A Very Penguin Problem

di Angel_Elric
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 The Problem ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 How to be sexy – Il vero incubo ha inizio ***
Capitolo 3: *** Cap. 3 Clothes – Perché non c’è MAI limite al peggio. ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 Do ya think I'm sexy? - Quando un equilibrio precario viene turbato. ***
Capitolo 5: *** Cap. 5 I won’t say I’m in love – La cocciutaggine di Blaine. ***



Capitolo 1
*** Cap. 1 The Problem ***


Avvertenze: agitare prima dell’uso, tenere fuori dalla portata dei bambini, i personaggi non appartengono a me ma ai rispettivi detentori di copyright, si prega di spegnere cellulari e altri apparecchi elettronici durante la partenza e l’atterraggio. Grazie!

                                A Very Penguin Problem

 
Cap. 1 The problem
 
«Ragazzi, non che non mi siate mancati e che non sia felice di vedervi, ma potreste cortesemente spiegarmi che cosa ci fa l’intero Glee Club in camera mia alle sette di domenica mattina?»
Kurt Hummel, seduto sul proprio letto, stava facendo uno sforzo evidente per non strillare improperi verso i suoi amici e mantenere un tono di voce che non rientrasse nella gamma degli ultrasuoni.

Punto primo: era in pigiama. Lui, modaiolo incallito e quasi fanatico dello stile, era in pigiama davanti a delle persone. E non stampate su carta satinata e appese sulla porta di camera sua come la Lady Gaga che faceva bella mostra di sé dal suo poster di Monster, ma esseri umani reali e – anche se con tutte le eccezioni del caso  – senzienti.

Punto secondo: non era esattamente conscio di che aspetto avessero i suoi capelli in quel momento – il che lo irritava enormemente.
 
Punto terzo: non aveva ancora assunto nulla contenente caffeina. Grave.

Punto quarto – ultimo, ma non meno importante : non aveva ancora dedicato i suoi quarantacinque minuti quotidiani ai rituali di idratazione mattutini.
Sacrilegio.
 
«Ve l’avevo detto che si sarebbe arrabbiato» borbottò Finn, da un qualche punto imprecisato della stanza, dimostrando di essere abbastanza intelligente – parola forse un po’ troppo grossa per il giovane Hudson – da pensare bene di nascondersi ed evitare così le ire del fratellastro. Non che si illudesse di passarla liscia dopo aver permesso ai membri del Glee di entrare in camera sua, ovviamente no. Era in momenti come quello che rimpiangeva di aver mangiato Santo Panino: aveva urgente bisogno di un miracolo di proporzioni ciclopiche – che poi, che voleva dire “ciclopiche”? Bah.
«Kurt, sappiamo che hai un problema… » iniziò Sam, con cautela, interrotto quasi all’istante da un’euforica Rachel Berry «e le New Directions sono qui per aiutarti!».
Hummel sbatté un paio di volte le palpebre. Problema? Quale problema? Lui non aveva nessun… NO!
No no no no no NO!
I suoi occhi azzurri si spalancarono mentre, imbarazzato e decisamente irato al tempo stesso, si voltava a fulminare la sua migliore amica, la quale non tentò nemmeno di nascondere la propria espressione colpevole.
«Mercedes! Avevi giurato che non lo avresti detto ad anima viva!» protestò, coprendosi il viso con una mano tremante.
«Mi dispiace, te lo giuro, non l’ho fatto apposta! Mi è sfuggito mentre parlavo con Rachel e Tina, e loro hanno detto che dovevamo aiutarti e…» disse tutto d’un fiato la ragazza, interrotta proprio da Rachel – una brutta abitudine che ha sempre avuto, quella di interrompere gli altri.
«Vogliamo davvero aiutarti, Kurt. Insomma, ne gioveresti anche a livello professionale non credi? Pensa quante porte ti si aprirebbero con un po’ di sex-appeal in più!» cercò di placarlo, poggiandogli una mano sulla spalla. «Tireremo fuori la tua sensualità nascosta, cucciolo di pinguino!» ghignò Santana, mentre il resto del gruppo annuiva.
Kurt li fissò tutti per un momento, in silenzio.
La scena, vista dall’esterno, sarebbe potuta persino risultare comica, con tutte quelle persone in piedi, a scrutarlo in muta attesa come tante statue colorate.
Peccato che per il ragazzo quello fosse un incubo.
«Okay. Questo è solo un brutto, pessimo,orribile sogno, quindi ora io chiuderò gli occhi e quando li riaprirò voi sarete tutti scomparsi dalla mia stanza e io mi potrò dedicare ai miei trattamenti di bellezza mattutini» mormorò serio, prima di chiudere gli occhi sotto gli sguardi vagamente perplessi dei suoi amici. Contò mentalmente fino a tre e gemette un disperato «Barbra benedetta!» constatando che, contro ogni sua rosea aspettativa, erano ancora tutti lì. Si lasciò ricadere all’indietro, prendendo un cuscino e premendoselo sul viso con la speranza di morire soffocato.



*Il sottoscala*
Ben trovati, audaci lettori! Se siete arrivati fin qui mi complimento con voi, non pensavo che aveste stomaci così forti.
La mia giustificazione per aver scritto una cosa simile? Troppo studio e troppo Glee.
Perché solo io posso guardare il libro d’Inglese e cantargli (sì, io canto ai libri D:) “Here we are again!” per poi partire con una serie di ragionamenti (poco) logici e arrivare a scrivere questo.
Grazie al cielo, aggiungerei.
Che dire, vi ringrazio per aver sprecato un po’ del vostro tempo qui. Non so se e quando continuerò, tutto dipende da voi e dalla quantità di Chinotto rimasta in casa.
Dedichina: alla Thà, colei che mi ha rotto l’anima fino a convincermi a pubblicare questa porcheria (picchiate lei! D:), che sopporta i miei scleri (e li asseconda pure!) su qualsiasi cosa e a qualsiasi ora. Grazie tesoro, ti voglio bene. <3

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Capitolo 2
*** Cap. 2 How to be sexy – Il vero incubo ha inizio ***


Avvertenze: è un dispositivo medico-chirurgico, leggere attentamente il foglietto illustrativo, i personaggi continuano ad appartenere ai rispettivi detentori di copyright, nessun Kurt Hummel indifeso è stato maltrattato durante la stesura di questo capitolo. Buona visione!


Cap. 2  How to be sexy – Il vero incubo ha inizio
 
«ESCI KURT!» la dolcissima voce di Rachel attraversò la porta del bagno come fosse carta velina.
«Neanche morto!»
«Io sfondo la porta»
«Tu non sfondi un bel niente, Puck! Altrimenti Burt mi fa la pelle!»
Il rumore del campanello arrivò come il canto di un usignolo per Kurt. Era salvo!
Appena era riuscito a barricarsi in bagno, aveva mandato una richiesta di soccorso via sms a Blaine. Beh, ci aveva messo due ore a raggiungere casa sua, ma l’importante era che alla fine fosse arrivato, no?
Il suo cavaliere dall’armatura scintillante e i capelli ingellati era infine giunto!
Aprì la porta di scatto e…
«PRESO!»
… ora era davvero nei guai.
 

