My heart is yours 2- Everything has changed

di unbound
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** You don’t deserve a point of view if the only thing you see is you. ***
Capitolo 2: *** Watch it disappear the dream you hold so dear. Let it fade, let it fade now ***
Capitolo 3: *** Now there’s nothing but time that’s wasted and words that have no backbone ***
Capitolo 4: *** What kind of man that you’re if you are a man at all ***
Capitolo 5: *** So I’m going to star over tonight, beginning with you and I. ***
Capitolo 6: *** When the world treats you way too fairly, it's a shame I'm a dream ***
Capitolo 7: *** I know you're leaving in the morning, when you wake up! Leave me with some kind of proof it's not a dream.. ***
Capitolo 8: *** You said that we'd make it through. And when all security fails you'd be there to help me. ***
Capitolo 9: *** And I'll admit I don't want you to help me through this, I don't want to start over again. ***
Capitolo 10: *** But now I'm told that this is life. And pain is just a simple compromise ***
Capitolo 11: *** You convinced yourself that it's not the reason you don't see the sun anymore ***
Capitolo 12: *** You are pushing and pulling me down to you. ***
Capitolo 13: *** You ain't woman enough to take my man ***
Capitolo 14: *** You were the greatest thing and now you are just a memory ***
Capitolo 15: *** Oh, your spark never lit up the fire, though I tried and tried and tried ***



Capitolo 1
*** You don’t deserve a point of view if the only thing you see is you. ***


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Ero seduta sulla mia poltrona preferita nel mio vuoto e freddo soggiorno, avevo sulle ginocchia il mio computer portatile e come pagine aperte avevo il blog del sito ufficiale e il video di Playing God su youtube. Lo guardavo e riguardavo da ore ormai.

Avevamo messo tanti messaggi espliciti in modo da far capire ai fan che c’era qualcosa che non andava. Ma niente, loro soffrivano quanto me, ed erano distrutti. Erano già passati tanti giorni, che si erano trasformati in settimane e forse in mesi. Avevo perso la condizione del tempo, avevo perso praticamente tutta da quel 18 Dicembre.

I mesi erano passati veloci, ma anche lentissimi e percettibili. Non uscivo da casa da tanto tempo, Chad era in tour quindi non potevo sfogarmi con lui,e Jeremy mi portava il cibo ogni giorno, sforzandosi di farmi ridere con scarsi risultati ogni santissimo giorno. Non uscivo neanche per fare la spesa, non mettevo neanche un piede fuori dalla porta d’ingresso. Non mi truccavo neanche più, la ricrescita della chioma rosa era ormai immensa, e non avevo neanche voglia di farmi una tinta.

Avevamo anche posticipato le date del tour in America meridionale, per i fan era stato traumatizzante quanto per me, perciò erano arrivate a una data ancora da destinarsi e volevo prepararli a vedere solo tre persone sul palco.

L’ultima cosa che avrei voluto fare in quel momento era cantare, tutte le mie, anzi, le nostre canzoni mi urlavano il nome Josh, in ogni parola c’era la sua traccia.

 

Jeremy quel giorno venne presto, più del solito.

Sul suo viso non c’erano il solito sorriso beffardo e la voglia di farmi ridere, l’ottimismo di un nuovo giorno e la pazienza che avrebbe dovuto avere per stare con me in quello stato.

Aveva un giornalino in mano, forse era il nuovo numero di Kerrang.

Chiusi il computer, e lo andai ad abbracciare. Mi salutò arruffandomi i capelli.

Con mio grande stupore, vidi il faccione di Josh in copertina,ma il titolo era coperto dalle mani enormi del mio migliore amico.

 

«Hayley, io lo so che non dovrei mostrartelo. » era imbarazzato, deluso e impacciato. Mi stava nascondendo una cosa,e  dal suo umore non sembrava una cosa positiva. Afferrai la rivista dalle sue mani e lessi, scritto a caratteri cubitali “I Don’t miss Paramore one bit”.

Mi crollò il mondo addosso, si gettò di peso schiacciandomi ancora una volta. Come poteva dire questo? E il ti amerò per sempre? A me mancano le persone che amo davvero.
Scossi la testa, non volevo crederci. Jeremy me lo tolse dalle mani e sfogliò le pagine velocemente.
Né io né lui ci informavamo sui Farro da qualche mese, eravamo rimasti molto indietro. Ma a me andava bene così, perché  volevo credere ancora nel Josh vittima e santo, nel Josh di ottobre, nel Josh che mi pregava di non scappare più, che mi stringeva e che mi baciava.
Non mi andava di farmi male, ma certe cose le dovevo pur sapere. La missione dei miei fratelloni era quella di farmelo odiare al tal punto di non amarlo più. Ma più lo odiavo... Più lo amavo.

«Ha una nuova band. » la voce gli tremava.

In quel momento mi sentii davvero male. Le mie gambe non riuscirono a reggere il mio peso, diminuito a causa della mancanza di fame; non riuscii a stare in piedi ed, aiutata da Jeremy, mi sedetti sul divano perdendo lo sguardo nel vuoto di fronte a me. Non guardavo niente. Non pensavo a niente.
Jeremy mi guardò come un ragazzo che guarda una ragazza distrutta, come un fratello che guarda una sorella a pezzi, e cerca qualsiasi vendetta per fare pagare il prezzo all’artefice. Pregai non facesse niente.

Nel frattempo, anche Taylor ci aveva raggiunti. Aveva il mio stesso viso stravolto, cupo, triste. Non c’era solo Josh in quella nuova idiota band, ma c’era anche suo fratello, e la cosa mi fece ancora più male. Non pensavo.Non ne avevo la forza.

Taylor avanzò lento verso di me. Alzai lo sguardo. I nostri occhi erano uguali, come clonati. Rossi, enormi, che bruciavano. Pieni di lacrime, che stavano per esplodere. Continuavamo ad essere piccole cose distrutte. Non riuscivamo a uscirne, avevamo bisogno di forze che nessuno era in grado di darci. Jeremy si alzò, e fece in modo che mi alzassi anch’io prendendomi la mano. Ci abbracciammo a cerchio, come prima di ogni concerto. Quella volta la mia mano era poggiata sulla schiena di Taylor, e la mano di Taylor era poggiata su quella di Jerm. C’erano due posti vuoti, incolmabili. Io e Taylor singhiozzammo all’unisono e , per la prima volta, vidi anche una lacrima attraversare la faccia barbuta di Jeremy.

Era un momento strappalacrime, era qualcosa di nuovo e deprimente. Sembrava un film, uno di quei film che illudono al lieto fine, e che poi la fine è tutt’altro che lieta. Ecco che mi vennero in mente alcune frasi di Playing God, il nostro ultimo video.

L’ultimo video di noi cinque uniti. Anzi, visibilmente uniti, internamente già distrutti.

Io che guardavo la foto di Josh, per poi buttarla a terra. Che urlavo in faccia ai Farro di non accusarmi, ed eccoli lì, che dicevano di essere stati membri della band di Hayley. Josh, Zac. Voi sapete che io odio questo termine, la mia non era la band di Hayley, ma era la band di hayley, Josh, Zac, Taylor e Jeremy. Erano i Paramore. Josh, forse tu non volevi la band di Hayley, Josh, Zac , Taylor e Jeremy, tu volevi la band di Josh. La band dei tipi di Josh Farro, il chitarrista figo. Sei andato via perché volevi essere il protagonista assoluto forse?
E poi, la parte dello specchio. Dove io urlavo e lui mi rispondeva dalla cantina. Che scelta casuale.
Questa è la tua ultima seconda possibilità , sarò buona la metà, così come verranno le cose, gli urlavo. Sono da ambo i lati del recinto ,e da una parte avevo i Paramore, dall’altra Josh e Zac. Senza ombra di rimorso  ti ci farò sbattere contro. Ma quand’è che li farò sbattere? Quando smetteranno di mancarmi, cioè mai?
Ero una pazza psicopatica che teneva in ostaggio quattro ragazzi nella sua cantina. Però ero io quella a sentirmi intrappolata. E il pazzo psicopatico era Josh, il mio maestro. Il mio primo amore, che si approfittava di me e mi muoveva come un burattino. Ero facilmente manovrabile negli ultimi tempi. Dovevo tagliarli o no quei fili?

Diedi un bacio sulla guancia a Taylor, e le nostre lacrime si unirono. Poi ne diedi uno a Jeremy, che sorrise accarezzandomi i capelli.

«Noi siamo i Paramore. » affermai, sorridendo.

«Noi eravamo i Paramore. » disse Taylor alzando le spalle.

«Noi saremo i Paramore. I veri Paramore. » urlò Jeremy gasato. Eravamo nuovi, eravamo nuovi Paramore. Era un nuovo capitolo della vita, basta piangersi addosso. Sorridemmo e sorrisi anch’io. Erano Almeno quattro mesi che il mio sorriso non nasceva sul mio viso, che i miei occhi smettevano di piangere.

«Attraverso occhi nuovi di zecca. » sussurrai. Taylor rise. Anche lui non rideva negli ultimi tempi, mi sentii la padrona del mondo nel farlo ridere. «Brand new Paramore» sussurrò lui,continuando a sorridere.
«Lasciate che i VERI paramore comincino.» Jeremy mi schiacciò l’occhio, e io li riabbracciai. Era tempo di ricominciare come veri musicisti. Come una vera famiglia.

 

Notte fonda, la luna è piena. Ero sola ed ero già sotto le coperte a ronfare. Ronfare si fa per dire, il mio sonno era inquieto, e mi svegliavo dopo due minuti di leggero sonno, al massimo.

Afferrai il telefono, non riuscii a resistere.
Josh Farro, membro dei Novel American. Così strano da sentire.

Destinatario: Joshua Neil.

Dopo neanche trenta secondi mi rispose. Bene, non dormiva per i sensi di colpa? Non riuscivi a dormire brutto stronzo?

Hayley mi dispiace.

Risi. La mia era una risata nervosa, isterica. Composi il numero.

«Ciao Josh Farro! Davi l’impressione di stare così bene nella band di Hayley! » urlai. Josh sospirò, sentivo il suo respiro pesante e la sua stanchezza dall’altro lato della cornetta.
«Non volevo. » idiota, tu menti.
«Jenna si è impossessata del tuo corpo o cosa? Il demone è entrato in te? O no, ho proprio sbagliato. Tu sei il santo, perché ti piace giocare a farlo. »
«Hayley piantala. Ho dovuto farlo
«Potevi inventarti una scusa più plausibile, queste sono sentite e risentite. La prossima volta, non dire che mi amerai per sempre se poi annunci al mondo che non ti manco neanche un po’.» ero rabbiosa, ancora una volta.
«Hayley io ti amo. » Ero ancora arrabbiata, ma riuscii a farmi risciogliere il cuore. Il tono con cui lo disse mi fece rabbrividire. Stupide farfalle tacete!
«Ti amerò sempre lo sai. Io ho detto che non mi mancano i Paramore, ma tu mi manchi.» Scossi la testa, non dovevo ricaderci.
«Io sono i Paramore, i Paramore sono ancora una band. Sai, sono una donna di parola, faccio ancora parte della band di Hayley.»chiusi la chiamata e mi coprii.

Bastardo. Sei solo un bastardo. Se avessi potuto, gli avrei rotto il naso a causa della rabbia repressa che mi tenevo dentro.Ma io sono una stupida. E lo amo, ancora.

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Capitolo 2
*** Watch it disappear the dream you hold so dear. Let it fade, let it fade now ***



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Ripeto sempre le stesse cose ma non m’importa.
Non potevo fare altrimenti, non avevo argomenti da trattare.
Oltre a dire che sono distrutta, rotta, frantumata,pestata cosa posso dire? Ah sì, mi manca Josh.
Tra l’altro per lui avevo anche litigato con la mia Dakota. Ma questa è tutta un’altra storia.
Qualche giorno fa , lei venne a trovarmi e mi sgridò perché si rese conto di quanto fossi sotto terra. Lei voleva il mio  bene, anche io volevo il suo; quando soffriva lei, non facevo altro che cercare di farla ridere. So come ci si sente a vedere un’amica piangere e soffrire per qualcuno al quale non puoi fare niente; so come ci si sente a soffrire di impotenza in queste situazioni. Io non volevo farla soffrire soffrendo io, ma non riuscivo neanche a stare bene.
Era più forte di me, come una forza oppressiva che mi schiacciava il buon umore. Il mio sorriso, la mia spensieratezza potevano durare solo pochi minuti. Poi mi ritrovavo sola, e mi sentivo malissimo. 
Sentivo morire l’Hayley di un tempo, sentivo spegnere la sua vita dentro me. Sentivo i miei polmoni seccati respirare a mala pena, sentivo i miei occhi stanchi piangere senza fermarsi. Sentivo le mie gambe non reggersi in piedi, sentivo le mie braccia impotenti, sentivo il mio cuore battere a stento, tanto per far rimanere in vita il mio corpo.
Mi sentivo una dannata depressa.
Avevo sempre detto alle mie fan che nessun ragazzo era degno di loro, ma adesso, chi è disponibile a dirlo a me?
Oltre Jeremy e Taylor non avevo più nessuno. Dakota era arrabbiata con Josh, quindi anche con me. Le mie sorelle erano lontane, e anche se fossero state vicine, non avrei voluto farle stare male.
A egual modo anche mia madre, e mia nonna.
Chi poteva capire in quel momento le mie sensazioni senza essere superficiale? Qualcuno che provava ciò che provavo io.
 
Distesa sul divano, facevo zapping davanti alla televisione cercando un dannatissimo sfogo che ovviamente non trovavo. I miei occhi erano troppo occupati a piangere per guardare qualcosa oltre le lacrime.
Dakota, in questo momento mi manchi. Dakota , ho bisogno di te, per favore perdona il mio piccolo e fragile cuore e ritorna a consolarmi come solo tu sai fare. In questo momento, ho bisogno di te più che mai. Ti prego.
Toc.
Balzai in piedi e per prima cosa allo specchio studiai la mia situazione: ero in tuta e abbastanza presentabile, perciò non esitai ad aprire.
Ecco che le mie interiora si auto-distrussero, che il mio cuore scoppiò e che le mie gambe iniziarono a tremare come alberi davanti ad un tornado.
 
Josh Farro indossava una tuta nera, un paio di occhiali da sole alzati e poggiati tra i capelli arruffati. Aveva gli occhi spenti e lucidi, le mani lungo i fianchi e le gambe traballanti.
Non parlammo. Bensì lui si chinò, facendo cedere le gambe e restando in ginocchio davanti a me, con lo sguardo fisso sul pavimento.
Implorante, come un servo davanti al suo signore, un credente davanti a Dio e un ragazzo alla sua prossima sposa. In ginocchio.
Era uno spettacolo raccapricciante.
Non parlò, e neanche io riuscii a farlo nonostante volessi.
Un momento di drammatica depressione tra due innamorati e nello stesso tempo nemici.
«Sono una merda.» affermai e gli chiusi la porta in faccia.
Ma che sto facendo? Che cosa stai facendo Hayley?
Poggiai la schiena alla porta, e sentii che lui fece lo stesso. Seduti schiena contro schiena, con una sola porta a dividerci.
Percepivo i suoi singhiozzi, sovrastare i miei. Sentivo il rumore impercettibile delle sue lacrime infrangersi sul pavimento del corridoio, sentivo le mie bagnare la moquette.
Mi alzai e aprii la porta. Al diavolo tutto e tutti.
Lo aiutai ad alzarsi e lo feci accomodare in casa mia.
Mi alzai in punta di piedi, e non resistetti a dargli un bacio sulle labbra. Mi accarezzò la schiena.
Sì, quello era un bacio di addio. Quello era un dannatissimo bacio d’addio.
Mi stava facendo male, continuava a farmi male, e lo farà ancora. Aveva lasciato la band famiglia,
se n’era creata una nuova, stava intraprendendo una carriera di concorrenza. Lo so, lui è una merda.
E’ un bastardo so-tutto-io.
Un egocentrico dei miei stivali.
Un fottuto santarellino.
Continuavo ad amarlo. Lo amerò per sempre. Stupida.
«Hayley ti amo tantissimo.» sussurrò in preda ad una crisi di pianto trattenuto.
Gli diedi uno schiaffo.
Si, non riuscii a bloccarmi.
Un sonorissimo schiaffo sulla guancia. Se lo meritava.
Uno schiaffo che aveva fatto arrossire il suo viso pallido, che gli fece male.
Uno schiaffo che gli fece massaggiare la guancia per attenuarne il dolore.
Moltiplicalo all’infinito, aggiungigli un pugno allo stomaco ed ecco che cosa sento io.
Scossi la testa.
«Direi di essermela meritata.» annunciò abbassando lo sguardo.
Lo guardai rabbiosa. Mi aveva fatto perdere tutto, compreso il carattere. Mi aveva fatto piangere e disperare. Certo che se lo meritava, anzi.
«Sono sola per colpa tua. Mi sono messa contro il mondo per te, e tu che fai? Mi avevi promesso amore eterno, e mentre mi baci mi pugnali la schiena? E’ finita.» ripresi a piagnucolare.
«Siamo un po’ entrambi soli in questo momento.» Ma che dici Josh? Sei ridicolo.
 «Ho lasciato Jenna.» mi salii il cuore in gola.
«Cosa?» chiusi e riaprii velocemente le palpebre, ingoiando le fottutissime farfalle e trattenendo il fiato.
«Abbiamo litigato.  Per te. Tra noi non è definitivamente finita, ma lo sarà molto presto.» In quel momento mi sentii in colpa. In quel momento, si cancellarono alla velocità della luce tutte le pene che mi aveva fatto passare il ragazzo di fronte a me.
Non potevo assecondarlo, era ciò che voleva. Dovevo essere una dannata bastarda, dovevo fargli provare almeno un quarto del dolore provato da me. Come dicevamo, il dolore è solo un compromesso.
«Puoi andarla a riprendere. Puoi amarla e onorarla per tutti i secoli dei secoli per me.» mi tremava la voce, si vedeva da un miglio che stavo mentendo.
 «Hayley.» mi bloccò, non facendomi finire la frase.
«Lo so. Ho sbagliato, sono una merda. Meritavi più ascolto. »
«Josh, ascolta. Lo senti il mio cuore urlare e battere all’impazzata? Fosse per me continuerei ad amarti. All’infinito. Come avevamo promesso.» Il Come avevamo promesso lo pronunciammo assieme.
«So che non doveva andare a finire così. Ma adesso i dadi son tratti: io sono uscito dai Paramore per miei problemi, vedevi anche tu che non ero felice.  »
« In questo contesto, ho pensato alla tua felicità. Ma tu hai pensato alla mia?» mi poggiai la mano sul cuore. Mi venne in mente la sera quando mi annunciò di voler lasciare i paramore.
My heart is yours ed io che mi puntavo il cuore. Quel coro strozzato, quella chitarra rotta sul pavimento, il suo abbandono dal palco. Il mio cuore continuava ad essere suo, nonostante fossero passati nove lunghissimi mesi.
«Ho tutti i tuoi fardelli sulle spalle» Sussurrai.
 
