the climb

di _Giuls17_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


cap 1

 scritto per il contest "what if e se il succhiasangue fosse morto..?" settima classificata..

Capitolo 1

Il telefonò squillo, ma ero troppo presa dalla conversazione per rispondere,  Jake lo notò e rispose lui al posto mio, ascoltò in silenzio e chiuse la conversazione dopo poco, ma la sua faccia mi fece capire che non era tutto apposto, la telefonata l’aveva turbato, e parecchio anche.

-Chi era Jake?.-  chiesi in tono preoccupato.

-Era Edward…- lasciò in sospeso la frase, lo leggevo chiaro e tondo nel suo volto che non avrebbe voluto dirmelo e lo notai anche dal suo atteggiamento, era come se si fosse spento qualcosa in lui.

-Era lui?? E perché non me lo hai passato, Jake!.-  gli urlai contro –Dovevi passarmelo!.- continuai. 

Ero fuori di me, e me la stavo prendendo con lui, da un lato mi dispiaceva, non volevo trattare male Jake, ma dall’altro era proprio quello che si meritava.

-Non ha chiesto di te, per questo non te l’ho passato.-  disse abbassando lo sguardo e si allontanò dal telefono per andare alla finestra, e guardare la luna.

Rimasi un po’ scioccata dal suo atteggiamento, non poteva comportarsi in quel modo, ma pensandoci meglio, aveva incominciato reagire cosi, solo dopo che ebbi visto la macchina dei Cullen. 

Questa scoperta non mi lasciò del tutto sorpresa, sapevo che lui li odiavo, ma pensavo che per me sarebbe riuscito a sopportarli, cosa che non stava per niente facendo.

-Bella, Edward vuole andare da Volturi a uccidersi, crede che tu sia morta!.- mi disse Alice, portandomi via dai miei pensieri su Jacob.

-Ne sei sicura?.- le chiesi guardandola in faccia.

-Sicurissima Bella.- mi disse con la sua adorabile voce dolce.

-Va bene, Alice, questo vuol dire una sola cosa.- cominciai –Dobbiamo andare in Italia, a salvare Ed.- non ero sicura che rivederlo sarebbe stato bello, ma almeno questo glielo dovevo, non poteva morire per il senso di colpa, questo non glielo avrei mai permesso, anche se fra noi era finita.

-Bella no, non farlo.- Jake si avvicinò a me, e mi prese il braccio –Non andartene.- mi disse con degli occhi nuovi, voleva veramente che io restassi??

-Jake.- dissi piano, guardai la presa stretta della sua mano intorno al mio braccio, significava qualcosa, era un indizio che lui mi stava lanciando, ma che in quel momento non potei cogliere, più che altro era il momento sbagliato per me e lui.

-Jake, devo farlo.- dissi allontanando la sua mano dal mio braccio –Gli devo almeno questo.- lo guardai, sperai veramente, con tutta me stessa che lui avesse capito, ma mi sbagliai, ancora una volta.

-Non lo capisco.- mi disse in tono scontroso.

Non seppi  cosa rispondere e lascia cadere l’argomento, ogni minuto che passava, era un minuto in più che mi avrebbe separato da Edward, e dalla speranza di salvarlo. 

Allora decisi di muovermi, lasciai Alice e Jacob in cucina, so che non avrei dovuto farlo, loro erono come cane e gatto, ma non potevo sempre pensare agli altri, dovevo pensare a come arrivare in Italia.

-Tranquilla Bella ci penso io al viaggio, tu preparati, sennò arriveremo tardi.- mi disse Alice.

La guardai e le sorrisi, corsi in camera mia e preparai la borsa con l’essenziale per il viaggio, presi poche cose, non sarebbe durato tanto il soggiorno, il tempo di salvare Ed e di tornare a Forks e alla vita di tutti i giorni.

Chissà se al mio ritorno Jake sarebbe stato ancora mio amico, mi fermai un attimo a riflettere, ma allontanai la mia testa da quel pensiero, non potevo pensarci ora. 

Quando tornerò raccoglierò i frutti di quello che ho seminato, mi dissi.

Presi la borsa e mi catapultai fuori da casa mia, ma prima scrissi un messaggio a Charlie e lo lascia in cucina, sapevo che manco lui si meritava questo, ma il mio obbiettivo era molto importante, non potevo abbandonare Ed nel momento del bisogno.

Arrivai per strada e vidi che Alice stava discutendo animatamente con Jake, di sicuro stavano parlando del viaggio, guardai lui, e notai che gli si leggeva chiaro in faccia che soffriva. 

E il suo dolore era anche il mio dolore, perché ero legata a lui, in un modo che manco potevo spiegare, e se soffriva lui, soffrivo anch’io.

Arrivai alla macchina, salì, non dissi niente a nessuno, se avessi parlato avrei combinato solo danno, e non era il caso, aspettai Alice che salì dopo un paio di minuti, sistemò le sue cose nella macchina e si preparò per partire, ma dal finestrino apparve Jacob, che si mise a guardarci entrambe, senza dire niente. E mi mise un po’ in suggestione il suo silenzio.

Decisi di guardarlo di conseguenza, nella gara degli sguardi ero molto brava, avrei resistito fino all’ultimo, ma lui si arresa dopo poco e mi disse –Bella ragione, non puoi andare in Italia, cosi da un momento all’altro, stai qua, con me.-

-Jake, non posso te l’ho già detto, questo è il mio obiettivo ora, devo farlo, non solo per me, ma anche per Alice, per tutti i Cullen, questo glielo devo.- dissi guardandolo seriamente, non volevo che rispondesse, non volevo ferirlo ancora di più. 

