha il suo
perchè. Un bacione ^^
Buon sabato a tutte
ragazze!! Finalmente questa faticosa settimana è finita, non
vedevo l'ora D: La scuola mi sta
ammazzando ç__ç Comunque, scusate
se non ho risposto alle recensioni ma sono stata
davvero pochissimo a pc, e quando ci sono stata mi sono dedicata alla
'correzione' e alla stesura di nuovi capitoli
ç__ç Vi risponderò tutte, non si
possono ignorare recensioni stupende come le vostre *----* Beh, la vostra
reazione al capitolo precedente è stata normale ma.. non vi
aspettate che in questo capitolo si risolva tutto, eh?! Ci sono ancora
tante cose che abbiamo tralasciato e lasciato in sospeso, quindi
cerchiamo di venirne a capo. E' ora di vedere tutta questa situazione
dal punto di vista di Edward, e poi, nel prosismo capitolo, torneremo
alla nostra tormentata Bella. Durante la lettura
guardate il video, altrimenti non ci capite nulla >.< Lo
troverete nel punto in cui bisogna leggerlo. Vi lascio alla
lettura sperando che non ci siano troppi errori e che vi piaccia. Io vado a tuffarmi
in word che mi aspetta! Grazie a tutte, un
bacione enorme. BUONA LETTURA! Mary.
Andata. Era andata via
e io.. e io l’avevo lasciata andare. Avevo fissato i suoi
occhi dietro al vetro del finestrino. Li avevo fissati mentre saliva in
auto. i suoi occhi.. spenti. Avevo fissato le sue labbra che mi avevano
mimavano un TI AMO flebile ma nello stesso momento forte.. come urlato.
E io.. io non avevo fatto niente. Io.. l’avevo lasciata
andare. Me l’ero fatta strappare dalle braccia senza poter
far nulla. Senza poter combattere. Senza potermi opporre. L’avevo
lasciata andare.. Avevo fissato i suoi
occhi fino a quando, l’auto nera aveva girato
l’angolo.. fino a quando era scomparsa. Lasciai che il sole
battesse sulla pelle pallida del mio viso contratto da una smorfia di
dolore. Chiusi violentemente la tendina e mi girai tirando un calcio
alla sedia della sua scrivania. Cadde fragorosamente a terra e non mi
interessai che qualcuno avesse potuto sentire. Non mi interessava
più di nulla. se lei non era con me.. se lei non
c’era.. niente mi interessava e tantomeno mi interessava di
suo padre. Di Charlie.. l’uomo che me l’aveva
strappata via senza batter ciglio.. senza pensarci un secondo in
più. Andai in camera mia
attraversando quella rampa di scale che tanti ricordava era in grado di
far nascere in me.. i petali delle rose
blu.. le candele blu accese per indicare il percorso da seguire.. i
passi.. la porta perennemente aperta.. Scossi la testa e mi
buttai sul letto inerme. Affondai il viso nel cuscino e mi sentii
bagnare la guancia. Non volevo.. Non dovevo piangere.. Dovevo essere
forte per lei.. Un singhiozzo
squarciò il mio petto.. Un anno fa mi sarei
preso in giro da solo.. anzi non sarebbe proprio accaduto. Io ero un
uomo e gli uomini non piangono, tantomeno per una donna.. mi sarei
detto. E invece adesso mi ritrovavo su un letto a piangere.
Sì, perché a seguire la prima lacrima ce
n’erano state altre.. e altre ancora.. e ancora.. Quanto tempo era
passato da quando lei era andata via?? Da quando avevo visto per
l’ultima volta i suoi occhi.. i suoi occhi color cioccolato??
Da quando mi aveva mimano un flebile ma urlato TI AMO?? Da quando io..
non ero più io?? Alzai, esausto, la
testa e osservai la sveglia sul comodino. Erano passate poco
più di due ore e solo allora mi resi conto di essermi
addormentato tra le lacrime. Il tempo sembrava non andare
più nel verso giusto.. Sembrava che mi trovassi in uno
spazio sconosciuto e infinito in cui al primo passo sarei potuto
cadere.. cadere nel nulla. il nulla.. senza di lei.. Quanto avrei voluto
prendere la macchina e partire sgommando per andare a prenderla ma
sapevo di non poterlo fare.. sicuramente era
già sull’aereo a fare chissà cosa..
pensare?? Piangere?? Ricordare?? Immaginare?? Non sapevo cosa stessi
pensando io.. figuriamoci lei.. Ormai mi sentivo
perso.. senza tempo e senza spazio.. più niente contava..
senza di lei.. E poi c’era
lui.. Charlie.. che mi avrebbe tenuto in costante controllo per i
prossimi due o tre mesi.. se non di più. Mi avrebbe tenuto
sotto controllo per far sì che non raggiungessi sua figlia
in Florida.. Malvagità.
Ecco cos’era. Malvagità. Come si può
separare la propria figlia da ciò che le fa bene?? Come si
può “volere” il male della propria
figlia..?? Mi tirai a pancia in
su e mi soffermai a guardare il soffitto bianco. Quante volte mi ero
ritrovato in questa posizione ma non avevo avuto il tempo di
soffermarmi sul soffitto troppo occupato ad osservare lei?? ad
osservare il suo volto beato mentre dormiva.. con le guance rosse e la
bocca a cuoricino semi aperta.. i suoi capelli lunghi e scompigliati e
il suo corpo esile e profumato?? e invece adesso mi
ritrovavo in un letto troppo grande.. vuoto. Mi sentivo come perso in
tanta grandezza. Il letto era troppo grande. Troppo. Troppo. Troppo.
Troppo grande e troppo freddo. Non sentivo quel calore che perennemente
ogni mattina mi avvolgeva. Non sentivo quella pienezza al mio fianco e
nel mio cuore che ogni giorno mi occupavano. Non sentivo
quell’odore di fragola e panna che ogni sera mi cullava. Non
sentivo quella presenza in grado di calmarmi anche nei momenti di
estrema rabbia. Non sentivo nulla. c’era il nulla al mio
fianco. Non c’era nulla. Lei non c’era. Sentii la porta
bussare e, schiarendomi la voce, diedi il permesso di entrare. Alzai
debolmente la testa da quel cuscino che profumava ancora di lei.. di
fragola e panna.. vidi Jasper sulla
soglia della porta e mi portai a sedere. Lui era già qui e
quindi lei.. era andata definitivamente via. E se mentre erano in
viaggio Charlie avesse cambiato idea e chiamati annunciando di poter
tornare indietro?? Jasper
percepì la mia ansia attraverso i miei occhi. la scurezza
del verde dei miei occhi e mi sorrise malinconico. Rammaricato. << Lei..
lei..>> non riuscii a formare una frase completa.
Un’altra lacrima scappò dai miei occhi e mi
occupai di asciugarla immediatamente. Non piangere Edward.. sii forte
per lei.. <<
E’ salita sull’aereo un’ora fa
e..>> vidi la sua mano agitarsi nella tasca dei jeans.
Affilai lo sguardo per vedere che stesse combinando e mi bloccai. Mi
bloccai quando vidi un qualcosa di bianco tra le sue mani, estratto
dalla tasca. Un foglio. Un foglio bianco piegato ma anche torturato. Si
vedeva le stropicciature di quel foglio e solo una persona non era in
grado di tenere una cosa in perfetto ordine.. Solo lei e non Jasper.. << C..
cos’è??>> chiesi titubante alzandomi
e andandogli in contro. Jasper mi porse quel foglio. << Mi ha
detto di dartelo appena tornavo a casa e.. ecco qui. Non so cosa ci sia
scritto ma.. tieni>> presi, con le mani tremanti, quel
foglio e lo portai al naso. Odorava di lei.. di fragola e panna.. <<
G..grazie Jasper>> scosse la testa e dandomi una pacca
sulla schiena se ne andò chiudendosi la porta alle spalle.
Mi andai a sedere sulla sedia vicino alla finestra.. dove
c’era più luce.. così da poter
osservare nei minimo dettagli la sua disordinata scrittura. Aprii di
qualche centimetro la tendina e lasciai che alcuni deboli raggi mi
colpissero il viso e il foglio.. illuminandolo. Sempre con le mani
tremanti, lo aprii. Con cura ogni piegatura fino a trovarmi davanti un
foglio di una pagina strappata di quaderno... qualcosa fatto di fretta
e furia.. mentre io non c’ero.. sospirai e cacciando
giù il magone e trattenendo le lacrime che forzavano per
uscire.. iniziai a leggere.
Lessi e rilessi quelle parole più volte. Due? Cinque? Dieci? Non riuscivo a
ragionare.. il mio corpo e la mia testa non collaboravano.. Il mio corpo faceva
una cosa.. La mia testa
un’altra.. Il mio corpo.. la mia
mano partì in un pungo sul vetro della finestra
frantumandolo in mille pezzi. Sentii un liquido caldo colarmi lungo le
dita. Sangue. Rosso. Vivo. La mia testa ripensava
a quelle parole. A quell’addio. Ripensava a lei. Il liquido rosso non
fu l’unico a fuoriuscire dal mio corpo.. Ma anche uno
trasparente dagl’occhi. lacrime. Di dolore. Disperazione.
Lacrime. il mio corpo e la mia
mente non collaboravano. Ognuno faceva quello che voleva.. e anche la bocca.. La bocca che, senza
volerlo, creò un urlo. Un urlo che squarciò il
silenzio. quel terribile silenzio. il mio urlo. Il mio urlo di
disperazione. Il mio urlo di dolore. Il mio urlo che segnava la fine.
La fine della nostra storia.. semplicemente la fine.
Per chi non avesse
visto il video, vi lascio qui la lettera di Bella, ossia le parole
inserite nel video ma con il sottofondo musicale di Kiss the rein.
Caro Edward, non
ridermi in faccia mentre leggi queste poche e semplici parole. Sai
come sono.. non ho la forza.. non ho la forza necessaria per dire certe
cose dal vivo quando vorrei.. davvero. Non
sto qui a dirti quanto ti amo perché questo già
lo sai. Ma sto qui per creare qualcosa.. una testimonianza di noi. un
qualcosa che un giorno, trovandola, ti farà ricordare di
me.. la ragazza che ti ha cambiata e che hai cambiato. Non
pensavo che saremmo arrivati a questo punto.. e mi riferisco a tutto. La
prima volta che ti ho visto.. non ho pensato che sarebbe potuto
succedere questo. Ricordo come se fosse ieri il nostro primo incontro..
nel prato dinanzi alle rose blu.. quelle che tu ogni mattina mi hai
fatto trovare.. La pianta in cui ci siamo dichiarati il nostro amore..
in cui ci siamo scambiati il primo bacio.. in cui tutto è
iniziato. Mi
hai cambiata.. mi hai radicalmente cambiata e ti ringrazio. Sono
maturata grazie a te e ho scoperto cos’è la vita.
ho capito che la vita è qualcosa che va vissuta e non
rimpianta.. E io ti ho vissuto. Non
so cosa succederà da domani.. so solo che la mattina mi
sveglierò col vuoto al mio fianco.. col freddo al mio
fianco.. col silenzio al mio fianco.. So
solo che tu non ci sarai più a stringermi quando ne
avrò bisogno.. che non ci sarai tu a confortarmi e a
cullarmi con la tua melodiosa voce.. So
solo che da domani sono.. sola. Non
so cosa succederà a te.. ma so che non voglio che tu ti
senta in debito con me.. che tu ti senta obbligato. Tu sei libero
Edward come lo sono io.. Ma la mia libertà è
castigata.. la mia libertà eri tu.. e tu non ci sei
più.. Ci
sentiremo.. ci vedremo più?? Questo non lo so.. So solo che
tu, nonostante tutto, sarai con me.. sarai nel mio cuore e che non ti
dimenticherò mai. mai. mai. Non
dimenticherò il tuo profumo.. le tue carezze.. i tuoi occhi.. Non
dimenticherò nulla di te.. Non
ti dimenticherò.. mai. Grazie
per avermi fatto scoprire il vero significato del verbo
“vivere”. Grazie
per avermi reso una donna.. Grazie
per avermi fatto scoprire il vero amore.. Semplicemente
grazie di tutto.. Con
immenso e incondizionato amore.. La
tua, per sempre, Bella.
Buonasera!! Scusate il ritardo ma mi sono
svegliata da poco e mi sono dimenticata di dover postare :S
Non ho corretto il capitolo e mi scuso per eventuali errori, ma ho la
febbre e non ce la faccio proprio T.T
Ragazze, fino all'ultimo capitolo non vi dirò nulla o vi
rovinerei la storia u.u Non disperate, arriveranno le risposte alle
vostre domani LOL
Vi lascio direttamente al capitolo e..
Vi adoro ^^'
BUONA LETTURA!
Un bacione,
Mary.
TIC – TAC –
TIC – TAC – TIC – TAC.
Guardai la sveglia bianca
sul comodino. Segnava le 18:05.
Tornai
alla mia posizione precedente. A guardare quel punto
fisso fuori dalla finestra. Il nulla. Cercavo di concentrarmi sul tetto
grigiastro della villa di fronte. Alcuni uccelli dal lungo becco si
andavano
poggiando sulla canna fumaria della casa. Mi ero chiesta più
volte a cosa
servisse un camino in Florida. Insomma, trecentosessanta giorni
all’anno c’era
il sole. Ma forse in questi mesi in cui ero stata assente mi ero persa
qualche
cambiamento climatico della zona. In quell’anno in cui
ero stata assente..
In quell’anno in cui
mi ero trasferita a Forks...
Scossi la testa. Non dovevo pensare. Non dovevo pensarci.
Non dovevo pensarlo. Anche pensare di non pensarlo mi faceva male..
Un’ennesima fitta al petto mi colpì. Ogni volta
che lo
pensavo, ogni volta che sentivo il suo nome, ogni volta che sentivo un
nome
simile al suo, ogni volta che si apriva quel discorso... una fitta al
petto mi
colpiva. Guardai la sveglia
bianca sul comodino. Segnava le 18:07.
Strinsi più forte le ginocchia al petto appoggiandoci sopra
il mento. Una luce mi colpì in modo violento il volto e n
guardai la
provenienza. Era il sole. Quanto tempo era passato da quando non lo
notavo?
Chiusi bruscamente la tenda. Tornai alla posizione precedente:
rannicchiata su
una sedia. Guardai la sveglia
bianca sul comodino. Segnava le 18:10.
Furtivamente il mio sguardo si posò sul calendario appeso
dietro alla porta. Era calendario bianco con qualche sfera blu
disegnata. Blu...
Scossi il capo e tornai a cercare il giorno di oggi sul
calendario. Un’altra fitta al petto.
Quanto tempo era passato? Da quanto tempo ero tornata in
Florida? Da quanto tempo rimanevo chiusa in quella stanza? Da quanto
tempo
uscivo da quella camera solo per andare a scuola? Da quanto tempo
fissavo il
telefono nella speranza di una telefonata? Di una sua telefonata?
Da
quanto tempo provavo a telefonarlo senza avere risposta? Da quanto
tempo lo
avevo salutato? Da quanto tempo non sentivo quel profumo? Il profumo
dell’amore..
Il profumo del nostro amore..?
Riguardai il calendario bianco. Il 23 marzo. Precisamente
due mesi. Due mesi in cui lo avevo sentito via telefono... nemmeno una
volta. La
prima settimana, probabilmente come me, non voleva sentirmi. Avrebbe
fatto
troppo male. Gli avevo mandato solo un messaggio via telefono quando
ero scesa
dall’aereo. Un vero trauma.
INIZIO
FLASHBACK
Vidi mia madre
corrermi incontro. Sospirai. Non era cambiata nemmeno un po’.Aveva sempre lo stesso
taglio, forse un po’
più lungo. La pelle abbronzata. Indossava un pantalone corto
fino a metà
polpaccio e una canotta bianca, giustamente abbinata al pantalone
azzurro.
Quando mi abbracciò sembrava volermi stritolare.
<< Lo sapevo che
saresti tornata>> urlò in extasy. Mi irrigidii.
<< Come?>>
mi accarezzò i capelli.
<< Tuo padre mi
ha detto che Forks
non ti piaceva e
quindi saresti tornata>> mi alterai immediatamente.
<< Primo: lui è
Charlie e no mio padre. Secondo: a me piace Forks>>
<< ehmm okay.
Andiamo? Phil non vede l’ora di
riabbracciarti>> annuii anche se io non
ne avevo voglia.
Per tutto il viaggio
verso casa mi raccontò di tutto quello che era successo.
Più che altro mi
raccontò delle sue vacanze e della carriera di Phil come
allenatore di una squadra
di baseball. Era sempre stato tutto così con
Renèe. Mi raccontava tutto ciò che
le succedeva intorno e che la riguardava. Mentre non faceva mai domande
sulla
mia vita semplicemente perché non le interessava.
Phil mi accolse con un
forte abbraccio che feci finta di ricambiare. Notò il mio
viso essere
leggermente pallido. Approfittai di questo per rinchiudermi nella mia
vecchia
camera. Era rimasta come prima, non era avvenuto nessun cambiamento e
per
questo mi avrebbe fatto compagnia... per il resto della mia vita.
FINE FLASCHBACK
Guardai la sveglia
bianca sul comodino. Segnava le 18: 13.
Mi alzai dalla sedia per andare a prendere il libro di
letteratura. Mi distesi , a pancia sotto, sul letto. Aprii la pagina
alla
descrizione di Shakespeare. Iniziai a prendere vari appunti su un
quaderno. Si
stavano avvicinando gli esami. Dovevo prepararmi anche se non ne avevo
bisogno.
Oltre a guardare l’orologio, il calendario, il telefono e
quel punto fisso
riconosciuto come il nulla, studiavo. Avevo voti altissimi e quindi non
mi
creavo problemi.
Dopo una settimana dal mio arrivo, avevo ripreso ad andare a
scuola. Ero chiusa e oltre a studiare non facevo più nulla.
INIZIO
FLASHBACK
<<
Bella!>> urlò Jane abbracciandomi. Indossava
la gonnellina a ventaglio
bianca e rossa di sempre. Il top dello stesso colore ma coperto dalla
felpa.
Una delle dieci cheerleader. Lei era la solita gallina bionda. Ci ero
stata
amica solo perché sua madre era quasi la migliore amica
della mia.
<< Come mai sei
tornata? Ma che importa! L’importante è che te ne
sia andatada quel
nuvoloso paesino. Scommetto che non
c’era nemmeno un ragazzo carino>> non ascoltai
le sue parole. Ero
concentrata su una Volvo grigia parcheggiata lì vicino. Come
mi sarebbe
piaciuto che spuntasse LUI da lì dentro...
<< E’ tornata
Bella la verginella!>> disse quell’antipatica
di Heidi. La capo
chearlader. Era sempre stata pronta a fare battutine del genere.
<< Come mai sei
tornata? Non hai fatto colpo nemmeno lì?>>
rise insieme alle altre
galline. Mi incamminai verso la scuola senza badare a loro.
<< Non c’è
niente di male ad essere ancora vergine a 19 anni!>>
disse e scoppiò di
nuovo a ridere. Stavo combattendo contro le lacrime. Stavo combattendo
contro
la voglia di dire tutto. Ma erano troppo superficiali per capire..