 
«Va bene un la minore qui?»
Taylor era disteso sul mio divano, aveva una chitarra classica sulle gambe e un foglio poggiato su essa.
Si, stavamo scrivendo una nuova canzone. Niente di serio, qualcosa per divertimento.
«Quindi, ricapitolando  » si grattò la testa, stimolando il pensiero «La prima strofa è You escape like a runaway train Off the tracks and down again. My heart’s beating like a steamboat tugging....??»
Mi guardò, e canticchiò un motivetto su quelle parole, appuntandone le note. Sussurrai, continuando a canticchiare
«All your burdens, on my shoulders»
Ripensai a quel momento di giorni fa, quel “Ho tutti I tuoi fardelli sulle spalle” e decisi di metterlo nel testo, in modo che, se avesse ascoltato, avrebbe pensato a me. Era un messaggio che gli stavo urlando attraverso la canzone, chissà se capirà.
«Hayley ,stai bene?»
Mi ero bloccata, chiudendo gli occhi. Li riaprii lentamente. «Si, tranquillo. Continuiamo.» sorrisi debolmente.
«Qui che mettiamo? Adesso deve starci il ritornello!» mi riguardò, masticando la punta della penna di plastica e fissando il soffitto ,pensieroso. Jeremy, seduto sul pavimento, continuava a canticchiare con il foglio del testo davanti, e annuiva facendomi capire che gli andava a genio.
«In the mourning I’ll rise» cantai. E risorgerò nel mio lutto, più forte che mai, capito Josh?
Taylor e Jeremy annuirono insieme, appuntando quella frase nei loro appunti.
Jeremy continuò «In the mourning I’ll let you die» . In poche parole, mi stava dicendo : lascialo fottere, lascialo morire. Fai in modo che nel tuo cuore non ci sia sua traccia. Dal lutto, lascialo morire.
Mi guardò e sorrise stringendosi sulle spalle. Abbassai lo sguardo.
«In the mourning all my worry» continuai. Risorgerò, lo lascerò morire e ucciderò con lui le mie preoccupazioni. Mi piaceva quel motivo, dannatamente. Parlava ancora una volta di me.


Grazie a Sam per l'ispirazione :)

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Capitolo 3
*** Now there’s nothing but time that’s wasted and words that have no backbone ***


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Eravamo davanti a una telecamera, io e Taylor.
Lui aveva in mano la sua amata chitarra, e iniziava a strimpellare note. Stavamo registrando il nuovo testo via video. Niente studio, non volevo rientrarci. Lì dentro c’era puzza di tradimento e di traditori.
Dopo un po’, con note sbagliate e risate forzate, Taylor iniziò a suonare ed io mi schiarii la voce. Avevamo scritto quella canzone qualche settimana fa e, dopo molte preghiere, convinsi i ragazzi a registrarla; loro volevano proibirmi di cantare, perché comunque vedevano che non stavo bene, e non ero dell’umore giusto.
Taylor mi guardò, i suoi occhi mi urlavano “io ti faccio cantare, però non piangere”
« You escape like a runaway train off the tracks and down again » Tu scappi lontano come un treno in corsa, fuori dai binari e ancora più giù. Ti stai allontanando da me a passi da gigante, il pensiero di te in ginocchio mi fa ancora stare male. Per una volta non sono io a sottostare, ma sei tu a pregare il mio perdono. Sei proprio caduto in basso.
Scossi la testa.
Ti eri allontanato dal mio corpo esile tanto, tantissimo. Ma dal mio cuore non sei mai uscito. Chiamami stupida, chiamami ingenua. Tutti lo fanno.
Taylor mi guardò ancora una volta, e abbassò lo sguardo preoccupato.
«My hearts beating like a steam boat tugging all your burdens on my shoulders »
Avevo fatto di tutto per mettere questa frase nel testo. Il mio cuore batte come un battello a vapore, si, quando ti guardo. Portando tutti i tuoi fardelli sulle mie spalle.
 
Quel coro strozzato, quella chitarra rotta sul pavimento, il suo abbandono dal palco. Il mio cuore continuava ad essere suo, nonostante fossero passati lunghissimi mesi.
«Ho tutti i tuoi fardelli sulle spalle» Sussurrai.
 
Mi vennero in mente i pensieri di quando me lo trovai davanti qualche giorno prima, e non feci a meno di riviverli sulla mia pelle. Rabbrividii. Ho tutti i tuoi fardelli sulle spalle.
Che cosa intendevo con quell’espressione? Sottostavo a lui inerme, tenendo il peso del suo ego sulla schiena, rischiando di romperla?  Oppure era la pressione che mi provocavano le responsabilità del suo abbandono, che lui non aveva voluto prendersi?
 
« In the mourning I’ll rise. In the mourning I’ll let you die. In the mourning… All my worry
Nel lutto. Prendetela come volete, per me era come se la famiglia fosse morta. Quindi io ero completamente al lutto.
Risorgerò. Ne sono certa. Non oggi, non domani, non la prossima settimana. Ma alla fine lo farò, ricomincerò da zero. Perché non si deve mai guardare indietro.
Vi farò morire. Si, voi avete fatto morire me d’altronde.
Lascerò mai in questo fottuto lutto le mie preoccupazioni?
Guardai Taylor, aveva gli occhi lucidi. Come sempre. Ondeggiavamo la testa a tempo entrambi, avevamo la stessa espressione. Era curvo sulla sua chitarra, si tratteneva mordendosi le labbra. Chiusi gli occhi e presi fiato.
 
«Now there’s nothing but time that’s wasted and words that have no backbone»
Adesso non c'è niente, ma solo tempo sprecato e parole che non hanno fermezza.
Non c’è più niente di noi, non c’è più niente della famiglia, non c’è più niente che può provocarmi quelle dannate farfalle che prendo sempre in considerazione. Mi davano fastidio prima, perché era una sensazione ricorrente. Adesso tornerei indietro solo per sentirle un’altra volta.
Non c’è niente, ma solo le tue ,vere o false che siano, dichiarazioni, che non hanno un senso, non hanno una spina dorsale. Iniziai a tenere il tempo con la gamba, e anche Taylor lo fece. Non ci guardammo più. Lui muoveva la testa com’era suo solito fare quando suonava, io cantavo ad occhi chiusi per concentrarmi.
«oh the whole world seems to be waiting. Can you hear the echoes fading? »
Il mondo sta aspettando, sembra che aspetti un trionfale ritorno dei sopravvissuti. Ma succederà?
Josh.
Senti le voci dissolversi?
Non solo le nostre.
Hai presente i nostri fan che urlavano “Paramore” prima di ogni concerto? Quelle grida che ci gasavano? Bene, le senti dissolversi? Ci pensi che non le ascolteremo più  insieme? Non ci abbracceremo più , non pregheremo più, prima di salire sul palco e fare quello che amavamo fare?
« In the mourning I’ll rise. In the mourning I’ll let you die . In the mourning… All my sorry
La storia si ripete. Nel lutto, dannato lutto, cercherò di rialzarmi e farvi morire.
E nel lutto lascerò i dispiaceri. Davvero, Hayls? Ci riuscirai stavolta?.
Finimmo.
Sorrisi e mi girai a guardarlo. 
Alzai la mano, e lui batté il cinque, rumorosamente. Era un trionfo per noi terminare qualcosa senza fermarci e piangere di nuovo. Spensi la web cam. Dopo un po’ però la riaccesi.
«Ce l’abbiamo fatta. Siamo felici per questo. » Avevo una paralisi facciale, ma continuavo a ridere, stranamente felice. Taylor provava le mie stesse sensazioni ancora una volta, e iniziò a strimpellare una canzoncina idiota per festeggiare. Era stupida come cosa, ma continuammo a scherzare per un po’.
Schioccai le dita a tempo, e risi.  Iniziai a canticchiare parole incomprensibili e, ridendo ancora, spensi la video camera. Jeremy spalancò la porta ed entrò saltellando come un grillo. Si fermò, e noi lo fissammo straniti, sorridendo ancora.
« Sapete una cosa?» ci chiese gettandosi sul divano su cui ero seduta, e facendomi traballare.
« E’ bello vedervi sorridere.» Arrossii, e Taylor abbassò lo sguardo imbarazzato. Ci abbracciammo.
Un grande e bell’abbraccio di gruppo. Pieno di sofferenze,si, ma taaanto amore.
 
« Hey ragazzi, che ne dite di mettereIn the mourning in scaletta?»
Eravamo distesi sul pavimento, a pancia in giù. Stavamo preparando le scalette per il South America tour.
Un nuovo inizio.
Avevamo già messo qualcosa di Brand new eyes, ma ovviamente anche i classici non dovevano essere omessi; per classici intendo Looking up, Misery Business, crushcrushcrush, Emergency.
Avevo deciso inoltre, di mia dannata iniziativa, di mettere anche My Heart. Me ne pentii subito dopo quella decisione , lo ammetto. Ma era una nostra canzone, una parte della nostra storia, e non dovevo rinunciare a cantarla perché non potevo guardare Josh ed essere affiancata localmente da lui. Anche se mi sarebbe piaciuto sopra ogni cosa.
« Jerm, è una buona idea.» sussurrai annuendo.
« Ho deciso I vestiti da mettere.» I ragazzi risero. Per me l’abbigliamento era una cosa fondamentale; per tutti i movimenti che dovevamo fare, ci serviva qualcosa di comodo. Di norma decidevo anche quello che dovevano mettere loro. Non do una spiegazione ragionevole a questo fatto.
« Io indosserò una canottiera “Beware of You” nuova di zecca e dei pantaloni grigi maculati.» annuii. I ragazzi si guardarono rassegnati. Risi.
« Non te l’abbiamo chiesto Hayls.» gridò Jerm, scoppiando a ridere. La sua risata era buffa, non riuscivamo a non unirci a lui in quei momenti.
 
Ecco.
In quei momenti non sentivo alcuna nostalgia. Ci bastava poco per divertirci. Perché in fondo, noi c’eravamo sempre stati.
C’eravamo in quel momento, e ci saremo stati in futuro. Ci rispettavamo, eravamo fieri l’uno dell’altro.
Sospirai.
Sentii una strana sensazione. Ecco che torna. Avevo parlato troppo presto.
 Mi alzai in piedi e li guardai fisso negli occhi.
« Scusate..» sussurrai , e mi avviai in camera. Mi chiusi la porta alle spalle, e poggiai quest’ultime su essa.
Le lacrime stavano iniziando a scendere, di nuovo. Sembrava troppo bello per essere vero: non piangevo da una settimana, era una sensazione incantevole.
Mi mancava. Potevo fare tutto: ridere,scherzare,scrivere,suonare. Ma mi mancava lui, lui e i suoi dannati baci.
Il pensiero che avesse lasciato Jenna per me e che io l’avessi rifiutato mi girava in mente come fuoco che brucia le case. Quello però, bruciava gli altri pensieri.
Afferrai il telefono ed entrai su twitter, tirando su con il naso. Quel fottutissimo social network era l’unico modo con il quale potevo essere aggiornata sulla sua condizione. Anche se, a volte, era meglio non sapere.
Il cuore mi si ruppe in mille pezzi.
Joshfarro87: @jennathecat Hey I love you.
Ecco che ero stata presa in giro. Di nuovo.
Era così facile calpestarmi. Era così dannatamente disonesto farlo in un periodo così vulnerabile. 
Non potevo crederci.
Mi alzai e ritornai dai ragazzi, piangendo.
Erano seduti sul divano, accanto, confabulando su quello che stava succedendomi e, appena uscii dalla stanza, mi guardarono pieni di dispiacere.
« Mi ha preso in giro.» gridai. Il mio viso era paonazzo, le mie mani tremavano.
« Sai che novità. Dimmi una volta nella quale non l’ha fatto.» urlò Jeremy in preda a una crisi isterica. Lui era mio fratello, si arrabbiava sempre con chi mi faceva del male.
Mi abbracciò, chiudendo lentamente gli occhi.
«Hayley, sei troppo ingenua. Ignoralo.» Taylor si avvicinò lentamente a noi.
« E’ come se ti chiedessi di ignorare Zac.» gridai ancora una volta. Lo guardai negli occhi.
« Impossibile» sussurrammo insieme.

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Capitolo 4
*** What kind of man that you’re if you are a man at all ***


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Potevo annotarmi da qualche parte che non dovevo più aprire la porta di casa quando sentivo bussare tre volte, questa era una buona idea. Sapevo benissimo chi lo faceva sempre, forse per distinguersi o forse per capriccio da divo.

Immobile, mi fissava dalla testa ai piedi.

Altrettanto ferma, io studiavo ogni suo respiro e navigavo nel cioccolato dei suoi piccoli occhi.

Avvicinò la mano verso di me, quasi a richiedere una stretta di mano; lo raggiunsi, ma la spostai quasi rifiutandomi di farlo. Mi sembrava assurdo, eravamo stati amici, tanto amici, amanti, fidanzati, e adesso quel gesto mi faceva solo corrucciare il cuore, perché era l’ennesima prova della rottura di ogni rapporto che comprendeva noi.

« Cosa vuoi?» chiesi con tono velenoso.

« Se dicessi te sembrerei un fottuto bugiardo.» affermò abbassando lo sguardo e riportandolo sui miei occhi. Annuii, per confermare la sua ipotesi.

Appoggiai il gomito sul muro, e portai la testa tra la mano di quel braccio, impaziente.

« Volevo solo dirti addio. In un modo dignitoso. » aggiunse entrando e chiudendosi la porta alle spalle.

« Io sono davanti a te, dammi questo addio e vai via.» Aprii le braccia , per sottolineare la mia presenza, e lo fissai ancora più impaziente di prima.

Non volevo dargli un addio, non volevo proprio. Avevo sempre sperato di non vivere mai quel momento, ma eccolo lì; non ero pronta ad affrontarlo.

Avevo appena fatto la tinta rosa, in onore dei vecchi tempi di Playing God, pronta con tanto di valigie all’entrata per la partenza per il sud dell’America, che sarebbe avvenuta l’indomani.

 

Avvicinò la sua mano al mio viso, e me lo accarezzò dolcemente. Quell’azione, benché mi facesse rabbrividire, non doveva permettere al mio cuore di ricedere. Sperai che la mia resistenza fosse aumentata, e che la ragione prevalesse sull’istinto di saltargli addosso.

Avvicinò il suo viso al mio, per stonarmi, e si fermò a un centimetro dalle mie labbra, scuotendo la testa.

« E questo modo ti sembra dignitoso?» chiesi trattenendo il respiro, per non inebriarmi del suo profumo e cedere ancora una volta.

« Questo non è l’addio. Volevo solo soddisfare una voglia che mi girava in mente da tempo.» disse, sfoggiando uno sei suoi sorrisi irresistibili, che ovviamente, mi fece sorridere.

« Che aspetti a baciarmi idiota?» chiesi ancora una volta. Dovevo sembrare minacciosa, Hayley, non smielatamente romantica. Sospirai.

« Questa è la prova che lo vuoi anche tu.» risorrise, e finalmente mise in contatto le nostre labbra.

Fibrillazione. Elettricità lungo la schiena. Voglia di ricominciare e dimenticare tutto.

Tutti questi fattori m’inondarono.

Quello fu uno dei più bei baci che avessi mai dato. Il primo in assoluto della classifica, però, rimaneva il nostro primo bacio, ovvero quello dopo il mio “sì” alla richiesta tanto attesa dalle teenager.

Ricordo tutto di quella sera:

Seduti su un prato, con la luna piena e brillante che ci illuminava i volti sbarazzini e felici. Avevo sempre sospettato quell’evento, anche perché Jeremy e Zac erano filati via con fare sospettoso, anticipando e rovinando ogni cosa. La voce di Josh tremava, e le mie gambe facevano lo stesso. Dopo un lungo discorso sul “non voglio rovinare l’amicizia”, me l’aveva chiesto ed io avevo accettato. Il nostro primo bacio fu castissimo e molto dolce.

Quello che avevo appena dato era un po’ meno sia casto che dolce.

Sapeva d’amaro, ma il suo gusto era sorprendente come sempre.

Finsi comunque di provare il contrario di quelle sensazioni.

« Felice adesso?» chiesi. Volevo aggiungere “perché io lo sono”, ma la ragione mi cucì la bocca.

« Sicuramente si. Vedi, io non ho mai smesso di essere felice con te accanto, da almeno 4 anni. E ti dirò di più, quando ho sposato Jenna, immaginavo te al mio fianco.»

« Non prendiamo questo tasto, bastardo di merda!» urlai. Mi rivenne in mente quel tweet e questo pensiero mi permise di spingerlo lontano da me, facendogli sbattere la schiena sul tavolo.

« L’avevi lasciata per me! Davvero Josh? Oppure era qualcun altro che le scriveva su twitter messaggi che avrebbero fatto morire un diabetico?» continuai a urlare, non riuscivo a calmarmi.

« Hayley. Quel tweet l’ho scritto quando ero di ritorno da casa tua. Mi aveva fatto arrabbiare il tuo rifiuto»

« E io che dovrei dire?» lo zittì. « Dovrei essere arrabbiata con te tanto da non parlarti, per tutte le cose che mi hai fatto.»

« Invece mi parli ancora. Perché sono irresistibile» sorrise. Ovvio che lo sei, brutto bastardo sexy.

« Questo non c’entra niente.» affermai scuotendo la testa e cercando di cancellare quel pensiero dalla mia mente.

« Questo, invece, vuol dire che pensi anche tu che io sia fantastico.» Strinsi gli occhi, per guardarlo male, mentre lui se la rideva come un idiota ninfomane davanti a un porno.

« Josh Smettila.»

« Non sai recitare, e per giunta, ti conosco da quando ancora non sapevi allacciare le scarpe.»

« Non lo so fare neanche adesso!» affermai ridendo.

« Ma io te lo avevo insegnato! » rise anche lui. Ma che sto facendo?!

 

« Non cambiare discorso merda!» urlai, cercando di ritornare furente.

« Che razza di uomo sei?» chiesi puntandogli il dito contro « A meno che tu sia completamente tale.» aggiunsi.

« Sono l’uomo della tua vita, chiamato anche anima gemella. » mi zittì ancora una volta . Stupido lui e la sua capacità di farmi tacere.

Si allontanò verso la porta, e anche se volevo fermarlo, non lo feci.

« Domani vai in Sud America? Verrò a vederti..»

Quell’affermazione mi mozzò il fiato più di tutte le altre.

Lui veniva al nostro concerto, e non suonava, bensì era lo spettatore. Non riuscivo a immaginarlo mentre mi fissava, gridava, cantava come coro  ma in mezzo alla folla di fan, o piangeva come loro durante qualche canzone strappalacrime.

« Josh...» sussurrai. Ero in preda alla confusione.

Si avvicinò a me e dolcemente baciò la mia guancia. Bacio di Giuda, ne sai qualcosa malato di religione?.

« A domani. Ti amo . »

« Io no»

« Non sai fingere.»

« Taci lurido bastardo.»

Chiuse la porta.

Vaffanculo !

Diedi un calcio alla porta e poi mi gettai a terra , portando le mani al viso.

Non poteva succedere, mi sarei sentita ancora più a disagio.

Quello era il nostro nuovo inizio, la nuova pagina. E lui stava rovinando tutto, come sempre.

 

Afferrai il telefono, componendo in lacrime il numero di Jeremy.

Rispose Kat.

« Pronto bella! Come stai?» chiese, allegra. Lei era sempre allegra. Certo, aveva un fighissimo ragazzo che poteva essere chiamato tale. Un ragazzo dolce e pronto a difendere i suoi cari davanti a tutti, anche al mondo.

 

« Puoi passarmi Jerm, Kat? Mi dispiace...» singhiozzai. Sentii Kat respirare ansiosa e chiamare Jeremy a gran voce.

« Pronto ? Hayley? Dimmi tutto bomba.» la voce di Jeremy mi rassicurò. Tirai su con il naso.

« Jeremy . Domani partiremo giusto? Bene. Josh viene a vederci.»

Ecco un minuto di silenzio imbarazzante.

« E’ ancora lì?» chiese rabbioso, non facendomi finire la frase, bloccandola alla pronuncia di quel nome.

« No.. E’ andato via. Puoi venire tu adesso?» chiesi in preda al pianto. Ero una schifosa cosa distrutta, come sempre, nonostante non volessi, nonostante fossi pronta a ricominciare.

« Vengo subito.» disse seriamente, per poi chiudere la cornetta.

Iniziai a contare i secondi, per cercare di accorciare l’attesa. [..]

 

Toc toc toc toc.

Eccolo lì Jeremy.

Oh, ma aspetta.

Jeremy non bussa con fare da diva, non bussa mai.

Mi asciugai velocemente il viso, schiarii la voce. Avevo bisogno di una dose di coraggio, ma non ne avevo una, perciò sospirai e aprii la porta. Dovevo sbarazzarmi di lui in minor tempo possibile. Purtroppo Josh era già davanti a me, intento a baciarmi con passione.

Cedetti alle tentazioni e lo assecondai,nonostante non dovessi. Dovevo comunque sbarazzarmi di lui, Jeremy non l’avrebbe fatto uscire vivo dal mio appartamento, o , per essere meno drammatica, illeso.