Il suo sguardo mi mostrava stupore, meraviglia per le mie parole, non riuscendo a sopportare il tutto, feci un cenno ad Alice e lei partì di corsa.

Cercai di farmi forza e di non guardare dietro, per vedere tutto quello che avevo lasciato, tutto quello che mi ero creata durante la sua assenza. Mi feci forza e guardai dritto, davanti a me, guardai la mia nuova strada. Lontana da tutto quello che avevo.

Arrivammo all’aeroporto dopo un ora e mezza di macchina, salimmo quasi subito sull’aereo e appena mi sedetti a bordo, capì che non c’era più tempo, guardai fuori dal finestrino con la consapevolezza che avevo perso troppo tempo e che Edward non ne aveva più cosi tanto. 

Il volo partì dopo poco e il viaggio fu lungo e non riuscì a rilassarmi neanche per un attimo, ero troppo tesa per l’avvenire.

Appena l’aereo atterrò io ed Alice uscimmo subito di li e andammo a prendere una macchina, speravo che prendesse una macchina qualunque per passare inosservati ma mi sbagliai, prese o meglio rubò una porche gialla.

-Alice!.- gli dissi con un tono di rimprovero.

-Non pensavo che fossi contraria in questo caso, pensavo potessi fare un eccezione.- mi guardò e salì in macchina, io la segui dopo un attimo.

-Non sono contraria, ma neanche favorevole.- dissi allacciando la cintura.

-Tranquilla.- disse, poi partimmo per Volterra, -Allora Bella devi raggiungere il Palazzo comunale è la che si svolgerà la celebrazione della liberazione dei vampiri da Volterra, e là che Edward si mostrerà per quello che è, cosi i Volturi saranno costretti ad ucciderlo.-

-Va bene, ho capito.- dissi.

In poco tempo arrivammo a Volterra ma fummo bloccate perché la macchina non poté passare a causa della festa, allora scesi e cominciai a correre il più velocemente possibile, c’era troppa gente e non conoscevo il posto ed ebbi la sensazione di essermi persa.

Mi guardai in giro, mi sentì come un lupo fuori dalla sua tana, sperduto e pieno di paura. 

Ma mi feci forza e ripresi a correre, seguì la mandria di persone che si dirigevano tutte verso la stessa meta e  un po’ titubante arrivai alla Piazza Grande. Mi guardai intorno e non trovai tracce di Edward da nessuna parte, che avessi sbagliato?? Non era possibile, doveva per forza essere lì, era quello il luogo principale in cui si svolgeva la festa.

Feci un giro della piazza e proprio davanti l’entrata del Palazzo Comunale scorsi una persona, abbastanza familiare, ma che la mia mente anche se controvoglia aveva incominciato a dimenticare, era Edward. E stava per fare il più grande errore della sua vita. 

Lo vidi mentre si levava la maglietta e si avvicinava alle scale, illuminate dai raggi solari, sapevo cosa stava per fare, e dovevo impedirglielo a tutti i costi.

Corsi verso di lui, niente mi avrebbe impedito di salvarlo, nessuno, ma quando si vuole veramente una cosa, non sempre il destino è favorevole a dartela. –Dove crede di andare?.- mi fermò un agente della polizia.

Lo guardai con gli e la bocca spalancati, non ci potevo credere, il tempo era proprio contro di me. –Mi lasci andare.- dissi cercando di liberarmi e dando un occhiata a Edward che era sempre più vicino alla luce. –La prego.- dissi supplicandolo.

-Mi dispiace non posso lasciarla passare.- mi disse. Cercai di liberarmi, ma mi teneva stretto il braccio, guardai il Palazzo e vidi la sua fine. Edward si era esposto al sole. Tutti lo guardarono. Io lo guardai e cominciai a urlare. Un grido disperato. Di tristezza. Di paura. Che ne sarebbe stato ora di lui?? La risposta era una sola: la morte.

Vidi due persone uscire dal Palazzo, erono incappucciate. Lo presero per i gomiti e lo trascinarono dentro e il portone si chiuse pesantemente dietro di loro. Avevo finito di urlare, mi girai verso il poliziotto e vidi che guardava la scena attonito e sbalordito. Allora mi tolsi dalla sua presa e corsi verso il palazzo, non si era accorto che non c’ero più.

Arrivai al portone e cominciai a bussare, fortissimo, ferendomi le mani, urlai di aprirlo, urlai per la disperazione. –Edward sono viva torna qua, torna da me.- dissi iniziando a piangere. Ma l’unica risposta che ebbi fu un urlo disperato. Un urlo che ero sicura provenisse da Edward. Mi staccai dalla porta e la guardai senza parole, senza che mi uscisse nemmeno un sospiro. Ero ferma, immobile.

Poi senti dei passi. Venivano verso di me. Il cuore perse un battito, speravo fosse lui, speravo che di essermi immaginata tutto. Si fece largo una speranza. Ma fu spezzata subito. Uscì una ragazza, piccola, bionda, ma con dei grandi occhi rossi. La guardai. Lei guardò me e mi disse –Inutile che ti disperi per lui, è inutile che ci speri ancora, ha infranto le regole, ed ha pagato il prezzo delle sue azioni. Edward Cullen è morto.- mi guardò per un ultima volta e rientrò.

Mi chiuse il portone in faccia. Un soffio di vento mi spostò i capelli, che mi finirò davanti agli occhi, e all’improvviso  divennero umidi, iniziai a piangere. E sembrava che non avessi intenzione di smettere.

 

 

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


cap 2

Capitolo 2

Mi girai per vedere la folla, sembrava che avessero ripreso le cose da dove le avevano lasciate, si erono già scordati di Edward, poi fra fa folla notai un ragazza con un sciarpa sulla testa, era Alice e mi stava guardando. 

