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Autore: thecarnival    27/02/2011    4 recensioni
DAL TESTO: Odio scegliere, ma, la vita è fatta di scelte, e per quanto non ci piaccia farlo, o per quanto noi possiamo rimandare, prima o poi quella scelta si presenterà davanti ai nostri occhi e scegliere, sarà inevitabile.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PAST & PRESENT
 

La vita è fatta di scelte, si o no, dentro o fuori, su o giù.
 E poi ci sono le scelte che contano davvero; amare o odiare,
essere un eroe o un vigliacco, combattere o arrendersi, vivere o morire.
Vivere o morire, la scelta più importante e,
non sempre quella scelta è nelle nostre mani.
Grey’s Anatomy
.

 
“Questo l’ho preso.. mh.. questo di certo non mi serve.. Questo si..”  Ancora una volta devo partire per lavoro, se avessi saputo che fare l’interprete sarebbe stato così, beh, impegnativo avrei scelto di fare la traduttrice, almeno sarei stata comodamente in casa. Mentre infilo le ultime cose in valigia, cerco di non fare rumore, lui dorme, e non voglio assolutamente svegliarlo. Apro il cassetto dell’intimo, dovrò portare con me un bel po’ di mutandine, dato che starò via per 15 giorni, 15 giorni senza vederlo. Sospiro, ed inizio a piegarle e a posarle nella valigia, un completino intimo molto sexy attira la mia attenzione, sospiro.
“Non penso che questo ti servirà” Sorrido e mi volto per guardarlo. Ma quanto è bello?  Mi sporgo verso di lui e lo bacio, mi mancherà tremendamente. Mi mancherà svegliarmi ogni mattina tra le sua braccia, addormentarmi mentre mi accarezza i capelli.
“Amore, perché quel broncio?” Mi accoccolo meglio tra le sue braccia, baciandogli il petto.
“Perché sono triste. Non voglio partire, 15 giorni sono troppi.” Mi stringe forte e mi bacia i capelli, inspiro il suo profumo. E’ strano ma sono convinta che ognuno di noi abbia un proprio profumo, mia madre, per esempio, profuma di mamma, di MIA mamma, lui è il mio amore, profuma di non so spiegare cosa, ma è inconfondibile, è un odore che nessun altro ha, che non si copre neanche con la migliore fragranza.
 
“A che ora è esattamente il volo?”  Mi chiede mentre toglie i borsoni dal cofano, il mio umore è pessimo. Vorrei restare con lui, non vorrei essere fraintesa, amo tantissimo il mio lavoro, ma ultimamente il mio datore di lavoro non mi aveva più mandato fuori città, soprattutto per così tanto tempo.  Poteva venire con me, ma anche lui deve lavorare, quindi, 15 giorni lontani.
“Grace, sei ancora qui con me?” Rido.
“Certo che sono ancora qua con te, stavo solo pensando a quanto mi mancherai. Comunque, tra un’ora”. Lo vedo sospirare ed insieme ci avviamo verso il check-in, e poi ad i controlli. Lo saluto per bene cercando di trattenere le lacrime.
“Chris, fai il bravo. Cerca di mantenere casa pulita, e..” Poggia le sue grandi mani sulle mie spalle, facendomi calmare, respirare e rilassare.
“Lo so, amore, lo so. Stai tranquilla.” La voce metallica annuncia che sta per chiudere l’imbarco del mio aereo, lo abbraccio, cavolo che brutta sensazione, un immenso vuoto. 
“Ti amo.” Mi bacia sulle labbra.
 “Ti amo anche io Grace.” Ok, piango. Cavolo, mi ero ripromessa di non farlo. Mi stacco da lui a malincuore, velocemente passo i controlli e mi squilla il telefono.
“Ho dimenticato a dirti una cosa.” Con un cenno del capo saluto l’hostess, mostrandole il mio biglietto.. “Cosa?” Prendo posto.
 “Eri bellissima questa mattina, eri bellissima poco fa, sei sempre bellissima e ti amo da morire. Ti penserò ogni istante, ogni minuto, non posso fare più a meno di te e quando tornerai devo dirti una cosa molto importante.” Una lacrima scende dai miei occhi, so già che mi mancherà come l’aria stessa.
 