« Devi andartene, Jeremy sarà qui a momenti, e sai bene che non ti farà carezze» gli dissi, staccandomi da lui. Mi guardò serio, e si avviò verso la porta, cercando di sgattaiolare senza creare disturbo.

Ma ecco che Jeremy era di fronte a noi, e l’aveva afferrato per il colletto, scagliandolo a spalle al muro. Non sapevo cosa fare, l’ultima cosa che volevo era fare del male a Josh o a Jeremy.

Il livello di panico aumentò vertiginosamente, provocandomi un forte bruciore allo stomaco e facendo emettere dalla mia gola un urlo di paura. Ti prego Jeremy, non fargli del male.  Lo so che mi ha distrutto, ma vedi, io lo amo , come tu ami Kat. Ti prego Jeremy, decifra i miei pensieri.

« Ma sei un uomo Josh? Che uomo sei?! Caccia fuori il cervello e gli attributi e lascia in pace un’anima che già hai straziato.» urlò Jeremy, dandogli un pugno sul naso.

Iniziò a sanguinare, e io scivolai a terra.

Ero perfetta a rovinare i momenti.

Jeremy mi si piazzò davanti, aiutandomi a rialzarmi, per poi girarsi verso il bastardo, dicendo

« Se vuoi che ti lasci vivere, non farle più del male. Esci dalla nostra vita, esci dalla SUA di vita. Esci da questa casa, e vattene a fanculo.» urlò puntando la porta. Josh non lo guardò, era troppo intento a massaggiarsi il naso sanguinante, per poi studiare e schifarsi delle mani sporche.

 

Ci guardò. Jeremy lo fissò in cagnesco, ed io cercavo di dirgli con il labiale “I’m sorry” sbucando dalla spalla del mio migliore amico, intento a farmi da scudo.

« Addio allora amico mio.» affermò con voce tremante, mentre si avviava verso la porta aperta, continuando a coprire il naso.

« Addio Hayley. » disse dopo, aggiungendo silenziosamente “I’ll love you forever”

Jeremy, appena Josh se ne andò, mi abbracciò e mi diede un bacio sui capelli.

Piangere. Non sapevo fare altro.

Anzi, una cosa sapevo farla.

Amare le persone sbagliate.

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Capitolo 5
*** So I’m going to star over tonight, beginning with you and I. ***


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"Paramore,Paramore,Paramore"
I fan urlavano a gran voce, io mi sentivo carica.
Era un nuovo inizio. Il nostro nuovo inizio. Niente più rancore.
Jeremy stava dando l’ultima occhiata al suo basso, prima di entrare insieme a Taylor, che stava aggiustandosi la camicia, continuando a essere spento e triste. Non potevo aspettarmi un concerto sereno da lui, era molto più sensibile di me.

Entrarono prima loro due, insieme a Justin, il fratello di Taylor, che sostituiva Josh, e Josh... Freese , che alla batteria sostituiva Zac .

Appena misero piede sul palco, le grida dei fan non fecero altro che aumentare. Iniziarono a strimpellare le prime note.

Chissà che avrebbe pensato Josh sulla canzone che avevamo scelto per aprire. Chissà che cosa avrebbe provato quel suo fottutissimo bastardo cuore , chissà . Chissà se anche lui avrebbe percepito le farfalle allo stomaco.

Tutto il testo di quella canzone volevo urlarglielo in faccia, ma non potevo; perciò mi accontentavo di urlarlo ai fan, essendo a conoscenza della sua presenza tra di loro, silenziosa, inerme.

Sospirai gonfiando il petto e, agile, saltai sul palco.

I fan mi fissavano, urlavano, battevano le mani.

Loro mi amavano, loro erano la mia famiglia. Come avevo pensato di trascurarli così? Loro erano la mia medicina, ad ogni male. Ne ho persi due, membri della mia famiglia, ma ne avevo milioni sparsi in tutto il mondo. Tutto ciò mi bastava.
Saltai, mi scatenai, feci headbaging. I ragazzi mi guardavano sbalorditi mentre,dopo l’introduzione al brano, avevano iniziato a suonare la mia cara Ignorance; probabilmente si chiedevano da dove avessi preso tutta quella serenità, sbucata fuori come un coniglio da una collina.

Le luci aumentavano, si dissolvevano, puntavano i ragazzi e me. Era tutto ciò di cui avevo bisogno, me ne ero resa conto troppo tardi.

Mi fermai. Iniziai ad oscillare con le gambe, cercando tra la folla Josh.

« If I’m a bad person, you don’t like me. » Pensai ad ogni volta che  gli urlavo contro, quando piangevo rabbiosa e lui mi ripeteva che ero brutta mentre lo facevo; forse per farmi calmare, o forse per fare semplicemente il bastardo. Tutti sanno che se dici bella ad una ragazza, ci crederà per un minuto, ma se le dici brutta, lo ricorderà tutta la vita. Infatti, io lo ricordavo in quel momento, come se fosse successo il giorno precedente.

« Well, I guess I'll make my own way » beh suppongo che me ne andrò per la mia strada. Questo significa non cercarti, non piangere per te, non ricordarti, non baciarti, non amarti.

Potrei farcela, se solo mi restituissi il cuore, il cervello e la coscienza.

«It's a circle, I mean cycle . I can't excite you anymore» Cercai ancora una volta tra la folla. E’ un cerchio, o meglio, un triangolo. Tu, io, Jenna. Se vuoi , aggiungiamoci anche il mio Chad. Sì, proprio quello a cui mi hai fatto spezzare il cuore.

Non riesco ad eccitarti più, forse, signor Farro? Per questo hai deciso di scaricarmi?

Camminai diagonalmente, muovendo lentamente le gambe, e fissando l’orizzonte, scuotendo la testa.

«Where is your gavel? Your Jury? What’s my offense this time? » Chi sei tu per giudicare? Un giudice? Ah, per questo non hai voluto più affiancarmi, non hai voluto più suonare con me. Forse ti hanno assunto al tribunale.

Offese, colpe. Qual è la mia colpa? Perché hai osato buttare fango su di me, in quel fottuto articolo? Qual è il motivo? La frase “ Non volevo stare nella band di Hayley” mi frullava in mente continuamente. Sai benissimo che non era la mia band, ma la nostra. Mi fermai.

«You are not a judge, but If you’re gonna judge me. Well, sentence me to another life! » Indietreggiai, per fissare meglio l’ammasso di fan di fronte a me. Diedi un’occhiata a Jeremy, che aveva uno sguardo fiero posato sul mio viso, che in quel momento sorrideva. Avevano iniziato a scatenarsi anche loro, i miei ragazzi, saltando di qua e di là.  Non sei mica un giudice, pensavo fossi un chitarrista! Se vuoi giudicarmi fallo in un’altra vita. Tu, così religioso, credi alla vita dopo la morte , giusto?

«Don't wanna hear your sad songs. I don't wanna feel your pain! When you swear it's all my fault Cause you know we're not the same, yeah we're not the same. Oh we're not the same »

Non voglio ascoltare le tue canzoni tristi, le tue parole tristi. Le tue promesse di amore eterno. Sai che me ne faccio? Le butto nel cesso, le tue parole. Non voglio provare il tuo dolore , perché il tuo è un dolore superficiale e finto. Non è da me. Provi dolore forse quando giuri che è tutta colpa mia, ma sai che non è così... Perché sai che non siamo uguali, non siamo uguali. Non sono Josh Farro l’apatico bastardo, sono Hayley Williams, la sentimentale di merda.

«Yeah the friends who stuck together. We wrote our names in blood! But I guess you can't accept that the change is good» Mi avvicinai a Taylor. Gli amici che si erano messi nei guai assieme,  lui e Zac. Avevano scritto i loro nomi nel sangue. Ma scommetto che né io né Taylor andavamo bene ai Farro. Erano cambiati, noi eravamo cresciuti; loro non potevano accettare che questo era qualcosa di positivo. Forse eravamo troppo per loro. Lo puntai, lui mi guardò, e sorrise. Fissò subito dopo concentrato la chitarra. Scossi la testa. I miei capelli già sudati volavano di qua e di là; ma era il mio modo di cantare, e io non potevo farci nulla. Hey Josh. Come si sta ad essere lì?

«You treat me just like  another stranger. Well it's nice to meet you sir , I guess I'll go , I best be on my way out» Misi un piede sull’altoparlante davanti a me.

Eccolo lì, immobile tra la folla, che mi fissava con aria stupita. Lo riconobbi facilmente, perché era l’unico che non saltava, né urlava. Era solo, lì, immobile, che mi fissava.

Tu mi hai trattato come qualcosa che non conoscevi, uno sconosciuto. Tu non mi hai mai conosciuto in realtà. Tu, sai solo accusare. Non ti veniva in mente ciò che ti dicevo? Siamo cresciuti assieme, come hai potuto accusarmi così? E bei tempi? E i bei momenti? E NOI DUE? E’ stato bello conoscerti, lo ammetto, ma era giunto il momento di finirla, per sempre.

Lo puntai ancora, e lui si morse il labbro. Era a circa un metro e mezzo da me.

Ignorance is your new best friend, urlavano I fan, dopo che io rivolsi a loro il microfono.

«This is the best thing that could've happened . Any longer and I wouldn't have made it» Questa è la miglior cosa che sia potuta accadere. La mia rinascita. Mi vedi? Sembro ancora una piccola cosa distrutta? Ancora un pò e non l'avrei fatto. Se avessi perso tempo, probabilmente non ti avrei lasciato andare. Ma eccoti, non sei al mio fianco, ma di fronte a me. Tra i miei fan, sono miei adesso. Chi ti elogia Josh? Chi, nessuno? Tu sei un fan,come loro, adesso?.

«It’s not a war, no, it’s not a rapture. I'm just a person but you can't take it » Non è una Guerra, perchè se lo fosse, avresti già perso. Non è un rapimento, non è Playing God. Non sei legato nella mia cantina, non più ormai.

Sono solo una  persona, riesci a prendermi adesso? Riesci a farmi piangere? No, non più Josh.

Mi allontanai dall’altoparlante e iniziai a saltellare.

Mi avvicinai a Taylor, cercando di trasmettergli un po’ della mia energia. Glielo leggevo in faccia che non era sereno quanto me. Le situazioni erano diverse. L’amore è diverso dall’amicizia. L’amore è quello che ti fa piangere, l’amicizia quella che ti asciuga le lacrime. Pensai come l’avrei presa io; mi sarei sentita persa senza Jeremy.

«The same tricks that, that once fooled me. They won't get you anywhere» I trucchi che mi facevi, che esercitavi su di me. Le rose, le parole dolci, le promesse non mantenute, gli sguardi, le notti di passione. Prima mi illudevano, già. Prima quasi ci credevo anche io. Adesso, esercitali adesso. Non ti darò nulla, niente di più. Hai preso troppo. Provar non nuoce, ma sappilo, mio caro, non ti porteranno da nessuna parte. Lo guardai, fisso negli occhi. Abbassò lo sguardo e chiuse lentamente il viso tra le mani. Mi avvicinai a Jeremy.

«I'm not the same kid from your memory. Well now I can fend for myself» Ne sai qualcosa Jeremy? Già, non sono la bambina che ricorda Josh. Grazie a Jeremy, avevo imparato a badare a me stessa. Non ero più sola senza Josh, non ero più morta senza Josh. Jeremy mi tiene in vita, Jeremy mi insegna a vivere, Jeremy è la persona di cui mi fido cecamente , che non farà certo quello che hai fatto tu. Ripetei il ritornello, ancora una volta, fissandolo negli occhi. Jeremy mi sbirciava sempre, per essere sicuro che non avessi crolli d’umore o crisi di pianto improvvise. Ballavo, cantavo. Mi piazzai davanti a Josh Freese ed iniziai a scatenarmi quando iniziò l’assolo.

Taylor fissava Josh Freese pieno di rancore; lo fissava come se fosse qualcosa che non desiderava sopra il palco, gli stava lontano come se fosse allergico.

Non c’era più il suo Zac, il suo amicone. Non sarebbe riuscito ad accettarlo in fretta.

«IGNORANCE is your new best friend. Ignorance is your new best friend! » Urlai salendo sull’altoparlante e guardando Josh, avvicinando il viso al suo, in modo che ci dividessero solo una cinquantina di centimetri. L’ignoranza è la tua nuova amica. Tua, e di Zac. Mi faceva male dirlo, ma è grazie a lui che adesso Taylor non è felice come dovrebbe essere. Jeremy si bloccò, suonando lentamente, durante l’assolo del piccolo ragazzo riccioluto, il nuovo chitarrista.

Lo guardammo, io e Jeremy. Per un attimo , tememmo che si bloccasse, che uscisse dal palco in lacrime. Ma per fortuna non lo fece.

Concentrato come sempre, fissava la sua Fender e la suonava. Zac non l’avrebbe visto, Zac non sarebbe stato fiero di lui come lo eravamo noi. La cosa era abbastanza screditante per lui.

Sorrise.

Mi riempii il cuore, il suo sorriso.

Abbassai la testa, mi curvai quasi a mettermi in ginocchio.

Si abbassarono le luci, ed io sgattaiolai via per una pausa, per prendere un po’ di fiato, lasciando il posto a  Justin York e a Josh Freese, che continuarono a suonare.

Bevvi un po’ d’acqua, ne sputai una parte. La mia voce era gioiosa, il mio corpo carico; avevo un sorriso ebete stampato in volto.

«Lo hai visto? » chiesi a Jeremy, che nel frattempo mi aveva raggiunta. Mi guardò sbalordito e confuso.

«Josh. Era tra la folla. L’avresti riconosciuto, aveva la stessa faccia di cazzo. » Jeremy sorrise, e scosse la testa, aggiustandosi i capelli gellati.

«Pensavo che non si presentasse, e invece ha avuto la faccia tosta di venire. » affermò bevendo un po’ d’acqua dalla mia bottiglia.

«Abbiamo fatto bene ad iniziare con Ignorance. Come minimo, dovevi urlarglielo in faccia. »

«Secondo te non l’ho fatto? Mi sottovaluti bello! » ridemmo di gusto.

« IGNORANCE is his new best friend. Ignorance is his new best friend! » canticchiai, e lui sorrise. Taylor era di fronte a me, aveva gli occhi rossi ma un sorriso finto che cercava di colorargli il viso.

«Taylor...» sussurrammo io e Jeremy all’unisono. Lo abbracciammo, ma lui ci allontanò fissandoci. Era comunque il piccolo di famiglia, il più fragile. Dovevamo aspettarci una reazione del genere.

«Sono stato bravo? » chiese con voce tremante, come un bambino che cerca soddisfazioni.

«Sei stato bravissimo.. » sussurrai io. Jeremy lo abbracciò, come un fratello che abbraccia l’altro. Taylor tirò su con il naso. Quel momento mi sembrò davvero meschino. Non perché Taylor doveva essere più forte, ma perché Zac lo conosceva abbastanza da sapere le conseguenze delle sue azioni. Ma le aveva fatte comunque. E questo mi faceva riflettere sul reale valore che Zac dava alla loro amicizia.

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Capitolo 6
*** When the world treats you way too fairly, it's a shame I'm a dream ***


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Il concerto era stato a dir poco meraviglioso ed emozionante; la cosa più bella di quella sera , però, a mio parere, era stata la mancanza di lacrime. Mi riconoscevo, riconoscevo in me l’Hayley forte, la vecchia ed asociale Hayley, la maschiaccia che non piange mai.

 

Eravamo sul tour bus, tarda sera. Sedevamo tutti sul letto di Taylor, intenti a chiacchierare un po’; commentare la serata, i momenti salienti. Dopo una lunga parlata, e finte risate, Taylor non riuscì a recitare più, e le lacrime iniziarono a colorargli il viso.

«Taylor... » sussurrammo io e Jeremy in coro. Poteva essere grande e grosso, pronto a donare sorrisi, ma sotto la sua pelle c’era un piccolo cuore distrutto.

«Io.. Io ragazzi.. Sapete che vi voglio bene come se foste miei fratelli. Ma non ce la faccio. Lui era il mio migliore amico.. » aggiunse lui tra un singhiozzo e l’altro abbracciandoci. Jeremy gli accarezzò la schiena, e io lo sentii ancora una volta un cucciolo tra le mie braccia, nonostante fosse almeno il doppio di me. Cazzo, lui era forte. Il mondo era diventato tutto il contrario! Jeremy odiava Josh, io piangevo come una debolissima bambola di pezza e Taylor non riusciva a consolarmi, perché aveva donato il titolo di “donatore di felicità” a qualcun altro.

 

Mi alzai, per prendere un bicchiere d’acqua nella cucina del bus, sconcertata e turbata da quel ricorrente spettacolo al quale non volevo assistere. Non perché la colpa fosse di Taylor, ma perché era pessimo guardarlo in quelle condizioni.
Notai con mio grande stupore, che il suo telefono , che giaceva sulla cucina, squillava, e sul display vi era una scritta : “Taylor guai a te se rispondi”. Ecco, sicuramente era Zac.

«Taylor, per favore fammi parlare. »

Non mi fece aprire bocca.

«Tu sei il mio migliore amico, io ti voglio un mondo di bene. Vedi, Josh è venuto a vedervi stasera. Sarei venuto anch’io se non avessi un impegno improrogabile.

Taylor, mi ha detto che neanche ti sei goduto il concerto. Capisco che stai male per me, ma sai benissimo come stanno le cose. Io devo seguire Josh, lui è il mio punto di riferimento. Non sono mai stato capace di ribellarmi alle sue decisioni, sai come sono fatto. Non ho un carattere che può prevalere su uno come quello di mio fratello. Mi manchi da impazzire, non sorrido più, piango continuamente. Non sei l’unico a stare male, volevo solo farti sapere questo. »

Mi commossi, i miei occhi diventarono lucidi. Non riuscii a commentare le parole appena udite.

«Zac.. So che non sono la persona con cui vuoi parlare, ma Taylor non è in grado di farlo adesso.» dissi, con voce tremante e un nodo in gola.

«Ah, Hayley. Sei tu...» affermò lui sussurrando.

 

Taylor sbucò dietro di me, afferrando un bicchiere d’acqua. Mi fissò, si accorse che tenevo il suo telefono e me lo tolse dalle mani.

«Pronto..?» la voce conteneva ancora tracce di pianto,irremovibili.

«Taylor , sono io. » sentii dall’altra parte della cornetta. Non gli diede neanche la possibilità di sibilare qualcosa che chiudendo la chiamata, lanciò il telefono per terra e corse via, lontano da me. Jeremy, che ci aveva raggiunti, mi guardò sconsolato e lo seguì lentamente, per poi cercare di confortarlo, con scarsi risultati.

 

Mi accarezzai i capelli, sistemandoli e mi gettai sul divano, di peso.

Era incredibile come due persone ne avessero distrutte tre. I farro facevano parte della nostra storia, ma non mi sarei mai immaginata di arrivare ad un punto del genere. Continuare a fare la cosa che amavo di più al mondo, perdendone l’entusiasmo e l’energia che mi dava.

Era assurdo come due pianti silenziosi potessero diventare un urlo, come due respiri affannati e singhiozzanti potessero trasformarsi in un solco al petto.

La forza ci era stata rubata, la speranza ci era stata rubata. Ecco per terra un mare di vittime, tra cui io e Taylor. Vittime di un tradimento, vittime di un abbandono ingiustificato.

Come potevamo sopravvivere a tali eventi? Avevamo lasciato scappare il nostro cuore, e non riuscivamo a trovarlo.

Farro, noi siamo solo umani, abbiamo un cuore, uno scheletro, come –almeno credo- tu li possiedi. Non siamo noi i cattivi, non sono io il cattivo, non puoi andar dicendo in giro, al mondo, che quella maligna sono io. Guardaci, non aggiungo altro, ci vedi? Io e Taylor, riesci a vederci? Abbassa gli occhi, siamo qui giù, sul pavimento, tra le vittime. Ora rispondi: chi è il cattivo? Tu. Chi è l’idiota ? Io, ovviamente. Io, che non ti devo amare, ma lo faccio.

