Dance is all I wanna do.

di thecarnival
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo giorno. ***
Capitolo 2: *** Il ricatto. ***
Capitolo 3: *** Facile come camminare. ***
Capitolo 4: *** E poi, scoppiare ***
Capitolo 5: *** 5.Brividi ***
Capitolo 6: *** 6.Fight Club ***
Capitolo 7: *** 7.Come un panda. -2Parte- ***
Capitolo 8: *** 8.Sole e nebbia ***
Capitolo 9: *** 9.Barca a vela. ***
Capitolo 10: *** 10.Intenzioni sfumate. ***
Capitolo 11: *** 11.Marionette. ***
Capitolo 12: *** 12.Tregua,ok? ***
Capitolo 13: *** 13.Per farti sentire il mio amore. ***
Capitolo 14: *** 14.Troppi doveri,pochi piaceri. ***
Capitolo 15: *** 15.Campanelli ed ossigeno. ***
Capitolo 16: *** 16.Sole, cuore, amore. ***
Capitolo 17: *** 17.Dolci dolori. ***
Capitolo 18: *** 18.Segreti ***
Capitolo 19: *** 19.Scappare. ***
Capitolo 20: *** 20.Back again. ***
Capitolo 21: *** 21.Creati per appartenersi -Cade la pioggia- ***
Capitolo 22: *** 22.Ricominciare un pò per volta ***
Capitolo 23: *** 23.Il contratto. ***
Capitolo 24: *** Epilogo -Спасибо- ***



Capitolo 1
*** Primo giorno. ***


CAPITOLO REVISIONATO IL 24 OTTOBRE 2012

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1.Primo giorno.





Quella mattina quando la sveglia suonò Marta la spense all’istante, era già sveglia da un pezzo, del resto tutta la notte non aveva chiuso occhio.
Come posso dormire se oggi è giorno più bello di tutta la mia vita?
Si era alzata dal letto con un sorriso stampato in faccia e si diresse in bagno, aprendo il getto della doccia.
A Milano la mattina in quel periodo faceva davvero freddo, ma essendo una ballerina non poteva permettersi una doccia del tutto bollente, doveva anche tonificare i muscoli, dopo aver insaponato i capelli e averli risciacquati, chiuse l’acqua calda.
Rabbrividì quando gli spruzzi di acqua raggiunsero la sua bianca pelle ma doveva farlo: per il suo corpo e per i suoi muscoli.
Si avvolse in un grande telo blu e si posizionò davanti lo specchio un po’ appannato, con la mano cercò di togliere il vapore ma il risultato non fu dei migliori.
Tornò in camera e accese lo stereo: viva la vida dei Coldplay. Sorrise, amava quella canzone, le metteva allegria, non che fosse triste, anzi, sprizzava felicità da tutti i pori. Passò la crema rassodante su tutto il corpo, indossò le sue culottes color carne porta fortuna e un reggiseno abbinato.
Tornò in bagno e sorrise ancora di più, saltava e cantava insieme a Chris Martin mentre asciugava i capelli aveva già in mente cosa indossare, doveva dimostrare ai suoi nuovi “colleghi” di essere semplice, una ragazza alla mano e non una di quelle che se la tira solo perché ha scelto come unica ragione di vita la danza classica.
Sciolti? Coda alta? Mentre lo pensava faceva le prove davanti allo specchio, ogni acconciatura era accompagnata da una smorfia; quei lunghi capelli rossi quella mattina non ne volevano sapere di essere acconciati, li lasciò sciolti sbuffando per la sua decisione e andò a vestirsi: collant neri, jeans stretti scuri, maglietta a maniche corte bianca con sopra un maglioncino a collo alto e le sue inseparabili scarpe da ginnastica. Cappotto, sciarpa, cappellino e guanti ed era pronta; il borsone con il tutù, body, e le scarpette lo aveva preparato la sera prima.
Chiuse la porta dell’appartamento con due giri di chiave e scese le scale.
Non appena aprì il portone del palazzo che dava sulla strada sentì il gelo di Milano insinuarsi nelle sue ossa.
Non è giusto.
Pensò. Siamo all’inizio di febbraio e qui si gela, mentre nella mia terra c’è il sole. Dai Marta, pensa al perché stai facendo tutto ciò.
Il sorriso le si dipinse nuovamente sul suo volto e salì sul primo autobus che vide fermarsi.

Scese alla fermata più vicina alla School Of Dancing di Milano dove una delle più importanti compagnie di danza classica e moderna l’avevano appena presa; fece una lunga camminata e quando si trovò davanti l’immenso cancello non stava più nella pelle.
– E’ il tuo primo giorno?
Si voltò ed una ragazza bionda con i capelli corti era accanto a lei, aveva la sua stessa luce negli occhi.
Marta annuì e tornò a guardare quel grandissimo edificio stile rinascimentale e il prato immenso, verde scuro e perfettamente curato. Era affascinata e nello stesso tempo un po’ impaurita.
– Accidenti come è enorme.– Disse quella ragazzetta bionda mentre si avviavano verso l’entrata, poi proseguì, Marta pensò che non smettesse più di parlare. – Sembra quasi che già solo con l’edificio vogliano metterti paura.
La guardò e sorrise, era carina: gli occhi grandi e castani, i capelli corti e biondi, un fisico completamente asciutto: era una ballerina e lo si riconosceva ad occhi chiusi.
– Io sono Marta.
– Alessandra. Sono davvero contenta di conoscerti, almeno ho un’amica qui. Sai non sono di Milano, vengo da più giù.
– Sei di Roma vero?
– Come hai fatto ad indovinare? Che si sente?
Risero insieme, ed entrambe sapevano che da quel semplice incontro sarebbe nata una grande amicizia.






Erano passate cinque ore da quando Marta era arrivata in accademia e quattro da quando il direttore della compagnia Barozzi li aveva divisi in gruppi, classi, sottogruppi e li aveva spediti con i coreografi; lei era con Micheal Trifone, un bravissimo ex ballerino e adesso coreografo di danza classica.
Li aveva messi alla sbarra all’inizio della lezione per ripassare le basi, le posizioni e poi avevano proseguito con le diagonali ed esercizi simili. Marta, ovviamente, metteva se stessa in ogni passo, doveva dimostrare quanto valeva e quanto fosse brava ad ognuno in quella sala ma soprattutto al suo nuovo maestro, doveva dimostrarglielo per riuscire ad ottenere il posto di prima ballerina, non poteva certo restare in seconda fila e confondersi con le altre. Lei era Marta, lei era bravissima, lei era arrivata da lontano, aveva fatto tantissimi sacrifici e doveva primeggiare.
– Ok ragazzi, siete stati tutti bravi per essere il primo giorno. Ci vediamo domani. Grazie a tutti.
Un lungo e sonoro applauso risuonò per la sala e, mentre gli altri pian piano uscivano, lei raccolse le sue cose e andò da Micheal.
– Sig. Trifone, io sono Marta Fiore e... – le rivolse un sorriso e si incamminò verso l’uscita della sala – volevo dirle che per me è un onore lavorare con lei. Non voglio essere ruffiana, assolutamente, ma volevo dirle soprattutto che sono molto contenta di essere entrata a far parte di questa compagnia di danza e sono convinta della mia bravura, ma...
– Marta.- Il coreografo si fermò di botto davanti ad un’altra sala e la guardò divertito poi continuò. – E’ solo il primo giorno, rilassati, andrà tutto bene. Ho visto quanto sei stata brava, tutti noi vediamo quanto vi impegnate e quanto siete bravi, ma solo alla fine vi faremo i complimenti. Quindi, continua a lavorare sodo come hai fatto oggi.
Sollevata lo salutò e lo guardò allontanarsi; fece per andare via anche lei ma si bloccò notando dei ragazzi ballare sulle note di Billionaire. Posò il borsone per terra e continuò a guardarli per tutta la coreografia.
Sono bravi si, ma dove sperano di arrivare? Non hanno una base classica. Questo è moderno.

– Ehi, Marta, eccoti qui, ti ho cercata per tutto il piano. - Alessandra la salutò trafelata.
– Mi ero messa a fissare questi qui. - Con un gesto del capo indicò i ragazzi in modo che l'amica li notasse.
– Sono bravissimi.
– Niente di particolare. - Li snobbò voltandosi verso la bionda - Come è andata?
Alessandra le sorrise felice, aveva un entusiasmo come pochi. – Bene, adesso ho la lezione di contemporanea, tu?
– Non so. – Controllò l’orario e non appena se ne rese conto sbuffò – Ho moderna tra un quarto d’ora esattamente qui dentro; andiamo a mangiare qualcosa?
Le ragazze si diressero al bar per un caffè ed uscirono a fumare una sigaretta; quando finirono dovettero passare dagli spogliatoi per cambiarsi, soprattutto Marta, perché non poteva di certo presentarsi alla lezione di moderna con i capelli raccolti e il body.
– Come ci si veste in questi casi? Ho solo il tutù e i body rosa o nero.
– Metti quello nero e ti presto questi shorts rossi. Di solito io ballavo in shorts e canotta, qui non so se richiedono un abbigliamento adatto: guarda quello degli altri.
Sbuffando e imprecando mentalmente Marta entrò in sala mentre Alessandra più allegra rimase ancora in giro per poi andare a contemporanea; dopo 5 minuti erano entrati quasi tutti e per di più vestiti in modo assurdo, o almeno lei pensava così: pantaloni di tuta, shorts, pinocchietti, davvero improponibili. Non si poteva ballare in quelle condizioni.
Poi entrò lui.
Alto con un fisico ben impostato, di carnagione chiara e i capelli castani; indossava un paio di jeans, converse e canotta bianca, dietro il collo aveva un tatuaggio, lei lo aveva notato non appena lui si era voltato verso la porta e aveva salutato il coreografo Marco Pochero.
– Buon pomeriggio a tutti, spero per voi che non siate stanchi perché abbiamo molto da fare oggi. Lui è Giorgio: è al suo secondo anno, è molto bravo ed è nostra disposizione, vi aiuterà con le coreografie e inoltre sto cercando una partner per lui.
Un mormorio femminile si era sollevato: tutte le ragazze parlavano tra di loro, tutte tranne Marta che se ne stava in disparte, pregando che in qualche modo quella lezione potesse saltare.

Un incendio, o magari un alluvione. Adesso. “RAGAZZI LA LEZIONE E’ SOSPESA”. Oh ma ti prego; sarà una lunga giornata.

Era così assorta nei suoi pensieri che non si accorse che tutti la fissavano perché il Signor Pochero la stava indicando.
– Ehi, dico a te. - Si guardò le spalle e quando capii di essere lei la prescelta voleva morire. – Tu saresti la partner ideale, se non fosse per il body. Vieni un po’ qui. Sei una ballerina classica?
– Ovviamente. Cioè, sì.
Il suo “ovviamente” era suonato troppo dispregiativo, come se volesse dire “ovviamente ballo la danza classica perché esiste solo quella, tutte le altre cose che ballate voi non sono neanche da considerare danza”. Ecco perché il coreografo aveva riso e Giorgio si era infastidito.
– Tranquilla, imparerai ad amare anche il mio tipo di danza – Le si avvicinò girandole intorno, come se lei fosse un'animale da macello o una bestia da circo.- Ho un asso nella manica. - Glielo disse quasi all'orecchio e poi fece un cenno al ballerino, posizionò Marta al centro della sala e una musica partì: Mannish boy dei Rolling Stones.
Giorgio aveva cominciato a ballare facendo una piroette mentre toglieva la canotta e la lanciava in aria; Lentamente si era avvicinato a Marta iniziando a ballare in modo sensuale intorno a lei e con lei.

E dopo che questo qui mi balla così, cosa dovrei impar... O MAMMA! Ehi, se mi prendi e ti strusci così però non è leale.

Quando la canzone finì Marta era sdraiata a terra con Giorgio su di lei; la guardò dritto negli occhi e le regalò un sorriso sghembo: il suo cuore perse qualche battito perché quel ragazzo, doveva ammetterlo, era un ben di Dio; era fatto davvero bene: muscoli, addominali, carne e ossa messi al punto giusto e le urla delle ragazze in sala lo dimostravano la sua ipotesi. Quando si alzò da lei le tese la mano per aiutarla.
– Davvero un bellissimo spettacolo. Come ti chiami ragazza? - Le chiese Micheal contento e soddisfatto della performance.
Marta riuscì a balbettare il suo nome: aveva il fiatone pur non avendo ballato.
– Lo so cara Marta, il mio asso della manica fa sempre questo effetto. Ragazzi tutti in fila, iniziamo la lezione.
Immediatamente si riprese e, con la scusa di bere, si posizionò nelle ultime file sperando che nessuno la notasse più di tanto; non sapeva però che ormai era stata adocchiata, che il suo destino era segnato.
Loro due erano destinati a ballare insieme, volente o nolente.



********



Ciao a tutti, per chi non mi conoscesse sono Alessia, per tutti gli altri: ben trovati.
Questa è nata un po' così, dal nulla, ero in camera nella mia (ormai ex) casa universitaria e ho avuto l'ispirazione ascoltando la canzone di Kyle Minouge “All the lovers”.
Già nel primo capitolo avete conosciuto i protagonisti (Marta Giorgio) e Alessandra (pur se velocemente).
Ho ben chiaro i loro volti in mente e cercando su internet ho associato Ashley Simpson a Marta e Milo Ventimiglia a Giorgio, ci sono anche altri personaggi minori ma non credo sia il caso di parlarne adesso.
Su facebook esiste un mio gruppo dove potete fare richiesta di iscrizione, se volete e dove potete trovare un video-trailer su questa storia.
Grazie per aver letto, alla prossima.

CAPITOLO REVISIONATO IL 24 OTTOBRE 2012
(NOTE EDITATE)

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Capitolo 2
*** Il ricatto. ***


CAPITOLO REVISIONATO IL 24 OTTOBRE 2012



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2.Il ricatto.





Giorgio era un ragazzo semplice a cui la danza era piaciuta fin da bambino ma non aveva mai trovato il coraggio di dire al padre del suo più grande sogno; solo quando aveva visto Billie Elliot aveva trovato le parole giuste e di certo non si aspettava la reazione del grande Giovanni.
Giorgio, tu sei mio figlio e io voglio solo la tua felicità. Se tu sei felice quando balli, allora fallo ma non dimenticare mai i tuoi doveri come la scuola e il lavoro.”
E poi si erano abbracciati come mai prima.

Aveva proseguito gli studi e nello stesso tempo si era iscritto nelle migliori scuole di danza milanesi: il suo obiettivo era entrare a far parte della School of Dancing, non voleva essere un ballerino classico, gli piaceva il moderno; pensava che la danza classica fosse troppo noiosa e troppo antica per lui.
Crescendo aveva raggiunto il suo obiettivo senza deludere il padre: si era iscritto infatti all’università, in scienze della comunicazione perché credeva fosse un corso di laurea abbastanza facile ma non sapeva che in realtà richiedeva studio, costanza e tempo, ciò che lui non aveva a causa delle continue lezioni di danza all’accademia. I suoi genitori erano convinti che la sua carriera universitaria stesse andando a meraviglia ma Giorgio sapeva che prima o poi le bugie sarebbero venute a galla, perché si sa, queste hanno le gambe corte.



Era cominciato un altro anno in accademia, il secondo in cui lavorava con quella straordinaria compagnia di danza; aveva fatto spettacoli in tutta Europa insieme a ballerini famosi e ne era felice: era soddisfatto di se stesso, del suo lavoro, era però convinto di dover migliorare ancora perché ne aveva di strada da fare; doveva diventare il migliore in assoluto: tutti dovevano parlare di lui in tutto il mondo.
Era per questo che si era sentito offeso e incazzato con Marco, il coreografo di moderno, quando gli aveva assegnato la partner.
Una stupida bacchettona di classico.
Ecco come l’aveva definita; le aveva ballato intorno, strusciandosi su lei, ma non aveva avuto nessuna reazione da parte della ragazza; era impalata come uno spaventa passeri, mentre il resto delle ragazze in sala erano decisamente più sexy, più sciolte e più adatte a lui.
– Marco, perché mi hai messo in coppia con quella, l’hai vista?
– Sì che l’ho vista. L’ho vista anche 3 mesi fa alle audizioni, balla da Dio, sarete perfetti insieme.
– Perfetti? Ma se non sa neanche camminare, se potesse quella indosserebbe il tutù pure per andare a dormire.- Il ragazzo sbuffò esasperato perché nessuno poteva comprendere il suo disappunto. Se avesse ballato con quella non sarebbe diventato il migliore, non sarebbe risaltato agli occhi di nessuno ma avrebbe perso solo il suo prezioso tempo.
– Giorgio, non lamentarti, anche fisicamente ti si addice di più. Questa è la mia decisione, anche se non ti sta bene, non si discute.
Sbuffò ed entrò in sala lanciando per terra, visibilmente incavolato, le sue cose; lei era già lì, stava sciogliendo i suoi lunghi capelli rossi dopo la faticosa lezione di classico.
– Senti, se vuoi ballare con me, devi cominciare a vestirti meglio: nessun body o tutù.
– Devo spogliarmi come hai fatto tu?
Gli rispose mentre toglieva le punte; non aveva avuto neanche il tempo di andare in bagno perché a differenza del giorno precedente, non c’era stato nessun quarto d’ora di distacco da una lezione all’altra ma solo 5 minuti.
– Se vuoi.- Giorgio le riservò un'occhiata maliziosa ma poi tornò in sé. - Ma vanno bene dei pantaloni attillati e un top.
– Sei un ballerino o un curatore di immagine?
Gli aveva risposto con un'altra domanda infastidendolo ancora di più, Giorgio non notò il sorriso impertinente e soddisfatto di Marta quando si alzò per andare in bagno a cambiarsi, seguì tuttavia il consiglio del suo simpatico partner e indossò dei fuseaux neri che le arrivavano sotto al ginocchio e una canotta gialla; aveva ancora un bel problema però: in che modo avrebbe ballato? Mezze punte, piedi nudi o calzette? Optò per l’ultimo pensiero e mise delle calze di spugna nere; quando uscì dal bagno erano tutti posizionati e non appena il coreografo la vide le fece cenno di avvicinarsi a lui.

Voglio morire adesso: un masso potrebbe bucare il tetto e colpirmi in testa, o ancora meglio un fulmine. Zeus FULMINAMI!

Che ne dite di cominciare con una bella coreografia? Questa mattina mi sono svegliato con una canzoncina in mente, seguite me. - Mentre Marco Pochero faceva cenno al suo collaboratore di far partire la musica, si scaldava sul posto cercando di far sciogliere i muscoli. - Giorgio accanto a Marta.
Al suono di quell'ordine la rossa si indispose talmente tanto da perdere la concentrazione; aveva riconosciuto le note familiari della sua canzone preferita e maledì il coreografo che l'aveva scelta per quella lezione: non voleva ballarla, non voleva essere lì dentro e non voleva essere toccata da quel quel ragazzo.
Iniziarono con una serie di passi che a Marta sembravano una tortura cinese: troppo veloci, troppo inutili, troppo faticosi; era una situazione incredibile, tutti si divertivano ascoltando attenti e rapiti la spiegazione di Marco, per poi ripetere in modo esatto i movimenti; solo lei non riusciva a seguirlo, soprattutto perché lui la riprendeva correggendola ogni istante a ogni passo.
– No Marta. - L'ennesimo richiamo che la esasperò. - Devi essere più fluida, lasciati andare. Giorgio aiutala.
– Prova a mettermi una mano addosso e ti denuncio per stupro.- Glielo disse mentre le si avvicinava furente. Nonostante tutto anche lui non era contento di lavorare con lei, era stato odio a prima vista.
– Lo faccio solo perché mi è stato imposto e poi, cara la mia Anna dai capelli rossi, è solo un ballo.- Le poggiò una mano su un fianco mentre con l'altra le raddrizzava il capo verso lo specchio - Non ti metterei le mani addosso neanche se fossi l’ultima ragazza sulla terra.
– Io non ci giurerei.
– Voi due, volete ballare?
Marco l'interruppe prima che litigassero per bene e finalmente iniziarono a ballare.
Avevano terminato tutta la coreografia mezz’ora prima della fine della lezione, l’avevano anche ballata con la musica: era carina ma lei era un disastro, non voleva ballare quel tipo di cose perché non lo trovava istruttivo. Mentre tutti applaudivano contenti e soddisfatti andò a sedersi sulla panchina esausta; per poco non le scoppiava il fegato: aveva prodotto troppa bile, era troppo nervosa e tutto per colpa di quel ragazzo odioso.
Chi si credeva di essere? Solo perché era carino, con un fisico perfettamente scolpito, non significava che fosse il ballerino più bravo al mondo. Nel suo corso di classico, Marta aveva già adocchiato qualcuno che meritasse il suo interesse, qualcuno messo molto meglio di lui fisicamente e che fosse molto più bravo: il ballerino cubano, assistente del coreografo, Andrés, una statua che però aveva preso vita.
Stava andando a cambiarsi quando Marco la chiamò, si avvicinò a lui a testa alta ma con il morale a terra.
– Marta, so che è solo il secondo giorno ma non ci siamo: devi impegnarti. - Le grandi e calde mani del coreografo si posarono sulle esili spalle della ragazza, come se con quel gesto volesse consolarla e infonderle sicurezza - Ti ho vista alle audizioni e sei fenomenale nella tua materia, perché non ti impegni qui anche un quarto di quanto fai nel classico?
– Io mi...
Marco la interruppe prima che lei potesse dirgli qualche scemenza – Fin quando non vedrò dei miglioramenti non sei la benvenuta nella mia sala.
Le si illuminarono gli occhi: ce l’aveva fatta, poteva dedicarsi solo ed esclusivamente alla sua amata danza classica.
– Non ho finito.- In quel momento, come nei migliori cartoni animati, le sembrò di ricevere un incudine dritta in testa - Studierai con Giorgio e ti insegnerà tutto quello che c'è da sapere; tra un mese ti rivoglio qui.- Le sembrò uno scherzo, contò nella sua mente fino a dieci, in attesa delle telecamere di qualche programma televisivo ma non successe nulla; Marco era sempre davanti a lei con sguardo severo e compassionevole nello stesso tempo. - Se non vedrò nessun miglioramento parlerò con il direttore e gli dirò che non ti sei impegnata a dovere: tu hai un contratto qui Marta e questo prevede che balli tutto ciò che ti viene detto. Sono stato chiaro?

La ragazza annuì senza emettere alcun suono, era sconvolta, amareggiata, delusa e arrabbiata ma non lo diede a vedere; raccolse le sue cose e senza cambiarsi uscì dalla sala. In fondo non avrebbe potuto dire nulla, non poteva controbattere al volere di un insegnante perché aveva ragione: lei non si era impegnata per niente. Sentì gli occhi pizzicare e accelerò il passo per uscire dall'edificio.

Ma andassero a quel paese: lui, la sua stupida danza e il cocco del suo ballerino. Buttarmi fuori solo perché non mi impegno? E cosa dovrei imparare? Lui insegna solo a spogliarsi e sculettare e io quello lo so fare benissimo: uno, due, uno, due.

Ehi, Anna dai capelli rossi, hai proprio un bel culo, dovresti muoverlo così anche in sala.
– Oh ma sta zitto. - Si voltò e vide Giorgio poggiato al bancone del bar che la fissava divertito - E comunque io ho un nome, comincia a usarlo, razza di palestrato senza cervello.
– Senza cervello? Seh. - Le si avvicinò di nuovo arrabbiato; quel ragazzo doveva soffrire di bipolarità, pensò Marta. - Marco mi ha detto tutto: ti rendi conto in che guai mi hai messo? Vedi di impegnarti, perché se non lo fai mi buttano fuori.
– Sì sì, ho capito.
Gli rispose distratta, dato che aveva visto Andrés uscire dalla sala di classico; in un attimo legò i capelli, avrebbe voluto indossare qualcosa di più consono ma era troppo tardi, cercò di andare via per raggiungerlo e salutarlo ma Giorgio la bloccò, prendendole il braccio.
– Ti piace Andrés? - Le chiese divertito, trattenendo una risata.
– No. Assolutamente no. - Si giustificò subito tanto che la voce risultò troppo acuta -Volevo chiedergli una cosa che non ho capito oggi durante la lezione. Vuoi lasciarmi? - Fulminò con lo sguardo quella mano grande che era ancora stretta al suo braccio.
– Se vuoi davvero conquistarlo non ti serve sciogliere i capelli e neanche cercare d'essere più sexy. Lui è... come posso dirtelo senza ferirti?
– E' gay?
Giorgio non doveva dire questo, voleva dirle che era felicemente sposato e aveva tre figli ma non poteva di certo perdere l’occasione per prenderla in giro, quindi fece spallucce lasciandoglielo intendere.
– Ma no che peccato, tutto quel ben di Dio.
Per poco il ragazzo non si accasciò per terra per le risate, si trattenne a stento nel vedere l’espressione buffa e delusa di Marta; tuttavia mantenne quel poco di serietà mettendosi d’accordo per le lezioni private, poi finalmente, tornarono ognuno nella propria casa.





Era dentro la vasca da bagno insieme a mille paperelle e ai sali da bagno, si stava rilassando completamente dopo quella giornata stressante, stancante e snervante, quando squillò il suo cellulare, rispose tranquilla perché dalla suoneria aveva già capito chi fosse a chiamarla.
– Tesoro. Figghia beddra. *
– Ciao anche a te mamma. - Sospirò, sapeva già che quella chiamata non avrebbe portato a nulla di buono.
– Potresti chiamare anche tu ogni tanto. - Sua madre aveva iniziato con i rimproveri - Come è andata oggi? Ma stai studiando vero? L’università? - E gli interrogatori, Marta ebbe l'istinto d'affogare il cellulare.
– Oddio mamma! Una domanda alla volta: è andata, punto! E sì, sto studiando: studio la notte e non vado a lezione per ora mamma perché non ce ne sono dato che siamo in periodo d'esami.
Si pentì d'averlo detto perché conosceva sua madre fin troppo bene. – Marta, sai che se non dai gli esami io e tuo padre ti riportiamo qui, vero?
– SI!- Il bagno rilassante non era servito a nulla, le era pure venuto mal di testa - Senti mamma, sono abbastanza nervosa e mi stavo rilassando: se hai chiamato per rompere le scatole e per stressarmi ancora di più puoi chiudere qua... Mamma? - Guardò il telefono perplessa e notò che la chiamata era stata interrotta - ... Ma vaffanculo! - Urlò gettando il telefono per terra e immergendosi completamente nella vasca per estraniarsi, per qualche istante, dal mondo.
Sua madre aveva riattaccato e lei non riusciva a farsene una ragione, più ci pensava più si innervosiva. La madre, Angela, era l’unica che riusciva a tirare fuori il peggio di lei, con le sue domande, paranoie e raccomandazioni, la mandava fuori di testa.
Stare ancora a mollo era inutile, tanto ormai l’operazione “relax e benessere” era andata a farsi benedire.

Dio ti ringrazio per avermi fatta trasferire qui, lontana da LEI!
Pensò spazientita mentre si infilava i pantaloni del pigiama e prendeva il phon dal mobile per asciugare i capelli; come ogni sera prese i libri per mettersi a studiare: a distanza di un mese avrebbe avuto un esame importante, si distese sul letto e cominciò a leggere, sottolineare, appuntare sul fianco della pagina le nozioni più importanti. Studiò fino alle 4 del mattino poi, sfinita, si mise sotto le coperte, consapevole che dopo circa 3 ore si sarebbe dovuta svegliare, per affrontare un’altra giornata.

Come farò a reggere così per un mese?

Fu il suo ultimo pensiero prima che Morfeo la baciasse e cullasse tra le sue braccia.





****************


Poche parole perché spero tantissimo che Marta e Giorgio vi stiano piacendo, onestamente li adoro più di tutti gli altri personaggi fino ad adesso descritti nelle mie storie: Sono veri semplici (anche se di pura fantasia).
Ditemi pure quello che ve ne pare.
Per chi volesse può contattarmi sul mio gruppo facebook.

*Figghia beddra : Traduzione siciliano – italiano : “figlia bella” . Letteralmente si dice in modo dolce, amichevole, è un espressione che di solito dicono le nonne e le mamme a figli e nipoti.

Voglio precisare che tutti i personaggi, luoghi e fatti narrati sono frutto della mia immaginazione: non esiste nessuna “School of Dancing” a Milano come non esistono i coreografi che ho citato nei primi due capitoli.
Il mio pensiero sulla danza non rispecchia quello dei protagonisti, diciamo che, non essendo una ballerina, mi piace tutto perché vorrei ballare qualsiasi cosa!

Grazie per aver letto, ala prossima.

CAPITOLO REVISIONATO IL 24 OTTOBRE 2012
(NOTE EDITATE)

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Capitolo 3
*** Facile come camminare. ***


CAPITOLO REVISIONATO IL 28 OTTOBRE 2012



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3.Facile come camminare.





Era in ritardo, in un maledettissimo ritardo, perché era così stanca da non aver sentito la sveglia.
Le dieci e trenta e lei stava ancora sull’autobus, peccato che la lezione iniziava alle nove. Aveva provato a chiamare Alessandra al telefono più volte ma non le aveva risposto.

Eddai Ale. Pensò mentre teneva d'occhio le fermate. Fai un attimo di pausa: bevi, controlla questo stupido telefono e RISPONDI.

La sua litania sembrò funzionare perché al milionesimo squillo l'amica le rispose.
– Pronto?
– Oddio Ale, finalmente.
– Marta, perché mi chiami? Sono a lezione!
– Lo so ma io no. Puoi andare da... Pronto?? – Guardò il telefono spento e scarico ed ebbe l'istinto di scagliarlo contro il vetro – MA NOOOO!

Ma perché tutte a me? Se proprio mi odi, dimmelo, almeno cercherò un rimedio per farmi perdonare.

Pensò guardando in alto, verso il tetto dell’autobus; ovviamente non ottenne nessuna risposta ma l'autobus si fermò e lei dovette scendere di corsa, l'accademia distava circa dieci minuti a piedi rispetto alla fermata, perciò Marta dovette correre più veloce del solito per non fare ancora più tardi.
Arrivò in sala alle dieci e quarantacinque e Micheal Trifone la guardò incenerendola; si poggiò la mano sul suo cuore per cercare di calmarlo e con l’altra teneva il borsone, tutti i suoi colleghi la guardavano: si sentiva in imbarazzo per l'attenzione e per poco non svenne per la corsa che aveva fatto.
– Mi... scu... Scusi. – La voce fu un sussurro ma Micheal riuscì a sentirla lo stesso.
– Non mi piace la gente che arriva in ritardo; per tua fortuna è solo il terzo giorno e stavo spiegando una variazione importante, cambiati velocemente e mettiti in fila con gli altri.
Fece come aveva detto il suo maestro e in meno di due minuti, sebbene avesse ancora il fiatone, era in sala a provare; conosceva la variazione: Grand Pas Classique. Iniziò a danzare come solo lei sapeva fare, con amore e passione; era felice quando indossava scarpette e tutù, quando volteggiava sulle punte e volava leggiadra come una gazzella perché era quello che faceva da quando aveva quattro anni: era il suo sogno e nessuno avrebbe potuto rovinarglielo.
A fine lezione Micheal le si avvicinò, proprio quando gli altri raccattavo le proprie cose dirigendosi verso gli spogliatoi.
– Devo dire che nonostante il tuo ritardo hai recuperato piuttosto bene ma prima di fare la piroette devi tenderti un po’ indietro e poi eseguire il movimento in modo più fluido, prova. – Con la mano le indicò il centro della sala, invitandola a provare eseguendo il consiglio. –Ecco così, brava; fai tutta la sequenza. Cinque sei sette otto.
Marta fece come le aveva detto il suo coreografo preferito ed eseguì tutto correttamente tanto che ricevette i suoi complimenti; prima di uscire dalla sala si diede una rinfrescata nei bagni, camminando a testa bassa per non guardare i suoi colleghi mezzi nudi che, senza problemi, si cambiavano davanti a tutti: non c'era pudore né privacy e questo la imbarazzava un bel po'.
Perse più tempo del previsto perché il pensiero di avere appuntamento con Giorgio, in un locale adiacente all’accademia, invece della normale lezione di danza moderna insieme agli altri, la innervosiva parecchio.

Martuz, dove vai? – Alessandra la raggiunse prima che potesse uscire dall'edificio.
– Nel locale qui accanto, ho una lezione privata con Giorgio, non so se lo conosci.– Nel dirlo roteò gli occhi disperata, proprio non digeriva quella situazione.
– Sì che lo conosco: è quel figo del primo giorno, quello che si è spogliato in sala; ballerai con lui?
Mancò poco che Alessandra si mettesse a saltare per l'atrio felice come una Pasqua; Marta non riusciva a capire cosa ci trovassero in quello là tutte le ragazze, pur avendo un bel fisico il carattere orrendo che si ritrovava lo faceva passare in secondo piano imbruttendolo. Non le andava di spiegare cosa era successo in sala, nonostante la bionda fosse sua amica, l'unica, perciò si limitò a fare un riassunto del riassunto, sperando che l'altra capisse.
– Più o meno: ho un mese di tempo per migliorare nel moderno o mi cacciano.
– Bella merda.– Già, bella merda. Pensò Marta guardando l'amica che continuava a sorriderle cercando di rincuorarla. – Impegnati allora e fai vedere a tutti quello che vali. – Le diede una pacca sulla spalla e mentre andava verso la sua aula le urlò un’ultima cosa. – Mi raccomando dacci dentro anche con lui.
Per fortuna nessuno l'aveva sentita, Marta era una ragazza molto timida: per la vergogna avrebbe volentieri scavato una fosse e ci si sarebbe messa dentro, nascondendosi per sempre.
Arrivò all’appuntamento con cinque minuti di anticipo e indossava ancora body e tutù, ricordava benissimo le parole di Giorgio del giorno prima, così ne approfittò per cambiarsi, dato che in bagno aveva fatto di tutto tranne che quello; si nascose dietro un albero, doveva essere abbastanza veloce nel togliersi i vestiti o sarebbe morta per assideramento: sfilò il giubbotto, tolse il resto restando in intimo, indossò dei leggins bianchi e una maglietta larga nera che le copriva il sedere; quando rimise il giubbotto dei passi alle sue spalle la sorpresero e si voltò di scatto: era solo Giorgio che, ancora una volta, la guardava divertito.
– No dai, potevi restare in mutande: eri molto attraente.
Di tutta risposta gli tirò una delle sue punte ma se ne pentì all’istante: sapeva che lui non gliel'avrebbe ridata tanto facilmente; aspettò impaziente che quello aprisse il portone sgangherato permettendole di entrare e iniziare le maledette prove.
– Ma cosa! – Si guardò intorno inorridita e storse il naso più volte. – Dov'è la sbarra? E cosa diavolo è questa puzza? – Sbottò definitivamente tappandosi il naso, cercava di toccare meno cose possibili perché quel posto non era adatto a lei ed era convinta che se avesse passato un secondo più lì dentro si sarebbe ammalata di qualche grave malattia.
Giorgio, dal canto suo, avrebbe voluto strozzarla, si chiedeva che cosa avesse fatto di male per finire in quella situazione: non voleva insegnarle nulla, non voleva ballare con lei soprattutto se continuava a fare la schizzinosa.
– Non ci servono le sbarre.– Le rispose dandole le spalle e iniziando a togliere le tende dalle finestre – Quello di cui abbiamo bisogno sono solo gli specchi, la musica e i nostri corpi.
Lo sguardo che le riservò la fece tremare ma fece finta di nulla, doveva dimostrarsi sicura e determinata, come sempre, perciò posò le sue cose su una sedia e mise da parte il disprezzo per il suo maestro, per Giorgio e infine per quel posto.
– Parli come se dovessimo fare un film porno con la musica. – Si tolse il giubbotto e preferì non averlo fatto, là dentro si gelava data l'assenza dei riscaldamenti, Giorgio intanto era intanto a fare qualcosa. – Ma che stai facendo?
Gli chiese curiosa e spazientita mentre lo vedeva poggiare per terra strani oggetti, come i coni del traffico e roba simile, sembrava stesse costruendo un percorso come quelli che faceva il suo professore di educazione fisica alle scuole medie.
– Oggi impariamo a camminare. – Le rispose con ovvietà, togliendosi anche lui la giacca e saltando sul posto per riscaldare le gambe.
L'occhiata che gli riservò Marta diceva tutto: lo stava fulminando. – Ho imparato a camminare quando avevo un anno.
Le prese la mano e la portò all’inizio di quel percorso improvvisato: gli ostacoli erano troppo vicini e, per non prenderli, avrebbe dovuto tenere le gambe molto strette tra di loro oppure molto larghe; le passò una borsa un paio di scarpe con il tacco molto alto.
– Adesso stiamo esagerando. – Gli disse mentre stringeva alla caviglia il cinturino della scarpa sinistra; dovette aggrapparsi a lui per non perdere l'equilibrio quando si alzò in piedi: quei tacchi erano troppo alti e lei, pur ballando su delle punte di gesso, non era abituata a camminare su delle trappole infernali e pericoli per le caviglie.
– Cammina e stai zitta.– La guardò male perché sapeva che stava per lamentarsi ancora perciò la interruppe ancora prima che aprisse bocca.
Inutile dire che colpì tutti gli ostacoli in pieno; non sapeva camminare in modo normale o sensuale, ormai aveva l’andatura da ballerina con i piedi semi aperti.

E’ una tragedia. Pensò Giorgio. Un caso disperato e tra un mese io sarò buttato fuori per colpa sua.

Più volte ebbe l’istinto di sbattere la testa contro il muro, disperato, ma si trattenne; mosso da buona volontà e compassione decise di aiutarla ancora una volta e mostrarle come avrebbe dovuto camminare. Con naturalezza ma nello stesso tempo sarebbe dovuta apparire sensuale, avrebbe dovuto avere il potere di far cascare ogni uomo ai suoi piedi con un solo sguardo o andamento del bacino: lei queste cose non sapeva farle eppure era una donna e avrebbe dovuto.
– Togli i tacchi e dammeli: ti faccio vedere cosa dovresti fare.– In realtà neanche lui c'aveva mai provato ma l'aveva visto fare il primo giorno di lezione l'anno prima a un'insegnante, aveva pensato fosse un modo strano di insegnare ma aveva avuto i suoi frutti. Completò il percorso e quando si voltò verso Marta la vide con la bocca spalancata e allibita – Riesci a farlo?– Le chiese facendo finta di nulla, come se lui camminasse su quelle scarpe ogni giorno da sempre.
– Posso provarci– Gli rispose indossando di nuovo i trampoli – Ma non vedo quanto possa essere utile.
– E’ utile perché lo dico io.– Giorgio aveva perso quel poco di pazienza che gli era rimasta. – FALLO! – Le urlò vedendola perdere tempo.
Un secondo disastro, ecco cos'era stato;

Sembra che abbia un palo su per il sedere che stia cercando di fare non so cosa.