Anche lei piangeva. 

Quando vidi le sue lacrime mi voltai di scatto, non potevo vederla in quello stato, mi allontanai dal palazzo e mi persi tra la folla. Girai senza una meta.

Non avevo più niente. 

Avevo distrutto la mia vita andandomene da casa, avevo distrutto il mio rapporto con Jake scegliendo Edward e avevo distrutto anche la speranza di salvarlo, di poterlo stringere forte a me. 

Non avevo più niente nelle mani, solo il vuoto, il vuoto più totale, mi faceva paura, la mia vita sembrava un abisso nero senza fine.

Non avevo più un motivo per tornare indietro, non c’era più nessuno ad aspettarmi, squillò il mio cellulare e notai che era Alice che mi stava chiamando, ma la mia forza di volontà venne meno, pensare a lei era come pensare a lui, e non avendolo salvato non avevo niente da dirle, così lo lascia squillare, all’infinito.

Passai la notte a Volterra, in un motel, me ne sarei andata il giorno dopo mi dissi, ma non per tornare a Forks, ma per visitare l’Italia, ma qualcosa mi impedì di partire. 

E non erono i soldi, era il mio cuore, non voleva lasciare questo posto, forse perché una parte di lui era morto proprio là, anche se con Edward era finita da tempo.

 

E cosi passarono i giorni e non mi mossi da Volterra…E dopo quasi una settimana mi resi conto che sembravo un’altra.

Mi specchiai attraverso la vetrina di un negozio di vestiti e notai la mia faccia, consumata dalla fame e dal dolore, il mio corpo ancora più magro del solito, la mia carnagione era ancora più bianca, e i miei capelli sembravano evidenziare ancora di più il tutto.

Ma perché mi ero ridotta cosi?? Mi chiesi osservandomi bene allo specchio. 

I miei occhi non mostravano segni di vita, guardavano lo specchio che mi rifletteva senza mostrare un minimo di calore. 

Perché di vita in me non ce n’era più cosi tanta, mi era scivolato via tutto, la mia vita se n’era andata da me e io manco me ne ero accorta. Guardando meglio nella vetrina del negozio individuai un volto, che non mi era del tutto nuovo, e mi stava fissando con occhi che non seppi descrivere in quel momento, forse erono di disgusto e di sorpresa. 

Decisi di girarmi e sorpresa di essermi quasi scordata del suo volto, mi ritrovai a pochi passi dal lupo.

E mi uscì quasi un urlo per lo spavento, si era avvicinato ancora di più e non lo avevo manco visto. 

Mi guardava spostando la testa un po’ a sinistra e un po’ a destra, ma i suoi occhi non si staccarono mai dai miei. 

Io lo guardavo in tutta la sua grandezza, era cresciuto ancora. Era sempre più muscoloso e più alto di me, sembrava un ventenne ormai. 

Guardai anche io i suoi occhi e rimanemmo in quel modo per un istante che mi parve infinito.

Poi la mia forza mi abbandonò, non ero più abituata a stare all’impiedi per troppo tempo, e le mi gambe cedettero, ma non mi ritrovai a terra, come ogni tanto mi succedeva, mi ritrovai fra le sue braccia, che mi strinsero forte e mi dettero la sensazione di non volermi lasciare mai. 

-Cosa ci fai qui?.- chiesi esitante.

-Sono qua per te, Bella.- mi rispose guardandomi negli occhi.

-Sto sognando, tu non puoi essere qua, Jake.- dissi piano.

-Credici Bella, sono veramente qua.- e senza che me lo aspettassi mi strinse forte a se, in un abbraccio che avevo quasi dimenticato. 

Dopo che smise di abbracciarmi mi portò ad un bar e prendemmo qualcosa da bere e là mi raccontò tutto.

-Come hai fatto a sapere che io ero ancora qua?.- chiesi bevendo la cioccolata calda.

-Intuito, sai non sentendoti ritornare e ascoltando i discorsi di mio padri con Charlie, capì che non eri tornata, e che molto probabilmente eri ancora qua.-

Lo guardai meravigliata non ci potevo credere che solo per intuito lui era venuto proprio a Volterra e non in qualche altra città italiana, Jake era pieno di sorprese.

-Cosi feci i bagagli e dissi a entrambi che andavo a cercarti, presi il primo volo e bhe, eccomi qua.- disse sorridendo.

-Uao.- dissi sorpresa –Grazie di essere qua Jake.- dissi mostrando un piccolo sorriso.

-Bella vuoi tornare a casa con me?.- mi chiese porgendomi una mano.

Non risposi subito, stavo ancora cercando di capire il senso di quella mano, ma lentamente la presi e dissi –Va bene, ma prima ho bisogno di andare in un hotel decente a ricompormi.- dissi ridendo.

-Nessun problema.- mi rispose ridendo anche lui.

Andammo all’hotel più vicino e mi detti una bella ripulita, ma adesso vi era un altro problema, non sapevo cosa mettere per tornare, i miei vestiti erono sporchi e i cambi anche, ero nei guai. –Jake, ho un problema.- dissi da dietro la porta del bagno, lui era fuori che mi aspettava –Speriamo che ha sentito.- dissi.

-Ho capito che problema hai, Bella e io te lo posso risolvere.- disse.

-Eccome?.- chiesi sbalordita.

-Apri un poco la porta del bagno.- rimasi un po’ a bocca aperta per la proposta, ma poi mi convinsi ed aprì di poco e mi passò un borsone.

-Sono alcuni dei tuoi vestiti, li ho presi prima di uscire.- disse.