<< Dai Bella,
noi diciamo sul serio. Ma se vuoi ci può pensare Alec. Lo
sai che per lui è
indifferente chi farsi>>
Non badai a loro.
Entrai nell’istituto e andrai dritta in bagno e chiusi la
porta a chiave.
Iniziai a piangere disperata. Lo volevo. Mi mancava terribilmente.La consapevolezza che,
molto probabilmente,
non lo avrei mai più rivisto e avuto... singhiozzi mi
colpirono il petto e un
conato di vomito mi colpì improvvisamente. Corsi verso il
bagno e vomitai non
so cosa visto che, quella mattina, non avevo toccato cibo a causadelle ennesime lacrime
notturne che mi chiudevano
lo stomaco.
Mi sciacquai il vico
con l’acqua fredda e non potei non notare le profonde
occhiate che si erano
create. Sistemai i capelli con le mani e cercai di trattenere di nuovo
le
lacrime. Uscii e mi diressi in classe. I professori furono contenti di
riavermi. Col programma mi trovavo bene. Evitai per tutto il giorno le mie
“compagne”e mi limitavo a cambiare classe
e a fine giornata tornai a casa.
Sarebbe stata quella
la mia nuova routine..
FINE FLASHBACK
Ero
terribilmente cambiata in quei due mesi. Qualsiasi cosa
mi ricordavalui.
Lui che non rispondeva
alle mie telefonate... lui che non si faceva sentire.. lui che mi aveva
resa
felice per tanto tempo.. lui che aveva reso la mia vita migliore.. lui
che è il
mio primo e grande amore... lui che è stata la mia prima
volta... lui che mi
aveva regalato emozioni indimenticabili e indescrivibili..
Presi il libro e lo scaraventai a terra. Ricominciai a
piangere e il dolore al petto ritornò. Era come se qualcosa
dentro volesse
mangiarmi. Come se una mano mi attraversasse il petto e prendesse in un
pugno
il mio cuore, stringendolo e lacerandolo. Le lacrime non volevano
smettere di
scendere. Singhiozzi riempirono il silenzio di quella stanza. Strinsi
il
cuscino al viso. Volevo morire.. volevo solo morire..
Questo dolore era troppo forte. Non volevo stare così. Non
me lo meritavo.
Mi alzai di botto per correre in bagno. Vomitati.. di nuovo.
La dovevo smettere di piangere. Queste crisi di panico.. questi
singhiozzi ogni
volta mi facevano questo effetto. Non ne potevo più. Mi
sciacquai il viso e mi
guardai allo specchio. Il mio viso era pallido con profonde occhiaie.
Ero
praticamente uno scheletro. Delle fosse si erano create sotto ai miei
zigomi. E
le mie labbra, sempre state rosse, avevano perso colore. I miei occhi
erano
sempre gonfi di lacrime. Anche il mio corpo aveva avuto dei
cambiamenti. Non volevo
mangiare. Il mio stomaco rifiutava qualsiasi sostanza. Solo a volte la
fame mi
colpiva, ma dopo un morso di pane ritornavo in camera mia. Ricominciavo
a
piangere e vomitavo.
Mi spogliai e mi infilai sotto alla doccia. Feci scorrere
l’acqua calda sul mio corpo. Speravo che potesse avere
l’effetto di farmi
rilassare. Lasciai scivolare l’acqua lungo i miei capelli
fino al piatto della
doccia e scendere nei tubi. Chiusi l’acqua e mi avvolsi in un
asciugamano e senza
neanche asciugarmi i capelli, mi stesi sul letto. Non avevo la forza di
dedicarmi a me stessa. E poi a cosa sarebbe servito?? Lui non
c’era..
Strinsi forte il cuscino a me e affogai i singhiozzi tra il
tessuto della federa, bagnandola interamente. Sentii un’altra
fitta. Questa
volta allo stomaco e corsi in bagno a vomitare. Mi risciacquai il viso
e mi
imposi di non piangere più. Non potevo ridurmi in queste
condizioni. Ormai
sembrava essere diventata un’abitudine.
Mentre asciugavo il viso però una cosa mi venne in mente.
Una
consapevolezza. Una scoperta. Un ricordo. Era troppo che non pensavo
lucidamente e non mi rendevo conto di quello che mi succedeva a torno,
tanto da
non accorgermi nemmeno di cosa stesse accadendo a me stessa. Mi bloccai
quando
pensai a questo piccolo particolare e mi si bloccò il
respiro. Mi vestii in un
secondo, indossando un pantaloncino di jeans e una canotta azzurra.
Presi la
borsa e varcai, per la prima volta per non andare a scuola, la porta di
casa.
Non c’era nessuno. Molto probabilmente Renèe era a
prendere il sole su qualche
spiaggia qui vicino e Phil stava allenando la squadra. Dopo nemmeno
venti
minuti ero già di ritorno e trovai mia madre col viso
arrossato.
<< Tesoro! Sei uscita finalmente>> mi disse
sorpresa di vedermi. Io non ebbi la forza di guardarla. Da quando lo
avevo salutato
non guardavo più nessuno negl’occhi. Gli ultimi
occhi che dovevo vedere, che
dovevano rimanere impressi nella mia testa, dovevano essere i suoi. I
suoi
smeraldi verdi.
<< Sì. Volevo prendere un po’
d’aria. Torno in camera>>
senza nemmeno aspettare risposta, salii al piano di sopra e mi chiusi
in camera
mia come sempre. Mi sedetti sul letto ansiosa. Perche lo ero? Presi la
borsa
tra le mani e l’aprii. Prima di poter fare qualsiasi
movimento, fui interrotta
dal rumore della suoneria del telefono. Sospirai. Lo avevo ancora in
borsa. Lo
presi e mi si mozzò il fiato nel momento in cui vidi il
mittente. Alice.
Cosa voleva Alice? Non la sentivo da... due mesi. Non avevo
voluto sentire nemmeno lei. L’avevo sentita una sola volta
per chiederle di
Edward e del perché non mi rispondesse. Aveva detto che non
lo vedeva più in
giro. A scuola lo vedeva di sfuggita correre tra una classe ed
un’altra. A
pranzo non era in mensa. E alle famose cene di famiglia non si
presentava mai.
Da allora non telefonai nemmeno più Alice. Mi mancava
terribilmente anche lei, e più la sentivo, più
stavo male. Iniziai a sudare
freddo. Era strana una telefonata quella da parte di Alice. Calma Bella! Sono due mesi che non vi sentite..
vorrà sapere come stai.. Quante paranoie che mi
creavo. Sentii un’altra
fitta al petto. Inconsapevolmente delle lacrime scesero dai miei occhi.
Mi
alzai iniziando a camminare avanti e indietro. Mi poggiai alla
scrivania. Avevo
la vista offuscata dalle lacrime e sentivo quella fitta al petto sempre
più forte
e straziante. Dovevo rispondere. Premetti il tasto verde e lo avvicinai
all’orecchio.
<< Pronto?>> dissi con la voce tremante dal
pianto.
<< B- bella>> rispose Alice con una strana
voce.
Sentii un singhiozzo e subito mi irrigidii.
<< Alice perché piangi? Che
succede?>> la sentii
piangere forte.
<< B- bella. N- non ti ag- gitare>> iniziai
a
tremare e la testa mi girava forte.
<< Alice cosa è successo..>>
urlai. Le gambe mi
tremavano.
<< S- stai calma.. per f- favore>> in quel
momento mi sentii il mondo crollare addosso. Alice piangeva. Alice mi
aveva
chiamato per avvisarmi..
<< Alice!! Dove è Edward??>>
urlai presa dal
panico.
<< Bella.. E- Edward ha avuto un grave
incidente>> non mi sentii crollare il mondo addosso. Non
mi sentii
tremare le gambe. Non sentii la fitta al petto. Ma semplicemente.. non
sentii
più nulla.
Ed eccomi qui con il
terzultimo capitolo.
Accidenti, ho appena finito di correggerlo (scusate comunque eventuali
errori) e ho l'affanno, e di certo il modo in cui è scritto
non aiuta LOL
Ok, non ho nulla di particolare da dire, solo.. beh, solo nulla xD
Qualsiasi mio proposito di farmi amare da voi a fine capitolo,
sarà annientata da, appunto, il seguente scritto
>.< E' un pò breve come capitolo ma bello..
pieno di informazioni e di emozione che spero riuscirò a
trasmettervi. Finalmente in questo capitolo molte delle vostre domande
troveranno risposta. Che fine ha fatto Edward? Perchè non
risponde Bella? Perchè non si fa sentire da due mesi? E
Alice? Charlie? Ma soprattutto voi state aspettando una cosa: COSA E'
SUCCESSO A EDWARD??
Beh, vi auguro buona lettura arrivate a questo punto!
Ringrazio tutte coloro che mi seguono e che mi recensisco. Purtroppo
sono ancora mezza malata e appena arriva un pò di tempo mi
do da fare nel rispondervi u.u
Vorrei dirvi un'altra cosa ma non ve la dico, non posso!
Basta, la smetto! Ahahahaha :P
Buona capitolo e.. recensite??
Vi adoro,
Mary.
POV EDWARD.
Correvo.
Aumentavo sempre più di velocità. Correvo senza
fermarmi nemmeno un secondo. Correvo con il battito a mille. Premevo
sempre
di più il piede sul pedale dell’acceleratore. Lo
premevo così tanto che temevo
potesse rompersi; la pianta del piede iniziava a farmi male per quanto
premevo.
Correvo. Correvo. Correvo
verso l’aeroporto. Correvo
per poter raggiungere lei.
Correvo per
poter parlare con lei. Correvo
per poter chiarire con lei. Correvo
per poter avere delle spiegazioni da lei. Correvo
perché non ne potevo
più. Le fusa della
mia auto non
facevano che aumentare l’adrenalina in circolo nel mio corpo.
Sentivo il telefono suonare, lo stava facendo da quando avevo
sbattuto la porta di casa. Ma non avevo mai risposto. Erano passati
dieci
minuti da quando avevo varcato la porta di casa. Probabilmente
tutto il vicinato aveva sentito il rumore della porta chiudersi. Mi ero
precipitato a prendere la mia Volvo. E avevo iniziato a correre.
Non potevo più vivere nell’angoscia. Nel dolore.
Nei miei
dubbi.
Erano due mesi che vivevo con mille punti interrogativi che
mi vorticavano nella mente. Ero confuso. Deluso. Smarrito. Tradito.
Sì,
tradito. Aggettivo perfetto e che faceva al caso mio. Mi sentivo
tradito.Sapevo che
mantenere una relazione a distanza
sarebbe stata dura, quando ci eravamo salutati sembrava essere stato
quasi un addio.. ma non lo doveva essere. Eppure, dopo una settimana e
mezza, mi ero sentito il
mondo crollare addosso. Correvo. Correvo al
ricordo. Correvo.
Premevo il piede
sull’acceleratore.
Correvo mentre ricordavo, mentre rivivevo la scena davanti
ai miei occhi.. la scena in cui Charlie mi guardava e mi parlava.
Quando lo avevo visto quel giorno di un mese e tre settimane
fa, provai una specie di repulsione. Era colpa sua se uscivo solo per
raggiungere la scuola. Era colpa sua se correvo da una parte ed
un’altra della
scuola per sfuggire ad Alice. Alice che mi voleva aiutare, che mi
voleva
parlare, che cercava spiegazioni. Era solo colpa di quell'uomo se mi
ero dovuto salutare
con Bella quel maledetto giorno, se avevo scaraventato tutto a
terra nella mia camera quando avevo letto la sua lettera. Quella
lettera in cui
mi diceva addio, quella lettera che non aveva avuto il coraggio di
darmi in
persona, quella lettera che spogliava a nudo tutto le sue emozioni,
quella lettera che
mi aveva fatto piangere, che tenevo custodita nel portafoglio e portavo
sempre dietro, quella lettere che leggevo minimo
dieci volte al giorno che mi faceva addormentare tra le
lacrime.
Io ero cambiato. Tutto di me era cambiato. Ero spento.
Vuoto. Pallido. Mi rifiutavo di fare qualsiasi cosa. Tranne che
piangere, studiare
e rileggere infinite volte quella lettera. Mia madre era preoccupata
per me e
sapeva il motivo di questo mio cambiamento. Aveva chiesto aiuto a
Jasper. Lo
avevo intuito quando lui era venuto in camera mia per parlare ma io gli
avevo
detto che era tutto okay, che stavo bene e che solo loro vedevano quel
cambiamento. Bugia. Bugia. Era solo una maledetta bugia.
Stavo male. Soffrivo.
Volevo Bella. La mia Bella.
Probabilmente anche Charlie lo aveva notato, ma a me
sembrava che ne godesse solo. In fondo era stato questo il suo intento:
farci
separare e di conseguenza farmi soffrire. E quel giorno di un mese e
tre settimane fa, quel
giorno dopo una settimana dalla partenza della mia Bella, lui lo aveva
notato. Mentre scendevo dall’auto, ero appena
tornato da scuola, lo vidi avvicinarsi a
me con una strana espressione sul viso. Sembrava che stesse ragionando,
che si
stesse porgendo delle domande. Ma mi sbagliavo. Stava
godendo. Stava godendo
della mia sofferenza. Mi si era avvicinato per far aumentare il mio
dolore, anche se mi aveva detto che non dovevo soffrire
così. Mi aveva salutato come se
niente fosse e mi aveva dato una pacca sulla spalla. Io lo avevo
salutato col
distacco più possibile e inimmaginabile. Non lo volevo
vedere, non lo volevo sentire, ma le sue parole avevano colto la mia
attenzione.
-
Non devi soffrire
così tanto per lei.- mi aveva detto guardandomi
negl’occhi. Quegl’occhi
così familiari, quegli occhi dello stesso colore della mia
Bella. - Tu stai soffrendo
inutilmente. Lei non ti pensa già più. Mi sono
sentito con Renèe in questi
giorni. Edward, lei è tornata con il suo ex. Si sono sempre
amati. Tu eri solo
un modo per dimenticarlo. Sono stati insieme per diverso tempo. tu eri
solo..
una distrazione-
Quelle
parole. Quelle parole che vorticavano ancora nella
mia mente, che avevano avuto l’effetto di un secchio
d’acqua
ghiacciato sulla pelle calda d’estate,che mi avevano fatto
bloccare davanti agli occhi di Charlie, quelle parole che lo avevano
fatto
godere, che mi bloccavano ogni volta che prendevo il telefono tra
le mani. La volevo chiamare. L’avevo sempre voluta chiamare.
Volevo ascoltare
la sua voce.. la sua calda voce. Ma quelle parole.. quelle parole
fermavano i
miei intenti, quelle parole che mi avevano fatto premere il tasto
rosso.
Volevo rispondere, ma ogni volta mi chiedevo cosa le avrei potuto dire.
Era
inutile rispondere, inutile sentire il suo tono di voce felice.
Sì, volevo che
fosse felice. Ma io mi sentivo tradito. Mi aveva usato. Se lo avessi
raccontato
a Jasper o a Alice, mi avrebbero detto che non era vero, che era
un’altra scusa
di Charlie. Ma non era vero, Charlie ci aveva già separato.
Era inutile
continuare ad andare avanti con queste malvagità.
E così, quel giorno di un mese e tre settimane fa, avevo
lasciato Charlie con le sue parole. Non avevo urlato. Non avevo
risposto. Ero
solamente andato in camera mia, mi ci ero rinchiuso dentro e avevo
riscaraventato tutto a terra. non mi interessava di rompere qualcosa,
anzi
volevo rompere qualcosa, volevo concentrarmi su
qualcos’altro. Ma in quel
momento ero troppo occupato a rendere reali quelle parole. Quelle
parole che
ancora adesso, un mese e tre settimane dopo, continuavano a ronzarmi in
testa.
La mia situazione era peggiorata. Mi rifiutavo anche di
mangiare. Mia madre era preoccupata. Mio padre era preoccupato. Avevano
iniziato ad avere rapporti più distaccati con i
“vicini”. Jasper era
preoccupato. Alice era preoccupata. Non ne potevo più.
Dovevo dare un taglio a
questa situazione. Non potevo farlo per telefono. La dovevo guardare
negl’occhi. Quegl’occhi color cioccolato. Ma non
l’avevo avvisata, non avevo
avvisato nessuno. Mentre rileggevo la sua lettera. Le sue parole. Perché
avrebbe dovuto illudermi? Me lo chiedevo da quel
giorno di un mese e tre settimane fa. avevo bisogno di sentirmelo dire
da lei,
di sentirmi dire che era felice, che mi aveva usato, che era felice con
un’altra persona che non ero io. La dovevo guardare
negl’occhi mentre me lo diceva. E così, mentre
leggevo e rileggevo la sua
lettera, avevo preso questa decisione. Di corsa avevo preso una borsa
riempiendola con un cambio, avevo afferrato il passaporto e le chiavi
della
macchina. Avevo fatto presente le mie intenzioni a mia madre. Non le
avevo dato
il tempo di discutere, di rispondere, di rendere reali e vere quelle
parole,
che io ero già fuori sulla mia auto. Avevo sbattuto la
porta. Dovevo muovermi.
Non sapevo gli orari. Ma dovevo fare in fretta.
Ed ora eccomi qui, sul sedile della mia Volvo. Col piede che
premeva l’acceleratore. Correvo. Correvo. Correvo
verso l’aeroporto. Dovevo prendere
il primo volo per la Florida. La dovevo raggiungere. Dovevo andare da
lei.
dovevo rivederla. Dovevo parlarle. Dovevo guardarla
negl’occhi. Dovevo
ritrovarla. Dovevo ritrovarmi. Correvo. Correvo. Correvo
al massimo della portata della mia
Volvo. Sfrecciavo lungo la strada. Ero appena uscito
dall’autostrada. Correvo
lungo la strada. Mancava poco per raggiungere l’aeroporto. Correvo. Dovevo
fare
in fretta. Correvo.
Non vedevo cosa mi circondavo. La velocità rendeva sfocato
il paesaggio. Correvo
così tanto da non vedere cosa succedeva. Cosa mi
succedeva. Correvo. Correvo.
Vidi qualcosa di fronte a me. lo vedevo
sfocato perché correvo.
Qualcosa di bianco e grigio. Qualcosa di grande. Più
grande della mia Volvo. Cambiai pedale e frenai di butto. Ma correvo troppo per
potermi fermare in tempo. Quell’oggetto. Quella cosa
più grande della mia Volvo.
Un camion? Un’auto? non ebbi il tempo di capire che cosa
fosse. Correvo.
Correvo. Fino a quando tutto si fermò. La mia
auto. Quell’oggetto. Il silenzio.
La luce. Il respiro. Il battito del mio cuore.
Oddio..
Penultimo capitolo, penultimo capitolo, penultimo capitolo.