Per la seconda volta Giorgio avrebbe voluto sprofondare, andare da Marco Pochero e dirgli che era lui ad abbandonare l'accademia ancora prima d'essere buttato fuori perché, di quel passo, era sicuro che avrebbe perso il posto; Marta invece, si sentiva in imbarazzo e in difetto con se stessa: era la prima volta che falliva in qualcosa e non riusciva a perdonarselo. Giorgio sospirò stanco e afflitto e le si avvicinò.
– Proviamo insieme.
Le posò delicato le mani sui fianchi e il cuore di Marta si fermò per un attimo, per la prima volta Giorgio l'aveva toccata senza aggredirla e con cura e inoltre era da anni che un ragazzo non la sfiorava; fece il primo passo con le mani di Giorgio a guidarla, il suo sedere ondeggiava lento e sensuale sotto la sua guida. Riuscì a terminare il percorso senza colpire gli ostacoli, sorrise soddisfatta mentre lui le parlava.
– Domani proverai a farlo da sola. – Glielo disse con le mani ancora strette al suo corpo: l’aria era diventata irrespirabile, Marta fece un passo avanti liberandosi di quella presa che ormai era diventata inutile.
– A cosa mi è servito tutto ciò?
– A camminare. – Erano tornati quelli di prima, quel contatto fisico non era servito a nulla. – Adesso cominciamo la lezione, facciamo la coreografia di ieri.
A sentire quella notizia, ovviamente, le venne il panico, credeva che la prima lezione consistesse ormai, solo nell'imparare a camminare, ancheggiare e muoversi in modo sensuale, ormai che aveva imparato potevano andare a casa. Purtroppo aveva pensato male, perché Giorgio aveva in mente di farle imparare quasi tutte le coreografie del suo maestro, solo che lei ancora non poteva saperlo.
– Dato che non so fare nulla, e questo è assodato, non possiamo cominciare con qualcosa di semplice? – Gli chiese mentre si toglieva le scarpe una volta e per tutte e le poggiava su una panca mezza rotta.
Giorgio la guardò accigliato. – Ma è semplice.
– Cosa? Ma hai visto i passi? Sono troppo veloci e tutti quei movimenti poi...
Quando era nervosa gesticolava, da buona Siciliana che era, e il ragazzo se ne accorse; si stupì anche di come potesse trovare complicata una coreografia come quella del giorno precedente dove c'erano i passi base della danza moderna. Scosse la testa ridendo, scacciando un pensiero.
– Come fai ad imparare tutte le variazioni di danza classica senza problemi e dire che il pezzo di ieri era difficile?
Marta fece spallucce e indossò le sue amate punte, voleva fargli vedere una cosa; andò a un angolo della stanza e cominciò a volteggiare in diagonale avvicinandosi sempre di più a lui, si fermò a un passo dal suo naso, ammiccando orgogliosa di quello che aveva fatto e dell'espressione meravigliata sul viso di Giorgio. Lui, di tutta risposta, le sorrise e le dimostrò, a sua volta, di cosa era capace: fece il Moonwalk, il famoso passo di Micheal Jackson, in tutte le direzioni e la stupì sfidandola a ballare ancora; rilanciò con dei fouettés e lui iniziò a ballarle intorno, con il telecomando fece partire la musica, una a caso: Labyrinth di Elisa e, invece di ballare divisi come se fosse una sfida senza vincitori, le prese la mano facendola girare su se stessa sulle punte.
– Scenda dalle punte signorina. – Le sussurrò all'orecchio, scostandole i capelli dal collo – Impara a usarle di meno e lasciati trasportare dalla musica, da me – Si guardano per qualche istante, quanto bastava per perdere il controllo. – Lasciati andare.
Fece come lui aveva detto e il risultato non fu affatto male, aveva ballato per la prima volta qualcosa che non fosse la danza classica in modo naturale e non gli aveva fatto neanche tanto schifo. Aveva riso e scherzato, si era lasciata trasportare dalla musica e l'unico pensiero era stato quello di divertirsi. Era quella la differenza quindi? La danza classica non le permetteva di scherzare ed essere sciolta?
– Non male.– La voce di Giorgio la distrasse dai suoi pensieri – Ci vediamo domani alla stessa ora.
– Tutto qui? Abbiamo finito? – Gli corse incontro fermandolo – Non marchiamo i passi?
Glielo chiese con ovvietà perché era quello che faceva lei ogni volta dopo le prove, ripassare e provare fino a migliorare sempre di più, non riusciva a credere che Giorgio stesse andando via lasciando la lezione a metà.
– Chi se li ricorda, era tutto improvvisato. – Le sorrise e lei ebbe l'istinto di ucciderlo. – Domani studieremo una coreografia semplice.
Marta lo osservò andare via e mentre raccoglieva la sua roba pensava a un modo per farlo fuori e nello stesso tempo non essere incolpata, prima o poi ci sarebbe riuscita.



Quando tornò a casa non riusciva a togliersi di mente Giorgio: quel ragazzo la irritava da morire. Primo, perché non faceva parte del suo mondo e secondo perché era molto arrogante, si credeva la versione maschile di Venere, il Dio della bellezza, solo perché aveva un bel corpo e sapeva usarlo bene, artisticamente parlando ovviamente perché lei avrebbe mai potuto fare pensieri di altro genere su di lui.
Cercò di rilassarsi e pensare ad altro perché era arrivato il momento per dedicarsi allo studio, era tardi e aveva perso troppo tempo nel tergiversare su problemi futili e infantili; era al terzo anno di università, in teoria, si sarebbe dovuta laureare alla fine dell’anno accademico ma, per quanto i suoi sforzi fossero evidenti, non ce l’avrebbe fatta in tempo, sperava almeno per la sessione estiva: quella più difficile, quella che avrebbe coinciso con vari saggi e spettacoli anche con alcune date della tournée in giro per l'Italia, se mai avesse continuato a far parte della compagnia.
Non riusciva a studiare con tutti quei pensieri decise di lasciar perdere i libri per quella sera e li chiuse con un colpo secco, prese il suo I-pod e si rilassò sul letto: doveva pur esserci una canzone che le trasmettesse pace e serenità, Breathe me di Sia le sembrò la più adatta: chiuse gli occhi e respirò a fondo ascoltando il testo, li riaprì di scatto quando le venne un'idea brillante; si posizionò davanti allo specchio e, a occhi chiusi, si lasciò trasportare dalla melodia: si muoveva in modo fluido, come se fosse la canzone stessa a ballare per lei, mimava ogni parola della canzone con il corpo, cercando di non pensare ad altro ma lasciando fuori dalla sua testa le preoccupazioni e i problemi.
Solo lei e la musica.
Lei e il suo corpo.
All'ultima nota riaprì gli occhi e capì tutto: aveva ragione lei, doveva immedesimarsi nel brano, non doveva solo ballare e usare la tecnica ma raccontare una storia.
Solo grazie a una doccia calda riuscì a rilassarsi come voleva e dopo a studiare, si addormentò esausta; il giorno dopo, ancora non lo sapeva, sarebbe stata una giornata ancora più stressante e difficile da sopportare.




***********


In questo terzo capitolo iniziano le “lezioni private” in cui Giorgio e Marta sono costretti a stare insieme a loro malgrado; vorrei essere al posto di Marta perché essere sfiorata in quel modo da uno bello e bravo come Giorgino non sarebbe male! XD
Una nota tecnica: Il Gran Pas Classique è una scena di un balletto, La Bayadère ed è uno dei pezzi più celebrati del balletto classico tanto che spesso viene rappresentato come pezzo a sé stante.
Il moonwalk penso lo conosciate tutti, è il famoso passo di Micheal Jackson, esempio: QUI.
I Fouettés sono un passo di danza e, se non li conoscete sono QUESTI.

Grazie a tutti per essere qui, per aver recensito lo scorso capitolo.
A presto.



CAPITOLO REVISIONATO IL 28 OTTOBRE 2012
(NOTE EDITATE.)

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Capitolo 4
*** E poi, scoppiare ***




CAPITOLO REVISIONATO IL 12 DICEMBRE 2012



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4.E poi, scoppiare.




Quel giorno era arrivata in anticipo nella sala improvvisata e, non essendoci traccia di Giorgio, aveva collegato il suo I-Pod alle casse dello stereo, iniziando a scaldarsi.
Il ragazzo non si fece vivo neanche dopo un quarto d'ora perciò Marta decise di iniziare a provare da sola e di ballare in assoluta libertà, senza essere giudicata o vista da nessuno: chiuse gli occhi proprio come aveva fatto la sera prima a casa sua e lasciò che la musica le entrasse dentro. Un passo a destra e uno a sinistra, i suoi movimenti erano fluidi, stava ballando con il corpo e con il cuore, non con la testa; proprio come gli aveva detto di fare Giorgio. Piroette, salti, spaccate e altri passi: era tutto improvvisato e cercava di inserire, in quella piccola coreografia, meno passi di danza classica possibili.
In quei giorni, in quelle prove, ce la stava mettendo tutta: aveva sudato per ottenere quel posto e nessuno aveva il diritto di portarglielo via. Quando la musica finì riaprì gli occhi e solo in quel momento si accorse di qualcuno alle sue spalle: Giorgio la stava osservando compiaciuto, appoggiato alla porta d'ingresso e l'applaudiva quasi soddisfatto; lo guardò indignata ma soprattutto infastidita al pensiero d'essere stata spiata in un momento così intimo, tuttavia lo ignorò iniziando a rivestirsi.
Lui la bloccò prima che prendesse i pantaloni della tuta e li indossasse:
– Resta così – Le disse poggiando il borsone accanto al suo – Sarà più comodo ballare.
Terminò la frase guardandola negli occhi e accennando un sorriso che Marta ignorò o si sforzò di farlo.
– Non camminiamo oggi?
– Direi che dopo quello che ho visto, possiamo andare avanti. – Tirò fuori dal suo borsone nero una finta rosa rossa e se la mise tra i denti, poi continuò – Oggi: tango.
Con il telecomando fece partire la musica, quella sensuale e tipica di quel ballo; le girò intorno non smettendola di guardarla negli occhi, posò una mano sul fianco mentre continuava a girare: il suo intento era quello di farla impazzire e sedurla, parlando sempre del ballo.
– Tieni gli occhi puntati su di me. – Le disse prendendola per mano e tirandola a sé con un gesto improvviso. – Devi seguire ogni mio movimento, come se fossi attratta.
La strinse ancora di più: una mano dietro la schiena e l’altra sulla coscia che lentamente si alzava e poi si abbassava, i loro sguardi incatenati e i respiri che si infrangevano nelle bocche opposte.
Giorgio le stava insegnando non solo i passi del tango ma anche come tentare un uomo, come sedurlo e portarlo alla disperazione e doveva ammettere che Marta era una discreta allieva.

Avevano provato quella coreografia per tutta la mattina ma ogni volta, secondo Giorgio, c’era qualcosa che non andava: poca sensualità; non perdeva occasione, quindi, di stringere Marta tra le braccia e strusciarsela addosso, forse era una tattica per averla vicino.
– Sono stanca e ho fame. – Sbottò la ragazza mentre si rivestiva sotto lo sguardo divertito di Giorgio, si mise la borsa in spalla e ricambiò lo sguardo. – Hai qualche problema?
– No, andiamo a pranzo.
Ma lei non l’aveva invitato, anzi sperava di stare lontana da lui almeno per un quarto d’ora, ma non le fu possibile. Entrarono in un bar non molto lontano dall’accademia; lui ordinò una porzione abbondante di lasagne perché doveva recuperare le energie perse e prepararsi, giustamente, per il pomeriggio intenso, mentre lei ordinò una semplice insalata mista, per mantenersi leggera e non ingrassare neanche di un grammo; si sedettero al tavolino: il silenzio era imbarazzante.
– Ho parlato con Marco questa mattina. – Marta aveva alzato lo sguardo dal suo piatto quanto bastava per fissarlo annoiata e distratta, dopo qualche secondo tornò a mangiare e lui continuò – E' per questo che sono arrivato in ritardo; gli ho detto che oggi avremmo iniziato qualche coreografia, mi ha consigliato di provare quelle dello spettacolo così se dovessi davvero migliorare poi non sarai del tutto impreparata.
– Ok.
– Senti. – Si era trattenuto dall'urlare e perciò le si era avvicinato così da non dare spettacolo in quel piccolo locale. – Non mi sei simpatica ma sto cercando di aiutarti a ogni costo; come faccio se tu non me lo permetti?
Quella domanda rimase senza risposta perché Marta lo ignorò, alzò lo sguardo dal piatto proprio come aveva fatto prima e lo fissò fredda e infastidita.
– Vorrei mangiare in pace, se non ti dispiace. Mi piacerebbe avere il mio quarto d’ora lontana dal mondo; non potremmo parlarne dopo?
– Sei solo una ragazzina viziata.
Era stanca, stufa dei suoi insulti gratuiti e dei suoi sguardi disperati; lei non era un caso pietoso, non aveva bisogno dell’aiuto di nessuno, soprattutto di quello di Giorgio, perché era un’ottima ballerina: la migliore. Era lui a non saper fare nulla.
Si era alzata dal tavolino andando a pagare la sua ordinazione, non aveva neanche finito il suo pranzo né aveva salutato quello che era ormai diventato il suo partner; era tornata in quel lurido garage a provare perché solo ballando avrebbe smaltito la rabbia. Indossò i tacchi e legò i capelli in uno chignon morbido, proprio come una vera ballerina di tango, e aspettò che Giorgio tornasse per ballare insieme a lui; quando neanche dopo cinque minuti lo vide arrivare, decise di lasciar perdere e fare a modo suo. Tolse le scarpe con il tacco indossando le sue amate punte; fece partire la musica in modalità casuale e la scelta le piacque:
Dancing di Elisa; le si era fermato il respiro per qualche secondo: amava quella canzone, così triste, malinconica ma bella, le faceva sempre uno strano effetto e ballarla era un piacere. Aveva iniziato la coreografia sulle punte, con dei passi di danza classica fin troppo tecnici ma, dopo un po' si era talmente lasciata trasportare dalle note e dalle parole da terminare il ballo sulle mezze punte; non sentì nessun applauso e ne fu sollevata: aveva bisogno del suo momento di intimità, doveva restare sola con se stessa e la sua passione.


– E’ un disastro, non ti stai impegnando, non sai fare nulla! Per colpa tua verrò espulso.
– Io non saprei fare nulla? Ma ti sei visto: tu e le tue mosse da ballerino da quattro soldi. La tua danza, se così si può definire, mi fa schifo. Tu mi fai schifo, sei insopportabile.
Anche quella mattina, dopo ore e ore estenuanti di prove si erano ritrovati a litigare su futilità: su quale tipo di danza fosse migliore, su Marta che non muoveva bene i fianchi e su Giorgio che non stendeva bene le ginocchia. Erano mondi troppo diversi per incontrarsi, come due rette parallele. Nessuno dei due sapeva però, che quelle due rette, all'infinito, si sarebbero incontrate.*
– Sei una bambina.
– Tu un moccioso: ti credi chissà chi solo perché Marco ti reputa bravo, ma in realtà non sei nessuno.
Ormai avevano intrapreso la via degli “insulti senza ritorno”, si offendevano senza pensare alle conseguenze, sparavano cattiverie che in fondo neanche pensavano.
– Quella che si crede qualcuno, tra i due, non sono io Miss la-danza-classica-è-la-mia-vita. Giudichi tutti dall’alto in basso, perché non ti guardi allo specchio e taci?
– Non mi conosci e non ti permetto di dirmi queste cose.
– E’ la pura verità, per questo ti fa male.
Marta aveva capito che era inutile continuare a litigare, che stavano sorpassando il limite andando a finire in una sfera troppo sensibile e pericolosa: quella privata. Giorgio però continuò e lei perse del tutto la pazienza.
– Tu non sai quanti sacrifici ho fatto per arrivare fino a qui, non sai cosa significa essere presa in giro dai propri amici per non saper ballare in discoteca: “Sei troppo rigida”, mi dicevano, ed era per colpa della danza classica. – Sospirò trattenendo le lacrime e poi continuò – Sai quante sere ho passato a piangere a causa dello stress e stanchezza o ancora quante volte sono finita al pronto soccorso per problemi ai piedi? No non lo sai. Perché danza significa: passione, sacrificio, dedizione e tu non ne dimostri neanche un po' con i tuoi stupidi movimenti di bacino.
Solo quando smise di parlare si rese conto di aver urlato e di avere gli occhi lucidi; abbassò lo sguardo imbarazzata ma lo rialzò qualche istante dopo per fronteggiarlo un'ultima volta.
– La danza è danza quando ti permette di volare con le ali dei sogni. Se nella tua vita hai solo sofferto vuol dire che non hai mai ballato.
Quella frase era stato un sussurro; avevano smesso entrambi di gridare finalmente, perché
erano stanchi, avviliti e avevano sorpassato il limite di sopportazione l’uno dell’altra; avevano messo in chiaro le loro frustrazioni e da quel breve conflitto ne erano venuti fuori entrambi perdenti: erano bravi a giudicare e puntare il dito senza sapere cosa significasse davvero danzare per l’altro.
Terminarono la lezione in quello stesso istante non aggiungendo altro né si diedero appuntamento per il giorno dopo; Marta era sicura di una cosa: voleva stare lontana da Giorgio il più tempo possibile e la stessa cosa valeva per lui.



La situazione a casa non era delle migliori: la coinquilina di Marta, Valeria, era tornata da New York insieme al fidanzato. Ciò significava ore e ore di racconti su quanto fosse meravigliosa, affascinante, indescrivibile la Grande Mela mentre al pc scorrevano le foto di quei quindici giorni di vacanza. Marta annuiva fingendosi interessata.
Valeria era una bravissima ragazza e una piacevole coinquilina; erano ottime amiche, sapeva ascoltare e dare buoni consigli, ma, in quel momento, Marta, avrebbe solo voluto infilarle un calzino in bocca e farla stare zitta. Giuliano era l’ideale del fidanzato perfetto: non solo esteticamente ma anche per i suoi modi di fare; accontentava Valeria in tutto e cercava di litigare il meno possibile riempiendola di attenzioni, coccole e regali; certo, era un po' geloso per colpa del lavoro di Valeria: era una modella ed era bellissima ma, nonostante ciò, era umile e con i piedi ben saldi a terra.
– Adesso che ti ho raccontato del viaggio e che Giuli è andato a casa, mi dici cos'hai?Le chiese seguendola in camera e guardandola mentre indossava il morbido pigiama di pile.
– Sono solo molto stanca, niente di più.
Marta non aveva voglia di parlare, non voleva stare lì a raccontarle di Giorgio e di quanto avrebbe voluto commettere un omicidio.
– Diciamo che ti credo. – Le rispose l'amica mentre si sedeva sul letto – Dai, parlami dell’accademia.
Il sorriso di Valeria la incoraggiò e le si sedette di fronte, iniziando a parlare: – Hai presente i film sulle catastrofi che ci piace tanto guardare, quando c’è il protagonista che deve cercare di salvare il mondo dalla sua fine e, nel mentre, si rompe una gamba, si tagliuzza le braccia e via dicendo? – L’amica annuì titubante non sapendo non andasse a parare il discorso contorto di Marta. – Ecco: alla fine non sai se il protagonista vivrà o no.
– Beh, di solito sì perché è davvero raro che muoia.
Valeria rispose con ovvietà, perché aveva ragione, in pochi film il personaggio principale rimaneva ucciso; tuttavia Marta continuò la sua filippica ignorando le parole dell'amica.
– Io, in questo momento, in quella maledetta accademia sono la protagonista sfigata dei film sulle catastrofi che morirà nel peggiore dei modi possibili.
– Oddio, è così grave?
– No, non tanto, volevo solo enfatizzare un po'. – Le fece una linguaccia e risero insieme, abbracciandosi. – Sono contenta che sei tornata, mi sei mancata.
Grazie a Valeria, finalmente, aveva trovato un pizzico di pace e tranquillità che aveva perso in quelle prime settimane di lezione.

Guardò un po' di televisione in salotto, evitando le chiamate con la madre: era già abbastanza nervosa, non voleva che la sua serata peggiorasse ancora di più. Stava preparando la cena quando Valeria entrò in cucina come una furia richiamando la sua attenzione: era mezza nuda e teneva in mano due o tre abiti che avrebbe indossato quella sera stessa; Marta provò più volte a spiegarle che era stanca e che, nonostante fosse venerdì, avrebbe voluto restare a casa a guardare un film e andare a letto presto ma quando la sua coinquilina si metteva qualcosa in testa era difficile farle cambiare idea. La spinse in bagno obbligandola a farsi una doccia veloce e prepararsi: dovevano essere perfette per la serata che si prospettava.


– Wow, sei uno schianto.
Il fischio di Valeria l'aveva fatta arrossire mentre si guardava allo specchio indossando il cappottino; infondo non aveva indossato nulla di particolare: un semplice abitino nero, delle calze color carne e le scarpe alte che si abbinavano al vestito, solo la borsa era rosa come il cinturino del vestito. Marta guardò meglio la sua amica e si accorse di quanto fosse bella stretta in quell'abito blu che la fasciava come una seconda pelle e con quelle scarpe lucide gialle che si abbinavano perfettamente al trucco e ai gioielli: era la fortuna d'essere una modella, avere gli accessori e i vestiti adatti a ogni serata.
– Evidentemente non ti sarai guardata allo specchio, Giuliano ti chiuderà in macchina.
Sembravano tornate adolescenti, non smettevano di farsi complimenti a vicenda e ridevano per qualsiasi scemenza; Valeria aveva solo ventuno anni ed era di due anni più piccola di Marta anche se ne dimostrava molti di più, soprattutto per il modo di vestirsi e atteggiarsi; a volte la invidiava per questo motivo, avrebbe voluto essere come lei: più spontanea e meno timida, avrebbe voluto camminare a testa alta senza dover pensare ai giudizi della gente; in fondo anche Valeria faceva un duro lavoro eppure non sembrava abbatterla o distruggerla più di tanto.



All'entrata della discoteca non ebbero problemi, la bella mora conosceva il buttafuori che le fece entrare senza discussioni e poi al tavolo c’era già ad aspettarle Giuliano, seduto e impaziente, che beveva qualcosa di scuro e blu, mentre tamburellava le dita sul proprio ginocchio. Marta si accorse troppo tardi che non era solo, quando i suoi occhi incontrarono quelli dell'ospite indesiderato, quando ormai era impossibile scappare.
– Che diavolo ci fai qui?– Le sue labbra si mossero prima ancora che il cervello potesse impedirglielo.
– Potrei chiederti la stessa cosa. – Giorgio le rispose tranquillo, nascondendo il fastidio di trovarsela di fronte.
Per lei, quel ragazzo, era diventato una persecuzione: se lo ritrovava dovunque; contò fino a dieci cercando di non perdere la pazienza ma quando Giuliano le presentò Giorgio come suo fratello per poco non svenne.
– Non è possibile: il figlio del demonio è un tuo quasi-parente.
Valeria scoppiò a ridere alle parole sussurrate dell’amica, aveva aspettato che i due fratelli andassero a prendere da bere per poter parlare con la sua coinquilina e poterle dire ciò che realmente pensava: Giorgio era il figlio di Satana.
Si guardò intorno vedendo come tutti stessero ballando in quel posto, anche Valeria si muoveva su se stessa a tempo di musica; lei non ci sarebbe mai riuscita, ballare in quel modo, senza inibizioni, sotto tutti quegli occhi l'avrebbe imbarazzata da morire: non era come su un palco, dove pur essendo al centro della scena sapeva cosa fare, lì non avrebbe avuto maschere e la cosa la spaventava.


La serata trascorreva in maniera tranquilla soprattutto perché i due rivali non solo non si rivolgevano parola ma evitavano anche di guardarsi; la situazione cambiò quando Valeria, non riuscendo a convincere l’amica a buttarsi in pista, andò senza di lei ma insieme al fidanzato, lasciandola da sola con Giorgio.
– Quindi tu vivi con Vale.
Dopo qualche minuto di silenzio il ragazzo era scoppiato, non parlare per lui era piuttosto difficile, perciò le aveva fatto la domanda più ovvia che le era venuta in mente ma a cui Marta non aveva risposto, aveva un dubbio più grande che le ronzava in testa da tutta la sera.
– Come è possibile che tuo fratello sia un santo e tu sia... così?
Così come?
Si era poggiato alla ringhiera del privet guardandola incuriosito; era stano come ancora non avessero iniziato a urlarsi contro.
– Come sei tu. Vorrei evitare di dire per forza un aggettivo, potresti offenderti.
E fu di nuovo silenzio, uno di quelli abbastanza imbarazzanti, eppure non c’era bisogno di parlare: la musica riempiva i loro i silenzi. Quella musica terribile e troppo assordante per Marta ma che, pian piano, per colpa dell'alcol bevuto, stava iniziando ad apprezzare tanto da battere il piede a tempo mentre guardava, dall'alto del privet, tutta quella gente che si muoveva in maniera scoordinata.
– Vuoi ballare?
La voce di Giorgio era troppo vicina per i suoi gusti.
– Per oggi ho ballato abbastanza, soprattutto con te.
Lo spinse via piano, credendo che il ragazzo capisse e accettasse il rifiuto.
– Non fare la preziosa.
Le prese quella stessa mano che lo aveva spinto, rifiutandolo e la trascinò fino al centro pista, in mezzo a quella marea indistinta di persone che ballavano stretti, troppo appiccicati e sudati. La strinse a sé: una mano dietro la schiena, quasi sul sedere; con l'altra le accarezzò una guancia scostandole i capelli e portandoli dietro l’orecchio.
– Rilassati Marta, balla con me.– Quel sussurro fu un brivido che la fece sciogliere e rilassare: ballarono sensualmente, senza mai staccarsi.
In quel momento loro incarnavamo in modo esatto il detto “Il ballo è il preliminare del sesso” non per la loro volgarità ma per la sensualità, l’alchimia, la complicità e l’attrazione fisica: erano attratti l’uno dall’altra, erano eccitati e la canzone che stavano ballando,
Stereo Love, non li aiutava, di certo, a calmare quelle sensazioni.
Marta si sentiva leggera, libera, a causa di tutti i drink che aveva bevuto; non aveva minimamente pensato che potesse essere merito del ballo con Giorgio: lui che le aveva tolto la maschera, scacciando via ogni stupida paura che aveva di ballare in discoteca.
Non lo sapeva ma, Giorgio l'aveva aiutata e l'avrebbe fatto ancora, seppur inconsciamente.






**************

Marta e Giorgio continuano a provare tuttavia lui pensa che Marta sia ancora una schiappa e ciò li porta a litigare. Rileggendo il capitolo mi sono accorta di quanto siano belli qui e quanto si shippino in discoteca: lui che le chiede di ballare e poi se la spalma addosso è qualcosa di ASDFGHJKL (per esprimere meglio il concetto insomma!)
Si scopre, inoltre che Giorgio e Giuliano sono fratelli – che fantasia che avevano i genitori – e che sono totalmente diversi: uno troppo gentile e perfetto, l'altro... beh, l'altro lo conosciamo. XD
Marta si lascia andare, finalmente, e chiude la bocca: balla con lui e non è più la stessa, almeno per il momento.
Chissà cosa succederà adesso!


* Teoria delle rette parallele che si incontrano all'infinito, in un certo punto. Credo che sia geometria non euclidea, non l'ho studiata a scuola perciò non so ben spiegarvi il concetto ma ricordo che la professoressa al liceo ne aveva parlato; se la spiegazione è sbagliata non linciatemi, studio lingue e traduzione, non matematica.
Valeria l'ho sempre immaginata bella, alta, mora e con gli occhi chiari: COSI'.
Giuliano, invece, il suo fidanzato, l'ho immaginato moro e con gli occhi azzurri, elegante, gentile e bello: COSI'.
Se volete potete vedere i vari set abiti che ho scelto per le ragazze:
Marta QUI
Valeria QUI
Tanto perché non avevo nulla da fare.
Ho un'immagine ben precisa di Marta e Giorgio che ballano ma se anche voi volete avere un “idea” potete guardare QUI anche se non è molto esatta.
Per chi volesse può contattarmi sul mio gruppo facebook.

Grazie per aver letto e recensito.
Alla prossima.

Grazie a Mary per avermi aiutata.

CAPITOLO REVISIONATO IL 12 DICEMBRE 2012

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Capitolo 5
*** 5.Brividi ***


Buongiorno, e buona domenica!!! :) Come state? Ovviamente bene. (O almeno spero!)
Volevo fargli gli auguri per i 150 anni dell'Unità di Italia (anche se in ritardo ma l'ho proprio scordato) E auguri ai vostri paparini per la festa del papà di ieri! Avete fatto le brave bimbeee??? Immagino di si.. voi siete tutte brave! ahahahaahha
Beh, vi lascio al capitololozzo.. questa volta niente note finali.. ma spero vi piaccia lo stesso.. volevo dirvi che per scrivere questo capitolo ho ascoltato mille e mille volte la canzone di Annalisa Scarrone
Brividi Buona lettura! Baci.

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5.Brividi
Mentre tu sfiori piano, brividi brividi, mentre tu sfiori, così segretamente, così violentemente piano, brividi brividi.Per quanto fosse una puntigliosa ballerina classica, Marta era un inguaribile sognatrice, ecco perché ogni domenica sera, insieme a Valeria, si trovava sul divano del soggiorno, con una bella tazza di thè tra le mani, il piumone a coprirla e a guardare “Amici di Maria de Filippi”. Insieme alla sua adorata coinquilina non solo canticchiavano le canzoni dei cantanti, ma fantasticavano sui ballerini professionisti, Francesco era il suo preferito.
-I ragazzi biondi hanno un qualcosa, che ti urla “scopamiiii”
La domenica sera, l’appuntamento non era solo con “Amici” ma anche con i loro ormoni impazziti, alla vista di quei corpi perfetti, di Josè, Stefano, Francesco, Amilcar, ballare, muoversi, ammiccare. I loro commenti erano davvero scandalosi ma anche esilaranti, e alla fine, concludevano sempre le loro frasi con “se le mura di questa casa potessero parlare”. E ridevano spensierate.
Anche questa domenica, quindi, stavano guardando la televisione, ma era diverso dalle altre volte, perché Marta era presente solo con il corpo. La sua mente era ancora al locale del venerdì precedente.
-I biondi ti potranno anche urlare di farsi scopare, ma quello che ti stavi per scopare in realtà, era qualcun altro..
-Cosa?
-Venerdì. Tu. Giorgio.
Erano bastate 3 parole per farle riviverle quel momento. Per farle sembrare di riavere il corpo di Giorgio addosso al suo, le sue mani avvinghiate alla sua schiena e al suo collo, le sue labbra vicinissime alle sue. Mosse la testa per scacciare via quel pensiero, e quell’immagine.
-Ma che dici..
-Dico quello che ho visto. E poi tu parli tanto sui ballerini di Amici, del loro corpo perfetto, di come si muovono, ma hai dimenticato che anche Giorgino è un ballerino?
Brividi brividi mentre tu mi sfiori,
-E io sono una ballerina, non capisco il tuo ragionamento.
così segretamente così violentemente piano.
-Quindi se lui ballasse ancora con te, dopo venerdì sera, in quel modo, non ti farebbe nessun effetto?
Brividi brividi mentre ti innamori,
-No, certo che no. Io sono una professionista.
delle mie insicurezze,
-Certo, e quindi se ti dicessi che Giorgio e Giuliano sono appena arrivati, tu saresti tranquilla..
delle mie prepotenze.
-Come la morte.
Peccato che la morte, nella maggior parte dei casi non è mai tranquilla. I due fratelli erano davvero arrivati, Giuliano aveva le chiavi dell’appartamento, ma prima di entrare ogni volta mandava un messaggio di avviso alla sua amata fidanzata. Marta si era precipitata in camera, aveva  maledetto l’amica, perché se non c’era nessun problema che Giuliano la vedesse in pigiama, o in accappatoio, o con i cetriolini sugli occhi per fare andare via le occhiaie, o con i fanghi sulle cosce e la carta velina per prevenire la cellulite che non aveva mai avuto, Giorgio non doveva vederla in pigiama, perché era una cosa intima, perché non c’era nessuna confidenza, e soprattutto perché lui era il figlio di Satana. Valeria, di tutta risposta, aveva avuto un attacco di risata convulsivo, nel momento esatto in cui entravano i due fratelli. La scena che si presentava ai loro occhi era davvero assurda. Valeria rideva come una pazza isterica, tenendo la maniglia della porta rossa della camera di Marta, e lei, dall’altra parte, le urlava di smettere.
-Che sta succedendo qui?
-Oddio, non ci posso credere, voi guardate amici!
Giuliano si era interessato, l’altro, invece, noncurante della situazione, si era tranquillamente accomodato in soggiorno, davanti la tv, e aveva deriso i gusti delle ragazze.
-Dovrei andare pure io, se fanno fare questi tipo di coreografie.
Era una delle tante coreografie molto spinte di Marco Garofalo, quelle tanto criticate da Marta, ma che quanto aveva gli ormoni in subbuglio avrebbe eseguito molto volentieri, soprattutto se accarezzata da tutto quel bendidio di ballerini. Valeria e Giuliano avevano raggiunto Giorgio, mentre Marta, ancora in camera, stava dando una sistemata ai suoi capelli. Era indecisa se mettersi in tuta o rimanere in pigiama. Rimase per vari minuti a fissarsi, tante smorfie accompagnavano il suo abbigliamento  , eppure non era tanto male, perciò decise di uscire dalla sua stanza ed andare dagli altri. Giuliano le sorrise, e lei ricambiò affettuosamente, Valeria era intenta a preparare il caffè, mentre Giorgio, cambiava tutti i canali della tv, il che infastidì molto Marta.
-La smetti? Lascia su canale 5, e fammi guardare quel programma.
-No. Non mi piace.
Gli tolse il telecomando dalle mani, ma lui lo riprese. Iniziarono una vera e propria lotta di predominio sul telecomando, sotto lo sguardo allibito dei due fidanzatini. Marta era finita addosso a Giorgio, che teneva il telecomando molto indietro, lei si era esporta in avanti per cercare di prenderlo, in questo modo il suo seno era completamente in faccia al ragazzo. Continuarono la lotta, fin quando Giorgio le fu completamente addosso. Si guardarono intensamente negli occhi, per un lungo instante che sembrò eterno, ed in quel momento Marta ne approfittò rubandogli il telecomando dalle mani e scivolando via da sotto il suo corpo. Stare di nuovo a stretto contatto con lui le aveva provocato una strana sensazione, risvegliato alcuni istinti repressi da anni, e si chiedeva se anche lui avesse provato la stessa cosa, ma non appena si concentrò meglio sul programma televisivo, dimenticò quello che stava pensando.  Quella coreografia l’aveva completamente rapita, e non solo perché i ballerini erano mezzi nudi, ma perché era un bellissimo passo a 3 maschile. Giorgio la guardava meravigliato, non l’aveva mai vista così assuefatta da qualcosa, a meno che non fosse un qualcosa di danza classica. Ma questa volta era diverso.
-Stai attenta Anna dai capelli rossi, potresti avere una cotta per altri tipi di danza.
-Non penso che succederà mai. Vedi, io stavo guardando i loro corpi..
Rispose senza neanche voltarsi, era troppo concentrata. Troppo assuefatta. Non si era neanche accorta che Giuliano e Valeria si erano chiusi in camera.
-Ma che palle, quando finisce questa lagna?
-Puoi anche andare a casa, non ti obbliga nessuno a stare qui.
Questa volta lo aveva guardato, dritto negli occhi, lui, di tutta risposta, le sorrise provocandola. Si sedette meglio, poggiando le gambe sul tavolino, e le braccia dietro la nuca. Tranquillo, guardava la tv, e muoveva a tempo di musica il piede. Marta spazientita fece finta di niente, era pur sempre un ospite e lei doveva trattarlo come tale; con rispetto ed educazione, anche se gli avrebbe tirato un vaso di porcellana in testa molto volentieri. 

§§§§

 
Tentato omicidio, o suicidio istantaneo? Dopo quel famoso venerdì, dopo lo “struscichio sexy” come lo aveva definito Valeria, il rapporto tra Marta e Giorgio, era peggiorato dal punto di vista umano. Non facevano altro che litigare, prendersi in giro, tirarsi gli oggetti addosso, ci mancava poco che si prendessero per i capelli. Dal punto di vista professionale invece, era molto migliorato, e tutti se ne erano accorti. La loro alchimia era incredibile. Marco, il coreografo li aveva voluti nella sua sala per controllare come stessero andando le prove in privato, ed era rimasto sconcertato, tanto che li aveva portati nel mini teatro e aveva chiamato gli altri allievi per una lezione di “vera intesa sessuale”, ecco il motivo per cui Marta, ragazza terribilmente pudica, timida, e visibilmente imbarazzata di fronte a quei complimenti a sfondo sessuale del suo coreografo, stava pensando se ucciderlo, o se uccidersi in modo veloce e doloroso. 
-Avete visto ragazzi? Quando vi dico che dovete dimostrare pathos, che dovete trasmettere i vostri sentimenti, le vostre emozioni, è questo quello che intendo. Giorgio e Marta stavano facendo l’amore anche con lo sguardo. Bravissimi, ragazzi, e bravissima Marta, era proprio questo che intendevo settimane fa, era questo quello che volevo da te. Adesso che sei pronta, potete iniziare con le vere e proprie coreografie.
Si rivolse nuovamente alla platea, Alessandra era in prima fila e la guardava molto divertita, applaudendo di tanto in tanto, Marta la trucidava con lo sguardo, facendole segno di futuro sgozzamento se non avesse smesso di fare la stupida.
-E voi due, ci direte il vostro segreto? Dove e come avete trovato questa meravigliosa intesa, questa alchimia?
Il resto dei ragazzi la guardavano, anzi la fissavano molto interessati, come se anche loro volessero trovare quella “intesa”. Il problema era che neanche lei sapeva come avessero fatto.  Scese dal palco indossando la felpa e soprattutto il cappuccio, voleva nascondersi da tutti quelli sguardi, Alessandra le fu accanto in un attimo, ridendo ancora. Si presero in giro, e scherzando andarono insieme in sala di contemporaneo.
-Dai Martuzza mia, dimmi cosa avete fatto.
-Oddio Ale, non abbiamo fatto niente.
-Dai che posizione avete usato per ballare così?
Ridevano come delle bambine, e Marta finalmente, per la prima volta, si sentiva tranquilla, era in accademia, stava ballando ma era felice, non lo sentiva come un peso, non era stressata. Era semplicemente felice. Terminata anche la lezione di contemporaneo, senza intoppi, per fortuna il coreografo era una “lei”, una bellissima donna, e in sala erano quasi tutte donne, quindi, nessun ragazzo con cui misurarsi, nessuno a cui fare da partner, nessun passo a due, solo movimenti liberi e fluenti. Le lezioni di contemporaneo per Marta, erano come le lezioni di ginnastica, rilassava tutti i muscoli, rilassava la sua mente, era salutare, e anche se non lo voleva ammettere ad alta voce, le piaceva, c’era qualcos’altro che le piaceva danzare oltre al classico.
-Hai visto la puntata di amici l’altro giorno?
-Certo. Come potevo perdermi Francesco Mariottini , quel ragazzo quando balla è qualcosa di.. fenomenale, indescrivibile.. e poi, cavolo ma quanto è bello?
-Stavate parlando di me?
-No. Se parlassi di te, dovrei dire che sei, odioso, antipatico, egocentrico..
-Si.. si.. stai zitta adesso. Ale, per quella cosa, va benissimo domani sera. Con te, ci vediamo domani mattina in sala, sii puntuale.
E così veloce come era venuto, Giorgio era sparito dalla loro vista, correndo via, mentre le due ragazze si avviavano verso l’uscita, Alessandra era divertita per l’espressione allibita e visibilmente infastidita di Marta.
-Ma hai visto come mi tratta? Ma non importa, non vedo l’ora di smettere di ballare con lui.
-Non penso che potrà mai accadere una cosa del genere, Marco pensa che siete “le anime gemelle del sesso”.
E giù con le risate. Si salutarono affettuosamente, e fu proprio una canzone del lettore mp3 che risuonava nelle cuffie e nelle orecchie di Marta a farle tornare in mente quel Venerdì, quei movimenti, quel ballo, le mani di Giorgio sul suo corpo diversamente dal solito, non per lavoro, ma per divertimento. A malincuore doveva ammettere che quei momenti, quelle mani, quegli sguardi, quei sorrisi, le avevano risvegliato delle sensazioni che aveva sepolto, e la canzone di certo non l’aiutava a metterle via,  quelle parole le colpivano il cuore nel profondo, e la luna, sembrava che la stesse guardando sul serio. “Doveva essere soltanto un gioco, volevo non pensarci dopo. Brividi brividi ,mentre tu mi sfiori; brividi brividi, mentre ti innamori; delle mie insicurezze ,delle mie prepotenze ,così segretamente. La luna che mi guarda un viso da lontano ,che scruta misteriosamente tutto quanto andare.”
 