****


«Blaine, sarebbe carino da parte tua smettere di deridermi» sibilò Kurt, seduto sul letto con i polsi legati dietro la schiena con la propria cravatta della Dalton, al suo migliore amico.
Il suddetto migliore amico, comodamente appoggiato ai cuscini del suo letto sfatto – orrore! Le sue povere lenzuola di seta! -, rideva a crepapelle, tenendosi una mano sullo stomaco dolorante.
Perché ovviamente il suo “salvatore”, una volta appreso il motivo della sua chiamata, aveva deciso che fosse più opportuno ridere piuttosto che… che ne so, slegarlo magari?
«Ahahahahaha! Oddio, scusami, scusami…» riuscì a replicare Anderson, asciugandosi gli occhi. Aveva cercato di non ridere, davvero, ma ciò che gli avevano appena raccontato era a dir poco esilarante.
«Altro che armatura scintillante…» borbottò crucciato e imbarazzato, guadagnandosi un’occhiata perplessa da Blaine «Scintillante che cosa?»
«Bene! » li interruppe Rachel «Mike, passami la busta» cinguettò, seduta con le spalle rivolte verso lo specchio per il trucco, esattamente davanti al letto, iniziando immediatamente a frugare in un anonimo sacchetto di plastica.
Kurt allungò il collo, riuscendo ad intravedere al suo interno barattoli e barattolini, vari tipi di stoffe, qualcosa di luccicante e persino un libro – ma andiamo, seriamente, ora Mary Poppins fabbricava anche le buste espandibili  per la spesa? -, che si rivelò essere l’obiettivo della ragazza.
Il tomo – perché sicuramente quel coso doveva avere più di cinquecento pagine – aveva la copertina scarlatta, ricoperta di quello che la sua esperienza in fatto di tessuti gli faceva catalogare come broccato. A caratteri cubitali, una scritta dorata recitava: “How to be sexy - I mille e uno modi per apprendere l’Arte della Sensualità”.
Il “prigioniero” gemette sconvolto, chiudendo gli occhi; doveva seriamente essere un incubo.
Un libro di dubbio gusto, con una copertina di dubbio gusto, in una situazione… di dubbio gusto. Stava letteralmente morendo dall’imbarazzo!
E, peggio ancora, stava morendo senza aver ancora stretto la mano a Patty LuPone!
Blaine, invece, fece un gran sorriso – paresi facciale? Che il Karma esistesse davvero? -, inclinando leggermente il capo verso destra.
 Dopotutto, Kurt legato, con le guance rosse e gemente non gli ricordava esattamente un cucciolo di pinguino.
Anzi.
Scosse la testa, stupito dai suoi stessi pensieri: quella storia iniziava a prendere una piega insolita. Oddio, non che il resto fosse ordinaria amministrazione!
«Ti prego, dimmi che è un incubo» pigolò Hummel, appoggiandoglisi contro per qualche secondo mentre lui gli dava qualche pacca d’incoraggiamento sulla spalla;era famoso per le sue pacche d’incoraggiamento, Wes e Devid potevano confermarlo.
«Le tue “pacche maschie” non migliorano la situazione» commentò il castano in risposta, per nulla incoraggiato, posando lo sguardo angosciato sulla Berry che si era sistemata il libro sulle gambe mentre gli altri ragazzi prendevano posto un po’ a caso per la stanza.
Finn, con espressione mogia/colpevole/terrorizzata/poco intelligente – anche se quest’ultima non era una novità -, si sedette sul letto vicino al fratellastro, evitando accuratamente di guardarlo; se dopo aver fatto entrare l'intero Glee club - più Blaine, e scusate se è poco- nella sua camera aveva ancora qualche possibilità di riuscire a raggiungere vivo il diploma, ora era quasi sicuro che non avrebbe visto l’alba del giorno dopo. Supposizione confermata dal sibilo di Kurt, incredibilmente somigliante ad un “Sei morto!”, che lui finse – poco abilmente dato che si vedeva benissimo il sudore freddo iniziare a formarsi sulla sua fronte - di non sentire.
«Ehm-ehm» aprendo il tomo, Rachel si schiarì la voce - ricordando in maniera inquietante la professoressa Umbridge di Harry Potter – e cominciò a leggere qualche riga dal primo capitolo.
 
 

How to be sexy
I mille e uno modi per apprendere l’Arte della Sensualità

 
«Il primo passo per riuscire ad apparire sexy è prendere confidenza con il proprio corpo. Ogni singolo movimento che compiamo dà una diversa idea della nostra persona a chi ci osserva, perciò è fondamentale imparare a muoversi nel modo giusto. In particolare sono d’ importanza unica le espressioni del viso, alle quali è dedicato questo primo capitolo»
 
E a quel punto le orecchie di Kurt presero letteralmente fuoco sotto lo sguardo attento di Blaine, divertito ed intenerito allo stesso tempo. Ricordava perfettamente quando, dopo la performance di Animal, aveva costretto il ragazzo a mostrargli le sue “espressioni sexy”.
Un vero disastro.
 
«Secondo un recente studio, infatti, l’impressione che ha di noi chiunque ci guardi dipende principalmente dell’espressione facciale e dal sesso della persona che ci troviamo davanti: gli uomini risultano più inclini ad avere una buona impressione nei confronti di una ragazza sorridente; le donne, al contrario, sono più attratte da espressioni serie e misteriose»
 
«Beh, in questo caso direi che possiamo saltare la parte sulle espressioni serie» sorrise la lettrice, facendo l’occhiolino al giovane Hummel – che lanciò un’occhiata imbarazzata a Blaine - ed iniziando a sfogliare le pagine.
«Oh, ecco qua!»
 
«Ci sono infiniti tipi di sorriso, ma qui ci occuperemo solo di una piccola parte di essi.
Il primo di cui è fondamentale apprendere le modalità è sicuramente il cosiddetto “sorriso da Lady”. Per sfoggiare un perfetto “sorriso da Lady” è necessario arcuare leggermente gli angoli delle labbra verso l’alto, stando ben attenti, però, a non aprirle, e socchiudere leggermente gli occhi in modo che le ciglia creino su di essi un’ombra appena visibile; questo piccolo accorgimento ha la finalità di concentrare l’attenzione dell’osservatore sullo sguardo, valorizzandolo, ed è particolarmente indicato per i soggetti con gli occhi chiari o di colori e sfumature particolari. Accompagnata da una posa rilassata, quest’espressione fine ed elegante dà l’idea di una sensualità composta e posata che risulta perfetta per far capitolare anche il soggetto più raffinato
»
 
 
«A me sembra un’enorme cavolata» commentò Puck, seduto tra Artie e Lauren – che, tra l’altro, Kurt conosceva a malapena -, incrociando le braccia al petto.
«Che cosa ne vuoi sapere tu di sensualità, Puckerman?» ribatté Rachel con un sorrisetto saputo.
Il sopracciglio destro di Santana s’inarcò «Ma sentitela, il bue che dà del cornuto all’asino!»
«Perché, gli asini hanno le corna?» chiese Brittany, corrucciata, attirandosi addosso gli sguardi perplessi di tutti i presenti «… che c’è?»
Rachel prese un lungo sospiro ritornando con lo sguardo verso quello che, oltre che suo grande amico, considerava ormai il suo “paziente” «Okay, ora prova»
«No» risoluto, Kurt aggrottò le sopracciglia. Non si sarebbe reso ridicolo davanti a tutte quelle persone facendo vedere loro le sue imbarazzanti espressioni. Soprattutto non lo avrebbe fatto davanti a Blaine. Non di nuovo!
«Sapevamo che saresti stato riluttante, perciò abbiamo preso le nostre precauzioni» sghignazzò Santana mentre una poco convinta Mercedes prendeva tra le mani quello che sembrava proprio…
«Mr. Penguin!»
Mr. Penguin, entrato a far parte a tutti gli effetti della famiglia Hudson-Hummel da quando Kurt lo aveva visto la prima volta nella vetrina di un negozio di giocattoli, era il peluche – a forma di pinguino, ovviamente – che Blaine gli aveva regalato per Natale. Nessuno sapeva della sua esistenza! Beh, tranne Blaine ovviamente.
Chi diavolo poteva aver preso in ostaggio il suo pupazzo preferito?
La risposta era anche troppo ovvia.
«Finn, giuro sulla testa di quel peluche che te la farò pagare!» bene, Hudson non solo non sarebbe arrivato all’alba del giorno del seguente, ma probabilmente gli restavano solo un paio d’ore di vita.
Ad essere ottimisti.
Anderson guardò Kurt, trattenendosi dal ridere «L’hai davvero chiamato “Mr. Penguin”?»
Il padrone di casa decise saggiamente di fare orecchie da mercante e prese un lungo e lento, lentissimo sospiro. Chiuse gli occhi un momento per concentrarsi – o forse per decidere se era il caso di diventare improvvisamente credente per poter pregare una divinità qualunque di toglierlo da quella situazione – e lo fece: socchiuse gli occhi azzurri e incurvò nervosamente le labbra all’insù.
Dopo qualche minuto di attenta osservazione da parte dei presenti, fu Sam a dare il responso «Sembra che ti si sia paralizzata la faccia», che lo fece sbuffare sonoramente.
«Devi stare più rilassato, tesoro!» consigliò Mercedes.
Abbassò un po’ di più le palpebre e ammorbidì il sorriso «Così?»
«No, così sembri un drogato» scosse il capo Artie.
«O Finn durante matematica» ghignò Puck, scatenando deboli proteste da parte dell’interpellato.
«Prova a mantenere così il sorriso e a tenere gli occhi più aperti. Devi sembrare naturale» suggerì Rachel, mentre il povero Kurt tentava un’altra volta.
Fu esattamente dopo due ore, quaranta minuti e trentotto secondi – cronometrati dalla sempre efficiente sveglia a forma di gatto di Finn, finita lì per qualche motivo oscuro all’umana ragione - che la Berry decise che era giunto il momento di arrendersi… per il momento.
 «Con le espressioni direi di fare basta» disse al castano, afflitto e con le guance doloranti «Ma continua ad esercitarti, eh!» si raccomandò.
«Quindi abbiamo finito?» chiese allora lui, quasi speranzoso. Magari l’incubo era finito!
«Certo tesoro… ora tocca al look!»
O magari no.
 