 

 

A distrarmi dai miei pensieri, fu il suono dolce di una chitarra acustica. Suono troppo familiare.

«And when we get home, I know we won't be home at all. This place we live, it is not where we belong» .

Mi affacciai dal finestrino, ma non vidi nulla. Me l’ero immaginato? Ero ridotta ad allucinazioni?.

Era Franklin. Non una canzone qualunque. FRANKLIN.

«And I miss who we were in the town that we could call our own. Going back to get away after everything has changed » .

Mi guardai intorno, ed eccolo lì. Seduto sull’asfalto, con la chitarra sulle gambe, cantava la canzone più NOSTRA mai scritta. Non proprio scritta su di noi, ma adatta più che altro a quel momento.

«Everything has changed » . Cantai io, come se una forza a me superiore me lo obbligasse.

« 'Could you remind me of a time when we were so alive?» . aggiunse lui, guardandomi e dolcemente passando le sue dita affusolate tra le corde dello strumento.

« Do you remember that? Do you remember that?» cantammo in coro, come se fosse un live. Come se facessimo parte ancora della stessa band. Come se potessimo ancora cantare insieme.

«Could you help me push aside all that I have left behind? » continuò lui.

« Do you remember that? Cause I REMEMBER THAT» la modificai adatta al momento. Lui chiuse gli occhi.

« So we stand here now and no one knows us at all» proseguii io. E’ vero, siamo qui, e nessuno conosce ciò che sappiamo noi. A parte i nostri, nessun’altro paio d’occhi aveva visto ciò che avevamo vissuto insieme. L’essere amanti, uscire di nascosto, le notti di passione. Niente e nessuno sapeva.

« I won't get used to this» Non mi abituerò mai. Lui rispose

« I won't get used to being gone» Ovvero “non mi abituerò ad essermene andato”.

«And going back won't feel the same if we aren't staying, going back to get away, after everything has changed » E ritornare indietro non sarà mai lo stesso, se non restiamo qui. Ritornare dopo essere fuggito, vuol dire che tutto sta cambiando.

«It's taking up our time we can't go back, we can't go back at all» Sto prendendo il nostro tempo con me, non possiamo tornare indietro. Non possiamo per sempre ricordare al tempo passato. La ripetemmo tre volte questa frase, all’unisono.

«Cause you remind me of a time when we were so alive. Do you remember that? Do you remember that?» cantammo, sempre insieme, alternando le voci. Continuando ad essere in sintonia, come se lo fossimo ancora, come se non fosse successo nulla.

Mi bloccai, anche lui si bloccò. Non potevo bloccarmi completamente, perché non smettevo di tremare. Lui era stupendamente immobile, quasi un blocco di marmo. Una statua perfetta, scolpita. Non sarei mai riuscita a non essere attratta da lui, nonostante tutto.

«Cosa ci fai qui?» chiesi.

«Ti chiedo se puoi aiutarmi a dimenticarti. » rispose freddo, posando la chitarra sull’asfalto.

«Non posso esserti d’aiuto»

«Perchè?»

«Perchè prima dovrei riuscire io a dimenticare te, Joshua Neil Farro. » affermai, coincisa. Mi guardò sorridente. Dentro di me pensavo “ma che cazzo ridi idiota?”, invece fuori anche io stavo sorridendo. Probabilmente il mio sorriso non era perfetto come il suo, bensì somigliante a quello di una capra.

«Questo vuol dire che non ci sei riuscita. »

«Non ti facevo così perspicace. »

«Ti ho sorpreso? »

«Sul fatto di essere perspicace si» risposi ridendo. Anche lui lo fece.

«No, intendevo. Sono qui, nel bel mezzo della notte, e non ti ho sorpresa?»

«No, sapevo che ci saremmo rincontrati. »

Sorrise, alzandosi e piazzandosi di fronte a me. La sua vicinanza mi dava alla testa.

«Hai presente che nonostante tu sia un fottuto bastardo, continuo a cadere tra le tue braccia?»

«Ti sei dimenticata “irresistibile”» sfoderò uno dei suoi sorrisi sghembi, facendomi sciogliere.

«Piantala. » gli diedi un piccolo schiaffetto sulla spalla.

Avvicinò le sue labbra alle mie, accarezzandole. M’inebriai del suo profumo, irresistibile, di cui andavo pazza.

Sorrise e si allontanò da me.

Odiavo quando non portava a termine qualcosa, ma soprattutto non sopportavo quando teneva in sospeso i nostri baci.

Hayley sei un’idiota. Eccoti di nuovo lì, a cadere nelle sue trappole meschine.

«Rimarrò qui stanotte, ti farò compagnia, ti suonerò tutte le nostre più belle canzoni.»

Nostre? Forse volevi dire dei PARAMORE.

«Buonanotte bomba.» mi baciò la fronte, ed io, incantata, non perdendolo di vista, salii sul bus. Iniziò a suonare dolcemente All I wanted, ed io cercai di non sciogliermi come un gelato al sole. La sua voce mi sarebbe stata vicina, quasi bloccando l’irresistibile voglia di stargli accanto.

Jeremy mi guardò male, appena giunsi il mio letto.

«Ti permetto di ascoltare il tuo Josh suonare senza picchiarlo a sangue perché ti voglio un bene dell’anima, ma devi tenerlo lontano. Non voglio ripeterlo più.»

La mia felicità svanii in un batter d’occhio e, coprendomi con il lenzuolo, chiusi gli occhi, accompagnata dai dolci acuti dell’uomo che amavo.

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Capitolo 7
*** I know you're leaving in the morning, when you wake up! Leave me with some kind of proof it's not a dream.. ***


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Suonò tutta la notte, ed io mi addormentai durante la sua performance di “The only exception”. Amavo farmi dire “Tu sei l’unica eccezione”, mi scoglievo quando me lo dicevano i fan, Jeremy, Taylor, le mie sorelle, Chad... Chad mi aveva dedicato quella canzone, dopo averla sentita. Chad mi diceva sempre che io ero la sua unica eccezione, perché non era mai stato veramente innamorato, e non credeva più all’amore dopo il suo primo matrimonio con Sherri Dupree, finito male. Nonostante la dedica di Chad fosse stata adorabile, avrei sempre preferito quella di Josh. Sono stupida, lo so. Potrei avere un vero uomo accanto, pronto a difendermi, dolce, sensibile, che mi mette sopra ogni cosa. E invece scelgo il bastardo sposato che mi ha rotto in mille pezzi ma che è l’unico che mi fa ricomporre in un batter d’occhio.
Quand’ero più piccola, avevo visto mio padre piangere ed imprecare al vento. Gli si era spezzato il cuore, dopo che aveva mia madre, e cercava di riaggiustarlo, con la sua  compagna nuova di zecca. Mia madre mi diceva che non lo avrebbe mai dimenticato, e da quel giorno avevo giurato sopra ogni cosa di non cantare più cose sull’amore e sulla sua importanza, perché avevo smesso di crederci; avevo anche lasciato Josh, e questo mi aveva sotterrato. Ma adesso che ci penso, chi era l’eccezione di cui parlavo? Avanti, è così facile. Nel mio cuore avevo la certezza che l’amore non durava mai, dovevamo trovare altre strade, dividerci. E avevo sempre vissuto con questa convinzione, “l’amore non esiste.”. Cercavo di accettare e amare la solitudine, ma come farcela, quando vuoi qualcosa che non puoi più avere? Sono strettamente realista, mi rendo conto di quello che sta succedendo. Ma come faccio a trovarmelo davanti e a cacciarlo via? Nella canzone avevo detto “so che andrai via al mattino, quando ti sveglierai e mi lascerai con una sorta di prova che non si trattava di un sogno”; ma avrei dovuta cambiarla in “So che andrai via al mattino e non ti troverò quando mi sveglierò, ma mi lascerai con una prova che non si trattava di un sogno?”.
Non era una coincidenza per me, probabilmente se n’era andato sul serio. Infatti, non lo sentivo più cantare.
 
Mi alzai confusa, rendendomi conto di avere un dannatissimo mal di testa. Guardai l’orologio, mi meravigliai di essermi svegliata in un orario così buono; infatti erano le 10 del mattino, qualcosa di meraviglioso per una pigra come me.
Notai che Taylor era più sereno, e che Jeremy non mi degnava né di uno sguardo, né di una parola. L’immagine di Josh dolorante e di lui con il pugno sporco di sangue mi volò in mente, facendomi rabbrividire.
Taylor, non appena si accorse di me , assonnata, ma presente, mi sorrise e mi abbracciò. Io ero piuttosto stupita.
«Ho scritto!» Sfoggiai un sorriso a 300 denti.
Scrivere qualcosa era sempre una festa nella nostra grande famiglia, anche per i fan. Jeremy non riuscì a trattenersi, e si unì alla nostra felicità.
Mi sedetti e Taylor mi si fermò di fronte, con tanto di amplificatore e chitarra elettrica sulle ginocchia. Iniziò a suonare un motivo abbastanza bello ed orecchiabile, era un chiaro invito a scriverci sopra delle parole.
Dopo che finì di suonare, mi passò un foglio, dove c’era scritta una strofa, o almeno, metà.  Recitava “ I’m only human, I’ve got a skeleton in me.But I'm not the villain, Despite what you're always preaching. Call me a traitor, I'm just collecting your victims. They're getting stronger, I hear them calling
Sorrisi, era un testo meraviglioso. E lasciava all’ immaginazione molte cose. Taylor aveva scritto di essere solo un umano, come a dire a Zac “non ferirmi, sono un uomo mortale, fragile”. Aveva scritto che non era il cattivo, nonostante quello che avevano predicato. Predicare, verbo molto amato da un malato di Bibbia come Josh.
Questo mi fece pensare a me, io non sono la cattiva, come vai raccontando in giro tu. Taylor mi scambiava sguardi d’intesa, quasi a confermarmi tutto.
Chiamami traditore, sto solo collezionando le tue vittime. Questo invece, mi faceva pensare a Jeremy, che stava cercando di renderci forti dopo la tempesta; non possiamo non ammetterlo, siamo state vittime.
Ok. Amavo Taylor alla follia.
 «Tu sei un genio amico! Sarà un successo , lo sento. Finiremo di scriverlo appena tornati a casa, voglio godermi il tour non pensando al futuro ok?» Taylor annuì, e Jeremy fece lo stesso.
Afferrai un bicchiere e lo riempii di succo di frutta; mi avviai fuori dal bus per prendere una boccata d’aria.
I Fan non erano ancora piazzati lì per bloccarci l’uscita, ed io ne ero felice.
Appena scesi i gradini, pestai un pezzo di carta. Forse la specie di prova di cui parlavo? Quella che mi dimostrava di non aver sognato Josh suonare?
La aprii.

Hayley Nichole Williams. Mi dispiace non esserci anche al tuo risveglio, il mio volo è alle 9, e probabilmente mentre stai leggendo sarò in viaggio verso casa. Ho visto come mi hai cantato Ignorance ieri sera, e mi sono reso conto di quante orribili cose ti ho fatto. Mi dispiace, sarebbe troppo banale scusarsi via lettera, perciò ecco a te un piccolo regalo. Se apri la busta che è poggiata sulla chitarra davanti a te , troverai la registrazione di “Take me back”. Si, quella registrazione che ti ho fatto di nascosto, mentre cantavamo nel tour di RIOT!. Adesso è tua, ma io non voglio che la pubblichi, perché è nostra, e tale rimane. Ti amo sopra ogni cosa , lo sai? Mi mancherai tanto, ci si vede.
Josh, tuo, Farro.
FALLO FOTTERE HAYLS! TUTTE CAZZATE. Jeremy.
Risi del delizioso messaggio di Jeremy.
Josh, mio , Farro. Arrossii.
Mi avviai verso la chitarra che giaceva su un marciapiede , con sopra un cd coperto da una pellicola trasparente, e la presi, annusandola. Faceva profumo di Josh, degli abiti di Josh.
Afferrai anche il cd, e li caricai sul bus facendo in modo di essere invisibile ai ragazzi, non riuscendoci. Loro, però, per delicatezza o per rabbia, vedendomi con una chitarra e un cd non chiesero niente. Molto strano.
Mi chiusi nella sala degli strumenti,e ascoltai la registrazione suonando la chitarra appena recuperata.
La ascoltai con attenzione, sorridendo di tanto in tanto. Sarebbe stato davvero un peccato non rilasciarla, ma forse era meglio così; non sarei mai stata in grado di cantarla.. Da sola...
Take me back significa Portami indietro. Io vorrei tornare indietro,adesso; quando non sapevo cosa mi aspettava, quando Josh e Zac ci amavano ancora e volevano restare con noi sopra ogni cosa. Quando nessuno aveva intenzione di uscire dalla famiglia, perché è difficile uscirne senza farsi male e fare male agli altri membri. [...]
 
Take me back finì, e Josh iniziò a parlare.
«Ciao cara. Se hai ascoltato questa canzone, vuol dire che hai ricevuto il regalo e che l’hai accettato. Tienilo con te. Quando avrai nostalgia di me ed io non potrò venire a parlarti, ascolta questo e magari ti farà sentire meglio. Voglio farti sapere che quando posso raggiungerti, tu non devi esitare a chiamarmi. Perché nonostante tutto non riesco a smettere di volerti qui, e scommetto che tu provi lo stesso. Guardo le tue foto continuamente, a volte piango. E sai bene che io non piango mai. Ti amo tan...» Tirai su con il naso. Stavo piangendo, sai che novità.
«Fottuto bugiardo. » sussurrò Taylor alle mie spalle. Per imbarazzo, posai la chitarra e non continuai ad ascoltare il cd, portandolo fuori dal lettore.  
«Come fai a crederci ancora?»
«Come faccio a non crederci ancora? »
Taylor abbassò lo sguardo, e si sedette accanto a me.
«Sei molto ingenua »
«Non parlarmi d’ingenuità, piccolo moccioso  » ridemmo, e lo abbracciai.
«Mi prometti una cosa? » mi chiese, dolcemente.
«Certo. » risposi guardandolo negli occhi.
«Mi proteggi ?. » Risi.
«Cioè, figurati io che ti proteggo. Io, una nana di un metro e tanta voglia di crescere che protegge un colosso come te!» Rise anche lui. «In effetti, è molto strano. »
«Ci provo, se vuoi. »
«Se ci provi, ci riesci. Sei la mia sorellona. Io ti voglio bene » lo guardai con gli occhi lucidi di commozione. «Sei il mio punto di riferimento adesso. »
Le lacrime di felicità decisero di raggiungere le guance, lo riabbracciai. Quanto volevo bene a quel ragazzo?
«Hei hei hei Taylor! Lei è la mia migliore amica, ricordalo! » Jeremy ci raggiunse e mi prese in braccio, sussurrandomi all’orecchio «Hayley io ti amo davvero come un fratello ama la sorella, e se non voglio che tu stia ancora al gioco di Josh, è perché non voglio farti del male. » Annuii, facendogli capire di esserne già a conoscenza, e gli chiesi di mettermi giù.
Taylor rideva, e anche Jeremy lo faceva. Questi erano momenti indicativi per me, perché i pianti devono essere dimenticati, ma le risate non si devono scordare mai.
Ci abbracciammo.
«I paramore sono ancora una band, giusto? » chiese Jeremy.
«Paramore will be the legends. » rispose Taylor.
 
Io amavo la mia famiglia, è una grande e forte famiglia nonostante tutto. Amavo i ragazzi, amavo i miei fan. Quella era la mia ParaFamily. Amavo tutti, anche Zac. Amavo davvero tutti, persino quel bastardo di Josh.

 

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Capitolo 8
*** You said that we'd make it through. And when all security fails you'd be there to help me. ***


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Lo show di ieri è stato meraviglioso. E la cosa più bella di tutte era stata rivedere il sorriso di Taylor sul suo volto pallido e triste. Si, aveva riso, finalmente avevo. Jeremy ed io eravamo così fieri di lui.  Anche se, appena finito il concerto, fu quasi automatico vedere le  lacrime scendere lungo le sue guance umide di sudore e piene di stanchezza.  
Ero a letto, i ragazzi parlavano ed io cercavo di dormire; le loro risate, a parte che mi facevano piacere, non mi permettevano di chiudere un occhio.
Anche se chiedevo loro di smetterla, lo facevano quasi di proposito; urlavano, ridevano e mi lanciavano cose, come dei fratelli dispettosi e uniti in alleanza contro l’unica sorella.
Dopo circa un’ora di fastidio, finalmente mi addormentai, e quella fu l’ennesima notte senza sogni. Solo pensieri, che mi frullavano in mente.
Solo ed esclusivamente ricordi di me, e di Josh. Faceva male, ma era più forte di me dedicare tutte le notti a lui.
Lui ed io, sui prati, in casa mia, sul mio letto, sul palco. Ovunque, anche in capo al mondo eravamo andati, assieme. Perché il nostro era stato un grande amore, troppo bello per durare, e troppo debole per non crollare, attaccato dalle invidie altrui. Tutti erano contro di noi, a parte i miei amici e le nostre famiglie. Dopo la nostra rottura “ufficiale”-perché non avevamo mai smesso di stare insieme, anche dopo esserci lasciati dei tutto- tutti i nostri amici erano delusi e tristi, per noi. Non ero solo io a soffrire, o solo Josh, erano tutti, compresi i fan. Il nostro amore non faceva sognare solo me.
 
«Buongiorno scema! »
Jeremy si sedette sul mio letto e mi scombinò i capelli. In quel momento lo odiavo. Mi aveva svegliato... Ed io avevo sonno! Maledetto.
«Vai via, ho sonno » gli lanciai un cuscino, e lui rise stampandomelo in faccia.
«Io e Taylor stiamo andando a fare un giro alla scoperta dell’america lllatina.. » Si, latina con 3 elle. O almeno, lo pronunciò così.
«E ci chiedevamo se tu volessi venire con noi »
«Nono grazie.. Preferisco dormire, sono piuttosto stanca. Andate voi.... E fallo divertire.. » risposi sedendomi accanto a lui e dandogli un bacio sulla guancia per saluto.
«Certo, ci proverò sorella. » si alzò e mi salutò con un gesto della mano, uscendo dal bus.
Li guardai allontanarsi dal finestrino, e li salutai con la mano. La faccia di Taylor sembrava più serena, e questo mi tranquillizzò.
Poggiai la testa sul cuscino, e di nuovo i pensieri invasero prepotenti la mia mente. Eccolo davanti a me Josh, che mi chiede di essere la sua ragazza, e in contemporanea quando l’ha chiesto a Jenna davanti a tutti, per farmi ingelosire. Noi due che ci baciamo, e accanto Jenna e lui che lo fanno, davanti a quel fottuto prete, dopo le loro orribili promesse.
Io ero in mezzo alla folla, con gli occhi lucidi, seduta tra Taylor Swift e Jeremy, intenti a consolarmi. Taylor aveva anche scritto una canzone per quell’evento. Una canzone chiamata “Speak now”. Parla adesso. Aveva ripetuto quella frase circa dieci volte quando il prete incitava a “Parlare o tacere per sempre”.  Il testo era bellissimo. Lei conosceva sia me che Josh: ci conosceva bene, sapeva tutto di noi, anche il nostro rapporto all’ombra di tutti, nascosto da Jenna e Chad. Mi mancava tanto, non la vedevo da un po’. Ricordo tutto di quella giornata.
***
«Taylor piantala, io non sono il tipo di ragazza che  irromperebbe in maniera rude durante un’occasione da velo bianco»
«Si certo. Ma Josh non è  il tipo che sposerebbe la ragazza sbagliata, invece lo sta facendo.»
Jenna e Josh erano appena saliti sull’altare, e stavano per pronunciare le loro promesse.
«Chi è contrario a quest’ unione.. Parli ora.»
Sospirai, mentre le lacrime mi rigavano il volto.
«O taccia per sempre. »
Taylor mi guardò, e anche Jeremy lo fece, aspettando una mia reazione.
Josh si girò, incrociando il mio sguardo.
«Non dire di sì, scappa via. » gli sussurrai, sperando che quelle parole potessero cambiare qualcosa.
«Ho bisogno che tu mi ascolti, perché lui sta dicendo di parlare, adesso.» Josh mi guardò scuotendo la testa. Non poteva farmi questo.
«So che tu non vuoi sposarla, so che tu desideri che sia io al suo posto. Vero Josh?» continuò a guardarmi, annuendo. Si girò verso Jenna, e vidi che anche le sue lacrime avevano deciso di sbucare fuori.
«Amore, non fare così! Anch’io sono emozionata!! » urlò Jenna, per fare vedere a tutti la presunta emozione del suo quasi marito. La guardai male. Puttana non piange per te. Si è accorto di stare per commettere uno degli sbagli più grandi della sua vita.
***
Al sol pensiero di quella giornata, iniziai a dare pugni al mio cuscino e a piangere.
Possibile essere così sciocchi? Possibile fare certi sbagli? Ci dovevo essere io su quell’altare. Con lui. Magari ultra trentenni, ma felici. Entrambi.
Dopo scleri e disperazioni varie, crollai sulle braccia di Morfeo e, come ogni volta, dormii senza sognare.  [...]
 