Vi giuro che mi tremano le mani e sto per piangere. Vi sembra stupido
ma.. la mia prima fan fiction sta per finire e mi sento morire
ç___ç
Ok.. *respiro profondo*
So che.. sono stata cattiva e, probabilmente, continuerò ad
esserlo ma.. io vi voglio bene ^^'
Non so che dire, ora che dovrei fare note kilometriche non ho nulla da
dire c___c
Ringrazio le meravigliose 16 persone che mi hanno recensito nello
scorso capitolo e tutte le tante alte che mi hanno seguita. Siete
meravigliose :')
Vi lascio al capitolo, augurandovi una buona lettura e, dicendo per
l'ultima volta, al prossimo capitolo!
Vi adoro,
Mary.
<<
Bella!>> sentii il calore di una mano posarsi
sulla mia fronte e scendere fino ai miei zigomi.
<< Bella, tesoro.. svegliati>> una scossa
mi
fece svegliare dal quel buco che si era formato intorno a me, un buco
nero.
Questa volta sentii qualcosa di freddo posarsi sulla mia fronte, ma non
era una
mano perché era umido e bagnato. Un fazzoletto di stoffa?
<< Bella, ti prego rispondimi>> una voce
familiare, agitata e non rassicurante, mi chiamava e mi invitava a
svegliarmi
da quel buco nero. Aprii piano gl’occhi ma la luce mi
colpì violentemente
facendomeli chiudere di nuovo.
<< Oh Bella mi hai fatto spaventare>>
sospirai.
Cosa era successo? La testa. Sentiva la
testa scoppiarmi.
Il petto. La fitta al petto. Quella solita fitta al petto. Ma questa
volta era
più forte. Strana. Dolorosa. Particolarmente dolorosa.
<< Bella sei pallida..>> notò la
donna al mio
fianco. La guardai per riconoscerne l’identità e
non mi sbagliai: eramia
madre. Un’altra fitta, questa volta allo
stomaco mi colpì. Mi alzai traballante dal letto e corsi in
bagno. Vomitai. E
in quel preciso istante ricordai.
Alice. La sua telefonata. La sua voce. I suoi singhiozzi. La
consapevolezza. Edward. L’incidente. Il nulla.
Alzai la testa di scatto e corsi in camera mia a cercare
disperata il telefono. Non c’era. Mia madre si
avvicinò e posò una sua mano
sulla mia spalla per farmi rassicurare. La guardai. Sapeva qualcosa in
più? I
suoi occhi erano arrossati segno che aveva pianto. Subito il ricordo si
fece
più vivo. Edward ha avuto un grave
incidente.. Non poteva essere. Non poteva... Non riuscivo
nemmeno a
pensarci. Non poteva essere possibile. Scossi il capo.
<< Dov’è il mio
telefono?>> urlai e sentii le
mie guance bagnarsi. Iniziai a respirare con affanno.
<< Bella stai calma. Siediti e respira. Sei
pallidissima tesoro.>> scollai le spalle. La sua mano che
cercava di
rassicurarmi cadde.
<< Dimmi dov’è il
telefono!>> urlai mentre la
quantità di lacrime aumentava. Mi indicò il
comodino. Lo guardai. Al fianco
della sveglia bianca che segnava le 20:03, c’era il mio
telefono. Corsi e lo
presi, digitando subito il numero di Alice. Squillava ma non
rispondeva.
Squillava ma non rispondeva. Squillava ma non rispondeva. Un rumore. Il
rumore
di un tasto. Un sospiro. Aveva risposto.
<< Bella!! Oddio! Stai bene? Che è
successo?>>
stava piangendo. La sua voce era rotta dal pianto. Piangeva.
<< Alice cosa è successo? Edward
dov’è? Come sta?
Rispondi!>> urlai e ormai stavo piangendo disperata.
<< Bella calmati!>> non potevano dirmi di
calmarmi. Era impossibile. Inaccettabile. Irreale. I miei nervi erano
tesissimi. Stavo scoppiando. I miei respiri. Affannavo.
<< Alice! Dimmi cosa cazzo è
successo!!>> urlai
e mia madre mi affiancò.
<< Edward ha avuto un grave... un grave incidente.
Siamo in ospedale in attesa.. in attesa diqualche notizia da parte dei medici. Da parte di
Carlisle.>>
piansi forte e disperata. La mia fitta. Al petto. Allo stomaco.
<< In che ospedale siete?>> chiesi. Iniziai
a
girovagare per la camera. Presi una borsa grande e aprii
l’armadio mentre
tenevo con una mano il telefono. Presi i primi vestiti che mi trovai
davanti
senza badare a quali fossero. Li buttai nella borsa e la posai sul
letto.
<< A Sattle. Stiamo aspettando da un ora. Ho pensato
di chiamarti. Però calmati Bella. Ti prego. Ti sento
agitata. Che stai
facendo?>> mi chiese preoccupata. Chiusi la borsa e presi
l’altra, quella
giornaliera. Misi l’occorrente dentro: soldi, caricabatteria,
passaporto e
tutto il resto. Chiusi anche questa.
<< Tienimi aggiornata. Ciao Alice>> chiusi
la
telefonata senza aspettare una sua risposta. Le lacrime continuavano a
scendere. Infinite. Presi le borse in spalla e mi avviai in cucina
mentre mia
madre mi seguiva.
<< Bella ma che stai facendo?>> mi chiese
preoccupata. La guardai e mi curai di non farlo negl’occhi.
<< Vado a Sattle>> presi le chiavi della
mia
nuova auto, quella che non avevo mai utilizzato anzi, solo per andare a
scuola.
Mi bloccò.
<< Non puoi andare. Tuo padre me lo ha
vietato>>
cosa?
<< Senti! Edward.. Edward ha avuto un incidente. Vuoi
che me ne stia qui con te a pensare quale spiaggia occupare domani? O a
pensare
quale costume indossare il giorno dopo? a me non interessa nulla di
tutto
questo!! Io voglio Edward!! quindi.. vuoi o non vuoi io adesso vado a
prendere
un aereo e torno a CASA!>> le urlai contro e vidi i suoi
occhi
rattristirsi. Non avevo tempo. non avevo tempo per lei adesso.
Sospirò.
<< Sei troppo agitata per guidare. Ti
accompagno>> mai mi sarei aspettata una risposta del
genere. Ora si stava
comportando da.. madre. Salimmo in macchina. Per tutto il viaggio fui
impaziente, il mio piede saltellava sul posto. Mia madre
cercò di rassicurarmi
ma non potevo. In tre quarti d’ora, tre lentissimi quarti
d’ora, arrivammo.
Scesi di corsa e corsi verso l’entrata. Proprio in quel
momento chiamarono un
volo per Seattle. Dovevo muovermi. Dovevo fare in fretta. Dovevo
correre.
Corsi verso la biglietteria dove c’era l’addetta.
Chiesi un
biglietto per il volo diretto a Seattle.
<< Mi dispiace signorina ma stanno già
salendo>>
mi si ghiacciò il sangue. La fitta allo stomaco
aumentò. I battiti cardiaci
aumentarono. Sentivo il mio cuore battere. Forte. Voleva uscire. Voleva
uscire
dal mio petto.
<< Senta è urgente. Corro. Ma mi dia quel
biglietto>>
urlai ormai piangente. La donna vedendo le mie condizioni
annuì. Con
l’altoparlante annunciò di rallentare
l’entrata in aereo. Se fossi stata in
circostanze diverse sarei arrossita dalla vergogna a causa della troppa
attenzione
concentrata su di me. Ma adesso.. adesso era completamente diverso. Non
mi
interessava di niente e di nessuno. Dovevo raggiungerlo.
Feci il cheek- in. Guardai mia madre prima di andare e mi
sorrise salutandomi con la mano. Per la prima volta sentii di doverla e
poterla
chiamare mamma perché stava compiendo e si stava
preoccupando per me. Per una
volta, per la prima volta non stava pensando alla sgridata che le
avrebbe fatto
Charlie ma stava pensando a me. Con la mano la salutai e corsi per
salire
sull’aereo. Non feci caso e non mi preoccupai delle facce
odiose che
fecero i passeggeri al mio passaggio e alla vista del mio viso. Posai
la borsa
e mi andai a sedere. Raccolsi le ginocchia al petto e iniziai a
piangere. Varie
volte l’hostess mi chiese se avessi bisogno di aiuto ma ogni
volta rifiutavano
perché loro non potevano aiutarmi, nessuno poteva aiutarmi.
Mi alzai di butto.
Troppe lacrime. Troppi singhiozzi. Troppo dolore. Corsi in bagno e
vomitai. La
fitta allo stomaco e la fitta al petto tutto insieme. Passarono dopo
qualche
minuto così mi risciacquai il viso e cercai di eliminare le
tracce di pianto, ma
le lacrime continuavano a scendere copiose così rinunciai e
tornai al mio
posto. Tante persone mi osservavano ma non badai a questo. Accesi il
telefono.
0 messaggi. 0 chiamate. 0 notizie.
Alice non aveva ancora avuto notizie. Poggiai
la testa al sediolino. Dovevano passare ancora cinque ore e mezze. Non
avrei
mai resistito. Guardai l’orologio. Erano le 21:30. Non avrei
resistito così a
lungo. Chiusi gli occhi e iniziai a dondolare le gambe avanti e
indietro nella
speranza e nell’attesa di calmarmi. Ma al posto di calmarmi,
mi agitavo sempre
di più. Piansi per tutto il tempo e sentivo la stanchezza
pesare sugl’occhi.
Avrei voluto dormire ma non potevo, non ce la facevo perché
appena chiudevo gli
occhi l’immagine di Edward mi perseguitava. Un Edward bianco,
freddo e
immobile, vestito elegante e disteso in una bara bianca circondata da
rose blu.
Riaprii gli occhi presa dal panico. Non dovevo fare questo pensiero.
No. Forse
era un incubo quello che stavo vivendo così mi diedi un
pizzicotto, ma sentii
solo dolor. Respiravo con affanno. Guardai l’orologio. Le
23:50. Il tempo stava
passando. Ma non troppo. Volevo una macchina del tempo per poter
saltare il
viaggio e arrivare dirittamente da lui, sorridente e con gli occhi
verdi che
splendevano al vedermi arrivare. Presi la borsa ed estrassi il
telefono.
Qualcosa attirò la mia attenzione. Avevo dimenticato un
piccolissimo
particolare e a quel pensiero ricominciai a piangere, sempre
più forte. Non ce
la facevo. Troppo dolore. Troppo. La stanchezza si faceva sentire ma le
lacrime
non mi davano tregua, non mi davano pace. L’immagine di
Edward bianco e freddo
non mi dava tregua, non mi dava pace. Guardai l’orologio.
L’ 1:57. Un’ora.
Mancava ancora un’ora. Presi il telefono, mi feci coraggio e
composi il numero
di Alice. Da lei dovevano essere le 4:57. Questa volta non mi fece
aspettare e
rispose subito.
<< Bella!>> ancora singhiozzi.
<< Come sta?>> non la salutai nemmeno.
<< Non abbiamo ancora notizie. Lo stanno operando.
Siamo in attesa. Ma tu come stai?>>
<< Non pensate a me adesso. Fammi sapere Alice. A
dopo>> staccai la telefonata. Non avevo nemmeno pensato
di dirle che
stavo arrivando. Guardai l’orario. 2:32. Mancava poco.
Teoricamente lì erano le
5:32. Ma non mi interessava. L’hostess avvisò
dell’atterraggio. Allacciammo le
cinture e spensi il telefono. Dopo mezz’ora scendemmo
dall’aereo, presi le mie
due borse e corsi fuori dall’aeroporto. Presi subito un taxi
e diedi le
indicazione: ospedale di Seattle. Accesi il telefono.
0 messaggi. 0 chiamate.
Ancora niente.
Erano passate sette ore accidenti!! Diedi i soldi all’autista
e
mi precipitai fuori quando arrivammo. Corsi fino a farmi mancare il
fiato. Entrai.
Forse spinsi qualcuno ma non mi interessava. Andai
all’ingresso.
<< Edward Cullen. ha avuto un incidente>>
chiesi
indicazioni.
<< Mi scusi. Lei è..>>
<< Bella!>> sentii urlare il mio nome. Mi
girai
e vidi Jasper corrermi contro. Mi precipitai tra le sue braccia
ricominciando a
piangere e a tremare. Mi tremavano le gambe. Avevo corso troppo.
Un’altra fitta
allo stomaco.
<< Che ci fai qui?>> mi chiese stringendomi.
<< P- portami da l- lui>> singhiozzai e lo
sentii annuire. Mi portò al quinto piano attraverso
l’ascensore. Mi sorresse
per tutto il tempo per i fianchi. Aveva notato che non mi reggevo in
piedi. Mi
tremavano le gambe. Sentivo il petto squarciato. Un dolore fortissimo
allo stomaco.
Alzai il capo quando li vidi. Tutti seduti e abbracciati. Si
sostenevano a
vicenda. Scorsi anche Charlie appoggiato al muro. Tutti si girarono
dalla mia
parte.
<< Bella!>> urlò Alice e mi
venne incontro. Mi
abbracciò ma io non ce la facevo. Jasper se ne accorse e mi
fece sedere, dandomi poi un po’ d’acqua.
<< Ma cosa ti è saltato in
mente?>> mi chiese
Jasper. Scossi il capo. Le mie lacrime scendevano. Come non mai.
Edward. il mio
Edward. era lì vicino. Ci separava una parete e io non
potevo vederlo. Il mio
Edward..
Vidi mio padre avvicinarsi. Mi guardava. Aveva uno strano
sguardo. Presi ad affannare. Il petto. Lo stomaco.
<< Bella stai bene?>> mi chiese Alice.
<<
Sei pallidissima>>
<< Sì.. sto bene.>> mentii
spudoratamente. Mi si
avvicinò mio padre.
<< Bella..>> lo bloccai.
<< Non ti voglio sentire parlare. Non voglio. Stammi
lontano!>> urlai e scoppiai di nuovo a piangere.
<< Ti prego Bella! Così mi sento ancora
più in
colpa>> cercò di posare la sua mano sulla mia
spalla ma mi scostai.
<< Per cosa?>> lo guardai e non
negl’occhi. Per cosa si sentiva in colpa? Nessuno
lo aveva
obbligato a separarci. Era da egoisti sentirsi in colpa.
<< Se non vi avessi separato. Se non vi avessi fatto
questo..>> mi accigliai.
<< C- cosa?>> tremavo. Tutti mi fissarono
sbalorditi.
<< B- bella tu non sai.. dove stava andando
Edward>> mi chiese Jasper al mio fianco. Lo guardai.
Perché avrei dovuto
sapere dove fosse diretto Edward?! Il panico si impossessò
di me e tremante
scossi la testa.
<< Edward stava andando in aeroporto per venire da
te>> mi sentii morire alle parole di Alice. Edward stava
venendo da me
quando ha avuto l’incidente e quindi..era.. era.. era tutta
colpa mia. Era colpa
di mio padre, che ci aveva separati e messi in queste condizioni. Dei
singhiozzi mi impedirono di parlare mentre un’altra fitta
allo stomaco mi colpì
violentemente.
<< D- dov’è il
bagno?>> chiesi alzandomi dalla
sedia bianca della sala d’aspetto. Mi indicarono la seconda
porta a sinistra
lungo il corridoio e corsi per entrarci. Appena lo feci mi chiusi la
porta alle
spalle e vomitai. Le lacrime non volevano cessare di uscire e questa
causava in
me altri conati. Era colpa mia, era solo colpa della mia
ingenuità se Charlie
ci aveva separati e quindi.. era colpa mia se Edward ora si trovava su
un letto
d’ospedale. Sentii bussare alla porta e Alice mi
informò di essere lei così mi
sciacquai il viso e uscii. Mi guardò attentamente il volto
e, forse, le mie
assicurate scure occhiaie.
<< Bella stai bene?>> mi chiese preoccupata
ma
io annuii, mentendo di nuovo. Tornammo dagli altri seduti sulle scomode
sedie
di plastica. Erano tutti fermi e immobili a pensare, sicuramente, cosa
sarebbe
potuto succedere all’interno di quella sala operatoria. Tutti
smisero di
respirare nel momento in cui arrivò Carlisle con un uomo dal
camice bianco. Un
dottore. Corremmo verso di loro circondandoli. Carlisle non
notò la mia
presenza. Aveva uno sguardo.. vuoto, perso, spento. Deglutii.
<< Carlisle che succede?>> chiese Esme
piangente
mentre suo marito l’affiancava e le accarezzava una spalla.
Jasper stava al mio
fianco reggendomi per un fianco.
<< Lo abbiamo operato. Siamo riusciti a fermare
l’emorragia
interna.>> un sospiro di sollievo fuoriuscì
dalle labbra di tutti ma lo
sguardo spento di Carlisle.. Il medicofece un lungo sospiro e continuò a parlare.
<< Però ha avuto un forte trauma cranico.
Abbiamo fatto il
possibile>> mi sentii morire e fortunatamente Jasper fu
al mio fianco.
Alice era poggiata al muro. Lui aveva pensato a me che stavo peggio e
non a
Alice. Non riuscivo a reggermi in piedi, sentivo le gambe molli e la
testa
girare. I singhiozzi si fecero sempre più forti e un dolore
al petto mi colpì
forte, facendomi quasi piegare su me stessa ma il mio corpo non
reagiva, non
eseguiva i comandi. Abbiamo fatto il
possibile.. Cosa voleva dire quell’uomo dal camice
bianco con questa
frase?! Sentii le ossa tremare accompagnate dai nervi cedere e le
lacrime si
bloccarono.
<< Mi dispiace. Ma Edward è in
coma>>
Ok, non riesco a dire nulla
al momento. Vi lascio direttamente all'ULTIMO capitolo de ''Il profumo
dell'amore". Ci leggiamo in
fondo. BUONA LETTURA!
POV
BELLA.
<<
Mi dispiace. Ma Edward è in coma>>.
Quelle parole. Quelle sette parole. Sette. Infinite. Irreali.
Inimmaginabili. Inaspettate. Quanto tempo era passato da quando quelle
parole erano uscite dalle labbra del medico? Il medico che affiancava
Carlisle, il padre di Edward, del mio Edward, quell’uomo che
era corso ad abbracciare sua moglie, la madre di Edward. Del mio
Edward. La donna che appena aveva sentito quelle parole era scoppiata
in urlo. Un urlo allucinante, che spaccava i timpani. Un urlo che rese
tutto reale. Rosalie ed Emmet si abbracciavano piangendo. Emmet
piangeva. Emmet, colui che aveva sempre la battuta pronta, che rideva
sempre, che faceva ridere sempre tutti, che adesso stava piangendo.
Questo rendeva tutto terribilmente reale. Ed Alice. La piccola Alice.
Lei col sorriso sempre sulle labbra, lei
che sprizzava felicità da tutti i pori, sempre. Tranne
questa volta. Era scoppiata in un pianto disperato, sedendosi sulla
sedia della sala d’aspetto. Jasper non era corso da lei ma
era rimasto al mio fianco,sorreggendomi
la vita con un braccio. Mi guardava. Era preoccupato. Le gambe mi
tremavano. Non piangevo. Non urlavo. Non mi muovevo. Non respiravo.
