Frammenti di Visioni

di Yu_Kanda
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo nome ***
Capitolo 2: *** Se ti volterai a guardare, io sarò al tuo fianco ***
Capitolo 3: *** Senza via d'uscita ***
Capitolo 4: *** Io ti salverò, a qualunque costo ***
Capitolo 5: *** Intrappolato tra Sogno e Realtà ***
Capitolo 6: *** Il Destino ti Lega con Catene Invisibili ***



Capitolo 1
*** Un nuovo nome ***


DISCLAIMER: non possiedo alcun diritto su D. Gray-man, PURTROPPO è tutto in mano a quella pazza della Hoshino... Perchè, se fosse stato altrimenti... Il manga non sarebbe diventato un'accozzaglia informe di assurdità, e Lavi sarebbe insieme a Kanda da un bel pezzo!

ATTENZIONE YAOI - se non sapete cosa questa parola voglia dire, o se non gradite le relazioni uomo/uomo questa storia non fa per voi, siete avvisati! Come si dice, se non vi piace NON LEGGETE!








Frammenti di Visioni



 Capitolo 1 : Un nuovo nome



C'era stato un tempo in cui ciò che vedeva in sogno lo atterriva talmente tanto da indurlo a fuggire il sonno per non dovervi assistere. Tanto tempo fa.

Prima che il vecchio lo trovasse, prima che gli fosse insegnato a sfruttare il suo dono invece di temerlo. Prima che, inseguendo la storia come voleva quel vecchio, ora diventato l'unica famiglia che aveva, perdesse il proprio cuore.

Quando nella sua ingenuità aveva raccontato alla madre dei sogni che faceva, non immaginava sarebbero stati la causa della morte di tutti i suoi cari. Se non fosse arrivato il vecchio a impedirlo, anche lui sarebbe morto con loro. Deak lo sapeva. Per quello aveva seguito l'anziano uomo senza protestare. Gli aveva salvato la vita, ora lui gli apparteneva.

Ma, cosa ancora più importante, che scelta poteva mai avere un bambino di sei anni? Morire o andare con colui che l'aveva salvato. E lui era andato.

"Nessun sogno è mai solamente un sogno. Non i tuoi." gli aveva detto l'uomo tendendogli la mano. "Seguimi, ti insegnerò a dominarli."

Come sapesse quelle cose di lui non l'aveva mai scoperto, ma sospettava che i suoi genitori volessero affidarlo al vecchio perché lo istruisse, che l'avessero condotto lì loro. Bookman, come si faceva chiamare l'uomo, non glielo aveva mai detto e lui non aveva mai chiesto; sembrava quasi esserci un tacito accordo fra loro, nessuna domanda sul passato. Il passato è passato.

Il vecchio gli aveva dato un nuovo nome, e un altro ancora a ogni città che cambiavano, per ogni storia che registravano. All'inizio gli era parso assurdo, poi però aveva compreso la ragione di quella necessità e vi si era abituato. Il suo ultimo nome, Deak, l'avrebbe conservato sino al sogno successivo.

Cosa gli avrebbe mostrato questa volta? La morte di un uomo o di migliaia? Per qualcuno che aveva fatto della sua ragione di vita il trascrivere la storia nascosta dietro gli eventi che muovevano il mondo, avere come apprendista uno con le sue capacità era un vantaggio enorme.

Lui sognava la morte della gente. Vedeva nei particolari il luogo e il modo in cui sarebbe avvenuto; e tutte le persone coinvolte.

Poi Bookman studiava i dettagli, tracciava il posto. Quindi loro si spostavano per registrare gli eventi e comprendere cosa realmente ci fosse dietro a ciascuna morte. Si mescolavano alla gente presente nel sogno, ma senza interferire con gli avvenimenti: indagavano e mettevano a nudo la verità.

Ogni coinvolgimento era proibito, rivelare alla vittima il pericolo che correva fuori questione. Se poi questa riusciva da sola a tirarsene fuori grazie alle ricerche che svolgevano, buon per lei. Altrimenti, il suo destino si compiva.

Aveva raggiunto l'età di diciotto anni e cambiato ben quarantotto nomi fino ad allora; quest'ultimo, Deak, stava durando più del previsto, più di tutti gli altri. Dopotutto le guerre erano una delle cose più lunghe da sedare, non ci si doveva meravigliare che ancora non avessero finito di documentare tutte le morti previste.

Guardando con un'ombra di rassegnazione le luci dei bombardamenti nel cielo notturno, il giovane si raddrizzò, facendo perno sulla ringhiera del piccolo balcone cui era affacciato. Controllò per l'ultima volta gli accessi all'edificio, nel quale le autorità locali avevano radunato i giornalisti fra cui si erano infiltrati, e rientrò all'interno. Qualche ora di sonno gli avrebbe fatto solo bene.

 

 

Un passo dopo l'altro sprofondato nella sabbia, Deak arrancava verso il limitare della zona franca per osservare le linee nemiche. Il sole proiettava svogliato l'ombra di lui sulle dune, la sua luce troppo debole perché il contorno dell'altro sé stesso fosse chiaramente distinguibile fra le increspature prodotte dall'incedere degli stivali che indossava.

Che strano, avrebbe dovuto essere più caldo, invece il cielo sembrava quasi nuvolo, e ciò pareva filtrare i raggi solari. Aspettandosi una visuale piena sulla città bombardata, Deak si sporse in avanti, schermandosi lo sguardo per meglio distinguere ciò che gli si parava davanti. Era talmente concentrato che sentir parlare all'improvviso accanto a sé lo fece trasalire.

- È così strano averti in completo silenzio. - esordì una voce maschile dal suo lato cieco, e lui si voltò verso di essa, meravigliato. Non permetteva nel modo più assoluto che qualcuno restasse dove gli era impossibile vederlo, come mai colui che lo accompagnava gli camminava accanto proprio da quella parte? - Qualcosa non va? - aggiunse il giovane in questione, fermandosi a guardarlo, ora una nota preoccupata nella voce, sebbene si sforzasse di mantenerne il tono neutro. - Lavi?

Con che nome lo aveva chiamato? Fissò il compagno di viaggio come inebetito, perdendosi nei suoi occhi scuri, rapito dalla bellezza del volto di lui. Conosceva quel giovane? O questi lo confondeva con qualcun altro? No, no, di certo erano in confidenza, si era rivolto a lui in maniera troppo familiare... Ma, allora, il nome? Deak osservò attentamente il ragazzo misterioso: lineamenti orientali, capelli nerissimi di lunghezza eccezionale (soprattutto per un uomo) raccolti in una coda alta, corporatura simile alla sua ma fisico più snello. Non ricordava di averlo mai veduto prima di allora.

Così come gli era ignoto il luogo in cui si trovavano adesso. La sabbia era svanita, la luce del sole s'era fatta ancora più velata, imponenti edifici di cemento si stagliavano tutt'intorno a loro. Una mano fu agitata davanti al suo viso; Deak trasalì nel vedere la propria andare a incontrarla e intrecciare le dita con quelle di lei nell'afferrarla. Il giovane orientale parve sollevato dal gesto, tuttavia sbuffò appena.

- Se non ti conoscessi bene, direi che hai dei dubbi su di noi. - affermò a bassa voce, distogliendo lo sguardo, apparentemente imbarazzato dalla sua reazione. Con somma sorpresa, Deak si ritrovò ad abbracciarlo con trasporto, ottenendo però che questi si irrigidisse al contatto fra i loro corpi, liberandosi con decisione qualche istante dopo. - Non qui, possono vederci. - borbottò, riprendendo a camminare.

Dov'erano diretti? Perché aveva la netta sensazione che fosse molto importante saperlo?

Un'enorme costruzione recintata da alte mura di cemento comparve d'improvviso davanti ai loro occhi. Com'era possibile che non l'avesse notata mentre si avvicinavano? Pareva essere quella la loro meta; senza esitazione varcarono l'alto cancello di ferro che ne costituiva l'accesso, stranamente aperto, addentrandosi nel cortile deserto.

- Yuu? - Deak si udì pronunciare quel nome e il giovane orientale accanto a lui si voltò, in attesa di sentire la domanda che sarebbe arrivata. Invece ci fu un fragore terrificante e la visione si offuscò di colpo, senza preavviso.

Scattò a sedere, ansimante, guardandosi attorno in preda al terrore. Lingue di fuoco illuminavano il cielo a giorno, penetrando attraverso la piccola finestra fin dentro la sua stanza, accompagnate da altri terribili rombi.

Esplosioni, constatò Deak sollevato, erano soltanto le consuete esplosioni dovute a qualche scaramuccia fra le fazioni di quella guerra che stavano osservando. Si portò una mano al viso, trovandolo madido di sudore. Tastò la benda che gli copriva l'occhio destro, retaggio del giorno in cui la sua vita era cambiata drasticamente e lui aveva dovuto diventare qualcun altro.

Stavolta il sogno lo aveva colto di sorpresa; era la prima volta che sognava per suo conto, senza che fosse la solita cronaca narrante la morte di qualcuno, e ne era molto turbato... in special modo per il contenuto.

Sospirò. Non poteva nemmeno parlare col vecchio tutore per riceverne il consiglio. Di sicuro Bookman Senior avrebbe fatto di quello stupido sogno un terribile dramma, blaterando cose sui suoi poteri che s'indebolivano e roba del genere, pretendendo di visitarlo con la tanto vantata agopuntura di cui era maestro... Cosa cui lui non aspirava particolarmente, se non si rendeva strettamente indispensabile per la sua salute fisica.

E la presente situazione non vi rientrava affatto. Si alzò, indossò gli abiti da escursione e si avventurò di nuovo nel deserto. per raggiungere il mentore nel luogo stabilito la sera prima, nonostante non fosse ancora l'alba. Non capiva il motivo di quel continuo scambio di informazioni, redigeva i resoconti ogni dannato giorno, che fretta aveva il vecchio di udirli anche dalla sua viva voce?

Sospirò un'altra volta, relegando il sogno in un angolo remoto della mente, sforzandosi di concentrarsi sui compiti di quella giornata. Avrebbe ignorato il bizzarro evento, cercando di dimenticare le sensazioni che gli aveva trasmesso. Forse, semplicemente, il suo cervello stava imparando a tenere traccia anche della vita onirica personale che non avrebbe dovuto avere.

 

 

La strada che percorreva era dritta, gli edifici intorno a lui stranamente bassi, come se in qualche modo non fossero al passo col resto della città; almeno non nel modo in cui lui la ricordava.

Una voce lo chiamò, sorprendendolo: non era solo? Si voltò verso colui che aveva appena parlato e il suo cuore si fermò nel riconoscere il giovane del sogno. Quello che lo conosceva come Lavi, quello che lui diceva di amare, anche se nemmeno era certo che esistesse.

Lo stava sognando di nuovo e questa volta ne era cosciente, pienamente. Questo era grave, perché, tutte le volte che era cosciente di sognare, che sapeva di star parlando con qualcuno, il quale, da qualche parte, presumibilmente esisteva, ciò presupponeva che quella stessa persona o un'altra che avrebbe incontrato nel mondo onirico sarebbe morta.

E non voleva che accadesse, non voleva che lui morisse; non poteva accettare che Yuu fosse ucciso sotto i suoi occhi.

Senza contare la supposta relazione fra loro, cosa proibita per il lavoro che faceva. Eppure il sogno gli stava chiaramente dicendo che avrebbe incontrato quel giovane e se ne sarebbe innamorato. Per quanto la cosa fosse in sé ben più che assurda, visto che in nessun caso s'era sentito attratto da altri uomini prima, c'era qualcos'altro che lo turbava: mai uno dei suoi sogni aveva sbagliato a prevedere gli eventi. Mai.

Quindi era ragionevole pensare che la cosa stesse per accadere, ma in che modo? Che legame ci poteva mai essere fra lui e quello Yuu, perché si incontrassero e si frequentassero abbastanza a lungo da finire con l'innamorarsi?

- Lavi?

La voce del giovane accanto a lui chiamò un'altra volta il suo supposto nuovo nome, e Deak si riscosse da quei pensieri.

- Come mai sei così silenzioso?

Ancora quella domanda, come nel sogno precedente; gli eventi sarebbero stati gli stessi?

- Oh, ero sovrappensiero. - replicò, sperando che l'altro questa volta gli dicesse di più. - Dove stiamo andando?

- Al luogo dell'appuntamento, lo sai. - rispose il giovane, rivolgendogli uno sguardo confuso. - Non dicevi che una volta scoperto chi c'era dietro, il futuro sarebbe cambiato?

Il futuro? Il futuro di chi? Che intendeva dire con quelle parole? Non poteva significare che lui aveva rotto i voti di Bookman rivelando a Yuu delle sue premonizioni! Avrebbe voluto chiederglielo, ma si accorse di non potere, come se l'intera scena fosse già decisa e lui non avesse il permesso d'interferire.

Varcarono il cancello di un edificio che sembrava essere una scuola (Deak ne vide lo stemma sul muro), seguendo un percorso ben preciso. Poi, d'improvviso, svoltarono per una stradina laterale, puntando verso una costruzione minore: la palestra.

Il suo sguardo fu catturato dalla scritta su uno dei muri cui passarono davanti, bizzarra per essere il segno lasciato da una banda: “Come posso diventare Re, se il Re è ancora al suo posto?”

Deak si interrogò sul significato di quelle parole, ma non ebbe il tempo di soffermarvisi molto a lungo che erano già giunti a destinazione.

Entrarono circospetti, affacciandosi in uno dei tanti campi da gioco e trovandolo occupato nonostante la scuola fosse chiusa. Deak non poté identificare nessuno dei presenti, e quando spostò di nuovo lo sguardo sul giovane al suo fianco non riconobbe più il luogo. Erano di nuovo all'aperto, in uno spiazzo sormontato da un qualcosa di cemento, forse un ponte; ed erano circondati.

Per quanto si sforzasse però, non riusciva a vedere le facce di quelle persone, la sua visuale si bloccava giunta alle loro bocche ghignanti. A uno degli assalitori ricadeva sul petto una strana collana con un pendente, una gemma nera a forma di uccello; gli altri ne avevano una simile con una scritta che non era in grado di leggere.

- Era tempo che ci incontrassimo, Bookman Junior. - disse quello con la collana diversa, come se si conoscessero da tanto e lo stesse aspettando con impazienza.

L'attimo dopo Yuu era davanti a lui, l'uomo bizzarro impugnava una pistola e Yuu stava cadendo, una scia di sangue che dal suo corpo disegnava nell'aria un annuncio di morte.

Deak si udì gridarne il nome, talmente forte da coprire la risata dell'uomo del quale non poteva vedere il viso. Fu un attimo. Si trovò il corpo senza vita di Yuu fra le braccia, e non capiva la ragione per cui l'uccisione di quello sconosciuto lo turbasse così tanto rispetto agli altri sogni di morte che era solito fare.

Sentiva una rabbia indescrivibile pervaderlo, voleva fare a pezzi il bastardo che aveva assassinato il giovane sconosciuto, ma mentre l'omicida iniziava a parlargli di nuovo qualcuno lo scosse con forza e si risvegliò. Bookman lo stava fissando perplesso, quasi preoccupato, il che significava che aveva gridato davvero o quantomeno si era agitato abbastanza da turbarne il sonno leggero. Che scusa poteva offrirgli ora? Come avrebbe risposto alle sue inevitabili domande?

- Deak, è ora di ripartire? - chiese Bookman in tono serio, indovinando il motivo del suo stato di shock senza difficoltà alcuna, data l'usuale natura dei sogni che faceva.

- Sì. - gli rispose, preparandosi al successivo interrogatorio, la cui prima richiesta fu un resoconto completo.

Raccontò il sogno appena fatto in ogni penoso dettaglio, tralasciando però di rivelare che la vittima lo conosceva e pareva essere il suo amante, ma soprattutto che era morta per salvare lui.

- Una scuola, eh? Considerato il luogo e la scritta sul muro, non abbiamo molti indizi per capire in che parte del mondo accadrà questo evento. - rifletté l'anziano studioso, socchiudendo le palpebre con aria pensosa. - Non ricordi altro?

- No. - Deak avrebbe davvero voluto avere altri indizi da riferire al tutore, trovare Yuu era ciò che più desiderava al mondo in quel momento; ma non aveva visto assolutamente nulla di utile, nulla.

- Pensaci bene. Un particolare qualsiasi di una casa, degli abiti indosso alla vittima. Qualunque cosa. - Bookman sospirò; di solito i sogni di Deak non erano così avari di dettagli. Il giovane scosse ancora il capo. - Allora dovremo attendere un secondo sogno che ci riveli di più. - concluse con calma, come se l'implicita sentenza di morte non lo toccasse affatto, né più né meno di quanto l'avessero turbato tutte le altre che avevano documentato fino a quel giorno.

Il sogno seguente non si fece attendere affatto; questa volta Deak rivisse solamente la sequenza della morte di Yuu, con la variante che stringendone il corpo esanime gridava la sua disperazione al cielo. Cielo che si tinse di rosso mentre lui urlava e la risata dell'assassino continuava a rimbombargli nelle orecchie, oltre che tutt'intorno a loro; e... sentiva odore di risacca.

Davvero strano, visto che pareva essere circondato solo da edifici. La scena ruotò, gli sembrò quasi di essere inghiottito nel vortice d'immagini che gli inondava la mente: le urla, il sangue, il corpo di Yuu... Vide le case avvicinarsi a lui e lesse il nome di una via: Hanbury Street, numero ventinove.

La successiva cosa che vide fu il volto di Bookman, chino su di lui mentre tentava di riscuoterlo dal sogno.

 

 

Deak cercava disperatamente di apparire meno scosso di quanto fosse in realtà, con discreto successo a suo avviso. Riferì al mentore tutti i dettagli che riusciva a rammentare e quando rivelò il nome della via, questi lo guardò con un'espressione dubbiosa che lo fece sentire come se fosse lui sotto esame e non la scena del crimine 'onirica'.

- Sei sicuro di quel nome? - chiese, digitando qualcosa sulla tastiera di un computer portatile. - Non ti suona in qualche modo familiare?

- Io... non lo so. - Deak si strinse nelle spalle, cercando di sminuire il suo coinvolgimento emotivo nell'intera storia. - È tutto ciò che ricordo.

- Guarda questa foto. - Bookman voltò lo schermo del computer verso di lui, sorprendendolo. - È questo l'angolo di casa che hai visto? - chiese; quando l'allievo annuì, anch'egli dette un cenno d'assenso, riprendendo possesso della tastiera e continuando apparentemente a fare ricerche. - Hai detto che la scuola aveva uno stemma, descrivimelo ancora.

- Sì, certo; erano due grifoni che si fronteggiavano, in mezzo a loro uno scudo crociato bianco e rosso con sotto la scritta 'Domine Nos Dirige'. - Deak fissò il mentore con aria confusa. - È qualcosa che esiste?

- Dimmelo tu. - gli occhi dell'uomo erano ridotti a due fessure, mentre lo scrutava con attenzione, in attesa della risposta che si aspettava di sentire; ma non la ricevette. - Mi deludi, Deak. Non ti ho insegnato niente? Avresti dovuto riconoscere quello stemma a prima vista, così come il nome della via. - affermò severo, una nota di biasimo nella voce roca. Il giovane gli rivolse uno sguardo colpevole. - Londra. La nostra vittima morirà a Londra.

Deak sgranò il suo unico occhio: come aveva potuto non arrivarci? Lo stemma della City! Quello era lo stemma della città di Londra! E la via... Si dette mentalmente dello stupido, era talmente focalizzato su Yuu che non aveva ricollegato gli indizi fornitigli dal sogno.

Quindi il posto che cercavano si trovava nell'Est End di Londra e, presumibilmente, anche la scuola incriminata era là da qualche parte.

- Stando alla frase che hai letto su quel muro, è molto probabile che il nome della scuola sia riconducibile a uno dei regnanti Inglesi; farò qualche ricerca. - Bookman pareva non dare peso alla crescente agitazione del pupillo; continuava con calma glaciale ad accedere alle mappe Londinesi e ai database delle scuole. - Preparati a partire nel frattempo. Mi precederai a Londra e ti iscriverai a quella scuola. Puoi spacciarti tranquillamente per uno studentello sedicenne. Il tuo nuovo nome è Lavi. Avrai i tuoi documenti domani.

Deak non poté evitare di rivolgere uno sguardo inorridito al suo vecchio, il quale ricambiò con aria scettica, non comprendendo la ragione di tanto stupore.

- I-Io... da solo? - riuscì infine a chiedere Deak.

- Devo finire di sbrigare delle cose qui. Ti raggiungerò dopo aver sistemato tutto. - gli comunicò Bookman con noncuranza, mandando in stampa qualcosa. - Black Order Royal Academy. Questa scuola incontra tutti i requisiti. Anzitutto, è una scuola per studenti internazionali. Hai detto che il giovane ucciso è orientale, ne sei certo? - domandò di nuovo e al cenno affermativo di Deak, ora Lavi, continuò: - Lo stemma della scuola coincide con quello della città di Londra, sembra essere autorizzata direttamente dai regnanti. Inoltre è nell'Est End. Qui trovi tutti i dettagli, studiali. Io ho altre importanti ricerche da fare ora.

Stabilito ciò, l'uomo porse al pupillo i fogli che aveva stampato un attimo prima e uscì dalla stanza.

Deak era sconvolto. Il vecchio gli aveva appena dato il nome con cui Yuu si era rivolto a lui nel sogno. Gli ingranaggi del destino avevano già iniziato a muoversi e, se era così, quando avesse trovato Yuu ne avrebbe di lì a poco causato la morte.

Era una situazione assurda, eppure non aveva idea di come impedire che quel giovane morisse. Senza contare che cercare di salvarlo andava contro le regole stabilite da Bookman.

Oh, al Diavolo! Non poteva consentire che Yuu fosse ucciso a causa sua! Avrebbe fatto di tutto per impedirlo, a dispetto della non interferenza. Con determinazione, iniziò a studiare la nuova parte che avrebbe recitato e la destinazione che l'attendeva.

 

 

Entrare all'Accademia in questione non avrebbe potuto essere più facile per qualcuno con le sue conoscenze. Lavi riuscì a farsi ammettere a tempo di record, nonostante l'anno scolastico fosse ormai a metà. Ora non gli restava che mescolarsi agli studenti, fraternizzare con quelli del dormitorio, scoprire se qualcuno che corrispondeva alla descrizione di Yuu frequentava davvero un qualsiasi anno di quella scuola.

- Ehi! Allen! Guarda laggiù! - esclamò una ragazza molto graziosa dai lineamenti orientali, e si avvicinò al compagno di corso che le sedeva accanto, attirando la sua attenzione sulla porta della mensa. - Quello deve essere lo studente prodigio. - sussurrò all'orecchio di lui, indicando di nascosto un giovanotto piuttosto alto e con dei vistosi capelli rossi. - Guarda, ha una benda sull'occhio destro, poverino. Chissà che gli è successo! Andiamo, sono sicura che è tutto solo, ha bisogno di amici! - prese il compagno di scuola per una mano, forzandolo ad alzarsi, e prima che quest'ultimo potesse dire qualunque cosa per obiettare, stava già trascinandolo verso il nuovo arrivato.

Allen, un ragazzetto albino all'incirca della stessa età della fanciulla, fece buon viso a cattiva sorte e si lasciò condurre senza protestare fino all'ingresso.

- Ciao! - esclamò lei sorridendo, appena fu davanti al giovane. - Tu devi essere lo studente di cui parlano tutti, ammesso con voti eccezionali. Pare che starai spesso in classe con noi, quindi abbiamo pensato di fare amicizia; che ne dici di pranzare insieme? - propose raggiante; il suo interlocutore apparve confuso e imbarazzato da un approccio tanto diretto e la ragazza aggiunse all'istante: - Ah, che sciocca! Il mio nome è Lenalee; e lui è Allen.

Deak scrutò i nuovi arrivati con interesse, annusando immediatamente l'opportunità di avere informazioni senza troppo sforzo. Doveva calarsi subito nella parte; era giunto il momento di abbandonare il suo vecchio nome.

- Lavi. - si presentò con un sorriso cordiale, porgendo la mano a entrambi. - Piacere di conoscervi.

- Allora, cosa ti piace mangiare? Qui il cuoco è in grado di preparare di tutto, è il vanto di questa scuola! - l'informò immediatamente Lenalee; indicò un uomo dalla carnagione scura e le fattezze esotiche, probabilmente era indiano a giudicare dal chakra che portava dipinto sulla fronte.

"Molto interessante," si disse Lavi. "Pare che riuscirò a integrarmi in fretta."

I due ragazzi sembravano simpatici, lo avrebbero aiutato ad ambientarsi prima di quel che pensava e questa era un'ottima cosa. Magari grazie a questa conoscenza fortuita avrebbe saputo tutto ciò di cui aveva bisogno sugli studenti della scuola senza doversi inventare un modo per 'interrogarli' a loro insaputa.

Stavano gustando il menù del giorno, fra una chiacchiera e l'altra, quando l'attenzione di Lenalee si spostò improvvisamente altrove. La ragazza alzò un braccio per farsi vedere da qualcuno appena entrato, chiamandolo a gran voce.

- Ehi, Kanda! Kanda! Vieni a conoscere il nostro nuovo compagno di corso! - invitò speranzosa quella persona; ma questa, chiunque fosse, non rispose, facendo imbronciare Lenalee.

Per cui, Lavi si voltò a vedere chi potesse essere che si permetteva d'ignorare una ragazza tanto carina, e rimase a bocca aperta: Yuu. Il ragazzo sulla porta era proprio Yuu! E appariva chiaramente molto contrariato dalla confusione, per non parlare di tutte le studentesse che lo chiamavano invitandolo a sedere al loro tavolo.

