fair di SLAPPYplatypus (/viewuser.php?uid=64760)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** helpless ***
Capitolo 2: *** determined ***
Capitolo 3: *** charming ***
Capitolo 1 *** helpless ***
helpless
agg. indifeso, impotente.
adj.
1 unable to
take care of yourself or do things without the help of other people. 2 unable to control
a strong feeling.
- Lei è a conoscenza delle
voci che circolano sul suo conto? - domandò freddamente la
giornalista, leggendo la domanda da un foglio stampato fitto, pieno di
minuscole lettere quasi illeggibili.
- C-certo. - rispose confuso il cantante. Era giovane, con linee fitte
di eyeliner calcato sugli occhi, i pantaloni stracciati e una maglietta
nera con un grosso viso bianco stampato sopra; era evidente che non
fosse abituato a concedere interviste, tanto meno alla
professionalità e all'apatia di una giornalista con anni di
esperienza alle spalle.
- Smentisce? - chiese, alzando impercettibilmente un sopracciglio,
questa volta senza leggere. La aveva presa di sorpresa, di solito
quella che suggeriva era una reazione automatica che quasi faticava a
rimanere taciuta fino a quel momento.
- Cosa devo smentire? - disse velocemente il ventitreenne, guardandosi
intorno nella spoglia stanza bianca, occupata solo dalle due sedie rosa
pallido
su cui sedevano. Si agitava oltre ogni limite, annotò
mentalmente l'intervistatrice. - No, no, le foto, quelle sono vere. E'
che... che non mi aspettavo di essere visto e poi- poi - sembrava quasi
sull'orlo delle lacrime, poi si fermò di colpo; si
era
ricordato delle parole del manager, poco prima: "non dire niente più
del necessario". O
ci saranno conseguenze, aveva lasciato aleggiare nell'aria.
- Quindi lei ammette di avere una relazione omossessuale, - disse tra i
denti la donna, come se gli stesse sputando in faccia il peggiore degli
insulti - fuori dal suo matrimonio con la donna che ha dichiarato
essere "l'unica che
potrei mai amare", con un uomo di cui non si sa nulla? - concluse,
bloccando i suoi occhi di ghiaccio in quelli verdi e preoccupati del
giovane.
- Beh, io... - sussurrò lui. Pensava di essere tornato
indietro
di qualche anno, quando sedeva su quel banco troppo piccolo per le sue
gambe, troppo vecchio e polveroso, mentre un insegnante sarcastico e
frustrato lo
tempestava di domande su domande, e lui non sapeva la risposta nemmeno
ad una.
- Allora... ? - disse spazientita la giornalista. Odiava le persone
così silenziose.
La risposta del ragazzo fu semplicemente il suo chinare la testa;
l'abbassare lo sguardo sulle punte delle scarpe di lei, fissando il
loro bianco lucido. Una lacrima fuggì piano dai suoi occhi,
cadendo silenziosa sui jeans. Solo le parole che gli erano state
lanciate addosso gli facevano pensare davvero a ciò che era
successo, a ciò che aveva fatto. Come aveva potuto?
Si prese piano la testa tra le mani, bisbigliando - Mi dispiace. Non so
che altro dire - non riusciva a pensare, l'immagine della moglie e
quella dell' "uomo di cui non si sa nulla" gli rempivano la mente, non
c'era spazio per altro. Erano le due persone che amava più
al
mondo, e solo adesso si rendeva conto dell'impossibilità di
amare entrambi allo stesso modo; doveva per forza esserci uno amato
più e uno amato meno.
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Capitolo 2 *** determined ***
determined
agg. deciso, determinato, risoluto.
adj. 1
having or showing great determination.
La giornalista si massaggiò lentamente le tempie, quella
giornata si faceva di minuto in minuto più stressante. La
giovane che le sedeva davanti rise, beffarda, quasi prendenola
in giro. Si credeva così superiore? Poteva davvero
permettersi un tale lusso? Forse cinquant'anni erano troppi per un
lavoro come il suo; avrebbe fatto meglio ad affittare un negozietto di
fiori e lavorare tre ore al giorno.
