The Memory Remains

di _Syn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I - II - III ***
Capitolo 2: *** IV - V ***
Capitolo 3: *** VI - VII - VIII ***
Capitolo 4: *** IX - X ***
Capitolo 5: *** XI - XII - XIII ***
Capitolo 6: *** XIV - XV ***
Capitolo 7: *** XVI - XVII - XVIII - XIX ***



Capitolo 1
*** I - II - III ***


Titolo: The Memory Remains
Personaggi: Lavanda Brown, Minerva McGranitt, Aberforth Silente, Luna Lovegood, Draco Malfoy, Teddy Lupin, Lee Jordan, Amos Diggory, Harry Potter, Rita Skeeter, Narcissa Malfoy, Rose Weasley, Xenophilius Lovegood, Sibilla Cooman, Severus Piton (ritratto), Petunia Dursley, Pansy Parkinson, Mirtilla Malcontenta, Dudley Dursley
Rating: Giallo
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico
Avvertimenti: Drabble, Flashfiction, Het, Missing Moments, Raccolta
Introduzione: Cosa è successo tra il 1998 e il 2017? Cosa è cambiato e cosa è rimasto lo stesso?
Note: La tematica ricorrente della raccolta è il ricordo. Non è trattata in ogni drabble, ma si può dire che il titolo riassuma abbastanza bene ciò che voglio raccontare in queste 19 “fotografie” scattate ai personaggi. Ovviamente, mi sono mantenuta molto sul canon, senza lasciarmi trasportare dalla mia vena fanon. Insomma, ho rispettato ciò che l'Epilogo e le successive interviste della Rowling ci hanno rivelato. Nelle drabble in cui la tematica del ricordo non è affrontata in maniera “tradizionale” troverete riferimenti al futuro, e non a ciò che è stato.
A proposito, la diciassettesima drabble, dedicata a Pansy Parkinson, è già stata pubblicata nella raccolta “Delicious Dissonance”, che trovate nel mio profilo, ovviamente. Probabilmente, nel diciassettesimo capitolo pubblicherò il link alla drabble e la diciottesima e diciannovesima flashfiction, non sarebbe corretto pubblicare una seconda volta la stessa fanfiction.
Buona lettura,

AlexielFay.

P.S.: pubblicherò 2 o 3 flashfiction alla volta.


The Memory Remains

II Classificata al Contest Diciannove Anni dopo - Drabble e Flashfiction


Lavanda Brown

[One Year Later]


Chi non aveva conosciuto Hogwarts in quell'anno di guerra e terrore non poteva sapere.
Lavanda scese dalla carrozza che l'aveva condotta direttamente davanti ai cancelli di Hogwarts ed esitò, le mani a tormentare un ricciolo castano e gli occhi puntati verso l'entrata. E se avesse sentito l'odore del sangue? Se avesse sentito la risata sadica e malvagia di Amycus Carrow e si fosse ritrovata prigioniera di un'ombra terribilmente somigliante a quella di Alecto?
Un tremito le scosse le spalle mentre l'urlo dei fratelli Carrow emergeva nella sua testa (“Crucio! Crucio!”) e le membra si contrassero come se fossero ancora sotto quella maledizione.
Chi non aveva conosciuto Hogwarts in quell'anno di guerra e terrore non poteva sapere che il calore ora rigenerato, una volta, era stato macchiato di lacrime e sangue.
Ma chi l'aveva fatto, ricordava anche ciò che Hogwarts era sempre stata prima di quell'anno: una casa.
Lavanda respirò profondamente, poi mise un passo dietro l'altro, e le ombre delle mura si distesero come un tappeto.

Bentornata, Lavanda.



Minerva McGranitt

[Two Years Later]


Hogwarts aveva resistito tra alti e bassi durante quell'anno di pace ristabilita. Ora che era quasi terminato, accarezzato dalle mani miti e calde dell'estate, sembrava uno scenario di quiete e bellezza.
Qua e là era ancora possibile avere visioni degli eventi drammatici di due anni prima, ma era come assistere alla fine dell'inverno e ritrovarsi davanti a un fiore che cerca di sbucare coraggiosamente dalla neve. C'erano ancora frammenti di ghiaccio che non riuscivano a sciogliersi per scorrere come acqua pura tra gli interstizi della pace. Eppure le mura del castello si ergevano fiere, protettrici e immense, senza cedere terreno alle voci del passato.
Le giornate iniziavano con gli sbadigli rumorosi di chi non riusciva ancora ad adattarsi al ritmo della scuola e finivano nella risata allegra di una studentessa con un biglietto tra le mani – chissà cosa c'era scritto. Nel mezzo, forse, c'erano le rughe premature sul volto di chi non riusciva a svegliarsi per via degli incubi e gli occhi di chi aveva l'impressione di aver smesso di piangere solo il giorno prima. Invece il tempo era trascorso.
Minerva McGranitt accese la candela sulla scrivania e prese un biscotto allo zenzero, cominciando a correggere gli esami scritti di Trasfigurazione del terzo anno:
quei piccoli piaceri, però, non sarebbero mai cambiati.