Paris.. la città dell’amore. Qual è il colmo per una donna innamorata? Andare per la prima volta a Parigi, senza l’uomo che ama!  Perché con il mio lavoro è sempre così, nuove città, bellissime città, andarci per la prima volta ma sempre da sola.  Arrivo in albergo giusto in tempo per un bagno caldo, ho sempre odiato il fuso orario, sono partita di pomeriggio, e sono arrivata all’ora di pranzo, tra un attimo devo andare a lavoro. Asciugo i capelli lasciandoli naturali ma poi decido di attaccarli, non voglio andare alla conferenza conciata come una pazza, mi guardo allo specchio. Può anche andare. Cappotto, borsa e di corsa mi appresto ad andare a lavoro.
 
Sono già tutti seduti alle loro postazioni, Italia, Svezia, Svizzera, Parigi, ovviamente il mio è vuoto, America, mi siedo, tra Canada e Italia. Saluto cordialmente i miei colleghi ed indosso le cuffie. Non mi arriva nessun suono, forse non funziona l’audio, faccio un cenno al tecnico, ma mi risponde che ancora il rappresentante americano non è arrivato. Sospiro ed aspetto, intanto invio un messaggio.
 “Amore sono a lavoro, aspetto di iniziare, mi faccio sentire quando finisco. Buona giornata.
Io ti stavo pensando. Com’è Parigi?”
“Parigi, è Parigi. Vorrei che tu fossi qui..”
“Scusate il ritardo!” Una voce attira la mia attenzione, che strano, per un attimo mi è sembrato di conoscerla, traduco il suo messaggio mentre poso il cellulare nella borsa, ed alzo lo sguardo, vedendo nel viso, finalmente, l’interlocutore. CAZZO. 
“Penso che oggi, essere tutti qui, Italia, America, insomma, tutte noi Nazioni, sia un evento importantissimo perché..” Non riesco a tradurre. Sento dei bisbigli in sala, segno che tutti non capiscono e si aspettano una traduzione, una MIA traduzione simultanea, che non arriva, perché non ce la faccio. Ho una crisi di panico. Chiedo al tecnico di fare cenno di interrompere, di dire che il microfono non funziona, insomma, di inventare una scusa.
 “Je dois obtenir un moment… Excusez-moi” “Respira..respira.” Cammino avanti ed indietro, come una pazza isterica, sul balconcino, cercando di rilassarmi. Ho bloccato una conferenza importantissima.  “Madame..” Lo guardo scocciata..
“Oui, oui!” Mi risiedo al mio posto, e riprendo il mio lavoro, gli faccio cenno di aspettare un attimo per tradurre quello che aveva detto prima, nel suo volto leggo stupore. Smette di parlare, ci guardiamo a distanza per qualche istante poi distoglie lo sguardo e ricomincia a parlare ed io a tradurre.
 
Di chi era la poesia quella che poi finiva “ed è subito sera” ? E com’è che diceva? Ognuno… Cavolo! AH SI.. Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera. Ma non ricordo proprio il poeta, l’ho studiato all’università, letteratura italiana. Ho odiato quella materia, davvero tanto.  Ma perché mi è venuta in mente questa poesia? Oh ecco. Perché è già sera. Sono stata tutto il pomeriggio seduta su una stupida sera, a parlare con un microfono, a ripetere come un pappagallo quello che lui.. LUI.. Che diavolo ci fa lui qui? Non devo assolutamente incontrarlo.  Indosso la giacca e prendo velocemente la borsa, saluto tutti con un cenno, non voglio perdere altro tempo. Mi dirigo verso l’uscita, via libera.  Sto per aprire quella grande porta di vetro che da sulla strada, quando qualcuno esce dall’ascensore parlando a telefono. Mi volto incuriosita ed il mondo si è fermato.  Lui davanti a me, serio, a fissarmi, sospiro evidentemente nervosa aprendo la porta.
“Grace, aspetta.” Oddio… ma che vuole.
“Sono di fretta.” Mi prende per il polso facendomi bloccare verso lui, i miei occhi dritti nei suoi. Dio, da quanto non li vedevo? Da quanto non mi specchiavo in questo modo? Da quanto non vedevo il mio riflesso nei suoi stratosferici occhi?
“Alex, devo andare.. per favore” Cerco di liberarmi dalla sua stretta, ma niente, infondo come posso sperare che lui mi lasci andare, non ci vediamo da 5 anni, e il nostro ultimo incontro, il nostro ultimo saluto non è stato certo dei migliori.
“Grace, per favore lo dico io, voglio parlare con te.”
“Io non voglio parlare con te. Non voglio vederti. NON VOGLIO CHE TU MI TOCCHI.” Mi lascia andare, mi volto e salgo sul primo taxi, mentre lui è ancora lì fermo, immobile.  Mi mordo il labbro freneticamente e do l’indirizzo del mio hotel mentre chiamo Chris, evitando di raccontargli il mio recente incontro. Non voglio che si preoccupi inutilmente.
 