Sospirò, squadrando la ragazza che aveva davanti. Poco
più di una bambina, appena vent'anni, eppure era l'attrice
del momento; con una determinazione che avrebbe fatto invidia
a chiunque.
- Allora? - domandò la ragazzina, spazientita e divertita al
tempo stesso. - La inziamo, questa intervista?
- Beh, lei inizi a parlare. - sibilò l'intervistatrice,
riducendo gli occhi glaciali a due sottili fessure. - Qual'è
il suo rapporto con questo sconosciuto?
Si sa per certo che costui abbia una relazione clandestina, se
così possiamo definirla, con un noto cantante della scena
punk-underground. Lei, una delle più brillanti stelle di
Broadway, cosa c'entra?
- Cosa c'entro, chiede? Io? - ripetè l'attrice, ridacchiando
incredula. - La relazione di quei due è profonda quando
quella che lei ha con me, mi creda. La vera relazione, se mi concede la
ripetizione del termine, è quella tra questo uomo misterioso e
la sottoscritta. - concluse, con un sorriso che non contagiò
gli occhi, come se stesse rispondendo ad un insulto.
- Oh. Vuole raccontarci qualcosa di più, diciamo, specifico?
- doveva essere chiaro come la risposta avesse spiazzato la
giornalista. Una relazione con quell'uomo, su cui ogni possibile fonte
di informazione sembrava trovare un buco nero. Si trattava dunque di
una specie di triangolo? - In che senso, non è profonda?
- Quel ragazzino, quel cantante da quattro soldi, non sa nemmeno di
essere al mondo. - disse masticando le parole con un'intenzione
perfetta e convincente al massimo, come se stesse ancora recitando in
un teatro di New York gremito ed esultante. - E' sensibile, certo,
dolce, persino. Ma non possiamo certo dire che sia una persona sveglia,
non crede? A quello potresti rubare una caramella da sotto il naso e
non se ne accorgerebbe nemmeno. E' totalmente accecato.
- Accecato da cosa, se mi permette? - domandò ancora la
donna, curvando leggermente la schiena e appoggiandosi alla gonna rosa
confetto per prendere appunti su un piccolo block notes foderato in
pelle scarlatta.
- Dall'amore, mi pare ovvio! - rise la ragazza, allargando le braccia
in una gloriosa immagine di felicità, priva di inganni o di
malizia. Un'attrice davvero brava, sapeva illuminare la stanza con un
semplice gesto; attraeva su di se gli sguardi come una calamita, e gli
applausi di conseguenza.
- Dall'amore... - sussurrò la donna, scribacchiando. - Verso
di chi? Ne è a conoscenza?
- Questo non lo so. - rispose lei, rabbuiandosi. - Non mi interessa. -
si riscosse rapidamente. - Quel che so, è che io sto insieme a
quell'uomo. Non lui. E questo è quanto. - concluse decisa,
alzandosi e dirigendosi verso l'appendiabiti, sicura sui tacchi a
spillo di vernice nera, ancheggiava nel tubino di raso rosso, certa di
essere guardata.
Afferrò con cura il soprabito nero firmato e la pochette, e
si diresse verso la porta della stanza bianca con un'assoluta,
impenetrabile calma. Sorrideva.
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Capitolo 3 *** charming ***
charming
agg. incantevole,
affascinante.
adj. 1
very pleasant, attractive.
La donna si sedette sorridendo sulla poltroncina di pelle bianca che la
aspettava. Doveva essere la sua giornata fortunata, tre interviste in
un giorno e alla fine era riuscita a trovare quell'uomo misterioso,
dove sembrava confluire tutto il gossip degli ultimi sei mesi; la
chiave di tutto. Lui era già seduto, composto ed educato, a
mento alto, mani appoggiate sulle ginocchia e un sorriso cordiale, come
se la confusione da cui la sua figura era circondata semplicemente non
fosse affare suo.
- Buongiorno. - la salutò al suo arrivo, annuendo tra sé e
sé.
- Salve. - rispose la giornalista, con una voce leggermente roca.