Aberforth Silente

[Three Years Later]


Aberforth Silente si sentiva tremendamente vecchio.

Si era sentito vecchio tante volte durante la sua lunga vita, ma quella sensazione sapeva più di “riassestamento”. Era come se, dopo quei tre anni passati a guardare furtivamente fuori dal suo pub nel sospetto di beccare alcuni Mangiamorte, le sue ossa e i suoi nervi avessero semplicemente deciso di mettersi a posto. Così, come quando nessuno si accorge che quel tavolino nell'angolo del salotto sembra storto e poi qualcuno gli passa accanto e, toccandolo per sbaglio, lo rimette a posto.
Anche lui era stato toccato da qualcosa o qualcuno, di sfuggita, e adesso poteva sedersi serenamente di fronte al ritratto di Ariana e mettersi a parlare. Le raccontava che quel Neville Paciock era venuto di nuovo a trovarlo per parlargli del fatto che avrebbe voluto tornare a Hogwarts come insegnante e che si era fidanzato – oh, non gli piaceva parlare di cose sentimentali – e allora Ariana gli rivolgeva un sorriso dolcissimo, di quelli che gli stringevano sempre il cuore, e Aberforth poco dopo si addormentava. Gli sarebbe piaciuto morire così: con le ossa riassestate e il sorriso di Ariana dipinto nel cuore.



Prossime 2 drabble/flashfiction: Luna Lovegood; Draco Malfoy.


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Capitolo 2
*** IV - V ***


Luna Lovegood

[Four Years Later]


Luna aveva sempre sognato quel viaggio. In giro per il mondo a cercare Creature Magiche, a scoprire che i Nargilli potevano anche diventare amichevoli se lasciava cadere nel loro covo un po' di cannella, a camminare tutto il giorno e intravedere mamma Thestral che spingeva il cucciolo con il muso verso di lei, che voleva solo chiacchierare un po'.
Luna sapeva che l'aria poteva avere un odore meraviglioso quando la respiravi nell'immensità di una foresta ancora più grande di quella di Hogwarts, ma non immaginava che avesse un suono così dolce e bello quando cominciava a cantare melodie lontane e selvagge, insinuandosi tra i suoi capelli biondi e coperti di verde.
Allora fermava Rolf e lo invitava ad ascoltare quel concerto, cominciando a danzare intorno a una cucciolata di Snasi che aveva appena cercato di rapinarla. E Rolf cominciava a sorridere, poi a ridere, e infine la prendeva tra le braccia e si chiedeva se sarebbe mai riuscito a comprendere la magia di quella voce che, in quei momenti eterni, faceva risplendere anche il buio.




Draco Malfoy

[Five Years Later]


Erano passati cinque anni da quando aveva serrato le braccia intorno alla vita di Harry Potter ed era stato salvato dalla furia di un incendio indomabile.
Erano passati cinque anni da quando uno di quelli che per sette anni aveva vissuto insieme a lui, come amico, guardia del corpo come tanti l'avevano definito, era stato divorato da quelle fiamme.
Quel giorno aveva compiuto ventidue anni, ma la vita si portava ancora dietro l'odore sgradevole di colpe che gli appartenevano solo in parte e i fantasmi sedevano ancora ai piedi del suo letto. Avevano gli occhi profondi come pozzi di cui non vedi il fondo ed erano stati la sua unica compagnia quando tutto sembrava sul punto di precipitare di nuovo.

Draco?”

Ma quel giorno i suoi occhi chiari non si portavano dietro le ombre dei suoi diciassette anni. Quel giorno aveva solo bisogno della mano minuta e calda che Astoria gli stava porgendo, pronta a sostenerlo. La prese, alzandosi in piedi, e la vide sorridere, il volto incorniciato da una cascata di capelli neri, mentre gli sistemava gli alamari del mantello.
Cinque anni non erano tanti, ma potevano assordare il passato con una semplice carezza.




