The Memory Remains di _Syn (/viewuser.php?uid=35935)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I - II - III ***
Capitolo 2: *** IV - V ***
Capitolo 3: *** VI - VII - VIII ***
Capitolo 4: *** IX - X ***
Capitolo 5: *** XI - XII - XIII ***
Capitolo 6: *** XIV - XV ***
Capitolo 7: *** XVI - XVII - XVIII - XIX ***
Capitolo 1 *** I - II - III ***
Titolo:
The Memory Remains
Personaggi:
Lavanda Brown, Minerva McGranitt, Aberforth Silente, Luna Lovegood, Draco Malfoy, Teddy Lupin, Lee Jordan, Amos Diggory, Harry Potter, Rita Skeeter, Narcissa Malfoy, Rose Weasley, Xenophilius Lovegood, Sibilla Cooman, Severus Piton (ritratto), Petunia Dursley, Pansy Parkinson, Mirtilla Malcontenta, Dudley Dursley
Rating:
Giallo
Genere:
Generale, Introspettivo, Romantico
Avvertimenti:
Drabble, Flashfiction, Het, Missing Moments, Raccolta
Introduzione:
Cosa è successo tra il 1998 e il 2017? Cosa è cambiato e cosa è
rimasto lo stesso?
Note:
La tematica ricorrente della raccolta è il ricordo. Non è trattata
in ogni drabble, ma si può dire che il titolo riassuma abbastanza
bene ciò che voglio raccontare in queste 19 “fotografie”
scattate ai personaggi. Ovviamente, mi sono mantenuta molto sul
canon, senza lasciarmi trasportare dalla mia vena fanon. Insomma, ho
rispettato ciò che l'Epilogo e le successive interviste della
Rowling ci hanno rivelato. Nelle drabble in cui la tematica del
ricordo non è affrontata in maniera “tradizionale” troverete
riferimenti al futuro, e non a ciò che è stato.
A
proposito, la diciassettesima drabble, dedicata a Pansy Parkinson, è
già stata pubblicata nella raccolta “Delicious Dissonance”, che
trovate nel mio profilo, ovviamente. Probabilmente, nel
diciassettesimo capitolo pubblicherò il link alla drabble e la
diciottesima e diciannovesima flashfiction, non sarebbe corretto
pubblicare una seconda volta la stessa fanfiction.
Buona
lettura,
AlexielFay.
P.S.: pubblicherò 2 o 3 flashfiction
alla volta.
The
Memory Remains
II
Classificata al Contest Diciannove Anni dopo - Drabble e Flashfiction
Lavanda
Brown
[One
Year Later]
Chi
non aveva conosciuto Hogwarts in quell'anno di guerra e terrore non
poteva sapere.
Lavanda
scese dalla carrozza che l'aveva condotta direttamente davanti ai
cancelli di Hogwarts ed esitò, le mani a tormentare un ricciolo
castano e gli occhi puntati verso l'entrata. E se avesse sentito
l'odore del sangue? Se avesse sentito la risata sadica e malvagia di
Amycus Carrow e si fosse ritrovata prigioniera di un'ombra
terribilmente somigliante a quella di Alecto?
Un
tremito le scosse le spalle mentre l'urlo dei fratelli Carrow
emergeva nella sua testa (“Crucio! Crucio!”) e le membra
si contrassero come se fossero ancora sotto quella maledizione.
Chi
non aveva conosciuto Hogwarts in quell'anno di guerra e terrore non
poteva sapere che il calore ora rigenerato, una volta, era stato
macchiato di lacrime e sangue.
Ma
chi l'aveva fatto, ricordava anche ciò che Hogwarts era sempre stata
prima di quell'anno: una casa.
Lavanda
respirò profondamente, poi mise un passo dietro l'altro, e le ombre
delle mura si distesero come un tappeto.
Bentornata,
Lavanda.
Minerva
McGranitt
[Two
Years Later]
Hogwarts
aveva resistito tra alti e bassi durante quell'anno di pace
ristabilita. Ora che era quasi terminato, accarezzato dalle mani miti
e calde dell'estate, sembrava uno scenario di quiete e bellezza.
Qua
e là era ancora possibile avere visioni degli eventi drammatici di
due anni prima, ma era come assistere alla fine dell'inverno e
ritrovarsi davanti a un fiore che cerca di sbucare coraggiosamente
dalla neve. C'erano ancora frammenti di ghiaccio che non riuscivano a
sciogliersi per scorrere come acqua pura tra gli interstizi della
pace. Eppure le mura del castello si ergevano fiere, protettrici e
immense, senza cedere terreno alle voci del passato.