 
*Il Sottoscala*
Dopo… quanto tempo è passato? Beh, dopo parecchio tempo, eccomi col secondo capitolo.
Secondo capitolo che mi ha creato molti problemi.
Infatti mi sono resa conto che, mentre il Chinotto mi ispira per quanto riguarda le idee generali, il caffè mi ispira quelle che io chiamo “grandi rivoluzioni”. Tradotto in parole povere, bevuto un po’ di caffè – un bel po’ di caffè ._. –, la prima stesura del capitolo è stata cancellata completamente e riscritta.
Me lo dicono sempre che assumo troppa caffeina~.
In ogni caso, eccomi qui! Spero che il secondo capitolo sia all’altezza delle vostre aspettative, perché di certo non è all’altezza delle mie. u.ù
Grazie di cuore a tutti coloro che hanno messo la fanfiction tra le seguite – sono commossa, davvero  – e un grazie speciale a quelle cinque anime pie et magnificentissime et luminoserrime (?!) che hanno sprecato un po’ del loro tempo per lasciarmi un commento, l’ho apprezzato davvero tantissimo!
Dedichine: alla vecchia Thà che tra due giorni compie gli anni ♥ (AUGURONI THÁ!) – e la cui unica preoccupazione è la presenza del Klaine (infamona che non sei altro) - e a quell’angelo di SmartisDiamond che ha messo la mia piccola creazione tra le preferite. Mi hai fatta davvero felice!

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Capitolo 3
*** Cap. 3 Clothes – Perché non c’è MAI limite al peggio. ***


Avvertenze: la lettura prolungata di questa fanfiction può causare effetti collaterali anche gravi, assumere con cautela e a piccole dosi, i personaggi – a livello teorico – non cambiano detentori di copyright tra un capitolo e l’altro quindi non sono – per il momento – di mia proprietà, se il disturbo persiste consultare un medico.
Uno bravo.

Cap. 3 Clothes – Perché non c’è MAI limite al peggio.

«Ma mi spiegate come ha fatto a chiudersi di nuovo in bagno?» chiese Mercedes, posizionata davanti alla porta di legno chiaro, con le braccia incrociate al petto «No perché io non l’ho assolutamente visto muoversi!»
«E’ scattato alla parola “look”» disse Blaine, ancora comodamente seduto sulle lenzuola del letto di Kurt.
«Credo… credo che si sia tuffato contro la porta. Letteralmente» aggiunse Lauren, annuendo appena, con gli occhi socchiusi.
«Per fortuna l’avevo previsto. Gli ho lasciato i vestiti piegati sul lavandino» sorrise Rachel, tutta zucchero; con quell’espressione era a dir poco inquietante.
«Non gli avrai dato da mettere un maglioncino con le renne, spero!» esclamò Quinn, arricciando il naso evidentemente schifata – come il resto dei presenti, dopotutto. I maglioncini di Rachel erano tristemente noti a tutti gli studenti della McKinley. Tutti.
Anche perché erano troppo pessimi per non attirare sguardi.
Persino Finn, che di moda non capiva un’acca, riusciva a rendersi conto che i maglioncini di Rachel erano… beh, di dubbio gusto. E questo è un chiaro indicatore di quanto fossero inguardabili.
«No, niente maglioncini Quinn» replicò seccata la Berry, facendo schioccare la lingua. A lei piacevano tanto, i suoi maglioncini!
«Io questa roba non la metto!» lo strillo isterico di Kurt si era probabilmente sentito fino in Cambogia, ma per il suo debole cuoricino quello era chiedere troppo. Come poteva vestirsi così?!
E Pavarotti? Che avrebbe pensato di lui il suo amato Pavarotti vedendolo conciato a quel modo?! Avrebbe smesso di cinguettare per lo shock! Santa Gaga…
«Mr. Penguiiiiin…» cantilenò Rachel, giocherellando con il povero peluche e ricevendo in risposta un gemito frustrato accompagnato da un debole «Ti odio!» da parte del ragazzo.
«Non penso che tutto questo lo aiuti in qualche modo… » obiettò Blaine, stando ben attento a non aizzare la Berry «a me sembra che stiamo ottenendo solo l’effetto contrario»
«Fidati Usignolo, presto ci ringrazierai» lo liquidò lei, nuovamente sorridente.
Davvero, davvero inquietante.
La porta del bagno si aprì con un cigolio sinistro – quasi dal film horror – sotto gli sguardi frementi e, perché no, anche lievemente preoccupati dei ragazzi.
Kurt, vestito con un paio di jeans piuttosto attillati, una semplicissima maglietta bianca totalmente anonima e un giacchetto di pelle borchiato – borchiato, Barbra benedetta! Borchiato! –, fece la sua entrata con aria mesta.
Mica male
«Woah, dolcezza sei anche più sexy che nella performance sul  mash up tra “It’s My Life” e “Confession”!» esclamò Mercedes sghignazzando e facendosi vento con una mano.
« Ero dopato, quella volta, come tutti gli altri. Non ero nel pieno delle mie facoltà psicofisiche» obiettò il ragazzo.
«Forse anche più di quando abbiamo cantato “Push it” davanti al corpo studentesco, l’anno scorso» intervenne Tina, scatenando un “uuuuuuh” generale e diversi ammiccamenti da parte delle ragazze al ricordo di quella coreografia.
Blaine inclinò appena il capo verso destra, interdetto; la reazione delle ragazze lo incuriosiva parecchio, avrebbe dovuto indagare su quei brani.
«Sembro il cugino stupido di Denny Zuco» borbottò Kurt, incrociando le braccia al petto «ma senza gel» si affrettò ad aggiungere, andando a sistemarsi il ciuffo sulla fronte con la mano destra.
«A questo si può sempre rimediare» disse Puck, prendendo un barattolo di gel dalla “Poppins-busta” e passandolo a Santana.
Il giovane Hummel prese al volo una spazzola e saltò sul letto – proprio lui che, in una situazione meno critica, avrebbe tagliato le gambe a chiunque avesse osato anche solo pensare di fare una cosa simile – , brandendola come una sorta di spada «Non mi avrete vivo!»
«Kurt è solo un po’ di gel» obiettò timidamente Finn, completamente ignorato – meglio che minacciato nuovamente di morte, senza dubbio –, mentre Santana avanzava di un altro passo.
«VADE RETRO, SAT… SANTANA!»
«Ah. Ah. Ah. Molto divertente» commentò lei con espressione scocciata.
«Calmi, ragazzi, calmi» intervenne Blaine, alzandosi finalmente dalla sua postazione – dalla quale aveva una discreta visuale del fondoschiena fasciato dai jeans del suo amico… non che ci avesse guardato, ovviamente «il gel si può benissimo evitare, no?»
«Sarebbe stato la ciliegina sulla torta, ma pazienza» sbuffò Rachel, riprendendo a sfogliare il suo librone.
Kurt lanciò uno sguardo riconoscente a Blaine – che stava riacquistando punti per tornare ad essere il suo personalissimo cavaliere dall’armatura scintillante –, prima di essere tirato per un braccio da Tina fino al centro della stanza, mentre Rachel si schiariva la voce, pronta a leggere qualche altro passaggio.

«Per quanto concerne i capi d’abbigliamento, ci sono molti look differenti che, portati nel modo giusto, possono risultare molto interessanti. Tra le varie possibilità, una particolarmente apprezzata è quella del “look da ragazzaccio”»
 
Le sopraciglia di Kurt s’inarcarono in un’espressione scettica, naturalmente ignorata dalla lettrice. Look da ragazzaccio? Ma l’avevano preso per Puckerman?

«Jeans strappati o pantaloni di pelle nera, una maglia semplice e un giacchetto, anch’esso di jeans o di pelle, meglio se borchiato: questi sono gli strumenti base per iniziare a “lavorare”.»
 
Oh sì, lo avevano decisamente preso per Puckerman.
«Beh, fino a questo punto ci siamo» disse Mike, mentre Tina faceva fare una mezza piroetta al padrone di casa.
«Uhm…» Rachel prese a mordicchiarsi l’unghia del pollice, squadrando attentamente il ragazzo. Qualche momento di silenzio e i suoi occhi tornarono a seguire le parole sul tomo.
 