Note:
prossimi: Teddy Lupin; Lee Jordan; Amos Diggory


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Capitolo 3
*** VI - VII - VIII ***


Teddy Lupin
[Six Years Later]


Era da qualche giorno che il cottage profumava continuamente di marmellata alle fragole. Andromeda ne trovava tracce appiccicose persino sui pomelli delle porte e gli asciugamani del bagno erano sempre macchiati di rosa, come se qualcuno avesse avuto troppa fretta di lavarsi come si deve e avesse lasciato la prova lì.
Teddy Lupin, vieni subito in salotto.” disse imperiosa, sapendo bene che suo nipote era esattamente nella stanza accanto, in cucina, e stava riempiendosi le dita di marmellata. Lo sentì saltare giù dalla sedia e lo vide entrare con un panno bianco con cui si strofinava energicamente le mani, lasciando le solite macchie rosa. Quel giorno aveva i capelli blu, i suoi preferiti, e sembrava contento. C'era solo una traccia marrone sulle punte, che significava solo una cosa: era preoccupato per quello che sua nonna gli avrebbe detto.
Ciao, nonna.” disse, unendo per bene le gambe e poggiando lo straccio sul tavolino vicino al divano. Poi mise le mani dietro la schiena e attese il discorsetto, immobile.
Cosa ha da dire il mio ingordo nipote sulla marmellata di fragole?”
A Teddy quella situazione ricordò un po' il processo descritte ne “Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie”, il libro che la nonna gli aveva regalato e di cui gli leggeva un capitolo ogni sera, prima che si addormentasse.

Che... è molto buona.” rispose lui.
Così buona che anche i pomelli delle porte e gli asciugamani del bagno te ne hanno chiesta un po'?”

I capelli di Teddy divennero rosa. Come la marmellata.

Sei arrabbiata?” squittì poi. Non gli piaceva far arrabbiare la nonna, che era così bella, brava e buona con lui. La migliore dell'universo. “Non volevo sporcare, ma... Ma quando vado a casa dello zio Harry, zia Ginny mi dice che il profumo della marmellata di fragole fa smettere James di piangere...”
Andromeda doveva sospettare che dietro la “faccenda della marmellata” si celasse un motivo del genere. Da quando James era nato, solo pochi mesi prima, Teddy sembrava essere impazzito. Chiedeva continuamente se James somigliava a lui quando era così piccolo, se piangeva di più o di meno, se poteva provare a tenerlo in braccio solo per un po', giurando che non l'avrebbe mai fatto cadere.

Facciamo così, giovanotto.” Teddy tese le orecchie “Tu prendi una bella spugna e cominci a pulire i pomelli mentre io ti preparo una pozione che ti farà profumare di fragola.”
Sembrava un bel compromesso, in effetti. Teddy annuì vigorosamente e corse subito in cucina, per recuperare un altro panno pulito e una spugna. Solo ora che sapeva che non avrebbe più dovuto mangiare marmellata per far sorridere James sentiva che gli stava venendo un mal di pancia tremendo.




Lee Jordan
[Seven Years Later]


Lee aveva sempre saputo distinguerli.

Non sbagliava mai nel dire chi era Fred e chi era George, neanche quando loro tentavano ogni sorta di trucchetto per sviarlo. Lee sapeva che Fred era un tantino più alto, ma roba di un capello, e che George aveva il vizio di grattarsi la punta del naso con l'indice. Riconosceva la lievissima differenza nelle loro voci e non si ingannava mai quando chiamava “Fred!” e George si voltava al posto dell'altro. Semplicemente, scuoteva la testa e diceva: “L'altro Fred!” E poi non c'era tempo per mettere il muso davanti all'impossibilità di imbrogliarlo in quel gioco, perciò finivano per ridere tutti e tre. Alla fine neanche ricordavano perché si trovavano sul tappeto davanti al camino della Sala Comune, morti dalla risate e con i crampi allo stomaco dalla fame.
Ma ora che Fred non c'era più, anche dopo sette anni, Lee poteva giurare di riuscire a intravedere nei lineamenti di George qualcosa del suo gemello. Non sapeva se fosse nel viso, nella voce, nel modo in cui sorrideva e poi cercava di offrirgli una Crostatina Canarina.
C'era qualcosa di estremamente bello e doloroso in George quando, salutandolo dalla porta, abbassava il viso e sembrava domandarsi perché. Cosa seguisse quel perché, Lee non gliel'avrebbe mai chiesto.