“Cosa vuoi fare oggi pomeriggio?” Mi chiede mentre ci rivestiamo dopo una delle nostre docce insieme. Ormai non facciamo altro che fare l’amore in questi giorni di vacanza. Io finalmente sono in ferie, meritatissime ferie, e lui, con il suo lavoro, non ha bisogno di lavorare ogni giorno.
“Non nascondo che vorrei stare chiusa in casa con te, ma meglio uscire, sai, vedere gente, prendere un po’ d’aria” Ride e mi bacia con passione. Con lui è tutta una passione continua. Lo amo come non ho mai amato nessuno in vita mia. Ho avuto altri ragazzi, ma lui è, Dio, come posso descriverlo? Lui è perfetto. Non è solo bello fisicamente, è bello pure caratterialmente, è dolce, romantico, simpatico, intelligente, è l’uomo ideale, e poi è passionale, e per noi donne è molto importante.
Usciamo da casa mano nella mano per andare a cena al nostro ristorante preferito.
“Cosa avete per dessert?” Chiedo al cameriere dopo aver già consumato un buonissimo piatto di lasagne. “Torta setteveli” Passo la lingua sulle labbra al sol pensiero di poter gustare quella delizia.
“Ok, va benissimo”. Alex mi sorride e ne ordina anche lui una porzione.
“Quando finiscono le tue ferie?” “Dopo domani. Ma non è un problema, tu sarai sempre con me” Mi sorride e per poco non mi sciolgo. Torna il cameriere con le nostre torte, con la forchettina rubo un po’ della sua torta, mi guarda assottigliando lo sguardo.
“La tua è più buona” Esclamo.
“Per quale principio fisico?” Mi chiede curioso.
“Semplice..” Rispondo mentre mastico, “perché è la tua..”  Sorride e con le labbra sporche di cioccolato mi bacia, lo squillo del suo cellulare però ci interrompe. Risponde e dopo qualche minuto di conversazione nel suo viso scorgo qualche segno di preoccupazione, chiude la chiamata.
“Chi era?” Nessuna risposta. “Alex.. chi era?” Come prima, non mi risponde. Paga il conto, e in silenzio saliamo in auto, non torniamo subito a casa, andiamo invece in un hotel in centro.
“Perché siamo qui?” Mi guarda negli occhi.
“Ok, non volevo che lo venissi a sapere adesso, e in questo modo, ma prima o poi dovevo dirtelo…” Sono sicura di essere sbiancata in questo momento.
“Qualche giorno fa mi ha telefonato Susan..” Oh, Susan, la sua ex, la sua più importante ex!
“Che voleva?” Sospira chiudendo un attimo, interminabile , gli occhi.
“Mi ha detto che ha una bambina.” Mi mordo il labbro e comincio a torturarmi le mani..
“E quindi?”  No, ti prego non dirmelo..
 “E’ anche mia figlia.”
L’ha detto. Non ho voluto neanche pensarlo, perché non volevo che il mio pensiero diventasse realtà.. CAZZO! Porto la testa all’indietro e mi volto verso il finestrino, osservando l’hotel.
“Susan e Nina sono dentro”  Mi volto di scatto fissandolo negli occhi.
“Hai una figlia, e me lo dici adesso, me lo dici SOLO adesso.. Sai anche il suo nome, e lei è là dentro, perché io sono qui?” Poggia una mano sulla mia gamba, ma mi scosto, per quanto mi sia possibile.
 “Io non sapevo che Susan fosse in città, non sapevo che avrei dovuto incontrarle oggi, e adesso che lo so vorrei che tu fossi con me, ho bisogno di te” Apro lo sportello, scendendo come una furia.
“Io posso capire come tu ti senta, capisco che questa notizia ti abbia sconvolto, perché cazzo, ha sconvolto me! Non è cosa di tutti i giorni sentirsi dire –Ho una figlia- Ma Alex, dovevi dirmelo prima, dovevi dirmelo quando ti ha telefonato Susan. Vi siete sentiti e tu non me lo hai detto, non so cos’è che mi fa più rabbia..”
“Puoi per favore calmarti?” Mi chiede avvicinandosi, poi continua, “questo non cambierà niente tra me e te..ti amo, e anche se adesso ho una figlia, ci sei sempre tu nella mia vita. Ci siamo noi, il nostro futuro, il nostro matrimonio tra due mesi.. Scusami se non te l’ho detto prima, ma non sapevo come fare..”
Sospiro rifugiandomi nelle sue braccia, l’unico posto dove mi sento al sicuro, è buffo, ma anche dopo aver litigato con lui, un suo abbraccio è quello di cui ho bisogno, perché mi fa sentire amata, mi fa sentire protetta, al sicuro, mi fa sentire “piccola piccola”.
“Scusa se ho reagito così. Andiamo a conoscere la piccola Nina.”

