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Autore: Arwen_theevenstar    28/03/2011    3 recensioni
Questa è una storia d'amore tra una ragazza di nome Silvia e Shannon, nata quasi per caso in un castello sperduto, ma strane coincidenze porteranno i due ad allontanarsi... PS SAREI MOLTO CONTENTA SE LASCIASTE DELLE RECENSIONI, IN MODO CHE IO POSSA CAPIRE COSA NE PENSIATE SIA DELLA STORIA SIA SU COME SCRIVO.GRAZIE MILLE!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAP 1 L’INCONTRO *Pensieri di Silvia* Finalmente avevo un po’ di tempo per me, la mia vita troppo frenetica non mi permetteva di godermi intere giornate libere e quando ne avevo l’occasione assaporavo ogni minuto con estrema leggerezza d’animo, cosi dopo tanto tempo pensai che forse era giunta l’ora di fare un po’ di movimento. Mi preparai , era quasi primavera, misi una tuta e la tshirt XL bianca di mio fratello che ormai dal suo armadio era passata al mio, era così morbida e comoda che non trovavo indumento migliore per correre. Uscii,misi le cuffiette , play e via di corsa!! Era molto tempo che non venivo qui, il posto dove ho passato tutta la mia infanzia, il posto dove tutto mi sembrava stupendo e dove non potevo chiedere altro: una casetta in collina, dove sulla cima si ergeva il castello, quel castello che da piccola mi faceva sentire la più bella e felice delle principesse. Dopo essermi scaldata con una breve camminata iniziai a correre, l’aria si stava facendo fresca e i miei pensieri più pesanti , vedere quel posto abbandonato a se mi faceva male, sembrava fosse stato dimenticato dal mondo, eppure era il posto su cui basavo tutti i miei sogni futuri, restaurarlo e nella sua autenticità farne una dimora di charme, dove chi voleva, poteva sposarsi nella piccola chiesetta o semplicemente passare un weekend da re e regine, si un week end da kings & queens in tutta tranquillità, dove dall’alto della torre si apriva allo sguardo un vero e proprio capolavoro campestre. Quel posto mi riempiva l’anima e pensavo alla possibilità un giorno su quella torre di riabbracciare con i miei occhi quelle dolci colline , dalle piantagioni minuziosamente divise, tanto da sembrare dall’alto una grandissima coperta patchwork. Iniziò a piovere, evidentemente tra tutte le mie riflessioni non mi accorsi che il tempo stava cambiando, mancavano 500 metri al castello e poi mi sarei riparata sotto uno dei suoi splendidi archi. La pioggia diventò incessante e quando arrivai al grande cancello ero ormai fradicia, la mia coda si era appesantita e la tshirt era diventata una seconda pelle. Mi sedetti all’ingresso , il cancello era chiuso da un grosso lucchetto ma un po’ di riparo sotto il grande arco c’era: sapevo che il mio castello non mi avrebbe mai tradito. Era passato circa un quarto d’ora ed il cielo era ancora violaceo, non smetteva di piovere , mi ero infreddolita così mi accoccolai un po’ cingendo con le braccia le gambe. Forse sarei riuscita a scaldarmi ma un rumore innaturale tra lo scroscio della pioggia sulle foglie mi distrasse ,era un’auto che stava arrivando, la vidi spuntare dal cortile, era un’auto nera di grossa cilindrata e con i vetri oscurati, non ne avevo mai vista una simile probabilmente doveva essere un pezzo grosso.Il castello dopo un restauro di base era stato messo in vendita : dopo il progetto “fortunatamente” fallito di trasformarlo in una sala congressi. Non avrei mai accettato che il mio castello così romantico sarebbe diventato il fulcro per un manipolo di soldi tra ricconi e gente senza scrupoli. Mi sentivo a disagio, ma appena si aprì la portiera tirai un sospiro di sollievo: non era un vecchio imprenditore, ma un bellissimo ragazzo moro con una semplice tshirt a righe e un paio di jeans scuri. Indossava gli occhiali da sole , indubbiamente inutili dato che la luce del sole era solamente un pò offuscata dai nuvoloni e si avvicinò. - “Mi scusi signorina, stavo aspettando l’agente immobiliare, e dato il suo outfit, dubito che sia lei giusto?” Mi chiese sorridendo e forse anche un po’ scocciato di dover aspettare ancora. - “No, non sono la persona che lei sta aspettando , ma conosco questo posto millimetro per millimetro forse molto di più del suo agente. Lo vuole comprare? E cosa ne farà ? lo trasformerà in un grande cinema o è uno sfizio e lo lascerà in decadenza per il resto dei suoi anni?” Chiesi sfrontata. Non era un bel biglietto da visita, ma chi se ne importava, il castello mi era a cuore, non potevo permettermi di acquistarlo, ero soltanto una semplice impiegata, ma il fatto che potesse cadere in mani sbagliate mi preoccupava più di qualsiasi altra cosa. Con sguardo stupito il ragazzo fece finta di non sentire e continuò: -“ Se conosce davvero bene questo posto allora potrà guidarmi lei dato che vado di fretta, l’agente mi ha lasciato le chiavi per dare un’occhiata approssimativa, e siccome qui piove a dirotto e sentirà sicuramente freddo che ne dice di accomodarci, signorina… come ha detto che si chiama? -“Non le ho detto come mi chiamo. Comunque mi chiamo Silvia e … ok, per me non ci sono problemi possiamo andare, invece lei è?” . Sentivo freddo e un po’ di riparo mi avrebbe di sicuro evitato un bel raffreddore. - Tirò su gli occhiali da sole e mi guardò stupito , come per dire “ma dove vivi, fuori dal mondo?” , ci rimasi male, avevo fatto la solita gaffe e rendendosi conto del mio imbarazzo mi porse la mano con una stretta decisa e calda: -“Piacere, Shannon Le…. ehm… Shannon, sono americano, vengo dalla Louisiana” disse aprendo il grande lucchetto all’ingresso. Entrammo, era tanto tempo che non calpestavo quei mattoni, ancora sentivo risuonare la risata di mio fratello e la mia mentre giocavamo a nascondino e la mamma ci chiamava per tornare a pranzo. Shannon mi guardava incuriosito, forse avrebbe voluto leggere tra i miei pensieri, ma non avrebbe mai potuto capire cosa significasse quel posto per me. Mi risvegliai dai miei pensieri quando appoggiò il suo giubbino di pelle sulle mie spalle. Mi girai di scatto. “Ho notato che sentivi freddo e… se vuoi tienilo, sei completamente zuppa!” Rimasi sorpresa da quel gesto carino, ma d'altronde la tshirt bianca non lasciava molta immaginazione, e decisi di accettare con piacere. Una folata di vento e il profumo fresco che emanava quel giubbino mi causò una forte vertigine e il mio cuore iniziò a battere forte.
   
 
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