Invece lui ignorò tutti, prese il suo pranzo dalla finestrina del cuoco e andò a sedersi da solo nell'angolo più lontano della sala.

- Devi scusarlo, Kanda è fatto così; non gli piace la gente e odia i discorsi che lui reputa inutili. - spiegò Allen in tono rassegnato. - E detesta me. Di solito con Lenalee parla, visto che sono cresciuti insieme, ma oggi deve essere proprio di cattivo umore.

- Non difenderlo, Kanda è stato scortese! - Lenalee incrociò le braccia al petto, sospirando.

- Anche lui è nello stesso corso con noi? - chiese Lavi, cercando di non apparire sotto shock.

- Sì, segue la maggior parte dei nostri stessi corsi. - confermò Lenalee, con una punta di tristezza nella voce. - Non ama molto socializzare, però; se ne sta sempre solo, rifiuta di farsi degli amici. Da quando ci siamo trasferiti qui a Londra poi, è addirittura peggio. Qualche volta riesco a farlo uscire con me e Allen, eppure lui resta comunque in disparte.

Lavi continuò ad ascoltare il racconto dei suoi due nuovi 'amici' ostentando grande interesse, senza togliere gli occhi di dosso a Yuu nemmeno per un istante. Quindi, prima vivevano in Francia, lei e Yuu.

Interessante. Così come il fatto che Yuu avesse un tutore, il quale non era mai in casa. Sembrava davvero condurre una vita molto solitaria; da quel giorno però le cose sarebbero cambiate, si disse Lavi. Ora c'era lui a movimentargli la vita. Forse fin troppo, se gli eventi che aveva sognato erano destinati ad accadere realmente; e non aveva dubbi in proposito, purtroppo.

Doveva assolutamente capire cosa avrebbe portato alla morte di Yuu e impedire che si verificasse. Fare in modo che non andasse a quell'appuntamento, a costo di dirgli tutta la verità sul proprio conto.

 

 

La lezione successiva fu anche la sua presentazione ufficiale quale nuovo studente della scuola a frequentarne i corsi. Il professore di Scienze, Tyki Mikk, lo introdusse con una soddisfazione quasi morbosa ai compagni di classe.

Come se si aspettasse qualcosa dalla sua presenza nella scuola e non vedesse l'ora che quel qualcosa producesse frutti. Era una sensazione così sgradevole che Lavi rabbrividì, quando l'uomo gli dette una pacca sulla spalla per esprimergli incoraggiamento negli studi, assegnandogli subito dopo il posto a sedere: accanto a Yuu.

- Vediamo un po' dove posso sistemarti, in modo che tu riesca a familiarizzare in fretta con i compagni di classe. - disse il professor Mikk, ostentando un'espressione pensosa. - Guarda, c'è un posto accanto a Kanda Yuu. - continuò fingendo di notare solo allora la sedia vuota.

Il sorriso con cui gli indicò il banco fece capire a Lavi che l'uomo macchinava qualcosa ai danni di Yuu, anche se al momento non ne comprendeva la ragione. Tuttavia, commise un gravissimo errore nel presentarsi finalmente a lui; errore che diede a Tyki Mikk conferma positiva sulla correttezza dell'intuizione avuta.

- Lavi Bookman. - disse, porgendo la mano e venendo prontamente ignorato. - Piacere di conoscerti, Yuu.

Lavi non si rese nemmeno conto di come fosse finito in terra rovesciando ben due banchi, con Kanda seduto sopra che tentava di colpirlo ripetutamente mentre lui si faceva scudo con le braccia.

- Non osare farlo mai più! - gli intimò in tono più che minaccioso l'assalitore, cercando di liberarsi dalla presa che frattanto Lavi si era sbrigato a ottenere sui suoi pugni.

Capì a cosa Yuu si riferisse solo dopo che il professor Mikk l'ebbe sollevato di peso per la collottola, separandoli.

- Odia che lo si chiami per nome, ti conviene tenerlo a mente, Lavi. - svelò l'uomo, lanciando un'occhiata sorniona alla vittima ancora in terra e poi rimproverando il suo aguzzino. - Kanda, prima di passare alle mani avresti dovuto avvertirlo. Visto che è nuovo, non poteva saperlo. Ora chiedi scusa.

- Tch. - fu l'unico suono che uscì dalle labbra del giovane orientale, il quale si sedette di nuovo senza una parola, come se nulla fosse accaduto.

- Sei davvero cocciuto; ma imparerai. - promise il professor Mikk sfoggiando un altro sorriso, questa volta compiaciuto, e accingendosi a iniziare la lezione. - Un'altra bravata di questa caratura e verrai sospeso.

Lavi si rialzò alquanto dolorante, sedendosi con diffidenza accanto al suo neo compagno di banco, il quale si sforzava d'ignorarlo meglio che poteva, a dispetto delle mille scuse che lui gli aveva appena rivolto. Così decise che l'avrebbe chiamato per nome comunque, a costo di farsi ammazzare.

Stabilì tuttavia che il loro docente era davvero molto dispettoso quando, al termine della sua spiegazione, l'uomo assegnò i compiti per la settimana, scegliendo lui per una ricerca in coppia proprio con Yuu.

Il giovane andò su tutte le furie, protestando che poteva cavarsela benissimo da solo, ma Mikk non intese ragioni.

Una volta fuori dall'aula, Lavi decise di fare un tentativo per riappacificarsi con la persona che in teoria doveva proteggere e che pareva invece non voler proprio collaborare. Erano decisamente partiti col piede sbagliato, se non recuperava la simpatia di Yuu aveva davvero poche speranze di salvarlo.

- Yuu, non c'è niente di male a lavorare insieme, sono sicuro che diventeremo ottimi amici. - disse sorridendo, nella speranza che l'altro cedesse un po' di terreno. Invece si ritrovò appiccicato al muro in malo modo.

- Sta' lontano da me! - tuonò Kanda, senza fargli male ma chiarendo perfettamente il suo punto di vista sulla faccenda. - E non chiamarmi per nome, o te ne farò pentire!

Lavi lo fissò mentre si allontanava, diretto alla loro prossima classe. Avrebbe dovuto seguirlo con circospezione, se voleva scoprire cosa stava per condurlo verso la morte.

Soprattutto se dietro c'era una banda di teppisti potenzialmente legata al crimine organizzato come sembrava dal sogno.

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Capitolo 2
*** Se ti volterai a guardare, io sarò al tuo fianco ***


DISCLAIMER: non possiedo alcun diritto su D. Gray-man, PURTROPPO è tutto in mano a quella pazza della Hoshino... Perché, se fosse stato altrimenti... Il manga non sarebbe diventato un'accozzaglia informe di assurdità, e Lavi sarebbe insieme a Kanda da un bel pezzo!
ATTENZIONE YAOI - se non sapete cosa questa parola voglia dire, o se non gradite le relazioni uomo/uomo questa storia non fa per voi, siete avvisati! Come si dice, se non vi piace NON LEGGETE!



Frammenti di Visioni


 

Capitolo 2 : Se ti volterai a guardare, io sarò al tuo fianco

 

 

Dannato professore impiccione!” Imprecava fra sé Kanda sulla strada di casa, incredulo di essere stato assegnato con quell'irritante testa rossa che osava chiamarlo per nome.

Non bastava la sadica tendenza del professor Mikk a rifilargli ricerche in coppia con quello che lui aveva soprannominato 'moyashi', ben sapendo che lui non poteva soffrire l'insulso ragazzetto albino. Ora lo torturava anche costringendolo a fare da balia al nuovo arrivato!

Perché mai gli stava così addosso? Kanda non poteva fare a meno di chiedersi se le voci che giravano per la scuola sulle 'attività sommerse' dell'esimio professore fossero in fin dei conti fondate, considerato il comportamento sempre così ambiguo di quell'uomo e il suo modo di porsi tanto sgradevole. Non erano affari suoi dopotutto, però se insisteva a tormentarlo, allora...

- Vieni fuori da là dietro, idiota. - disse d'un tratto, voltandosi di scatto, e una vistosa capigliatura rossa fece capolino da dietro l'angolo di una casa.

- Come mi hai scoperto? - Lavi rise, tormentandosi la nuca con fare imbarazzato.

- Se ne sarebbe accorto anche un cieco. Sei un pessimo pedinatore. - affermò candidamente Kanda, sollevando un sopracciglio con aria accusatoria. - Ora dimmi perché mi stavi seguendo, o te ne faccio pentire!

- Calma, calma... Yuu. - rispose il suo persecutore; sorrise ancora, a quel modo così schifosamente accattivante, quasi cercasse di ammansirlo, e Kanda roteò gli occhi esasperato. Lo aveva chiamato di nuovo per nome! Dannazione! - Stavo... tornando a casa anche io e ti ho visto. È stato un caso.

Certo. Lo credeva forse stupido? Che scusa ridicola. Doveva liberarsi di lui.

- Non me la bevo. So che stai nel dormitorio della scuola, Lenalee si è premurata d'informarmi su dove poterti trovare, sai, se ne avessi avuto bisogno per la ricerca. - sottolineò Kanda, sul viso un ghigno molto vicino a un'espressione omicida. Avanzò di un passo verso il proprio interlocutore, fregandosi le mani e accarezzandosi il pugno con il palmo. - Allora, perché mi spii?

- Spiare, che brutta parola, Yuu... Volevo solo fare amicizia con te, è così strano? - ribatté Lavi, alzando le braccia in un gesto di resa.

- Non ho bisogno di amici. Ora levati dai piedi. - concluse Kanda.

Con quelle parole lapidarie si voltò, riprendendo a camminare per la sua strada, lasciando il seccante impiccione lì dov'era.

Che caratterino! Lavi aveva la netta impressione che non avrebbero mai legato, altro che amanti! Su quello il sogno sbagliava senz'altro. Tornò sui suoi passi; avrebbe atteso Yuu di fronte alla scuola il mattino successivo, volente o nolente. Dopotutto, non poteva sottrarsi al compito affidato loro dal professor Mikk.

 

 

E così fece. Puntualissimo, quasi venti minuti prima dell'inizio delle lezioni, si piazzò ad aspettare all'ingresso.

- Yuu! - l'ormai familiare e irritante voce raggiunse Kanda prima ancora che varcasse il cancello della Black Order Academy.

Quell'idiota era proprio cocciuto, continuava a chiamarlo per nome, ben sapendo che all'interno del perimetro scolastico non poteva aggredirlo per farlo smettere.

- Gira al largo. - gli intimò, ma il giovane per tutta risposta si affiancò a lui, sorridendo a quel suo modo disarmante.

Kanda si chiedeva se fosse realmente così stupido o facesse soltanto finta e, se era questo il caso... bè, l'idiota aveva davvero coraggio a prendersi gioco proprio di lui.

- Non essere così crudele, Yuu! - esclamò Lavi, continuando a seguirlo verso la classe. - Dobbiamo collaborare, se non prepariamo bene l'esperimento di Scienze otterremo un brutto voto.

Su quello aveva un punto a favore, purtroppo. Kanda sospirò, voltandosi finalmente a guardare il suo accompagnatore forzato.

- Sta bene. Dove e quando. - rispose, in un tono a metà fra rassegnato e irritato.

- Oh, quando vuoi tu; io non ho molto altro da fare qui, visto che ancora non conosco praticamente nessuno. - Lavi concluse la frase di nuovo con quel sorriso impossibile; pareva essere l'unica cosa vera di lui, ed era snervante. - Da te o da me?

- Da te. Il mio patrigno non vuole estranei per casa. - spiegò Kanda, un po' impacciato. Stava per entrare nell'edificio allorché un urlo inaspettato lo fece bloccare di colpo per lo shock.

- Yuu-kun!

Sentendosi chiamare in un modo che solo una certa persona osava utilizzare, il giovane sgranò gli occhi e s'irrigidì. Che ci faceva lì il suo tutore, proprio quel giorno? Si girò di scatto verso l'origine della voce e, come temeva, vide Lenalee con il fratello Komui parlare giusto con l'uomo che amava definirsi come suo padre.

- Ciao, Kanda. - lo salutò Lenalee, imitata prontamente dal fratello; poi fece un cenno all'altro studente, presentandolo a tutti. - Questo è Lavi, il ragazzo prodigio di cui vi parlavo. Ha passato l'esame di ammissione a pieni voti, vincendo persino una borsa di studio!

Lavi ridacchiò, imbarazzato da tutti quei complimenti, sentendosi improvvisamente troppo al centro dell'attenzione. Il fratello di Lenalee gli strinse la mano, congratulandosi, e subito dopo anche l'altro uomo si presentò a lui in maniera molto amichevole.

- Piacere, figliolo. Froi Tiedoll. Sono il papà di Yuu. - alla parola 'papà' la fronte di Kanda si corrugò in maniera preoccupante e il giovane serrò la mascella, ma non commentò la cosa. - Vedo che sei riuscito a fare amicizia con Yuu, questo fa di te una persona davvero speciale. - esclamò Tiedoll, dando a Lavi un'affettuosa pacca sulla spalla; stavolta l'affermazione dell'uomo ottenne una reazione.

- Non siamo amici! - sbottò Kanda, seccato dall'atteggiamento impiccione del tutore. - Smetti di fare assunzioni su di me e di parlare come se io non fossi presente!

Tiedoll gli sorrise bonariamente, cosa che contribuì a farlo infuriare ancora di più.

- Non essere così sgarbato, figliolo. Sono venuto solo per informarti che parto per un giro di conferenze. - rivelò, frugandosi in tasca con impegno ed estraendone un mazzo di chiavi. - Ti lascio in custodia tutto, se ti senti solo invita pure a casa i tuoi amici. Starò via un paio di settimane al massimo. - assicurò poi, come se per il figliastro avesse importanza sapere che non sarebbe stato via troppo a lungo. Ciò detto, gli posò entrambe le mani sulle spalle in un gesto affezionato, allargando il sorriso cordiale. - Abbi cura di te, Yuu-kun.

- Tch. - fu l'unico suono che ottenne in risposta dal giovane.

Tiedoll sospirò, rivolgendosi quindi a Komui, il quale gli strinse la mano per salutarlo.

- Parti tranquillo, Froi. Lo tengo d'occhio io, visto che Lenalee è quasi sempre con lui. - promise l'uomo, ricevendo un cenno d'assenso a significare che il destinatario della rassicurazione approvava il suo ruolo di 'supervisore'. - Fai buon viaggio! - augurò all'amico, salutando ancora mentre questo si allontanava.

- Non ho bisogno della balia! - gridò Kanda dietro al patrigno, agitando un pugno in aria fra lo stupore generale.

Lavi lo trattenne, sotto lo sguardo meravigliato di Komui. Quel ragazzo riusciva a interagire con Kanda in maniera sorprendente e il giovane non pareva rifiutarlo a priori come faceva invece con il resto del mondo.

- Calmati, Kanda-kun. Sai com'è fatto il tuo tutore, no? - Komui mise le mani in tasca, rivolgendo a Kanda uno sguardo eloquente. Il giovane lo ricambiò con uno insofferente, seccato che anche l'uomo insistesse a usare quello stesso suffisso Giapponese nel rivolgersi a lui. - Ho dovuto prometterglielo. Dai piuttosto tu un occhio a Lenalee, non mi piace che le ronzino attorno tutti quei pervertiti.

- Fratello! So badare a me stessa! - protestò subito la ragazza, assumendo un'aria imbronciata. - Ora smetti di preoccuparti per me e torna al tuo lavoro. - sentenziò; lo spinse scherzosamente via e, mentre l'uomo si allontanava a sua volta dal cortile della scuola, chiocciando un poco virile 'tutto quello che vuole la mia adorata Lenalee' a mo' di saluto, i tre studenti si scambiarono occhiate piuttosto significative.

- Tuo fratello è sempre così? - esordì Lavi appena ripresero a camminare, e quando Lenalee annuì si lasciò sfuggire un lamento. - Santo Cielo! - commentò, suscitando la risata della ragazza.

- Non è pericoloso, tranquillo. Basta saperlo prendere. - assicurò lei sorridendo.

Kanda finse di non ascoltare l'intero discorso, finché Lavi non gli buttò un braccio attorno al collo, facendolo trasalire.

- Capisco l'imbarazzo per come si comporta con te il tuo patrigno, Yuu. - disse il giovane in tono suadente, e Kanda sentì un brivido corrergli lungo la schiena. - Visto che lui non c'è, però, staremmo molto più comodi a casa tua che nella mia stanza al dormitorio. - sottolineò subito dopo, lasciando intendere la propria propensione a organizzare i loro pomeriggi di studio a casa di Kanda.

- Non se ne parla. - quest'ultimo si era talmente sbrigato a rifiutare la proposta che aveva dimenticato di sottrarsi all'atteggiamento troppo amichevole di Lavi.

Lenalee sorrise; pregustava fino d'allora un positivo evolversi dell'amicizia fra i due, viste le reazioni di Kanda nei confronti del nuovo studente. Lo conosceva meglio di chiunque altro, essendo cresciuta con lui, quindi si sentiva di affermare che il genio della scuola pareva aver già fatto breccia nel cuore di ghiaccio del giovane.

Con il suo particolare modo di porsi riusciva a spiazzarlo e per quello a risultare in un certo senso 'interessante' al contrario di tutti gli altri irritanti esseri viventi da cui era attorniato. La ragazza sospirò, deplorando il cinico modo di pensare di Kanda.

Si stava congratulando con sé stessa per l'ottimo lavoro svolto nel farli incontrare, allorché qualcuno la chiamò a gran voce: Allen, riconobbe lei ancora prima di voltarsi.

- Ehi, credevo che mi avreste aspettato! - si lamentò l'ultimo arrivato, fermandosi ansimante davanti ai tre amici. Appena riuscì a riprendere fiato, tuttavia, rimase a bocca aperta nel vedere Lavi così fraternamente avvinghiato a Kanda, il terribile non-toccarmi-o-ti-uccido Kanda Yuu. - Da quando siete così amici voi due? Mi sono perso qualcosa?

- Non sono affari tuoi, moyashi. - Kanda si liberò prontamente del braccio che ciondolava sul suo petto, lanciando un'occhiata rovente al proprietario di detto arto. Poi affrontò a muso duro il povero albino, il quale sostenne lo sguardo omicida, che minacciava d'incenerirlo sul posto, con aria di sfida.

Prima che i due contendenti passassero alle mani però, Lavi decise che era il caso di stemperare la tensione a modo suo. Ciò significava spostare le attenzioni 'poco amichevoli' di Yuu su di sé per il quieto vivere di tutti... e personale diletto, doveva ammettere. Il fantastico piano che aveva testé architettato iniziava dall'irritare Allen abbastanza da fargli dimenticare con chi stava litigando l'attimo prima.

- Moyashi? Ti chiama così? - disse in modo volutamente divertito, con una punta d'incredulità che non guastava mai, e subito ottenne la reazione desiderata.

- L'hai sentito, no? - esclamò Allen, allargando le braccia esasperato. Ora aveva tutta la sua attenzione... o così credeva, perché il ragazzo si girò di nuovo verso Kanda l'attimo successivo, continuando a lamentarsi del nomignolo. - Ficcati in testa il mio nome una buona volta! Allen, capito? Allen!

- Perché non ci provi tu a farlo, moyashi? - lo invitò Kanda per tutta risposta, sotto lo sguardo sconsolato di Lenalee.

D'accordo, fase uno fallita, constatò Lavi, tempo di cambiare tattica. Avrebbe punto Yuu sul vivo con qualche considerazione troppo personale per i suoi gusti. La buona conoscenza che aveva delle lingue orientali gli diceva senz'ombra di dubbio da dove veniva la parola usata per il soprannome incriminato... il che lo portava alla reale nazionalità di Yuu.

- Allora sei Giapponese! - esclamò, puntando trionfante il dito verso il giovane.

La domanda inaspettata lo lasciò per un momento senza parole e interruppe definitivamente l'alterco fra lui e Allen. Kanda si voltò, fronteggiandolo con aria sospettosa.

- Sì, sono Giapponese, e con questo? - ritorse, improvvisamente sulla difensiva; non riusciva a capire dove Lavi volesse arrivare con quella constatazione.

Rendendosi conto che se continuavano così non solo avrebbero tutti quanti fatto tardi a lezione, ma stavano anche dando spettacolo per gli altri studenti, Lenalee ritenne che fosse tempo di troncare l'inutile discussione.

- Tiedoll è stato qui e Lavi esprimeva la sua solidarietà. - scherzò, sfoggiando un radioso sorriso e rivolgendosi principalmente ad Allen. - Ora andiamo in classe, siamo in ritardo e ci stanno guardando tutti.

Quella rivelazione fece sì che Kanda si ricomponesse immediatamente, subito imitato da Allen. Sinceramente stupito dall'abilità della ragazza di fare leva sui punti sensibili dei due amici, Lavi le offrì la mano aperta, sulla quale lei batté la propria con aria compiaciuta.

 

 

La stanza di Lavi era realmente minuscola; Kanda non tardò a rendersi conto che avrebbe davvero fatto meglio a invitarlo a casa sua per il dannato progetto di Scienze. Inoltre, il compagno di camera non stava in silenzio un maledetto minuto, accidenti a lui! Per fortuna, dopo un'ora ininterrotta di tortura se n'era andato, lasciandoli finalmente liberi di studiare in santa pace.

Lavi s'era dimostrato uno studente in gamba fin dall'inizio. Aveva buttato giù in poco più di due ore l'intera scaletta della ricerca, fornendo anche l'elenco delle fonti da consultare per redigerla. L'idea del giardino in bottiglia veniva da lui, ma Lavi ne era stato da subito entusiasta e si era impegnato moltissimo per scegliere i tipi di terreno da usare come base e le piante da innestare in ciascun esperimento. Ora non restava loro che raccogliere le informazioni necessarie sulle rispettive 'colture', procurarsi gli 'ingredienti' e stendere la relazione man mano che montavano il giardino. Il tutto da svolgersi rigorosamente nella tranquillità della sua casa, si ripromise Kanda dopo l'esperienza terribile nel dormitorio della scuola.

Lavorare con Lavi risultò più piacevole del previsto, il giovane sapeva come metterlo a suo agio e non faceva domande inutili, al contrario. Si sforzava di venirgli incontro, pareva comprendere fin troppo bene la situazione che stava vivendo con il patrigno. Il perché non tardò a venir fuori quando Lavi raccontò del proprio tutore; di come l'avesse trovato e preso con sé dopo la morte dei genitori.

Forse si era sbagliato sul conto di quel ragazzo, forse non era la terribile seccatura che gli era parso all'inizio, al primo impatto con il suo modo di fare così aperto e il perenne sorriso.

Magari si sentiva in colpa per il modo in cui l'aveva trattato fino a quel momento, rifletté Kanda. Doveva essere per forza quella la ragione che l'aveva indotto ad accettare la proposta di festeggiare con lui il successo del loro esperimento, non c'era altra spiegazione.

L'intera classe era rimasta strabiliata dai due giardini in miniatura che avevano presentato, montati dentro grandi damigiane di vetro. Persino il professor Mikk si era mostrato colpito, facendo un'infinità di complimenti e premiando entrambi con il massimo voto. Lavi ne era stato talmente felice che gli aveva proposto di cenare insieme per celebrare l'evento e poi di andare al cinema; e lui aveva accettato senza pensarci.

Ora, a mente fredda, era pentito. Non capiva il perché si trovasse così bene in compagnia del giovane, che si prendeva con lui confidenze mai concesse a nessuno prima, eppure ricevere tutte quelle attenzioni gli faceva piacere. Doveva ammetterlo, la cosa lo turbava, ma non poteva farci nulla. I giorni passati a progettare i due giardini erano stati i più felici che avesse trascorso da che era in grado di ricordare.

 

 

La lezione di chimica con il professor Wenham si era appena conclusa, segnando anche la fine della giornata scolastica. Entrambi stavano radunando le rispettive cose per poi indossare i giacconi e avviarsi verso il luogo stabilito per l'appuntamento con gli altri amici, quando successe qualcosa che Kanda non si aspettava. Una cosa che in un certo senso confermava le voci che serpeggiavano per la scuola su alcuni eventi inquietanti.

- Ehi, Lavi. Ancora complimenti per il tuo lavoro, davvero eccezionale. - si congratulò il professor Mikk. S'avvicinò loro con la sua aria sorniona, le labbra distese in quello che poteva apparire un sorriso cordiale, ma che di fatto dava l'impressione ambigua e sgradevole di un ghigno diabolico. Almeno a lui, constatò Kanda, perché Lavi invece ricambiò il sorriso con la solita espressione ingenua, onorato del complimento. - Sono sicuro che con il tuo aiuto Kanda non potrà che migliorare. Hai talento, Lavi.

L'enfasi che l'uomo pose sul nome del compagno di classe mandò una scarica di adrenalina lungo il corpo di Kanda. Perché sentiva d'improvviso tanta rabbia e avversione verso quel professore? Il suo comportamento presuntuoso non l'aveva mai sfiorato prima, le sue battute pungenti non erano mai riuscite a provocarlo, malgrado tutti i tentativi di metterlo a disagio nei gruppi di studio. Ora appariva quasi che il loro legame d'amicizia, da lui stretto proprio con la persona che secondo i piani di Mikk doveva invece tormentarlo, gli desse profondamente fastidio.

- Grazie professore, sono davvero felice del risultato; e anche Yuu. - rispose Lavi per entrambi, indicando con la mano aperta l'amico.

Kanda strinse le labbra così forte da farle sbiancare, fino a che divennero poco più di una linea sottile, imponendosi d'ignorare la presenza del docente e l'intero discorso.

- Anche io ne sono davvero lieto, Lavi. Che ne dici di andare a festeggiare insieme il successo dell'esperimento? - continuò il professor Mikk; i suoi occhi ipnotici si fissarono in quello di Lavi, la cui mente, per un lungo istante, si sforzò di processare l'inusuale richiesta senza successo.