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Vi lascio i link delle storie che ho scritto fino ad adesso:

I’m coming back home. (Storia conlusa su Edward/Bella)
L’appartamento accanto(One-Shot Originale)
Past&present (One-Shot Originale, Romantico, Introspettivo, sulle scelte di vita. Potrebbe diventare un’ipotetica storia in futuro.)
Aspettando l’alba (Storia conclusa su Bella/Edward. Diversa dai libri della Mayer. Potrebbe esserci un ipotetico continuo.)

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Capitolo 6
*** 6.Fight Club ***


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6.Fight Club -1Parte-

-Ehi, smettetela. Ragazzi basta, ho detto di smetterla.
Per fortuna Marta, con dei piccoli pugni sulla schiena di Giorgio, era riuscita a far dividere i due ragazzi che si stavano picchiando davanti l’ingresso dell’accademia. Si guardavano in cagnesco, Marta al centro li divideva, i loro respiri affannati, pronti a riacciuffarsi se uno dei due avesse parlato nuovamente.
-Ma che vi è preso? Siete per caso impazziti?
Un rapido sguardo ad entrambi, ma nessuno ancora rispondeva, intanto un po’ di sangue dal naso di Giorgio cominciava a scendere lentamente, Marta si avvicinò di più a lui per constatare il danno. L’altro ragazzo sbuffò infastidito.
-Per la cronaca, ha cominciato lui. Tu hai dei seri problemi caro mio.
-Filippo aspetta, non te ne andare.
Filippo era il ragazzo della caffetteria dell’accademia, che qualche giorno prima aveva chiesto a Marta di uscire, e lei aveva accettato senza esitazioni, era molto carino e anche simpatico.
 
Marta era arrivata a casa tutta pimpante, doveva assolutamente dare la notizia all’amica.
-Vale. Domani sera ho un appuntamento.
Valeria era comparsa sulla soglia del bagno con il sorriso stampato sulle labbra, il mascara in mano, un occhio truccato e l’altro no, felice per Marta, e in attesa di sapere il nome del ragazzo, ma non appena saputo, delusa, era tornata in bagno per finire di truccarsi.
-Un cameriere?
-Non è un cameriere. E’ uno studente. Lavora al bar per guadagnare un po’ di soldi, e poi scusa, non tutti sono dei brillanti avvocati.
-Non ho nulla contro questa professione, ma tu sei una ballerina, mi aspettavo che uscissi con un ballerino.
-Ma chi l’ha detto? ………. E allora tu perché non esci con un modello?
-Perché i modelli sono tutti omosessuali! E poi il mio Giuliano l’ho conosciuto prima di diventare modella.
-Beh, Filippo è un bellissimo ragazzo, ed è anche simpatico.. e poi..
-Guarda che non mi devi mica convincere.
Le due amiche si guardarono intensamente e chiusero la discussione lì. Era vero, Marta non doveva convincere di certo Valeria, ma doveva convincere solamente se stessa.
 

§§§§

 
La sera dell’appuntamento era arrivata. L’ansia, la trepidazione di uscire con un nuovo ragazzo del tutto sconosciuto stavano mandando Marta fuori di testa, si era cambiata mille volte, aveva addirittura pensato di disdire, ma Valeria e Giuliano l’avevano fatta calmare e aiutata a scegliere cosa indossare.
Filippo non appena l’aveva vista era rimasto a fissarla per un bel po’ di secondi, e per poco Marta non aveva dovuto raccogliere la bava. Sorridendo gli si avvicinò, dandogli un bacio sulla guancia. La serata era cominciata nel migliore dei modi, e Filippo era molto gentile, un ragazzo d’altri tempi, le aveva aperto lo sportello dell’auto e l’aveva chiuso non appena lei si era seduta comodamente, l’aveva portata in un ristorante carino, non troppo costoso e di alte pretese, né troppo scialbo e coatto. Avevano parlato entrambi del più e del meno, ma soprattutto Marta aveva parlato di danza, e Filippo l’ascoltava attento ed interessato, le versava sempre il vino nel bicchiere ogni volta che si svuotava, e poi a fine cena aveva insistito per pagare, ma Marta l’aveva convinto poi nell’offrire la prossima cena.
-Quindi vuoi uscire una seconda volta con me…
-Mi piacerebbe, è stata una piacevole serata, perché no? A te non va?
-Certo che si. Hai proprio ragione, è stata una bellissima serata.
Sulla soglia di casa stavano per baciarsi, ma, il portone si aprì proprio quando le labbra di Filippo stavano per sfiorarla. L’atmosfera si era spezzata, e Marta era rientrata nel suo appartamento con gli occhi a cuoricino.
Giuliano si era scusato più volte in quei giorni per aver interrotto il “mancato bacio”, -E’ meglio così- Aveva risposto tranquillizzando l’amico,  –Durante il secondo appuntamento ci sarà più voglia.-
L’organizzazione del secondo appuntamento era del tutto diversa rispetto a quella del primo, niente cena, nessun abito elegante o quasi, ma un’uscita a pranzo. L’interesse per Filippo in questo modo cresceva ancora di più, non era il classico ragazzo che organizzava le solite cose, “cene o cinema o discoteca” , ma anche altro, e Marta ne era stranamente felice.
Durante la lezione di classico, quel giorno, era un po’ distratta e molto euforica, era il giorno del secondo appuntamento, molte volte il coreografo l’aveva richiamata per attirare la sua attenzione, lei si era scusata, ma niente, e poi lui era al bar, e vederlo non faceva altro che aumentare la sua distrazione, anzi, era proprio Filippo la sua distrazione.
-Ok, dimmi cosa ti succede, non hai mai fatto così tanto schifo da quando sei qui.
Alessandra l’aveva chiusa in bagno a lezione conclusa, Marta di tutta risposta sorrise e si infilò in doccia, l’amica aveva insistito ancora e finalmente Marta cedette.
-Oggi esco con Filippo, il ragazzo del bar, è già la seconda volta che usciamo insieme, e mi porta fuori a pranzo, cioè, io lo porto fuori a pranzo, perché la prima volta a cena ha pagato lui, e questa volta pago io perché non mi va di essere mantenuta e..
-Oddio rallenta! Tu.Esci.Con.Filippo.
-Si. Sono così euforica.
-Me ne ero accorta.- Rise e continuò. –Ma, scusa, che ti ha detto Giorgio?-
-Che c’entra Giorgio adesso?- Con la testa insaponata dallo shampoo, Marta guardò la sua nuova cara amica con un’espressione stranita. –Perché dovrebbe importarmi cosa pensa Giorgio?-
-Voi non, cioè.. la vostra intesa..
Tamponando le gambe con l’asciugamano rispose ad Alessandra, cercando di mantenere la calma.
-Ancora con questa storia? Non abbiamo fatto nulla, e mai lo faremo. Cavolo Ale, credevo che almeno tu mi credessi, non so com’è che di punto in bianco abbiamo cominciato a ballare in quel modo.
-Ok scusami, adesso fai veloce, e fatti bella per il tuo barista.
Era bella e pronta per il “pranzo perfetto”, si guardò un’altra volta allo specchio, e sotto approvazione di Alessandra, raggiunse Filippo davanti il bar. Uscirono dall’accademia ridendo e scherzando. Come al solito Marta parlò delle lezioni che aveva appena avuto, quel ragazzo non faceva altro che farla parlare e lui se ne stava in silenzio ad ascoltarla, a guardarla, era una bella cosa essere ascoltata, ma ogni tanto però poteva anche parlare, questa cosa stava cominciando ad infastidire la rossa.
 

§§§§

 
-E adesso torni a lezione?
-Si, ho quella di moderno, anzi se non faccio veloce arrivo in ritardo.
Erano già di fronte l’ingresso dell’edificio, seduti su una panchina su quell’immenso prato verde, Filippo le si era avvicinato poggiando le sue grandi mani sulle gambe di lei. Nessuna scossa a quel contatto. Marta deglutì a vuoto, sentendo una morsa allo stomaco, improvvisamente capì che quello che stava facendo era sbagliato, Filippo era un bel ragazzo sì, ma nulla di più, non le diceva null’altro, non avevano niente in comune.. non come poteva essere con un ipotetico,
-MARTA!
Sentendosi chiamare si voltò verso quella voce a lei familiare, e concluse i suoi pensieri, “con un ipotetico Giorgio”. Il ragazzo si avvicinava minaccioso e molto arrabbiato, Filippo nel vederlo si irrigidì ed istintivamente si alzò dalla panchina, Marta guardava il susseguirsi dei fatti con la bocca semi spalancata.
-Sei in ritardo, cosa ci fai qui?
-Non sono in..
-Lei non è in ritardo, quindi sparisci.
-Sei tu che devi sparire, te l’ho già detto l’altro giorno, forse non mi hai capito.
-E tu forse non hai capito la mia risposta.
Erano vicini, fin troppo, Giorgio spinse leggermente Filippo e lui reagì spingendolo maggiormente, ovviamente l’altro gli diede un pugno in faccia, e da lì fu una vera e propria rissa. Pugni, calci, urla. Marta se ne stava seduta incredula, fino a quando il suo cervello tornò a funzionare e le diede il comando di alzarsi per dividerli e farli smettere. Riuscì nel suo intento, e Filippo se ne andò, deluso dal comportamento della ragazza.
 
-Ti fa male?
Gli chiese avvicinandosi maggiormente a lui e cercando di sfiorare il naso, ma Giorgio non rispose e quando si voltò per tornarsene dentro Marta lo bloccò per il braccio.
-Devo andare in infermeria.
-Ti accompagno.
Come al solito l’infermeria era vuota, Giorgio si sedette sul lettino mentre lei cercava l’occorrente per “curarlo”, si tolse il giubbotto, e per un attimo al “moretto difficile” mancò il respiro, perchè doveva ammetterlo, Marta era davvero una bellissima ragazza.
-Ecco, adesso stai fermo, e non fare il bambino.
Gli si sedette davanti, e in quel momento anche lei si accorse della bellezza mediterranea di Giorgio, rimase a fissarlo per qualche secondo.
-Tutto ok?- Le chiese lui divertito.
-Si.- Rispose invece lei, in evidente imbarazzo.
Sarebbe stata dura restargli indifferente adesso.
 

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Weilà! Allora? Piaciuto?????? *___________* Volevo dirvi che nel gruppo avete indovinato che ci sarebbe stata la rissa, e.. l'altro indizio era il titolo. ;)
Bene bene, che dire.. alluuura... è entrato questo nuovo personaggio, ma tranquille, non odiatelo, è innoquo (forse!), questa è una prima parte, la seconda parte avrà un titolo diverso, ma sarà ovviamente il continuo. Che mi dite dell'ultima frase? E del vero e proprio appuntamento? SU SU. Sono proprio curiosa!
Ah. Vorrei ringraziare tutte voi lettrici silenziose, e voi piccole mie amichette dolciose che commentate con tanto affetto. <3
A presto.

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Capitolo 7
*** 7.Come un panda. -2Parte- ***


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7.Come un panda. -2Parte-

Sarebbe stata dura restargli indifferente adesso.

 
Marta tamponò il sangue che gli usciva dal naso, mentre lui si lamentava come un bambino. Ogni tanto faceva delle smorfie per farla ridere e farla smettere, ma lei non cedeva, doveva curarlo, soprattutto perché si sentiva tremendamente in colpa.
-Posso chiederti una cosa?- Le chiese spostandole le mani, lei annuì un po’ preoccupata. –Perché lo stai facendo? Cioè, perché ti stai prendendo cura di me?-
-Ma che razza di domande sono?- All’espressione contrariata di Giorgio, decise di rispondere seriamente.
–Perché mi sento in colpa, se adesso hai il naso ridotto così, è colpa mia..-
-Ma che vai dicendo? Non è colpa tua, è colpa di quel cretino.-
-Posso farti una domanda io adesso? … Perché sei uscito a cercarmi? Perché lo hai picchiato?-
-Perché eri in ritardo.-
-Io non ero in ritardo, e  avevo parlato con Marco, mi aveva dato un bonus di 5 minuti, quindi, dimmi la verità-
-Non. Io, beh, non volevo che uscissi con lui, e non volevo che stessi un altro secondo da sola insieme a quel cretino-
La bocca di Marta assunse la forma di una “O” per la sorpresa alla rivelazione di Giorgio, non disse nulla, e continuò a tamponargli il sangue e poi a disinfettare le altre ferite in viso, mise qualche cerotto, e passo alle mani. Erano seduti uno di fronte all’altra, sul lettino, con le gambe aperte che pendolavano ai lati, Marta prese la mano destra di Giorgio e nello stesso momento la sinistra del ragazzo si posò sul ginocchio di lei. A quel contatto sussultò. Non era la prima volta che Giorgio la sfiorava o toccava, ballavano insieme, i loro corpi erano sempre spiaccicati, ma questa volta era diverso, non stavano ballando, non stavano litigando, erano loro stessi senza indossare nessuna maschera, e il Giorgio “senza maschera” stava cominciando a piacere a Marta. Cercò di scacciare via quei pensieri e prese ad occuparsi della mano.
-Non è vero che non sei la numero uno.
-Cosa?
-La tua maglietta. Dice “I am not the one”, io dico il contrario- Senza alzare lo sguardo dalla mano sorrise scuotendo leggermente la testa  -Mi stai facendo male.
-E’ in disinfettante.
-Ho fatto o detto qualcosa che ti ha dato fastidio? Fino ad un attimo fa parlavamo tranquillamente, e adesso a malapena mi guardi.
-No. Dammi l’altra mano.
La costrinse a guardarla negli occhi, e in quel momento, quando vide quell’ intenso colore, realizzò che il marrone era davvero il colore del peccato, perché non solo era il colore della nutella, del cioccolato, ma era anche il colore dei suoi occhi.
-Dimmi qual è il problema.
-Non c’è nessun problema- Lo disse mentre abbassava lo sguardo. In realtà il problema c’era, ed era pure molto grosso. Giorgio le piaceva, e doveva farsi passare questa sorta di cotta, perché lui era il “figlio del demonio”, perché lui era un suo collega, perché lei doveva ballare con lui, e non dovevano esserci altre complicazioni. –Ho quasi finito-  Alzò lo sguardo sorridendo appena e vide un enorme ematoma sotto l’occhio destro del ragazzo. Strabuzzò gli occhi e gli si avvicinò di scatto. –Oddio ma non ti fa male?-
-Ma cosa?- Gli sfiorò l’occhio nero facendolo sussultare, quell’ematoma stava cominciando a gonfiarsi e passare dal nero al viola scuro, si affrettò a prendere una busta di ghiaccio sintetico. –A che serve quello?-
-Hai un enorme botta sull’occhio.
-Oh.- Gli mise il ghiaccio su, e mise l’ultimo cerotto sulle nocche della mano. –Grazie- Le disse sincero togliendo il ghiaccio, Marta scoppiò a ridere e lui la guardò scettico.
-Oddio sembri un panda.
-Un panda?
-Si. Hai un occhio nero come i panda.- Rideva come una tenera bambina, e Giorgio si unì a lei, risero per qualche minuto, fin quando i loro sguardi si incrociarono, facendoli tornare seri. –Lo hai picchiato perché eri geloso?- Glielo chiese a bruciapelo nello stesso momento in cui lui si avvicinava maggiormente a lei.
-E’ possibile. Ti darebbe fastidio?
-E’ possibile- Gli rispose con lo stesso tono. –E perché saresti geloso?-
-Perché tu.- Carezza sulla guancia con il dorso della mano. –sei.- I capelli rossi avvolti tra le lunghe dita. –mia.- Bacio.
Le sue labbra carnose si posarono su quelle più sottile di lei. Era stata colta di sorpresa quindi rimase con gli occhi aperti e le la bocca serrata, ma le labbra di Giorgio erano ancora incollate alle sue, e qualcosa di caldo e molliccio gliele inumidì, era la lingua. Si risvegliò dallo stupore e le schiuse accogliendo il corpo estraneo di quel ragazzo che prepotentemente e nello stesso tempo sensualmente chiedeva di entrare. La lingua di Giorgio le passò tra i denti, poi tra il palato, e quando incontrò la sua stessa lingua, il cuore accelerò i battiti, quasi le usciva dal petto. Portò le braccia al collo di lui, e con le mani gli strinse i capelli. Continuavano a baciarsi con passione, senza prendere fiato, erano l’uno la fonte dell’altra. Giorgio le mise una mano dietro la nuca, mentre l’altra era ancora sulla sua guancia, e la fece mettere con la schiena sul lettino. Lui era su di lei. Le gambe magre e snelle di Marta avvolsero il busto muscoloso di Giorgio, facendoli aderire maggiormente, solo in quel momento lei si accorse di quanto il suo collega-figliodeldemonio-granbaciatore, fosse eccitato, ma non si staccò. Ripresero fiato per qualche istante, si guardarono negli occhi, giusto il tempo per cogliere, nello sguardo di entrambi, il bagliore della passione, e ricominciarono a baciarsi.
PASSIONE.
Via la maglietta rosa.
Via la canotta bianca.
Cintura nera slacciata, sfilata e gettata per terra.
Jeans chiari sbottonati e leggermente abbassati.
Jeans scuri abbassati con i piedi.
RAGIONE.
Marta aprì gli occhi di scatto non appena vide Giorgio togliersi del tutto i jeans, e sentì baciarsi il ventre piatto. Era eccitata, era confusa, era S B A G L I A T O. Si alzò sui gomiti e cercò di fermarlo, ma lui ormai era completamente andato. Urlando il suo nome, lo fermò anche con le mani.
-Ma che..
-Io…  Tu.. Noi non possiamo.
Si alzò dal lettino raccogliendo le sue cose ed uscì dal camerino di corsa. Era stata una stupida, ed era quello che si ripeteva da tutta la sera nel suo appartamento davanti al barattolo della nutella. Solo che non capiva se il suo darsi della stupida dipendeva dall’aver ceduto, o dall’essersi fermata.
 

Mi sono resa conto che il capitolo è davvero corto, ma penso che sia il mio preferito fino ad adesso. I due, come vi avevo detto, si sono avvicinati. Si sono baciati, spogliati, e poi Marta è scappata. Perchè, secondo voi? Cosa succederà adesso? I prossimi capitoli saranno più lunghi, e ne vedrete delle belle. *___*
Grazie a tutte per leggere, e voi bellissime per commentare! <3
Tengo tantissimo a loro due, sono innamorata di Giorgio (vedrete il suo vero carattere da adesso in poi, insomma, lo avete visto un pò nel capitolo precedente e anche qui!), spero che questi due ragazzetti entreranno nei vostri cuori con il passare del tempo. :)
Buon fine settimana. Baci.



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I’m coming back home. (Storia conlusa su Edward/Bella)
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Aspettando l’alba
(Storia conclusa su Bella/Edward. Diversa dai libri della Mayer. Potrebbe esserci un ipotetico continuo.)

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Capitolo 8
*** 8.Sole e nebbia ***


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8.Sole e nebbia.
Una settimana. Esattamente una settimana chiusa a casa, in camera sua, dentro il letto, avvolta dal piumone blu in vera piuma d’oca. Si alzava solo quando era necessario. Per andare in bagno, e per mangiare. Colazione, spuntino il pomeriggio, e cena. Non pranzava nemmeno. Le si era chiuso lo stomaco, e le si chiudeva ancora di più ogni volta che ripensava a quello che era successo in infermeria.
La sua reazione era del tutto inopportuna, e Valeria non faceva altro che ripeterglielo. Alessandra l’andava a trovare, ma lei non l’aveva ricevuta.
Così Vale ed Ale si erano conosciute, parlando della loro amica in comune, dei suoi “problemi”, che problemi in realtà non erano, perché era lei stessa a crearseli, dei suoi affari di cuore, o meglio, dei suoi affari di vagina.
 
“Cazzo Marta, non pensi di stare esagerando?” Le aveva urlato Valeria attraverso la porta della sua camera chiusa a chiave. “E’ stato solo un bacio, certo tra un po’ lo facevate su quel lettino, ma non c’è bisogno di fare tutta questa tragedia”.
Marta non aveva risposto, anzi si era girata dall’altro lato, come se la sua coinquilina la potesse vedere, come se con quel gesto le volesse dire –non mi va di parlarne-.
 
In realtà neanche lei sapeva il motivo del suo comportamento, del suo stare chiusa in camera, senza parlare, senza mangiare, senza V I V E R E. Quando si guardava allo specchio del piccolo bagno comunicante con la sua camera da letto, vedeva l’immagine di una ragazza sconosciuta, non era la solita Marta, la Marta solare, divertente, spavalda del liceo, era una nuova ragazza, del tutto diversa. L’università l’aveva cambiata, il trasferimento a Milano l’aveva completamente destabilizzata, era come se il trasferirsi dalla Sicilia a Milano, il passare da sole costante, alla nebbia costante, aveva significato anche il passaggio dal sole alla nebbia anche dentro di lei. Niente sorriso, niente occhi felici. Era sempre preoccupata, sempre di corsa, sempre con il pensiero al futuro, cosa le stava succedendo? Anzi. Cosa le era successo? Neanche il colore dei suoi capelli era più lo stesso, prima era rosso vivo. Ora rosso sbiadito, spento, esattamente come lei. E Giorgio? Perché aveva reagito così con Giorgio? Si morse il labbro inferiore e per la rabbia verso se stessa tirò il rotolo di carta igienica verso lo specchio.
-CAZZO.
Uscì dal bagno, e dalla sua stanza come una furia. Lei era fatta così. Incredibilmente lunatica.
-Oh, finalmente ti sei decisa ad uscire- Infiammò con lo sguardo Valeria, intenta ad infilare un filo nella cruna dell’ago. –Scusa, non parlo più- Osservò tutti i movimenti dell’amica. Entrò in bagno, prese lo shampoo ed il balsamo e tornò in camera. Andò in cucina, bevve. Si sedette. Si rialzò. Si risedette. Sbuffava.
-Ok Vale, parla, e smettila di fissare.
-Mi chiedevo quando saresti scoppiata. Ho tante colleghe siciliane, e nessuna di loro è come te. Cavolo, loro sono così, come dire, irruente, esplosive, pazze, e tu sei moscia, beh, eri. Ci voleva un cazzo di bacio per farti essere come sei davvero?
-Io non sono moscia. E il bacio non c’entra nulla.
-Se lo dici tu.- Tornò sull’ago e il filo. Poi sbottò. –Sei una mia amica, direi la mia più cara amica, dato che qui non mi si fila nessuno, ma non è il caso di parlare di me..-
-Vai al punto Vale..
-Ecco, sei la mia più cara amica, e voglio dirti quello che penso. Stai esagerando. E’ stato solo un cavolo di bacio. Vi piacete? E dove sta il problema? Non vi piacete e il bacio è il frutto di pura attrazione fisica? Bene, date sfogo alla vostra attrazione e torna tutto come prima. Ma, non chiuderti in camera a rimuginare su questo schifo di bacio. Non vi siete detti “ti amo”, o hai scoperto che il tuo fidanzato ti ha tradito. Smettila di farti problemi che non esistono.
-Giuliano ti ha tradita?
-Non stiamo parlando di me.
-Vale- La voce dolce e comprensiva, si sedette sul divano accanto a lei, abbracciandola. –Anche tu sei una mia cara amica, quindi, dimmi tutto, e poi ti racconto del bacio.
-Io non lo se mi ha tradita, ma forse si, cioè, ultimamente è così strano. In questa settimana è venuto solo due volte.
-Qua a casa?
-Dio sei una pervertita. Certo che parlo di qui a casa.- Risero, e Valeria tornò seria e preoccupata. –Forse ha dei problemi a lavoro, ma non lo so, perché non me ne parla, litighiamo e basta per qualsiasi sciocchezza. Abbiamo litigato anche per te e Giorgio, lui dice che tu sei pazza, io  ti ho difesa, e lui mi ha aggredito, dicendo “vorresti dire che tu avresti fatto la stessa cosa?” Ma quale cosa poi? Cosa hai fatto tu? Cosa ha fatto Giorgio? Voi due non state insieme. Sta impazzendo. Non può mettere a paragone noi due con voi due.
-E perché hai pensato al tradimento?
-Perché si comporta così da quando ha una nuova segretaria.
-Forse lo rende solo nervoso, ma non ti ha tradito, dai Vale, lui ti ama alla follia, e anche un cieco se ne accorgere, e se non ti amasse non ti farebbe tutte queste paranoie.
-Forse me le fa, perché mi vuole portare all’esaurimento, vuole fare in modo che io lo lasci così può stare con l’altra. E la colpa non sarebbe la sua.
-Potresti scrivere delle commedie.. o delle nuove trame per Beautiful sai? Non dire sciocchezze. E poi, vai a trovarlo a lavoro scusa, si sa che quando si fanno questi tipi di sorprese..
Lasciò la frase in sospeso e Valeria capì cosa intendesse l’amica. Si abbracciarono forte, e tornarono a parlare del famoso “bacio in infermeria” . Erano arrivate alla conclusione che, Marta aveva paura. Paura dei suoi sentimenti verso Giorgio, paura delle conseguenze di quello stupido bacio. Una tremenda paura che i suoi potessero trasformassi in sentimenti seri, invece quella di Giorgio potesse essere solo voglia di scopare. Era la paura di essere usata. Era la paura di rovinare il suo futuro da ballerina per una scopata. Quella settimana trascorsa in camera le era servita per mettere in chiaro le idee, voleva fare in modo che, trascorso il periodo di pausa dalla danza e da Giorgio, non fosse nervosa e tutto sarebbe tornato come prima. Ma non era successo. Era accaduto il contrario.
La settimana di pausa, chiusa in camera, l’aveva cambiata, o meglio, l’aveva fatta tornare quella di prima. Niente più nebbia.
-A che ti serve lo shampoo?
-Torno a casa.
-Cosa?
-Ho bisogno di staccare un po’ la spina. Ho bisogno di sentire l’odore del mare, il profumo di casa.
Valeria le sorrise e l’aiutò a fare la valigia. Prima di andare in aeroporto, passò in accademia per parlare con i coreografi, inventò una scusa, e loro sembrarono crederci. Giorgio stava provando nel mini teatro un assolo. Marta fece finta di niente e passò di fronte la porta, certa che il ragazzo in quel modo la potesse vedere, ma era l’unico modo per uscire dall’edificio. Tirò un sospiro di sollievo quando fu fuori e stava per salire sul taxi.
-Marta?- Si voltò preoccupata, ma quando vide Filippo di fronte a lei, sorridente, si rilassò. –Ciao, come stai?- Si avvicinò ancora di più, poggiando una mano sul taxi. –Parti?- Chiese notando la valigia. Marta annuì. –Dove vai?-
-Tre giorni a casa. Io comunque sto bene. Tu come stai? Hai ancora, beh, dei lividi, per..
-Oh no.. tranquilla, io non mi sono fatto nulla. Tre giorni eh?- Lei annuì distrattamente, dato che notò il viso scuro di Giorgio attraverso il vetro della porta d’ingresso. –E cosa farai quando torni?-
-Cosa?
-Dico.. cosa hai intenzione di fare quando torni?
-Di ballare. Io voglio ballare e basta.- Rispose senza smettere di guardare Giorgio. Alzò poi il viso per fissare quel tenero ragazzo, -Filippo tu sei, Dio, tu sei fantastico, e io sono una completa tragedia. Mi incasino la vita da sola. Io sono la nebbia, e prima ero il sole. Adesso ho bisogno di tempo per tornare ad essere il sole. Non so se capisci quello che dico, ma, quello che voglio fare adesso è ballare, fare quello che piace a me e basta, senza pensare ad altro, non voglio essere messa in mezzo ad altri casini, devo pensare a me stessa. Io devo tornare ad essere il
-Sole.. si.
-Mi dispiace.
-Sei una ragazza fantastica, e quando tornerai ad essere il sole, mi piacerebbe essere..
-No ti prego. Non rovinare questo momento.
Lui le sorrise e le chiuse lo sportello dell’auto. Era il momento di tornare a splendere, di tornare ad essere calda, felice.

§§§§

 
Adesso era il sole.
 
La Sicilia le era mancata. I limoni, le arance, il MARE. La sua famiglia. Mamma, papà, i suoi nonni, cugini, zii, il cibo super mega buono. Aveva mangiato per tre giorni di fila, da quando era atterrata fino a prima di superare i controlli all’aeroporto. Si era rilassata, si era innervosita, aveva litigato con sua madre, ed aveva riso con tutto il resto dei suoi parenti. Era tornata quella di prima. A Milano, fuori l’aeroporto ad aspettarla c’erano Valeria e Giuliano, abbracciati ed intenti a sbaciucchiarsi. Vedendoli era corsa verso loro, abbracciandoli affettuosamente.
-Dio che freddo.
-Sali in macchina pazza!
-E’ già la seconda volta che mi dai della pazza, alla terza ti faccio male.
Giuliano la guardò scioccato. Era una minaccia? Marta gli aveva risposto, invece di sorridere e basta? Valeria rise e si accomodò dietro insieme a lei, sotto lo sguardo sospetto dell’amica. Solo quando chiuse lo sportello capì il motivo di quel gesto.
Giorgio era in auto, seduto sul sedile anteriore, e trafficava con qualche cd.
-Bentornata.
-Grazie.- Rispose nonostante lo shock iniziale. Dieci giorni dal loro bacio-quasisesso. –Come va in accademia?.
-Oh Giù metti su questo cd.
L’aveva ignorata. Sentì la rabbia ribollirle dentro, si morse il labbro e pregò mentalmente che Giuliano accelerasse, il viaggio doveva durare il meno possibile, in modo da arrivare, prendere per il collo Giorgio e strangolarlo.
L’auto si fermò sotto casa sua. Perfetto. Scese ed aprì lo sportello anche al ragazzo-quasiassassinato-granbaciatore-figlio di Satana.
-Scendi. Non dire nulla e scendi. ADESSO- La guardò scioccato e fece come aveva detto. –Ti ho fatto una domanda prima e mi hai ignorata, che problema hai?
-E io ti ho baciata otto giorni fa, e sei scappata, che problema hai tu!
1 a o per Giorgio.
-Uh.  Mi hai spaventata.
-Ti ho cosa? Ti ho baciata Marta, era un bacio..
-No. Era altro, cazzo, sei uno stupido ottuso. Stavamo parlando, per la prima volta, senza litigare, e tu mi hai baciata. Perché lo hai fatto? E poi mi hai detto “tu sei mia”. Cosa diamine significa?
-Cosa vuol dire “perché lo hai fatto?” Mi piaci Marta! Non voglio che stai con quel pesce lesso del barista, perché voglio che tu stia con me.
Forse quei tre giorni in Sicilia non erano serviti. Perché adesso sentiva il bisogno di scappare di nuovo. Sentiva il grigio, la nebbia riavvolgere il suo cuore e stringerlo.  Indietreggiò leggermente, dato che Giorgio si era avvicinato. Perché scappava? Perché continuava ad avere paura? Respirò chiudendo gli occhi. Tornò a guardarlo.
-E’ tutto troppo complicato. Noi due lavoriamo insieme, non possiamo rovinare tutto.
-Sei tu che complichi le cose, hai già rovinato tutto fuggendo via, comportandoti così, non sarà mai come prima, perché, lo sai benissimo qui dentro, che anche io ti piaccio.
E quando le toccò il petto, dove in teoria stava il cuore, un brivido. Lo stesso di circa dieci giorni prima, non era più un solo dito, ma tutta la mano ad essere poggiata sul suo cuore. La mano di Giorgio automaticamente raggiunse quella di Giorgio. Qualche passo e furono ancora più vicini.

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Sempre più vicini tanto da far sfiorare i loro nasi.
-In accademia va tutto bene, ma quando tornerai, avrai tanto da lavorare. Ora devo andare, Giuliano penso voglia uccidermi.-
Le diede un bacio in fronte.
–Sei bellissima. Ancora più di prima.
-Sei troppo sdolcinato, ti preferivo prima.
Giorgio roteò gli occhi e salì in auto, dopo averlo salutato con la mano era rientrata in casa, con uno stupido sorriso stampato in faccia. Era, strana, eppure non era successo nulla di particolare, non si erano mica baciati, avevano solo litigato, parlato, e chiarito. E dopo aver chiarito a che punto erano arrivati? Che cosa erano loro due adesso? Si buttò all’indietro sul letto, e le venne in mente una canzone. Aveva tanto parlato e rimuginato sulla nebbia e sul sole, cercò su youtube, e mise “Play” . Cantava insieme a Zucchero, “E amerò in modo che il mio cuore, mi farà tanto male che, male che come il sole all’improvviso, scoppierà, scoppierà…”

 Pochissime parole perchè sto male, spero vi sia piaciuto il capitolo e spero abbiate gradito il chiarimento dei due critrulli! *-* A presto baci.

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Capitolo 9
*** 9.Barca a vela. ***


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9.Barca a vela.
Finalmente poteva tornare in accademia, non che prima era rimasta a casa perché costretta da terze persone, ma, adesso era pronta. Era entrata nell’edificio quasi saltando, eccitata sia perché riprendeva a danzare, non solo il classico, e perché rivedeva Giorgio dopo il chiarimento-non chiarimento del giorno prima. Si avvicinò alla sala di moderno, e riconobbe una canzone molto familiare, Harder to Breathe, corrugò la fronte credendo di essere per l’ennesima volta in ritardo, non appena Marco il coreografo la vide, staccò la musica, e le fece cenno di entrare in sala. Giorgio le sorrise da lontano.  Tutti i ragazzi erano al centro, stavano eseguendo un passo e Marco, stoppando la musica li aveva bloccati. Si tenevano per mano, formavano un cerchio grande, e dentro quel cerchio ce n’era uno più piccolo, tanti cerchi, per poi finire con un ragazzo piegato su se stesso al centro. Ma chi era quel ragazzo se Giorgio era insieme agli altri?
-Oh, Marta ben tornata. Vieni voglio presentarti una persona.
Il ragazzo misterioso uscì da quella calca di persone, e Marta smise di respirare per un attimo, fece qualche passo indietro per la sorpresa, boccheggiò, andò in iperventilazione, il cuore aumentò i battiti, le mancò la salivazione.
-Allora, lui è, oddio ma ti senti male?- Gli fece di no con la testa. –Perfetto, lui è Francesco Mariottini, non so se lo conosci, ma ballerà con noi per un bel po’, ci aiuterà con una coreografia per il saggio finale.
In quel momento le mancò la terra da sotto i piedi, si dovette sedere per la forte emozione appena provata. Bevve, e non appena riprese un po’ di colorito gli strinse la mano.
-E quindi tu sei la famosa Marta!
-No, scusa, tu sei Francesco.
Risero insieme, sotto lo sguardo divertito di tutti, ed incavolato di Giorgio, che si avvicinò per salutare meglio la sua ballerina.
-Ben tornata- Lei si voltò e gli sorrise, -noi dovremmo andare di là a provare-
-No, no, le vostre prove private ormai sono sospese. E poi c’è Francesco, Marta, ho indetto un concorso.
Le spiegò tutto meglio. Il saggio finale, era incentrato su tre ballerini, due maschi, Francesco Mariottini e Giorgio, ed una ragazza. Ecco il concorso.  Davanti a Marco, tutte le ballerine interessate, avrebbero dovuto sostenere una sorta di provino, basato su tre coreografie, una di classico e due di moderno. La migliore avrebbe ballato al saggio finale, e con quei due bei ragazzoni.
-Ah, per avere un’idea del ballo finale del saggio, guardate il film “Il ritmo del successo” e su Youtube il pezzo finale.
Marta sapeva a memoria quel film, e a casa aveva provato quel ballo altrettante volte, era quindi molto entusiasta. Marco aveva fatto ripartire la musica, e lei si era messa da parte ad osservare un pezzo di quella coreografia, anche se in realtà pensava al concorso. Doveva assolutamente vincere, doveva assolutamente ballare con Francesco, e con Giorgio.
 