Le
giornate iniziavano con gli sbadigli rumorosi di chi non riusciva
ancora ad adattarsi al ritmo della scuola e finivano nella risata
allegra di una studentessa con un biglietto tra le mani – chissà
cosa c'era scritto. Nel mezzo, forse, c'erano le rughe premature sul
volto di chi non riusciva a svegliarsi per via degli incubi e gli
occhi di chi aveva l'impressione di aver smesso di piangere solo il
giorno prima. Invece il tempo era trascorso.
Minerva
McGranitt accese la candela sulla scrivania e prese un biscotto allo
zenzero, cominciando a correggere gli esami scritti di
Trasfigurazione del terzo anno:
quei
piccoli piaceri, però, non sarebbero mai cambiati.
Aberforth
Silente
[Three
Years Later]
Aberforth
Silente si sentiva tremendamente vecchio.
Si
era sentito vecchio tante volte durante la sua lunga vita, ma quella
sensazione sapeva più di “riassestamento”. Era come se, dopo
quei tre anni passati a guardare furtivamente fuori dal suo pub nel
sospetto di beccare alcuni Mangiamorte, le sue ossa e i suoi nervi
avessero semplicemente deciso di mettersi a posto. Così, come quando
nessuno si accorge che quel tavolino nell'angolo del salotto
sembra storto e poi qualcuno gli passa accanto e, toccandolo per
sbaglio, lo rimette a posto.
Anche
lui era stato toccato da qualcosa o qualcuno, di sfuggita, e adesso
poteva sedersi serenamente di fronte al ritratto di Ariana e mettersi
a parlare. Le raccontava che quel Neville Paciock era venuto di nuovo
a trovarlo per parlargli del fatto che avrebbe voluto tornare a
Hogwarts come insegnante e che si era fidanzato – oh, non gli
piaceva parlare di cose sentimentali – e allora Ariana gli
rivolgeva un sorriso dolcissimo, di quelli che gli stringevano sempre
il cuore, e Aberforth poco dopo si addormentava. Gli sarebbe piaciuto
morire così: con le ossa riassestate e il sorriso di Ariana dipinto
nel cuore.
Prossime 2 drabble/flashfiction: Luna Lovegood; Draco Malfoy.
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Capitolo 2 *** IV - V ***
Luna
Lovegood
[Four
Years Later]
Luna
aveva sempre sognato quel viaggio. In giro per il mondo a cercare
Creature Magiche, a scoprire che i Nargilli potevano anche diventare
amichevoli se lasciava cadere nel loro covo un po' di cannella, a
camminare tutto il giorno e intravedere mamma Thestral che spingeva
il cucciolo con il muso verso di lei, che voleva solo chiacchierare
un po'.
Luna
sapeva che l'aria poteva avere un odore meraviglioso quando la
respiravi nell'immensità di una foresta ancora più grande di quella
di Hogwarts, ma non immaginava che avesse un suono così dolce e
bello quando cominciava a cantare melodie lontane e selvagge,
insinuandosi tra i suoi capelli biondi e coperti di verde.
Allora
fermava Rolf e lo invitava ad ascoltare quel concerto, cominciando a
danzare intorno a una cucciolata di Snasi che aveva appena cercato di
rapinarla. E Rolf cominciava a sorridere, poi a ridere, e
infine la prendeva tra le braccia e si chiedeva se sarebbe mai
riuscito a comprendere la magia di quella voce che, in quei momenti
eterni, faceva risplendere anche il buio.
Draco
Malfoy
[Five
Years Later]
Erano
passati cinque anni da quando aveva serrato le braccia intorno alla
vita di Harry Potter ed era stato salvato dalla furia di un incendio
indomabile.
Erano
passati cinque anni da quando uno di quelli che per sette anni aveva
vissuto insieme a lui, come amico, guardia del corpo come tanti
l'avevano definito, era stato divorato da quelle fiamme.
Quel
giorno aveva compiuto ventidue anni, ma la vita si portava ancora
dietro l'odore sgradevole di colpe che gli appartenevano solo in
parte e i fantasmi sedevano ancora ai piedi del suo letto. Avevano
gli occhi profondi come pozzi di cui non vedi il fondo ed erano stati
la sua unica compagnia quando tutto sembrava sul punto di precipitare
di nuovo.
“Draco?”
Ma
quel giorno i suoi occhi chiari non si portavano dietro le ombre dei
suoi diciassette anni. Quel giorno aveva solo bisogno della mano
minuta e calda che Astoria gli stava porgendo, pronta a sostenerlo.
La prese, alzandosi in piedi, e la vide sorridere, il volto
incorniciato da una cascata di capelli neri, mentre gli sistemava gli
alamari del mantello.
Cinque
anni non erano tanti, ma potevano assordare il passato con una
semplice carezza.
