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Autore: xvespersgoodbye    10/04/2011    2 recensioni
Merda! Era successo ancora, aveva sgarrato. Solo che questa volta era grossa, l'aveva fatta grossa. Se suo padre l'avesse saputo sarebbe già stata nella tomba. Ma come avrebbe detto a Liam che...?
Voglio dedicare questa FF alla mia migliore amica, Miriana, che grazie a lei ho provato delle emozioni adolescenziali stupende e a volte terribili. Un'altro accenno a tutte le persone importanti nella mia vita, ricoprite un ruolo speciale in me, vi amo in ogni piccolo gesto.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Miley odiava svegliarsi la mattina. Odiava quella dannata sveglia. Le ricordava che doveva mettersi ancora per un altro giorno in lustri per apparire graziosa e affascinante sotto gli occhi di tutti. Anche quel lunedì mattina. Appena senti quel "drin" prolungato gettò la mano destra sulla sveglia, spegnendola. Aprì lentamente gli occhi quasi come se fossero delle fessure, e subito la poca luce che si faceva spazio tra le tende le accecò le pupille. Li richiuse, come per dire "no, per favore, non voglio alzarmi, non adesso" e poi li riaprì, come per ricordarsi che doveva essere la regina ancora per un altro po'. Appena poggiò i piedi a terra sentì un brivido salirle per le gambe, attraversarle il bacino, salire per la schiena e arrivare alla testa, che subito dopo non esitò a bruciare. Ancora una volta. Succedeva tutti i lunedì - in particolar modo - ma era questione di tutti i giorni, ormai era abituata al mal di testa, era una cosa normale. Decise di non pensarci, di lasciare da parte quegli stupidi pensieri e di concentrarsi sul suo armadio: non poteva mica andare a scuola in baby-doll. Si fece una doccia veloce, mise un velo di trucco come ogni giorno, e si mise davanti all'armadio. E adesso che cosa avrebbe indossato? Trovò una camicetta D&G niente male e decise di mettere quella, per la parte inferiore, dei jeans aderenti che mettevano in risalto le sue cosce lunghe e il sedere pomposo. Aprì un cassetto nell'armadio, quello riservato ai profumi, e si spruzzò sul collo il "Miss Dior Chérie". Pettinò con movimenti assenti e superficiali i suoi lunghi capelli color rame, e ripose la spazzola sul mobiletto. Aprì la porta della sua camera: era pronta. Controllò l'orologio, le 7:45. Un quarto d'ora e la tortura sarebbe iniziata. No, non per lei. Per le altre. Era costretta a farlo, lei era una stronza. Ma doveva esserlo per forza, e poi - incidenti esclusi - era bella e aveva un po' di diritto a comportarsi in quel modo. No, non ne aveva affatto, pensandoci bene. Sospirò e portò - senza neanche accorgersene - la sua mano sul suo viso. Era morbido e pallido, con le labbra che sembravano disegnate, proprio come quando era piccola. Camminò due o tre passi e si fermò davanti lo specchio che suo padre, anni prima, aveva voluto piantare là per far sembrare il corridorio del secondo piano meno spoglio. Ma quella era lei? Quel riflesso che rappresentava una ragazza diciassettenne, esile, formata, con capelli lunghissimi che raggiungevano e superavano le spalle, era il suo? Sembrava così docile, così angelicamente bella. Sembrava buona, ma non lo era affatto. Dentro quella scatola esterna di dolcezza e innocenza, si nascondeva una donna terribile e astuta. Cattiva, crudele. Le parole del padre la portarono alla realtà, erano le 7:48. Abbassò lo sguardo come non aveva mai fatto, da quella mattina, la sua vita sarebbe inspiegabilmente cambiata.

