Rock your soul.

di xvespersgoodbye
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio della fine. ***
Capitolo 2: *** Don't be in love with someone else. ***
Capitolo 3: *** I'm yours. ***
Capitolo 4: *** Cry. ***
Capitolo 5: *** LoveBug. ***
Capitolo 6: *** I care about you. ***



Capitolo 1
*** L'inizio della fine. ***


Miley odiava svegliarsi la mattina. Odiava quella dannata sveglia. Le ricordava che doveva mettersi ancora per un altro giorno in lustri per apparire graziosa e affascinante sotto gli occhi di tutti. Anche quel lunedì mattina. Appena senti quel "drin" prolungato gettò la mano destra sulla sveglia, spegnendola. Aprì lentamente gli occhi quasi come se fossero delle fessure, e subito la poca luce che si faceva spazio tra le tende le accecò le pupille. Li richiuse, come per dire "no, per favore, non voglio alzarmi, non adesso" e poi li riaprì, come per ricordarsi che doveva essere la regina ancora per un altro po'. Appena poggiò i piedi a terra sentì un brivido salirle per le gambe, attraversarle il bacino, salire per la schiena e arrivare alla testa, che subito dopo non esitò a bruciare. Ancora una volta. Succedeva tutti i lunedì - in particolar modo - ma era questione di tutti i giorni, ormai era abituata al mal di testa, era una cosa normale. Decise di non pensarci, di lasciare da parte quegli stupidi pensieri e di concentrarsi sul suo armadio: non poteva mica andare a scuola in baby-doll. Si fece una doccia veloce, mise un velo di trucco come ogni giorno, e si mise davanti all'armadio. E adesso che cosa avrebbe indossato? Trovò una camicetta D&G niente male e decise di mettere quella, per la parte inferiore, dei jeans aderenti che mettevano in risalto le sue cosce lunghe e il sedere pomposo. Aprì un cassetto nell'armadio, quello riservato ai profumi, e si spruzzò sul collo il "Miss Dior Chérie". Pettinò con movimenti assenti e superficiali i suoi lunghi capelli color rame, e ripose la spazzola sul mobiletto. Aprì la porta della sua camera: era pronta. Controllò l'orologio, le 7:45. Un quarto d'ora e la tortura sarebbe iniziata. No, non per lei. Per le altre. Era costretta a farlo, lei era una stronza. Ma doveva esserlo per forza, e poi - incidenti esclusi - era bella e aveva un po' di diritto a comportarsi in quel modo. No, non ne aveva affatto, pensandoci bene. Sospirò e portò - senza neanche accorgersene - la sua mano sul suo viso. Era morbido e pallido, con le labbra che sembravano disegnate, proprio come quando era piccola. Camminò due o tre passi e si fermò davanti lo specchio che suo padre, anni prima, aveva voluto piantare là per far sembrare il corridorio del secondo piano meno spoglio. Ma quella era lei? Quel riflesso che rappresentava una ragazza diciassettenne, esile, formata, con capelli lunghissimi che raggiungevano e superavano le spalle, era il suo? Sembrava così docile, così angelicamente bella. Sembrava buona, ma non lo era affatto. Dentro quella scatola esterna di dolcezza e innocenza, si nascondeva una donna terribile e astuta. Cattiva, crudele. Le parole del padre la portarono alla realtà, erano le 7:48. Abbassò lo sguardo come non aveva mai fatto, da quella mattina, la sua vita sarebbe inspiegabilmente cambiata.

Raggiunse il cancelletto verde della sua scuola alle 8:00 in punto. Precisissima come un orologio svizzero, Miley varcò la soglia e si spostò distrattamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Mai l'avesse fatto, sembrava l'entrata trionfale della regina Elisabetta nel palazzo reale, con tutti gli occhi puntati su di lei ad aspettare che dicesse o facesse qualcosa. Questa era Miley, la ragazza più ambita e invidiabile della scuola, che tutte le ragazze avrebbero voluto essere e che tutti i ragazzi avrebbero voluto stringere tra le proprie braccia. Ma nessuno la conosceva bene, neanche Liam. Il suo "ipotetico" ragazzo geloso e dannatamente bello che l'aveva tutta per sé. Nel vero senso della parola. Era lui che l'abbracciava e la baciava sull'erba fresca di rugiada, o che la toccava, che la sfiorava anche con un semplice gesto. Lei credeva di amarlo, e forse lo faceva. O forse no. Non l'aveva ancora scoperto, non sapeva cosa fosse il vero amore, e probabilmente lo associava alla sua storia con Liam. Tra di loro era iniziato tutto come un'amicizia, lei era la il capitano delle chearl-leader e lui il capitano della squadra di football. Una coppia perfetta, incorniciata in ogni libro e in ogni telefilm come quella della serie "belli e dannati". Ed era così anche nella realtà. Lei era perfetta, lui anche. Stavano benissimo insieme, o almeno così dicevano le voci nella scuola. In realtà Miley non c'aveva mai pensato, non litigavano mai. Non avevano mai niente da dirsi e quando stavano insieme quello che facevano era solo baciarsi. Non avevano pane sotto i denti, niente di niente. Tutti questi pensieri le si affollarono nella mente ma decise di scacciarli e raggiungere il suo armadietto senza inciampare a qualcuno o a qualcosa. Ce la fece, arrivò proprio davanti all'ammasso di ferraglia e l'aprì per metterci dentro il libro di biologia e prendere quello di storia. Appena lo chiuse, si vide un ragazzo davanti che riconobbe per Nick, e sospirò. - Dio mio! Ma sei diventato scemo, Nicholas? Mi vuoi fare prendere un colpo per caso? chiese. Nick era un membro della squadra di football - nonché amico di Liam - era single, ma non voleva nessuna ragazza se non quella il sabato sera, da scopatina. Era importante il suo ruolo... era un quoterback... o una cosa così? Lo sguardo di Miley raggiunse quello di Nick e per un momento le sembrò di conoscerlo da una vita. Ehy, non sono scemo. Non avevo intenzione mica di spaventarti disse lui sorridendole. Lui era così dolce. O almeno lo sembrava. Sapeva - solo lui e nessun altro - che avrebbe dato l'anima ad una ragazza, se un giorno qualcuna si sarebbe degnata di avere una relazione seria con lui. Desiderava proprio questo, qualcuno che lo prendesse per mano e lo guidasse. La guardò, guardo Miley, la ragazza del suo amico Liam, come se lo facesse per la prima volta nella sua vita. Incrociò il suo di sguardo e per un momento fu quasi sicuro che lei stava pensando e provando la stessa cosa. Mandò via, scacciò, ripudiò, maledisse quel pensiero e sorrise. Hai storia? chiese. rispose lei, guardandolo in volto e stringendo il libro a sé. Ci andiamo insieme? O aspetti Liam? rispose retoricamente Nick, quasi con la speranza che la ragazza davanti a lui gli rispondesse di sì, quasi come se non volesse che Liam l'aspettasse. Quasi come se si fossero appena conosciuti. Non mi ha chiamato, andiamo disse Miley e prese a camminare per i lunghi corridoi del loro liceo, con Nick al suo fianco, senza parlare. Raggiunsero la classe e si salutarono a malapena, come se quella conversazione non fosse mai esistina, come se Miley non avesse rinnegato Liam, come se non fossero stati insieme quella manciata di minuti. Si sedette al secondo banco, accanto alla finestra che faceva intravedere gli alberi del parco poco distante e la cupola della Chiesa non poco distante da casa sua. Non la chiamava mai Liam. Non la mattina. Sapeva benissimo che si vedevano vicino i bagni, dove c'erano le fontanelle. Eppure non c'era andata, e non l'aveva avvisato. Lui adesso la stava ancora aspettando, stava aspettando il bacio e la toccatina mattutina, ma Miley non si era presentata. Aveva buttato giù l'accordo che somigliava piuttosto a un'abitudine giornaliera che non le piaceva più. Tutta la sua vita non le piaceva, tutta la sua vita era un'abitudine e questo non le andava più bene. Non ne poteva più, ogni volta e ogni santissimo giorno, di condizionare la vita di una qualsiasi ragazza con uno sguardo fugace. Lo sguardo di chi sa impietrificare una persona. Lo sguardo di chi vuole uccidere una persona. Lo sguardo dell'innocenza mischiata con l'assoluta cattiveria di chi ormai è abituato ad avere.