Continuavo a guardare le labbra del dottore. Quelle labbra che ci
avevano rivelato la situazione. Quell’orribile situazione. E' solo un incubo, continuavo
a ripetermi. Ma l’immagine di Esme piangente tra le braccia
di un Carlisle dolorante. Emmet e Rosalie che piangevano. Alice
rannicchiata sulle sedia con la testa tra le mani. Era tutto
terribilmente.. vero. Il tremolio alle gambe aumentava. Sentii una
fitta al petto. Forte. Mi sentivo squarciare. Squarciare come se
qualcuno mi stesse prendendo il cuore e me lo stesse togliendo. In modo
violento. Ed era così. Mi stavano strappando il cuore. La
mia unica ragione di vita.
Sentii la forza venirmi meno e subito Jasper mi prese tra le braccia.
Mi guardò ma io spostai lo sguardo. Non lo dovevo guardare
negl’occhi. Non dovevo vedere nessuno negl’occhi.
L’ultimo sguardo impresso nella mia mente doveva essere il
suo. I suoi occhi verdi. Adesso chiusi. Lo sguardo del mio Edward.
Jasper mi posò delicatamente su una sedia. Mi guardava. Io
non capivo. Quelle parole continuavano a vorticare nella mia mente.
Edward. coma. Edward. coma. Non era possibile. Non poteva essere. Ed
era tutta colpa mia. Mia e di quell’uomo ora seduto sulla
sedia di fronte a me, quell’uomo con la testa tra le mani,
quell’uomo che scuoteva il capo. In continuazione.
Quell’uomo che era mio padre. Ma che in questo momento
odiavo. Odiavo con tutta me stessa.
<< Bella! Bella guardami. Respira.
Guardami>> Jasper continuava a ripetermi queste parole.
Sentii l’attenzione spostarsi su di me. No. Era Edward che
stava male. Era Edward che aveva bisogno di me.
<< Bella ti senti bene? Sei troppo
pallida>> Carlisle si era avvicinato a me. Mi aveva messo
una mano sulla fronte ma io spostai la testa. E di colpo capii. Capii
tutto. La consapevolezza si fece strada in me. Era tutto vero. Non era
un incubo. Era la realtà. Sentii le corde vocali sciogliersi
e un dolore ancora più atroce squartarmi il petto. Presi a
respirare con affanno e finalmente tutto diventò
più chiaro. Edward. Il mio Edward. Il mio Edward era in
coma. E io.. Io ero sola. Adesso. Ero sicura che fosse successo. Che
stava succedendo. Avevo bisogno di lui. Lui aveva bisogno di me. Non
potevo lasciarlo solo. Ma io.. Ma io.. Ma io.. Io ero sola.
Un urlò squarciò l’aria.
Squarciò il silenzio. Il mio urlo. Il mio urlo di
disperazione. Scoppiai a piangere e iniziai a dimenarmi. Jasper mi
abbracciò ma io mi divincolai. Non era possibile. No. No.
No. Piansi. Piansi tutte le lacrime. Tutte le lacrime che i miei occhi
poteva produrre. Lacrime di disperazione. Lacrime di paura. Lacrime di
terrore. Lacrime che segnavano l’inizio della mia fine.
La voce di Esme interruppe quel momento. Piangeva. Disperata.
<< Do.. dottore.. po.. possiamo vederlo?>>
chiese Esme. Una madre. Una madre disperata.
<< Sì. Per il momento uno alla volta.
è ancora debole. >> vidi Esme di sfuggita
annuire. Io mi appoggiai contro la spalla di Jasper. Ero straziata. Non
dormivo da più di 24 ore. Non avevo fatto altro che piangere
e vomitare. Piangere e vomitare. Sentii una mano accarezzarmi la
spalla. Alzai lo sguardo e intravidi il viso di Esme.
<< Tesoro.. vuoi entrare tu?>> mi chiese
dolce. Che cara. Ma era lei la madre. Io avrei avuto tempo. Tanto non
mi sarei mai più mossa da quel posto. Mai mi sarei mossa.
Sarei tornata a casa solo insieme a Edward.
Scossi il capo.
<< No Esme. Devi entrare prima tu. Vai. Io
avrò tempo per entrare>> sussurrai. Lei mi
accarezzò e andò via insieme a suo marito e al
dottore. Rimasi venti minuti con il viso sulla spalla di Jasper.
Piangevo. Le fitte al petto aumentavano. Le fitte alla pancia
aumentavano. Mi faceva male. Mia alzai e subito Jazz fu al mio fianco.
Mi reggeva e io barcollavo ancora.
<< Bella devi riposare un po’. Sei sfinita.
>> scossi il capo. Dovevo fare una cosa. Dovevo
controllare. Dovevo confermare la mia ipotesi. Ormai ero sicura. Ero
sicura di essere sola. Ma avevo bisogno della certezza.
<< Io... io devo andare in.. in bagno>>
sussurrai. Lo vidi annuire.
<< Ce la fai da sola?>> mi chiese
preoccupato. Annuii, presi la mia borsa e mi diressi verso quella
porta. La porta del bagno. La porta dove prima ero corsa a vomitare
scossa dal pianto. Abbassai la maniglia ed entrai chiudendomi la porta
alle spalle. Feci quello che dovevo fare e mi sedetti sulle piastrelle
fredde. La testa contro al muro. Come avrei voluto che ci fosse Edward
lì con me, che mi tenesse tra sue le braccia, che fosse
seduto dietro di me col suo mento poggiato sulla mia spalla, che mi
sussurrasse parole confortanti vicino all’orecchio.
Abbassai lo sguardo e guardai. Chiusi gli occhi. Non poteva essere
possibile. Li riaprii e controllai, di nuovo. Era tutto vero. Era tutto
terribilmente vero. Come avrei voluto che Edward fosse lì,
che mi confortasse, che mi baciasse e che piangesse insieme a me.
Sì, stavo piangendo. La mia vita si era trasformata in un
inferno, da un giorno ad un altro, da un battito di ciglia ad un altro.
Uno sbaglio. Una distrazione. E adesso eccomi qui, seduta sulle
piastrelle fredde di un bagno. Il bagno dell’ospedale. A fare
i conti con la vita. Con la vera vita. Piena di problemi e scelte da
fare. Dure scelte, che mi avrebbero cambiato per sempre la vita.
Continuavo a piangere. Copiose lacrime continuavano ad uscire dai miei
occhi. Da i miei occhi rossi e gonfi. Sobbalzai al rumore di qualcuno
che bussava contro la porta.
<< Bella! Sono Alice. Posso entrare?>> un
altro singhiozzo, stavolta più forte. <<
Bella?>> mi alzai e posai tutto nella borsa, mi diedi una
veloce sciacquata al viso ed uscii. Mi stava aspettando.
<< Ehi! Mi stavo preoccupando. Come stai?>>
mi abbracciò. Pensava a me che stavo male, molto peggio di
lei. Piansi sulla sua spalla e infine scossi il capo.
<< Voglio vederlo>> sussurrai e lei mi
guardò. Distolsi lo sguardo. Non dovevo guardarla
negl’occhi. La vidi scrollare le spalle.
<< Esme è ancora dentro. Non penso che
uscirà presto>>
<< Aspetterò.>>
<< Bella devi tornare a casa. Devi
riposare>> la guardai. Stava impazzendo?
<< Alice io non torno a casa>> mi
guardò.
<< Bella qui ne rimane tempo da attendere. Sembra che le
cose non cambieranno in fretta. Vai a casa, fatti una doccia calda, ti
cambi e riposi un po’. Poi torni qui>> scossi
il capo. Non lo avrei mai fatto.
<< Alice io rimango qui!! Uscirò da questo
posto solo con Edward. Basta! Il discorso è chiuso
qui>> andai nella sala d’aspetto senza
ascoltare la sua risposta. Non volevo. Non dovevo. Non dovevo andare a
casa. Che nemmeno casa poteva essere chiamata. Io dovevo rimanere
lì. Lì dove la speranza era l’ultima a
morire. Sentii parlare Jasper ed Emmet che, a quanto pare, avevano
parlato con i medici.
<< La situazione non è delle migliori. Non
sanno se ce la farà..>> a quelle parole mi
sentii ancora morire. Mi avvicinai a loro e guardai i loro volti
sorpresi della mia presenza.
<< C.. c... cosa avete dett ..detto?>>
chiesi tremante. Le lacrime stavano ricominciando ad uscire. Jasper mi
abbracciò. Mi cullava ma io non mi calmavo. Non potevo
calmarmi.
<< Edward è forte. Ce la
farà>> a sentire quella voce mi girai di
botto. Guardai la donna con gli occhi arrossati. Esme. Aveva appena
smesso di piangere. Si stava asciugando le lacrime. Mi
guardò.
<< Vai Bella. Edward ti sta aspettando>>
rabbrividii a quelle parole. La guardai. Edward mi stava aspettando.
<< I medici dicono che mentre lo trasportavano in
ambulanza ha avuto una crisi. Ha iniziato ad urlare. Gli hanno dovuto
dare dei sedativi, dei calmanti. E la sua ultima parola è
stata il tuo nome. Bella. Edward sta aspettando te. Vai da
lui>> scoppiai a piangere maggiormente a quelle parole.
La sua ultima parola. Il suo ultimo pensiero. Non era stata sua madre.
Non era stato suo padre. Non erano stati i suoi fratelli. Ero stata io.
In quei due mesi senza di lui, avevo avuto leggeri dubbi. Credevo che
non mi rispondesse alle telefonate perché mi aveva
dimenticata. Completamente dimenticata. Pensavo che forse avesse
trovato qualcun altra. E invece. Invece era per colpa di mio padre. Lui
non mi aveva dimenticata, lui non stava con un’altra, lui
soffriva, lui aveva sofferto per me. Ed ero stata il suo ultimo
pensiero. Una fitta al petto. Un’altra allo stomaco. Forte.
Mi portai una mano sul ventre. Dovevo trattenermi. Per lui. Esme
notò la mia mano, si fermò a guardarla e poi mi
guardò in volto. Aveva gli occhi spalancati. Non ebbi il
coraggio di dire nulla. Dovevo andare da lui. Dovevo andare da Edward.
Dovevo andare dal mio Edward. Non diedi retta allo sguardo di Esme e mi
divincolai dal braccio di Jasper.
<< Dov’è?>> chiesi
respirando forte.
<< Ultima a destra. Vai. Ti sta
aspettando>> iniziai a correre lungo il corridoio. Non mi
interessava che fossero... le 7:00 del mattino. Io dovevo andare da
lui. Arrivai alla fine del corridoio. Correvo. Affannavo. Mi guardai in
torno. A destra. Scorsi una porta grigia. Chiusa. Silenzio. Regnava il
silenzio in quel corridoio. Davanti a quella porta. Era lì.
Ero sicura. Titubante abbassai la maniglia ed entrai cercando di
abituarmi alla luce bassa. Le tende erano chiuse, aperte solo
leggermente al centro. Passava un filo di luce che mi permetteva di
vedere. Vedere la sua figura. Il suo corpo coperto da un lenzuolo
bianco. Mi avvicinai tremante. Lo stavo per rivedere dopo due mesi. Mi
tremavano le mani. Mi avvicinai al capezzale. Un brivido
partì lungo la spina dorsale e arrivò alla testa.
Il suo volto. Il suo volto pieno di graffi, coperto da una benda sulla
fronte. Il suo labbro inferiore spaccato. Una lacrima scese dai miei
occhi senza che me ne accorgessi, scivolò e
arrivò sul lenzuolo. L’asciugai con la mano.
Sfiorai la sua pelle. Un altro brivido. Una fitta allo stomaco.
Istintivamente mi portai una mano sul ventre. Piatto. Ma vivo. Mi
abbassai verso il suo volto. Mi trattenni. Dovevo resistere. Avrei
dovuto sfiorare le mie labbra con le sue solo quando si sarebbe
svegliato. Mi abbassai sulla sua fronte e poggiai le mie labbra.
Ispirai il suo profumo. Quanto mi era mancato. Mi era terribilmente
mancato. Era ossigeno per i miei polmoni. Mi rialzai. Lo guardavo.
Anche in queste condizioni era bellissimo. Sfiorai il suo volto con le
dita fredde. Abbassai la man e sfiorai la sua. Sospirai.
<< Edward..>> altre lacrime. Non piangere, mi
ripetevo. Dovevo essere forte, per lui. Baciai la sua mano.
<< Edward ti devo dire una cosa. Non so se riesci a
sentirmi. Una parte di me è convinta che tu adesso mi stai
ascoltando. Quindi io te lo dico. Sei la persona che lo deve sapere per
primo. >> un’altra lacrima.
<< Non me n’ero accorta. Ero distratta, ero
fuori dal mondo. Ho bisogno di te Edward. Ho bisogno di te
più che mai. Ho bisogno di sentire le tue braccia che mi
confortano. La tua voce, le tue labbra. Mi sento sola. Terribilmente
sola. Ma io lo voglio. Nonostante tutto lo voglio. Ho paura ma lo
voglio. Lo voglio così come voglio te>> avevo
deciso. Lo volevo. Più della mia stessa vita. In questo modo
era come se Edward continuasse a essere con me. Lo era sempre stato.
Portai una sua mano sul mio ventre. Feci aderire il palmo
perfettamente. Il suo palmo sul mio ventre.
<< Edward.. Edward aspetto un bambino. Il nostro
bambino>>
********************************
Da
quel giorno non mi ero mossa nemmeno un minuto dal suo capezzale. Non
lo avevo abbandonato mai. Soprattutto quando sentii la pressione di due
sue dita sul mio ventre, quando gli avevo detto di aspettare un
bambino. Le sue dita si erano mosse, avevano pressato contro di me. La
sua pressione era di sicuro arrivata anche al bambino. Al mio bambino.
Al suo bambino. Al nostro bambino. Non era stata immaginazione. Lo
avevo sentito. Quando avevo detto ai medici che le sue dita si erano
mosse, si erano trovati la solita scusa che si usava in quei casi:
erano i medicinali, erano i nervi tesi. Ma io non ci credevo. Non era
possibile che si fosse mosso nel momento in cui gli avevo detto del
bambino. Sapevo che non era una casualità. Lui mi sentiva e
io non lo abbandonavo. Lo lasciavo solo per correre in bagno a
vomitare. La nausea non voleva smettere, ogni occasione era buona per
correre in bagno a vomitare e di certo le lacrime non aiutavano, ma era
inevitabile farlescendere. Mi
allontanavo per lavarmi in quel bagno. In fretta. Mi vestivo con gli
abiti che Alice mi portava. Erano due mesi che continuavo con questa
vita, erano passati due mesi dal giorno in cui Edward era entrato in
coma, da quando avevo scoperto di essere incinta, da quando lo avevo
detto a lui. Due mesi che non uscivo da quella camera. Lo avevo fatto
solo una volta ma non mi ero allontanata dall’ospedale. Avevo
dovuto fare una visita per controllare. Per controllare che fosse tutto
vero. Per controllare che stesse bene. Quel giorno mi ero sentita
ansiosissima. Non avevo fatto altro che parlare ad Edward sulla mia
agitazione. E piangevo. Piangevo perché lui non
c’era a fare la mia prima ecografia. Lo avrei voluto al mio
fianco, a stringermi la mano, ad accarezzarmi il viso mentre
rabbrividivo al contatto col gel freddo, ad asciugarmi le lacrime
quando avevo visto quel piccolo fagiolo sullo schermo, quando avevo
sentito il suo piccolo cuoricino battere per la prima volta, quando
avevo realizzato che dentro di me cresceva una vita. La nostra vita.
Mia e di Edward. Il frutto del nostro amore. Amore puro. Vero.
Il medico mi aveva dato delle pillole per facilitare la gravidanza e
per diminuire la nausea. Diceva che dovevo rilassarmi un po’.
Ci provavo e facevo il mio possibile.
Quando ero tornata da Edward, quel giorno, gli avevo raccontato tutto.
Volevo che non si sentisse escluso. Volevo che capisse che era tutto
okay e che stavamo bene. Ma che ci mancava. Non avevo detto niente a
nessuno, né alla mia famiglia né alla sua. Ogni
giorno mi ripetevano di tornare a casa a riposare. Ma io non gli davo
ascolto. Rimanevo tutto il tempo lì. Accoccolata sulla sedia
di giorno e sulla scomoda poltrona di notte, avvolta in una coperta, al
suo fianco. Mi addormentavo con la sua mano tra le mia e la mattina la
posizione era sempre la stessa.
Il tempo passava e non potevo più portare quel segreto
troppo al lungo. Mi guardavo ogni giorno nel piccolo specchio del bagno
della camera dell’ospedale. Mi toccavo il ventre e una
piccola protuberanza iniziava a farsi vedere. Le magliette attillate
che mi portava Alice non mi aiutavano a nascondere il tutto. Si notava.
Ormai era grande tanto da occupare il palmo della mia mano. Anzi, da
occupare il palmo della mano di Edward. Ogni giorno prendevo la sua
mano e mi accarezzavo il ventre. Chissà a cosa pensava..
Sentii bussare alla porta mentre accarezzavo la fronte di Edward. Erano
due settimane che gli avevano tolto la benda e i graffi erano
scomparsi, il labbro era guarito. Guardai verso la porta.
<< Avanti>> sussurrai. Era Alice. Mi
sorrise. Ricambiai, sforzandomi, e mi si avvicinò.
<< Bella esci un po’, prendi un po’
d’aria. Di là ti vogliono vedere.>>
sospirai. Non volevo ma dovevo. Era la giusta occasione per dire a
tutti la verità. Annuii e vidi i suoi occhi illuminarsi. Mi
avvicinai a Edward e gli baciai la fronte. No le labbra. Non ancora.
Avrei aspettato. Anche l’eternità. Ma avrei
aspettato.
<< Torno subito amore mio. Devo andare a parlare con la
nostra famiglia. Tu sai di cosa. Due minuti e sono da te. Ti
amo>> gli sussurrai all’orecchio in modo da non
farmi sentire da Alice. Mi alzai verso di lei e le sorrisi. Uscimmo da
quella camera. Quella camera che in due mesi avevo abbandonato una sola
volta, che era diventata come una casa per me, che teneva in vita la
mia ragione di vita. Anzi, una delle mie due ragioni di vita. Amavo
quel bambino come quanto amavo Edward. Mi sembrava strano ma era
così. Era già così. Ero incinta di
quattro mesi. Tutto questa era accaduto quella sera. Quella sera della
cena a casa di Charlie, in cui avevamo confessato di amarci e di stare
insieme. Quella sera che arrabbiata mi ero chiusa in camera mia e
Edward mi aveva raggiunta. Quella sera che piansi e Edward non sapeva
come consolarmi. Anche lui soffriva. Quella sera in cui era iniziato il
più peggiore degli incubi. Il mio incubo. Non eravamo stati
attenti quella sera, presi dalla voglia. Dalla voglia di sentirsi parte
dell’altro, di sentirsi completi. Non eravamo stati attenti,
non ci avevamo nemmeno fatto caso. Non ci avevo minimamente pensato
quando due settimane dopo la separazione avevo iniziato a vomitare.
