Lost Memories di DalamarF16 (/viewuser.php?uid=98962)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** This is your Vessel ***
Capitolo 2: *** He will be safe. I promise ***
Capitolo 3: *** First Contact ***
Capitolo 4: *** Who Are You? ***
Capitolo 1 *** This is your Vessel ***
PERSONAL SPACE:
Ciao a tutti!
Eccomi con una nuova fanfic, che come avete letto nella recensione è
uno spin off di Supernatural, ambientato agli inizi della quarta serie.
Non so ancora se compariranno i Winchester, ma sicuramente ci sarà
Castiel, pur non essendo il protagonista assoluto della fanfic
I protagonisti sono i Dalamar, Marika e Kevin di Loose Control, ma non
è necessario aver letto Loose control per poter comprendere questa, che
resta comunque una storia a parte.
Non mir esta che augurarvi buona lettura!
Baci
Dalamar_f16
LOST
MEMORIES
CAPITOLO
1 – THIS IS YOUR VESSEL
-Devi scendere sulla terra. Questo è il tuo tramite-
Dalamar si era messo sull’attenti e aveva annuito. Non gli piaceva un
granchè quell’uomo. Lui era un angelo molto giovane, aveva appena
qualche secolo di vita, e l’idea di infilarsi nel corpo di un
cinquantenne non gli andava troppo a genio –E non azzardarti a
disobbedire di nuovo!-
Si lasciò andare a un sospiro di esasperazione, ma il suo superiore
aveva ragione.
Ultimamente aveva tirato troppo la corda, e se non l’avevano ancora
ucciso era solo grazie al lui, che aveva sorvolato sulle sue
insubordinazioni.
-Sissignore- rispose girando sui tacchi e uscendo da quella stanza.
Spiegò le ali e in un istante era di fronte alla casa dove viveva
quell’uomo.
Qualcosa non andava.
Preoccupato si avvicinò all’abitazione, da dove provenivano suoni poco
rassicuranti.
Rumore di botte, e poi le grida di un ragazzino.
Entrò nella stanza, e quello che vide lo lasciò paralizzato per un
istante.
L’uomo che doveva essere il suo tramite era ubriaco fradicio e si stava
avventando con un bastone su un ragazzo, che urlava e piangeva
disperato.
Agì d’istinto, scatenando i suoi poteri sul padre, lo lanciò dall’altra
parte della stanza, mandandolo a picchiare contro il muro.
Si avvicinò poi al ragazzino, ancora cosciente ma completamente nel
panico. Dalamar ne avvertiva senza fatica il terrore. Gli accarezzò
delicatamente la fronte, poi sparì, quando sentì entrare qualcuno in
casa.
-Kevin!- la voce della sua amica Marika gli fece riacquistare lucidità.
Non sapeva cosa era successo, ma qualunque cosa fosse stata, non era
niente di normale. Marika non avrebbe mai avuto la forza di togliere
suo padre da lui in quel modo. E inoltre, gli sembrava di aver visto
qualcuno, o qualcosa, avvicinarsi a lui e fargli una carezza, prima di
scomparire all’arrivo della ragazza.
Aveva sognato?
Stava delirando per la paura?
Non lo sapeva.
A fatica si mise a sedere, abbracciando forte l’amica che era accorsa
come al solito, avendo sentito le sua urla. –stai bene, Kevin?- gli
chiese
-Sì, sì…sto bene…-
-Che è successo?-
Questo gli diede la prova che non era stata lei a toglierlo dai guai.
-Non lo so…- la guardò per un attimo, poi si riscosse. Al diavolo!
Marika era la sua migliore amica, l’unica che sapeva esattamente cosa
succedeva in casa sua. Decise di essere sincero con lei. –Mi stava
massacrando ma qualcuno…l’ha lanciato via da me. È sparito quando sei
arrivata-
-Non ho visto nessuno uscire da questa casa- obiettò lei perplessa
forse chiedendosi se la paura non l’avesse fatto delirare. –Ad ogni
modo, è una fortuna che tuo padre sia svenuto. Vieni, andiamo a casa
mia-
Casa di Marika. Il suo rifugio, la sua tana e, occasionalmente, il suo
ospedale, quando suo padre ci andava troppo pesante e lo riduceva in
uno stato pietoso. Sarebbe finita così anche questa volta, se non fosse
stato per quell’essere che lo aveva salvato.