 
Vorrei tanto sapere cos’è questo maledetto suono, terribilmente fastidioso, Dio FATELO SMETTERE! Tolgo la testa da sotto il cuscino e solo in quel momento capisco che è il telefono dell’hotel, rispondo, e la tizia della reception mi dice, in un odioso e perfetto francese, che è la sveglia delle 8.10 come avevo richiesto io. Come avevo richiesto io, appena arrivata, prima di incontrare Alex, prima di non riuscire a dormire, e prima di avere gli incubi per tutta la notte. Mi alzo dal letto sbuffando e ancora con un occhio chiuso ed uno aperto mi infilo in doccia. Tornare a lavoro con questo umore non è una buona cosa, prima di entrare in quell’odiato edificio mi fermo in un bar per prendere un caffè, una bella tazza di liquido nero caldo, fumante, lo annuso in modo che il suo odore riempia i miei polmoni e rilassi ogni singola parte del mio corpo.
“Sono passati cinque anni, ma sei sempre la stessa” Apro un solo occhio per vedere se la voce che ha parlato è davvero la sua. Alex. “Ciao Grace” Gli faccio un cenno con il capo e bevo il mio caffè. Concentrati sul caffè, in questo momento non esiste altro. Caffè e basta. “Questa notte ti ho sognataSputo il caffè che stavo per inghiottire, e tossisco, lo fisso negli occhi. Ma che si è rincretinito? Per fortuna non ho sporcato nulla.
 “Puoi evitare, per favore, di uscirtene con queste.. frasi?”  
“Però mi hai rivolto parola” Dimenticavo i suoi metodi per farmi cadere in, inganno.
“Possiamo parlare?”
“Non ho niente da dirti” Pago il caffè, sorridendo alla cassiera, uscendo così dal bar seguita sempre da Alex “Io però ho molte cosa da dirti. Grace, Cazzo, hai sempre detto che è inutile scappare dai problemi e cosa stai facendo in questo momento?”  Mi blocco, stringendo forte i pugni.
“Non mi interessa se non hai niente da dirmi, mi starai ad ascoltare. Te ne sei andata, senza dirmi una parola, ti ho cercata per un anno intero, e quando finalmente ti avevo trovata, eri tra le braccia di un altro uomo, quello incazzato dovrei essere io, invece eccomi, a cercare di elemosinare una tua cazzo di parola..”
Lui era venuto a cercarmi? Mi aveva visto con chi? Ah.. Christian! Mi volto per guardarlo negli occhi, è arrabbiato, deluso, i suoi occhi emanano fiamme.
“Tu saresti cosa? Tu dovresti essere come? Io. TU! Io non voglio parlare con te, non perché sto scappando dai miei problemi, ma perché tu per me non esisti più, non dopo quello che hai fatto, anzi NON hai fatto.” Tutta la gente che passa ci guarda, ma per fortuna non capisce le nostre urla.
“Ci stanno guardando tutti, ed è tardi, devo andare a lavoro” Sorride ironicamente
“Il tuo lavoro sono io, se non arrivo io.” Vorrei ucciderlo.
“E ALLORA VAI. Basta, perché non mi lasci in pace? Sono stanca, per favore Alex.”  Massaggio le tempie per evitare che il mal di testa mi distrugga
“Non volevo farti venire l’emicrania, scusami. Ma ci tengo a chiarire alcune cose, Grace, guardami” Le sue mani raggiungono le mie guance, i suoi pollici mi accarezzano una piccola parte di pelle sotto gli occhi, mi rilassava molto quando stavamo insieme. Mi abbandono alle sue carezze.
“Io..” Vorrei oppormi, vorrei dirgli nuovamente, di lasciarmi in pace, di lasciarmi libera, perché sono felicemente innamorata di Chris, perché lui ormai è fuori dalla mia vita, che mi ha fatto veramente male. “D’accordo”  Sbuffo ed apro gli occhi per guardarlo. Mi sorride, il suo sorriso che abbaglia, capace di rendere una giornata grigia e triste, incredibilmente splendente e radiosa. Scuoto la testa e lo allontano. “Questo non cambia niente tra di noi.” Annuisce e si allontana.