-Jake, sei fantastico!!.- dissi, li presi e mi cambiai subito e istintivamente mi sentì meglio, più Bella. Uscii dalla porte del bagno e lo abbracciai, mi stava salvando la vita, mi stava risollevando dal buio di cui mi ero circondata, era il mio salvatore.

Lui era leggermente arrossito, lo notai, ma un attimo dopo era il solito Jake, -Bella ora andiamo, abbiamo  un aereo da prendere.-

-Sono pronta Jake.- istintivamente mi aggrappai al suo braccio, sapevo che tornata a Forks la mia vita avrebbe ripreso a scorrere normalmente, ma stavolta avrei incluso Jake, lui ne avrebbe dovuto fare parte, necessariamente.

Arrivammo all’aereo porto dopo poco e salimmo sull’aereo, aveva programmato tutto nei minimi dettagli, era stato perfetto, ma una domanda mi era appena nata e pretendeva una risposta di Jake, per essere messa a tacere.

-Jake, perché mi hai perdonato?.-

-Bella, non è facile.- disse guardandomi.

-Prova a spiegarmelo.- dissi.

-Devo ammettere di non averlo fatto subito, quando te ne sei andata, provavo un odio profondo nei tuoi confronti, mi avevi abbandonato per lui, non riuscivo a crederci, ma dopo un paio di giorni cominciai a capire che la mia vita senza te non aveva più senso.- mi guardò.

-Avevo bisogno di te nella mia vita, sennò non lo sarebbe più stata, cosi ho deciso di partire, perché ho davvero bisogno di te, Bels.- mi prese la mano e me la strinse, capivo perfettamente come si sentiva, perché io mi sentivo allo stesso modo, ma non glielo riuscì a dire a parole e cosi mi appoggiai a lui, e mi strinse in un caldo abbraccio.

Il viaggio di ritorno fu rilassante e piacevole, stare tra le braccia di Jake era una bellissima sensazione, ed  essere alle volte coccolata da lui era anche meglio. 

Mi chiesi se fra noi non c’era qualcosa di più dell’amicizia e in quel momento mi risposi di no, eravamo solo semplici amici.

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


cap 3

 

Capitolo 3

Sbarcammo all’aeroporto di Port Angels che era sera inoltrata, da là prendemmo una macchina e Jake guidò verso casa. Quando capì che ormai eravamo davvero vicini a casa esclamai –Jake, ho paura.-

-E di cosa?.- mi chiese sorpreso.

-Che quando metterò piede a casa mio padre non mi vorrà più, che mi butterà fuori di casa dicendomi che mi odia.- dissi in piena agitazione.

-Bella tuo padre non ti potrebbe mai odiare, è solo preoccupato per te, e lo dovresti anche capire, sei sparita nel nulla, dovete solo parlare.- mi disse calmo.

Riflettei un attimo sulle sue parole, aveva pienamente ragione, dovevo solo parlare con Charlie, spiegare i motivi che mi avevano spinta a partire e tutto si sarebbe risolto mi dissi, accennai a  un sorriso, che però scomparve dopo poco, perché non avrei potuto dire a Charlie il vero motivo del mio viaggio, perché lui non sapeva chi erono davvero i Cullen e io non potevo tradirli in quel modo.

-Non sarà semplice.- dissi alla fine. Jake parcheggiò davanti casa, spense il motore e mi guardò un attimo, e mi disse –Sei pronta?.-

-No, facciamo un giro e torniamo fra un po’.- dissi cercando di girare le chiavi per riaccendere il motore, ma lui mi bloccò e mi prese la mano e mi fece avvicinare a lui.

-Bella, non scappare di nuovo, devi affrontare i tuoi problemi, perché sai non si risolveranno da soli.-

-Da quando sei diventato cosi saggio?.- dissi scioccata dal nuovo Jake.

-Da quando ti ho quasi perso.- mi disse abbassando gli occhi e guardando le nostre mani che ancora erono unite.

-Mi dispiace veramente.- dissi mi avvicinai e gli diedi un bacio in guancia, dopo scesi e andai ad affrontare la belva che stava a casa mia. 

E posso dire di avere azzeccato l’aggettivo giusto per Charlie, in quel momento.

La discussione fu lunga e dolorosa, Charlie aveva perfettamente ragione ad avercela con me, l’avevo abbandonato, l’avevo lasciato solo con un biglietto e la cosa era imperdonabile, infatti non sarei potuta uscire per chissà quanto tempo, ma era giusto, mi dissi.

Salì in camera e mi chiusi là.

Dopo che mi chiusi la porta alle spalle, mi scapparono qualche lacrima per come mi ero comportata, per tutto quello che avevo fatto passare a Charlie, a Jake, a tutti coloro che amavo.

Non mi meritavo il perdono di Jake, lo avevo fatto soffrire più di tutti gli altri, eppure non so come lui era ancora al mio fianco, mi scappò un sorriso dopo quel pensiero e capì che Jacob ci sarebbe sempre stato per me, in qualsiasi momento.

Mi lasciai scivolare a terra e le lacrime man mano smisero di scendere, le asciugai con il dorso della mia mano e poi chiusi gli occhi, e cercai di godermi quel piccolo momento pi pace, che mi era stato concesso. Stavo quasi per crollare addormentata, la stanchezza si stava facendo sentire dopo tanto tempo, ma fu interrotta dal suono di un messaggio del mio cellulare. 

Riaprì gli occhi di scatto e mi alzai subito, andai a prenderlo e guardai il nome del mittente, era Alice.

