Belladonna

di Cruel Angel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Belladonna ***
Capitolo 2: *** Problemi di cuore e...corsetti! ***
Capitolo 3: *** Mirtillo ***
Capitolo 4: *** Piccole tentazioni ***
Capitolo 5: *** Fare la cosa giusta ***



Capitolo 1
*** Belladonna ***


Questa è una coppia particolare, che a me piace molto. Ovviamente vorrei mettermi a spiattellare tutta la storia, perché non sto più nella pelle… ma rovinerei tutto -.-“…. Quindi lascio a voi l’arduo lavoro di recensire e dire! Spero tanto vi piaccia e di darvi nuove idee sulle vostre fan fiction…le voglio leggere! Grazie comunque….

 

BELLADONNA

Si sedette per l’ennesima volta al suo posto. Al SUO posto, non il suo sicuramente. Apparteneva ad Albus, lo sapeva, ma lei era la nuova Preside e doveva mantenere l’immagine di quella carica. Si sedette cercando di ignorare gli sguardi carichi di nostalgia che la fissavano ogni volta che si sedeva.

Lo so! Voleva urlare  Lo so che qui ci dovrebbe stare il più grande mago del mondo, che ha rinunciato a diventare Ministro della Magia solo per starvi vicino e accompagnarvi per tutti questi anni, ma è stato ucciso da un semplice professore di pozioni!

Non lo urlò e come al suo solito fece un cenno agli studenti di continuare, che abbassarono mesti la testa sui loro piatti. Lei invece continuò a guardarli e un lieve sorriso le increspò le labbra.

Sanno che io non sono che una semplice vittima, una conseguenza della sua morte…grazie Albus.

Sospirò e allungò una mano per prendere il bicchiere, ma si fermò a metà strada. Sentì l’aria farsi più tesa e una scossa attraversò la grande sala. No, deve essere solo una mia impressione. Prese il bicchiere, se lo portò alle labbra e ne bevve un sorso. Spalancò gli occhi per la sorpresa. Il liquido le scivolò caldo e dolce per la gola, donandole una piacevole sensazione di benessere. Faceva questo effetto il vino? Scostò il bicchiere dalle labbra e notò con sua grande sorpresa che la sala intorno a lei era sfocata. Inarcò le sopracciglia confusa, ma non indugiò oltre. Poco importa. Le sfuggì un lieve risolino, che per sua fortuna non sentì nessuno. Guardò il bicchiere e lo avvicinò di nuovo alle labbra, ma, con suo grande dispiacere, non riuscì a berlo. Vide la stanza girarle intorno e dovette aggrapparsi al tavolo per non cadere.

“Minerva” le sussurrò preoccupato qualcuno alla sua destra “Ti senti bene?”. Lei scosse la testa, cosa che le procurò un altro forte giramento di testa.

“Oh, mio Dio. Minerva sei pallidissima. Vieni, dobbiamo andare in infermeria.” . Sentì un braccio scivolarle intorno alla vita e si lasciò guidare docilmente. Vide lo spazio intorno a sé rabbuiarsi e dedusse che erano usciti dalla Sala Grande. Camminò per quella che le sembrò un’eternità fino a che non sentì aprirsi una porta.

“Madama Chips, abbiamo bisogno di lei.” Annunciò una voce vicina.

“E’ urgente? Ieri si è svolta la partita decisiva per la coppa di Quidditch e sembrava più uno scontro tra orchi”

“Bé, non saprei…” iniziò titubante. La donna colse al volo l’occasione.

“Allora non deve essere nulla di urgente. Scusami, ma non hai nulla nel tuo studio che possa aiutarti? Insomma tra tutte quelle pozioni…” lo interruppe. L’uomo indugiò sulla soglia.

“Sì, dovrei…Ma non sarebbe meglio che le dai un’occhiata?”. La collega si avvicinò e guardò la professoressa un attimo.

“Deve aver mangiato qualcosa che non tollera. Basterà darle un infuso leggero e metterla a riposo”. L’uomo annuì preoccupato.

“Non sarebbe meglio se stesse qui?”

“Santo cielo!” esclamò l’infermiera “Non ha nulla di grave, l’infermeria è piena e tu sei un abile pozionista. Non le succederà nulla!”. Detto questo si girò e chiuse la porta.

“Ma che modi…” sussurrò l’uomo irritato. Sentì il peso della donna sulla sua spalla e strinse la presa sulla sua vita.

Va bene, vediamo se mi è rimasto qualcosa nel mio armadietto.

Entrò nello studio pochi minuti dopo e con un colpo di bacchetta illuminò la stanza e accese il fuoco.