§§§§

 
Aveva ballato la coreografia imparata il giorno stesso, quella sulle note della canzone dei Maroon 5, quella canzone le dava una carica incredibile, e poi a ballare insieme a lei c’era Francesco. Non riusciva a smettere di guardarlo. Indossava dei pantaloncini aderenti neri, come quelli che aveva sempre durante le coreografie di “Amici”, quelle che mettono in risalto il suo bel didietro.
-Io non ho parole, dimmi che lo hai visto ti prego, hai visto quando si è portato indietro i capelli?
-Ale, non me ne parlare, ho avuto un mezzo infarto quando sono entrata in sala e me lo sono vista di fronte. Ma perché non mi hai detto niente?
-Perché Marco ci aveva detto che sarebbe venuto un bravo e famoso ballerino, non ci aspettavamo lui.
-Allora potevi dirmi del concorso, avrei cominciato ad allenarmi prima.
-Oddio Marta, ma è normale che avrai tu quella parte. Non capisco neanche il perché Marco sia facendo questa farsa, sei già la partner di Giorgio e per Marco stesso sei la migliore qui dentro.. e quindi.. Ehi…- Si bloccò all’istante, non appena intravide una ragazza dal vetro/finestra del bagno. Si avvicinò per riuscire a vedere meglio. Una bellissima ragazza mora se ne stava appoggiata alla sbarra a parlare con i coreografi,
-Marta, vieni un po’ qui, chi è quella?
-E se non lo sai tu. Io sono stata via per un bel po’. Ma come diavolo è vestita? E’ mezza nuda.
-Sta arrivando Giorgio, perché non glielo chiedi?
Uscì dal bagno come una furia e fianco a fianco con Giorgio si avviò con lui verso l’uscita dell’edificio per prendere una boccata d’aria.
-Ehi.- Lui però non le rispose, anzi accelerò il passo, Marta lo afferrò per il braccio cercando di farlo voltare, ma il suo tentativo fu alquanto inutile. Si fermò al centro del prato esasperata. –Oddio Giorgio, ti giuro che con te non ce la faccio più. Mi odi, poi ti piaccio, mi baci, e adesso mi odi di nuovo. Puoi deciderti una volta per tutte per favore?.
-Più deciso di me non c’è nessuno, e non mi importa se questa frase non esiste grammaticalmente, perché in realtà, quella che deve decidere, quella che deve darsi una mossa, quella che insomma, deve fare tutto sei TU.
Marta si sentiva spaesata. Giorgio l’aveva lasciata lì per dov’era, senza aggiungere altro era rientrato, ma lei era troppo di buon umore per farsi rovinare la giornata da quelle parole, per cui tornò a lavoro anche lei, e passò il resto delle ore nelle sale di classico e contemporaneo senza pensare ad altro.
Fu quando uscì dal bagno, terminata la doccia, che la incontrò per la seconda volta e si scontrò con lei, alta, magra capelli lunghi castani, ma per niente naturali. Occhi verdi/azzurri, labbra molto carnose, sembravano addirittura rifatte, naso perfettamente all’insù. La squadrò dalla testa ai piedi, per meglio dire dall’alto in basso, e ritornò la Marta di prima, la Marta perfettina dell’inizio, quella che amava la danza classica e snobbava tutto il resto, e quella lì sembrava tutto fuorché una ballerina di danza classica.
-Puoi stare attenta a dove metti i piedi?
E la sua voce poi, era terribilmente insopportabile.
-Guarda, puoi stare attenta anche tu, dato che mi sei venuta addosso, non credi?
La ragazza fece una smorfia, stava per rispondere a Marta, ma Marco e Micheal, i due coreografi, si erano avvicinati a loro, interrompendo quella piccola discussione.
-Marta, -Iniziò Micheal, -Vorrei presentarti Aurora, è appena arrivata, è un nostro nuovo acquisto, è un ottimo elemento.
Marta non riusciva a spiegarsi il motivo per cui fosse Micheal a parlare di lei e non Marco, e poi Aurora? Il nome di una principessa delle fiabe e di un fenomeno atmosferico? I suoi dubbi furono immediatamente chiariti quando fu appunto Marco a parlare, Aurora era una bravissima ballerina di danza classica, aveva studiato nei migliori teatri europei e adesso era entrata a far parte della compagnia, aveva firmato il contratto la mattina stessa. Marta si sentì morire. Bravissima ballerina classica. Non era più l’unica, adesso un’altra era arrivata per rubarle il primato. Proprio in quel momento passò Giorgio.  Fu tutto molto veloce. Marta fissava Aurora, Aurora fissava Giorgio, e Giorgio, da buon ragazzo che era, e quindi ultimo nel capire le cose, camminava tranquillamente nel corridoio. Gli occhi di Marta si infiammarono.
-Beh, piacere Aurora, ma adesso devo andare.
Non le diede il tempo di rispondere, e piacere in realtà non lo era stato per nulla.
Uscita dall’edificio cercava disperatamente con lo sguardo Giorgio, doveva chiarire con lui, si era ripromessa di non mandare per aria il suo buon umore, ma la principessa di sto cavolo, aveva rovinato i suoi buoni propositi, quindi perché non peggiorare ancora di più la situazione parlando con Mr non ti sopporto-ti bacio-mi piaci-vaffanculo?
-Cerchi qualcuno?
E Francesco non aiutava di certo la situazione, bello come il sole, bravo, simpatico. Marta imbarazzata non rispose, si mise a fissare le sue scarpe. Mossa alquanto stupida. Doveva cercare Giorgio, chiedergli un passaggio,  chiarire, e magari ci sarebbe anche scappato un bacio. Se fosse rimasta ferma a fissare le scarpe, niente Giorgio, niente chiarimento e niente ipotetico bacio, e per dipiù era tardissimo, e a quell’ora non passava nessun autobus che portasse a casa sua. Quindi era fregata. Poteva accamparsi sulla panchina fuori l’edificio.
-E’ interessante quello che stai guardando?
-Non molto. Sono solo delle scarpe.
Quando alzò leggermente il viso, incontrò i suoi occhi, erano azzurri. Azzurri come il mare, come il cielo, ma forse quei paragoni erano troppo scontati, perché vedere il colore azzurro e pensare al mare e al cielo è automatico, è banale, è logico. Ma gli occhi di quel ragazzo non erano per niente banali. Erano vivi. Erano belli. Belli con la B maiuscola, che quando li guardi ti tolgono il fiato e non sai dire altro, pensare ad altro. Quegli occhi, che, sono l’unica cosa che noti in un bel ragazzo, e parlando con una tua cara amica dici “non so come fosse vestito quel ragazzo, ma aveva degli occhi così belli da non dimenticarli mai più”.
E quando Marta vide l’azzurro di quegli occhi, si sentì su una barca a vela in mezzo all’oceano. Libera, felice, viva.
 

§§§§

 
-Grazie per il passaggio, non dovevo approfittare di te..
-Ma figurati. E’ un piacere.
Lei aveva avuto sempre un debole per quel ragazzo, ma era un debole televisivo, non credeva mica che incontrandolo di persona fosse così dannatamente perfetto, anche perché non credeva che lo avesse mai incontrato!
-Posso farti una domanda? Tu ce l’avrai pure un difetto, no?
Francesco rise, e lo fece di gusto.
-Forse dovresti chiedermi se ho un pregio.
E Marta sbarrò gli occhi. No, quel ragazzo non aveva nessun difetto, e questa volta tenne per sé il pensiero. Quando rientrò in casa aveva gli occhi sognanti, chiuse la porta e si poggiò ad essa, scivolando fino a sedersi per terra, non si accorse neanche che Valeria avesse in mano un vassoio con tre tazzine piene di caffè.
-Ullalà, ecco la nostra cenerentola, dove sei stata?
-In barca a vela.
 
Avete visto? Ho postato presto, e soprattutto.. Mariottini non ha portato Marta a remare, come aveva ipotizzato Mary! Quindi, che mi dite? Credete che questo avvicinamento tra il nuovo arrivato e Marta possa cambiare la situazione, o no? Ammetto che la situazione si sta facendo alquanto strana, quei due ragazzi (Giorgio e Marta) non hanno un attimo di pace, (e ancora non avete visto nulla) Il problema è che, la vita non è rosa e fiori, non è che incontri un ragazzo, ti piace, tu piaci a lui, e TAM, state insieme, no no, ci sono sempre tante complicazioni, non così romanzesche, però ci sono! MUAAHAHAHHA.
Oggi sono un pò euforica, saranno tutte queste still di BD che mi danno alla testa. PORCA MISERIACCIA, certo che la Stewart si è data da fare tra le gambe del Pattinson!! E brava Kris.. (tutta invidia.. lo so.. invidia e stima.. profonda stima!) Ragazze vi saluto.. al prossimo aggiornamento!

 
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Capitolo 10
*** 10.Intenzioni sfumate. ***


Dedico questo capitolo interamente e con il cuore a Marta, Lily, Cinzia, Mary e Anna. Stavo cercando il titolo mentre parlavo su msn con loro, avevo pensato ad intitolarlo  “girotondi di lingua” ma non è il caso. Vi voglio bene sorelle!
 
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10.Intenzioni sfumate.
Ballava e provava come una forsennata. Doveva assolutamente dimostrare di essere la migliore in assoluto, doveva avere quella parte nello spettacolo, ballare con Giorgio e Francesco, essere la prima ballerina, perché lei era la migliore e meritava, ovviamente, il meglio. Era in sala da sola, con le sue punte e il suo body nero, fece partire una base a caso, Luna del nuovo cd dei Negramaro, era nervosa, la canzone le trasmise ancora più carica, e le diagonali con i salti le eseguì abbastanza velocemente. Quasi si schiantò allo specchio, respirava affannosamente.
-Di solito si mette una musica più, come dire, lenta?- Francesco era sulla soglia della porta con le braccia conserte, con dei pinocchietti bianchi attillati e una canotta sempre bianca, che metteva in risalto i suoi bei muscoli. Entrò in sala, e staccò la musica scegliendone un’altra, una più consona. –Questa va meglio, ti va se proviamo insieme?
Marta non rifiutò, e da un angolo della stanza iniziarono con le Diagonali con chainé, e piqué. Dovettero fare due diagonali, come da prassi. In entrambe le diagonali, molte importante, è usare la testa nel modo giusto, così aveva sempre detto l’insegnante di danza a Marta sin da quando era piccola. La testa infatti, doveva girare di scatto, fissando un punto fisso e guardarlo per tutta la durata del giro, e quel punto fisso, era proprio Francesco.
-Cavolo Marta, sei davvero brava.
-Lo so.
Risero andando verso la caffetteria, Filippo serviva del caffè a Giorgio che parlava e scherzava con la principessa. Sentì la rabbia arrivarle salirle dai piedi fino al cervello. Strinse i pugni ed accelerò il passo.
-Ciao!
-Uh, la prima ballerina.- Il saluto di Aurora era molto, come dire, simpatico?
-Oh, la principessa di sto cavolo!
-Senti ma che problema hai?
-Io? Ma se mi hai appena.. OH! Per piacere non ho intenzione di discutere con te. Giorgio, posso parlarti?
-Non vedi che sono impegnato?
-Già.. con me.
 

§§§§

 
Le tre amiche avevano organizzato un bel pigiama party per stemperare gli animi, anzi l’animo di Marta, troppo nervosa e stressata in quei giorni. Il suo pensiero fisso era il concorso e Aurora. Non parlava d’altro, tanto che Alessandra e Valeria avevano pensato di comprare dei tappi per le orecchie, indossarli e fare finta di ascoltarla, tanto lei parlava, e loro non aveva il diritto di intervenire in quel monologo, dovevano solo ascoltare, acconsentire di tanto in tanto con il capo, e alla fine dire “hai ragione Marta.” Ma quando Marta si presentò in casa con bottiglie di Rum, Vodka e amaro Disaronno, Valeria mandò un messaggio ad Alessandra, “missione tappi fallita. Festa con alcool in corso.”
-A cosa dobbiamo.. Cioè.. Perché queste bottiglie?
-E Valeria è ubriacaaaaaaaa..
-Perché tu no?
Ridevano.
-Le bottiglie, l’alcool, per dimenticare. Dimenticare quel grandissimo coglione e quella zoccola.
-Oddio ti prego no.
-Lei è odiosa, ma chi si crede di essere? La principessa di sto cazzo! Solo perché ha ballato in qualche.. EMH, come si chiamano? Ah si, teatro. Adesso si crede la padrona del mondo.. e lui.. Luiiiii, che è pazzo. Perché uno così è pazzo. Mi ha baciata e poi PUFF non mi caga più. E se non la smette di comportarsi così, prima o poi smetterò di andargli dietro e..
Lui era dietro di lei, accanto a Giuliano che la guardava divertito, al contrario di Giorgio, visibilmente incazzato. Marta prese la prima cosa che aveva accanto e gliela tirò, era una bottiglia di Vodka, per fortuna Giorgio riuscì a schivarla. Gli altri guardavano la scena leggermente stupiti.
-Sei solo uno stupido cretino, e non so neanche perché ti vengo dietro.
-Forse è meglio se noi tre andiamo via, su ragazze, alzatevi dal divano..
-No, la porto io di là.
La prese in braccio portandola in camera sua, e la buttò sul letto, Marta rimbalzò, rise di gusto, era proprio ubriaca. Gli aveva chiesto di farlo di nuovo, ma lui l’aveva fulminata con lo sguardo, sperava che anche se in pessime condizioni, Marta fosse stata sincera e gli avrebbe detto la verità.
-Sei proprio antipatico, smettila di parlare, ti ho detto mille volte che non mi piace Filippo, e neanche Francesco.. io voglio te.
-Perché eri in barca con lui allora?
-Barca? Io non vado in barca, ho paura delle barche.
-Ma l’altra sera.. Dov’eri l’altra sera?
-Tu non sei il mio ragazzo. Tu fai lo scemo con quella cretina là, io non posso salire in macchina con chi voglio?
-NO! PERCHE’ NOI DUE CI SIAMO BACIATI!
-E ALLORA PERCHE’ MI IGNORI? … Questa storia mi ha rotto le scatole, tu mi hai rotto le scatole.
Le girava la testa, stava male mentalmente e, fisicamente, voleva correre in bagno ma Giorgio la bloccò, vomitando tutta la sua vita sul tappeto della camera da letto.
Lo odiava profondamente.
Le teneva la testa con cura, legandole i capelli.
Avrebbe voluto picchiarlo se solo avesse avuto la forza.
La stringeva con forza e cura nello stesso tempo, per farle capire che lui era lì, con lei e per lei.
Voleva gridargli di andare via, perché non voleva che la vedesse in quello stato, e perché lui in realtà non era nessuno.
Avrebbe voluto sussurrargli dolci parole, mentre le carezzava la testa, e farle capire che lei era già qualcuno per lui, e poteva diventare il mondo intero.
Se avesse avuto la forza si sarebbe alzata, lo avrebbe cacciato da quella stanza e si sarebbe messa a letto, cercando di dimenticare quella orrenda giornata.
Se avesse avuto il permesso, o meglio il coraggio, l’avrebbe raccolta da terra, messa sul letto, e si sarebbe sdraiato insieme a lei, per rendere indimenticabile quella orrenda giornata.
Ma nessuno dei due face niente.
-Vale, vieni ad aiutare Marta per favore?
Ma Valeria era già nel suo letto, ed Alessandra era nel divano letto, si fece aiutare dal fratello, pulirono tutto, e poi la misero a letto.
-Pensi di farcela adesso? Io raggiungo Valeria. Rimani qui con lei questa notte, se dovesse sentirsi nuovamente male..
-Si si.
Non lo fece finire di parlare. Marta era sdraiata sul suo letto ad una piazza e mezza, dormiva beatamente, indossando ancora i vestiti del giorno. Jeans, scarpe, maglioncino blu. Giorgio sbuffò e le si avvicinò, doveva toglierle almeno le scarpe, non poteva stare sul letto con quelle. Tolte.
Guardò il maglioncino, era sporco, di alcool e di liquido verdastro giallognolo, doveva toglierle anche quello, non poteva certo dormire con quello addosso. La prese di peso, e con un gesto deciso glielo sfilò. Marta indossava un semplicissimo push-up rosa con le rifiniture nere, al centro c’era il gancetto. Era quel tipo di reggiseno che si allacciava dal davanti, quello che tutti i ragazzi amano, perché è molto più comodo, e una volta sbottonato.. toglierlo è un vero piacere. Push-up e jeans. Tanto valeva togliere anche quelli.
La mise sotto le coperte. Non cercò un pigiama, o una tuta, non voleva rovistare tra i suoi cassetti. Si distese accanto a lei. E cercò di dormire. Marta era accanto a lui, mezza nuda, sotto le lenzuola. Lui era vestito, sopra il piumone. Sentiva decisamente caldo.
-Gio.. Giorgio?
-Ehi. Sono qui.
Non aveva dormito per nulla, o forse qualche oretta, perché erano già le cinque del mattino, e Marta lo aveva appena chiamato. Si era voltato di scatto, per la preoccupazione, non voleva che lei vomitasse ancora, che stesse ancora male, voleva solo che lei stesse bene, che dormisse, e che fosse sua. Scacciò via l’ultimo pensiero. E si dedicò all’amica.
-Sto morendo di freddo. Perché sono nuda?
-Ti ho tolto i vestiti, erano sporchi. Giuro di non averti guardata.
Scuotendo la testa e sorridendo Marta si alzò dal letto, le girava ancora un po’ la testa, Giorgio in quel momento però la guardò, la squadrò, aveva vomitato, aveva dormito, ma era ugualmente bella. Indossò il suo pigiama, e si rimise sotto le coperte, avvolgendosi più che poteva.
-Non.. non vieni giù anche tu?
-Cosa?
-Dico. Dai che hai capito. Vieni sotto.
Alzò le coperte. E Giorgio, dopo essersi tolto la felpa e i jeans, la raggiunse. Marta gli si avvicinò come un piccolo Koala in cerca del suo albero e quando lo trova gli si attacca ossessivamente. Incrociò la sua gamba con quella fredda di Giorgio e poggiò il viso sul suo petto. Giorgio le prese la mano, ed intrecciò le dita alle sue, e con l’altro braccio l’avvicinò ancora di più a lui.
-Dormi sempre così?
-Potrei chiederti la stessa cosa.
-Dai rispondimi e non fare il noioso.
-Si, dormo sempre così, in mutande, di solito tolgo anche la maglietta, ma l’ho lasciata per non metterti in imbarazzo. E tu? Dormi così con tutti i ragazzi.
-Non ho mai dormito così. Hai tenuto la maglietta per me?- Si sedette in mezzo al letto, Giorgio seguì i suoi movimenti con fare curioso. –Potevi, anzi, puoi anche toglierla, se vuoi ti do una mano.- Il ragazzo strabuzzò gli occhi sentendo le parole pronunciate da Marta, si sedette proprio come lei, di fronte. Marta gli si avvicinò un po’ maliziosa ma imbarazzata nello stesso tempo, gli prese con due dita il bordo della maglietta, Giorgio le prese l’altra mano, e se la portò su un fianco, come se con quel gesto le volesse dire che lui era con lei, che non era sola, che erano insieme. Si morse il labbro e con un gesto veloce gli tolse quell’inutile indumento nero. Si trovò non più seduta, ma in ginocchio, a fissare gli addominali scolpiti di quel ragazzo, che non era più un amico o un collega, era altro, un qualcosa di indefinito ma di certo non era un semplice amico.
-Marta, io credo ci dovremmo fermare, non vorrei che poi scappassi..
-Dovrai stare bene attento a tenermi incollata al letto.. o a te.
-Marta, sono serio. Non provocarmi.
Lei continuava invece a tracciare dei piccoli cerchi immaginari sul petto di Giorgio, e con le ginocchia si avvicinava maggiormente a lui.
-Se non vuoi essere provocato, allora fermami.
Gli lasciò dei baci sulla spalla destra che lo fecero rabbrividire. La prese per i fianchi facendola cadere sul letto, la risata di Marta riecheggiò per tutta la camera, fino a quando, la bocca di Giorgio raggiunse la sua, facendola zittire. Le braccia intorno al collo, le gambe attorcigliate tra di loro, le mani di lui ad esplorare il corpo di lei.
-Ma perché.. hai.. messo.. il pigiama?
-Sentivo…
Non riuscì a continuare la frase. Il bacio che Giorgio le aveva dato le aveva tolto non solo tutto il fiato ma anche la ragione.
-freddo.
Ma il freddo passò subito, dato che il caldo della passione li aveva travolti. Con la stessa velocità con cui prima lei aveva messo il pigiama, Giorgio glielo aveva tolto, un semplice click e quel ragazzo amò ancora di più l’intimo femminile.
Erano nudi, erano insieme, erano belli, erano Marta e Giorgio, Giorgio e Marta.
 
 
Ho faticato abbastanza per trovare questo benedetto titolo, e alla fine ho scelto “intenzioni sfumate” riferendomi alla parte quando Marta rigetta l’alcool e Giorgio l’aiuta e lì, ognuno dei due vorrebbe fare qualcosa, ma alla fine non fanno nulla. Io spero davvero che vi sia piaciuto.Non aggiungo altro. A presto! :)
 
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I’m coming back home. (Storia conlusa su Edward/Bella)
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Aspettando l’alba(Storia conclusa su Bella/Edward. Diversa dai libri della Mayer. Potrebbe esserci un ipotetico continuo.)

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Capitolo 11
*** 11.Marionette. ***


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11.Marionette.
Erano circa 10 minuti che Giorgio la guardava dormire. La schiena nuda, gli occhi chiusi, i lunghi capelli rossi sparsi sul viso, sulla schiena, sul cuscino e un po’ sul letto, il lenzuolo, l’unico sopravvissuto tra tutte le coperte, le copriva il sedere e la gamba sinistra, mentre quella destra, era piegata. Con il dorso della mano, le accarezzò il profilo, e gli venne in mente una canzone che aveva sentito ai tempi delle scuole medie con un suo compagno di classe.
E' bello stare qui a guardarti e quasi decifrarti in questi tuoi silenzi, in queste tue paure perché sono pure, perché sono belle..
Marta si mosse leggermente al tocco della sua mano, sorrise quando capì che era lui a sfiorarla, con il piede lo cercò e trovandolo intrecciò la gamba alla sua.
..com'è bello, cara, stare insieme a te. E non devi giustificarti, non devi sforzarti non c'è alcun bisogno che tu sia diversa non mi passa neanche per la testa di assillarti con i miei perché.
Aprì gli occhi, e non appena lo vide, non appena la vide, la stanza si illuminò dei loro sorrisi.
-Ciao…
Come una gatta che fa le fusa al suo padrone, gli si avvicinò ancora di più, non rispose neanche al suo saluto, lo abbracciò, e gli baciò il petto, continuando a fare le fusa.
Certo, forse inizialmente, ti sarò sembrato un poco preoccupato, ma non era niente..
Più la guardava e più si chiedeva il motivo per cui avesse aspettato così tanto tempo a finire a letto con lei, era stato magnifico, era stato appagante, era stato come non lo era mai stato con nessun altra. E lei era soddisfatta, glielo si leggeva negli occhi.
-Buongiorno.
-Oh, credevo che ti avessero tagliato la lingua.
-La mattina mi ci vuole un po’ per.. mmmh..
Si stiracchiò per bene. Il suo corpo nudo era sotto gli occhi eccitati di Giorgio, la strinse a sé e riprese a baciarla.
Era sua,
era stata sua quella notte,
la rifece sua quella mattina.
Indossò delle culottes e la maglietta nera di Giorgio ed andò in cucina, aveva sete, quando tornò in camera lui non c’era, andò quindi in salotto, sul divano c’era un biglietto di Alessandra. “GRAZIE PER L’OSPITALITA’. SONO LE 10, DEVO ANDARE A CASA, TI CHIAMO IN GIORNATA. VI VOGLIO BENE. P.S. MARTA, IL TUO CONCERTO E’ STATO FAVOLOSO” Marta rise di gusto ed appese il biglietto sulla bacheca accanto al frigorifero, sentì dei rumori provenire dal bagno, e si precipitò a controllare. Giorgio era dentro, la porta non era chiusa a chiave così  entrò, lui era in mutande che trafficava con le manopole della doccia.
..e se ora non ti scoccia credo che una doccia mi rilasserà.
-Che fai?
-Cerco di fare in modo che questa dannata acqua esca tiepida. Voglio fare una doccia.
-Faccio io. Non sai fare nulla.
-Non mi sembra che questa notte, o poco fa ti sia lamentata del mio far nulla.
-Ma stai zitto, sai solo vantarti.
La spinse con gentilezza sotto il getto dell’acqua, e da una guerra di schizzi, urla e risa, si trasformò in una guerra di baci, coccole, e gemiti di piacere.
 

§§§§

 
Provare le coreografie con Giorgio che continuava a lanciarle occhiate non era per niente facile, soprattutto se le occhiate erano di gelosia, dovute al passo a due con Francesco. Per lei era semplicemente un ballo, dove sì, doveva strusciarsi un po’ su di lui, e lui doveva mettere le mani, dove, secondo Giorgio non avrebbe mai dovuto mettere. Durante la metà del ballo, era entrata lei in sala, con il suo fare da diva, si era avvicinata a Giorgio e lo aveva salutato con un bacio molto rumoroso, sulla guancia. Quelle labbra così carnose, così finte, così rifatte da far accapponare la pelle. Marta perse per un attimo la concentrazione, le scivolò il piede, Francesco la prese in tempo evitandole la caduta.
-Tutto ok?
Le aveva chiesto con gentilezza, mentre Giorgio le si avvicinava preoccupato
-Ti sei fatta male?
-Non credo. Io, mi sono distratta un attimo.
Fulminò il ragazzo con lo sguardo, sperando che capisse. Marco sospese la lezione mandandoli nei camerini. Sarebbe stata davvero dura andare in accademia, stava, cioè, era stata a letto con Giorgio, quindi in teoria, loro due erano o avevano un qualcosa. Poi c’era Francesco che le piaceva, non come le piaceva Giorgio, lui le piaceva sul serio, l’altro le piaceva professionalmente, anche se aveva ammesso che il suo corpo gridava scopami, e Filippo, la corteggiava, implicitamente, ma la corteggiava, e infine, ciliegina sulla torta c’era lei, la principessa Aurora e il concorso. La sua vita era un’enorme barzelletta, una triste barzelletta però.
-Ci deve essere qualcuno che mi sta facendo uno scherzo.
-Spiegati bene.
-Dai Ale. Segui il mio ragionamento. Arrivo in questa accademia, e Marco mi dice che sono la partner perfetta di Giorgio, io? Che non so fare nulla di moderno. Ok. Se lo dice un professionista crediamoci. Poi arriva Filippo, che mi corteggia, quando esco con Filippo, l’unico ragazzo ai miei piedi, spunta pure Giorgio, che mi dice “TU MI PIACI!”. Rinuncio ad entrambi, per chiarirmi le idee, e che succede? Mi fanno trovare Francesco. Il mio sogno proibito. E mi ritrovo tre bellissimi ragazzi pronti a soccorrermi se dovessi anche, attraversare la strada, quando, fino ad un mese fa, nessuno mi cagava.
Alessandra rideva, ed aveva le lacrime agli occhi, al contrario dell’amica che disperata, si era seduta su una sedia dello spogliatoio. Era esausta mentalmente e fisicamente. Non aveva finito con le prove, doveva tornare in sala, ed allenarsi personalmente per il concorso. Aveva addirittura pensato di mollare tutto, tanto quell’ Aurora, a detta degli altri, era così brava da avere la vittoria in tasca.
-E comunque ho dimenticato un punto importante di tutta la storia.
-Quale?
-Mi hanno mandato anche la strega cattiva.
-Eh no. Lei è la principessa Aurora, la Bella Addormentata. La strega cattiva, in questa favola, questa volta sei tu.
-Ale, inizia a correre prima che ti picchi sul serio.
Era da ore che provava quel pezzo, eppure ogni volta le sembrava peggio di quella precedente, era troppo stanca, non riusciva neanche ad eseguire una piroette correttamente, senza cadere. Non sentiva più i piedi, erano diventati un tutt’uno con le punte, voleva piangere per il dolore, ma il pianto non l’avrebbe portata da nessuna parte. Era così che le grandi ballerine erano arrivate dov’erano adesso, con sacrifici e dolori.
-Non pensi di aver provato abbastanza per oggi?- Giorgio era entrato in sala, era già vestito, segno che aveva finito di provare, e che si era già fatto la doccia. Si avvicinò abbracciandola e baciandola in fronte, dolcemente.  –Che ne dici di tornare a casa insieme?-
-Quale casa scusa?
-Beh. Io vivo con dei ragazzi che se ti vedessero ti sbranerebbero, quindi è meglio la tua.
-Ovviamente, brutto scroccone che non sei altro.
-Io non sono uno scroccone, e per dimostrartelo ti invito a cena.
-Un appuntamento? Io e te? Wow. E quando?
-Domani sera. E’ libera signorina?
-Emh.. Non saprei. La chiamo domani pomeriggio per dirglielo.
-Brutta stronzetta!
Marta amava il modo in cui scherzavano. Le piaceva quando lui la prendeva in braccio, come un grande sacco di patate, e le faceva il solletico. Giocavano sempre così, facevano sempre finta  di litigare o avere dei piccoli battibecchi per poi giocare in questo modo e fare pace nell’altro modo preferito da entrambi.
-Se dovete giocare, andate all’asilo. Qui si balla.
-Ma tu non hai altro da fare che rompere le scatole a me?
-Si. Devo provare e si dia il caso che sei nella mia sala.
-Nella tua sala? Io non vedo nessuna targa con scritto “Missfracassiicoglioni”
Giorgio si era portato una mano alla bocca per non ridere, e Aurora era furiosa, i suoi occhi sputavano fuoco.
-Io fossi in te non riderei. Hai detto la verità alla tua ragazza? Le hai detto che io e te ci frequentavamo?
-Aury, stanne fuori.
-Voi cosa?
-Tu che mi odi tanto, almeno fallo per un buon motivo.
Scena diversa. Marta e Giorgio erano fuori l’edificio, ad urlare e discutere, era lei che urlava come se fosse appena uscita dal manicomio, lui cercava di farla ragionare, e soprattutto, farle abbassare la voce. Si sentiva come dentro un film, o peggio, si sentiva in un teatro di marionette, e lei era una di quelle, la marionetta più sfigata, perché il marionettista si diverte a rovinarle la vita, ogni personaggio, meglio dire, ogni altra marionetta compare nella sua vita per, rovinargliela, o per distruggerla, o ancora, per stroncarle la carriera. Non che Giorgio le avesse rovinato la vita, solo all’inizio, poi gliela stava migliorando, con il sesso, con tanto e sano sesso, ma dopo, con l’arrivo di Aurora. Era Aurora a rovinare tutto. Sesso, carriera e vita.
-Siete stati insieme e non me lo hai detto, e sei geloso quando ballo, e dico BALLO, con Francesco.
-Non è una cosa importante
-SI CHE LO E’. Sei come tutti i maschi. Non fare quella faccia. Siete stupidi, immaturi, egoisti, e ragionate solo con il vostro aggeggio. Per una volta, almeno per una volta prova a ragionare con il cervello.
-Io non penso di seguirti, cosa diamine c’entra questo discorso?
-Mi sembra di vivere uno scherzo. Mi sembra di essere una marionetta, e sei per caso tu il marionettista?
-Io non sono.. stai per caso dicendo che controllo la tua vita?
-E’ tutto così assurdo. E’ ASSURDO. Lo sapevo che sarebbe finita così, io volevo solo ballare, io voglio solo ballare. Basta.
-BASTA COSA?
-E’ finita. Io non posso stare con te, perché ci sono troppe complicazioni. Non possiamo stare insieme quando, ogni volta che ci proviamo succedono mille cose, è già la seconda volta, la terza volta cosa succede? Cade un meteorite?
-La prima volta sei scappata perché hai avuto paura. La seconda volta, cioè adesso, stai mollando tutto solo perché hai conosciuto una mia ex. Sei solo una bambina che ha paura dei suoi sentimenti, sei una ragazzina.
-Io non sono una marionetta.
-Ma vaffanculo, tu e la marionetta.
 

§§§§

 
-Non riuscite proprio a stare insieme voi due.
-E’ stata quella stronza, l’ha fatto apposta.
-Marta, io ti voglio bene, tanto, ma Giorgio ha un po’, cioè, non è che abbia poi così tanto torto. Ti stai comportando davvero come una ragazzina immatura, alla sua prima cotta. ODDIO. E’ la tua prima cotta.
-No che non lo è. Io ho avuto.. beh.
-Sputa il rospo.
-Non ho mai avuto niente di serio, non ho mai dormito con un ragazzo, ho sempre fatto solo sesso e basta, perché non potevo permettermi una storia seria, perché nessuno mi capiva, capiva i miei orari, i miei lividi, e quindi, per evitare di soffrire, io..
-Tu rinunciavi. Hai sempre rinunciato all’amore. Hai rinunciato ai sentimenti per paura. Erano i tuoi, chiamiamoli fidanzati le marionette, tu sei sempre stata la marionettista. Hai deciso per loro, prima e anche adesso con Giorgio. Sei egoista.
Forse Valeria aveva ragione, la situazione era proprio l’opposto di come aveva pensato lei, ma se aveva paura, se aveva sempre reagito così per 23 anni, come poteva adesso cambiare? Come poteva cominciare un qualcosa di serio con Giorgio se aveva una matta paura di soffrire? Aveva sempre pensato che l’amore è come fare una piroette su una sbarra. Se riesci a farla sei felice, emozionato, soddisfatto, e allora vorresti riprovare all’infinto perché non c’è sensazione più bella, ma se sbagli e cadi allora ti fai molto male, sbatti il piede per terra e l’altro sulla sbarra, se ti finisce bene ingessi il piede e dopo mesi e mesi di fisioterapia recuperi, ma se non ti finisce bene, non torni più a ballare.
E lei non voleva correre quel rischio, lei non voleva farsi così tanto male da non poter più avere il coraggio e la forza di riprovare a ballare, o meglio, ad amare.
 
 
Scusate il ritardo! Di solito posto all'ora di pranzo o di mattina, ma mi sono messa a leggere una storia bellissima ed ero così assorta nella lettura che non ho neanche pranzato! -.-' Poi ho studiato e adesso che mi sono ricordata sono venuta a postare di corsa. Non mi perdo in chiacchiere. Scusate se non ho risposto alle vostre recensioni, ma le ho lette, e vi ringrazio! *.* Siete gentilissime come al solito, e le vostre belle parole non fanno altro che aumentare la mia voglia di scrivere ed andare avanti! QUINDI GRAZIE. Inoltre ringrazio chi ha aggiunto questa storia tra le preferite, ricordate e seguite. Con fatica ma ce la stiamo facendo, GRAZIE ANCHE A VOI! :)
Ah. Non uccidetemi per quello che è successo in questo capitolo, lo so che vi aspettavate che andasse tutto per il verso giusto, ma Marta e Giorgio sono molto più complicati del previsto, e poi come avete visto, Marta non ha mai avuto un fidanzato, ed ha paura di buttarsi, (un pò come tutte noi no?) Al prossimo aggiornamento. P.s. la canzone citata da Giorgio è di Daniele Silvestri, Il flamenco della doccia. Baciiiii


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Capitolo 12
*** 12.Tregua,ok? ***


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12.Tregua,Ok?
Il giorno del temuto concorso era arrivato. Quasi tutte le ragazze interessate si erano esibite. Aurora era stata la prima, ed era sta bravissima, Marta aveva addirittura pensato di non fare il provino, era inutile provarci, perché quella ragazza era un vero mostro della danza, e lei era una povera stupida ad aver pensato, anche se per un solo istante, di poterla battere. Alessandra le era stata accanto per quell’ultima settimana di prove. Era stressata anche mentalmente. Lei e Giorgio non si rivolgevano parola dal loro ultimo litigio, si era dedicata solo alla danza, proprio come voleva lei, e si sentiva uno schifo, voleva davvero fare così in tutta la sua vita, voleva davvero escludere l’amore, l’amicizia e tutti i sentimenti solo per ballare?
-Marta? E’ tutto ok? Ti sei fermata nel bel mezzo di una coreografia..
-Scusate. Possiamo passare alla prossima, dato che mi sono fermata.
Erano le regole. Entrarono Giorgio e Francesco, avrebbe dovuto provare un pezzo del ballo con loro due, ma come poteva ballare con Giorgio se non gli rivolgeva parola? Se invece di ballare, avrebbe preferito portarlo dietro le quinte e baciarlo? Baciarlo, baciarlo, spogliarlo.
Solo con quei pensieri riuscì ad essere sensuale, ad ammiccare, a sorridergli, proprio come da copione, in fondo, forse, non avevano perso la loro intesa. L’ultima coreografia, infine, prevedeva un passo a due con Francesco, sulle note di Like a Prayer . Salti, piroette, prese, abbracci, diagonali. Non era un passo a due molto tecnico, avrebbe dovuto dimostrare stile, passione, e i suoi sentimenti, e lei in quel momento ne stava provando davvero tanti. Rabbia. Dolore. Paura. Frustrazione.
-Perfetto. Grazie Marta puoi andare.
Giorgio era ancora dietro le quinte, l’aveva vista ballare insieme a Francesco, aveva l’espressione di qualcuno sofferente, di qualcuno che si stesse trattenendo dal fare qualcosa, o dal dire qualcosa. Ed era la realtà. In quella settimana aveva dato il suo cellulare a Giuliano in modo da non chiamare Marta, in accademia si teneva in tutti modi impegnato per cercare di non incontrarla in luoghi ed orari differenti da quelli delle prove stabilite dal coreografo.
-Sei stata brava Marta.
Un sorriso. Marta aveva sorriso a Francesco, e ciò aveva dato molto fastidio a Giorgio, ma non poteva farci nulla, lei non era la sua fidanzata, lei aveva messo un punto alla loro storia, se mai avessero iniziato una storia.
-Perché ti sei fermata all’inizio? Era un assolo di classico, il tuo forte, lo abbiamo provato tante volte in sala.
-Non lo so, stavo pensando.
-Stavi pensando? A cosa? Scusami se te lo chiedo.
-No, tranquillo. Stavo pensando alla mia vita, a quello che ho rinunciato, e a quello che sto rinunciando per la danza, e,
-E?
-Io non credo che ne valga poi tanto la pena.
 