- Ho sentito che, apparentemente, mezzo showbiz mi vuole parlare, anche
se non ne comprendo il motivo. Allora ho pensato, quale persona
migliore di lei? Non ero a conoscenza di quanto fosse impegnata la sua
giornata, mi dispiace averla fatta correre per tutta la
città. -
disse amabilmente, come se stesse per prendere un the, passandosi una
mano tra i capelli corvini e lucidi.
- Non si preoccupi. - sussurrò la donna, squadrandolo e
giudicando ogni capo che indossava. Un bel completo nero, di cui non
riconosceva la marca, probabilmente fatto su misura; delle scarpe nere
eleganti e una camicia grigio scuro, a cui era annodata una cravatta di
seta nera. Gli occhi erano leggermente cerchiati di eyeliner, una
versione sobria del giovane a cui sembrava tanto legato; la barba di
qualche giorno gli crescieva ispida sul viso. Dei tatuaggi spuntavano
timidi dalle maniche della camicia come arbusti troppo deboli per non
essere strappati.
- Allora. - disse l'uomo, schiarendosi la voce. - Voleva pormi qualche
domanda in particolare?
- Oh, sì. - sussurrò la donna, estraendo il block
notes.
- Fonti certe, nonche i diretti interessati, sostengono che lei abbia
un affair sia con un noto cantante che con una attrice particolarmente
in voga. Cosa ha da dire al riguardo? - chiese senza
interrompere il contatto visivo, sicura e compiaciuta della sua domanda.
- L'italiano, lo spagnolo, il francese e il tedesco sono lingue
terribili, non trova? Così sessiste. - iniziò
piano, dopo
qualche secondo di silenzio, interrotto solo dal ticchettare
dell'orologio al polso della donna. - Tutta questa attenzione al
genere. Un uomo, una donna. Un amante, un'amante. E' così
importante, quell'apostrofo? Non possono essere
semplicemente persone? L'inglese è perfetto. Lover, non potresti
mai dire precisamente se si sta parlando di un maschio o di una
femmina, da questa parola. L'amore non ha genere, non ha sesso. - disse
quasi sussurrando, come se stesse parlando a se stesso. - E' perfetto.
- ripetè.
La giornalista sbattè le palpebre un paio di volte, sembrava
non capire la risposta dell'uomo che si ostinava a non raccontare
niente di se.
- Mi scusi, - disse lei, schiarendosi la voce. - Temo di non capire.
Sta confermando una delle voci? O entrambe? O vuole forse smentire
tutto? Non la seguo. - era visibilmente a disagio, non le capitava
spesso di non capire che cosa le fosse detto.
- Lei mi è stata descritta come una donna intelligente ed in
gamba, dalla mia modesta esperienza personale, posso confermare. Questo
lo lascio alla sua discrezione, ci ragioni su. - sorrise. Non era un
sorriso sarcastico, o beffardo, o tantomeno timido. Era un semplice
sorriso, che non comunicava niente se non felicità e
gentilezza; ma allo stesso tempo particolare, che faceva desiderare di
potere parlare con lui, essergli amico e, sopra di ogni cosa, di vedere
quel volto brillare ogni giorno nello stesso modo.
L'uomo si alzò senza perdere il buonumore e la grazia che
sembravano contraddistinguerlo, e i suoi occhi incontrarono quelli
della donna di mezza età che gli sedeva davanti. Si
lisciò i pantaloni, e prese fiato.
- Sono addolorato, - sussurrò - ma devo assentarmi, adesso.
Sa, ho un impegno urgente, che non posso rimandare. Mi ha fatto piacere
parlarle, comunque, mi ha fatto davvero una buona impressione. Sono
sicuro che lei svolgerà il suo lavoro al meglio.
Arrivederci. - aggiunse, allontanandosi con assoluta calma, lasciando
che il suo peso oscillasse sulle ginocchia e che i suoi piedi
esitassero ad ogni passo.
L'intervistatrice percepì subito il desiderio di gettare il
taccuino a terra e seguirlo.
Guardò il quadrante in madreperla rosata del prezioso
orologio che aveva al polso. Le diciotto e quarantasette.
Non era passata nemmeno un'ora dall'inizio dell'intervista, eppure
quello sconosciuto la aveva totalmente rapita. Era conquistata, nel
senso più assoluto e letterale che riuscisse ad immaginare.
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