Amos Diggory
[Eight Years Later]


Più di dieci anni prima, avrebbe pensato che in un giorno come quello, pieno di sole e con un vento che ti solletica dietro le orecchie come per dirti “esci!” sarebbe stato il giorno in cui avrebbe preso una manciata di Polvere Volante e sarebbe apparso nel camino della casa di suo figlio. Gli avrebbe chiesto “Che ne dici, Ced? Perché non passiamo un giornata tra uomini, io, tu e mio nipote?”
Avrebbero raggiunto una collina abbastanza lontana da villaggi Babbani per giocare a Quidditch, tre generazioni a confronto, e poi rievocato i vecchi tempi andati e Amos avrebbe lodato le capacità di suo figlio per rendere fiero suo nipote. Cedric avrebbe fatto il modesto, come sempre, e poi sarebbero tornati a casa per godersi una cena deliziosa.
Amos le sognava sempre giornate come quella, anche ora che il tempo aveva cominciato a passare così velocemente. Passava, sì, ma non sbiadiva mai, e quegli ultimi momenti di felicità riapparivano vividi nella sua memoria. Dopo era come accorgersi di non avere fiato a sufficienza per respirare.
E non era bastato che l'assassino di suo figlio sparisse per restituirgli ciò che aveva perduto. No... non l'avrebbe mai più riavuto. Lo sapeva sempre: quando salutava Harry Potter al Ministero con un sorriso triste, che voleva dire tante cose; quando andava a trovare Cedric su quel declivio erboso dove avevano scelto di lasciarlo riposare; quando sua moglie apparecchiava per due e non più per tre; quando tornava a casa e la consapevolezza lo schiacciava.
La pace, quando hai perso qualcosa di più prezioso della tua stessa vita senza poter fare nulla per proteggerla, è amara.

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Capitolo 4
*** IX - X ***


Harry Potter

[Nine Years Later]


Harry Potter stava osservando un teleschermo magico del San Mungo. Ne aveva osservati altri due negli ultimi anni, ma ogni volta dimenticava di chiudere la bocca e rimaneva come uno stoccafisso davanti al miracolo che gli tremolava davanti: una vita. Una vita che lui e Ginny avevano creato per la terza volta. Santo cielo, la professoressa McGranitt aveva avuto ragione quando gli aveva detto che, se fosse vissuta abbastanza da insegnare anche alla sua prole, aveva come il sospetto che avrebbe dovuto affrontarne tre.
Non poteva credere che lì dentro, in quel teleschermo – no, non nel teleschermo, nel grembo di sua moglie – ci fosse un esserino così piccolo che, da lì a qualche anno, sarebbe diventato un bellissimo bambino o una bellissima bambina. E che gli avrebbe fatto passare gli stessi guai che promettevano sia James che Al – più James del secondo, effettivamente.

Volete sapere il sesso?” chiese la Medimaga.
Harry aveva risposto sempre allo stesso modo a quella domanda:

Preferiamo le sorprese.”
Certo, magari durante tutta la sua vita ne aveva ricevute anche troppe, parecchie non esattamente gradite, ma non capitava spesso di poter scegliere una sorpresa. Solitamente gli piombava tra capo e collo senza dargli il tempo di dire “come?”. Sapeva anche che quella vita avrebbe deciso di venire alla luce allo stesso, inaspettato modo e che non avrebbe avuto il tempo di dire “ciao...” che sarebbe stato colpito da un pianto spettacolarmente bello. Poi avrebbe passato notti insonne ad ascoltare quello stesso identico suono, ma andava bene.

Aspetteremo.” disse Ginny.


La terza sarà una femmina, Potter.”
Minerva McGranitt non sbagliava mai.




Rita Skeeter

[Ten Years Later]

Dieci anni dopo aver pubblicato due scandalose biografie riguardo la vita di Albus Silente e Severus Piton, Rita Skeeter aveva cominciato a rotolare giù dalla cosiddetta “collina”. I suoi articoli sul Profeta attiravano ancora molte lettrici e, anche se non riuscita a pubblicarne uno per conto del Cavillo – praticamente il giornale più letto durante l'ultima decade – era fermamente convinta che doveva esistere un modo per farla tornare in cima.
Era Rita Skeeter, non una semplice giornalista facile da dimenticare. I suoi articoli non avrebbero continuato ad accumulare polvere sotto pile di lavori, si mormorava, più brillanti e “freschi”.
Esistevano maghi o streghe le cui vite avrebbero potuto essere rivoltate come calzini, dettagli che lei avrebbe abilmente ingigantito per ottenere lettori, per ottenere notorietà ancora una volta. Il punto era che, dopo la vittoria del Salvatore, tutto sembrava essere diventato noioso. Non c'era più quell'angst capace di creare il pathos ideale nella stesura di un bestseller. E se c'era, nessuno sembrava morire dalla voglia di metterci le mani sopra, dato che la pace aveva un aspetto più invitante di un titolo urlante scritto a caratteri cubitali.
Non poteva concludere la sua carriera in maniera silenziosa, senza un segno brillante.
E l'idea, la più semplice e ovvia, giunse un giorno. Per caso.