§§§§

 
Quando aveva visto i risultati appesi non ne era rimasta poi tanto sconvolta, o infastidita. Se lo aspettava. Quindi quando lesse il suo nome come riserva della prima ballerina Aurora, sorrise. Avrebbe lavorato sodo sì, ma avrebbe avuto anche il tempo per vivere. Perché aveva deciso, che, oltre a ballare, lei voleva vivere. Non poteva rimanere zitella, o impazzire, o  tante altre mille cose solo per la danza. Ecco perché, appena tornata a casa, si era fatta una doccia veloce, ed aveva convinto Valeria ad uscire. Si ritrovarono così ad un pub, loro due, insieme ad Alessandra, serata tra donne. Finalmente stava vivendo. Stava uscendo con le sue amiche, senza pensare alle conseguenze.
-Secondo me, ancora non si è resa conto della gravità della situazione. Non ha ancora assorbito la notizia.
-Smettetela di parlare di me, come se io non fossi presente. E la situazione non è per niente grave.
Le due amiche la guardavano con occhi e bocca sbarrati, non credevano alle sue parole. Non riuscivano a credere che quella fosse la Marta di una settimana prima, quella che ballava, provava, per avere quel posto, quella parte, che avrebbe rinunciato anche alla sua famiglia per diventare étoile di Parigi.
-E se andassimo in discoteca?
-Marta, io domani devo andare in accademia, ho le prove.
-Oh. E dai, se arrivi in ritardo non fa niente. Dai ragazze, non capita tutti i giorni che io vi chieda di andare a ballare. Anzi, ripensandoci, non mi di ballare, facciamo qualcosa di pazzo. Cosa potremmo fare.
-Niente Marta, andiamo a casa.
-Ho trovato. Ci facciamo un tatuaggio, come fanno in quei film americani, tutte e tre andiamo a tatuarci la stessa cosa.
-Non c’è nessun negozio di tatuaggi aperto a quest’ora. Adesso alza il culo dalla sedia ed andiamo.
-Un piercing?
-Ma sei seria?
-Non si risponde ad una domanda, con un’altra domanda.
Per fortuna erano riuscite a tornare a casa, avevano accompagnato Alessandra nel suo appartamento, e le altre due erano arrivate con un po’ di difficoltà, visto che Marta disturbava la guida dell’amica, sembrava ubriaca, eppure aveva bevuto solo una birra. Quando riuscirono ad entrare in casa, Valeria capì, dalla puzza dei vestiti della coinquilina, che cosa avesse. Aveva fumato.
-Posso sapere quando? Sei stata con noi. Oh, quando sei andata in bagno.
-Non ero in bagno. Ero con un ragazzo molto carino sai?
-E che avete fatto?
-Non sono sicura di volertelo dire. Però, mi ha scritto il suo numero da qualche parte, aspetta. Oh guarda, ho un tatuaggio.
Si spogliò, e in effetti, aveva un numero di telefono scritto sul suo ventre piatto, con un pennarello nero indelebile. Prima lo trascrissero su un pezzo di carta, e poi provarono a sciacquarlo via. Niente, era impossibile. Marta rideva. Valeria si esasperava. Quando andarono a dormire era già l’alba, e quando alla ballerina neonata suonò la sveglia, le 5 ore di riposo non le erano bastate. Era stato il cellulare che squillava imperterrito a svegliarla, era Alessandra, che urlante, la obbligava ad andare in accademia.
Quando arrivò non aveva un bell’aspetto. Capelli raccolti in una coda fatta male, converse slacciate, jeans strappati,  una felpa larga e forse macchiata di trucco, ed enormi occhiali da sole per nascondere le occhiaie.
-Marta, potresti cambiarti? Aspettavamo te.
-Ma io sono la riserva, perché aspettavate me?
-Perché non mi va di spiegare le cose mille volte.
-Ma io sono già questi passi, potevi spiegarli.
-Li conosci?
Avrebbe potuto stare zitta, doveva stare zitta, perché era una regola, non bisognava contraddire, soprattutto, discutere con il coreografo, soprattutto Micheal Trifone. Al suo ennesimo “la conosco meglio delle mie stesse tasche”, aveva indossato body e punte, e l’aveva dovuto dimostrare. Ed  era vero che conosceva quel pezzo a memoria, ma, quando ballava, non usciva da una nottata di alcool e droghe leggere, o da appena 5 ore di dormita. Perciò, ballò, ma non al massimo delle sue energie. Senza sorrisi, senza charme. Eseguendo e basta.
-Adesso è contento?
-Ci vediamo in sala prova ragazzi.
Fu durante una pausa che Giorgio si accorse del tatuaggio di Marta. Aveva addosso solo una maglietta, che le si era sollevata proprio mentre aveva alzato le braccia per prendere le sue cose poste sulla mensola in alto, all’inizio non le aveva chiesto nulla, ma poi era scoppiato, doveva assolutamente sapere cosa fossero quei tre numeri che aveva visto.
-Tu, non mi rivolgi parola da, non so quanto tempo, e adesso mi chiedi cosa sono quei segni sulla mia pancia?
-Si.
-Non ti interessa.
-Perché dobbiamo sempre litigare?
-Perché non dovremmo? E’ così divertente.
E dopo lo sguardo eloquente di Giorgio, dopo la stretta ferrea sul polso, Marta aveva parlato, omettendo però qualche particolare, come l’aver fumato, e l’essere andata oltre con quello sconosciuto. Non voleva che Giorgio pensasse che lei fosse una poco di buono, perché lei non era, forse.
-Ti sei fatta scrivere il numero di telefono da uno sconosciuto sulla pancia? Lui ti ha vista mezza nuda.
Appunto, forse.
-No, cioè, mi ha vista senza maglietta, è come se fossi in costume, e qual è il tuo problema. Non sei il mio ragazzo.
-Ed immagino che non avete fatto altro giusto? Lui ha scritto il suo numero e basta. E quando e dove poi lo avrebbe scritto? …… Colpita in pieno. Sei stata insieme ad uno che non.. che non conoscevi.
-Puoi abbassare la voce? E non sono affari tuoi comunque.
-Comunque non mi interessa quello che fai, adesso, ormai, non mi interessa più nulla di te.
Forse, più si che no.
Non avrebbe dovuto dirglielo, ma in realtà lo aveva capito da solo, perché non era stupido, e poi era un ragazzo, e da tale, sapeva meglio di lei come andavano a finire certi incontri, la cosa positiva era che almeno non aveva scoperto la faccenda del fumo, ma Marta non ci pensò su tanto, perché si sa, quando pensi ad una cosa, poi accade il contrario, quando dici “no, io ancora quest’anno non ho preso l’influenza” ecco che il giorno dopo sei a letto con l’influenza. Quindi, scacciò via il pensiero e tornò a casa, dopo quell’estenuante, ennesimo giorno di prove.
Non si aspettava certo una bella cenetta in famiglia. Aprì la porta e Giuliano insieme a Valeria erano ai fornelli a preparare della pasta, fin qui tutto bene, ma quando si aprì la porta del bagno ed uscì Giorgio con solo addosso dei pantaloni della tuta grigi, desiderò scappare, o urlare, o semplicemente avere qualcosa di estremamente pesante in mano, e tirarglielo.
-Perché lui è qui? Ed è uscito dal bagno?
-Non puoi chiederlo a me? Sono davanti a te. O forse ci conosciamo fin troppo bene per rivolgermi parola, devo essere uno sconosciuto vero?
-Volevo evitare battute come queste. Ma dato che le hai già fatte, rispondi.
-Valeria ci ha invitati a cena, e per mancanza di tempo ho fatto una doccia qui. Ti dispiace?
-Mangia qui?
Non era una domanda quella che aveva rivolto a Valeria, era una sorta di disperazione, almeno a casa voleva stargli lontano, voleva una tregua. Non potevano andare avanti ancora così. Era stanca di litigare, perché litigare, o semplicemente odiarlo, le costava fatica.
Dopo cena si era chiusa in camera, anche se non era una sua abitudine, ma doveva appunto stare alla larga da lui, o altre battutine l’avrebbero ferita, e lei voleva stare tranquilla, voleva andare a letto senza il dolore allo stomaco, senza il senso di nausea che aveva ogni volta dopo un litigio. Si mise quindi al pc, poi a leggere un libro, ma non trovava pace, e quando bussarono alla porta, la pace la perse del tutto.
-Posso entrare o sei impegnata a fare altro di..
-Oddio entra. Ti serve qualcosa?
-Volevo sapere come stavi? Sei corsa qui dentro subito dopo cena, ho creduto stessi male.
-Sto bene, non mi andava di stare di là.
-Troppa gente conosciuta?
-Per favore basta. Sono stata con quello senza conoscerlo, ok, non fa niente, può capitare, cioè, non capita tutti i giorni, ma io ho voluto che capitasse, molte, anzi, quasi tutte le ragazze della mia età e anche quelle più piccole lo fanno, e nessuno dice nulla, e se lo faccio IO per una volta, mille polemiche. Non sono affari tuoi. E’ stata UNA volta, e non rivedrò più quel tipo. Non voglio più litigare con te per ogni stronzata, mi costa troppa fatica, è stancante farlo, ti prego, basta, voglio una tregua, ok?
-Tregua?
-Si. Non posso odiarti, perché non voglio farlo, quindi, non rendermi questo compito difficile, non rendermi le cose ancora più dure, ti scongiuro, sono esausta.
-Tra una settimana è il mio compleanno, vorrei che venissi, sarà una festa in maschera.
E forse la tregua era iniziata in quel momento, forse.


Buona domenica ragazze! Piaciuto il capitolo? Dai che abbiamo fatto qualche passo avanti, QUALE? Allora, Marta ha capito che la danza, per quanto sia importante non è tutto nella vita, si è ricordata degli studi, si è ricordata delle amiche, del divertimento ecc ecc. Ha fatto un piccolo sbaglio, maaaa.. almeno grazie a quello lei e Giorgio hanno ricominciato a parlare, e sono arrivati ad una tregua. Deluse dai risultati del provino??? Beh, o l'amore o il lavoro, cosa preferite??? :) 
Volevo dire una cosa, per l'ultimo pezzo, mi sono ispirata a Grey's anatomy, quando Meredith dice a Derek che odiarlo è stancante. Grazie a tutte per aver letto. A presto!


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Aspettando l’alba(Storia conclusa su Bella/Edward. Diversa dai libri della Mayer. Potrebbe esserci un ipotetico continuo.)

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Capitolo 13
*** 13.Per farti sentire il mio amore. ***


A metà capitolo c’è il link diretto con un una canzone, vi consiglio di aprirla in una nuova scheda (o finestra) ed ascoltarla. Perché è davvero bella! Buona lettura. Ci leggiamo giù.
 
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13.Per farti sentire il mio amore.

I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è la loro ombra soltanto
Che trema nella notte
Stimolando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell’abbagliante splendore del loro primo amore
J. Prévet
.

 
 
Primo giorno.
La tregua era davvero iniziata, si può dire che aveva iniziato tutto dall’inizio, si erano addirittura ri-presentati, avevano parlato di loro, delle loro passioni, ma senza esagerare, senza forzare troppo la cosa, e poi avevano ballato insieme, in fondo avevano sempre le prove. Lui era il protagonista, e lei la riserva, proprio come sarebbe dovuto essere fin dall’inizio.
Secondo giorno.
Era in ritardo e lui l’aveva coperta.
-Sai, di solito due persone che si conoscono appena, non si fanno questo genere di favore.
-Vuol dire che ricambierai.
-Non fanno neanche questo.
-Marta. Noi in realtà, ci conosciamo più di appena.
Giorgio non era un ragazzo molto loquace, preferiva stare in silenzio ed ascoltare, per poi parlare e dire la sua al momento giusto. E infatti quando lo faceva, aveva sempre la frase esatta da dire. Quella che ti lasciava senza parole, o in senso positivo, o negativo.
Terzo giorno.
Aveva sognato. Cosa abbastanza normale, perché tutti gli esseri umani lo fanno, anzi, gli esseri viventi, dotati di intelletto, ma il problema consisteva nel genere di sogno fatto. Lei e Giorgio, insieme nella doccia. Le mani di lui su e dentro lei. I suoi baci e i suoi dolci morsi. Le risate insieme, e le urla di passione. Appena sveglia si era accorta di essere sudata e, eccitata? Sì. Era arrivata in accademia in anticipo, e lui era già là con Francesco ed Aurora, essendo i protagonisti provavano di più e anche da soli. Si era seduta in disparte a guardarli, ed erano bravi.
-Lei è davvero magnifica.
Marco, il coreografo di moderno, l’aveva raggiunta e si era seduto accanto a lei, i ragazzi provavano un pezzo di classico, quindi non avevano bisogno di lui.
-Anche Francesco e Giorgio lo sono.
-Si è vero. Loro tre insieme faranno la loro figura sul palco.
-E allora perché questa faccia?
-Perché non ci sei tu con loro.
-Non, credo di capire.
-Lei sarà magnifica. Sarà perfetta. Ma esegue e basta, tu, Dio Marta tu sei divina, e se non fosse arrivata Aurora, con la sua esperienza alle spalle, quel posto sarebbe tuo. Nessuno ha il tuo stile, e diciamocelo, hai visto come balla con Giorgio? Voi due facevate scintille anche non guardandovi, loro invece..
-Avete dato la parte ad Aurora solo per la sua esperienza? Era già tutto scritto. Non c’era neanche bisogno che io facessi il provino allora.
-No aspetta, mi sono espresso male.
-Ti sei espresso benissimo invece.
Quarto giorno.
Non si era presentata alle prove. Era inutile andare, tanto tutti avevano già deciso, e quindi lei per ripicca era rimasta a casa, con il pigiama, le pantofole, i capelli legati in una buffa coda, e gli occhiali da vista. Studiava per recuperare, l’ultimo esame e poi la tesi.
-Ti ho disturbata?
-Assolutamente. Stavo studiando?
-Perché non sei venuta? E’ per quello che ti ha detto Marco?
-Tu lo sapevi?
-No. Me lo ha raccontato oggi, e se lo avessi saputo, Marta, non potevo dirtelo, è sempre un coreografo e dobbiamo rispettare la sua anzi, la loro decisione.
-Ma la decisione è sbagliata.
-E’ sbagliato il modo forse.
-Mi ha detto che io avrei fatto di meglio sul palco, che io faccio di meglio. Che io e te facciamo faville anche quando non ci guardiamo. Che vedere ballare me, è tutta un’altra cosa.
-Lo so.
-E allora perché scegliere lei? Non ha senso. Ed io mi ero ripromessa di vivere.
-Appunto per questo, domani devi venire.
Quinto giorno.
Valeria e Giuliano l’avevano convinta ad uscire, ovviamente ci sarebbe stato anche lui. Lui che per tutta la sera le aveva sorriso, le era stato accanto, le aveva passato i tovaglioli e tirato le noccioline per ridere e scherzare. Lui che con il dito le aveva tolto la schiuma della birra dall’angolo della bocca. Lui che non smetteva di guardarla. Lui che in macchina, prima che lei scendesse, le aveva sussurrato il buonanotte più dolce del mondo, e per lei, lo era stato davvero, una buona notte.
Sesto giorno.
-Sei eccitato per la festa di domani?
-No. In fondo è il mio compleanno, non mi piace compiere gli anni. A chi piace farlo?
-E quanti anni sarebbero?
-25.
-Sei proprio vecchio.
E come facevano un tempo, si erano rincorsi. Cercati. Presi, e subito dopo lasciati. C’era voglia di aversi, ma la paura e l’imbarazzo era ancora troppo grande e forte tra di loro.
Settimo giorno.
Tra una settimana è il mio compleanno, vorrei che venissi, sarà una festa in maschera.
E quando lui aveva detto in maschera, intendeva, vestirsi come ci si veste a carnevale, oppure, indossare una semplice maschera? Aveva comprato un bellissimo abito lungo di un colore che non sapeva descrivere, ma la commessa del negozio le aveva detto che era un grigio/blu da abbinare a delle scarpe giallo-oro. E se lo diceva la commessa. Ma la maschera?
-Potresti raccogliere i capelli in una coda alta, e mettere questa qui.
-O MIO DIO! E’ fantastica, e tu sei pazza.
Valeria le aveva regalato una bellissima maschera color oro, tutta lavorata a mano.
-Siediti e ti aiuto con i capelli.
L’aveva aiutata a sistemare l’acconciatura, se così poteva chiamarsi, e anche ad indossare il vestito. Era semplicemente divina. E Valeria era favolosa, lei era una modella, e lo si vedeva dal portamento, da ogni vestito che indossava, era nata per quel mestiere. Erano arrivate alla festa puntuali, non per loro volontà, solo perché Giuliano le aveva costrette, “è la festa di mio fratello” aveva detto “non posso arrivare tardi”. C’erano proprio tutti. I coreografi, gli altri ballerini, addirittura c’era anche Filippo, era difficile distinguerli, però una volta scambiata qualche chiacchiera Marta li aveva riconosciuti. Alessandra l’aveva vista prima degli altri.
-Abiti lunghi. Voi due avete degli abiti lunghi?
-Sai che la tua maschera è magnifica? Non ti avevo riconosciuta.
-Vale, stai zitta o ti strozzo.
Avevano riso e chiacchierato per un pezzo della serata, con i loro cocktail preferiti in mano e nello stomaco, avevano anche ballato un po’, ma Marta aveva preferito passare il suo tempo a parlare con i suoi amici, ballava durante il giorno, perché farlo ancora? Al bancone dove serviva da bere aveva incontrato Filippo, e si era chiesta se quel ragazzo frequentasse altri posti, se avesse altri amici, oltre che baristi. Rise al pensiero, perché magari lui poteva dire la stessa cosa di lei. Era ad una festa di un ballerino.
-Tutta sola?
-Stavo bevendo qualcosa. Ti ho cercato prima.
-Non mi hai trovato, allora sono irriconoscibile.
-Nah. Ti riconoscerei tra mille.
Invitandola a ballare si abbracciarono, era una festa, non un discoteca, quindi la musica si alternava tra lenta e veloce. Giorgio l’aveva invitata proprio quando era iniziata una canzone lenta, melodiosa, fatta apposta per loro due.
-Make you feel my love.
-Cosa?
-E’ il titolo della canzone. Sai cosa dice? La canzone? …  aspetta, provo a tradurre qualcosa, “So che non hai ancora preso una decisione ma non ti ho mai voluto fare del male lo so dal momento che ci siamo incontrati non ci sono dubbi nella mia mente a quale posto appartieni potrò essere affamato, essere triste e malinconico potrei andare strisciando per la strada oh, non c’è niente che non farei per farti sentire il mio amore”
E la baciò. Prese il suo viso tra le mani per baciarla.

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Era un bacio pieno d’amore, perchè quelle parole, lui lo sapeva, non erano solo una semplice traduzione, ma erano anche dedicate a lui. E gli erano arrivate dritte al cuore. Le labbra si erano unite, e le lingue si erano subito cercate e trovate. E mentre i loro corpi avevano smesso di muoversi, le loro lingue avevano iniziato a danzare. Giorgio si era subito staccato.
-“Potrei renderti felice, realizzare i tuoi sogni, non c’è niente che non farei. Andrei fino in capo al mondo per te, per farti sentire il mio amore” Ti chiedo solo.. non scappare questa volta.
-Io voglio stare con te. Voglio provarci sul serio. Ho visto cosa significa desiderarti e non averti, e mi fa impazzire, e quindi, basta con questi giochetti, con questo tira e molla. E poi, voglio proprio vedere come mi rendi felice.
-Quindi, non scapperai?
-Non scapperò.
-Mi sento una stupida ragazzina, quando in realtà sono un uomo grande e grosso.
Risero felici e si baciarono nuovamente. Finalmente stavano insieme, erano una coppia, e nel profondo dei loro cuori sapevano che nessuno dei due sarebbe scappato, che nessuno dei due si sarebbe tirato indietro, per nessuna cosa al mondo.
-E quindi, come sta andando la tua festa?
-Odio le feste in realtà!
-Odi le feste? Ma.. allora perché? Cioè..
-Marta. Ho deciso di dare una festa, nel momento in cui mi hai detto della tregua, ho visto i tuoi occhi tristi, l’ho fatto per te, perché so che ami queste cose, per tirarti su di morale.
-Hai fatto questo per … me?
-Si.
-Tu sei tutto matto. A proposito, Buon compleanno.
 

§§§§

 
Erano ancora abbracciati nel letto, in dormiveglia. Marta disegnava dei cerchi immaginari sul petto di Giorgio, e lui attorcigliava i suoi lunghi capelli rossi tra le dita, mentre dei deboli raggi di sole cercavano di entrare, prepotenti, attraverso i buchi delle persiane.
-Ehi sporcaccioni siete nudi? Sto entrando.
-Vale, a volte sei davvero insopportabile.
-Volevo dirvi che ho preparato il pranzo, e che se le vostre grazie vogliono alzarsi e raggiungerci a tavola..
-Oh cara serva potrebbe portare il nostro pranzo qui a letto?
-Sei un maiale Giorgio. Alza il culo e muoviti.
Dopo che Valeria uscì dalla camera, i due teneri amanti, ripresero ad abbracciarsi e a coccolarsi. I loro nasi vicini, i loro corpi stretti come se in quel modo riuscissero a diventare un unico corpo, un'unica anima, un'unica persona.
-Amore, anche tu pensi che io sia un maiale?
-Come scusa?
-Anche tu mi consideri un..
-NO! Cosa hai detto prima? Come mi hai chiamata? Che parola hai usato?
-Non lo so, non c’ho fatto caso, che ho detto?
-Eddai, ridimmelo. Lo so che te lo ricordi. Dai, dai, dai..
-Emh, amore, davvero non lo ricordo.
Un gridolino di lei, e una risata di lui. Gli si buttò al collo, quasi strozzandolo, e lo riempì di baci. Era una parola come tutte le altre, ma detta da Giorgio assumeva un altro significato, ogni volta che le sue labbra si muovevano pronunciando quelle 5 lettere, il cuore di Marta accelerava i battiti, le girava la testa, si sentiva quasi svenire. Non sapeva se quelle sensazioni, per una parola, per una bacio, per una carezza, per uno sguardo, per un sorriso, fossero  i segni dell’ innamoramento, ma anche in quel caso, lei non aveva più tanta paura, adesso, era pronta a correre tutti i rischi.
-Finalmente! Stavo per chiamare Rai3. .. Perché queste facce? Su rai3 fanno Chi l’ha visto.
Una risata generale si sollevò per la cucina. Mangiarono tutti e 4 insieme, come se fossero una famiglia, ridendo e scherzando. Nel pomeriggio mentre Valeria dovette andare a lavoro, per le prove di una sfilata, accompagnata da Giuliano, Marta e Giorgio, andarono in giro per Milano, come due giovani innamorati, mano nella mano. Salirono i gradini della metropolitana, arrivando esattamente davanti al Duomo, ogni volta, per Marta, fare quella scalinata, e vedersi spuntare il Duomo era sempre un colpo al cuore. Adorava Milano con tutta se stessa, per lei vivere in quella città era come un sogno, chiedeva ai suoi genitori fin da piccola di portarla in quella grande città per visitarla, ma dovette aspettare i 20 anni, per vederla, ovvero il suo trasferimento. Milano non era solo una bella città da vedere, era anche il templio della moda e della danza.
-A che pensi?
-Che fino ad adesso sto realizzando quasi tutti i miei sogni. Volevo venire a vedere Milano, e invece  alla fine ci vivo.  Volevo far parte di una compagnia, e ci sono riuscita.
-Volevi conoscere un ragazzo bello, simpatico intelligente, PERFETTO, e lo hai fatto, ma non ti sei limitata a conoscerlo, ci sei finita insieme.
-Oddio, e perché sono qui con te? Dovrei essere con il ragazzo perfetto
-Sei una strega.
Si rincorsero come due bambini, facendo volare tutti i piccioni. Giorgio la prese, le mani intrecciate alle sue, gliele portò dietro la schiena, e la tirò verso sé facendola aderire ancora di più al suo corpo. I loro nasi si sfioravano, Marta aveva il fiatone e sorrideva, aveva gli occhi strani, aveva pensato Giorgio, strani perché emanavano una luce nuova, diversa, sprigionavano amore, gioia, felicità. Quando la baciò il suo cuore, sussultò, non era la prima volta che la baciava, però era la prima volta che lo faceva davanti a tanta gente, ma non era quello il motivo del sussulto, provava tantissime cose per quella piccola e fragile ragazza. Senza lei si sentiva vuoto e perso, insieme a lei, riusciva a sentire caldo e freddo nello stesso istante, il cuore gli batteva veloce, si sentiva euforico, potente, sicuro che, accanto a lei, insieme  a lei, avrebbe potuto conquistare il mondo, perché era lei la sua forza. Passeggiarono per i negozi della galleria, Marta si fermava a fissare ogni vetrina, soprattutto davanti a quella della Louis Vuitton. Qualcosa attirò la sua attenzione, nella vetrina della gioielleria. Era fissata con gli anelli, non che avesse fretta di sposarsi, ma le piaceva guardarli e sognare il giorno in cui, il suo ipotetico fidanzato gliene avrebbe regalato uno. Si mise a fissare la vetrina.
-Hai visto qualcosa che ti piace?
-Oddio si. Guarda quell’anello. E quel trilogy, e.. quel tennis, e.. ODDIO, guarda gli orecchini.
-Vuoi.. che
-Cosa? No. Mi piace solo guardare la vetrina.
-Quindi se io adesso entrassi e ti regalassi, non so, quel bracciale, tu non lo accetteresti?
-Smettila di dire sciocchezze. Andiamo.
Avevano trascorso il resto della giornata in giro per le vie del centro di Milano, scherzando davanti le vetrine dei negozi, mangiando un gelato. Tornarono a casa per cena.
-Valeria e Giuliano rimangono da tuo fratello.
-Quindi siamo soli?- La voce sensuale la fece rabbrividire. –Finalmente possiamo mangiare quello che vogliamo!-
Marta rise, e cucinarono insieme. Erano felici, inconsapevolmente innamorati. Cenarono, e il resto della serata la passarono davanti la tv, fino a quando Giorgio non iniziò a stuzzicarla, a farle il solletico. Si privarono dei vestiti e dopo tanti baci, carezze e sospiri fecero l’amore tante e tante volte. Perché nessuno dei due si stancava l’uno dell’altra. Erano instancabili e soprattutto insaziabili. Si addormentarono quando era già notte fonda, abbracciati, perché entrambi con quel contatto volevano dimostrarsi quanto avessero bisogno l’una dell’altro, quanto ormai fossero diventati dipendenti l’una dell’altro, quanto amore avevano da darsi ancora, ancora e ancora.
 
Io non so che dirvi. Ho scritto questo capitolo con il cuore in mano, e mentre lo facevo ero davvero emozionata, questi due mi stanno facendo impazzire d'amore! *-* Spero che vi sia piaciuto leggerlo come a me è piaciuto scriverlo. Non aggiungo altro. Grazie.
 
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Capitolo 14
*** 14.Troppi doveri,pochi piaceri. ***


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14.Troppi doveri, pochi piaceri.
Un mese. Stavano insieme da un mese, e per Marta era qualcosa di fantastico, si sentiva sempre al settimo cielo, e Giorgio era sempre dolce, premuroso, con lei era completamente un’altra persona. In accademia però cercavano di non essere troppo fidanzati, mantenevano le distanze, lavoravano come dei pazzi, soprattutto Marta, in quei giorni Aurora si assentava molto spesso e lei doveva provare al suo posto.
-Marta, devi lasciarti sollevare da Francesco, devi lasciarti andare con lui.
Stavano provando la scena del letto, ed era molto imbarazzata. In quella scena dovevano rappresentare una notte d’amore, Francesco avrebbe dovuto spogliarla del tutù, facendola rimanere in intimo, stendersi più volte su di lei, baciarle tutto il colpo, e infine baciarla sulle labbra. Giorgio moriva di gelosia, e Marta non riusciva a provare guardando l’espressione del suo fidanzato.
-Ragazzi un po’ di pausa, ci rivediamo qui tra mezz’oretta.
Era bel tempo, quindi Marta ne approfittò per uscire fuori, sdraiarsi su una panchina e prendere un po’ di sole, strano a dirsi, ma quel giorno a Milano c’era il sole. Dopo qualche minuto, Giorgio la raggiunse con in mano una lattina di thè freddo al limone, gliela porse, e si dissetarono. In silenzio si guardavano negli occhi, sorseggiando il thè, godendo del sole, della brezza primaverile quasi estiva di fine maggio.
-Non devi essere geloso.
-Eh no, dai, mi stavo rilassando.
-Lo so, ma tu non devi essere geloso, quindi smettila di guardarmi in quel modo, altrimenti non riesco a ballare. Ok? Non mettere quel broncio.
-Va bene, farò del mio meglio, tanto poi scegli me.
-E poi è solo una prova. Un ballo. Dovrà farlo Aurora, sempre se ci degna della sua presenza.
Tornarono a provare. Mancava poco allo spettacolo, quindi non potevano permettersi molte pause o errori, erano costretti ad andare in accademia giorno e notte, questo faceva esasperare Marta, che stava preparando l’ultima materia, e aveva iniziato la scrittura della tesi. Tutte quelle prove richiedevano tempo ed energia, poi c’era Giorgio, e dove lo trovava il tempo per studiare? Erano aumentate anche le liti telefoniche con la madre. Che l’accusava di non studiare, di essersi trasferita a Milano per fare labella vita  dimenticando i suoi doveri, anzi, il suo unico dovere, ovvero studiare e laurearsi in tempo. Sua madre invece aveva dimenticato che se Marta aveva proseguito gli studi era soprattutto perché era stanca di sentire le lamentele di sua madre, stanca di sentirsi dire che il suo unico pensiero era la danza. O forse quello era il motivo per cui si era trasferita?
L’unica consolazione era che, in quei giorni aveva lavorato così tanto perché Aurora era stata assente, non appena lei fosse tornata, i suoi ritmi sarebbero tornati quelli di prima. Terminate le prove verso mezzanotte, Marco chiamò tutti i ballerini per una “riunione” veloce.
-Ragazzi sarò breve. Abbiamo una novità, riguarda Aurora. In questi giorni si è assentata perché è stata dal medico, dopo varie visite, oggi ho ricevuto una chiamata, e questi mi ha detto che la nostra Aurora non può prendere parte allo spettacolo.
-Cosa? Perché?
-Ma sta male? E’ grave.
-No, no, lei sta bene, non è nulla di grave. Beh, per una ballerina è molto grave, ma per una donna è la gioia più grande. La nostra Aurora aspetta un bambino, verrà sostituita quindi da Marta.
-Oh no ditemi che è uno scherzo.
Lo aveva bisbigliato, ma Giorgio lo aveva sentito ugualmente, le strinse la mano per darle forza. Lui aveva visto quanto quei giorni erano stati duri per la sua fidanzata. Non dormiva la notte per studiare, la mattina si alzava presto per essere puntuale alle prove, e durante le pause telefonava al professore per prendere appuntamento per la tesi. Avrebbe avuto un collasso continuando in quel modo.
Gli ultimi 15 giorni e tutto sarebbe finito, ci sarebbe stata la prima dello spettacolo e poi finalmente una meritata pausa dalla danza, per poi cominciare con il tour.  La pausa consisteva in soli 15 giorni, poi altre prove, e continui spostamenti di città in città sia in Italia che in Europa. In tutto ciò Marta avrebbe dovuto scrivere la sua tesi.
-Non credo di farcela. Dirò a Marco di cercare qualcun’altra.-  Lo disse mentre si buttava sul divano di casa, esausta e con le lacrime agli occhi. Valeria sicuramente dormiva. Giorgio si sedette, le prese le gambe poggiandosele addosso, e cominciò a massaggiarle i piedi. –Oddio, grazie.-
-Io lo so che sei stanca, che non sono normali i ritmi che stai sostenendo e che prima o poi ti verrà un esaurimento nervoso, ma, mancano 15 giorni alla prima, poi ci prendiamo una piccola vacanza dove ti rilassi, scrivi la tesi, stiamo insieme..- Mentre le diceva ciò, si era disteso su di lei, e le baciava il viso, il collo, le spalle, cercando di farla rilassare e distrarre da tutti i pensieri. –E poi se rinunci, staremo mesi e mesi lontani, invece, se non lo fai, gireremo le città più belle d’Europa insieme.-
Marta sospirò, e si lasciò andare alle coccole del fidanzato.
-Hai ragione. Gli ultimi 15 giorni e poi vacanza. Adesso però ho bisogno di una doccia.
-Nessun problema.
L’aveva preso in braccio e portata in bagno, non c’era malizia in quello che stava facendo. La spogliò e la fece entrare in doccia, aprì il getto dell’acqua ed entrò anche lui. Le insaponò i capelli con l’apposito shampoo,  glieli sciacquò, poi il balsamo, massaggiandole la testa delicatamente.
-Mhhh.. non mi merito tutto questo.
-Si invece. Ti meriti tutto ciò che c’è di meglio al mondo.
Sorridendo, l’aveva abbracciato baciandolo. Era un bacio dolce e casto. Quella doccia non era un preliminare, era solo un modo per stare insieme, coccolarsi e rilassarsi. Le insaponò il corpo con il bagnoschiuma all’essenza dolce della Felce Azzurra, mentre le massaggiava il collo e le spalle. Marta era davvero rilassata. Ricambiò il favore al suo fidanzato e poi soddisfatti e puliti, uscirono. Mentre Marta asciugava i capelli, Giorgio era già a letto, con gli occhi chiusi, cercava di resistere, di aspettare che la sua metà lo raggiungesse a letto per addormentarsi insieme, ma anche lui era stanco, quindi crollò in poco tempo. Marta sorrise quando lo vide sdraiato, un po’ scoperto, la bocca semiaperta, dormiva come un bambino. Lo baciò sulla guancia e si distese accanto a lui, cercando sempre un contatto fisico, poggiò infatti il suo piede sulla gamba di Giorgio, e in quella posizione si addormentò.
 

§§§§

 
Sempre la stessa vita. I giorni passavano e Marta non se ne rendeva conto, tra studio e prove ormai aveva anche scambiato la notte per il giorno. Si ritrovò quindi alle prove generali dello spettacolo, vestita con gli abiti di scena. Stava provando un pezzo classico con altre ballerine, quando la vide entrare. I capelli legati in una perfetta coda, occhiali da sole in mano. Occhi cattivi che emanavano scintille, e non smettevano di fissarla. Vestita come al suo solito, abiti firmati, tacchi alti, nessun segno della gravidanza ancora, però. Prima di salutarla, terminarono la coreografia, e subito dopo tutti corsero da lei, tranne Marta, che rimase sul palco, per bere, asciugare un po’ il sudore, insomma, rinvigorirsi un po’.
-Non si saluta? In fondo se sei qui sopra è merito mio.
-Merito tuo? Bella mia, se sono qui sopra è solo perché sono brava e ME LO MERITO. Chiaro? Che poi tu ti sia fatta mettere incinta, ed io abbia dovuto prendere il tuo posto, è diverso.
-Senti ragazzina. Non pensare di essere chissà quale mostro di danza perché se il posto lo avevano dato a me un motivo c’era..
-Si certo che c’era. Tu hai più esperienza di me, ma non significa che sei più brava, e comunque, DONNA ADULTA E VACCINATA, adesso io sono qui, sarò qui il giorno della prima, e tu invece sarai.. dove? Ah si, lì.
Indicò i sedili vuoti della platea, Aurora, se prima mentre Marta ballava, aveva le fiamme nelle iridi, in quel momento le fiamma le uscivano proprio dagli occhi, avrebbe voluto incenerirla. Ma Marta non ci cascò, si sentiva forte nonostante la stanchezza, lei era forte, ormai aveva superato quei giorni di ultima faticaccia, era forte perché non era più sola ma c’era Giorgio a farle da supporter, certo non in quel momento, ma sapeva in cuor suo, che se lui, le fosse stato accanto, l’avrebbe aiutata a tenere testa alla ex principessa del palcoscenico.
-Wow, se gli sguardi potessero uccidere.
-Ma figurati Marta. Io non ho niente contro di te, la mia è solo, come dire..
-Invidia?
-No. Siamo due ballerine, entrambe brave, anche troppo. E’ normale litigare, essere gelose l’una dell’altra, avere questi screzi, non so se hai capito quello che voglio dire.
-Essere brave non significa entrare per forza in competizione Aurora. Io ho qui delle ottime amiche.
-Che se potessero ti pugnalerebbero alle spalle, per avere il tuo posto, almeno io te le dico in faccia quello che penso.
-Non è come dici tu. E comunque cosa vuoi dimostrare con queste parole? Cosa vuoi ottenere? Vuoi essere una mia amica?
-No.. sono solo gli ormoni, non farci caso.
Aurora si sedette, e guardò tutte le prove, annuendo o di tanto in tanto, proponendo delle correzioni ai coreografi, che ovviamente accettavano con piacere, lei era l’esperta dei teatri, la grande ballerina. Peccato però che le correzioni riguardavano solo Marta, doveva sorridere di meno, o sorridere di più. Alzare la gamba e stenderla meglio. Strusciarsi in modo più sensuale su Francesco o ancora, doveva essere più svenevole con Giorgio. Il suo sguardo doveva trasmettere, sesso e passione verso Francesco, e amore ed ammirazione verso Giorgio. Tutte quelle correzioni stavano facendo impazzire Marta, era già stanca di suo, Aurora non smetteva di interromperla e di lamentarsi, avrebbe voluto saltare dal palco, e picchiarla a sangue, ma era incinta, e non sapeva se farlo comportasse commettere un reato.
Terminarono tutto e di corsa Marta uscì di scena, raccogliendo le sue cose da dietro le quinte e raggiunse Giorgio che era già in camerino a cambiarsi.
 

§§§§

 
-Questa mi è stata sempre antipatica.
-Vale non l’hai mai vista di presenza.
-Guarda, non voglio avere questo onore.
Le tre amiche avevano organizzato una cena per sole donne, ultimamente non si erano neanche viste, troppo lavoro e troppo poco divertimento, quindi avevano approfittato del giorno successivo di riposo di Marta ed Alessandra per vedersi, per cenare insieme e perché no, anche per alzare un po’ il gomito, anche perché si sa. L’alcool ogni tanto aiuta a dimenticare, e poi risolve un po’ di problemi, anche se momentaneamente.  Trascorsero tutta la sera insieme, a ridere e scherzare, e bere, e si addormentarono  sul divano e sul tappeto del soggiorno, felici ed amiche, con la A maiuscola, a dispetto di quello che aveva detto Aurora a Marta nel pomeriggio.
 
 
Pochissime parole, perchè sto malissimo e sono pure nervosa! -.-' Spero che vi sia piaciuto il capitolo. Al prossimo aggiornamento. :)

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Aspettando l’alba(Storia conclusa su Bella/Edward. Diversa dai libri della Mayer. Potrebbe esserci un ipotetico continuo.)
Stranger with my face    (Storia appena iniziata, THRILLER, non per stomaci delicati. ORIGINALE. Date un'occhiata alla trama se volete)

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Capitolo 15
*** 15.Campanelli ed ossigeno. ***


A metà capitolo c’è un link che vi porta a visualizzare un ballo di un film, se volete capire meglio la descrizione che scrivo successivamente, vi consiglio di guardarlo, se invece non vi va di perdere tutti quei minuti, potete semplicemente leggere le mie parole!
 
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15.Campanelli ed ossigeno.

Primo campanello.
Pochi minuti e sarebbe iniziato lo spettacolo. Parola d’ordine? P A N I C O. Alessandra aveva il ciclo e si piegava in due dal dolore, si era imbottita di Oki tutto il giorno per evitare di stare la male, e quindi per poter ballare, ma era stato tutto inutile. Il dolore per il ciclo era unito allo stress di quei giorni e alla paura del palcoscenico, risultato? Non riusciva neanche a mettersi sulle punte, e i coreografi non sapevano se mandarla in scena o no.
Francesco, nonostante non fosse la sua prima esibizione a teatro, e fosse abituato a ballare davanti a centinaia di persone, anche di più dato che andava in onda su canale 5 la domenica sera durante l’inverno, si era fatto coinvolgere dal panico degli altri, e non si spiegava il perché fosse anche lui in ansia.
Giorgio era nervoso. E questo suo essere nervoso si riversava su Marta, dato che lei era la protagonista, la prima ballerina, lei aveva bisogno di lui, ma lui, invece di starle accanto, la evitava per non inveirle contro, appunto perché, era nervoso e non voleva litigare.
Marta, oltre ad essere dispiaciuta per il comportamento per Giorgio, era, stranamente tranquilla. E questo la spaventava a morte, perché di solito, prima dei suoi esami, era sempre tranquilla, il panico però le veniva esattamente quando iniziava a parlare con il professore. Quindi si era chiesta se in questa occasione, non appena si fosse aperto il sipario, si sarebbe manifestata la sua abituale crisi di panico. Ovvero, blocco totale, mani sudate, occhi lucidi, e incapacità di parola.
I coreografi poi, erano da uccidere, perché non facevano altro che suggerire cosa migliorare e come farlo ai ballerini. Era un panico totale.
-SI VA IN SCENA.
E calò il silenzio. Suonò il secondo campanello, e tutti erano già dietro le quinte, mentre sistemavano gli abiti, chi rifaceva il trucco, doveva essere ben marcato, perché sul palco con tutte quelle luci montate, dalla platea doveva vedersi bene. Giorgio si era avvicinato a Marta, le strinse la mano, trasmettendole sicurezza e si baciarono fino a quando non suonò il terzo campanello, si abbassarono le luci, e le ballerine di fila si posizionarono sul palco in attesa che si alzasse il sipario.
 