Dopo aver letto il nome sul cellulare, quest’ultimo mi cadde dalla mano e arrivò a terra, con un suono smorzato a causa del tappeto, le mie mani iniziarono a tremare, e i miei occhi non si staccarono dallo schermo del cellulare che mostrava ancora il suo nome, e lo continuai a fissare anche dopo che lo schermo si spense. 

Avevo paura di leggere quel messaggio, e di scoprire quello che aveva da dirmi.

Lo guardai ancora per un attimo e poi mi feci forza e lo presi tra le mani, sbloccai la tastiera e rimasi un attimo in attesa, dopo cliccai sul tasto “apri” e si aprì un messaggio di tre pagine. E lo lessi velocissimamente e diceva:

“Bella, so che non ti aspettavi di certo un mio messaggio e io non mi aspettavo uno tuo, ecco perché ti sorprenderò e sarò proprio io a scriverti, vorrei parlarti, vorrei parlare con te almeno un’altra volta, per parlare come ai vecchi tempi, ma vorrei parlare anche di quel giorno, anche se già so cosa è successo, ti prego fammi sapere, a presto, tua Alice”

Senza pensarci due volte risposi al messaggio di Alice, avevo anche io voglia di sentirla, volevo sapere che fine avevano fatto tutti, e questo era l’unico modo, gli dissi che l’avrei chiamata io, il prima possibile e gli scrissi anche di non rispondere, era meglio cosi, non volevo che Jake o qualcun altro scoprisse il mio segreto. 

Almeno non ora.

Chiusi il cellulare con mani tremanti e lo posai sul mio comodino, ed emisi un sospiro di sollievo, mi sentivo meglio. Cosi chiusi gli occhi e mi rilassai. 

Ma neanche il mio secondo tentativo di rilassarmi funzionò, perché dopo poco arrivo Jake. Il mio cuore era felice di vederlo, avevo bisogno di vederlo, e appena entrò in camera mia mi resi conto che lui non mi aveva mai fatto quell’effetto e questa sensazione mi mise addosso una gran paura.

Ma non capivo che tipo di paura potesse essere.

-Bella tutto bene?.- mi chiese appena arrivò.

-Si va meglio, Jake, ma non poi cosi tanto, mio padre ha ragione, sono stata stupida.- dissi abbassando lo sguardo.

-Forse avrà ragione, ma non è questo l’importante ora, l’importante è che tu ti riprenda.-

-Non so quando ci riuscirò.- dissi sdraiandomi sul letto e mettendo le mani sulla faccia.

-Tu puoi farcela, e ricorda che ci sarò io con te, con me pensi di riuscire a farcela?.- disse sdraiandosi accanto a me, e guardandomi.

Tolsi le mani dalla faccia e lo guardai fisso negli occhi –Si, penso di si, ma mi dovrai stare sempre accanto.- dissi.

-Non me ne andrò mai, stai tranquilla.- mi prese le mano e me la strinse.

Io la strinsi di conseguenza e mi accucciai su di lui, era una bellissima sensazione, stara accanto a lui, sentire il suo calore, sentire la sua pelle sulla mia, e i suoi occhi, ogni singola parte di lui mi faceva stare bene e io avevo bisogno di stare bene e di conseguenza avevo bisogno di lui, si lui era la mia droga e ne avrei avuto sempre bisogno. 

E cosi capì qual’era la mia paura, era quella di potermi sentire bene con qualcun altro, qualcuno diverso da Edward.

Mi resi conto che per superare la mia paura avrei dovuto scalare una salita ardua che mi avrebbe portata alla vetta della montagna. E la vetta era proprio il mio futuro, probabilmente il mio futuro con Jake.

-Un giorno.- disse facendo una pausa –Mi darai cosa è successo a Volterra?.-

Il mio cuore perse un battito, lo voleva veramente sapere?? Perché? 

La sua domanda mi aveva stravolta, ero senza fiato, mi alzai e andai alla finestra, uscì la faccia e respirai affondo l’aria notturna di Forks. Era limpida, pulita, ma mi sentì lo stesso soffocare, -Perché lo vuoi sapere?.- chiesi in malo modo.

-Semplicemente perché non me lo hai mai raccontato.- disse lui alzandosi e mettendosi a sedere.

-Ed è meglio cosi.- dissi io in preda alla rabbia.

-No Bella dovrai anche sfogarti prima o poi, e io sarò qua.- disse avvicinandosi.

-Si va bene, ma non ne vorrò mai parlare.- dissi guardandolo seriamente, sperai con tutta me stessa che capisse che non ne avrei mai voluto parlare, e soprattutto con lui. 

Non mi rispose mi guardò ancora un poco e poi si sdraiò di nuovo a letto ma stavolta fu lui a mettersi le mani sugli occhi, con fare disperato.

La mia notte passò cosi, veloce come il battito d’ali di una farfalla. 

L’indomani quando vidi mio padre notai che era ancora incavolato e questo mi proibì di rivolgergli la parola, lui aveva ragione fino in fondo, lo avevo abbandonato, tradito, ma l’obiettivo che dovevo raggiungere era troppo alto, troppo importante per fallire, prima ancora di averci provato, ma questo Charlie ancora non l’aveva capito, ed era un peccato.

Approfittando dell’assenza di Jake, e di mio padre che era andato a lavorare mi chiusi in camera mia, e riaccesi il telefono, cercai nella Rubrica il numero di Alice e premetti il tasto verde, la chiamata fu inoltrata al destinatario e aspettai.

Uno squillo…Due…Tre…Quattro…Cinque…stavo per chiudere ma finalmente lei rispose.

-Bella, Bella sei tu?.- mi chiesi in piena frenesia.

-Si, Alice sono proprio io.- ricambiai con lo stesso tono di voce.

