Questa
è una coppia particolare, che a me piace
molto. Ovviamente vorrei mettermi a spiattellare tutta la storia,
perché non
sto più nella pelle… ma rovinerei tutto
-.-“…. Quindi lascio a voi l’arduo
lavoro di recensire e dire! Spero tanto vi piaccia e di darvi nuove
idee sulle
vostre fan fiction…le voglio leggere! Grazie
comunque….
BELLADONNA
Si
sedette per l’ennesima volta al suo posto. Al SUO posto,
non il suo sicuramente. Apparteneva ad Albus, lo
sapeva, ma lei era la
nuova Preside e doveva mantenere l’immagine di quella carica.
Si sedette
cercando di ignorare gli sguardi carichi di nostalgia che la fissavano
ogni
volta che si sedeva.
Lo
so!
Voleva
urlare Lo
so che qui ci dovrebbe stare il più grande
mago del mondo, che ha rinunciato a diventare Ministro della Magia solo
per
starvi vicino e accompagnarvi per tutti questi anni, ma è
stato ucciso da un
semplice professore di pozioni!
Non
lo urlò e come al suo solito fece un cenno agli studenti
di continuare, che abbassarono mesti la testa sui loro piatti. Lei
invece
continuò a guardarli e un lieve sorriso le
increspò le labbra.
Sanno
che io non sono che una semplice vittima, una conseguenza della sua
morte…grazie Albus.
Sospirò
e allungò una mano per prendere il bicchiere, ma si
fermò a metà strada. Sentì
l’aria farsi più tesa e una scossa
attraversò la
grande sala. No, deve essere solo una mia
impressione. Prese il bicchiere, se lo portò alle
labbra e ne bevve un
sorso. Spalancò gli occhi per la sorpresa. Il liquido le
scivolò caldo e dolce
per la gola, donandole una piacevole sensazione di benessere. Faceva
questo
effetto il vino? Scostò il bicchiere dalle labbra e
notò con sua grande
sorpresa che la sala intorno a lei era sfocata. Inarcò le
sopracciglia confusa,
ma non indugiò oltre. Poco
importa. Le
sfuggì un lieve risolino, che per sua fortuna non
sentì nessuno. Guardò il
bicchiere e lo avvicinò di nuovo alle labbra, ma, con suo
grande dispiacere,
non riuscì a berlo. Vide la stanza girarle intorno e dovette
aggrapparsi al
tavolo per non cadere.
“Minerva”
le sussurrò preoccupato qualcuno alla sua destra
“Ti senti bene?”. Lei scosse la testa, cosa che le
procurò un altro forte
giramento di testa.
“Oh,
mio Dio. Minerva sei pallidissima. Vieni, dobbiamo
andare in infermeria.” . Sentì un braccio
scivolarle intorno alla vita e si
lasciò guidare docilmente. Vide lo spazio intorno a
sé rabbuiarsi e dedusse che
erano usciti dalla Sala Grande. Camminò per quella che le
sembrò un’eternità
fino a che non sentì aprirsi una porta.
“Madama
Chips, abbiamo bisogno di lei.” Annunciò una voce
vicina.
“E’
urgente? Ieri si è svolta la partita decisiva per la
coppa di Quidditch e sembrava più uno scontro tra
orchi”
“Bé,
non saprei…” iniziò titubante. La donna
colse al volo
l’occasione.
“Allora
non deve essere nulla di urgente. Scusami, ma non
hai nulla nel tuo studio che possa aiutarti? Insomma tra tutte quelle
pozioni…”
lo interruppe. L’uomo indugiò sulla soglia.
“Sì,
dovrei…Ma non sarebbe meglio che le dai
un’occhiata?”.
La collega si avvicinò e guardò la professoressa
un attimo.
“Deve
aver mangiato qualcosa che non tollera. Basterà darle
un infuso leggero e metterla a riposo”. L’uomo
annuì preoccupato.
“Non
sarebbe meglio se stesse qui?”
“Santo
cielo!” esclamò l’infermiera
“Non ha nulla di grave,
l’infermeria è piena e tu sei un abile pozionista.
Non le succederà nulla!”.