§§§§

 
Stava andando tutto bene. Marta aveva fatto il suo ingresso sulle punte, sorridendo, mostrandosi bella, sicura, e dimostrando la sua straordinaria bravura. Aveva ballato insieme alle altre sia i pezzi di classica, sia quelli di moderno, senza mai togliere le punte. Era quella una delle particolarità dei balletti. Avere sempre le punte ai piedi, e ballare senza usarle. Alla fine di ogni atto, il pubblico applaudiva calorosamente. Ciò riempiva d’orgoglio i cuori dei tre protagonisti.
Finalmente era arrivato il pezzo finale, quello più importante, quello più difficile, che si basava sul famoso film che aveva nominato una volta Marco.  Un bellissimo passo a tre che vedeva coinvolti Marta Giorgio e Francesco. Marta era infatti contesa tra i due ragazzi, che ballando dimostravano il loro amore e il loro interesse verso la bella ballerina. Marta stava facendo lezione di classica insieme ad altre ballerine, con il maestro Giorgio, quando all’improvviso su una moto arriva Francesco che ballando, prima solo –per attirare la sua attenzione- e poi con lei, la porta a casa sua, e finiscono a letto insieme. La famosa scena che durante le prove aveva suscitato la gelosia di Giorgio, perché lì Marta viene spogliata, accarezzata ed infine baciata con molta passione. La cosa strana e buffa era che Francesco –ballerino classico- ha avuto la parte di un ribelle ballerino moderno, e Giorgio –ballerino moderno- la parte di un ballerino classico. I casi della vita.
Dopo la notte d’amore con Francesco, Marta torna a lezione con Giorgio, ma, per un qualche motivo i due cominciano a litigare e la ragazza scappa, ritrovandosi, vestita con un abito da sera, sola a riflettere su quello che è successo, e su chi dovrebbe scegliere. Quando poi, ad un certo punto Marta si accorge di Giorgio che la guarda con occhi pieni d’amore, occhi che nello stesso tempo le stanno chiedendo scusa per quello che è successo, cominciano a ballare. Ballare lentamente, trasmettendo al pubblico i loro veri sentimenti.  Qui si nota la differenza tra i due rapporti. Marta-Franscesco è pura passione, Marta- Giorgio è amore. Arriva quindi l’altro, che inizia a ballare con loro, in una danza che sta a significare “scegli, o me o lui”. E da lì, arriva il bello, perché si scatena il vero divertimento. Marta non sceglie nessuno e dimostra che può farcela anche da sola, e balla insieme alle altre.
Alla fine il pubblico aveva applaudito entusiasta, addirittura alzandosi in piedi.
Calò il sipario, mentre ancora dalla platea il battito delle mani era ancora forte. Marta si era buttata tra le braccia di Giorgio baciandolo con passione, perché finalmente la vacanza da quel momento era ufficialmente iniziata. Si staccarono giusto in tempo per comparire davanti al pubblico ed inchinarsi per prendersi gli altri applausi, sorridenti, felici e soddisfatti del loro operato, tornarono dietro le quinte, ricevendo le congratulazioni non solo dei coreografi, ma anche dei giornalisti e critici presenti in sala.
Andarono a cena tutti insieme, anche Aurora era presente, ma Marta non sembrò farci caso, era la sua serata, lei era la star niente e nessuno poteva rovinare quel magico momento.
Quando rientrò a casa era quasi l’alba, Valeria le aveva scritto un biglietto, aveva provato ad aspettarla sveglia, ma era troppo stanca, le faceva ancora le congratulazioni, e le prometteva di trascorrere il pomeriggio successivo in centro a Milano per uno shopping sfrenato, ovviamente avrebbe pagato lei.
 

§§§§

 
-I tuoi genitori non c’erano ieri sera?
-No. Quindi posso scegliere quello che voglio e tu mi regali qualsiasi cosa?
-Si. Ma non ti dispiace che non siano venuti?
-No. Anche 5 borse, 6 paia di scarpe e tanti vestitini?
-Marta, possiamo parlare dei tuoi genitori e poi pensiamo a cosa comprare? E’ una cosa seria.
-Vale, io apprezzo il tuo interesse, lo giuro, ma oggi, dopo un anno, sono finalmente libera, IN VACANZA, cavolo dirlo mi fa sentire quasi in colpa, e pensare ai miei genitori non mi va, possiamo quindi non parlarne?
-Che ne dici se ti regalassi invece un biglietto per andare a casa?
-CHE?
-E’ estate, sei in vacanza, vai a stare 15 giorni da loro, è un’idea geniale, andiamo in agenzia.
-No no ti prego Vale.
-Sole, mare, Giorgio. Non ti basta?
-Il sole e il mare li posso trovare da qualsiasi altra parte.
-Oddio, sicura di essere siciliana? Sono stata in vacanza in provincia di Catania una volta, e lì il mare è una favola, l’acqua è, mamma mia lascia senza fiato, tu devi essere fuori di testa per non voler tornare a casa.
-Non mi va di vedere mia madre.  Non mi va di sentirla lamentare, di prego Vale, non farmi questo.
-Parlerò io con lei.
-Oh NO NO NO NO NO NO. Tu non la conosci, lei non è anziana, cioè non la classica mamma vecchiaccia che parla con le amiche della figlia, e si lascia convincere nel fare qualcosa. E non è neanche quella mamma vipera. Lei è, non riesco a spiegartela. E’ buona, per carità, è una mamma d’oro, fossero tutte come lei, ma è pesante, estremamente pesante. Per lei : prima lo studio, e poi tutto il resto. Puoi anche essere sul letto d’ospedale in punto di morte, e se tu non fossi laureata sarebbe in grado di rinfacciartelo e dire “eh beh, se vuoi faccio venire una commissione e ti faccio discutere la tesi adesso”.
-Marta, non esagerare.
-Quando andavo al liceo. Anche con la febbre andavo a scuola. Alle medie, avevo una malattia esantematica, non le importava, ho preso non ricordo che medicina, e sono andata a scuola. Febbre, malattie, gamba ingessata. NIENTE, è più importante dello studio. E adesso lei è arrabbiata con me, perché sono in ritardo con la laurea, perché ho messo al primo posto la danza, capito? Ecco perché non voglio tornare, perché non voglio sentire le sue paranoie. In questi mesi ho ballato, lavorato, studiato, non so neanche come ho fatto a vivere..
-Infatti non hai vissuto.
-Ecco appunto, e lei questo non lo sa, e anche se lo sapesse, si lamenterebbe lo stesso, mi direbbe che me lo merito, perché ho scelto io questa vita –il che è pur vero- MA IO NON VOGLIO SENTIRMELO DIRE, lei è mia madre, e da mia madre vorrei sostegno, comprensione, non parole su parole. Voglio godermi questi 15 giorni di assoluto riposo, non voglio litigare con lei, non voglio sentirmi dire “devi studiare. Sei indietro” O altro. Capito?
Tutto il restante pomeriggio lo trascorsero dentro i negozi per uno shopping sfrenato, Valeria poteva permettersi di tutto, per le sfilate la pagavano profumatamente, e lavorando appunto per una famosa marca d’abbigliamento poteva approfittare degli sconti e vantaggi che questa le offriva. Appena tornate a casa, ovviamente fecero vedere gli acquisti ai rispettivi fidanzati, la reazione di Giorgio fu diversa da quella del fratello, lui era infatti abituato al tipo di shopping di Valeria, e soprattutto alle conseguenze, al suo parlare a macchinetta, ad uscire tutta la roba dalle buste, e chiedere continuamente “ti piace?” oppure “secondo te mi sta?” o ancora “ho fatto male a comprarlo?”. Giuliano ascoltava, guardava e sorrideva, ma Giorgio aveva un carattere completamente diverso da quello del fratello, e soprattutto era molto geloso e possessivo, quindi, non appena vide, tutto il nuovo mezzo guardaroba primaverile estivo della sua fidanzata andò su tutte le furie. I vestitini erano troppo corti, poi troppo trasparenti, ed ancora troppo scollati. I jeans troppo attillati, gli shorts mostravano un pezzo del suo sedere. I costumi, erano del tutto aboliti.
-Vuoi che indossi un maglione per andare al mare?
-No, ma questi sono troppo..
-Sono dei costumi.
Per fortuna Marta aveva preso tutta la situazione sul ridere, era troppo contenta e felice per arrabbiarsi, e poi non aveva ancora finito, doveva fargli vedere le scarpe e le borse, e poi, c’era la sorpresa per Giorgio. Tutti i completini intimi che pazientemente aveva scelto, provato e comprato, solo ed esclusivamente per lui, dato che lei li odiava.
-Hai davvero comprato tutte queste scarpe e borse?
-OH SI!
-Ma che te ne fai?
-Come sei uomo.
Gli si era seduta in braccio stampandogli un bacio sulle labbra, e Giorgio, di risposta, l’aveva abbracciata e gettata con gentilezza sul letto, stava cominciando a spogliarla, ma Marta lo aveva interrotto, dicendogli che ancora non aveva finito, che c’era ancora una sorpresa per lui.
-Scegli tra, emh, nero rosso e bianco.
-Perché?
-Anzi, devi metterli in ordine.
-Bianco, rosso e nero.
Sorridendo, Marta prese delle buste e si infilò nel bagno comunicante con la sua camera, provò il primo completino intimo rosso, legando i capelli. Ritornò in camera, e Giorgio la guardò con occhi famelici. Si era alzato dal letto, andandole incontro, e baciandola con passione.
-No no aspetta. Non ho ancora finito.
-Io ho appena iniziato.
-Ma ci sono gli altri.
Era riuscito a dire tra la foga dei baci di Giorgio, dopo che l’aveva presa in braccio e riportata sul letto, le aveva accarezzato tutta la gamba, fermandosi proprio sul pezzo inferiore del completino, aveva sfiorato la sua intimità senza smettere di baciarla.
-E’ un peccato toglierti questa meraviglia, perché ti sta d’incanto, ma..
Marta non gli fece continuare la frase, aveva intuito, e soprattutto era riuscita ad arrivare al suo scopo, fare perdere la testa ancora di più a Giorgio. Fecero l’amore, appartenendosi, stringendosi, volendosi, amandosi con estremo bisogno l’uno dell’altra, come se entrambi fossero una fonte di ossigeno da cui non potevano mai separarsi per nessuna ragione. In effetti era così ormai, non potevano più vivere senza l’altro, ognuno era l’ossigeno per l’altra, estremamente indispensabile.
-Anche io ho una sorpresa per  te.- Le aveva detto Giorgio mentre usciva dal bagno e tornava sul letto abbracciando la sua ragazza. Marta lo guardò interrogativa. –Ho ricevuto un messaggio da Valeria, e quindi ho preso questi.- Le sventolò davanti al viso due biglietti aerei, non appena però Marta lesse la destinazione, il sorriso che prima le era apparso, scomparì del tutto. –Pensi però che possa piacere ai tuoi genitori?- Mise da parte il dispiacere, e pensò al gesto, a quanto fosse stato dolce il suo Giorgio.
-Oh si, dovrei essere gelosa già da adesso. Mia madre ti adorerà.
Anche se in cuor suo aveva una tremenda paura del contrario. Paura che sua madre potesse vedere Giorgio come un’ennesima distrazione dallo studio.
 
 Ma salve! :) Avevo dimenticato che oggi c'era l'aggiornamento, me ne sono ricordata per caso. Quindi piaciuto lo spettacolo? Per fortuna è andato tutto bene. Marta e Giorgio stanno ancora insieme. Marta è andata a fare tanto shopping con Valeria, piaciuti i vestiti, le scarpe e borse, ed i completini intimi? Ieri avevo proprio voglia di fare IO shopping ed invece di uscire e comprare mi sono limitata a sognare! :) Poi che altro è successo.. ah si.. i biglietti aerei.. bene. adesso i nostri bei ragazzuoli partono, chissà che succederà, se sarà una tranquilla vacanza, o il contrario. Cosa dirà la mamma di Marta?? Alla prossima, buon pomeriggio.

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Capitolo 16
*** 16.Sole, cuore, amore. ***



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16.Sole, cuore, amore.

Le valigie erano pronte. Marta e Giorgio avrebbero trascorso 12 giorni in Sicilia a casa dei genitori di Marta, al loro rientro poi avrebbero ricominciato le prove per il tour estivo. Si stavano dirigendo in aeroporto, quel giorno faceva davvero caldo. Marta indossava shorts di jeans, canotta bianca, ed infradito dello stesso colore. I capelli li aveva raccolti in una lunga coda, gli occhiali da sole le coprivano mezzo viso, e si chiedeva se fossero gli occhiali ad essere troppo grandi, o la sua faccia ad essere troppo magra. Giorgio invece, era più bello del normale. I capelli gli erano cresciuti rispetto a quando lo aveva conosciuto Marta, adesso erano ancora più scuri e più ribelli. Indossava dei jeans chiari, una maglietta sul beige e delle converse bianche. Si era vestito così per fare una bella impressione sui genitori di Marta, anche se stava letteralmente morendo dal caldo. Per fortuna sull’aero si stava molto meglio grazie all’aria condizionata. Il volo durò circa un’oretta, tempo che i due trascorsero dormendo.

Non appena scesi dall’aereo, entrambi percepirono non solo la differenza di temperatura, ma era diverso anche il profumo dell’aria. Profumo di mare, di casa, freschezza, e tante altre cose.

-Fa caldo.

-E’ l’umidità, ci farai l’abitudine.

-Marta, mi sto sentendo male.

-Smettila di lamentarti e cammina. Voglio andare a casa, mettere il costume ed andare di corsa in spiaggia.

-Di corsa? Cosa intendi..

-Devo sempre spiegarti tutto io. D’estate ci trasferiamo nella casa al mare, o villino, o campagna, chiamala come vuoi, noi la chiamiamo in tanti modi, che è esattamente di fronte al mare. Spiaggia, strada, casa mia. Bisogna solo attraversare la strada e si è arrivati.

-Cioè, fammi capire. Io impiego non so quante ore per spostarmi in una località di mare, e tu ce l’hai sotto casa?

-Esattamente.

-E non volevi venire?????? MA TE SEI FUORI.

-Ehi. Non ti azzardare a parlare così qua.

L’autobus dall’aeroporto li aveva portati nella città natale di Marta, che non appena arrivò sorrise automaticamente, non poteva nasconderlo a se stessa o mentire. Le era mancata ogni cosa di quel posto, oltre al mare, le era mancata la quotidianità, i cittadini curiosi, la sua famiglia, le sue abitudini. Dopo aver preso i bagagli, si avviarono verso il cancello d’ingresso, Marta suonò il campanello un po’ titubante, non aveva detto alla madre del suo ritorno/rientro. Quando Matilde si affacciò dalla porta finestra della cucina per vedere chi fosse per poco non ebbe un mancamento. Corse incontro alla figlia, e l’abbracciò calorosamente. Erano mesi che non la vedeva, e giorni che non la sentiva, dato che l’ultima volta avevano litigato pesantemente.

-Beddra. Ma quando sei arrivata? Sei stanca? Ma quanto sei magra, hai mangiato?

-Mamma calmati. Lui è Giorgio, emh, il mio.. dannazione. Noi stiamo insieme.

-Buongiorno signora.

-Chiamami Matilde. Entrate, sareste distrutti. Avete mangiato? Vi preparo un piatto di pasta?

Entrarono in casa, il padre di Marta era a lavoro, e la madre stava pulendo, come una diligente casalinga. Sistemarono i bagagli nelle apposite stanze, Marta in quella sua, e Giorgio in quella che una volta per la nonna, ma adesso riservata agli ospiti, esattamente accanto a quella della fidanzata. Il ragazzo si cambiò velocemente, indossando il costume, dei pantaloncini a quadri bianchi e marroni. Lasciò la maglia che indossava dalla mattina, ed infilò delle infradito bianche per la spiaggia. Fresco e comodo. Marta invece mise semplicemente il costume nero e pois bianchi che aveva comprato il giorno prima. Giorgio la squadrò dalla testa ai piedi, supplicandola con lo sguardo di coprirsi, o non si sarebbe trattenuto. Marta di tutta risposta sorrise, e gli passò accanto provocandolo ancora di più.
-Mamma ti dispiace se non scendiamo in spiaggia?

-Ma siete appena arrivati.

-Lo so, ma c’è caldo, e voglio fare un tuffo. E poi per mangiare aspettiamo papà. Ok?

-Va bene. Giorgio, tu mangi tutto? Sei allergico a qualcosa? Hai qualche preferenza?

-Mangio tutto signora.

-Oh tesoro, dammi del tu. Smettila di chiamarmi signora, ho un nome sai?

Sabbia calda granulosa e pulita, senza neanche un sasso o una palla di mare. Acqua limpida, cristallina e fresca. Sembrava di essere ai caraibi. Dopo avere steso i teli, Giorgio si privò dei vestiti, restando con il suo costume stile parigamba, viola con il simbolo bianco della puma, stampato sul sedere. A Marta per poco non venne un infarto vedendo il suo fidanzato svestito in quel modo, certo l’aveva visto anche nudo, ma in costume, faceva tutto un altro effetto. I muscoli scolpiti, il sedere fasciato dal costume, i capelli sbarazzini, i Ray-Ban marroni, era uno spettacolo della natura.

-Mi stai fissando.

-Sei… bellissimo.

Lo aveva detto sospirando. Giorgio le si avvicinò abbracciandola e poi baciandole la fronte. In quei quasi due mesi, ormai avevano imparato a conoscersi meglio, sapevano i movimenti l’uno dell’altra, erano quasi come Edward e Bella, “lui si muove tu ti muovi”. Erano due corpi, ma con una sola anima, un solo cuore che batteva all’unisono.

-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHH. Mettimi giù. Traditore.

L’aveva presa in braccio, e si stava dirigendo, con Marta sulla spalla a mo’ di sacco di patate, in acqua. La mise a testa in giù, facendole toccare con la punta della coda quell’infinita distesa azzurra. Marta non smetteva di urlare, e Giorgio a poco a poco l’abbassava, prima i capelli, poi la fronte, poi la girò, bagnandole i piedi, le gambe. Poi il sedere. Ed infine la lanciò in acqua. Un lancio accompagnato da un urlo straziato della ragazza, che non appena riemerse, giurò vendetta. Lo rincorse per 5 minuti, schizzandolo più che poteva, e quando alla fine riuscì a prenderlo, di attaccò a lui come se fosse un koala, lo baciò su tutto il viso con foga, facendogli perdere l’equilibrio finendo in questo modo, in acqua. Con le mani Marta riuscì a prendere della sabbia bagnate dal fondo, e gliela spiaccicò in testa, si staccò dalle labbra di Giorgio per le troppe risate. Poi iniziò a correre. Era una vera e propria lotta all’ultima palla di sabbia. Sembravano dei bambini, erano felici, e soprattutto rilassati, ed erano solo alla loro prima ora del primo giorno di vacanza.

Esausti si erano sdraiati sulla battigia, con il tramonto alle spalle, un bacio e poi un altro, Giorgio le si era messo sopra.

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-Sono un pò stanco.

-Se ti può consolare anche io, però queste coccole non sono niente male.

-RAGAZZIIIIIIIII TORNATE A CASA. SI MANGIA TRA UN ORA.

-Dobbiamo andare, tra un po’ conoscerai mio padre.

-Possiamo stare ancora così?

-Marta?

Quando Marta alzò gli occhi sperò di vedere tutti tranne l’uomo che vide. Suo padre. Scivolò via da sotto il corpo di Giorgio, nascondendo l’imbarazzo, e si buttò tra le braccia dell’uomo della sua vita. Era lui che gli mancava maggiormente, scherzare con lui, parlare con lui, ridere con lui, inventare nuovi cocktail con lui, ascoltare la musica con lui. Quell’uomo era il primo uomo di cui si era innamorata, e che non l’avrebbe mai tradita.

-PAPA’! Mi sei mancato così tanto.

Lo aveva abbracciato così forte che Giacomo quasi non respirava, anche lui era emozionato, ovviamente le era mancata la figlia, la sua unica figlia, quella che lo appoggiava nel prendere in giro la moglie, quella che lo faceva distrarre invece che litigare con la consorte. E poi senza Marta la vita era una tortura, doveva stare con la moglie e subire le sue lamentele. Da suicidio.

-Andiamo a casa. La mamma ha preparato un sacco di cose buone, e poi devi raccontarci di Milano, sei andata allo stadio?

-Direi di no. Non hai idea di cosa ho passato in questi mesi. OH. Lui è Giorgio.

-Pi.. piacere.

-Che squadra tifi Giorgio?

-Non sono molto appassionato, ma.. mio padre è milanista, credo di appartenere a quella schiera di milanesi.

-SACRILEGIO.

Marta aveva cominciato a ridere come una bambina. Giacomo era rientrato in casa salutando la moglie, e sedendosi sul divano, con un’espressione serena e rilassata sul viso, Giorgio invece era molto preoccupato, sia per le parole dette dal padre di Marta, sia per il viso di quell’uomo. Gli metteva soggezione.

Marta era in camera sua e si stava vestendo dopo una doccia veloce, quando era entrato Giorgio, anche lui aveva fatto una doccia, e lo si vedeva perché era ancora bagnato, e un asciugamano azzurra gli avvolgeva il bacino.

-Vuoi farmi morire oggi?

-Beh, signorina, tu hai addosso un completino intimo che è alquanto dire. Bianco, i fiorellini rossi. Poi con il colore della tua pelle si abbina perfettamente.

-Dovresti uscire, potrebbe entrare mia madre.

-E allora possiamo chiudere a chiave.

-Ti prego, c’è anche mio padre a casa.

-Quell’uomo mi fa paura. Non guardarmi così, è vero. Comunque sono venuto, perché ho le mutande nella tua valigia, dovresti darmele.

-Cosa dovrei darti?

-Se chiudi a chiave, prendo tutto con la forza.

-Se chiudi tu, do molto volentieri.

-MARTAAAAAAAAAAAA, CI VUOLE ANCORA TANTO PER INFILARTI DUE STRACCI? MI SERVE AIUTO.

-E CHE PALLEEEE, STO SCENDENDO. Visto? Non possiamo fare nulla. Prendi le mutande, vestiti, ci vediamo giù.

 

§§§§

 

A tavola mangiavano tranquillamente ed allegramente come se conoscessero Giorgio da anni, invece che da poche ore.

-E quindi vi siete conosciuti dove?

-E’ un mio collega. Mi passi l’acqua?

-Oh. Stai finendo anche tu? Cioè, a Marta manca ancora una materia, e poi..

-Veramente ho finito anche con quella, sto solo scrivendo la tesi, mamma. E comunque Giorgio non è un mio collega dell’università, è un mio collega di danza.

-Non c’è bisogno che ti agiti.

-Non sono agitata. Papà come va con il lavoro, quando entri in ferie?

-Ad agosto.

-E Giorgio, quindi, tu non studi?

-Mamma.. possiamo parlare di altro?

-Si, si studio. Scienze della comunicazione. Ma non sono prossimo alla laurea, diciamo che ho continuato gli studi solo per fare un piacere a mio padre, non mi piace per niente studiare, lui vorrebbe farmi lavorare con lui, ai suoi studi televisivi, ma.. Io voglio fare altro nella vita.

-Che brutta cosa. Penso che i genitori dovrebbero lasciare liberi i figli di fare quello che vogliono, perché non parli con tuo padre? Lo sa che non è quello che vuoi? Lo sa che magari in questo modo tu stai male?

-Mamma, sai che non sono affari tuoi?

-Ma ormai Giorgio è uno di famiglia, ci preoccupiamo per lui.

-Lo conosci da qualche ora, stai zitta per favore, e poi parli come se tu lasciassi libera me, di fare quello che voglio.

-Mi sembra che sia sempre stato così. Sei andata a Milano per ballare, hai scelto tu il tuo corso di studi. Hai sempre scelto tu. Io ti ho solo chiesto di continuare gli studi, e se ti faccio tanta pressione è perché vivi a Milano, e non è tanto facile per noi mantenerti in quella città sai?

-Io lavoro.

-Ma con quel lavoro non riesci a pagare le tasse. Ti rendi conto di quello che dici? Perché non capisci mai quello che cerco di dirti io. Sei testarda Marta. Non capisco da chi tu abbia preso.

Dopo cena erano usciti, andando in giro per i locali del centro città, si erano seduti ed avevano preso qualcosa da bere, quando Marta si sentì chiamare. Non appena si voltò, riconobbe i volti dei suoi amici ed ex compagni di liceo, aveva quasi le lacrime agli occhi dall’emozione.

-Dai raccontaci qualcosa della tua nuova vita.

Le avevano detto, dopo gli abbracci e gli urletti iniziali. Marta così aveva iniziato a parlare di Milano, del trasferimento, di Valeria, dell’accademia dello spettacolo ed ovviamente di Giorgio. Si erano presentati, soprattutto le ragazze, le ex compagne, avevano stretto la mano del ragazzo con molto piacere, sorridendo quasi allusivamente. Non erano per niente cambiate. I ragazzi invece, continuavano a parlare tranquillamente con la loro amica, scherzando su come si fosse vestita, sull’altra gente in giro. Esattamente come ai vecchi tempi.

-Quindi, hai anche degli amici.

-Non sono mica asociale.

-Intendevo maschi.

-Smetterai mai di essere geloso? Certo che ho degli amici maschi, siamo quasi cresciuti insieme. Ci siamo conosciuti il primo anno di liceo, quando avevamo 14 anni circa e adesso ne abbiamo 23, quasi 24, li ho visti, mi hanno vista in tutti i modi, siamo come fratelli, e tu non devi essere geloso.

-In tutti i modi? Che vuoi dire? Anche nuda?

-Tranne nuda. Sai che sei peggio di.. me? E io sono siciliana, normalmente dovrei essere possessiva, gelosa, ed invece sto dimostrando tutto il contrario.

-Perché ancora non si è presentata occasione, o forse dobbiamo parlare di quando hai scoperto di me ed Aurora? E poi non c’entra Sicilia o altre regioni, tu sei mia, non voglio che nessun altro ti tocchi o ti guardi nel modo in cui lo faccio io, e il solo pensiero che altri lo abbiano potuto fare prima di me, mi manda in paranoia…. Possiamo andare da qualche parte, stare un po’ soli, prima di andare a casa?

-Ma in macchina è scomodo.

-Io conosco una posizione comodissima invece.

Marta arrossì leggermente, quando furono in macchina, ovviamente era lei a guidare, gli fece fare un po’ il giro della città, portandolo alla fine in un posto un po’ sperduto. Era imbarazzata, perché, ovviamente non era la prima volta che faceva l’amore con Giorgio, ma era la prima volta che lo programmavano, dato che non potevano farlo a casa, dovevano approfittare dei momenti liberi quando uscivano. Alla fine però, per entrambi non fu tanto male, Giorgio conosceva davvero alcune posizioni abbastanza comode ed estremamente piacevoli.

Quando anche lui provò piacere, uscì da lei, lentamente, dopo averle dato un grande e passionale bacio sulle labbra. Scese dall’auto per sistemarsi e ripulirsi, mentre Marta si rivestiva, stava allacciando il reggiseno, quando lui le aprì lo sportello e le chiese di scendere.

-Lo so che il posto non è molto romantico, ma, sono sceso, ho alzato gli occhi e ho visto quelle.- Indicò il cielo, un enorme manto blu, ricoperto da tantissimi puntini gialli che brillavano alternandosi, Marta riabbassò lo sguardo, e lo puntò negli occhi del suo fidanzato. –Quelle stelle, sono messe insieme, vicine e formano il tuo viso. Forse non lo vedi, ma io sì, e questo perché ti amo.

-Puoi ripetere?

-La parte delle stelle?

-No.. l’ultima.

-Sì. Ti amo.


Ecco qui, è iniziata la vacanza!!! Allora che dire, Giorgio ha conosciuto i genitori di Marta, l'incontro non è stato niente male, :) Poiiii ha conosciuto anche gli amici, e lì ovviamente era geloso :P E per ultimo, quando Giorgio le dice di amarla! <3 Spero che vi sia piaciuto tutto.. Grazie a tutti cmq.. un bacio a presto.

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Aspettando l’alba (Storia conclusa su Bella/Edward. Diversa dai libri della Mayer. Potrebbe esserci un ipotetico continuo.)

Stranger with my face (Storia in corso, originale. Thriller rating rosso. Due gemelle nate a Londra sono state separate alla nascita. Una è andata a vivere con la madre in America (la madre però poi è morta quando la bambina aveva 5 anni) e un’altra è rimasta a Londra con il padre. Nessuna delle due sa dell’esistenza dell’altra, fino a quando, per compiere una missione pericolosa e sbagliata, la gemella "cattiva" prenderà il posto dell’altra, rapendola e facendola prigioniera con l'aiuto del fidanzato e di una equipe di scienziati. )

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Capitolo 17
*** 17.Dolci dolori. ***


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17.Dolci dolori.

Era trascorsa una settimana dal loro arrivo, Marta era completamente rilassata. Non aveva più litigato con la madre da quella sera, anche perché cercava di stare il meno possibile in casa. La mattina dormiva, il pomeriggio stava in spiaggia e la sera fino a notte tarda, era in giro con Giorgio ed altri amici. Non aveva intenzione di chiarire con la madre, anche perché provare a chiarire significava, aumentare la gravità della situazione. Quella mattina però, qualcosa andò storto. Non si sveglio come era solita fare, verso l’ora di pranzo, ma molto prima, stava male, alle 9 era già in bagno a contorcersi per uno strano mal di pancia. Aveva addirittura pensato che qualcosa mangiato la sera prima, le avesse fatto indigestione, ma aveva mangiato mozzarella ed insalata, quindi non riusciva a capire la fonte di quel dolore atroce. Si sentì meglio, quando, il water diventò suo amico. Aveva rigettato anche l’anima. Si spostò in cucina come se fosse un automa, e preparò della camomilla mettendo dentro delle foglie d’alloro.

-Cosa succede?

-Che ci fai sveglio a quest’ora?

-Ti ho sentita in bagno… Stai meglio ora?

-Penso di non aver digerito qualcosa ieri sera.

-Non hai neanche mangiato. Prova a fare colazione. Non guardarmi così, mangia qualcosa e ti sentirai meglio.

-Prendo prima la camomilla però.

 

§§§§

 

Marta aveva trascorso tutto il pomeriggio tra il bagno e il letto della sua camera. La camomilla aveva fatto effetto contrario di quello desiderato da Marta, Giorgio le era rimasto accanto, come la madre, che le aveva suggerito di farsi visitare da un medico, ma ovviamente lei aveva rifiutato, aveva una tremenda paura di quegli uomini, del loro mestiere, delle loro “sentenze” ecc. La sera però, stanca di stare male, decise di andare al pronto soccorso. Il medico di turno fece i primi controlli, e preoccupato la mandò in reparto per ulteriori accertamenti.

-Io lo sapevo che non dovevamo venire.

-Tu sei tutta scema.

-Grazie mamma, sei sempre molto gentile.

-Venga signorina, si accomodi qui.

Quando si distese sul lettino, e l'altro medico cominciò a visitarla, Marta si dimenava sotto quei guanti, ad ogni tocco un mugolio di dolore usciva dalla sua bocca. La diagnosi del dottor Boni, fu confermata non appena Marta elencò, più o meno, quello che aveva mangiato durante la settimana.

-Le si è infiammata l'appendice. Dovremmo operarla.

-No grazie. Rifiuto l'offerta e vado avanti.

-Molto spiritosa signorina... Marta. Posso chiamarti così vero?

-Lo sta già facendo.

-Dammi del tuo, ho solo 32 anni, non sono così vecchio.-
Marta sorrise a quella affermazione e si accorse in quel momento di quanto fosse carino quel medico, o forse erano gli effetti della morfina, o dell'anestesia, insomma Marta stava già cominciando a dare i numeri. Stava meglio, non aveva più dolori, ma soprattutto si sentiva più leggera, sorrideva e rideva senza motivo come una stupida. Quando si alzò dal lettino per spogliarsi ed infilarsi il camice per la sala operatoria, le girava la testa, per fortuna il medico la aiutò a stendersi nuovamente, ed in quel momento notò il suo abbigliamento, elegante, con giacca camicia e cravatta.

-Ehi dottore, vai sempre vestito così in ospedale?

-No, certo che no. Ero ad una cena, e mi hanno chiamato per un'emergenza, che saresti tu.

-E perchè hanno chiamato te?

-Perchè ero reperibile.

-Oh, mi dispiace aver interrotto la tua cena.

-A me non dispiace essere stato interrotto, anche perchè ho conosciuto te, Marta.

-Non guardarmi così, mi metti in imbarazzo.

L'ultima cosa che vide furono i suoi occhi azzurri sorridenti, perchè poi si addormentò.

 

*****************

Riaprendoli, ritrovò quelli scuri di Giorgio a guardarla dolcemente, le girava ancora un po' la testa ma soprattutto aveva tanta sete. L'ago attaccato al braccio le dava terribilmente fastidio, ma era indispensabile per un po' di nutrimento. Non poteva mangiare quindi la flebo era l'unico modo per introdurre nel suo corpo delle sostanze nutritive, glielo aveva spiegato più volte l'infermiera quando lei l'aveva pregata, o meglio, minacciata di toglierle quella maledetta cosa dal braccio.

-Come stai oggi?

-Starei meglio se solo potessi mangiare.

-Ho parlato con il medico, e mi ha detto che questa sera tolgono tutte queste cose, e domani mattina, proveranno a farti mangiare qualcosa.

-Per quanto ancora mi terranno qui?

-Questo non me l'hanno detto.

-Odio gli ospedali. Voglio andare a casa. Voglio tornare a Milano, ti sto facendo passare una vacanza schifosa.

-Quando torneremo a casa, ci rifaremo. Adesso stai tranquilla e riposa. Io devo andare, l'orario delle visite è finito. Ci vediamo questa sera.

Non appena Giorgio uscì dalla porta, Marta si posizionò meglio sul suo letto, aveva pure sbuffato, perchè era davvero scomodo, sentì bussare alla porta esattamente nel momento in cui cercava di addormentarsi, il dottor Boni era sulla soglia, sorrideva dolcemente. Questa volta indossava un camice bianco, lo stetoscopio al collo, Marta non riusciva a non smettere di fissarlo, perchè per lei era estremamente irresistibile. Dopo averla salutata e visitata, si sedette al bordo del letto, e lei si spostò in modo da fargli spazio.

-Basta essere medico,da amici dimmi come stai? Come ti trovi qui?

-Malissimo. Voglio andarmene.

-Ma se tu te ne andassi, non potrei più vederti.

-Io.. Il mio fidanzato mi ha detto che oggi avete parlato.

-Marta, so che stai con quel tizio, ma questo non mi impedisce di corteggiarti, o dirti che conoscerti e stare con te è davvero un piacere.

-Per favore..

-Va bene, ho capito. Signorina verrà dimessa domani mattina, più tardi un'infermiera passerà a toglierle la flebo. Se dovessero esserci problemi non si attardi a tornare e a farsi visitare. Arrivederci

Prima era stato estremamente dolce e gentile, subito dopo invece era diventato rude e sgarbato, mandando in confusione Marta, che non voleva farlo arrabbiare, perchè forse, in fondo le piaceva quel corteggiamento, le piaceva la sua compagnia, le piaceva lui.

-Aspetta.- E lui si era voltato, gli occhi non più sorridenti. -Non volevo che ti arrabbiassi.

-Non sono arrabbiato Marta, ho solamente fatto come volevi tu. Io rispetto una donna, se lei vuole che io mi faccia da parte, lo faccio.

-Io ho solo 23 anni, non sono abituata ad avere a che fare con gli uomini come te. I tuoi modi di fare, queste tue frasi ad effetto mi fanno sciogliere e spaventare nello stesso momento. E non va bene, perchè amo Giorgio, voglio stare con lui, ne abbiamo passate così tante, e poi tu sei un medico, e invece lui è come me, lui mi capisce, tu non mi capiresti.

-Marta.. calmati respira. Sei ancora in convalescenza, non devi assolutamente agitarti, non pensare a tutte queste cose, non sta succedendo nulla, scusami se ti ho confusa, starò lontano da te da ora in poi, non preoccuparti.

Mentre le parlava per tranquillizzarla, le accarezzava dolcemente una guancia, nel sentire quelle parole si irrigidì, forse erano gli effetti delle medicine, o della stanchezza nel non fare nulla, ma istintivamente portò le mani su quella del dott. Boni,stringendola. Non voleva che lui si fermasse, non voleva che lui smettesse di dirle quelle cose, non voleva che lui se ne andasse, perchè la faceva sentire donna in modo diverso, in un modo nuovo, ed estremamente bello.

-Non voglio.

-E cosa vuoi Marta? Non sono un ragazzino, non ho tempo da perdere per giocare.

-Voglio sapere il tuo nome, perchè voglio conoscerti.


Ma ciaooooooooooooooooooooo.. so che avrei dovuto postare ieri.. BUT, era pasquetta, vacanza, e non ero molto sicura che tutte avreste letto.. (e poi ho finito adesso di scrivere il capitolo!) Detto ciò... eh si, è entrato in scena un nuovo personaggio, non so ancora che fine farà.. non odiatelo però... <3 Io lo amo! <3 ahahhaha
Grazie a tutte per aver letto.
Un bacio alla prossima.

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Stranger with my face (Storia in corso, originale. Thriller rating rosso. Due gemelle nate a Londra sono state separate alla nascita. Una è andata a vivere con la madre in America (la madre però poi è morta quando la bambina aveva 5 anni) e un’altra è rimasta a Londra con il padre. Nessuna delle due sa dell’esistenza dell’altra, fino a quando, per compiere una missione pericolosa e sbagliata, la gemella "cattiva" prenderà il posto dell’altra, rapendola e facendola prigioniera con l'aiuto del fidanzato e di una equipe di scienziati. )

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Capitolo 18
*** 18.Segreti ***


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Una cosa è certa, qualsiasi cosa cerchiamo di nascondere

non siamo mai pronti per il momento in cui la verità viene fuori.