Mi guardo allo specchio appena uscita dalla doccia, non avrei dovuto accettare, Ok parlare va bene, ma una cena? Cazzo. Una cena. Mi arriva un messaggio al cellulare, odio stare in un altro paese rispetto a Chris, non possiamo telefonarci spesso, e l’unico modo per comunicare sono gli sms,
“Amore che fai? Sono solo passati 5 giorni, e sto impazzendo.”
“Mi sto preparando per andare a cena con dei colleghi. Anche io”
“Tutto ok?”
Oh merda. Come dovrebbe andare? Sto solo andando a cena con il mio ex, l’ex che ho amato in un modo incredibile, che è stata come aria, ossigeno.
Certo, sono solo un po’ stanca, non volevo andare. Mi hanno costretta.”
“Non andare allora. Stai qui con me”
Il cuore sta per impazzire.
Sei qui?”
“No amore, magari. Stai qui, a farmi compagnia.”
Torno a respirare. Oh, sono una stupida, è come se lo stessi tradendo, sono una bugiarda, per quale motivo ho avuto paura che lui fosse qui?
Finisco di prepararmi, inutile dire che mi sono cambiata mille volte, prima ero troppo casual, poi troppo sexy, poi troppo non so.  Alla fine mi infilo delle cose a caso, e non passo neanche allo specchio, per evitare altre paranoie. Le 20.15, in perfetto..ritardo. Infilo la giacca e di corsa esco dalla camera dell’hotel. Per fortuna abbiamo deciso, beh, ha deciso ed io ho accettato senza nessun problema, come una stupida, di cenare nel ristorante vicino all’hotel, posso arrivare in 5 minuti anche a piedi. Quando arrivo lui è già lì, seduto al tavolo, che sorseggia un bicchiere di qualcosa, sicuramente scotch.
“Salve,ho un appuntamento con quel signore lì” Indico Alex al cameriere e mi accompagna da lui molto gentilmente. Lo ringrazio.
“Le porto qualcosa, madame?” Annuisco.
“La stessa cosa che ha il signore, grazie.” Tolgo la giacca poggiandolo nello schienale, e mi volto, lo trovo con i gomiti sul tavolo, il viso poggiato sulle mani, i suoi occhi fissi su di me. Oddio, non guardarmi così.
“Non sai neanche cos’è.” Alzo un sopracciglio.
“Scotch liscio, invecchiato da non troppo però, altrimenti perde il suo sapore” Schiocca la lingua, mi sorride e torna a bere il suo drink, nello stesso momento in cui arriva il cameriere con il mio.
“Parla.” Scuote la testa leggermente.
“Vorrei prima mangiare” Dice mentre scorre con gli occhi il menù.
“Dio, Alex ti prego, non farmi innervosire, non farmi pentire di aver accettato.”
“Oh Grace te ne sei pentita l’instante dopo in cui mi hai detto  -Vada per la cena-” Alza lo sguardo, e poi torna a guardare il menù. Sbuffo ed ordiniamo.
“Una porzione di lasagne e per secondo.. questo arrosto misto di carni, Grace tu?” Mugugno, poi guardo il cameriere e con tranquillità ordino il piatto del giorno. Il solo fatto che lui abbia ordinato la porzione di lasagne mi da suoi nervi, poi dopo che vuole fare? Ordinare la torta setteveli? Mangiamo in silenzio, e questo mi fa innervosire.
“Ok, basta, mi sembra una cosa ridicola” Sbotto a metà del mio piatto. “Mi hai invitata a cena per parlare, sono qui, bene, parliamo” Mi trattengo dal non urlare.
“D’accordo, perché sei andata via quella notte? Perché te ne sei andata senza dirmi niente? Non hai minimamente pensato alle conseguenze? Ci saremmo dovuti sposare il mese dopo. Dicevi di amarmi, ma come puoi fare, cioè, come puoi dire di amare una persona e poi farle un male del genere?”
Credo che mi abbia appena pugnalato il cuore.
“Tu.. mi hai esclusa. Mi hai messa da parte, pensavi ogni giorno, giorno e notte a tua figlia, e non te ne faccio una colpa, perché ok, tua figlia era fantastica, ma c’ero anche io, c’eravamo noi, il nostro matrimonio, l’avevi detto anche tu. E tu mi hai abbandonata.”
“Io non ti ho abbandonata..”
“I signori vogliono qualcosa per il dessert?” Rifiuto con un cenno del capo, mentre Alex chiede cos’hanno. “Torta al limone, un variegato al miele,  tiramisù, e poi c’è la specialità del giorno” Senza chiedere altro alla fine prendere la specialità del giorno. Spero per lui che sia qualcosa con crema di banane e pistacchio, che lui odia tremendamente.
“Io non ti ho abbandonata. Grace ma cosa stai dicendo? Io ti amo, beh ti amavo in un modo che non puoi neanche immaginare..”
“SI CHE LO IMMAGINO INVECE.” Sbotto incavolata “Sei tu che non immagini quanto ti amassi io, io avrei fatto qualsiasi cosa per te, tu non sai come mi sono sentita io, non te ne sei reso conto, e questa discussione mi sembra inutile. Io ho tutte le mie ragioni per essermene andata, e se tu non le capisci non abbiamo altro da dirci.” Mi alzo dal tavolo nello stesso momento in cui arriva il cameriere con il dessert, che mi spiaccica sulla maglietta, tutto cioccolato. “Maledetta setteveli” Il cameriere si scusa, cerco di non mandarlo al diavolo ed esco dal ristorante.
“Grace aspetta .”
“Oddio Alex, ma perché non capisci quello che dico?”
“Sei tu che non capisci. Volevo sapere solamente il perché, non voglio nient’altro, perché sei così agitata?”
“Perché sei tu. Tu mi agiti, mi innervosisci, con i tuoi modi di fare. Ho 30 anni, e  mi fai tornare una ragazza di 20 anni, a quando ci siamo conosciuti. Smettila di guardarmi così, smettila di sorridermi, smettila di fare quello che facevamo quando stavamo insieme. Noi non stiamo insieme.”
“Lo so che non stiamo insieme Grace, calmati.” Si avvicina e mi abbraccia, sarà per il troppo stress, per i ricordi, per tutto quello che è successo in questi giorni, scoppio in lacrime, e mi stringo a lui, in maniera ossessiva e possessiva. Mentre i singhiozzi cominciavano a sentirli anche a km e km di distanza, lui mi abbracciava e lisciava la schiena, baciandomi i capelli. Il suo profumo, more, muschio, rose, non saprei ben descriverlo, è quel profumo che si sente di prima mattina d’estate quando apri la finestra e l’odore di mare, sole, e freschezza ti investe.
 