Credevo che fosse a causa delle tante lacrime, dei singhiozzi. E invece
mi sbagliavo.
Arrivammo in sala d’aspetto. C’erano tutti. Tutta
la famiglia Cullen al completo tranne la piccola Esmeralda, la figlia
di Rosalie ed Emmet. Da quanto tempo non li guardavo come facevo
adesso?! Li guardavo sempre di sfuggita, solo per riconoscere chi fosse
quando bussavano alla porta della camera di Edward e, una volta visto
chi era, ritornavo con lo sguardo sul suo viso, lo accarezzavo, gli
sussurravo parole all’orecchio, gli baciavo la fronte e le
guance.
<< Bella!>> Esme mi fu addosso per
abbracciarmi. Ricambiai l’abbraccio. Sembrava strano ma mi
mancava essere abbracciata anche se erano altre braccia che volevo, le sue calde e forti
braccia. Quelle braccia che ogni volta che mi circondavano mi facevano
sentire protetta. Nel giusto posto del mondo. Perfetta. Serena.
<< Tesoro sei pallida. Hai delle occhiaie.
Perché non risposi un po’?>> mi
disse sfiorando il mio viso. Scossi il capo e lei annuì
sconfitta. Ormai sapevano che non mi sarei mai e poi mai allontanata da
lui. Guardai Charlie. Non negl’occhi ma guardai il suo viso
contratto. Era preoccupato.
<< Bells>> mi si avvicinò.
Sembrava che mi avesse letto nel pensiero. << Come stai?
Scusa, domanda stupida..>> feci spallucce.
Cos’altro avrei potuto fare? Nulla. Mi allontanai da lui e
guardai tutti di fronte a me. Stavano in fila, le coppie abbracciate.
Questo mi faceva male. Anche io volevo qualcuno vicino a me. Ma ce
l’avevo. Avevo il mio piccolo che mi faceva compagnia
nell’attesa di suo padre.
<< Vi devo parlare>> sussurrai. Sentire la
mia voce parlare verso di loro mi sembrava così strano. Di
solito parlavo solo con Edward mentre con loro mi limitavo a fare segno
con il capo e con le mani. Avevo occhi e voce solo per lui.
<< Ti ascoltiamo>> mi incitò
Esme. Sembrava sorridere. Guardai mio padre. Non negl’occhi
ma lo guardai.
<< Non ve l’ho detto prima perché..
perché avevo paura. Doveva rimanere una cosa tra me e
Edward. Non so se lui mi sente oppure no ma io parlo con lui e quel
giorno di due mesi fa.. quel maledetto giorno, è stato anche
un giorno.. felice>> vidi i loro occhi strabuzzare. Era
comprensibile.
<< Non fraintendete. È stato il giorno in cui
ho... in cui ho scoperto di.. di aspettare un bambino>>
confessai finalmente. Era un terribile peso che mi portavo avanti da
giorni, settimane. Da due mesi. Vidi mio padre bloccarsi e Sue
guardarmi. Rosalie strabuzzare gli occhi ed Emmet sorridere. Alice con
le mani a coprirsi la bocca e Jasper che mi guardava incuriosito.
Guardai Esme che sorrideva e una lacrima uscì dai suoi
occhi. Corse ad abbracciarmi. Non mi aspettavo un gesto del genere.
<< Lo sapevo. Fin da quel giorno. Quando hai portato le
tue mani sulla tua pancia, ma volevo che ti sentissi pronta per dirlo.
Sono felicissima per te. Il mio Edward sta per diventare
padre>> sussurrò e io a quelle parole non
resistetti. Scoppiai a piangere e mi strinsi forte a lei. Finalmente
sapevano la verità. Ed Esme era felice.
<< Shh.. Bella. Non piangere. Tu sei forte. Hai una forza
incredibile. Ti starò... ti staremo vicino.
Tranquilla>> annuii alle sue dolcissime parole. Le
braccia di Esme furono sostituite da altre braccia. Alice.
<< Sorellinaaa!! Sono felicissima per te!
Diventerò zia!>> risi alle sue parole. La mia
dolce Alice. La mia migliore amica. La mia sorellina. Mi staccai da
lei. Charlie non parlava ma non mi interessava, non gli avrei permesso
di rovinarmi quel momento.
<< Bella hai già fatto delle
visite?>> mi chiese con tono professionale Carlisle.
Sorrisi e annuii.
<< Quel giorno che sono uscita dalla camera di Edward
sono andata a fare la visita >>
<< E cosa ha detto?>> continuò
impaziente Esme.
<< Tutto bene. Mi ha dato delle pillole per la nausea e
mi ha detto di rilassarmi.>> mi guardò di
traverso.
<< Lo sto facendo, sul serio. Mi
sto rilassando. E Edward mi aiuta. Quando gli ho detto del bambino le
sue dita si sono mosse. Credo che lui sia felice>>
sussurrai. Vidi altre lacrime bagnare le guance della dolce Esme.
<< Non ci credo. Sto per diventare nonna del mio
Edward>> risi sincera. Portò le sue calde mani
sul mio ventre e una O si formò sulle sue labbra.
<< Ma la pancia già
c’è!>> disse sorpresa. Annuii.
<< E da chi sei an..>> Carlisle si
bloccò all’improvviso. Prese un aggeggio tra le
mani. Un cercapersone che avevano i medici. Lo guardò e
strabuzzò gli occhi. Lo guardammo tutti.
<< Sta succedendo qualcosa..>>
sussurrò e iniziò a correre. Fui presa dal
panico. Un’unica parola uscì dalle mie labbra.
<< Edward..>>
Corsi dietro Carlisle. Altre lacrime iniziarono ad uscire dai miei
occhi. Non poteva essere. Non poteva succedere. Non potevo soffrire
ancora. Il mio Edward doveva rimanere con me. Corsi fino
all’ultima porta. La porta di camera sua. La porta di camera
mia. Era aperta. C’erano due dottori insieme a Carlisle.
Circondavano il letto di Edward e non riuscivo a vederlo. Sentivo solo
il rumore frenetico dei macchinari e il rumore del macchinario che
contava i battiti di Edward andare all’impazzata. Il suo
cuore..
Corsi dentro. Lo circondavano e non riuscivo a vederlo. Sentivo solo il
battere frenetico del suo cuore. Batteva. Batteva. Batteva
all’impazzata. Il mio cuore prese lo stesso ritmo. Portai una
mano sulla pancia. Sulla piccola pancia in cui c’era mio
figlio. Suo figlio. Nostro figlio. All’improvviso tutti
finirono di respirare. Si sentì solo un rumore. Una voce.
<< Bella..>> era la sua voce. La voce di
Edward. La voce del mio Edward. Corsi verso di lui. Mi trovai di fronte
ai suoi occhi. Erano aperti. Finalmente dopo quattro mesi, riguardai
qualcuno negl’occhi. Ed erano i suoi occhi. I suoi occhi
verdi. I suoi smeraldi. In quel momento le sue labbra si mossero di
nuovo.
<< Bella..>> la sua voce.. Quanto mi era
mancata. Era roca. Ma forte. Decisa. Mi abbassai verso di lui.
<< Edward..>> una lacrima mi
bagnò la guancia. Ne scesero molte altre. Gli accarezzai il
viso con le dita, delicatamente. Avevo paura di fargli del male.
<< Il bambino. Il.. il nostro.. bambino>>
sussurrò e sentii il mio cuore volare. Lui mi aveva sentito
in quei due mesi, aveva sentito le mie parole. Le sue dita che si erano
mosse sul mio ventre non era frutto della mia immaginazione, non era
l’effetto dei medicinali, non erano i nervi tesi. Era lui.
Lui aveva sentito. Lui aveva reagito a quella confessione. Lui si era
fatto sentire. Scoppiai a piangere, ma di felicità.
<< Sta bene. È qui. Ti
aspettava>> sussurrai con la voce rotta dal pianto. Presi
una sua mano e la portai sul mio ventre, sulla piccola protuberanza che
si era formata, sul piccolo gonfiore grande quanto al palmo della sua
mano. Lo vidi sorridere.
<< Sono.. tornato. Non me ne.. non me ne vado
più>> disse e vidi due lacrime uscire dai suoi
occhi. Nessuno parlava intorno a noi.
<< Sì, sei tornato amore mio. E non ti
lascerò più andare via>> risposi
avvicinandomi a lui. Avevo aspettato. Erano quattro mesi che non lo
facevo. Avevo aspettato e finalmente il momento era arrivato. Avvicinai
le mie labbra alle sue e ci sfiorammo. Finalmente ci eravamo riuniti.
Finalmente ci eravamo ritrovati. E adesso.. e adesso nessuno ci avrebbe
più separato. Nessuno. Non lo avrei permesso. Mai.
Avrei tanto voluto rinchiudere quel momento in una boccetta di vetro.
Piccola ma profonda. Una di quelle boccette che contengono il profumo
di momenti incancellabili. Momenti che vorresti rivivere ogni giorno.
Questa boccetta avrebbe rinchiuso per sempre il profumo
dell’amore.
Il profumo del nostro amore.
*ANGOLO
PAZZIA*
Ok, sono praticamente in lacrime mentre leggo e rileggo l'ultima frase
ç_____ç dell'ultimo capitolo
ç_____ç della mia prima fan fiction
ç_____ç
Ueueueueueueue T_____________________T
Ok, basta, la smetto.
Visto che dovevate fidarvi di me?? u_____________u cioè,
mica potevo far morire Edwarduccio o separarli? Naaaah u.u
Non so che dire davvero. E' iniziato tutto col voler provare a mettere
insieme quattro parole, capitolo dopo capitolo. Ho trovato il coraggio
di postare questa storia su EFP, ho aspettato recensioni che sono
arrivate, soprattutto ultimamente. Non so cosa mi abbia portato a voler
scrivere una fan fiction, non so da dove sia nata questa pazzia, ma
è nata... ed è arrivata alla fine.
E' quasi un anno che la fic è su questo sito e che voi
continuate a seguirmi, e io non ho parole per ringraziarvi.
Sono cresciuta con questa storia, ho migliorato il mio modo di
scrivere, ho conosciuto persone meravigliose e mi sono emozionata
tantissimo sia mettendomi nei panni di Edward e Bella, che leggere le
vostre meravigliose recensioni e commenti sul mio GRUPPO
FACEBOOK.
Ho conosciuto tantissime persone, davvero, ma soprattutto ho conosciuto
la mia migliore amica (Athena), a cui dedico non il capitolo, ma
l'intera storia. Se non fosse stato per lei, adesso non starei qui a
postare l'ultimo capitolo, perchè mi ha presa nel momento in
cui avevo deciso di abbandonare e mi ha, praticamente, costretta a
continuare LOL ok, basta ringraziarla altrimenti si monta come la panna
LOOL!! Ah, passate a leggere la sua meravigliosa ficIl ritmo del cuore
Love you gems *-----*
Poi voglio ringraziare particolarmente la mia Silver (Giustina), che
non ha fatto altro che sopportare tutte le mie cattiverie sbarra
spoiler xD
Poi, ancora, voglio ringraziare Valeria, che tanto tempo fa ha letto il
cpaitolo in anteprima e mi ha dato piccoli consigli u.u
Poi, ancora, la mia Cherie (Sofia) che ogni santa volta mi passa i
codici LOL
Poi, ancora e ancora, voglio ringraziare Rò (Rosanna), che
anche se non sento da tempo, nel momento in cui scrissi questo capitolo
lo lesse per darmi il suo parere.
Po, ancora, tutte le meravigliose 92 ragazze del gruppo su facebook che
mi seguono.
Vi voglio bene *----------------------*
Molte di voi, tramite recensione, mi hanno chiesto dell'epilogo. E la
mia risposta è: no, non ci sarà nessun epilogo.
Ma solo perchè prima ci saranno gli extra e poi le'pilogo.
Muahahahahahah vi siete spaventaaaate eh??!?!?! Non posso lasciarli
così, mi ci sono affezionata troppo *www*
Ok, smetto.. la.. fan fiction ufficiale finisce qui *piange*
Non so quando ma presto arriveranno gli extra :')
Grazie di tutto, per ogni minima emozione, ogni minima lacrima, ogni
minima bestemmia o adulazione. Grazie davvero. Grazie di cuore a tutte.
Un bacione enorme,
Mary.
P.S.
me la lasciate una recensione, vero? *occhi cucciolosi*
Il
mio contatto msn:
maryfely95@hotmail.it (chi mi vuole aggiungere, lo faccia senza
problemi ;D)
ALTRE
MIE STORIE:
Mi
scusi prof..?!QUI Two heart, one soul
(Robsten) QUI Un colpo all'anima
(one shot natalizia) QUI Vengo da
te... QUI Destinazione
Paradiso QUI
Ecco le 87 meravigliose
persone che
mi hanno inserita tra le preferite:
Ehm... beh, sono qui. Ieri la fic ha
compiuto un anno e... mancava un extra *--------* Avrei voluto farlo
meglio, più dettagliato, scritto in maniera meno elementare.
Ma ecco quello che avevo scritto fin dall'inizio. In pratica vi ho
fatto aspettare per senza niente lol Wow, un anno del
profumo dell'amore *-----------------------------* Questo è
il primo extra, un altro è già scritto ma non so
quando lo posterò. Voglio andarci con calma v.v questo
è bello lungo. Beh, 10 pagine di word u.u Spero che mi
perdoniate il ritardo e che il capitolo vi piaccia. E soprattutto
grazie per l'entusiasmo che avete mostrato fino all'ultimo capitolo,
siete meravigliose. In effetti, è l'anniversario di tutte
noi awwww *--------* Grazie anche e
soprattutto alle ragazze del gruppo (non riesco a mettere il link) che
mi seguono sempre e sembrano già entusiaste del fatto che io
stia scrivendo una nuova fic *wwwwwwwww* Grazie di cuore, davvero! Buona lettura, un bacione enorme. Mary <3
BUON ANNIVERSARIO
'IL PROFUMO DELL'AMORE'' *--------------------------------------------------------*
POV
EDWARD
Il
buio, mio migliore amico in quel periodo, in quel lungo e terribile
periodo. Il
buio mi circondava ma sapevo di non essere solo. Lo sapevo. Non ero
solo perché
sentivo tutto ciò che mi circondava: le parole, i sussurri,
i respiri, le
carezze, i baci sulla fronte, i baci sulla guancia, ma mai sulle
labbra.
Se ci fosse stato solo il buio a quest’ora forse sarei
impazzito. O peggio:
sarei morto. I medici dicevano che era stato un miracolo il mio. Un
lieto
miracolo. Non avevano speranze per me, l’emorragia interna mi
aveva distrutto e
il trauma cranico mi aveva fatto abbandonare i sensi.
Ma io sapevo che quello non era un miracolo. Ma era stato grazie a lei,
alla
sua voce.. alla sua dolce voce che mi parlava, mi raccontava, mi teneva
compagnia
e mi faceva sentire vivo. Quando l’avevo sentita la prima
volta, credevo di
essere morto, di stare in paradiso. Non la potevo vedere, ma la
sentivo. Avevo
sentito i suoi singhiozzi e la sua voce tremante. La sua voce rotta dal
pianto.
Edward.. Edward aspetto un bambino. Il
nostro bambino. Quando
avevo sentito quelle parole
pronunciate dalla sua voce rotta dal pianto, nonostante il modo in cui
erano
state pronunciate, nonostante sentissi che lei stava piangendo, non
potetti non
essere felice. Mi scoppiava il cuore di felicità.
Sì, era presto, terribilmente
presto avere un figlio a diciannove anni,solamente diciannove anni. Ma sapere che quel figlio era
mio e della mia
Bella, sapere quello, beh, mi rendeva l’uomo più
felice del mondo. Mi aveva
detto di sentirsi sola, terribilmente sola. Aveva bisogno di me ma io
non
c’ero, non potevo parlarle.. non ne avevo le forze. Vedevo
solo il buio e
sentivo solo la sua voce senza poter comunicare, senza poter
rispondere. Volevo
farle sentire che c’ero, che poteva continuare a contare su
di me ma non ci ero
riuscito, a parte una volta in cui mi ero sforzato di muovere le dita,
cercando
di prendere il controllo della mia intera mano partendo da quelle. Non
ci
riuscivo, era difficile, terribilmente e strazi abilmente difficile. Mi
sforzavo,
cercavo nel buio la mia mano, mi concentravo sulla forza di due dita:
l’indice
e il medio. Mi sforzavo, spingevo con tutto me stesso, fino a quando le
sentii.
Avevo premuto contro la sua mano, sfiorandola leggermente ma, dopo
nemmeno due
secondi, ripersi il controllo e non le sentii più. Fino a
quel pomeriggio, quel
pomeriggio in cui lei mi disse che doveva andare a parlare con la
NOSTRA
famiglia. E io sapevo di cosa. Sorrisi
mentalmente: chissà come l’avrebbero presa. Io
assolutamente bene, solo che ero
terribilmente triste perché io non c’ero con lei,
non c’ero a rassicurarla. Non
c’ero stato quando era andata a fare la prima ecografia. Mi
limitavo ad
ascoltarla. Ad ascoltare la sua descrizione. A sentire la durezza del
suo
ventre contro la mia mano. Ma quel giorno. Quel pomeriggio. Avevo
sentito una
scarica elettrica oltrepassarmi il corpo. Avevo capito che dovevo
lottare. Era
il momento giusto. Dovevo lottare. Per me. per lei. per il NOSTRO
bambino. Per
noi. Mi sforzavo. Facevo pressione. Fino a quando la sentii. Sentii la
forza
farsi strada dentro di me. e gli occhi aprirsi. Lei. volevo lei.
l’avevo
chiamata. Ed era arrivata. Da me. Quando
l’avevo rivista. Era cambiata. Era pallida. I suoi occhi
cerchiati da profonde
occhiaie. Ma non potetti non pensare che era bellissima. Era un angelo.
L’angelo che mi aveva tirato fuori dal buio. Che mi aveva
salvato.
Da quel giorno, come aveva fatto nei due mesi successivi durante il mio
coma,
non si era mossa nemmeno un secondo dal mio fianco. L’avevo
pregata, l’avevo
supplicata, avevo cercato di convincerla ad andare a casa. Doveva
riposare per
bene, doveva rilassarsi. Non mi piaceva che continuasse a dormire
lì, che
continuasse ad usare quel bagno. Ma lei no, lei era testarda.. come
sempre. Non
era minimamente cambiata. Avevamo avuto il tempo di parlare di quello
che era
successo. Scoprii con mia grande sorpresa che Charlie le aveva detto di
quello
che aveva detto a me e che era solo una bugia. Dovevo immaginarlo. Mi
raccontò
dei suoi giorni passati in Florida, della nausea che credeva fosse
causata
dalle copiose lacrime ma si sbagliava: era mio figlio. Mi fece vedere
le foto
dell’ecografia e mi ero commosso. Piangevo come un bambino a
vedere quel
piccolo fagiolino. Non potevo credere che quello fosse nostro figlio.
Per il resto avevo pregato mia madre di portare cibi sostanziosi alla
mia
Bella. Doveva mangiare, era dimagrita troppo in viso. Mentre la sua
pancia
continuava a crescere. Il mio pancione. Ogni scusa era buona per
accarezzarla.