Chiunque tu sia, grazie. Pensò mentre si alzava in piedi aiutato da
Marika, che lo portò come sempre tra le mura sicure della sua casa.
_____________
PERSONAL SPACE
Spero abbiate gradito, fatemelo sapere con una recensione, che costa
zero, ci mettete solo due minutini e serve a me per capire dove
migliorare, e mi rende felice ^__^
Grazie!
|
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Capitolo 2 *** He will be safe. I promise ***
PERSONAL
SPACE: Ciao!!!!
Scusate
se vi ho fatto aspettare tanto ma sono stata un po' occupata....
Ringrazio
tutti quelli che hanno letto e in particolare ALly95 che mi ha
lasciato una recensione. Grazie di cuore Ally sono contenta che i miei
personaggi ti piacciano! Spero che continuerai a seguire e recensire...
Vi
lascio al capitolo...
Un
bacione!
Dalamar_f16
CAPITOLO 2 – HE
WILL BE SAFE, I PROMISE
-Non se ne parla!- esclamò Dalamar rivolto al suo superiore.
Non erano al loro quartier generale. Castiel ci rimaneva sempre meno da
quando gli avevano affidato Dean Winchester.
-Cosa succede, Dalamar?- gli chiese paziente prevedendo grossi guai in
arrivo. Quel soldato era un vero campione di insubordinazione.
-Io quel figlio di puttana come tramite non lo prendo!-
Ci risiamo. Sospirò Castiel.
-Senti, lo so che vorresti un tramite più vicino alla tua età, ma
questo è quello che ti è stato assegnato, perciò vedi di obbedire una
volta tanto-
-No!- si ribellò il giovane, e come unica spiegazione lo prese per mano
e lo portò in volo fino alla casa della ragazzina. Gli mostrò il
ragazzo, che si stava facendo medicare dalla sua amica, che cercava
allo stesso tempo di tranquillizzarlo.
-Che cosa stai cercando di dirmi, Dalamar? Che vuoi lui come tramite?-
-No. Sto cercando di dirti che quello che dovrebbe essere il mio
tramite è colui che lo ha conciato così. E’ suo padre.-
Castiel fece un profondo respiro. Gli dispiaceva per quel ragazzino, ma
loro che potevano farci? Avevano problemi più seri. Portò via Dalamar
da quella casa, trascinandolo al quartier generale in paradiso, in
quello che poteva essere considerato il suo ufficio.
-Senti ragazzino, ora ascoltami bene. Non siamo angeli custodi, per
quello ci sono i cherubini. Ti ho ordinato di prendere quel tramite, e
sarà meglio che tu lo faccia prima che perda definitivamente la
pazienza con te-
Dalamar era frustrato. Aveva sperato che Castiel capisse e lo aiutasse,
magari permettendogli di prendere il ragazzo come tramite al posto del
padre, in fondo, la linea sanguigna era la stessa, ma invece si era
dimostrato irremovibile.
Il giovane angelo non sapeva cosa fare. Fosse dipeso da lui, avrebbe
mandato tutto al diavolo e avrebbe preso Kevin senza pensarci due volte
come tramite, ma purtroppo aveva altri ordini.
Tuttavia, non gli avevano ordinato di prenderlo all’istante quell’uomo,
e nemmeno Castiel gli aveva impedito in alcun modo di volteggiare
attorno alle due case.
Le cose ultimamente andavano sempre peggio, senza contare che Kevin
l’aveva visto un’altra volta dopo che lo aveva tolto dai guai.
Era rimasto un istante, poi era volato via, senza dirgli nulla.