Raggiunse il cancelletto verde della sua scuola alle 8:00 in punto. Precisissima come un orologio svizzero, Miley varcò la soglia e si spostò distrattamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Mai l'avesse fatto, sembrava l'entrata trionfale della regina Elisabetta nel palazzo reale, con tutti gli occhi puntati su di lei ad aspettare che dicesse o facesse qualcosa. Questa era Miley, la ragazza più ambita e invidiabile della scuola, che tutte le ragazze avrebbero voluto essere e che tutti i ragazzi avrebbero voluto stringere tra le proprie braccia. Ma nessuno la conosceva bene, neanche Liam. Il suo "ipotetico" ragazzo geloso e dannatamente bello che l'aveva tutta per sé. Nel vero senso della parola. Era lui che l'abbracciava e la baciava sull'erba fresca di rugiada, o che la toccava, che la sfiorava anche con un semplice gesto. Lei credeva di amarlo, e forse lo faceva. O forse no. Non l'aveva ancora scoperto, non sapeva cosa fosse il vero amore, e probabilmente lo associava alla sua storia con Liam. Tra di loro era iniziato tutto come un'amicizia, lei era la il capitano delle chearl-leader e lui il capitano della squadra di football. Una coppia perfetta, incorniciata in ogni libro e in ogni telefilm come quella della serie "belli e dannati". Ed era così anche nella realtà. Lei era perfetta, lui anche. Stavano benissimo insieme, o almeno così dicevano le voci nella scuola. In realtà Miley non c'aveva mai pensato, non litigavano mai. Non avevano mai niente da dirsi e quando stavano insieme quello che facevano era solo baciarsi. Non avevano pane sotto i denti, niente di niente. Tutti questi pensieri le si affollarono nella mente ma decise di scacciarli e raggiungere il suo armadietto senza inciampare a qualcuno o a qualcosa. Ce la fece, arrivò proprio davanti all'ammasso di ferraglia e l'aprì per metterci dentro il libro di biologia e prendere quello di storia. Appena lo chiuse, si vide un ragazzo davanti che riconobbe per Nick, e sospirò. - Dio mio! Ma sei diventato scemo, Nicholas? Mi vuoi fare prendere un colpo per caso? chiese. Nick era un membro della squadra di football - nonché amico di Liam - era single, ma non voleva nessuna ragazza se non quella il sabato sera, da scopatina. Era importante il suo ruolo... era un quoterback... o una cosa così? Lo sguardo di Miley raggiunse quello di Nick e per un momento le sembrò di conoscerlo da una vita. Ehy, non sono scemo. Non avevo intenzione mica di spaventarti disse lui sorridendole. Lui era così dolce. O almeno lo sembrava. Sapeva - solo lui e nessun altro - che avrebbe dato l'anima ad una ragazza, se un giorno qualcuna si sarebbe degnata di avere una relazione seria con lui. Desiderava proprio questo, qualcuno che lo prendesse per mano e lo guidasse. La guardò, guardo Miley, la ragazza del suo amico Liam, come se lo facesse per la prima volta nella sua vita. Incrociò il suo di sguardo e per un momento fu quasi sicuro che lei stava pensando e provando la stessa cosa. Mandò via, scacciò, ripudiò, maledisse quel pensiero e sorrise. Hai storia? chiese. rispose lei, guardandolo in volto e stringendo il libro a sé. Ci andiamo insieme? O aspetti Liam? rispose retoricamente Nick, quasi con la speranza che la ragazza davanti a lui gli rispondesse di sì, quasi come se non volesse che Liam l'aspettasse. Quasi come se si fossero appena conosciuti. Non mi ha chiamato, andiamo disse Miley e prese a camminare per i lunghi corridoi del loro liceo, con Nick al suo fianco, senza parlare. Raggiunsero la classe e si salutarono a malapena, come se quella conversazione non fosse mai esistina, come se Miley non avesse rinnegato Liam, come se non fossero stati insieme quella manciata di minuti. Si sedette al secondo banco, accanto alla finestra che faceva intravedere gli alberi del parco poco distante e la cupola della Chiesa non poco distante da casa sua. Non la chiamava mai Liam. Non la mattina. Sapeva benissimo che si vedevano vicino i bagni, dove c'erano le fontanelle. Eppure non c'era andata, e non l'aveva avvisato. Lui adesso la stava ancora aspettando, stava aspettando il bacio e la toccatina mattutina, ma Miley non si era presentata. Aveva buttato giù l'accordo che somigliava piuttosto a un'abitudine giornaliera che non le piaceva più. Tutta la sua vita non le piaceva, tutta la sua vita era un'abitudine e questo non le andava più bene. Non ne poteva più, ogni volta e ogni santissimo giorno, di condizionare la vita di una qualsiasi ragazza con uno sguardo fugace. Lo sguardo di chi sa impietrificare una persona. Lo sguardo di chi vuole uccidere una persona. Lo sguardo dell'innocenza mischiata con l'assoluta cattiveria di chi ormai è abituato ad avere.