Anche quando in ospedale, mentre mi parlava e io la guardavo assorto,
socchiudeva gli occhi e iniziava a dondolare la testa. E
così si addormentava.
Io mi alzavo e la prendevo tra le braccia. I medici dicevano che ero
ancora
molto debole, ma io sentivo le forze aumentare ogni giorno. Stavo bene.
Volevo
solo tornare a casa. Per lei. così la prendevo tra le
braccia e la posavo sul
letto, delicatamente. Mi distendevo al suo fianco e le baciavo una
guancia. E
poi iniziavo ad accarezzarle la pancia. Sembrava che si rilassasse ogni
volta
che l’accarezzavo. E così sprofondava in un sonno
profondo e tranquillo. La mia
piccola..
Avevamo anche discusso, naturalmente. La sua testardaggine a volte era
così
fastidiosa, da far fuoriuscire la parte peggiore di me.
l’argomento principale
era sempre la scuola. In quei due mesi, grazie a Carlisle, si era
guadagnata la
giustificazione per quelle assenze. Ma adesso poteva tornare. E invece
la sua
testardaggine era da far girare la testa.
<< Bella adesso puoi tornare a scuola>> le
dissi mentre si era
seduta sul mio letto. Mi guardò alzando un ciglio.
<< Stai scherzando>> mi rispose. Ed eccola
lì. << Edward io
non esco da questo ospedale fino a quando non uscirai tu. Quindi
mettiti con
l’anima in pace e riposati>>
<< Anche tu hai bisogno di riposo>> era
vero. Doveva dormire per
bene in un letto comodo.
<< Non sono malata>> ogni volta che le
dicevo di riposare, mi
rispondeva così. Io sorridevo ogni volta.
<< Nemmeno io lo sono>>
<< Ma sei.. ma sei stato in.. coma per.. due
mesi>> ogni volta che
ricordava. Ogni volta che pronunciava quelle parole, un singhiozzo
nasceva dal
profondo del suo petto. La presi tra le mie braccia.
<< Shh.. piccola mia. Non piangere ti prego. Tra un paio
di giorni uscirò
e andremo insieme a scuola. Dobbiamo prepararci per gli esami che si
terranno
fra venti giorni. >> accidenti agli esami!! Eravamo
entrambi arretrati.
Sia di programma che di studio. Ma ce l’avremmo fatta. In
quel momento
scattammo al rumore della porta. Era il medico. Lo guardammo. Sorrideva
e
sventolava un foglio. Ma cos’era?
<< Miei cari ragazzi, si esce!>> ci
annunciò e io sprofondai tra i
cuscini. Finalmente!
**************************
Il
giorno dopo ero uscito. Che sollievo rivedere la luce del sole,
respirare aria
pura, ritrovarsi tra la realtà. Bella guardava con la mia
stessa espressione
l’esterno dell’ospedale. Avevo dimenticato che lei
non lo vedeva dal mio stesso
tempo. povera piccola mia. Era stata tutto il tempo al mio fianco, Esme
non
faceva che ripetermelo. Continuava a dirmi di essere fortunato, che non
vedeva
l’ora di diventare nonna. E io, nonostante la contentezza,
rabbrividivo al
pensiero di diventare padre. Avevo vent’anni e avevo paura di
fare qualcosa di
sbagliato. Bella mi conosceva troppo e mi aveva chiesto se mi sentivo
pronto.
Dovevo essere sincero con lei.
<< Bella, sono felicissimo di aspettare un figlio da te.
Ma ho paura.
Siamo giovani e ho paura di sbagliare. Ho paura di non essere un buon
padre>> le confessai con tutta la sincerità
del cuore. Non volevo che mi
fraintendesse. Io volevo quel bambino ma avevo paura i non esserne
all’altezza.
<< Anche io ho paura. Ho paura di non essere una buona
madre perché sono
ancora giovane. Ma sapere che questo bambino è anche tuo..
mi da una forza
incredibile>> dopo questa sua risposta non avevo
più avuto dubbi. Quel
bambino era nostro. E lo volevo. Più di qualsiasi altra cosa.
**************************
Ritornare
a scuola fu il trauma più grande.
Quella mattina quando mi ero svegliato, la prima cosa che cercai con lo
sguardo
fu Bella. Dormiva placida sul mio petto. Eravamo a casa da una
settimana. Mio
padre mi aveva costretto a rimanere ancora a riposo E aveva costretto
anche
Bella. Dopo due giorni dal ritorno dall’ospedale, Carlisle
prenotò una visita
dal ginecologo più bravo dell’ospedale di Seattle.
L’ansia di quel giorno? E
chi se la scorda. Era la prima volta per me, mentre per Bella era la
seconda.
Anche lei era agitata, ma io... io ero fuori controllo. Non facevo che
camminare avanti e indietro mentre lei mi guardava divertita. Vedevo
che si
girava o si copriva la bocca per sghignazzare. E io? Io diventavo
sempre più
nervoso. Anche mia madre mi diceva di stare tranquillo mentre Charlie
era
agitato quasi quanto me; certo era sua figlia che doveva fare un
ecografia. Sì,
Charlie. Con lui si era chiarito tutto. Mi aveva chiesto scusa, aveva
chiesto
scusa a Bella, aveva accettato la nostra relazione e, con fatica, mi
aveva
perdonato per la questione gravidanza. Certo, ci aveva detto che
saremmo dovuti
stare più attenti, ma ormai il “danno”
era fatto.
Quando
arrivammo in ospedale, il ginecologo fece distendere Bella su un
lettino
coperto da un lungo scottex. Le fece scoprire la pancia e la
coprì con un gel.
Nel momento in cui glie lo mise, Bella rabbrividì. Era
questo il congelato gel
di cui mi aveva tanto parlato. Sorrisi mentalmente. Le strinsi la mano.
Io
c’ero. Adesso c’ero. E stavo per vedere mio figlio.
Il medico accese un
macchinario e dopo pochi minuti iniziò a passare una specie
di telecomando
sulla sua pancia. Subito qualcosa provenire dallo schermo di quel
macchinario si
sentì. Era uno strano rumore.Tipo acqua
che sommerge una videocamera. Ma poi tutto prese forma. Sullo schermo
una
piccola figura si materializzò davanti ai nostri occhi. E da
quello stesso
punto si sentiva un rumore. Un martellare. Un cuore battere. Un piccolo
cuoricino battere furioso. Il suo cuoricino. Il cuore di mio figlio.
Preso
dall’emozione del momento, una lacrima uscì dai
miei occhi. Guardai Bella in
volto. Piangeva. Più di me. le strinsi la mano. Io
c’ero. Noi c’eravamo. E
anche il nostro bambino c’era.
<<
Guardate. Questa è la testolina>> disse il
dottore indicando una parte
del corpo. Osservando meglio si poteva ben capire. <<
queste sono le
gambe. Queste le braccia>> indicò altre parti
del corpo e finalmente il
nostro piccolo iniziò a prendere forma. Si trovava con la
testa sulla sinistra
e i piedi a destra.
<< Si vede già.. tutto questo?>>
chiesi. Il bambino aveva ancora solo
quattro mesi. Mi sembrava.. strano.
<< Sì, sembra strano. Fino
all’ottava settimana in bambino rimane ancora
un embrione. Si inizia a formare e nella decima settimana tutto inizia
a
prendere forma. Adesso Isabella si trova alla sedicesima settimana di
gravidanza,
e tutte le ossa sono formate. Sono ancora molto fragili, per la maggior
parte è
cartilagine, ma tutto sta prendendo forma. Nelle ultime due settimane
il
bambino sta già sviluppando i sensi: olfatto, udito, gusto e
tutto il resto. Ormai
è un bambino a tutti gli effetti>>
sorrisi a questa risposta. Era già un bambino..
< Volete sapere il sesso?>> ci chiede il dottore.
Lo guardammo
sbalorditi. Lui rise. << diciamo che non si
nasconde>> ridemmo.
Guardai Bella. La vidi annuire. Sì, volevamo saperlo, anche
perché altrimenti
mia madre ed Alice non ce lo avrebbero mai perdonato. Annuimmo entrambi
e il
dottore ci sorrise. Si avvicinò di più allo
schermo e rimase pochi secondi. Poi
ritornò a guardarci. Bella mi stava stritolando la mano.
<< E’ una bella femminuccia>> mi
si bloccò il respiro. Era femmina.
Non era un bambino. Ma era una bambina. Risi e Bella mi
guardò. Mi abbassai e
l’abbracciai. Sembrava sorpresa da questo mio gesto ma poi si
sciolse e
ricambiò.
Sobbalzai
quando sentii un dito sfiorarmi le labbra. Aprii gli occhi. Mi ero
riaddormentato pensando a lei e alla nostra bambina. Subito cercai i
suoi occhi
e li trovai. Cioccolato. Profondi. Aperti. Grandi. Subito i nostri
sguardi si
incatenarono e le sorrisi. Le spostai una ciocca ribelle e glie la
portai
dietro all’orecchio. Continuava ad accarezzarmi lieve il
viso. Rabbrividii. Si
avvicinò alle mie labbra ma io mi scostai. Strabuzzo gli
occhi.<< Prima
lei...>> mi abbassai e alzai la sua canotta. Le baciai il
pancione e
ritornai alla sua altezza. Sorrideva. << E poi a
te..>> mi
avvicinai e le baciai le labbra. Il bacio divenne sempre più
appassionato e subito
portò le sue mani tra i miei capelli. Una mia mano fu dietro
la sua schiena,
un’altra dietro la testa. Scese a baciarmi la mascella e io
mugolai. Da quando
tutto era successo ci limitavamo a baciarci. Non facevamo
l’amore da diciannove
settimane. Cioè da quando ci eravamo separati. Da quando la
vita della nostra
bambina era iniziata. Era successo di tutto e i motivi per cui non ci
eravamo
spinti erano principalmente due. Uno: lei aveva paura che fossi ancora
debole
ma questa era una grandissima sciocchezza; avevo recuperato le forze.
Stavo
bene. Tutto era passato. Certo, per il prossimo anno di sicuro sia lei
che mio
padre mi avrebbero costretto a fare analisi, ma stavo bene. Due: avevo
paura di
farle del male. A lei e alla bambina. Rabbrividivo solo al pensiero di
farle
del male. Ritornai alle labbra della mia dolce Bella e mi fermai quando
una sua
gamba si aggrappò al mio fianco. <<
Bella..>> cercai di richiamarla
e lei sospirò. Tolse la gamba ma subito la fermai. Ripresi
la sua gamba e la
portai sul mio fianco. << sei scomoda?>> le
chiesi accarezzandole
la pancia. Scosse il capo. Tolse comunque la gamba e si alzò
a sedere. Mi diede
le spalle e vidi che cercava le pantofole. Con le mani si sistemava
nervosamente i capelli. Se li sciolse dall’elastico e con le
dita se li
pettinò. Qualcosa non andava. Lo sentivo. Mi alzai e mi
sedetti dietro di lei.
appoggiai il mento sulla sua spalla e portai una mano sulla sua
pancia.<<
Cosa c’è amore mio?>> le chiesi.
Scosse il capo e piegai il volto per
guardarla. Notai una lacrima scendere dal suo occhio destro. Mi scostai
e mi
inginocchiai di fronte a lei. le asciugai la lacrima. <<
Che succede? Ti
fa male qualcosa? Non ti senti bene?>> mi stavo facendo
prendere dal
panico. Lei scosse furiosamente il capo.
<< Sto bene..>> sussurrò. Mi
alzai e l’abbracciai.
<< Che succede?>> le sussurrai delicato
all’orecchio. Scosse il
capo. << Non mi dire che non hai niente..>>
<< Edward.. tu non mi.... vuoi
più?>> sussurrò e
un’altra lacrima
scese dai suoi occhi. Piccola pazza mia.. Le accarezzai di nuovo il
volto.
<< Bella ma come ti vengono in mente queste
stupidaggini?>> le
dissi e mi guardo accigliata. << Bella io ti desidero ma
ho.. ho paura di
fare del male a te e alla piccola>> confessai e la vidi
sorridere.
<< Quindi non mi rifiuti perché ho la pancia
grande?>> scoppiai a
ridere a quella sua domanda. Mi abbassai e le scoprii di nuovo la
pancia. Glie
la riempii di baci.
<< Io adoro questa pancia. E adoro te>> le
dissi rialzandomi e
baciandola appassionatamente. La feci distendere sul letto e mi portai
su di
lei. Con le mani mi poggiavo sul letto per non pesarle. Subito mi
eccitai e lei
ansimava. Sobbalzammo quando sentimmo bussare alla porta. La sentii
sbuffare.
Mi rialzai e lo porsi una mano per aiutarla a sedersi. Andai ad aprire
senza
chiedere chi fosse. Le cose erano cambiate. Sia i miei che Charlie
sapevano che
io e Bella dormivamo insieme; inizialmente ci furono parecchie storie
da parte
di Charlie, ma alla fine si rassegnò. Non poteva
più separarci. E la situazione
ormai era molto... ufficiale. Aprii la porta e mi trovai di fronte mia
madre
già vestita e preparata con un vassoio tra le mani. Mi si
illuminarono gli
occhi alla visione di cornetti da cui si vedeva fuoriuscire nutella.
Allungai
una mano e mia madre mi ci picchiò sopra. <<
Ahi!>> mi lamentai
allontanando la mano. Mia madre sorrise.
<< Questi sono per la mia nipotina>> disse
passandomi davanti e
baciandomi una guancia. Sorrisi. Mia madre andava matta per Bella. Non
aveva
avuto l’occasione per dimostrare la contentezza della nostra
relazione. Ma
adesso, soprattutto dopo quello che aveva fatto per me e dopo aver
saputo di
essere incinta, la adorava. La coccolava e la trattava come una figlia.
Era del
tutto ricambiata. Per la mia Bella era come una seconda mamma. Fino a
pochi
mesi fa l’avrebbe considerata la sua unica madre, ma la
situazione con sua
madre era migliorata. Dopo quello che aveva fatto. Quando aveva saputo
della
gravidanza di sua figlia, inizialmente, era esitante, poi
però aveva iniziato a
chiamarla ogni giorno. Bella era felice che potesse migliorare i
rapporti con
sua madre. Ne aveva bisogno.. soprattutto adesso.
Guardai
mia madre abbracciare Bella e accarezzarle la pancia. Le mise di fronte
il
vassoio e Bella strabuzzò gli occhi.
<< E’ tutto per me?>> chiese. Mia
madre rise.
<< Mangia tutto quello che vuoi. Devi recuperare forze e
la mia nipotina
deve crescere forte. E come se non con una sana
nutella?>> le chiese.
Bella appena sentì la parola nutella scattò. Si
issò dritta e guardò mia madre.
Non l’avevo mai vista prima così presa da
qualcosa. Di solito correva a
vomitare ogni volta che nominavano qualcosa da mangiare oppure ne
rimaneva
indifferente.
<< Nutella?>> chiese e vidi mia madre
guardarla con la mia stessa
espressione. poi la sua espressione cambiò e
lanciò un urletto. La guardai
accigliata e anche Bella.
<< Bella hai voglia di nutella?>> le chiese
calma. Aspetta. Bella..
Bella aveva..
<< Ehm.. sì?!>> rispose confusa.
Oddio!! La mia Bella aveva voglia
di nutella.
<< Bella hai una voglia! La tua bambina ha voglia di
nutella! Vieni,
mangiala subito>> le porse un cornetto e Bella rimase
immobile. Mi guardò
confusa. Le sorrisi e mi avvicinai sedendomi di fronte a lei.
<< Non guardare me. E’ lei
l’esperta>> le dissi e rise. La sua
risata. La sua dolce e angelica risata..
<< Hai mai avuto voglie?>> le chiese
impaziente la mia dolce mamma.
Bella scosse il capo. << Allora stammi a sentire. Appena
ti verrà voglia
di qualcosa dillo! Ovunque tu sia. Dillo a chiunque. Dillo a Edward, a
me, a
chiunque.>> l’avvisò e vidi Bella
annuire mentre dava un morso al
cornetto. Dopo pochi secondi decisi di fare anche io colazione.
<< Mamma non hai portato il
caffè?>> chiesi strabuzzando gli occhi.
Cercai tra il vassoio e non c’era nulla. la vidi accigliarsi.
<< Edward. Bella solo se sente l’odore di
caffè ha la nausea. Credi
davvero che avrei potuto portare qui caffè?>>
mi chiese ironica. Giusto!
Me n’ero completamente dimenticato.
<< Scusa tesoro. Allora, sai che io senza
caffè non vivo, quindi me lo
faccio da solo>> dissi ricalcando su
quest’ultima parola riferita a mia
madre. Le diedi un leggero bacio all’angolo della bocca e
andai in cucina.
Trovai mio padre che faceva il caffè. Perfetto!
<< Buongiorno!>> esclamai su di giri.
Carlisle mi guardò e mi
sorrise.
<< Buongiorno figliolo. Sei di buon
umore?>> mi chiese porgendomi
una tazza di caffè. Santo padre! Loringraziai con un cenno della testa e afferrai la tazza.
<< Perché non dovrei esserlo!? Sto bene, Bella
è tornata da me, tra pochi
mesi diventerò padre e oggi ritorno alla
normalità! La mia vita è
perfetta!>> esclamai ed era vero. Non potevo desiderare
altro. Anzi c’era
una cosa che poteva rendere ancora migliore la mia vita, ma
c’era tempo..
<< Sono contento Edward. tu e Bella ve lo
meritate>>
<< Grazie papà!>> in quel
momento mi venne in mente una cosa da
potergli chiedere. Ma era davvero imbarazzante. Terribilmente
imbarazzante.
<< Papà posso.. chiederti una ... ehm
cosa?>> chiesi titubante. Lo
vidi sorridere.
<< Certo. cercherò di
rispondere>> sospirai.
<< E’... ehm.. imbarazzante, ma non so a chi
chiederlo. Ho affrontato
questa mattina l’argomento con.. Bella, ma vorrei un parere
professionale>>
<< Dimmi pure. Credo di sapere di che si tratta
però>>
<<
Ti volevo chiedere se io e Bella.... ehm.. possiamo avere, insomma,
possiamo
stare insieme anche in quel senso>> di sicuro adesso
aveva capito. Non
sembrava imbarazzato.
<< Non avete rapporti da..?>> annuii.
<< Da quella sera. Da quando... sono stato distratto. Da
quando abbiamo
litigato con Charlie>> confessai imbarazzato.
<< Edward, Bella è incinta no malata. Certo,
dovrai essere più prudente e
più delicato, non le devi pesare e deve stare.. comoda. Per
il resto potete
stare tranquilli>> sospirai di sollievo.
<< Sicuro? Non vorrei fare del male alla
bambina>>
<< Non ti preoccupare. Tu parla con Bella e dille che
appena sente
fastidio o dolore ti avverte. Poi sarà tutto
normale>>
<< Grazie>> mi abbracciò.