Timoroso per il ragazzo, Dalamar girava intorno alla casa ogni volta
che Castiel non aveva bisogno di lui, il che, grazie ai Winchester,
succedeva sempre più spesso ultimamente. A sostituirlo a capo della
guarnigione c’era Uriel che però, per sua fortuna, non sapeva
esattamente quanti e chi erano i soldati, quindi Dalamar riusciva a
sgusciare via abbastanza agilmente.
Marika stava di nuovo medicando Kevin.
Questa volta il padre ci era andato molto più pesante del solito, e la
ragazzina aveva dovuto installare in casa propria un piccolo ospedale.
Il ragazzino era steso sulla schiena, a petto nudo, con un taglio
trasversale che partiva dalla spalla e finiva a fondo schiena. Strinse
i pugni per la rabbia che sentiva montare dentro di lui, e che tra poco
sarebbe sicuramente esplosa.
La ferita era molto infiammata, e Kevin soffriva per la febbre
alta, e respirava a fatica. La ragazzina non usciva di casa da tre
giorni per assisterlo, nonostante il ragazzo non dava cenni di
miglioramento, anzi, stava sempre peggio e lei cominciava a
scoraggiarsi.
Da quel che aveva capito in quelle settimane, era a casa da sola, il
padre via per lavoro.
Una vera fortuna.
Quel pomeriggio, mentre dormiva, Dalamar fece un salto nei sogni di
Marika. Non avrebbe dovuto e lo sapeva, ma non poteva resistere un
minuto di più; inoltre, aveva letto nei suoi pensieri un senso di
impotenza che presto sarebbe sfociato in una rinuncia. Non poteva
permetterlo.
-Ciao- le disse comparendo davanti a lei
-Chi sei?-
-Mi chiamo Dalamar e sono…un amico di Kevin-
-Un amico?- sospetto più che legittimo. Era una ragazzina sveglia.
-Sì…volevo solo dirti…di non smettere di prenderti cura di lui-
-Non migliora. Io non voglio arrendermi ma…-
-Non arrenderti, ti prego. Non farlo. Ti aiuterò io-
-E come?-
-Sono…un angelo custode- le sorrise mentre già stava per scomparire
–fidati di me…guarirà-
PERSONAL
SPACE:
Spero
davvero che vi sia piaciuto il capitolo, che ne dite di farmelo sapere
con una piccola recensione?
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Capitolo 3 *** First Contact ***
PERSONAL
SPACE: ciao a tutti!! rieccomi con il terzo capitolo!
Grazie
Ally per la recensione, scusa se non ti ho risposto ma sono un po'
occupata con lo studio e non ho avuto molto tempo, spero che anche
questo capitolo ti piaccia ^__^
Grazie
a tutti quelli che hanno letto senza recensire, spero continuerete a
seguirmi ^_^
CAPITOLO 3 – FIRST CONTACT
Marika si svegliò di soprassalto, guardando d'istinto Kevin mentre
ripensava al sogno che aveva fatto. Non si era accorta di essersi
addormentata.
Le si gelò il sangue nelle vene quando vide il ragazzo immobile con gli
occhi chiusi. Prima di farsi prendere dal panico, però, assurdamente,
pensò che forse non era un semplice sogno, e che quella presenza, forse
era la stessa persona (ammesso che fosse una persona) che aveva salvato
Kevin qualche settimana prima. Si alzò in piedi e si avvicinò, con non
poca paura, all'amico.
Si era solo addormentato.
E questa volta era un sonno tranquillo, non il solito sonno agitato e
dolorante degli ultimi giorni.
Marika alzò gli occhi al cielo, ringraziando mentalmente il loro
alleato misterioso.
Dalamar ci era riuscito.
Era riuscito a dare un po' di sollievo a Kevin, che ora si godeva il
meritato riposo.
Appena sveglia, Marika si era spaventata, ma forse aveva creduto che
non fosse stato un semplice sogno, e aveva collegato lui alla presenza
che il ragazzo le aveva raccontato di aver visto accanto a lui molte
volte in quell'ultimo periodo.
Il ragazzino era ancora in gravi condizioni, ma l'angelo era riuscito a
ridurre un poco l'infiammazione, quel tanto che bastava perchè
riuscisse a dormire e rimettersi in forze.