«Questo genere di vestiario è adatto per chi vuole dare l’idea di possedere una personalità forte e indomabile, che rende il soggetto affascinante e magnetico agli occhi altrui. Molto importanti sono anche il tipo di gestualità e portamento da accompagnare ai vestiti: camminata cadenzata e molleggiata, sguardo strafottente e mani nelle tasche»
 
«Ma nemmeno ci entrano le mani in queste tasche!» protestò il paziente/vittima/Kurt, tentando inutilmente di infilare le mani nelle tasche di quei jeans aderenti; aveva infilato solo pollice e indice e già aveva perso la sensibilità all’intera mano.
«Basta che infili i pollici. E ora smetti di lamentarti e pensiamo alla camminata» ordinò Rachel, agitando una mano come a cacciare una mosca fastidiosa «cammina piegando le ginocchia e sii sciolto»
Kurt si mordicchiò il labbro inferiore, piegando appena le gambe e cercando di camminare “sciolto”, riuscendo soltanto ad assomigliare a uno strano e alquanto improbabile incrocio tra un gorilla e un cowboy.
O a Finn, in alternativa.
E in ogni caso non sembrava un miglioramento rispetto allo stadio “cucciolo di pinguino”.
«Più sciolto!»
«Le gambe devono essere più strette»
«Non così strette!»
«Espressione strafottente, mi raccomando!»
La camera di Kurt – solitamente così in ordine e silenziosa o, al limite, ravvivata dalle note di una qualche canzone di Wicked – sembrava un mercato, più precisamente il bancone dell’ortolano. Ognuno diceva la propria, creando una calca di voci incredibile e mandando in crisi il nostro povero pinguino,che non sapeva chi ascoltare.
Certo, non tanto in crisi come quando sentì le mani di Blaine appoggiarsi sulle sue anche «Piegati giusto un pochino» disse questi con la sua solita voce pacata, spingendolo leggermente verso il basso e facendogli mancare un battito.
Incredibile come un gesto tanto semplice fosse riuscito a riportare il silenzio assoluto nella stanza.
Finn si mosse sul materasso, inquieto: non gli andava che quel Blaine nonsochecosa  – tucano, fagiano, cardellino o usignolo che fosse – toccasse suo fratello a quel modo. Chiamiamola “gelosia da fratello maggiore”, ma non gli andava a genio che lo facesse.
Non davanti a lui, almeno!
 «Così?» chiese Kurt, titubante, iniziando a sciogliersi leggermente. Merito delle gambe diventate gelatinose?
Ai posteri l’ardua sentenza.
«No, no, così non va» sbuffò Rachel prendendo a frugare nella busta e tirandone fuori un paio di pantaloni larghissimi, una felpa grigia – probabilmente di tre taglie di troppo –, un cappellino, un paio di occhiali da sole e qualche ritaglio di stoffa a cui era difficile dare un’identità precisa.
 «Tieni, vai dietro il separé e mettiti questi» disse in tono pratico, lanciandogli i vestiti tra le braccia mentre Blaine si sedeva nuovamente sul letto, accavallando le gambe e prendendo tra le braccia un cuscino, sul quale poggiò il mento.
«Perché non in bagno?» chiese Hummel, perplesso.
«Perché poi ti ci barrichi dentro. Di nuovo» lo sguardo della Berry lo convinse a tacere.
«Sbrigati, su» fece Quinn, facendogli segno con la mano sinistra di andare a cambiarsi mentre Rachel  voltava velocemente le pagine del libro.
Con un sospiro sconsolato – l’ennesimo della giornata –, Kurt si posizionò dietro il separé, vestendosi in tutta fretta: il fatto di essere seminudo in una stanza con tutte quelle persone gli metteva un po’ d’ansia.
Giusto un po’.
«Yo yo, Big K!» esclamò Artie non appena poté vedere il risultato di quel secondo esperimento, scatenando uno scroscio di risa da parte dei presenti.
Il padrone di casa sbuffò contrariato, mettendosi le mani sui fianchi e battendo il piede destro a terra – ricordando a Blaine un’insolita  versione rapper di Tamburino, l’adorabile coniglietto della Disney: i pantaloni color cachi, pieni di tasche, avevano il cavallo alle ginocchia e gli impedivano di camminare decentemente – o di fare un qualsiasi movimento che prevedesse l’uso delle gambe – ; la felpa grigia, come sospettato, gli era incredibilmente grande e gli arrivava a metà coscia; il cappellino era verde scuro e su di esso era tirato il cappuccio della felpa.
Tocco finale? Occhiali da sole e guanti senza dita verde acido.
Dove diavolo andava a comprare i vestiti, quella ragazza? Alla fiera del cattivo gusto?
Terribile.
Si portò gli occhiali sulla punta del naso per poter fulminare Rachel con uno sguardo che avrebbe fatto rabbrividire anche la strega di Biancaneve «Osa farneticare qualche pazzia sul rappare o sul molleggiare e finisci nella lista nera» sibilò, aumentando la velocità con cui sbatteva il piede a terra.
Eh sì, somigliava proprio tanto a Tamburino.
Rachel alzò le mani in segno di resa «Anche così non ti ci vedo, in ogni caso» disse ridacchiando nervosamente «ti preferivo vestito di pelle!»
Il giovane Hummel fece un lungo sospiro e si tolse gli occhiali, gettandoli di lato con espressione abbattuta «E’ tempo sprecato, essere sexy non fa per me» mormorò con uno stiramento di labbra appena accennato «Sono un ragazzo da musical e strass non da ecopelle e borchie!»
Ci fu qualche istante di silenzio prima che la Berry si alzasse in piedi, sistemandosi le pieghe della gonna «Per oggi abbiamo finito» iniziò mettendo via il libro, mentre gli altri si alzavano dalle loro postazioni «Ma abbiamo promesso che ti aiuteremo a diventare sexy e lo faremo!» esclamò decisa.
Kurt si lasciò cadere tra le lenzuola con un gemito: quella di Rachel sembrava tanto una minaccia – e dal suo punto di vista lo era.
Mentre le labbra di Blaine che mimavano un “a domani!” sparivano dietro la porta della sua camera, che si chiuse con un leggero click metallico, il padrone di casa si concesse un sorriso, sedendosi finalmente davanti allo specchio per il trucco, pronto a compiere i suoi adorati trattamenti mattutini per l’idratazione della pelle.
Era stata la mattinata più imbarazzante della sua breve vita, ma si consolava pensando che finalmente, con i membri delle New Directions e Blaine fuori da casa sua, quell’incubo poteva considerarsi finito.
Dopotutto, potevano architettare qualcosa di peggio di quell’assalto?
Kurt ne dubitava fortemente.
E non poteva sapere quanto si stesse sbagliando.
 
 
*Il Sottoscala*
Okay, sono in ritarderrimo, lo so, non uccidetemi! ç_ç
L’ispirazione va e viene e iniziare a postare la fanfiction senza prima averla finita – ma soprattutto senza sapere come finirà – non è stato affatto furbo.
Ma voi mi volete bene comunque e mi perdonate, vero? :3 
… vero?  é_è
Oh, beh, in ogni caso sono pronta a fuggire in Canada in qualsiasi momento.
Passando alle cose serie, mi scuso davvero per il ritardo e per la scarsa qualità del capitolo. I due precedenti non mi hanno mai soddisfatta, è vero, ma questo lo trovo semplicemente orribile.
Quasi quanto i maglioncini di Rachel, sì.
Voglio ringraziare tutte quelle anime buone che seguono questa storia in silenzio, quelle che mi lasciano un commento –non sapete quanto mi faccia piacere avere i vostri pareri e consigli! I vostri commenti mi rincuorano e mi tirano su di morale, veramente – ma soprattutto quelle che hanno l’ardire di mettere questa cosa strana fra i preferiti. Non so come facciate, avete un coraggio da leoni!
Questo capitolo, benché orrido, è dedicato a tutti voi lettori (anche se forse lettrici sarebbe più corretto XP) specialmente ai non Klainers che, nonostante non apprezzino il pairing, stanno continuando a seguire la mia storia.
Sempre dedicato a voi – principalmente alle Klainers, questa volta –, c’è anche un disegnino fatto qualche giorno fa che potete trovare sulla mia pagina di dA (http://crazyalpaca.deviantart.com/#/d3l8g4w).
Grazie per la vostra infinita pazienza e per la vostra attenzione, cercherò di completare il prossimo capitolo prima della partenza per l’Harry Potter Summer Camp!
You’re totally awesome! <3

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Capitolo 4
*** Cap. 4 Do ya think I'm sexy? - Quando un equilibrio precario viene turbato. ***


Avvertenze: mantenere in luogo fresco e asciutto, non disperdere nell’ambiente dopo l’uso, non somministrare al di sotto dei 12 anni, le uscite di emergenza si trovano lì, lì e là – dove l’ubicazione esatta di “lì, lì e là” è a vostra discrezione –, si pregano i signori passeggeri di rimanere seduti e con le cinture allacciate durante l’atterraggio.
Ah, e indovinate un po’? Esatto, ancora non sono riuscita ad ottenere il copyright sui personaggi.
Ma ci sto lavorando.

 
Cap. 4 Do ya think I’m sexy? – Quando un equilibrio precario viene turbato.