Finì anche quella lezione, finì biologia e con sé tutta la giornata scolastica. Adesso doveva incontrare Liam e spiegargli perché non si era presentata all'appuntamento, così raggiunse il cortile dove c'erano le macchine dei ragazzi. Sentiva gli occhi del gruppetto fissato su di lei, suo suo corpo, sentiva i sogghigni dei ragazzi che commentavano il suo sedere e le sue gambe, ma non ci fece caso, ne aveva fin troppo di loro e non voleva sprecare fiato per azzittirli. Lui doveva essere già là. Ogni giorno tornava nel parcheggio per prendere i soldi nella macchina. Che stupida! la macchina non c'era. Perchè non c'aveva pensato prima? Non aveva nessuna spiegazione da dare a Liam visto che quel giorno non era andato a scuola. Per fortuna pensò e camminò fino a una macchina blu, superati i ragazzi, che - appoggiati ad una macchina - continuavano a commentare su di Miley in ogni modo possibile e inimmaginabile. Non avrebbe mai voluto sentire quello che dicevano. Sarebbe stato un colpo tremendo non solo per il suo stomaco, ma anche per il suo corpo. Condizionato perennemente da una di quelle frasi stupide che i ragazzi si sussurravano ogni volta che lei gli passava accanto. Stava per andarsene e dimenticarsi di quei pensieri quando si sentì chiamare. Hey, Miley! Vieni qui avrebbe voluto scomparire. Per la prima volta in vita sua provò una strana sensazione, che riconobbe come... disagio? Si voltò e fece scorrere i capelli sulle sue spalle, li fece muovere con un gesto aggraziato e fine. Che c'è, Mike? lo conosceva bene Mike, lei. Lo odiava, anzi era dir poco. Uno degli amici di Liam che non avrebbe mai voluto frequentare e che mai avrebbe frequentato. E mi tratti così? Volevo solo dirti che il tuo Liam è a casa con la febbre. Non ci sarà per un po' a scuola... rispose lui, avvicinandosi alla sagoma di Miley fino a fermarsi davanti a lei, nemmeno 40 centimenti li dividevano. Bene, allora vorrà dire che si divertirà con me quando la febbre sarà passata disse, buttandola lì, dopo aver capito dove quel maniaco volesse arrivare. Quindi... ti vuoi divertire con noi anche durante il periodo di astinenza, piccola? Sai, noi siamo disposti... tanto al capitano non dice nessuno niente e così dicendo, con un gesto veloce che Miley non percepì nemmeno, le afferrò il braccio, quasi senza darle l'occasione di rispondere o replicare. Che stai facendo? Lasciami! si divincolò, tirò la sua mano ma la stretta del ragazzo era troppo forte. Sentì dei passi e in quel momento sperò con tutta se stessa che fosse qualcuno pronto a salvarla, e così fu. Hey! Mike, lasciala andare la voce di Nick percorse le orecchia di Miley, fino a raggiungere il suo cervello e farle capire che la mattina stava rinnegando Liam per pochi minuti con lui. Si scosse, e in pochi secondi si trovò abbracciata a Nick, con Mike distante da loro già di 5 metri. Quel tipo non rispose, ma si limitò a tornare al suo posto dagli amici. Miley alzò la testa e sorrise a Nick. Grazie disse quasi in un sussurro, stringendosi tra quelle braccia che gli stavano dando una sicurezza mai provata. Lui di tutto rimando le accarezzò i capelli. Voleva capire perché delle cose venivano naturali, e invece, altre no.