Davvero il professore era rimasto tanto colpito da voler cenare con lui per discuterne? O c'era qualcosa che gli sfuggiva?

- Ci dispiace, professor Mikk. Io e Lavi abbiamo già degli impegni per questa sera. - s'intromise Kanda, lanciando all'uomo uno sguardo che definire ostile era un eufemismo. - Abbiamo organizzato qualcosa con altri amici e ci aspettano.

L'occhiata divertita che ricevette a causa del proprio intervento gli fece l'effetto di un pugno nello stomaco; il fiato gli si bloccò in gola e un brivido lo percorse. Serrò la mascella, sforzandosi di apparire stoico e glaciale come sempre. Non poteva aver intuito l'attrazione che sentiva per Lavi... no, era impossibile.

- Oh, certamente. Dovevo immaginarlo, perdonatemi. - disse l'uomo; il sorriso sornione gli era ricomparso sul volto, ora rivolto a entrambi. - Non credevo aveste già legato così bene, vista la tua nota reticenza alla compagnia, Kanda.

L'aveva notato! Si era già accorto che teneva un atteggiamento diverso nei confronti di Lavi e di certo sospettava qualcosa. Esattamente, che cosa? Kanda sperò che i timori che nutriva fossero infondati, frattanto che calibrava il tono della propria replica.

- Le mie amicizie non la riguardano, signore. - rispose in tono sprezzante, guadagnandosi un'occhiata stupita da parte di Lavi.

La conversazione si stava spingendo troppo oltre per i suoi gusti, cosa che minacciava di fargli saltare i nervi da un momento all'altro.

Perché il professor Mikk si interessava a Lavi tutt'a un tratto? Le voci dicevano che lo studente bersaglio era un altro!

- Ah, quanto astio nelle tue parole, mio giovane samurai. - recitò l'uomo, fingendosi ferito dal comportamento di Kanda; si compiacque nel vedere che l'ironia presente in quell'ultimo appellativo, col quale a volte si riferiva a lui, come sempre non mancava d'irritarlo ancora di più. - Volevo solo parlare un po' con Lavi del brillante futuro scolastico che lo attende; ma se ha altri impegni, non importa. - aggiunse; il sorriso sornione si allargò, conferendo all'espressione del suo viso una luce inquietante. - Divertitevi! Ci vediamo.

Il professor Mikk accompagnò quelle parole cariche di sottintesi con un cenno di saluto fatto con la mano aperta, che sapeva ampiamente di presa in giro.

Non si fosse trovato a scuola, Kanda avrebbe sputato in terra con disprezzo. Quell'uomo era semplicemente disgustoso nel suo circuire gli studenti dei corsi che teneva, per poi sedurli. O almeno questo era ciò che si diceva di lui in ogni pettegolezzo circolante per la Black Order Academy.

La cosa che lo stupiva però, era che lo stimatissimo professor Mikk fosse ancora saldamente al suo posto, nonostante tutto; perché, bè, mancavano le prove. Già, tante dicerie e nessuno che avesse il coraggio di denunciarlo.

L'ultimo della lista poi pareva essere proprio moyashi, eppure anche lui teneva la bocca cucita! Usciva con Lenalee e al contempo se la faceva col professore! L'avrebbe volentieri pestato a sangue per quello, ma, di nuovo, non c'erano prove e moyashi si comportava come se Mikk nemmeno lo conoscesse.

- Yuu? Qualcosa non va? - Lavi gli posò una mano sulla spalla, l'aria confusa e preoccupata. - Ce l'hai con il professore per qualche ragione?

- No. - Kanda scosse la testa, curvando appena le labbra in quello che per lui era un sorriso. - È solo che... mi seccava averlo fra i piedi anche fuori dalla scuola. Non mi piace che s'immischi continuamente nella mia vita privata solo perché il mio tutore ha avuto la bella pensata di raccomandarsi con tutti gli insegnanti della dannata scuola.

Lavi tirò un respiro di sollievo. Yuu era Yuu, e basta. Aveva temuto che fosse il professor Mikk la possibile causa della sua morte... Per adesso non aveva molti indizi, Yuu era un tipo assai riservato, non frequentava nessuno a parte Lenalee (e di conseguenza Allen, visto che il ragazzetto albino le stava dietro) e ora lui. Non sembrava possibile che fosse coinvolto in qualcosa di così pericoloso da ucciderlo, quindi, malgrado odiasse doverlo ammettere, doveva essere lui stesso la chiave di tutto.

Solo non capiva come. Sospirò. Quella storia gli stava prendendo la mano, se ne rendeva conto eppure lasciava che le informazioni trasmessegli dal sogno prendessero il sopravvento sulla sua razionalità.

Era solo suggestione, lo sapeva perfettamente; ma, nonostante tutto, aveva sentito qualcosa per Yuu fin dal primo momento in cui il suo sguardo si era posato su di lui, nella mensa.

Ridicolo, assurdo, tutto quello che voleva, ma non avrebbe cambiato il fatto che aveva perso completamente la testa per il giovane Giapponese. In aggiunta, Bookman gli aveva fatto sapere che sarebbe arrivato lì molto presto.

Scosse il capo per scacciare quei pensieri sgradevoli. La serata che lo aspettava doveva essere speciale, soltanto sua e di Yuu. Avrebbero bevuto qualcosa con Lenalee e Allen, poi cena e cinema. Lavi salutò con gioia i due compagni che li aspettavano subito fuori del cancello, pregustando già i momenti che avrebbe trascorso da solo con Yuu.

Brindarono con the, succo di frutta e cioccolata calda; nessuno di loro amava gli alcolici, inoltre Lenalee e Allen erano minorenni, e anche lui si spacciava per tale, quindi non era davvero il caso. Passarono un paio d'ore fra congratulazioni per il successo dell'esperimento e chiacchiere varie, dalle quali Lavi comprese il perché della reazione di Yuu nei confronti del professor Mikk.

L'uomo era un molestatore? E lo faceva proprio nella sua scuola, sotto gli occhi di tutti? Non riusciva a crederci. Il resto del corpo studentesco però pareva crederci eccome, a giudicare dalla quantità di dicerie che giravano.

Allen poi appariva particolarmente preoccupato dalla questione, come se sapesse qualcosa di più. Avrebbe fatto molta attenzione da quel momento in avanti, si ripromise Lavi.

 

 

Quando si salutarono per andare a cena, Lavi era in fibrillazione. Non vedeva l'ora di avere di nuovo Yuu tutto per sé, eppure ne era spaventato in egual misura. Sentiva che l'altro giovane era a disagio e non voleva fare qualcosa di cui avrebbe dovuto pentirsi per il resto dei suoi giorni, perché, se anche Yuu si trovava bene con lui, non significava per forza che ricambiasse ciò che provava. O credeva di provare. O qualunque accidenti di cosa fosse che gli si agitava nel cuore.

Cribbio, non era più sicuro di niente!

Per cui, a malincuore, decise di non dirgli nulla come invece avrebbe voluto fare e si limitò a essere il solito Lavi. Sorridente, aperto, sempre pronto alla battuta. L'amico perfetto.

Sicché, l'apprensione che anche Kanda condivideva si rivelò infondata. Temeva che aver accettato di uscire con Lavi l'avesse tradito, che il giovane avesse capito quanto l'interesse che provava per lui andasse oltre la semplice amicizia e volesse parlargliene per ristabilire le distanze.

Invece niente di tutto questo si era verificato, Lavi rideva e scherzava con lui seguendo il copione standard col quale era solito tormentarlo e la cosa gli ridava fiducia e speranza.

Speranza di non doversi mai separare da lui, che restasse sempre al suo fianco, anche se come semplice amico; se lo sarebbe fatto bastare, dopotutto era stato solo fino ad allora, poteva benissimo continuare.

Già il rendersi conto di sentirsi attratto da un ragazzo era stato per lui sufficientemente traumatico. Si era sempre disinteressato così tanto di ogni cosa inerente alla sfera sentimentale che il solo pensiero di potersi innamorare non l'aveva mai nemmeno sfiorato. Figurarsi se poteva essere preparato ad accettare il fatto che l'oggetto dei suoi desideri fosse un maschio: il suo attuale unico amico nientemeno. Inoltre, una relazione avrebbe interferito con i suoi assegnamenti.

Quindi fece buon viso a cattiva sorte e cercò di concentrarsi unicamente sulla serata che avrebbero trascorso insieme, deciso a godersela come poteva, badando però a controllare le proprie reazioni per non scoprirsi.

Lavi lo portò in un ristorante Giapponese, uno di quelli che preferiva per giunta, cosa che sorprese Kanda moltissimo. Si aspettava di essere trascinato in un fast food, un pub, qualcosa di più vicino al modo di comportarsi frivolo dell'amico, nonché decisamente più economico per le loro tasche. Invece Lavi dimostrava di aver osservato bene i suoi gusti, la sua reticenza a mangiare cose troppo pasticciate, il desiderio di tranquillità durante i pasti.

Non ultima, la totale avversione che provava per la gente e quindi per i luoghi affollati, che invece all'altro giovane piacevano così tanto. Aveva rinunciato a un festeggiamento chiassoso solo per lui e Kanda si sentiva spiazzato da questa scoperta; non credeva che Lavi lo considerasse importante a tal punto, visto come lui lo trattava il più delle volte.

Che s'intendesse di cibo Giapponese poi, lo sorprese quasi di più dello scoprire che amava anche molto mangiarlo. Fu una delle cene più piacevoli della sua vita e Kanda si sentiva davvero felice, sebbene si guardasse molto attentamente dal dimostrarlo. Di solito in quel ristorante ci andava con il patrigno e uno degli amici di lui, Komui, ovviamente sempre accompagnato da Lenalee, la cui presenza non era però sufficiente a stemperare il disagio.

Il tutore, Froi Tiedoll, riusciva sempre a metterlo in imbarazzo; non rispettava mai la sua riservatezza, pretendeva di capire e sapere tutto di lui. Invece gli faceva immancabilmente andare di traverso il suo cibo preferito, ogni maledetta volta.

Cenare in quel posto con Lavi quindi gli parve un sogno; il giovane si comportava alla stregua di un bambino curioso, impaziente di assaggiare tutto ciò che non conosceva. Chiedeva di spiegare in cosa consisteva ogni pietanza, come veniva preparata, come andava consumata. Il suo uso delle bacchette era approssimativo, ma Lavi imparava in fretta, presto sarebbe stato perfetto anche in quello, non aveva dubbi.

Divisero praticamente ogni cosa scelta nel menù, persino quelle che era difficile gestire, come il ramen, che li vide impegnati in un'imbarazzante condivisione di scodella. Alla fine, Lavi insistette per brindare con del the verde, nonostante lo sguardo di disapprovazione che lui gli rivolse.

- Grazie Yuu, davvero. - gli disse Lavi appena usciti dal ristorante. - Era tanto che volevo assaggiare quelle cose.

Kanda lo fissò, incerto su cosa rispondere.

- Tch. - mugugnò infine.

Null'altro che quell'esclamazione, di cui ormai Lavi aveva imparato persino a distinguere il significato a seconda del tono col quale il giovane la pronunciava.

Yuu era imbarazzato, presumibilmente perché anche lui aveva gradito la cena e non voleva ammetterlo. Lavi sorrise, tirando per tutta risposta l'amico per la mano.

Giunti davanti al cinema, Kanda avrebbe voluto tirarsi indietro. Si sentiva come una ragazzina al primo appuntamento e la cosa non gli piaceva per niente. In primis perché odiava ritrovarsi nella parte di una donna, secondariamente perché temeva di rovinare tutto, se l'altro avesse capito cosa si agitava nel suo cuore.

Eppure anche Lavi appariva nervoso e gli lanciava sguardi molto strani. In più di un'occasione Kanda aveva avuto il sospetto che il giovane volesse prenderlo ancora per mano nel buio della sala durante il film, oppure passargli un braccio attorno alle spalle.

O peggio ancora, durante una particolare scena si era irrigidito come uno stoccafisso, perché aveva creduto stesse per baciarlo.

Invece non era successo nulla, ciò nondimeno l'aspettativa che avrebbe potuto aveva fatto sì che entrambi i giovani non prestassero alcuna attenzione al film. Fuori dalla sala, se qualcuno avesse chiesto loro cosa avevano visto, non sarebbero stati in grado di rispondere, perché non ricordavano altro che una singola scena: quella del bacio.

Nonostante la gran tensione, i timori, i sogni a occhi aperti che l'avevano tormentato per tutto il tempo, rendendosi conto che la serata volgeva al termine, Kanda dovette ammettere di essere un po' deluso che alla fine non fosse accaduto proprio niente.

Lavi rideva come al solito, facendo battute stupide su cosa si erano persi Allen e Lenalee a non unirsi a loro. Lui, dal canto suo, si scoprì a ringraziare il cielo che non l'avessero fatto. Mascherò un sospiro con uno sbuffo seccato, osservando mentre Lavi si fingeva equilibrista sul bordo del marciapiede, la fronte aggrottata in un'espressione di chiara disapprovazione. Ricevette in risposta uno di quei sorrisi che lo facevano sentire tanto strano.

- Andiamo, Yuu, ti accompagno a casa. - propose il giovane, indicando la fermata dell'autobus.

Kanda avrebbe voluto rifiutare, ma scoprì di non averne la forza. Desiderava ritardare il più possibile il momento della separazione, anche se sapeva che non sarebbe comunque avvenuto nulla da lì a casa sua.

Tuttavia, quando una volta giunti a destinazione si salutarono, Lavi lo abbracciò, ringraziandolo di aver sopportato la sua invadenza diventando suo amico.

Il salto che si permise di fargli il cuore a quella dichiarazione non piacque per niente a Kanda, così come la sua incapacità a sottrarsi al contatto fisico che di solito rifuggiva.

- Tch. Sei un idiota. - si sorprese a dire.

Lavi rise, scostandosi da lui e salutandolo mentre si allontanava dalla sua casa.

- Ci vediamo a scuola domani! - gli gridò agitando la mano.

 

 

Era di poco passata la mezzanotte quando Kanda rientrò, la testa fra le nuvole dopo la serata appena trascorsa con Lavi. Completamente concentrato sullo svestirsi e prepararsi per andare a dormire, lo squillare improvviso del telefono lo fece quasi trasalire per la sorpresa. Si voltò, perplesso, andando a sollevare il ricevitore.

- Che vuoi? - chiese in tono sgarbato nel riconoscere la voce dall'altro capo. - Non sono affari tuoi quello che faccio nel tempo libero! Che fai, mi spii adesso?

La risposta che ricevette non gli piacque affatto, sebbene ne riconoscesse la legittimità. Sapeva benissimo quale fosse il suo dovere, non vi avrebbe mancato, per chi lo prendeva?

Sbatté il ricevitore sul telefono con malagrazia, imprecando fra sé. Si era concesso un po' di svago, aveva ceduto alla tentazione d'ignorare per una serata tutte le regole che si imponeva di solito.

Che male c'era, se aveva stretto un'amicizia, fintanto che non esagerava trascurando i suoi compiti?

Imprecò ancora e, ripromettendosi di non oltrepassare mai l'ambito dello studio con Lavi, s'infilò sotto le coperte, cercando di prendere sonno.






@Redseapearl:*ringrazia per i complimenti * XD

Sì, i sogni premonitori sono un argomento molto trattato, però sempre affascinante *annuisce*

Mi piaceva l'idea di Lavi con poteri sovrannaturali, avevo in cantiere questa storia da mooolto tempo.

>>Povero Lavi: non è certo facile dover vivere con un dono simile fin da piccolo,

XD *le viene in mente solo una cosa: "Io vedo la gente morta", citazione che tra l'altro appartiene ad un film che nemmeno ho vistoXD*

>>Ma è proprio questo legame la causa della morte di Yuu. Insomma, sembra che Lavi non si renda conto che più si avvicina a Yuu (convinto che sia il solo modo per salvarlo) più lo condurrà sulla strada della morte. In pratica, l'unico modo per salvarlo sarebbe stargli lontano, ma ovviamente i sentimenti offuscano la ragione.

Esattamente XD. Ma Lavi vede più in là di questo, e sa che il destino è contorto. La sua paura è che se non ci sarà lui con Yuu ciò che ha visto si possa avverare ugualmente con qualcun altro. La Morte sa arrangiarsi, per vincere bisogna trovare il modo di gabbarla...

>>E poi, cosa non meno importante: come faremmo ad avere una storia LaviYuu, altrimenti? XDDD

Sempre vero e sacrosanto! XD

>>in cui si viaggia nel tempo e si tenta di salvare la persona amata dalla morte allora ragiono ancora in questo modo!

XD occhio ai paradossi allora! Perché il protagonista incontrerà l'altro sé stesso, come in "Ritorno al Futuro" XD

C'è un film (ma non ne ricordo il nome) in cui il protagonista non riesce ad impedire la morte di colui che voleva salvare, e ci riprova tipo 20 volte andando indietro di qualche minuto in più per ciascuna... e trovandosi davanti TUTTI gli altri sé stessi arrivati lì in successione! XDDDDDDD

>>Leggere le tue storie mi fa venire tanta voglia di scrivere a mia volta LaviYuu, il problema è che non ho la tua stessa fantasia, per cui dovresti dirmi dove trovi tutte questa idee!

u_u posso fornire spunti a getto continuo, basta chiedere XD LaviYuu fa girare il mondo, e il mio cervello è sintonizzato solo su quello!


@WindAngel: Grazie per l'apprezzamento e il supporto! XD Ogni tanto me ne esco con qualcosa di più strampalato del solito XD

>>Eheh... Lavi vuole tentare di avvicinarsi a Yu >w< così me lo farà morire ç_ç ... spero non si avveri mai il sogno!

So che magari uno come Lavi non dà molte garanzie come 'salvatore', anche se fa del suo meglio... Ma tutti noi confidiamo in lui, no? Ce la farà, c'è sempre una via d'uscita! XD (io non sono la hoshino, e meno male u_u)

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Capitolo 3
*** Senza via d'uscita ***



Frammenti di Visioni


Capitolo 3 : Senza via d'uscita



La decisione che aveva preso si rivelò da subito estremamente dolorosa per Lavi. Stare accanto a Yuu senza dirgli nulla dei suoi sentimenti era straziante ma necessario, quindi non intendeva tirarsi indietro. Studiava con lui ogni volta che poteva, tanto che erano diventati inseparabili.

Aveva avuto tuttavia cura di consolidare anche l'amicizia con Allen e Lenalee, di modo da formare quartetto fisso a scuola e non suscitare sospetti né dicerie. Lenalee era sempre stata molto intima di Kanda, quindi era considerato normale che si accompagnasse a lei, e per lei era normale tirar dentro Allen nelle loro uscite.

Lui era stato solo l'ultimo acquisto del gruppetto, sempre a opera di Lenalee; lo sapevano tutti e ciò lo metteva al sicuro, purché mantenesse con tutti il suo modo di fare appiccicoso e indisponente in pubblico. Cosa che lui faceva con perizia, e che per qualche strana ragione non disturbava Yuu più di tanto adesso, anzi quasi gli sembravano forzate le sue reazioni seccate.

Qualche volta si divertiva a punzecchiarlo mentre studiavano, per il gusto di vedere come si comportava, per cercare di capire se poteva in qualunque maniera avercela con lui per qualcosa. Quando Yuu lo fissava a quel modo così strano e poi sbuffava, aveva sempre paura di averlo offeso o irritato con una delle sue uscite.

Ora gli sedeva davanti, immerso nella lettura dell'argomento che dovevano preparare per la lezione del giorno seguente, talmente concentrato che nemmeno si accorgeva di essere oggetto di contemplazione. Lavi lo trovava così intrigante, a partire dall'aria costantemente fredda e controllata che ostentava; eppure, aveva occhi tanto profondi da potercisi perdere dentro.

A un certo punto Kanda alzò lo sguardo dal suo libro, incontrando quello del compagno di scuola che lo fissava. Sollevò un sopracciglio, confuso.

- Che c'è? - chiese sulla difensiva, temendo di aver assunto qualche espressione strana che potesse avere incuriosito l'altro giovane.

- Niente, ammiravo la tua concentrazione. - ammise candidamente Lavi, offrendo all'amico il suo miglior sorriso.

- Tch. Zitto e studia. - lo rimbrottò Kanda, riprendendo la lettura.

Il giovane ubbidì, continuando a sorridere e a guardarlo di sottecchi di tanto in tanto. Quando dopo un po' Kanda cambiò materia, prendendo il libro di letteratura e iniziando a scrivere su un quadernone, l'attenzione di Lavi si triplicò.

Moriva dalla curiosità di leggere ciò che Yuu stava componendo, di sapere su quale delle prose da svolgere, assegnate loro dalla professoressa d'inglese, fosse caduta la sua scelta.

Allora si era alzato, portandosi lentamente alle sue spalle di Yuu e chinandosi per sbirciare quel che stava scrivendo.

Kanda non percepì subito la presenza dietro di sé, preso com'era dal corso dei propri pensieri. Tuttavia il suo cervello registrò il profumo di Lavi e, nel momento in cui anche il resto di lui si rese conto di ciò che stava accadendo, si alzò di scatto dalla sedia.

- Che accidenti ci fai dietro di me! - esclamò visibilmente contrariato, cosa che fece sorridere Lavi, perché leggeva dietro quella reazione esagerata un crescente imbarazzo.

Così, ebbe la brillante idea di giocare alla lotta con Yuu, nel tentativo di prendergli il quaderno. L'agguantò per il polso con una mano e l'afferrò per la vita con l'altra, mentre lui si divincolava cercando di allontanarlo da sé con il braccio libero.

- Lavi! Che ti prende, piantala! - protestò Kanda, colto alla sprovvista, sentendo il contatto del corpo di lui contro il proprio.

- Andiamo Yuu, fammi leggere! - ghignò Lavi, iniziando a fargli il solletico con crudele precisione, indovinando esattamente quali zone fossero le più sensibili.

Era troppo sorpreso dall'improvviso volgere degli eventi per sentire il bisogno di ridere, nonostante l'ottimo lavoro svolto in tal senso dal suo torturatore; troppo preso a cercare di sottrarre dalla portata di questi ciò che stava scrivendo per poterne eludere il tocco. Kanda non sapeva cosa fare per far smettere quello stupido gioco.

- No! - intimò, ora in preda alla rabbia, dibattendosi ancora più vigorosamente, mentre Lavi continuava ad adoperarsi per fargli abbandonare il prezioso quaderno.

Finché la cosa non andò troppo oltre e i due sbatterono contro una delle sedie, perdendo l'equilibrio e finendo a terra con un gran tonfo. Kanda si ritrovò schiacciato sotto il peso dell'altro, ora disteso su di lui con il viso affondato tra i suoi capelli, e subito si bloccò, il cuore che gli batteva all'impazzata.

La reazione, o meglio l'assenza di essa, fece sì che colui che lo teneva a terra sollevasse la testa a guardarlo, per capire come mai avesse smesso di agitarsi. I loro volti si trovarono a un fiato l'uno dall'altro, le labbra così terribilmente vicine che Lavi a stento resistette alle tentazione di annullare quella breve distanza, gli occhi incatenati, come in trance. E poi la ragione ebbe la meglio sull'istinto e il giovane si tirò indietro di scatto, liberando l'amico.

- M-Mi dispiace, Yuu! - disse, rendendosi conto con orrore di essersi spinto troppo in là, le mani giunte davanti a sé in modo implorante. - I-Io non volevo farti cadere! Ti sei fatto male?

Ancora seduto in terra, frastornato, Kanda lo fissava ammutolito.

- No. - rispose, la voce appena un po' incerta, dopo un lungo momento di silenzio che terrorizzò Lavi oltre ogni dire.

Soprattutto perché si aspettava una sfuriata e invece Yuu si limitò a rivolgergli un'occhiataccia, mantenendo da quel momento in poi un'espressione oltraggiata. Il che, trattandosi di Yuu, significava pretendere che non esistesse. Per tutto il resto del pomeriggio non gli disse una sola parola, nemmeno quando giunse il momento per lui di tornare al dormitorio.

- Yuu, ti prego, non essere così arrabbiato con me, non l'ho fatto apposta. - si era scusato nuovamente e di nuovo aveva ottenuto in risposta nient'altro che uno sbuffo irritato. - D'accordo. Ci vediamo domani a scuola.

Lavi l'aveva salutato quindi con un sospiro, incamminandosi verso gli alloggi degli studenti dove viveva.

Davvero non capiva come mai Yuu se la fosse presa tanto per una sciocchezza simile; dopotutto era solo uno stupido scherzo e anche se sapeva quanto poco Yuu tollerasse esserne oggetto la sua reazione esagerata lo stupiva molto. Sperò che quel comportamento assurdo non durasse.



Kanda si dette mentalmente dello stupido. Sapeva fin dall'inizio che dare troppo spazio a Lavi gli avrebbe causato solo problemi, eppure si era intestardito a continuare con quell'amicizia che per lui non era più tale. Ora, mentre osservava di sottecchi il viso abbattuto del giovane, capiva che doveva troncare ogni rapporto con lui, subito.

Non aveva tempo da perdere dietro una cosa così stupida come una sbandata, lo distraeva dai suoi doveri. Si era concesso quella piccola follia solo perché mai prima d'allora aveva provato nulla di simile, ed era una bella sensazione. Adesso però era tornato in sé e capiva che fosse tempo di apporvi la parola fine, per quanto gli dispiacesse di doverlo fare.

Lavi non avrebbe capito il suo improvviso cambio d'atteggiamento, dandone certamente la colpa allo stupidissimo incidente appena accaduto, ma era meglio così. Se l'avesse odiato gli sarebbe rimasto lontano.

Non sapeva come dirglielo, trovare le parole per invitare qualcuno a evitare di cercarti ancora senza ferirlo era così difficile... e alla fine rimase in un silenzio colpevole tutto il pomeriggio. Fino a che Lavi si alzò dalla sedia annunciando che doveva tornare al dormitorio, e allora era troppo tardi per rimediare.