È questo il problema dei segreti,

come le avversità adorano la compagnia.

Si accumulano, accumulano finché non prendono il sopravvento su tutto,

e non c'è più posto per altro, e sei così pieno di segreti che

ti senti come se stessi per esplodere.

(Grey's Anatomy)

 

18.Segreti.

Tutto era tornato normale. Marta e Giorgio erano rientrati a Milano ed avevano iniziato le prove per il tour estivo dello spettacolo, ritrovare tutti era stato un gran piacere per ognuno di loro, mancava solo Francesco Mariottini, che era tornato alla sua vita di sempre, ed era stato sostituito da un altrettanto bravo ballerino, Andreij, un ballerino classico russo. Ballava in modo strabiliante, e con i suoi movimenti incantava tutti. Le coreografie non erano cambiate, provavano come al solito tutti i balli, tutti i passi, in modo professionale. I coreografi non avevano apportato nessuna modifica, nonostante ci fosse un nuovo ballerino, anche perchè Andreij si era ambientato abbastanza bene, ed era un ottimo partner anche per Marta.

Giorgio non era più molto geloso, ormai era convinto dell'amore, della fedeltà della sua ragazza, ormai si fidava. Questo perchè non sapeva la verità.

 

§§§§§§

 

Dopo quelle estenuanti prove erano tornati a casa, abbastanza stanchi. Dopo un mese dal rientro dalla vacanza in Sicilia, Valeria aveva cambiato casa, era andata a vivere con Giuliano in un appartamento al centro di Milano, e Giorgio, ne aveva approfittato, non poteva lasciare sola la sua fidanzata a pagare l'affitto, così erano andati a vivere insieme. Era molto comodo per entrambi, anche se erano aumentati i litigi, la convivenza non è sempre una cosa facile. Ma Giorgio era ugualmente felice. Questo perchè non sapeva la verità.

-Sono esausto.

-A chi lo dici. Non ho neanche la forza per cenare.

-Volevo ordinare una pizza in realtà, sei sicura di non volerne.

-No, vado a farmi una doccia, se poi ho fame te ne rubo una fetta.

 

Era entrata in bagno, ed aveva aperto il rubinetto, in modo che Giorgio non la sentisse, perchè in realtà prima della doccia, doveva chiamarlo. Compose quindi il numero velocemente, perchè ormai lo conosceva a memoria, e attese che rispondesse, il suo cuore scalpitava, si concentrò quindi sullo “tuuum” del cellulare. Quando sentì la sua voce, istintivamente sorrise.

-Spero di non averti disturbato.

-Tu non disturbi mai, come devo dirtelo?

-Si ma potresti essere in sala operatoria, o da qualche altra parte.

-In quel caso avrei il cellulare spento, stavo entrando in doccia comunque, per questo ho risposto dopo.

-Anche io. Ecco perchè ho poco tempo, non voglio che Giorgio capisca qualcosa.

-Non glielo hai detto?

-Non c'è niente da dire, non sto facendo nulla di male infondo.

-Marta, se sei convinta di non stare facendo nulla di male, perchè adesso non esci dal bagno, e parli al telefono con me, davanti a lui? Perchè non gli dici che ci sentiamo ogni giorno per più di una volta? Che non possiamo farne a meno, perchè tu mi piaci da morire, ed io piaccio a te?

-Perchè non capirebbe, e poi tu non mi piaci, io e te siamo solo amici.

-E allora diglielo. Non abbiamo fatto niente prima, e secondo le tue parole non faremo mai nulla, giusto?

-Giusto. Ma non voglio dirglielo, è una cosa mia e basta, condividiamo già troppe cose io e lui.

-Quindi io sono solo una ripicca?

-NO! Dio, non farmi urlare, e non fraintendere quello che dico.

-Quando torni?

-Non lo so, ma sarà sempre troppo tardi. Vieni tu, vieni a vedere lo spettacolo.

-Non posso lasciare l'ospedale.

-Ti prego.

-Se me lo dici con questa voce potrei pensarci su. Adesso è meglio chiudere. Ci sentiamo domani mattina?

-Certo.

-Buonanotte piccola principessa.

 

§§§§§

 

Aveva davvero lo stomaco chiuso, non solo per la stanchezza di tutte quelle prove, ma anche perchè si sentiva un po' in colpa nei confronti del suo fidanzato, che l'amava da morire, che la rispettava, che faceva di tutto per lei. E lei invece, lo ripagava sentendo di nascosto un altro uomo, il suo medico. Quella notte non riuscì a dormire, perchè Francesco, il dottor Boni, aveva ragione, Marta avrebbe dovuto dirglielo, perchè non c'era niente di sbagliato in quello che lei stava facendo, non l'aveva tradito, lei odiava i tradimenti. Erano amici, e come tali si sentivano telefonicamente, ma allora perchè al pensiero di dirglielo stava male? O peggio, perchè al pensiero di tagliare i rapporti con Francesco si sentiva morire? Cosa prova davvero per lui?

-Che succede?

Giorgio si era svegliato, ed aveva visto e sentito Marta muoversi nel letto. L'aveva abbracciata e baciata per farla calmare, aveva capito che c'era qualcosa che non andava, che era nervosa, lui capiva sempre tutto, quindi avrebbe capito anche in quel caso.

-Devo dirti una cosa.

Forse però, avrebbe dovuto aspettato a dirglielo, perchè era notte fonda, perchè se avessero litigato, perchè se lui non avesse capito, tutto il condominio si sarebbe svegliato a causa delle loro urla, e se si fossero lasciati? Un groppo alla gola, un nodo allo stomaco, Marta faceva quasi fatica a respirare.

-Che succede Marta?

-Non è niente di preoccupante, stai tranquillo.

-E' che è da un bel po' che ti giri e rigiri nel letto, è normale che mi preoccupi, no? Dai dimmi.

-Io ti amo.- Lui le aveva sorriso, e questo non andava bene, lui non doveva sorridere, rendeva tutto più complicato. -Ed è proprio perchè ti amo che non ti farei mai del male, non ti farei mai soffrire.- Il sorriso era diventato un po' più incerto.

-Lo so, lo stesso vale per me. Ma non capisco dove tu voglia arrivare.

-Fammi parlare ti prego. Ricordi quando eravamo a casa mia, e mi hanno ricoverata in ospedale?- Lui aveva annuito, era confuso. Non capiva come i due discorsi potessero collegarsi. Marta in effetti da quando erano tornati, era diversa, ma Giorgio l'aveva attribuito alla stanchezza, allo sbalzo di temperatura, e anche alla convalescenza. -Ecco, durante l'operazione, anzi prima, è successa una cosa-

-Mi stai facendo preoccupare così Marta. Cosa non mi hai detto?- I suoi occhi si sbarrarono. -Eri incinta?-

-Oddio NO! Assolutamente no. E' che non so come articolare bene la frase senza che tu possa fraintendermi.

-Provaci Marta, perchè davvero sto impazzendo.

-Ok. Allora, prima dell'operazione, ti fanno l'anestesia no? Anzi, prima i controlli, ed io lì ho incontrato il dottor Boni, che mi ha visitata, e forse ero sotto effetto di troppi farmaci, o forse era semplicemente il modo in cui lui era vestito, fatto sta che mi piaceva, cioè non è che mi piaceva, lo trovavo affascinante, e lui, mi faceva dei complimenti, più che altro mi ha detto che essere stato interrotto durante quella cena era stato un piacere perchè aveva conosciuto me.

-Vai avanti.

La voce di Giorgio era calma, sicuramente si stava preparando a sentire il peggio della storia.

-Quando mi sono svegliata c'eri tu, abbiamo parlato, e poi sei andato via, ricordi?.

-Ricordo benissimo, per favore puoi arrivare al dunque? Mi sono stancato.

-Subito dopo è arrivato lui. Mi ha visitata ed abbiamo parlato, mi ha detto che non gli importava che io stessi con te, questo non gli avrebbe impedito di corteggiarmi. Non faceva altro che dirmi delle frasi stupende, fare dei gesti che mi facevano sentire donna, mi facevano sentire speciale in modo diverso da come mi fai sentire tu, non in modo migliore ma semplicemente diverso, e la cosa mi incuriosiva, così..

-Così?

-Così, prima l'ho mandato via.. ma..

Aveva abbassato lo sguardo, perchè questa era la parte più difficile da dire, ed era anche la parte più difficile da ascoltare. Giorgio le fece alzare gli occhi immediatamente, facendoli incontrare con i suoi, scuri più del normale ed incredibilmente arrabbiati.

-Ma? Cazzo Marta finisci il discorso o giuro che faccio una strage.

-Ma l'ho richiamato subito dopo, non volevo che lui smettesse di dirmi quelle cose. Volevo sapere di più di lui. Così ci siamo scambiati il numero di telefono, e da quel giorno ci sentiamo, parlando del più e del mendo, raccontandoci cosa abbiamo fatto durante il giorno, ma nulla di più, tra me e lui non c'è stato niente, perchè io sono

-Oh no non dirlo ti prego. Non voglio sentire altro. Mi hai nascosto per un mese tutta questa storia, ti rendi conto? Mi hai raccontato una bugia, e chissà quante altre me ne hai nascoste!

-Nessuna, ti giuro..

-NON GIURARE MARTA.

-Ci eravamo fatti una promessa e tu non l'hai mantenuta, come posso credere adesso ad un giuramento? Io non ti credo più.

-Ma io non ti ho tradito

-Non mi importa. Hai fatto e detto molto peggio. Mi hai detto che quel tizio ti ha fatto sentire donna, ti ha fatto sentire speciale in modo diverso, come posso accettare una cosa del genere?

-Cosa stai facendo?

-Prendo le mie cose e torno a casa.

-No no no no ti prego non farlo.

-Cosa dovrei fare allora secondo te? Dirti “grazie per avermelo detto, adesso torniamo a dormire?” Io non ti voglio più vedere, sei una schifosa bugiarda manipolatrice. Vattene dal tuo dottorino.

-Per favore.

-Dovevi pensarci prima, adesso rifletti bene sulla frase “Non si capisce il valore di una persona fin quando non l'hai persa.. per sempre.”

 

Se n'era andato sbattendo la porta, raccogliendo alcune sue cose, lasciando Marta in lacrime, sola in soggiorno.

Sola con il suo dolore.

Sola con i suoi sbagli.

Sola con la sua stupidità.

Sola con l'amare verità.

Sola a capire che i segreti, sono come una bomba ad orologeria, prima o poi, esplodono.

Booom.

 

Ehilà belle! Scusate il ritardo ma ultimamente non ho molta ispirazione per questa storia. Che dire, Marta ha avuto il coraggio di dire la verità a Giorgio, che ovviamente si è incavolato!!! Che succederà adesso?!?! :P A presto baci.

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Capitolo 19
*** 19.Scappare. ***


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19.Scappare.

E poi se rinunci, staremo mesi e mesi lontani, invece, se non lo fai, gireremo le città più belle d’Europa insieme.”

Non riusciva a smettere di pensare a quella frase, avrebbe passato tutto quel tempo a stretto contatto con lui, che non voleva assolutamente vederla, né parlarle, che anche durante le prove faticava a starle accanto, a toccarla, a ballare con lei. Era una situazione insostenibile, e Marta non sapeva che fare, prese una decisione quando lo sentì discutere con Marco e Micheal, i due coreografi.

-Non posso più ballare con lei, quindi me ne vado.

-Giorgio, abbiamo sempre detto di scindere il lavoro dalla vita privata, non puoi farci una cosa del genere, dove lo troviamo un altro ballerino adesso? E' troppo tardi.

-Pensaci bene. Tu sei il migliore, non puoi. NON DEVI.

-Emh.. scusate io non volevo origliare o interrompervi, ma avrei una soluzione.

I tre l'avevano guardata curiosi, Marta si era avvicinata timorosa, mordendosi il labbro e massacrando le sue mani, la decisione che aveva preso era stata difficile, e dirlo adesso le sembrava ancora più terribile.

-Lui non deve andarsene, perchè no, sono io che ho sbagliato tutto, e quindi.. sono io che me ne vado.

-Oddio mi sento male.- Micheal si era seduto sulla sedia, prossimo ad un mancamento. -Mi sembrate dei bambini voi due, potete ballare e mettere da parte i vostri problemi personali?-

-NO!- Giorgio aveva urlato, e Marta abbassato lo sguardo sentendosi ancora più colpevole. -Voi non capite, non potete capire, quindi, non posso proprio continuare così.

-Per favore ascoltatemi. Alessandra conosce tutti i passi a memoria, è bravissima, potrebbe sostituirmi benissimo. E per me non sarebbe un problema perchè ho altre mille cose da fare, come finire di scrivere la tesi.

-Ma.. sai cosa significa abbandonare tutto adesso? Potresti perdere tutte le opportunità di lavorare nei grandi teatri e..

-Si, lo so, e non mi interessa. Raccolgo le mie cose.

-Marta- Marco l'aveva chiamata prima che lei uscisse dalla stanza -Quando torniamo dal tour, tu sarai qui, continuerai a lavorare con noi, sei un elemento valido e non vogliamo perderti, non mi importa quali siano i tuoi problemi, ma vedi di superarli in questi mesi.

 

§§§§§§

 

La sera prima della partenza definitiva aveva organizzato una cena con Alessandra, Valeria e Giuliano, i suoi tre più cari amici, per salutarli, per trascorrere gli ultimi istanti con loro prima di tornare a casa e restarci per 6 mesi. Sei mesi di studio intenso, sei mesi con la sua famiglia, con i suoi vecchi amici, e poi si sarebbe laureata, avrebbe cercato un lavoro, e, ovviamente sarebbe tornata in accademia. Ma sei mesi sarebbero bastati a cancellare la rabbia di Giorgio?

-Marta, smettila di pensare ok? Goditi questa serata. Cavolo non ci vedremo per sei mesi.

-Stavo pensando esattamente alla stessa cosa, e che spero di vedere ballare Alessandra.

-Non c'è una tappa in Sicilia?

-Mi sembra di no..

-Potresti venire tu a vederci

-Sto andando via appunto per non vedervi Ale.

-Non si scappa dai problemi.- Giuliano glielo aveva detto guardandola negli occhi, lui era un po' come il fratello, parlava poco, ma quando lo faceva andava a segno.

-Non sto scappando, mi sto solo facendo da parte per dare il tempo a tuo fratello di perdonarmi.

Avevano trascorso il resto della serata a parlare tranquillamente tra di loro, ad aiutare Marta a mettere le ultime cose in valigia, quando fu l'ora andarono tutti a casa, lasciandola sola. Era arrivata al punto di odiare quella casa, ogni cosa gli ricordava lui, gli ricordava una vita, dei momenti che voleva dimenticare. Lei non stava scappando, se lo ripeteva da ore ormai, si stava facendo da parte.

 

§§§§§

 

Il sole di luglio l'aveva colpita in pieno viso, il caldo la stava quasi facendo sciogliere non appena era scesa dall'aereo, di corsa si era diretta verso l'interno dell'aeroporto, per bearsi dell'aria condizionata. Attendeva sbuffando i suoi bagagli, insieme agli altri passeggeri, non appena li vide, si sporse a prenderli ed uscì nuovamente fuori. I suoi genitori erano lì ad aspettarla. Abbracciò suo padre e poi la madre. Pianse. Erano giorni che tratteneva le lacrime, e adesso si sentiva al sicuro, adesso era a casa, c'era la sua famiglia proteggerla, poteva essere se stessa, poteva piangere.

-Marta, è tutto ok, non piangere, ci siamo noi adesso.

Si era accoccolata tra le braccia della madre, come se fosse una bambina piccola in cerca di protezione, come se si fosse appena fatta male, sbucciandosi il ginocchio.

-Andiamo a casa.

Appena arrivata non aveva neanche disfatto le valigie, aveva indossato il costume ed era andata subito in spiaggia, a prendere il sole, a rilassare anima e corpo. Aveva lasciato il cellulare spento in camera sua, non voleva sentire nessuno, soprattutto Francesco, lui era la causa di tutto, anche se dare la colpa solo a lui era sbagliato, perchè era stata lei a permettergli di avvicinarsi, quindi era lei ad avere tutte le colpe.

-Dio, mi sta scoppiando la testa. Marta, smettila di pensare.

-Parli da sola adesso?

-Ogni tanto.

-Mia figlia sta proprio impazzendo allora.

-Penso proprio di si papà. Ho lasciato lo spettacolo, ho lasciato la mia vita a Milano per tornare a casa, sono proprio pazza.

-Sei solo stanca. Sei giovane e stai affrontando così tante cose, devi solo stare tranquilla e rilassarti. Non pensare più a nulla, esci divertiti, chiama i tuoi amici. Basta fidanzati. Io poi sono geloso.

-Sì papà, tu sei l'unico uomo della mia vita.

Sorridendo si erano abbracciati, ed erano rimasti il resto della mattina in spiaggia, fino a quando Matilde, li aveva richiamati per il pranzo. Nel tardo pomeriggio aveva deciso di andare a fare un giro per i negozi del centro, indossando degli shorts di jeans, una canotta arancione, e delle infradito bianche, era salita in auto. L'ultima volta che aveva guidato lo aveva fatto insieme a lui, per andare in aeroporto, alla fine della loro vacanza. Doveva smettere di pensarlo. Se era andata via un motivo c'era, ed era appunto quello di dimenticarlo. Passeggiava guardando le vetrine, con le mani in tasca, per fortuna c'era un po' di leggera brezza a rinfrescarla, altrimenti il caldo afoso l'avrebbe soffocata. Si fermò davanti una gioielleria a guardare gli anelli, la sua solita fissazione.

-Hai visto qualcosa che ti piace?

Adesso era arrivata anche al punto di immaginare la sua voce. Stava impazzendo sul serio, doveva immediatamente andare a ricoverarsi nel riparto di psichiatria dell'ospedale. Quando una mano le sfiorò una spalla, prima sospirò, poi però quando realizzò che non lo stava immaginando, si voltò spaventata, soffocando un mezzo urlo.

-Ma che.. Oh. Che ci fai qui?

 

EHI! Comincio con il dire che mi dispiace aver postato in ritardo, ma ultimamente non ho molta ispirazione, e soprattutto non ho molto tempo per scrivere, ho ricominciato a studiare per tutti gli esami di giugno/luglio ed è una tortura! *__________* Però non vi preoccupate, porterò al termine questa storia come merita! :)  Detto ciò, spero cmq che il capitolo vi sia piaciuto, non linciatemi e non odiate Marta per questa scelta, tutto a suo tempo, tutto ha una conseguenza, diciamo che lei ancora non sa cosa vuole nella sua vita, le sono successe così tante cose belle tutte in una volta da mandarla fuori di testa, con il tempo capirà gli errori che sta commettendo, ma forse sarà troppo tardi, staremo comunque a vedere. Grazie per aver letto, grazie per esserci sempre, siete fantastiche, un bacio enorme. A presto.

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I’m coming back home. (Storia conlusa su Edward/Bella)

L’appartamento accanto (One-Shot Originale)

Past&present (One-Shot Originale, Romantico, Introspettivo, sulle scelte di vita. Potrebbe diventare un’ipotetica storia in futuro.)

Aspettando l’alba (Storia conclusa su Bella/Edward. Diversa dai libri della Mayer. Potrebbe esserci un ipotetico continuo.)

Stranger with my face (Storia in corso, originale. Thriller rating rosso. Due gemelle nate a Londra sono state separate alla nascita. Una è andata a vivere con la madre in America (la madre però poi è morta quando la bambina aveva 5 anni) e un’altra è rimasta a Londra con il padre. Nessuna delle due sa dell’esistenza dell’altra, fino a quando, per compiere una missione pericolosa e sbagliata, la gemella "cattiva" prenderà il posto dell’altra, rapendola e facendola prigioniera con l'aiuto del fidanzato e di una equipe di scienziati. )

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Capitolo 20
*** 20.Back again. ***


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20.Back again.

Erano passati già due mesi, ma niente era sostanzialmente cambiato. Marta studiava durante il giorno, nel pomeriggio andava un pò in spiaggia per rinfrescarsi e prendere il sole, e la sera usciva con gli amici e lui.Non stavano insieme, ma si frequentavano ugualmente, anche perchè lei in sua compagnia stava bene, si sentiva come rinata, scacciava via tutti i pensieri, il problema sorgeva quando non era con lui, quando tornava ad essere sola in camera, perchè l'immagine di Giorgio, i ricordi di tutti quei mesi passati insieme, dei baci, delle docce, delle carezze, dei balli e coreografie le si paravano davanti agli occhi, buttandola in uno sconforto tremendo ed assurdo.

-Non mi va di andare a questa serata karaoke. Sono stanca, ho studiato tutto il giorno.

-Appunto perchè hai studiato hai bisogno di svagarti un po'.

Francesco era in casa con Marta per convincerla ad uscire, normalmente non entrava mai, ma i genitori erano via quindi lui ne aveva approfittato. Erano sul divano, le gambe di lei erano su di lui, che gliele massaggiava teneramente.

-Davvero non mi va.

-D'accordo, e allora che vuoi fare?- Le si era avvicinato, accarezzandola, abbracciandola e iniziando a baciarle il collo, il naso e poi le labbra. -Avrei in mente un modo per trascorrere la nostra serata- Lei aveva risposto ai suoi baci, alle sue carezze, ma si era subito fermata capendo le sue intenzioni, in quei due mesi non avevano avuto nessun rapporto, lei non era pronta, lui le piaceva, ma, il ricordo di Giorgio era ancora vivo in lei. -Marta, c'è qualcosa che non va?-

-Io.. non credo sia il caso, i miei genitori potrebbero arrivare da un momento all'altro.

-Devo andare via? Non ti va di uscire, non vuoi fare nulla, dimmi un po'..

-Si, scusami, hai ragione, è meglio uscire almeno passiamo un po' di tempo insieme.

E quindi alla fine avevano raggiunto i loro amici in una locale per la famosa serata karaoke. Lei era rimasta un po' in disparte ed in silenzio ad ascoltare, non aveva nessuna voglia di cantare, o di ridere, quella era proprio una giornata NO.

-Sai che oggi ho visto un servizio al telegiornale sulla tua compagnia di ballo?

-Si? Che dicevano?

-Hanno fatto vedere un po' le prove, hanno intervistato i ballerini, i tre protagonisti, hanno detto quanto sia dura ma bellissimo girare per tutte le città, perchè si ricevono tantissime soddisfazioni. Poi hanno fatto vedere un pezzettino di un assolo di un ballerino, quello moro, e hanno detto che ha avuto un contratto in Russia, e che partirà a fine tour.

In quel momento cessò di respirare, il suo cuore perse qualche battito, le parole della fidanzata del suo migliore amico non facevano che ronzarle in testa, “Russia – fine tour – partire”, non riusciva neanche a formulare una frase di senso compiuto. Si sentiva quasi morire. Realizzò che non l'avrebbe più visto, che tutto era andato perso, per una stupida cotta. Che il suo più grande amore, che la sua unica opportunità sarebbe andata dall'altra parte del mondo, e lei non avrebbe potuto più farci nulla.

-Cavolo, adoro questa canzone, Marta non è quella che cantavamo alle medie?

Paolo, uno dei suoi più cari amici, l'aveva scossa e richiamata più volte per attirare la sua attenzione e farle ascoltare la canzone che dei ragazzi stavano cantando, solo allora fece caso alle parole,I'm sorry that I hurt you It's something I must live with everyday And all the pain I put you through I wish that I could take it all away..” Un altro tuffo al cuore, ma anche una grande idea, si alzò di scatto dalla sedia, così velocemente da attirare l'attenzione di Francesco.

-Tutto ok?

-Emh si, devo andare in bagno, non riesco più a trattenermi.

Gli sorrise, sperando che lui le credesse, e corse in bagno a cercare il telefono. Sapeva le date del tour a memoria, e quella sera erano in pausa, compose il numero di Alessandra e quando sentì la sua voce sorrise rilassata. Marta era pronta per tornare. Finalmente.

 

§§§§§§

 

Avevano finito le prove per quella mattina, ed erano andati tutti a pranzo nella specie di mensa del teatro, erano tutti abbastanza stanchi, soprattutto Giorgio che in quel periodo non riusciva neanche a dormire. Era felice per il contratto di lavoro che aveva firmato da qualche giorno, ma era ancora scosso dalla separazione da Marta, era innamorato di lei, aveva messo tutto in gioco, e lei lo aveva ferito, deluso, e tradito. Tradito non nel vero senso del termine, ma ancora più profondamente, l'aveva tradito nei sentimenti. Ed era stanco, di pensarla, di fare leva su stesso per non cercarla, ma soprattutto di amarla. Avrebbe voluto dimenticarla e basta, come in quel film con Jim Carrey, che in italiano si chiama “Se mi lasci ti cancello”, quello in cui c'è quella ditta che, se perdi una persona che ami, cancella tutti i ricordi che hai di lei e con lei. Ecco lui avrebbe voluto che quella ditta, inesistente, gli cancellasse tutti i ricordi.

-Quindi questa sera c'è lo spettacolo, poi domani riposiamo, e dopo domani partiamo per?

-Per Napoli se non sbaglio, e lì non sono solo due giorni di spettacolo ma una settimana, sarà snervante.

-Ce la farai Ale, in questi giorni sei stata fantastica.

-Grazie Andreji sei sempre gentilissimo.

-Secondo me è innamorato di te- Giorgio glielo aveva sussurrato all'orecchio per non farsi sentire dal ragazzo -E si vede quando ti bacia con passione durante il ballo. -Alessandra era arrossita facendo ridere il ragazzo, mentre tutti insieme tornavano in teatro per terminare le prove del pomeriggio. Non appena Giorgio aprì la tenda rossa che permetteva di entrare in platea, si abbassarono le luci, e partì una base musicale . Alessandra fece sedere Giorgio su una delle poltrone, lei sapeva tutto.

-Che sta succedendo Ale?

-Stai zitto ed ascolta!

 

Marta era comparsa al centro del palco, con un microfono in mano, mentre la base continuava a suonare, teneva gli occhi bassi, Giorgio si era alzato istintivamente, all'inizio per correre da lei, abbracciarla e baciarla dopo due mesi, ma poi, per andare via ed uscire da lì, per non vederla.

-Di solito io mi esprimo ballando, ma questa volta è diverso. Non credo che riuscirei a dirti esattamente quello che sto provando in questo momento o quello che ho provato in questi mesi. Ho sentito questa canzone due giorni fa, ed ho pensato a te, a noi, non sono molto intonata, non lo sono per niente, io vorrei però che mi ascoltassi, che capissi che per te farei di tutto, anche mettermi in ridicolo davanti a tutti loro. Alessandra ti darà un foglio con la traduzione.

 

I'm not a perfect person
There's many things I wish I didn't do
But I continue learning
I never meant to do those things to you
And so I have to say before I go
That I just want you to know

I've found a reason for me
To change who I used to be
A reason to start over new
and the reason is you

I'm sorry that I hurt you
It's something I must live with everyday
And all the pain I put you through
I wish that I could take it all away
And be the one who catches all your tears
That’s why I need you to hear

I've found a reason for me
To change who I used to be
A reason to start over new
and the reason is You [x4]

I'm not a perfect person
I never meant to do those things to you
And so I have to say before I go
That I just want you to know

I've found a reason for me
To change who I used to be
A reason to start over new
and the reason is you

I've found a reason to show
A side of me you didn't know
A reason for all that I do
And the reason is you

 

Non sono una persona esemplare,
Molte cose desidererei non aver mai fatto,
Ma continuo ad imparare.
Non avrei mai voluto farti questo.
E quindi devo dirti prima di andare via
Che voglio solo che tu sappia che...

Ho trovato una ragione per me,
Per cambiare quello ero solito essere.
Una ragione per ricominciare di nuovo,
La ragione sei tu.

Mi dispiace di averti ferito,
E' qualcosa con cui devo convivere ogni giorno,
E tutte quelle pene che ti ho inflitto,
Spero di essere in grado di portarle via tutte,
E di essere il solo a raccogliere tutte le tue lacrime.
E' per questo che ho bisogno che tu ti renda conto...

Ho trovato una ragione per me,
Per cambiare tutto quello che ero solito essere.
Una ragione per ricominciare di nuovo,
La ragione sei tu [x4]...

Non sono una persona esemplare,
Molte cose desidererei non aver mai fatto,
Ma continuo ad imparare.
Non avrei mai voluto farti questo.
E quindi devo dirti prima di andare via
Che voglio solo che tu sappia che...

Ho trovato una ragione per me,
Per cambiare tutto quello che ero solito essere.
Una ragione per ricominciare di nuovo,
La ragione sei tu.

Ho trovato una ragione per mostrare,
Una parte di me che non conoscevi.
Una ragione per tutto quello che faccio,
E La ragione sei tu.

 

A fine canzone Marta aveva le lacrime agli occhi, tutti restarono in silenzio, compreso Giorgio che conosceva quelle parole a memoria, quel brano gli era piaciuto da sempre. Nessuno si muoveva, nessuno parlava. Quando si riaccesero le luci, Marta riasciugò le lacrime, e posando il microfono sul palco, scappò dietro le quinte, si ripeteva che forse era stata una stupida presentarsi così e pensare che tutto sarebbe tornato come prima, ma che comunque lei lo amava ancora, lo aveva sempre amato, e che quindi doveva tentare il tutto per tutto. Ma quando si era sentita prendere per mano, e voltandosi aveva visto i suoi occhi scuri, i suoi occhi color cioccolato, quegli occhi che tanto le ricordavano il peccato, la speranza che fino ad allora l'aveva abbandonata, tornò in lei.

-Credi davvero che una canzone possa sistemare tutto?

-Oh no certo che no, però almeno ho attirato la tua attenzione. Prima non volevi nemmeno guardarmi, adesso mi stai addirittura tenendo per mano.

-Non saresti dovuta venire. Se fossi stata via un altro mese, ti avrei dimenticata del tutto. Non dovresti essere qui.

-Co, cosa stai dicendo?

-Devi andare via.

Le aveva lasciato la mano, abbassato lo sguardo, i suoi occhi erano tornati lucidi, non riusciva neanche a parlare, le parole le erano morte in bocca.

-Mi dispiace Giorgio, davvero, aver rovinato tutto quello che c'era tra noi, io non lo so cosa mi sia preso, ma ci ho pensato, sono stata davvero male in questi mesi e

-Ci hai pensato? Davvero? Sei stata a casa e non hai fatto nulla? Non ha visto il tuo amico dottorino? Non mi rispondi perchè non sai cosa dire, te la dico io una cosa. In questi due mesi sei stata con lui, ti sei fatta baciare, toccare, scopare, e ti stava pure bene. Un mattina poi lui ti ha lasciata, tu ti sei ritrovata sola e sei tornata da me. Sbaglio?

-SI! E' vero l'ho visto, ma basta, niente di più, mi ha baciata ma non siamo andati oltre, perchè ogni volta che lui provava a sfiorarmi io avevo in mente te. Sono troppo legata a te per stare con un'altra persona, e non so come fartelo capire, non so come tornare indietro, non so come riparare ai miei errori, non so se mai riuscirai a perdonarmi, potrai mai farlo?

-Perdonarti? Per aver fatto cosa Marta? Hai sempre sostenuto di non aver fatto nulla.

-Cavolo io non volevo litigare, ma sei stato tu a non voler rivolgermi parola, io ti ho semplicemente detto la verità, ti ho detto quello che era successo, quello che mi stava succedendo.

-TU MI HAI DETTO CHE LUI TI FACEVA SENTIRE DONNA, TI FACEVA SENTIRE SPECIALE. SAI COSA VUOL DIRE, PER UN UOMO, SENTIRSI DIRE QUESTE PAROLE? Mi sono sentito una merda, inutile, come se in quei mesi di non so che, io e te non avessimo condiviso un bel nulla, come se tutti i miei sforzi nell'aprirmi, nel mettermi in gioco, fossero stati inutili, perchè tu non li hai apprezzati perchè forse non te ne sei neanche resa conto. Non ti sei accorta di quanto io stessi male nel vederti distante, non ti sei accorta di quanto io fossi cambiato PER TE. Hai preferito andare con quello, hai scelto di frequentare il dottore, perchè? Perchè ha gli occhi azzurri????? Perchè è più grande di te e pensi che sia maturo? Non è l'età che rende matura una persona, tu per esempio sei grande, ma non sei cresciuta.

-IO TI AMO COSI' COME SEI. Non mi interessano i suoi occhi, non mi interessa lui, o le sue parole, io voglio te. Sono stata stupida, immatura, tutto quello che vuoi tu, hai ragione. Non lo so come ti sei sentito, posso solo immaginarlo, e, l'avrò detto mille volte, mi dispiace. Ho bisogno che tu mi dia un'altra possibilità per dimostrarti che,

-Che sei cambiata? Mamma mia Marta! Il giorno del mio compleanno mi avevi fatto una promessa, non saresti scappata, basta con i tira e molla, ecc ecc. Non hai mantenuto la tua promessa. Adesso è troppo tardi.

 

§§§§§

 

Altri giorni erano trascorsi dal suo rientro in accademia, aveva detto a Francesco che era innamorata di Giorgio, che per lui non provava nulla, e che le dispiaceva averlo preso in giro, per fortuna aveva capito e le aveva augurato tutta la felicità del mondo. Marta era tornata a ballare, l'avevano accolta con entusiasmo, e sinceramente non se lo aspettava, aveva deluso un po' tutti con il suo modo di fare, con la sua decisione, ma infondo lei era la migliore, e per i coreografi sapere che la migliore ballerina era tornata era un'ottima notizia. Ovviamente non avrebbe ballato nello spettacolo, il posto era di Alessandra ormai, e poi prima doveva riconquistare Giorgio, anzi, la sua fiducia. La cosa positiva era che almeno lui aveva cominciato a salutarla, ma nulla di più.

-Vale, ti prego, dammi un consiglio, perchè credo di stare per impazzire.

-Presentati in camerino nuda, ti salterà addosso. Da quello che Giuliano mi ha detto, Giorgio non va con una ragazza da quando vi siete lasciati.

-Sii seria.

-Non lo so Marta, non lo so. Se dopo la canzone, ha cominciato a salutarti, prova a fare qualcos'altro.

-Si ma cosa? Oh devo chiudere, mi chiamano, ci sentiamo, un bacio.

La telefonata con Valeria non aveva avuto nessun risultato positivo, così come la chiacchierata con Alessandra, nessuna di loro le aveva dato spunto per un'idea per riconquistarlo. Non avevo però messo da parte il ballo. I due coreografi infatti, nonostante fossero in tour, e lei non facesse parte del corpo di ballo, la facevano provare ogni giorno delle nuove coreografie, dicevano che in quei mesi era ingrassata, ed aveva perso tutto il suo charme.

-Possiamo fermarci un attimo? Sono stanchissima, non respiro neanche.

-NO! Se non ti fossi fermata due mesi fa, a quest'ora andresti anche tu in Russia.

Per un attimo aveva dimenticato quella parte importante della storia, Giorgio sarebbe partito. Si asciugò il sudore, bevve un sorso d'acqua e riprese a ballare quella variazione di classico che Micheal le aveva costruito addosso, non appena finì la musica, si buttò per terra, esausta, non era solo il fatto che ballava da tantissime ore di seguito, ma era anche il caldo afoso dei primi di settembre a stremarla. Quando in sala prove entrarono Marco e Giorgio, le sembrò di rivivere un deja-vù.

-Ciao Marta.

-Ciao Marco... Giorgio. -Lui non le aveva risposto, aveva solo sorriso, e cominciato a riscaldarsi.- Che succede?

-Dovete provare.

-Provare cosa?

-Una coreografia che ho sognato questa notte. Te la spiego. Intanto come base c'è la canzone “Cade la pioggia” dei Negramaro, se la conoscete è perfetto, altrimenti pazienza. All'inizio e per quasi tutta la coreografia ci sei tu, devi esprimere delusione, tristezza, rabbia, è come se fossi tu stessa a parlare, a raccontare le parole della canzone. La coreografia e le parole, i passi e la musica, tu e la canzone, voi due, dovete essere una cosa sola. Non c'è una cosa che non è collegata. Chiaro?

I due avevano annuito un po' preoccupati, e Marco aveva iniziato a spiegare i passi a Marta. Era vero, per quasi tutta la coreografia avrebbe ballato da sola, ed era estremamente difficile, anche perchè mentre ballava, Giorgio avrebbe dovuto girarle intorno. Doveva ballare esprimendo esattamente quello che provava.

Dispiacere.

Dolore.

Paura.

Angoscia.

Amore.

 

Hola. Non sono di molte parole oggi. Ho postato con un pò di timore, dato che ultimamente non avevo molta ispirazione, spero che adesso le cose si siano sistemate! Grazie per aver letto. Baci.

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Stranger with my face (Storia in corso, originale. Thriller rating rosso. Due gemelle nate a Londra sono state separate alla nascita. Una è andata a vivere con la madre in America (la madre però poi è morta quando la bambina aveva 5 anni) e un’altra è rimasta a Londra con il padre. Nessuna delle due sa dell’esistenza dell’altra, fino a quando, per compiere una missione pericolosa e sbagliata, la gemella "cattiva" prenderà il posto dell’altra, rapendola e facendola prigioniera con l'aiuto del fidanzato e di una equipe di scienziati. )

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Capitolo 21
*** 21.Creati per appartenersi -Cade la pioggia- ***


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21.Creati per appartenersi. -Cade la pioggia-



Cade la pioggia e tutto lava
cancella le mie stesse ossa
Cade la pioggia e tutto casca
e scivolo sull’acqua sporca

Ancora in sala prove per quella coreografia, Marco aveva proprio intenzione di uccidere Marta.


Sì, ma a te che importa poi
rinfrescati se vuoi
questa mia stessa pioggia sporca


Non era più abituata a quel ritmo di prove, quindi a fine giornata era sempre esausta, con lividi in tutto il corpo. In quel modo poi, ovvero ballando continuamente aveva perso di vista il suo obiettivo principale: riavere l'amore di Giorgio. A proposito del ragazzo, i rapporti non erano migliorati, né peggiorati, erano rimasti al solito “ciao” “ciao” , a volte lui si sforzava di dirle anche “prova a darti meno slancio, così mi viene meglio a prenderti”. Nessun interesse sul suo stato d'animo o fisico. Giorgio era, disinteressato. Distaccato.


Dimmi a che serve restare
lontano in silenzio a guardare
la nostra passione che muore in un angolo e
non sa di noi
non sa di noi
non sa di noi


Era arrivata prima in sala, perchè lei non aveva molto da fare. Stare in albergo le dava noia, andare in giro per la città era troppo noioso e costava troppa fatica, quindi, l'unica cosa positiva era andare in sala prove, almeno c'era un po' d'aria condizionata.

-Sei già qui?

-Tre parole adesso significano, tre parole in meno dopo?

-Non fare la stupida. Come mai sei qui?