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Capitolo 2
*** Don't be in love with someone else. ***


8:09. Ancora la prima ora, e già i pensieri di Miley si facevano strada nel sistema nervoso. Quella mattina c'era qualcosa in lei che non andava, qualcosa che rinnegava il suo essere. Era tesa. Non nervosa. C'è differenza. Si è nervosi per qualcosa che si deve fare, oppure - per le ragazze - perchè sta arrivando il periodo del mese. Si è tesi quando ci si sente in colpa . Ebbene sì, lei si sentiva in colpa per quello che stava provando in quel momento. Non si sentiva la reginetta di nessun liceo, ma le ragazze continuavano a prendere spunto da lei e i ragazzi la volevano sempre per sé. Era bellissima, capace con un solo sguardo di ricamare il destino di una qualsiasi ragazza di quel liceo. "Se Miley crede che tu sia in, sei proprio in" dicevano le sue tirapiedi alle ragazze di prima superiore. "Se lei ti sorride, sei a posto" era un'altra frase. O meglio ancora "se ti chiede di tenerle i libri, sei rovinata" da lì in poi sarebbe incominciata la tortura. Lei se lo ricordava benissimo, una volta aveva perfino fatto cadere una ragazza nella piscina della scuola. Tanto lei non faceva il lavoro sporco, ma solo quello pulito, in un certo senso. Erano Sam e Aly a fare del male a quelle che lei non credeva degne. Ma degne di che? Quello era solo un liceo e prima o poi sarebbe finita la sua supremazia su di tutti o su tutto. Sarebbe arrivato il college e lei non sarebbe più stata la regina, ma sarebbe stata una semplice matricola, adibita a comportarsi come tutte le altre ragazze, senza nessun privilegio, e soprattutto pronta a farsi comandare per farsi spazio nella società. Voleva che tutto quello finisse e che durante il liceo non ci fossero piramidi, ma quello era il suo mondo, se l'era creato lei con un battito di ciglia, e adesso se lo doveva tenere. Ancora una volta, i suoi pensieri tornarono alla realtà quando suonò la campanella. Un'ora a pensare alla sua vita - e non nella sua pienezza, d'altronde. Si alzò dalla sedia e portò la sua borsa firmata armai sulle spalle, e con un gesto aggrazziato sorrise alla sua compagna di banco, che subito si ritenne fortunata e andò a riferirlo alle sue amiche. Sospirò. Lei non conosceva affatto quelle ragazze, eppure loro si enfatizzavano se solo sorrideva loro. Era mai possibile? Con passo calmo e fluido raggiunse il suo armadietto, mise il libro di chimica in uno dei scaffali, e lo richiuse, per poi ricordarsi - come sempre - la sua combinazione e voltarsi. Durante la seconda ora avrebbe avuto storia, ma avrebbe fatto ritardo come sempre. I suoi occhi caddero su due persone: Nick e una ragazza. Miley avrebbe giurato che in quel momento sarebbe stata crudele: quella era la tipa nuova. Avete visto che lei non era buona?
Velocizzò il passo e in un movimento sinuoso si trovò accanto a Nick, passandosi una ciocca dietro i capelli e sorrise con malizia.


Demi aveva bisogno di chiedere a qualcuno qualcosa di quella scuola tanto grande che lei - proveniente da Dallas - non conosceva. Quando sua madre l'accompagnò davanti al portone, le diede un bacio sulla guancia e le disse "buona giornata amore", accelerò e andò via, lasciandola in balia di quei ragazzi e di quelle ragazze. Varcò la soglia e si sentì come si sentiva tutti i giorni: un fantasma. Nessuno la notò se non un ragazzo, vide un riccioluto andarle in contro sorridendole. E chi era? Lei ricambiò per non sembrare maleducata. Ci conosciamo? Sono Nicholas, ma puoi chiamarmi Nick si presentò, e mise nella tasca dei suoi jeans il cellulare che teneva in mano. Sono Demi, e sono nuova gli rispose, cercando di essere gentile e di non sembrare spaesata, cosa che invece era e anche tanto. Ah, ecco. Lo credevo bene: non ti ho mai vista . Quel ragazzo sembrava buono, insomma lei non lo conosceva per niente, però si stava comportando gentilmente con lei. Lo guardò e per un momento il suo sguardo si fermò sulla sua felpa; era uno della squadra di football. Era strano che si fosse avvicinato a lei, insomma, adesso sarebbe sbucata da qualche parte la sua fantomatica ragazza gelosa, succedeva in tutti i telefilm ma forse era lei a farsi i film in testa, in quel momento. Gli sorrise finché non vide che una ragazza si avvicinò a loro. La conosceva. Era...Miley? Una sua "amica" che frequentava quella scuola gliene aveva parlato. Le sorrise. Voleva farle buon'impressione, non voleva finire nella lista nera. Si diceva che era fidanzata con il capitano della squadra di football, ma non sembrava fosse Nick, altrimenti si sarebbero già baciati, o almeno li avrebbe visti insieme. Quindi, sotto quel punto di vista era abbastanza tranquilla.

Un gesto, solo un gesto, il più fatale che Miley avrebbe compiuto nella sua vita. Porse la mano a quella pulce e le sorrise appoggiandosi con il braccio alla spalla di Nick. Io sono Miley tanto lo sapeva già. Le lanciò un'occhiata quando Nick si distrasse e lo guardò. Poi riporse lo sguardo sulla sua vittima. Spero ti troverai bene qui e fu così che si accorse che quello che aveva pensato poco prima, tutto quello che aveva mugugnato e voluto cambiare, non si poteva cambiare. Era logico. Funzionava tutto così, lei era la più forte e per adesso voleva usufruire della sua invincibilità. Questo la rovinava. Notò che Nick si era accorto di quello che aveva in mente e lei sospirò senza guardarlo.