Oh, Rita. Ha perso la verve, non credi? In passato i suoi articoli avevano un tocco molto più personale, come se gli eventi che presentava fossero stati vissuti da lei in prima persona...”
Qualcuno alla redazione stava spettegolando riguardo il suo imminente declino. Prima che potesse arrabbiarsi sul serio, fu colta da un'illuminazione.
Aveva passato mesi alla ricerca di materiale interessante, quasi mollando la spugna, e invece tutto ciò di cui aveva bisogno era già nelle sue mani: se stessa. Il pubblico desiderava “il tocco personale”? Avrebbe dato loro molto di più. Avrebbe offerto al pubblico “Rita: Segreti e Successi”.

Ma forse, dopo altri dieci anni, avrebbero dimenticato anche lei.

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Capitolo 5
*** XI - XII - XIII ***


Narcissa Black Malfoy

[Eleven Years Later]


Narcissa Malfoy non avrebbe mai immaginato che sentirsi chiamare “Nonna!” sarebbe stato inquietante e bello al tempo stesso. Il termine “nonna” suggeriva più di un concetto: stava invecchiando, suo figlio era cresciuto e aveva costruito una famiglia, il tempo era passato e la vita aveva un odore quasi diverso, ora.

Quando Scorpius, nel suo perfetto completino da piccolo lord, scendeva in salotto, dove lei certe volte dipingeva, se ne rendeva conto più che mai. Il tempo era passato.

Nonna Narcissa!”

Mentre il tempo scorreva, però, i suoi ricordi si sovrapponevano e negli occhi grigi di Scorpius rivedeva Draco, molti anni prima, mentre correva verso di lei. Poi coglieva le piccole differenze che li rendevano due persone distinte.

C'era quell'odore a ricordarglielo: sapeva di bruciato, una fragranza che non andava mai via ma che sbiadiva con gli anni. Si allontanava da Scorpius, lo osservava da lontano, eppure faceva parte di lui e di ogni Malfoy. Un odore cresciuto nel passato, radicato così in profondità da non morire mai. Un odore, pensò Narcissa mentre Scorpius le posava un bacio sulla guancia, che suo nipote avrebbe dovuto sostenere nella sua innocenza.



Rose Weasley

[Twelve Years Later]


La prima magia di Rose fu tingere i capelli di suo padre di verde fosforescente.

Aveva quattro anni, adorava i clown – che invece inquietavano parecchio Ron – ed era rimasta molto delusa quando al suo compleanno l'unica cosa che era riuscita a ottenere per intrattenere i suoi piccoli invitati era stato uno spettacolo di magia (finta magia, alcuni bambini erano Babbani).

Rosie, tesoro, gli spettacoli di magia sono molto più belli. I clown potrebbero spaventare i tuoi amici.” aveva spiegato Ron, quando Rose aveva chiesto al mago di far uscire dal suo cilindro un clown.

A quel punto, però, il mago che Hermione aveva ingaggiato si era offeso talmente tanto che era andato via senza riattaccare le due metà di Harry. “Fai l'eroe, amico, entra nella scatola magica!” Poi Lily, due anni, era scoppiata a piangere vedendo che suo padre non tornava intero e questo aveva fatto precipitare le cose. Talmente tanto, infatti, che Rose aveva trasformato la chioma rossa di suo padre in un cespuglio verde fosforescente.

Harry aveva mormorato un “Ben fatto.” mentre Ginny cercava di unire le due metà della scatola magica.


Se non altro ora sappiamo per certo che non è una Maganò.” mormorò Ron, mentre aiutava Hermione a far sparire piattini e bicchieri colorati.

Hermione lo guardò, adirata.

Ameresti di meno tua figlia se lo fosse?”

N-no... era solo per...”

Ron andò a dormire con il cespuglio verde fosforescente.




Xenophilius Lovegood

[Thirteen Years Later]


In quel periodo, Xeno Lovegood poteva affermare senza problemi di essere il direttore del giornale più letto del mondo magico. Molta più gente si avventurava nelle foreste alla ricerca di Creature Magiche ingiustamente escluse dalla lista ufficiale stilata dal Ministero.