Rispose al saluto che gli fu rivolto con il suo solito sbuffo seccato, involontariamente, tanto era diventato un riflesso condizionato per lui, e Lavi se ne andò con aria triste.

Il danno era fatto, non gli restava che proseguire per la sua strada.



Dal giorno seguente Yuu si era fatto più schivo, quasi guardingo, come se temesse sempre qualche brutto scherzo e non si fidasse più di lui. Lavi si era scusato ancora, più di una volta, ma tutto ciò che aveva avuto in risposta era stato un grugnito, seguito da una scrollata di spalle.

Yuu pareva essersi rintanato di nuovo nel suo guscio, facendo marcia indietro sulla confidenza che gli aveva concesso fino al momento del loro piccolo 'incidente' di studio. Cercava di ridurre al minimo ogni interazione con lui, in special modo quelle verbali. Lavi era certo che fosse perché potevano condurre a esternazioni 'fisiche', trattandosi di un tipo espansivo come lui; quello che non capiva era il motivo per cui Yuu le temesse tanto.

Quella mattina ogni suo tentativo di riconciliazione era fallito, ma non intendeva affatto arrendersi, al contrario: avrebbe continuato a tampinare l'amico. Intendeva fargli capire in ogni modo possibile quanto fosse dispiaciuto, finché Yuu non avesse riconosciuto che era sincero. Che altro poteva fare?

L'indomani sopportò in silenzio l'indifferenza del giovane per l'intero arco delle lezioni, quindi, al suono della campanella che ne annunciava la fine, si avvicinò a lui. Gli posò una mano sulla spalla per farlo voltare e, prendendo il coraggio a quattro mani, tentò il tutto per tutto.

- Torniamo a casa insieme? - propose, offrendo un sorriso speranzoso. Kanda gli rivolse un'occhiata scettica, inarcando un sopracciglio.

- Tu non vai a 'casa', sei nel dormitorio della scuola. - gli fece notare con freddezza, mentre chiudeva la cartella, l'afferrava per la cinta e se la metteva a tracolla.

- Sì, ma pensavo di studiare con te questo pomeriggio. - insistette Lavi, allargando il sorriso e stringendo nervosamente il manico della propria borsa.

La proposta gli guadagnò uno sbuffo seccato e un'espressione sospettosa. Kanda distolse lo sguardo, pretendendo d'interessarsi ai bottoni della sua giacca e tradendo così la propria impazienza di troncare quella discussione tanto sgradita.

- Ho un impegno. - rispose, cercando di mantenere il tono della voce distaccato.

Lavi assunse un'aria supplice, le labbra leggermente imbronciate e l'unico occhio velato di tristezza. Prese il viso di Kanda fra le dita della mano libera per costringerlo a guardarlo mentre gli parlava, facendolo sobbalzare al contatto inaspettato dei suoi polpastrelli sulle guance.

- E se ti dico che non volevo farti arrabbiare, e prometto che non accadrà mai più? - continuò con caparbia determinazione, fissando l'amico dritto negli occhi scuri, ora appena dilatati per lo stupore.

Kanda scansò la mano che lo tratteneva e sollevò lo sguardo al cielo, ostentando irritazione.

- No. - ribadì, facendo per voltarsi e andarsene, ma Lavi l'afferrò per un braccio, forzandolo a girarsi di nuovo verso di lui.

- Andiamo Yuu, era solo per gioco. - esclamò, quasi sull'orlo della disperazione. - E se giuro che d'ora in poi non ti farò più scherzi, mi perdoni?

- Non so di che parli. Piantala. - affermò Kanda in tono gelido.

Adesso iniziava davvero a spazientirsi. Cercò di sottrarsi alla presa del giovane con uno strattone, ma questo per tutta risposta gli fece scivolare la mano lungo il braccio, afferrando la sua e lasciandosi trascinare in terra dal movimento brusco che lui aveva appena tentato.

Lavi abbandonò la cartella e portò la mano che la reggeva a coprire l'altra, ora disperatamente stretta a quella di Kanda.

- E se te lo chiedo in ginocchio? - mormorò. - Perdonami, Yuu.

Il viso di Kanda mostrò estremo stupore, quindi iniziò a prendere colore, allorché il suo proprietario realizzava quale spettacolo ridicolo stavano offrendo al resto della classe. Si affrettò a liberarsi, rimproverando aspramente il giovane inginocchiato sul pavimento.

- Idiota! - sibilò, sbirciando allarmato intorno a sé con la coda dell'occhio e udendo giungere le prime risatine. - Alzati, ci stanno guardando tutti! - aggiunse subito dopo, tirando Lavi in piedi a forza per i capelli.

Questi non si fece pregare, ignorando il dolore causato dallo strattone e mutando immediatamente il broncio in un'espressione di pura gioia. Una gioia così intensa che ebbe uno strano effetto su Kanda, il cui cuore accelerò i battiti per un lungo istante.

- Ci ho quasi rimesso lo scalpo, però alla fine sono riuscito a smuoverti! - esclamò Lavi, ridacchiando sommessamente nel raccogliere la borsa da terra e massaggiandosi con la mano libera la zona offesa.

Kanda lo fulminò con lo sguardo, ma ottenne unicamente che il sorriso dell'altro si allargasse a dismisura.

- Muoviti, o perderemo l'autobus. - borbottò con fare irritato. Lavi lo fissò a bocca aperta, incerto su come interpretare quell'invito a seguirlo. Kanda roteò gli occhi, esasperato. - Non volevi studiare con me? - domandò burbero.

Tornare sui propri passi era una cosa estremamente stupida, non ci voleva un genio per immaginare come sarebbe andata a finire: male. Malgrado ciò quel giovane così invadente, chiacchierone e un po' suonato riusciva sempre a farlo sentire in colpa se faceva il bastardo...

- Allora sono perdonato? - chiese Lavi, affrettandosi dietro di lui e ricevendo in risposta uno sguardo strano, a metà fra contrariato e compiaciuto, con le labbra appena incurvate verso l'alto che contribuivano a dare l'idea di conflittualità.

Era difficile interpretarne le emozioni; eppure, infine, a forza d'insistere Yuu quasi gli aveva sorriso a quel suo modo stiracchiato, dandogli un pugno 'affettuoso' sul braccio.

Per Lavi era il 'ti perdono' più contorto del mondo e anche la cosa che più lo rendeva felice, dopo l'imbarazzante 'incidente' di due sere prima che aveva rischiato di smascherarlo.

Poter tornare a studiare a casa di Yuu era troppo importante per lui; sia per i sentimenti che provava nei suoi confronti, sia perché tenerlo costantemente d'occhio, essergli sempre a fianco, non poteva che aumentare le possibilità d'impedirne la morte.



Quando rientrò al dormitorio quella sera, Lavi si sentiva al settimo cielo. Il pomeriggio era letteralmente volato, lui e Yuu non solo avevano fatto insieme tutti gli assegnamenti dovuti per le lezioni del giorno seguente, erano anche usciti un po' per poi cenare da qualche parte.

Si gettò sul letto, stanco morto ma felice, evitando tuttavia accuratamente di rivelarne la ragione al compagno di stanza, troppo ficcanaso per i suoi gusti.

Sospirò appena. Aveva davvero temuto di aver perso la fiducia di Yuu per lo stupido giochino del quaderno, invece per fortuna erano tornati più uniti di prima.

Un sorriso gli si disegnò sul viso a quel pensiero e il sonno lo colse così, ancora vestito sopra le coperte, ma con l'espressione più serena che gli era capitato di avere da molto, molto tempo.



I problemi di Lavi però non avevano la minima intenzione di finire. Il professor Mikk continuava a fargli avances su avances, in un modo tanto sfacciato quanto subdolo, ogni qual volta lo pescava da solo; e lui non poteva assolutamente sbilanciarsi con Yuu, confidandosi. Dopo la scoperta fatta riguardo le dicerie sul loro professore, aveva di nuovo paura che potesse essere proprio Mikk il collegamento fra lui e il sogno. La causa che avrebbe condotto alla morte di Yuu.

- Ehi, Lavi. Quando hai un po' di tempo, che ne dici di discutere del tuo prossimo progetto scientifico? - gli sussurrò una voce all'orecchio, facendolo sussultare, tanto che quasi sbatté il viso contro l'armadietto di metallo dove teneva le sue cose.

Il giovane si voltò di scatto, anche se sapeva bene a chi apparteneva quella voce: il professor Mikk.

Anche oggi.

- Sicuro prof, appena ho un ritaglio di tempo. - rispose accondiscendente, per liberarsi dell'uomo il più in fretta possibile.

Ovviamente non aveva alcuna intenzione di assecondarlo, i suoi progetti per ogni singolo istante di tempo libero che si ritagliava erano ben altri.

Ad esempio, ogni sera ispezionava la scuola dopo che le luci del dormitorio erano state spente, nella speranza di trovare qualche prova che potesse aiutarlo a capire.

Anche quella sera i suoi programmi includevano una visita completa della scuola, rigorosamente in notturna.



Altrove, qualcuno nutriva una egual dose di preoccupazione, sebbene con motivazioni differenti, e si accingeva a renderne partecipe qualcun altro.

“Allo?” rispose in francese una voce maschile dall'altro capo del telefono.

- Si sono incontrati. Devi portarlo via.

Disse una seconda voce maschile in tono grave, roca, vissuta. L'informazione così bruscamente riferita non parve meravigliare l'uomo cui era destinata.

“Amico mio, sapevi fin dall'inizio che sarebbe accaduto.” commentò questi, passando all'inglese, pur mantenendo un forte accento.

La risposta parve non soddisfare affatto il chiamante, il quale emise un brontolio di disapprovazione e si affrettò a obiettare.

- Interferisce con i suoi doveri, non intendo consentirlo.

Un profondo sospiro accolse questa sua dichiarazione, e l'altro uomo cercò di mediare.

“Non è così e lo sai anche tu. Possono collaborare. Smetti di osteggiarli.”

Ci fu una pausa, durante la quale entrambi potevano indovinare i rispettivi pensieri. Poi il primo uomo emise un'esclamazione soffocata.

- Tu te n'eri già accorto! Li hai visti e non ti sei degnato d'informarmi! - accusò in tono risentito. Subito dopo, un mugugno fece intendere che aveva realizzato qualcos'altro. - Dove sei? Li hai lasciati soli! È così, vero?

“Non te la prendere, vecchio mio, se la caveranno egregiamente, vedrai.”

Il tono bonario dell'uomo irritò ancora di più il suo interlocutore. Ci fu un'altra pausa, più lunga questa volta, durante la quale si poteva chiaramente udire lo sbuffare indispettito di uno dei due.

- Cosa conti di fare? - chiese quest'ultimo.

“Sorvegliarli. Ce la faranno, ma, sai, per sicurezza. Raggiungimi.”

E su quelle parole la comunicazione s'interruppe.



Lavi da qualche giorno si sentiva sottosopra; Bookman aveva rimandato ancora il suo arrivo e anche il padre di Yuu aveva fatto sapere che continuava il giro di conferenze per altre due settimane. Restare solo più a lungo con l'oggetto dei suoi desideri lo rendeva felice e gli faceva sperare di risolvere la situazione in tempo per salvarlo, ma portava con sé anche una cospicua dose di nervosismo.

Non riusciva più a nascondere ciò che provava, soprattutto quando era solo con Yuu a casa di lui. Ogni volta era tentato di confessargli tutto, sogni, pericoli, sentimenti. Chi era, cosa faceva, quanto l'amava, sebbene non riuscisse a comprendere come potesse essere accaduto.

Così, quella particolare sera rifiutò di cenare a casa di Yuu, dicendo che non si sentiva bene. Organizzò invece l'ennesima delle sue esplorazioni della scuola, infilandosi di soppiatto dentro l'edificio da una finestra a pianterreno che aveva lasciato previdentemente aperta. Appena si fu introdotto all'interno percepì subito un che di strano nell'aria; c'era qualcosa che provocava un riflusso, forse un'altra finestra aperta.

Accese la torcia elettrica che aveva portato con sé ed esplorò i corridoi adiacenti, finché non scoprì da dove veniva la corrente d'aria: la porta del cortile interno era socchiusa e sbatteva tormentata dal vento. L'aprì con cautela e si affacciò all'esterno, immediatamente investito da una folata di quel vento che la muoveva fino a un attimo prima. Era parecchio forte, tanto che dovette scansarsi i capelli dal viso, pentito di non aver indossato la sua immancabile bandana per trattenerli.

Guardò il cielo. Forse sarebbe venuto a piovere.

Un rumore lo distolse da quelle considerazioni, attirandolo dentro l'ala della scuola che si trovava oltre il cortile interno. Si trattava di un suono molto sospetto e preoccupante, un gemito disperato. Lavi si affrettò verso il luogo che riteneva essere l'origine del lamento, eppure non vide alcuna luce, né segni di presenze umane oltre lui. Puntò la torcia contro ciascuna parete, cercando di capire se qualche porta fosse stata aperta di recente, però non gli parve di vedere niente d'insolito.

Era così intento a scrutare muri e accessi alle aule che non scorse l'oggetto abbandonato in terra sul quale inciampò, cadendo rovinosamente contro un prezioso quadro, affisso accanto allo stemma della scuola. Raffigurava il Re, e... Lavi spalancò il suo unico occhio: il dipinto celava una porta! Una lama di luce fuoriusciva dall'interno, debole ma costante. Tuttavia, nessun rumore proveniva da lì.

Deglutendo a fatica, il giovane si rialzò, spense la torcia elettrica ed entrò nella supposta stanza segreta della Black Order Academy. Scendendo la rampa di scale presente immediatamente dietro il quadro, si accorse che in realtà il posto non era affatto un qualcosa di antico e dimenticato, al contrario. Si trattava di uno dei magazzini della scuola, a giudicare dalle cataste di banchi, sedie e altre forniture didattiche.

Deposito che pareva essere anche il luogo dove il presunto molestatore, di chiunque si fosse trattato, portava le sue vittime. C'era un materasso in terra al centro di una delle stanze sotterranee, e sopra... sopra c'era una forma che si muoveva appena, lamentandosi nel sonno. La vittima... dormiva lì?

Lavi restò sconvolto da quella scoperta, ma nella penombra non riusciva a capire se conoscesse o meno la persona che giaceva lì. Fece per avvicinarsi a lei quando, d'improvviso, la luce si spense di colpo e fu spinto bruscamente di lato, andando a sbattere contro il muro alle sue spalle.

D'istinto cercò la torcia con ambo le mani, temendo di essere aggredito di nuovo con maggiore violenza. Non appena riuscì ad accenderla, però, il materasso era vuoto e tutto ciò che poté vedere fu uno svolazzare bianco svanire oltre la porta segreta.

Gli corse dietro sperando di riuscire a raggiungere il fuggitivo, ma inutilmente; quando puntò la luce a destra e a sinistra nel corridoio questo era vuoto e silenzioso come l'aveva trovato al suo arrivo.

Di una cosa sola era certo: non poteva trattarsi di Yuu. Chiunque fosse quella persona, era troppo bassa e i suoi capelli troppo corti e chiari. Decise di fare un'occhiata più approfondita in quel magazzino e tornò sui propri passi, scendendo di nuovo per quelle scale ripide fino a che raggiunse il materasso. Era macchiato di sangue...

Si guardò attorno, trovando diverse sigarette spente e un pacchetto vuoto, la cui marca gli diceva che il proprietario aveva gli stessi gusti del professor Mikk... Coincidenza?

In ogni caso, avrebbe dovuto raddoppiare gli sforzi, perché il tempo che gli restava a disposizione stava finendo. Presto il sogno si sarebbe avverato, lo sentiva.

E Yuu sarebbe morto a causa sua.



Kanda era molto preoccupato. Il comportamento di Lavi si era fatto strano dall'ultima sera in cui erano usciti insieme, cosa che lo tormentava senza sosta. Non bastasse, il professor Mikk stava loro addosso come meglio poteva, tanto che aveva persino paura di essere anche solo sfiorato da Lavi mentre l'uomo li guardava.

E poi c'erano le scuse che l'inseparabile compagno di scuola da qualche giorno inventava per non andare più a casa sua, che davvero non stavano in piedi. Forse avrebbe dovuto parlargli, chiedergli se ce l'avesse con lui per qualche motivo... oppure iniziare a pedinarlo di nascosto.

La verità era che non credeva affatto di esserne la causa; si era convinto che Lavi fosse l'attuale vittima del loro amato docente di Scienze. Che l'uomo lo ricattasse per non farlo parlare, che Lavi si vergognasse di quello che gli stava succedendo e per ciò stesse cercando di allontanarlo: perché non lo scoprisse.

E lui non poteva dirgli nulla senza confessare a sua volta come mai gli interessava. Sovrappensiero, non si rese nemmeno conto di essere finito ad aspettare Lavi nell'atrio della scuola insieme a Lenalee e moyashi.

Era ormai un'abitudine consolidata ritrovarsi lì, se per l'ultima classe restavano separati. Ogni giorno a fine lezioni, quasi ci fosse un tacito accordo fra loro, uno dei due aspettava l'altro o viceversa, per fare un tratto di strada insieme finché Lavi non raggiungeva il dormitorio. Ma oggi il giovane tardava.

Quando infine arrivò aveva sul viso un'espressione stranissima, abbattuta e rassegnata. Kanda sentì una fitta al cuore nel vederlo così e i suoi sospetti si rafforzarono. Lavi si avvicinò loro offrendo un sorriso forzato; sembrava nervoso, come se avesse fretta di andare da qualche parte.

- Ragazzi, mi dispiace per il ritardo, andate pure avanti senza di me. - disse, appena li ebbe raggiunti. - Devo ancora sbrigare una cosa e mi ci vorrà del tempo. Ci vediamo domani, m'kay?

Faceva di tutto per nasconderlo, ma la voce gli tremava in modo impercettibile nel pronunciare quella menzogna.

Kanda annuì, fingendo di credere alle scuse dell'amico. Persino Lenalee appariva preoccupata, tuttavia non disse nulla. Si limitò a salutare Lavi con uno dei suoi sorrisi radiosi e prese per mano Allen, il quale emise una risatina imbarazzata rivolgendo a sua volta un cenno di saluto.

- A domani, Lavi. Cerca di non studiare troppo! - si raccomandò Lenalee incamminandosi, seguita dai due amici.

Kanda non si voltò indietro, però poteva sentire lo sguardo di Lavi fisso sulla propria schiena. Perché aveva mentito così? Perché sembrava disperato? Che era successo? Maledizione, doveva scoprirlo a ogni costo!

Percorse un pezzo del tragitto insieme a Lenalee e al suo pseudo-fidanzato finché le loro strade si separarono, quindi tornò indietro di corsa alla scuola. Gli altri studenti erano andati via quasi tutti, nell'atrio ne trovò giusto un paio, rimasti oltre l'orario insieme al professore di Chimica. Fece appello a tutto il suo sangue freddo e si avvicinò con studiata noncuranza, guardando l'orologio.

- Scusatemi, dovevo incontrarmi qui con Lavi Bookman, ma sono in ritardo, qualcuno di voi l'ha visto? - domandò, cercando di sembrare irritato per non averlo trovato ad aspettare.

- Oh, sì, mi pare di averlo intravisto andare verso i bagni. - rispose uno dei due giovani, indicando la direzione. Il professore di Chimica, Reever Wenham, confermò.

- Grazie. - Kanda salutò e si diresse di buon passo dove gli era stato suggerito.

Aveva un bruttissimo presentimento; se a Lavi era successo qualcosa... e stava male... Dio, avrebbe dovuto dirglielo!

Entrò nel bagno degli uomini col cuore in gola, ma non vide nessuno vicino ai lavandini; chiamò il nome di Lavi, senza ottenere risposta. Così raggiunse le cabine delle toilettes, bussando sulla prima, che si aprì sotto il peso del colpo rivelandosi vuota. Fu allora che notò la scia scura sul pavimento, proveniente da uno dei bagni in fondo alla stanza.

- Lavi! - gridò ancora, correndo verso la porta e trovandola chiusa, e... la scia scura era sangue, non c'erano dubbi in proposito. Doveva essere accaduto qualcosa di terribile dentro quel bagno e non c'era tempo per chiamare aiuto, per cui Kanda sbollò la serratura con un calcio, spalancando la porta. Trovò Lavi seduto sul water, il busto reclinato indietro contro la cassetta dello scarico e le braccia penzoloni sul pavimento. Aveva entrambi i polsi tagliati, il sangue proveniva da lì. - Che hai fatto, idiota! - urlò, cercando freneticamente di arrestare l'emorragia.

Sentendosi toccare, Lavi aprì lentamente gli occhi, riconoscendo il giovane chino su di lui; gli sorrise, cosa che sembrò farlo infuriare ancora di più di quello che pareva essere.

Era tutta colpa sua, pensò Lavi, come sempre aveva fatto arrabbiare Yuu; ma era l'ultima volta, giusto? Lui era morto e Yuu era salvo, quello era solo un altro dei suoi sogni.

“All around me are familiar faces
Worn out places
Worn out faces”

Yuu chino su di lui in quel posto squallido, davvero aveva avuto un pessimo gusto nello scegliere dove morire. Sembrava dispiaciuto, arrabbiato, sì, ma anche addolorato. Per lui? Le sue braccia lo stringevano, le dita sottili di Yuu gli fasciavano i polsi. Ma era tardi, si sentiva così stanco... stanco...

“Hide my head I want to drown my sorrow
No tomorrow
No tomorrow”

Avrebbe voluto affondare la testa contro il petto di Yuu, dimenticare per sempre il dolore che provava per non essere stato in grado di scoprire chi doveva ucciderlo; per non aver trovato un altro modo di salvarlo se non morire prima che gli eventi si compissero.

Sentiva la testa pesante, la coscienza lo abbandonava. Non c'era più un domani per lui. Aveva perduto Yuu.

“And I find it kind of funny
I find it kind of sad
he dreams in which I’m dying
Are the best I’ve ever had
I find it hard to tell you
I find it hard to take
When people run in circles
It’s a very, very
Mad world
Mad world”

Si sentì sollevare, era fra le braccia di Yuu? Trovava così ridicolo e al contempo triste che quel sogno in cui stava morendo fosse il più bello che avesse mai fatto. Yuu lo stava abbracciando, sentiva che gli intimava di restare sveglio, però lui non ci riusciva.

Come non era riuscito a dirgli la verità, ed era così difficile da accettare, essere stato tanto vigliacco da scegliere di morire piuttosto che affrontare il circolo vizioso della vita. Ma, dopotutto, quello non era solo un altro scherzo di un mondo folle?

Yuu continuava a sussurrargli qualcosa, che ormai lui non era più in grado di sentire.

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Capitolo 4
*** Io ti salverò, a qualunque costo ***



Frammenti di Visioni



Capitolo 4 : Io ti salverò, a qualunque costo

 

 

L'infermeria era vuota, maledizione! Kanda posò con attenzione il corpo esanime di Lavi sul lettino, cercando bende e cotone emostatico per sostituire la fottuta carta igienica che aveva dovuto usare come tampone di emergenza nel fottuto bagno. Forse alla fine giocava a suo favore che non ci fosse nessuno, ma lui non sapeva niente di ferite e non era in grado di valutare quanto profonde potessero essere, se fossero stati recisi o meno dei legamenti.

Osservò i polsi di Lavi, le incisioni apparivano fatte con una lametta, erano piuttosto ampie e... Accidenti! La lametta doveva essere rimasta in terra nel bagno! Se la trovavano insieme a tutto quel sangue ci sarebbe stata un'inchiesta! Doveva recuperarla e pulire, ma non poteva lasciare Lavi da solo.

- Kanda? Che sta succedendo? - si udì d'un tratto provenire dalla porta; la voce del professor Wenham lo fece letteralmente saltare per lo spavento. Stava per pregarlo di non dire nulla quando l'uomo lo scansò di lato, avvicinandosi al ferito. - Oh, mio Dio! - esclamò notando lo stato in cui era Lavi e le incisioni sui polsi.

- Può aiutarlo? - chiese Kanda, mostrando il disinfettante che aveva in mano e le bende. - Io... non so che fare.

- Quando ho trovato questa in terra nei bagni e sangue tutto intorno ho temuto fosse successo qualcosa, ma non immaginavo una simile follia. - disse il professor Wenham, mostrando la lametta e poi gettandola nella spazzatura. - Bisognerà dare una ripulita prima che lo vedano, ma anzitutto dobbiamo occuparci di lui. Fammi dare un'occhiata a questo casino. - aggiunse mentre esaminava i tagli, annuendo sollevato nel pulirli e disinfettarli. - Puoi tranquillizzarti, non sono profondi; un paio di punti e tornerà come nuovo. - Kanda espirò rumorosamente. Grazie al Cielo! L'uomo prese l'occorrente per suturare le ferite, quindi rivolse al suo studente uno sguardo severo. - Ora mi dici che è successo? C'entra Tyki Mikk in tutto questo?

- Non lo so. Non so perché Lavi abbia tentato il suicidio, non mi ha... detto nulla. - Kanda scosse tristemente la testa, osservando il dottor Wenham ricucire e bendare i polsi dell'amico. - Forse c'entra il professor Mikk e magari no, le voci girano e non ci sono prove.

Il giovane si soffermò per un attimo a osservare il corpo esanime di Lavi. Una vera fortuna che il loro insegnante di Chimica fosse anche laureato in medicina, sebbene restasse un mistero la ragione per cui aveva scelto l'insegnamento anziché l'esercizio della professione medica. L'uomo si avvicinò alla finestra, scostando la tenda con circospezione e sbirciando fuori.