Sei la prima nuova a cui faccio vedere questo posto sorrise, lei sembrava felice. Se Miley l'avesse saputo, sarebbe finito come patatina nel pollo arrosto. Nick aveva capito che a Miley non piaceva Demi. In mensa, sparlava con alcuni ragazzi e con le sue tirapiedi mentre la guardava, era logico. Ma non riusciva a capire il perchè. E' vero, lei era sempre stata quella che faceva sentire le ragazze delle merde, ma l'aveva sempre ritenuta buona, infondo. Invece no, si era sbagliato e anche di grosso, Miley non era affatto un angelo come lui la dipingeva nella sua mente. Non aveva motivo per prendersela con Demi, non l'aveva neanche conosciuta, non ce n'era motivo. L'occhiata che le lanciò quella mattina dava l'impressione di regina. Ma lei lo era, ed era anche diabolica. Cercò di non pensare a Miley e soprattutto al probabile motivo che l'avrebbe spinta a fare di Demi la sua prossima preda, e guardò la ragazza che aveva davanti a sé. Perchè? Insomma, perchè mi ci hai portato? Non ci conosciamo neanche ecco che Demi gli chiese quello che lui si aspettava gli chiedesse. Devo spiegarti delle cose, di questa scuola rispose. Okay sorrise: era bellissima. Nick aprì la porta e si trovarono sulla terrazza della scuola, si affacciò per guardare gli ultimi ragazzi che dovevano ancora usire e Demi lo seguì. Qua ci sono le gerarchie le spiegò. Lei lo guardò accigliata Lo so fu la risposta. Bene, sta' attenta a Miley allora lui abbozzò un sorriso e guardò giù: la sagoma di una ragazza che lui conosceva stava appena uscendo da scuola, e si stava dirigendo verso i motorini. Osservò Miley con attenzione. Dopo poco, fu raggiunta da un ragazzo della squadra di football, le diede qualcosa. Lei mugugnò qualcosa che assomigliava a un "grazie", salì su un Liberty e partì. Demi invece lo guardava, e lui si voltò verso di lei, e incominciarono a guardarsi come due innamorati che non hanno più niente da dirsi.

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Capitolo 3
*** I'm yours. ***


Merda! pensò, prendendo il pacchetto di fazzoletti che le era appena caduto a terra. Tutta colpa del suo egocentrismo e fanatismo se adesso si trovava lì, in un luogo sperduto, ad una fermata di un bus che neanche passava, da sola, di sera. Tutta colpa di quella sigaretta. Voleva fare la figa, e restare là a fumarsela una in più, per passare il tempo. E intanto alla fine se ne erano andati tutti e lei era rimasta là, senza sapere dove andare. Il pullman delle sette era passato e non sapeva che doveva fare. Maledetta macchina! Se solo il padre si fosse deciso a comprargliela Miley adesso non si sarebbe trovata in questa situazione, non sarebbe su un'autostrada sperduta ma nel letto a casa sua, a guardare la tv. E adesso che poteva fare? Aveva camminato per chissà quanti metri e là non c'era nessun cartello che poteva aiutarla a tornare in città. Le facevano male le gambe. Di quel male che non è un male ma un tremolio, aveva paura. Cosa le sarebbe successo? Sarebbe tornata a casa?
Si alzò con il pacco di fazzoletti in mano e decise di prendere il cellulare, se c'era campo magari poteva chiamare qualcuno e farsi venire a prendere. Lo tirò fuori, il suo iPhone4 nuovo di zecca brillava alla luce della luna. Passò il dito sullo schermo e inserì i codici di blocco; e un lieve velo di speranza persuase i suoi occhi: c'erano due tacche di linea. Doveva assolutamente approfittarne. Liam? Assolutamente no. 1- aveva la febbre, anche se in ogni modo si sarebbe affrettato ad andare da lui. 2- cosa più importante, non l'avrebbe più fatta uscire di casa senza aver controllato la borsa, avrebbe menato chi le aveva offerto la sigaretta... no, assolutamente no. Suo padre? Follia. L'avrebbe messa in punizione fino la fine dei suoi giorni, avrebbe saputo della sigaretta e dei giri in motorino prima che la fumasse, del perchè si era "sbucciata" il ginocchio dei giorni prima e soprattutto che non era rimasta a scuola per una ricerca di scienze. Sbuffò, e in quel momento si rese conto di essere da sola. Non aveva una migliore amica, non poteva fare affidamento alle sue tirapiedi, avrebbero raccontato a tutta la scuola di come la reginetta si faceva di sigarette e di come mentiva ai suoi genitori. Se avesse avuto una migliore amica, pronta ad andarla a prendere e a chiederle come mai aveva combinato quel pasticcio, pronta ad ascoltarla e pronta a sentire qualsiasi tipo di risposta, sarebbe stato tutto differente. Quel periodo di merda sarebbe passato e lei non si sarebbe sentita in solitudine, in un cubo di vetro, che anche se strilli non ti sente nessuno. Si scrollò, non poteva pensare di certo a quello, lo avrebbe fatto dopo, non adesso. Chi poteva chiamare? Le sue unghie si erano ridotte a semi-unghie, dal nervosismo le aveva morsicchiate tutte. Pensò e ripensò a la soluzione che gli venne in mente come un'illuminazione fu solo una: Nick.
Sono nei guai il telefono aveva appena squillato, e neanche il tempo di rispondere che Nick aveva ascoltato queste parole, riconoscendo la voce come quella di Miley. Che è successo? chiese, preoccupato. E se fosse successo qualcosa a Miley? Come avrebbe fatto..? Non so dove sono, cazzo, Nick, aiutami! la richiesta di Miley gli pervase il corpo fino a raggiungere il suo cuore. I battiti si moltiplicarono fino a diventare dieci volte in più dei precedenti. Tossì, il suo cuore andava così veloce per la preoccupazione che doveva muoversi. Si alzò, senza dire niente ai suoi amici e si precipitò in macchina. Dove sei stata l'ultima volta? Dammi un indizio. Dove cazzo sei, Miley?! era agitato, appena l'avrebbe vista l'avrebbe stretta tra le sue braccia, ma poi l'avrebbe sicuramente rimproverata. Come aveva fatto a perdere la strada della città? C'è la fermata di un pullman. Ho camminato per alcuni metri... no, kilometri. Nick, cavolo, arriva, perfavore neanche il tempo di rispondere, la linea cadde e Nick doveva andare a prendere Miley chissà dove e con chissà quali indizi. Sospirò, mettendo in moto e partendo in quarta, letteralmente. Era nervoso e non riusciva a capire perchè. Poteva giurare che fino a qualche ora prima non gliene fregava niente di Miley, non gli era piaciuto come si era comportata con Demi, anche se, effettivamente non aveva fatto niente, ma solo detto e lasciato occhiate. Accelerò, come per dire alla macchina "sbrigati, devo fare una cosa importante". Si trovò sull'autostrada a 140 km\h. Un solo gesto sbagliato e avrebbe sbattuto contro il muro. Non ci pensò, e raggiunse un piccolo spiazzale che lasciava intravedere una penzillina. Scese dalla macchina, chiuse lo sportello e corse fino a là. La scena non fu delle migliori: Miley, seduta sulla panchina verde, con le scarpe in mano, piene di lacrime.