Sentii dei passi. Ok, in quel momento ero piuttosto spaventata. Pensai cosa fare prima per scappare se si fosse trattato di un ladro, ma il panico m’immobilizzò gli arti e l’unica cosa che potevo fare era continuare a fingere di dormire, tenendo gli occhi chiusi.
Una mano mi si poggiò sulla guancia, e al contatto con essa rabbrividii.
«Hey Hayley Nicole Williams.»
Conoscevo quella voce. La conoscevo così tanto, che mi venne facile sbarrare gli occhi per rendermi conto di averla riconosciuta davvero. Josh Farro si sedette sul mio letto, continuando ad accarezzarmi la guancia; gli accarezzai il dorso della mano dolcemente, e il contatto con la mia mano estremamente gelida lo fece rabbrividire ancora una volta insieme a me.
«Sono qui. »
Mi ricordavo quelle parole.
Era il lontano e quasi impercettibile inverno, dopo essere scappata di casa ero andata a rifugiarmi in casa Farro mentre la donna di Josh era assente. Me lo ricordo come se fosse ieri.
***
«Hey Joshua Neil Farro».
 Lui socchiuse gli occhi, e mi rivolse uno sguardo pieno di senerità: non gridò, né saltò dalla gioia, ma quel sorriso, quel fottuto sorriso mi faceva capire quanto dentro stesse esultando dalla felicità.
«Sono qui». Bisbigliai, perdendomi nei suoi occhi grandi color cioccolato, ormai aperti del tutto e rivolti sui miei.
«Sei qui». Rispose, con voce assonnata ma nello stesso tempo dannatamente sexy. Poggiai la mia mano gelata sulla sua guancia, e rabbrividii a contatto con la sua pelle calda; lui se ne accorse e ,sorridendo un’altra volta, poggiò il dorso della sua grossa manona sulla mia, facendola quasi scomparire. La strinse. Ed io di conseguenza sorrisi come un imbecille.
Era buio, solo la debole luce della luna entrava dalla finestra, illuminando il suo viso estasiato; sentivo il suo respiro fresco sul mio viso, sentivo un suo braccio stringermi a lui. A un certo punto iniziò ad avvicinarsi, la sua bocca entrò in contatto con la mia; il mio corpo divenne la preda di numerosissime scosse di elettricità, che si sottolineavano ogni volta che le sue labbra si muovevano sulle mie.
***
Quindi, mi trovai in obbligo di rispondergli allo stesso modo.
«Sei qui. » la mia voce uscì più assonnata che mai. Credevo di essere almeno all’altezza della sua: cristallina, limpida, sexy, rassicurante.
Sorrise, e si distese al mio fianco, fissandomi negli occhi.
Sentivo ancora una volta la sua presenza, anche il mio cuore la sentiva. Le famosissime farfalle che mi facevano compagnia in ogni nostro incontro si risvegliarono, attive più che mai.
La sua mano scese ad accarezzarmi le labbra, ed io lo baciai. Come quella sera, riuscì a trasmettermi le stesse splendide sensazioni. Mi sentivo una quattordicenne accanto al primo amore, di nuovo.
«Mi copi anche le battute adesso? » sussurrai sorridendo. Anche lui sorrise.
«Hayley... E’ che... Ho amato quella sera, e quando me l’hai detto. Perché vado pazzo per la tua voce, e ho adorato anche il mio risveglio. » affermò lui, e iniziò ad accarezzarmi i capelli.
«Solo quel risveglio mi ha fatto trovare al mio fianco la vera persona con cui voglio stare.»
Non capii, alzai il sopracciglio.
«Mi spiego meglio.. Da un anno a questa parte, mi sono sempre svegliato con al mio fianco una persona che.. Non mi appartiene. Solo quella sera, aprendo gli occhi, ho trovato su quel letto te. Volevo provare come ci si sente a svegliarsi e a guardare la propria anima gemella dormire. Siccome tu avevi visto me assonnato, io volevo vedere te. E farti provare quello che ho provato quella notte. Cioè felicità. Una felicità sconosciuta. »
Sorrisi, e inizia ad accarezzagli i capelli. Era come se mi stesse ringraziando di quello che avevo fatto. Io mi ero rifugiata da lui mentre ero scappavo dalla realtà, l’avevo distrurbato nel cuore della notte... E lui mi stava ringraziando.
In quel momento mi sentii veramente bene.
«Sei un tesoro Josh »  le uniche e insulse parole che pronunciai. Ero allibita, senza parole. Non riuscivo ad essere dolce, in quel momento avevo il fiato mozzato.
«Adesso sono qui. » disse, rompendo un imbarazzante silenzio.
«Adesso sei qui » risposi. Lui rise.
«E io ti amo, lo sai? »
«No, ridimmelo. » continuammo a ridere. Mi baciò un’altra volta.
«Ok, adesso l’ho capito. » dissi.
Mi accoccolai al suo petto, dentro le sue grandi braccia. Come torri
«Mi avevi promesso di esserci quando le mie insicurezze sarebbero cadute. »
«Sono cadute? »
«Si. »
«Ed io sono qui di fronte a te. Mantengo sempre le promesse, ricordalo.»

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Capitolo 9
*** And I'll admit I don't want you to help me through this, I don't want to start over again. ***


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Ero minuscola tra le braccia di Josh. Ero accoccolata al suo petto come un cucciolo al freddo, nonostante fosse estate nella calda America latina. Intanto mi passava la mano sulla schiena, accarezzandola dolcemente con un tocco quasi impercettibile; fissava il tetto del bus, con lo sguardo perso nel vuoto. Ogni tanto lo guardavo, e subito dopo abbassavo lo sguardo verso la mia mano destra, che aveva le dita intrecciate con le sue. Mi sarebbe piaciuto rimanere lì per sempre, per l’eternità. In quelle braccia, si lo confesso, ci avrei passato volentieri la vita intera.

«Che pensieroso che sei. » ruppi il silenzio fastidioso, cercando di capire a cosa pensasse.

«Pensavo a noi. » rispose lui, rivolgendomi uno dei suoi sguardi più teneri.

«Mmh. E cosa pensavi di noi? »

«Disprezzavo me e ti facevo mentalmente dei complimenti. »

«Si? Voglio sentirli.»

«Sei una meraviglia , come sempre. »

Sorrisi , e gli accarezzai i capelli corvini avvicinando il suo viso al mio e facendo in modo di strofinare il mio naso contro il suo.

 

Una  voce che non volevo sentire rovinò il nostro momento di intimità, lasciandomi  a bocca aperta.

«Josh.  »

Jeremy, accompagnato da Taylor, era di fronte al mio letto. Alla sua vista, Josh sciolse l’abbraccio che ci univa e balzò in piedi, lasciandomi inerme e immobile sul letto, come un pezzo di puzzle senza il suo corrispondente.

«Oh Jeremy... » dissi io. Non volevo che gli rifacesse del male. Il pensiero di Josh dolorante e del pugno sporco di sangue di Jeremy m’inondò la mente, facendomi rabbrividire ancora una volta.

«Jeremy.. » aggiunse serio Josh, fissandolo negli occhi. Notai che tremava leggermente, ed ero sicura che la causa non fosse il freddo.

«Fatti offrire un caffè. »

Guardai Josh, e lui ricambiò il mio sguardo sorpreso e felice allo stesso tempo. Mi spostai su Taylor, che , altrettanto sorpreso, si era immobilizzato mentre si toglieva le scarpe, intento ad ignorare la presenza del Farro.

«Emh. Si... Con piacere. » deglutì Josh rumorosamente. Mi alzai, accarezzando il braccio di Josh e lui mi guardò dolcemente, facendomi sorridere. Jeremy fece una smorfia, forse schifato dal livello della dolcezza che, aimè, era presente quel giorno tra me e il mio amato.

«Vieni.. Amico. » balbettò Jeremy, avviandosi in cucina. Guardai Josh, contenta di tutto ciò, e lui si morse il labbro, quasi per bloccare un sorriso fuori luogo.

 

Arrivati in cucina, Josh si sedette comodo sul divanetto di pelle di fronte al forno. Fui inondata dall’emozione, perché mi sentivo riportata indietro, un anno prima: quando, tutti insieme, felici, scherzavamo.

Mi sedetti accanto a Josh e appoggiai la testa “rosa” sulla sua spalla.

«Espresso come sempre? » chiese Jeremy guardandoci.

Josh annuì, e Taylor ci raggiunse sedendosi tra di noi, per dividerci.

Non avevo mai odiato Taylor così tanto.

Lui, quasi leggendo i miei pensieri, mi guardò male ed io risi. Lui non ricambiò, che strano.

«Ecco a te, Josh. » Jeremy gli porse il bicchiere, e Josh iniziò a sorseggiarne il contenuto.

«Ti ringrazio. »

Fissai Jeremy, ancora più sorpresa di prima. Dovevo ottenere delle spiegazioni.

 

«Delizioso. Potete scusarmi un momento? Vado in bagno.. » disse Farro, posando il bicchiere ormai vuoto sulla cucina, ed avviandosi verso il bagno del bus. Lo guardai allontanarsi.

«Mi devi delle spiegazioni » dissi, appena Josh fu abbastanza lontano da non sentire.

«Scusa tesoro. »

«Perché ti stai scusando? » chiesi. Jeremy si alzò dalla sedia per sedersi accanto a me, e per sussurrarmi dolcemente all’orecchio:

« Ho provato a buttarlo fuori dalla tua vita, a cacciarlo via da casa tua, perfino a picchiarlo. E questo... Questo non è bastato a farti allontanare da lui. Sai cosa significa? Che vi amate davvero»

Le parole di Jeremy mi commossero, avevo gli occhi tanto lucidi da confondermi la vista.

Mi sentivo liberata da un gran peso. Mi morsi il labbro per non piangere.

«Ed io..  »

Lo guardai, ansiosa.

«Di fronte a una tale forza, non posso fare niente.. »

Lo abbracciai, pulendo le poche lacrime scese sulla sua camicia, e lo sentii lamentarsi di questo.

Taylor mi guardava quasi male, quasi a dirmi “come hai potuto?”, come se fosse arrabbiato di tenere ancora uno dei Farro dentro il mio cuore, quando avevo promesso di non farlo. Lui aveva bisogno di dimenticarli, ma la presenza di Josh glielo impediva.

Questo era un aspetto negativo della sua presenza.

Quelli positivi erano almeno cento.

«Grazie Jerm, questo significa molto per me. »

Josh, nel frattempo era tornato, ed io non riuscii a non farlo.

Mi alzai, e in punta di piedi ,felice, lo baciai. Un bacio semplice e castissimo, ma un bacio di vittoria, quasi di trionfo. Jeremy ci guardò rassegnato, sforzandosi nel sorridere. Taylor, invece, ancora più schifato di prima, lasciò la stanza, allontanandosi in camera.

In un primo momento mi pentii, ma dopo Josh mi guardò felice, ed io cancellai ogni singolo pensiero contro quell’azione.

Eravamo stati accettati dagli altri, nonostante tutto.

«Non voglio che mi aiutino a superarlo, non voglio che mi aiutino a dimenticarti. Non ho bisogno di ricominciare. Ho solo bisogno di te, e tutti hanno capito quanto sia forte quest’amore.  » sussurrai all’orecchio di Josh.

«Ti amo Hayley. » rispose lui. [...]

 

 

Erano passate almeno due ore da quando Jeremy mi aveva detto quelle cose meravigliose. Niente mi aveva tirato su il morale come quel suo discorso.

Ero seduta sul mio letto, ancora sognante, quando a un certo punto entrò Taylor, su tutte le furie, chiedendomi di parlare.

«Ti volevo bene io. »

«Anch’io te ne voglio Taylor. »

«Ne dubito.»

Rabbrividii.

«Taylor piantala. »

«Io la devo piantare?! Davvero?» perse le staffe e diede un pugno al muro. Ero spaventata.

«Taylor per favore calmati.»

La cosa che mi ripeteva sempre mia madre quand’ero piccola era “devi stare attenta quando un cane rabbioso ti morde, ma ancora di più quando un cucciolo calmo inizia ad abbaiare.”

Ero spaventata davvero , in quel momento, Taylor non si era mai arrabbiato così, soprattutto con me.

«Ti avevo chiesto la tua protezione. Avevo fiducia in te. »

Mi sentii tagliare il cuore in brandelli. Mi sentii sprofondare in un mare di lacrime.

Iniziai a tremare, indietreggiando, mentre Taylor avanzava verso di me.

«Hayley, io ti odio. »

Boom.

Iniziai a piangere senza controllo.

«Taylor... » balbettai.

«Taylor un corno, sono stufo di te. Sono stufo di tutto. »

«Ti prego.. »

«I santi si pregano, Dio si prega. Smettila di fare il verme. Credevo che avessi abbastanza cervello per capire cosa stavi facendo. Ma tu, non contenta, hai deciso anche di baciartelo, quel figlio di puttana. Io sto dimenticando i Farro, lo vedi anche tu quanto mi dispero per farlo. Tu mi dici sempre che devo resistere, che non ho bisogno di Zac. E tu? Tu quando farai a meno di Josh? Sei un’idiota.  »

Mi guardò male, io non ebbi le forze per replicare. Si allontanò da me. Ed io mi avviai lentamente in cucina, guardando le lacrime infrangersi sul pavimento.

Avevo toccato il fondo.

Sentii il bisogno di uccidermi, di perdere ogni cosa.

Tutto, ma Taylor no. Avevo proprio esagerato.

La disperazione mi aveva preso in ostaggio, piangevo rabbiosa senza fermarmi. Jeremy mi vide e si catapultò su di me.

«Hayley! Oh cazzo, che è successo? » chiese preoccupato.

«Sono una persona inutile, faccio schifo. E’ tutta colpa mia, fai calmare Taylor ti prego.»

Lo sguardo di Jeremy si spense, e lentamente raggiunse Taylor in camera.

Mi gettai di peso sul divano, mettendomi in posizione fetale; in quel momento Justin York, il fratello di Taylor, salì sul bus e si avvicinò a me.

«Hayley, tutto ok? » anche lui era preoccupato.

«Ho fatto incazzare tuo fratello, sono una merda. »

«Non lo sei.. Adesso lo faccio calmare io ok? Andrà tutto bene » mi accarezzò la guancia, e io mi sforzai di sorridere senza risultati positivi. Anche Justin raggiunse i ragazzi nella stanza accanto.

Non volevo che andasse così.

Adesso capivo davvero quanto potevano essere brutte le conseguenze di azioni che sembravano tanto buone.

A un certo punto mi bloccai.

Dicevo che Quando qualcuno ha voglia di rinunciare, deve pensare prima perché ha tenuto duro così tanto.

In quel momento volevo rinunciare, cercavo di pensare perché avevo tenuto a Josh così, ma non riuscivo a trovare una motivazione. L’unica cosa che pensavo era che ero una persona ripugnante. E mi facevo schifo.

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Capitolo 10
*** But now I'm told that this is life. And pain is just a simple compromise ***


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Stavo male almeno il doppio del dovuto. Eravamo sul palco, stavo cantando, ma era come se non facessi nulla, se fossi immobile e senz’alcuno scopo. Non parlavo con Taylor da almeno una settimana, e questo mi faceva sentire distrutta, nonostante dovessi essere felice per essere stata accettata insieme a Josh da uno dei più grandi ostacoli, ovvero il mio miglior amico. Come sempre, dovevo decidere; ma questa volta la decisione non era facile; dovevo scegliere tra la mia felicità e quella di Taylor.

Avevamo appena terminato una canzone, dovevamo ricominciare un’altra. Ma per me era la stessa identica cosa; mi sentivo vuota comunque. Niente, ci provavo ad essere entusiasta, ma niente di niente, nessun dato positivo.

Mi girai verso Jeremy, e lessi sul suo labiale “Misguided ghosts”.

Le luci si dissolsero, i tecnici vennero a portarci le sedie.

Mi sedetti tra Jeremy e Taylor, e al suo fianco si sedette la seconda chitarra, ovvero Justin.

Guardai il ragazzo alla mia sinistra, cercando uno sguardo complice, ma con mio immenso dispiacere notai che stava ignorandomi. Mi sentii rasa al suolo.

Iniziarono a strimpellare le prime note, ed io chiusi gli occhi.

« I'm going away for a while. But I'll be back don't try and follow me 'cause I'll return as soon as possible» ricercai l’appoggio di Taylor, ma lui mi ignorò ancora una volta.

Jeremy si schiarì lentamente la voce, ed io spostai lo sguardo su di lui.

Ripensai al momento nel quale fuggii da casa e dalle mie paure, e la voglia di rifarlo del tutto mi assalì.

Ecco, sono brava a scappare dalle situazioni difficili, perché non so affrontarle.

Ripensai a me a casa di Dakotah, nascosta e rimpicciolita per non dare nell’occhio. E pensai a Taylor, quando mi trovò. Taylor.

Lo guardai e lui mi lanciò un’occhiata triste ma severa.

«See I'm trying to find my place. But it might not be here where I feel safe »

Sto cercando il luogo, dove stare bene. Sì, sono alla ricerca di ciò. E neanche il palco, il mio amato palco, lo era abbastanza. In quel momento, non ci stavo bene, ero a disagio. Era una sensazione abbastanza insolita.

«We all learn to make mistakes. » Lo guardai fisso, questa volta. Taylor, tutti sbagliano. E ciò che desidero di più in questo momento... E’ il tuo perdono. Sono pronta a rinunciare a tutto, per te. Perché tu sei mio fratello , Taylor.  

Quasi decifrando i miei pensieri, vidi una lacrima scendere dal suo occhio, seguita da un’altra e un’altra ancora, e vidi  sul suo viso anche la voglia di nasconderla più di qualsiasi altra cosa. Anch’io, iniziai a perdere controllo della mia tristezza, mentre mi saliva addosso prepotente.

« And run. From them, from them. With no direction. We'll run from them, from them. With no conviction. »

Voglio scappare, correre da loro. Correre via dai problemi, senza direzione e senza convinzione.

Ma questa volta, verresti a salvarmi? Verresti a riprendermi tra le tue braccia? Non lo faccio, perché non sono sicura questa volta. So che tu non verresti da me, a pregarmi di tornare indietro. Quindi,scappare è come se fosse inutile.

«'Cause I'm just one of those ghosts. Travelling endlessly. Don't need no roads, In fact they follow me.. And we just go in circle. »

Loro mi seguono ovunque. I problemi riescono a scovarmi. Più mi libero di loro, più si moltiplicano. Non hanno bisogno di radar, di localizzarmi. E’ come se fossero automatici, mi seguono e basta.

 

«Now I’m told that this is life, and pain is just a simple compromise. So we can get what we want out of it»

 

Ho capito, però, che c’è una ragione per cui stanno seguendomi. E’ la vita. Nessuno non commette errori, nessuno non è perseguitato dai problemi, in fondo. Il dolore è un semplice compromesso.