Un giorno è passato dalla nostra cena, da quando mi sono fatta abbracciare in quel modo che solo lui sa fare, e mi sento stra maledettamente in colpa, mi sembra di aver tradito Chris.  Abbiamo un po’ parlato, abbiamo deciso di ricominciare come “amici” di riprovarci, perché non ha senso chiudere i rapporti con una persona che si ha amato per tanti anni, con una persona che conosce tutto di te, ed ha ragione, sono stata malissimo 5 anni fa quando sono andata via, ricordo quel giorno come se fosse ieri.
 
E’ passato un mese da quando Alex ha scoperto di avere una figlia, Nina, di 1 anno, è bellissima, ero con lui quando l’ha vista per la prima volta, era emozionato, i suoi occhi erano lucidissimi, mi ha stritolato la mano per l’ansia, ed ero contenta per lui, felice di essere presente in quel momento importante della sua vita, ma adesso, adesso è tutto diverso. Alex è assente, si è preso una pausa indeterminata dal lavoro, sta sempre con la bambina e con Susan, quando gli parlo dei preparativi del matrimonio la sua risposta è “Pensaci tu, sei brava in questo” Io non sono brava, io non ho mai organizzato un matrimonio. L’ennesimo litigio della settimana, e sono davvero stanca di litigare.
“Alex, è il nostro matrimonio, non il mio, come posso organizzare tutto da sola?”
“Scusami davvero puzzola, ma sono davvero impegnato in questi giorni” Puzzola. E’ il mio soprannome, non mi chiama così da, beh, ho perso il conto.
“Sei davvero impegnato con tua figlia, da non aver un minuto libero per me?” Mi guarda furioso.
“Sei gelosa di una bambina?”  Vorrei picchiarlo a sangue.
“Non sono gelosa, sono sola tremendamente incazzata.” Si mette il cappotto.
“CAZZO ALEX, DEVO ESSERE INCINTA PER AVERE LA TUA ATTENZIONE?” Sbatte la porta che già aveva aperto e si volta furioso verso me
 “TU HAI GIA’ LA MIA ATTENZIONE, L’HAI AVUTA PER 5 ANNI, ADESSO CHE HO UNA FIGLIA VORREI PASSARE DEL TEMPO CON LEI, PRIMA CHE SUA MADRE ME LA RIPORTI VIA” Prende le chiavi di casa e va via sbattendo la porta. In lacrime faccio la valigia, non posso stare ancora con lui sapendo che in questo momento non ha tempo per me. Gli scrivo un biglietto prima di uscire definitivamente da quella casa.

 
“Non credo sia una buona idea” Gli dico prima di entrare a casa sua, ma mi guarda rivolgendomi uno dei suoi sorrisi più dolci. 
“Dai puzzola, stai tranquilla”  Gli do una piccola spallata, non dovrebbe chiamarmi così. Entriamo in casa. “Sono tornato!!” Esclama posando le chiavi sul comò e chiudendo la porta, mi fa cenno di accomodarmi, ma mi sento un pesce fuor d’acqua.
“Papààààààààà.. guarda cosa ho.. OH..” Quella bellissima bimba, che presumo sia Nina, si blocca vedendomi.
“Tesoro vieni qui, voglio presentarti una mia amica..” Alex la prende in braccio, sono così belli insieme che mi si stringe il cuore. Perché sono qui? 
“Lei è Grace..” Mi fissa per qualche istante.
 “Tu sei davvero un’amica di mio papà, o sei una delle sue tante amichette che in realtà vogliono farmi da mamma?” Sgrano gli occhi e scoppio a ridere nel vedere l’espressione di Alex, è meglio dirle la verità
