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di SLAPPYplatypus
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** helpless ***
Capitolo 2: *** determined ***
Capitolo 3: *** charming ***



Capitolo 1
*** helpless ***


helpless       agg. indifeso, impotente.
adj. 1 unable to take care of yourself or do things without the help of other people. 2 unable to control a strong feeling.




- Lei è a conoscenza delle voci che circolano sul suo conto? - domandò freddamente la giornalista, leggendo la domanda da un foglio stampato fitto, pieno di minuscole lettere quasi illeggibili.
- C-certo. - rispose confuso il cantante. Era giovane, con linee fitte di eyeliner calcato sugli occhi, i pantaloni stracciati e una maglietta nera con un grosso viso bianco stampato sopra; era evidente che non fosse abituato a concedere interviste, tanto meno alla professionalità e all'apatia di una giornalista con anni di esperienza alle spalle.
- Smentisce? - chiese, alzando impercettibilmente un sopracciglio, questa volta senza leggere. La aveva presa di sorpresa, di solito quella che suggeriva era una reazione automatica che quasi faticava a rimanere taciuta fino a quel momento.
- Cosa devo smentire? - disse velocemente il ventitreenne, guardandosi intorno nella spoglia stanza bianca, occupata solo dalle due sedie rosa pallido su cui sedevano. Si agitava oltre ogni limite, annotò mentalmente l'intervistatrice. - No, no, le foto, quelle sono vere. E' che... che non mi aspettavo di essere visto e poi- poi - sembrava quasi sull'orlo delle lacrime, poi si fermò di colpo; si era ricordato delle parole del manager, poco prima: "non dire niente più del necessario". O ci saranno conseguenze, aveva lasciato aleggiare nell'aria.
- Quindi lei ammette di avere una relazione omossessuale, - disse tra i denti la donna, come se gli stesse sputando in faccia il peggiore degli insulti - fuori dal suo matrimonio con la donna che ha dichiarato essere "l'unica che potrei mai amare", con un uomo di cui non si sa nulla? - concluse, bloccando i suoi occhi di ghiaccio in quelli verdi e preoccupati del giovane.
- Beh, io... - sussurrò lui. Pensava di essere tornato indietro di qualche anno, quando sedeva su quel banco troppo piccolo per le sue gambe, troppo vecchio e polveroso, mentre un insegnante sarcastico e frustrato lo tempestava di domande su domande, e lui non sapeva la risposta nemmeno ad una.
- Allora... ? - disse spazientita la giornalista. Odiava le persone così silenziose.
La risposta del ragazzo fu semplicemente il suo chinare la testa; l'abbassare lo sguardo sulle punte delle scarpe di lei, fissando il loro bianco lucido. Una lacrima fuggì piano dai suoi occhi, cadendo silenziosa sui jeans. Solo le parole che gli erano state lanciate addosso gli facevano pensare davvero a ciò che era successo, a ciò che aveva fatto. Come aveva potuto?
Si prese piano la testa tra le mani, bisbigliando - Mi dispiace. Non so che altro dire - non riusciva a pensare, l'immagine della moglie e quella dell' "uomo di cui non si sa nulla" gli rempivano la mente, non c'era spazio per altro. Erano le due persone che amava più al mondo, e solo adesso si rendeva conto dell'impossibilità di amare entrambi allo stesso modo; doveva per forza esserci uno amato più e uno amato meno.


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Capitolo 2
*** determined ***


determined       agg. deciso, determinato, risoluto.
      adj. 1 having or showing great determination.