- Dobbiamo portarlo via di qui. Se resta in infermeria ci sarà un'indagine e Lavi dovrà spiegare il perché del suo gesto sconsiderato. - disse; quindi sospirò, incontrando lo sguardo preoccupato di Kanda. - Un tentativo di suicidio gli rovinerebbe la carriera scolastica, lo spedirebbero dritto da uno strizzacervelli, oppure potrebbero addirittura espellerlo per salvare il buon nome della scuola.

- Può stare a casa mia; Tiedoll, il mio tutore, è fuori città. - si offerse subito Kanda, incontrando l'approvazione dell'insegnante. - Non lo saprà nessuno.

- Molto bene, affare fatto. Reever. - l'uomo porse la mano al giovane di fronte a lui, che lo fissò stupito. - Ora siamo complici di un crimine, puoi chiamarmi per nome. - spiegò il professore e sorrise, strizzando l'occhio per sdrammatizzare. - Coraggio, aiutami a sollevarlo, bisogna raggiungere la mia auto senza che ci notino. Penserò io a tornar qui per pulire quel disastro prima che qualcuno lo scopra, ora sbrighiamoci.

Kanda annuì con gratitudine. L'aiuto del professor Wenham era un vero colpo di fortuna; riuscire a cavarsela così a buon mercato poi, sarebbe stato un piccolo miracolo.

 

 

I fuggitivi riuscirono a raggiungere il parcheggio dietro la scuola non visti, trasportando Lavi come se si fosse sentito male. Kanda lo reggeva per la vita, tenendogli un braccio attorno al proprio collo e il professor Wenham lo sosteneva dall'altro lato. Per precauzione aveva infilato addosso al ferito la propria giacca e adesso ne stava srotolando le maniche, per coprire convenientemente le medicazioni che gli aveva applicato sui polsi.

Sistemarono il giovane privo di sensi sul sedile posteriore e Kanda salì accanto a lui per far sì che non si muovesse durante il tragitto. Restò chino su Lavi in modo che nessuno vedesse quali passeggeri il professor Wenham stesse trasportando nella sua auto e attese che questi mettesse in moto. Una volta usciti dal perimetro della scuola poté rilassarsi un poco; con cautela, si raddrizzò sul sedile, consentendo all'altro passeggero una posizione più comoda.

Giunti davanti a casa Tiedoll, i due cospiratori scesero dalla macchina e Kanda aprì la porta entrando dentro da solo per qualche minuto. Quando ne uscì, con l'aiuto del dottor Wenham portarono velocemente Lavi all'interno dell'abitazione.

Kanda fece strada verso la camera degli ospiti che aveva appena preparato, sul cui letto adagiarono il ferito, ancora incosciente. Il giovane sembrava febbricitante, il che non sarebbe stato affatto strano considerato il modo in cui si era ferito e l'ingente perdita di sangue. Wenham gli toccò la fronte con la mano, suggerendo poi a Kanda di prendere dell'acqua fredda e un piccolo asciugamano.

Lavi cercò di aprire l'occhio sano e vide un uomo chino su di lui, questa volta. Il sogno era cambiato? Era vivo o morto? Chi era costui? Oh, certo, ora lo riconosceva. L'aveva visto a scuola...

 

Went to school and I was very nervous
No one knew me
No one knew me”

 

D'improvviso si rivide il giorno che era arrivato alla Black Order Academy, nervoso e spaesato; solo e senza amici, con una missione impossibile da compiere e nessuno che conoscesse su cui poter contare.

L'uomo, quella persona che stava accanto a lui poco prima (o era lì adesso?), l'aveva accolto cordialmente nella sua classe, sì... era un insegnante.

 

Hello teacher tell me what’s my lesson
Look right through me
Look right through me”

 

Perché era lì con lui? Era realmente lì, o lo stava solo sognando? Sembrava voler dire qualcosa, forse era importante, ma... cosa poteva volergli insegnare ora? Era troppo tardi per rimediare ai suoi errori. Stava morendo.

Eppure, quell'uomo lo guardava come se gli leggesse direttamente nel cuore. Lavi cercò di mettere a fuoco l'ambiente circostante, c'erano delle ombre in movimento intorno a lui e... qualcosa di freddo e bagnato gli fu messo sulla fronte, da... Yuu.

Yuu sedeva vicino a lui, si stava prendendo cura di lui. Sorrise, cercando di afferrare quella mano che gli toccava la fronte. Una lacrima gli discese lungo la guancia, il suo unico occhio lo aveva tradito di nuovo e ora si ritrovava con la vista appannata. Ma la mano di Yuu stringeva la sua, oh, lui era ancora lì, al suo fianco.

 

And I find it kind of funny
I find it kind of sad
The dreams in which I’m dying
Are the best I’ve ever had
I find it hard to tell you
I find it hard to take
When people run in circles
It’s a very, very
Mad world
Mad world”

 

Cercò di ridere e finì col tossire, la voce di Yuu che lo cullava, simile a una ninna nanna. Che cosa buffa, stava morendo eppure era felice come mai prima d'allora. Ed era triste che proprio quei sogni in cui stava morendo rappresentassero per lui la cosa più bella che gli fosse mai capitata. Yuu era lì, poteva toccarlo, sussurrava alle sue orecchie; era tutto così difficile, affrontare le sue colpe e sostenerne il peso, sopportare il continuo ripetersi degli eventi di questo folle mondo.

Rise di nuovo e questa volta produsse solamente singhiozzi disperati. Yuu? Dov'era Yuu? Perché non poteva più vederlo?

- Fa' in modo che prenda questo antibiotico, vedrai che già domattina starà meglio. - disse l'uomo che era con Yuu. Lavi non vedeva nemmeno lui, ma sentiva le loro voci. Erano così vicine, così...

- Certo, Reever. - promise Kanda, lasciando che questi l'aiutasse a somministrare al paziente la prima dose e poi accompagnandolo alla porta.

- Se hai qualche problema chiamami. - si raccomandò ancora l'uomo, consegnandogli un biglietto da visita con il suo numero di cellulare.

- Non mancherò. Grazie di tutto, professore. - Kanda strinse la mano all'insperato benefattore, che era diventato suo complice per salvare la vita a Lavi.

- Di nulla. - rispose il professor Wenham e gli assestò una pacca sulla spalla, salutandolo poi con un cenno della mano. Aveva aperto la portiera dell'auto e stava accingendosi a salire a bordo, quando si voltò di nuovo verso di lui. - Ah, Kanda; mi raccomando, sii prudente e tienimi informato.

Kanda annuì di rimando, salutando a sua volta e poi rientrando di corsa in casa. Non voleva lasciare Lavi solo per troppo tempo, se si svegliava in un posto che non conosceva senza nessuno accanto sicuramente si sarebbe agitato, considerato anche quel che aveva appena fatto.

Una volta tornato nella stanza in cui il giovane riposava, Kanda si preparò per passare una notte da infermiere al capezzale dell'amico. Sistemò sul comodino medicine e quant'altro riteneva potesse tornargli utile durante quelle ore di forzata veglia; cambiò la compressa fredda sulla fronte del suo 'paziente' e controllò se fosse sveglio. Infine si sedette, occupando la sedia che aveva sistemato accanto al letto.

Guardandolo agitarsi nel dormiveglia non poteva fare a meno di pensare a quanto vicino fosse stato a perderlo; a perdere l'unica persona cui avesse mai tenuto in tutta la sua vita. Adesso era pentito aver deciso di tenerlo a distanza; gli aveva messo sotto sopra la vita con il suo arrivo e non si sentiva ancora pronto per accettarlo.

Inoltre, una relazione in quel momento non era l'opzione migliore. Era già stato rimproverato per aver trascurato i suoi assegnamenti, se voleva prendersi cura di Lavi avrebbe dovuto farlo di nascosto... Sospirando, cambiò l'acqua e poi ancora l'asciugamano bagnato, quindi cercò di distrarsi leggendo qualcosa, con scarso successo. Fino a che s'addormentò chino sul bordo del letto, il viso contro il braccio del giovane e la mano stretta su quella di lui.

Lavi aprì il suo unico occhio su un soffitto che non conosceva. Si sentiva così... debole. Subito si guardò attorno in preda al panico; quando cercò di muoversi, tuttavia, si rese conto di qualcosa che gli bloccava il braccio destro e... qualcuno gli stringeva la mano. Piegò la testa come poteva per vedere chi fosse e riconobbe una chioma corvina, sparsa parte sulle lenzuola e parte sul suo avambraccio. Yuu? Sì, era certamente lui! Yuu, Yuu gli era accanto e teneva la sua mano nella propria! Ne ricambiò la stretta, sicuro di stare ancora sognando; poi, con la mano libera carezzò i meravigliosi capelli del giovane.

Per tutta la vita aveva desiderato di avere sogni suoi, ora, finalmente, era stato esaudito. Nutriva un unico rammarico: che ciò accadesse mentre si trovava in punto di morte.

Kanda inarcò appena il collo, reagendo al movimento ritmico delle dita che gli si insinuavano fra i capelli, scompigliandoli; lentamente, sollevò il viso dal letto, incerto, confuso. I suoi occhi assonnati incontrarono quello febbricitante di Lavi e si spalancarono, allorché il loro proprietario realizzava che l'oggetto delle sue attenzioni era cosciente.

- Lavi! Come ti senti? - chiese immediatamente, spostandosi a sedere sul bordo del letto, senza tuttavia lasciare la presa sulla mano del giovane ferito.

Il modo in cui questi lo guardava era così strano, sembrava quasi che non credesse a ciò che vedeva. Probabilmente era colpa dell'ingente perdita di sangue che aveva subito, lo stato niente affatto lucido in cui si trovava. Forse nemmeno s'era reso conto di avergli intrecciato le dita fra i capelli...

Quasi intuisse ciò che pensava, Lavi spostò la mano dalle lunghe ciocche scure al suo volto, facendolo trasalire, sorpreso dal miscuglio di emozioni che leggeva in quell'occhio incredibilmente verde fisso su di lui.

- Yuu... - mormorò Lavi, muovendo lentamente la mano dietro il collo della visione che gli sedeva accanto. - Finalmente posso dirti...

Cosa?” si domandava Kanda con il cuore in gola, “Cosa vuole dirmi?”

Il giovane però non terminò la frase; forzò invece la presa sulla nuca della persona che amava, attirandola più vicino a sé e unendo a sorpresa le loro labbra. Kanda emise un'esclamazione soffocata di stupore e strinse di riflesso le dita su quelle di Lavi, che interpretò il suo dischiudere la bocca come un invito ad approfondire il bacio.

- Ti amo, Yuu. - gli disse appena si separarono, ignorando le conseguenze di una simile, avventata dichiarazione. Era il suo sogno, e a quel punto non aveva più paura di dire ciò che sentiva per Yuu. Continuò a fissarlo con espressione adorante, tendendo la mano verso di lui, quella stessa mano con cui l'aveva catturato poco prima per avvicinarlo a sé. - Yuu... - mormorò ancora, richiudendo l'occhio ed emettendo un suono molto simile a un singhiozzo.

La confessione inaspettata lasciò Kanda un tantino; non sapeva che dire, che fare. Guardava Lavi come se non fosse cosciente della sua presenza lì con lui. Sapeva che non si rendeva conto di ciò che faceva, che probabilmente vaneggiava e la mattina seguente, passata la febbre, non avrebbe ricordato una sola parola di ciò che aveva rivelato o sentito.

Se solo fosse stato consapevole di quel che diceva... Kanda prese un profondo respiro, scostando i capelli appiccicati dal sudore sulla fronte del giovane.

- Sono qui accanto a te, Lavi. - disse infine, abbracciandolo forte. - Accanto a te.

 

 

Passi circospetti risuonavano per i corridoi deserti della Black Order Royal Academy. A quell'ora della sera non avrebbe dovuto esserci nessuno nella prestigiosa scuola, eppure da un po' di tempo a quella parte, per svariate ragioni, i visitatori notturni abbondavano nelle sue aule.

L'ultimo della lista, mentre camminava con una certa premura verso la sua destinazione, portava con sé un'attrezzatura assai inusuale per un docente, segno che andava a svolgere tutt'altro genere di mansioni, segretamente e a un'ora oltremodo sospetta.

La luce della torcia che l'uomo puntava sul pavimento per guidare i propri passi era fioca, ma più che sufficiente a tradirlo, se qualcuno si fosse trovato nei paraggi. Il che rendeva l'intruso ancora più guardingo nel suo incedere.

Infine raggiunse la sua meta, entrando in una stanza e posando l'armamentario che trasportava sul pavimento di piastrelle, accingendosi a esplorarlo con l'ausilio della torcia elettrica.

La luce si accese d'improvviso e una voce familiare lo salutò in tono sarcastico, facendolo voltare con il cuore in gola verso il proprietario di lei.

- Buona sera, professor Wenham, qual buon vento la conduce qui a un'ora così tarda? - chiese l'intruso, accompagnando la domanda con un sorrisetto scaltro, quasi conoscesse già la risposta.

Reever si guardò attorno in preda al panico, ma trovò ogni centimetro di quei bagni pulito come uno specchio. Niente lasciava indovinare ciò che vi si era consumato solo qualche ora prima, ogni traccia di sangue era sparita, ogni impronta, tutto appariva immacolato e un forte odore di candeggina impregnava l'aria.

Chi poteva essersi preso la briga di ripulire? Possibile che fosse stato proprio lui, l'uomo più chiacchierato della scuola? E perché mai affannarsi per coprire un misfatto che non dipendeva da lui?

- Professor Mikk. Potrei rivolgerle la stessa domanda. - obiettò Reever, ricomponendosi dopo lo spavento preso.

Il sorriso dell'altro s'allargò e con una mano si ravviò i capelli corvini, che gli ricadevano in ciocche sulla fronte, scoprendo dei bizzarri tatuaggi neri a forma di stigmate che solitamente nascondevano.

- Passavo di qui ed ho sentito dei rumori. - rispose con una scrollata di spalle, come se non fosse per nulla importante né sospetto che entrambi si trovassero nella scuola a notte fonda.

Reever scrutò il professor Mikk, cercando d'indovinare cosa potesse volere da lui in cambio del silenzio sul quell'intrusione post lezioni, perché di certo l'uomo stava per dettargli le sue condizioni. Altrimenti perché palesarsi volontariamente a lui, lasciando intendere, in modo peraltro molto chiaro, che aveva avuto parte nell'occultare le prove di un incidente così scomodo come un tentato suicidio?

- Credevo... di aver scordato di fare una cosa. - si giustificò Reever, abbandonando l'armamentario che s'era portato dietro nel ripostiglio dell'inserviente. Mikk sogghignò, compiaciuto.

- Oh, non si preoccupi, ci ho pensato io. - rivelò, godendo dello sguardo allarmato rivoltogli dal suo attuale interlocutore. - Mi auguro che il nostro comune amico stia bene. - aggiunse, voltandosi per andarsene e salutando beffardo con un cenno della mano.

- Mikk, aspetti! Perché? Perché si dà tanta pena? - lo richiamò Reever. Non riusciva a credere che qualcuno losco come lui non avesse un secondo fine, e voleva costringerlo a uscire allo scoperto.

Mikk però pareva essere assai più furbo di quanto non l'avesse giudicato; rise sommessamente, lanciandogli uno dei suoi sguardi complici che lasciavano ben poco spazio alle speculazioni. Non si sarebbe mai tradito.

- Perché? Mio caro professore! Perché, il benessere dei miei studenti mi sta molto a cuore. - rispose, toccandosi la suddetta zona in maniera teatrale. - A proposito, può chiamarmi Tyki. Professor Mikk è così disgustosamente formale, non trova, Reever?

Il professor Wenham incassò quella dichiarazione senza replicare, molto più preoccupato di poter essere sorpresi lì dentro che di tutto il resto. Seguì Mikk con lo sguardo mentre si allontanava e subito spense la luce, incamminandosi a sua volta verso l'uscita.

Bè, almeno non intendeva ricattarlo e questo era assai consolante. Per ora.

 

 

Kanda continuò a vegliare su Lavi in silenzio, finché questi non chiamò di nuovo il suo nome ad alta voce, in maniera più lucida adesso. Subito si alzò dalla sedia, per fare in modo di essere nel campo visivo del giovane e rassicurarlo sul luogo in cui si trovava.

- Sono qui, Lavi. Come ti senti? - chiese per prima cosa, sperando questa volta di ottenere una risposta chiara.

- Yuu... - ripeté ancora Lavi, continuando a guardarlo come se fosse un'apparizione. - Sono... vivo?

Kanda avrebbe proprio voluto pigliarlo a pugni per quella domanda stupida, per la paura che gli aveva fatto prendere, ma soprattutto per il bacio che gli aveva dato e che ora lo tormentava. Non sapeva se era il caso di parlargliene, se ricordasse o meno ciò che aveva fatto, le parole che gli aveva detto...

- Che. Mi sembra piuttosto evidente che sei vivo e vegeto. - brontolò in tono seccato, preparando la medicina che Reever gli aveva raccomandato di far prendere al loro paziente idiota. - Ingoia e bevi. - ordinò, porgendogli la pillola e un bicchiere d'acqua.

Lavi la prese senza protestare, fissandola un istante nel palmo della mano prima di afferrare anche il bicchiere. Si sentiva terribilmente inutile; e stupido; e impotente...

- Mi dispiace. Non volevo crearti problemi. - mormorò, dopo aver mandato giù medicina e acqua. Poi lasciò lo sguardo vagare per la stanza. - Sono... a casa tua? - chiese.

Kanda annuì e gli raccontò di come lo avesse trovato nei bagni della scuola, del modo rocambolesco in cui l'avevano trasportato fin lì e del patto stretto con il professor Wenham. Infine, gli disse che sarebbe rimasto a casa sua finché non si fosse ripreso abbastanza da tornare a scuola.

Lavi sorrise. Era così felice di poter stare vicino alla persona che amava, anche se non osava dirglielo, a parte... in sogno. Nell'istante in cui il pensiero attraversò la sua mente, un brivido gli corse lungo la schiena: era stato davvero solo un sogno? Yuu sedeva lì, accanto a lui. Però lui non rammentava granché di ciò che era successo la notte precedente, e... molte parti del racconto di Yuu coincidevano con il poco che ricordava.

Eppure... se l'aveva davvero baciato, come mai non si dimostrava furioso con lui? Perché non lo affrontava chiedendogli spiegazioni? Lavi si impose di non pensarci per il momento, si sarebbe occupato della questione appena fosse stato meglio. Frattanto, avrebbe goduto delle cure di Yuu. Si sentiva terribilmente egoista per questo, ma non poteva farci niente.

 

 

In cucina, Kanda si chiedeva come dovesse comportarsi ora con Lavi. Pretendere delle spiegazioni sul suo gesto? Far finta di nulla? Era una situazione frustrante, oltre che completamente assurda. Dopo che il giovane si era riaddormentato, aveva deciso di scendere al piano giorno per riflettere un po', ma pareva aver soltanto peggiorato il suo nervosismo.

Restava convinto che quel Mikk gli avesse fatto qualcosa, che Lavi potesse addirittura essersi offerto come sacrificio per proteggere lui. In ogni caso, non poteva permettere che tornasse al dormitorio, almeno finché tutta la storia non fosse stata chiarita. Avrebbe fatto in modo che restasse a casa sua, volente o nolente.

Adesso era il caso di preparargli qualcosa da mangiare, dopo di che sarebbe passato alle domande; e sperava che l'amico fosse sincero con lui.

Entrando in camera vide che Lavi dormiva ancora serenamente. S'avvicinò in punta di piedi e posò il vassoio con il pranzo sul comodino, poi sedette accanto a lui, facendo ben attenzione a non svegliarlo. Gli toccò la fronte: la febbre era passata.

Meno male,” pensò mentre riponeva il piccolo asciugamano nel bacile appoggiato sul comodino, accanto al letto.

Non aveva osato rimuovere la benda che Lavi portava sull'occhio destro senza il suo permesso, nonostante pensasse che fosse scomodo dormirci. Lui non sembrava infastidito dall'averla addosso durante il sonno, quindi stava bene dov'era; l'avrebbe tolta da solo, se ne avesse sentito la necessità.

Kanda sospirò piano. Lavi sembrava così innocente quando dormiva, eppure da sveglio procurava un sacco di problemi e preoccupazioni a tutti. La cosa più ridicola? Non riusciva a essere arrabbiato con lui! Si chinò sul giovane assopito, cercando di non pensare a quanto spregevole fosse da parte sua fargli una cosa del genere mentre era incosciente. Esitò un attimo, ma alla fine non poté resistere alla tentazione di posare ancora le labbra su quelle di Lavi.

Il secondo contatto gli parve addirittura più emozionante del primo, tanto che non si rese conto subito che Lavi lo stava ricambiando, muovendo la bocca a incontrare la sua. Fu solo quando le braccia dell'altro giovane lo strinsero e dischiuse le labbra per dargli accesso che realizzò la situazione e si tirò indietro di colpo, un'espressione inorridita sul viso.

- Io... - iniziò a dire, confuso e mortificato. S'interruppe, non sapendo in che modo giustificarsi. Prese fiato e deglutì a vuoto, fissando il viso di Lavi, che specchiava perfettamente la sua espressione sconvolta. - Mangia... torno... dopo. - borbottò, uscendo a passo svelto dalla camera.

- Yuu! Aspetta! - vedendolo andarsene così, Lavi ritrovò la voce e insieme a essa il coraggio delle sue azioni. Doveva spiegargli, scusarsi con lui; confessare tutto. - Mi dispiace, io... non volevo! - gli gridò dietro, ma si sentiva troppo debole per tentare di seguirlo, quindi ricadde mollemente sul letto, coprendosi il viso con le mani.

Credeva si trattasse del sogno fatto la notte prima, invece aveva afferrato davvero Yuu e l'aveva baciato, per forza era così sconvolto! Ora non gli restava scelta, doveva dirgli la verità. Sempre che fosse riuscito ad alzarsi e andare da lui, perché dubitava molto che dopo quanto accaduto Yuu sarebbe tornato.

D'accordo, sono un idiota,” si rimproverò mentalmente. “Ora mangio e poi mi trascino da lui, a costo di strisciare per le scale!”

Ora che la decisione era presa, si dedicò con impegno a quel che Yuu gli aveva preparato e, suo malgrado, non poté evitare di pensare che avesse cucinato apposta per lui, sentendosi ancora più in colpa per come l'aveva ricompensato dell'aiuto.

 

 

Kanda sedeva in soggiorno, le gambe accavallate e la testa sprofondata sullo schienale del divano, immobile a fissare il soffitto, le braccia incrociate strette sul petto. E adesso? Che cosa avrebbe detto a Lavi per giustificare il suo comportamento? Non poteva biasimarlo se avesse deciso di non rivolgergli più la parola... Aveva fottuto tutto. Quella era l'unica amicizia cui tenesse veramente ed era riuscito a mandarla all'aria in maniera magistrale. Permettere all'attrazione che provava per il suo migliore amico di avere la meglio su di lui, non se lo sarebbe mai perdonato.

Non era mai stato bravo a relazionarsi con la gente, men che meno con le amicizie in generale... A dire il vero, riteneva non gli fosse necessario, non ne aveva mai sentito il bisogno; ma adesso, dopo aver incontrato Lavi, adesso sì. Lo sentiva e il doversi limitare gli provocava una frustrazione davvero fastidiosa, non riusciva a ignorarla e sopprimere la vocina nella sua testa che l'invitava a 'fare come gli pareva'.

Un rumore brusco sulle scale lo riscosse da quelle recriminazioni, facendogli sollevare la testa di colpo. Lavi! L'idiota si era alzato nelle sue precarie condizioni, non poteva crederci!

Kanda scattò subito verso di lui prima che rovinasse giù, procurandosi altre ferite. Aveva mosso solo qualche passo che il giovane si piegò su sé stesso; le gambe gli avevano ceduto e si era ripreso giusto in tempo, prima di ruzzolare giù per i gradini.

- Yuu, ti giuro, mi dispiace! - disse con enfasi, cercando di scusarsi dalla sua posizione instabile, disperatamente aggrappato alla ringhiera.

Kanda fece appena in tempo a raggiungerlo prima che le forze gli venissero a mancare del tutto e lo sorresse senza esitazione, imprecando più o meno silenziosamente. Lavi si afferrò a lui con tutte le energie che gli erano rimaste, respirando affannosamente.

- Idiota, che ti è saltato in mente di alzarti, debole come sei per tutto il sangue che hai perso! - scattò Kanda senza pensare, cercando di fargli scendere il resto delle scale, ma il giovane lo abbracciò più stretto, rifiutando di muoversi.

- Yuu, perdonami. Non volevo approfittarmi di te, davvero! - esclamò tutto d'un fiato, allontanandosi poi quanto bastava per sollevare una mano e posarla sul viso di Kanda, forzandolo dolcemente a guardarlo. I suoi occhi erano pieni di stupore, l'espressione mostrava solo confusione. Lavi ne fu spaventato, non voleva assolutamente che l'odiasse. - Io... possiamo parlarne un momento? Per favore... - mormorò in tono supplice.

Kanda annuì lentamente, guidandolo fino al divano e aiutandolo a sedersi; si sistemò accanto a lui, in attesa, il cuore in subbuglio. Lavi stava cercando di dirgli che pensava di essere il colpevole del bacio che lui gli aveva dato? Perché mai?

- Ti ascolto. - rispose semplicemente, cercando di non tradire le proprie emozioni.

- Io... credevo di stare sognando. Avevo già fatto quel sogno, così non mi sono reso conto che... ti stavo forzando a baciarmi. - Lavi serrò i pugni, fissando mestamente il pavimento. - Dio, non posso credere di averlo fatto davvero. Eri chino su di me e... ti ho afferrato. Sono mortificato. Ti prego... non odiarmi!