Kurt Hummel non aveva mai avuto una particolare predilezione per il lunedì mattina. Era un giorno come un altro: si alzava al solito orario di sempre, dedicava i suoi soliti quarantacinque minuti ai rituali d’idratazione, passava i soliti trenta minuti a rimettere nell’armadio i vestiti scelti con cura meticolosa la sera precedente – ma come poteva aver scelto quell’abbinamento?! Assurdo! – per poi prenderne altri dal suo guardaroba a dir poco immenso, faceva la sua solita colazione – pane integrale tostato, uno yogurt al naturale e una gigantesca tazza di caffè – e usciva di casa per fare la solita strada che l’avrebbe condotto alla Dalton.
Le solite cose svolte nel solito ordine e con la solita espressione neutra di ogni mattina.
Ma quel lunedì, a differenza degli altri, Kurt era allegro come un fringuello a primavera: la domenica si era finalmente conclusa e poteva stare relativamente tranquillo fino al weekend seguente.
Quasi non gli sembrava vero di poter tirare un sospiro di sollievo!
Uscendo di casa, il giovane Hummel lasciò che un piccolo ghigno divertito gli increspasse le lebbra mentre sentiva distintamente lo strillo poco virile del fratellastro provenire dal secondo piano; forse lo stipite della porta della camera di Finn non era il posto giusto su cui appoggiare casualmente un secchio pieno d’acqua gelata. Oh beh, se lo sarebbe ricordato per il futuro.
Sicuramente.
Salì in macchina e, messo il suo adorato cd di Madonna nel lettore, iniziò a canticchiare “Four minutes” con la netta sensazione che quella giornata sarebbe andata dannatamente bene.
 

****

 
 
Blaine Anderson, in compenso, si sentiva uno schifo.
Aveva passato l’intera mattinata cercando in tutti i modi possibili di evitare Kurt – arrivando a prendersi la porta dello stanzino delle scope direttamente sul naso.
Cosa piuttosto insolita in effetti, ma il Warbler non aveva potuto fare altrimenti.
Come avrebbe reagito Hummel nello scoprire che… ?
 «Alla buon’ora, Blaine!» sorrise Kurt quando incontrò il ragazzo nell’ingresso, finite le lezioni. Stranamente il più piccolo non era riuscito – con suo gran scorno – ad incrociarlo nemmeno per pranzo. Che l’Usignolo lo stesse evitando?
Naaaah, e perché mai avrebbe dovuto?
Anderson, che gli dava le spalle, trasalì e fece una mezza piroetta, ritrovandosi l’amico ad un palmo dal naso.  «Oh, ehm… ciao Kurt!» rispose con un sorrisetto nervoso, guardandosi attorno con finta nonchalance, riuscendo solo a sembrare molto sospetto.
Il sopraciglio di Kurt scattò verso l’alto: che cosa stava succedendo?
Blaine si mise dietro di lui, posandogli le mani sulle spalle e iniziando a spingerlo verso il portone intagliato della scuola, blaterando «Hai visto che bel tempo oggi? Proprio l’ideale per fare una passeggiata, non credi? Che ne dici di andare a fare un giro?»
«Ma abbiamo le prove dei Warblers, ora» obiettò Hummel, perplesso, sfuggendo alla sua presa e infilandosi nella Sala Prove, proprio alla loro destra: la ben nota fortuna di Mr. Anderson colpisce ancora!
Anderson si portò una mano al viso, gemendo piano: sarebbe entrato nella lista nera di Kurt, ora. Ne era certo.
Lui non voleva spiattellare tutto, maledizione! Lo avevano legato, era stato costretto a parlare!
Dopo un respiro profondo, ripeté mentalmente “Fai l’uomo, Blaine Anderson, fai l’uomo! Puoi salvare la situazione, sicuro!” ed entrò nella stanza, cercando di captare qualche stralcio della conversazione già in corso.
«Cosa proviamo oggi?» stava chiedendo Kurt, allungando il collo verso gli spartiti che erano stati sparsi sul pianoforte laccato. Spartiti che vennero afferrati al volo e nascosti da Blaine.
Hummel inarcò nuovamente un sopraciglio all’ennesimo comportamento strano dell’amico, poi scrollò le spalle decidendo che preferiva non sapere.
Per il momento.
«Beh, noi pensavamo…» iniziò Wesley, interrotto immediatamente da Anderson, che gli posò una mano sulla bocca per zittirlo.
«Non abbiamo ancora deciso» esordì quello, con un sorriso enorme – e decisamente poco convincente –, tanto da fargli socchiudere gli occhi.
«Veramente volevamo cantare…» cercò di dire David, ritrovandosi immediatamente l’altra mano di Blaine sulla bocca.
Peccato che ora avesse finito le mani che aveva a disposizione.
Gli sembrò che il tempo rallentasse mentre, con espressione terrorizzata, si voltava a guardare gli altri componenti del coro.
«Oggi cantiamo “Do ya think I’m sexy”!» esclamò un esaltatissimo – come sempre del resto – Jeff, mettendo un braccio sulle spalle di Kurt «Pensavamo che sarebbe stato d’aiuto per il tuo… problemino»
Hummel s’irrigidì e lanciò un’occhiataccia al suo amico/cotta, togliendosi il braccio del Warbler biondo dalle spalle e mettendosi le mani sui fianchi – ricordando incredibilmente la signora Weasley.
«Problemino, Anderson?» disse mentre la voce gli si alzava di qualche ottava e gli occhi chiarissimi si assottigliavano.
Terrificante.
«Okay, Kurt, posso spiegare…» cominciò l’interpellato, liberando Wes e David e portando le mani davanti al petto con espressione colpevole.
«Non prendertela con lui, non voleva dirci niente» assicurò Nick al giovane Hummel, battendogli piano una mano sulla spalla.
«Sì, è vero, lo abbiamo dovuto costringere» gli diede man forte Thad, annuendo appena.
«Ci dispiace, eravamo preoccupati per te. Insomma… ti abbiamo visto diverso ultimamente, volevamo solo sapere se potevamo dare una mano» aggiunse Wesley.
Kurt sospirò, accennando un sorriso: era stato carino da parte loro preoccuparsi così tanto per lui.
«Mi dispiace, Kurt» mormorò Blaine, passandosi una mano tra i capelli – per modo di dire vista la quantità di gel che li rendeva duri come la pietra – e mettendo su un fantastico broncio ferito.
«Va bene, va bene, basta così» sbuffò Hummel dopo qualche istante di silenzio, agitando una mano davanti al viso come per scacciare un insetto fastidioso. Non poteva urlargli contro quando lo guardava così: sopracciglia – le sue inquietanti e adorabili sopracciglia triangolari, sì – corrugate, sguardo basso ed espressione da sono-un-cucciolo-sperduto-ti-prego-adottami.
Semplicemente adorabile.
Il viso di Jeff venne illuminato da uno dei suoi ampi sorrisi: era sicuro che Kurt non avrebbe resistito all’espressione triste di Blaine!
… il che voleva anche dire che Nick gli doveva venti dollari.
Aaaaah, quanto gli piaceva scommettere su quei due!
Mise una mano dietro la schiena afferrando il denaro che l’amico gli accartocciò con poca grazia nel palmo mentre questi, con una smorfia seccata in volto, lo superava per andare a mettersi tra Thad e Cameron, già disposti al centro della stanza, con la schiena rivolta verso Hummel.
Gli ultimi Warblers ancora sparsi per la stanza si misero in posizione mentre Kurt si accomodava al pianoforte con un sorriso tirato a increspargli le labbra e le gambe accavallate: un’esibizione era sempre gradita, anche in una situazione scomoda come quella.
«Il tuo problema non sta nel fatto di non essere sexy, secondo me» iniziò il riccio, tenendo la voce bassa in modo che nessuno oltre loro due potesse sentire «ma, piuttosto, nel fatto che non vuoi parlare di… sesso, ecco» continuò mentre le orecchie dell’altro si tingevano di un insano rosso violaceo «Perciò, visto che parlarne ti mette a disagio… canteremo!» finì con un sorriso soddisfatto, allontanandosi prima che Hummel potesse protestare in qualche modo – cosa che, in realtà, al più piccolo non era nemmeno passata per la testa: era troppo sconvolto per aprire bocca, decisamente.
Anderson gli fece l’occhiolino, dandogli le spalle appena i ragazzi cominciarono con la base della canzone.
Un membro alla volta, il gruppo si disperse subito dopo le prime note, iniziando a girare attorno al pianoforte e facendo sentire Kurt come un povero naufrago attorniato dagli squali.
Blaine fu l’ultimo a muoversi dalla sua posizione e si appoggiò al piano con il braccio destro, incrociando le gambe.
 