-Oh Bella da quanto tempo, come stai?.- la sua voce era la stessa di sempre, dolce e piena di sentimento.

-Alice, non sto malissimo, ma neanche benissimo e tu? Tu come stai? Dove sei?.- chiesi esitante.

-Bella, sto bene, per quanto bene uno può stare in questa situazione, sono lontana da Forks..- disse abbassando il tono di voce.

-Perché?.- chiesi.

-Bella, ora non ne vorrei parlare, vorrei parlare di te invece.-

La mia mente non voleva abbandonare il discorso, ma il mio buon senso diceva che lei aveva ragione, dovevamo parlare di altro, quello non era il momento giusto per parlare di certe cose. Cosi io e lei, parlammo per quasi un’ora, era come ai vecchi tempi, come se loro fossero ancora qua. 

Ma non era cosi, e dovevo smetterla di illudermi che loro sarebbero tornati, e che la mia vita avrebbe ripreso il suo corso naturale.

Perché niente di tutto questo poteva accadere, loro non c’erano più e io avrei dovuto continuare la mia vita senza loro accanto, salutai Alice con la promessa che l’avrei richiamata, il prima possibile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


cap4

Capitolo 4

Nel tardo pomeriggio venne Jake, e anche il giorno dopo, e per due giorni, non potetti chiamare Alice. Anche se ero felice di passare cosi tanto tempo con lui, avevo un bisogno straziante di parlare con lei e questo forse mi rese fredda nei suoi confronti, molte volte.

In quei due giorni, io e Jake, non ci allontanammo l’uno dall’altro, anche perchè Charlie mi aveva dato il permesso di vedere solo lui, durante la mia punizione, e per i miei gusti andava benissimo. 

Quel continuo contatto con lui mi avrebbe fatto bene per riuscire a superare la mia paura, perché solo con lui accanto avrei potuta superarla.

Il tempo accanto a lui passava velocemente, e anche troppo, e tutte le volte che lui era con me il mio cuore esultava di felicità e mi capitava di pensare che forse, potesse capitare anche a lui, e in quei momenti credevo di aver superato la mia paura, ma invece il suo atteggiamento era quello di una persona con un cuore freddo come il ghiaccio e mi faceva stare male.

E cosi ricadevo nell’abisso della mia stessa paura e in quei casi la salita si era fatta troppo ripida per poterla affrontare, e mi ritrovavo costretta a trovare un altro modo per salire.

 

Quando salutai Jake quel giorno corsi in camera mia a chiamare Alice, avevo bisogno di confidarmi con un’amica e lei era l’unica amica che mi era rimasta e quella sera gli parlai di me e Jake. Gli raccontai tutto partendo da quel giorno a Volterra, gli raccontai di Edward. 


Era la prima volta che ne parlavo con qualcuno, e questo mi fece sentire libera, libera da quel senso di oppressione che mi aveva provocato la sua morte, da quel senso di debolezza che si era radicato in me e gli raccontai della paura d’amare.

Gli spiegai come mi aveva salvato Jake, cercai di fargli capire o meglio sentire, il rapporto che si era creato fra noi, il fabbisogno di averlo sempre accanto, perché sennò sarei morta, e mentre parlavo di lui, delle lacrime mi fecero compagnia, lacrime nate dal dolore del comportamento di Jake e che Alice capì subito, e lei per tutta risposta mi disse che c’era speranza per me e lui, ma che tutto dipendeva da me, e dalla mia paura. Perché se l’avessi superata sarei potuta andare avanti con la mia vita.

Purtroppo la nostra conversazione si interruppe là perché lei fu costretta a chiudere e mi resi conto che non sapevo ancora dov’era e perché era stata costretta a chiudere la telefonata e mi dissi che lo avrei scoperto e che prima o poi avrei detto di Alice a Jake, non volevo più tenere questo segreto.

La sera a letto pensai a Jake e al motivo del suo cambiamento, si, perché Jake era cambiato, non era più il ragazzo ch mi aveva salvato da Volterra, il ragazzo che aveva detto di aver bisogno di me, ora era un altro, era semplicemente il lupo. 

E la sua assenza di sentimenti mi faceva stare male perché con la morte di Edward il mio cuore si era insinuato in quello di Jake, pensando che sarebbe stata la scelta giusta.

Ma non mi resi conto che nel momento in cuoi mi ero affidata totalmente a lui, il mio animo non era ancora pronto per affrontare le lotte che il mio cuore avrebbe preteso. 

Le lotte per la conquista del suo cuore, si perché il cuore di Jake aveva bisogno di essere conquistato dal mio, perché solo in quel modo sarebbero potuti dipendere gli uni dagli altri, ma non mi ero resa conto che il mio animo era ancora troppo debole.

Perché non ero riuscita ancora a raggiungere la vetta della mia montagna e molto probabilmente è proprio questa mia incapacità di raggiungerla, pensai, che Jake si stava allontanando da me. Perché ora che il mio cuore dipendeva da lui, lui si era come allontano, ed ora era quasi irraggiungibile.

Finalmente capì il motivo del suo cambiamento dopo tutta quella riflessione, ero io, io e il mio animo, perché se solo fossi stata davvero pronta lui sarebbe rimasto lo stesso di sempre. Cosa che invece non aveva fatto. 

Quella sera provai ad addormentarmi ma avevo troppi pensieri per la testa, cosi dopo un paio di ore richiamai Alice, ma stavolta ebbi una sorpresa mi rispose Jasper.