“Minerva, come ti senti?” le domandò mentre la faceva sedere sul comodo divano. La donna mugugnò qualcosa e si prese la testa tra le mani.

“Non ti preoccupare. Tra poco passerà” la rassicurò mentre cercava una bottiglietta di infuso nell’armadietto.  Sentì una mano sulla spalla e si girò di scatto.

“Minerva!” esclamò preoccupato vedendo la donna barcollante “Che cosa ti prende?”

“Sto per sentirmi male” sussurrò la collega premendosi una mano sulle labbra. L’uomo la prese per le spalle e l’accompagnò in bagno. Quando la donna uscì stava barcollando visibilmente e aveva un colore cinereo. Le si avvicinò velocemente e la sostenne. La fece sedere di nuovo sul divano e le diede una tazza fumante.

“Devi berlo.” le disse l’uomo visibilmente preoccupato. Lei annuì e avvicinò la tazza alle labbra.

“Sa’ di mirtillo…” affermò la donna.

“Lo so’” rispose l’uomo compiaciuto “Ho modificato personalmente la pozione per darle un gusto migliore…Ti piace?”. La donna lo guardò un attimo.

“A me non piace il mirtillo…” . Il professore restò in silenzio per alcuni minuti.

“Oh, mi dispiace” disse semplicemente alla fine. Ebbe come l’impressione che la donna sorridesse divertita da dietro la tazza.

“Ti senti, meglio?” le chiese quando finì l’infuso, con una nota di fastidio.

“Sì, un poco…”               

Come un poco? Se non le ha fatto effetto deve avere qualcosa di più di una semplice reazione allergica! Pensò l’uomo. Le prese la tazza e l’appoggiò sul tavolo.

“Minerva, che cosa hai mangiato?” le chiese prudentemente.

“Niente”

“Niente?!” esclamò l’uomo.

“No, niente. Ho solo bevuto un sorso di vino” rispose la donna confusa, poi si premete di nuovo la mano sulle labbra.

“Scusami” sussurrò prima di alzarsi. Quando vide la porta chiudersi, l’uomo schioccò le dita e chiamò l’elfo domestico.

“Sì, professore? Come posso servirla?” chiese l’elfo facendo un profondo inchino.

“Devi portarmi il bicchiere che ha usato la professoressa McGranitt durante la cena. Fai presto.”

“Certo. Eseguirò il suo ordine con piacere” esclamò l’elfo eccitato, per poi sparire. Il professore si girò verso la porta del bagno e la fissò intensamente, sperando che la persona dietro di essa possa stare meglio. Sentì un rumore secco che lo riportò alla realtà. Si sorprese per la velocità della piccola creatura.

“Ecco, signore. Spero di non averla fatta aspettare troppo, non potrei perdonarmelo” disse l’elfo in tono timoroso, allungandogli il bicchiere.

“No, certo. Puoi andare” lo congedò il professore prendendo in fretta il bicchiere.

“Grazie, signore” rispose la piccola creatura facendo un altro profondo inchino e sparendo con uno schiocco di dita. L’uomo fissò un attimo il punto in cui era sparito l’elfo, poi scosse la testa e si sedette sul divano. Avvicinò il bicchiere al naso, ma non sentì nessun odore particolare. Passò un dito all’interno del bicchiere e lo mise in controluce. Un sottile strato di polvere verde si illuminò al contatto con un fascio di luce di luna.

Oh, mio Dio! Questa è…è… ma si fermò di colpo sentendo la porta aprirsi

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Capitolo 2
*** Problemi di cuore e...corsetti! ***


style="font-size: 12pt; line-height: 115%; font-family: "Times New Roman";">Oh, mio Dio! Questa è…è… ma si fermò di colpo sentendo la porta aprirsi.

 

 La donna era piegata in due e si teneva i fianchi. L’uomo le si avvicinò velocemente e questa volta la accompagnò nella stanza da letto.

Speriamo che si riprenda. Non vorrei che le rimanessero danni permanenti. Guardò la donna pieno di preoccupazione.

“Minerva, come ti senti?”

“Mi sento male. Ho la testa pesante. Cosa mi succede?”

“Ho un’idea, ma devo esserne sicuro.” le disse facendola sedere sul letto. Lei annuì e si prese subito la testa fra le mani con una smorfia di dolore. Il professore la lasciò sola in camera e tornò nel suo studio. Prese una provetta piena di un liquido trasparente e ci lasciò cadere dentro la polverina verde. Esso reagì subito e divenne di un forte color azzurro.

Le mie conclusioni erano giuste. Questa è polvere di Belladonna….