Kanda gli rivolse un'occhiata stupita, senza parole, cercando d'interpretare ciò che aveva appena sentito; se Lavi pensava di sognare, per giunta confessando che era la seconda volta, questo significava che anche mentre era febbricitante sapeva quel che faceva? La comprensione si fece strada nella mente di Kanda e il cuore parve fermarglisi nel petto. Posò lentamente una mano sulla spalla di Lavi.

- Guardami. - gli ordinò, scuotendolo lievemente. Il giovane esitò, prima di voltarsi verso di lui con movimenti lenti. - Stai dicendo che quello che hai mormorato dopo che mi hai trascinato su di te lo pensavi veramente?

- N-No, a-aspetta un attimo... non stavo sognando? - balbettò Lavi, rendendosi improvvisamente conto di quanto grave fosse il danno che aveva fatto. Kanda si limitò a scuotere la testa. - Oddio... Io... io non volevo che lo sapessi così. Non così... - una lacrima solcò la guancia del giovane e questi si prese il viso fra le mani, piegandosi su sé stesso, singhiozzando senza controllo.

Questo era... incredibile. Kanda non avrebbe mai immaginato di essere ricambiato, credeva sinceramente che quell'imbarazzante problema fosse soltanto suo. Non poté negare di sentirsi molto sollevato di sapere che avrebbero affrontato insieme le conseguenze del gran casino in cui stavano per cacciarsi. Doveva anche ammettere, suo malgrado, d'essere incredibilmente felice di scoprire che, dopotutto, non si trattava esattamente della catastrofe che gli era parsa all'inizio. Magari potevano trovare un compromesso fra i loro sentimenti e la società in cui dovevano vivere.

Si avvicinò a Lavi, attirandolo contro il suo petto e passandogli le dita fra i capelli con fare rassicurante: era il momento di essere sincero, per una volta.

- Chi ha detto che ti odio? Sono stato io a baciarti la seconda volta, tu... ti sei solo svegliato mentre lo facevo. - confessò, abbracciandolo.

La sua vita sarebbe cambiata radicalmente ora, ma Kanda non poteva proprio dire che gli dispiacesse. Anche se... adesso il rapporto che aveva con il giovane sarebbe diventato ancora più complicato da gestire.

Lavi smise di piangere all'istante e a momenti anche di respirare, nell'udire quella dichiarazione da parte di Kanda. Sollevò la testa per guardarlo negli occhi, realizzando che invece di fulminarlo sul posto gli sorrideva. A modo suo, certo, le labbra serrate come sempre, ma gli angoli della bocca erano sollevati. Decisamente sorrideva.

- I-Io... Tu... - farfugliò, nel tentativo di ottenere una conferma su quanto credeva di aver sentito dalla viva voce di Yuu; questi annuì, lasciandolo a bocca aperta.

- Sì. - confermò, approfittando di quell'invito involontario per assaporare di nuovo l'euforia di baciare la persona alla quale si era reso conto, a dispetto di ogni sforzo fatto per impedirselo, di voler bene.

Seppur colto di sorpresa, Lavi non si fece pregare per ricambiare completamente quel bacio, ora che era cosciente a pieno di non stare immaginando tutto quanto. Durò appena mezzo minuto, forse un po' oltre, eppure entrambi ne furono più turbati di quel che avevano creduto all'inizio.

Rimasero abbracciati a lungo senza dire una parola, ognuno preoccupato di trovare un modo indolore per spiegare la situazione ai rispettivi tutori; c'era poco da fare, prima o poi avrebbero dovuto dirglielo.

- Perché l'hai fatto? - la voce di Kanda ruppe d'improvviso il silenzio.

Era giunto il momento di scoprire il motivo che aveva spinto Lavi a tentare il suicidio. No, in realtà voleva sapere perché, se davvero l'amava, avesse deciso di lasciarlo così. Solo, com'era prima d'incontrarlo.

- Fatto? I-Io credevo avessi capito... ti amo... - rispose Lavi confuso, affondando le dita di riflesso nella camicia di Kanda.

Il giovane emise un suono rassegnato; com'era possibile che qualcuno tanto intelligente potesse essere anche tanto ingenuo? Scosse la testa, rinunciando a capire, e unì le loro fronti, scompigliando i capelli di Lavi con la mano che aveva usato per avvicinarlo a sé.

- Non quello che stai pensando, idiota. - disse in tono di rimprovero; si aspettava che il sopracitato idiota fosse più sveglio a capire a cosa si riferiva. Gli afferrò un polso, sollevandolo fino a portarlo in contatto con i loro visi. - Spiegami che significa questo.

Una smorfia di dolore percorse il viso di Lavi alla pressione decisa di quelle dita, sottili ma forti, sulla ferita che il bendaggio nascondeva. Già; s'era dimenticato del gesto folle che aveva compiuto. Non sapeva che scusa inventare... non poteva dire a Yuu chi era e cosa faceva, e di certo non poteva dirgli che era lì abbracciato a lui adesso soltanto perché aveva sognato la sua morte!

- I-Io preferirei non parlarne... è... una cosa molto personale. - mormorò, abbozzando un sorriso implorante; Kanda sospirò, lasciando la presa sul polso fasciato.

- Sta bene. Aspetterò che tu ti senta pronto a dirmelo. - concesse; si scostò da quello che ora era diventato molto più di un semplice amico e si alzò, aiutandolo a fare altrettanto. - Coraggio, devi riposare ora. Ti riporto in camera.

Immaginava che non avrebbe ottenuto subito delle risposte, tuttavia la definizione di 'cosa molto personale lo portava sempre di più a convincersi che potesse essere il professor Mikk la causa di tutto. Ancora una volta, le mille dicerie sul conto dell'uomo sembravano sempre più fondate.

- Grazie, Yuu. Resterai con me, vero? - domandò Lavi mentre lo sorreggeva; nel vedere la sua espressione affatto compiaciuta gli rivolse uno sguardo supplice da spezzare il cuore.

Quando si comportava così lo faceva sentire strano, non riusciva a dirgli di no. Kanda annuì e il viso di Lavi s'illuminò all'istante; senza protestare, si lasciò ricondurre nella stanza degli ospiti e mettere a letto.

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Capitolo 5
*** Intrappolato tra Sogno e Realtà ***



Frammenti di Visioni



Capitolo 5 : Intrappolato tra sogno e realtÀ

 

Dopo essere riuscito a ottenere che il suo terribile paziente si riaddormentasse, Kanda decise di mettersi a studiare. Per lo meno così il tempo sarebbe trascorso in maniera proficua, dal momento che non era potuto andare a scuola quel giorno e presumibilmente non avrebbe potuto per almeno altri due.

Era appena riuscito a concentrarsi sul libro di testo che suonarono alla porta. Chi poteva mai essere, visto che il patrigno era via? Corse al citofono prima che il seccatore, chiunque fosse, premesse nuovamente il campanello rischiando di svegliare Lavi.

- Chi è? - chiese in tono seccato, sperando ardentemente di potersi liberare del problema con effetto immediato e in modo indolore.

- Lenalee. Stai bene? Non sei venuto a scuola e ci siamo preoccupati. - la voce della ragazza appariva assai sollevata di sentirlo rispondere nel suo solito modo. Tuttavia, quel plurale che aveva usato non prometteva nulla di buono.

- Scendo subito. - tagliò corto Kanda, pregando che Lenalee non avesse portato con sé moyashi, che non si trattenesse a lungo e che gli ponesse poche domande.

Okay, forse stava chiedendo la luna. Sospirò, forzando sul viso un'espressione fredda e rassegnandosi ad aprire la porta.

Come temeva, Lenalee non era sola. Contrariato, fece entrare i due ospiti, invitandoli in soggiorno e facendoli sedere. Da ciò che disse immediatamente dopo la ragazza, fu subito chiaro che entrambi i giovani pensavano la stessa cosa e cioè che fosse accaduto qualcosa a Lavi, connesso con il loro ambiguo professore di Scienze. La palla al piede albina però non disse neanche una parola per appoggiare Lenalee, il che era alquanto strano.

- Sono felice che tu stia bene, Kanda-kun. - esordì lei sorridendo. - Da come te ne sei andato ieri mi avevi fatto preoccupare. - tirò un profondo respiro, quasi soppesasse quel che stava per dire. - Ecco, anche Lavi ieri era molto strano, e... non è venuto a scuola nemmeno lui oggi. Nessuno ha saputo dirci perché e al dormitorio non c'è, così... Bè, ci chiedevamo se ti avesse detto qualcosa.

Verità o menzogna? Kanda mantenne la sua maschera indifferente, pensando freneticamente a cosa rispondere. Decise infine che si sarebbe tenuto nel mezzo.

- Lavi è qui con me, ora dorme. - rivelò con riluttanza. Quando vide la faccia strabiliata che fece moyashi si pentì all'istante di averlo detto, ma ormai era tardi. Lenalee invece sorrideva. - Mi sono accorto di aver dimenticato una cosa, ieri, e sono tornato a scuola. Il professor Wenham lo aveva trovato svenuto nei bagni, pareva avere la febbre e non c'era nessuno in infermeria. Così mi sono offerto di ospitarlo qui da me.

Lenalee si portò una mano al petto, sospirando di sollievo. Anche Kanda avrebbe voluto sospirare di sollievo, ma si impose di restare impassibile. L'adattamento degli eventi appena fornito per giustificare la presenza di Lavi in casa sua pareva aver avuto successo. Ora doveva solo sperare che non chiedessero di vederlo o parlargli, visto che dormiva.

- Meno male, avevo temuto che fosse sparito per colpa del professor Mikk. Quell'uomo mi dà i brividi e le voci che girano su di lui sono terribili. - affermò la ragazza in tono serio.

Allen si sforzò di far finta di niente, il suo disagio però era evidente, come quando ne avevano discusso nel bar vicino la scuola giorni prima. Kanda tuttavia non vi fece caso, impegnato com'era a captare ogni segnale che Lavi potesse essersi svegliato. Cosa che per fortuna non avvenne e una mezz'ora più tardi i due giovani si accingevano ad andarsene.

- Pensiamo di poter tornare a scuola fra un paio di giorni. - promise Kanda, sia per sé che per il suo ospite. - Dite che sono malato anche io, così non mi seccheranno.

- Nessun problema, riferirò il messaggio. Ripassiamo domani a vedere come sta Lavi, se non ti disturba. - propose Lenalee, sfoggiando uno dei suoi sorrisi innocenti cui nessuno sapeva dire di no.

Kanda non poté evitare di fare il paragone con Lavi. Quei due erano gli unici al mondo in grado di costringerlo a fare qualcosa che non voleva.

- D'accordo. - concesse, cercando di non aggrottare la fronte e mostrare in tal modo quanto la cosa lo contrariasse, invece. - Grazie per gli appunti di oggi, Lenalee.

La ragazza lo salutò con il solito entusiasmo, imitata da Allen. Kanda si soffermò un momento a sbirciare dalle tapparelle i due che si allontanavano, poi si appoggiò pesantemente alla parete, gli occhi socchiusi, pensieroso. Non gli piaceva essere controllato...

Quando tornò in camera, Lavi era sveglio e fissava il soffitto. Sembrava stare molto meglio, così Kanda non gli chiese nulla, limitandosi a sedere accanto a lui. In realtà, non sapeva proprio di cosa parlare dopo ciò che era successo la notte precedente. Si sentì afferrare una mano e subito si voltò, incontrando lo sguardo per una volta serio di Lavi.

- Yuu, come dobbiamo comportarci ora? Voglio dire, cosa siamo... adesso? - chiese il giovane a bassa voce, quasi fosse timoroso che, ponendo quella domanda, il mondo potesse frantumarglisi tra le dita.

- Io... non lo so. - ammise Kanda, distogliendo gli occhi imbarazzato, ringraziando le luci soffuse che impedivano all'altro di veder comparire sulle sue guance un lievissimo accenno di colore.

- Se... non mi vuoi, io... ti capisco. - mormorò Lavi, facendo per ritrarre la mano; “Yuu si è già pentito?” pensava.

Kanda però non lo lasciò andare, anzi le sue dita si contrassero serrando di più la stretta. Tornò di scatto a guardarlo, sul volto un misto di emozioni nessuna delle quali riusciva a prendere il sopravvento. Consapevole di non essere mai stato bravo a esprimere ciò che sentiva, il giovane decise di far parlare le azioni in sua vece e si chinò ad abbracciare Lavi, nascondendo il viso nell'incavo del collo di lui.

- Sei un idiota... - gli sussurrò all'orecchio, la voce leggermente tremante per l'emozione. Lavi lo strinse a sua volta, facendogli scivolare la mano libera attorno alla vita, così incredibilmente felice che Yuu non l'avesse respinto. Restarono immobili in quella posizione per un tempo che parve infinito a entrambi, quindi fu Kanda a rompere per primo il silenzio. - Dovremo tenerlo segreto, lo sai, vero? - mise subito in chiaro, di modo che l'altro fosse conscio di ciò che li aspettava. - La nostra è una scuola Cattolica, se ci scoprono saremo espulsi senza tanti complimenti.

In realtà non gli importava un accidenti di essere espulso, ma per il momento doveva restare in quella scuola, volente o nolente. Aveva promesso di non fare colpi di testa, accidenti!

- Lo so. Nessun problema per me, Yuu. - rispose Lavi; non c'era esitazione nella sua voce. Kanda sollevò la testa per guardarlo e capire dall'espressione che aveva se fosse davvero deciso, trovando quel sorriso impossibile ad accoglierlo.

La mano del giovane gli sfiorò la guancia, scansandogli una lunga ciocca di capelli dal viso, incurante del fatto che lui lo stesse fissando con un'aria così grave. Il sorriso si allargò, e Kanda dovette voltarsi di lato per evitare di mostrarsi vulnerabile, lasciando intravedere di nuovo un accenno di rossore.

- Che. - gli sfuggì suo malgrado; Lavi rise sommessamente a quell'esclamazione di disagio e lui scosse la testa, rassegnato. - Hai fame? Te la senti di scendere in cucina con me per cenare? - chiese, per sottrarsi alla posizione imbarazzante in cui era bloccato.

- Certo. - rispose il giovane, liberandolo e aspettando che si alzasse, per sollevare poi entrambe le braccia verso di lui nel chiedere di essere aiutato a fare altrettanto.

Kanda sbuffò di nuovo, ma lo sostenne senza commentare.

 

 

Yuu era molto bravo a cucinare, doveva dargliene atto. Il profumo che veniva dai fornelli era davvero delizioso, Lavi non vedeva l'ora di sapere di cosa si trattasse. Nel frattempo, aveva preso la sua decisione: dire a Yuu la verità sui sogni.

Mangiò con appetito facendo al cuoco una valanga di complimenti e godendo nel vederlo imbarazzato. Non era un lato di Yuu che appariva spesso, difficilmente lui mostrava le sue vere emozioni e Lavi si sentiva speciale nello scoprirsi l'unico essere vivente che poteva bearsi di quella visione.

Appena ebbero finito, aiutò a lavare i piatti sebbene il padrone di casa non volesse saperne, quindi, una volta seduti davanti alla televisione, prese il coraggio a quattro mani e iniziò a spiegare cosa l'avesse spinto al gesto estremo compiuto due sere prima.

- Yuu... - esordì, evitando di guardarlo negli occhi. - Io... non sono quello che credi.

Kanda si voltò verso di lui, a metà del gesto di puntare il telecomando per scegliere un canale, il volto d'improvviso teso e l'espressione contrariata. Anche se non poteva coglierne che il profilo con la coda dell'occhio, sapeva che lo stava fissando, in attesa. Gli rivelò di averne sognato la morte e che sarebbe accaduto per colpa sua; di aver cercato per settimane di scoprire cosa l'avrebbe provocata, ma inutilmente. Confessò con il cuore in mano che, sentendo avvicinarsi il momento fatidico, in preda alla disperazione, aveva deciso di togliersi la vita prima di poter diventare ciò che l'avrebbe ucciso.

Kanda lo costrinse a voltarsi verso di lui, l'aria tetra. Lavi poteva quasi leggergli nel pensiero che credeva fosse completamente pazzo; in realtà, aveva messo in conto una reazione del genere. Tuttavia, sentiva che doveva provare a convincerlo, così da capire insieme come impedire la morte dell'uno o dell'altro.

- Mi stai dicendo che hai tentato di suicidarti per salvarmi la vita? - tuonò Kanda, incredulo di fronte a tanta stupidità. - Lavi, ma ti rendi conto? È soltanto uno stupido sogno! Un sogno, capito?

Era lui, maledizione, era di lui che si trattava! Ora Kanda era certo che fosse coinvolto con il professor Mikk più che mai.

- I miei sogni si avverano sempre, Yuu. Sempre. - gli ripeté il giovane, rivolgendogli uno sguardo supplice. - Ti prego, dimmi se ti è successo qualcosa di strano, qualunque indizio può esserci utile per capire quando accadrà.

Kanda roteò gli occhi, davvero spazientito. Per quanto tenesse a lui, quelle assurde farneticazioni intorno a una sua presunta morte lo indispettivano al punto che avrebbe voluto prenderlo a pugni.

- Non accadrà proprio un bel niente! - gridò, pentendosene subito dopo nel vedere l'espressione ferita che assunse; si portò una mano a coprirsi la faccia, quindi gli sedette accanto. Non riusciva proprio ad avercela con lui. Lo attirò a sé, arruffandogli con la mano i capelli più di quanto già non fossero per conto loro. - Mi dispiace, so che sei preoccupato. Sarò prudente, va bene? Ora smettila e prendi la medicina. - concluse, porgendogli un bicchiere d'acqua.

Doveva stare al gioco, magari in quel modo avrebbe scoperto altri dettagli utili per capire cosa realmente bollisse in pentola.

Kanda avvicinò il bicchiere ancora di più; Lavi sorrise e ubbidì. Almeno gli aveva strappato la promessa che sarebbe stato in guardia. E lui non l'avrebbe perso di vista nemmeno un secondo.

 

 

Come promesso, il pomeriggio successivo Lenalee tornò a trovare Kanda, al solito accompagnata dal ragazzetto albino che il giovane tanto detestava. Questa volta non poté mentire, dovette permettere loro di parlare con Lavi, anche se temeva potessero scoprire ciò che aveva fatto. In realtà, le preoccupazioni di Kanda non erano rivolte al fatto in sé, ma piuttosto a ciò che esso aveva rappresentato per lui, alle motivazioni che si celavano dietro la decisione di ospitare Lavi in casa propria e di prendersene cura. Un comportamento assolutamente estraneo al suo carattere e al suo modo di rapportarsi con la gente, un'ammissione plateale di considerare la stupida testa rossa non soltanto un amico, ma anche una persona molto importante per lui; qualcuno cui teneva veramente.

Tuttavia, il vero pericolo non era moyashi, quanto piuttosto Lenalee. La ragazza era sempre stata molto intelligente, ottima osservatrice e, soprattutto, assai perspicace. Kanda non aveva alcun dubbio che se Lenalee avesse visto le bende attorno ai polsi di Lavi ci avrebbe messo meno di dieci secondi a capire cosa significava.

Per cui si era premurato d'istruire il suo problematico aspirante suicida su ciò che poteva e non poteva fare, dire e non dire. Fingere di stare ancora male e rimanere bene sotto le coperte era la soluzione migliore, vedendolo bisognoso di riposare magari si sarebbero trattenuti meno.

- Come sta oggi Lavi? - chiese subito Lenalee, ancor prima di varcare la soglia di casa. - Io e Allen abbiamo portato qualcosa per lui. - la ragazza tirò fuori una busta di carta con un bel fiocco rosso, dalla quale emanava un forte profumo di cibo.

Kanda storse il naso all'odore terribilmente dolce che lo investì, augurandosi che Lavi non si azzardasse a mangiare quella roba (qualunque cosa essa fosse) con lui presente. I dolci lo nauseavano, il mero pensiero di poterne ingerire anche solo una briciola baciando il giovane lo faceva rabbrividire.

- La febbre è scesa del tutto, ma è a letto; si sente ancora debole. - rispose; poi fece cenno agli ospiti di seguirlo, cercando di contenere il proprio nervosismo. - Andiamo, vi aspettava.

Lavi li salutò, mostrandosi molto contento che fossero andati a trovarlo, ma senza muoversi da sotto le coperte. Allen e Lenalee sedettero sulle sedie offerte loro da Kanda; quest'ultimo si sistemò sul bordo del letto, facendo del suo meglio per apparire assolutamente non interessato alla conversazione e soprattutto annoiato e irritato da essa.

Lavi d'altra parte recitò alla perfezione il ruolo dell'ammalato convalescente, parlando lentamente e fingendosi tuttora troppo debole per potersi alzare. Perlomeno i buoni propositi ressero finché Lenalee non prese il regalo che aveva precedentemente appoggiato sul comodino e l'aprì, liberando l'odore di quei dolci in tutta la sua stuzzicante tentazione.

Lavi non riuscì a resistere quando la ragazza l'invitò ad assaggiarne uno e si tirò a sedere, sotto lo sguardo contrariato (e per chi sapeva cosa cercare, preoccupato) di Kanda, stendendo la mano ad afferrare il grazioso contenitore sul quale la torta gli veniva porta. Avvicinandola alla bocca per darle un bel morso però, la manica del pigiama gli si tirò indietro sul braccio, mostrando chiaramente la fasciatura che invece avrebbe dovuto coprire. Kanda subito si tese come una corda di violino. Allen, tuttavia, parve non rendersi conto di nulla, continuando allegramente a conversare con Lavi, il quale, neanche a dirlo, si faceva ben pochi problemi nel parlare a bocca piena.

La medesima distrazione non si poteva invece imputare a Lenalee, la quale, pur controllandosi, spalancò gli occhi per un lungo istante, cosa che Kanda era certo significasse che aveva capito. Quando poi lei si voltò a guardarlo, con quell'espressione in faccia che diceva 'che diavolo significa questo?', ne fu completamente certo. Sperava di riuscire a tenerla all'oscuro di tutto, ma a quanto pareva avrebbe dovuto far buon viso a cattiva sorte e confessare...

Lenalee si alzò, fingendo di frugare nella sua graziosa borsetta ed estraendone una penna USB, quindi si rivolse a Lavi, sorridendo.

- Continuate pure a chiacchierare, voi due, io passo a Kanda gli appunti di scuola di oggi, così potrete studiarli entrambi appena starai meglio. - annunciò, avvicinandosi al loro ospite, in attesa che si alzasse dal letto per seguirla dabbasso nella stanza in cui era solito studiare e nella quale, per forza di cose, era anche il suo computer.

Il giovane scambiò un'occhiata eloquente con Lavi e precedette Lenalee, riluttante, ben sapendo il motivo per cui la ragazza voleva restare da sola con lui. Nell'istante stesso che furono fuori portata d'orecchio, infatti, lei lo affrontò sull'argomento, mostrandosi alquanto arrabbiata che avessero cercato di nasconderglielo.

- Kanda-kun, che significano quelle bende? - esordì, senza nemmeno aspettare di aver raggiunto il salotto. - Lavi non sta affatto male, vero? Si è tagliato i polsi, è così? - continuò in preda all'emozione, quasi sul punto di scoppiare in lacrime. - Perché non volevi dirmelo! - esclamò, seppure tenendo basso il volume della voce per evitare che fossero sentiti al piano superiore.

- È una cosa personale, Lenalee. E molto delicata. - Kanda la fissò, scuro in volto, allargando poi le braccia in un gesto impotente. - Lavi ha fatto una sciocchezza e non vuole che si sappia.

Lenalee sostenne quello sguardo, cercando di leggere dietro le parole dell'amico. Il suo comportamento insolito nascondeva qualcosa, non era tipo da preoccuparsi tanto per qualcuno, anche se lui e Lavi erano diventati inseparabili da un po' di tempo, cosa che le aveva fatto molto piacere. Era ora che Kanda si facesse un vero amico, sebbene non sarebbero rimasti in quella città troppo a lungo, eppure... eppure, c'era dell'altro dietro, ne era sicura.

Il modo in cui lui la guardava, così a disagio a parlare di Lavi, e poi la sensazione che cercasse di sviare l'attenzione da qualcosa.

- Io e Allen siamo suoi amici quanto lo sei tu, avremmo potuto aiutarvi. - disse allora, preparandosi a valutare la reazione di Kanda. Il giovane distolse lo sguardo, imbarazzato. "Da cosa?" si domandava Lenalee; poi d'un tratto capì. - Sei coinvolto in questa storia? - chiese esterrefatta.

- Io... - rispose Kanda incrociando le braccia al petto, sulla difensiva. - In parte è colpa mia. - confessò.

- Come può essere colpa tua? - volle sapere la ragazza, confusa da una simile dichiarazione. Quando il giovane invece di rispondere abbassò gli occhi sul pavimento, quella che doveva essere la verità le balenò in mente quasi fosse l'immagine di una visione. - L'ha fatto per te? - mormorò, più con il tono di un'affermazione che di una vera domanda, e vide l'amico annuire controvoglia.

- Io... Noi... - Kanda cercò le parole per spiegare, ma non sapeva come fare a dirle che Lavi credeva che lui sarebbe stato ucciso a causa sua. Lenalee però interpretò la cosa in tutt'altro modo, che pur essendo ugualmente vero, non era ciò che Kanda intendeva.

- Ti ha detto di essere innamorato di te? - gli chiese a bruciapelo; lui non poté che limitarsi a fissarla, esterrefatto e senza parole. - L'ha fatto perché pensava di non essere ricambiato? - aggiunse subito dopo, vedendo che taceva.

Cosa poteva risponderle adesso? Con quell'affermazione implicava di dare per scontato che lui contraccambiasse l'amore di Lavi. Cosa era peggio? Che lei sapesse dei loro sentimenti o della storia dei sogni premonitori annuncianti la sua morte, che Lavi faceva?

- Lenalee... - mormorò e s'interruppe, incapace sia di continuare il discorso che di scegliere una delle due opzioni.