Era quasi esploso di gioia – effettivamente aveva fatto quasi esplodere di nuovo la casa con un altro corno di Ricciocorno Schiattoso che era riuscito a procurarsi dopo quasi dodici anni di ricerche – quando sua figlia aveva sposato un naturalista, Rolf Scamandro. All'inizio si era dimostrato poco convinto, considerando che nel suo compendio sulle Creature Magiche il naturalista aveva escluso molti esemplari importanti. Ma si era rivelato tanto eccentrico quanto suo suocero, discutendo con lui l'idea di scrivere un libro in tandem, così da convincere il mondo dell'esistenza di creature come il Ricciocorno o il Nargillo. Ed ecco l'esplosione di gioia.

Ma oltre a questo, Xeno Lovegood era anche il nonno felice di due gemelli, Lysander e Lorcan.

E' una storia che racconta di tre fratelli.” disse Xeno, quando Lysander gli chiese cosa fosse quel ciondolo a forma di triangolo che portava sempre al collo.

Ce la racconti, nonnino?” chiesero in coro i gemelli.

L'uomo guardò lo scaffale curvo incassato nella parete rotonda e con un movimento elegante della bacchetta fece levitare uno dei tanti libri.

Questa storia l'ho raccontata a Harry Potter tredici anni fa.” annunciò. Lysander e Lorcan aprirono la bocca, sorpresi, e si sedettero sul tappeto per ascoltare la storia.

Guardò il corno del Ricciocorno – protetto da una teca infrangibile per motivi di ovvia sicurezza – e pensò che la tisana di Pimpilli Girellosi che Luna gli aveva preparato avesse avuto un effetto calmante eccezionale, perché davvero non ricordava che tredici anni prima, nel raccontare quella storia, fosse così tranquillo e sereno. Ora, dopotutto, era solo una storia.

C'erano una volta tre fratelli...”



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Capitolo 6
*** XIV - XV ***


Sibilla Cooman

[Fourteen Years Later]


Le lezioni stavano per ricominciare a Hogwarts.

Sibilla Cooman era seduta su un pouf viola e teneva una tazza di tè tra le mani. Il fumo dell'incenso si mescolava al vapore che saliva dalla superficie ambrata della bevanda. Era un miscuglio perfetto per permettere all'Occhio Interiore di perdersi nelle nebbie della realtà e penetrare le barriere del tempo, così da intravedere il futuro.

Sibilla respirò profondamente e tossicchiò un po' per l'incenso e si fece aria con un lembo dei vari scialli colorati che portava al collo. Oh, sì, riusciva a vedere qualcosa.

Erano quasi vent'anni che non vedeva un caso come quello, più o meno da quando Paciock frequentava le sue lezioni. Ora quello stesso studente lavorava a Hogwarts come professore di Erbologia e Sibilla, andando un po' più a fondo nella nebbia, vide che tra qualche giorno sarebbe andato a trovarla lassù per portarle delle radici. Tossicchiò ancora un po' e controllò meglio quante tazze da tè avrebbe perso quell'anno, quando la botola si aprì con un rumore.

“Pr-professoressa?” tossicchiò una voce.

“Sì, mio caro?” rispose lei, con voce profonda.

Neville Paciock emerse dagli sbuffi di fumo e vapore, porgendole qualcosa. Qualche giorno era già passato nel mondo dell'Occhio Interiore, probabilmente.

“Oh, grazie, caro, poggiale pure su quel tavolo.”

Neville ubbidì e sperò di non calciare qualcosa per errore mentre si allontanava, quando la voce dell'insegnante lo bloccò.

“Sta bene tua nonna, caro?” domandò la professoressa.

“Ehm... è morta due anni fa.” rispose lui, grattandosi il capo.

La sentì tossicchiare ancora.

“Io non ne sarei tanto sicura.” continuò.

Solitamente Neville era sensibile all'argomento, ma nel sentire quella risposta non trattenne una risatina che si trasformò subito in un attacco di tosse.

“Be', controllerò...”

L'avrebbe raccontato al quadro di Augusta, una volta tornato in ufficio.




Severus Piton

[Fifteen Years Later]


“Fingi di dormire, Severus?”

Lucius Malfoy sapeva essere tagliente anche dopo quindici anni e una sentenza scampata per miracolo dopo. E non sapeva lasciare in pace neanche un dipinto.