Tornò in fretta in camera e trovò la donna ancora seduta con un braccio sullo stomaco. Le posò una mano sulla spalla gentile.

“Che conclusioni hai raggiunto?” le chiese la donna con un filo di voce, ma con il suo solito tono deciso.

“Non so se sia il momento…dovresti riposare” iniziò titubante lui.

“Horace, ti…”ma si fermò di colpo, portandosi una mano al petto. “Non…non respiro…” esclamò la donna con poca voce.

L’uomo la prese per le spalle e la distese.

“Calmati. Ora passa. Cerca di fare respiri profondi” la rassicurò. La donna non accennò a migliorare. Sapeva cosa doveva fare, ma gli metteva enorme imbarazzo.

Forse fra poco si riprende. Ma così non successe.

La polvere deve essere stata portata dal sangue insieme all’ossigeno, così da intralciare anche la respirazione.

“Perdonami” farfugliò l’uomo imbarazzato, chinandosi sulla donna e circondandola con le braccia “Lo faccio per il tuo bene”. Trovò il nodo dietro la schiena e lo sciolse. Le sfilò il vestito fino alla vita. Sentì la donna inarcarsi e cercare di spingerlo via, ma questo le costò fatica e alla fine si afflosciò sul letto. L’uomo vide che indossava un leggero vestito bianco con sopra un corsetto.

Mio Dio! Ma quanto sono difficili!

Si chinò di nuovo sulla donna che questa volta non oppose resistenza, avendo capito l’intento del collega. Per l’imbarazzo i fili del corsetto gli scivolavano tra le dita, come a volerlo prendere in giro. Alla fine chiuse gli occhi e diede uno strappo deciso. I nastri si spezzarono e le tolse il corsetto con facilità. La donna prese rumorosamente il respiro. L’uomo, invece, restò immobile, come pietrificato. Il leggero vestito che la collega portava sotto il vestito era più trasparente di quel che pensava. Lasciava intravedere il seno piccolo della donna che non metteva mai in risalto, la vita stretta che nascondeva sotto austeri vestiti e le gambe lunghe e magre. Forse non era un canone di bellezza, ma aveva qualcosa di affascinante e seducente che il tempo non poteva distruggere. Aveva una bellezza senile, che le rughe e l’età non riuscivano a nascondere. Gli sfuggì un sorriso. Proprio quel vestito che doveva proteggerla da sguardi maliziosi, ora faceva trasparire quel corpo provato. Voleva metterla a riposo sotto le calde coperte, lasciandole i vestiti piegati infondo al letto, a contemplarla, Quanto gettare il corsetto oltre il bordo del letto e stringerla impetuosamente fra le braccia per sentire ogni sua curva sul suo corpo. Il petto le si alzava ora con regolarità e Lumacorno era quasi incantato da quel movimento. Il corsetto gli scivolò dalla mano e non resistette all’impulso. Allungò una mano timoroso e sfiorò il fianco destro della donna con la punta delle dita. La sentì rabbrividire e ritrasse la mano spaventato. La collega, con un immenso sforzo, si strinse fra le braccia e cercò di coprirsi. Il professore arrossì imbarazzato e scese dal letto silenziosamente. Scostò un angolo della coperta e aiutò la donna a mettersi sotto di esse.

“Cerca di riposare” le sussurrò, non riuscendo a resistere all’impulso di accarezzarle i capelli, che erano colpiti da un piccolo fascio di luce, che le donava splendidi riflessi argentati. La Preside prese un profondo respiro, come a rispondergli affermativamente. L’uomo le sorrise debolmente e si diresse verso la porta. Si fermò di colpo. Non riusciva a lasciarla da sola, voleva ancora la sua presenza vicino. Si girò e le si avvicinò. Prese una sedia e la mise di fianco al letto. La donna si volse verso di lui e aprì piano gli occhi.

“Sarà una notte difficile e non me la sentivo di lasciarti sola.” Si scusò l’uomo. Lei gli prese una mano e la strinse piano.

 

Finito secondo capitolo!! Voglio ringraziare chiunque abbia aperto questa fan fiction, chi la recensisce (vi prego!) e chi la metterà fra le preferite. Voglio assolutamente ringraziare

Marik1989: Grazie! Sì, in effetti sono particolare come coppia, ma nn ho resistito! Mi fa piacere che ti sia piaciuto il primo pezzo perché volevo metterci tutta l’emozione che potevo e far capire cosa provava Minerva.