Non aveva potuto guarirlo principalmente per due motivi.
Il primo era che se avesse agito deliberatamente, nemmeno Castiel
avrebbe potuto salvarlo da una severa punizione.
Castiel non era quel crudele e freddo angelo che amava far credere di
essere.
Certo non era un ribelle, e nemmeno un simpaticone, ma in fondo aveva
un animo buono.
Nessuno gliel'aveva mai detto esplicitamente, ma Dalamar aveva il
fondato sospetto che il suo superiore qualche volta aveva ignorato le
sue malefatte, evitandogli una marea di punizioni se non la pena di
morte quando aveva disobbedito.
Il secondo motivo, era che fondamentalmente, non era abbastanza potente
da riuscire a guarirlo.
Nonostante fosse già in una delle più importanti guarnigioni del
paradiso, era troppo giovane perchè i suoi poteri fossero pienamente
sviluppati.
Era un soldato semplice, ma questo perchè Castiel l'aveva voluto con
lui prima del tempo, perciò aveva imparato a sopperire con l'abilità
con coltello la carenza di poteri.
Se ne stava seduto sulla scrivania di Marika, invisibile e silenzioso,
guardandola sorridere dolcemente mentre accarezzava la fronte sudata
dell'amico. La vide lasciarsi andare a un sospiro di sollievo una volta
constatato un miglioramento delle sue condizioni.
Ad un tratto si alzò il piedi, guardandosi intorno come sentendosi
osservata, si voltò, e Dalamar si bloccò, improvvisamente teso. Marika
lo stava guardando dritto negli occhi.
Non può vedermi! Non può! pensò in un attimo di panico salvo poi
recuperare il controllo, ricordando che comunque si era reso invisibile.
-So che ci sei, da qualche parte. So che non sei stato un sogno- parlò
a sorpresa la ragazzina -Grazie-
Con un sorriso, Dalamar si guardò intorno, cercando un modo per
risponderle, quando poi, alla fine, vide proprio accanto a lui dei
fogli bianchi e dei colori.
Nelle sue scorribande sulla terra aveva visto una cosa una volta. Un
disegno di due ragazzi, un maschio e una femmina, che si baciavano.
Richiamò a sè quell'immagine.
Marika non credeva ai suoi occhi.
Si era sentita osservata, ma non in un modo fastidioso e inquietante.
Semplicemente avvertiva da qualche parte, non troppo lontana, la
presenza che le aveva fatto visita in sogno. Credeva alla fine di
averla localizzata, o localizzato, visto che aveva parlato di sè al
maschile. Si fermò un attimo, come a osservarlo più attentamente.
Quando alla fine fu certa che fosse esattamente dove stava pensando che
fosse, parlò, ringraziandolo.
Per un attimo non successe niente, eccetto il fatto che il suo cervello
le stava dicendo che stava facendo una pazzia, ma all'improvviso, le
sue matite colorate presero vita, una per volta, esattamente come se
una mano invisibile stesse disegnando.
Si avvicinò al tavolo, un po' esitante, ma non spaventata.
Da quello che le aveva raccontato Kevin, se avesse voluto farle del
male lo avrebbe già fatto.
A una velocità decisamente inquietante, un disegno stava prendendo vita
su quel foglio. Due persone che si baciavano, completato da una scritta.
"Grazie di non esserti arresa"
PERSONAL
SPACE: spero che vi sia piaciuto! se è così, fatemelo sapere con una
piccola recensione, ok?!
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Capitolo 4 *** Who Are You? ***
PERSONAL
SPACE: di nuovo eccomi con un altro capitoletto di questa fic...
Come
sempre grazie millissime a Ally95 per la sua recensione, sempre
graditissima, e ti rispondo al grazie che mi hai mandato per aver
recensito la tua storia: figurati, è stato un piacere, e è scritta
talemnte bene che mi hai messo davvero dei brividi...ancora complimenti
^__^
Spero
continuerai a seguirmi.
GRazie
a anche a tutti quelli che anche sono leggono, se volete recensire, nel
bene o nel male, non siate timidi!