Severus non rispose, comunque, e tenne gli occhi chiusi. Non voleva sapere perché Lucius Malfoy fosse nell'ufficio del preside, a Hogwarts. Credeva gli fosse vietato mettere piede lì. Non erano affari suoi – aveva ficcato il naso in vita, anche troppe volte, ed ecco com'era finito. Almeno da morto, Severus voleva godersi la pace. Le uniche questioni che dovevano riguardargli erano le incrostazioni agli angoli della cornice del suo quadro.

“Draco ti porge i suoi saluti.” disse poi, in tono informale.

Severus mosse appena le mani per dargli a intendere che aveva ricevuto il messaggio e sparì dalla cornice non appena Lucius si voltò dall'altro lato.

Non servivano esternazioni di affetto notevoli per far capire all'altro che in un modo o nell'altro – in un mondo o in un altro, effettivamente – il legame con la famiglia Malfoy, per quanto sfilacciato, si sarebbe spezzato difficilmente.

Era qualcosa di complesso e semplice al tempo stesso, una lealtà che si spiegava nel silenzio degli anni, nelle cose che restavano immutate e in quelle che erano cambiate in maniera irreversibile. Si poteva comprendere a occhi chiusi, dai movimenti impercettibili di due mani che avevano protetto ciò che, in quel rapporto oscuro, avrebbe potuto ritornare alla luce.



Note: mi sono chiesta solo a lavoro finito se fosse lecito inserire Severus nella raccolta – o almeno, il suo ritratto – visto che non è propriamente in vita (ancora non mi arrendo all'idea che la Rowling l'abbia fatto fuori davvero). Ma questa storia dei quadri parlanti mi ha sempre attratta e, volendo, questa potrebbe essere anche una flash dedicata a Lucius. O a entrambi. Tuttavia ho preferito mantenere il P.o.V di Severus e mettere in risalto il rapporto Piton – Famiglia Malfoy, dando particolare importanza al personaggio di Draco, che pur essendo semplicemente nominato, è una sorta di filo conduttore.

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Capitolo 7
*** XVI - XVII - XVIII - XIX ***


Petunia Dursley

[Sixteen Years Later]


Era uguale a lei.

Petunia Dursley rimase immobile, per qualche istante, di fronte al frigorifero del reparto surgelati. Poco lontano da lei, mano nella mano con sua madre, c'era una bambina – poteva avere cinque o sei anni – dai capelli rossi tenuti su da due codini un po' storti. Si era girata verso di lei, guardandola incuriosita, e Petunia aveva intravisto due brillanti occhi verdi. Identici ai suoi.

Non pensava quasi mai a sua sorella. O almeno, pensava continuamente che non doveva pensare né a lei, né a suo figlio, a tutti gli eventi che li avevano coinvolti.

Eppure era bastato uno sguardo a quella bambina per riportare alla luce vecchi ricordi creduti dimenticati. Aveva la stessa pelle chiara, che Petunia aveva definito, una volta, pelle di sole, facendo ridere Lily.

La bambina la guardò di nuovo, come se stesse cercando di riconoscerla.

Petunia allontanò subito lo sguardo e fece svanire dalla sua mente e dal cuore il turbamento che per qualche secondo l'aveva paralizzata.

Era solo il passato e da quel passato lei poteva esclusivamente scappare.

Mentre si allontanava, una voce limpida e chiara disse:

“Andiamo, Lily, non facciamo aspettare papà e zio Ron.”

Ma Petunia non si sarebbe voltata, rimanendo incastrata come sempre in quella mezza vita di bugie e scelte intrise di rancore.

L'altra metà di quella vita dondolava nel sole di un pomeriggio qualunque e riecheggiava nel nome di Lily.



Note: qui mi sono presa una piccola (?) licenza. Nell'epilogo viene rivelato che solo Al ha ereditato gli occhi verdi di Lily e Harry. In questa mia versione delle cose ho dato questo "privilegio" anche a Lily (diciamo pure che ero disperata e non sapevo come far quadrare le cose XD)





Pansy Parkinson

[Seventeen Years Later]


Pansy


Note: questa flashfiction fa parte della raccolta “Delicious Dissonance” edita su EFP.

Ora, so che il personaggio di Pansy è tutto tranne che positivo durante gli anni a Hogwarts, ma sinceramente mi inquieta il pensiero che una persona resti sempre uguale, non sviluppi una coscienza più o meno profonda crescendo, creandosi una famiglia e riflettendo sul passato. In questa flash non ho giustificato Pansy – come spero si sia notato – infatti lei non si pente mai di ciò che ha fatto, perché era completamente sola, immatura e cresciuta in un ambiente non esattamente positivo. Pansy si limita ad andare avanti, a maturare nel momento in cui si rende conto di avere qualcosa e qualcuno e non più solo se stessa.