Fu una cosa del tutto inaspettata per me, e non potei parlare di Jake con lui, ma invece parlai di loro, mi raccontò che dopo la morte di Edward se n’erano andati di gran corsa, lasciando Forks dopo neanche un giorno, mi disse che inizialmente non sapevano dove sarebbe andati, ma di sicuro il più lontano possibile sia da Forks che da Volterra. 

E si ritrovarono in Alaska, nella loro vecchia città, e là avevano ripreso la loro vita, anche se con molta difficoltà.

Anche se eravamo al telefonò percepì il dolore di Jasper e di tutta la loro famiglia, un dolore che avevo condiviso anche io e in prima persona soprattutto, perché ero stata io la colpa della morte di Edward, questo non me lo sarei mai perdonato ma mi ero ripromessa di andare avanti, e cosi anche loro, ed entrambi in un modo o nell’altro lo stavamo facendo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


cap 5

E mi dispiace annuncciare che questo è l'ultimo capitolo della mia storia, grazie a chi l'ha seguita, grazie veramente e perc hi corrà leggere altro, può passare dalla mia pagina, kiss =)

Capitolo 5

Dopo una settimana  dall’inizio della mia punizione Jake litigò con me. Mi disse cose che non mi sarei mai aspettata, cose che io non avevo fatto.

-Bella che cosa pretendi? Pensi che possa essere sempre felice, in ogni momento?.- mi urlò.

-Jake, perché mi rispondi cosi? Ti ho solo chiesto perché eri triste.- dissi quasi piangendo.

-Perché è cosi Bella, da quando il succhiasangue è morto sei cambiata, ti avevo chiesto di far parte della mia vita, ma non l’hai fatto, sei rimasta nel tuo mondo. Scordandoti di me.- mi sputò in faccia una verità che in realtà non lo era.

-Penso che ti sbagli, penso di averti fatto capire che per me sei importante.- dissi non guardandolo negli occhi. Le sue parole mi stavano lacerando l’animo. Stavo precipitando, la montagna era ancora troppo ripida per salirla ed io avevo paura di precipitare.

-Non l’hai fatto ed è tutta colpa del vampiro.- mi disse, guardandomi con occhi di odio puro.

Il mio cuore soffrì ancora di più  per quelle parole e non ce la fece più a tenere nascosto la verità su Volterra –Lo pensi davvero, Jake? La verità è che Edward è morto per mano dei Volturi, ed io non sono arrivata in tempo a fermarlo, l’hanno preso e trascinato dentro e massacrato!!. Ed io non ho potuto fare niente per impedirlo.- dissi urlandogli addosso tutta la verità.

-E se tu fossi stato un minimo più gentile, avresti capito che mi avrebbe fatto male parlarne, ma non perché ero ancora innamorata di Edward, ma perché il non averlo salvato mi aveva distrutto.- dissi piangendo.

Mi guardò con aria sorpresa, lui non sapeva niente di quel girono tanto triste per me, mi ero limitata a dirgli solo una parte di quella giornata, che Edward Cullen era morto, ma i momenti più tristi ma soprattutto i più dolorosi, li avevo lasciati per me ed era stato meglio cosi. Ma forse avevo sbagliato.

E dopo che gli dissi la verità, smisi di precipitare e mi aggrappai forte al terreno, dovevo risalire.

-Io non sapevo…- disse abbassando il tono della voce.

-Già tu non sapevi, e proprio questo tuo non sapere doveva farti capire che non volevo ricordare, che preferivo dimenticare, ma tu no, hai dovuto rovinare tutto!!.- gli urlai.

Lui indietreggiò di qualche passo e poi scappò via, lontano da me.

Rimasi scioccata dalla sua mossa, caddi a terra senza forze e continuai a piangere, ma non per avergli detto di Edward, no, ma per non essere riuscita a tenere Jake accanto a me, per non avergli fatto capire che lo amavo. Mi fermai, smisi di piangere e capì che finalmente ero riuscita a definire quello che provavo per lui, era l’amore.

La mia forza aumentò, mi alzai  e vidi il percorso che avrei dovuto seguire.

Io lo amavo per questo soffrivo cosi tanto, ma perché allora non ero riuscita a dirglielo?? Pensai stravolta dalla mia scoperta, forse perché ero abituata con Edward, ma con lui è sempre stato tutto diverso, lui è diverso e il non averlo capito prima lo aveva fatto allontanare da me.

Il mio corpo si alzò, era stata una sua decisone perché il mio cervello era troppo preso a organizzare i prossimi eventi, entrai in casa di corsa e presi le chiavi della macchina, meno male che non c’era mio padre perché sennò sarebbe stato un altro dolore per lui vedermi scappare in quel modo, perché in realtà io lo stavo per fare di nuovo,  ma stavolta non me ne sarei andata via dalla città ma sarei finita solo ai suoi confini, a trovare il lupo che tanto amavo.

Corsi in macchina e l’accesi, partì in quinta al massimo della velocità e mi diressi verso la Riserva, andavo veloce ma avevo la sensazione che non fosse abbastanza, ad un certo punto ebbi lo stesso presentimento di quando mi trovavo sull’aereo, ed era quello di aver perso tempo, che per Jake e me non c’era abbastanza tempo, ma stavolta mi dissi, che ce l’avrei fatta a realizzare il mio obiettivo.

Arrivai alla riserva dopo poco tempo, lascia la macchina aperta e scesi di corsa per raggiungere la casa di Jacob, entrai al suo interno, ma dopo aver gridato il suo nome capì che lui non c’era, cosi uscì dalla casa e arrivai alla foresta, sentivo la sua presenza ma non lo riuscivo a vedere da nessuna parte,  cosi correndo mi ritrovai a pochi passi dal burrone che sporgeva sul mare, ma di lui non vi era nessuna traccia.