Note:
prossimi: Teddy Lupin; Lee Jordan; Amos Diggory
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Capitolo 3 *** VI - VII - VIII ***
Teddy
Lupin
[Six
Years Later]
Era
da qualche giorno che il cottage profumava continuamente di
marmellata alle fragole. Andromeda ne trovava tracce appiccicose
persino sui pomelli delle porte e gli asciugamani del bagno erano
sempre macchiati di rosa, come se qualcuno avesse avuto troppa fretta
di lavarsi come si deve e avesse lasciato la prova lì.
“Teddy
Lupin, vieni subito in salotto.” disse imperiosa, sapendo bene che
suo nipote era esattamente nella stanza accanto, in cucina, e stava
riempiendosi le dita di marmellata. Lo sentì saltare giù dalla
sedia e lo vide entrare con un panno bianco con cui si strofinava
energicamente le mani, lasciando le solite macchie rosa. Quel giorno
aveva i capelli blu, i suoi preferiti, e sembrava contento. C'era
solo una traccia marrone sulle punte, che significava solo una cosa:
era preoccupato per quello che sua nonna gli avrebbe detto.
“Ciao,
nonna.” disse, unendo per bene le gambe e poggiando lo straccio sul
tavolino vicino al divano. Poi mise le mani dietro la schiena e
attese il discorsetto, immobile.
“Cosa
ha da dire il mio ingordo nipote sulla marmellata di fragole?”
A
Teddy quella situazione ricordò un po' il processo descritte ne “Le
avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie”, il libro che la
nonna gli aveva regalato e di cui gli leggeva un capitolo ogni sera,
prima che si addormentasse.
“Che...
è molto buona.” rispose lui.
“Così
buona che anche i pomelli delle porte e gli asciugamani del bagno te
ne hanno chiesta un po'?”
I
capelli di Teddy divennero rosa. Come la marmellata.
“Sei
arrabbiata?” squittì poi. Non gli piaceva far arrabbiare la nonna,
che era così bella, brava e buona con lui. La migliore
dell'universo. “Non volevo sporcare, ma... Ma quando vado a casa
dello zio Harry, zia Ginny mi dice che il profumo della marmellata di
fragole fa smettere James di piangere...”
Andromeda
doveva sospettare che dietro la “faccenda della marmellata” si
celasse un motivo del genere. Da quando James era nato, solo pochi
mesi prima, Teddy sembrava essere impazzito. Chiedeva continuamente
se James somigliava a lui quando era così piccolo, se piangeva di
più o di meno, se poteva provare a tenerlo in braccio solo per un
po', giurando che non l'avrebbe mai fatto cadere.
“Facciamo
così, giovanotto.” Teddy tese le orecchie “Tu prendi una bella
spugna e cominci a pulire i pomelli mentre io ti preparo una pozione
che ti farà profumare di fragola.”
Sembrava
un bel compromesso, in effetti. Teddy annuì vigorosamente e corse
subito in cucina, per recuperare un altro panno pulito e una spugna.
Solo ora che sapeva che non avrebbe più dovuto mangiare marmellata
per far sorridere James sentiva che gli stava venendo un mal di
pancia tremendo.
Lee
Jordan
[Seven
Years Later]
Lee
aveva sempre saputo distinguerli.
Non
sbagliava mai nel dire chi era Fred e chi era George, neanche quando
loro tentavano ogni sorta di trucchetto per sviarlo. Lee sapeva che
Fred era un tantino più alto, ma roba di un capello, e che George
aveva il vizio di grattarsi la punta del naso con l'indice.
Riconosceva la lievissima differenza nelle loro voci e non si
ingannava mai quando chiamava “Fred!” e George si voltava al
posto dell'altro. Semplicemente, scuoteva la testa e diceva: “L'altro
Fred!” E poi non c'era tempo per mettere il muso davanti
all'impossibilità di imbrogliarlo in quel gioco, perciò finivano
per ridere tutti e tre. Alla fine neanche ricordavano perché si
trovavano sul tappeto davanti al camino della Sala Comune, morti
dalla risate e con i crampi allo stomaco dalla fame.
Ma
ora che Fred non c'era più, anche dopo sette anni, Lee poteva
giurare di riuscire a intravedere nei lineamenti di George qualcosa
del suo gemello. Non sapeva se fosse nel viso, nella voce, nel modo
in cui sorrideva e poi cercava di offrirgli una Crostatina Canarina.
C'era
qualcosa di estremamente bello e doloroso in George quando,
salutandolo dalla porta, abbassava il viso e sembrava domandarsi
perché. Cosa seguisse quel perché, Lee non gliel'avrebbe mai
chiesto.