-Non avevo di meglio da fare, tu? Hai finito le prove di là?

-Si. Questa sera è l'ultima volta che andiamo in scena, non avevamo molto da fare, dopo una settimana di spettacolo.

-Capisco. Non sei stanco? Hai lo spettacolo, le prove per farlo, e in più le prove con me, che ancora non ho capito a che servono.

-Non sono stanco. Dai inizia.

-Sissignore.

Lei gli aveva sorriso, lui aveva risposto con una piccola smorfia. La verità era che lui, avrebbe voluto baciarla,abbracciarla, sorriderle, anche esserle semplicemente amico. Ma era ancora troppo deluso e ferito per mostrarle questa grande debolezza.


Cade la pioggia e tutto tace
lo vedi sento anch’io la pace
Cade la pioggia e questa pace
è solo acqua sporca e brace
c’è aria fredda intorno a noi
abbracciami se vuoi
questa mia stessa pioggia sporca


Aveva applaudito ai suoi colleghi, mentre si inchinavano per l'ultima volta di fronte alle centinaia di persone dentro quella platea. Aveva sentito molte signore fare dei commenti sui ballerini e le loro “conchiglie” , si era trattenuta dal ridere, anche perchè la sua risata sarebbe stata più forte della musica.

Era rimasta seduta sulla poltrona, in silenzio, con gli occhi chiusi ad aspettare, ma soprattutto ad ascoltare i rumori provenire da dietro le quinte. Quando aveva riaperto gli occhi, aveva visto Giorgio seduto al bordo del palco, intento a fissarla, lei aveva fatto un mezzo sorriso inclinando la testa, e lui aveva distolto lo sguardo. Dopo vari minuti si era alzata per raggiungere Alessandra, sarebbero dovute tornare in albergo insieme.

-Andreji mi ha invitata a fare un passeggiata per il lungomare, non potevo non accettare, mi dispiace.

-Hai fatto benissimo. Sono contenta per te, e comunque si vede lontano un miglio che gli piaci, soprattutto da come ti bacia in scena!

-Non ti ci mettere anche tu. Ci sentiamo domani mattina e ti racconto tutto.

Si erano abbracciate, e poi incamminate verso due direzioni diverse. Marta con le mani in tasca dei suoi pantaloncini rosa antico stava uscendo dal teatro, quando si sentì chiamare. Era Giorgio. Con il fiatone correva verso lei, e preoccupato le aveva chiesto dove stesse andando, dopo avergli dato la risposta, si era offerto di fare strada insieme. Era arrabbiato, ma non così tanto da volerla vedere morta, o rapita, anche perchè era innamorato.

Per tutto il tragitto erano rimasti in silenzio, un tremendo ed imbarazzante silenzio.

-Siete stati bravi questa sera.

-Grazie.

-Domani a che ora si parte?

-Non lo so, di solito dopo pranzo.

L'aveva accompagnata fino davanti la porta della camera. Mani in tasca e sguardo basso. Dalla borsetta Marta aveva preso la scheda per entrare, e strisciandola, aveva aperto la porta.

-Grazie ancora.

Capendo che era il momento di salutarla, che non avrebbe visto i suoi occhi, il suo corpo, il suo sorriso fino al giorno dopo, Giorgio aveva alzato lo sguardo, e si era leggermente avvicinato a lei, un passo dopo l'altro di entrambi ed erano troppo vicini. Marta gli aveva sussurrato un “mi manchi” e lui aprendo le braccia l'aveva accolta, stringendola a sé. Respirando il suo profumo.


Dimmi a che serve restare
lontano in silenzio a guardare
la nostra passione che muore in un angolo
E dimmi a che serve sperare
se piove e non senti dolore
come questa mia pelle che muore
che cambia colore
che cambia l’odore


Lei aveva alzato lo sguardo, cercando quello di lui.

-Perchè ci stiamo facendo questo?

-Non lo so. Dovrei andare via, ma non ho la forza.

-E allora non farlo.

-Non posso stare qui, con te. E' sbagliato.

-No. E' sbagliato non essere insieme. Perchè non lo capisci? Perchè non vuoi capire quanto ti amo?

Tutto troppo veloce, o forse troppo lento come nei film. Giorgio l'aveva alzata, prendendola in braccio e baciandola. Marta gli si era aggrappata al collo per non cadere, mentre al contrario, delle lacrime cadevano lungo il suo viso.


Tu dimmi poi che senso ha ora piangere
piangere addosso a me
che non so difendere questa mia brutta pelle
così sporca
tanto sporca
com'è sporca
questa pioggia sporca
Si ma tu non difendermi adesso
tu non difendermi adesso
tu non difendermi
piuttosto torna a fango si ma torna


Aveva pianto per tutto il tempo del bacio, ma non erano lacrime di tristezza, ovviamente no. Erano lacrime di gioia miste a dolore, perchè non sapeva il motivo per cui Giorgio la stesse baciando.

-Perchè piangi?

-Perchè ho paura di quello che mi dirai adesso. E tu perchè stai piangendo?

-Perchè ho paura che questo sia un sogno.

-Sono una stupida, sono stata una cretina.

-Mi dispiace non averti rivolto parola, ed aver avuto quella reazione, avrei dovuto ascoltarti e capirti?

-Cosa? No.. è tutta colpa mia, smettila di dire così. Smettila di parlare. Baciami.

Avevano sorriso sulle loro stesse labbra ed avevano ripreso a baciarsi.


E dimmi che serve restare
lontano in silenzio a guardare
la nostra passione non muore
ma cambia colore
tu fammi sperare
che piove e senti pure l’odore
di questa mia pelle che è bianca
e non vuole il colore
non vuole il colore


Giorgio aveva spinto la porta entrando in camera, e poi l'aveva chiusa con il piede. Non avevano fretta, erano solo avvolti da una strana aura di passione ed amore. I loro sentimenti erano diversi. Erano consapevoli di quello che stavano facendo. Consapevoli che se non si fossero fermati avrebbero intrapreso due strade, o quella di tornare insieme, o quella di lasciarsi per sempre. Ma in quel momento non avevano intenzione di lasciare l'uno le labbra dell'altro. Si erano privati dei loro vestiti, cercando di stare sempre uniti, perchè avevano bisogno di sentirsi vicini. E quando furono completamente nudi, Giorgio aspettò un attimo prima di entrare in lei. L'aveva guardata, sorridendo, con ancora gli occhi lucidi, di pianto e d'amore.

L'aveva baciata dappertutto facendola ridere. E poi avevano fatto l'amore. Perchè era così che doveva essere, non potevano stare lontani. Erano stati creati per appartenersi.


La mia pelle è carta bianca per il tuo racconto
scrivi tu la fine
io sono pronto
non voglio stare sulla soglia della nostra vita
guardare che è finita
nuvole che passano e scaricano pioggia come sassi
e ad ogni passo noi dimentichiamo i nostri passi
la strada che noi abbiamo fatto insieme
gettando sulla pietra il nostro seme
a ucciderci a ogni notte dopo rabbia
gocce di pioggia calde sulla sabbia
amore, amore mio
questa passione passata come fame ad un leone
dopo che ha divorato la sua preda ha abbandonato le ossa agli avvoltoi
tu non ricordi ma eravamo noi
noi due abbracciati fermi nella pioggia
mentre tutti correvano al riparo
e il nostro amore è polvere da sparo
il tuono è solo un battito di cuore
e il lampo illumina senza rumore
e la mia pelle è carta bianca per il tuo racconto
ma scrivi tu la fine
io sono pronto


Quando Marta aveva aperto gli occhi, la mattina dopo, non era più nuda, indossava le sue culottes, e la maglietta di Giorgio. Al pensiero della notte trascorsa aveva sorriso e si era voltata per cercarlo, lo aveva fatto lentamente per paura di non trovarlo. Ma lui era lì. Dormiva. Gli si era avvicinato facendosi piccola piccola, e accoccolandosi tra le sue braccia, Giorgio si era svegliato, stringendola.

-Buongiorno dormiglione.

-Ma se dormivi anche tu fino a dieci secondi fa.

-Non è vero.

-Si che è vero, perchè ho controllato io stesso.

-Stavi facendo finta di dormire?

-Si, volevo vedere cosa avresti fatto.

-E ti è piaciuto cosa ho fatto?

-Si. Mi era mancato tutto questo.

-Mi manca ancora tutto questo. Dimmi che rimarrai, che non te ne andrai, che quello che c'è tra noi due è ancora salvabile. Perchè non posso fare a meno di te.

-Non posso farti promesse sul futuro, sono stanco di promettere. Posso solo dirti, che per adesso non ho nessuna intenzione di staccarmi da te.

-Se dovessi sbagliare ancora, avrai tutto il diritto di odiarmi per sempre.

-D'accordo. Adesso stai zitta e godiamoci questi ultimi minuti a letto.

Oilà!! Allora, premetto che sto usando Nvu e spero proprio che il capitolo risulti su efp esattamente come l'ho scritto o divento una belva! :P Adesso passiamo al capitolo, che mi dite?!? *.* Contente? L'altro giorno ascoltavo questa bella canzoncina e mi è venuta l'ispirazione. Ho voluto collegare le parole della canzone al rapporto tra Giorgio e Marta. Come al solito spero davvero che vi sia piaciuto, grazie come sempre a chi legge in silezio e a chi commenta! *_* Siete tutte grandiose e vi adoro, volevo dirvi che la storia non durerà ancora per molto, non so ancora quanti capitoli ma tra un pò giungerà al termine. Baci alla prossima. ;)

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Capitolo 22
*** 22.Ricominciare un pò per volta ***


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22.Ricominciare un pò per volta.

Questa volta ce la stavano mettendo tutta entrambi. Marta era come rinata. La paura di perdere Giorgio per sempre l'aveva così tanto spaventata, da trasformarla completamente. Gli dimostrava il suo amore, era più presente, meno gelosa. Giorgio il contrario. Ovviamente era innamorato, ma se prima era come un cagnolino/zerbino, adesso era diverso, aveva capito che non era con la dolcezza o con le buone che doveva conquistare Marta e tenere vivo il suo interesse. Tutti e due avevano plasmato i loro modi di essere e di fare per stare insieme, per piacersi ed amarsi.

-Sei contenta?

-Dovrei chiedertelo io. Tu e Giorgio siete tornati insieme.

-Si ma non voglio parlare di me. Stiamo parlando del tuo contratto di lavoro a New York, ti rendi conto?

-Non so se accettare, Andreij ormai ha firmato il contratto qui a Milano, io e lui ci stiamo frequentando e lui mi piace Marta.

-ALT. Vi state frequentando, non hai detto che state insieme da anni. Non rinunciare a questa grande opportunità per una cotta, non fare il mio stesso errore.

-E' diverso, io perdo solo un contratto, tu stavi perdendo tutto il tuo futuro.

-Beh, se Andreji è innamorato di te, nonostante vi frequentate e basta, ti aspetterà.

-Mi aspetterà? Cavolo Marta, non è un anno, è a tempo indeterminato, fin quando non mi mandano via dalla compagnia. Aspettare un corno. O resto e sto con lui. O parto e lo perdo.

-Tutti i contratti sono così? Anche quello per la Russia?

-Sì. Devo dare risposta tra due giorni, e poi non si torna indietro.


O parto e lo perdo.


Quelle quattro parole erano come un tatuaggio, non riusciva a togliersele dalla testa. Se davvero Giorgio fosse partito cosa sarebbe successo? Insieme e lontani? Troppo impensabile, perchè la Russia non era a due passi da Milano, era davvero troppo lontana. Ma non poteva certo dirgli di non accettare il contratto e rimanere, sarebbe stato da egoisti, e poi lei, avrebbe rinunciato a quella possibilità? Per lui?
Forse sì. Perchè dopo essere stata male per tutti quei mesi, sapeva cosa significava, quindi avrebbe scelto lui, avrebbe sempre scelto lui. Cosa poteva dirgli quindi? Lui non gliene aveva neanche parlato.

-Marta, se non ti concentri ti lancio dalla finestra.

-Scusami Micheal, posso staccare un attimo?

-Solo 5 minuti.

Era uscita dalla sala per prendere aria, ed aveva trovato, vicino al lussuoso bar del teatro, Giorgio insieme agli altri ballerini, che scherzavano e ridevano. Si era avvicinata, abbracciandolo da dietro, e baciandogli la spalla. Lui l'aveva tirata a sé, per abbracciarla meglio, continuando sempre a parlare con gli altri.

-Oddio non ci posso credere. E lui che ha fatto?

-Io pensavo fosse il mio ragazzo, lui ovviamente ha continuato a baciarmi.

Tutti ridevano mentre raccontavano aneddoti divertenti da ubriachi durante le loro vacanze estive, Marta era ancora tra le braccia di Giorgio, che ogni tanto, tra una risata e l'altra, le baciava il capo.

-Io invece, ero in Sicilia da lei, no? Ed eravamo in spiaggia, abbracciati, insomma io ero sdraiato su di lei, quando ad un certo punto, ci sentiamo chiamare..

-Non dirmelo.

-Sì era suo padre.

-NOOOOOOOOOOOOOOO, che figura! Marta, e tu che hai fatto?

-Sono andata da mio padre e ho fatto finta di niente. Lui non mi ha detto nulla, per fortuna.

Era strano parlare di quel periodo in quel modo, ridendo e scherzando, soprattutto per quello che era successo una settimana dopo, e le brutte conseguenze che aveva avuto l'incontro con il dottor Boni. Giorgio raccontava le vacanze con Marta in modo tranquillo, lei notò un piccolo particolare. Le vacanze erano durate una sola settimana secondo il racconto di Giorgio, aveva infatti omesso il ricovero in ospedale l'operazione, e tutto il resto. Aveva fatto bene, quello era proprio un periodo da dimenticare.
Finita la pausa, Giorgio aveva accompagnato Marta in sala prove, aveva notato il suo turbamento, ma non le aveva chiesto nulla a riguardo, voleva che fosse lei stessa a parlargliene di sua spontanea volontà, ma ciò non accadde. Marta aveva paura di perderlo un'altra volta, aveva paura che se gli facesse presente i suoi dubbi sulla partenza, lui potesse fraintendere, e abbandonarla per sempre.
Ma non aveva capito, che doveva smettere di farsi tutte quella paranoie, doveva cominciare a parlare subito con Giorgio, i suoi modi di fare erano sbagliati, e così facendo l'avrebbe capito troppo tardi.

-Marta, così non ci siamo, per oggi basta, ma se domani continui così sospendiamo le prove.

-Scusami, ho mille pensieri per la testa.

-Posso sapere cosa non va?

-Emh.

-Si tratta di Giorgio, questo lo avevo capito. Ho visto che siete tornati insieme, e mi fa piacere, ma cosa succede?

-So che deve partire per la Russia per il suo contratto, ma non me ne ha parlato. Sono preoccupata perchè non so come andranno a finire le cose tra noi due, io non voglio che parta, cioè da un lato sì, perchè, cavolo è un'opportunità enorme, ma dall'altro questo significherebbe separarci, e forse per sempre.

-E perchè non glielo dici?

-Come faccio a dirglielo? Ho paura che fraintenda le mie parole. E se dicendogli di non partire lui non parta davvero. Lui deve farlo. E' il suo futuro, non può rinunciare per me, non sono così egoista.

Finalmente era arrivata ad una conclusione ed aveva capito. Il suo amore per Giorgio era così grande da riuscire a rinunciare lui solo per vederlo felice, per far sì che avesse un brillante futuro, per fare in modo che i suoi sogni riuscissero a realizzarsi.
Era anche pronta per dirlo a lui, non sapeva ancora come e quando, ma glielo avrebbe detto. Solo che ancora non sapeva che Giorgio aveva sentito tutto. Stava entrando in sala con Marco, ed aveva sentito ogni singola parola di Marta, anche lui era preoccupato, ma le parole della ragazza tanto amata lo avevano rincuorato. Sarebbe andato tutto per il verso giusto.

-Bravissimi ragazzi. Oggi avete dato il meglio di voi. Finalmente siete tornati quelli di una volta.

-Quindi posso smettere con le prove?

-No Marta, proverai fino a quando non lo dico io.

-Posso almeno sapere perchè sto provando tutte queste coreografie così assiduamente?

-Va bene te lo dico. Dopo domani hai un provino.

-COSA? E me lo dici così? E adesso? E stai staccando la musica. Riaccendi subito, devo provare.

-No, no. Intanto rilassati. Con me hai finito, ci vediamo solo domani pomeriggio per un'ultima prova, invece cerca di provare meglio con Micheal, mi ha detto che oggi hai ballato di merda.

-Ma un provino per dove?

-Questo non posso dirtelo. Buonanotte ragazzi. Non fate tardi, domani alle 7 qui.

Le parole di Marco avevano mandato Marta in paranoia, dopo due giorni avrebbe avuto un provino ed ovviamente lei non si sentiva abbastanza preparata. Ma un provino per chi? Cosa? DOVE? Per tutto il tragitto fino all'hotel era rimasta in silenzio, mano nella mano con Giorgio, a pensarci su, chiedendosi il motivo per cui glielo avessero nascosto.

-Tu ne sapevi qualcosa?

-Assolutamente no. Sono sorpreso quanto te. Ma non ti preoccupare, andrà a meraviglia, sei bravissima lo sai.

-Non so di che compagnia si tratta, se avessi qualche informazione in più potrei,

-Marco e Micheal ti stanno preparando a dovere. Loro sapranno già tutto, sanno quello che fanno. Non ti preoccupare, adesso vai a dormire e non ci pensare. Promesso?

-D'accordo.

-Buonanotte.- Le aveva dato un bacio sulla fronte- Ti passo a prendere domani mattina alle 7 meno un quarto. -Ed infine un dolce bacio sulle labbra.

Entrata in camera Marta si era spogliata, fatta una doccia ed infilata il pigiama, cercando di pensare a tutt'altro, ma le veniva molto difficile. Chiamò addirittura sua madre, era disperata fino a quel punto, Matilde le raccontò alcune novità su dei vicini di casa, e poi stanca Marta aveva chiuso la chiamata e si era addormentata, sperando di non sognare coreografie, provini, e ciò che potesse essere inerente alla Russia.

CIAO! :) Come state? Spero tutto bene! *-* Io ovviamente sto studiando come una pazza esaurita per tutti gli esami di giugno/luglio. Cmq, parliamo del capitolo, Marta ha scoperto la verità, sta provando perchè dovrà sostenere questo provino, ma per chi e per cosa?? BOH! E secondo voi cosa succederà tra lei e Giorgio non dicendogli la verità? Beh, tranquille, leggerete tutto nel prossimo capitolo. Come ho già detto nel gruppo manca il 23 e poi ci sarà l'epilogo, la storia sarà poi effettivamente conclusa! :( :( Basta con le chiacchiere. Grazie per aver letto, per aver commentato. Un bacio enorme.

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Vi lascio i link delle storie che ho scritto fino ad adesso:

I’m coming back home. (Storia conlusa su Edward/Bella)

L’appartamento accanto (One-Shot Originale)

Past&present (One-Shot Originale, Romantico, Introspettivo, sulle scelte di vita. Potrebbe diventare un’ipotetica storia in futuro.)

Aspettando l’alba (Storia conclusa su Bella/Edward. Diversa dai libri della Mayer. Potrebbe esserci un ipotetico continuo.)

Stranger with my face (Storia in corso, originale. Thriller rating rosso. Due gemelle nate a Londra sono state separate alla nascita. Una è andata a vivere con la madre in America (la madre però poi è morta quando la bambina aveva 5 anni) e un’altra è rimasta a Londra con il padre. Nessuna delle due sa dell’esistenza dell’altra, fino a quando, per compiere una missione pericolosa e sbagliata, la gemella "cattiva" prenderà il posto dell’altra, rapendola e facendola prigioniera con l'aiuto del fidanzato e di una equipe di scienziati. )



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Capitolo 23
*** 23.Il contratto. ***


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23.Il contratto

Il giorno del provino Marta era estremamente in ansia. Tre signori erano seduti più o meno al centro della platea, tenevano dei fogli in mano, ed accanto a loro c'erano Marco e Micheal. Sembravano tranquilli, ma allora perchè lei aveva così paura? Era dietro le quinte e guardava tutta la scena, sperando e pregando, anche se non sapeva esattamente per cosa.

-Devi stare tranquilla.

Giorgio le si era avvicinato abbracciandola, sfregandole le braccia e poi massaggiandole le spalle per rilassarla, un po' aveva raggiunto il suo scopo, ma Marta era lo stesso preoccupata, soprattutto quando la chiamarono sul palco. Si era presentata sorridendo, si era inchinata, messa in posizione aspettando la base della variazione di classico. L'aveva eseguita cercando di non pensare a nulla, lei non stava ballando per il provino, stava ballando per se stessa, come se in quel momento a guardarla ci fossero solo Marco, Micheal e Giorgio. Nessuno ad esaminarla. Aveva eseguito le piroette in modo perfetto, e in altrettanto modo aveva terminato la coreografia. Si era nuovamente inchinata e sorriso, come era consuetudine per una ballerina classica. Aveva guardato per un attimo Giorgio, che le sorrideva soddisfatto.

I tre esaminatori le avevano chiesto di eseguire alcuni otto senza musica, per controllare la sua tecnica, e alla fine le avevano detto di andarsi a cambiare perchè avrebbe dovuto ballare la coreografia di moderno.

Mentre Giorgio le toglieva le punte, lei beveva e si asciugava il sudore che i riflettori e tutto il resto le avevano causato. Non appena fu pronta, sempre dietro le quinte, fece qualche salto e qualche passo, per scaricare la tensione, e per riscaldarsi ancora, fin quando non la chiamarono. Ovviamente entrò anche Giorgio, che le faceva da partner. Uno degli esaminatori le chiese di spiegare la coreografia, il significato delle parole della musica, e soprattutto cosa provava lei mentre la eseguiva. Dopo un momento di difficoltà, le era bastato guardato Giorgio per rispondere.

-Il senso della coreografia è quello della paura ma soprattutto della non rassegnazione di quando si perde qualcuno che si ama. C'è una netta connessione tra le parole ed i passi, ballando, bisogna esprimere questi sentimenti che teniamo sempre nascosti, liberarli tutti, paura, angoscia, dolore, amore.

-E' stato difficile per lei riuscire a ballare esprimendo questi sentimenti? Di solito l'interpretazione è la parte più difficile di una coreografia.

-All'inizio è stato molto difficile, ma credo che dobbiate essere voi a dirmi se ho raggiunto l'obiettivo previsto.

I tre esaminatori avevano annuito ed avevano invitato Marta a prepararsi per iniziare a danzare. Durante le prove le cose tra lei e Giorgio non andavano per il verso giusto, quindi i sentimenti erano perfetti, dolore e disperazione, adesso che le cose tra di loro si erano sistemate, e lei era un po' più tranquilla come poteva esternare quelle sensazioni, assenti?

-Sarà un disastro.

-Perchè?- Gli aveva risposto, gli aveva spiegato cos'è che pensava non andasse, era nel più completo panico, ma la frase di Giorgio prima di iniziare a ballare l'aveva mandata nel panico ancora di più. -A fine tour, andrò in Russia, l'ho deciso questa notte mentre ti guardavo dormire. Non posso perdere questa grande opportunità, mi dispiace.-


§§§§§§§


Aveva stretto le mani a tutti e tre, con un sorriso enorme stampato in viso, le avevano detto che il contratto sarebbe arrivato negli uffici della compagni a Milano entro e non oltre una settimana, che erano contenti di averla presa nella loro compagnia, era un ottimo elemento ed avrebbe fatto un enorme figura soprattutto accanto al nuovo ballerino.

-Io ancora non posso crederci.- Si era buttata sul divanetto di una delle tante sale del teatro molto più rilassata.-Adesso posso dedicarmi a questa cavolo di tesi, e poi si parte.

-Sono contento per te.

-Grazie.

L'aria era ritornata un po' fredda tra loro due, ma Marta non poteva fare una colpa a Giorgio per la sua decisione, lei non sapeva la verità, lei non sapeva tutto quello che si celava dietro quella ardua scelta.


-Non capisco perchè non avete detto nulla a Marta del provino fino ad oggi.

-Perchè se glielo avessimo detto prima sarebbe andata in panico. Sai per dove è il contratto?- Giorgio aveva negato con la testa ad entrambi i coreografi,era arrabbiato con loro ed era andato a chiedere spiegazioni.-Per la Russia. E' per la tua stessa compagnia, li abbiamo chiamati e gli abbiamo detto quanto siete straordinari insieme, ci hanno detto che in effetti stanno cercando una nuova prima ballerina, e ta dan, ecco l'audizione per Marta. Pensi ancora che dovremmo dirle la verità?

-No. Assolutamente no!

-E faresti bene anche tu, a non dirle nulla, a comunicarle la tua decisione di partire, esattamente prima di ballare, così sarà così tanto arrabbiata, triste, da ballare ancora meglio.

-Mi odierà.

-Partirete insieme.

Aveva deciso di non dirle nulla della sua decisione di partire, nulla della Russia, fino a quando anche lei non avrebbe avuto il suo contratto. Ma, le cose tra di loro erano tornate perfette, si erano sistemate, e quando si era sentito dire quelle cose da lei, era entrato in panico, e quella frase era uscita dalla sua bocca quasi senza volerlo.




Si erano ritrovati tutti insieme in un pub a festeggiare il nuovo contratto -ancora da vedere e firmare- di Marta. Era la sera di pausa dallo spettacolo quindi potevano permettersi qualsiasi tipo di alcolico e di festeggiamento.

-A Marta, che finalmente possa realizzare il suo sogno.

-Grazie ragazzi, siete fantastici, vi voglio bene e mi mancherete tutti.

-Posso parlarti un attimo?- Giorgio glielo aveva chiesto dopo un paio di ore, e dopo un paio di drink. Erano entrambi un po' ubriachi, ma Marta aveva accettato ugualmente di parlare, dovevano chiarire quella specie di lite che non c'era stata dopo quella frase di Giorgio. -Se ti ho detto quelle cose era per farti arrabbiare e farti ballare meglio, mi hanno consigliato di dirtelo. E' vero che parto per la Russia, ma credimi, è la migliore scelta che ho fatto in vita mia.

-Io sono contenta se tu parti, non voglio privarti di un futuro, come di dice, bello ecco! Mi ha fatto male perchè me lo hai detto un secondo prima di ballare.

-Mi dispiace,ma era questo il punto, farti ballare benissimo, esattamente come hai fatto e farti avere quel contratto.

-Tu sai per dov'è vero?

-Lo vuoi sapere o aspetti?

-Dimmelo.

-E' per la Russia.

E mentre gli raccontava tutta la storia, leggeva nel viso di Marta le espressioni di stupore, meraviglia e felicità, perchè realizzava che non solo avrebbe ballato in una delle più importanti compagnie di danza del mondo, ma sarebbe stata accanto al suo Giorgio. Gli era saltata al collo, abbracciandolo, baciandolo e ovviamente perdonandolo. In realtà non era arrabbiata con lui, l'aveva perdonato fin da subito, ma voleva fargliela pagare un po', fingendosi offesa.

Tornati in albergo, non si erano divisi come erano soliti fare negli ultimi giorni, anzi erano andati in camera di Marta per festeggiare ancora ed al meglio. Avevano fatto l'amore per tutta la notte, consapevoli e felici che finalmente non si sarebbero più divisi, che sarebbero stati insieme per anni, professionalmente, fisicamente e sentimentalmente.
Erano tornati ad essere Marta e Giorgio, e lei si sentiva una stupida se per un attimo, se per qualche mese aveva pensato di poter stare lontana da lui, perchè era la sua perfetta metà, il suo ossigeno come aveva già detto una volta, e senza di lui sarebbe stata vuota, incompleta.
Marta e Giorgio, Giorgio e Marta, erano due nomi, due persone, due corpi, ma rappresentavano ormai un anima ed un cuore, lo avevano capito forse in quel momento, ma infondo lo sapevano dal primo momento in cui i loro sguardi si erano incrociati.

L'ultimo capitolo! *___________* (anche se manca l'epilogo!)

Ok, Alessia non essere triste, perdirindina se lo sono, ecco perchè ritardavo nel postare, volevo rimandare questo momento. Beh che dire. Come avete visto qui, Marta ha superato il provino, ed ha scoperto, parlando e chiarendo con Giorgio, che anche lei andrà in Russia, quindi potranno stare insieme, potranno ballare insieme. Le cose tra di loro finalmente si sono sistemate definitivamente, si amano, lo hanno capito anzi, se lo sono ficcati in quella testa dura che si ritrovano. Adesso basta parlare. Grazie per aver letto ;)
Ci rileggiamo la prossima volta con l'epilogo e poi sarà davvero la fine! Baci.

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Aspettando l’alba (Storia conclusa su Bella/Edward. Diversa dai libri della Mayer. Potrebbe esserci un ipotetico continuo.)

Stranger with my face (Storia in corso, originale. Thriller rating rosso. Due gemelle nate a Londra sono state separate alla nascita. Una è andata a vivere con la madre in America (la madre però poi è morta quando la bambina aveva 5 anni) e un’altra è rimasta a Londra con il padre. Nessuna delle due sa dell’esistenza dell’altra, fino a quando, per compiere una missione pericolosa e sbagliata, la gemella "cattiva" prenderà il posto dell’altra, rapendola e facendola prigioniera con l'aiuto del fidanzato e di una equipe di scienziati. )


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Capitolo 24
*** Epilogo -Спасибо- ***


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Epilogo. -Спасибо*-


Mosca era tremendamente fredda e grande, ma ormai si erano abituati, sia al clima che alla lingua completamente diversa dalla loro, inutile dire che appena arrivati si erano sentiti fuori luogo ed assolutamente spaesati, ma con il passare del tempo avevano imparato i modi di fare russi, e soprattutto aveva imparato a parlare, cosa molto fondamentale.

-Sei emozionata?

-Non sai quanto. E' sempre una strana sensazione comprare un body e delle scarpette.

-Vorrei esserci anch'io, ma mi aspettano. Ci vediamo dopo?

Aveva annuito e dopo essersi baciati Giorgio era uscito dal loro appartamento, per dirigersi in accademia dove ormai, non solo ballava, ma addirittura insegnava moderno ai bambini dagli 8 ai 12 anni.

-Sono pronta.

La piccola Aida, era sbucata in cucina, quasi urlando, con indosso il suo cappottino blu semi aperto, i capelli pettinati alla meno peggio, ed un sorriso smagliante. Era emozionata e felice perchè a breve sarebbe andata a comprare il suo primo tutù con la madre.

-Ma come sei conciata. Vieni qui e fatti sistemare.

Marta sorrise nel vederla in quel modo. Nei modi di fare le ricordava Giorgio, era la sua esatta fotocopia. Gli occhi grandi e castani, esattamente come i suoi, i capelli sulle spalle di un colore non definito, un misto tra il rosso della madre e il nero del padre, insomma, sembrava solo la figlia di Giorgio, anche se, a detta di lui, Aida era uguale alla madre, stesso carattere, stesso viso allungato, stesse espressioni dolci, stesse mani piccole, stessi piedi perfetti per danzare, e soprattutto stessa passione per la danza classica. Ecco perchè nonostante i suoi 5 anni, Aida aveva costretto i suoi genitori ad iscriverla ad un corso di danza, a comprarle tutù e scarpette. Voleva ballare, voleva diventare brava e famosa come i suoi genitori.


-Papà hai visto quanto sono bella?

-Sei bellissima amore.

-Adesso devo solo diventare brava come la mamma.

-Scusami e io?

-Papà, ma lo sai benissimo che la base di tutto è la danza classica.

Aida lo aveva detto con una tale naturalezza da fare ridere a crepapelle Marta, soprattutto per la faccia che aveva fatto Giorgio, assolutamente sconvolta.

Mentre rideva guardava sua figlia e suo marito. Marito. Le cose in quegli anni era notevolmente cambiate, ovviamente in meglio.


Camminava su e giù per il bagno con il test di gravidanza in mano. Una negativo, due positivo. O forse era il contrario? In ogni caso avrebbe controllato non appena le lineette fossero apparse. Era tremendamente in ansia. Quei minuti sembravano non trascorrere più e quando sentì il rumore che l'avvertiva che il tempo era scaduto, che poteva controllare, si sentì svenire. Era positivo. Lesse le istruzioni in tutte le lingue che conosceva per esserne sicura. Un figlio era un impegno bello serio. Un anno senza ballare era stato il suo primo pensiero. Marta non era una persona egoista, ma se si trovava in Russia c'era un motivo, e adesso quel test di gravidanza positivo le sembrava un biglietto di sola andata per l'Italia.
Cercò di calmarsi bevendo un bel po' di tazze di camomilla, provò anche ad appisolarsi sul divano, fino al rientro di Giorgio. Non aveva aspettato a dirglielo. Non aveva neanche organizzato una cena o qualcosa di speciale come erano solite fare le coppiette innamorate e sdolcinate. Gli aveva semplicemente detto “Sono incinta, ma andrò a fare delle analisi domani per esserne certa” E lui si era semplicemente seduto su di una sedia per evitare di svenire.


-Mamma, quando andremo a trovare i nonni?

-Quest'estate tesoro, lo sai che noi lavoriamo, quindi dobbiamo aspettare..

-Aspettare i giorni che non lavorate. Lo so. Che noia. L'estate è ancora lontana, e io voglio andare al mare dalla nonna Matilde.

-Smettila Aida.

-Scusa papà.

-A che pensavi poco fa?

Erano in auto, verso casa, Giorgio aveva stretto la mano sinistra di Marta, alzandogliela e baciandole la fede, esattamente come nel giorno del loro matrimonio. Lei sorridendo, gli aveva risposto. Quel giorno era particolarmente pensierosa, gli aveva detto che si era ritrovata a ricordare il giorno in cui, 5 anni prima, aveva scoperto la presenza di Aida dentro lei, non sapeva bene il motivo, ma sicuramente c'entrava qualcosa quell'aria felice che si era creata con l'acquisto del tutù. Giorgio le sorrise a sua volta, era ancora più bello della prima volta che l'aveva visto, se era possibile, la maturità e gli anni in più gli donavano. Quei pochissimi capelli bianchi sparsi nella folta chioma nera, le rughe appena accennate vicino agli occhi quando sorrideva. Era perfetto, ed era suo.


Sarà un matrimonio perfetto. Il mio.

-Puoi rilassarti per favore? Mi trasmetti ansia!

-Ale, tu non capisci. Oggi mi sposo, non so se te ne rendi conto.

-Eccomi qua!!!!

Valeria era entrata in camera di Marta, dove le due amiche stavano parlando e aspettando l'arrivo dell'estetista, con in mano una bottiglia di vodka alla pesca e tre bicchieri. Li aveva riempiti e distribuiti alle amiche, e dopo aver brindato all'amore, all'amicizia, e al sesso sfrenato della prima notte di nozze, li avevano bevuti tutti d'un fiato, e per dire la verità, ne avevano bevuti più di uno, per scacciare l'ansia.
Era arrivata l'estetista che aveva truccato la sposa, rimproverandola per la tremenda puzza di alcol che le usciva dalla bocca. Marta aveva rimediato leggermente lavandosi i denti per circa 4 volte ed infilandosi in bocca 4 chewing-gum. Suo padre non se n'era accorto, o forse aveva fatto finta di nulla.

La condusse all'altare stringendola il più possibile perchè aveva paura che la figlia potesse cadere. Ma per fortuna tutto andò liscio come l'olio.
Marta non era ubriaca, era solo leggermente brilla.

Aveva ripetuto le parole del prete in modo impeccabile, ed aveva letto dalla Bibbia, addirittura meglio del suo futuro marito, solo nel momento in cui dovette infilare al dito di Giorgio la fede, ebbe un attimo di defaillance, che la portò a ridere, seguita ovviamente da Giorgio stesso, che la guardava stupito perchè aveva capito cosa c'era sotto la sua tranquillità, ma ancora più innamorato.

-Per fortuna non dovremo spiegare a nostra figlia il motivo per cui lei non è presente al nostro matrimonio.

-Dovremo dirle il perchè c'è.

-I bambini sono così insopportabili a volte.

-Sei ubriaca.

-Si, di te.

Aida aveva meno di un anno. Avevano aspettato un po' per sposarsi, il tempo di farla crescere, il tempo di sistemarsi economicamente, ed il tempo di far organizzare tutto ai loro genitori.


Aida si era addormentata, abbracciando l'acquisto del pomeriggio, e con tutti i peluche dall'altro lato. Marta prima di spegnere la luce, le aveva dato un bacio sulla fronte, e poi aveva raggiunto Giorgio in camera da letto. Dalla borsa aveva preso un foglio ed un sacchettino.
Suo marito, il suo perfetto marito, era sdraiato, intento a guardare la tv, precisamente a cercare un canale italiano. Lei gli si era seduta di fronte, incrociando le gambe. Gli aveva passato il foglio con due nomi. Uno femminile, Elena ed uno maschile Dmitriy.
Giorgio guardava il foglio confuso, ed a quel punto, Marta gli diede anche il sacchetto.

-Cos'è? Perchè tutto questo mistero.

-Apri e basta.

Non appena vide il contenuto, ringraziò il cielo per essere già seduto, o meglio disteso. Un paio di scarpette da neonato verdi.

-Sei.. incinta?

-No. Me le hanno regalate al..

Non l'aveva fatta finire, l'aveva tirata a sé, e baciata con passione, l'aveva spogliata, ed avevano fatto l'amore. Ovviamente per festeggiare il lieto evento.

-Ti amo.

Le aveva sussurrato all'orecchio sistemandole i capelli rossi, e spostandoglieli dalla fronte sudata.

-Non quanto ti amo io- Ed avevano sorriso entrambi, baciandosi dolcemente e lievemente sulle labbra. -Grazie, per esserci sempre stato. Grazie per tutto quello che fai me per e per Aida ogni giorno. Grazie per essere così come sei. Grazie per essere mio.-

Con le lacrime agli occhi l'aveva baciata nuovamente, e nuovamente erano pronti per fare l'amore quella notte.


Fine.



Piango per l'emozione!
Ero davvero super mega affezionata a questa storia e aver scritto la parola fine mi ha fatto emozionare!
*Per prima cosa, vorrei spiegarvi il titolo. Io studio il russo, è quella è una parola russa, si legge SPASIBA, e significa “grazie”.

Infine, vi ringrazio tutte. Chi ha aggiunto questa storia tra le preferite, chi tra le seguite e chi tra le ricordate. GRAZIE DAVVERO. Chi ha sempre commentato, e chi l'ha fatto saltuariamente, l'importante era sapere che c'eravate comunque, e leggere le vostre parole era sempre un piacere per me, non immaginate quanto.
Non so cos'altro dire.
I nomi utilizzati alla fine, ovvero, Aida, Elena e Dmitriy sono nomi russi. Li ho trascritti in italiano per evitare casini.
I personaggi usati in questa storia erano frutto della mia immaginazione.

Grazie ancora per aver letto.
Alla prossima.


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