PinkMoonlightPrincess: Oh, lo so’ bene…Minerva e Albus sono una coppia storica, ma volevo cambiare un po’! Vedo che però il cambiamento non ti è dispiaciuto…! ^ ^

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Capitolo 3
*** Mirtillo ***


Sarà una notte difficile e non me la sentivo di lasciarti sola.” Si scusò l’uomo. Lei gli prese una mano e la strinse piano.

 

 Sentì la sua presa farsi meno e la tenne fra le sua mani. Fortunatamente la donna aveva rigettato parte della sostanza tossica prima e riuscì a dormire un paio d’ore senza svegliarsi.

La sentì improvvisamente alzarsi a sedere e si svegliò di soprassalto. La vide tenersi i fianchi e le diede subito il vaso che aveva preso per questa evenienza. Le tenne la fronte mentre la donna aveva un conato e per lui fu quasi piacevole. Tornò a dormire poco dopo. Si svegliò spesso durante la notte e Lumacorno gli fu sempre vicino, stando attento ad ogni movimento della donna per aiutarla. Arrivò la mattina e lei stava dormendo finalmente tranquilla. Sospirò e involontariamente sorrise. Teneva ancora la sua mano fra le sue. Guardò l’orologio e constatò che nella mezz’ora successiva doveva iniziare lezione. L’aveva preparata e aspettata per tutto l’anno, ma in quel momento perse totalmente importanza. Era solo una noiosa lezione su come preparare il livello più alto del distillato della morte. Decise di rimanere accanto alla collega. Le accarezzò la mano finché non si svegliò. Si drizzò a sedere a fatica e si guardò intorno spaesata. Quando lo vide non riuscì a decifrare la sua espressione. Era spavento o gioia? Probabilmente stava provando entrambe le emozioni. Faceva ancora fatica a respirare e Lumacorno le risparmiò la fatica di parlare.

“Ricordi qualcosa di quello che è successo ieri sera?”. La donna spalancò gli occhi inorridita e tolse la mano dalla sua stretta. Lumacorno si rese conto di aver formulato male la domanda.

“No, no” la rassicurò “Non ti preoccupare. Non è successo nulla tra noi”. La donna si tranquillizzò e strinse gli occhi, come se si sforzasse di ricordare.

“No, mi dispiace” ansimò. Lumacorno si morse il labbro inferiore. Gli piaceva sentire il suo respiro.

“Cosa è successo?” chiese con sospetto.

“Te lo spiegherò più tardi.” Schioccò le dita e comparve l’elfo.

“Sì, professore? Come…” ma si fermò vedendo la donna “Signora…la vedo pallida.” sussurrò preoccupato “Vuole che le prepari qualcosa? Le porto la colazione?” implorò la creatura. Era evidente dal tono che voleva rendersi utile.

“Sì” disse l’uomo fermando l’elfo “Portale la colazione. E abbondante.”

“Certo, signore. Grazie, signore.” rispose l’elfo al massimo della gioia, inchinandosi più volte.

“Lumacorno…te ne sono grata, ma non riuscirei a toccare cibo adesso”

Il collega le prese la mano e fu felice nel vedere che la professoressa non la ritirava.

“Devi mangiare. Non puoi non farlo dopo aver passato una notte del genere. Devi rimetterti in forze.”

Lei sospirò e annuì. Lo sapeva anche lei, era inutile opporsi. L’elfo tornò con un vassoio traboccante di leccornie. Minerva si abbandonò sui cuscini con fare rassegnato e Lumacorno rise divertito.

Mi vuole uccidere con tutto quel cibo?

L’elfo le sistemò le coperte e le appoggiò il vassoio sulle ginocchia.

“Posso portarle qualcos’altro, signora? Vuole…”

“Stai scherzando?” lo interruppe la donna. L’elfo si ritirò terrorizzato.

“Mi perdoni, la prego!” urlò disperato “Non volevo offenderla!”. La donna restò ferma per la sorpresa. Non era sua intenzione spaventarlo a quel modo. Lumacorno lo prese per la collotta e lo rimise in piedi.

“Ritorna in cucina, la professoressa stava scherzando”. L’elfo si asciugò le lacrime e annuì pieno di gratitudine.

“Grazie, signore” e con uno schiocco di dita sparì. Si girò verso la donna e le sorrise. Lei spostò lo sguardo imbarazzata e iniziò a cambiare posizione ad ogni alimento disposto con cura sul vassoio. La vide ridacchiare, mente sfiorava con le dita sottili la tazza di the.

“Perché ridi?” le chiese curioso.

“Mi ricordo qualcosa di iera sera”

“Davvero?” esclamò lui sollevato

“Qualcosa di imbarazzante e…divertente”

“Divertente?” chiese lui tra il curioso e il preoccupato.