Piangeva per Nick, piangeva per Liam, piangeva per i suoi genitori, piangeva per come trattava ogni giorno quelle ragazze, piangeva per la cazzata che aveva combinato quel pomeriggio. Si stava sfogando con se stessa, come se ci fosse bisogno ancora di dirsi che lei era una merda. Che gli altri la vedevano come una dea ma in realtà era un mostriciattolo. Uno di quelli che ti sogni la notte, uno di quegli incubi delle ragazze. Uno di quegli incubi che pervadono la mente di tutte colore che cadono sotto la cattiva luce dei suoi occhi, di tutti quegli sguardi che manda per fare capire che sei diventata la sua preda. Doveva cambiare, ma non serviva solo la promessa. E' la fine pensò, quando sentì dei passi pochi distanti da lei. Era sicura che Nick non l'avesse nemmeno ascoltata, che se ne fosse fregato di lei come infondo facevano tutti gli altri, anche Liam, anche i suoi genitori. Poi lo vide, era lì, nonostante tutto, davanti a lei, con un'aria preoccupata e sconvolta, a gridare con gli occhi "sono qui per te". Non ce la fece, non si trattenne, non disse niente, scoppiò a piangere ancora di più. Le faceva male la testa, più di quando metteva piede a terra appena si svegliava,di più di quando faceva ed. fisica a scuola. Le pulsavano le vene nel cervello, poteva sentire la pressione del sangue salire ad ogni singhiozzo, poteva sentire i battiti del cuore anche senza toccare il polso. Si alzò, vacillò, e si aggrappò a Nick. Lo abbracciò.

Agghiacciante. Non gli vennero parole migliore per descrivere quella scena, gli faceva male, gli faceva male vedere Miley in quello stato, sembrava aver perso un parente o una persona a lei cara. Sembrava disperata. Quando l'abbracciò, non esitò. Voleva tenerla stretta tra le sue braccia, farla sentire al sicuro, protetta. Voleva sentirla sua. La strinse a sé, accarezzandole i capelli. Va tutto bene, piccola disse sussurrando, e in quel momento decise di lasciare perdere la ramanzina, per quella sera, l'avrebbe portata a casa con sé, l'avrebbe abbracciata e protetta, l'avrebbe fatta sentire a casa e accettata. Le prese la mano, e la portò alla sua macchina, Le aprì lo sportello, e la fece accomodare al sedile del passeggero. Entrò anche lui, partì e senza dire niente a Miley, andò verso casa sua.

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Capitolo 4
*** Cry. ***


Volevo ringraziare tutti coloro che seguono questa FF anche se non è un granchè (:
Buon divertimento e buona lettura!


Percorsero la strada in auto, in silenzio. Gli ansimi dovuti al pianto di Miley parlavano da sé. Cercò di non essere invadente, non voleva sembrare ossessivo, ma se aveva chiamato lui e non qualcun'altro ci doveva essere un motivo. C'era Liam, il suo ragazzo. Una sola chiamata e sarebbe corso da lei, per quanto ci tiene. Eppure no, aveva pensato a lui. A Nicholas. Fino a qualche giorno prima non ci avrebbe creduto nemmeno. 
Arrivarono a casa di Nick e lui rallentò, per poi parcheggiare la sua macchina nell'apposito spazio. Lui scese, Miley non aveva ancora smesso di piangere, sembrava una fontana. Si stava chiedendo perchè. Ormai si era risolto tutto, lui era andata a prenderla e adesso era al sicuro. Qualcosa non andava... aveva l'estrema curiosità di capire cosa diavolo fosse. Andò ad aprirle lo sportello, la prese per mano. Chiuse la macchina e la trascinò fino la porta di casa, lei biascicò. Sembrava fatta. Sembrava avesse fumato una canna. La tenna stretta a sé per un fianco, e le sorrise come per rassicurarla.
Ehy... non piangere chiuse la porta della sua stanza dietro di sé e la fece sedere sul letto, si accasciò fino a poterla guardare negli occhi, pieni di lacrime. Erano rossi, forse le bruciavano. Voleva chiederglielo... voleva chiederle un sacco di cose, ma al loro tempo.
Sono uno schifo, Nick! mentre lo diceva i suoi occhi si riempivano di altre lacrime, che cadevano sulle sue guance fino a bagnarle tutte, e rendendo il suo viso un insieme di rabbia e... innocenza. Sembrava una bambina, di quelle che quando si rompe un giocattolo si disperano perchè l'aveva comprato loro il papà.
Non è vero... mi dici che è successo? il suo tono era preoccupato e incuriosito allo stesso tempo... anzi no, decisamente molto più preoccupato. 
Tutto quello che faccio è uno schifo... la mia vita è uno schifo, io sono uno schifo di persona... e con quello Nick capì tutto, in sole quattro parole capì che Miley intendeva il suo comportamento. Non che lei fosse in quel modo, lui l'aveva creduto ma ancora una volta, per lei, quello che credeva si stava frantumando piano piano, come il mare che porta via la sabbia. Le si avvicinò, le asciugò le lacrime e l'abbracciò. - Ci sono io - disse, stringendola.
 