Amos
Diggory
[Eight
Years Later]
Più
di dieci anni prima, avrebbe pensato che in un giorno come quello,
pieno di sole e con un vento che ti solletica dietro le orecchie come
per dirti “esci!” sarebbe stato il giorno in cui avrebbe preso
una manciata di Polvere Volante e sarebbe apparso nel camino della
casa di suo figlio. Gli avrebbe chiesto “Che ne dici, Ced? Perché
non passiamo un giornata tra uomini, io, tu e mio nipote?”
Avrebbero
raggiunto una collina abbastanza lontana da villaggi Babbani per
giocare a Quidditch, tre generazioni a confronto, e poi rievocato i
vecchi tempi andati e Amos avrebbe lodato le capacità di suo figlio
per rendere fiero suo nipote. Cedric avrebbe fatto il modesto, come
sempre, e poi sarebbero tornati a casa per godersi una cena
deliziosa.
Amos
le sognava sempre giornate come quella, anche ora che il tempo aveva
cominciato a passare così velocemente. Passava, sì, ma non sbiadiva
mai, e quegli ultimi momenti di felicità riapparivano vividi nella
sua memoria. Dopo era come accorgersi di non avere fiato a
sufficienza per respirare.
E
non era bastato che l'assassino di suo figlio sparisse per
restituirgli ciò che aveva perduto. No... non l'avrebbe mai più
riavuto. Lo sapeva sempre: quando salutava Harry Potter al Ministero
con un sorriso triste, che voleva dire tante cose; quando andava a
trovare Cedric su quel declivio erboso dove avevano scelto di
lasciarlo riposare; quando sua moglie apparecchiava per due e non più
per tre; quando tornava a casa e la consapevolezza lo schiacciava.
La
pace, quando hai perso qualcosa di più prezioso della tua stessa
vita senza poter fare nulla per proteggerla, è amara.
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Capitolo 4 *** IX - X ***
Harry
Potter
[Nine
Years Later]
Harry
Potter stava osservando un teleschermo magico del San Mungo. Ne aveva
osservati altri due negli ultimi anni, ma ogni volta dimenticava di
chiudere la bocca e rimaneva come uno stoccafisso davanti al miracolo
che gli tremolava davanti: una vita. Una vita che lui e Ginny avevano
creato per la terza volta. Santo cielo, la professoressa McGranitt
aveva avuto ragione quando gli aveva detto che, se fosse vissuta
abbastanza da insegnare anche alla sua prole, aveva come il sospetto
che avrebbe dovuto affrontarne tre.
Non
poteva credere che lì dentro, in quel teleschermo – no, non nel
teleschermo, nel grembo di sua moglie – ci fosse un esserino così
piccolo che, da lì a qualche anno, sarebbe diventato un bellissimo
bambino o una bellissima bambina. E che gli avrebbe fatto passare gli
stessi guai che promettevano sia James che Al – più James del
secondo, effettivamente.
“Volete
sapere il sesso?” chiese la Medimaga.
Harry
aveva risposto sempre allo stesso modo a quella domanda:
“Preferiamo
le sorprese.”
Certo,
magari durante tutta la sua vita ne aveva ricevute anche troppe,
parecchie non esattamente gradite, ma non capitava spesso di poter
scegliere una sorpresa. Solitamente gli piombava tra capo e collo
senza dargli il tempo di dire “come?”. Sapeva anche che quella
vita avrebbe deciso di venire alla luce allo stesso, inaspettato modo
e che non avrebbe avuto il tempo di dire “ciao...” che sarebbe
stato colpito da un pianto spettacolarmente bello. Poi avrebbe
passato notti insonne ad ascoltare quello stesso identico suono, ma
andava bene.
“Aspetteremo.”
disse Ginny.
“La
terza sarà una femmina, Potter.”
Minerva
McGranitt non sbagliava mai.
Rita
Skeeter
[Ten
Years Later]
Dieci
anni dopo aver pubblicato due scandalose biografie riguardo la vita
di Albus Silente e Severus Piton, Rita Skeeter aveva cominciato a
rotolare giù dalla cosiddetta “collina”. I suoi articoli sul
Profeta attiravano ancora molte lettrici e, anche se non riuscita a
pubblicarne uno per conto del Cavillo – praticamente il giornale
più letto durante l'ultima decade – era fermamente convinta che
doveva esistere un modo per farla tornare in cima.
Era
Rita Skeeter, non una semplice giornalista facile da dimenticare. I
suoi articoli non avrebbero continuato ad accumulare polvere sotto
pile di lavori, si mormorava, più brillanti e “freschi”.