La ragazza però, ancora una volta, lo sorprese. Si avvicinò con il sorriso sulle labbra e quell'espressione comprensiva che gli dava un indescrivibile fastidio, perché era come se gli dicesse che capiva sempre tutto di lui, e... l'abbracciò.

- Shh. Sono fiera di te. - sussurrò contro il suo petto, lasciandolo sconcertato. Fiera di lui? Che accidenti intendeva dire con questo? La risposta arrivò senza che Kanda dovesse chiedere. - Ora so che gli vuoi bene e non ti farò altre domande. - Lenalee sollevò il viso a guardarlo, sembrava sinceramente felice per lui. Il giovane sospirò e cercò di scostarla da sé con gentilezza. Lei lo accontentò, ridendo sommessamente dell'imbarazzo che mostrava. Quindi gli fece una delle sue richieste da buona samaritana. - Solo... lascia che ti aiuti, capito? Gli amici servono a questo. - disse piano. - Farò in modo che mio fratello non si accorga di nulla, stai tranquillo, così neanche il tuo patrigno lo saprà.

- È... tutto risolto, Lenalee. Davvero. - affermò, ostentando un'aria sicura; doveva convincerla a non interferire, o li avrebbe fatti scoprire e messi in un mare di guai. Era questa l'unica cosa che passava per la mente di Kanda in quel momento e che faceva slittare in secondo piano persino l'imbarazzo che lei fosse al corrente di quasi tutto quanto. - La cosa importante è che nessuno venga a sapere ciò che ha fatto. - le si raccomandò con aria grave. - Altrimenti gli porranno un sacco di domande; e se scoprissero anche di noi, addio scuola.

Lenalee si coprì la bocca con la mano, cercando di soffocare un'altra risatina. Kanda era sempre così preoccupato di non esporsi, certo doveva essere stato particolarmente duro per qualcuno pudico come lui ammettere con sé stesso di voler bene al suo migliore amico. In particolare perché si trattava di un altro ragazzo e la società, a dispetto dei proclami d'integrazione e tolleranza, continuava sotto sotto a non accettare quel tipo di relazione.

Ciò nonostante, era davvero felice che l'amicizia che aveva tanto caldeggiato fosse cresciuta talmente da mutarsi pian piano in amore; ed era profondamente soddisfatta di sé, quasi fosse stato tutto opera sua.

- D'accordo. Promesso. Nessuno. - assicurò raggiante, e gli porse la mano per siglare l'accordo. - Tu però vedi di non farlo soffrire.

Un angolo della bocca di Kanda si piegò in una smorfia consapevole; non poteva vincere con lei. Strinse quella mano, provando uno strano senso di sollievo nel sapere che aveva un alleato. Stava per proporre di tornare da Lavi, quando suonarono alla porta. Si voltò in direzione dell'ingresso, assumendo un'aria corrucciata per nascondere la propria apprensione. Chi altro poteva cercarlo adesso? Riluttante, aprì.

- Ehi, Kanda. Tutto bene? - disse l'uomo che aveva appena citofonato. - Mi fai entrare?

- Oh, professor Wenham! Che sorpresa! - esclamò Lenalee, affacciandosi nel vano della porta, cogliendo il nuovo arrivato alla sprovvista.

Reever si mostrò molto meravigliato di trovarla lì. Scambiò un'occhiata con Kanda, il quale gli fece cenno di diniego con la testa, avvisandolo così che la ragazza non conosceva la situazione e di non dire niente di compromettente.

- Salve, Lenalee. Anche tu qui per vedere come sta Lavi? - domandò l'uomo, più per giustificare la propria presenza lì che per reale necessità di saperlo. - Kanda mi ha chiesto di passare a dargli uno sguardo, per cui, eccomi qui.

- Oh, se è così, io e Allen faremo meglio ad andare e lasciarvi soli. - replicò Lenalee, voltandosi verso il loro ospite e ottenendo un cenno affermativo. - Vengo su con voi a recuperarlo, allora.

Una volta entrato, il professor Wenham fu condotto subito da Lavi e, mentre il padrone di casa accompagnava i due amici in visita all'ingresso, approfittò per controllare i polsi del giovane. Le ferite si stavano rimarginando bene, le mani avevano mobilità e sembrava confermata l'assenza di lesioni ai tendini, quindi il dottore rimosse i punti e rifece le fasciature. Sarebbero rimaste delle cicatrici, ma con qualche applicazione di laser-terapia potevano essere di molto attenuate. Tutto si stava risolvendo per il meglio.

Quando Kanda si riaffacciò nella stanza, lo informò brevemente degli esiti della visita e poi si accomiatò, scambiando i soliti saluti cordiali.

- Ancora un paio di giorni, non di più. - rispose alla richiesta di prognosi di Lavi. - Vi aspetto a scuola ragazzi. Ora è meglio che vada.

Kanda scortò anche il secondo visitatore alla porta, prendendo nota delle ultime raccomandazioni che il buon dottore gli fece, rinnovando poi i saluti con un sorriso.

- Grazie, Reever. - Kanda gli strinse la mano con gratitudine e l'uomo gli assestò una pacca amichevole sulla spalla.

- Di nulla. - disse semplicemente. - Era il minimo che potessi fare.

 

 

Dopo che il professor Wenham se ne fu andato, Kanda tornò immediatamente da Lavi per sapere cosa gli avesse detto moyashi, in modo da capire se nutrisse dei sospetti. Con sommo disappunto lo trovò intento a gustarsi l'ultimo dei dolci che gli aveva portato Lenalee. Roteò gli occhi irritato, sedendosi di nuovo sul bordo del letto ed emettendo contemporaneamente uno dei suoi sbuffi seccati.

- Tch.

Lo sguardo di Lavi incontrò il suo; il giovane si leccò tutte le dita con impegno, poi l'afferrò di sorpresa, unendo le loro labbra con decisione ma dolcemente.

Kanda maledisse mentalmente la sua sfortuna (e i regali di Lenalee). Era certo che sarebbe accaduto, dal primo momento in cui s'era reso conto che il maledetto sacchetto conteneva un dannato dolce. Sapeva che avrebbe finto con lo scoprire cosa fosse per contatto diretto, perché Lavi era dispettoso proprio in quel modo e si approfittava del fatto che lui non riusciva a dirgli di no. Dischiuse le labbra, lasciando che le loro lingue si incontrassero, abbandonandosi al bacio con un misto di desiderio e rassegnazione.

Cioccolata bianca. Il fottuto ripieno del fottuto dolce era cioccolata bianca, la cosa più dolce dell'universo. Ovviamente Lenalee avrebbe scelto quella. Maledizione.

 

 

Due giorni dopo, quando tornarono a scuola, l'atteggiamento esageratamente apprensivo che dimostrava nei confronti di Kanda fruttò al povero Lavi una bella sfuriata da parte di quest'ultimo. In privato, ovviamente, o meglio, in un posto così pubblico che la confusione circostante avrebbe coperto le loro voci: la mensa.

Così, dopo il pranzo, il giovane fu sorpreso da Lenalee mentre sedeva tutto solo nell'aula di Chimica, silenzioso e triste. La ragazza si accomodò sulla sedia davanti al suo banco, posando una mano su quelle di lui.

- Avete litigato? - chiese in tono comprensivo, e Lavi sospirò piano. - Ho visto Kanda che prendeva a pugni il muro lasciando la mensa.

- No. - il giovane scosse la testa, ma il suo tono suggeriva tutt'altra risposta. - Non esattamente. È che Yuu non mi crede. - sospirò ancora, incerto se fosse o meno una buona idea mettere al corrente anche Lenalee del loro problema. Però, aveva così bisogno di sfogarsi! - Io ho sognato la sua morte e lui dice che sono solo suggestionato! - esclamò, stringendo la mano di lei. - I miei sogni si avverano sempre, Lenalee. La polizia non ha mai avuto problemi a credermi, Yuu invece mi tratta da visionario!

L'espressione della ragazza passò da preoccupata a sorpresa, quindi divenne solidale. Conoscendo i sentimenti di Lavi, non trovava difficoltà a capire che lui potesse essere turbato da un sogno come quello. Specialmente considerando ciò che una simile dichiarazione implicava.

Ecco perché Kanda era stato così evasivo! Nessuna meraviglia che non volesse mettere a parte della faccenda né il fratello, né tantomeno il proprio tutore...

- Ti va di raccontarmi bene tutto, Lavi? - esortò il giovane, offrendogli un sorriso di conforto.

Lavi le diede la stessa versione dei fatti che aveva rivelato a Kanda, e Lenalee apparve altrettanto perplessa, oltre che sconvolta dall'apprendere del tentativo di suicidio. Tuttavia, promise di aiutarlo senza esitazione.

- È tutto. - disse lui, a racconto concluso.

Lenalee gli dette un pizzicotto affettuoso sulla guancia e poi l'ammonì agitando un ditino aggraziato davanti al suo naso.

- D'accordo, parlerò con Kanda. - promise. - Tu non fare altre sciocchezze però, intesi?

Lavi annuì e la ragazza gli strinse ancora la mano. Dopo di che si alzò, salutandolo nell'uscire dalla classe, una miriade di pensieri che le affollava la mente.

Aveva fatto bene a fingere di non essere a conoscenza del tentato suicidio, mostrandosi scioccata. In questo modo Lavi le aveva dato la sua versione dei fatti, e lei era venuta a sapere la verità sul cosiddetto 'incidente'.

Ora si spiegava come mai Kanda fosse tanto restio a parlarle della cosa! Non era certamente una situazione facile da gestire, considerò Lenalee, mentre andava alla ricerca dell'amico.

 

 

Qualcun altro però ascoltava appena fuori dalla porta e si affrettò ad affacciarsi alla finestra di fronte quando capì che uno dei due occupanti stava per uscire dall'aula. Si trattava di una studentessa piuttosto giovane, forse più di Lenalee, dall'aspetto alquanto inquietante.

I capelli ribelli erano pettinati a porcospino e il suo trucco appariva molto dark; il tutto completato da un enorme lecca-lecca colorato, che stringeva in mano in modo morboso. La ragazzina entrò subito dopo che Lenalee si fu allontanata abbastanza da non notarla, dirigendosi dritta da Lavi.

- Ciao, Lavi. - salutò con aria provocatoria. Il giovane si voltò sorpreso, sentendosi chiamare per nome da una voce sconosciuta. Inquadrato l'interlocutore, fissò la studentessa con aria interrogativa. - Così sei anche tu un sensitivo. - commentò lei con un sorrisetto furbo, lasciandolo scosso nell'apprendere che qualcun altro sapeva chi era. - Fai molta attenzione con i tuoi sogni, la gente è talmente strana, a volte. - si dondolò sulla punta dei piedi, avvicinandosi poi a un fiato dal viso di lui. - Anche mio fratello ha delle visioni, ma la polizia fa solo finta di credere alle morti che vede. Stai in guardia, è pericoloso dire a voce troppo alta che si possiede il dono. - concluse quel discorso assurdo portando alle labbra il lecca-lecca e osservando l'espressione sconvolta di Lavi con soddisfazione.

Ridacchiando, la ragazza si allontanò da lui muovendosi come se stesse danzando, piroettando su sé stessa, cosa che fece sollevare la collana che aveva al collo. Lavi la vide ondeggiare e brillare sotto i raggi del sole che filtravano da una delle finestre, quasi stesse guardando un film a rallentatore. Era quella che portavano le persone nel sogno, e la scritta diceva: Noah.

 

 

Lenalee parve aver mantenuto la promessa, dal momento che, quando Kanda rientrò in classe, gli rivolse la parola, borbottando persino un traballante 'mi dispiace'. Gli permise di spiegare i suoi timori e addirittura promise di nuovo che avrebbe fatto attenzione.

Però, non appena Lavi fece menzione della studentessa fantasma e raccontò quel che lei gli aveva detto, Kanda sembrò più turbato per lui che per il potenziale pericolo per sé stesso. Non lo capiva e la cosa continuava a rendere teso il loro rapporto; per cui, Lavi cercò d'indagare senza che se ne accorgesse.

Le domande che fece sulla misteriosa ragazzina, tuttavia, non ottennero alcun riscontro: dopo tre giorni che la cercava, non era riuscito a scoprirne nemmeno il nome. Non si capacitava del modo in cui lei potesse essere venuta a conoscenza del suo 'dono', come lo aveva definito, ma il fatto che indossasse quella collana la collocava inequivocabilmente fra i presenti alla morte di Yuu. Una degli assassini. Doveva ritrovarla per arrivare ai complici, a ogni costo.

Quei pensieri furono però bruscamente interrotti da un tonfo sordo accanto al suo banco. Lavi si voltò di scatto, incontrando lo sguardo irritato di Kanda, che aveva gettato la cartella a terra in malo modo davanti a lui. Prima ancora che avesse il tempo di salutarlo o di chiedere cosa lo disturbasse, il giovane gli voltò le spalle e si affacciò alla finestra della classe.

Turbato, Lavi ritenne più prudente aspettare di essere a casa per discuterne. Era molto felice che Yuu gli avesse chiesto di restare a casa sua finché le ferite ai polsi non si fossero completamente rimarginate, ma sospettava non fosse il rischio che il compagno di stanza al dormitorio vedesse le bende a preoccuparlo, quanto piuttosto che lui potesse riprovarci.

Pareva davvero essere più preoccupato di lui che di sé stesso, cosa che Lavi trovava alquanto frustrante, perché da quando avevano ripreso la scuola Yuu era costantemente di cattivo umore. Appariva evidente persino dal suo modo di camminare, constatò Lavi, affiancandolo sulla strada verso la fermata del bus che li avrebbe ricondotti all'appartamento dove Yuu viveva con il patrigno.

- Andiamo Yuu, perché sei così intrattabile oggi? - chiese senza mezzi termini, ancora prima che il giovane potesse aprire la porta di casa.

Kanda s'irrigidì di colpo; non si era reso conto di aver esternato il proprio nervosismo fino a renderlo palese. Di certo non poteva rivelarne la vera origine, doveva optare per una giustificazione che stesse nel mezzo.

- Perché? Il mio ragazzo è diventato paranoico per dei semplici sogni e passa il tempo a controllare chi mi si avvicina invece di stare con me, ecco perché! - sbottò, scagliando le chiavi a terra assieme alla borsa di scuola. Lavi lo fissò stupito, preso completamente contropiede.

- Mi consideri... il tuo ragazzo? - chiese.

L'espressione genuinamente colpita che gli si dipinse sul volto mise in seria difficoltà il proseguimento di una simile sceneggiata. Kanda dovette smorzare i toni, o meglio, non poté fare a meno di smorzarli. Allargò le braccia in segno di resa.

- Ragazzo idiota, ma, sì. - ammise, lasciando detto idiota ancora più sorpreso. - Almeno era quello che credevo. Invece non mi hai più nemmeno sfiorato da quando siamo ritornati a scuola. Sei ossessionato da qualcosa che non esiste, Lavi!

Di certo non si aspettava la reazione che stava per far seguito alla sua incauta dichiarazione, perché rimase rigido come uno stoccafisso appeso al gancio nel momento che lo sentì avvinghiarsi a lui.

- Oh, Yuu! - esclamò il giovane gettandoglisi al collo e poi soffocandolo di baci.

Situazione che mandò Kanda in paranoia, dal momento che si trovavano giusto sulla soglia di casa sua, davanti all'intero vicinato. Si divincolò come se da quello dipendesse la sua vita, ringhiando a Lavi di contenersi, per lo meno finché non fossero stati lontano da occhi indiscreti.

Mortificato, il giovane lo seguì obbedientemente in casa, per iniziare a di nuovo a baciarlo subito dopo che la porta fu chiusa dietro di lui. In realtà, aveva aspettato di capire quando Yuu fosse stato pronto ad accettare quello che c'era fra loro, e non gli pareva vero che gli avesse praticamente chiesto di fare sesso. Bè non in quei termini esatti, ma, ecco, il senso era certamente quello; almeno per lui.

A conferma della teoria di Lavi, Kanda non fece alcuna obiezione quando, più tardi, dopo che ebbero cenato, azzardò un approccio maggiormente audace. Gli circondò la vita con le braccia, cominciando ad armeggiare con i suoi abiti e contemporaneamente con i propri, non incontrando resistenza alcuna; né l'incontrò mentre lo baciava. Nessuna protesta nemmeno una volta giunti in camera da letto, quando lo spinse sulle lenzuola posizionandosi sopra di lui per continuare a baciarlo e carezzarlo ovunque.

Si era mostrato fin troppo collaborativo, considerando il caratterino che aveva, soprattutto in considerazione del fatto che giocava un ruolo quasi del tutto passivo.

In verità, Lavi doveva ammettere che Yuu era rimasto piuttosto sorpreso nel momento in cui aveva realizzato quale sarebbe stato l'ultimo atto delle loro 'effusioni'... Eppure non si era tirato indietro nemmeno allora e, al risveglio, la mattina seguente, sembrava abbastanza soddisfatto, nell'insieme.

Non lo aveva picchiato, e ciò era decisamente la prova che aveva apprezzato le loro attività notturne; e magari gli avrebbe permesso di rifarlo.

Lasciandosi cullare da quel pensiero, che gli riempiva il cuore di speranza, fece scivolare un braccio attorno al torace del giovane, avvicinandolo a sé. Sentirgli ricambiare l'abbraccio lo sorprese un po', ma fu anche ciò che l'incoraggiò a spingersi oltre, confidando di non essere allontanato. Affondò il viso fra i capelli del suo Yuu e, respirandone il profumo, scivolò nel sonno.

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Capitolo 6
*** Il Destino ti Lega con Catene Invisibili ***




Frammenti di Visioni





Capitolo
6: Il Destino ti lega con catene invisibili

 

 

Poter fare ancora l'amore con Yuu... Lavi ci fantasticava attorno dal momento in cui si erano svegliati, abbracciati come quando il sonno li aveva presi.

Coltivando quel sogno proibito, aiutò l'amato bene a preparare la colazione, a sparecchiare una volta terminato il pasto e a rassettare il disastro lasciato dalla sera precedente, prima di uscire per recarsi a scuola. Luogo dove le sue speranze subirono un duro colpo.

Infilata nel suo armadietto, Kanda trovò una busta. Una busta anonima contenente la foto incriminante del bacio che lui gli aveva dato fuori della porta di casa, con annessa la promessa di farne avere una copia al preside. Evento che avrebbero scongiurato solo se si fossero presentati a un misterioso appuntamento in un posto da qualche parte nell'Est End. Posto che Lavi era pronto a scommettere fosse sormontato da un ponte di cemento e nel quale sarebbero stati ad attenderli gli assassini dell'altro sogno: quello in cui Yuu moriva per salvare lui.

E la cosa che più lo mandava fuori di testa era che ancora non ne capiva la ragione! Stavano per andare incontro a morte certa e non sapeva il perché!

- Tu, brutto idiota! - sibilò Kanda, sbattendogli in faccia foto e relativa busta che la conteneva, schiumante di rabbia. - Ti avevo detto niente effusioni in pubblico! Sapevo che sarebbe successo!

- O-Okay, Yuu, a-avevi ragione, ma cerca di capire... non l'ho fatto apposta! - balbettò Lavi sulla difensiva, assumendo un atteggiamento mortificato pericolosamente vicino a quello di un cucciolo bastonato. Per tutta risposta Kanda sferrò un pugno contro l'armadietto.

- Dobbiamo risolvere questa sgradevole faccenda senza clamore. - annunciò, raccogliendo la foto incriminante da terra e infilandosela in tasca. - E tu verrai con me.

Lavi impallidì. Non poteva permettergli di farlo, il rischio che fosse quell'invito a mettere in moto gli ingranaggi della sua condanna a morte era praticamente del cento per cento.

- Yuu, ragiona! Sono loro! Ti uccideranno! - implorò, scuotendo il giovane per le spalle. - È solo una trappola!

Pronunciò quelle parole con voce così stridula che Kanda ebbe la netta sensazione che avrebbe iniziato a piangere da un momento all'altro.

- Lavi, sei tu che dovresti provare a ragionare. - ribatté, sottraendosi alla presa di lui con movimento risoluto. - È stato solo un dannato sogno, non mi accadrà nulla! E questi qui - aggiunse indicando il messaggio nell'armadietto - sono solo i soliti teppisti della scuola che vogliono ricattarci per avere qualche soldo extra. - concluse quindi in tono sprezzante, raccogliendo le sue cose e preparandosi per la lezione successiva. - Andremo là, gli daremo quel che meritano e riprenderemo la dannata sim card.

Lavi sospirò, rassegnandosi all'infame destino che li attendeva. Avrebbe seguito Yuu fino all'inferno se necessario, anzi, più precisamente, si sarebbe fatto sparare anche lui se il giovane fosse morto come nel suo sogno.

 

 

Lavi non provò nemmeno a parlare di nuovo con Kanda, affinché si rendesse conto di quanto fosse folle andare all'appuntamento, perlomeno senza che prima potesse chiedere consiglio almeno al vecchio tutore. Entrambi, tra parentesi, incluso il signor Tiedoll, non si erano ancora fatti vivi, dopo aver comunicato per l'ennesima volta che avrebbero tardato a causa del protrarsi dei rispettivi impegni. Voleva temporeggiare anche e soprattutto perché era convinto che dovessero rivolgersi alla polizia; ma lungi da lui il pensiero di affrontare quel discorso con Yuu, l'avrebbe spellato vivo.

Così, cercò di prepararsi mentalmente (e tatticamente) ad affrontare l'inevitabile. L'appuntamento era fissato a tre giorni dalla data del messaggio, e lui voleva vedere bene il posto prima di presentarsi là allo sbaraglio. Il fatto che l'avesse già identificato usando le indicazioni avute dal sogno poi, giocava tutto a suo vantaggio. Coinvolgere Lenalee gli parve quindi la mossa migliore per farlo senza insospettire Yuu.

Gli disse che accompagnava la ragazza a scegliere un regalo per Allen, e Yuu non fece domande, come da copione. Una volta sul posto, Lenalee gli rivolse un'occhiata perplessa.

- Ti devi incontrare con quelli che vi ricattano in questo posto isolato? - chiese, guardandosi intorno con una certa apprensione. Il giovane annuì con aria grave. - E Kanda non vuole che avvisiate la polizia? - aggiunse con un tono che sapeva più di affermazione che di domanda; quando Lavi annuì una seconda volta, alla ragazza sfuggì un'esclamazione d'incredulità. - Santo cielo! Questo è ridicolo, Lavi. Io... io non posso pensare che Kanda sia davvero convinto che questa storia sia una sciocchezza! - esclamò, continuando a scrutare i dintorni. Lavi allargò le braccia, scuotendo la testa sconsolato. Non poteva farci nulla, Yuu era talmente cocciuto quando s'impuntava su qualcosa che era del tutto inutile discuterne. Lenalee sospirò. - È il posto del tuo sogno? - chiese ancora, ricevendo un terzo cenno d'assenso.

- Ascolta Lena, io verrò qui con Yuu in ogni caso. Non lo lascerò solo nemmeno se dovesse significare morire con lui. - la ragazza lo fissò a metà fra il dispiaciuto e l'indignato, e Lavi le posò una mano sulla spalla per rassicurarla. - Bè, potrebbe aver ragione Yuu, sai? In tal caso ci vedrai spuntare a scuola la mattina dopo sani e salvi. Altrimenti... - aggiunse, mutando la sua espressione sorridente in una terribilmente seria - è stato bello conoscerti.

Lenalee abbozzò un sorriso triste a quel goffo tentativo di sdrammatizzare, fissando intensamente l'unico occhio di Lavi.

- Sono certa che ci rivedremo. - affermò con una sicurezza invidiabile. - Ora torniamo a casa, va bene? Il professor Wenham si starà chiedendo dove sia la sua auto.

Entrambi risero al pensiero della faccia che avrebbe fatto recandosi al parcheggio per riprenderla; mentre risalivano a bordo si scambiarono un'occhiata complice e Lenalee mise in moto.

 

 

Il giorno fatidico giunse fin troppo in fretta, si rese conto Lavi apprestandosi a uscire di casa dietro Kanda. Il giovane appariva esageratamente impaziente d'incontrare i loro ricattatori, nonostante lui gli avesse ripetuto ancora una volta quanto grande fosse il pericolo che avrebbero corso.

Yuu però si era limitato a sbuffare come suo solito, quasi non gli interessasse affatto di poter essere ucciso entro le successive due ore. Anzi, appariva fin troppo sicuro di sé.

Lavi lo seguì senza protestare, affiancandolo con il presentimento in corpo che sarebbe stata l'ultima volta concessagli per stargli accanto.

- Lavi? - disse Kanda all'improvviso facendolo trasalire, tanto lui era concentrato sui propri pensieri. - Come mai sei così silenzioso? - e a Lavi si bloccò il fiato in gola a quella domanda; si voltò verso il compagno, l'unico occhio spalancato per l'orrore di realizzare che era già cominciato. Il sogno si stava avverando e lui era impotente di fronte al destino. - È così strano averti in completo silenzio. Qualcosa non va? - aggiunse Kanda, fermandosi a guardarlo, la stessa nota preoccupata nella voce che aveva durante il sogno, lo stesso sforzo di mantenere il tono neutro. Lavi non riuscì a rispondere, le labbra tremanti e un sudore freddo che improvvisamente gli imperlava il viso. Kanda si avvicinò di un passo, aggrottando la fronte. - Se non ti conoscessi bene, direi che hai dei dubbi su di noi. - disse piano.

Lavi deglutì a vuoto. Quella terribile sensazione di déjà-vu era insopportabile. Posò una mano sulla spalla del compagno e radunò tutta la sua forza di volontà per riuscire a tranquillizzarlo. Si ritrovò ad abbracciarlo con trasporto, proprio come nel sogno. Kanda s'irrigidì.