“Non sono un’amica di tuo padre.. in realtà io e lui eravamo fidanzati, fino a 5 anni fa. Sai io e te ci siamo già conosciute, quando eri più piccola” Fa una piccola smorfia
“E perché vi siete lasciati?” Sospiro e  Alex la rimette per terra, questa volta è lui a parlare
“Sei troppo piccola per sapere queste cose, allora fammi vedere cosa hai fatto oggi” Tutti e 3 ci spostiamo in cucina, a guardare i disegni di Nina, a scherzare a ridere, fare merenda, prendere in giro Alex, come se fossimo una famiglia felice. Mi era mancato stare con lui in questo modo, passare delle giornate spensierate.
“E’ arrivato il momento di andare a letto.” Nina scappa e si nasconde dietro le mie gambe.
“No papà, ti prego, voglio stare ancora con voi, Grace è simpatica, non è come le altre” Alex riesce a prenderla e di peso la porta in camera sua, mi fa cenno di seguirli
“Lo so che non è come le altre, lei è la mia puzzola.” Mi appoggio allo stipite della porta e sorrido alle sue parole, “Hai visto quanto è bella?” Lei annuisce. “Siete le due donne della mia vita” Nina si avvicina al suo orecchio e gli sussurra qualcosa, Alex le risponde ad alta voce, “Lo so che non è la mia fidanzata, ma vedrai che prima o poi la conquisterò, sono o non sono un principe?” Lei ride
“Si papà, tu sei il principe più principoso del mondo” Rido insieme a loro e dopo aver augurato la buonanotte alla piccola Nina torno in cucina, seguita poco dopo da Alex. Passiamo tutta la notte seduti sul divano a parlare e scherzare insieme come due stupidi adolescenti innamorati.
“Mi manchi Grace.” Mi sussurra prendendomi per mano.
“Alex.. io..” Annaspo, alzandomi dal divano, ma lui è più veloce di me, mi stinge tra le braccia, mi prende il viso tra le mani e mi bacia. Un bacio lieve e dolce, a fior di labbra, ma che risveglia in me mille emozioni che avevo volontariamente sepolto per 5 anni. Si stacca da me, e mi guarda negli occhi, è un attimo, un suo movimento di mani, una sua carezza, una sua parola a far scattare in me la molla. Gli prendo una mano attirandolo a me, e baciandolo, ma questa volta con un po’ più di passione.  Finiamo sul divano, io su di lui, quanto mi erano mancate le sue labbra, le sue mani sul mio corpo, i suoi capelli da torturare. Le sue mani si poggiano sui miei fianchi per sfilarmi la maglietta ma lo blocco, per poi staccarmi da lui. Mi passo una mano tra i capelli con fare disperato. Cosa ho fatto? Mi alzo di scatto dal divano, raccogliendo le mie cose in fretta, mi fa girare di scatto.
“Grace, non fare come sempre, non andartene.. per favore” Cerco di trattenere le lacrime.
 “No, Alex, non rendere tutto più difficile, fammi andare via, ne ho bisogno.” Mi fa alzare il viso obbligandomi a guardarlo negli occhi.
“Dimmi che per te questo non ha avuto nessun significato e ti lascerò in pace, dimmi che dopo quello che abbiamo fatto insieme in questi giorni, dopo la giornata trascorsa oggi, tu, non hai capito che provi ancora qualcosa per me, ed io uscirò per sempre dalla tua vita, ma dimmelo guardandomi negli occhi.” Le lacrime scendono silenziose.
“Ti prego, non farlo..”
 