Lo guardai, come a dirlo a lui. Non preoccuparti, passerà. Ci sarà il giorno in cui Zac non ti mancherà, ed io non avrò bisogno di Josh. Possiamo ottenere quello che vogliamo fuori dal dolore, che ripeto, è un semplice compromesso. Non piove per sempre.

 

«But someone care to classify. A broken heart and twisted minds. So I can find someone to rely on»

Qualcuno lo classifica. Qualcuno come me classifica ed elenca i cuori rotti e le menti impazzite. In questo modo, ho sempre trovato qualcuno su cui contare. Tutte le mie sicurezze stanno crollando, e tu non mi stai dando una mano.

Taylor, guardami.

Lo guardai, e lui mi fece notare gli occhi lucidi. Anche i miei lo erano, pronti a vomitare lacrime amare sulla canottiera verde.

Dicevamo che fosse stato un nuovo inizio, e invece è come se stessimo tornando indietro.

Jeremy mi guardava, come se si aspettasse un mio crollo. Era pronto a risollevarlo.

Ripetei il ritornello, guardando Taylor. Urlandogli aiuto e perdono, con scarsi risultati.

Justin , suo fratello, lo fissava, quasi ad incitarlo a perdonarmi.

Ma lui era testardo, abbastanza da non farlo in un modo così semplice.

 

«And run. To them, to them. Full speed ahead! Oh you are not Useless»

Questo, invece lo dicevo a me. Oh, non sei inutile. Io non lo sono? Mi ci sento, ma probabilmente non è così.

Le lacrime ricominciarono a scorrere sul mio viso.

«We are just misguided ghosts. Travelling endlessly. The ones we trusted the most pushed us far away »

Siamo solo fantasmi, tu ed io. Che giriamo alla ricerca di appoggi. Fantasmi, cadaveri senza alcuna emozione,  da troppo tempo.

Ah Taylor, quelli in cui abbiamo più fiducia ci allontanano. Ho bisogno di te, tu sei una delle più importanti persone per me, al mondo. Perché mi stai cacciando dalle tue braccia?

«And there’s no one role. We should not be the same. But I'm just a ghost and still they echo me»

Si, non c’è nessun ruolo. Nessun manuale dove sta scritto che tu non devi arrabbiarti con me, perché nonostante tutto so di aver sbagliato. Siamo distrutti entrambi, lo sai, e solo l’unione fa la forza. Si, non dovremmo essere entrambi distrutti, non dovremmo essere la stessa piccola e fragile cosa. Ma i miei problemi mi chiamano, e tu ti stai solo aggiungendo a loro.

Le lacrime iniziarono ad essere incontrollabili. Mi alzai, e sentii gli occhi del mio migliore amico su di me, protettivi.

Feci un inchino, il mio pubblico doveva scusarmi.

Abbandonai il palco in lacrime, e solo Jeremy mi seguì, questa volta.

***

 

 

--------------------------------------------------Secondo Taylor York.

Non dovevo, ma stavo male. Ancora una volta.

Il mio povero cuore non aveva avuto alcuna sosta da quel 18 Dicembre. Poche risate, pochissime in realtà,  e davvero tantissimi pianti. Tutto ciò mi portava solo a respingere le persone, sentendomi sempre più solo e incompreso. Per me quella sera era come tutte le altre, nonostante la mia rabbia nei confronti di Hayley fosse nuova. Non mi divertivo a suonare, era come se facessi il mio stancante e comune lavoro, dipingendomi in volto finti sorrisi ed entusiasmo malandato. La prossima canzone era Misguided Ghosts.

I tecnici ci portarono le sedie, ed io mi sedetti accanto a mio fratello Justin, e ad Hayley. Non volevo stare al suo fianco, ma sedermi accanto a Jeremy sarebbe stato ancora più terribile. Iniziai a suonare le prime note, cercando di isolarmi e ascoltare solo la musica, e non le parole.

« I'm going away for a while. But I'll be back don't try and follow me 'cause I'll return as soon as possible» lei mi guardò, ma io la ignorai. O almeno, cercai di farlo, non era per niente facile.

Jeremy si schiarì lentamente la voce, ed io spostai lo sguardo su di lui. Anche Hayley lo fece, ma quel richiamo di attenzione era rivolto a me. Quasi a dirmi “Hey idiota, almeno guardala.” Un pensiero mi affollò la mente, un ricordo.

Ripensai a quando la trovai piccola e distrutta , reduce da una fuga dalla realtà. Quando la ritrovai quel giorno ancora più triste di prima, mi sentivo quasi colpevole di quell’evento, e in colpa. Adesso sono colpevole, e mi sento male il doppio.

«See I'm trying to find my place. But it might not be here where I feel safe »

Ah, si. Io sto cercando il posto, dove stare bene, dove stare sicuro. Quando lo ritroverò non si sa, sento che il giorno in cui sarà scoperto sia ancora molto lontano.

«We all learn to make mistakes. » Hayley mi guardò, ed io sentii una stretta al cuore. Come se qualcuno lo stesse strizzando, godendo nel vedere il sangue uscire. Talmente fu grande il dolore, che iniziai a piangere. No, Taylor, non è dolore, sono sensi di colpa.

Con la coda dell’occhio, guardai la ragazza al mio fianco. Anche lei stava piangendo. Mi sentii una merda.

« And run. From them, from them. With no direction. We'll run from them, from them. With no conviction. »

Sentivo la voglia di scappare via nella sua voce. Anch’io voglio scappare, che ne pensi di scappare insieme?

I sensi di colpa continuavano ad assalirmi, ed io mi sentivo calpestato. Ogni parola di Hayley mi provocava dolore, come grandi e possenti frustate sulla schiena.

«'Cause I'm just one of those ghosts. Travelling endlessly. Don't need no roads, In fact they follow me.. And we just go in circle… Now I’m told that this is life, and pain is just a simple compromise. So we can get what we want out of it»

 

E’ la vita. Nessuno non commette errori, nessuno non è perseguitato dai problemi, in fondo. Il dolore è un semplice compromesso.

Mi guardò ancora una volta, e io cercai di non farle vedere i miei occhi arrossati e stanchi, pieni di lacrime amare.

«But someone care to classify. A broken heart and twisted minds. So I can find someone to rely on»

Mi guardò, ed io le rivolsi un’occhiataccia. Vide gli occhi rossi, vide le lacrime che rigavano le guance pallide. Le vide, e io vidi le sue. Vidi le sue lacrime e le sue guance umide. Jeremy la guardava, e studiava me con uno sguardo severo.

Anche Justin mi fissava, aspettando forse da fratello maggiore una mia mossa. Una mossa che avrebbe potuto cancellare tutto il rancore. Mi sentii inutile

«And run. To them, to them. Full speed ahead! Oh you are not Useless»

Da risposta alle mie sensazioni. Mi diceva di non essere inutile. Tirai su con il naso, leccandomi le lacrime sulle labbra.

«We are just misguided ghosts. Travelling endlessly. The ones we trusted the most pushed us far away »

Mi resi conto di essere anch’io un fantasma. Un cadavere senza emozioni.

Un cadavere con il cuore morto.

Avevo bisogno di Hayley quasi quanto lei ne aveva di me. Ma come perdonarla? Era impossibile.

«And there’s no one role. We should not be the same. But I'm just a ghost and still they echo me»

Siamo distrutti entrambi, lo sai, e solo l’unione fa la forza. Dovremmo essere uniti, dovremmo essere  forti contro le avversità. PER SEMPRE. Avevamo promesso così.

Le sue lacrime iniziarono ad essere sempre più visibili, si infrangevano sulle sue gambe. La vidi alzarsi, e sentii un carro armato investirmi.

Non ebbi neanche la forza di raggiungerla mentre si allontanava, per fermarla. Rimasi immobile, guardandola in preda al pianto e raggiunta da Jeremy. Continuai a suonare, nonostante pensassi a quanto ero una merda. Odiavo Josh perché la faceva soffrire, ma in quel momento la causa ero io. Solo io.

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Capitolo 11
*** You convinced yourself that it's not the reason you don't see the sun anymore ***


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Parlavo tanto male di Josh quando aveva lasciato il palco durante My heart qualche mese fa; ma in quel preciso istante avevo fatto la stessa cosa, e per la prima volta riuscii a capirlo. Magari aveva avuto le mie stesse ragioni per farlo, non aveva retto. Come me. Ed era debolmente distrutto. Si, proprio come me. I passi che facevo per allontanarmi da lì si facevano sempre più pesanti. Prima di entrare nel backstage, rivolsi uno sguardo a Taylor che , come se non fosse successo niente – oppure voleva dare l’impressione di essere indifferente- , continuava a suonare a fianco del fratello.

«Hayley.. »

Appena uscimmo dal palco, Jeremy mi raggiunse e mi abbracciò. Mi sentivo male, mi sentivo quasi mancare.
Il pianto era forte, nonostante cercassi di trattenerlo; urlavo dalla rabbia, dando piccoli pugni sul petto del ragazzo che mi stringeva nelle sue braccia.
In quel momento più che mai ebbi bisogno di qualcuno che mancava, quella sera. Non era sul palco, non era tra il pubblico,ma era nel mio cuore, ancora, anche se non doveva esserci.
Urlavo e continuavo a farlo, tra singhiozzi strozzati e sospiri pesanti, era più forte di me. La disperazione aveva raggiunto l’apice, e stavo crollando.

«Perché mi fate male? Perché non capite niente voi?  » urlavo a Jeremy, ma lui mi stringeva ancora di più. Sicuramente l’affetto era qualcosa che mi serviva, ma non in quel momento.

Avevo bisogno di Taylor o si Josh ,e mi sentivo in colpa per volerli entrambi allo stesso modo.

Percepii l’ultima nota della canzone e mi bloccai, il piccolo ragazzo riccioluto sarebbe arrivato da un momento all’altro, e l’ultima cosa che volevo fare era farmi trovare così disperata; mi sarei sentita ancora più male nel vederlo trattenersi, perché sapevo bene che l’unico che aveva il diritto di piangere e stare male era lui.

Quando arrivò, rimase immobile per una manciata di secondi, guardandomi fisso negli occhi lucidi e rossi di sangue che occupavano il mio volto insieme a un sorriso forzato e a un naso quasi rosso da clown.

Mi aspettavo tutto, ma non quello che realmente fece.

Si avvicinò a me, scansò Jeremy cordiale e mi strinse al suo petto. Quello fu un abbraccio che desideravamo entrambi davvero tanto, quell’istante durò una piacevole eternità.

La rabbia si ruppe in mille pezzi, sentii l’enorme masso dentro il mio petto frantumarsi e il cuore ricomporsi pian piano. Mi accarezzò la schiena , ed io gli sussurrai:

«Rinuncio a Josh per te. Rinuncio a tutto, per te. Per il tuo bene, per il mio e per quello della band. Lui e Zac non faranno più parte della tua vita, neanche passivamente... Promesso »

Sorrise, e guardò Jeremy trionfante; lui lo ricambiò con uno sguardo felice.

Quegli sguardi furono parecchio strani e mi fecero altrettanto insospettire, ma sorvolai, avvicinandomi all’altro membro della band per permettergli di fare parte dell’abbraccio. La nostra famiglia era compatta, ancora una volta, grazie a me. I sacrifici vanno bene per questo genere di cose.

***

 

Ero distesa sul letto , raggomitolata in posizione fetale. I ragazzi erano già in piedi, avevano aperto tutte le finestre per svegliarmi nel modo più dolce esistente al mondo: disturbata dai raggi del sole.

Mi stiracchiai lentamente le braccia e poi le gambe e mi accarezzai i capelli sbadigliando, mantenendo sempre gli occhi serrati.

Sentii dei passi che si avvicinavano a me, ed in seguito Jeremy che controllava se fossi sveglia. Gli occhi non mi si aprivano dalla stanchezza, perciò non ebbi la possibilità di mostrargli la mia lucidità.

«Jeremy..» sussurrò Taylor, quasi per chiamarlo.

«Mi sento in colpa. So che me l’avevi consigliato tu di fare questa finta litigata per fare in modo che si allontanasse da Josh, ma trovo che non sia giusto... Che lei faccia questo enorme per un motivo che non esiste, in realtà. » aggiunse.

Ecco che il cuore ricomposto la sera prima fu schiacciato prepotentemente dagli anfibi del mio migliore amico, l’ultima persona da cui mi sarei aspettata un’azione del genere. Trattenni a stento le lacrime e le urla che crescevano cupe nella mia gola.

«Taylor, era la cosa più giusta da fare. Se no, non si ci scollava più da Josh,e  io non avevo intenzione di picchiarlo di nuovo. »

Egoista. Prepotente. Bastardo.

Taylor non lo era. Mi era passato solo di mente quanto potesse esserlo Jeremy.

Dovevo immaginarlo, sono stata stupida. Dannatamente stupida. Caduta in una trappola meschina, con il solo scopo di allontanarmi da una delle poche cose che mi rendevano felice.

Sussurravano, quasi non volevano farmelo sentire, e questo mi faceva diventare incandescente ancora di più, perché mi resi conto che non avevano il coraggio di dirmelo in faccia francamente; dovevo fare qualcosa, non potevo stare lì inerme a sopportare tutte queste pugnalate alle spalle. Balzai in piedi, in un attimo mi tolsi il pigiama,mi lavai e mi cambiai, tutto ciò mentre ascoltavo i loro sussurri che dicevano qualcosa di incomprensibile, che probabilmente  non volevo neanche sentire. Avevo già sentito abbastanza, ne avevo fin sopra i capelli.

«Hayley.. » urlò Jeremy sorpreso, appena mi vide scaraventarlo al muro per il colletto della camicia.

«Non potevo mai aspettarlo dal mio migliore amico un passo falso del genere. » urlai io di risposta, rabbiosa.

Avevo toccato l’apice della disperazione la sera prima, e in quel momento toccai quello della rabbia. Volevo dargli un pugno in guancia, ma dovevo regolarmi; ero comunque una ragazza e da tale potevo anche rompermi una mano. Restammo in silenzio per un minuto. Lasciai la presa e diedi una piccola testata al muro, accompagnata da un piccolo pugno contro di esso.

«Taylor. Tu.. Il mio fratellino.. » mi girai verso Taylor, ed iniziai a piangere come una fontana dal nervosismo. Rimasero immobili, non riuscirono a reggere neanche i miei sguardi e quindi dedicarono i loro al pavimento.

«Voi eravate la mia unica ancora di salvezza. Ma adesso, siete palle ai piedi. Mi portate giù. Sempre più giù, invece di farmi uscire da questo tunnel di dolore. Dolore. » Non so cosa colpii, ma feci cadere qualcosa per terra, e questo stesso oggetto si ruppe in mille pezzi. Proprio come il mio cuore.

«Tacere. Solo quello che sapete fare, davanti a questi sbagli.  » Indietreggiai. Volevo andarmene . «Hayley, ci dispiace. » sibilò Taylor.

«Non basta. Voi mi allontanate da ciò di cui ho bisogno. Voi, non volete farmi più vedere il sole. Questa è la ragione .  »

Rivolsi a loro un ultimo lacerante sguardo e, infine, mi chiusi la porta del tour bus alle spalle. Sospirai afferrando il cellulare che avevo in tasca, e composi il primo numero che mi saltò alla mente.

«Hayley? » la voce di Josh era lenta e sensuale, mi riempii il cuore di speranza e mi cancellò ogni disagio; ecco, anche solo la sua voce poteva farmi stare così bene dopo una tale tempesta.

«Dimmi che sei ancora in Sud America. »

«Per fortuna sì. » sorrisi, senza motivo.

«Vediamoci. Subito. » il mio sussurro sembrò quasi un ordine.

«Con immenso piacere, ti mando l’indirizzo dell’hotel. » disse lui, chiudendo la chiamata.

Mi guardai indietro, rivolsi l’ultimo sguardo al tour bus per poi allontanarmi da lì, lasciandomi

indietro ogni singola sicurezza che mi rimaneva, e che mi era stata distrutta.

***

Presi il primo taxi che mi passò davanti. Per fortuna la figlia dell’autista era una parawhore,quindi lui mi riconobbe e riuscii a pagare il servizio con un semplice autografo.
L’hotel che mi trovai davanti era immenso e meraviglioso, entrando mi avviai direttamente verso il terzo piano senza neanche fermarmi alla reception. Appena giunsi davanti alla porta della stanza di Josh e avvicinai il pugno a essa per annunciare il mio arrivo, mi fermai.
Mi passarono davanti tutti i momenti in cui giurai dalla rabbia di non vederlo più, i momenti nei quali lo vedevo con Jenna, quando litigava con Chad e con Jeremy per me. Era una sfida personale la mia: riuscire a restare in astinenza di lui a vita. E la stavo perdendo. Ma quella non era solo voglia di saltargli tra le braccia, ma anche voglia di far capire ai miei colleghi che i loro sforzi erano solo stati vani.

Non appena aprii la porta, gli portai le braccia al collo e lo strinsi a me. Non indossava la maglietta e il suo petto era umido, ma niente poteva portarmi lontano da lì, in quel momento. Mi portò le mani ai fianchi e iniziò anche lui a stringermi, sorpreso da tutta quell’enfasi. Iniziai a baciarlo lentamente, giocherellando con le sue labbra e lui mi trascinò sul divano al centro della stanza, sul quale si gettò portandomi sul suo petto.

Prima che la cosa andasse avanti, lo interruppi. Sapevo che non era una buona idea, ma non dovevo solo pensare alla voglia che avevo del suo corpo, ma anche al bisogno di parlare e sfogarmi con lui sugli eventi spiacevoli successi pochi minuti prima.

«Qualcosa che non va? » mi chiese. Aveva già il fiatone.

«Jeremy e Taylor mi hanno tradito. » mi alzai, nonostante non volessi, per sedermi sul pavimento e spiegargli tutto senza distrarmi.

«Jeremy ha detto a Taylor di litigare con me in modo da non volerti vedere più per i sensi di colpa. E’ il mio migliore amico, o almeno lo era, è furbo, e conosce i miei punti deboli.. »

Josh mi guardò confuso, e poi si sedette sul pavimento accanto a me, appoggiando la schiena sul divano.

«Sono molto confusa. »

«Voglio che tu sappia una cosa, Hayley. »

Lo guardai.

«Se hai bisogno di staccare la spina, di sfogarti e soprattutto d’amore... Bhè, io sono disponibile.  

Qui, per te. Ad ogni ora della notte e del giorno. Capito?  »

I miei occhi si riempirono di lacrime di commozione. Lo abbracciai, per poi baciarlo dolcemente sulla guancia.

«Loro vogliono disintossicarmi da te, farmi “tornare a vedere il sole”. Ma così mi buttano sempre più giù »

«Stai solo convincendo te stessa che questa non è la ragione per cui tu non vedi più questo sole. Tu puoi essere felice sia con loro, e con me. Non ti basta?»

«Eccome se mi basta. Il problema è che tu e loro non potete coesistere, nella mia vita, secondo il loro parere. »

«Il loro parere non importa, la vita è solo tua. »

Solo in quel momento, riflettendo sulla verità delle sue parole, capii che tutto ciò di cui avevo bisogno era di far coesistere queste due parti nella mia vita. Volevo mettercela tutta, e volevo difendere ciò che desideravo. Ci rivolgemmo uno sguardo complice.
Mi prese per mano, e mi portò in camera da letto, dove riprendemmo ciò che avevamo lasciato in sospeso.

 

 

 

---ANGOLO DELL’AUTRICE.