Volevo solo spiegare le motivazioni di questa flash, per non confondere il lettore riguardo la “strana” caratterizzazione del personaggio di Pansy. L'OOC c'è, ma credo sia giustificato.





Mirtilla Malcontenta

[Eighteen Year Later]


Così quello era il primogenito di Harry.

Mirtilla Malcontenta, la testa trasparente incastrata nella porta di uno dei cubicoli del bagno maschile, osservava James Sirius Potter intento a lavarsi le mani. Era un po' diverso da suo padre, notò. I suoi movimenti erano più sicuri e dallo sguardo che aveva Mirtilla poteva intuire che fosse uno di quelli a cui piace far saltare in aria i gabinetti, cosa che l'avrebbe sicuramente frenata dal rinnovare a James l'offerta che aveva fatto a suo padre parecchi anni prima.

Tossicchiò rumorosamente, comunque, per attirare l'attenzione dell'undicenne. Quel giorno il suo umore era schifosamente buono e non era riuscita a piangere per più di cinque ore di fila. Aveva assolutamente bisogno di infastidire qualcuno.

James si voltò e il suo sguardo esplose come i fuoco d'artificio alla vista del fantasma.

WOW! Tu devi essere Mirtilla Malcontenta!” esclamò.

Mirtilla si animò come se fosse risorta e ridacchiò.

Harry ti ha parlato di me!” be', forse poteva soprassedere sul buon umore e godersi il momento.

Veramente è stato lo zio Ron.” rispose James. E non aveva detto cose carine, ma evitò di riferirlo al fantasma della ragazzina.

Mirtilla fuoriuscì completamente dal cubicolo, delusa e indignata. Il suo umore era peggiorato non appena aveva sentito il nome di Ron Weasley. Bene, ora poteva sedersi su un sifone e ritrovare tutto il suo terribile umore. Lanciò un urlo stridulo e cominciò a piangere fastidiosamente.

E' ancora peggio di quello che mi aveva detto...” mormorò James. E uscì.





Dudley Dursley

[Nineteen Years Later]


Quel giorno suo figlio avrebbe compiuto undici anni.

Mancavano ancora pochi minuti e poi la mezzanotte sarebbe scoccata, portando con sé una risposta spaventosa oppure un silenzio a cui lui avrebbe risposto con un sospiro di sollievo.

Senza far rumore, aprì la porta della stanza di Joseph e puntò gli occhi verso la finestra, quasi senza battere le palpebre.

Pochi secondi, poi avrebbe saputo come affrontare la situazione: facendo una telefonata oppure comprando a Joseph la divisa per la scuola a cui aveva intenzione di iscriverlo a settembre.

Trattenne il respiro.

Non voleva imitare le scelte dei suoi genitori, avere dei pregiudizi impossibili da rinnegare, ma quello era il modo in cui era cresciuto, erano le sue convinzioni, e gli martellava il cuore nel petto al pensiero di dover affrontare qualcosa che non riusciva a comprendere. Al pensiero di non riuscire a comprendere suo figlio.

Era un uomo concreto, non esattamente brillante, e gli piaceva stare con i piedi per terra. Carattere che aveva trasmesso anche a Joseph, come per esorcizzare certe inclinazioni che, alla fine, erano inevitabili e già prestabilite da tempo.

Mezzanotte.

Scrutò nervosamente il cielo alla ricerca di puntini lontani e frulli di ali. Non voleva neanche considerare l'idea di ritrovarsi un gigante barbuto in casa.

Mezzanotte e uno.

Niente.

Dudley Dursley sospirò di sollievo.


Note: Eh, forse qualcuno si aspettava che il gufo arrivasse. Ma credo che l'idea di rendere il figlio /figlia di Dudley un mago/strega sia già stata sfruttata e sarebbe stato un po' banale, suppongo. Oltretutto, la doubledrabble analizza più che altro il modo in cui Dudley considera la magia e il suo sviluppo caratteriale negli anni – così come le differenze rispetto a suo padre. Alla fine, credo che se anche la lettera fosse arrivata avrebbe fatto del suo meglio per accettare l'idea. Ha molta più consapevolezza e coscienza rispetto ai suoi genitori, nonostante Petunia abbia avuto una sorella strega (la situazione era un pelino diversa). Considerando poi il modo in cui è avvenuto “l'addio” tra lui e Harry, è quasi legittimo pensare che Dudley sia cresciuto in maniera migliore andando avanti.

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