La giornalista si massaggiò lentamente le tempie, quella giornata si faceva di minuto in minuto più stressante. La giovane che le sedeva davanti rise, beffarda, quasi prendenola in giro. Si credeva così superiore? Poteva davvero permettersi un tale lusso? Forse cinquant'anni erano troppi per un lavoro come il suo; avrebbe fatto meglio ad affittare un negozietto di fiori e lavorare tre ore al giorno.
Sospirò, squadrando la ragazza che aveva davanti. Poco più di una bambina, appena vent'anni, eppure era l'attrice del momento; con una determinazione che avrebbe fatto invidia a chiunque.
- Allora? - domandò la ragazzina, spazientita e divertita al tempo stesso. - La inziamo, questa intervista?
- Beh, lei inizi a parlare. - sibilò l'intervistatrice, riducendo gli occhi glaciali a due sottili fessure. - Qual'è il suo rapporto con questo sconosciuto? Si sa per certo che costui abbia una relazione clandestina, se così possiamo definirla, con un noto cantante della scena punk-underground. Lei, una delle più brillanti stelle di Broadway, cosa c'entra?
- Cosa c'entro, chiede? Io? - ripetè l'attrice, ridacchiando incredula. - La relazione di quei due è profonda quando quella che lei ha con me, mi creda. La vera relazione, se mi concede la ripetizione del termine, è quella tra questo uomo misterioso e la sottoscritta. - concluse, con un sorriso che non contagiò gli occhi, come se stesse rispondendo ad un insulto.
- Oh. Vuole raccontarci qualcosa di più, diciamo, specifico? - doveva essere chiaro come la risposta avesse spiazzato la giornalista. Una relazione con quell'uomo, su cui ogni possibile fonte di informazione sembrava trovare un buco nero. Si trattava dunque di una specie di triangolo? - In che senso, non è profonda?
- Quel ragazzino, quel cantante da quattro soldi, non sa nemmeno di essere al mondo. - disse masticando le parole con un'intenzione perfetta e convincente al massimo, come se stesse ancora recitando in un teatro di New York gremito ed esultante. - E' sensibile, certo, dolce, persino. Ma non possiamo certo dire che sia una persona sveglia, non crede? A quello potresti rubare una caramella da sotto il naso e non se ne accorgerebbe nemmeno. E' totalmente accecato.
- Accecato da cosa, se mi permette? - domandò ancora la donna, curvando leggermente la schiena e appoggiandosi alla gonna rosa confetto per prendere appunti su un piccolo block notes foderato in pelle scarlatta.
- Dall'amore, mi pare ovvio! - rise la ragazza, allargando le braccia in una gloriosa immagine di felicità, priva di inganni o di malizia. Un'attrice davvero brava, sapeva illuminare la stanza con un semplice gesto; attraeva su di se gli sguardi come una calamita, e gli applausi di conseguenza.
- Dall'amore... - sussurrò la donna, scribacchiando. - Verso di chi? Ne è a conoscenza?
- Questo non lo so. - rispose lei, rabbuiandosi. - Non mi interessa. - si riscosse rapidamente. - Quel che so, è che io sto insieme a quell'uomo. Non lui. E questo è quanto. - concluse decisa, alzandosi e dirigendosi verso l'appendiabiti, sicura sui tacchi a spillo di vernice nera, ancheggiava nel tubino di raso rosso, certa di essere guardata.
Afferrò con cura il soprabito nero firmato e la pochette, e si diresse verso la porta della stanza bianca con un'assoluta, impenetrabile calma. Sorrideva.

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Capitolo 3
*** charming ***


charming          agg. incantevole, affascinante.
      adj. 1 very pleasant, attractive.