Salvi cari parawhores, sono io la vostra GBomb. Innanzitutto volevo ringraziarvi per le tante

recensioni e l’appoggio. Volevo comunicarvi che questo è il mio ultimo capitolo estivo, ricomincerò

a scrivere il seguito non appena l’estate giungerà al suo termine. Volevo rallentare un po’ la

pubblicazione, niente di che. Non vi deluderò, vi voglio bene

Per qualsiasi info, cercatemi su Efp , su Twitter (@FreeAsABird__) o su Facebook al profilo Giulia

GBomb York. xoxo

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Capitolo 12
*** You are pushing and pulling me down to you. ***


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Mi svegliai piuttosto tardi, avevo dormito poco e quella era una delle ennesime notti in bianco; solo che questa volta non l’avevo passata a piangere, ma insieme ad un’ottima compagnia.
La testa mi girava e lo stomaco non smetteva di emettere rumori sinistri: avevo decisamente bisogno di metter qualcosa sotto i denti. Ero dimagrita di un paio di chili, e non andava per niente bene, perché mi sentivo sempre più debole e la forza era qualcosa di essenziale nella vita di una cantante, ma soprattutto nella mia. Non mi sono mai spiegata perché quella modifica improvvisa,
ma probabilmente aveva a che fare con una sorta di tristezza, che regnava in quei giorni.
Appena arrivai in cucina,  notai che Josh aveva già finito di pranzare e aveva lasciato un piatto pieno di uova strapazzate e bacon sul tavolo, per poi abbandonarsi sul divano e iniziare a dormire. Diedi un’occhiata al soggiorno e mi accorsi che la mia teoria era vera:
Josh era disteso sul divano e dormiva, si sentiva dal  respiro pesante e ogni tanto da qualche suono poco chiaro proveniente dalla sua bocca. Non avevamo dormito tanto quella notte.
Sorrisi, e mi sedetti a tavola fissando per una decina di secondi il vuoto, per poi iniziare a ingurgitare il cibo. Finii in fretta di mangiare, avevo quasi sbranato anche il piatto.
Arrivata in soggiorno,mi avvicinai al divano e mi distesi accanto a Josh, facendo meno rumore possibile, e lui, accorgendosi della mia presenza, mi diede un bacio in guancia accarezzandomi i capelli; avevo bisogno di far coesistere lui e i ragazzi nella mia vita, decisamente, perché ne avevo bisogno allo stesso modo. In quel momento mi ricordai di loro. Caddi rumorosamente dal paradiso sul quale mi sentivo alla terra.  Mi ricordai dei ragazzi, e anche di cosa mi avevano fatto. Ero molto perplessa. Non sapevo che fare.
Chiamarli sarebbe stato troppo banale, non potevo perdonarli così facilmente, ma in realtà l’unica cosa che potevo consigliarmi era quella di scendere a compromessi con loro e seguire le indicazioni di Josh.
Ok, dovevo trovare un modo per farmi raggiungere anche da loro e parlarne a cuore aperto. Afferrai il cellulare, che giaceva sul tavolino del soggiorno, mi alzai e mi avviai in cucina.
«Jeremy, passami Taylor, con te non ci voglio parlare»
«Hayley ti prego.»
«Ti ho detto di passarmi Taylor.» iniziai a perdere le staffe. Scandii le parole una per una, alzando il Volume.
«Bomba, sono Taylor.» la sua voce mi diede quasi fastidio. Inutile ripetere le mie impressioni su di lui, tutto quel trambusto mi aveva fatto conoscere un lato di Taylor piuttosto spiacevole. La sua voce sembrava trionfale.
«Premettendo che non ti ho perdonato e che non dimenticherò ciò che hai fatto facilmente.Ti mando un indirizzo di un hotel via messaggi, e voi dovete arrivare in fretta ok?»
«Ti sei cacciata nei guai?.»
«Niente domande, venite e basta.»
Chiusi la chiamata. Josh mi fu subito vicino, cingendomi i fianchi. Mi fece rabbrividire.
«E’ la cosa giusta da fare, amore.» Non riuscii a soffermarmi sulla frase in sé, ma bensì sull’ultima
parola. Amore. Amore. Mi aveva chiamata amore. Ok, in quel momento potevo anche smettere di
vivere. Ero felice.
***..
Arrivarono presto.
Quando li sentii suonare alla porta, provai una sensazione indescrivibile: il cuore mi salì fino in gola, impedendomi di mandarlo giù, lo stomaco mi si chiuse ed iniziò ad essere preda di farfalle fastidiose. Iniziai a tremare, la rabbia mi macchiò gli occhi di sangue e mi fece stringere i pugni, immobilizzandoli.
Josh mi guardò ansioso, ed io ricambiai il suo sguardo con uno sofferente. Mi fece sedere sul divano confabulando qualche frase per tranquillizzarmi, e infine si alzò per aprire la porta. Iniziai a contare per calmarmi, ma non ricevetti nessun risultato positivo.
Mi portai le mani ai capelli, mi sentii debole come uno straccio, come una foglia inerme sulla strada, distrutta dai passi pesanti della gente. Ogni secondo che passava, sentivo una parte di me distruggersi in mille pezzi.
Forse non ero ancora pronta per un passo del genere, probabilmente mi sarei lasciata trasportare dalla rabbia e avrei combinato qualcosa di dannoso.
Quando entrarono nella stanza, li sentii sospirare. Mi alzai in piedi.
 
Jeremy si avvicinò a me, ma  bloccò subito il suo intento, ovvero quello di abbracciarmi e consolarmi. Taylor si morse il labbro, lo faceva sempre quando si sentiva a disagio.
Io non sapevo che fare prima, che dire per rompere il ghiaccio; mi limitai a guardare Josh, che annuii in segno di comprensione.
«Io vi voglio nella mia vita.» affermai lentamente. Mi sentii la testa scoppiare.
Jeremy e Taylor si guardarono e trattennero un piccolo sorriso.
«Tutti e tre.»
Ci fu un momento di silenzio piuttosto imbarazzante. Taylor e Jeremy si guardarono intorno, per poi
fissare Josh, che era dietro di me. Lo sentii deglutire.
«Hayley..» sussurrò Jeremy.
Alzai un dito per zittirlo.
«Mi volete bene?»
«Si.» risposero in coro.
«Allora dovete accettare Josh nella vostra vita.»
Taylor abbassò lo sguardo. Jeremy si avvicinò a me. Sentivo la pressione.
«Ti devo parlare, Josh.»
Guardai Josh e lui guardò me. Annuii dolcemente, sorridendomi. Dovevo stare tranquilla.
Si avviarono lentamente verso la camera da letto, chiudendosi la porta alle spalle rumorosamente.
 Avrei voluto seguirli , ma probabilmente la mia presenza avrebbe solo peggiorato le cose.
Taylor mi guardò male.
«Taylor, non guardarmi così.»
«Z-a-c.»
Fui inondata dai sensi di colpa.  Non l’avevo considerato.
«Taylor, già hai usato questa scusa per allearti con Jerm e pugnalarmi alle spalle. Non ci credo più
ormai, mi spiace.» mi interruppe.
«Che cazzo centrano le scuse? Io dico, Zac.. Zac è venuto a trovarci al tour bus.»
Non avevo che dire, davvero .
Mille domande affollarono la mia mente, ma solo una riuscì a vincere sulle altre. “PERCHE?”
«Taylor...»
«Mi ha detto che gli manco.»
«E tu?.»
«Ho lasciato che parlasse Jerm, non avevo la forza di aprir bocca senza piangere.»
Non sapevo come agire, né cosa dire.
«Mi dispiace.» era la cosa più utile che potevo formulare.
«No, non ti fotte niente di me, Hayley.»
Il mio mondo si distrusse in mille pezzi. Mi sentii cadere, iniziai a tremare.
«Cosa?!»
«Hai sentito bene, sei egoista. Tu vuoi stare con il tuo Josh e contemporaneamente con noi, tu
vuoi troppo. E se vuoi qualcosa, la ottieni. E se sei giù, ci trattieni giù con te.»
Volevo sferrargli un pugno, ma trovavo una mezza verità tra le sue parole. Subito dopo aggiunse
«Vedi, se tu vuoi questo, sono pronto a dartelo. Ma io non ottengo mai niente da te, e questo mi
fa incazzare»
Lo guardai male, trattenendo la rabbia come prima. Serrai i punti, strinsi i denti. Stavo per
scoppiare.
«Hayls, calmati..»
Josh mi raggiunse a grandi passi, accarezzandomi la guancia. Entrando in contatto con la sua pelle,
mi sentii subito meglio.  Jeremy raggiunse Taylor e gli diede una pacca amichevole sulla spalla.
«Io e Josh abbiamo parlato.»
«Me n’ero accorta.»
«Abbiamo deciso che tu vieni con noi adesso, continuiamo il tour in santa pace. Josh rimane qui e
ci verrà a trovare ogni volta che ne avrai bisogno.»
Sorrisi soddisfatta, mentre Taylor sbuffava.
***.
 
Eravamo sul tour bus da un paio d’ore, io mi ero già tranquillizzata.
Speravo di tralasciarmi quei brutti eventi alle spalle, anche se sarebbe stato difficile ricominciare ad
avere fiducia sui ragazzi. Ero di buon umore in fondo, se volevo Josh potevo averlo quando lo
desideravo. Sempre a Disposizione, solo per me.  Sembrava davvero un sogno. Ma mi sentivo anche
tanto vuota, davvero. Incompleta, come se mancasse qualcosa.
Mi guardai intorno, cercando di capire e cercare risposte, non mi mancava niente.
Sentivo qualcosa di estremamente importante così lontano da me.
Probabilmente era nostalgia di casa.
Il tour stava finendo. Ah, ecco perché quel senso di vuoto.
Sarei ritornata a casa breve, e avrei dovuto ricominciare a vedere Josh di nascosto.
Ed ecco che ritornavano i problemi.

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Capitolo 13
*** You ain't woman enough to take my man ***



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Il tour era finito da un paio di giorni. Era stato davvero un tour emozionante in una terra stupefacente, il calore che ci avevano donato i sud americani era davvero qualcosa di eccezionale. Però non era stato uno dei tour più felici della mia carriera, anzi, forse uno dei più peggiori, superato in questo campo solo dallo scorso tour, durante il quale scoprii le intenzioni dei Farro circa la band.
In quel momento, ero distesa sul divano rosso di casa mia, insieme ai miei migliori amici; avevamo ricominciato a parlare, come se non fosse successo niente tra di noi. Parlavamo delle vicende appena concluse, ricordavamo episodi buffi e ridevamo, davanti a tre grandi tazze di caffè. Nonostante stessimo parlando da almeno due ore, non avevamo ancora speso una parola sull’argomento Josh.
Non lo vedevo da un po’, e mi mancava davvero tanto.
Era tornato a casa da una settimana, non avevo avuto sue notizie da allora, ma soprattutto non sapevo come aveva reagito Jenna al suo ritorno. Conoscendola, gli avrà sicuramente urlato contro, mi avrà insultato pesantemente, ma poi, come sempre, avrà finto di non sapere sulla nostra relazione.
Avevo lo sguardo fisso nel vuoto, i miei amici parlavano ancora ma non sentivo le loro parole.
Mi ero fermata a pensare, imbambolata.
Taylor mi scosse il braccio, Jeremy mi fissava perplesso.
«Son viva!.» sussurrai facendo una smorfia.
 
Continuammo a parlare del tour per ore, ed ore, fino a quando udimmo alla porta qualcuno bussare. Era sicuramente una persona scortese, per il modo in cui non riusciva ad aspettare. Mi alzai lentamente ed andai ad aprire, mentre i ragazzi cambiavano la loro posizione scomposta in fretta e furia.
Non ebbi neanche il tempo di fiatare, neanche quello di rendermi conto di cosa stesse succedendo; so solo che mi trovai al collo due mani, poi sentii il pavimento freddo sotto la mia testa. Ci impiegai un po’ a mettere a fuoco le urla che percepivo. Purtroppo la voce non mi era nuova.
«Puttanella dei miei stivali»
Jenna era stata raggiunta dai ragazzi, e per fortuna bloccata in tempo.
Mentre Taylor la teneva ferma, Jeremy mi raggiunse e , dandomi la mano, mi aiutò ad alzarmi.
«Tu sei una puttana, anzi no. Non sei neanche quello, offenderei quelle povere ragazze
paragonandole a te.»
Mi grattai la testa, e le dedicai uno sguardo perplesso.
«Ti sputerei in faccia, lo sai?» Mi urlò ancora una volta contro.
«Dovresti smetterla di urlare, lo sai?»
Taylor starnutì. Lo guardammo in cagnesco, e lui fece l’indifferente. Come sempre, rovinava i momenti... Quel ragazzo è davvero un idiota. Sorrisi.
«Tu sei solo una bambina, non puoi fregarmi l’uomo» aggiunse, per rompere il silenzio.
«Sai chi è la donna tra noi due?» risposi io punzecchiandola
«Si che lo so, puttanella. Ovviamente io.»
Risi.
«Hai ragione! Tu sei molto più donna di me... Donne come te si comprano al mercato per mezzo
dollaro.» ero dannatamente sarcastica.
«Come osi?!» cercò di divincolarsi dalla presa di Taylor, ma non ci riuscì. Notando che era finalmente stata messa in gabbia, immobilizzata, mi resi conto che era il mio momento, potevo dirle tutto quello che volevo. Mi avvicinai a lei, girandole un po’ intorno.
«Per arrivare al mio uomo, devi passare sul mio cadavere.» mi urlò in viso, a un palmo dal mio
naso.
«Infatti è lui che è venuto da me. Mi spiace dolcezza.  »
L’aria si faceva sempre più bollente. La rabbia le stava colorando il volto, come se si stesse trasformando in un mostro. Sentivo il suo respiro pesante, guardavo il suo petto gonfiarsi furiosamente e i suoi occhi tingersi di sangue. Temevo una sua esplosione, ma dovevo riuscire a togliermi di dosso il peso delle parole mai dette.
«Cause you aint woman enough..» canticchiai. Mi avvicinai a lei, quasi a sfiorarle il naso e aggiunsi «To take my man.»
E in quel momento, successe tutto troppo in fretta.
Tanto fu forte il suo scatto, mosso dall’ira accecante, che riuscì a liberarsi dalla stretta del ragazzo riccio, che cercò senza risultati di riacchiapparla. Il cane rabbioso mi si scagliò contro, gettandomi una nuova volta sul pavimento; Jeremy, che fortunatamente era al mio fianco, afferrò la donna velocemente, immobilizzandola prima che potesse spaccarmi la faccia con una testata.
Poggiai i gomiti per terra, alzandomi, e cercai di calmare il fiatone causato dalla paura; la guardai mentre sembrava essere preda di convulsioni. Era davvero un’ottima attrice melodrammatica, se avessi potuto, l’avrei candidata all’oscar.
Nel frattempo, notai che la porta era aperta e sentivo dei passi avvicinarsi all’ingresso. Sperai che non fosse qualche vicino curioso, o Dakotah.
 «Smettetela vi prego.»
Josh era davanti a me. Non ero sicura di essere lucida; magari avevo le allucinazioni oppure i sensi di colpa mi stavano schiacciando le meningi tanto da far apparire il salvatore davanti a me. Avevo sicuramente sbattuto la testa troppo forte. Solo dopo ebbi la conferma che non era frutto della mia immaginazione: Josh era davvero presente e stava cercando di fermarci.
Ma come poteva la causa del litigio mettere fine a quest’ultimo?
Ecco che la situazione peggiorò, senza fermare la sua caduta.
«Josh, dillo che ami solo me.» urlò lei.
«Ti piacerebbe cagna.  » sussurrai io.
«Josh dì qualcosa cazzo, sono tua moglie!» sembrava sul punto di piangere.
Oh tesoro, non era mia intenzione farti male.
Regnò il silenzio.
Josh restò immobile come una statua, con lo sguardo fisso al vuoto. Finalmente l’uomo coraggioso era giunto al bivio, e doveva scegliere che strada prendere.
Se avesse scelto me, gli avrei promesso amore eterno. Gli sarei stata vicino nei momenti bui, gli avrei dato tutto quello che possedevo e lo avrei amato in un modo schifosamente vero.
Se avesse scelto Jenna, avrebbe continuato ad amarlo morbosamente, proibendogli ogni contatto con i suoi vecchi amici. Avrebbero continuato a fare il ruolo della coppia felicemente sposata, magari riempiendo la casa di bambini e.. Gatti.
Finalmente il ragazzo si mosse, posando il suo sguardo su di me.
Sospirai.
«Hayley.» stava balbettando.
Rabbrividii. Sentivo la pelle d’oca.
«Non posso nascondere il mio sentimento per te. »
Jenna lo guardò in cagnesco, a lui salirono le lacrime agli occhi
«Ma..»
Ma?! Quale fottuto ma?!
«Jenna è mia moglie.» disse.
Jeremy sbuffò, Taylor lo guardò stranito.
Stai scherzando Josh, vero? Sei un giocherellone.
Vedi, tu non puoi scegliere lei, per il semplice fatto che io ti amo più di lei, e ti amerò sempre di più.. Perché l’amore che provo nei tuoi confronti è.. Indescrivibile e tu hai promesso di nutrirlo insieme a me, ricordi?
No Josh no, non puoi. Non puoi Josh.
Cercavo di auto convincermi, con scarsi risultati. Percepivo un grande masso sulla testa, mi stava schiacciando.
Vorrei poterti urlare tutto questo, ma vedi,  non posso farlo. Perché era il nostro piccolo segreto.
Josh, ti sto pregando. Leggi questi miei fottuti pensieri.
Voglio baciarti ancora, e passare tante notti con te, sedermi al tuo fianco, guardarti sorridere. Ricordi tutto questo. Tu lo ricordi... Vero?
«Tu sei fantastica. E ti amo. Sono stato davvero b..» Gli tappai la bocca. Non volevo sentire altre
cazzate. Non volevo sentire più la sua voce
«Non… Non provare a dire qualcos’altro. Non provarci.»
Tremavo.
Mi era caduto ufficialmente l mondo addosso.
Non sentivo più battere il mio cuore, come se un cannone m’avesse sparato una sua palla al petto
Togliendomi lo stomaco, il cuore, i polmoni.
Non sentivo più le farfalle.
Poggiai una mano su quello che rimaneva del mio petto, lui fece lo stesso sul suo.
Dubito tu abbia un cuore Josh.
Lasciai andare la mia mano, di peso, lungo il mio fianco.
Scossi la testa, abbassando lo sguardo.
Mi passarono davanti tutti i momenti passati insieme, e io cercai di cancellarli dalla mia mente. Lo guardai. Le lacrime stavano già correndo sulle mie guance.
«Josh. Sei la persona peggiore che io abbia mai conosciuto.»
Avevo difficoltà a prender fiato. Mi sentivo davvero distrutta.
Non poteva capitarmi niente di peggio.
Lui mi guardò con gli occhi lucidi, Jenna rideva sotto i baffi; i ragazzi mi fissavano preoccupati e sconvolti... Percepivano il mio dolore, era impossibile non sentirlo.
«Esci dalla mia casa.» sussurrai.
Mi guardò stranito.
«Hai sentito bene. Esci, adesso. »
Puntai la porta e chiusi gli occhi, cacciando via le lacrime dai miei occhi. Non volevo vederlo mentre usciva dalla mia vita, senza far rumore, accanto alla sua amata moglie.
Sentii i suoi passi allontanarsi, e sentii anche una spada attraversare il mio corpo. Appena la porta si chiuse, mi lasciai cadere per terra.
I ragazzi mi furono subito vicini, ma non potevano aiutarmi a bloccare il pianto isterico.
Era stato decisamente il giorno peggiore della mia vita.