Miley continuava a piangere senza sosta, come se le fosse morto un parente o fosse successo qualcosa di realmente grave. La testa le pulsava più del solito, più che mai. Ogni singhiozzo era come se le facesse uscire le vene del cervello di fuori, come se le facesse scoppiare. Il mal di testa aumentava man mano che lei continuava a calmarsi. Lentamente i suoi nervi si tendevano e il suo cervello incominciava a non funzionare. Associava tutto quello al pianto. Quando si piange troppo, infatti, la testa ti fa male. Ma quel mal di testa non era normale, qualcosa di insolito ed inspiegabile. E poi ce l'aveva sempre, da quando metteva piede a terra il lunedì mattina, fino alla sera, la notte si svegliava perchè a volte aumentava e doveva andare a prendere un bicchiere d'acqua, e camminare fino la cucina le veniva arduo e pesante. Quando Nick l'abbracciò si sentì meglio ma fu una cosa di pochi minuti, addirittura pochi secondi, ma solo perchè aveva messo la testa sulla sua spalla, l'aveva poggiata. Poi non capì più niente, ad un certo punto non riuscì a tenersi neanche tra le sue braccia. Si accasciò. Che le stava succedendo? Si dice che quando muori la vita ti passa davanti...
 
Sentì Miley stretta a sè, non solo per la sua presa ma anche quella della ragazza. Ad un certo punto la sentì mollare, come quando hai una penna in mano e poi la lasci cadere. -Miley?- la guardò, aveva gli occhi chiusi, sembrava addormentata. Era bellissima, le lacrime sulle guance le donavano un qualcosa in più del solito e il trucco sbavato le metteva in risalto gli occhi chiusi. Lei non rispose però, e Nick incominciò a preoccuparsi sempre di più. -Miley?!- ripetè, a voce più alta, scrollandola. Perchè non rispondeva, che le stava succedendo? Incominciò a preoccuparsi.
Le accarezzò il viso, i capelli ma niente, lei non si svegliava. -MILEY! urlò, e sentì gli occhi diventare lucidi, fino a quando non si aprì la porta di camera sua: Joe.

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Capitolo 5
*** LoveBug. ***


Volevo ringraziarvi ancora per leggere questa FF e per rendermi un po'.. soddisfatta (:
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Buona lettura! :)


Che succede qui? la voce di Joe arrivò fredda, quasi stesse rimproverando Nick perchè aveva portato Miley a casa sua. 
Joe... non apre gli occhi il suo tono era preoccupato e quasi... disperato. Sì, esattamente, è questo il giusto termine. Anche se Miley non fosse stata lì in quel momento, anche se Miley non sarebbe svenuta tra le sue braccia in questo momento lui starebbe a pensare a lei. Lo aveva sempre fatto, inconsapevolmente. Quando Liam le parlava di lei e di come era bella, di quanto fosse sua e di quanto non la volesse perdere, Nick aveva tipo un gorgoglio nello stomaco, ma non aveva mai capito l'origine, né tanto meno il perché. Lei era sempre stata una sua amica, per così dire... passavano i pomeriggi insieme quando dovevano aiutare Liam, oppure quando lei stava in tribuna per vedere il suo ragazzo giocare a football. Insomma, si volevano bene in un qual modo. Un modo strano, mai espresso con un abbraccio o con qualcosa di concreto, qualcosa campato all'aria e solo per voglia di averlo, quel qualcosa. Non l'avevano mai dimostrato. Eppure...
Dobbiamo portarla in ospedale le parole di Joe risuonarono nella mente di Nick. "Ospedale", ma davvero diceva? Non aveva mai potuto immaginare Miley in ospedale. Lei, sdraiata su quel lettino, con il volto pallido e i capelli ondulati che le mettevano in risalto le labbra carnose e le guanciotte distese. Non ci poteva pensare, ma era svenuta... e adesso doveva accompagnarla lì, volente o nolente. 
 
Il pronto soccorso era pieno, quella notte. Nick non aveva nemmeno chiamato i genitori di Miley, né Liam né nessun altro. Non aveva tempo per quelle cose, adesso doveva aspettare che qualcuno lo rassicurasse sulle condizioni di Miley. Ora era lì, ad aspettare con Joe che qualcuno uscisse da quella dannata saletta e gli dicesse "Ehy, amico, sta' tranquillo, la tua amica sta bene ed è stato solo un calo di zuccheri". Ma se non fosse stato così? Se fosse stato qualcosa di grave... se Miley...
Ci stava pensando. Se a Miley fosse successo qualcosa di grave, l'avrebbe presa sicuramente male. Malissimo. Nel momento in cui aveva ricevuto la telefonata, quella sera, sentendo il tremolio della voce di Miley, il suo cuore era sobbalzato per poi tornare al suo posto. C'era una spiegazione anche a quello, giusto? C'era un motivo se Miley aveva chiamato lui, se ultimamente si stavano sentendo di più... se il suo cuore batteva così forte quando la vedeva. No! Cazzo si passò le mani tra i capelli. Non era possibile che lui si fosse innamorato della ragazza del suo migliore amico... non era possibile. Tutto quel tempo ad ingannare se stesso, ad ingannarsi che Miley era una semplice amica quando, no. Non lo era neanche un po'. C'era sempre stato qualcosa tra di loro, e forse lui l'aveva capito tempo prima ma non aveva voluto accettarlo... 
 