Esistevano
maghi o streghe le cui vite avrebbero potuto essere rivoltate come
calzini, dettagli che lei avrebbe abilmente ingigantito per ottenere
lettori, per ottenere notorietà ancora una volta. Il punto era che,
dopo la vittoria del Salvatore, tutto sembrava essere diventato
noioso. Non c'era più quell'angst capace di creare il pathos
ideale nella stesura di un bestseller. E se c'era, nessuno sembrava
morire dalla voglia di metterci le mani sopra, dato che la pace aveva
un aspetto più invitante di un titolo urlante scritto a caratteri
cubitali.
Non
poteva concludere la sua carriera in maniera silenziosa, senza un
segno brillante.
E
l'idea, la più semplice e ovvia, giunse un giorno. Per caso.
“Oh,
Rita. Ha perso la verve, non credi? In passato i suoi articoli
avevano un tocco molto più personale, come se gli eventi che
presentava fossero stati vissuti da lei in prima persona...”
Qualcuno
alla redazione stava spettegolando riguardo il suo imminente declino.
Prima che potesse arrabbiarsi sul serio, fu colta da
un'illuminazione.
Aveva
passato mesi alla ricerca di materiale interessante, quasi mollando
la spugna, e invece tutto ciò di cui aveva bisogno era già nelle
sue mani: se stessa. Il pubblico desiderava “il tocco personale”?
Avrebbe dato loro molto di più. Avrebbe offerto al pubblico “Rita:
Segreti e Successi”.
Ma
forse, dopo altri dieci anni, avrebbero dimenticato anche lei.
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Capitolo 5 *** XI - XII - XIII ***
Narcissa
Black Malfoy
[Eleven
Years
Later]
Narcissa
Malfoy
non avrebbe mai immaginato che sentirsi chiamare “Nonna!” sarebbe
stato inquietante e bello al tempo stesso. Il termine “nonna”
suggeriva più di un concetto: stava invecchiando, suo figlio era
cresciuto e aveva costruito una famiglia, il tempo era passato e la
vita aveva un odore quasi diverso, ora.
Quando
Scorpius, nel suo perfetto completino da piccolo lord, scendeva in
salotto, dove lei certe volte dipingeva, se ne rendeva conto più che
mai. Il tempo era passato.
“Nonna
Narcissa!”
Mentre
il tempo
scorreva, però, i suoi ricordi si sovrapponevano e negli occhi grigi
di Scorpius rivedeva Draco, molti anni prima, mentre correva verso di
lei. Poi coglieva le piccole differenze che li rendevano due persone
distinte.
C'era
quell'odore a ricordarglielo: sapeva di bruciato, una fragranza che
non andava mai via ma che sbiadiva con gli anni. Si allontanava da
Scorpius, lo osservava da lontano, eppure faceva parte di lui e di
ogni Malfoy. Un odore cresciuto nel passato, radicato così in
profondità da non morire mai. Un odore, pensò Narcissa mentre
Scorpius le posava un bacio sulla guancia, che suo nipote avrebbe
dovuto sostenere nella sua innocenza.
Rose
Weasley
[Twelve
Years
Later]
La
prima magia
di Rose fu tingere i capelli di suo padre di verde fosforescente.
Aveva
quattro
anni, adorava i clown – che invece inquietavano parecchio Ron –
ed era rimasta molto delusa quando al suo compleanno l'unica cosa che
era riuscita a ottenere per intrattenere i suoi piccoli invitati era
stato uno spettacolo di magia (finta magia, alcuni bambini erano
Babbani).
“Rosie,
tesoro, gli spettacoli di magia sono molto più belli. I clown
potrebbero spaventare i tuoi amici.” aveva spiegato Ron, quando
Rose aveva chiesto al mago di far uscire dal suo cilindro un clown.
A quel
punto,
però, il mago che Hermione aveva ingaggiato si era offeso talmente
tanto che era andato via senza riattaccare le due metà di Harry.
“Fai l'eroe, amico, entra nella scatola magica!” Poi Lily,
due anni, era scoppiata a piangere vedendo che suo padre non tornava
intero e questo aveva fatto precipitare le cose. Talmente tanto,
infatti, che Rose aveva trasformato la chioma rossa di suo padre in
un cespuglio verde fosforescente.
Harry
aveva
mormorato un “Ben fatto.” mentre Ginny cercava di unire le due
metà della scatola magica.
“Se
non altro ora sappiamo per certo che non è una Maganò.” mormorò
Ron, mentre aiutava Hermione a far sparire piattini e bicchieri
colorati.
Hermione
lo
guardò, adirata.
“Ameresti
di meno tua figlia se lo fosse?”
“N-no...
era solo per...”
Ron
andò a
dormire con il cespuglio verde fosforescente.
Xenophilius Lovegood
[Thirteen Years Later]
In quel periodo, Xeno
Lovegood poteva
affermare senza problemi di essere il direttore del giornale più
letto del mondo magico. Molta più gente si avventurava nelle foreste
alla ricerca di Creature Magiche ingiustamente escluse dalla lista
ufficiale stilata dal Ministero.