“Sì” rispose piano, poi lo guardò negli occhi. Aveva uno sguardo malizioso, come se fosse tornata bambina e stesse per rivelare un segreto.

“Indovina il mio frutto preferito” chiese tutto d’un tratto. Lumacorno rimase spiazzato.

“Be..non saprei…la fragola?” tentò.

“No” rispose lei sempre con sguardo malizioso “Il mirtillo”

 

Mamma mia! Volevo descrivere un piccolo momento di intimità tra i due professori, senza nessuno che rischia di morire o non so che altro. Come al solito ringrazio chiunque recensisca (pleeeeeeease) e anche solo chi legge. Ci sono anche persone che mi scrivono qualcosa (vi adoro)

Marik1989: Oh, che bello che bello!!  Allora sono riuscita nel mio intento! Mi fa piacere (ma davvero tanto) che ti piaccia questa serie!

E chi mette tra le seguite

Ambrastasia
 Drachina
 Elisa_88                                                                                 
 lady cat
 PinkMoonlightPrincess

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Capitolo 4
*** Piccole tentazioni ***


Indovina il mio frutto preferito” chiese tutto d’un tratto. Lumacorno rimase spiazzato.

“Be..non saprei…la fragola?” tentò.

“No” rispose lei sempre con sguardo malizioso “Il mirtillo”

L’uomo restò spiazzato e non riuscì a formulare parola.

Mirtillo? Mi stava prendendo in giro! Ecco perché rideva!

Non riuscì a reprimere un sorriso. La severa professoressa di Trasfigurazione tanto temuta ad Hogwarts, si stava divertendo con uno scherzetto tanto semplice e sciocco. Il fatto che lei stesse bene e che stesse ridendo, gli dava un senso di soddisfazione mai provato prima. Come se fosse riuscito nel suo intento, anzi come se fosse andato ancora oltre. Era orgoglioso di sé stesso.

“Io ti lascio sola, così che tu riesca a mangiare e cambiarti. Nel frattempo preparerò un infuso che ti faccia sentire meglio” detto questo chiuse la porta e si diresse allo studio.  Schioccò di nuovo le dita e comparve l’elfo domestico.

“Vai nelle stanze della professoressa e prendile qualcosa con cui vestirsi dall’armadio” disse secco.

“Certo , signore” rispose l’elfo scomparendo con uno schiocco di dita.

Bene. Ora l’infuso…

Minerva spostò il vassoio vuoto dalle gambe con un sospiro di soddisfazione ed un piccolo sorriso. Appoggiò la testa al cuscino cercando di godersi quei pochi momenti di riposo che le erano concessi da quando era diventata preside. Inspirò più a fondo.

Prima o poi la morte arriva per tutti, no? E’ inutile rattristarsi…

Cercò di distrarsi tentando di ricordarsi come era arrivata nelle stanze di Lumacorno. Ricordava la sala grande…gremita come sempre di studenti, ma questa volta non c’era il solito chiacchiericcio allegro degli studenti, non poteva esserci. I ricordi successivi erano offuscati e bui…troppo bui per riuscire ad distinguere qualcosa. Sentiva una voce di donna…Madama Chips? Forse…poi ancora buio e improvvisamente luce. Le stanze di Lumacorno. E da lì in poi si ricordava a grandi linee cosa era successo, ma i ricordi erano interrotti da improvvisi sprazzi di tenebre. Si ricordava lo specchio del bagno in cui si era riflessa la sera prima. Buio. Il professore che le dava un infuso e di nuovo lo specchio del bagno. Buio. La camera da letto… Aprì di colpo gli occhi e girò la testa. I vestiti della sera prima erano appoggiati alla sedia. Anche il corsetto. 

Oh, mio Dio…Cosa è successo? Pensò spaventata.

Lumacorno stava preparando un semplice infuso per la professoressa nel suo studio. Era un po’ soprapensiero perché stava cercando un modo per trattenere la professoressa ancora per un poco di tempo nelle sue stanze. Le piaceva la sua compagnia. Era intelligente, molto intelligente. Con un sospiro prese la boccetta con la pozione finita e la versò nella tazza, fece girare il cucchiaino due volte in senso orario e una antiorario, poi lo poggiò sul tavolo. Lo sguardo gli scivolò sul bicchiere della sera precedente contenente la polvere di belladonna.

Forse potrei…pensò inarcando un sopracciglio e sorridendo malizioso, ma subito si pentì. Voleva davvero far soffrire ancora quella donna? Voleva davvero  provocarle altro dolore?

No. Non a lei.

 

Il respiro accelerò involontariamente, mentre la professoressa cercava di rimettere ordine nella sua mente.