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Capitolo 14
*** You were the greatest thing and now you are just a memory ***


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Tutto ciò che possedevo era ufficialmente caduto, m’era sfuggito dalle mani, scivolato dritto sul pavimento. Hai presente quando da piccolo, costruisci il fatidico castello di sabbia? Ti sembra stupendo, così ben fatto e messo in piedi da solo due cose: la sabbia e l’acqua. Poi passa quel bambino stronzo e viene a distruggertelo, e magari gode anche delle tue lacrime a quella vista orripilante... Il lavoro di ore e ore, sotto il sole cocente, perso per sempre.
Ecco. Ecco come mi sentivo. Tutto il lavoro che avevo duramente curato era stato schiacciato senza pietà.
Ero seduta su una sedia, probabilmente ero a casa mia ed ero sola, e da ore in quella posizione. Fissavo il vuoto. Persino quel vuoto era pieno più dei miei pugni; ogni cosa mi era scivolata via come sabbia tra le dita e non riuscivo a trovarne i resti.
Mi alzai, sentii le gambe intorpidite e stanche e le braccia iniziarono a tremare; per farmi ancora più del male, mi piazzai davanti allo specchio. L’immagine era tutt’altro che bella.
Fissavo una ragazza davvero triste, nascosta da vestiti di taglie apparentemente enormi: il suo viso era spento e stanco, i suoi occhi socchiusi e impossibili da spalancare. Le sue spalle erano abbassate, il suo collo contratto e la testa appariva pesante, troppo piena di pensieri. Cercai di mettere a fuoco il corpo di quella ragazza e ci riuscii a malapena. Era pelle ed ossa, senza un filo di muscoli. Mi alzai la felpa, notando che ciò che avevo appena pensato era vero, sembravo una lisca di pesce. Osservai il mio busto sdegnata, schifata, quasi senza parole. Le costole potevano contarsi senza problemi, il bacino era sporgente e gli addominali erano in via d’estinzione. Niente di ciò che vidi mi piaceva.
I capelli erano arruffati, la ricrescita era lunga almeno cinque dita, le sopracciglia avevano perso una forma e le ciglia erano maltrattate dalle troppe lacrime.
La vecchia Hayley sentì come un istinto materno nei confronti di quella ragazza. Voleva abbracciarla, e dirle tante belle frasi per farla stare meglio. Amava aiutare le persone, la vecchia me. La nuova me, contro la sua volontà, si rese conto di essere effettivamente ciò che aveva davanti e si sentì ancora più triste, demotivata, senza più speranze.
Le lacrime iniziarono a scendere da sole, una dopo l’altra, tenendosi per mano.
Eccole lì, le vedo anche sulle guance della ragazza di fronte a me. Sono tante, e scorrono veloci; le toccano anche le labbra, ma non ha il coraggio di leccarle e farle smettere, perciò si limita a stare immobile e lasciare che le inondino tutto.
Portai una mano agli occhi. Le dita mi si bagnarono immediatamente, e lasciarono scorrere le lacrime fino ai gomiti. Era una flotta, era incontrollabile. Sicuramente avrebbero vinto di nuovo, su di me.
Ultimamente non ero vincitrice, ero sempre vinta.
Quella Hayley non la conosco. Oddio, non vorrei mai conoscermi, avere a che fare con me.
Ma che dico? Hayls sveglia, non sei più una bomba. Sei bombardata. Non c’hai problemi, hai tutto. Hai tutto quello che una ragazza possa desiderare e ti vedi?! Sei qui, a deprimerti. A lasciarti vincere ancora una volta.
Non ti riconosco più, Hayley.
Cosa c’è che non va? Josh?
Josh.
Ecco che si bloccò tutto.
Al sol pensare il suo nome, sentì lo stomaco contrarsi. Ecco che la scena si ripete: corro in bagno, mi accuccio davanti al lavandino e butto via tutto ciò ho ingerito a malapena durante la giornata.
L’amore è tutto, è vero. Talmente egoista che se non riesce ad essere presente, toglie tutto ciò che hai.
Vuole le tue attenzioni.
Mentre cerchi di non pensarci, eccolo lì. Vuoi pensare al cibo? Bene, te lo farà vomitare.
Vuoi pensare al lavoro? Bene, farà in modo di bagnarti il foglio del testo.
Vuoi pensare a te? Bene, ti disintegra, ti rende quasi un vegetale, e poi scappa entusiasta mentre tu non hai neanche il coraggio di fare un passo.
Afferrai il mio ipod. Giaceva su una mensola, in bagno, da non so neanche quanto tempo. La musica era la mia unica speranza, non c’è giorno in cui si rifiuti di aiutarti.
Ti risolleva, ecco.
Ero abituata a perdere ogni speranza, e sicuramente neanche lei  sarebbe riuscita a tirarmi su in quella occasione. Riproduzione casuale.
Una canzone che non avevo ascoltato quasi mai iniziò... La chitarra era dolce, aveva un suono familiare. Avevo scaricato quel brano da iTunes dopo un suggerimento insistente di Taylor: del tipo “ascoltala. Facciamone una cover. Ascoltala. HAYLEY DEVI ASCOLTARLA” .
Si chiamava Landslide.
“I took my love and I took it down 
I climbed a mountain and I turned around 
And I saw my reflection in the snow-covered hills 
Well, the landslide brought me down
 
Ho preso il mio amore e l'ho portato giù, ai miei piedi. Ho scalato una montagna, la montagna del dolore. Ho scorticato le mie ginocchia e distrutto le mie dita, e poi mi sono voltata. Ho visto il mio riflesso sulla neve. In questo caso, l’ho visto allo specchio. Ebbene sì.La “frana” mi ha portato giù.
“Well, I've been afraid of changin' 
Cause I've built my life around you 
But time makes you bolder 
Children get older 
And I'm getting older too “

Ho avuto paura di cambiare idee, opinione, ero testarda. Anzi no.. La canzone mi suggerisce il vero: è perché ho costruito la mia vita intorno a te. Ma il tempo ti fa più audace, tu cambi in contrario... I bambini invecchiano e sto invecchiando anche io...
“So.. take this love and take it down 
Yeah, and if you climb a mountain and you turn around 
And if you see your reflection in the snow-covered hills 
Well, the landslide brought it down “

Si, fai così anche tu. Prendi il tuo amore e portalo giù, ai tuoi piedi, come me. Scala quella montagna, distruggiti per un po’ anche tu. Te lo meriti.
E se vedrai il tuo riflesso, ti renderai conto che la “frana” ha portato giù anche te.
 
Quella canzone doveva necessariamente fare parte di una delle nostre cover.
Era la mia vita, parlava di me. Parlava, decisamente, di me.
 
Non avevo voglia di chiamare Taylor in quel momento, e ringraziarlo infinitamente per quella scoperta. In compenso afferrai un foglio, e una penna, ed iniziai a buttar giù le parole.
“And it takes all my strength,
not to dig you up,
from the ground in which you lay,
the biggest part of me,
you were the greatest thing,
and now you’re just a memory,
to let go of!”

Ci vuole tutta la mia forza, per non sollevarti dal terreno nel quale giaci, semplicemente la parte più grande di me. Eri la più magnifica cosa, ma adesso sei solo un ricordo... Da lasciar andare.
Le lacrime non smettevano di cadere giù, ma non mi importava quasi più.
Dopo un po’,Guardai il foglio soddisfatta  e decisi che era il momento di chiamare Jeremy.
 «Hayley.. Iniziavo a preoccuparmi.. Sono settimane che non ti sento.. Oddio come va? Tutto bene? Devi dirmi tutto. Ti ho lasciato almeno 100 messaggi in segret..»
«Ho scritto» lo interruppi. La mia voce era terribile, non la sentivo da parecchio.
«Davvero?» era entusiasta.
«Si. Voglio fare una cover di Landslide.. Magari legarla ad In the mourning. Ho aggiunto una strofa, ma non so neanche come legarla»
«come stai?»
«è una gran bella strofa.»
«come stai?»
«parla di un ricordo amaro.»
«Hayley»
«Jeremy?»
«Come cazzo stai?»
«E’ tutto ok»
«Ahahahah, sii seria.»
«Sto male okay?»
«Arrivo.»
Mi chiuse il telefono in faccia.
Contai per 120 secondi, aspettandolo. Non abitava lontano da me, e sicuramente stava correndo a gambe levate per raggiungermi.
Bussarono alla porta.
Mi alzai, le gambe non tremavano più ed ero stranamente meravigliata; cercai di nascondere la mia magrezza e il mio viso distrutto meglio che potevo e andai ad aprire.
Non appena Jeremy mi vide, scosse la testa. Non riusciva ad accettare ciò che aveva davanti, sicuramente non era abituato a vedermi così.
Mi alzò la felpa scoprendomi la pancia.
Toccò la mia pelle con le sue dita calde, che a contatto con la mia cute gelida rabbrividirono.
Mi accarezzò i capelli, cercando di ordinarli.
Mi sentivo una bambola di pezza davanti a un nuovo bambino, uno mai visto, quello che vuole conciarti bene per farti spazio alla tavola da pranzo e mostrarti alla sua famiglia con faccia fiera e soddisfatta.
«Sei Hayley Williams?»
«Credo di sì»
«Io non conosco nessuna anoressica depressa conciata male. La mia migliore amica è una forte, che ride sempre e fa ridere, che ama se stessa e gli altri ed è sempre pronta a ricominciare.»
«E chi è?»
«Teoricamente tu.»

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Capitolo 15
*** Oh, your spark never lit up the fire, though I tried and tried and tried ***


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A volte i sospiri ti uccidono più delle coltellate al petto. Quando ne fai uno, di norma non dovresti sentire nulla di sconcertante, ma quando piangi da due ore o poco più senti i polmoni bruciare come alberi in un incendio estivo.
Senti la scintilla, e le fiamme. Le senti, ma non puoi fare nulla per spegnerle. Smetti di piangere per la causa iniziale ed inizi a farlo per il dolore lancinante che continua a pulsare come veleno nelle tue vene. Preferiresti addormentarti, in questi momenti, e non svegliarti semplicemente mai più. Sono a conoscenza che non ho un incendio vero, dentro... ma preferirei bruciare in un incendio vero che sopportarne uno indomabile di questo genere.
Era tutto andato a pezzi, cercavo di accettare tutto ciò che mi era capitato, ma il fatto è che non ci riesco, e mai ci riuscirò. Mi ero ripromesso di continuare a fare ciò che amavo fare, ma senza di loro era impossibile.. Senza di lui , senza il suo appoggio, le sue risate, i suoi scherzi, i suoi abbracci.
 Mi mancava, ecco. Tantissimo.
 
Stavo seduto sul divano di casa mia, con la chitarra sulle gambe e un foglio bianco davanti agli occhi, poggiato su un tavolino. Dovevo scrivere, dovevo riuscirci; avevo tante emozioni e sensazioni dentro, dovevo sputarle fuori e trasformarle in musica anche se, non modificandole, avrei sicuramente scritto qualcosa di melodrammaticamente depresso e non era mia intenzione. Dovevo sentirmi felice scrivendo, ma in questo modo mi sarei ridotto ad una fontana di dimensioni abnormi.
 
Afferrai il foglio e la penna, poggiandoli sulla fender che occupava le mie gambe incrociate.
and the grass wasn't green enough here 
after watching you leave with my tears 
Carino, a primo impatto.
Continuai a scrivere ed in poco tempo riempii il foglio di una strofa ed un ritornello.
Dopo pochi minuti arrivarono anche le altre strofe e l’inciso. Iniziavo a sentirmi meglio, il fuoco stava sempre di più indebolendosi. La musica è l’acqua che spegne i miei incendi.
Avevo bisogno di far rinascere i Paramore dalle proprie ceneri; ero sicuro che ad Hayley sarebbe piaciuto questo testo, anche perché era molto alto come tonalità e lei amava cantare note del genere – che tra l’altro ti fanno sentire inutile e ti fanno abbassare l’autostima, tanto che non riesci neanche più a cantare sotto la doccia, ma è ok.-
La penna scorreva sul foglio veloce, stavo cercando di buttare giù tutte le frasi migliori che potevo formulare in quelle condizioni. Avevo da poco finito di scrivere un testo molto bello, chiamato Monster. Monstri, si. I mostri che non mi facevano dormire la notte, quelli che occupavano i miei giorni; Il mostro peggiore era il dolore, e con quel testo avevo intenzione di distruggerlo.  Monster parlava di una vendetta e un tradimento, di qualcuno che rubava prepotentemente le tue speranze e il tuo cuore, che ti accusava e ti parlava male alle spalle, ma che tu continuavi a vincere, perché, dopo aver fatto tutte queste brutte azioni, questo “qualcuno” avrebbe sicuramente perso.
 
 Questo mi sapeva tanto di “Blood” oppure “In my blood”.. O “Renegade”.  Avrei sicuramente deciso il titolo con i ragazzi, dopo aver finito tutto e aver ricontrollato per bene.
Ciò che stavo scrivendo parlava di una specie di fuga, fuga compiuta da un rinnegato, di un abbandono e di serpenti, raffiguranti le conseguenze di quest’evento significativo, che inseguivano il rinnegato, facendolo correre a gambe levate.
Mi alzai posando la chitarra sul pavimento e mi avviai verso la porta; avevo intenzione di andare da Hayley e farle sentire ciò che avevo scritto, sperando in una reazione positiva.
Aprendo la porta, con immensa sorpresa, e me la trovai davanti. Sobbalzai e lei rise.
Mi soffermai sul suo aspetto, notevolmente migliorato: aveva ripreso colorito, sembrava in gran forma e il suo viso era illuminato da un sorriso smagliante. Non la vedevo da una settimana o poco più, e l’ultima volta che l’avevo vista era un ammasso di ossa e pelle violacea.
Indossava una canottiera nera firmata B.O.Y che non avevo mai visto, probabilmente nuova di zecca, e un paio di jeans neri e bianchi. Quei Jeans mi piacevano da morire, erano fantastici!
 
«Qual buon vento, Williams» le dissi, facendola entrare.
«Stavo giusto per raggiungerti, devo farti sentire una cosa.» continuai, mentre lei stava fissando la chitarra che avevo lasciato per terra.
«Hai scritto?! Fantastico! Anche io!» la sua voce cristallina mi riempì il cuore. Stava decisamente meglio, era l’occasione per ricominciare in quarta.
«Bene, chi inizia?» chiesi.
Si sedette sul divano, attenta a non pestare la chitarra e mi fissò; tradussi quell’espressione e ripresi lo strumento, iniziando a suonare.
Iniziai a canticchiare la prima strofa, e lei iniziò a muovere la testa a tempo, facendo ondeggiare la chioma rossa.
«The grass wasn't green enough here
After watching you with my tears
I'm not sure where you went
We are, just past tense
The snakes, they are slithering in
Chasing me to my end
Can't say where that is
I'm running again
»
Mi fermai, in cerca di conferma. Lei sorrideva. Sapevo che le sarebbe piaciuta.
Iniziò a cantare il ritornello, ed io mi limitai ad inseguirla con la chitarra. Uscì fuori qualcosa di meraviglioso, che mi riscaldò il cuore.
Dopo averla cantata tutta, iniziammo ad annuire contenti l’un l’altro.
«E’ meravigliosa. Sei tornato il Taylor di sempre che mi piace tanto?»
«Credo di si Bomba. E tu sei pronta a far scoppiare qualche stadio?» Rise.
«Vuoi andare in tour, Justin Timberlake dei Paramore?» ricordo quando mi chiamò la prima volta in questo modo, eravamo in sud America.. Che bei ricordi.
«Si, assolutamente si.» risposi. Ma che stavo dicendo?
Non ero ancora pronto, non ero ancora in grado di sopportare un tour intero, di nuovo.
Mi nascosi la faccia tra le mani e sospirai.
«Anche io.» Cosa? Quella risposta mi spiazzò. La guardai speranzoso, e lei mi sorrise di nuovo.
«Ora ti faccio sentire la mia.» allungò la mano in cerca della chitarra.
Gliela passai e poggiai la testa sulla mano che a sua volta era posata sul bracciolo della poltrona, rivolgendole uno sguardo attento.
«Bene.. Emh. » uscì dalla tasca dei pantaloni un foglio stropicciato e di tremila colori, e se lo mise davanti.
Intravedevo un titolo, o almeno, cercavo di capirlo; la scrittura della Williams è peggiore dei geroglifici.
«Bello Gold Word?» chiesi.
«HELLO COLD WORLD, IDIOTA!» urlò, colpendomi il braccio con un pugnetto amichevole.
Mi mise a ridere, e lei fece il broncio.
Ad un tratto, iniziò a cantare una strofa orecchiabile, strimpellando qualcosa con la mia Fender.
«I feel happy, I feel sad, I feel like running through the walls
I’m overjoyed, I’m undecided, I don’t know who I am
Well maybe I’m not perfect, at least I’m working on it.

22 is like the worst idea that I have ever had
It’s too much pain, it’s too much freedom, what should I do with this?
It’s not the way you plan it, it’s how you make it happen
»
 
La guardai entusiasta.
«Bella. Ma dammi quella chitarra Williams, fai la cantante tu.»
«York, io suono la batteria!» mi guardò male, io me la ridevo. Se avesse potuto uccidere con lo sguardo, l’avrebbe fatto senza problemi.
Mi passò la chitarra, ed io iniziai a scrivere delle note sul suo foglio, mentre lei proseguiva con il testo.
Ad un tratto si fermò, ed io la guardai stranito.
«Nella canzone che hai scritto c’è una frase che non capisco.»
«Quale?.» afferrò il mio foglio e lesse.
«Oh, your spark never lit up the fire, though I tried and tried and tried
Mi guardò.
« Hai presente  quando piangi da due ore o poco più e senti i polmoni bruciare? Senti le fiamme bruciare il suo petto..  Hai presente quando le senti, ma non puoi fare nulla per spegnerle? Bene. Questa frase significa “Le tue scintille non fanno accendere il fuoco, nonostante io abbia provato”. Voglio fare capire che questo incendio l’ho spento, e queste scintille non torneranno mai più. »
In un primo momento mi guardò confusa, poi annuì e guardò il vuoto immersa nei propri pensieri.
«Tutto ok?»
«Si, tranquillo fratello.»
«Hayley, mi dispiace per tutto quanto.»
«Anche a me, ma non facciamo riaccendere questo fuoco, ok?»
Sorrisi, e mi avvicinai per abbracciarla. Lei mi allontanò.
«Sai che quest’anno la fueled by ramen fa quindici anni,no? Ci hanno chiesto di fare un concerto a New York per quest’ occasione... Che ne dici, suoniamo “Renegade”?»
I suoi occhi si accesero.
«Se vuoi suoniamo la tua canzone, non c’è bisogno di dar la precedenza alla mia.. Non è niente di speci..»
M’interruppe alzando l’indice.
«Sta zitto York, la suoniamo e basta. »
Mi strinsi sulle spalle e ripresi l’abbraccio che aveva interrotto.
In quel momento qualcuno bussò alla porta rumorosamente, in maniera brusca e impaziente, ed  Hayley mi fece segno di andare ad aprire.
Lo feci, e davanti mi trovai Jeremy elettrizzato , con in mano un foglio e una busta.
«Yeah, andiamo in tour!» urlò improvvisando uno dei suoi balletti super idioti da festeggiamento.
«Fantastico amico! Dove?» chiesi spiazzato.
E se non fossi stato in grado di affrontare un altro tour? E se ricominciavo a lagnarmi? E se continuava a mancarmi?
«Europa Taylor! Europa! Partiamo quest’estate! » mi rispose. Hayley ci raggiunse saltellando e iniziò a ballare con Jeremy come una scema.
A quella fantastica vista, mi misi a ridere.
«Bene. Mostrami queste tappe idiota.» affermai sorridendogli.
Il bassista mi passò ciò che aveva in mano ed io lo lessi ad alta voce, per fare sentire il contenuto della lettera dei nostri manager anche ad Hayley.
«Fantastico...» sussurrai infine, immobile.
La ragazza dalla chioma rossa mi guardò insospettita, e dopo una manciata di minuti mi abbracciò, sussurrandomi all’orecchio: «Non preoccuparti.. Ce la faremo.»
La guardai e le sorrisi un’altra volta, dolcemente. Non dovevamo perdere altro tempo, era l’occasione migliore per ricominciare a vivere, era il nostro momento, dovevamo rinascere.
Avevamo tre testi fantastici tra le mani, un grande sorriso stampato in volto, tanta voglia di fare musica e,soprattutto, non saremmo andati da nessuna parte.
Siamo i Paramore, e questo non finirà mai.
 
 
 
-Angolo dell’autrice.
Finita. Wo *sospira* è stata una lunga impresa ma ho finalmente concluso il tutto! :D
Grazie ai Paramore, per avermi fatto creare tutto questo e per avermi fatto credere in loro.
Grazie alla mia migliore amica, che mi ha sempre aiutato per la realizzazione di questa fanfic.
Grazie alla pagina “Paramore Italia”, la mia, per tutto l’appoggio che mi ha trasmesso.
Ed infine grazie a te, che hai letto tutto fino alla fine.

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