She sits alone waiting for suggestions

 
Iniziò a cantare indicando Hummel con un gesto della mano sinistra e ricevendo in risposta una scrollata del capo e un paio di occhi azzurrissimi rivolti verso l’alto.

He's so nervous avoiding all the questions

 
Continuò, staccandosi dallo strumento e stringendosi appena nelle spalle, sfoggiando uno dei suoi sorrisetti sghembi.

His lips are dry, her heart is gently pounding

 
I Warblers si portarono le mani al petto mimando il battito cardiaco mentre tornavano a disporsi al centro della stanza con dei gran sorrisi stampati sui volti. Come al solito, si stavano divertendo da morire – nonostante Nick apparisse ancora leggermente corrucciato.
“Chissà perché” pensò Jeff, sadicamente divertito.
 

Don't you just know exactly what they're thinking?

 
Kurt deglutì rumorosamente quando Anderson gli fece l’occhiolino; sapeva fin troppo bene dove volevano andare a parare e il suo viso – solitamente abbastanza chiaro da fare una discreta concorrenza a Biancaneve – avvampò improvvisamente quando, attaccando il ritornello, i ragazzi davanti a lui presero ad allentarsi la cravatta con sguardi ammiccanti.
Okay, forse non era psicologicamente pronto per questo.
 

If you want my body and you think I'm sexy
come on, sugar, let me know!

 
Gli Usignoli presero a slacciarsi lentamente la giacca blu notte sotto lo sguardo scandalizzato di Hummel, sin troppo attirato dalle mani di Blaine alle prese coi lucidi bottoni scuri.
Che stesse ancora dormendo? Magari quello era solo un sogno molto, molto vivido.

If you really need me, just reach out and touch me
come on, honey, tell me so!

 
Nuovamente di spalle, i Warblers lasciarono che la giacca scivolasse loro lungo il braccio, salvo poi essere rimessa a posto con un movimento fluido delle spalle. Blaine girò attorno a Kurt, cantandogli – o meglio, gemendogli – direttamente nell’orecchio «Tell me so, baby!».
Kurt prese un respiro profondo, chiudendo gli occhi e costringendosi a contare il più lentamente possibile fino a dieci senza prestare attenzione al resto della canzone. Gli stava venendo un embolo, accidenti!
1…


He's acting shy looking for an answer

 
2…


Come on, honey! Let's spend the night together…

 
Un piccolo brivido gli fece tremare lievemente le spalle; non gli pareva che nella versione originale quella specifica frase venisse cantata in quel modo… osceno.
Dannato Blaine!
Ennesimo respiro e riprese a contare.
3…


Now hold on a minute before we go much further

 
4…


Give me a dime so I can phone my mother

 
5…


They catch a cab to his high rise apartment

 
Non ti deconcentrare, Kurtie, coraggio!
6…

At last he can tell her exactly what his heart meant

 
Il ragazzo cercò di tenere gli occhi chiusi, davvero! Peccato che le palpebre si alzarono da sole, come dotate di vita propria, proprio nel momento meno opportuno.
«Oh, ma andiamo!» gemette piano un Hummel color aragosta.
 

If you want my body and you think I'm sexy
come on, sugar, tell me so!
If you really need me, just reach out and touch me
come on, honey, let me know!

 
Le giacche degli Usignoli volarono dritte sul pavimento, sparpagliandosi disordinatamente su tutta la superficie disponibile.
Kurt lasciò definitivamente perdere la storia del contare nel momento in cui una giacca gli planò con poca grazia sulla laccatissima testa castana. Imbarazzato e – Santa Barbra! Eresia! – scompigliato come un pulcino dalle piume arruffate, non poté fare altro se non arrendersi all’evidenza: Blaine stava cercando di fargli venire una sincope.
E lo stava facendo in modo alquanto spudorato.


His heart's beating like a drum
'cause at last he's got this girl home

 
Il maggiore tornò ad avvicinarsi, prendendo la cravatta dell’altro tra le dita e tirandola appena, con un sorriso.
 

Relax, baby, now we are alone…

 
Ad un palmo dal viso congestionato di Kurt, lo stomaco di Blaine fece una cosa curiosa: iniziò a formicolare. La sensazione si acuì quando gli occhi chiari del ragazzo più piccolo incontrarono i suoi.
Fu solo un istante, lo spazio di un paio di note, ma quella frazione di tempo bastò a turbare entrambi.
Come se nulla fosse, però, la performance andò avanti.
“The show must go on”, giusto?
 

If you want my body and you think I'm sexy
come on, honey, tell me so!
If you really need me, just reach out and touch me
come on, sugar, let me know!

 
Le cravatte andarono a fare compagnia alle giacche in un turbinio di strisce blu e rosse mentre il ritornello si ripeteva per l’ultima volta e i ragazzi tornavano a raggrupparsi ordinatamente.

If you want my body and you think I'm sexy
come on, honey, tell me so!
If you really need me, just reach out and touch me
come on, sugar, let me know!

Oh, if you want my body!

 
«Woooh!» esclamò Trent, iniziando ad applaudire, presto imitato da tutti gli altri, compreso Kurt «Era perfetta!»
«Potremmo riproporla alle Regionali, in effetti» fece Nick, massaggiandosi il mento. «Mi sembra un’ottima idea!» Jeff annuì vigorosamente, recuperando i propri indumenti e lanciando all’altro i suoi. In testa, ovviamente.  
«Ne riparleremo alla prossima riunione generale» asserì David recuperando gli spartiti e sistemandoli accuratamente in un raccoglitore – decorato con un motivo a cowboy e cactus –, preciso e scrupoloso come sempre «Direi che per oggi abbiamo fatto abbastanza».
«Quello da dove sbuca?» chiese Wes, divertito, indicando il raccoglitore.
Cowboy e cactus?
L’altro borbottò qualcosa di incomprensibile – molto simile a un insulto, in effetti –, facendo sparire l’oggetto incriminato con una velocità degna di Speedy Gonzales o, come amava ripetere Blaine ogni qual volta se ne presentava l’occasione, “veloce come Severus Piton davanti ad un flacone di shampoo”.
Li avrebbe Potterizzati tutti, un giorno, poco ma sicuro…
«Capatina da Starbucks?» propose Blaine a Kurt, ignorando la conversazione in atto tra gli altri membri del gruppo, con ancora quello strano formicolio alla bocca dello stomaco.
«Non posso, scusa. Devo aiutare mio padre con delle fatture per l’officina» inventò sul momento Hummel, sistemandosi la tracolla sulla spalla. «Facciamo un’altra volta, magari» aggiunse subito dopo con un sorrisetto che voleva sembrare naturale.
«D’accordo» acconsentì Anderson con un sospiro «A domani, allora» lo salutò, ricevendo in cambio un leggero gesto della mano.
Guardando la schiena di Kurt che si allontanava velocemente, Blaine ebbe la netta sensazione di aver combinato un disastro.
 







 
*Il Sottoscala*
Ebbene sì, anche se con mesi di ritardo, sono tornata.
Perché ci ho messo così tanto? Beh, non ho intenzione di accampare scuse inutili: mancanza di voglia e mancanza di ispirazione.  Ah, c’è stata anche la faccenda del rapimento alieno, ma quella è un’altra storia. Poi è arrivata lei, l’amore della mia vita, la mia Musa personale nonché mia maggiore fonte giUoia: la caffeina. <3
Perciò, tastiera alla mano, ho scritto questo benedetto quarto capitolo. E indovinate?
NON MI PIACE. :D Comunque, come sempre, a voi il giudizio.
Per le lettere minatorie potete benissimo contattare il mio agente, Charlie il Monocorno, che sarà più che lieto di farvi recapitare in risposta una fantastica piñata con le mie fattezze.
Vorrei ringraziare di cuore quelle adorabili persone che recensiscono: vi adoro davvero. Sono felice che palesiate la vostra presenza, spero solo di non deludervi!
Ai lettori fantasma, un grande bacio. E che non si dica che faccio preferenze!
Un paio di precisazioni veloci:
- La fanfiction, come avrete sicuramente notato, si distacca dalla serie televisiva. Sono possibili degli accenni agli avvenimenti relativi alle puntate seguenti la 2x15, ma non ve lo posso garantire con certezza assoluta.
- Blaine è più grande di Kurt di qualche mese, nella mia testa. Ergo, farò finta che Ryan Murphy non sia impazzito durante la stesura della trama per la terza stagione e continuerò sulla “retta” via. u.u
E direi che posso fermarmi qui per ora, dai. Per dubbi, angosce o perplessità potete chiedere, ovviamente.
Mi scuso con tutti i non Klainers che seguono la storia per il contenuto di questo capitolo. Perdonatemi se potete! xD
E infine…
Dedichina: vorrei dedicare questo capitolo a Giulia, la mia Kurt personale nonché “colei che si lamenta con stile”, per avermi convinta a non cancellare la storia, a pubblicare questo capitolo e, soprattutto, perché è sempre con me quando ho bisogno di qualcuno su cui contare. Grazie Giù, un bacione dal tuo Blaine!