Era quasi esploso di gioia –
effettivamente aveva fatto quasi esplodere di nuovo la casa con un
altro corno di Ricciocorno Schiattoso che era riuscito a procurarsi
dopo quasi dodici anni di ricerche – quando sua figlia aveva
sposato un naturalista, Rolf Scamandro. All'inizio si era dimostrato
poco convinto, considerando che nel suo compendio sulle Creature
Magiche il naturalista aveva escluso molti esemplari importanti. Ma
si era rivelato tanto eccentrico quanto suo suocero, discutendo con
lui l'idea di scrivere un libro in tandem, così da convincere il
mondo dell'esistenza di creature come il Ricciocorno o il Nargillo.
Ed ecco l'esplosione di gioia.
Ma oltre a questo, Xeno
Lovegood era
anche il nonno felice di due gemelli, Lysander e Lorcan.
“E' una storia che
racconta di tre
fratelli.” disse Xeno, quando Lysander gli chiese cosa fosse quel
ciondolo a forma di triangolo che portava sempre al collo.
“Ce la racconti,
nonnino?”
chiesero in coro i gemelli.
L'uomo guardò lo scaffale
curvo
incassato nella parete rotonda e con un movimento elegante della
bacchetta fece levitare uno dei tanti libri.
“Questa storia l'ho
raccontata a
Harry Potter tredici anni fa.” annunciò. Lysander e Lorcan
aprirono la bocca, sorpresi, e si sedettero sul tappeto per ascoltare
la storia.
Guardò il corno del
Ricciocorno –
protetto da una teca infrangibile per motivi di ovvia sicurezza – e
pensò che la tisana di Pimpilli Girellosi che Luna gli aveva
preparato avesse avuto un effetto calmante eccezionale, perché
davvero non ricordava che tredici anni prima, nel raccontare quella
storia, fosse così tranquillo e sereno. Ora, dopotutto, era solo
una storia.
“C'erano una volta tre
fratelli...”
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Capitolo 6 *** XIV - XV ***
Sibilla Cooman
[Fourteen Years Later]
Le lezioni stavano per ricominciare a Hogwarts.
Sibilla Cooman era seduta su un pouf viola e teneva una tazza di tè
tra le mani. Il fumo dell'incenso si mescolava al vapore che saliva
dalla superficie ambrata della bevanda. Era un miscuglio perfetto per
permettere all'Occhio Interiore di perdersi nelle nebbie della realtà
e penetrare le barriere del tempo, così da intravedere il futuro.
Sibilla respirò profondamente e tossicchiò un po' per l'incenso e
si fece aria con un lembo dei vari scialli colorati che portava al
collo. Oh, sì, riusciva a vedere qualcosa.
Erano quasi vent'anni che non vedeva un caso come quello, più o meno
da quando Paciock frequentava le sue lezioni. Ora quello stesso
studente lavorava a Hogwarts come professore di Erbologia e Sibilla,
andando un po' più a fondo nella nebbia, vide che tra qualche giorno
sarebbe andato a trovarla lassù per portarle delle radici. Tossicchiò
ancora un po' e controllò meglio quante tazze da tè
avrebbe perso quell'anno, quando la botola si aprì con un rumore.
“Pr-professoressa?” tossicchiò una voce.
“Sì, mio caro?” rispose lei, con voce profonda.
Neville Paciock emerse dagli sbuffi di fumo e vapore, porgendole
qualcosa. Qualche giorno era già passato nel mondo
dell'Occhio Interiore, probabilmente.
“Oh, grazie, caro, poggiale pure su quel tavolo.”
Neville ubbidì e sperò di non calciare qualcosa per errore mentre
si allontanava, quando la voce dell'insegnante lo bloccò.
“Sta bene tua nonna, caro?” domandò la professoressa.
“Ehm... è morta due anni fa.” rispose lui, grattandosi il capo.
La sentì tossicchiare ancora.
“Io non ne sarei tanto sicura.” continuò.
Solitamente Neville era sensibile all'argomento, ma nel sentire
quella risposta non trattenne una risatina che si trasformò subito
in un attacco di tosse.
“Be', controllerò...”
L'avrebbe raccontato al quadro di Augusta, una volta tornato in
ufficio.
Severus Piton
[Fifteen Years Later]
“Fingi di dormire, Severus?”
Lucius Malfoy sapeva essere tagliente anche dopo quindici anni e una
sentenza scampata per miracolo dopo. E non sapeva lasciare in pace
neanche un dipinto.