Procedi con ordine, Minerva. Eri in sala grande, hai bevuto del vino…hai sentito la voce di Madama Chips… pensò numerando le azioni con le dita. Quindi qualcuno deve averti portata dall’infermiera…Lumacorno? Dopo sei arrivata nelle stanze di Horace…deve avermi portata per forza lui. Ma perché? Perché indosso solo la sottoveste e ho dormito…dormito nel letto di Horace? Cosa è successo? Forse…c’era qualcosa nella bevanda, questo spiegherebbe ragionevolmente i ricordi offuscati e il fatto che ho giramenti di testa, ma potrebbe essere successo qualcosa d’altro… Un rumore secco interruppe i suoi pensieri e voltandosi di scatto vide la piccola creatura che le aveva portato la colazione, reggere dei vestiti piegati con le sue esili braccia, con il viso rivolto a terra, per non creare imbarazzo.

“Grazie, appoggiali sul letto.” Rispose distratta all’elfo domestico “Puoi andare” La creatura appoggiò i vestiti sul letto, mantenendosi ad una rispettosa distanza e fece un profondo inchino prima di sparire con uno schiocco di dita. La professoressa fisso per un attimo i vestiti sul bordo del letto, poi sospirò alzandosi. Doveva chiarire la questione con il suo collega.

Può essere stato anche lui a mettermi qualcosa nel bicchiere, per poi…approfittare della situazione. Le tremavano le gambe al solo pensiero. Si appoggiò al comodino per non cadere in ginocchio.

Non sarà successo, te lo ricorderesti. I vestiti le scivolavano tra le dita tremanti e ci mise il doppio del tempo. Con un gesto della bacchetta si allacciò il nastro dietro al vestito e si sistemò i capelli nella sua solita crocchia. Prese un respiro profondo chiudendo gli occhi.

Calmati, calmati…devi parlarci. Va bene. Pensò decisa, abbassando la maniglia della porta e uscendo dalla stanza.

“Lumacorno?” chiamò la professoressa. Si portò una mano davanti alla bocca, accorgendosi che le tremava la voce. Forse non è il momento giusto…dovrei andarmene. Guardò la porta a lungo prima di ripensarci. No, maledizione Minerva! Cosa fai? Vuoi scappare? Suvvia, ragiona! Devi parlarci. Fece un altro respiro profondo e si sedette sul piccolo divano vicino al camino, aspettando Lumacorno.

 

No, non lo merita. Avrò altre occasioni. Pensò, disprezzandosi per quel piccolo momento di debolezza. Sentì una voce arrivare dalla sala e interrompere i suoi pensieri. Minerva. Pensò con insolita contentezza. Sorrise e prese l’infuso, avviandosi verso la porta. Si bloccò a metà strada, voltandosi verso il bicchiere che lo aveva tentato poco prima e che lo stava tentando anche adesso. Magari una piccola quantità non le avrebbe fatto tanto male…Solo una piccola dose, poi non lo avrebbe più fatto Promise a sé stesso, ma già sapeva che non avrebbe rispetto quella promessa.

 

 

Finito quarto capitolo! Voglio dedicare questo capitolo a Sevy, perché continua ascrivere recensioni fantastiche e a sostenermi! Comunque voglio dividere il merito con le persone che recensisconograzie mille, siete fantastici! Nel prossimo capitolo tutto si chiarirà e tutto si complicherà, ovviamente. E in modo altrettanto ovvio voglio ringraziare quelli che mettono tra le seguite, quelli che seguono comunque senza metterla nel loro account e quelli che mettono tra i preferiti! Grazie grazie grazie! Un ringraziamento speciale per chi recensisce:

 

SEVY: Ho appena letto ciò che mi hai scritto. Inizio col dire che resterà sempre quella la “coppia”, ma ogni tanto voglio provare cose nuove. Sinceramente non so se sentirmi in colpa o soddisfatta per averti fatto leggere una fic con questo pairing! Mi fa piacere, comunque, che ti piaccia. Sono sicura che tu sia un ottimo giudice =). Assolutamente!! Continuerò a scrivere storie su Silente e Minerva, anzi! Ho già bozzetti che invadono il mio pc! Non ti preoccupare troppo per il tempo, finchè la fan fiction è bella, guarda me! Trovo comunque che lasciare spazio alla trama sia un ottima idea, perché rende più realistici i personaggi, ottimo lavoro comunque! Ehi, bellissima l’immagine personale!

 

MARIK1989: Bene bene! E’ bello il fatto che ti piaccia, mi fa molto piacere. Sì, in effetti sono buffi insieme, ma almeno sdrammatizza un po’, no?