<< Sono fiero di te Edward. hai trovato la persona giusta
e ti sei preso
le tue responsabilità.>> mi aveva sempre detto
di essere fiero di me. ma
ultimamente il modo con cui me lo ripeteva era diverso. Era
più sicuro.
Stabile. Sapeva quello che stava dicendo e io ne ero felice. Deludere
mio padre
era una delle ultime cose che avrei voluto fare. Lui mi aveva sempre
aiutato.
Prima di tutto mi aveva donato la vita salvandomi. Se non ci fossero
stati lui
ed Esme chissà dove mi sarei trovato adesso.
<< Non l’ho fatto per i sensi di colpa, ma
l’ho fatto perché amo Bella, e
ormai anche la bambina, più della mia stessa
vita>> gli risposi. Era
vero. Non avevo accettato tutto per i sensi di colpa. Ma
perché era la verità.
Io volevo quella bambina e averla con Bella.. era eccezionale! Non
avevo mai
pensato ad un bambino fra le braccia. Un bambino identificato come
figlio mio.
Eppure, nel momento in cui lo avevo scoperto, mi ci ero subito
immaginato.
In fretta feci colazione e mi precipitai in camera mia. Non trovai
Bella.
Sicuro era scesa per lavarsi e vestirsi. Indossai un jeans scuro e una
camicia
bianca sopra. Arrotolai le mani fino a sotto al gomito. Eravamo a
giugno. Sì,
la prima settimana di giugno. Tra due settimane avevamo gli esami e noi
eravamo
a zero. Ma ce l’avremmo fatta. Presi le chiavi della macchina
e ritornai di là.
<< Io vado>> diedi un bacio sulla guancia a
mia madre e un cenno di
saluto a mio padre.
<< Stai attento e guida piano>> mi
ammonì Carlisle. Sorrisi. Erano
diventati molto protettivi.
<< Non ho motivi per cui andare veloce>>
presi gli occhiali da sole
sul mobile all’entrata e li portai sui capelli. Scesi di corsa le scale
tutto elettrizzato
dall’inizio della scuola. Finalmente potevamo tornare alla
normalità e senza
segreti. Sì, io e Bella non dovevamo più mentire.
Stavamo insieme ed era meglio
che se ne facessero una ragione. Ero cambiato. Lei mi aveva cambiato. E
se non
ci avessero creduto non mi sarebbe minimamente interessato.
Bussai alla porta della casa di Bella e Charlie venne ad aprirmi. Mi
sorrise e
mi fece segno di entrare.
<< Buongiorno>> esclamai salutando anche
Sue.
<< Oh buongiorno a te caro. Dormito bene?>>
mi chiese e io mi
bloccai. Mi sentivo imbarazzato. Ma soprattutto sentivo gli occhi di
Charlie
che mi perforavano la schiena. Sapevano che io e Bella dormivamo
insieme ma era
comunque imbarazzante.
<< Benissimo, grazie>> e le sorrisi.
<< Bella?>>
continuai guardandomi intorno. Non c’era. Si sentivano solo
degli strani rumori
provenire da camera sua. Guardai Charlie come a chiedere il permesso e
mi fece
segno di procedere. Bussai alla sua porta e si aprì
improvvisamente. Un vulcano
mi tirò per un braccio e la porta mi si chiuse alle spalle.
Era Alice.
Immaginabile. Mi accigliai. Ma dov’era Bella? Il mio sguardo
si spostò sul viso
di Alice. Lei fece spallucce. << Dove vuoi che
sia?!>> chiese
ironica. Certo! anche questo è immaginabile. Mi lasciai
cadere a peso morto sul
suo letto. Chiusi gli occhi.
<< Ehi che ti prende?>> mi chiese Alice
sedendosi al mio fianco.
Alzai la testa e la guardai.
<< E’ colpa mia se ogni santissima mattina sta
in bagno a
vomitare>> sbuffai. Lei scoppiò a ridere e io
mi accigliai.
<< Quanto sei stupido Edward>>
<< Oh grazie tante!>>
<< Dai Edward non puoi pensare che sia colpa tua. Ti
ricordo che Bella
non tiene questa bambina solo per te, ma anche per lei. Mi sembra che
la
decisione l’abbia presa da sola>>
già... L’aveva presa da sola perché io
non c’ero. Io mi ero comportato da ragazzino correndo con la
macchina.
Correndo. Correndo. Correndo. E lei aveva dovuto subire tutto da sola.
Io non
c’ero quando lei aveva fatto il test. Quel test che aveva
conservato e che
timidamente mi aveva chiesto se volessi vedere. Quel test che io avevo
accettato di vedere. Lei aveva dovuto affrontare la verità
da sola, la nausea
da sola, la prima ecografia da sola.
<< Scusa Ed, sai che non intendevo quello>>
disse Alice abbassando
lo sguardo. Le sorrisi. << Lo so>>. La
porta del bagno si spalancò
e una Bella bianca come il gesso e sudata ne uscì. Mi alzai
di scatto e le
andai vicino. Si scostò. Rimasi allibito da quel suo gesto.
<< Scusa amore. Ma..>> si portò
una mano sulla bocca e ricorse in
bagno. Messaggio ricevuto!
<< Ma la nausea non dovrebbe smettere dopo i primi
mesi!?>> mi
chiesi a me stesso ma rispose Alice. <<
Dipende da donna a
donna>> e che sfortuna! Dopo poco Bella
ritornò e mi sorrise. Si avvicinò
alla sedia dove c’erano i suoi vestiti e si tolse i pantaloni
del pigiama senza
contare che ci fossimo Alice e io. Si mise il jeans grigio e un top di
un
grigio più scuro da sopra. Quest’ultimo si
stringeva sotto al seno con una molla
e poi scendeva largo. Certo: largo, così la pancia non si
sarebbe notata. E in
effetti non si vedeva. Indossò le sue converse bianche e
grigie e fece un giro
su sé stessa.
<< Come sto? Si vede la pancia?>> chiese
portandosi le mani sul
ventre. Il suo viso aveva già ripreso colore. Le guance
leggermente rosse e gli
occhi lucidi. Quanto era bella mentre sorrideva.. Le si illuminava il
viso. E
nel momento in cui le sue labbra, ogni volta, si curvavano per ridere,
un’immensa gioia scoppiava nel mio cuore.
<< Sei stupenda..>> riuscii solo a dire e
sentii Alice sbuffare.
Comunque anche lei le disse che stava bene e che la pancia non si
notava. Dopo
circa venti minuti eravamo davanti alla scuola e vidi Bella poggiare la
testa
al sediolino. Le accarezzai una guancia. Sapevo che era preoccupata per
le
reazioni. Oggi avremmo detto tutto. Chissà.. A me non
interessava. Ma forse a
lei sì. Mi sorrise, un sorriso nervoso, forzato. Le baciai
la fronte e scesi.
Le aprii lo sportello e nello stesso momento sentii tutti gli sguardi
catapultarsi su di noi. Forse era un impressione, forse era solo la
fantasia
che lavorava troppo, ma io sentivo quegli sguardi. Bella scese
dall’auto e mi
sorrise. Sembrava più rilassata. Chiusi lo sportello e di
conseguenza anche la
macchina col telecomando. Cercai Bella ma non la trovai. Un paio di
ragazze
erano abbracciate al mio fianco. No. Bella e una ragazza: Angela.
Angela era la
ragazza più onesta che potessi conoscere in questo istituto.
Era la più seria a
parte la mia Bella. Ed ero contento che fosse amica sua. Non ebbi il
tempo di
parlare che sentii due braccia circondarmi i fianchi e un paio di
labbra
baciarmi il collo. Mi gelai. Guardai Bella osservare la scena. Si era
irrigidita e istintivamente di era portata una mano sul ventre. Lo
faceva ogni
volta che era nervosa. Diceva che aveva paura per la bambina e poggiare
la mano
sulla pancia la faceva sentire più sicura. Mi liberai da
quell’abbraccio e mi
girai per affrontarla.
<< Tanya ma che ti viene in mente!?>> le
chiesi irritato. Mezzo
parcheggio fu catturato da quella scenetta. Si girarono per guardarci.
A me non
interessava. Primo: stavo con Bella. Secondo: ero cambiato. Terzo:
Bella non
doveva assolutamente stressarsi.
<< Su dai. Ci divertiamo un
po’?>> mi chiese e si avvicinò per
strusciarsi un po’ sul mio corpo. Mi allontanai disgustato.
Ma che le
prendeva..
<< Tanya smettila!! È passato più
di un anno, accidenti! Lasciami vivere
in pace, con la mia fidanzata>> finalmente lo dissi. Mi
avvicinai a Bella
e sotto lo sguardo sbalordito di Tanya e di tutti i presenti, le
avvolsi un
fianco con un braccio. L’avvicinai a me e le lasciai un
veloce bacio nei
capelli. Avrei voluto accarezzarle la pancia ma non potevo. Nessuno
sapeva e
nessuno doveva sapere. Era meglio così.
<< La tua fidanzata? E da quando?>> chiese
Tanya irritata e sentii
Bella al mio fianco irrigidirsi ulteriormente.
<< Da più di un anno. Ecco perché
sono cambiato>> annunciai e
sentii un peso abbandonarmi. Era un peso che tenevo da tempo sullo
stomaco. Un
peso che mi pressava lo stomaco e mi bloccava in fiato. Mi soffermai ad
ascoltare il respiro di Bella. La conoscevo troppo. Era agitata.
Sentivo il suo
respiro profondo e affaticato. Le accarezzai un fianco col pollice.
Sembrava che
si stesse rilassando.
<< Da quando te la fai con le
verginelle?!>> chiese ironica Tanya.
La fulminai ma prima che potessi parlare.. lo fece Bella.
<< Fossi in te non mi vanterei di aver perso la
verginità a... dieci..
dodici anni? Fossi in te me ne vergognerei invece! Sai qual
è la più grande
differenza fra me e te? Non sono i capelli, gli occhi, il fisico o il
cervello.. ma è la dignità! Io ho la mia
dignità mentre tu saresti capace di
fare qualsiasi cosa per essere al centro dell’attenzione. E
tra questo è
incluso stare con tutti! ti rendi conto che diavolo di reputazione
hai?? La
facile della scuola! Non ti vergogni nemmeno un po’? Credi di
essere alla moda,
attraente e invincibile comportandoti così? Non lo
è. Così ti rendi solo
ridicola! Non ti sto facendo la ramanzina per vendetta.
Perché a me della
vendetta non mi interessa. Ma è un consiglio che ti dovrebbe
dare una vera
amica, quelle che tu non hai! Cambia Tanya. Perché ogni
persona, anche tu, può
cambiare e avere una vita migliore! Pensaci prima di guardarti allo
specchio la
prossima volta o di andare con qualcun altro. Pensa alla tua
dignità! Non ho
più niente da dirti! Spero solo che queste parole non ti
entrino da un orecchio
e ti escano da un altro. Cerca di usare il cervello qualche volta! e
diventa
una persona migliore! >> rimasi paralizzato da quel
piccolo sfogo di
Bella. Non avrei mai creduto che fosse stata capace di dire una cosa
del
genere. La vedevo sempre così.. sensibile.. piccola. Mentre
adesso sembrava
essersi trasformata in una leonessa e aveva cacciato i suoi artigli.
Ero
soddisfatto. Finalmente qualcuno che desse una lezione a Tanya. Io non
ero
arrabbiato o schifato da lei. non potevo. Semplicemente
perché fino a poco
tempo fa io ero come lei. se prima di conoscere Bella mi avessero detto
quello
che mi era successo, mi sarei messo a ridere. Ma adesso... adesso era
tutto
diverso! Bella mi aveva cambiato, radicalmente. Sembrava difficile da
capire o
da dimostrare agli occhi estranei. All’inizio nemmeno Charlie
ci credeva, tanto
da combinare tutto quel fracasso. Ma chi mi conosceva sapeva che era la
verità.
Quando ero quell’orribile persona io mettevo sempre le cose
in chiaro con le
ragazze prima di andarci a letto. Una volta e basta. Una scappatella ma
niente
di più. Quindi perché mai avrei dovuto fingere
con Bella? Era difficile anche
pensarlo. Era irreale. Scossi il capo. Tanya era rimasta a bocca
aperta, non
aveva fiatato da quando Bella aveva finito di parlare., non
l’aveva interrotta.
Chissà se il suo cuore era stato toccato da quelle parole,
chissà se la
prossima volta di andare con qualche ragazzo si sarebbe fatta un esame
di
coscienza e avrebbe ripensato alle parole di Bella. Non aspettammo che
si
riprendesse o che parlasse. La lasciammo lì con la sua bocca
spalancata e
forse... col suo esame di coscienza. Tutti ci guardavano. Sentivo Bella
abbastanza tesa al mio fianco. Le diedi un bacio tra i capelli nella
speranza
di rassicurarla. Mi guardò negl’occhi. Con
quegl’occhi... che tanto mi avevano
fatto impazzire. E mi sorrise. Era tutto perfetto. La mia vita era
perfetta.
Avevo una fidanzata fantastica e bellissima, che amavo e che,
miracolosamente,
mi ricambiava. Tutti sapevano la verità. Charlie aveva
accettato tutto. La mia
famiglia era fiera di me. E tra pochi mesi sarebbe nata mia figlia.
Nostra
figlia. Mancava da fare solo una cosa... Una grande cosa.
Prima però, bisognava
risolvere qualche questione, fare gli esami e sistemarci, poi.. lo
avrei fatto.
*I
would have known what, I was living for.
What I’ve been living for. Your love is my turning page*
Dai,
non adorate questa canzone? E'... aww *_________* E' la mia canzone,
nonchè "Turning Page" (l'avete ascoltata durante il
matrimonio di Edward e Bella in Breaking Dawn)*___________*
Okay, ho fatto l'entrata in scena lol
Lo so che vi ho fatto aspettare tanto, ma... ma non ho avuto tempo. Sto
"cercando" di scrivere Mi scusi prof, sto scrivendo una nuova fic (che
sto già postando) e anche un'altra.. un'originale. E,
inoltre, devo infilarci un 12 ore di studio. Beh, sto messa male
°°
Beh.... poi stavo aspettando questo giorno per postare.
23 marzo.
Il compleanno di una delle mie migliori amiche awwwwwww *--------* La
mia silveruccia *canta 'happy birthday too you'*
Oggi quella vecchiaccia fa 17 anni, è ufficialmente
più grande di me muahahah u.u ehm ehm anche se mi manca poco
per raggiungerla xD
Okay, smetto di sparare stornzate u.u e vi lascio al capitolo.
Naturalmente ringrazio tutte voi che continuate a seguirmi e che avete
recensito lo scorso capitolo (extra I). Questo è il II extra
e beh, lo adoro *_* Non so quando arriverà un altro, dovrete
avere pazienza...
SILVER, TI DEDICO QUESTO CAPITOLO CON TUTTO IL CUORE. ANCORA BUON
COMPLEANNO! TI VOGLIO UN MONDO DI BENE, DAVVERO <3<3
Spero vi piaccia e che mi facciate sapere cosa ne pensate *_*
Buona lettura a tutte! <3
Un bacione enorme,
Mary.
Accarezzai
la pancia della mia Bella che dormiva al mio fianco. Ripensare a quel
primo
giorno di scuola, mi aveva fatto rabbrividire. Ricordare il risveglio
dal coma,
ricordare i momenti passati in ospedale, le nausee ancora presenti
purtroppo
anche se più raramente alla mia Bella, quel giorno in cui i
rapporti con Tanya
furono totalmente spezzati.
Tante cose erano cambiate.
Fortunatamente ero riuscito a rispettare tutti i piani. Mi ero creato
una
specie di elenco mentale in cui c’era il mio piano, le cose
da fare primo di
raggiungere il traguardo. Le cose essenziali da fare erano tre:
l’esame di
maturità, programmi per il futuro e convivenza. Tutti e tre
superati, con
ostacoli ma superati. Gli esami andarono benissimo. Io e Bella in
quella
settimana che avemmo di tempo per preparaci, studiammo mattina e sera.
Lei però
verso le undici crollava sempre, si addormentava con la testa sulla
scrivania.
La gravidanza le portava sonnolenza, così io la portavo a
letto e le baciavo la
fronte. Mi risedevo vicino alla scrivania e mi rimettevo a studiare per
un’altra oretta. Per lei perdere un paio d’ore di
studio non era un problema.
Aveva sempre avuto voti altissimi, una media perfetta. Quello che fino
al
penultimo anno studiava poco ero io. Fortunatamente
nell’ultimo anno avevo
fatto di più, però... le mancanze
c’erano sempre. Il giorno dell’esame, sia io
che Bella eravamo agitatissimi, ma tutto andò per il meglio.
Non so con quale
miracolo ma fummo promossi entrambi con il massimo dei voti. Alla
cerimonia
della consegna dei diplomi c’erano tutti i nostri familiari.
Era venuta anche
la madre di Bella. Questo ci aveva sorpreso entrambi ma aveva
contribuito a
rafforzare e migliorare ulteriormente i rapporti tra Bella e sua madre.
L’estate fu tranquilla: non andammo mai a mare. Bella non
voleva andarci perché
la pancia stava crescendo e non voleva mettersi in bikini in pubblico.
Così io,
naturalmente, rimanevo con lei. molte volte era presa da crisi
isteriche: causa
ormoni a mille. Ormoni che dovevano essere soddisfatti... risi al
ricordo. la
sera della consegna dei diplomi, dopo aver festeggiato con tutti, io e
la mia
Bella ci eravamo rinchiusi in camera mia. Scherzammo e parlammo di
aneddoti del
liceo. Di figuracce degli altri ragazzi fatte alla cerimonia della
consegna dei
diplomi, dell’orribile toga gialla che avevamo dovuto
indossare per quell’occasione,
per fortuna, a detta di Bella, era larga. Era ossessionata
dall’ indossare
vestiti larghe. Fortunatamente, per me, a casa indossava canotte
normali.
Primo: aveva caldo. Mio padre diceva che era normale per le sue
condizioni.
Secondo: non doveva nascondere la pancia a nessuno. E io mi divertivo
ad
accarezzarla. Lei diceva che ero diventato un maniaco e quando la
nostra
bambina sarebbe nata, mi avrebbe preso a calci perché la
disturbava sempre.
Però non poteva negare che le mie carezze la facevano
rilassare. E mi rilassavo
anche io. Quando l’accarezzavo sentivo tutto ricomporsi come
un puzzle per
raggiungere la perfezione. Quella sera era iniziato tutto con un
piccolo bacio,
con dei baci sul collo, col le mie mani sui suoi fianchi e le sue tra i
miei
capelli. La mia maglietta volò da qualche parte della stanza
senza che io me ne
accorgessi, e la stessa cosa successe alla sua canotta. Tutto
continuò con i
baci che si portarono sul suo ventre facendola ridere per il solletico.