Finì anche quella lezione, finì biologia e con sé tutta la giornata scolastica. Adesso doveva incontrare Liam e spiegargli perché non si era presentata all'appuntamento, così raggiunse il cortile dove c'erano le macchine dei ragazzi. Sentiva gli occhi del gruppetto fissato su di lei, suo suo corpo, sentiva i sogghigni dei ragazzi che commentavano il suo sedere e le sue gambe, ma non ci fece caso, ne aveva fin troppo di loro e non voleva sprecare fiato per azzittirli. Lui doveva essere già là. Ogni giorno tornava nel parcheggio per prendere i soldi nella macchina. Che stupida! la macchina non c'era. Perchè non c'aveva pensato prima? Non aveva nessuna spiegazione da dare a Liam visto che quel giorno non era andato a scuola. Per fortuna pensò e camminò fino a una macchina blu, superati i ragazzi, che - appoggiati ad una macchina - continuavano a commentare su di Miley in ogni modo possibile e inimmaginabile. Non avrebbe mai voluto sentire quello che dicevano. Sarebbe stato un colpo tremendo non solo per il suo stomaco, ma anche per il suo corpo. Condizionato perennemente da una di quelle frasi stupide che i ragazzi si sussurravano ogni volta che lei gli passava accanto. Stava per andarsene e dimenticarsi di quei pensieri quando si sentì chiamare. Hey, Miley! Vieni qui avrebbe voluto scomparire. Per la prima volta in vita sua provò una strana sensazione, che riconobbe come... disagio? Si voltò e fece scorrere i capelli sulle sue spalle, li fece muovere con un gesto aggraziato e fine. Che c'è, Mike? lo conosceva bene Mike, lei. Lo odiava, anzi era dir poco. Uno degli amici di Liam che non avrebbe mai voluto frequentare e che mai avrebbe frequentato. E mi tratti così? Volevo solo dirti che il tuo Liam è a casa con la febbre. Non ci sarà per un po' a scuola... rispose lui, avvicinandosi alla sagoma di Miley fino a fermarsi davanti a lei, nemmeno 40 centimenti li dividevano. Bene, allora vorrà dire che si divertirà con me quando la febbre sarà passata disse, buttandola lì, dopo aver capito dove quel maniaco volesse arrivare. Quindi... ti vuoi divertire con noi anche durante il periodo di astinenza, piccola? Sai, noi siamo disposti... tanto al capitano non dice nessuno niente e così dicendo, con un gesto veloce che Miley non percepì nemmeno, le afferrò il braccio, quasi senza darle l'occasione di rispondere o replicare. Che stai facendo? Lasciami! si divincolò, tirò la sua mano ma la stretta del ragazzo era troppo forte. Sentì dei passi e in quel momento sperò con tutta se stessa che fosse qualcuno pronto a salvarla, e così fu. Hey! Mike, lasciala andare la voce di Nick percorse le orecchia di Miley, fino a raggiungere il suo cervello e farle capire che la mattina stava rinnegando Liam per pochi minuti con lui. Si scosse, e in pochi secondi si trovò abbracciata a Nick, con Mike distante da loro già di 5 metri. Quel tipo non rispose, ma si limitò a tornare al suo posto dagli amici. Miley alzò la testa e sorrise a Nick. Grazie disse quasi in un sussurro, stringendosi tra quelle braccia che gli stavano dando una sicurezza mai provata. Lui di tutto rimando le accarezzò i capelli. Voleva capire perché delle cose venivano naturali, e invece, altre no.
  
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