 

CHARME: Oh, mio Dio. Non so cosa dire, mi si scioglie il cuore davanti a queste recensioni! Grazie mille!!

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Capitolo 5
*** Fare la cosa giusta ***


CAP 5

 

La stanza che avvolgeva la professoressa era piacevole e arredata con gusto, come se volesse mettere a proprio agio coloro che entravano. Aveva un grande camino che inondava la stanza col calore delle sue fiamme, tavolini sparsi che reggevano pesanti volumi riguardanti le pozioni e strani oggetti; il resto delle pareti erano coperte da librerie, colme anch’esse di libri. Sorrise. Le piacevano i libri, erano un ottimo modo per concedersi pause dopo il lavoro, magari con una tazza di the al bergamotto e i suoi amati zenzerotti. Sospirò. Non le dispiaceva affatto vedersi in quella stanza a discorrere piacevolmente con il professor Lumacorno sugli argomenti più disparati e dotti, accompagnati da un bicchiere di Whisky incendiario per lui e una di lavanda per lei fino a che l’orologio non scoccava l’ora ormai tarda. Con gesto stanco si tolse gli occhiali e si sfregò gli occhi. Non erano tempi per le piacevoli chiacchierate tra colleghi. Sentì un rumore provenire da dietro le sue spalle e si girò di scatto, interrotta dai suoi pensieri. Davanti a lei c’era un Horace Lumacorno sorridente, che reggeva un bicchiere da cui uscivano strani sbuffi di vapore.

“Come ti senti? Meglio? Lo spero bene…! Dopo la nottata che hai passato! Eh eh eh…” esclamò l’uomo con un sorriso sornione. La donna spalancò gli occhi.

Oh, mio Dio…No, non può essere, è una coincidenza. Deve esserlo.

Aprì la bocca un paio di volte, inutilmente. Le parole le si fermavano in gola. Alla fine scelse per un piccolo sorriso di circostanza. Nella stanza calò un silenzio imbarazzante, che Lumacorno seppe interrompere subito.

“Vuoi sederti? Conviene, forse, sarai ancora stanca per…” . Minerva non riuscì più a reggere la situazione. Si portò un mano davanti agli occhi e crollò su una delle comode poltrone sparse per la stanza.

“Lumacorno…” sussurrò con voce roca “Devo sapere cosa è successo la notte scorsa. Subito”

Il professore non sapeva cosa fare, ne cosa dire.

“Minerva, io non capisco…” balbettò l’uomo, gesticolando nervosamente con le mani.

“Horace, ho dei vuoti di memoria… non ricordo nulla di ciò che è successo ieri sera, ti prego dimmelo” disse la donna. Nello sguardo della professoressa non c’era nessuna implorazione, solo una richiesta di chiarimento. Il professore di pozioni, dopo un momento di tentennamento, si sedette sulla poltrona davanti alla donna. Appoggiò la tazza sul tavolino, si appoggiò allo schienale e fece uno dei suoi tipici sorrisi.

“Quindi non ricordi niente?” le chiese, mentre un luccichio attraversava i suoi occhi. La donna scosse la testa, mentre un forte senso di angoscia le opprimeva il petto.

“Interessante” commentò il professore. La collega alzò lo sguardo su di lui.

“No, non lo è per niente, Lumacorno.” ribatté secca “Non ricordo niente di ciò che è successo la notte scorsa, tu mi parli di cose che non conosco e non riesco a mettere in ordine i pochi ricordi che possiedo. Come puoi ritenere questo interessante? Dovrebbe essere preoccupante”. Lumacorno la guardò leggermente imbarazzato, ma si riprese subito.

“Sì, hai ragione. Questa situazione deve essere risolta molto presto ed ha la massima priorità” disse con tono perentorio, come se la decisione fosse dipesa da lui.

“Prima di tutto, però, bisogna far tornare i ricordi. Di solito per, diciamo, sbloccare i ricordi è necessaria una parola chiave che la tua mente colleghi al ricordo. Ma vediamo fino a dove ricordi e cosa ricordi” continuò il docente. La collega cambiò atteggiamento e annuì soddisfatta e decisa. Il collega si piegò in avanti e fissò il suo sguardo nei suoi occhi, in attesa.

“A dir la verità, ricordo a spezzoni. Rammento benissimo la Sala Grande con tutti gli studenti, ricordo che un paio si sono lanciati del cibo…dei ragazzi di prima.” Fece una smorfia di disgusto, ma la cancellò subito.