- Non qui, possono vederci. - borbottò, ma non lo spinse via. Lavi si scostò da lui con un enorme sforzo di volontà.

- Io... ero sovrappensiero. Nessun dubbio. - assicurò, abbozzando un sorriso tirato e stringendo la mano di Yuu nella propria. - Dove stiamo andando?

- Al luogo dell'appuntamento, lo sai. - gli rispose il giovane, rivolgendogli quello stesso sguardo confuso con cui l'aveva fissato nel sogno. - Non dicevi che una volta scoperto chi c'era dietro, il futuro sarebbe cambiato?

Sì, glielo aveva detto. Voleva disperatamente cambiare il loro attuale futuro, ma a quel punto non era certo che ci sarebbe riuscito. Forse era troppo tardi. Il sogno si stava avverando parola per parola, immagine per immagine.

- Trovare i colpevoli non includeva andare a incontrarli nel loro territorio. - mormorò Lavi, l'espressione del viso che tradiva quanto profondamente fosse turbato; Kanda strinse forte la mano che poco prima aveva afferrato la sua.

- Abbi fiducia in me. - replicò riprendendo a camminare. - Seguiremo le istruzioni alla lettera e nessuno si farà male. Per prima cosa, passiamo a scuola come stabilito per prenderle e sapere dove dobbiamo andare.

A scuola. Il destino continuava la sua folle corsa, constatò tristemente Lavi. Ricordava passo passo il percorso, ogni via, l'edificio scolastico, lo stemma, l'ingresso dal cancello nel cortile, la scritta sul muro; la deviazione nella stradina laterale che conduceva alla palestra.

Ora capiva il perché della gente all'interno: c'era una partita di pallacanestro fra la Black Order Academy e un'altra scuola. Non si trattennero ad assistere più del tempo necessario perché qualcuno lasciasse una busta sulla panca accanto a loro: il professor Mikk, accompagnato nientemeno che da Allen.

Ignorando ciò che quella scoperta significava, Kanda prese il messaggio e l'aprì, estraendo una mappa con segnato il luogo dell'incontro e la raccomandazione di presentarsi soli.

Uscirono dal retro della scuola, immergendosi nelle strade dell'Est End, costeggiando il fiume e infine, dopo più di trenta minuti di cammino, giunsero al bivio con Hanbury Street. La percorsero tutta fino a raggiungere l'area periferica vicina al ponte di una sopraelevata. Il posto era quello, Lavi lo sapeva ancora prima che fossero sufficientemente vicini, e non solo perché c'era già stato con due giorni d'anticipo.

Si fermarono, guardandosi attorno, in attesa che i ricattatori si mostrassero. Non dovettero attenderli per molto; dopo solo qualche minuto che scrutavano i dintorni una voce echeggiò fra i pilastri di cemento, proveniente da un punto imprecisato vicino al ponte.

- Era tempo che ci incontrassimo, Bookman Junior.

Un tipo bizzarro uscì dal nulla, subito affiancato da altri cinque individui quasi più eccentrici di lui e... dalla ragazzina!

Quel tale gli parlava con la stessa confidenza che se si conoscessero da tempo e lo stesse aspettando con impazienza, esattamente come nel sogno; e lo fissava in modo così strano... Lavi ebbe un brivido nel riconoscere le collane al collo di ognuno di quegli uomini, le stesse del suo sogno, tranne... Quella dell'uomo strano, ora che la vedeva bene, la gemma del pendente non aveva forma animale, si trattava di... un occhio!

- Chi sei? Che vuoi da noi? - chiese in tono perentorio, facendo un passo in avanti per coprire Yuu.

- Oh, quanta foga, Lavi. - ribatté l'uomo con il simbolo dell'occhio al collo. - Rilassati, ci vorrà poco. Devi solo sparire insieme ai tuoi sogni. Perché io sono Wisely, colui che tutto vede. - affermò, rassettandosi lo pseudo turbante che portava in testa, scoprendo così i tre occhi che aveva tatuati sulla fronte. - E tu, hai qualcosa che mi appartiene.

Lavi iniziava a vedere la situazione farsi davvero tragica. La ragazzina rise. Kanda si portò accanto a lui. No, non andava affatto bene...

- Ehi, ciarlatano. Che ne sai tu dei sogni di Lavi? - domandò il giovane in tono sprezzante, persino minaccioso, come se non considerasse affatto lo svantaggio di essere sei contro due, né che quei sei loschi figuri erano senz'altro armati fino ai denti. - Credevo fossimo qui per riavere una fotografia.

- Non proprio. Siete qui perché Lavi mi ha visto in sogno. - rivelò il tizio col turbante, allo stesso modo che se stesse annunciando chissà quale evento meraviglioso. - Come posso diventare Re, se il Re è ancora al suo posto? - cantilenò poi rivolto a Lavi, gesticolando in maniera talmente assurda da apparire comico. - Io ti ho chiamato qui, mandandoti quei sogni che tanto ti spaventano. Certo, non avevo previsto che avresti trovato anche lui. - affermò quindi con noncuranza, additando Kanda. - Ma non ha più importanza. Addio, Lavi. Sarò l'unico a prevedere la morte d'ora in avanti. - Wisely schioccò le dita. L'uomo alla sua destra, un energumeno di colore che indossava bizzarri occhialetti neri a specchio, estrasse una pistola puntandola contro il rivale del capo, immediatamente imitato dagli altri membri della banda. - Muori, Lavi. - sentenziò Wisely, l'arma spianata.

Fecero fuoco. Lavi era sicuro che gli avessero appena sparato in due, ma non era stato colpito, non... Gridò. Yuu era davanti a lui, le mani al petto, come nel sogno. Come nel sogno, stava cadendo a terra, colpito a morte al suo posto.

- Nooooo! - urlò con tutta la disperazione che aveva in corpo. - Yuu! Yuu, rispondimi!

Lo sapeva, sapeva che non sarebbe stato capace d'impedirlo! Yuu era fra le sue braccia, morente, senza che lui potesse fare niente per salvarlo. Si accasciò sul giovane piangendo, cercando di fargli scudo con il suo corpo.

- Che spettacolo patetico. - commentò Wisely, annoiato. - Finiteli.

Lavi chiuse l'unico occhio, pronto a essere ucciso insieme alla persona che amava. Invece di udire gli spari che annunciavano il colpo di grazia, però, gli arrivò rumore di passi in corsa e grida confuse dalla distanza.

- Giù le armi! - ordinò una voce in un tono che non ammetteva un rifiuto in risposta. - Polizia di Sua Maestà! Gettate le pistole e arrendetevi, siete circondati!

Troppo tardi,” pensava Lavi, “troppo tardi...”

Qualcuno aveva chiamato la polizia come sperava, ma erano arrivati quando ormai tutto si era compiuto. Non si sfugge al destino, lo sapeva eppure aveva tentato con tutte le sue forze di cambiarlo, per non perdere Yuu. E cosa aveva ottenuto? Era sopravvissuto lui, lui soltanto, e non sarebbe passato giorno senza che il dolore e il senso di colpa fossero lì a ricordarglielo.

- La pianti d'inondarmi di lacrime, idiota? - ringhiò una voce sotto di lui, e un pugno lo colpì al ventre. - Vedi di spostarti, mi soffochi!

- Y-Yuu? - Lavi smise immediatamente di piangere, lasciando la presa sul giovane e raddrizzandosi di scatto per vedere che diavolo fosse quel miracolo. - Sei vivo! - esclamò, incontrando lo sguardo furente di lui. - Cosa...

Kanda si puntellò su un gomito, sollevandosi lentamente a sedere, un ghigno compiaciuto sul viso sofferente. Si aprì la giacca, sbottonando la camicia e rivelando... un giubbotto antiproiettile! Lavi inarcò un sopracciglio, assumendo un'espressione oltraggiata e incrociando le braccia al petto.

- Tch. - sbuffò Kanda, distogliendo lo sguardo da quello accusatorio dell'altro. - Bè, ho pensato non ci fosse nulla di male a prendere delle precauzioni. - confessò, come se niente fosse.

Lavi avrebbe voluto strangolarlo per quanto lo aveva fatto spaventare. Dio, aveva creduto sul serio fosse morto! Invece lo abbracciò con trasporto, era così felice di vederlo vivo che tutto il resto passava in secondo piano.

- Yuu! - esclamò, nascondendo il viso contro il suo petto.

- Mollami! - gli intimò Kanda sottovoce, il tono che tradiva una certa premura. - Ci stanno guardando tutti!

- Che si fottano. - fu l'unica risposta che salì alle labbra di Lavi, stavolta.

I poliziotti nel frattempo avevano impacchettato il ciarlatano e la sua banda e li stavano portando via, le loro proteste erano chiaramente udibili anche da quella distanza. Ciò che i ricattatori aspiranti assassini non avevano previsto, era di avere altro pubblico al seguito degli agenti che li avevano appena arrestati. Il capo, quello col turbante, si stava dibattendo fra i due agenti che lo stavano scortando verso il cellulare destinato a condurli tutti alla centrale di polizia, quando si trovò davanti qualcuno che non si aspettava.

Diversi civili stavano conversando con i detective di Scotland Yard, uno di loro in particolare era in compagnia di un ragazzetto albino. L'uomo spostò l'attenzione sugli arrestati che venivano scortati al furgone, rivolgendo al primo della fila un sorriso compiaciuto.

- Non ti smentisci mai, Wisely. - commentò distrattamente, osservandolo passargli davanti.

- Tyki! Maledetto traditore, li hai chiamati tu! - scattò lo pseudo-santone cercando di afferrare la spia che l'aveva denunciato, ma fu ridotto all'impotenza dagli agenti, i quali provvidero subito ad ammanettarlo dietro la schiena per evitare altri tentativi di ribellione.

- Affatto. - replicò Tyki Mikk, agitando un dito verso l'uomo con fare divertito. - Perché avrei dovuto? C'era la fila per denunciarti. - asserì, accendendosi una sigaretta. Il ragazzo albino al suo fianco si nascose dietro di lui, al passaggio degli altri arrestati.

Wisely si girò, notando in quel momento i tre uomini e la fanciulla che parlavano con il capo dei poliziotti, riconoscendo nel più anziano di loro il mentore del suo rivale: Bookman Senior. Maledizione a lui, non doveva essere lì! Perché Lavi si era confidato col vecchio, nonostante la relazione che non avrebbe dovuto intrecciare con l'altro studente?

- Me la pagherai, Lavi! - gli urlò mentre lo trascinavano via a viva forza, ottenendo soltanto di essere deriso ulteriormente.

Lavi lo fissò con disprezzo e sollevò una mano verso di lui, mostrando il dito medio. Tutto intorno ci fu uno scroscio di risa.

Fu allora che i due giovani sopravvissuti notarono chi era fra il pubblico in mezzo ai poliziotti. Dannazione, i tutori di entrambi! E... il professor Mikk! Che ci faceva lì con... Allen? Un'altra presenza inaspettata si avvicinò loro dal lato cieco di Lavi: Lenalee.

- State tutti e due bene, vero? - fu la prima cosa che chiese, stropicciandosi le mani con apprensione. Lavi le sorrise, annuendo, e l'espressione di lei si rasserenò subito. - Io... ho chiamato la polizia per farvi proteggere, anche se non volevate. Mi dispiace, non potevo pensare al pericolo che avreste corso.

La confessione della ragazza non suscitò in Yuu la reazione irata che Lavi si aspettava, il giovane era completamente immobile e fissava oltre Lenalee, verso il punto in cui il patrigno discuteva insieme a Bookman. Probabilmente temeva una sfuriata coi fiocchi e una punizione esemplare, forse persino la proibizione di vedersi con lui, chi poteva saperlo?

- Esattamente in quanti abbiamo chiamato la polizia per questa pagliacciata? - brontolò Bookman Senior, caustico.

Tyki Mikk rise sommessamente a quell'esternazione vagamente seccata del vecchio.

- Direi in quattro, a occhio e croce. - suggerì, espirando una nuvola di fumo, mentre studiava le reazioni dei presenti. Quando si vide ignorato, batté sulla spalla del suo accompagnatore con fare noncurante. - Forse è tempo di levare le tende, ragazzo.

Bookman avanzò verso il nipote acquisito, seguito da Tiedoll e Komui. Qualcosa in tutto ciò non tornava e Lavi non riusciva a incastrare i pezzi per comprendere di che si trattasse. Come potevano il suo vecchio e il tutore di Yuu conoscersi? E come avevano fatto a sapere che erano nei guai, tanto da chiamare entrambi la polizia?

- Scommetto che credi nella reincarnazione, nipote idiota. - lo rimproverò aspramente Bookman, dandogli un sonoro scappellotto.

Lavi gemette, assumendo un'espressione ferita, ma non disse nulla a sua discolpa. Sorprendentemente, fu Tiedoll a prendere le loro difese, cogliendo alla sprovvista anche il figlio adottivo, il quale continuava a pretendere che quanto appena accaduto non lo riguardasse.

- Andiamo, amico mio, sapevamo dall'inizio che si sarebbero ritrovati. - si intromise l'uomo, cercando di fare da paciere.

Kanda sbuffò contrariato; odiava quando il patrigno si comportava come se conoscesse ogni cosa di lui!

- Tu, forse, lo sapevi, Froi! - ritorse immediatamente il vecchio Bookman, nel suo tono chiaramente intuibile che considerava l'altro responsabile di tutto. - Perché non mi hai avvisato subito che si erano incontrati? Ho dovuto scoprirlo da me!

- Perché Yuu era felice, e questo è tutto ciò di cui m'importa. - affermò Tiedoll, lanciando uno sguardo affettuoso al figliastro.

Kanda per tutta risposta alzò gli occhi al cielo con l'aria di chi non riesce a credere di dover assistere a una cosa del genere. Lavi, dal canto suo, si tormentava i capelli con fare imbarazzato, perché aveva il vago sentore che i due li stessero spiando da un po', altro che impegni prolungati...

- Quindi siete tutti contro di me. - disse Bookman, scuotendo la testa con disapprovazione, dando tuttavia una pacca amichevole sulla spalla di Tiedoll. - Immagino di dover cedere questa volta. Puoi continuare la scuola con Kanda, se lo desideri. - concesse a malincuore rivolgendosi al nipote, borbottando talmente le parole che risultò difficile persino a Lavi capire ciò che aveva appena detto. L'uomo si lasciò sfuggire un sospiro prima di continuare il discorso. - Adesso andiamo, devono portarvi in ospedale per il controllo di routine.

- Ehi, un momento. Potremmo prima avere una spiegazione esauriente su cosa esattamente significa che io e Yuu eravamo destinati a incontrarci? - fece notare Lavi, lanciando uno sguardo significativo al suo tutore, mentre aiutava Kanda ad alzarsi. - Per favore?

Bookman e Tiedoll si scambiarono uno sguardo complice, quindi entrambi si girarono verso Lenalee e il fratello, Komui. Questi sistemò gli occhiali che indossava, spingendoseli indietro sul naso con un dito, dopo di che si schiarì la voce, piuttosto a disagio di dover essere lui a spiegare.

- Sarò diretto e sintetico. - avvisò, per giustificare il fatto che ciò di cui avrebbe parlato sarebbe stato una rivelazione presumibilmente spiacevole per i due giovani. - Lavi, sei la reincarnazione dell'allievo che Bookman aveva circa cinquanta anni fa, quando era egli stesso solo un adepto del suo clan. Ti innamorasti del Cacciatore di demoni di cui Kanda è la reincarnazione e a causa di questo avete incontrato la morte. - disse l'uomo, tutto d'un fiato; i due giovani lo fissarono a bocca aperta e le espressioni inorridite assunte dai loro visi indicavano chiaramente che entrambi pensavano fosse completamente pazzo. - Quando la nostra organizzazione di Indagatori dell'Occulto...

- No, basta. - lo interruppe Lavi sollevando una mano. - Non voglio sapere altro, grazie tante. Yuu un Cacciatore di demoni! Dovevo immaginarlo che non era salutare chiedere delle spiegazioni. - aggiunse con aria offesa; non poteva capacitarsi che li ritenessero così stupidi da credere a una balla del genere!

Era anche vero che lui aveva lo strano potere di prevedere il futuro tramite i suoi sogni, ma che Yuu fosse un Cacciatore di mostri, bè, era semplicemente ridicolo, considerato il tempo in cui vivevano.

- Tch. Sono tutte idiozie. - concordò Kanda, non curandosi però di specificare a quale parte del racconto si stesse riferendo; lanciò al patrigno uno sguardo tale da incenerire un intero palazzo. - Ci stanno prendendo in giro. Sapevo di non dover accettare di diventare un Cacciatore alle dipendenze di quell'uomo. - borbottò in ultimo, più a sé stesso che perché qualcuno lo sentisse; tuttavia, chi lo sorreggeva non poté evitarlo.

- Aspetta, lo sei veramente? - Lavi quasi lo lasciò cadere di nuovo in terra per lo shock.

Kanda annuì, con l'aria di chi è arrivato al limite della sopportazione e non vuole discutere oltre sull'argomento.

- Quanto tu sei un veggente autentico. - concesse, amareggiato.

Lavi espirò rumorosamente. Avrebbe dovuto aspettarsi che sarebbe finita così nel momento stesso in cui aveva visto il suo vecchio insieme al tutore di Yuu. Un momento! Questo significava che...

- Tu lo sapevi! - accusò, mollando improvvisamente il giovane a reggersi in piedi da solo. - Sapevi tutto quanto dall'inizio e mi hai lasciato credere che saresti morto!

Kanda alzò di nuovo gli occhi al cielo. Adesso capiva per quale ragione Komui non gli avesse dato quasi nessun dettaglio sulla 'caccia' che stavano portando avanti, solo informazioni generiche. Doveva soltanto tenere d'occhio il Professor Mikk e i movimenti che avvenivano nella scuola, al resto avrebbero pensato loro, gli aveva detto. Certo, aveva appena visto come; e ora si spiegava anche il perché del rimprovero ricevuto dopo la sua uscita con Lavi.

- Sì e no. - rispose.

Lavi scosse la testa, sentendosi tradito un po' da tutti, in particolare da Yuu.

- Sì e no? - ripeté in tono interrogativo.

Kanda sbuffò, chiaramente contrariato di dover continuare quella conversazione spiacevole. Non era stato facile restare accanto a Lavi e svolgere il suo compito, cercando di non lasciarsi coinvolgere più di tanto e d'ignorare i sentimenti che si era scoperto a provare nei suoi confronti. Lo era stato anche meno dovergli nascondere ciò che era e sapeva, dopo che, nonostante gli fosse espressamente proibito, aveva iniziato una relazione con lui.

- Ci era stato segnalato che nella scuola si registravano attività legate al paranormale. Il mio compito consisteva nell'impedire che diventassero pericolose. - spiegò in maniera succinta. - Ho capito che tu eri coinvolto solo quando mi hai rivelato dei sogni.

Lavi lo fissò con aria ferita, facendo un passo indietro e stringendosi le braccia al petto.

- Quindi mi hai usato... - mormorò.

Kanda si portò una mano al viso, espirando lentamente, l'aria stanca. Zoppicò verso il giovane, abbracciandolo a forza e assestandogli in testa un pugno 'affettuoso'.

- Cercavo di proteggerti, idiota. - disse piano.

Lavi ricambiò l'abbraccio con trasporto. Ormai i loro fatti personali erano stati messi in piazza, a che pro continuare a nascondersi?

- Anche Lenalee? - chiese; Kanda annuì scostandosi da lui.

Uno dei detective si avvicinò loro con due colleghi, dopo aver scambiato qualche parola con il professor Mikk e il suo allievo prediletto, che li seguivano a pochi passi di distanza. Tiedoll e Komui salutarono cordialmente, imitati da Lenalee. Bookman si limitò a un cenno del capo, l'espressione sempre più scura.

- Sono il vice-capo Anita Smith. Avremmo bisogno di farvi qualche domanda, dopo che l'ospedale vi avrà dimessi, se per voi non è un problema. - comunicò ai due sopravvissuti con un sorriso cordiale.

- Nessun disturbo. - assicurò Lavi. Kanda voltò la testa di lato emettendo una delle sue esclamazioni seccate che equivaleva a un 'ci mancava'. - Verremo al Commissariato appena possibile.

- Grazie mille. Mr. Bookman. Mr. Kanda. - la donna si congedò da loro e poi fece un cenno ai suoi detective, che iniziarono a prendere i recapiti di tutti i presenti.

I due giovani si trovarono quindi faccia a faccia con il professor Mikk, il quale li scrutava con quella sua aria saccente e provocatoria. Aveva negli occhi, di un castano pericolosamente vicino al dorato del miele, il solito sguardo ambiguo, che contribuiva a renderli assai inquietanti.

Allen, sempre aggrappato a una manica dell'uomo, li salutò timidamente, a disagio come se in qualche modo si sentisse responsabile di parte degli eventi. Lavi gli sorrise comprensivo, rivolgendo un breve cenno al professor Mikk; Kanda invece ignorò bellamente entrambi, pretendendo d'interessarsi a un imprecisato punto davanti a loro. Passarono accanto all'uomo senza degnarlo di ulteriore attenzione, ma non avevano percorso che pochi passi quando questo li richiamò.

- Ehi, voi due. - disse a quel suo modo così indisponente. Lavi si fermò, voltandosi verso di lui. - La vostra sim card. - e senza aspettare una risposta, Tyki Mikk lanciò qualcosa verso i giovani.

Lavi l'afferrò al volo, esaminandola. Pareva la scheda di una qualche macchina fotografica. Che fosse davvero...

- Come fate ad averla voi, professor Mikk? - inquisì immediatamente Kanda, prima che Lavi potesse chiedere all'uomo la medesima cosa. - Quanto siete coinvolto in questa storia?

- Bè, diciamo che ne sono venuto in possesso per caso. - affermò il professor Mikk, ricevendo sguardi piuttosto scettici in risposta. - Purtroppo ci sono cose che non si possono scegliere, come i familiari. - aggiunse in tono ironico, mentre si allontanava. - Ci vediamo.

Kanda spezzò in due con rabbia la scheda di memoria, suscitando la reazione divertita di Lavi, il quale non riuscì a trattenere una risatina. Chissà se quel tizio bizzarro che sosteneva di averlo incontrato in sogno era davvero parente del professore, si chiese, constatando che i loro genitori acquisiti stavano di fatto ancora litigando riguardo lui e Yuu.

- Non essere triste. - diceva Tiedoll, con stampata sul viso la perenne espressione di bonaria comprensione che tanto mandava in bestia Kanda. - Lavi continuerà ad avere sogni premonitori e tu a verificarli. Solo, porterà Yuu con sé, dovendo partire.

- È proprio questo che non volevo accadesse! - sbraitò Bookman, fulminando con lo sguardo l'amico.

- Bè, rassegnati, è successo. - sentenziò Tiedoll, indulgendo nel suo atteggiamento pacioso. Sorridendo all'amico che l'accompagnava, precedette Komui e i tre ragazzi per disattivare l'antifurto dell'auto; Bookman tenne il passo, replicando aspramente all'ultima frecciatina ricevuta.

- Dici così solo perché vuoi che le nostre due organizzazioni collaborino! - accusò senza mezzi termini, strappando un sogghigno a Komui e una risatina a Lenalee, i quali deviarono verso la loro macchina. Komui salutò con un cenno silenzioso Lavi e Kanda, mentre la sorella sussurrò a bassa voce un 'ci vediamo in classe', appuntamento a scuola per l'indomani.

- E perché no? La morte e i demoni spesso vanno a braccetto. - ribatté Tiedoll, dimostrandosi più cocciuto dell'anziano studioso.

- Tch. - sbuffò Kanda, esasperato. - Tutori. Sono peggio dei genitori veri.

- Oh, lasciali dire. - ridacchiò Lavi, apprestandosi a salire sull'ambulanza, nel notare gli sguardi perplessi dei due paramedici; rivolse loro un sorriso comprensivo. - Quando si saranno stancati di litigare, si ricorderanno che noi siamo in ospedale. - afferrò il viso di Kanda, costringendolo a guardarlo. - Io resto con te, Yuu. Voglio finire gli studi questa volta, e... sono stanco di passare da un posto all'altro senza preavviso; se il vecchio mi vuole sa dove trovarmi.

Kanda non rispose; digrignò i denti in una smorfia di dolore, mentre uno dei due infermieri tagliava il giubbotto antiproiettile per toglierglielo, imbustandolo poi come prova insieme ai proiettili in esso conficcati.

- Qualche ammaccatura, niente di grave, ma faremo gli esami di routine per escludere eventuali lesioni interne. - li informò l'uomo, facendo adagiare il paziente sul lettino e sedendoglisi accanto; quindi segnalò al collega che poteva partire.

Lavi sorrise, sistemandosi dall'altro capo della barella e afferrando al ferito disteso su di essa una mano contro la sua volontà. Kanda aggrottò le sopracciglia, muovendo gli occhi per indicare silenziosamente la presenza di testimoni. Lavi lo ignorò.

- Sai, ho fatto un altro sogno. Ho sognato di sposarti. - affermò in tono serio, la voce pacata ma decisa. Kanda si bloccò di colpo, fissandolo allibito. - E i miei sogni si avverano sempre.

- Amen. - concluse il paramedico, mentre Lavi baciava senza vergogna il futuro sposo, incurante delle proteste di lui.

E al diavolo quel che avrebbe detto Bookman.

 

 

 

Note Finali:

 

  • L'Inghilterra è uno dei pochi paesi a permettere i matrimoni gay in Europa.

  • Le strofe della canzone sono tratte da “MAD WORLD”, di Gary Jules.

  • Nessun sogno è mai solamente un sogno”: citazione dal film “Eyes Wide Shut”.

  • Come posso diventare Re, se il Re è ancora al suo posto?”: citazione dal film “La Promessa dell'Assassino”.

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