CAPITOLO 4 -WHO ARE YOU?
La vide arrossire un poco e poi, finalmente sorridere.
-Ti ringrazio. Puoi farti vedere?-
Dalamar scosse la testa, prima di ricordarsi di essere invisibile.
Prese una matita colorata e un altro foglio, per non rovinare il
disegno che aveva fatto.
"No" scrisse "ti brucerei gli occhi. E la mia voce ti assorderebbe"
-Che cosa sei?-
"Un angelo"
Marika guardò di nuovo verso di lui, come se davvero lo stesse
guardando negli occhi. Forse riusciva davvero a percepirlo. Il suo viso
mostrava segni di sorpresa e scetticismo, ma ovviamente doveva
concedergli il beneficio del dubbio.
-Un angelo...del tipo, ali, aureola, tutto paffuto?-
Dalamar inclinò la resta da un lato. Che? Paffuto?! Aureola? Bè almeno
sulle ali ci aveva preso.
"Ma che idea hai tu degli angeli?" Scrisse decisamente sorpreso e...sì,
anche indignato.
Marika sorrise e in fretta ma accuratamente disegnò un piccolo angelo
sull'angolo del foglio.
Oh mio Dio.
Ma sul serio?
Dalamar non poteva crederci, quasi gli veniva da ridere. O da piangere.
L'angelo che la ragazza aveva disegnato era un bambino grassottello con
la faccina simpatica seduto su una nuvoletta, due ali piccine piccine e
la faccia sorridente, nudo con un pannolino addosso.
Altrettanto velocemente disegnò quella che era una versione più
veritiera di lui e dei suoi fratelli.
Un soldato con grandi ali e una lama in mano.
"Rivedi le tue credenze"
Marika guardò il disegno, poi la scritta.
E scoppiò a ridere.
Aveva una bella risata, fresca. Metteva allegria.
-Quindi sei un soldato- commentò una volta recuperato il controllo. -E
hai anche un nome?-
"Dalamar" rivelò lui "Ma non chiedermi altro. Non potrei risponderti.
Non dovrei nemmeno essere qui" Aggiunse poi sinceramente. Non le andava
di mentirle. Sapeva che lei si prendeva cura di Kevin e per una qualche
ragione lui voleva che si fidasse. E perciò non doveva dirle bugie.
Lei rimase in silenzio per un po', poi annuì.
-Capisco. Questo è il tuo segreto. Stai aiutando Kev anche se non
dovresti, esatto?-
"Sì" scrisse dopo aver annuito ed essersi ricordato che lei non poteva
vederlo.
Quella ragazza gli piaceva, decisamente. Era sveglia e aveva del
coraggio. Comunque, non tutti sarebbero entrati di propria spontanea
volontà in una casa dove abitava un uomo violento solo per difendere un
amico.
-Kevin ha detto di averti visto però-
Ok, forse questo poteva rivelarglielo.
Con molta pazienza, rimpiangendo di non poterglielo spiegare a voce,
scrisse sul foglio una spiegazione breve ma chiara della situazione,
dei tramiti e delle persone speciali che potevano vederli nel loro
aspetto.
Marika lo guardò di nuovo, o, almeno, guardò quello che per lei doveva
essere nient'altro che una libreria, eppure il modo in cui catturò i
suoi occhi, lo fece di nuovo pensare
-Quindi è questo che vuoi da Kev? Il suo corpo?-
“No” rispose ancora una volta “Ero sceso sulla terra per prendere suo
padre, Kevin è stato...un imprevisto...”
-Vuoi Kevin ora come tramite?-
Troppe domande, troppe.
Un campanellino nella sua testa tintinnò, il segno che Castiel o
qualcun altro per lui lo stava chiamando
“Devo andare, ragazzina...”
-Tornerai?-
Sì, se non mi ammazzano e non mi scoprono. Disse dentro di sé in un
momento di estremo realismo.
“Lo spero” fu quello che invece scrisse “Prenditi cura di Kevin”
-Lo farò. A presto. E comunque... mi chiamo Marika-
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