-Jake!.- urlai. Ma nessuno mi rispondeva.

-Ti prego vieni qua.- ancora il nulla.

-Devo dirti una cosa importante!!.- continuai ma….niente.

-Va bene.- dissi piano –Jake, o vieni qua o mi butto.- stavolta sentì un piccolo rumore.

-Non vieni, bene allora lo farò.- dissi, mi avvicinai ancora di più al burrone e stavolta il rumore fu più forte.

-Allora.- conclusi –Addio Jake.- presi le distanze dal burrone e mi preparai al tuffo. Cosi corsi e saltai, verso il mare.

Sapevo che era la cosa giusta da fare, ed il motivo era semplice, ero vicina alla fine della salita.

 E dopo che ebbi staccato i miei piedi da terra il tempo sembrò rallentare e io percepì la sua voce calda, che mi stava chiamando per nome. 

Era cosi calda e seducente, che mi venne ad accarezzare dolcemente la palle, ma la sensazione sparì subito, perché io stavo precipitando verso il mare.

-Bella no!.- lo vidi buttarsi ma io era più in basso di lui e non riuscì a prendermi al volo. E io potei solo sussurrare in modo quasi impercettibile quelle due parole che mi stavano portando alla morte –Ti amo…-

Non riuscì a comprendere se le mie parole gli fossero arrivate, perché dopo che le ebbi pronunciate il vuoto mi circondò, ed il motivo era uno solo, stavo affogando.

Dopo un tempo che mi parve infinitamente lungo, mi svegliai sulla spiaggia di La Push, esattamente fra le braccia di Jake, che mi tenevano al sicuro, in un abbraccio dolce ma al tempo stesso protettivo.

I miei occhi appena si aprirono trovarono subito quelli di Jake, che mi stavano fissando. I suoi occhi mi volevano dire qualcosa, ma ero troppo frastornata per capirlo e cosi decisi di parlare io, ma non con gli occhi, ma con la bocca -Jake…- iniziai.

-Bella.- si fermò a riflettere poi continuò –Tu sei pazza perché ti sei buttata?! Mi hai fatto prendere un colpo al cuore, non lo devi fare più, pensavo fossi morta!.- mi urlò.

-Io, morta? Ma no, era solo per attirare la tua attenzione.- dissi piano.

-E perché la dovevi attirare proprio in quel modo??.-

-Perché non avevi sentito che ti chiamavo, ti ho cercato dappertutto ma non ti ho trovato e pensavo che mettendomi in pericolo saresti venuto da me, ma non è andato tutto bene.- conclusi.

-L’ho notato, ma cosa mi dovevi dire di cosi importante, per mettere a repentaglio la tua stessa vita?.-

-Io…dovevo dirti, anzi devo dirti che ti amo Jacob!.- gli urlai.

Lui dal canto suo rimase sorpreso da quelle parole, come se stentasse a crederci, ma io le avevo dette veramente, e con tutto il cuore. –Pensavo di aver sentito male prima.- mi disse.

-No hai sentito benissimo!.- risposi –Mi dispiace di non averlo capito prima, ma tu non mi eri d’aiuto, eri sempre freddo con me!.- dissi quasi piangendo.

-Freddo con te? Beh l’ho fatto solo perché sapevo che tu non mi avresti mai amato.- mi rispose.

-E perché pensavi una cosa del genere?.-

-Perché pensavo che amassi ancora lui.-

-Io? No Jake, ho smesso di amarlo da tempo, io amo solo te.- dissi guardandolo e accarezzandogli la guancia.

Lui mi sorrise dopo tanto tempo sentì il suo cuore battere fortissimo nel suo petto e il mio cuore anche batteva, quanto il suo, ed io non mi ero mai resa conto di amarlo cosi tanto.

-Tu mi ami?.- chiesi con curiosità.

-Se ti amo, Bella? Io ti amo da quando ti ho conosciuto, senza pensarci due volte il mio cuore si è dedicato a te, e a nessun’altra, si ti amo.- mi sorrise, si avvicinò al mio viso.

Potevo sentire il suo respiro sul mio collo. Per la prima volta ero tranquilla, non dovevo temere di essere morsa da delle zanne, ma potevo essere baciata normalmente, come del resto avevo sempre sognato. Cosi la sua dolce bocca dal mio collo, salì fino ad arrivare alla mia bocca.

I suoi baci erono dolci e lui era attento a ogni suo singolo movimento, pensava che mi potessi rompere, ma quella sensazione scaturì qualcosa in me, qualcosa che non avevo mai provato, ed ora era solo per lui. Avevo voglia di lui, come di nessuno in tutta la mia vita, neanche di Edward. 

E cosi fui io a rompere quell’alone di castità e lo trasformai nella mia insaziabile voglia. Che venne accettata volentieri da Jake.

E in quell’istante di tempo io e Jake diventammo un’unica persona e il nostro amore si unì, e si fuse in un unico essere che mai si sarebbe separato.

Ed è cosi che io riuscì a superare la mia paura più grande, sono riuscita a salire sulla montagna ed ora riesco a guardare il panorama da lassù, riesco a godermi la felicità di amare e di essere amata. Perché solo rischiando il tutto per tutto ero riuscita a conquistarlo, perché solo dopo essere caduta non una, né due volte, ma molte altre ero riuscita a capire la strada giusta da prendere.

E quella strada mi aveva finalmente portato alla libertà della mia anima e quindi al suo cuore, perché solo dopo essermi liberata dal timore di amare ero riuscita a capire che lo amavo.

Ma so che ci sarà sempre un’altra montagna da scalare, ma ora ho capito che la salita è la parte più bella del viaggio. 

 

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