La donna si sedette sorridendo sulla poltroncina di pelle bianca che la aspettava. Doveva essere la sua giornata fortunata, tre interviste in un giorno e alla fine era riuscita a trovare quell'uomo misterioso, dove sembrava confluire tutto il gossip degli ultimi sei mesi; la chiave di tutto. Lui era già seduto, composto ed educato, a mento alto, mani appoggiate sulle ginocchia e un sorriso cordiale, come se la confusione da cui la sua figura era circondata semplicemente non fosse affare suo.
- Buongiorno. - la salutò al suo arrivo, annuendo tra sé e sé.
- Salve. - rispose la giornalista, con una voce leggermente roca.
- Ho sentito che, apparentemente, mezzo showbiz mi vuole parlare, anche se non ne comprendo il motivo. Allora ho pensato, quale persona migliore di lei? Non ero a conoscenza di quanto fosse impegnata la sua giornata, mi dispiace averla fatta correre per tutta la città. - disse amabilmente, come se stesse per prendere un the, passandosi una mano tra i capelli corvini e lucidi.
- Non si preoccupi. - sussurrò la donna, squadrandolo e giudicando ogni capo che indossava. Un bel completo nero, di cui non riconosceva la marca, probabilmente fatto su misura; delle scarpe nere eleganti e una camicia grigio scuro, a cui era annodata una cravatta di seta nera. Gli occhi erano leggermente cerchiati di eyeliner, una versione sobria del giovane a cui sembrava tanto legato; la barba di qualche giorno gli crescieva ispida sul viso. Dei tatuaggi spuntavano timidi dalle maniche della camicia come arbusti troppo deboli per non essere strappati.
- Allora. - disse l'uomo, schiarendosi la voce. - Voleva pormi qualche domanda in particolare?
- Oh, sì. - sussurrò la donna, estraendo il block notes. - Fonti certe, nonche i diretti interessati, sostengono che lei abbia un affair sia con un noto cantante che con una attrice particolarmente in voga. Cosa ha da dire al riguardo? - chiese senza interrompere il contatto visivo, sicura e compiaciuta della sua domanda.
- L'italiano, lo spagnolo, il francese e il tedesco sono lingue terribili, non trova? Così sessiste. - iniziò piano, dopo qualche secondo di silenzio, interrotto solo dal ticchettare dell'orologio al polso della donna. - Tutta questa attenzione al genere. Un uomo, una donna. Un amante, un'amante. E' così importante, quell'apostrofo? Non possono essere semplicemente persone? L'inglese è perfetto. Lover, non potresti mai dire precisamente se si sta parlando di un maschio o di una femmina, da questa parola. L'amore non ha genere, non ha sesso. - disse quasi sussurrando, come se stesse parlando a se stesso. - E' perfetto. - ripetè.
La giornalista sbattè le palpebre un paio di volte, sembrava non capire la risposta dell'uomo che si ostinava a non raccontare niente di se.
- Mi scusi, - disse lei, schiarendosi la voce. - Temo di non capire. Sta confermando una delle voci? O entrambe? O vuole forse smentire tutto? Non la seguo. - era visibilmente a disagio, non le capitava spesso di non capire che cosa le fosse detto.
- Lei mi è stata descritta come una donna intelligente ed in gamba, dalla mia modesta esperienza personale, posso confermare. Questo lo lascio alla sua discrezione, ci ragioni su. - sorrise. Non era un sorriso sarcastico, o beffardo, o tantomeno timido. Era un semplice sorriso, che non comunicava niente se non felicità e gentilezza; ma allo stesso tempo particolare, che faceva desiderare di potere parlare con lui, essergli amico e, sopra di ogni cosa, di vedere quel volto brillare ogni giorno nello stesso modo.
L'uomo si alzò senza perdere il buonumore e la grazia che sembravano contraddistinguerlo, e i suoi occhi incontrarono quelli della donna di mezza età che gli sedeva davanti. Si lisciò i pantaloni, e prese fiato.
- Sono addolorato, - sussurrò - ma devo assentarmi, adesso. Sa, ho un impegno urgente, che non posso rimandare. Mi ha fatto piacere parlarle, comunque, mi ha fatto davvero una buona impressione. Sono sicuro che lei svolgerà il suo lavoro al meglio. Arrivederci. - aggiunse, allontanandosi con assoluta calma, lasciando che il suo peso oscillasse sulle ginocchia e che i suoi piedi esitassero ad ogni passo.
L'intervistatrice percepì subito il desiderio di gettare il taccuino a terra e seguirlo.
Guardò il quadrante in madreperla rosata del prezioso orologio che aveva al polso. Le diciotto e quarantasette.
Non era passata nemmeno un'ora dall'inizio dell'intervista, eppure quello sconosciuto la aveva totalmente rapita. Era conquistata, nel senso più assoluto e letterale che riuscisse ad immaginare.

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