Joe si alzò di scatto, stranamente anche lui sembrava interessato a quello che stava succedendo. Proprio lui, impassibile a qualsiasi cosa, ma forse...
Come sta? Joe parlava per lui. Nonostante la sua voglia di sapere come stesse Miley la sua voce si rifiutava di uscire dalle corde vocali.Era come bloccata, come racchiusa in una campana di vetro. Non aveva ancora pianto eppure si sentiva così pieno di emozioni da essere sicuro di non poter più reggere quel ritmo sfrenato di avvenimenti. 
La sua amica ha avuto un'emorragia celebrale, inseguito ad un'aneurisma... Nick lo interruppe. Finalmente la sua voce che tanto aveva premuto per uscire adesso sembrava scoppiata. 
Un aneurisma? Cosa? E come faceva a non sapere di averlo? Non capiva. Ricordava di aver studiato - beh più o meno, aver letto - che quando si aveva un aneurisma faceva male la testa. Se Miley avesse avuto uno di questi disturbi, sicuramente lo avrebbe detto a qualcuno, e qualcuno si sarebbe preoccupato per lei... lui lo avrebbe fatto. Se lei gliel'avrebbe detto lui sarebbe corso in ospedale con lei a farle fare una radiografia, o una di quelle cose con nomi strani che si fanno con aggeggi strani sconosciuti alle persone normali.
Si calmi, per favore. Non sappiamo se soffrisse in precedenza, se c'erano sintomi o se è un'aneurisma arrivato momentaneamente. Aspetteremo che si svegli, per farle domande. Se tutto andrà bene, adesso è in coma.
I baffi del tizio si muovevano ad ogni parola e gli occhiali gli cadevano sulla punta del naso. Non tardò a spostarli con una smorfia delle sopracciglie.
Nick esitò. In coma? Miley era in coma...
In coma? Cosa? E si sveglierà? Ma com'è successo? le domande a raffica infastidivano quel medico e si vedeva dalle smorfie di poco apprezzamento che faceva a Nick. 
Non lo sappiamo, ripose la penna nel taschino e sospirò lentamente, quasi senza farlo notare. Chiamate i familiari così dicendo, quasi come se di Miley non gliene importasse niente, tornò nel suo studio, con la calma di chi sa aspettare, la calma che adesso, Nick non aveva...

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Capitolo 6
*** I care about you. ***


Volevo ringraziarvi ancora una volta per seguire questa FF (; Vi ringrazio per tutte le recensioni del capitolo precedente a cui non ho potuto rispondere.
Buona lettura!

Affaccendato, di lavori da fare e da febbre da curare. Liam non si era neanche accorto di tutto quello che gli stava succedendo attorno. Non si era accorto che Miley era svalvolata praticamente, che il suo migliore amico - beh era svalvolato anche lui - stava per innamorarsi della sua ragazza. Era troppo impegnato a chiedere medicine e acqua alla madre. In cinque giorni aveva perso minimo tre chili e tutto questo grazie ad una stupida febbre. Liam non era il tipo che prendeva febbre, anzi pensandoci non la prendeva da quando aveva 15 anni ed era stato troppo fuori, e un colpo di vento lo aveva fatto ammalare. Non avrebbe mai immaginato che dopo 4 anni gli fosse ritornata, e peggiore della prima. Era uno abbastanza forte, caratterialmente ma anche fisicamente, non per questo era il capitano della squadra di football. Con il passare dei giorni stava perdendo popolarità, non che questo gli dispiacesse, tutti quegli occhi puntati addosso non gli facevano di certo piacere, francamente, li odiava. Aveva fatto di tutto per non passare come quello figo ma ogni minimo gesto - anche il più idiota - fatto da lui sembrava un gesto fatto da Dio. Ma a lui tutto questo non interessava, a lui interessava di Miley e della sua famiglia. Erano quelle le cose che gli premevano e per cui - magari un giorno - avrebbe anche perso la vita. Ci teneva, incredibilmente e disgustatamente. Miley era la sua fidanzata, la ragazza con cui stava trascorrendo i suoi migliori anni, stavano insieme da tre anni ormai. Ma lei era diversa da lui. Per lei la popolarità era fondamentale, come l'aria, come il cuore. Che se non batte muori, che se non respiri anche. Lei avrebbe fatto di tutto per riconquistarla se l'avrebbe persa, oppure anche solo per non smettere di averla, e si vedeva. Miley poteva sembrare cattiva - e ahimè forse lo era - ma a Liam piaceva per quella che era. Nonostante fosse la più popolare della scuola era una ragazza semplice e perfetta, per lui. Quella mattina Liam aveva appena misurato la febbre e non c'era. Era sparita, per fortuna. Già dalla sera si sentiva meglio e sarebbe voluto andare a scuola, ma la mamma non aveva accettato la sua proposta e infine era rimasto a casa. Non si aspettava nulla, niente di niente. Non quella chiamata, quella che gli avrebbe cambiato la vita. Miley ha avuto un problema... è in ospedale. Nick, aveva chiamato lui. Ma perchè? Perchè lo sapeva lui che con Miley non aveva mai avuto nessun tipo di rapporto? Il suo milgiore amico? 
Chiuse il telefono senza neanche rispondere e si diresse all'ospedale, sperando, metro dopo metro, che non fosse niente di grave, che alla SUA Miley non fosse successo niente. Era in ansia, terribilmente in ansia. Accelerò finchè non si trovò davanti la porta d'ingresso che dava sul pronto soccorso. Scese dalla macchina, la chiuse e si diresse verso la porta che portava nei reparti. Chiese in giro, e scoprì che la stanza di Miley era la 234. Corse, come forse non aveva mai fatto e con il cuore in gola, e poi si trovò davanti la figura di Nick e di Joe in piedi, silenziosi. Nick si mangiava un'unghia e Joe adesso lo stava guardando. Invece i genitori di Miley erano seduti sulle sedie che si tenevano per mano... e anche loro adesso lo stavano guardando. Nick, invece, non si era neanche accorto che qualcuno era arrivato a fargli compagnia. Il ragazzo di Miley. 
- Sono corso... come sta? - la voce era quasi un sussurro, in realtà. Come se volesse rispettare tutte le persone che erano ricoverate in quel reparto, come se non volesse svegliarle. Joe parlò, era quello meno provato e meno distrutto, si vedeva. Infondo Miley non gli era niente.
- Non molto bene... ma, ma si è ripresa, non è più in coma - Liam tirò un sospiro di sollievo a quelle parole. Allora era stata in coma? E lui non ne sapeva niente, bene. Di sicuro avrebbe fatto quattro chiacchere con Nick. C'entrava lui in tutto questo e lo sentiva. L'uscita delle parole dalla sua bocca fu fermata dall'arrivo di un dottore. Anzi, usciva dalla stanza di Miley e sicuramente aveva sue notizie.
- Va molto meglio - i genitori della ragazza si stavano stringendo la mano, Tish a stento piangeva, Billy si era trattenuto ed era evidente.
- I valori si sono stabilizzati e... si è svegliata, qualcuno può andare a vederla, se volete.- 
- Credo sia giusto chiedere a lei chi vuole vedere - Joe forse aveva intuito che la ragazza avrebbe voluto vedere Nick, oppure che suo fratello avrebbe voluto parlarle. Nicholas intanto aveva lo sguardo fisso sul volto del dottore, i suoi occhi in quei tre giorni non avevano versato lacrime, era inespressivi e vuoti, come non mai.
Liam annuì, per dare ragione a Joe. Annuì anche il medico che rientrò in stanza, senza dire niente. I genitori di Miley ereano stati zitti ma... chi tace acconsente.
 