Casa dolce casa, o inferno dolce inferno? Abbasso la maniglia per entrare in casa, il mio cuore aumenta i battiti, vorrei che la terra si aprisse e mi inghiottisse in questo preciso istante, perché sono una bugiarda traditrice. Chiudo la porta alle mie spalle senza fare troppo rumore, e lo vedo arrivare, più sorridente e felice che mai.
“Amore, sei qui.” Mi prende in braccio e mi bacia dovunque. Lo abbraccio, mi è mancato, perché nonostante il bacio con Alex, lui è Chris, lui è il mio Chris. Cavolo, ma in che guaio mi sono cacciata? Ho detto ad Alex che avrei detto la verità a Christian, che avrei scelto tra i due, ma come faccio a scegliere? “Stai bene?” Annuisco buttandomi sul letto, non ho spiccicato una parola da quando sono arrivata. “Sei stanca vero?” Si sdraia accanto a me, e mi faccio piccola piccola tra le sua braccia, ok, dovrei dirglielo adesso, ma non ho il coraggio.
“So che non è il momento, ma 15 giorni fa ti ho detto che appena tornata dovevo dirti una cosa molto importante” Si alza dal letto, lo guardo interrogativa, e mi posiziono facendo peso sui gomiti, si mette in ginocchio davanti a me, mi siedo composta. “Vuoi sposarmi?” Mi chiede mostrandomi un bellissimo anello tra le sue mani. Deglutisco a vuoto più e più volte. Prima del viaggio di lavoro avrei risposto “si” senza pensarci, ma adesso le cose sono diverse, adesso Alex è rientrato nella mia vita. Odio scegliere, ma, la vita è fatta di scelte, e per quanto non ci piaccia farlo, o per quanto noi possiamo rimandare, prima o poi quella scelta si presenterà davanti ai nostri occhi e scegliere, sarà inevitabile.


 

Ehilà, ciao a tutte! Lo so, ormai non mi sopportate più, però non posso farci nulla se la mia testolina non fa altro che farmi pensare ad altre mille idee. Bando alle ciance, allora piaciuta? E’ una storia,anzi è una one-shot, diversa da quello che scrivo di solito. I personaggi sono diversi, sono, in teoria, più maturi, lavorano, hanno dei figli, devono sposarsi, e si trovano davanti a delle grandi scelte. All’inizio avevo pensato di scriverla come storia, ma, Marta (Betrayed_89 ) mi ha consigliato di pubblicarla come OS, e vedere il suo successo, quindi, la parola a voi, se vi è piaciuta, e se siete curiose di sapere se Grace sceglierà Alex o Chris, fatemi sapere. Intanto vi ringrazio per aver letto. *____* Baci.

P.s. Vi ricordo, e per chi non lo sapesse,  Il mio
profilo su facebook. (Thecarnival epf) E il mio gruppo “Le mie storie ed altro” Aggiuntemi e iscrivetevi se vi va. (Ditemi chi siete quando lo fate, insomma fatevi riconoscere.. =D)
 
   
 
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