La
pancia era cresciuta tantissimo. E chiunque, se Bella avesse indossato
sempre
canotte, si sarebbe accorto della sua gravidanza. Poi fu il turno dei
nostri
pantaloni, del nostro intimo e di tutto il resto. Io mi poggiai con le
mani su
letto per non pesare Bella. Le avevo chiesto se era sicura e lei mi
aveva
risposto che stavo parlando troppo. Entrai in lei come se fosse stata
di nuovo
la sua prima volta. Erano mesi che non stavamo insieme in quel senso e
avevo
paura di fare del male sia a lei che alla bambina. Fu, forse, la notte
più
bella che passammo insieme. Raggiungemmo il culmine insieme, senza
costrizioni,
senza dover nascondere niente a nessuno. Fu.. libertà!
Molte
volte ci eravamo ritrovati a discutere sul nostro futuro. Anche
Carlisle e
Charlie ce lo chiedevano in continuazione. Io sarei voluto andare a
Darthmound
e, con mia grande sorpresa, anche Bella. Io avrei intrapreso la
carriera di
medico, mentre Bella di letteratura. Era sempre stata la sua materia
preferita,
adorava i classici e cose del genere. Io invece volevo seguire le orme
di mio
padre. Quelle poche volte che mi aveva portato in ospedale con lui mi
avevano
fatto desiderare di poter fare lo stesso. Dopo la scoperta della
gravidanza di
Bella ero deciso: volevo intraprendere la carriera di pediatra. Mio
padre diceva
che era un bel corso, lui lo aveva affrontato per qualche mese
però poi si era
rifugiato nella cardiologia. Però, i nostri progetti futuri
non potevano essere
sereni. Io e Bella avevamo discusso tante volte su questo argomento. La
bambina
sarebbe nata a novembre e Bella non avrebbe potuto affrontare
l’università. Non
avrebbe retto. E su questo eravamo d’accordo. Io
però volevo seguirla. Non
volevo andare da solo in università per poi vederla una
volta ogni sei mesi.
no. No. No. Così ero deciso a prendermi, come lei, una anno
sabatico. E qui
successe il putiferio. Lei voleva che io andassi, che nonostante la
distanza
iniziassi l’università ma io non poteva lasciarla
sola.. a meno che non esaudissimo
il mio secondo desiderio, a meno che non mettessi in atto il terzo
punto della
mia lista.
<<
Vieni con me>> le dissi mentre continuavamo a discutere,
per l’ennesima
volta, del college. Erano
un paio di
giorni che le risposte erano arrivate. Ero stato preso a Darthmound.
Non volevo
andarci però. Volevo stare con lei. e questo era
l’unica soluzione.
<< Edward non posso venire in queste
condizioni>> disse indicandosi
la pancia. Sospirai.
<< Tu inizierai il college il prossimo anno. Io
quest’anno. Ma tu verrai
con me>> era una domanda. Implicita. Ma era una domanda.
Si accigliò, non
aveva capito. << Bella.. andiamo a vivere
insieme>> appena
pronunciai queste parole vidi il suo volto ricoperto di mille
espressioni. Per
soffermai all’espressione: sorpresa.
<< Io e te..?>> chiese tremante. Annuii e
mi avvicinai a lei. posai
le mie mani su i suoi fianchi e l’attirai a me. sentii la sua
pancia aderire al
mio ventre. Il calore della sua pancia.. Quanto mi faceva stare bene.
Come
avrei potuto separarmi da quel calore? Rischiare di non essere presente
al
momento della nascita di mia figlia? Non fare compagnia a Bella mentre
la
bambina di notte piangeva? Non darle la pappa? Come potevo non fare il
padre
quando in questo momento era la cosa che più avrei voluto
fare al mondo oltre a
essere al fianco della mia Bella?
<< No. Io, te e la nostra bambina>>
sussurrai. Avevo paura di un
suo rifiuto. Avevo paura che potesse scappare e urlare come una pazza.
E
invece, sorprendendomi, avvicinò le sue labbra alle mie per
un casto bacio. Mi
allontanai. << Questo è un
sì?>> chiesi sorridendo.
<< Sì>> .
Non
ci fu bisogno di comprare o affittare casa. La mia famiglia aveva una
villetta
a pochi kilometri dall’università.
L’avevano acquistata quando mio padre aveva
frequentato quell’università ed era rimasta tra le
sue mani.. proprio per
quando qualche suo figlio o conoscente sarebbe andato lì se
ci fosse andato.
Alice si iscrisse ad una scuola di moda.. naturalmente. Anche Jasper,
come me,
aveva trovato un lavoro presso un ufficio di avvocati come segretario.
Non era
chissà cosa ma già era un passo avanti. Alice
invece, per il corso che aveva
scelto, lavorava presso varie stiliste e quindi potevano andare avanti
senza
l’aiuto di nessuno. Io invece avevo trovato lavoro nella
biblioteca della mia
università. Dovevo lavorarci dalle 13 alle 17 con uno
stipendio sufficiente per
mangiare tutti i giorni. Il resto ci avrebbero aiutato i nostri
genitori..
soprattutto quando le spese sarebbero aumentate con la nascita della
bambina.
Dopo un mese ci trasferimmo nella nuova casa. Grande, graziosa e
comoda. Quando
Bella l’aveva vista era rimasta qualche minuto con la bocca
aperta e io non
avevo potuto fare altro che riderne. Non si aspettava una cosa del
genere..
infatti la casa era enorme. Era una villa di due piani, in cui il piano
di
sopra sarebbe stato occupato da Alice e Jazz, mentre quello inferiore
sarebbe
stato nostro. Per ogni piano c’era un’enorme cucina
formato ambiente aperto col
salone.. c’erano tre stanze e due bagni, più una
camera per le cianfrusaglie.
Inoltre l’intera villa era circondata da un giardino
fantastico in cui avevo
provveduto a piantare varie piante di rose blu. i primi giorni li
passammo a
sistemare il tutto: vestiti, pulizie, accessori, bagni, cucina,
credenze,
libri, ecc..ecc.. Bella era rimasta ferma tutto il tempo a guardarci
seduta sul
divano. Voleva aiutare ma nemmeno per sogno l’avrei
accontentata. Era al
sesto.. quasi settimo mese di gravidanza e non doveva stancarsi. La
nostra
camera era stupenda. pareti gialle ricoperte fino a metà
altezza di parato
rosso con bordi oro.. un enorme cabina armadio piena di nostri
vestiti.. un enorme
letto con copriletto rosso. la camera della bambina era occupata da una
bellissima culla bianca, un’ennesima cabina armadio piena di
completino rosa,
un bagnetto e tantissimi giochi regalati dai nostri genitori e dai
nostri
fratelli e sorelle. Bella era felicissima. Io ero felicissimo. La
nostra
bambina sarebbe stata felicissima. Era tutto perfetto. Eppure..
c’era qualcosa
che non andava. Un pezzodell’intero
puzzle che andava ancora messo al posto giusto. Solo quello.
Ritornai
con la testa al presente. Al presente in cui la mia Bella stava al mio
fianco
distesa sul letto con la testa posata sul mio petto. Le accarezzavo
l’enorme
pancione. Eravamo all’ottavo mese di gravidanza.. circa
metà. Le nausee c’erano
ancora ma fortunatamente con minore frequenza. Le voglie erano
aumentate. Più
che altro impazziva per la nutella e per le fragole. Sì, le
fragole. Eravamo in
ottobre, periodo in cui le fragole erano inesistenti.. eppure giravo
supermercati e supermercati fino a trovarle o congelate o secche.. ma
Bella
diceva che le piacevano lo stesso. La nutella invece era sempre
presente in
casa nostra e almeno una volta al giorno, Bella immergeva un cucchiaio
nel
barattolo per poi goderselo. Era deliziosa. I suoi ormoni erano alle
stelle.
Appena guardavamo un film con una scena un po’ più
commovente del resto delle
scene, addio mondo! inizia a piangere a singhiozzi. Una volta mi aveva
pregato
di guardare Titanic. Io mi ero rifiutato perché
già in sé e per sé quel film fa
piangere, poi anche nelle sue condizioni.. Ma un povero ragazzo di
ventuno anni
innamorato di una splendida ragazza che tra l’altro accoglie
tuo figlio, può
mica non sottrarsi ai suoi voleri? E così guardammo il film.
Bella pianse per
una notte intera. Singhiozzò per ore abbracciata a me e
consumò non so quanti
pacchetti di fazzoletti. Io non sapevo se piangere o ridere..
l’unica cosa che
sapevo era che l’amavo ogni giorno di più..
nonostante i numerosi litigi. Sì,
gli ormoni avevano anche questo effetto: farla incavolare per qualsiasi
cosa.
Ma la cosa peggiore era che la sua insicurezza a causa della gravidanza
aumentava fino alle stelle. a volte pensava che non l’amassi
più, che era solo
un peso per me, che non volevo la bambina, e cose del genere. Io non
potevo
arrabbiarmi con lei.. quindi le continuavo a ripetere di amarla.
A
distogliermi dagli ennesimi pensieri fu un tocco contro al mio fianco.
Guardai
la direzione e vidi che proprio in quel punto era poggiata la pancia di
Bella.
La piccola stava scalciando.
<< Amore di papà, fai piano o svegli la mamma.
Per una buona volta che
riposa con calma.. shh>> sentii un altro calcio come a
voler annuire. Ero
convinto che mi capisse. Massaggiai la pancia proprio nel punto in cui
aveva
scalciato secondi fa e mormorai un << ti
amo>>.
Guardai l’orologio che segnava le dieci di sera. Era presto
per dormire.. in
effetti erano già un paio d’ore che stavo
lì a pensare e a massaggiare la
pancia di Bella che tra l’altro dormiva profondamente tra le
mie braccia.
Proprio quel giorno avevamo avuto la penultima visita dal ginecologo.
Naturalmente ero andato con Bella anche se lei continuava a ripetermi
che non
dovevo perdere un giorno all’università a causa
sua. Mah! Forse stava anche
impazzendo. Erano due mesi che avevo iniziato
l’università. Andava tutto a
gonfie vele. I corsi erano complicati ma con la giusta
assiduità di studio si
poteva andare avanti. Il lavoro alla biblioteca procedeva bene ed ero
soddisfatto di me stesso.. di tutto. Quel giorno, dopo aver
riaccompagnato
Bella a casa, con la scusa dell’università ero
andato da solo in città a fare
quello che dovevo fare. Era arrivato il momento e mi sentivo pronto.
Sentii
Bella agitarsi al mio fianco per poi stiracchiarsi. Aprì
leggermente gli occhi
e appena mi vide sorrise. << Sono di pessima
compagnia>> borbottò
con la voce ancora impastata di sonno. Le accarezzai una guancia e mi
persi nei
suoi occhi color cioccolato.
<<
Non è vero. Sei solo, giustamente, stanca. Questa monella
non ti sta dando
tregua e nemmeno mentre dormivi>> dissi accarezzandole la
pancia. Con un
dito tamburellò sul pancione.
<< Speriamo che almeno quando nascerai sarai
tranquilla>> mormorò
sorridendo.
<< Dipende se avrà preso da sua madre o da suo
padre>> commentai e
la vidi alzare gli occhi al cielo.
<< Vedremo. Comunque sono sicurissima che
assomiglierà a te.. sarà
bellissima>> una strana luce negl’occhi
occupava il suo color cioccolato.
Stava pensando a qualcosa.. e infatti.. << dobbiamo
ancora decidere il
suo nome..>> era vero.. non avevamo avuto tempo di
pensarci. Mmm..
<< Suggerimenti?>> le chiesi baciandole i
capelli. La sentii
sospirare. La guardai e abbassò lo sguardo. Con un dito le
alzai il volto e la
guardai negl’occhi. << che
c’è?>>
<< Edward.. c..come si chiamava.. tua
madre?>> la domanda mi
spiazzò completamente. Mia madre per me era Esme... ma la
mia madre biologica,
colei che mi aveva fatto nascere, colei che mi aveva abbandonato a
causa della
morte.. non ricordavo nemmeno come fosse fatta.. a parte qualche foto
rimasta.
Ma sapevo che non era colpa sua se mi aveva abbandonato e se mi ero
ritrovato
in una situazione del genere. Ho sempre avuto un gran rispetto per lei
ogni
volta che la pensavo o parlavano di lei.. e nonostante tutto ho sempre
avuto il
desiderio di poterla incontrare anche se impossibile.. e nonostante
tutto le
volevo bene.
<< Elisabeth>> sussurrai riferendole il suo
nome. La vidi
arrossire.
<< Ti piacereb..be??..>> strabuzzai gli
occhi. Sul serio diceva??
Cioè lei.. voleva mettere il nome di mia madre.. la mia vera
madre.. colei che
mi ha generato a nostra figlia. Sorrisi leggermente.. non volevo che si
sentisse costretta.. dovevo provare indifferenza anche se mi era
difficile..
<< Bella non devi per me..>> cercai di
farmi credere ma la vidi
scuotere la testa.
<< L’importante è che sia un bel
nome.. e lo è. Così potrai avere.. un
ricordo di lei>> disse sorridendomi dolce. Ma quanto
l’amavo? Troppo. Ma
mai abbastanza.
<< S..sul serio?>>
<< Ed se non avessi voluto non te lo avrei
chiesto>> disse
sorridendo e accarezzandomi una guancia.
<< Grazie amore mio! Sei la donna migliore del
mondo!>> quasi urlai
e l’abbracciai.
<< E’ un sì?>> la
stessa mia domanda quando le chiesi della
convivenza.. Risi.
<< Sì! Vada per Elisabeth>> mi
avvicinai alle sue labbra e le
baciai leggermente. Ricambiò subito il mio bacio e la sentii
aggrapparsi ai
miei capelli. Non avevo mai sopportato che qualcuno mi toccasse i
capelli.. era
questione di gelosia. Li avevo sempre amati nonostante non avessero una
forma..
erano sempre scompigliati. Ma avevo scoperto.. che se a farlo era lei
non mi
dava più così tanto fastidio. Anzi.. mi piaceva..
e pure tanto. Sentivo che il
bacio diventava sempre più audace e non potevo.. non
potevamo spingerci troppo
oltre. Primo: Bella non era nelle condizioni. Cioè
sì, poteva, ma non volevo rischiare..
eravamo quasi agli sgoccioli.. avevo paura. E poi, secondo, dovevo fare
una cosa
molto più importante.. più.. seria!? A
malavoglia, mi staccai. Lei mi guardò
sbalordita e io le sorrisi. Mi alzai dal letto e iniziai a fare avanti
e
indietro per la stanza. Perché dovevo essere così
nervoso? Perché? Cioè..
eravamo felicemente fidanzati. Aspettavamo un bambino. E vivevamo
insieme.
Respirai a fondo e tornai di fronte a lei senza sedermi. Nel frattempo
lei si
era portata a sedere sul bordo del letto che mi guardava con un
sopracciglio
alzato. Una sua mano stava sul pancione.. ad accarezzarsi. Quanto era
bella..
<< Edward cos’hai? Non ti senti bene? Vuoi che
chiami tuo padre?>>
la vidi scattare all’in piedi e subito posai le mani sulle
sue spalle e la feci
risedere. Scossi la testa. Respira Edward. respira. Che fine ha
fatto il tuo “coraggio”? E’ solo.. Bella..
<< Sto bene amore mio. Non agitarti. Devo solo..
parlarti>> la vidi
annuire e accarezzarsi la pancia. Mi allontanai da lei e mi avvicinai
alla mia
giacca che avevo appeso alla sedia poche ore prima quando ero tornato a
casa.
Frugai nella tasca destra e dopo aver oltrepassato il cellulare, trovai
la
cofanetto. Lo strinsi in un pugno e sperando che non mi vedesse lo
posai nella
mia tasca posteriore dei pantaloni della tuta. Ritornai di fronte a lei
e
sembrava che mille punti interrogativi vorticassero attorno al suo
viso. Le
accarezzai la guancia e poi lasciai andare la mia mano penzolante lungo
i
fianchi. Respira. Respira. Ricordi cosa devi dire?
No! Bene..
<< Ti ho detto di doverti parlare. E’ una cosa
importante per me.. e
spero che lo sia anche per te. Ci ho pensato parecchio.. non
perché non fossi
sicuro.. ma perché immaginavo ogni tua possibile reazione.
Potresti scappare,
ridermi in faccia, urlare o lasciarmi.. ma ci devo almeno provare
indipendentemente dalla tua reazione>> la vidi
accigliarsi mentre dicevo
queste parole. Non penso che ci stesse capendo nulla. <<
Ricordati però..
non lo faccio come rimedio, soluzione o chissà cosa. Lo
faccio perché lo
desidero e solo così sento che i pezzi dell’intero
puzzle possano essere al
proprio posto>> lentamente posai le mie mani sulle sue
gambe e mi
inginocchiai di fronte ad una Bella a dir poco sbalordita. Ero convinto
che se
non fosse stata già seduta sul letto, non sarebbe riuscita a
reggersi all’in
piedi. Dopo essermi messo in ginocchio, portai la mia mano nella tasca
ed
estrassi il cofanetto di velluto blu.. come le rose che a lei tanto
piacevano..
e lo posai sul palmo aperto della sua mano. Lo aprii e le mostrai
l’anello. Era
semplice come lei.
<< Isabella Marie Swan sei disposta a sopportarmi per il
resto della tua
vita diventando mia moglie?>> le chiesi facendo un giro
di parole. La
vidi strabuzzare gli occhi e passare il suo sguardo
dall’anello al mio viso.
Non rispondeva. Vedevo le sue labbra aprirsi e chiudersi. Sembrava che
volesse
dire qualcosa ma non ci riusciva. Mille pensieri iniziarono a
vorticarmi nella mia
mente. La sua possibile risposta.
Si. No. Si. No.
Prima che potessi concludere un pensiero.. un immagine della sua
reazione..
sentii un sussurro provenire dalle sue labbra. Un debole ma nello
stesso
momento forte sussurro.
<< Sì>> mi si bloccò
il respiro. Mi si bloccò il battito del cuore.
Forse stavo andando in arresto cardiaco. Sentivo il mio cuore assente
per poi
iniziare a martellare nel mio petto come se volesse uscire.
<< C...cosa?>> forse mi ero inventato
tutto. Forse stavo solo
sognando o immaginando. Forse la mia mente malata mi stava giocando un
brutto
scherzo. Eppure..
<< Sì. Voglio sposarti>> rispose
decisa e vidi due lacrime scendere
dai suoi occhi lucidi lungo le sue guance rosse. Sentii un muto
singhiozzo
nascere nel mio petto. Presi l’anello d’oro bianco
con una pietra incastonata
sopra dalla custodia con la mano destra, mentre con la sinistra presi
la mano
di Bella. Lentamente, gustandomi quel momento e tutta quella gioia,
feci
scivolare l’anello sul suo anulare. Le guardai le dita ed era
perfetto. Le
baciai l’anello e un debole sussurro uscì dalle
mie labbra.
<< Ti amo>>Tutto era
perfetto. Mi alzai e nello stesso momento lo fece anche lei che si
buttò tra le
mie braccia.
<< Ti amo>> mi rispose. Tutto era perfetto.
La nostra bambina stava
per nascere e lei aveva accettato di sposarmi. Cosa avrei potuto
chiedere più
dalla vita? Nulla. era tutto perfetto.
Ora il puzzle della mia vita era completo. Finalmente era completo.
_____________________________________ Altre mie fic: