The Castle

di Arwen_theevenstar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'INCONTRO ***
Capitolo 2: *** IL CASTELLO ***
Capitolo 3: *** INTO THE NIGHT ***
Capitolo 4: *** SUNRISE ***
Capitolo 5: *** HURRICANE ***
Capitolo 6: *** CLOSER TO THE EDGE ***
Capitolo 7: *** CONFUSIONE ***
Capitolo 8: *** WAS IT A DREAM? ***
Capitolo 9: *** THE FANTASY ***
Capitolo 10: *** NIGHT OF THE HUNTER ***
Capitolo 11: *** SEARCH AND DESTROY ***
Capitolo 12: *** GIRLS JUST WANNA HAVE FUN ***
Capitolo 13: *** BROKEN DREAMS ***
Capitolo 14: *** LET'S ROCK! ***
Capitolo 15: *** L490 ***
Capitolo 16: *** THE TRUTH ***
Capitolo 17: *** L’ADDIO ***
Capitolo 18: *** HORSES ***
Capitolo 19: *** THE SUNSET ***
Capitolo 20: *** EPILOGO ***



Capitolo 1
*** L'INCONTRO ***


CAP 1 L’INCONTRO *Pensieri di Silvia* Finalmente avevo un po’ di tempo per me, la mia vita troppo frenetica non mi permetteva di godermi intere giornate libere e quando ne avevo l’occasione assaporavo ogni minuto con estrema leggerezza d’animo, cosi dopo tanto tempo pensai che forse era giunta l’ora di fare un po’ di movimento. Mi preparai , era quasi primavera, misi una tuta e la tshirt XL bianca di mio fratello che ormai dal suo armadio era passata al mio, era così morbida e comoda che non trovavo indumento migliore per correre. Uscii,misi le cuffiette , play e via di corsa!! Era molto tempo che non venivo qui, il posto dove ho passato tutta la mia infanzia, il posto dove tutto mi sembrava stupendo e dove non potevo chiedere altro: una casetta in collina, dove sulla cima si ergeva il castello, quel castello che da piccola mi faceva sentire la più bella e felice delle principesse. Dopo essermi scaldata con una breve camminata iniziai a correre, l’aria si stava facendo fresca e i miei pensieri più pesanti , vedere quel posto abbandonato a se mi faceva male, sembrava fosse stato dimenticato dal mondo, eppure era il posto su cui basavo tutti i miei sogni futuri, restaurarlo e nella sua autenticità farne una dimora di charme, dove chi voleva, poteva sposarsi nella piccola chiesetta o semplicemente passare un weekend da re e regine, si un week end da kings & queens in tutta tranquillità, dove dall’alto della torre si apriva allo sguardo un vero e proprio capolavoro campestre. Quel posto mi riempiva l’anima e pensavo alla possibilità un giorno su quella torre di riabbracciare con i miei occhi quelle dolci colline , dalle piantagioni minuziosamente divise, tanto da sembrare dall’alto una grandissima coperta patchwork. Iniziò a piovere, evidentemente tra tutte le mie riflessioni non mi accorsi che il tempo stava cambiando, mancavano 500 metri al castello e poi mi sarei riparata sotto uno dei suoi splendidi archi. La pioggia diventò incessante e quando arrivai al grande cancello ero ormai fradicia, la mia coda si era appesantita e la tshirt era diventata una seconda pelle. Mi sedetti all’ingresso , il cancello era chiuso da un grosso lucchetto ma un po’ di riparo sotto il grande arco c’era: sapevo che il mio castello non mi avrebbe mai tradito. Era passato circa un quarto d’ora ed il cielo era ancora violaceo, non smetteva di piovere , mi ero infreddolita così mi accoccolai un po’ cingendo con le braccia le gambe. Forse sarei riuscita a scaldarmi ma un rumore innaturale tra lo scroscio della pioggia sulle foglie mi distrasse ,era un’auto che stava arrivando, la vidi spuntare dal cortile, era un’auto nera di grossa cilindrata e con i vetri oscurati, non ne avevo mai vista una simile probabilmente doveva essere un pezzo grosso.Il castello dopo un restauro di base era stato messo in vendita : dopo il progetto “fortunatamente” fallito di trasformarlo in una sala congressi. Non avrei mai accettato che il mio castello così romantico sarebbe diventato il fulcro per un manipolo di soldi tra ricconi e gente senza scrupoli. Mi sentivo a disagio, ma appena si aprì la portiera tirai un sospiro di sollievo: non era un vecchio imprenditore, ma un bellissimo ragazzo moro con una semplice tshirt a righe e un paio di jeans scuri. Indossava gli occhiali da sole , indubbiamente inutili dato che la luce del sole era solamente un pò offuscata dai nuvoloni e si avvicinò. - “Mi scusi signorina, stavo aspettando l’agente immobiliare, e dato il suo outfit, dubito che sia lei giusto?” Mi chiese sorridendo e forse anche un po’ scocciato di dover aspettare ancora. - “No, non sono la persona che lei sta aspettando , ma conosco questo posto millimetro per millimetro forse molto di più del suo agente. Lo vuole comprare? E cosa ne farà ? lo trasformerà in un grande cinema o è uno sfizio e lo lascerà in decadenza per il resto dei suoi anni?” Chiesi sfrontata. Non era un bel biglietto da visita, ma chi se ne importava, il castello mi era a cuore, non potevo permettermi di acquistarlo, ero soltanto una semplice impiegata, ma il fatto che potesse cadere in mani sbagliate mi preoccupava più di qualsiasi altra cosa. Con sguardo stupito il ragazzo fece finta di non sentire e continuò: -“ Se conosce davvero bene questo posto allora potrà guidarmi lei dato che vado di fretta, l’agente mi ha lasciato le chiavi per dare un’occhiata approssimativa, e siccome qui piove a dirotto e sentirà sicuramente freddo che ne dice di accomodarci, signorina… come ha detto che si chiama? -“Non le ho detto come mi chiamo. Comunque mi chiamo Silvia e … ok, per me non ci sono problemi possiamo andare, invece lei è?” . Sentivo freddo e un po’ di riparo mi avrebbe di sicuro evitato un bel raffreddore. - Tirò su gli occhiali da sole e mi guardò stupito , come per dire “ma dove vivi, fuori dal mondo?” , ci rimasi male, avevo fatto la solita gaffe e rendendosi conto del mio imbarazzo mi porse la mano con una stretta decisa e calda: -“Piacere, Shannon Le…. ehm… Shannon, sono americano, vengo dalla Louisiana” disse aprendo il grande lucchetto all’ingresso. Entrammo, era tanto tempo che non calpestavo quei mattoni, ancora sentivo risuonare la risata di mio fratello e la mia mentre giocavamo a nascondino e la mamma ci chiamava per tornare a pranzo. Shannon mi guardava incuriosito, forse avrebbe voluto leggere tra i miei pensieri, ma non avrebbe mai potuto capire cosa significasse quel posto per me. Mi risvegliai dai miei pensieri quando appoggiò il suo giubbino di pelle sulle mie spalle. Mi girai di scatto. “Ho notato che sentivi freddo e… se vuoi tienilo, sei completamente zuppa!” Rimasi sorpresa da quel gesto carino, ma d'altronde la tshirt bianca non lasciava molta immaginazione, e decisi di accettare con piacere. Una folata di vento e il profumo fresco che emanava quel giubbino mi causò una forte vertigine e il mio cuore iniziò a battere forte.

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Capitolo 2
*** IL CASTELLO ***


*Pensieri di Shannon* Ero da poche ore in Italia e già ero innamorato pazzo di questo paese, avevo avuto occasione nei vari live di girare un po’ per le grandi città, ma quello che mi affascinava veramente erano le piccole realtà, e questa campagna così calda e tranquilla dove il tempo sembra scorrere lentamente era perfetta. Dovevo scegliere una bella dimora da rendere mia per poterci passare il tempo libero, mi serviva pace e serenità e dopo varie visite in altre zone, questo sembrava proprio il posto giusto. La ragazza camminava lentamente davanti a me sembrava quasi volesse godere di ogni passo , era piccolina , ben proporzionata e aveva lunghi capelli castani che con la pioggia si erano increspati formando delle morbide onde tenute a bada da una coda alta. Aveva un bel sorriso e i suoi occhi nocciola celavano chissà quale segreto, il suo sguardo era così assente. Nel cortile c’erano diversi portoni e un grande arco che dava sul retro, dove si poteva ammirare una grande boscaglia. L’unica protezione un’inferriata dove si ripeteva un romantico motivo di ferro battuto. La ragazza mi guardò sembrava felice e mi indicò il portone principale, lo aprii, e con un gesto da gentiluomo la feci accomodare… d’altronde non sapevo neanche dove accendere la luce. -“prego accomodati, benvenuto, iniziamo la visita guidata di questa splendida dimora?” -“ grazie, beh direi di si, tanto a quanto pare l’agente immobiliare mi ha dato buca” dissi guardando il cellulare, ma come prevedibile, non c’era campo. La guardavo mentre accendeva le luci, apriva le finestre e smantellava i vecchi mobili coperti da lenzuola bianche per non prendere polvere. C’era odore di chiuso, ma quello che si respirava era aria di storia, e di avventure affascinanti.Nella sala principale troneggiava un caminetto molto grande, una cesta contenente ancora della legna, un grosso sofà di broccato e una libreria che prendeva un’intera parete. Appesi vi erano quadri e arazzi, al centro della stanza un grande tavolo massiccio contornato da una decina di sedie tappezzate della stessa stoffa del sofà. Silvia parlava veloce ed entusiasta, si vedeva lontano un miglio che era felice di trovarsi li, sembrava avesse sempre abitato in quella casa. Passammo di stanza in stanza, dalla cucina, al salone, allo studio, alle stanze da letto e da bagno della residenza principale, poi come se non bastasse la ragazza mi guidò anche nella piccola chiesetta, gli altri appartamenti e nei sotterranei. Ero felice di ascoltarla, era vero, quel posto lo conosceva millimetro per millimetro ero stato davvero fortunato ad aver ricevuto la buca dall’agente immobiliare, che sicuramente non sarebbe riuscito a farmi amare quel posto come meritava. Il tempo sembrava volare infatti era già notte. Ci avviammo all’uscita , gli occhi di Silvia sembravano incupirsi. Quella ragazza mi piaceva e molto. Ma possibile che non sapesse davvero chi fossi? -“ Grazie per la visita, sei stata molto gentile Silvia, e devo ammettere che sei davvero preparata su questo posto, ma toglimi una curiosità: come mai conosci così bene il castello? “ - “Beh , ecco… io ho vissuto in quella casetta laggiù fino all’età di 13 anni. Venivo sempre qui, questo castello era abitato da un sacerdote , e sai… non essendoci molta compagnia io e mio fratello venivamo qui e restavamo seduti per ore davanti al caminetto ad ascoltare la storia del castello che ci raccontava il sacerdote fumandosi il suo sigaro preferito” - “Ah ecco, e comunque… si vede che ami questo posto, per tua informazione il mio interesse non è finanziario. Sto cercando un posto per me, per passarci i giorni liberi da lavoro, dove non posso essere raggiunto da…” Avrei voluto dire fans indiavolate e giornalisti pressanti ma non mi andava di dirgli chi fossi. “… raggiunto dalla frenesia del lavoro” -“ Allora se deciderai di acquistarlo spero proprio che ogni tanto potrò farti visita, magari potrò esserti utile come guida turistica per i tuoi amici che desiderano vedere la tua casa! Ora vado che è già notte… ci vediamo Shannon” mi disse con un grande sorriso porgendomi la mano. Non potevo lasciarla andare, c’era qualcosa in lei che mi attirava come una calamita e azzardai: “Aspetta… è notte e tu sei a piedi, non so dove abiti,ma devo sdebitarmi con te, dai ti accompagno” “ Io abito a 5km da qui, ma a un paio di km ci sono dei familiari, magari li trovo a casa e mi faccio accompagnare da loro” disse diventando rossa. “ No, no, non se ne parla. E’ notte e io insisto dai salta su” Le aprii lo sportello e passai al lato della guida. Era buffa. Sembrava impacciata, quasi avesse paura di rovinare la mia macchina soltanto sedendosi. Girai le chiavi, ma l’auto non sembrava captare l’input. Cosa era successo? Riprovai, ma nulla, soltanto un ronzio, eppure il serbatoio era pieno. Scesi e aprii il cofano , maledizione! Le auto moderne non erano affatto facili da capire…erano tutte un laborioso intreccio di elettronica e meccanica che era impossibile capire dove fosse il problema. Riprovai diverse volte, ma niente. Silvia intanto provava a telefonare a suo fratello, ma il cellulare non prendeva, eravamo davvero fuori dal mondo. Rientrai in auto: -“Mi dispiace, ma non riesco a farla partire… il cellulare non prende neanche a me, maledizione!” -“ Non preoccuparti, per me, andrò a piedi fino alla casetta dei miei parenti, e se li trovo mi faccio riaccompagnare da loro, poi da li prendo la mia auto e ti trovo una sistemazione!” -“Non se ne parla nemmeno!! È già tardi, i tuoi familiari staranno cenando e per quando arriverai saranno andati a dormire, sai che spavento, e poi non ti lascio andare da sola. Io ho un’idea migliore. Ho le chiavi del castello, ho una valigia piena di pasta e altri prodotti tipici che volevo portare a mia madre, ho dei vestiti puliti, passeremo la notte qui” -“Ma tu sei pazzo! Non ti conosco nemmeno e credi che io resti qui ? Neanche per sogno! Devo andarmene adesso”- Dovevo trattenerla in qualche modo, il destino ci aveva riservato quel trabocchetto e non potevo non considerarlo. -“ Hey Hey calma!! Non ti ho mica chiesto di venire a letto con me… ci sono tante stanze in quel castello, se te ne vai in quelle condizioni ti prendi un bel malanno e chissà se i tuoi parenti sono a casa! E poi… dici di essere tanto legata a questo posto, che se fossi in te ne approfitterei per dormirci almeno un’ultima volta prima che io lo compri. Perché si, io lo comprerò e se ti perdi quest’occasione, chissà se poi ne avrai un’altra…” Mi guardò, con quegli occhi che mi scavavano dentro. Forse non con me, ma in quel posto si sentiva sicura, e ne conosceva ogni segreto, molto meglio di me. Forse lo faceva solo per aiutarmi quella sera, o forse perché le ero simpatico, ma scese, in silenzio e si incamminò di nuovo verso il cancello.

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Capitolo 3
*** INTO THE NIGHT ***


*Pensieri di Silvia* Maledetta me e la mia solita curiosità, pensai.mi mettevo sempre nei casini più assurdi. Lo guardavo mentre scendeva una valigia nera, anonima sicuramente piena di souvenir e cose inutili, sono tutti uguali questi americani!!! Il castello era illuminato da una bella luna piena, il cielo era sereno e la mancanza di lampioni accentuava ancora di più la bellezza del cielo stellato. Riaprii l’appartamento principale che fortunatamente era stato pulito proprio per attrarre l’attenzione del futuro acquirente. In pochi istanti come a casa mia accesi il fuoco. Nel giro di mezz’ora si scaldò tutta la casa, grazie al genio che un paio di secoli prima aveva completato un riscaldamento centralizzato tramite una caldaia collegata al grande camino. Shannon aveva preparato la tavola, mi accompagnò in camera e tirò fuori dalla sua valigia una tshirt e il pantalone di un pigiama blu e me li porse con delicatezza: -“ Tieni, scaldati e mettiti questi che sono asciutti… ti saranno un po’ grandi ma almeno per domani mattina saranno asciutti i tuoi abiti, io vado di là a preparare qualcosa da mangiare, quando vuoi raggiungimi” disse chiudendo piano la porta. Era davvero carino, e aveva un profumo inebriante. Chissà quanti anni aveva. Era proprio difficile dirlo. Me ne andai in bagno, mi lavai velocemente ed indossai la biancheria asciutta. Tornai in cucina e lo spettacolo che avevo davanti agli occhi era tra il bizzarro e lo stupefacente: Shannon aveva imbandito la tavola in maniera deliziosa, e stava provando inutilmente a leggere il metodo di cottura della pasta, mentre il sugo in barattolo stava bruciacchiando. -“ Lascia fare me… sono più pratica con queste cose” gli dissi togliendogli la scatola dalle mani. “Vedi, per cuocere la pasta, bisogna aspettare che l’acqua bollisca, mettere un cucchiaio di sale grosso e mettere la pasta, a me piace al dente quindi la tiro su un minuto prima del tempo di cottura… Comunque adesso facciamo tutto insieme così per la prossima sarai un cuoco provetto! Gli dissi sorridendo. La situazione era assurda ma ero stranamente serena, sarà che vedere un uomo in cucina mi aveva sempre fatto tanta tenerezza, sarà che lo vedevo come un gesto d’affetto nei miei confronti. Ci sedemmo al grande tavolo io preparavo i piatti e Shannon versava il vino nei calici gli guardavo le mani e i polsi ornati da tanti bracciali e salivo su fino alle braccia muscolose, e mi accorsi che lui stava guardando le mie. Mi prese il polso, delicatamente, una stretta calda e morbida, proprio l’opposto che ci si aspetterebbe da delle braccia così forti e mi disse: -“che bel tatuaggio, che significa?” Mi accorsi di essere arrossita, quello era il nostro primo contatto. La prima volta che mi toccava e la mia testa era già in tilt. Ma cosa mi stava succedendo? Cercai di riprendermi ma mi ci volle qualche istante -“ E’ una scritta in tedesco , e rappresenta tutto quello che nella vita è fondamentale per me: famiglia, amicizia, musica, amore… vedi ci sono anche 4 stelle che significano un po’ tutto questo” dissi con la voce rotta dall’emozione. C’erano diverse cose che mancavano nella mia vita, la mia famiglia che io adoravo, e l’amore. Sapevo che l’unica cosa che un giorno mi avrebbe fatto sentire completa, sarebbe stata una famiglia tutta mia costruita con l’uomo di cui un giorno mi sarei innamorata. Cercai di distrarmi. -“E invece tu? Cosa sono quei geroglifici che hai sul braccio?” -“Beh… è un po’ complicato da spiegare… mai sentito parlare della teoria di David Raup o di Stephen Jay Gould sul fatto che la terra si trovi a 30 secondi da marte? Beh questi sono i simboli che abbiam..ehm che ho utilizzato per interpretare questa teoria… vedi sono 4 e sono : THIRTY SECONDS TO MARS” disse avvolgendo con la forchetta una bella porzione di spaghetti fumanti. Lo guardai affascinata. Che tipo strano! Chissà che lavoro faceva… così ricco da poter permettersi un castello… eppure così “fuori dagli schemi” per non parlare poi di queste sue teorie… mah era davvero un tipo strano! Finito di cenare sistemammo subito la cucina e bevemmo un po’ di vino sul sofà parlando del più e del meno… credo. Il caminetto scoppiettava e finalmente quella casa sembrava aver ritrovato vita. Ammetto che mi dispiaceva dovermene andare il mattino dopo, ma cercai di non pensarci e per una volta tanto, di godermi ogni attimo di quella bella serata. Non ricordo il momento in cui mi addormentai,forse per il troppo vino o per la stanchezza, ma di sicuro non potrò mai scordare la stretta forte delle braccia che mi portavano a letto e che mi poggiavano piano. Poi con delicatezza mi coprivano e soprattutto non potrò mai dimenticare le sue mani che mi sciolsero i capelli ormai poco raccolti e che mi sistemavano i ciuffi ribelli che mi ricadevano in viso. Quelle mani che mi avrebbero tormentanto per tutta la notte in un dolce sogno fino all’alba.

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Capitolo 4
*** SUNRISE ***


*Pensieri di Silvia* Era da tempo che non ricordavo un risveglio così, la luce entrava fioca dalla pesante tenda di velluto e si sentiva già un cinguettio incessante che proveniva dal bosco. Mi stiracchiai sotto le coperte, la testa mi girava un po’, probabilmente avevo esagerato un po’ la sera prima con il vino. Rimasi un po’li,al calduccio, credo una decina di minuti fin quando sentii arrivare un’auto. Oh cacchio, l’agente immobiliare! Se mi avesse trovato qui chissà cosa avrebbe pensato e chissà se Shannon si era già alzato. Il castello era così vuoto che si riusciva a sentire qualsiasi rumore. La porta si aprì dall’interno: -“Buongiorno Bro!!! Ben arrivato, allora com’è andato il viaggio? Sei stanco? Mio dio hai un’aria pessima, cosa sono quelle occhiaie? Dovresti mangiare di più. Allora che ne pensi? Non è meraviglioso? Voglio comprarlo così potremo venire qui a riposarci ogni qualvolta ne avremo bisogno. Niente Flash, niente stramazzi e urla…non sei contento?” Era la voce di Shannon, dal tono intuii che stesse parlando con qualcuno di familiare…ma cosa stava dicendo? Di che flash parlava? - “ Cavolo Shan, è davvero un posto magico! E pensa che all’aeroporto non mi ha riconosciuto nessuno. Nessuno!!! Sai che significa? Che questo posto merita davvero il primo premio tra i posti più rilassanti del mondo! A proposito…uh uh cosa vedo li… abiti femminili e dalla biancheria sembra proprio abbia un bel davanzale… “ Mio dio che vergogna, avevo steso i miei vestiti vicino al camino per ritrovarli asciutti , ma mi erano rimasti li. Che figuraccia! Continuò: -“Dai Bro… dimmi la verità…chi ti sei scopato stavolta? Il fantasma del castello o l’agente immobiliare era una bella preda? Cristo sei incontenibile! Non posso lasciarti un giorno da solo che ti scopi il mondo!Devo ammettere che in fatto di donne non conosci limiti. Dovresti farti visitare, secondo me sei malato! “ Disse ridendo “Che siano hostess, cameriere, infermiere, impiegate, giornaliste insomma… qual’è il pezzo raro che manca alla tua collezione? “ “Shhh smettila Jay! Dai non è vero, non ci sono andato a letto. E’ stato soltanto uno strano intreccio di coincidenze… anche se devo ammettere che è proprio un bel bocconcino. Sembra una ragazza onesta e di sani principi, non ho intenzione di portarmela a letto come le ballerine squallide di las vegas. E comunque torniamo a noi. Mi raccomando acqua in bocca sul nostro progetto 30stm. Ma… dov’è Tomo?” Ero incredula, suo fratello parlava di lui come un animale assatanato di sesso e lui… mi stava rifiutando. Come al solito, io ero la perfetta amica da 4 chiacchiere, erano altre le ragazze che valeva la pena di frequentare. Non che non mi facesse piacere essere una brava ragazza, ma alla fine è sempre questo che frena ogni mia relazione. Mi alzai, mi lavai velocemente in bagno, e con imbarazzo celato dalla mia solita irriverenza piombai in cucina. Dimenticavo di avere gli abiti di Shannon addosso e fui scrutata nei minimi dettagli da un ragazzo magro, castano e con gli occhi azzurri vivaci e impertinenti. Era carino, ma dal suo fare era proprio un montato. Tuttavia mi venne incontro porgendomi la mano: -“Piacere, io sono Jared e sono il fratello di Shannon. Lo so non ci somigliamo affatto ma credimi. Lo siamo. E tu invece sei? Ah comunque… bella maglietta… mi sembra di conoscerla!” - “Piacere, mi chiamo Silvia. Abitavo qui da piccolina, e per tua fortuna tuo fratello ha trovato me ieri, altrimenti il giro del castello se lo faceva da solo, e già immagino cosa avrebbe mangiato per cena” - “ ahhhh simpatica Bro! Dunque Silvia, potrei anch’io usufruire di te come guida? Vorrei proprio vedere questo posto, da quel che ho capito Shan ha intenzione di acquistarlo, che ne dici?” “Ottima idea!” disse Shan addentando una brioche e porgendomi un triste buondì incellophanato. “Io ho delle commissioni da fare in mattinata, tornerò per pranzo, ovviamente porterò qualcosa di meglio da mangiare e tu intanto puoi aiutare mio fratello a scoprire questa meraviglia” -“Ma veramente… dovrei andare a casa” -“Dai su!! Che ti importa, mi hai detto ieri sera di essere in ferie per 10 giorni! Cosa c’è di meglio di una vacanza in un posto così regale? Anzi ti dirò, se rimani, pagherò il tuo compenso di guida turistica promesso!” Aprii la merendina. Quanto era vero! Passare le mie ferie li sarebbe stato fantastico e davvero rilassante. Poi non sarei dovuta stare tutto il tempo con i fratelli, sono sicura che loro avrebbero voluto del tempo per loro stessi e io mi sarei riposata a dovere. -“ Beh dai, se è così accetto, ma niente compenso. Non è il mio mestiere fare la guida turistica , lo faccio perché questo posto mi appassiona più di qualsiasi altra cosa” dissi finendo di masticare l’ultimo boccone. Il viso di Shannon divenne raggiante. Sicuramente era la presenza di suo fratello a renderlo così felice e non avevo ancora notato quanto fosse carino quella mattina. Indossava una giacchina nera, dei jeans e delle sneakers della new balace. Un perfetto outifit informale. Mise gli occhiali da sole e prese le chiavi dell’auto di Jared. -“ Allora vi saluto, passo anche dal meccanico per la mia auto e ci vediamo per pranzo. Fai il bravo JJ… e cerca di non soffrire troppo la mancanza di twitter. Se guardi bene il blackberry qui è in stato vegetativo profondo” disse con un sorriso furbetto -“ Oh my god Shan! Noooo” disse Jared con un’espressione tristissima. Scoppiammo tutti in una fragorosa risata. Nonostante il primo approccio mi sentivo a mio agio con loro. Shannon uscì lasciandosi dietro una forte scia di profumo. Era un profumo forte e deciso, che mi fece tornare in mente le carezze della stessa notte, e i sogni che disturbarono il mio sonno. Presi i miei vestiti ormai asciutti e me ne tornai in camera a darmi una sistemata, mentre Jared mi studiava dalla testa ai piedi, poi si mise a gironzolare nella stanza fotografando ogni cosa col suo blackberry.

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Capitolo 5
*** HURRICANE ***


*Pensieri di Jared* Questa casa era davvero magica. Mi attirava, come ogni qualsiasi cosa storica. Mi affascinavano gli oggetti, le dimore, che avevano qualcosa da raccontarmi. Che erano stati vissuti, amati, odiati, da chissà quante persone. Avevo appena aperto un libro pesantissimo dove vi erano riportate foto e notizie dell’ultimo casato che abitò nel castello. Non mi accorsi che Silvia era già accanto a me, pronta per il suo ormai “solito giro” Era davvero carina! I suoi occhi nocciola leggermente allungati mostravano curiosità e intelligenza, e quando rideva nasceva una simpatica fossetta sulla guancia destra. Era una tipa strana. Non mi era mai capitato di conoscere una ragazza che non si faceva problemi a presentarsi a me struccata e in tuta. E non mi era mai capitato che una ragazza non tentasse di sedurmi perché ero Jared Leto. -“Pronto?? Sto parlando con te! Ma mi stai ascoltando?” - “ehm si….scusami ero concentrato, stavo leggendo questo testo antico. Guarda qui!” -“ Si dai, ma c’è tempo per leggere il libro, andiamo fuori, con questo bel sole voglio intanto mostrarti l’esterno!” disse con allegria. Scendemmo di sotto, c’era davvero un bel sole ed era caldo. La primavera stava arrivando, e il giardino aveva già i rosai fioriti, era uno spettacolo senza pari. Abituato alle grandi dimensioni dei paesaggi in america, qui c’era una varietà infinita di piante e animali in un piccolo spazio. Il profumo delle rose era misto all’odore di pini ed era così fresco e puro che solo il pensiero dello smog sulla 5th avenue a new york mi dava la nausa. Silvia camminava veloce e sicura e intanto parlava. Era interessante ascoltarla, ma altrettanto interessante era osservarla. Si muoveva con naturalezza, niente tacchi, niente pose sexy eppure era talmente attraente da farmi andar fuori di testa. Uno dei miei peggiori difetti è l'impulsività e ogni volta che mi mettevo in testa qualcosa dovevo ottenerla, ad ogni costo. Lei era intenta a camminare e la bloccai. Si voltò e mi guardò stupita. Avevo un potere.I miei occhi di ghiaccio provocavano in chiunque imbarazzo e soggezione. Non riuscivo a misurare l'intensità dei miei sguardi quando una persona mi interessava, non riuscii a trattenermi impuslivamente la abbracciai. Sentivo il suo cuore accelerarsi, aveva un profumo dolce, irresistibile. Fece per allontanarsi, ma la baciai, forse con troppa passione che si liberò dalla stretta a velocità della luce. -“ Ma che diavolo fai? Come ti permetti? Non so chi sei, ti conosco da un’ora e tu ti comporti così? Ma cosa sei un animale? Non hai niente in comune con tuo fratello, lui si che sa comportarsi a modo”, disse diventando rossa e con gli occhi pieni di stupore. Dovevo giocare la mia carta, assolutamente. Volevo quella ragazza più di qualsiasi altra cosa in quel momento. -“ Cos’è fai la preziosa? Prima facevi tutta la smorfiosetta, guarda qui, guarda là, e adesso ti tiri indietro. Sei proprio la classica ragazza che vorrebbe fare chissà cosa e poi alla fine è solo un mucchio di chiacchiere al vento e non se la prende nessuno. Non vedi che anche mio fratello non ti ha toccato? Lui poi che si fa tutte le tipe che vuole” Era ferita, avevo fatto centro. Forse si sentiva davvero rifiutata da Shannon, forse non riusciva a capire perché con gli uomini andasse sempre alla stessa maniera. Non volevo farle del male ma se era l’unico modo per averla, non potevo fare altrimenti. Rimase in silenzio e tornò in casa. La seguii, riaccesi il fuoco che si stava per spegnere e andai in camera sua. Non c’era, chissà dove si era cacciata. Forse avevo sbagliato, ma per dirglielo dovevo prima trovarla. Girai un po’ per le tante stanze e da una finestra la vidi affacciata dalla grande torre. Trovai il passaggio e salii. La vidi li affacciata dai merli. Mi avvicinai. -“scusami non volevo ferirti davvero. Credo di aver iniziato con il piede sbagliato, ti chiedo scusa, non succederà più”. -“ Tranquillo, tanto ormai ci sono abituata” -“abituata a cosa, scusami?” -“ad essere rifiutata” disse asciugandosi una guancia. Mi guardò dritto negli occhi. Stavolta ero io a sentirmi disamrato.Mi trafiggeva, mi scavava, mi uccideva. Le stavo facendo male ma io la desideravo, non riuscivo a capire il senso delle sue parole. Rifiutata. Nessun uomo sano di mente avrebbe potuto rifiutarla. Nessuno. Stava venendo verso di me, mi fissava dritto negli occhi. -“ E’ vero allora, faccio così tanto schifo? O è il mio atteggiamento che non piace agli uomini? Dimmelo Jared” disse togliendosi la maglietta. Il mio cuore iniziò a tremare. Era sensuale, irresistibile. La baciai con passione mentre lei piangeva, le tolsi tutti i vestiti e ci accovacciammo a terra dove giaceva il plaid che aveva portato per restare sola. Tutto quello era da pazzi. Ci stavamo facendo del male, a me stesso, a lei, a Shannon, ma quella passione così forte non l’avevo mai provata. Non era minimamente paragonabile all’adrenalina di salire su un palco acclamato da migliaia di fans. Era diverso, era intimo, sensuale e caldo. Era un brivido che non finiva mai di percorrere la schiena che si infilava in ogni vertebra facendola tremare forte. Quella mattina Silvia fu mia. La desideravo, ma sapevo che era sbagliato. Ero sempre stato attratto dalle cose sbagliate, sempre. Eppure non mi era mai capitato di rischiare tanto, di rischiare l’amore di mio fratello per una donna. Ci rivestimmo in fretta. Silvia era bellissima e lei non se ne rendeva conto. Era ancora shockata da ciò che era successo. Mi feriva sapere che lei era stata con me per una sorta di “rivincita personale”. Io ho sempre amato le sfide impossibili. Ho sempre avuto una passione irrefrenabile per il perverso, anche a letto, ma quella era la prima volta che feci davvero l’amore con una donna. Non c'era stato bisogno di giochi, o di diversivi nel sesso e li capii che amarsi fino in fondo significa spogliarsi delle nostre superficialità e donarsi l’un l’altro proprio come era successo tra noi. Lei si era donata a me, ma non con il giusto “ideale”, e questo mi provocava un forte dolore. Come al solito, avevo mandato tutto a puttane.

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Capitolo 6
*** CLOSER TO THE EDGE ***


*Pensieri di Shannon* Tornato a casa dopo una lunga mattinata iniziai a sistemare la spesa. Per pranzo avevo chiesto consiglio ad una commessa che mi aveva riempito il cestino di prodotti locali adatti per condire la pasta e dei piccoli salumi. Approfittai dell’assenza di Silvia per sistemargli nell’armadio dei vestiti che le avevo comperato. Chissà se le sarebbe piaciuta la sorpresa. Sentii dei passi in lontananza, uscii stavano tornando. Jared aveva un’aria sconvolta e Silvia era incupita. “sembra proprio che quei due non si prendano, di sicuro avranno litigato”. L’aria era tesa e decisi di rompere il ghiaccio. -“ Oh alla buon’ora eh! È da mezz’ora che vi aspetto, cosa avete fatto, avete provato gli strumenti di tortura nei sotterranei? Ahahhah va bhè dai… mangiamo! Sono passato in rosticceria, ho preso pasta al forno, verdure gratinate e roastbeef, dobbiamo solo scaldarlo… che ne dite? Ah Jay per te ho preso anche un po’ di broccoli al vapore… sei sempre così schifosamente dietetico! Pfff” -“OK” risposero all’unisono, mentre Jay riprendeva il libro che aveva lasciato in sospeso la mattina prima di uscire, e Silvia apparecchiava la tavola. Tutto era pronto, doveva essere un pranzo perfetto, magari sarei riuscito a conoscere meglio Silvia e a stare in compagnia di mio fratello in condizioni di assoluto relax, ma tutto sembrava prendere una brutta piega. Jared e Silvia si ignoravano a vicenda, si rivolgevano a me indipendentemente, mi sembrava di essere in uno di quei telefilm per ragazzi dove il protagonista parla con la coscienza buona e la coscienza cattiva e si gira a destra e a sinistra in base a chi parla. Era tutto pronto e ci mettemmo a tavola. Il clima era sempre più teso, mi accorsi che Silvia mi guardò per qualche secondo, e poi abbassando la testa si alzò da tavola e si asciugò una lacrima. La conoscevo da troppo poco tempo per intromettermi nella sua vita, in fondo io cosa ne sapevo di lei? Poco o nulla e non mi sembrava il caso di chiederle cosa avesse. Prese il plaid appoggiato sul divano e se ne andò in camera. Il suo piatto era ancora pieno, non aveva mangiato nulla, eppure quelle cose gli piacevano, era stata lei a disdegnare il sugo in scatola della sera prima. Avrei tanto voluto alzarmi anch’io, correrle dietro, abbracciarla forte e consolarla, qualsiasi fosse il suo problema; ma non potevo, non ora. Non sembrava neanche la stessa persona del giorno prima, la sua espressione era diversa, la dolce fossetta era sparita, non sorrideva più e i suoi occhi erano completamente assenti e vuoti. Spostai lo sguardo verso Jared. Conoscevo mio fratello come le mie tasche. La sua espressione era davvero preoccupata. Ma cosa diavolo era successo? -“Jay…cos’hai? Ti conosco, sei logorroico e anche pesante a volte. Mi dici che ti prende? Centra qualcosa Silvia?” dissi preoccupato. -“Niente Bro… sono solo stanco, il jet lag mi sfinisce e lo sai. Silvia? Scusami tanto Bro, ma ho un grosso problema con lei. Non riusciamo a prenderci” -“Jay, mi auguro che non le abbia detto niente di grave. E’ una ragazza semplice, vedi neanche ci conosce, ed è stata davvero gentile con noi, ci ha aiutati in casa e se non fosse per lei probabilmente non saremmo così convinti nell’acquistare questo posto stupendo.” -“Lo so, forse non dovresti neanche comprarlo.Purtroppo non si può tornare indietro. Scusami Shan, non posso dirti altro. Non posso. E francamente non so neanche se ci voglio più stare fuori dal mondo. Mi manca il mio blackberry, twitter, i miei fans, le interviste. Non so se questo mondo fa per me”. Capii che anche se fossi stato li ad implorarlo, non mi avrebbe detto nulla. Lo conosco fin troppo bene o mi avrebbe detto una cavolata o si sarebbe arrabbiato. Non mi restava che aspettare il momento in cui avrebbe deciso di parlarmi dell’accaduto. Non avevo una bella sensazione, ma finii il mio piatto di pasta senza remore. La mattinata era stata davvero intensa e avevo bisogno di energie. -“Bro, ho parlato col meccanico stamattina, ha detto che passerà nel pomeriggio a vedere l’auto. Probabilmente è un problema elettronico, controllerà la centralina e se così fosse domattina potrò riprenderla. Vorrei comunque restare qualche giorno qui tu che dici di fare? Quando vuoi ripartire?” -“Ottimo, se la tua macchina sarà pronta per domattina, me ne andrò subito; dopodomani ho un’intervista a Londra e voglio studiarmi un po’ la situazione”. -“Ok, magari se poi vuoi tornare qui, puoi portarti Tomo. E’ a Parigi con Vicky, magari gli fa piacere venire a riposarsi un po’ qui, che ne dici?” -“ Glielo dirò” disse mentre riassettava la tavola. Prima che togliesse tutto, presi il piatto di Silvia, pensai che ok, non potevo entrare nel merito dei suoi problemi, ma almeno potevo fare un gesto carino nei suoi confronti. Mentre attraversavo il corridoio che portava alla sua stanza lei stava uscendo. Aveva in mano la mia tshirt e il mio pigiama accuratamente ripiegati. -“grazie per l’ospitalità, ma me ne vado. Questi sono tuoi.” Mi appoggiai al muro. Ero arrabbiato. Perché stava succedendo tutto questo? Perche non riuscivo a capire? La presi per un braccio e la trascinai in camera. Poggiai il piatto sul comodino. Lei si sedette sul letto. Era senza forze, non si era opposta minimamente al mio strattonarla. Iniziò a piangere e io non sapevo cosa fare. Ero Shanimal, mi facevo tutte le donne di questo mondo con facilità eppure quella ragazza minuta era riuscita a stravolgermi. Mi sedetti sul letto accanto a lei, la abbracciai mentre singhiozzava, sentivo il suo cuore battere all’impazzata ed era un ritmo stupendo, dalla mia esperienza di batterista, non avevo mai sentito un ritmo così bello.

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Capitolo 7
*** CONFUSIONE ***


*Pensieri di Silvia* Che stupida! Come al solito ero riuscita a rivinare tutto. Non riuscivo a credere di esserci cascata. Jared era attraente, si, ma mi aveva toccato un tasto debole, tanto da mandarmi fuori di testa. Non ero più me stessa. La ragazza ponderata e che prendeva le sue decisioni con calma. Ero talmente stufa di essere considerata “l’amica perfetta” che per una volta volevo sentirmi desiderata, ma non considerando il lato oscuro della faccenda: sentirsi usati, uno sfizio, una voglia, mentre tutto quello di cui avevo bisogno era amore. Nella mia testa frullavano mille scene, mille parole, Shannon che solo poche ore prima diceva al fratello “Sembra una ragazza onesta e di sani principi, non ho intenzione di portarmela a letto come le ballerine squallide di las vegas”, le mani calde di Jared che accarezzavano il mio corpo e il suo sguardO: Dio il suo sguardo che mi faceva sentire desiderata come non era mai successo in vita mia. Con lui ero stata capace di liberare il mio animale in gabbia, e questo era decisamente peggio, almeno le ballerine squallide di las vegas lo facevano per lavoro, io invece per puro istinto sessuale. Stavo calpestando la mia dignità, non potevo restare oltre, presi un po’ di forza e mi slacciai dalle braccia di Shannon. -“Devo davvero andare, per favore lasciami.” Dissi alzandomi. Tra le sue braccia mi sentivo protetta, mi sembrava davvero di stare in un sogno, ma avrei preferito andarmene via per sempre piuttosto che vedere la sua faccia dopo il racconto più o meno dettagliato di suo fratello. Non avrei potuto reggere assolutamente il suo sguardo di disprezzo. Shannon mi guardava smarrito, non capiva cosa avessi, si alzò. -“Guarda, stamattina avevo pensato di farti una sorpresa” disse aprendo l’armadio. Era pieno, tshirt, pantaloni,jeans, giacchine, biancheria, scarpe alte, basse insomma. Sembrava un trasloco a vita. Guardai incredula quell’armadio che seppur piccolo conteneva degli abiti firmati che io potevo soltanto sognare di avere. Una grossa lacrima mi scese giù e preferii abbassare la testa e non guardare. Aveva comprato delle cose pensando a me, era stato così dolce! Ma perché invece di riempirmi di vestiti non ci aveva provato? Ero sempre li, allo stesso punto. L’amica perfetta. Stavolta ero anche una simpatica compagnia per non passare troppo in solitudine le ore nel castello. Ero felice ma triste allo stesso tempo. Non riuscivo ad alzare lo sguardo, ma percepivo la sua delusione. Non potevo restare li, con lui e suo fratello, sarebbe stato troppo per me. La testa mi stava scoppiando, mi tornavano in mente scene e parole a raffica e il piangere mi metteva ancora più confusione. Non riscivo a reggere il colpo mi risedetti sul letto. -“ Shannon ti prego. Lasciami sola, vorrei dormire e poi tra un paio d’ore me ne vado. Spero che tu possa farti rimborsare i vestiti”. Mi guardava incredulo. Sembrava fosse la prima volta che vedeva una ragazza totalmente disinteressata agli abiti firmati. Mi abbracciò forte e mi aiutò ad infilarmi sotto le coperte, poi prese il piatto e se ne andò. Credo di aver passato almeno mezz’ora sveglia senza chiudere occhio. La situazione in cui mi ero cacciata era davvero paradossale. Ma in fin dai conti dopo essermi ricaricata, me ne sarei andata per sempre da li. Il dolore era troppo grande, ma preferivo andarmene e ricordare quel posto per la mia infanzia felice piuttosto che restare e trovarmi a trascorrere un presente dilaniante. Mi addormentai, Il mio sonno era disturbato ma dormii a lungo, stranamente mi sentivo protetta. Quando mi svegliai mi accorsi di aver dormito accoccolata. Ero ancora assonnata, ma riuscii a mettere a fuoco i tatuaggi di Shannon, quella specie di geroglifici sull’avambraccio destro e un grosso tatuaggio astratto sulla spalla sinistra. Mi venne un brivido. Shannon se ne accorse e mi strinse un po’ di più. -“Cosa ci fai nel mio letto?” -” volevo starti vicino. Ho sentito che blateravi qualcosa, quindi ho pensato avessi bisogno di me” -“ Shannon dai devo andare” -“ Mi spiace, mio fratello è andato via e si è portato la macchina. La mia non sarà pronta prima di domani mattina. Ha avuto un’urgenza, ha un’intervista dopodomani e siccome qui non c’è campo non poteva rischiare di rimanere senza contatti, e se ne è andato” Non sapevo cosa fare, volevo andarmene, perché non riuscivo a rimanere in quella situazione. Non potevo mentirgli, ma non spettava neanche a me raccontargli la verità. Era suo fratello cavolo, spettava a lui, d’altronde io lo conoscevo solo da un paio di giorni! Perché non gliel’aveva detto? Se poi l’avessi fatto io, sarebbe stata la cosa giusta? Il mio cuore mi stava tradendo ancora. Batteva fortissimo. Shannon mi guardava curioso ed io inziavo a vergognarmi delle mie condizioni: occhi gonfi e volto stropicciato di sicuro non erano un bello spettacolo da vedere, eppure sembrava non volersi staccare. Jared se ne era andato, non sapevo se sentirmi sollevata o delusa. Shannon mi strinse ancora, e con una dolcezza infinita mi baciò. La mia testa non esisteva più. I miei pensieri disintegrati in mille frantumi. Il cuore mi era arrivato il gola, tanto da togliermi il respiro. Era dolcissimo e passionale. Non avevo mai provato tutte quelle sensazioni insieme in vita mia. Mai. Fu un bacio lungo e intenso, quando si stacco si avvicino al mio orecchio e sussurrò. -“Non posso lasciarti andare via. Rimani ti prego”. Difficile descrivere come mi sentivo in quel momento se non con un unico aggettivo: Felice. Nella mia vita non mi ero mai sentita così, mi ero sempre trattenuta da tutto e da tutti. Era ora, a questo punto dovevo fare quello che non ero riuscita a fare in tutta la mia vita. Cogliere l'attimo.

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Capitolo 8
*** WAS IT A DREAM? ***


*Pensieri di Shannon* Ero li, nel suo letto, e l’avevo baciata. Non potevo ancora credere di averlo fatto. Di solito non mi facevo tutti questi problemi con le donne, ma con lei non potevo fare il coglione. Tanto più che non le avevo detto chi ero realmente. Non era una vera e propria bugia, ma un piccolo segreto, che se non mi fossi deciso a rivelare probabilmente avrebbe rovinato quello che di bello stava nascendo. Mi guardava stupita con i suoi occhi da gatta… Quant’era bella! -“ che ne dici ci alziamo? “ disse scoprendosi velocemente -“ se proprio non mi lasci scelta” dissi tirandola verso di me. Le diedi un altro bacio. Mi guardò sorridendo e si alzò. “ma stasera ho organizzato una cenetta vis à vis… quindi mettiti qualcosa di carino e soprattutto lasciati addosso quel bel sorriso che hai…basta lacrime ok?” - “va bene mr… scusa, ma … qual’è il tuo cognome?” Deglutii. Non potevo mentirle, con lei volevo essere onesto. Tirai un grosso sospiro. “Leto. Il mio cognome è Leto” -“ Ma dai?” rimase in silenzio per qualche attimo. “E’ curioso! Sembra quasi di origini italiane!! Allora, ok mr. Leto… stasera la stupirò” In realtà mi aveva già stupito. Non sapeva chi fossi. Non aveva neanche mai sentito il mio nome. Che cosa buffa! Sorridendo me ne andai “ma cos’hai da ridere?” Non risposi, prima o poi lo avrebbe saputo. Tornai in cucina, preparai la sala da pranzo e il caminetto. Ormai mi ero talmente affezionato a quel posto che mi sembrava davvero casa mia. Mi sentivo bene, finalmente mi stavo rilassando un po’ dal tour mondiale che era stato massacrante. Decisi che era il momento di cambiarmi, dirigendomi verso la camera sbirciai:la porta della stanza di Silvia era socchiusa. Su una sedia era pronto il suo abito, ma lei era distesa supina sul letto, aveva l’ipod in mano e muoveva la testa a ritmo di musica, accennando un po’ con il labiale alla canzone. Aveva su ancora quella tshirt bianca. Quella ragazza mi stava davvero lasciando a bocca aperta. Il mondo dello spettacolo fulcro di superficialità e vanità sembrava proprio le interessasse minimamente. Corsi in camera prima di essere beccato a guardarla. Per la serata che avevo organizzato scelsi un pantalone nero, una tshirt disegnata e la mia giacca nera con le maniche risvoltate. Feci una doccia veloce, una spruzzata di profumo e dopo essermi vestito scesi a fumare una sigaretta. Non facevo altro che pensare a quel bacio. Era stata una giornata strana, Jared mi aveva turbato con il suo comportamento, e aveva turbato anche Silvia. Ero combattuto, non sapevo se tirar fuori l’argomento e chiedere spiegazioni, o se lasciare che me ne parlasse lei o lui di sua spontanea volontà una volta chiarito tutto. Volevo saperlo. Il fatto che ci fosse un segreto tra loro mi faceva ingelosire come non mai, ma forse non era il momento adatto. Lei mi piaceva e tanto, se dovevo aspettare, l’avrei fatto. Tornai in casa, misi a scaldare la cena e versai il vino. Volevo creare un’atmosfera ancora più intima, spensi le luci e accesi delle candele, in più c’era il fuoco del caminetto a rendere più caloroso l’ambiente. Il rumore dei tacchi che veniva dal corridoio mi agitò, finchè non la vidi. Era bellissima. Era perfetta. Il vestito nero sembrava le fosse stato cucito addosso. Aveva tirato su i capelli, ma lasciandoli morbidi e qualche ciuffo le ricadeva. Si girò per guardarsi intorno e vidi la sua schiena perfetta. Quando l’avevo comprato avevo notato la bella scollatura , ma non pensavo fosse cosi profonda. Rimasi senza parole. Non avevo mai visto una ragazza così sexy senza un filo di trucco. “ma che bell’ambiente! Hai fatto un ottimo lavoro sai?” disse camminando lenta verso di me. “grazie… ma non ho fatto quasi niente, è questo posto che è magico” Il suo profumo mi inebriava. Avevo paura di me stesso, ero Shannon Leto, non avevo tempo per pensare a queste cose. Il mio mondo era la musica, e l’unico modo di rapportarmi alle donne era il sesso. Niente sentimenti, niente fraintendimenti. Solo sesso, solo piacere momentaneo. Era questa la vita da rockstar, la vita che tutti sognano. Ma forse è proprio quando una cosa ti è proibita che la desideri maggiormente. Non mi ero mai fatto tutti questi problemi, e ora a 41 anni mi stavo innamorando e di una ragazza giovane per giunta. Forse l’avrei fatta soffrire, forse non sarebbe stata la cosa giusta, ma non riuscivo a privarmene, stavolta sarebbe stato diverso.

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Capitolo 9
*** THE FANTASY ***


*Pensieri di Silvia* Non mi sentivo completamente a mio agio in quel vestito… avrei preferito indossare jeans e converse, ma quella era un’occasione speciale ed era giusto così; d’altronde se gli uomini mi consideravano sempre l’amica perfetta un motivo c'era. Non sono mai stata una di quelle donne ammalianti e seducenti e trovarmi in quei vestiti era per me un'esperienza uova ed eccitante,avrei solamente dovuto essere me stessa e tutto sarebbe andato bene. Shannon era stato davvero carino: l’ambiente era perfetto e la cena squisita. Se solo sapesse cosa era successo quel giorno, di sicuro non sarebbe così gentile e romantico. _“ Silvia tu abiti qui vicino? Che lavoro fai?” -“ Si abito a pochi chilometri da qui, vivo con mio fratello, lui ha un’attività in proprio e io sono impiegata in un’altra azienda. Niente di che… Sono una ragazza come tante altre, invece tu? -“ehm io… io lavoro nel campo della musica, conosci l’etichetta discografica Emi? Ci lavoriamo io, mio fratello e il ragazzo di cui ti parlavamo, Tomo. Sono nato in Louisiana ma viaggio moltissimo per lavoro” -“ Beato te! Dev’essere un lavoro interessante, io amo la musica! Sicuramente ti farà anche guadagnare tanto dato che vuoi comprare un castello, ma devo dirti che invece mi hai stupito: sei un bella persona e anche umile. Io non sopporto i tipi che se hanno molti soldi si sentono più importanti o migliori di te e si atteggiano. Ti giuro mi mandano fuori di testa e… oddio… scusami sto parlando troppo… ecco vedi stai conoscendo uno dei miei tanti difetti:la parlantina." Si mise a ridere, poi alzò lo sguardo. “Veramente me l’hai già presentata ieri… mi hai raccontato vita morte e miracoli di questo castello! E comunque… e’ un piacere ascoltarti”. Quello era un classico momento in cui mi sarei sentita a disagio, forse il vino era riuscito a disinibirmi un po’, anche se il colore delle mie guance non mentiva. Ogni volta che ricevevo un apprezzamento mi imbarazzavo come una bambina e la parlantina si bloccava. Mi alzai per togliere i piatti quando scoprii che non era stata una buona idea abbinare l'utilizzo dei tacchi e il consumo di vino. Con molta probabilità non sarei riusicita neanche a portare i piatti di là senza cadere. Si alzò anche Shannon per aiutarmi e quando vide che il mio equilibrio vacillava sorridendo venne verso di me, mi tolse i piatti dalle mani e prendendomi in vita mi mise seduta sul grande tavolo. Sentivo le sue mani forti stringermi, accarezzarmi il collo e la schiena. In quel momento la mia testa era completamente in black out. Non riscivo ad elaborare pensieri o parole. Mi guardava intensamente mentre con cura mi toglieva le scarpe. Era così dannatamente sexy… Mentre tornava su mi accarezzò le gambe e le cosce e mi baciò e di nuovo come qualche ora prima mentre il mio cuore inziò a sbattere contro il petto. Una furia. Un’onda oceanica che si infrange tra le rocce. Batteva fortissimo sembrava quasi stesse uscendo fuori,Shannon lo sentiva, e forse ne era anche attratto tanto che pian piano si faceva più insistente. Ero disarmata il suo tocco delicato e sensuale con quelle braccia forti e muscolose, riusciva a farmi cadere in un vortice di emozioni. Sentivo il suo profumo molto maschile e forte, gli tolsi la giacca. Nonostante ci avessi dormito abbracciata non mi ero accorta di quanto era bello, o meglio forse si, ma non volevo ammetterlo. Mi guardò intensamente per un istante sembrava volersi frenare poi riprese a baciarmi e toccarmi con più enfasi. Non voleva lasciarmi andare e io non volevo andarmene, eravamo io e lui soli e ci volevamo. Il suo corpo era caldissimo e io mi sentivo al sicuro. Avevo bevuto giusto quel poco per arrendermi e cacciare via ogni inibizione. Mi tirò su il vestito mentre gli scioglievo i pantaloni. Mi guardava con occhi lucidi e decisi. Mi desiderava. Mi strinsi a lui incatenandolo con le mie gambe finchè mi tolse completamente il vestito e facemmo l’amore. Tremavo di piacere e lui gemeva, sentivo il suo cuore battere forte, mentre io fremevo,potevo sentirlo in ogni singola cellula del mio corpo. Era adrenalina pura. Era un’emozione indescrivibile. Esausti ci buttammo sul sofà coperti solo da un grande plaid scozzese. Shannon mi guardava, sembrava sorpreso, estasiato. Nessun uomo mi aveva mai guardato così. Gli presi la testa tra le mani e lo baciai, poteva essere l’uomo della mia vita e io avevo rovinato tutto. Mi sentii avvampare e mi scese una lacrima. Mi staccai velocemente,ma se ne accorse. -“Hey piccola, cos’hai?” disse preoccupato e stringendomi forte. Non avevo il coraggio di ferirlo, non potevo farlo, ma non potevo neanche mentirgli; ripensai velocemente a ciò che era successo pochi minuti prima. -“Niente, sono felice”. Restammo li, accovacciati tutta la notte. Le fiamme vive del caminetto ci facevano compagnia mentre i nostri corpi caldi si strusciavano. Era una passione interminabile, era qualcosa di inaspettato, puro e intenso. La luna bugiarda stava calando lasciando il posto all’alba rosea e fresca, finchè esausti e intrecciati ci addormentammo.

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Capitolo 10
*** NIGHT OF THE HUNTER ***


*Pensieri di Jared* Odio gli inglesi. Sono sempre perbenisti e hanno quello Humor insopportabile. Mi trovavo li in quell’hotel 5 stelle da solo a fare zapping tra i vari canali satellitari mangiucchiando qualche nocciolina presa dal frigobar. Il volo era andato bene, ma io ero ancora turbato. L’indomani avrei avuto un’intervista alla BCC radio e avrei dovuto esibirmi con Tomo alla chitarra in una versione acustica di The Kill. Ero stanco. Passare così velocemente da un continente all’altro accentuava la sofferenza da jet-lag, in più c’era il disastro che avevo combinato in Italia a far aumentare la mia forte emicrania a quell’ora della notte. L’insonnia si era impossessata di me, poco male per l’indomani avrei indossato dei grossi occhiali da sole, ma ora avevo bisogno di scaricare un po’ di tensione. Scesi alla hall e chiesi del centro benessere. Ripresi l’ascensore 5° piano. Aprii la porta umida con la chiave magnetica della mia camera, era tutto ben allestito, fortunatamente avevo trovato un posto un po’ meno freddo. Entrai in sauna, era davvero ottima per sciogliere le tensioni. Le luci cambiavano colore e davano un bell’effetto di cromoterapia. Chiusi gli occhi e iniziai a pensare, finchè la porta della sauna si aprì. Una bella ragazza alta e bionda si mise sulla panca sopra la mia, chiedendomi scusa in inglese, ma il suo accento non mentiva: era tedesca. La guardai ancora un po’ e poi la riconobbi. Alena, la modella/vj che ci aveva intervistati mesi prima che aveva avuto una breve relazione con Shan. Era una di quelle ragazze che per la notorietà erano disposte a tutto, ci aveva provato con me all’inizio, ma vedendomi impassibile era passata all’attacco con lo sciupafemmine del gruppo. Aveva poi successivamente riempito di balle blog, siti internet e twitter sul loro conto facendo passare Shannon per bugiardo agli occhi di tante fans. -“ Alena! Che sorpresa…cosa ci fai qui?” - “ Ciao Jared, è un piacere rivederti” disse sistemandosi e riducendo ad un piccolo quadratino l’asciugamano che la copriva. “Sono qui per un servizio fotografico e tu? Sei solo? “ disse maliziosa. –“ si sono solo, o meglio sono qui per una sessione acustica con Tomo, mio fratello non c’è” risposi preoccupato al pensiero di come stesse Shannon in questo momento. La temperatura era molto alta e io non riuscivo più a stare li dentro. Decisi di uscire, Alena mi seguì. –“Jared non ho sonno posso venire un po’ in camera tua a parlare un po’? E’ che mi sento sempre molto sola…” Anch’io mi sentivo disperatamente solo. Avevo bisogno di sfogare tutta la rabbia che provavo per me stesso, che sia stato parlando, ballando o scopando. Dovevo evadere , dovevo sfogarmi o sarei impazzito. Tornammo in camera lei mi seguiva maliziosa. Era una bella ragazza, ma scadeva dopo aver detto la prima mezza parola. Non avevo mai conosciuto una persona così sciocca e stupida, tuttavia me l’avrei fatta bastare per sopperire la mia tensione. Davanti la porta della camera c’era una bottiglia di vodka, lei mi guardò e mi fece l’occhiolino, era stata lei ad ordinarla. Entrammo, con lei c’era poco di cui parlare, aprimmo la bottiglia che finì in pochi minuti e poi non ricordo altro. Mi svegliai con un malditesta atroce mentre bussavano alla porta. Cazzo!!! Erano già le 8 ! avevo dormito si e no 2 ore e con la sbronza che avevo ancora in circolo avrei fatto una figuraccia alla BCC RADIO. - “Jared Cristo Santo ti muovi!!! Ma stai ancora dormendo??? Aprimi devo parlarti è urgente Cristo!” Era Emma la mia assistente che sbatteva i pugni sulla porta come una disperata. Mi alzai di scatto vacillando, Alena se ne era andata, era forse stato solo un sogno? Aprii la porta. L’espressione di Emma era sgomenta. Non sapevo cosa volesse dirmi ma di sicuro non era una bella notizia. -“cosa cazzo hai fatto Jared? Stavolta succede un bel casino vedrai! Sbrigati chiama tuo fratello e mettetevi d’accordo per incontrarvi stasera stesso. Jared stavolta l’hai fatta grossa, troppo!” Non capivo… non riuscivo davvero a capire cosa c’entrasse Emma e il gruppo con la vicenda del giorno prima… e soprattutto come facesse lei a sapere del mio pasticcio. -“ La prossima volta ti consiglio di scegliere con cura chi ti porti a letto mio caro, sempre se ci sarà una prossima volta” mi disse mostrandomi il tablet. Sembrava un incubo. Alena aveva pubblicato sul suo account di twitter questa frase allegata ad una foto: “".......and there will always be a war within ourselfes!!!" la mano mi tremava, aprii l’allegato: aveva fotografato la lettera che scrissi di mio pugno la sera precedente, poco prima di scendere alla spa. La lettera era indirizzata a mio fratello, era soprattutto uno sfogo, dove gli raccontavo tutto. Ovviamente gli avrei parlato di persona della situazione, ma dovevo inziare a metabolizzare. Come cazzo aveva fatto a trovarla? Quella puttana ce l’aveva fatta di nuovo. Ora la sua notorietà sarebbe salita alle stelle e noi eravamo infangati. Emma mi porse un’aspirina. L’avevo fatta proprio grossa!

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Capitolo 11
*** SEARCH AND DESTROY ***


*Pensieri di Shannon* Mi svegliai che il sole era già alto, chissà che ora era. Tutto quello che era successo mi sembrava un sogno. Silvia non era più tra le mie braccia ma sentivo ancora il suo profumo nell'aria,doveva essersi alzata poco prima. Mi stiracchiai e restai li a pensare. Il fuoco era quasi spento, c’era solo un po’ di carbone che doveva essere un po’ ravvivato. Era stato bellissimo. Silvia era eccezionale, ma dovevo dirgli qual’era il mio vero lavoro. Continuando così l’avrei ingannata, d'altronde per tante ragazze che sognano di diventare groupies ce ne sono altrettante che non vogliono soffrire per amore legandosi ad un personaggio popolare dalla vita sregolata e Silvia era sicuramente una di queste. Mi alzai e mi rivestii pensando alle parole che avrei dovuto usare per raccontarle questa parte importante della mia vita. Mentre mi dirigevo verso la sua camera il mio cuore batteva forte. La porta era aperta e con mio grande stupore era vuota. C’era solo un bigliettino sul cuscino. Iniziai a serrare la mascella, non so perché ma il sentore che avevo non era buono. Mi allungai un attimo sul letto per far passare la vertigine, c’era ancora il suo profumo che mi faceva impazzire. Stringevo forte nella mano quel bigliettino che non volevo leggere, ma presi coraggio e aprii gli occhi. “ Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata, ma non posso mentirti, non te lo meriti. Non riuscirei mai a sostenere il tuo sguardo di odio. Addio” Mi scese una lacrima per la rabbia. Perché mai avrei dovuto odiarla? E perché se ne era andata lasciandomi così in malo modo? Non potevo passarci sopra, stavolta no. Volevo sapere a tutti i costi cos’era quella cosa che la faceva stare male, e che la stava allontanando da me e l’avrei cercata ovunque. Tutto quello che era successo tra noi poche ore prima non poteva essere soltanto sesso. Dio mio che crudeltà. Stavo passando le pene dell’inferno e mi chiesi se qualche volta anche io avessi fatto sentire così le mie groupies. Eppure ero sempre stato chiaro: solo sesso. Restai li imbambolato per una decina di minuti finchè non sentii suonare il clacson. Era il meccanico che mi aveva riportato la macchina. Corsi di sotto e pagai velocemente la parcella senza guardare quanti soldi tiravo fuori. La mia priorità ora era un’altra: trovare Silvia. Se non voleva stare con me perlomeno doveva dirmelo in faccia. Saltai su e senza pensarci girai un po’ per le strade intorno al castello. Se ne era andata a piedi, di sicuro non era arrivata molto lontano. Incontrai degli anziani che lavoravano nei campi e dei giovani che correvano in un campo sportivo. Erano già 2 ore che giravo senza risultato quando mi squillò l’iphone. Non ero più abituato al trillo, evidentemente mi ero allontanato un po’ da riuscire a prendere campo. Accostai, era Jared: -“Pronto Jared!!! Devi aiutarmi! Silvia se ne è andata e non so ne dove ne perché. Devo raccontarti alcune cose, ma tu dove sei? Non avevi la sessione acustica oggi?” -“Hey Bro ascolta. Devo parlarti. Non avrei voluto farlo in questo modo, ma ascoltami prima che sia troppo tardi” disse con la voce rotta dall’ansia.Lo conoscevo non era un bel tono ed io inziavo a preoccuparmi. “ Ascolta Bro, non volevo farlo, ma è stato più forte di me. All’inizio non pensavo che ti piacesse così tanto, però poi alla fine meglio così. E’ una ragazza facile che ti sei tolto di torno, e poi Alena…cazzo. Quella troia ci ha fottuti” . Il mio cuore sbatteva sordi tonfi sul mio petto. Avevo paura che mi stesse prendendo un infarto. -“ Jared ma di cosa diavolo stai parlando?” -“Mi odierai, lo so, quando ci vedremo picchiami sfogati se vuoi. Sono andato a letto con Silvia. Non volevo dirtelo così, ma quella troia di Alena ha fotografato la lettera che ti ho scritto stanotte e l’ha postata su twitter. Se l’avessi vista prima che ti chiamassi, sarebbe stato orrendo. Ti prego Bro, perdonami. Lo sai che sono stressato , veniamo da un tour mondiale che ci ha messi ko e lei mi attirava come una calamita. E’ magnetica. Forse è proprio per questo che piace a entrambi, sai siamo fratelli, è normale. Ma ti prego non mandare tutto all’aria proprio ora che siamo sulla cresta dell’onda Bro.” Non avevo la forza di rispondere. Ero stato tradito, umiliato da mio fratello e dalla ragazza che pensavo fosse un angelo. Che imbecille che ero stato. Davanti ai miei occhi ritornavano le scene della sera precedente. Non le avrei mai più dimenticate, e la mia mente iniziò ad elaborare anche le scene di sesso tra mio fratello e Silvia. Mi venne da vomitare. -“Bro dimmi qualcosa ti prego… tra 10 minuti vado in onda alla BCC, poi ti giuro prendo un aereo e corro da te per parlare insieme a Tomo. Sistemeremo tutto, dimmi di si” I miei muscoli sviluppati erano tesi come corde di violino. Tutta l'energia che avevo sembrava essersi prosciugata in pochi istanti. Non avevo neanche la forza di parlare o pensare. -“Ok” fu l’unica sillaba che riuscii a pronunciare atono prima di chiudere la telefonata. Restai immobile per qualche minuto, poi decisi di farmi male. Aprii il mio profilo di twitter, avevo migliaia di messaggi da parte di echelon di tutto il mondo. Chi mi chiedeva spiegazioni, chi sentendosi tradita mi dimostrava gelosia o chi mettendosi nei mie panni mi dava solidarietà. Ci misi qualche istante prima di trovare il twit “compromettente” e lo aprii. La foto era nitida e si vedeva lontano un miglio che quella era la calligrafia di Jared. Il foglio era un po’ stropicciato, ma si leggeva molto bene ogni singola parola. Dannazione. Non avrei mai pensato che fosse questo il motivo per cui Silvia voleva andarsene, maledetto me e quando l’ho fermata. Sarebbe stata dura, ma ora mi era rimasta la musica. Non avrei mandato a puttane il progetto che avevo con Jared e Tomo, non ora. La musica era la mia vita, e con questa batosta non avrei sopportato di perdere anche questo. Non mi sarei mai più fatto ingannare da una donna in tutta la mia vita, mai più. E quanto a mio fratello volevo pensarci, ma questa fase sarebbe stata davvero molto dura da superare.

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Capitolo 12
*** GIRLS JUST WANNA HAVE FUN ***


*Pensieri di Silvia* Erano passati diversi mesi da quando era successo il casino e ancora non riuscivo a togliermelo dalla testa. Ero a pranzo con le mie 2 migliori amiche Cristina e Monica. Loro avevano la capacità di leggermi dentro ogni stato d’animo senza bisogno di parole. Eravamo al mare in completo relax a gustarci un bel piatto fresco nell’elegante chalet. Non era necessario parlare con loro, avevo poco appetito e rigiravo nervosamente la forchetta nel piatto, mi conoscevano e non volevano farmi star male, ma sapendo che avevo bisogno di sfogarmi iniziarono a scherzare un po’. -“senti donna del mistero, quando ti deciderai a dirci cosa è accaduto in quei 2 giorni in cui il tuo cellulare era irraggiungibile? Eh???” Esordì Cristina con un grande sorriso. Il pensiero di tutta la vicenda mi faceva ancora male, non era colpa loro, provavano a sdrammatizzare ma quella era l’unica vicenda della mia vita che ancora non riuscivo a raccontare. Loro non mi forzavano perché ogni volta che provavo a parlarne scoppiavo a piangere quindi cambiavano discorso pur di evitarmi la sofferenza. –“va beh dai abbiamo capito… vuoi ancora farci aspettare un bel po’ eh stronzetta? E allora noi saremo sempre qui ad aspettare con ansia” chiuse il discorso Monica. Erano eccezionali, sapevano come farmi stare meglio nel giro di pochi istanti. Cristina tirò su gli occhiali da sole e con un occhiolino mi disse: -“ io e Monica abbiamo pensato ad un’ideuzza che tu non potrai assolutamente rifiutare… vero Mony?” Le guardai: Monica annuiva velocemente con la testa e Cristina preparava il suo sguardo furbetto: -“ Sarai sotto nostro sequestro per 3 giorni questo fine settimana… ti portiamo al Sziget festival!!!! È in Ungheria ed è una cosa fighissima! In poche parole è un mega concertone su un isola in mezzo al Danubio… e ti anticipo che ci saranno i tuoi tanto amati Metallica e i System of a down. Mettono tanti palchi e ci saranno tanti generi musicali… quindi gente di ogni tipo, colore,età e gusti!” Mi uscì un sorriso spontaneo. Le mie amiche erano davvero le migliori. Non potevo desiderare di meglio. Sapevano che quando c’era qualcosa che non andava avevo bisogno di staccare completamente la spina ed abbandonarmi alle mie passioni in loro compagnia. Le abbracciai forte, mi avevano organizzato una delle nostre avventure che tanto mi mancavano e di cui io ora necessitavo più dell’aria. Fu un bel pomeriggio intenso pieno di chiacchiere, shopping e divertimento, d’altronde ogni volta che ci incontravamo era sempre così. Non ci si stancava mai di stare insieme, erano le mie 2 sorelle che non avevo mai avuto, ci teneva unite un legame profondo e viscerale.Sentivo il bisogno di parlar loro della mia vicenda con Shannon, ma non mi volevo rovinare quel pomeriggio incantevole, così rimandai il racconto al ritorno della breve vacanza, sarebbe stato proprio un peccato iniziare il weekend con queste storie tristi. Shannon ormai mi disprezzava, e Jared mi aveva usata come una pezza da piedi,è vero, ero scappata senza lasciare traccia,ma nella mia zona tutti si conoscono e sarebbe bastata una piccola e breve ricerca per trovarmi, era palese che il problema maggiore era che Shannon non voleva trovarmi. Chissà dov’era in quel momento, chissà cosa stava facendo e con chi. Mi prese una fitta allo stomaco, la gelosia mi stava massacrando. Ripensavo alle parole di Jared quando mi diceva che Shannon era un don Giovanni. Che fosse stato così anche con me? Dio mio usata 2 volte da 2 fratelli. Come ero stupida, e lo ero davvero perché a volte capitava che tornassi a correre al castello, ma lo facevo solo quando non c’erano auto in giro, il solo pensiero di rivederlo mi ghiacciava. Ogni volta era una fitta al cuore, era come se inconsciamente sperassi di incontrarlo di nuovo ma avevo troppa paura di essere ormai disprezzata e caduta nel dimenticatoio. Era già sera, io, Cristina e Monica ci lasciammo dandoci appuntamento per l’indomani mattina all’aeroporto, come ogni volta prima di partire ci sentivamo elettrizzate e ci mandavamo sms a qualsiasi ora. Ero li davanti alla mia valigia ormai pronta, era un piccolo bagaglio dentro piegata con amore c'era la mia tshirt preferita che acquistai al mio primo concerto dei Metallica del St. Anger Tour. Non vedevo l’ora di indossarla e di rockeggiare alla grande.

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Capitolo 13
*** BROKEN DREAMS ***


*Pensieri di Shannon* Gli echelon ungheresi erano sempre molto calorosi, ci accolsero in aeoroporto con bandiere e tanti regali. Molti erano poveri e non potevano permettersi di partire da Budapest e di partecipare al grande Sziget Festival, così si accontentavano di salutarci all’aeroporto e di dimostrarci il loro affetto. Ogni volta mi fermavo almeno 5 minuti, volevo dedicare loro del tempo , guardarli negli occhi e relazionarmi con loro. Era sempre uno spunto di crescita e di ispirazione, erano migliaia ed era davvero stupendo sapere di essere amati per le nostre creazioni. Jared andava avanti, si soffermava meno rispetto a me e Tomo, era molto stressato e ultimamente stava mangiando poco. Con lui c’era Emma e dei bodyguard mentre io e Tomo facevamo foto e firmavamo autografi. Erano mesi che mi soffermavo a guardare le ragazze. Le scrutavo, sperando di trovarne una che mi facesse dimenticare Silvia. In quel periodo avevo avuto diverse avventure come al solito, ma tutte molto corte e semplici, a volte provavo a creare qualcosa di più, ma il pensiero di Silvia mi tormentava. Lei era stata capace di fare sesso con mio fratello e facendo la vittima di andarsene dopo aver sedotto anche me. Non potevo cercarla, mi aveva fatto male solo dopo pochi giorni, figuriamoci cosa sarebbe stata capace di fare nel corso di una vita. Semplicemente non era destino ed era andata così, ma il problema è che non riuscivo a venirne fuori, la vedevo ovunque, la sognavo , a volte mi sembrava di sentire anche il suo profumo o di sentir risuonare la sua risata. Ero diventato pazzo, ma avevo iniziato a convivere con questa mia follia, distrandomi mettendo prima di tutto la musica e poi il resto. Il boscolo hotel New York di Budapest era uno dei migliori 5 stelle in città, avevamo già alloggiato li nei diversi concerti, le suites erano spaziose ed elegantemente arredate, non amavo molto lo sfarzo, ma alloggiare in hotel di prima categoria era una sicurezza in più a quel livello di notorietà. Entrammo dentro , era perfettamente insonorizzato, finalmente non c’erano più urla e flash e mi tolsi gli occhiali da sole. Una scia di profumo mi mandò in tilt. Era il profumo di Silvia, mi girai di scatto verso gli ascensori mentre si chiudevano riuscii appena ad intravvedere 3 ragazze sommerse da grosse valigie. Il mio cuore batteva forte, ancora non si era arreso all’idea che ormai avevo perso Silvia da un pezzo e continuava a cercarla ovunque e comunque. Presi la chiave e andai proprio in quell’ascensore attirato come una calamita. 7° piano. Il profumo era leggerissimo ma lo sentivo bene, si faceva insistente e iniziava a girarmi la testa. Chissà chi erano quelle ragazze, ero curioso, probabilmente le avrei incontrate la mattina dopo a colazione. Le nostre suites erano tutte al 7° piano, avevamo preso l’intero attico per evitare spiacevoli sorprese, avevamo una stanza a testa, in più c’erano le stanze di Emma e del nuovo bassista Matt. Tim se n’era andato dopo diversi anni di collaborazione, aveva sentito il bisogno di esplorare nuovi orizzonti musicali e così a nostro malincuore era stato sostituito con Matt. Lui era molto bravo e professionale ma ancora non si era instaurato un rapporto di complicità ai livelli di quello che c’era con Tim, e questo non facilitava molto il nostro lavoro nei live, anzi mi creava sempre molta ansia. Mi abbandonai sul grande letto king size. Era tropo grande per me, non feci in tempo ad addormentarmi che mi squillò il cellulare. Era Matt. -“Hey Shan, senti un po’… ho visto 3 belle pollastrelle scendere alla spa avvolte solo da candidi teli… che ne dici se facciamo loro visita? Tomo già dorme, mentre Jared sta tornando da un breve giro turistico… possiamo aspettarlo ed andare, ti va?” -“No grazie Matt, credo che stasera resterò in camera, ho un mal di testa allucinante, semmai domani dai… dopo la performance sarò molto più carico e adrenalinico… se vuoi chiama Jared e vai con lui.” -“No dai, hai ragione, non dispendiamo troppe energie stasera, dato che domani rockeggieremo alla grande! Ok allora a domani!” - “ A domani.” La vista dalla suite era spettacolare, il ponte delle catene completamente illuminato si rifletteva sulle acque scure del Danubio. Era un posto speciale, anche se io volevo essere migliaia di km lontano da li. Volevo tornare al mio castello a riposare, finalmente il tour estivo stava per finire, ancora pochi giorni e sarei tornato a casa mia, dove il telefono non esiste e dove succedono cose fantastiche. Ogni stanza mi avrebbe ricordato lei, ma quel posto ormai mi era entrato dentro più di qualsiasi altro e non riuscivo a staccarmene. Jared voleva convincermi a venderlo, ma io non l’avrei mai fatto. Ero legato a quel castello, era il mio destino. Lo avrei tenuto a tutti i costi, amavo quella terra, quella gente così cordiale e sincera, quelle persone che non sapevano neanche chi fossi e che anche se non mi capivano quando provavo a parlare la loro lingua sorridevano e ti facevano sentire a casa. Era quella la mia casa. Mi addormentai esausto sul grande letto, sognando ancora una volta di rivedere quegli occhi nocciola e quel sorriso che martellavano incessanti i miei pensieri,turbando sistematicamente tutti i miei sogni.

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Capitolo 14
*** LET'S ROCK! ***


*Pensieri di Silvia* Mi stiracchiai, avevo davvero dormito bene. Cristina stava aprendo la grande tenda e una bellissima luce entrava dalla finestra. Monica si arrotolò con le coperte lasciandomi al freddo mentre la sentivo ridere da sotto le lenzuola. Eravamo proprio felici. -“toglietemi una curiosità… perché avete scelto questo hotel ? voglio dire… è stupendo!” dissi accendendo la grande tv al plasma. “bhe sai … c’è la possibilità che i metallica alloggino qui…quindi mia cara Silvia mettiti bella carina che la foto con il tuo Lars non te la toglie nessuno…”disse Monica. “Ma siete matte? Oddio si!!!!! “ gridai saltando in piedi velocemente. Eravamo pronte, dopo la bella colazione in camera e aver preparato le borse con il necessario, scendemmo sotto, dove c’era il taxi che ci aspettava. Fuori l’hotel c’erano decine di ragazzi e fotografi che aspettavano con ansia i loro beniamini. Chissà se davvero i Metallica dormivano li… fatto sta che io ancora non avevo visto nessuno, non avevo comunque voglia di smontargli l’aspettativa e mi infilai silenziosamente in taxi. Fu un breve percorso, Sziget è soltanto a 2 km da Budapest , giusto il tempo di fare due chiacchiere con il simpatico conducente ed eravamo arrivate. Davanti ai nostri occhi uno spettacolo unico, in quella verde isola migliaia di persone che passeggiavano tranquille, chi mangiava,chi suonava qualcosa, chi era già ubriaco a quell’ora del mattino e chi scattava centinaia di foto. Ci inoltrammo nella mischia, c’era un sacco di gente strana, ma era tutto così divertente che arrivammo tra le prime file con facilità. Quello doveva essere il palco giusto, c’erano in giro tantissimi metallari chi con la maglia leggendaria di master of puppets, chi come me indossava la più recente di st. anger. Monica e Cristina erano esaltate, avevano già fatto amicizia con un gruppetto di ragazzi tedeschi, erano bellissime e non era difficile per loro instaurare amicizia con l’altro sesso. I tedeschi erano molto simpatici, alcuni di loro erano anche molto carini, e in cambio di una nostra foto con loro ci avrebbero offerto le loro spalle per salire e guardare meglio il palco, pensai che avevamo fatto un’ottimo affare! In realtà la giornata fu molto lunga, ma ci divertimmo molto con loro tanto che si unirono all’allegra compagnia anche dei ragazzi spagnoli e degli olandesi. Era davvero uno stupendo meltin-pot. Notai che uno dei ragazzi olandesi aveva una tshirt con i simboli che Shannon aveva tatuati sull’avambraccio, e il mio cuore ebbe un tuffo. Sopra c’era scritto “30 seconds to mars”. La mia mente iniziò a correre indietro, fino a quella sera al castello in cui gli chiesi il significato dei simboli e lui mi spiegò la teoria che la terra si trovasse a soli 30 secondi da Marte. Stavo per svenire quando iniziò la musica dietro il grande telone, Cristina e Monica erano già sulle spalle dei tedeschi e io li ero inerme di fronte a quella strana coincidenza. L’olandese era su di giri, mi disse in un inglese malconcio “ ecco il mio gruppo preferito i 30 seconds to mars, dai salta su così ci facciamo più spazio intorno” mi disse facendomi salire sulle sue spalle. Il telone scese, l’adrenalina era già al massimo e il mio sangue iniziò a bollire. Davanti a me c’erano Jared e Shannon. Mi sentii sprofondare, mi sentii piccola come una goccia nell’oceano. JARED e SHANNON LETO erano i 30 seconds to mars, un gruppo rock famosissimo di cui io fino a quel momento ignoravo l’esistenza. Rimasi imbambolata nell’ammirare il bellissimo feeling che Jared era in grado di instaurare tra lui e il pubblico, e la forza di Shannon nel picchiare energicamente i tamburi. Lui era come un cuore pulsante che scandisce il ritmo e innalza l’adrenalina. La testa mi girava per l’emozione e per la birra bevuta per rinfrescarci. Volevo scendere, quando il ragazzo sotto di me mi disse “no aspetta è inizata The kill aspetta!” . Jared si tuffò sul pubblico, ero tra le prime file, mi riconobbe. Rimase stupito poi mi tese la mano. Cosa voleva dirmi? Staccai la presa , tante altre ragazze lo stavano tirando e graffiando, poi arrivò da Cristina e Monica , una gli stringeva la mano e l’altra lo toccava sul petto. Io guardavo la scena inerme e divertita al tempo stesso. Le mie sorelle non si smentivano mai, avevano già fatto colpo! Scendemmo un po’ fino a fine concerto ringraziando i giovani che ci avevano prestato le loro spalle, quando Shannon acclamato dal pubblico scese in passerella con la chitarra. Lo guardavo emozionata e iniziai a piangere. Monica e Cristina mi guardavano incredule: “ma non eri fan dei metallica tu? Chi sono sti qua che ti fanno piangere?”. L’olandese vedendo la mia emozione mi riprese sulle spalle e mentre suonava lentamente la sua L490 Mi guardò. Poi chiuse gli occhi per qualche istante e poi li riaprì. Sembrava fosse normale per lui vedermi li, poi mi guardò di nuovo e capì che non era la sua immaginazione, ma che io ero li e che stavo piangendo di gioia.

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Capitolo 15
*** L490 ***


*pensieri di Shannon* Quando veniva il mio momento mi saliva l’adrenalina a palla. Suonare L490 per i nostri fans era sempre una forte emozione, ogni volta chiudevo gli occhi e la mia testa volava fino ad arrivare ai miei desideri più segreti. Mi capitava spesso che immaginavo Silvia in mezzo a tutta quella gente. Era tutto così surreale, non riuscivo a capire se fosse li davvero o se era la mia testa ad essere andata oltre. A fine canzone partì un forte applauso e ringraziai come al solito. Posai la chitarra e mi girai di nuovo pensando di non vederla più, l’incanto del momento era finito eppure lei era li che stava scendendo dalle spalle di un ragazzo biondo molto alto. Ero geloso, chi era quel ragazzo? Perché era venuta proprio al nostro concerto? Dovevo scacciare quel fantasma, dovevo parlarci a tutti i costi, così finita la nostra esibizione scesi davanti al pubblico come solito con Jared e Tomo a salutare i fans con l’intento di chiedere alla security di tirarla fuori dal parterre per parlarci. Guardavo in mezzo alla folla ma non c’era più traccia di lei; quando la vidi seduta a terra davanti alla transenna mentre le sue amiche le picchiettavano la fronte con un fazzoletto bagnato. Pochi istanti ed ero da lei. –“cosa è successo?” le ragazze rimasero a bocca aperta, e mentre le facevano aria, la bionda mi rispose: -“non lo so, forse per il caldo, ma a fine canzone è svenuta” la mora aggiunse “eppure non ha mai sofferto di questi problemi, dai su Silvia siamo noi, su”. Piano piano apriva gli occhi e mi guardava incredula. Sembrava preoccupata – “oh Shannon, io devo dirti una cosa importantissima…” –“shhh me la dirai dopo “ la zittii e feci cenno ad un ragazzo della security di portarla nel backstage nella zona relax mentre le sue amiche si guardavano incredule. Feci una bella doccia, e negli spogliatoi incontrai Jared. -“ Shannon hai visto chi c’era li in mezzo?” mi disse Jared preoccupato. – “Si Jay… è in sala relax, l’ho vista che era svenuta ed ora è di la con le sue amiche. Che devo fare Jay?”. – “ Shan non lo so. Non so che dirti vedi tu. Io posso solo giurarti che non la toccherò più, abbiamo passato mesi infernali per colpa mia, non ho intenzione di tradirti di nuovo, te lo giuro. Fai quello che vuoi se ci tieni e io ne starò fuori , promesso” . Disse abbracciandomi. Era mio fratello, avevamo passato una vita insieme e anche se mi aveva ferito, io lo avevo perdonato. Non era facile passarci sopra, ma c’erano in ballo troppe cose: famiglia, sentimenti, lavoro, passioni. Non potevo cancellare tutto, ma ora stava a me scegliere. Finii di vestirmi e andai di là. Sentivo Silvia che si scusava con le amiche per avergli nascosto qualcosa, forse non aveva mai raccontato loro di noi due. Era seduta sul divano si era ripresa e stava bevendo un bicchiere di thè insieme alle sue amiche. Arrivarono anche Jared , Tomo e Matt che addentarono subito degli snack. Eravamo tutti molto stanchi, ma avevamo bisogno di rilassarci un po’ prima di tornare in hotel. Le ragazze si alzarono quando Jared con il suo solito savoir faire le invitò a restare, c’erano cibo e bevande per tutti ed era sempre un piacere conoscere belle ragazze. La situazione era imbarazzante, Jared aveva un conto in sospeso con Silvia tanto quanto lo avevo io, ma non era il momento adatto per parlarne. Matt ruppe il ghiaccio: -“ Ok è arrivato il momento delle presentazioni, io sono Matt… aspetta un attimo ma voi alloggiate al Boscolo Hotel New York a Budapest? Assomigliate tantissimo a delle ragazze che ho visto ieri…ma forse mi sono confuso” . Monica rispose: “Si noi siamo li! E comunque piacere noi siamo Monica, Cristina e Silvia, siamo Italiane!” Dopo un po’ erano già tutti sciolti a parlare di come fosse andato lo show, e di quanto era bella l’italia del cibo buonissimo insomma i soliti luoghi comuni che permettevano di attaccare bottone. Dopo una mezz’oretta fuori erano già tutti intenti a godersi il concerto dei metallica ora era possibile tornare in hotel indisturbati. Notai la tshirt di Silvia e le chiesi se le andava di restare con me a guardare il concerto dal palco, e con gli occhi lucidi mi disse di si, mentre gli altri si avviavano verso le grandi auto dai vetri oscurati. Le amiche di Silvia capendo la situazione le diedero un bacio e seguirono gli altri in hotel. Silvia era elettrizzata: cantava tutte le canzoni e osservava intensamente ogni movenza di tutti i componenti del gruppo. Dal vivo erano un’esplosione di rock ed energia, li ammiravo da sempre e Silvia era estasiata. Il concerto finì presto così tornammo nella saletta relax. Entrarono anche i magnifici 4: James, Lars, Kirk e Rob. Silvia si agitò, era davvero spaesata. -“Hey Shannon! Come stai? È una vita che non ci si vede! Dove sono gli altri?” Lars era sempre il solito amicone, Silvia era arrossita e stropicciava la tshirt nervosamente, sembrava una bambina alla recita scolastica. –“ Lars è un piacere rivedervi! Sempre carichi come al solito eh? I miei compagni sono tornati in hotel, comunque se vuoi possiamo vederci tutti a cena una di queste sere che siamo qui che ne dici?” –“Ottimo, allora ci vediamo Shan a presto!”. Era divertente vedere la faccia di Silvia. Tra l’incredulo, il felice e l’incomprensibile, era palese che era appassionata alla loro musica, ma non ero geloso, perché come guardava me non guardava nessun altro. Tornammo in hotel, il tragitto fu corto, entrammo dal retro, le chiesi di raggiungermi nella mia suite mentre io mi fermavo a firmare qualche autografo e scattare qualche foto con i fans, lei annuì dicendomi di passare un attimo in camera sua e poi sarebbe salita da me. Stavolta non sarebbe scappata.

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Capitolo 16
*** THE TRUTH ***


*Pensieri di Silvia* Dopo aver fatto una bella doccia rinfrescante e una bella chiacchierata con le mie “sorelle” che ovviamente mi chiedevano dettagli della storia, mi infilai jeans e tshirt puliti e mi avviai verso l’ascensore. Le suites dei Leto erano all’ultimo piano. In quell’hotel era tutto lussuosissimo e io mi sentivo un pesce fuor d’acqua. Era stupendo alloggiare li, mi piaceva “sconvolgermi” ogni tanto, ma non ero in grado di vivere in quel lusso sfrenato, mi ripresi dai pensieri con il suono del campanello dell’ascensore che si apriva. Quando si dice che il destino fa giri strani, il mio mi aveva riportato Jared davanti ai miei occhi. Sarei voluta scappare. –“prego Silvia entra.” Mi disse Jared con un sorriso malizioso. Ero a disagio, ma dovevo farmi coraggio ed affrontare il discorso con lui una volta per tutte. –“Senti Jared, volevo dirti alcune cose. Innanzi tutto quello che c’è stato tra noi non si ripeterà mai più, e ti prego a prescindere da me, non fare più del male a tuo fratello, lui ti ama più di quanto ami se stesso, sei la sua vita.” – “Lo so” mi disse Jared prendendomi la mano e intrecciando le dita alle mie. “Tu non sai quanto io ami lui, e quindi proprio perché lo rispetto tra noi non ci sarà più nulla, ma ti prego stammi lontana, o non ce la faccio. Io… sento un’attrazione che non avevo mai provato prima, e non posso farcela, almeno ora. ” Mi slacciai dalla sua presa, il campanello risuonò e le porte si aprirono di nuovo. Eravamo arrivati, era dura, ma dovevamo dimenticare l’accaduto e cacciare indietro ogni pensiero malsano che si insidiava nella nostra mente. Nonostante la mia convinzione e la mia tenacia, quell’uomo avrebbe avuto per sempre un forte ascendente su di me, ma avrei tentato di tenerlo il più lontano possibile. Jared guardò ogni mio singolo passo e mi chiamò mentre bussavo alla porta di Shannon. Non sarei tornata indietro, io e lui eravamo come 2 correnti oceaniche che si scontrano, tanto volevamo stare lontani tanto l’attrazione aumentava. Ma non era amore, questo lo sapevo e ne avevo pagato le conseguenze sulla mia pelle. Lui era così, per metà angelo e per metà diavolo e la sua particolarità avrebbe fatto impazzire qualsiasi donna si fosse avventurata ad iniziare una storia con lui. Ero nervosa come non mai. Bussai alla porta e dopo qualche istante Shannon aprì. Era stupendo. E il suo profumo già mi inebriava. Quasi non mi diede il tempo di entrare che mi bloccò sulla porta con un bacio passionale e intenso. Il mio cuore scoppiava di felicità, e lui era come un orso che mangia goloso il suo miele dopo un lungo inverno di letargo. Ci sedemmo sul letto intontiti da tanto desiderio. Non potevo far altro che aprire il mio cuore e lasciarlo che liberare i suoi sentimenti: -“Shannon perdonami, sono scappata via senza raccontarti la verità, ma il tuo rapporto con Jared è così speciale che avevo paura di rovinare tutto così ho pensato che dovesse essere lui a dirtelo. Ti eri fatto un’idea di me che poi non sono riuscita a mantenere, e ti ho deluso. Non avrei mai sopportato il tuo disprezzo e ho preferito andarmene, senza crearvi problemi e se non potrai mai perdonarmi io lo capirò.” Mi guardava con i suoi grandi occhi da cerbiatto. Le sue ciglia folte e lunghe li incorniciavano alla perfezione. Mi prese la mano, notai al polso tra i tanti bracciali ce n’era uno che mi era familiare. Era la mia collanina con il ciondolo a forma di delfino. Lo toccai. –“dimmi che è tuo ti prego. L’ho trovato passeggiando al castello ed ho avuto la sensazione di essere legato a questo ciondolo così l’ho messo al polso” disse sfiorandomi la mano. “Si è mio, ma tienilo adesso è tuo, volevo anche dirti che tra me e Jared non ci sarà più nulla, è stato solo uno stupido errore, ma venendo qui ho pensato molto a tutto il resto. La vita che tu conduci non è compatibile con la mia. Sei sempre in giro e per carità non potrei mai privarti di questo, non sai quanto mi fa male ma questo è un addio. Anche tu non sei stato sincero con me, non mi hai detto tutta la verità prima di legarmi a te. Non posso accettare di vincolare la tua vita e non posso accettare di stare ad aspettare il giorno in cui tu potrai dedicare tutto te stesso all’amore,se questo giorno mai arriverà” Quello che stavo dicendo mi stava dilaniando squarciando in mille pezzi. Parlavo piano, non avevo la forza di andare avanti. Come al solito mettevo avanti la razionalità ai sentimenti ed ero sicura che un giorno mi sarei pentita di tutto ciò, ma la situazione era troppo grande per me e non riuscivo ad affrontarla. Shannon era perplesso, mi baciò di nuovo e poi mi strinse. Anche lui era cosciente che quella storia non sarebbe potuta andare avanti in quelle condizioni. -“ ti prego non dire altro, non riesco ad ascoltarti,mi fai male” mi sussurrò all’orecchio mentre mi accarezzava la coscia e mi apriva la camicetta. Non potevo rovinare quel momento, che con molta probabilità sarebbe stato l’ultimo di quel genere. Non avrei più rivisto Shannon, ma in quell’istante capii che di lui dovevo prendere tutto ciò che poteva offrirmi, anche se solo per una notte. Non potevo fare a meno di lui, il mio cervello smise di ragionare e silenziosamente cedetti alla tentazione. Ci spogliammo a vicenda e l’unico suono che usciva dalla nostra bocca era quello di respiri affannati e di gemiti di piacere ed era stupendo ascoltarci mentre nella notte ci facevamo nostri. Era dura dirgli addio, non avevo mai rinunciato a nulla di così importante nella mia vita, ma l’avrei dovuto fare. Lo guardavo mentre dormiva beato e tranquillo coperto solo dal lenzuolo di lino, era bellissimo. Quell’immagine mi sarebbe rimasta impressa per il resto dei miei giorni e piangendo, in silenzio mi rivestii e tornai in camera mia.

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Capitolo 17
*** L’ADDIO ***


*Pensieri di Shannon* Mi svegliai frastornato. La mia testa era un insieme di pensieri in collisione tra loro. Non riuscivo ad ammetterlo ma Silvia aveva ragione. La mia vita quotidiana era ben lontana dall’essere semplice come in quei giorni al castello, sicuramente col passare del tempo la nostra relazione sarebbe diventata impossibile e avremmo rovinato quel che di bello era successo. Non potevo permettere che lei sprecasse la sua giovane esistenza vivendo in funzione delle mie esigenze e all’ombra del mio successo, non potevo accettare che lei sarebbe comunque dovuta venire al secondo posto dopo il gruppo. Mi faceva male il cuore, ma era giusto così. Mentre mi ero perso tra le mie riflessioni, Jared spalancò la porta della suite: -“Buongiorno Bro, dormito bene?” mi chiese preoccupato. –“si Jay, dormito benissimo, ma non sai quant’è dura il risveglio”. Jared mi guardava compassionevole con quei suo occhi celesti, chissà se lui aveva mai provato quello che stavo provando io in quel momento. “vedrai, pian piano passerà, hai fatto la scelta giusta, sia per te che per lei” mi disse abbracciandomi forte. Io non ero affatto convinto che quella fosse stata la scelta giusta, ma per amore di Silvia, l’avrei rispettata, c’era un’ultima cosa che avevo in sospeso da fare per lei e con lei: la cena con i Metallica. Chiesi a Tomo e Matt di preoccuparsi di invitare le ragazze, mentre io e Jared ci occupammo di invitare il gruppo e di trovare il posto. Sarebbe stata una serata indimenticabile. Il battello che avevamo noleggiato era perfetto molto elegante e raffinato e dal Danubio si godeva una vista unica della città. Arrivarono tutti puntuali. James e compagnia erano molto eleganti, poi arrivarono le ragazze che brillavano di luce propria. Erano bellissime tutte e 3 nella loro diversità: Cristina era Bionda, slanciata con gli occhi di un colore azzurro-verde, Monica era Castana chiara con gli occhi celesti e Silvia era castana scura con gli occhi nocciola. Si vedeva lontano un miglio che quando erano insieme si creava un’aurea e un'energia attorno a loro che era impossibile resistergli. Indossavano dei vestiti molto belli e alla moda, sembravano essere uscite dal cast di sex and the city. Mi guardai intorno, Matt aveva la mascella che gli si stava sganciando dalla testa, Jared strabuzzò gli occhi come per vederci meglio e Tomo si coprì il viso con i suoi lunghi capelli come se quella visione fosse troppo per lui. Avevo il cuore a mille. Ogni volta che vedevo Silvia era un’emozione diversa, ogni volta mi stupivo di me stesso di quello che ero in grado di provare. Si avvicinò, e mi sussurrò all’orecchio: -“Grazie, non potrò mai dimenticarlo” e mi baciò. Ci sedemmo vicini, ogni tanto ci toccavamo come per confermare che noi eravamo lì, l’uno per l’altra. Era una bella festa, bevemmo molto ma notai troppe attenzioni di Lars nei confronti di Silvia che mi fecero ingelosire.Iniziavo ad innervosirmi,cavolo poteva essere suo padre! Lei pendeva dalle sue labbra, ascoltava la loro musica da quando era bambina, e gli faceva migliaia di domande, al punto che iniziai a pensare seriamente che prima o poi se l’avrebbe portata a letto.Iniziai a farmi centinaia di film nella mia testa, e a rimanere impassibile nei confronti di Silvia. Le lasciai la mano e lei mi guardò con occhi lucidi e di chi non capiva cosa stesse accadendo. Era proprio ingenua. Lei nel mondo dello spettacolo non c'era mai stata, lei era estranea a tutto ciò ed era stupenda per questo. Nella mia testa era già tutto disegnato tanto che a fine serata la mia gelosia era arrivata a limite. Appena il battello attraccò salii in macchina. Forse la rabbia mi avrebbe aiutato a dimenticarla più in fretta. Tornai in hotel, fuori c’erano degli echelon che mi chiedevano foto e autografi e io accontentai tutti approfittando di quel tempo per fumarmi una sigaretta. Salii in camera distrutto e mi buttai sul letto. La gelosia mi aveva reso ceco, e avevo pessime sensazioni. Non riuscivo più a capire lo sguardo di Silvia: solamente il giorno prima guardava me come un Dio ed ora non ne ero più così sicuro. Ero in crisi nera,rigiravo nel letto l'insonnia mi aveva catturato nel suo limbo.Quella era la nostra ultima notte a Budapest,sarebbe bastato chiudere gli occhi per poche ore e poi saremmo ritornati alla vita reale. Addio Silvia, addio Lars, Addio tutti.

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Capitolo 18
*** HORSES ***


*Pensieri di Silvia* Non tornai più a correre al castello. Era troppo doloroso per me. Ci provai un paio di volte, ma la morsa allo stomaco diventava sempre più forte fino a togliermi il respiro. Più mi avvicinavo più sentivo il cuore ingrossarsi e pesarmi. Le mie amiche finalmente sapevano tutto e questo era un bene perché sapevano prendersi cura di me nel migliore dei modi. Mi buttai a capofitto sul lavoro senza poi grosse soddisfazioni, il solito tran-tran quotidiano che mi pesava come sempre. Ero diventata impassibile ad ogni tipo di emozione, avevo buttato via l’unica storia importante della mia vita, e vedevo scomparire pian piano anche il sogno della mia futura famiglia. O con lui o con nessun altro mi continuava a ripetere il mio cuore. Il fatto che io sapessi chi era davvero Shannon era deleterio. Ogni santo giorno scaricavo centinaia di foto che poi la sera stessa avrei cestinato per evitare di ritrovarmelo tra i miei sogni notturni, dove puntualmente si presentava in tutto il suo splendore. Non riuscivo proprio a capire il perché del suo comportamento dell’ultima sera, o forse si: Non ero io quello che voleva. Ogni giorno su twitter comparivano foto sue e di presunte ragazze, foto ambigue di colazioni condivise a letto e frasi stomachevoli. Anche se il mio cuore si rifiutava, sapevo che la mia razionalità mi aveva portato a fare la scelta più ponderata, altrimenti a quel punto sarei già ricoverata in una clinica psichiatrica per “gelosia compulsiva da fidanzato famoso”. Ed ora ero li, in una splendida mattinata di fine settembre sprecata interamente a letto nell’apatia più assoluta che un essere umano potesse provare. Ormai facevo pena anche al mio gatto che ogni mattina veniva a farmi le fusa e a leccarmi il viso pur di farmi alzare. Mi fischiavano le orecchie,avevo ancora una volta dormito con l’ipod acceso, tanto per cambiare L490 suonava per la milionesima volta. Mi accorsi solo dopo qualche istante che a svegliarmi era stato il campanello di casa. Corsi alla porta ed erano Monica e Cristina belle come il sole: -“Tesoro ma ancora sei così? Dai su che facciamo tardi al maneggio! Ho prenotato i cavalli per le 11 e sono già le 10 e un quarto, muoviti lavati la faccia e mettiti comoda” mi disse Cristina dandomi una sculacciata e piombando in casa mia come un uragano. Monica preparò il caffè e diede da mangiare al gatto. Nel giro di 10 minuti ero pronta, feci la mia colazione “volante” e indossai gli occhiali da sole. Iniziavo ad odiare anche la luce solare. La nostra era una consuetudine: una volta al mese ci prendevamo una giornata da dedicarci che sia al centro benessere, una passeggiata, un giro sui roller, o qualsiasi altra cosa. Lungo il tragitto Monica e Cristina iniziarono a parlare del gruppo: Dopo il weekend a Budapest erano diventati molto amici, avevano tutti i contatti e si sentivano regolarmente. Il mio cuore ogni volta mancava un colpo nella speranza di avere news su Shannon. Era una guerra persa. Il mio cervello si rifiutava ma il mio cuore continuava a cercarlo ovunque. –“ Ieri mi ha scritto Jared, dice che Tim è tornato nel gruppo e sono tutti molto contenti, e che non vede l’ora di farcelo conoscere… Ora sono in pausa per un mesetto, passeranno questo tempo in Italia tutti quanti e… vogliono che andiamo da loro a cena” finì Monica dicendo sottovoce l’ultima parte della frase. Alzai gli occhiali: -“se volete andare, per me non ci sono problemi, divertitevi anche da parte mia ma io non me la sento”. Cristina si intristì. Sapeva che ero testarda come un mulo quando mi ci mettevo. Mi avevano vista cambiare in quei mesi, trasformarmi in una donna che non ero io. Si guardarono complici, forse stavano trovando un modo per farmi riprendere la mia vita,le conoscevo come le mie tasche, di sicuro stavano architettando qualcosa. –“Ragazze cosa mi state nascondendo? Vi prego, lo sapete ultimamente non ho proprio voglia di sorprese e … “ – “Shhhhhhhhhhhhhh” mi zittirono in coro. Mi rendevo conto di essere diventata pesante come una palla al piede,e ascoltando il loro ordine mi rimisi gli occhiali da sole e mi abbandonai al panorama autunnale che scorreva dal finestrino. Dopo qualche minuto arrivammo a destinazione. Il maneggio era proprio carino, c’era un grande casolare circondato da tanto verde e accanto c’erano le stalle. Era piccolo e raccolto, forse proprio per questo ci piaceva. Ci accolse Bruno, il vecchio custode. –“Prego ragazze da questa parte! I vostri cavalli sono pronti, li ho fatti pulire e sellare. Basta solo che saltiate su e buon divertimento” Ci disse allegro. Ci portò dai nostri tre grandi “amici” e se ne andò seguito da un gatto rosso che da anni era diventato la sua ombra. In poco tempo saltammo in groppa ai bellissimi equini, Stella era la cavalla bianca di Cristina dolce e mansueta, Rio era il cavallo nero di Monica vanitoso ed elegante e Indio era il mio, di colore marrone giocherellone e fiero. Venivamo spesso qui, per restare un po’ per i fatti nostri e i cavalli ormai ci conoscevano bene. Appena montata, notai che Indio quel giorno era un po’ irrequieto, aveva giusto bisogno di sfogarsi, proprio come me. Iniziammo a cavalcare con un trotto leggero mentre parlavamo del più e del meno. La giornata era molto bella per essere autunnale e ne avremmo goduto fino all’ultimo raggio di sole. Cristina e Monica avanzavano più rilassate mentre io sentivo il bisogno di correre, Indio batteva i piedi disobbediente, così decisi di dargli corda:”Ragazze io arrivo al lago faccio una corsa! Vi aspetto prendetevela con calma!” Cristina e Monica si guardarono. Si capirono al volo, mi conoscevano: dovevo aprire la mia valvola di sfogo al massimo. Senza aspettare troppo diedi 2 colpetti col piede a Indio che appena avuto l’input iniziò a correre veloce. Sentivo il vento fresco accarezzarmi la faccia, il mio cuore batteva forte, sentivo tutta l’energia che quella corsa ci stava regalando. Indio era elettrizzato e io mi concentravo su noi 2. Tutti i pensieri svanirono, in quel momento io e lui avevamo un’intesa indissolubile. Amavo il suo senso di ribellione quel cavallo mi rispecchiava al massimo e quel giorno eravamo uniti più che mai.

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Capitolo 19
*** THE SUNSET ***


*Pensieri di Shannon* La guardavo correre col suo cavallo come un’amazzone e il cuore mi saltò in gola. Avevo fatto bene a parlare con Monica e Cristina. Tutte quelle seghe mentali che mi ero fatto sul conto di Silvia… erano soltanto paure. Abituato a vivere nell’ambiente dei media avevo sempre paura che qualcuno mi fregasse, ma ho dubitato della persona sbagliata. In tutti quei mesi che mi sentivo con loro, mi hanno sempre confermato la solita tesi: Silvia ti ama, da pazzi, ma non vuole accettarlo. Perché non voleva? Le avevo provate tutte: mettere foto con altre ragazze, twittare frasi ambigue… qualsiasi cosa pur di avere una sua reazione. Ma nulla. Nessun twit, nessuna email, niente di niente. Era così diversa da Alena o da tutte le altre. Lei non voleva apparire, e aveva paura dei suoi sentimenti, di se stessa. Il tempo di elaborare pochi pensieri ed arrivò come un fulmine. Grazie a Dio le sue amiche mi avevano avvisato di questa loro giornata. Mi guardava dall’altro lato del lago e quando iniziò a familiarizzare la mia sagoma lasciò le briglie. Scese dal cavallo che andò subito ad abbeverarsi. Era nel panico. Sarebbe voluta ripartire all’istante ma il cavallo aveva bisogno di rifocillarsi e di fermarsi un po’. Arrivai di là, con calma. La osservavo. Non volevo perdermi un’istante di quegli attimi. Erano mesi che non la vedevo ed ero felice. Lei era bellissima come sempre nella sua Tshirt bianca. –“Sai di solito per correre uso la moto non il cavallo…ma tu vai forte con questo simpatico tizio…come si chiama?”. Era impacciata e confusa. –“Si chiama Indio. .. hai presente i film di Sergio Leone?”. Scesi da cavallo, “ La mia invece si chiama Jill…hai presente i film di Sergio Leone?” gli risposi sorridendo. L’ennesima coincidenza che incatenava le nostre vite. Era sconvolta. La abbracciai. Sentivo il suo cuore scoppiarle nel petto, ma si divincolò. Riprese razionalità –“Senti parla chiaro. Cosa sei venuto a fare? A passare un po’ di tempo con la tua puttana italiana? Se è per questo puoi anche tornare da dove sei venuto. Ho visto che non ti risparmi , complimenti. Hai proprio un bel book fotografico su twitter”. Fece per rimontare a cavallo ma la bloccai. “Ascolta: io sono venuto per te, perché mi manchi e perché anche se faccio una vita diversa dalla tua, non posso fare a meno della tua presenza. Sono mesi che mi tengo in contatto con le tue amiche, le foto di twitter erano per provocare una tua reazione. Ti ho fatto male lo so, ma pensa quanto sono stato male io a sapere di te e Jared, volevo soltanto che fossi tu a cercarmi.” Le scese una grossa lacrima e le sue labbra si incresparono mentre il sole ci stava regalando un tramonto mozzafiato. –“A quale pro avrei dovuto cercarti? Io non ti ho chiamato perché tu l’ultima sera te ne sei andato senza darmi spiegazioni, e ho pensato non fossi realmente interessato a me. Poi vedo tutte quelle foto e quelle frasi… e ho pensato : eccolo si è svelato…il divo di Hollywood superficiale e stronzo. Mi sono fatta fregare, mi hai fatto male, tanto.” Disse riprendendo lucidità. Mi sentivo in colpa per averla fatta soffrire, ma anche io avevo patito le pene dell’inferno quando lei era stata con Jared ,talmente tanto che pensai di non poter reggere un altro colpo del genere, e per vigliaccheria decisi di abbandonare la nostra relazione. Restammo li a parlare per molto tempo,era strano essere così lucidi e coscienti dei nostri sentimenti. E’ vero ci eravamo fatti del male, ma sapevamo che non potevamo più stare lontani. La luce del tramonto rendeva le colline circostanti come infuocate. Eravamo io e lei, seduti al bordo di un lago in aperta campagna. Non c’era niente di niente, ma per me c’era lei, l’indispensabile alla mia esistenza. Le cinsi le spalle e le misi il giubbino di pelle addosso. –“Ho notato che sentivi freddo e…” Mi guardò con quegli occhi resi miele liquido da quella luce. “Questa frase mi sembra di averla già sentita...hey Dude… vedi di non fregarmi stavolta perché io ti amo”. Mi spiazzò. La strinsi più forte, era la mia donna e non potevo più lasciarla andare. “Ti amo” Le diedi un bacio lungo e intenso, quasi non mi accorsi che Monica e Cristina erano arrivate. “Hey …ma che teneri… che dici Cri, abbiamo fatto bene ad organizzare questa sorpresina alla nostra Silvietta?” intervenne la bionda:” Sicuro Mony… ora però devi prenderti cura di lei Shan… ha perso 2 mesi della sua vita, deve recuperare”. Le due ragazze ripresero la camminata… lentamente le loro ombre scomparvero all’orizzonte, mentre noi restammo abbracciati nella penombra. Come al solito il suo profumo mi inebriava. Era un eccitante naturale e le saltai addosso. Mi mancava lei, mi mancava la sua fisicità, il suo tocco, la sua pelle il suo sapore. Avevo assaggiato un’astinenza troppo lunga che faceva salire in me la voglia di farla mia.Lì, in quel momento. La spogliai lentamente mentre nella semi oscurità ammiravo la sua pelle candida. Era morbida e liscia, mi mandava in estasi. Era un gioco reciproco il nostro e anche lei mi spogliò avida. Ero già talmente eccitato che non lasciai tanto spazio ai preliminari. E lo facemmo li in mezzo alla natura. Lei si sedette sopra di me ed era bellissima, le sciolsi i capelli e la guardavo muoversi selvaggia ed elegante al tempo stesso. Stavamo facendo l’amore,non c’era più nulla a dividerci, niente segreti, tradimenti, menzogne. Eravamo finalmente liberi da tutto, eravamo liberi di amarci e di volerci. Eravamo un tutt’uno,letteralmente travolti dalla passione. Ci rivestimmo in silenzio, la baciai in fronte prima di aiutarla a montare Indio che già scalpitava per tornare al maneggio. “Ti amo piccola. Ho aspettato 41 anni per trovarti e ora non ti lascerò più andare, mai più,promesso”. Rimontai Gill che impavida della notte iniziò a trotterellare sul sentiero del ritorno, mentre Indio bollente riprese la sua veloce corsa verso il maneggio,poi si fermò a qualche centinaia di metri ad aspettare la sua grigia compagna, poi, complici ripartirono entrambi per una gara a perdifiato in quell’immensa campagna.

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Capitolo 20
*** EPILOGO ***


Il castello addobbato per Natale e la neve alta rendeva l’atmosfera ancora più magica. Seduti al grande tavolo c’erano tutti. Silvia, Shannon, Jared, Tomo, Cristina, Monica, Matt, Tim , Vicky e Costance l’inseparabile “mamma Leto”. Il caminetto scoppiettava, e il gigante albero di natale troneggiava vicino alla libreria. Sembrava essere tornati indietro nel tempo. I telefoni non prendevano e quella sembrava una grande famiglia riunita per la milionesima volta per le feste. Shannon chiamò Silvia in disparte facendole segno col dito di fare silenzio. Le mise il soprabito e salirono sulla grande torre. La neve copriva per metà i merli, ma la luna illuminava la neve candida che tappezzava i campi e il bosco. “Ho una cosa per te” disse Shannon sottovoce come se qualcuno li potesse sentire. Tirò fuori una preziosa scatolina ricoperta di velluto nero. Silvia la aprì curiosa. Non era un anello di fidanzamento, lei era una tipa ribelle che non amava le formalità, tantomeno lui. Era una collanina, ma non una collanina qualsiasi. Era la perfetta riproduzione della collana che aveva la mamma di Silvia il giorno del matrimonio. L’aveva vista di nascosto tra le sue foto e pensò che sarebbe stata una bella idea riprodurla in oro bianco. Silvia rimase senza parole e una lacrima di felicità rigò il suo volto. “Ti amo” gli disse commossa. Scesero nel porticato dove si erano conosciuti la prima volta. Silvia camminava avanti, fiera e piena di pensieri. Nell’aria sembrava di sentire risate e grida gioiose di bambini, chissà se venivano dal passato quando lei e suo fratello giocavano su quei mattoni o se venivano dal futuro dove i bambini invece di giocare ai videogames sarebbero cresciuti da protagonisti in una meravigliosa favola.

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