Un ultimo (ennesimo) grazie a tutti voi per essere arrivati sin qui. Vi amo grandemente, sappiatelo – e se vi suona come una minaccia potete stare tranquilli: avete ragione.
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 5
*** Cap. 5 I won’t say I’m in love – La cocciutaggine di Blaine. ***


Avvertenze: maneggiare con prudenza, non sporgere gli arti fuori dal finestrino durante il viaggio (…?), evitare di palpare le hostess – lo dico per voi, sanno essere violente –, non utilizzare in quantità smodata, assumere solo sotto consiglio del medico di fiducia.
E no, ancora non sono riuscita ad uccidere Ryan Murphy per rubargli la proprietà dei personaggi.
Damn!

 


Cap. 5 I won’t say I’m in love – La cocciutaggine di Blaine.


 
Sdraiato sul letto della propria stanza, Blaine Anderson pensava. Era dal giorno precedente, più precisamente dalle prove con i Warblers, che rifletteva.
Già, a dispetto delle previsioni di Kurt il gel non aveva soffocato i suoi neuroni – o, almeno, non ancora.
Cos’era stato quell’improvviso formicolio? Ne era sicuro, non gli era mai successo prima.
Che avesse preso l’influenza? Probabile.
Un bussare discreto alla porta in legno scuro della sua camera lo riscosse.
«Avanti» mugolò, portandosi il braccio destro sopra gli occhi e la mano sinistra sullo stomaco, che ora sembrava a posto.
La porta in legno scuro si aprì con un leggerissimo cigolio, lasciando entrare David e Wes «Blaine?»
«Mhm?» fece l’interpellato, spostando il braccio dal proprio viso e tirando su il capo. Si tirò a sedere, incrociando le gambe sul copriletto rosso.
I due amici chiusero l’uscio alle loro spalle, andando poi a sedersi ai piedi del letto. Wesley inclinò appena il capo verso destra, studiandolo con attenzione, assottigliando gli occhi. «Stai bene? E’ da ieri che sei un po’ cupo…».
«Possiamo aiutarti in qualche modo?» si intromise David con tono premuroso.
«Sto bene, sto bene» assicurò Blaine, corrugando le sopracciglia. «Credo solo di aver preso l’influenza».
«Febbre?»
«No.»
«Raffreddore?»
«Per niente.»
«Mal di testa?»
«Nemmeno.»
«Brividi? Bruciore agli occhi? Debolezza?»
«No, no e no.»
«E’ certamente l’influenza più strana che abbia mai visto, amico!» commentò Wes mentre David si limitava ad annuire, pensieroso.
Anderson sbuffò, puntando il gomito sul proprio ginocchio e appoggiando la guancia sulla mano chiusa a pugno «Mi formicola lo stomaco. Cioè, non adesso, ma ieri…» borbottò confusamente.
I due ragazzi davanti a lui si guardarono perplessi. «Quando ha iniziato a formicolarti, precisamente?» chiese pazientemente il più alto, come stesse parlando con un bambino.
Un bambino particolarmente stupido.
«Da quando ho tirato la cravatta di Ku… ecco!» esclamò all’improvviso, portandosi una mano allo stomaco «Lo ha rifatto!»
David rimase in silenzio qualche minuto, meditativo, per poi aprirsi in un sorriso enigmatico. Forse aveva capito. E forse Blaine era decisamente più stupido di quanto non avesse mai pensato. «Facciamo un esperimento. Ora ti formicola?»
«No, ha smesso»
«E se dico “Kurt”?» chiese ancora, palesemente divertito. Un lampo di comprensione passò velocissimo negli occhi di Wesley quando Blaine, stupito, proruppe in un «Miseriaccia!».
«Non è influenza, Blaine…» spiegò allora Wes, alzando gli occhi al cielo e appoggiandogli una mano sul ginocchio.
«E allora cos’è?»
«Si chiama “colpo di fulmine”.»
 

****

 
«Okay, stai calmo, puoi farcela» ripeté Kurt per quella che doveva essere la cinquecentesima volta. Era un’ora e mezza che il giovane Hummel misurava la sua stanza a grandi passi, torcendosi le mani e lanciando sguardi ansiosi un po’ alla porta  e un po’ allo schermo del computer; aveva chiuso a chiave ma, sapete, non si sa mai. Non riusciva nemmeno a pensare a quello che stava per fare.
«Oh, insomma! Sii uomo, Hummel!» sbottò ad alta voce, serrando i pugni lungo i fianchi e sedendosi al computer con aria risoluta e vagamente isterica. Poggiò la mano tremante sul mouse, spostando il cursore sul tastino “play”, che non gli era mai sembrato così inquietante. Deglutì a vuoto una, due, tre volte prima di decidersi e cliccare lentamente, con gli occhi spalancati forzatamente fissi sullo schermo luminoso del pc.
Prese qualche – ennesimo – respiro profondo, cercando di non strillare non appena l’inquadratura si fermò su un ragazzo moro steso su una trapunta blu, coperto solo da un cuscino.
Okay, niente panico. Si stava solo… toccando, no? Bastava concentrarsi su altro. Su quella bella lampada alle sue spalle ad esempio, o magari sul suo viso.
Kurt sorrise appena, concentrandosi sul viso del ragazzo; così era piuttosto facile. Ne studiò i tratti e…
Oh. Mio. Cavalli.
« … Nick?» Mormorò piano, la bocca tanto aperta che probabilmente la mandibola si sarebbe staccata a breve. Ma santo cielo, quel ragazzo era sputato a Nick Duval!
Il naso, se non altro, era certamente quello.
Cercò di superare il suo notevole turbamento interiore – Whoopi santissima, non avrebbe più guardato il compagno di coro allo stesso modo! – ma quando sullo schermo apparve un secondo ragazzo si ritrovò a bloccare il video, strabuzzando gli occhi… Jeff?
«Oh porca pupazza…»
Fece ripartire il filmato con una risatina intrappolata in gola: se non altro lui l’aveva sempre detto che quei due sarebbero stati carini insieme. Anche se non avrebbe mai pensato che avrebbe guardato un – gli veniva male solo a pensarlo – porno con due ragazzi identici a loro, in effetti.
I primi gemiti avevano appena iniziato a risuonare nella stanza – facendo prendere al suo viso una sfumatura di rosso decisamente insana – quando la voce di Finn fuori dalla porta della sua camera gli fece emettere uno strillo degno di un’aquila. Si affrettò a stoppare il video con mani tremanti ma, troppo preso dall’ansia, spinse il bottone sbagliato e alzò il volume.
Qualcuno doveva avercela con lui, decisamente.
«Ahhh…!»
«Dio, così!»
«Kurt, tutto bene?» chiese Finn con tono titubante, bussando piano alla porta. Corrugò leggermente la fronte nel sentire una serie di gemiti ovattati inframmezzati da qualche strilletto isterico molto simile a “Spegniti stupido coso!”.
Che il fratello si fosse fatto male?
«Mamma ha detto che la cena è pronta… »
«Arrivo, arrivo! Non preoccuparti, arrivo subito!» esclamò Kurt, riuscendo finalmente a stoppare il maledetto video e accasciandosi con la fronte contro la tastiera… facendo ripartire tutto.
Oh, andiamo!
«ARGH!»
Quando, poco dopo, il giovane Hummel uscì dalla sua stanza con lo spinotto del computer fra le mani e i capelli sparati in tutte le direzioni, Finn decise di non fare domande.
Insomma, ci teneva a finire almeno il liceo, prima di morire!
            