Severus non rispose, comunque, e tenne gli occhi chiusi. Non voleva
sapere perché Lucius Malfoy fosse nell'ufficio del preside, a
Hogwarts. Credeva gli fosse vietato mettere piede lì. Non erano
affari suoi – aveva ficcato il naso in vita, anche troppe volte, ed
ecco com'era finito. Almeno da morto, Severus voleva godersi la pace.
Le uniche questioni che dovevano riguardargli erano le incrostazioni
agli angoli della cornice del suo quadro.
“Draco ti porge i suoi saluti.” disse poi, in tono informale.
Severus mosse appena le mani per dargli a intendere che aveva
ricevuto il messaggio e sparì dalla cornice non appena Lucius si
voltò dall'altro lato.
Non servivano esternazioni di affetto notevoli per far capire
all'altro che in un modo o nell'altro – in un mondo o in un
altro, effettivamente – il legame con la famiglia Malfoy, per
quanto sfilacciato, si sarebbe spezzato difficilmente.
Era qualcosa di complesso e semplice al tempo stesso, una lealtà che
si spiegava nel silenzio degli anni, nelle cose che restavano
immutate e in quelle che erano cambiate in maniera irreversibile. Si
poteva comprendere a occhi chiusi, dai movimenti impercettibili di
due mani che avevano protetto ciò che, in quel rapporto oscuro,
avrebbe potuto ritornare alla luce.
Note: mi sono chiesta solo a lavoro finito se fosse lecito
inserire Severus nella raccolta – o almeno, il suo ritratto –
visto che non è propriamente in vita (ancora non mi arrendo all'idea
che la Rowling l'abbia fatto fuori davvero). Ma questa storia dei
quadri parlanti mi ha sempre attratta e, volendo, questa potrebbe
essere anche una flash dedicata a Lucius. O a entrambi. Tuttavia ho
preferito mantenere il P.o.V di Severus e mettere in risalto il
rapporto Piton – Famiglia Malfoy, dando particolare importanza al
personaggio di Draco, che pur essendo semplicemente nominato, è una
sorta di filo conduttore.
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Capitolo 7 *** XVI - XVII - XVIII - XIX ***
Petunia Dursley
[Sixteen Years Later]
Era uguale a lei.
Petunia Dursley rimase immobile, per qualche istante, di fronte al
frigorifero del reparto surgelati. Poco lontano da lei, mano nella
mano con sua madre, c'era una bambina – poteva avere cinque o sei
anni – dai capelli rossi tenuti su da due codini un po' storti. Si
era girata verso di lei, guardandola incuriosita, e Petunia aveva
intravisto due brillanti occhi verdi. Identici ai suoi.
Non pensava quasi mai a sua sorella. O almeno, pensava continuamente
che non doveva pensare né a lei, né a suo figlio, a tutti gli
eventi che li avevano coinvolti.
Eppure era bastato uno sguardo a quella bambina per riportare alla
luce vecchi ricordi creduti dimenticati. Aveva la stessa pelle
chiara, che Petunia aveva definito, una volta, pelle di sole, facendo
ridere Lily.
La bambina la guardò di nuovo, come se stesse cercando di
riconoscerla.
Petunia allontanò subito lo sguardo e fece svanire dalla sua mente e
dal cuore il turbamento che per qualche secondo l'aveva paralizzata.
Era solo il passato e da quel passato lei poteva esclusivamente
scappare.
Mentre si allontanava, una voce limpida e chiara disse:
“Andiamo, Lily, non facciamo aspettare papà e zio Ron.”
Ma Petunia non si sarebbe voltata, rimanendo incastrata come sempre
in quella mezza vita di bugie e scelte intrise di rancore.
L'altra metà di quella vita dondolava nel sole di un pomeriggio
qualunque e riecheggiava nel nome di Lily.
Note: qui mi sono presa una piccola (?) licenza.
Nell'epilogo viene rivelato che solo Al ha ereditato gli occhi verdi di
Lily e Harry. In questa mia versione delle cose ho dato questo
"privilegio" anche a Lily (diciamo pure che ero disperata e non sapevo
come far quadrare le cose XD)
Pansy Parkinson
[Seventeen Years Later]
Pansy
Note: questa flashfiction fa parte della raccolta
“Delicious Dissonance” edita su EFP.
Ora, so che il personaggio di Pansy è tutto tranne che positivo
durante gli anni a Hogwarts, ma sinceramente mi inquieta il pensiero
che una persona resti sempre uguale, non sviluppi una coscienza più
o meno profonda crescendo, creandosi una famiglia e riflettendo sul
passato. In questa flash non ho giustificato Pansy – come spero si
sia notato – infatti lei non si pente mai di ciò che ha fatto,
perché era completamente sola, immatura e cresciuta in un ambiente
non esattamente positivo. Pansy si limita ad andare avanti, a
maturare nel momento in cui si rende conto di avere qualcosa e
qualcuno e non più solo se stessa.