Detto questo si girò e chiuse la porta.
“Ma
che modi…” sussurrò l’uomo
irritato. Sentì il peso della
donna sulla sua spalla e strinse la presa sulla sua vita.
Va
bene, vediamo se mi è rimasto qualcosa nel mio armadietto.
Entrò
nello studio pochi minuti dopo e con un colpo di
bacchetta illuminò la stanza e accese il fuoco.
“Minerva,
come ti senti?” le domandò mentre la faceva sedere
sul comodo divano. La donna mugugnò qualcosa e si prese la
testa tra le mani.
“Non
ti preoccupare. Tra poco passerà” la
rassicurò mentre
cercava una bottiglietta di infuso nell’armadietto. Sentì una mano
sulla spalla e si girò di
scatto.
“Minerva!”
esclamò preoccupato vedendo la donna barcollante
“Che cosa ti prende?”
“Sto
per sentirmi male” sussurrò la collega premendosi
una
mano sulle labbra. L’uomo la prese per le spalle e
l’accompagnò in bagno.
Quando la donna uscì stava barcollando visibilmente e aveva
un colore cinereo.
Le si avvicinò velocemente e la sostenne. La fece sedere di
nuovo sul divano e
le diede una tazza fumante.
“Devi
berlo.” le disse l’uomo visibilmente preoccupato.
Lei
annuì e avvicinò la tazza alle labbra.
“Sa’
di mirtillo…” affermò la donna.
“Lo
so’” rispose l’uomo compiaciuto
“Ho modificato
personalmente la pozione per darle un gusto migliore…Ti
piace?”. La donna lo
guardò un attimo.
“A
me non piace il mirtillo…” . Il professore
restò in
silenzio per alcuni minuti.
“Oh,
mi dispiace” disse semplicemente alla fine. Ebbe come
l’impressione che la donna sorridesse divertita da dietro la
tazza.
“Ti
senti, meglio?” le chiese quando finì
l’infuso, con una
nota di fastidio.
“Sì,
un poco…”
Come
un
poco? Se non le ha fatto effetto deve avere qualcosa di più
di una semplice
reazione allergica!
Pensò l’uomo. Le prese la tazza e
l’appoggiò
sul tavolo.
“Minerva,
che cosa hai mangiato?” le chiese prudentemente.
“Niente”
“Niente?!”
esclamò l’uomo.
“No,
niente. Ho solo bevuto un sorso di vino” rispose la
donna confusa, poi si premete di nuovo la mano sulle labbra.
“Scusami”
sussurrò prima di alzarsi. Quando vide la porta
chiudersi, l’uomo schioccò le dita e
chiamò l’elfo domestico.
“Sì,
professore? Come posso servirla?” chiese l’elfo
facendo
un profondo inchino.
“Devi
portarmi il bicchiere che ha usato la professoressa
McGranitt durante la cena. Fai presto.”
“Certo.
Eseguirò il suo ordine con piacere”
esclamò l’elfo
eccitato, per poi sparire. Il professore si girò verso la
porta del bagno e la
fissò intensamente, sperando che la persona dietro di essa
possa stare meglio.
Sentì un rumore secco che lo riportò alla
realtà. Si sorprese per la velocità
della piccola creatura.
“Ecco,
signore. Spero di non averla fatta aspettare troppo,
non potrei perdonarmelo” disse l’elfo in tono
timoroso, allungandogli il
bicchiere.
“No,
certo. Puoi andare” lo congedò il professore
prendendo
in fretta il bicchiere.
“Grazie,
signore” rispose la piccola creatura facendo un altro
profondo inchino e sparendo con uno schiocco di dita. L’uomo
fissò un attimo il
punto in cui era sparito l’elfo, poi scosse la testa e si
sedette sul divano.
Avvicinò il bicchiere al naso, ma non sentì
nessun odore particolare. Passò un
dito all’interno del bicchiere e lo mise in controluce. Un
sottile strato di
polvere verde si illuminò al contatto con un fascio di luce
di luna.
Oh,
mio
Dio! Questa è…è…
ma si fermò di colpo sentendo la porta aprirsi