****

 
I giorni seguenti erano passati in uno schiocco di dita per il nostro protagonista e per i suoi amici. Kurt, impegnato nella sua personale crociata, cercava un modo, un qualunque modo per dimostrare che non aveva bisogno dell’aiuto di nessuno per essere sexy e spigliato. Il suo povero orgoglio si era fatto sentire, ruggendo come una tigre in gabbia. Dal canto loro, le Nuove Direzioni avevano tutte le intenzioni di aiutarlo. Esatto, anche contro la sua volontà. Ma lo facevano per lui, no?
Blaine, invece stava facendo di tutto per non pensare che, oddio, era innamorato del suo migliore amico. E le prove erano state davanti ai suoi occhi per tutto il tempo! Quel primo sguardo sulla scalinata della Dalton, la piccola capriola che sentiva nel petto ai suoi sorrisi… come aveva fatto ad essere così cieco?
«Beh, in queste cose non sei mai stato un’aquila, Blay.» gli fece notare Trent, comodamente seduto accanto a lui con un sacchetto di caramelle fra le mani, venerdì sera.
Vedendo l’amico piuttosto provato – e immaginandone la ragione visto che Blaine eral’unico a non essersi accorto di avere un debole per il dolce Porcellana –, gli Usignoli avevano infatti deciso di ritrovarsi per una serata Disney approfittando dell’assenza di Kurt, che avrebbe cenato con la famiglia per festeggiare il compleanno della signora Hudson-Hummel.
Film totem della “festa”? Hercules.
Avevano fatto le cose in grande, per l’occasione, decorando tutta la stanza di Nick e Jeff con busti rotti e tranci di colonne recuperati clandestinamente durante una retata nella cantina della scuola, pesanti drappi e piccoli fiori bianchi. Ovviamente il tutto con gran scorno di Nick e un incredibile – e abbastanza prevedibile aggiungerei – entusiasmo da parte di Jeff. Ma davvero, Duval non sapeva resistere alle preghiere di Sterling, specialmente quando i suoi occhi luccicavano per la gioia. Era più forte di lui, poveretto.
I lettini separati erano stati uniti e sistemati nell’angolo della grande stanza, il cui pavimento era stato completamente ricoperto di morbidi piumini e cuscini colorati.
Nonché di Warblers in pigiama.
«Mi stai dando dello stupido, Trent?» borbottò Blaine, lanciandogli un’occhiataccia e accoccolandosi un poco di più al cuscino rosa antico che teneva stretto fra le braccia.
«Sì, lo sta facendo!» trillò allegro Jeff, lanciandosi tranquillamente sui due, accomodando la testa sul cuscino del riccio e rubando una manciata di caramelle al povero Nixon. «Sai, penso che dovresti parlarne con Kurt.»
Aggiunse dopo qualche secondo prima di essere spinto da Blaine, finendo per rotolare sopra a Nick, mezzo metro più a vanti.
«Credo che per una volta Jeffie abbia ragione, Blaine. Dovresti buttarti!» disse Nick con tono pacato, potando un braccio attorno alla spalle di Jeff e tirandoselo meglio contro in modo da stare comodo.
«Mi è bastato buttarmi con Jeremiah, non ci tengo a ripetere l’esperienza.» rispose Anderson, secco.
Chiamatelo caso fortuito, chiamatelo Fato, chiamatelo destino, chiamatelo Flint con il telecomando in mano, fatto sta che proprio in quel momento prese a risuonare  per la stanza “Ti vada o no”.
«Oh no, io non canto! Ve lo sognate!» esclamò il solista, arrossendo e nascondendo il viso contro il cuscino.
«Tanto sappiamo che non resisti…» cinguettò David
Blaine sbuffò mentre i ragazzi si alzavano dalle loro postazioni, armati di cuscini, e si sedevano in cerchio, iniziando a fare da base. Erano carini dopotutto. In quel modo tutto loro e a volte estremamente fastidioso, ma quei ragazzi erano i suoi fratelli. Cercavano solo di renderlo felice, no?
 

Se esiste un premio per gli ingenui,
io l'ho già vinto da tempo.

 
Iniziò piano, alzando gli occhi al cielo ai sorrisi che si ritrovò davanti. Si passò una mano fra i riccioli scarmigliati, lanciando il cuscino addosso a Thad e James con una risata trattenuta quando presero a sbattere le ciglia in modo a dir poco terrificante.
 

Ma nessun uomo vale tanto,
di delusioni ne ho avute troppe!


Sbuffò, incrociando le braccia al petto e appoggiandosi meglio alla parete alle sue spalle. In effetti quante volte aveva tentato per vedersi poi deriso e rifiutato? Certo, Kurt non l’avrebbe mai deriso, ma non voleva rischiare di perderlo. O di soffrire ancora.
Era anche vero però che Kurt… forse Kurt valeva il rischio.

Cosa credi amica, non si può far finta quando
tutto parla chiaro ma noi ti leggiamo dentro
e anche se lo neghi, sai si vede bene quanto immenso sia!

 
Flint, Jeff, Nick, Trent e Cameron, seduti vicini, si portarono le mani al petto, sventolandosi poi con la destra e stringendosi fra loro all’ultima parola, sfarfallando le ciglia con espressione estatica e rischiando seriamente di far strozzare Wes il povero Wes con i pop-corn.
Di tutto, avevano fatto di tutto in quei quattro anni, ma le Muse… beh, era qualcosa di mai visto.
 

Non so perché, non lo ammetterò mai!

 
Berciò Blaine, facendo la lingua alle sue personalissime Muse, che intanto si erano drappeggiate addosso delle coperte e si erano alzate abbracciando i loro cuscini come fossero compagni di ballo.

Ti vada o no, l’ami e dillo oh-oh!

 
Cantarono i cinque, mettendosi di profilo e ammiccando mentre agitavano l’indice verso Blaine in segno di bonario ammonimento, muovendo i fianchi a tempo mentre il riccio si alzava in piedi in modo da girare per la stanza.
 

Ma certo che l’amo e non lo saprà…


Sospirò piano, abbassando lo sguardo e portandosi la mano sullo stomaco; al solo pensiero di una eventuale reazione positiva di Kurt aveva iniziato a formicolare intensamente, creandogli una bolla di calore nel petto.
Cosa doveva fare?
 

So bene come andrà a finire, ed i pensieri miei vanno.
Io sento dentro “puoi fidarti” mentre la testa mia “non lo fare”!

 
Si portò le mani fra i capelli, scompigliandoli ad occhi serrati e i ragazzi davanti a lui potevano quasi sentire il povero criceto che abitava il suo cervello affannarsi sulla sua piccola ruota per trovare una soluzione. Dirlo o non dirlo? Rischiare o restare al sicuro? Avrebbe semplicemente desiderato buttarsi a terra e affogare fra i cuscini.
 

Quanto sei curiosa, tu nascondi l’evidenza!
Noi ti conosciamo, non ti arrabbieresti tanto

senza una ragione, se non fossi tanto presa da, da, dall’eroe!

 
Anderson si ritrovò a sorridere inconsciamente: era vero, loro lo conoscevano da anni. Di chi si poteva fidare se non di loro? Forse sapevano meglio di lui cosa l’avrebbe fatto stare bene. Posò lo sguardo sull’espressione piena di incoraggiamento di Jeff, quella consapevole di Nick, quella intenerita di Trent e poté rivedere quelle emozioni anche negli altri Usignoli. Tutti, nessuno escluso.
Continuò il botta e risposta con le Muse quasi in trance, cantando meccanicamente mentre si avvicinava alla finestra. Lanciò uno sguardo veloce ai ragazzi con le loro toghe fatte sul momento e prese un fiore, sentendo le guance scaldarsi mentre apportava una piccola modifica alle ultime parole della canzone.
 

Ma cederò… perché l’amo e lo so…

 
Gliel’avrebbe detto. Avrebbe tentato. E l’urlo estatico dei suoi Usignoli gli confermò che era la decisione giusta.
 
 
 
 
 
 
*Il Sottoscala*

EBBENE SI! Il vostro incubo peggiore è tornato, con un capitolo ancora peggiore del precedente!
Sta venendo fuori una schifezza… e dire che avevo fatto mezzo litro di caffè, stamattina. Bah.
Ad ogni modo eccomi qui, a – quanto, un anno? – … parecchio dal mio ultimo aggiornamento. La mancanza di ispirazione, i problemi a casa… beh, diverse cose mi hanno trattenuta dallo scrivere.
E forse avrebbero dovuto continuare a farlo.
Ma ormai è fatta, è inutile piangere sulla caffeina versata. U.U
Quindi… dedichina time!
Dedico questo quinto capitolo a – anche se per la metà non leggeranno mai questo capitolo:
- miss lovett, la mia dolcissima Zolly-Eleonora, colei che ha impedito che questo capitolo finisse nel cestino e mi ha gentilmente fatto da beta: piccola mia, sei un vero angelo!
- Essemcgregor, che adoro in tutto e per tutto e con la quale riesco a passare cinque ore in videochiamata senza annoiarmi mai. Salutami Gina e Luigina, Squaletto. ;)
- Gaia, che mi sopporta nonostante le mie millemila pare e non mi fa mai sentire sola. Grazie amore mio, davvero. <3
- Ginevra, la mia Blainissima Gin_, che – inspiegabilmente – mi apprezza per quello che sono: una povera demente.
- Tutte quelle care persone che hanno letto i quattro capitoli precedenti e che magari avranno cuore di non tirarmi i pomodori addosso dopo questo.
Vi ringrazio davvero tanto, anche un numerino in più fra le visualizzazioni mi fa piacere.
Un bacio a tutti e, si spera, a presto!

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