 
Questo dottore era diverso da quello di due sere prima. Nick riconobbe un velo di interesse e di sollievo che la sua paziente stesse bene. Quello,invece, era un menefreghista. Fu una delle poche cose che Nicholas fu in grado di comprendere: era diventato tutto così assurdo per lui in quei tre giorni. Stava pensando, pensando, rimurginando a tutto quello che gli era accaduto e la soluzione era sempre e solo una: Miley. Neanche di Liam, si era accorto. Solo quando parlò alzò lo sguardo, ma non ebbe neanche il coraggio d guardarlo negli occhi, anche se non sapeva il perchè. Come si fa ad innamorarsi della ragazza del tuo migliore amico? E' impossibile. Frena! Lui non era mica innamorato di Miley, non per ora. Ma la sensazione nello stomaco, quando lei era svenuta... sospirò senza neanche accorgersene e per fortuna una figuraccia la evitò, un medico uscì dalla 234. Stava bene, Dio solo sapeva quanto avrebbe voluto vederla, stringerle la mano, dirle che era tutto okay e che tra di loro... non era una semplice amicizia. Ma c'erano Tish e Billy, c'era Joe, c'era Liam... Nick inconsciamente aveva pensato solamente a quello che avrebbe voluto lui non a quello che Miley avrebbe desiderato. Magari lei dopo questo incidente avrebbe capito di amare Liam, e lui sarebbe stato uno scarto, un amico in comunione dei due fidanzatini, che serve solamente quando ce n'è bisogno. Nella scuola questa era Miley, quella che si faceva tirapiedi fino al collo quando le servivono e poi si fregava di tutti e di tutte. Magari lo avrebbe fatto anche con lui, magari se ne sarebbe fregata anche di lui... o forse no.
 
 
- Ha detto... Nick, e io adesso vado.- detto questo, quasi con lo stesso menefreghismo del medico di sere prima si era dileguato nel corridoio dell'ospedale. Billy era un po' deluso, lo si vedeva dal suo sguardo. Forse avrebbe preferito che il primo pensiero di sua figlia fossero stati i suoi genitori, coloro che l'avevano cresciuta e che l'avevano portata ad essere quella che era adesso. Insomma, coloro che le avevano dato amore, cibo e giocattoli. Oppure a Trace, che se l'era cresciuta anche quando lei era piccola nel Tennesee. Ma niente, lei voleva vedere Nick. Lui lo conosceva e anche bene, era uno degli amici di Miley e... basta, lo conosceva.
Gli occhi di Nick adesso si che erano espressivi: sorpresa. L'unica parola per definirli è questa, non ce ne sono altre. Gli si leggeva chiaro negli occhi che ne era felice, felice che Miley tra tutta la gente sulla faccia di quella terra avesse nominato lui. Sorrise, istintivamente, neanche si notò sul suo volto. Un sorriso invisibile, insomma. Annuì guardando Tish e Billy, come per scusarsi di essere stato "nominato" dalla loro figlia. Aprì la porta e srutò un po' quello che aveva intorno: un comodino, una scrivania dove erano poggiati gli effeti personali che Miley indossava quella sera, la sua borsa, il suo cellulare. Entrò e chiuse la porta dietro di sé, per vedere uno scenario che non avrebbe mai voluto vedere, ma incredibilmente bello. Come quando ti perdi in montagna in inverno, e davanti a te è tutto bianco di neve fresca. Si morse il labbro, e biascicò qualche passo, oscillante. Miley non stava dormendo, si voltò verso di lui e le sorrise. Era bellissima. Era bellissima con quelle bende in testa, era bellissima con quel coso nel naso, era bellissima anche in quel letto. Era bellissima nel suo sorriso forzato a causa di tutti i medicinali che aveva preso e a causa del coma. Era bellissima, punto. Niente da dire su questo, lei lo era sempre stata e lui lo aveva sempre saputo. Si avvicinò a lei.
-Ehy...- poggiò una mano sul letto. Voleva prendere quella di Miley, stringerla alla sua, incrociare le loro dita, solennemente ma non lo fece, per rispetto. Non sapeva che cosa lei volesse e neanche perché l'avesse chiamato.
-Grazie...- sicuramente avrebbe aggiunto qualcosa, parlava a fatica. Lei deglutì e poi tornò a sorridere. Quello non le mancava mai, neanche nelle situazioni come quelle. Era confortante, estremamente. 
-Se non ci fossi stato tu... sarei morta in mezzo alla strada- lo guardò negli occhi.
-Non devi neanche dirlo, Miley- la risposta di Nick arrivò subito dopo che lei finì di parlare, e ricambiò il suo sguardo.
Adesso non gliene fregava più niente: prese la sua mano. La strinse a sé, proprio come aveva immaginato di fare.
Lei ricambiò, flebilmente.  Era pur sempre debole.
-Nick, ti voglio bene.- 

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