“Prendo il bicchiere col vino” disse, emulando l’azione della sera prima “e bevo. Poi diventa tutto buio”

“E’ qui che hai ingerito il veleno” la informò, interrompendola. La donna sbiancò di colpo e il viso si distorse in un’espressione di angoscia e spavento.

“Mi hanno avvelenata? Hanno…hanno provato ad avvelenarmi?” chiese. Serrò le labbra di scatto, in un moto di rabbia.”Perché lo hanno fatto?” le sopracciglia le si inarcarono in un espressione di concentrazione.

“Non è il caso di pensarci” le disse il collega, rendendosi conto che la sua frase aveva disturbato la professoressa. Le prese le mani fra le sue per darle conforto. La donna fece un piccolo balzo sulla sedia e guardò intensamente le mani, poi inarcò le sopracciglia mentre un angolo della bocca si piegava in un piccolo sorriso di soddisfazione.

“Minerva, cosa…?”
“Ricordo, ricordo la stretta di mano. Ieri sera…” chiuse forte gli occhi per ricordare meglio. “Quando ero a letto, dopo che…che…” lasciò in sospeso la frase. Non ricordava. Il sorriso le si spense, delusa.

“Mi ricordo solo che mi ero riflessa due volte nello specchio del bagno della tua stanza, prima della stretta”

“Questo è una cosa positiva, Minerva. Stiamo ricostruendo tutto.” Le disse il collega con voce gentile “Cosa ricordi della stretta di mano?”. La donna arrossì lievemente, ma cercò di non darlo a vedere, cercando di togliere le mani da quelle del professore. Pareva, al contrario di lei, che il collega di pozioni non fosse per niente imbarazzato, anzi, la situazione che si era creata doveva proprio piacergli perché continuò a tenerle le mani guardandola negli occhi con il suo solito sorriso.

“Mi ricordo che tu…tu mi eri di fianco, qui sulla destra.” raccontò appoggiando una mano sul cuscino del divano di fianco a sé, essendo riuscita a liberare una mano “e ricordo di essermi svegliata parecchie volte durante la notte…” Il collega sorrise, al ricordo di della notte precedente.

“Sì, questo me lo ricordo anche io!” rise l’uomo, facendo sorridere la donna. Le piaceva l’atteggiamento che aveva, cercava di farla sorridere anche in momenti come questi “E poi basta, se non ciò che è successo questa mattina.”

“Bene” esclamò il collega “Abbiamo ricostruito buona parte di ciò che non ricordavi, no?”

La donna annuì contenta, mentre allungava un braccio per prendere la tazza che il professore aveva appoggiato sul tavolo. Lo sguardo di Lumacorno scivolò sul gesto della donna, mentre parlava dei progressi fatti. Si fermò un attimo e la donna lo guardò sorpresa. Ritornò subito al discorso, ma i suoi pensieri rimasero su di esso.

Vuoi davvero farla soffrire ancora? Non ha già sopportato abbastanza, con tutte le morti che le gravano sulla coscienza?Che razza di persona sei?

La collega aveva preso la tazza e la stava avvicinando alle labbra.

Fermala, fermala ora che sei in tempo…Non farla soffrire.

La donna aveva appoggiato la tazza alle labbra e stava inclinandola. Lo stava guardando con sguardo felice, perché aveva trovato qualcuno che la stava aiutando. E lui la stava tradendo.

Non pensavo arrivassi a tanto, Lumacorno. Sei un mostro.

“Minerva, aspetta!” esclamò il professore prendendole la mano che reggeva la tazza. Parte del contenuto si rovesciò sul vestito della donna. Quest’ultima lo guardò sorpresa e leggermente irritata “Perdonami, ma ho sbagliato a darti l’infuso” si scusò l’uomo, con un gran sorriso. La donna lo guardò un ancora un momento, poi gli tese la tazza.

“Grazie” gli disse. L’uomo si alzò e si diresse verso lo studio.

Hai fatto la cosa giusta.

 

Finitooooooooooooooooooooooooooo 5 capitolo. Mi dispiace mi dispiace per il secondo ritardo, speravo di finirlo durante le vacanze di carnevale, ma mi hanno riempito di compiti! XD Comunque spero vi piaccia, ma comunque lasciatemi un piccolo commento =) grazie a tutti quelli k hanno anche solo letto la fic…Un grande grazie a chi ha recensito:

CHARME: Eccomi qui, spero non averti fatto aspettare troppo. Mi fa piacere che ti abbia preso il capitolo e spero che anche questo sia di tuo gradimento. ;)

SEVY: Grazie grazie!! Non faccio che rileggere la tua recensione (inutile ripetere che le trovo straordinarie) e non posso non sorridere…Grazie mille per il tuo sostegno!

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