Volevo solo spiegare le motivazioni di questa flash, per non
confondere il lettore riguardo la “strana” caratterizzazione del
personaggio di Pansy. L'OOC c'è, ma credo sia giustificato.
Mirtilla
Malcontenta
[Eighteen Year
Later]
Così quello
era il primogenito di Harry.
Mirtilla
Malcontenta, la testa trasparente incastrata nella porta di uno dei
cubicoli del bagno maschile, osservava James Sirius Potter intento a
lavarsi le mani. Era un po' diverso da suo padre, notò. I suoi
movimenti erano più sicuri e dallo sguardo che aveva Mirtilla poteva
intuire che fosse uno di quelli a cui piace far saltare in aria i
gabinetti, cosa che l'avrebbe sicuramente frenata dal rinnovare a
James l'offerta che aveva fatto a suo padre parecchi anni prima.
Tossicchiò
rumorosamente, comunque, per attirare l'attenzione dell'undicenne.
Quel giorno il suo umore era schifosamente buono e non era riuscita a
piangere per più di cinque ore di fila. Aveva assolutamente bisogno
di infastidire qualcuno.
James si voltò e
il suo sguardo esplose come i fuoco d'artificio alla vista del
fantasma.
“WOW!
Tu devi essere Mirtilla Malcontenta!” esclamò.
Mirtilla si animò
come se fosse risorta e ridacchiò.
“Harry
ti
ha parlato di me!” be', forse poteva soprassedere sul buon umore e
godersi il momento.
“Veramente
è stato lo zio Ron.” rispose James. E non aveva detto cose carine,
ma evitò di riferirlo al fantasma della ragazzina.
Mirtilla fuoriuscì
completamente dal cubicolo, delusa e indignata. Il suo umore era
peggiorato non appena aveva sentito il nome di Ron Weasley. Bene, ora
poteva sedersi su un sifone e ritrovare tutto il suo terribile umore.
Lanciò un urlo stridulo e cominciò a piangere fastidiosamente.
“E'
ancora peggio di quello che mi aveva detto...” mormorò James. E
uscì.
Dudley Dursley
[Nineteen Years
Later]
Quel giorno suo figlio avrebbe compiuto undici anni.
Mancavano ancora pochi minuti e poi la mezzanotte sarebbe scoccata,
portando con sé una risposta spaventosa oppure un silenzio a cui lui
avrebbe risposto con un sospiro di sollievo.
Senza far rumore, aprì la porta della stanza di Joseph e puntò gli
occhi verso la finestra, quasi senza battere le palpebre.
Pochi secondi, poi avrebbe saputo come affrontare la situazione:
facendo una telefonata oppure comprando a Joseph la divisa per la
scuola a cui aveva intenzione di iscriverlo a settembre.
Trattenne il respiro.
Non voleva imitare le scelte dei suoi genitori, avere dei pregiudizi
impossibili da rinnegare, ma quello era il modo in cui era cresciuto,
erano le sue convinzioni, e gli martellava il cuore nel petto al
pensiero di dover affrontare qualcosa che non riusciva a comprendere.
Al pensiero di non riuscire a comprendere suo figlio.
Era un uomo concreto, non esattamente brillante, e gli piaceva stare
con i piedi per terra. Carattere che aveva trasmesso anche a Joseph,
come per esorcizzare certe inclinazioni che, alla fine, erano
inevitabili e già prestabilite da tempo.
Mezzanotte.
Scrutò nervosamente il cielo alla ricerca di puntini lontani e
frulli di ali. Non voleva neanche considerare l'idea di ritrovarsi un
gigante barbuto in casa.
Mezzanotte e uno.
Niente.
Dudley Dursley sospirò di sollievo.
Note: Eh, forse qualcuno si aspettava che il gufo
arrivasse. Ma credo che l'idea di rendere il figlio /figlia di Dudley
un mago/strega sia già stata sfruttata e sarebbe stato un po'
banale, suppongo. Oltretutto, la doubledrabble analizza più che
altro il modo in cui Dudley considera la magia e il suo sviluppo
caratteriale negli anni – così come le differenze rispetto a suo
padre. Alla fine, credo che se anche la lettera fosse arrivata
avrebbe fatto del suo meglio per accettare l'idea. Ha molta più
consapevolezza e coscienza rispetto ai suoi genitori, nonostante
Petunia abbia avuto una sorella strega (la situazione era un pelino
diversa). Considerando poi il modo in cui è avvenuto “l'addio”
tra lui e Harry, è quasi legittimo pensare che Dudley sia cresciuto
in maniera migliore andando avanti.
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